Avenger Devil II

di Reina
(/viewuser.php?uid=7627)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** CHAPTER SEVEN ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

Avevo detto di essere un demone della vendetta?

E infatti è così.

Oltre a me esistono altri demoni che come me hanno il compito di vendicare persone che hanno subito sopprusi.

In genere sono soprattutto donne o bambini e bambini quelli a cui offriamo i nostri servigi, e le vittime sono i loro aguzzini.

Giudice e carnefice allo stesso tempo, forte vero?!

No, ora non pensate male.

Noi… ehm…diciamo che realizziamo i loro desideri.

Sì, un po' come il genio della lampada di aladino, solo che le persone su cui ricade il desiderio… non sempre fanno una bella fine.

A volte li trasformiamo in qualche animale per un po' di tempo. Rane, ragni un po' cresciuti, vermi da fare invidia a quegli schifosi affari che qualche genio di Hollywood ha avuto piazzare in un film.

S'intitolava Tremors il film? Bah, lasciamo stare che è meglio.

Nei casi peggiori li facciamo morire in qualche modo atroce, tanto si erano già guadagnati un posto tra i fraudolenti.

Volete un esempio più specifico?

Allora, vediamo

Ah sì, ora ricordo.

Una volta un tizio che aveva mollato moglie e figli per la segretaria, era stato trasformato in un grosso, grasso… maiale.

Fin qui tutto bene.

Peccato che la mia collega non poteva neanche lontanamente immaginare che quel porco sarebbe stato beccato da un fattore e venduto ad un macellaio.

Il resto lo lascio immaginare a voi.

 

Prima avevo parlato dell'inferno, vero?!

Diciamo pure che Dante non c'era andato poi così lontano, solo che nel tempo ha perso la forma a conoide pervia dei continui ampliamenti giù in fondo nel fondo. Anche il capo ha trasferito il suo appartamento nei piani alti.

Va bene.

Ho capito.

Ora mi spiego meglio.

Diciamo che il palazzo che avevo visto quando ero morta, era solo la residenza del capo.

Sotto c'è quello che si può definire antinferno, che a dirla tutta assomiglia al palazzo, ma non ha tutta 'sta eleganza.

È una hall, punto.

Da lì si accede agli uffici degli spiriti Shinigami, coloro che hanno il compito di raccattare le anime dei defunti che proprio non ne vogliono sapere di lasciare il mondo dei vivi, e in genere intervengono quando le comuni guide non riescono a convincere con le buone (o le cattive, ma dopo un po' non si nota neppure la differenza) a seguirle.

Oltre agli uffici c'è il tribunale delle anime, dove vengono giudicate le pene commesse in vita.

Sei stato buono?! Hai fatto il bravo bambino?! Il paradiso ti aspetta.

Sei stato cattivo?!  Sei stato un criminale della peggior specie?! Benvenuto all'inferno.

E se non accetti la sentenza… beh, non far caso alla botola che si apre sotto ai tuoi piedini, tanto dopo non avrà più tanta importanza se ti sei appena fatto un volo di 12000 m, hai davati a te tutta l'eternità per riderci sopra, ammesso che tu abbia ancora la forza di farlo.

Normalmente chi è abbastanza furbo di accettare si fa un viaggetto in ascensore.

L'atrio di ogni girone è come quello che si trova in ogni banalissimo grattacelo, con la sola differenza che poi la stanza difronte all'ingresso dell'ascensore è… come si può dire… ah, sì… immenso.

O almeno dovrebbe, ma di fatto è un po' troppo piccolo, così di fatto non solo i gironi sono sempre sovraffollati, ma siamo in perenne fase di ampliamento, perché un dannato, non viene scarcerato per buona condotta (magari… almeno non avremmo tutti 'sti problemi), ma ci resta per sempre.

E dato che il male è in aumento quelli dei piani alti (gli angeli bianchi, o angeli custodi)si lamentano di non avere nessuno con cui giocare a poker (non guardatemi così… anche loro dovranno pur ammazzare il tempo in qualche modo).

 

Bene, l'inferno è questo, e se siete curiosi di sapere le varie divisioni, leggetevi la divina commedia che fate molto prima, ve lo assicuro.

Ora non cominciate a pensare che sono cinica.

Sono solo realista.

 

Ah, dimenticavo una cosa importante.

Oggi ho io e altre novizie siamo state chiamate nella sala riunioni.

Sono venuti a prendermi e mi ci hanno accompagnata (i corridoi qui sono degli autentici labirinti, e se ci si perde si rischia di vagare per ore, se non giorni)

Ad ogni modo, ciò che avrei appreso da lì a pochi minuti sarebbe stato di massima importanza per il mio futuro.

La mia stessa sopravvivenza dipendeva da ciò che avrei sperimentato in quella sala.

Ma ciò che mi apprestavo ad affrontare non era altro che il terrore dei novizi… e la gioia (si fa per dire) degli istruttori.

L'addestramento.

E mentre varcavo la soglia nella mia mente mi turbinavano mille e più pensieri.

Che genere di istruttrice mi aspettava oltre quella porta!?

Un Hitler in gonnella?!

Un gorilla in tenuta militare, la cui unica gioia al mondo, era far soffrire noi poveri novizi?!

Nooo, peggio, molto peggio.

La signora Rottermeier di Heidi, in versione segretaria tutte curve e minigonne vertiginose (e a quanto ho potuto appurare, aveva in mano la famigerata bacchetta da istitutrice, che più che una bacchetta sembra un frustino).

Assunse poi un sorriso squalesco poco raccomandabile.

Ragazzi… è proprio vero che l'apparenza inganna.

Sembrava una tipica istruttrice tedesca, dal cuore gelido e duro come il marmo, e invece…

Lo ammetto alla fine della lezione mi è sembrata molto dolce e simpatica.

Mmm, se cambiasse look avrebbe più successo.

Ma ritornando alla missione, ci ha semplicemente spiegato che al mondo, esistono degli individui che, appartenendo alla fazione che loro definiscono "i buoni", hanno la stramaledetta tendenza a volerci ammazzare a vista.

Streghe, maghi, angeli bianchi, draghi (questa non me l'aspettavo, davvero), le cacciatrici

 Insomma, anche se noi facciamo il nostro sacrosanto lavoro, per loro il solo fatto che stiamo al mondo è una ragione più che buona per doverci far fuori.

Un povero demone che lavora normalmente tra gli umani, e non gli ha torto un singolo, minuscolo capello, ha commesso il madornale errore di essere venuto al mondo, e quindi!? DEVE morire.

Ditemi voi se questo non è razzismo.

Ritornando al corso (perché giustamente non ci possono mandare in giro senza saperci difendere, sarebbe un suicidio morale, ammesso che da queste parti ne esista una), poi ci hanno insegnato i rudimenti della magia, e devo dire che è facilissimo.

Vuoi una sfera di fuoco?

Ti concentri, focalizzi la sfera. Et voillà, la sfera è pronta per essere lanciata; e lo stesso vale per le trasfigurazione, anche se ci terranno in sede ancora per alcune settimane, il giusto periodo per essere pronte almeno a livello base, il resto lo studieremo da autodidatta.

Infine ci insegneranno ad affrontare un corpo a corpo, e combattere usando armi di vario genere.

Ma questo genere di cose ce le insegneranno fra poco.

 

- HILARYYYYYYY MUOVITI CHE CI DOBBIAMO ALLENARE!!! DATTI UNA MOSSA O MAYA CI AMMAZZA!!!!!

"Uffte pareva che non mi interrompevano mentre scrivevo il diario."

Hilary si alza dal letto.

Più tardi, oltre all'addestramento le verrà dato il nuovo nome.

"Nome nuovo… vita nuova, ma prima…"

Nessuno si è ancora accorto di quanto le è successo.

Niente tracce dell'accaduto. 

