Ti amo, e non puoi sfuggirmi.

di MartiSpunk
(/viewuser.php?uid=150539)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui è perfetto, no, lui è il mio Edward. ***
Capitolo 2: *** Lei è semplicemente meglio di chiunque altro. ***
Capitolo 3: *** Il mio non è dettagliatamente amore. ***
Capitolo 4: *** Il bacio mancato. ***
Capitolo 5: *** Ti chiedo solo di amarmi. ***
Capitolo 6: *** Complicazioni. ***
Capitolo 7: *** E' solo tempo di sperare. ***



Capitolo 1
*** Lui è perfetto, no, lui è il mio Edward. ***


Image and video hosting by TinyPic
POV KRISTEN:
“Michael, va tutto bene. Tranquillo.” Ripetei per la millesima volta a quel testardo del mio ragazzo. Mi aveva chiamata duecento volte? Se non di più.  ‘Sono preoccupato per te, Kristen’. Mi aveva detto. ‘quello, mi da sui nervi. Ti fissa troppo.
Quello.

Ma perché preoccuparsi così tanto? Del resto eravamo solo colleghi di lavoro. Anche se interpretava il mio ragazzo in quel film, perché irritarsi? La verità era solo una: ed io la conoscevo troppo bene. Mike era geloso.Da quando avevamo girato quella dannata scena del bacio tra i due protagonisti della storia, aveva cominciato a diventare nervoso, insicuro e terribilmente testardo. Lanciava occhiatacce al mio povero collega ogni santa volta che lo incrociava. Che rabbia. Oh, e mi tempestava di telefonate assurde. Ogni cinque minuti mi chiamava per sapere cosa stavo facendo, che scena avevo girato, che cosa avevo mangiato, se stavo bene e soprattutto… se lui continuava ad avere quel rapporto con me. Come se a me importasse cosa faceva lui mentre stava sul set di uno dei suoi film! Bah. Certo, è naturale. Un fidanzato pensa sempre alla propria ragazza… ma non arriva a questo punto! ‘Kristen, il tuo ragazzo è geloso per quanto riguarda la chimica che c’è fra te e Pattinson?Che reazione ha avuto per quanto riguarda la scena del bacio?’ Tipica domanda durante le interviste. ‘Ai tempi del bacio con Robert la cosa non preoccupava minimamente Michael. Era attore da prima di me, quindi sa come vanno queste cose.’ E menomale che sono un’attrice.

“Senti, stai attenta. Mi raccomando Kris.” Ma attenta per cosa?
“Sì, certo, ciao.” E riattaccai, scuotendo la testa. Ecco, adesso la mia giornata era completamente finita. Dovevo stare attenta a tutto e tutti. Merda.
Uscii dalla macchina e mi avviai verso un cerchio di persone. C’era tutto il cast, tranne lui.Ashley Greene si accorse di me e mi venne a salutare con un sorriso enorme stampato sul viso. Mi abbracciò stretta. “’Giorno Kristen!” canticchiò. Ricambiai il saluto con un sorriso timido.  Anche gli altri a poco a poco si accorsero di me, e come Ashey mi salutarono amichevolmente. Scambiammo quattro paroline sulla giornata impegnativa che ci aspettava e su come fossero stati carini quei mesi passati assieme a rendere realtà un libro.  Dopo aver salutato e conversato con quell’oceano di gente, mi allontanai e stetti un po’ da sola a riflettere. Dove era lui?  Non poteva essere in ritardo, non lo era mai stato. E non oggi. Proprio oggi che dovevamo girare l’ultima scena. Oggi, il giorno ‘impegnativo’. Persi la cognizione del tempo viaggiando con la mente e sbadigliai, ancora assonnata.
“Stewart.” Mi chiamò una voce tremendamente familiare e irresistibile.  Mi girai di scatto, sgranando gli occhi verde smeraldo. Era lui.Robert Pattinson. Il mio collega. Il vagabondo solitario e bello come il sole che faceva saltare i nervi a Mike. Il mio Edward.
“Ehi, Pattinson.” Mi aprii in un mezzo sorriso, improvvisamente rossa. Cogliona, Kristen. Cogliona.
“Hai sonno?” chiese allungando il dito verso il mio occhio e ridendo piano. Lo accarezzò dolcemente. Oh cazzo.
Mi spostai immediatamente. Non volevo combinare casini.
“Oggi ultima scena da girare…” buttai lì. Banale.
“Già. Non riesco a crederci: è davvero passato tutto questo tempo?”. Scoppiò a ridere come divertito da non so che cosa. Mi limitai ad annuire timidamente e poi a guardare altrove. Mi sentivo a disagio; la telefonata – la millesima – di Mike mi aveva scombussolata. Improvvisamente si avvicinò di nuovo, e io balzai in aria.
“Senti… mi chiedevo…” farfugliò guardandosi i piedi. “Visto che oggi è l’ultimo giorno…” si arrestò sospirando.
“Sputa il rospo, Pattz.”
“Stasera sei libera?” chiese tutto di un fiato.
Il mondo mi crollò addosso. Cazzo, mi stava invitando ad uscire. Ma perché? Allora Michael…no. Scossi la testa a mo’ di disapprovazione.
“Che c’è?”. Sembrava deluso.
“Robert.” Pronunciai il suo nome seria. “E’ ovvio che non posso. Io sto con Michael. Lui è il mio ragazzo, e non…” feci una piccola pausa di riflessione e poi continuai. “Non posso uscire con un altro! Tanto meno con un mio collega. Con te!”
Increspò le labbra e poi parlò: “Quindi non vuoi.” Concluse, affranto.
“Robert, è complicato. Cerca di capire.”
“Io capisco, Kristen.” Sorrise forzato. “Capisco tutto. Tutto tranne una cosa”. Si avvicinò nuovamente a me.
“Cosa?” indietreggiai e lui fece una smorfia.
“Perché dici di no a una serata tra amici?”. Mi guardò magnetico.
“Una serata tra amici? Ma io…”
“Tu niente, Stew. Noi due siamo amici. E io ti voglio bene come un fratello. Perché questo no a una serata con me?”
Sospirai rassegnata. “D’accordo. Ma una serata tra amici, chiaro?”.
Mi abbracciò automaticamente. “E che serata tra amici sia.”
 
Durante le riprese pensai solo a quel “E che serata tra amici sia.”
Infatti feci molti sbagli: sbagliai alcune battute e caddi parecchie volte. Anche lui sembrava essere assorto dai suoi pensieri. Sbagliò una battuta, chiamandomi Stew invece che Bella. Figuriamoci.
E poi, e poi. E poi niente. Lui girovagava nella mia mente e mi dava sui nervi. Robert, Robert, Robert.
ROBERT!
Ma, mi piaceva? Il crudele destino mi aveva rapita. Lo avrei preso a cazzotti.
Non dovevo raccontarlo a Michael. Si sarebbe lamentato per giorni interi sul come fosse maniacoil tizio in questione. Oppure su come fossi tremendamente stupida e idiota da cedere a ogni cosa. Ma Robert era così. E a dirla tutta, mi piaceva. Non per fraintendermi, ma sotto quell’essere solitario si nascondeva un ragazzo solare e simpatico fino al midollo. Carino, carino, sì.Bisognava solo socializzare. Ci avrei provato.
E lo giurai a me stessa. 






Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lei è semplicemente meglio di chiunque altro. ***


Image and video hosting by TinyPic

POV ROBERT:

“Qua la mano, amico!” urlò Tom, ridendo come un pazzo. Si stese sul divano dalle troppe risate. Afferrò un cuscino e me lo tirò in faccia continuando a ridere. “Finalmente! Aspettavi un segno divino o cosa?”.
“Sei uno stronzo, Tom.” Ricambiai, tirandoglielo addosso.
Si volatizzò e ritorno pochi minuti dopo con in mano un mocio. Lo avvicinò a sé e sussurrò: “Oh, Kristen! Sei una dea. Risplendi le mie giornate con ogni tuo sorriso. Ti amo, amor mio.” E fece finta di baciarlo appassionatamente.
Feci una smorfia di disgusto e poi sorrisi. “Ripeto: sei uno stronzo.”
“E tu sei un coglione”. Fece una pernacchia. “Cioè, dopo tutti questi mesi… hai chiesto adesso a Stew di uscire.”
“Dettagli.” Scherzai, e guardai altrove.
“Dettagli o no, rimani sempre un coglione.” E mi tirò di nuovo il cuscino.
“La vuoi smettere?” gli urlai contro. Ero troppo nervoso. Cosa avrei fatto quella sera? Nulla. Ecco. Scemo come ero, non sarei mai riuscito a sputare nulla. ‘Kristen, credo… di essermi innamorato di te.’ No, non se ne parlava.
“Amico, ne vuoi parlare?”. Chiese improvvisamente Tom, uccidendo i miei pensieri.
“No.” Risposi guardandolo. “Annullo tutto.”
“Che cazzo fai?” urlò Tom, ma avevo già il cellulare il mano. Lo prese con violenza e lo buttò via. “Rob, dammi ascolto. Tu la ami. Perché disdire?”
“Perché come dici tu sono un coglione. Non riuscirò mai ad aprirmi…mai.
Scoppiò a ridere e lo guardai torvo. “Che cazzo ci ridi?” sbottai.
“Rido perché sono sicuro che stanotte te la porti a letto!”. E via con le risate isteriche.
Anch’io ridacchiai. “No, questo mai. E’ fidanzata con…Michael. Io non sono uno che rovina relazioni.”
“Quasi.” Fece una linguaccia. “Ma dai! Ti preoccupi dell’uomo scimmia?”.
“Uomo chi?” risi di cuore.
Uomo scimmia. Ammettilo, non si è ancora evoluto.”
“Tom, smettila.” Lo guardai con finta disapprovazione.
Iniziò a canticchiare con versi di scimmia, e lo guardai ridendo. Continuò, e mi fece ridere fino a farmi perdere il respiro. L’uomo scimmia. Sì, in effetti ci stava. Ma non con Stew. Mi distesi sul letto einiziai a pensarla.  Come sempre mi lasciai trasportare dal ‘vortice dei sogni.’ Quanto era bella. Con quei suoi occhi verdi, il viso da ragazzina, i capelli lunghi e castani, le piccole lentiggini, i denti a castoro, e quella bocca. Quella. Kristen, Kristen, Kristen…
“Pattz?” Tom, mi risvegliò.  Mi ero addormentato?
“Mmm.” Farfugliai, pensando a lei e alle mie labbra che sfioravano le sue.
“Io ci scommetto.” Disse. “Stanotte ingannerai il tempo per bene. E con Stew.” Aggiunse.
“Okay.” Risposi con voce roca. “E comunque…lei è semplicemente meglio di chiunque altro.”Aggiunsi, sbadigliando.
Una risatina sola e poi sogni d’oro.
 
Driiiiiin. Driiiiiin. Driiiiiin.
“Ma che cazz…?”. Sbadigliai e colpii il comodino. “AHIA!” convintissimo che fosse la sveglia, mi passò la vita davanti. “Ma porca miseria!”. Urlai, e presi il cellulare. Non badai neanche a chi fosse e risposi a denti stretti: “Che vuoi?”.
“Pattinson, sei tu?”. Kristen. “Pronto?”.
Mi diedi uno schiaffo e risposi velocemente. “Sì, Kristen!”.
Sbuffò al telefono e poi disse: “Oddio! Vuoi aprire quella maledetta porta?”.
Mi diedi un altro schiaffo; mi sentivo un emerito coglione. Santo Tom.
“Quale porta?”.
“Quella della tua camera, idiota!”. Urlò spazientita.
Balzai dal letto e mi avviai verso la porta aprendola con violenza. “Ehi.” Sorrisi e poi sgranai gli occhi: era uno schianto. Pur indossando un semplice jeans e una maglietta elegante, era da sbavo. Aveva i capelli in disordine e niente trucco; solo un po’ di matita nera sugli occhi. “Sei…sei, davvero carina.” Mi complimentai.
Mi squadrò comprendosi gli occhi e arrossendo violentemente. “Oh, Rob.”
“Che c’è?”. Chiesi esasperato.
“Sei in boxer!”. Urlò e fece un risolino.
Abbassai lo sguardo e poi mi guardai. Cazzo!
“Oh, scusami!”. Dissi velocemente. “E’ che mi sono addormentato, e…”.
“Shhh.” Rise tappandomi la bocca. Dio, che cosa le avrei fatto. “Tranquillo. Vai a cambiarti è tutto a posto.”
“Grazie.” Risposi, facendola entrare e scappando verso il bagno.
 
“Cosa c’è per cena?”. Mi chiese, appena uscii dal bagno: vestito e pettinato – si fa per dire.
“Ehm, veramente…” mi morsi le labbra. “Perdonami. Ma mi sono addormentato e non ho pensato più a…nulla.
“Ah.” Disse e si sedette sul letto enorme della camera. Tasto dolente.
Nel piccolo frigorifero, lì.” Lo indicai. “C’è qualcosa.” Scossi la testa. Bravo Robert. Come primo appuntamento ti sei fatto trovare in boxer e non hai niente da offrire alla tua dama. Figura di merda.
Rise nervosa e andò a controllare. “Mmm, in effetti c’è qualcosa.”
La raggiunsi e la sfiorai piano. “Due panini congelati e due birre. Non male.”
“Si può fare.” Annuì e mi sorrise.
E la serata passò così. Ridevamo e scherzavamo continuamente su tutto. Ogni suo sorriso era un colpo al cuore per me. Mi lasciavo trasportare dai suoi occhi che mi fissavano mentre parlava. Brillavano: era felice. E ciò mi lusingava abbastanza da ricambiare sfoggiando sorrisi da tentatore.
“A cosa pensi?”. Mi chiese al terzo bicchiere di birra.
Risi abbassando lo sguardo. “Vuoi saperlo veramente?”.
Annuì, e iniziò a fissarmi, ammaliante. Sexy.
“A te.” Confessai, e mi sentii un groppo in gola. Quello non me l’avrebbe mai perdonato.
La prese a ridere: era sbronza? Di già? “Interessante.” Approvò ridendo.
“Kristen? Cosa dici?”.
“Ho detto che è interessante.” Ripeté, e mi fissò seria. “Rob, non sono sconvolta.”
“Come fai a non esserlo?”. Chiesi, estremamente confuso. “Kristen, a quest’ora dovresti prendermi a cazzotti.”
“Non voglio farlo.” Pericolosamente si avvicinò a me. Iniziai a sudare.
Mi spostai piano piano, cercando di non sfiorarla. Eravamo seduti sul divanetto della camera. Posto alquanto pericoloso.
Mi passai una mano tra i capelli, senza dire nulla. Lei si avvicinò di nuovo e sospirò. Un sospiro pieno di tensione e allo stesso tempo convinzione.
“Pattinson.” Sussurrò. “Voglio fare le cose per bene.”
“Le cose per bene?”. Chiesi, indifferente. Ma pur essendo un attore, non riuscivo a mentire. Anzi. A mentirle.
“Perché mi hai invitata qui?”. Domandò con voce rotta.
La guardai, perdendomi nella sua anima. “Perché cambi discorso?”.
“Rispondimi.” Ordinò con una certa impazienza.
“Perché volevo stare con la mia amica.” Riuscii a mentire. Ma con poco successo.
“Errato.” Disse. “Perché mi vuoi più che bene.”
“Ti considero una terza sorella, Stew. E’ ovvio.”
Mi abbracciò, stringendomi a sé. Sentivo il suo respiro sul collo. Mi inebriava.
“Tu per me non sei un fratello.” Confessò, accucciandosi sul mio petto.
Non dissi nulla. Non sapevo cosa dire.
“E avevo ragione io.” Continuò. “Mike diceva solo cazzate. Me ne sto rendendo conto solo adesso.”
Le baciai la fronte prima di rispondere. “E con questo, cosa vuoi dire?”.
“Voglio dire che…”. Si arrestò. Poi parlò. “Che forse è meglio che sputiamo la verità una volta per tutte. Non voglio vivere in un tormento.
“Se è la verità ciò che vuoi…”. Sospirai. “Allora, devo dirtelo.
Annuì. Mi alzai dal divano con una lentezza esagerata. Mi misi di fronte a lei restando immobile. Lei si morse le labbra e mi fissò.
Forza Pattz, ci siamo. Dille tutto! Dille che sei innamorato di lei! Dille che la ami più di te stesso! Forza!
“Kristen, io…”. Iniziai incredulo. “Cazzo Kristen. Io ti amo!”.
E mi avventai sulle sue labbra.
 
