Delirii.

di StefanoReaper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La Condanna ed Il Delirio ***
Capitolo 2: *** >Indice. ***
Capitolo 3: *** Il Cruccio Dello Scrittore. ***
Capitolo 4: *** Di Ritorno A Casa. ***
Capitolo 5: *** Solitudine. ***
Capitolo 6: *** Dormi Con Me. ***
Capitolo 7: *** Il Lettore. ***
Capitolo 8: *** Pazzia... ***
Capitolo 9: *** ...Redenzione. ***
Capitolo 10: *** L'Incubo. ***
Capitolo 11: *** Il Giorno In Più. ***
Capitolo 12: *** La Scimmia Pensante. ***
Capitolo 13: *** Stiamo Costruendo Un Nuovo Mondo. ***
Capitolo 14: *** Lo Spaventapasseri. ***
Capitolo 15: *** I Fiammiferi. ***
Capitolo 16: *** Cuori Infranti. ***
Capitolo 17: *** Disperazione. ***
Capitolo 18: *** Alla Luna. ***
Capitolo 19: *** Silenzio. ***
Capitolo 20: *** Parole..? ***
Capitolo 21: *** Perché Non Mi Ascolti? ***
Capitolo 22: *** L'Amore. ***
Capitolo 23: *** ... ***
Capitolo 24: *** Come Una Farfalla. ***
Capitolo 25: *** Parole..! ***
Capitolo 26: *** Diviso A Metà. ***
Capitolo 27: *** Maschere. ***



Capitolo 1
*** Prologo - La Condanna ed Il Delirio ***


La Condanna ed Il Delirio

 
Quando diventa difficile trovare le parole da dire
Quando i pensieri restano attoniti
Imprigionati nei meandri della mente
Quando provi a parlare
Ma le voci ne cambiano il senso
Quando ogni volontà scompare
E niente riesce a passare
 
Guardati scomparire
Perdere ogni istinto
Una pietra che affonda
Precipiti nel buio
 
Ogni volta che decidi di fuggire
Diventa più grande il prezzo da pagare
E ti senti così intorpidito
Che non sai se lottare o volar via
Un impulso soffocante scorre nelle vene
Con estrema apprensione cadi nell'insano
E perdi la speranza della redenzione
 
Nell'insteria indifesa
Nell'urgenza falsata
Bloccato dalla paura
In possesso dell'angoscia
 
Corri
Provi a nasconderti
Sopraffatto dal Delirio.
 
***
 
Abbatti questo muro!
Risollevami dall'affondare
Non è ancora troppo tardi per me
 
Mentre cerco di trovare la via
Se sei ancora lì per me
Salvami
Salvami ancora
E ancora
E ancora

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Capitolo 2
*** >Indice. ***


PARTE I - PARANOIE

Il Cruccio dello Scrittore.
Genere: Introspettivo, Malinconico.
Avvertimenti: Flashfic.

Di ritorno a casa.
Genere: Mistero.
Avvertimenti: Flashfic.

Solitudine.
Genere: Drammatico.
Avvertimenti: Flashfic.


Dormi Con Me.
Genere: Drammatico, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.

Il Lettore.
Genere: Introspettivo, Generale.
Avvertimenti: Flashfic.

Pazzia...
Genere: Drammatico, Horror.
Avvertimenti: Flashfic.

...Redenzione
Genere: Drammatico, Horror.
Avvertimenti: Flashfic.


PARTE II - DELIRII ONIRICI

L'Incubo.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale.
Avvertimenti: Flashfic.

Il Giorno In Più.
Genere: Generale, Drammatico.
Avvertimenti: Flashfic. 

La Scimmia Pensante.
Genere: Drammatico, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.


PARTE III - DELIRII DI CONTROLLO

Stiamo Costruendo Un Mondo Migliore.
Genere: Generale.
Avvertimenti: Flashfic.


PARTE IV - DELIRII DA INFLUENZAMENTO

Lo Spaventapasseri.
Genere: Favola, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.

I Fiammiferi.
Genere: Generale.
Avvertimenti: Flashfic.


PARTE V - DELIRII NICHILISTI

Cuori Infranti.
Genere: Drammatico.
Avvertimenti: Flashfic.

