Hopeful heart di JessL_ (/viewuser.php?uid=66110)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaspettata sorpresa. ***
Capitolo 2: *** Ciak, si gira! ***
Capitolo 3: *** Troppi pensieri e troppe parole. ***
Capitolo 4: *** Cedesi invidia. ***
Capitolo 5: *** Strozzare una gallina ***
Capitolo 6: *** Mai sottovalutare il Karma ***
Capitolo 7: *** Lasciarsi andare. ***
Capitolo 8: *** Primo esplosivo innescato e scoppiato. ***
Capitolo 9: *** I doveri. ***
Capitolo 10: *** Lasciare a bocca aperta. ***
Capitolo 11: *** Oh, il matrimonio! ***
Capitolo 12: *** Tutto in discesa. ***
Capitolo 13: *** Tutto tremendamente in piano. ***
Capitolo 1 *** Inaspettata sorpresa. ***
Introduzione:
Lo
avevo detto, non sarei scomparsa.
Certo è passato un anno che non posto nulla di nuovo in questa sezione
ma... l’importante
è tornare, no?
Un
enorme ciao a chi mi conosce e un
altro per chi invece ha la sfortuna d’imbattersi solo ora in una mia
storia. Questa
è l’ennesima folle idea che mi è passata per la testa e mi farebbe un
enorme
piacere condividerla con voi.
Ho
iniziato a scrivere questa follia per una semplice
ragione: sorridere.
È
tutto un po’ strano, c’è un
matrimonio, una Bella che fa l’avvocato divorzista, Jake un po’ diverso
e
soprattutto l’Italia. Ebbene sì, il matrimonio si svolgerà in Italia, a
Firenze
per l’esattezza.
I
protagonisti di questa storia sono
– ovviamente – Bella e Edward ma ci
sono tutti, persino personaggi che nei libri sono stati marginali, ma
chi mi
conosce, sa, che mi diverto a cambiare alcune cosine, a farle
diverse da
come appaiono in altre storie ;) quindi posso
solo sperare che questo delirio
vi possa piacere.
Il rating è arancione, non
volevo
strafare e devo tentare di trattenermi dallo scrivere al rosso
u_ù non può farmi tanto male no?
~ Hopeful heart.
Capitolo
uno: Inaspettata sorpresa.
Isabella pov:
<< Tesoro?
C’è posta.
>> Sospirando, allontano lo sguardo dal computer e appoggio le
gambe a
terra andando verso la cucina, ero così comoda sul mio lettino, ed era
così strano
che alle dieci del mattino nessuno fosse ancora venuto a... beh a
rompere.
<< Ciao
piccolo, come
mai da queste parti? >> Mi appoggio allo stipite della porta e
osservo e
il mio Jake con un sorrisone a trentadue denti mentre si passa una mano
tra i
corti capelli neri.
<< Sono
venuto a
disturbarti e ti ho portato la colazione, sai... per addolcirti un po’.
>> Ridacchio e mi avvicino afferrando la busta con le brioches.
Mi siedo
e azzanno letteralmente il croissant farcito di nutella. Ah! Il vero
godimento
della vita: il cibo!
<< Hai
parlato di
posta? >> Jake annuisce e mi porge una sola busta. Alzo un
sopracciglio e
lui mi sorride divertito. Titubante l’afferro e abbandono la colazione.
Osservo la busta,
è
raffinata, troppo sfarzosa per essere una semplice bolletta. Sospirando
la apro
e sgrano gli occhi non appena le lettere stampate che formano delle
parole mi
entrano nella mente.
“Luke
Burns e Tanya Denali annunciano
con gioia il loro matrimonio”.
In realtà è una
frase senza
senso. Non può essere vero. Non ha logica. Mia cugina Tanya non può
sposarsi.
Soprattutto perché da quello che so, questo Luke non esiste.
Alzo gli occhi al
cielo e li
punto su di Jake che si osserva le unghie.
<< Brutte
notizie mon cher? >>
<< A parte
che una
delle mie tante cugine italiane si sposa? >> Jake sgrana gli
occhi e non
ci vedo smarrimento o confusione ma semplicemente curiosità e felicità.
Lo
guardo trucemente ma il bagliore del suo entusiasmo non viene
minimamente
scalfito.
<<
Matrimonio? Una tua
cugina si sposa? >> Faccio una smorfia mentre lui sorride
raggiante.
<< Sì, è
quello che ho
detto. Perché tanto entusiasmo? È un matrimonio che finirà non appena
diranno il
“sì”. >> Jake si rabbuia e mette su un tenero broncio.
<< Te
l’avevo detto di
non diventare un avvocato divorzista. Credi sempre meno nell’amore!
>>
Sorrido tristemente. Non glielo dico che in realtà dovrebbe togliere il
“sempre
meno”, perché già adesso non ci credo. E conoscendo mia cugina, beh...
do per
scontato che anche lei diventerà ben presto una delle mie clienti.
<< Questo
>>
Sollevo la partecipazione alle nozze. << Significa che devo
andare in
Italia. Dai miei parenti. >> Jake annuisce.
<< Beh
tesoro, tua
cugina si sposa e contando che sono tre anni che non vedi nessuno di
lì, direi
che è il minimo che puoi fare! >> Gonfio le guance. Odio questi
discorsi,
già mia madre me li fa tropo spesso. Mi piace New York, mi piace avere
un
appartamento tutto mio e adoro soprattutto la mia indipendenza. L’Italia
è un
capitolo morto e sepolto, dove ho trascorso i miei primi diciotto anni
di vita.
Sono praticamente scappate a gambe levate da quel posto, dalla mia
famiglia e
da tutto il resto. Qui sto bene, e tornare lì, mi mette ansia e
angoscia. Come
quando ero piccola.
<< Certo
potrei anche
farlo... oppure potrei fingere che l’invito non mi sia mai arrivato.
>>
Jake schiude la bocca indignato ma non può replicare perché suona il
telefono.
<< Pronto?
>>
<< Salve Isabella, sono la donna che ti ha messo al mondo, ti
ricordi di
me? >> Sorrido alzando gli occhi al cielo, trascinandomi il
filo del
telefono, mi vado nuovamente a sedere sulla sedia.
<< Sì, ho un
vago
ricordo. >> E’ strano parlare in italiano dopo tanto tempo, ma è
quella
la mia lingua madre, è solo questione di abitudine.
<< Divertente! Signorina, sappi che sei obbligata a venire al
matrimonio
di tua cugina. Ci devi essere, e non solo per la ricorrenza o per fare
presenza
ma perché voglio abbracciare mia figlia. È dal Natale scorso che non ti
vedo e
se non ti dispiace, io e tuo padre, vorremmo tanto riabbracciarti e
conoscere
il tuo fidanzato. Quindi non mancare. Ti ricordo che devi partire tra
una
settimana, sì lo so che mancherebbero poi una decina di giorni al
matrimonio ma
vuoi stare almeno un po’ con noi? Vuoi gustarti il bello di preparare
qualcosa
per l’evento? Ripeto: sei obbligata! I biglietti li prenoto io –
cioè... li
faccio prenotare da tua cugina Alice, ma è la stessa cosa. Ciao tesoro,
mi raccomando,
ci sentiamo in questi giorni. >> Il “tu-tu” del telefono mi
fa
ridestare. Purtroppo ho sentito benissimo le parole di Renée, anche se
ha
parlato velocemente e ininterrottamente. Mia madre è pazza, però mi
conosce
bene e sapeva per certo che l’invito mi sarebbe arrivato oggi. Sono
fritta,
anzi no, sono semplicemente obbligata a presentarmi.
<< Non è per
farmi gli
affari tuoi, ma tua madre, qualche volta, ti lascia dire qualcos’altro
oltre a Pronto? >> Scoppio a ridere
guardando gli occhi castani di Jake.
<<
Raramente. Comunque
sono obbligata a prendere un aereo per l’Italia. >> Sospiro e
infine
quasi mi strozzo con l’acqua che stavo bevendo quando finalmente metto
a fuoco
alcune parole di mia madre. << Oddio, ma io non ho un fidanzato!
Di che
diavolo stava parlando?? >>
<< Signorina
Swan?
>> Alzo lo sguardo dal mio monitor e li poso sulla mia
segretaria.
<< Una chiamata sulla due. >> Annuisco e agguanto il
telefono.
<< Pronto?
>>
<< Ho trovato una soluzione. >>
<< Jake, sto
lavorando.
>>
<< Lo so, lo so ma... ho trovato una soluzione! >>
Sospiro
sorridendo. Non posso smorzare sempre il suo entusiasmo.
<< Bene. Ok.
Su cosa?
>>
<< Come su cosa? Per il matrimonio! >> Già, sono
passati due
giorni e ancora non ho trovato un modo per disdire l’invito ma a quanto
pare il
mio fidato Jake sì. Quindi cerco di non inveirgli contro per aver
urlato come
un ossesso e adopero il mio tono calmo, professionale.
<< Bene,
sono tutta
orecchie. >>
<< Ti farò da fidanzato. >> Sgrano gli occhi. Il cuore
prende a
battere velocemente.
<< Come
scusa? Penso di
aver capito male. >>
<< No no cara, hai capito
benissimo. Posso farti da fidanzato. Verrò con te in Italia, tanto le
mie
origini Siciliane non sono scomparse e tornare un po’ in quel paese mi
farà
tornare in mente i bei tempi in cui stavo sdraiato in spiaggia e facevo
il
modello a Milano. >>
<< A Milano
non c’è la
spiaggia. >>
<< Dettagli! E poi – se è per questo – Milano non è nemmeno in
Sicilia!
Bella, a te serve un aiuto, non ti puoi presentare lì a mani vuote...
cioè
senza fidanzato e io... beh ne approfitterò per la lingua e il cibo.
>>
<< Che
lingua? >>
Sono sempre più confusa e stento quasi a credere di non avergli urlato
contro
un prolungato no.
<< Quella italiana! Ma Bella! Che mente perversa che ti ritrovi.
>>
Alzo gli occhi al cielo.
<< Certo,
adesso sono
io quella con la mente perversa. >> Non ribatte e io riprendo a
parlare.
<< Tu, verresti veramente a Firenze, con me, al matrimonio della
mia cara
cuginetta con cui ho un rapporto di amore e odio, conosceresti i miei
genitori
e ti fingeresti il mio fidanzato? >>
Qualche attimo di
silenzio in
cui la mia mascella tremola mentre decide se staccarsi e sbattere sul
legno
della scrivania del mio ufficio, oppure se chiudersi per non aprirsi
più.
<< Ok, l’attimo di suspense è stato infinito. Sì. Sì. E lo farò
semplicemente per te. >> Un tenero broncio di commozione mi
attraversa il volto.
<< Solo per
me?
>> La mia voce tenera non fa nessun effetto su di Jake,
soprattutto
perché mi risponde in modo divertito.
<< Beh certo che no! Per te e per ammirare le bellezze della città! >> Rido, capendo il
senso della frase, e alzo gli occhi al cielo.
<< Grazie.
Dico sul
serio Jake. >>
<< Spero solo di non dover cambiare nome. Sarebbe un trauma! Che
cos’avevi
detto ai tuoi genitori? >>
<< Non
ricordavo
nemmeno di aver finto con loro di avere un fidanzato. >>
<< Ah bene. Sempre meglio. Ti aspetto a cena, così mettiamo a
posto il
nostro piano. Ciao Bellina! >> Sorridendo attacco. È assurdo
che Jake
abbia voluto a tutti i costi una copia delle chiavi del mio
appartamento, è
peggio di una suocera quando ci si mette.
Un lieve bussare
alla mia
porta mi ridesta, entra una signora su una cinquantina d’anni, si
presenta e mi
si siede di fronte. I soliti convenevoli e infine la domanda diretta.
<< Perché
vorrebbe
divorziare? >> Osservo la signora di fronte a me, è una bella
donna,
fisico snello, capelli biondi e occhi verdi. È triste, e un po’ mi
spiace ma
oramai sono due anni che faccio questo mestiere, ci ho fatto
l’abitudine ad
annullare i miei sentimenti...
<< Odio la
poltrona di
mio marito. >> ... e i miei pensieri per quanto riguarda le
motivazioni
di un divorzio.
<< Uh. Sono
agitato, è
da un po’ che non prendo un aereo. >> Sorrido voltandomi verso il
finestrino. Io sono tranquilla, lo sono sempre stata. Anche quando a
diciotto
anni, da poco compiuti, sono praticamente scappata dalla mia città.
Avevo
finito gli studi, volevo semplicemente andarmene. Il mio sogno era
sempre stata
l’America, New York, e a quell’età non vedevo semplicemente l’ora che
l’aereo
decollasse per farmi vivere il mio sogno. Ammetto che non è stato
semplice adattarsi
al nuovo paese, alla nuova città – sicuramente più caotica e viva -,
abituarsi
a parlare una lingua diversa, senza un lavoro, un appartamento, beh...
non è stato
per niente facile, però ce l’ho fatta. Ho lavorato per tre mesi
nell’hotel in
cui alloggiavo, ho continuato gli studi, poi ho lavorato in una
pasticceria,
poi ho fatto la commessa in un paio di negozi di abbigliamento e
infine, dove
sono ora, in uno studio legale. Anzi no, non in uno studio legale, nello studio legale – tanto per essere
precisi. Ho sudato tanto per accalappiarmi un posto in questo studio,
ho fatto
la gavetta e dopo un anno e mezzo sono riuscita a farmi conoscere, a
farmi
valere. A essere qualcuno. Alla faccia
dei miei parenti che non hanno mai creduto in me.
<< Oddio,
che sta
succedendo? >> Ridacchio sentendo gli acuti terrorizzati di Jake,
gli
stringo la mano e lo osservo.
<< L’aereo è
in volo.
Si sta alzando. >>
<< Sì, ok ma
deve per
forza farmi salire su la colazione? >> Ridendo appoggio la testa
sulla
sua spalla, una hostess ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa e
neghiamo.
Un’altra hostess, all’inizio del corridoio, ci mostra come adoperare,
in caso
di bisogno, la maschera e l’ossigeno e subito dopo, ci saluta il
comandante
augurandoci buon volo.
<< Tesoro?
>> Mi
volto verso Jake che ha smesso di guardare il film trasmesso che ha
scelto.
<< Dimmi.
>>
Sembra serio e questo mi fa preoccupare – non che non lo sia mai, ma
temo che
abbia avuto un ripensamento.
<< Ma
dovremmo baciarci
di fronte agli altri? >> Mi blocco. Il respiro mi si blocca, il
cuore
scalpita e la mia mente va in confusione. Non posso negare che Jake è
un
bellissimo ragazzo ma... << Non fraintendere, sei stupenda Bella
ma...
sei un’amica. >>
<< Non
sarebbe la prima
volta che mi baci. >>
<< Non penso
che i
nostri sfioramenti di labbra si possano definire baci. >>
Grugnisco, ha
ragione.
<< Beh ma
hai anche
dormito con me. >>
<< Tesoro,
tra amiche si dorme insieme, si scherza, ci
si coccola ma... non ci si bacia! >>
<< Beh
penso... penso
che dovremmo sacrificarci. >> S’imbroncia.
<< Bella,
davvero, ti
voglio bene, sei fantastica ma... sei un’amica. Un’amica. E io
sono gay! >> Rido.
<< Per me è ovvio che tu sia gay, ma loro non lo
sanno, quindi dovrai fingere di essere un uomo al cento per cento!
>>
Sbuffa.
<< Mi
sembrava strano
che il mio piano non avesse una falla. >> Rido nuovamente e torno
al mio
film.
<< Dimmi che
almeno ci
sarà qualche bel fusto su cui sbavare. >> Lo guardo trucemente e
anche
lui torna al film.
L’aeroporto di
Firenze è pieno
di gente e sono già stressata. Jake mi cammina affianco in modo
tranquillo,
come se non gli facessero urtare i nervi tutte queste persone che
borbottano
dopo che sono proprio loro che ti vengono addosso. Dopo aver afferrato
le
nostre valigie – cosa non troppo strana che Jake ne abbia una più di me
– ci
avviamo verso l’esterno ma quando sento una voce famigliare chiamare il
mio
nome, non posso non fermarmi e smettere di ascoltare Jake che continua
ad
avanzare, almeno finché non nota di non avermi più al suo fianco. Prima
che mi
possa sgridare, mi sento richiamare, mi volto e incontro gli occhi
azzurri e i
capelli neri corti e riccioluti di Emmett. Mio cugino. Il mio cuginone!
Un
sorriso enorme prende forma sulle mie labbra. Non riesco a muovermi, e
non solo
perché lui è diventato enorme, tanto da incutermi quasi paura, ma
proprio
perché sono emozionata. Il mio cuore batte forte, i miei occhi cercano
d’inumidirsi ma m’impongo e prendendo dei respiri profondi, faccio un
passo
avanti abbandonando per un attimo Jake e le valigie. Passo dopo passo,
mi
ritrovo di fronte al mega sorriso di mio cugino che sembra stupefatto.
<< Non
ricordavo fossi
così bassa. >> Scoppio a ridere e lo abbraccio forte. Mi
scompiglia i
capelli, mi prende in giro e mi afferra quasi in braccio per
stritolarmi alla
sua altezza. Io mi faccio coccolare e spupazzare, erano anni che non lo
vedevo,
e mi mancava il nostro rapporto, le chiamate, le e-mail... beh non
possono
compensare il nostro rapporto. Il nostro bel rapporto.
<< Allora...
quel
manichino tutto muscoli è il tuo fidanzato? >> Alzo un
sopracciglio non
capendo ma infine ripenso al perché della mia visita e mi volto verso
Jake
annuendo, vedo il mio fidanzato
venirci incontro e mi rivolto verso mio cugino ma... mi specchio in due
occhi
verdi, intensi, profondi e... cacchio come mi chiamo? Cerco di
deglutire e di
raschiarmi la gola mentre lui accenna
un sorriso. Sto continuando a guardarlo, mi rendo conto di star
esagerando...
suvvia, non è educato fissare! Ma è proprio bello. I capelli sono di un
colore
particolare, rossi, biondi... forse ramati, scompigliati ad opera
d’arte e il
suo fisico... beh ne vogliamo parlare? Certo non è Jake ma... beh
niente male.
<< Tesoro
eccomi.
>> Mh? Mi volto incontrando gli occhi curiosi e stupiti di Jake.
Ah sì,
il mio fidanzato.
<< Emmett,
ti presento
Jake. Il mio... fidanzato. >> E’ assurdo persino pensare una cosa
simile
ma... amen, oramai siamo in gioco, e giochiamo.
<< E’ un
piacere
conoscerti. Soprattutto se tratti bene la mia cuginetta e ti piace il
calcio.
>> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake ridendo gli stringe la
mano.
<< Beh
allora il
piacere è tutto mio, Jake. >> Lo osservo, sta squadrando mio
cugino in
modo discreto. Deve fingersi etero, non può osare e soprattutto deve
tenere le
manine a posto, non perché è mio cugino ed è bello, ma perché è
fidanzato e la
sua cara ragazza, potrebbe castrargli
il suo caro amichetto laggiù.
<< Parla
italiano, lo
hai addomesticato? >> Una lieve risata, cattura la mia totale
attenzione,
è il ragazzo sconosciuto e bellissimo che sta ridendo alla battuta di
Emmett.
<< Oh
cacchio, scusami
mi ero dimenticato di te. >> Mio cugino ride sguaiatamente con il
bellimbusto; Jake mi si avvicina e mi fa lievemente cenno di guardare
il
ragazzo di fronte a me. Beh... lo stavo già guardando e mi stavo anche
chiedendo chi fosse, ma sicuramente non glielo posso dire così davanti
a tutti,
no? Ci vuole un po’ di contegno e io Jake non possiamo – di certo –
metterci a parlare
di lui e spulciarlo per bene mangiandocelo con gli occhi!
<< Ragazzi,
vi presento
Edward, è il fratello di Rosalie. >> Edward. Si chiama Edward.
Cavolo, ma
quanto tempo è che mio cugino sta con Rose? Cinque anni?
Jake chiede chi
sia Rose
mentre si presenta al bellissimo amico di mio cugino, e io rimango
inebetita
mentre gli stringo la mano e sento la sua voce.
<< Ho
sentito molto
parlare di te, è un piacere conoscerti. >> Sorrido inebetita
mentre
continuo a guardarlo. Dovrei dire qualcosa vero? Beh non ci riesco, ma
per
fortuna ci pensa Jake che mi circondo con un braccio le spalle.
<< Allora io
avrei un
po’ fame, voi? >>
__
Note dell’autrice – oddio che
parolone!
Sono
emozionata. Può sembrare
stupido ma invece è proprio così.
Bene,
spero di avervi strappato
almeno un sorriso :) ovviamente non vi anticipo nulla sulla trama però... eh sì, c’è un però, in questo gruppo
potrete leggere gli spoiler e chiacchierare con me.
Un
ultima cosa... spero di riuscire
a postare almeno una volta ogni due settimane, più che altro perché
voglio
portarmi avanti con i capitoli... in qualsiasi caso, non sparisco ;)
A presto, Jess.
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Capitolo 2 *** Ciak, si gira! ***
Introduzione:
Sono
qui molto prima di quanto mi
aspettassi e quanto forse qualcuno di voi si aspettaste ma comunque
spero vi
faccia piacere ritrovarmi.
Non
so se posterò ogni domenica, ma
sappiate che ci sto pensando xD allora... siamo arrivati al capitolo
due ma
prima di lasciarvi alla lettura devo ringraziarvi perché... cavolo mi
avete
accolta come non mi sarei mai immaginata e mi ha fatto molto più che
piacere. Grazie
di cuore veramente a tutti, vi ho risposto uno per uno e spero
vivamente di
poterlo rifare, siete stati gentili e stramaledettamente entusiasti di
questa
mia follia. Grazie.
Non
appare ancora Tanya ma i
genitori di Bella sì e soprattutto si conoscono più cose su Edward.
Ovviamente tutto
condito da risate e sorrisi, almeno spero. Buona lettura.
~ Hopeful heart.
Capitolo
due: Ciak, si gira!
Isabella pov:
<< No dai, è
impossibile. Non è da mia madre dimenticarsi che la sua unica figlia
viene in
città. Non può non essere in casa! >> Continuo a battere le mani
sulla
porta sperando che qualcuno all’interno si renda conto che c’è una
pazza fuori
che vorrebbe entrare ma... non accade nulla, almeno non all’interno
della casa,
all’esterno ci sono tre bei ragazzi che non si sforzano minimamente di non
farsi
sentire mentre ridono. Sospirando e ringhiando, mi volto camminando per
poi
appoggiarmi all’auto con le braccia incrociate al petto e un diavolo
per capello.
<< Se ti
dicessi che forse so dove potrebbero essere i tuoi
genitori... come reagiresti? >> Come se fossi un robot, il
movimento del
mio collo è lento e quando i miei occhi incontrano quelli di mio
cugino, sono
certa che veda solo collera.
<< Emmett...
per favore... dimmi che non mi hai fatto
urlare come un’ossessa solo per divertirti... >> Non molto
turbato dallo
scintillio omicida, che sono certa veda nei miei occhi, sorride e mi
risponde
in modo divertito.
<< Ok, non
te lo dirò.
>> Sbuffo ed entro in auto sbattendo la portiera; non sono sicura
di
sentire bene quello che dice Jake ma spero proprio di aver udito male.
<<
Scusatela, ultimamente
ci divertiamo poco. >> Sgrano
gli occhi e quando mi volto verso il finestrino, rimango con la bocca
aperta
persa nell’ammirare il profilo di Edward che sta dicendo qualcosa a
Jacob. È un
bellissimo ragazzo, non so niente di lui ma posso essere certa di
conoscere
perfettamente i tratti del suo viso. Ossessionata? Pazza? Forse.
<< Mi piace
Jacob.
>> Mormora Emmett una volta che ha chiuso la sua portiera. Porto
lo
sguardo su di lui e mi avvicino, così da non farci sentire dai due
omaccioni
che ci sono ancora fuori dalla macchina.
<< In che
senso?
>> Oddio! Emmett è diventato gay? E Rosalie lo sa?
<< È
simpatico, pieno
di vita... al contrario di te. Siete perfetti. >> Duh!
<< Ah. In
quel senso.
>> Alza un sopracciglio.
<< Sì in
quel senso.
Comunque scusa ma mi ero dimenticato che i tuoi fossero a casa dei miei
genitori, però quando mi è tornato in mente... beh era troppo
divertente la
scena per fermarti. >> Sbuffando torno seduta composta e abbasso
il
finestrino.
<< Mi scappa
la pipì,
potete salire in macchina? >> Jacob e Edward si bloccano e mi
guardano,
uno annuisce, l’altro ride. Ovviamente è Jacob che ride.
<< Devo dire
che la tua
schiettezza potrebbe traumatizzare qualcuno, Bellina cara. >>
Scrollo le
spalle. È inutile che Jake mi rimproveri, ho dei bisogni fisiologici e
sono di
certo più importanti di qualche brutta figura.
<< Bella!
Isabella!
Bellina! Isabella! Oh quanto mi sei mancata!! >> Continuo a farmi
stritolare da mia madre cercando di staccarmi ma sembra quasi
impossibile. Ma
diamine, è da cinque minuti che va avanti e mio padre ride sotto i
baffi!
<< Sì mamma,
anche tu
mi sei mancata. >> Anche alle mie orecchie le mie parole
risuonano false
ma non posso farci nulla, per di più mia madre pare non farci caso.
Dopo un’estenuante
lotta, riesco ad avere
la meglio e finalmente posso salutare anche mio padre, che si fa
bastare un
lieve e velocissimo abbraccio: quanto lo adoro!
<< Hai
tagliato i
capelli... >> Nota sfiorandomeli; sorrido.
<< Beh sì, a
New York
fa caldo ed è... cool. >>
<< Cool.
>>
Ripete un po’ stranito Charlie. Io annuisco sorridendo.
<< L’hai
fatta la pipì?
>> Chiede Jake dietro di me, io ancora guardando mio padre sgrano
gli
occhi e mi volto verso il mio fidanzato mentre boccheggio. O cazzo...
le
presentazioni!
<< Uhm no.
Papà,
mamma... vi presento Jacob. Il mio... fidanzato. >> Penso di star
sudando
freddo, più che altro perché mamma ha preso papà sottobraccio ed
entrambi si
sono messi a far una radiografia al mio amico.
<< Oh Jacob,
è davvero
un piacere conoscerti. Sei un bel ragazzo. Sembri educato. Hai una
bella
dentatura... spero tu sia anche bravo a letto, se no mia figlia ha
fatto un
affare per metà! >> Mia madre inizia a ridere mentre Charlie non
distoglie lo sguardo da Jake.
<< Oddio
letto... cioè
nel senso... non si preoccupi. >> Mi volto per trafiggere Jake
con uno
sguardo ma quando lo vedo abbastanza teso ma anche divertito, mi
tranquillizzo
e quasi mi dimentico che l’ultimo pezzo dalla frase l’ha detto con un
tono
piuttosto alto... e da... ragazza.
<< Ti senti
bene
ragazzo? So che mia moglie potrebbe far venir voglia di scappare, ma ci
farai
l’abitudine. >> Mio padre da una pacca sulla spalla a Jake e
quest’ultimo
sorride.
<< Oh no
signore, sto
bene... sono abituato a Bella, non mi sarà difficile gestire la madre.
>>
Il sorriso che avevo sulle labbra scompare e questa volta
un’occhiataccia non
gliela risparmia nessuno ma mio padre non sembra farci caso, poiché
scoppia a
ridere.
<< È
simpatico!
>> Dice rivolto a me sventolando un dito di fronte al mio viso.
<<
Andiamo a farci una birra, ragazzo! >> Rilassando le spalle,
lascio
andare gli uomini a bere, invece di raggiungere le donne e così anche
mia madre
nel salone di mia zia, raggiungo la cucina e quasi mi butto nel frigo.
<< Dio,
perché tutte a
me? >>
<< Non
pensavo che Dio
fosse un frigorifero. >> Sobbalzo sentendo qualcuno dietro di me
ma
quando mi volto sento il mio viso arrossarsi. Tutt’un tratto sento
caldo. Molto
caldo.
Che
gran figura di merda.
<< Beh Dio è
ovunque...
perché non potrebbe essere un frigorifero? >> Ridacchio in modo
isterico
e Edward sorride divertito.
<< Il tuo
ragionamento
non fa una piega. >> Mi passo una mano tra i capelli in modo
agitato.
<< Hai
bisogno di
qualcosa? >> Chiedo indicando il frigo. Non voglio pensare che
non abbia seguito
gli altri uomini solo per raggiungermi in cucina e farlo in modo strano
sulla
penisola di mia zia, sarebbe bello eh, ma non penso che sia questo il
motivo.
<< Ti ho
vista strana.
Poco fa. >> Specifica mentre avanza aprendo poi l’anta del frigo
e
afferrando due birre, una subito dopo me la porge. Con mani tremanti la
prendo
dalla sua presa e me la rigiro in modo agitato. È da maleducati dire
che non la
bevo, vero? Cioè, adoro l’alcool, i cocktail ma la birra... oddio
questa
proprio non mi va giù.
<<<
Strana? Come
puoi dirlo? Non mi conosci. >>
<< Sì ma...
sembravi
agitata. Tutto qui. Magari hai ragione, vaneggio, d’altronde non ti
conosco.
>> Sorride per poi bere un sorso e io da squilibrata che cosa
faccio?
Osservo il suo pomo d’Adamo, sì.
<< Da quanto
state
insieme? >> Chiede subito dopo pulendosi la bocca con il dorso
della
mano.
O Dio santo,
santissimo,
quanto è figo!
<< Con chi?
>>
Chiedo senza rendermene conto. Sì, probabilmente vivo in un altro
mondo. Magari
senza che nessuno se ne accorgesse – sottoscritta inclusa – gli alieni
mi hanno
rapita, mi hanno fatto qualche esperimento, magari mi hanno iniettato
qualcosa
e alla fine capendo che ero una baracca, un caso disperato, mi hanno
rispedita
sulla Terra.
Suvvia, certo che
ne ho di
fantasia!
<< Con...
Jake. Con chi
se no? >>
<< Eh già,
con chi se
no? Ehm... un paio d’anni tra tira e molla. >>
<< Solo due?
>>
Chiede incrociando le braccia al petto. >> Sembra piuttosto
divertito,
perché? Magari gli alieni mi hanno anche fatto qualcosa alla faccia?
Cercando di
mostrarmi
tranquilla, mi tocco il viso sperando di portare via qualsiasi cosa ci
sia che
mi faccia risultare più strana di quello che sono.
<< Ehm sì,
perché? Due,
poi, non sono pochi. >> Cerco di sorridere ma mi sento quasi
messa in
trappola e non è fatto divertente. Poveri criceti, ora capisco come si
sentono... però loro, almeno, hanno una ruota su cui girare per tenersi
in
forma! Io posso solo sudare freddo... e sperare di non puzzare.
<< Mi era
parso di
capire che fosse più tempo, tipo tre o quattro anni. >> Ommmmerda
santissima!
<< Davvero?
No, avrai
capito male. >> Stento a riconoscermi, sembro quasi entrata nei
panni
dell’avvocato senza sentimenti che sono solo quando mi trovo a lavoro.
Beh se
devo mentire, devo farlo bene, no?
<< Sì è
probabile.
>>
<< Che
lavoro fai?
>> Chiedo per non farlo andare via e per distogliere l’attenzione
da me.
<< Veramente
lavoro per
un’agenzia di pubblicità. A Chelsea. >>
<< A
Chelsea? >>
Chiedo stupita iniziando a muovermi sul posto e abbandonando la
stramaledetta
birra sul bancone della cucina. Edward sorride divertito.
<< Sì
perché? È così
assurdo? Non è brutto come posto. >>
<< No che
non è brutto
è che... si trova a New York, vicino New York. >> A passarsi una
mano tra
i capelli questa volta è lui.
<< Sì lo so,
so anche che
vieni anche tu da lì. >> Annuisco. Non posso dirgli che da casa
mia ad
arrivare a Chelsea ci vuole un quarto d’ora in macchina senza traffico,
vero?
No, non è il caso.
<< Già...
>>
<< Vi siete
persi?
>> Chiede Jake entrando in cucina.
<< No,
stavamo bevendo
una birra. >>
<< Una
birra? Bella non
la beve. >> Lo trucido nuovamente e Edward scoppia a ridere.
<< Lo avevo
notato.
>> Mi sorride e infine dando una pacca a Jake se ne esce in
veranda.
<< Potevi
anche non
dirlo. >> Inveisco e lui ridacchia.
<< No
Bellina cara,
scordatelo. >> Sussurra avvicinandosi e sussurrandomelo a qualche
centimetro dal viso, ovviamente si è abbassato alla mia altezza.
<< Cosa? Che
diamine
stai dicendo? >>
<< Di non
mangiartelo
con gli occhi, sei una donna fidanzata. E tanto per essere pignoli, hai
appena
portato il tuo stramaledetto finto fidanzato gay a conoscere i tuoi
genitori.
Tuoi genitori che sono sempre in agguato e che fanno domande
imbarazzanti sui
nostri rapporti sessuali. Rapporti sessuali che non esistono poiché...
beh non
sei il mio tipo. >>
<< Ah perché
tu lo
saresti? >> Chiedo piccata continuando a sussurrare. Certo, come
se
l’unica cosa sensata e importante che abbia detto sia stata proprio
l’ultima.
Jake alza gli occhi al soffitto e prende la mia birra.
<< No.
>> Stringo
le labbra per non rimproverarlo per aver effeminato troppo il
monosillabo.
<< Ma qui, oltre a noi due, non lo sa nessuno e tu non puoi
sgranocchiarti quello splendore. >>
<< Cos’è,
sei geloso?
>> Chiedo per istigarlo, come se poi fosse possibile!
<< Geloso?
Va bene che
è veramente bello, cazzo ha un culo da sogno e ha anche un bel viso ma
poi...
hai visto com’è ben messo davanti? >> Penso che la mia mascella
stia
toccando il pavimento.
<< Mi fai la
paternale
quando addirittura gli hai guardato il pacco? >>
Mi sento stupida,
lo sto
sgridando con dei sussurri quando l’unica cosa che vorrei fare è urlare
e
tirargli le orecchie!
<< Beh ma
gli occhi
sono fatti per guardare! >>
<< Non fare
il bambino
con me! Non esiste che tu puoi farlo e io no! Sono più... giustificata
io a
farlo visto che qui non sanno che sei gay! >>
<< Non
possiamo
litigare per un ragazzo – bello, Dio, molto bello – ma etero, e non è
questo il
punto! >> Dice portando il suo indice sulla punta del mio naso.
<<
Bello o meno, siamo fidanzati e dobbiamo avere gli occhi solo l’uno per
l’altro. >>
<< Ma tu ci
credi alle
cagate che dici? >>
<< In
effetti no ma
speravo di convincere almeno te. >> Scoppio a ridere
spintonandolo e lui
mi segue a ruota.
