I tuoi occhi nel silenzio di Rika Chidori (/viewuser.php?uid=90428)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buio ***
Capitolo 2: *** Un malinteso ***
Capitolo 3: *** L'ufficio di Piton ***
Capitolo 4: *** Incontro inaspettato ***
Capitolo 5: *** Lacrime ***
Capitolo 6: *** Quel cattivo ragazzo ***
Capitolo 7: *** Profumo di mandorla e vaniglia ***
Capitolo 1 *** Buio ***
Corridoio del quinto piano, ore
undici. Buio quasi totale.
Appena fuori dal Bagno dei Prefetti,
due sagome scure erano
appiattite contro il muro. Hermione Granger, una delle due sagome
scure, stava
con il fiato sospeso, lo sguardo puntato su un paio di occhi grigi e
freddi.
Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa,
per riuscire a
spezzare il silenzio. Un silenzio talmente immenso, potente,
disarmante. Per la
prima volta in vita sua, lei, la “so-tutto-io” non
riusciva a spiccicare
parola.
Lui l’aveva sorpresa, e lei
non riusciva a credere a quello
che stava provando. No, non era disgusto. Nemmeno rabbia, o disprezzo,
o
alterigia. Sentimenti che da sempre avevano rinfocolato il suo odio per
Draco
Malfoy, lo stesso Malfoy che ora la teneva incollata al muro, il viso a
pochi
centimetri dal suo.
Malfoy, dal canto suo, non riusciva a
staccarle gli occhi di
dosso. Il suo sguardo, anche se nel silenzio, comunicava più
di mille parole. Erano
tutte quelle frasi che non era riuscito a dirle, tutto ciò
che il cuore
custodiva da tempo ma la mente rifiutava. Lei era diventata una vera
ossessione.
Non solo era l’unica che
non rispondeva mai alle sue
provocazioni, ma, si era reso conto, era anche quella che
l’aveva compreso più
di tutti. Non riusciva a dimenticare quella volta in cui lei
l’aveva sorpreso
nel Bagno dei Prefetti… e ora era toccato a lui.
- M-Malfoy… -
mormorò lei. Il tenero bagliore lunare che
filtrava dalla finestra le bagnava il viso dolcemente, e rendeva i suoi
occhi
castani più intensi.
- Her…mione –
rispose lui, riuscendo a dire, finalmente dopo
tanto tempo, il suo nome a voce alta. Lei sgranò gli occhi,
stupita.
- Se questo è un altro dei
tuoi giochetti, non ci sto,
Malfoy. – ribatté lei, cercando di riprendersi.
Sentirlo pronunciare il suo
nome, con così tanta delicatezza, le aveva fatto mancare un
battito. E ora lui
era così vicino! Le sue labbra erano vicine, il suo sguardo
di ghiaccio era
vicino, tutto il suo corpo era così vicino! Hermione si
sentiva fremere, come
mai era successo nella sua vita. Nemmeno la cotta per Ron le aveva
fatto
provare una sensazione simile. Ma lei non era disposta a cedere. Non si
fidava
di lui, oh no. Non poteva fidarsi nemmeno dopo tutto quello che era
successo.
- Granger, sei una stupida!
– sbottò lui. – Perché credi
che
io sia qui? Perché pensi che io ti abbia parlato, nonostante
tu sia ancora la
solita stupida Mezzosangue! –
- Come ti per… -
- Zitta! – urlò
lui. – Fammi parlare, almeno per una volta! Maledizione!
– Hermione si ammutolì. Non l’aveva mai
visto così.
- Non so cosa mi è preso.
Non so cosa mi hai fatto. Non riesco
a non pensarti. Io… - balbettò Draco -
…io… non lo so. Tu sei sempre stata
un’odiosa
rivale, l’amica saputella di Potter, e, dio, quanto avrei
voluto che rimanesse
tutto così! Continuavo a ripetere a me stesso che eri una
Mezzosangue, che eri
una Grifondoro, che non potevo… essere ossessionato da te!
– le urlò in faccia.
- Tu… -
bisbigliò Hermione. Non riusciva a credere a quello
che sentiva. La testa le girava, e non era perché aveva
passato quasi un’ora
tra i fumi profumati del Bagno. Non era perché da giorni,
ormai, non riusciva a
mangiare ed era senza appetito. Era perché, in fondo al suo
cuore, lei anelava
quel momento, lo desiderava con tutta sé stessa. Desiderava
Draco Malfoy, lo
stramaledetto Draco Malfoy.
Lui si separò di scatto.
Portò una mano pallida e affusolata
sul viso, mentre l’altra era stretta a pugno, lungo il suo
fianco. Sembrava
quasi che soffrisse.
Hermione si avvicinò a
lui, titubante. Il cuore le
martellava in petto, come un cavallo impazzito. Con una mano,
sfiorò il suo
petto. Con sua grande sorpresa, sentì che era caldo.
Chissà perché, ma si era
sempre immaginata Malfoy come un pezzo di ghiaccio, un iceberg crudele
e chiuso
nella sua fredda immensità. Ma anche Malfoy aveva un cuore.
- Draco – lo
chiamò lei, sussurrando. Lui alzò lo sguardo. E,
in quel momento, volle solo immergersi nella luce dorata degli occhi di
lei. Capì
che non poteva farne a meno, non avrebbe mai potuto.
Appoggiò la fronte sulla
sua, sfiorandole i ricci castani. Lei socchiuse le labbra, come per
parlare, ma
non proferì parola.
- Hermione –
ripetè. I loro sguardi si incontrarono, si
fusero e poi di nuovo di separarono, colmi della loro essenza. Hermione
stringeva
convulsamente la camicia candida di lui. Sembrava che, tra le loro
labbra, ci
fosse solo la distanza di un soffio…
Nota dell’autrice: Ovviamente tutti questi
personaggi non mi appartengono, ma sono di
proprietà della fantastica J. K. Rowling! Ho voluto fare una
fic su Hermione e
Draco perché non ho mai sopportato la coppia Ron/Hermione.
Ron è troppo scemo
per una come lei, Draco invece è un tipo complicato con un
passato complicato. Sono
due personalità che si completano. Non so se
continuerò o meno questa fic, è
probabile che questo sia solo l’Epilogo di tutta la faccenda!
Infatti, vi ho
lasciato con una scena in sospeso ;)
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Capitolo 2 *** Un malinteso ***
Due settimane prima.
Un’altra pigra mattinata
iniziava alla Scuola di Magia di
Hogwarts. Erano appena le sette del mattino, ma Hermione Granger era
già
sveglia e si dirigeva verso il tavolo della colazione. Era sempre stata
una
persona mattiniera, e quella giornata non faceva eccezione. Ultimamente
aveva
anche preso l’inusuale abitudine di mettersi un po’
di profumo sull’incavo del
collo e sui polsi; il profumo era un regalo di Ginny, ovviamente. Uno
dei pochi
“lussi” che si concedeva, al contrario delle sue
compagne di scuola: loro
passavano almeno un’ora o due allo specchio per arricciarsi
le ciglia e
mettersi l’ombretto.
Hermione si sedette al solito posto,
alla tavolata dei
Grifondoro. Essendo domenica, la Sala
Grande
era praticamente deserta. Si servì di caffelatte, pane
tostato e marmellata.
Era davvero una mattina perfetta. Nei
corridoi non aveva
incontrato nessun studente che trasgrediva alle regole: una
soddisfazione in
più, per il suo lavoro di Caposcuola. Harry e Ron stavano
ancora dormendo, ma sapeva
che quel giorno non l’avrebbero assillata con i loro compiti,
dal momento che
la sera prima li aveva costretti a finirli prima della mezzanotte. E,
ciliegina
sulla torta, aveva preso un altro “Eccezionale” in
Trasfigurazione. Già,
davvero una mattina perfetta.
Forse c’era solo una
piccola, minuscola pecca in tutto
questo: e questa pecca era personificata dalla presenza irritante di
Draco
Malfoy, seduto al tavolo deserto dei Serpeverde. Stranamente senza i
due soliti
gorilla, Tiger e Goyle, Draco stava sorseggiando un caffè,
lo sguardo che
saettava in mezzo ai tavoli.
“Che diamine
avrà in mente, quello stupido tronfio di
Malfoy?” si domandò la ragazza, lanciandogli
un’occhiataccia. Aveva, in
qualche modo,
un’aria più sospettosa del
solito. Non faceva altro che guardarsi intorno e sorseggiare
nervosamente.
All’improvviso, lo sguardo di lui incrociò quello
della Grifondoro, e per un
attimo rimasero a fissarsi.
- Tsk – fu
l’esclamazione disgustata di Malfoy. “Che cosa
vuole la
Mezzosangue?”
si chiese indispettito. Ma la “Mezzosangue”
continuava a fissarlo, lo sguardo castano
che scrutava il suo viso, come se fosse in cerca di qualche prova per
incriminarlo. Non aveva mai notato come fossero penetranti i suoi
occhi. Ma si
ridestò subito da quel pensiero assurdo.
- Ehi, Hermione! – disse
una voce alle spalle della ragazza.
Lei distolse lo sguardo, e si
ritrovò ad osservare il
faccione paffuto di Neville Paciock.
- Ehi, ciao, Neville. –
rispose lei.
- Hermione, volevo chiederti un
favore… ma sembravi impegnata,
per cui ti lascio stare… - rispose subito lui, agitandosi.
- Io… no, no, non ero
occupata. Scusami, ero solo… immersa
nei miei pensieri. – ribatté Hermione con un
sorriso. In effetti, aveva
indugiato un po’ troppo sul viso di Malfoy. “Dovevo
scoprire cos’ha in mente”
si giustificò con sé stessa.
- Ehm, ok. Allora potresti darmi una
mano con il tema di Incantesimi?
Non ci capisco niente… - disse Neville, sconsolato. La
ragazza sospirò tra sé.
“A quanto pare non riuscirò a finire il mio
caffelatte” si disse fra sé. Ma
mentre sollevava lo sguardo dal compito di Neville, vide che Malfoy era
scomparso. “Tanto meglio” pensò
Hermione, ma dentro di sé percepiva una strana
irritazione.
Draco Malfoy camminava a grandi passi
verso il parco della
scuola. L’incontro con la Granger,
quella mattina, l’aveva messo di cattivo umore. Nonostante
fosse domenica e non ci fossero lezioni, non riusciva ad essere di buon
umore.
Ci mancava solamente lo sguardo acido e fastidioso della Secchiona
Sotutto!
Quanto la trovava insopportabile! Sapeva davvero sempre tutto: Pozioni,
Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia… Malfoy trovava
irritante che perfino
Piton, che odiava profondamente Potter e i suoi amici, dovesse ogni
volta
ammettere che la Granger
aveva fatto tutto giusto. Non aveva mai dimenticato con quale
risolutezza,
appena due anni fa, l’aveva sfidato mollandogli un pugno sul
naso. A quel tempo
ne era rimasto addirittura spaventato.