Nessuno sa che è morta, e dato che per riportarla in vita come demone sono state riutilizzate la ceneri del suo cadavere, dovranno simulare una fuga da casa.

Si dirige verso la sua scrivania e prende in mano una lettera.

La lascerà nella sua vecchia camera da letto.

Al suo interno ci sono poche frasi.

Un addio che non lascia speranza.

Un addio definitivo.

 

"Ora come ora non riesco più a continuare in questo modo.

Pertanto ho deciso di andare a vivere da sola.

Ho preso con me le poche cose bisogno, poi cercherò un lavoro con cui andare avanti.

Non preoccuparti per me mamma, starò bene, perciò mi cercare.

 

Tua Hilary"

 

Non una lacrima.

Non un momento di indecisione.

Dal momento dell'incidente la sua strada era ormai decisa, e l'avrebbe seguita fino in fondo.

Niente e nessuno l'avrebbe riportata indietro.

Nessuno…

Neppure LUI

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter two ***


AD Capitolo 2

 

Splendido, davvero splendido.

Dopo ore di studi attenti sono riuscita a tracciare una mappa, anche se avrei preferito avere un navigatore satellitare,dato che qui le guide turistiche non le hanno ancora inventate, ma mi dovrò accontentare.

Se vi state chiedendo a cosa serva una mappa, venite a farmi una visitina e poi vedremo se riuscite a tornare casa per il prossimo millennio.

Ok, sarcasmo a parte qui è una pacchia.

Le magie ora mi riescono che è una meraviglia, e nel corpo a corpo me la cavo abbastanza bene, anche se devo ancora migliorare.

Ho anche scoperto una passione sviscerata per i Sai gemelli e le Katane corte.

Ma l'arma non è che uno strumento, e qualunque oggetto in mano ad un esperto può diventare letale.

Anche un foglio di carta e non sto scherzando…(brrr per poco l'istruttore non mi ghigliottinava con quello stupido scontrino della spesa)

 

Tra le varie cose oggi ho conosciuto meglio le altre ragazze.

La piccola Hime, venduta dai suoi stessi genitori perché in possesso di strani poteri.

La dolce Mihori, che è stata tradita dal fidanzato proprio alcuni giorni prima del loro matrimonio.

La misteriosa Aya, uccisa da un gruppo di compagne di classe - tra cui vi era anche la sua migliore amica - perché gelose del suo rapporto con il ragazzo più carino del liceo.

La studiosa Himiko, più volte drogata e violentata dal professore di cui si fidava ciecamente, morta per overdose. 

Tutte demoni di bell'aspetto.

Tutte con gli occhi di questa sfumatura rosata e la pietra ovale in mezzo alla fronte di vari colori ma tutti tendenti al nero.

Tutte tradite da chi amavano e hanno giurato di vendicarsi per i torti subiti.

Care le mie colleghe.

Tanto diverse tra noi, ma con il desiderio di vendetta che ci accomuna.

 

- Hai-

La ragazza per un attimo smise di scrivere il diario

Portò la mano alla maglietta per esaminare uno strano disegno che aveva sulla pancia: una piccola linea che partendo dall'ombelico s'ingrossava e si chiudeva in un cerchio; dalla parte più esterna poi la linea si deformava e prendeva l'aspetto di fiamme.

In pratica poteva essere la raffigurazione tribale di un rametto che arde visto per tutto il suo diametro.

Non era nero come i tutti i tatuaggi, un po' tendente al grigio topo, ma ne giro di qualche giorno sarebbe diventato di un marrone chiaro un po' rossiccio.

"Devo mettere un crema prima che mi si irriti la cute", quindi stese sul tatuaggio la crema idratante e quando fu certa che si fosse asciugata riprese a scrivere.

 

Oggi ci è stato anche comunicato che domani ci verrà dato il via libero.

Ci trasferiremo nel dormitorio con le nostre sempai, e da lì ciò che faremo (lavoro a parte, ovvio) non sarà più affar loro.

Se sopravivi bene, se ti fai ammazzare dalla concorrenza…

Non ne ho la più pallida idea, ma credo che sarebbero cavoli nostri.

Se non altro non ho tanti vestiti e fare la valigia non costituirà un gran problema.

Ho poi scoperto che la mia coinquilina si chiama Sari, che è molto brava e che è una maniaca delle armi e un genio del gioco d'azzardo con una fortuna sfacciata, e se è un'aspirante del circolo alcolisti anonimi come mi è stato detto, lo si scoprirà (secondo alcune voci beve come una spugne e regge l'alcool in modo strepitoso).

Lo sento, ci darà di che divertirsi.

Solo…

Solo…

Accidentaccio.

Solo… è un vero peccato che abbiamo a disposizione un solo desiderio per vendicarci dei nostri aguzzini.

Mi vengono in mente molte cose cattive ma non so cosa scegliere, e non voglio sprecare un desiderio.

Ho deciso: me lo terrò da conto finchè non avrò un'idea più che buona su come sfruttarlo. (^^)

 

Poi si alza di scatto e comincia a ridere sguaiatamente.

 

Più in su, molti chilometri sopra la sua testa, in superficie, un ragazzo ebbe un brivido lungo la schiena.

- Ho un brutto presentimento…

 

Ritornando molti chilometri sottoterra…

- PIANTALA DI RIDERE CHE C'È GENTE CHE VUOLE DORMIRE!!!!

- "Ops" SCUSATEMIIIII! - e riprende (di nuovo) a scrivere.

 

D'altronde come dice il proverbio, "la vendetta è un piatto da servire freddo", ma la mia portata sarà più gelida di un surgelato.

Preparati al peggio Takao, perché ciò che ti farò entrerà nelle leggende metropolitane di questi inferi.

 

Chiuse il diario e doveva essere veramente esausta, perchè si addormentò non appena toccò il cuscino.

 

Il giorno dopo venne trasferita nel dormitorio.

La sua coinquilina non era esattamente come la descrivevano.

Poteva essere tutto ciò che si diceva su di lei, ma doveva ammettere di non essersi aspettata una tizia seria casa-lavoro, ma qui si andavo contro tutte le sue aspettative.

Ran era tutto fuorchè seria.

Alta oltre gli standard dei canoni femminili.

Corpo molto formoso (e la ragazza ipotizzo che la coinquilina avesse una quarta abbondante).

Capelli lunghi, pettinati in modo da lasciare la fronte libera, di quella tonalità indefinibile, che per quanto ci si sforzi non si riesce a decidere se siano castani chiarissimi o biondo scuro.

Gli occhi dovevano essere del suo stesso colore, ma con quell'espressione sorniona che la faceva sembrare una volpe (espressione alla Kitsune Konno di Love Hina per intenderci NdA) era stata colta da un dubbio amletico.

Molto bella, come tutte le altre del resto, ma con un certo fascino, un certo non so che.

Ran afferrò la nuova arrivata e la trascinò dentro con di peso con borse e bagagli, le mostrò la sua camera e incominciò a spiegarle alcune cose da sapere.

In serata la ragazza era di nuovo lì a riportare le sue scoperte.

 

Dove eravamo rimasti?

Ah sì.

L'appartamento è piccolo e carino, e lo sarebbe di più se non ci fossero cartacce, lattine et similia che lo fanno sembrare più ad una discarica che ad altro.

Ran è disordinata come poche, ma è un'autentica forza della natura.

Mi ha dato anche un bracciale con cui camuffare le mie sembianze, anche perché, passino (o forse no) le orecchie a punta che posso nascondere più facilmente, ma non credo che passerei molto inosservata con ali e una pietra piazzata in mezzo alla fronte.

Dato che qui siamo tra gli umani, dobbiamo avere un aspetto un po' più umano.

 Ora ho capelli nerissimi, occhi marroni con qualche venatura verdognola e le orecchi sono tornate normali.

