La Nostra Storia

di micia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno ***
Capitolo 3: *** La Partenza ***
Capitolo 4: *** L'Arrivo ***
Capitolo 5: *** Ritorno sulle Scene ***
Capitolo 6: *** Io Ti Amo! ***
Capitolo 7: *** Proprio Fortunata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

“Ciak! Si gira!” gridò una voce nello studio. Stavano per girare la scena clou del film: la scena del bacio tra i due protagonisti. Lui ancora non lo sapeva, ma Kilari aveva deciso di partire con la madre e la signorina Kumoi per l’estero e sarebbe stata via come minimo un anno. Lui non lo sapeva, ma dopo quella scena lei sarebbe scappata, sì, scappata. Scappava dai suoi sentimenti, scappava dall’amore che provava per Hiroto, da quell’amore che scoppiava dentro di lei e che non riusciva più a frenare. Ma non glielo avrebbe detto di essersi innamorata di lui, no, lui la considerava solo un’amica un po’ sciocca, impacciata e pasticciona. Sì, sarebbe andata lontano, il più lontano possibile dai propri sentimenti.

“Devo parlarti Miharu” la sua battuta.

“Dimmi, Shizuka” la battuta di lui.

“No, non qui…andiamo in giardino” lo prese per mano e lo portò fuori dallo studio nel prato scelto per la scena mentre le telecamere li riprendevano e tutti erano in religioso silenzio e col fiato sospeso. Era la seconda volta che quei due dovevano baciarsi per un film, ma questa volta non ci sarebbero state tende per nascondere il bacio, dovevano baciarsi per davvero. A Kilari andava bene così: lei voleva baciare Hiroto.

“Qui va bene?” chiese Miharu.

Shizuka prese un bel respiro e disse “Quello che volevo dirti è un segreto che custodisco da troppo tempo: non posso andare avanti così.” Pausa.  “Io ti amo Mihru”

Lui la guardò come da copione, le si avvicinò e le mise una mano sulla guancia. Shizuka chiuse gli occhi che aveva puntato in quelli del ragazzo. Lui non aveva idea di quanto Kilari desiderasse che quello non fosse solo un film. Lei non sapeva quanto Hiroto fosse d’accordo con quel pensiero.

“Anch’io ti amo” poi si chinò su di lei e le sfiorò le labbra con un bacio. Il tutto ripresi da una telecamera.

Hiroto si sentiva un verme: stava baciando la ragazza che amava, ma lei non ricambiava. Cosa avrebbe dovuto dirle “Mi dispiace che il tuo primo bacio non sia per Seiji?” avrebbe mentito, ma al contempo non poteva baciarla ed esserne soddisfatto sapendo che lei amava Seiji, il suo migliore amico. Non poteva fare a meno però di pensare che era bellissimo baciare la sua Kilari: le sue labbra morbide sapevano di ciliegia.

“Perché mi sono innamorata di te?” si chiedeva Kilari mentre le labbra di Hiroto erano sulle proprie. “Sanno di lampone” pensò subito dopo e a quel pensiero arrossì involontariamente.

“E…stoooop!” gridò la voce del regista interrompendo i pensieri dei due. “Bene signori, mi congratulo con tutti voi e annuncio ufficialmente che abbiamo finito!” esclamò il regista tra i sospiri e i gridi euforici generali.

Erano finite le riprese: Kilari doveva andare. I due si guardarono negli occhi e arrossirono.

“Beh…” iniziò Hiroto, ma non sapeva come proseguire.

“Allora…sì…insomma…abbiamo finito, non è fantastico?” chiese Kilari sorridendo mentre il cuore le si stringeva in una morsa dolorosa.

“Sì, sì, fantastico”

“Na, na naaa!” la richiamò Na-san.

“Sì Na-san, arrivo! Allora ciao Hiroto, ora io ho un impegno…scusami” e si allontanò. Si scusava per l’impegno: che ironia! Se ne stava andando, lui non lo sapeva e gli chiedeva scusa!

“Forza Kilari, l’aereo parte fra poco, sbrighiamoci” le disse autoritaria la signorina Kumoi.

“Forza Kilari” la spronò più dolcemente la madre mettendole un braccio attorno alle spalle. Aveva subito capito che tra quel ragazzo di nome Hiroto e la figlia c’era qualcosa di speciale, ora lei se ne andava senza dire niente a nessuno, senza salutarlo davvero, ma forse era meglio così.

Dieci minuti dopo erano all’aeroporto e cinque minuti dopo era sull’aereo. Kilari guardò fuori dal finestrino. Era l’ultima volta per chissà quanto che tempo che avrebbe visto la sua terra: il Giappone. Pensò a Hiroto, Seiji, al padre, al sig. Muranishi e a tutti quelli che lasciava per andare all’estro a studiare per diventare una brava cantante e attrice come la madre.

L’aereo che la portava a diventare una stella decollò: non poteva più tornare indietro.

“Hiroto…perdonami” fu l’ultima cosa che pensò prima di vedere le nuvole del cielo del Giappone.

 

 

 

Questa è la mia prima fan fiction su Hiroto e Kilari, come vi sembra, passabile?

 

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Capitolo 2
*** Il Ritorno ***


IL RITORNO

Ero seduto su una sedia dell’agenzia e fissavo con sguardo vuoto e vacuo la finestra davanti a me senza vedere la città.

Pensavo a lei.

Due anni prima se n’era andata senza dire niente e io non l’avevo salutata. Chissà quando e se sarebbe tornata. “Stupido” mi dissi. Era la non-so-quanto milionesima volta che me lo dicevo negli ultimi due anni.

“Kilari” I mie pensieri furono interrotti da un insistente Seiji che voleva da me non so che cosa.

“Non ho capito, non ti stavo ascoltando” gli dissi franco. Non volevo essere scortese, ma non avevo voglia di fare assolutamente niente se non era strettamente necessario.

In quegli anni mi ero chiuso in me stesso e Seiji aveva capito subito che era per colpa della partenza di Kilari. Alla fine, poiché lo vedevo preoccupato, gli ho confessato quello che provavo per Kilari, spiegandogli anche i sentimenti di lei. Quando glielo aveva detto aveva risposto ridendo“Ah, davvero era innamorata di me?” lo guardai con una faccia strana, come diavolo faceva a ridere? Gli avevo appena detto che la ragazza di cui ero innamorato era innamorata di lui!

“Scusa, non avrei dovuto. Vedi, il fatto è che me l’aveva detto, aggiungendo che non lo era più” lo guardai allibito. Cosaa?! Non era più innamorata di Seiji?? Avevo un speranza forse? Da quel momento non avevo fatto altro che pensare a lei e a un modo per dirle quello che provavo quando sarebbe tornata.

