Thief Looks di xMoonyx (/viewuser.php?uid=48684)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 1 *** Prima parte ***
Thief Lo_oks
Dedico la fanfiction a Il_Genio_del_Male che mi ha supportata chiedendomi di terminare questa piccola follia *-*
Thief Lo_oks
Prima Parte
Smile, God Evil! Smile~ ♥
Uno
splendido pomeriggio di sole li aspettava al parco, uno di quei
pomeriggi in cui il cielo azzurro è intervallato da morbide
spruzzate di nuvole candide.
Colin pensò che non c'era di meglio dello spettacolo offerto dalla natura.
Poi si corresse, riflettendo che sì, c'era di meglio. E quel meglio
stava camminando accanto a lui, con le mani affondante nelle tasche dei
jeans su cui svettava il rigonfiamento del cellulare, e l'adorabile muso tuffato sotto una sciarpa.
Una sciarpa grigio-verde che gli aveva regalato lui, per inciso, un Natale fa.
Era piuttosto contraddittorio accostare una giornata di sole ad un Bradley imbacuccato alla bell'e meglio.
Ma forse bisognerebbe precisare che sebbene il sole stesse sorridendo
alle due figure che stavano percorrendo la stradina principale del
parco, il mese di Dicembre non offriva certo un confortante calore.
Gli abeti del parco immersi per metà nella soffice neve
presentavano delle lucine spente, che quella notte, la notte di Natale,
avrebbero offerto uno spettacolo eccezionale.
Perché Colin e Bradley si erano allontanati dal luogo delle
riprese, lasciando il cast a sbrigarsela sui preparativi della festa di
quella sera? Festa che, per inciso, avrebbero passato assieme
probabilmente rivedendo qualche puntata della nuovissima quarta serie,
inedita -sebbene, fortunatamente, ancora per poco- in tutto il mondo.
Con un sorriso sbarazzino il moro pensò a quando durante la
festa dell'anno prima Anthony si era ubriacato iniziando a cantare in
modo stonato e ballando un po' con Kathie e un po' con Richard. Ad
Angel che si era messa a miagolare e ridere senza un motivo apparente,
e a Bradley che agitava una pentola come se fosse una spada.
Colin ricordò perfino quando gliel'aveva puntata al collo
sillabando "Ti dichiaro colpevole in nome del principe Arthur" al quale
il più giovane aveva replicando facendo scattare un sopracciglio
verso l'attaccatura dei capelli.
Il biondo amico era poi scoppiato a ridere, forse più per la sua
reazione che per altro, e Colin era stato costretto a reggerlo per
evitare che cadesse a terra.
Gli nasceva spontaneo un sorriso ogni volta che pensava a quei momenti.
Quando ancora la sua mente era sana e non lo tormentava con immagini e fantasie che decisamente non avrebbero dovuto stabilire di trasferirsi nel suo cervello.
Quando ancora il suo cuore non faceva le capriole ogni qual volta quell'idiota e stupidissimo biondo incontrava il suo sguardo.
Quando ancora la sua pelle non rabbrividiva al suo tocco.
Aveva sempre considerato Bradley un amico… forse il migliore che avesse mai avuto.
Non solo perché con lui si sentiva libero di essere se stesso,
senza riserve, ma anche perché -e soprattutto- il biondo era
forse l'unico del gruppo che riuscisse realmente a capirlo.
Colin era considerato da tutti un mistero, un grattacapo, un'incognita,
dalla battuta aspra ma i modi senza dubbio gentili, che però
teneva ogni suo pensiero o considerazione per sé.
Angel aveva osato ammettere che era come se si fosse costruito un muro
attorno. Un muro invalicabile. Ma gli voleva bene lo stesso.
A dire il vero non era precisamente esatto… Brad non si era
lasciato intimidire da tali constatazioni e coi suoi modi solari e
sì, effettivamente buffoni, era riuscito a oltrepassare quella corazza e raggiungere il suo vero essere.
Colin odiava questo di lui. Odiava il dannato modo in cui il biondo riusciva a leggergli dentro anche solo con uno sguardo.
E sì, odiava quello sguardo.
Odiava il modo insistente con cui quegli splendidi
occhi azzurri si puntavano su di lui durante le interviste, e non lo
mollavano un attimo, ritirandosi solo quando finalmente si voltava a
guardarlo.
Brad era incomprensibile e dannatamente sfuggente.
Colin odiava anche il modo in cui il proprio cuore iniziava a
bruciargli ogni volta che percepiva quello sguardo azzurro addosso.
Lui e Brad avevano sempre avuto un rapporto speciale, unico, e molto
stretto, sicuramente più di quello tra Arthur e Merlin nella
serie.
I produttori della BBC erano entusiasti del fatto, perché
ritenevano che così sarebbe risultato più naturale
recitare. Perché la loro amicizia era sincera.
Non che Colin comprendesse a pieno le reazioni del suo corpo: Brad era solo un amico, e soprattutto, era un ragazzo.
Quello che provava era sicuramente un profondo turbamento, ma niente a
che fare con quella parolina iniziante per C e terminante con OTTA, che
molte fan slasher sostenevano.
A dire il vero inizialmente rideva ogni volta che qualcuno citava fan
fiction, disegni e quant'altro che vedessero lui e il somaro come una
coppia.
Poi, un grigio venerdì sera di Novembre, stava aspettando che
finisse il conto alla rovescia di Megavideo che recitava il consueto
"Hai già guardato 72 minuti oggi". Aveva promesso ai produttori
che avrebbe visto in streaming le puntate di Primeval, tanto per
conoscere il lavoro precedente della BBC, e in quell'istante si era
trovato a pensare, così, per puro caso, che Bradley in quello
stesso momento sicuramente stava guardando le puntate della quarta
stagione di Buffy, la sua preferita.
E così, navigando su internet, era incappato in una fan fiction
che ritraeva una storia romantica tra lui e Bradley… già,
non Arthur e Merlin, ma lui e Brad.
Entrando nel sito delle fan fiction aveva scoperto che ve n'era un
numero incalcolabile dalle tematiche slash con protagonisti lui ed il
suo amico; e con le orecchie più rosse di un pomodoro nel
cogliere qualche "frase a luci rosse" tra le descrizioni di ogni
singola storia, aveva cliccato sulla x rossa della finestra per
chiuderla, rimanendo a fissare inebetito lo schermo del suo Mac.
E come se ciò non bastasse lo schermo del suo computer presentava una foto in cui lui e Brad facevano delle smorfie.
A quel punto l'aveva spento, e… al diavolo Primeval!
Prima di quel giorno non aveva mai preso in considerazione l'idea che
lui e l'asino potessero davvero stare assieme, come coppia si intende.
Erano amici, e questo bastava.
Amava passare tempo con lui, si divertiva parecchio e dimenticava tutte
le preoccupazioni. Si capivano con uno sguardo, i loro sorrisi erano
sincronizzati e i loro scherzi facevano uscire di matto Angel.
La loro complicità era stata compresa da tutti nel cast: ormai
li definivano praticamente 'inseparabili' anche perché, nelle
ore di pausa, li trovavano quasi sempre assieme, solo ogni tanto anche
con la compagnia di Angel e Katie.
Ma poi Brad aveva detto quelle cose… aveva ammesso che lui, Colin, era speciale.
Era il miglior complimento che gli avessero mai fatto e il moro fu
certo di ammettere che nessuno, mai, gli avesse detto una cosa del
genere.
Per non parlare della gelosia dimostrata dal somaro nei confronti dell'amore giurato dalle fan per lui.
"Oh Colin, oh quanto è adorable Colin! E nessuno che si preoccupi mai di Bradley?"
E poi non faceva altro che parlare bene di lui, di addossargli pregi e
qualità che lo stesso Colin non aveva mai notato di possedere.
A volte pensava che l'amico fosse anche fin troppo gentile con lui… quasi temeva di poterlo deludere.
E così nascondeva l'imbarazzo con battute come "mi maltratta sempre, anche nella realtà".
Non che fossero lontane dalla verità.
Le torture di Brad però non erano fisiche, quanto piuttosto
psicologiche: aveva infatti la straordinaria capacità di
trascinarlo perfino nelle situazioni più assurde, come quando
saltellando come un bambino aveva convinto lui, Katie ed Angel a salire
sulle montagne russe, e per poco non era caduto a terra scendendo, con
lo stomaco in gola.
Dopo quel giorno Colin aveva promesso che non ci sarebbe più
salito, perché preferiva mantenere i suoi organi interni al
proprio posto, e Bradley -stranamente- non aveva avuto nulla da
ribattere.
Un tacito accordo, quello, certamente raro per uno come Brad che aveva
quell'insopportabile abitudine di ottenere -volenti o nolenti gli
altri- l'ultima parola.
Ora, da tutta questa descrizione si potrebbe pensare che Colin non
sopportasse il suddetto biondo, ma questa era solo la copertura che si
era creato attorno.
Perché preferiva insultarlo e criticare i suoi difetti piuttosto
che meditare sul perché, negli ultimi tempi, aveva il vizio di
specchiarsi sul vetro della finestra della sua camera d'albergo e
sistemarsi i ciuffi di capelli prima di uscire con lui per qualche
passeggiata, scherzo o scorribanda.
C'era chi si chiedeva come facesse a sopportare l'irrefrenabile spirito
di Bradley, assecondandolo in tutte le follie che ponderava.
E Colin non sapeva cosa rispondere: già, perché lo
faceva? Gli altri membri del cast adoravano Bradley, certo, -era un
tipo molto alla mano, almeno a detta di quasi tutti-, ma alcuni (Angel
specialmente) si innervosivano presto del suo carattere esuberante.
Non che Colin fosse da meno… se avessero scoperto che la maggior
parte delle volte la mente degli scherzi era la sua, probabilmente non
l'avrebbero più guardato con quella sorta di tenerezza che
riservavano solo a lui, come a voler dire "ma guarda quanto sei dolce
ed innocente, perché ti fai guastare da quel pazzoide del tuo
amico?".
«E' bella quest'aria fresca, vero, amico?»
Colin si riscosse dai suoi pensieri, riportato violentemente alla realtà dalla voce del diavolo travestito da angelo.
Si voltò a guardarlo, ostentando l'espressione più
spensierata che riuscì ad assumere, e lo vide con lo sguardo
perso all'orizzonte, le palpebre socchiuse per il freddo.
«Sì, è piacevole, specialmente se hai in mente di ibernarti.»
Brad sorrise e Colin distolse lo sguardo, mentre il suo stomaco si agitava spudoratamente.
Sta' fermo, dannazione!
«Veramente una bella arietta…» commentò il
biondo «ci voleva questa passeggiata, almeno potremo assaporare
aria pura.»
«Almeno?»
«Dubito che stasera penseremo ad altro se non al vino.»
Merlin sorrise pensando alla scena dell'anno prima, poi però
cadde un nuovo silenzio. Sentì di nuovo quella familiare
sensazione di due occhi blu puntati sulla sua nuca, ma finse di non
farci caso e continuò a guardarsi le converse mentre camminavano
nel vialetto spalato dalla neve.
«Colin?»
«Mmmh?»
«C'è qualcosa che non va?»
«No, va tutto be-»
«Stai sicuramente pensando a qualcosa.»
Colin era indeciso se ridere o sollevare un sopracciglio: ma il suo
corpo si rifiutò di riflettere e fece entrambe le cose.