Ho anche scoperto cose nuove sul mondo degli umani.

Ad esempio non sapevo dell'esistenza dei baluardi.

A quanto pare i dannati particolarmente tosti, oltre a diventare col tempo diavoli alfieri, riescono facilmente a lacerare i tessuti che separano il mondo dei vivi con quello dei morti.

I baluardi, oltre a farli a fettine come meritano, richiudono la lacerazione, e in casi particolari, riportano indietro creature che a causa di lacerazioni particolarmente profonde sono finite tra gli umani.

Poveretti, non vorrei essere al loro posto.

 

Come ho potuto appurare personalmente, spesso l’apparenza inganna e noi ci arrabbiamo inutilmente perché consideriamo solo il nostro punto di vista.

Ma ciò che mie chiedo (la verità è che la mia coinquilina mi ha messo la pulce nell’orecchio =.=’’), dato che spesso e volentieri le cose sono diverse da come possono apparire…

Quindi…

… è andato veramente come penso io …

 

 

oppure…?!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter three ***


AD Capitolo 2

Orami erano passate diverse settimane ma di lei nessuna traccia.

Niente tracce…

Niente messaggi…

Niente di niente…

Era come se fosse scomparsa nel nulla.

- Dannazione! 

- Che c’è Takao?!

Chiese il prof. K che in quel momento stava riordinando al computer i dati raccolti finora.

- Nulla. È che…

- È ti manca, dico bene?

Sbuffò sconsolato.

- Già…

Si sedette sotto l’engawa e cominciò  rimuginare.

Takao si mise a fissare il laghetto.

Una goccia fa increspare l’acqua.

C’era qualcosa che non andava.

- E ora a che stai pensando?

Nessuna risposta

Un’altra goccia seguito da un eco lontano che il ragazzo sembra percepire

Qualcosa d’importante che non riusciva a ricordare.

Ma cosa…?!

- Ehi! Qui terra chiama Takao. Takao rispondi!

- Eh?! Cosa?!

- Ci risiamo. Forza, dobbiamo andare all’aeroporto. Rei arriverà tra mezz’ora all’aeroporto, dobbiamo andare a prenderlo. E sicuramente Max sarà già arrivato…

Takao si alzò e cercò almeno di sorridere un pochino. - Su, andiamo.

Si diresse verso l’ingresso, indosso le scarpe e insieme i due si diressero all’aeroporto ad accogliere l’amico.

Non potevano però immaginare di essere osservati da due misteriose figure incappucciate.

 

Arrivati all’aeroporto trovarono Rei e stava chiacchierando animatamente con Max, ma non erano soli, infatti in quel momento stava parlando con...

- Kei? Che ci fai tu qui?

Takao era veramente stupito.

Non si aspettava di vedere il russo.

Era vero che generalmente non era solito ad avvisare del suo arrivo, e che te lo vedevi puntare come un fungo quando meno te lo aspettavi, ma proprio non poteva immaginare di rivedere l’amico in un momento e in un posto del genere.

- Gentile da parte tua salutarci così. (sbuffa) Bell’amico.- disse Rei incrociando le braccia al petto fingendosi offeso.

Il cinese scoppiò poi a ridere sguaiatamente, ma notando che gli altri se ne stavano zitti, smise subito.

- Che hai Takao. Sei fiacco. Non è proprio da te fare così.

- Rei ha ragione. Si può sapere che ti è successo – rimbecco il russo

Max e K si guardarono e con un cenno d’intesa.

Quello non era il posto adatto per discuterne.

Così presero i due appena arrivati e li trascinarono via per prendere le valige che gli addetti avevano scaricato sul tapis roulant, poi si diressero verso il dojo, dove i due erano ospiti, cenarono e se ne andarono a dormire.

 

Una goccia.

Il lieve impatto con una pozzanghera.

L’acqua che si increspa in cerchi concentrici.

Una seconda goccia.

Un’altra goccia

Un’altra ancora

E un’alta.

E ancora e ancora

Sensori umido

E freddo.

Piove

Sta piovendo

Un silenzio quasi innaturale

Un silenzio angosciante

Solo lo scroscio della pioggia ad interrompere il silenzio

È tutto sfuocato

Non capisco dove diavolo sono

So di non essere solo

So che c’è qualcuno al mio fianco ma non capisco chi

Non vedo nulla

Solo la pioggia

Pioggia e due luci

Luci prima tenui, poi sempre più luminose

Mi sento nervoso, ma non capisco il perchè

Le luci si avvicinano sempre di più

Un’ansia mi assale

Sempre più vicine

Sempre più veloci

Troppo

Ho paura

 

Takao si solevo dì colpo

Volto madido di sudore e ansimante

- Ancora quel dannato sogno – sussurra

Ormai è sveglio e non crede che non riuscirà a riaddormentarsi troppo presto

Si alza e va in cucina a prepararsi del latte caldo, nella speranza di rilassarsi almeno un po’.

 

La mattina successiva quando tutti si alzarono videro qualcosa che li lasciò esterrefatti.

Il loro amico sveglio, appoggiato ad uno dei pilastri dell’emgawa

Takao che si svegliava per primo era decisamente insolito, un’anteprima mondiale.

K lo osservò preoccupato.

Era giunto il momento di spiegare agli altri qualche cosuccia.

-…come sarebbe che è sparimff

- Sst… - k tappò la bocca di Rei, quindi si voltò a controllare che l’amico non avesse sentito e riprese -non urlare… È già abbastanza preoccupato senza che glielo ricordiate.

- Scusa… non ci avevo pensato.

Max e Rei si guardarono preoccupati mentre Kei se ne stava in un angolo della cucina immerso in non si sa quali pensieri.

- Ma avete saputo qualcosa?

K e Max scossero la testa, spiegando che in mancanza di informazioni non avevano più sollevato la questione in sua presenza.

- …per non palare di quella spiacevole amnesia. Non ricorda più i fatti degli ultimi avvenimenti,  neppure…

- Neppure cosa?!il russo era curioso

- Beh, sapete, quella scommessuccia

- Oddio, non ditemi che l’aveva presa sul serio.

- A dir la verità… SÌ!! - semplice e lapidario l’americano rispose al quesito 

- Insomma… evitare la povera Hilary e scommettere sella sua reazione… Meglio se ce lo portiamo nella tomba

- Già…hihihihih… come minimo lo scanna… hihihihi

Il cinese cominciò a sghignazzare come una iena ridens.

Gli altri (tranne Kai, ovvio) scoppiarono a ridere, ignorando che la falc… spada di Damocle aveva oscillato sulle loro ignare vite.

 

Le due figure incappucciate si erano  appostate sul tetto dell’abitazione per seguirli meglio.

In quel momento una delle due tratteneva l’altra che, estratta una falce affilata&letale stava per lanciarsi sui suddetti.

- Ah… allora è così che stanno le cose… BENE

Con uno strattone si liberò della presa dell’altra.

- Benissimo!!!

Fece sparire la falce e si risistemò il mantello.

Digrignò la bocca.

Con tutta la rabbia che aveva accumulato negli ultimi mesi sarebbe stato un giochetto mandare il rimorso a farsi benedire.

Il signorino si era annoiato?!

Voleva qualcosa di emozionante come una scommessa.

Si era giocato la loro amicizia…

Si era preso gioco di lei, e per cosa?!

Per una stupido gioco.

Al diavolo tutti i suoi buoni propositi di perdono.

Aveva giocato sporco.

Che ci aveva perso.

Ehm…

La vita?!

Voleva…

No, anzi, volevano il gioco duro?!             

Bene…

 

                                                   …lo avrebbero avuto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter four ***


In un piccolo appartamento della periferia di Tokyo dilagava il caos accompagnato dal rumore di oggetti infranti contro superfici più dure di loro

In un piccolo appartamento della periferia di Tokyo dilagava il caos accompagnato dal rumore di oggetti infranti contro superfici più dure di loro.