“Ti ho appena detto che Kilari sta tornando in Giappone!” mi ripeté serafico.

“Co…come scusa?” credevo di avere capito male: Kilari che tornava?

“ KI-LA-RI TORNA IN GIAPPONE” ripeté scandendo bene le parole.

“Quando?!” mi alzai di scatto prendendo la giacca.

“Ora. L’aereo atterrerà fra mezz’ora, giù c’è il signor Muranishi con la macchina pronta a partire”

Lo afferrai per un braccio e feci le scale due a due per arrivare prima e mi fiondai in macchina dicendo “Possiamo andare”

“Bravi ragazzi, questo è lo spirito giusto!” disse il signor Muranishi mettendo in moto.

Non vedevo l’ora di arrivare. Mi venne spontaneo ripensare all’ultima volta che l’avevo vista.

 

La guardai allontanarsi con Na-san su una spalla non sapendo che non l’avrei più rivista per molto, troppo tempo. Il giorno dopo in agenzia, non vedendola arrivare chiesi ingenuamente “Scusate, dov’è Kilari?”

Mi rispose un Seiji abbattuto “Se n’è andata. Ieri è partita con la madre e con la signora Kumoi per l’estero. Non sappiamo quando tornerà” vedendo che non davo segni di vita aggiunse “Anch’io non lo sapevo fino a poco fa. Non ha voluto dirci niente per evitare pianti e adii, un gesto nobile non ti pare?”
“Sì, sì…certo” risposi poco convinto “Ma perché andata all’estero, così all’improvviso?” chiesi, avevo bisogno, dovevo sapere. A quel punto intervenne il direttore “Per studiare canto e recitazione, quando tornerà sarà un’artista completa. Per rispondere alla tua seconda domanda…non è partita all’improvviso, era stato deciso poco prima che iniziassimo le riprese.” Io e Seiji ci guardammo tristi e un po’ sconsolati, ma non dovevamo farci abbattere, era solo partita un’amica, sarebbe tornata. O almeno era quello che speravo ardentemente.

 

Ora ero lì, all’aeroporto ad aspettare che atterrasse il suo aereo. Non c’eravamo solo noi, c’erano anche Hikaru e il suo ragazzo, le due gemelle Mio e Mao, Fubuki e la direttrice Higashiami, Erina, Arashi, Aoi, Akane, quell’antipatica di Izumi e un sacco di altri idol che Kilari aveva conosciuto durante il lavoro e di cui era diventata amica.

“Eccolo!” urlò Hikaru indicando un punto nel cielo: un aereo.

“Seiji…” bisbigliai.

“Andrà tutto bene, vedrai” mi bisbigliò di rimando. Tutti erano tesi come una corda di violino e alcuni diedero voce ai miei pensieri.

“Chissà come sarà cambiata!” esclamò Akane.

“Secondo me è cambiata solo fisicamente diventando più bella che mai” le rispose calma Aoi.

“Sarà sicuramente bellissima! Chissà che non abbia trovato anche un fidanzato!” a quell’affermazione di Mio sussultai. Un fidanzato?! Stiamo scherzando spero.

“Voi dite davvero che non è cambiata di carattere?” chiese preoccupata Hikaru.

“No, sta tranquilla, la nostra Kilari non si smentisce mai” rispose tranquillo Seiji.

L’aereo ora stava atterrando lentamente. Mi sentivo teso più che mai, quasi sudavo freddo. “Adesso, calmati” mi imposi “E’ solo un’amica che torna da un viaggio, sii normale” mi ripetei.

“Solo un’amica, solo un’amica, solo un’amica,…Ti prego fa che sia sempre lei!” mi trovai a pregare mentre l’aereo si fermava.

Cominciarono a scendere tutti i passeggeri, ma di lei, della madre o della signora Kumoi neanche l’ombra. Possibile che fosse l’aereo sbagliato?

 

 

 

Allora che ve ne pare? Ho provato a scrivere cercando di immedesimarmi in Hiroto, ma mia sa tanto che non ci sono riuscita molto bene… voi che dite? Sembra troppo sdolcinato e non il nostro Hiroto scontroso ma dal cuore d’oro? Criticate pure e se avete consigli per migliorarmi: ditemi e consigliatemi!

Grazie a Kariri97, Leoncina22, SailorKilari e miki99.

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Capitolo 3
*** La Partenza ***


LA PARTENZA

« Kilari, mon amour, c’est tarde : réveille-toi ! »1 gridò una donna alla figlia.

« Oui, maman »2 le rispose assonnata quella.

“Forza dormigliona!” riprese la donna scuotendo la ragazza.

“Uff..” mugugnò la figlia da sotto le coperte.

“Dai, che si parte”

« Où est-ce que on va, maman? »3 chiese la figlia.

“Tesoro, ma in Giappone!” disse Urara ridendo.

« Pourquoi? »4 chiese la ragazza ormai sveglissima.

“Perché è tempo di tornare a casa non trovi? Non vuoi rivedere papà e gli Ships?” chiese quasi maliziosa la madre. Kilari alla parola “Ships” divenne rossissima. La madre ridendo continuò “Sbrigati o faremo tardi! Ah…smettila di parlare francese, dobbiamo riabituarci alla nostra lingua, no?”

Kilari si alzò immediatamente come se una scarica di pura energia le fosse entrata in corpo. Avrebbe rivisto tutti i suoi amici, lo avrebbe rivisto. A questo pensiero si bloccò: cosa gli avrebbe detto, come avrebbe fatto a farsi perdonare? E se lui non avesse voluto più parlarle?

“Kilari! La colazione!” le gridò la madre svegliandola dai suoi tristi e angosciosi pensieri. Finì velocemente di preparasi e scese le scale due a due per far prima.

“Quando partirà l’aereo?” chiese in giapponese.

“Domani sera alle 23.35” per poco Kilari non si strozzò con la brioche che stava mangiando.

“A…alle undici e mezza di sera?!” disse tossendo.

“Certo, mi querida5, se dobbiamo essere a Tokyo alle sei di sera, dobbiamo partire da Parigi alle undici e mezza di notte. Tutta colpa del fuso orario” le rispose calmissima Urara. Kilari per tutta risposta mugugnò “E allora perché mi hai fatto alzare così presto? Sono le otto!”

“Ma Kilari, non hai ancora comprato un regalo per Hiroto: che aspetti? E’ l’ultimo giorno che siamo all’estero!” disse la madre dolcemente. Al nome “Hiroto” le guance di Kilari divennero rosse come pomodori maturi. Urara e la signora Kumoi risero, avevano capito da un bel pezzo che Kilari era innamorata del bel (bellissimo! N.d.A.) cantante degli Ships.