--
<< Quindi
Jacob, che
lavoro fai? >> Stiamo cenando a casa di mia zia, e la domanda
l’ha fatta
mia madre. Jacob quasi si soffoca con i tagliolini alle vongole.
Nella mia mente
inizio a pregare che non dica veramente
che fa il
modello di biancheria intima per pagare l’affitto e per viziarsi con
tutte le
sue creme di bellezza.
<< Uhm...
lavoro
d’ufficio. >> Tiro un lieve sospiro di sollievo.
<< Di che
genere?
>>
<< Genere...
beh su...
>> Si volta verso di me in cerca di aiuto. Mi gratto una guancia
in modo
ansioso. Siamo nei guai. E il bello è che ce la siamo andata a cercare.
<< Lavora
per un grande
concessionario ma lui sta dietro... non tratta proprio con i clienti.
>>
Lo sguardo di Jake se potesse mi avrebbe già ucciso ma non importa,
cioè... un
lavoro vale l’altro no? Che importanza ha che io gli abbia affibbiato
il lavoro
che faceva un ragazzo che è uscito con me tempo fa e che poi è scappato
a gambe
levato quando ha capito che sono pazza?
<< Quindi ti
occupi
proprio di scartoffie. >> Jacob annuisce alle parole di mio padre
e la
conversazione si sposta su altri argomenti e per fortuna che non
c’entrano con
noi.
<< Domani
sera vi va di
venire a bere qualcosa? >> Ci chiede Edward quando oramai stiamo
andando
via. Mi basta scambiarmi una velocissima occhiata con Jake per poi
annuire con
un sorriso che va da orecchio a orecchio.
In macchina le
chiacchiere
non si fanno pregare ed è assurdo come mia madre sembra adorare Jake,
non che
la cosa mi dispiaccia ma... prima o poi dovrò dire che qualcosa è
andato storto
e che ci siamo lasciati, no? Non voglio che ci stia male ma non
desidero
nemmeno sposarmi con il mio migliore amico per farla felice!
In piedi, di
fronte alla
scala che porta alle camera della casa dei miei genitori, si sta
svolgendo una
delicata conversazione.
<< Pensi che
sia il
caso? >> Chiede mio padre senza tanti giri di parole.
<< Beh sì,
oramai non è
più una bambina, ci ha appena presentato il suo fidanzato, non possiamo
di
certo dirle “no, lui dorme sul divano!” >>
<< Perché
no? A me
sembra una buona idea. >>
<< E allora
cosa l’ho
comprato a fare un letto matrimoniale? >> Alzo un sopracciglio;
mia madre
che cos’ha fatto? Ma è impazzita? Cosa pensa, che la farò diventare
nonna al
più presto? Può continuare a sognare.
<< Non ero
d’accordo
nemmeno su quello! >>
Bisogno per forza
specificare
chi ha avuto la meglio? No, non credo.
<< Parte
destra o
sinistra? >> Mi chiede Jacob con i suoi mini boxer a fargli da
pigiama.
<< Mi è
indifferente,
però non penso che ci staremo in questo letto. >> Dico osservando
quello
che mia madre ha definito un letto matrimoniale, a me sembra più un
letto a una
piazza e mezza.
<< Ma sì, ci
stringiamo. >> Sbuffo e infine m’infilo dalla parte sinistra e
osservo il
paesaggio fuori dalla finestra.
Da qualche anno i
miei genitori
hanno preso una casetta poco fuori dalla città, è un posto carino,
tranquillo e
c’è aria pulita. È veramente un bel posto.
<< Perché mi
hai
affibbiato quel lavoro? >> Mi chiede il mio adorato fidanzato
osservando
il soffitto. Non è alterato e questo mi tranquillizza.
<< Non lo
so, è il
primo lavoro che mi è venuto in mente. Senza contare che hai detto tu
che ti
occupi di scartoffie. Io ti ho solo... parato il tuo culo sfondato.
>>
<< Ehi.
>> Un
piccolo scappellotto mi fa ridacchiare. << Grazie ma non c’è
bisogno di
parlare così male del mio sederino alto e sodo.
A proposito di culi alti e sodi... domani sera andremo a bere
con
Edward. >>
<< Non solo
con lui.
>> Specifico più a me stessa che a lui.
<< Dettagli.
Resta il
punto che ci ha invitato. >>
<< Per fare
l’educato.
>>
<< Smettila
di voler a
tutti i costi cercare una motivazione. L’ha fatto, il perché? Poco
importa.
Comunque non l’ho tirato in ballo per questo, volevo semplicemente
dirti che
dobbiamo bere il meno possibile, da brilli ancora ancora riusciamo a
ridere, a
capirci e a scherzare ma da ubriachi... parliamo senza rendercene
conto.
>>
<< E tu
inizi a
provarci con qualsiasi essere vivente. >> Dico sorridendo.
<< Appunto!
Quindi
dobbiamo trattenerci. >> Mi volto verso di lui rimanendo di lato.
<< Vuoi
veramente che
io non mi ubriachi? >>
<< Beh sì,
so di
chiederti tanto, adori ubriacarti ma... non è il caso. Lo dico per la
nostra
copertura. >> Sbuffando annuisco.
<< Questa
farsa fa
schifo. >> Scoppia a ridere.
<< Tu
ringrazia che non
ci hanno chiesto di baciarci! >>
<< Oddio, grazie al cielo! >> Ridendo, continuiamo a
scherzare
finché non mi addormento abbracciata a lui.
__
Note dell’autrice – oddio che
parolone!
Emmett è il solito
burlone,
presto verrà spiegata tutta la parentela, appariranno Alice e Jasper ma
soprattutto i due sposini. E soprattutto capiremo che cosa c’entra
Edward nel
matrimonio... perché se è lì a Firenze, di certo, non è per una
semplice
vacanza poiché anche lui non abita lì ma bensì in America.
Jake non nega di
essere
attratto da Edward, questo di certo non lo nega nemmeno Bella.
La madre di Bella
è una
pazza, il padre sembra più normale. Gli zii li ho tenuti fuori a posta,
se no
sarebbero usciti troppi nomi inutili. Spero di avervi fatto sorridere,
spero
tante cose ma me le tengo per me... ovviamente con tutto l’incrociabile
incrociato :P
Grazie ancora di
tutto a tutti,
spero di risentirvi presto. Ah un'ultima cosa: il gruppo degli gli spoiler, se volete aggiungetevi,
siete i benvenuti.
Al prossimo
aggiornamento, Jess.
|
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Capitolo 3 *** Troppi pensieri e troppe parole. ***
Introduzione:
Non sono a
casa ma nemmeno questo mi
ferma dal tormentarvi con le mie storie :D allora, siamo arrivati al
capitolo
tre, dai vostri commenti si capisce nitidamente che vorreste una
sbornia
colossale da parte di entrambi. Io non anticipo ancora nulla.
Colgo l’occasione
per
ringraziarvi di cuore per le belle parole che mi avete detto tramite le
recensioni, adorate i personaggi e adorate me e io gongolo come una
scema. Anche
questa volta sono riuscita a rispondervi e ne sono veramente contenta…
ma visto
che il mio cane continua ad abbaiare e tra poco arrivano le mie
cuginette che
devo guardare… beh vi lascio alla lettura.
Vi rammento solo
il link del gruppo
dove potete leggere gli spoiler, iscrivetevi pure, siete i benvenuti!
~ Hopeful heart.
Capitolo
tre: Troppi pensieri e troppe parole.
Isabella pov:
<< Come ci
si veste per
andare a bere fuori? >> Chiedo cercando un abito adatto nella mia
valigia. Sì, ancora non ho disfatto i bagagli. Ieri sera non avevo
voglia, oggi
pomeriggio avevo di meglio da fare e stamattina, sinceramente, ho
dormito fino
a tardi come non facevo da tempo.
<< Jeans e
maglietta.
>> Mi risponde laconico Jake, seduto sul letto, appoggiato alla
testiera
mentre legge una rivista di moda, già pronto per uscire.
<< E tu
vorresti
veramente uscire con quella maglietta? No perché in quel caso
disdiciamo e non
andiamo. Non esco con te conciato in quel modo. >> Incrocio le
braccia al
petto, con un vestito in mano. Sembro una pazza ma pazienza, Jake è
abituato a di
peggio, non si spaventa di certo perché ho ancora un asciugamano in
testa a mo
di turbante.
<< Vuoi per caso offendere la mia stupenda
maglietta rosa di Armani?
>> È inferocito ma chi se ne frega! Suvvia è inguardabile e il
tono da
saputello gay, amante della moda, avrebbe potuto anche evitarselo.
<< Sì, è
orrenda. E poi
tanto che ci sei, portati un faro portatile dietro con appeso un
cartello con
su scritto “sì, sono gay e ne sono fiero!”. >> Jake porta una
mano di
fronte alla bocca come se lo avessi scandalizzato.
<< Tu...
tu... tu sei
agitata e ti stai sfogando su di me? >> Alzo un sopracciglio.
<< Hai usato
il tono di
cappuccetto rosso quando vede il lupo! Diamine Jake, non va bene! Uomo.
Uomo.
Non donna! >> Sbuffa e chiude con un movimento secco la sua
rivista e
l’appoggia sul letto.
<< Eviti
persino di
rispondere, andiamo bene. >> Dice sarcastico. Con un sospiro si
alza dal
letto e mi raggiunge appoggiandomi le braccia sulle spalle.
<< Ti aiuto,
ma solo
perché ti voglio bene e quando sei acida come uno yogurt scaduto sei
insopportabile, sei quasi più dolce quando hai il ciclo. >> Lo
guardo
trucemente e lui mi sorride divertito. Guarda la valigia con occhio
critico e
si appoggia un dito sul mento ticchettando mentre pensa.
<< Stiamo
andando in
centro, a bere... magari faremo un giro per guardare le vetrine
purtroppo
chiuse perché è sera... beh direi un vestitino non troppo appariscente,
quindi
non troppo scollato e nemmeno troppo corto ma bello. Tacchi, non
mostruosamente
alti come quelli che adoperi per andare a lavoro e soprattutto truccati
in modo
delicato; capisco che vuoi farti notare da Edward ma ti consiglio di
non
esagerare, tanto lui ha occhi solo per me. >> Alla fine del suo
monologo
mi fa un occhiolino e torna alla sua postazione iniziale, lasciandomi
lì, con
la bocca spalancata e i pensieri azzerati.
<< Pensi che
sia gay?
>> Me ne esco dopo qualche minuto di smarrimento. Jake mi osserva
e
sorride solo con le labbra. Non mi risponde subito, continua a
osservarmi dalla
testa ai piedi contemplando il mio completino intimo.
<< Dicono
che gli
uomini belli siano tutti gay, beh guardando me forse penseresti che sia
vero...
>> Alzo gli occhi al cielo sorridendo. << ma no, non è
così. Sono
pochi gli esemplari eteri belli ma Edward... beh è uno di quelli. Così
come Emmett.
>> Sospira. << Che spreco. >> Scoppio a ridere.
<< Smettila,
stai
parlando di mio cugino e di suo cognato! >>
<< E allora?
È
mercanzia, purtroppo, non comprabile. >>
<< Grazie al
cielo!
Forse ho anche smesso di uscire con gli uomini perché vedevo te uscire
con dei
gran bei fusti e io mi dovevo accontentare dei... >> Gesticolo
facendolo
ridacchiare.
<<
Ramoscelli? >>
Batto le mani e infine gli punto un dito contro entusiasta.
<< Sì dei
ramoscelli!
Non è giusto, non si possono paragonare i fusti con dei ramoscelli no?
Non c’è
paragone. >> Scuoto il capo.
<< Sarà
anche così ma
crogiolarsi nei sogni non basta comunque. E poi non proprio tutti quei
ramoscelli che ho visto in questi anni erano brutti o da buttare. Forse
troppo
normali ma non brutti. >>
<< Noiosi
più che
normali. >> Jake ridacchia.
<< Sì, hai
ragione...
comunque manca poco più di un’ora, che dici, finisci di prepararti?
>>
Sgrano gli occhi e corro a prendere il phon per mettermi a posto i
capelli e
poi vestirmi sotto l’occhio di Jake che dopo altre mie mille suppliche
si
toglie la t-shirt rosa mettendone una rossa. Sì, sicuramente molto
meglio.
<< Buonasera
ragazzi!
>> E' stato Jake a salutare; dieci minuti fa Emmett mi ha mandato
un
messaggio dicendomi che sarebbe passato a prenderci, di certo non
immaginavo
che con lui ci sarebbe stato anche Edward, mi aspettavo Rose ma il
fratello no.
Non ero pronta a vederlo subito, così. Cavolo che figo! Gli sta troppo
bene
quella camicia ma la visuale di quello splendore viene subito oscurato
da Rose
che mi salta quasi addosso.
<< Wow
Bella, che bel vestito!
>> Rose mi abbraccia e mi squadra ben bene. Si complimenta anche
per il
taglio corto che ho fatto e nell'orecchio elogia il fisico del mio
fidanzato. E
pensare che io vorrei fargli i complimenti per il fratello... ma forse
è meglio
evitare.
Rosalie è sempre
stupenda:
bionda, alta e sempre con un fisico perfetto. Un po' assomiglia a
Edward ma non avrei mai pensato che fossero sorella e fratello, magari cugini... resta il
punto
che come tanti anni fa, ritrovo la sintonia e il cameratismo con lei,
ridendo
come pazze mentre, in macchina, ci avviamo verso il centro.
<< Sai cosa
stavo
pensando? >> Mi sussurra Jake mentre camminiamo per il centro –
io più
che camminare cerco di rimanere viva, perché ho messo i tacchi? Perché
non mi
sono ricordata che ci sono le piastrelline piccole fatte a posta per
far sì che
noi donne – sadiche, questo non lo metto in dubbio – facciamo figure di
merda
una dopo l’altra? Sì, ne sono certa. È sicuramente così, non può essere
altrimenti.
<< No ma
sono sicura
che m’illuminerai. >> Jake stringe la mia mano e io alzo lo
sguardo
sgranando gli occhi. Mi hai fatto male!
<< Stavo
pensando...
>> Come se niente fosse, procede nel suo discorso e io stringo
gli occhi,
in questo momento vorrei fulminarlo. << che con tutti questi
braccialetti, sei pericolosa. >> Alzo un sopracciglio e butto
l’occhio
sui miei bracciali. Ok, è vero, ne ho messi parecchi, soprattutto più
del
solito ma li ho visti lì, in valigia, e non ho resistito. Ma sono più
che sicura
che Jake sta per dire una cazzata delle sue.
<< Pensa se
dovesse
capitarti di fare... beh un lavoro di mano... >> Non conclude la
frase
che lo colpisco facendogli fare un urletto e coprire il punto che ho
colpito.
<< Jake! Ma
che
diamine! >> Tutto il “gruppo” si volta verso di noi e io sgrano
gli occhi
per poi arrossire. Inizio a balbettare ma Jake scoppia a ridere e mi
circonda
le spalle con un braccio.
<< Colpa
mia, odia che
le tocchi il sedere in pubblico. >> Aggrotto la fronte ma evito
di aprire
bocca. Emmett sorride divertito, ma noto Edward fare un sorriso strano.
<< Anche a
Rose non va
molto a genio, però io dico: che c’è di male? >>
<< Sì
esatto! >>
Quei due cretini si avvicinano e parlano fitto fitto ridendo come due
iene e io
mi chiedo che male ho fatto nel farli conoscere. Ok, le disgrazie me le
vado a
cercare, questo è assodato.
<< Quei due
hanno fatto
amicizia facilmente. >> Sorrido voltandomi verso Edward.
<< Purtroppo
sì. Non è
mai un bene quando Emmett si coalizza con qualcuno. >> Edward
scoppia a
ridere.
<< Mi trovi
d’accordo.
>> Il silenzio ci avvolge per qualche attimo ma infine riprende a
parlare. << A tua cugina l’hai vista? >> Sorrido.
<< Non ho
ancora avuto
l’onore. >> Chissà lui come fa a conoscerla... << Come...
dove
l’hai conosciuta? >> Sì, decido di cambiare la domanda e non so
nemmeno
perché.
<< L’ho
conosciuta
pochi anni fa, durante un’estate. Le ho presentato io Luke. >> Mi
sembra
quasi evasivo, come se non dicesse tutto ma... chi lo sa, magari i
fatti sono
proprio questi e io devo smettere di guardare troppi telefilm con trame
intricate e piene di misteri.
<< Quindi ti
trovi a
Firenze apposta per il matrimonio... >> La mia non è una vera e
propria
domanda ma Edward fa una sottospecie di smorfia.
<< Più o
meno. Non
esattamente. Diciamo che... sono stato obbligato a partecipare per
educazione.
>> Aggrotto la fronte.
<< Mi hai
incuriosita.
>>
<< Chissà
perché, ma lo
sospettavo. >> Ridacchia e io sorrido guardando la sua bocca e
beandomi
della sua risata. Oddio ma che mi sta succedendo? Non posso
ipnotizzarmi!
<< Comunque no, non facevo parte degli invitati ma mi sono
trovato qui
per fare visita ai miei genitori e mi sono imbattuto in tua cugina e
una donna
che l’aiutava nell’allestimento o quella roba là che serve per
organizzare le
nozze... >>
<< Una
wedding planner?
>> Chiedo esterrefatta.
<< Sì,
esatto,
quella... e comunque mi ha invitato ma come dicevo prima, più per
educazione
che per altro. >> Non so perché, ma sento che c’è altro sotto.
<< Quindi
sei stato
obbligato... >>
<< In
pratica sì. Ma va
bene lo stesso, per quello che m’importa. >>
<< Hai fatto
il mio
stesso pensiero. >> Sorride non guardandomi.
<< Bella!
>> Un
urlo mi fa raggelare. Ditemi che non è lei! << Bella? >>
Faccio una
smorfia che poi fingo di trasformare in un sorriso sotto gli occhi
divertiti di
Edward.
<< Tanya!
>>
Esclamo entusiasta mentre Jake ridacchia. Mia cugina mi corre incontro,
con le
sue paperine ai piedi, e mi stringe in un abbraccio che sembrerebbe
veramente
affettuoso; non che non sia contenta di vedermi ma sono più che certa
che
durerà al massimo per qualche minuto tutto questo sentimentalismo,
almeno lo
spero.
<< Oddio
Bella come sei
cambiata! Ma sei anche cresciuta e... oddio quello è un capello bianco?
>> Alzo un sopracciglio ma sorrido, o almeno ci tento.
<< Sì,
anch’io sono
contenta di rivederti... cavolo ti sposi! >> Sì, cambio discorso
e lei
inizia a saltellare euforica mostrandomi poi l’anulare con l’anello.
<< È
stupendo vero? Non
vedevo l’ora di fartelo vedere. >> Sì, per rosicare. Aggiungo io
mentalmente.
<< Sì, wow.
>>
Non so se lei noti che il mio entusiasmo non è molto... vero ma anche
se ci
avesse fatto caso, non me lo fa intuire, e forse è meglio così.
Velocemente, cioè
mentre mi
spinge a conoscere il suo futuro marito, io gli presento di sfuggita
Jake che
fa di tutto per non ridere come un pazzo poiché si vede lontano un
miglio che
io vorrei scappare, tornare a casa... più sto lontana da lei meglio sto
ma
invece sono qui, a Firenze, costretta a seguirla perché mi tiene una
mano ben
stretta tra le sue.
<< Luke, lei
è Bella.
>>
<< Beh in
effetti sì, è
molto bella. >> Cerco di non ridere mentre Tanya lo guarda
malissimo. Il
gruppo dietro di noi ride ma cerca di nascondersi e io mi sento, come
dire, in
imbarazzo.
<< È il suo
nome. Isabella,
è mia cugina. >> Tanya parla con i denti stretti, forse quella
che ora
vorrebbe scappare è lei.
<< Oh, Dio
che figura,
è un piacere consocerti. >> Gli stringo la mano e cerco di
tranquillizzarlo, facendogli capire che non è un problema e che è stato
carino
ad ammettere la mia bellezza. In poco tempo ridiamo e gli altri ci
raggiungono.
In breve tempo raggiungiamo il locale e io mi trovo – sinceramente non
so come
– in mezzo a Edward e Jake. Wow, come dicevo prima, forse le disgrazie
me le
vado a cercare.
<< Allora,
cosa
prendete da bere? >> Io mi scambio un’occhiata con Jake, ci
ammoniamo e
nello stesso momento rispondiamo “niente” a una Rose esterrefatta.
<< Bella,
non bevi?
>> Sì, è stupita e ha ragione! Io voglio bere! Voglio il mio
Cosmopolitan
che mi rinfreschi e bruci la gola, voglio sentirmi quasi parte
integrante del
quartetto di sex and the city bevendo quel cocktail ma... non posso.
No, il
rischio è troppo alto e non posso permettermi di tornare a casa ubriaca
e con
la farsa a pezzi.
<< N-no. È
meglio di
no. >> Sento Jake sospirare, anche per lui non deve essere facile
non
ordinare il suo sex on the beach. Siamo due alcolizzati sull’orlo di
una crisi
di nervi.
<< Sappi che
ti odio.
>> Gli sussurro all’orecchio. Jake mi circonda per l’ennesima
volta le
spalle e mi bacia una tempia, sospira nuovamente ma affranto.
<< Anch’io
ti amo,
tanto tanto. >> Sgrano gli occhi e lui sorride molto, troppo,
divertito.
<< Oh che
carini!
>> Dice Rosalie guardandoci con gli occhi a forma di cuoricino.
Io sono
senza parole ma il mio piede – con tanto di scarpa col tacco – trova
facilmente
quello di Jake e premere un po’ più forte del normale su di esso viene
più che
naturale e guardare il mio adorabile
fidanzato perdere un po’ di colore mentre si trattiene dall’inveirmi
contro e
scoppiare a piangere perché potrei aver rovinato le sue scarpe è troppo
troppo
divertente.
Poco dopo mi alzo,
con la
scusa di andare in bagno e mi apposto al bancone del pub, sbuffo e
catturo
l’attenzione del barista.
<< Un
Cosmopolitan.
>> Il tizio sorride e si mette a prepararmelo, mentre inizio a
sorseggiare, con gli occhi chiusi e forse con un’espressione di vero
godimento,
sento che lo sgabello accanto al mio viene occupato.
<<
Trasgredisci?
>> È Edward, e io quasi mi strozzo col drink.
<< No, bevo.
Cosa?
Perché? >> Ridacchia e ordina una birra.
<< No
niente, era una
battuta. Quindi con Jacob è una cosa seria. >> Anche il tuo
discorso è
serio, a quanto pare. Perché è così serio? E perché mi fermo a parlare
da sola,
nella mia testa?
<< Pensavo
si fosse
capito. >> Sì, seria come che questo drink rimarrà intatto.
<< No, sì...
non lo
metto in dubbio ma... perché lo hai portato a conoscere solo ora?
>>
<< Beh
perché... mia
madre mi ha obbligata. >> Già, se non fosse stato per lei, io non
sarei
in questo immenso casino parlandoti di un fidanzato che in realtà è il
mio
migliore amico gay.
<< Ma certe
cose non
vanno fatte perché si è obbligati. >> Mi fa notare divertito.
<< Sì è vero
ma
probabilmente parli così perché non hai una madre come la mia. >>
Bevo un
sorso. << E beato te. >> Aggiungo ridacchiando e facendolo
sorridere.
<< Posso
averne un
altro? >> Chiedo al barista sventolando il bicchiere del mio
drink,
oramai finito. Il barista annuisce e ne prepara subito un altro.
<< Magari
gli altri ci stanno
aspettando. >> Mi fa notare Edward. Scrollo le spalle.
<< Che
continuino ad
aspettare. Non mi va di stare al tavolo con mia cugina, la piccola,
deliziosa,
elegante, bellissima Tanya. Manco poi si stesse parlando della bambola
Tanya. È
odiosa lo sai? Pensa di essere al centro del mondo, tutto ruota attorno
a lei perchè
lei è la migliore. >> Afferro il mio drink e inizio a sorseggiare
sotto
un Edward piuttosto attento al mio discorso che non dovrebbe uscire
dalla mia
bocca. << E poi... Luke, da dove diamine sbuca? Chi è? Perché le
ha
chiesto di sposarla? Come fa a sopportarla? Vuole veramente vivere con
una
permalosa, smorfiosa e... e... aspetto
non mi viene in mente un altro modo per descriverla... >>
<< Oca.
>> Mi
suggerisce lui facendomi battere le mani.
<< Sì oca!
Come può?
Cioè... tra meno di un anno me li ritroverò davanti chiedendomi se
posso farli
divorziare, non ho nessun dubbio. Non dureranno. >>
<< Non sei
un po’
troppo pessimista? >>
<< Oh no!
>> Dico
staccandomi a malincuore dal bicchiere. << Affatto. Sono fin
troppo
realista! Matrimoni del genere non reggono. Possono essere organizzati
bene
quanto vuoi ma... è la sostanza che deve esserci e vedo coppie che si
amano
ancora mentre firmano la separazione ma che sanno che è meglio stare
separati...
da soli si sta meglio. >>
<< E allora
perché sei
fidanzata? >> Mi chiede osservando attentamente il mio viso, un
braccio è
appoggiato al bancone del bar e si sorregge la testa. Non devo dire la
verità,
non posso. Sarò anche brilla ma riesco ancora a capire qual è
l’argomento tabù.
<< Perché
con Jake sto
bene. Ci vogliamo bene. >>
<< E pensi
basti questo
per far funzionare una relazione? >> Perché tutte queste domande?
<< Sì.
Fiducia,
sostegno, affetto... sì basta questo. >>
<< No, io
non la penso
così. >>
<< Beh
ognuno la pensa
come vuole. >> Mormoro facendo poi un altro sorso.
<< Oh sì,
questo non lo
metto in dubbio ma penso che in una coppia, soprattutto così giovane,
ci voglia
passione, amore, follia, divertimento... poi la fiducia, il conoscersi
bene talmente
tanto da essere un sostegno l’uno per l’altro e l’affetto. >>
Inizio a
vederlo un po’ sfocato, ma anche così capisco che è lui e che è sempre
bellissimo.
<< Sai...
stai dicendo
un mucchio di stronzate che non credi nemmeno tu. >> Lo vedo
sgranare gli
occhi e poi scoppiare a ridere.
<< Davvero?
E perché?
>>
<< Perché tu
non puoi
credere nell’amore! Non puoi nemmeno credere a tutto quello che hai
detto.
>>
<< Non è un
“perché”
valido. >>
<< Vuoi
sapere il
perché? >> Chiedo quasi incespicandomi con le parole. Annuisce.
<< Perché tu
col bel
faccino e il fisichino che ti ritrovi non puoi chiuderti in una
relazione
seria! Sarebbe un delitto per un sacco di ragazze! >> Mi beo
della sua
risata ma non so perché rida, non capisco più niente, so solo che lui
non può
credere nell’amore, è un reato!
<< Ehi, che
succede?
>>
<< Oh Jake!
Jake!
>> Entusiasta scendo dallo sgabello, quasi ammazzandomi, e lo
abbraccio
saltellando. Jake mi tiene e mi allontana dall’abbraccio guardandomi
seriamente.
<< Sei
ubriaca.
>>
<< No, che
cosa dici
mai!? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Forse è
meglio
andare a casa. >>
<< Non ho
voglia di
andare a casa. Ah! >> Urlo. << La sai l’ultima? >>
Alza un
sopracciglio.
<< No e ho
quasi paura
di sentire quello che stai per dire. >>
<< Edward
crede
nell’amore! Digli che fa male, che spezzerebbe tanti cuoricini che
sperano di
poter avere una speranza di portarselo alllll >> Jake mi chiude
la bocca
e lo intravedo sorridere a Edward.
<< Quando è
ubriaca
straparla. Scusi, >> Chiede rivolto al barista. << Lo so
che può
sembrarle un po’ strana come richiesta ma... può darmi una bottiglietta
d’acqua
naturale? >> Sbuffo come un treno a vapore contro la mano di Jake
–
ancora posata sulla mia bocca – e mi perdo per un attimo a guardare
Edward.
Alzo una mano e gli faccio “ciao ciao” facendolo ridere.
Jake, scusandosi
con lui, mi
porta fuori dal locale e m’imbottisce d’acqua e dopo circa mezzoretta,
almeno
credo, torno quasi del tutto normale ma con un mal di testa che prima
non
avevo.
<< Dimmi che
non hai
detto niente. >>
<< Non
credo. Penso di
essermi sfogata su Tanya. Lo sai che quel ragazzo è tutto un mistero?
>>
<< Non è il
momento di
giocare alla piccola detective e nemmeno di sparlare di Tanya, si sposa
tra
otto giorni, direi che non è proprio il caso di accendere il fuoco
sulla
griglia. >>
<< La
griglia sarebbe
la mia famiglia e il fuoco Tanya? >> Chiedo confusa, ma per
fortuna Jake
annuisce. In pratica non vuole che ci siano discussioni. Mi trovo
d’accordo con
lui.
<< Ti sei
ubriacata.
>>
<< Ho solo
bevuto un
po’. Stare al tavolo con due coppiette e per di più tra te e Edward non
era
facile... dovevo per forza bere! >> Che schifo di motivazione.
<< Ti faccio
la stessa
domanda che mi hai fatto te ieri: ma credi alle cagate che dici?
>>
Ridacchio scuotendo il capo. << Meno male. >> Mormora
sorridendo.
<< Comunque
Edward fa
troppe domande. >> Dice Jake dopo aver guardato dentro il locale.
<< L’ho
notato anch’io.
>> Ammetto inveendo mentalmente contro il mio mal di testa.
<< Pensi che
sospetti
qualcosa? >> Scrollo le spalle.
<< Pensi che
se venga a
sapere la verità lo dirà a qualcuno? >> Ribatto.
<< Perché
dovrebbe
sapere la verità? >> Chiede con un sopracciglio alzato, che si
abbassa
subito dopo quando i suoi intercettano un sedere di un ragazzo.
<< Non lo
so, mi è
venuto spontaneo chiedertelo... >> Mugugna.
<< Stasera
sei troppa
seria, ti fa male pensare, l’ho sempre detto. >> Alzo gli occhi
al cielo
e lo abbraccio rimanendo poi appoggiata al suo petto con la testa.
<< Jake... e
se Edward
non fosse solo un bel fisico? >>
__
Note dell’autrice – oddio che
parolone!
Sì, forse
questo capitolo fa ridere meno
degli altri due però si vengono a sapere tante cose, di Bella, di
Edward, di
Tanya… suvvia, si vengono a sapere delle cose e soprattutto ci sono
tanti punti
interrogativi che sicuramente qualcuno avrà capito. Purtroppo non posso
perdermi in chiacchiere ma vi ringrazio fin da ora se siete arrivati
fino a qui,
però vi devo chiedere anche scusa perché mi sa che ci sarà qualche
errore,
domenica vedrò di rileggerlo e correggerlo… grazie.
Spero che il
capitolo vi sia
piaciuto, a presto… Jess.
|
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Capitolo 4 *** Cedesi invidia. ***
Introduzione:
Mi sono
fatta attendere ma ora sono qui, penso sia questo l’importante. Avrei
postato
oggi prima di pranzo ma sono dovuta uscire, quindi ecco spiegato perché
sto
postando quasi all’ora di cena.
Allora...
tante supposizioni, soprattutto su Edward e Tanya – non lo nego, mi
sono
divertita a leggere le vostre supposizioni – ma come vi ho detto nelle
recensioni, in questo capitolo finalmente verremo a capo di qualcosa.
Praticamente
tutte trovate Edward molto misterioso, è una cosa voluta. Un po’ di
mistero ci
vuole.
Adorate
Jake e siete contente che Bella si sia ubriacata, peccato che il suo
adorato fidanzato l’abbia stoppata sul più
bello.
Finalmente
appaiano Alice e Jasper, nel prossimo capitolo ci sarà una nuova new
entry, non
so se l’adorerete o no, sinceramente non lo so.
Mi
rendo conto che siete, molte di voi, sotto esame... quindi per il
prossimo
capitolo mi sa che dovrete aspettare un po’ più di tempo. Scusatemi,
però
sappiate che adoro tutto quello che mi dite nelle recensioni *-*
grazie...
buona lettura.
~
Hopeful heart.
Capitolo
quattro: Cedesi invidia.
Isabella pov:
<< Dimmi che
non ho
fatto niente di male! >> Entro in cucina senza nemmeno salutare o
preoccuparmi se ci siano anche i miei genitori, Jake sorseggia
tranquillamente
il suo caffè e poi sorride, fregandosene che ho i capelli per aria e
forse
anche il trucco sbavato.
In pratica uno
zombie è più
presentabile di me.
<< Chi tu? E
come
potresti mai fare qualcosa di male? >> La sua ironia di prima
mattina è
inaccettabile.
<< Dai
scemo! Sii
sincero, ho detto o fatto qualcosa di non riaggiustabile? >>
<< Hai solo
bevuto e
fatto quasi saltare la nostra copertura, perché pensi di aver fatto
qualcosa di
male? >> Schiudo la bocca.
<< Vuoi per
caso farmi
sentire in colpa? No, perché ci stai riuscendo benissimo! >> Sto
gesticolando e il signorino lo sa, questo non è mai, e
ripeto mai, un buon segno.
<< Stai
urlando? Stai
davvero urlando? >> Si alza in piedi con un’espressione stupita.
<< Sì! E
anche te stai
urlando! >> Jake chiude gli occhi e sospira.
<< Ok,
calmiamoci. Va
tutto bene, non possiamo urlarci contro... manco fossimo due sposi in
carenza
di sesso! >> Faccio una smorfia con la bocca.
<< No,
sinceramente non
ho proprio voglia di arrotolarmi e fare sesso con te in qualche parte
di questa
casa. No, l’idea non mi alletta per niente. >>
<< Perché,
pensi che a
me l’idea piaccia? >>
<< La
finisci? >>
<< Ma tu non
dovresti
avere mal di testa? >> Apro la bocca per ribattere ma alla fine
la
richiudo sedendomi poi sulla sedia e incrociando le braccia al petto.
<< Ti do una
crostatina
alla nutella se mi fai un sorriso. >> Jake mi si avvicina
sventolandomi
sotto il naso quella meraviglia ma cercando di resistere, svio lo
sguardo e
quasi spero di riuscire a non respirare per non ispirare, ovviamente
non ci
riesco e dopo nemmeno un minuto di moine da parte del deficiente, mi
trovo ad
azzannare un pezzo di quel ben di Dio ancora stretta nella sua mano.
<< Apperò, a
una
crostatina non sai dire di no, eh? >>
<< Smettila.
>>
Dico con la bocca piena. << A parte gli scherzi, >> Dico
dopo aver
inghiottito. << Ho fatto qualcosa di cui... suvvia! Ho distrutto
tutto?