«Brad, tutte le persone normali pensano. Oh, aspetta, ovviamente non parlo di te.»
«Io sono speciale.»
Altra capriola da parte del suo stomaco: di nuovo
quell'aggettivo… ma perché Brad era così
dannatamente insopportabile?!
«E comunque pensavo al perché oggi non hai voluto la compagnia della tua inseparabile telecamera.»
«Oh ce l'ho nella borsa, se vuoi posso prenderla!» si
illuminò Brad, per poi ridere scrutando la sua espressione
spaventata. «Volevo stare solo in tua compagnia.»
Idiota, idiota, idiota! Non dire queste cose imbarazzanti!
Colin si schiarì rumorosamente la gola per non ascoltare
la voce della sua coscienza e con fare distratto guardò l'amico.
«Potresti partecipare a qualche programma comico, dico sul serio,
hai un gran talento! Ma come bugiardo fai pena Bradley James alias
futuro erede al trono di Camelot.»
«Taci, Merlin!» replicò quello, sottolineando il
nome con un'espressione ironica «Stai parlando col principe
Arthur, mostra un po' di rispetto!»
«Scusate, maestà!» Colin fece un buffo inchino,
senza abbandonare il sorriso. «Non mi manderete alla gogna per
così poco, spero!»
«Per questa sera ti perdono!» e il biondo mosse una mano
come per scacciare una mosca. «Ma quando torneremo in albergo ti
sottoporrò ad un'irremovibile punizione!»
E lo guardò… uno sguardo malizioso.
Le orecchie di Colin presero fuoco, e il moro dovette convogliare tutta
la sua forza di volontà per non ascoltare la sirena che aveva
iniziato a suonare e lampeggiare nella sua testa recitando "Allarme:
discorso pericoloso, discorso pericoloso!".
«Emh… che genere di punizione hai… avete ideato, sire?»
«Ti piacerà!»
Non arrossire, Colin, non arrossire!
Non ti ha assolutamente fatto una proposta indecente!
Brad rise, così vicino che Colin sobbalzò col
cuore in gola: quando si voltò a guardarlo lo scorse ridere
apertamente.
«Sarò il tuo incubo peggiore!»
Lo sei già.
«Preparati alla tua fine…»
Fantastico, non posso chiedere di meglio.
«Perché stanotte ho in mente di…»
Oddio, non è quello che penso, vero? Ditemi che non lo è, vi prego…
«Di filmarti con la telecamera!»
Altra risata, a cui Merlin non partecipò perché troppo occupato a sospirare di sollievo.
Okay, una cosa era certa: se da un lato Bradley era solo Bradley -e
quindi un emerito idiota-, dall'altro la propria mente era
completamente andata a farsi benedire.
Già aveva iniziato ad inviargli immagini ben poco caste di
ciò che lui e l'asino avrebbero potuto fare quella notte -ma in
un ipotetico mondo immaginario che non ci sarebbe mai stato e che non
ci sarebbe dovuto mai essere- .
I suoi neuroni erano andati in letargo, o in vacanza o… in manicomio, più probabilmente.
Perché non era mica normale riscontrare frasi maliziose in semplici battute da amici!
Doveva smetterla di attribuire certe sensazioni -a cui non voleva assolutamente dare un nome- al volto del biondo amico!
Continuarono a camminare, l'uno ancora con le labbra increspate in un
sorriso per la recente battuta, l'altro intento a maledire le funzioni
del suo cervello, meditando se fosse il caso di farsene trapiantare uno
nuovo e, per lo meno, sano.
«Sei adorabile quando ti spaventi, Colin.» ammise ad un
tratto il più grande, senza guardarlo, e senza abbandonare il
sorriso.
Colin alias Merlin si costrinse a non rendere i suoi zigomi dei
pomodori maturi e fissò la punta bianca delle sue scarpe: le
converse usate erano proprio affascinanti, vero? Avevano quell'aria di
vissuto che le rendeva…
«E le tue orecchie sembrano ancora più grandi.»
«Non ho le orecchie grandi!»
Bradley rise e Colin scosse la testa, senza fare a meno che le sue labbra formassero un piccolo archetto.
Non poteva non sorridere venendo abbagliato da quella dentatura così… splendente.
«Bradley?»
«Oh ti sei svegliato! Che c'è, comunque?»
Il moro prese un grande respiro, imponendosi di guardare tutto tranne il volto dell'amico.
«Perché siamo venuti qui?»
Di nuovo quella sensazione di solletico alla nuca.
«Perché? Beh, perché…» il biondo si
interruppe e Colin fu sicuro di immaginarsi il suo adorabile muso fare
una smorfia.
«Non ne ho idea.»
«Tu sei impossibile!» ed ecco che rideva, e non poteva nemmeno evitarlo.
«Sono un Pendragon, del resto.»
«Oh ma piantala!»
Altre risate, poi di nuovo il silenzio.
«E… Bradley?»
«Sì?»
Nello stesso istante in cui Colin si domandava per quale assurda
ragione lo stesse per dire le parole lasciarono le sue labbra senza il
permesso dei suoi stupidissimi neuroni (a quanto pareva in coma).
«Perché hai scelto di venirci con me?»
«Eh?»
Okay, la frittata era ormai fatta.
Colin si insultò in tutte le lingue del mondo, sebbene ne
conoscesse vagamente due o tre, e scoprì che non era l'unico ad
essersi sorpreso per la domanda.
«Perché sei voluto venire qui con… me?» reiterò, con la voce che tremava leggermente.
Maledetto freddo!
«Come perché? Sei il mio migliore amico, no?»
Voltati, voltati… sembravano urlargli gli occhi di Brad puntati sulla sua nuca.
Colin fu sicuro che, qualche ora dopo, in quella zona del collo avrebbe
trovato una scottatura, tanto era intenso quello sguardo.
Ma non si voltò.
«Sì, certo, ma… beh, sai com'è, i fan parlano e…»
«E tu lasciali parlare.»
Il moro gli rivolse uno sguardo di traverso e lo vide sorridere.
«Oh, non mi dirai che non ti sei ancora abituato a tutte le voci
su noi due lanciate dai fan? Secondo loro stiamo insieme da almeno tre
anni e lo nascondiamo agli altri membri del cast!»
Il più piccolo lo fissò mentre rideva e non seppe cosa dire.
Perché all'improvviso la sua ragione aveva smesso di predicare e
la sua coscienza si era data all'ippica, lasciando il posto ad un
istinto decisamente idiota e fuori luogo.
«Non intendo questo, ma… voglio dire, i fan iniziano a
chiedersi perché non ti trovi una ragazza, ecco.»
«Mmm.»
Colin fece guizzare solo per un attimo lo sguardo su di lui, ma incontrando i suoi occhi lo distolse all'istante.
«Cosa c'entra con te?»
«Beh, come fartelo capire… la gente si chiede
perché tu preferisca uscire con me più che trovarti una
ragazza.»
Si schiarì di nuovo la gola, sentendo le orecchie come se fossero state infornate.
C'era proprio caldo quel pomeriggio!
«E' la gente che se lo chiede o sei tu?» borbottò
Brad con un sorrisetto astuto e Colin spalancò gli occhi,
tornando a guardarlo.
«Perché dovrebbe interessarmi?» provò,
fingendosi indifferente. «Non sono certo uno slasher.»
Brad rise fissando l'orizzonte, poi tornò a guardarlo. Senza che
se ne fossero accorti si erano fermati nei pressi di una panchina.
«Beh puoi dire alla gente, allora, che se proprio volessi
trovarmi una ragazza non avrei difficoltà. Andiamo, guarda
l'orda famelica di fan che mi sbava dietro! Potrei scegliere chiunque
di loro.»
«La modestia non è mai stata il tuo forte, vero?»
«Quella la lascio a te, amico. E comunque, io sto con chi voglio.
Tu sei mio amico e io voglio passare i pomeriggi con te; se ai fan
questo non va bene sono fatti loro.»
«Suppongo di sì.»
Colin scrollò le spalle e riprese a camminare, decidendo di
lasciare a più tardi ogni qualsivoglia riflessione su quelle
parole.
La nuca bruciava particolarmente.
«Beh, andiamo? O ti sei incantato a fissare le mie orecchie?»
«No, ma… mi sono stancato.»
Finalmente, dopo secoli, il moro maghetto si voltò a guardarlo,
un dito sollevato come monito. (e la sua nuca esultò.)
«La tua pigrizia senza limiti è commovente! E sei la
contraddizione fatta ad uomo: andiamo, è assurdo, di giorno sei
il grande Arthur Pendragon senza macchia e senza paura e di sera sei il
Bradley mollaccione che ha bisogno del passeggino per muoversi.»
«E che fa video continuamente.»
«Sì, anche questo!»
Bradley sorrise in quel solito modo storto e Colin richiuse la bocca, con un gran rimestio allo stomaco.
Chi aveva sguinzagliato le farfalle?
«E dai, sediamoci qui un attimo!»
E senza aspettare risposta, il più grande si lasciò
scivolare sulla panchina, senza curarsi del sottilissimo strato di neve
che la ricopriva.
Colin sorrise divertito quando lo vide irrigidirsi e rabbrividire, passandosi una mano sul retro dei pantaloni.
«Accidenti! Le mie chiappe sono una cella frigorifera!»
Si guardarono, poi scoppiarono rumorosamente a ridere.
In quei momenti Colin dimenticava chi era, cosa faceva e perché.
Tempo e luogo erano dettagli insignificanti; ma lui e Brad c'erano, ed
era questo che contava davvero.
Poi si risolse ad imitarlo, curandosi tuttavia di scuotere via il nevischio.
Percepiva ancora addosso quegli occhioni azzurri ma non si voltò.
Rimase a fissare il vuoto, tormentandosi le dita intirizzite.
«Cosa mi regalerai per Natale?» domandò allegro il
biondo, con un ginocchio sulla panchina e l'altro che dondolava.
Colin represse un sorriso al pensiero che in quello stato assomigliava ad un bambino capriccioso.
Ci mancava solo l'irresistibile broncio e sarebbe stata una cornice
perfetta, una di quelle foto d'epoca da inserire in un vecchio album di
pelle sfogliandolo solo in occasioni di nostalgia.
«Oh vuoi davvero saperlo?»
Brad annuì, con gli occhi luccicanti e Merlin assunse un'aria di sfida.
«E va bene... ma avvicinati così non mi costringi a sbandierarlo ai quattro venti.»
Brad eseguì, fino ad arrivare a qualche spanna dal suo viso,
reclinando la testa per sentire meglio e Merlin avvicinò le
labbra al suo orecchio.
«Sorpresa.» sillabò.
Poi scoppiò a ridere e Brad gli rivolse uno sguardo truce.
«Ti convincerò a dirmelo.»
«Nah!» Colin scrollò le spalle, senza abbandonare il
suo sorriso e continuò a fissarsi le dita intrecciate.
Quell'iniziale senso di gelo sembrava essere in parte evaporato: ora si sentiva decisamente molto più a suo agio.
Anche se... ovviamente questo si poteva confermare solo ed esclusivamente nel caso che quei pensieri che-non-avrebbe-dovuto-avere stessero alla larga dal suo cranio.
Il moro si esaminò le dita arrossate per il freddo, maledicendosi per non aver indossato i guanti prima di uscire.
Certo che le sue mani erano proprio ossute, come amorevolmente gli ricordava Brad un giorno sì e l'altro pure.
