[Candy Piano] ♥

di Roev_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una scuola per Esorcisti ***
Capitolo 2: *** Sogni e Spartiti ***
Capitolo 3: *** Caramella ***
Capitolo 4: *** Il patto ***
Capitolo 5: *** Acqua Santa e Chiavi Magiche ***
Capitolo 6: *** Mepphyland ***
Capitolo 7: *** Il passato ***
Capitolo 8: *** Torniamo a Gehenna ***
Capitolo 9: *** Murasame ***
Capitolo 10: *** Esame in fiamme ***
Capitolo 11: *** Smascherato ***
Capitolo 12: *** Il processo ***
Capitolo 13: *** Origini decedute ***
Capitolo 14: *** Famiglia ***
Capitolo 15: *** Perdono ***
Capitolo 16: *** Anima ***
Capitolo 17: *** Abbandono ***
Capitolo 18: *** Arresto ***
Capitolo 19: *** Sangue e Preghiere ***
Capitolo 20: *** Seiryu ***
Capitolo 21: *** Il Cancello di Gehenna ***
Capitolo 22: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Una scuola per Esorcisti ***


Fu breve e istantaneo, e penetrò nelle orecchie di Roev come un chiodo che viene piantato a martellate su un’asse di legno: un grido. La ragazza si tira su in fretta dal letto, e corre verso la stanza del fratellino.
-Masama!- Lo chiamò spalancando la porta. Il bimbo era sul letto che si dimenava mentre un Goblin grande poco più di un cane gli faceva i dispetti. Roev afferrò una scopa e colpì il demone, mentre questi indietreggiò guardandola minaccioso –Vattene via!- Urlò la ragazza mentre il fratellino andava a nascondersi dietro di lei. Il Goblin balzò intento a morderla, ma lei fu più veloce: agitò quel vecchio manico di scopa e lo colpì di nuovo, ma quello lo spezzò grazie ai suoi forti denti. Cadde, mentre il demone si avventò su Masama. Roev non seppe più che fare: oltre a quel vecchio manico di scopa, non sapeva che altro usare. Furono le urla del bimbo a spingerla ad agire di istinto: si avventò sul demone e lo calciò, lo prese a pugni e qualunque oggetto gli capitava tra le mani, lo usava per picchiarlo. Quando il Goblin si accorse che era meglio tagliare la corda prima che quella ragazza umana l’avesse letteralmente ucciso a suon di botte, così si dileguò nell’ombra. Roev rimase ferma e fissava il punto in cui il demone era scomparso. Ansimò, mentre sentiva suo fratello piangere dietro di lei. Si guardò le mani: erano sporche del sangue del Goblin, e le nocche, da cui sgorgava denso il sangue di Roev, erano completamente sfasciate. Se avesse aguzzato un po’ di più la vista, avrebbe potuto vedere l’osso. Continuò a guardarsi la mano, poi cominciò a tremare. Alzò lo sguardo e gridò.



Roev spalancò la porta di colpo ed entrò in classe.
-Buongiorno.- Salutò senza degnare di uno sguardo i suoi compagni. Si piazzò in un angolo in fondo alla classe e appoggiò la borsa nel banco di fianco. La lezioni scolastiche all’Accademia della Vera Croce erano iniziate da poco più di una settimana, e la classe non era il massimo, dal punto di vista di Roev, ma solo perché nessuno faceva niente per socializzare. Okumura parlava sempre e solo con Moriyama, il “trio di Kyoto” formato da Suguro, Shima e Miwa non cagava nessuno, Kamiki e Paku erano sempre per le loro e il burattinaio e Yamada non parlavano con nessuno… proprio come lei. Roev non aveva nessuna intenzione di fare il primo passo per cercare di farsi degli amici, così appoggiò i piedi al banco e sfogliò alcuni libri di testo, aspettando che il professore entrasse in classe; e quando arrivò, lei non se ne accorse.
-Akuma, togli i piedi dal banco e mettiti composta.- Le ordinò Noihaus, un esorcista Tamer, esperto invocatore di Ghoul. Roev l’aveva osservato a lungo: a forza di invocare quei demoni, sarebbe finito col morire dissanguato in poco tempo. Si portava sempre dietro un enorme compasso e delle scorte di gesso per i cerchi invocativi. Roev appoggiò i piedi a terra e si mise composta, estraendo un block notes e disegnandoci sopra dei Green Man, mentre il professore cominciava a spiegare le basi si come disegnare i cerchi invocativi. Prese un paio di appunti qua e là e a fine lezione, disegnò ancora, mentre non si accorse che Paku si stava avvicinando a lei.
-Che belli questi Geen Man!- Esclamò con la sua vocina. Roev saltò dal banco, spaventata.
-Gra… grazie.- Rispose, presa alla sprovvista. Paku le consegnò un foglio e le spiegò che aveva fatto segnare tutti i numeri di telefono e le e-mail dei membri della classe.
-…gli unici che non l’hanno scritto sono Yamada e Takara… però fa nulla, magari non se la sentono perché sono troppo timidi. Bhe, ti saluto, Akuma-San!- Fece la ragazza tornando al proprio posto. Roev passò il resto del tempo a scarabocchiare sul suo block notes, poi, finite le lezioni tornò alla sua stanza al dormitorio dove passava solo per mangiare e dormire. Avrebbe voluto andare a vivere da sola in una casa della Vera Croce, ma i prezzi erano molto elevati e Roev guadagnava uno stipendio da cane, lavorando tre giorni a settimana presso un negozio che vendeva strumenti musicali, posto vicino al Luna Park Mepphyland. Roev amava la musica. La faceva entrare in mondo tutto suo, e le dava la concentrazione giusta per pensare. Poi, nel negozio, c’era LUI: il pianoforte che il gestore teneva come esposizione. Diceva che era talmente vecchio che non serviva a niente, aveva anche un paio di note stonate. Roev ci aveva lavorato su per un paio di mesi, cercando le corde per sistemarlo, e alla fine ce l’aveva fatta a ripararlo. Però, quello stronzo del suo capo, non voleva darlo via senza farlo pagare. “Piuttosto che cederlo a te, ragazzina, lo faccio a pezzi e lo butto in pattumiera!” Le aveva detto. Roev l’avrebbe gonfiato di botte, ma se avesse provato anche solo a rispondergli, avrebbe perso il lavoro. Così, si era limitata ad annuire in silenzio. E poi, quell'uomo le faceva paura: era violento di natura, e bastava poco per farlo irritare. Uscì dal dormitorio e si diresse verso il negozio, aprendolo con le chiavi. Prima di entrare, notò un cagnolino dal pelo bianco e un foulard rosa a pois bianchi. Lo guardò a lungo e si chinò ad accarezzarlo, accennando un breve sorriso. Poi entrò nel negozio, si sistemò e si sedette di fronte al pianoforte, lo aprì con delicatezza e, mentre aspettava che arrivassero i clienti, si mise a suonare.



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Angolo idiota dell'autrice idiota:
Ngah, sono tornata! xD Non ho voglia di continuare l'altra storia che sto scrivendo,
così ho deciso di dedicarmi ad Ao no Exorcist! E' la mia prima fic "seria" su questo serie
che adoro tanto, quindi siate clementi con me. °^° Poi, a parte che l'anime è
finito piuttosto di cacca, cioè, ci sono un sacco di buchi da tappare D8
Io ero anche curiosa di sapere qualcosa di più su alcuni personaggi...
Va bhe, io tengo le dita incrociate per una seconda serie!
Cià, vi saluto e la pianto qui, che è meglio xD
Verox_XVIII

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Capitolo 2
*** Sogni e Spartiti ***


Okumura e Suguro correvano a perdifiato cercando di scappare da un Leaper che li inseguiva con fare goffo, ma con una velocità costante e senza dare segni di cedimento. Roev fissava dall’alto della palestra insieme al resto della classe quel grosso demone con le sembianze di ranocchio gigante intento a seguire i due che correvano a perdifiato. Mentre il professor Tsubaki gli dava indicazioni, Suguro urlò qualcosa contro Okumura e gli saltò addosso, facendolo cadere. Prima che il Leaper si avventasse sul ragazzo, il professore per fortuna fu più veloce e richiamò il demone facendo azionare una leva. La catena di ferro che lo teneva legato si tese con forza allontanando il demone dai due.
-Che state facendo?! Volete forse morire?!- Gli urlò dietro Tsubaki. Di nuovo, Okumura e Suguro si scambiarono due parole; fu un attimo: l’uno saltò addosso all’altro e cominciarono a menarsi –Ehi! Ehi! Ehi!- Intervenne Tsubaki insieme a Miwa e Shima. Li divisero mentre il professore fece un discorso a Suguro. Roev, appoggiata al muro perfettamente liscio e di colore grigio, osservò la scena da lontano, insieme al resto della classe.
-Che idioti.- Commentò Kamiki, seduta al fianco di Paku sul ciglio della palestra. Finito di parlare a Suguro, entrambi tornarono sulla cima della palestra, poi toccò a Kamiki e Moriyama. La prima se la cavò egregiamente, mentre la seconda… era un disastro. Roev non riusciva ad evitare di spalmarsi la mano in faccia ogni volta che Moriyama cadeva. E poi, correva con una lentezza che perfino un ghiro in letargo l’avrebbe superata.
-Shima! Akuma! Tocca a voi!- Li chiamò Tsubaki.
-Si!- Rispose pronto il ragazzo coi capelli rosa spento. Roev si staccò da muro e, con le mani in tasca, si avvicinò al ciglio della palestra. Sentì un altro commento di Kamiki.
-Scommetto che sarà un’altra esibizione di incapaci.- Roev la sentì, e si bloccò poco prima di scendere in palestra. Le lanciò uno sguardo truce.
-Non montarti la testa solo perché corri più veloce della Moriyama. Se fosse stato un Ghoul ti avrebbe già presa prima che tu muovessi un passo.- La aggredì Roev, per poi scendere scivolando giù. Kamiki rimase a guardarla a bocca spalancata, molto probabilmente stava parlando male di lei. Si posizionò in riga, pronta per correre, quando sentì Shima che le parlò.
-Roev, giusto? Che vinca il migliore!- E le tese la mano sorridendo. Roev lo guardò. Come mai tutta quella confidenza?
-E’ una sfida?- Chiese la ragazza. Shima ci pensò su qualche secondo.
-Più o meno.- Rise il ragazzo. Roev gli tese la mano e gliela strinse.
-D’accordo, che vinca il migliore!-
-In posizione! Via!- Il professore liberò uno dei Leaper che cominciò ad inseguire i due. Renzou e Roev partirono praticamente alla pari, ma la ragazza correva di gran lunga più forte del compagno.
-Quella Akuma corre proprio veloce!- Commentò Okumura –Mi piacerebbe sfidarla!- Suguro lo guardò male. Shima cercava di correre più veloce che poteva, ma Roev era il doppio più veloce di lui. Non sembrava nemmeno sforzarsi al massimo.
-Akuma e Shima! Rietrate!- Ordinò Tsubaki richiamando il Leaper. Roev si fermò di colpo, alzando un leggero polverone.
-Come mai?- Chiese Shima col fiatone.
-Devo assentarmi un minuto, torno subito! ARRIVO GATTINA MIA!- Urlò il professore dileguandosi dalla palestra.
-Gattina?- Chiese Roev perplessa.
-Centrerà sicuramente una donna!- Ridacchiò Shima divertito. Mentre Roev e Renzou salivano le scale per raggiungere il resto della classe, un rumore di delle scarpe che strisciavano sul pavimento interruppe i pensieri della ragazza. Vide Suguro avvicinarsi al Leaper in mezzo alla palestra.
-Ma che sta facendo?- Fece Shima confuso mentre continuavano a salire. Suguro cominciò a urlare contro il Leaper, e proprio mentre Roev raggiunse la sporgenza in cima alla palestra, sentì il ragazzo urlare.
-…IO SCONFIGGERO’ SATANA!- Kamiki scoppiò a ridere, seguita da Paku. Roev le guardò storte entrambe. Quelle risate si diffusero in tutta la palestra. Poi, il Leaper ruggì. Suguro doveva aver esitato.
-BON!- Urlarono Miwa e Shima.
-Ehi, punk! Scappa, stupido!- Lo intimò Roev, ma Okumura saltò verso il rivale e si mise in mezzo tra lui e il Leaper, che spalancò la bocca, mordendolo. Passarono pochi istanti che il demone allentò la presa e lo lasciò andare.
-Ehi, sarò io a sconfiggere Satana!- Gridò il ragazzo. E ricominciarono di nuovo a litigare. Kamiki tirò un sospiro, esasperata.
-Sono circondata da idioti…- Borbottò. Roev evitò di commentare. Si limitò a fissare quel Leaper che spostò lo sguardo su di lei. Lei lo guardava impassibile. Si lasciò scappare uno sbuffo, rimanendo a fissare il demone con occhi di ghiaccio.



Dopo qualche giorno dell’incidente con il Leaper, la classe era stata promossa al livello di Esquire. Roev aveva ottenuto ottimi voti nel campo Knight e Doctor. Aveva passato una notte da inferno in compagnia di un grosso Ghoul e l’aveva letteralmente trucidato dal nervoso. La sera stessa, incontrò per la prima volta il Principale che veniva spesso citato dai professori: era un uomo alto, dai capelli viola e scuri con un buffo ciuffo a spirale. Dopo quella notte, Roev non era riuscita a studiarlo bene, ma ne ebbe l’occasione di farlo la sera, quando il preside decise di festeggiare la promozione della classe andando a mangiare del monja. Aveva discusso un attimo con il professor Okumura Yukio, per poi andare a litigare con  il gemello del professore. Roev ebbe la possibilità di studiare lo sguardo dell’uomo: occhi piccoli di un verde spento segnati da profonde occhiaie, che gli davano una nota di furbizia quasi crudele. Il punto era che la ragazza non si era accorta che lui gli aveva lanciato una quantità di occhiate colme di curiosità. Il nome dell’uomo era Mephisto Pheles. Per tutta la sera, Roev rimase sulle sue scambiando due parole con Shima e Okumura e, un poco con Shiemi. Ma per quasi tutto il tempo, rimase zitta muta, incrociando gli occhi con un diavolo di uomo. 



Il giorno dopo, invece di rimanere a casa a dormire, la ragazza dovette alzarsi per andare in negozio. Si portò dietro dei libri di testo, i prof  l’avevano riempita di compiti. Quando arrivò davanti alla porta del negozio, si voltò alla sua destra per rivedere il cagnolino bianco che quasi tutte le volte la aspettava lì vicino. Roev aprì la porta del negozio e il cagnetto sgattaiolò tra le sue gambe, andando ad accucciarsi sotto il pianoforte. La ragazza si sedette dietro al bancone per consumare un paio d’ore e tra un cliente e l’altro, un po’ di studio, giusto per prepararsi per le prossime lezioni. Poi, si alzò in piedi e raccolse un po’ di polvere qua e là. Nel bel mezzo del suo lavoro, sentì il cagnolino che sbuffò, impaziente. Roev appoggiò lo straccio sul bancone e si posizionò davanti al pianoforte. Si sedette e il cagnolino le saltò vicino, sedendosi vicino a lei. Roev aprì con delicatezza maniacale il piano, e appoggiò le dita sui tasti, cominciando a suonare alcuni pezzi di brani che sentiva spesso alla radio. Per alcuni doveva fermarsi a cercare le note, ma apprendeva in fretta e in pochi minuti aveva trovato le note della canzone. Fu un rumore improvviso ad interromperla: il gestore, che la stava fissando dall’ingresso del negozio. Roev si alzò in piedi di scatto, e si accorse che, per fortuna, il cane bianco era sparito.
-Ma che brava, ti ho forse dato il permesso di usarlo?- Chiese l’uomo andando verso lo strumento musicale e chiudendolo. Roev rimase immobile tenendosi per la felpa color crema, con lo sguardo chino. L’uomo si avvicinò alla ragazza e la spintonò, facendola cadere –Sei proprio una buona a nulla, per forza che andiamo in bancarotta, perché non fai il tuo lavoro!- Estrasse un’accetta e si diresse verso lo strumento musicale –Questo stupido pianoforte…- Alzò l’arma, mentre il cuore della ragazza fece un tuffo nel vuoto.
-Non farlo!- Lo implorò disperata. L’uomo colpì il pianoforte, ma questo non si scalfì: al posto dell’accetta, c’era un mazzo di gigli bianchi.
-Che cazzo significa?! Fiori?!- L’uomo si girò verso Roev che fissò i fiori basita –Sei stata tu, brutta strega?!- La prese per il colletto della felpa, pronto per sferrarle un ceffone, ma qualcosa bloccò l’uomo: il professor Noihaus e un altro lo avevano bloccato, l’uomo aveva mollato la presa da Roev, che cadde per terra; mentre i professori lo trascinavano fuori dal negozio. Roev si guardò attorno e si alzò con gli occhi lucidi per lo spavento. Era successo tutto talmente in fretta che non sapeva che fare, oltre a rimanere in piedi in mezzo al negozio. Fu il mazzo di gigli a farla tornare in sé: se li era ritrovati sotto al naso, e c’era una mano coperta da un guanto viola che li teneva. Alzò piano la testa e video il Pricipale, Mephisto. D’istinto si ritrasse, cercando rifugio dietro al bancone. Si guardarono a lungo, poi l’uomo appoggiò i fiori sul tavolo, con un mezzo sorriso.
-Non ti darà più preoccupazioni, puoi starne certa.- Le disse. Roev si ricompose, imbarazzata dal gesto precedente.
-Grazie…- Disse flebilmente. Il preside la studiò accarezzandosi il pizzetto.
-Perché lavoravi per quel tipo?- Le chiese.
-Perché… io amo la musica.- Rispose la ragazza, indicando il pianoforte –Suono il piano.-
-Davvero?- Mephisto appoggiò piano la mano sullo strumento –E lo suoneresti?- Roev arrossò. Non aveva mai suonato davanti a qualcuno, tantomeno nessuno le aveva chiesto di suonare. Si avvicinò piano allo strumento musicale e si sedette. Trasse un respiro profondo e appoggiò le dita sulla tastiera. Fu come qualcosa di automatico, le suo mani cominciarono a muoversi, suonando “Evil Eater Conchita” di Meiko Sakine, un brano che Roev ascoltava spesso quando andava a casa di una sua amica, sua fan sfegatata. Dopo il primo minuto di musica, Mephisto cominciava a tenere il tempo con la testa, fino alla fine del brano. La guardò sorridendole quasi perverso.
-La sai fare “Trick and Treat” dei gemelli Kagamine?- Le chiese. Roev fu colta alla sprovvista.
-Non la conosco.- Rispose scuotendo la testa.
-Imparala!- Roev non sapeva se prenderlo come un ordine o un consiglio, così si limitò a fare brevi cenni, poco convinta –Fantastic! ✩ Adesso devo scappare, ci vediamo!- La salutò Mephisto, uscendo dal negozio. Roev rimase sola. Si guardò attorno e chiuse il pianoforte, alzandosi in piedi. Sistemò alcuni spartiti e ne approfittò per cercare la canzone che le aveva consigliato di suonare l’uomo. Trovò gli spartiti, che erano esposti in vetrina e li mise insieme ai suoi libri nella borsa. Osservò il bouquet  e lo prese in mano, notando un bigliettino legato tra i fiori. Lo prese: c’era scritto il numero e la e-mail di Mephisto. Sospirò: si aspettava qualcosa del genere, ma pensò solo una cosa. “Che pedofilo.” Uscì dal negozio e lo chiuse a chiave. Si sorprese nel vedere il cagnetto bianco a pochi metri da lei.
-Ma tu sei sempre a zonzo? E il tuo padrone?- Gli chiese la ragazza. L’animale fece un leggero sbuffo –Va bhe, fa come credi.- Roev gli diede le spalle e si incamminò verso il dormitorio delle ragazze. Salì le scale e quando aprì la porta della sua stanza, sentì un abbaio quasi sforzato. Si voltò di scatto: il cagnolino l’aveva seguita fin lì –Ma tu non mi dovevi seguire…!- Gli disse –Adesso se ti vedono andare in giro per la scuola ci rimetti tu e nei casini ci vado io.- Brontolò prendendolo in braccio. Roev era nota per la sua forza, ma quel cagnetto bianco pesava come una damigiana piena di vino -Accidenti che ti danno da mangiare i tuoi padroni? Pane e mattoni?- Fece la ragazza appoggiandolo sul letto. Lasciò la sue cose in stanza e afferrò il termos -Se ti allontani giuro che non ti vengo a cercare!- Lo minacciò chiudendo la porta. Andò a prendere dell’acqua calda in dormitorio e tornò nella stanza; il cagnolino non si era mosso, ma la stava aspettando seduto sul tappeto scodinzolando. Roev lo ignorò alla grande e aprì un cassetto della scrivania, estraendo del Junk Food e delle bacchette. Il cagnetto sembrò andare in escandescenza. Cominciò a saltellare implorando la ragazza di farglielo mangiare pure a lui –No a te fanno male questo cose, e poi l’acqua mi deve bastare entro domani, la pago, sai? E adesso che non ho più il lavoro…- Si bloccò. È vero, non ci aveva pensato: con l’arresto del gestore, piuttosto che affidarlo a lei, una ragazzina di sedici anni, il negozio sarebbe stato chiuso. Il pianoforte, gli spartiti… Roev non riuscì a trattenersi: prima le lacrime cominciarono a rigarle il viso, poi arrivarono gli singhiozzi e infine, anche versi strani che la ragazza faceva per reprimere quella scena penosa. Meno male che non c’era nessuno a vederla in quello stato pietoso, altrimenti avrebbe fatto la figura dell’imbecille. Guardò il cagnolino bianco -Che cosa posso fare…?- Piagnucolò in preda le lacrime, abbracciandolo.
 