>> Jacob mi sorride in modo dolce, sedendosi di fronte a me, con
la tazza
di caffè nuovamente piena.
<< Edward
crede
nell’amore e tu sei quasi andata in panico, ma questo è un dettaglio...
>> mi copro la faccia con le mani mormorando un continuo “oddio
no”.
<< Poi... ah sì! Gli hai praticamente fatto intendere che è
scopabile.
>> Tolgo le mani dal mio volto e sgrano gli occhi.
<< Scherzi?
>>
<< Mi
piacerebbe, ma
per una volta sono serio. >>
<< Oddio,
tanto che
c’ero potevo dirgli tutta la verità, tanto mi sono sputtanata
abbastanza!
>>
<<
Effettivamente sì,
ma comunque penso che non ci abbia fatto tanto caso. >> Uno
strano senso
di delusione si diffonde in meno. Congiungo le mani sul ventre mentre
mi
abbandono contro lo schienale della sedia.
<< In che
senso?
>> Prima di rispondermi Jake mi osserva per qualche istante.
<< Non sto a
spiegarti
per filo e per segno come sono andate le cose, sta di fatto che gli hai
detto
che è un peccato che lui creda nell’amore, che è quasi un delitto
volersi
chiudere in una relazione seria e che facendo così distruggerebbe tanti
cuoricini, perché uno come lui è buono solo ad andare a letto e
divertirsi.
>> Forse la parete bianca della cucina dei miei genitori è più
colorita
di me.
<< Ho
veramente detto
così? >> Jacob annuisce, io mi prendo il viso tra le mani.
<< Non
uscirò più da
questa casa finché non dovremo andare via! >>
<< Oh beh
per me non
sarebbe un problema ma non siamo qui per una vacanza, bensì per il
matrimonio
di tua cugina, che tra parentesi, è più odiosa di quanto mi avessi
descritto.
>> Sbuffo.
<< Jake, non
so come
spiegartelo ma Edward... ci tengo a fare bella figura con lui, eppure
da quando
l’ho visto non faccio altro che rendermi ridicola e non saper nemmeno
rispondere
come si deve alle sue domande. Quel ragazzo è un continuo mistero! Sto
impazzendo. >>
<< Sai qual
è la cosa
buffa? >> Lo guardo aspettandomi che spari la sua prima cazzata
quotidiana.
<< Che di
lui sai ben
poco, eppure ci tieni a farti vedere sempre in tiro, come se... fosse
quasi un
premio. Da quando ti comporti così per un uomo? >> Già, da quando?
<< Da
adesso. >>
Ammetto stancamente e con la testa persa tra i pensieri.
<< Bella? E
se fossi
qui in Italia per ricredere nell’amore? >> Sbuffo e ridacchio.
<< Ma che
diamine dici?
Non voglio esagerare come al mio solito dicendo che l’amore non esiste
e tutto
il resto ma... perché dovrei innamorarmi in Italia? Perché qui? In
questo posto
io... io sono sempre stata la reclusa, quella non capita e apprezzata
da ben
poche persone... questo posto non mi può dare niente. Se fossi rimasta
qui, non
sarei nemmeno diventata un avvocato... e non avrei conosciuto te.
>>
<< È vero,
ma forse
avresti avuto più fortuna in amore. >> Non riesco a rispondere
subito.
<< Posso
farti una
domanda ricorrente? >> Alleggerisco il mio tono e mi sporgo verso
di lui
che alza gli occhi al cielo. << Ma alle cagate che dici, ci
credi?
>>
<< A questa
cagata,
come la chiami te, sì, ci credo. >> Inutile dire che mi ha
lasciato senza
parole.
<< Ehi! Ti
ho cercata
per mari e monti! Ma che fine avete fatto ieri sera? >> Sospiro
prima di
fingere un sorriso e rispondere, quasi, con entusiasmo alla mia cara
cuginetta
che ha deciso di sbucare dal nulla facendoci una visita, fortuna che i
miei
sembrano spariti.
<< Siamo
usciti a
prendere una boccata d’aria e alla fine siamo tornati a casa a piedi.
>>
<< Allora
Edward non ha
mentito... >> Un battito perso.
<< Perché
avrebbe
dovuto mentire? >> Mannaggia a me che non riesco a mettere a
freno la
lingua. Tanya mi guarda con curiosità e Jake s’intromette chiedendole
se vuole
qualcosa da bere, rifiuta.
<< Non mi
fido molto di
Edward. Tutto qui. >> Stretta e concisa, non è da lei.
<< Ma lo hai
invitato
al matrimonio... >> La mia non è una vera domanda, d’altronde la
risposta
la so già. Tanya sbuffa in modo quasi teatrale e si sposta i capelli
biondi
quasi con disinvoltura, se non la conoscessi direi che è tranquilla ma
invece... beh è un po’ agitata.
<< Sì beh...
è amico di
Luke, non potevo non invitarlo. È stato Edward a farmi conoscere il mio
amore,
diciamo che non poteva non esserci. >>
<< Non
sembri molto
entusiasta. >> Dice Jake, finalmente incuriosito quasi quanto me
da tutto
questo mistero.
<< No, che
dici!
>> Sorriso finto quanto le sue extension. << Sono molto
grata a
Edward ma... diciamo che la bella amicizia che c’era agli inizi,
purtroppo non
c’è più. >> Chissà perché non penso che ci fosse solo un’amicizia.
<< Ci sei
andata a
letto? >> No, no nonononono! Ditemi che non l’ho detto! Jake
sgrana gli
occhi ma Tanya quasi non si scompone. Chissà perché il mio stomaco si è
chiuso.
<< Sì. Prima
che mi
presentasse Luke. Niente di serio. Nessuna storia. Diciamo che però io
volevo
di più, almeno prima di conoscere Luke. Edward forse si sarebbe
lasciato
andare, se non gli avessi dato un due di picche e il giorno dopo mi
fossi
presentata con quello che era un suo amico a braccetto. Penso ci sia
rimasto
male, ma è andata meglio così. Lui doveva comunque tornare a Chelsea e
io... io
dovevo rimanere qui. >> Posso mai sentirmi quasi dispiaciuta per
lei? No.
Infatti non lo sono. Diamine ci è andata a letto! Invidiainvidiainvidia!
<< E Edward
e Luke come
si conoscevano? >> Tanya abbassa un attimo lo sguardo sulle sue
mani
appoggiate sul legno del tavolo.
<<
Lavoravano assieme
ma Luke ha deciso di rimanere qui per me. >> Sgrano gli occhi.
Ditemi che
ho capito male! Ditemi che non sto per avere un infarto!
<< Cavolo,
cioè...
romantico. >> Jake ha quasi gli occhi a cuoricino e Tanya gli
sorride
rincuorata. Io? Possibile che mi abbiano chiusa in una sottospecie di
bolla?
Forse ho fatto tutto da sola, perché non voglio credere che la cugina
che è
sempre stata messa a confronto con me fin da piccola, sia riuscita ad
avere una
storia d’amore con i fiocchi. No, non voglio crederci. Maledetta
invidia!
<<
Comunque... >>
Dice Tanya, con ancora un sorriso dolce sulle labbra, dopo qualche
attimo dalla
risposta di Jake. << Sono venuta qua per invitarvi a cena da
Luke,
stasera staremo tutti assieme. Ci saranno anche Alice e Jasper. Quei
due pazzi
sono finalmente tornati dalla vacanza in Africa. >> Alice. Mia
cugina.
Lei sì che è una vita che non la vedo, e l’ultima volta non è stata
molto
piacevole.
<< Non
mancheremo.
>> Risponde prontamente Jacob al mio posto. << Per tutti
assieme
chi intendi? >> Chiede il mio fidanzato attirando la mia
attenzione.
<< Oh beh,
quelli di
ieri sera, più Alice e Jasper. Forse dovrei invitare una mia amica,
almeno
Edward non rimarrebbe “scoppiato”.
>> E se facessi scoppiare lei, ma nel vero senso del termine?
Deglutisco
e stringo i pugni. Se le sue amiche in questi anni non sono cambiate,
saranno
delle Barbie stupide e fin troppo belle... no, meglio non pensarci.
<< Non è
mica male come
idea. >> Fulmino con un’occhiataccia Jake, ma quest’ultimo ha già
ripreso
a confabulare con Tanya. Mannaggia a lui!
<< Ti ho già
detto che
ti odio? >>
<< Da quando
tua cugina
è andata via, almeno un milione di volte, e specifico che saranno
passate, sì e
no, sei ore. Complimenti Bella, un nuovo record! >> Sbuffo
suonando il
campanello della strasupermega villa di Luke, evito di rispondere al
mio amico
deficiente e attendo in silenzio, muovendomi sul posto.
<< Oh
eccovi,
accomodatemi. >>
<< Una
perfetta padrona
di casa. >> Alzo solo gli occhi al cielo ma nella mia mente, dopo
questo
scambio di battute tra Tanya e Jake, mi sono infilata due dita in gola
per la
nausea. Per carità, Jake con il lavoro che fa è abituato a trattare con
gente
odiosa e falsa ma... cavolo, è un attore nato, dovrebbe cambiare
mestiere,
altro che continuare a fare il modello d’intimo!
Scambiando qualche
battuta,
raggiungiamo il salotto dove troviamo gli altri ma la mia attenzione
non si
posa su mio cugino che praticamente urla il nome di Jake, oppure su
Rose che lo
sgrida, bensì su Edward. Diamine è stupendo vestito con un pantalone
classico e
una camicia. Da dov’è uscito? Da quale rivista di moda? E con chi sta
parlando?
<< Eh la
madonna!
>> Mi sussurra Jake nell’orecchio.
<< Jacob!
>> Lo
rimprovero, colpendolo ad una spalla, spostando a malincuore lo
sguardo.
<< Scusa, mi
è
scappato. Uno così non passa di certo inosservato. >>
<< Sì,
questo è vero ma
vorrei ricordarti che sei il mio fi-dan-za-to. Lo so che per te è
complicato
accettarlo, ma è così. >>
<< Quindi
dovrei avere
occhi solo per te? >> Sorrido divertita.
<< Sì,
esattamente.
>> Sorprendendomi e facendomi ridere, Jake mi abbraccia ma quasi
mi
strangola poiché mi stringe praticamente dal collo. << Mi vuoi
uccidere?
>> Chiedo posando le mie mani sui suoi fianchi.
<< No, ti
abbraccio.
>> Mi risponde semplicemente. Scoppio a ridere.
<< Dovresti
essere più
gentile, così sembri quasi un fratello che cerca di strangolare la
sorella.
>> Jacob sorride; la cosa buffa è che tutto questo “discorso”
avviene
tramite sussurri, in pratica al di fuori sembriamo sicuramente dei
deficienti,
ma oramai ho capito che a causa di Jake regredisco come una bimba, e la
cosa
purtroppo mi piace.
<< Ma io
sono,
praticamente, tuo fratello. >> Lo dice ridacchiando e baciandomi
la punta
del naso facendomi sorridere.
<< Oh che
carini!
>> Rose si fa sentire e questo ci permette di smettere di fare le
piovre;
saluto educatamente in modo generale, ma quasi smetto di respirare
quando
Jasper si avvicina e mi abbraccia lasciandomi senza parole.
<< Posso
essere
sincero? Pensavo fossi morta. >> Lo stacco da ma con forza,
facendogli
vedere i miei occhi sgranati.
<< Sarà
anche vero che
qui non ci torno mai, ma questo non significa che io sia morta. E non
sono
nemmeno uno zombie! >>
<< Un
vampiro, io me la
vedo bene nella parte di un vampiro. >> Commenta Jake inserendosi
nel
"discorso"; Jasper lo guarda con curiosità ma infine sorride.
<< Me la ci
vedo bene
anch’io con le zanne e magari due occhi rossi. >> I due scoppiano
a
ridere e io li guardo quasi con la mascella a terra. E pensare che
nemmeno si
sono presentati.
<< Se fossi
una
vampira, vi avrei già prosciugato, sareste voi quelli morti. Perché
diamine
sono una semplice umana? >> Una risata leggera cattura la mia
attenzione,
evidentemente qualcuno mi ha ascoltata perché quei due si sono messi a
parlare
e mi hanno dimenticata. Che carini.
Alice è poco
distante da me,
indossa un leggero e carino vestitino. Porta i capelli lunghi, ed è
quasi
strano vederla praticamente donna, quando l’ho lasciata sembrava una
bambina.
Abbiamo semplicemente un anno di differenza ma... Alice è così minuta
fisicamente
che vedere questo cambiamento così radicale... mi sta lasciando senza
parole.
<< Non
pensavo che
saresti più tornata. >> Questo è il suo ‘ciao’.
<< Non
pensavo che
sarei più tornata. >> Ammetto, rispondendo al suo ‘saluto’.
<< Beh è
bello vedere
che stai bene, che sei una gran pezza di figa e che il tuo fidanzato è
un gran
gnoccolone. >> Ridacchio. È pur sempre la sorella di Emmett, e la
raffinatezza non è di casa.
<< Sei
stupenda.
>> Ammetto accarezzandole i capelli neri. Lei mi sorride per poi
afferrare la mia mano.
<< Possiamo
parlare un
attimo? >>
<< Non lo
stiamo già
facendo? >> Sto scherzando, ovviamente, ma se devo essere
sincera,
sarebbe carino non riportare i brutti ricordi a galla. Ma a quanto pare
è
inevitabile.
Alice non mi
risponde con una
battuta, no, mi guarda per qualche secondo con la testa inclinata e con
un
lieve sorriso sulle labbra. Mi trovo a mordermi il labbro inferiore e
annuire
guardandola negli occhi.
Non facendoci
notare,
raggiungiamo la cucina e l'imbarazzo ci avvolge. Alice, quasi come se
fosse a casa
sua, apre il frigo e afferra due bottigliette d'acqua, accetto
volentieri
quella che mi porge e bevo subito un sorso.
<< So che ne
è passato
di tempo, ma devo dire che sembra non sia passato nemmeno un giorno.
>>
Alice lo dice sorridendo, sedendosi al tavolo quadrato che c'è nella
cucina e
tenendo fin troppo stretta la bottiglietta. Io lentamente mi avvicino e
faccio
strisciare la sedia sul pavimento per poi accomodarmi, Alice continua a
guardarmi e a sorridere... e io sinceramente mi dico che non dovrebbe.
Io non
ci riesco.
<< Non ci
siamo
lasciate molto bene, direi che per me non è passato proprio solo un
giorno bensì
quasi nove anni. >>
<<
Mi ha baciata!
Ma... che diamine stai facendo? Dove vai? >> Alice era entrata in
camera
mia di corsa, non preoccupandosi del cartello attaccato fuori con su
scritto
"NON ENTRARE!"
<<
Me ne vado. Sono
stufa di questa città, di mia madre, dei miei compagni di scuola... di
tutto!
Non ne posso più. Voglio solo andarmene. >> Ero in lacrime, avevo
da poco
avuto l'ennesima discussione con mia madre, che ovviamente non mi
ascoltava e
pensava che esagerassi su qualsiasi cosa. Ogni cosa l'affibbiava
all'adolescenza, al mio caratteraccio e alla mia continua voglia di
mettermi
nei guai per attirare la sua attenzione. Peccato che non fosse così.
<<
Te ne vai? Dove?
>> Alice era sconvolta, e la capivo, almeno a distanza di anni
sono
riuscita a mettermi nei suoi panni, non deve essere stato facile vedere
tua
cugina, quasi la tua migliore amica, fare baracche e burattini e
andarsene con
a malapena un ‘ciao’.
<<
A New York. No,
non lo so. Sinceramente voglio solo andarmene dall’Italia. Questo posto
non fa
per me! Non ha niente da offrirmi. >>
<<
Ma ci sono io.
C’è Emmett. Mi sono appena baciata con Jasper e tu vuoi andartene?
>> Era
scoppiata a piangere, ma forse era scoppiata in tutti i sensi. Ricordo
che mi
fermai, staccai le mani dalla valigia e mi girai verso di lei. Sembrava
ancora
più piccola e soprattutto indifesa ma nei suoi occhi c’era una rabbia
che mi
travolse e mi lasciò quasi senza parole.
<<
I pro sono minori
dei contro. Mi dispiace. >> Detto ciò, chiusi la mia valigia,
afferrai la
borsa con tutti i miei risparmi all’interno e la lasciai lì, sul mio
letto con
gli occhi sgranati e con delle lacrime silenziose a bagnarle le guance.
<<
Oh! Scusate. >> Mi volto e incontro gli occhi verdi di Edward,
cerco di
ricompormi – non che io stia piangendo ma sicuramente la mia faccia
cianotica e
gli occhi lucidi non passano comunque inosservato.
<<
No, niente Edward, non disturbi... entra pure. >> Dico.
<<
È che... stavo cercando un posto per nascondermi e la cucina mi è
sembrata il
posto più... giusto. >> Mi strappa un sorriso, è imbarazzato e
d’altronde
penso sia normale, è chiaro come l’acqua che io ed Alice stessimo
facendo un
discorso abbastanza serio.
<<
Non disturbi affatto, suvvia vieni a sederti. >> È davvero la mia
voce? A
quanto pare sì.
<<
Io preferisco andare di là, sicuramente il mio Jazz se n’è accorto che
non ci
sono. >> Annuisco ad Alice mentre Edward si accomoda al tavolo.
Il
piccolo folletto ci lascia soli e io evito di guardarlo, facendo anche
finta
che il mio stomaco non sia stato compresso.
<<
Ho interrotto qualcosa, vero? >> Perché è sempre così diretto?
Mannaggia
a lui.
<<
In effetti sì, però mi hai fatto un piacere. >> Lo intravedo
annuire e
quasi rilassare, me ne compiaccio. Perché parlare con lui sembra così
semplice?
<<
Tanya... Tanya mi ha detto di quello che è successo >> Alzo lo
sguardo e
la prima cosa che noto è che si è irrigidito.
<<
E da quando parli con la tua cuginetta, stronza, acida e oca? >>
<<
Per il bene comune, qualche volta, devo fare questo sforzo. >> La
sua
domanda è stata quasi come uno schiaffo, perché adesso che la sbronza è
passata, ricordo praticamente tutte le cose che ci siamo detti ieri
sera, e non
so se sia un bene.
<<
E parlate di me? >> È serio, non c’è ombra di scherzo.
<<
Sinceramente parlo di te con Jacob, non con Tanya. >> Perché sono
stata
sincera? E perché adesso sta sorridendo divertito.
<<
Con Jacob? >>
<<
Sì, sai, il mio fidanzato. >> Ridacchia.
<<
La mia domanda era di stupore, non per capire di chi stessi parlando.
>>
<<
Beh con il proprio fidanzato bisogna parlare di tutto. E tu fai parte
di quel
‘tutto’. >> Sì, sono stata brava a togliermi dalla rete del
cacciatore...
<<
Se di me ne parli con Jake, allora perché lo hai fatto anche con Tanya?
>> ... almeno finché il cacciatore ha deciso di non lasciarmi più
una via
di scampo.
<<
È uscito il discorso, non sono andata a cercarmelo. >> Beh... più
o meno,
ma lui mica deve saperlo.
<<
Quindi sai che siamo andati a letto, che mi ha riempito la testa con
tante
belle frasi e che poi, quando io ero pronto a uscire in modo
tradizionale con
lei, lei si è presentata tutta ridacchiante e felice attaccata al
braccio di
Luke mostrandomi una fedina del loro amore? Definirla stronza, forse, è
ancora
un complimento. >> Oddio mio! A me Tanya non l’ha raccontata mica
così
tutta questa faccenda! Però sono sicura di non mostrare nessuna
emozione, sono
brava a trattenermi, con il mio lavoro sono obbligata a celare
l’emozioni.
Dov’è
finita l’invidia? È scomparsa, perché non si può essere invidiosi di
una
persona che ha fatto questa... cazzata. Suvvia! Rifiutare Edward per
Luke?
Impensabile. E comportarsi così da stronza patentata? Assurdo.
<<
Sì, stronza è dire poco. Ma rimane sempre la stessa domanda, allora
perché sei
qui? >>
<<
Perché Luke non ha mai saputo niente e... quando lui ha deciso di
rimanere qui
a Firenze, invece che tornarsene a casa, a lavoro... ho capito che
sarebbe
stato impossibile tornare indietro. Infatti siamo amici per modo di
dire. Lo
siamo solo quando lui se ne ricorda, o quando io torno qua. >>
<<
Che cosa triste. >> Io non riuscirei mai e poi mai a dividermi in
un modo
così definitivo e tremendamente doloroso da Jake. Se fosse successa una
cosa
simile a me, so che la mia amicizia con Jacob non finirebbe. C’è
capitato di
corteggiare lo stesso ragazzo – e per quanto io sappia che non è
proprio lo
stesso paragone – devo dire che nemmeno per un momento abbiamo messo
qualche
ragazzo prima di noi. Ci è capitato di farci dispetti, o fare in modo
che
l’attenzione cadesse più su uno che sull’altro ma ci siamo fermati lì.
Forse
perché non c’era un sentimento come l’amore di mezzo o magari nel loro
caso c’è?
Luke le ha chiesto di sposarlo, non può non essere – almeno lui –
innamorato.
Devo dire che trovo ingiusto che Luke non sappia tutta la verità, ma in
tanti
anni, magari, Tanya gliel’ha detto. Chi lo sa?
<<
Fortuna che non ho fatto la figura del cretino dichiarandomi. E grazie
al cielo
non ero innamorato. >> Guardo Edward che sorride. Sembra trovare
la
situazione divertente ma... noto quasi subito che è un sorriso finto.
Non so
che cosa scatti in me, so solo che la mia mano corre a coprire una
delle sue e
gli sorrido dolcemente.
<<
Non ti sei perso niente. >> Ridacchia.
<<
Jacob è un uomo fortunato. >> Perché ha rimarcato la parola
‘uomo’?
Forse
Edward sa più di quanto dà a vedere... e la cosa mi terrorizza.
__
Note
dell’autrice – oddio che parolone!
Mi piace
concludere i capitoli con queste domande esistenziali xD
Ne
accadono parecchie, ma lascio a voi la parola, più che altro perché non
so che
cosa dire, non è vero, in realtà non voglio farmi scappare qualcosa dei
prossimi capitoli.
Mmmh...
come concludere? Beh innanzitutto ricordandovi il GRUPPO DEGLI SPOILER e poi
che domenica ci sono gli Mtv movie award *-* e mi toccherà fare nottata
come da
due anni a questa parte xD bene, dopo queste perle di saggezza, vi
saluto e vi
ringrazio anticipatamente per tutto :) spero che il capitolo vi sia
piaciuto e
che vi abbia strappato qualche sorriso. Jess.
|
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Capitolo 5 *** Strozzare una gallina ***
Introduzione:
Mi
sono fatta attendere, ma vi avevo avvisato che avrei atteso la fine
della
scuola :) a proposito, in culo alla balena per chi ha gli esami!
Allora, eccomi
qui con il nuovo capitolo – capitolo sicuramente più leggero di quello
precedente, e soprattutto piuttosto rivelatore sul passato dei
personaggi ;)
Prima
di lasciarvi alla lettura, vorrei farmi un po’ di pubblicità, spero
apprezziate
xD
Negli
ultimi giorni, ho postato due one shot, una nella sezione
Introspettiva, molto
corta, e una nella sezione di Harry Potter – una Dramione per
l’esattezza.
Tengo molto a entrambe, perché in una mi sono molto aperta e nell’altra
mi sono
messa in gioco in un fandom per me sacro, per di più parlando della
coppia
Draco/Hermione. Vi lascio i link,
sperando di sentirvi anche lì.
Come in un
sentiero...
Specchio,
specchio
delle mie brame...
Ora
sì, posso augurarvi buona lettura :)
~
Hopeful heart.
Capitolo
cinque: Strozzare una gallina.
Isabella pov:
<< Edward?
Edward! Ma
dove sei finito? >> Una voce stridula, mi fa voltare verso la
porta della
cucina ancora chiusa. Altrettanto velocemente, mi rivolto verso Edward
e lo
vedo alzare gli occhi al cielo, la scena mi strapperebbe un sorriso se
nella mia
mente non rimbombassero le parole dette da Tanya nel pomeriggio: "Forse
dovrei invitare una mia amica, almeno Edward non rimarrebbe scoppiato".
Ecco, adesso la voglio di far scoppiare lei, è ritornata
prepotentemente.
<< Tanya ti
ha fatto
trovare una sorpresina? >> Chiedo cercando di risultare
divertita. Edward
sbuffa e allontana la sedia dal tavolo facendola strisciare.
<< Purtroppo
sì. Non
sto a dirti che noia, penso ti basti sapere che per dire correttamente
il mio
nome ci ha messo come minimo cinque minuti e che non smette di parlare.
>> Sgrano gli occhi; no, le amiche di mia cugina sono sempre le
stesse,
fatte con lo stesso stampo.
<< Wow.
>> Non so
come ma riesco a strappargli una piccola risata.
<< E' meglio
che mi
faccia trovare, potrebbe iniziare anche a guardare nei cassetti,
pensando che
io sia là dentro. >> Aggrotto la fronte ma poi scoppio a ridere:
potrebbe
mai una persona iniziare a cercare un umano in un cassetto?
<< Quindi
sei venuto in
cucina per... scappare dalle sue grinfie? >> Edward si alza. Non
so
perché gli ho posto questa domanda ma, sapere è legittimo, no? E poi è
oramai
risaputo che sono curiosa.
<< Sì,
anche. Ma sapevo
che almeno avrei potuto parlare un po' con te. >>
<< Cerchi di fare il cascamorto Edward? >> Chiedo divertita
e con
una strana sensazione nello stomaco. Possibile che ci siano delle
farfalle che
ci svolazzino dentro? Possibile che io stia veramente flirtando?
<< Chi, io?
Sei
fidanzata Bella, non potrei mai. >> Chissà perché, ma il sorriso
sulle
sue labbra sembra dire tutto il contrario... ma non lo dico, forse solo
perché
entra una vera Barbie: una ragazza alta, capelli biondi, occhi azzurri
e un
sorriso a trentamila denti.
<< Edward
eccoti! Ti ho
cercato dappertutto! >>
<< Scusami
Lucrezia ma
stavo parlando con Bella. >> Al solo sentirmi nominare, il
sorriso della
bambola sparisce, i suoi occhi si posano su di me e cercano di farmi
una
radiografia, se vuole mi alzo, così può avere una visuale migliore.
<< La cugina
di Tanya,
immagino. >> Commenta secca.
<< Immagini
bene.
>> Dico con un sorriso. Mi sto divertendo, è mai possibile? Sono
strana,
questo è assodato.
<< Edward di
là stanno
servendo gli aperitivi, andiamo? >> Lucrezia allunga il braccio e
aspetta
che Edward afferri la sua mano. Io guardo quell'arto con una voglia
insana di
staccarglielo. Perché adesso non ci sono più le farfalle nel mio
stomaco? Erano
sicuramente più piacevoli di questo macigno che mi fa stringere i denti
e che
mi fa mentalmente diventare uno scaricatore di porto contro la
biondina.
<< Non ho
molta voglia
di un aperitivo... >> Mormora Edward facendo sparire il sorriso a
Lucrezia e facendo iniziare una sottospecie di hola nella mia mente. Il
braccio
torna accanto al suo fianco ma come se niente fosse, da un secondo
all'altro,
torna a sorridere entusiasta e si avvicina facendo sgranare gli occhi a
Edward.
<< Beh se
vuoi possiamo
rimanere di qua a chiacchierare un po'. >> Propone come se non
avesse
capito che Edward la sua compagnia non la vuole.
Dite che è tarda?
No dai, non
fino a questo punto... nessuno lo è così tanto. Credo...
<< Veramente
stavo
parlando con Bella. >> Un sopracciglio svetta verso l'altro. Mi
sta
usando come scusa per poter scappare? Beh, a me non dispiace di certo.
Barbie si volta
con uno
sguardo assassino verso di me e io sorrido, è divertente farla
infuriare.
<< Ma Bella
sicuramente
vuole raggiungere il suo fidanzato, non puoi di certo tenerla tua
prigioniera
per tutta la serata, no? >> Sì Edward, imprigionami sotto il tuo
corpo
nudo e prestante. Sorrido divertita dei miei pensieri, tanto è inutile
che io
mi sgrida, non serve a niente, sono un
caso irrecuperabile.
<< La qui
presente
Bella ha un cervello e delle corde vocali funzionanti. Il discorso che
stavamo
facendo era serio... magari puoi tornare più tardi, anzi ti
raggiungiamo noi in
salotto. Grazie Lucrezia. >> E' una figata pazzesca parlare di me
in
terza persona, spero solo che la gallina abbia finalmente ricevuto il
messaggio... e dalla sua espressione direi proprio di sì.
<< Ok, vi
lascio finire
il discorso, torno in salotto. >> Prima di andarsene liscia la
camicia di
Edward, mi fulmina con un'occhiataccia e gira i tacchi uscendo dalla
stanza.
Una volta che la porta torna chiusa, sospiro e mi appoggio allo
schienale della
sedia.
<< E' ancora
più
stupida di quanto credessi. Sembrava un cane che marcava il territorio.
>>
<< Ti sembro un albero o un pezzo di strada da marchiare?
>> Mi
chiede divertito tornando seduto.
<< Un albero
no, ma
magari a un palo della luce sì. Sei alto e magro, avrebbe potuto
confonderti.
>> Scoppia a ridere e io sorrido. Perché non tengo mai la bocca
chiusa?
Non sto mica parlando con Jake, che ogni cagata che dico per lui
equivale quasi
a un discorso serio.
<< Mi hai
liberato da
quella sanguisuga ancora per un po', te ne sono grato. >>
<< E come vorresti ricompensarmi? >> Chiedo sorridendo e
sporgendomi verso di lui.
No, no no! Ditemi
che non sto
nuovamente flirtando!
Edward mi osserva
per qualche
attimo e in quel lasso di tempo, capisco che potrei aver detto
la frase
in modo malizioso. Sento le guance arrossarsi e di conseguenza svio lo
sguardo
e abbasso il capo iniziando a giocare con i miei capelli.
<< Perché
non hai un
bel rapporto con tua cugina? >> La sua domanda mi spiazza, tanto
che alzo
lo sguardo e ci metto qualche secondo di troppo a rispondere.
<< Non lo
so. Fin da
piccole ci hanno sempre paragonate l'una all'altra e penso che questo
abbia
spezzato il nostro rapporto. E poi i caratteri si sono formati e non
abbiamo
nulla che ci accomuna, non un hobby... niente. Poi io a diciotto anni
sono
andata via e ho chiuso i ponti con quasi tutti. >>
<< Penso che
quest’
ultima cosa sia stata veramente stupida. >> Dice rilassandosi e
incrociando le braccia al petto lasciandomi spiazzata e con gli occhi
sgranati.
<< Il fatto
di
essermene andata? >> Chiedo, tanto per sicurezza.
<< Sì. Sei
nata e
cresciuta qua, circondata da persone che ti vogliono bene... >>
<< Guarda
che la mia
famiglia non è quella perfetta del Mulino Bianco. >> Lo
interrompo
subito, perché lui non sa quello che dice e non può avere idea di tutto
quello
che ho passato quando abitavo in questo posto. << Se me ne sono
andata,
non è di certo per stare lontana da Tanya. Ci sono stati più motivi
sotto,
motivi che non devo di certo dirti. >>
<< Quanto
veleno.
>>
<< Si tratta di un argomento delicato, non permetto a persone che
non
sanno nulla di dare un loro parere o di sputare sentenze. Io me ne sono
andata
con più di un valido motivo e ora, a distanza di anni, continuo a dirmi
che ho
fatto bene, perché se adesso sono un avvocato di successo e ho trovato
Jake, è
solo grazie al fatto che me ne sono andata dall'Italia, ho costruito
tutto con
le mie mani. >>
<< Quindi è
da tanto
che conosci Jake? >> Sbatto le palpebre frastornata.
<< Sì ma che
c'entra?
Per caso sei un reporter? O un poliziotto? >> Sorride.
<< Niente di
tutto ciò,
lo sai, lavoro per un'azienda di pubblicità. >>
<< E allora
perché sei
così tanto curioso? >>
<< Che ne so, m'incuriosisci. Però spero per te che la mimica
facciale,
in tribunale, tu sappia tenerla a bada. >> Detto ciò, si alza e
mi lascia
in cucina ancora frastornata e con una tremenda voglia di strozzare
anche lui
come si fa con le galline.
<< E non hai
proprio
intenzione di trasferirti, Edward? >> La voce di Lucrezia è
fastidiosa,
stridula e per niente maliziosa come vorrebbe essere. Sembra una
piovra, non si
stacca da Edward nemmeno per andare a fare la pipì e in me... beh c'è
un casino
assurdo, sembra che il mio stomaco sia tutto in soqquadro e penso di
star
guardando male Edward da almeno mezz’ora. Come se lui c'entrasse
qualcosa poi.
<< Non hai
proprio
voglia di portarmi a letto Edward? >> Mi sussurra Jake in
falsetto
nell'orecchio, imitando la Barbie spelacchiata. Mi strappa una risatina
e mi
stringo di più a lui. Siamo tutti nel salotto di Luke, abbiamo cenato
tranquillamente e infine la padrona di casa ha deciso di farci mettere
comodi per
parlare. Peccato che abbia tenuto banco sempre e solo Lucrezia. Mi ha
addirittura fatto venire il mal di testa!
<< Sto bene
dove sto,
grazie. >> Edward ha risposto a tutte le sue duemila domande, è
rimasto
per tutto il tempo distaccato ma cordiale... come diamine fa? Io non
riesco ad
essere così nemmeno con i miei clienti!
<< Jake, ma
sei figlio
unico? >> Tiro un respiro di sollievo, e automaticamente
ringrazio Luke
per aver cambiato discorso e aver fatto stoppare quella gallina. Jake
toglie il
suo braccio da dietro le mie spalle e scuote il capo.
<< Ho due
sorelle,
abitano in Sicilia. >>
<< Quindi
hai origini
italiane o... >> Jake lo interrompe con un sorrisone.
<< Io sono
italiano.
Sono nato a Catania. La scelta di trasferirmi in America è stata...
>> Si
stoppa e io smetto di respirare. Non può dirlo. Non può dire che la sua
decisione di cambiare aria è stata sia dipesa dalla voglia di libertà
sia di
essere se stesso senza essere visto come uno scherzo della natura.
<<
Un’occasione che non
potevo perdere. Mi avevano dato una sottospecie di promozione ma dovevo
trasferirmi, non ci ho pensato un attimo, ho accettato. >>
<< Che tipo
di
promozione hai avuto? Hai detto che lavori dietro a una scrivania.
>>
Emmett è confuso ma anche incuriosito. Diamine! Ma perché le cose
devono farsi
sempre più incasinate?
