A World Where You Are

di AmyFallen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A World Where You Are

Prologo

Aveva il cestino pieno di rose di tutti i colori, c’erano rose rosse, blu, gialle, rosa, bianche e una rosa nera che aveva lo stesso colore dei suoi capelli. Oltre a queste, riempivano il cestino alcuni frutti di bosco che andavano da un colore violaceo a un rosso, potevano essere more e lamponi. La bambina salterellava felice e canticchiava con la sua vocina acuta la canzoncina che le cantava sempre la madre :”You’ve been a fallen angel ripped out the sky”; non sapeva cosa significassero quelle parole, questa canzone ogni volta le illuminava il viso con un sorriso raggiante, era inconfondibile, un sorriso dolce e innocente, la melodia le piaceva da morire ma quelle parole avrebbero segnato gran parte della sua innocente vita.

Con un brillante sorriso stampato in viso arrivò alla sua piccola e accogliente casa, aprì piano la porta, riservandosi la gioia di vedere sul viso dei genitori la loro stessa sorpresa, un’espressione felice che ammiccavano solo per la loro unica figlioletta, perché era speciale … Davvero speciale.

Non appena la piccola Amy aprì la porta, uno spettacolo crudo le si prostrò davanti a quegli occhi innocenti. D’un tratto gli occhi verde smeraldo pieni di luce diventarono un verde opaco la pupilla si dilatò adattandosi all’oscurità che regnava in casa. Non era solo oscurità esterna ma anche interiore, la piccola Amy si sentì d’improvviso sperduta ed emise un urlo agghiacciante, davanti a lei una scena che sarebbe diventata oggetto di discussione di cronaca nera.
Amy non mosse un muscolo, rimase lì a muovere soltanto gli occhi, a destra e a sinistra guardando prima il padre, poi la madre.
Alla destra il suo dolce papà, Garreth che l’accompagnava tutte le mattine a scuola e tutti i pomeriggi la portava in bicicletta, le faceva
accarezzare animali di tutti i tipi. Il suo dolce papà che al brillare del sole i suoi capelli splendevano dieci volte di più, i mossi capelli lunghi, biondi come il grano maturo e i lucenti occhi zaffiro che risplendevano di luce propria. Il suo dolce papà che ora giaceva a terra con il delicato viso sporco di sangue e le labbra rosee ormai anemiche, i capelli biondi spenti, come gli occhi color cielo. L’atletico fisico rovinato da lividi, ferite e il generoso cuore trafitto da una lancia targata con un numero “76”.
Amy spostò gli occhi a sinistra, prima piano, poi si fece coraggio e guardò: la mamma. La mamma che l’aveva messa al mondo, che le raccontava una storiella tutte le notti e che le cuciva i vestiti da principessa e da fatina, la mamma che le costruiva corone di tutti i tipi, la mamma che cucinava le pietanze “più buone dell’universo”, come le diceva Amy. La madre di Amy aveva i capelli neri, come un cielo senza stelle a notte fonda, e gli occhi verde smeraldo come la piccola figlia. Anche lei aveva questa lancia che invadeva il cuore, e anche la sua lancia aveva un numero “46”.
La piccola Amy amava tutto dei propri genitori, ma ciò che attirava maggiormente la sua attenzione era il nome della madre, si chiamava Desdemona, a Amy piaceva il suo nome era adatto a una regina elegante e gentile come lei.
Amy continuava a ripetere ai suoi amici e alle persone che le stavano vicino che la madre e il padre avevano un cuore d’oro ma, in quel momento non seppe cosa pensare, era la lancia ad essere tanto potente da riuscire a distruggere un cuore d’oro? Oppure era il cuore che si era indebolito senza la loro piccola Amy?

Comunicazione al lettore:
I primi capitoli non sono scritti molto bene, ci sono un sacco di ripetizioni ecc ecc lo so... dovrò modificarli. Ma leggendo i capitoli più avanti si può trovare qualche miglioramento! :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


A World Where You Are
Capitolo 1

Tutto iniziò da quel semplice gesto compiuto da un bambino di 10 anni verso una bambina di 8. La bambina piangeva per quel ragazzino, un bulletto che in quell’orfanotrofio gironzolava dando fastidio agli altri bambini,quel giorno importunò una ragazzina di nome Amy, capelli neri magrissima, quasi scheletrica,con una pelle biancastra che faceva spavento e due occhi verdi che le illuminavano il viso ma quegli occhi erano spenti ,rotti ,dopo l’omicidio dei suoi genitori e il trasferimento all’orfanotrofio era diventata silenziosa e non rideva mai, stava sempre a dondolarsi sulla sua altalena lontana dagli altri bambini.
Jason,così si chiamava il piccolo bulletto, la raggiunse alla sua altalena e la spinse facendola cadere proprio mentre era in alto sbucciandosi così le magre ginocchia e facendo uscire il sangue che bastava per brillare sullo sfondo biancastro della sua pelle, le chiese se aveva delle caramelle, e la piccola rispose solo con un piccolo e lento cenno della testa,prima destra poi sinistra. il ragazzo iniziò a farla rotolare tirandole calci e minacciandola che se non gli avesse portato le caramelle entro l’ora successiva l’avrebbe umiliata davanti a tutti. La piccola Amy corse a ripararsi sotto le scale dell’orfanotrofio, un nascondiglio perfetto dove nessuno poteva mettere piede perché esile come era ci passava solo lei. Quel giorno un ragazzino di nome Mihael di soli 10 anni con capelli biondi ordinati che formavano un caschetto perfetto sulla sua testolina, aveva osservato tutta la scena con i suoi occhi azzurro cielo e inseguì Amy di nascosto per vedere dove andava. Scoprì il suo nascondiglio segreto e data la sua magra corporatura, riuscì anche lui ad entrare e a farle compagnia.
Essendo più grande anche di soli 3 anni si presentò e riuscì a tirarla su di morale dicendole che avrebbero cercato e trovato insieme le caramelle e le avrebbero date a quel prepotente perché non c’era nulla da fare con i bulli intelligenti.
 
Per la prima volta Amy sorrise e i suoi occhi si illuminarono tornando verde smeraldo come una volta.
Mihael prese la mano di Amy e fecero il giro di tutto l’orfanotrofio per cercare qualche caramella, finalmente nella camera di un bambino golosissimo riuscirono a trovare abbastanza caramelle da riempire la pancia di un bullo prepotente. Si tennero stretti per mano fino alla sera quando seduti a tavola il bulletto iniziò a dire dopo una sguaiata risata:”Guardate guardate! Amy e Mihael si tengono per mano!! Forse Amy ha paura di qualche mostro che le sbuca da sotto il pavimento!?”
Tutti i bambini iniziarono a ridacchiare. E anche qualche chicco di mais andava a finire in faccia alla povera Amy,così staccò la sua mano da quella di Mihael e scappò in camera propria. Quel giorno purtroppo i maggiordomi non c’erano, c’era solo la cuoca che dopo aver servito la cena se ne andò a casa sua per dar da mangiare ai suoi 9 gatti.
Ora però non voleva pensare a quella brutta cena. Amy si mise il suo pigiamino velocemente e corse a letto usando le coperte come rifugio e strinse la foto della sua bella famiglia al cuoricino in segno di protezione, i genitori le mancavano, ma nonostante fosse piccola aveva il coraggio di guardare avanti.
Dopo pochi minuti si sentì bussare alla porta, e con la sua vocina soffocata dal pianto chiese chi fosse e una calda e rassicurante voce le rispose:”Apri voglio stare con te ho paura di stare da solo in camera al buio.” Così Amy aprì perché riconobbe la voce, era Mihael, Amy sfoderò un sorriso illuminando gli occhi di Mihael che appena poco più alto di lei riuscì a darle un piccolo bacio sulla fronte. Quando chiuse la porta erano ancora al buio e Amy notando che Mihael non accese nessuna luce chiese con la sua piccola voce:”Non hai paura del buio?”
Mihael alzò le sopracciglia e le rispose con tono ironico:”Io? Sei tu quella che ha paura! Io l’ho detto solo perché volevo farti compagnia.”continuò con aria spavalda :”Tieni ti ho portato da mangiare.”il tono di voce era cambiato, era più dolce ora.  
Le porse il vassoio con qualche pezzo di pane e la rimanente parte della cena di Amy.
Amy sorrise un’altra volta, quando stava con Mihael la sua tristezza sembrava che svanisse in un istante. Mihael decise che quella ragazzina se la doveva tenere cara come si tiene un ricordo dei propri genitori perciò iniziò a frugare nel suo armadio dicendo:”Adesso ti cerco un vestito, facciamo un gioco ma dobbiamo fare molto piano perché i maggiordomi sono tornati e potrebbero sentirci”.
 
Amy, un po’ spaventata fece cenno di si con la testa e Mihael riprese:”Non c’è niente qua dentro, tutti vestitini da thè mmh facciamo così…”
Prese il lenzuolo rosa della bambina e iniziò ad aggiustarglielo come se fosse una bambolina, poco dopo il lenzuolo diventò su Amy un vestito da principessa, Mihael si complimentò con se stesso dicendo:”Bel lavoro Mihael! “
Amy sorpresa da ciò che vide nello specchio disse:” Sembro una principessa, ma ora che devo fare?”
Mihael rispose:” Tu SEI una principessa e adesso ti comporterai da tale, mi concede questo ballo sua altezza? “
Amy afferrò la mano che le tendeva Mihael e insieme canticchiavano il motivetto che la cuoca metteva ogni mattina mentre cucinava, tutti e due lo avevano imparato a memoria. Dopo le danze il principe Mihael si inchinò alla principessa Amy dicendo:”Mia preziosa principessa che mi fa sorridere ogni qual volta la vedo, con queste umili parole le giuro che da questo momento non la lascerò mai sola e la proteggerò a costo della vita! Perché mi ha illuminato il cuore e senza di lei sarei un
mucchio di carne umana, in poche parole, un comune essere
 
umano, ogni qual volta che lei ha paura basta che pronunci il mio nome e puff io sarò da lei in un batter d’occhio”.Fece l’occhiolino e continuò:” Preferisce darmi un nomignolo?”
Amy rispose pensandoci un po’ su:”mmh… si! Vorrei tanto chiamarti… Mello!”
Mihael pieno di felicità infantile per il suo nuovo nome le chiese:”Ma certo! È un’idea geniale! E come mai questo nome così carino come il suo visino?”
E Amy ridacchiando rispose:”Perché mi sembra carino e più adatto ad un tipetto simpatico come te.”
Mihael andava fiero del suo secondo nome ma ne andava fiero perché lo aveva deciso Amy o perché gli piaceva? Questa è la domanda che si fece dopo che Mello le rimboccò le coperte e tornò a dormire in camera sua.
La giornata era finita e dovevano riposare perché il dì successivo sarebbe stato molto più divertente, Mello aveva in mente di far conoscere ad Amy il suo migliore amico Mail, pensò che Amy avrebbe smesso di sentirsi sola. E in effetti Amy da quella sera non si sentiva più sola.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


A World Where You Are
Capitolo 2

La mattina seguente Amy si svegliò prestissimo, sapeva che il suo Mello la stava aspettando, si vestì frettolosamente e si precipitò a pettinarsi i lunghi capelli neri quando bussarono alla porta, erano le 6 di mattina chi poteva essere? Amy non volle aprire, se fosse stato uno dei maggiordomi l’avrebbe sgridata,non poteva stare sveglia a quell’ora ma a seguito del suo pensiero udì una voce nella quale si sentiva un minimo di disperazione che sussurrava:”Amy ti prego apri sono io Mello! Se i maggiordomi mi vedono sono morto!” Amy aprì di corsa e fece entrare Mello, si guardarono negli occhi e dopo un po’ sorrisero insieme, Mello le fece notare:”Ho rischiato grosso! Tutta colpa tua vedi?” la rimproverò con aria disinvolta, Amy sorrise perché sapeva che stava scherzando.
Mello aveva molti programmi per lei quella mattina e dovevano organizzarli tutti in quell’arco di tempo, così Mello fece un breve ripasso mentale di tutto e li elencò ad alta voce :”Allora mia cara principessina, abbiamo tanti programmi quest’oggi, ti farò conoscere nuovi amici… anzi un nuovo amico, beh è l’unico che ho ecco, oltre te.” Amy sorrise e provò a dire qualcosa ma venne interrotta subito dalla voce di Mello che continuò :”Oltre a questo però dovremmo fare qualche dispetto e poi ti farò dondolare un po’ sull’altalena, Sei d’accordo?” Amy annuì velocemente perché era molto contenta, non pensava quasi più ai suoi genitori e se ci pensava li rimuoveva subito perché ormai aveva Mello, che per lei era il padre che la coccolava e la faceva stare bene.
Parlarono per circa un’ora, si erano fatte le 7 e dovevano svegliarsi, così Mello si fece venire in mente un piano per non farsi scoprire dai maggiordomi e informò Amy:“Io esco adesso, tu uscirai quando ti verranno a chiamare va bene?” Amy annuì,si infilò tra le coperte e fece
finta di dormire, ma non appena ebbero bussato alla porta si precipitò fuori era già ben vestita e contentissima.
 
Tutti i bambini scesero a far colazione e Mello, Mail e Amy si sedettero vicini ma visto che non era consentito parlare a tavola non ebbero l’occasione di presentarsi. Ma anche a lezione era impossibile parlare e fare nuove conoscenze, lo stesso valeva per il pranzo. Aspettarono il pomeriggio, quando i maggiordomi riposavano e i bambini erano liberi di giocare fino alle  5 del pomeriggio.
Mello prese per mano Amy, la portò da Mail e fece lui le presentazioni dicendo:“Mail questa è Amy,la mia migliore amica, anzi, la mia principessina. Amy lui è Mail, il mio migliore amico, quasi un fratello e adesso sarà il tuo secondo servitore.” Mail si limitò a rispondere con un sorriso, non era un tipo di molte parole, soprattutto con le persone nuove, e su questo Mello tenne informata Amy che anche lei si limitò in un sorriso. Amy era molto affascinata da Mail osservava i suoi lunghi capelli rossi che finivano con delle ciocche che gli cadevano sugli occhi verde smeraldo, un colore simile a quello di Amy. Era molto colpita inoltre dal Game-Boy che portava sempre in mano, non lo lasciava un attimo, tranne per far giocare Amy quando lei glielo chiedeva. In quel Game-Boy aveva giochi di tutti i tipi dai giochi di lotta ai puzzle. Mello e Mail rimanevano stupiti quando Amy li batteva nei giochi di lotta, Mello in particolare.
Insieme passarono il resto del pomeriggio a giocare e fare scherzi molto simpatici e non crudeli agli altri bambini che ridevano e si divertivano. Fecero anche i compiti insieme e Mello aiutò Amy nelle materie più complicate.
Dopo cena i bambini dovevano tornare nelle loro stanze per dormire, Mello accompagnò Amy nella sua camera e le ricordò che doveva scegliere il nomignolo anche per Mail e Amy non ci pensò due volte e rispose:” Matt! Che sta per ‘Maniaco di Avventure Totalmente Traumatiche’ è perfetto!” Mello scoppiò in una risata sincera e Amy rise insieme a lui, Mello le chiese con le lacrime agli occhi per le risate:”E questa da dove ti è uscita?” Amy rispose:”Dal mio cervelletto” continuò facendo l’occhiolino:”Matt è un maniaco di videogiochi soprattutto di avventure e alcune scene di violenza mi hanno ricordato il trauma dei miei genitori.” Mello assunse subito un’espressione dispiaciuta e le chiese:”Quindi ti fa stare male stare con lui?” Amy sorridendo rispose:” Assolutamente no, ormai la mia famiglia siete voi” Mello sorrise con Amy e la avvolse in un dolce abbraccio innocente facendola sentire a suo agio, le rimboccò le coperte, e le regalò un piccolo bacino sulla fronte e disse con voce dolce e un sorriso appena visibile:”Buona notte principessa” le chiuse la luce e tornò in camera sua.
 
 
Amy era davvero felice,finalmente aveva trovato degli amici sinceri e non vedeva l’ora che sorgesse il primo sole per aspettare il suo Mello che le dava il “Buon giorno” prima di scendere per fare colazione.
Subito dopo questo dolce pensiero chiuse lentamente gli occhi pieni di gioia e si addormentò.

 
. . .
 
Novembre 1789 Londra
La strada era deserta e buia, non si vedeva niente,
tranne i lampioni che emettevano una luce fioca
illuminando solo qualche pezzo di strada.
L’asfalto era rovinato,Amy lo sentiva sotto i suoi piedi scalzi.
Era sola, la strada era abitata solo da anime in pena che si mostravano
sottoforma di aloni biancastri, come piccoli soffi d’aria fredda.
La piccola stava congelando, indosso aveva solo un vestitino strappato e sporco.
Vide arrivare quattro persone che portavano qualcosa, c’era un po’ di nebbia
e non riusciva a capire bene cosa fosse, appena poca distanza da lei vide
che gli uomini portavano una bara, aperta, si avvicinarono
a lei dicendo in tono secco:” Sali.” Vedendo che la ragazzina non si mosse
la presero dalle braccia esili e la misero nella bara lasciandola aperta.
Amy in preda alla paura gridò il nome di Mello, ma non ricevette nessuna risposta.
La bambina scoppiò in lacrime perché non sapeva cosa le stesse succedendo,
non sapeva dove fosse. Gli uomini la portarono da un uomo alto e grande che aveva,
un arto scheletrico, il destro e nella mano sinistra possedeva una falce,
indossava un lungo mantello nero completo di cappuccio che ricopriva l’intero viso,
infine, delle grandi ali nere che perdevano piume mostrando le ossa giallastre.
Sedeva su un trono che era all’incirca tre volte più grande di lui.
Si avvicinò ad Amy e questa riuscì a vedere l’inquietante viso
che si celava dietro quel cappuccio nero, abbassò lo sguardo per la paura e per lo shock.
Il viso era per metà decomposto.
L’uomo alzò lentamente la falce e la fece ricadere violentemente
ferendo l’avambraccio interno di Amy,
provocandole un profondo graffio.
Amy Urlò. . . 

 
E  aprì di scatto gli occhi. Stava sognando.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


A World Where You Are

Capitolo 3

 

Dopo l’inquietante sogno Amy non riuscì più a chiudere occhio e la mattina seguente aveva gli occhi gonfi. Era tardi e pensò che Mello non sarebbe passato quella mattina per darle il buon giorno e questo la fece stare ancora più male, aveva bisogno di lui dopo quel terribile sogno.
Così come ogni mattina si alzò dal letto tremante e si vestì senza badare a quale vestito indossare, aveva occhi vitrei, come la prima volta che vide i genitori. La piccola non si sapeva spiegare il perché di quel sogno. Studiava Freud, aveva già affrontato argomenti del genere. In quell’orfanotrofio per cervelloni molti bambini studiavano roba difficile, ma nessuno studiava Freud, appunto per la sua alta difficoltà,eppure a lei appassionava.
“Il sogno non è altro che un insieme di immagini che scorrono velocemente una dopo l’altra, in ordine non cronologico. Spesso i sogni vengono da noi modificati inconsciamente, per mancanza di memoria. I sogni possono essere riferimenti a traumi d’infanzia, paure inconsce o pensieri inconsci che riemergono all’iniziazione della fase R.E.M.”
Amy quindi non credeva a sogni premonitori o sogni simbolici che nascondevano messaggi segreti come succedeva nella fantasia.
Dopo la morte dei genitori la piccola non credeva nelle favole.
Tutto ciò che era fantasia proveniva dalla mente umana.
Però era molto religiosa, sia lei che la sua famiglia, i genitori le insegnavano sempre ad adorare Dio e pregare ogni sera prima di andare a letto.
Nell’orfanotrofio non pregava spesso, perché ogni volta che ci provava le scappavano le lacrime, quindi preferiva evitare.
Cercò di psicoanalizzarsi da sola, ma era molto difficile farlo su se stessi, era difficile applicare il training autogeno e ancor più difficile era porre domande a se stessa e auto-rispondersi.
Si sedette e si posizionò di fronte lo specchio.
Iniziò con la prima domanda:
“Cosa pensi, se dico ‘Bara’?”
“Alla morte, e ai miei genitori”
Poi la seconda:
“E se dico ‘scheletro’?”<
“Ancora morte”
La terza:
“Falce?”
“Ferita”
E così via:
“Ferita?”
“Cicatrice”
“Buio?”
“Rifugio”.
Sembrava che stessero parlando due persone diverse.
. . .
 
