La vita è tutto un brivido

di Angel Black Wings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***
Capitolo 2: *** SERATA STELLATA ***
Capitolo 3: *** MAGICA NOTTE ***
Capitolo 4: *** AVVERTIMENTI ***
Capitolo 5: *** GIò ***
Capitolo 6: *** POMERIGGI DI FUOCO ***
Capitolo 7: *** PENSIERI ***
Capitolo 8: *** SCELTE ***
Capitolo 9: *** IL BALLO IN MASCHERA ***
Capitolo 10: *** FINE DI UN AMICIZIA ***
Capitolo 11: *** PERDONAMI AMICA MIA! ***
Capitolo 12: *** SCOPRENDO LA VERITA’ ***
Capitolo 13: *** OCCUPAZIONE ***
Capitolo 14: *** NUOVE CONOSCENZE ***
Capitolo 15: *** COMPLEANNO ***
Capitolo 16: *** CUORE SPEZZATO ***
Capitolo 17: *** TEMPO ***
Capitolo 18: *** NEW YORK ***
Capitolo 19: *** SFILATA ***
Capitolo 20: *** RITORNO A CASA ***
Capitolo 22: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***


I raggi del sole accarezzavano i miei capelli castano chiaro, la fresca brezza dell’estate accarezzava il mio collo. Il mio primo giorno di scuola, e mio padre doveva ancora farmi la ramanzina.<< Hai preso tutto kiki? >> << Si papà, tutto! >> << Mi raccomando non dare confidenza a nessuno, non bere, non fumare, non… >> << Non andare in posti isolati sola, non accettare caramelle dagli sconosciuti e non andare via con nessuno, papà non sono più una bambina ho sedici anni >> << Mi raccomando! >>. Scesi dalla macchina, ero sollevata al pensiero di liberarmi di mio padre. Le sue ramanzine ormai le avevo imparate a memoria, per lui ero ancora una bambina innocente. Mi diressi verso le scale del nuovo liceo. C’erano masse di gruppi di ragazze. Sembrava uno di quei licei americani, ogni categoria il suo posto. Andai in segreteria per chiedere un foglio dell’orario delle lezioni. C’erano tre ragazzi, uno magro alto e bruno, l’altro biondo-castano, l’ultimo più tozzo e moro, si girarono a guardarmi. Il ragazzo biondo si tolse i Carrera e se li appoggiò sulla testa, mi facevo spazio tra loro con le braccia. << Mi scusi >>dissi in mezzo a loro rivolta alle segretaria << Mi potrebbe dare il modulo delle lezioni? >> << Tu sei la ragazza nuova… Kirsten Swoin? >> << In carne ed ossa >> mi fece un sorrisino ironico e mi diede il modulo << Grazie! >>. Mentre mi allontanavo sentivo il ragazzo mezzo biondo che commentava il mio modo di vestire. Portavo un paio di pantaloncini corti e un maglietta lunga che li copriva, delle scarpe da ginnastica e una coda alta, non riuscivo proprio a immaginare cosa avessero da ridire. Il loro modo di vestire era peggio del mio: maglietta dentro i pantaloni abbassati, con la marca dei vestiti ben in mostra. Entrai nella prima aula che era segnata sul fogliettino che mi aveva dato la segretaria. Le scuole d’America erano diverse da quelle italiane, quella sarebbe stata l’unica aula, a parte il laboratorio di chimica e la biblioteca e la sala computer. Mi sedetti a l’unico banco libero che trovai, vicino a una ragazza alta magra con dei lunghi capelli ricci e biondi. Dopo un quarto d’ora si girò verso di me: << Kirsten?? >> << Scusa?? >> << Kiraten Swoin mi deludi, non ti ricordi più della tua amica Vanessa??? >> altre due ragazze si alzarono per venire ad abbracciarmi mi accorsi che erano Federica ed Anna le mie migliori amiche d’infanzia. Con loro avevo passato momenti indimenticabili, prima di andare a vivere a Phoenix. Il professore si giro con aria infuriata, perché avevamo interrotto la sua lezione di Latino. Al suono della campanella ci ritrovammo fuori alle scalinate non la smettevano più di abbracciarmi e baciarmi, ero felice di aver ritrovato le mie amiche. Insieme a noi si erano aggiunti alcuni ragazzi, Francesco alto e castano, Carlo basso, Ivan un tipo un po’ strano e Angelo occhi azzurri e capelli scuri. Mi pregarono di raccontargli com’era la vita a Phoenix, del perché del mio trasferimento, per quanto sarei rimasta:<< Sono venuta qui perché mia madre è dovuta andare a New York e non volevo andare con lei credo finirò il liceo qui >> << Siamo contentissime di riaverti qui kiki >>. Le ore passarono velocissime. Alla fine delle lezioni, rifiutata la proposta di tornare a casa con Vanessa, Anna e Federica, presi l’Mp3 e misi la musica a tutto volume, finché mi sentì tirare il nastro che avevo ai capelli per tenare la coda. Due ragazzi in motorino me l’avevano sfilato e mi giravano in torno con la moto. Avevo paura non sapevo cosa fare. Arrivarono altri tre ragazzi, uno dei tre scese dalla moto e si diresse verso quello che mi aveva rubato il nastro << Su Marco non fare lo scemo dammi il nastro della ragazza e levati di torno >> << E se no? >> << Non vorrei ricordarti l’incidente di sabato scorso… >> il ragazzo lasciò il mio nastro e se ne andò più in fretta possibile. Il ragazzo venne verso di me, solo in quel momento mi accorsi che erano i tre ragazzi della segreteria << Ti ringrazio infinitamente, ma avrei potuto cavarmela anche da sola >> scoppiò a ridere << Tu? Ma se stavi tremando come un agnellino >> << non è vero forse ai bisogno di farti una visita oculistica >> << Ti sbagli ci vedo benissimo >> << arrogante >> << agnellino >> << sciocco >> mi prese il mento e mi avvicinò al suo volto << Sei davvero bella >> arrossì. Di colpo il cuore mi accelerò, che stava succedendo? Mi allontanai da lui il prima possibile << Guarda guarda ti sei fatta tutta rossa >> sorrise ironicamente << N-non è vero! E adesso fammi passare, devo andare a casa! >> mi rimisi le cuffie nelle orecchie e me ne andai. I tre mi passarono con la moto e mi suonarono. Ritornata a casa andai di corsa in camera chiusi la porta, buttai la cartella a terra, i libri sulla scrivania e mi gettai sul letto, abbracciavo il cuscino, ero tutta rossa, emanavo calore da tutto il corpo, il cuore accelerava sempre di più quando pensavo a lui, non sapevo neanche come si chiamava. Mio padre mi chiamò per pranzare << Kiki tutto bene? >> << Si papà >> << Il pranzo e in tavola vieni >> << Arrivo!! >>. La testa mi girava non riuscivo ad alzarmi dal letto quando suonò il telefono a forma di bacio che tenevo vicino al letto << Pronto? >> << Pronto kiki sono Vanessa >> << Ciao, dimmi >> << Daniel mi ha raccontato cosa è successo oggi dopo scuola tutto bene??? >> << Si si tutto bene stai tranquilla >> << Oggi ti va di studiare insieme? E da tanto che non ci vediamo e ora che ci siamo ritrovate vorrei stare un po’ di tempo con te >> << Certo, mi farebbe molto piacere >> << Ok! Alle quattro e mezza a casa mia ti aspetto ciao! >> << Ciao! >>. In cucina mio padre aveva già finito il suo piatto di pasta alla carbonara << Scusa papà, ma mi ha chiamata una mia amica oggi vado da lei >> << Ok però stai attenta e a che ora devi andare?E da chi? >> << Alle quattro e mezza da Vanessa >> fece un gesto con il capo in segno di approvazione, almeno mio padre si fidava di me. Appena finito di magiare andai in camera mia e accesi il PC. Trovai più di dieci amicizie su facebook, d'altronde una nuova scuola comporta nuovi amici. Non ero sorpresa. Incominciai a studiare, avevo la netta sensazione che da Vanessa non avremmo studiato molto. Aprì il libro di greco, ero molto brava, il greco mi appassionava e non ci volle molto a tradurre la versione, passai ad algebra, l’unica materia che odiavo, non è mai stata il mio forte, almeno tentai di completare gli esercizi e fortunatamente riuscì a completarli prima delle quattro. Guardai l’ora sul telefonino, mi rimanevano solo due materie scienze ed inglese. Inglese l’avrei svolta la sera, vivendo a Londra non è poi complicato tradurre il brano. Infilai i libri di scienze in una borsa, passai giusto un filo di matita sugli occhi legai i capelli in una coda e chiusi la porta alle mie spalle. Infilai le chiavi di casa nella borsa e il telefonino in tasca, non avevo la moto, i miei non me l’avevano voluta prendere, davano troppo retta ai TG della televisione, come dagli torto non saprei cosa avrei potuto farmene, mi sono detta “non riesco a guidare una bicicletta, figuriamoci un motorino”. Arrivai a casa di Vanessa e vidi dei motorini sotto casa sue e capii che non saremmo stati soli << Chi è? >> rispose una voce maschile quando suonai al citofono << Kiki >> << Sali, quarto piano >> arrivai e la porta era già aperta entrai << Permesso >>Vanessa sbucò dall’angolo del muro << Kiki sei arrivata finalmente ti stavamo aspettando >> << Voi?? >> proprio dietro Vanessa apparvero Angelo e Carlo << Scusa kiki non ti ho detto che c’erano pure loro, hanno bisogno d’aiuto in inglese e gli do una mano >> << Tranquilla >>. Mentre Vanessa su letto completava algebra, io avevo terminato scienze e stavo studiando con Angelo, mentre Carlo ripassava la lezione di inglese. << Finito!! >> urlò Vanessa << Inglese l’ho anticipato ieri sera, scienze la copierò da te kiki non ti dispiace?? >> << No, fai pure >> << Tranquilla sta sera la leggerò più volte, voi avete finito? Voglio uscire >> << Io e Angelo abbiamo finito, Carlo a che punto è? >> << Finito! >> apparve Carlo alla porta con un sorriso. Scendemmo giù e Angelo porse un casco a Vanessa << Kiki non ti dispiace andare in moto con Carlo? >> << Veramente io… >> Carlo mi interruppe << No se non vuoi non ti costringo tranquilla vengo a piedi con te >> << Veramente volevo chiederti se posso avere il casco di Vanessa, siccome porto le lenti a contatto, lei ha la visiera per il vento >> scoppiarono a ridere << Certo che puoi avere il mio casco >>. Indossai il casco e lo allacciai. Salì in moto e mi aggrappai ai fianchi di Carlo che sorrideva felice. Ci dirigemmo verso Contrada il luogo più popolato dai ragazzi. Cinque o sei moto erano in fila davanti al bar, ci fermammo e i due ragazzi fecero scendere me e Vanessa per cercare un posto dove parcheggiare le moto .<< Ehi kiki dimmi un po’ ti piace Carlo >> << No non è il mio tipo, voglio essergli solo amica >> << E chi è il tuo tipo ideale? >> << Sai com’è occhi azzurri, capelli bianchi e con un mazzo di rose rosse in sella ad un cavallo bianco, con un abito azzurro >> ridemmo << No seriamente, non lo so un ragazzo deve sapermi conquistare >> << Ti sei mai innamorata? >> << Si tantissime volte, una volta ho avuto un ragazzo con lui ho vissuto momenti bellissimi poi si è rivelato avere il cervello di un bambino. Invece ho notato che tu ed Angelo state insieme >> << Si, stiamo insieme ormai da più di due anni, se continuiamo così finirà che ci sposiamo >> sorridemmo. << Che bel… >>prima che riuscissi a concludere la frase sentimmo gridare << Vanessa >>. Davanti a noi c’erano i tre ragazzi che mi avevano salvato la mattina, tra cui lui. << Ciao, che ci fate voi qui? >> << Come che ci facciamo qui? Stiamo sempre qui >> rispose quello tozzo << Non ci presenti la tua amica Vanessa? >> rispose quello biondo che mi guarda con aria strana << Scusate lei e Kirsten, anzi kiki, loro sono Daniel quello muto, Giovanni quello con i Carrera e quello basso è Matteo >> << Li conosco >> Vanessa mi guardò sbalordita << Ci siamo incrociati questa mattina e mi hanno ridato il nastro >> Daniel sorrise ironicamente << La tua amichetta è un po’ presuntuosa >> << Ma che kiki?? Ahahah ma se è una fetta di pane >> sorrisi. << Sta mattina mi sono vantata che sarei riuscita a cavarmela da sola >> << Beh hai fatto bene tesoro >> prese le mie difese Vanessa << I’m sorry! Non volevo offendervi >> << Quindi non volevi chiamarmi “arrogante”e “sciocco”? >> rispose Daniel ironicamente << No, quello era volutamente >> sorrisi << Ti chiedo troppo se no di venire a fare un giro in moto con me? >> mi chiese. Angelo e Carlo ci avevano raggiunto << Mm…No! Mi dispiace sono impegnata con Carlo in questo momento >> mi sorrise << Prima o poi verrai con me >> << Allora continua a sperare! >>. Entrammo nel bar dove i ragazzi ci offrirono una pizza e una bibita. Ci sedemmo al tavolino e incominciammo a parlare e a conoscerci meglio, finalmente avevo fatto amicizia. Si fece buio ed era ora di tornare a casa, Carlo si offrì di darmi un passaggio e mi accompagnò fin sotto il portone. Arrivata incontrai una ragazza. Portava tacchi alti, un mini vestito capelli, lunghi e biondi legati in una coda, si vedeva che erano tinti, anche perché il colore degli occhi e delle sopracciglia era castano chiaro. Non gli diedi troppo conto e salì sopra. Mi chiusi in camera per finire inglese, finché non arrivò mio padre a bussare alla porta << Tesoro tutto bene? >> << Si papà >> << Ti sei divertita oggi?? >> << Certo papi la mamma ha chiamato? >> << Certo a detto che gli manchiamo tantissimo >>. Per quanto può sembrare assurdo è fantastico come la mia famiglia è la prima a vivere separati ed a essere così unita. I mie non hanno mai creduto nel tradimento se una persona si ama è per sempre. << Ha detto che vuole che la richiami >> presi il telefono e composi il numero << Pronto mamma >> << Kiki tesoro finalmente ti sento, sono due giorni che sei sparita >> << mamma sono appena arrivata calmati e poi tu sei così impegnata con il lavoro, che ore sono li a New York?? >> << Amore sono le due e mezza del pomeriggio, mi mancate da morire ma raccontami un po’ hai fatto nuove amicizie? Hai conosciuto qualche bel ragazzo e a scuola? >> << Mamma calmati, mi manchi tantissimo anche tu, ho fatto molte amicizie sono tutti molto gentili con me e ragazzi, no tutto normale >> << Sicura sento nella tua voce un filo d’amore >> << Mamma dai ti voglio bene, ora vado a mangiare ci sentiamo domani mattina ti scriverò un e-mail >> << Promettimelo! >> << Te lo prometto, ti voglio bene mamma >> << Ti voglio bene anche io tesoro >>. Finito di cenare non volevo vedere uno dei film di guerra di mio padre e mi misi in camera e incominciai a leggere Braking Dawn la quarta saga di Twilight. Ero immersa tra la storia della timida ragazza e del vampiro quando sentì l’arrivo di un e-mail era Vanessa: Ehi kiki ti volevo chiedere se dmn sera volevi venire con me e gli altri del nostro gruppo in un pub, per avvisarti non è un pub tipo discoteca o cose del genere è un locale molto carino e ci farebbe piacere se tu vieni kn noi…ci renderesti molto felice soprattutto Carlo, mi sa k si è preso una cotta per te ih!ih!ih! quel raga quando te ne sei andata nn la finiva più di parlare ad Angelo di te, mi raccomando ci conto ke vieni;) Ti voglio un bene Vanessa Cliccai sul tasto risposta: Dear Vanessa puoi contare su di me domani verro con voi al pub, una serata di divertimento con gli amici mi ci vuole proprio, per quanto riguarda Carlo te l’ho detto preferisco essere per lui solo una semplice amica non voglio complicare le cose THANKS YOU per la stupenda giornata a proposito ho lasciato la borsa da te domani nn dimenticartene. Buona Notte I love you by Kiki Chiusi il PC, il libro e mi infilai nelle coperte sprofondando in un sonno profondo. Alle sette la sveglia suonò. Odiavo quel suono, mi ricordava che dovevo alzarmi e prendere l’autobus. Andai a fare colazione. I miei occhi non riuscivano ed aprirsi << Kiki oggi ti accompagno io a scuola >> << Grazie papi mi risparmi cinque minuti di ritardo >>. Mi lavai, mi vestì e presi l’Mp3 e scesi in macchina. Indossavo gli occhiali da sole per tenere chiusi gli occhi. Sfortunatamente durante le lezioni era obbligatorio toglierli.

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Capitolo 2
*** SERATA STELLATA ***


