I tuoi occhi nel silenzio

di Rika Chidori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buio ***
Capitolo 2: *** Un malinteso ***
Capitolo 3: *** L'ufficio di Piton ***
Capitolo 4: *** Incontro inaspettato ***
Capitolo 5: *** Lacrime ***
Capitolo 6: *** Quel cattivo ragazzo ***
Capitolo 7: *** Profumo di mandorla e vaniglia ***



Capitolo 1
*** Buio ***


Corridoio del quinto piano, ore undici. Buio quasi totale.

Appena fuori dal Bagno dei Prefetti, due sagome scure erano appiattite contro il muro. Hermione Granger, una delle due sagome scure, stava con il fiato sospeso, lo sguardo puntato su un paio di occhi grigi e freddi.

Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, per riuscire a spezzare il silenzio. Un silenzio talmente immenso, potente, disarmante. Per la prima volta in vita sua, lei, la “so-tutto-io” non riusciva a spiccicare parola.

Lui l’aveva sorpresa, e lei non riusciva a credere a quello che stava provando. No, non era disgusto. Nemmeno rabbia, o disprezzo, o alterigia. Sentimenti che da sempre avevano rinfocolato il suo odio per Draco Malfoy, lo stesso Malfoy che ora la teneva incollata al muro, il viso a pochi centimetri dal suo.

Malfoy, dal canto suo, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Il suo sguardo, anche se nel silenzio, comunicava più di mille parole. Erano tutte quelle frasi che non era riuscito a dirle, tutto ciò che il cuore custodiva da tempo ma la mente rifiutava. Lei era diventata una vera ossessione.

Non solo era l’unica che non rispondeva mai alle sue provocazioni, ma, si era reso conto, era anche quella che l’aveva compreso più di tutti. Non riusciva a dimenticare quella volta in cui lei l’aveva sorpreso nel Bagno dei Prefetti… e ora era toccato a lui.

- M-Malfoy… - mormorò lei. Il tenero bagliore lunare che filtrava dalla finestra le bagnava il viso dolcemente, e rendeva i suoi occhi castani più intensi.

- Her…mione – rispose lui, riuscendo a dire, finalmente dopo tanto tempo, il suo nome a voce alta. Lei sgranò gli occhi, stupita.

- Se questo è un altro dei tuoi giochetti, non ci sto, Malfoy. – ribatté lei, cercando di riprendersi. Sentirlo pronunciare il suo nome, con così tanta delicatezza, le aveva fatto mancare un battito. E ora lui era così vicino! Le sue labbra erano vicine, il suo sguardo di ghiaccio era vicino, tutto il suo corpo era così vicino! Hermione si sentiva fremere, come mai era successo nella sua vita. Nemmeno la cotta per Ron le aveva fatto provare una sensazione simile. Ma lei non era disposta a cedere. Non si fidava di lui, oh no. Non poteva fidarsi nemmeno dopo tutto quello che era successo.

- Granger, sei una stupida! – sbottò lui. – Perché credi che io sia qui? Perché pensi che io ti abbia parlato, nonostante tu sia ancora la solita stupida Mezzosangue! –

- Come ti per… -

- Zitta! – urlò lui. – Fammi parlare, almeno per una volta! Maledizione! – Hermione si ammutolì. Non l’aveva mai visto così.

- Non so cosa mi è preso. Non so cosa mi hai fatto. Non riesco a non pensarti. Io… - balbettò Draco - …io… non lo so. Tu sei sempre stata un’odiosa rivale, l’amica saputella di Potter, e, dio, quanto avrei voluto che rimanesse tutto così! Continuavo a ripetere a me stesso che eri una Mezzosangue, che eri una Grifondoro, che non potevo… essere ossessionato da te! – le urlò in faccia.

- Tu… - bisbigliò Hermione. Non riusciva a credere a quello che sentiva. La testa le girava, e non era perché aveva passato quasi un’ora tra i fumi profumati del Bagno. Non era perché da giorni, ormai, non riusciva a mangiare ed era senza appetito. Era perché, in fondo al suo cuore, lei anelava quel momento, lo desiderava con tutta sé stessa. Desiderava Draco Malfoy, lo stramaledetto Draco Malfoy.

Lui si separò di scatto. Portò una mano pallida e affusolata sul viso, mentre l’altra era stretta a pugno, lungo il suo fianco. Sembrava quasi che soffrisse.

Hermione si avvicinò a lui, titubante. Il cuore le martellava in petto, come un cavallo impazzito. Con una mano, sfiorò il suo petto. Con sua grande sorpresa, sentì che era caldo. Chissà perché, ma si era sempre immaginata Malfoy come un pezzo di ghiaccio, un iceberg crudele e chiuso nella sua fredda immensità. Ma anche Malfoy aveva un cuore.

- Draco – lo chiamò lei, sussurrando. Lui alzò lo sguardo. E, in quel momento, volle solo immergersi nella luce dorata degli occhi di lei. Capì che non poteva farne a meno, non avrebbe mai potuto. Appoggiò la fronte sulla sua, sfiorandole i ricci castani. Lei socchiuse le labbra, come per parlare, ma non proferì parola.

- Hermione – ripetè. I loro sguardi si incontrarono, si fusero e poi di nuovo di separarono, colmi della loro essenza. Hermione stringeva convulsamente la camicia candida di lui. Sembrava che, tra le loro labbra, ci fosse solo la distanza di un soffio…

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice: Ovviamente tutti questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della fantastica J. K. Rowling! Ho voluto fare una fic su Hermione e Draco perché non ho mai sopportato la coppia Ron/Hermione. Ron è troppo scemo per una come lei, Draco invece è un tipo complicato con un passato complicato. Sono due personalità che si completano. Non so se continuerò o meno questa fic, è probabile che questo sia solo l’Epilogo di tutta la faccenda! Infatti, vi ho lasciato con una scena in sospeso ;)

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Capitolo 2
*** Un malinteso ***


Due settimane prima.

 

 

Un’altra pigra mattinata iniziava alla Scuola di Magia di Hogwarts. Erano appena le sette del mattino, ma Hermione Granger era già sveglia e si dirigeva verso il tavolo della colazione. Era sempre stata una persona mattiniera, e quella giornata non faceva eccezione. Ultimamente aveva anche preso l’inusuale abitudine di mettersi un po’ di profumo sull’incavo del collo e sui polsi; il profumo era un regalo di Ginny, ovviamente. Uno dei pochi “lussi” che si concedeva, al contrario delle sue compagne di scuola: loro passavano almeno un’ora o due allo specchio per arricciarsi le ciglia e mettersi l’ombretto.

Hermione si sedette al solito posto, alla tavolata dei Grifondoro. Essendo domenica, la Sala Grande era praticamente deserta. Si servì di caffelatte, pane tostato e marmellata.

Era davvero una mattina perfetta. Nei corridoi non aveva incontrato nessun studente che trasgrediva alle regole: una soddisfazione in più, per il suo lavoro di Caposcuola. Harry e Ron stavano ancora dormendo, ma sapeva che quel giorno non l’avrebbero assillata con i loro compiti, dal momento che la sera prima li aveva costretti a finirli prima della mezzanotte. E, ciliegina sulla torta, aveva preso un altro “Eccezionale” in Trasfigurazione. Già, davvero una mattina perfetta.

Forse c’era solo una piccola, minuscola pecca in tutto questo: e questa pecca era personificata dalla presenza irritante di Draco Malfoy, seduto al tavolo deserto dei Serpeverde. Stranamente senza i due soliti gorilla, Tiger e Goyle, Draco stava sorseggiando un caffè, lo sguardo che saettava in mezzo ai tavoli.

“Che diamine avrà in mente, quello stupido tronfio di Malfoy?” si domandò la ragazza, lanciandogli un’occhiataccia. Aveva, in qualche  modo, un’aria più sospettosa del solito. Non faceva altro che guardarsi intorno e sorseggiare nervosamente. All’improvviso, lo sguardo di lui incrociò quello della Grifondoro, e per un attimo rimasero a fissarsi.

- Tsk – fu l’esclamazione disgustata di Malfoy. “Che cosa vuole la Mezzosangue?” si chiese indispettito. Ma la “Mezzosangue” continuava a fissarlo, lo sguardo castano che scrutava il suo viso, come se fosse in cerca di qualche prova per incriminarlo. Non aveva mai notato come fossero penetranti i suoi occhi. Ma si ridestò subito da quel pensiero assurdo.

- Ehi, Hermione! – disse una voce alle spalle della ragazza.

Lei distolse lo sguardo, e si ritrovò ad osservare il faccione paffuto di Neville Paciock.

- Ehi, ciao, Neville. – rispose lei.

- Hermione, volevo chiederti un favore… ma sembravi impegnata, per cui ti lascio stare… - rispose subito lui, agitandosi.

- Io… no, no, non ero occupata. Scusami, ero solo… immersa nei miei pensieri. – ribatté Hermione con un sorriso. In effetti, aveva indugiato un po’ troppo sul viso di Malfoy. “Dovevo scoprire cos’ha in mente” si giustificò con sé stessa.

- Ehm, ok. Allora potresti darmi una mano con il tema di Incantesimi? Non ci capisco niente… - disse Neville, sconsolato. La ragazza sospirò tra sé. “A quanto pare non riuscirò a finire il mio caffelatte” si disse fra sé. Ma mentre sollevava lo sguardo dal compito di Neville, vide che Malfoy era scomparso. “Tanto meglio” pensò Hermione, ma dentro di sé percepiva una strana irritazione.

 

 

Draco Malfoy camminava a grandi passi verso il parco della scuola. L’incontro con la Granger, quella mattina, l’aveva messo di cattivo umore. Nonostante fosse domenica e non ci fossero lezioni, non riusciva ad essere di buon umore. Ci mancava solamente lo sguardo acido e fastidioso della Secchiona Sotutto! Quanto la trovava insopportabile! Sapeva davvero sempre tutto: Pozioni, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia… Malfoy trovava irritante che perfino Piton, che odiava profondamente Potter e i suoi amici, dovesse ogni volta ammettere che la Granger aveva fatto tutto giusto. Non aveva mai dimenticato con quale risolutezza, appena due anni fa, l’aveva sfidato mollandogli un pugno sul naso. A quel tempo ne era rimasto addirittura spaventato.