Maledetto.

Ma come ha potuto.

Quel brutto mitomane, snob e giocatore d’azzardo.

Se solo ti avessi tra le mani…

Basta.

Si guardò in giro contemplando il casino che aveva provocato.

Cocci di ceramica e piume da cuscino sparsi ovunque.

Non posso cambiare la verità dei fatti.

Quel bastardo ha messo in palio la mia felicità per un po’ di spiccioli.

Si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare fino a poggiare il sedere sul parquet.

Sbuffò portandosi la mano alla fronte e si ritirò indietro la frangia.

È inutile sfogarsi sui soprammobili…

Lo sguardo cadde su uno

Dei pochi oggetti ancora intatti.

Uno degli orribili souvenir di Ran.

Una stramba lampada a forma di gondola veneziana.

La morte del buon gusto.

anche se devo ammettere che sbarazzarsi di quell’orribile soprammobile…

Si alzò e avvicinandosi al mobile con passo felpato.

Controllò che non fosse ancora rientrata.

L’avevano convocata i superiori per non si sa quale ragione.

Se l’avesse becca avrebbe passato il peggiore quarto d’ora della sua vita.

Fissò con interesse l’obbrobrio che si ritrovava davanti, poi fece un sorrisetto serafico…

- Ops!

…mandò con una spintarella l’orrida lampada a fare compagnia ai cocci che l’avevano preceduta nel suo triste destino.

Missione compiuta.

Con uno schiocco di dita i cocci scompaiono senza lasciare la benché minima scheggia.

Adoro la magia.

E ora al lavoro.

Con un secondo schiocco i pantaloni larghi con tasconi che indossavano vennero sostituiti da un paio di pelle a vita bassa e la maglietta divenne un decoltè nero che lasciava la pancia scoperta.

Sciolse i capelli che teneva raccolti in una treccia, afferrò la borsa con i soldi e usci in ceca di qualche povera anima che avesse bisogno di sfogarsi ed essere consolata.

 

Aggiornamento

Non credevo che i topi potessero farmi più schifo del previsto.

Esaudire il desiderio di quella povera ragazza e trasformare il suo ex in un ratto era un mio dovere, come d’altronde lo era assicurarmi che non facesse un giro turistico nello stomaco del primo gatto randagiocce passava nei dintorni.

Schifoschifoschifo.

Al diavolo la morale.

La prossima volta eviterò di fare da body guard a una schifosa pantegana, fosse l’ultima cosa che faccio.

Se solo mi fossi fatta i miei affaracci non avrei mai incrociato quelle dannatissime streghe e quindi non avrei dovuto scappare da quel  fuoco incrociato di pozioni.

 

Si volta a fissare i vestiti leggermente abbrustoliti adagiati sul letto. 

 

Se non altro prima di incrociare quella povera ragazza ho incontrato un giovane baluardo.

Io logicamente non gli ho detto che ero un demone della vendetta.

Una di quelle che la comunità magica definisce a livello internazionale“Avenger Devil”, o più comunemente Avengers.

Ad ogni modo, da quando ha cominciato a parlarmi si è subito sciolto e ha cominciato a parlare come un fiume in piena.

Mi chiedo se sarà stato il mio glamuor (esattamente come le fate, noi possiamo affascinare il nostro bersaglio e farlo ricadere in un stato di ipnosi) o quelle sei bottiglie di birra a farlo cicalare così?

 

Si ferma a riflettere.

- … entrambe, sicuramente entrambe – annuisce convinta

Riprende a scrivere

 

Se non lo fermavo mi avrebbe descritto per filo e per segno TUTTO il suo albero genealogico.

Però poverino.

Aveva sostenuto un’accesissima discussione con delle presenze che avevano infestato una casa, per convincerle a lasciare in pace gli abitanti dell’abitazione.

Li aveva tormentati oltre al limite della sopportazione.

No diario mio.

Non mi sto perdendo per strada.

Un motivo per cui ti sto scrivendo queste scemenze è per spiegarti come ho avuto l’idea geniale con cui perseguire il mio obbiettivo e vendicarmi una volta per tutte.   

Si riassume in una sola parole: tormento.

Non mio, il suo.

Uff

Diciamolo chiaramente.

IO il mio desiderio non lo butto al vento per un idiota di prima categoria (anche perché non saprei cosa desiderare e non è il caso di avere ripensamenti sul desiderio espresso).

Quindi lo colpirò là dove non ha difese.

Colpirò chi tra le sue amicizie non può essere salvato così facilmente.

Perché non tutti siamo stinchi di santo (io no di certo) e abbiamo nemici (che per certi spuntano come funghi ), e spesso si sa, i propri nemici possono rivelasi mooolto vendicativi.

E qui entro in gioco io.

Due picc

 

- Lavoro, soldi e vendetta personale (contandoli sulle dita della mano)…- scuote la testa in segno di negazione – …non va bene 

Si riferma a riflettere giocherellando con la penna

- Trovato!                     

Tira una riga sull’ultima frase

 

Unirò l’utile al diletto.

 

“Così va decisamente meglio”.

 

E so anche chi sarà il primo della lista

 

Chiuse di scatto il diario

- mpf… che i giochi abbiano inizio

 

 

Mosca, alcuni giorni più tardi

 

Era sera inoltrata e il cielo era cupo a causa di greggi di nubi che occultavano le stelle.

Pur essendo estate faceva freddo e molta gente durante il giorno aveva dovuto ricorrere alle giacche per scaldarsi e la prospettiva di patirlo anche di sera aveva fatto rintanare nelle proprie case la maggior parte della popolazione locale.

Solo pochi intrepidi (o idioti che dir si voglia) sfidavano il gelo.

Nei pressi del Crimlino, completamente deserta, si aggirava un unico ragazzo dalla capigliatura fulva, tutto imbacuccato in un cappotto.

Sembrava tranquillo.

Camminava immerso nei suoi pensieri, cullato dal silenzio della piazza.

Tutta quella quiete in fondo non gli dispiaceva poi tanto.

Sentì in lontananza il suono di un paio di tacchi farsi sempre più forte.

Poi di nuovo silenzio.

Si fermò a vedere un vetrina di un negozio d’abbigliamento.

Per poco non gli venne un colpo, perché voltandosi si ritrovò una ragazza a pochi metri di distanza.

Doveva essersi avvicinata senza fare rumore.

Erano vicini e lui la osservò di sottecchi.

Capelli nerissimi e occhi nocciola.

Pur non avendola mai vista i suo lineamenti avevano un ché di famigliare.

- Lei è Yuri Ivanov?

Lui rimase stupito dalla domanda, come dimostrò la sua espressione.

Annuì.

Si fece buio.

La luce del lampione era saltata

Tutto ciò che sentì da lì a poco fu lei che gli cinse il collo col le mani.

Il silenzio venne rotto da un sono sordo, quasi impercettibile.

Un tonfo.

E di nuovo silenzio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter five ***


Ecco un nuovo capitolo

Ecco un nuovo capitolo

Scusatemi per il ritardo ma sono stata impegnata con la stesura di altri racconti.

X Lord Martiya e Killkenny: Spiacente raga ma avete toppato entrambi; ad ogni modo grazie per il sostegno morale ç________ç

X katia37: ringrazio anche te per il sostegno ricevuto. In effetti per la storiella dei demoni della vendetta mi sono ispirata ad Anya di Buffy, come per gli altri esseri soprannaturali mi sono ispirata a manga e fumetti vari (come effettivamente KK ha detto).

Buona lettura a tutti.

 

 

La notizia della morte di Yuri si era diffusa a macchia d’olio.