Arrivata a scuola salutai mio padre ed entrai. Le ore di lezione passarono velocissime. << Kiki senti che ne dici se sta sera dormi da me? >> disse Vanessa sussurrando in modo che il prof non ci sentisse << Devo chiedere a mio padre >> << Va bene comunque ci vediamo a casa mia alle otto ok? >> << Certo poi oggi ti chiamo per dirti se verrò a dormire >>. Me ne andai a piedi verso casa. All’improvviso sentì una moto rombare dietro di me << Oh no di nuovo qui tipi >> mi girai e dietro di me c’era Daniel. << Ehi agnellino! >> << Cosa vuoi? E non chiamarmi agnellino >> << Dai mamma mia come sei antipatica, scherzo, dai sali che ti accompagno a casa >> << Non ci penso neanche e poi tu non sai dove abito >> << Si che lo so me l’ha detto Vanessa, dai su sali in moto >> << No! Non voglio ti è chiaro il concetto? Sparisci >> << Va be se la metti così allora… >> prima che me ne accorsi mi sfilò le chiavi di casa che avevo in mano e le infilò nella tasca dei jeans scuri << Ridami le mie chiavi >> << No! Non ci penso proprio se rivuoi le chiavi devi venire con me >> << Senti io devo tornare a casa, ridamele! >> << Sali! Vieni con me >> rassegnata mi misi il casco che mi porgeva e salì sulla moto << Antipatico! >> << Sei carina quando fai cosi! >> disse ridendo sarcasticamente. Sentivo il vento tra i capelli. Andava molto veloce e per evitare problemi con le lenti a contatto piegai la testa sulla sua spalla, strinsi le mie mani ai suoi fianchi in un abbraccio, sentivo il casco schiacciarmi i capelli, pensai al tempo che avevo impiegato per aggiustarmeli la mattina. Avevo dovuto lavarli e passare la piastra e il ferro alle punte per fare i boccoli. Sentì piano piano la moto decelerare. Mi risollevai al pensiero di essere finalmente arrivata a casa, ma quando alzai lo sguardo mi accorsi che invece del portone di casa mia davanti mi ritrovai una staccionata che seguiva una scala. Daniel si tolse il casco e lo appoggiò sul manubrio della moto e scese << Che fai rimani li? Su scendi dai! >> << No! Questa non è casa mia >> << Va bene come vuoi ma ti ricordo che ho ancora io le tue chiavi >> prese le chiavi dalla fessura della moto e salì la staccionata, le mie chiavi di casa c'è l’aveva lui e restare seduta su una moto mi annoiava, scesi e lo raggiunsi. Era seduto su un tavolo da picnic e guardava il bel vedere, il sole, le case, il mare…era uno spettacolo bellissimo << Si può sapere perché diamine mi hai portato qui? >> << Bo! >> << Ma stai bene? >> << Vieni qui accanto a me! >> << E perché dovrei? >> risposi seccata << Dai non fare l’antipatica vieni >> mi avvicinai a lui e mi sedetti accanto. Incominciò a fissarmi e la cosa mi dava un leggero fastidio, di scatto mi girai << Vuoi una foto? Si può sapere perc.. >> non riuscì a finire la frase, mi ritrovai il suo naso che sfiorava il mio, la sua bocca a pochi centimetri dalla mia, il suo respiro sulla mia pelle. Il mio cuore batteva all’impazzata e non aveva intenzione di fermarsi. Sentivo il volto rosso e caldo << Sento il tuo cuore battere nelle mie orecchie >> mi disse con voce dolce e soave. Afferrò il mio mento con il dito e lo avvicinò ancor di più a lui. Ci sdraiammo sul tavolo, lui era sopra di me con le braccia come sbarre ai lati della mio capo. Sentivo il cuore scoppiare << Sei tutta rossa, sei così tenera  >> chiuse gli occhi e senza accorgermene li chiusi pure io. Sentivo il suo respiro sempre più vicino alle mie labbra, vicino…vicino… ad un tratto sentì una fitta lungo le spalle, sentivo le sue labbra che mi baciavano il collo, le sue mani accarezzarmi le spalle. Staccò le sue labbra dal mio collo e mi guardò. Sorrise << È tardi! È ora che ti accompagni a casa >> mi baciò sulla guancia e con una mano mi tirò su dal tavolo. Arrivai a casa finalmente ancora tutta rossa per quello che era successo, andai diritta al portone quando mi sentì chiamare << Ehi kiki >> mi girai e Daniel aveva le mie chiavi di casa in mano << Non le rivuoi più? >> << Si scusa o la testa fra le nuvole, grazie! >> << Mi saluti così? >> << A scusa dimenticavo >> mi avvicinai a lui più vicino possibile alle sue labbra << Antipatico! >> sussurrai. Salì le scale, oggi mio padre non sarebbe tornato da lavoro tardi aveva gli straordinari. Lascia lo zaino all’entrata e accesi l’acqua della pasta, accesi il PC, mi spogliai e chiamai mio padre << Pronto kiki e successo qualcosa? >> << No papà volevo solo avvisarti che oggi dormo da Vanessa, mi ha invitato da lei >> << I genitori vogliono? >> << Si si papà stai tranquillo >> << Allora per me va bene tesoro però stai attenta >> << Certo papi ora vado ho l’acqua della pasta che bolle, ciao ti voglio bene >>. Chiusi il telefono e corsi in cucina. Per fortuna l’acqua non aveva lasciato la pentola, come mi era successo altre volte. Ripensai a quello che era successo tre minuti fa. Al solo pensiero di baciarlo diventavo tutta rossa. Ma perché si era comportato in quel modo? Gli piacevo? Perché allora non mi aveva baciata? Avevo le idee confuse avrei voluto chiedere a Vanessa, ma se Daniel non avrebbe voluto. Era meglio che tenevo i miei pensieri solo per me e che quello che era accaduto non tralasciasse ne me ne Daniel. Come mi sarei dovuta comportare quando l’avrei visto, sapevo solo che se l’avrei incontrato sarei arrossita. Era terribilmente frustrante perché non riuscivo a non pensare a lui, alle sue labbra e al suo profumo che era rimasto sulla mia camicetta bianca sfumata azzurra. Appena finito di mangiare avvisai Vanessa che sarei andata a dormire da lei. Mi gettai sul divano con la musica alle orecchie mi addormentai. La musica del cellulare avvolse la stanza, aprì gli occhi, la voce di Ledy Gaga mi aveva svegliato, guardai il cellulare e trovai tre chiamate perse di Vanessa. Il cellulare squillò<< Pronto? >> dissi con voce assonnata << Kiki ma che fine hai fatto e dalle cinque e mezza che sto cercando di chiamarti >> << I’m sorry! Vanessa scusa mi sono addormentata ma che ora sono? >> << Le sei e un quarto tesoro mio >> << Devo ancora prepararmi, mi sono buttata sul divano e mi sono addormentata >> << Va bene dai ti perdono comunque mi devi aiutare >> << Perché è successo qualcosa di grave >> mi preoccupai << Si! Non so cosa mettermi! >> << Vanessa ma tu mi vai a dire queste scemenze pensavo qualcosa di grave >> << Ma questo è grave >> << Hai il passaggio? >> << Si perché? >> << Che ne dici di venire qui da me tanto mio padre non c'è >> << Ok prendo i vestiti e dico ad Angelo di venirmi a prendere, ciao! >>. Mi alzai e sparecchiai la tavola e lavai i piatti in attesa che Vanessa arrivasse. Il citofono suonò << Sono Vanessa! >> << Terzo piano, la porta è aperta >> andai in camera non avevo ancora deciso cosa indossare. Aprì l’armadio e in men che non si dica mi ritrovai Vanessa accanto a me, che incominciò a frugare nel mio armadio. Mentre io aprivo l’enorme borsa che si era portata con metà del suo guardaroba, per risolvere il dilemma del “ trova il vestito adatto ”. Andai a farmi la doccia, quando uscì Vanessa aveva finalmente deciso cosa indossare, un vestito viola scuro corto alle cosce, zeppe alte 7 cm a ballerina nere, i capelli ricci sciolti davanti raccolti da un cerchietto nero e la borsa di Piero Guidi << Allora come sto? >> << Vanessa sei stupenda >> << Grazie >> sorrise << I tuoi vestiti sono sul letto >> rimasi sconvolta, Vanessa aveva scelto i mie vestiti e non accettava dei rifiuti quindi avrei dovuto vestirmi come aveva deciso lei per me. Un vestito corto alle cosce a top marroncino scuro con un fiocco, tacchi a stivaletto nero i capelli lisciati e la borsa come la sua. Non avevo mai indossato quelle cose prima, se mio padre mi avrebbe visto sarebbe svenuto, per fortuna lui non c’era. Presi il pigiama, il cambio, truccate aggiustate e vestite ci dirigemmo a casa di Vanessa dove ci stavano aspettando gli altri. Arrivati non mi riconobbero. Ero completamente diversa, e pensare che un mese prima indossavo l’apparecchio e gli occhiali. Sarei stata un mostro in fondo non mi piacevo molto, mi consideravo grassa pesavo 45 chili ed ero riuscita a perderne 6 kg, ero alto 1 e 55, la mia altezza mi aveva dato molti problemi in passato ma con il tempo ci ho fatto sempre meno caso. Appena arrivate andai a posare lo zaino in camera di Vanessa, mi aspettavano giù. Arrivammo al pub e vidi una grande scritta “ MARGARITA ” capì che era il locale dove avremmo passato la serata. Pagammo il biglietto ed entrammo, avevo il sospetto che non sarebbe stata una serata tranquilla. Il locale aveva due piani, salimmo sopra e ci sedemmo alle poltrone nel balcone. Carlo mi invitò a ballare e accettai finché non si trasformò in un lento, cercò di coinvolgermi ma mi sedetti e osservai Vanessa e Angelo, Federica e Ivan e Anna e Francesco ballare abbracciati mentre io Carlo e altri amici eravamo seduti a bere l’aperitivo. Mi stavo divertendo tantissimo finché il mio sguardo non si posò su una coppietta che ballava. Erano Daniel e la ragazza bionda che avevo visto sotto casa mia, con una minigonna nera, un top e tacchi alti minimo 10 cm, rimasi sconvolta. Lui si accorse di me e si fermo, sentì bagnarmi le guance, stavo piangendo e non me n’ero accorta. Corsi in bagno, per fortuna la matita non era sbavata. Poco dopo mi raggiunse Carlo << Kiki tutto bene? >> << S..si, stai tranquillo  >> << Che è successo? >> << Niente! Per favore lasciami sola, non mi va di parlare scusa! >> se ne andò un po’ deluso, forse sperava che mi sarei buttata tra le sue braccia. Non capivo il motivo delle mie lacrime, eppure non riuscivo a fermarmi. Entrò qualcun altro, ma avevo la testa abbassata e non avevo nessuna voglia di alzarla e di vedere chi era entrato. Mi sentì tirare dai fianchi, sentì delle braccia calorose stringermi le spalle e delle labbra baciarmi la guancia, avevo la testa appoggiata al suo petto, sentivo il suo profumo intensamente e capì che era Daniel << Che è successo piccoli? Qualcuno ti ha fatto arrabbiare? >> << Che cosa vuoi? >>la mia voce tremava, come tutto il mio corpo << Stai tremando tutta, stringiti a me >> chiusi gli occhi. Il suo profumo era una droga per me e la sua voce una dolce sinfonia che mi cullava. Mi asciugò le lacrime con un dito << Chi è quello che era venuto nel bagno da te? Carlo? È il tuo ragazzo? Sono geloso! >> aprì gli occhi << Si è Carlo non è il mio ragazzo e pure se fosse non sono affari tuoi, fuori non c'è la tua bella fidanzatina che ti sta aspettando? Perché non vai da lei? >>si mise a ridere << Ma chi?Dalila?È solo un amica, con cui o qualche storia! Voglio stare con te ora! >> << Ma cosa credi… >> mi staccai da lui << Che sono il tuo giocattolino? >> << No! La mia bambolina! >> << io non sono la tua bambolina, non sei il mio ragazzo, si può sapere cosa cavolo vuoi da me? È frustrante questo tu comportamento! >> << dai calmati piccoli  >> me ne andai, ma appena stavo per aprire la porta Daniel mi tirò dal braccio e neanche rendendomene conto mi ritrovai da un passo dalle sue labbra. Mi alzai in punta, mi guardava le labbra e gli occhi. Il cuore ricominciò d’un tratto a martellare sempre più veloce << Io voglio te! Ora! >> << Non sono un tuo giocattolino! >>. Stava per baciarmi, mi toccò i fianchi e mi tirò a lui, mi baciò il collo, mi fece sedere sul lavandino. << Fammi scendere! >> << Scendi da sola! >> lasciò i miei fianchi e si allontanò da me ridendo << Ho i tacchi stupido! Fammi scendere, sei tu che mi hai fatto salire qui sopra >> mi prese in braccio e mi portò fuori dal bagno nella pista da ballo << Che cosa stai facendo? Lasciami subito! >> << Noni! Tu hai detto che volevi che ti prendessi >> avevo gli occhi puntati a dosso. Tutti mi guardavano, anche la biondina Dalila e i miei “nuovi” amici meravigliati. Daniel mi posò su d’un cubo rosso fuoco, il suo obbiettivo era quello di farmi ballare, ero più furba di lui, lo afferrai da un braccio e lo obbligai a salire sul cubo insieme a me << Vuoi che ballo? Allora tu dovrai ballare con me! >> ci guardavamo negli occhi. Lui aveva una mano sul mio fianco sinistro e io il mio braccio destro sulla sua spalla sinistra. Ballavamo finché non arrivò un lento, feci per scendere dal cubo ma Daniel mi tenne stretta a lui << Balla con me kiki! >>. Appoggiò anche l’altra mano sul mio fianco destro e io il braccio sulla sua spalla, ballammo per parecchio tempo, di tanto in tanto mi sussurrava qualche complimento nell’orecchio e avvolte mi baciava o il collo o la guancia << Ammettilo! >> << Cosa? >> << Eri gelosa di Dalila! >> << Non è vero! >> << Si invece, si leggeva sul tuo dolce visino che eri stra gelosa >> << Sta zitto! >> accennò un sorrisino << Vieni con me! >>. Mi fece scendere dal cubo e fuori dal locale, mi diede il suo casco e mi fece salire sulla sua moto << Dove stiamo andando? >> << Ti porto in un posto speciale! >>. Il vento mi rigava la guancia, mi tenevo stretta a lui. Si fermò davanti a una spiaggia dove parcheggiò la moto. Dal sedile estrasse due coperte << Dove mi stai portando? >> << Vieni con me! Fidati! >>. Lo seguì senza indugiare. Andammo alla riva e poggiò sulla spiaggia le coperte e si sdraiò << Dai sdraiati vicino a me >> << Perché dovrei? >> << Dai !>> mi sdraiai affianco a lui << Bello il cielo di notte vero? >> << È bellissimo, adoro guardare le stelle >> << Io adoro guardarle con te! >>mi prese dalle braccia e mi fece appoggiare la testa sul suo petto. Mentre mi accarezzava i capelli e mi baciava la guancia, un brivido mi scendeva dal collo giù,fino allo stomaco. Mi alzò il mento con un dito << Sei davvero bellissima questa sera >> arrossì << Grazie, però vorrei capire perché ti comporti cosi >> << Per il semplice fatto che sono pazzo di te, il tuo profumo, il tuo sorriso, i tuoi occhi, le tue labbra, non riescono ad uscire dalla mia mente, e da quando ti ho vista che non riesco a smettere di pensarti, di sognarti, sei come una droga per me… non riesco a starti lontano ed è tremendamente frustrante la voglia di averti con me quando non ci sei! >> << Lo pensi davvero? >> << Si! Non riesco a passare neanche un ora senza starti lontana e accarezzare la tua pelle e sentire il tuo profumo >> i miei occhi incominciarono a luccicare come diamanti, il cuore a martellare più del solito, il viso mi bruciava e incominciava a colorarsi di un rosso accesso, inconsciamente incominciai a mordermi le labbra. Sentivo il suo profumo sempre più vicino e le sue labbra avvicinarsi alle mie. I nostri occhi si chiusero e le labbra si unirono, rotolammo fino a trovarci lui sopra di me. Mi accarezzava la schiena e i fianchi, le mie mani erano attorcigliate al su collo. Volevo che quel momento non finisse mai.

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Capitolo 3
*** MAGICA NOTTE ***


Il cellulare squillò e le nostre labbra si staccarono ed estrassi il telefono dalla tasca della borsetta << Oh no! È Vanessa! >> << Dammi! >> prima che potessi obbiettare Daniel mi prese il telefono dalle mani e rispose << Pronto! >> << Pronto? Chi sei? >> << Non importa Vanessa che vuoi? >> << Kiki forse? È il suo cellulare! >> << Ora kiki non può parlare dimmi a me >> << Dille che deve venire a dormire da me! >> << Sta sera kiki resta con me >> rimasi estasiata << Cosa? Ma tu chi diavolo sei? Passami kiki immediatamente! >> << Vanessa sono Daniel, sta sera kiki starà con me vai a dormire da Angelo >> << Daniel dove siete? Vengo a prendere kiki! >> << Vanessa sta sera kiki rimane con me! Domani mattina ci incontriamo alle dieci al Bar! Ciao! >> prima che potesse rispondere chiuse la chiamata. << Sei matto? E se chiama mio padre che gli dico? >> << Tu padre non chiamerà all’una di notte! Starà già dormendo >> << E io dove dormo? >> << Da me! >> mostrò uno dei suoi sorrisi sarcastici e riprese a baciarmi facendomi sedere verso di lui. Verso le due di notte ci dirigemmo verso casa di lui. Durante il viaggio pensavo che sicuramente ci avrebbe provato. Stavo andando a dormire a casa di un ragazzo che conoscevo appena, ma la cosa non mi dispiaceva. Daniel aveva le chiavi, la porta non era chiusa a chiave. Fortunatamente la camera di Daniel aveva il bagno ed era distante da quella dei genitori << Ehi, ti ho preso una felpa lunga per dormire, credo che con quel vestito non andrai molto comoda >> << Grazie! Vado a cambiarmi! >> andai in bagno mi tolsi il vestito e infilai la felpa grigia, era un po’ più lunga del vestito. Quando uscì Daniel si era tolto i vestiti e indossato dei pantaloni e una maglietta a maniche corte, non avevo mai dormito con un ragazzo e la cosa mi imbarazzava. Daniel si infilò nel letto e fece segno con la mano di sdraiarmi. Ubbidì << Dai non ti mangio! >> sorrisi << Non sono molto appetitosa >> mi prese i fianchi e avvicinò la sua bocca mostrando i denti al mio collo << Voglio provarti! >> mi baciò e mi posò sopra di lui e mi spostò dalla parte del muro << Almeno così sono sicuro che questa notte non cadrai >> << Grazie, ma credo che tu l’abbia fatto perché hai paura che possa scappare >> << Di questo non ho paura perché so benissimo che tu non scapperai da me, mi desideri troppo >> << Tu sei davvero, davvero presuntuoso >> mi baciò << Ora dormi puffetta! Sei stanchissima te lo leggo negli occhi >> e infatti aveva ragione, gli occhi si chiusero da soli. Appoggiai il capo sul suo petto e lo abbracciai. Sentivo le sue labbra sulla mia testa, ci addormentammo. La mattina la sorella di Daniel spalancò la porta << Denny! Denny! Alza… o mio Dio! Mamma papà! >> urlò << Eli cosa è successo >> << Abbiamo un ospite! >> disse indicandomi. Io ero ancora addormentata nelle braccia di Daniel. La mamma di lui rimase scioccata alla mia vista. Daniel aprì gli occhi. Non si accorse di sua madre e della sorella alla porta e mi accarezzo la spalla. Nel girare la testa si accorse della loro presenza << E voi che ci fate qui? >> << Si direbbe che noi qui ci viviamo, quello che vogliamo sapere è cosa ci fa lei qui? >> << Shhhh! Abbassate la voce sta dormendo, la sveglierete >>. Si alzò con molta attenzione a non svegliarmi, rimboccandomi le coperte. << Mi spieghi chi è e cosa ci fa qui da noi, nel tuo letto poi? >> << Niente ma! Sta notte ha dormito da noi con me! >> << Daniel ti rendi conto di quello che stai dicendo? >> << Se solo quella nana non fosse entrata in camera mia! Quante volte ti ho detto che non devi entrare nella mia stanza? >> << Senti stai zitto ho quindici anni è faccio quello che voglio >> << Signorina tu modera i termini con tuo fratello e più grande di te! E comunque tu pensavi che non l’avessimo scoperto?? >> << Ohi ma stai tranquilla, non è successo niente questa notte! >> << Sei mio figlio e ti credo, ma se ci vai a mettere in qualche guaio poi stai tranquillo che tu di casa non esci più >> << Mamma stai tranquilla! >> << Io e tuo padre stiamo uscendo, Elisa rimane qui, vedi come ti devi comportare! >> << Uffa! Si ciao ma! Me ne ritorno in camera! >> << E tu nana non ti permettere a venire! >> ritornò in camera. Aprì gli occhi. Mi spaventai perché non sapevo dove mi trovavo, poi vidi Daniel uscire dal bagno con i capelli bagnati a torso nudo e con un pantalone di jeans. << Ehi puffa! Buon giorno! Finalmente ti sei svegliata! >>. Mi ricordai che avevo dormito da lui << Buon giorno! >>. Mi strofinai gli occhi, e mi stiracchiai << I miei genitori sono usciti! A proposito, si sono accorti di tutto per colpa di mia sorella >> << Cosa? Perché non mi hai svegliato? E cosa hanno detto? >> << Tranquilla gli ho spiegato tutto! >> venne verso di me e mi baciò la fronte e le labbra << Piccola cosa vuoi per colazione? C’è una vasta scelta di baci! >> sorrise << Scherzo! Lo bevi il caffè? >> << Si! Grazie, però preferirei un bacio alla francese >> << Arriva subito >> lanciò l'asciugamano con cui stava strofinando i capelli bagnati, si sdraio sopra di me con le mani ai lati della mia testa. Con il petto nudo si appoggiò a me e mi baciò. Sentivo la sua mano fredda sulla mia pelle che mi accarezzava la pancia sotto la maglietta. Si fermò prima di arrivare al petto e prese ad accarezzarmi la schiena. Non riuscivamo a fermarci, per questo ci pensò la sorella di Daniel << Fratellino il caffè è pronto! >> ci staccammo e ci alzammo dal letto << Oh scusate! Ho interrotto qualcosa? >> sorrise << Eli! >> ringhiò Daniel << Ciao! Io sono kiki! >> << Piacere tutto mio! Io sono Elisa, credo saprai che sono la sorella di Daniel >> << S-si! Lo immaginavo ! >> << Kirsten! Vado di la non ti cambiare potresti macchiarti il vestito >> Elisa si volatilizzò. << Scusala è un po’ troppo curiosa per avere solo quindici anni >> << Tranquillo! Comunque e meglio andare di la! Non vorrei bere un caffè freddo >> sorrisi.