Forse avrebbe dovuto presentarsi ad un bravo chirurgo plastico e farsi gonfiare di grasso le palme.
Si trattenne a stento dal ridere pensando a due mani larghe come palloni da basket.
Poi la voce dell'asino lo fece trasalire.
Era così... vicina.
«Daaaai, me lo dici?»
«Cosa?» provò, curandosi di non guardarlo: se l'avesse fatto dubitava di poter resistere.
Su di lui il broncio infantile di Brad aveva lo stesso effetto dello
sguardo magnetico del gatto con gli stivali di Shrek, quando i suoi
occhioni grossi come palle da tennis brillavano di dolcezza.
«Cosa mi regali per Natale!»
Colin scosse la testa, con un sorrisetto divertito: e lui che pensava a chissà cosa!
«Ho detto di no... devi solo aver pazienza fino a stasera.»
«Eddai, amico!»
«No.»
«Dai!»
Adesso gli aveva perfino poggiato una mano sulla spalla, scuotendola regolarmente.
Il più piccolo tramontò gli occhi al cielo, lanciandogli una brevissima occhiata.
«Ho detto di no!»
«Dai dai dai dai dai dai!» continuò imperterrito il
biondo continuando a scuotergli la spalla. Poi gli diede un buffetto
sul collo.
Il moro si voltò finalmente a guardarlo, trovandolo corrucciato
come immaginava, solo che aveva un aspetto piuttosto comico e ben poco
infantile con quella barbetta corta.
«No, Brad. Non riuscirai a cavarmi parola di bocca.»
Il nominato assunse un'aria strafottente.
«Sarai costretto a dirmelo perché insisterò fin
quando non lo farai e alla fine sarai così esasperato
che...»
Colin sbuffò, senza darsi per vinto. Brad continuò a
piagnucolare e a scuotergli la spalla e dal suo canto Colin si
limitò a passarsi una mano sulla fronte, come una madre esausta
a che fare con un neonato insopportabile.
Si limitava a sussurrare ogni tanto qualche divertito "no, è
inutile" "basta" "la vuoi piantare?" e... poi Brad si zittì,
finalmente, e smise di tormentarlo.
Ma la sua mano rimase sulla spalla di Colin e questi si chiese per quale assurda ragione non si fosse ancora ritirata.
Sentiva il peso di quel palmo lì, sulla spalla, insieme ad un calore confortante al freddo dell'inverno.
Ma il suo stomaco riprese ad inseguire la propria coda, girando in tondo... girando girando girando girando.
Come la sua testa, quando avvertì le dita dell'altro spostarsi
quasi istintivamente verso il suo collo, in una piacevole carezza che
gli fece scendere un brivido lungo la schiena.
Non voltarti a guardarlo! si
impose sentendosi rigido come il granito mentre quelle dita
continuavano a percorrere la linea sinuosa del suo collo, fermandosi
sulla curva della mascella.
Il cuore iniziò a battergli all'impazzata, le guance e le
orecchie andarono a fuoco e gli occhi si spalancarono sorpresi. Che
diavolo stava facendo Bradley? Aveva forse in mente di fargli venire un
infarto?!
Voleva voltarsi per scrutare l'espressione del biondo, per... per
studiarlo. Per capire il perché di quelle dita che adesso si
stavano insinuando nei suoi capelli.
Accidenti! imprecò Colin deglutendo come se avesse petrolio nel gargarozzo.
Non aveva il coraggio di voltarsi.
Sarebbe stato troppo imbarazzante.
Ma poi quegli occhi blu puntati su di lui calamitarono la sua attenzione.
«Brad?» domandò voltando la testa verso di lui.
Il suddetto interessato, che sembrava essersi perso ad osservare
qualcosa di imprecisato sotto il suo mento, alzò lo sguardo
stralunato su di lui e lo fissò senza dire niente.
La mano interruppe il suo movimento tra i capelli scuri dell'amico ma
rimase lì e il giovane si chiese se fosse il caso di farglielo
notare.
«Brad?» domandò ancora, imprecando mentalmente per la voce tremula che ne uscì.
L'amico batté le palpebre, come se si fosse appena svegliato da un magnifico sogno o un terribile incubo.
«Cosa?»
Colin aprì la bocca per rispondere ma la richiuse subito dopo, imbarazzato. Cosa avrebbe dovuto dire?
Sai Brad, non capisco per quale
motivo mi stai accarezzando il collo. Non so, forse tu conosci la
risposta, in ogni caso gradirei che la smettessi. Non perché sia
sgradevole, anzi...
No, no, no, stupido cervello, basta!
«B-brad...» continuò il moro, allungando una mano per afferrare quella del biondo tra i suoi capelli.
«Sai... ehm... questo è molto da gay.»
Ma che diavolo mi salta in mente?!
Brad parve risvegliarsi solo quando le dita del moro
incontrarono le sue per tirarle indietro. A quel punto fremette e in un
gesto veloce intrappolò la mano di Colin.
«Hai le mani ghiacciate.»
Colin provò a dire qualcosa ma dalle sue labbra non si levò nessuna parola di senso compiuto.
«Brad... insomma... forse è meglio se...»
«Da gay?» ripeté il biondo come se fosse
all'improvviso tornato lucido. Aggrottò le sopracciglia,
fissandolo perplesso -e Col nel frattempo faceva di tutto per non
guardarlo, lasciando guizzare lo sguardo da un lato all'altro tranne
che sul suo viso- come studiandolo, e poi aggiunse. «E anche se
fosse?»
Di tutte le risposte nel repertorio del cervello del biondo quella era
decisamente l'unica che Colin non si sarebbe mai aspettato di sentire.
«Cosa?» si ritrovò a chiedere ansioso, perdendosi nei suoi occhi blu come lapislazzuli.
Gli angoli della bocca di Brad si incresparono leggermente, i suoi
occhi da gatto non si mossero dai suoi per nemmeno un istante; la sua
mano rimase artigliata a quella dell'altro.
«E se lo fossi, cosa cambierebbe? Rimarresti mio amico?»
Colin richiuse la bocca, sconvolto.
No, probabilmente stava immaginando tutto.
Non poteva essere vero.
Doveva dire qualcosa ma la sua mascella sembrava essersi paralizzata.
Doveva fare qualcosa, ma la sua mente si rifiutava di mandare l'ordine
alle sue gambe di alzarsi e correre via.
L'unica cosa che riuscì a fare fu distogliere lo sguardo, le
guance che avevano assunto ormai la tonalità bordeaux.
Forse Bradley lo stava solo prendendo in giro... sì, sicuramente, per testare le sue reazioni.
Insomma, il biondo non era... gay.
O sì?
Sussultò quando qualcosa gli sfiorò il mento, stringendolo in una breve presa.
«Guardami quando ti parlo.» sussurrò Brad girandogli il mento verso di lui.
Colin si ritrovò suo malgrado a fissare il volto del biondo
pericolosamente vicino a lui... tanto vicino che percepiva il suo
respiro sulle guance.
Lo guardò come ipnotizzato sentendo il calore dei suoi zigomi aumentare progressivamente.
Brad lo stava fissando, lasciando scivolare la mano sulla sua pelle accaldata.
«Brad...» esalò ancora Colin, prima che il pollice
del suddetto si spostasse sulle sue labbra, facendolo zittire di
colpo, a corto di respiro.
E adesso?
Non poteva far altro che guardare in sua direzione... non poteva
muoversi... e il pollice di Brad continuava a scorrergli sulla linea
delle labbra, facendolo rabbrividire e chiudere gli occhi.
Era fatta.
Al diavolo tutto... era così dannatamente... eccitante!
Sentì il respiro caldo del biondo sulle labbra e riaprì
gli occhi solo un attimo, quando le dita tentatrici passarono ad
accarezzargli la guancia e quasi ad avvolgergli il viso.
Colin lo fissò negli occhi, e Brad ricambiò: poi si
chinò verso di lui, fin quando i loro nasi non si sfiorarono e
solo un filo di respiro separava le loro labbra.
E poi ci fu una luce.
Una luce accecante, come un tuono, e Brad rabbrividì allontanandosi.
Merlin si rese conto che si era allontanato solo perché non
percepì accanto a sé il calore emanato dal ragazzo.
Riaprì gli occhi confuso e sentì delle vaghe voci esultare.
«Evvai ce l'ho fatta!»
All'improvviso si riportò alla realtà, quasi sobbalzando
all'indietro e voltandosi a guardare in direzione di quelle urla.
Due ragazze con gli occhi sbrilluccicanti ed una macchina fotografica
in mano lanciavano urletti vittoriosi, indicando l'opera.
«Una foto in cui Bradley e Colin si baciano!» urlò
ancora la ragazza, con ricci capelli biondi ribelli e occhi azzurri
vivaci che al momento brillavano malignamente. «Bonnie, hai
visto?! Ce l'abbiamo fatta!»
L'altra ragazza, più alta, con gli occhiali e i capelli castani,
stava battendo le mani entusiasta. «Julie e Beatrix saranno
felicissime di vederla! Noemi, siamo due genie!»
Colin rimase a fissarle col cuore che tamburellava così
intensamente nel petto che a breve avrebbe rischiato di sfondargli la
gabbia toracica.
Tutto era stranamente ovattato... i suoi sembravano provenire
dall'oltretomba: l'unica cosa che avvertiva nelle narici era il profumo
di Brad, quel profumo di lavanda e vaniglia.
Bradley scattò in piedi, artigliando un braccio dell'amico e ponendosi di fronte a lui quasi a volerlo proteggere.
Poi iniziò a correre, trascinandoselo dietro e solo quando Colin
rischiò una quasi-caduta accidentale si risvegliò
completamente.
Batté le palpebre guardandosi intorno.
«Perché diavolo stiamo correndo? E che volevano quelle ragazze?»
«Ci hanno fatto una foto! I paparazzi ci inseguono, dobbiamo scappare!»
«Che cos...?»
«Muoviti!»
E si ritrovarono a correre per il parco, e Brad, per quanto Colin non
avesse minimamente protestato -anzi, fosse stato per lui...- gli
lasciò andare il braccio, lasciandolo scappare per conto suo.
Ad un tratto scavalcarono la staccionata e il moro rischiò di scivolare sull'asfalto bagnato dalla neve sciolta.
«Possiamo anche fermarci adesso!» ansimò col fiatone mentre Brad, con una risata, accelerava la corsa.
Colin guardò rabbioso la sua schiena: si divertiva proprio a tormentarlo, eh?
*
Solo due quartieri più
in là, a ridosso di una casetta scrostata, Brad interruppe la
sua corsa, piegando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Colin lo raggiunse aggrappandosi al muro e lasciando andare la schiena su di esso, per non cadere.
Per qualche secondo ancora l'aria rimase impregnata dei loro respiri
corti, poi Colin deglutì l'agitazione ed abbassò lo
sguardo sull'altro.
«Le abbiamo seminate?»
Brad si limitò ad alzare gli occhi su di lui, poi scosse la
testa per riprendersi e si rimise in posizione eretta, la mano sempre
tra i capelli.
Quella visione fece avvampare Colin, che ripensò a quello che era successo.
O meglio, a quello che non era successo.
Che sarebbe potuto succedere se solo...
«Colin...» lo chiamò il biondo,
incredibilmente serio, senza distogliere lo sguardo da lui.