Ma ora era cresciuto. Il giovane Malfoy aveva altro per la testa: la sua situazione familiare stava degenerando. Ora che il Signore Oscuro era risorto non faceva altro che tormentare suo padre con la storia della fedeltà cieca nei suoi confronti. Ogni volta che Lucius tornava da un incontro segreto con Voldemort, era sempre più fiacco e spaventato. E questo era dovuto soprattutto alla vecchia storia del Diario di Riddle; Draco non capiva le ragioni per le quali Voldemort riteneva che quello stupido libriccino stregato fosse tanto importante.

Avevano dovuto lasciare una delle loro tenute più piccole perché degli sporchi Mangiamorte vi facessero il loro lurido covo segreto. E questa era una cosa che Draco non sopportava.

Ma non poteva opporsi al volere del Signore Oscuro. E la verità era che era terrorizzato da lui. Erano mesi che passava notti agitate, sognando Voldemort che uccideva e torturava i suoi genitori. Le rassicurazioni della madre, Narcissa, non bastavano a placare i suoi sentimenti.

“Per quanto dovrò andare avanti così?” si chiese, mentre si dirigeva verso un angolo riparato del parco. Era il suo nascondiglio: dato che si diceva che vi abitasse uno spirito dispettoso, gli studenti di solito si tenevano alla larga.

Si sedette all’ombra di una piccola quercia, al riparo dal sole. A dispetto dei suoi cupi pensieri, il tempo era meraviglioso: sebbene fosse appena Marzo, il sole era particolarmente caldo, e non c’era una nuvola che macchiasse il cielo limpido. Tutto ciò lo rendeva ancora più astioso.

Col pensiero ritornò allo sguardo di Hermione Granger di quella mattina: era una Mezzosangue, ma non era una stupida. Forse intuiva ciò che lui aveva in mente.

“No, è impossibile. È solo una sporca Mezzosangue, tutto qui.” Si disse tra sé, ma non ne era convinto fino in fondo. La sua occhiata lo aveva turbato, anche se non lo avrebbe mai ammesso: erano due occhi penetranti, caldi, color cioccolato. Erano così diversi dalle occhiate di rimprovero dei suoi genitori, e quelle adoranti e docili degli altri Serpeverde. Erano occhi che lo sfidavano: non avevano paura di lui. E questo lo inquietava più di tutto.

 

 

 

- …E qui devi aggiungere anche le origini dell’incantesimo, non solo la sua applicazione. Ah, ed è sbagliato anche il processo che lo descrive. La mano deve compiere un semicerchio, non “agitarsi convulsamente”, Neville. – concluse la Grifondoro, mentre supervisionava i compiti di Incantesimi di Neville.

- Ah… ehm… accidenti. Eppure a me sembrava che Vitious agitasse la mano proprio così! – rispose, accompagnando la frase con un gesto incomprensibile della mano.

- ehm… - disse Hermione, perplessa. Era affezionata a Neville, ma davvero non riusciva a capire come riuscisse a fraintendere anche gli incantesimi più facili. Ma, alla fine, la verità era che quello non era un incantesimo facile, e che lei era Hermione Granger, tutto qui.

- Scusami, Hermione, non volevo disturbarti anche di domenica. – balbettò lui, afflitto.

- Non ti preoccupare, Neville. Capita a tutti di sbagliarsi. – rispose lei con un sorriso. Ebbe l’effetto sperato, perché Neville sembrò rincuorato. La ringraziò un’altra volta e poi se ne andò verso il Dormitorio.

In quel mentre, arrivarono anche Harry e Ron.

- Ciao, Hermione. – la salutò Harry. Come al solito, aveva una zazzera di capelli ingarbugliati. Il fatto che fosse appena svegliato non contribuiva affatto a renderli un po’ più disciplinati.

- …ao, ‘mione. – disse Ron, a metà tra uno sbadiglio e una grattatina alla folta chioma rossa.

- Buongiorno, Harry. Buongiorno, Ron. – rispose lei. I due ragazzi si sedettero accanto a lei.

- E’ domenica! – affermò esultante Ron – oggi finalmente possiamo starcene tutto il giorno a non fare niente! E domenica prossima si va a Hogsmeade! –

- Certo che no, Ronald. – intervenne Hermione – se domenica prossima c’è Hogsmeade allora questa giornata è una buona occasione per portarsi avanti con gli studi! –

Ron la guardò esasperato. – Ma dai, Hermione! Concediti anche tu una pausa, di tanto in tanto. Potremmo fare un giro nel parco, sederci sotto il sole, e… -

- E leggere il libro di Trasfigurazioni. – lo rimbeccò lei. Ron sospirò, afflitto.

- Oh, accidenti! – esclamò all’improvviso Hermione, alzandosi di scatto dalla sedia.

- Quale altro libro dovremmo leggere, ora? – chiese un Ron depresso, pensando già alle ore di studio che lo aspettavano.

- Ma quale libro! Mi sono scordata che dovevo raccogliere una pianta officinale per la Sprite… serviva per la ricerca della settimana prossima! –

- Appunto, è la settimana prossima, Hermione! – esclamò Harry, preoccupato.

– Mi spiace, ragazzi, ma devo andare! Non posso davvero restare indietro! C’è il tema di Pozioni da fare per la settimana prossima…! E poi, è un’erba molto rara, non cresce che in questi giorni, prima dell’arrivo del caldo – rispose lei, tutta agitata.

- Oh, cavoli… - mormorò Harry, pensando al professor Piton; avrebbe avuto un’altra scusa per propinargli un’altra “T”.

Hermione uscì in fretta dalla Sala Grande, senza nemmeno dare tempo ai due amici di salutarla (o di commentare la sua fissazione per i compiti).

Si diresse in tutta fretta verso il parco, alla ricerca dell’erba. Era una pianta piuttosto rara in Gran Bretagna, ma, essendo Hogwarts un luogo di alta concentrazione magica, se ne poteva trovare facilmente qualche esemplare nei luoghi ombrosi e riparati.

Hermione arrivò al parco in pochi minuti. Decisa a completare il suo compito, e, magari, a prendersi un bel voto in Erbologia, si diresse verso l’angolo nord del parco, dove crescevano grandi alberi e c’era la possibilità di trovare qualche esemplare della pianta.

Ma quello che trovò all’improvviso, aggirando un vecchio abete secolare, non era affatto una pianta officinale. Era un ragazzo alto, sottile, dai capelli biondi spettinati e la divisa dei Serpeverde: era Draco Malfoy.

Hermione si immobilizzò all’istante; era troppo sorpresa per dire o fare qualcosa. Malfoy era seduto con la schiena appoggiata al tronco di un vecchio albero, le cui foglie stavano già crescendo, nonostante mancassero ancora alcuni giorni alla primavera. Aveva gli occhi chiusi, e la testa poggiata sulla corteccia. Faceva uno strano contrasto: la sua pelle candida risaltava sul tronco scuro, e gli donava un’aura delicata. Le braccia e le pallide mani ricadevano mollemente sull’erba fresca. Hermione si stupì dei propri pensieri: “delicato” era un aggettivo che non avrebbe mai usato per Malfoy.

“Forse sta dormendo…” si disse. Fece per andarsene, ma subito si accorse che la pianta che cercava si trovava proprio accanto a dove Malfoy stava seduto. Era un’erba dal colore grigiastro, ma con fiori piccoli e bianchi di sei petali ciascuno. Non poteva sbagliarsi, era ciò che cercava.

“Oh, accidenti!” imprecò tra sé la ragazza. Ora che l’aveva trovata, cosa poteva fare? Andarsene, e mandare il suo voto all’aria? Non avrebbe avuto il tempo di mettersi a perlustrare di nuovo il parco: era una pianta che viveva pochi giorni, e rischiava di non trovarla più. E non poteva nemmeno ignorare il fatto che il compito di Piton la aspettava.

“Forse, se mi avvicino senza fare movimenti bruschi, riuscirò a prenderla. E quello stupido di Malfoy non si accorgerà di niente.” pensò Hermione. Titubante, rimase ancora nascosta dietro l’abete. “Non posso rimanere qui un’eternità” si disse, piccata.

Così, risoluta, si diresse verso la figura addormentata del Serpeverde. Rincuorata dal fatto che il ragazzo non sembrava essersi minimamente accorto di nulla, si avvicinò a passi felpati all’erba officinale.

Lentamente e cautamente, iniziò a strapparne le radici, mantenendo gli occhi fissi su Malfoy. Gli era dannatamente vicino: poteva scorgere ogni minimo lineamento. Una macchia di sole gli illuminava la gola, perfettamente candida. Hermione sentì le mani stringere irrazionalmente la presa sulla pianta.

“E, adesso, perché sono così agitata?” si disse, mentre sentiva che il cuore aumentava i battiti. Si sentiva come ipnotizzata dalla presenza del ragazzo: non riusciva a smettere di fissare la linea sottile delle labbra, le ciglia folte, i lineamenti che parevano scolpiti nel marmo bianco.

Senza accorgersene, si era avvicinata pericolosamente al viso di Malfoy.

E, senza preavviso, il Serpeverde spalancò gli occhi, proprio mentre Hermione era quasi china su di lui. Lui sussultò, e un’espressione strana gli sfigurò il volto: era imbarazzo, sorpresa, ma anche rabbia.

- Chi… Granger, che diamine stai facendo? – articolò con voce incrinata, mentre la Grifondoro sobbalzava e indietreggiava di colpo. Che stupida, era stata!

- Io… non… - balbettò lei, rossa per l’imbarazzo. Ma cosa aveva cercato di fare? Si era forse bevuta il cervello?

- Tu… maledetta Mezzosangue… - sputò il ragazzo, mentre si alzava e sfoderava la bacchetta. Hermione si vide costretta a tirare fuori anche la sua, nel timore che quello stupido cercasse di attaccarla.

- Io… - iniziò, cercando di recuperare la calma, - io… stupido idiota, puoi anche abbassare la bacchetta! Non volevo fare niente, c’è stato un malinteso! – urlò con voce stridula.

Incredibilmente, Malfoy abbassò la bacchetta, anche se aveva ancora un’espressione allarmata e tesa. Hermione, incapace di spiegarsi ulteriormente, mise davanti a sé la mano che stringeva l’erba officinale.

- E-ecco, io sono venuta solo per prendere questa. È stata una fatalità che ci fossi anche tu, Malfoy – ribatté furiosa. Si sentiva in collera con sé stessa, perché le sembrava di doversi giustificare davanti al Serpeverde. In fondo, lei non aveva fatto niente di male!