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Spazio autrice:
Sta venendo una vera merda, lo so. E ho davvero le idee poco chiare su come farla continuare...
Bhe, spero che riguardando un po' Ao No Exorcist mi venga in mente qualcosa!
Un saluto a tutti!
Verox_XVIII

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Capitolo 3
*** Caramella ***


Quando Roev aprì gli occhi, era sdraiata sul tappeto della sua camera. Si alzò col busto, ma il suo collo non aveva intenzione di muoversi: le doleva, evidentemente dormendo per terra, doveva essersi bloccato. Decise così da darsi per malata e di non andare al corso. Si sistemò nel letto e notò con grande stupore che il cagnetto era sparito. Decise di non pensarci su troppo, e chiuse gli occhi, addormentandosi. Quando li riaprì era pomeriggio inoltrato e il dolore al collo era sparito. La ragazza si alzò e decise di andare a fare un giro per la Vera Croce. Indossò una tuta che le dava un’aria leggermente trasandata e uscì. Camminò a lungo fino ad arrivare davanti al negozio di Erboristeria per Esorcisti. Si fermò notando che, nel giardino del negozio, la Moriyama cercava di potare una pianta di ortensie blu. Era un cespuglio bello grosso con rami più spessi di un dito, e Roev notò la difficoltà della compagna di classe nel tagliare i rami con una falce a forbice. Roev andò davanti al cancello del giardino e lo toccò.
-Serve una mano?- Chiese rivolta alla ragazza. La bionda fissò la ragazza coi capelli castani. Arrossò lievemente, evidentemente, non avendo mai parlato con Roev, non era abituata a rivolgerle la parola.
-No… no… ce la faccio da sola.- Balbettò cercando di tagliare un altro ramo con la falce. Roev aprì il cancello ed entrò nel giardino, avvicinandosi a lei.
-Non dire sciocchezze, ti aiuto.- Le prese la falce e cominciò a tagliare, mentre la ragazza la guardava stupita, ma con ammirazione. Bofonchiò qualcosa di incomprensibile per poi parlare tutto d’un fiato.
-Che animo nobile! Akuma-San, pensavo fossi una specie di teppista, invece sei buona!- Roev si bloccò. Una teppista, eh, pensò. Ridacchiò divertita.
-Evviva i pregiudizi.- Disse solo continuando a potare. Shiemi divenne ancora più rossa di quello che era.
-Scusami…E’ che ti comportavi in modo strano… e poi non parlavi con nessuno.- Fece Moriyama con un filo di voce. Dopo aver esitato un po’, di nuovo le parlò –Po… possiamo… possiamo essere amiche?- Le chiese balbettando e mangiandosi alcune parole. Roev continuò a tagliare con la falce.
-So lo vuoi, per me va bene.- Le rispose. La ragazza le prese le mani, fissando dritta negli occhi scuri.
-Grazie! Grazie mille! Io sono Shiemi! Posso chiamarti Roev-Chan?-
-Ro… Roev-Chan? Co… come vuoi…- L’aveva presa completamente alla sprovvista. Shiemi sembrava timida, ma una volta che prende confidenza, si lasciava andare.
-Devo subito dirlo a Rin!- Disse aprendo il telefono e scrivendo un’e-mail. Roev raccolse i rami dell’ortensia e il telefono di Shiemi le fece ricordare gli avvenimenti del giorno precedente e del biglietto con il numero di Mephisto: se glielo aveva lasciato, c’era un motivo. Ma sentiva che sotto sotto c’era qualcosa che non la convinceva. Mentre Shiemi scriveva a Rin, Roev la salutò dicendole che doveva andare a fare delle commissioni. Si diresse velocemente al negozio e le prese quasi un infarto vedendo il cartello della svendita totale e della chiusura del posto. Guardò all’interno sbirciando dalla vetrina e vide che il pianoforte era sparito. Le prese un colpo. “Magari l’hanno spostato sul retro…” pensò speranzosa. Fece il giro correndo velocemente sul retro, saltò verso la finestra aggrappandosi sulle inferiate e facendo forza sulle braccia, per tenersi appesa. Guardò all’interno, ma niente: il pianoforte era sparito. Roev si sentì male; lasciò andare la presa e si lasciò andare, ma le gambe non ressero la caduta, così cadde di sedere, sporcandosi di polvere. Sentì che stava per mettersi a urlare come una dannata per la rabbia. Si alzò in piedi e si mise a correre alla cieca per le strade della Vera Croce. Nemmeno il telefono che si mise a squillarle in tasca riuscì a fermarla.  Fu quando, passando per un parco giochi, che Roev fu costretta a fermarsi: inciampò in una radice e cadde. Si asciugò gli occhi lucidi, non voleva che la vedessero in quello stato. Roev odiava piangere, aveva pianto poche volte nella sua vita: per la morte di papà, per suo fratello, per aver litigato con mamma e per il pianoforte. I pensieri della ragazza furono interrotti dal suo telefono, che squillò per l’ennesima volta. Lo estrasse dalla tasca; il numero era sconosciuto, ma rispose lo stesso.
-Pronto?-
-Roev Akuma?-
-Chi è?-
-Cominciavo a preoccuparmi! Sono Mephisto Pheles.- Roev rimase zitta per un istante. Come aveva fatto ad avere il suo numero? –Non chiamavi così ho preso il tuo numero dai professori.- Continuò –Volevo parlarti del pianoforte.-
-È sparito!- Esclamò la ragazza.
-Lo so. Vieni alla mia residenza, vorrei parlarti faccia a faccia.- L’uomo riattaccò. Roev si mise a pensare, rimanendo incantata per qualche istante, poi si guardò attorno.
-Ma io non so dove abiti!- Disse gridando al cielo. Si ricompose non appena si accorse di non essere sola: seduto in cima a una delle casette del parco giochi, c’era un ragazzo dagli abiti bizzarri e i capelli verdi, con uno spuntone. Il ragazzo fece un breve e rapido movimento, parandosi davanti a lei. Roev cercò di allontanarsi ma lui la afferrò per il polso. Tentò ogni gesto, ma niente, niente fece smuovere quelle presa.
-Sei Roev Akuma? Mi è stato ordinato di scortarti nella residenza del Principale.- Disse consegnandole una caramella –Io sono Amaimon.- Mollò la presa e Roev inciampò ma riuscì a rimanere in equilibrio. Osservò la caramella, diffidente. Era rossa, rotonda e lucida; sembrava quasi una bilia.
-Non la voglio.- Disse allungando il palmo aperto con la caramella appoggiata sopra, verso Amaimon. Lui la prese, mettendosela in tasca e, senza dire niente, con uno scatto agguantò la ragazza per la felpa e la caricò di peso a spalle –Cosa stai facendo?! Lasciami andare!- Gridò Roev, ma lui nemmeno la considerò e cominciò a muoversi, saltando agilmente tre abitazioni e vegetazione, mentre la ragazza continuava a urlare e a insultarlo. Fu quando Amaimon si arrampicò velocemente lungo un imponente cancello che Roev capì che stava dicendo la verità. Rimase letteralmente a bocca aperta: la residenza di Mephisto… residenza, era letteralmente un palazzo: i colori predominanti erano il giallo, il blu e il bianco, era pieno di cupole e pinnacoli altissimi e pieni di decorazioni. Fu in quel momento di distrazione in cui Roev osservava a bocca aperta il “paesaggio”, che Amaimon le ficcò la caramella in gola. La ragazza, completamente presa alla sprovvista e lacrimando di dolore per la forza in cui gliel’aveva rifilata, fu costretta e masticarla –Ma sei scemo?! Potevo soffocare!-
-Se non la mangi lui si offende e poi sgrida me.- Disse. Molto probabilmente si stava riferendo a Mephisto, Roev intuì fosse uno dei servitori, ma scartò quasi subito quel pensiero, era troppo strano… bhe, come se Mephisto non lo fosse. Masticò tutta la caramella fino ad ingoiarla; in fondo non era cattiva come si aspettava, sapeva di ciliegia. Avanzarono all’interno della residenza fino ad arrivare a quello che doveva essere lo studio. Amaimon si fermò davanti alla porta  –Il mio lavoro finisce qui, me ne vado.- Disse solo, senza salutare e senza dare indicazioni. Roev non disse niente, pensò solamente che era un gran maleducato, e basta. Si voltò guardando la porta, poi senza pensare troppo afferrò la maniglia e la aprì.

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Capitolo 4
*** Il patto ***


-Ehm… permesso?- Nessuno rispose. Mosse un passo e sbirciò all’interno della stanza. Non c’era nessuno, i mobili erano perfettamente lucidi, la scrivania in ordine, idem per le librerie e i vasi. Notò una porta sulla destra: era aperta. Roev non si mosse dalla sua postazione, non sapeva cosa fare. Non era nemmeno sicura del perché era lì. Avanzò di qualche passo “Ormai sono qui, cos’altro ho da perdere?” Pensò facendo spallucce; così si avvicinò alla porta di fianco alla scrivania, sulla destra. Mephisto era in quella stanza, una sala piuttosto grande e ricca di colori, con un enorme televisore al plasma, una teca con varie action figure, un divano e un paio di poltrone poste attorno a un tavolino da caffè e, in fondo alla stanza, il pianoforte. L’uomo vi stava appoggiato a lato, e fissava Roev con un sorrisetto soddisfatto.
-Pensavo ti fossi persa, signorina Akuma.- La ragazza si avvicinò a brevi passi, senza troppa fretta. Guardò lo strumento musicale e sorrise felice di vedere che aveva ancora un aspetto sano –Un sorriso! Quale onore! Mi sono giunte voci del fatto che non sorridi mai!- Esclamò l’uomo. Roev non sapeva se prenderlo come uno scherzo o una presa in giro, così si limitò a rimanere in silenzio e con la sua solita espressione cupa di sempre.
-Non sono riuscita a studiare bene “Trick and Treat” è un po’ complicata…- Disse.
-Oh, non importa!  Suona qualunque pezzo che ti viene in mente.- La tranquillizzò Mephisto. Roev lo guardò un istante. Quel suo volto pallido, le occhiaie, gli occhi piccoli e furbi e quel sorriso sghembo che lo accompagnava sempre e non lo abbandonava mai, le facevano ricordare una canzone che Roev adorava in modo ossessivo: This is Halloween del film The Nightmare Before Christmas, un film della sua infanzia che la ragazza adorava. Appoggiò le mani sulla tastiera, tese un respiro profondo. Non aveva bisogno dello spartito per quel brano, lo conosceva a memoria. Così partì, abbandonandosi al suono delle note e ascoltando i movimenti delle sue mani, le dita che si muovevano armoniosamente, senza fare rumore quando schiacciavano i tasti. Finito di suonare, alzò la testa e mosse lo sguardo a cercare quello di Mephisto, che la guardava ammaliato –Stupefacente.- Fece applaudendola. Roev si alzò dalla seggiola.
-Che ne sarà ora del piano?- Chiese con una nota malinconica.
-Avevo la mezza idea di venderlo, tanto io non so usarlo, e in teoria mi sarebbe solo di intralcio.- Spiegò accarezzandosi il pizzetto –Ma tu… tu sei un fenomeno! E ho deciso di tenerlo per fartelo suonare.- Roev rimase sbigottita.
-Io… io…- Sentì che stava per mettersi a saltellare dalla gioia –Ti ringrazio!- Disse facendo un inchino profondo –Come ti posso ripagare?- Chiese raddrizzandosi. Mephisto era silenzioso, stava pensando e sorrideva divertito, un sorriso che a Roev non piaceva niente.
-Facciamo un patto, Roev-Chan? ♥- Roev rimase un attimo sbigottita da quella proposta e dal modo in cui l'aveva chiamata, ma guardò l’uomo interessata.
-Un patto?- Chiese aggrottando la fronte.
-Si, un patto! A te piace suonare il piano, no? Bhe, io ti darò la possibilità di suonarlo ogni volta che vuoi, ma in cambio dovrai sottostrami e obbedire a ogni mio ordine!- Spiegò Mephisto con fare esaltato –Ci stai?- La guardava, sorrideva, sorrideva perverso.
-Se non accetto?- Chiese Roev.
-Se rifiuti sarò costretto a distruggerlo purtroppo…- Fece quasi dispiaciuto accarezzando lo strumento musicale. Roev rabbrividì –Allora? Ci stai?- Mephisto si fece leggermente più impaziente.
-D’accordo, ci sto.- Roev si maledisse quasi immediatamente per aver aperto bocca, per avergli dato il suo consenso. Era stata troppo avventata.
-Sapevo che potevo contrattare con te, Roev-Chan! Ma ti avverto: se smetterai di suonare, io mi prenderò la tua anima! ♥- Lo guardò con gli occhi spalancati.
-La mia… anima?- Fece balbettando.
-Ahah, scherzavo.- Gesticolò Mephisto –E ora… che ne dici di sigillare il nostro patto con un marchio?- Si levò il guanto della mano destra.
-Un marchio?- Roev cominciava ad essere confusa, a capirci pian piano niente.
-Si, dammi la mano.- Gliela prese stringendola forte, senza che la ragazza potesse dargli il consenso. Roev subì la stretta e vide un leggero fumo.
-Eins, Zwei, Drei! ✩-Mephisto schioccò le dita della mano sinistra e si sentì un botto, come di un fuoco artificiale provenire dalla stretta di mano. La ragazza si ritrasse spaventata e si guardò il palmo. Piano piano si stava formando il disegno di una stella circondata da due cerchi.
-Ah… devo dirlo: mi aspettavo rose, fiori e cuoricini.- Disse sarcarstica guardando la stella.
-Spero non rimarrai delusa.- La prese in giro.
-Macché, tu hai gusti molto più da ef…- Si bloccò; dovette bloccarsi. Si guardò il palmo della mano e impallidì dall’orrore –Cos’è QUESTO?-
-C’è qualcosa che ti turba?- Sghignazzò l’uomo.
-Si!- Gli mostrò il marchio –Che cazzo significa questo? È ROSA! Cambiali subito colore!- Mephisto fece le boccacce per trattenere una risata.
-E di che colore la vuoi?-
-Qualunque! Basta che non sia rosa! Io odio il rosa!- Brontolò la ragazza arrabbiata.
-Bhe, mi spiace deluderti, ma dovrai tenerlo così.- Disse togliendosi il cappello, a cilindro, liberando il suo buffo ciuffo a spirale –Comunque la tua faccia quando sei arrabbiata è troppo divertente.-
-Guarda che ti sento.- Brontolò di nuovo. Mephisto la congedò a causa del lavoro che gli spettava e Roev fece ritorno alle sue stanze nel dormitorio femminile e ripensò a tutto: si soffermò particolarmente su una frase: “Se smetterai di suonare io mi prenderò la tua anima!” Mephisto aveva detto chiaramente così. Solo i demoni fanno accordi di quel genere, mettendo in palio l’anima del giocatore. Ma Mephisto era preside e fondatore della Vera Croce, una scuola che addestra per combattere i demoni; era impossibile che lui fosse… un demone. Roev rimuginò per tutta la sera, era turbata da quelle parole. Decise che avrebbe scoperto qualcosa di più sul conto di quell’uomo. Escogitò un modo ingegnoso per scoprire qualcosa, così si addormentò, fantasticando sul suo piano.
 