Mezz’ora dopo Kilari, Urara e la signora Kumoi passeggiavano per le vie di Parigi cercando un regalo per Hiroto. Kilari non se ne era dimenticata, al contrario aveva preso regali per tutti i suoi amici, per il padre e per i fratellini di Hiroto, ma non per lui perché non aveva trovato qualcosa per il diciottesimo compleanno dell’amato. E sì, quando ci pensava si sentiva malissimo: Hiroto e Seiji avevano compiuto diciotto anni e lei non era stata con loro a festeggiare. (In realtà Seiji non aveva ancora compiuto i diciotto anni, però lei il regalo glielo aveva preso lo stesso). Per questo voleva trovare ad Hiroto un regalo fantastico, ma in tutte le città in cui erano state non aveva trovato niente di interessante o che le piacesse o che le sembrasse adatto a un’occasione del genere.

Si fermarono in un bar a prendere un caffè, Kilari non lo prese: non le piaceva il caffè e non aveva nemmeno voglia di una brioche. Stava pensando ad un regalo per Hiroto.

“Forza Na-san, accompagnami in quella via là” disse al piccolo gattino che era il suo miglior amico.

“Io torno subito!” gridò poi alle due donne ancora sedute al bar.

Era un via che era sicura di non aver mai percorso. Non era molto illuminata e questo le dava un non so che di misterioso che l’attirava. Svoltò un angolo e vide un negozietto piccolino con un’insegna colorata:

Maison de papier6.

Entrò e un campanellino tintinnò. “Bonjour” esordì una volta entrata.

“Bonjour mademoiselle” le rispose un donna sulla cinquantina dietro un bancone di legno. “Quoi recherchez-vous?”7 proseguì gentilmente la donna.

“Un cadeaux”8 disse semplicemente Kilari.

La donna con un gesto la invitò a guardarsi attorno. Kilari fece come le era stato consigliato. Vide tanti quaderni di diverse dimensioni appoggiati sugli scaffali con accanto boccette d’inchiostro e penne d’oca; vide pergamene ancora da usare, segnalibri e altri oggetti fatti di carta a cui non riuscì dare un nome. Le sembrò di essere tornata indietro nel tempo: tutto ciò che vendeva quel negozietto erano riproduzioni fedeli degli oggetti usati nel medioevo; anche la carta, le spiegò al donna, era stata fatta esattamente come si faceva nel medioevo.

Un quarto d’ora dopo uscì dal negozio con in mano un sacchetto con dentro il regalo per Hiroto. Era soddisfatta da ciò che aveva scelto: un quaderno di media grandezza. Era certa che quel regalo sarebbe piaciuto al destinatario: Hiroto da sempre aveva la passione per la scrittura e cosa c’era di meglio di un quaderno speciale per scrivere i propri pensieri? Sì, era proprio felice di avergli comprato quel quaderno.

“Eccomi!”

“Finalmente Kilari! Hai trovato ciò che cercavi?” le chiese la signora Kumoi. Per tutta risposta Kilari fece un sorriso abbagliante.

Quella sera Kilari non riusciva a dormire: era troppo agitata al pensiero di tornare in Giappone. Si alzò e guardò dentro ai sacchetti che diligentemente aveva sistemato in un angolo ben in vista della stanza: erano i sacchetti con i regali per i suoi amici. Controllò che ci fossero tutti e si fermò ad osservare con più attenzione quello di Hiroto. Si alzò e accese al luce della scrivania, prese una sedia ed una penna, quindi aprì il quaderno che aveva appena comprato. Lo aprì sulla prima pagina e vi scrisse:

Ad un amico speciale per i suoi diciotto anni. Un amico che c’è sempre stato quando avevo bisogno di lui.

Kilari

Si sentì stringere il cuore quando scrisse la parola “amico”. Sbuffò ma poi sorrise. Spense la luce e tornò a dormire. Il mattino dopo doveva alzarsi molto presto.

***

“…Kilari…Kilari…” un voce insistente tentava di svegliare una ragazza addormentata.

“Ti prego Kilari, più tardi ti alzi, più tardi vedrai Hiroto” le sussurrò la madre. Kilari si svegliò immediatamente. “Non so come avrei fatto a svegliarla se non fosse innamorata di quel ragazzo!” pensò Urara “Non è poi così male in fondo. Sarebbero una bellissima coppia”. Istintivamente Urara pensò all’anno prima quando aveva visto la figlia giù di morale e piuttosto abbattuta.


Era il compleanno di Hiroto, lo aveva capito perché la figlia sospirava un “Buon Compleanno” all’unica foto che aveva deciso di portare con sé il quel viaggio. La foto ritraeva Kilari abbracciata ad entrambi gli Ships. Da una parte il sorriso sincero di Seiji, dall’altra il sorriso nascosto di Hiroto. Kilari avrebbe potuto scegliere il ragazzo solare, gentile e tanto dolce, ma aveva preferito la scontrosità d’Hiroto che si trasformava in dolcezza, preoccupazione e aiuto ogni qual volta lei si trovava in difficoltà.

“Vuoi parlamene?” le chiese gentilmente avvicinandosi alla figlia. Questa, sorpresa, si alzò di scatto tentando di nascondere la foto dietro alla schiena.

“Io non sono sicura di farcela…” le aveva detto un po’ titubante.

Urara aveva provato una fitta al cuore, era sua madre, ma la figlia non si fidava completamente di lei. Era anche normale visto che l’aveva lasciata quando era piccola. Si diresse verso la porta, ma fu fermata da un “Mamma!” angoscioso di Kilari.

Si sedettero l’una accanto all’altra e Urara ascoltò la storia di Kilari. Ascoltò di come aveva conosciuto Seiji che le era apparso come il Principe Azzurro; di come poi si era “scontrata” con Hiroto, dei loro litigi; della determinazione della figlia; di come Hiroto l’aveva sempre aiutata (anche per dichiararsi a Seiji); di come lei finalmente aveva capito di essersi innamorata del bel moro; di come le faceva male sentire Hiroto dire “Allora, come vanno le cose con Seiji? Glielo hai detto che sei innamorata di lui? Vuoi una mano?” e di come si era sentita tutte le volte che non erano insieme. Si era confidata con lei, le aveva regalato la sua fiducia e questo per Urara era stato il regalo più bello.


Urara fu svegliata dai propri pensieri da una Kilari impaziente di tornare in Giappone, di tornare da lui. Sorrise benevola, era sicura che questa volta ce l’avrebbe fatta a parlare dei suoi sentimenti con Hiroto.