<< Facevo le
fotocopie,
poi mi è capitato di aiutare per caso un collega e mi hanno notato.
>>Eh
beh, anche Jake è messo bene a fantasia - per fortuna, direi.
<< Che culo.
>>
Dice Jasper facendoci ridere.
<< Sai Jake,
io ti
vedrei bene come modello. >> La salivazione mi va di traverso e
inizio a
tossire a causa delle parole di Tanya. Jake mi aiuta a riprendermi ma
io penso
che stasera potrei anche morire, non ce n'è nemmeno una che vada bene.
<< Come
modello?
>> Chiede divertito Jake. E' un ottimo attore, questo oramai si è
capito.
<< Sì, hai
un fisico
niente male e secondo me sei anche fotogenico. Bella, è fotogenico?
>>
Rimango in silenzio per qualche attimo ma infine annuisco.
<< Molto.
>> I
miei occhi incontrano quelli di Edward, mentre rispondo, sembra si stia
trattenendo dal non ridere. Ma che gli prende? Se continua così,
rimetto play a
Barbie!
<< E te
Bella? >>
Eh? Mi volto verso Alice, mi sta sorridendo ed è sempre appiccicata a
Jasper.
<< Vuoi
sapere se sono
fotogenica? >> Chiedo stranita, Alice ridacchia.
<< No,
intendo con il
lavoro, come va? Mi sa che ti sei persa una domanda. >> Sgrano
gli occhi,
bene, adesso mi perdo tra i miei pensieri a tal punto da non sentire
nulla.
Grande.
<< Il lavoro
va bene,
certo trovo assurdo che alcune coppie si lascino e buttino all'aria
anni di
matrimonio per delle cavolate ma... il mio lavoro non è dare pareri,
non faccio
di certo la terapeuta delle coppie. >> Il silenzio ci avvolge e
Jake
torna a mettere il suo braccio dietro le mie spalle.
<<
Scusatela, prende
molto sul serio il suo lavoro, talmente tanto che non si rende conto
che
qualche volta dovrebbe prendere aria per respirare. >>
<< Bella è
sempre stata
così. >> Cinguetta Tanya sorridendo e gesticolando. <<
Quando
andavamo a scuola e magari avevamo un giorno libero, lei mica usciva!
No, si
metteva a fare i compiti anche per la settimana dopo! >> L'unica
a ridere
è lei. Io guardo il tavolino di vetro posto davanti a me e mi tormento
le mani
mentre Jake intensifica la presa sulla spalla.
Odio parlare della
scuola, di
quegli anni, di com'ero e di come mi vedevano gli altri.
Lei lo sa... ma se
ne frega.
Perché d'altronde lei era quella popolare, vista bene da amici e
parenti.
Poco importa che
non ha un
cervello ma una nocciolina nel cranio.
<< Io ero
uno sfigato
di prima categoria alle superiori. >> Edward prende a parlare e
tutti
pendiamo dalle sue labbra. O forse quella sono solo io... sì vabbè,
forse anche
Lucrezia.
<< Tu
sfigato? >>
Mormoro sorridendo. Edward annuisce sporgendosi verso di me,
appoggiando le
braccia sulle sue cosce.
<< Molto. Mi
prendevano
in giro per il buffo colore dei capelli, perché non avevo muscoli...
perché non
piacevo molto alle ragazze. Ero il solito nerd. Però me ne fregavo,
perché
sapevo di non essere quello che loro vedevano, ero e sono molto di più
di
quanto loro immaginassero. Quando sono finiti quei cinque anni, beh è
stata una
liberazione. >>
<< Penso sia
stato così
per tutti. >> Disse Jacob.
<< No, dai,
anche tu
non eri popolare? >> Chiede divertito Edward. Jacob annuisce ed
Emmett
scoppia a ridere.
<< I più
fighi sbocciano
dopo. >> Scoppiamo a ridere alle parole di mio cugino.
<< Jasper è
sempre
stato bello. >> Alice posa un bacio sulle labbra di Jasper mentre
l'interessato si passa una mano tra i capelli in modo imbarazzato.
<< Beh non
ero uno
sfigato, giocavo nella squadra di calcio del liceo, avevo le mie
"spasimanti" ma di certo non ero bravo a scuola, me la cavavo. E
comunque Emm, tu di certo non eri uno sfigato! >>
<< Dici così
perché mi
hai conosciuto il terzo anno del liceo! Chiedi a loro com'ero rachitico
prima
di iniziare a fare king boxing. >> Continuiamo a parlare del
liceo e di
quanto sia stato un sollievo che quegli anni siano oramai alle nostre
spalle e
io man mano mi rilasso e riesco a intromettermi, ridere e scherzare
dimenticandomi gli anni bui e di quanto io abbia sofferto.
Mentre Alice
racconta qualche
aneddoto divertente di quegli anni, incontro lo sguardo di Edward, e
non posso
non mimargli un 'grazie', sono più che certa che se ha approfondito il
discorso
è solo per far scomparire il mio disagio. La sua risposta? Un
occhiolino. Forse
è meglio che non inizi a elencare che cosa mi abbia scaturito dentro...
non
sono normali tutte queste sensazioni, vero?
<< Ma tua
madre non ce
la fa a non fare rumore di prima mattina? >> Mi chiede Jake con
voce
bassa e insonnolita rimanendo abbracciato a me e coperto ben bene dal
lenzuolo.
Io sbuffo.
<< Purtroppo
no. Sembra
che ogni santa mattina debba smontare casa. >> Rispondo con
ancora tanta
voglia di dormire.
<< Cos’è che
devi fare
oggi? >> Mugugno e stringo gli occhi per non aprirli.
<< Jake,
voglio
dormire, non farmi domande se no poi non riuscirò più a
riaddormentarmi!
>> Lo sento sbuffare e mettersi supino.
<< Ma io
adesso sono
sveglio. >>
<< Beh, io
no. >>
Dico voltandomi, dandogli le spalle e rubandogli la coperta.
<< Bella? >>
<< Ciao
Tanya, dimmi.
>>
<<
Non sto bene. >>
<< Oh
tesoro, ma lo so!
Non sei mai stata veramente bene di cervello. >>
<< Non fare la spiritosa, dico sul serio. >> A quelle
parole, mi
blocco e sgrano gli occhi.
<< Oh. E...
che
cos’hai? >> Che gaffe, sono sempre la solita.
<< Non faccio altro che andare in bagno e... >>
<< No per
favore,
risparmiami i dettagli. >> La sento tirare un respiro di
sollievo.
<< Che cosa devo fare? Sono certa che se mi hai chiamato è perché
hai
bisogno di qualcosa. >>
<<
Dovevo andare a ritirare le fedi e a misurare
il vestito, puoi andare te? >>
<< A
misurare il
vestito? >> Chiedo sconcertata. Jake mi guarda incuriosito,
inutile dire
che ha gli occhi più luminosi di una lampadina. Mia madre, ai fornelli,
noto che
si è stoppata per ascoltare la conversazione. Ma non c’è nessuno che si
fa un
po’ gli affari propri?
<< Beh sì... se a te entra, vuol dire che è ancora da ristringere.
>> Sono senza parole. Posso insultarla?
<< Tanya,
portare una
taglia 44/46 non è un dramma. Non c’è niente di male, e comunque porta
sfiga
indossare un abito da sposa che non sia il proprio, e anche se io non
muoio
dalla voglia di sposarmi, non voglio portami sfiga da sola. Quindi no,
mi
spiace... vado a prenderti le fedi ma al vestito... dovrai pensarci tu.
Magari
rimandi, domani ti sentirai sicuramente meglio. Nessuno è morto per un
po’ di
dissenteria. >>
<< Per una volta che ti chiedo un favore, mi dici di no?
>>
Ditemi che non sta per scoppiare a piangere, vi prego.
<< Veramente
mi hai chiesto
due favori, e a uno ho risposto di
sì. Quindi non ti puoi lamentare. >>
<< Ma perché sei così acida? >> Sì, sta piangendo.
<< Tanya?
Non devi
andare in bagno? >> Jake ridacchia mentre mia cugina singhiozza.
Un po’
mi sento una merda, tanto per rimanere in tema, ma non ho intenzione di
andare
a provare l’abito, nemmeno morta.
<<
Bella, ti prego. >>
<< L’abito
non lo
provo. >>
<< Almeno vai a vederlo, senti che cosa ti dici la sarta!
>> Ma
non stava piangendo? Perché adesso urla?
<< Non puoi
sentirla tu
tramite telefono? Ti assicuro che la sentireste bene lo stesso, hanno
inventato
i telefoni apposta. >>
<< Edward sarà da te tra venti minuti, fatti trovare pronta. Non
trovare
scusanti. >> Mi attacca il telefono in faccia, allontano la
cornetta
dall’orecchio e la osservo per un minuto buono.
<< Stai
avendo una
conversazione muta con la cornetta? Che cosa ti dice di bello? >>
Mia
madre ride alla battuta di Jake, io alzo lo sguardo scandalizzata – e
purtroppo
non per la cazzata che ha detto.
<< Mi ha
fregata.
>> Eh sì, e c’è riuscita pure bene... devo sbrigarmi, Edward sarà
qui tra
poco. Che diamine mi devo mettere? Aw! La prossima persona che
strozzerò come
una gallina sarà mia cugina, giuro!
__
Note
dell’autrice – oddio che parolone!
Come ho
detto all’inizio, si intuisce un altro motivo per cui Bella è
“scappata”,
sappiamo che il liceo è stato quasi un incubo per tutti ma che alla
fine sono
tutti belli e pronti ad affrontare ogni avversità che la vita gli mette
sul
cammino :)
Il
personaggio antipatico di cui parlavo, ovviamente, è Lucrezia... che ne
pensate? Dite che riapparirà?
Ci
sentiamo presto, vi ricordo le one shot che ho postato... mamma mia che
rompina
che sono :D a presto, grazie in anticipo di tutto... Jess.
|
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Capitolo 6 *** Mai sottovalutare il Karma ***
Introduzione:
Mi
sono fatta aspettare, avete ragione, ma per quanto il capitolo ce lo
avessi in
mente, non aveva intenzione di scriversi... quindi ci ho messo più
tempo e tra
l’altro ho dovuto dividerlo perché è venuto troppo lungo -.- ma
l’importante è
che sono riuscita a scriverlo.
Come
stanno andando gli esami? Ovviamente mi riferisco a qualsiasi esami
stiate
dando, maturità, delle medie, dell’università... spero bene, e sono
certa che
per molte è veramente così :)
Vi
lascio alla lettura, vorrei prima solo lasciarvi qualche link, che ci
posso
fare, sono una rompina!
Gruppo
spoiler
Travolgimi
Come in un
sentiero
Specchio,
specchio
delle mie brame...
~
Hopeful heart.
Capitolo
sei: Mai sottovalutare il Karma.
Isabella pov:
<< Questa
maglia?
>> Chiedo per la millesima volta ma con una maglia diversa
addosso.
<< Vorresti
veramente
andare in giro con un pantalone della tuta e la maglia dei Rolling
Stones? >> Ci penso qualche attimo.
<< Mmmh
sss-no. Uffa,
sì, perché? Se fosse per me, metterei questa con su scritto “Keep
calm and kill Zombies” >>
<< Tu sei da
ricovero.
>> Sorrido divertita mentre Jake si mette le mani nei capelli.
<<
Ma scusa... come diamine potresti mai andare a ritirare delle fedi
nuziali
conciata così? Con Edward tra l’altro! >>
<< Oddio hai
ragione!
Non posso sfigurare con Edward. >> Alza gli occhi al cielo. Mi
giro verso
l’armadio e continuo a metterlo in disordine cercando qualcosa di
adeguato.
<< Questa
maglia col fiocco
enorme sopra e gli short di jeans? >> Chiedo entusiasta ma
quando mi
giro, per fargli vedere tutto, Jake mi smonta con una semplice
occhiata. Sbuffo
e rimetto tutto nel cassetto.
<< Va bene,
metto un
pantalone elegante e una magliettina carina. Ovviamente i tacchi sono
nel
pacchetto, vero? >> Jake mi sorride contento.
<<
Esattamente. Suvvia,
sbrigati. >>
Agitata come se mi
stessi per
sposare, scendo le scale con lentezza – più che altro per evitare di
ammazzarmi, che per fare bella figura. Mentre scendo, inizio a sentire
le voci
divertite di Edward e Jacob e non posso impedirmi di bloccarmi a metà
rampa per
respirare e tranquillizzarmi.
<<
Trattamela bene, ok?
>>
<< Certo,
non preoccuparti...
piuttosto, sei sicuro di non voler venire? >>
<< Sì,
sicurissimo.
Divertitevi, e non farla annoiare. >>
<< Si annoia
facilmente? >> Chiede incuriosito Edward.
<<
Abbastanza. >>
Ridacchiano mentre io poggio il piede sul pavimento, si voltano
entrambi verso
di me e io sorrido imbarazzata.
<< Oh sei
arrivato.
>> Sorrido in modo più tranquillo. << Quindi possiamo
andare...
>>
<< Sì certo.
>>
Il suo sorriso mi scioglie e Jake si raschia la voce, ridestandomi,
procedo e
saluto il mio fidanzato con un bacio sulla guancia. Edward evita di
guardarci
ma una volta fuori, mi fa i complimenti per come sono vestita e
mentalmente mi
chiedo se mi avrebbe detto la stessa cosa anche con la tuta e la maglia
degli
zombie.
<< Tanya ti
ha detto
qual è la gioielleria? >> Chiedo una volta che sono seduta in
macchina
con la cintura allacciata.
<< In realtà
me lo ha
spiegato Luke. Non è lontana da qui. >>
<< Dobbiamo
poi passare
dalla sarta... >> Mormoro non guardandolo. Sento lo stomaco
sottosopra, e
questo solo perché mi è seduto accanto. Non è normale provare tutte
queste
sensazioni.
<< Devi
provare il tuo
vestito? >> Mio vestito? Mi volto verso di lui con la fronte
aggrottata.
<< Ehm...
no, il mio
vestito è in valigia... devo parlare con la sarta per il vestito di
Tanya.
>>
<< E perché
devi farlo
tu? >> Mi chiede incuriosito. Già, perché devo parlarci io?
Semplice!
Perché quella oca di mia cugina mi ha fregata.
<< Perché
Tanya ha la
cagarella. >> Dico sincera facendolo ridacchiare.
<< In senso
lato – e
quindi ti riferisci al matrimonio – o... >>
<< In senso
reale.
>> Mormoro facendolo proprio scoppiare a ridere.
<< Prendimi
pure per
una persona cattiva, ma secondo me è il karma. >> Rido.
<< Ma quale
cattivo! Mi
ha rubato le parole di bocca. >>
<< Love?
>> Mi
blocco e mi giro con gli occhi sgranati, siamo fuori dalla gioielleria
e Edward
- secondo me - è andato fuori di testa.
<< Come
scusa? >>
Chiedo sconcertata.
<< Ho notato
il tuo
bracciale... >> Guardo il bracciale incriminato e dentro di me
tiro un
respiro di sollievo.
<< Sì,
cos’ha di
strano? >>
<< Il fatto
che lo
indossi, sbaglio o non credi nell’amore? >>
<< Mi è
stato regalato
e poi non è male, scritta a parte. >> Annuisce, ma pare divertito.
<< È da un
paio di
giorni che mi chiedo una cosa... >> Ha le braccia incrociate e si
è
appoggiato al muro del negozio, i passanti non fanno caso a noi e
sinceramente
è meglio così, spero solo che dal gioielliere non avessimo un
appuntamento, con
un orario prestabilito, se no arriveremo sicuramente in ritardo. Me lo
sento.
<< Sarebbe?
>>
<< Stai con
Jake da
molto tempo... e non lo ami? Sei stata proprio tu a dire che non credi
nell’amore, eppure sei fidanzata. Hai paura di rimanere sola? Illudi
Jake?
>>
Forse uno schiaffo
in faccia
mi avrebbe fatto meno male.
È vero, sono stata
io a
dirgli che non credo nell’amore, che questo sentimento è tutta una
fregatura e
che se lui si fidanzasse distruggerebbe tanti piccoli cuori e un
milione di
speranze. Perché parlo troppo quando sono ubriaca?
<< A modo
mio, sì, lo
amo. >> E non sto mentendo, perché di certo non vedo Jake come un
amico
ma nemmeno come un fratello... e se per questo nemmeno come fidanzato.
È il mio
migliore amico, il mio braccio destro, la metà di me stessa che non mi
deluderà
mai.
<< A modo
tuo...
sinceramente sono dell’idea che l’amore è amore. Non che ognuno ama a
modo
proprio. >>
<< È qui che
ti sbagli;
anche in una coppia c’è quella persona che mostra di più il proprio
amore, che
si sbilancia di più con le parole, con i fatti e magari anche in
pubblico...
ognuno ama a modo proprio. E non significa che chi si mostra meno ama
in
modo...minore. >> Perché stiamo facendo questo discorso? E poi...
da
quanto non davo un mio parere su questo strano
sentimento? Forse da una vita, da quando abitavo qui e passavo i miei
pomeriggi
sul letto di mia cugina Alice ad ascoltare musica punk.
<< Secondo
me chi ama
dimostra anche senza accorgersene, poco importa il carattere che si ha.
>>
<< La
pensiamo in modo
differente. >> E dove sarebbe la novità? Mi chiedo mentalmente.
Edward
sorride e infine mi propone di entrare nel negozio, una volta
all'interno, una
signora ci viene incontro con un sorriso gentile, è bionda, porta i
capelli in
uno chignon elegante e avrà all’incirca una quarantina d’anni. Mi volto
verso
Edward che mi affianca.
<< Salve,
come posso
esservi utili? >>
<< Dobbiamo ritirare le fedi a nome Deins. >>
<< Uh le
fedi! E'
sempre emozionante vedere le coppie che le scelgono e che poi vengono a
ritirarle. Siete emozionati? >> Oddio. Sgrano gli occhi
continuando a
guardare Edward, sta per scoppiare a ridere e smentire tutto ma mi si
accende
una lampadina e velocemente mi avvicino e mi attacco al suo braccio per
poi
prendere a parlare sotto il suo sguardo quasi scioccato.
<< Sì,
emozionatissimi,
in macchina non abbiamo fatto altro che parlare di come sarà bello
portare
quegli anelli alle nostre dita dopo aver pronunciato il “sì”. >>
Sbatto
le ciglia in modo dolce e Edward, con qualche iniziale titubanza, mi
circonda
le spalle con un braccio, annuisce e gli occhi della signora sembrano
diventare
due cuoricini.
<< Che
teneri che
siete! Non capita spesso di trovare delle persone così giovani a
sposarsi.
Dovete amarvi tanto. >> Posso vomitare?
<<
Infinitamente. E'
stato un colpo di fulmine, è bastato vederci e stringerci la mano per
capire
che siamo fatti l'uno per l'altro. >> Ah sì? Davvero?
La signora sospira
sognante e
va dietro il bancone per cercare le nostre fedi, noi ci avviciniamo e
dopo
qualche minuto la signora torna con la custodia tra le mani per poi
aprirla
mostrandoci le "nostre" fedi all'interno. Le vere sono semplici,
d'oro giallo, ma quella di Tanya è leggermente attorniata da qualche
diamante... qui di semplice c'è ben poco. La cosa bella è che non si
notano
subito questi diamanti, e di conseguenza sembra una fede classica.
Suvvia, non
è male.
<< Volete
provarle?
>> Chiede la signora. Io m'irrigidisco e Edward chiude il
coperchio della
scatolina.
<< No
grazie, in quel
caso non riusciremo più a toglierle e mancano ancora cinque giorni
prima delle
nozze, è meglio non rischiare. >>
<<
Signorina, se lo
tenga stretto, si vede lontano un miglio che è innamorato pazzo di lei.
>> Ah. Ah. Ah. Signora? Vada da un buon oculista.
Mi volto verso
Edward con un
sorriso estremamente divertito e afferro la sua mano ancora sul bancone.
<< Non ho
intenzione di
lasciarmelo scappare, come ha detto il mio amore poco fa, siamo
fatti
per stare insieme e ci amiamo infinitamente. >>
<< Ok, ok,
ok ma hai
visto i suoi occhi a cuoricino? >> Scoppio nuovamente a ridere
seguita da
Edward, saranno cinque minuti che siamo in macchina, e non stiamo
facendo altro
che ridere e prendere in giro la povera signora della gioielleria che
ci ha
veramente scambiati per una coppia. Assurdo e divertente.
<< Però c’è
da dire che
le fedi non sono male. >> Mormora Edward continuando a guidare.
Mi
appoggio allo schienale e sospiro.
<< Sì,
pensavo di
peggio. >> Ammetto.
<< Di
peggio? >>
Mi chiede divertito. << Che cosa ti aspettavi? >> Ridacchia
e alzo
le spalle.
<< Non lo
so, forse un
qualcosa di fin troppo appariscente sull’anello... da Tanya,
sinceramente, mi
aspettavo questo e altro. >>
<< Non devo
darti tutti
i torti. Comunque siamo arrivati. >>
<< Ma è un
centro
commerciale. >> Commento stupita sporgendomi verso il parabrezza,
guardando con un cipiglio serio la struttura davanti a me.
<< No, scusa
se mi
permetto ma questo È il centro commerciale. >> Aggrotto la fronte
ma
evito di fare domande, aspettando che parcheggi.
<< Se non
devi provare
il vestito, che senso ha essere qui? >> Mi chiede mentre saliamo
sulla
scala mobile.
<< Non lo
so, è che
Tanya ha insistito. È pazza, che vuoi farci? >>
<< Com’è il
tuo
vestito? >> Mi chiede dopo qualche attimo, gli rispondo solo una
volta
che mettiamo entrambi i piedi sulla terra ferma.
<<
Sinceramente ne ho
due o tre nella valigia che potrebbero andare bene. Sceglierò sul
momento.
Posso solo dirti che tutti mostrano le mie belle gambe. >> Edward
ridacchia passandosi una mano tra i capelli.
Devo smetterla di
flirtare,
non è il caso e soprattutto mi rendo stupida quanto Lucrezia. A
proposito...
<< Lucrezia
ti ha fatto
dormire? >>
<< Grazie al
cielo sì,
l’ho accompagnata a casa e ha quasi tentato di assalirmi ma... sono
tornato a
casa mia sano e salvo. >> Dovrei ridere, ma non ci riesco. Entro
nel
negozio della sarta mentre Edward mi guarda stranito. Ho di nuovo il
macigno
sullo stomaco e la cosa non mi piace... non posso essere gelosa. Vero?
Cioè...
Jake mi ha preso in giro per tutta la notte e l’unico a divertirsi è
stato lui.
<< Le serve
aiuto?
>> Mi chiede una commessa tagliandomi la strada. La guardo quasi
come se
volessi ucciderla, la ragazza avrà la mia età, ha i capelli rossi e due
occhi
verdi che mi lasciano di stucco per un secondo.
<< Sto
cercando la
sarta... solo che non so il nome. >> Ammetto spostandomi da un
piede
all’altro.
<< Oh mia
nonna si sta
occupando di un’altra cliente. Mi dica pure, magari posso aiutarla.
>>
<< Ehm...
>> Non
sono a mio agio con questa ragazza, non so nemmeno spiegare il
perché... forse
perché ha un’aria famigliare? << Sono qui per l’abito della
signorina
Denali, futura signora Deins... >>
<< Oh
l’abito di Tanya,
so che non sta bene, mi ha chiamata poco fa. >> Evito di alzare
un
sopracciglio, se ha chiamato, perché ha fatto venire a me fino qua?
<< Ah ecco,
e le ha
spiegato anche perché mi ha mandata? >> Sì, forse sono stata un
po’
troppo aggressiva ma in realtà il mio nervosismo è indirizzato a mia
cugina,
non alla ragazza di fronte a me.
<< Ha detto
che
dovresti provarlo, così da vedere se è ancora da stringere. >>
Una
risatina soffocata mi fa voltare, tiro uno schiaffo al braccio di
Edward e
quest’ultimo alza le mani accanto al viso come per discolparsi.
<< Non ho
intenzione di
provarlo. Tanya porta una taglia quaranta, non mi entrerebbe nemmeno se
smettessi di respirare e tra l’altro... porta sfiga! >>
<< Sì è
vero, non è
buon auspicio ma Tanya ha detto che non t’interessa sposarti e così...
>>
<< Scusa ma
perché mi
sta dando del tu? E poi... al momento non ho intenzione di sposarmi ma
in un
futuro chi può mai saperlo? >> Mi sto inacidendo e Edward mi
sfrega le
braccia con le sue mani rimanendo dietro di me.
<< Siamo
coetanee, non
pensavo fosse un problema. >> Mi risponde meravigliata. Io sbuffo
e
Edward prende a parlare non smettendo di accarezzarmi, cercando di
tranquillizzarmi.
<< Tanya
voleva solo
che lo provasse? >>
<< Sì
esatto. >>
Risponde ammaliata. Alzo gli occhi al cielo.
<< Beh visto
che c’era
solo quello da fare, allora possiamo anche andarcene, vero Isabella?
>>
Sospiro.
<< Sì, me ne
vado
volentieri. >> Mormoro voltandomi, andando a sbattere contro il
petto di
Edward.
<< Isabella?
Isabella
Swan? >> M’irrigidisco, Edward notandolo subito mi guarda con la
fronte
aggrottata, deglutendo, mi volto e guardo la ragazza con aria apatica –
sinceramente non muoio dalla voglia di sapere con chi ho il piacere
di parlare.
<< Sono
Victoria!
Victoria Ceis! Non ti ricordi di me? >> Oh. Oh sì, purtroppo mi
ricordavo
di lei. Era la stronza più colossale della scuola – amica di Tanya,
ovviamente.
<< Nnno,
sinceramente
mi sfugge. >>
<< Davvero?
Andavamo al
liceo insieme, ti ho fatto tanti scherzi, tipo gli spaghetti in testa,
oppure
tagliarti i capelli durante le lezioni! >> Dannata stronza!
<<
Vagamente. >>
Fingo di non ricordare. << Oh sì! Certo che sei cambiata, ti
ricordavo
più in forma. >> Ammetto facendole sparire il sorriso dalle
labbra.
<< Più in
forma?
>> Mormora balbettando. Edward ridacchia silenziosamente.
<< Sì, ti
ricordo anche
più alta... ma d’altronde la memoria può sempre fare cilecca. Beh mi ha
fatto
piacere rivederti, ora scusa ma devo rispondere ad alcune e-mail di
alcuni
clienti – sai faccio l’avvocato... beh... saluta la nonna. >>
Facendo
“ciao ciao” con la manina, esco dal negozio seguita da Edward che ride
come un
pazzo.
<< Cavolo,
l’hai fatta
nera! >>
<< Così
impara quella stronza.
>> Edward continua a ridere e io mi avvicino all’ascensore.
<< Non
prendiamo le
scale? >> Mi chiede stupito, smettendo di ridere.
<< No, non
mi va... ho
male ai piedi. >> Piagnucolo a causa dei tacchi. Mi sorride.
<< Ma è solo
un piano.
>>
<< Ma io ho
comunque
male ai piedi. >> Alzando gli occhi al cielo, mi si avvicina e mi
mette
un braccio dietro le spalle.
<< Certo che
fai bene
gli occhi da cerbiatta. >> Ridacchio, più che altro perché il
cuore mi è
balzato in gola per il suo slancio fisico. Cerco di non arrossire,
mascherando
tutto, appunto, con un risolino.
<< Lo so,
sono brava.
>> Annuisce e pigia il tasto dell’ascensore, non dobbiamo
aspettare tanto
e quando entriamo, schiacciamo subito il piano terra ma dopo nemmeno un
secondo
che le porte si chiudono, l’abitacolo si ferma, facendoci sobbalzare,
la luce
al neon sul soffitto va e viene e io mi tengo a un appiglio che c’è a
una
parete.
<< Ti prego,
dimmi che
non si è bloccato. >> Supplico chiudendo gli occhi.
<< Ehm...
ok, non te lo
dico. >> Apro gli occhi e lo guardo male. << Inutile che mi
fulmini
con uno sguardo, mi hai detto tu non di non dirtelo! >> E si
difende
anche!
<< Questo è
accaduto a
causa di quella stronza di Victoria! >> Edward scoppia a ridere e
io mi
siedo per terra disperata.
<< Ho
schiacciato il
pulsante dell’allarme, prima o poi ci verranno a recuperare. >>
<< Sei
ottimista!
"Prima o poi!" >> Dico ironicamente e scimmiottandolo, sorride
e si siede appoggiandosi alla parete di fronte a quella dove sono
appoggiata
io.
<< È strano
che non ci
sia nemmeno una parete a vetrata. >>
<< A New
York almeno
una parete a vetro ce l'hanno tutti gli ascensori. >> Noto e lui
annuisce. Sbuffo e lo guardo nuovamente con gli occhi da cerbiatta.
<< Che cosa
c’è?
>> Mi chiede quasi intimorito.
<< Posso
togliermi le
scarpe? >> Scoppia a ridere.
<< Anche il
male ai
piedi è per colpa di Victoria? >> Gli faccio una linguaccia e lui
ride
ancora più fragorosamente. Maledetto Karma!
__
Note
dell’autrice – oddio che parolone!
Usufruisco
di questo spazio per dirvi semplicemente GRAZIE.
Mi
state dando tanto, anche solo dicendomi che vi faccio sorridere, sapere
che
leggete questa storia mi fa quasi tirare un respiro di sollievo, può
sembrare
stupido ma... mi sto affezionando a questa storia e questi strambi
protagonisti... so di star giocando quasi col fuoco, in questo periodo
tutti
abbiamo poco tempo ed è già tanto se vi soffermate a leggere... ma
comunque vi ringrazio
per le belle parole che mi scrivete a ogni recensione; gioisco come una
pazza
per ogni nuova recensione, quindi vi dico nuovamente GRAZIE!
Al
prossimo capitolo, Jess.
|
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Capitolo 7 *** Lasciarsi andare. ***
Hopeful
Introduzione:
Buon inizio
settimana a tutti
:) lo so, non ho postato molto tempo fa ma... non potevo lasciarvi per
chissà
quanto tempo senza sapere che sarebbe successo in quello stramaledetto
ascensore!
Questo capitolo è
per tutte
le ragazze che hanno avuto oggi l’ultima prova scritta degli esami,
spero
vivamente che il capitolo vi piaccia, ma questo vale anche per chi la
maturità
deve ancora darlo o l’ha già data :D
Prima di lasciarvi
alla
lettura vi voglio solo chiedere scusa, purtroppo non sto molto bene e
non
riesco a rispondere alle recensioni ma sappiate che vi ho adorato
tutte, dalla
prima all’ultima e spero vivamente che questo capitolo non vi deluda.
Buona lettura.
~
Hopeful heart.
Capitolo
sette: Lasciarsi andare.
Isabella pov:
<< Quindi
questa Victoria non era molto
carina con te... >> Edward cerca di fare conversazione ma devo
ammettere
che riesco a preoccuparmi solo del caldo che mi sta soffocando. Non
dovrebbe esserci
un po' di aria condizionata in questo posto due per due?
<< Ti
sorprenderesti se ti dicessi quante
persone non erano carine con me. >> Mormoro guardando la spia
rossa sopra
i tasti dell'ascensore che continua a lampeggiare da quando Edward lo
ha pigiato
- e questo sarà accaduto come minimo dieci minuti fa.
<< E ti sei
mai chiesta perché si
comportassero così? >> Il discorso è fin troppo serio, e non
penso che ci
serva, vista la situazione non proprio allegra nella quale siamo
capitati.
<< Per quasi
tutti i giorni per cinque lunghi
anni... non sono mai riuscita a darmi una risposta. >> Lo sento
sospirare
e punto il mio sguardo su di lui; sorrido amaramente.
<< Forse il
fatto di essere “strana” –
almeno ai loro occhi – non ha giovato. >>
<< Strana?
Tu non hai niente di strano!
>>
<< Adesso.
Prima può essere. >>
<< Ne
dubito. Nessuno è strano. >>
Aggrotto la fronte.
<< Anche tu
non eri visto come quello
normale. >>
<< Sì ma
perché non volevo, odiavo il mondo,
odiavo tutti, odiavo me stesso... non c’è nulla di strano in questo,
soprattutto a quell’età. Se non sei popolare – cioè che fingi di essere
qualcuno che non sei – allora ti classificano come un nerd, eppure io
andavo
avanti a testa alta, fregandomene. >>
<< Sarebbe
stato bello poter fare lo
stesso... ma se andavo in giro a testa alta, era solo per controllare
che non
mi facessero qualche scherzo – come quello della pasta tra i capelli.
>>
M’inumidisco le labbra e abbasso lo sguardo portandomi le gambe al
petto.
<< Non ero magra, portavo l’apparecchio e gli occhiali... ero
piuttosto
bassina all’epoca e... e Tanya mi è sempre stata “nemica”, ho sempre
pensato
che se gli altri mi allontanavano era per colpa sua: lei che era quella
popolare, con la risatina stridula e finta dalla a alla z. >>
Scuoto il
capo amaramente.
<< Lo pensi
ancora tuttora? >> Mi
chiede.
<<
Sinceramente? Sì. Lo ha fatto anche ieri
sera, tirando in ballo il liceo, continuando a darmi della strana e
soprattutto
con questa cosa del vestito “se entra a te allora è ancora da
stringere”. Stronza.
>> La scimmiotto facendo spuntare un lieve sorriso sulle labbra
di Edward.
<< Fatti
dire una cosa. >> Alzo lo
sguardo puntandolo nel suo e noto che si è sporto verso di me. <<
Tu sei
mille volte meglio di lei, in tutti i campi. Te lo posso assicurare.
>>
Sorrido dolcemente.
<< Forse
adesso, prima... beh non ci
metterei la mano sul fuoco. >>
<< Sono
sicuro che fossi migliore di lei
anche quando eri più piccola. Qualche chilo in più di certo non fa di
te una
persona diversa. >> Ridacchio.
<< Lo pensi
adesso che hai quasi trent’anni,
che mi vedi con un fisico asciutto, ben curata e senza apparecchio... a
diciassette anni non lo avresti pensato, probabilmente mi avresti
allontanata
anche te come se avessi avuto la Peste. >> Non risponde e io
appoggio la
testa all’indietro, sulla parete dell’ascensore.
La mia mente
rimane offuscata, travolta dai
ricordi del passato e dei brutti scherzi che mi facevano i miei
compagni di
scuola. Cinque anni bui, difficili... orribili.
<< Eppure
Jake è andato oltre. >> Io
non torno a guardarlo, fisso la luce al neon.
<< Sì ma è
differente. È iniziato tutto per
caso, ci siamo trovati sull’aereo, avevo una paura assurda e lui mi ha
rassicurata... non so nemmeno come abbiamo fatto a incontrarci a New
York.
>> Ricordo con un sorriso.