 
 
 

Ecco qui il secondo capitolo: "Lei è semplicemente meglio di chiunque altro." Con POV ROBERT. Vi è piaciuto? Spero di sì, e aspetto con ansia qualche vostra recensione. :3 Eh già, Rob si è lasciato andare! Bravo il mio giovanotto! E Stew? Cosa dirà? Quale sarà la sua reazione? Tutto questo nel terzo capitolo! Alla prossima! ♥
-MartiSpunk.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il mio non è dettagliatamente amore. ***


Image and video hosting by TinyPic
Heeei. :3 Ecco qui il terzo capitolo. Mmh, molti di voi mi hanno implorato di finirlo! Bah, eccolo qui, gente. Tra la scuola e il resto… sapete, no? Non si può neanche respirare. Ahahah.
Grazie mille per le voste SPLENDIDE recensioni, comunque. Siete fantastici. :’)
Uhm, questo capitolo è difficile da capire. E’ stato complicato scriverlo, figuriamoci leggerlo! Però, sarà una grande mossa per i nostri Robsten. :D
Anyway, ci vediamo giù per commentarlo! Buona lettura.
 
POV KRISTEN:
La parte meno nobile di me, desiderava ardamente poter continuare a lungo. Poter rendere infinito quell’istante.
La più ragionevole invece, mi tempestava di rimorsi e seguiti negativi. A chi dovevo dare ascolto?
Lui intanto mi stava baciando. E non era un bacio da scena, no. Era un bacio suo. Lui mi stava baciando di propria volontà. Non era il nostro primo bacio, ovviamente. Però era come se lo fosse.
Sentivo le sue labbra morbide premere con violenza sulle mie; la sua lingua tracciare i contorni del mio labbro inferiore ed entrare prepotentemente nella mia bocca. Io in maniera automatica lo stringevo a me e lasciavo che tutto andasse per il meglio.
Non riuscivo a staccarmi da lui!
E Michael? Oh sì, quello era il brutto presentimento. Cosa gli avrei raccontato? ‘Sai Mike, io e Pattz ci siamo baciati.
Non se ne parlava minimamente!
La sua bocca si spostò sul mio collo, salendo per l’orecchio e scendendo con sensualità verso la spalla. Poi tornò nuovamente sulla mia bocca. Giocherellai con la sua lingua per diversi secondi, in seguito ripresi fiato, mentre lui baciava la mia mascella con improvvisa dolcezza.
Ma quale era la verità? Amavo Robert? La storia con Michael non era nulla? Infinite domande mi travolsero.
Sì, amavo Rob. Lo amavo. Se fosse stato il contrario, lo avrei già lasciato andare. Mi sarei già fermata. Lo avrei tempestato di insulti e avrei lasciato la camera furiosa chiamando il mio – forse – fidanzato, e chiedendogli di farlo fuori. Ma ero lì.
E lo stavo baciando. Il mio cuore batteva all’impazzata, perché quel momento mi stava facendo riflettere. Mi stava facendo capire con chi e con cosa dovevo andare avanti. Quale era la scelta più ovvia, più sensata, da prendere in considerazione.
Ma cosa avrei detto a Michael? Avrei passato giorni di inferno.
Ma Rob era sempre stato un caro amico; non si era mai sottoposto a un rischio del genere. Semmai avesse provato qualcosa per me, l’avrebbe tenuto nascosto. Oppure, l’aveva fatto? Era solo ‘recitazione’ la sua? Non potevo crederci; non ci riuscivo.
Aveva finto tutto. Mi aveva mentito. Mi amava – e non sapevo se tutto ciò fosse solo una semplice cotta. Robert era innamorato di me in qualche modo.
Da ragazzo educato aveva lasciato perdere tutto… ma per poco tempo. Aveva finto pur di non ferirmi, pur di non farmi arrabbiare. Era deciso a non mostrarsi a me. Non voleva vendere i suoi sentimenti così facilmente. Non voleva farmi soffrire.
Ed io? Lo amavo davvero? Ero disposta a un rischio del genere? Avrei saputo affrontare Michael? Gli avrei detto la verità?
Ma quale era la verità? Di nuovo.
Non la conoscevo. La verità era un buio di sentimenti vuoti e onesti. Era un gioco a cui non sapevo giocare. Era il pezzo mancante per finire un puzzle.
Le mie labbra, però, continuavano a muoversi violentemente sulle sue. E non si staccavano. Ormai era la fine.
Lui era sopra di me, mi accarezzava il viso così dolcemente da farmi venire il diabete. Nel mondo dei contrari invece c’erano le sue labbra, che non smettevo di schiacciare le mie.
Mi allontanai piano, piano. Lui continuò, viaggiando sul mio collo.
“Rob.” Ansimai. “B-b-asta, ti p-rego.”
Un ultimo bacio, e si staccò. Mi guardò, con aria da vincitore.
Non dissi nulla. Aspettavo qualcosa. Delle scuse, o delle motivazioni valide, più o meno.
“Mi dispiace.” Disse infine. E potrei giurarlo: una lacrima invase il suo occhio.
“Non so… cosa.” Era straziante vederlo in quello stato. Combatteva contro se stesso. “Kristen, perdonami. Ti prego.”
“Perché?”. Mi alzai prendendo il giubbotto e mettendomelo tra le braccia. Mi avvicinai verso la porta, ma mi fermò: prendendomi per mano con forza.
“Non andare via. Lasciami spiegare.” La sua stretta era ferrea.
Stetti zitta, sedendomi nuovamente sul divanetto. Lui non mi seguì. Si limitò ad mettersi di fronte a me e a guardarmi, implorante.
“In questi mesi, ho sempre cercato di starti vicino… come amico. Ho sempre lottato contro me stesso, solo per non ferirti. Sapevo che con lui eri felice. Non volevo rovinare le cose.” Feci per interromperlo, ma mi zittì guardandomi torvo. Poi continuò. “Kristen, non sono un tipo da grandi discorsi. Non sto recitando, sappilo. Ma credimi: mi sono solo trattenuto. Adesso tutto può cambiare.
“Cambiare?”.
Ridacchiò, nervoso. “Stew, io lo so che tu lo sai.”
Mi sorprese la sua frase ingarbugliata. “Eh?”.
“Kristen, tu già sapevi da tempo che… provavo qualcosa per te.”
“No. Mi sorprende il fatto che tu creda il contrario, Rob.” Mentii.
Il sorriso che aveva acquistato si spense con tristezza. “Stew, l’hai detto pochi minuti fa.” Osservò.
“Rob, ti ho sempre creduto mio amico. Sei… speciale, a tuo modo. E mi sorprendi sempre. Io ti voglio bene.” Sorrisi, cercando di essere convincente.
“Ma io non ti voglio bene. Almeno, non più.” Stava per scoppiare.
“Robert, ti prego.”
Velocemente si sedette accanto a me. Prese il mio viso tra le mani e mi sussurrò per la seconda volta: “Io ti amo.”
Scossi la testa, e mi allontanai. “Non sai in che razza di guaio mi stai cacciando, Pattz.”
“Tu mi hai baciato.” Obbiettò, e lessi la soddisfazione nei suoi occhi. “Non mi hai fermato. Hai continuato. E tutto questo per me ha un senso.”
“No, non è vero.”
Mi diede un secondo bacio, casto. “Vedi? Kris, tu stessa hai detto sputiamo la verità una volta per tutte. E tu stessa hai confermato il sentimento che provo per te. Siamo arrivati a destinazione, finalmente.”
Sapevo che era la verità. Eccola, che bastarda.
“Forse.” Riuscii a dire.
Mi strinse a sé, coccolandomi. “Cazzo, Kris. Dimmelo.”
“Cosa dovrei dirti?”.
“Tu ami di più me, ammettilo!”. Alzò la voce.
“Rob…”. Mi scoppiava la testa dalla confusione.
“Michael non è niente. Io ti renderò felice.”
Le sue parole erano intense, e allo stesso tempo tese. Però ero stata io stessa a implorargli di dirmi la verità. Io lo sapevo… Sapevo che provava qualcosa per me. Solo che non riuscivo ad accettarlo. Sapevo quali sarebbero state le conseguenze; conoscevo tutto ciò a cui sarei andata incontro. Non volevo infilarlo nei pasticci.
Quando risposi, le lacrime iniziarono a scendere come pazze: “Non posso, Rob.”
Mi abbracciò come per consolarmi. “Sì che puoi. Non pensare a me, Kris. Io sono pronto a tutto lo giuro.
“Cosa cazzo dici? Tu non conosci Michael! Diventerà un pazzo!”.
Sorrise ammaliante. “Interessante. Mi piacciono i tosti.”
“Robert, non farlo ti prego. Non puoi…”
Mi zittì. Poi, prese la mia mano e la poggiò alla mia guancia, asciugando le lacrime. “Adesso basta.” Sussurrò piano.
“Okay.” Mormorai prendendo un fazzolettino. Appena finii di asciugarmi l’oceano che aveva travolto la mia faccia, sospirai frustata.
“Dimmelo, ti prego.” Disse improvvisamente.
“Cosa?”.
Merda, Kris. Dimmelo.” Si lamentò. “Sai cosa.” Aggiunse.
Che impazienza!
Dovevo dirglielo? Sì, una parte di me lo desiderava. Ma era la cosa giusta? Cazzo Kristen, ragiona.
Duecento respiri esagerati e poi via. “Sì, Robert. Anche io provo… qualcosa per te.”
La felicità esplose nei suoi occhi come un fuoco d’artificio. Poi sbuffò. “Non basta.”
“Non ne sono sicura. Il sentimento che provo per te… non è dettagliatamente amore. E’ qualcosa di più che un’amicizia, ma comunque non è ancora quello.” Confessai, spiazzandolo.
La delusione riapparve sul suo viso. “Non riesco a capirti.”
“Neanche io.” Sbottai, irritata. Guardai l’orologio. “E’ tardi. Mike mi starà aspettando.”
Senza dire nulla si alzò, accompagnandomi verso l’uscita.
“Allora, buonanotte.” Disse, con aria spenta. “Divertiti con Michael.”
“E’ stato bello.” Risposi cambiando discorso, e gli baciai la guancia. “Buonanotte.”
Mi avviai verso l’ascensore enorme dell’albergo con il cuore in gola. Serata tra ‘amici’.
Gli dirai tutto?”. Chiese, alzando la voce per farsi sentire.
Sospirai triste prima di sputare una sciocchezza. “Non lo so.”
Entrai dentro senza neanche voltarmi e guardarlo. Sentii solo una porta chiudersi, un respiro spezzarsi nella potenza di un pianto, e un urlo soffocato diffondersi nel silenzio della notte.
 