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Capitolo 5
*** Acqua Santa e Chiavi Magiche ***


La mattina dopo era une calda domenica, e Roev avrebbe dovuto spendere la giornata in studi. Si svegliò tardi e si fece una doccia, per poi studiare fino all’ora di pranzo. Si saziò con del junk food e uscì, prendendo con sé il telefono e il portafoglio con alcuni risparmi. Aveva pensato tutta la notte a una qualche maniera per scoprire qualcosa sul conto di Mephisto, e si era ingegnata: entrò un negozio e si avvicinò subito alla teca delle action figure. Se Mephisto conosceva i Vocaloid, e li conosceva, sicuramente avrebbe apprezzato. Vide una Miku Hatsune con una gonna un po’ troppo corta, ma Mephisto odiava il blu. Lo aveva intuito dal fatto che nulla di ciò che teneva nello studio era tendente al blu, o all’azzurro. Roev spostò la sua attenzione su Luka Megurine, la Vocaloid dai capelli rosa. Rabbrividì, osservando il colore predominante dell’action figure, ricordandosi anche del marchio sul palmo. Aprì la mano e lo osservò con ribrezzo, ma doveva sopportare per attuare il suo piano, così alla fine decise di acquistarla. Uscì dal negozietto dirigendosi verso una chiesa a due passi da dove si trovava. Proprio prima di aprire il portone ed entrare, notò il cagnetto bianco. Quel goffo, ridicolo cagnetto bianco che ogni volta la seguiva.
-Ehi, ciao.- Si chinò a salutarlo –Sempre a zonzo, eh?- Il cane la guardò, parve sorriderle, scrutandola da quei due occhietti verdi. Roev lo accarezzò, e lui parve gradire il gesto –Sai che all’inizio ti consideravo proprio bruttino?- Gli parlò -Ora però più ti guardo e più sei carino. Poi il tuo pelo è così morbido…- Lo accarezzò a lungo, per poi alzarsi –Adesso devo fare una cosa, ci vediamo!- Il cagnetto rimase imbambolato a guardare la ragazza entrare in chiesa. Roev si guardò attorno, nemmeno fece il segno della croce in segno di saluto. A lei non importava niente della chiesa, per lei il Vaticano e l’Ordine dei Grigori poteva anche bruciare, il suo scopo all’accademia era chiaro e ben predisposto. Si avvicinò al contenitore dell’acqua santa e immerse la statuetta di Luka, bagnandola per bene. La avvolse in un panno per poi incartarla in un pacco, rosa pure quello. Uscì dalla chiesetta e notò il cagnetto svoltare l’angolo. Temendo che la seguisse, Roev decise di prendere una strada differente. Le era bastato farsi trascinare una volta da Amaimon per imparare il percorso per raggiungere la casa di Mephisto. Casualmente Amaimon si trovava proprio in giardino, così la aprì.
-Ciao.- Lo salutò Roev. Lui nemmeno la considerò. La ragazza rimase immobile a guardarlo curiosa. Non faceva assolutamente niente, stava immobile a mangiarsi le unghie esageratamente lunghe; poi si voltò brusco verso di lei e la prese per il braccio.
-Non mi fissare. Odio quando mi fissano.- Sibilò Amaimon. Aveva cambiato completamente espressione, da assente che era, si era fatto cattivo d’improvviso. Le stava torcendo un braccio, e la ragazza sentiva le ossa scricchiolare dal dolore. Non disse niente, non urlò, gli mollò solo un forte pugno in piena faccia. Un rivolo di sangue scese dal naso di Amaimon. Il ragazzo la lasciò andare, ma era pronto per sferrarle una specie di sberlone, quando una mano lo bloccò.
-Amaimon, contieniti! Non con gli ospiti.- Lo ammonì Mephisto. Si fissarono in cagnesco per un po’, poi il verde si passò una mano sul naso, e, vedendo sangue, si irrigidì –Andiamo?- Mephisto passò di fianco a Roev e la invitò a seguirlo; lei non disse niente e lo seguì. Vide Amaimon con la coda dell’occhio che la stava fissando, non riusciva a leggerne lo sguardo, ma la stava fissando. Camminò al fianco di Mephisto fino allo studio –Sono proprio sorpreso, mi complimento con te.- Disse a un certo punto l’uomo. Roev aggrottò la fronte.
-Cioè?- Chiese interrogativa.
-Nessun umano ha mai ferito Amaimon fino a farlo sanguinare.- Si piegò leggermente in avanti e la fissò a lungo negli occhi -Nessun comune umano.-
-Umano? Ma di che parli?- Gli chiese Roev ancora più confusa. Mephisto ridacchiò, facendola accomodare in una delle poltrone dello studio.
-Devi sapere che Amaimon in realtà è un demone.- Roev ebbe un tuffo nel cuore. Aveva parlato, conversato con un demone, le creature che più odiava al mondo. Si morse le labbra.
-Che significa?-
-Nulla, assolutamente nulla.- Rispose lui aggiustando un plico di documenti. A dir la verità, nemmeno Mephisto sapeva perché glielo aveva detto –Solo ti chiedo di non farne parola con nessuno.- Concluse appoggiando i documenti a fianco del computer.
-Va bene…- Cosa ci avrebbe guadagnato Roev ad andare in giro a dire che il preside di un’accademia di esorcisti ospitava un demone? Proprio niente. Decise quindi di starsene buona, non amava spettegolare, tantomeno farsi gli affari degli altri, quindi decise di non andare a toccare certi tasti, come Amaimon. Meglio evitarlo. La ragazza aprì la borsa ed estrasse il pacchetto con all’interno Luka Megurine bagnata di acqua santa –Tieni, un pensiero per ringraziarti per quello che hai fatto per me…- Fece sicura di sé, appoggiando il pacchetto sulla scrivania di Mephisto. L’uomo sorrise.
-Che carina, non dovevi.-
-Insisto.- Roev tornò a sedersi. Si fissarono per brevi istanti, poi Mephisto, sempre guardandola negli occhi, afferrò il pacco e lo aprì.
-Ah! Questa non me l’aspettavo proprio!- Afferrò l’action figure per il piedistallo dove stava appoggiata –Come sapevi che era una delle mie preferite?-
-Intuizione.- E bravo furbo, Roev aveva fatto la boiata di immergerla tutta tranne che per il piedistallo, che era il punto in cui l’aveva tenuta in mano. “Che stupida che sono.” Si disse, ma Mephisto era stato ancora più furbo nel prenderla in mano nel punto in cui non era stata bagnata con l’acqua santa. L’attenzione di Roev si riconcentrò nel momento in cui l’uomo stava per appoggiarla alla scrivania, perché la prese per la testa. Fece uno scatto, appoggiandola in fretta di fianco al pc, per poi guardarsi la punta delle dita: forse il tentativo di Roev non era del tutto fallito –Posso andare a suonare?- Chiese d’un tratto. L’uomo fece un cenno e la fece accomodare nella stanza di fianco allo studio.
-Io ho del lavoro da fare, quando ti stufi dimmelo.- E chiuse la porta. Roev si guardò un attimo attorno, poi si avvicinò al piano, aprendolo con la solita delicatezza maniacale ed estrasse gli spartiti di Trick and Treat  per poi appoggiarli al leggio. Lesse le note, provò a suonare per un paio di righe, poi cambiò e si concentrò su altri brani che conosceva. Il tempo volò in fretta, e quando la ragazza alzò la testa dallo strumento musicale, era passata più di un’ora. Si alzò chiudendo lo strumento, e appena voltatasi notò immediatamente la faccia soddisfatta di Mephisto, che la osservava dal divano poco lontano dal pianoforte.
-Brava, davvero brava.- La lodò alzandosi. Si avvicinò a passo deciso e costante a lei. Roev notò la straordinaria differenza d’altezza che c’era tra loro due, non era mai stata così vicino a Mephisto. Lui le prese la mano e le consegnò una chiave.
-A che serve?- Chiese la ragazza.
-E’ una chiave speciale, un po’ come quella che vi ho consegnato per frequentare il corso per esorcisti, solo che quando la infili nella serratura ti ritroverai in questa stanza. Al contrario, se la usi qui potrai tornare nella tua stanza al dormitorio.- Le spiegò. Roev se la mise al collo, nascondendola sotto la sciarpa bianca –Così potrai venire a suonare ogni volta che vorrai senza fare tutta quella strada.-
-Ti ringrazio.- Fece un breve sorriso per poi tornare subito seria. Ripensò alla statuetta di prima e alla reazione di Mephisto, e d’istinto gli guardò le mani, che l’uomo mise dietro la schiena.
-Qualcosa ti turba?- Le chiese con naturalezza.
-No, nulla… Torno al dormitorio, sono un po’ stanca.- Mentì. Infilò la chiave nella serratura e quando aprì la porta, era nella sua stanza –Ciao.- Lo salutò. Mephisto alzò la mano in segno di saluto, sorridendole, e quando la porta si chiuse, Amaimon saltò fuori dal nulla.
-Fratello, la voglio ammazzare.- Disse diretto.
-No, se solo provi a toccarla con un dito sarò io a uccidere te.- Gli rispose Mephisto.
-Ma, fratello… mi ha dato un pugno.-
-Ora come ora anche io potrei mollarti un cazzotto, Amaimon.- Lo minacciò alzando la mano chiusa.
-E va bene…- Si infilò in bocca un lecca-lecca per poi andarsene con le mani in tasca. Mephisto si guardò la mano, leggermente ustionata dal contatto con l’acqua santa che c’era nella statuetta.
-Si, direi che ci sarà molto da divertirsi.- Ridacchiò.




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Questo capitolo è... giusto un po' lungo, abbiate pazienza >.< 
Questo periodo è molto pesante, ho sempre un sacco di roba da studiare e
non ho quasi il tempo per scrivere, mi ritrovo spesso a continuare il racconto la sera tardi a notte fonda...
Per esempio, adesso sono le 02 e 23, sto per schiattare dal sonno ma non voglio dormire,
altrimenti la mia ispirazione se ne va in letargo... ._. 
Non ho molto da dire, ringrazio tutti quelli che seguono questa fic fatta completamente alla
cazzus ma che mi fa sentire vicino ad Ao No Exorcist e ai suoi personaggi!
Un saluto a tuttI!

Verox_XVIII

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Capitolo 6
*** Mepphyland ***


-Che palle, ma quand’è che arrivano?- Brontolò Rin. La classe era stata portata al parco divertimenti di Mepphyland, per una missione odierna.
-Bah! Le donne, sono lente quando hanno bisogno di prepararsi.- Fece Suguro incrociando le braccia. Roev, poco distante dal gruppetto, gli lanciò un’occhiataccia.
-Prego?- Chiese alzando le sopracciglia. Il ragazzo si voltò verso di lei.
-Tu sei un caso particolare, Akuma.- In effetti, l’aspetto della ragazza la riportava ad un maschiaccio in piena regola: corporatura snella, occhi marroni, piccoli e freddi come il ghiaccio e capelli corti, sparati. Indossava i pantaloni della divisa da uomo, per due motivi; uno ovviamente era per il colore della gonna, l’altro era perché detestava con tutta sé stessa quell’indumento. Il fatto che indossasse i pantaloni era perché si era spacciata per un maschio, all’inizio del corso, e per ingannare i professori e il Principale, aveva usato una panciera per appiattire i seni. Ingegnosa, ma le era quasi costato la sospensione. E adesso si ritrovava a usare i pantaloni, le stavano leggermente larghi, ma a lei andava bene così, erano comodi e le davano libertà nei movimenti, almeno non rischiava di farsi vedere le mutande, e la cosa la rassicurava. Shima si sporse per guardare la ragazza.
-Bhe, Akuma… potresti almeno degnarti di usare la gonna, no?- Ridacchiò. Per tutta risposta, lei sospirò.
-Manco morta.- Fece un sorriso, immaginandosi con la gonna. Ridicolo.
-Scusate per il ritardo!- Shiemi e Izumo arrivarono di corsa, e l’attenzione dei ragazzi si spostò sulle tette della bionda: erano enormi, esageratamente grandi. Roev sgranò gli occhi. In confronto a quelle di Shiemi, le sue erano due castagne; ma non aveva nulla di cui lamentarsi, almeno non le davano fastidio quando si muoveva e non ballavano la samba quando correva.
-Perfetto, ci siamo tutti?- I professori Okumura e Tsubaki cominciarono a illustrare la missione: nel parco di Mepphyland si trovava un fantasma con le sembianze di un bimbo, che fa i dispetti a tutti coloro che mettevano piedi nel parco. L’obbiettivo era di cacciarlo via “Niente di più semplice.” Pensò Roev sicura di sé. La classe venne smistata in coppie, ma dato che erano in numero dispari, qualcuno doveva sacrificarsi e andare da solo.
-Professore, chiedo il permesso per rimanere da sola.- Fece la ragazza alzando una mano. I due le diedero il consenso, e prima di partire, Suguro le passò di fianco.
-Sei tale  e quale a Izumo, te.- Le disse con un leggero tono di sfida. Roev scoppiò a ridere, una risata irritata.
-Sei proprio convinto di quello che dici, eh? Non parlare come se avessi capito tutto, tu non sai niente di me.- Lo avvertì per poi addentrarsi nel parco. Afferrò il bastone di legno che si portava sempre dietro in missione, era l’unica arma che poteva permettersi: svitava i manici di scopa del set della donna delle pulizie nel dormitorio femminile, per poi riportarla indietro una volta conclusa la missione. Una specie di prestito, insomma; non aveva soldi per permettersi una katana di ferro, dato che aveva perso il lavoro. Cominciò la ricerca, passò tra bancarelle e negozi vuoti, per poi ritrovarsi in una piazzola, che si affacciava alle montagne russe, di fianco al labirinto degli specchi. La prima cosa che le saltò all’occhio, era una gigantesca statua d’oro di Mephisto. Le venne quasi da ridere “Giusto un po’ egocentrico.” Pensò scuotendo la testa. Si guardò attorno, studiò il paesaggio. Era completamente vuoto, non un’anima viva che fiatasse. O forse no… perché alle orecchie della ragazza, arrivò una risatina bambinesca. Roev tese le orecchie in ascolto e strinse il bastone, pronta per un eventuale attacco. Di nuovo, udì la risata di un bambino.
-Ehi, befana!- La ragazza si voltò di scatto verso il labirinto degli specchi. All’ingresso, stava il fantasma con le sembianze del bambino che i professori avevano incaricato di scacciare –Dai, prendimi!- Il fantasma volò all’interno del labirinto. Roev corse all’inseguimento.
-Fermati!- Gli urlò. Entrò nel labirinto e, noncurante delle conseguenze, cominciò a svoltare a destra e a sinistra. Si fermò un istante e si guardò attorno confusa: era circondata dagli specchi, non capiva dove si trovava.
-Ehi, baldracca! Sono qui!- Roev ebbe un moto di istinti omicidi, vedendo il fantasma prendersi gioco di lei sfruttando il riflesso gli specchi.
-Non osare darmi della puttana!- Alzò il bastone e lo fece schiantare addosso a uno degli specchi, facendolo cadere in mille pezzi; si voltò di nuovo, in preda all’ira e ne distrusse un altro –Dove sei, piccolo bastardo?!- Gridò Roev gettando a terra quel vecchio manico di scopa. Rimase in silenzio ad ascoltare: niente. Era calato un silenzio spaventoso. Evidentemente, quel bimbo se n’era andato. Il problema di Roev, adesso era di uscire da quel labirinto. Mosse un passo verso il bastone, ma dovette bloccarsi. Avvertì che c'era qualcosa che non andava, non era sola. Si girò piano e vide il viso di Amaimon vicinissimo al suo. Mosse un passo all’indietro per il colpo, ma lui fu più svelto e  la afferrò per i capelli, strattonandola. Il ragazza digrignò i denti per non urlare dal dolore.
-Mi è stato ordinato di non farti del male, ma in qualche modo dovrò pur fartela pagare, no?- Le disse con naturalezza e calma. Le mollò una ginocchiata in pieno stomaco. Roev sputò un rivolo di sangue e cadde piegata in due dal dolore, mentre il demone cominciò a prenderla a calci –Allora? Non reagisci? Che pezzente! Ti avevo sopravvalutata.- La istigò. Roev aprì la bocca per parlare, ma il sangue le impastò le parole in bocca, così fu costretta a sputare di nuovo.
-Sei uno sporco demone!- Riuscì solo a dire con le poche forze che aveva.
-Ah, si?- La afferrò per il colletto e la fece alzare in piedi, per poi prenderla di nuovo per i capelli. Le fece sbattere la faccia contro uno degli specchi ancora sani, rompendolo. Alcune schegge graffiarono la faccia di Roev, che teneva gli occhi chiusi e stringeva i denti, il dolore dei calci che le aveva dato Amaimon non le facevano più sentire lo stomaco –Se il Principale viene a sapere che ti ho fatto questo mi ammazza.- Ma a lui non importava nulla di ciò che gli avrebbe detto o fatto Mephisto. Lui voleva vendetta. E voleva divertirsi. La spinse violentemente a terra. Roev provò ad alzarsi, ma non riusciva a muoversi e le faceva male il costato, evidentemente il calcio di prima deve averle rotto qualche costola –Ero convinto di annoiarmi e invece picchiarti è stato divertente.- Il demone le diede un ultimo calcio per poi voltarsi –Alla prossima! Rimettiti presto, così ti posso massacrare per bene di nuovo.- E scomparve tra gli specchi. Roev deglutì, non riusciva a muoversi, le faceva troppo male. Era distesa in mezzo alle schegge degli specchi e al sangue che aveva sputato in precedenze, sparpagliato in piccole ma nitide chiazze rosse e scure. La ragazza cercò di tirarsi su, ma ricadde a terra. Ebbe un capogiro, la vista cominciò a sbiadirsi… e poi fu il buio.