Disperazione.
Genere: Drammatico.
Avvertimenti: Flashfic.

Alla Luna.
Genere: Drammatico.
Avvertimenti: Flashfic.

Silenzio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Flashfic.

Parole..?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Flashfic.

Perché Non Mi Ascolti?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Flashfic.

L'Amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.

...
Genere: Drammatico, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.

Come Una Farfalla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Generale.
Avvertimenti: Flashfic.

Parole..!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Flashfic.

Diviso A Metà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Flashfic.

Maschere.
Genere: Malinconico, Introspettivo.
Avvertimenti: Flashfic.

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Capitolo 3
*** Il Cruccio Dello Scrittore. ***


È strano, quando siedo sulla mia solita sedia di legno, e fisso la macchina da scrivere, mentre a destra scorgo il barlume di un bicchiere pieno di liquore e a sinistra una montagna di libri ammucchiati, alcuni iniziati e mai finiti, altri finiti, ma non capiti, chiuso nello studio, con la puzza di chiuso che mi punge il naso e l’umidità che mi penetra nelle ossa, afferro un foglio bianco e lo infilo a forza nella fenditura della macchina da scrivere e fisso i tasti neri della macchina.
Avrei tante cose da dire, e la testa sembra scoppiarmi, come se tutti i pensieri e le idee non riuscissero più ad accontentarsi di un così minimo spazio vitale, e lottassero con le unghie e con i denti, cercandosi di aprire un varco, per guadagnarsi poi il loro posto, fissi e indimenticabili su un foglio.
Poi d’un tratto, mi guardo attorno. Sposto lo sguardo dal foglio al bicchiere.
Come pensavo di poter mettere un che su carta?
Esiste forse qualcosa di più indescrivibile e metafisico dei pensieri di un povero uomo solo?
Preso da questi pensieri afferro il bicchiere, ne bevo, mi alzo, volgo le spalle alla macchina, e esco.

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Capitolo 4
*** Di Ritorno A Casa. ***


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Quella sera Karl Layne era tornato a casa prima del solito. Si sentiva male, e non si considerava in grado di continuare la serata per bene. Giunto alla soglia di casa, aprì la porta e girò per il corridoio, fino alla porta della camera.
Fece per aprire, abbassando la maniglia, ma la porta non si mosse. Rimase sgomento per un attimo, e provò allora nuovamente, con più forza, ma non accadde nulla.
“Chi è?” chiese una voce da dentro.
“Come chi è? Questa è la mia camera!”.
Un attimo di silenzio.
“Chi è lei? E come è entrato?” domandò la voce dell’uomo all’interno.
Quella voce causava una strana sensazione il lui, come un brivido leggero, un ricordo ancestrale.
La situazione si stava facendo paradossale.
Uno sconosciuto era entrato in casa, s’era chiuso in camera e pretendeva di chiedere come fosse entrato?
“Esca immediatamente da casa mia, o chiamo la polizia!” urlò alla porta sbarrata davanti a sé.
La porta si aprì di uno spiraglio, e la sagoma dell’uomo sconosciuto gli apparve in controluce, irriconoscibile.
“Senta, non so come abbia fatto a entrare, ma è lei che deve uscire: questa è casa mia”.
Controluce iniziò a distinguere i contorni e le fattezze dello sconosciuto.
“Ma, chi è lei?”.
Lo sconosciuto inarcò le sopracciglia, lo guardò dubbioso e disse:
“Il mio nome è Karl Layne, e lei deve andarsene”.

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Capitolo 5
*** Solitudine. ***


Seduto in poltrona guarda davanti a sé. Lo sguardo vacuo è perso nel vuoto.
Da quanto sta in quella posizione? Nessuno lo sa.
Neanche lui sa dare risposta. Anzi non lo chiede neanche.
Siede e basta.
Aspetta.
Ma cosa aspetta? Neanche questo sa.
Le mani stringono i braccioli ruvidi. Le unghie ingiallite dal tempo grattano il tessuto rugoso.
Lo sente dentro. Il vuoto.
Un vuoto che lo costringe a rimanere inchiodato a una poltrona consumata, mentre un desiderio di esplodere lo attraversa da capo a piedi.
Vorrebbe alzarsi, ma non può. Vorrebbe correre via, ma per andare dove?
Una lacrima calda cola lungo la guancia irsuta.
Non c’è speranza.
È solo. E da soli si muore.