<< Ripeto,
lui è andato oltre. Ti ha
conosciuta con i chili di troppo, con gli occhiali e l’apparecchio...
eppure ti
ha tirato su il morale durante il viaggio e non ti ha allontanata
quando vi
siete rivisti a New York. >> Come spiegargli che fin da quando mi
ha
stretto la mano per darmi coraggio mi ha detto che era gay? Che era
praticamente andato a Milano, lontano dal suo paese di origine e dalla
sua
famiglia, solo per poter essere libero di vivere la sua omosessualità
senza
essere puntato da qualcuno? Non posso e soprattutto non voglio nemmeno
spiegargli che una volta incontrato a New York è stato proprio lui ad
aiutarmi
a trovare più soldi da mettermi da parte per un appartamento... Jake è
stato un
angelo, un miracolo.
<< Quando ho
conosciuto Jake non portavo più
né gli occhiali né l’apparecchio. Ero diversa, ero più forte e più...
felice.
Avevo lasciato dietro di me tutti i brutti ricordi, stavo per andarmene
dal
Paese, dalle brutte persone che non mi avevano accettata per quella che
ero,
che non avevano nemmeno provato a conoscere una parte di me. E comunque
sì, mi
ha vista con qualche chilo di troppo ma quando mi ha rivista...
sembravo un
acciuga, ero sottopeso, non mangiavo molto non avendo soldi e lavorando
solo
per trovarmi un posto dove stare. È stato difficile ambientarsi al
nuovo Stato,
alle nuove usanze, alla lingua... ma era lì che volevo stare, non sarei
tornata
indietro nemmeno se mi avessero pregata. >>
<< Sei stata
forte. Sei forte. >> Ora
sì che lo guardo e alzo un sopracciglio.
<< Ho dovuto
esserlo. >>
<< No, molte
persone dopo una settimana
sarebbero tornati indietro con la coda tra le gambe. >>
<<
Probabile, ma io non volevo ridurmi a fare
la casalinga e sposata con un uomo possessivo e che non amavo. Volevo
fare
l’avvocato da quando avevo sei anni, in Italia non avrei potuto farlo,
nessuno
credeva in me, i soldi non bastavano e il massimo di lavoro che avrei
ottenuto sarebbe
stato la commessa... dovevo per forza rimanere in America per avere un
futuro.
Almeno per avere il futuro che volevo. >>
<< Però hai
lasciato dietro di te persone
importanti, che ti volevano bene. >>
<< Con Alice
è stato... difficile.
Inizialmente non mi sono fatta sentire perché non avevo i mezzi per
farlo e
quando sono riuscita a sistemarmi – anche se non stavo di certo sugli
allori –
è stato... difficile alzare la cornetta e chiederle “ehi, come stai?”
>>
<< Perché?
>> Mi chiede confuso e
serio.
<< Perché mi
vergognavo. >> Mi fermo
per qualche secondo stringendomi nelle spalle. << Sapevo di
averla
lasciata indietro, sapevo che aveva ancora un anno di liceo davanti a
lei,
sapevo che aveva Jasper e che quindi sarebbe stata felice... con che
faccia
potevo tornare nella sua vita? L’avevo praticamente abbandonata, senza
averla
abbracciata e senza averle detto che le volevo bene... ero stata
pessima. Non
avevo nemmeno la forza di prendere un aereo e tornare a “casa” per
Natale, non
l’ho fatto per ben cinque anni, quando l’ho fatto, beh cavolo, mi sono
pentita
non appena ho messo piede sulla terraferma. >>
<< E non sei
riuscita a chiarire con le
quando sei tornata? >>
<< Lei non
c’era, io ero praticamente venuta
qui solo per lei, e lei non c’era. Mi ero dovuta sorbire gli infiniti
pranzi e
cene di famiglia, le duemila domande, le battute, gli scherzi... le
occhiate malevoli.
Per le mie zie io sono quasi da ripudiare, sono praticamente scappata
per loro.
Quando in realtà io avevo parlato con i miei, che a malincuore mi
avevano dato
il loro consenso. Mia madre sembra una pazza ma per quanto il nostro
rapporto
non sia idilliaco mi adora, mi ha cresciuta come meglio ha potuto e mio
padre,
mio padre è il migliore del mondo. >>
<< Sei una
continua sorpresa, Isabella Swan.
>> Sorrido divertita, e lui ricambia.
<< E te,
Edward Cullen, quali misteri
nascondi? >>
<< Oh molti.
Ma non sono interessanti quanto
i tuoi. >>
<< Perché
non lo lasci giudicare a me?
>> Abbassa lo sguardo ma dopo un secondo spunta un sorriso
insolente e
malizioso sulle sue labbra.
<< E poi che
gusto ci sarebbe se ti dicessi
tutti i miei misteri? Mi piace farmi scoprire man mano. >>
<< Suvvia,
non fare il misterioso! Sei nato
qua? Perché abiti in America? >>
<< Oh beh,
questo posso dirtelo. >>
Sorrido. << Sono nato e cresciuto in America, i miei genitori
sono venuti
a vivere in Toscana circa sei anni fa, io generalmente vengo a trovarli
nel
periodo estivo, ne approfitto per stare con loro e vedere mia sorella
che li ha
seguiti. Io sono rimasto in America per gli studi, per Luke e perché
dell’Italia non me ne fregava nulla. >>
<< Luke eh?
>> Annuisce. In me nasce
di nuovo il sospetto dell’omosessualità...
<< Siamo
cresciuti assieme, viveva nella
villetta di fronte alla mia. Abbiamo frequentato sempre le stesse
scuole ma
quando me lo sono portato qui in Italia, beh lui ci è rimasto. Non so
come ma
Tanya lo ha convinto a rimanere e ora, come sai, si stanno per sposare.
>>
<< Eravate
due nerd? >> Non so perché
faccio questa domanda, resta il punto che lui ridacchiando annuisce.
<< Sì,
passavamo quasi sempre il nostro
tempo assieme, per quasi un anno ci hanno anche creduto gay. >>
Rido
nervosamente.
<<
Ovviamente non lo siete. >>
<< Beh no.
>> Tiro, mentalmente, un
respiro di sollievo. Almeno un mistero è del tutto risolto. Posso
gioirne?
Direi proprio di sì.
<< Perché
stai con Jake? >> Mi chiede
dopo qualche minuto. Aggrotto la fronte e lo guardo con gli occhi
sgranati.
<< Ma che
domande sono? >>
<< Dai
Bella, dico sinceramente. >>
<< Anch’io.
>> Ribatto subito, alza
gli occhi al cielo. Sospirando alzo le spalle. << Gli voglio
un’infinità
di bene, è una parte di me. >>
<< Ti ho già
detto che lavoro per un’agenzia
pubblicitaria? >> Annuisco senza battere ciglio. << Beh...
>>
Edward non può continuare che l’abitacolo traballa e io pianto un urlo
fino ad
aggrapparmi a lui, dopo nemmeno un minuto le porte dell’ascensore si
aprono e
un uomo – un pompiere – sbuca dalla fessura che divide il muro dal
piano a cui
eravamo prima di entrare dentro questa prigione.
<< State
bene? >> Annuiamo e in
mezz’oretta siamo fuori da lì, liberi e integri.
<< Non credo
che prenderò mai più un
ascensore in vita mia. >> Edward scoppia a ridere, non mi
risponde, anzi
mi afferra per un polso e mi spinge verso il McDonald del supermercato.
<< Ho fame e
poi voglio portarti in un
posto. >> Non ribatto e sorridendo mi lascio trascinare.
<< Mi hai
portata alle giostre? >>
Chiedo con una vocina piccola e letteralmente attaccata al finestrino
del
passeggero per guardare meglio lo spettacolo di fronte ai miei occhi.
<< Sì,
diciamo che è giusto svagarsi un po’
dopo avermi sopportato per quasi un’ora in un ascensore. >>
<< È vero,
merito un premio. >> Dico
voltandomi verso di lui, probabilmente con gli occhi da pazza. Lui non
lo sa,
ma io adoro le giostre. Ride, non so
se a causa della mia frase o dalla mia espressione, ma sinceramente
poco
m’importa, è bello sentirlo e vederlo ridere.
<< E così
regredisci quando si tratta di
giostre? >>
<< Hai
ancora voglia di chiacchierare?
>> Chiedo divertita invece di cadere nella sua provocazione.
Ridendo
scende dall’auto, lo imito per poi raggiungerlo dalla parte del
conducente, gli
do a malapena il tempo d’inserire l’antifurto che gli prendo la mano
tirandolo
verso l’ingresso – sì, proprio come una bambina.
<< Come
diamine fai mangiare così tanto?
>> Mi chiede dopo che ho ingurgitato due zuccheri filati,
caramelle, uno
yogurt con la nutella sopra e un pezzo di pizza che ho ancora in mano.
<< Non lo
so, la cosa bella è che non
ingrasso. O meglio... non ingrasso perché domani mattina mi sveglierò
presto
per andare a correre e bruciare tutte queste calorie. >> Ride.
<< E non
sarebbe meglio contenersi? >>
<< Domanda
intelligente. >> Fingo di
rifletterci su, ma quando lo vedo sorridermi dolcemente, capisco che è
meglio
che io riprenda a rispondergli, soprattutto in modo serio. << Non
mi
concedo spesso di mangiare così tante porcherie. Qualche volta posso
farlo,
l’importante è poi andare a correre, o comunque fare qualcosa per
smaltire.
>>
<< Come il
sesso? >> Mi chiede rubando
un pezzo di salsiccia piccante dalla mia pizza; sorrido.
<< Esatto,
come il sesso. Ma quello non basta,
una corsa, la mattina dopo, devo comunque farla. >>
<< Adesso
cosa vuoi fare? >> Mi chiede
mentre finisco di bere per poi buttare la lattina vuota di coca-cola
nella
spazzatura. Mi guardo attorno e i miei occhi si puntano sulla giostra
più alta
e di certo la più suggestiva.
<< Beh le
giostre più belle e pericolose le
abbiamo fatte... >>
<< E mi sto
ancora chiedendo come hai fatto
a non vomitare dopo tutto quello che ti sei mangiata. >> Rido ma
non gli
presto veramente attenzione.
<< Quindi
direi che possiamo andare sulla
ruota panoramica e infine ti concedo di portarmi a casa. >>
<< Oh come
sei gentile. >> Rido
nuovamente e mi faccio portare verso la ruota panoramica. Quando siamo
in fila
per i biglietti, inizio a saltellare e fare come le bambine facendolo
ridere.
<< Ma non ti
si scaricano mai le batterie?
>>
<< Oh sì,
quando salirò in macchina mi
addormenterò non appena il mio sedere si poserà sul sedile; penserai
che io sia
morta ma in realtà sono andata solo in letargo. >> Mi guarda
seriamente e
io arrossisco sviando lo sguardo.
<< In
letargo eh? Beh interessante. >>
Ridacchia e io mi rilasso.
<< Vedi cosa
intendevo per strana? >>
Chiedo quando abbiamo solo due persone di fronte a noi.
<< No, non
lo vedo. Io ti trovo
interessante. Di certo non noiosa come le ragazze con cui esco di
solito.
>> Perché, adesso stai uscendo con me? Chiedo, ma solo
mentalmente. Sono
fidanzata, almeno lui pensa questo... o forse no?
<< È chiusa,
vero? Non voglio di certo che
voli giù senza che me ne accorga. Sai, vedere “Final Destinetion” mi ha
influenzato. >> Scoppio a ridere e lui scuote il capo. <<
Dimmi che
non mi stai prendendo in giro. >>
<< Scusami,
è che io adoro quella saga
pazzesca. Accadono cose assurde e non faccio altro che ridere. >>
<<
Appassionata dell’horror? >> Mi
chiede seriamente. Annuisco.
<< Quella
saga non fa parte dell’horror, ma
sì, Jake non gradisce un granché questi generi di film. La cosa
divertente è
obbligarlo guardarli. Diventa una femminuccia. >> Ridacchio
immaginandomi
i suoi urletti mentre mi stringe per nascondersi dalle scene
sanguinolente.
L’ho sempre detto, è nato nel corpo sbagliato.
La giostra prende
a salire e io mi perdo a
guardare il paesaggio tutto illuminato. Firenze è bella, questo non lo
posso
negare, ma viverci... almeno per me, è un inferno.
Facciamo un giro e
mezzo e la giostra si ferma
quasi del tutto in alto, mi volto verso di Edward con un sorriso, lui
ricambia
e porta un suo braccio dietro le mie spalle. È allucinante come stare
vicino a
lui sia semplice, lo è anche scherzare e parlare e... ed è strano.
Almeno se ci
penso.
<< In
ascensore stavo per dirti una cosa.
>> Acuisco l’udito e faccio sparire il sorriso dalle mie labbra.
<< Ah, cosa?
>> Chiedo incuriosita ma
anche spaventata, non ricordo cosa volesse dirmi o se ha iniziato un
discorso,
ma mi sto agitando, e il perché sinceramente non lo so.
Lentamente lo vedo
sporgersi verso di me, la
“cabina” su cui siamo seduti ondeggia leggermente ma nessuno dei due si
preoccupa; gli occhi verdi di Edward sono fissi nei miei, il suo viso
si fa
sempre più vicino, sta andando così piano per farmi capire che posso
fermarlo
quando voglio? Ma vuole baciarmi? No perché... io non dovrei
farmi baciare ma voglio
che mi baci...
Quando le sue
labbra sono a nemmeno un centimetro
dalle mie – e il respiro è andato a farsi benedire insieme ai battiti
cardiaci
– si ferma e sorride leggermente.
<< Tu mi
piaci Bella, e non c’è bisogno che
mi menti. >> Cerco di aggrottare la fronte, ma non ci riesco, le
sue
labbra si posano sulle mie e io non capisco più nulla, solo che le sue
labbra
sono sulle mie. Il passo successivo è stato infilare le mani nei suoi
capelli,
avvicinarlo maggiormente a me e bearmi della sua bocca e della sua
lingua.
Perché respirare?
Perché continuare a mentire?
Perché non lasciarsi andare?
Beh fanculo tutto,
poco importa che così salta la
copertura.
<< Ehm...
scusate?>> Una voce fa
scoppiare la nostra bolla, a malincuore mi allontano da quella squisita
bocca e
m’inumidisco le labbra. Edward si raschia la gola e alza la barra che
ci
permetteva di non cadere; la giostra è ferma... e noi dobbiamo scendere.
Rossa come un
pomodoro e con gli occhi bassi,
metto piede a terra e mi avvio – subito seguita da Edward – fino alla
macchina.
<< Bella!
Bella fermati! >> Ci mette
poco a fermarmi, e io sospirando ci metto un po’ a voltarmi per
guardarlo.
<< Non
dovevo baciarti. >> Mormoro
continuando a non guardarlo. Mi accarezza una guancia.
<< Perché?
>>
<< Perché
sono fidanzata! >>
Gesticolo, allontano la sua mano da me, ma lo sento ridacchiare.
<< Non sei
fidanzata. >> Tre parole.
Non avrei mai pensato che tre semplici parole potessero immobilizzarmi.
Con
qualche fatica faccio incontrare i nostri sguardi, lui è sereno, io mi
sento
una lastra di ghiaccio. << Jake è gay, fa il modello. Mi sono
ritrovato
nemmeno un mese fa un suo servizio fotografico tra le mani. E so che è
gay
perché... perché l’ho visto mentre lavoravo, stava baciando un ragazzo.
Non
siete fidanzati. O almeno me lo auguro perché non voglio credere che tu
non te
ne sia accorta, che non lo sappia e che ti fai così spudoratamente
corteggiare
da un altro ragazzo. >>
<< Quindi lo
hai sempre saputo? >>
<< Oddio,
sempre no. Non è che appena l’ho
visto sia riuscito a collegare tutto ma già durante la cena ci ero
quasi
arrivato. >> Annuisco.
<< Portami a
casa Edward. >> Lo sento
sospirare ma annuisce, io entro in macchina e col cavolo che mi
addormento come
avevo predetto, non ci riesco, sto pensando al bacio – e che gran
bacio! – e
soprattutto al fatto che Edward sa tutta la verità. Lo dirà? Sono nella
merda.
--
No, non
dico
nulla... lascio a voi la parola.
Qui
trovate l'abbigliamento degli ultimi due capitoli -> http://www.polyvore.com/hopeful_heart/set?id=32737394
Noi ci
sentiamo
la prossima settimana :) Jess.
|
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Capitolo 8 *** Primo esplosivo innescato e scoppiato. ***
Introduzione:
Probabilmente
questo capitolo non è come ve lo immaginavate ma... io l’ho trovato
essenziale,
non lo trovo di passaggio perché come potete capire dal titolo,
accadono
parecchie cose.
Il
prossimo capitolo non arriverà prima di lunedì 11, lo dico adesso così
nessuno
mi dà per dispersa.
Poiché
sono fretta, non ho potuto rispondere alle recensioni, mi spiace ma
spero
apprezziate il capitolo.
Vi
ringrazio di cuore, perché nonostante molte avessero capito che Edward
sapesse
tutto, hanno apprezzato come ho fatto uscire fuori la verità. Vi
ringrazio
anche per aver recensito e apprezzato il bacio che non tutti
s’immaginavano
così presto... in poche parole? Grazie. Non sono parole spese al vento,
le
vostre, io le apprezzo e agogno ogni capitolo sempre di più :) buona
lettura.
Per gli spoiler: qui!
~
Hopeful heart.
Capitolo
otto: Primo esplosivo innescato e scoppiato.
Isabella pov:
<< Jacob?
Jake? Jacob, svegliati! >>
Continuo a smuoverlo ma il mio frocetto preferito continua a stringersi
il
cuscino al petto e si ostina dormire. Sbuffando salgo sul letto e lo
volto in
modo da metterlo supino e poi allargo le gambe, così da essere a
cavalcioni
praticamente sul suo bacino. Ridendo già mentalmente, mi abbasso e
all’orecchio
gli sussurro:
<< Se non ti
svegli, farai per la prima
volta sesso con una donna... >>
<< Non puoi
ricattarmi così. Non è bello
trovarsi te – senza offesa – su di me mentre stavo sognando un bel
modello con
un fantastico culo a mandolino. >>
<< Dovrei
offendermi, è vero, ma ci sono
cose più importanti a cui pensare. >>
<< Come al
fatto che sei in astinenza da...
oddio, ho perso il conto! >> Finalmente ha aperto gli occhi.
<< Non è
divertente. >>
<< Appunto!
>>
<< Edward,
sa. >> Ma sì, buttare la
bomba potrebbe farlo svegliare del tutto.
Per circa un
minuto, Jacob, rimane placidamente
sdraiato con me su di lui, nessuna espressione mi fa capire che sia
preoccupato
o se ha semplicemente recepito il messaggio.
<< Ci sei?
Stai dormendo con gli occhi
aperti? >> Gli passo una mano davanti alla faccia.
<< No,
magari stessi dormendo! Ma mi hai
svegliato. >>
<< Hai
capito che cosa ti ho detto? >>
<< No. Non
hai detto molto, e non so leggere
né tra le righe né nel pensiero. >>
<< Ma... i
gay sono più donne che uomini,
quindi dovrebbero essere più affini a capire il genere femminile.
>>
<< E questa
dove l’hai letta? Su Cosmo? No
perché... sarò anche gay, ma per capirti ci vuole un Santo. No, forse
faresti
impazzire anche lui. >> Lo guardo male e lui sorride divertito,
lo
schiaffeggio dove capita e lui inizia a piagnucolare.
<< Edward,
sa! >> Quasi lo urlo, ma mi
trattengo solamente perché la stanza dei miei genitori è piuttosto
vicina.
<< Ma che
cazzo sa? >> Chiede
bloccandomi i polsi.
<< Sa la
verità! >>
<< Gliel’hai
detto? >> Mi chiede
finalmente preoccupato, mettendosi seduto e tenendomi ancora per i
polsi.
<< No.
>> Sospiro e abbasso lo
sguardo. << Ho passato una bella giornata oggi. Alla gioielleria
ci siamo
finti fidanzati. >> Dico sorridendo tornando a guardarlo.
<< Al
centro commerciale, dalla sarta, ho incontrato una mia odiosissima ex
compagnia
– amica di Tanya, che tra parentesi penso che quella stronza di mia
cugina
sapesse che avrei incontrato – e gliene ho cantate quattro sentendomi
bene
come... beh non mi sentivo da po’, ma poi il karma si è messo contro di
me e ha
fatto resta me ed Edward chiusi in un ascensore per un’ora... >>
<< Da soli?
Voi due? Oddio, avete fatto
sesso? >> Mi chiede emozionato e con la bocca a forma di pompino.
<< No,
abbiamo parlato... ma mi fa piacere
che già immagini cose... beh non proprio caste tra me ed Edward.
>>
Aggrotta la fronte.
<< In realtà
stavo immaginando me ed Edward.
Ma questo è un dettaglio vero? >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Sì, uno
stupidissimo dettaglio. Comunque,
dopo che ci hanno fatto uscire da lì, siamo andati a mangiare al
McDonald, ha pagato
lui, abbiamo riso, parlato e ci siamo addirittura scambiati i gelati,
cioè non
proprio scambiati e che... io ho assaggiato il suo e lui il mio...
>>
<< Stai
divagando. >> Mi fa notare.
<< Sì, bene,
indovina poi lui che cos’ha
fatto? >>
<< Non lo
so, ti ha fatta sua nel bel mezzo
del Mc? >> Lo trucido con uno sguardo.
<< No.
>> Rispondo seccamente.
<< Mi ha portata al Luna Park. >>
<> Chiede incuriosito con
un’espressione dolce.
<< Sì... e
non si è nemmeno spaventato da
quanto ho mangiato! >> Dico sorridendo portando alla mente i
ricordi.
<< Ma non è questo il punto! >> Ritorno in me puntandogli
un dito
sul naso. << Mi ha baciata. Ha detto che gli piaccio. E che se
gay, e che
fai il modello. >> Sgrana gli occhi.
<< Oddio. Ti
ha baciata? E com’è stato? Ci
ha messo la lingua? Che sapore ha? I suoi capelli sono morbidi come
sembrano?
Dove ti ha baciato? È stato lui, quindi, a baciarti? >> Ad ogni
domanda
la mia bocca si spalanca sempre di più.
<< Ma sei
scemo? >> Chiedo cercando di
non urlare. << Hai capito che cosa ti ho detto? Lui sa! >>
Gesticolo e lui alza gli occhi al cielo.
<< È da
mezz’ora che continui a dirlo! Ho
capito che sa ma al momento mi preme sapere i dettagli piccanti.
>> Mi punto un dito sul viso.
<< Guardami.
>> Sbuffando Jacob torna
in sé e mi fa spostare dalle sue cosce per mettersi più comodo e
appoggiato
alla tastiera del letto.
<< Ho
capito: sei preoccupata ed
estremamente seria. >> Annuisco. << Quindi sa. Come fa a
sapere?
>>
<< Lavora
per un’agenzia pubblicitaria. Me
lo aveva detto la sera stessa che ci siamo conosciuti ma... cazzo, non
ci ho
pensato! Lui lavora vicino a casa nostra, magari lavora anche per una
delle più
importanti agenzie e... ti ha visto! Sia mentre ti baciavi con un
ragazzo sia
mentre lavoravi, gli è capitato tra le mani un tuo book! >>
Non fiata e la
cosa mi preoccupa. Inizio a
muovermi in modo agitato e Jake mi afferra una mano.
<< Pensi che
lo dirà? È per questo che la
bellissima giornata, e serata, in sua compagnia è passata in secondo
piano?
>> Mi mordo il labbro inferiore.
<< Non lo
so. Cioè... fino ad ora non lo ha
detto. Ha aspettato di confidarmelo quando eravamo soli. A te non ha
fatto intuire
nulla e non si è messo a fare nemmeno battutine strane quando eravamo
tutti
assieme... >>
<< Quindi
che cosa ti preoccupa? >> Mi
chiede confuso e forse ancora assonnato, poiché si stropiccia gli occhi
sbadigliando. Che tenero!
<< Ha detto
che gli piaccio. Prima di
baciarmi, ha detto che gli piaccio. Che lo incuriosisco... che non sono
strana.
Pensi mi voglia portare solo a letto? >> Jacob sorride
teneramente mentre
io scaravento le scarpe chissà dove per la stanza; sì, sto evitando di
guardarlo, vedere il suo sorriso è stato già abbastanza.
<< Piccola
Bells, vieni qui. >> Come
una bambina in cerca di affetto dai suoi genitori, mi avvicino a
gattoni e
praticamente mi nascondo nel suo abbraccio. << Un ragazzo che ti
vuole
solo portare a letto non tenta di... salvarti il culo in mezzo agli
altri, e
nemmeno ti porta alle giostre! Dovresti prendere in considerazione che
dicesse
sul serio... lui sa che una volta che torneremo tutti a New York sarà
semplice
incontrarsi, perché il destino è beffardo e meno vuoi vedere una
persona, più
quella persona ti sarà tra i piedi, quindi Bella, la vera domanda è: a
te piace
Edward? È per questo che sei così preoccupata? >> Ho il cuore che
batte
più veloce del normale e penso di starmi per strappare il labbro
inferiore a
morsi.
<< Non lo
so. È sicuramente un bel ragazzo
ma... ma è il fratello di Rosalie. Ha i genitori che abitano qua... il
suo
“migliore amico” sta per sposarsi con la mia odiosa cugina... e piace
anche a
te. >> Ridacchia.
<< Mon
cher, potrebbe anche piacermi, ma a lui piaci tu, e tra l’altro è
etero.
Non avrei comunque nessuna possibilità. Guardami. >> Alzo lo
sguardo e
lui mi accarezza una guancia. << L’Italia per te non è un bel
posto, i
tuoi peggiori ricordi ce li hai in questo luogo ma magari, sempre
l’infame
destino, vuole in un certo senso ripagarti facendoti conoscere
Edward...
>>
<< Ancora
con questa storia? >> Mugolo
facendolo ridacchiare.
<< Sì,
ancora con questa storia... e sai
perché insisto? Perché sei una brava ragazza, Bella, ed è un peccato
che a
quasi trent’anni tu non creda più nell’amore e che hai un amico gay che
si
finge il tuo fidanzato. >>
<< È la
prima volta che capita! >>
Dico a mia discolpa.
<< Sì è
vero, ma se Edward ti piace, perché
non tentarci? >>
<< E
comunque l’idea è stata tua! >>
Alza gli occhi al cielo.
<< Bella.
>> Mi ammonisce.
<< Lo so
Jake ma... diamine non è semplice,
ok? Ci sono dei momenti che vorrei strappargli i vestiti da dosso,
l’attimo
dopo vorrei soffocarlo con quei vestiti. >>
<< L’ho
sempre detto che sei psicolabile.
>> Sorrido.
<< Però mi
vuoi bene lo stesso, vero?
>> Chiedo con gli occhi dolci; mi bacia la fronte.
<< Così
pare. >>
<< Come mai
mi hai voluto incontrare qua?
>> Mi chiede Alice sedendosi sulla sedia di fronte a me. Siamo in
un
piccolo bar rustico del centro. Ci venivamo sempre quando eravamo più
piccole e
il mio umore non era nero.
<< Volevo
chiederti scusa. >> Dico
subito, spiazzandola. Le sue mani corrono sul tavolo e afferrano le
mie, non
proferisce parola e io le sorrido dolcemente.
<< So che
hai sofferto. So che non è stato
facile quando me ne sono andata. Non è stato facile nemmeno per me
andarmene e
non sentirti più. È che... non è stato affatto semplice mettermi in
sesto una
volta che ero lì. Ci ho messo un bel po’ e devo quasi tutto a Jacob, ma
ho
avuto para. Tante volte ho composto il tuo numero ma poi attaccavo,
continuavo
a dirmi che non potevo farmi sentire dopo tanto tempo come se nulla
fosse e...
sapevo che ti avrei fatto stare ancora più male. Tu sei mia cugina
Alice, tu
sei stata la mia migliore amica, la mia compagna più fidata, la mia
ancora di
salvezza della mia adolescenza. Tu ed Emmett siete stati degli angeli
con me in
quegli anni, anzi no! Lo siete stati per tutta la mia vita. >> Mi
stoppo
e lei cerca di non piangere, di non far uscire le lacrime dai suoi
occhi.
<< Ti voglio bene Alice, e ti chiedo enormemente scusa per essere
stata così
fifona. >> Una lacrima scappa dal suo controllo e scuote il capo.
<< Sai...
dopo... due anni, Emmett è
riuscito a mettersi in contatto con te e... ero contenta, grazie a lui
sapevo
che stavi bene, che avevi trovato lavoro, che stavi studiando... ma
stavo
comunque male perché non le avevi dette a me quelle cose, riuscivi a
parlare
con Emmett ma non con me e la cosa... mi è sembrata assurda per tanto
tempo.
Poi, però, Jasper mi ha fatto ragionare e mi ha fatto capire che,
forse, dovevo
anch’io venirti incontro. Dovevo cercare di capire perché quella
chiamata tanto
agognata non arrivava, ma non sono mai riuscita a trovare nessuna
conclusione... fino ad ora. >>
<< Alice...
>>
<< No,
lasciami parlare. Io... non ce l’ho
con te, Bella. Io ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, sia quando
eri una
ragazzina in carne, con gli occhiali e l’apparecchio, sia adesso che
sei una
splendida donna in carriera. Per me sei semplicemente Bella. La mia
adorata
cugina Bella. Quindi per favore... dimentichiamoci la paura, l’orgoglio
e la vergogna,
ok? Andiamo sempre e solo avanti, impariamo nuovamente a conoscerci e
cerchiamo
di ricreare il bel rapporto che c’era prima. >>
<< Cavolo,
sei cresciuta. >> Lei
ridacchia.
<< Così
pare. D’altronde anch’io sono quasi
arrivata ai trenta. >> Scoppiamo a ridere e ridendo e scherzando
iniziamo
a parlare del più e del meno, riportando a galla alcuni ricordi e
avventure che
abbiamo vissuto da sole ma che è giusto raccontarci.
<< Ugh! Odio
pelare le patate. >>
Sorrido guardando Tanya che schifata cerca di capire come sbucciare una
patata.
È davvero divertente guardare quant’è incompetente.
<< Lo sai
che per tre mesi ho fatto
esattamente la sbucciatrice di patate in un ristorante? >> Mi
guarda con
gli occhi sgranati e io annuisco.
<< Che
schifo. E come hai fatto a diventare
un avvocato di successo? >>
<< Studiando
e... ringraziando il destino.
>>
<< L’hai per
caso data a qualcuno
d’importante? >> Mi chiede scioccata.
<< No, sai
alcune persone meritano di arrivare al punto che
volevano. >>
<< E tu
saresti una di quelle persone?
>> Mi chiede non convinta.
<< Il tuo
tono non mi è piaciuto. >>
<< Scuuusa,
ma mi è venuto normale, non sono
stata lì a chiedermi che tono potevo usare. >>
<< Perché,
tu pensi? >> Abbandona le
patate e l’arnese per sbucciarle e mi guarda seriamente.
<< Più di
quanto pensi. >>
<< Oh già,
l’ho notato ieri, quando mi hai
fatto imbattere in Victoria. >>
<< È stato
bello rivederla, vero? >>
<< Oh molto,
soprattutto dopo che da rossa
l’ho fatta diventare nera. >> Aggrotta la fronte. << Oh,
non te lo
ha detto che non n’è uscita vincente? >> Lei non mi risponde ma
respira
molto lentamente. << Tanya, te lo dico ora, e non voglio più
ripetertelo:
sono tua cugina, mi hai fatto passare le pene dell’inferno fino a
quando
abitavo qui, ora siamo due estranee ed è giusto che rimaniamo tali.
Avremo pure
lo stesso sangue ma non voglio credere che tu sia ancora così stronza
dopo
tanti anni. Tra tre giorni ti sposi, dovresti pensare a questo invece
che
rovinarmi la vita. >>
<< Rovinarti
la vita? >> Per quanto
sia diventata pallida come un lenzuolo, risponde subito e persino in
modo
aggressivo. Mi rendo conto che non potrebbe portare nulla di buono
questa
conversazione ma non posso pretendere troppo dal destino, d’altronde
proprio
oggi ho chiarito con Alice. << Tu! Tu mi hai rovinato la vita!
Sempre
quella perfetta! Quella intelligente, quella che studiava, la figlia
che ogni
zia voleva! Tu che te ne sei andata via per chissà quale stupido
motivo! Ma
come pensi che sia stato stare qui senza di te, eh? >> Sta
urlando, ma la
cosa non mi tocca per niente.
<< Io sarei
la figlia che tutti volevano? Ma
se tu per prima non facevi altro che farmi sentire una nullità! Tu,
Tanya, la
ragazzina perfetta, magra, bionda, occhi azzurri, popolare... ma che
cazzo
dici, eh? E poi cosa vuoi farmi credere? Che sentivi la mia mancanza?
No perché
ti assicuro che non ci credo. Mi hai fatto passare le pene dell’inferno
al
liceo. Tornavo a casa che piangevo perché te e i tuoi stupidi amici non
facevate altro che farmi scherzi, ogni giorno si facevano sempre più
pesanti e
io... io non ne potevo più. Essermene andata, è stata solo una
liberazione.
Stare lontana da te è stato come tornare a respirare, riuscire a
crescere senza
te, la figlia perfetta, è stata una liberazione! >> Urlo, piango
ma
quando mi volto verso la porta, trovo i miei genitori e quelli di Tanya
con
Rosalie, Emmett ed Edward che ci guardano a bocca aperta.
<< Sono qui
perché mi hanno obbligata, non
potevo di certo mancare al matrimonio del secolo! Ma sai Tanya, nel
giro di
qualche giorno hai dimostrato di essere sempre la solita stronza,
viziata che
pretende tutto e subito... ma mi dispiace, la Bella che incassa e sta
zitta non
esiste più, l’hai distrutta. >> Detto questo, esco dalla cucina
afferrando
la borsa e quando sto per aprire la porta, entrano Jacob e Luke.
<< Ehi ma
cosa... stai piangendo? >>
Mi chiede Jake preoccupato afferrandomi per le braccia.
<< Lasciami
andare per favore. >>
<< Scherzi?
E dove vuoi andare? >>
<< Che cos’è
successo? >> Chiede Luke.
<< Oh non
preoccuparti, la tua bambola di
porcellana non l’ho sfiorata nemmeno con un dito. >> Luke mi
guarda dispiaciuto
per poi dirigersi in cucina mentre Edward ci raggiunge. Con delicatezza
mi
tocca i capelli e i miei occhi incontrano i suoi.
<< Vieni con
me, andiamo a fare un giro.
>> Annuisco e Jake ci segue chiudendo la porta.
<< Silenzio
di tomba. >> Mormora Jake,
seduto accanto a me sorridendomi quando lo guardo.
<< Hai
ragione, non sono mai stata così
silenziosa. >> Annuisce.
