Revenge should be served cold...

di MoonRay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...On a bloody dish ***
Capitolo 2: *** ...On a deadly dish ***
Capitolo 3: *** ...On a silver dish ***
Capitolo 4: *** ...On a memories dish ***



Capitolo 1
*** ...On a bloody dish ***


Revenge should be served cold… 

...On a bloody dish

 
Freddo ed umido, viscido e putrefatto, buio e solo.
L’ennesimo brivido gli corse lungo la schiena; faceva un freddo da obitorio... e forse c’era un perché.
L’unica flebile luce proveniva dalle apparecchiature del laboratorio che ogni tanto emettevano qualche bagliore.
Chris tentò un altro vano tentativo di smuoversi da quella dannata sedia a cui era legato, ma ciò gli provocò un’altra lancinante fitta di dolore.
Non sapeva da quanto tempo era lì: potevano essere ore come minuti, ma a giudicare dai polsi arrossati dalle corde che lo avevano martoriato, ed il suo fisico esausto, sicuramente non da poco.
Non aveva idea di come fosse arrivato in quel luogo terrificante, e sopratutto, dov’era?
E Sheva?
Sheva...
Un lontano ricordo si affacciò nella sua mente.
Stavano seguendo Excella e poi... poi niente. Vuoto totale.
Delle immagini sconnese e confuse gli passano velocemente davanti agli occhi, confondendolo.
Bianco e nero, o rosso?
Una profonda paura lo invase a quella visione e la preoccupazione lo fece trasalire, capendo il pericolo e la situazione tragica in cui si trovava.
In quel momento si aprì lentamente la porta che aveva alle spalle, il cigolio dei cardini fu seguito da un rumore di passi, sicuri e regolari.
Il sangue si gelò nelle vene di Chris, sapendo che quegli occhi erano puntati sulla sua schiena.
Un lampadario si accese sopra di lui, strizzò gli occhi cercando di abituarsi alla luce improvvisa, dopo pochi secondi riuscì a vedere la sua ombra.
L’uomo iniziò a camminare avanti e indietro alle sue spalle, senza perderlo di vista.
Stava cercando di spaventarlo, e ci stava riuscendo.
Chris sapeva di essere fissato, sentiva la sua presenza inquietante, malsana, incutergli terrore.
Il fatto che fosse ancora vivo e non lo avesse ucciso subito non poteva essere un buon segno; sapeva dell’odio che nutriva nei suoi confronti.
Non sembrava aver intenzione di fermarsi, ad ogni passo che faceva Chris sentiva crescere l’agitazione, finchè non si fermò proprio dietro di lui.
Dopo pochi secondi riprese a camminare come prima.
-Continuerai ancora per molto, Wesker?- chiese Chris.
-Per tutto il tempo necessario, Redfield.-
Lo percepì sogghignare anche se non poteva vederlo.
-Necessario per cosa?- chiese ancora.
Questa volta non rispose, ma iniziò a camminare in circolo intorno a lui, come uno squalo famelico che vuole giocare con la sua preda.
Una delle sue doti era sicuramente quella di manipolare le situazioni a suo favore,  Chris lo sapeva, proprio come adesso.
Poteva sentire aleggiare nell’aria il suo divertimento, quasi respirarlo e trovare anche lui la situazione ironica.
Chris si lasciò scappare un amaro sorriso a quel pensiero.
Wesker lo osservò incuriosito, senza lasciar trapelare la minima emozione, cercando di indovinare i suoi pensieri.
-Che intenzioni hai questa volta?-
Ancora nessuna risposta.
Wesker continuava a ronzargli intorno, decidendo la prossima mossa.
-Hai fretta, Redfield?-
Il suo tono atono incominciava a fargli seriamente saltare i nervi.
-Di sbatterti il piede in faccia? Sicuramente.-
Sul viso di Wesker si disegnò un ampio ghigno.
Completò un ultimo giro intorno a lui per poi piantarglisi di fronte inchiodando lo sguardo nei suoi occhi pieni di astio; se non fosse stato per i suoi occhiali a quest’ora sarebbe sicuramente annegato in quel mare di sangue.
-Voi Redfield, avete davvero un pessimo temperamento.-
Chris tese i muscoli nello sforzo di controllarsi, se c’era una cosa che non sopportava era il fatto che tirasse in ballo sua sorella.
Si era già divertito abbastanza con lei, e adesso toccava a lui.
Lo stava aspettando da tempo.
-Tua sorella, Claire, non vuoi che faccia del male anche a lei... vero?-
Quel tono così controllato, profondo, lo fece rabbrividire.
-Anche.- ripetè Chris allarmato.
Wesker alzò un sopracciglio, e con un movimento fulmineo gli sferò un pugno in pieno petto, mozzandogli il respiro e facendolo cadere a terra.
Aveva intenzione di iniziare da lui, godendosi ogni suo rantolo, incubo e sofferenza, anche il suo ultimo respiro gli apparteneva.
Chris era sdraiato su un fianco della sedia mentre boccheggiava in cerca d’aria, dando qualche colpo di tosse cercando di riprendersi.
-Sei mio “ospite”, sarebbe scortese non servirti per primo.-
Wesker assaporò con enorme piacere il calcio che gli sferrò in pieno volto, non lo fece velocemente come poteva fare, ma lentamente come se la sua velocità non contasse gustandosi a pieno il momento.
Un fiotto di sangue uscì dal labbro oramai spaccato di Chris accompagnato da un gemito di dolore.
Wesker girò leggermente il collo facendolo scrocchiare.
Si chinò e prendendo l’ostaggio per il collo lo rimise seduto correttamente.
Adesso Chris teneva il capo chino sul petto, cercando di riprendersi.
-Che cosa vuoi?- domandò Chris.
Wesker non riuscì a trattenere una risata.
Chris lo guardava disgustato; come poteva essere stato un essere umano in una qualunque vita passata?
Era semplicemente inumano, non c’erano altre risposte.
-Sciocco, sei stato la mia spina nel fianco anche per troppo tempo ostacolando e scombussolando i miei piani.- disse Wesker sputandogli in faccia tutto l’odio che aveva nutrito per anni, in attesa.
Lo prese per il colletto della divisa della B.S.A.A., ed avvicinò il suo volto quasi a sfiorarlo:
-Benvenuto all’inferno, Refield.-

 




 
N.d.a.:

Rieccomi!
Che dire? Sono soddisfatta di questo capitolo, anche se per finirlo ho impiegato giorni (brutta cosa la pigrizia =_=)
Finalmente ecco una long che spero non vi deludi ^^ e soprattutto di poter aggiornare il prima possibile, ma ribadisco che sono pigra D:
Ringrazio la mia nuova beta _Lightning_ e chiunque leggerà e recensirà questo e i prossimi capitoli :)

_ Shadow _


‘Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CAPCOM; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.’ 