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Capitolo 6
*** Dormi Con Me. ***


Sobbalzo nel letto, madido di sudore, i gonfi occhi spalancati irrorati di sangue, e quell'urlo che ancora mi rimbomba nella testa.
Ma lei ora dorme tranquilla. La fioca luce dalla finestra illumina il suo volto rilassato. Ormai sembra tutto un vago ricordo, una sensazione, e mentre mi si calma il respiro appoggio la testa sul cuscino. Chiudo gli occhi, inspiro profondamente e mente ascolto i battiti impazziti del mio cuore tento di riprendere sonno.
Camminavo in un bosco. Sentivo la sua mano stringersi attorno alla mia. La brezza leggera accompagnava i nostri passi e ci guardavamo in silenzio.
Pioveva. Le fresche gocce bagnavano con leggerezza i nostri volti. Ci baciammo.

L'urlo mi riporta alla realtà. Una lacrima mi scivola lungo la guancia e solo allora mi accorgo di star piangendo e tremando. L'urlo riecheggia e si fissa nella mia mente, unendosi alle ultime immagini del sogno.
Lei ora dorme. Non urla più.
Ma io lo sento sempre, vivido e acuto, come se fosse reale. E forse lo è, come i fantasmi che ogni notte accompagna da me.
Riesco a sentire il suo respiro e ancora una volta chiudo gli occhi alla silenziosa oscurità.

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Capitolo 7
*** Il Lettore. ***


Sdraiato sul letto, ignoro lo scorrere delle ore immerso nelle pagine di un libro. Quando inizio, niente può farmi smettere. Potrei continuare per ore, giorni, forse mesi. Con quell'odore speciale, come una droga, che solo un libro possiede.
Di poche cose ho bisogno. Un libro e una penna.
Che me ne farei di un libro se non avessi una penna con la quale segnare le frasi e le pagine che rileggerò tra uno o sei mesi, tra un anno, o forse venti, o quaranta? Niente.
Non voglio essere come quelli che leggono e non assorbono, che sentono e non ascoltano, che vedono e non guardano.
Per vivere bisogna ascoltare, bisogna osservare, contemplare, bisogna farsi trascinare dal sentimento, amare e odiare, uscire dalla superficialità e smetterla di travasare, con chiacchiere e pensieri inutili, il vuoto nel vuoto.

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Capitolo 8
*** Pazzia... ***


1.
Stai tranquilla, non hai niente da temere nelle mie mani.
Ora stai ferma dolcezza, potrebbe fare un po' male.
Chiudi gli occhi.

Ho ancora nelle orecchie il rombo continuo, il rumore della pelle che si lacera, le urla, il gorgogliare del sangue.
Voi, ingrati. Voi, crudeli egoisti. Voi, vittime ignare. La vostra bellezza non vi appartiene più. Volevate essere i più belli, i più lodati per la vostra bellezza.
Ma che cos'è la bellezza? Per voi, è ciò che vi farà disperare.
La vostra bellezza mi tenta più che l'oro i ladri. E io ve la ruberò.
Sarà la mia ricompensa, il mio risarcimento.


Stai ferma, così rischi di farmi sbagliare.
Non mi guardare così, tesoro. Sto facendo solo quello che mi hai chiesto.
Smettila di guardarmi. Smettila di piangere.
Ferma!

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Capitolo 9
*** ...Redenzione. ***


2.
Il rombo, la pelle lacerata, le urla, il sangue
.
E quegli occhi che mi fissano. Quei profondi e terrorizzati occhi neri, nei quali i pensieri si perdono e le memorie mi stordiscono.

Non c'è vita più triste e più sprofondata nell'abisso della paura di quella di colui che, con fredda impotenza, soffre e muore per redimersi da se stesso.
Che cosa ho fatto? Che cosa ho creato?
Ho distrutto la bellezza, e adesso non mi rimane che il nulla.