Ma ora era cresciuto. Il giovane
Malfoy aveva altro per la
testa: la sua situazione familiare stava degenerando. Ora che il
Signore Oscuro
era risorto non faceva altro che tormentare suo padre con la storia
della
fedeltà cieca nei suoi confronti. Ogni volta che Lucius
tornava da un incontro
segreto con Voldemort, era sempre più fiacco e spaventato. E
questo era dovuto
soprattutto alla vecchia storia del Diario di Riddle; Draco non capiva
le
ragioni per le quali Voldemort riteneva che quello stupido libriccino
stregato
fosse tanto importante.
Avevano dovuto lasciare una delle
loro tenute più piccole
perché degli sporchi Mangiamorte vi facessero il loro lurido
covo segreto. E
questa era una cosa che Draco non sopportava.
Ma non poteva opporsi al volere del
Signore Oscuro. E la
verità era che era terrorizzato da lui. Erano mesi che
passava notti agitate,
sognando Voldemort che uccideva e torturava i suoi genitori. Le
rassicurazioni
della madre, Narcissa, non bastavano a placare i suoi sentimenti.
“Per quanto
dovrò andare avanti così?” si chiese,
mentre si
dirigeva verso un angolo riparato del parco. Era il suo nascondiglio:
dato che
si diceva che vi abitasse uno spirito dispettoso, gli studenti di
solito si
tenevano alla larga.
Si sedette all’ombra di una
piccola quercia, al riparo dal
sole. A dispetto dei suoi cupi pensieri, il tempo era meraviglioso:
sebbene
fosse appena Marzo, il sole era particolarmente caldo, e non
c’era una nuvola
che macchiasse il cielo limpido. Tutto ciò lo rendeva ancora
più astioso.
Col pensiero ritornò allo
sguardo di Hermione Granger di
quella mattina: era una Mezzosangue, ma non era una stupida. Forse
intuiva ciò
che lui aveva in mente.
“No, è
impossibile. È solo una sporca Mezzosangue, tutto
qui.” Si disse tra sé, ma non ne era convinto fino
in fondo. La sua occhiata lo
aveva turbato, anche se non lo avrebbe mai ammesso: erano due occhi
penetranti,
caldi, color cioccolato. Erano così diversi dalle occhiate
di rimprovero dei
suoi genitori, e quelle adoranti e docili degli altri Serpeverde. Erano
occhi
che lo sfidavano: non avevano paura di lui. E questo lo inquietava
più di
tutto.
- …E qui devi aggiungere
anche le origini dell’incantesimo,
non solo la sua applicazione. Ah, ed è sbagliato anche il
processo che lo
descrive. La mano deve compiere un semicerchio, non “agitarsi
convulsamente”,
Neville. – concluse la Grifondoro,
mentre supervisionava i compiti di Incantesimi di
Neville.
- Ah… ehm…
accidenti. Eppure a me sembrava che Vitious
agitasse la mano proprio così! – rispose,
accompagnando la frase con un gesto
incomprensibile della mano.
- ehm… - disse Hermione,
perplessa. Era affezionata a
Neville, ma davvero non riusciva a capire come riuscisse a fraintendere
anche
gli incantesimi più facili. Ma, alla fine, la
verità era che quello non era un
incantesimo facile, e che lei era Hermione Granger, tutto qui.
- Scusami, Hermione, non volevo
disturbarti anche di
domenica. – balbettò lui, afflitto.
- Non ti preoccupare, Neville. Capita
a tutti di sbagliarsi.
– rispose lei con un sorriso. Ebbe l’effetto
sperato, perché Neville sembrò
rincuorato. La ringraziò un’altra volta e poi se
ne andò verso il Dormitorio.
In quel mentre, arrivarono anche
Harry e Ron.
- Ciao, Hermione. – la
salutò Harry. Come al solito, aveva
una zazzera di capelli ingarbugliati. Il fatto che fosse appena
svegliato non
contribuiva affatto a renderli un po’ più
disciplinati.
- …ao, ‘mione.
– disse Ron, a metà tra uno sbadiglio e una
grattatina alla folta chioma rossa.
- Buongiorno, Harry. Buongiorno, Ron.
– rispose lei. I due
ragazzi si sedettero accanto a lei.
- E’ domenica! –
affermò esultante Ron – oggi finalmente
possiamo starcene tutto il giorno a non fare niente! E domenica
prossima si va
a Hogsmeade! –
- Certo che no, Ronald. –
intervenne Hermione – se domenica
prossima c’è Hogsmeade allora questa giornata
è una buona occasione per
portarsi avanti con gli studi! –
Ron la guardò esasperato.
– Ma dai, Hermione! Concediti
anche tu una pausa, di tanto in tanto. Potremmo fare un giro nel parco,
sederci
sotto il sole, e… -
- E leggere il libro di
Trasfigurazioni. – lo rimbeccò lei. Ron
sospirò, afflitto.
- Oh, accidenti! –
esclamò all’improvviso Hermione,
alzandosi di scatto dalla sedia.
- Quale altro libro dovremmo leggere,
ora? – chiese un Ron
depresso, pensando già alle ore di studio che lo aspettavano.
- Ma quale libro! Mi sono scordata
che dovevo raccogliere
una pianta officinale per la Sprite…
serviva per la ricerca della settimana prossima! –
- Appunto, è la settimana
prossima, Hermione! – esclamò
Harry, preoccupato.
– Mi spiace, ragazzi, ma
devo andare! Non posso davvero
restare indietro! C’è il tema di Pozioni da fare
per la settimana prossima…! E
poi, è un’erba molto rara, non cresce che in
questi giorni, prima dell’arrivo
del caldo – rispose lei, tutta agitata.
- Oh, cavoli… -
mormorò Harry, pensando al professor Piton;
avrebbe avuto un’altra scusa per propinargli
un’altra “T”.
Hermione uscì in fretta
dalla Sala Grande, senza nemmeno
dare tempo ai due amici di salutarla (o di commentare la sua fissazione
per i
compiti).
Si diresse in tutta fretta verso il
parco, alla ricerca
dell’erba. Era una pianta piuttosto rara in Gran Bretagna,
ma, essendo Hogwarts
un luogo di alta concentrazione magica, se ne poteva trovare facilmente
qualche
esemplare nei luoghi ombrosi e riparati.
Hermione arrivò al parco
in pochi minuti. Decisa a
completare il suo compito, e, magari, a prendersi un bel voto in
Erbologia, si
diresse verso l’angolo nord del parco, dove crescevano grandi
alberi e c’era la
possibilità di trovare qualche esemplare della pianta.
Ma quello che trovò
all’improvviso, aggirando un vecchio
abete secolare, non era affatto una pianta officinale. Era un ragazzo
alto,
sottile, dai capelli biondi spettinati e la divisa dei Serpeverde: era
Draco
Malfoy.
Hermione si immobilizzò
all’istante; era troppo sorpresa per
dire o fare qualcosa. Malfoy era seduto con la schiena appoggiata al
tronco di
un vecchio albero, le cui foglie stavano già crescendo,
nonostante mancassero
ancora alcuni giorni alla primavera. Aveva gli occhi chiusi, e la testa
poggiata sulla corteccia. Faceva uno strano contrasto: la sua pelle
candida
risaltava sul tronco scuro, e gli donava un’aura delicata. Le
braccia e le
pallide mani ricadevano mollemente sull’erba fresca. Hermione
si stupì dei
propri pensieri: “delicato” era un aggettivo che
non avrebbe mai usato per
Malfoy.
“Forse sta
dormendo…” si disse. Fece per andarsene, ma
subito si accorse che la pianta che cercava si trovava proprio accanto
a dove
Malfoy stava seduto. Era un’erba dal colore grigiastro, ma
con fiori piccoli e
bianchi di sei petali ciascuno. Non poteva sbagliarsi, era
ciò che cercava.
“Oh, accidenti!”
imprecò tra sé la ragazza. Ora che
l’aveva
trovata, cosa poteva fare? Andarsene, e mandare il suo voto
all’aria? Non
avrebbe avuto il tempo di mettersi a perlustrare di nuovo il parco: era
una
pianta che viveva pochi giorni, e rischiava di non trovarla
più. E non poteva
nemmeno ignorare il fatto che il compito di Piton la aspettava.
“Forse, se mi avvicino
senza fare movimenti bruschi,
riuscirò a prenderla. E quello stupido di Malfoy non si
accorgerà di niente.”
pensò Hermione. Titubante, rimase ancora nascosta dietro
l’abete. “Non posso
rimanere qui un’eternità” si disse,
piccata.
Così, risoluta, si diresse
verso la figura addormentata del
Serpeverde. Rincuorata dal fatto che il ragazzo non sembrava essersi
minimamente accorto di nulla, si avvicinò a passi felpati
all’erba officinale.
Lentamente e cautamente,
iniziò a strapparne le radici,
mantenendo gli occhi fissi su Malfoy. Gli era dannatamente vicino:
poteva scorgere
ogni minimo lineamento. Una macchia di sole gli illuminava la gola,
perfettamente candida. Hermione sentì le mani stringere
irrazionalmente la
presa sulla pianta.
“E, adesso,
perché sono così agitata?” si disse,
mentre
sentiva che il cuore aumentava i battiti. Si sentiva come ipnotizzata
dalla
presenza del ragazzo: non riusciva a smettere di fissare la linea
sottile delle
labbra, le ciglia folte, i lineamenti che parevano scolpiti nel marmo
bianco.
Senza accorgersene, si era avvicinata
pericolosamente al
viso di Malfoy.
E, senza preavviso, il Serpeverde
spalancò gli occhi,
proprio mentre Hermione era quasi china su di lui. Lui
sussultò, e
un’espressione strana gli sfigurò il volto: era
imbarazzo, sorpresa, ma anche
rabbia.
- Chi… Granger, che
diamine stai facendo? – articolò con
voce incrinata, mentre la Grifondoro sobbalzava e
indietreggiava di colpo. Che stupida,
era stata!
- Io… non… -
balbettò lei, rossa per l’imbarazzo. Ma cosa
aveva cercato di fare? Si era forse bevuta il cervello?
- Tu… maledetta
Mezzosangue… - sputò il ragazzo, mentre si
alzava e sfoderava la bacchetta. Hermione si vide costretta a tirare
fuori
anche la sua, nel timore che quello stupido cercasse di attaccarla.
- Io… - iniziò,
cercando di recuperare la calma, - io…
stupido idiota, puoi anche abbassare la bacchetta! Non volevo fare
niente, c’è
stato un malinteso! –
urlò con voce
stridula.