- Una fatalità? Non ho certo bisogno del tuo permesso, Granger. Posso andare dove mi pare e piace. – sbottò Malfoy. Si alzò e con noncuranza si sistemò la camicia stropicciata.

- Non farti vedere ancora da queste parti, hai capito? – aggiunse Malfoy.

- Anch’io, Malfoy, non ho bisogno del tuo permesso, sai? – ribatté lei, in collera. – Che cosa ci facevi qui, mentre le lezioni stanno per iniziare? Non mi interessa se sei un Caposcuola, potrei denunciarti lo stesso! –

Malfoy ridacchiò. – E da chi pensi di andare, Granger? Dal responsabile della mia Casa, ovvero Piton? Non mi punirebbe mai, tantomeno per una stupidaggine del genere. E poi, questo posto è mio. – disse tagliente.

- Tuo? E perché mai? - rispose la ragazza. Per un attimo, Malfoy sembrò imbarazzato.

- Non sono affari tuoi, Signorina Sotutto. E vedi di starmi alla larga.– ribatté lui. Raccolse da terra la sua borsa, e si avviò verso il sentiero che conduceva al castello, lasciando un’Hermione confusa sotto il grande albero ombroso.

 

 

 

 

Nota dell’autrice: dopo qualche millennio, aggiorno! A dir la verità non avevo più l’input per scrivere qualcosa di nuovo, e così ho lasciato perdere la storia per un po’. Spero che vi piaccia, e spero di ricevere commenti che mi aiuteranno a migliorarmi! ^___^

Ah, a proposito: sto cercando di mantenere i personaggi più possibile IC, perché, a dir la verità, non sopporto gli OC di Harry Potter. Tipo quelli che trasformano Hermione in una ragazza dai boccoli dorati (si sa benissimo che è castana e i suoi capelli sono crespi, oh, ammettiamolo!) super arrapata che si spoglia durante feste proibite a Hogsmeade. Lei è una brava ragazza >_< ed è studiosa, coraggiosa e matura! E a noi fan di HP piace così, punto. U_U

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Capitolo 3
*** L'ufficio di Piton ***


Hermione Granger era piuttosto strana in quei giorni. I suoi due migliori amici, Harry Potter e Ron Weasley, la stavano osservando preoccupati, mentre lei si torceva nervosamente i folti capelli castani. Sembrava immersa in pensieri spaventosi e imbarazzanti allo stesso tempo: si poteva intuire dal fatto che sbottava all’improvviso, per poi chiudersi in lunghi silenzi, mentre arrossiva per chissà  quale oscura ragione. I due ragazzi erano decisamente inquieti.

- Dici che dovremmo parlarle? – mormorò ansioso Ron. Harry lo guardò, pensieroso.

- Non possiamo lasciarla così. È da tre giorni, ormai, che si comporta in quella maniera. –

- Io non le ho fatto niente, lo giuro! – si difese Ron, con veemenza.

- Coda di paglia, eh? – ridacchiò Harry, memore delle furiose litigate dei due ragazzi. Ron sbuffò.

Nel frattempo, la Grifondoro sfogliava nervosamente le pagine di un enorme tomo di Magia Avanzata. I suoi occhi erano fissi sulla stessa frase da ormai dieci minuti.

“Sto di certo impazzendo.” pensò Hermione “Non capisco cosa mi succede. Non riesco a smettere di pensare a…” e la sua mente vagò all’incontro con Malfoy, al suo viso e al suo corpo slanciato disteso sotto l’albero, e allo sguardo che le aveva rivolto quando l’aveva scoperta accanto a lui.

Non sapeva perché, ma lo trovava esageratamente imbarazzante. Non voleva essere scoperta, no, le sembrava di essere una maniaca, una svitata. O una delle tante fan di Malfoy, che cercavano addirittura di spiarlo nei bagni pur di potere affermare di averlo visto in “intimità”.

“Non sono una di quelle matte da legare! Ma non capisco perché…” si disse Hermione. Ma all’improvviso si illuminò: ecco perché si sentiva così strana!

“Ma certo! È perché è semplicemente un nostro nemico fin dal primo anno, e io ho avuto troppa compassione per lui. Sì, è così. Sono solo dei sensi di colpa. Ma io non ho fatto niente di male, oh no. Ho fatto il mio dovere.” Si disse risoluta.

- Ehm, Hermione… scusa, non volevamo disturbarti, ma, ecco… sei un po’ strana in questi giorni. – disse Harry, che nel frattempo si era avvicinato cautamente all’amica.

Hermione si girò verso di lui, raggiante. – Strana? Ma no, cosa dici? – rispose lei, con un gran sorriso sulla faccia. Harry la guardò, a disagio. Dietro di lui, Ron appariva preoccupato più che mai.

- Ah, beh, allora... tutto a posto. – riuscì a rispondere il ragazzo, incerto se la sua migliore amica fosse impazzita del tutto oppure no.

- Non vi preoccupate, voi due. Ero solo… ehm… in ansia per gli esami. E poi, credo che voi due siate abbastanza indietro con il programma. Non volete mica essere bocciati, vero? – disse Hermione, riprendendo il suo solito cipiglio. Harry la guardò, sollevato. Dopotutto, la Grifondoro era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali.

- Vi suggerirei di non sprecare questo pomeriggio e di andare a studiare Trasfigurazioni. Domani interrogherà di sicuro… e poi, tra mezz’ora c’è l’ora di Pozioni. Avete fatto il tema, vero? – domandò in tono accusatorio. I due ragazzi si agitarono, visibilmente imbarazzati.

- Ah… e va bene, vi presterò il mio. Ma vedete di non copiarlo parola per parola, d’accordo? Altrimenti il professor Piton se ne accorgerà. – sospirò la ragazza.

- Grazie, Hermione, ci hai salvati! – esclamò Harry. Ron annuì, ma era ancora turbato dallo strano comportamento della Grifondoro.

 

Mezz’ora più tardi, i tre ragazzi si trovavano all’ingresso dell’Aula di Pozioni. La solita luce verdastra dei Sotterranei riempiva l’atmosfera già cupa. Harry e Ron erano riusciti a scopiazzare il tema da Hermione, sebbene si fossero trovati in difficoltà a non cercare di usare gli stessi termini nelle loro pergamene.

I tre sentirono uno scalpiccio provenire dalle scale. Prima che potessero dire una parola, comparirono all’improvviso Draco Malfoy e Blaise Zabini, seguiti a ruota dai due gorilla Tiger e Goyle.

Hermione guardò Malfoy scioccata, e lui fece qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato: rimase zitto, fissando la ragazza con occhi gelidi. Hermione sentì il viso diventare bollente.

- Guarda, guarda chi c’è – disse beffardo Blaise, - Potterino e i suoi amichetti. Potter, sei venuto a supplicare Piton perché non ti bocci? Forse, se il professore si renderà conto di quanto fai pena, avrà pietà di te, non trovi? – aggiunse, con aria di sfida. Tiger e Goyle ridacchiarono docilmente.

- Chiudi quella fogna, Zabini – ribatté Harry, furioso.

- Non serve sprecare parole con te, Potter. In fondo, sei sempre stato un fallito. – concluse Zabini con aria di superiorità.

Ma mentre Harry stava per ribattere, una figura nera avanzò verso di loro: era Piton, e sembrava pure più torvo del solito.

- In classe. – disse perentorio. Harry strinse i denti e si avviò, cercando di evitare di farsi togliere altri punti da Piton; di certo il professore avrebbe trovato deliziosa la possibilità di infliggere una punizione a Harry per qualche insulto al Serpeverde.

Tutti entrarono; tutti, eccetto Hermione e Malfoy. I due rimasero per un attimo infinito a scrutarsi; a Hermione sembrava che gli occhi grigi di Malfoy la volessero trapassare da parte a parte. La ragazza riuscì a voltarsi e ad entrare, ma non senza un certo sforzo.

- Oggi affronteremo la Pozione Squamaverde. È un tipo di Pozione mediamente avanzata, che permette, a chi la utilizza, di mimetizzarsi in un contesto naturale, come un bosco o una foresta. Le istruzioni… - disse Piton, agitando la bacchetta, - …sono sulla lavagna. Avete un’ora di tempo. – concluse. Infine si sedette, distribuendo occhiate malevole in tutta la classe, in particolar modo a Harry.

- E non ho dimenticato i vostri temi sull’utilizzo dei funghi velenosi. Accio pergamene! – aggiunse, e una ventina di pergamene si librò e si appoggiò sulla sua cattedra. Piton iniziò a sfogliarle, controllando di tanto in tanto gli studenti.

Hermione iniziò a tritare gli ingredienti per la pozione. Sebbene non fosse particolarmente difficile, non riusciva a concentrarsi. Il suo cuore batteva forte, e lo faceva perché Malfoy l’aveva fissata così. Trovava davvero strano che Malfoy risparmiasse le sue battutine acide, ma ancora più strano il fatto che fosse rimasto zitto a guardarla.

“Forse ce l’ha ancora con me” si disse, mentre accendeva il fuoco sotto il calderone, “o forse… non lo so. Accidenti, Hermione, da quando ti interessi così tanto a Draco Malfoy?” ma nel pensare tutto ciò sentì il cuore che faceva una capriola. Era impazzita sul serio?

Nel frattempo, anche Draco Malfoy era immerso nei suoi pensieri. Mescolava pigramente il contenuto della Pozione, mentre piccole bollicine si formavano sulla superficie.

Non riusciva a capire perché non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso. L’aveva guardata e lei non aveva battuto ciglio. Ma cosa si aspettava? Che lo insultasse? Che lo picchiasse? Malfoy ripensò alle guance rosee della ragazza, alla sua piccola bocca a cuore, lo sguardo duro e cristallino.

“Smettila… smettila!” si impose, riprendendo a mescolare con più foga. “E’ tutta colpa di quella maledetta Mezzosangue! Se non mi avesse disturbato, se non mi avesse trovato in quel posto! Ora l’ha sporcato con la sua inutile presenza, non potrò più starmene in santa pace!”

- Tempo scaduto. – annunciò una voce melliflua.

Malfoy si rese conto che la sua “piccola distrazione” aveva creato un pasticcio: la pozione, che doveva essere verde bosco e liquida, era ora di uno strano color melma, e si era addensata dappertutto.