No! Non andate via, non lasciatemi! Avrò la redenzione mediante il sangue. Il mio sangue.
Segnate sul mio volto le ferite della redenzione. Salvatemi, vi prego!
La pelle si lacera, il sangue gorgoglia.
Chiudo gli occhi e trattengo le urla.
È la salvezza, il perdono, la fine.

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Capitolo 10
*** L'Incubo. ***


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Lo sento respirare. Sta sopra l'armadio, rannicchiato nel buio, e mi guarda, sogghignando. I suoi occhi gialli incontrano la fioca luce che entra dalla finestra socchiusa e si illuminano di un riflesso diabolico.
Io da sotto le coperte, con la sola testa scoperta, tengo gli occhi spalancati e fissi verso quell'angolo buio. Ogni sera lotto contro quell'orrenda e immonda creatura, è una lotta alla resistenza, alla tenacia, ma lui sempre mi sopraffà, e mi perseguita nel sonno, inseguendomi all'infinito, affannandomi alla corsa, per vicoli buii e boschi inquietanti, fino a quando non mi intrappola, mi costringe in un angolo, e guardandomi sogghignando con i suoi occhi maligni, mi sovrasta, mi ricopre di tenebra e mi divora lentamente. L'unica mia salvezza è dunque urlare, sbraitare, scalciare più forte che posso, per tentare di uscire dal sogno, di svegliarmi. E quando mi sveglio, ancora urlante e madido di sudore, e accendo la luce, sento i passetti veloci, il ticchettìo degli artigli della bestia che si allontana rapida dal letto, tornando nel suo angolino buio.
Non l'ho sconfitto, e non lo sconfiggerò mai così. È sempre in agguato e attende pazientemente che l'oblio di Morfeo mi ricopra per poter iniziare la sua diabolica danza.
Ma non teme la luce; a lui basta la vista dei miei occhi chiusi e dormienti per poter uscire allo scoperto e agire.
Non ho via di scampo.
Convivo ogni notte con la certezza che lui mi aspetta, pazientemente, nel suo angolo. Non gli importa quanto dovrà a spettare. Sa che cederò prima o poi. E anch'io lo so.
Sono ormai rassegnato al mio destino giornaliero di lottare contro le mie più orrende e terrificanti paure senza aver alcuna opportunità di vittoria, se non la temporanea fuga, e il risveglio.
Ma come ogni notte, dovrò scontrarmi nuovamente con esse.
Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli. Quando sai che dovrai affrontare un'altra notte di paure, corse e sudore. Quando ciò che ti fa più paura è la paura stessa.
Quando preferiresti la morte, a una vita di incubi.
Ma gl’incubi non sono nella morte, ma nel morire cui ci condannano. Una morte non fisica, ma mentale, spirituale. Una morte che ci costringe a non vivere più la vita, per la paura. Un'esistenza che soffoca, che distrugge l'animo, che rende vuoti. Chi ha paura muore ogni giorno.
E lui, nel buio, sogghigna.

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Capitolo 11
*** Il Giorno In Più. ***


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Ed ecco, un barlume di luce sulla tela nera del cielo e tutto si fa più chiaro, come al risveglio, pallide figure appaiono sullo sfondo, che lentamente si schiarisce. Tutto si fa più chiaro, lucido, e all'orizzonte cresce una luce che brucia gli occhi e fa distogliere la vista. Le lunghe ombre, che si spandono ovunque come a ricordo del buio, cedono pian piano all'ondata di luce che prorompe su tutto e invada di colore la tela ormai azzurra del cielo.
Ah che meraviglia! Mille luci, mille colori, mille magnifiche impressioni. Tutto appare meraviglioso e quasi viene a mancare il ricordo dell'oscurità, come la vaga sensazione di un dolore ormai passato. Una sensazione magnifica, che sembra non debba mai giungere a termine. L'animo è ormai invaso da una tranquillità immensa che provoca gioia e serenità.
Le ombre sono ormai scomparse completamente e niente potrebbe rovinare quest'atmosfera.
Ma ecco, qualcosa cambia. Prepotenti, le ombre ripiegate su loro stesse spingono ora nella direzione opposta e senza trovare nessuna opposizione avanzano rapide nel mare di colori.
L'ansia colpisce l'animo, l'ansia di veder tutto questo finire, senza averne potuto godere appieno. Tutto precipita come in un vortice impetuoso: la luce si fa più fioca, i colori appassiscono, il buoi avanza imponente.
Vorresti agire, ma comprendi l'inutilità di ogni tua singola azione e disperato resti al tuo posto, a osservare silenzioso l'avanzare della notte. La fonte di luce affievolisce lentamente, e quando anche l'ultimo raggio si spegne senti il peso della notte.
L'oscurità cade nuovamente.
E come un verme, hai lasciato fuggire un altro giorno.