Incredibilmente, Malfoy
abbassò la bacchetta, anche se aveva
ancora un’espressione allarmata e tesa. Hermione, incapace di
spiegarsi
ulteriormente, mise davanti a sé la mano che stringeva
l’erba officinale.
- E-ecco, io sono venuta solo per
prendere questa. È stata
una fatalità che ci fossi anche tu, Malfoy –
ribatté furiosa. Si sentiva in
collera con sé stessa, perché le sembrava di
doversi giustificare davanti al
Serpeverde. In fondo, lei non aveva fatto niente di male!
- Una fatalità? Non ho
certo bisogno del tuo permesso,
Granger. Posso andare dove mi pare e piace. –
sbottò Malfoy. Si alzò e con
noncuranza si sistemò la camicia stropicciata.
- Non farti vedere ancora da queste
parti, hai capito? – aggiunse
Malfoy.
- Anch’io, Malfoy, non ho
bisogno del tuo permesso, sai? –
ribatté lei, in collera. – Che cosa ci facevi qui,
mentre le lezioni stanno per
iniziare? Non mi interessa se sei un Caposcuola, potrei denunciarti lo
stesso! –
Malfoy ridacchiò.
– E da chi pensi di andare, Granger? Dal
responsabile della mia Casa, ovvero Piton? Non mi punirebbe mai,
tantomeno per
una stupidaggine del genere. E poi, questo posto è mio.
– disse tagliente.
- Tuo? E perché mai? -
rispose la ragazza. Per un attimo,
Malfoy sembrò imbarazzato.
- Non sono affari tuoi, Signorina
Sotutto. E vedi di starmi
alla larga.– ribatté lui. Raccolse da terra la sua
borsa, e si avviò verso il
sentiero che conduceva al castello, lasciando un’Hermione
confusa sotto il
grande albero ombroso.
Nota dell’autrice: dopo
qualche millennio, aggiorno! A dir
la verità non avevo più l’input per
scrivere qualcosa di nuovo, e così ho
lasciato perdere la storia per un po’. Spero che vi piaccia,
e spero di
ricevere commenti che mi aiuteranno a migliorarmi! ^___^
Ah, a proposito: sto cercando di
mantenere i personaggi più
possibile IC, perché, a dir la verità, non
sopporto gli OC di Harry Potter.
Tipo quelli che trasformano Hermione in una ragazza dai boccoli dorati
(si sa
benissimo che è castana e i suoi capelli sono crespi, oh,
ammettiamolo!) super
arrapata che si spoglia durante feste proibite a Hogsmeade. Lei
è una brava
ragazza >_< ed è studiosa, coraggiosa e
matura! E a noi fan di HP piace
così, punto. U_U
|
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Capitolo 3 *** L'ufficio di Piton ***
Hermione Granger era piuttosto strana
in quei giorni. I suoi
due migliori amici, Harry Potter e Ron Weasley, la stavano osservando
preoccupati, mentre lei si torceva nervosamente i folti capelli
castani.
Sembrava immersa in pensieri spaventosi e imbarazzanti allo stesso
tempo: si poteva
intuire dal fatto che sbottava all’improvviso, per poi
chiudersi in lunghi
silenzi, mentre arrossiva per chissà quale
oscura ragione. I due ragazzi erano decisamente inquieti.
- Dici che dovremmo parlarle?
– mormorò ansioso Ron. Harry
lo guardò, pensieroso.
- Non possiamo lasciarla
così. È da tre giorni, ormai, che
si comporta in quella maniera. –
- Io non le ho fatto niente, lo
giuro! – si difese Ron, con
veemenza.
- Coda di paglia, eh? –
ridacchiò Harry, memore delle
furiose litigate dei due ragazzi. Ron sbuffò.
Nel frattempo, la Grifondoro
sfogliava nervosamente le pagine di un
enorme tomo di Magia Avanzata. I suoi occhi erano fissi sulla stessa
frase da
ormai dieci minuti.
“Sto di certo
impazzendo.” pensò Hermione “Non capisco
cosa
mi succede. Non riesco a smettere di pensare a…” e
la sua mente vagò
all’incontro con Malfoy, al suo viso e al suo corpo slanciato
disteso sotto
l’albero, e allo sguardo che le aveva rivolto quando
l’aveva scoperta accanto a
lui.
Non sapeva perché, ma lo
trovava esageratamente
imbarazzante. Non voleva essere scoperta, no, le sembrava di essere una
maniaca, una svitata. O una delle tante fan di Malfoy, che cercavano
addirittura di spiarlo nei bagni pur di potere affermare di averlo
visto in
“intimità”.
“Non sono una di quelle
matte da legare! Ma non capisco
perché…” si disse Hermione. Ma
all’improvviso si illuminò: ecco perché
si
sentiva così strana!
“Ma certo! È
perché è semplicemente un nostro nemico
fin dal primo anno, e io ho avuto
troppa compassione per lui. Sì, è
così. Sono solo dei sensi di colpa. Ma io non
ho fatto niente di male, oh no. Ho fatto il mio dovere.” Si
disse risoluta.
- Ehm, Hermione… scusa,
non volevamo disturbarti, ma, ecco…
sei un po’ strana in questi giorni. – disse Harry,
che nel frattempo si era
avvicinato cautamente all’amica.
Hermione si girò verso di
lui, raggiante. – Strana? Ma no,
cosa dici? – rispose lei, con un gran sorriso sulla faccia.
Harry la guardò, a
disagio. Dietro di lui, Ron appariva preoccupato più che mai.
- Ah, beh, allora... tutto a posto.
– riuscì a rispondere il
ragazzo, incerto se la sua migliore amica fosse impazzita del tutto
oppure no.
- Non vi preoccupate, voi due. Ero
solo… ehm… in ansia per
gli esami. E poi, credo che voi due siate abbastanza indietro con il
programma.
Non volete mica essere bocciati, vero? – disse Hermione,
riprendendo il suo
solito cipiglio. Harry la guardò, sollevato. Dopotutto, la Grifondoro
era ancora
nel pieno delle sue facoltà mentali.
- Vi suggerirei di non sprecare
questo pomeriggio e di andare
a studiare Trasfigurazioni. Domani interrogherà di
sicuro… e poi, tra mezz’ora
c’è l’ora di Pozioni. Avete fatto il
tema, vero? – domandò in tono accusatorio.
I due ragazzi si agitarono, visibilmente imbarazzati.
- Ah… e va bene, vi
presterò il mio. Ma vedete di non
copiarlo parola per parola, d’accordo? Altrimenti il
professor Piton se ne
accorgerà. – sospirò la ragazza.
- Grazie, Hermione, ci hai salvati!
– esclamò Harry. Ron
annuì, ma era ancora turbato dallo strano comportamento
della Grifondoro.
Mezz’ora più
tardi, i tre ragazzi si trovavano all’ingresso
dell’Aula di Pozioni. La solita luce verdastra dei
Sotterranei riempiva
l’atmosfera già cupa. Harry e Ron erano riusciti a
scopiazzare il tema da
Hermione, sebbene si fossero trovati in difficoltà a non
cercare di usare gli
stessi termini nelle loro pergamene.
I tre sentirono uno scalpiccio
provenire dalle scale. Prima
che potessero dire una parola, comparirono all’improvviso
Draco Malfoy e Blaise
Zabini, seguiti a ruota dai due gorilla Tiger e Goyle.
Hermione guardò Malfoy
scioccata, e lui fece qualcosa che
nessuno si sarebbe aspettato: rimase zitto, fissando la ragazza con
occhi
gelidi. Hermione sentì il viso diventare bollente.
- Guarda, guarda chi
c’è – disse beffardo Blaise, -
Potterino e i suoi amichetti. Potter, sei venuto a supplicare Piton
perché non
ti bocci? Forse, se il professore si renderà conto di quanto
fai pena, avrà
pietà di te, non trovi? – aggiunse, con aria di
sfida. Tiger e Goyle
ridacchiarono docilmente.
- Chiudi quella fogna, Zabini
– ribatté Harry, furioso.
- Non serve sprecare parole con te,
Potter. In fondo, sei
sempre stato un fallito. – concluse Zabini con aria di
superiorità.
Ma mentre Harry stava per ribattere,
una figura nera avanzò
verso di loro: era Piton, e sembrava pure più torvo del
solito.
- In classe. – disse
perentorio. Harry strinse i denti e si
avviò, cercando di evitare di farsi togliere altri punti da
Piton; di certo il
professore avrebbe trovato deliziosa
la possibilità di infliggere una punizione a Harry per
qualche insulto al
Serpeverde.
Tutti entrarono; tutti, eccetto
Hermione e Malfoy. I due
rimasero per un attimo infinito a scrutarsi; a Hermione sembrava che
gli occhi
grigi di Malfoy la volessero trapassare da parte a parte. La ragazza
riuscì a
voltarsi e ad entrare, ma non senza un certo sforzo.
- Oggi affronteremo la Pozione
Squamaverde.
È un tipo di Pozione mediamente avanzata, che permette, a
chi la utilizza, di
mimetizzarsi in un contesto naturale, come un bosco o una foresta. Le
istruzioni… - disse Piton, agitando la bacchetta, -
…sono sulla lavagna. Avete
un’ora di tempo. – concluse. Infine si sedette,
distribuendo occhiate malevole
in tutta la classe, in particolar modo a Harry.
- E non ho dimenticato i vostri temi
sull’utilizzo dei
funghi velenosi. Accio pergamene! – aggiunse, e una ventina
di pergamene si
librò e si appoggiò sulla sua cattedra. Piton
iniziò a sfogliarle, controllando
di tanto in tanto gli studenti.
Hermione iniziò a tritare
gli ingredienti per la pozione.
Sebbene non fosse particolarmente difficile, non riusciva a
concentrarsi. Il
suo cuore batteva forte, e lo faceva perché Malfoy
l’aveva fissata così.
Trovava davvero strano che Malfoy risparmiasse le sue battutine acide,
ma
ancora più strano il fatto che fosse rimasto zitto a
guardarla.
“Forse ce l’ha
ancora con me” si disse, mentre accendeva il
fuoco sotto il calderone, “o forse… non lo so.
Accidenti, Hermione, da quando
ti interessi così tanto a Draco Malfoy?” ma nel
pensare tutto ciò sentì il
cuore che faceva una capriola. Era impazzita sul serio?
Nel frattempo, anche Draco Malfoy era
immerso nei suoi
pensieri. Mescolava pigramente il contenuto della Pozione, mentre
piccole
bollicine si formavano sulla superficie.
Non riusciva a capire
perché non era riuscito a toglierle
gli occhi di dosso. L’aveva guardata e lei non aveva battuto
ciglio. Ma cosa si
aspettava? Che lo insultasse? Che lo picchiasse? Malfoy
ripensò alle guance
rosee della ragazza, alla sua piccola bocca a cuore, lo sguardo duro e
cristallino.