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Capitolo 7
*** Il passato ***


Delle voci. Roev udiva delle voci che sembravano lontane miglia da dove si trovava. Ma in realtà, appena aprì gli occhi, vide le facce dei suoi compagni di classe. Shiemi le teneva la mano, e appena vide che le si aprirono gli occhi, saltò giù dalla sedia, come fecero anche Shima e Okumura.
-Roev-Chan! Roev-Chan, va tutto a posto?- Le chiese la bionda, preoccupata. La ragazza provò a tirarsi su col busto, ma una fitta la costrinse a bloccarsi. Lanciò un grido di dolore. Era come se mille chiodi le si conficcassero sul costato. I suoi compagni rimasero a guardarla mentre riprendeva fiato.
-Cosa… cosa è successo?- Chiese confusa.
-Ti hanno trovata svenuta nel labirinto degli specchi e ti hanno subito ricoverato qui all’ospedale.- Rispose Suguro con le braccia conserte, senza guardarla in faccia. 
-Ospedale?- Fece Roev sgranando gli occhi.
-Si, avevi lividi dappertutto, tagli e delle costole rotte.- Rispose Miwa. Roev, in effetti, non riusciva a stare seduta, muoversi le faceva male, e sentiva che aveva addosso alcuni cerotti sulle braccia, sulle guance e una sopra all’occhio destro. 
-Si può sapere che cosa ti è successo?- Le chiese Shima.
-Non credo che ti interessi un argomento del genere.- Intervenne una voce. Nella stanza, entrò una donna dai lunghi capelli rossi con le punte bionde, vestita con dei corti jeans, calzamaglia, stivali e una giacca nera che le lasciava intravedere un seno esageratamente prosperoso –Adesso per favore uscite da questa stanza e lasciatela stare, ci pensiamo noi.- Da dietro la donna, apparve il Principale. Mephisto. La classe lo guardò come se fosse un mostro, con uno sguardo che poteva essere letto come una via di mezzo tra l’essere sorpreso o intimorito. Pian piano si alzarono silenziosi e uscirono dalla stanza. La donna afferrò uno sgabello e si sedette di fianco al letto, fissando Roev dritta negli occhi.
-Ciao, sono Shura Kirigakure, da oggi sarò la tua nuova professoressa di arti invocative.- Si presentò. Roev non seppe come prenderla, così spostò piano lo sguardo verso Mephisto. L’uomo stava in piedi in fondo al letto, e le studiava con i suoi piccoli occhi verde spento. Quando capì che non le sarebbe stato d’aiuto, chiuse gli occhi.
-C’è qualcosa che posso fare per lei, professoressa?- Le chiese direttamente Roev, senza soffermarsi troppo a presentazioni. La donna fece un mezzo sorriso.
-Che freddezza! Ho bisogno di un paio di informazioni su di te, devo capire delle cose. Innanzi tutto: il tuo nome.- Chiese. Una specie di interrogatorio.
-Roev Akuma.- Rispose.
-Quanti anni hai?-
-Sedici.-
-Dove vivi?- Roev non rispose, anche se la professoressa aspettò con calma, ma intuì solo quando la ragazzina spostò il suo sguardo verso di lei –D’accordo, ho capito, tanto non è importante…- Fece Shura alzando le spalle –Questa invece lo è: per quale motivo studi qui all’Accademia della Vera Croce?- Di nuovo, Roev fece scena muta.
-Roev, rispondi alla domanda.- Le disse Mephisto. Roev non disse niente, però cominciò a sentire una strana sensazione al palmo della mano, come di bruciore. Poi si ricordò: il suo patto, il marchio “Dovrai obbedire a ogni mio ordine.” Erano state le parole di Mephisto, e lui le aveva appena dato un ordine; se lei non avrebbe risposto, il patto sarebbe andato in fumo. Prese un respiro profondo.
-Non mi piace parlare di me stessa, ma farò il possibile…- Disse subito -…tre, quattro anni fa, mio padre venne ucciso dai demoni in un bosco. Era andato per cacciare… poi, qualche giorno dopo la sua morte, il gruppetto di demoni che lo aveva ucciso venne a tormentare me e la mia famiglia. Il mio fratellino, Masama, fu quello più colpito dai loro dispetti.- Fece una breve pausa. Percepì che il bruciore stava diminuendo –Mia madre passava i giorni a curare e vegliare su di lui, pregava anche per scacciarli via, ma non serviva a niente, le sue preghiere non venivano ascoltate. Ecco perché non me ne importa nulla della chiesa e del Vaticano, per me il consiglio dei Grigori può anche bruciare.- Mephisto fece un breve ma marcato sorriso, quasi soddisfatto di quell’affermazione –Quello che faceva mia madre non bastava, così decisi di fare a modo mio. Proteggevo mio fratello dagli attacchi di quei demoni, riuscivo quasi sempre a scacciarli via, ma mi trovavo sempre piena di ferite, come lui. Non tolleravo più quella situazione, così ho discusso con mia madre sul fatto di diventare esorcista. Lei ovviamente mi disse di no, perché “I demoni servono solo a giustificare l'imbecillità degli esorcisti e la stupidità dei loro sostenitori.”, diceva. Così litigai con lei, scappai di casa quattro mesi fa. E ora sono qui, alla Vera Croce.- Concluse. Shura fece alcuni cenni, mentre Mephisto si accarezzò il pizzetto.
-Capisco.- Shura si grattò in testa –Perché ieri al parco Amaimon ti ha attaccato?- Chiese ancora. Roev guardò di nuovo Mephisto, che sbarrò gli occhi e la guardò scuotendo piano la testa.
-Non lo so… sono incappata in lui e… bho, mi ha attaccata.- Rispose.
-Così, senza un motivo?- 
-Non ne ho idea…- 
-Pensavamo avessi a che fare con i demoni, per questo ti ho fatto quelle domande di prima, scusami.- Le disse Shura.
-Io odio i demoni, professoressa. Mi hanno rovinato la vita.- Le disse la ragazza con uno sguardo carico d'odio. Shura la guardò e Mephisto si voltò.
-È stata una fortuna che Suguro ti abbia trovata. Anche Okumura è stato attaccato da Amaimon, ma lui se l’è cavata con qualche livido.- Spiegò alzandosi in piedi –Mi dispiace, per le cose che ti sono successe, Roev… ti auguro buona fortuna.- Shura la salutò e prima di uscire, incrociò lo sguardo con quello di Mephisto –Dopo noi due dobbiamo parlare…- Gli disse quasi minacciandolo. Lui la guardò con la stessa aria e lei se ne andò. L’uomo si voltò verso Roev e si avvicinò.
-Avevi già intenzione di disobbedire al primo ordine che ti ho dato?- La ammonì con calma.
-Era una domanda a cui avrei preferito non rispondere…- Roev socchiuse gli occhi.
-Bhe, ma non c’è gusto se non conosco i segreti della mia futura anima. Non trovi?- Si leccò il labbro, sorridendole con cattiveria.
-Non cederò così facilmente, demone.- Lo avvertì la ragazza. Mephisto ghignò. Non era una ragazzina stupida, aveva già capito tutto, e lo aveva colto con le mani nel sacco.
-Ho già visto quanto è forte la tua resistenza, la prova sei tu stessa. Comunque avevo ordinato ad Amaimon di non sfiorarti nemmeno con un dito, ma evidentemente ha preferito fare di testa sua…- Le appoggiò la mano sulla fronte, coprendole anche gli occhi. Roev ebbe il batticuore.
-Non mi toccare!- Ringhiò in preda alla rabbia.
-Ssh, tranquilla…- La zittì. Mephisto chiuse gli occhi, respirò a fondo e… -Eins, Zwei, Drei! ✩- Esclamò. Roev venne avvolta da un calda luce. La ragazza si sentì improvvisamente stanca e assonnata, la testa le girava e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Il viso di Mephisto fu l’ultima cosa che vide, perché chiuse gli occhi e si addormentò di colpo.




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Angolo autrice:
Bhe, non è il massimo questo capitolo, mi spiace >.<
E' successo un po' di casino a scuola, ho sgarrato e mi hanno punita.
Adesso mi tocca pulire il cortile della scuola insieme ad altri tre miei compagni, fino a Febbraio.
E ovviamente con la punizione ci si è messa pure mia madre, mi ha staccato la connessione per tutta
la settimana, ogni tanto mi connettevo a casa di una mia amica. E a scuola... lol, lasciamo perdere. xD
Però con scopa e palette mi sento potente, lol.
*Afferra scopa e paletta*
THIS... IS... SPARTA PUNISHMENT!
*Comincia a spazzare foglie e mozziconi di sigarette*
-
Amaimon
: Che stai facendo?! fila a scrivere il prossimo capitolo!
Io: Ma tu che -azzo vuoi?! Mi hai pure menato la protagonista! Ora te la faccio pagare!
-
Al prossimo capitolo! ^^

Verox_XVIII

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Capitolo 8
*** Torniamo a Gehenna ***


-Fratello?- Chiamò Amaimon entrando  nello studio di Mephisto. Il demone era seduto dietro la scrivania, stava compilando alcuni documenti –Fratello…- Insistette Amaimon avvicinandosi. Prese un lecca - lecca dal piattino vicino al computer e si svaccò sulla poltrona –Fratello!- Alzo la voce. Mephisto si bloccò di colpo e alzò gli occhi dal foglio.
-Vattene Amaimon, non abbiamo nulla di cui parlare.- Gli disse senza prestagli troppe attenzioni.
-Non mi punisci?- Gli chiese sbalordito. Mephisto non gli rispose –Fratello, sei diventato troppo buono. Diventerai imbecille a forza di stare in mezzo agli umani.- Amaimon si alzò dalla poltrona e si avvicinò al demone -Torniamo a Gehenna, fratello.- Ordinò afferrandogli un braccio. Mephisto, per tutta risposta, gli mollò un sonoro ceffone, fulminandolo con uno sguardo spaventoso. Il demone  mollò la presa su di lui e si allontanò di qualche passo, massaggiandosi la guancia –Fratello…- Fece incredulo.
-Non permetterti di darmi degli ordini, sono tuo fratello maggiore, chi comanda qui sono io.- Fece arrabbiato –Adesso fammi il favore di sparire fino a domattina.-
-Ma… Fratello, io…-
-Vattene!- Ringhiò Mephisto mostrandogli i denti in segno di minaccia, come facevano i cani. Amaimon non disse più niente e se ne andò uscendo dalla finestra. Quando avvertì che se n’era andato, Mephisto si rilassò, appoggiandosi sullo schienale della sedia, sospirando. Chiuse gli occhi; era talmente rilassato che si addormentò per qualche istante. Ma si risvegliò quasi subito: aprì piano gli occhi e rivolse il suo sguardo verso l’action figure che le aveva regalato Roev.
 

E’ un pensiero per ringraziarti per quello che hai fatto per me.”

 
Si ricordò delle parole della ragazza, successivamente, gli venne in mente quello che Amaimon gli aveva detto qualche minuto prima:
 

“Sei diventato troppo buono. Diventerai imbecille a forza di stare in mezzo agli umani.
Torniamo a Gehenna.”

 
Mephisto fece una smorfia –Ma non diciamo stronzate.- Brontolò, rimettendosi a compilare documenti.


///

 
Quando Roev aprì gli occhi, era ancora sul lettino dell’ospedale. Aveva un forte mal di testa, e le tempie le pulsavano leggermente. Alzò il braccio per poi osservare con odio il marchio sul palmo della mano. Il fatto di aver scoperto tirando a caso che Mephisto fosse un demone, non la faceva sentire per niente a proprio agio con se stessa: aveva fatto un patto con un demone, e per di più se non l’avesse rispettato la sua anima sarebbe… sospirò; e quando lo fece, non avvertì alcun dolore. Si toccò il costato, perplessa: le costole non erano più rotte. Si alzò di colpo, di nuovo non percepì dolore. Che cosa le era successo? Scese dal letto strappandosi la flebo che aveva attaccato al braccio e balzò verso lo specchio, strappandosi i cerotti dal viso. Le ferite non c’erano più, nemmeno una cicatrice, un segno. Roev si sentiva piena di energia, percepiva l’adrenalina salirle alle stelle. Che cosa era successo? Afferrò i suoi indumenti e si vestì in fretta, uscendo dalla sua stanza. Per il corridoio, incontrò un’infermiera che la guardò aggrottando le sopracciglia.
-E tu che ci fai qui?! Fila nella tua stanza!- La afferrò per un braccio.
-Sto bene! Sono guarita!- Roev si scollò dalla presa della donna e corse via. Sentì l’infermiera urlarle dietro.
-Razza di ragazzina arrogante!- E cazzi a mazzi. Uscì dall’ospedale e si diresse al parco di fianco all’accademia, arrampicandosi con agilità in una delle strutture in metallo, per poi rilassarsi, al sole.
-Come mi sento bene!- Disse guardando il cielo. Si ricordò improvvisamente la scena in cui Mephisto le lanciava una specie di incantesimo, sicuramente una di quelle diavolerie da demoni. Però Roev stava bene, era guarita e di buon umore, che non durò a lungo: quando il suo telefono squillò e vide il nome di Mephisto con la chiamata in arrivo sullo schermo dell’apparecchio, borbottò qualcosa per poi rispondere.
-Roev! Dove sei?!- Gli fece il preside con un tono di voce che era una via di mezzo tra l’arrabbiato e il preoccupato. La ragazza brontolò di nuovo.
-Sono uscita.-
-Come sei uscita?-
-Con le mani.-
-Prego?- Mephisto non sapeva se prenderla come una battuta o una presa in giro.
-A piedi! Come vuoi che sia uscita?- Gli rispose Roev, innervosita.
-Mi hanno chiamato e mi hanno detto che sei praticamente scappata dall’ospedale.- Disse Mephisto in tono grave, cercando di farle capire che aveva sbagliato. Roev assunse uno sguardo perplesso, per sbuffare silenziosamente.
-Dettagli.- Fece spallucce. Mephisto sospirò, esasperato.
-Ti voglio nel mio studio tra cinque minuti; è un ordine, Roev. Se tardi dovrò prendere seri provvedimenti con te.- E riattaccò senza aggiungere altro. Roev mise il telefono nelle tasche dei jeans e si appoggiò alla struttura di metallo, sbuffando. Dopo qualche istante, cominciò a sentire una sensazione di bruciore, la stessa che aveva sentito quando era ancora ricoverata all’ospedale. Si guardò la mano: il marchio stava diventando pian piano nero. Le aveva dato un ordine. Se il marchio fosse diventato nero, la sua anima sarebbe diventata la cena di Mephisto. La ragazza si alzò in piedi e si diresse vicino all’entrata di un bagno pubblico. Infilò la chiave che le aveva dato il demone e si ritrovò magicamente nel suo studio. 

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Capitolo 9
*** Murasame ***


-Eccomi.- Annunciò chiudendo la porta. Il preside era seduto dietro la scrivania con le mani congiunte, scrutandola coi suoi piccoli occhi verdi che la studiavano dalla testa ai piedi, come per cercare qualcosa. Lei per tutta risposta, non lo considerò nemmeno, e rivolse il suo sguardo irritato da un’altra parte. Quando Roev fece per sedersi, la sedia si mosse e slittò indietro, facendo cadere la ragazza –Che cos’è?!- Fece lei alzandosi in piedi di scatto, allarmata. Guardò in cagnesco la sedia, per poi spostare il suo sguardo su Mephisto –Non è divertente.-
-Neanche tu prima lo sei stata.- La ammonì il demone.
-Piantala Mephisto.- Sbottò sedendosi, con cautela –Non prendermi in giro.- Lui scoppiò a ridere, una risata irritata che soffocò in pochi secondi.
-Come scusa? Chi è che non dovrebbe prendere in giro qua?- Fece impassibile. Roev si innervosì e alzò sbattendo le mani sul tavolo.
-Adesso smettila, demone! Chi ti credi di essere?!- Disse quasi come accusandolo. Mephisto le lanciò uno sguardo truce che le fece letteralmente venire i brividi. Aprì la bocca per parlare.
-Siediti, Roev.- Le ordinò. La ragazza cercò di rilassarsi e obbedì all’ordine, sedendosi senza replicare. Il demone si alzò, fece il giro della scrivania e si accucciò di fronte a lei appoggiando i gomiti sulle sue ginocchia. Roev sentì che il suo cuore stava per cederle quando la afferrò per la mandibola tirò verso di sé, fissandola dritta negli occhi -Ascoltami bene, tesoro, perché non ho intenzione di ripeterlo due volte: TU chi ti credi di essere. Sei solo una ragazzina capricciosa e arrogante. Forse non ti sei ancora resa conto con chi hai a che fare.- Gli sibilò in faccia Mephisto. Roev deglutì, non se la aspettava quella reazione –Tu hai la minima idea di chi sono veramente io? Abbiamo fatto un patto e io sono leale con te; e tu è così che lo rispetti? Cercando di disobbedirmi? Non provarti mai più a prendermi per il culo, mia cara.- Roev strinse i denti, la sua presa sulle sue mascelle le doleva.
-Leale? Non mi hai detto che sei un demone, ti sembra leale? I demoni sono bugiardi di natura e ingannatori per arte!- Disse. Mephisto si bloccò un istante, per poi sfoderare un ghigno terribile, facendola rabbrividire.
-Tu sei venuta da me perché eri disperata, te lo ricordo.-
-Sarò anche disperata, ma non cederò la mia anima a un demone come te. Voi demoni mi avete rovinato la vita. Mi fate schifo.- Ringhiò Roev mentre sentì l’ira crescerle dentro.
-Non sono stato io a uccidere tuo padre.- Stava perdendo la pazienza -Hai idea di quanta gente sta morendo proprio in questo momento a causa dei demoni? Anche il mio migliore amico è morto per colpa da un…-  Mephisto si bloccò e allentò la presa su Roev. La lasciò andare e si rimise a sedere chiudendo gli occhi e congiungendo le mani. La ragazza rimase in piedi a guardarlo.
-Mephis…-
-Vai a suonare il piano, Roev.- La bloccò prima che la ragazza potesse formulare una frase. Lei ubbidì e se ne andò nella stanza accanto senza dire niente, a suonare. Mephisto alzò le testa e fissò la porta con sguardo perso, poi guardò fuori dalla finestra e infine si svaccò nella sedia, mettendosi una mano sulla faccia.
-Sto davvero diventando imbecille a forza di stare in mezzo agli umani.- Disse tra sé e sé. Ma non aveva rimpianti per aver abbandonato Gehenna, anzi, ne gioiva. Lui stava bene ad Assiah, e non aveva intenzione di tornare in quell’inferno, mai. Sfoderò un sorriso appena udì Roev comporre brani al piano –Ma sì, in fondo chi ha voglia di ritornare?- Si rilassò e si appoggiò alla poltrona con le mani dietro la nuca, fischiettando. Più ascoltava Roev suonare il piano, più ripensava alla discussione precedente; e più le note si diffondevano, più il cervello di Mephisto pianificava, pianificava e pianificava ancora; fino quando il demone ebbe un lampo e si alzò dalla sua comoda postazione del suo ufficio, facendo capolino nella stanza accanto. Roev si interruppe di scatto e si voltò spaventata.
-Che succede?- Chiese. Mephisto la prese per mano e la costrinse a seguirlo di nuovo in ufficio.
-Roev, tra qualche settimana con la classe andrete in campeggio.- Le disse aprendo vari cassetti del mobile di fianco alla sua scrivania.
-Questo ce l’avevano già comunicato, perché me lo dici?- Le venne naturale chiedere. Mephisto chiuse uno dei cassetti e la guardò.
-Io prima ti ho parlato di lealtà, bhe, ho deciso di vuotare il sacco e dirti tutto: è vero, sono un demone, più precisamente figlio di Satana, Amaimon è il mio fratello minore e i gemelli Okumura i miei fratellastri minori. Alla vostra escursione nella foresta assisterò Amaimon, gli avevo promesso un duello con Okumura.- Roev lo guardò sconvolta.
-Cioè, mi stai dicendo che anche gli Okumura sono demoni?- Fece sconcertata.
-Più precisamente sono nati dall’unione di una donna umana e di Satana, Rin è un demone, Yukio è un comune umano.- Rovistò in un profondo cassetto, poi si bloccò –Tu avevi crociato Knight nella scheda, giusto?-
-Si… però ASPETTA! Figli di Satana? Il re demone?!- Roev era sempre più sconvolta.
-Te l’ho detto che ho deciso di vuotare il sacco, tanto tu perderai la mia scommessa e la tua anima sarà mia.- La canzonò –Però dato che sei un’umana oserei dire piccina, voglio darti una mano.- Estrasse da un cassetto una custodia di legno, sigillata con vari marchi. Mephisto pronunciò qualcosa di incomprensibile, e i sigilli sparirono, permettendo al demone di estrarre una katana dalla fodera color turchese e verde: la lama affilata era di un colore blu metallizzato che risaltò subito agli occhi della ragazza –Questa è Murasame, la katana di Egyn il Re dell’ Acqua, uno dei miei fratelli.- La ritirò nel fodero e la consegnò alla ragazza –Te la regalo, tanto io non me ne faccio nulla.- Roev prese in mano l’arma, letteralmente ammaliata dalla eleganza delle decorazioni sulla fodera e dalla bellezza della lama.
-Non so come ringraziarti.- Bofonchiò la ragazza in preda alla gioia. Mephisto fece spallucce, per poi avvicinarsi e mostrarle il disegno di un drago, nel fodero.
-Questo invece è Seiryu, il drago azzurro che rappresenta l’acqua, è il demone servitore di Egyn.- Spiegò. Roev lo osservò affascinata.
-Mi piace tantissimo, ti ringrazio!- Disse con un bagliore di ammirazione negli occhi.
-Te l’ho data solo perché sei giovane e indifesa. Ora che mi fai pensare, non ricordo di aver mai fatto scommesse con ragazzine giovani come te…- Confessò massaggiandosi il mento. Roev, per tutta risposta, lo colpì alla schiena con la Murasame nel fodero.
-Mi hai fatto male.- Borbottò lui guardandola. Roev ridacchiò divertita, ma smise subito: da quanto tempo non rideva? Forse talmente tanto che si era pure dimenticata come si faceva. Decise che era meglio tornare in dormitorio, così salutò Mephisto, lo ringraziò di nuovo e se ne andò.