Un po’ lunghino, eh? Lo so, lo so.
Eh sì, delude un tantino alla fine, ma vi assicuro che nel quarto ci sarà da divertirsi e da urlare saltando per casa: “Robsten, Robsten!”.
Ahahah, purtroppo Kris è ancora confusa. Rob cerca di convincerla… ma nulla da fare. Vi consolerete nel prossimo capitolo. ;)
Ciao! *O*
-MartiSpunk.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il bacio mancato. ***


Image and video hosting by TinyPic

POV ROBERT:

Erano passati mesi da quando avevo finito di girare Twilight.
Erano passati mesi da quel maledetto venerdì da suicidio.
Erano passati mesi da quando avevo giurato di mettere la testa a posto.
Erano passati mesi da quando Kristen era andata via.
E sparita in ogni circostanza.
Ormai tutto ciò che le apparteneva restava saldato alla vita di uno sconosciuto che neanche l’amava.  E trasparente a chi invece doveva appartenere realmente; a lei stessa e alla sua metà.
Eppure lei annuiva a tutto. Forse aveva paura di soffire. Forse calava la testa a tutto pur di non dover assaggiare la tragedia di una sconfitta.
Ed io invece la stavo gustando. Ogni giorno era un nuovo dessert. Un dessert colmo di ingiustizie amare e di aspre rivalità. Un dolce amaro.
Kristen era il dolce, e l’amaro invece era l’anima che le stava accanto.
Avrei fatto di tutto, pur di salvarla. Pur di levare l’amaro dalla sua pelle candida. Ma non ci riuscivo.
Ero fracassato; macellato; sbriciolato.
Ero perso. Ero morto.
 
Sei settimane dopo…
“Rob, qui le ragazzine stanno impazzendo.” Mi informò Richard divertito, mentre guidava la limousine che mi avrebbe portato agli MTV Movie Awards.
Ridacchiai, nervoso. “C’è da spararsi.”
“Andiamo, non farla tragica.” Borbottò.
Come potevo non farla tragica? Tutto ciò che metteva a monte il mio – quasi – paradiso era che l’avrei rivista. Di nuovo.
Non mi era bastata la premiere? O i trecentomila incontri? Oppure le milioni di interviste? E in tutte queste lei si era comportata come se quel venerdì da suicidio non fosse successo niente. Ed io le andavo incontro, facendo la stessa cosa. Ma che coglione, oh.
E mi ero ripreso da poco. Ero caduto in depressione, possiamo dire!
Però Richard non sapeva nulla. Così finsi di aver scherzato. “Tranquillo. Era una battuta.”
“Tu e il tuo pessimo senso dell’umorismo!”.  Scherzò sventolando la mano.
Risi piano, e mi accasciai sul sedile. Non mi vedeva nessuno; i vetri erano oscurati. Tutto quel buio mi conciliava il sonno. Sbadigliai.
“Robert, vedi di non addormentarti. Altrimenti come baci la Stewart, eh?”.
Mi lasciai trasportare da un urlo di lamento. “Non mi importa.”
“Lo vincerete voi il miglior bacio.” Si vantò, come se lui fosse me.
“Perché non vai a baciarla tu? Tanto sono sicuro che non ti rifiuterebbe.”
Si lasciò scappare un risolino. “Mi piacerebbe molto. E’ uno schianto.”
Mugugnai giocando con i lacci delle mie scarpe. Poi Richard mi fece un segno con la testa. “Siamo arrivati.”
Oh merda.
“Non scendo subito.” Brontolai. “Arrivo dopo cinque minuti.”
Si levò gli occhiali da sole, prima di girarsi per fissarmi incuriosito. “Non mi piacciono le celebrità che si comportano da poppanti.”
“E a me non piacciono gli autisti scassa palle.” Scherzai.
Rise dandomi una pacca sulla spalla. “Ragazzo, va da lei.
Annuii incerto e aprii la portiera della macchina, mentre indossavo i miei occhiali da sole.
Ovviamente mi assalirono.
Per fortuna Richard era sceso appena in tempo da staccarmi una ragazzina di dosso. Le sorrisi, e lei urlò.
Passai una decina di minuti a firmare autografi e a scattare fotografie, accecandomi.
“Oddio Robert, una foto!”. Urlò una tipa sbracciandosi.
Un’altra le diede uno strattone e la fulminò con lo sguardo, prima di osservarmi. “Sei uno schianto!”.
“Aw, Rob baciami ti prego!”. Urlò un’altra ancora e io feci una smorfia.
E il resto erano urlatine isteriche e cose varie.
“Ehi.” Chiamò una voce tremendamente familiare. “Sei vivo.”
Mi girai di scatto, prima di accecarmi per la millesima volta.
Kristen. Kristen. Kristen.
La squadrai attentamente: indossava uno squisito abito rosso e nero che le arrivava le caviglie. I capelli erano scombinati, con nessun fermaglio che le pendesse. E poi… delle converse.
Delle converse nere non ci azzeccavano niente con il vestito.
Oh mio Dio, eccola la mia Kristen.
“Bella scelta.” Mi complimentai guardandole le scarpe.
Arrossì portandosi una mano fra i capelli. “Grazie.”
E via con i paparazzi! Flash, flash, flash.
L’abbracciai sorridendo a tutti, mentre lei si mordeva un labbro, imbarazzata. Sembrava si sentisse a disagio… e questo mi faceva sentire ancora più idiota di quello che credevo di essere.
“Robsten!”. Urlarono tutti a sincrono. Robsten?
Oddio, avevano pure messo insieme i nostri nomi. Merda!
La strinsi a me ancora di più, mentre entravamo dentro l’edificio. Lei mi sorrise forzatamente e poi si staccò. Si catapultò tra le braccia di lui.
“Mike.” Lo salutò ancora abbracciata a lui. Mantieni la calma, Robert.
Lui le sorrise. “Amore.”
Figlio di puttana cosa hai detto? Amore? Amore?! Cazzo!
Si staccò piano piano, e poi mi lanciò un’occhiata di scuse. Come se bastasse.
Mi avvicinai a loro, indifferente. “Ciao, Michael.” Dissi, senza sorridere o emettere un sospiro gioioso. Serio.
Sgranò gli occhi, stupefatto da quel gesto. “Robert!”. Mi strinse cordialmente la mano. “Ci si rivede. Come va?”.
“Splendidamente.” Risposi, freddo come il ghiaccio.
Lanciai un’occhiataccia a Kristen, e lei abbassò il capo, tristemente.
Lui se ne accorse e mi fulminò. “Qualcosa non va?”. E si girò a guardarla.
Lei sorrise. “No.” Si avvicinò velocemente a me. “Andiamo, dobbiamo prendere posto.” Mi ricordò, cer
Michael le diede un bacio veloce e la lasciò andare.
 