<<
Finalmente hai detto quello che pensi,
dovresti esserne contenta. >> Mi fa notare Edward, che ha aperto
bocca
dopo più di mezz’ora che siamo in giro; precisamente ai giardinetti non
molto
lontani da casa di Luke.
<< Sì, è
vero, però non ci riesco. Sono
incazzata. >>
<< Non per
quello che ha detto, vero?
>> Mi chiede Jake.
<<
Esattamente. >>
<< Allora
per cosa? >> Chiede Edward.
<< Per
avermi fatto piangere. Quando sono
salita sull’aereo per andare in America, beh, mi sono promessa che non
avrei
più versato una lacrima per lei. >> Edward mi accarezza la
schiena e mi
fa voltare verso di lui, la sua fronte si appoggia alla mia e per un
momento mi
stupisco di quanto siano ancora più verdi visti da così vicino.
<< Le
lacrime non erano solo per lei. Negli
ultimi giorni hai mentito a tutti, hai fatto credere cose che non sono,
hai
incontrato persone che avresti desiderato dimenticare per sempre e sei
stata a
stretto contatto con i tuoi parenti, cosa che non facevi da molto tempo
e che
avrei preferito non fare. Piangere è stato normale, uno scoppia, Tanya
ha messo
solo la ciliegina sulla torta. Vedila così e non pensare di aver
infranto una
promessa. >>
<< Cazzo, è
bravo. >> Jake con la sua
esclamazione mi strappa un sorriso e Edward mi bacia la fronte per
abbracciarmi
facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
<< Ok,
proverò a vederla in questo modo
ma... non voglio tornare là. >>
<< Io avrei
un’idea. >> Tutti e due ci
voltiamo verso Jacob.
<< Cioè?
>> Chiede Edward.
< Kebab!
>> Scoppio a ridere, più per il
suo entusiasmo che per altro e Edward sorride osservandomi.
<< E Kebab
sia. >>
Possibile che
nonostante tutto io stia bene? Forse
perché nulla è perfetto e i momenti di debolezza, di defaiance,
esistono per
tutti... ma soprattutto sono in momenti come questi che ti rendi conto
di chi
si preoccupa veramente per te.
__
Note
dell’autrice – oddio che parolone!
Mmmh... il
Karma, il destino... non so se voi ci credete, io sinceramente vado a
periodi.
Lo so, non sono normale. Ma Bella ci crede, anche se cerca di non darlo
a
vedere ma Jake la conosce e punta sempre sullo stesso punto. Alice e
Bella
hanno fatto pace, le due cugine finalmente hanno chiarito ma Tanya e
Bella...
beh hanno litigato. Non poteva che essere altrimenti.
Bella
odia piangere, penso che da quel poco che ho fatto vedere dal suo
carattere si
sia capito. Ora lo ha fatto, e tra l’altro quando è stata più esposta
si è
trovata i suoi genitori, i suoi zii e Edward... non è stato facile, ma
ha
comunque continuato a dire quello che pensava e ha pianto. È scoppiata,
non ne
poteva più e Tanya... beh come ha detto Edward, ha messo semplicemente
la
ciliegina sulla torta.
Io
personalmente il kebab non lo mangio ma... in America va molto questo
prodotto –
e purtroppo anche qui in Italia – quindi ho pensato di concludere il
capitolo
in modo leggero, proprio come l’ho iniziato. Adoro Jake! Ma adoro di
più voi,
quindi adesso vi lascio in pace :D spero che il capitolo vi sia
piaciuto... Jess.
|
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Capitolo 9 *** I doveri. ***
Introduzione:
Non sono di
fretta, di più. Ma ho finito il capitolo, è giusto che ve lo faccia
leggere,
anche perché sono strapiena d’impegni questo weekend, proprio per
questo vi
chiedo scusa per la mancata risposta alle recensioni ma arriveranno
domenica –
penso di avere un po’ di tempo libero – e risponderò anche a chi
gentilmente
commenterà anche a questo. Grazie in anticipo, scusate ma sono in
ritardo ma
sappiate che vi ringrazio!
No,
niente note finali, sorry. Spero che il capitolo vi piaccia, e non
badate agli
errori, domenica scompariranno come per magia. Jess.
Per gli spoiler: qui!
~
Hopeful heart.
Capitolo
nove: I doveri.
Isabella pov:
<< Hai visto
quanto è stato carino? >>
Alzo gli occhi al cielo per poi infilare le chiavi nella serratura.
<< Sì,
Jacob, è stato carino a pagare per
entrambi ma non ce n’era bisogno. >>
<< È stato un cavaliere. >> Mi chiudo la porta alle spalle
per poi
guardarlo male mentre ancora si fa chissà quali viaggi mentali in
quella
testolina buffa.
<< Sì un
cavaliere dall’armatura
scintillante. >> Dico ironicamente.
<< La tua
ironia non mi piace. >>
Sorrido divertita.
<< Oh
eccoti! Tesoro, come stai? >> La
voce di mia madre mi sorprende e soprattutto mi fa irrigidire.
<< Sto bene,
grazie. >> Non mi sono
dimenticata, non del tutto, di quello che è accaduto a casa di Tanya.
Non posso
dimenticarlo, nonostante non se ne sia parlato un granché con Edward e
Jacob.
<<
Abbiamo... abbiamo sentito quello che vi
siete dette... ora molte cose mi sono più chiare, lo sono anche per tuo
padre.
Ti spiace venire in salotto? >> Mi scambio un’occhiata con Jake;
una
parte di me vorrebbe dire sì, un’altra griderebbe un no infinito.
<< Io... io
vado su in camera. >>
<< No,
Jacob, forse è meglio che tu assista.
Può solo farle bene avere accanto qualcuno. >> Le parole di Renée
mi
sorprendono, però le appoggio in pieno. Annuisco a Jake per fargli
capire che
per me va bene e ci dirigiamo insieme in salotto, dove troviamo mio
padre
seduto sul divano.
<<
Bentornata a casa. >> Gli sorrido e
mi siedo sulla spalliera della poltrona.
<< Di che
cosa volete parlare? >>
Chiedo, fingendomi ingenua, una volta che anche mia madre si è
accomodata.
<< Di quello
che abbiamo sentito. >> È
Charlie ad aver preso la parola.
<< Non c’è
molto da dire. >>
<< Non puoi
aver pensato per anni che noi
avremmo preferito avere Tanya come figlia che te. >> Sospiro
mentre
Jacob, seduto sulla poltrona, mi afferra una mano. Lui sa perfettamente
che per
me non è semplice intraprendere questo discorso. Ma d’altronde i guai
me li
vado a cercare da sola, e devo imparare anche a risolvermeli.
<< È vero,
l’ho pensato per tanto tempo. >>
Sorrido amaramente abbassando la testa. << Non riuscivo a darmi
pace
quando facevo le superiori. Tornavo a casa tutti i giorni in lacrime,
mai una
volta che ve ne siate accorti. La stessa cosa quando magari scoppiavo a
piangere dopo le cene di famiglia. Odiavo tutto le attenzioni che
davate a
Tanya: “Oh,Tanya, che brava, ti sei iscritta al corso di recitazione?
Oh Tanya,
hai un fidanzatino? Che bei capelli Tanya, che bel sorriso Tanya.”
Perché?
Perché tutte queste attenzioni, complimenti... perché? Tanya si è
sempre
comportata male con me, con i suoi amici mi faceva scherzi che ancora
tuttora
mi fanno sentire lo stomaco chiuso al solo pensiero. Tornare qui per me
è
sempre stato difficile... >>
<< E ora
sappiamo perché. >>
M’interrompe mio padre. << Però potevamo parlarne prima, non
trovi?
>>
<< Non
sarebbe cambiato niente, e prima non
sarei riuscita a... a parlarne. >>
<< Ti sei
tenuta queste cose dentro di te
per tanto tempo. >> Nota mia madre con aria afflitta.
<< Non sto
dicendo che mi abbiate deluso,
siete i miei genitori, sono comunque cresciuta bene... >>
<< Molto
bene. >> Mi corregge Jake
sorridendo.
<< Moto
bene, e questo è solo grazie a voi
che mi avete dato il permesso di andarmene, di vivere la mia vita e che
ci
siete sempre stati se avevo bisogno di soldi o semplicemente di
parlare, di
tornare alla vita vera. A New York è facile perdere il senso della
realtà.
>>
<< Non penso
sia tutto merito nostro.
>> Dice dispiaciuto mio padre.
<< Sì, è
vero, molto del merito è mio che
nonostante tutto sono ancora in piedi. >> Riesco a strappargli un
sorriso
e me ne compiaccio.
<< Non
abbiamo mai voluto Tanya come nostra
figlia, lo so che lo sai ma è meglio ricordartelo, o meglio... che tu
lo senta
dalla nostra voce. >> Guardo mia madre con gli occhi lucidi e con
un
lieve sorriso sulle labbra. È un po’ impacciata ma la trovo comunque
adorabile. << È vero di certo
Tanya quando eravate al liceo era più bellina, sicuramente più in forma
e non
aveva bisogno di occhiali e apparecchio >> Alzo un sopracciglio.
<< Bel modo
di tirarmi su il morale.
>> Mormoro facendo ridacchiare Jake.
<< Ma...
>> Rimarca il monosillabo
facendomi capire che non ha finito e che non vuole ribattere quello che
ho
detto. << Tu sei nostra figlia e noi siamo sempre stati fieri di
te. Se
abbiamo speso tutti quei soldi, è anche perché sapevamo che sotto tutta
quell’armatura ci fosse questo splendore che abbiamo adesso davanti
agli occhi.
Tanya non è niente confronto a te, ok? Tu sei intelligente, tu sei
quella della
famiglia con un posto sicuro e ben retribuito, tu sei quella che abita
a New
York! Tu sei nostra figlia. >> Non riuscendo a resistere, mi alzo
e li
abbraccio facendo scendere una sola lacrima dai miei occhi.
Di certo non è il
discorso che mi aspettavo ma
sapere che i miei sono comunque fieri di me è l’unica cosa che al
momento
m’importa.
<< Pensi di
voler partecipare al matrimonio?
>> Mi trovo in un chioschetto nel parco con Edward. È passato a
prendermi
circa un quarto d’ora fa e ha deciso di offrirmi la colazione. Al cibo
non dico
mai di no... e a quanto pare nemmeno a lui.
<< Non lo
so. Pensi che non dovrei andare?
>>
<< Questa è
una decisione che devi prendere
tu. >>
<< Sì, lo so
ma... tutto sommato non ho
voglia di rovinarle quella giornata. >>
<< Perché,
scusa, pensi veramente che
farebbe qualcosa per far capire che c’è qualcosa che non è perfetto?
Non
davanti a tutti parenti, soprattutto davanti a quelli di Luke. Non
ricordi? La
facciata è quella che importa. >>
<< Se non
andassi mi spiacerebbe solo per
non poter sfoggiare l’abito che ho scelto. >> Edward ridacchia
scuotendo
il capo.
<< Ecco, hai
trovato un motivo per cui devi
assolutamente presentarti. >> Sorrido abbassando il capo.
<< Tu ci
andrai? >> Sussurro non
guardandolo. Lo intravedo sporgersi verso di me – meno male che c’è un
tavolo a
dividerci, è troppo bello in tuta. Poveri i miei ormoni!
<< Mi stai
per caso invitando ad andare con
te? >> Oh.Mio.Dio! La voce suadente no!
<< Non
posso. >> Rispondo alzando lo
sguardo e sporgendomi verso di lui. << Sono fidanzata. Ci andrò
con Jake.
>> Annuisce.
<< Giusto,
la copertura. Ma non per questo
significa che non possiamo andarci assieme. >>
<< Ricordi
cos’ho detto prima? >>
Aggrotta la fronte.
<< Mi
sfugge, soprattutto poiché non mi hai
dato qualche indizio. >>
<< Che
dopotutto non voglio rovinarle quel
giorno. >> Non ribatte subito.
<< Non lo
faresti. >>
<< Ah no?
>> Chiedo divertita.
<< No,
perché agli occhi di tutti ti
presenterai con Jake. >>
<< Mi stai
confondendo. >>
<< Giuro che
non era mia intenzione.
>> Dice ridendo appoggiando la schiena al sedile della sedia. Mi
viene
automatico sorridere nel vederlo così rilassato.
<< Posso
farti una domanda? >>
<< Certo,
non dovresti nemmeno chiedermelo.
>>
<< Perché
io? Perché sembri interessato a
me? Perché mi hai baciata? Perché mi hai consolata? Perché ieri sera
non hai...
fatto o detto qualcosa davanti a Jake? >>
<< Non c’è
una risposta a tutte le
domande... non so perché te, posso dirti che mi piaci, che
m’incuriosisci, e
che mi è piaciuto baciarti, che mi è venuto automatico portarti via da
quella
casa e passare la serata con te e Jacob, e soprattutto posso dirti
che...
volevo baciarti, ma eri sconvolta e non volevo, come dire, farti
andare... in
paradiso. >> Scoppio a ridere.
<< Che
sbruffone! Non ti avrei permesso di
baciarmi, non davanti al mio fidanzato. >> Ribatto ironicamente.
<< Non penso
che si sarebbe offeso, da
quello che ho capito, sa che cos’è successo tra di noi e non ne sembra
dispiaciuto... o offeso. >> Sorrido.
<< Sei
divertente Edward, mi sorprendi.
>>
<< Sono
pieno di sorprese. >>
<< Ok...
adesso basta, perché non puoi
volere che io ti aggredisca in un luogo pubblico. >>
<< Chissà
perché credo che mi piacerebbe
essere aggredito da te. >> Posso arrossire? Beh oramai è tardi,
sono già
rossa.
<< Ragazzi,
ciao. >> Sobbalzo e mi
volto verso Jake, che si è appena fermato di fronte a noi, è sudato, ha
corso
fino ad ora.
<< Ciao
Jake, accomodati. >> Lo invita
Edward.
<< Grazie.
Cavolo che corsa, oggi fa proprio
caldo... perché sei rossa? >> Mi chiede rubandomi la bottiglietta
d’acqua
per poi sorseggiarla.
<< Perché
Edward ci prova spudoratamente.
>> Jake ridacchia mentre Edward schiude la bocca.
<< Sei tu
che usi doppi sensi. >>
<< Sì ma tu
dovresti fingere di non capirli.
>>
<< Ma io
adoro i doppi sensi. >>
<< Oh
anch’io e nel caso non lo abbiate
notato noi siamo nel bel mezzo di un controsenso. >> C’interrompe
Jake.
Lo guardo con la testa inclinata e lui sospira stravaccandosi sulla
sedia.
<< Può quasi
sembrare una barzelletta...
>> Riprende a parlare. << Un gay figo, una cinica che non
crede
nell’amore e lui... il ragazzo bello e cavaliere. >>
<< Non
capisco il nesso. >> Ammetto
sbattendo le palpebre frastornata. Jacob sbuffa.
<< Lascia
perdere. >>
<< Le ho
chiesto di farmi da dama, al
matrimonio. >> Non mi serve guardare Jake per sapere che ha gli
occhi a
cuoricino, infatti sto guardando Edward con rimprovero.
<< E fammi
indovinare... ti ha detto di no?
>> Sbaglio o il mio frocetto preferito si sta divertendo?
<< Esatto.
>>
<< Non
imparerà mai. >>
<< Non è per
qualcosa, ma quella che “non
imparerà mai” è qui, in mezzo a voi! >>
<< Tesoro,
lo sappiamo, solo tu puoi essere
più fastidiosa di una zanzara. >> Alzo un sopracciglio.
<< E solo tu
puoi puzzare più di un maiale,
ma di certo non te lo avrei fatto notare se non mi avessi istigata.
>>
<< Edward,
per favore, quando fa così,
puniscila. >> Edward ridacchia.
<< Non penso
che io e te la pensiamo nello
stesso modo sul “punire”, proprio come l’aggredire. >> Dice,
istigandomi,
alla fine guardandomi.
<< Ok, voi
siete malati. Con te al
matrimonio non ci vengo, e te... beh diamine, andiamo a casa che puzzi!
>> Dico alzando puntando prima Edward e infine Jacob facendo una
smorfia.
<< Di sotto
c’è Tanya. >>
<< E che
cos’è venuta a fare? >>
Chiedo non distogliendo lo sguardo dalla mia posta elettronica.
<< Ah non lo
so, però cerca te. >>
<< Allora
può continuare a cercare. >>
<< Bella...
fai l’adulta. >> Alzo lo
sguardo e sospiro.
<< Jacob, mi
basta fare l’adulta quando
lavoro. Quando si tratta della famiglia non ragiono, mi comporto come
mi capita
e con te divento una bambina. >>
<< Hai
ragione, in effetti adesso stai
facendo i capricci, proprio come una bambina. >>
<< Non è
divertente. >>
<< Lo so.
Sotto c’è anche Luke. >>
<< E allora?
Vuoi dirmi che sta per salire e
portarmi con la forza di sotto? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Quello
potrebbe farlo Edward, e c’è anche
lui al piano di sotto. >> Le mie orecchie si raddrizzano.
<< Che
diamine ci fa Edward in questa casa?
>>
<< Ah beh,
per saperlo devi scendere.
>> Che stronzo.
<< Non ci
credo che è sotto. >> Si
siede sul letto, vicino a me.
<< Se non
scendi, non lo saprai mai. Vuoi vivere
col dubbio? >> Alzo un sopracciglio.
<< Perché
adesso fai il melodrammatico?
>>
<< Perché
nei film dicono sempre in questo
modo la frase. >> Ridacchio e lo spingo, o almeno ci provo.
<< Va bene,
faccio questo sforzo. >>
Una volta in piedi, mi batto una mano sulla fronte, fermandomi davanti
alla
porta. << L’addio al nubilato! Ecco perché è qui, certo che è
proprio
sfacciata! Ora che so perché è qui, posso anche non scendere. >>
Cerco di
riappropriarmi del letto ma Jake, molto poco delicatamente, mi afferra
per un
braccio e mi trascina per il corridoio e le scale facendo finta che io
sia
consenziente e che non mi stia lamentando. Ribadisco: che stronzo!
<< Dovevi
per forza farti attendere?
>> Chiede Tanya con le braccia incrociate. È nervosa, sembra
avere un
diavolo per capello... ma quanto pensate mi dispiaccia? Non mi spiace
per
nulla. Se fosse stato per me, non sarei proprio scesa!
<< Da te?
Ovvio. >> Digrigna i denti
ma non ribatte, addirittura volto il capo di lato come se potesse farmi
un
dispetto comportandosi così. Il mio sopracciglio perennemente inarcato
dovrebbe
far capire quanto non la ritengo sana di mente.
<< Che cosa
sei venuta a fare qui? >>
Muove i capelli e non mi risponde, manco fossi un insetto fastidioso.
Posso
strozzarla come una gallina? Mi alletta sempre di più quest’idea.
<< Siamo qui
perché Tanya ci terrebbe tanto
che tu partecipassi al suo addio al nubilato. >>
<< Oh sì,
Luke, lo vedo come sta morendo
dalla voglia. >> Dico sarcasticamente.
<< Sembra
quasi una frase a doppio senso.
>> Mormora Jake guardando Edward che cerca di non ridere. Io
arrossisco
ma torno a guardare mia cugina.
<< Se vuoi
che vengo, devi chiedermelo tu. E non è nemmeno sicuro
che io dica di sì.
>> La sua testa fa uno scatto spaventoso mentre si volta verso di
me.
<< Se te lo
chiedo devi esserci. Non scendo
a tanto per poi ricevere un no, non esiste. Mi sposo tra due giorni, e
tutto
deve essere perfetto. >> Mi scambio una veloce occhiata con
Edward, alla
fine è vero, aveva ragione lui, Tanya non può “permettersi” che ci sia
anche un
solo capello fuori posto. Ci tiene, e vuole che tutto sia perfetto.
<< “Non
scendi a tanto”? Ma ti senti quando
parli? Cos’è, pensi di farmi un piacere invitandomi? >> Ora
quella che si
sta innervosendo sono io, ed è anche piuttosto evidente.
<< In
effetti sì, dovrebbe farti piacere.
>>
<< Può farmi
piacere fino a un certo punto!
Tu hai superato quel punto, te lo dico tanto per informarti. >>
<< Tu
verrai. >>
<< Oh certo,
se me lo imponi mi divertirò un
casino, ma a rovinarti la serata. >>
<< Ok, stop.
Fino primo round. >> Luke
si mette in mezzo ma io e Tanya continuiamo a guardarci in cagnesco.
<<
Non potete fare così. e poi... tutto perfetto? Lo sarà Tanya, ma non ti
fa bene
agitarti. >>
<< Perché è
incinta che non può agitarsi?
>> Chiedo sarcastica.
<< No, non
sono incinta, anche perché la tua
stronzaggine me lo avrebbe già ucciso. >> Schiocco la lingua e la
guardo
in cagnesco.
<< Niente,
non ce la fa, è un caso disperato
e tanto per la cronaca, non ci vengo stasera, e sarà già tanto se mi
presenterò
domani. >>
<< Bella.
>> Mi ammonisce Jake, Edward
mi si avvicina.
<< Facciamo
una cosa, io e Jake andiamo per
un po’ all’addio al celibato, dopo al massimo due ore veniamo a
prenderti e ti
salviamo dalle streghe cattive... ti piace come programma? >>
<< Due ore
in loro balìa? >>
<< Non siamo
così cattive. E poi ci
divertiremo. >> Perché il tono le si addolcito così tanto? Mi fa
più
paura adesso di prima.
<< No, no,
non mi lasciare tra le loro mani.
>> Dico verso Edward continuando a scuotere il capo. Ridacchia e
mi mette
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Mandami
un messaggio, fammi uno squillo e
dopo poco sarò da te. >>
<< Che cosa
romantica! Ma non dovrebbe
presentarsi il suo fidanzato? >> Ma non si era addolcita?
<< Hanno
legato molto, sono buoni amici. E
poi io sarei comunque andato con Edward. >> Oh Santo Jake! Tanya
non
sembra convinta ma sinceramente... chissenefrega!
<< Va bene,
stasera alle nove mezza saremo
qua sotto con una limosine, non farci aspettare. >> Non
aggiungendo
altro, giro i tacchi e se ne va, una volta che la porta è chiusa,
incrocio le
braccia al petto.
<< Ma io non
voglio andarci! >>
<< Eccola
tornata capricciosa. >>
Commenta Jake meritandosi un’occhiataccia.
|
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Capitolo 10 *** Lasciare a bocca aperta. ***
Introduzione:
Non avete
idea di quanto sono soddisfatta, non parlo solo del capitolo – che mi
sembri
manca qualcosa ma non capisco cosa – bensì del fatto che siamo a luglio
e che
manca esattamente un mese ai miei diciannove anni, che sabato parto per
la mia
prima vacanza tra solo amiche, che finalmente sono riuscita a scrivere
e
concludere il capitolo e soprattutto sono in pace con me stessa. Mi
mancava
scrivere, non l’ho fatto per due settimane e chi mi vive giornalmente
nel gruppo
lo sa
bene quanto non mi abbia fatto bene, ma ora è tutto a posto. Quindi un
“viva
meee” ci sta perfettamente xD
Allora,
nel prossimo capitolo ci sarà il matrimonio, siamo quasi alla fine
della storia
e per quanto questo capitolo potrebbe sembrarvi inutile, vi assicuro
che non lo
è. E poco importa che alla fine del capitolo mi odierete, io continuerò
ad
adorarvi comunque :) Vi lascio alla lettura, ho solo una cosa da
chiedervi,
leggete le note finali. Buona lettura.
~
Hopeful heart.
Capitolo
dieci: Lasciare a bocca aperta.
Isabella pov:
<< Eh la
Madonna! >> L’esclamazione di
Jake mi fa sorridere, ma non lo guardo, continuo a occuparmi del mio
trucco e
di come mi stanno i capelli.
<< Sono una
gran figa, vero? >> Chiedo
facendolo ridere.
<<
Effettivamente sì. >> Dice
appoggiandosi allo stipite della porta del bagno.
<< Lo so.
>> Lo intravedo scuotere il
capo e mi occupo del lucidalabbra, una volta finito, scuoto i capelli e
sorridendo mi volto verso di lui.
<< Vado
bene? O è ancora troppo poco?
>> Sgrana gli occhi.
<< “Troppo
poco” in che senso? >> Mi
chiede facendomi una vera scannerizzazione. Sono contenta che il
vestito gli
piaccia, di solito odia i vestiti brillantinosi,
ma forse è grazie al fiocco sotto al seno che non ha arricciato il
naso: adora
i fiocchi! Per non parlare del mio trucco, ci ho messo una vita a
mischiare più
colori, ma per lo meno il risultato mi piace, ed evidentemente piace
anche a
lui. Quando c’è qualcosa che non và, lo dice subito.
<< Voglio
far morire Tanya e le sue amiche
ochette, devo essere al massimo. E quando dico “al massimo”, devo
essere “al
massimo”. >>
<< Sei più
che “al massimo”, non devi
preoccuparti, schiatteranno d’invidia. >>
<< Lo dici
solo per farmi contenta? >>
Chiedo facendo una smorfia.
<< No. Beh
sì... anche, è che mi sto
pisciando addosso. >>
<< Stronzo.
>> Mormoro passandogli accanto.
<< Quanto
amore nell’aria. >> Dice mio
padre ridacchiando scendendo le scale. Jake chiude la porta ridendo e
io
arrossisco andando a chiudermi in camera.
<< Ancora
non mi hai detto dove andate voi
maschietti stasera. >> Dico incrociando le braccia al petto,
oramai fuori
dal portico di casa mia in attesa della limousine e dei “maschietti”
citati
poco fa.
<<
Sinceramente non lo so, mi affido a loro.
So già che me ne pentirò. >> Mormora alla fine facendomi ridere.
<< Pensa se
ti portano in un night! >>
Dico ridendo appoggiandomi a lui.
<< È proprio
quello che temo. >> Dice
mogio mogio abbracciandomi e tenendomi stretta al suo petto.
<< Suvvia,
>> Gli faccio un buffetto
alla guancia, alzando anche il capo per guardarlo ma senza allontanarmi
dalla
sua presa. << ti divertirai, esci con dei gran fighi, da guardare
grazie
a loro ce l’avrai, non ti puoi lamentare... al contrario di me.
>>
Sorride e io mi tranquillizzo. È raro vedere Jacob giù di morale e
quando
accade, non è per niente bello.
<< Hai
ragione, sono più fortunato io.
>> Dice mostrandomi la sua dentatura dritta e bianca.
<< Stronzo.
>> Mormoro ridacchiando e
cercando di spingerlo via, così da allontanarmi dal suo abbraccio.
<< È solo la
cruda realtà. >> Dice
allargando le braccia, così da lasciarmi libera, non smettendo di
sorridere.
<< Pensa se
non mi passano a prendere!
>> Dico sgranando gli occhi; Jake scoppia a ridere.
<< Oddio,
sarebbe troppo divertente.
>>
<< No,
divertente un corno! Le ammazzo.
Anzi, l’ammazzo! >>
<< Chi è la
vittima designata? >>
Chiede una voce melodiosa alle mie spalle. Mi volto come un toro
inferocito e
gonfio le guance come una bambina capricciosa.
<< Quell’oca
antipatica di mia cugina. Ma
Alice ci sarà stasera? >> Chiedo tornando in me verso la fine.
<< Non lo
so. Comunque arriveranno... almeno
Luke ne è convinto. Se non vengono, puoi venire con noi. >> Dice
divertito con le mani nelle tasche dei jeans neri.
<< No
grazie, non ci tengo a vedere dei culi
di donne. Mi basta il mio. >>
<< E chi ti
dice che andiamo in un night?
>> È divertito, gli piace provocarmi. Alzo il mento pronta a
fronteggiarlo.
<< Siete
uomini, è un addio al celibato...
dove altro potreste andare? >>
<< Sembri
convinta di quello che dici.
>>
<< Lo sono.
>> Senza rendermene conto
gli sono praticamente di fronte. Giusto qualche centimetro – di
distanza e di
altezza – ci dividono.
<< Sei
stupenda stasera, lo sai? Questo
vestito ti dona, addirittura il viola ti dona. Per non parlare dei
trampoli che
hai ai piedi... o le gambe. >>
<< Quelle ci
sono sempre. >> Sorrido
per smorzare la tensione e il mio battito accelerato.
<< Davvero?
Pensavo che di solito andassi in
giro senza gambe. >>
<< Patetici.
>> Dice Jacob tossendo
fintamente. Mi volto guardandolo male e lui mi sorride angelicamente.
<<
Siamo ancora davanti a casa tua, non so se ti conviene saltargli
addosso.
>>
<< Ma
infatti vorrei tanto saltare addosso a
te, in questo momento. >> E non per fargli del bene. Oh no.
<< Oh povero
me! >> Si porta una mano
sul viso in modo melodrammatico e io scoppio a ridere.
<< Wow,
Bella, sei molto... molto bello il
vestito. >> Mi volto e incontro lo sguardo un po’ sorpreso di
Luke.
Sorrido contenta dell’effetto che riesco a fare e lo ringrazio.
<< Allora...
dove sono le oc-donne? >>
Jake cerca di non ridere e Edward nasconde un sorriso dietro una mano.
Luke si
gratta un attimo la testa e svia il mio sguardo.
<< In realtà
pensavo fossero già passate a
prenderti. >>
<< Luke,
>> Faccio un passo avanti e i
suoi occhi s’incatenano ai miei. << Se mi danno buca, sei
soprattutto tu
che ne pagherai le conseguenze. Uomo avvisato, mezzo salvato. >>
<<
Arriveranno, ne sono sicuro. >> La
cosa bella, e questo dimostra quanto io non sia normale, è che vederlo
spaventato mi piace. Sapere di riuscire a intimidire qualcuno mi fa
molto
piacere, soprattutto perché da quando sono arrivata in Italia, sembrava
che il
mio sguardo intimidatorio non facesse più effetto.
<< Me lo
auguro per te. >>
<< Che uomo
fortunato che sei, Luke!
>> Dice Edward con un sorrisino divertito dandogli una pacca
sulla
spalla. In lontananza, si vede nitidamente una limousine rosa shocking
avvicinarsi. Le urla risuonano anche a più di un chilometro di distanza
e
dentro di me ammetto che forse sarebbe stato meglio se veramente non si
fossero
presentate. Tanto non mi sarei persa niente. Di questo, ne sono certa.
<< Ehi! Ecco
l’ospite d’onore! >> Urla
una ragazza dai capelli rossi e ricci sporgendosi dal finestrino, con
qualche
attimo di ritardo la riconosco: è Victoria, la ragazza che era nel
negozio
della sarta. Oddio! Ma che serata infernale mi toccherà passare?
<< L’ospite
d’onore non dovrebbe essere
Tanya? >> Chiedo a voce bassa a Jake, cercando di sorridere ma
sicuramente ho un’espressione atterrita in volto.
<< Beh no,
Tanya è la festeggiata, l’ospite
sei te. >>
<< Che culo!
>> Mormoro a denti stretti
facendolo ridere.
<< Suvvia
Bella, entra in macchina! >>
Tanya sbuca dal tettuccio della macchina e dentro di me urlo un “no”
con tante
“o” ripetute.
<< Oddio
cos’è quell’affare? >> Dice
indicandomi. Mi guardo dalla testa ai piedi e mentalmente mi dico che
sono
perfetta.
<< Parli di
questo vestito bellissimo che
costa più di te? >>
<< No...
parlo di quella spilla che hai
attaccato al vestito. >> Ovvio che non ammetta che sia favoloso,
il
vestito. Punto i miei occhi sulla spilla
e sorrido.
<< Che
cos’ha che non va? È nel mio stile, e
mi rispecchia perfettamente. >>
<< Dove
andate belle donzelle? >>
Chiede Edward cercando di guardare oltre i vetri scuri e sperando che
la
“conversazione” tra me e Tanya finisca. Io sinceramente ho paura di
scoprire
chi ci sia in quell’auto, non so lui perché continui a cercare di
vederci
qualcosa.
<< Oh non
possiamo dirvelo! Ci manca che poi
veniate! >>
<< Questo
pericolo non c’è tesoro. >>
Dice Luke facendomi aggrottare la fronte. Mi volto verso Edward e batto
ritmicamente un dito sul suo petto.
<< Ti do al
massimo due ore per divertirti,
poi mi vieni a prendere, anche se fossi in capo al mondo, ok? >>
Divertito annuisce e io tiro un respiro di sollievo. Mi volto verso
Jake e ci
sorridiamo, faccio per avvicinarmi alla macchina ma Tanya inizia a fare
i
capricci.
<< Ma come?!
Non saluti il tuo Jake-Jakino? >>
<< Il mio che? >> Chiedo sperando di aver capito male. Mia
cugina
sbuffa e parla in modo più... umano.
<< Il tuo
fidanzato! Jake! >>
<< Ah.
>>
<< Ma, Tanya,
mi avrebbe salutato dalla
macchina. >> Risponde Jake sorridendo. Tanya non sembra convinta,
e
nemmeno soddisfatta della risposta.
<< E come
mai non vi ho ancora mai visto
baciarvi? >> Chiede squadrandoci dalla testa ai piedi.
<< Siamo
timidi e non ci saltiamo addosso
davanti a tutti. >> Adoro avere la risposta pronta.
<< C’è la
notte per rotolarsi nel letto.
>> Duh. Questa Jake poteva evitarsela.
<< Timidi...
se fosse per me, starei sempre
a baciare Luke. >> Anche io, ma Edward, non il mio migliore
amico! Oddio,
ho fatto davvero un pensiero così... bleah, romantico? L’ho sempre
detto che
l’Italia fa male.
<< Sì vabbè,
ma io voglio vedervi baciare!
>> Perché sta facendo i capricci? Mi scambio un’occhiata con
Jake, ed è
inutile dirlo, ma lui non è contento, e se per questo nemmeno io. Senza
rendercene conto parte una specie di coro, tutte le galline che ci sono
in
macchina continuano a urlare “Bacio!” ma perché le cose più assurde
capitano
sempre a me?
Sbuffando mi
riavvicino a Jake e gli poso un bacio
a stampo, il coro per un secondo si stoppa - e io canto quasi vittoria
– ma un
attimo dopo, si lamentano che quello non è un bacio e alzando gli occhi
al
cielo, mi tocca riappoggiare le mie labbra su quelle di Jake.
<< Chiudi
gli occhi. Sii più rilassata.
>> Mi mormora Jake con le mie labbra incollate alle sue.
<< Sembra
facile. >> Lui cerca di non
ridere, e con delle doti da attore che non conoscevo, mi cinge la vita
e chiude
gli occhi facendo quasi sembrare che il bacio gli garbi. Nessuna
lingua. Solo
labbra. Ma nessun effetto o sensazione per entrambi.
Perché ci mettiamo
sempre nei casini? Perché?