“Smettila…
smettila!” si impose, riprendendo a mescolare con
più foga. “E’ tutta colpa di quella
maledetta Mezzosangue! Se non mi avesse
disturbato, se non mi avesse trovato in quel posto! Ora l’ha
sporcato con la
sua inutile presenza, non potrò più starmene in
santa pace!”
- Tempo scaduto. –
annunciò una voce melliflua.
Malfoy si rese conto che la sua
“piccola distrazione” aveva
creato un pasticcio: la pozione, che doveva essere verde bosco e
liquida, era
ora di uno strano color melma, e si era addensata dappertutto.
Piton gli passò accanto,
fissando con disappunto la sua
creazione. – Signor Malfoy, le converrebbe fare di meglio, se
vuole superare
l’anno. – commentò gelido. Draco si
sentì arrossire di vergogna.
Piton tornò alla cattedra.
- Ora ritirerò le vostre
pozioni, o quel che ne rimane… - disse,
lanciando uno sguardo di disprezzo a Neville Paciock e al suo calderone
rotto. Passò
accanto ai calderoni, prelevando provette o svuotando pozioni
disastrate.
- Potete andare. -. Gli studenti
iniziarono ad uscire. -
…tranne la signorina Granger e il signor Malfoy. - aggiunse. I due ragazzi
sgranarono gli occhi,
stupiti.
- Hermione…? –
disse Ron con aria interrogativa. La ragazza
lo guardò, spaventata. La sua pozione era andata bene, che
bisogno c’era di
richiamarla?
- A meno che alla signorina Granger
non serva un sostegno
morale, può anche andare, signor Weasley. E anche lei,
signor Potter. – disse
gelido.
- Ehm…
d’accordo. – borbottò Ron, mentre
lasciava l’aula.
Harry lanciò uno sguardo a Hermione, e lei gli fece un
cenno. Entrambi
uscirono, ma avevano un brutto presentimento.
Hermione avanzò verso la
cattedra, seguita da un Malfoy
recalcitrante.
- Andate nel mio Ufficio. Vi
raggiungerò tra poco. – disse
Piton, e uscì dall’aula senza dare loro il tempo
di chiedere spiegazioni.
I due entrarono lentamente
nell’Ufficio, entrambi in
silenzio.
“E ora?” si
chiese Hermione. Non riusciva a capirne il
motivo, ma si sentiva davvero troppo agitata.
“Sono
in una stanza da
sola con Draco Malfoy” disse la parte irrazionale
del suo cervello. “E allora?
È solo Malfoy, lo Stupido
Furetto.” ribatté una Hermione
ragionevole.
- Spero di non essere qui per colpa
tua, Granger. – disse
all’improvviso Malfoy.
Hermione alzò lo sguardo
sul ragazzo. Erano stati rari, se
non inesistenti, i momenti in cui Hermione aveva avuto la
possibilità di
osservare così minuziosamente la figura di Malfoy. Non le
sembrava che fosse
capitato prima, perché notava solo ora quanto era alto
rispetto a lei. E notava
solo ora anche quanto freddi e penetranti fossero i suoi occhi grigi.
Capiva
perché risultava così tanto antipatico:
c’era un modo di fare in lui - la
maniera in cui incrociava le braccia e piegava gli angoli della bocca
sottile -
che era freddo e presuntuoso allo stesso tempo.
- Non so di cosa stai parlando,
Malfoy. – ribatté Hermione,
acida. Odiava il fatto che lui riuscisse a metterla così
tanto a disagio!
- Allora spiegami perché
solo io e te siamo stati convocati
nell’Ufficio di Piton. – sbottò lui,
evidentemente nervoso. Era sempre stato il
cocco di Piton, che, in qualche modo, riusciva sempre a perdonargli
ogni errore
in Pozioni.
- Non sei intoccabile, Malfoy.
– rispose lei, sarcastica, -
Non morirai se per una volta Piton ti fa la predica. –
- Non fare la spiritosa, Sotutto.
Vedo che nemmeno tu sei immune
alle punizioni, se ti trovi qui. – fece lui, beffardo.
Hermione arrossì,
infuriata. Malfoy, in tutta risposta, ridacchiò soddisfatto.
- Che ci trovi di divertente, eh?
– disse lei, alzando la
voce di un’ottava, come ogni volta che era nervosa.
- Niente, è che mi fai
davvero ridere quando diventi rossa
in quel modo. Non puoi proprio ammettere una sconfitta, eh? –
rispose il
Serpeverde. Ma subito si rese conto che le sue parole erano un
po’ ambigue. Si
stava prendendo troppa confidenza con la Grifondoro.
In
verità, non le aveva mai parlato a quel modo, come se fosse
un’amichevole presa
in giro.
Infatti, la ragazza rimase zitta per
un attimo, guardandolo
stranita. “Mi sta prendendo in giro, vero? Che cosa gli
è preso?” si chiese
Hermione. Malfoy si strinse nelle spalle, innervosito.
In quel mentre, arrivò
Piton. Si sedette in tutta fretta e
andò dritto al punto, senza tanti giri di parole.
- Lei, signor Malfoy. Ultimamente lo
vedo troppo distratto.
Veda di darsi una regolata, suo padre ci tiene molto che lei prenda un
M.A.G.O.
in Pozioni. – disse tagliente. Malfoy arrossì.
- Quanto a lei, signorina Granger. A
quanto pare non ha
ancora perso la cattiva abitudine di aiutare quei due sfaticati dei
suoi amici.
Sì, Granger, Potter e Weasley. –
precisò, davanti alla sua espressione
interrogativa. – Veda di smetterla di far copiare i temi agli
altri, o mi vedrò
costretto non solo a togliere dei punti alla sua Casa, ma di darle
un’insufficienza. –
Hermione sbiancò. Piton
trattenne un sogghigno soddisfatto.
- Per questa volta passi. Le
toglierò solo… vediamo… 50
Punti in meno a Grifondoro. Non tollero che si copi, nella mia materia.
–
aggiunse, serafico. Malfoy sembrò esultare silenziosamente.
- M- ma, professore… -
balbettò lei, vergognosa.
- E’ tutto, signorina
Granger. Può andare. Signor Malfoy,
lei resta qui. Devo precisare ancora due cosette. – la
liquidò. Hermione
bisbigliò un “Arrivederci” a mezza voce,
per poi trascinarsi mollemente verso
l’uscita.
Mentre usciva dall’Ufficio
e attraversava l’aula, però, sentì
Malfoy che urlava qualcosa, seguito da Piton che cercava di zittirlo.
Incuriosita, e ignorando la paura di
essere scoperta, si
avvicinò di soppiatto alla porta dell’Ufficio, che
era rimasta socchiusa.
- Draco, abbassa la voce. Non
è il momento di lasciarsi
andare ad infantilismi. – sussurrò Piton, nervoso.
- Lei deve prendere in considerazione
la mia situazione… professore.
– rispose Malfoy,
sottolineando volutamente l’ultima parola. Hermione si
avvicinò ancora di più
alla porta.
- Non prendermi per uno sciocco,
Draco. Devi finirla di
ribellarti agli ordini dei tuoi genitori. –
- E mio padre deve finirla di usare lei come messaggero. Sono stufo di tutto
questo! – sbottò il
Serpeverde. Hermione era stupefatta: di cosa stavano parlando?
Perché Piton si
preoccupava così tanto di mandare messaggi privati al
ragazzo per conto di suo
padre? Hermione non resistette alla tentazione: avvicinò il
viso allo spiraglio
della porta, e poté vedere all’interno.
C’erano un Draco Malfoy visibilmente
alterato, e un professor Piton composto, ma nervoso.
- Sei abbastanza grande da capire che
è più sicuro per tutti
voi comportarvi nella maniera giusta. Forse non temi per i tuoi
genitori? Sai a
cosa vanno incontro, se tu disobbedisci, vero? –
sibilò Piton. Malfoy aveva
l’espressione di chi aveva appena ricevuto uno schiaffo.
- Lo so. – rispose
laconicamente, abbassando lo sguardo.
- Molto bene… il tuo
compito, ora… - iniziò Piton, ma si
interruppe di scatto. Con sommo orrore, Hermione si rese conto che
Piton aveva
girato la testa verso la porta. Si ritrasse più veloce che
poté.
- Che c’è, ora?
– proruppe Malfoy.
- Ho sentito… un rumore.
– disse Piton, lentamente. Hermione
si appiattì dietro la porta e trattenne il respiro. E se
l’avessero scoperta?
Come poteva giustificare la sua presenza lì?
Piton si spostò verso
l’ingresso. Hermione sudava freddo,
mentre il cuore le batteva a mille.
Ma, miracolosamente, il professore
tornò indietro.
- Uhm… mi devo essere
sbagliato. – disse, sedendosi al
tavolo. – Draco, adesso vai. E ricordati di migliorare anche
la tua situazione
in Pozioni. – aggiunse, gelidamente.
Hermione schizzò via, e
non appena fu fuori dall’aula,
iniziò a correre all’impazzata. Riuscì
a fermarsi solo quando fu al secondo
piano, col cuore in gola e la testa che le girava.
“Non riesco a credere a
quello che ho appena visto. Che
succede ai genitori di Malfoy?” si chiese, appoggiandosi alla
parete.
- Vi vedo pensierosa, madamigella.
– affermò un grasso
monaco dal suo dipinto ad olio. Hermione lo ignorò, e
riprese a camminare verso
la
Torre dei
Grifondoro, con la mente che vorticava di cupi pensieri.
Nota
dell’autrice:
questa scena vi ricorda qualcosa, eh? :P
A dir la verità
è stata proprio la scena della festa di
Lumacorno a ispirare questo capitolo. Diciamo che è quasi un
“E se…?”. Ovvero:
e se fosse stata Hermione a scoprire per prima il pericolo che
incombeva sulla
famiglia Malfoy (Voldemort che li minacciava, eccetera eccetera)?
Specifico
che, essendo una fic non ambientata in un periodo preciso, non verrà fatta citazione della missione
di Draco contro Silente. Questa
è una fic sentimentale, perdiana! ù___ù
Infine, un grazie di cuore a tutti
quelli che hanno
recensito gli altri due capitoli. Spero che anche questo vi piaccia!
^__^
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Capitolo 4 *** Incontro inaspettato ***
Terzo
capitolo.
- Maledizione! –
sbottò Malfoy, tirando un calcio al basso
pouf verde accanto a lui. La Sala Comune
dei Serpeverde era quasi deserta. C’erano solo Pansy
Parkinson, la faccia da
carlino contratta di preoccupazione, e Blaise Zabini, abbandonato
mollemente su
un divano.
- Distruggere la Sala
Comune non ti aiuterà, lo sai?
– insinuò Zabini, mentre
prendeva tra le mani una tazza da tè.