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Capitolo 2
*** ...On a deadly dish ***


Revenge should be served cold...

...On a deadly dish

 
Stava soffocando, la gola chiusa nella sua ferrea stretta non gli permetteva di respirare.
Wesker aveva velocemente spostato la sua morsa letale dalla giacca alla sua gola.
Quando lo vide prossimo a svenire, lo lasciò andare, facendolo cadere di nuovo a terra con tutta la sedia; questa volta fu meno fortunato e nella caduta sbattè violentemente la testa sul pavimento.
Il colpo lo lasciò disorientato mentre i polmoni reclamavano avidi l’aria.
Wesker poggiò un piede sul petto di Chris facendo lievemente pressione sullo sterno; Chris iniziò subito a risentire della mancaza d’ossigeno ansimando in cerca d'aria.
-Bene Redfield, sarai felice di sapere che la tua partner è ancora viva...- disse Wesker meschino come sempre col il suo inmancabile subdolo tono.
Chris si chiese per un secondo a chi riferisse.
Si sentì comunque sollevato, almeno per quanto poteva esserlo in quella situazione, che Sheva stesse bene... ma allo stesso tempo per niente rassicurato dalle sue parole.
-La cattiva notizia è che... non lo sarà per molto.-
Chris spalancò gli occhi mentre il terrore iniziava ad invadergli lo stomaco.
Wesker si allontanò assestandogli un calcio, evitando attentamente le costole e facendolo rigirare su un fianco: doveva stare attento a non distruggere il suo fragile fisico o non sarebbe sopravvissuto fino alla fine.
 

Finchè non avrebbe desiderato la morte.

 
Questa volta Chris urlò, mentre il sangue andava a formare un livido violaceo e tentò di ripiegarsi su stesso per cercare di attenuare il dolore, ma le corde gli impedivano qualsiasi movimento, incidendogli la carne e prolungando la sua tortura.
Il colpo era stato molto violento, poteva avere un'emorragia interna e in quel caso Wesker si sarebbe potuto divertire con lui a fare l’allegro chirurgo... ipotesi che aveva preso seriamente in considerazione.
Chris fulminò il suo aguzzino con uno sguardo carico di odio e di una rabbia disumana quasi quanto l'essere che aveva davanti, che nel frattempo aveva ripreso a girargli attorno con il suo sorrisetto sadico.
-Non guardarmi così, Redfield; lo sai che lo faccio solo per te. Contro di lei non ho proprio nulla... o quasi.- aggiunse, allargando il ghigno.
Non poteva star fermo, doveva in un qualche modo trattenersi dall'ucciderlo, sarebbe stato semplicissimo, era così facile spezzare una vita, molto facile...
 

...troppo.

 
In quel momento, l'unico motivo per cui stava andando così tanto per le lunghe era per godersi appieno le sue pene.
 

Voglio assaporare ogni istante della sua lunga, lenta e dolorosa sofferenza.

 
-Potrei cavarti gli occhi senza che te ne accorga, ma non sarebbe abbastanza divertente.-
-Penso che dovresti cavarti il culo, e godresti il doppio, forse così me ne accorgo.-
-Siamo di buon umore oggi, vero? Mi dispiace per te che io non lo sia, ma concedimi di rovinarti la giornata, Redfield.-
La porta si aprì di nuovo e dei passi riecheggiarono nella stanza, pungenti come i tacchi che portava la donna, ma c'era anche un altro rumore che faticò ad associare a qualcuno che cercava di liberarsi e che mugugnava nel tentativo di parlare.
Chris era ancora a terra e il suo campo visivo non gli permetteva di vedere chi fossero nè la fonte del rumore.
-Ma guarda, Chris, hai visite.- disse Wesker falsamente ironico e raggiante come un bambino, esattamente quello che era.
Aveva le sue bambole a disposione, poteva avere tutte quelle che voleva, romperle per poi procusarsene delle nuove.
Chris fu di nuovo messo in piedi dopo un altro giro di danza intorno a lui, ma quasi ricadde quando vide la scena che gli si parava davanti.
Sheva era in ginocchio con un bavaglio alla bocca e le braccia legate dietro la schiena molto probabilmente da un paio di manette.
Puntata alla sua tempia, brillava alla luce del lampadario una calibro impugnata da Excella.
Sheva sgranò gli occhi nel vedere lo stato in cui si trovava Chris, che rispecchiò subito il suo sguardo constatando che stava bene; ma un presentimento gli diceva che niente era finito.
Wesker congedò la bella donna dalla scollatura vertigionosa e il vestito bianco attillato con un semplice cenno della testa.
La porta si richiuese e Wesker riprese il suo lavoro.
 

Prima o poi ammazzerò quella stupida donna.

 
Adesso Sheva era tremante di paura, sembrava cercare di urlare con gli occhi qualcosa al suo partner, qualcosa di terribile che avrebbe dovuto temere. E sapere...
Il terrore ed il panico la invadevano: non c’era scampo, era già condannata.
Chris cercò di infonderle un po' di coraggio con l'azzurro brillante dei suoi occhi e il suo sorriso sporco di sangue.
Wesker si fermò proprio dietro a Sheva, si avvicinò e chinandosi appena le prese la testa con una mano.
Invece quel demonio sogghignò ancora e scostò dolcemente con una mano guantata il bavaglio dalla bocca della ragazza.
Sheva colse subito l’occasione per parlare:
-Chris! Attento a...-
Prima che potesse continuare Wesker la colpì con un malrovescio in pieno viso che la fece rovinare a terra.
Il colpo la lasciò completamente stordita.
-Adesso che siamo tutti più comodi possiamo iniziare...-
 

Inizia lo spettacolo.