Mello passeggiava nel corridoio e stava per andare a svegliare Amy, per avvisarla che era già tardi e avrebbe fatto meglio a sbrigarsi altrimenti avrebbe saltato la lezione.
Si avvicinò cauto alla porta, alzò una mano stretta in un pugno, pronto a bussare. Si soffermò ad ascoltare la fila di parole che l’amichetta pronunciava ininterrottamente.
Il ragazzino appoggiò delicatamente la mano sulla maniglia.
Appena la porta si aprì, dallo specchio Amy non riconobbe subito Mello, ma nella penombra vide solo una sagoma nera, sobbalzò dalla sedia, urlò, scappò, e si rannicchiò sotto la finestra, si strinse le ginocchia al petto e nascose la testa tra di esse.
L’amico corse da lei e la strinse forte a se, continuando a ripeterle che era tutto apposto,che c’era lui al suo fianco.
Si sentì in un primo momento sperduta, ma riprese immediatamente i sensi e lasciò accarezzare da Mello la sua lunga cascata di capelli neri.
Il ragazzino non aprì bocca, era chiaro che qualcosa non andava, ma non voleva parlarne proprio in quel momento, probabilmente si era appena ripresa da un bello spavento.
Amy respirava affannosamente, e Mello tenendola stretta la fece dondolare delicatamente, come si fa ad un bambino piccolo quando piange. Lei fece in sorriso invisibile, si sentiva bene tra quelle braccia rassicuranti.
Era tardi, i due si staccarono lentamente l’uno dall’altra e scesero per fare colazione. Ma lì la situazione si complicò, la ragazzina vedeva ombre dappertutto. Inizialmente credette che fossero allucinazioni, provocate dal sogno o dallo spavento ma con il passare delle ore capì che non si fermavano all’immaginazione, ma andavano ben oltre.
 
Mello teneva per mano Amy, decise di non parlare, pensò che gli avrebbe raccontato tutto una volta che si fosse ripresa.
Lei stringeva la sua mano e si sentiva più tranquilla e protetta come se Mello fosse per lei un angelo custode.
La classe era ancora vuota e i due si sedettero vicini, Matt salutò Amy con un sorriso smagliante, mostrando tutti i denti ma non ricevette lo stesso saluto, ricevette solo un cenno triste di Mello che diceva chiaramente ‘Lasciala stare’. Matt annuì impercettibilmente.
Le lezioni iniziarono come finirono, con la materia preferita di Amy,Psicologia, in quella giornata stava particolarmente attenta, cercava delle risposte al suo problema. Nulla di nuovo. Mentre la professoressa spiegava ‘Gli stadi di Piaget’ le ombre nere fluttuavano dolcemente accanto a lei, sfiorandole i capelli, passando da un bambino all’altro. Avevano qualcosa di magico ma allo stesso tempo inquietante.
All’ora di pranzo la bambina lasciò la mano del compagno e andò in camera sua. Ma venne presto seguita da lui che bussò alla porta ma non ebbe risposta,così l’aprì di sua iniziativa. Trovò la bambina supina sul letto che muoveva lentamente la testa come se stesse osservando qualcosa che si muoveva sopra di lei.
Amy vedeva le ombre, ma lui non poteva capirlo. Andò versò di lei, cauto, il ragazzino non aveva paura, era pronto a tutto per la sua piccola amica.
Si avvicinò e le accarezzò la guancia, chinò il suo viso su quello della bambina e le diede un bacio in fronte.
La piccola sorrise e disse:” Mello, finalmente sei arrivato.”
Lui fece un espressione dubbiosa e le rispose:” Io sono sempre stato vicino a te Amy.”
Amy sorrise e annuì. Mello continuò ad accarezzarle i capelli e riprese dicendo:” Sono le 2 di pomeriggio, riposa un po’, le lezioni riprenderanno alle 6, mi racconterai cosa è successo quando ti sveglierai va bene?”
Amy fece un sorriso più ampio e annuì per la seconda volta, chiedendo:”Non mi lascerai mai vero?.”
Mello chiuse gli occhi :” Mai.”

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


A World Where You Are

Capitolo 4

 

L’altalena dondolava sola e triste, in attesa di qualche bambino. Amy la guardava dalla finestra con aria malinconica.
Bussarono alla porta e questa si aprì, era Mello che non appena entrò le diede un dolce e delicato bacio sulle labbra, ma si accorse subito della tristezza della ragazza:
“Amy, sei triste?”
“Mi manca l’altalena, il nascondiglio sotto le scale, erano i nostri unici rifugi. Ormai sono troppo grande, è passato troppo tempo per tornare indietro.” Rispose lei triste.
Era passato davvero tanto tempo , Amy aveva 17 anni ormai, mentre Mello 18.
Il ragazzo fece un sorriso triste:“Lo so che è tardi, e che ti mancano quei ricordi, ma adesso siamo insieme, e per me, tu sei il migliore rifugio che io possa avere. È come se con te fossi protetto da due ali.” Disse Lui.
Lei sorridendo rispose:”Strano! Lo stesso vale anche per me.”
Si baciarono per qualche istante,quando quel dolce silenzio venne interrotto dallo squillo del cellulare di Mello. Sbuffò.
“È Roger…ma che cosa vuole a quest’ora di sera? Sono le 10:00!”
Lei si limitò ad alzare le spalle.
Il ragazzo premette il tasto verde e rispose scocciato:”Che vuoi?”
“Ma è il modo di rispondere ad un povero vecchio? Per caso ho interrotto qualcosa?” Chiese Roger.
“Si Roger, tu interrompi sempre qualcosa, adesso dimmi. Il motivo di questa chiamata?” Era un po’ preoccupato, ma cercò di mascherare quella sensazione.
“Ti voglio nel mio studio, adesso, devo parlarti.”
Non rispose, chiuse la chiamata e comunicò ad Amy quello che gli disse Roger. Amy annuì.
 
Roger era seduto alla scrivania, iniziò a parlare:” Mello, hai 18 anni adesso, e come sai i ragazzi di 18 anni se non vengono scelti come successori devono lasciare l’orfanotrofio. Giusto?”
“No non è giusto.”
Roger si stupì:”Come sarebbe a dire non è giusto?! Certo che è giusto! Non sei stato scelto come successore! Devi imparare a perdere!”
Mello strinse i pugni, abbassò il capo dorato e appellò a bassa voce:”Roger…”
“Sì?”
In quel momento Amy stava passando dallo studio di Roger per aspettare il suo ragazzo. Ma venne assalita da delle urla che provenivano dalla stanza di Roger, così stette ad ascoltare.
Mello iniziò ad urlare:
“NON ME NE FREGA UN CAZZO RIGUARDO CHI DEVE ESSERE IL SUCCESSORE OK?! ARRIVATI A QUESTO PUNTO METTIAMO IN GIOCO QUALCOSA DI ANCORA PIU’ GRANDE! POSSO LASCIARE L’ORFANOTROFIO! POSSO LASCIARE IL POSTO DI SUCCESSORE A QUEL FROCIETTO DI NEAR! POSSO LASCIARE TE, I BAMBINI E CHIUNQUE STIA IN QUESTO POSTO DI MERDA!!”
Sbattè il pugno sulla scrivania, puntò il dito a un soffio di distanza dal naso di Roger e continuò:
“Ma… Ma non posso, non potrei sopportare di lasciare la persona che amo… Questo posto è pericoloso per lei e io devo starle vicino.”
Amy spalancò gli occhi e per poco non le scapparono le lacrime.
“Mello si tratta soltanto di un anno, quando lei compirà 18 anni verrà da te..” Gli spiegò Roger
Il ragazzo sospirò.
“Roger, sai quali sono i tipi di persona che non sopporto vero?”
“Ricodameli.”
“Gli idioti, e i bugiardi!” Un pugno colpì il viso di Roger.
“Mello ma che cosa stai facendo?!”
“Ma credi che sia stupido?!” Urlò “Credi che io non sappia che le ragazze devono andare via a 20 anni??! Dimmi come farò! Avanti! Prima che ti distrugga la faccia da bastardo che hai!”
Roger tirò un pugno nello stomaco al ragazzo facendolo cadere a terra e piegare in due dal dolore.
“Non ti facevo un vecchietto forte” Disse ironicamente Mello.
“Beh non sai proprio niente di me figliuolo.” Disse con aria aristocratica Roger.
“Adesso prendi le tue cose e sparisci, non ti voglio più vedere qui in giro.” Continuò il vecchio.
“Vaffanculo Roger.” Sussurrò Mello,alzandosi.
Uscendo sbattè la porta e Amy in lacrime ebbe un sussulto che le fece incavare la pelle appena sotto il collo.
Lui la guardò dispiaciuto e gli scivolarono piccole lacrime che avevano un enorme valore per quei due ragazzi.
Il ragazzo attirò a se la ragazza e la strinse forte,lei lo lasciò fare.
Andarono insieme in camera di Mello a fare le valigie e prendersi tutto il necessario.
Non parlarono per tutto il tempo, rimasero solo a sistemare, aggiungendo anche sei sospiri malinconici e tristi.
Mello aveva finito la sua parte di roba da sistemare,mentre Amy che lo aiutava, stava finendo di ripiegargli gli ultimi pantaloni che rimanevano.
Lui si sdraiò sul letto e incrociò le mani dietro la testa, subito dopo incrociò anche i piedi.
“Amy vieni accanto a me.”
Non ebbe risposta.
“Amy lascia stare li sistemo io dopo.” Le ripetè.
“No.”
Si alzò dal letto e prese delicatamente i pantaloni dalla mano di Amy e li buttò a terra. Si abbassò leggermente e le baciò le labbra accarezzandole i lunghi capelli.
“Mello…” chiamò lei.
“Dimmi piccola.”
“Chi mi salverà quando le ombre verranno?
“Puoi sempre chiamarmi, ti dirò cosa fare.”
“Non riuscirò a stare senza di te per 3 anni.”
“Devi riuscirci Amy, tu sei forte e sai badare a te stessa.”
“Non sono niente senza di te.”
“E neanche io senza di te, siamo una cosa sola,staremo sempre uniti. Ricordi il giuramento?”
Mello iniziò a pronunciare:
“Sia ora nella vita…”
“Che dopo nella morte…” Rispose Amy.
Continuarono insieme:
“Rimarremo l’uno accanto all’altra per sempre…”
Le lacrime bagnavano il viso della ragazza…
Mello la strinse a se, stettero abbracciati per qualche istante.
“Parti stanotte?” Spezzò il silenzio Lei.
“Si, ma verrò a trovarti.” Sorrise Lui.
“Non odiavi i bugiardi?” Chiese Amy.
“Si perché me lo chiedi?” Rispose Mello
“Roger non ti vuole più vedere.”
“Ah, vero. Avevo dimenticato questo piccolo inconveniente.”
“Mello, ma come ti è saltato in mente di tirare quel pugno a Roger?”
“Mi aveva rotto.” Rispose secco lui.
“Ma non c’era bisogno di trattarlo in quel modo.”
“Se lo meritava invece, spero che bruci all’inferno quel bastardo.”
Amy scosse la testa.
“Sei pazzo.”
“Pazzo di te…” disse Mello assumendo un aria seducente.
Lei lo guardò stranita e spaventata. Si allontanò
“Che c’è?” Chiese lui.
“Mi fai paura quando dici queste cose. N-Non sei tu.”
Mello corse sul letto e si mise ad ondeggiare sia con il bacino che con le braccia ululando e parlando con un vocione inquietante.
“Uuuuuhh Amyyyy sono il fantasmaaaa che è Mello ma che non èèèèè.”
Amy inarcò un sopracciglio,strabuzzando gli occhi.
Mello lanciò un cuscino che beccò in pieno la testa della ragazza, spostandola però di qualche millimetro.
Lei incrociò le braccia e disse:
“Qualcuno stasera ha voglia di giocare…” Inarcò il sopracciglio e modificò il viso trasformandolo in uno sguardo fulminante e seducente allo stesso tempo.
Mello fece un grande sorriso da cattivo ragazzo e assecondò Amy dicendo:
“Sono tutto tuo…”
La ragazza salì lentamente sul letto e si avvicinò a lui togliendogli la maglietta e baciandolo dolcemente.
Mentre Mello stava per andare in trans Amy fece scorrere la sua mano lungo tutta la schiena del ragazzo fino a prendere un cuscino e colpirlo sulla sua testa.
Mello si riprese subito.
“Amy! Che cazz…?” Si blocco nel vedere Amy che si teneva la pancia mentre era piegata in due dalle risate. Lui sorrise, pensò che era riuscito a farla ridere di gusto dopo l’atmosfera triste di prima.
“Hahahahahaha dovevi vedere la tua faccia!!!”
Mello fece una faccia scocciata
“Ti amo anche io tesoro grande della mia vita” Disse in tono monotono.
“Hahahahahah” continuò Amy “Troppo divertente!”
“Si, non ti dico.” Rispose Mello.
“Vieni qui” Continuò Lui, attirandola a se e baciandola dolcemente.
Amy si lasciò andare.
“Mi sa che partirò domani mattina, voglio godermi queste ore con te stanotte” Disse sorridendo.
“Va bene, promettimi che tornerai.”
“Te lo prometto.”



*Si, esattamente, il giuramento l'ho copiato dall'anime "Romeo X Juliet" Scusate non ho resistito, era troppo bello quel giuramento T.T *

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


A World Where You Are

Capitolo 5

Il sole sorgeva lento e triste in quella fredda mattina d’inverno, illuminando fievolmente la camera e illuminava il viso dei ragazzi,che erano stretti l’uno all’altra. Lei poggiava la testa sul petto di lui e il ragazzo le accarezzava i capelli, era già sveglio. Non aveva chiuso occhio. Mentre rimaneva a pensare si erano fatte le 6:30, si alzò piano spostando delicatamente Amy e coprendola fino al collo, per evitare che morisse di freddo. Si infilò i pantaloni e una maglietta nera, prese le valigie e baciò la ragazza sulla fronte. In quel momento si svegliò.

“Mello…”
“È tardi, devo andare…”
Lei con aria triste lo abbracciò e lui fece lo stesso, stettero abbracciati per qualche minuto, ma Mello la allontanò delicatamente e le diede un secondo bacio in fronte, mise la mano sul viso circondando la guancia con le dita e le asciugò con il pollice una lacrima che scendeva lungo il viso della ragazza.
Si diresse verso la porta, la aprì e prima di uscire le diede un ultimo sguardo. Lei alzò lentamente la mano non molto tesa con le ultime dita che leggermente si lasciavano andare, si sforzò di fare un sorriso ma uscirono solo più lacrime dai suoi occhi smeraldi, così trasformò la mano in pugno.
Lui si voltò tristemente, chinò il capo e uscì.
 
I giorni passarono senza Mello e lei piangeva ogni notte. Le ombre si presentavano ogni giorno e lei aveva imparato a conviverci. Era solo questione di abitudine, non poteva uscire dai momenti di trance che le invadevano il cervello, così non sapeva cosa facesse durante quei minuti. Aveva smesso di vedere Matt, voleva stare sempre più sola, ogni giorno in più che passava, anche perché senza Mello i pericoli erano aumentati.
Amy era una bella ragazza e alcuni ragazzi dell’orfanotrofio ci provavano con lei, soprattutto ora che il suo ragazzo era andato via e chissà quando l’avrebbe rivisto.
La ragazza non aveva amiche femmine perciò era sempre sola, tranne quando Matt ogni tanto l’accompagnava in camera per ordine di Mello. Ogni sera però prima di andare a letto Lui la chiamava al cellulare.
 
La sveglia segnava le 00:00, l’inizio di un nuovo giorno, nessuna traccia di Mello, ancora non aveva chiamato.
Amy prese il cellulare in mano per vedere se c’erano nuovi messaggi e lo schermo si illuminò.
 
Chiamata in entrata…
            Mello
 
 Amy sorrise e rispose:
“Hey.”
“Amy, come stai?”
“Senza di te.”
Dal telefono si potè avvertire un sorriso di Mello.
“E tu? Come stai?”
“Anche io senza di te.”
Amy sorrise e si preoccupò dicendo:
“Ti bastano i soldi?”
“Si.”
“Bene, menomale, ma hai trovato un posto dove stare? È più di una settimana che stai in albergo.”
“Certo certo, un amico di famiglia mi ha trovato una bella casetta con il letto matrimoniale, e sta aspettando te.”
Amy rise sottovoce.
“Ma stai già lavorando?”
“Si.”
“Dove?”
“Credo di spedire pacchi.”
“Come credo?!”
“Hahaha.” Rise.
“Tranquilla, spedisco pacchi da magazzini a negozi, da negozi a magazzini,da magazzini a magazzini.”
“Ho capito.” Rise anche lei stavolta.
“Beh, passiamo a cose più serie ora, le tue ombre? Si fanno vedere?”
“Si, come sempre, cado nel mio solito trance, non so cosa faccio, ma di sicuro non faccio niente fuori da questa stanza.”
“Come fai a saperlo?”
“Ho messo dei pezzi piccoli di carta nell’apertura della porta e della finestra, così se uscivo si spostavano, invece è rimasto tutto come prima.”
“Complimenti signorina Fallen! Le mie congratulazioni.”
“Grazie signor Keehl, so che lei non è in grado di pensare una genialità del genere.”
“Mocciosa.”
“Ti amo anche io.”
Risero tutti e due insieme.
“E senti un po’, ci sono ragazzi che ti vengono dietro?”
“No.” Mentì.
“Menomale… Comunque… Mi manchi…”
“Anche tu Mello… Vorrei essere lì con te…”
“E io vorrei che tu fossi qui con me…”
Silenzio.
“Adesso devo chiudere, è tardissimo e domani devo svegliarmi presto.”
Si erano già fatte le 00:30
“Va bene, allora buon viaggio e buona notte.”
“Grazie, dolce notte anche a te mia piccola Amy.”
 
La chiamata si interruppe con il bip del telefonino di Amy. Si sdraiò nel letto per dormire, ma presto vide le ombre, così mise di fretta i pezzi di carta alla porta e alla finestra. E seguì il suo momento di trans.
 
...
 