- Che ne sai, tu, idiota? Che
ne sai dei miei problemi?
Faresti meglio a chiudere la bocca, Blaise. – urlò
Malfoy, tirando un altro
calcio al pouf.
- D-Draco… non ti
arrabbiare… - miagolò Pansy. Malfoy la
ignorò.
- Siete tutti degli stupidi.
– ringhiò Malfoy a denti
stretti. Blaise si alzò di scatto dal divano, lanciandogli
un’occhiata di
disprezzo e compassione insieme.
- Ho capito. Quando sbollisci,
chiamami. – sentenziò gelido.
Ignorando totalmente Pansy, lasciò la Sala
Comune, sbattendo la porta del Dormitorio alle
sue spalle.
Malfoy si sedette su un
divanetto drappeggiato di tessuti
verde e argento. La rabbia e l’affanno avevano arrossato il
suo viso,
altrimenti pallido. Gli occhi grigi e freddi erano contratti,
così come la sua
bocca.
Non solo doveva affrontare il
fatto che Voldemort
minacciasse di continuo la sua famiglia, umiliando suo padre come mai
prima
d’ora, ma ora mandava anche Piton a ricordarglielo. E il
professore aveva pure
la faccia tosta di fingere di operare per il suo bene, per la salvezza
della
sua famiglia, del nobile Casato dei Malfoy. Stupido imbecille. Che ne
sapeva
lui, di quello che gli stava succedendo? Non aveva figli da proteggere,
o
genitori in pericolo di vita.
In fondo, a Draco non importava
un bel niente della vittoria
di Voldemort sulla comunità magica. Lo aveva capito troppo
tardi, e ora si
sentiva schiacciato dal peso di un’aspettativa che non
poteva, non voleva soddisfare.
Perché non poteva
tornare tutto come prima? A questo punto,
non gli importava nemmeno della lotta dei Purosangue contro i Babbani e
i
Sanguesporco. Gli importava solo di vivere in pace. Di continuare la
sua vita
come un ragazzo normale.
Nel frattempo, Pansy gli si era
avvicinata, accoccolandosi
sul divanetto. Poggiò la sua mano sul ginocchio del ragazzo,
in un gesto
insieme consolatorio e malizioso.
- Draco… soffro così
tanto a vederti in questa maniera… - bisbigliò la Serpeverde.
Malfoy
sembrò impassibile.
- So che
c’è qualcosa che ti tormenta. Puoi parlarne con
me…
io ti posso consolare, ti posso aiutare… -
continuò la ragazza. Lui si alzò di
scatto, facendola sobbalzare. Ormai, non sopportava nemmeno Pansy.
Le lanciò uno
sguardo. Pansy aveva un bel fisico, fianchi
sottili e gambe ben proporzionate. Che non compensavano,
però, il viso dal naso
leggermente schiacciato. E com’erano vitrei i suoi occhi!
Erano vuoti. Forse
c’era un bagliore di accondiscendenza, di obbedienza, ma
nient’altro. All’improvviso,
Malfoy ricordò lo sguardo di Hermione Granger qualche giorno
prima: intenso,
tagliente, duro come la pietra. Quello era uno sguardo deciso. Di chi
non aveva
paura di lui. In un certo senso, ammirava il fatto che la Grifondoro
non
riuscisse mai a piegarsi sotto nessuna minaccia, tantomeno la sua. Ma
la
ragazza stava diventando troppo spesso l’oggetto dei suoi
confronti.
- A cosa stai pensando, Draco?
– chiese Pansy, apprensiva.
Malfoy divenne paonazzo all’improvviso.
“Perché
continuo a pensare alla Granger? Cos’ho che non
va?”
si chiese con rabbia.
- Vado a letto. –
sentenziò, lasciando una Pansy delusa e
mortificata sul divano. Quella storia della Granger stava diventando
più seria
di quanto riuscisse ad immaginare. Aveva bisogno di distrarsi, e
c’erano ben
pochi posti in cui andare.
- Ciao, Hermione! –
disse una voce alle spalle della
Grifondoro.
Hermione si girò, e
comparve la figura snella di Ginny
Weasley, i capelli rosso fuoco raccolti in una coda sbarazzina.
- Oh, ciao,
Ginny! Come stai? – rispose lei, affabile.
- Tutto ok. Tu, piuttosto,
sembri un po’ agitata. C’è
qualcosa che non va? – domandò Ginny, sedendosi su
un pouf accanto a Hermione.
- Agitata…?
– disse Hermione, cadendo dalle nuvole. Davvero
sembrava così diversa dal solito?
- Beh, sì.
Ultimamente sei sempre pensierosa… ti distrai
facilmente, e poi sembri sempre presa da pensieri tutti tuoi. Sembri
quasi…
innamorata! – esclamò Ginny, facendole
l’occhiolino.
- M-ma cosa dici?! –
rispose Hermione, diventando color
peperone.
- Hai visto? Avevo ragione,
allora! – ribatté Ginny,
scoppiando in una risata soddisfatta. – Harry e Ron dicevano
di continuo che
eri strana! E infatti, un motivo c’è! Dai, chi
è il fortunato? –
- N-nessuno! Io… per
l’amor del cielo, Ginny…! Non sono… innamorata! – rispose lei,
cercando di
darsi un contegno; ma arrossì ancor più
ferocemente, perché la mente era corsa
di nuovo all’immagine di Draco Malfoy.
“Ma
perché, perché? Perché continuo a
pensare a lui?” pensò
con disperazione.
- Hermione cosa…?
– disse una voce maschile. Ron era appena
sceso dal dormitorio, e aveva colto uno stralcio della conversazione
tra le due
ragazze.
- Ehm… no, niente.
– rispose in fretta Ginny. Ron sembrò a
disagio: continuava a dondolarsi avanti e indietro, e con lo sguardo
saettava
da Hermione a Ginny.
- Niente di importante, Ron!
– disse Hermione, alzandosi.
Era rossa in volto, ma non voleva darlo a vedere. Ormai lei e Ron erano
solamente amici, ma lei temeva che l’amico fosse ancora
innamorato di lei.
- Adesso
è…ehm…tardi… Io vado a
dormire! – annunciò Ginny,
visibilmente imbarazzata. L’ultima cosa che voleva era
mettere nei guai
l’amica, perché sapeva bene che il ragazzo a cui
Hermione pensava non era più
Ron.
- Vengo anch’io!
– esclamò Hermione, cogliendo al volo
l’opportunità. – Buonanotte, Ron.
Salutami anche Harry. – mormorò la ragazza,
passando accanto all’amico.
- Buonanotte. –
rispose lui, laconico.
Le due ragazze salirono al
Dormitorio femminile, mentre un
silenzio imbarazzato le circondava. Fu Ginny a romperlo per prima.
- Scusa, Hermione. Non pensavo
che ci fosse quello scemo di
mio fratello che origliava. -
- Ma no, non devi scusarti! E
poi, te l’ho detto, che non
sono innamorata di nessuno. Non vorrei che nascessero delle
incomprensioni. –
disse Hermione, a mo’ di scusa.
Ginny annuì, ma non
sembrava convinta; ma non insistette,
cosa che lasciò Hermione sollevata.
- Beh, il mio letto
è dall’altra parte. –
annunciò Ginny.
- Ok. Buonanotte, Ginny. Ci
vediamo domani. – la salutò
Hermione.
Le due ragazze si lasciarono, e
Hermione si buttò a peso
morto sul suo letto.
Passarono quasi due ore; ma la
ragazza non riusciva a
prendere sonno. Cercò di ammazzare il tempo leggendo
Incantesimi, ma poi una
delle altre studentesse si lamentò della candela che aveva
acceso, e fu costretta
a ripiombare nel buio. In quell’atmosfera, tanto calma da
essere soffocante, i
pensieri di Hermione diventavano sempre più turbinosi.
Nonostante si girasse e
rigirasse nel letto, la sua mente non si placava, e non riusciva
neanche ad
addormentarsi.
Alla fine, prese una decisione
drastica: non importava che
fosse quasi ora del coprifuoco, non sarebbe rimasta tutta la notte su
quel
letto a tormentarsi. Aveva bisogno di riflettere in pace, e
c’era solo un posto
adatto allo scopo: il Bagno dei Prefetti.
Hermione si alzò in
tutta fretta, cercando di non disturbare
le ragazze che dormivano. Sgusciò fuori dalle tende del
baldacchino, bacchetta
alla mano. Sotto un braccio portava un asciugamano pulito e una
vestaglia
azzurra.
Mentre si inoltrava tra i
corridoi semibui, le cascò addosso
tutto il peso che quell’azione comportava: avrebbe dovuto
nascondersi come una
ladra, e, nel caso l’avessero scoperta, mentire dicendo che
doveva pattugliare
i Corridoi… sempre che le credessero.
“Hermione Granger,
questa è la seconda volta che violi
le regole in modo così spudorato… forse
c’è davvero qualcosa che non va.”
pensò
con un moto di disperazione e agitazione insieme.
Riuscì ad arrivare
indenne fino al corridoio che portava al
Bagno dei Prefetti.
Anche se ormai conosceva la
strada a menadito, provò un po’
di timore nel camminare sempre più vicino alla porta del
Bagno, illuminata da
fioche torce magiche.
Arrivata alla porta,
mormorò “Bolle di menta”, e la porta
magica si aprì senza fare rumore. Davanti a sé
scorgeva una piccola porzione di
Bagno, con le luci ancora accese che proiettavano strane figure sulle
pareti di
mosaico.
Hermione fece qualche passo, ma
subito si blocco: c’era già
qualcuno nel Bagno. Spaventata, rimase immobile ad ascoltare una voce
che voleva
essere sommessa, ma rimbombava ugualmente per tutta l’ampia
stanza.
Hermione non voleva andare in
avanscoperta, perché purtroppo
il Bagno dei Prefetti era unisex, e rischiava di trovarsi davanti un
ragazzo;
le bolle di sapone non potevano coprire proprio tutto…!
Ma rimase di sasso quando non
udì lo scrosciare dell’acqua,
né il rumore dolce e ovattato che producevano i rubinetti
della grande vasca
centrale. Quello che udiva la ragazza era il suono che fa un ragazzo
che
piange. Sconvolta, fece un passo in avanti per ascoltare meglio.
- Piangi, piangi pure. Piangi
quanto vuoi… io ti capisco…-
disse una voce stridula di ragazza, con tono materno e consolatorio.
“E’
Mirtilla Malcontenta!” pensò Hermione, stupita.
“Con chi
sta parlando?”
- E’ che
io… sono stufo di tutto questo. Loro vogliono che
diventi uno di loro, ma non è questo che desidero. Io
volevo… - un singhiozzo
soffocò le parole del giovane - …volevo solo che
mi lasciassero in pace.