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Capitolo 12
*** La Scimmia Pensante. ***


Perché tutto deve sempre essere così difficile per me?
Guardali, tutti gli altri intorno a me. Perché sembrano tutti così felici, mentre io sto qui a rodermi le viscere?
È mai possibile che io non riesca a trovare un briciolo di felicità? Cosa c'è di sbagliato in me?
Tutti se ne vanno in giro persi in pensieri più che frivoli indaffarati nelle loro primitive occupazioni. E io?
Io me ne sto qui, a pensare. Ma a cosa servirà mai, tutto questo pensare..
Penso, penso, penso, e a cosa giungo? A un bel niente! Uno spreco di tempo.
Forse farei meglio a cercare di comportarmi come i miei simili, visto che il tentativo di chiedere consiglio a loro mi ha fatto solo perdere altro tempo.
Ma che pensi a fare? - dicevano. Ma lascia perdere questi discorsi inutili - dicevano.
Ma come faccio? Io non riesco a ricordarmi com'ero prima. Non so più come si fa a vivere la vita tranquillamente.
Tutto ciò che mi resta è una sensazione di vuoto, come se non mi riconoscessi più in me stesso.
Non sono più come i miei simili, ma non so neanche cosa sono diventato.
È forse vivere, questo?
Sprecare la propria vita a viaggiare col pensiero verso concetti irraggiungibili, perdere ogni contatto con la realtà, non saper più godersi la pioggia, il sole, le stelle, non poter più avere contatti con nessuno, perché nessuno è in grado di comprenderti.
Ma forse questo è davvero l'unico modo per non dover più temere la fine.

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Capitolo 13
*** Stiamo Costruendo Un Nuovo Mondo. ***


Stiamo costruendo un nuovo mondo.
Toglietevi di torno e lasciateci lavorare.
Non vedete? Siamo molto indaffarati.
Tornate nelle vostre case. Fidatevi di noi.
Stiamo costruendo un nuovo mondo.
Tornate dalle vostre famiglie. Dai vostri figli.
Non abbiate paura.
Quegli aerei lì bombarderanno di pace il mondo.
Quei fucili lì spareranno giustizia sui popoli.
Fidatevi di noi, vi renderemo felici.
Vi promettiamo questo, vi promettiamo quest’altro.
E come se non bastasse, anche quest’altro ancora.
E poi non dite che pensiamo solo a noi.
Ora state tranquilli.
Semplice no?
Lo stiamo facendo per voi.
Stiamo costruendo un mondo migliore

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Capitolo 14
*** Lo Spaventapasseri. ***


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Me ne sto con un merlo sul cappello e paglia dappertutto. Non mi dà fastidio, anzi è una delle poche compagnie che ho, al giorno d'oggi.
Dovendo stare fermo qua tutto il giorno, l'unico mio piacere era il vento che mi accarezzava la paglia, e guardare i topi che correvano dappertutto.
So che dovrei scacciarlo, quel povero merlo, questo sarebbe il mio compito, ma non mi importa.
Qui nel campo d'orzo non ho mai molta compagnia e lui è proprio quello che fa per me.
Se ne sta fermo sul cappello, a ronfare, e qualche volta si allontana, in volo, a beccare un po' d'orzo, poi ritorna, e si riaddormenta.
Sa che può fidarsi di me, che mai lo scaccerò. Sin dalla prima volta che mi vide, con la camicia verde e nera tutta strappata che un po' lo spaventava, lo invitai ad avvicinarsi, tenendo le braccia aperte, in segno di accoglienza.
Voi pensate che io sia triste, a vivere una vita così monotona, così fredda, sempre immobile, a lavorare, senza un giorno di pausa.
Ma io ho sempre vissuto così, perché dovrei lamentarmene?
Sono rassegnato al mio destino, e non mi lamento dell'ingiustizia della vita.
Tanto avrò sempre il mio merlo e il mio cappello, qui nel campo d'orzo.