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Angolo autrice:
Fiiiiiiiinalmente ce l'ho fatto, questo capitolo ha messo a dura prova la mia fantasia.
Mi sono scervellata per un bel po' prima di continuare, e per la prima volta mi 
sento un pochino realizzata, pubblicando questo capitolo, ahah xD
Un saluto a tutti quanti, ringrazio chi segue la storia e i recensori che hanno commentato,
mi fate aumentare la voglia di continuare con la fic xD
Verox_XVIII

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Capitolo 10
*** Esame in fiamme ***


Qualche settimana dopo, la classe si svegliò la mattina presto per un’escursione nei boschi vicino all’accademia. Roev si era preparata le cosa la sera prima, così la mattina appena sveglia doveva solo cambiarsi e sistemarsi. Partirono a piedi dall’ingresso della Vera Croce, per poi attraversare un pezzo della città e dalla periferia, addentrarsi in un sentiero e sbucare nel bosco. Gli accompagnatori erano il professor Okumura Yukio e Shura Kirigakure. Camminarono a lungo per poi sbucare in una radura posta al centro della selva. I ragazzi cominciarono a piantare le tende e a spostare roba, come botti di acqua santa e un paio di fornelli da campeggio, mentre Roev, Shiemi e Izumo disegnavano con un grosso compasso e del gesso dei cerchi protettivi anti demone attorno al campo; Shura le teneva d’occhio in cima ad un albero. Le ragazze finirono l’opera all’imbrunire, per poi riposarsi nella tenda prima dell’inizio della prova. Il professor Okumura cominciò a illustrare l’obbiettivo: c’erano quattro lanterne poste a circa quattrocento metri di distanza dal campo, chi riusciva a trovarla per primo doveva accenderla e portarla indietro. Negli zaini avevano scorte di cibo, una torcia, una cassetta del pronto soccorso per eventuali ferite, fogli per le invocazioni, dei fuochi artificiali per le emergenze e una scatola di fiammiferi. Roev afferrò la scatoletta e si sorprese nel sentire che era praticamente vuota. La aprì e vide un solo fiammifero all’interno. Non sapeva se stupirsi a rimanerci delusa.
-Mi scusi, perché abbiamo un solo fiammifero?- Chiese Izumo perplessa.
-E’ semplice: hai solo una possibilità di scelta, se usarlo per i fuochi artificiali o per la lanterna.- Spiegò il professore. Quindi, Roev e i suoi compagni in caso di grave pericolo avrebbero potuto continuare la prova rischiando, oppure salvarsi la pellaccia con la conseguenza di rimanere bocciati. Si prepararono in fretta, Roev si legò la sacca in vita e il fodero con la Murasame all’interno a tracolla, tenendola penzolante dietro la schiena. Si misero in posizione di partenza e il professor Okumura fece il conto alla rovescia, annunciando l’inizio dell’esame sparando un colpo per aria. Roev partì subito di corsa senza accendere la pila e, velocissima si infilò in mezzo alla vegetazione sparendo dal campo visivo di tutti.
-Quella Akuma è bestiale quando corre!- Commentò Shura bevendo come una spugna mentre Yukio non faceva altro che lanciargli occhiate storte a ogni sorso che buttava giù. In quell’esatto momento, Roev stava correndo come una forsennata per il bosco, cercando la lanterna e si bloccò non appena vide un’esplosione di luce blu provenire alle sue spalle. Decise di ignorarla alla grande e continuò per la sua strada, corse per svarianti minuti, graffiandosi con i rami dei cespugli e calpestando fango, schizzando come una scheggia a destra e a sinistra come presa da una crisi epilettica, mentre cercava di scacciare via delle grosse falene; quando passò di fianco a un carro di legno. Si fermò di nuovo di colpo e si sorprese nel vedere che di fianco al carro c’era una gigantesca lanterna di pietra. Si affrettò ad estrarre il fiammifero dalla sacca, ma prima che potesse accenderla, udì lo sparo di un fuoco artificiale in lontananza.
“Qualcuno si è già arreso…” Pensò facendo spallucce. Di corsa accese la lanterna per poi sigillarla in modo che non andasse a zonzo, il problema era come fare a trasportarla. Provò a spingerla verso il carro, la mosse di qualche centimetro, ma dovette prendere fiato un istante. In lontananza sentiva forti botti e l’ambiente si illuminò un paio di volte, ma ignorò tutto ciò che le stava accadendo attorno: doveva portare a compimento il suo obbiettivo. Tentò un altro paio di volte a caricare la lanterna sul carro, ma era troppo pesante, e Roev era sempre più stanca. Ci riprovò una quarta volta ma fu costretta a bloccarsi a causa del telefono che prese a squillare; la ragazza lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e guardò nello schermo vedendo il nome di Shura.
-Pronto?-
-Roev, torna subito al campo!- Gridò la professoressa.
-Che succede?- Si allarmò la ragazza.
-L’esame è stato sospeso. Siamo stati attaccati da Amaimon, tu sei l’unica rimasta fuori dal cerchio anti-demone, sei la più vulnerabile! Ritorna subito!- Ordinò.
-Arrivo, dammi un minuto.- Riattaccò. Guardò la lanterna ed estrasse la Murasame dal fodero. La lama blu metallizzato si illuminò di una fioca luce azzurrina. La ragazza affondò la lama in una pozzanghera d’acqua piovana vicina, e la spada assorbì tutta l’acqua che vi era,  poi puntò la lama verso la lanterna e con un getto d’acqua la spense. Era una tecnica che aveva imparando esercitandosi, la Murasame era una spada dalle mille risorse, e sfruttava le proprietà dell’acqua a suo vantaggio. Quando fu sicura di aver spento la lucerna di pietra, si voltò per correre al campo, ma una scossa di terremoto la fece cadere a terra. Non fece in tempo a rialzarsi che qualcosa di grosso la afferrò per la felpa e la sollevò da terra, librandosi in aria. Roev si dimenò spaventata, era TROPPO in alto per i suoi gusti. Non riusciva ad estrarre la katana dalla fodera, così cercava di prendere a pugni (inutilmente) quell’animale o demone che la stava allontanando sempre di più dal suolo. Roev tirò un urlo quando quella cosa la lasciò andare, facendola atterrare su una poltrona sospesa a mezz’aria. La ragazza rimase perplessa nel vedere pasticcini, biscotti e bignè fluttuare intorno a lei, e un elegante servizio da tè comparve in mezzo a quello spettacolo. Le parve di essere in un sogno, effettivamente si convinse di stare sognando, convinta di aver battuto la testa da qualche parte, ma pochi istanti dopo comparve Mephisto seduto comodamente su una poltrona identica a quella della ragazza, a sorseggiare tè: realizzò che era la realtà.
-Cosa mi rappresenta tutto questo?- Chiese soffiando via un muffin che le era arrivato davanti alla faccia, ostruendole la vista.
-Nulla di che, ti volevo solo accanto a me per assistere a questo spettacolo. Un po’ di tè?- Chiese mentre il servizio fluttuò verso la ragazza.
-No, grazie.- Rispose spingendo via la tazzina vuota –Di quale spettacolo stai parlando?- Una scarica di luce blu apparve improvvisamente tra gli alberi del bosco, e due figure combattevano a mezz’aria: erano Rin e Amaimon. I due si pestavano violentemente, sembravano due cani in lotta per il territorio. Mephisto applaudì con un ghigno soddisfatto stampato sul volto.
-Avevo promesso ad Amaimon un incontro tra lui e Okumura, questa era l’occasione più adatta.- Spiegò il demone. Roev guardava la scena a bocca aperta, mentre si accorse dopo un po’ che la poltrona stava fluttuando pian piano a fianco in quella dove vi era seduto Mephisto. La ragazza guardò verso il basso e si irrigidì, stringendo la presa sui braccioli, per poi concentrare la sua attenzione sui due. Okumura infilzò Amaimon sulla spalla e lui gli tirò la coda, facendolo gridare dal dolore.
-Che violenza…- Commentò con una nota amareggiata la ragazza.
-Sono demoni, che ti aspettavi?- Fece Mephisto con naturalezza scartando una caramella.
-Ah bhe, perché tu…- Commentò Roev; questo diede fastidio al demone, che la guardò male.
-Io non sono rozzo e dispotico come tutto il resto dei demoni, sono un gentiluomo, io.- Puntualizzò sorseggiando dell’altro tè, con eleganza sopraffina –Pardon, gentildemone.- Si corresse da solo. Roev sospirò, ma si allarmò non appena Rin cercò di colpire in testa Amaimon con la katana. Il Re della Terra bloccò il colpo usando le mani, mentre stava letteralmente andando a fuoco, entrambi erano avvolti in quell’intensa nuvola di fiamme blu. Rin gridò e scaraventò Amaimon lontano, mentre Mephisto si mise di nuovo ad applaudire -Meraviglioso, non pensavo che sarebbe riuscito a sconfiggere Amaimon.- Commentò.
-Non mi sembra che ci sia tanto da applaudire…- Intervenne Roev. Amaimon atterrò su una pianta, con gli abiti che fumavano e lui ansimante. Mephisto si alzò in piedi sulla poltrona e si tolse il cappello a cilindro –Hai combattuto abbastanza, Amaimon. Ora goditi il tuo meritato riposo.- Disse. Puntò l’ombrello sul bordo del cilindro e lo bacchettò a ritmo del suo Eins, Zwei, Drei –Orologiò a Cucù!- Il cappello emise una densa nube di fumo, e apparve un orologio a cucù, da cui uscì una colomba con un cilindro e un papillon a pois che afferrò Amaimon col becco e lo trascinò dentro l’orologio. Il demone assunse un’espressione soddisfatta, e guardò Roev –Bene, adesso…- Non fece in tempo a finire la frase che una lama spezzò in due l’orologio, distruggendolo. Mephisto si coprì il volto e Roev fece lo stesso, spaventata. Rin Okumura era davanti a loro, aveva perso il controllo delle sue fiamme e li guardava con un’espressione truce, come se volesse ammazzarli entrambi. Mephisto lo guardò con sprezzo –Ahi ahi ahi…- Fece rimettendosi il cappello –Così non va bene, fratellino.- Il ragazzo saltò verso di loro, mirando a Roev. Mephisto la afferrò per la felpa con uno scatto più veloce di quello del ragazzo e la prese con sé. Rin colpì a vuoto la poltrona dove prima stava la ragazza e cadde in mezzo agli alberi, sprigionando fiammate blu che stavano pian piano bruciando tutto. Roev era rannicchiata vicino a Mephisto, teneva la testa tra le mani, gli occhi chiusi per la paura –Roev, andiamo.- Ordinò prendendola per mano e tirandola in piedi. L’ombrello del demone si trasformò in un pipistrello rosa e Mephisto afferrò il manico.
-Fermo!- Gridò Roev. Era rigida come una statua di pietra, aveva troppa paura dell’altezza.
 –Roev, non abbiamo tempo!- Fu costretto a prenderla in braccio e a sorreggerla con la sinistra mentre con la destra stava aggrappato al suo ombrello pipistrello, che volò verso l’accademia per poi planare velocemente ai margini del bosco. Appena toccò terra, la lasciò andare –Seguimi.- Ordinò di nuovo senza preoccuparsi del suo stato. La ragazza, tremando leggermente, lo seguì insicura. Dopo aver camminato per qualche minuto, si abituò in fretta di nuovo alla presenza del suolo sotto i suoi piedi. Mephisto si bloccò di colpo e la fermò con un gesto del braccio –Ferma.- Ordinò. Erano vicini a uno dei cancelli dell’accademia, c’era la classe di Roev al completo, professori compresi, Rin era svenuto a qualche metro da loro e in cima alla torre di uno dei cancelli, c’era un giovane dai lunghi capelli biondi e completamente vestito di bianco. Mephisto si toccò il cilindro –Che palle…- borbottò. L’uomo in bianco stava parlando a Shura, Roev li sentì discutere.
-Shura, non pensi che la creatura che poco fa era avvolta dalle fiamme fu, sia imparentata con Satana?- Chiese il biondo.
-Seguimi.- Ordinò Mephisto alla ragazza, facendole cenno di seguirlo e uscirono dal loro nascondiglio con naturalezza.

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Capitolo 11
*** Smascherato ***


-Le tue deduzioni non smettono mai di stupirmi.- Mephisto si rivolse al giovane biondo con una nota di presa in giro nel tono della voce, mentre Roev dietro lo seguiva silenziosa, rimanendogli vicina –Da quanto tempo, Angel. Ho sentito che hai guadagnato il titolo di Paladino. Lasciami esprimere la mia gioia al riguardo.- Fece un breve ed elegante inchino. Ora che era più vicino, Roev poté osservare meglio l’uomo.
-Lasciami esprimere il mio disgusto al riguardo.- Disse. Mephisto ridacchiò divertito spiandola con la coda dell’occhio.
-Arrogante, eh?- Le sussurrò cercando di non farsi sentire da Angel. 
-Hai finalmente deciso di mostrarti per ciò che sei? L’Ordine dei Grigori riconosce il tuo tradimento, ora. Quel ragazzo ne è la prova.- Lo accusò il biondo indicando Rin, svenuto a pochi metri da loro.
-Ti assicuro che non è come sembra.- Si difese il demone alzando l’indice –Lo prendo come un insulto nei miei confronti.- Fece il finto offeso. Angel disse qualcosa a bassa voce per poi sfilare del fodero appeso in vita un’enorme spada di ferro.
-Per ordine del Vaticano e del Concilio dei Grigori...- Scomparve dalla sua postazione nella torre e riapparve davanti a Rin, prendendolo per la camicia -…sterminerò la progenie di Satana!- Stava per infilzarlo con la spada, quando Shura si avventò su di lui e lo allontanò. Angel la respinse con un forte calcio che la fece cadere. Roev estrasse la Murasame dal fodero appeso alla schiena.
-Roev!- Cercò di bloccarla Mephisto, ma lei era già partita alla carica. Tentò di colpire l’uomo con un paio di fendenti, ma lui li schivò con facilità.
-Sei tenace, ma non hai tecnica.- Disse scomparendo. Roev avvertì un dolore alla schiena: Angel le aveva tirato un calcio pure a lei da dietro e la ragazza era volata in avanti, sfracellandosi rovinosamente per terra –…e sei pure lenta, ragazzina.- La criticò. Shura cercò di colpirlo di nuovo ma lui la bloccò da dietro, puntandole la lama alla gola. Roev si tirò faticosamente in ginocchio, la schiena le doleva.
-Hai fatto male a metterti contro Angel, Roev.- La ammonì Mephisto. La ragazza piantò la spada a terra.
-Cazzo!- Sputò –Mi sono fatta sconfiggere da un frocio!- Imprecò arrabbiata alzandosi in piedi. Angel stava cercando di parlare a Shura, ma lei non ne voleva sapere di ascoltarlo.
-Taci, crapa pelata!- Lo zittì la donna. Lui scoppiò a ridere per poi dirle qualcos’altro, lasciandola andare;  afferrò Rin per la camicia.
-Lui verrà giustiziato insieme a te.- Indicò Mephisto, che sorrise con naturalezza.
-Non vedo l’ora.- Annunciò raccogliendo la katana di Rin ormai spezzata, rimettendola nella fodera. Il professor Okumura guardò il preside, preoccupato.
-Stai tranquillo, ci penserò io.- Lo rassicurò, porgendogli la katana –Questa ormai è andata.- Gliela consegnò per poi voltarsi verso il biondo –Andiamo, Angel?- Lo canzonò quasi allegro –Shura, Roev-Chan, voi sarete le testimoni.-




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Angolo Autrice:
Chiedo perdono per la cortezza del capitolo e del finale brusco, ma ho avuto un po' di problemi in questo periodo...
Cercherò di aggiornare e dedicarmi alla fiction il più presto possibile, e chiedo perdono per l'inaccettabile ritardo!
Verox_XVIII

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Capitolo 12
*** Il processo ***