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Capitolo 4
*** AVVERTIMENTI ***


Mi vesti e Daniel mi accompagnò al Bar dove dovevo incontrare Vanessa. Mi sarei sicuramente dovuta subire una sua ramanzina. Arrivai, scesi dalla moto e Federica si diresse verso di me e mi tirò uno schiaffo. << Ma si può sapere che fine hai fatto? >> << Scus.. >> non riusci a finire la frase che mi beccai un altro schiaffo << Questo è da parte di Vanessa! Ma si può sapere che cos’hai in quella massa di capelli castani-rosso-nero, non riesco a capire neanche di che colore sono! >> << Ahi! Scusatemi! >> Vanessa mi venne in contro e mi abbracciò << Non farci mai più prendere uno spavento così grande! La prossima volta altro che due schiaffi! Portiamo la mitragliatrice! >> incominciammo a ridere. Mi girai verso Daniel << Grazie di tutto! >> gli sorrisi << È stato un piacere…ora devo andare ciao! >> si infilò il casco e Daniel sparì nel traffico del paese. Passò qualche giorno e non lo vidi ne lo sentì. Il terzo giorno mi alzai e mi lavai come sempre e andai a scuola. C’era lui li davanti appoggiato al motorino che stava parlando e ridendo con Dalila. Scesi dalla macchina, e con aria un po’ arrabbiata, ma disinteressata mi avviai verso di lui per raggiungere Vanessa e le altre. Si accorse di me e smise di sorridere. Mi guardò mentre camminavo a passo veloce verso le mie amiche. Smise di parlare con la ragazza, che stupefatta lo vide dirigersi verso di me. << Ehi kiki! >> non mi girai e mi sentì tirare da un braccio << Non si saluta più? >> << Scusa, sai com’è non ti ho visto >> dissi sarcasticamente. Mi guardò dall’alto in basso << Bel completino! >> sorrise guardando i pantacollant neri e il vestitino corto a veli giallo che indossavo << Vai da Dalila! Ti starà aspettando! >> << Ah h! Ora ho capito! Sei gelosa >> << Nono! Scusa devo andare le mie amiche mi aspettano >> << Beh ciao puffetta! >> rise facendomi l’occhiolino. Mi lasciò il braccio e io me ne andai da Vanessa e Federica che mi aspettavano alla macchinetta del cibo. All’uscita Carlo mi diede un passaggio a casa dove c’era Dalila con una sua amica e stavano parlando. Carlo fermò la moto << Grazie! Ci vediamo domani a scuola! >> << Figurati! Per te questo ed altro, a domani!Ciao! >>. Mentre Carlo se ne andava e io stavo per salire le scale del portone sentì una voce chiamarmi. Mi girai e di fronte a me c’era Dalila con la sua amica << Ehi tu brunetta! Vieni qui! >> << Cosa vuoi da me?! >> << Sta tranquilla ti voglio solo avvisare! Ti devo avvertire di stare alla larga dal mio ragazzo! >> << Da chi? Mi dispiace ma io il tuo ragazzo non lo conosco! E ora devo andare! Sto facendo già troppo tardi >> << Tu il mio ragazzo lo conosci! E anche molto bene! È Daniel! Si esatto proprio Daniel! Perché credi che staremmo sempre insieme allora? Quindi sta alla larga da lui! Oppure … >> << Oppure te ne pentirai >> rispose l’amica << Guarda! Sto tremando! Tranquilla non ho niente a che fare con il tuo ragazzo!Ciao >>. Mi girai e me ne andai. Anche se non lo dimostravo avevo il cuore a pezzi. Come potevo sapere che il ragazzo di cui mi ero innamorata e con cui avevo dormito era fidanzato. Le lacrime scendevano a fiocchi, ma non potevo farmi vedere in quello stato da mio padre, si sarebbe preoccupato. Entrai in casa e svuotai lo zaino. Andai a mangiare, non avevo molta fame, avevo lo stomaco chiuso e finì subito. Andai in camera, a New York era l’una di notte, ma ero stranamente convinta che mia madre non stesse dormendo << Pronto kiki? >> << Mamma, come vanno le cose a New York? >> << Bene bene tesoro e tu li ti sento un po’ giù che è successo?? >> << Niente mamma! Tranquilla >> non era facile mentire a mia madre, lei capiva tutto << E solo che sono stanca, sai io vado a scuola! Mica mi diverto per le vie di New York a sfilare su una passerella! >> << Sono le mie modelle che sfilano! Non io amore! Dai passami tuo padre voglio salutarlo e sapere come sta >> << Va be, ti voglio bene mamma! Ciao >> << Ciao tesoro! Ti voglio bene anche io! >> chiusi il cellulare e mi buttai sul letto con le cuffie. Vasco Rossi mi risuonava nelle orecchie e tra le parole delle sue canzoni pensavo a Daniel, di come fossi stata stupida a innamorarmi di lui e mi addormentai. Quando mi svegliai avevo la coperta a dosso. Mio padre era davvero dolce. Nessuno meglio di lui sapeva prendersi cura di me. Ero indolenzita, per il giorno dopo avevo anticipato i compiti e decisi di andare a fare un giro nei negozi della Stazione.

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Capitolo 5
*** GIò ***


Stavo girando per i negozi quando sentì un motorino suonarmi alle spalle. Mi girai ed era l’amico di Daniel quello biondo-castano con i Carrera in testa << Ciao! >> lo guardai stupita << Ciao! Cosa vuoi da me? >> << Che caratterino! Voglio solo parlare! Hai cinque minuti? >> << Pure dieci! >> parcheggiò la moto e incominciammo a passeggiare. Aveva lo stesso buon profumo di Daniel. In un primo momento camminammo senza parlare. Tenevamo entrambe le mani in tasca come segno di imbarazzo, poi prese coraggio e iniziò a parlare << Allora! >> iniziò << Mm… ho saputo che tra te e Daniel c’è qualcosa! >> << No! Abbiamo avuto un flirt niente di più e poi lui è fidanzato con quella… >> << Dalila? >> << Si! E siccome mi ha minacciata di stare alla larga dal suo ragazzo, credo che seguirò il suo consiglio >> << Loro non sono fidanzati! >> << Beh non mi importa cosa sono! Non voglio avere niente a che fare con lui! E come tutti gli altri! >> << Tutti gli altri? >> << Si! Un idiota, montato, che si crede di poter avere tutto quello che vuole >> << E io sarei come lui?? >> << Come tutti! Si! Come tutti >> sorrise e rimase a guardarmi << Che c’è? Ho qualcosa che non va? >> << No! E che… >> << Che? >> << Che Daniel aveva ragione! >> << Riguardo a cosa? >> << A dire che sei davvero unica! >> << È un complimento? >> << Si!Si! >> sorrise << Senti io devo andare a fare un po’ di compere, devo svagarmi! Tu che fai? >> << Io? Niente, credo che andrò a casa e mi metterò davanti al divano a guardare qualche film >> << Che ne dici se… va be no sarebbe assurdo! >> << Cosa? >> << Chiederti di venire a fare shopping con me! >> << Verrei volentieri! Se tu vuoi, naturalmente >> << Aspetta prima ricordami il tuo nome! >> << Chiamami Giò! >> << Ok! Andiamo! >> sorridendo ci dirigemmo verso qualche negozio. Io e Giò ci divertimmo tantissimo. Io provavo un abito e lui mi consigliava quale prendere. Con le buste in mano ci dirigevamo verso la sua moto << Vuoi che le porto io? >> domandava ogni cinque minuti << No! Stai tranquillo, c'è la faccio sono solo quattro buste >> sorrisi. Arrivati alla moto si propose di darmi un passaggio e mi riaccompagnò a casa. << Grazie del passaggio >> sorrisi e guardai le buste << E dello shopping >> sorrise << Non capisco perché le mie amiche non vogliono mai che le accompagno a fare shopping >> << Per noi ragazze è un po’ imbarazzante fare compere con un ragazzo a meno ché non sia gay! Tu non sei gay, vero? >> << No! No! Non sono gay, mi piacciono le donne! >> sorrisi << Io salgo a casa, mio padre non c’è e devo pulire la stanza >> << Ok! Vai tranquilla, non ti voglio trattenere, comunque che ne dici se qualche volta usciamo insieme? >> << Mm! Ci dovrò pensare >> sorrisi << Ti darò la risposta il prima possibile! >> << Ci sei su facebook? >> << Si!si! >> << Ok! Ciao! >> << Ciao! >>. Salì a casa e accesi il computer. Ero sicura che Giò mi avrebbe contatta su facebook per chiedermi di uscire, e io ero sicura di accettare volentieri. Avevo quasi diciassette anni e un po’ di svago mi avrebbe fatto bene. Iniziai a pulire casa con un sotto fondo musicale. Dopo aver cenato mi diressi in camera, presi le cuffie e misi la musica a tutto volume. La mia testa era circondata da pensieri. Giò aveva detto a Daniel del nostro incontro? Se avrebbero litigato per causa mia? Non me lo sarei mai perdonata. Entrai su facebook e vidi una richiesta di amicizia. Non ero per niente sorpresa e sapevo di chi fosse. L’accettai e ripresi a pensare, quando vidi un nuovo messaggio ed era proprio da parte di Giò << ciao >> << ciao Giò >> << oggi ci siamo proprio divertiti >> << si, mi ha fatto piacere trascorrere un pomeriggio con te >> << scusami non vorrei sembrare opportuno, ma ti va se domani andiamo insieme a scuola? >> << intendi che mi vuoi passare a prendere? >> << mm… si ma sempre se tu vuoi non voglio mica costringerti >> << ahahaha ma certo mi farebbe piacere anzi mi risparmieresti anche un predica di mio padre e cinque minuti di ritardo >> << Bene  >> << bene! >> parlammo tutta la serata. Giò era davvero gentile.

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Capitolo 6
*** POMERIGGI DI FUOCO ***


La mattina mi alzai e aspettai che mio padre se ne andasse, non volevo sapesse che sarei andata a scuola con un ragazzo e per giunta in moto. Mi lavai e mi vestì. Appena vidi la macchina di mio padre allontanarsi mi affrettai a scendere. Lui era li sulla moto, appoggiato al manubrio. Non mi ero accorta di quanto fosse bello << Ehi kiki >> sorrise << Giò, non hai suonato >> << Avevo intuito di tuo padre e ho pensato che avresti preferito che lui non sapesse niente >> << Grazie, sembra che mi leggi nel pensiero >> << Tranquilla >> sorrise e mi guardò << Che c’è ho qualcosa che non va?? >> << No!No! E che, stai davvero bene! >> guardava il pantalone stretto bianco, la maglietta a top fucsia con alcuni tratti a scacchi bianchi e neri, sorrisi << Grazie! Sei davvero molto gentile! >> << Ma figurati! >>. Era una sensazione bellissima. Il vento tra i capelli, mi stringevo a Giò come se avessi paura di cadere. Sentivo il suo profumo che mi avvolgeva, sentì la moto rallentare. Scesi e vidi Daniel che rideva con Dalila. Salutai Giò e lo ringrazia del passaggio e mi affrettai a raggiungere Vanessa che appena mi vide mi abbracciò. Le lezioni erano noiose, ma passai tutto il tempo a pensare a Giò e al suo profumo. Dopo le lezioni vidi Daniel fuori la scuola appoggiato ad un muretto. Gli passai davanti senza degnarlo di uno sguardo, pensai che stesse aspettando Dalila, ma mi sbagliavo. Mi presa da un braccio << Ehi! Non si saluta più?! >> << No! Se non ti dispiace dovrei andare a casa, a mangiare! >> << Vieni con me! >> << No! >> << Dai! >> << NO! >> << Per favore, sei venuta a scuola con Giò devi permettermi almeno di riaccompagnarti >> << Va bene >> dissi annoiata. Sali in moto, indossai il casco e strinsi le mie mani a lui. La moto partì e vidi Daniel sorridere. Dopo circa un quarto d’ora la moto si fermò. Mi accorsi che non eravamo a casa mia, ma in una piazza, coperta di verde e di rose bianche e rosse, al centro una piccola fontana con due tavolini vicino << Dove mi hai portata? >> << Credo che tuo padre sia a lavoro quindi non si accorgerà che mangi fuori >> sorrise << Riportami subito a casa >> << No mi dispiace non posso sono rimasto senza benzina >> mi arresi all'idea, infondo stare insieme a Daniel non mi rendeva affatto triste. Aprì il sedile della moto e tirò fuori quattro pezzi di pizza e una bottiglia di coca cola. Aveva progettato tutto << Se io non fossi venuta? >> << Non ho preso in considerazione questa opzione, ero sicuro che saresti venuta >> << Ah bene! >>. Ci sedemmo sulla fontana e incominciammo a mangiare << Vieni qui >> mi disse indicando lo spazio vicino a lui. Mi alzai e gli andai vicino. Mi prese dai fianchi abbracciandomi il ventre e mi trascino vicino a lui. Era a cavalcioni sulla fontana e mi fece appoggiare davanti a lui con la testa sul suo petto, sotto il suo mento mi teneva stretta, come per paura che potessi scappare, ma non avrei mai potuto farlo, stavo bene insieme a lui. Ero così felice e così serena, il suo profumo mi avvolgeva, era come una droga per me << Ehi! Puffetta >> << Dimmi >> << Sei davvero bella! >> sorrisi e chiusi gli occhi, cullata dai suoi baci sulla mia pelle. Finimmo di mangiare e ripartimmo sulla moto. Pensai che si era deciso a riaccompagnarmi a casa, ma quando mi ritrovai a casa sua, capì che non aveva intenzione di lasciarmi andare. Salimmo << I miei genitori non ci sono >> << Ah >> << Sono via per un giorno da mia nonna, e mia sorella e andata con loro >> mi portò in camera sua e mi fece sdraiare sul letto << Cosa vuoi fare? >> chiesi con voce tremante << Shhh! Chiudi gli occhi! >> mi zitti e io ubbidì. Sentivo la sua mano che scivolava sotto la mia maglietta e mi accarezzava dolcemente. Sentì le sue labbra che toccavano il mio collo e salire fino alle mie labbra. Sentivo il mio cuore battere impazzito, sentivo la mia maglietta salire finché non lasciò del tutto il mio corpo. Prese le coperte e coprì i nostri corpi. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia mano e capì che era a petto nudo. Un brivido salì dalla mia schiena fino al collo. La sua mano scese sui miei pantaloncini, accarezzo la mia coscia. Il mio corpo a contatto con il suo, la sua mano sui mie pantaloncini. Aprì gli occhi di scatto << No! >> si fermò. Vidi la scena. Era a petto nudo sopra di me, coperti dalle lenzuola. La camera era illuminata da un raggio di sole che proveniva dalla tapparella abbassata, le nostre magliette a terra << Che è successo? >> << Non posso farlo! >> abbassai gli occhi sul suo petto caldo. Sorrise << Perché ridi? >> dissi un po’ turbata << Kiki, sono vergine! E non ho intenzione di farlo qui e in questo momento! >> << Anche io sono vergine! Ma che cosa intendi dire con “ non ho intenzione di farlo in questo momento ” ? >> << Nel senso che la mia prima volta deve essere romantica e bella >> sorrisi e alzai lo sguardo, incrociai i suoi occhi castani << I tuoi occhi brillano >> mi disse sorpreso. Sorrisi, e ritornò a baciarmi ed accarezzarmi fragilmente. Ci addormentammo abbracciati, arrotolati nelle coperte al caldo del nostro calore. Sentì una mano dolce e lenta che mi accarezzava i capelli. Aprì gli occhi e vidi Daniel che mi guardava << Buna sera puffetta >> sorrise. Ricambiai il sorriso e con un gesto mi arrotolai affianco a lui. Mi alzò il mento e mi baciò delicatamente. Prese il suo cellulare e scattò un foto del nostro bacio << Che fai?? >> << Voglio immortalare questo momento insieme >> mi scattò una seconda foto << Dai! Smettila! >> << Non le faro vedere mai a nessuno! Promesso! >> << E va bene! Ma nessuno dovrà vederle >> sorrise e mi baciò. Quel momento con lui volevo non finisse mai. Desideravo bloccare il tempo. Vivere quel magico momento per sempre. Avevo paura che fosse solo un sogno: Paura di svegliarmi. Senti un brivido salire sulla gola e un urlo << Nooooo! >> scoppiai a ridere << Nooo!! Smettila!!ahahah >> Daniel conosceva l’unico metodo per mettermi fuori uso: il solletico, fino a che non mi ritrovai sopra di lui << Ora sei nelle mie grinfie >> sorridemmo << Sei bellissima puffa! >> << Grazie! >> mi accasciai e lo baciai. Riprese ad accarezzarmi la schiena. Quel bel momento finì presto. Squillò il mio cellulare. Era Vanessa. << Pronto! >> << Kiki! Ciao! Ti va di venire da me? I miei non ci sono e ho pensato che mi potresti fare un po’ di compagnia! >> non riuscì a rispondere che Daniel prese il mio cellulare << Vanessa! >> << Scusa ma tu chi sei? >> << Possibile non mi riconosci? Ricciolina? >> << Daniel? >> << Si!Si! >> << Tu cosa? Che ci fai con Kiki? Come è possibile? >> << Kiki è a casa mia! Siamo nel letto, soli, mezzi… >> riuscì a prendere il cellulare << Vanessa? >> << Kiki , ma si può sapere che ci fai casa di Daniel? Nel suo letto? >> << Stava scherzando Va! >> << Dai! Vieni a casa mia che voglio sapere tutto! >> << Ok Vanè! Arrivo mi vesto e vengo! >> << Come ti vesti? Kiki? Cosa? >> << mm…Niente, niente! Ciao >> chiusi il cellulare e con uno sbuffo mi buttai sul letto dalla parte del muro rannicchiandomi vicino a Daniel. Io e Vanessa stavamo studiando la versione di greco che la professoressa ci aveva assegnato per il giorno successivo, ma nessuna delle due aveva voglia di studiare << Allora? >> << Allora cosa Va? >> << Daniel? >> << Ah! Non è successo niente! Siamo ancora vergini entrambi! >> << E come me lo spieghi tu e lui mezzi nudi dentro il suo letto? >> << Ci siamo solo baciati e abbiamo dormito insieme! Niente di più! Sono sincera! >> << Ti credo, ma tuo padre? >> << Non sa niente, e ne deve sapere niente! >> << Va bene, e chi apre bocca >> scoppiammo a ridere e riprendemmo a studiare. La quiete non durò a lungo. Il citofono suonò. << Chi è? >> << Daniel e Giò >>. Vanessa aprì. Daniel spalancò la porta << Buona sera! >> << E voi che ci fate qui? >> << Siamo venuti a fare una visitina! >> rispose Giò divertito. Daniel entrò in camera di Vanessa dove stavo studiando. Non mi ero accorta di niente << E tu che diamine ci fai qui? >> << Sono venuta a trovarti piccola! >> << Cosa? >> non feci in tempo a parlare che mi sentì afferrare dalla schiena. Mi buttò sul letto di Vanessa e si posizionò sopra di me << Ehi >> << Daniè che cosa stai fac… >> senti le sue labbra muoversi delicatamente sulle mie. I miei occhi spalancati si chiusero non riuscivo a respingerlo. Vanessa spalancò la porta della camera << Che cavolo state facendo voi due? >> ci staccammo al suono della sua voce << Niente, che potremmo fare? >> << Su forza tu e Giò uscite da casa mia >> << Perché? >> << Perché io e Kiki dobbiamo uscire su forza!! >> i ragazzi ci salutarono e fuggirono con le moto. << Ma cosa cavolo ti è saltato in mente? Volevi rimanere in cinta sul mio letto? >> << Vanè mi e letteralmente saltato a dosso, mi ha buttato sul letto >> << Va bene!! Ora però torniamo a studiare! >> riprendemmo lo studio che durò per tutta la giornata. La mattina seguente a scuola Giò mi chiese di parlare, ciò che considerai un evento negativo << Ho saputo di te e Daniel! >> disse con voce fiocca << Si >> << Io volevo solo farti sapere che vorrei ripetere quel pomeriggio insieme >> << Giò tu sei arrabbiato con me perché mi frequento con Daniel vero? >> << Il fatto e che kiki tu mi piaci! E anche molto! >> << Il fatto e che io Giò non ci capisco più niente >> << Se per questo neanche io! >> << Ho bisogno di vedere come vanno le cose! Scusami! >> << Ok! Ti capisco! >> me ne andai. Mi sentivo male, in colpa. La giornata passò velocemente. Rifiutai tutti i passaggi e ritornai a casa. Mio padre aveva preparato la pasta fredda, ma non avevo molta fame. Cercai di mangiare un boccone, ma sentivo il cibo risalire. Rinunciai e andai in camera a studiare. Riuscì a finire entro le cinque e decisi di uscire un po’. Misi le prime cose che trovai sulla sedia. Speravo di non incontrare nessuno che potesse intrappolarmi, non avevo voglia di vedere dei conoscenti. Volevo stare un po’ sola. Incontrai Angelo << Kiki? >> << Ciao Angelo! Non sei con Vanessa?? >> << Ci siamo presi una pausa, avevamo molti problemi >> << Ah, Vanessa non mi ha detto niente e quando è successo? >> << Oggi pomeriggio >> << Ah mi dispiace! >> << Non ti preoccupare >> << Scusa, ma ora devo proprio andare! Ciao! >> << Beh Ciao! >>. Ci separammo. Al calare del sole decisi di tornare a casa. Dovevo preparare la cena se no chi lo sentiva a mio padre. Seduti a cena mio padre disse << Che hai fatto oggi tesoro? >> << Niente papà sono uscita un po’ appena finito i compiti >> << Con le tue amiche?? >> << Nono! Oggi mi andava di stare un po’ sola! E tu papà che hai fatto?? >> << Ho lavorato tesoro >> << Ah che bel passatempo! Almeno non ti annoi mai >> sorrisi << No è un bel passatempo >> sorrise insieme a me << Tesoro chiama la mamma è preoccupata >> << Perché è preoccupata? >> << Perché non l’hai chiamata >> << Allora vado a chiamarla subito >> << Kiki? >> << Si papà? >> << Alla tavola ci penso io e anche ai piatti! Tu sei così gentile da preoccuparti di tutto >> << Grazie papà >> scappai in camera e composi il numero di New York. Mia madre mi mancava tantissimo e sapevo che anche io le mancavo molto. Mi raccontò tutto quello che aveva fatto e mi disse che mi aveva inviato dei vestiti da New York, che voleva che li indossassi per le sarete con le amiche. Sarebbero arrivati nei giorni seguenti. Salutai mia madre e chiusi il telefono. Mi buttai sul letto. Ero esausta e mi addormentai.