 
-Allora Redfield, che vogliamo fare?- chiese, infido.
-Farti a pezzi ti va bene?-
Wesker piegò l’angolo delle labbra a formare il suo sorrisetto malvagio, mentre si avvicinava a Sheva ancora bocconi a terra.
-Risposta sbagliata.-
Un urlo risalì dalla gola di Sheva e uscì insieme a tutto il dolore che il braccio appena rotto le provocava.
Cercava di dimenarsi e sfuggire alla morsa del piede che le aveva appena frantumato l'omèro e che la teneva inchiodata a terra.
Il dolore era atroce e Chris riusciva a vedere distintamente il braccio piegato in un'angolazione innaturale e scomposta.
-Se fossi in te sarei molto attento a cosa dire.- disse Wesker perfido.
-Non vuoi che la tua amichetta soffra ancora, giusto?-
-Sei un figlio di puttana!-
Wesker, con appena un passo si portò ai piedi di Sheva e con il suo pestò la caviglia che ruppe con un “crack”.
-Non ti azzardare a farle ancora del male o...- Chris si bloccò, non sapendo come continuare la frase e risultare credibile: era legato a una sedia chissà dove, cosa poteva fare?
-Adesso fai anche minacce?- Wesker rise spietato.
-Non sei nelle condizioni adatte per minacciare nessuno e te lo sto dimostrando.- gli fece notare poi in tono piatto.
Un altro schiocco nauseante riecheggiò nella stanza, seguito a breve da un altro urlò che vibrò nell’aria.
Adesso il ginocchio era completamente disarticolato, tutto ciò che lo rendeva ancora parte del corpo di Sheva era pelle e carne, per il resto era come se non le appartenesse più e l'osso lussato e fratturato le lanciava stilettate di puro tormento.
Lacrime copiose scorrevano sul viso della ragazza e violenti singhiozzi la scuotevano mischiandosi a dei lamenti soffocati.
-Shh...- le sussurrò Wesker all'orecchio in tono falsamente dolce, come a rassicurarla, ma in realtà godendo ad ogni lamento della ragazza.
Sheva cercava di controllarsi, non voleva rischiare di provocare altre reazioni che l'avrebbero solo danneggiata ulteriormente, ma così, non avrebbe potuto neanche avvertire Chris.
-Perchè non ti accomodi?- chiese sarcastico, scaraventando Sheva su una sedia nascosta in un angolo in penombra; l'urto le strappò un altro lamento d'agonia.
Wesker adesso era in piedi ai margini della luce sempre vicino a Sheva e aveva già meditato con che osso continuare la sua demolizione.
Chris, fissava impotente e con gli occhi colmi d'orrore la tortura della sua compagna.
L’odio e la rabbia crescevano sempre di più in lui, tanto da riuscire a stento a contenerle.
 

Stupiscimi, Redfield.

 
Chris stava cercando di pensare sul da farsi, nonostante la confusione: una parola fuori posto sarebbe costata la vita a Sheva.
A che gioco stava giocando?
Non gli riusciva difficile credere che stesse facendo tutto questo solo per lui, per godere della sua sofferenza.
Sheva continuava a piangere non osando più parlare, ormai sperava solo di morire presto.
-Smettila, fai del male a me, ma lasciala andare.- disse Chris, disperato.
Non sapeva più che cosa fare.
Forse mostrarsi docili avrebbe potuto salvarle la vita, ma purtroppo il primo a non crederci era lui.
-Sta pur certo che te ne farò, e molto, ma adesso goditi lo spettacolo.-
Fece presa sull'altra scapola della ragazza e la spezzò facilmente.
Sheva riprese ad urlare più forte di prima, questa volta senza cercare di contenersi.
Chris era ammutolito, qualunque cosa avesse detto o fatto avrebbe solo provocato altro dolore alla compagna d'armi.
Cercò comunque di rimediare:
-Aspetta! Posso darti tutte le informazioni che vuoi, sulla B.S.A.A., su... su quel che vuoi! Torturami, uccidimi, ma lascia stare lei!- gridò cercando di sovrastare le urla della ragazza straziata dal dolore per farsi sentire.
-Non prendo ordini da nessuno, tantomeno da te, Redfield.-
Wesker prese per i capelli Sheva e sollevandola caricò la mano.
Chris non ebbe neanche il tempo di realizzare ciò che stava accadendo.
Le urla cessarono, solo il sangue che sgocciolava rompeva il silenzio della morte.
La mano guantata, prima nera, ora rossa, usciva dal petto di Sheva in un mare di sangue.
Chris si sentì improvvisamente impotente e distrutto dal dolore.
Era morta, e la colpa era sua, solo sua...
Wesker estrasse con uno scatto secco la mano e il corpo si riversò a terra davanti agli occhi di Chris, pieni di paura e di lacrime gelide come la vita che si era appena spenta davanti a lui.
-Vedi che cosa hai fatto? Che peccato, avrei potuto usarla per qualche esperimento...-
-Tu...- ghignò Chris a denti stretti.
-Oppure io... l'ho già fatto?- Wesker sorrise.
Sheva iniziò a muoversi, rotolò su un fianco, il capo chino mentre cercava di rimettersi in piedi.
Non poteva crederci.
Non voleva crederci.
Era pallida, sporca di sangue, le braccia che penzolavano dietro la schiena scomposte.
Non urlava più, rantolava.
Quel bastardo aveva previsto tutto!
Aveva infettato Sheva un’ora prima calcolando la velocità con cui avrebbe agito il virus su di lei in modo da fargli godere a pieno quell’orrore e in tempi perfetti.
Come il suo teatro di bambole, ognuna doveva entrare in scena seguendo il copione alla lettera.
Camminava verso Chris, instabile sulla gamba rotta e malferma su quella sana, mostrando i denti pronti a strappargli e mangiare la sua carne, a bere e gustare il suo sangue e i suoi organi.
Era vicinissima, Chris riusciva a vedere nettamente gli occhi vitrei della ragazza, un tempo dolci e caldi, gli occhi che lo avevano amato e adesso lo desideravano solo per cibarsene.
Chris avrebbe sopportato qualsiasi morte, anche per mano di Wesker, ma non quella, qualunque cosa ma non quella.
Cercava di indietreggiare barcollando sulla sedia, ma otteneva solo di farla avvicinare di più, ed infine... gli saltò addosso.
Appena posò le mani su di lui, Chris ebbe un brivido di terrore, la non-morta inclinò la testa per strappargli la giugulare, ma Wesker le spezzò l'osso del collo con un semplice gesto rotatorio delle mani facendo riecheggiare un’altro sciocco.
Il corpo si accasciò a terra, finalmente senza vita.
Chris aveva il fiatone per l'agitazione e lo sforzo di trattenere i conati di vomito.
Senza che Wesker chiamasse nessuno, la porta si aprì una seconda volta.
Non entrò Excella, ma qualcuno incappucciato e coperto da un lungo mantello scuro.
-Neptune.- disse semplicemente Wesker, sibillino.
L'altro prese il cadavere per un piede e lo trascinò via dalla stanza, lasciando delle scie di sangue rappreso e pezzi di organi interni che iniziavano ad uscire dal corpo.
Wesker si tolse gli occhiali rivelando le iridi rosse come le fiamme in cui aveva gettato il mondo e in cui lui era appena precipitato.
-Che tu sia dannato, Wesker.-
-Lo sono, Redfield. Da molto tempo...-
 