Appena tornò in se stessa ebbe bisogno di qualche minuto prima i riprendersi completamente, pensò che forse era stato più forte delle altre volte, guardò la porta, era tutto apposto. Guardò la finestra, il pezzo di carta era sparito. Immediatamente sentì un forte bruciore alle gambe e sui palmi delle mani. Era piena di ferite, graffietti di poco conto, che le bruciavano come fuoco ardente. Guardò sotto la finestra, e per un attimo vide il suo corpo a terra che pian piano si rialzava.
“Allora, c’è un modo per sapere cosa succede…” Pensò tra se e se.
“Devo scoprirlo.”
Si concentrò sul suolo sotto i suoi occhi, oltre la finestra dalla quale era fuggita. Vide se stessa, con due enormi ali nere che provava a volare ma non riusciva, e cadeva. Poi un angelo dalle ali nere che perdeva piume la accompagnò fin sopra la finestra e la fece rientrare in camera sua, sorridendole e volando via nell’oscurità del cielo.
Era un ragazzo sulla ventina d’anni, bruno, di carnagione chiara con due occhi verdi, simili ai suoi, e il fisico scolpito da addominali d’acciaio.
Amy non badò alla bellezza dell’angelo, non le interessava, voleva solo sapere del perché di questa persona, anzi, di questo angelo, perché la riporta in camera? Cosa sta a significare? E le sue ali nere? E le ali nere dell’angelo?
E soprattutto, che tipo di angelo era?
Erano molte domande, ci avrebbe pensato domani, era troppo stanca e confusa per pensare.
Si rimboccò le coperte e dormì.
 
La notte la passò tranquillamente, nessun sogno collegato alla strana visione della sera prima, ancora non voleva dire niente a Mello, voleva essere sicura di ciò che era accaduto.
Poi le venne in mente una cosa, spalancò gli occhi e sussurrò “Roger.”
Roger sapeva tutto riguardo la famiglia di ogni singolo bambino.
Spalancò le finestre facendo entrare una luce accecante, si preparò e corse nel suo studio, bussò due volte.
Niente.
Bussò più forte.
“Si? È aperto.” Rispose  Roger.
Amy entrò.
“Oh buongiorno Amy! Come stai?”
Amy non fece caso a cosa disse, avanzò verso la scrivania e chiese:
“Roger,cosa sai sulla mia famiglia?”
“Cara Amy, tu non sei autorizzata a saperlo e io non sono autorizzato a dirtelo.”
“Ma Roger! Ti prego, è questione di vita o di morte!”
“Mi dispiace Amy non posso fornirti informazioni riguardanti la tua famiglia.”
“Roger, ti prego, sono disposta a pagarti pur di avere informazioni, per me è importante.”
“Pagare non basta.”
“E cosa vuoi che io faccia?”
“Beh…” Roger si avvicinò a Amy accarezzandole delicatamente i capelli e sfiorandole il collo con le dita.
“Potresti…”
Amy non gli fece finire la frase che gli tirò un calcio nei testicoli che lo fece cadere a terra, e gli pestò la mano con un piede. Roger urlò.
“La prossima volta sii più cortese.” Commentò lei.
Poi aggiunse:
“Spero che non riuscirai ad usarlo per un bel po’, anche perché non ti dovrebbe servire, un ultima cosa. MI FAI SCHIFO!
Uscì sbattendo la porta.
“Se non mi vuole dare lui le informazioni andrò a prendermele da sola.” Tirò dalla tasca la chiave che apriva lo studio, era riuscita a rubarla a Roger prima che cadesse a terra, per un momento si chiese anche lei come ci fosse riuscita.
 
Le lezioni passarono tranquillamente come ogni giorno, lei sedeva vicino Matt e chiacchieravano, scambiandosi opinioni sui vari giochi usciti da poco.
Qualche ragazzino ci provava, e chiedeva se poteva portarle la borsa che era pesante, ma lei rispondeva dicendo che non c’era bisogno e che era molto leggera per i suoi gusti. Ovviamente non voleva avere contatti con nessun altro. Si poteva fidare solo di Matt che per fortuna avendo la stessa età di Amy doveva rimanere ancora all’orfanotrofio.
Il pomeriggio lo passò a studiare e a pensare alla visione del giorno prima, ma tutto si sarebbe chiarito con le informazioni riguardanti la sua famiglia, pensava questo.
 
Come ogni sera alle 23:30 squillò il cellulare, era Mello.
“Si?” Si finse Amy felice.
“Che è successo? Ti hanno fatto qualcosa?” Rispose Mello.
“Ma no!” Mascherò Amy “Stai tranquillo, sono solo felice che hai chiamata.”
“Ah, bene sono felice anche io di sentirti, come stai?”
“Bene e tu? Come è andato il lavoro?”
“Benissimo, per poco non mettevo sotto un vecchietto, ma per il resto tutto ok.”
“Sono felice, tranne per il vecchietto.”
“Hahahahah!” Rise Mello.
“Che fai?”Chiese Lui.
“Sto per andare a letto.”
“Si pure io. Da me ci sono i tuoni, sarà una lunga notte.
“Si, davvero lunga.”

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


A World Where You Are

Capitolo 6

Spense il telefono,e aspettò le 02:30 era sicura che tutti dormissero, si tolse le scarpe per fare meno rumore e prese una siringa piena di sonnifero che aveva preparato lei stessa. Uscì di soppiatto dalla camera, scese piano le scale. Era tutto buio dovette utilizzare il suo sesto senso per fare attenzione a non inciampare in chissà cosa, magari in qualche giocattolo lasciato da un bambino poco attento. “Prima un piede, poi l’altro.” Ripeteva fra sé e sé.
Le scale erano finite e nessuno si era destato dal proprio sonno, né un bambino né un guardiano. Fece un sospiro e sorrise fiera di se. Continuò a muoversi cauta e raggiunse lo studio di Roger tirò le chiavi dalla tasca, si guardò intorno e il suo sguardo si bloccò alla finestra. Vide le ombre che fluttuavano leggiadre e componevano una scritta, riuscì a capire qualche lettera e numero. Scrissero: A16G76D46.
“A16G76D46 ? Ma… Cosa sta a significare?” Pensò.
Si girò a riflettere ma quando guardò per la seconda volta la finestra le ombre erano sparite. Così decise di non perdere tempo ed entrò nello studio dove incontrò Roger che fissava la porta immobile ed era illuminato da una luce lunare blu. Per poco la ragazza non emise un grido. La luce della luna dava un colore bianco agli occhiali dell’uomo, così rimase ferma a capire se avesse gli occhi chiusi o aperti. Lo capì subito dopo che Roger abbassò leggermente la testa e le disse:
“Sapevo che saresti venuta a frugare nel mio studio per scoprire qualcosa sui tuoi genitori.”
“Ti sbagli. Ero solo venuta a restituirti le chiavi. Sono già stanca di giocare a questo stupido gioco.”
Si alzò e si avvicinò alla ragazza.
“Amy, ma chi vuoi prendere in giro?”
La prese dal collo e la sollevò a circa 15 cm dal pavimento, lei si sentì un nodo in gola. Roger la sbatté contro il muro, le mancava l’aria, agitava i piedi, e tenendo la bocca aperta cercava di far entrare altra aria, ma invano.
Roger tirò fuori un pugnale, che sembrava avesse appena finito di affilarlo. Lui la guardò per un secondo negli occhi, lei li spalancò. In un attimo il pugnale si ritrovò nel fianco della ragazza. Strinse i denti e abbassò le sopracciglia fino a formare un’espressione di pianto e di dolore mescolati insieme. Riuscì solo a dire:
“S-sei un  b-bastardo.”
Il pugnale perforò più a fondo il fianco di Amy che cercò in tutti i modi di non urlare.
Roger sfilò il pugnale e la lasciò cadere. Si tenne il collo con le mani. Aveva la forma delle mani di quell’uomo.
“Ora sparisci e torna a dormire come fanno tutti.”
Amy poggiò una mano sul fianco insanguinato e l’altra la mise in tasca.
“Dopo di te… Roger!”
Sfilò in un istante la siringa e gliela iniettò nel collo. L’uomo cadde piano a terra, in un sonno profondo.
Dolorante la ragazza premette sulla ferita, prese le chiavi e si avvicinò di fretta ai cassetti di metallo che erano in quello studio. Tastò con le mani piene di sangue e finalmente riuscì ad aprire il
cassetto. Trovò le cartelline ordinate dalla A alla Z, riuscì a trovare la cartella ‘Fallen Amy’. La aprì piano e vide solo un foglietto con su scritto: “Molte cose sono nascoste sotto i tuoi occhi.”
“Molte cose sono nascoste sotto i tuoi occhi?” Ripeté.
“E che significa?”
Doveva affrettarsi, presto Roger si sarebbe svegliato e a quel punto era la fine.
Decise di guardare nelle tasche di Roger l’aveva sotto gli occhi qualche secondo fa. Niente. Rifletté.
“Ma certo!!” Esclamò.
Si diresse di nuovo verso il cassetto e con il pugnale cacciò un pezzo di legno rimovibile dal pavimento. Un altro indizio.
“Le luci del palco mostrano realtà e finzione, la realtà viene nascosta dalla finzione creando così una seconda faccia della verità.” Lesse nella mente.
“E questo?? Cosa significa ora?”
Rimase a rimuginare quelle parole, una dopo l’altra per qualche minuto, alternando lo sguardo dal foglio a Roger e viceversa, per assicurarsi che non si stesse svegliando.
“Le luci del palco sono i riflettori…”
Ragionò a bassa voce.
“Qui non ci sono riflettori…”
Guardò bene il soffitto per cercare qualche luce, girò lo sguardo e… all’improvviso fissò un punto, socchiuse gli occhi per mettere a fuoco da lontano.
“E quello?!”
Avvicinò la sedia della scrivania al muro e salì per controllare più da vicino…
“Un gancio!”
Lo stupore di Amy era immenso, cosa ci facevano con quel gancio che si mimetizzava benissimo con il muro, ed era così piccolo che non l’avrebbe visto nessuno??
“Sento di essere vicina, se qua c’è un gancio sicuramente va attaccata una luce che fungerà da riflettore. E visto che è piccolo ci va un filo piccolo. Ma dove sarà?”
Non si scoraggiava, sapeva che ce l’avrebbe fatta, ma doveva affrettarsi il sonnifero non sarebbe durato a lungo.
Prese dal cassetto una torcia e fece luce sul soffitto, vide un microscopico filo dello stesso colore del muro e lo seguì, portava a un lume affianco la finestra.
Non aveva mai visto accendere quella luce anzi, Roger diceva sempre che era fulminata e non sapeva cosa fare… adesso sapeva lei cosa farne di quella lampadina. La svitò e in un attimo si accese
di viola. Si riparò chiudendo gli occhi, quella luce era fortissima.
La attaccò al gancio e sul muro si vide una cornice con scritto A.F.
Spalancò gli occhi esterrefatta e impaurita.
“A.F. le mie iniziali!”
Riprese il pugnale e iniziò a tagliare lungo la parte fosforescente. La carta da parati si stava rompendo, quando finì ebbe davanti a se lettere e numeri. Solo una combinazione la divideva dalla verità.
“E ora? Che combinazione metto? Me la invento?”
Si scoraggiò.
“No, sono sicura che dietro quella porticina di metallo c’è la verità che aspetto da tanti anni, non posso abbandonare proprio adesso. Rifletti Amy rifletti! Che combinazione potrà essere?”
Fissò fuori la finestra, le ombre fluttuavano insistenti.
“Le ombre!!” Si battè sulla fronte.
“Ma che stupida! Come ho fatto a non pensarci?”
Digitò la password e la piccola porta si aprì.
Gli occhi le si illuminarono, era faccia a faccia con la verità. Prese la busta. Rimise lo studio in ordine e appoggiò Roger sulla sedia.
Chiuse piano la porta e salì di sopra.
Arrivata in camera si medicò la ferita e la ricucì con dei fili che c’erano nella cassetta del pronto soccorso, la fasciò e si sedette sul letto.
Aprì la busta.
Le foto dei suoi genitori e di lei quando era piccola.
“Come eravate belli.” Pensò mentre le lacrime scorrevano trasparenti sul suo viso.
C’erano carte scritte. Descrivevano come morirono i suoi genitori, preferì saltare quella parte.
Continuò a leggere velocemente fino ad arrivare in un punto:
“La discendenza di Desdemona Fallen appartiene alla famiglia degli Angeli Caduti, una famiglia di angeli scacciati dal paradiso che hanno origini diverse, è inserita nella categoria degli ‘Angeli
Caduti Protettori Di Umani’.”
Era spaventata. Ma continuò a leggere.
“La discendenza di Garreth Fallen appartiene alla famiglia degli Angeli Caduti, una famiglia di angeli scacciati dal paradiso che hanno origini dicerse, è inserito nella categoria degli ‘Angeli Caduti
Protettori Di Umani’.”
“Oh mio Dio…” Sussurrò.
“Amy Fallen, figlia di Garreth Fallen e Desdemona Fallen è un Angelo Caduto.
Sarà Protettrice di un umano all’età di 20 anni è obbligata a stare nell’orfanotrofio fino a quel momento.”
In quel momento tanti, troppi ricordi le tornarono in mente, immagini frasi volti tutto collegato alla sua vita da angelo caduto che i genitori non confessarono mai. Era tutto solo nella sua mente:informazioni, regole e riti per passare da un protetto ad un altro. Tutto invase la sua mente e, in una frazione di secondo sapeva più cose di quanto pensasse.
A seguito dei ricordi sussurrò.
“Che cosa?! Io non rimarrò fino a 20 anni! Andrò via di qui prima di quanto voi possiate immaginare. Io so già chi proteggere!”

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


A World Where You Are

Capitolo 7

 La mattina passò come tutte le altre, colazione, lezione, studio e riposo il pomeriggio. Erano solo le 16:00 ma decise di chiamare Mello.
Il telefono cantava il lamento monotono che le trasmetteva ansia. Nessuna risposta. Era scossa e passò la giornata in silenzio, l’aveva notato anche Matt e le chiese che cosa avesse, ma lei si limitò in un “Sto bene tranquillo.” Seguito da un sorriso. Provò una seconda volta a chiamare ma anche questa volta non rispose. Si rassegnò e lasciò scivolare il cellulare sul comodino con un semplice gesto della mano. Si sdraiò sul letto e fissò il soffitto invaso da ombre. Era un angelo caduto, le ombre non erano solo nella sua testa, le vedeva davvero, era più tranquilla, anche perché poteva proteggere la persona che amava.
Voleva scappare al più presto dall’orfanotrofio e rivederlo. Rivedere lui. La persona che ama. La persona con cui è libera di parlare. Un amico, un fidanzato, un ragazzo, queste parole non dicevano niente. Il loro amore era più forte di qualsiasi altra forma d’amore esistente nell’universo. Erano una cosa sola, indivisibile anche nella morte dicevano!
In quel momento erano divisi e lei aveva un forte bisogno di stare con lui, ormai era passato quasi un mese. Doveva fare qualcosa.
Scese le scale e incontrò Roger. Fece finta di non vederlo finché lui non l’afferrò da un braccio.
“Lasciami!”
“Shh shh! Non urlare! Io ti voglio solo aiutare.”
“Si è visto infatti! Grazie per la pugnalata nel fianco amico! Sto una meraviglia.”
“Perdonami Amy.”
Un punto microscopico di metallo colpì la ragazza, una sensazione di freddo che lentamente invadeva le vene del collo facendole chiudere piano gli occhi abbandonando il corpo alle braccia di Roger. Sonnifero.
 
. . .
 
Lentamente il buio si faceva meno intenso, e gli occhi mettevano a fuoco la visuale. Davanti a lei, Roger. Non riusciva a muovere un muscolo. Capì di essere legata, mani e piedi, sulla sedia dello studio.
“Cara Amy.” Annunciò Roger.
“Hai dunque scoperto tutto, e ora ne pagherai le conseguenze.”
“Cosa? No! Io non farò proprio un bel niente!”
“Staremo a vedere…”
Disegnò intorno alla ragazza un cerchio con delle forme geometriche e scritte incise al suo interno.
“No! No! Stai fermo!” Urlò agitandosi sulla sedia, cercando di liberarsi.
“E cosa vorresti fare con le mani dietro la schiena?” Rise l’uomo.
“Se non la smetti subito mi metto ad urlare! Aiuto!! AIUTOO!!! AIUTATEMI VI PREGO!” Continuò la ragazza in lacrime.
Abbassò il capo e trasformò il suo grido in un sussurro.
“Ti prego Roger lasciami andare…”
Con uno scatto della testa si avvicinò alla ragazza sibilandole all’orecchio.
“Tu mi hai lasciato andare ieri sera?, mi hai risparmiato dal calcio nei coglioni che mi hai dato?” Urlò. “Eh?!?! Rispondi Amy!”
Tirò un calcio alla sedia facendola cadere di fianco. La ragazza chiuse gli occhi e pianse dal dolore che le provocò la caduta.
“Non mi hai dato altra scelta!”
“Beh neanche tu mi hai dato altra scelta cara la mia Amy. Adesso farai quel che ti dirò, tranquilla non farà male. Quando sarà tutto finito potrai rimanere per sempre vicino a me e proteggermi fino alla fine dei miei giorni.”
Fece un ghigno e rise sguaiatamente mentre la ragazza lo implorava di lasciarla andare.
Le legò la bocca con il nastro adesivo, metri di nastro adesivo sulla bocca della ragazza ancora a terra dolorante.
“Torno tra un po’, l’alba alimenta la mia sensibilità. Se vedo il tuo caro Mello girare in questa stanza… non andrà a finire bene.” Rise e se ne andò sbattendo la porta.
La ragazza cercò di liberarsi ma non ci riuscì, così rimase a piangersi addosso. Non avrebbe mai più rivisto il suo Mello. E lui non poteva fare niente per salvarla.
Passarono un paio d’ore prima che la porta si aprì di scatto ed entrò una sagoma incappucciata di nero. Amy spalancò gli occhi e si dimenò pensando al peggio, ma la ragazza affrettò a togliersi il cappuccio e sorrise ad Amy. Cercò di ricambiare ma il nastro adesivo non glielo permetteva. Fece gli occhi tristi e dubbiosi, in cerca di spiegazioni.
“Stai calma cara, ci sono qua io.” La tranquillizzò la misteriosa ragazza dagli occhi marroni che rispecchiavano il colore della terra bagnata, Amy ne sentiva quasi il profumo. Sorrise e le cacciò il nastro adesivo dalla bocca, la slegò e la portò in camera sua.
“Piacere Amy io sono Ely.” Sorrise la ragazza.
“Ti… ringrazio di avermi… salvata…” Disse Amy guardando nel vuoto sconvolta.
“Oh, ma tu stai tremando! Vieni, sdraiati sul letto, entro domani ti riprenderai.”
“Grazie… posso chiederti…un favore?”
“Certo! Puoi chiedere tutto ciò che vuoi.” Sorrise.
“Puoi rimanere con me stanotte? Non mi sento sicura, mi sento….osservata.”
“Ah beh, certo non mi stupirei che tu non voglia rimanere da sola dopo quello che ti è successo.”
“Ti ringrazio.”
“Ma figurati.”
Il tempo di pronunciare queste parole che Amy chiuse dolcemente gli occhi e cadde in un sonno profondo.
Quando si svegliò erano già le 23:00, arrivò la chiamata di Mello.
“Amy! Perché non rispondi? Sono tre ore che ti chiamo!”
“Scusa non ho sentito il cellulare, stavo dormendo.”
“Mi avevi chiamato, è successo qualcosa? Sei turbata, riesco a sentirlo dalla voce.”
“No, è tutto apposto.”
“Amy non prendermi in giro.”Sospirò.     ”Sto venendo a prenderti.”
“No! Non fare pazzie, sai che Roger non vuole.”
“Al diavolo Roger! Devo sapere se stai bene.”
“Sto bene stai tranquillo, ho solo bisogno di te.”
“Anche io…”
Amy piangeva in silenzio, ma Mello capì che quel silenzio non prometteva niente di buono.
“Amy…”
Si schiarì la voce.
“Dimmi.”
“Non fingere.”
“Mello tranquillo è tutto ok.”
“Va bene amore, ora scappo, torno a lavoro. Ti amo.”
“Ti amo.”
 