Tutti sapevano che era stato ritrovato il suo cadavere in un vicolo di periferia, ma quasi nessuno sapeva del magnifico tatuaggio sul petto, raffigurante di un drago cinese nero che lacera la giugulare di un lupo grigio, e che secondo la testimonianza dei suoi compagni riguardo alla sua improvvisa comparsa sul corpo del giovane, venne identificata come la firma dell’assassino.

Già, un assassino.

Un uomo, perché secondo le autorità locali solo un uomo sarebbe stato in grado contrastare la sua forza fisica.

Solo un uomo avrebbe potuto sbriciolargli l’osso del collo come wafer.

- Dannati sessisti!

- …uh! Che c’è Hilary!?

- Quegli incompetenti degli agenti!!! Decidere che il colpevole era per forza un uomo! Hai capito, UN UOMO! È inaudito!

- Meglio così, no?! Potrai agire indisturbata

- Come se facesse molta differenza.

- Appunto. Con le tue abilità e quegli imbecilli che cercano un uomo, credi che verrebbero a cercare una pooovera fanciulla indifesa?!

- …mmm… Ma lo sai che ha ragione?!

- Certo che ce l’ho. Piuttosto… il prossimo obbiettivo?

- Non l’ho ancora deciso

- Io un’idea ce l’avrei

- E sarebbe

- Lo scoprirai. Ma prima…

Oh, no!

Non mi piace quel sorriso.

Qualunque cosa abbia in mente non promette nulla di buono.

Si rigira verso l’amica.

Ran sta sghignazzare come un’ossessa

Decisamente no!

 

Tribù della tigre bianca

 

Chichi è stanco di aspettare Gao.

Quell’armadio a tre ante con lo stomaco al posto del cervello doveva andare a prendere l’acqua.

Una cosa semplicissime, eppure mancava da casa da diverse ore, e logicamente era toccato a lui andarlo a cercare.

A causa di una frana la vena idrica collegata alla fontana del villaggio era bloccata, così ora era necessario andare direttamente al fiume oltre il bosco.

Per non

Non che il tratto di boscosa attraversare fosse lungo, ma il suolo era ridotto ad un autentico pantano a causa della pioggia torrenziale degli altri giorni, e i rami sottili ma aguzzati gli graffiavano in continuo gambe e braccia.

Giuro che quando lo trovo lo ammazzo

E andò avanti così per vari minuti, aggiungendo piccole imprecazioni mentali ogni volta che un graffio si aggiungeva a quelli preesistenti.

Ma il suo pensiero venne interrotto da una melodia dolce, ma contemporaneamente nostalgica.

Seguì il canto che manco a farlo apposta lo portò alla meta e lì vi trovò una ragazza.

Il suo corpo era un po’ acerbo ma che andavano d’accordo con i lineamenti dolci e un po’ infantili del viso.

Chicchi era stupito ma anche affascinato dalla ragazza, a tal punto che si avvicinò senza far rumore per poterla osservare meglio.

I capelli erano di un azzurro così chiaro da farli sembrare trasparenti e la veste a maniche sottili azzurra come l’acqua del lago in un giorno sereno era di almeno una taglia più larga per il suo corpo minuto, ma ricadeva dolcemente lungo i fianchi dandole un certo no so che.

Della stoffa delicatissima dello stesso colore della veste avvolgeva le braccia, rimanendo larga fino a un po’ sopra rispetto al gomito dove bracciali d’argento avvolgevano in un motivo a spirale la pelle sorreggendo il tessuto ed impedendogli di cadere. Da lì in avanti le palle erano completamente scoperta a parte.

Mentre si avvicinava passo dopo passo, la studiava con attenzione, finché non calpestò un rametto che la fece girare verso di lui interrompendo il canto.

Chichi sussultò vedendo che gli occhi erano chiari come specchi d’acqua.

Lei non si mosse per un attimo poi entrò nell’acqua e gli protese la mano sorridendo.

La pelle era candida coma la neve, tanto da che il ragazzo esitò a porgere la sua temendo di rimanere congelato sul posto e solo dopo un secondo incitamento acconsentì alla richiesta.

Non protestò quando lo invitò ad entrare con lui nell’acqua del fiume.

Era troppo affascinato per reagire.

Troppo succube.

A tal punto che si lasciò abbracciare e trascinare sotto.

Solo quando un attimo dopo sentì il freddo pungente dell’acqua cominciò a reagire e si agitò un poco perché lei non lo mollava.

Cominciava a mancargli l’aria e si, perché ciò che vide sul volto di lei, era un sorriso. Ma non un sorriso dolce o canzonatori, o ironico.

La sua era un’espressione sul limite tra il ghigno e un volto compassionevole, come per dire “Povero piccolo. È inutile che ti agiti, tanto non ti lascio”.

Gli si gelò il sangue e cominciò ad agitarsi maggiormente, finché non vide con la coda dell’occhio il corpo esanime dell’amico e urlò.

Errore!

L’acqua riempì di colpo i polmoni e l’agonia durò altri pochi secondi.

La sera stessa i loro corpi vennero ritrovati.

Sulle loro schiene, dove il tessuto dei vestiti era lacerato, spiccavano dei tatuaggi selle schiene dei due.

Un orso sulla schiena di Gao, una scimmiotta su quella di Chichi, ed entrambi gli animali erano schiacciati da un grosso drago cinese dalle squame nerissime.

 

Di nuovo a Tokyo

 

Una porta sbatté con violenza contro il muro.

Nella sala entrò una Hilary bagnata fradicia dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi.

Per la cronaca non indossava le mutandine e il fatto l’abito azzurro che indossava le aderiva al corpo come una seconda pelle, certo non aiutava ad evitare i commenti di un certo maniaco dalla carnagione mulatta, capelli neri e occhi verdissimi.

- Zitto Kakeru, o preferisci che ti privi dell’unico attributo che ti contraddistingue dal sesso femminile?! – urlò la ragazza afferrando l’intero set di coltelli da cucina, che in mano a lei sembravano molto più affilati del solito

- Grazie, per l’affascinante offerta, ma per ora ne faccio a meno.

- Appunto, per ora. E non mi interessa se sei il figlio del capo. Sei quindi pregato di uscire dal mio appartamento ADESSO

Kakeru stava per ribattere, ma decise di assecondarla dopo che si ritrovo l’intero set di coltelli a 1mm da collo, fianchi e… “gioielli di famiglia”!!!

Non appena il diavolo se ne fu andato scomparendo in una nuvola di fumo, Hila si diresse in camera dove si cambiò e scrisse un paio di righe sul suo diario prima di gettarsi sul letto e addormentarsi all’istante.

 

 

Caro diario.

Scusa se di recente non ho scritto molto ma ho avuto parecchio da fare.

Oggi mi sono sbarazzata di due piccioni con una fava.

Con quel moccioso di Chichi è stato facile, ma con Gao ho dovuto usare una bella mazza chiodata. Speriamo che non sino rimasti segni.

L’idea di Ran è stata geniale: fingersi un’ondine e usare il galmour per ammaliarli.

Dimenticavo.

NOTA DELLE COSE DA FARE: Ran ha perso da qualche parte il suo senso del pudore.

Sicuramente quelli all’ufficio oggetti smarriti ne sapranno qualcosa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter six ***


Scusate, scusate e ancora scusate questa povera autrice in ritardo epico

Scusate, scusate e ancora scusate questa povera autrice in ritardo epico.

Tra una storia e l’atra sono stata colta dal temibile blocco dello scrittore.

Passaimo alle cose importanti: è possibile che non tutti conoscano le creature che appariranno nel racconto, quindi in certi capitoli verranno riportate delle spiegazioni viste dal punto di vista di Hilary come “giovane demone inesperta alla scoperta del mondo”.

Fatte un po’ di vittime tra i blader passiamo alla parte principale del racconto. 

Molte cose verranno svelate, perché a discapito di tutto c’è un momento reale celato dietro agli avvenimenti.