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Capitolo 7
*** PENSIERI ***


La mattina arrivò più presto del previsto. Cercai di vestirmi il piu presto possibile, ma il mio tentativo di arrivare puntuale fallì. Dopo una predica del professore sulla puntualità, riuscì a tornare al mio posto e a dormire sul banco. A fine lezione Vanessa mi chiese di andare a casa sua, ma rifiutai. Non stavo molto bene e preferivo andare a casa. Tornai a casa a piedi, cosa che non mi fece affatto bene. Ritornai pallida come il marmo e bollente come una stufa a gas. Avevo la febbre. Mi assentai da scuola per due settimane. Le più brutte di quel mese. La notte non riuscivo a dormire. Gli incubi mi perseguitavano. Mio padre era preoccupato. Passavo la giornata a posarmi la pezza sulla fronte. Non riuscivo a muovermi ne a camminare perché svenivo ed ero piena di dolori. La testa pulsava e i dolori aumentavano. Finalmente la febbre diminuì e decisi di controllare il mio facebook . Trovai quattro messaggi, due di Vanessa e due di Daniele: Ehi tesoro mio, ma che fine hai fatto?? Perché non sei venuta a scuola?? Chiamami! Mi manchi! Sia Carlo ti cerca ha detto che vuole uscire con te! Ahahahah!!! Amore chiamami sono preoccupata!! La professoressa di greco ha chiesto di te!! Ci ha detto che sei malata! Chiama Vanessa Cliccai la successiva: ehi amore!!! Perché non mi chiami??? Che diamine hai?? Ho bisogno di sentirti… la prof vuole che ti do i compiti, ma io credo sia una cosa stupida chiamami…. Vanessa Una cosa era sicura dovevo chiamare Vanessa. Lessi le ultime due che erano di Daniele: 1 ehi puffa, ma che fine hai fatto?? A scuola non ci sei e neanche su facebook?? Che sei volate nel paese dei balocchi??? Va be fatti viva … Daniele 2 puffa ma dove sei sparita?? Vanessa e preoccupatissima per te!!! Ha detto di richiamarla?? Mi hanno detto che sei malata, spero che non sia grave Baby fammi sapere appena stai meglio .. Daniel Decisi di rispondere a Daniel e subito dopo chiamare Vanessa: ehi ciao Dany ho avuto la febbre molto alta e ho preso pillole su pillole, dovrei tornare fra qualche giorno a scuola.. sto per chiamare Vanessa per tranquillizzarla che mi sento meglio e che presto tornerò del tutto in forma..grazie dell’interessamento ma ora devo andare <3 ciao Kiki. Chiusi il PC e chiamai Vanessa. << Kiki? Come stai??? Tutto bene?? >> << Sii! Calmati oggi sto meglio, tra qualche giorno tornerò a scuola, ho passato due settimane d’inferno, ma non preoccuparti, mio padre ha già parlato con i professori e ha risolto tutto >> << Sono felicissima che stai meglio e che non dovrai recuperare due settimane di compiti infernali >> << E tu con Angelo??? >> << Niente abbiamo preso una pausa e non ci stiamo sentendo più >> << Mi dispiace! >> << Tranquilla! Sono innamorata di un altro >> la sentì sorridere << E chi è? >> << Mi dispiace ma non posso dirtelo >> << Lui è interessato?? >> << Credo di si ci stiamo sentendo >> << Sono felicissima per te! Però ora devo andare, mio padre non vuole che mi sforzi troppo >> << Non ti preoccupare!! Riposati e ci vediamo tra qualche giorno!!Ciao >> << Ciao >>. Incominciai a pesare a chi fosse il tanto ragazzo misterioso che piacesse a Vanessa. Angelo sapeva di questo ragazzo? Come l’avrebbe presa? Io lo conoscevo? E Daniel? Cosa aveva fatto in questi giorni che ero stata assente? Mille pensieri mi passarono per la mente? Il ritorno a scuola, il ragazzo misterioso, Carlo che voleva uscire con me… mi faceva male la testa dai tanti pensieri. I giorni passarono più in fretta e finalmente ritornai a scuola. Appena arrivai tutti mi accolsero calorosamente, con il sorriso sulle labbra. La giornata passo più in fretta del previsto. Alla fine delle lezioni Vanessa mi invitò a pranzare da lei << Allora? >> << Allora cosa? >> chiese incredula << Questo ragazzo misterioso chi è? Lo conosco >> << Si lo conosci >> la vidi sorridere e i suoi occhi illuminarsi << Però non ti posso dire chi è >> << Dai! Perché?? >> << Perché non posso >> << Va bene non voglio costringerti, però prima o poi dovrai dirmi chi è questo ragazzo misterioso >> << D’accordo, un giorno te lo dirò >> sorridemmo e per tutto il percorso verso casa parlavamo dei giorni in cui ero stata assente. Vanessa mi confermò che Carlo aveva intenzione di invitarmi sabato sera ad uscire con lui, ma io avrei rifiutato. Di certo non volevo uscire con lui, l’avrei solo illuso. Ad un tratto mi ricordai dei vestiti che mi aveva fatto portare mia madre da New York << Ehi Vanessa? >> << Si dimmi? >> << Mia madre mi ha inviato dei vestiti da New York che ha disegnato lei, ne vuoi regalato uno? >> <> << Oh sono cinque, uno in meno non mi costa niente e poi ne posso chiede un altro se voglio e ho anche un armadio pieno, quindi non mi costa niente >> << Beh allora se non ti dispiace accetto >> << Benissimo! Oggi pomeriggio andremo a casa mia e ne sceglierai uno >> sorrise e mi abbracciò << Grazie Kiki sei un tesoro!! >> le sorrisi e ricambiai l’abbraccio. Il pomeriggio seguente appena finito i compiti ci precipitammo a casa mia. Da un grosso scatolo con la scritta - PER KIKI - estrassi cinque favolosi vestiti: uno bianco con la scollatura dietro lungo fino alle cosce a fascia. Il secondo blu notte a fascia e lungo dietro e corto avanti. Il terzo nero a palloncino con l’incrocio alla spalle. Il quarto rosa chiaro senza una manica, corto fino alle ginocchia a fascia e l’ultimo bianco imbrillantinato era aperto con due buchi uno avanti e uno dietro, sotto era attaccata un top nero, terminava a fascia sopra il ginocchio. << Scelgo questo >> disse Vanessa afferrando il vestito bianco quello più bello fra tutti << Ottima scelta, era il mio preferito >> << Op s. Scusa se è il tuo preferito allora non lo prendo >> << Nono! Prendilo pure >> sorrisi << Io ne ho uno quasi uguale >> aprì l’armadio e mostrai un abito nero quasi uguale solo che era tutto nero con un buco dietro << Ah! Wow è stupendo >> << Grazie l’ho fatto io! >> << Davvero?? >> << Si! Sarà un dono di famiglia >> scoppiammo a ridere.

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Capitolo 8
*** SCELTE ***


Finalmente arrivo il week-end. Mi vestì e andai a scuola. Appena scesi dalla macchina mi guardai intorno nella speranza di vederlo, ma lui non c’era proprio come il giorno successivo e quello successivo ancora. Mi diressi verso le mie amiche, e incominciammo a parlare. Alla fine delle lezioni Vanessa mi invitò ad uscire << Ehi Kiki sei dei nostri sta sera? >> << Non lo so >> << Come non lo sai? Dai che ci divertiremo >> << E va bene >> << Ci prepariamo insieme allora?? >> << No! Stavolta no, perché devo fare una cosa prima ci vediamo tutti quanti al solito posto >> << Va bene! Come vuoi tu! >> sorrise e se ne andò. All’uscita di scuola Daniel non c’era, ormai mi ero rassegnata all’idea di vederlo. Percorsi dritti per la mia strada quando una moto mi affiancò. Era Giò<< Ehi kiki, vuoi un passaggio?? >> << Si grazie! >> salì in moto, chiusi il cappotto e indossai il casco nero e arancione. Sfrecciando verso casa. Arrivati scesi. Ringraziai Giò con un bacio sulla guancia e mi affrettai a salire…<< Ehi kiki aspetta >>. Mio padre sarebbe ritornato presto e avevo solo pochi minuti per cucinare. Mentre mettevo l’acqua della pasta e apparecchiavo mi squillò il cellulare << Pronto? >> << Kiki sono Vanessa >> << Ehi tesoro, dimmi tutto >> avevo le cuffie e quindi non avevo alcun problema a parlare mentre preparavo il pranzo, << Ma cosa devi fare oggi di tanto importante?? >> << Niente devo solo modificare un abito e anticipare qualche compito poiché domani sono stata invitata ad un ballo in maschera >> << Davvero??Anche io! >> << Beh allora ci incontreremo >> sorrisi e lei annui << Scusami Và ma ora devo proprio andare! Ti voglio bene! Ci vediamo sta sera >> chiusi il cellulare e aprì la porta a mio padre. Il pomeriggio dopo aver finito di studiare mi incominciai a preparare. Non avevo la minima intenzione di cosa avrei potuto indossare. Aprì l’armadio presi i leggings di pelle, una maglietta a maniche corte e gli stivaletti. Passai un colpo di piastra e attaccai le extension bionde alla base dei capelli e aspettai il telefono squillare << Giò?? >> << Arrivo kiki!! >> vi chiederete com’è possibile?? Quel pomeriggio dopo il passaggio a casa Giò mi aveva chiesto se la sera potevamo stare insieme. Fu li che mi accorsi che Giò mi piace davvero poiché gli dissi di si inconsapevolmente. Scesi e lui era li, ad aspettarmi, con i capelli a spina, un ciuffo scendere davanti agli occhi, pantalone nero e una maglietta bianca a maniche lunghe. Più bello che mai. Gli diedi un bacio sulla guancia e salì in moto. Arrivati in Contrada avevo tutti gli occhi puntati a dosso. Giò mi prese la mano e io la strinsi imbarazzata, mi prese a se e mi abbraccio. Non capì il motivo di quel gesto, ma sapevo solo che non mi dispiaceva affatto stare nelle sue braccia. Incominciammo a passeggiare dirigendoci verso il Muretto, dove io e tutti i miei amici ci riunivamo le serate per stare insieme. Appena arrivai tutti mi guardarono sbalordirti. C’erano tutti ma mancava solo Vanessa. Mi avvicinai a Carlo che mi guardava con gli occhi sgranati. Deluso dal fatto che stavo con Giò e non con lui << Ehi ciao Carlo! Per caso sai dov’è Vanessa? >> << No veramente prima era qui con noi ed ad un tratto è sparita nel nulla >> << Va bene grazie >> gli sorrisi e me ne andai con Giò che mi mise il braccio sinistro sulla spalla. Lo abbracciai con il braccio destro. Ci dirigemmo verso Capalbo. Vidi Vanessa che usciva da un angolo e al suo fianco Daniel. Mi vide << kiki? >> << Ehi Vanessa ma che stai facendo? >> << No niente stavo cercando quel ragazzo di cui ti ho parlato e Daniel mi ha accompagnata e mi ha fatto da palò, piuttosto tu che ci fai nelle braccia di Giò? >> Daniel mi guardava sbalordito e frustrato allo stesso tempo << Sta sera sto con Giò >> << Ah! >> << Va bene noi andiamo >> disse Giò interrompendo il silenzio imbarazzante che aveva avvolto la scena << Aspetta >> disse Daniel << Kiki devo parlarti >>. Giò mi guardò. Mi avvicinai a lui << Tranquillo sarò da te in un attimo >> mi fece segno di si con il capo e andai con Daniel che mi condusse in un portone. Eravamo li, in piedi entrambi a guardarci senza neanche parlare. << Da quand’è che stai con Giò tu?? >> << Da oggi! >> << Ma io… >> << Ma tu niente Daniel, ma cosa credi che puoi giocare sia con me che con Dalila? Basta sono stanca di soffrire per i ragazzi, Giò mi piace e davvero questa volta, si forse sono innamorata di te, ma sono stanca di piangere e di stare male, e adesso scusami ma io quello che dovevo dirti te l’ho detto, se devi dirmi qualcosa sbrigati perché ho poco tempo >> << Niente! Volevo solo sentire cosa avevi da dirmi tu! Allora questa è la tua scelta? >> << Si! >> << Bene! >> << Bene! >> mi girai e me ne andai. Eravamo tutti seduti al muretto a parlare ed io ero seduta sulle gambe di Giò parlando di noi << Dimmi una cosa kiki! >> << si tutto quello che vuoi >> << Perché stai con me? Per fare ingelosire Daniel? >> << No, non farei mai una cosa del genere Giò, sto con te perché mi piaci veramente e perché voglio stare con te! >> mi prese, mi accarezzò la guancia. Mi avvicinai e lo baciai. Aveva la capacità di farmi girare la testa, e i suoi baci, così dolci e romantici mi facevano morire, come le sue carezze e le sue attenzioni. Anche sotto gli sguardi acuti di Daniel. La serata passo velocemente. Quella fu una delle più belle serate della mia vita. Giò era fantastico. Mai avrei voluto perderlo.

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Capitolo 9
*** IL BALLO IN MASCHERA ***


Un brivido di freddo mi avvolse la schiena. Aprì gli occhi e mi accorsi che avevo rimasto la finestra della camera aperta. Mi alzai e la chiusi, ma mi bloccai. La visione della lune mi bloccò qualsiasi movimento. Era così bella, più grande del previsto, proprio davanti a me. Mi venne in mente le parole di Giò quella sera, quando mi aveva accompagnato a casa e mi aveva chiesto di stare insieme. Arrivati scesi, ringraziai Giò con un bacio sulla guancia e mi affrettai a salire << Ehi kiki aspetta >> mi chiamò. Mi girai << Dimmi >> mi fece segno di andare verso di lui << Vorrei chiederti se sta sera vorresti stare con me >> mi bloccai. Il cuore incominciò ad accelerare di colpo, le gambe mi tremavano, cosa mi stava succedendo? Eppure io pensavo di amare Daniel. Guardavo Giò negli occhi. Non mi ero mai accorta di quanto fossero belli. Un castano-verde <> mi ripresi dai miei pensieri << Si!Voglio stare con te! >> non sapevo neanche come riuscì a parlare. Giò si avvicinò a me e mi prese la mano e incrociammo le nostre dita. Rimanemmo immobili a guardarci negli occhi quando lui si avvicinò a me e mi baciò la guancia << Allora passo a prenderti sta sera alle 9 e mezza >> sorrise, io annuì e lo baciai sulla guancia. Il sole batté sulla mia pelle, riscaldandomi. La sveglia risuonò con acidità svegliandomi. Aprì il cellulare come ogni mattina, il sidekik che mi aveva regalato mia madre, e composi il numero di mio padre << Buongiorno kiki, hai bisogno di qualcosa? >> << No papà volevo solo avvisarti che mi sono svegliata! >> << Va bene!La colazione è sul tavolo, c’è un po’ di caffè e un cornetto, basta che lo metti nel microonde a riscaldarlo >> << Va bene papà ti voglio bene a dopo >> chiusi il cellulare e mi alzai dal letto. Terminata la colazione mi rimisi a lavorare sul vestito blu notte per la serata in maschera. L’avevo modificato. Avevo aggiunto un velo trasparente al vestito e del pizzo nero sulla vita. Avevo comprato una maschera di pizzo nera che avvolgeva gli occhi. Arrivò pomeriggio. Mi gettai sul divano per riposare, quando il telefono squillò. Era Vanessa: << Ehi kiki? >> << Vanessa dimmi >> << che ti metti sta sera alla festa? >> << Beh questo è una sorpresa! >> risi << Dai, per riconoscerti! >> << Dimmi tu che maschera indosserai e così ti riconoscerò io >> << No!no!>> <> << Comunque tu verrai con Giò? >> << Forse si e tu? >> << Con il mio uomo misterioso >> << Bene così lo vedrò! Adesso vado ho molto da fare, ci vediamo sta sera alla festa! >> << Certo tesoro a sta sera un bacio ciao! >>. Finalmente arrivò sera e anche l’ora del ballo. Era il mio primo ballo. Giò arrivò puntuale. Indossava un pantalone stretto nero, una camicia lunga bianca e una cravatta nera. Io indossavo il mio abito blu notte, guanti di pizzo corti fino il polso, dei tacchi neri con tre fasce davanti ed una dietro per allacciarle, i capelli lisci sulle spalle e la maschera di pizzo. Salutai Giò con un bacio sulle labbra e lui rimase lì, a guardarmi << Sei bellissima! >> sorrisi e mormorai un grazie. Salì in moto e partimmo. La festa si svolgeva nel castello del paese. La ragazza che aveva organizzato la festa era una mia compagna di classe, molto ricca. Il padre era proprietario di banca e aveva affittato il castello per questo ballo. Arrivati mostrammo il biglietto ed entrammo. Eravamo accolti da un grande tappeto rosso, proprio come nei film. Poco distante da noi c’era una grandissima porta dorata e ai lati due uomini che appena ci avvicinavamo aprivano la porta. La sala era immensa. Stringevo la mano di Giò. La sala era piena di ragazzi e ragazze tutti in maschera, elegantissimi e bellissimi, uno più dell’altro. Appena entrai una ragazza con i capelli biondi e le extescion castane mi venne in contro, indossava un vestito nero pomposo ricoperto alla vite da un pizzo rosa e dei tacchi a decoltè il tutto abbellito da una borsetta di pizzo nero e rosa. Al suo fianco c’era un ragazzo con i capelli scuri, anche lui indossava un pantalone nero con una camicia bianca. Erano Federica e Ivan << Kiki? Sei tu? >> << No! Babbo Natale >> sorrise << Ho riconosciuto i capelli di Giò >> << Heee i miei capelli sono unici >> << Ma smettila >> rispose Fede con aria ironica. << Fede per caso hai visto Vanessa? >> << Si-si! È con il suo cavaliere ad un tavolo, la riconoscerai dai capelli, indossa un abito nero con delle righe grigie e nere incrociate tra loro tipo scacchi >> << Va bene grazie >>. Incominciarono i balli e Giò mi invitò a danzare un lento con lui. Accettai con molto piacere. Posi le mie braccia dietro la sua nuca e e lui le sue mani sui miei fianchi<< Sei bellissima questa sera >> << Tu sei stupendo >> mi baciò delicatamente e io appoggiai la mia testa sul suo petto. Tra le sue braccia mi sentivo sicura. Era come sentirmi protetta. Mi stavo innamorando di Giò. Ogni volta che stavo con lui il cuore mi batteva forte e la pancia mi faceva male. Stavo dimenticando Daniel? Forse si. Mentre ballavo il mio sguardo si posò su una coppia che stava ballando. Lei aveva i capelli biondi lisci sulle spalle, una maschera biancha, un vestito nero lungo con delle righe grigie e bianche incrociate tra di loro e un nastro nero sotto il seno, delle scarpe nere a ballerina, con un tacco medio argentato. Lui invece indossava un pantalone bianco e sopra una camicia nera. Erano Vanessa e il ragazzo misterioso. Questo si rivelò appena si tolse la maschera, che ricopriva tutto il volto, per baciarla. Aspettai che le loro labbra si toccassero in un bacio per rendermi conto della scena che mi appariva davanti. Erano Vanessa e Daniel che si stavano baciando davanti ai miei occhi. Rimasi a bocca aperta, Vanessa si accorse di me solo quando mi tolsi la maschera di pizzo che mi copriva gli occhi<< Kirsten >> mi resi conto che delle calde lacrime rigavano il mio volto. Giò mi prese la mano. Daniel aveva la testa bassa e Vanessa mi guardava imbarazzata. Avevo tutti gli sguardi a dosso. Incominciai a camminare, senza meta<< Kiki aspetta! >> gridò Vanessa. Daniel ci seguì, ma Giò lo fermò<< È una cosa che devono risolvere loro due >>. Mi fermai in un balcone e Vanessa dietro di me si avvicinò pian piano << Kiki io…>> << N-no >> balbettai nelle lacrime << Non devi spiegarmi niente, ora capisco tutto! >> << Volevo dirtelo però non ci sono riuscita perdonami ti prego >> << Quando? Quando è successo? >> << Quando stavi male. Lui è venuto da me per chiedere come stavi e quel pomeriggio siamo stati insieme e mi sono innamorata di lui, trascorrendo gli altri giorni insieme poi, beh è successo che ci siamo baciati >> <> << Se non vorrai più parlarmi ti capirò >> << No! Non sono una bambina Vanessa, io ora sto con Giò e lo amo, ho capito di amarlo, certo, forse nel profondo proverò ancora qualcosa per Daniel, ma voglio Giò, voglio stare con lui, sei la mia migliore amica e di certo non ho intenzione di perderti per un ragazzo, ti voglio bene e questo è l’importante >> dalla porta del balcone apparve Giò che mi guardò perplesso, Vanessa si avvicinò a me e mi abbracciò, baciandomi sulla guancia << Noi continuiamo dopo, ora ti lascio con lui, ti voglio bene! >>. Giò si avvicinò a me << Hai sentito tutto? >> gli chiesi << Si! E voglio solo dirti una cosa! >> <> << TI AMO >> sorrisi mi avvicinai a lui e gli sussurrai all’orecchio << Ti amo anche io! >>. Mi prese dai fianchi e mi baciò delicatamente accarezzandomi le spalle e asciugandomi le lacrime << Non voglio mai più vederti piangere >> << Solo se tu starai con me per sempre >> << Per sempre? >> << Si! >> riprendemmo a baciarci << Ora e meglio che ritorniamo dentro, ci siamo perdendo tutto il ballo >> mi prese la mano e rientrammo dentro.