Un quarto d’ora più tardi erano in aeroporto che aspettavano a chiamata per il loro volo.

« L'avion à destination Tokyo va a décoller »9 disse una voce femminile metallica.

« Forza è ora » disse la signora Kumoi svegliando Kilari che si era appisolata. Salirono sull’aereo diretto a Tokyo che decollò. Kilari non poté far a meno di pensare a quando aveva lasciato la sua patria. Chissà se erano arrabbiati con lei. Si chiedeva la giovane idol.

“Hiroto” pensò mentre l’aereo decollava. Le venne da ridere: anche quando era partita dal Giappone per andare a New York aveva pensato a lui. Non poteva farne a meno: l’amava.

“Hiroto” pensò ancora una volta “Sto arrivando, sto tornando. Non scapperò più dai miei sentimenti. Ti dirò quello che provo veramente” decise l’idol. E con questo pensiero nel cuore e con Na-san che le accarezzava i capelli, si addormentò pensando a due anni prima quando aveva conosciuto Seiji, Hiroto e il mondo dello spettacolo.

 

Spero che il capitolo si astato all’altezza delle aspettative. E per chi non sa il francese o lo spagnolo:

1= Kilari, amore mio è tardi svegliati! (francese)

2=Sì, mamma (francese)

3=Dove andiamo mamma?(francese)

4=Perché? (francese)

5=mia cara/amore mio (spagnolo)

6=Casa della carta (francese)

7= buon giorno signorina cosa state cercando? (francese)

8=un regalo (francese)

9=l’aereo diretto a Tokyo sta per decollare (francese)

Allora, sembra un po’ Kilari? Ah, dimenticavo, ho inventato di sana pianta la passione di Hiroto per la scrittura.

Ringrazio SailorKilari, _Sara123_, aleinadp, Mariolina1811, rafxsulfusxsempre e ChibiRoby.

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Capitolo 4
*** L'Arrivo ***


L’ARRIVO

Videro l’aereo atterrare lentamente, poi aprirsi il portellone e scendere una coda di persone; tutti allungarono il collo o si misero in punta di piedi per vedere se riconoscevano Kilari e di tanto in tanto si sentiva “Eccola!” “No è una che le assomiglia!” “Forse è quella!”

 Ma scesi tutti i passeggeri di lei neanche l’ombra. “Dov’è?” si chiedevano tutti tra l’agitato e l’emozionato.

“Probabile che abbia sbagliato aereo conoscendola” disse Hiroto per prendere ancora una volta in giro la sua amica.

“Non ti preoccupare, è su quell’aereo” disse serafico il direttore. Hiroto alzò un sopracciglio: come faceva ad esserne sicuro?

“Non dimenticate che non è sola, con lei ci sono la signora Kumoi, Urara e Na-san” aggiunse poi vedendo la faccia scettica di Hiroto.

* * *

“Forza Kilari, preparati a scendere, ricorda: aspetta che tua madre sia scesa e poi scendi” le ricordò ancora una volta la signora Kumoi.

“E’ proprio necessario fare questa farsa?” si lamentò ancora una volta Kilari: non voleva essere al centro dell’attenzione, specie quella di Hiroto.

“Certo tesoro: tutti devono vedere come sei cambiata in questi anni, come sei migliorata anche come modella!” le ripeté la madre mentre prendeva la propria valigia. Poi iniziò ad uscire seguendo la signora Kumoi. Kilari le spiò dal finestrino.

“Na, na, na!” le disse Na-san per incoraggiarla.

“Hai ragione, andrà tutto bene” prese un bel respiro e, prima di mettere un piede sulle scale che l’avrebbero portata sul suolo del Giappone si disse “Si va in scena!”

* * *

La videro sulla soglia dell’aereo, non ne distinguevano bene la figura ma capirono che era Kilari perché mancava solo lei, inoltre la madre e la signora Kumoi si erano girate in direzione dell’aereo. La videro scendere come se stesse sfilando ad una sfilata di moda: era elegante  raffinata, avanzava con passo leggero e guardava diritto davanti a sé. Era bellissima, era lei ma allo stesso tempo sembrava un’altra persona.

Intanto Kilari scendeva lentamente come aveva imparato sulle passerelle di Parigi, o forse era solo paura? Vedeva tutti i suoi amici, erano venuti proprio tutti: Hikaru e accanto a lei una ragazzo e pensò fossero fidanzati, le due gemelle Mio e Mao, Fubuki e la direttrice Higashiami, Erina, Arashi, Aoi, Akane, Izumi e un sacco di altri idol che avevo conosciuto durante la sua carriera in Giappone. Poi c’era il direttore, Seiji e…Hiroto. Rimase a fissarlo per capire se era arrabbiato, ma non capì cosa passasse per la testa di quel ragazzo, non lo aveva mai capito.

Mise finalmente piede in Giappone e si guardò intorno per vedere il proprio paese. Poi guardò il direttore che, come al solito aveva le lacrime agli occhi. Poi guardò i suoi amici che erano venuti a darle il benvenuto e si sentì le gambe tremare e mancare al voce: cosa doveva dire? Era un’attrice ma ora non si trattava di recitare; era una cantante, ma non si trattava di cantare; era una modella, ma non si trattava di sfilare; doveva solo parlare ai suoi amici che aveva lasciato in Giappone. Deglutì, doveva fare qualcosa e in fretta, anche perché la stavano osservando. Stava per aprire la bocca per parlare, quando Hikaru l’abbracciò piangendo per la felicità che lei fosse tornata. Hikaru si staccò da lei asciugandosi le lacrime e dicendo “Bentornata Kilari, ci sei mancata”

In quel momento Kilari si commosse e avrebbe voluto volentieri piangere, ma non poteva, doveva essere forte. Si voltò verso la madre per un suggerimento e lei la invitò a parlare. Allora Kilari disse “Comment allez-vous?”1 i suoi amici la guardarono come se fosse un alieno e lei confusa si voltò verso la madre che rise “En japonese, mi amor!”2

Kilari si riscosse e riprovò dicendo “Come va? Che mi raccontate?” era rilassata ora. Sentì subito Hiroto che rideva. “Che hai da ridere?!” gli chiese furente.

“Non so, sei appena tornata da un viaggio all’estero che è durato per due anni, sei andata negli Stati Uniti, in Spagna e in Francia, ci hai salutato in un’altra lingua e chiede a noi che ti raccontiamo. Tu, piuttosto, dimmi come hai fatto ad imparare un’altra lingua” Hiroto stava scherzando, ma Kilari si arrabbiò: era appena arrivata e lui già la prendeva in giro? Solo loro due potevano avere un rapporto simile.