“La prossima volta evita.” Mi ringhiò contro, sedendosi accanto a me.
Ridacchiai e alzai gli occhi al cielo. Era inutile quando si comportava così! Come se le importasse davvero di quel coglione. Ma sapevo giocarmela bene, e forse… anche lei desiderava che lo facessi. “Kristen non ti incazzare. Ho solamente salutato il tuo, fidanzato.
“Le occhiate non contano niente, quindi? Be’, non so se l’hai notato, ma se ne accorto.” Scosse la testa, frustata.
“L’ho notato. E dai, non mi va così male.” Ci scherzai su, mentendo brillantemente.
Non la bevve, e mi inchiodò con uno sguardo interrogativo. “Ah, davvero? Allora se è così posso tranquillamente dire tutto a Mike. Del bacio, e del resto. Ti piace davvero fare a botte, eh?”, mi lanciò un’occhiataccia.
Ignorai la sua ultima domanda. “Non gli hai detto niente?”.Ero sbalordito.
Deglutì prima di rispondere. “Pensavo sarebbe stato più… corretto, ecco.”
“Corretto? Kris, nulla di ciò che abbiamo fatto è corretto. Stasera potrei fare di tutto. Ti aspetti che io me la bevi?”, sfoggiai un sorriso tentatore. “Non sono ancora sazio.”
Rimase a bocca aperta. “Rob, non può essere.” Stava per aggiungere altro, ma si zittì, non sapendo cosa dire.
Bingo, Robert.
“Come posso saziarmi così facilmente…”, alitai sfiorandole il collo con le labbra.
Lei si spostò bruscamente, e mi puntò un dito contro: “Tu, caro mio. Tu non hai capito che io non sto giocando. Qui siamo in mezzo a una centinaia, se non di più, di persone. E se continui con questi comportamenti da tentatore del cazzo, giuro che ti sputtano davanti a tutti stasera.” Mi fece rabbrividire. Non l’avevo mai vista così furiosa, così irritata.
Mi stiracchiai, indifferente. Lei sospirò; sapeva di averla detta grossa. E passò tutto, veloce, senza alcuna brevità.
L’intero cast arrivò in ritardo. Mi alzai e amichevolmente li salutai tutti. Kristen fece lo stesso, ma non sorrise come sempre. Era frustata, e sapendo che tutto questo era per colpa mia, mi sentii un peso.
Peter mi tamburellò sulla spalla e mi fece segno di avvicinarmi. Incuriosito lo seguii fino a un angolino della grande sala e gli sorrisi.
“Robert, sai per caso cosa succede a Kristen?”
Ma perché cazzo non mi lasciavo in pace? Perché non lo chiedevano direttamente a lei?
“Non ne ho idea.” Mentii, guardando altrove.
Fece una smorfia, deluso. “Quindi…”
“Pet, non farti strane idee”, tagliai corto. “Non so cosa le stia succedendo, credimi.” Ma sapevo che mi mentivo da solo. Sapevo perfettamente ogni cosa.
“Sii ragionevole. Solo questo.” Mi fece l’occhiolino è sparì.
Sbuffai, infastidito. Cosa volevano da me?
Mi diressi silenziosamente verso la sala tenendo la testa bassa. Mi sedetti di nuovo accanto a Kristen, che si trovava girata, a fissare il vuoto. Provai a chiamarla, ma niente da fare. Solo un ‘fatti i cazzi tuoi’ sarcastico e un’occhiataccia. Mi spazientii.
Finalmente il programma andò in onda. Tutto come sapevo.
Ero candidato in quasi – tutte, le categorie. Anzi eravamo. Migliore attore, miglior lotta, miglior bacio…  okay, meglio pensare ad altro.
Quando elencarono tramite i video, tutti i candicati – si può dire – per vincere la ‘best male performance’ , risi piano. Vedermi in versione Edward Cullen, mi imbarazzava facilmente. Non perché odiassi il personaggio… anzi, lo adoravo. Per lo più, perché tutto ciò mi faceva ricordare la tipa imbronciata che mi stava accanto.
Vinsi.
Wow, avevo vinto. Kristen sorrideva. Se fossi stato una ragazza, mi sarei messo a saltellare. Che coglione.
Feci il mio solito discorso da emerito idiota, ringraziando Stephenie Meyer, Chaterine Hardwicke, e tutti quanti.
Ma ringraziando dentro di me, quella fottuta ragazza che amavo tanto.
Solo lei, Stew.
Lei vinse anche. Ci avrei scommesso. Un’attrice della sua bravura merita pure la luna; brava amore mio.
E i popcorn a terra? Epici. ‘Kristen, cercai sempre di sorprendermi? Credo di sì. Sai che ti dico? Non fermarti mai. Continua così.’
Mi ripetevo dentro queste parole ogni frazione di secondo. Vederla sorridere rallegrava i miei giorni, rilassava le mie notti. Starle accanto mi faceva dimenticare lo stronzo che ero stato durante quei mesi. Mi faceva stare bene.
In teoria vinsi quasi tutte le categorie in cui ero. In pratica non vinsi nulla, perché la mia donna mi odiava più di non so cosa. E per me il resto non contava. Ma perché?
Mancava solo il miglior bacio…
“Robert Pattinson e Kristen Stewart!”
A quelle parole il mio cuore partì a mille.
Io e Kristen avevamo vinto. Richard aveva ragione. Tutti l’avevano, tranne me.
E ciò era assolutamente inutile e insignificante. Perché vincere se sapevo che se mi avesse baciato, lo avrebbe fatto per scena?
I rimorsi cominciarono a salire. A venire a galla. La mia vita si stava spezzettando piano, piano.
Trasalii stranamente, e mi alzai insieme a lei. Tutti urlavano, mi scoppiava la testa.
Sembrava tranquilla. Abbracciò con affetto chi ci aveva chiamati (io feci lo stesso), e sorrise divertita tutto il tempo.
I minuti passavano, la tensione aumentava.
Parlammo facilmente al nostro pubblico stridulo, e al momento decisivo presi un fazzoletto e sputai la gomma da masticare.
Posso farcela, posso farcela – giurai a me stesso, ma con poco successo, purtroppo.
Lei si avvicinava piano. Sentii la sua fronte sfiorare la mia con lentezza esagerata, e il suo respiro travolgermi.
Baciala adesso! Puoi farcela!
‘Kristen’, sussurravo dentro di me. ‘Baciami, facciamola finita.’
Eravamo quasi arrivati…
Grazie mille a tutti voi!”, urlò spostandosi vincentee mostrando un sorriso da ‘ti ho fottuto alla grande’.
Rimasi a bocca aperta. Con la solita faccia da coglione. Non poteva averlo fatto veramente. Non quella sera.
Non a me!
Non so quanti minuti passarono, quanti si misero a ridere.
La guardai di traverso, con un’occhiata di rimprovero superfluo. Ma non potevo arrabbiarmi più di tanto. Non con lei.
Mi aveva fottuto.
 
Due ore dopo…
Arrivai nella mia camera d’albergo giusto in tempo per sprofondare nel mio letto. Ero esausto. Su tutto e tutti.
Che cazzo di vita, oh!
Sbadigliai sonoramente e storsi il naso. Mi stiracchiai per la millesima volta e sentii vibrare qualcosa.
Il mio cellulare.
Lo presi lamentandomi e sparando stronzate, per poi strizzare gli occhi e guardare lo sfondo.
Un nuovo messaggio: Kristen.
Spalancai gli occhi. Iniziai a tremare, come una tredicenne che rivece una rosa dal più bello della scuola il giorno di San Valentino.
Ero davvero peggio di una ragazzina.
Cliccai su ‘leggi’ e feci un respiro profondo.
‘Forse potrei anche cambiare idea su di noi.’
Kris.
Mi misi in piedi sul letto e iniziai a tirare i cuscini e a scombinare le lenzuola, gettandole per terra. Cominciai a cantare, esprimendomi in parole insensate, ma piene di orgoglio.
Voleva cambiare idea!
Mi passai una mano fra i capelli, teso e eccitato allo stesso tempo.
Cosa le avrei risposto? Metti in moto il cervello, Pattinson!
Cazzo, cazzo, cazzo. Merda, merda, merda.
Afferrai il telefono incerto e nervosissimo. Digitai le parole con mano tremante, e con il cuore fuori dal petto.
Che battiti.
Kristen, accettami ti prego.
‘Forse potrei anche accettarlo.’
Rob.
Sorrisi, colmo di felicità e premetti invio. Il mio mondo si stava ricostruendo di nuovo.
Stava sorgendo il mio sole.
Fottiti Michael; Kristen è mia.
 