La Filiale Giapponese, sede del Consiglio dei Grigori, era un posto per gente importante, che contava per la società della Vera Croce. Roev si era guardata intorno a lungo, senza soffermarsi troppo sui particolari; ma non riusciva ad ambientarsi quel posto, troppo casino, troppa gente che circolava, troppo chiuso, quel posto. Continuava a tenere la Murasame a portata d’attacco, pronta per sfoderarla, stando attenta a chi si avvicina troppo. Mephisto le appoggiò una mano sulla spalla, facendola sussultare.
-Stai tranquilla, qui nessuno ti farà del male.- Cercò di calmarla. Il problema era che lei non riusciva a fidarsi, per quanto si sforzasse. Adesso erano lì, in quel posto schifoso, che puzzava di chiuso, davanti a un giudice e ai tre Grigori e a un sacco di altra gente, tra cui esorcisti, preti, vescovi e tanti altri pezzi grossi della società della Vera Croce. Il giudice cominciò a parlare a Mephisto, che lo guardava con un ghigno terribilmente cattivo, ma divertito.
-Il capo della Filiale Giapponese e preside della scuola per esorcisti; l’Accademia della Vera Croce, Mephisto Pheles, Cavaliere Onorario ed esorcista di categoria superiore, è stato accusato di tradimento verso il Vaticano e il Concilio dei Grigori per aver allevato in segreto la prole di un demone assieme al deceduto Shiro Fujimoto.- Annunciò il giudice. Roev tirò un lungo sbadiglio, lacrimando per la noia. Angel le tappò la bocca spalancata, ma la ragazza non gradì il gesto, e lo scansò irritata mentre Mephisto e il giudice continuavano a discutere –E’ vero che quel ragazzo è figlio di Satana?- Chiese indicando Rin, che era stato imprigionato all’interno di un cristallo blu. Non era cosciente, sembrava addormentato.
-Si.- Rispose il demone. Si sentì un fastidioso brusio di sottofondo.
-E come mai si trova qui ad Assiah?- Chiese di nuovo il giudice.
-Lui è l’arma che intendo usare per sconfiggere Satana.- Rispose. Roev non era sicura di saperlo con certezza, ma sentiva che Mephisto stava mentendo sul fatto di Rin. In fondo è il suo fratellastro, lo stava proteggendo come Shiro Fujimoto prima di lui.
-Ma non capite che vi sta imbrogliando? Mentire fa parte della sua natura! Si sta prendendo gioco di noi, non lo capite?!- Lo attaccò Angel in quarta.
-Ma è anche vero che negli ultimi duecento anni, il Signor Pheles si è guadagnato una certa dose di fiducia.- Ribatté uno dei Grigori. Proprio in quell’istante, la terra tremò.  Angel e Shura si guardarono attorno allarmati, mentre cercavano di rimanere in equilibrio. Roev inciampò, ma si tirò in piedi quasi subito.
-Okumura, bastardo! Dove sei?!- Si udì una voce in lontananza. Roev la riconobbe. Angel e Shura si avviarono verso i portoni, da dove proveniva la voce che urlava e imprecava. Stava per aggiungersi pure la ragazza ai due, ma Mephisto la bloccò.
-Rimani qui, Roev.- Le ordinò girandosi verso di lei. La ragazza si guardò il marchio sul palmo della mano, per poi tornare indietro, ubbidendo all’ordine.
-Chi è quella ragazzina che ti porti appresso, Signor Pheles?- Chiese uno dei Grigori.
-E’ una studentessa della mia accademia, frequenta il corso per esorcisti.- Rispose il demone. Proprio in quel momento, i portoni del salone esplosero di colpo, scaraventando Shura e Angel per aria, esausti. Dal buio emerse l’ultima persona che Roev avrebbe voluto incontrare in quel mondo: Amaimon, sottoforma di un gigantesco colosso di pietra. La ragazza, intanto, aveva notato degli enormi vasi legati insieme da un lungo nastro rosso, usati per il decoro del salone; vasi d’oro con all’interno un numero esagerato di fiori. Le venne un’idea, ma Mephisto le aveva ordinato di non muoversi dalla sua postazione. I Grigori ordinarono immediatamente a Mephisto di sbarazzarsi del Re della Terra. Il demone fece un cenno di affermazione –Roev.- Chiamò la ragazza, che fremeva con l’adrenalina alle stelle, mentre fissava i vasi –Fallo fuori.- Ordinò schioccando le dita. La ragazza evitò una manata e corse velocissima verso quei vasi. Tirò il nastro che li teneva legati assieme, sfilandolo velocemente e facendoli cadere a effetto domino. Quelli si spaccarono tutti, facendo fuoriuscire una grande quantità d’acqua.
-Ti schiaccio come una mosca, brutta deficiente!- Amaimon provò a colpirla di nuovo, mentre lei lo evitò, legando il nastro attorno all’elsa della Murasame.
-Che cosa sta facendo?- Chiese Angel con una nota di irritazione nella voce.
-Non la sottovalutare, è in gamba.- Gli diede una gomitata Shura. Roev saldò per bene il nastro all’elsa, ma una manata la colpì, facendola cadere. Si tirò in piedi appena prima che l’altra mano tentò di schiacciarla, ed estrasse la Murasame dalla fodera.
-VAIIIII!- Urlò scagliando la spada verso Amaimon. La lama si conficcò poco lontano dalla sua testa, aveva mancato il bersaglio –No, cazzo!- Imprecò. Un'altra manata si schiantò di fianco a lei, mandandola di nuovo a gambe all’aria. Roev vide il nastro penzolare di fianco al gomito del gigante di pietra, così si fece coraggio e cominciò a correre lungo per il braccio di Amaimon, scivolando a tratti.
-Patetica.- Commentò Amaimon. La ragazza si buttò verso il nastro e lo afferrò, slanciandosi verso la faccia del colosso.
-Fantastica!- Gridò Mephisto applaudendola. Roev si appese al naso e allungò il braccio verso la katana. Riuscì a prenderla e la lama si illuminò di blu. Assorbì in pochi secondi l’acqua caduta dai vasi di creta e la puntò verso Amaimon; partirono una serie di getti a forma di lama, che scalfirono la pietra attorno al demone, graffiandogli la faccia.
-Quella spada…- Prima che potesse finire la frase, qualcosa lo trafisse di netto: Rin si era svegliato, e lo aveva appena colpito in pieno. Le rocce sotto i piedi di Roev si frantumarono e la ragazza cadde a terra, di schiena. Annaspò per la botta e strinse i denti, tirandosi in piedi a fatica e guardando i due.
-Non è possibile! Io sono il Re della Terra. Non posso perdere!- Disse Amaimon, incredulo. Le fiamme blu di Rin presero il sopravvento sul suo corpo del Re della Terra, che andò letteralmente fuoco. Si dimenò, in preda al dolore, lanciando un urlo spaventoso –FRATELLO!- Gridò disperato rivolto a Mephisto, mentre il suo corpo spariva tra il fuoco e la cenere. Roev fissò il punto in cui Amaimon era sparito.
-È … morto?- Chiese stupita la ragazza. Rin rinfoderò la sua katana per poi svenire, mentre Yukio lo raggiungeva preoccupato. Angel puntò l’enorme spada verso la testa del ragazzo svenuto, pronto per trafiggerlo.
-Metterò fine a quest’abominio!- Alzò la spada, ma Roev afferrò il fodero della sua katana e lo scagliò verso Angel, colpendolo in piena faccia. L’uomo indietreggiò di qualche passo con il segno del fodero stampato sulla faccia.
-Non ci provare, finocchio.- Si alzò in piedi la ragazza, ma le gambe le tremarono. I suoi compagni di classe la raggiunsero e Shima l’aiutò ad alzarsi.
-Tutto bene, Aku…?- Non fece in tempo a finire la frase che Angel lo spintonò a lato e afferrò la ragazza per il coletto della felpa, strattonandola con rabbia.
-Potrei sbatterti in cella per un atto simile; ma tu lo sai chi sono io?!- La minacciò.
-Arthur, la lasci andare.- Ordinò uno dei Grigori. L’uomo obbedì all’ordine con un po’ di esitazione, avrebbe voluto gonfiarla di botte. Mephisto e i Grigori parlarono ancora dell’offerta che il demone aveva loro proposto, e i tre accettarono. Finito di contrattare, Mephisto raggiunse i suoi studenti e Shura con un sorrisetto soddisfatto, e mentre tornavano a piedi all’accademia, Roev, si avvicinò a lui.
-Sembri molto sicuro di te.- Gli disse. Lui alzò le spalle.
-Non ho mai perso una scommessa in vita mia, non perderò nemmeno questa… e la tua soprattutto.- Esaminò le ferite che Roev si era procurata nel corso di quella lunga notte, tra corse nel bosco e risse alla Filiale –Riuscirai a comporre al tuo adorato pianoforte in questo stato?- Lei lo guardò fulminandolo con lo sguardo.
-Non sottovalutarmi.- Disse solo, mentre il sole stava pian piano sorgendo davanti a loro e al resto del gruppo.


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Hell Yeah! Angolo Autrice!
Finalmente ce l'ho fatta a scrivere questo capitolo, domani sarebbe stato un mese esatto se non avessi aggiornato ora xD
Un mese... azzo se passa il tempo... o.o 
Chiedo perdono per l'orribile ritardo! Ho avuto un blocco dello scrittore (si fa per dire) allucinante! >.< (Anche del disegnatore) o.o
Queste sono le mie Fanart di Ao No Exorcist: http://roevchan.deviantart.com/gallery/33557221 
La maggior parte sono tutti disegni fatti con Photoshop (versione Elements 8.0) però ci sono anche un paio di sketch, un 
mini "fumetto" di tre pagine e il Nii-Chan che ho costruito col fimo ** (Adesso è mezzo distrutto)
Ringrazio tutti quelli che seguono la storia e chi ha recensito! Grazie!! *profondo inchino*
Ditemi che ne pensate, sia del capitolo che delle fanart ** Un saluto! :D
Verox_XVIII

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Capitolo 13
*** Origini decedute ***


Mephisto era stato avvertito da Roev di non sottovalutarla, più e più volte, ma ciò che il demone sottovalutò alla grande, fu il sonno della ragazza. Era tornata al dormitorio la mattina intorno alle 9, assieme al resto della classe, si era fatta una doccia bollente e si era buttata immediatamente a dormire. Aveva spento il telefono per evitare che qualcuno la disturbasse, e infatti Mephisto aveva tentato di chiamarla durante tutto l’arco della giornata, ma niente. In compenso, Roev fu svegliata dalla donna delle pulizie, che continuava a bussare insistentemente alla porta, rigorosamente chiusa a chiave. Roev aveva aperto gli occhi, per poi imprecare contro i santi. Scivolò lungo il bordo del letto per poi rimanere stesa sul parquet, in catalessi, mentre la donna delle pulizie continuava a bussare e a chiamarla. Roev non si arrese, ma non tollerava tutto quel rumore. Si avvicinò pigramente a carponi alla porta e girò la chiave, tenendo gli occhi chiusi. Appena la porta si aprì scricchiolando leggermente, la donna delle pulizie squadrò Roev con gli occhi sgranati.
-Devo pulire, esci dalla stanza…- Le disse; ma Roev sbuffò.
-Lascia stare, ci penso io… più tardi…- Brontolò dormendo sul parquet, col culo per aria come i bambini. La donna alzò le spalle e chiuse la porta, lasciando Roev al suo dolce sonno. Qualche ora più tardi, Mephisto si aggirava per i dormitori, in particolare quello femminile. Le studentesse gli lanciavano qualche occhiata mista tra ammirazione e sorpresa, alcuno un po’ di timore, parlottando tra di loro. Il preside le ignorò alla grande, ma sorrise compiaciuto di tutte le attenzioni che gli davano. Si diresse davanti alla camera di Roev. Guardò il telefono, e sospirò, pensando che tanto era inutile chiamarla, perché la risposta sarebbe stata sempre la stessa: non raggiungibile. Bussò alla porta, stizzito per il fatto che era dovuto andare per forza di persona a chiamarla.
-Roev, ci sei?- Chiese. Nessuna risposta. Afferrò la maniglia e rimase sorpreso quando scoprì la porta era aperta. Entrò dentro la stanza, ma si bloccò quasi immediatamente sulla soglia: un macello. Vestiti, libri, quaderni e biancheria sparsi per il pavimento, i resti di un pranzo interminato sulla scrivania, di fianco a un plico di fogli. Il cestino della pattumiera traboccava di fogli accartocciati. In una mensola, che era forse il punto più lindo della camera, c’era un salvadanaio con le sembianze di un Maneki Neko* e qualche manga. L’occhio di Mephisto cadde poi sul letto, con cuscini e lenzuola per aria e… un gamba. Roev era stesa di fianco al letto e dormiva profondamente, con una gamba appoggiata al letto e l’altra stesa lungo l’asse di legno. Mephisto si avvicinò con cautela alla ragazza e pestò un foglio di carta. Si ritrasse per il colpo, chinandosi a raccoglierlo: nel foglio era presente un ritratto a matita di un gatto, con gli occhi grandi e il pelo lungo; aveva anche una macchia sul petto, messa in evidenza dal calco in matita. In basso, una firma… “Roev”. Osservò ammirato quel disegno, per poi metterselo in tasca dei pantaloni bianchi. Si chinò verso la ragazza e la guardò attentamente in viso. Aveva un’espressione incredibilmente rilassata, dolce, diversa da quella imbronciata di quando era sveglia. Il suo sguardo si posò un istante sulla Murasame, in piedi di fianco alla porta, e ripensò alla notte precedente, del coraggio che aveva dimostrato la ragazza durante lo scontro con Amaimon e la faccia tosta che aveva avuto nel colpire più volte Arthur. Se magari avesse saputo che lue era il Paladin allora forse non sarebbe stata così… scortese. “Ma forse anche no.” Pensò il demone con un mezzo sorriso soddisfatto. Allungò la mano verso Roev che dormiva ancora come un sasso, ma si bloccò non appena la sentì mormorare nel sonno.
-Papà… Masama…- La bocca le tremò e una piccola lacrima le rigò la guancia. Mephisto, non si mosse, rimase immobile, non provò nemmeno a toccarla o a svegliarla. Senza fare nulla, si alzò col busto, che era chino verso la ragazza, e abbandonò la sua stanza, che chiuse a chiave dall’interno con uno schiocco delle dita. Mentre camminava lungo il corridoio, si incrociò con la donna delle pulizie, che salutò il preside con un formale inchino.
-La Akuma non si è ancora svegliata, adesso la faccio scendere da letto a schecchiate…- Commentò la donna. Mephisto la guardò con rimprovero.
-Signora, la prego, mi permetto di chiederle di trattare le mie studentesse con più riguardo. La signorina Akuma non sta bene, ha bisogno di stare tranquilla.- E detto quello, si congedò in fretta.
 
 
La ricerca di Mephisto sulla provenienza di Roev fu lunga e meticolosa, non si era mai staccato un attimo sui documenti di iscrizione e i dati della ragazza. Aveva perfino sfogliato pagine e pagine di tg virtuali su internet e alla fine aveva trovato l’articolo di un uomo ucciso in un bosco. Non c’era scritto il nome, ma il cognome convinse Mephisto che era la persona giusta: Akuma. Così, il demone si era precipitato sul luogo dell’uccisione, o, per lo meno, nella città più vicino: Atsugi. Aveva chiesto in giro e mostrato foto di Roev, ma niente, fino a quando un ragazzo gli si avvicinò, chiedendogli se era lui che cercava la casa della ragazza.
-Conoscevo la Akuma, andavo alle elementari con lei. Se non ha cambiato casa, credo che abiti un po’ più a sud rispetto a qui.- Il ragazzo gli disse numero e indirizzo della casa, e il demone lo ringraziò, avviandosi velocemente verso destinazione. Si piantò davanti al cancello e lesse il nome sulla targhetta: “Famiglia Akuma” Suonò il campanello. Nessuna risposta. Risuonò di nuovo. Ancora niente. Mephisto perse la pazienza e decise di intrufolarsi senza permesso. Con uno schiocco di dita, fece aprire la porta. Si guardò attorno, il corridoio sembrava tranquillo. Entrò, ma sgranò gli occhi appena vide una donna, seduta su una poltrona, con un album fotografico in mano. Era appoggiata alla poltrona con la testa cadente di lato, dormiva profondamente. Mephisto si tranquillizzò, e continuò la sua silenziosa esplorazione. Salì le scale, ed entrò in una stanza che sembrava quella di Roev. C’erano svarianti poster di cantanti e dj americani, uno scaffale zeppo di libri e di manga, un letto perfettamente ordinato da cui scese con un veloce balzo, un piccolo gatto nero con una macchia bianca sul petto. Mephisto riconobbe il micio dal disegno che aveva fatto la ragazza. Prese in braccio l’animale, che miagolò. Sulla targhetta del collare c’era inciso il suo nome: “Riku”. Appoggiò il gatto per terra che zampettò verso una porta chiusa. C’erano dei fiori bianchi appesi. Mephisto aprì la porta. Rabbrividì vedendo ogni mobile coperto da lenzuola bianche, c’era solo un quadro: la foto di un bambino, con una targhetta dorata dove vi erano incise le seguenti parole: “Masama Akuma” Sgranò gli occhi, realizzando solo dopo aver visto la piega di un epitaffio sbucare da dietro la foto incorniciata, che il bimbo non c’era più. Il sangue gli si gelò nelle vene non appena un pensiero gli balenò in mente. Chiuse la porta e scese in fretta le scale, non curandosi del rumore che producevano i suoi passi. Si avvicinò alla donna in salotto. Un brivido freddo gli percorse tutta la schiena, fino a fargli pulsare le tempie. Avvertì perfino la punta della coda che si rizzò: gli occhi della donna erano socchiusi e velati da una leggera patina bianca. Mephisto realizzò una cosa a cui non avrebbe mai voluto arrivare: il fratello di Roev, e la donna sul divano, la madre… entrambi. Il demone uscì dalla casa, ma una presenza nera gli sgattaiolò in mezzo alle gambe. Il gatto miagolò e Mephisto lo guardò e, senza tirarla troppo per le lunghe, raccolse l’animale e volò verso la Vera Croce.
 
 
 Roev aprì lentamente gli occhi, avvertendo una presenza pelosa che le dormiva sul collo. Si alzò di scatto, convinta che fosse il cagnetto bianco, ma si trovò il corpicino peloso di un gatto nero. Sgranò gli occhi riconoscendo la macchia bianca sul petto e la medaglietta.
-Riku!- Esclamò abbracciandolo –La mia gattina! Mi sei mancata, piccola mia!- Esclamò affondando il viso sul folto pelo della gatta, che miagolò e le leccò il viso. Solo dopo un po’ la ragazza si chiese come ci era finita lì la sua gatta. Ovviamente, solo una persona le era venuta in mente: Mephisto. Prese la chiave dell’ufficio del demone ed entrò.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    
 
 
*Maneki Neko: letteralmente tradotto  “gatto del denaro”, è una diffusa scultura giapponese, spesso fatta di porcellana o ceramica, che si ritiene porti fortuna al proprietario. La scultura raffigura un gatto che chiama con un cenno di una zampa alzata, e di solito viene esposta in negozi, ristoranti, e altre attività commerciali; è anche usata come amuleto scintoista.


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Angolo autric... SONO IN UN FOTTUTO RITARDO! ;_;
Vi chiedo umilmente perdono, sono mesi che non scrivo/seguo più la storia!! E' che improvvismante 
mi è venuta un crisi e non ho più scritto... Non so come continuare la storia, ho in mente il finale, maaa...
è difficile arrivarci xD Insomma, chiedo ancora scusa e spero che il capitolo sia di vostro gradimento! ^^
P.S. E' uscito da poco il volume 8 di Ao No Exorcist, filate a prenderlo in fumetteria! :D
Verox_XVIII

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Capitolo 14
*** Famiglia ***


-Mephisto!- Gridò Roev. Era entrata nell’ufficio del preside, ma lo trovò stranamente vuoto. Lo chiamò ancora, cercandolo per le stanze, e lo vide in piedi di fianco al pianoforte, con lo sguardo abbassato su dei fogli –Ehi Mephisto! Dimmi, cosa ci faceva la mia gatta nella mia stanza? Lo so che sei stato tu a portarmela. Sei stato a casa mia?- Chiese la ragazza con tono irritato, di rimprovero. Il demone, per tutta risposta, non disse nulla, rimase semplicemente immobile a fissare i fogli che, dal tipo di carta, avevano l’aria di essere fotografie, con lo sguardo perso e l’espressione vuota –Rispondimi, demone!- Roev schiaffeggiò le foto con il palmo della mano, facendole volare dappertutto nella stanza. La ragazza riconobbe immediatamente una foto che raffigurava lei da piccola con Masama appena nato, una foto di suo padre che abbracciava lei e suo fratello, e una foto con la famiglia Akuma, al completo. Mephisto, invece di arrabbiarsi del gesto, si limitò a guardarla -Che cosa significa tutto questo?- Ringhiò la ragazza guardando le foto.
-Roev, io…- Ma lei non gli diede il tempo di finire la frase.
-NON TI PERMETTERE DI FACCARE IL NASO CON LA MIA FAMIGLIA! LORO NON…- Mephisto alzò il palmo della mano.
-Stai un po’ zitta!- Roev fu scaraventata da una forza invisibile contro una poltrona, che la tenne seduta, come se fosse incollata alla poltrona stessa, e non poteva opporre resistenza. Il marchio sulla mano brucò lievemente –Roev, sto cercando di dirti una cosa.- Fece Mephisto con tono grave. Roev assunse un’espressione scocciata.
-Avanti, spara. Non ho tutto il giorno.-
-Tua madre e tuo fratello sono morti.- Il cuore di Roev smise di battere per alcuni istanti, per poi martellarle violentemente sul petto. Quello che aveva sentito non poteva essere la verità, chi lo sapeva che non le stesse raccontando una bugia?
-Cosa…?- Le venne spontaneo chiedere, tra lo sconforto e la perplessità.
-Mi hai sentito. Sono stato a casa tua Roev, e ho trovato il cadavere di tua madre. Aveva questo con sé.- Afferrò l’album fotografico che era appoggiato in un mobiletto dietro di lui –Puoi scegliere di non credermi, ma ti dico solo questo: non ho motivo per raccontarti menzogne.- Le consegnò l’album, sciogliendola dall’incantesimo che la teneva seduta a forza sulla poltrona. La ragazza guardò l’album, e non disse nulla per svarianti minuti, per poi incrociare lo sguardo di Mephisto.
-Allora è vero…- Gli occhi le si fecero lucidi, e cominciò a tremare –Allora…- Il respiro si fece affannoso e la voce le tremò, soffocando le parole in gola. Le lacrime cominciarono a rigarle velocemente il viso, e senza emettere alcun suono, senza dire una parola, un singhiozzo, si alzò e se ne andò dagli appartamenti del preside.
 