Piton gli passò accanto, fissando con disappunto la sua creazione. – Signor Malfoy, le converrebbe fare di meglio, se vuole superare l’anno. – commentò gelido. Draco si sentì arrossire di vergogna.

Piton tornò alla cattedra.

- Ora ritirerò le vostre pozioni, o quel che ne rimane… - disse, lanciando uno sguardo di disprezzo a Neville Paciock e al suo calderone rotto. Passò accanto ai calderoni, prelevando provette o svuotando pozioni disastrate.

- Potete andare. -. Gli studenti iniziarono ad uscire. - …tranne la signorina Granger e il signor Malfoy. -  aggiunse. I due ragazzi sgranarono gli occhi, stupiti.

- Hermione…? – disse Ron con aria interrogativa. La ragazza lo guardò, spaventata. La sua pozione era andata bene, che bisogno c’era di richiamarla?

- A meno che alla signorina Granger non serva un sostegno morale, può anche andare, signor Weasley. E anche lei, signor Potter. – disse gelido.

- Ehm… d’accordo. – borbottò Ron, mentre lasciava l’aula. Harry lanciò uno sguardo a Hermione, e lei gli fece un cenno. Entrambi uscirono, ma avevano un brutto presentimento.

Hermione avanzò verso la cattedra, seguita da un Malfoy recalcitrante.

- Andate nel mio Ufficio. Vi raggiungerò tra poco. – disse Piton, e uscì dall’aula senza dare loro il tempo di chiedere spiegazioni.

I due entrarono lentamente nell’Ufficio, entrambi in silenzio.

“E ora?” si chiese Hermione. Non riusciva a capirne il motivo, ma si sentiva davvero troppo agitata.

“Sono in una stanza da sola con Draco Malfoy” disse la parte irrazionale del suo cervello. “E allora? È solo Malfoy, lo Stupido Furetto.” ribatté una Hermione ragionevole.

- Spero di non essere qui per colpa tua, Granger. – disse all’improvviso Malfoy.

Hermione alzò lo sguardo sul ragazzo. Erano stati rari, se non inesistenti, i momenti in cui Hermione aveva avuto la possibilità di osservare così minuziosamente la figura di Malfoy. Non le sembrava che fosse capitato prima, perché notava solo ora quanto era alto rispetto a lei. E notava solo ora anche quanto freddi e penetranti fossero i suoi occhi grigi. Capiva perché risultava così tanto antipatico: c’era un modo di fare in lui - la maniera in cui incrociava le braccia e piegava gli angoli della bocca sottile - che era freddo e presuntuoso allo stesso tempo.

- Non so di cosa stai parlando, Malfoy. – ribatté Hermione, acida. Odiava il fatto che lui riuscisse a metterla così tanto a disagio!

- Allora spiegami perché solo io e te siamo stati convocati nell’Ufficio di Piton. – sbottò lui, evidentemente nervoso. Era sempre stato il cocco di Piton, che, in qualche modo, riusciva sempre a perdonargli ogni errore in Pozioni.

- Non sei intoccabile, Malfoy. – rispose lei, sarcastica, - Non morirai se per una volta Piton ti fa la predica. –

- Non fare la spiritosa, Sotutto. Vedo che nemmeno tu sei immune alle punizioni, se ti trovi qui. – fece lui, beffardo. Hermione arrossì, infuriata. Malfoy, in tutta risposta, ridacchiò soddisfatto.

- Che ci trovi di divertente, eh? – disse lei, alzando la voce di un’ottava, come ogni volta che era nervosa.

- Niente, è che mi fai davvero ridere quando diventi rossa in quel modo. Non puoi proprio ammettere una sconfitta, eh? – rispose il Serpeverde. Ma subito si rese conto che le sue parole erano un po’ ambigue. Si stava prendendo troppa confidenza con la Grifondoro. In verità, non le aveva mai parlato a quel modo, come se fosse un’amichevole presa in giro.

Infatti, la ragazza rimase zitta per un attimo, guardandolo stranita. “Mi sta prendendo in giro, vero? Che cosa gli è preso?” si chiese Hermione. Malfoy si strinse nelle spalle, innervosito.

In quel mentre, arrivò Piton. Si sedette in tutta fretta e andò dritto al punto, senza tanti giri di parole.

- Lei, signor Malfoy. Ultimamente lo vedo troppo distratto. Veda di darsi una regolata, suo padre ci tiene molto che lei prenda un M.A.G.O. in Pozioni. – disse tagliente. Malfoy arrossì.

- Quanto a lei, signorina Granger. A quanto pare non ha ancora perso la cattiva abitudine di aiutare quei due sfaticati dei suoi amici. Sì, Granger, Potter e Weasley. – precisò, davanti alla sua espressione interrogativa. – Veda di smetterla di far copiare i temi agli altri, o mi vedrò costretto non solo a togliere dei punti alla sua Casa, ma di darle un’insufficienza. –

Hermione sbiancò. Piton trattenne un sogghigno soddisfatto.

- Per questa volta passi. Le toglierò solo… vediamo… 50 Punti in meno a Grifondoro. Non tollero che si copi, nella mia materia. – aggiunse, serafico. Malfoy sembrò esultare silenziosamente.

- M- ma, professore… - balbettò lei, vergognosa. 

- E’ tutto, signorina Granger. Può andare. Signor Malfoy, lei resta qui. Devo precisare ancora due cosette. – la liquidò. Hermione bisbigliò un “Arrivederci” a mezza voce, per poi trascinarsi mollemente verso l’uscita.

Mentre usciva dall’Ufficio e attraversava l’aula, però, sentì Malfoy che urlava qualcosa, seguito da Piton che cercava di zittirlo.

Incuriosita, e ignorando la paura di essere scoperta, si avvicinò di soppiatto alla porta dell’Ufficio, che era rimasta socchiusa.

- Draco, abbassa la voce. Non è il momento di lasciarsi andare ad infantilismi. – sussurrò Piton, nervoso.

- Lei deve prendere in considerazione la mia situazione… professore. – rispose Malfoy, sottolineando volutamente l’ultima parola. Hermione si avvicinò ancora di più alla porta.

- Non prendermi per uno sciocco, Draco. Devi finirla di ribellarti agli ordini dei tuoi genitori. –

- E mio padre deve finirla di usare lei come messaggero. Sono stufo di tutto questo! – sbottò il Serpeverde. Hermione era stupefatta: di cosa stavano parlando? Perché Piton si preoccupava così tanto di mandare messaggi privati al ragazzo per conto di suo padre? Hermione non resistette alla tentazione: avvicinò il viso allo spiraglio della porta, e poté vedere all’interno. C’erano un Draco Malfoy visibilmente alterato, e un professor Piton composto, ma nervoso.

- Sei abbastanza grande da capire che è più sicuro per tutti voi comportarvi nella maniera giusta. Forse non temi per i tuoi genitori? Sai a cosa vanno incontro, se tu disobbedisci, vero? – sibilò Piton. Malfoy aveva l’espressione di chi aveva appena ricevuto uno schiaffo.

- Lo so. – rispose laconicamente, abbassando lo sguardo.

- Molto bene… il tuo compito, ora… - iniziò Piton, ma si interruppe di scatto. Con sommo orrore, Hermione si rese conto che Piton aveva girato la testa verso la porta. Si ritrasse più veloce che poté.

- Che c’è, ora? – proruppe Malfoy.

- Ho sentito… un rumore. – disse Piton, lentamente. Hermione si appiattì dietro la porta e trattenne il respiro. E se l’avessero scoperta? Come poteva giustificare la sua presenza lì?

Piton si spostò verso l’ingresso. Hermione sudava freddo, mentre il cuore le batteva a mille.

Ma, miracolosamente, il professore tornò indietro.

- Uhm… mi devo essere sbagliato. – disse, sedendosi al tavolo. – Draco, adesso vai. E ricordati di migliorare anche la tua situazione in Pozioni. – aggiunse, gelidamente.

Hermione schizzò via, e non appena fu fuori dall’aula, iniziò a correre all’impazzata. Riuscì a fermarsi solo quando fu al secondo piano, col cuore in gola e la testa che le girava.

“Non riesco a credere a quello che ho appena visto. Che succede ai genitori di Malfoy?” si chiese, appoggiandosi alla parete.

- Vi vedo pensierosa, madamigella. – affermò un grasso monaco dal suo dipinto ad olio. Hermione lo ignorò, e riprese a camminare verso la Torre dei Grifondoro, con la mente che vorticava di cupi pensieri.

 

 

 

Nota dell’autrice: questa scena vi ricorda qualcosa, eh? :P

A dir la verità è stata proprio la scena della festa di Lumacorno a ispirare questo capitolo. Diciamo che è quasi un “E se…?”. Ovvero: e se fosse stata Hermione a scoprire per prima il pericolo che incombeva sulla famiglia Malfoy (Voldemort che li minacciava, eccetera eccetera)? Specifico che, essendo una fic non ambientata in un periodo preciso, non verrà fatta citazione della missione di Draco contro Silente. Questa è una fic sentimentale, perdiana! ù___ù

 

Infine, un grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito gli altri due capitoli. Spero che anche questo vi piaccia! ^__^

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Capitolo 4
*** Incontro inaspettato ***


Terzo capitolo.

 

- Maledizione! – sbottò Malfoy, tirando un calcio al basso pouf verde accanto a lui. La Sala Comune dei Serpeverde era quasi deserta. C’erano solo Pansy Parkinson, la faccia da carlino contratta di preoccupazione, e Blaise Zabini, abbandonato mollemente su un divano.

- Distruggere la Sala Comune non ti aiuterà, lo sai? – insinuò Zabini, mentre prendeva tra le mani una tazza da tè.

- Che ne sai, tu, idiota? Che ne sai dei miei problemi? Faresti meglio a chiudere la bocca, Blaise. – urlò Malfoy, tirando un altro calcio al pouf.

- D-Draco… non ti arrabbiare… - miagolò Pansy. Malfoy la ignorò.

- Siete tutti degli stupidi. – ringhiò Malfoy a denti stretti. Blaise si alzò di scatto dal divano, lanciandogli un’occhiata di disprezzo e compassione insieme.

- Ho capito. Quando sbollisci, chiamami. – sentenziò gelido. Ignorando totalmente Pansy, lasciò la Sala Comune, sbattendo la porta del Dormitorio alle sue spalle.