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Capitolo 15
*** I Fiammiferi. ***


Le nostre paure non sono altro che sottili fiamme di fiammiferi che ardono davanti ai nostri occhi, e accecandoci, ci spingono ad indietreggiare, per non bruciarci.
Ma le fiamme ci seguono, imperterrite, e mai si consumano, né affievoliscono. E così per paura rimaniamo bloccati, e invece di avanzare, indietreggiamo.
Temiamo il fuoco così come temiamo la vita.
Ma quelle paure, che appaiono ai nostri occhi così forti e insuperabili, altro non sono che sottili fiammelle.
Basterebbe un soffio, e sparirebbere in una striscia di fumo.
Un soffio, e si potrà andare avanti.

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Capitolo 16
*** Cuori Infranti. ***


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Il mio cuore è saltato in aria.
Non è propriamente esploso; potrei dire che si è frantumato in miliardi di piccoli pezzettini aguzzi che sono volati in aria intorno a me che ora giacciono per tutto il pavimento, luccicanti, nel loro rosso colore rubino.
Qualcuno di loro ancora si ostina a provare a battere, e si agita a terra, come preso dalle convulsioni, mentre pian piano la sua vita volge al termine.
Altri, invece, neanche provano a resistere, si scoraggiano, rimangono immobili.
Quasi scorgo nel loro riflesso scarlatto le immagini dei miei desideri, dei miei sogni, dei miei amori.
Tutto in frantumi.
L’immagine mi ferisce, e per il dolore cado a terra, sulle ginocchia, ferendomi con i frammenti rubino sparsi sul pavimento.
Le lacrime sgorgano copiose dai miei occhi, e attraverso di esse scorgo il rosso luminoso dei frammenti affievolirsi, offuscarsi, e scurirsi.
Tutto diventa nero. I riflessi dei miei sogni svaniscono nella pallida ombra.
Afflitto dalla visione, mi abbandono al dolore.

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Capitolo 17
*** Disperazione. ***


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Lo sai cos'è, quel senso di vuoto che ti assale nella solitudine del buio,
che ti rende irrequieto, insonne,
che ti spinge a fumare dieci, venti, quaranta sigarette,
una dopo l'altra, fino alla nausea, una nausea che ti rivolta lo stomaco e ti sale lungo il petto, immobilizzandoti,
che ti bracca, ti blocca, t'incatena, inebriandoti di ansia, di paura,
e vorresti correre, correre via, lontano, ma sei trattenuto,
e allora ti agiti, ti rigiri, e se solo provi a fermarti il torpore ti attacca e l'ansia e la vuotezza prendono ancor più potere,
fino allo strazio, alla rassegnazione,
è come precipitare in un baratro profondissimo, che si fa sempre più buio,
tanto che la cima scompare alla vista e non si riesce a vederne il fondo,
e precipiti, precipiti nel buio, agonizzante, accovacciandoti su te stesso, atrofizzandoti,
ti strappi i capelli e con le lacrime agli occhi maledici il giorno in cui hai affidato a un'altra persona la tua felicità.

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Capitolo 18
*** Alla Luna. ***


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Oh Luna, che te ne stai lì tranquilla nel cielo, tu sì che sei bella, nella tua pienezza, stasera.
E invece guarda me: qui da solo, con gli occhi gonfi e rossi come un’eclissi. La mia gola è secca e il mio volto bagnato.
Ma sai una cosa, Luna? Sono triste, ma non infelice. Sono uno straccio, ma non sono infelice.
Non sono infelice perché mi sento vivo.
Il sapore salato delle lacrime nutre il mio spirito. Il freddo della tua notte mi pulisce l’anima. E la tua compagnia più di tutto mi rinfranca.
Quindi non ascoltare i miei deliri, non badare a queste mie pazzie.
Tu sei così bella nella tua tranquillità, che ne puoi sapere tu di queste mie follie? No, non ascoltarle, non pensare che io sia pazzo.
Continua pacata il tuo corso. Dimenticami, se puoi.
Perché dovrò tornare ancora, con altre follie.
Avrò ancora bisogno di te, una notte.