All’inizio ne ero quasi fiero, pensavo che così
avrebbero rispettato e temuto
di più la mia famiglia… che stupido. –
concluse, con voce rotta. Hermione
avanzò di un altro passo.
- Non ti preoccupare, ci sono
io ora. – rispose Mirtilla, ma
sembrava compiaciuta nel sentire il suo pianto e i suoi lamenti.
La Grifondoro
era a pochi passi dalla vasca centrale. Lì,
inginocchiato sul bordo e con le mani strette sul viso, c’era
Draco Malfoy.
Hermione strabuzzò gli occhi, mentre il cuore iniziava a
battere all’impazzata...ma
non capiva se per lo stupore o per l’emozione.
Nota
dell’autrice:
Ciao a tutti! Eccoci al terzo capitolo! Spero che piaccia anche
questo,e spero
che recensirete! ^__^
Mi fa piacere ricevere anche
critiche, purché costruttive!
A proposito,penso che
aggiungerò un What if…? Perché a
questo punto rispecchia di molto ciò che è
successo ad Harry (ma con
conseguenze molto meno spiacevoli ;) )
A presto!
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Capitolo 5 *** Lacrime ***
Quarto
capitolo.
Malfoy le dava le spalle, per
cui non si accorse della sua
presenza. Continuava a piangere, e Hermione si sentì
stringere il cuore: non
l’aveva mai visto così.
Pensava addirittura che Draco
Malfoy non fosse in grado di
piangere. Aveva sempre pensato a lui come una specie di statua di duro
granito,
incorruttibile, beffarda e maleducata. Una statua incapace di provare
sentimenti
veri, come la tristezza o la delusione.
Hermione si diede della
stupida. Come poteva essere così
cieca? Anche Draco Malfoy era un essere umano, anche lui provava dei
sentimenti! E di sicuro era qualcosa di veramente terribile, se il
ragazzo più
altezzoso e orgoglioso di tutta Serpeverde si scioglieva in lacrime
davanti a
Mirtilla Malcontenta.
“E se avesse a che
fare con quello che gli ha detto il
professor Piton?” si chiese la ragazza, mordendosi un labbro.
- Ammazzeranno
tutti… ammazzeranno tutta la mia famiglia, lo
so… non c’è scampo. –
sibilò Malfoy. Hermione sobbalzò
involontariamente,
emettendo un breve “Oh!”.
Draco si voltò di
scatto. I suoi occhi rossi e gonfi si
guardarono intorno, mentre il ragazzo si sentiva sempre più
allarmato.
- Chi c’è?
– urlò con voce stridula. Hermione si
appiattì
contro la parete, il cuore che batteva forte. “Mi ha visto!
Mi ha visto!”
continuava a ripetersi. Mirtilla Malcontenta sparì in un
batter d’occhio,
infilandosi nel tubo di scarico di un lavandino.
Malfoy si avvicinò
di qualche passo verso l’entrata del
Bagno, tenendo alta la bacchetta.
- Vieni fuori o ti ammazzo!
– disse, e la sua voce impastata
rimbombò sulle pareti, spaventando la Sirena
del dipinto vicino alla vasca. Hermione non ebbe altra
scelta.
La ragazza avanzò
verso la luce azzurrastra, tenendo le mani
in alto, scoperta come un ladruncolo di merendine.
- S-sono io…
Hermione Granger… - dichiarò, mettendosi
finalmente allo scoperto.
E vide Draco Malfoy
pietrificarsi come non aveva mai fatto
prima. Sul volto del ragazzo passarono in rassegna le emozioni
più disparate:
spavento, sorpresa, istupidimento, e ancora sconcerto. Rimase immobile
come una
statua, senza proferire parola.
- Ehm…
io… non sapevo che ci fosse qualcuno nel Bagno… -
pigolò Hermione, come se si sentisse in dovere di scusarsi.
Arrossì, e abbassò
le mani, ma senza mollare la presa sulla bacchetta.
- Hai… hai sentito
tutto, vero? – rispose lui, con voce
funebre. Sembrava sul punto di scoppiare.
- No…
cioè… sì. –
confessò lei, avvilita. Un silenzio di
tomba calò tra i due. Hermione si chiedeva perché
Malfoy non l’avesse ancora
aggredita, o peggio. Tutta la situazione le sembrava irreale.
- Malfoy? –
azzardò lei. Il ragazzo la fissò negli occhi,
inespressivo.
- Senti, lo so che non sono
affari miei, però… però… -
- Però cosa? Pensi
forse di potermi aiutare? – urlò lui, con
voce rauca. Sembrava aver ripreso un po’ di controllo di
sé stesso, anche se le
mani gli tremavano come foglie. Avanzò di qualche passo
verso di lei,
strascicando i piedi.
- Non ho detto questo!
Io… volevo dire… puoi parlarne! Ho
capito che c’è qualcosa che ti tormenta, ma non
sei solo! – rispose Hermione,
stringendo i pugni. Sembrò che Malfoy avesse appena ricevuto
un pugno in
faccia.
- Non sono solo…?
Non sono solo, dici? – urlò il ragazzo,
pieno d’ira. – Ma che ne sai, tu? Pensi che siano
tutti al mio servizio, che
abbia tutti i Serpeverde pronti a schierarsi al mio fianco, ma la
verità è
un’altra. Io non ho amici! -.
Hermione lo fissò,
scioccata. Sembrava che avesse perso
totalmente il controllo; era un ragazzo dalla corazza spezzata, che
rivelava
quanto fragile può essere qualcuno abbandonato al suo
destino.
- Ci sono io! – disse
Hermione all’improvviso. Lui la
guardò, stranito. Hermione non capiva perché
l’avesse detto; sapeva solo che
lui aveva bisogno di qualcuno…e quel qualcuno era lei.
- Che stai dicendo? –
rispose lui, ma era chiaramente
stupito dall’affermazione della Grifondoro.
- Ho detto che ci sono io.
– ripeté, malgrado una strana
sensazione le opprimesse il petto. “Hermione, che stai
facendo?!” si disse,
sconvolta dal suo stesso gesto.
- Smettila di dire stronzate.
– rispose il ragazzo, ma tutta
la sua rabbia pareva sparita. Si avvicinò ancora di
più alla ragazza. Si
ritrovarono l’uno a pochi centimetri dall’altra,
senza distogliere gli sguardi.
- E così, la
signorina Granger pensa di potermi aiutare. –
disse Malfoy con tono rassegnato, e poi scoppiò in una
risata priva di gioia.
- Lo so che pensi di essere il
solo a soffrire, e credi che
il mondo voglia punirti, ma non è così. Se solo
lasciassi perdere l’orgoglio,
l’onore e tutte quelle stupidaggini, ti accorgeresti che non
è difficile avere
qualcuno accanto. – rispose lei, e nel dirlo lo
sfiorò sul braccio.
A quel contatto, Malfoy
sobbalzò, e fece un passo indietro.
Sembrava colpito da una scossa elettrica. Hermione parve
rimpicciolirsi, come
se fosse stata delusa da quella reazione.
All’improvviso, la Grifondoro
si girò, e, senza dire nulla, uscì dal
Bagno dei Prefetti, lasciando Draco Malfoy di nuovo solo.
“Cosa mi è
preso? Perché gli ho detto quelle cose?” si
chiedeva Hermione, ma mentre correva alla cieca nei corridoi, sentiva
gli occhi
riempirsi di lacrime rabbiose.
Per sua fortuna, non
incontrò nessun professore fino al
Dormitorio, ma non sembrava preoccuparsene. Sentiva un nodo alla gola,
e la sua
mente le riproponeva, come in una pellicola danneggiata,
l’immagine di Malfoy
che si scostava da lei. Mille e mille volte ancora.
- Io… l’ho
lasciata andare. – disse a voce alta il
Serpeverde. Con le dita, sfiorò il punto in cui lei
l’aveva toccato. Sapeva
perché aveva reagito così. In
quell’attimo – quel brevissimo attimo –
il tocco
di lei gli aveva scatenato una tempesta, un uragano così
potente da non potersi
più cancellare.
Lui l’aveva
desiderata, e in una maniera così assoluta che temeva
di perdere di nuovo la padronanza di sé stesso. Ma, allo
stesso tempo, gli
sembrava che lei lo avesse svegliato da un lungo torpore.
L’aveva liberato da
una prigione di incubi, e ora le offriva la sua mano.
Nota
dell’autrice:
Ta-daaaaan! Eccovi il quarto capitolo! ^O^ *saltella*
Che fatica, rimanere IC! ^_^;;
Ma Draco non poteva rimanere
sempre impassibile, o no? Poverino, ha sofferto tanto e nessuno
l’ha mai
aiutato! TT^TT
*consola Draco Malfoy*
So che come capitolo
è un po’ cortino, ma volevo dare spazio
solo a questo incontro carico di tensione!
Come sempre, grazie infinite a
chiunque mi abbia recensito!
Mi fa molto piacere, ve l’assicuro!<3
Piccola
lettrice: mi
fa piacere che ti sia piaciuto questo cambio di coppie! Io la coppia
ron-hermione
non l’ho mai sopportata, non ne faccio segreto!
L’ho già detto, ma mi ripeto:
ron è troppo scemo per hermione XD draco è molto
più complesso come
personaggio. Ron è un po’ il Robin di Batman (che
è Harry). X°° lol
AmyDuDy:
ehh,
c’est l’amour! Tutti gli innamorati divagano con la
mente e si distraggono!
Solo che loro due ancora non l’hanno capito! ^_- Grazie per
la tua recensione!
<3
Chiedo scusa a chi non ho
risposto precedentemente, ma
ringrazio comunque per i vostri commenti!
Baci! <3
|
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Capitolo 6 *** Quel cattivo ragazzo ***
Quinto capitolo.
“ Stupida, stupida, stupida” continuava a ripetersi Hermione. Era ritornata alla Torre dei Grifondoro, ma invece di andarsene a letto, si era accoccolata nella poltrona davanti al caminetto acceso.
Si sentiva così sciocca! Aveva asciugato in fretta e furia le lacrime, e ora vagava con lo sguardo sul fuoco scoppiettante.
“Non so davvero cosa mi succede. Non capisco. Vorrei solo che tutto questo non fosse mai successo!” pensò, amaramente. Quell’imprevisto nella sua tranquilla settimana scolastica le aveva scosso l’esistenza. Perché Draco Malfoy? E perché proprio ora?
Non riusciva a smettere di pensare alle parole del Serpeverde, e sembrava quasi aver dimenticato di averlo sorpreso in un momento tanto delicato quanto improbabile.
“Malfoy che piange nel Bagno dei Prefetti… e con Mirtilla Malcontenta!”
Un rumore dietro di lei la fece sobbalzare, e vide Ginny Weasley scendere lentamente le scale del dormitorio femminile.
