Avevo un gatto che si chiamava Yoite.

di MaryKei_Hishi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Avevo un gatto che si chiamava Yoite. ***
Capitolo 2: *** Inaspettatamente ***
Capitolo 3: *** Cordoglio ***
Capitolo 4: *** lo shinrabansho ***



Capitolo 1
*** Prologo: Avevo un gatto che si chiamava Yoite. ***


 

 

 

Titolo: Avevo un gatto che si chiamava Yoite

Autore: MaryKei-Hishi

Serie: Nabari no Ou

genere: Sentimentale; azione; lime; YAOI; and if?.

Raiting: arancione/rosso

Pairing: Yukimi-Yoite / accenni Yoite-Miharu. (se pur non all'inizio)

 

Note: è la prima volta che compro un quadernino con un gatto decisamente carino in copertina, nonostante abbia delle righe da terza elementare e l'ho fatto per questa storia. -non che abbia mai avuto quaderni con gatti brutti in copertina, ovviamente.

È la prima volta che mi cimento in una fiction su Nabari e spero di riuscire a portarla a termine o quantomeno di arrivare a quel punto in cui i personaggi vanno da sé e la storia continua a scriversi da sola.

P.S.: sto guardando desperate housewife e continuo ad adorare questo telefilm; voglio il cofanetto della seconda serie. Seconda.

 

 

****

 

Prologo:

“Avevo un gatto di nome Yoite.”

 

****

 

Kazuhiko Yukimi, nel pomeriggio, quando non aveva in lista consegne del suo lavoro ordinario, era solito elaborare i dati che i sottoposti di Hattori gli inviavano sul computer e quel pomeriggio non faceva eccezione.

Era da poco tornato al computer dopo una breve visita in cucina e aveva posato la sua birra preferita sulla scrivania, accanto al tappetino del mouse; aveva dovuto però spostare qualche cartaccia accartocciata lasciata distrattamente in disordine là sopra, con quello spostamento, da che i mobili non sono spazi infiniti ne fece cadere altre a terra superando quel limite del non ritorno; sembravano quasi le tessere di un domino cinese.

-forse è ora di riordinare- ammise a se stesso storcendo il naso e lasciò che le parole volassero al vento senza ascoltarsi, sembrava più il rimprovero inudito di una mamma o di una sorella maggiore che la propria considerazione cosciente.

Riprese in mano la lattina e sorseggiò la sua birra beneficiando della freschezza di quella bevanda appena tolta dal frigo, era primavera inoltrata e le giornate ormai stiepidite dal tempo lasciavano ben intendere che l'estate era veramente alle porte.

Sentì il campanello suonare e aggrottò le sopracciglia, proprio non aspettava nessuno in quella bella giornata di primavera.

Andò ad aprire e vide il suo capo dallo spioncino della porta, lo salutò come conveniva e lo lasciò entrare vergognandosi per la prima volta del proprio disordine, notando come quello, dietro le lenti scure dei suoi occhiali si stava guardando intorno.

-buon giorno signore.- gli disse il biondo cercando di attirare la sua attenzione nuovamente sulla propria figura -sono venuto per affidarti una missione- gli confidò l'uomo e quello se ne sorprese -lei? Di persona?- chiese allibito Yukimi, era una cosa di tal importanza da scomodare addirittura Hattori in persona?

Il biondo guardò il suo capo non trovandovi alcuna reazione alla sua domanda tanto avventata quanto priva di garbo e raffinatezza -sono venuto ad affidarti lui.- e lo vide muoversi di poco e spingere in avanti con la mano qualcosa.

Abbassò lo sguardo vedendo un bambino spinto appena dalla sua mano, dallo sguardo basso e silenzioso, un bambino che attendeva solo di essere depositato nella sua nuova casa.

-un ragazzino?- chiese sconvolto -io?- continuò -non riesco a mantenere in vita una pianta come può pensare che possa occuparmi di un moccioso?- e tornò a guardare il ragazzino che pareva non aver reazione, si era limitato a stare lì, in piedi a fissare il vuoto.

-ti conviene mantenerlo in vita, sa usare il kira.- ammise Hattori e a quella rivelazione, Yukimi, si ghiacciò sul posto -il kira?- chiese sgomento -.come può essere? Avrà al massimo otto anni- mormorò subito dopo aggrottando le sopracciglia in un vortice di pensieri e ipotesi.

Prima che l'uomo potesse rispondere alle sue repentine domande una delle sua guardie del corpo di affacciò dal pianerottolo  -signore l'elicottero è arrivato.- gli comunicò guardandolo e vide il suo superiore annuire -buona convivenza- mormorò al biondo prima di lasciarlo solo on il bambino.

 

Yukimi guardò nuovamente il ragazzino e gli girò intorno un paio di volte -e io ora come lo cresco un ragazzino? - si chiese e gli posò una mano sul cappello sfilandoglielo dal capo e i suoi capelli neri brillarono alla luce muovendosi di poco -dammi il cappotto- gli disse il maggiore e vide che quello diligentemente se lo sfilò porgendoglielo.

Mentre l'uomo lo prendeva andandolo poi a posare sull'attaccapanni all'ingresso il bambino si addentrò nella casa raggiungendo ben preso il divano e vi si mise seduto raccogliendo le ginocchia al petto.

Gli approcci di Yukimi verso quello scricciolo furono tre: gli chiese il nome e quello non rispose; gli chiese  se andava tutto bene e  nemmeno quella volta ebbe alcuna risposta e, in fine, gli chiese bruscamente se fosse o meno muto, o sordo, o qualsiasi altra cosa giustificasse il fatto che lo stava ignorando tanto palesemente.

Quel ragazzino gli stava dando già urto al sistema nervoso.

 

Lo prese per il collo della maglietta -sto parlando con te.- gli ringhiò in faccia e quel ragazzino lo guardò con i suoi occhi cerulei, freddi e distanti.

Quello lasciò la presa, vedere un moccioso con quello sguardo gli aveva fatto impressione.

 

Se avessi mai visto gli occhi di un morto, aperti, sarebbero

stati identici ai suoi in quel momento.

 

Lo lasciò solo sul divano intento a non far nulla e se ne andò borbottando in cucina, tornò lì, davanti a lui una  mezz'ora più tardi osservandolo nella medesima posizione nella quale lo aveva lasciato poco tempo addietro  -emh, hai fame?- provò a domandargli sperando in una risposta almeno questa volta e a differenza delle altre volte quel ragazzino si volse a guardarlo, dritto negli occhi e Yukimi ebbe la medesima impressione di poco tempo prima.

-non guardarmi a quel modo ragazzino.- e nonostante quello distolse lo sguardo da suo ebbe l'impressione che non lo avesse fatto perché glielo aveva detto, bensì credette che lo avesse fatto per il suo volere personale, una sorta di disinteressamento nei suoi confronti, nulla di più.

Gemette frustrato scuotendo il capo in segno di niego allontanandosi nuovamente, avere quella presenza in casa che non parlava, non si muoveva e che lo ignorava gli dava un senso di inquietudine, qualcosa di simile alle situazione di silenzioso imbarazzo, come quando incontrava qualche condomine in ascensore e si alimentava quel silenzio ansiogeno fino all'arrivo al piano di uno dei due.

-pensi di potermi ignorare vita natural durante?- chiese ovvio il biondo pestando un piede a terra, quasi fosse lui il bambino tra i due.

 

Si fece ben presto ora di cena e visto che quel moccioso si ostinava a non parlargli, lui semplicemente non gli preparò alcun pasto; mangiò davanti a lui quasi a volerlo sfidare, e, come era intuibile ottenne solo indifferenza.

Gli montò ulteriormente un nervoso beffardo, gli pareva di perdere  delle stupide battaglie mentali, che si era auto imposto, oltretutto.

Mangiò silenziosamente guardandolo e fissandolo, sperando così di infastidirlo magari e si versò da bere parecchie volete.

 

Passarono due giorni nei quali quel ragazzino non disse nulla , non mangiò niente ne si mosse, fin quando, forse sfinito di quella silente ribellione si stese sul divano.

Yukimi lo notò solo quando, passandogli accanto non lo vide tremare.

 

Per la prima volta o vidi per quello che era

un piccolo fagottino d'ossa tremante.

 

-ehi- lo richiamò non potendolo fare con il suo nome e andò a scuoterlo appena muovendolo dalla spalla. -ehi, non credi sia il caso che.- si interruppe quando vide le sue gote arrossate e gli occhi lucidi che lo guardavano -tu hai la febbre.- sentenziò passandogli una mano sulla fronte ma il cucciolo, nonostante tutto scansò la sua mano; Yukimi lo guardò tristemente e prese il cellulare allontanandosi di qualche passo il bambino lo seguì con lo sguardo e vide la sua schiena grande e forte mostrarsi a lui e i suoi capelli corti tenuti indietro dalla fascia e si rese conto che se pur in pochi giorni non lo aveva mai visto privo di quel particolare.

Gli parve una considerazione stupida per uno che lo stava per mandare via, di nuovo, nessuno lo voleva per più di una settimana.

-ehi ciao- gli sentì dire con voce dolce e lo vide voltarsi a guardarlo mentre raccontava al suo interlocutore che un bambino cattivo era piombato nella sua vita -sì, grazie, ti aspetto.- disse per poi richiudere il telefono star-tak per poi riporlo nella tasca;

Yukimi si avvicinò a lui sul divano -mia sorella mi sgriderà per il disordine- gli disse senza un perché e il bambino lo guardò appena -vado a prenderti una coperta- gli disse per poi alzarsi, ma si sentì afferrare per la maglia e vide quel piccolo fagottino tremante guardare altrove un secondo dopo che i loro occhi si era incontrati.

Il maggiore sorriso intenerito -ehi non preoccuparti, torno subito.- ammise mantenendo poi la sua promessa con l'aggiunta di una coperta che l'avrebbe tenuto al caldo, come in un dolce abbraccio.

Quando tornò da lui, in salone lo trovò nuovamente seduto e si mise accanto a lui posandogli la coperta sulle spalle, facendo attenzione ad accostarla bene al suo collo; -appena ti senti meglio andiamo a comprare un pigiama e qualche vestito.- gli confidò con dolcezza e gli accarezzò i capelli.

 

Fui certo di vederlo arrossire in quell'occasione, mentre

abbassava la testa per annuire debolmente,

nonostante le sue guance erano già rosse per via della febbre.

 

Quando Amatatsu, la sorella minore di Kazuhiko arrivò li trovò entrambi sul divano e vide suo fratello fare spallucce, cercando di muoversi il meno possibile e guardo il bambino che lui le indicava -dorme, che dolce- mormorò lei e gli si avvicinò -gli hai misurato la febbre?- chiese al fratello ma quello negò -credo che il termometro sia in bagno, in un qualche cassetto lì- ammise e lei lo guardò inarcando un sopracciglio. -non guardarmi così io non me ne faccio niente di un termometro!- borbottò il biondo e quello lo picchiettò sulla testa intimandogli di fare silenzio o avrebbe svegliato il bambino. -oh a proposito, come si chiama?- domandò ma lui gli rispose che fino a quel momento non aveva detto niente, non aveva fatto alcun che ne aveva, per ovvi motivi, mangiato.

-sembra quasi una bambola.- mormorò rattristandosi senza sapersene spiegare il perché.

 

Ci fu un piccolo momento di silenzio e poi lui scosse il capo -non dire queste stupidaggini-  mormorò -vado a preparargli qualcosa, deve comunque mangiare qualcosa prima di prendere qualsivoglia medicinale.- spiegò tecnica e lasciò suo fratello sul divano intento ad accarezzare i capelli del nuovo arrivato

 

-questo odorino mi sta facendo venire fame- ammise il biondo al ragazzino che nel contempo si era svegliato e pochi istanti più tardi Amatatsu comparve con un vassoio tra le mani con su una ciotola colma di riso ai frutti di mare -che aveva trovato nel freezer del fratello. Andò a sedersi sul tavolinetto di fronte al divano e dovette incastrare le gambe con quelle del fratello per entrarvi -oh ciao- disse al ragazzino e quello si nascose bambinescamente -quale era- vicino a Kazuhiko che scoppiò a ridere -ahahha sorellina incuti timore a chiunque- la prese in giro e lei gonfiò le guance offesa -ma ho detto solo ciao!- si lamentò -e tu non ridere.- intimò al fratello.

 

-prova a mangiare un pò- disse tralasciando il biondo che riteneva un cretino e si rivolse dolcemente al bambino cercando di non intimorirlo più.

Quello sentì che il biondo aveva iniziato ad accarezzargli i capelli; in quel momento percepì uno strano calore al petto e si rese conto di non averlo quasi mai provato quello strano qualcosa e che non gli dispiaceva provarlo.

Prese il cucchiaio odorando quasi fosse un gatto diffidente quel cibo e lo assaggiò stupendosi del gusto nuovo che non aveva mai provato tra le cose che gli erano sempre state date da mangiare.

Afferrò la ciotola e cominciò a mangiare quel riso che tanto premurosamente Amatatsu gli aveva preparato sotto gli occhi sorridenti di Yukimi e sua sorella.

 

A fine serata il bambino crollò addormentato sul divano e il biondo lo portò per la prima volta sul letto, sul suo letto che da quel momento avrebbero diviso; quel suo letto che diventò il loro letto.

Quando Yukimi riuscì dalla camera trovò sua sorella intenta a riordinare un minimo -ehi lascia, faccio io.- si propose Kazuhiko togliendole di mano le lattine vuote di birra che si erano accumulate in quei giorni.

Lei negò sorridendo -ora che non sei più solo sai che non puoi più limitarti a gestire un porcile, vero?- chiese e vide il fratello limitarsi a far spallucce -se proprio devo- mormorò facendo ridacchiare la compagna -stai facendo rivoltare mamma nella tomba- ammise trovando la cosa alquanto spiritosa.

Yukimi sorrise appena spostando lo sguardo dalla sorella al resto della casa e si avvicinò alla finestra guardando fuori la città vivere notturna, -quella befana non voleva proprio morire.- ammise -ti ricordi?- gli chiese sorridendo al suo riflesso e la vide avvicinarsi -ci sono volute tutte le nostre forze- mormorò lei e gli prese il braccio tra le mani -ora continuiamo a riordinare, non farmi credere che le tue sono veramente promesse da marinaio, su!- lo incitò prendendo il vassoio con la ciotola e le bacchette per poi portarlo in cucina e Kazuhiko la osservò allontanarsi;

la seguì e la vide intenta a gettare i rimasugli di riso nel pattume prima di depositarla nel lavabo assieme alle bacchette.

Kazuhiko andò in frigo prendendo un paio di birre e ne porse una alla sorella -rilassati e facciamo una pausa- propose e vedendo che lei afferrava la birra intuì che era d'accordo.-sembriamo una famiglia, vero?- le chiese e la fece sorridere. -tralasciando che avremmo commesso incesto, io dovrei essere anche una puttana adultera?- gli chiese tirando la linguetta della lattina sorseggiando subito dopo la bevanda fresca.

Amatatsu ammiccò alla camera da letto dove il ragazzino riposava in predo all'effetto dei medicinali che gli aveva somministrato. -da dove sono usciti fuori capelli e occhi neri come la notte?- chiese e il fratello rise -tu sei matto- mormorò e fece tintinnare le loro lattine -me ne ero scordata prima- ammise facendogli bambinescamente la linguaccia e per un momento sembrarono essere tornati ai loro anni di adolescenza, dove tutto era un gioco.

 -la mamma è morta inutilmente.- ammise lui -che riposi comunque in pace.- rispose lei freddamente, quell'attimo di ricordo era evaporato facendoli tornare al presente delle loro azioni. -l'abbiamo ammazzata inutilmente- rimboccò lui comprendendo che la sorella voleva uscire al più presto da quel discorso e calcò appositamente quel termine per rendere meglio quel che provava,  avrebbe potuto pronunciare sinonimi più signorili ma lui era solito non definirsi tale, i convenevoli non avevano mai fatto per lui, sembrava un essere nato dalla terra stessa.

Amatatsu sospirò e posò la propria bevanda sul ripiano accanto a loro e prese quella che il biondo non aveva ancora assaggiato posandola lì accanto alla propria, gli prese le mani e si avvicinò a lui inumidendosi le labbra prima di parlargli, quasi a voler temporeggiare per cercare le parole, lui la fissò, fissò le sue labbra carnose e lucide di saliva e non pensò ad altro se non a guardarla, bella come era sempre stata da che lui avesse ricordi.

Vide le sue labbra curvarsi in un timido sorriso e percepì le sue mani raggiungere il suo viso accarezzandogli le guance -Kazuhiko- disse e udire il suo nome completo detto con quella dolcezza bastò a cancellare qualsivoglia inquietudine. -eravamo ragazzini fortemente convinti che sarebbe stato per sempre.- disse cercando di tranquillizzarlo -è stato un bellissimo gesto d'amore- gli confidò andando a baciargli una guancia e lui la trattenne tra le braccia accarezzandogli piano la schiena.

Qualche istante più tardi dopo essersi distanziata da lui spingendolo dai pettorali gli sorrise -domani devi assolutamente pulire questo porcile.- gli disse e quello ridacchiò -come desidera signora- rispose scherzando -e domani passerò a controllare- ammise lei ovvia.