Ho plasmato un angolo di inferno solo per te.

 
“Lui non è Dio”, pensò Chris, “Lui è il Diavolo in persona”.

 





N.d.a.:
 
Penso che dopo aver letto questa “roba” avrete voglia anche voi della fine, o di un bel Wesker in edizione limitata torturare, ma mi dispiace dirvi che invece anche io mi divertirò a torturavi per bene con un bel po’ di capitoli ù.ù
Ho deciso di scendere più nel dettaglio con i pensieri, questa volta è toccato a Wesker ma non so se manterrò sempre il suo punto di vista,  probabilmente mi divertirò a cambiarli e alla fine vi si scontreranno i neuroni per capirci qualcosa D:
Credo si sia abbastana capito che Sheva mi sta parecchio antipatica (ciò non vuol dire che non adori Chris *^*) e così mi sono divertita a farla soffrire èWé
Ringrazio Glaucopis e _Lightning_  (la dolce beta ò_o’’) per aver recensito lo scorso capitolo e per chi ha avuto la forza di arrivare fin qui ^^
 
_ Shadow _

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Capitolo 3
*** ...On a silver dish ***


Revenge should be served could...

...On a silver dish

 
Il cadavere galleggiava nell'acqua.
I capelli sciolti fluttuavano sinuosi seguendo le onde e il collo spezzato che accentuava la sua posizione innaturale, mosso dalla corrente creata dalla pinna dello squalo che girava intorno gustando la preda appena offertagli in pasto.
Le braccia (o meglio, ciò che ne rimaneva) emergevano a pelo d'acqua intorno a lei, ora interamente staccate dal corpo, tingendo l’acqua di quel rosso cupo.
 

Il rosso dei suoi occhi.

 
Lo squalo strappò le gambe dal corpo di Sheva, ormai diventato un busto rallegrato dalla dolce compagnia di Neptune.
L'animale scarnificato lasciava intravedere la grossa ed aguzza dentatura schiusa in un ghigno che rendeva ancora più minacciosa la sua figura.
La pelle liscia del suo corpo, ora quasi inesistente, lasciava intravedere la carne e la cartilagine in alcuni punti assente, mostrando l'ampia ossatura delle costole e alcuni organi interni; le branchie erano ormai dilaniate e le pinne slabbrate e putrefatte avevano iniziato a disciogliersi già da tempo in quell'acqua verdastra lasciata ad imputridire.
Il vetro spesso storpiava ulteriormente quella contorta visione che Wesker ed Excella ammiravano incantati dinanzi la vasca.
 

Un mondo contorto e parallelo, un teatro di orrori in attesa di esibirsi.

 
Un altro giro intorno alla salma e Neptune catturò il corpo, divorandolo e cercando di soddisfare una fame insaziabile.
Wesker sorrise a quella visione, rispecchiandosi in quell’animale: l’attegiamento verso la preda e l'attesa nel colpirla, il virus-T che scorreva nelle vene di entrambi e lo sguardo famelico che celava dietro quelle scure lenti.
L'uomo era in piedi nel suo completo di pelle nera, gli stivali, i guanti e la sua impeccabile pettinatura ossigenata; teneva le braccia dietro la schiena con il polso sinistro nella mano destra.
Apparentemente poteva sembrare che fosse preso dalla visione della sua opera, ma i pensieri molto più densi di quell'acqua decomposta vagavano per la sua testa; purtroppo quella fastidiosa seccatura interrupe le deliziose immagini di torture su Redfield che si affacciavano nella sua mente.
-Albert...?- iniziò lei melliflua facendolo innervosire all'istante.
C'erano solo due persone al mondo in grado di farlo innervosire: Redfield e quella viscida e lussuriosa sanguisuga.
Non riusciva proprio a sopportare quella donna, senza dubbio molto provocante ma anche incredibilmente idiota, tanto da non capire il pericolo che correva ogni volta chiamandolo per nome.
La donna formosa lo guardava languidamente mentre eliminava la breve distanza che li separava e si avviluppava a lui, attorcigliando le sue lunghe gambe tra quelle tese e muscolose di Wesker, che era rimasto completamente impassibile.
-Tu non sai proprio quando devi stare al tuo posto.- sibilò, prima che potesse continuare ad alterarlo, se possibile, ancora di più.
Excella richiuse, stizzita, la bocca che non aveva fatto neanche in tempo ad aprire.
Come poteva non degnarla di un'occhiata ed essere così distaccato con lei?
Nessun uomo avrebbe resistito al suo fascino femminile... ma lui sì. Sempre.
Sarebbe passata direttamente alla pratica senza ulteriori indugi.
Rimanendo al suo fianco circondò il suo petto largo e palestrato con le sue braccia candide, iniziando ad accarezzare la superficie liscia dei suoi vestiti e facendo scorrere le mani sempre più giù.
Si era appena avvicinata alla fibbia della cintura che si ritrovò con le spalle contro il vetro della vasca, il collo stretto nella sua morsa, a dimostrazione di quello che le aveva detto prima.
Non stava soffocando, ma sentiva già la mancanza d'aria e la cosa che più la preoccupava, nonostante i metri di spessore della vasca, era lo squalo che aveva appena finito il suo pranzo e si preparava al dessert.
-Un bocconcino come te soddisferebbe chiunque... letteralmente.- commentò Wesker, per niente malizioso.
Detto questo lasciò bruscamente la presa facendola scivolare a terra; la donna si massaggiò la gola riprendendo a respirare normalmente.
-Ti piacciono i capelli biondi... o sbaglio?- commentò lei in tutta risposta, nascondendo tra le parole la rabbia ed esprimendo un sottile sarcasmo, certa che lui l'avrebbe colto al volo.
Nel buio un'ombra si districò dalle altre e lo sconosciuto si fece avanti senza pronunciarsi.
Wesker lasciò perdere la donna, deciso a concentrarsi di nuovo su Redfield; era trascorsa appena un'ora e già sentiva il bisogno di vedere ancora la sua faccia da cane bastonato...
Sorrise perfido pensando che sarebbe stato a lui a bastonarlo, ma ritornò rapidamente al presente:
-Andiamo.-
Fece un lieve cenno con la testa all'estraneo senza curarsi di Excella che non aveva smesso di osservarli con sguardo velenoso.
Si incamminarono verso il laboratorio dove avevano lasciato l'oggetto della sua vendetta.
 