Ma questo lo scoprirete leggendo i prossimi capitoli.

Buona lettura.

 

CHAPTER SIX

 

Erano trascorse diverse settimane e da allora non erano più state rinvenute nuove vittime marchiate con il drago nero.

Solo piccoli incidenti relativamente innocui come quello di Emily che durante gli allenamenti con gli altri All Star si era lussata una caviglia sbilanciandosi per uno dei pesi del bilanciere evidentemente mal fissato le cadesse sul piede.

O MingMing misteriosamente colpita da una strana forma influenzale con conseguente perdita della voce e strane chiazze rosse tipo del morbillo.

A Tokyo qualcuno aveva preso in considerazione che lassù qualcuno lo odiasse veramente.

Perché secondo i suoi canoni non era umanamente possibile che ne lui ne i suoi amici potessero partire con navi o aerei per via delle condizioni meteorologiche, incidenti e vari imprevisti.

- Ne ho veramente piene le palle di questa storia. Non è proprio possibile.

Come da prassi negli ultimi quindici giorni i Blade Brakers dopo aver  progettato viaggio su viaggio si erano ritrovati a piedi per l’ennesima volta poco prima della partenza.

Ora se ne stavano fuori dall’ingresso dell’aeroporto in attesa di un taxi che li riportasse a casa.

- Takao piantala. Sarà la trentesima volta che lo ripeti. Tanto non cambia nulla anche se ti lamenti.

- Lo so, lo so.

Takao era esasperato per la situazione.

- Ma proprio non ci credo che ogni dannatissima volta che cerchiamo di partire succede qualcosa e ce ne restiamo bloccati.

- Ti capiamo ma proprio non possiamo farci niente

- Rei ha ragione

- Anche tu Prof… anche tu mi tradisci

- Non mettermi in bocca parole che non ho detto e usa il di cervello. La verità è che…

- …la sfiga ci perseguita. Ma che ho fatto di male…

Piagnucolò il capitano.

- Ora essere superstizioso - lo apostrofò l’americano - La sfortuna è solo un’invenzione dell’uomo per spiegarsi fatti che no potrebbero essere spiegati razionalmente.

Come gli ufo per esempio.

- Quindi secondo te se il volo è stato cancellato è un caso

- Esatto.

- Come il guasto del pullman per andare a scuola?!

- Beh, direi di sì.

- E il malore del pilota dell’aereo di oggi? E la tempesta che ha rimandato il volo per raggiungere la Cina e partecipare ai funerali di Gao e Chichi per te sarebbe normale!?

- Takao te l’ho detto e ripetuto. La sfortuna non esiste!!!!

L’americano non ebbe il tempo di finire la frase che scoppiò un nubifragio.

Takao lo guardò stortissimo - Non esiste, neh? Cazzate!

Si allontanò sotto la pioggia senza ombrello dato che effettivamente non ne aveva uno con sé.

- Come dice il detto – sentenziò il prof

- La fortuna è cieca, ma la sfiga ci…

- È un cecchino.

Russia-Giappone 1 a 0 palla al centro.

- Comincio a temerlo anch’io ragazzi. Avete portafortuna con voi?

- Per me è meglio un esorcista.

 

Takao correva come un forsennato sotto la pioggia zuppo come un pulcino.

Aveva provato a fermarsi sotto il porticato di un condominio in attesa che smettesse di piovere, ma dopo una mezz’ora abbondante di attesa convenne che bagnato per bagnato, tanto valeva farsi una corsetta fino a casa e assediare il bagno finché non fosse sotto rischio di lessatura.

Da tempo, per qualche recondita ragione della sua psiche aveva sviluppato una repulsione per la doccia.

E aveva cominciato ad odiare più che mai stare sotto la pioggia.

O nei casi più assurdi veniva colto da pigrizia fulminante nelle giornate plumbee e per buttarlo nonno J era passato direttamente dalla spada di bambù per gli allenamenti di kendo ai calci (una volta constatato che le secchiate d’acqua gelida conseguiva il risultato opposto).

Al contrario amava ancor di più le giornate calde e soleggiate.

Quindi si può ben immaginare che ora il ragazzo corresse a casa come se avesse il diavolo alle calcagna.

E se avesse anche solo lontanamente immaginato cosa lo stava spiando avrebbe corso ancor più forte.

 

Hilary lo stava seguendo da lontano.

Una parte del suo piano si era conclusa.

Quei cinque sono sempre stati molto uniti tra di loro.

Feriscine uno e li ferirai tutti; piuttosto facile fin qui.

In un modo o nell’altro avevano avuto tutti la loro razione, per il loro capitano aveva in mente di passare il bis.

Cominciando ad entrare a far parte della sua vita.

Per la seconda volta.

 

Takao era felice come una pasqua per la felice prospettiva del bagno caldo.

Ormai mancano meno di cento metri per arrivare a casa.

E pensare che poi si era bagnato specialmente in quell’ultimo tratto finendo nelle pozzanghere che erano fin troppo abbondanti per i suoi gusti.

*Forse riesco a scroccare al nonno una bella tazza di latte caldo.

Ahh! Da quanto tempo no ne bevo una… sarà da quest’inverno…*

È troppo distratto per accorgersi della persona che gli si para davanti mentre sta girando lo svicolo  poco prima del dojo.

Inevitabilmente vanno a cozzare uno contro l’altro e finiscono entrambi a terra.

- Argh!!! Che male!!! Ma guarda dove vai. Ehi sto parlando a te!! 

Poco più in là una ragazza è inginocchiata a terra a raccogliere le sue cose evidentemente poco interessata ad uno scambio di insulti.

A vederla sembra piuttosto un po’ più giovane di lui.

Da una rapida analisi ha l’aspetto di un’amante dello studio più attaccata ai libri che alla cura del suo aspetto.

Vestiti piuttosto semplici, capelli nerissimi lunghi fino a metà schiena raccolti in una treccia mezza sfatta e quegli aggeggi che tra la montatura grossa e lenti spesse come fondi di bottiglia sembravano più lo schermo di un televisore che occhiali.

Soprattutto gli occhiali le conferivano l’aspetto da secchiona.

- Pensi di rimanere a guardarmi tutto il giorno o pensi di darmi una mano?

Bastò quell’ironica frecciatina a svegliare Takao da quello stato di trans che se non altro si diede da fare per rimediare al danno e aiutò la ragazza a raccogliere tutta la roba che era finita per terra.

Alla fine mancava all’appello l’ombrello portatile giallo limone che era rimasto in mezzo alla strada. 

Ma la fortuna quel giorno era dalla sua parte meno che mai.

Il povero ombrello finì sotto le ruote di una macchina e giusto per aggiungere al danno la beffa il ragazzo finirono entrambi innaffiati da un’onda anomala sollevata dagli pneumatici del pirata della strada.

Se la ragazza non lo avesse tirato indietro all’ultimo minuto, a quest’ora sarebbe in viaggio per l’obitorio.

Erano rimasti entrambi immobili come statue.

Takao si sentì il cuore battere a mille per lo spavento.

Girandosi vide la ragazza tremare in preda a spasmi che al momento attribuì al freddo.

Si accorse solo in quel momento che anche lei era bagnata per benino.

Il suo senso di osservazione stava decisamente andando a puttane.

Si alzò in piedi e protese il braccio per aiutare la sua salvatrice ad alzarsi.

- Grazie. Ti devo la vita.

- Di nulla – afferrò la mano senza indugiare. – hai visto i miei occhiali!? Sai, senza di loro non riesco a combinare molto.

Il ragazzo si domandò perché quel giorno o avesse dato retta al suo istinto e non se ne fosse rimasto sotto le coperte a poltrire.

Al primo passo verso casa percepì l’inconfondibile scricchiolio di schegge sotto le suole delle scarpe.