“Che c’è? Non credevi che ne sarei stata capace?!” gli chiese furente avvicinandosi a passo di marcia “Per tua informazione so inglese, francese e spagnolo!” disse quasi gridando.

“Non voglio pensare alla fatica che hanno fatto ad insegnarti” continuò Hiroto prendendola in giro; ma Seiji sapeva che in realtà lui era il più felice di vederla: questo era il suo modo per salutarla e dirle che le voleva bene e che le era mancata.

“Comunque sei ingrassata” sentenziò il moro squadrandola da capo a piedi. In realtà era una scusa per guardarla e notare quanto fosse maledettamente bella.

Kilari spalancò la bocca e disse “Come… come ti permetti? E tu? Tu sei diventato troppo alto!” esclamò lei indignata.

“Guarda che io non sono troppo alto, sei tu troppo bassa” le rispose quello.

Kilari stava per scoppiare quando intervenne prontamente Seiji “Non è vero, non sei affatto grassa e troppo bassa. Sei perfetta” Kilari gli sorrise riconoscente e non si accorse dell’occhiataccia che il biondo aveva indirizzato al moro e dell’alzata di spalle di quest’ultimo.

Hiroto non lo aveva fatto apposta, ma non era riuscito a resistere, quando l’aveva vista gli erano tornati in mente i mille litigi, le mille discussioni, i mille fraintendimenti, le mille situazioni imbarazzanti, i mille modi che trovavano per far sempre pace e l’amore che provava per lei. Però Hiroto non era un tipo sdolcinato tutto miele e zucchero e quando Kilari aveva fatto quell’innocente domanda, il suo sarcasmo aveva vinto e aveva finito per dirle che “era ingrassata”. Dire che era ingrassata non era però il termine giusto, infatti Kilari era… era più formosa, ecco. Il suo corpo non era più quello di una bambina, ma quello di una ragazza, una gran bella ragazza a dire la verità, e Hiroto ne era, sicuramente, rimasto alquanto sorpreso. Ma ovviamente il ragazzo non le avrebbe mai detto “Sei bellissima”, men che meno con tutte quelle persone; così alla fine se ne era uscito con quell’affermazione. Però Hiroto doveva ammettere di essersi divertito e che la faccia di Kilari era stata impagabile, considerando il fatto che la ragazza gli era mancata come l’aria nei polmoni. 

Mentre Hiroto continuava a ridere nella sua mente, Kilari guaradava Na-san che stava correndo incontro al fratello Na-yan. La ragazza si fermò a guardarli e vide che Na-san dava delle monetine al fratello, questo le fece ricordare che anche lei aveva dei regali per i suoi amici. Corse subito dalla madre chiedendole i sacchetti che il giorno prima aveva preparato. Poi si girò verso i suoi amici distribuendo i regali e abbracciandoli tutti, uno alla volta. Quando arrivò ad Hiroto si sentì spaesata: cosa doveva fare? Come comportarsi? Decise di dargli prima i regali comprati ai fratellini.

“Tieni, questi sono per i tuoi fratelli” disse porgendogli un sacchetto.

“Non…non dovevi” le rispose imbarazzato il ragazzo.

“Questo…questo invece è per te…” gli disse porgendogli il squadernino che gli aveva comprato. “Gra…grazie” rispose lui imbarazzato e distogliendo lo sguardo dagli occhi di Kilari.

“Mi dispiace non essere stata qui il giorno del tuo compleanno, però ti ho pensato” poi proseguì la frase nella sua mente “Tutti i giorni perché ti amo!”

“Sei stata molto gentile, non dovevi.” Le disse Hiroto sorridendo imbarazzato e prendendo il regalo che Kilari gli stava porgendo; così facendo sfiorò le mani della ragazza ed entrambi arrossirono.

“Kilari” la richiamò sua madre con dolcezza, facendole distogliere lo sguardo da Hiroto “Kilari, dobbiamo andare, sarai stanca e dobbiamo preparare alcune cose” le disse porgendole la mano. Kilari la prese e annuì un po’ confusa: stava ancora pensando alla sensazione bellissima che aveva avuto mentre guardava negli occhi Hiroto, una sensazione che le era mancata per due lunghissimi anni.

La madre la condusse in una macchina che partì subito e Kilari salutò i suoi amici agitando al mano fuori dal finestrino.

“Chissà che dobbiamo fare” pensò mentre entrava in casa e salutava il padre. Poi si buttò sul letto: era davvero stanca. “Penso che dormirò un pochino” si disse mentre chiudeva gli occhi. Quel pomeriggio sognò Hiroto, nel suo sogno stavano insieme e si baciavano, proprio come nel film che avevano girato due anni prima. Quando si svegliò si chiese se il suo sogno si sarebbe mai realizzato. “Questo, dipende tutto da me”

 

Ecco un altro capitolo! Qui le traduzioni delle parti in “lingua”

1=Come va ? (francese)

2=In giapponese, amore mio! (spagnolo)

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e chi l'ha recensita

 

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Capitolo 5
*** Ritorno sulle Scene ***


 

RITORNO SULLE SCENE

Sera, ore ventuno e quindici.

Alle ventuno e trenta sarebbe iniziato il consueto programma serale che andava in onda sulla televisione nazionale giapponese. Questo era un programma di varietà che seguiva praticamente tutto il Giappone. Era un programma, adatto per tornare e andarsene. Su quel programma due anni prima l’artista Kilari Tsukishima come ospite aveva detto arrivederci al Giappone e quella stessa sera vi sarebbe tornata in qualità di presentatrice per salutare la sua Madre Patria dopo lungo tempo. “Un bel modo per tornare” aveva detto la signorina Kumoi e per questo motivo Kilari avrebbe presentato il programma che quella serata prevedeva una sfilata di vari artisti.

Erano le ventuno e ventidue e Kilari era ancora in camerino. Hiroto sbuffò, erano passati due anni ma Kilari era rimasta la stessa ritardataria, in più lui odiava dover aspettare, ma odiava ancora di più dover sfilare con indosso gli assurdi vestiti che, secondo lui, qualche pazzo aveva disegnato, nonostante questo suddetto “pazzo” fosse considerato un artista.

“Ehi, Kilari!” sentì che Seiji la chiamava e si girò, per poco non cadde. Kilari era truccata con solo del lucidalabbra brillante, i capelli non erano sciolti ma raccolti in una bellissima treccia. Era vestita in modo semplice: un abito nero a collo alto che le arrivava alle ginocchia, un paio di stivaletti neri bassi e una collana di perle bianche che risaltava sul vestito come gli orecchini con le stesse perle. Era vestita in modo semplice, ma era meravigliosa. Quando Seiji la chiamò, si voltò verso di loro e li salutò con uno dei suoi sorrisi che tanto erano mancati ad Hiroto.