Un’ombra che si muove nel buio temuta dagli incubi.

 
 
______________________________________________________________
 
 

Le sue urla mi rimbombano ancora nelle orecchie.
La sua anima continua a tormentarmi.
"È colpa tua" la sento ripetere.
Ancora.

 
-Ancora.-
 

Prima lei... poi, una dopo l’altra, le ha viste morire per colpa sua.
Io dovrei riuscire a salvare tutti! Ed invece vedo solo morire chi mi sta intorno.
Ancora.
 
E l'incubo continua. È lui.
Non mi abbandona mai e ritorna ad uccidermi, lentamente, un pezzo alla volta...

 
-Ancora.- ripetè con voce ferma, senza scomporsi.
 

È qui.
Non voglio più svegliarmi.
Lasciatemi morire...

 
Un rumore di passi ed una porta che si chiudeva lo riscossero dai suoi pensieri.
Chris uscì lentamente dal dormiveglia nel quale era sprofondato e sentì subito il fuoco esplodergli nel mezzo della schiena.
Dolore, un intenso dolore che lo assaliva.
-Bentornato tra noi, Redfield.-
Cercò di mettere a fuoco qualcosa mentre si contorceva per terra, ma la vista annebbiata gli dava un senso di nausea.
Chissà quant'era che non mangiava qualcosa...
Ci mise alcuni secondi per rendersi conto che era sdraiato a terra, ma la buona notizia era che poteva muoversi, perciò aspettava impaziente quella cattiva.
Era libero dalla sedia e dalle corde che lo avevano tenuto incatenato fino a quando non si era addormentato.
Mosse un braccio passandoselo sul viso in un gesto abituale; adesso poteva vedere i suoi polsi arrossati e a tratti sanguinanti e dietro le sue mani riusciva a distinguere una figura nell’ombra.
-Dormito bene?- chiese questa, con falso interesse.
Wesker sorrideva malvagio e avrebbe proprio voluto strappargli quel sorrisetto schifoso dalla faccia prendendolo a pugni.
Ritrovò improvvisamente l'energia e con uno scatto balzò in piedi scagliandosi contro di lui, ma l'agilità del suo avversario e le sue pessime condizioni non gli furono utili; la stanza incominciò a girargli intorno.
Un ostacolo lo fece ricadere bruscamente a faccia avanti e parò le mani avanti un secondo prima di rompersi il naso già sanguinante sul pavimento.
-Sempre troppo impulsivi, voi Redfield.- commentò Wesker.
Ogni suo pensiero si concentrò improvvisamente su Claire, la sua sorellina... aveva la terribile sensazione che fosse in pericolo e temeva, più di tutto, che gli saltasse in testa la folle idea di venirlo a ripescare.
-Miss Redfield sta bene... per ora.-
Come faceva ad interpretare alla lettera i suoi pensieri?
Si avvicinò e lo rigirò con la punta della scarpa; Chris non riuscì ad opporsi e si ritrovò con la schiena dolorante schiacciata contro il suolo ghiacciato di quella stanza, che nell'ultima giornata era diventata la sua futura tomba.
Cercò comunque di non farsi sfuggire nessun lamento: avrebbe fatto di tutto pur di non mostrargli il suo dolore.
-Sei come un libro aperto per me.- aggiunse Wesker.
-Taci, stronzo.-
Sputò sulla scarpa che lo teneva inchiodato a terra.
Wesker lesse nei suoi occhi chiari il suo astio sprezzante e stroncò sul nascere i suoi propositi di ribellione, così spostò la pressione della scarpa sulla faccia.
Chris sentì il labbro gonfio e spaccato riprendere a sanguinare, mentre tentava con tutto se stesso di spostare quel pesante macigno.
Wesker avrebbe potuto rompere quel suo fin troppo fragile cranio esercitando una lieve pressione... ma allora dove sarebbe stato il divertimento?
Perciò lo scansò rapidamente; Chris non aspettava altro: si girò su un fianco per colpirlo alle gambe con una spazzata e farlo cadere a terra, ma non riuscì a fare niente di tutto ciò perché Wesker lo aveva già colpito in mezzo alle scapole con l'altro piede.
I polmoni sembrarono non ricevere più aria, non gli bastava; iniziò ad annaspare cercando di respirare: tossì e si piegò sulle ginocchia riprendendo il controllo del suo corpo esausto.
-Sei un mortale così forte... sarà ancora più divertente vederti spezzare...- dichiarò lui mentre prendeva una siringa dal tavolo che fino ad ora era stato alle spalle di Chris.
Era cosparso da ogni tipo di utensile chirurgico e poteva solo lontamente immaginare a cosa potessero servire o quello che gli avrebbero causato.
Le lame brillavano alla luce di un secondo lampadario sopra il tavolo di metallo e adesso l'ago luccicava di un bagliore sinistro.
-...e ancora di più lo sarà studiarti.- completò la frase.
Chris sgombrò la mente da qualsiasi dolore e cercò di alzarsi in piedi poggiandosi al muro.
Non avrebbe preso un campione del suo sangue così facilmente per farci sopra chissà quali porcherie e far danno ad altri.
Si sarebbe divertito a vivisezionarlo?
Non sarebbe mai stato complice del suo folle piano neanche nolente.
-Avanti Redfield, giochiamo.- disse Wesker sibilando come un serpente.
-Vai a fare i tuoi giochini perversi su qualcun'altro, bastardo!-
-Tra poco ti passerà la voglia di fare lo spiritoso.-
Wesker si avvicinava piano verso di lui con l'ago in vista e il panico lo assaliva come stava per fare il tyrant di fronte a lui.
La mente lavorava rapida cercando una soluzione, una via di scampo,  qualcosa.
 