 

I giorni che seguirono servirono al bambino per ristabilirsi, ancora non aveva proferito parola ancora non aveva detto come si chiamava ma almeno mangiava e seguiva con gli occhi quei due che animavano tutta la giornata, da mattina a sera; pareva ascoltarli se pur senza rispondere ai loro tentativi di intentare un dialogo con lui.

Pareva quasi più paffuto quel ragazzino da quando era arrivato in casa Yukimi.

Finalmente il padrone di casa aveva iniziato seriamente a far ordine lì dentro e quella incominciava ad avere nuovamente le parvenze di un'abitazione.

 

*

 

erano appena le dieci meno venti e sua sorella se ne era appena andata, avevano riordinato e Amatatsu aveva lavato i piatti come una brava donna di casa; in quel momento Kazuhiko se ne stava vicino alla finestra seduto su una sedia che si era trascinato dietro per star comodo mentre si concedeva lo stravizio di una sigaretta dopo cena e si era messo lì, con la finestra completamente aperta per non infastidire troppo il bambino.

Fece un paio di tirate guardando il cielo scuro della notte, si voltò poi a guardare quel bambino e fu sicuro che quello deviò lo sguardo nell'attimo precedente, vedendolo immerso nell'imbarazzo dell'esser colto in fallo stando osservandolo a sua volta in quel frangente.

Sul viso del maggiore si dipinse un sorriso divertito -pensi che ora potremmo parlare?- gli chiese -se non vuoi dirmi come ti chiami dovrò trovarti un nome io stesso- ammise e notò di aver attirato la sua attenzione  -mh vediamo- propose dei nomi ma nessuno sembrava adatto a quel ragazzino, ne lui dava cenni di apprezzamento verso l'uno o l'altro.

-Yoite.- mormorò poi e il ragazzo mentre il biondo continuava a proporre altre ipotesi mormorò quello “Yoite”;

quando lo aveva pronunciato c'era qualcosa nella sua voce, un ricordo probabilmente.

All'alba del suo nuovo nome Yukimi fu sorpreso della sua scelta, contornata da un vocino inaspettato.

-Yoite. Mormorò lui e annuì -avevo un gatto che si chiamava Yoite.- ammise.

 

In quel momento non aveva solo un gatto che si chiamava Yoite, aveva un bambino che aveva scelto di chiamarsi a quel modo; avere il suo Yoite da crescere da quel momento in avanti.

 

 

 

 

 

***** grazie a tutti di aver letto, e se ci sono lettori di vincent tra voi, prometto che aggiornerò presto, sto lavorando al capitolo <3 scusate per il mio decesso improvviso, sono tornata in vita ultimamente e non vi abbandono <3
Marykei-Hishi

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Capitolo 2
*** Inaspettatamente ***


 

 

****

 

Capitolo Uno:

Inaspettatamente.

 

****

 

 

La convivenza che andarono ad intraprendere fu parzialmente tranquilla; Yukimi e sua sorella giocarono alla famiglia con Yoite e si divertirono parecchio.

Le gite fuori porta se pur per andare anche solo al centro commerciale erano diventate un attività comune a quei tre, era bello passar del tempo insieme.

 

Yoite era rimasto un ragazzo silenzioso, un osservatore impeccabile che poteva essere una macchina assassina a discapito della sua stessa vita e, nonostante in quel momento la sua esistenza pareva contornata di colori accesi e vivaci non che prepotenti, lui cercava ad ogni maniera di scacciarli fuori di sé, scegliendo di continuare a vivere nel suo personale monocromo tinto di rosso; il colore del sangue che lo perseguitava dalla nascita.

 

Gli incubi che costellavano le sue notti sembravano essersi assopiti come la sua rabbia da quando era cominciata quella strana convivenza, ma un incubo può sparire realmente quando il suo fondamento lo si trova nella primordiale forma di un ricordo dell'infanzia di un bambino?

 

Yoite non sembrava felice perché non era felice

e non sarebbe mai potuto esserlo.

Ed era per motivi per i cui ho ignorato l'esistenza per molto tempo.

 

 

Quando Yoite compì il suo dodicesimo anno d'età, la sorellona che veniva ad animare le loro giornate si trovò un uomo e non andò più tanto spesso da loro.

Prima di quell'anno i suoi bambineschi incubi sembravano essersi appena assopiti ma dopo quel nuovo lutto prepotentemente erano tornati a fa male al suo animo.

Erano di fatto anni che Yukimi non se lo sentiva stretto addosso durante la notte, eppure quelle insicurezze piccole come era lui all'epoca erano tornate all'alba della sua precoce e silente adolescenza.

 

Il suo “io” bambino era morto presto, tanto presto ma la sua perdita pareva di poco conto quando erano tutti insieme.

 

Quando lei aveva annunciato il suo fidanzamento con un altro la sua ondata di giubilo non li aveva affatto investiti;

Kazuhiko si era limitato ad un sorriso tirato e a delle congratulazioni di circostanza e Yoite aveva fatto la cosa che gli riusciva meglio: rimanere in silenzio.

 

I giorni senza di lei pareva che vivessero senza qualcosa di vitale.

 

*

 

-ehi Yoite.- l'aveva richiamato il biondo e lui semplicemente lo guardò in risposta -sono un paio di notti che non dormi bene, vero?- gli chiese accarezzandogli una guancia e con il pollice sfiorò una delle sue occhiaie appena marcate; quello fece spallucce continuando a guardarlo e lo vide sederglisi accanto.

-era da parecchio che non scalciavi tanto durante il sonno, sai?- gli chiese pacato risalendo ad accarezzargli i capelli -è colpa mia se Amatsu se n'è andata?- provò a chiedere chiamando la bionda con quel nomignolo; fin dai primi giorni non era riuscito a nominarla con il suo nome corretto e quello era il risultato: nominarla con una convenzione privata non che un'abbreviazione congeniata del suo nome.

Yukimi sorrise negando -lei era andata via molto tempo prima della tua nascita- gli confidò attirandolo a se in un abbraccio -non voglio che fai brutti sogni per questo.- ammise – tu non c'entri nulla- mormorò baciandogli una tempia -intesi?- chiese e vide il ragazzino annuire.

-noi due non siamo fatti per stare insieme e l'abbiamo capito troppo tardi.- gli disse senza un perché non riuscendo a nascondere un pizzico di rammarico nella voce.

Notò che per Yoite, il fatto che fossero fratelli non era affatto sconvolgente; sentì che gli si accucciava contro e prese ad accarezzargli la nuca passandogli le dita tra i capelli, si stavano allungando dall'ultima volta che Amatatsu glieli aveva tagliati, pensò e in quel frangente comprese, capì perché Yoite per quel particolare non avrebbe mai reagito come la maggior parte degli stupidi esseri umani che li avrebbero etichettati come malati, che li ritenevano colpevoli di reato quando loro si erano soltanto amati come un ragazzo ed una ragazza, comprese quel motivo: Yoite non aveva avuto un vero esempio di famiglia, non aveva avuto un esempio giusto o sbagliato di come relazionarsi agli altri, non aveva ricevuto insegnamenti stupidi e bigotti.

Yoite era un essere umano superiore a chiunque altro dalla vergine mente malleabile.

 

Quando uccidemmo nostra madre, io e mia sorella eravamo convinti

che il nostro “noi” sarebbe durato per sempre e io,

quel bambino che credeva nel bene, lo sono rimasto.

È lei che è cresciuta venendo meno alla nostra promessa.

 

-ora andiamo al letto.- gli disse il biondo prendendolo per mano e gli sorrise -ehi stai diventando proprio un ometto.- affermò accarezzandogli i capelli per poi scombinarglieli tutti, riferendosi con quella sua affermazione alla sua altezza, senza dubbio al di sopra della media rispetto ai suoi coetanei.

 

Quella notte se lo strinse al petto senza che facesse alcun incubo, semplicemente per tranquillizzarlo, per fargli sentire il suo calore e il suo respiro calmo, gli augurò di fare dei bei sogni in un suo pensiero e dopo avergli scostato i capelli e baciato la fronte si addormentò lì accanto, godendo della sua vicinanza e offrendogli in cambio la propria.

 

*

 

le visite di Amatatsu erano abbastanza regolari se non più frequenti come in passato, la spossatezza di Yoite, ogni qual volta tornava da un allenamento era un qualcosa che nemmeno lei con le sue piccole conoscenze mediche e di analisi sapeva spiegare.

Erano cure palliative quelle che lei gli somministrava non essendo a conoscenza della causa dei suoi mali, dai suoi sintomi sembrava quasi una reazione ad una qualche terapia al grande male, ma sapevano che non era quella la causa dei suoi mancamenti.

Quello era uno dei giorni in cui il biondo accompagnava Yoite al quartier generale e dopo, invece di tornare a casa andò dalla sorella; citofonò e quella gli aprì il portone pigiando un pulsante;

gli fece trovare la porta del proprio appartamento accostata, per tornarsene subito alla tavola da stiro a terminare il suo compito di casalinga modello.

-Kazuhiko, vieni, sono qui.- disse lei sentendo la porta chiudersi e lui seguì la sua voce arrivando al salone dove la vide intenta a piegare sul tavolo i panni appena stirati.-quanta devozione per un lavoro non retribuito.- mormorò lui sentendo dentro di sé un pizzico di gelosia – oh beh non vorrei finire ad avere una casa simile a quella di qualcun altro dove per poggiare una qualsivoglia cosa devo far cadere qualche altra cosa- rispose quella -ogni posto ha la sua cosa e ogni cosa ha il suo posto.- mormorò lui in un ricordo -giusto, rammendalo ogni tanto quando prendi qualcosa e la lasci fuori posto.- lo rimproverò e lui non poté ribattere visto che aveva ragione in una maniera assoluta ma non riuscì a non  storcere il naso.

-tralasciando- disse lei calcando il termine, -cosa ti porta a farmi visita?- domandò  e prima che potesse risponderle gli mise in mano una pila di vestiti -puoi metterli nell'armadio?- chiese sorridendogli e Yukimi acconsentì alla sua richiesta; quando riemerse dalla sua camera  da letto sembrava raggiante – te l'avevo detto di portare nell'armadio quelle cose- disse pacata lei sembrava quasi divertita. - vi siete lasciati?- domandò il biondo -l'altra settimana.- ammise quella facendo spallucce -ha portato via le sue cose qualche giorno fa- aggiunse.- e non mi hai dato subito la buona notizia?- chiese lui scherzando -scemo, comunque, perché sei venuto qui oggi?- domandò smettendo di stirare e ripose il ferro sulla base atta a sostenerlo, - è successo qualcosa a Yoite?- chiese andando a prendergli le mani stringendole nelle proprie;

Kazuhiko negò ma la sua espressione non tranquillizzò la sorella -tu cosa sai sul kira?- le chiese e Amatatsu si accigliò, -è una tecnica proibita, perché me lo chiedi?- domandò cercando nei suoi occhi la risposta ma quello deviò lo sguardo -Yoite, i suoi allenamenti sono atti a perfezionare quella tecnica.- ammise mordendosi appena il labbro inferiore. -fai delle ricerche per scoprire se questa tecnica ha un qualche effetto collaterale, ok?- propose alla bionda che annuì senza nemmeno pensarci; -credi che siano correlate, le due cose?-  provò a chiedere e vide il fratello annuire contrito. -ora devo andare che ho delle commissioni da fare- disse lui lasciando le sue mani e si avviò alla porta -oh, sorellina- la richiamò come se si fosse ricordato in quell'istante di una cosa di vitale importanza, tornò anche di un passo indietro per vederla interamente -a Yoite farebbe piacere che tu venissi a fargli visita più spesso.- gli disse sorridendogli e lei posò le mani sui fianchi fingendo uno sguardo di rimprovero -perché, a te no?- chiese spocchiosa -oh beh non sono parole mie. Mormorò quello fingendo disinteresse -ma se ci tieni tanto che faccia piacere anche a me dovrebbe quanto meno essere una cosa reciproca!- ammise ridendo -ma che faccia tosta!- disse lei imbarazzata per quel che aveva appena detto il compagno e colta, oltretutto, in fallo -fila al lavoro!- gli disse andando a spingerlo fuori di casa; una volta richiusa la porta vi si appoggiò con la schiena arrossendo appena -cretino- lo insultò in un sussurrò e si costrinse subito dopo ai suoi lavori di brava casalinga disperata, con meno impegno rispetto a prima, in fondo, non era nemmeno pagata.

 

*

 

ognuno fece le sue ricerche in segreto, avevano fin troppo bene imparato che Yoite diventava intrattabile quando anche solo ci si avvicinava all'argomento;

avevano provato a chiedergli come si svolgessero i suoi allenamenti ma lui era sempre troppo stanco per soffermarsi a parlare di quelle cose con loro, far finta di essere semplicemente curiosi non avrebbe giustificato un'insistenza davvero forte e dovettero trovare altri modi per trovare una fonte di informazioni.

 

Più Yoite cresceva più i suoi allenamenti sembravano intensificarsi e come in quel sistema di scatole cinesi quel particolare portava ad altro;

era per questi motivi che i due Yukimi portavano avanti le loro ricerche senza informare il diretto interessato. Dopo quel prequel sulle sue reazioni avevano trovato altre vie tra conoscenze fidate e favori da richiedere in cambio.

 

Nell'ultimo periodo il loro capo, Hattori, aveva preso l'abitudine di riaccompagnare a casa il ragazzo togliendo al biondo questo oneroso compito, molte di quelle spesse volte, l'uomo faceva tirar su il separé all'autista della sua costosa macchina.

 

Quando rimaneva solo con lui, Yoite si sentiva vulnerabile ma allo stesso tempo non riusciva a reagire, quasi glielo impedisse qualche ricordo assopito.

Sentirsi vulnerabile per la presenza di qualcuno era una cosa che quel ragazzo aveva già provato ma non riusciva a ricordare molto, quasi avesse appositamente rimosso dai suoi ricordi, come se in un certo qual modo una parte di se stesso fosse stata rilegata in angolino buio del suo stesso essere e lasciato lì sembrava ritornar fuori solo durante i suoi incubi che Yukimi gli aiutava a non fare.

 

Quando Hattori gli si avvicinava e sentiva il suo alito sulla pelle non poteva far altro che discostarsi se pur nel poco spazio della vettura che avevano a disposizione, vedeva la sua mano avvicinarglisi lentamente e quello gli faceva battere il cuore forte, come ad essere nella trappola di un ragno, già totalmente congeniata e probabilmente già messa in atto con qualche altra piccola preda.

Non poteva far altro che rimanere lì e vederlo avvicinarsi, posare la sua mano sui suoi pantaloni, sul ginocchio e sentire le sue carezze risalire lentamente e come se gli mancasse l'aria in quei momenti viveva d'un apnea forzata.

-come mai quella faccia?- gli chiese l'uomo -che c'è,- cominciò per poi avvicinarsi al suo orecchio  -ti ricordo qualcuno?-  chiese con un sorrisetto di puro divertimento stampato sul suo viso.

 

Yoite si morse le labbra a quel punto e l'uomo gli si avvicinò ulteriormente e evidentemente oltrepassò quel confine invisibile che si era preimposto inconsciamente il ragazzo perché quello scattò addossandosi alla portiera -mi scusi, devo andare.- mormorò prima di aprire la portiera e scendere dall'abitacolo; sparì nel portone di casa e corse per le scale cercando di tornare nelle sue mura di protezione il prima possibile.

 

 

Entrò in casa e trovò pronto in tavola -ben tornato- gli sorrise il biondo -non ho fame, vado a fare la doccia.- gli disse il moretto e sparì in bagno prima di vedere il suo sorriso che si smorzava;

Kazuhiko andò ad affacciarsi alla finestra e vide Hattori che stava fumando una sigaretta appoggiato alla portiera della sua auto.

Senza comprenderne bene il motivo Kazuhiko provò un moto di rabbia e chiuse la tenda impedendogli di scorgere l'interno della sua casa, quasi come se quello fosse un insano gesto di protezione.

Si diresse poi verso il bagno e bussò alla porta -Yoite, tutto bene?- gli chiese da lì, quasi ad essere una barriera, quello lo percepì lì vicino e lo tranquillizzò -dopo vieni a cenare, ti aspetto.- gli comunicò il biondo allontanandosi dalla porta;

 

La vicenda terminò lì, Yukimi insistette che fosse lui ad accompagnarlo e a riprenderlo dagli allentamenti, e ogni tanto andava con lui anche la sorella.

Ovviato quel particolare a cui non erano andati a fondo, accontentandosi di uno stato di tranquillità fittizio, tornarono al loro gioco preferito, essere una famiglia.

 

*

 

Quando Yoite compì quindici anni d'età, Hattori gli permise di prendere parte ad alcune delle missioni che erano competenza del biondo, le più semplici.

Dei veri e propri capricci del loro capo, come ad esempio, la loro prima missione quale squadra fu il recupero di una pergamena antica priva di valore ai fini del loro scopo; semplicemente Hattori voleva arricchire la sua personale collezione di manufatti e scritti antichi.

 

Yukimi fu felice quando Yoite la consegnò nella mani del loro capo, la loro missione era andata a buon fine e nessuno era rimasto ferito, era stata una missione pulita ed indolore.

Tornando a casa Kazuhiko gli rivelò che dovevano assolutamente festeggiare e si fermarono al take away per prendersi una pizza.