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Capitolo 10
*** FINE DI UN AMICIZIA ***


Il giorno dopo mi alzai molto tardi. Saltai scuola. Ero troppo stanca per subirmi quattro ore di spiegazione. La casa era deserta, infondo con un padre a lavoro, una madre a New York…. Già mia madre. Mi ero dimenticata che dovevo chiamarla appena mi sarei svegliata: << Pronto mamma! Si calmati! Mamma non sono morta mi sono solo dimenticata di chiamare >> mi madre era molto protettiva. Avrei compiuto a poco diciassette anni. Non ero più una bambina << No mamma sto benissimo! Non sono andata a scuola perché ieri la festa in maschera è finita tardi ed ero esausta! Va bene mamma ti richiamerò al più presto! I love you! Un bacio!!! >>. Approfittai di essere sola e mi misi subito sul divano a vedere un po’ di televisione. La quiete durò poco perché suonò il citofono. Era Vanessa, come al solito. Salì, era vestita abbastanza elegante. Indossava un pantalone bianco di velluto con una camicetta bianca a maniche lunghe e un gilè nero con un paio di Hogan nere e i capelli ricci che scendevano sulle spalle: << Come mai così elegante Và? >> << Devo andare ad un matrimonio oggi. Una palla! >> << E perché sei venuta a disturbare a me? > << Perché ti ho disturbato? A me non sembra non stai facendo niente di interessante !>> << Va bene tralasciamo questo particolare, come mai sei qui? >> << Volevo parlarti un po’ di quello che è successo ieri sera >> << Vanè abbiamo chiarito ieri, mi sembra di averti detto già tutto ciò che dovevo dirti >> << No! Per me no! Kiki io so che tu vuoi ancora a Daniel! Te lo leggo negli occhi! >> << i stai sbagliando invece! >> piegai la testa e Vanessa con la mano la rialzò per far in modo di poterla guardare negli occhi: << Allora guardami negli occhi e dimmi che non è vero! >> riabbassai la testa:<< Come pensavo! >> << Come puoi pretendere che non lo ami ancora, infondo con lui ho passato momenti bellissimi e tu ne sei la testimone e ieri vedo la mia migliore amica baciare il ragazzo che amavo >> << Che ami! >> << Ora c’è Giò nella mia vita Vanessa! >> << Tu stai con Giò per dimenticare Daniel! >> << Perché mi dici questo? >> << Perché è la verità kiki ed è meglio che chiariamo queste cose ora subito! >> << Ma Daniel vuole TE! Io ormai mi faccio solo da parte! O forse è meglio chiudere qui le cose! >> << Cosa vuoi dire? >> << Che è meglio chiudere questa amicizia Vanessa! Mi dispiace ma per quanto io possa negarlo, hai ragione tu, sono ancora troppo innamorata di Daniel e di certo non posso sopportare vedervi insieme, tanto meno baciarvi. Per un po’ è meglio prendere le distanze >> << Non mi puoi fare questo kiki io ti voglio troppo bene! >> << Lo so ed è proprio per questo che è meglio così. Non insistere Vanessa. Per favore è difficile anche per me! >> << Non dire cazzate! >>. Alzai il tono della voce: << Ma cosa credi Vanessa che per me è semplice vedere la mia migliore amica baciare il ragazzo che amo? Sentire parlare di lui, vederlo? E mi toccherebbe pure uscire con lui come le coppiette felici! Mi dispiace Vanessa ma non sono una brava attrice e non riuscirei a sopportare tutto questo! Non insistere >> << Kiki per favore perché>> <> << Ma… >> << Niente ma… vattene! Ho da fare >> Vanessa si alzò e se ne andò. Le gambe mi tremavano. La testa mi girava, caddi sul divano. Avevo una stretta alla pancia come mille pugni e un nodo in gola. Non riuscivo neanche a respirare. Solo dopo mi accorsi che le lacrime scivolavano sulle mi guance. Avevo messo fine ad un amicizia. Avevo perso la persona a cui tenevo di più al mondo. La persona per cui avrei dato la vita, l’anima, l'impossibile, ed ora? L’avevo persa. Come una foglia trasportata via dal vento. Lontana da me. Poco dopo, con mio grande stupore, mi chiamò Daniel. Risposi molto curiosa di cosa volesse da me: << Kiki ci possiamo vedere? >> << Perché? >> << Devo parlarti! >> << Io non ho niente da dirti! >> chiusi il telefono. Non avevo nessuna voglia di vederlo. Per colpa sua avevo dovuto rinunciare alla mia migliore amica e questo non glie lo avrei mai perdonato, ma ero troppo curiosa di sapere cosa aveva da dirmi. Dopo il terzo tentativo di chiamata da parte sua decisi di incontrarlo alle cinque alla villetta della scuola. Aspettavo ormai da cinque minuti, ma di Daniel non c’era traccia. Decisi di andarmene quando una moto mi rombò vicino: << Salve! >> era lui << Dimmi cosa vuoi da me! >> << Ho saputo che tu e Vanessa avete litigato! >> << Si! >> << Perché? >> << Non sono affari tuoi! >> << Invece si! >> << Senti lasciami stare! Ti è chiaro il concetto? >> << No! >> mi tirò verso di lui ad un palmo dal suo naso << Per colpa mia? Avete litigato per colpa mia? >> << Si! È tutta colpa tua! Perché mi hai illusa Daniel? >> << Non sono io che ti ho illusa! Ma sei tu che ti illudi per ogni mio gesto! >> << Sei solo uno stupido bambino che non sa cosa sia neanche amare una persona! >> << E tu una stupida bambina capricciosa >> << Idiota! >> mi tirò versò di lui e mi baciò. Mi staccai il prima possibile e gli tirai uno schiaffo << Ti sei permesso ora! E non ti permettere mai più, perché se solo tu provi a fare soffrire Vanessa, non mi importa che non siamo più amiche, io giuro che ti rovino e poi neanche un Santo ti potrà salvare. Ti ho avvertito! >> mi girai e me ne andai per la mia strada. I gironi passarono e con questi anche i mesi. Io e Vanessa ormai non ci parlavamo da 2 mesi 8 giorni e 9 ore. Mi mancava tantissimo parlare con lei al telefono. Le risate, mi mancavano i suoi abbracci e la sua amicizia. Sapevo che tutto questo non sarebbe tornato. Come avrei fatto a continuare a vivere senza di lei? Forse sarei tornata da lei strisciando a chiederle perdono, dicendole che la mia vita senza di lei non aveva un senso. Con Giò le cose andavano benissimo. Era un ragazzo fantastico, e con il tempo mi ero del tutto innamorata di lui. Avevamo avuto molti alti e bassi, ma era un ragazzo davvero fantastico. Completava la mia vita e riempiva quel vuoto in me che sentiva la mancanza di Vanessa.

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Capitolo 11
*** PERDONAMI AMICA MIA! ***


Dopo 4 mesi 15 giorni e 18 ore non riuscivo più a resistere senza Vanessa. Non riuscivo più a stare senza di lei. Era una presenza troppo forte nella mia vita e decisi di inviarle un messaggio: Cara Vanessa, forse è troppo tardi per chiederti di perdonarmi?? Forse si…ma, io non riesco più a trattenermi, a urlare quanto tu mi manchi, a urlare quanto mi mancano i tuoi consigli, i tuoi abbracci, la tua risata isterica ma che io adoro. Non posso sopportare di vivere una vita senza di te, perché tu sei parte del my heart <3 per favore perdona tutte le cazzate che ho commesso…perdonami. Ormai di Daniel non mi importa più niente! Io voglio solo tornare ad essere tua amica perché questi mesi senza di te sono stati un inferno TOTALE! Aspetto presto una tua risposta e se questa volta sarai tu a non volermi sentire ti capirò e accetterò la tua scelta…ti mando un bacio …tua per sempre KIKI =( Speravo con tutta me stessa in una sua risposta. Non ha senso litigare per un ragazzo che non mi merita neanche, che ha baciato la mia migliore amica mentre mi faceva la corte. Avevo solo paura, questa volta, che Vanessa avrebbe sofferto per lui. Avrei fatto tutto il possibile per fare pace con Vanessa. Era una persona troppo importante per me e per la mia vita. Il giorno dopo appena sveglia accesi subito il PC nella disperata attesa di una risposta di Vanessa, ed eccola lì: Devo riflettere… sono confusa…. Vanessa Una risposta fredda, ma che mi dava speranza. Il pomeriggio stesso comprai una bomboletta spry per i muri e andai sotto casa di Vanessa. Avevo giurato che avrei fatto tutto per farmi perdonare da lei. Incominciai a scrivere”VANESSA PERDONAMI LA TUA AMICIZIA è TROPPO IMPORTANTE PER ME!!!!KIKI”. Il giorno successivo a scuola Vanessa corse verso di me e mi abbracciò: << Tu sei pazza!! Ed è per questo che sei la mia migliore amica! >> << Allora mi hai perdonata!? >> << Praticamente ti ho perdonata da sempre >> << Ti voglio bene Vanessa perdonami per tutto quello che ho fatto >> << Ti voglio bene anche io kiki, ma tu promettimi che noi resteremo amiche non mi importa dei ragazzi io sceglierei te in qualsiasi caso! >> sorridendo abbracciate. Rientrammo in classe. Finalmente avevo ritrovato la mia migliore amica. Questa era l’unica cosa che mi importava realmente!

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Capitolo 12
*** SCOPRENDO LA VERITA’ ***


Finalmente io e Vanessa c’eravamo riappacificate. Sapevo che niente avrebbe potuto rovinare quella bellissima giornata, ma mi sbagliavo. Poco più tardi nel tragitto per ritornare a casa insieme a Federica passammo dalla villetta dove si riunivano le coppiette per baciarsi. Io e Federica ci divertivamo a prenderle in giro. Nella villetta c’erano quattro coppiette attorcigliate tra di loro che si baciavano. Il mio sguardo si poso su di una in particolare. Riuscivo a vedere solo il volto della ragazza poiché lui era di spalle. Era una bellissima ragazza con i capelli su d’un biondo castano ricci e lunghi fino alla schiena, alta e magra, aveva gli occhi castano chiaro e un trucco leggero. Lui invece portava una felpa grigia e i capelli neri a spina. Avevo la strana sensazione di conoscerlo. Federica si girò verso di loro e incominciò ad urlare: << Gnouuuu! >> fu allora che vidi il volto del ragazzo e rimasi scioccata. Capelli scuri a spina, occhi castano scuro, naso piccolo e volto un po’ allungato. Era Daniel. Lui mi vide e rimase immobile con gli occhi sgranati che guardavano me. Girai e me ne andai per parlare da sola con Federica che come me era sconvolta di ciò che avevamo visto: << Non ci posso credere dobbiamo subito avvertire a Vanessa >> mi disse con aria infuriata: << No! Non possiamo dirle niente! Ho appena fatto pace con lei, non voglio che pensi che io le dica questo solo perché sono innamorata di Daniel! È un vero stupido, ma no voglio che lei stia male >> << Kiki dobbiamo dirglielo non possiamo permettere che lei stia male, e se lo verrà a sapere, sarà peggio ancora! >> << Glie lo dirò… quando sarà il momento giusto! >>. Il pomeriggio stesso io, Vanessa, Giò , Daniel, Federica ed Ivan uscimmo tutti insieme al centro commerciale. Giò mi teneva stretta la mano, mentre Daniel mi squadrava con lo sguardo. Vanessa si avvicinò a me e mi allontanò con lei: << Grazie per tutto quello che stai facendo per me. Lo so che per te è difficile stare insieme a lui, ma grazie per tutto! >> << Per te questo ed altro! >> sorrisi. Il nostro giro turistico nel centro commerciale continuò. Girammo da negozio a negozio svuotando i portafogli. Mentre Federica e Vanessa provavano un abito nel negozio di Tally Weijl, i ragazzi andarono al negozio tecnologico. Mentre aspettavo le due ragazze seduta ad una tavolo del bar, apparve Daniel: << Ciao! >> << Cosa vuoi? >> << Che le hai detto?? >> << Niente che ti possa interessare! >> << E invece mi interessa! Dimmi cosa le hai detto! >> << Niente Dà proprio niente. Non voglio che lei soffra perché un idiota come te si diverte con un’altra! Io ti avevo avvertito. Prova solo a farla soffrire ed è meglio se non ti avvicini più a me! >> << Cosa vuoi dire? >> << Che ho glielo dici tu! Al più presto, o glielo dico io! >>. Passarono quattro giorni e tutto continuò normalmente. Non potevo più trattenermi. Dovevo dire tutto a Vanessa! La mattina Vanessa si recò da me, era preoccupata: << Vanessa che è successo? >> << Kiki ho dei dubbi >> << Su cosa? >> << Su Daniel? >> << Perché? >> << Non lo so’ ho una strana sensazione. Ieri abbiamo litigato tutto il giorno >> << Perché avete litigato? >> << Dice che io non gli ho detto dove andavo e lui si è arrabbiato! Non so’ cosa diamine fare! >> << Non devi fare assolutamente niente vedrai che le cose si aggiusteranno da sole, ma Vanessa stai attenta! >> << Perché mi dici questo? >> << Perché non voglio che tu soffra, sei la mia migliore amica e tu per me vieni prima di tutto! >> << Grazie per tutto quello che fai per me kiki! >> ci abbracciamo. Durante le lezioni non riuscivo a stare attenta alla spiegazione della professoressa di scienze. Avevo la testa fra le nuvole e il mio sguardo era immerso nel panorama del balcone. Dovevo dirglielo. Dovevo dire tutta la verità a Vanessa. Non potevo permettere che soffrisse per causa di Daniel o per causa mia. Decisi che alla fine delle lezioni l’avrei portata dove avevo visto Daniel con quella ragazza. Trascinai Vanessa con me: << Kiki ma dove mi stai portando? >> << Per favore tu seguimi e non parlare. Sei la mia migliore amica e hai il diritto di sapere! >> << Cosa? >> gli indicai una coppietta che era seduta sulla fontana della villetta. Vanessa sbiancò. Sentivo il suo cuore crollare a pezzi. Quella coppietta erano Daniel e la ragazza bionda abbracciati che si baciavano. Lui si accorse di noi e arrossì di colpo: << Vanessa? >> mi girai verso la mia amica e vidi le sue lacrime che bagnavano il suo viso. Avevo una stretta al cuore. Vedere la mia migliore amica stare male, per me era come morire. La tirai dal braccio per farla riprendere e la trascinai subito via. Daniel ci seguì e mi blocco: << Sei proprio una stupida perché l’hai portata qui? >> Vanessa si girò infuriata verso di lui e gli tirò uno schifo che rimbombò per tutta la strada: << TU! Sei il ragazzo più disgustoso e idiota che io abbia mai conosciuto >> si staccò la collana a mezzo cuore che aveva al collo: << Questa puoi darla alla tua nuova fidanzatina. Sparisci dalla mia vita, non voglio mai più rivederti e prova solo ad avvicinarti a me o ad una delle mie amiche e io giuro che ti farò pentire di essere nato! >> si girò verso di me: << Non ti potrò mai perdonare quello che hai fatto, me l’hai tenuto nascosto, ma sei stata l’unica a farmi aprire gli occhi >> << Non volevo soffrissi! >> << Lo so e per questo ti ringrazio, grazie di essere cosi buona e sincera con me! >> mi prese la mano e ce ne andammo. Arrivate a casa mia, chiuse in camera, incominciammo a parlare: << Tu lo ami! >> Vanessa scoppiò a piangere: << Si lo amo kiki cosa devo fare io non posso sopportare tutto questo non ce la faccio! >> << Ci sono io qui con te! Tranquilla, sfogati, lo sai che io per te ci sarò sempre >> << Lo so, ma io lo voglio, lo voglio troppo, non riesco a vedere la mia vita senza di lui! >> << Lo so cosa provi anche io quando ho scoperto che Giò mi tradiva >> << G…Giò ti ha tradita? >> << Si con la sua ex un po’ di tempo fa, ma io l’ho perdonato perché lui il giorno dopo è venuto da me, mi ha raccontato tutto e mi ha detto che voleva avere delle certezze, voleva capire se mi amava davvero >> << E poi? >> << Poi si è reso conto che lui voleva me e mi ha chiesto scusa, io l’ho perdonato >> << Devo perdonarlo? >> << No! Lui non se lo merita ti ha preso in giro e non merita il tuo perdono, non merita neanche il tuo amore, Vanessa lo dimenticherai ed io e Federica ti aiuteremo in qualunque modo, vedrai che riuscirai a trovare il ragazzo giusto >> << No non ci riuscirò! Perché io amo lui! >> << Vedrai che ci riuscirai! Ti do la mia parola! >> Vanessa mi abbracciò e scoppiò in lacrime tra le mie braccia. Era più forte di me. Non riuscivo a vedere la mia amica in quello stato. Sapevo di dover fare al più presto qualcosa. Ma cosa? Dovevo aiutarla! Doveva dimenticarlo e io sarei stata al suo fianco.