Merda, merda, merda...

 
Era a pochi passi da lui, agì in fretta: fece una finta a destra, Wesker come previsto si mosse velocemente e Chris riuscì a scartarlo a sinistra; fortuna che i suoi riflessi non si fossero intorpiditi.
Ma aveva cantato vittoria troppo presto.
Wesker lo colpì alle spalle spedendolo sul tavolo da laboratorio.
Chris vide gli arnesi di vetro andare in frantumi e conficcarsi nella sua pelle mentre Wesker saliva sul tavolo, adirato.
Chris trovò a malapena la forza per girarsi su se stesso cercando di rialzarsi, ma il sangue rendeva il tutto più scivoloso e le fottute lucciole erano tornate.
Aveva tagli ovunque: braccia, gambe, ed ora la faccia sanguinava copiosamente per un profondo taglio sullo zigomo.
Wesker rispinse Chris con la schiena sul tavolo, procurandogli altre ferite che questa volta non gli impedirono di trattenere un lamento straziato.
-A cuccia, Redfield.-
-Ficcatela nel culo, Wesker.- sputò Chris fra i denti.
Abbozzò un lieve sorriso pregustando il momento, dopo di che, l’ago penetrò il braccio finché la pelle non lo nascose del tutto.
Chris lanciò un acuto grido di dolore mentre lo osservava estrargli la sua ambrosia vitale.
Cercò comunque di colpirlo con un diretto, ma la prontezza di Wesker bloccò il colpo poco prima che il pugno si schiantasse sui suoi occhiali.
Ci vollero alcuni minuti: Chris era agonizzante e disteso sul tavolo mentre Wesker godeva a pieno della sua agonia, in cui non smise di soffrire neanche quando la siringa fu piena, e l’estrazione dell’ago gli costò un’altra atroce sofferenza.
Era in un bagno di sangue, distrutto, su quel tavolo che sembrava fosse ricoperto di spilli infernali e tormenti atroci.
Wesker scese dal tavolo con un agile salto, soddisfatto, senza neanche una macchia di sangue sul suo completo nero, mentre Chris giaceva ansimante ancora su di esso.
Stava versando il prelievo in una provetta e gli voltava le spalle, mentre sistemava il tutto tra apparecchiature e macchinari vari di cui Chris ignorava completamente la funzione.
-Mi sarai molto utile Redfield, davvero molt...-
Chris aveva preso un affilato bisturi e lo aveva piantato con un rapido slancio nella giugulare di Wesker, da cui ora zampillava sangu; il quale si girò di scatto scaraventandolo contro il tavolo che si rovesciò per terra insieme a Chris; il frastuono riecheggiò nella stanza.
Wesker estrasse lentamente l’affilato coltello gettandolo per terra in un’altra pozza di sangue.
Il ragazzo era steso a terra cercando di riprendersi: era finito.
 

Alzati, cazzo! Avanti Chris...

 
Ma il suo corpo non ne voleva sapere di rispondergli, aveva dato troppo ed ora era troppo stanco, aveva perso molto sangue, era un miracolo che fosse anche solo riuscito a reagire più volte.
Wesker afferrò un’altra siringa, questa volta ripiena di un serio trasparente, scansò il tavolo portandosi al fianco di Chris.
-Da qui, Redfield...- disse Wesker, mentre spruzzava dalla siringa alcune goccie che colvano sull’ago, sadico.
-...non torni più indietro.-
Non voleva che finisse così (o iniziasse?), in quel momento avrebbe anche accettato di morire per mano sua, ma non così.
 

No!

 
Chris sbarrò gli occhi terrorizzato, indietreggiò trascinandosi a terra con le poche forze che gli erano rimaste, ma quando le sue spalle ferite lanciarono un’altra stilettata di dolore si rese conto di essere in trappola.
Nessuna via d’uscita: era tra una parete di cemento e la morte.
Alla morte si attribuisce la falce, si dice che sia deforme e malfatta, ma adesso ha la forma di un virus letale da cui scaturiranno germogli mortali.
Il seguito fu un blackout: l’ultima cosa che vide fu Wesker che rideva maligno ed immagini confuse gli attraversavano la mente...
 

Jill?

 
Ed il resto fu niente.