- Ehi, Hermione! Che ci fai qui? – chiese la ragazza, visibilmente stupita.
- Io… ehm… non riuscivo a dormire, Ginny. Mi deve essere rimasta sullo stomaco la torta di mele! – mentì Hermione, con un sorriso tirato.
Ginny la raggiunse, e si buttò mollemente sul divano accanto a lei. La scrutò a lungo, chiaramente in cerca di qualche indizio sul suo stato di salute. Infine parlò, con un tono attento e studiato.
- Hermione… senti, ho capito che qualcosa non va. È inutile che continui a fingere. In ogni caso, lo sai che sono tua amica, e che puoi confidarti con me. Non voglio sapere tutto, voglio solo… ecco,essere sicura che non ti sta succedendo qualcosa di brutto. –
Hermione si sentiva profondamente a disagio. Non voleva tradire l’amica; le stava allungando la mano, senza la pretesa di volerla giudicare. Non aveva senso continuare a fingere.
- Beh, diciamo che… che c’è una persona che mi sta mettendo in confusione, ultimamente – ammise la Grifondoro, e già sentì l’imbarazzo impadronirsi delle sue guance - … però questa persona non è la migliore di questo mondo, insomma, non… - continuò, inciampando nelle parole.
- Tranquilla, Hermione, ho capito! – ridacchiò Ginny - … ti sei presa la classica cotta per il cattivo ragazzo! – disse, e le fece l’occhiolino.
- Guarda che io non sono sicura che mi piaccia… insomma, non penso di avere una cotta – rispose Hermione, avvampando ancora di più. Non l’aveva mai vista da quel punto di vista. “Hermione Granger, sei proprio negata coi tuoi sentimenti, eh?”
- Come non sei sicura? – ribatté Ginny, aggrottando le sopracciglia – Ma cosa provi quando sei con lui? Insomma, hai il batticuore? Diventi rossa se lo guardi negli occhi? Vorresti baciarlo? – insistette lei, mentre una Hermione sempre più imbarazzata sembrava sprofondare nella poltrona.
- Io… non lo so. – rispose lei, ignorando una vocina nella sua testa che le urlava tutt’altra cosa.
- Uhm… d’accordo. Evidentemente non hai ancora chiari i tuoi sentimenti per lui. Ecco il mio consiglio: cerca di parlare con lui, così ti renderai presto conto se ti piace oppure no. Fidati di me, Hermione! – concluse con un gran sorriso. Hermione annuì in silenzio.
Rimasero così per qualche attimo, prima che Hermione decidesse di tornarsene a letto.
- Grazie, Ginny, per… uhm… per tutto. – disse, e la lasciò davanti al caminetto.
Erano passati già tre giorni da quell’incontro spiacevole nel Bagno dei Prefetti, ma Draco Malfoy non riusciva ancora a riprendersi dall’accaduto.
Il giorno dopo, con una banale scusa, aveva saltato le lezioni, rimanendo a letto gran parte della giornata. Poi, dal momento che stava destando sospetti sia nei suoi compagni di Casa che in quell’impiccione di Piton, aveva deciso di fare come se niente fosse successo.
- Ehi, Draco, che ne dici se oggi andiamo a fischiare quegli sfigati di Grifondoro? C’è anche quel deficiente di Ron Weasley che fa allenamento! – propose Zabini, mentre uscivano dalla lezione di Erbologia.
Draco sembrò svegliarsi da una trance profonda – Eh…? Cosa hai detto? –
- Ma insomma, Draco, che hai? Sembra che ti abbiano lobotomizzato il cervello in questi ultimi giorni – si lamentò Zabini.
Malfoy inspirò una profonda boccata di aria fresca, mentre ascoltava il frusciare delle vesti e delle scarpe che scivolavano sull’erba bagnata.
- Non mi va. – rispose perentorio. Zabini lo guardò come se avesse appena detto che voleva baciare la McGrannitt.
- Ok, amico, non essere troppo entusiasta. – rispose sarcastico, ma Malfoy lo ignorò bellamente.
Arrivarono al castello nel silenzio più totale, finchè uno Zabini scocciato non lo lasciò al primo piano, per andare a fumare di nascosto nel giardino.
Malfoy se ne stava andando tutto tranquillo verso i Sotterranei, quando il professor Piton lo intercettò.
- Signor Malfoy, da questa parte, prego. – gli disse, ma, a dispetto delle parole, il tono era imperioso.
Draco lo seguì, trattenendo a stento la sua irritazione.
I due continuarono a camminare per i tortuosi percorsi dei Sotterranei, con la sola luce delle torce a illuminare il passaggio. Dopo che Piton lo ebbe guidato dietro a uno dei tanti cunicoli, finalmente il Serpeverde si decise a parlare.
- Professore, mi può spiegare qual è il problema? – disse con tono frustrato.
Piton si girò con voluta lentezza, fissando negli occhi il giovane Malfoy per qualche lunghissimo istante.
- Ho bisogno del tuo aiuto, Draco. Anzi… i nostri compagni hanno bisogno del tuo aiuto. – iniziò Piton.
- Per compagni intende i Mangiamorte, vero, signore? – sbottò Malfoy.
- Abbassa la voce, Draco. – lo redarguì Piton – anche se non c’è nessuno, potremmo essere ascoltati comunque. La prudenza non è mai troppa. – aggiunse, abbassando la voce.
- Allora mi dica cosa vuole, e poi ce ne andiamo. – ribatté il Serpeverde, sibilando.
- Questo finesettimana tu e i tuoi compagni di classe andrete a Hogsmeade. Laggiù ci sarà uno di noi, che deve lasciarmi un pacco importante. Io non avrò la possibilità di esserci, perché il Preside avrà bisogno di me. Non posso affidarmi a nessuno, se non a te, Draco. – dichiarò senza tanti preamboli.
- Io… devo proprio? Non può mandare in malora anche il vecchio bacucco? – rispose Malfoy, chiaramente arrabbiato - … non sapevo di essere anche fattorino! – aggiunse con sarcasmo.
- Finiscila, Draco. Gli ordini sono ordini. Ormai non ti puoi tirare indietro, devi fare la tua parte. Ringrazia il Signore Oscuro che non ti sia stato dato un compito più gravoso. – ribatté Piton, e il suo tono non ammetteva repliche. Malfoy sembrò tornare calmo e controllato.
- E se mi scoprono? – chiese.
- Non ti scopriranno. È un oggetto ben camuffato, e tu fingerai di avere fatto compere da Madama McClan. Nessuno sospetterà nulla, e Gazza non ha il diritto di confiscare vestiti. Inoltre, al tuo ritorno avrai la mia protezione, farò in modo che nessuno ti controlli. – disse Piton.
- Ora va’. – aggiunse poi, congedando il Serpeverde con un gesto stizzoso. Malfoy si voltò senza proferire parola, mentre la rabbia e l’orgoglio gli tingevano le guance di rosso.
“Non posso continuare così. È ora di farla finita.” Si disse tra sé e sé, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe trovato il coraggio di farlo.
Note dell’autrice: Mi dispiace aver mollato così la storia, un po’ per pigrizia e poi perché mi si era rotto il computer.
Comunque, la storia va avanti, signori miei! :D
Cosa succederà a Hogsmeade? Draco sarà scoperto? E cosa farà Hermione?
Gioia93: Sono felice che ti sia piaciuta! Eh, so che non sono particolarmente lunghi, ma non vorrei nemmeno annoiare troppo chi legge! ;) Continua a seguirmi! <3
Piccolalettrice: Yeah! Ho ricevuto di nuovo i tuoi complimenti! <3 Sono completamente d’accordo con te, Draco doveva essere un po’ “sciolto” eheheh ^__- altrimenti va sprecato, povero affascinante ragazzo!ç_ç
IvanaeSilvia: Accidenti, sono riuscita a farti commuovere! XD Beh,ne sono felice,vuol dire che ho trasmesso bene i sentimenti di Draco e Hermione! ^O^ Che poi era il mio scopo! :P Spero che continuerai a leggere la fic,anche dopo tutto questo tempo!! |
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Capitolo 7 *** Profumo di mandorla e vaniglia ***
Sesto capitolo.
Hermione si sentiva di buon umore quando si stava preparando per andare a Hogsmeade con Harry e Ron.
Si stava osservando pigramente allo specchio: aveva messo un maglione di un color malva intenso, con lo scollo a ‘V’, un regalo dei suoi. Al posto della solita gonna della divisa, aveva un paio di jeans scuri e degli stivaletti felpati. Si era messa di nuovo il profumo di Ginny, giusto qualche goccia sul collo.
- Stai molto bene! – esclamò allegramente Ginny, passandole accanto. Hermione sorrise.
Quando scese in Sala Grande trovò Harry e Ron che l’aspettavano. Entrambi avevano il maglione che la signora Weasley aveva cucito per loro il Natale precedente.
Harry la salutò con un cenno della mano, ma Ron sembrava immerso nei suoi pensieri.
- Ciao Harry, ciao Ron. – li salutò. Ron alzò la testa di scatto, come se fosse stato appena risvegliato da una trance profonda.
- Ah… ciao, Hermione. – rispose frettoloso.
- Stai bene, Ron? Hai un’aria un po’ pallida. – chiese la Grifondoro, scrutando in viso l’amico.
- Io… - iniziò lui, titubante, ma sembrò volersi trattenere - … no, nulla! Ero solo immerso nei miei pensieri. –
- Ehm… ok. – rispose Hermione, ma era allarmata dal comportamento di Ron.
“Da quando Ronald Weasley “si perde nei suoi pensieri” … ?”
- Beh, direi che è il caso di partire! – disse Harry, e gli altri due si accodarono insieme agli altri ragazzi, in attesa di partire per Hogsmeade.
- Hermione, guarda qui! – esclamò Harry, indicando una scatola di Piume di Zucchero - non avevi detto che le volevi comprare? –
- Ah, grazie, Harry! – rispose lei, afferrando una scatola argentata. Il tepore di Mielandia la insonnoliva un po’, in contrasto con l’aria frizzantina di quella giornata primaverile.
- Io e Ron andiamo nella stanza accanto! – la avvertì Harry, e Hermione fece un cenno. Li guardò sparire tra la folla, Harry con qualche pacchettino di Zuccotti di Zucca e Ron stracolmo di scatole di ogni colore e forma. Quel giorno, Ron le aveva a malapena rivolto la parola, ma non sembrava arrabbiato con lei; Hermione si chiedeva che cosa gli passasse per la testa.
Si recò verso la cassa, e, con fatica, riuscì a pagare una scatola di Piume di Zucchero e un pacchetto di Caramelle Frizzanti.
Senza aspettare oltre, si liberò dell’atmosfera viziata del negozio uscendo dalla porta laterale. L’aria fresca le sferzò il viso, e lei la inspirò profondamente.