Ely sorrise.
“Siete fantastici, siete l’amore fatto a persona. È vero che l’amore è una cosa sola in due corpi divisi.”
“Divisi.” Scoppiò a piangere e si appoggiò sulla spalla di Ely.
“Oh Amy non fare così, prima o poi vi rivedrete.”
La ragazza fissò ancora una volta quegli occhi profondi.
“Lo spero Ely.”                 
“Voglio andare ad avvisare L riguardo quel che è successo, Roger non la passerà liscia.” Continuò Amy.
“No lascia stare, ricorda che hai letto il tuo curriculum. Non è permesso questo.”
“Hai ragione.”
Si alzò dal letto, aprì l’armadio e iniziò a buttare le sue robe sul letto.
“Cosa stai facendo?” le chiese Ely.
Non rispose. Prese una valigia e la appoggiò sul letto sistemando i vestiti in essa.
“Amy ma cosa vuoi fare?” chiese per la seconda volta Ely.
“L’amore è una cosa sola in due corpi divisi, se i corpi sono vicini è ancora più forte, giusto?” Continuò seria.
“Ma Amy! Non puoi andare via!”
“Io non ‘vado via’ io scappo.”
Ely cercò di convincere Amy che era una cosa sbagliata quella che stava facendo.
“Partirò stanotte Ely. Ti ringrazio di avermi salvata, ti ringrazio di tutto ma non posso più stare qui.”
“E con che cosa te ne andrai?”
“A piedi.”
“Da qui alla città più lontana a piedi?! Tu sei pazza! Sta piovendo!”
“Piove?”
“Si!”
“E da quanto?”
“Non meno di mezz’ora!”
“Perfetto! Dovevo proprio farmi una doccia, me la farò camminando.”
Sorrise Amy.
Ely scosse la testa.
“Sei testarda.”
“Dirò a Matt di prendersi cura di te Ely stai tranquilla.”
Ely arrossì.
“Eh? Cosa? Chi? Matt?” Scoppiò in una risata nervosa.
“Io so prendermi cura da sola.”
Amy sorrise un’altra volta.
 
Qualcuno da dietro la porta bussò chiassosamente. Non poteva essere Roger così aprirono. Entrò una ragazza con una vestaglia da notte bianca che sembrava un fantasma. Aveva una corporatura magra ma forte, si intuiva dai muscoli leggermente in rilievo sulle braccia scoperte. I lunghi capelli castani e gli occhi verde prateria che anche al buio erano visibili in tutto il loro splendore.
“Cos’è questo chiasso?” Chiese.
“Scusa Reika è che abbiamo avuto un dibattito.” Rispose Ely.
Amy si limitò in un sorriso imbarazzato.
“Che ci fa quella valigia sul letto?” Sussurrò.
“No niente!” Cercò di nascondere Amy.
“Per caso te ne stai andando?”
“No no assolutamente, di solito nella valigia metto i vestiti che non servono più.” Rispose mettendosi una mano dietro il collo sorridendo nervosa.
“Bene, tornate a dormire!”
Ely e Amy si raddrizzarono di scatto e fecero il saluto militare.
“Sissignora!” 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


A World Where You Are

Capitolo 8

 
“Chi era quella?” Chiese Amy all’amica.
“Reika”
“Grazie. E chi è?”
“Ma come non la conosci?!” Chiese Ely stupita.
“Se te lo sto chiedendo vuol dire di no!”
“Hai ragione scusa. È una ragazza dell’orfanotrofio, ma tutti la conoscono perché lei è…” Prima di continuare si guardò attorno: mise una mano accanto la bocca e sussurrò avvicinandosi a Amy.
”La ragazza di L!” Scoppiò di gioia e continuò alzando la voce.
”Oh! Vedessi come sono carini insieme! Quando stanno vicini stanno sempre mano nella mano e si scambiano occhiate dolci! Sono innamorati!”
Corse alla finestra e si affacciò guardando con aria trasognata la luna che illuminava tutta la camera.
“Chissà se anche io e Matt, un giorno…”
“Tu e chi?” Domandò Amy.
“Io e chi? Niente!” Si ricompose.
“No no no signorina! Adesso sputi il rospo! Ti piace Matt vero?!”
“Beh…” Arrossì. “Forse un pochino?”
“Ma che cosa dolce!” Esclamò Amy stringendole le guance.
“Ma lui non mi guarda nemmeno.”
Ely era una ragazza molto semplice: I profondi occhi marroni si abbinavano perfettamente ai suoi corti capelli rossi che le arrivavano appena sopra le spalle, il naso che si combinava con la fisionomia del viso e la bocca carnosa al punto giusto, il tutto era posizionato sopra un corpo proporzionato né troppo magro né troppo robusto.
“Non dire così.” La incoraggiò Amy.
“Sono sicura che gli piacerai.” Aggiunse con un sorriso sincero.
“Grazie Amy, sei un’amica. Spero che davvero Matt si accorga di me.”
Dopo una pausa di silenzio Amy sbottò.
“Stasera si parte! Mello sto arrivando!”
“Hey Amy! Che fai? Tu non vai da nessuna parte!”
“Ma Ely!”
“Ti prego! Almeno non ora! Reika si arrabbierà tantissimo!”
Sbuffò e rispose.”E va bene Ely! Ma solo perché sei innamorata e hai bisogno di me! Appena tu e Matt avrete risolto me ne andrò!”
“Ma…Ma…”
“Niente ma! So che hai bisogno di me!” Finì questa frase ammiccando un occhiolino.
“Comunque…”Riprese Amy. “Stanotte dormirò qua ma domani notte sarò in partenza. Ely capiscimi ho bisogno di stare vicino a lui e se non andrò via al più presto Roger mi farà diventare il suo angelo custode.”
“Va bene hai ragione ti aiuterò a partire.” Le rispose con un sorriso.
“Ma dovrai andare fino in Giappone! Dall’inghilterra!”
“Non mi importa.” Disse sicura di se Amy.
Ci fu una pausa di silenzio,Ely era già sull’uscio per andare via.
“Ely posso chiederti una cosa?”
“Tutto quel che vuoi.”
“Come sai che sono un angelo caduto?”
La ragazza abbassò lo sguardo e sorrise.
“Riposa. Domani notte la passerai sveglia. Buona notte.”
 
. . .
 
“Perché è tutto grigio qui?”
. . .
“C’è nessuno?”
. . .
“Hey! Qualcuno mi risponda!”
. . .
“Mello!”
. . .
D’un tratto enormi cavalli. La travolsero. Due ali nere le spuntarono dalla schiena e urlò. Faceva male. Cadde a terra dal dolore. Vide grigio, grigio scuro e poi nero.
 
. . .
 
Amy si svegliò.
“Ma… Cosa…?”
Si guardò intorno e vide che era tutto apposto. Si sdraiò per la seconda volta e tornò a dormire.
 
 
La mattina seguente si svegliò carica di energie. Andò a lezione con il sorriso sulla bocca. Tardo pomeriggio, finirono le lezioni e Matt chiese meravigliato.
“Hey! Cosa ti è successo?”
“Niente sono felice!”
La guardò per un attimo negli occhi.
“Amy, dobbiamo parlare.”
“Cosa c’è?”
“Non puoi scappare.”
Sorpresa.
“Matt.” Sussurrò.
“Ti prego è l’unico modo per rivederlo.”
“Tra un po’ te ne andrai anche tu!”
Mentì: “No… Io… Ho una malattia grave e devo correre da Mello, salutarlo per l’ultima volta. Ti prego.”
“Cosa?! Ma, Amy! Perché non me l’hai mai detto?!”
“Beh non ne ero sicura.”
“E va bene, te lo concedo. Ti serve una mano? Hai qualche favore da chiedermi?”
“Si. Prenditi cura di Ely.”
Matt arrossì.
“V-va Bene.”
“Adesso corro a preparare le valigie, Mello non deve saperlo! È una sorpresa mi raccomando.”
“Ok!”
“Bene.” Rispose sorridendo. “Corro a prepararmi! Ci vedremo presto Matt!”
“Ciao Amy. Buon viaggio!”
Ahh. Cosa non farebbe per quel ragazzo. È una pazza.Pensò Matt sorridendo.
 
. . .
 
La maglia blu la devo assolutamente portare, non potrei vivere senza. Poi, il maglione nero e… Ah! La felpa nera di Mello! Questa la metterò per il viaggio. Matita nera, ciondoli, orecchini. La spazzola l’avrà anche lui… Meglio portarla va. Alternava i suoi pensieri ad un sorriso.Bene ho finito finalmente!
Bussarono alla porta.
“Chi è?”
“Ely.”
Corse ad aprire.
“Amica mia! Ho preparato tutto per partire. Partirò stanotte alle 02:00”
“Bene! Ti auguro buona fortuna. Però ti devo raccomandare di una cosa.”
“Cosa?”
“L si sta occupando del caso Kira nella città dove andrai a vivere. Reika è con lui mi raccomando sta attenta e non farti scoprire. Intesi?”
“Caso Kira? Cos’è?”
“È un assassino che riesce ad uccidere scrivendo il nome in presunto Quaderno Della Morte. Strano no?”
“Molto. E ho un brutto presentimento a riguardo.”
“Che vuoi dire?”
“Spero che non venga coinvolto anche Mello. In ogni caso starò attentissima!”
“Mi fido ti te mia cara!”
Amy abbracciò l’amica
“Mi mancherai.”
“Anche tu tesoro. Fai buon viaggio.”
“Grazie. Ah! E vienimi a trovare presto!”
“Puoi contarci!”
La porta divise le due amiche. Erano ormai le 23:00 Mello non aveva ancora chiamato.
“Chissà perché Mello…”
DRIIIIIIIIN! Il telefono squilla.
“Amy.”
“Tesoro! Stavo proprio pensando a te!”
“Io ti penso sempre.”
“Beh certo pure io!”
“Lo so.”
“Mello, che hai? È tutto apposto? È successo qualcosa?”
“No no. Beh è la solita storia. Mi manchi.”
“Anche tu. Ma posso farti una domanda?”
“No.”
“Bene. Dove abiti di preciso?”
“Haha! Abito in un palazzo sperduto di questa città.”
“Dai apparte gli scherzi. Via città e numero civico.”
“Ma perché lo vuoi sapere?”
“Voglio inviarti una cosa per posta.”
“Ah! Va bene. Allora sono in Giappone Tokyo! Sono nel quartiere Katsukishika numero  113”
“Va bene. Oh! Guarda un po’ che numero strano!”
“Cosa?”
“1 è la prima lettera dell’alfabeto la A e 13 è la M!” Esclamò Amy con un sorriso invisibile.”
“Hahahahaha ma come sei dolce. Comunque aspetto questa bella cosa che mi devi inviare.”
“Certo! Arriverà prima di quanto immagini!”
“Va bene. A presto tesoro.”
“A prestissimo!”
 
Amy esultò in silenzio e fece un salto di gioia. I suoi occhi erano diventati il verde degli smeraldi che luccicano al sole. La Wammy’s house si trovava inInghilterra, ma grazie agli aerei ultra veloci bastava un giorno di viaggio e sarebbe arrivata.
Sistemò le ultime cose, mise la sveglia alle 02:00 precise e riposò qualche minuto.
 
 
 
 
. . .
 
 
 
 
 
 
 
 
“Una cosa sola in due corpi diversi.”
Diceva la signora pazza che le camminava davanti. L’aiutò ad attraversare la strada. L’anziana la ringraziò con un leggero cenno della testa.
“Grazie mia piccola Amy ti sono debitrice. Perciò ti do un consiglio: Sta lontana dal quaderno nero, e non lasciare andare il tuo Mello.”
“Cosa vuole dire? Mello è in pericolo?”
La signora diventava sempre più invisibile alla vista di Amy
“Signora! La prego! Mi risponda!”
Sparita nel nulla.
 
 
 
. . .
 
 
 
 
DRIIIIIIIIIIN! La sveglia suonò. La ragazza si svegliò di soprassalto.
“Ma cosa…? Oh mio Dio! È tardi!”
Aprì piano la finestra e si calò giù con abilità. Era agile per portare quello zaino così pesante.
Corse piano superando il cancello, si girò e sorrise alla Wammy’s house.
Grazie di tutto. Sono cresciuta con te e continuerò a farlo anche se sono distante. Arrivederci seconda Mamma.

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


A World Where You Are

Capitolo 9

 

“Signorina, signorina! Siamo atterrati!”
Sobbalzò. “Eh? Chi? Cosa? Quando?” Si guardò intorno, aereo vuoto.
“Ma... Ho dormito fino ad adesso?”
      “Eh si, da quando siamo partiti.” Rispose ridacchiando la hostess.
“Oh mamma. E adesso dove siamo?”
“Siamo arrivati a Tokyo signorina.”
“Ah si giusto! Che rimbambita che sono.”
“Non si preoccupi, le serve aiuto?”Sorrise.
“Si grazie. Per arrivare al quartiere ‘Katsukishika’ che numero di autobus dovrei prendere?”
“Guardi visto che non ha i mezzi di trasporto fino al centro dovrà camminare, altrimenti l’ultimo autobus arriverà stasera.”
“Merda. Quanti km sono?”
“Non le so dire con esattezza ma calcolando che sono le 15:00 per le 20:00 sarà in centro.”
“Che cosa?! E come faccio? Oh povera me, allora scappo!”
“Aspetti! Poi deve prendere il pullman dove c’è scritto appunto ‘Quartiere di Katsukishika’.”
“Va bene! Grazie mille! Arrivederci!” Se ne andò correndo.
 
Fuori faceva freddo, e quella valigia pesava. Avrebbe tanto voluto che il suo Mello fosse stato li a riscaldarla. Pensò che presto lo avrebbe riabbracciato, sentito la sua pelle calda su quelle mani cadaveriche.
Non aveva più sangue nel corpo ed erano solo le 15:30. I denti le battevano e le labbra erano esangui.
Amy, ce la puoi fare. Manca ancora tanto tempo ma arriverai sana e salva, resisti.
Il vento correva incessantemente contro la ragazza che imperterrita chinava il capo e proseguiva il suo cammino.
Le 16:00. Le 17:00. Il tempo sembrava non passare mai.
“Oh porco….! No!” Era Mello al telefono.
“E ora come faccio?” Inviò un messaggio con scritto: Non posso rispondere, c’è una riunione con Roger e altri studenti.
Seguito dalla risposta immediata:Va bene, ti richiamo più tardi.
Il paesaggio era deserto, di tanto in tanto si intravedeva un autogrill, ma non si fermava, continuava dritta per la sua strada, se non avesse fatto nessuna tappa sarebbe arrivata prima.
Una leggera foschia le rendeva la vista opaca. L’aria gelida le congelava le ossa. E per di più le macchine non si fermavano per darle un passaggio. Un’onda di tristezza la travolse. Si sentiva invisibile.
Camminò però senza perdere la speranza.
Erano appena le 19:00 un’altra ora e sarebbe arrivata in centro. Di questo però non era pienamente convinta. La strada era ancora deserta e davanti a lei per almeno due km era tutta strada. Un cartello.
“Oh mio dio un cartello!”
 
CENTRO DI TOKYO 3 KM
 
“Porca vacca! E adesso come faccio?! Di questo passo arriverò come minimo alle 23:00!”
Si accovacciò sul ciglio della strada, portò le ginocchia al petto e si mise a piangere. Aspettò circa cinque minuti per riposarsi e continuò il suo viaggio armata di cuffie a tutto volume per coprire il rumore delle macchine che passavano ignorandola.
Una mezz’ora e il vento si alzò. Si tolse le cuffie, amava il suono del vento, guardò il cielo. Nel suo sguardo c’era ancora un filo di speranza. Mello aspettami. Pensava. Come se avesse una possibilità di far arrivare quel messaggio al suo ragazzo. Sto arrivando, presto sarò tra le tue braccia e niente potrà mai dividerci. Scese una piccola lacrima.
 