Yoite ne contò un paio quando il biondo tornò in macchina da lui -Amatsu non viene?- domandò chiamandola ancora a quel modo e vide il compagno negare -questa sera ha del lavoro da sbrigare.- gli confidò conscio invece che usciva con un suo collega di lavoro;

 

Arrivati a casa si misero seduti al kotatsu* che avevano in salone, ormai iniziava a rinfrescare la sera e Yukimi accese il riscaldamento elettrico di quel piccolo tavolino; con le gambe lì sotto già si stava meglio.

 

Mangiarono la loro pizza e festeggiarono loro due la loro missione e Yukimi, evidentemente festeggiò un po' più del dovuto.

-ottima idea quella di prendere il sakè per festeggiare- si disse con le guance già arrossate dall'ebbrezza dell'alcool e mandò giù anche quel bicchierino porgendolo poi al ragazzo -ancora- mormorò inebetito e quello riluttante ne versò nel bicchiere -bravo il mio bambino- gli disse accarezzandogli pesantemente i capelli e si avvicinò al suo orecchio – i tuoi capelli sono sempre così morbidi.- ammise in un sussurro e lo fece rabbrividire tanto che si morse le labbra e Kazuhiko vedendolo sorrise appena contento; con le sue carezze arrivò a toccargli una guancia scivolando a

sfiorargli, subito dopo il collo. -e la tua pelle...- sospirò sul suo orecchio andando poi a poggiare le sue labbra su quella pelle che aveva appena nominato -mh..- sospirò ancora osservandolo di sfuggita per vedere le sue reazioni -delicata come quella di una ragazza- gli palesò e sentì che cercava, se pur con poca convinzione, di scansarlo da così vicino al proprio corpo. -hai dei lineamenti così delicati- mormorò il maggiore e lentamente lo fece ricadere sul pavimento sovrastandolo con il proprio corpo.

Gli accarezzò con cura il corpo, più delicato che mai e sfiorò le sue labbra con le proprie;

Yoite arrossì, quello era il suo primo bacio, chiuse gli occhi d'impulso rimanendo in balia del compagno, certamente più esperto di lui.

Il moro si rese conto che quelle mani che vagavano sul suo corpo non erano fastidiose, non gli davano affatto il disgusto, -Yukimi...- provò a richiamarlo quello arrossendo e il biondo lo guardò sorprendendosi di quanto poteva apparire indifeso in quel momento la bambola assassina.

Il ragazzo si morse appena le labbra lasciandole lucide di salica e Kazuhiko tornò a baciarle.

-Yukimi.- Lo richiamò ancora il minore ma questa volta senza guardarlo, era intenzionato a continuare il suo discorso, - io sono un...- provò a dire ma quello lo interruppe accarezzandogli il petto  -si, lo so- mormorò scendendo nelle sue carezze -si sente.- ammise tornando a baciarlo e si avvicinò al suo orecchio mentre gli prendeva una mano -non so se lo senti ma non è un problema- gli disse portandolo a poterlo constatare;

Yoite arrossì vistosamente -si lo sento.- pigolò vergognandosene.

-Yukimi- lo richiamò ancora quasi fosse la sola parola che riusciva a dire quella sera, sotto le sue premurose carezze e quello negò sfregando il naso sulla sua guancia -voglio che mi chiami Kazuhiko, adesso.- e Yoite lo guardò imbarazzato, doveva chiamarlo per nome?

 

Per la prima volta allungò una mano verso di lui di propria iniziativa e gli accarezzò i capelli mordendosi appena le labbra come se stesse pensando realmente al da farsi, lo guardò intensamente per poi passare le dita tra quei fili d'oro che il compagno si ostinava a tener indietro con la sua fidata fascia, sorrise un minimo tirandola via  -Kazuhiko...- mormorò prima che quello lo baciasse ancora.

 

Da quando avevano cominciato la loro convivenza avevano diviso quel letto ogni notte, fin dall'inizio, in fondo era l'unico giaciglio atto al riposo. Tutte le sere si erano coricati l'uno accanto all'altro senza realmente sentire quella vicinanza.

Quella sera, per la prima volta da anni sentirono un calore reciproco tra le lenzuola del loro peccato.

 

Quella notte Yoite mi abbracciò,

sembrava un bambino indifeso,

anche se sotto molti punti di vista era un adulto

io mi sentii un aguzzino ed un approfittatore.

Fortunatamente l'alcool nascose quel pensiero e

mi fece sentire solo le sue mani che

stringevano la mia maglia.

 

 

Un bambino privato della sua rosea infanzia , cresciuto troppo in fretta, rinnegato da suo padre stesso e un uomo che non è voluto diventare un adulto, troppo attaccato a quel passato che non può più tornare dove ha deciso di macchiarsi del sangue della propria progenitrice, cosa possono avere in comune? Qual'è il loro punto d'incontro?

 

 

*

 

Yoite era entrato ufficialmente nella squadra operativa di Yukimi, nel loro lavoro erano una coppia affiatata e ben oleata e le missioni, da quando cooperavano apparivano più semplici e dalla facile realizzazione.

In una di queste missioni, Kazuhiko vide usare il kira per la prima volta nella sua vita; l'elettricità di quella tecnica si sentiva nell'aria come un filmine invisibile che fendeva il vento e colpiva irradiandosi nell'avversario; sì. Vedere un uomo colpito da Yoite e dalla sua abilità innata era come vedere qualcuno folgorato da un fulmine.

Scatenava una forza incredibile e sembrava annientarlo dall'interno;

vinsero quello scontro e la pergamena fu nelle loro mani, avrebbero fatto contento Hattori.

 

*

 

affacciato alla finestra Yukimi stava fumando una sigaretta e guardò la città animarsi si luci guizzanti, non riusciva a togliersi dalla testa il combattimento e di come Yoite con la sola imposizione delle mani fosse riuscito a uccidere, cosa che lui con la sua fidata pistola, in quelle circostanze non sarebbe riuscito a fare;

scosse appena la testa e rese il cellulare, erano le undici e venti, magari lei era ancora sveglia, si disse mentalmente per spronarsi a telefonare;

spinse due volte il tasto verde e sentì l'apparecchio squillare libero, la sentì rispondere poi con una risatina che non seppe spiegare.

-ciao tesoro dimmi.- mormorò -ciao fratellino.- rispose quella dall'altro capo della cornetta per sussurrare subito dopo un “aspetta un secondo su” a qualcun altro e capendo che non era sola il biondo si gelò sul posto; mentre lei si scusava del suo compagno insistente lui non ci pensò nemmeno un secondo prima di agire attaccando e interrompendo in quel modo tanto brusco la conversazione lasciando la sorella inebetita.

Amatatsu lo richiamò -scusa è finito il credito- buttò lì mentendole con una certa non calanche -oh, comunque che volevi dirmi?- gli chiese -oggi ho visto Yoite usare il kira.- al che lei si sedette tra le coperte e i suoi seni si scoprirono nudi. -raccontami tutto.- gli intimò incitandolo a continuare mentre il suo compagno la ammirava carezzandole lascivamente un fianco semi scoperto.

Si avvicinò a baciarle piane l'addome risalendo fino all'incavo dei suoi seni ma la bionda lo scansò -fermo un secondo.- gli disse seria -è importante.- ribadì come se il suo sguardo severo non fosse stato sufficiente. Si scusò poi con il fratello per la nuova interruzione e lui negò alla cornetta -tranquilla- mormorò e nonostante avesse appena finito di fumare una sigaretta se ne accese una nuovamente.-sembra che il tuo amico rivendichi la tua presenza.- scherzò pacato fissando le luci del palazzo di fronte che a poco a poco si spegnevano.

Quella balbettò appena spostandosi a guardare il compagno ed effettivamente era così -ne parliamo domani, con calma magari- e la sentì annuire -a domani allora.- aggiunse la ragazza riagganciando subito dopo.

 

Kazuhiko raggiunse Yoite nel letto e gli accarezzò i capelli, notò poi che si era addormentato vestito e iniziò a spogliarlo amorevolmente.

Sentendosi toccare, il ragazzo si destò appena controllando chi fosse a stargli così vicino e sorrise appena vedendo che era lui, Yukimi.

-tranquillo, dormi- mormorò sorridendogli il biondo -ti metto il pigiama e ti raggiungo- aggiunse ma il moro lo afferrò per il collo della maglia attirandolo a se -Kazuhiko.- mormorò come sapeva fare solo lui in quei momenti e il biondo sorrise ancora, aveva capito perfettamente.

Continuò a spogliarlo lentamente e denudò anche se stesso sovrastandolo con la propria figura; sentì il ragazzo afferrarlo come a non volerlo lasciare andar via e lui riuscì a sentire sulla propria pelle la forza che racchiudeva nelle sue esili braccia

-non vado via.- gli disse in un mormorio che sapeva di dolcezza prima di strofinare il suo naso contro quello del compagno.

 

La cosa più bella dello stare con Yoite non era l'atto di per se di fare

l'amore.

Era come in quei momenti, passava le sue braccia sulle

mie spalle e mi stringeva i capelli attirandomi a sé

desideroso di qualche bacio

o di qualche carezza.

Quello erano i momenti in cui davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde,

non una bambola assassina con il nome del mio gatto.

 

 

 

 

 

 

 

*- kotatsu: E' un tavolino basso accerchiato da coperte, sotto il quale è integrata una resistenza elettrica, che provvede a riscaldare il ristretto spazio fra tavolino e tappeto.

 

 

Fine stesura; 12/06/2011

MaryKei-Hishi

 

 

 

 

Note Finali:

grazie a tutti quanti di aver letto anche questo capitolo e scusate per il ritardo per il postaggio, è uscito il numero otto del manga e l'ho amato, divorato e riletto cos' tante volte che mi sono persa. Li amo troppo questi due.

Parlando della mia visione del manga posso dirvi che miharu sta per arrivare, nel prossimo capitolo che spero seguirete!

Grazie ancora!

Kiss;

MaryKei-Hishi

 

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Capitolo 3
*** Cordoglio ***


 

Titolo: Avevo un gatto che si chiamava Yoite

Autore: MaryKei-Hishi

Serie: Nabari no Ou

genere: Sentimentale; azione; lime; YAOI; and if?.

Raiting: arancione/rosso

Pairing: Yukimi-Yoite / accenni Yoite-Miharu. (se pur non all'inizio)

 

 

****

 

Capitolo 2: Cordoglio

Inizio stesura originale 12/06/2011

Inizio stesura PC: 20/07/2011

 

****

 

 

 

 

A volte rabbia ed istinto sessuale

in un uomo coincidono

e io ho fatto cose di cui non vado fiero

 

 

 

i fratelli si erano riuniti per scambiarsi le informazioni che avevano rispettivamente maturato; si erano incontrati in un bar di periferia e si erano seduti appartati, lontani da occhi indiscreti.

Amatatsu nella loro conversazione posò un fascicolo sul tavolo -è tutto lì, quello che succede più in alto non mi è dato sapere.- ammise -anche le mie amicizie hanno dei limiti- mormorò e prese la mano del fratello che stava afferrando il fascicolo -Kazu, promettimi una cosa.- gli chiese sporgendosi verso di lui guardandolo negli occhi, -ho sentito che si vocifera di qualcuno che sta diventando inopportuno, promettimi che sarai il più discreto possibile in questa cosa.- gli disse e parve più tranquilla quando lo vice annuire pacato.

-i vertici si sono dunque accorti dei movimenti di qualcuno.- mormorò lui e la bionda annuì -di qualcuno di basso rango, dobbiamo trovare qualcuno su cui far ricadere il tutto.- decretò e il fratello non poté che trovarsi d'accordo con lei.-nel loro ventre ci sono delle serpi pronte a rivoltarglisi contro- mormorò lui riferendosi a loro stessi -in fondo siamo abituati a devastare ventri di madri snaturate.- disse la compagna sorridendogli e gli strinse la mano -l'importante è stare dalla stessa parte, dolcezza.- le disse lui e lei lasciò appena la sua mano -in settimana passo, quando magari non avete missioni, che ne dite di andare al cinema?- propose lei e il fratello sorrise -penso che sia una bella idea – le confidò e lei caricandosi la borsetta da passeggio in spalla si alzò da tavola congedandosi, lasciandolo davanti ad un discreto caffè accompagnato da un interessante fascicolo da sfogliare, studiare e apprendere.

 

Tornato a casa la trovò vuota, probabilmente Yoite era andato ad allenarsi al quartier generale e si mise sul divano con una birra e con quel fascicolo ebbro d' informazioni, cominciò a leggerlo;

c'erano delle cartelle cliniche e lui non comprese il perché di quelli allegati, sopratutto erano di persone di cui lui ignorava totalmente l'esistenza.

Fu una lettura breve e interessante, -quindi il kira distrugge l'avversario dall'interno.- mormorò; tra quelle cartelle cliniche c'era pure una donna, senza accorgersene sfogliò la cartellina -Sora.- mormorò leggendone il nome, era una gran bella donna.

 

Chiuse tutti i fascicoli e li lasciò sul divano fumandosi una sigaretta, c'era qualcosa che non gli tornava, particolari che mancavano e anelli fondamentali che erano stati infangati.

 

Doveva venirne a capo, a costo di smuovere acque che parevano intoccabili.

 

*

 

Yukimi aveva fin troppo ben compreso che a Yoite piaceva sentirselo affosso in quel momenti, quasi fosse una coperta sotto la quale nascondersi dai mali del mondo;

era bello sentirsi a quel modo, lo faceva sentire fondamentale e guardarlo così indifeso sotto di se era per Yukimi motivo di gioia, sembrava essere l'ossigeno per quel ragazzino.

Per lo più sorrideva e gli accarezzava amorevolmente la pelle del viso, dolcemente e come sapeva fare lui, gli baciava le guance e poi marchiava la sua pelle diafana e saliva fino alle sue labbra inumidite di già di saliva, quando iniziavano quei momenti di intimità tra di loro Yoite non faceva altro che torturarsi le labbra mordicchiandole e inumidendole con la saliva, era bello anche solo guardarlo.

 

Il minore allungò una mano accarezzandogli i capelli che venivano colpiti da un capriccioso fascio di luce che filtrava dalla tapparella non del tutto chiusa. -brillano tutti,- mormorò -sembri il sole*- gli confidò e fu capace di farlo arrossire.

Si abbassò a baciarlo e si fece spazio tra le sue gambe nude, il minore non poté che stringerle ai suoi fianchi, come a non voler che andasse via.

-Kazuhiko...- mormorò con la sua voce che faceva perdere il controllo al compagno. Era così indifeso e totalmente in balia di lui che gli saliva il sangue al cervello e smetteva di pensare e...

-sei sempre tanto stretto.- mormorò al suo orecchio accarezzando la sua apertura e fece fremere il moretto sotto di lui che si morse le labbra imbarazzato. -sei uno spettacolo Yoite.- ammise tornando a baciarlo -sto per entrare- gli rese noto facendogli allargare maggiormente le gambe e quello annuì stringendosi alle sue spalle, andando ad affondare il viso sul collo dell'altro che lo sovrastava completamente.

Yoite respirò a fondo il suo odore, riusciva a calmarlo l'inspirarlo così a fondo e gli sembrava che lo invadesse tanto da farlo diventare un tutt'uno con lui.

 

*

 

era da parecchio che non facevano qualcosa e uscivano tutti insieme, quel giorno Amatatsu era passata davanti al cinema e aveva visto che proiettavano un bel film e aveva comprato tre biglietti per lo spettacolo che andava a seguire; aveva pensato che aveva ragione, il fratello, si era comportata male nei loro confronti essendoci per poi eclissarsi a seconda della presenza o assenza dei suoi instabili fidanzati. Sarebbe dovuta rimanere la sorella di Kazuhiko a prescindere, sarebbe dovuta rimanere la zietta di Yoite a prescindere.

 

Era entrata in casa, nonostante tutto la chiave che gli aveva dato il fratello la custodiva gelosamente e non avrebbe mai potuto restituirgliela per una litigata qualsiasi.

Quando gliel'aveva data aveva comprato un bel portachiavi e l'aveva portata sempre così, perché quando uno è di famiglia non ha bisogno dell'invito per andare a trovarlo.

 

Non vedendoli in soggiorno prese i biglietti in mani, pronta, non appena li avrebbe trovati ad urlare un “sorpresa! Guardate cosa ho comprato?!” e iniziò a cercarli entusiasta per la casa. -ehi so che ci siete.- disse evidentemente a voce troppo basa -su ho visto la macchina qua fuori.- aggiunse ovvia, mica era una scema, lei, per chi l'avevano presa?

Andò a guardare in cucina ma nemmeno lì li trovò, possibile che non ci fossero?

-dai che ho una sorpresa per voi- aggiunse stringendo in mano i biglietti; sentì un fruscio provenire dalla camera da letto -non è possibile.- mormorò -stanno ancora dormendo- si disse quasi sconcertata per poi raggiungere la sala e avvicinarsi furtiva alla porta.

-svegliatevi che andiamo tutti e tre..- Spinse appena il legno e quella si aprì appena tanto da permetterle di vedere all'interno; entrò nel loro piccolo mondo privato fatto di baci rubati e piccole carezze.

 

Si gelò sul posto rimanendo immobile ad osservarli: suo fratello era su... loro stavano...

-al cinema.- terminò la frase per forza di cose e lasciò cadere i biglietti a terra prima di scappare via.

 

I due la videro e Yukimi si alzò dal compagno afferrando il lenzuolo per coprirsi e la seguì lasciando l'altro solo nel letto.