 

 


 
N.d.a.:
 
Salve (spero) numerosi! :D
Ecco il terzo capitolo tutto per voi ^^
Come avete visto, questa volta mi sono intrufolata nella mente del nostro caro e povero Chris Redfield; inizio a sentirmi in colpa nel trattarlo così male... o forse no ^_-“? Perciò gli ho fatto riprendere qualche rivincita, anche se continuo a chidermi ogni volta dove gli faccio trovare la forza di reagire XD ma in fondo è una fan-fiction, non siate troppo severi D:
Chiedo umilmente perdono per non essermi fatta sentire ultimamente e soprattutto per impiegare una quaresima per scrivere un capitolo, ma purtroppo non ho molto tempo: causa forze maggiori.
Ma leggo tutto e soprattuto scrivo! Recensirò e risponderò a tutti, vi prego solo di avere pazienza (lo so che ve ne chiedo tanta <3).
Dunque... vi lascio con i ringraziamenti che a voi scocciano tanto ma sono d’obbligo.
Un immenso grazie a chi ha recensito:
 
Ebbrezza
Glaucopis
_Lightning_  (Tanto ormai lo sapete che è la mia beta ù.ù inutile ripeterlo XD
Ma sì che lo ripeto!  ;P)
 
Mi fate davvero sentire soddisfatta *^*
Anche le visite non sono poche! Grazie a chiunque ha letto fin qui e a chi ha aggiunto la storia tra le seguite/ricordate e spero anche preferite °w°
 
_ Shadow _ 

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Capitolo 4
*** ...On a memories dish ***


Revenge should be served cold...

...On a memories dish

 
La stanza buia era illuminata solo dall’alone soffuso che lo schermo emava.
Il suo volto era oscurato dalle onnipresenti lenti, le mani incrociate e poggiate sul ventre, le gambe fasciate dalla solita stoffa nera erano distese sulla scrivania mentre si dondolava impercettibilmente sulla sedia sel suo ufficio.
Le luci erano spente, come sempre: le accendeva solo se c’era qualcun altro.
In fondo a lui non servivano: riusciva a vedere benissimo anche così.
Nemmeno la finestra lasciava filtrare uno spiraglio di luce: tutta la stanza era così immersa in un’ombra sinistra.
Ma Wesker non aveva bisogno di guardare per sapere che quella foto era lì, lo fissava, con quei suoi occhi azzurri, umani, riflessi in quelli che stava guardando nello schermo.
Abbandonò lo schienale della comoda poltrona avvicinandosi alla scrivania, dov’era poggiato il fascicolo di Chris Redfield, ormai memorizzato; sotto seguiva quello della sua “cara sorellina” Claire Redfield.
Due seccature incredibilmente fastidiose, ma allo stesso tempo, probabili pedine; non bisognava mai ritenere inutile qualcosa da cui si poteva ancora trarre vantaggio.
Aprì la prima cartella venendo investito da un'ondata di odio.
Si alzò in piedi gettando tutto a terra: la vaga illuminazione del televisore mosse le ombre come se avesse il potere di spostare le tenebre, ed in un certo senso, lo possedeva; i fogli si sparsero sul pavimento mentre la foto continuava a fissarlo, ricordandogli sempre ciò che lui ancora non era riuscito ad avere.
Incominciò a vagare per quel tartaro, si passò le mani sui capelli perfettamente pettinati ed in ordine come si addiceva al suo stile.
Il suo pensiero iniziava a perseguitarlo.
Per quanto ancora avrebbero dovuto condividere lo stesso mondo?
Raramente si permetteva quegli sfoghi, anche se sapeva di essere solo.
Ma stava lentamente, inesorabilmente, scivolando nell’oblio, e l’unica cosa che poteva farlo risalire da quell’abisso senza fondo era una vendetta lenta e dolorosa che aveva appena iniziato a godersi, dopo di che, si sarebbe sbarazzato di tutti i suoi fastidiosi ostacoli.
Wesker contrasse la mascella e strinse i pugni, sentì la pelle dei guanti scricchiolare sotto la sua stretta omicida mentre i suoi occhi si infiammavano di un rosso più acceso.
Li richiuse cercando di recuperare la sua solita maschera impassibile.
La sua attenzione venne di nuovo catturata dal televisore a cui stava dando le spalle; la scena era incorniciata da una lunga crepa che partiva dal centro dello schermo rovesciato su un lato, poi rivolse di nuovo lo sguardo alla foto di Chris spalmata sul pavimento.
-Tutto a posto, Albert?-
Quella voce così impertinente.
Excella.
Wesker non aveva neanche fatto caso al cambiamento improvviso di luce che adesso fendeva l’oscurità dalla porta.
Non rispose, continuando ad ignorarla e a far finta che l’ufficio non fosse nel caos più totale.
Raccolse la fotografia da terra e la gettò nel cestino, poi estraendo un’accendino dalla tasca del cappotto, lo accese e lo rilasciò ricadere a bruciare la carta.
Il volto di Chris iniziava a ripiegarsi tra le fiamme, come avrebbe voluto veder contorcere lui dal dolore in un'eterna sofferenza creata dal suo infinito odio.
Il ticchettio pungente come i suoi tacchi a spillo si avvicinò a lui finché non si fermò al suo fianco.
Lo stava fissando, cosa che contribuiva ad accrescere l’irritazione di Wesker.
Continuò a guardare il fuoco divampare ed un lieve fumo annebbiare l'aria.
Avrebbe rubato qualsiasi cosa a Chris, lo avrebbe privato di tutto ciò che aveva, dal più insignificante ricordo al più piccolo respiro.
Vita e morte sarebbero state sue.
 