“Allora Kilari, sei emozionata?” le chiese Seiji con un sorriso.

“Un po’ sì. E’ tanto tempo che non partecipo a un programma con voi, ma sono certa che andrà tutto bene perché saremo insieme” rispose sorridendo.

“Na, na, na, na!” li chiamò Na-san in giacca, cravatta e occhiali scuri.

“Andiamo” disse Hiroto avviandosi sul palco.

***

“Ben trovati amici da casa!” iniziò il programma il sig. Daidoji “Ho un’importante notizia da darvi!” continuò tutto pimpante e sorridente il presentatore “E’ tornata dopo molto tempo ed oggi sarà la mia co-presentatrice! Vieni pure!” disse girandosi verso una giovane ragazza vestita di scuro che avanzava sul palco.

Il pubblico cominciò a bisbigliare “Chi è quella?”

“Come non lo sai?! E’ Kilari!”

“E’ ancora più bella di come me la ricordavo!”

“Che eleganza! Che portamento!”

Poi tutti si zittirono quando sentirono la sua voce che li salutava “Buona sera a tutti! Sono stata via per studiare, ma ora sono tornata per restare” disse sorridendo. A quelle parole scoppiò un boato di grida e applausi, qualcuno per la commozione addirittura pianse (esagerato! N.d.Hiroto).

Quella sera Kilari fu spettacolare: era perfetta in televisione ormai, non faceva più gaffe e sorrideva  a tutti, sapeva districarsi benissimo tra momenti imbarazzanti, seri o esilaranti; in più quando alla fine del programma le chiesero di sfilare, lo fece con l’eleganza delle modelle professioniste. La madre Urara fu molto fiera della figlia, perché aveva imparato quello per cui era andata all’estero, ormai ne era certa: Kilari era un’artista completa.

Il giorno seguente sia giornali che televisioni riportarono la seguente notizia:

 

“Kilari Tsukishima dopo un’assenza di due anni dalla TV Giapponese, ritorna sulle scene”

 

Proprio quel giorno era stato deciso che Kilari avrebbe rilasciato un’intervista e, come era stato previsto della signora Kumoi, ci fu un vero e proprio afflusso di giornalisti nello studio scelto per l’intervista.

Kilari sedeva ad un tavolo rettangolare, esattamente al centro; di fronte a lei vi era una schiera di sedie su cui si accalcavano i giornalisti, aiutanti giornalisti, aspiranti giornalisti e group intere di giornalisti e simili, tutti rigorosamente con fogli, matite, penne, gomme e chi più ne ha più ne metta. Sembrava una giungla: fogli che volavano da una parte all’altra, gente che urlava, che si squadrava in cagnesco, gli addetti alla sicurezza che impazzivano per tenere fuori la folla di curiosi che cercava d’introdursi nella sala. Un giungla dove vigeva la legge del più forte: il più forte prendeva il posto migliore e si aggiudicava per primo la parola.

A quella vista Kilari prima quasi scoppiò a ridere, era una situazione assurda da un certo punto di vista, poi si disperò: non ce l’avrebbe mai fatta a rispondere a quella raffica di domande che i giornalisti si preparavano a porgerle.

Una mezzora abbondante dopo, tutti si sistemarono, ognuno al proprio posto con il proprio blocco di appunti e penna e, soprattutto, ognuno con le sue domande per la giovane idol.

Kilari deglutì sentendosi tutti quegli sguardi addosso, cercò di ricordare che cosa le era stato insegnato, la cosa non era tanto difficile (dato che sua madre glielo aveva fatto ripetere tutti i santi giorni e adesso lo sapeva a memoria), quanto piuttosto di mettere in pratica le “regole”:

-calmati e respira in modo regolare

-NON farti prendere dal panico

-sorridi sempre

-non mostrare imbarazzo e/o difficoltà di alcun genere

-rispondi SEMPRE in modo gentile.

Dopo pochi minuti nei quali Kilari si ripeté le “regole” e si calmò mentalmente, o almeno ci provò, e nei quali i giornalisti si preparavano a sparare domande a raffica e a gridare più forte le prorie domande per sovrastare la voce degli altri presenti; l’intervista iniziò.

“Com’è stato ritornare dopo due anni?”

“Com’è stato andarsene?”

“Che cosa l’ha spinta a tornare?”

“Dove è stata?”

“Cosa ha fatto?”

“E’ vero che ha lavorato per grandi stilisti francesi ed italiani?”

“Ha trovato lavoro facilmente in America?”

“Ha davvero partecipato a cerimonie reali in Spagna e Inghilterra?”

“Che tipo di film ha girato in questo periodo?”

“Verranno presto trasmessi anche qui in Giappone?”

Ok…. Calma e rispondi. Dopo un iniziale impaccio Kilari rispose a queste e altre domande che le furono rivolte nel corso dell’intervista che durò ore. Mentre rispondeva alla curiosità dei giornalisti, le venne da pensare che due anni prima sarebbe andata in completo panico ad una raffica di domande come quelle (in più sarebbe sicuramente arrivato Hiroto a tirarla fuori dai guai, il che in realtà non le sarebbe affatto dispiaciuto); adesso invece rispondeva con calma a tutti e non si sentiva minimamente agita o confusa (cioè prima lo era, adesso stava mettendo i pratica le “regole” che tanto l’avevano fatta penare), questo le fece capire di essere davvero cambiata molto.

Riuscì a rimanere abbastanza calma anche a domande più difficili e personali come:

“Hai trovato un fidanzato mentre eri all’estero?”

“No” fu la risposta

“Ti è capitato di dover baciare qualcuno in uno dei film girati in questi anni?”

“No”

“Mmm… ti sei presa una cotta per qualcuno in questo periodo di assenza?”

“No” fu la solita laconica risposta.

Kilari rispondeva a monosillabi, perché se avesse lasciato spazio ai sentimenti non se la sarebbe più cavata con i giornalisti. Ma alla domanda “Ti sei dichiarata al ragazzo su cui hai scritto la canzone ”? non seppe rispondere. Non ne ebbe la forza. Fortunatamente intervenne la signora Kumoi con un secco “Basta così” che lasciò intendere chiaramente ai giornalisti che l’intervista era definitivamente conclusa.