-Amatatsu!!- la richiamò raggiungendola -fermati!- la bloccò vicino alla porta afferrandola per una spalla -lasciami!- gli urlò contro la ragazza prendendolo dal polso -come hai potuto farmi questo?- gli chiese isterica -tu parli?- chiese il biondo -tu che sei passata da un uomo all'altro in tutti questi anni?!- chiese impertinente e lei allargò gli occhi9 sorpresa della sua affermazione -ma come ti permetti?- chiese urlandogli contro e lui negò sommessamente -credi di essere l'unica ad aver bisogno di calore tra le lenzuola?- gli chiese bloccandola al muro, accanto alla porta -rispondimi!- le urlò in faccia sbattendo le mani contro la porta d'ingresso che lei aveva quasi raggiunto.

La bionda fece per scansarselo di dosso -non ti azzardare ad alzare la voce con me- gli disse guardandolo dritto negli occhi con un cipiglio veramente serio in volto, -questa casa puzza – aggiunse spingendolo via e aprendo la porta prima di andarsene di corsa.

 

Yukimi chiese la porta con un gesto secco e nervoso e quella batte inesorabilmente risuonando per le scale e per tutta la casa, Yoite sobbalzò affacciandosi dalla porta , mentre lo vedeva che, con il lenzuolo legato attorno alla vita, quasi fosse stata un'antica veste romana, passava davanti a lui ignorandolo.

Prese le sigarette dal kotatsu del soggiorno e ne accese una, vide che dentro il pacchetto era rimasto solo l'accendino ed estraendolo accartocciò poi il pacchetto nel palmo della mano, lo lasciò cadere a terra, vuoto e accartocciato.

-Kazuhi...- provò a richiamarlo il moretto -rivestiti- fu l'immediata risposta che troncò sul nascere quel richiamo, pronunciata secca e dura.

Il ragazzo abbassò lo sguardo mordendosi le labbra “è colpa mia?” si chiese andando a rivestirsi e vide i boxer del compagno sul materasso, li prese andando a porgerglieli, magari anche lui voleva rivestirsi togliendosi quel palandrano che finiva per strusciare sul pavimento.

Allungò una mano tentennante -sono tuoi.- mormorò sentendosi mortificato e quello glieli tolse di mano afferrandoli e portandoli via repentino, non lo aveva nemmeno guardato in faccia...

è colpa mia.” pensò nuovamente senza però chiederselo questa nuova volta.

 

 

Nei giorni seguenti Yukimi non fu molto partecipe nella loro “vita di coppia” aveva la testa completamente da un altra parte; erano le ventuno e trentacinque di chiamare Amatatsu al cellulare, attendendo che rispondesse appoggiato alla finestra aperta, intento a fumare una sigaretta. Era infastidito e nervoso dai “tu” che sentiva riecheggiare nell'apparecchio.

 

 

In quel momento ho pensato solo a lei

quello è stato il mio secondo errore,

il primo fu approfittarmi di un ragazzino che aveva solo

me.

 

 

In quei giorni la casa era stata tremendamente silenziosa, senza Yukimi che portava avanti un discorso con lui non se la sentiva di fare per primo quel passo che gli avrebbe assicurato ancora una volta uno sguardo severo e freddo, probabilmente non sarebbe riuscito a rimanerne indenne.

Quando lo sentì parlare si affacciò dalla loro camera, rimanendo sulla soglia tanto per osservarlo senza essere visto, era affacciato alla finestra, quasi fosse stato una sentinella in servizio e teneva perennemente una sigaretta tra le labbra, aveva il cellulare poggiato all'orecchio e stava parlando.

-ehi allora ci sei- lo sentì mormorare con una dolcezza che in quei giorni pareva completamente sparita e in quel momento, eccola, era lì, era tornata e non era per lui.

 

Di quella dolcezza nella voce, ne fu geloso.

 

Ascoltò quelle parole che a lui non era concesso ricevere e si sentì triste, sentiva un peso nel petto gravargli sul cuore, donandogli un senso di oppressione, era come se avesse voglia di stendersi sul letto e chiudere gli occhi per sognare qualche vicenda migliore dove non finisse per sentirsi a quel modo, gli sarebbe piaciuto rimanere in un fermo immagine di dormiveglia quando il sonno inizia ad intorpidirti e tutto da quel momento può succedere.

-lo sai che tu sei la mia persona.- gli sentì dire e anche se non aveva capito il senso di quella strana frase doveva essere qualcosa di speciale, solo per le persone speciali.

Si accarezzò un braccio mentre sentiva i brividi che gli facevano increspare la pelle; quelle erano le emozioni?

Facevano parte della stessa categoria di cose che provava quando erano nel letto?

 

Erano tanto diverse, eppure...

 

-tu sei fondamentale, lo sai.- lui no, non lo era e non lo sarebbe mai stato per quello che, si rese conto in quel frangente, fosse la sua persona.

 

Yukimi era la sua persona.

 

-ehi no, aspetta.- provò a dire il biondo alla cornetta ma quella attaccò comunque, -dannazione- imprecò a denti stretti l'uomo spingendo a sua volta il tasto rosso e lanciò subito dopo il telefono sul divano e solo in quel momento vide il moro affacciato dalla camera -che cazzo ti guardi?!- gli chiese nervoso senza riuscire a dosare le parole e Yoite sobbalzò negando -niente- mormorò guardando il pavimento.

Kazuhiko sospirò frustrato conscio che se la sarebbe presa con lui se fosse rimasto a casa quindi senza aggiungere altro perse le chiavi di casa e il portafogli e uscì sbattendo la porta.

 

Yoite lo guardò andare via e quando chiuse la porta il rumore brusco che fece gli risuonò dentro.

 

Andò a mettersi sul divano con tutta l'intenzione di attendere il ritorno del compagno, si stese su un fianco e sospirò non riuscendo ad impedirsi di pensare.

L'avrebbe mandato via anche lui, non era forse vero?

Lui che era stata la figura maschile più longeva nella sua vita, la famiglia che l'aveva accolto per parecchio tempo.

 

Yoite aveva l'impressione che anche Yoite sarebbe rimasto solo presto.

 

Quando Yukimi tornò, il moretto gli andò incontro, era ancora sveglio nonostante l'ora di andare a nanna fosse passata da un pezzo, era rimasto lì, steso su quel divano a creare un vuoto pesante nella propria mente;

il biondo lo ignorò afferrando il pacchetto d sigarette che aveva lasciato sul tavolo e ne accese una, girovagò per casa cercando qualcosa, qualsiasi cosa senza trovarla, aveva un fare nervoso ed era palese che cercasse di impegnarsi mentalmente nel trovare quel qualcosa che non sapeva cosa fosse solo per tenersi distante dal ragazzino che lo vedeva, lo stava osservando.

Si tolse la maglia lasciandola ricadere a terra e quando si avviò verso la loro camera da letto Yoite lo seguì silenziosamente ma il biondo, una volta entrato chiuse la porta con un gesto secco e quella sbatté proprio prima che il ragazzo potesse raggiungerlo, era chiaro: Yukimi non lo voleva tra i piedi.

Quel gesto era palese, non voleva essere disturbato, era un concetto rimasto inespresso verbalmente ma era lì, che pesava sul cuore, e con quello l'aveva ben sentito, Yoite.

-Yukimi...?- mormorò il ragazzino bussando un paio di volte alla porta, non voleva pensarci, non voleva credere che lui... no, non voleva crederci e basta.

Non ottenne risposta per quel debole richiamo e si appoggiò con la fronte alla porta chiudendo gli occhi, -...Kazuhiko...- lo richiamò ancora come faceva solo nei loro momenti -per favore.- pigolò sospirando subito dopo, che lo stesse ascoltando?

Follia erano poco più che sussurri le sue parole.

-tu sei la mia persona- osò dire, forte del pensiero che non l'avrebbe udito ma quando sentì il cigolio della maniglia che si abbassava si discostò guardando la porta aprirsi un minimo con gli occhi colmi di aspettative, con il respiro corto e il cuore che batteva forte, aveva paura che si sentisse quel tum tum troppo veloce e forte.

Il suo piccolo sorriso si smorzò vedendo viso del compagno contratto in una smorfia severa.

-non credi di dover conoscere almeno un' altra persona prima di poter affermare una cosa del genere?- gli disse inquisitore.

Gli prese il polso facendogli alzare una mano, quasi a volerlo intrappolare, lo stava stringendo, parecchio.

-comprendi?- gli chiese in faccia, schernendolo miseramente. Yoite chiuse gli occhi per non vedere, oltretutto Yukimi puzzava incredibilmente di alcool.

-tu lo sei- gli disse senza guardarlo il minore, insistendo sui propri sentimenti e con quella frase riuscì a farlo arrabbiare del tutto, se a Yukimi serviva un pretesto l'aveva palesemente trovato.

-sì? Tu dici?- chiese prendendolo in giro nuovamente -allora vai- cominciò -vai a cercare qualcun altro e fai il confronto- gli disse superando la porta e mantenendo la presa sul suo polso gli impose di retrocedere -conosci almeno una sola persona migliore di me, una sola persona. Gli disse tirandolo fino alla porta di casa e lo spinse fuori e prima che quello potesse dire qualsiasi cosa gli chiese la porta in faccia lasciandolo sul pianerottolo con addosso i vestiti di casa.

 

Yoite andò a bussare alla porta non voleva credere che l'avesse chiuso fuori -vattene!- si sentì urlare da dentro casa e quello sobbalzò in un flash back della sua infanzia.

Continuò a battere mentre nella testa le parole non abbandonarmi si facevano sempre più grosse e pesanti, bussò forte quasi in preda al panico e quando sentì una porta aprirsi si fermò voltandosi a guardare la dirimpettaia che lo osservava da uno spiraglio di porta aperta, abbassò il capo calmandosi e prese i lembi aperti della sua felpa tirandoli fino a sovrapporli, faceva insanamente freddo.

Sentì la porta della vicina richiudersi e un “bene” gli sfiorò i pensieri, non voleva causare a Yukimi altri fastidi.

Si accucciò lì vicino alla porta, sedendosi sul pavimento del pianerottolo appoggiandosi con la schiena al muro, rimase vigile nella speranza che Yukimi gli aprisse, che lo riprendesse con se attenendolo in un abbraccio ma ovviamente non successe alcun ché. Rimase comunque lì, buono ad aspettare, non voleva andare via, non voleva essere di nessun altro, non voleva conoscere nessun altro, e comunque nel suo cuore il paragone con chiunque altro lo avrebbe vinto comunque Yukimi, di questo Yoite ne era più che certo.

 

Sentì l'ascensore fermarsi al piano ma se pur in precedenza aveva dato peso al vicinato in quel momento non gli interessava più che lo vedessero lì seduto in attesa che il biondo gli aprisse la porta. Si abbracciò maggiormente le gambe in una posizione scomoda, il pavimento era veramente duro. -Yoite!- si sentì richiamare e non ebbe bisogno di guardare per capire chi fosse, quella voce la conosceva bene; Amatatsu, preoccupata dal fatto che il fratello non rispondesse al cellulare, era andata a trovarlo, per accertarsi che non fosse morto, magari e per assicurarsi di non avere gesti estremi fatti da lui sulla coscienza.

Tirò fuori le chiavi di casa dalla borsa e andò ad aprire la porta -avanti, entra.- gli disse e il ragazzo si alzò dal pavimento seguendola fin dentro casa;

 

Kazuhiko stava dormendo sul divano, la televisione era ancora accesa seppur priva di volume e lui nel sonno aveva lasciato il telecomando che poggiava sul suo stomaco, non ci mise molto la bionda a sfilarsi il cappotto e lasciarlo assieme alla borsa sul kotatsu, andò a spegnere l'apparecchio e prese il telecomando da sopra il fratello andando a posarlo al suo posto, accanto al monitor, -dio che idiota, guarda come ti sei ridotto.- borbottò vedendo le bottiglie lasciate distrattamente a terra.

Yoite li osservò rimanendo in silenzio e in disparte, faceva male vederli vicini.

Li guardò anche, una volta sveglio, iniziarono a parlare; non comprese le loro parole troppo impaurito dal fatto che Kazuhiko potesse sbatterlo nuovamente fuori,, era troppo sconvolto dai suoi stessi pensieri e da quel che rappresentavano per comprendere sinceramente il significato dei loro discorsi.

 

Io non voglio semplicemente morire,

io voglio scomparire e

c a n c e l l a r e

la mia esistenza.

Voglio che nessuno covi dentro di sé

il ricordo di me stesso.

 

Quella volta il colpo era stato veramente duro.

 

*

 

Amatatsu chiuse Kazuhiko in bagno, imponendogli di farsi una doccia e rendersi presentabile; quello rimase chiuso sotto il getto d'acqua per parecchio tempo, aveva parecchie cose da cancellare sulla sua pelle e un semplice colpo di spugna non era certo bastassero per ritenersi pulito, di nuovo.

 

Passata la prima sensazione di nausea e ritrovato almeno un minino di lucidità mentale uscì dalla doccia avvolgendosi nel suo accappatoio e tornò dagli altri, trovò la sorella in procinto di andare via che parlava con il ragazzo -allora oggi hai gli allenamenti?- gli chiese come se non fosse successo niente e Yoite si limitò ad annuire -ti vengo a prendere io e ti ci accompagno allora- gli propose in un tono che non implicava repliche da parte di nessuno.

Notò il fratello che li osservava e incalzò la borsa sulla spalla -allora a dopo- disse al moretto per poi accarezzargli la testa, Yoite non poté che annuire e vedendo il biondo abbassò lo sguardo non sapendo che fare o come comportarsi.

-a più tardi.- disse la ragazza avviandosi alla porta in un saluto collettivo mirato ad entrambi e non ci mise molto ad andar via lasciandoli soli.

Yukimi andò a sedersi sul divano e guardò il ragazzo che non si era mosso da dove l'aveva lasciato la sorella e non aveva detto alcun ché, gli pareva tornato indietro nel tempo, nei giorni in cui Yoite era solo una presenza silenziosa e quasi immobile nella casa, quando ancora non si chiamava Yoite.

 

-Yoite- lo richiamò -vieni qui- continuò battendo una mano sul posto accanto a sé sul divano e il ragazzo lo raggiunse -se vuoi posso andarmene- disse all'improvviso prima di sedersi e Yukimi comprese che no, non aveva intenzione di sedersi, come a non voler rimanere coinvolto come se gli servisse quella distanza per permettergli di parlare. -posso tornare da Hattori, lui mi troverà un altro posto in cui restare.- gli disse ancora e il biondo lo prese per un braccio -no- disse semplicemente facendo sorprendere il minore, gli strinse la presa -non voglio che vai da nessuna parte, men che meno da quell'uomo, voglio che rimani qui- lasciò il suo braccio andando ad afferrarlo per le spalle -capito? Non andare da lui- gli disse alzandosi dal divano e lo scosse -promettimelo- vide che Yoite lo stava guardando con gli occhi colmi di sorpresa -voglio che rimani qui- ripeté e in quel momento se lo strinse addosso baciandogli i capelli e sentì che finalmente quel ragazzino faceva qualcosa, anche se era solo stringergli l'accappatoio nelle mani mentre si spingeva contro il suo petto.

 

Quella calma ritrovata di cui si era tinta la vicenda non fu altro che un non dire e un non notare, le premure del biondo verso quel ragazzino che aveva allevato tornarono al loro stato primordiale e ci fu un momento in cui non si resero conto di quel piccolo continuo e costante cambiamento, così poco alla volta prendeva vita nella loro giornata come qualcosa di normale e poi, beh, quando era concluso quel cambiamento era impossibile non notare lo stacco dal prima.

 

Era qualcosa che Yoite non si sapeva spiegare quello che successe dopo; si erano riappacificati a parole se pur doveva ammettere che lui era staro la parte passiva di ogni Sua decisione, il vivere stesso appariva diverso in quel momento di transizione, gli sembrava di annaspare verso il futuro vivendolo senza un particolare fondamentale.

Gli sembrava, a conti fatti, di esser tornato a vivere nella sia infanzia monocromatica, la stessa della quale non aveva fatto parola con nessuno, per quel che ricordava, la stessa che avrebbe cessato di esistere se lui stesso avesse potuto dimenticarla e cancellarla, ma era consapevole che non era l'unico a conoscenza degli eventi e fin quando non fosse stato il solo a conoscere i propri segreti non avrebbe potuto archiviarli.

 

Ogni giorno di quella convivenza sentiva il cuore battere più piano nel petto, Yukimi era ancora la sua persona nonostante tutto?

 

Un giorno Amatatsu l'aveva accompagnato a casa dopo l'allenamento e lui era veramente sfinito, entrando in casa trovarono il biondo con una birra in mano intento a guardare la TV sul divano, la sua maglia era stata lasciata distrattamente a terra.

Il disordine era tornato in quella casa, costatò la bionda guardandosi in torno, -Yoite, vai a fare la doccia su- lo incitò la ragazza accarezzandogli i capelli e mentre lui si allontanava la ragazza andò a mettersi tra il fratello e il monito del televisore impedendogli di vedere, quello si sporse un minimo dal lato per continuare, se pur in minima parte, a seguire quella televendita di stoviglie che gli appariva decisamente interessante.

Non ci mise molto Amatatsu a spegnere il televisore -ehi ma io stavo guardando!- si lamentò il biondo -cosa diavolo ti sei messo in testa?- chiese lei sorvolando sul fatto che evviva si era accorto della loro presenta, ovvio visto che era per quella che non poteva più ammirare la finezza delle ceramiche di terza scelta.