 
Mephisto non vedeva Roev da molti giorni. Aveva deciso che sarebbe stato saggio lasciarla in pace. Il punto, era che lui non riusciva a stare in pace con sé stesso, non conosceva il motivo preciso per cui si sentiva in colpa di quello che era accaduto. Eppure non ci poteva fare nulla. Si alzò dalla scrivania e uscì di fretta dal suo ufficio.
 
 
Rin ciondolava nel suo banco, come suo solito fare.
-Ragazzi, qualcuno di voi sa che fine ha fatto la Akuma? È assente da giorni.- Chiese muovendo la coda a destra e a sinistra.
-La Akuma è in lutto. Riprenderà le lezioni non appena sarà mentalmente e fisicamente in forma.- Rispose Shura entrando in classe e sedendosi sulla cattedra. Dopo le lezioni, Il giovane demone si era defilato velocemente dalla classe insieme a Shiemi, dirigendosi a larghi passi verso il dormitorio femminile. Mentre attraversavano il corridoio, incontrarono Izumo.
-E voi che ci fai qui?!- Chiese la ragazza sorpresa –Siete per la Akuma vero?-
-Bhe sono solo preoccupato. Insomma, che classe siamo se ce ne freghiamo dei nostri compagni?- Fece il ragazzo sorridendole, e facendola lievemente arrossire. Dietro di loro, Shima, Suguro e Miwa li stavano raggiungendo -Anche voi qui per lo stesso motivo?- Chiese Rin.
-Bhe si, sono preoccupato per Roev.- Fece Shima grattandosi i capelli rosa pesca.
-È una stupida, sono qui solo perché Shima mi ha chiesto di accompagnarlo.- Brontolò Suguro. Il gruppetto raggiunse la porta della stanza di Roev. Shima bussò.
-Roev?- La chiamò. Nessuna risposta. Anche Shiemi e Rin la chiamarono, con tono di voce sempre più alto, ma di nuovo, fu il silenzio.
-Akuma, esci fuori, cogliona!- Gridò Suguro, pensando che provocarla avrebbe sicuramente risposto, ma nulla. Lo guardarono tutti male –Che c’è? In genere funziona…-
-Akuma, apri la porta!- Ordinò Izumo irritata, ma ricevendo anche lei nessuna risposta, si piazzò su una panca, con gambe e braccia incrociate, stufa di chiamarla. Suguro, stufo anche lui, si piazzò davanti alla porta e le diede un calcio, ma quella non si smosse. Rin seguì il compagno, e gli diede una spallata. Poi, spinsero insieme e la porta si spezzò come un grissino, i ragazzi caddero all’impatto. Rin alzò la testa e vide la condensa emessa dal suo fiato, mentre Suguro di fianco a lui rabbrividì: la stanza era completamente coperta di ghiaccio, c’erano stalattiti e stalagmiti che fuoriuscivano da mobili, soffitto e pavimento. Shiemi gridò non appena mise piede nella stanza, mentre il sangue dei ragazzi si raggelò in tutti i sensi. Sul letto, circondata dal ghiaccio, c’era Roev rannicchiata con in mano la Murasame. La teneva stretta a sé, perché aveva le nocche in risalto, mentre le sua espressione era contorta, come se stesse piangendo disperata, ma era completamente immobile, ibernata nel ghiaccio in posizione fetale.
-Che cosa le è successo?- Balbettò Rin letteralmente sconvolto. Senza pensarci due volte, Suguro afferrò un rosario e recitò una preghiera nel tentativo di spaccare il ghiaccio, ma quello per tutta risposta brillò di una luce bluastra e delle scosse partirono dal blocco di ghiaccio che circondava Roev, e colpirono in pieno Suguro, che fu sbalzato fuori dalla stanza.
-Dannazione!- Il ragazzo digrignò i denti e si alzò –Koneko, aiutami a recitare la preghiera!- E insieme, con il rosario in mano, recitarono di nuovo i versetti:
 
“Hai fatto cavalcar degli uomini sul nostro capo;
siamo entrati nel fuocoe nell'acqua,
ma tu ci traesti fuori in luogo di refrigerio.
La parola del Signore è purificata nel fuoco; 
egli è scudo per chi in lui si rifugia!”

 
Le scosse emesse dal ghiaccio si fecero ancora più violente di prima, e scaricarono la loro furia sui ragazzi, che urlarono dal dolore. Prima che potessero alzarsi, una voce calma e autoritaria li raggiunse alle spalle.
-Quello è ghiaccio demoniaco, le preghiere non lo toccano neanche se recitate da cento Aria esperti.-
-Mephisto?!- Si voltò Rin di colpo. Il preside era dietro di loro, accompagnato da Shura e dal professor Tsubaki. I due professori ammutolirono appena entrarono nella stanza.
-…è morta?- Fece Tsubaki sudando freddo. Mephisto, a quella frase si irrigidì e fece una smorfia in segno di disapprovazione, mentre Shura lo squadrava con la coda dell’occhio.
-Non dica fesserie, professore!- Lo ammonì con un sorrisetto irritato. Shura scosse la testa.
-Mephisto…- La donna incrociò le braccia e chiuse gli occhi, assumendo un’espressione rassegnata -…è morta.- Disse in tono grave. Questa volta, il preside non riuscì a mascherare la sua espressione e voltò piano la testa, guardando la donna con sguardo truce.
-Sottovaluti i miei studenti, professoressa Kirigakure.- Shura si piazzò davanti a lui e lo guardò a lungo.
-Ricordati perché il Vaticano mi ha mandato qui a controllarti…- Sibilò piano, in modo che nessuno potesse sentire; poi spostò il suo sguardo verso la classe e il professor Tsubaki –Professore, potrebbe accompagnare i ragazzi lontano da qui? Ho bisogno di parlare in privato con il preside.- Chiese nel modo più cordiale possibile, anche se le maniere non lo erano. Tsubaki fece dei cenni di approvazione e scortò la classe fuori dal dormitorio. Shura chiuse la porta della stanza della ragazza, sbattendola con forza, poi si avvicinò al blocco di ghiaccio e osservò a lungo sia la ragazza che la spada, sotto lo sguardo attento di Mephisto. Dopo un po’, si fece ancora più seria e minacciosa di prima –Perché le hai dato quella spada?- Chiese. Il demone la fissò senza dire parola alcuna, con sguardo di sfida –Mephisto, PERCHé le hai dato quella spada?- Riformulò la domanda con un tono ancora più arrabbiato.
-Un esperimento, mia cara professoressa.- Rispose il preside abbozzando un sorriso maligno. Shura si sentì ribollire, e la faccia cominciò a bruciarle per la rabbia.
-Esperimento il mio cazzo! Ho visto come la guardi, sai?! Peccato che consegnandole quella spada l’hai guidata verso un cammino di morte che lei ora ha raggiunto!- La indicò alzando la voce –Spero che con questo gesto tu ti sia reso conto della gran stronzata che hai appena fatto, mio caro demone, perché non la rivedrai mai più!-
-Suvvia professoressa, le ripeto che non c’è nulla di cui preoccuparsi.- La canzonò lui, per poi ripetere di nuovo –Stai sottovalutando la potenzialità dei miei studenti.- Shura, a quel puntò, serrò la bocca e si morse le labbra carnose.
-Questo sarà il motivo per cui la Vera Croce verrà affidata a un VERO direttore.- Concluse Shura aprendo la porta. Mephisto fece spallucce e chiuse gli occhi, sistemandosi il cilindro.
-Mia cara, sono più di duecento anni che dirigo quest’accademia, e ho motivo di insistere che…-
-Tu l’hai uccisa, Mephisto.- Lo interrupe la donna, e se ne andò lasciandolo solo nella stanza. Mephisto tirò un lungo sospiro, poi si avvicinò al blocco dove era imprigionata la ragazza.
-Guarda in che guaio mi hai fatto cacciare, Roev…- Puntò l’indice contro il ghiaccio e vi disegnò un pentacolo con l’unghia affilata, poi con l’ombrello tagliò il blocco, che si sollevò in aria con la ragazza ancora bloccata all’interno –Vediamo di farti uscire da sto’ impiccio.- Infilò la chiave nella serratura della stanza e la porta si aprì magicamente nello studio del preside. 


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Angolo autrice:
Sono in un terribile ritardo (di nuovo) ! >.<
La scuola si fa sempre più pesante, e non mi da tempo per fare niente... ho bisogno di più TEMPOOHH...!
Bhe, spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo, e ringrazio chiunque lo stia leggendo/seguendo!
Un abbraccio!!
Verox_XVIII

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Capitolo 15
*** Perdono ***


Mephisto aprì l’anta di un armadio di fianco alla scrivania e infilò la chiave in una serratura nascosta. Il passaggio era grosso sufficientemente da far passare sia lui che il blocco di ghiaccio che fluttuava ancora dietro di lui, sotto il suo controllo. Il passaggio dietro l’armadio era un lungo corridoio di mattoni grigi, illuminato da un piccolo candelabro ogni dieci metri circa, poi si svoltava e c’erano una lunga serie di scale che portavano a un altro tipo di corridoio, più spazioso del precedente ma un po’ meno illuminato. C’erano delle porte di ferro, blindate, lungo le pareti; che davano l’idea di essere una prigione. Il demone, mentre camminava, sentì formicolargli qualcosa sulla testa, così si tolse il cappello.
-Fratello, dove siamo?- Sbadigliò Amaimon strofinandosi il musetto peloso da criceto.
-Devo sbrigare una faccenda urgente, Amaimon.- Disse Mephisto sbrigativo ma sicuro di sé. Entrò nell’ultima porta del lungo corridoio e si ritrovarono in un’ampia stanza, buia e senza finestre, che puzzava di chiuso e di muffa in una maniera terribile. Amaimon arricciò il nasino e i baffetti bianchi si mossero al ritmo di quel gesto stizzito.
-Sembra di stare a Gehenna…- Commentò.
-No.- Ribatté Mephisto –Gehenna è peggio, fratellino mio…- Accese un interruttore che illuminò il centro della sala, dove stava un tavolo di metallo su cui fece appoggiare il blocco di ghiaccio. Amaimon si fece serio all’improvviso, poi si alzò dal capo del fratello e zampettò lungo i vestiti per tornare a terra e tramutarsi nella sua forma di Assiah.
-Che cosa le è successo?- Chiese -…e perché ha la spada di nostro fratello Egyn?- Mephisto incrociò le braccia.
-Gliel’ho data io.- Rispose.
-Se verrà a saperlo saranno guai…- Mormorò Amaimon, ma senza alcun cenno di preoccupazione. Mephisto lo ignorò alla grande.
-Ho bisogno che tu vada a Gehenna, Amaimon, a portare un messaggio a uno dei nostri fratelli. Ma senza che nostro padre lo sappia.- Amaimon assunse un’espressione contrariata, osservando a lungo Mephisto.
-A chi devo portare un messaggio?- Chiese.
-A Iblis.-
 
 
Iblis il Re del Fuoco non era sicuramente famoso per la sua pazienza, ma era comunque lì, davanti ai suoi fratelli.
-Perché mi avete fatto chiamare?- Borbottò. La sua forma di Assiah era circa quella di un ragazzo sui venticinque, con la pelle scura e capelli rossi. Indossava una giacca smanicata di pelle beige e imbottita di pelo bianco, e dei pantaloni a tema militare, accompagnati da dei pesanti anfibi neri.
-Vedi caro fratello, avrei bisogno che tu spezzassi quel blocco di ghiaccio, ma senza toccare la ragazza che è rinchiusa all’interno.- Gesticolò Mephisto sorridendogli il più cordialmente possibile. Iblis rimase un attimo a fissare i suoi fratelli, per poi avvicinarsi al blocco, esaminandolo con i suoi fiammeggianti occhi gialli.
-…è impossibile scalfirlo senza farle del male.- Disse il demone in tono grave –Però dipende ovviamente in che modo intendi distruggerlo…- Estrasse un enorme machete con la lama color cremsi da una cintura che gli pendeva al fianco.
-Sicuramente non tagliandolo in due…- A Mephisto vennero i brividi mentre Amaimon sembrava quasi gioirne –Perché non provi a fonderlo… mooolto lentamente? Dopotutto questo è ghiaccio demoniaco, per te sarà una passeggiata, no?- Suggerì abbozzando un sorriso furbo. Iblis lo squadrò e i suoi occhi gialli si illuminarono.
-In cambio cosa ricevo?- Dare per ricevere. Logica comune dei demoni. Mephisto ci pensò un attimo.
-Ti offro una cena in completo stile Assiah, che ne dici?- Iblis aggrottò la fronte.
-Generoso come al solito, eh, Mephisto? Mi fai chiamare nel mondo degli uomini per sciogliere un pezzo di ghiaccio.- Brontolò colpendo il blocco con il machete. Amaimon e Mephisto saltarono per la sorpresa del colpo. Iblis sputò una fiammata dalla bocca e il ghiaccio cominciò a sciogliersi, senza sfiorare Roev. Poi, il suo lavoro si fece più preciso e meticoloso non appena il ghiaccio fu abbastanza sottile da essere frantumato con una manata. In pochi minuti, la ragazza fu liberata dalla sua prigione di ghiaccio. Mephisto si avvicinò in fretta e la prima cosa che fece fu di nascondere la Murasame sotto il mantello, per poi occuparsi di Roev. Iblis stava lustrando il suo machete con cura maniacale e non gli aveva staccato gli occhi di dosso –Mi devi un favore…- Gli disse rinfoderando l'arma –…altrimenti dirò a Egyn dov’è la sua spada.- Mephisto fece una smorfia, ma si sforzò di sorridere.
–Non so di cosa tu stia parlando.- Iblis indicò Roev.
-Se davvero ti sta così a cuore la vita di questa ragazzina umana, non mi avresti fatto scomodare. Ti ripeto che mi devi un favore.- Mephisto fece breve e sarcastico inchino, poi prese in braccio la ragazza e camminò a lunghi passi verso le sue stanze, seguito da Amaimon.
-Che ci vuoi fare con lei?- Chiese il Re della Terra. Mephisto guardò Roev con malinconia, ma senza scomporsi troppo. Continuò a camminare verso le camere, senza proferire parola.
 