 
-Bravo.-
Excella applaudiva sarcastica.
La crocchia corvina, il vestito bianco attillato e aderente, scollato oltremisura: era lei.
-Dov'è Jill?-
Chris le puntò contro la pistola, subito imitato da Sheva.
-Jill?- ripetè lei, come se non la conoscesse.
-Avanti, parla!-
Chris cominciò a irritarsi, il dito che fremeva dalla voglia di premere il grilletto.
La seducente donna sorrise sadica prima di voltargli le spalle ed iniziare a salire le scale che portavano all'ascensore.
Chris stava per sparare, ma qualcosa lo colpì alle spalle facendolo barcollare in avanti.
I due si trovarono disorientati: li aveva presi alla sprovvista; Sheva si riscosse subito e degli spari riecheggiarono nell'aria. Chris si voltò e vide una figura, coperta da un lungo e scuro mantello dalla testa ai piedi, che lottava contro la sua partner.
Sheva continuava a sparare ma il soggetto era troppo veloce ed agile per essere colpito.
Somigliava quasi a...
Un doppio calcio diretto alla faccia interruppe violentemente i pensieri di Chris, che si ritrovò a terra dopo essere stato colpito una seconda volta in pieno stomaco.
Mentre lui tentava di rialzarsi, la sua partner cercò di sorprendere il nemico alle spalle, ma questa la disarmò con uno scatto fulmineo, costringendola a battersi a mani nude.
Chris aveva ripreso al volo la pistola che ora puntava al volto dello sconosciuto, coperto da una maschera di ferro.
Sheva cercò di sferrare un pugno, ma questo venne prontamente parato e bloccato in una leva; un ginocchio le colpì le costole fluttuanti strappandole un gemito di dolore e una palmata allo sterno la lasciò senza fiato.
Intanto l'ombra continuava a schivare i proiettili di Chris, ma uno di questi, andando a segno, fece saltar via la sua maschera, lasciando solo il cappuccio a coprirgli il volto.
L'individuo affrontava in contemporanea due avversari ben addestrati, senza che un solo proiettile o colpo andasse a segno.
Si spostò all'altro capo della sala con una serie di abili e rapide evoluzioni, mettendosi fuori tiro.
Chris controllò il caricatore: ne avevano già svuotati due a testa.
Ricaricò velocemente la pistola senza perdere di vista il bersaglio.
Adesso la sagoma era di fronte a loro, perfettamente calma e senza un accenno di stanchezza o fiatone, mentre Chris e Sheva inspiravano ed espirivano velocemente per la stanchezza.
Excella era ancora in cima alle scale, come a godersi lo spettacolo.
-Basta giocare! Parla!- disse Chris.
-Refield... ho appena iniziato.-
Chris distinse un'altra figura accanto ad Excella, più imponente; quella realtà così sconvolgente faticava a connettersi con i suoi ricordi.
-Wesker?! Tu dovresti essere... morto!-
-Dovrei.- sottolineò lui.
-L'ultima volta ci siamo visti a villa Spencer.- continuò.
-Che bella riunione di famiglia, non trovi?-
Chris strinse la presa sulla sua Beretta nel sentire e ricordare quel suo sarcasmo così dannatamente pungente.
Wesker percorse la distanza che lo separava da Chirs come se un invisibile tappeto rosso tracciasse la via verso la sua gola. La sua superforza non era di certo diminuita negli ultimi anni, ritrovandosi così a soffocare.
L'agente tentava di divincolarsi mentre Sheva, dopo un vano tentativo di aiutare il compagno, era di nuovo impegnata a schivare i colpi dello sconosciuto.
Wesker scagliò via Chris senza alcuno sforzo, facendogli sbattere violentemente la testa contro il muro.
L'uomo si ritrovò spaesato e disarmato, e peggio ancora rischiava di avere un trauma cranico per l'impatto troppo forte. Non si era mai sentito così male in vita sua; puntini luminosi esplodevano nella sua visuale.
Un alone incominciò ad avvolgerlo, vaghe e sfocate scene si sovrapponevano tra loro creando ancora più confusione, se possibile.
Cercò di allungare una mano verso ciò che sembrava una pistola ma la sua mano toccò il vuoto.
Sotto il suo palmo, solo il freddo ed umido pavimento. Un piede gli pestò la mano rischiando di rompergli le dita.
Chiuse gli occhi e cadde nell'inconscio.
-Sei nelle mie mani, Redfield.-
 
 
Wesker ammirava incantato quella fiamma che inceneriva l’immagine del suo rivale; Excella intanto stava guardando un foglio sotto al suo piede che aveva catturato la sua attenzione.
Dopo un esame più attento, vide che riportava proprio il suo nome.
Lo raccolse, incuriosita che proprio Wesker avesse un documento su di lei, ma forse era semplicemente il suo curriculum:
“Excella Gionne: esperimento in corso per testare gli effetti del Virus Uroboros.”
Non finì di leggere le note successive che Wesker aveva scritto a mano, in una calligrafia precisa e netta: il foglio stava bruciando nelle sue mani, perciò dovette lasciarlo cadere a terra iniziando a calpestarlo.
C’era qualcosa che le nascondeva?
Wesker si voltò lentamente verso di lei.
-Lei capisce, Miss Gionne, che voi ricercatrici della Tricell meritate un buon posto all’interno della Umbrella Corporation.
Per questo, come una delle menti più brillanti all’interno dell’alveare...- Wesker aveva ripreso il controllo di se stesso; sbuffò appena, ripensando alla paradossale osservazione che aveva appena pronunciato.
-...le ho affidato il progetto Uroboros.
Sa che ho bisogno di nuovi progressi in questo campo, e per ottenerli lei prenderà parte al team di ricerca.-
Excella sorrise suadente come era nel suo stile.
-Credo di aver dimostrato di essere all'altezza, non è così?(1)- sghignazzò come una gallina geneticamente modificata irritando Wesker.
Wesker, in tutta risposta, annuì vagamente.
-Perché non sei già a lavoro?- “mente brillante”, aggiunse ironicamente fra sé.
La donna gli fece un occhiolino provocante prima di sparire tra i corridoi della società farmaceutica.
La porta si richiuse facendo piombare l’ufficio nel buio; la cenere non era più in fiamme e lo schermo in frantumi emetteva immagini ad intermittenza, catturando l'attenzione di Wesker: una ragazza era bendata e stretta in una camicia di forza, rinchiusa, senza via di fuga.
Wesker ammirò la calma con cui respirava, il modo in cui cercava di non farsi prendere dal panico dopo la sua cattura.
 

“Quanto adoro questa tua sublime e dolce agonia...
 
...Dear Heart”

 
La vendetta procedeva.
 

 
 
 
N.d.a.:
 
Su questo capitolo non ho molto da dire, spero solo che non vi siate persi tra i flash-back.
Per capirci meglio: per la scena del combattimento ho preso spunto e rielaborato da qui-> 
->http://www.youtube.com/watch?v=EgF-naopS_c
Scusate se ritardo sempre con la pubblicazione di ogni capitolo ç_ç
Grazie mille se siete ancora qui dopo così tanto! Ovviamente ringrazio anche la mia beta che mi permette di pubblicare _Lightning_ , chi ha recensito, Glaucopis ed Ebbrezza, chi ha letto e continua a seguire ^^
A presto :D
 
_ Shadow _

 


 
(1)Citazione Excella Gionne.

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