«Ciò che è successo prima... ecco... e quello che
ho detto, dimenticalo.»
Il moro sentì piuttosto intensa una fitta all'altezza del petto,
ma decise di dare la colpa all'ossigeno mancante. Prese ancora qualche
boccata d'aria, prima di inumidirsi le labbra secche e rispondere.
«Non è successo niente.»
Dalle sue labbra si levò una nuvoletta di vapore ed il
più grande sorrise, mostrando la sua dentatura un po' sghemba.
«Proprio così. Anche perché quello che ho
detto...» e mulinò una mano, come se non vedesse l'ora di
accantonare il discorso. «Beh è stato... insomma, stavo
solo scherzando.»
Colin annuì, sentendosi stranamente vuoto.
«Sì, naturale, uno scherzo. Va bene.»
Brad lo fissò, avvicinandosi leggermente, e si grattò un
sopracciglio. «Sei sicuro di stare bene? Non vorrei averti...
ehm... spaventato.»
L'altro si affrettò a scuotere la testa, disarmato. «No... figurati.»
Brad annuì, con un abbozzò di sorriso. Un sorriso di
sollievo, più che altro; che gli fece brillare gli occhi.
«Perfetto.»
Colin annuì ancora, provando a sorridere, e gli venne piuttosto naturale.
Peccato che quel sorriso non avesse raggiunto gli occhi.
Sentiva una morsa incredibile all'altezza dello stomaco.
Era uno scherzo.
Tutto uno stupidissimo scherzo...
«Torniamo dagli altri alla festa?» propose Brad distogliendolo dalle sue considerazioni.
Colin non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.
Avrebbe preferito che avesse detto qualsiasi cosa, davvero qualsiasi.
Ma non questa.
Annuì, faticando perfino a muovere il collo: quel collo che fino a poco prima aveva ospitato le mani del biondo.
Ma... era solo uno scherzo.
Tutto un grandissimo, stupidissimo, scherzo.
Strinse i pugni, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare.
Maledetto asino! Maledette le tue
mani, maledetti i tuoi occhi e maledette le tue labbra! Ma
soprattutto... maledetto io che ho perso la testa per te!
~To be continued~
∞Seconda [ed ultima] parte
_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.
Da quando ho iniziato a vedere i video sui membri del cast di Merlin, e specialmente quelli su Bradley e Colin, mi sono letteralmente innamorata del loro rapporto così ricco di sorrisi, sguardi intensi e molta complicità.
Potrei parlarne tantissimo e le parole non basterebbero. Questa ff
è la mia risposta all'interrogativo che tutte noi amanti della
Bradlin (o Brolin v.v) ci poniamo: ma come finirà tra quei due?
Sperando che apprezziate! :)
Note: descrivere Colin e
Bradley è dieci volte più difficile che caratterizzare
Merlin e Arthur... quindi è stato un lavoro più
impregnativo cercare di mantenere i caratteri più simili
possibili a quelli che hanno quei due pazzoidi nella realtà.
Colin è molto simile a Merlin, quindi riesco a caratterizzarlo
meglio. Ma Brad è tutto un' altro paio di maniche! xD Chi
l'avrebbe detto che l'orgoglioso erede al trono di Camelot è in
realtà un buffone ed un perdigiorno in piena regola? ** (ma lo
amo giusto per questo! <3) Il Smile, god evil, smile! (=la dolcezza
di Brad! Io mi sono innamorata di quei due, l'ho già detto?)
è un chiaro riferimento ad una frase del biondo in non mi
ricordo quale dei tanti video "Merlin Secrets" (ma se non sbaglio
quello chiamato "Bradley & Colin")
-Oh e il trattino nel titolo, in "Looks (che è diventato Lo_oks
+__+) è fatto apposta per rappresentare due occhi (= o_o)
sperando che si fosse capito! :D
E' solo un esperimento, ed è la prima volta che scrivo sugli
attori di Merlin, anzi diciamo direttamente la prima volta che scrivo
su degli attori, quindi siate clementi e annotate se trovate poco
credibile il comportamento dei personaggi...
Per adesso, arrivederci al prossimo capitolo (quello finale)! =(°-°)=
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
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Capitolo 2 *** Seconda Parte ***
Thief Lo_oks 2
Dedico la fanfiction a Il_Genio_del_Male che mi ha supportata
chiedendomi di terminare questa piccola follia, e a valentinamiky, elfin emrys, Sakura Nakamura, Hi_no_Koshka, Your guardian Angel, Suicidal_Love & layla84 per le loro meravigliose recensioni! [Vi adoro <3] *-*
P.s: alla fine
della pagina trovate le foto dei protagonisti, quindi non sfuggite!! :P
Thief Lo_oks
Seconda Parte
Smile,
God Evil! Smile!~ ♥
«Shhh, silenzio, sta
iniziando!» esultò Katie con gli occhi luccicanti
e le mani giunte, indicando col mento la proiezione sulla parete.
Richard tossì schiarendosi la gola -era assolutamente
vietato proferire parola quando Katie doveva vedersi un film, o come in
quel caso, le scene tagliate, o gli errori della quarta stagione di
Merlin- e probabilmente aveva preferito ordinare alla sua gola di
raschiarsi adesso, per evitare che accadesse in seguito.
Anthony fece un gran sorriso luminoso, poi alzò il pollice e
spense le luci, proiettando la stanza in un temporaneo buio.
Colin si sistemò meglio nella sedia, mentre nei suoi occhi
si riflettevano i numeri del grande schermo.
Iniziava sempre così... finta grafica tremolante, per
imitare quella antica -come se quelle puntate avessero un secolo e non
qualche mese- con un cerchietto che girava attorno ad un numero.
5...
4...
3...
Angel cacciò una ciocca di riccioli dietro l'orecchio e si
umettò le spesse labbra.
2...
1...
Eoin trattenne il respiro, con lo sguardo di un bambino che attende il
suo gelato preferito dalle mani del pasticcere.
0...
Una musica si diffuse nell'ambiente, e la scritta "Merlin" apparve al
centro della parete.
«E' iniziato!» gioì sottovoce Katie,
agitandosi nella sedia come un micio in una gabbia.
Colin si aprì in un sorriso, e del resto non
riuscì ad evitarlo: Katie gli metteva allegria, era una
persona così positiva e solare!
E mentre immagini e suoni si inseguivano nella parete Col
rifletté che non era una brutta prospettiva dover passare
così il Natale: insomma, dopo tanto impegno e tante ore
sudate sotto il sole per le riprese -ed in altri casi sotto la pioggia
scrosciante- il vedere profilarsi di fronte agli occhi i propri sforzi,
tramutati in realtà, era un balsamo per le loro menti
provate.
Specialmente con la consapevolezza che tra qualche mese avrebbero
dovuto girare la quinta stagione.
Colin fece una smorfia e in quell'istante tra le tante scene comparve
quella di Uther armato di spada, che tentava di difendere un Arthur
esanime a terra.
Il moro si morse l'interno della guancia, per rintracciare
l'episodio... era una sorta di allenamento, una sfida che proponeva -o
meglio, imponeva-
a se stesso ogni volta che si ripresentava l'occasione di vedere scorci
di episodi: a che puntata apparteneva ogni scena?
4x03... rispose immediatamente, senza tuttavia dirlo ad alta voce.
In quel caso si sarebbe attirato uno sguardo omicida da parte di Katie,
che idolatrava il silenzio.
Un'altra scena di Uther: questa volta il vecchio re aveva gli occhi
socchiusi, e Arthur reggeva la sua testa con le lacrime agli occhi.
Sembrava così dannatamente
reale!
Tutti si erano complimentati con Bradley, per la sua interpretazione:
era incredibile come riuscisse ad entrare nel personaggio, a
commuoversi o sorridere, a sembrare così autentico.
E Colin si accorse di star fissando l'immagine di Arthur in lacrime
-provando un'intensa, inspiegabile
pena per quegli occhioni lucidi e lacrimosi ed un inaccettabile e incomprensibile
desiderio di consolarlo, magari incominciando da quel labbrino tremulo
e... no, no, no!- solo quando Anthony eruppe in una risatina sarcastica.
«Ultimi momenti di gloria.» borbottò
ghignante, mentre Katie gli lanciava contro qualcosa per farlo tacere.
Cosa fosse l'oggetto incriminato Colin non se lo chiese neanche, troppo
attento a scuotere la testa e picchiettarsi la fronte nel vano
tentativo di cancellare certe immagini -che decisamente non avrebbe
dovuto desiderare- dalla sua mente.
Maledetti i suoi neuroni... forse un trapianto di cervello non era
un'idea così malvagia.
Katie zittì di nuovo i suoi compagni e Colin fu sicuro di
aver rintracciato un movimento correlato ad un fruscio di stoffa a
pochi centimetri dal suo orecchio.
Eoin, seduto in seconda fila, con un sorrisetto divertito e negli occhi
il brillio della proiezione, si era sporto per dare un colpetto nella
nuca di Katie, che si voltò teatralmente oltraggiata.
«Morgana si vendicherà per questo
affronto!» sibilò.
Angel trattenne a stento le risate e Richard ne approfittò
per tossire di nuovo.
«Stai parlando.» gli fece notare innocentemente
Eoin.
Colin si domandò come facesse il ragazzo a mantenersi la
testa attaccata al collo, dopo le tante frecciatine che lanciava
sistematicamente alla bruna.
Katie aveva un carattere esuberante... ed Eoin era probabilmente
l'unico che riusciva a darle testa, ad assecondarla nella sua
giocosità. Pazzoidi entrambi, insomma.
L'interprete della strega si voltò dandogli le spalle e
tornò a guardare la parete, che adesso mostrava una scena
della..
4x04 si
rispose mentalmente Colin.
Oh sì... e... accidenti che scena!
Proprio quella dovevano far vedere?
Un Arthur e un Merlin, litigando sul pavimento, facevano bella mostra
di sé sotto lo sguardo divertito dello zio di Arthur,
Agravaine.
Colin si passò senza accorgersene una mano sul collo.
Rabbrividì: le dita erano fredde al tatto.
Improvvisamente sentiva l'aria farsi più pesante, come se
gli sfuggisse dai polmoni...
Merlin e Arthur continuavano ad agitarsi, col maghetto che cercava in
tutti i modi di sfilare le chiavi dalla cintura dell'altro.
Peccato per quel semplicissimo
ed
innocentissimo dettaglio che intaccava l'amoroso
quadretto. Arthur era senza pantaloni.
O meglio.
Brad era
senza pantaloni.
Colin si schiarì la gola e quasi senza pensarci
lasciò vagare lo sguardo intorno: si accorse che due occhi
blu erano puntati su di lui e prima ancora che potesse rimproverare i
suoi nervi, le guance andarono a fuoco.
Ricordava ancora quella scena...
Quando lui e Brad l'avevano letta nel copione avevano sgranato gli
occhi, scambiato uno sguardo stupito, e scoppiati a ridere
rumorosamente.
«Stanno scherzando...» aveva biascicato Brad quando
era riuscito a riprendere fiato. Colin, a quel punto, aveva alzato le
spalle. «Lo spero!»
Ma a dire il vero in quel momento gli era sembrato davvero uno scherzo.
Aveva rifiutato di accettare che dovesse, realmente, eseguire quella
scena, e di conseguenza non si era soffermato un attimo a contemplare
l'idea di doversi lanciare su Arthur.
Senza pantaloni.