-Kazuhiko Yukimi- lo richiamò posando le mani sui fianchi in un misto di saccenza e superiorità, quasi a volergli incutere timore. -stai zitta non sai di quel che stai per parlare.- disse lui seccato e incrociò le braccia al petto -invece tu hai un punto d'arrivo prestabilito, non è vero?- chiese caustica e quell' insinuazione fece scattare in piedi il fratello che finalmente poté superarla, se pur di pochi centimetri, sentendosi in una posizione di superiorità.

-oh mio dio che paura.- recitò lei in un torno decisamente poco convinto inarcando, oltretutto un sopracciglio. -come ti permetti di venire qui e giocare a fare la salvatrice del mondo?- la accusò e lei non poté che odorare il suo alito -dio, quanto hai bevuto?- chiese Amatatsu ignorando quella sua domanda che era ovvio cercasse di portarla oltre la soglia dell'umana sopportazione;

-ovviamente ritieni che prendertela in questo modo con un ragazzino risolverò tutto?- lo accusò a sua volta ma quando lo vide semplicemente negare si sorprese -parli proprio tu che hai rovinato tutto?- domandò il maggiore senza in realtà accusarla e proprio per quel particolare lei si sentì realmente accusata, proprio perché era una domanda legittima, proprio perché sapeva di essere in torto, proprio perché non voleva sentirselo dire, lo schiaffeggiò repentina, proprio perché non voleva che continuasse.

Kazuhiko si prese la guancia sorridendo e lei tremò di rabbia -come ti permetti?- chiese -qui ognuno è responsabile delle proprie azioni- specificò -non ero io tra le gambe di un minorenne, ricordatelo bene- sibilò lei avanzando di un passo verso di lui e vide il fratello ridere appena, posò la birra sul ripiano della televisione e tornò a donarle la sua più completa attenzione. -sai sorellina- si avvicinò al suo orecchio- non mi pareva ti dispiacesse quando anni fa ero tra le gambe di una minorenne- mormorò e lei arrossì imbarazzata -e beh, non mi pare che quella minorenne si sia mai presa carico delle sue responsabilità quando mi ha chiesto, in nome del nostro amore di ammazzare quella che era nostra madre, sai?- gli disse e lei lo scansò dal proprio corpo con un gesto secco e fece ridere il fratello che riprese la birra dal ripiano e ne fece dei piccoli sorsi -veramente il tuo problema è il disordine?- le chiese osservandola -oppure è solo una scusa per venire qui e immischiarti in cose che non ti riguardano?- le pose la vera domanda lasciando nuovamente la sua birra abbandonata vicino alla televisione -ah sorellina.- la richiamò fingendo di essersi ricordato all'improvviso di dirle qualcosa e si portò una mano al cavallo dei pantaloni -mi tira parecchio e dopo me lo scoperò quindi se non vuoi assistere, di nuovo, dovresti andartene.- le disse e Amatatsu sentì il respiro mozzarsi in gola per quelle parole.

-non stai facendo del male a me in questo modo, te ne rendi conto?- gli chiese -dici?- rispose quello dandogli le spalle e la lasciò lì avviandosi verso il bagno sorridendo appena, sorriso che si smorzò quando sentì la porta d'ingresso chiudersi.

 

L'acqua non scorreva non se ne udiva lo scroscio e d'un tratto tutto sembrò più silenzioso.

 

Vide la maniglia abbassarsi e lentamente spinse la porta, Yoite era lì di fronte con l'accappatoio legato in vita. Si mise il cappuccio e fece qualche passo avanzando verso il compagno, abbassò appena la testa passandogli accanto e una spalla di spugna scivolò lungo il braccio scoprendolo appena, quasi a farsi beffe di loro, non ci mise molto il moro a ricoprirsi cercando di non dare a vedere alcuna emozione; non voleva che il biondo lo guardasse,

 

ha sentito tutto.

 

Non riuscì ad impedirsi di pensarlo, il maggiore che lo afferrò per un braccio cercando di bloccarlo ma il moretto riuscì a divincolarsi ansando a rifugiarsi in camera, almeno avrebbe potuto vestirsi.

Quando lo vide entrare sperò che non stesse accadendo, non a quel modo per lo meno.

Quando vide il biondo chiudere la porta alle sue spalle quella camera che era stata tante cose, la idealizzò come la fossa dei leoni nella quale era voluto entrare.

L'unica luce che filtrava nella camera era quella che passava dalle tapparelle semichiuse, tolta la luce che proveniva dalla porta, quell'ombra sembrò inglobarli.

Abituato alla nuova situazione di penombra lo vide avvicinarsi e in quel momento Yoite decise di arrendersi.

Si lasciò cadere tra le lenzuola quando lui ce lo spinse, Yukimi non lo guardò scendo a baciargli il collo, sapeva che sarebbe stato un errore guardarlo, un errore che l'avrebbe bloccato e gli serviva andare avanti, in quel momento; quel ragazzino si sentì morire sotto le sue premure e Yukimi non doveva rendersene conto.

 

Odiami Yoite.

 

Lo vide chiudere gli occhi mentre gli apriva il nodo dell'accappatoio e lentamente lo scostò dalle sue gambe denudandole, lo vide, con la coda dell'occhio, mordersi le labbra e gliele accarezzò con la punta delle dita per impedirgli di farlo; non doveva guardarlo, non doveva permettersi di farlo.

Si buttò sulla sua spalla nuda succhiando la sua pelle e la leccò sentendo ancora il sapore fruttato del suo bagnoschiuma che ogni volta lo rendeva morbido come un bambino. Era un mostro.

 

Ti prego, odiami.

 

Risalì su di lui andando a mordergli delicatamente il labbro inferiore e sentì le sue mani muoversi, sfiorare le sue spalle e aggrapparsi al suo collo, arrivare ai capelli e passare le sue dita tra quelli; erano calde, le sue mani erano calde.

 

Amami Kazuhiko.

 

I loro sguardi si sfiorarono e il biondo le vide quelle lacrime che il suo cucciolo non voleva versare, lo sapeva, il biondo, che non avrebbe dovuto guardarlo.

-...Kazu...hiko...- mormorò il minore rompendo quel precario equilibrio.

Il biondo si fermò per un attimo -sta zitto.- gli disse poi severo senza soffermarsi a guardarlo troppo.

 

Odiami e vattene.

Vai via da me, Yoite.

 

Il ragazzo si morse le labbra e chiuse gli occhi assorbendo quel colpo, faceva terribilmente male; il dolore non lo aveva mai spaventato tanto.

 

Amami Kazuhiko, è questo che mi tiene in vita.

Adesso, per favore, amami.

 

Lo sentì premerglisi contro e strinse le gambe contro di lui, lo guardò con i suoi occhi colmi di lacrime e gli sorrise pacato accarezzandogli dolcemente una guancia -sei la mia persona.- gli disse e vide il biondo allargare gli occhi sorpreso da quelle parole.

-ti avevo detto di stare zitto, maledizione!- gli imprecò contro e quello sobbalzò per la durezza delle sue parole. -mi dispiace.- pigolò il moretto per poi mordersi le labbra. -dannazione!- imprecò nuovamente andando poi a colpire il materasso vicino a lui con la mano chiusa a pugno.

Yoite trasalì per poi vederlo alzarsi da lui -no- mormorò prendendolo per un braccio -è meglio così, ragazzino.- affermò il maggiore guardando altrove e il moro negò sospirando -ti tira parecchio.- gli disse ripetendogli le sue stesse parole, ormai era chiaro che aveva sentito tutto -sto aspettando che mi scopi.- continuò senza però riuscire a guardarlo in faccia

 

Yukimi gli prese il mento tra le dita e gli impose di avere un contatto visivo con lui -dire queste cose non ti si addice.- gli confidò e il moro arrossì appena perdendosi a guardarlo in quei suoi occhi così chiari che sapevano essere tanto severi, distaccati e terrificanti alle volte.

-dobbiamo smetterla con questa messa in scena.- disse poi il biondo -mi vuoi abbandonare?- gli chiese il ragazzo e Yukimi se ne sorprese, quel termine, usato dal compagno era molto più grosso e pesante di qualsiasi altra parola avrebbe potuto pronunciare in un contesto del genere.

-non voglio abbandonarti ma non posso essere la tua persona.- gli disse seriamente -ora smettiamola di giocare.-

 

g i o c a r e.

Yukimi mi disse che con me

aveva sempre giocato.

Le persone giocano con le altre persone in questo modo?

 

Voglio essere cancellato,

non voglio più provare nulla del genere

il petto fa male,

ancora adesso.

 

Yukimi lo guardò tristemente vedendo che il suo sguardo lo portava lontano dalla realtà; quando si alzò da lui e dal letto quello si rannicchiò di fianco prendendosi lo stomaco tra le braccia, era veramente uno scricciolo.

Lo coprì con il lenzuolo, sentiva che lui non si sarebbe perso nel farlo e poi lo lasciò solo, lì sul letto.

 

*

 

quando andava ad allenarsi al quartier generale iniziava a rimanere di più gli allenamenti parevano finire sempre troppo presto anche se lui si sentiva stanco come sempre, probabilmente la voglia di rimanere più tempo possibile fuori casa faceva apparire distorti gli spazi temporali.

Si era messo seduto sulla panca dello spogliatoio, non aveva voglia di andarsene, non aveva voglia di tornare a casa, dopo quella volta ne aveva sempre meno.

Era silenziosa e fredda anche se in TV davano programmi comici.

Vide Hattori entrare nello spogliatoio e si morse le labbra cercando di non farsi notare.

-vedo che fai continui progressi- gli disse avvicinandosi. -mi fa piacere- gli confidò raggiungendolo -come ti senti?- chiese accarezzandogli amorevolmente i capelli e il ragazzo rimase interdetto per qualche istante per quel gesto che, realmente, non si aspettava.

-un po' stanco- mormorò subito dopo cercando di non guardarlo ma quello si mise seduto accanto a lui prendendogli il viso tra le mani facendoglielo alzare e Yoite vide che lo stava scrutando con attenzione -si vede, sei pallido.- gli confidò lasciandolo andare -la prossima settimana farai dei test con i nostri medici- gli disse lasciandolo andare continuando a guardarlo come era solito fare -oggi non viene nessuno a prenderti?- chiese in ultimo e il moretto negò -oggi non ho voglia di tornare a casa- ammise il minore senza un perché, sperando, oltretutto, che quello non avesse sentito ma dal sorrisetto che compatì sul suo viso comprese che aveva percepito ogni singola parola.

-magari puoi usare queste docce e farmi compagnia per un po'. Poi ti accompagno io a casa.- gli propose quello e se anche Yoite sapeva che avrebbe dovuto rifiutare non riuscì a negare un po' di evasione, non aveva voglia di tornare da Yukimi e il freddo silenzio che si era creato tra loro.

-bene- affermò quello pacato -allora vai, io faccio preparare qualcosa per cena, verrà servita nel mio studio.- gli confidò per poi alzarsi e il ragazzo lo seguì con lo sguardo mordendosi appena il labbro inferiore -non ho vestiti puliti per dopo- mormorò come se quella scusa potesse declinare ogni invito -ti presterò uno yukata* per gli ospiti, dovrebbe starti bene, sai?- gli disse mostrandogli uno dei suoi soliti sorrisi perfetti -lo troverai qui, finito di lavarti e cambiarti ti aspetto nel mio ufficio.- decretò il maggiore per poi congedarsi.

 

Effettivamente quando uscì dalla doccia Yoite trovò lo yukata che Hattori gli aveva promesso, con ancora l'asciugamano addosso vi si sedette accanto e lo prese tra le mani, era quasi un peccato spiegarlo.

Era un tessuto morbidissimo, di un bel celeste, quasi ceruleo; prima di indossarlo si tamponò per bene la pelle con l'asciugamano e mentre scendeva ad asciugarsi le gambe notò le ciabattine, Hattori pensava sempre a tutto.

Guardò ancora lo yukata e lo spiegò per indossarlo e notò che Hattori aveva mancato in un particolare non gli aveva preparato dei boxer puliti assieme allo yukata e i suoi vestiti erano spariti, probabilmente li aveva fatti prendere per metterli a lavare.

Indossò i suoi nuovi abiti e fortunatamente lo yukata arrivava a metà coscia coprendolo nonostante gli lasciasse le gambe nude; si avviò verso il suo ufficio e lo trovò seduto alla scrivania sulla sua lussuosa poltrona intento a leggere qualcosa che sembrava decisamente interessante vista la sua attenzione nell'immergervi tra quelle pagine.

-eccomi- mormorò distraendolo da quel fascicolo, l'uomo sorrise facendogli segno di avvicinarsi e si alzò dalla poltrona aggirando la scrivania, sembrava quasi che cercasse di annullare ogni particolare che mostrasse il loro divario e che allungasse le distanze tra i due, quasi come a fargli intendere che gli ostacoli lui li aggirava così, semplicemente.

-sapevo ti sarebbe stato bene- gli confidò toccando il tessuto dello yukata che aveva indosso -il colore ti sta bene- mormorò sfiorando il suo petto da sopra il tessuto -temevo ti sbattesse vista la tua pelle diafana.- gli confidò mentre Yoite lo guardava appena intimorito dai suoi tocchi che andavano ben oltre quelli di un capo al proprio sottoposto. -bene- picchiettò appena sulle sue spalle -immagino che tu abbia fame, ceneremo tra poco- decretò ancora mentre cominciava a fare qualche passo per osservarlo in un tutto tondo di sguardi; l'idea di averlo dietro di se che lo guardava senza poterlo osservare non piaceva a Yoite ecco perché mentre quello gli girava intorno lui lo seguì non permettendogli di sfuggire dal proprio campo visivo, come se quello, oltretutto, sarebbe bastato per controllarlo.

Lo vide sorridere per quel suo ingenuo modo di mantenerlo sotto controllo come se una preda potesse contrastare un predatore e si avvicinò a lui, la sua preda, andandogli a scostare dal viso una ciocca di capelli ancora umida andandogliela a posare dietro l'orecchio sfiorando la sua pelle bianca e morbida. -hai dei lineamenti così delicati...- mormorò -sembrano quelli di una ragazza.**- e a Yoite quelle parole fecero perdere un battito.

-è veramente una bella cosa averti qua per cena.- ammise il maggiore e Yoite non poté non rendersi conto che no, non gli aveva chiesto niente e che ormai era tardi per rifiutare.

Sentì che lentamente provava a baciargli il collo e percepì un brivido che gli scese lungo la schiena, era ancora tanto convinto che sarebbe andato tutto bene pur che lo intrattenessero lontano da “casa”?

Non ne era più tanto certo -hai la pelle perfetta come quella di una bambola.- mormorò l'uomo sfiorandogli il collo con le labbra.

 

Il trillo dell'intephone fece sentire Yoite mentalmente salvo, entrò nella stanza una ragazza dopo essersi annunciata e dopo che Hattori le aveva dato il permesso di farlo mentre aggiustava il collo dello yukata di Yoite, quasi a non far vedere che l'aveva tirato per scoprirlo.

La ragazza spinse un carrellino sul quale c'erano due vassoi coperti da dei coperchi di metallo lucido e brillante, Hattori aveva sempre tenuto alle cose belle, quello era un dato di fatto.

Si congedò da loro con un inchino prima di uscire dalla stanza e a loro non rimase altro se non cenare sedendosi attorno al tavolino basso che c'era nella parte sinistra di quell'ufficio.

Hattori sapeva mescolare il tradizionale che amava fin troppo al moderno che la società richiedeva, ma lui, no, proprio non riusciva a rinunciare alle sue radici, in ogni cosa che faceva, che aveva o che voleva questo non si poteva non notare.

 

Aveva compreso che Hattori abitava nel quartier generale e si era convinto subito dopo che fosse stato il quartier generale stesso a essere costruito all'interno dell'immensa villa dell'uomo, gli era bastato salire una rampa di scale per trovarsi a casa dell'uomo e doveva ammetterlo, era una bellissima casa e molto vasta, decisamente diversa da quella nella quale era da sempre vissuto con Yukimi.

Prendeva tutto il piano superiore della villa e Yoite comprese che non viveva da solo quando la sua assistente non vedente gli sorrise congedandosi e invece di scendere per uscire si avviò per il corridoio sparendo in una delle camere in fondo.

Stare solo con quell'uomo gli creava sulla pelle una brutta sensazione d'inquietudine, ma le parole del biondo lo spingevano lontano di casa, tra le braccia di qualcun altro.

Quando entrò nella camera che voleva mostrargli, rimase sorpreso che non fosse una stanza da letto. Sembrava una sala hobby ma non vi erano tavoli di biliardo, Hattori era molto più raffinato di quelle rozze e ricche persone che adornavano quel tipo di stanza con quei suppellettili.

Una cosa di certo non passava inosservata, l'esagerato numero di bambole presenti e per quello non si notava altro, d'impatto si vedevano quelle, come una grande armata ai suoi servigi.

Passato il primo momento di shock dalla presenza dell'esercito di bambole, guardandole con un minimo più di attenzione Yoite notò quei particolari decisamente più inquietanti:

erano sporche, spettinate e qualcuna persino rotta, indubbiamente reduci di battaglie epiche.