 
Una macchina accostò. Quattro ragazzi al suo interno. Uno di loro le urlò in giapponese:
“Hey bella fanciulla! Sei tutta sola al freddo e perché guardi il cielo? Stai forse aspettando che l’angelo ti prenda e ti accompagni ovunque tu stia andando? Hahahaha” Risero insieme.
“Va a farti fottere.” Sussurò in inglese, sperando che non capisse cosa aveva appena detto. Grazie al suo corso di giapponese con Mello era riuscita a capirlo e parlarlo alla perfezione.
“Cosa hai detto?” le rispose serio. Troppo tardi, sapeva la sua lingua, Amy si girò e notò che non erano giapponesi bensì inglesi. Distolse lo sguardo e continuò a camminare, seguita a rallentatore da quella macchina.
“Scusa puoi ripetere?”
“Lasciatemi in pace, non ho nessuna voglia di parlare.”
Il ragazzo che le rivolse la parola scese dall’auto e l’afferrò per un braccio.
“No no biondina adesso mi ripeti cosa hai detto, se ne hai il coraggio.”
La presa era stretta, non sentiva quasi più il sangue circolare in quella zona.
Riuscì a sfuggire alla presa. “Senti, numero 1 non sono bionda, numero 2 lasciami stare e numero 3 sparisci.”
“Oh! Attenzione ragazzi!” si rivolse agli amici. “La signorina vuole picchiarmi!” Guardò di nuovo Amy con aria maliziosa. “Bellezza, vuoi giocare con noi?” Il suo naso sfiorava quello della ragazza. Lei tremava, per il freddo o per la paura, non riusciva a capirlo. Sperava il meglio. Spostò il suo viso e continuò a camminare ignorandolo.
“Guardatela! Fa la difficile! Hahaha” Risero in coro.
Le fece cadere la borsa e la afferrò per la seconda volta, più forte.
“Ascolta bellezza.” Sussurrò. “Non vorrai farmi fare brutta figura davanti i miei amici? Non fare la difficile e entra in macchina, è questione di 20 minuti e ti accompagneremo dove vuoi.”
“Tu sei completamente fumato bello mio! Che fai brutta figura non me ne fotte niente! Sparisci prima che chiami la polizia.”
“E con che telefono?” Le agitò il cellulare sotto il naso.
“Bastardo! Ridammelo!” Muoveva le braccia animatamente per cercare di tirargli dalle mani l’aggeggio elettronico.
“Leggiamo i messaggini! ‘Oh Mello! Quanto mi manchi! Non vedo l’ora di stare tra le tue braccia!’. ” Leggeva con tono preoccupato per schernirla.
“No! Quelli sono messaggi privati! Ridammi il telefono!”
Il ragazzo si placò. Alzò un sopracciglio. “Perché non vieni tra le mie di braccia tesoro?”
Non ebbe nemmeno il tempo di urlare che si ritrovò in macchina con quei quattro arrapati. Si guardò intorno. Tutti quei sorrisi psicopatici la nauseavano. Il paesaggio deserto. Non aveva speranze. Provò a dimenarsi ma senza nessun risultato, le bloccarono braccia e gambe.
“Avanti piccola! Ci vogliamo divertire solo un po’!” Esclamò il ragazzo che guidava.
“Io non ho nessuna voglia di divertirmi! Io…” il tono della voce ora era triste e calmo. “Io voglio solo andare dal mio Mello…” Abbassò lo sguardo.
“Ohhh poverina…” Lagnarono. “Naahh!!!! Hahaha” Continuarono scherzando.
“Basta parlare adesso si gioca!” Le tolsero i vestiti.
“No! Lasciatemi stare!”
“Chiamiamo Mello? Eh ragazzi?!”
“No! Vi prego! Lasciatelo stare! Lui non sa che sto partendo!”
“Ohh va bene! Allora ti terremo tutta per noi… Guarda un po’ che bel corpicino.” Continuò mettendole le mani addosso.
“Lasciatemi stare!” Le bendarono la bocca. E continuarono il loro sporco gioco. La povera ragazza lacrimava e lacrimava, di tanto in tanto scappava qualche pugno e le lacrime scendevano come cascate. Si sentiva colpita nell’orgoglio. Lei che era fedele, non era riuscita ad evitarlo. Si sentiva male, offesa, sentiva come se un coltello le avesse trafitto il cuore in pieno. Dopo che i quattro soddisfarono le loro voglie la buttarono mezza nuda in mezzo alla strada. Quel corpo così gracile. Dopo che Mello se ne andò dall’orfanotrofio non mangiava più come prima, era arrivata al punto che le si vedevano le ossa. I lividi erano viola e la ferita alla bocca le sanguinava. Odiava se stessa per non aver avuto la forza di difendersi. Si vestì in fretta e un’altra macchina si fermò. Questa volta un uomo di mezza età le domandò gentilmente: “Signorina si è persa? Vuole un passaggio?”
Con lo sguardo chino urlò disperata, in lacrime : “Non sono una vostra puttana! Non sono una dei vostri stupidi giocattoli! Non sono uno svago per il vostro stupido pene! Mi sono rotta le palle! Lasciatemi in pace! Se non se ne va chiamo la poliz…”
Quegli occhi. Quel grigio fumo nel quale potevi perderti. I primi occhi che vide all’orfanotrofio. Gli occhi del suo secondo padre.
“W-watari…” Sussurrò singhiozzando. “C-cosa ci fai qui?”
“No cosa ci fai TU qui? Non dovresti essere all’orfanotrofio?”Continuò con tono dolce
“Beh ecco vedi, io…”
“Sali in macchina, mi racconterai tutto strada facendo.”
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


A World Where You Are
Capitolo 11

 
Finì di sistemarsi e raccontò tutto a Reika, questa volta si fece forza e non pianse, era fiera di se riusciva comunque a sorridere. Lavò i vestiti sporchi, la felpa di Mello era salva.
“Povera piccola, li vorrei uccidere quei bastardi! Odio ammetterlo ma ci vorrebbe Kira! Se L mi sentisse si arrabbierebbe.”
Amy scoppiò in una risata. Non riusciva a smettere.
“Amy.”
Continuò a ridere, senza fermarsi.
“Si può sapere perché ridi così di gusto?!”
Cercò di calmarsi e rispose. “Sei incredibile! Riesci a cambiare umore come niente! Eri triste per me e un attimo dopo eri incazzata, la tua faccia diceva tutto, e subito torni come prima! Impaurita e dispiaciuta.”
“Ah. Beh almeno ti faccio ridere.” Disse seria.
“Ecco vedi?! L’hai fatto di nuovo!” Tornò a ridere.
“Adesso basta! Andiamo da L e raccontagli tutto!”
“Oh mio Dio di nuovo? Dai mi mette in imbarazzo! Non è una cosa bella.”
Disse tornando seria.
“Beh non raccontargli i particolari, dai vieni.” La incoraggiò sorridendo.
“E va bene.”
 
“Buonasera Amy.” Salutò L con il suo solito tono monotono. Come se non provasse sentimenti.
“Ciao L.” Rispose lei nervosa.
“Calma, siediti sul divano e raccontami, come mai sei fuggita dall’orfanotrofio?”
“Beh ecco…” iniziò a scrocchiare e incrociare le dita. “Io volevo rivedere Mello. Sono stata così a lungo sola che stavo quasi per impazzire.”
“Ah, ma non è l’unico motivo vero?”
“Si, si è l’unico.”
“Va bene, è successo qualcosa nell’orfanotrofio di cui io, Watari e Reika non ne sappiamo nulla?”
“No no, le lezioni sono sempre molto approfondite, sono cambiati alcuni professori ma i ragazzi si trovano comunque bene, che io sappia.”
“I ragazzi si trovano bene, e tu?”
“Io senza il mio Mello non sto bene.”
“Questo lo so.” Annuì L. “E Roger? Come si comporta?” Continuò.
Amy sapeva dove voleva arrivare L, aveva capito già tutto. Ma decise di non parlare.
“È un buon vice preside.” Del cazzo. Pensò.
“Va bene.” Si rassegnò L. Capì che Amy non voleva dire niente. “Vuoi fermarti da noi stanotte?”
“No, no devo andare da Mello.”
“Ti sta aspettando?”
“No, non sa che sono qui, è una sorpresa.” Sorrise Amy.
“OH MIO DIOOOO!!!!!!!! Che cosa dolcissima! L anche io voglio una sorpresa!”
L arrossì, Amy non l’aveva mai visto arrossire e si stupì ma non lo diede a vedere. “Certo Reika, ti porterò in un posto bellissimo. Un giorno.”
Reika cambiò subito espressione trasformando la sua faccia con stelline al posto degli occhi ad una faccia seria con degli occhi che parevano piccole fessure. “L, adesso i devi spiegare che cazzo di sorpresa è se me l’hai già detta!”
“Non ti ho detto dove.”
“Ma comunque mi hai detto che mi porterai chissà dove!” Urlò Reika.
“ACCONTENTATI!” La sovrastò L.
Reika sbuffò. “Però sei così carino quando ti arrabbi.” Notò facendo una faccia dolce. Amy scoppiò in una fragorosa risata. E Watari non riuscì a trattenere un sorriso.
“Ragazzi scusate comunque vado a prendere le valigie e corro via! Grazie di tutto Reika,  per avermi ascoltata.”
“Reika-Chan al tuo servizio!” Rispose Reika con un saluto militare.
“Grazie anche a te L per esserti preoccupato di me e aver provato ad ospitarmi.”
“Non c’è di che.”
“E Watari… Ti ho sempre voluto bene anche quando sei stato assente, non ho mai smesso di volertene. Grazie per avermi salvata, senza di te non ce l’avrei mai fatta. Grazie ancora.”
Watari la strinse in un abbraccio. “Per te questo e altro piccola. Lo sai che offrirei la mia stessa vita pur di vederti sorridere.”
“E a me niente?” Interruppe L con una faccia triste, da coccolare.
“Per te ci sono io micetto!” Rispose Reika saltando addosso a lui e abbracciandolo.
“Ragazzi a presto!” Salutò Amy.
“Amy!” Chiamò L. “Per qualsiasi cosa siamo a tua disposizione.”
“Certo grazie. Dai Watari! Corri prima che Mello vada a dormire!”
“Arrivo!”
Salirono in macchina e partirono a tutta velocità.







*Scusate se non ho fatto incontrare subito Mello e Amy ma vi voglio far soffrire muahahahahah :3 xD un bacio e grazie a tutte quelle che mi seguono :) Spero che il prossimo capitolo vi piaccia.*

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


A World Where You Are
Capitolo 10
 
 “Così eri in una piena crisi di nervi.” Annuì Watari.
“S-si…” Sussurrò Amy.
“Come lo dirò a Mello?” Continuò.
“Non glielo dirai, semplice no?” 
“Ma Watari! Noi… Ci siamo sempre confidati...”
“Beh questa volta eviti, anche perché andrebbe su tutte le furie.” La interruppe.
“Lo so, e se mi vedesse i lividi?”
“Beh a quel punto…”
“Cosa?”
“Gli dici che sei caduta.”
“Certo.”
“Però sai… Mi sento male… Come se mi avessero trafitto il cuore con un pugnale. La mia anima è ferita e questo corpo… Questo corpo era solo di Mello, DOVEVA essere solo suo. Di nessun altro fuorché lui. E ora. Appartiene anche a qualcun altro. È una sensazione orribile.”
Finì di parlare versando altre lacrime.
“Amy, tu e Mello siete destinati a rimanere insieme, è scritto nelle stelle, guarda: il cielo notturno brilla solo per voi. Leggi queste stelle. Prova a guardare oltre. Vedrai che non mi sbaglio.”
 “Però, lui appartiene a me con l’anima il cuore la mente e il corpo, lui è completo. Io invece, ormai non appartengo più completamente a lui. E questo mi fa male.”
“Non disperare mia cara, il corpo non conta in amore, perché il corpo un giorno morirà, l’anima invece vivrà per sempre. Tu appartieni a Mello con l’anima, il cuore e la mente. Nell’anima saranno racchiusi i tuoi ricordi e i tuoi sentimenti verso di lui e i suoi verso di te… In eterno.”
“Grazie Watari, mi sento molto meglio ora.” Riuscì finalmente a sorridere.
Viaggiarono per una buon’ ora. “Dove sei diretta?”
“Quartiere Katsukishika.”
“Va bene.”
“Ah, ho dimenticato di chiederti, come mai sei qui?”
“Affari.”
“Kira?”
Per un momento l’uomo spalancò gli occhi e fissò la ragazza sbalordito.
“E tu che ne sai?”
“Voci.” Rispose indifferente.
“Devi stare tranquilla, intanto cercati un altro nome.”
“Amy.”
“Ma questo è il tuo vero.”
“Si e me lo tengo.”
“Va bene, ci penserà Mello a farti cambiare idea.”
“Ah Watari posso chiederti un favore?”
 “Dimmi pure.”
“Sono tutta sporca… non voglio che Mello mi veda così, non è che potrei cambiarmi in macchina tua? Non so dove andare.” Chiese arrossendo tristemente.
“Assolutamente no. Non voglio metterti a disagio. Stai tranquilla, ti porterò al quartier generale e ti darò una stanza, così potrai lavarti e fare quello che vuoi. E anche mangiare. Ho notato che hai perso qualche chiletto ultimamente.”
“Quartier generale?”
“Si, dove svolgiamo le indagini per il caso Kira. Ci sarà anche L.”
“L? Ma… Si arrabbierà se vedrà che sono scappata!”
“Ma no! Stai tranquilla. Tu raccontagli tutto, capirà.”
“Va bene, grazie mille Watari.”
“Per te questo è altro piccolina.”
La ragazza sorrise. “È da quando avevo 7 anni che non mi chiami più piccolina.”
“Si, è vero. In questi anni sono stato vicino ad L e ho trascurato i miei altri figli.”
“Ma no Watari sei stato un ottimo padre per noi ragazzi dell’orfanotrofio, in particolare per me e Mello, per la nostra situazione. “
“Ma tu non mi chiami più papà da quando hai raggiunto i 12 anni.”
“Questo è vero, perdonami…Papà!” Esclamò con un sorriso stampato in faccia.
Watari sorrise.
Come fa a sorridere nonostante tutto? Ha davvero tanta forza in quella piccola anima gracile e sensibile.
 
Ore 22:00
“Eccoci qui! Il Quartier Generale!”
“Wow.”
“Vedo che sei entusiasta.”
“Si sprizzo felicità da tutti i pori.” Disse con tono privo di melodia.
“Ma guarda un po’, io la ospito e lei mi ringrazia così.”
Amy scoppiò in una risata. “Ma quanto è grande?! Un edificio così non l’ho mai visto!”
“Ah ecco.”
“Watari, ehm papà… Grazie.” Strinse il vecchio in un abbraccio caloroso, quasi fossero padre e figlia.
“Di niente Amy.”
 
“Va in camera tua ecco la chiave, stanza numero 2.”
“Grazie.”
“Cambiati e poi vieni io avviso L e Reika.”
“Grazie ancora Watari.” Disse facendo un leggero inchino con la testa chinata.”
“Hey. Basta ringraziare ok? Per te farei questo e altro.”
Sorrise e corse in camera fiduciosa.
Esaminò la camera. Era completa. Sulla destra infondo c’era un meraviglioso letto matrimoniale abbellito con cuscini e un piumone rosso, con un baldacchino bianco che ricadeva su di esso. I mobili erano piuttosto antiquati e l’armadio era di legno enorme, occupava tutta la parete di destra. Di fronte alla porta c’era un enorme balcone che affacciava all’intera Tokyo o meglio alle case illuminate di Tokyo.
Amy guardò quell’incanto e gli occhi erano due stelle. Ad interrompere il silenzio fu la chiamata di Mello alla quale rispose subito cercando di avere una voce placata.
“Buonasera amore mio, scusami ero ad una riunione, sai com’è Roger le riunioni più semplici le fa durare ore.”
“Hahahaha è vero, come stai amore mio?”
“Io bene e tu?”
“Bene, di salute ma mi manchi.”
“Oh certo, pure tu tesoro, ma presto staremo insieme.”
“Che cosa intendi?”
“Niente, sono solo fiduciosa.” 
Sorrise. “Amy, ti amo e non vedo l’ora di vederti.”
“Anche io.”
“Appena ti vedo ti salto addosso e ti sbaciucchio tutta!” 
“Hahahahahaha Non aspetto altro!”
“Bene ora devo andare... ci sentiamo domani va bene?”
“Dove devi andare?”
Il ragazzo chiuse la chiamata.
 “Strano.” Commentò. Bussarono alla porta.
“Amy!” La voce di Reika. Aprì.
“Reika!”
“Oh mio Dio Amy! Ma che ti è successo?! Stai bene? Sei tutta sporca!”
“Beh niente sono solo caduta.” Continuò sorridendo.
“Nono non sei caduta, ora ti lavi e mi racconti tutto ok?”
“Non ho altra scelta.”

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


A World Where You Are
Capitolo 12

 
Le 23:00.
“Siamo arrivati.” Annunciò Watari.
“Com’è grande!” Esclamò stupefatta.
“Sono contento che ti piaccia, spero che ti troverai bene.”
“Con l’amore mio sicuramente.”
“Sdolcinata.”
“Vecchio bacucco.” Sussurrò mentre scendeva dall’auto.
“Cosa hai detto?!” Esclamò lui. “Hey! Torna qui!”
La vide ridere mentre correva alla porta della casa di Mello.
Spero che finalmente ritrovi se stessa, ritrovando lui.
Pensò Watari accennando un sorriso.
Salutò l’uomo che fece retromarcia e se ne andò via sparendo nella curva. Ora la circondava solo il buio e la desolazione.
Si fermò sulla porta. Fece un sorriso appena sentì le parole della canzone.
Dear God the only thing I ask of you it’s to hold her when I’m not around, when I’m much too far away, we all need that person who can be true to you, but I left when I found her and now I wish I’d stayed. ‘Cause I’m lonely and I’m tired, I’m missing you again oh no. Once again.*
Quasi le veniva da piangere, ma si trattenne, non voleva farsi trovare in lacrime dal suo amore. Doveva essere felice ora che l’avrebbe rivisto.
Suonò il campanello.
Nessuna risposta.
Risuonò.
Non si sentivano passi ma un leggero rumore di metallo che strisciava per terra. La maniglia della porta si aprì lenta. Amy aveva il cuore in gola. Pulsava, pulsava, sempre più veloce finchè… Davanti a lei non c’era nessuno. Volse lo sguardo in basso. Da dove veniva il lieve lamento.
Mello.
Il terrore, i brividi che le percossero il corpo appena lo vide, lì a terra.
Lui.
Quel biondo grano che nascondeva i suoi occhi azzurro mare, quella pelle così bianca che faceva contrasto col nero dei vestiti. Il braccio lasciato cadere per terra. Aveva ancora la siringa semivuota. Un livido violaceo intorno ad essa. E un sussurro che arrivò veloce come la luce alle orecchie della ragazza, che in quel momento era a dir poco… Pietrificata. “Aiutami.”
“Mello.” Rispose lei.
Gli occhi si fecero azzurro intenso, le pupille dilatate, ormai restava un sottile anello blu intorno ad esse.
La guardò. Sorrise. E lasciò cadere la testa sul braccio poggiato per terra.
“Mello!” Ripetè. Si inginocchiò velocemente, tolse delicatamente la siringa dal braccio, snodò il laccio emostatico e con una mano circondò la schiena del ragazzo sollevandola. La testa era piegata indietro, abbandonata. Lei lo tenne come un bambino. Con l’altra mano teneva la guancia e lo accarezzava freneticamente.
“Mello sono qui. Calmati.” Piangeva. “Perché l’hai fatto?”
“Vattene via.” Cercava di dire chiudendo gli occhi come a cacciare via un brutto pensiero.
“Ti porto a letto.” Lo prese in braccio con tutta la forza che aveva in corpo ma dopo qualche passo cadde a terra proteggendo il corpo del ragazzo. Ma nonostante tutto lo portò in camera e riuscì a farlo sdraiare. Tremava. Tremava anche lei. Prese la valigetta del pronto soccorso e disinfettò la ferita. Gli alzò di più la manica della camicia nera e altri tagli accompagnavano il movimento dei suoi occhi. Amy rimase a guardarli un istante ma tornò in sé curando e fasciando il braccio.
“Mello… Mello ti prego parlami, dimmi qualcosa.”
“Va via, sei solo una stupida allucinazione.” Diceva a bassa voce e con tono stanco. “Io voglio la mia Amy, non ce la faccio senza di lei. Vattene via!” Urlò.
“No Mello! Sono io Amy! Sono venuta fin qui per stare con te!”
“Si, dicono tutte così.”
“Mello mi devi credere ti prego.” Rispose piangendo. Le lacrime bagnarono le labbra del ragazzo. Il loro sapore era unico. Inconfondibile.
“Amy.” Riuscì a dire.
“Si amore sono io!” Disse sorridendo con le lacrime.
Le toccò le guance. Socchiuse gli occhi. La accarezzò. Dolcemente le tocco la bocca e le asciugò le lacrime.
“Sei… Proprio tu…”
“Si sono qui per te.”
“Perdonami.”
“No, no shh.” Sussurrò lei. “Adesso sono qui e non devi chiedere scusa.”
Lo baciò, un bacio che durò pochi secondi, ma intenso. Intenso da riunire due corpi che erano stati divisi a lungo. Lui le mise la mano tra i soffici capelli neri. E chiuse gli occhi per assaporare quel momento. Quel momento che nella sua vita mancava da molto tempo. Riaprì gli occhi, la guardò dritto in quel cerchio verde smeraldo. Sorrise.
Gli occhi di lui si chiusero lentamente. E lei Rimase a vegliarlo tutta la notte.
 