Ammettiamolo. Fa schifo. xD
Purtroppo con la scuola non ho potuto dedicarmi molto a questo capitolo. Ma ci ripenserò con il quinto.
Spero vi piaccia comunque. :)
Alla prossima!
-MartiSpunk.
 

 
 
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ti chiedo solo di amarmi. ***


Image and video hosting by TinyPic
Ciao!
Molti di voi mi hanno implorata di pubblicare questo benedetto capitolo. Be’, eccolo qui. Perdonate l’assenza, sono davvero dispiaciuta, ma il Liceo Classico uccide. In ogni caso, spero vi piaccia, e spero lasciate qualche recensione. Ne sarei davvero grata. :) Questo capitolo stranamente mi piace, e non è da me. xD Anyway, buona lettura e… spero che l’attesa sia stata necessaria! Insomma, spero vi faccia emozionare. Bye. :D
-MartiSpunk.


POV KRISTEN:

“Kris, complimenti.”
Mike mi abbracciò stretta commentando la mia vittoria agli Mtv.
“Grazie”, farfugliai grattandomi la testa. Mi lanciò un’occhiata interrogativa, osservandomi con attenzione.
Risi. “Che c’è?”
“Come mai non hai baciato Pattinson?” Chiese, spiazzandomi alla grande.
Merda.
Deglutii rumorosamente e lo guardai torva. “Non ti riguarda.”
“Io credo di sì”, disse avvicinandomi a sé e bloccandomi con un braccio, “sono il tuo ragazzo o sbaglio?”, aggiunse.
La musica della radio era messa a basso volume, perciò sentii perfettamente tutto, entrando in auto.
Chiusi lo sportello lentamente, cercando di prendere tempo. “La decisione è mia.” Dissi infine.
Scoppiò a ridere. “Rispondimi.”
“Mike da quando è che sei geloso?” Domandai, mordendomi un labbro e guardando altrove.
Da quando hai conosciuto Robert, Kristen, ricorda.
“Ho detto rispondimi!” Urlò, chiudendo con violenza il suo sportello.
Abbassai la testa, e mi mangiucchiai le unghia, nervosa.
“Non mi andava di farlo.” Dissi, rialzando la testa e passandomi una mano tra i capelli. La tensione mi stava uccidendo.
“Non le andava di…”, iniziò e poi si sbellicò nuovamente dalle risate.
“Senti Mike, adesso basta.” Mugugnai cercando il suo sguardo da cane rabbioso.
Non smetteva di ridere come un cretino. Anzi, come un coglione.
Tu lo ami.” Mi ipnotizzò con gli occhi, bloccando le risatine e stringendo i pugni.
“Cosa?” Soffocai, scuotendo la testa. Che cosa?
Si schiarì la gola e mise in moto. “Ammettilo, è meglio così.”
“Cosa è meglio?”
Alzò la voce, scrutandomi con interessamento improvviso e forte volontà: “Secondo te sono così coglione?”, sì, “Secondo te non ho ancora capito che sei innamorata di quello? Di quello stronzo?”
Tossii, coprendomi la bocca velocemente. Che diamine stava blaterando? Cioè, io… non pensavo. Non poteva essere davvero così evidente!
“Non è vero.” Soffiai.
Sbuffò come una specie di locomotiva impazzita. “Sei solo una stronza.”
“Cosa?”, ripetei incrociando il suo sguardo e reggendomi al sedile di pelle. “Che cazzo dici, Mike?”
L’auto era ancora in moto, sbuffava come Michael. Eppure eravamo rimasti immobili, non ci eravamo mossi di un millimetro. L’ansia cresceva, pian piano.
Ci stavamo posizionando di fronte alla verità, a quella conclusiva.
Eppure nessuno dei due sapeva se era la giusta cosa da fare. La confusione rimbombava in testa come la musica chiassosa di una discoteca il venerdì sera.
Respirò profondamente chiudendo gli occhi. “Esci da quest’auto. Adesso.”
La macchina era posteggiata dentro un buco di parcheggio, forse sconosciuto. Per cui i paparazzi potevano andare a farsi fottere di brutto.
Senza dire nulla annuii, aprendo lo sportello e coprendomi il viso.
Io desideravo uscire da quell’auto. Non potevo più sopportare tutto di Mike, o delle sue inutili fissazioni.
Una lacrima mi rigò il volto. Chiusi lo sportello, e corsi via di fretta, senza farmi vedere.
Piangevo. Piangevo perché stavo vivendo in una specie di piccolo inferno personale. Tutta la mia vita era solo complicazione pura, e continua indecisione.
Vidi dei fari illuminarmi la faccia, e il silenzio piombarmi addosso per poi confondersi con il forte ringhio di un’auto in corsa.
Era Mike che andava via.
Respirai piano e continuai il mio cammino; sperando che mi portasse nel posto giusto.
 
Eclissandomi dai paparazzi con grande astuzia, premetti il tasto ‘37’ dell’ascensore.
L’attesa fu snervante. Il rumore assordante dell’ascensore che si muoveva lento, causava nervosismo.
Andiamo! Muoviti cazzo di ascensore!
Le porte si spalancarono più in fretta di quanto pensassi e mi precipitai a razzo verso la porta color caramello.
Bussai tre o quattro volte. Nessuna risposta.
“Ehi!” Gridai, fregandomene di tutti. “Apri!”
Un lieve suono si mischiò con il silenzio tombale. Era un fischio acuto e terribilmente assonnato.
La porta si aprì nel buio e mi lasciò entrare titubante. Mi morsi un labbro trattenendo il respiro, stranamente eccitata.
“Che ci fai qui?”
Una massa di capelli arruffati sbucò da dietro la porta. Era lui.
Mi sorrise e senza pensarci mi abbracciò, dandomi un bacio sulla guancia. Ricambiai il sorriso, nascondendo la sorpresa.
“Wow, che accoglienza.” Buttai lì.
Mi ignorò e raccolse un mio capello ribelle, sistemandolo meglio. Poi, si sedette sul letto completamente disordinato e afferrò il cellulare.
Me lo porse con delicatezza sulla mano.
Lessi con attenzione il messaggio e poi ansimai. Ah.
“Ecco.” Concluse, ridendo di gusto. Lo minacciai con gli occhi, ma lui rise di nuovo.
“Be’…”, attaccai mentre le guancie si infiammavano, “è… successo.”
Mi lanciò uno sguardo interrogativo. “Solo…successo?”
Prima di rispondere chiusi la porta della camera e accesi la luce. “E’ vero che sei un vampiro… ma non ti sembra un’esagerazione?”
Ridacchiò, regalandomi un’occhiata piena di sensualità. “Allora, ti piaccio davvero.”
“Sì.” Confessai. “…mi piaci.”
“Tanto?”
“Oh, andiamo! Adesso vuoi detto anche se faccio pensieri perversi su di te?”
Mi fece la linguaccia. “Uh, mi piacerebbe.”
“Stronzo!” Gli gettai un cuscino in faccia. Lui lo prese e lo posò sul letto.
“Comunque…”, azzardò, “a cosa devo la visita notturna”, afferrò il cellulare per la seconda volta, “e il messaggio da colpo al cuore?”
“A Michael Angarano.”
“Cosa?!” Sbottò, coprendosi la faccia dall’orrore.
Risi di cuore, prendendogli le mani. Accennai un sorriso sincero. “Nah, è stato… di impulso.”
“Tanto di impulso da farti venire qui.” Disse, accarezzandomi la coscia con dolcezza.
“Be’, a dire la verità ho litigato con Mike.”
Alzò un sopracciglio, indifferente. “Ma se fino a poche ore fa eravate così!” intrecciò le sue dita, facendole saldare.
“E’ geloso. Di te, di me, forse anche di se stesso.
“Non sa come comportarsi.” Sbadigliò, e poi tornò sui miei occhi.
“La nostra discussione è durata poco. Poi, sono scesa dalla macchina…e…anzi, mi ha costretta a farlo.”
“Ti ha costretta?” Le sue parole si fecero improvvisamente dure e minacciose.
Mi arrestai per mezzo secondo e poi risposi tutto d’un fiato. “Sì.”
“Bastardo.” La sua espressione si fece odiosa e ripugnante.
“E’ tutto okay.” Lo rassicurai, accarezzandogli il volto rosso di rabbia. Lui sospirò, afflitto.
“Sei qui per essere consolata?” Chiese, mentre si liberava dalle mie mani.
Deglutii. “Sono qui per farla finita.”
“Davvero? Allora credo tu abbia scelto il momento adatto.”
Senza esitazione mi bloccò stringendomi a lui e sorridendo.
“Rob”, gemetti, “che diavolo…?”
“Shhh.” Soffiò sulla mia pelle, e mi lasciò.
Si mise davanti a me, teso e eccitato. La sua espressione si fece illeggibile, poi pensante.
Ti chiedo solo di amarmi.” Ansimò, e notai i suoi occhi lucidi accendersi come speranza.
Mi inginocchiai nel letto, trattenendo la voglia matta che avevo in quel momento. Avevo voglia di lui.
Poi finalmente capii che era il momento giusto, perfetto, insostituibile per stare insieme e rendersi conto di esserlo sempre stati.
Sorrisi come un’idiota e alzai le braccia al cielo. “Oh, Rob.”
“Kristen, ti amo.” Disse per la millesima volta, e suonò come una promessa.
Si buttò sopra di me, lasciandomi senza fiato. “Ti amo.” Ripeté.
Lo baciai. Fu un bacio dolce, crescente. Un bacio passionale e pieno di significato. Un bacio tra noi.
Incapace di pensare o esprimermi in modo sensato, intrecciai le mie dita ai suoi capelli, come avevo sempre fatto. Lui scese sul mio collo, gemendo felicemente.
Ad un certo punto mi ritrovai sotto le coperte, completamente svestita e con lui ad assaporarmi, come fossi il dolce più buono del mondo.
Era una bellissima sensazione.
E poi BANG! Ecco, adesso mi rendevo conto di tutto. Io non amavo Mike, non lo avevo mai fatto seriamente.
Amavo Robert, e stavo facendo l’amore con lui.
Tutto si concentrava su noi due, sul nostro essere così uniti.
Arrivati al ‘traguardo’ un grande gemito ci percorse, facendoci abbracciare, e stringere ancora di più.
“Ti amo.” Sussurrai con voce spezzata.
Lui sorrise e mi baciò di nuovo, lentamente.
E così ci accasciammo sul letto, sfiniti e soprattutto innamorati, l’uno dell’altra.
 