 

-sai la gente ama le bambole.- cominciò arrivandogli alle spalle e gli scostò i capelli dall'orecchio mostrando il collo a tutto il mondo, era perfetto. Gli si avvicinò con le labbra -ma solo quando sono belle e perfette.- continuò sussurrandoglielo lì vicino -come te adesso.- gli confidò sorridendo appena – e poi- mormorò infilandogli una mano nell'apertura sul petto dello yukata, all'altezza del suo cuore -quando si rompono le buttano via.- decretò deciso rompendo l'attimo di suggestione, trascinandolo nuovamente nel mondo reale pieno di cose brutte, di bambole rotte e abbandonate.

-nessuno vuole tenere una Bambolina rotta, una Bambolina sporca o sfatta, tutti le abbandonano.-gli confidò nuovamente sorridendogli alle spalle e gli accarezzò piano il collo con le mani scendendo sulle sue spalle, quasi a volerlo massaggiare per farlo rilassare -io le raccolgo tutte, quando i loro proprietari le buttano io le raccolgo per dar loro una nuova e permanente casa.- aumentò la presa sulle sue spalle stringendole appena e poi lo fece girare guardandolo negli occhi -Yukimi ti butterà via e io ti accoglierò nella mia collezione, ora sei ancora troppo pulito, troppo perfetto e poco rotto per venire ospitato qui.- gli confidò accarezzandogli la guancia con il pollice, la sua porcellana era ancora intatta.

Glielo disse come se fosse una cosa bella, quello di considerarlo una bambola e una nuova conquista della sua collezione, come se non vedesse l'ora accadesse, come se, parlare di lui come un oggetto inanimato dalle fattezze perfette fosse la cosa più naturale del mondo, mostrandogli, oltretutto uno dei suoi più sinceri sorrisi -almeno per quanto Yoite potesse distinguerne, dei suoi ne aveva visti ben pochi, di sorrisi.

 

Il fatto che Yukimi lo avesse già gettato via una volta, nonostante non fosse rotto, ne sporco, ne spettinato non riuscì a confidarglielo visto che l'uomo lo stava già zittendo con le proprie labbra.

 

Il moro si scansò da lui indietreggiando appena e si toccò le labbra -che c'è, non volevi?- chiese l'altro e, ancor prima che il ragazzo potesse maturare qualsivoglia risposta, continuò -sei stato tu stesso a dirmi di farlo tra le righe del tuo non andar via.- gli confidò avvicinandosi e Yoite non poté che indietreggiare ulteriormente.

Era stato lui a dirgli di farlo?

Quante altre cose gli aveva detto senza rendersene conto?

Arrivò alla parete e si sentì in trappola e istintivamente cercò di allontanarlo spingendolo via per le spalle, ma quello gli prese i polsi bloccandolo alla parete -guarda che se fai così mi fai eccitare di più- gli confidò; era fottuto.

Cercò di guardare altrove, in quel momento si trovava al centro di due pensieri contrastanti: voler andar via e scappare e quello che gli imponeva di rimanere così da conoscere altre persone, proprio come gli aveva urlato contro il Biondo.

 

Già, Yukimi; tornando a casa ci sarebbe stato lui.

 

Sentendo Hattori tanto vicino vi si aggrappò con tutta la sua forza stringendo tra le dita la stoffa della sua camicia bianca, ignorando il fatto che la stesse completamente sgualcendo e stropicciando. -mh, interessante- mormorò quello nel suo orecchio prima di leccarglielo. -ora girati.- gli ordinò passando le mani sotto lo yukata alzandoglielo appena così da mostrare le sue cosce nude.

 

Lo sentì premersi contro il proprio corpo e lui si appiattì maggiormente contro la parete, la sua stretta sui fianchi però gli impediva di muoversi come avrebbe voluto e seppur senza una meta, in quel momento, data quella vicinanza il ragazzo sarebbe sicuramente scappato via, magari solo per ritardare quel momento che lo sentiva, era inevitabile.

-lo sento che ti piace- mormorò l'uomo al suo orecchio e Yoite chiuse gli occhi serrandoli: non voleva vedere quelle cose.

Nonostante avesse voluto sottrarsi a quelle attenzioni e scappare il dove andare a rifugiarsi lo fece rimanere lì, tra le braccia del suo Capo.

Quando percepì le sue mani toccarlo dove solo Yukimi lo aveva fatto gli si mozzò il respiro in gola; era completamente diverso.

Era in trappola, ci si era messo da solo e come si era già mentalmente detto era fottuto.

-non venire dentro.- pigolò sentendolo ancora più vicino, completamente addosso, gli apparve l'unica soluzione in quella situazione peculiare -non venire dentro.- gli disse ancora ma pareva non ascoltare.

-non venire dentro.- gli ripeté un ultima volta fin quando, quella fastidiosa frase non fece scattare l'uomo che gli prese un braccio stringendolo -sta zitto ragazzino- gli alitò in faccia quello addossandoglisi maggiormente; la stretta sul braccio faceva male, quello stringeva come se non gli interessasse se dopo gli sarebbe rimasto il segno impresso delle sue dita sulla sua pelle delicata, quasi come un marchio a fuoco di un qualcosa che ovviamente Yoite voleva dimenticare il prima possibile.

Chiuse gli occhi strizzandoli e voltò il viso da un lato pur di non avercelo davanti, se avesse potuto teletrasportarsi via l'avrebbe fatto andando altrove non gli importava dove e probabilmente a quel punto si sarebbe trovato in una situazione analoga con qualcun altro. Yoite sembrava fatto apposta per quelle situazioni.

 

-non venire dentro- lo pregò in ultimo senza guardarlo con il braccio che gli doleva e il cuore che batteva più che forte nel petto e quello sbatté il suo braccio sul muro -ti ho detto di stare zitto- gli urlò in faccia e ci mise pochi istanti ad alzare in alto l'altra mano per poi schiaffeggiarlo, facendolo trasalire; Yoite non riuscì a non mordersi il labbro inferiore mentre sentiva che l'uomo gli imponeva di girarsi afferrandolo per le spalle.

Appoggiò la fronte sul muro, quella era la sua resa, desiderò ancora una volta di essere cancellato

 

*

 

il clima in quel periodo dell'anno non era particolarmente rigido ma nemmeno tanto mite da permettere alle persone di girare per strada con addosso solo uno yukata di cotone fresco, tipico dell'estate tradizionale e tanto corto da non coprire nemmeno tutta la coscia; era stretto in quello Yoite mentre tornava a casa nel buio della tarda serata.

 

Magari Yukimi era preoccupato?

 

Sorrise appena chiedendoselo, se così fosse stato ne sarebbe valsa la pena d'aver fatto quel che era successo;

ignorò tutto e tutti mentre camminava e mentre teneva lo scollo del suo peculiare abiglio stretto per coprirsi il più possibile, nonostante quelle poche anime che girassero a quell'ora con lui lo guardassero lui le ignorò tutte, aveva un punto da raggiungere per scoprire se realmente Yukimi lo stava aspettando.

Quando arrivò sotto lo stabile in cui convivevano vide la luce della sala -che dava su quella strada- accesa, era ancora sveglio, pensò sentendosi emozionato come un bambino e corse per le scale per arrivare nel minor tempo possibile alla porta, ogni gradino e l'aspettativa di trovare il biondo ad attenderlo cresceva diventando nel suo cuore la proiezione futuristica di cui aveva bisogno, ogni gradino e il cuore che gli batteva più forte nel petto lo faceva sentire insanamente vivo.

Arrivò al pianerottolo e come per una forza superiore dettata dal fato vide il biondo uscire dalla porta, proprio in quell'istante, si guardarono negli occhi e per un secondo anche il mondo si fermò a guardarli, con il fiato sospeso come loro, privo di pensieri.

 

Yukimi lo guardò mal celando una vena di sorpresa nello sguardo: era tornato, finalmente. Scrutò i suoi abiti, c'era qualcosa che non andava, d e c i s a m e n t e.

 

-stavi venendo a cercare me?- chiese il minore riponendo nella risposta del compagno un po' troppe aspettative -certo che no.- rispose quello smorzando qualsivoglia venatura vitale si fosse instaurata nel ragazzino -stavo andando a bere una birra con un mio amico- e nonostante fosse palesemente una bugia Yoite non lo comprese, troppo affranto da quell'aspettativa troppo rosea che veniva sporcata e rotta come una lastra di ghiaccio sottile sotto la pressione della realtà.

-oh, capisco- disse il ragazzo ritrovandosi a guardare il pavimento -buon divertimento- sussurrò passandogli accanto mentre faceva più salda la presa sul suo yukata così da non farsi guardare troppo dal compagno, non voleva lo guardasse a quel modo, non voleva vedesse alcun ché in quel momento che lo riguardasse, se fosse sparito, in quel momento sarebbe stato felice di non essere più in contatto con i mali del mondo.

Yukimi lo guardò rientrare lentamente in casa e quando gli passò accanto a testa china che si nascondeva dal suo sguardo ebbe l'impulso di prenderlo e di stringerlo forte tra le braccia, ebbe l'impulso di dirgli la verità: che stava impazzendo in casa mentre lo aspettava e che stava dando di matto mentre era solo, lì, in quella casa che per anni era rimasta vuota e che lui, se pur silenziosamente, aveva riempito con la sua presenza.

C'erano tracce di Yoite ovunque, si ritrovò a pensare, dal bagno dove c'era il suo dentifricio per bambini che non pizzicava alla cucina dove c'erano i limoni che gli piacevano tanto nonostante fossero aspri da morire, nell'armadio aveva un suo angolo con i suoi vestiti e poi nel suo cuore, dove ormai era difficile sradicarlo.

Avrebbe voluto dirgli tutte quelle cose, il biondo, stringendolo ma si impedì di fare alcun che, un semplice grazie e lo vide entrare in casa, silenzioso, affranto e beh, sconfitto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*- frase tratta da Saiyuki Gaiden- Goku lo dice a Konzen.

**- frase che Yukimi rivolge a Yoite in questa stessa storia, nel secondo capitolo postato.

 

 

****

 

 

Fine capitolo 3: cordoglio.

Fine stesura: 22/07/2011

fine stesura PC: 08/08/2011

 

scusate il ritardooooo!!!

ero in ferie!

Ergo non avevo internet e non ho potuto postare ma ho scritto, il capitolo e spero che vi sia piaciuto!!

questo capitolo è stato un parto!!!

alcune cose non dovevano succedere e sono successe ed altre non dovevano uscir fuori in questo modo ma... aw mi piace! -so che è una cosa che io stessa non dovrei dire ma non posso impedirmi di pensarlo x3

vi posso chiedere un piacere personale? Non odiate Hattori ç_ç

 

vorrei ringraziare manaman e Remedios La Bella che hanno commentato la fiction, ne sono veramente contenta, che vi piaccia e che la seguiate! Awo <3

 

grazie anche a Ely_91 e Tonna che l'hanno messa nelle preferite *-*

spero piaccia anche a voi!

 

Un bacio a tutte

MaryKei-Hishi

 

 

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Capitolo 4
*** lo shinrabansho ***


 

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Capitolo 3: lo shinrabansho.

 

Inizio stesura 22/07/2011

 

 

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-mi spieghi perché cavolo ti sei ridotto in questo stato pietoso?- lo rimproverò Amatatsu cercando di mantenerlo in posizione eretta -per chiamarti.- gli rispose il fratello stringendola al proprio corpo mentre l'ascensore si fermava e le porte scorrevoli si aprivano -tu sei un idiota.- gli confidò lei scandendo per bene ogni parola cercando di trascinarselo dietro -Amatsu.- la chiamò come era solito dare Yoite -dormiamo insieme questa notte.- le chiese gentilmente.

 

Lo guardò a lungo cercando di comprendere il perché di quelle parole e di quei comportamenti ma non era facile, -io e te dobbiamo parlare.- si ritrovò a confessargli severa e preoccupata la sorella minore. -domani, sta sera no.- rispose quello e prima che lei potesse parlare ancora e recriminarlo ancora , lui glielo chiese per favore e la spiazzò totalmente.

 

Kazuhiko non era tipo da chiedere qualcosa, da sempre lui aveva preso ogni cosa che aveva voluto o desiderato compreso quel randagio di nome Yoite, il loro gatto.

-va bene.- mormorò lei e ben presto furono in casa;

trascinarlo fino in camera non fu del tutto semplice, ma -se pur non sapesse ammettere se essere fortunata o meno- era, in un certo qual modo, preparata in quanto nella loro giovinezza non era la prima volta che succedeva una cosa del genere;

un litigio, lui che se ne andava fuori sbattendo la porta e poi sempre lui che la chiamava nel cuore della notte troppo ubriaco per tornare a casa troppo poco per rendersi conto che non ne era in grado.

Nonostante qualsiasi cosa fosse stata la causa del litigio non si era mai tirata indietro nell'andare a soccorrerlo in quei momenti, era una delle poche volte che era fondamentale per lui come lui lo era sempre stato per lei.

Era abituata, Amatatsu, a portarlo fin sul letto e poi, beh, in passato finivano per fare l'amore.

 

Il maggiore si fece cadere sul letto, a peso morto tanto che rimbalzò sul materasso e una volta assestato allungò un braccio afferrando il cuscino così da poterlo abbracciare, la bionda si sedette sul materasso accanto a lui e lo guardò intenerita da quel gesto, lentamente avvicinò una mano alla sua testa passando le dita tra quei fili d'orati che erano un segno inconfondibile della loro famiglia, non era mai esistito un moro da che loro avevano ricordi.

Sorrise accarezzandogli i capelli e scese poi a sfilargli la bandana lasciandoli liberi di ricadere sul collo, se pur fossero davvero corti per poterlo infastidire.

Gli accarezzò piano le spalle e scese lentamente fino ad arrivare ai piedi, i quali liberò dalle scarpe facendole ricadere a terra rotolando sul pavimento.

-non posso più tenere Yoite a casa.- le confidò Kazuhiko sentendosi i piedi liberi e glielo disse senza guardarla, era intento a fissare il vuoto della parete di fronte a lui.

Amatatsu lo guardò non riuscendo a credere alle proprie orecchie, era sinceramente allibita -perché?- chiese subito -Hattori ha scoperto qualcosa delle nostre ricerche?- era ovvio che lei avrebbe sempre fatto qualsiasi cosa per il fratello ma non erano state rare le volte che aveva chiesto al fratello, con tutta la sua sincerità e umiltà di non inimicarsi nessuno nei lupi grigi perché quella era la loro “nuova” famiglia e si sentiva bene lì dentro, lo stesso a quel punto, aveva paura che essendo loro le serpi che quella stessa organizzazione stava partorendo li avrebbero cacciati e lei non avrebbe mai volto cercare una nuova famiglia nella quale arrampicarsi.

Vedendolo negare si tranquillizzò notevolmente, rimaneva però l'interrogativo da eludere. Perché non poteva più tenerlo con se?

-io so che non posso più tenerlo a casa e che gli sto facendo male.- mormorò il maggiore e lei sorrise intenerita stendendoglisi accanto, lo osservò in tutti i suoi lineamenti e vide che era seriamente preoccupato, realmente triste e un po' abbattuto, ci si era affezionato a quel ragazzino e probabilmente lo vedeva come un fratello.

 

Per chiunque il sapere quel particolare, come un fratello, sarebbe stato indice di tranquillità, ma Amatatsu ben sapeva, per esperienza personale e realmente vissuta che non era di certo un problema per loro il legame di sangue -o meno- che rappresentava una fratellanza.

 

-raccontami, su- lo incitò cominciando ad accarezzargli lentamente il viso per farlo rilassare, sapeva perfettamente che era la cosa giusta da fare con lui, lo vide chiudere gli occhi sotto i suoi tocchi e ne ebbe la certezza, nonostante tutto lei era la sua persona.

Kazuhiko, nonostante tutto era la sua di persona; purtroppo in quel momento avrebbe dovuto combattere contro qualcosa di particolare per averlo tutto per sé e il suo egoismo di essere l'unica per lui combatteva con il suo amore incondizionato fraterno che voleva spingerlo verso il suo bene, non solo il proprio.

Vide il biondo inumidirsi le labbra e guardarla per un attimo prima di nascondere la faccia sul cuscino che ancora abbracciava -credo di volergli bene.- mormorò e se pur lei se lo aspettasse non riuscì a rimanerne sorpresa, non era da tutti i giorni sentir dire da Kazuhiko di provare qualcosa per qualcuno, specialmente quando l'oggetto di questi sentimenti non era lei.

In un attimo lungo più di qualche secondo si sentì una sorella maggiore, lasciò perdere i suoi ruoli egoisti, era arrivato il momento di pensare a lui.

Gli tolse il cuscino dalle braccia e si avvicinò a lui abbracciandolo e pian piano gli accarezzò i capelli dolcemente, era quasi diventata una mamma, magari non la loro visto la fine che aveva fatto.

-perché dici di fargli male?- chiese continuando a massaggiare la sua cute e quello negò sfregando il naso alla base del suo collo minuto. -è tutto così stupido, la vita è stupida e ti fotte in continuazione.- gli confidò e lei sorrise, non poteva esprimerlo meglio il concetto di vita.

Nel mentre delle sue carezze gli tirò appena una ciocca di capelli -non sono cose che dovresti dire- gli confidò nonostante tutto -non dovrebbero uscire dalla tua bocca queste cose, sei sempre stato tu a fottere la cita e ora permetti che avvenga il contrario?- gli chiese cercando di spronarlo ma probabilmente era troppo ubriaco per comprendere il suo discorso.