E invece...
Poteva ancora rimembrare il modo in cui, indeciso se ridere o rimanere
senza parole, aveva ascoltato i produttori e i registi ed essi gli
avevano confermato che sì, non era uno scherzo.
Ed era stato... piuttosto imbarazzante girare quelle scene...
specialmente perché le mani di Arthur-- ehm, Bradley-- sulla
sua schiena -comecopionecomanda- avevano quella straordinaria e -dannatissima, oh
sì- capacità di confonderlo.
Devi prendere la
chiave... si ripeteva come un mantra, per calmarsi, afferra la chiave e la scena
sarà finita.
Ma no, i registi avevano preferito aggiungerne un'altra, se possibile
ancora peggiore.
Dovevano anche buttarsi a terra!
Come se non fosse già abbastanza dover stare praticamente
appiccicato tipo polpo alle gambe di.. di... oh accidenti!
E sì, erano caduti a terra.
Avevano dovuto girare quella scena un sacco di volte, per di
più.
Bradley era... era... una persona orribilmente crudele!
Era uno degli attori più bravi, l'avevano capito tutti
là dentro tranne il diretto interessato.
Eppure quel
giorno, proprio per quella
scena, Bradley sembrava sbagliare ogni singola volta.
Prima dimenticava la battuta, poi si voltava troppo presto, poi i
pantaloni non si abbassavano, poi cadeva e diceva di essersi fatto male
e quindi dovevano ripetere tutta la scena daccapo.
Ma Colin era sicuro che lo facesse di proposito.
Proprio perché lo vedeva così a disagio, e si
divertiva a tormentarlo!
Sbuffò irritato al ricordo e tornò al presente in
tempo per ascoltare il commento di Katie.
«Sembrate una coppietta... che siete teneri!»
Colin arrossì colto alla sprovvista, ma ancor di
più lo infastidì sentire la risatina di Bradley.
Si decideva ora ad aprir bocca, quel maledettissimo
somaro?
Spostò gli occhi per esaminare la sua espressione e si
impietrì incontrando il suo sguardo.
E la sua risata, che lentamente si tramutava in un sorriso.
Colin si rese conto di non riuscire a muoversi. Era completamente ed
incondizionatamente incatenato a quello sguardo... temeva che se si
fosse mosso Brad avrebbe potuto riconoscere il suo imbarazzo.
E no, non doveva capirlo!
Nessuno
doveva capirlo.
Assolutamente nessun essere vivente avrebbe dovuto cogliere
ciò che la sua mente aveva ormai rinchiuso nel cassetto,
sotto l'etichetta "sogni impossibili".
Mente? I filosofi dicevano che era il cuore... ma quello palpitava e
basta, come avrebbe potuto comunicare?
Piuttosto, quel gomito ossuto che puntellò violentemente il
suo fianco, facendolo sobbalzare, aveva sicuramente trovato i suoi modi
personalissimi per comunicare.
«Ti sei incantato?» ironizzò Santiago
con un sorriso che non prometteva nulla di buono.
Merlin si rese conto che le sue orecchie sembravano essersi immerse
nell'acqua bollente, tanto erano calde.
«N... no! Cosa dici? Perché mai
dovrei...»
«Col, mi riferivo alle puntate.» fu il commento
ancora più sarcastico, mentre l'amico indicava la parete
senza smettere di guardarlo.
Colin impallidì, e tacque.
Poi calò di nuovo il silenzio -con la gioia di Katie- e
tutti tornarono a guardare gli spezzoni.
Tuttavia, per un unico folle attimo, Colin fu sicuro di sentire ancora
su di sé la forza di quegli occhi blu così
profondi, passare in rassegna la sua nuca.
Ma non si voltò.
Ne aveva abbastanza di questi giochetti... e ne aveva abbastanza di
andare in iperventilazione.
*
Lo champagne era stato estratto dalla ciotola piena di ghiaccio,
stappato e versato in file ordinate di alti e stretti bicchieri.
Ed infine, aveva riscaldato la gola di tutti -tranne Richard, che
insisteva sull'idea che l'alcol facesse male alla tosse, alla qual
esclamazione Colin avrebbe veramente voluto ribattere con una battuta
ad effetto tipo "Forse dovreste consultare Gaius"-, ma uno sguardo
azzurrino puntato su di lui gli fece dimenticare perfino di avere i
piedi per terra.
E cosa li aspettava dopo il "cin cin" e la bevuta?
Ma naturalmente i regali!
Personalmente, era la parte della festa che Colin detestava di
più. Innanzitutto, perché non sapeva mai come
reagire nel ricevere un regalo: ringraziare, sorridere e poi scartarlo,
oppure scartarlo, ringraziare e poi sorridere, o ancora sorridere,
scartarlo e poi ringraziare?
Si sentiva incredibilmente a disagio: a volte aveva l'impressione di
risultare troppo timido ed impacciato, quando ringraziava praticamente
ad ogni piè sospinto, altre volte temeva di apparire
sfrontato e maleducato, se ciò non avveniva abbastanza
spesso.
Odiava poi il rumore della carta strappata... gli faceva lo stesso
effetto delle unghie sulla lavagna.
Al solo pensiero rabbrividì.
Ma la questione peggiore di tutte era il regalo in sé: aveva
sempre la dannata e costante paura che i suoi regali non valessero
niente in confronto a quelli degli altri.
Per questo odiava le feste di compleanno.
Ma doveva farsi forza... dopo circa un quarto d'ora ebbe la conferma
delle sue tesi: dopo aver ascoltato almeno una ventina di "scusa" e
"grazie" e altri sorrisi e parole gentili, ne aveva decisamente
abbastanza.
Era stressante anche dover rispondere "prego" agli occhi
sbrilluccicanti e i sorrisi da stregatto che si aprivano nei volti dei
suoi amici ogniqualvolta si ritrovavano a scartare un suo regalo.
Colin gonfiò le guance e soffiò via l'aria
insieme alla frustrazione e all'ansia.
Perché era così nervoso? Mancava solo il regalo
di Bradley, suvvia...
Lanciò e riprese al volo il pacchettino incartato che teneva
nella mano destra, e giocherellò col nastrino mentre
percorreva l'area della sala alla ricerca del suo amico.
Perché Bradley si trovava sempre nel posto sbagliato al
momento sbagliato?
Quando stava per ripassare il lato ovest della grande sala sfarzosa
passò di fronte alla terrazza: tuffò lo sguardo
fuori e si perse nell'orizzonte, attraversando col pensieri miglia e
miglia di aria ghiacciata e frizzante.
«Tadaaaaaaan!» urlò qualcuno dietro di
lui e improvvisamente Colin vide tutto nero.
«Chi sono?» gli domandò giocosa una voce
fin troppo
conosciuta...
Ecco dov'era finito.
«Per usare le parole di Merlin, direi un babbeo.»
Quella
risata...
Oh quanto adorava quella... no, no, no! Basta così!
Finalmente Brad dovette aver intuito che fosse una saggia decisione
allontanare le dita dalle palpebre dell'altro, perché il
più piccolo ottenne nuovamente il potere della vista.
«Sbagliato, sono il tuo divertentissimo e
bellissimo migliore amico!» rise praticamente sul suo
orecchio.
Colin divenne sordo ai canti d'amore lanciati da alcuni suoi neuroni in
stato di adorazione, e si voltò con un ampio sorriso,
incontrando gli occhi dell'amico.
«Sicuro che stiamo parlando della stessa persona?»
Il biondo rise ancora, poi estrasse una lunga scatola incartata da
dietro la schiena, e gliela mise praticamente tra le mani.
«Aprilo, su.»
Colin era rimasto inebetito. «Che sarebbe?» chiese,
non sicuro di voler conoscere la risposta.
La sua misera scatolina impallidiva di fronte ad un regalo grande come
quello.
Ecco perché odiava questo genere di feste...
«Il mio regalo per te, ovviamente, stupido!»
soffiò l'altro divertito, scompigliandogli i capelli.
Colin licenziò i suoi neuroni adoranti -che al tocco di
quelle calde
dita tra i suoi capelli avevano iniziato ad agitarsi urlando a
squarciagola dichiarazioni d'amore eterno- e si impose di fissare solo
ed esclusivamente i motivi della carta da regalo, cincischiando con le
dita sul nastrino nel tentativo di slegarlo.
Era un incapace e...
Oh, fortunatamente Brad aveva ritratto le dita... se avessero
continuato a massaggiargli la testa in quel modo sicuramente le sue
guance sarebbero diventate dei pomodori maturi!
«Questo non si snoda, si stacca.» rise ancora Brad,
e prima che il più giovane se ne rendesse conto,
l'interprete del leggendario re Arthur aveva afferrato il nastrino
verde, tirandolo via per staccarlo.
Era stato fissato con la pinzettatrice, certo, doveva immaginarlo...
meditò Colin, per non pensare al fatto che le loro dita si
erano appena sfiorate.
Alzò appena lo sguardo e vide Brad sorridere, agitando
trionfante il nastrino.
«Hai visto? Non sei contento di avere un amico
così intelligente?»
Colin scosse la testa, tanto per prenderlo in giro, e
riabbassò gli occhi per scartare il regalo.
Ci manca solo che mi
taglio con la carta e per oggi ho completato la lista delle figure di
merda, fu il suo pensiero amaro. E come volevasi
dimostrare, ecco che la carta strisciò e una gocciolina di
sangue si levò dal suo dito abbattuto.
Colin trasalì ritirandolo di colpo e Brad se ne accorse,
perché si avvicinò a lui, afferrandogli la mano.
«Ti sei fatto male?»
«No, n...» stava iniziando a dire il più
giovane: ma quando incontrò quegli occhioni azzurri si
bloccò nuovamente.
Tutta colpa di quel gruppetto di neuroni adoranti! Sicuramente avevano
accalappiato le parole che doveva dire... proprio per farlo stare muto
e immobile come un pesce lesso.
Ed ecco che avrebbe anche potuto voltar pagina, e continuare ad
elencare le figuracce di quella sera.
Possibilmente non erano neanche finite.
Qualcuno tossì e Brad si schiarì la gola,
imbarazzato, lasciandogli la mano.
Un altro colpo di tosse...
Colin stava per voltarsi sgarbatamente -cavolo, l'avevano interrotto
nella sua contemplazione di quei bellissimi lapislazzuli luccicanti-
verso colui che aveva interrotto quell'indescrivibile idillio,
probabilmente Richard, ma quando si voltò non...
Un momento.
Contemplazione?
Bellissimi lapislazzuli luccicanti?
Indescrivibile idillio?
Lo stomaco di Colin fece una capriola e il ragazzo scosse violentemente
la testa, in modo da stordire quei maledettissimi neuroni.
Basta!
Di questo passo sarebbe sicuramente impazzito.
Ordunque, tornando alla realtà... quando si voltò
non riconobbe Richard ma Katie.
«Sono curiosa di vedere il regalo!»
celiò quella con il sorriso inquietante che utilizzava per
Morgana, alla "guarda-che-è-un-ordine".
E Colin l'accontentò: più per costringersi a fare
qualcosa, distraendosi dai suoi pensieri confusi e stressanti, che per
mero spirito d'amicizia.
Fu così che strappò con ampi movimenti liberatori
-immaginò di trovarsi davanti quei neuroni che costringevano
la sua mente insana a certi pensieri-, facendone emergere quella che
sembrava proprio la confezione di...