 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Complicazioni. ***


Image and video hosting by TinyPic
D'accordo, eccoci qui. 
Dovreste sputarmi in faccia, dato che sto postando il capitolo solamente adesso e con un ritardo pazzesco. Perdonatemi, tra la scuola e il resto, non sono riuscita a trovare un piccolo spazio da ritagliare per voi. L'ho trovato questo pomeriggio, contenti? u.u
Comunque, il capitolo è questo. A me stranamente piace, per cui. Vi aspetto giù per commentarlo. Buona lettura.
 
POV ROBERT:
 
Mi risvegliai, ripensando a tutto ciò a cui ero andato incontro. Le braccia di Kristen tra le mie, le mie mani che accarezzavano la sua schiena nuda, candida e perfetta. I miei baci lungo tutto il suo corpo, i miei succhiotti e i morsi teneri che le avevo lasciato ovunque. I suoi gemiti che risuonavano per la stanza piccola e buia, il respiro spezzato della sua voce quando pronunciava il mio nome. Avrei potuto arrossire, ma non lo feci. Il sol pensiero di questi gesti mi inebriava e mi tempestava di domande. Si era davvero lasciata andare, oppure quello era solo un sogno ad occhi aperti? Speravo, ovviamente, nella seconda opzione. E pensare che erano passate solamente due orette massimo da quel piacere. Sembrava fossero passati due secondi. 
Sorrisi, accarezzandole i lunghi capelli castani che le nascondevano il viso. Erano umidi, impastati tra di loro, e mi imploravano di cercarla. Li spostai delicatamente e la trovai. Le guance arrossate, gli occhi chiusi mostravano le palpebre timide e innocenti, le labbra rosee più carnose del solito. Cazzo, dopo l'amore era ancora più bella. Sembrava un angelo sceso - con grazia - dal cielo. Il suo braccio nudo sfiorava il mio, il lenzuolo bianco e immacolato la copriva fino alla coscia, poi la spogliava di tutto, e lasciava scoperte le gambe. 
Si girò dall'altro lato, dandomi le spalle e sbadigliando. Stava per svegliarsi. Subito mi avvicinai a lei, strisciando come un cretino sul letto e raggiungendola. Posai le labbra sulla sua spalla e le diedi un piccolo bacio. Le mie labbra non si stancarono e vollero continuare, scendendo fino alla vita. La sentii mugugnare e mi lasciai scappare un risolino che vibrò sulla sua schiena; la innarcò per qualche secondo e poi si rigirò verso di me, con un sorriso idiota stampato sulla faccia.
"Buongiorno", disse tenendo ancora quel sorriso.
"Dormito bene?", chiesi allungando la mano verso la sua guancia ancora arrossata.
"Benissimo. Poco, ma bene."
"Mi dispiace. Dormi ancora se sei assonata. Io ti aspetto."
Sbadigliò sonoramente, ma tornò subito in sè. "Tranquillo, Rob." Il suo stomaco brontolò. "Ops."
Ridacchiai. "Ti preparo qualcosa o chiamo il servizio in camera?"
"Faccio io."
Si alzò, togliendosi il lenzuolo di dosso, e rimandendo completamente nuda. Rimasi a fissarla, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati; praticamente folgorato. Ci mancava solo la bava ed ero a posto. Ridacchiò in maniera strana, come se stesse gracidando, e immediatamente si infilò una mia maglietta.
"La prendo in prestito", m'informò con aria furba.
"D'accordo."
Balzai dal letto anch'io, scuotendo la testa. Avevo i capelli pazzi, così cercai di aggiustarli passandomi la mano tra i capelli, senza successo. 
"E' inutile, non si sistemano." Disse, trattenendo una risata.
"Siamo di buon umore stamattina?"
Mi lanciò un'occhiata di intesa e cambiò discorso. "Cosa vuoi che ti prepari?"
"Non ho fame", risposi, sedendomi e appoggiando i gomiti al tavolo.
Annuì, svolazzando per la stanza. Poi le vibrò il cellulare e afferrandolo notai il cambiamento d'espressione che la travolse. "Rob, io ho da fare."
"Dove devi andare?"
"Ehm, mio fratello Cam. Stupidaggini."
Le sorrisi sereno, sperando che mi stesse raccontando la verità. Ma certo Rob, che scemo. "Okay. Torna presto, però."
Mi stampò un bacio casto sulle labbra, prima di dileguarsi ed entrare in bagno. Uscì pochi minuti dopo, trasandata e struccata.
"Io vado, allora."
"Ciao, amore", la salutai stringendola per la vita. Lei mi guardò con aria confusa e irritata allo stesso tempo e si staccò lentamente. 
Mi lanciò un ultimo sguardo fugace, che parve spaventato. Alzai la mano, mimando un 'ciao', e mi sedetti sul letto, tremante.
 
POV KRISTEN:
 