 
 
*Caro Dio l’unica cosa che ti chiedo e ti proteggerla quando io non ci sono. Quando sono troppo lontano. Abbiamo tutti bisogno di una persona che può essere reale per te. Ma l’ho lasciata quando l’ho trovata. E adesso desidero essere rimasto lì. Perché sono solo, e sono stanco. Mi stai mancando ancora. Un’altra volta.
Avenged Sevenfold – Dear God 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


A World Where You Are

Capitolo 13

 

Il mattino dopo aprì gli occhi e si ritrovò sul letto. Era coperta fino al petto e non aveva più le scarpe. Si sedette, la luce che entrava da fuori era così forte che socchiuse gli occhi e appoggiò una mano sulla fronte per farsi ombra. Alternava il suo sguardo dalla porta che le era di fronte, alla finestra, e dalla finestra alla parete opposta. Le ombre non erano solo nell’orfanotrofio, facevano parte di lei. E lei quasi si sentiva a suo agio. Si alzò dal letto e uscì fuori la camera. Di fronte a lei il salone e ancora più avanti la cucina , erano due stanze unite. Appoggiato al mobile della cucina che fissava il pavimento, lui. Sentì i suoi passi e si accorse che lei era lì. La guardò. Le sorrise e lei ricambiò. Era rimasta immobile. Lo vide così radioso come se la sera prima non fosse successo nulla. Le si avvicinò, la prese in braccio e la baciò dolcemente.

“Buon giorno angelo.” Le sussurrò all’orecchio.

“Buon giorno amore mio.” Non riusciva a pensare ad altro in quel momento. Adesso era solo suo, per sempre e di più. Non smise di sorridere.

“Sono felice di essere finalmente tra le tue braccia.” Disse lei.

“E io sono felice di averti tra le mie braccia.” Rispose.

“Sono stata così a lungo senza di te, che ho quasi dimenticato quanto fosse bello guardarti negli occhi.”

“Adesso siamo insieme.”

“Si, e non voglio pensare a niente.”

Il telefono di Mello squillò. “Scusa.” La lasciò andare e rispose. “Dimmi.” … “Oggi non puoi andare tu?” … “Aspetta cinque minuti.” … “Va bene.”

“Che succede?” domandò lei.

“Ecco, Amy devo andare a lavoro, è tardi. Scusa.”

“Va bene, vai tranquillo. A che ora torni?”

“Non lo so. Sono le 12:00 per le 18:00 sarò a casa. Tu intanto fai come se fossi a casa tua.”

“Mi sento già a casa se ci sei tu.”

Mello sorrise. L’abbracciò e la salutò. “Torno presto.”

“Buon lavoro.” Disse salutando con un cenno della mano.

La porta si chiuse con uno scatto che rimbombò in tutta la casa, e lei, si ritrovò di nuovo sola. Ma felice. Sarebbe tornato. E questo la faceva stare bene.

Fece un giro della casa. C’erano due divani in pelle nera nel salone, di fronte la televisione. Il tappeto e il mobile che la contenevano, occupavano metà della parete ed erano di colore mogano. La cucina e i suoi mobili erano di soli due colori: bianco e nero. La prevalenza dell’ultimo era impressionante.

La camera da letto aveva pareti bordò e coperte nere. E anche il bagno era monocolore. Scuro. Una casa stramba ma, degna di Mello. Lo stomaco le brontolava, aprì il frigo e vide che straripava di barrette di cioccolato fondente. Ne prese una e si ricordò di quando erano piccoli, lui gliene offriva sempre quando era triste, si sedette sul divano, accese la televisione. Iniziò a fare zapping. Si fermò al telegiornale.

Kira colpisce ancora! Siamo giunti ad un numero molto più alto di 10 vittime ormai, tutti criminali, morti per arresto cardiaco. L’arma di questo sterminio è ancora allo scuro. Abbiamo bisogno del detective L. La sua identità è sconosciuta. Appena riceveremo aggiornamenti li comunicheremo alla città. Concludo e passo la linea al mio collega Nakam…”

“Kira…”

Spense la televisione. Ignorò i suoi pensieri, non voleva pensare a quell’assassino ora. Guardò tra i DVD, notò che c’erano solo film horror. Molto probabilmente scaricati da internet. Notò anche che erano divisi in due scaffali: ‘Visti’ e ‘Da vedere’, ma erano tutti confusi, non c’era un ordine ben preciso, alcuni erano posizionati in verticale altri in orizzontale. Rise sotto voce. Mello non era cambiato per niente, cercava sempre di essere ordinato e metodico ma senza nessun risultato. Sullo scaffale accanto c’erano invece dei libri, ne prese uno.

Non era un vero e proprio libro, ma un quaderno nero con la copertina rigida, sopra il quale era incollato un bigliettino: ‘Lei’ . Più in basso una firma a caratteri gotici. M .  Si fermò a pensare: La signora del mio sogno… mi diceva di stare attenta al quaderno nero… Sarà questo?

Aprì la prima pagina.

 

Forse, potrei correre, potrei scappare da questa vita inutile senza di Lei. Ma andare dove? Lasciarla sola? Lei ha tutto di me. Non posso portarle via tutto. Io ho tutto di Lei.. Non sono niente senza il mio tutto. I suoi ricordi, sembrano ancora nitidi. A volte sento il suo profumo in questa camera. Spesso credo di vederla. Di solito avverto la Sua presenza. Credo sempre di udire la sua voce… Cerco di ricordare e tutto svanisce. Annuso l’odore di questa solitudine. Sgrano gli occhi ma di fronte a me, il nulla. Mi volto ma rimango solo. Ascolto, solo la musica di questo silenzio. Se dovessi lasciare questo mondo, non vorrei che soffrisse per me, vorrei che continuasse ad andare avanti, come ha sempre fatto. Se fosse un angelo non le chiederei mai di proteggere me ma di proteggere se stessa. Se fossi io un angelo la proteggerei nella vita e dopo la morte. Non vorrei donarle il cielo, le stelle e la luna. Perché è lei il mio cielo. Quei suoi occhi sono un biglietto di sola andata per un monto fantastico, in cui il verde è alla base della creazione. I suoi capelli così soffici. La vorrei con me, niente di più che questo.

 

“Che sdolcinato. Fa male a drogarsi.” Rise. “Appena torna gli salto addosso.”

Sfogliò altre pagine, lesse quasi tutto il quaderno, c’erano altre letture di quel genere, romantico. Mancava solo l’ultima pagina. Era vuota. Scriveva in modo fantastico. E notò che la sua scrittura era molto marcata e tremolante, c’erano anche piccoli aloni in alcuni punti, probabilmente lacrime. Quelle parole, l’avevano colpita. E lei lo sapeva.

Il suo telefono squillò, era Ely.

“Pronto?”

“Amy sei sana e salva? Sei arrivata?! Hai mangiato?!”

“Ely?” chiese stranita.

“Si sono io!”

“Ciao! Si si! È tutto apposto sto bene calmati!” Rise.

“Com’è andato il viaggio?”

“Beh a quanto pare ho dormito tutto il tempo, per l’esattezza 13 ore.”

“Oh mio Dio! Allora è vero che gli angeli caduti si stancano facilmente e sono molto deboli! Mi raccomando sta attenta!”

“E tu come fai a sapere queste cose?”

“Ehm… Ecco…”

“Ely.” La obbligò.

“Amy, i miei genitori conoscevano i tuoi, e mi raccontavano tutto. Perciò: attenta a non farti male perché il tuo corpo è molto debole e le ferite guariscono lentamente.”

“Va bene, grazie Ely.”

“Tranquilla.” Sorrise.

“Con Matt come va?”

“Oh, bene! Oggi mi è stato sempre vicino!”

“Sono felice per te!”

“Amy ora devo andare, ci sentiamo dopo. Ti voglio bene!”

“Anche io Ely.”

Riflettè su ciò che l’amica le aveva detto riguardo la sua natura. Doveva fare delle ricerche e saperne di più. Sul tavolo della cucina trovò un computer.

Digitò: Angeli Cad… Si fermò. Ricordò che sapeva già tutto sulla sua natura. I flash back che aveva avuto all’orfanotrofio potevano aiutarla. Decise che doveva solo far ritornare a galla quelle informazioni. Si sedette sul divano e chiuse gli occhi.

 

. . .

 

Qualche ora dopo si svegliò.

Perché dobbiamo soffrire? Siamo delle creature esiliate dal Paradiso ma devote a Dio… Strano, molto strano. Siamo caduti e mortali. Perché siamo stati esiliati? Troveremo un protetto. Dovremo proteggerlo a costo della vita, e quando morirà saremo senza di esso e dovremo continuare così fino alla nostra morte. Io potrei proteggere Mello  finchè il caso Kira non sarà risolto. Senza che lui lo venga a scoprire, altrimenti rinuncerebbe. No, non posso mentirgli. Ne  parlerò meglio con lui.

 

Ore 18:00

Si cambiò e si diresse verso la porta, venne assalita subito da una sensazione di freddo, cadde a terra. Non riusciva a muoversi, era come se un enorme masso la stesse schiacciando. Sentiva i passi che salivano velocemente. Doveva rialzarsi, Mello stava per arrivare. Fece forza sulle braccia e mentre la porta si apriva riuscì ad liberarsi di quel peso. Scattò verso di lui appena in tempo e gli saltò addosso. Lui la prese al volo e la baciò, sorrise e chiuse la porta con il piede. La portò in camera, sdraiandosi sul letto e guidandola sopra di sé. Si fermò.

“Hai il sapore di cioccolato sulla bocca.” Notò lui.

“Si, ho mangiato una barretta dal tuo frigo.”

“Tu… Cosa hai fatto?!” Urlò fingendosi arrabbiato. Iniziò a farle il solletico sui fianchi. Provava piacere nel vederla ridere di gusto. Sorrise. Rotolò facendola ritrovare sotto di lui. Le accarezzò i capelli e la guardò dritto negli occhi.

“Ora staremo insieme per sempre e di più.”

“Si.” Sorrise lei. “Scrivi benissimo.”

“In che senso? Che centra?”

“Ho letto il quaderno ‘Lei’.

“Fuck!” Rise. “Ma dai! Pensa che ero sobrio!”

“Cristo. Sei dolcissimo!” Lo abbacciò.

“Da questo momento, sei mia!”

Continuarono a baciarsi. Lentamente le sue mani sfioravano dolcemente i fianchi della ragazza. Le infilò una mano nella maglietta, salendo piano.

Il tempo si fermò L’unica cosa che continuava a muoversi era il suo cuore, batteva forte. Non poteva farlo continuare. Fargli scoprire la ferita che le aveva provocato Roger. E i lividi. Come l’avrebbe presa? Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto? Voleva fermarlo in qualche modo.

Troppo tardi.

Il tempo continuò a scorrere. La maglietta era ormai scivolata via dal suo corpo. La verità era stata scoperta su un piatto d’argento . Mello la guardava con due occhi spalancati, i quali soffocavano dolore e rabbia.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


A World Where You Are

Capitolo 14 

 

“Amy… Ma… Cosa…?”
“. . .” Abbassò lo sguardo, cercò di alzarsi. Ma lui la spinse violentemente e la bloccò le braccia.
“Amy! Chi ti ha fatto tutto questo?!” Urlò. La scosse. All’improvviso si sentì di nuovo piccola, indifesa, non poteva fare niente, di fronte a tutta quella rabbia. La sollevò, era diventato subito dolce e triste, l’abbracciò, come per proteggerla. Lei però non mosse un muscolo, non ricambiò l’abbraccio, si sentiva debole. Il ragazzo si accorse di averla trattata male e percepiva dentro di sé un senso di colpa. La tenne più stretta e strizzò gli occhi che trattenevano a stento le lacrime. Dondolava dolcemente avanti e indietro, cullandola, per tranquillizzarla.
“Amy… cos’è successo?”
Ancora nessuna risposta.
“Sapevo che lasciarti sola era pericoloso, però ora devi dirmi tutto.”
Appoggiò le sue mani sulle spalle di lei, e cercò di guardarla negli occhi. Cercava invano il suo sguardo, basso, immobile. Spento.
“Avanti sono qui per te.”
“Io…” Sussurrò lei.
“Cosa?”
“Io… non so da dove iniziare…”
“Questi lividi… Come te li sei fatta?”
“Questi… Mentre stavo venendo da te, dopo aver preso l’aereo sono rimasta a piedi e dei ragazzi mi hanno… ecco… buttata in macchina loro e…”
“E…?”
“Mi… hanno… violentata. Ogni tanto partiva anche qualche pugno.”
“Oh Dio… Ma non potevi chiamare?”
“No, mi avevano preso il cellulare.”
“Non potevi far finta di non saper parlare il giapponese?!” Urlò.
“Erano inglesi! Ci ho provato! Pensi che abbia voluto tutto questo?!”
“E quella ferita sopra lo stomaco?” Il suo tono stava cambiando, era più aggressivo.
“Questo… beh… ecco…” Ingoiò a fatica. La tensione era troppo alta.
“Amy parla!” La scosse nuovamente.
“È stato Roger! All’orfanotrofio, qualche giorno prima che partissi per Tokyo!” Chiuse gli occhi e iniziò a confessare tutto d’un colpo, come per cacciarsi un peso. “Sapevo che c’era qualcosa che non andava riguardo il mio passato e volevo indagare! Mi sono infiltrata nello studio di Roger a notte fonda e per mia sfortuna lui era lì! Dopo aver dialogato animatamente mi ha presa dalla gola, mi ha sollevata e mi ha piantato un pugnale nella costola! Il giorno dopo mi ha legata ad una sedia e mi ha tirato un calcio facendomi cadere, ecco spiegati i segni di corda alle braccia!”
“. . .” Le pupille di Mello si restrinsero e rimase a fissarla senza aprir bocca.
“Mello… Perdonami.” Gli stava avvicinando una mano sulla guancia per accarezzarlo, ma la respinse violentemente.
Si alzò e fece per allontanarsi.
“Non mi hai detto niente… Perché?... Perché?!!!”
“Ma io…”
“Perché?!!” La interruppe. “Tutte quelle volte che ti chiedevo che avevi e tu mi dicevi che era tutto ok e che ti mancavo e basta! E io come un cretino che ti rispondevo ‘Ok, va bene!’ Va bene cosa?! Stavi morendo e io ero qui come un coglione! Grazie per non avermi detto niente!! E quei tagli?!”
“Mi mancavi… Ero vuota senza di te. Volevo equiparare il dolore psicologico a quello fisico, volevo renderlo… reale.”
“Che cosa? … Adesso basta… Mi sono rotto! Perché tutto questo?!!!”
Mello continuava a parlare e a ripetere sempre le stesse cose. Amy non stava ascoltando da un pezzo ormai. Chiuse gli occhi e urlò.
“Ma spiegami TU! Cosa hai fatto di diverso da me?!! È inutile che continui a coprirti le braccia!” Corse verso di lui e gli strappò le maniche della maglietta con tutta la forza che aveva in corpo. “Guardati! Ti se drogato! E ti tagliavi pure! A quanto pare non sono l’unica!”
“Smettila!” La attaccò lui. “La prima volta che ho preso gli allucinogeni   ti ho vista! E ho subito pensato che volevo vederti ancora! E ancora! E comunque non mi drogo da tanto tempo!”
Amy rimase scossa un momento ma riprese.
“Anche io ho delle buone ragioni!”
“No Amy, potevi chiamarmi e ne parlavamo!”
“Pure tu potevi chiamarmi e parlare con me!”
“E il tuo passato che aveva di così importante da rischiare la vita?! Sei una normale orfanella come tutti là dentro!” Le urla diventavano sempre più forti.
E quelle parole avevano ferito profondamente Amy. A tal punto che coprì la voce del ragazzo.
“SONO UN ANGELO CADUTO!”
[Silenzio…]
 “…Tu…cosa?” Sussurrò.
“…Mello…”
“Aspetti ora per dirmelo?!” Alzò ancora la voce.
“Lascia che ti spieghi! Non sai chi sono gli…”
“Basta così!!!!” La interruppe. “Stanotte dormirai sul letto! Io vado sul divano!!!” Si girò per non guardarla negli occhi.
Delicatamente si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Ho detto basta…” Uscì  e chiuse chiassosamente la porta. Lasciando dietro di se la persona che amava.
Lei si accovacciò sul letto e scoppiò in lacrime. Mentre lui sul divano mangiava una barretta di cioccolato, forse per colmare un vuoto. Tutti e due erano ancora divisi, da una porta questa volta. Erano così vicini, eppure così lontani l’uno dall’altra. Immersi entrambi nei loro silenzi assordanti.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


A World Where You Are

Capitolo 15

 

“Fanculo a sta televisione.” Imprecò lui buttando il telecomando a terra. Si sdraiò e provò a dormire. Sentiva piccoli singhiozzi provenire dalla camera da letto. Si coprì la testa con il cuscino, per sopprimere quella tortura.
“Non ci riesco… non riesco a sopportare questo strazio…” Pensò lei. Si rannicchiò ancora di più poggiando la fronte sulle ginocchia. Provò a dormire. Non sentiva nessun rumore dall’altra stanza e smise di singhiozzare.
Mello sentì silenzio. Ma si girava e si rigirava. Amy faceva lo stesso.
“Non posso… devo andare da lui a chiedere scusa.” Pensò. Si avviò verso la porta, si fermò davanti ad essa, sospirò silenziosamente asciugandosi le lacrime e aprì.
“Mello…” Lo vide davanti a sé. La guardava negli occhi pieni di tristezza.
“Stavo venendo da te.” Rispose.
“Si pure io stavo venendo da te… comunque Mello io…”
“Si.” La interruppe. “Neanche io…”
“Ma non sai nemmeno cosa ti voglio dire…” sussurrò sorridendo leggermente.
“Neanche io riesco a vivere senza di te.” Finite queste parole circondò la ragazza in un abbraccio protettivo, la strinse forte a se. La guardò ancora una volta in quello smeraldo che trasudava malinconia e affondò le morbide labbra in quelle di lei. Fondendosi, in un incastro perfetto. Quelle bocche erano state create per incontrarsi e insieme unirsi.
Si baciarono per qualche istante. La accompagnò sul letto e poggiò la sua chioma nera sul proprio petto. Accarezzandola. “Tesoro…” Disse. “Perdonami ero così accecato dalla rabbia che non ho osservato bene la tua anima ferita io voglio solo stare con te stanotte e domani alzarmi con la persona che amo, guardarti negli occhi e viaggiare e viaggiare.”
Sorrise  e lo strinse. Si sentiva sicura ora.
“Vuoi divertirti? E lasciare tutto il passato alle spalle?”
Annuì. “Tutto il passato… tranne i momenti in cui eravamo insieme.”
Lui si alzò dal letto le prese la mano e corsero fuori casa.
Pioveva a dirotto ma lei lo seguì, sorridendo. La porta si chiuse alle loro spalle. L’abbracciò, la strinse più forte che poté.
“Guarda questa pioggia. Osservala, ascoltala, parlale. Non è bellissima?” Disse lui. Il rumore era così forte che dovette urlare per farle sentire cosa stava dicendo.
“È meravigliosa!”  gridò. “Ed è ancora più bello che sotto questa pioggia ci siamo noi due! Insieme!”
“Si! Ti amo Amy e non ti lascerò mai andare via! Te lo prometto! Anche dopo la morte starò sempre accanto a te!”
“Anche per me vale lo stesso! Ma tu  non morirai! Ti proteggerò io!”
“No, amore mio proteggi te stessa!”
“No io ti devo proteggere perch….”
La zittì regalandole un bacio.
E che altro poteva desiderare? Aveva finalmente riavuto ciò che era suo, ciò che era suo fin dalla nascita ma che per crudeltà divina le era stato portato via. Quel bacio, le mancava, ne aveva sentito la mancanza per tanto tempo, ma finalmente era di nuovo suo. Si era promessa che non avrebbe mai lasciato andar via quel ragazzo. Quel bacio sotto la pioggia le sembrava un film. Con un'unica differenza... Lei lo stava vivendo veramente, con la persona che amava. E che avrebbe amato per sempre. Fino alla fine dei suoi giorni. E oltre...
 . . .
 