*Oddio. Ditemi che non è quello che credo*

Rotti.

Da buttare direttamente nella spazzatura.

Non c’era proprio verso che quel giorno andasse qualcosa per il verso giusto

- *Non è possibile* Scusamiiiii… ti giuro che non volevo (T.T)

- Una tazza di tè caldo, la riparazione degli occhiali e la chiudiamo qui, ok?

- Affare fatto. Ma lo sai che hai davvero dei begli occhi? Non l’avrei mai detto.

- Sta cercando forse di rimorchiarmi, signor…

- Takao Kinomiya, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Takao. E non darmi del signore che mi fa sentire vecchio.

- Come desidera Signor Takao. 

- Ah. Ma tu lo fai apposta. Ammettilo!!

- Può darsi…  

 

* * *

 

Mi sento da far schifo.

Non ci credo che dopo essermi venuto addosso (beh, quello rientrava nel piano…) e aver quasi fatto (ri)ammazzare entrambi finiamo con lanciarci frecciatine come ai vecchi tempi.

È assurdo.

Dovrei mandare avanti il mio piano, non gozzovigliare.

Se non altro la seconda parte del piano è avviata.

Meglio di niente.

 

Un boato mostruoso si diffonde per tutto l’appartamento e i piani sottostanti (Nota: l’appartamento è all’ultimo piano).

Un perfetto sconosciuto fa irruzione nella camera da letto e Hilary è costretta a interrompere la stesura del suo diario.

Porta un lungo impermeabile di pelle sopra a vestiti dozzinali, occhiali da sole inforcati sopra al naso una spada fluorescente nella mano destra.

Dietro allo stipite della porta sbucava un gatto nero con una vistosa stella bianca a X sulla fronte.

- Ma tu guarda. Abbiamo visita.

 

- Che è tutto ‘sto casino?

- Baluardi. Cioè un baluardo e un pesante. Al ciccione ho praticamente dovuto staccare l’anima dal corpo.

- Duri da ammazzare i pesanti…

- E quel maledetto ci ha svuotato il frigo mentre combattevo contro il  novellino.

- Sarà, però ne ha fatti di danni.

Commentò Ran esaminando un buco perfettamente circolare dal diametro di un metro e mezzo.

Per non parlare de soggiorno distrutto e la cucina vaporizzata.

-  Senti, non sarà il caso di cambiare appartamento? Ci costerà meno che far riparare tutto. E poi sanno dove abitiamo. 

- Temo che tu abbia ragione.

- E per il cadavere? Passi l’altro col micio, ma il ciccione non ne vuole sapere di farsi atomizzare.

- Il solito problema con i pesanti. Si va sempre con il metodo tradizionale.

- Cioè?

- Prendi la vanga.

 

Dal diario di Hilary

 

Ormai mi capita di incontrare creature di ogni tipo, così ho pensato di scrivere alcune postille come promemoria in caso mi ricapitino a tiro.

 

·        Baluardi: gruppo di eletti con il compito ingrato di occuparsi di tutte le creature magiche che per una ragione o per l’altra se ne vanno in giro a fare casino.

Si riconoscono per il semplice fatto che portano perennemente occhiali da sole e hanno una spadina fluorescente che trivella muri meglio di un fucile a plasma.  Ci sarebbe anche il marchio sul palmo della mano sinistra, ma in pieno inverno dubito che lo si riesca a vedere, quindi i primi due indizi bastano e avanzano. Se invece ti capita di vederlo basta sapere che il si avvicina alla forma circolare, più sono forti e più sei nella merda.

La prima cosa che appare nel loro Curriculum Vitae è che sanno aprirechiudere varchi, affettare mostri cattivi, raggiungere il piano spirituale, ma soprattutto hanno in casa più droghe pesanti loro di uno spacciatore d’altro bordo. 

Acquisendo esperienza riescono a imparare a teletrasportarsi, levitare, sparare laser con la spada (vedi condizioni ultimo appartamento. Nuooooo… la mia cucina ç.ç), passare tra i muri.

Possiedono un’area di competenza equivalente ad una città e un famiglio che più che un famiglio è un radar ambulante.

Saranno anche dei paladini della giustizia, ma sono anche un branco di sfigati.

a)Per diventare baluardi ti ritrovi con 5 diottrie in meno alla luce del sole ma al buoi sei meglio di un gatto.

b)Se si apre un varco alle cinque di mattina e il famiglio entra in modalità “sirena della polizia” sono emeriti cazzi tuoi, perché sei l’unico in grato di tappare il buco e ti tocca andare lo stesso anche se il varco in questione è dall’altra parte della città.

c) Il cambio di baricentro gravitazionale sarà anche una figata perché giochi all’uomo ragno, ma se ti va male e hai lasciato una finestra aperta ti ritrovi al piano terra (ma se lo sei già è un altro discorso).

d)Nei casi di emergenza ti affibbiano un PESANTE   

 

·        Pesanti:si  inizia con grandi guerriero indistruttibili e si conclude con piaghe dell’umanità.

L’equivalente di un quasi baluardo ma non è un baluardo.

Hanno un marchio e la spada come i baluardi.

Hanno le cinque diottrie in meno come i baluardi

Di differenziano dai baluardi per il semplice fatto che…

Non hanno né una zona di competenza (che andrebbe distrutta in meno di un giorno) né un famiglio (solo perché sarebbero capacissimi di mangiarselo).

Non sanno aprirechiudere varchi, raggiungere il piano spirituale, passare tra i muri, sparare laser con la spada (Satana grazie, ci mancava solo quello) teletrasportarsi, levitare e non tengono droga in casa per il semplice fatto che non ce l’hanno.

Invece…

Sono grassi da far schifo, quando si tratta di cibo sono peggio delle fogne, hanno un livello di alcool nel sangue da far andare in tilt le macchine per gli esami tossicologici della stradale e se mai avrai la sfiga ti trovartene uno in casa ti troverai col frigo svuotato in tempo record e la casa peggio di un porcile 

Però…

Picchiano come fabbri.

Le pallottole gli rimbalzano addosso.

Puoi tranquillamente buttarlo giù dal Gran Kenyon che te lo ritrovi mezz’ora dopo a giocare a poker con i fauni.

Possono farsi i bagni termali nella lava fusa.

In conclusione, l’unico modo per farli fuori è rompere il legame anima-corpo.

Per fortuna è anche una delle prime cose che ti insegnano al corso. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** CHAPTER SEVEN ***


Scusate, scusate e ancora scusate questa povera autrice in ritardo epico

CHAPTER SEVEN

 

Come si sta bene qui.

Pace e calma assoluta.

Nell’appartamento si respirava un’aria di quiete incontaminata e l’aria da fuori è fresca.

Ora non credere che saper usare la magia significhi poter fare tutto.

Sarò anche l’equivalente demoniaco del genio della lampada di Aladino…

Ma mica sono onnipotente.

Quindi non ti stupire se ho corrotto qualche ninfa per far venire giù un bel nubifragio.

Dovrei contattarle più spesso.

Ma ora cambiamo discorso.

Abbiamo cambiato casa.

Il pavimento è preso sotto assedio dagli scatoloni con la nostra roba.

Non che ce ne fosse realmente bisogno, ma dovevamo pur salvare le apparenze.

E poi i nuovi coinquilini ci erano sembrati a dir poco entusiasti di spaccarsi la schiena per portare i grossi pacchi al posto nostro.

Ma che dovevamo dirgli?

Scusa ma siamo demoni con amici licantropi che possono fare tranquillamente sollevamento pesi con i tir, quindi risparmiatevi l’ernia e smammate!!”

Ovviamente no.

Perciò ora noi ce ne stiamo spaparanzate sul divano, fresche e riposare come boccioli di rosa, mentre loro fanno tutta la fatica.