«Una chitarra?» quasi urlò, spalancando
occhi e bocca.
Brad annuì, ispirato. «Ne hai sempre desiderata
una, no?»
«Beh, sì, certo ma...»
Accidenti quanto gli
sarà costata!
Non finì la frase ma alzò lo sguardo, come
aspettandosi che l'altro lo capisse lo stesso.
Brad fece un movimento vago con le dita, mentre Katie urlacchiava
sorpresa, prendendo la scatola e mostrandola a tutti gli altri.
«Cazzo!» fu il commento di Eoin, uno dei tanti
commenti che ne seguirono, per precisione. E diciamo anche il
più controllato e fine, il che è tutto dire.
«Ma come...» come
hai fatto a sapere che ho sempre sognato di saperla suonare?
si domandò Colin ancora sorpreso.
Le labbra di Brad si piegarono in un sorriso sbarazzino, come di chi si
appresta a narrare un bel ricordo.
«Una volta mi hai detto che il tuo sogno fin da quando eri
bambino era quello di suonare una chitarra, seduto su una collina
erbosa con le gambe incrociate, a fissare il sole rosso all'orizzonte,
nella campagna irlandese, un tiepido pomeriggio d'autunno.»
Colin, se possibile, si sorprese ancor più di prima.
Perfino lui stesso si era dimenticato di avergliene parlato, e invece
l'amico ricordava tutto, parola per parola.
Ora che Colin ci pensava, suppose che fosse successo uno dei primi
giorni da che si conoscevano.
In una pausa durante le riprese della prima stagione di Merlin, lui e
Brad stavano discutendo del "cosa ti piace?", classica domanda che si
fa tra sconosciuti col fine, appunto, di conoscersi meglio.
Una di quelle domande distratte, spesso disinteressate, le cui risposte
solitamente sono vaghe, o comunque si dimenticano dopo averle ascoltate.
E invece no.
Bradley le ricordava alla perfezione.
Sorrise, non sapendo bene che altro fare, ma qualcosa si sciolse dentro
di lui, come un cubetto di ghiaccio che scivolava attraverso la gola
fino a depositarsi nello stomaco.
Si sentiva a disagio... terribilmente a disagio.
«E questo immagino sia per il sottoscritto!»
aggiunse Brad indicando il pacchettino che Colin covava sotto il
braccio.
Come risvegliato da un sogno il moro
impallidì. «Eh? Questo? No...
n-...»
Troppo tardi: il biondo aveva già afferrato il cubetto
incriminato e se lo rigirava tra le mani, soppesandolo, come per
indovinare cosa contenesse.
Solo dopo qualche attimo, rendendosi conto che era un'operazione
inutile, si decise a scartarlo.
Ecco, quel momento era finalmente giunto. Colin deglutì e
strinse le labbra, imbarazzato.
«E'... una sciocchezza.»
«Se l'hai fatto tu, per me, sicuramente non lo
sarà.» ribatté Brad mentre buttava via
strisce di carta colorata, con gli occhi luminosi come quelli di un
bambino.
Ed effettivamente aveva la stessa morbosa curiosità.
Colin sospirò. Calmati,
su... andrà tutto bene, è Brad.
Doveva solo non far trapelare nulla...
«Non è niente rispetto al tuo.» ammise
tutto d'un fiato.
Come non detto...
imprecò mentalmente subito dopo, quando gli occhi blu
dell'amico guizzarono in su, a calamitare i suoi.
Forse avrebbe voluto dire qualcosa... per confortarlo, per insultarlo
ricordandogli che era un idiota paranoico -e sì che glielo
aveva detto parecchie volte in passato!- o forse per fare qualche
battuta di spirito. Eppure rimase in silenzio, limitandosi ad una
risatina.
«L'importante è il pensiero.» concluse
bonario.
Colin tramontò gli occhi al soffitto e quando la pupilla
ebbe percorso l'arco completo tornando al punto di partenza riconobbe
il volto di Brad tramutato in una maschera di... meraviglia?
Merlin rimase sbigottito: ah davvero? Il suo regalo provocava questo?
Ammirazione, sorpresa?
Quasi quasi iniziava ad accettare i suoi neuroni... non erano poi
così male.
«Una telecamera!» spiegò Brad in
risposta allo sguardo interrogativo di Katie -che dopo aver fatto
girare la chitarra tra tutti i presenti, assicurandosi personalmente
che ognuno fosse riuscito a dargli un'occhiata- era tornata per
assistere all'apertura del secondo regalo.
«Colin conosce i tuoi gusti meglio di chiunque
altro.» si lasciò sfuggire con un sorrisetto
impertinente.
Colin la guardò senza dire niente, studiando la sua
espressione: per un attimo fu sicuro di notare quegli occhi
verde-grigio rivolgergli uno sguardo malizioso.
La lingua si congelò sul posto e la pelle
rabbrividì: che Katie avesse capito?
«Questo vale tantissimo!» lo svegliò
Brad, un po' guardando attonito il dono, un po' il donatore.
«No, sicuramente la tua chitarra sarà costata
di...»
«Oh, smettila, sai cosa intendo. Vale tanto... per
me.»
Il cuore di Colin ebbe un fremito e il ragazzo fu sicuro che il tempo
fosse rallentato.
Accidenti a lui!
Più uno era agitato più il tempo
sembrava non passare mai.
«Emh... scusate!»
Ancora una volta fu l'interprete di Lady Morgana a spezzare il filo che
collegava i loro occhi.
Entrambi si voltarono storditi, e Brad si schiarì perfino la
gola.
«Posso farla vedere agli altri?»
cinguettò la mora con un sorriso che andava da orecchio a
orecchio.
Brad sollevò un sopracciglio, scambiò uno sguardo
con l'amico, comprese la richiesta e lasciò che le dita
affusolate della giovane prendessero possesso della confezione,
correndo e ridacchiando per farla vedere agli atri.
Ancora una volta è necessario censurare i commenti di Eoin.
«Ti ringrazio, Morgan.» spezzò il
ghiaccio Bradley, con voce appena più calda.
Il primo allora sollevò lo sguardo e ancora una volta il suo
corpo smise di rispondere agli ordini, specialmente quando Brad fece
quel suo dannatissimo
sorrisetto storto.
«Ma credevo che odiassi la mia telecamera!»
Colin si riscosse, giusto in tempo per ribattere. «Solo
perché non te l'avevo regalata io.»
Bradley scoppiò a ridere e Colin si chiese cosa ci fosse di
comico.
Per un momento si sentì un idiota, soprattutto immaginando
la scena vista da fuori: uno che si sbellicava dal ridere e l'altro che
lo fissava apatico.
Batté le palpebre, avvertendole stranamente accalorate, e
scosse la testa.
No, non erano solo le palpebre ad avere un calore stranamente intenso..
anche le orecchie e le guance bruciavano come se, al posto del sangue,
gli scorresse lava nelle vene.
Fu costretto a distogliere lo sguardo e far vagare gli occhi tra tutti
i presenti: Katie rideva insieme ad Angel, entrambe con un secondo
bicchiere di champagne in mano, e la prima sembrava anche accennare a
muovere i fianchi come se ballasse. Eoin ghignava senza un motivo
apparente, con tanta convinzione ed energia che Tom era stato costretto
ad afferrargli una spalla per non lasciarlo stramazzare a terra -e
conoscendolo, ne sarebbe stato capacissimo-, mentre più in
là gli interpreti di sir Leon e Lancelot sembravano
discutere a voce bassa di qualcosa, ogni tanto indicando qualcuno della
mischia o guardandosi come se non credessero alle proprie orecchie.
Dall'altro lato della sala Richard ed Anthony masticavano qualche
stuzzichino, rivolgendo velate occhiate in sua direzione.
In ogni caso tutti -a parte Eoin, immerso nel suo mondo fatto di
singhiozzi e risate, probabilmente causate da una sbornia che il giorno
dopo sarebbe stata faticosa da smaltire- sembravano comunque avere un
punto in comune: fissavano lui e Bradley, parlottando tra loro.
Colin si sentì mancare il terreno sotto i piedi, per un
attimo: che avessero capito tutti?!
Non avrebbero dovuto!
Era tutta colpa sua e dei suoi occhi troppo espressivi -così
li aveva definiti sua mamma-.
La visione si fece distorta e sfocata per un attimo, traballante come
la luce di una candela, e il cuore si agitava come se avesse preso la
scossa.
Non si sentiva bene... gli mancava l'ossigeno, era come se... come se
non ce ne fosse abbastanza.
Non aveva mai sofferto di claustrofobia, ma poté immaginare,
in quell'istante, cosa dovesse patire un uomo affetto da quel disturbo.
All'improvviso tutto perse chiarezza: rimase una sola certezza, e
cioè che doveva uscire da lì e subito.
«Vado a prendere una boccata d'aria.»
biascicò con fare affrettato, le ginocchia che
già tremavano.
Se non si fosse voltato e diretto verso il terrazzino, probabilmente
sarebbe stramazzato al suolo coperto da quel velo di calore e di stress
che sembrava adesso soffiare da tutte le parti.
«Cosa?»
«C'è troppo caldo qua dentro.» fu la
risposta.
Insensata e stupida, come la situazione del resto.
Colin non si aspettava che Bradley capisse... gli bastava
già il fatto che gli altri sembravano capire.
Capire più del dovuto, per giunta.
Solo quando ebbe spalancato le due vetrate e fu emerso all'aria aperta
il giovane si ricordò di cosa significava respirare.
A dire il vero un vento gelido lo investì, facendolo
rabbrividire fin nelle ossa.
Ma non aveva importanza.
L'oscurità lo avvolgeva come una coperta confortevole. Non
che lo riscaldasse, anzi... ma sembrava proteggerlo.
Solo camminando nel terrazzino freddo circondato dal nulla
più assoluto si sentiva al sicuro.
Lontano da occhi e orecchie indiscreti, avrebbe potuto sfogare la sua
ansia.
Forse era solo la sua impressione, si ripeteva mentre si allontanava
sempre di più dalla sala illuminata, scivolando nel buio,
forse la sua era una visione distorta della realtà.
Forse gli altri stavano parlando delle loro faccende, forse non
guardavano nemmeno lui.
O magari lo guardavano davvero ma commentavano il suo taglio di capelli
o la cortissima barba.
Un'altra folata di vento lo fece rabbrividire, e dalle sue labbra ne
emerse una nuvoletta di vapore.
Affondò le dita nelle tasche dei jeans, in cerca di
conforto, e finalmente raggiunse il parapetto. Si affacciò:
da lì si stendeva una campagna, di mattina brulicante di
vita, adesso solo immersa nel silenzio della notte.
Vi era qualche casa che emergeva qua e là, e le luci della
città in lontananza.
Aaah la caotica città! A Colin, semplice ragazzo di
campagna, non era mai piaciuta, con tutto quello smog, quella
confusione e quei rumori sgradevoli alle cinque del mattino.
No, lui amava la natura.
Amava immergersi nella vegetazione e fissare il cielo per ore, seguendo
il movimento delle nuvole.
E forse, adesso, anche suonando la chitarra.
Chiuse gli occhi e si portò le dita tra i capelli,
esasperato.
Perché era successo tutto questo?
Perché a lui?
Incurante del gelo che gli avrebbe arrossato le dita, tirò
su col naso.
Non si era nemmeno accorto di star piangendo.