Passarono tutta la notte fuori casa, ridendo e scherzando come fossero bambini. La mattina si ritrovarono sdraiati sul giardino del parco più vicino. L’erbetta era delicatamente bagnata e fresca. Il sole era così imponente che i capelli di Mello sembravano di raggi rubati a quella luce. E gli occhi di Amy, simili, uguali a quell’erbetta lì vicino.
“Abbiamo passato una bella notte, vero?” Chiese lui.
“Sicuro! Non ridevo così da… da quando hai lasciato l’orfanotrofio.”
“Beh, allora menomale che ci sono io!”
Amy sorrise. Lo abbracciò e stettero abbracciati per qualche ora. Finchè…
“Ahhh!” Esclamò lei.
“Ma che ..??”
Acqua da tutte le parti.
“Gli annaffiatoi del giardinoo!” Gridò lui rotolandosi nell’erba.
“Hahahahaha! Certo che sei sorprendente!”
“Modestamente signorina. E ora, se mi concede questo ballo…”
Le tese la mano che afferrò subito. Iniziarono a ballare esageratamente sotto quell’acqua. Si accorsero però in ritardo dei vicini di casa (persone di mezza età) ,che li guardavano straniti, come se facessero parte di un altro mondo.
Mello li fissò per qualche secondo. “Cosa c’è? Finalmente io e la mia ragazza abbiamo un momento di calma e tranquillità, prima che tutto finisca posso stare con lei?!”
“Prima che tutto finisca?”
“Shh!”
“Certo! Si figuri!” esclamò la signora. “Ma guarda tu che gente strana.” Sussurrò.
“Guardi che l’ho sentita!” Affermò lui.
“Amy stai tranquilla l’ho detto solo per farla andare via.”
“Ah, iniziavo a preoccuparmi.”
Rientrarono in casa e presero una barretta di cioccolato ciascuno. Guardarono un po’ la tv.
“Amy…”
“Dimmi.” Sorrise.
“Se io dovessi morire, cosa faresti?”

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


A World Where You Are

Capitolo 16

 
“Ma che domanda è?” Chiese lei.
“Non so…” Piegò la testa indietro guardando il soffitto. “…giusto così, per chiedere… Allora? Cosa faresti?”
“Beh, spero che non succeda.”
“Deve succedere, per forza. Prima o poi succederà.”
“Si ma mi auguro di morire prima di te.”
“No, questo lo penso io.”
“Anche se morissi tu per primo. Io ti raggiungerei.”
“No! Questo non devi farlo.”
“Allora aspetterò.”
“Così va meglio.”
“E tu? Cosa faresti?”
“Ti raggiungerei.”
Sorrise. “Ma non avevi detto che…”
“Quello che vale per te non vale per me.”
“E invece si!” Esclamò, risero insieme e si strinsero l’uno all’altra.
“Ti amo Amy e, ora che sono con te non permetterò a nessuno di farti del male e soprattutto non lascerò che tu muoia.”
“Lo stesso vale per me Mello, darei la mia vita pur di non farti morire.”
La strinse ancora di più.
“Tesoro, promettimi che sarai forte qualunque cosa accada.”
“Sai già cosa accadrà?”
“No, e non potrò mai saperlo, ma promettimi che sarai forte.”
“Te lo prometto.”
Guardarono insieme un po’ di tv. Ma non c’era niente di interessante perciò si sdraiarono sul letto. Stettero abbracciati tutto il tempo, lui non lasciò lei, lei non lasciò lui. Si guardarono negli occhi.
“Sai dove mi trovo adesso, Amy?”
“Nella tua stanza?”
“No, in una Foresta… È tutto verde, non una cosa fuori posto, tutto perfetto, in un verde smeraldo.”
“Io invece mi sono persa in Mare aperto. Un Oceano. Non ho navi per trovare terra sono sola in mezzo a questo Azzurro. Tu sei solo?”
“Si, ho tutto questo verde per me. E non voglio condividerlo con nessuno.”
“Come fai con le tue barrette di cioccolato.”
Mello la fissò per qualche istante con uno sguardo ghiacciato.
“Riesci sempre a rovinare tutto…”
“Sto affogando…”
“Spiritosa… Ora dormiamo è tardissimo.”
“Ma io…”
“Niente ma!” la interruppe. “Domani ci dobbiamo svegliare presto.”
“Ma forse sarai TU quello che si sveglierà presto! Domani è domenica e voglio godermi la giornata.”
“Dormendo?”
“Non ‘Dormendo’ ma.. ‘Dormendo CON TE’.”
Neanche il tempo di rispondere che Amy stava già dormendo beatamente sul suo petto. Lui mordicchiava una barretta di cioccolata e pensava.
Pensava, pensava, rimuginava su quelle parole, sui ricordi, sui bei momenti passati insieme a Lei. Come poteva abbandonare tutto? Forse era l’ultima cosa che volesse fare, e su questo ho dei dubbi. Avrebbe rinunciato alla sua vita pur di tenerla per sempre con sé. Nuotava difficilmente in questi pensieri così delicati; a volte persino si perdeva ed era ancora più difficile poi ritornare alla realtà. Tutto ciò che voleva era stare con Lei, ma non solo in quel momento, per tutta la vita, e oltre la vita. Immaginava le loro anime che galleggiavano dolcemente, delicatamente; disegnando magiche forme che assumevano un aspetto astratto, indescrivibile ad un cuore insensibile, così sfuggiva un lieve sorriso.
In quel momento squilla il telefono. Roger. Non volle rispondere, chiuse il telefono e abbracciò Amy, dormendo insieme a lei. Quello era il presente. Il passato non sarebbe tornato più e per quanto riguardava il futuro… Beh, non era altro che un presente pieno di paure.
 
. . .
 
“Ahh! Finalmente domenica mattina! Amy guarda che bel sole alla finestra!” Esclamò.
“Si, davvero bello… ora torno a dormire..” Rispose lei chiudendo gli occhi.
“Ma no! Dai! Andiamo a fare un giro nel parco!”
“Mhh… c’è un parco?”
“Si! Ed è bellissimo!”
“E vai tu allora..”
“Dai Amy svegliati! Voglio passare questa giornata con te! Dai! Farò tutto quello che vuoi.”
Amy si precipitò fuori dal letto e si buttò nell’armadio per vestirsi. “Mello! Sbrigati! Ancora in pigiama sei?!”
Il ragazzo si teneva la pancia per le risate e corse anche lui a vestirsi e lavarsi.” In un batter d’occhio erano puliti e profumati! Amy indossò un paio di jeans scuri e una maglietta larga a maniche corte, mentre Mello pantaloni neri in pelle e gilet attillato. “Con tutto questo nero attiri il sole.” Disse lei.
“E perché dovrei attirare il sole se è qui accanto a me?”
Sorrisero e si baciarono per qualche secondo, a loro non piaceva baciarsi in pubblico. D’un tratto una chiamata. Di nuovo Roger.
“Chi è?” chiese lei. Mello controllò ma rifiutò la chiamata e ripose il cellulare nella tasca. “Nessuno, solo il mio collega.”
“E perché non rispondi?”
“Perché vuole sapere a che ora dobbiamo partire da qui, ma glielo invierò via messaggio.”
“Va bene.”                 
Il sole riscaldava tutto il parco, Amy e Mello attiravano il sole più delle altre persone. Giocavano con i cani e con i bambini, dopodiché si sdraiarono nell’erba. Era difficile guardare in alto e successivamente si spostarono sedendosi sotto un albero, all’ombra. Con un braccio Mello circondò la schiena di Amy e con l’altro le teneva la mano.
“Amy, hai mai pensato di mettere su famiglia? Con dei figli intendo.”
“Beh si da piccola. Ma ora sto cambiando idea…”
“Come mai?”
“Perché io sono un angelo caduto, di sangue puro. Soffriamo già abbastanza così. Se nostra figlia o nostro figlio fosse un Nephilim non immagino cosa potrebbe accadere.”
“Cos’è un Nephilim?”
“È un angelo caduto nato dall’unione di un umano e un angelo.”
“E soffrirebbe ancor più di te?”
“Certo, le ombre le vedo perché sono un angelo caduto. E poi i Nephilim sono immortali e se si innamorano di un umano uomo o donna che sia, vengono torturati per sempre.”
“Va bene tesoro, ti capisco.”
“Ma possiamo pur sempre adottarlo.”
“Certo! Sarei felicissima di crescere un figlio con un padre come te.”
“Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Si presero per mano e tornarono a casa. In quel momento un’altra chiamata: Roger. Mello cacciò la batteria e buttò il cellulare
sul divano. 

P.S. Scusate se non l'ho messo prima ma mi ero un pò scoraggiata per un paio di cosette, infatti questo capitolo non è granchè. Spero che i prossimi escano meglio. Un bacioo a tutti i miei Followers! xDD :*

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


A World Where You Are

Capitolo 17

 
“Non posso sfuggire per sempre a queste chiamate… devo assolutamente capire cosa vuole Roger.” Rimuginava Mello. Amy infatti, notava che era molto pensieroso in quelle ultime settimane, ed era preoccupata.
Mentre il ragazzo gustava una barretta di cioccolato fondente, lei si avvicinò delicatamente e gli posò una mano sulla spalla in segno di conforto, così gli chiese: “C’è qualcosa che non va?”
“Non ne sono sicuro.” Rispose lui.
“Ne vuoi parlare?”chiese lei.
“Sto Ricevendo delle chiamate da Roger.”
Stupita e terrorizzata sussurrò:” Da quanto tempo?”
“2 settimane circa.”
“Sai cosa vuole?”
“No, non voglio rispondere, ho paura.”
“Paura di cosa?” il tono della sua voce era più melodioso e rassicurante, quasi volesse tranquillizzarlo.
“Paura di cosa possa succedere in futuro.”
Lei lo abbracciò. “Andrà tutto bene.” Quel discorso finì lì. Senza nessun’altra parola, solo sospiri.
 

 
Erano circa le 4:00 del mattino quando la suoneria del cellulare di emergenza di Mello squillò. Prese in mano il telefono, tremante, poggiò lo sguardo su Amy in cerca di aiuto, ma ella era un fiore che dormiva sereno, o almeno così sembrava.
“Pronto?” Sussurrò con voce sommessa.
“Mello, sono Roger.”
“Dimmi.”
“Ti voglio questa mattina per le 10:30 nel mio ufficio.”
“Devo tornare alla Wammy’s House?!”
“Si, è un ordine di L. Devo comunicarvi delle informazioni importanti.”
“Per quello non c’è Watari?”
“Questo te lo spiegherò quando arriverai. Puntuale.”
L’altra parte del telefono si richiuse. Lasciando Mello ancora solo e sperduto. Egli capì che questo era solo l’inizio del terribile incubo che, lentamente, stava diventando realtà.
“Chi era?” Chiese Amy ancora assonnata.
“Era Roger. Domani mi vuole nel suo ufficio.”
“Che cosa?! In Inghilterra?!”
“Si.”
“Va bene, non ti preoccupare, viaggeremo insieme.”
“No, Amy. Tu resta qui. Potrebbero  trattenerti lì all’orfanotrofio.”
“Ma io voglio stare con te! Non voglio separarmi ancora! E se invece..”
“Prenderò il nostro aereo privato, arriverò entro tre ore.”
“Come vuoi. Quando hai intenzione di partire?”
“Ora”
“Certo, capisco.”
Avvolse il corpo di Mello in un abbraccio fiducioso.
“Torna presto.” Lo supplicò lei.
“Stai tranquilla, tornerò domani, se non stasera. Tu non combinare guai.”
“Puoi scommetterci.”
 

Ancora una volta la porta si richiuse, lasciandola brancolare nel buio. Ma questa volta era diverso, Mello sarebbe tornato il giorno dopo, e lei poteva riabbracciarlo. Tornò a dormire per un paio d’ore, presto si sarebbe alzata e sarebbe andata a fare un giro per i negozi.
 

 Erano le 8:00 di mattina e il sole era alto in cielo. Lei ancora nel letto, si voltò verso il posto di Mello e allungò il braccio.
“Ah, giusto.” Sospirò.
Si lavò, si infilò un paio di jeans strappati, anfibi slacciati e una canottiera nera. Si guardò allo specchio, mosse i lunghi capelli neri, quanto bastò per aggiustarli. Prese di corsa una barretta di cioccolato fondente, le chiavi di casa e scese velocemente le scale.
“Eccoci in città!” pensò. Iniziò a camminare senza una precisa meta, fermandosi nei negozi e nei supermercati.
“Quando Mello tornerà troverà una cenetta deliziosa!” Il pensiero che le balenò per tutto il giorno. Tornò a casa, sistemò la spesa e guardò la tv. Si sentivano solo notizie riguardanti il caso Kira. Dopo circa 20 minuti spense l’apparecchio e cercò su internet un paio di ricette giapponesi.
Uscì di nuovo, e fece una passeggiata.
Pensava a quanto sarebbe stato bello non appena Lui sarebbe tornato. Ma aveva ancora un po’ di paura.
“Chissà cosa gli starà dicendo Roger.” Non appena fece questo pensiero lo chiamò al cellulare.
Nessun segnale.
Ancora.
Errore di rete.
E ancora…
Non risponde.
Attraversava la strada pensierosa, quando…
“Hey bellezza! Ti ricordi di noi?!”
 
Buio.
 

P:S: SCUSATE PER L'ATTESA MA SONO STATA TUTTO IL TEMPO CON IL PC ROTTO.. E NON SOLO.. ANCHE IL MORALE, A PEZZI. LETTERALMENTE T.T SPERO VI PIACCIA.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


A World Where You Are

Capitolo 18

 

“Non avrei dovuto lasciarti sola.” Piangeva disperatamente Mello. “Tutto questo non sarebbe accaduto, se solo ti avessi portata con me, o se solo avessi risposto al cellulare e ti avessi detto che sarei tornato per le 3:00 di notte. Amy ti prego rispondimi!, Non riesco a vivere senza di te, un mondo senza te è inutile, è inutile! Ti chiedo per favore: rispondimi, rispondi Amy.” La sua voce raggiungeva un volume sempre più basso, fino ad un sussurro. “Amy, ti amo, svegliati ti scongiuro. Non ce la faccio senza di te, sono vuoto senza di te. Voglio rimanere per sempre al tuo fianco. Perché ti ho lasciata sola? Perch-”
“Shh shh. N-non parla-re.”
“Amy!”
Gli occhi di lui tornarono vivi e brillanti.
“Amy! Prometto che non ti lascerò! Lo prometto!”
“T-tranquillo, stai ..tranquillo”
“Non sforzarti ti sei ripresa ora dal coma. Infermiera!!!
La porta si aprì di scatto e l’infermiera chiese: ”Cos’è successo?”
“ Si è svegliata!” Riprese lui.
Mentre l’infermiera faceva gli ultimi controlli Riprese il discorso: “Amy, adesso mi devi spiegare come è andata e chi è stato. Raccontami tutto!”
“Beh ecco io… stavo s-solo attraversando… Quando all’improvviso v-vidi due luci abbaglianti che correvano verso di me e una… voce...familiare..”
“Cosa?, cosa ti diceva?!” si accorse improvvisamente che Mello le aveva stretto la mano.
“Diceva..’Ti ricordi di noi?’ o qualcosa del genere”
“Hai un’idea di chi sia stato?!”
“Si, i ragazzi biondi che mi hanno buttata nella loro macchina mentre venivo qui in giappone.”
“Se mi capiteranno tra le mani la loro testa si frantumerà in piccolissimi pezzi che saranno spazzati via con un semplice… soffio…”
“Mello, stai tranquillo ora è tutto ok, perché ci sei tu vicino a me.” I due si abbracciarono.
 
Qualche giorno dopo Amy tornò a casa. Le ferite non erano gravi.
“Sana come un pesce!”
“Si, certo.” Sorrise il ragazzo. “Ma ora fila a riposarti.”
“Va bene, come vuole lei signor Keehl.”
“Amy devo parlarti ancora di una cosa.”
“Parla.”
“Beh, ecco vedi, sai del caso Kira?”
“Si ne parlano tutti in televisione.”
“Bene, dovrò occuparmene per un po’ io.. non personalmente ma devo risolvere un paio di cose.”
“Non se ne occupava L?”
“L… è morto.. insieme a Watari…”
“Cosa?” Rimase scioccata. “L… Watari… Perché? Perchè proprio loro? Pensa Reika come starà..”Continuò.
“Si non sta bene.. sta sempre sul letto a piangere…”
“Dovrò farle visita.”
“Andremo insieme.” E così iniziò una breve pausa di silenzio assoluto.
“Come ti stavo dicendo, L è morto e ora Roger aveva chiesto a me e a Near di collaborare per questo caso, ma ovviamente con quel ratto bianco io non ci lavoro, perciò abbiamo deciso che chi cattura per primo Kira vince.”
“Ma è pericolo-“
“Si.” La interruppe.”Lo so.”
“E non pensi a noi?”
“Certo che ci penso, ma andrà tutto bene vedrai.”
“Promesso?”
“Questa volta no. Ma siamo ottimisti.”
“Ottimisti per cosa?! È da quando siamo adolescenti che ci vengono piazzati un sacco di ostacoli!”
“E noi li abbiamo superati insieme, tutti, vero?”
“Si.”
“Supereremo anche questi.”
“Sarà difficile, abbiamo un assassino molto impegnativo. Mi raccomando non farti vedere in faccia, ora che Kira può uccidere solo guardando il volto siamo nella merda. Non possiamo essere ottimisti.”
“Si che possiamo! Ora va a letto Amy, domani sarà un altro giorno… Ah domani sera andrò da alcuni boss della mafia per analizzare meglio la questione del quaderno. Siamo amici quindi puoi stare tranquilla. Ti aggiornerò il prima possibile”
“Ho fatto un sogno… Una donna anziana mi raccomandava di stare lontana dal quaderno della morte e di proteggerti perché sarai in pericolo.”
“Sarò in pericolo, ma me la caverò.”
“Tu non capisci…”
“Non posso mettere in pericolo te!” Urlò lui.
“Non mi metterai in pericolo! Io starò lontana dalla questione.. lascia solo.. che diventi il tuo protettore, e tu… il mio protetto.”
“Oh, piccola dolce Amy.” La attirò a se e la baciò, lei si lasciò andare, non voleva interrompere quel magico momento, in cui i loro corpi si fondevano per creare un'unica ombra, alla luce della luna, per creare... la Perfezione Assoluta. Per invocare sulla terra la forma umana dell’Amore. La notte era tutta loro, e niente e nessuno, in quel momento poteva separarli. Neanche l’invidia suprema di Afrodite poteva prosciugare quel mare infinito di Amore, Passione,e Adorazione che li travolgeva. Ormai stavano dolcemente nuota
ndo, piacevolmente annegando.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


A World Where You Are

 

Capitolo 19

 
 
“Buongiorno! Ha dormito bene la mia piccolina?”
“Benissimo!” Finse un sorriso. In realtà non aveva chiuso occhio tutta la notte. A pensare e ripensare cosa sarebbe successo in seguito. E l’ultima cosa che pensò… era che Mello non le aveva ancora chiesto di sposarla.
“Amy hai due occhiaia…” Le fece notare.
“Ma no, sto bene.” Sorrise ancora, e ancora, per tutta la giornata.
 