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Capitolo 19
*** Silenzio. ***


La vedi, là davanti a te.
La sua vista ti blocca, ma strusci le gambe e vai avanti per la tua strada.
La sua risata ti penetra il cuore, e le viscere ti ribollono. La guardi evitare il tuo sguardo. Non una parola verso di te, non un'occhiata.
Finge una risata, finge l'evidenza. I piedi diventano di piombo, le ginocchia tremano.
Ma tutti lo sanno, e ci osservano in silenzio. L'aria è tesa come la pelle di un tamburo.
Le arrivi davanti, guardi fisso davanti a te, la superi e ti imponi di non voltarti. La testa rimbomba di frasi spezzate, di vecchie promesse, di ricordi felici e ormai anneriti. Senti gli sguardi fissi su di te, e il silenzio ti sfonda i timpani.
Ormai lontano ti fermi, e sfoghi il tuo odio. Goccie fredde di sudore ti attraversano la fronte.
Domani andrà meglio.

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Capitolo 20
*** Parole..? ***


Quante cose da dire. Quante cose vorrei e dovrei dirti.
Ma le parole, le parole sono inutili. Sono così effimere che un'intera vita non basta a trovare quelle giuste, nemmeno lontanamente.
Allora forse è meglio non dire niente, e sperare ardentemente che tu riesca comunque ad ascoltarmi, a comprendere tutto ciò che io non riuscirei ad esprimere e che tu fraintenderesti.
Quindi ascoltami: i miei occhi ti parlano. Ma tu vuoi ascoltarli?
I tuoi mi sfuggono, e ho paura. Ho paura di illudermi, di perdere la speranza.
Ho paura di fraintendere i tuoi gesti sussurrati.
E, più di tutto, ho paura di rimanere intrappolato dalla mia stessa paura.
E detto questo, non ho via di scampo.

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Capitolo 21
*** Perché Non Mi Ascolti? ***


- Vuoi stare con me?

- Ohi, ciao anche a te. Come va?

- Ti amo da impazzire, lo sai?

- Già, anch'io sono un po' stanca.. E a scuola?

- Non ti lascerei mai. Ti farò felice.

- Mh.. Periodaccio, già.

- Allora, vuoi stare con me?

- Senti mi dispiace, ma devo proprio andare.

- Lasciami guardare un altro po' i tuoi occhi.

- Sì, ci vediamo in giro..

- Non andartene..

- Ciao anche a te!

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Capitolo 22
*** L'Amore. ***


Lo senti attraversare l'aria, percuoterla, ed entrare in te.
Lo senti pulsare, scorrete, vibrare. Inonda il corpo, inebria i sensi.
E sempre ti sorprende, non ti abbandona mai.
Ti trasporta oltre i cieli più alti e dentro gli abissi più scuri, ti fa volare leggero tra candide nuvole e annegare sprofondato nel più lurido fango.
Fa ridere, piangere, correre, urlare, fremere, aspettare, temere, sperare.
Ti spinge a superare le montagne più alte e ti incatena impotente a deliri di paura.
Fa esplodere il cuore e lo riduce in brandelli.
Dà vita, e uccide.

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Capitolo 23
*** ... ***


È in quegli attimi di lucidità, quando riesci razionalmente a osservare tutto dall'esterno, oggettivamente, e a immedesimarti completamente in lei fino a riuscire a pensare i suoi pensieri, che cominci a credere che sia tutto un errore. È la tua testa che ti prende in giro.
È in quegli attimi di lucidità che ti viene il sospetto che abbiate gli stessi pensieri, gli stessi turbamenti, le stesse paure.
Ma sempre in quegli attimi comprendi che non ci sarà mai una svolta, un cambiamento repentino, poiché nessuno si esporrà mai abbastanza da provocarlo.
Continuerà imperterrita, con paurosa irrequietudine, a giocare con i nostri sguardi, a bruciarci le vene, ad arroventarci la pelle, a farci fremere, impotenti, in balia dei nostri cuori.