Quando tornò a casa Kilari prese a pugni il proprio cuscino e con le lacrime agli occhi si diede della stupida “Che sciocca, che stupida! Adesso come faccio? Chissà cosa scriveranno? Che penseranno? Come ho potuto fare scena muta? Se mi fossi dichiarata avrei saputo rispondere con un sorriso!” finito di dire queste parole affondò la tessa nel cuscino singhiozzando più forte di prima. Na-san le si avvicinò e accarezzandole la testa le disse “Na, na, na, na…Na, na, na, naa!”

“Hai proprio ragione Na-san, piangere non mi servirà. Dovrò dire ad Hiroto quello che provo per lui! Però… se mi respingesse? E poi ci vuole il momento giusto e io sono una frana in queste cose!” Disse Kilari ancora più sconsolata di prima e riprendendo a piangere.

“Na, na, na, na na na!!1” le disse Na-san arrabbiato.

“D’accordo, ci proverò.”

“NA na, na!2

Na-san forse era stato un po’ duro con la padroncina, ma voleva aiutarla e infatti fece in modo che l’occasione giusta si creasse, in fondo un po’ di aiuto al destino (sì perché, Na-san ne era convinto, quei due erano destinati a stare assieme) non guastava.

***

La vita di Kilari continuò tra il lavoro e la scuola e il tentativo di dire ad Hiroto quello che davvero sentiva nei suoi confronti. Purtroppo, un po’ perché era una pasticciona, un po’ perché entrambi erano sempre impegnati e un po’ per colpa della timidezza dei due, l’occasione giusta si presentò una sera di fine giugno…

 

 

 

Le parti di Na-san:

1= Smettila di piangere, quando sarà il momento il tuo cuore te lo dirà devi solo ascoltarlo!

2= Ascolta il tuo cuore e smettila di piangere!

Spero che questo capitolo sia piaciuto e spero anche di avervi incuriosito. Ah, ringrazio tutti di cuore (non me ne ero dimenticata, non preoccupatevi, siete sempre nei miei pensieri! Mi date la forza di continuare a scrivere!) In particolare:

aleinadp, Mariolina1811, PoppiLoppi, rafxsulfusxsempre, ChibiRobi, SailorKilari, _Silvia123_, KIA99_LIZzY15, kariri97, Leoncina22, miki99 e tutti coloro che leggono soltanto!

micia95

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Capitolo 6
*** Io Ti Amo! ***


 

IO TI AMO!

 “…l’occasione giusta si presentò una sera di fine giugno…”

 

Quella sera ci sarebbe stato un concerto combinato: gli Ships e le Kilapika che facevano il loro ritorno.

Per quel concerto si erano scelte le canzoni d’amore più famose dei due gruppi e dei singoli, questo perché la festa era in onore della “Festa delle Stelle”. Ma c’era un particolare: due canzoni sarebbero state cantate dalle coppie Seiji-Hikari e Hiroto-Kilari. La canzone che avrebbero cantato Kilari ed Hiroto era l’ultima e parlava di due innamorati che non sapevano che l’amato ricambiava i sentimenti e perciò fuggivano. Anche la coreografia rispecchiava questa storia d’amore, infatti i due partivano a cantare dalle due estremità opposte del palcoscenico e volteggiando si avvicinavano al centro ma dopo pochi secondi si allontanavano nuovamente. Alla fine della canzone si ritrovavano al centro e univano le mani che descrivevano un semicerchio dal lato del pubblico, mentre facevano questo, dovevano guardarsi negli occhi. Durante le prove si erano impegnati tutti e la coreografia era venuta bene, ma sempre alla fine Kilari distoglieva lo sguardo da quello di Hiroto perché si vergognava.

La sera dello spettacolo ed erano tutti molto emozionati.

Partirono gli Ships, poi ci furono le Kilapika, una canzone cantata da Kilari, una da Hikaru, un’altra degli Ships, poi fu il turno di “Fuoco d’artificio” di Kilari. Quando dovette cantarla era molto emozionata perché era passato molto tempo dall’ultima volta che l’aveva interpretata; ma le fu facile immedesimarsi nuovamente nelle parole della canzone scritta da lei tre anni prima per la competizione contro Fubuki, poiché la situazione descritta dalla canzone non era cambiata, purtroppo.

Dopo “Fuoco d’artificio” ci fu la canzone di Seiji e Hikaru, dopo quella fu il turno di Kilari e Hiroto. Stava per alzarsi il sipario quando Hiroto chiese alla sua amica “Nervosa?”

“Un po’, ma non sono preoccupata, sono sicura che se ci sei tu con me andrà tutto bene”, a quelle parole Kilari arrossì, arrossì anche di più quando senti la stretta di Hiroto sulla sua mano. Poi lui la lasciò per andarsi a posizionare per la canzone.

Si alzò il sipario e un boato di applausi accompagnò le prime note della loro canzone. I due iniziarono ad esibirsi. Mentre volteggiavano, Kilari decise che avrebbe finalmente detto ad Hiroto ciò che provava per lui, doveva essere coraggiosa come la ragazza che stava “interpretando” nella canzone.

Erano ormai le note finali ed erano uno di fronte all’altro, Kilari intrecciò la mano destra con quella sinistra di Hiroto e disegnarono un semicerchio perfetto che partiva da sopra le loro teste e finiva sul fianco rivolto al pubblico. Kilari guardava negli occhi Hiroto e non poteva fare a meno di pensare che fosse bellissimo e che dovesse assolutamente dirgli ciò che provava.

Hiroto pensava esattamente le stesse cose e, guidato dal cuore avvicinò il proprio volto a quello di Kilari che subito chiuse gli occhi. Erano ormai vicinissimi e si erano completamente dimenticati che c’era un pubblico e delle telecamere che li stavano riprendendo e trasmettendo in diretta nazionale.

“Kilari…ti amo…” sussurrò a un soffio dalle labbra della ragazza.

“Anch’io…anch’io Hiroto…” gli disse prima che lui annullasse le distanze tra di loro senza lasciarle tempo di rispondergli con un “ti amo”.

Inizialmente Kilari pensò di trovarsi in un sogno e le venne da piangere, ma si convinse che era tutto reale quando sentì le braccia di Hiroto intorno alla sua vita e il tonfo lontano dei microfoni che cadevano per terra. Poi sentì il sapore di lampone delle labbra di Hiroto. Quel sapore la portò indietro di tre anni, ma subito si costrinse a tornare alla realtà perché Hiroto si era scostato da lei e la stringeva con tenerezza.

“Kilari…io ti amo, avrei voluto dirtelo tante volte, ma ero convinto che tu fossi innamorata di Seiji…”

“Lo so, lo so…Non puoi immaginare quanto mi facesse male sentirti continuamente dire «Devi dichiararti a Seiji » e simili…Anche  «Fuoco d’Artificio» l’ho scritta per te, non per lui…”

Poi sentirono qualcuno che li chiamava e solo allora si guardarono intorno accorgendosi che il sipario era abbassato e un pensiero attraversò le loro menti.