Malfoy si sedette su un divanetto drappeggiato di tessuti verde e argento. La rabbia e l’affanno avevano arrossato il suo viso, altrimenti pallido. Gli occhi grigi e freddi erano contratti, così come la sua bocca.

Non solo doveva affrontare il fatto che Voldemort minacciasse di continuo la sua famiglia, umiliando suo padre come mai prima d’ora, ma ora mandava anche Piton a ricordarglielo. E il professore aveva pure la faccia tosta di fingere di operare per il suo bene, per la salvezza della sua famiglia, del nobile Casato dei Malfoy. Stupido imbecille. Che ne sapeva lui, di quello che gli stava succedendo? Non aveva figli da proteggere, o genitori in pericolo di vita.

In fondo, a Draco non importava un bel niente della vittoria di Voldemort sulla comunità magica. Lo aveva capito troppo tardi, e ora si sentiva schiacciato dal peso di un’aspettativa che non poteva, non voleva soddisfare.

Perché non poteva tornare tutto come prima? A questo punto, non gli importava nemmeno della lotta dei Purosangue contro i Babbani e i Sanguesporco. Gli importava solo di vivere in pace. Di continuare la sua vita come un ragazzo normale.

Nel frattempo, Pansy gli si era avvicinata, accoccolandosi sul divanetto. Poggiò la sua mano sul ginocchio del ragazzo, in un gesto insieme consolatorio e malizioso.

- Draco… soffro così tanto a vederti in questa maniera… - bisbigliò la Serpeverde. Malfoy sembrò impassibile.

- So che c’è qualcosa che ti tormenta. Puoi parlarne con me… io ti posso consolare, ti posso aiutare… - continuò la ragazza. Lui si alzò di scatto, facendola sobbalzare. Ormai, non sopportava nemmeno Pansy.

Le lanciò uno sguardo. Pansy aveva un bel fisico, fianchi sottili e gambe ben proporzionate. Che non compensavano, però, il viso dal naso leggermente schiacciato. E com’erano vitrei i suoi occhi! Erano vuoti. Forse c’era un bagliore di accondiscendenza, di obbedienza, ma nient’altro. All’improvviso, Malfoy ricordò lo sguardo di Hermione Granger qualche giorno prima: intenso, tagliente, duro come la pietra. Quello era uno sguardo deciso. Di chi non aveva paura di lui. In un certo senso, ammirava il fatto che la Grifondoro non riuscisse mai a piegarsi sotto nessuna minaccia, tantomeno la sua. Ma la ragazza stava diventando troppo spesso l’oggetto dei suoi confronti.

- A cosa stai pensando, Draco? – chiese Pansy, apprensiva. Malfoy divenne paonazzo all’improvviso.

“Perché continuo a pensare alla Granger? Cos’ho che non va?” si chiese con rabbia.

- Vado a letto. – sentenziò, lasciando una Pansy delusa e mortificata sul divano. Quella storia della Granger stava diventando più seria di quanto riuscisse ad immaginare. Aveva bisogno di distrarsi, e c’erano ben pochi posti in cui andare.

 

 

- Ciao, Hermione! – disse una voce alle spalle della Grifondoro.

Hermione si girò, e comparve la figura snella di Ginny Weasley, i capelli rosso fuoco raccolti in una coda sbarazzina.

- Oh, ciao, Ginny! Come stai? – rispose lei, affabile.

- Tutto ok. Tu, piuttosto, sembri un po’ agitata. C’è qualcosa che non va? – domandò Ginny, sedendosi su un pouf accanto a Hermione.

- Agitata…? – disse Hermione, cadendo dalle nuvole. Davvero sembrava così diversa dal solito?

- Beh, sì. Ultimamente sei sempre pensierosa… ti distrai facilmente, e poi sembri sempre presa da pensieri tutti tuoi. Sembri quasi… innamorata! – esclamò Ginny, facendole l’occhiolino.

- M-ma cosa dici?! – rispose Hermione, diventando color peperone.

- Hai visto? Avevo ragione, allora! – ribatté Ginny, scoppiando in una risata soddisfatta. – Harry e Ron dicevano di continuo che eri strana! E infatti, un motivo c’è! Dai, chi è il fortunato? –

- N-nessuno! Io… per l’amor del cielo, Ginny…! Non sono… innamorata! – rispose lei, cercando di darsi un contegno; ma arrossì ancor più ferocemente, perché la mente era corsa di nuovo all’immagine di Draco Malfoy.

“Ma perché, perché? Perché continuo a pensare a lui?” pensò con disperazione.

- Hermione cosa…? – disse una voce maschile. Ron era appena sceso dal dormitorio, e aveva colto uno stralcio della conversazione tra le due ragazze.

- Ehm… no, niente. – rispose in fretta Ginny. Ron sembrò a disagio: continuava a dondolarsi avanti e indietro, e con lo sguardo saettava da Hermione a Ginny.

- Niente di importante, Ron! – disse Hermione, alzandosi. Era rossa in volto, ma non voleva darlo a vedere. Ormai lei e Ron erano solamente amici, ma lei temeva che l’amico fosse ancora innamorato di lei.

- Adesso è…ehm…tardi… Io vado a dormire! – annunciò Ginny, visibilmente imbarazzata. L’ultima cosa che voleva era mettere nei guai l’amica, perché sapeva bene che il ragazzo a cui Hermione pensava non era più Ron.

- Vengo anch’io! – esclamò Hermione, cogliendo al volo l’opportunità. – Buonanotte, Ron. Salutami anche Harry. – mormorò la ragazza, passando accanto all’amico.

- Buonanotte. – rispose lui, laconico.

Le due ragazze salirono al Dormitorio femminile, mentre un silenzio imbarazzato le circondava. Fu Ginny a romperlo per prima.

- Scusa, Hermione. Non pensavo che ci fosse quello scemo di mio fratello che origliava. -

- Ma no, non devi scusarti! E poi, te l’ho detto, che non sono innamorata di nessuno. Non vorrei che nascessero delle incomprensioni. – disse Hermione, a mo’ di scusa.

Ginny annuì, ma non sembrava convinta; ma non insistette, cosa che lasciò Hermione sollevata.

- Beh, il mio letto è dall’altra parte. – annunciò Ginny.

- Ok. Buonanotte, Ginny. Ci vediamo domani. – la salutò Hermione.

Le due ragazze si lasciarono, e Hermione si buttò a peso morto sul suo letto.

Passarono quasi due ore; ma la ragazza non riusciva a prendere sonno. Cercò di ammazzare il tempo leggendo Incantesimi, ma poi una delle altre studentesse si lamentò della candela che aveva acceso, e fu costretta a ripiombare nel buio. In quell’atmosfera, tanto calma da essere soffocante, i pensieri di Hermione diventavano sempre più turbinosi. Nonostante si girasse e rigirasse nel letto, la sua mente non si placava, e non riusciva neanche ad addormentarsi.

Alla fine, prese una decisione drastica: non importava che fosse quasi ora del coprifuoco, non sarebbe rimasta tutta la notte su quel letto a tormentarsi. Aveva bisogno di riflettere in pace, e c’era solo un posto adatto allo scopo: il Bagno dei Prefetti.

Hermione si alzò in tutta fretta, cercando di non disturbare le ragazze che dormivano. Sgusciò fuori dalle tende del baldacchino, bacchetta alla mano. Sotto un braccio portava un asciugamano pulito e una vestaglia azzurra.

Mentre si inoltrava tra i corridoi semibui, le cascò addosso tutto il peso che quell’azione comportava: avrebbe dovuto nascondersi come una ladra, e, nel caso l’avessero scoperta, mentire dicendo che doveva pattugliare i Corridoi… sempre che le credessero.

“Hermione Granger, questa è la seconda volta che violi le regole in modo così spudorato… forse c’è davvero qualcosa che non va.” pensò con un moto di disperazione e agitazione insieme.

Riuscì ad arrivare indenne fino al corridoio che portava al Bagno dei Prefetti.

Anche se ormai conosceva la strada a menadito, provò un po’ di timore nel camminare sempre più vicino alla porta del Bagno, illuminata da fioche torce magiche.

Arrivata alla porta, mormorò “Bolle di menta”, e la porta magica si aprì senza fare rumore. Davanti a sé scorgeva una piccola porzione di Bagno, con le luci ancora accese che proiettavano strane figure sulle pareti di mosaico.

Hermione fece qualche passo, ma subito si blocco: c’era già qualcuno nel Bagno. Spaventata, rimase immobile ad ascoltare una voce che voleva essere sommessa, ma rimbombava ugualmente per tutta l’ampia stanza.

Hermione non voleva andare in avanscoperta, perché purtroppo il Bagno dei Prefetti era unisex, e rischiava di trovarsi davanti un ragazzo; le bolle di sapone non potevano coprire proprio tutto…!

Ma rimase di sasso quando non udì lo scrosciare dell’acqua, né il rumore dolce e ovattato che producevano i rubinetti della grande vasca centrale. Quello che udiva la ragazza era il suono che fa un ragazzo che piange. Sconvolta, fece un passo in avanti per ascoltare meglio.

- Piangi, piangi pure. Piangi quanto vuoi… io ti capisco…- disse una voce stridula di ragazza, con tono materno e consolatorio.

“E’ Mirtilla Malcontenta!” pensò Hermione, stupita. “Con chi sta parlando?”

- E’ che io… sono stufo di tutto questo. Loro vogliono che diventi uno di loro, ma non è questo che desidero. Io volevo… - un singhiozzo soffocò le parole del giovane - …volevo solo che mi lasciassero in pace. All’inizio ne ero quasi fiero, pensavo che così avrebbero rispettato e temuto di più la mia famiglia… che stupido. – concluse, con voce rotta. Hermione avanzò di un altro passo.

- Non ti preoccupare, ci sono io ora. – rispose Mirtilla, ma sembrava compiaciuta nel sentire il suo pianto e i suoi lamenti.

La Grifondoro era a pochi passi dalla vasca centrale. Lì, inginocchiato sul bordo e con le mani strette sul viso, c’era Draco Malfoy. Hermione strabuzzò gli occhi, mentre il cuore iniziava a battere all’impazzata...ma non capiva se per lo stupore o per l’emozione.

 

 

Nota dell’autrice: Ciao a tutti! Eccoci al terzo capitolo! Spero che piaccia anche questo,e spero che recensirete! ^__^

Mi fa piacere ricevere anche critiche, purché costruttive!