<< Oh che
carini! >> Cinguettano
sempre in coro, ed è in quel momento che ci stacchiamo, non ci
guardiamo in
faccia, almeno finché io non apro la portiera dell’auto. I suoi occhi
sono
limpidi e solari come sempre e questo fa sorridere anche me. “A dopo”,
gli mimo
con le labbra e lui annuisce. So già che mi aspetterà un viaggio
infernale in
auto.
Se sapevo avrei
fatto scuola di fotografia invece
che il liceo classico e poi al college studiare giurisprudenza, poiché
a quanto
pare se sono a questa festa è per immortalare ogni momento con foto e
video...
gran bella roba. Sapevo di non dover venire.
<< Bella!
>> Tanya mi chiama e io mi
volto già con la fotocamera alla mano.
È da nemmeno
un’ora che siamo arrivati in questo
posto un po’ strano. Sembra un night per sole donne, carino, tetro e
soprattutto senza uomini in vista... no, in effetti quest’ultima cosa
non è
proprio un granché, ma le amiche oche di Tanya si stanno divertendo, e
a quanto
pare anche lei. E chi sono io per rovinarle la festa? Beh sono Bella.
Tanya è
straubriaca ed è divertente vederla così,
s’incespica con le parole e per dire una frase di senso compiuto ci
mette come
minimo venti minuti. Peccato che quando arriva un caliente pompiere
capisce
subito che è uno spogliarellista e gli si butta addosso, ballando e
toccandolo.
Sì, ovviamente ho immortalato anche questo.
Nel bel pieno
della festa – cioè quando gli
spogliarellisti sono talmente tanti che non si possono più contare – mi
dileguo
al bar e ordino tre bicchieri di Tequila, che finiscono in un attimo,
ma questo
forse era inutile dirlo. In pratica festeggio da sola, un drink dopo
l’altro
ballando solo muovendo la testa rimanendo seduta sullo sgabello del bar
–
ovviamente paga tutto Tanya, se no non berrei così tanto.
Quando è
praticamente mezzanotte, e quindi quasi
tre ore che sono in “compagnia” delle allupate nell’altra sala, afferro
il mio
cellulare e cercando di non sbagliare, chiamo Edward. Mi risponde dopo
due
squilli.
<< Sei viva?
>>
<< Ubriaca,
ma viva. Mi vieni a prendere?
>>
<< Dimmi
dove e vedo di arrivare lì ancora
prima di Superman! >> Rido – forse anche troppo esageratamente ma
quando
si è ubriachi si ride per qualsiasi cavolata – e gli dico il nome di
questo
posto strano, nemmeno mezz’ora e dice che sarebbe arrivato. Beh nel
frattempo
continuo a bere e a divertirmi col barista – che è piuttosto vecchio ma
comunque divertente.
<< Hai
avvisato che sei uscita? >> Mi
chiede Edward vedendomi seduta sul gradino del locale, davanti
all’entrata.
<< Non penso
che capirebbero, poiché sono
ubriache fradice. Forse più di me. >> Dico incespicandomi tra le
parole e
con una vocina piccola.
<< Stai
bene? >> Ed ecco Jake, metà
divertito e metà preoccupato.
<<
Abbastanza. Ho la testa leggera leggera.
>>
<< Eh
immagino. >> Mi dice Jake
invitandomi ad afferrare la sua mano.
<< Dove
andiamo? >> Chiedo una volta
che sono in piedi.
<< Senza la
tua borsa, da nessuna parte.
>> Sbuffo alle parole di Edward.
<< Diamine,
devo per forza entrare. >>
Cercano di non ridere e io mi volto per entrare nel locale – ovviamente
quasi
mi ammazzo a causa del gradino su cui ero seduta poco prima.
<< Bella! Ci
fai un’altra foto? >>
Ecco Tanya alla riscossa. Scuoto il capo chiudendo gli occhi e
tenendoli
stretti stretti.
<< Me ne sto
andando. >> Dico urlando
per sovrastare la musica.
<< Cosa?
Perché? >>
<< Perché
penso di aver svuotato la dispensa
del barista. >> Aggrotta la fronte e io scoppio a ridere.
<< Scusa
Tanya ma sono stufa di stare qui,
quindi me ne vado... e mi raccomando, paga bene il barista. >>
Girandomi,
e afferrando la mia borsa, me ne vado, lasciandola al centro della sala
con la
fotocamera in mano.
<< Ti senti
meglio? >> Mi chiede
Edward, seduto accanto a me su una panchina dopo più di due ore che
siamo in
giro. Jake è sull’altalena del piccolo parco, forse per lasciarci
privacy,
forse perché voleva semplicemente andare sui giochi.
<< Sono
ancora ubriaca, ma l’aria fresca mi
sta facendo bene. >>
<< Talmente
bene che le scarpe sono un
optional? >> Alzo un sopracciglio.
<< Perché,
mi puzzano i piedi? >>
Scoppia a ridere e scuote il capo. Soddisfatta torno a guardare Jake.
<< Vuoi
venire con me al matrimonio?
>> Mi chiede dopo qualche minuto di silenzio.
<< Come?
Scherzi? Ne abbiamo già parlato.
>>
<< Non ne
abbiamo parlato, tu mi hai detto
direttamente no. >>
<< Non
esattamente e comunque... è una
pazzia. >>
<< E da
quando dici di no alle pazzie?
>>
<< Quasi
sempre, se mi conoscessi lo
sapresti. >>
<< Se tu mi
dessi l’opportunità di conoscerti
non si porrebbe il problema. >> Il sorriso sulle mie labbra
scompare, ma
il suo persiste e gli occhi si fanno sempre più intensi.
Sta scherzando
vero? Non può averlo detto sul
serio. E soprattutto non può pensarlo. Non può volermi conoscere. Non
può
volere una relazione.
<< Oddio, ti
ho lasciato senza parole?
>> Annuisco non distogliendo gli occhi dai suoi. Sinceramente non
penso
nemmeno di aver sbattuto le palpebre da quella
frase.
<< Dico sul
serio, Bella, vuoi venire al
matrimonio con me? >> Perché sa tanto di proposta di matrimonio?
<< Non puoi
farmi queste domande quando sono
ubriaca! >>
<< Beh ho
pensato che poiché da sobria mi
dici di no, magari da ubriaca mi avresti detto di sì. >>
<< Certo che
sei proprio testardo. >>
<< Quando
voglio qualcosa sì, divento
testardo. Dimmi di sì, Bella. >> Deglutisco forzatamente.
Perché sempre
tutte a me? Se dicessi di sì,
sarebbe un sì anche per la conoscenza al di fuori dalla Toscana? Dal
matrimonio?
Dai parenti? Dal finto fidanzamento?
Mai monosillabo è
stato così difficile da
pronunciare.
__
Note
dell’autrice – oddio che parolone!
Sì o no? Beh
lo saprete nel prossimo capitolo. Non anticipo nulla. Sì, sono perfida
:)
La
spilla ve l’ho fatta vedere ma questo
link vi
porterà al set, cioè vi farà vedere il vestito di Bella.
Come
dicevo all’inizio, oramai siamo a luglio, sicuramente c’è qualcuno già
in
vacanza e c’è chi partirà a giorni – io sono una di queste – ma ho
notato un
calo nelle recensioni, spero che non sia perché la storia non vi
piaccia più. Siamo
quasi alla fine, non chiedetemi quanti capitoli mancano perché non lo
so, posso
solo dirvi che non manca ancora molto.
Gli
aggiornamenti verranno sospesi fino al primo agosto, spero di poter
aggiornare
proprio quel giorno ma ne dubito poiché al mare sono senza pc.
Grazie
in anticipo per tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un mega
abbraccio, Jess.
|
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Capitolo 11 *** Oh, il matrimonio! ***
Introduzione:
Busso? Entro? Faccio finta di niente?
Beh in
qualche modo dovrò pur salutarvi... ma ciao! Lo so, avevo detto che
avrei
postato all’inizio di agosto ma le mie ferie si sono prolungate, una
volta
tornata da Rimini ho passato solo qualche giorno a casa e poi sono
partita per
la Liguria e sono tornata il 20, la sera prima del mio compleanno –
sììì ora
sono una diciannovenne!! – poi mi sono ritrovata dei parenti dalla
Francia e
praticamente il tempo per scrivere è diminuito. Sorry.
Il
prossimo aggiornamento non so quando ci sarà,
forse
lunedì parto per la Francia e tornerò
qualche giorno dopo, senza contare che questo weekend sono
nuovamente in
Liguria. Mai fatte così tante vacanze in vita mia xD fatemele godere!
Spero
abbiate pazienza, spero
che il capitolo vi piaccia – anche perché so che non è un granché, non
è di
certo la “meraviglia” che vi aspettate.
Vi
lascio alla lettura, e per
qualunque cosa... mi trovate nel gruppo :)
~
Hopeful heart.
Capitolo
undici:
Oh il matrimonio!
Isabella pov:
<< Bevi, ti farà bene. >>
Jake mi
passa una tazza piena e fumante di caffè e io storco la bocca.
<<
Penso di dover
vomitare. >> Ammetto allontanando la tazza.
<<
No, è solo il rimedio
di nonna Black, che hai bevuto poco fa, che ti sta dando questa
sensazione.
>>
<<
Probabile, resta il
punto che al momento non posso ingurgitare nulla... né di solido, né di
liquido. >>
<<
Ok, come vuoi. >>
Dicendo così, si appropria del mio caffè e lo sorseggia senza staccarmi
gli
occhi di dosso. << Oggi sarà una giornata estremamente pesante,
lo sai
vero? >>
<<
Se per questo, sarà
pesante anche la serata. >> Dico con le mani tra i capelli,
rimanendo
appoggiata al bancone della cucina.
<<
Sembri disperata.
>> Dice ridacchiando.
<<
Preferisco dare la
colpa di questo scempio alla sbornia. >>
<<
Beh in effetti, per gli
altri, sarebbe una scusa plausibile, ma lo sai che io non me la bevo.
>>
<<
Che cosa ti ho detto
mentre ero ubriaca? >> Chiedo abbastanza timorosa nel sapere la
risposta.
<<
Cavolo, è così evidente
che non ti credo solo perché sei stata tu a parlare a vanvera? >>
Nonostante il mal di testa, la nausea e la voglia di addormentarmi su
questo
pianale, sorrido.
<<
Abbastanza. >>
Sospira in modo melodrammatico e prende a sussurrare mentre si sporge
verso di
me.
<<
Eri straubriaca ma non
per questo ti sei risparmiata di ripetermi almeno trenta volte quanto
Edward
sia carino e dolce... >> Lo interrompo subito.
<<
Non voglio sapere
quanto divento sdolcinata da ubriaca, voglio sapere che cos’ho risposto
a
Edward. >> I suoi occhi s’illuminano.
<<
Sì. >> Aggrotto
la fronte.
<<
Ti sei fritto il
cervello? >>
<<
No. >>
<<
Buongiorno ragazzi.
>> Mia madre spunta da dietro le mie spalle e mi accarezza i
capelli.
<< Perché siete ancora in pigiama? Bisogna andare a casa della
sposa a
far le foto di famiglia, ve ne siete dimenticati? >> Jake apre la
bocca
ma non fiata, mentre io gli rubo la mia tazza di caffè e
m’immergo.
<<
Non ci è stato detto
nulla. >> Risponde per me Jake. Mia madre ci guarda stupita ma
infine fa
come per scacciare una mosca.
<<
Magari Tanya era
convinta che fossi io a dirvelo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<<
Sicuramente. >>
Sussurro ironicamente; Jake mi sorride ma infine mi afferra una mano
portandomi
al piano di sopra dicendo a mia madre che saremo pronti in un attimo,
ma di
iniziare ad avviarsi che noi li raggiungeremo.
<<
Hai fatto? >> Mi chiede con lo spazzolino in
bocca mentre io cerco di mettermi a posto i capelli.
<<
Ti sembro pronta? >> Chiedo acidamente
facendogli alzare gli occhi al soffitto.
<<
Non capisco perché Tanya ha preteso che le donne si
vestissero di bianco, è lei la posa! Io sembro una gelataia! >>
Jake ride
mentre si fa il nodo alla cravatta.
<<
Sei troppo tesa, rilassati. >>
<<
La fai facile tu. Non conosci nessuno, non t’importa
di quello che penseranno o diranno su di te e tra l’altro... Tanya non
è tua
cugina. >> M’infilo le scarpe altissime e bianche e mi alzo per
poi
guardarmi allo specchio.
<<
È vero, Tanya non è mia cugina ma tu sei la mia
anima gemella... quindi se tu sei agitata, io, devo escogitare di tutto
per
farti calmare. Non rendermi troppo complicato il lavoro. >>
Sorrido
dolcemente e mi lascio abbracciare dal mio omaccione.
<<
Sei pronto ad affrontare i miei duemila parenti?
>>
<<
Secondo te li ha invitati proprio tutti? >> Lo
sguardo che gli lancio gli fa capire perfettamente che la mia risposta
è sì.
<< Che culo. >> Mormora ironicamente facendomi sorridere
amaramente.
<<
Jake. >> Prima di suonare alla porta, lo fermo
e lo guardo seriamente.
<<
Che succede Bells? >>
<<
Per ieri... per il bacio... >>
<<
È tutto a posto. Non devi scusarti... tu non c’entri
niente. >>
<<
Sì lo so... e che non vorrei... non voglio che ci
sia tensione per una cosa del genere, l’avevamo messo in preventivo che
sarebbe
potuto accadere, ma non ne abbiamo mai veramente parlato e... a questo
punto è
probabile che dovrà riaccadere, i miei parenti sono... >>
<<
Come San Tommaso: se non toccano con mano, non
credono a nulla. >>
<<
Esatto. >>
<<
Tu non preoccuparti, ci baceremo se insisteranno, ma
tu preoccupati a non finire il rossetto a furia di rifarti il trucco
per
Edward. >> Ammicca e mi supera, lasciandomi basita e incuriosita
dalla
sua frase, ovviamente quando lo raggiungo, la porta viene aperta e non
riesco a
chiedergli nulla, ma resta il punto che mi ha fatto venire un dubbio: a
Edward,
gli ho detto sì?
<<
Oh, Bella, eccoti! >> Tanya mi afferra per un
braccio e mi spinge lontano da tutti e mi porta in una camera. Sembra
quasi spaventata,
e la cosa che mi fa preoccupare è che a malapena mi ha dato il tempo di
mettere
piede in casa sua.
<<
Che cosa succede? >> Si tormenta le mani e
cerca di non toccarsi i capelli già acconciati.
<<
Ieri sera... >>
<<
Oddio! Hai tradito Luke? >> Dico
immediatamente con gli occhi sgranati già euforica di essere la prima a
sapere
uno scoop così succulento.
<<
Cosa? No! >> Mi ricompongo e cerco di non
guardarla, diciamo che come ipotesi non era poi campata per aria.
<< Hai
dato per certo che io abbia combinato qualcosa ieri sera, questo mi fa
dedurre
che non mi sono comportata bene. >>
<<
Con me o in generale? >> Chiedo incrociando le
braccia al petto. Tanya si passa una mano sul viso e infine si siede su
una
sedia – l’unica che c’è nella stanzetta dove sembra siano state messe
le cose
inutili.
<<
Ti chiedo scusa, per ieri intendo. >> Mi muovo
agitata sul posto. << Non posso negare che per quanto volessi che
tu ci
fossi... >> Si blocca per sospirare. << Mi sono comportata
male.
Non eri lì per fare foto e video, eri lì per divertirti o comunque per
passare
una gradevole serata. Ci sei solo in una foto, lo sai? >>
Aggrotto la
fronte e lei sorride. << Veramente sono due; le ho fatte prima
che
salissi in limousine. Una è con Jake, mentre vi guardate prima di
baciarvi e
l’altra è con Edward. >> Perdo un battito ma non mi muovo, forse
non
respiro nemmeno.
<<
Oggi per te è un giorno importante, io non voglio...
non voglio che tu abbia altri pensieri. Goditi questa giornata, ok?
>>
Non aspetto che risponda, mi muovo verso la porta, ma prima che io
riesca a
uscire dalla stanza, riprende a parlare.
<<
Quando riparti? >>
<<
O domani o dopodomani, perché? >> Come unica
risposta ottengo un’alzata di spalle, me la faccio bastare ed esco da
quella
stanza, dove Tanya era fin troppo umana.
<<
Sono stremata. >> Ammetto buttandomi sulla
piccola panchina nel giardino di mia zia. Jake ride e mi si siede
accanto.
<<
Ma se non siamo nemmeno ancora arrivati in Chiesa!
>> Un verso strozzato esce dalle mie labbra mentre la mia testa
si lascia
cadere all’indietro con gli occhi chiusi.
<<
Sono stufa degli sguardi dei miei parenti: nemmeno
fossi un alieno! >> Di scatto apro gli occhi e mi raddrizzo per
poi
voltarmi con tutto il corpo verso di lui. << Hai notato come mi
guardano?
>> Chiedo con gli occhi sgranati e gesticolando come una pazza.
Jake
annuisce e mi lascia parlare. << Ok, non ho più diciotto anni,
non sono
più grassottella, mi trucco, ho un bel visino e ho delle gambe da
urlo... per
non parlare del mio seno che per quanto piccolo si fa notare. Sono una
bella
ragazza ma non per questo stare sotto il loro sguardo mi faccia
piacere. Mi
spaventano, mi mettono ansia. Non ho più diciotto anni, che cosa si
aspettavano? Di vedermi vestita di nero per nascondere le mie forme fin
troppo
"anormali"? >> Dopo lo sfogo, lo ammetto, mi sento meglio.
Jake
mi circonda le spalle con un braccio e mi trae a sé.
<<
Non sei più quella diciottenne piena di paure e con
zero fiducia in se stessa, quindi ignorali. Anche se ti fermano e ti
guardano
come se fossi un fenomeno da baracconi, alla fine lo fanno per invidia
o perché
sono felici di vederti così stupenda. >> Alzo lo sguardo e
sorrido.
<<
Perché sei gay? >> Chiedo sussurrando e lui
ridacchia per poi abbassare il viso e lasciarmi un lieve bacio sul naso.
<<
Non te lo aveva ancora detto nessuno che l’uomo
perfetto è gay? >>
<<
Io sapevo che il principe azzurro lo fosse, non
l’uomo perfetto. >> Mi fingo disperata e lui mi posa un altro
bacio, ma
questa volta sulla fronte.
<<
Mi spiace essere io a darti queste brutte notizie.
>> Nonostante tutto, riesce a farmi ridere.
<<
Sei stupenda. >> Mi volto appena, giusto per
ammirarlo senza iniziare a sbavare.
<<
Non dovresti stare dalla parte dello sposo? >>
Chiedo continuando a guardare l’altare dove per ora c’è solo Luke, che
sembra
in piena crisi. Magari ha capito che sposare quella strega è troppo
anche per
lui.
<<
Preferisco stare qui, c’è una visuale sicuramente
migliore. >> Accenno un sorriso. Chissà perché non credo che la
“visuale”
di cui parla siano gli sposi.
<<
Quando parti? >> Gli chiedo dopo un paio di
minuti. Edward sorride e si volta meglio verso di me.
<<
Perché me lo chiedi? >> È fin troppo
divertito, ma d’altronde ha ragione, perché gliel'ho chiesto? Non
dovrebbe
interessarmi... vero? O forse sì?
<<
Io immaginavo che saresti stato tu il testimone di
Luke... ohm... ho interrotto qualcosa? >> Chiede infine Jake
sedendosi
accanto a me ma guardando Edward.
<<
Dovevo essere io, ma ho rifiutato. Non ho intenzione
di mettermi sulle spalle un tale peso. Soprattutto non voglio firmare
per una
cosa a cui non credo. >>
<<
Wow, >> Jake gli da una ponderosa pacca sulla
spalla. << grande Edward! E che faccia hanno fatto quando
gliel'hai
detto? >> Jake è tutto preso ed entusiasta ma... lo sguardo di
Edward è puntato
su di me.
<<
Erano abbastanza scioccati ma hanno cercato di non
darlo a vedere. Luke è stato razionale come sempre, ha cercato subito
un altro
testimone. >> Jake pare abbastanza deluso ma alza le spalle
girandosi
nuovamente verso l'altare.
<<
Comunque parto dopodomani. >> Mi mormora
all'orecchio facendomi sorridere.
<<
Che combinazione... anch'io. >> Il nostro è un
semplice scambio di sussurri ma è inevitabile che Jake sorrida.
<<
Nonostante tutto non è stato male. >> Dice
Jake tirando su col naso e cercando di non piangere. Io cerco di non
ridere e
Edward lo guarda quasi scandalizzato.
<<
Sta dicendo sul serio? >> Mi chiede Edward
fuori dalla Chiesa.
<<
Purtroppo sì. >>
<<
Oh Edward! Secondo te capiteremo vicini al tavolo?
>> Automaticamente alzo un sopracciglio; la voce acuta e stridula
proviene da dietro di me, ed è di una donna. Devo ricominciare a
strozzare
galline?
<<
Ciao Irina; sinceramente non lo so. Da quello che ho
capito i tavoli sono tutti uniti tranne quello degli sposi che è al
centro del
salone. >>
<<
Che megalomani. >> Edward mi guarda con gli
occhi sgranati e io mi copro velocemente la bocca. Non dovevo dirlo,
soprattutto perché non so chi sia questa oca e soprattutto perché è il
giorno
del matrimonio, dovevo contenermi, o pensarlo solamente.
<<
Devi essere Bella. >> La ragazza dai capelli
rossicci mi affianca e mi porge una mano, io l'afferro con un po'
d'incertezza.
<<
Sì, sono io. Tu sei? >> Solo ora noto che Jake
è stato rapito da una mia vecchia zia.
<<
Un'amica di Luke, ma ora, dopo anni, posso definirmi
anche amica di Tanya. >>
<< Sai perché si sono sposati? >> Chiede divertito Edward.
<<
No, ma probabilmente dopo che sopporti per più di un
anno una persona, impari a conoscerla o comunque a non disprezzarla
come i
primi tempi. Comunque, >> Dice rivolgendo il suo sguardo a me.
<<
La decisione di disporre i tavoli in quel modo è stata mia, ma Tanya
non ha
accettato, fino a ieri mattina si è scervellata a fare tanti tavoli non
affollati per tutto il salone, in modo da far felici tutti. >>
<<
Che carina. >> Dico ironicamente, però
cercando di non farglielo capire.
<<
So che non avete un bel rapporto, però Tanya è
cambiata, non è più la ragazza vanitosa che adora stare al centro
dell'attenzione. Oddio, un po' è ancora così ma è cresciuta e sono
certa che
dei cambiamenti li hai fatti anche tu. >>
<<
Cambiare è normale, è la natura umana che fa il suo
processo. >> Ribatto cercando di non agitarmi.
<<
Esatto, comunque ci vediamo più tardi, magari
riprenderemo questo discorso. >> Irina lascia un bacio sulla
guancia di
Edward e mi saluta con la manina mentre si allontana. Mi viene
automatico
incrociare le braccia al petto e guardarlo male, e non mi è difficile
vedere il
suo compiacimento.
<<
E' fin troppo piena di sé. >>
<<
Non pensavo giudicassi o comunque riuscissi a capire
una persona da una frase o da... un bacio. >>
<<
Infatti non mi sono basata solo su quello! >>
Alza un sopracciglio. << Non indossa nemmeno il vestito bianco!
Se è
tanto amica della sposa, perché lei si è potuta mettere un vestito
qualunque?
>> Sì, sto facendo i capricci, ma ho ragione io!
<<
Sei deliziosa anche mentre sei alterata. >>
<<
Edward! >> Sbuffando mi allontano da lui ma mi
fa fare a malapena due passi che mi riprende e cercando di non farsi
notare da nessuno
mi porta in un posto appartato, dove nessuno ci vede.
<<
Finalmente soli. >> Dice tenendomi per la
vita.
<<
Soli un corno! Sono arrabbiata con te. >>
<<
In questo momento non m'importa. >> Blocco le
sue mani che stavano accarezzando i miei fianchi e sgrano gli occhi.
<<
Ti ho detto di sì. >> La mia non è una
domanda, non ricordo quando e come ma sono più che certa - dai suoi
comportamenti - di avergli detto di sì.
<<
Puoi sempre cambiare idea. >> Dice non molto
contento, non muovendo le sue mani dai miei fianchi.
Oramai
gli ho detto di sì... perché dovrei tirarmi indietro?
Lentamente
mi avvicino e le mie mani si vanno a posizionare
dietro al suo collo e in un battito di ciglia incollo le mie labbra
alle sue.
Inutile dire che non si tira indietro, inutile anche specificare che il
bacio
in breve si fa più acceso, e poco importa che non siamo collaudati, che
le
labbra vengono morse, che non andiamo a tempo... è uno dei baci
migliori degli
ultimi tempi.
<<
Smettila! >> Mormoro pizzicandogli la mano, appoggiata
sulla mia coscia. Ridacchiando si ricompone e cerca di ascoltare il
discorso
del testimone dello sposo, ma a essere sincera è un po' una palla
ascoltare una
persona che continua a dire che Tanya e Luke sono perfetti, due metà
della
stessa mela e bla bla bla. Come ho detto quando sono arrivata? Tempo un
anno e
mi ritroverò Tanya nel mio ufficio. Ci metto entrambe le mani sul
fuoco.
Irina
alla fine è capitata nel nostro stesso tavolo ma devo
ammettere che si è dimostrata più simpatica del previsto. Meglio per
lei. Jake
ha mangiato come poche volte gli ho visto fare ma almeno ha smaltito
tutto
ballando con chiunque gli capitasse accanto. Sapere che si diverte mi
fa
solamente piacere, se le cose sarebbero state un mortorio, mi avrebbe
fatto due
palle per tutta la vita. Meglio così.
<<
Non possiamo starcene nascosti per tutto il tempo.
>> Dico tra un bacio e l'altro continuando ad avvicinarlo a me. E
chi
vuole farselo scappare?
<<
E' vero, ma come posso farti tornare come se nulla
fosse verso il tavolo? >> Sorrido e gli poso un lieve bacio
all'angolo
della bocca.
<<
Invitami a ballare. >> Con un sorriso, mi
porta verso la pista, non chiede e io scoppio a ridere tirandogli uno
schiaffo
sul braccio.
<<
Jake ma... puzzi! >> Dico dopo un po' che
siamo in auto per tornare verso casa. Il mio amico sbuffa e mi guarda
male
continuando a guidare.
<<
La colpa è di tua zia Milly, ha un profumo
nauseante. >> Rido a crepapelle.
<<
Penso usi lo stesso profumo puzzolente da trentanni.
Pensa che non l'ho nemmeno vista. >> Dico ridacchiando.
<<
Per forza, hai passato tutta la sera nascosta con
Edward! Sono geloso, invidioso e arrabbiato! Hai ballato solo quattro
balli con
me! >> Alzo gli occhi al cielo.
<<
Non preoccuparti, prima di andare a fare la nanna ti
sciuperò. >> Torna a guardarmi alzando un sopracciglio.
<<
Non sono Edward, questa offerta non mi piace.
>> Ridendo mi faccio trascinare da una
battuta
più stupida dell'altra ma devo ammetterlo... è stato
veramente un bel matrimonio.
<<
Però ti piacerebbe che te la facesse Edward, eh?
>> Chiedo maliziosamente.
<<
Oddio, ti ha trasformata in un mostro malizioso.
>> Ridacchio.
<<
Ammettilo che sei invidioso! >> Dico
puntandogli un dito contro.
<<
Anche se fosse, non te lo direi. Ci godresti
solamente, e a quanto pare Edward riesce a fare abbastanza da solo.
>>
Sospiro sognante stravaccandomi sul sedile.
<<
Dillo che vorresti una vagina. >>
<<
Sai cosa vorrei? Che ti azzittissi! >> Scoppio
a ridere per poi afferrare la sua mano sul cambio.
<<
Sei il migliore amico gay sulla faccia della Terra. >>
Alzando gli occhi al cielo, accende la radio e inizia a cantare, cioè
stonare.
Sì, parenti a parte è stata veramente una bella giornata.
__
Note
dell’autrice – oddio
che parolone!
Alla
fine gli ha detto “sì”. Alla fine ci hanno
dato “dentro” di nascosto. Alla fine il matrimonio non è stato così
tremendo,
anche se inizialmente Bella stava per fare uno sterminio di massa.
Ovviamente
avrebbe fatto solo bene; maledetti parenti.
Prima
che me ne dimentichi!
Cliccando su questo link,
trovate il set di com'era vestita Bella al matrimonio. Scelta un po'
ardua far
vestire tutte le donne di bianco, ma se non avessi fatto così, non
avrei fatto
capire com'è strana Tanya.
Mi
siete mancati, scrivere mi è
mancato, le vostre recensioni che riescono praticamente sempre a
strapparmi un
sorriso mi sono mancate e di conseguenza... spero di ritrovarvi, non
dico
tutti, pretendo troppo, ma almeno qualcuno.
A
presto, prima di un mese :P Jess.
|
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Capitolo 12 *** Tutto in discesa. ***
Introduzione:
Non prendetevela con me! Incolpate Bella
e le sue
stupide idee! È colpa sua se avete dovuto aspettare quasi un mese u.u
io giorno
dopo giorno aggiungevo qualcosa al capitolo ma... c’era una parte che
non mi
convinceva, e di conseguenza non riuscivo ad andare avanti come si deve
ma l’importante
è che alla fine io abbia risolto. Tutto in due ore tanto per essere
precisa xD
Allora,
manca poco
alla fine, non so ancora quanti capitoli ma pochi. Il titolo del
capitolo penso
dica già molto, ma comunque voglio solo dirvi che ci sono passi avanti
sotto
tutti i punti di vista. (Sì, io e i miei passi avanti siamo una
maledizione!
Chi ha letto Travolgimi
sicuramente ha capito di che cosa sto parlando)
Purtroppo
neanche
questa volta ho potuto rispondere alle recensioni, ma faccio una
piccola promessa,
prima che arrivi il prossimo capitolo risponderò a quelle di questo.
Ragionamento
un po’ confusionario ma spero mi abbiate capita, e soprattutto che le
recensioni ci siano!
Prima
di salutarvi
e quindi lasciarvi finalmente in pace a leggere di questi disgraziati,
mi
faccio un po’ pubblicità, ci tento almeno... nemmeno due settimane fa
ho
pubblicato una nuova storia: “Splendida
bugia”
ma diciamo che non sta andando proprio bene... quindi se voleste
passare, siete
i benvenuti.
Un’ultima
cosa – lo
so che mi state odiando e che praticamente nessuno avrà letto tutto
quello che
ho scritto, ma questa cosa è importante, almeno per me. Nel gruppo,
ho
chiesto se c’è qualcuno che magari è disposto a venire a Torino per
passare una
giornata con me e con altre magari autrici o comunque lettori di EFP...
se può
interessarvi, basta dirmelo :) ora posso finalmente lasciarvi alla
lettura e
grazie dell’attenzione!
~
Hopeful
heart.
Capitolo
dodici:
Tutto in discesa.
Isabella pov:
<< Che cosa stai facendo? >>
Chiedo a
Jake non appena entro in camera.
<<
Non fare
domande stupide, è evidente quello che sto facendo. >> Alzo gli
occhi al
cielo e mi chiudo la porta alle spalle fingendo di non notare quanto
sia
scontroso. Sarà in questo stato perché non ha fatto colazione?
<<
Ok,
rettifico la domanda: perché stai facendo la valigia? >> Si volta
verso
di me con gli occhi sgranati.
<<
Forse
perché dobbiamo partire? >> Ok, giuro che lo strozzo! Solo io che
sono
donna e ho il ciclo mensilmente posso permettermi di essere
schizofrenica! Lui
non ha scuse accettabili per esserlo.
<<
Ora? Oggi?
>> Chiedo stupita, poiché sono certa di aver cambiato il giorno
di
ritorno giusto ieri sera prima di andare a dormire ma... oh! A Jake non
l'ho
detto!
<<
E quando
vorresti partire? >> Chiede senza guardarmi, ovviamente sempre
scontrosamente.
<<
Beh
veramente... >> Dico mentre mi gratto la testa un po' incerta se
dirglielo adesso e a parole oppure con un messaggio quando sono
abbastanza
lontana da non sentire le sue urla.
<<
Che
cos'hai combinato? >> Ora la sua attenzione è tutta su di me e io
capisco
di non poter più scappare. Mi dovrò sorbire le sue urla e anche il suo
tono
scontroso per un po’.
<<
Beh...
dopo che ti sei addormentato, ieri sera, dopo il matrimonio... beh ho
cambiato
il giorno del rientro. >> Quando vedo i suoi occhi sgranarsi,
metto
subito le mani di fronte a me, in modo da bloccarlo prima che apra
bocca.
<< Solo di un giorno! Domani sera partiamo, giuro! >> Jake,
sorprendendomi, non urla, non gesticola e non fa uno dei suoi soliti
sermoni, bensì
mi guarda sornione, si mette persino con le braccia incrociate.
<<
Come mai
domani? Ti è per caso venuta un'insana voglia di stare in famiglia?
>> Chiede
sospettoso. Diamine! Mi conosce troppo bene, e questo non è di certo
una cosa
positiva.
<<
Sssì, diciamo
di sì. >> Sono una pessima bugiarda, almeno con lui.
<<
Non è che
per caso un certo bel ragazzone dai capelli ramati e gli occhi verdi
parte
proprio domani sera per tornare a casuccia sua? >>
<<
Perché,
Edward parte domani? >> Chissà come mai ho subito capito che
stesse
parlando proprio di quel ragazzone
dai capelli ramati e gli occhi verdi... d’altronde ce ne sono
un’infinità di
ragazzi con queste caratteristiche. Mannaggia, avrei dovuto fare
colazione,
almeno sarei stata meno acida anch’io.
Un
suo dito si
protende verso il mio viso. << Non fare la finta tonta! >>
<<
Ok, mi
arrendo. >> Alzo le mani fino al viso. << Mi hai scoperta.
E
comunque non c'è niente di male, no? Che vuoi che sia un giorno in più?
>> Incrocio le braccia al petto. Un suo sopracciglio si alza, non
mi
crede minimamente.
<<
Per te una
tragedia. Comunque va bene... spero solo che ne valga la pena. >>
<<
Stai già
facendo le pulci? Le valige sono pronte? >> Ed ecco mia madre
all'attacco, signori e signore!
<<
Veramente
ho deciso di rimanere ancora un giorno. >> Dico sedendo al
bancone della
cucina mentre lei prepara il pranzo. Sorpresa si volta nella mia
direzione e
fingo un sorriso.
<<
Dici sul
serio? Vuol dire che il matrimonio non è stato così tremendo come
credevi.
>>
<<
Ti dirò, è
stato piacevole. Tanya mi ha addirittura sorpresa. >>
<<
Sta per
finire il mondo? >>
<<
Beh in
effetti dicono che nel 2012 moriremo tutti. >> Fa un gesto con la
mano
come per scacciare la cosa.