Poi, decisa a ritrovare i due ragazzi davanti alla porta principale, iniziò ad aggirare l’edificio a larghi passi, tenendo lo sguardo fisso sui cumuli di neve non ancora sciolti che…
SBAM!
Senza accorgersene, era andata a sbattere contro una figura alta e ammantata di scuro. Hermione alzò gli occhi, e, con un misto di sorpresa e orrore, si rese conto che quella figura era Draco Malfoy.
Lo stupore le fece cadere i pacchetti di Mielandia, che precipitarono rovinosamente sulla strada umida.
Senza fiato, spostò lo sguardo sugli occhi di ghiaccio del Serpeverde, che, dal canto suo, sembrava aver perso l’uso della parola.
Rimasero così per quella che sembrava un’eternità, fino a che Hermione decise di raccogliere frettolosamente i pacchetti caduti. Malfoy sembrò voler dire qualcosa, lo sguardo truce e affilato, ma qualcuno gridò il nome della Grifondoro dietro di lei.
- Hermione! – ripeté la voce, e Harry Potter spuntò all’improvviso, con Ron al suo fianco.
- Che succede? – chiese Ron, guardando Malfoy in cagnesco.
Draco sembrò riprendersi di colpo – E a te che ti frega, stupido Weasley? –
Ron diventò paonazzo, come ogni volta che si sentiva attaccato. – Mi frega, dato che stai dando fastidio a Hermione! – esclamò.
- Figurati se mi importa di una Mezzosangue come lei! – rispose Malfoy beffardo, e Hermione arrossì violentemente, lanciando uno sguardo terribile al Serpeverde; lui se ne accorse, e, per un attimo – a lei sembrò davvero che accadesse – parve vergognarsene.
- Bada a come parli, idiota di un Malfoy! – intervenne Harry, e fece come per sfoderare la bacchetta.
- Basta, andiamocene. – rispose Hermione, cercando con tutte le sue forze di nascondere l’amarezza. Trascinò per le braccia i due amici, che la seguirono senza protestare.
Camminarono per qualche minuto, in silenzio, finché Harry non decise di romperlo.
- Sentite, andiamo ai Tre Manici. Prendiamo una Burrobirra e ci rilassiamo. Non è giusto che quello schifoso di Malfoy ci rovini la giornata! – protestò il ragazzo, e gli altri due si dissero d’accordo.
Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa, riuscirono a fatica a guadagnarsi un tavolino striminzito in fondo al locale: era già stracolmo di studenti della Scuola.
- Tre Burrobirre, per favore. – urlò Harry a Rosmerta, nel tentativo di sovrastare il vocio e le risate degli altri studenti.
- Ma certo, caro! – urlò di rimando la donna, e si allontanò scansando la moltitudine di avventori.
Dopo poco i tre sorseggiavano la bevanda calda, ed Hermione ebbe la sensazione di potersi rilassare, almeno un attimo. L’affermazione di Malfoy non doveva stupirla più di tanto, ma si era inutilmente illusa che qualcosa fosse cambiato. Le sembrava che avergli parlato a cuore aperto, e averlo visto in un momento così fragile, potesse farle comprendere meglio chi era Draco Malfoy.
“Sono stata un’illusa, dopotutto. È meglio per me che io dimentichi.” Si disse, ma quella frase aveva il gusto amaro della sconfitta e della delusione. Eppure, una piccola parte dentro di sé non voleva ancora mollare. Non ora.
- Ragazzi, vado un attimo in bagno. – disse Harry, alzandosi. Ron annuì.
Hermione seguì il ragazzo con lo sguardo, mentre lui schivava studenti eccitati e avventori dall’aria strana.
- Hermione – la chiamò Ron, e lei sobbalzò.
- Oh… scusa, Ron, ero solo soprapensiero. – rispose lei.
- Io… volevo chiederti una cosa. – disse Ron, e lei lo scrutò in viso. Sembrava che si trattasse di qualcosa di importante. Ron aveva un’espressione seriosa e un po’ compita. Si chiese cosa gli stesse succedendo; forse era ora di fargli sputare il rospo e scoprire qual’era la preoccupazione che lo teneva sulle nuvole già da una settimana.
- Certo, dimmi pure. Anzi, dato che ci siamo… voglio sapere cos’è che ti preoccupa così tanto in questi giorni. Hai un’aria un po’ svampita. – ribatté Hermione, facendo un sorrisetto. Ron sembrava preso in contropiede, e rimase muto per cinque secondi buoni.
- Ah, ehm… ecco… Hermione. Volevo sapere… sapere se… - borbottò lui.
- Cosa? – lo incalzò la ragazza, ma aveva un brutto presentimento.
- No, giusto così, per sapere… mi chiedevo se avevi… se per caso… avevi un ragazzo. – farfugliò, e poi arrossì come un peperone. Hermione rimase a bocca aperta.
- Io… no, Ron, oddio… Non ho… nessun ragazzo. Perché mi fai una domanda del genere? – rispose lei, arrossendo a sua volta.
- Perché sembravi… Beh, fa niente. Mi chiedevo soltanto, se, ecco, ti piaceva un altro. Cioè, un ragazzo. – disse Ron velocemente, le orecchie paonazze.
- No, devi aver frainteso. – ribatté la ragazza. Rimasero entrambi in silenzio. Ma perché Harry non tornava?
- Era per questo che… sembravi sempre pensieroso? – pigolò Hermione, azzardando uno sguardo fugace al ragazzo. Ron sembrò agitarsi sulla sedia.
- In un certo senso. Sì, insomma… Oh, Hermione. Lo sai che non sono bravo in queste cose, però, ecco… La verità è che tu… tu mi… -
- Eccomi! – urlò Harry, che nel frattempo sembrava riemerso da un gruppo di streghe chiacchierone al tavolo accanto.
- Scusate, ma a quanto pare uno studente ha tentato di intasare il bagno degli uomini e… beh, che cosa c’è? – chiese, interrogativo.
I due cercarono di riprendere in tutta fretta un’aria allegra e spensierata.
- Niente! – esclamarono all’unisono. Harry rise, divertito, ma non fece ulteriori domande. Era una cosa di Harry che a Hermione piaceva: non era mai invadente, e non si immischiava mai troppo nelle questioni tra lei e Ron, nemmeno quando facevano uno dei loro soliti bisticci.
Hermione affondò il viso nella Burrobirra, mentre un Ron a disagio cercava di spostare l’attenzione di Harry sull’ultima lezione di Incantesimi.
***
Mandorla. Mandorla e vaniglia. Così dolce. Con una nota di gelsomino. Era un profumo dolce, ma non intenso. Non ti soffocava come un abbraccio troppo stretto, non voluto. Era una carezza, veniva dal collo e dai capelli, sembrava emanarsi come un’aura delicata.
Draco Malfoy aveva ancora, nelle narici, il profumo di Hermione Granger. L’aveva avvolto quando si erano scontrati, l’aveva sfiorato con lo sguardo e le parole, l’aveva lasciato nel momento stesso in cui lei aveva girato i tacchi, scuotendo la chioma castana.
Non c’era niente di eclatante, in Hermione Granger. Non aveva gambe chilometriche, non aveva la camminata da diva del cinema. I suoi capelli erano troppo folti, il suo temperamento troppo cocciuto. Era una che studiava perché le piaceva, era una che ti bacchettava.
Ma il suo sguardo severo era così morbido, quando lasciava scorgere un po’ di lei, dietro la corazza. Il cioccolato delle iridi, che si scioglieva in lacrime trattenute. Il sorriso fuggente.
Malfoy sentiva solo l’eco di questi pensieri, mentre si affrettava per le vie più buie di Diagon Alley. Dopo la curva, sarebbe sbucato in Nocturn Alley. Fortunatamente, non doveva addentrarsi più di tanto, perché il suo contatto si sarebbe fatto vivo nei dintorni.
Una folata di vento gelido gli scompigliava i capelli biondi, quasi bianchi. Non aveva ancora smesso di chiedersi perché stava succedendo proprio a lui. Dentro di sé conosceva le risposte: “Perché mio padre è avido, e mia madre lo ama troppo.” “Perché è il lato oscuro.” “Perché è il potere.” “Perché è troppo tardi per tirarsi indietro.”. Non poteva lasciare, però, che la sua mente indugiasse troppo. Gli faceva male.
Mentre camminava, scansando le pozze d’acqua che la neve aveva lasciato, sentì la presenza di qualcuno. Si fermò, i sensi all’erta.
- Signor Malfoy – bisbigliò qualcuno dal vicolo alla sua sinistra. Malfoy fece qualche passo, prudente.
Girando lo sguardo, individuò un uomo non molto alto, vestito di scuro. Aveva un volto affilato, con un accenno di barba e occhi acquosi e arrossati.
- Signor Malfoy – ripetè, facendo cenno di avvicinarsi. Malfoy lo zittì con un gesto, per poi muovere qualche passo. L’uomo tese in avanti un pacchetto rettangolare, con il timbro del negozio di Madama McClan.
- Lo porti al signor Piton. – disse soltanto, mentre Draco prendeva il pacchetto in mano. Fu tentato di aprirlo in quell’esatto momento, e, eventualmente, di riempire di botte quello stupido omuncolo untuoso.
- Mi assicura che non rischio niente? – rispose, lentamente. L’ometto annuì con vigore.
- Nessuno sospetterà nulla. Siete sotto la protezione del signor Piton, potete stare tranquillo. – disse l’uomo, sorridendo, e Malfoy notò che gli mancavano parecchi denti.
- D’accordo. Ora sparisci. – tagliò corto il Serpeverde, e l’uomo si dileguò, addentrandosi nei meandri di Nocturn Alley.
Malfoy mise il pacchetto ben nascosto, sotto il mantello. La curiosità lo stava divorando, ma sapeva che non era una mossa intelligente impicciarsi negli affari di uno dei più fidi Mangiamorte del Signore Oscuro. Si limitò a stringere il mantello al petto. Tiger e Goyle lo aspettavano davanti al negozio di Creature Magiche.
- E ora, che facciamo? – gli chiese poi Tiger, dopo l’arrivo frettoloso del Serpeverde.
- Ce ne torniamo a Hogwarts. E bocca chiusa, voi due. – ordinò, tagliente, mentre i due gorilla lo seguivano docilmente.
Note dell’autrice: Eccoci a un nuovo capitolo. Cosa c’è in quel pacchetto non è affar vostro! ù___ù
Comunque, Malfoy sembra aver dimenticato il suo momento di “debole tenerezza” con Hermione D: Accidenti, è proprio testardo! ò__ò
Ma l’autrice, che è più testarda di lui, farà in modo che possa esserci un’altra situazione… ad effetto! *__* Magari nel prossimo capitolo! :D |
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