 

Doveva trovare qualche espediente per farlo ragionare anche in quello stato:

 

-se qualcuno avvicinasse il ragazzino?- gli chiese e Yukimi si accigliò staccandosi momentaneamente da lei per guardarla -di chi stai parlando?- domandò e la bionda negò, -è solo un esempio, tranquillo.- mormorò mettendosi seduta e lui gattonò fino a quelle gambe usandole come cuscino lasciando che continuasse ad accarezzare i suoi capelli dorati così peculiari che aveva anche lei, simbolo del loro legame di sangue.

-immagina che una mano, in questo momento di confusione si avvicini a Yoite.- iniziò con il dirgli -qualsiasi cosa al di fuori di noi ispirerebbe tranquillità e sicurezza, non trovi?- gli confidò ponendoglielo come interrogativo. - se venissi a sapere che quell'uomo sta circuendo Yoite, che volesse arrivare a quello, tu cosa faresti?- chiese e Kazuhiko assottigliò lo sguardo -le mie mani...- mormorò guardandosi i palmi -si sono già macchiati di sangue- le riferì e lei comprese fin troppo bene il senso di quell'affermazione.

Prese le sue mani stringendole nelle proprie -Kazuhiko, che rappresento io?- gli domandò e lui fu sorpreso da quella domanda -tu sei la mia persona- mormorò ovvio, ormai anche i muri lo sapevano; senza stringere, però, nelle proprie le mani delicate della sorella.-hai ucciso per stare con me e ora uccideresti per non far fare del male a lui, non trovi che ci sia qualcosa che mi accomuna a quel ragazzino?- gli chiese e lui la guardò con gli occhi colpi di stupore, fin quando, un conato di vomito non lo colse e lui corse in bagno.

 

*

 

il mattino seguente Amatatsu si era presentata al fratello con una grande tazza di acqua calda in mano nella quale aveva spremuto il limone, lo sapeva che i postumi della sbornia sarebbero stati devastanti altrimenti.

Almeno avrebbe lenito la nausea del fratello con quel metodo casereccio; -su, forza svegliati.- lo spronò la bionda e lo vide mugugnare qualcosa infastidito dalla sua voce e dalla sua presenza, strizzò gli occhi quando lei andò ad aprire le persiane della finestra così da permettere al sole di entrare e lo vide più che bene: aveva un aspetto pessimo e si vedeva palesemente che non si fosse ripreso dalla notte brava. Ed erano decisamente passati da un po' gli anni in cui poteva permettersele, quelle notti brave.

 

Ormai i suoi tempi di recupero erano decisamente peggiorati.

 

Bastò, però, la parola Yoite seguito da un meno d'impatto datti una sistemata, sei impresentabile a far scattare il biondo -e per l'amor del cielo, Kazuhiko, lavati i denti, sto per svenire.- aggiunse la sorella quando quello gli rese la tazza di acqua e limone.

Lo seguì quando quello entrò in bagno e rimase lì dietro la porta -e fallo con il dentifricio, non limitarti a spazzolarli con l'acqua- lo riprese -me ne accorgerei-* concluse concedendogli un piccolo sorriso divertito nonostante tutto, forte del fatto che lui non l'avrebbe scorto.

 

Nella strada del ritorno guidò lei, lui ancora non era nelle condizioni di poterlo fare, se ne stava lì alla parte del passeggero a mordersi un unghia -accelera- disse alla sorella e quella lo guardò con la coda dell'occhio -togli le mani dalla bocca- disse semplicemente continuando a guidare e lo sentì sbuffare.

Il viaggio continuò silenzioso e teso come era iniziato e ben presto arrivarono sotto il portone del palazzo dove abitava Yukimi; lui scese appena Amatatsu si fermò -parcheggio e arrivo.- gli riferì ma lui stava già andando al portone per entrare e salire da Yoite.

 

Quando entrò in casa non riuscì a non notare il fagottino rannicchiato sul divano, avvolto nella sua coperta color giallo limone.

Lo raggiunse inginocchiandosi vicino a lui e scostò appena la copertina comprata nella sua infanzia e lo guardò attentamente, aveva le occhiaie e probabilmente aveva pianto.

Gli accarezzò i capelli dolcemente -mi dispiace.- mormorò chinandosi a baciargli la fronte e lo sentì caldo, probabilmente aveva la febbre.

Prima che potesse prenderlo in braccio per portarlo in camera la sorella entrò dalla porta che aveva lasciato aperta per la foga di raggiungere il ragazzino e lo vide lì accanto a lui addormentato sul divano. -come sta?- gli chiese immediatamente posando però prima la borsa e la giacca sul kotatsu e li raggiunse -probabilmente febbre- mormorò Kazuhiko continuando a guardarlo -con questa coperta piccola avrà preso freddo- rispose lei mentre allungava una mano per poterla toccare -questa l'ha voluta lui quando era più piccolo, l'ha scelta e io gliel'ho comprata- quella confidenza bastò per non criticare oltre quella copertina ormai troppo piccola.

-sembra un bozzolo- ammise il biondo guardandolo ancora avvolto in quella copertina e gli accarezzò nuovamente i capelli, -mi chiedo quando diventerà farfalla.- rispose la sorella osservandolo e vide Kazuhiko sorridere amorosamente -quando troverà la sua persona.- rispose quello per poi sospirare appena. -siete così complicati.- mormorò la donna e Yukimi negò -tutti lo siamo solo che non te ne interessi.- la illuminò e lei si rese conto che non poteva ribattere ad un'affermazione tanto veritiera e reale come quella.

 

Lo prese in braccio delicatamente cercando di non svegliarlo e la coperta scivolò scoprendolo -Kazu...hai visto i suoi vestiti?- gli chiese quella -non sono...?- domandò lasciando in sospeso il quesito, il biondo aveva fin troppo bene compreso, avevano entrambi fin troppo bene riconosciuto gli abiti di servizio usati al quartier generale, il gusto di Hattori era così tradizionale.

 

Lo portò in camera e lei li seguì ad ogni passo e lo aiutò e metterlo bene tra le lenzuola fresche del loro letto -hai notato i piedi?- chiese lei più che seria -sembra che- cominciò ma il fratello le rubò la parola -che sia corso via senza scarpe per scappare da qualcosa, si ho visto.- e se pur non voleva metterla in quei termini anche Amatatsu aveva pensato la medesima cosa, non c'era più niente da ridere, non c'era più niente su cui scherzare, erano entrambi seri in quel momento.

-forse c'è un altra spiegazione- provò comunque a rassicurarlo mentre lo vedeva continuare ad accarezzargli i capelli dopo averlo coperto con cura.

Quando Yoite aprì gli occhi i loro sguardi si incontrarono e Kazuhiko provò a sorridergli ma l'unico risultato fu una smorfia contratta sul viso; -sei tornato...- pigolò il minore alzandosi a sedere sul materasso e la coperta che il biondo gli aveva messo addosso per non fargli prendere freddo scivolò fino all'obi scuro del suo yukata.

-sei tornato.- ripeté prima di sporgersi per rifugiarsi tra le sue braccia -si sono qui.- gli disse accarezzandogli piano la schiena -poi però vorrei parlare con te.- affermò e in quel momento Amatatsu si sentì terribilmente in più e non si limitava solo ad essere una sensazione, era un dato di fatto, entrambi gli erano sfuggiti di mano come una manciata di sabbia, come polvere lasciata andare al vento e lei li aveva persi tanto lentamente da non rendersene conto fino a quel momento.

In quel frangente li aveva visti nel loro mondo speciale e lei lì non aveva il potere di entrare.

-chiamami più tardi, così mi fai sapere come sta.- gli aveva detto anche se non era sicura che l'avesse sentita troppo preso a scrutare quel ragazzino che gli aveva cambiato la vita.

 

Arrivò alla macchina e prima di metterla in moto prese il cellulare dalla borsa, si morse appena le labbra per poi inumidirle senza rendersene conto e trovò il coraggio di entrare nella rubrica.

-ehi Jake- esordì sentendolo rispondere -si tutto bene.- mormorò accarezzando il volante con la mano libera -beh sai, l'armadio è vuoto senza le tue cose.- gli confidò e riuscì a sorridere -domani sera?-chiese -si, penso di avere il tempo sufficiente per ordinare ad un take away – mormorò prima di riagganciare.

 

*

 

quasi senza accorgersi che la sorella fosse andata via il biondo baciò il compagno sulla fronte e lo prese tra le braccia -ora andiamo al letto, se dormi qui ti verrà il mal di schiena- gli confidò e Yoite non oppose alcuna resistenza a quell'abbraccio che sapeva di storia fantasiosa da bambina, in quel frangente si sentiva la sua principessa e non aveva voglia di rovinare quel pensiero considerato che era il primo positivo che riusciva a concepire da decisamente troppo tempo.

Si accucciò tra le sue braccia toccandosi il petto, il cuore batteva forte e aveva paura che il compagno riuscisse a sentirlo da quella distanza ravvicinata -sei tutto rosso, probabilmente hai la febbre.- e Yoite non riuscì a negare e dirgli che era semplicemente emozionato per quel contatto, annuì senza dir nulla.

Yukimi lo portò in camera lasciandolo sul letto e lo guardò prendere il lenzuolo e coprirsi, lo guardò evitare il suo sguardo mentre si nascondeva dai suoi occhi e si sedette vicino a lui accarezzandogli una spalla -Yoite- lo richiamò cercando il suo sguardo e dovette prendergli il mento ed imporgli di alzare il viso -guardami- mormorò osservando i suoi occhi evitarlo -te lo chiedo per favore.- aggiunse ma non bastarono nemmeno quelle parole per convincerlo.

-Yoite, guardami.- gli disse ancora con un minimo in più nella voce che assomigliava ad un comando impartito e strinse appena la presa sul suo viso incontrando finalmente i suoi occhi, lucidi come si aspettava -mi fai male.- mormorò il ragazzo e Yukimi lasciò la presa sul suo viso -voglio parlare con te.- gli confidò il biondo e vide il compagno sospirare, parlare era l'ultima delle cose che aveva voglia di fare, di quello che era successo alla base poi con chi era successo erano per lui un tabù auto imposto come se il tacere su quelle cose avrebbe aiutato nel dimenticarle.

 

-come mai porti quei vestiti?- gli chiese il biondo e Yoite guardò altrove ristendendosi tra le coperte, evidentemente il suo volere era di poco conto -volere che, oltretutto aveva tenuto totalmente per se.

-ho fatto la doccia in palestra- mormorò ed era vero, niente bugie, solo qualche omissis.

Kazuhiko si stese vicino a lui e gli accarezzò una spalla -come mai non sei venuto a casa a farla?- chiese ancora e Yoite tentennò nel rispondergli, doveva dirglielo? Doveva dirglielo realmente?

-Yoite?- lo richiamò non ottenendo risposta e lo prese per una spalla facendolo distendere sulla schiena, non gli piaceva quando gli dava le spalle, lo bloccò sul materasso proprio sopra di lui, guardandolo negli occhi -dimmi quanto sono un pezzo di merda- gli ordinò e Yoite se ne sorprese, allora aveva capito.

Allungò le mani afferrando la sua maglia e se lo tirò addosso stringendosi a lui, negò semplicemente nell'incavo del suo collo strofinando il viso sulla sua pelle, senza dir nulla.

-mi dispiace- mormorò in fine senza lasciarlo andare -anche a me- mormorò il maggiore accarezzandogli i capelli -dovresti farti una doccia però ora- gli confidò -tu dovresti raderti, cominci a pungere.- rispose il moretto accarezzandogli una guancia -non ti vado bene con la barba incolta?- chiese quello andando a baciare il palmo della sua mano e Yoite arrossì -mi fa sentire più piccolo di quello che sono- sospirò quello pensando che no, lui non voleva finire nel cimitero delle bambole.

 

-Yukimi- lo richiamò dopo un lungo momento racchiuso nei suoi pensieri -devo dirti una cosa.- gli confidò il ragazzo e quello gli prestò la sua più totale attenzione.

 

Non dirmi quello che sento tu stia per dirmi.

 

-però io non voglio che ti arrabbi- mormorò il moretto guardando le lenzuola per non incrociare lo sguardo del compagno -ho fatto una cosa brutta- ammise.

 

Non dirmelo, fallo rimanere solo un pensiero

non renderlo un fatto reale.

 

Yoite lo prese per la maglia e la strinse tra le dita sottili -non gettarmi via come una bambolina sporca e rotta dopo- gli disse pacato e si rese conto che arrivato a quel punto non poteva più fermarsi e si morse le labbra e il biondo gli accarezzò i capelli -non devi per forza dirmelo se non te la senti- gli confidò sentendosi pessimo per il fatto che dentro di se era conscio di non averlo fatto per preservare il suo piccolo bensì che l'aveva fatto per non intaccare se stesso da quello che desiderava rimanesse una supposizione priva di fondamenti e conferme.

 

quasi ad averlo compreso Yoite annuì -vado a fare una doccia- mormorò alzandosi dal letto -poi butta quei vestiti, puzzano.- ammise il biondo e Yoite annuì uscendo dalla loro camera.

 

*

 

Yoite quel giorno era stato accompagnato da Amatatsu alla base dei lupi grigi per dei test clinici, Kazuhiko avrebbe ben volentieri voluto accompagnarlo di persona ma il suo lavoro di trasportatore per una ditta locale lo vedeva, proprio quel giorno fuori città per un importante consegna.

La bionda in fondo in quell'ala della base ci lavorava come infermiera e non era di certo stato un problema per lei deviare per andare a prendere il ragazzino quel giorno -ragazzino che, oltretutto, era diventato più alto di lei.

 

Non le era stato permesso seguirlo, anche perché il suo turno di lavoro la portava in un altra ala del laboratorio di ricerca e prima di andare si era assicurata che Yoite non appena fatto la chiamasse così da poterlo raggiungere e accompagnarlo a casa;

 

mentre portava dei documenti in archivio sentì la voce del loro capo interloquire con il medico che aveva eseguito i test sul ragazzo, d'impulso di nascose dietro l'angolo e si soffermò ad ascoltare, quando si rese conto che era stata una cazzata quel gesto da spia di infimo livello era già troppo tardi, aveva già sentito cose delle quali non avrebbe mai dovuto venire a conoscenza.

Avevano indubbiamente a che fare con il kira, altrimenti la riservatezza che Hattori pretendeva di avere non avrebbe avuto senso.

 

Allargò gli occhi sorpresa e tornò nell'ufficio dal quale aveva preso i documenti chiedendo gentilmente ad una collega di archiviarli al suo posto, che sfortunatamente aveva avuto un contrattempo e che doveva fare una telefonata, questione di vita o di morte si giustificò calcando la mano e ad una cosa del genere non si può negare un aiuto.

 

Uscì dalla base raggiungendo la strada e tra i rumori del traffico compose il numero del fratello, guardò la struttura quasi agitata e poi le voltò nuovamente le spalle quando quello rispose.

 

-ehi piccola dimmi tutto, però in fretta che sto guidando.- ammise quello sorridendo alla cornetta -allora accosta perché è importante.- ammise respirando velocemente e quello iniziò a preoccuparsi sentendo il suo tono della voce. -riguarda Yoite.- aggiunse e per qualche istante ci fu un silenzio inquietante, tutto pareva essersi fermato ad ascoltarla.

-hai notato se... uhm..- si interruppe cercando un modo appropriato per chiederglielo. -dio non tergiversare!- le imprecò contro il biondo totalmente giustificato, sentiva il cuore battere più che forte nel petto da quando aveva nominato il ragazzo con quel tono preoccupato nella voce.

-lui prova ancora il senso del gusto?- chiese senza usare mezzi termini e Yukimi a quel punto rimase interdetto per alcuni attimi. -dobbiamo vederci, ho sentito parlare Hattori con il medico di Yoite, dobbiamo vederci- ribadì -parlare per telefono non è sicuro- e sentendosi osservata si voltò a guardare la struttura.

 

 

*

 

 

Erano stati convocati entrambi dal loro capo, senza che nessuno dicesse qualcosa sul perché e quando ne aveva parlato con Amatatsu lei si era preoccupata del fatto che avesse scoperto tutto.

Si era agitata ed era stato jake a casa a tranquillizzarla e a dirle che lei comunque ne sarebbe uscita pulita, poi le aveva proposto del riso, con i frutti di mare, il suo preferito e quello che comunque a lui riusciva meglio, lei aveva accettato cercando di nascondere almeno un minimo la propria agitazione e aveva chiesto al fratello di tenerla informata sul perché di quella convocazione.

 

Evidentemente un po' tutti si erano dimenticati che esisteva un lavoro che li legava al loro capo, un particolare che avevano trascurato troppo intenti a cercare un anello debole della catena del tradimento interno che stavano mettendo in atto.

Una missione, era per una missione che li aveva chiamati; e pensare che chi, al contrario loro, non avrebbe mai avuto la coscienza sporca non avrebbe mai pensato ad altro se non a del lavoro.

Amatatsu sapendolo sospirò di sollievo e riuscì a godersi il riso che il suo amore aveva preparato per lei, mentre loro, al quartier generale erano intenti ad ascoltare le parole del loro capo.