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Capitolo 13
*** OCCUPAZIONE ***


Una settimana dopo al liceo si sarebbe fatta occupazione ed io Vanessa e Federica avremmo partecipato. Saremmo stati quattro giorni e quattro notti nella scuola per guadagnare i nostri diritti. Primo giorno di occupazione. Io e le mie due amiche arrivammo a scuola. Federica si diresse verso me e Vanessa: << Ragazze io e Ivan ci siamo lasciati! >> << Cosa?? >> << Non poteva funzionare, basta era troppo possessivo e poi sono innamorata di un altro! >> << E chi sarebbe costui? >> << Promettete di non ridere >> << Promesso? >> << Erik >> . Erik era un ragazzo alternativo un anno più grande di noi, arrivato da Nicaragua circa due anni prima del mio arrivo. Aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, proprio come quelli di Federica. Io e le mie amiche ammiravamo molto il suo modo di vestire. Aveva uno stile tutto suo. D'altronde solo Federica era riuscita ad avere un rapporto stretto con lui, poiché entrambi molto chiusi. Io e Vanessa rimanemmo sconvolte da quella notizia ma dovevamo aspettarcelo. I rapporti tra Ivan e Federica non andavano molto bene, e poi questa aveva stretto ancor più il legame con Erik. Federica passò un ora a raccontarci di come lei ed Ivan si erano lasciati e di come aveva capito che era innamorata di Erik. Giò arrivò a salvarmi da quella catena di parole: << Scusate ma ve la devo rubare! >> mi trascinò via con lui. Ero seduta tra le gambe di Giò e lui stringeva le sue braccia alla mia vita e mi baciava il collo. Eravamo soli in un aula della scuola, su un banco con le spalle al muro: << Non posso crederci >> << A cosa? >> << A noi due! >> mi abbracciò più forte e mi baciò delicatamente sulle labbra: << Mi dispiace per Vanessa, poverina scoprire così che il ragazzo che ami ti tradisce con un'altra è orribile >> << Si lo so’ >> << Vorrei fare qualcosa, ma cosa? >> << Ti consiglio di non fare niente, vedrai che presto le cose si aggiusteranno da sole e che presto si innamorerà di un altro e non soffrirà più >> << Meno male che ci sei tu! >> << Ti amo! >> << Ti amo anche io! >> ci baciammo. Le sue braccia mi riscaldavano e il suo profumo mi cullava. Ero angosciata. Pensare che io ero tra le braccia del ragazzo che amavo e la mia migliore amica soffriva per un bambino stupido. Mentre mi cullavo tra le braccia di Giò la porta dell’aula si spalancò. Entrò il rappresentante della scuola Luca insieme al segretario urlando: << Ehi ragazzi ma cosa diamine fate qui? Dai scendete giù in aula magna, c’è la discoteca >> . Io e Giò ci alzammo dai due banchi e mano nella mano scendemmo nell’aula magna dove le persiane erano abbassate, le luci andavano e venivano, mentre la musica a tutto volume rimbombava sulle pareti. Dei ragazzi ballavano sui tavoli che erano al centro dell’aula. Vanessa venne verso di me e mi portò con lei sui tavoli. Io esitavo perché sapevo che Giò era contrario, ma tirai anche lui, in modo che salisse con me sui tavoli. Incominciammo a ballare. Vanessa avanti io al centro e Giò dietro di me che mi abbracciava. Il mio sguardo cadde su Federica che ballava con Erik. Quando mi girai Vanessa non c’era più. Mi guardai intorno e la vidi ballare con un ragazzo. Mi tranquillizzai e ripresi a ballare abbracciata Giò che mi teneva stretta come se non volesse che nessuno mi vedesse ballare. Decisi di scendere dai tavoli e di ballare con le mie amiche che strappai dai loro ballerini e li condussi ad un lato della pista. Vanessa mi prese dai fianchi e mi attaccò a lei. Federica era spalla a spalla con me e tutte e tre incominciammo a scendere sensualmente verso il pavimento per poi salire con un onda. Ero tutta sudata. La testa si muoveva da sola e il mio corpo ballava a ritmo di musica. Non potevo muovermi perché ero intrappolata tra Vanessa e Federica. Tutti guardavano noi ballare e scatenarci come pazze. Non mi ero mai divertita così tanto. All’improvviso qualcuno cambiò musica e mise un lento. La riconobbi subito. Era Gabri, la canzone di Vasco Rossi e capì subito che era stato Giò a metterla. I ragazzi sbraitarono per il cambio di musica, ma la sala si riempì presto di coppiette che ballavano lentamente. Giò venne verso di me, prese la mia mano e mi fece fare un giro per poi posare le mie mani dietro la sua nuca e le sue mani, sui miei fianchi. Posai la testa sul suo petto e incominciammo a ballare lentamente. Sarebbero mai finiti? Quegli attimi meravigliosi? Speravo tanto di no, ma niente è per sempre, purtroppo, ma volevo godermeli finché sarebbero durati. La giornata finì. La maggior parte dei ragazzi ritornò a casa. Io e le mie amiche rimanemmo a dormire a scuola insieme a quei pochi studenti maggiorenni. Io e Giò ci sistemammo su d’un letto matrimoniale creato con i banchi. Eravamo abbracciati, arrotolati nelle coperte di lane dal freddo: << Ehi! Dormi? >> << Ehi! No, non riesco a dormire! >> << Hai freddo? Se vuoi ti do il mio cappotto >> << Nono amore tranquillo sto benissimo e solo che sto un po’ scomoda su questi banchi >> << Allora vieni con me! >> Giò scese dai banchi e raccolse le coperte. Mi mise il suo cappotto sulle spalle e mi portò in un aula dove il pavimento era pulito, rispetto alle altre. Giò stese tre coperte a terra. Mise gli zaini come cuscini e due coperte per coprirci, chiuse la porta e la luce. Alzò la finestra in modo che la luce della luna potesse illuminare tutta la stanza. Giò mi strinse il braccio intorno alla vite e mi abbracciò a lui. Mi addormentai con il suo calore e tra le sue braccia. L’occupazione durò altri tre giorni. Ci divertimmo come matti, soprattutto l’ultimo giorno. Mi alzai e presi il bus con le mie amiche. Giò aveva dormito li, mentre io preferì dormire in un letto comodo e caldo. << Kiki buon giorno >> mi sorrise Vanessa e altrettanto fece Fede mentre mi diede un bacio sulla guancia << Buongiorno ragazze dormito bene? >> annuirono contemporaneamente. << Vanessa scusa ma chi era quel tizio con cui ballavi l’altro giorno. Mi sono dimenticata di chiedertelo! >> << Si chiama Jake! Mi piace. È simpatico! >> << Jake?? Mm… per favore non ricadere nel burrone >> la guardai preoccupata. Mi sorrise e mi abbracciò rassicurandomi. Entrammo a scuola. Fermai un ragazzo con i capelli scuri, poco più alto di me, che era un amico di Giò e gli chiesi di lui. Aprì la camera dove c’erano altri tre ragazzi con delle ragazze che dormivano. Mi avvicinai piano a Giò e lo baciai sul collo. << Svegliati amore mio è giorno! >> lui aprì gli occhi e mi baciò: << Ti aspetto di la >> me ne andai. Raggiunsi Vanessa e Fede che parlavano con due ragazzi che riconobbi subito, Jake e Erik, che stranamente si conoscevano. Dopo pochi minuti Giò mi raggiunse e fui colpita da un gesto di Jake. Appena vide Giò avvicinarsi a me e baciarmi le labbra arretrò di colpo, spalancando gli occhi come dalla rabbia. Mi chiesi perché di questo atteggiamento. Per caso Jake e Giò non andavano d’accordo? Poche ore dopo il liceo iniziò la discoteca e io e Giò incominciammo a danzare. Arrivarono Vanessa e Fede che mi tirarono via e incominciarono a ballare con me. Stetti al loro gioco finché non voltai lo sguardo e vidi una scena che non mi piacque granché. Giò stava ballando con una ragazza riccia, i capelli neri, alta e robusta. Mi bloccai di colpo sulla pista e con me anche Vanessa e Fede che come me osservarono la scena e rimasero perplesse. Giò si girò a guardarmi e mi vide che lo osservavo con uno sguardo cupo e vuoto. Si fermò e venne verso di me. Prima che potesse raggiungermi incominciai a correre per le scale finché non entrai in una classe dove c’erano Jake, Erik e un terzo ragazzo che discutevano. Davanti ai loro occhi chiari mi bloccai.

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Capitolo 14
*** NUOVE CONOSCENZE ***


Avevo gli occhi di Erik e Jake, azzurri come il cielo che mi fissavano mentre non riuscì a vedere il terzo ragazzo che si trovava di spalle. Sapevo solo che aveva e capelli bronzei arruffati. Erik arretrò furioso e compresi il suo gesto quando vidi Giò che si avvicinava a me: << Kiki >> mi prese la mano ma io la rifiutai. Mi girai chiudendo la porta della sala alle spalle e dirigendomi verso un’altra aula vuota: << Kiki fermati! >> mi urlò Giò. Mi girai di scatto e gli tirai uno schifo: << Stronzo! >> lui mi blocco le mani: << Non è successo niente con quella >> << Non mi importa mi basta vedere le tue mani sul suo sedere >> gli urlai infuriata. Mi strinse ancora più forte i polsi e mi sbatté al muro: << Io voglio solo te! >> << Allora dimostramelo >> mi baciò intensamente. Pranzammo insieme. Mi raggiunsero Fede e Vanessa. << Kiki giù nella stazione c’è una svendita di vestiti andiamo a fare shopping? >> << Certo arrivo subito datemi solo un minuto >> mi sorrisero e si allontanarono. Mi gettai nelle braccia impassibili di Giò e lo baciai per salutarlo. Raggiunsi Vanessa e Fede. Scendemmo nella stazione. Era primavera quindi incominciavano i saldi. Per fortuna mia madre mi aveva mandato da New York un po’ di soldi. Ne approfittai per comprare qualcosa in vista del mio compleanno, dove avrei finalmente avuto diciassette anni completi. Io, Vanessa e Fede ci divertimmo a provarci tutti i vestiti. Giocherellammo con pose buffe e sciocche davanti allo specchio. Finite le compere ci dirigemmo verso un bar per mangiare qualcosa. Sentivo il mio stomaco brontolare.<< Ci siamo proprio divertite vero? >> chiese Fede con un sorrise a 360 gradi. Io e Vanessa che stavamo gustando il nostro frappè annuimmo all’unisono . girando lo sguardo, rimasi perplessa da un ragazzo che stava entrando nel bar. Il suo passo era leggero e graziato, alto poco meno della porta. I capelli bronzei brillavano alla luce del sole che lo copriva come un angelo. Gli occhi azzurri brillavano sul volto di un dio greco, come scolpito nel marmo, con i lineamenti perfetti. La pelle chiara e liscia. Indossava una camicia nera, che mostrava i muscoli delle braccia, aperta, con sotto una canottiera bianca e un pantalone nero con delle Nike bianche e nere. Sentivo il suo profumo dal posto. Vaniglia e cocco uniti in un aroma dolce che ricopriva il profumo che emanava il deodorante alla menta del bar. Incrociai i suoi occhi marini e sentì una fitta allo stomaco da piegarmi in due. Mi sorrise, mostrando una fila di denti dritti e bianchissimi. Solo dopo mi accorsi dei due ragazzi che gli stavano dietro. Erano Erik e Jake. Il terzo ragazzo doveva essere lo stesso con cui avevano discusso la mattina. Ci sorrisero e ci vennero incontro. << Buon pomeriggio >> rispose Jake con un filo di voce. Indossava una maglietta che mostravano i muscoli del petto, i capelli scuri e corti, gli occhi azzurri e limpidi, la pelle marmorea e i lineamenti perfetti. Anche Erik assomigliava molto hai due solo che lui a differenza loro, non era molto muscoloso. Sembravano fratelli. Vanessa salutò Jake e Fede si alzò buttando le mani al collo di Erik abbracciandolo. Il terzo ragazzo mi guardava incuriosito, sorridendomi. Dalle labbra rosate e poco carnose si elevò una voce chiara e seducente: << Salve io sono Matt! Piacere di conoscerti kiki >> lo guardai perplessa: << Scusa come fai a sapere il mio nome? >> indicò la collanina che mi aveva regalato mia madre in vista dl mio compleanno con il mio nome scritto in oro e piccoli brillantini. Gli sorrisi e arrossì come un pomodoro, mentre lui si presentò alle mie amiche. Si sedettero al nostro tavolo mangiando un panzerotto. Vanessa guardava con occhi lucidi e brillanti gli occhi di Jake che ricambiavano con affetto il suo sguardo. Federica invece parlava con Erik. Matt mi guardò, sbattendo le lunga ciglia nere. << Non hai un volto appartenente a questo posto >> replicò osservando i tratti del mio viso << Non sei di qua. Vero? >> << No! >> risposi imbarazzata << In realtà sono nata e cresciuta a Phoenix >> << Quindi non devi essere abituata al sole. Londra è molto nuvolosa! >> accennai un sorrise << Infatti >>. Abbassai la testa e lo sguardo. Sentivo i suoi occhi a dosso, come se cercava di leggermi. Capire come ero fatta. << E tu? >> gli chiesi << Non ti ho mai visto da queste parti >> << No! Sono rientrato ieri da Nicaragua. Resterò qui qualche hanno e poi ritornerò a viaggiare. Adoro esplorare il mondo >> vidi dipingersi sulle labbra un sorrisino ironico. << Bene. Adesso e meglio che rientriamo >> esclamò Erik, come turbato dalle parole dell’amico. I tre ragazzi salutarono e si allontanarono il più veloce possibile. Rientrata a casa preparai la cena e chiamai mia madre. Seduta con la musica ad alto volume, cercai di studiare per le ultime interrogazioni. Mancavano solo due mesi alla fine della scuola e dovevo impegnarmi. Avevo gli occhi concentrati sul libo, ma la mia testa era rimasta agli occhi di Matt. Il mattino seguente a scuola erano tutti radunati intorno a un Audi TT. Mi avvicinai a Vanessa per chiederle cosa stesse succedendo << Sono tutti a sbavare sulla macchina di Matt >> << La macchina di Matt? >> << Si! >> rispose << Si è iscritto una settimana fa e oggi e il sui “primo” giorno di scuola >>. La campanella suonò e ci affrettammo a salire le scale per arrivare puntuali in classe. Al suono dell’intervallo scesi nel cortile. Appoggiato a un palo Giò parlava con la ragazza con i capelli ricci e scuri. Innervosita diedi un pugno al muro al mio fianco. << Quello e il tuo ragazzo? >> sentì la voce squillante di Matt alle mie spalle, mi girai di scatto e dalla mia bocca uscì un ghigno di paura. << Scusa ti ho spaventato? >> << No!No! Non ti preoccupare >> << Non hai risposto alla mia domanda >> i suoi occhi incuriositi fissavano i miei << Si è il mio ragazzo! >> << Suppongo che ti innervosisca che parli con quella ragazza >> << Molto! >> << Vieni >> disse incamminandosi << Facciamo due passi >>. Lo seguì incuriosita e ci sedemmo sulle scale di emergenza della scuola. << Erik e Jake sono tuoi fratelli? >> chiesi, appena ci sedemmo << No, solo Jake è mio fratello. Erik è nostro cugino. Come mai questa domanda? >> << Ho notato una certa somiglianza >> inghiottì il nodo che avevo in gola e proseguì << Come mai sei venuto qui? >> << Quando i miei genitori e quelli di Erik si sono trasferiti qui io ho deciso di viaggiare per qualche anno, pero’ poi sentivo molto la mancanza dei miei parenti e ho deciso di tornare >>. Ascoltavo il suo racconto con molto interesse. La sua storia mi affascinava molto. Mentre mi perdevo nei suoi occhi marini, notai che il suo sguardo si era indurito e fissava un vicolo. Mi girai a guardare, ma vedevo solo buio. << Che succede? >> chiesi preoccupata << Niente, ma ti consiglio di stare molto attenta a quel tipo. Giò >> << In che senso >> . Non mi diede risposta si alzò e rientrò di scatto dentro l’istituto.

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Capitolo 15
*** COMPLEANNO ***


Il sole era sorto come tutte le mattine, ma questa era speciale. Il giorno del mio compleanno era arrivato e sapevo che a scuola Vanessa aveva organizzato una mini festa. Mi vestì, mi lavai e indossai il completino celeste che tanto mi piaceva. Mio padre bussò alla porta: << Tesoro? Sei sveglia? >> << Si papà entra pure >> << Buon compleanno tesoro >> mi baciò la fronte << Io purtroppo devo andare a lavoro, ma sarò di ritorno alle quattro per festeggiare con te >> << Non ti preoccupare papà. Ormai non sono più una bambina! >> << E invece si! Sei la mia bambina >> sorrise e uscì di casa. Andai in cucina per fare colazione, ma con mia grande sorpresa trovai due regali, incartati e abbelliti da due enormi fiocchi uno rosso e uno giallo. Affianco a loro c’era un fogliettino: da parte della tua mamma e del tuo papà. Un pensierino per ricordarti quanto ti vogliamo bene! Mamma e Papà. Incominciai a scartare prima il piccolo regalo di mia madre che era una macchinetta fotografica e poi quello di mio padre, il libro di Stephanie Meyer, Eclipse, che desideravo tanto. Preso zaino e tessera scesi e mi diressi verso scuola. Qui Vanessa mi aspettava davanti al cancello con una grande busta rosa abbellita da un nastro dorato. Mi venne incontro e mi saltò al collo: << Buon Compleanno kiki! >> urlò << Grazie, ma fai piano così mi strozzi >>. Dal nulla apparve Fede con una piccolo pacchetto blu << Auguri Kiki. Questo è per te. Per ricordarti che noi ci saremo sempre per te >>. Scartai i regali. Vanessa mi aveva regalato un cuscino enorme con una dedica: Ti vogliamo bene e ricordati che noi per te ci saremo sempre. Vanessa e Federica. Poi quello di Fede. Era una fotografia di noi tre abbracciate. Ma le sorprese non erano finite lì. Erik e Jake si diressero verso di loro. Ma lui non c’era. I miei occhi scioccati videro le labbra di Erik posarsi su quelle di Federica, e una gioia immensa mi esplose nel cuore vedendo Vanessa abbracciata a Jake. Ma lui dov’era, perché non era con loro. Mi sentì tirare i fianchi e nel girare lo sguardo vidi Giò che mi stringeva tra le sue braccia. << Auguri piccolina >> << Grazie >> sorrisi e ci baciammo. Tra le sue mani apparve un piccolo cofanetto << Questo è per te >> << Oh Giò grazie non dovevi >> << Ma certo che dovevo. Questo ed altro per la mia ragazza >> mi baciò di nuovo, ma sta volta sulla guancia. Alla fine delle lezioni Giò era sparito e Vanessa e Federica erano con Jake e Erik. Aspettavo il bus e vidi un Audi TT venire verso di me, frenando a poca distanza dai miei piedi. << Sali >> disse una voce da dentro la macchina. Ero così felice di sentire quella voce, che per me era come una melodia. Salì in macchina e vidi i suoi occhi azzurri guardare i miei. << Buon giorno kiki. Divertita a scuola? >> << Tantissimo grazie Matt. Ma tu non c’eri >> << Ho avuto un po’ da fare >> rispose mostrando quel sorrise che amavo tanto. Partì con la macchina a grande velocità. La radio, accesa, trasmetteva No Angel di Dido << È la mia canzone preferita >> pensai ad alta voce << Anche la mia >> << Dove mi stai portando? >> << Adesso vedrai. Siamo quasi arrivati >> . Scesi dalla macchina e un vasto viale di fiori d’arancio si presentò davanti ai miei occhi << È bellissimo >> dissi sbalordita di quello spettacolo stupendo << Ho scoperto questo posto un paio di settimane fa. Vengo qui per pensare o per leggere >> << È un posto stupendo >> . Sentì i capelli spostarsi da un lato e qualcosa di freddo che si appoggiava sul mio petto. La guardai era una catenina d’argento con un ciondolo. Una stella a dieci punte dorate e al centro un piccola chiave d’argento << Ma che cos’è? >> << Un piccolo dono di compleanno gira la stella >>. Dietro c’era un incisione: Alla più bella!Kiki. << Grazie è stupendo come posso ricompensare questo tuo gesto >> << Kiki! Io… >>. Persi il controllo del mio corpo e mi alzai per baciarlo. Le nostre labbra si toccarono, muovendosi lentamente l’una sull’altra. La sua mano toccava i miei fianchi e le mie la sua chioma bronzea. Ci sdraiammo sotto l’albero e i petali dei fiori caddero su di noi. Gli tolsi la maglietta e lui fece lo stesso con me. In quell’attimo di passione, amore e follia, i nostri corpi si unirono, porgendogli l’unica cosa di me che mai nessuno aveva preso prima. La mia anima. Gli sarei appartenuta per sempre. Lui era mio ed io ero sua. Continuammo a fare l’amore per ore e ore, perdendo la cognizione del tempo, l’uno dentro l’altra, nessuno poteva dividerci, perché quello era il nostro momento. Mi baciò il collo e il seno, fino all'ombelico, mi accarezzava la schiena, con le dita fredde, che mi facevano venire i brividi. Quando vidi l’ora sul cellulare erano le 14 e 45 minuti: << Merda. Mio padre! >> << Dai tranquilla. Con la mia macchina arriveremo in un minuto a casa >> mi rassicurò e mi baciò la fronte e le labbra. La musica risuonava nella macchina. Con o guardavo perlustravo quei tratti così belli e perfetti. Teneva la mia mano e guidava, guardando attentamente la strada. Arrivai a casa e lo salutai con un bacio sulle labbra. Preparai la tavola, sistemai i libri e mi buttai sotto la doccia, pensando a quell’attimo magico. Mio padre arrivo con dieci minuti di anticipo << Kiki >> << Papà ben tornato. Il cibo è in tavola >> << Oh grazie tesoro, ma ho un’altra sorpresa per te >>. Dalla porta apparve una donna formosa e abbastanza alta. I capelli ricci che scendevano sulle spalle e i piccoli occhi neri che mi guardavano felici. Un golfino bianco rendeva ancor più bello il tubino di velluto nero. E gli stivali a tacco alto rendeva la donna ancor più snella. Mi gettai al suo collo, facendo cadere dalle sue mani le grosse valigie << Mamma! >> urlai con le lacrime agli occhi << Kiki! Tesoro, non potevo perdermi il tuo compleanno. Ho chiesto qualche giorno per spostare la sfilata. Volevo riabbracciarti >> << Oh Mamma. Non mi importa quanto resterai, l’importante è poterti abbracciare >>. Seduti tutti e tre a tavola la mamma ci racconto di New York, di quanto fosse bella e grande, delle sue modelle e delle sfilate che aveva fatto e che doveva ancora fare. << Ah Mamma ho regalato qualche tuo vestito alla mia amica Vanessa. Non ti dispiace >> << Ma certo che no bambina mia. Anzi sono felice che le tue amiche indossino i miei capi >> . Era così bello ritornare tutti e tre alla vecchia vita. Mia madre mi mancava tantissimo e vederla era una gioia immensa per me. Il mio compleanno mi sembrava stupendo. Erano le 16 e 22 minuti e i miei genitori stavano riposando, il telefono squillò. << Kiki sono io >> << Vanessa dimmi >> << Sta sera devi essere dei nostri >> << Non lo so è arrivata mia madre eh >> << Niente ma, tu sta sera vieni con me. Fatti trovare pronta alle nove in punto passo a prenderti io >> riattaccò ancora prima che potessi rispondere o obbiettare. La sera stessa mi preparai. Indossai i pantaloncini corti di jeans chiaro e la maglietta lunga con le bretelle, sopra infila una maglietta corta fin sotto il seno tutta nera a maniche lunghe e le Ugg, gli stivaletti con la lana all’interno. Un filo di matita. Una passata di piastra ed ero pronta. Scesi e Vanessa mi aspettava nell’Audi. Quando la vidi sentì un pugno nello stomaco e le gambe mi tremavano. Mi feci forza e salì in auto. Lui era li alla guida della macchina, che mi sorrideva e mi guardava con quegli occhi che mi incantavano. Partimmo. Le nostre mani si intrecciarono sotto gli occhi delle mie amiche che rimasero sbalordite. Ci guardammo. La voglia di baciarlo era enorme, ma un senso di colpa mi attraversava il cuore. Giò. Ero ancora fidanzata con Giò. Si, ci stavamo allontanando, ma provavo ancora qualcosa per lui. La macchina si fermò e scendemmo. Eravamo a una grandissima discoteca e davanti alla porta c’era la scritta N2. Entrammo e la musica travolse la sala che era piena di ragazzi e ragazze che ballavano. Un lungo bancone pieno di coctel circondava la sala, dietro tre barristi che servivano i clienti. A fianco alla fine del bancone una scala a chiocciola. Alzai la testa e sopra vidi un enorme vetrata con sopra tavolini e poltrone. Salimmo e ci sedemmo a un divano dove c’erano anche Giò, altri due ragazzi, quattro ragazze, tra cui quella con i capelli ricci che stava vicino a lui. Vanessa e Federica mi trascinarono in pista e a noi si aggiunsero Giò, Erik e Jake. Ballavamo scatenandoci a ritmo di musica. Esausta raggiunsi Matt che seduto sorseggiava un drink e mi guardava abbagliato e ingelosito. << Che hai? >> << Mi da sui nervi! >> << Chi? >> << il tuo ragazzo, Giò. Mi da sui nervi. Non lo sopporto, vorrei spaccargli la faccia >> << Sei geloso? >> si girò per guardarmi negli occhi << Non posso sopportare che stai con un tizio che ti faccia soffrire. E qualcosa che mi ripudia >> << Ehi calmati! >> si avvicinò sempre di più fino a sussurrarmi nell’orecchio: << Guardalo! >> girai lo sguardo e vidi che non mi ero accorta che ballava con la ragazza riccia con i capelli neri. Un pugno nello stomaco << Odio quando lui fa così, perché so che tu ci stai male. Kirsten apri gli occhi. Osservalo bene. Togli le bende che ti coprono la vista e osserva ciò che ti accade intorno >>. Quelle parole mi erano entrate dentro, come una spina che punge il cuore. Forse Matt aveva ragione. Dovevo aprire gli occhi, capire cosa stava succedendo.