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Capitolo 24
*** Come Una Farfalla. ***


Chiuso nel mio bozzolo, rattrappito su me stesso, immobile nella mia monotonia, ripenso a ciò che è stato.
Pensieri discordi e ricordi lontani mi tormentano, le memorie si accavallano in un flusso incessante e cadenzato, e vanno ad aumentare il mio freddo torpore.
Ormai non sono più nulla, tutto ciò che sono stato non esiste più. L'intera mia esistenza mi precipita addosso in tutta la sua immensa vanità: una vita passata a sopravvivere, a strisciare per il ristetto buco di terra che era il mio mondo, fino a cadere nel torpore in cui mi ritrovo ora.
Vivere nascosto, nessun rapporto, nessun contatto, ecco ciò a cui sono giunto.
Ma non posso continuare così, non riesco a sopportarlo, non più. Il mondo chiuso, personale, che mi sono creato mi si sta ritorcendo contro, e mi soffoca.
È ora di finirla. Scrollo via il torpore, trattengo le lacrime e apro gli occhi: nuovamente si apre davanti ai miei occhi il mondo nella sua immensità.
Faccio scorrere lo sguardo attorno a me e la vita mi inonda nella sua pienezza. Inizio finalmente a vivere.
Sono volato via come una farfalla appena nata.

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Capitolo 25
*** Parole..! ***


Parlami. Invece di startene lì impalata, con le mani in mano, a fingere che tutto vada bene.
Parla. Urlami contro tutto l'acido che hai in gola, tirami addosso ogni singola goccia di quell'odio che ti sgorga dentro.
Così finalmente mi si apriranno gli occhi. Cadrò giù, fino in fondo, a farmi male davvero.
L'odio più spregevole nasce spesso dall'amore più vero. Gli cresce intorno, si radica a fondo, fino a farlo soffocare.
Ma in fondo, nascosto, rimarrà sempre aperto uno spiraglio, resisterà, e ti tormenterà fino alla fine.
Butta via quello che una volta era il mio cuore e riempimi del fango più lurido, marcio e fetente.
E finalmente sarò libero.

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Capitolo 26
*** Diviso A Metà. ***


Fin da quando, al risveglio, apri gli occhi, lo senti soffocarti.
Sei come in bilico tra il desiderio di guardare solo avanti, di dimenticare, e il bisogno di tornare indietro per sistemare ciò che hai lasciato in sospeso.
Ma forse ora l'unica soluzione è lasciare che le cose siano così.
Non puoi farci niente, devi sottostare alle scelte degli altri.
Pensavi che col tempo sarebbe passata, ma non è così. Non riesci ad evitarla, è là, la vedi, e crolli.
La soluzione non c'è. Semplicemente non doveva finire così.
E ora muori, diviso a metà, tra l'amore passato e l'amore futuro.

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Capitolo 27
*** Maschere. ***


Credi che ti accetteranno?
Credi che andrai bene per quello che sei?
I tuoi pensieri li schifano, le tue emozioni li allontanano.
Dovrai lottare contro te stesso, contro le tue pulsioni, i tuoi desideri, i tuoi sentimenti.
Indosserai la maschera che andrà bene al mondo. Senza volto, senza espressione. E mai potrai toglierla.
Cancellerai ogni traccia di te dal tuo volto. Sarai privo di sentimenti, lontano dalle emozioni, libero dagli affetti.
Ti mostrerai come un essere vuoto, insignificante, e allora loro ti accetteranno.
Esiste soltanto il desiderio della carne, e la nostra condanna è l'invalicabile solitudine dell'anima.
Questo è il costo della nostra esistenza. Ma alla fine tutti quanti siamo e restiamo soli, comunque.
Non sarebbe quindi meglio evitare tutto questo? Rinunciare alle maschere, al continuo imperversare dell'altro, al mondo?
Non esistere, ma vivere nella consapevolezza di sé e solo di sé.
Soli, ma veri. Soli e felici. E liberi.

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