 
Stare tutto il giorno in casa da sola le metteva di cattivo umore, più di quanto non lo fosse già. Decise di leggere, di guardare la tv, di sistemare la casa ma non c’era niente che la estraniasse dai soliti pensieri. Le ombre la seguivano dappertutto e le mostravano segni di pericolo, ma lei già lo sapeva. Una cosa che notò fu il comportamento delle ombre. Stranamente, erano più… “dolci” se era triste e piangeva in silenzio le si strusciavano ai piedi, o con i loro leggiadri movimenti le asciugavano le lacrime.
Sorrise nel capire ciò, ma continuò a rimuginare parole che le facevano solo del male. Pensava a quanto sognava il suo matrimonio fin da piccola, e ora tutto sarebbe potuto svanire al sorgere dell’alba.
Le persone più care se ne erano già andate. E c’era un’amica, che aveva bisogno di un sorriso. Ma lei non aveva la minima idea di come donarglielo.
Mello rientrò a casa, stanco morto. Si prese una barretta di cioccolato e si sedette sul divano.
“Mello, cosa è succes-“
“Quel bastardo di un nano! Ha preso ormai il controllo della situazione e ha lasciato a me il lavoro sporco.”
“Che intendi dire?”
“Intendo dire Amy… Che tutto diventa più difficile… Ci sono due quaderni! Ma io ovviamente non so niente, perché Near ha tutto sotto controllo!”
“Andrò a parlare  io con lui! Vedrai che-“
“No… l’unica soluzione ora è aspettare, oppure… muoversi nell’ombra. Rapirò una ragazza.”
“Ma Mel-“
“L presumeva che Kira fosse Light Yagami, lo stesso ragazzo che lavorava con lui per sconfiggere Kira. E se L ha dedotto questo, ha ragione. Dobbiamo trovare solo prove della sua colpevolezza. Loro hanno il quaderno. Rapirò la figlia di Soichiro Yagami, il padre di light. E ci consegneranno il quaderno. Vedremo come andrà a finire questa storia. Near vuole fare i suoi porci comodi. Anche io farò i miei.”
“Non le farai del male vero?”
“Assolutamente no, la voglio usare solo come esca.”
“Secondo me è sbagliat-“
“Amy smettila! Lo so! Lo so che è sbagliato! Che tutto questo caso è una merda completa! Che questo pazzo andrebbe torturato e ucciso, ma non possiamo farci niente! Noi non possiamo farci niente!” Le prese le mani.
“So che ti preoccupi, e anche io mi preoccupo, cosa pensi, secondo te io voglio morire per lasciarti sola? Non ci pensare nemmeno.”
“No, non lo penso. Ma penso che…”Le poggiò un dito sulle labbra.
“No.” Le disse, e la baciò.
 

 
ALCUNE SETTIMANE DOPO
 
“Amy, Oggi starò quasi tutto il giorno nel vecchio magazzino della mafia. La ragazzina è spaventata, credo che abbiano usato delle maniere forti ma dicono che è l’unico modo, per fortuna non l’hanno picchiata.”
“Poverina.”
 “Però il lato positivo è che  Soichiro Yagami ci darà il quaderno.”
“Sicuro che ti darà l’originale?”
“Si , sa che fine farà la figlia se pensa di non consegnarlo.”
“Va bene.”
“Io vado, tornerò stasera.”
“Sta attento.”
 
. . .
 
Si erano fatte le 2:00 di notte, Mello non rispondeva al cellulare e Amy si stava preoccupando. Rimase ad aspettare. Le 4:00, le  6:00. Finalmente il campanello della porta suonò e gli occhi di Amy si illuminarono, corse alla porta, preoccupata ma allo stesso tempo felice di sapere che era tornato.  Aprì di scatto, impaziente, tutto ciò che vide era… Matt. Che teneva in piedi l’amico bendato dalla testa fino all’altezza dell’ombelico. Amy non riuscì a credere ai suoi occhi, Mello guardava il vuoto e Matt le sussurrava parole che la ragazza non ascoltava. Si fece spazio per entrare spostando Amy e fece sdraiare il ragazzo sul letto. Lei chiuse piano la porta e si inginocchiò per terra. Cosa doveva fare? Non riusciva a vedere il suo amore in quelle condizioni. No, non poteva. Non riusciva neppure a farsi delle domande, a pensare delle risposte. Matt andò da Amy. La prese per la mano e la fece rialzare. Le sussurrò:”Vai da lui…”
Lei guardava da lontano la stanza da letto e in quel momento non vedeva Mello, ma un semplice corpo bendato disteso sul letto. Immobile, non poteva essere il suo Mello. Ma così era. Doveva solo farsi forza come sempre e stargli vicino. Come avrebbe fatto lui, come ha fatto lui in tutti questi anni. Pensava solo questo. Così tenendosi a Matt riuscì ad avanzare verso la camera. Riuscì ad inginocchiarsi al letto, e a guardarlo negli occhi. Riuscì a dirgli: “Mello, ma cosa ti hanno fatto? Perché ti hanno riportato a me in questo stato?”
“Amy.” Chiamò Matt.
“Matt, come è successo?” I suoi occhi erano nascosti dalla chioma nera, e sulla guancia Matt riuscì a scorgere una lacrima invisibile, e poté notare che strinse i denti dalla contrazione delle mascelle. Guardò l’amico negli occhi, e lui si accorse che il volto della ragazza sprigionava dolore, tristezza, angoscia, rabbia, impotenza.
“Doveva uccidere Soichiro Yagami, aveva scoperto il suo vero nome, se non l’avesse fatto, Mello sarebbe morto.”
“È  stato per ordine di Near?”
“No, Amy. Lui ha lanciato la bomba lì vicino, ma non ha fatto in tempo a scappare. C’è stata una complicazione.”
“Che hanno detto all’ospedale?”
”Domani pomeriggio dovrà fare di nuovo la medicazione, ma potrà tornare comunque a casa.”
“Va bene.”
“Amy, amica mia, tirati su, stagli vicina, e si sentirà meglio. So che è dura, ma devi essere forte.”
“Matt…” scoppiò a piangere e abbracciò  l’amico.
Mello piangeva silenziosamente.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


A World Where You Are

Capitolo 20

 

I giorni passavano inesorabilmente, il tempo non si poteva fermare, o tornare indietro. Tutto ciò che era fatto non si poteva cambiare. Ogni giorno lei sedeva accanto al suo letto, vegliandolo, curandolo. Gli raccontava vicende della loro infanzia, ricordi felici. Lui immobile, si limitava a sorridere, di più non poteva fare.
E così passarono i mesi… e lui guarì.
Il pericolo era comunque dietro l’angolo, entrambi sapevano che tutto sarebbe finito in tragedia. Ma non volevano ammetterlo, si convincevano che potevano esserci possibilità. I loro giorni scorrevano tranquilli, o quasi, finchè Mello non si accorse che per catturare Kira serviva l’unione di due menti intellettuali.  Matt e l’amico erano seduti sulle rispettive poltrone. Il primo giocava al suo game boy, il secondo sgranocchiava una barretta di cioccolato e pensava.
“Matt…”
“Dimmi Mello.”
“Credo che non riusciremo mai a catturare Kira da soli, Roger aveva ragione, se avessimo formato una squadra sarebbe stato tutto più facile.”
“Credo che siamo ancora in tempo.” Affermò Matt pieno di speranza.
“Forse hai ragione… Ma non torneremo interi.”
“Non sai manco se ritorneremo.”
“Cavolo… Io non voglio lasciare Amy da sola.”
“Mello, dobbiamo salvare Near.”
“Non mi interessa di quel nano, io voglio solo catturare Kira prima di lui, o perlomeno, sapere che se quel bastardo è riuscito a catturare Kira è stato solo grazie a me,”
“Come siamo egocentrici.” Ironizzò il game player.
“E a te.”
“Così va meglio.”
“Buonasera ragazzi!” entrò lei  dopo essere andata a comprare dei farmaci.
“Ciao Amy.” Salutarono in coro.
“Ma cos’è quest’atmosfera così triste? È successo qualcosa? Altri problemi?”
“Per ora no.” Mentì Mello.
“Vieni qui tu, devo spalmarti la crema sulle cicatrici.”
Gemette. “Fa male.”
“Dai, smettila che stai guarendo.”
“Tanto le cicatrici non vanno via.”
Lei sorrise e lo abbracciò delicatamente. Accarezzò i suoi lunghi capelli biondi, cosparse la crema curativa e si diresse verso la camera da letto.
“Mello, non fare tardi, devi riposare.”
Sorrise.
Riprese a parlare con l’amico;”Matt, come faccio io a…”
“Mello… va da lei. Domani penseremo meglio a cosa fare. Buonanotte.”
“Buonanotte.”
 
 
. . .
 


Pensieri...
Aggiornerò molto lentamente questa storia... sto perdendo ispirazione e non riesco a continuarla T.T mi dispiace... spero in un lampo di inspirazione potente!

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


   A World Where You Are 

Capitolo 21

 
“Amy!” Urlò.
“Amy svegliati!” Insistette.
“Cosa c’è, Mello? Ma che ti urli?” Chiese la ragazza assonnata.
“Voglio sposarti!”
“Ma che..?!”
“Hai capito bene Amy! Voglio sposarti! Voglio sposarti ed essere legato a te per sempre! Sposiamoci in segreto! Avremo Matt come testimone!”
“Ma come ti è saltata fuori questa ide-“
“Devi solo rispondere! E sarò tuo per sempre! Amy, sposami promettimi che starai con me per sempre!” Le disse fissandola, stringendole le mani e allargando il suo contento sorriso.
Gli occhi di lei si illuminarono come mai prima.“Oh, Mello! Non c’è bisogno che tu me lo chieda! Sai che sei tutto ciò per cui vivo! Che morirei solo per abbracciarti, solo per stare con te!* È tutto ciò che desidero! Si! Si! Si!” Gli saltò addosso e lo abbracciò.
“Matt!” Urlò il ragazzo. Correndo al divano.
“Amico! Che ti prende a prima mattina?” Disse Matt con tono pacato.
“Dovrai fare da testimone al matrimonio mio e di Amy! Ci sposiamo oggi stesso!”
“Oggi stesso? Bello ma che ti prende? Rilassati.”
“Matt che hai fumato?”
“Amico credimi, questa roba è davvero buona.”
“Perfetto!” Esclamò il ragazzo. “Riuscirà a spossarci meglio!”
“No bello facciamo le persone serie ok? Hai la minima idea di quanto ci vuole per organizzare un matrimonio?”
“No.”
“Ci vogliono soldi e tempo, e noi non abbiamo tutte queste cose.”
“Hai ragione…” Guardò in basso… ma poi rivolse uno sguardo alla ragazza, che aveva un espressione delusa e corse da lei. La prese per mano.
“Noi ci sposeremo. Faremo il nostro giuramento alla luna.”
Lei tornò a sorridere.
“Si, saremo comunque legati da un giuramento di amore eterno.”
“Corro a comprare una cosa.” Sorrise. “Vieni Matt!”
Uscirono dalla porta e si precipitarono in città.
Amy non poteva fare altro che aspettare. Si chiedeva però cosa potesse mettersi. Non aveva nulla di bianco, avrebbe chiesto sicuramente a Mello quando sarebbe tornato.
 

“Amy guarda cosa ti ho comprato!”
“Amore, l’unico problema è-“ Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che si girò e vide un vestito del colore della luna splendente.  Era a maniche lunghe con la scollatura quadrata definita d’oro. La lunghezza cadeva sui piedi, abbastanza da coprirli e in vita era ricamata una ‘V’ anch’ essa oro. Aveva uno stile medievale, e lei non vedeva l’ora di indossarlo.
“Non abbiamo bisogno di scarpe staremo in giardino. Queste, amore mio sono le nostre fedi.”
Erano d’argento e applicate su di esse due linee nere.
“Queste siamo io e te.”
Lei lo baciò, ma Matt li divise subito.
“Iniziate a prepararvi, lo sposo non può vedere la sposa prima della cerimonia. Su, su! Amy, fila in camera vostra, farò io da tramite per prendere le cose del tuo ragazzo. Ah, impara il giuramento.” Le porse un foglio in mano. Era evidente la scrittura di Mello.
Si dettero un ultimo sguardo prima che la porta della camera da letto si richiuse.
 
Il cielo si oscurò, e la luna era già alta nel cielo. Mello era pronto in giardino insieme all’amico. Egli indossava una tunica medievale beige chiaro, con la piccola scollatura a “V” e i lacci slegati. In vita si chiudeva una cintura marrone come i pantaloni, anche lui senza scarpe. Videro Amy arrivare, il futuro sposo era incantato dalla sua bellezza, era meravigliosa, i suoi lunghi capelli le scendevano morbidi, e i suoi occhi erano il colore dell’erba illuminata dalla luna. Si avvicinò a lui, e lo guardò negli occhi.
“Hai la luna negli occhi, il tuo azzurro si confonde con il suo colore.” Affermò lei.
“I tuoi capelli invece, hanno il colore della notte.” Le prese delicatamente una ciocca e se la portò alla bocca. Li baciò.”
“Hanno il sapore della bellezza.”
Arrossirono entrambi. Quella notte era magica, si sentiva nell’aria, era la notte perfetta per il loro matrimonio.”
“Io direi di iniziare.” Disse lui.
“Si.” Rispose.
“Luna, che splendi alta nel cielo, ascolta la nostra preghiera, unisci questi due tuoi figli nella buona e nella cattiva sorte. Proteggi questo amore, fa che resti sempre vivo anche dopo la morte. Ora inizieremo il nostro giuramento, un giuramento di amore eterno.”
Prese le mani di Amy e la fissò nei  grandi cerchi verdi. “Ripeti dopo di me.”
“Si.”
Arrivò Matt poggiando un tavolino sul prato, su di esso era posata una candela accesa un calice contenente vino e le fedi.
Mello alzò la mano destra, tenendo nella sinistra il calice.
Con questa mano io dissiperò i tuoi affanni.”
Innalzò leggermente il calice.
Il tuo calice non sarà mai vuoto, perché io sarò il tuo vino.” Bevve.
Posò il calice e prese la candela.
Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre.”
Posò la candela e sollevò la fede alla luna.
Con questo anello io ti chiedo di essere mia.”
Era il turno di Amy che ripeté il giuramento, con gli stessi passaggi fatti dal ragazzo. I suoi occhi erano lucidi, stracolmi di lacrime di commozione.
Con questa mano… io dissiperò i tuoi affanni, il tuo calice non sarà mai vuoto… perché io sarò il tuo vino. Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre. Con questo anello io ti chiedo di essere mio.”**
Mello sorrise.
“Infine Luna, nostra cara madre, ci uniamo davanti a te.”
Sia ora nella vita.” Iniziò.***
Che dopo nella morte.” Continuò lei.
Giuriamo solennemente di rimanere l’uno accanto all’altra per sempre.”
Conclusero il giuramento insieme, dandosi un bacio e successivamente guardarono la luna.
“Luna quante notti ad unirci davanti a te, il nostro destino è scritto tra le stelle.” Si commosse Mello.
Lei strinse forte la sua mano, poggiando l’altra sul petto di lui.
“Ti amo Amy, ora siamo uniti da un giuramento di amore eterno.”
“Ti amo anche io amore, niente potrà mai spezzare questo amore… per tutta la mia vita, ed oltre questa vita vorrò soltanto te.”****
“Anche io amore mio.”
“Mello…”
“Dimmi, mia sposa.”
Sorrise. “La prima volta che mi hai teso la mano, l’hai fatto per salvarmi dalle piccole ingiustizie. La prima  volta che hai, invece, preso la mia mano, l’hai fatto per salvarmi dalle preoccupazioni. La prima volta  che mi hai guardata negli occhi, l’hai fatto per salvarmi dalle lacrime…”
“Amy-“
“Lasciami finire..”
“Si, scusa.” Sorrise.
“La prima volta che mi hai baciata… l’hai fatto per suggellare amore, e salvarmi dall’oceano di disperazione che regnava in me. Quella mano calda, quello sguardo, quelle labbra… mi hanno ridato la vita. Una vita che andava perdendosi, una vita che senza te è morte. Ora quella morte torna in vita… con te… con te che sei l’aria che respiro, con te che sei il dolce sole che caldo al mattino illumina l’oscurità della notte. Con te che sei la stella più luminosa che risplende per me sulla terra. Con te che sei stato e sarai ogni attimo di questa vita. Con te, che sei dolcezza, passione e amore eterno. Posso solo dirti: Grazie. Grazie di cuore di esistere e di amarmi, perché se tu mi ami io amo me stessa.”
Il viso di Mello era rigato da poche lacrime.
 
“Amy, mi hai tolto le parole di bocca, tu sei tutto per me, inutile ripetere ciò che hai ripetuto tu. Noi siamo una cosa sola. Non voglio dire che io ho una parte del tuo cuore e tu una parte del mio, perché significherebbe che siamo uniti solo in parte. Io a te ho donato tutto il mio cuore, tutto il mio corpo, tutta la mia mente e tutta la mia anima, e anche tu l’hai fatto, lo so, perché me lo hai sempre dimostrato. Nonostante quello che è successo in passato tu sei e sarai solamente mia, sarai legata a me per sempre con il cuore, il tuo corpo, la tua mente e la tua anima. Anche io ti ringrazio di esistere Amy.”

“Amy, in qualche modo ti dimostrerò che sei il mio cielo di notte.”
“lo hai già fatto amore mio.”
“Entriamo dentro, la notte è solo nostra ora.”

 
 
 
 
 
 

 ANGOLO DELL’AUTRICE:

Bene bene, cos’abbiamo qui? Il 21esimo capitolo!
1 scusate per il ritardo, mi odio anche io xD
2 scusate per come è scritto, so che se dovessimo mettere la storia su un grafico formerebbe questo _/\_ xD
Ultimamente l’ispirazione mi è completamente passata (mi odio il doppio)
Finisco la storia solo perché ci tengo assai e chi la legge deve sapere come finisce,
e poi perché, andiamo… va avanti da due anni! Basta ora!
3 per colpa della mia ispirazione che va a scemare alcune parti di questo capitolo cono stra-copiate xD
non vi preoccupate però! Metterò titoli di canzoni film ecc xD
Sono copiate, ripeto, in parte per l’ispirazione, in parte perché alle frasi ci sono particolarmente legata e ci tenevo a metterle nella storia,
perché secondo me erano adattissime a questo capitolo.
Ringrazio chi recensisce la mia storia e chi la segue! E anche chi legge il primo capitolo e dice: che schifo! xD al prossimo e penultimo capitolo!
Le frasi copiate sono segnate dall’asterisco e il corsivo e qui sono i titoli!
*La canzone degli Evanescence You (ascoltatela, sembra fatta per Amy e Mello *_*)
**Film: La sposa cadavere, il giuramento che si recita il quel film.
*** Anime: Romeo x Juliet, il giuramento d’amore che recitano quando si sposano di nascosto. (Anime fantastico *_*)
****Film: L’incantesimo del lago scena finale frase finale cantata da Dereck!
:D

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