A proposito,penso che aggiungerò un What if…? Perché a questo punto rispecchia di molto ciò che è successo ad Harry (ma con conseguenze molto meno spiacevoli ;) )

 

A presto!

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Capitolo 5
*** Lacrime ***


Quarto capitolo.

 

Malfoy le dava le spalle, per cui non si accorse della sua presenza. Continuava a piangere, e Hermione si sentì stringere il cuore: non l’aveva mai visto così.

Pensava addirittura che Draco Malfoy non fosse in grado di piangere. Aveva sempre pensato a lui come una specie di statua di duro granito, incorruttibile, beffarda e maleducata. Una statua incapace di provare sentimenti veri, come la tristezza o la delusione.

Hermione si diede della stupida. Come poteva essere così cieca? Anche Draco Malfoy era un essere umano, anche lui provava dei sentimenti! E di sicuro era qualcosa di veramente terribile, se il ragazzo più altezzoso e orgoglioso di tutta Serpeverde si scioglieva in lacrime davanti a Mirtilla Malcontenta.

“E se avesse a che fare con quello che gli ha detto il professor Piton?” si chiese la ragazza, mordendosi un labbro.

- Ammazzeranno tutti… ammazzeranno tutta la mia famiglia, lo so… non c’è scampo. – sibilò Malfoy. Hermione sobbalzò involontariamente, emettendo un breve “Oh!”.

Draco si voltò di scatto. I suoi occhi rossi e gonfi si guardarono intorno, mentre il ragazzo si sentiva sempre più allarmato.

- Chi c’è? – urlò con voce stridula. Hermione si appiattì contro la parete, il cuore che batteva forte. “Mi ha visto! Mi ha visto!” continuava a ripetersi. Mirtilla Malcontenta sparì in un batter d’occhio, infilandosi nel tubo di scarico di un lavandino.

Malfoy si avvicinò di qualche passo verso l’entrata del Bagno, tenendo alta la bacchetta.

- Vieni fuori o ti ammazzo! – disse, e la sua voce impastata rimbombò sulle pareti, spaventando la Sirena del dipinto vicino alla vasca. Hermione non ebbe altra scelta.

La ragazza avanzò verso la luce azzurrastra, tenendo le mani in alto, scoperta come un ladruncolo di merendine.

- S-sono io… Hermione Granger… - dichiarò, mettendosi finalmente allo scoperto.

E vide Draco Malfoy pietrificarsi come non aveva mai fatto prima. Sul volto del ragazzo passarono in rassegna le emozioni più disparate: spavento, sorpresa, istupidimento, e ancora sconcerto. Rimase immobile come una statua, senza proferire parola.

- Ehm… io… non sapevo che ci fosse qualcuno nel Bagno… - pigolò Hermione, come se si sentisse in dovere di scusarsi. Arrossì, e abbassò le mani, ma senza mollare la presa sulla bacchetta.

- Hai… hai sentito tutto, vero? – rispose lui, con voce funebre. Sembrava sul punto di scoppiare.

- No… cioè… sì. – confessò lei, avvilita. Un silenzio di tomba calò tra i due. Hermione si chiedeva perché Malfoy non l’avesse ancora aggredita, o peggio. Tutta la situazione le sembrava irreale.

- Malfoy? – azzardò lei. Il ragazzo la fissò negli occhi, inespressivo.

- Senti, lo so che non sono affari miei, però… però… -

- Però cosa? Pensi forse di potermi aiutare? – urlò lui, con voce rauca. Sembrava aver ripreso un po’ di controllo di sé stesso, anche se le mani gli tremavano come foglie. Avanzò di qualche passo verso di lei, strascicando i piedi.

- Non ho detto questo! Io… volevo dire… puoi parlarne! Ho capito che c’è qualcosa che ti tormenta, ma non sei solo! – rispose Hermione, stringendo i pugni. Sembrò che Malfoy avesse appena ricevuto un pugno in faccia.

- Non sono solo…? Non sono solo, dici? – urlò il ragazzo, pieno d’ira. – Ma che ne sai, tu? Pensi che siano tutti al mio servizio, che abbia tutti i Serpeverde pronti a schierarsi al mio fianco, ma la verità è un’altra. Io non ho amici! -.

Hermione lo fissò, scioccata. Sembrava che avesse perso totalmente il controllo; era un ragazzo dalla corazza spezzata, che rivelava quanto fragile può essere qualcuno abbandonato al suo destino.

- Ci sono io! – disse Hermione all’improvviso. Lui la guardò, stranito. Hermione non capiva perché l’avesse detto; sapeva solo che lui aveva bisogno di qualcuno…e quel qualcuno era lei.

- Che stai dicendo? – rispose lui, ma era chiaramente stupito dall’affermazione della Grifondoro.

- Ho detto che ci sono io. – ripeté, malgrado una strana sensazione le opprimesse il petto. “Hermione, che stai facendo?!” si disse, sconvolta dal suo stesso gesto.

- Smettila di dire stronzate. – rispose il ragazzo, ma tutta la sua rabbia pareva sparita. Si avvicinò ancora di più alla ragazza. Si ritrovarono l’uno a pochi centimetri dall’altra, senza distogliere gli sguardi.

- E così, la signorina Granger pensa di potermi aiutare. – disse Malfoy con tono rassegnato, e poi scoppiò in una risata priva di gioia.

- Lo so che pensi di essere il solo a soffrire, e credi che il mondo voglia punirti, ma non è così. Se solo lasciassi perdere l’orgoglio, l’onore e tutte quelle stupidaggini, ti accorgeresti che non è difficile avere qualcuno accanto. – rispose lei, e nel dirlo lo sfiorò sul braccio.

A quel contatto, Malfoy sobbalzò, e fece un passo indietro. Sembrava colpito da una scossa elettrica. Hermione parve rimpicciolirsi, come se fosse stata delusa da quella reazione.

All’improvviso, la Grifondoro si girò, e, senza dire nulla, uscì dal Bagno dei Prefetti, lasciando Draco Malfoy di nuovo solo.

 

 

“Cosa mi è preso? Perché gli ho detto quelle cose?” si chiedeva Hermione, ma mentre correva alla cieca nei corridoi, sentiva gli occhi riempirsi di lacrime rabbiose.

Per sua fortuna, non incontrò nessun professore fino al Dormitorio, ma non sembrava preoccuparsene. Sentiva un nodo alla gola, e la sua mente le riproponeva, come in una pellicola danneggiata, l’immagine di Malfoy che si scostava da lei. Mille e mille volte ancora.

 

 

- Io… l’ho lasciata andare. – disse a voce alta il Serpeverde. Con le dita, sfiorò il punto in cui lei l’aveva toccato. Sapeva perché aveva reagito così. In quell’attimo – quel brevissimo attimo – il tocco di lei gli aveva scatenato una tempesta, un uragano così potente da non potersi più cancellare.

Lui l’aveva desiderata, e in una maniera così assoluta che temeva di perdere di nuovo la padronanza di sé stesso. Ma, allo stesso tempo, gli sembrava che lei lo avesse svegliato da un lungo torpore. L’aveva liberato da una prigione di incubi, e ora le offriva la sua mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice: Ta-daaaaan! Eccovi il quarto capitolo! ^O^ *saltella*

Che fatica, rimanere IC! ^_^;; Ma Draco non poteva rimanere sempre impassibile, o no? Poverino, ha sofferto tanto e nessuno l’ha mai aiutato! TT^TT

*consola Draco Malfoy*

So che come capitolo è un po’ cortino, ma volevo dare spazio solo a questo incontro carico di tensione!

Come sempre, grazie infinite a chiunque mi abbia recensito! Mi fa molto piacere, ve l’assicuro!<3

 

Piccola lettrice: mi fa piacere che ti sia piaciuto questo cambio di coppie! Io la coppia ron-hermione non l’ho mai sopportata, non ne faccio segreto! L’ho già detto, ma mi ripeto: ron è troppo scemo per hermione XD draco è molto più complesso come personaggio. Ron è un po’ il Robin di Batman (che è Harry). X°° lol

 

AmyDuDy: ehh, c’est l’amour! Tutti gli innamorati divagano con la mente e si distraggono! Solo che loro due ancora non l’hanno capito! ^_- Grazie per la tua recensione! <3

 

Chiedo scusa a chi non ho risposto precedentemente, ma ringrazio comunque per i vostri commenti!

Baci! <3

 

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Capitolo 6
*** Quel cattivo ragazzo ***


Quinto capitolo.
 
 
“ Stupida, stupida, stupida” continuava a ripetersi Hermione. Era ritornata alla Torre dei Grifondoro, ma invece di andarsene a letto, si era accoccolata nella poltrona davanti al caminetto acceso.
Si sentiva così sciocca! Aveva asciugato in fretta e furia le lacrime, e ora vagava con lo sguardo sul fuoco scoppiettante.
“Non so davvero cosa mi succede. Non capisco. Vorrei solo che tutto questo non fosse mai successo!” pensò, amaramente. Quell’imprevisto nella sua tranquilla settimana scolastica le aveva scosso l’esistenza. Perché Draco Malfoy? E perché proprio ora?
Non riusciva a smettere di pensare alle parole del Serpeverde, e sembrava quasi aver dimenticato di averlo sorpreso in un momento tanto delicato quanto improbabile.
“Malfoy che piange nel Bagno dei Prefetti… e con Mirtilla Malcontenta!”
Un rumore dietro di lei la fece sobbalzare, e vide Ginny Weasley scendere lentamente le scale del dormitorio femminile.
- Ehi, Hermione! Che ci fai qui? – chiese la ragazza, visibilmente stupita.
- Io… ehm… non riuscivo a dormire, Ginny. Mi deve essere rimasta sullo stomaco la torta di mele! – mentì Hermione, con un sorriso tirato.
Ginny la raggiunse, e si buttò mollemente sul divano accanto a lei. La scrutò a lungo, chiaramente in cerca di qualche indizio sul suo stato di salute. Infine parlò, con un tono attento e studiato.
-  Hermione… senti, ho capito che qualcosa non va. È inutile che continui a fingere. In ogni caso, lo sai che sono tua amica, e che puoi confidarti con me. Non voglio sapere tutto, voglio solo… ecco,essere sicura che non ti sta succedendo qualcosa di brutto. –
Hermione si sentiva profondamente a disagio. Non voleva tradire l’amica; le stava allungando la mano, senza la pretesa di volerla giudicare. Non aveva senso continuare a fingere.
- Beh, diciamo che… che c’è una persona che mi sta mettendo in confusione, ultimamente – ammise la Grifondoro, e già sentì l’imbarazzo impadronirsi delle sue guance - … però questa persona non è la migliore di questo mondo, insomma, non… - continuò, inciampando nelle parole.
- Tranquilla, Hermione, ho capito! – ridacchiò Ginny - … ti sei presa la classica cotta per il cattivo ragazzo! – disse, e le fece l’occhiolino.
- Guarda che io non sono sicura che mi piaccia… insomma, non penso di avere una cotta – rispose Hermione, avvampando ancora di più. Non l’aveva mai vista da quel punto di vista. “Hermione Granger, sei proprio negata coi tuoi sentimenti, eh?”
- Come non sei sicura? – ribatté Ginny, aggrottando le sopracciglia – Ma cosa provi quando sei con lui? Insomma, hai il batticuore? Diventi rossa se lo guardi negli occhi? Vorresti baciarlo? – insistette lei, mentre una Hermione sempre più imbarazzata sembrava sprofondare nella poltrona.
- Io… non lo so. – rispose lei, ignorando una vocina nella sua testa che le urlava tutt’altra cosa.
- Uhm… d’accordo. Evidentemente non hai ancora chiari i tuoi sentimenti per lui. Ecco il mio consiglio: cerca di parlare con lui, così ti renderai presto conto se ti piace oppure no. Fidati di me, Hermione! – concluse con un gran sorriso. Hermione annuì in silenzio.
Rimasero così per qualche attimo, prima che Hermione decidesse di tornarsene a letto.
- Grazie, Ginny, per… uhm… per tutto. – disse, e la lasciò davanti al caminetto.
 