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Capitolo 16
*** CUORE SPEZZATO ***


La serata continuò tranquilla malgrado tutto. La notte, tornata a casa, non riuscì a chiudere occhi. Ripensavo alle parole di Matt, a quella bellissima giornata e alla spina che pungeva il mio cuore. Pochi giorni dopo mia madre ripartì. Io e mio padre l’accompagnammo all'aeroporto dove tra lacrime e sorrisi ci separammo. Passavano i giorni. Giò era sempre più lontano da me. Passavano le settimane e Matt mi faceva ridere e sentire bene. Passavano i mesi e le mie amiche, Vanessa e Federica si erano finalmente innamorate e sui loro volti tornava a splendere il sorrise e nei loro occhi la luce, mentre il mio sorriso si spegneva e la luce scompariva. L’estate stava arrivando e i giorni di scuola terminando. Io e Matt stavamo passeggiando lungo il marciapiede di Contrada. Stringevo forte il suo braccio. Sembrava che quel giorno di Aprile, quando avevamo fatto l’amore era cancellato. Come se non fosse mai esistito. << Sai da queste parti c’è un bar >> disse distogliendomi dai pensieri che mi assalivano la mente << Dove? >> << Tra questi vicoli. Ricordo che c’era un piccolo bar all’aperto. È stupendo. E poi sei troppo magra devi mangiare un po’ >> sorrise. Quando stavo con Matt mi divertivo. Faceva sembrare tutto diverso, più sereno e rosato. Indicò con la mano un piccolo gazebo con dei tavolini, dietro una capanna di legno << Eccolo è quello. Vuoi venire con me a mangiare qualcosa? >> << Molto volentieri >>. Ci inoltrammo nel vicolo dove cera una siepe e un piccolo giardinetto. Matt si blocco << Kiki torniamo indietro >> disse freddamente. Mi girai a guardarlo e rimasi impietriti dai suoi occhi di ghiaccio << Che cosa succede? >> chiesi preoccupata. Non rispose. Decisi di seguire il suo sguardo. Ed ecco la spina che mi creava dolore e angoscia, lacerarmi il cuore come una spada. Impietrita e con le lacrime che scivolavano guardavo la scena. Lo stomaco si contorse e la testa incominciava a girarmi. Giò stava baciando la ragazza con i capelli ricci e neri. La mano di lei nel pantalone sbottonato di lui e la sua mano sul seno di lei. Le gambe tremavano e mi mancava il respiro. Giò girò la testa e mi vide. Rimase immobile, anche lui impietrito a osservarmi mentre piangevo. Matt vicino a me mi guardava. << Tu lo sapevi! >> riuscì a dire tra i singhiozzi. << Kiki mi dispiace! >> << Rispondi! >>. Strinsi i pugni e la mia voce roca era bassa << Si. Erik e Jake l’anno visto fare sesso con lei l’ultima sera dell'occupazione. Quando sei entrata quel giorno stavamo discutendo perché volevo che fossi informata, ma loro non hanno voluto perché avresti sofferto. Quel giorno sulle scale della scuole, mentre tu eri distratta li ho visti entrare nel vicolo insieme e baciarsi >>. Non riuscivo a credere a ciò che sentivo. Giò mi tradiva e io non mi ero accorta di nulla. Improvvisamente me lo ritrovai vicino a me. Mi afferrò il braccio << Kiki >> lo allontanai con una spinta << Bastardo! Stammi lontano. Non provare ad avvicinarti perché ti riempio di pugni >>. Matt mi teneva dai fianchi. Non mi ero accorta che il timbro della mia voce si era alzato e stavo urlando << Da quanto tempo va avanti questa storia eh? Ti sei divertito a farmi soffrire. Illudermi. Pensavi che non lo venissi a sapere? >> << Scusa! >> << Scusa? Ma come ti permetti! >> . Mi dimenavo tra le braccia di Matt che in silenzio, mi bloccava. Smisi di dimenarmi. Abbassai la testa e con voce flebile chiesi << Ci sei andato a letto? >>. Taceva. Con voce bassa rispose un semplice << Si >>. Ci fu una pausa << Quante volte? >> ancora una volta esitò a rispondere << Più di una >>. Adesso sentivo tutto il mondo crollarmi sulle spalle. Ora mi ero resa conto che Giò non faceva più parte della mia vita. Gocce di pioggia si unirono alle mie lacrime, bagnando il suolo. Tutto mi sembrava inutile. Tutto mi parve grigio e scuro. Il mio cuore era a pezzi, come strappatomi a mani nude dal petto. Matt lasciò i miei fianchi e io con lo sguardo impietrito guardavo il suolo. Giò si avvicinò. Indietreggiai e inconsciamente incominciai a correre. Avevo la vista appannata dalle lacrime e non avevo la minima idea di dove stessi andando. Ad un tratto mi bloccai e sentì Giò urlare dietro di me. Un farò accecò la mia vista. Sentì il corpo sollevarsi da terra e sbattere la schiena e la testa su qualcosa di duro e bagnato. Rotolai a terra e l’ultima scena che vidi fu Matt e Giò che allarmati mi circondavano. Sentì gli occhi chiudersi e il corpo abbandonare i miei comandi sprofondando in un buio profondo. Cercavo di risalire, ma non ci riuscivo. Mi arresi e sprofondai giù, in un abisso profondo.

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Capitolo 17
*** TEMPO ***


Aprì gli occhi e davanti a me vidi mia madre, che stava parlando al telefono, camminava avanti e indietro nella sala. Mi guardai intorno. Ero sdraiata su un lettino e tre aghi penetravano nel mio braccio destro. Ero circondata da tubi e macchine. Mi resi conto che ero in una stanza d’ospedale. Mia madre si accorse di me, chiuse il telefono e si precipitò sul letto. << Piccola mia, stai bene? Vuoi che ti chiamo il dottore? Tuo padre è giù lo chiamo? >> << Mamma dove sono? Che è successo? >> << Oh piccola mia. Stavi correndo per attraversare la strada e una macchina ti ha travolta. Sono tre settimane che sei in ospedale. Il medico ha detto che fortunatamente la botta non è stata grave perché l’autista andava piano >> << Chi mi ha portato in ospedale? >> << Matt e Giò. Sono rimasti qui anche qualche notte nella speranza che tu ti svegliassi >> << Vanessa e Federica? >> << Sono fuori. Stanno dormendo. Poverine hanno fatto i turni per stare qui >>. La porta si aprì e apparve mio padre con il dottore. Subito mio padre si diresse verso di me abbracciandomi e baciandomi i capelli. Il dottore mi visitò e annunciò hai miei genitori che nonostante tutto mi sarei ripresa al più presto. Calò la sera e nella stanza apparvero Vanessa e Federica, che appena mi videro, incominciarono ad abbracciarmi e baciarmi, chiedendomi cosa fosse successo. Gli raccontai tutta la storia. Di Giò, dell’incidente. << Che bastardo quel ragazzo >> accentuò Vanessa appena finì di raccontare la storia << Giuro che se lo incontro gli spacco la faccia >> minacciò Fede << Ragazze. Voglio solo che voi gli recapitate questo messaggio. Ditegli di non farsi mai più vivo perché ora io con lui non voglio avere niente a che vedere. Lui non fa più parte della mia vita. Può andare tranquillamente dalla sua amichetta >> le ragazze mi abbracciarono. A interrompere quel momento di gioia fu il dottore, che rimproverò le ragazze e le mandò via, dicendo che dovevo riposare. Il sole toccava la mia pelle e l’aria fresca avvolgeva l’aria in un profumo di rose e viole. Aprì gli occhi e guardai fuori dalla finestra il mare, le case e le colline. Pensavo a tutto quello che era successo con Giò. Davvero lui non faceva più parte della mia vita? Tante domande a cui io non avevo risposta. Tante domande che mi facevano girare la testa. Dovevo rassegnarmi. Giò forse un tempo mi aveva amata, ma ora non più, e se mi amava ancora non potevo certo perdonargli il male che mi aveva fatto. Ora davvero lui sarebbe uscito dalla mia vita. Davvero avrei dovuto dimenticarlo. E per farlo l’unico modo era allontanarmi dal passato per un po’. In quel mo-mento a distogliermi dai miei pensieri fu Matt, che con passi leggeri entrava nella stanza. Quanto mi era mancato vedere quel viso che tanto desideravo. Quanto mi erano mancati quegli occhi, che ora confusi, affondavano nei miei. << Buon giorno Bella Addormentata. Finalmente ti sei svegliata >> << Buongiorno. E già, non potevo dormire per sempre >>. Sul suo viso apparve quel sorrise che mi piaceva tanto. Si avvicinò al mio letto e si sedette sulla poltrona accanto a me. Mi prese la mano << Mi sei mancata. Quando ti ho vista distesa a terra ho avuto un colpo al cuore. Non farmi mai più prendere uno spavento del genere. Per favore >>. Lo guardai e accennai a un sorriso << Te lo prometto >> << Adesso torna a riposare. Non avrei voluto disturbarti >> << Tu non disturbi mai. Dovresti saperlo >>. Sentì la porta cigolare. In un primo tempo pensai che fosse il medico, ma poi quando lo vidi, sul ciglio della porta, il mio sguardo si rabbuiò. << Che ci fai tu qui? Vattene! >> << Per favore kiki! Voglio solo parlare >>. Giò si avvicinò sempre più. Guardai Matt e con un cenno del capo gli feci segno di uscire. Io e Giò rimanemmo soli nella stanza. << Cosa vuoi? >> chiesi freddamente << Sapere come stai? >> << Male! Molto male. Mi hai spezzato il cuore, come vuoi che stia >> << Kiki io ti amo e ho fatto un grosso errore e lo so, ma me ne pento e farei qualsiasi cosa per tornare con te >> << Qualsiasi? >> << Si tutto ciò che vuoi >> << Allora aprì quella porta e sparisci dalla mia vita perché io con te non voglio avere niente a che fare. Io non ti amo più, e se proprio ti interessa sto per partire. Andrò con mia madre a New York. Così non rivedrò mai più il tuo volto >> << No. Non puoi partire così. Lasciandomi così. Solo >> << Non sei solo. Hai la tua amichetta. E ora sparisci. Ho bisogno di riposare >>. Giò si allontanò da me e Matt rientrò con aria triste. Si avvicinò a me e con gli occhi lucidi chiese << Davvero partirai? >> << Non ne sono sicura, ma almeno per quest’estate ho bisogno di andare via da questo luogo. Ho bisogno di dimenticare. Di rincominciare a vivere. Mi perdonerai? >> si avvicinò sempre più << Kiki, io ti ho già perdonata. Solo che’ la paura di perderti di nuovo mi uccide. Solo il pensiero di stare senza di te è un colpo al cuore >> << Partirò solo per poco. Ho bisogno di tempo. Tempo per pensare. Tempo per riflettere. Tempo per rincominciare a vivere >>. Matt toccò la collana, regalatami da lui, che era sul mio comodino << Voglio solo che tu mi faccia una promessa >> << Tutto ciò che vuoi >> prese la collana e la mise nella mia mano chiudendola a pugno << Voglio che tu tenga questa sempre con te. Che non mi dimenticherai mai. Che mi penserai. Se sarà possibile che continuerai ad amarmi, come io amo te >>. Quelle parole mi entrarono nel cuore. si avvicinò e mi baciò delicatamente, facendo attenzione a non tirare i fili che mi collegavano alle macchine. << E tu promettimi che mi amerai e che mi aspetterai >> lui promise e ci baciammo appassionatamente. Quando Matt se ne andò, spiegai i miei piani a mia madre e mio padre. Chiesi loro di andare a New York per l’estate e che sarei tornata a settembre. Accettarono con felicità e informai subito le mie amiche. Vanessa non la prese bene, ci volle un po’ per farle cambiare idea. Federica invece fu felice di quella mia decisione. Secondo lei, allontanarmi un po’ dal paese mi avrebbe fatto bene. Tre giorni dopo uscita dall’ospedale e tornata a casa feci le valigie. Mio padre entrò in camera << Kiki tesoro, ricorda che appena vorrai tornare di farmi uno squillo e verrò subito a prenderti >> << Grazie papà. Tranquillo ritornerò >> mi baciò sulla fronte e si diresse da mia madre, che come me stava facendo le valigie. Il pomeriggio ci dirigemmo verso l'aeroporto. Erano tutti li. Vanessa, Federica, Matt, erano lì per salutarmi. Diedi due grossi abbracci alle mie amiche, che mi augurarono di divertirmi e spassarmela, e un grosso bacio a Matt, che sapevo mi sarebbe mancato più di tutti. Mio padre portò i miei bagagli all’aereo e salutò prima me e poi mia madre, con due baci. Salì sull’aereo, che decollò subito. Dal finestrino guardavo il mio passato allontanarsi sempre più. In parte era un bene. Volevo dimenticare quell’anno, pieno di divertimento, ma anche di sofferenza. Lo salutai con un bacio, nella speranza che al mio ritorno tutto sarebbe stato più sereno.

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Capitolo 18
*** NEW YORK ***