 

Era stata una settimana un po' d'inferno quella, nella quale erano usciti pochissimo di casa:

Yoite non era voluto andare ai suoi allenamenti e la cosa a Yukimi pareva decisamente troppo strana, quel ragazzo non aveva mai disubbidito da quando ce l'aveva lui in carico ne era mai venuto meno ai propri impegni ed invece, in quella settimana se n'era stato sul letto, steso di fianco a fissare il nulla dandogli in ogni momento la schiena.

Non erano stati pochi i momenti in cui il biondo di era chiesto cosa gli passasse per la testa e quali fossero i pensieri che riusciva a partorire, poi accarezzandogli la schiena gli si avvicinava e più che mai lo sentiva su un altro pianeta.

Nonostante tutto però gli era piaciuto accarezzargli i capelli in quei momenti e se pur in silenzio dimostrargli che c'era, che era tornato e per qualche tempo avrebbe potuto benissimo ignorare quella morale che nella sua vita era solo una vocina di contorno; magari nella sua vecchiaia, in un secondo momento avrebbe potuto chiedere perdono per le sue azioni sconsiderate ma non si sarebbe mai scusato per essergli stato accanto in quel momento.

 

Non aveva indagato e non aveva insistito nel farsi rivelare cosa fosse accaduto in quella serata.

 

Era stato fin troppo preoccupato dalla chiamata della sorella e poi dal silenzio che era calato, evidentemente avevano mosso troppo le acque che non dovevano venir mosse e se lei non si faceva viva per quel tipo di informazioni era evidente che non poteva per qualche causa di forza maggiore.

 

Al tavolo delle riunioni erano predisposte due cartelline sigillate, erano di un giallo spento, tendente all'arancio.

-quella è la vostra missione, ci sono tutte le informazioni delle quali siamo venuti in possesso.- il biondo si avvicinò al tavolo e prese la propria cartellina rompendo il sigillo di ceralacca rossa che spiccava come una macchia di sangue su quel monocromo.

-già altri prima di noi hanno individuato il corpo in cui lo shinrabansho si è reincarnato e dalle nostre informazioni lo hanno già avvicinato ma non reso operativo.- ammise il loro capo -quindi non avevamo nemmeno i mezzi per individuarlo?- chiese Yukimi quasi a sfidarlo e Hattori lo guardò ma prima che potesse rispondergli alcun ché la sua assistente lo precedette -non usiamo esporci tanto- gli disse avanzando verso di lui e il sapere come lei non vedente riuscisse a camminare per la stanza con tutti i suoi ostacoli era qualcosa di peculiare, a volte non sembrava realmente cieca.

-dobbiamo ricordarti che non siamo un'organizzazione che opera alla luce del sole?- gli chiese l'uomo e Yukimi dovette tacere se pur storcendo il naso.

Non appariva una missione difficile, se non fosse stato che il ragazzino da rapire fosse il contenitore dello shinrabansho.

-tra due giorni si verificheranno le condizioni ideali per poterlo prelevare e portare nella nostra base.- gli comunicò la donna e Yukimi annuì -immagino sia tutto qui, andiamo a studiarci il piano a casa, con permesso.- disse loro e poi posò una mano sulle spalle di Yoite -andiamo, qui abbiamo finito.-

fecero per andare e raggiunsero la porta -ah, Yoite.- cominciò il loro capo e i due si bloccarono -ricordati che in settimana hai un altra visita- gli disse come se non fosse successo mai nulla -e gli allenamenti, non dimenticarti di prenderne parte, mi raccomando.- e Yukimi lo vide sorridere come non aveva mai sorriso, decisamente divertito e maligno.

Cerò di respirare con calma, se avesse seguito il suo istinto sarebbe partito a razzo a dargli un pugno in faccia con tutta la sua forza.

 

Tornarono a casa e quando entrarono Amatatsu era lì, con il grembiule addosso e i capelli raccolti in una coda alta -salve a tutti, ho bisogno di un enorme, enorme favore da voi due- esordì e il fratello e il moretto rimasero a guardarla -dicci sorellina.- la incitò il biondo -allora. Jake cucina che è una meraviglia, e mi ha insegnato due o tre cosette ma io non voglio che cucini sempre lui, vorrei contraccambiare e so preparare solo il riso con i frutti di mare!- ammise -allora ho fatto delle prove qui e vorrei che foste le mie cavie per dirmi se sono cose mangiabili per lo meno, ci state?- il modo in cui guardò il biondo fu più che esaustivo era un modo per mettere alla prova quel senso di Yoite di cui aveva sentito parlare.

 

Servì in tavola un piatto di pasta -temo di aver esagerato con il sale- mormorò conscia che effettivamente non era con il sale che aveva abbondato bensì con il peperoncino, era stato solo un modo di sviare Yoite.

Quando il ragazzo mise in bocca il primo boccone i due lo guardarono pi che interessati -com'è?- chiese la donna -non è poi così tanto salato, giusto un po'- mentì il ragazzo e lei rimase un attimo interdetta -perfetto- finse rassicurazione e guardò il fratello -mi aiuti a prendere le altre cose in cucina?- ed era ovvio che lui andasse con lei -allora?- mormorò e lei gli mise davanti la pentola -assaggia- quando Yukimi poggiò sulla lingua la poca pasta che aveva inforchettato cercò immediatamente dell'acqua -ma è piccante in una maniera allucinante- bofonchiò -e io il sale non ce l'ho messo per niente.- gli confidò la bionda e guardò il ragazzo dalla cucina -e guardalo continua a mangiarne come se nulla fosse, addirittura mente dicendo che sì, effettivamente è un po' salata.- sospirò -che cosa devo fare?- le chiese il maggiore e lei negò -non lo so, credo che sia un effetto collaterale dell'uso del kira- Kazuhiko si trovò d'accordo -possibile che non ci sia nessuna documentazione sul questa tecnica?- chiese alla sorella -sicuramente c'è ma non ci è dato sapere dove ne leggere e carpire informazioni, sembra quasi che sia una tecnica che ti uccide dall'interno, come un tumore.- mormorò e poi lo guardarono insieme rimanendo in silenzio, quell'ultima affermazione era stata devastante.

 

Quando compresi che mi stava mentendo per mentirmi

e per nascondermi quel che stava succedendo

al suo corpo,

mi sentii tremendamente tradito.

Forse era simile alla delusione di un genitore nei

confronti del figlio che fa la prima stronzata della sua vita.

Yoite è quello di più simile ad un figlio che io abbia mai avuto.

E allo stesso tempo è altre cose, cose che mi hanno sempre confuso terribilmente.

 

 

Nonostante Amatatsu cercò di fermare il fratello quello partì in quarta arrabbiato per la menzogna; arrivò dal ragazzo e gli prese il braccio con il quale teneva la posata e lo strattonò -da quanto menti così bene?- chiese accusatore guardandolo con gli occhi neri di rabbia -perché non me lo hai detto?!- continuò con il suo tono.

Yoite fece per parlare ma poi non disse alcun ché era ovvio a che si riferisse il compagno. Lo vide mollare la presa e sedersi accanto a lui, -ora tu mi dici tutto quello che sai, tutto quello che non mi è stato riferito e tutto quello che hanno detto a te. Perché Hattori ti aveva quando eri piccolo, e perché ti ha affidato a me.- gli chiese categorico e Yoite abbassò lo sguardo -molte delle cose che mi chiedi non le so nemmeno io- mormorò -altre sono indicibili e preferirei non ricordarle.- ammise respirando a fondo, nel contempo arrivò la bionda che si sedette accanto al fratello e prese la sua mano nella propria infondendogli quella sicurezza che non aveva più da un po' di tempo. Lei era la sua spalla sulla quale appoggiarsi e non si sarebbe tirata indietro.

-ora Kazuhiko ti racconterà perché noi siamo orfani e perché Hattori ci ha presi con lui, anche la nostra vita è cosparsa di cose indicibili, sai?- mormorò affettuosa -non ci vantiamo di quel che abbiamo fatto, solo che nel momento in cui è successo era l'unica cosa da fare- continuò e vide che Yoite prese ad osservarla speranzoso di non essere giudicato.

-nella nostra adolescenza ci siamo innamorati- ammise il biondo guardando per un attimo la sorella -ma nostra madre, lei era una donna impossibile e pazza, usata tradita e poi abbandonata da nostro padre che era un personaggio di Banten; è credo, impazzita dal dolore- ammise quello -lei ci impediva di amarci, capisci?- disse lei, come se quella fosse stata una prova a loro favore -e io ho chiesto a Kazuhiko una prova d'amore, doveva eliminare la causa dei nostri mali.-disse lei -e io l'ho uccisa, io ho ucciso nostra madre- ammise la sua colpa e guardò, assieme alla sorella il ragazzo davanti a loro -Yoite, nessuno ha una vita sacra, tutti hanno dei segreti indicibili, solo che devi imparare a conviverci- gli confidò dolcemente la ragazza e il moretto la guardò sorpreso -il signor Hattori ci ha accolto nella sua organizzazione, ci ha dato un tetto sopra la testa, un lavoro e dei vestiti e noi gli siamo riconoscenti- aggiunse la bionda -lei era felice lì, ci stava bene e io uccidevo su commissione per permetterle di rimanere lì- e la sorella a quel punto ridacchiò -era un teppista di prima categoria, picchiava chiunque mi guardasse per più di tre secondi- mormorò in quello che aveva catalogato come un bel ricordo

-anche io credo di aver ucciso mia madre.- mormorò rompendo quelle risate il moretto e i due lo guardarono -quindi eravamo destinati a stare insieme.- decretò la bionda trovando il modo di rompere ancora quella tensione

-non pentirti mai delle tue decisioni- gli disse l'uomo prima di baciargli la fronte -vai sempre avanti a testa alta, il tempo cancella tutte le ferite.- mormorò ancora prima di tirargli indietro i capelli con le mani e guardarlo negli occhi -intesi?- chiese e vide il moretto annuire.

 

 

*

 

quel giorno doveva iniziare la loro missione.

Si erano svegliati presto ed erano andati sul luogo del rapimento per studiare le ultime cose prima di diventare operativi ufficialmente; sembrava una missione relativamente semplice considerato che effettivamente dovevano rapire un ragazzino di quindici anni.

 

Quando misero in atto il loro agguato non si resero conto che il loro nemico era decisamente pi forte di quanto riportato dai file che erano stati inviati loro dal Capo; si ritrovarono a combattere contro più che un piccolo professore di provincia con un infarinata di arti marziali e con dei ragazzini prodigio che non c'azzeccavano niente li uni con gli altri.

Nonostante la loro inferiorità numerica per un attimo parve che avessero arrestato la loro vena combattiva.

 

Fu in quel momento di stasi che Kazuhiko vide per la prima volta Miharu in faccia.

 

Il suo primo pensiero fu che assomigliava ad un Yoite in miniatura o almeno al ragazzo che era stato portato da lui anni prima, il suo sguardo era il medesimo.

-Yoite, prendi il ragazzino!- gli disse mentre puntava la sua amata pistola contro i due mocciosi che giocavano a fare cose da adulti.

Il moro si mosse per eseguire l'ordine ma l'uomo che l'accompagnava, il professor Kumhoira, si frappose tra loro in un gesto un po' troppo eroico per un docente.

Yoite gli puntò il suo dito contro pronto ad usare il kira.

-togliti di mezzo- gli intimò il moro minacciandolo -Yoite, prendi il ragazzino!!- gli intimò di nuovo il biondo cercando di liberarsi delle due pulci fastidiose che si erano riprese dal loro precedente attacco.

-Che cosa aspetti, ragazzino?- gli disse ancora il biondo e poi, guardando il suo compagno comprese il perché del suo tentennare, si era perso a guardare quel moretto che dovevano rapire.

Quindi non era stato il solo a pensare e a provare quelle cose quando lo aveva visto.

 

Quando vidi Yoite perdersi nel guardare quel ragazzino

avrei voluto puntargli la pistola contro e ucciderlo a bruciapelo.

Non volevo che Yoite guardasse altri con quello sguardo.

 

Il mio “essere la sua persona” stava vacillando miseramente.

 

Yukimi preso dai suoi pensieri puntò la pistola contro il contenitore della tecnica proibita e rimase a puntarlo per qualche istante.

Abbassò di poco la canna della pistola per poi puntarla contro l'uomo che gli faceva scudo -consegnaci il contenitore e non morirai.- gli intimò ma quello negò fortemente e Yukimi gli sorrise prima di far saltare il grilletto ed esplodere il colpo che lo colpì su un braccio.

Il ragazzino allargò gli occhi sorpreso e quasi spaventato, evidentemente era la prima volta che si immischiava in certi affari e che, più che altro, era lui stesso la merce desiderata.

 

Yoite si avvicinò al professore e nel mentre di quei passi silenziosi il loro scopo si frappose tra loro; in uno scatto di difesa incondizionata lo colpì con il kira graffiandogli la palpebra e quello si prese il viso tra le mani inginocchiandosi miseramente al quel dolore.

-Miharu!- urlò Kumohira facendo un passo verso il suo protetto ma un colpo di pistola esploso dal biondo lo bloccò sul posto. -fermo dove sei.- sibilò quello con un insano sorrisetto sulle labbra -non ti ho dato il permesso di muoverti.- aggiunse mentre Yoite tornava a tenerlo sotto mira con la propria tecnica.

-Miharu vattene!- gli disse ancora l'uomo e si sentì un dolore improvviso alla base della nuca che pian piano inglobava tutta la sua testa -sta zitto.- gli disse Yoite tenendolo in pugno con la sua tecnica -vattene!- insistesse l'uomo cercando di ignorare l'insistente dolore e quel ragazzino dal canto suo, tenendosi l'occhio che piangeva lacrime di sangue si sentì così impotente da vergognarsi della sua vulnerabilità.

-basta- disse a voce troppo bassa per essere sentito e si avvicinò tentennando dei suoi stessi passi. -ho detto di smetterla.- aggiunse con un tono vagamente più alto ma decisamente troppo poco convinto.

E vide l'uomo che doveva proteggerlo soffrire per il suo compito -basta- urlò -ti ho detto di smetterla!!!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola e quasi per una fatalità forzata un enorme gatto balzò da dietro un muro attaccando Yoite che, non aspettandoselo, ne rimase vittima.

Ripresosi dal colpo balzò indietro liberando Kumohira dalla propria tecnica e affiancò il proprio compagno che mantenne la pistola puntata sui tre.

Quello che sembrava un attacco del ragazzino si rivelò il perfetto tempismo di un loro avversario.

Sciogliendo la sua tecnica di mutazione della forma si rivelò davanti ai loro occhi Kotaru Fuuma in persona.

-è ora di smetterla.- disse semplicemente e Yukimi fece un cenno al compagno di andare. Non gli rimase che battere in ritirata, il loro scontro era solo rimandato.

 

 

*

 

-il signor Hattori si arrabbierà- mormorò Yoite sulla strada del rientro -non dirà nulla- gli rispose caustico il compagno -però non abbiamo portato a termine la missione- aggiunse il moretto -e lui aveva omesso dei particolari importanti- ribatté Yukimi scandendo per bene le parole, aveva un torno irritato e il ragazzo decise di non protrarre oltre quella conversazione, non voleva che Kazuhiko se la prendesse anche con lui; si rigirò le mani osservandosi le unghie, attorno ad esse la pelle si stava a poco a poco scurendo e non se ne sapeva spiegare il perché e poi, quel livido che gli era comparso pochi giorni prima ancora non accennava ad attenuarsi.

Yukimi lo guardò con la coda dell'occhio mentre continuava a guidare verso casa -fammi vedere- aveva detto prendendogli una mano e osservò se pur di sfuggita quelle peculiarità -da quanto tempo sono così?- gli chiese -il livido ce l'ho da qualche giorno- ammise -ma non fa male, sta passando- mormorò come un bambino e mentre gli confidava quelle cose lo vide accostarsi al marciapiede e parcheggiare l'autovettura -andiamo a comprare un paio di guanti probabilmente è il freddo- gli disse ottimista -hai la pelle delicata- aggiunse prima di baciargli il dorso di una mano e Yoite arrossì a quel piccolo gesto ritraendo poi la mano stringendola con l'altra -non baciarle, sono sporche.- ammise per darsi una giustificazione.

 

-vai a scegliere i guanti e quando hai scelto chiamami che arrivo ok?- gli disse -nel frattempo devo fare una telefonata- gli disse accarezzandogli i capelli e lo guardò sparire dentro il negozio;

rimanendo lì fuori prese il telefono e compose il numero della persona che doveva chiamare e attese che quella rispondesse -sorella- esordì quando sentì la sua voce -questa sera vieni a cena da noi, dobbiamo aggiungere un sintomo all'uso del kira.- le disse -oh, certo vengo per le otto, ok?- dopo averle confermato l'orario riagganciò infilando il cellulare in tasca e mascherandosi di un sorriso raggiunse il ragazzo nel negozio -allora, hai scelto?- gli chiese accarezzandogli i capelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*- frase tratta dalla 5° serie di desperate housewifes – lynette a tom Scavo.

 

Fine capitolo 3;

fine stesura: 03/10/2011

 

 

Note finali: buona seeeraaaaa.

Ecco si sono visti, si sono incontrati *-*

è come se fosse finita una prima parte e fosse l'incipit di un nuovo inizio. *-*

mi era preso un momento di panico a dire il vero (più che altro una parte di me si rifiutava di farli incontrare ç_ç amo troppo il mio kazuhiko ç_ç) maaaaa bando alle ciance!

Grazie di aver letto!!!

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