“Il pubblico!” disse infatti Kilari quasi sconvolta.

“Adesso che facciamo?” chiese in preda al panico a Hiroto.

“Non lo so, non lo so proprio…” le rispose lui scrutando l’oscurità che li circondava. Per la prima volta Kilari notò una nota di agitazione nella voce del ragazzo.

“Potreste andare a cambiarvi per cominciare” disse qualcuno alle loro spalle.

“Mama! Lo siento mucho!1” disse Kilari andando ad abbracciare la madre mentre Hiroto si dirigeva verso i camerini.

“Non devi scusarti, sono molto fiera di te. Non preoccuparti c’è una soluzione a tutto, adesso vai a cambiarti” le disse serafica.

Ancora preoccupata, Kilari entrò in camerino e vi trovò Na-san che le disse “Na, na, na, na!2” battendosi una zampa sul petto. Rincuorata Kilari si cambiò serena e altrettanto serena andò a casa. Avevano ragione sua madre e Na-san, tutto si sarebbe sistemato nel migliore dei modo, non c’era motivo di preoccuparsi.

 

.

Le parti con i “numeri”:

1=Mamma! Mi dispiace molto! (spagnolo)

2=Non ti preoccupare, si penso io!

Voglio innanzi tutto scusarmi con il ritardo, ma quest'ultimo periodo è stato letteralmente un inferno: mai un attimo di pace! In più, questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, l'ho scritto tre volte e ho cambiato alcuni punti della versione finale cinque volte. Il risultato è questo. Se devo essere sincera non ne sono molto soddisfatta e mi scuso con chi aveva immaginato questo momento diverso, magari più dolce. Un'ultima cosa: la storia è quasi finita e la settimana prossima pubblicherò l'ultimo capitolo!

Ringrazio di cuore chi l’ha seguita con passione e chi l’ha recensita.

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Capitolo 7
*** Proprio Fortunata ***


 

PROPRIO FORTUNATA

«Il giorno seguente, come era prevedibile, io ed Hiroto fummo sommersi di domande ma, vedendo che non rispondevamo e cercavamo di evitare i giornalisti in tutti i modi possibili, cominciarono a prendere d’assalto Seiji che rispose solamente “Sì, sono fidanzati”, per poi tornare alle sue faccende. Questa dichiarazione rese molto felici i giornali che ci perseguitarono (e lo fanno tutt’ora!) spiandoci e comparendo all’improvviso; tutto solo per qualche foto.

Questo fu tutto ciò che i giornalisti seppero della nostra travagliata storia d’amore (se così si può chiamare), ma era stato tutto pensato, premeditato e messo in atto da Na-san, il gatto più speciale del mondo che ancora oggi mi accompagna nella vita di tutti i giorni.

Adesso ho ventitre anni e sono sposata da un anno con il mio Hiroto, continuiamo il nostro lavoro di idol e viviamo in una casa in riva al mare, di cui la sera si gode una vista fantastica, specie al tramonto durante l’estate.

Ho deciso di scrivere questo libro sulla mia storia d’amore per due motivi: primo, perché la vita non sempre è facile e può essere piena di malintesi, ma bisogna trovare il coraggio di affrontarli; secondo, perché ora sono pronta a narrare il sentimento che mi lega a mio marito (è strano chiamarlo così!) perché sono più matura e ho potuto scoprire giorno per giorno il sentimento che ci lega e auguro a tutti di trovare l’anima gemella.

Con ciò finisco il mio libro, ma prima ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto e che hanno capito il sentimento che ci legava. Un grazie speciale a:

Seiji, Hikaru, Na-san, la mia famiglia, quella di Hiroto, il sig. Muranishi che ci ha fatto incontrare, la signora Kumoi, Mio e Mao, Fubuki, la signora Higashiami, Erina, Arashi, Aoi, Akane, Izumi e tutti quelli che ho conosciuto durante la mia vita e la mia carriera.

Un grazie,

Kilari  Kazama»

 

 

Finii di scrivere l’ultima paginetta del mio libro che era mezzanotte. Mi girai di scatto quando sentii una mano sfiorarmi la spalla.

“Hai finito?” mi chiese Hiroto sedendosi vicino a me.

“Sì, scusami se ti ho svegliato, non era mia intenzione” gli dissi dolcemente. Lui scosse la testa “Forza vieni a dormire” salvò il file e spense il computer, fatto ciò mi prese per mano e ci spostammo nel nostro letto matrimoniale. Quando mi ci stesi, istintivamente cercai il calore del suo abbraccio: senza non riuscivo a dormire.

“Buona notte” dissi sbadigliando e accoccolandomi meglio vicino a lui.

“Buona notte amore mio” mi sussurrò lui di rimando stringendomi di più a sé.

Sì, ero fortunata ad avere un marito che mi amava alla follia, tanto che mi aspettava alzato per addormentarsi con me. Sì ero proprio fortunata, per un attimo mi chiesi come sarebbe stata la mia vita se fossi stata ancora innamorata di Seiji, la risposta fu chiara e venne dal cuore: diversa e triste, perché non c’era Hiroto. Lui era la mia stella, la mia guida e la mia meta. Sì, ero proprio fortunata.

Pensai che il giorno seguente avrei dovuto portare il mio libro alla casa editrice, ero sicura che Hiroto sarebbe venuto con me.

No, proprio non ci riuscivo ad immaginare la mia vita senza di lui. Meglio così, mi dissi, io ci sarei sempre stata per lui come lui ci sarebbe sempre stato per me.

Sorrisi nella notte, ero davvero fortunata e soprattutto felice.


 

E’ finita! Sì è proprio finita… quasi non riesco a crederci, mi sembra impossibile, grazie, grazie a tutti. Spero che questa storia vi sia piaciuta come il capitolo, anche se è un po’ corto perchè è una specie di mini-epilogo, spero anche di essere riuscita a trasmettere i sentimenti ci felicità e amore di Kilari. Volevo che l’ultimo capitolo fosse in prima persona e ho scelto proprio lei. Spero tanto che vi sia piaciuto e spero di essermi immedesimata bene in lei.

Un grazie speciale va a:

aleinadp

Mariolina1811

Poppi Loppi

rafxsulfusxsempre

Saya The Last Vampire

SailorKilari

_Silvia123_

Leoncina22

miki99

KiA99_LiZzY15

kariri97

Tanti saluti, alla prossima storia,

micia95

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