Sorvolavo New York. Dal finestrino dell’aereo vedevo sotto di me mille luci accese e di multi colore. Mia madre stava dormendo, erano le quattro del mattino. Non riuscivo a prendere sonno. Pensavo e ripensavo al passato. Appoggiai la testa sul cuscino del mio sedile e chiusi gli occhi, sprofondando in un sonno profondo. Correvo, correvo, ma non capivo dove stessi andando. Il buio mi circondava e io vedevo d’avanti a me solo una grande luce abbagliante, che mi impediva di andare oltre. Precipitai nel vuoto cercando di aggrapparmi a qualcosa, ma con nessun tentativo. La mano di mia madre che mi accarezzava il viso, mi svegliò. << Tesoro siamo arrivati. Svegliati! >> << Mamma sono sveglia non ti preoccupare >>. Prendemmo i bagagli e andammo nell’appartamento di mia madre. Era piccolo, ma molto luminoso e confortevole. Si entrava nel salotto, dove due divani in pelle bianca occupavano la sala e rendevano più appariscente il televisore al plasma. La cucina si trovava a pochi centimetri di distanza. Era piccola, con un tavolo di legno, un frigo e una lavastoviglie. Il bagno era nella camera da letto, che dava sulle vie della città, il letto era matrimoniale e il bagno composto da una vasca e un piccolo lavandino. << Non sarà un problema dormire con me. Vero tesoro? Se no chiederò una stanza tutta per te >> << No grazie mamma. Mi andrà comodissimo stare qui >>. Mia madre avrebbe lavorato ancora per un mese e poi mi aveva promesso che avremmo trascorso luglio e agosto girando New York e le zone vicine. Appena mia madre uscì, mi infilai nella vasca da bagno, che traboccava di schiuma e sprofondai in un totale relax. Verso l’una mia madre ritornò dal lavoro: << Kiki? Sei a casa? >> << Si mamma sono in cucina >>. Mia madre entrò. I lunghi capelli ricci racchiusi in una coda e il tubino nero che scendeva elegante sul suo corpo. << Tesoro grazie. Hai preparato il pranzo >> << Ho pensato che essendo impegnata, quando saresti ritornata avresti voluto mangiare >> le sorrisi. Mi mancava il volto di mia madre che mi guardava dolcemente e mi sorrideva con affetto: << Amore, ho pensato perché oggi non vieni con me a lavoro. Ti farò conoscere alcune delle mie modelle e le mie sarte >> << Va bene, almeno evito di stare chiusa in casa >> . Nel pomeriggio verso le quattro, infilai i pantaloncini di jeans e la maglietta con un coniglio nero, legai i capelli in una coda e infilai le Ugg. Il taxi ci lasciò davanti ad un grandissimo edificio, dove sporgeva un enorme scritta in argento “ Mode Stile”. Seguì mia madre. Percorremmo un lungo corridoio bianco per arrivare ad un enorme sala dove migliaia di modelle provavano e riprovavano centinaia di vestiti e quaranta se non di più sarte, sedute alle sedie modellavano e cucivano. Mi madre andò dritta da una ragazza con i capelli rossi e lisci, che cadevano sulle spalle. Portava un paio di pantaloni neri e stretti e dei tacchi a decoltè, una camicia celestina, che risaltavano gli occhi azzurri. Portava nella mano destra una cartella. Incominciò a parlare con mia madre in inglese e si diresse verso di me, abbracciandomi: << Tu devi essere Kirsten. Tua madre mi ha parlato tantissimo di te. Io sono Rebech >> << Salve, sono felice che mia madre ti abbia parlato di me, ma preferisco che tu mi chiama kiki. Se posso chiederti, ma quanti anni hai? >> << Venticinque kiki >> aveva un accento inglese, supposi che aveva dovuto imparare l’italiano per il mestiere che faceva e che doveva essere l'assistente di mia madre. Era molto bella, nonostante fosse molto giovane. Mia madre ci raggiunse: << Kiki hai già conosciuto Rebech >> << Si mamma. Complimenti hai sempre saputo sceglierti le segretarie più belle >> << Grazie tesoro. Senti mi è venuta un idea, perché non provi qualche abito? Sei magra e credo che magari potresti aiutarci >> << Se è per aiutarti certo >> . Tre sarte mi accerchiarono e incominciarono a prendere le misure della mia lunghezza, larghezza e circonferenza. Incominciarono a prendere vari vestiti e a posarmeli sulle spalle. Il primo capo che indossai fu uno stupendo abito argenteo, che mi copriva le gambe. Era imbrillantinato e un corpetto abbelliva il velo della gonna. << Mamma è stupendo, ma… >> << Ma cosa tesoro? >> << Penso ce secondo me la gonna troppo lunga fa medioevo, perché non accorciala senza eliminare l’effetto gonfio, solo accorciare la gonna fin sopra le ginocchia >> << Ottima idea tesoro, davvero ottima >>. Passai la giornata ad aiutare mia madre, indossando abiti diversi e sfilando in passerella, perché una modella non era potuta partecipare alle prove. Verso le otto di sera rientrammo a casa. Il cellulare squillo. << Pronto >> << Pronto kiki sono io Vanessa >> << Ehi Vanessa ma che ore sono a Corigliano? >> << Le due del pomeriggio >> sentivo la sua risata attraverso il telefono e sapevo che mi mancava da morire << Ti diverti li a New York? >> << Si tantissimo e oggi mamma mi ha portato a sfilare con lei >> << Ma è fantastico >> << E li come vanno le cose? >> << Abbastanza bene. Giò non fa altro che chiedere di te e Matt è partito. Federica si è fidanzata con Erik e io beh io sto con Jake. Spero sola che sta volta sia buona >> << Jake è un ragazzo fantastico Vanè sono sicura che questa volta è quello giusto e lo stesso vale per Fede, mi mancate tantissimo, ma so’ che questa vacanza mi serviva. Godetevi l’estate senza preoccuparvi di me, mi raccomando >> << Ma certo, e quando ci divertiremo penseremo a te e ci divertiremo anche per te >> << E io ne sarò felicissima. Adesso vado, mia madre mi chiama per cenare. Ti voglio bene >> << Anche io kiki. Ciao >>. Riattaccai e andai a mangiare. Il giorno successivo mi alzai tardi. Mia madre era già uscita e sul tavolo vidi dei dollari che mi aveva lasciato per fare shopping. Mi vestì velocemente, indossai un paio di pantaloncini corti e la maglietta lunga della Skleranimals. Legai i capelli in una coda e infilai le Ugg. Scesi di corsa le scale e mi fiondai nella folla di gente che nelle strade di New York, si affrettavano a raggiungere chissà quale meta. Entrai nel primo negozio che mi trovai d’avanti. Le pareti erano di un celestino chiaro e alcune poltrone occupavano lo spazio vuoto. Gli scaffali erano tutti ripieni di abiti e vestiti di tutti i tipi, alcune paio di scarpe erano messe in cerchio su un tavolino, altre sugli scaffali. Una commessa venne verso di me: << Mi scusi ha bisogno di una mano? >> << Si grazie. Mi sa dire un capo che mi possa stare bene, non troppo elegante, ma neanche troppo sportivo >> << Oh yes >>. La commessa dopo pochi minuti si presentò da me con un paio di pantaloni nero scuro e due magliette, la prima era di un rosa chiarissimo con alcune righe hai lati, mentre l’altra bianca con alcune scritte nere su tutta la maglietta. Uscì dal negozio con le buste in mano e mi fiondai su un altro negozio. Verso l’ora di pranzo rientrai a casa, dove trovai mia madre che era appena tornata dal lavoro. << Mamma >> << Kiki tesoro >> osservò le enormi buste che posai sul tavolo << Mamma grazie per i soldi >> << Prego tesoro, per quello che hai fatto per me ieri questo è altro. E comunque sono felice che tu ti sia sbizzarrita >> << Mi è servito proprio mamma grazie >> << Tesoro oggi vuoi rivenire allo studio con me? La modella non si è ripresentata e non c'è la farà a tornare per oggi >> << Con molto piacere mamma >> << E comunque i tuoi consigli sono piaciuti molto ai venditori >> sorrisi e andai in camera per cambiarmi e togliere i vestiti dalle buste.

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Capitolo 19
*** SFILATA ***


Nel pomeriggio, indossai un piccolo vestitino azzurro e insieme a mia madre andai allo studio. Le sarte incominciarono a guardarmi e a portarmi vestiti. Chiesero i miei consigli e fui molto lusingata di quelle attenzioni, poiché mi facevano sentire adulta. Mi madre era seduta ad una scrivania insieme a Rebech che discutevano. Le raggiunsi: << Mamma che succede? >> << Purtroppo la modella non potrà partecipare alla sfilata di domani sera e non so’ proprio come rimediare >> << Mi dispiace mamma, ma se posso esserti di aiuto dimmelo >> << Infatti qualcosa potresti fare! >> rispose Rebech, in lei un filo di speranza:<< Kiki, perché non prendi il posto della modella, sono per una sera >> << Io? Ma io non so’ sfilare >> << Teso ti prego mi salveresti la carriera >> << Mamma ma io… >> guardavo gli occhi di mia madre, erano pieni di fiducia e non avevo nessuna voglia di deluderla: << Va bene mamma >>. Mia madre mi abbracciò ed esultò di gioia. Cosciente della mia scelta, ero impaurita e terrorizzata. Non avrei mai pensato di ritrovarmi a sfilare su d’una passerella a New York. La mattina seguente mi svegliai presto. Non riuscivo a dormire, la sera avevo raccontato tutto a Vanessa che mi aveva informato degli ultimi accaduti. I pensieri mi affollavano la mente. Sentivo mia madre farfugliare qualcosa al telefono. Si era alzata prestissimo come sempre, si era messa uno dei suoi abiti stupendi come sempre ed ora era in cucina a parlare al telefonino. Sentì la porta sbattere e decisi di alzarmi. Feci colazione e mi tuffai nella vasca da bagno. All’ora di pranzo sentì mia madre rientrare. << Tesoro sono a casa >> urlò gioiosa <> mia madre sbucò dalla porta << Ho ottime notizie per te! >> << Cioè? >> << Indosserai gli abiti che tu hai modificato tesoro mio >> mi alzai e abbracciai mia madre entusiasta di quella notizia. Nel pomeriggio io e mia madre ci dirigemmo allo studio e iniziammo le prove per la sfilata. Mi sembrava tutto un sogno, irreale. La notte calò veloce. Io ero in un angolo dell’enorme sala, a osservare il via vai delle sarte e delle modelle, pregando di non fare qualche brutta figura durante la mia passerella. Dopo pochi minuti sentì la voce di mia madre al microfono, e fu allora che il panico mi travolse, la sfilata era iniziata. Rebech venne verso di me con un abito nero tra le braccia e un paio di tacchi nelle mani. Mi fece spogliare in un camerino, senza specchio, e vestire. Poi mi portò da un ragazzo, era ricciolino con la pelle olivastra e occhi castani scuri. Portava una camicia a righe aperta per far vedere la catenina d’oro e un pantalone di pelle nera stretto. Per un attimo pensai che era gay, ma poi al suo fianco apparve una ragazza. Era molto magra, 1e 60 circo con lunghi capelli biondi e occhi grigi, che baciò affettuosamente il ragazzo sulle labbra. << Hi Kiki, my name is Caroline, so che tu sei italiana? >> << Si, sono la figlia di Elvira >> << Io e Pablo ti truccheremo e di acconceremo i capelli, poi potrai guardarti allo specchio> > annui con la testa e subito loro presero a guardarmi e a maneggiare i miei capelli e il mio viso. Ci volle un’ora circa per finire il tutto. << Adesso puoi andare a vederti allo specchio laggiù >> mi disse Pablo con quell’accento spagnolo ma anche inglese. Mi diressi davanti a un enorme specchio e a prima vista non mi riconobbi. Indossavo tacchi alti e neri con dei tennis alle caviglie, erano aperti davanti con sottili laccetti che si annodavano ai miei polpacci, l’abito era di seta nera, con del pizzo bianco alla vite, non aveva spallucce, ma solo un piccolo fiocco sopra il seno. Alla base non era normale, ma aveva la forma e i laccetti di un corsetto dell'ottocento. I miei capelli erano legati in un tupè imbrillantinato, alcuni boccoli scendevano sulle spalle, fino al seno. La pelle era come quella delle bambole di porcellana, il trucco si vedeva a malapena, ma quel che bastava a rendermi incantevole. Non avevo provato quell’abito, e pensai che la modella, di cui avevo preso il posto, sarebbe dovuta essere molto più incantevole di me. Ero vestita per andare qualche importante galà, invece che sfilare su una passerella. La sfilata era quasi terminata e io ero l’ultima. Vidi le modelle uscire, sentì mia madre presentare il mio abito. Il cuore mi accelerò di colpo e le gambe tremavano, sentivo Rebech al mio fianco, lei era più ansiosa di me. La tenda si aprì e un enorme pubblico si presentò davanti a me. Sentì il panico rigelare nel mio sangue. I miei occhi cercavano pietà e conforto in quelli degli altri, ma nessuno dava conto a me. le modelle guardavano avanti e il pubblico mi osservava con aria impaziente. I miei occhi si incrociarono con quelli di mia madre. Con un gesto della mano mi fece segno di avanzare e proseguire. Mi rivenne in mente quando ero piccola, quando partecipavo ai saggi di danza. Vedere tutta quella gente mi metteva timore, paura di fare un passo falso e di sbagliare, ma poi pensavo alle parole di mia madre –Se vuoi, puoi-. Mi feci coraggio e un passo dietro l’altro, incominciai a sfilare. Partirono gli applausi e le foto. Feci piroette e sorrisi, proprio come avevo provato, tutti mi guardavano sbalorditi, e scattavano foto, ma non so se a me o al mio incantevole vestito. Dopo la sfilata tutti si riunirono in una sale per prendere le ordinazioni in modo da acquistare gli abiti. Il 50% degli interessati, vollero acquistare l’abito con cui avevo sfilato, come biasimarli, se ero ricca e al posto loro ne avrei comprati cinquanta copie di quell’abito. Tornammo a casa verso le due di notte e ci tuffammo sul letto, addormentandoci come ghiri. Il giorno dopo appena alzata mia madre mi raggiunse con un sorrise in camera. << Amore dormi? >> << No mamma, mi sono appena svegliata dimmi >> << Volevo sapessi che quella di ieri era l’ultima mia sfilata, di questo periodo. Fino a settembre sono libera >> << Questo vuol dire che… >> << Che oggi inizia la nostra estate >>.

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Capitolo 20
*** RITORNO A CASA ***


PASSANO LUGLIO E AGOSTO. Io e mia madre dopo quella sfilata girammo tutta New York. Avevamo trascorso pomeriggi sulla spiaggia e viaggiato da un luogo all’altro, ma purtroppo l’estate non dura per sempre. << Fai attenzione tesoro. Non fidarti di nessuno in aereo e mangia >> << Si mamma tranquilla, appena arrivo ti chiamo >> io e mia madre ci abbracciamo << Ti voglio bene >> << Ti voglio bene anche io mamma >> . Salì sull'aereo e mi addormentai appena decollò. Dopo ore di viaggio finalmente arrivai. Mi sistemai i capelli arruffati in una coda e presi le mie valigie, mio padre mi aspettava al bar. Mi preparai alla sua raffica di domande. Il sole picchiava forte sulla mia pelle. << Kiki dai alza il finestrino ti verrà un accidente >> << Dai papà, sto’ morendo di caldo >>. Mio padre aveva appena terminato tutte le domande. Con chi ero stata, cosa avevo fatto, dove ero stata, se ave fatto arrabbiare mia madre, se avevo combinato qualche guai, e dopo avergli raccontato di tutte le cose che avevo comprato, come sempre mi rispose << Devo chiamare tua madre e dirgli di non viziarti troppo >>. Il solito di mio padre. Casa mia non era cambiata per niente. Infondo mio padre, dopo la mia partenza, aveva deciso di andare un mese in un residence per musicisti, tipico di lui, ma rimasi stupefatta appena entrai in cucina. << Papà!!! >> << Kiki dimmi. Che è successo >> . Indicai il lavello straripante di piatti. << Papà manco tre mesi e tu mi fai trovare un ammasso di piatti sporchi? Ma dico ci sarà un esercito di chissà quali parassiti, qui sotto >>. Io e mio padre scoppiammo a ridere. La mia camera era rimasta uguale, sistemai le mie robe e poi decisi di mettermi a lavoro, sia con i compiti che a ripulire fino in fondo la casa. Riuscì a finire solo a tarda sera. Mi buttai sul letto e mi addormentai. Al mio risveglio trovai una coperta, mio padre era rimasto dolce e premuroso, proprio come l’avevo lasciato. Era sabato sera, quindi dedussi che sarebbero usciti tutti in contrada. Chiamai Vanessa << Kiki che bello risentirti, ma quando torni? >> << Presto, molto presto >> Vanessa non sapeva nulla del mio ritorno << Ehi sta sera esci? >> << Ma certo, io e Federico usciamo con Jake ed Erik e sta sera ci raggiungerà anche Matt, che è appena tornato dalla Spagna >> << Davvero? >> << Si si! >> << E dove state? >> << Sempre al solito posto, al muretto e usciamo verso le nove e mezza. Ma perché tutte queste domande? >> << No giusto per curiosità. Scusami Vanè ma ora devo andare >> << Come devi andare, ma mi hai appena chiamata >> << Scusami, ti richiamerò al più presto. Ciao >> riattaccai e subito incominciai a scegliere cosa indossare, per la sorpresa che avrei fatto a Vanessa e gli altri. Ripensai a Matt, i suoi baci, il suo profumo, i suoi occhi, mi erano mancati terribilmente, ma ora potevo rivederlo. Pensai a quando facemmo l’amore, sotto quel ciliegio, al suo corpo fuso al mio, il suo calore che mi riscaldava. Solo una domanda mi tormentava la testa, Matt mi era rimasto fedele? Mi aveva dimenticata, o peggio ancora tradita?-. Persi la cognizione del tempo tuffata nei miei pensieri. Erano le sette e mezza, mi tuffai nella doccia, rilassandomi con il getto caldo dell’acqua. Mi lavai i denti e risciacquai il viso con l’acqua fredda per togliere il rossore. Decisi di indossare i vestiti che mia madre mi aveva regalato per il successo della sfilata. Indossai il pantalone nero con il pizzo alle tasche, la maglietta blu chiara a top e la giacca a un quarto di maniche nera, aperta e i tacchi blu notte, con la suola rossa alti dieci centimetri con il fiocco ai lati. Arricciai i capelli alle punte e misi solo un filo di matita. Presi la borsa nera di pelle, salutai mio padre e uscì. Fuori da casa c’era Dalila, la ragazzo che tempo prima mi aveva dato problemi per Daniel, con la solita mini gonna e il top troppo stretto da risaltare le curve del seno e dei fianchi troppo adulti per la sua età. Scesi con indifferenza, passai davanti a lei, che mi fermò tirandomi da un braccio. << Scusami che cosa vuoi? >> le chiesi liberandomi dalla sua presa << Ma guarda, guarda chi si rivede. Sei tornata dal paese dei balocchi? >> << No da New York, e se ora mi vuoi scusare io devo andare >> << Da chi da Daniel? Ahahah lui sta con me cara. Non ti avvicinare a lui >> << Io, avvicinarmi a Daniel? Tu sei pazza. Quello mette le corna a tutti e sta tranquilla, che prima o poi le avrai anche tu! >>. Mi guardò con aria frustrata, mi fulminò con lo sguardo e mi lasciò andare via, guardandomi da lontano, con invidia. Scesi la discesa e arrivai al pontino che separava la stazione da contrada. Mi feci coraggio, tutti i ricordi passati lì mi vennero in mente, mi venne in mente il giorno in ospedale. Ricordai quegli occhi color del cielo, che risplendevano nei miei, come diamanti alla luce del sole. Ero arrivata al pontino. Avevo il cuore in gola, nessuno sapeva che ero li. Lo attraversai con ansia e timore, ed è li che ho visto quel volto così angelico, da incantare il cuore di un malefico. Passo dopo passo la tensione saliva. E vidi i loro occhi che mi guardavano dalla punta delle scarpe, fino all’ultimo capello, come se fossi un estranea. Vanessa si era precipitata accanto a me, mi buttò le braccia al collo e mi strinse forte, come se avesse paura che io potevo scappare. << Sei qui! Come sono felice >> << Così mi strozzi >> allentò la presa << Scusa. Ma non mi hai detto niente, vederti qui è una gioia immensa per me >> << Anche per me, mi sei mancata da morire e non vedevo l’ora di riabbracciarti >>. Matt venne verso di me e mi prese le mani, tra le sue. << Mi sei mancata tantissimo, ho pensato giorno dopo giorno solo a te >> << Ti ho pensato ogni istante, contavo i giorni che mi separavano da te! >> << Kiki, vieni con me per favore >>. Guardai Vanessa che mi sorrise e con il viso mi diede il permesso di andarmene. Ero nella macchina e tutto era buio, il silenzio circondava l’auto, e la timidezza i nostri corpi, eccitati dal nuovo incontro, ma imbarazzati dagli occhi l’uno dell’altro. << Dove mi porti? >> << È un posto meraviglioso, spero ti piaccia! >>. La macchina si fermò davanti al castello del paese. Matt mi teneva la mano. Salimmo su d’una piccola scala a chioccia, sulla torre più alta, grande e spaziosa, dove al centro vi era un sacco a pelo aperto, dei cuscini grandi e colorati ed una coperta. << E questo? Per caso mi hai tradita? >> sorrise << Non potrei mai tradire un viso dolce come il tuo, e comunque, vengo qui quando cerco un posto per rifugiarmi dai miei pensieri >> << È un posto stupendo! >> osservavo la vista stupenda, tutta la città illuminata. Sentì le sue braccia stringermi i fianchi, mi girai e appoggiai le mani sulla sua nuca. Rimanemmo a guardarci negli occhi per circa due minuti e poi, ci baciammo. Che cosa non era quel bacio? Pieno di passione, d’amore, di follia, come se volessimo recuperare tutto il tempo perso, come il terrore di perderci a vicenda. Tutto il mondo era sparito, c’eravamo solo io e lui, a fare l’amore su quella piccola torre, con indosso il vestito di Eva, e quel piccolo ciondolo che mi aveva regalato al mio compleanno, che ricordava attimi fantastici. Attorcigliati, come un’unica cosa, in quel covo d’amore, il nostro. Facemmo l’amore per ore ed ore, perdendo la cognizione del tempo, fino al calare del sole. << Kiki? Ehi svegliati, è giorno amore mio >> . Aprì gli occhi e vidi quel dolce sorriso << Buon giorno amore mio >> << Kiki. Ti amo! >> << Cosa? >> << Ti amo! >> << Sentirtelo dire è come dolce musica, una melodia che solo io posso capire! >> << E questa melodia è solo per te, che sei la ragione della mia vita ora! >> << Conoscerti è stato un grande errore, il più bello della mia vita >> << La vita è come un valzer, l’amore è la melodia e io questo valzer voglio ballarlo con te! >>. Mi gettai nelle sue braccia e rincominciammo a rifare l’amore, felici di quell’attimo di follia. Ormai era tardi, il giorno era arrivato. Matt mi aveva accompagnata a casa, dove mio padre stava ancora dormendo. Mi gettai sotto la doccia, lasciando che l’acqua lavasse via il trucco dal mio volto.

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Capitolo 22
*** EPILOGO ***


Cara mamma, ti scrivo da Roma. Ieri ho superato il secondo esame di psicologia. Io e Vanessa abbiamo cambiato casa e siamo andate a vivere con Matt e Jake. Ieri io e Matt siamo usciti a cena e, siediti onde evitare uno svenimento improvviso, mi ha chiesto di sposarlo. Io ho risposto di si e ho già invitato Federica ed Erik, anche se è un po' difficile che vangano, perché si trovano in Egitto . Matt si è laureato in giurisprudenza qualche settimana fa, mentre Vanessa in medicina ieri. È stata presa per un provino di canto. Sono innamorata, davvero innamorata. Non sono mai stata così felice. Matt è tutto ciò che voglio dalla vita. Adesso che gestisci un negozio d'abbigliamento, credo che ti annoierai li a Londra insieme a papà. Sono sicura che i piatti ancora oggi non li lava. Spero tanto di rivedervi presto, anche perché mi mancate tanto. Aspetto al più presto una tua risposta. Ti voglio bene mamma tua per sempre Kiki

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