 
Erano passati già tre giorni da quell’incontro spiacevole nel Bagno dei Prefetti, ma Draco Malfoy non riusciva ancora a riprendersi dall’accaduto.
Il giorno dopo, con una banale scusa, aveva saltato le lezioni, rimanendo a letto gran parte della giornata. Poi, dal momento che stava destando sospetti sia nei suoi compagni di Casa che in quell’impiccione di Piton, aveva deciso di fare come se niente fosse successo.
- Ehi, Draco, che ne dici se oggi andiamo a fischiare quegli sfigati di Grifondoro? C’è anche quel deficiente di Ron Weasley che fa allenamento! – propose Zabini, mentre uscivano dalla lezione di Erbologia.
Draco sembrò svegliarsi da una trance profonda – Eh…? Cosa hai detto? –
- Ma insomma, Draco, che hai? Sembra che ti abbiano lobotomizzato il cervello in questi ultimi giorni – si lamentò Zabini.
Malfoy inspirò una profonda boccata di aria fresca, mentre ascoltava il frusciare delle vesti e delle scarpe che scivolavano sull’erba bagnata.
- Non mi va. – rispose perentorio. Zabini lo guardò come se avesse appena detto che voleva baciare la McGrannitt.
- Ok, amico, non essere troppo entusiasta. – rispose sarcastico, ma Malfoy lo ignorò bellamente.
Arrivarono al castello nel silenzio più totale, finchè uno Zabini scocciato non lo lasciò al primo piano, per andare a fumare di nascosto nel giardino.
 
Malfoy se ne stava andando tutto tranquillo verso i Sotterranei, quando il professor Piton lo intercettò.
- Signor Malfoy, da questa parte, prego. – gli disse, ma, a dispetto delle parole, il tono era imperioso.
Draco lo seguì, trattenendo a stento la sua irritazione.
I due continuarono a camminare per i tortuosi percorsi dei Sotterranei, con la sola luce delle torce a illuminare il passaggio. Dopo che Piton lo ebbe guidato dietro a uno dei tanti cunicoli, finalmente il Serpeverde si decise a parlare.
- Professore, mi può spiegare qual è il problema? – disse con tono frustrato.
Piton si girò con voluta lentezza, fissando negli occhi il giovane Malfoy per qualche lunghissimo istante.
- Ho bisogno del tuo aiuto, Draco. Anzi… i nostri compagni hanno bisogno del tuo aiuto. – iniziò Piton.
- Per compagni intende i Mangiamorte, vero, signore? – sbottò Malfoy.
- Abbassa la voce, Draco. – lo redarguì Piton – anche se non c’è nessuno, potremmo essere ascoltati comunque. La prudenza non è mai troppa. – aggiunse, abbassando la voce.
- Allora mi dica cosa vuole, e poi ce ne andiamo. – ribatté il Serpeverde, sibilando.
- Questo finesettimana tu e i tuoi compagni di classe andrete a Hogsmeade. Laggiù ci sarà uno di noi, che deve lasciarmi un pacco importante. Io non avrò la possibilità di esserci, perché il Preside avrà bisogno di me. Non posso affidarmi a nessuno, se non a te, Draco. – dichiarò senza tanti preamboli.
- Io… devo proprio? Non può mandare in malora anche il vecchio bacucco? – rispose Malfoy, chiaramente arrabbiato - … non sapevo di essere anche fattorino! –  aggiunse con sarcasmo.
- Finiscila, Draco. Gli ordini sono ordini. Ormai non ti puoi tirare indietro, devi fare la tua parte. Ringrazia il Signore Oscuro che non ti sia stato dato un compito più gravoso. – ribatté Piton, e il suo tono non ammetteva repliche. Malfoy sembrò tornare calmo e controllato.
- E se mi scoprono? – chiese.
- Non ti scopriranno. È un oggetto ben camuffato, e tu fingerai di avere fatto compere da Madama McClan. Nessuno sospetterà nulla, e Gazza non ha il diritto di confiscare vestiti. Inoltre, al tuo ritorno avrai la mia protezione, farò in modo che nessuno ti controlli. – disse Piton.
- Ora va’. – aggiunse poi, congedando il Serpeverde con un gesto stizzoso. Malfoy si voltò senza proferire parola, mentre la rabbia e l’orgoglio gli tingevano le guance di rosso.
“Non posso continuare così. È ora di farla finita.” Si disse tra sé e sé, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe trovato il coraggio di farlo.
 
 
 
 
Note dell’autrice: Mi dispiace aver mollato così la storia, un po’ per pigrizia e poi perché mi si era rotto il computer.
Comunque, la storia va avanti, signori miei! :D
Cosa succederà a Hogsmeade? Draco sarà scoperto? E cosa farà Hermione?
 
Gioia93: Sono felice che ti sia piaciuta! Eh, so che non sono particolarmente lunghi, ma non vorrei nemmeno annoiare troppo chi legge! ;) Continua a seguirmi! <3
 
Piccolalettrice: Yeah! Ho ricevuto di nuovo i tuoi complimenti! <3 Sono completamente d’accordo con te, Draco doveva essere un po’ “sciolto” eheheh ^__- altrimenti va sprecato, povero affascinante ragazzo!ç_ç
 
IvanaeSilvia: Accidenti, sono riuscita a farti commuovere! XD Beh,ne sono felice,vuol dire che ho trasmesso bene i sentimenti di Draco e Hermione! ^O^ Che poi era il mio scopo! :P Spero che continuerai a leggere la fic,anche dopo tutto questo tempo!!

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Capitolo 7
*** Profumo di mandorla e vaniglia ***


Sesto capitolo.
 
 
 
Hermione si sentiva di buon umore quando si stava preparando per andare a Hogsmeade con Harry e Ron.
Si stava osservando pigramente allo specchio: aveva messo un maglione  di un color malva intenso, con lo scollo a ‘V’, un regalo dei suoi. Al posto della solita gonna della divisa, aveva un paio di jeans scuri e degli stivaletti felpati. Si era messa di nuovo il profumo di Ginny, giusto qualche goccia sul collo.
- Stai molto bene! – esclamò allegramente Ginny, passandole accanto. Hermione sorrise.
Quando scese in Sala Grande trovò Harry e Ron che l’aspettavano. Entrambi avevano il maglione che la signora Weasley aveva cucito per loro il Natale precedente.
Harry la salutò con un cenno della mano, ma Ron sembrava immerso nei suoi pensieri.
- Ciao Harry, ciao Ron. – li salutò. Ron alzò la testa di scatto, come se fosse stato appena risvegliato da una trance profonda.
- Ah… ciao, Hermione. – rispose frettoloso.
- Stai bene, Ron? Hai un’aria un po’ pallida. – chiese la Grifondoro, scrutando in viso l’amico.
- Io… - iniziò lui, titubante, ma sembrò volersi trattenere - … no, nulla! Ero solo immerso nei miei pensieri. –
- Ehm… ok. – rispose Hermione, ma era allarmata dal comportamento di Ron.
“Da quando Ronald Weasley “si perde nei suoi pensieri” … ?”
- Beh, direi che è il caso di partire! – disse Harry, e gli altri due si accodarono insieme agli altri ragazzi, in attesa di partire per Hogsmeade.
 