Al momento sembra che funzioni tutto anche se…

 

- KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! 

Ran di colpo era salita in piedi sul divano agitandosi come un’ossessa.

Hilary un colpo se l’era preso quando nello slancio la coinquilina l’aveva fatta sbilanciare e cadere per terra.

Eccolo lì, a meno di mezzo metro da loro.

Uno schifo di scarafaggio grosso come un acino d’uva, nero nella sua corazza lucida, con antenne lunghe e sottili e zampette pelose. 

Forse ad un comune mortale sarebbe passato inosservato, ma a loro no.

Le stava guardando.

Lui, un minuscolo coleottero studiando le intruse del suo territorio, prima di mettere in moto le zampe e avanzare minaccioso.

Quanto può essere minaccioso uno scarafaggio?

Non ne avete la minima idea.

 

*  *  *

 

Ronzii insistenti.

Il secco cozzare di oggetti metallici.

Tonfi, ronzii e ancora accozzaglie.

Max e Rei si stavano allenando come di consueto, il prof K raccoglieva i dati riprendendo con la telecamera annessa al suo fedele portatile.

Takao, se ne stava pacatamente seduto sotto l’engawa a osservare Kei mentre faceva un po’ di sana manutenzione al suo bey, anche se di solito era K che se ne occupava modificando i modelli per ricrearne di nuovi e più forti.

Agli occhi di tutti si era fatto un po’ più maturo.

Sembrava che l’eterno bambino fosse cresciuto di colpo.

Lui che viveva pensando al presente e avesse cominciato riflettere un po’ più sul futuro.

Doveva decidere cosa fare conclusi gli studi.

Prendere in mano la gestione del dojo era fuori discussione.

E neanche diventare uno studioso come il padre.

In entrambi i casi gli mancava quel genere di passione.

E allora si sarebbe iscritto ad una qualche facoltà?

*Piuttosto la morte.*

- Takao.

Itoshi era apparso da dietro l’angolo.

Sembrava piuttosto imbronciato.

- Sì, che c’è?

- Ti devo parlare. Hai un attimo?

 

*  *  *

 

Hilary sorpassò di corsa l’ingresso.

Vicino allo stipite della porta erano state messe bombolette di insetticida.

Di norma dieci tipi diversi sarebbero stati più che sufficienti per sterminare gli abitanti del formicaio più grande del mondo.

Ma lui no!

Lui era diverso.

La mente instabile della sua coinquilina aveva addirittura accarezzato più volte l’idea che quella bestiaccia fosse il frutto di un esperimento fallito di genetica.

Perché lui era un superscarafaggio.

A lui i comuni insetticidi non fanno un emerito cazzo.

Quindi erano passate alle maniere forti.

Avevano svuotato gli scatoloni per ampliare la visuale sul campo di battaglia e spostato i divani sul pianerottolo per non appestarlo.

Hilary era andata da alcune conoscenze a farsi dare insetticida per SWorm (da Super Worm) che sarebbe un verme infernale carnivoro dove la larva ha le dimensioni di un San Bernardo adulto e l’esemplare adulto è grosso come un pullman a due piani con una dentatura da squalo bianco assassino.

Avrebbe funzionato.

Doveva funzionare.

 

Mezz’ora dopo l’utilizzo loro due erano fuori sul pianerottolo mentre lo scarafaggio zampettava beato tra le nubi radioattive.

 

- Satana che orrore!!! Ma come si può scrivere roba del genere!!!

Hilary si era seduta affianco a Ran che aveva il volto azzurrino per via della luce del monitor del portatile che aveva afferrato durante la ritirata strategica. 

- Che stai leggendo?

- Una Fan Fiction su Harry Potter? Ma che ti sei fumata stamattina?

- Uno spinello… niente di che… Leggi qua “…le loro labbra si incontrarono incastrandosi perfettamente tra di loro…”!?

- Una scultura cubista…

- “…mordicchiava le sue dolci labbra dal sapor di fragoline di bosco…mentre lei si inebriava del suo profumo di muschio…”

- Ti prego cambia

- Il fatto è che manca di logica. Lui ha appena gareggiato a Quiddich e come minimo dovrebbe puzzare come una discarica. La protagonista è una Mary Sue e lui è Out Of Character come un balcone.

Ran chiuse il file e ne aprì un altro.

- “IO E TE TRE METRI SOPRA IL CIELO!!!!!

- VADE RETRO SATANA!!!

Se in quel momento si fossero trovate in un manga il vento secco della steppa avrebbe trascinato lungo il background un cespuglio.

- Hila… hai visto troppi film.

- Hai ragione.

- Non è che per favore mi leveresti di dosso quella croce?

- Scusa.

- Tesoro, va a farti un giro. Ti farà bene.

 

*  *  *

 

Takao ormai non sapeva più a che santo votarsi.

La sfiga, come giustamente aveva affermato Kai, era decisamente un cecchino.

Possibile che non gliene andasse una giusta?

Non bastavano la scomparsa della sua migliore amica, la morte misteriosa di alcuni suoi amici, o persino il brutto tempo.

Ora ci si metteva in mezzo una maledizione di famiglia.

Era impossibile credere che per colpa di una scaramuccia, ora si fossero scatenati una sequenza infinita di reazioni a catena.

 

“Come saprai il grande drago Seiryu protegge da generazioni la nostra famiglia.

Diversi secoli fa ci fu una terribile lotta tra i nostri antenati e un altro potente clan.

Questi ultimi volevano legare il proprio sangue con quello di una giovane nobildonna che era stata promessa in sposa ad uno dei nostro clan.

Costei portava come dote questa spada”

Nonno J mostrò al ragazzo l’antica spada di famiglia su cui anni prima appariva il vessillo del drago.

“Lo scontro che ne seguì fu terribile e molte vite vennero spezzate, ma lo sposalizio venne celebrato.

Il clan avverso al nostro era interessato solo alla spada e non accettando la sconfitta il loro capo strinse un patto con un diavolo.

Questo irretì la donna e la portò a tradire il suo stesso sposo.

“E lei lo uccise?”

No Takao, fu l’esatto opposto.” Disse il fratello

“In punto di morte la donna giurò vendetta. Tutto il suo odio prese forma in una maledizione molto potente. Da quel giorno tutte le donne che si legano a coloro che riescono a dominare il potere di Seiryu.  sono destinate a fare una brutta fine. Così fu con tua madre e temo che lo stesso possa essere successo anche ad Hilary.”

“E la nonna?”

“Lei morì di vecchiaia. Non fu mai colpita dalla maledizione. Mi spiace Takao, ma temo non ci siano altre spiegazioni alla sua scomparsa.

 

- *Che meraviglia. La sua migliore amica poteva essere già morta e stecchita e io devo continuare a brancolare nel buio e crogiolarmi nella nera disperazione..*

- La vedo in forma smagliante.

- E io vedo che il tuo sarcasmo è duro a morire. Vero Yume? 

- La vita come viene viene. Tanto vale prenderla sul ridere.

- Non hai tutti i torti. Che ci fai in giro?

- Sono scappata di casa.

Takao la guardò scettico.

- Stavo scherzando. Stiamo disinfestando la casa nuova e sto cercando di non finire intossicata.

- Ma lo sai che le bombolette contengono Clorofluorocarburi che aumentano l’effetto serra e il buco dell’ozono?

- E tu lo sai che io con ci vivo con quello scarafaggio geneticamente modificato immune a tutti i comuni insetticidi? Fattene una ragione. O lui o Noi.

- Non sapevo che avessi una coinquilina.

- Ora lo sai. Cosa ne dici invece di scoprire se possiedi geni latenti da gentiluomo e offrirmi qualcosa da bere?

- Sta cercando forse di rimorchiarmi, signorina…

- Yume Sorata, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Yume. E ti prego, evita di fregarmi le battute.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=83217