"Michael, mi hai fatto prendere un colpo, porca puttana!"
"Kristen avevo voglia di vederti."
"Potevi dirmelo chiaramente invece di farmi prendere un infarto, mh?"
Mi guardò sbigottito e poi chiuse la porta di casa. Lo incalzai, tagliandogli la strada e mettendomi a braccia incrociate di fronte a lui. Alzai un sopracciglio e sbuffai parecchie volte, facendogli capire che ero poco interessata riguardo al suo incredibile piacere nel vedermi. Certo, dopo la pagliacciata di ieri lo ero eccome. Il mio unico desiderio in quel momento era stare tra le braccia di Robert. 
"Dove sei stata ieri sera?", mi chiese, guardandomi a mo' di accusa.
Deglutii, passandomi una mano tra i capelli. "Sono affari miei."
"Robert è affar mio."
"Non ero da lui." Mentii, guardando altrove. Merda, non poteva scoprirlo. E io non potevo dare controsensi, mi sarei fottuta da sola. 
"Qualcosa mi dice che invece c'eri." Si avvicinò a me, teso. Mi accarezzò la guancia decisamente sarcastico e mi squadrò. I suoi occhi si soffermarono sul mio collo e lo studiarono. "Che bel succhiotto. Il vampiro si da da fare, noto", aggiunse, nero.
Porca troia aveva notato il succhiotto. Rimasi zitta, a fissare il pavimento  color avorio.
"Kristen, posso dirti una cosa?", azzardò improvvisamente.
"C-c-cosa?", balbettai.
Mi guardò di nuovo, con meno attenzione, e con i nervi che gli saltavano ad uno ad uno in testa. Poi, si fermò.
"Sei una puttana. Una lurida puttana."
Non fui in grado neanche di degnarlo di una risposta. Inizialmente mi zittii da sola - non potevo aprire bocca. Sarebbero uscite solo offese e urlatine isteriche. Poi, fu lui a zittire il mio silenzio - ironico. Mi stampò uno schiaffo che mi fece barcollare e per sostenermi dovetti appoggiarmi al tavolo della cucina. La mano mi tremava. Sentivo il suo fiato addosso mentre bestemmiava contro di me, stesa per terra a causa del dolore. Era allucinante. La situazione, il gesto, la mia vita. Tutto sbagliato, tutto arduo in ogni istante. Senza neanche accorgermene iniziai a singhiozzare come una cretina, respirando irregolarmente mentre i battiti accelleravano. 
Robert, pensavo, dove sei?
Robert, salvami da questo incubo. Sì perché è solo un incubo tutto questo illudermi che tra me e Michael ci sia qualcosa. Lui mi odia, non mi ama. Lui mi sta sputando in faccia come se fossi nulla. Mi sta stracciando per terra, mi sta buttando addosso tutti i suoi mali, mi sta umiliando così tanto da farmi piangere. E questo non è un film, questa è la realtà, la crudele vita. In questo dannato istante sto rimpiangendo tutto ciò che ho fatto per lui. Tutto l'amore che gli ho donato, sempre. Tutto l'amore che fino a pochi mesi fa gli ho sempre dato, e ho tolto a te. Ti ho lasciato stare, quando il mio cuore apparteneva già a te; mi sono soffermata su lui, quando già il sentimento era svanito. Perdonami. Mi sto rendendo conto di tutto solamente adesso che ci sono andata a sbattere la faccia. Solo adesso che mi ritrovo qui, con la faccia bagnata e l'anima fradicia. 
"SPARISCI! STRONZA, PUTTANA CHE NON SEI ALTRO!"
Scoppiai in un altro pianto stridulo, mentre lui mi prendeva a calci, e mi lasciava sbattere la testa contro il muro, costantemente. Dalla mia bocca uscivano solo lamenti, di dolore, di rabbia. Il mio cervello non connetteva più, di lì a poco sarei svenuta. Sentii una fitta allo stomaco quando me lo fracassò con un pugno, facendomi tremare e stendere completamente priva di forze.
"Robert", sussurrai, prima di appoggiare la testa al pavimento ghiacciato, e chiudere gli occhi. 
 
Uh, drammatico. Lo so e mi dispiace. Ma Kristen e Mike dovevano finirla una volta per tutte, mh? Piango ancora per Stew, per quello che le ho fatto fare, oh mamma. Su, mai perdere le speranze. Tutto si sistemerà, altrimenti Robert che ci sta a fare qui? Alla prossima, gente. :)
-MartiSpunk.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** E' solo tempo di sperare. ***


POV ROBERT:

"Porca troia, Tom, ancora non viene."
"Amico, ti fai troppi problemi. Arriverà, rilassati."
"E se ha fatto un incidente? Oppure i paparazzi l'hanno bloccata? Giuro che se li incrocio li trucido."
"Cazzo, Rob. Da quando sei andato a letto con lei ti preoccupi pure se le viene il ciclo in ritardo!"
Gli lanciai un'occhiataccia, intrecciando le dita fino a farle indolenzire. "Zitto. Facciamo i seri, potrebbe capitare, sai?"
"Woho! Allora ci vai dentro, amico!" Soffocò una risata allettante, dandomi un pugno sulla spalla destra. Io lo guardai nuovamente di traverso, restituendo il gesto e abbozzando un sorriso.
Abbassai lo sguardo. "Onestamente ci ho pensato...", confessai, di punto in bianco.
"Che?", chiese lui, curioso.
"Ho pensato per bene.... alle conseguenze", continuai, alzando gli occhi verso i suoi. "A ciò che sarebbe successo dopo questo nostro... contatto fisico, ecco."
"Pensi che sia incinta? E magari è scappata di casa perché non vuole dirti niente? Wow, che mente fantasiosa."
"Non è di questo che parlo", sbottai, "è che... stamattina era strana. Sai, non è successo nulla di ciò che doveva succedere."
"Spiegati", m'incalzò, improvvisamente interessato.
Mi buttai sopra il letto, in ginocchio, frugando tra le lenzuola disperatamente. Tom mi guardava interdetto, era ovviamente confuso dal mio comportamento. Afferrai con dolcezza un'ombra nera e la portai al naso: poi l'annusai.
"Che fai?", disse.
Odorai un'altra volta, più intensamente della precedente. Quanti ricordi; giravano nella mia mente come flashback. Scene incantevoli.
"Ma che minchia fai? Ehi", cercò di togliermi dalle mani quella meraviglia, spostando le mani qua e là e provando a prenderla. 
"No, lascia!", sbraitai.
"Cazzo, fa' vedere, oh!"
Come un lampo, la strappò via dalle mie mani, cantando gloria.
Quando indentificò con chiarezza di cosa si trattasse, spalancò gli occhi come un pazzo e aprì la bocca, cercando di trattenere l'orrore o la... sorpresa. 
"No, ma fammi capire", borbottò, "adesso vivi di... oddio", fece una smorfia teatrale.
"Dammelo. Se non dovesse ritornare... lo ammirerò ogni singolo istante della mia vita. Diventerà una specie di moglie."
"Ma ti sei fumato qualche canna o cosa?", disse, ironico. "Quando sei innamorato sei... uno schifo, senza offesa. Sei peggio di Edward. Secondo me di sei calato troppo nella parte."
"Cullen non c'entra un emerito cazzo. Qui stiamo parlando di Pattinson."
Sbuffò. "Sei innamorato di Kristen Stewart, santo cielo."
Mi morsi un labbro e aggrottai le sopracciglia, pensante. "Sei così superficiale", conclusi.
"Oh, scusa. La prossima volta troverò qualcosa di più concreto. Che ne pensi di stregato?", chiese, disgustato.
"Folgorato è anche sufficiente."
"Sei patetico."
"Almeno io mi ci impegno nelle cose. Non sto a sognare ad occhi aperti", risposi, decisamente acido.
Si sedette accanto a me. "Ehi, sicuro di ciò che fai?"
"Perché non dovrei esserlo?", chiesi.
La sua espressione si fece triste. "Ricorda che è pur sempre fidanzata con quello... Angarano."
"E be'? Quello si smonta in cinque minuti."
"Attento a ciò che fai", mi avvertì, severo. "Non voglio perdere il mio migliore amico."
Mi addolcii. "E io non voglio perdere il mio rompi coglioni. Gli voglio troppo bene."
"Questo soprannome mi si addice alla perfezione", commentò ridendo. "Ehi, anche io te ne voglio. E proprio per questo voglio aiutarti."
"Stanne fuori. So cavermela... dai. Esci di scena, fai fare tutto a me. E' un tipetto facile da spezzare", ridacchiai.
La sua risata si unì alla mia. "Be', del resto sei un vampiro, no? Su, esci fuori i canini", ringhiò imitandomi.
"Vuoi smetterla di paragonarmi a quello? Io sono molto più forte."
"Non sei di pietra come quello, ma... suvvia, ci conto."
"Oh, che grande soddisfazione", sorrisi.
Si rabbuiò per qualche minuto, guardandomi negli occhi. "Poco fa mi hai detto una cosa che ancora non ho capito", ammise.
"Cosa?"
"Hai detto che Kristen non si è comportata come dovrebbe dopo il sesso... perché?"
Merda. Aveva ripreso il discorso. Mi feci coraggio, con un filo di imbarazzo. "Di solito dopo l'amore... ci si sta insieme. Carezze, coccole, baci. Lei invece... è scappata via, così, d'un tratto. Ed era nervosa. Quando le ho detto amore... mi ha guardato pure male."
"Pensi ci sia un precedente a questo?"
"Non lo so", mormorai. "L'unica cosa che posso dirti è che le è vibrato il cellulare e si è talmente irritata da rivestirsi in un lampo e fuggire via. Cosa può essere?"
"Non ne ho idea amico. Non è che c'entra con Angarano, scimmia non evoluta?", chiese, annuendo.
"Non credo. Si sono litigati fino a ieri. No, no, non è possibile", scossi la testa.
"Boh, comunque credo che tornerà fra un po'", mi rassicurò con un sorrisetto.
Ricambiai, socchiudendo gli occhi. "Chissà cosa sta facendo ora..."



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=831634