<<
Che cos'ha
fatto per stupirti? >>
<<
Mi ha
chiesto scusa. >> Dico con le braccia incrociate appoggiate al
bancone.
<<
Vuol dire
che le cose tra voi si sono risolte? >>
<< Non lo so, >> Dico alzando le spalle. << il
passato
comunque non si può cambiare. >>
<<
Questo è
vero però perdonare è possibile, penso di avertelo insegnato. >>
<<
Non penso
di avercela ancora con lei, è solo che... sono accadute tante cose...
>>
<<
Sì, ma risale
tutto a quando eravate piccole, non ora. Ora siete cresciute, perché
pensare
ancora al passato? >>
<< Dovresti fare questa domanda anche alle tue sorelle, hai visto
come mi
guardavano ieri? Oppure quello che mi dicevano? Che cosa si
aspettavano? Che
fossi ancora una ragazzina? Che fossi ancora la povera pecora nera
della
famiglia? >> Wow, oggi non è proprio giornata, mi scaldo in
fretta e
questo mi porta a gesticolare come una pazza.
<<
Hanno
visto tutti che ora stai bene, non dovrebbe interessarti quello che
dicevano o
come ti guardavano. >>
<<
In realtà
non m'interessa ma ripeto, dimenticare e perdonare non è facile.
>>
<<
Ora hai Jake,
pensa solo alle cose belle che ti ha donato la vita. >> Sorrido
addolcendomi; questi sbalzi di umori non sono normali... forse mi deve
arrivare
il ciclo. Probabile.
<<
Ti piace
tanto Jake, vero? >> Mia madre si volta per mescolare qualcosa in
un
grosso pentolone. Che cosa ci sarà dentro? Arti di piccoli bambini? O
lucertole
in salamoia? Bleah!
<<
Penso sia
evidente, è un bravo ragazzo e si vede che ti vuole bene. >>
<<
Sì, è davvero
unico. >> Dico sorridendo, cercando di non pensare al pentolone.
<<
Però non
ne sei innamorata. >> La sua affermazione mi pietrifica, non so
più che
cosa ribattere. Mi sorride divertita. << E sei abbastanza grande
da
sapere che tradire è sbagliato, soprattutto col lavoro che fai. Ne
senti di
tutti i colori, non puoi voler far soffrire quel povero ragazzo, non
trovi?
>>
<<
Non so di
cosa stai parlando. >> Lei ridacchia.
<<
Sei
veramente brava a mentire, ma ti ho visto con i miei occhi e fatti dire
una
cosa, anche Edward ha sbagliato, poiché oltre a farti tradire il tuo
fidanzato,
non si è preoccupato di baciarti al matrimonio di tua cugina – poteva
beccarvi
chiunque – e tra l’altra ha sbagliato facendo l'amicone con Jake, non
se lo
merita. >> Renée si sta infervorando ma non sta veramente
giudicando, più
che altro non le piace che Jake possa soffrire. Potrei mai dirle la
verità? O
anche solo una parte?
<<
Ok, è
giusto che tu lo sappia, ma non voglio scenate, occhiate scioccate o...
non
voglio niente, non devi nemmeno urlarmi nella tua mente, va bene?
>>
Arriccia
le labbra.
<< Non prometto niente. >> Distendo le braccia sul pianale
e mia
madre afferra una mia mano.
<<
No, mamma,
devi promettermelo. E soprattutto non devi dire niente a nessuno...
solo a
papà, e quando io non sarò più in città. >>
<<
Mi stai
chiedendo tanto, Bella. >>
<<
Può
essere, ma dopo che saprai la verità, capirai perché te lo sto
chiedendo.
>> Sospira e infine annuisce.
<<
Te lo
prometto. >>
<<
Jake non è
il mio fidanzato, è il mio migliore amico. Si sta fingendo il mio
fidanzato per
farmi un piacere, per non far sì che io venissi da sola... nella tana
dei lupi.
>> Forse ho parlato a raffica.
Non
saprei
descrivere lo sguardo di mia madre, posso dire che non prova pena o
rabbia per
quello che le ho detto, però il fatto che non distolga lo sguardo dal
mio e che
non stia parlando da due minuti buoni... beh è un segno. E non saprei
dire se
sia positivo.
<<
E sei
fidanzata con Edward? Se sì, perché non ti sei portata lui fin
dall'inizio?
>> Renée toglie la sua mano dalla mia e io torno a incrociare le
braccia,
ma questa volta al petto.
<<
Edward
l'ho conosciuto qui. >>
<<
Perché hai
finto di avere un fidanzato? >>
<<
La vera
domanda è: perché tu eri convinta che io ce l'avessi? >> Si porta
una
mano sul viso.
<<
Non dovevi
farlo, Bella. Qui ti vogliamo tutti bene, forse sbaglieremo le parole,
i modi,
ma sei parte della famiglia, ti avremmo accettata anche senza un
fidanzato.
>>
<<
Avevo
comunque bisogno di Jake, è il pilastro stabile della mia vita.
>>
Sospira a corto di parole.
<<
E di
Edward cosa mi dici? >> Ci penso qualche attimo.
<<
Mi piace.
E' interessante, ma non so dirti che intenzioni ho, abbiamo. Voglio
conoscerlo
meglio ma non chiedermi del futuro, sono reticente alle storie serie.
>>
<<
Penso che
senza che te ne sia accorta sia seria più di quanto credi. >>
<<
Bella?
>> Sorrido.
<<
Ciao
Edward, disturbo? >> Dico rimanendo sulla porta di casa.
<<
No, no
vieni pure. >> Entro e mi guardo attorno curiosa. La casa di Esme
è
veramente molto luminosa e ariosa, mi piace.
<<
C'è
qualcuno in casa? >>
<<
Veramente
no. Jake? >>
<<
E' andato
con mia madre a fare compere. >> Alza le sopracciglia.
<<
E perché
tu non sei andata? >> Devo essere sincera?
<<
Perché
volevo vederti. >> Più sincera di così non potevo essere. Sorride
dolcemente abbassando lo sguardo.
<<
Vai sempre
al punto, vero? >>
<<
Per il mio
lavoro è essenziale essere diretta. >> Annuisce tornando a
guardarmi.
<<
Io sapevo
che gli avvocati dovessero sempre girare attorno allo stesso punto
senza mai
arrivarci. >> Alzo le spalle.
<<
Può
essere. Che cosa stavi facendo? >> Chiedo più per cambiare
discorso che
vero interesse.
<<
Stavo per
andare a fare una doccia. >> Dice passandosi una mano tra i
capelli.
Faccio schioccare la mia lingua e guardo ovunque tranne che nei suoi
occhi.
<<
E non
dirmi che hai bisogno di qualcuno che ti lavi la schiena. >>
Perché non
riesco mai a chiudere la mia dannatissima bocca?
Lo
sento
ridacchiare. << Ti stai per caso proponendo come volontaria?
>>
<<
Ovvio che
no! Mi farei pagare, lavare la schiena è un lavoro duro. >>
Scoppia a ridere
e io lo seguo poco dopo.
<<
Mi fa
piacere vederti. >> Dice guardandomi intensamente. Abbasso lo
sguardo e
muovo i capelli in modo agitato.
<<
Mi offri
un caffè? >> Annuisce e mi fa strada verso la cucina
più bella che io abbia mai visto.
<<
Wow.
>> Edward si guarda stupito verso di me e io indico la cucina.
<< È
stupenda. >> Spiego.
<<
Ah. E io
che pensavo fossi affascinata da me. >> Mi fa l’occhiolino mentre
sorrido
scuotendo il capo. << Comunque questo splendore è stato scelto da
mia
madre: fa l’arredatrice. >>
<<
Ha davvero
un ottimo gusto, mi piace molto. >> Annuisce e si mette a
preparare la
caffettiera.
<<
Quindi,
anche tu, parti domani? >>
<<
Già. Il
volo delle 15.05. >> Si volta stupito. >>
<<
Anch’io.
Lo hai fatto a posta? >> Chiede divertito. Scoppio a ridere.
<<
No, è che
c’era quello oppure alle due di notte e... sinceramente a quell’ora
preferisco
dormire. >>
<<
Soprattutto con Jake accanto. >>
<<
Oh sì,
dovresti sentirlo come russa. Ti fa proprio fare dolci sogni. Ti
stimola il
sonno. >> Scoppia a ridere.
<<
Bella
ma... cosa ti aspetti? >> Sbatto le palpebre confusa.
<<
In che
senso? >>
<<
Da noi.
>> Sgrano gli occhi. Non può avermelo veramente chiesto. Anche
perché...
certe domande, fatte soprattutto da un ragazzo... beh implica che lui
non vuole
niente di serio, che desidera solo divertirsi. Io cosa voglio? <<
No,
aspetta, ti spiego: ieri sera mi sono ritrovato a parlare con mio
cugino e
diciamo che gli ho parlato di te ma in modo... beh senza fare nomi o
stare a
spiegare e lui mi ha consigliato di chiedertelo poiché stiamo per
tornare a
casa... e si sta per tornare alla vita normale, di sempre. >>
Sono senza
parole.
<<
Ehm... non
so che cosa dire. >> Un po’ scombussolata mi siedo sullo sgabello
della
penisola e lui si appoggia al bancone rimanendomi di fronte.
<<
Non voglio
che inizi a... ragionarci, voglio solo che tu sappia che mi piaci. E
che mi
piacerai anche in America. >>
<<
Beh... a
me questo basta. Cioè... anche tu mi piaci. Non sarei qui altrimenti e
non ti
avrei baciato ieri al matrimonio di mia cugina, rischiando tra l’altro
di...
venire beccata e passare per una sgualdrina, quindi è ovvio che tu mi
piaccia
ma se ti riferisci a una relazione seria... beh io non sono per quelle
cose.
Io... >>
<<
Tu eviti i
sentimenti, lo so. Me lo hai detto quando eri ubriaca. >>
<<
Bene.
>> Dico scioccata abbassando lo sguardo. Sono la rana dalla bocca
larga
quando bevo.
<<
Ecco il
caffè, quanto zucchero? >> Tutto il barattolo riuscirebbe ad
addolcirmi?
<<
Oh. Che...
che succede? >> Chiedo fermando mio padre non appena entro in
casa;
Charlie mi sorride e allarga le braccia.
<<
Una cena
tutta per te. >> Sgrano gli occhi.
<<
Eh?
>> Chiedo confusa e mio padre ride per poi portare un suo braccio
dietro
le mie spalle e spingendomi verso la cucina, cioè verso i rumori, i
brusii che
sentivo.
<<
Bella!
>> Urla mia madre quando mi vede sulla porta.
<<
Mamma!
>> Dico nel suo stesso modo, cioè a tono alto, l’unica differenza
è che
io sono quasi terrorizzata dalla presenza dei miei parenti nella cucina
di mia
madre, mentre lei è entusiasta di vedermi.
<<
Suvvia,
vieni! Ora che sei arrivata possiamo finalmente brindare. >> Mio
padre mi
spinge e io mi faccio largo tra i miei zii e cugini.
<<
Brindare?
>> Chiedo sconcertata una volta che sono accanto a mia madre, con
un
bicchiere di spumante in mano. Quando l’ho afferrato? Chi me l’ha
passato?
<<
Sì, perché
domani partirete, te e Jake, e quindi abbiamo pensato di salutarvi con
una cena.
>> Mia madre è contenta e io non riesco a rovinare tutto dicendo
che non
ce n’era bisogno oppure che non volevo proprio festeggiare a causa dei
parenti
che ha deciso d’invitare quindi mi ritrovo a sorridere e a posarle un
bacio
sulla guancia.
<<
Grazie
mamma. >> Mi scambio un’occhiata con Jake che mi fa l’occhiolino
e il mio
sorriso si fa un po’ più vero.
<<
Vivete
insieme? >>
<<
No.
>>
<<
Andrete a
vivere insieme? >>
<<
No.
>>
<<
Avete
entrambi lavori sicuri? >>
<<
Sì.
>>
<<
Avete già
parlato di matrimonio? >>
<<
Di figli?
>>
<<
Il tuo
lavoro ti assicura la maternità? >>
<<
Come si
spengono? >> Mi chiede Jake sottovoce mentre io bevo un sorso
d’acqua.
<<
Quando lo
scopro te lo dico. >> Sorride e continua a rispondere alle
domande
impertinenti delle mie zie. Emmett ride sotto i baffi, il disgraziato
si è
seduto proprio di fronte a me, così da poter vedere ogni smorfia che
faccio al
susseguirsi delle domande.
Rispondo
con
educazione a ogni quesito che mi viene posto, ovviamente sorridendo
ogni volta
– penso che mi verrà una paralisi mentre dormirò ma questo è un
dettaglio,
l’importante è far azzittire in qualche modo i miei parenti.
<<
Basta con
le domande per favore, non vorrete anche sapere quante volte andiamo in
bagno a
fare la pipì... >> Lo dico ridacchiando, così da non far capire
che sto
dicendo sul serio e soprattutto non ho voglia di offendere nessuno, a
quel
punto sarebbe la mia fine, di questo ne sono certa. Le mie zie ridono e
io me
ne compiaccio.
<<
Tesoro ma
è una vita che non ti vediamo, se non c’informiamo ora che sei qui, di
fronte a
noi, quando dovremmo farlo? >> Certo... ha senso. Sempre se
fossero
veramente interessate, ma non lo sono e lo si vede dalle loro domande.
Pensano
che io e Jake stiamo per convolare a nozze – mai ipotesi poteva essere
più
lontana dalla verità.
<<
Grazie per
esserti comportata bene. >>
<<
Di niente.
>>
<<
Sei
proprio cresciuta. >>
<<
Grazie
mamma. >>
<<
Non sto
scherzando. >> La guardo con un sopracciglio alzato. <<
Qualche
anno fa di fronte a tutte quelle domande ti saresti alzata e avresti
mandato
tutti al diavolo. >>
<<
L’intenzione c’era e c’è ancora... ma non lo farò. E lo faccio per te.
Ci
tieni, vuoi fare bella figura e soprattutto è giusto che te la tiri un
po’ per
aver cresciuto una figlia così perfetta. >> Mi pavoneggio un po’
e mia
madre ride per poi porgermi una torta come dolce.
<<
Non fare
la scema, non sei perfetta! Ma è vero, mi piace tirarmela quando posso
e quando
si parla di te, posso farlo. >> Sorrido dolcemente, sapere che a
modo suo
mia madre è orgogliosa di me... beh mi fa piacere. Vuol dire che tutto
sommato
non sono una continua delusione.
<<
Vorrei
proporre un brindisi. >> Mio padre si alza catturando
l’attenzione delle
dodici persone al tavolo e io lo guardo quasi spaventata. Che cos’avrà
in
mente.
<<
Voglio
fare un brindisi a mia figlia, alla mia bambina che è diventata una
donna. Che
si è costruita da sola, che è riuscita a vivere in un altro stato con
solo le
sue gambe... a te che dopo venticinque anni ci rendi ancora orgogliosi.
Grazie.
>> Cerco di trattenere le lacrime e alzo il bicchiere con lo
spumante per
ringraziarlo.
Jake
mi accarezza
la schiena con una mano e mi posa un bacio su una tempia.
<<
Ehi! Non
dirmi che piangi? >>
<<
Ci credi
se ti dico che mi sto trattenendo appena? >> Mi stringe a sé e mi
riempie
di baci facendo uscire gli occhi a cuoricini alle mie zie.
<<
Dillo, hai
fatto sesso con Edward. >> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake si
butta
sul letto con la delicatezza di un ippopotamo.
<<
Magari! In
realtà mi ha detto che gli piaccio tanto. >>
<<
Scusa
ma... dov’è la novità? >> Butto la testa all’indietro e porto le
braccia
in alto.
<<
È una
novità! Perché ha detto che vuole vedermi anche quando saremo a casa.
>>
<<
Ripeto:
dov’è la novità? >> Sbuffo non guardandolo e prendo a slacciarmi
la
camicetta per poi togliermela e rimanere in reggiseno.
<<
Ho paura.
>> Ammetto sempre con gli occhi bassi.
<<
Non devi
averne. >> Mormora avvicinandosi.
<<
Lo so
ma... in un giorno troppe emozioni, e non mi fa bene. >>
<<
Oh invece
sì! >> Dice sorridendo accarezzandomi le braccia. << Questa
vacanza
ci voleva proprio. Almeno ho scoperto che hai veramente delle emozioni.
>> Ridacchio.
<<
Grazie per
essere venuto. >>
<<
Oh no,
quello non l’ho fatto. >> Faccio una smorfia mentre gli tiro un
lieve
pugno sullo stomaco facendolo ridere. << Comunque di niente. Per
te
questo e altro. >> Lo abbraccio e lo stringo forte a me.
<<
Dici che
riuscirò a non rovinare tutto? >> Lentamente mi allontana per
guardarmi
negli occhi.
<<
Bella...
hai risolto con Alice, hai chiarito con i tuoi genitori, hai fatto
finalmente
vedere che donna fantastica sei ai tuoi parenti e... e ti chiedi se c’è
la
possibilità di rovinare qualcosa? No, non rovinerai nulla e sai perché?
>> Scuoto il capo di nuovo con le lacrime agli angoli degli occhi.
<<
Perché ora
la strada è tutta in discesa. >>
__
Note
dell’autrice – oddio
che parolone!
Bella
ha paura, è normale no? Come dicevo ci sono stati passi avanti sotto
tutti i punti di vista, voi che ne pensate? Ditelo che pensavate che
fosse
successo qualcosa tra Edward e Bella eh?!?! *ammicca spudoratamente*
No, non è
successo niente, no lei non gli ha lavato la schiena u.u sono perfida,
lo so,
ma il rating è arancione, non rosso!
Il
prossimo
capitolo non ci metterà molto ad arrivare, credo. Comunque all’incirca
una
settimana :) un abbraccio e grazie a tutti, ovviamente spero che il
capitolo vi
sia piaciuto! Jess.
|
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Capitolo 13 *** Tutto tremendamente in piano. ***
Introduzione:
Buonasera mie adorate, adorati nel caso
ci siano,
passata una buona settimana? Io più o meno, diciamo che a quanto pare i
problemi mi perseguitano, ma lasciamo perdere... allora, non so se sia
una
buona o una cattiva notizia ma... questo è l’ultimo capitolo, lo so non
ve lo
aspettavate, sinceramente nemmeno io ma oggi scrivendo beh... ho
concluso
tutto.
Non
penso ci sarà un epilogo,
non penso servi, non so nemmeno se ho scritto qualcosa che riuscirà a
non farvi
storcere la bocca. Non voglio deludervi – ho deluso anche troppe
persone
ultimamente e aggiungere anche voi nella lista non mi sembra il caso –
e soprattutto
non voglio che vi deludano i personaggio, ma non voglio perdermi in
chiacchiere, questo lo farò dopo ;) buona lettura e grazie a tutti di
tutto.
Qui,
troverete spoiler, anticipazioni e soprattutto delle news non appena
avrò
intenzione di pubblicare o anche solo scrivere un Edward/Bella.
~
Hopeful heart.
Capitolo
tredici:
Tutto tremendamente in piano.
Isabella pov:
<< Non sono certa di aver preso
tutto.
>> Ammetto guardando la valigia che è sicuramente più piena
dell’andata.
Jake mi affianca e sgrana gli occhi.
<<
Quando siamo arrivati
non era così, vero? >> Mi mordo il labbro inferiore cercando di
non
guardarlo. << Bella! Ma che ti sei comprata? Hai svaligiato
qualche
negozio? >> Chiede gesticolando.
<<
Ma che ci potevo fare?
Alcune cose qui costano meno e in America non si trovano. Non ho
resistito.
>> Cerco di fargli gli occhietti dolci ma a quanto pare non
sembrano fare
effetto. È proprio arrabbiato.
<<
E perché non mi hai
chiamato? Io ho cercato di contenermi e la mia valigia sembra più vuota
di
primaaa! >> Oh... ha messo il broncio perché ho fatto spese folli
da
sola, non perché dovrò pagare un supplemento per la valigia a causa del
peso
eccessivo.
<<
Scusami. >>
Sbuffa.
<<
Non importa... tanto
qui ho dovuto di essere un vero uomo, e quando faccio compere esce la
parte più
checca di me. >> Cerco di non sorridere e gli accarezzo il petto
con una
mano.
<<
È vero, e c’è da dire
che lo hai fatto solo me. >>
<<
Brava, ricordatelo.
>> Questa volta mi è impossibile trattenere un sorriso.
<<
Ed è per questo che ho
comprato tante belle cosine anche per te. >> I suoi occhi si
allargano e
iniziano a illuminarsi, scoppio a ridere quando mi prende in braccio e
mi fa
girare tra le sue braccia. È mai possibile che quando si parli di
regali
regredisca in questo modo? Lo adoro!
<<
Non hai veramente gli
occhi lucidi, vero? >>
<<
Chi io? Certo! >>
Dice Renée per poi tirare su col naso. Sorrido abbassando lo sguardo.
<<
Mamma, ci sentiremo, e
ci rivedremo presto. Te lo prometto. >>
<<
Lo dici ogni volta.
>> Mi guarda gravemente e io svio lo sguardo.
<<
Negli ultimi tempi sono
riuscito a farle fare progressi, Renée, quindi se non credi lei, fidati
di me,
le farò fare più chiamate. >> Dice Jake abbracciandola e
facendole
finalmente sorgere un sorriso che mi rincuora.
<<
Non sapevo di dover
ringraziare te, ma sì, ultimamente mia figlia l’ho sentita più spesso,
quindi
grazie. >>
<<
Wow, vuoi per caso
adottarlo? >> Chiedo alleggerendo la situazione facendoli
ridacchiare.
<<
Che motivo c’è di
adottarlo? È il nostro genero! >> Dice mio padre facendomi quasi
sobbalzare poiché non mi ero resa conto che si fosse riavvicinato dopo
essere
andato a prendere qualche giornale all’edicola.
<<
Già, Charlie ha
ragione! >> Dice Jake, dopo qualche attimo il suo sorriso cede un
po’
perché sta guardando qualcosa dietro di me, lentamente mi volto e
quello che
vedo quasi mi gela: Logan.
<<
Oh! Hanno già chiamato
il vostro volo. Andate e fatevi sentire. >> Mia madre ci riporta
al
presente e le sorridiamo per poi salutare sia lei che Charlie, tutt’un
tratto
siamo di fretta, ma questo è solo un dettaglio.
<<
Lo hai visto anche tu?
>> Mi chiede quando siamo nel tunnel per poi spuntare sull’aereo.
Annuisco non parlando, sinceramente non so che cosa dirgli. So per
certo che
sia piuttosto sbalordito ma... ehi! Io non so cosa significhi essere
innamorata
e dover dire quasi del tutto addio a quell’amore a causa del lavoro.
<<
Ecco qui i vostri
posti, buon soggiorno. >> L’hostess ci saluta e io mi faccio
avanti per
sedermi ma... ok, questo deve essere uno strano scherzo del destino:
che ci fa
Edward seduto accanto a noi?
<<
Bella? >>
<<
Edward? >>
<<
Jake! >> Dice il
mio amico dietro di me, un po’ nervoso per l’incontro fatto in
aeroporto.
Sorridendo in modo agitato mi siedo, così da essere tra Edward e Jake,
mi volto
verso il primo e cerco di spiccicare parola.
<<
Deduco che sia una
sorpresa anche per te. >> Dice e io annuisco frastornata.
<< Beh,
allora dobbiamo solo ringraziare il destino. >> Il suo sorriso mi
scalda
e non so bene che cosa fare, forse guardarlo come un’ebete senza
sbattere
ciglio o aprire bocca è da maleducati ma... non so cosa provo o sento.
Ho i
brividi ma non riesco a capire se siano una cosa positiva o negativa.
Solo
una forte stretta alla mia
mano mi porta nuovamente tra i vivi e cercando di non urlare mi volto
verso
Jake per delle spiegazioni ma una volta che il mio viso è girato nella
sua
direzione capisco perfettamente perché mi stia per staccare una mano:
Logan.
<<
Jake? >> Chiede
proprio quest’ultimo facendomi quasi cadere la mascella dalla
meraviglia: ha una
voce stupenda!
<<
Logan, ciao. >>
La voce del mio amico è fredda come il ghiaccio e io non so come
reagire, non
penso di averlo mai sentito così freddo con qualcuno, ma ha i suoi
motivi a
comportarsi così con questo bel biondino seduto nella fila accanto alla
nostra.
Oltre
al dolore, ora sento anche
il fuoco degli occhi di Logan sulle mani mie e di Jake.
<<
Hai cambiato... piaceri? >> Chiede quasi
dispiaciuto. Jake sospira e si volta verso di lui, non vedo
l’espressione ma
l’immagino – e non deve essere un bello spettacolo.
<<
Anche se fosse a te che importa? >>
<<
Jake, lo sai che m’importa. >> Dice Logan
sussurrando e sporgendosi verso di lui, di noi.
<<
Che cosa mi sono perso? >> Mi chiede Edward
all’orecchio continuando a buttare qualche occhiata sui due ragazzi
tesi come
delle corde di violino accanto a noi.
<<
Stavano insieme, per motivi loro si sono lasciati.
>>
<<
Cavolo, incontrarsi così deve essere orribile.
>> Annuisco concordando pienamente.
<<
Di che cosa parlano? >> Mi chiede, stordendomi
con il suo profumo. Ok, cosa devo fare? Saltare addosso e abusare di
Edward, o
cercare di aiutare Jake in qualche modo? È oramai qualche minuto che
Logan e
Jake stanno parlando, e la stretta sulla mia mano non è nemmeno
dolorosa e
stretta come prima... magari riescono a chiarirsi, non che basti poco
per fare
pace ma Jake sa che cosa significa perdonare, è una brava persona e
provava,
prova, dei forti sentimenti per questo ragazzo. Non merita di soffrire
e
nemmeno di non essere felice.
<<
Di affari loro? >> Dico guardandolo divertita
in quei fossi verdi.
<<
Divertente. >> Dice ironico sfiorandomi la
punta del naso con un dito, inutile dire che sorrido intenerita.
<< Hai
pensato più al discorso che abbiamo fatto ieri? >> Mi chiede
intrecciando
l’unica mano libera che avevo con la sua.
Questo
movimento riesce ad azzerarmi la mente. L’unica cosa
che riesco a pensare è che s’intrecciano perfettamente. La cosa mi
spaventa, ma
forse a spaventarmi maggiormente è il mio cuore che batte velocemente.
<<
Scusa, devo andare in bagno. >> Dico
velocemente alzandomi e facendo quasi spaventare Jake. Senza parlare o
voltarmi
per spiegarmi mi dirigo verso il mini bagno che ha l’aereo e mi chiudo
a
chiave. Fortuna che siamo già in volo, fortuna che c’è uno specchio in
questo
metro quadrato, avevo proprio bisogno di vedere il mio volto... o
meglio i miei
occhi: sono lucidi. Terribilmente lucidi. Quasi luminosi.
<<
Bella? Bella, apri, per favore. >> Non me lo
faccio ripetere, e nonostante so perfettamente che in due si sta
stretti,
faccio comunque scattare la serratura per permettere a Edward di
raggiungermi.
Io
scappo e lui mi raggiunge.
Io
dico di non voler amare e lui comunque decide di osare con
me.
Questo
ragazzo non è normale.
Ma
non lo sono nemmeno io, d’altronde.
<<
Sei veramente scappata? >> Pare quasi
divertito e io non riesco più a capirci nulla.
<<
Perché riesci a farmi fare cose del genere? Perché
mi fai fare pensieri sdolcinati, vomitevoli e quasi sognanti? Perché mi
attiri
così tanto? >> Oddio, ho veramente detto tutto ciò ad alta voce?
<<
Bella... >> Dice Edward cautamente.
<<
No, non parlare perché... è ridicolo provare dei
sentimenti. Almeno questo tipo di sentimento.
>>
<<
Perché? >> Chiede solamente guardandomi
attentamente, con una mano appoggiata a quella sottospecie di lavandino
che di
solito si usa per le case della Barbie, viste le mini dimensioni.
<<
Perché non ho voglia di ridurmi in mille pezzi per
una delusione. Ho sofferto anche troppo per la mia giovane età. >>
<<
Non sei più così tanto giovane. >> Dice per
scherzare e io lo colpisco al braccio.
<<
Edward! Non c’è niente da scherzare. Io so tu che
cosa vuoi e non... non so se sono pronta a dartela. >> Alza le
sopracciglia.
<<
Ehm... ti rendi conto che la tua frase... potrebbe
essere fraintesa? Perché comunque io non voglio solo quello,
Bella. Io voglio te. Voglio conoscerti, viverti. >>
<<
Esatto! E questo fa molto più paura che venire
semplicemente a letto con te. >>
<<
Non ho mai voluto che tu venissimo solo a letto con
me! >>
<<
Lo so! Per questo sono terrorizzata. >>
Ammetto guardandolo di sfuggita ma un attimo dopo mi trovo tra le sue
braccia a
causa di movimento brusco dell’aereo.
<<
Dammi una possibilità, Bella. Non voglio
deluderti... >>
Alcuni
mesi dopo...
<<
Lo vedi questo? Ci tengo! >>
<<
Jake, smettila, Edward ha capito. >>
<<
Beh è meglio dirlo una volta di troppo che una di
meno. >>
<<
Da quello che ricordo non abiti qui, Jake. >>
<<
Beh ma nemmeno tu, Edward. >>
<<
Esatto, quindi se non volete che vi butti fuori
tutti e due, smettete di parlare. >>
<<
Adoro quando sei così dolce. >> Dice Edward
lasciandomi un lieve bacio sulle labbra.
<<
Mi spiace, non mi addolcisco per così poco. >>
Dico ridacchiando.
<<
Bene, allora caccia Jake, così ti faccio addolcire
ben bene con altri metodi. >> Mi mordo il labbro inferiore già
scaldandomi solo con la fantasia grazie alle sue parole. Sì, Edward è
perfetto
anche sotto quel punto di vista. Ovvio.
<<
Siete vomitevoli, ma poiché ho il mio ragazzo che mi
aspetta di là... beh fate quello che volete, però... >>
<<
Jake, sarò così occupato da non pensare al Tiramisù
che hai lasciato nel frigo. >> Io scoppio a ridere nascondendo il
volto
tra il collo e la spalla di Edward, seduto accanto a me sul divano;
Jake lo
guarda per due secondi con una smorfia sul viso e infine sbuffa alzando
le
spalle.
<<
Sarà meglio per te. Sarò anche gay, ma sono bravo a
darle d santa ragione. >> Dopo questo, lascia il mio appartamento
con me
ancora che rido.
<<
Dice sul serio? >>
<<
No, picchio molto meglio io. >> Edward scoppia
a ridere ma prende poco dopo possesso delle mie labbra.
<<
Non so se ho voglia di raggiungere la camera da
letto. >> Dico tra un bacio, un morso, qualche palpatina e
strusciamento.
<<
Beh siamo sul divano... >> Inutile dirlo, il
destino mi ama e mi odia nello stesso tempo, quindi che cosa accade
nello
stesso momento? Suona il telefono di casa, ma né io né Edward ci
muoviamo di un
millimetro, quindi di conseguenza s’inserisce la segreteria.
“Bella?
Bella, tesoro di mamma, davvero non sei in casa? Ho
una notiziona! Alice si sposa!” Mi stacco dalla bocca di Edward e lo
guardo con
gli occhi sgranati.
<<
Ho sentito bene? >> Chiedo e Edward annuisce.
<<
L’Italia fa molto male. Fa veramente male. >>
Dico facendolo ridere.
<<
Bella, non perché l’Italia ti ha fatto incontrare
l’amore della tua vita significa che sia un brutto e cattivo posto,
sai?
>>
<<
Mi sono innamorata? E di chi? >> Chiedo
facendo la finta tonta. Mi fa un pizzicotto al fianco eio rido.
<<
Di me, sciocchina. >>
<<
Sei sicuro? Magari ho cambiato sfonda quando eravamo
sull’aereo. >> Alza gli occhi al cielo.
<<
Sai, non penso che ne valga la pena, se mi dai il
tempo ti mostro anche perché... >> E dicendo questo, mi sfila la
maglia
facendomi sorridere.
<<
Oh sì, Edward, ti faccio fare tutte le dimostrazioni
che vuoi. >>
Resteremo
insieme per sempre? Non lo so, sinceramente non
voglio pensarci.
Lo
amo? Chi lo sa, penso di sì, o comunque ucciderei chiunque
volesse portarmelo via.
Mi
ama? Così pare.
Ne
sono felice? Altroché! Non mi piace essere presa in giro e
lui non lo ha fatto mai, nemmeno per un attimo. Nemmeno quando sono
letteralmente scappata quando ha detto di amarmi. E pensare che ero
praticamente ancora nuda nel suo letto.
L’Italia
non è più un tabù per me, l’amore forse un po’... il
matrimonio è un enorme tabù ma non credo che Edward ci pensi, piuttosto
a
pensarci è Jake, e questo sì che mi terrorizza!
Solo
il tempo potrà dirci come andranno le cose... per ora vivo felice il
mio presente, con Edward, ovvio.
__
Note
dell’autrice – oddio
che parolone!
Siamo
arrivati alla fine e stento un po’ a
crederci. Non mi aspettavo che questa storia sarebbe stata così corta
ma oggi
mentre scrivevo la seconda pagina di word... beh ho capito che non
c’era altro
da dire, che questo finale aperto – anche se alla fine tanto aperto non
lo è – fosse
quello perfetto. Perché c’è speranza nel loro rapporto, c’è speranza
nell’amore,
nella famiglia, e soprattutto nell’amicizia. Molte si sono chieste se
Jake
avrebbe mai incontrato la persona giusta, beh l’aveva già incontrata e
l’aveva
anche persa ma mi piace fare le veci del destino e così ho fatto che
tutto –
non proprio subito – tornasse tutto a posto tra di loro. So che
qualcuno di voi
si aspettava una scena rossa tra Edward e Bella ma il rating non lo
consente, e
poiché io non so fermarmi o accennare solo le cose – soprattutto quando
si
tratta di quelle scene – ho preferito far immaginare tutto a voi.
In
questi tredici
capitoli siete sempre state presenti, l’ho apprezzato, perché
sinceramente non
mi aspettavo chissà quale clamore al mio ritorno in questa sezione, e
vi ringrazio.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di aspettare capitolo dopo capitolo,
di aver
commentato tutto e soprattutto ringrazio di cuore chi è andato oltre
all’odio
per Jacob – ne sono rimasta stupita ma siete veramente tante! – e
grazie per
aver imparato ad adorarlo come lo adoro io.
Questa
storia si
conclude, altre ne inizieranno, per ora... non lo so, di certo posso
dirvi che
non scappo. Siete state tutte perfette, come sempre. Grazie. Jess.
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