- Hermione, guarda qui! – esclamò Harry, indicando una scatola di Piume di Zucchero  - non avevi detto che le volevi comprare? –
- Ah, grazie, Harry! – rispose lei, afferrando una scatola argentata. Il tepore di Mielandia la insonnoliva un po’, in contrasto con l’aria frizzantina di quella giornata primaverile.
- Io e Ron andiamo nella stanza accanto! – la avvertì Harry, e Hermione fece un cenno. Li guardò sparire tra la folla, Harry con qualche pacchettino di Zuccotti di Zucca e Ron stracolmo di scatole di ogni colore e forma. Quel giorno, Ron le aveva a malapena rivolto la parola, ma non sembrava arrabbiato con lei; Hermione si chiedeva che cosa gli passasse per la testa.
Si recò verso la cassa, e, con fatica, riuscì a pagare una scatola di Piume di Zucchero e un pacchetto di Caramelle Frizzanti.
Senza aspettare oltre, si liberò dell’atmosfera viziata del negozio uscendo dalla porta laterale. L’aria fresca le sferzò il viso, e lei la inspirò profondamente.
Poi, decisa a ritrovare i due ragazzi davanti alla porta principale, iniziò ad aggirare l’edificio a larghi passi, tenendo lo sguardo fisso sui cumuli di neve non ancora sciolti che…
SBAM!
Senza accorgersene, era andata a sbattere contro una figura alta e ammantata di scuro. Hermione alzò gli occhi, e, con un misto di sorpresa e orrore, si rese conto che quella figura era Draco Malfoy.
Lo stupore le fece cadere i pacchetti di Mielandia, che precipitarono rovinosamente sulla strada umida.
Senza fiato, spostò lo sguardo sugli occhi di ghiaccio del Serpeverde, che, dal canto suo, sembrava aver perso l’uso della parola.
Rimasero così per quella che sembrava un’eternità, fino a che Hermione decise di raccogliere frettolosamente i pacchetti caduti. Malfoy sembrò voler dire qualcosa, lo sguardo truce e affilato, ma qualcuno gridò il nome della Grifondoro dietro di lei.
- Hermione! – ripeté la voce, e Harry Potter spuntò all’improvviso, con Ron al suo fianco.
- Che succede? – chiese Ron, guardando Malfoy in cagnesco.
Draco sembrò riprendersi di colpo – E a te che ti frega, stupido Weasley? –
Ron diventò paonazzo, come ogni volta che si sentiva attaccato. – Mi frega, dato che stai dando fastidio a Hermione! – esclamò.
- Figurati se mi importa di una Mezzosangue come lei! – rispose Malfoy beffardo, e Hermione arrossì violentemente, lanciando uno sguardo terribile al Serpeverde; lui se ne accorse, e, per un attimo – a lei sembrò davvero che accadesse – parve vergognarsene.
- Bada a come parli, idiota di un Malfoy! – intervenne Harry, e fece come per sfoderare la bacchetta.
- Basta, andiamocene. – rispose Hermione, cercando con tutte le sue forze di nascondere l’amarezza. Trascinò per le braccia i due amici, che la seguirono senza protestare.
Camminarono per qualche minuto, in silenzio, finché Harry non decise di romperlo.
- Sentite, andiamo ai Tre Manici. Prendiamo una Burrobirra e ci rilassiamo. Non è giusto che quello schifoso di Malfoy ci rovini la giornata! – protestò il ragazzo, e gli altri due si dissero d’accordo.
Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa, riuscirono a fatica a guadagnarsi un tavolino striminzito in fondo al locale: era già stracolmo di studenti della Scuola.
- Tre Burrobirre, per favore. – urlò Harry a Rosmerta, nel tentativo di sovrastare il vocio e le risate degli altri studenti.
- Ma certo, caro! – urlò di rimando la donna, e si allontanò scansando la moltitudine di avventori.
Dopo poco i tre sorseggiavano la bevanda calda, ed Hermione ebbe la sensazione di potersi rilassare, almeno un attimo. L’affermazione di Malfoy non doveva stupirla più di tanto, ma si era inutilmente illusa che qualcosa fosse cambiato. Le sembrava che avergli parlato a cuore aperto, e averlo visto in un momento così fragile, potesse farle comprendere meglio chi era Draco Malfoy.
“Sono stata un’illusa, dopotutto. È meglio per me che io dimentichi.” Si disse, ma quella frase aveva il gusto amaro della sconfitta e della delusione. Eppure, una piccola parte dentro di sé non voleva ancora mollare. Non ora.
- Ragazzi, vado un attimo in bagno. – disse Harry, alzandosi. Ron annuì.
Hermione seguì il ragazzo con lo sguardo, mentre lui schivava studenti eccitati e avventori dall’aria strana.
- Hermione – la chiamò Ron, e lei sobbalzò.
- Oh… scusa, Ron, ero solo soprapensiero. – rispose lei.
- Io… volevo chiederti una cosa. – disse Ron, e lei lo scrutò in viso. Sembrava che si trattasse di qualcosa di importante.  Ron aveva un’espressione seriosa e un po’ compita. Si chiese cosa gli stesse succedendo; forse era ora di fargli sputare il rospo e scoprire qual’era la preoccupazione che lo teneva sulle nuvole già da una settimana.
- Certo, dimmi pure. Anzi, dato che ci siamo… voglio sapere cos’è che ti preoccupa così tanto in questi giorni. Hai un’aria un po’ svampita. – ribatté Hermione, facendo un sorrisetto. Ron sembrava preso in contropiede, e rimase muto per cinque secondi buoni.
- Ah, ehm… ecco… Hermione. Volevo sapere… sapere se… - borbottò lui.
- Cosa? – lo incalzò la ragazza, ma aveva un brutto presentimento.
- No, giusto così, per sapere… mi chiedevo se avevi… se per caso… avevi un ragazzo. – farfugliò, e poi arrossì come un peperone. Hermione rimase a bocca aperta.
- Io… no, Ron, oddio… Non ho… nessun ragazzo. Perché mi fai una domanda del genere? – rispose lei, arrossendo a sua volta.
- Perché sembravi… Beh, fa niente. Mi chiedevo soltanto, se, ecco, ti piaceva un altro. Cioè, un ragazzo. – disse Ron velocemente, le orecchie paonazze.
- No, devi aver frainteso. – ribatté la ragazza. Rimasero entrambi in silenzio. Ma perché Harry non tornava?
- Era per questo che… sembravi sempre pensieroso? – pigolò Hermione, azzardando uno sguardo fugace al ragazzo. Ron sembrò agitarsi sulla sedia.
- In un certo senso. Sì, insomma… Oh, Hermione. Lo sai che non sono bravo in queste cose, però, ecco… La verità è che tu… tu mi… -
- Eccomi! – urlò Harry, che nel frattempo sembrava riemerso da un gruppo di streghe chiacchierone al tavolo accanto.
- Scusate, ma a quanto pare uno studente ha tentato di intasare il bagno degli uomini e… beh, che cosa c’è? – chiese, interrogativo.
I due cercarono di riprendere in tutta fretta un’aria allegra e spensierata.
- Niente! – esclamarono all’unisono. Harry rise, divertito, ma non fece ulteriori domande. Era una cosa di Harry che a Hermione piaceva: non era mai invadente, e non si immischiava mai troppo nelle questioni tra lei e Ron, nemmeno quando facevano uno dei loro soliti bisticci.
Hermione affondò il viso nella Burrobirra, mentre un Ron a disagio cercava di spostare l’attenzione di Harry sull’ultima lezione di Incantesimi.


***


 
Mandorla. Mandorla e vaniglia. Così dolce. Con una nota di gelsomino. Era un profumo dolce, ma non intenso. Non ti soffocava come un abbraccio troppo stretto, non voluto. Era una carezza, veniva dal collo e dai capelli, sembrava emanarsi come un’aura delicata.
Draco Malfoy aveva ancora, nelle narici, il profumo di Hermione Granger. L’aveva avvolto quando si erano scontrati, l’aveva sfiorato con lo sguardo e le parole, l’aveva lasciato nel momento stesso in cui lei aveva girato i tacchi, scuotendo la chioma castana.
Non c’era niente di eclatante, in Hermione Granger. Non aveva gambe chilometriche, non aveva la camminata da diva del cinema. I suoi capelli erano troppo folti, il suo temperamento troppo cocciuto. Era una che studiava perché le piaceva, era una che ti bacchettava.
Ma il suo sguardo severo era così morbido, quando lasciava scorgere un po’ di lei, dietro la corazza. Il cioccolato delle iridi, che si scioglieva in lacrime trattenute. Il sorriso fuggente.
Malfoy sentiva solo l’eco di questi pensieri, mentre si affrettava per le vie più buie di Diagon Alley. Dopo la curva, sarebbe sbucato in Nocturn Alley. Fortunatamente, non doveva addentrarsi più di tanto, perché il suo contatto si sarebbe fatto vivo nei dintorni.
Una folata di vento gelido gli scompigliava i capelli biondi, quasi bianchi. Non aveva ancora smesso di chiedersi perché stava succedendo proprio a lui. Dentro di sé conosceva le risposte: “Perché mio padre è avido, e mia madre lo ama troppo.” “Perché è il lato oscuro.” “Perché è il potere.” “Perché è troppo tardi per tirarsi indietro.”. Non poteva lasciare, però, che la sua mente indugiasse troppo. Gli faceva male.
Mentre camminava, scansando le pozze d’acqua che la neve aveva lasciato, sentì la presenza di qualcuno. Si fermò, i sensi all’erta.
- Signor Malfoy – bisbigliò qualcuno dal vicolo alla sua sinistra. Malfoy fece qualche passo, prudente.
Girando lo sguardo, individuò un uomo non molto alto, vestito di scuro. Aveva un volto affilato, con un accenno di barba e occhi acquosi e arrossati.
- Signor Malfoy – ripetè, facendo cenno di avvicinarsi. Malfoy lo zittì con un gesto, per poi muovere qualche passo. L’uomo tese in avanti un pacchetto rettangolare, con il timbro del negozio di Madama McClan.
- Lo porti al signor Piton. – disse soltanto, mentre Draco prendeva il pacchetto in mano. Fu tentato di aprirlo in quell’esatto momento, e, eventualmente, di riempire di botte quello stupido omuncolo untuoso.
- Mi assicura che non rischio niente? – rispose, lentamente. L’ometto annuì con vigore.
- Nessuno sospetterà nulla. Siete sotto la protezione del signor Piton, potete stare tranquillo. – disse l’uomo, sorridendo, e Malfoy notò che gli mancavano parecchi denti.
- D’accordo. Ora sparisci. – tagliò corto il Serpeverde, e l’uomo si dileguò, addentrandosi nei meandri di Nocturn Alley.
Malfoy mise il pacchetto ben nascosto, sotto il mantello. La curiosità lo stava divorando, ma sapeva che non era una mossa intelligente impicciarsi negli affari di uno dei più fidi Mangiamorte del Signore Oscuro. Si limitò a stringere il mantello al petto. Tiger e Goyle lo aspettavano davanti al negozio di Creature Magiche.
- E ora, che facciamo? – gli chiese poi Tiger, dopo l’arrivo frettoloso del Serpeverde.
- Ce ne torniamo a Hogwarts. E bocca chiusa, voi due. – ordinò, tagliente, mentre i due gorilla lo seguivano docilmente.
 
 
 
 
Note dell’autrice: Eccoci a un nuovo capitolo. Cosa c’è in quel pacchetto non è affar vostro!  ù___ù
Comunque, Malfoy sembra aver dimenticato il suo momento di “debole tenerezza” con Hermione D: Accidenti, è proprio testardo! ò__ò
Ma l’autrice, che è più testarda di lui, farà in modo che possa esserci un’altra situazione… ad effetto! *__* Magari nel prossimo capitolo! :D

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