Non avvertiva nemmeno le lacrime... erano come proiettili ghiacciati
sulle sue gote.
Scosse la testa: piangere, e per chi?
Si passò una mano sugli occhi e li riconobbe umidi: ma le
dita erano così fredde che non fu di nessun conforto. Anzi,
i polmoni sembrarono stringersi ancora di più e in un attimo
si ritrovò piegato sul parapetto, con le dita strette a
pugno sugli occhi, vittima dei singhiozzi.
Era così dannatamente difficile...
Come poteva andare avanti con la consapevolezza di non riuscire
più a guardare l'amico negli occhi?
E perché continuava ad illudere se stesso?
Bradley non era solo
un amico.
Se lo fosse stato, lui adesso non si sarebbe trovato al freddo e al
gelo, lontano dalla festa, dai suoi amici, dalla felicità.
Se lo fosse stato, non ci sarebbero stati problemi e il suo cuore non
avrebbe sanguinato a quel modo.
Ma Braldey non era solo un amico.
Non poteva
esserlo...
Aprì la bocca per prendere ossigeno, ormai a causa dei
singhiozzi il poco che aveva se n'era fuggito via.
Non poteva essere suo amico... gli amici non si amano così
tanto.
Gli amici non si amano in quel modo.
Spalancò gli occhi arrossati all'improvviso, abbassando le
mani fin sul bordo del parapetto.
E così... lo amava?
Aveva appena ripetuto, per ben due volte, di amarlo?
Amare?
Bradley?
Erano due parole troppo... assurde. Non potevano accostarsi, non...
Tirò nuovamente su col naso, e il freddo entrò in
esso come un'onda di sofferenza.
Si gelava, dannazione...
Fissò il panorama e fu invidioso della sua
immobilità e fermezza.
Quello non era destinato a cambiamenti.
*
«Hai visto Colin?» domandò Katie,
guardandosi intorno circospetta. Brad, intento ad osservare il
contenuto del suo bicchiere di champagne, alzò lo sguardo,
improvvisamente attento.
«Vuoi dire che non è ancora tornato?»
«Pensavo che fosse con te.» ribatté
Katie, confusa, e Bradley passò in rassegna la stanza, alla
ricerca della familiare chioma scura. Ma dell'amico vestito
di nero non vi era traccia.
«Aveva detto che prendeva un po' d'aria, però
credevo che fosse già tornato...»
Katie scosse la testa e Bradley si alzò, dirigendosi a
grandi passi verso l'appendiabiti.
«Che stai facendo?» lo interrogò lei,
tallonandolo.
Bradley afferrò il giubbotto e lo indossò, poi si
voltò e con determinazione rispose. «Fuori si
gelerà, lo riporto dentro.»
E si allontanò, verso la porta della terrazza.
Quando lo vide sistemarsi la sciarpa e sparire oltre il vetro si
aprì in un sorriso.
«Bene, Eoin, sai cosa fare.» cospirò,
mentre al suo fianco l'amico sorrideva malignamente.
«Sarà fatto... lady Morgana.»
Lei gli diede uno scappellotto e scoppiò a ridere, poi si
avvicinò alla finestra della terrazza seguita da Angel, Tom,
Richard e gli altri.
*
Doveva farsene una ragione... Bradley era un uomo.
Lui era un
uomo.
Non era normale un rapporto del genere...
Colin sospirò, con gli occhi che bruciavano, e si
passò le dita intorpidite sulle palpebre.
Era solo un ingenuo e stupidissimo ragazzo gay innamorato dell'attore
bello e impossibile. Un
classico.
Bradley non era gay: gli piacevano le ragazze, magari ne
aveva pure una.
Perché mai gli sarebbe dovuto piacere, lui, Colin?
Anche come ragazzo non era un granché... chi mai avrebbe
voluto un vegetariano paranoico, allergico ai pomodori e intollerante
ai latticini, che non poteva stare al sole per troppo tempo e che
viveva in campagna e che per giunta aveva un odiosissimo accento
irlandese?
Anzi che erano amici...
Doveva toglierselo dalla testa.
Quando era successo? Perché
era successo?
Un ragazzo non dovrebbe
provare questi sentimenti per il suo migliore amico...
insistette, stringendo le dita a pugno.
Il gelo gli penetrava attraverso i pantaloni, intorpidendogli le gambe.
Odiava il freddo e tutto ciò che lo riguardava, gelati
compresi.
E' solo un amico, ed
è un maschio come te. A te piacciono anche le ragazze, su...
seni, sederi, dai!
«Morgan.»
Sussultò, riaprendo gli occhi di scatto.
Accidenti!
Si strofinò gli occhi con urgenza, per cancellare le tracce
di lacrime.
«Bradley!» esclamò forse con troppa
energia, voltandosi con quello che doveva essere un sorriso.
Bradley avanzava, stretto nel cappotto e con la sciarpa che lui gli
aveva regalato attorno al collo. I capelli svolazzavano nel vento e la
corta barba gli donava un'aria più matura.
Quando tuttavia lo vide sollevò un sopracciglio e Colin
smise di sorridere -sempre che quella smorfia spaventata potesse
definirsi un sorriso- e tornò a guardare il panorama con lo
sguardo basso.
«Che ci fai qua fuori?» domandò Bradley
raggiungendolo e fermandosi a guardarlo.
Colin ignorò i suoi occhi, continuando a lasciar vagare i
suoi all'orizzonte. Si limitò poi a scrollare le spalle.
Bradley sospirò e si appoggiò coi gomiti al
parapetto.
Rimasero in silenzio per un tempo indeterminato, con Colin che
desiderava con tutto se stesso che il suo cuore battesse in maniera
meno rumorosa.
Perché doleva così?
Era sbagliato ciò che provava.
Serrò gli occhi.
Sbagliato, sbagliato, sbaglia-
«E' successo qualcosa?»
Colin grugnì. Certo, arrivava così, tutto
contento, e gli chiedeva se fosse successo qualcosa?
Beh, non che fosse esattamente tutto contento, però...
Oh, accidenti!
«No, non è successo niente. Proprio niente.»
e calcò acidamente l'ultima parola: in fondo era vero. Non
era successo niente... proprio per questo stava così male.
Perché non era successo nulla... stava per accadere, ma quel
flash l'aveva impedito.
Una sferzata d'aria fece ondeggiare la sciarpa di Bradley.
«Senti, Col, mi dispiace per oggi... davvero, io...»
Il più giovane gli rivolse uno sguardo sorpreso, scorgendolo
a balbettare senza guardarlo, gesticolando come se stesse cercando le
parole.
«Ecco, io... non so cosa mi è preso... mi
dispiace, non avrei... voglio dire, non penso che tu... oh, insomma!
Non sono...»
«Non sei gay, va bene.» concluse per lui Colin,
stupendosi della fermezza della propria voce.
Calò un breve silenzio, mentre Bradley sollevava lentamente
lo sguardo su di lui.
«Mi dispiace.» ripeté ancora.
«E' per questo che mi stai ignorando, vero?»
«Non ti sto ignora-»
«Ti chiedo solo... di dimenticare tutto... se ci riesci.
Insomma, io...»
Colin rimase in silenzio, aspettando che si spiegasse, col cuore che
piangeva lacrime amare.
«Fa' come se non fosse successo niente... non significava
niente, assolutamente niente.»
I pugni del moro si strinsero quasi convulsamente, i suoi occhi
bruciavano in maniera indicibile.
Era il freddo... era tutta colpa del freddo.
Nient'altro.
Stai zitto... ti prego.
«Non voglio che tu...»
Ancora silenzio.
Bradley si passò una mano sui capelli, poi si
voltò di schiena ed emise un sospiro tremante.
«Mi dispiace, va bene? Io... ho sbagliato. Però...
tengo alla nostra amicizia.»
Colin riaprì gli occhi, con un tuffo al cuore.
«Ci tengo davvero e non... non voglio perderti. Non
così.»
Il cuore adesso aveva iniziato a danzare, le dita a sciogliersi dalla
presa del pugno.
«Ma a quanto pare ho sbagliato tutto... ti lascio
solo.»
Un passo, un altro.
Colin trattenne il respiro.
Quando lo sentì allontanarsi gli sembrò di essere
privato di una parte del suo cuore.
Il calore si stava allontanando insieme al biondo.
No, no, no, non poteva permetterlo!
«Brad, aspetta!» si voltò, fulmineo,
afferrandogli il polso.
L'amico si bloccò, voltandosi a guardarlo, sorpreso.
Colin si sarebbe rimproverato dopo per quel gesto: ora era troppo
concentrato a fissare gli occhi di Bradley e respirare
contemporaneamente -impresa decisamente non facile, eh!-.
«Non sono arrabbiato, davvero...» esalò,
e una nuvoletta di vapore si levò lesta dalle sue labbra.
«Io... ho...»
Cosa poteva dire?
Quegli occhi sembravano trapassarlo da parte a parte.
«Credo di avere la febbre.» concluse.
Una scusa migliore no
eh?
Avrebbe pensato dopo a licenziare i suoi neuroni.
Bradley spalancò gli occhi, un attimo dopo li
abbassò sulle dita dell'amico, strette attorno al suo polso.
Qualcosa si mosse nel petto dell'irlandese.
Fece per mollare la presa ma Bradley fu più veloce.
Gli strinse le dita in una morsa calda e confortevole.
«Accidenti, ma sei congelato.»
«Cos...?» Colin, ancora più sorpreso, si
ritrovò avvolto in una stoffa morbida.
La sciarpa che aveva regalato a Brad.
«No, davvero, sto bene!» cercò di dire,
consapevole delle dita dell'amico a pochi centimetri dal suo orecchio,
mentre lisciavano la lana della sciarpa, per arrotolarla e stringerla
attorno al suo collo.
Non era vero. Non stava bene. Non stava bene per niente.
«Non prendermi in giro.» continuò
Bradley a voce bassa, mentre... si toglieva anche il giubbotto.
«Che stai facendo?» scattò Colin,
conoscendo benissimo la risposta. «No, davvero,
io...!»
«Hai le mani come ghiaccioli, il naso rosso come i pomodori
di cui sei allergico e le labbra viola. Stai benissimo, vero?»
«Emh...» un calore improvviso si prese possesso
delle sue narici, insieme all'inconfondibile profumo del biondo.
Bradley gli assicurò il proprio giubbotto sulle spalle e
Colin, solo adesso che era immerso nel caldo, si rese conto di quanto
freddo sentisse in realtà.
Tremante si strinse nel cappotto -ooh quella fragranza così
Bradliniana!- e abbozzò un sorrisetto.
«Ma così ti congelerai tu.» gli fece
notare, mentre le guance assumevano un po' di colore.
Non gli importava niente, al momento... accantonò tutti i
suoi pensieri in un angolino della mente e provò a
concentrarsi solo sul presente.
Freddo... tanto
freddo... pensa solo a questo.
Bradley sorrise ancora ma rimase in silenzio, e Colin si
ritrovò a pensare a quanto fosse bello.
Spalancò gli occhi e li abbassò, con le orecchie
in fiamme.
Colpa del freddo, colpa
del freddo, tutta colpa del freddo!
Bradley dovette aver interpretato male quel gesto,
scambiando l'imbarazzo per un brivido di freddo, perché rise
divertito e aggiunse, con voce rauca: «Vieni qui,
stupidone!»
Nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che Colin si
sentì avvolgere da un calore naturale e travolgente, stretto
tra le braccia dell'amico, con lo zigomo sul suo petto.
Poteva sentire il cuore del biondo battere dentro le costole. Forse
sarebbe arrossito, se non ci fosse stato così freddo.
«Ci tieni così tanto a me?»
soffiò, a pochi centimetri dalla sua pelle esposta.
Vide il pomo d'Adamo dell'altro abbassarsi. «Più
di quanto tu immagini.»
Fu come un bicchiere d'acqua dopo mesi di marcia in un secco deserto.
Dimenticò i problemi, le sue beghe mentali e le questioni in
sospeso e si lasciò andare... semplicemente si
abbandonò a quel calore.
Le sue dita cercarono rifugio dal gelo in quella maglia calda e
profumata, stringendosi quasi convulsamente attorno alla stoffa e
affondò sempre di più il viso nell'incavo del
collo di Braldey.
Era così caldo...
Le mani dell'amico passarono tra i suoi capelli e Colin si
lasciò andare ad un sospiro, contro la pelle dell'altro.
Quel profumo... il suo
profumo...
Dio, avrebbe potuto vivere solo di quello!
Non gli importava niente se la vicinanza era troppa...
E non gli importava niente se i suoi neuroni sani gli ripetevano che
no, era meglio allontanarsi, prima che potesse commettere qualcosa di
cui si sarebbe pentito.
Qualcosa che avrebbe rovinato tutto, di nuovo.
Ma Colin li mandò semplicemente a quel paese...
Se Bradley continuava a par passare le dita tra i suoi capelli in quel
modo...
Dio, quelle mani...
Quante volte aveva invocato già la divinità? Due?
Tre?
Chiuse gli occhi, stringendosi ancora di più a quel corpo
caldo... nemmeno un po' di calore doveva disperdersi... c'era ancora
così freddo...
Lasciò che le sue mani si arrampicassero fino alla clavicola
dell'amico, e in quell'istante Bradley fece scorrere le dita dell'altra
mano sulla sua schiena.
Rabbrividì -e questa volta sicuramente non per colpa del
vento- e con un ansito si strinse ancora di più alla pelle
del biondo.
Sentiva il suo respiro caldo sul collo.
Strinse le dita attorno al suo collo e le lasciò vagare fin
sui capelli.
Oh quei capelli biondi... così morbidi, così
soffici.
Il bruno ispirò a pieni polmoni quella fragranza e
sollevò di poco la testa, fino a farla arrivare a livello
dell'orecchio di Brad.
Sospirò e riaprì gli occhi. Brad strinse ancora
di più la presa sulla sua schiena e si discostò
quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
I capelli biondi venivano scossi dal vento, i suoi occhioni azzurri
brillavano come animati da luce propria e le labbra... quel broncio
adorabile.
Consapevole solo in parte di ciò che stava facendo Colin
fece scivolare le mani sul collo e sulla mascella dell'altro e si
sporse... si sporse fino a premere con urgenza le labbra contro quelle
dell'altro.
Una serie di emozioni lo travolse e il cuore iniziò a
tamburellare.
Bradley parve rimanere perplesso per un attimo, poi strinse le dita
attorno ai suoi capelli e dischiuse le labbra.
Dio, era così calda la sua bocca--- nonono! Che stava
facendo?! L'aveva praticamente aggredito!
Colin spalancò gli occhi sconvolto, e si ritrasse
all'improvviso, premendo le dita contro le labbra di Brad.
«Mi dispiace! Oddio, scusa, io non so cosa...»
Ma, a dispetto delle sue aspettative, Brad -con le labbra
arrossate così... così dannatamente
eccitanti- si sciolse in un sorrisetto storto. «Sta' zitto,
Morgan.» Un attimo dopo strinse i suoi capelli tra le dita e
si fiondò su di lui, avvolgendo completamente la sua schiena
con l'altro braccio, e inclinandosi perfino in avanti per approfondire
il bacio.
Colin era troppo contento perfino per comprendere appieno ed assimilare
quello che era successo... capiva solo che qualcosa all'interno del suo
petto stava ruggendo, e che i neuroni adoranti avevano preso a fare il
trenino.
Avvolto da quel calore e da quell'altra cosa indefinibile, strinse la
maglia di Brad e dischiuse le labbra.
Bradley era là... e lo stava baciando.
Si stavano
baciando, porca paletta!
Quante notti aveva sognato quel momento?
Ma mai... mai poteva pensare che fosse tutto così...
così... perfetto.
Quando le loro lingue si incontrarono fu attraversato da un altro
brivido e mugolò qualcosa di -sicuramente- incomprensibile.
Dio, quanto lo amava...
*
Katie
fischiò, battendo le mani ed abbassando il cannocchiale.
«Finalmente!!» esultò a voce di testa,
mentre tutti gli altri sollevavano il bicchiere di champagne per
festeggiare.
«Anthony, dov'è Anthony?»
domandò Angel, con un sorrisone grande quanto una casa.
Katie non riusciva a stare ferma. O saltellava o prendeva le mani di
qualcuno, ridendo dalla gioia.
Il nominato apparve appena pochi secondi dopo, facendosi largo tra le
sedie disposte in più file di fronte alla terrazza.
«Scusate, ero andato a prendere i pop-corn. Mi sono perso
qualcosa?»
«Tutto.» rispose Richard mentre ne prendeva una
manciata.
Anthony si illuminò tutto. Poi si incupì.
«Vuoi dire che mi sono perso il bacio?»
«Tranquillo, ho tutto qui!» lo rassicurò
Eoin sornione, dando un colpetto alla telecamera che reggeva tra le
dita.
Lui, il salvatore della situazione.
«Abbiamo inaugurato la nuova telecamera di Brad. Sono sicuro
che questo video gli piacerà. Oooh se gli
piacerà.»
E mentre passava tale oggetto a Anthony, permettendogli di vedere il
video del bacio, attorniato da tutti gli altri, Katie si
alzò e chiuse le tende della terrazza, per coprire la vista
dei due puntini lontani.
«Lo spettacolo è finito!»
annunciò, mentre Angel faceva una smorfia maliziosa.
«Di già?»
Katie rise, mentre si preparava a risistemare le sedie in modo che i
due piccioncini, tornando, non si rendessero conto di ciò
che era successo in loro assenza.
«Che cosa dolce l'amore.» considerò la
mora con i cuoricini negli occhi, o almeno questa fu l'impressione di
Eoin che, al suo fianco, si abbandonò ad un sorriso esperto.
«Hai proprio ragione. E' bello quando l'amore trionfa,
vero?»
«Ohhhh, quando è vero sì.»
Il sorriso di Eoin si allargò. «Quindi, dal
momento che l'amore deve trionfare, che ne pensi se sabato prossimo ti
porto a cena?»
Katie tramontò gli occhi al cielo, poi gli lanciò
uno sguardo divertito.
«Scordatelo, sir Gwaine.»
«Come non detto, Lady Morgana.» ghignò
lui.
EXTRA EXTRA EXTRA
Bradley
premette il pulsante col disegno del telefono rosso e la chiamata si
chiuse. Ripose l'iphone nella tasca dei jeans e sospirò: era
passata mezzanotte da un pezzo, era ovvio che tutto il parentame si
fosse premurato di chiamarlo per fargli gli auguri di Natale.
Aveva appena terminato una discussione con sua madre, che l'aveva
lasciato con un sorriso di nostalgia sulle labbra: lui e sua madre
avevano sempre avuto un buon rapporto... si era sempre presa cura di
lui, cosa che non si poteva confermare per suo padre, quel...
Aprì la porta della sua stanza e si bloccò
sull'uscio, sorpreso, incredulo e...
«Ciao, Bradley.» gli giunse la voce di un sexy -più che sexy-
Colin, sdraiato sul letto interamente vestito di nero.
E Colin-vestito-di-nero era il mix perfetto per risvegliare il signorino là sotto.
Entrò con un ampio sorriso malandrino, curandosi di chiudere
la porta; a chiave.
A scanso di equivoci,
riflettè, mentre si sfilava il giubbotto.
Colin allungò il collo sul cuscino, mugugnando qualcosa di
incomprensibile -ancora!- e sorrise vittorioso.
Era così... così... eccitante!
Il signorino
là sotto si era decisamente risvegliato,
altroché.
Solo in quell'istante Braldey si accorse che Colin era avvolto da un
nastro.
«Che cosa significa?» domandò avanzando
divertito verso il letto.
L'altro guardò il nastro, poi lui, e mosse un sopracciglio
con fare malizioso.
«Sono il tuo regalo!» rispose, assumendo
un'espressione innocente con tanto di faccino spaurito -che
però non prometteva niente di buono!- «Vuoi
scartarmi?»
Il sorriso di Bradley si trasformò in un ghigno, mentre si
passava la lingua sulle labbra.
«Più che volentieri.» fece con voce
roca, letteralmente tuffandosi nel letto.
The End
_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.
Eccomi finalmente col secondo -ed ultimo- capitolo di questa fic! :) E'
venuto su bello corposo, quindi se state leggendo queste note posso
solo sentirmi contenta! xD In ogni caso mi auguro che piaccia, mi ha
emozionato molto scriverla perché sono letteralmente
innamorata di quei due e della coppia che formano assieme ** <3
Per eventuali errori, mi raccomando, non esitate ad annotarli! ;)
Note: ebbene
sì, anche qui vi tocca ascoltarmi v.v Orbene, volevo far
notare che, come ben sapete, questa è solo una storia di
fantasia -e che fantasia, specialmente la scena finale, una fantasia
molto sconc--- emh basta °ç°- emh dicevo...
è un'opera di fantasia, purtroppo non sono nelle teste (di
fagiolo) di quei due e di conseguenza non ho alcun diritto sui loro
neuroni, specialmente quelli di Colin che qui vengono nominati spesso
(<3). Tuttavia ho fatto delle ricerche su entrambi, e posso
assicurarvi che alcuni tratti di Colin non li ho inventati io: per
esempio è veramente vegetariano, intollerante ai latticini ed
allergico ai pomodori, infatti per girare le scene della gogna hanno
utilizzato frutta finta o pomodori marci, e comunque hanno ricoperto il
nostro Col di una specie di crema per non provocargli qualche reazione.
Poi... sulla famiglia di Brad, pure, sono notizie vere: ha detto lui
stesso che la madre ha praticamente svolto il compito di entrambi i
genitori, e a quanto si sappia non ha mai nominato suo padre. E sempre
a proposito della madre, ho letto che con lei ha un gran bel rapporto,
perché Brad le è molto legato. Ah, sì,
e per quanto riguarda la ragazza di Brad (ggggrrrrr) è vero
-purtroppo -.- - che ne aveva una prima di iniziare a girare Merlin, e secondo
alcuni stanno ancora assieme. [Ma noi sappiamo benissimo che
così NON è, perché il biondo ha occhi
solo per Col è__é)
Ah come ultima cosa, con il "sexy-Colin vestito di nero" intendo un Col
così =P (e avvertenze: la visione di tali immagini potrebbe
provocare irrimediabili danni celebrali.)
∞Qui
il caro Colin
♥
∞E
qui invece il nostro Brad
♥
(qui non la sua nuova telecamera! *///*)
E comunque, con questi due grandissimi fighi credo di aver finito! :D
Spero di risentirvi presto, magari in qualche altra mia fic.
Un bacione <3
Bea. :)
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
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