 
Roev aprì gli occhi. La sensazione di calore che le aveva pervaso il corpo era causato da uno spesso stato di coperte di lana e piumoni. Non riuscì a mettere del tutto a fuoco il luogo in cui si trovava, ma appena fu sveglia del tutto, si accorse di non essere nella sua stanza. Guardò a lungo le fantasie dorate delle pareti color rosso vino, e osservò quel grosso letto baldacchino in cui dormiva. La stanza era in penombra, dal lato opposto del letto c’era una candela bianca che illuminava debolmente la stanza. Sapere che c’era quella debole luce a tenerle compagnia la rassicurava, ma non molto. Si alzò in piedi di scatto e guardò le coperte contrariata: erano rosa. Quel fottuto color rosa che Mephisto tanto adorava. Non le ci volle molto per capire dove si trovava. Scostò le coperte con ribrezzo e si alzò in piedi. Le gambe le cedettero, facendola cadere sul pavimento di moquette in modo patetico. Si rialzò quasi subito. Si sentiva debole e senza alcun filo di energia. La prima cosa che le saltò all’occhio fu Murasame: la katana era appoggiata al muro, proprio di fronte a lei. La ragazza fece mente locale e improvvisamente ricordò tutto. Stava per andarsene, quando…
-Dove stai andando?- La candela si spense e calò l’oscurità più totale. Il panico prese il sopravvento quando si sentì afferrare la caviglia. Roev si lanciò in avanti, allungando il braccio alla cieca mentre con l’altro si teneva stretta alla moquette. Non riusciva a trovare la spada –Vieni qui, dove scappi?- Quella voce le pareva familiare, ma non riusciva a capire di chi diavolo era. Era troppo spaventata.
-Lasciami!- Afferrò uno dei lembi della decorazione del fodero di Murasame e tirò debolmente la spada verso di sé. Senza pensarci su due volte la estrasse e la lama blu metallico risplendette, illuminando la stanza. Una mano la disarcionò dall’ arma, che si conficcò sul soffitto, senza smettere di produrre la debole luce azzurra. La figura le afferrò entrambe i polsi e glieli tenne ben stretti dietro la schiena, per poi sollevarle la testa con l’altra mano, mentre allungava il collo verso di lei. Bastò per farla impallidire.
-A… Amaimon…?- Fece lei deglutendo. Amaimon la teneva ben stretta.
-Non sei felice di vedermi?- Chiese il demone mentre prese ad accarezzarle il collo con le unghie affilate. A Roev corse un brivido freddo che le percosse l’intero corpo. Il cuore cominciò a martellarle nel petto all’impazzata.
-Che cosa vuoi?-
-Sono io che faccio le domande qui.- E le ficcò le unghie in gola. A Roev mancò il respiro, si sentì soffocare per il dolore e la paura. Non riuscì ad urlare. Fu solo quando lui si calmò e la lasciò andare, che lei si fece scappare gemito. Amaimon afferrò Murasame e la rinfoderò, per poi appoggiarla al muro, dove prima si trovava. Successivamente, aprì la finestra e ne andò senza dire nulla. Roev rimase da sola, nella stessa posizione in cui lui l’aveva lasciata. Si toccò il collo e avvertì le ferite che gli aveva provocato: si guardò la punta delle dita, macchiate del suo sangue che colava dalle ferite. Provava dolore, ma non riuscì a trovare le forze per lamentarsi. Si alzò semplicemente in piedi e si diresse nel bagno in fondo alla camera. Fece scorrere l’acqua e si levò il kimono blu chiazzato di sangue. Si pulì il collo e applicò dei cerotti che trovò nell’armadietto di fianco al lavandino. Quando ebbe finito tornò in camera e aprì il cassettone di fianco al letto baldacchino. C’era un’uniforme all’interno, la sua uniforme. La riconobbe per un piccolo strappo nel lembo della camicia e del fondo dei pantaloni rovinato, a forza di pestarlo. Si vestì in fretta, la cravatta la appoggiò sulle spalle, senza legarla attorno alla camicia, si mise in tasca i calzini e la Murasame a tracolla. Era pronta per andarsene. Afferrò la giacca, avviandosi lentamente verso la porta che dava al corridoio. La aprì con delicatezza, guardandosi attorno vigile. Per fortuna non c’era nessuno. Le sue scarpe da ginnastica piazzate di fianco alla porta attirarono la sua attenzione; le afferrò velocemente e corse scalza lungo il corridoio. Le piastrelle in marmo le congelavano i piedi, ma questa non la fermò. Guardando fuori dalle enormi finestre si accorse di essere piuttosto in alto, doveva raggiungere il piano terra il prima possibile. In fondo al corridoio notò dei corrimano, così si catapultò verso quelli e trovò le scale. Scese in fretta senza mai fermarsi, fino al piano terra, dove c’era l’ingresso. Controllò che non ci fosse nessuno nella sala, si piazzò in un angolo e attese un paio di minuti in silenzio, stringendo la katana. Di punto in bianco, agì senza pensarci su due volte, e si mise a correre più svelta che poté. Si sentiva troppo debole, ma il pensiero che dietro il grosso portone di ingresso sarebbe stata libera, era più forte del suo stato. Con una spallata la porta si spalancò, e si trovò nell’enorme cortile, correndo verso il cancello. Fu un istante: un attimo prima che potesse raggiungere il cancello, fu afferrata da qualcosa.
-Dannazione, ancora tu?!- Amaimon spiccò un balzo fenomenale fino al balcone dello studio di Mephisto, tenendo la ragazza per un braccio. Aprì la porta finestra e la gettò nella poltrona, afferrando un lecca-lecca dal piattino di porcellana posto su un mobile a fianco.
-Il mio nobile fratello non c’è, e mi ha ordinato di tenerti d’occhio fino al suo ritorno.- Disse Amaimon sedendosi sulla scrivania. Roev si imbronciò.
-Come un cane da guardia, insomma.- Replicò. Lui la ignorò.
-Ha detto che avresti tentato di fuggire, e così è stato. Io ti ho fermata.- Giocherellò con un pupazzetto a forma di coniglio –Adesso non ti perdo di vista.- Rimise il coniglio al suo posto e la osservò intensamente, ma con apatia. Roev distolse lo sguardo cercando di essere più indifferente possibile. Prese a camminare a grandi passi verso la sala dove stava il pianoforte. Magari suonando un po’ si sarebbe schiarita le idee. Appoggiò la sua roba sul divano, ma prima di sistemarsi davanti al piano si voltò di colpo. Il demone la stava seguendo mentre mangiucchiava caramelle. La sua presenza la irritava, cercò di ignorarlo il più possibile. Si sedette  e cominciò a premere i tasti, ascoltando ogni nota che producevano. Era da tanto che non suonava, si era un po’ arrugginita. Cominciò a esercitandosi suonando la scala di do, ma prima che potesse finire, il rumore sordo di un sacchetto di plastica che esplodeva la fece sobbalzare, distogliendole la concentrazione.
-Amaimon!- Lo rimproverò Roev  voltandosi di scatto –Esci di qui, vai via.- Lo intimò mentre lui mangiava delle patatine. Lui si guardò attorno.
-Dici a me?- Chiese sinceramente sorpreso. Roev per poco non rotolò via dalla sedia. “Che tonto.” Pensò. Lo faceva apposta o era davvero fatto così? Si toccò i cerotti sul collo ricordandosi cosa le aveva fatto, senza aggiungere altro, cercando di concentrarsi nuovamente sulla musica. Improvvisamente non riuscì più a fare niente. I pochi e violenti ricordi che aveva di Amaimon la turbavano non poco. Il primo incontro con lui era stato mesi fa, lui l’aveva accompagnata da Mephisto e le aveva fatto ingurgitare una caramella alla ciliegia. A quel tempo non era ancora in grado di giudicarlo, ma non le era sembrato una cattiva persona. O meglio, demone. Il loro secondo incontro fu strano. Lui, senza motivo se l’era presa con lei, le stava per spaccare il braccio, e per difendersi Roev gli aveva mollato un pugno in faccia, facendogli sanguinare il naso. Il terzo incontro… un disastro. Amaimon l’aveva cercata durante la missione al luna park, trovandola nel labirinto degli specchi, e l’aveva picchiata. Era finita all’ospedale per quello. Svarianti lividi sul corpo, un paio di costole rotte, una vertebra scheggiata e viso sfigurato: erano gli esiti degli esami dell’ospedale. Poi era arrivato Mephisto, e l’aveva guarita con i suoi poteri. Già, Mephisto. Chissà dove diavolo era. Le aveva fatto qualcosa da quel ricovero, se lo sentiva.
-Dov’è Mephisto?- Chiese la ragazza al demone. Amaimon si grattò il capo, guardandola disinteressato.
-Non ne ho idea, ma vuole che ti tengo d’occhio.-
-Si, questo me l’hai già detto.- Ribatté irritata, distogliendo lo sguardo. Amaimon si alzò in piedi di colpo e le si avvicinò di fianco, continuando a guardarla. Roev tentò di ignorarlo il più possibile, ma non resistette, e continuò a spiarlo di sottecchi. Il demone allungò una mano verso il suo viso e le strizzò il naso –Che diavolo fai?!- Roev lo allontanò gridando e alzandosi in piedi di colpo, cercando di apparire più minacciosa possibile, ma lui sembrava non curarsene.
-Non ho dimenticato il pugno che mi ha dato.- Le disse mettendosi le mani in tasca. La ragazza si massaggiò il naso.
-E io non ho dimenticato quello che TU mi ha fatto.- Sguainò velocemente Murasame e gliela puntò dritta in gola, ma lui non mosse ciglio –Se non ci fosse stato Mephisto a curarmi, sarei ancora sul letto dell’ospedale con la faccia bendata e la flebo attaccata!-
-Tu stai fingendo in realtà.-
-Taci!-
-Fai tanto la dura, la forte, ma non lo sei.- Continuò Amaimon, reggendo il suo sguardo con fermezza e calma glaciale.
-Ti ho detto di stare zitto! Io ti detesto, Amaimon! Odio te, odio Mephisto, e ogni altro demone sulla faccia di questa terra!- Gridò mentre la voce cominciò a tremarle in gola, ripensando al passato.
-Menti anche ora.- Ribatté di nuovo accennando un mezzo sorriso, ma senza cambiare espressione.
-Ma chi sei tu, per dirmi che sto mentendo? Non ti azzardare a giudicarmi, non ne hai il diritto! E adesso vattene, io non sono una bambina e tu non sei la mia balia!- Agitò la spada ma senza colpirlo, poi si voltò di scatto. Non fece in tempo a raccogliere la sua roba che lui le afferrò il braccio costringendola a voltarsi. Avvicinò il viso a quello di lei, baciandola a una guancia. Roev arrossì violentemente e lo spinse via, tremando leggermente per quel gesto così inaspettato quanto affettuoso, che non si sarebbe mai aspettata di ricevere.
-Mio fratello dice che se voglio restare qui ad Assiah devo imparare ad atteggiarmi come gli essere umani. Ti chiedo scusa per quello che ti ho fatto.- Per tutta risposta, Roev gli mollò un ceffone in pieno viso. Amaimon rimase impassibile, ma non smise di guardarla.
-Bastava un scusa.- La ragazza rinfoderò la katana e raccolse le sue cose, avviandosi a grandi passi verso lo studio di Mephisto –Scusami anche tu.- E senza aggiungere altro, se ne andò.

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Capitolo 16
*** Anima ***


Roev si era chiusa nella camera da letto dove si era svegliata. Si era gettata sotto le coperte con ancora l’uniforme addosso, e stava avvinghiata a Murasame. Non osava staccarsi dalla spada, era l’unica cosa che la faceva sentire al sicuro, insieme alla protezione delle spesse coperte del letto. Non aveva voglia di vedere nessuno, non sapeva più che fare, non sapeva più di chi fidarsi realmente. Quel bacio che Amaimon le aveva dato, l’aveva mandata completamente in tilt, per la rabbia. Detestava i demoni, nessuno escluso. Persino Mephisto, anche se in quei mesi passati all’accademia i due erano giunti in una strana intimità. Ma il fatto che il demone fosse andato a casa sua, la casa dove tutta la sua famiglia aveva trovato la morte, ed era andato a ficcare il naso, la faceva mandare in bestia. Ora non aveva più un motivo per restare lì. Doveva andarsene, ma anche se ci avesse provato, Amaimon l’avrebbe fermata. Si guardò il palmo della mano, dove vi era stampato il suo marchio, il marchio che la legava a Mephisto. Si mise ad accarezzarlo, quasi contemplandolo, ma in realtà odiava anche quello. Poi, ebbe un flash. L’idea che le era balzata in mente le faceva pompare il cuore a una velocità pazzesca, la eccitava, ma allo stesso tempo le metteva ansia, malinconia: il pianoforte. Se lo avesse distrutto, il contratto con Mephisto sarebbe saltato, e lui non avrebbe più avuto nessun  potere su di lei, nessun legame. Si alzò di colpo dal letto, katana in mano, e l’unico motivo che la spingeva a compiere quel gesto: la voglia di libertà. Uscì dalla stanza a grandi passi, non aveva più paura delle sue scelte. Mentre si avviava verso l’ufficio di Mephisto, la sue mente cominciò a correre. Distruggere il pianoforte, e fuggire lontano, senza che nessuno sapesse dove fosse andata. Voleva far perdere le sue tracce. Se Amaimon avesse tentato di fermarla, decise che l’avrebbe ucciso. Un demone in meno, una scocciatura in meno. Aprì la porta dello studio ed entrò senza rivolgere sguardi all’ambiente, si concentrò sulla porta della sala, dove, in fondo, si trovava l’enorme strumento musicale. Sguainò la spada e fece cadere il fodero con la figura del drago Seiryu disegnata sopra. La puntò dritta contro il pianoforte. Roev tese un respiro profondo, chiudendo gli occhi.
-Murasame, ti prego, dammi la forza.- Mormorò cercando conforto in quelle parole. La impugnò con entrambe le mani, agitandola in aria. Inspirò tutta l’aria che poté, per poi colpire con tutta la forza che aveva. La lama di Murasame risplendette carica di energia, e appena ci fu il contatto, il pianoforte si spezzò in due. Le schegge di legno e i tasti frantumati si librarono in aria, per poi cadere rovinosamente a terra. Sentendo il trambusto, Amaimon si era precipitato nella stanza.
-Che cos’hai fatto?- Gridò. Roev si girò con un sorriso insano e gioioso.
-Ora sono libera, brutto figlio di pu…- Non fece in tempo a finire la frase che una potente e dolorosa fitta la colpì al cuore. La costrinse in ginocchio, mentre il marchio sul palmo cominciò a bruciare in maniera terribilmente violenta, quasi fremeva. Proprio in quegli istanti, Mephisto fece capolino nella stanza, e guardò Roev sconvolto. La ragazza incrociò lo sguardo con quello del demone. Stava soffrendo, ma nei suoi occhi si leggeva la fierezza del gesto che aveva appena compiuto.
-Roev…- Mephisto si avvicinò, ma lei tentò di alzarsi aiutandosi con la spada. Non riuscì nell’intento, e cadde a terra, incapace di qualunque movimento. Mephisto corse e  si chinò verso di lei facendola alzare per il busto –Roev!- La chiamò. La ragazza rivolse uno sguardo al demone. Era ancora cosciente, ma Mephisto lesse nei suoi occhi che stavano per spegnersi –Rimani con me, Roev. Non devi chiudere gli occhi!- Lei sbatté le palpebre e cominciò a tossire e  sputare sangue, macchiando le vesti bianche del demone. Mephisto si levò con la bocca il guanto della mano destra e recitò una breve formula, schioccando le dita –Tempo!- Sopra le loro teste, apparve un pendolo dorato, che si muoveva preciso e costante. Il pendolo perse il suo ritmo e cessò di muoversi, creando una specie di barriera attorno a loro. Il tempo si fermò, e Mephisto continuò a sorreggere Roev per il busto. Lei lo guardava e sorrideva, sorrideva sinceramente. Per la prima volta, il demone vide la felicità, in quel sorriso che per tanto tempo lei gli aveva negato. I suoi occhi cominciarono a farsi sempre più spenti, e le lacrime cominciarono a rigarle le guance –Roev non morire, te lo ordino!- Mephisto la strinse a sé. Le prese la mano che lui le aveva marchiato e si voltò a guardare il pianoforte, da dove avevano cominciato a fuoriuscire delle piccole sfere luminose. Con un morso deciso, il demone aprì una ferita sul suo palmo e in quello della ragazza, facendoli congiungere –Per i poteri che mi sono stati concessi dalla nascita, in nome di Samael e in nome del tempo, spezzo il marchio che ti tiene legata a me e ti restituisco la tua anima!- I palmi delle mani congiunte presero fuoco, mentre le sfere luminose che stavano uscendo dal pianoforte si congiunsero in un'unica sfera, che entrò nel corpo della ragazza. Un’onda d’urto carica di energia spazzò via i resti del pianoforte. Mephisto strinse forte Roev, e il pendolo sopra le loro teste, riprese pian piano a ticchettare preciso. Mephisto alzò lo sguardo e la barriera del tempo scomparve. Amaimon, che era rimasto fermo insieme al tempo, li guardò sconvolto.
-Fratello mio…- Mephisto si guardò la mano completamente ustionata, poi controllò quella di Roev: il marchio non c’era più, ma era rimasta stampata la cicatrice. Poi, il battito del cuore di Roev irruppe nel silenzio. La ragazza si svegliò urlando. Non riusciva a controllare il respiro, e continuava ad annaspare faticosamente. Mephisto le appoggiò la mano sana sulla spalla.
-Respira Roev… Con calma…- La ragazza lo guardò e infine si concentrò, tornando a inspirare ed espirare normalmente. Guardò il pianoforte distrutto, e infine si girò a guardare Mephisto. I suoi candidi abiti erano macchiati di sangue e la sua mano era completamente ustionata. Improvvisamente si ricordò di quegli ultimi istanti e capì ciò che aveva fatto. Le vennero le lacrime.
-Mi dispiace…- Scoppiò a piangere, continuando a guardarlo –Mephisto… Mi dispiace!-
 
 
 
La mano di Mephisto era stata fasciata con cura. Le ferite sarebbero guarite presto, grazie alle sue capacità di rigenerazione, ma preferì farsi curare la mano da un medico. Esperimenti con prodotti chimici estremamente dannosi per la cute, si era giustificato. Ora lui era nel suo ufficio, osservando svarianti documenti mentre teneva la mano ferita appoggiata al tavolo. Si alzò dalla comoda poltrona per avviarsi verso le camere da letto. Bussò ad una delle porte, non ricevette alcuna risposta, ma entrò comunque, chiudendosi la porta alle spalle. Con un gesto della mano sana, accese la candela posta sul comodino del lato sinistro del letto, e rimase in contemplazione dell’ammasso di coperte. Non tanto per le coperte, ma di ciò che nascondevano. Si sedette sul ciglio del letto, e Roev sussultò da sotto le spesse lenzuola.
-Roev, devo parlarti.- Le disse con dolcezza. La ragazza mosse una gamba, ma non osò ficcare il naso di fuori. Stava in silenzio e ascoltava, seppur con ribrezzo –Mi dispiace per quello che ti è successo, per te e la tua famiglia. Credimi, non avrei mai voluto che capitassero a te queste disgrazie.- Fece una pausa, lei non si degnò nemmeno di ribattere. Risposte come “Sei stato tu la mia disgrazia.” Sarebbero state nello stile della ragazza, Mephisto si aspettò una risposta del genere, ma lei non parlò; così il demone continuò –Li ho fatti seppellire nel giardino di casa tua, ora potranno riposare in pace.- A Roev salirono le lacrime agli occhi –Poi sono stato al tribunale dei minori, ho spiegato loro la tua situazione. Siccome non sono riusciti a trovare tracce dei tuoi parenti più stretti, volevano mandarti in una casa famigl…- Roev si alzò di colpo dal letto con gli occhi lucidi, incrociando lo sguardo con Mephisto e guardandolo intensamente negli occhi.
-Non permettere che mi portino via…- Disse con un filo di voce tremante. Lui la guardò e le appoggiò la mano sulla spalla, stringendola.
-No Roev, non glielo permetterò. Ho spiegato che tu studi e vivi qui alla Vera Croce, di cui io sono il principale. Ho chiesto loro di prenderti in affidamento fino alla tua maggiore età… Aspetto che mi diano la conferma.- La ragazza parve sollevata allo stesso tempo contrariata.
-Quindi adesso secondo la legge sei mio padre?- Chiese quasi schifata.
-Non ancora… e in teoria sarei il tuo tutore.- Accennò un breve sorriso –Sono lieto che tu stia bene.- La ragazza strinse le spalle, e guardò con rimorso la mano fasciata, che Mephisto nascose sotto il mantello. Roev abbassò lo sguardo e non fece a meno di fermare le lacrime, che cominciarono a correrle lungo le guancie.
-Perdonami…- Mephisto fece correre la mano sana dalla spalla della ragazza a dietro la sua nuca, e se la portò al petto, stringendola. Lei tentò di staccarsi da quell’abbraccio spingendolo via, ma lui non la mollò.
-Non mi merito la tua compassione, e non la voglio.- Mephisto sospirò.
-È tempo che la smetti di rifiutare l’aiuto delle altre persone. Non sei più sola.- Le disse –E non mi tratterrò dall’aiutarti.- Era sincero. Quelle parole la lasciarono così sconvolta che questa volta, il suo pianto si fece violento. Era sempre stata sola, sì. Il dolore represso della solitudine che l’aveva accompagnata per tanti anni, si fece sentire, e la faceva stare terribilmente male. Si sentì patetica per quel pianto così aperto, e tentava di asciugarsi le lacrime, ma subito ne spuntavano delle nuove.
-Perché mi hai salvata?- Chiese ad un certo punto. Il demone si fece cupo, al pensiero di quello che era accaduto.
-Io non permetterò che tu muoia.- Le prese la mano dove un tempo vi era stampato il marchio del patto, e gliela aprì –Avevo sigillato la tua anima nel pianoforte. Distruggendolo hai rischiato di perderla per sempre, ma te l’ho restituita.- Spiegò. Roev non capì quelle parole.
-In che senso?-
-Quando Amaimon ti ha attaccata, e tu sei finita all’ospedale, ti ho curata, ho preso la tua anima e l’ho sigillata all’interno del pianoforte. Questo l’ho fatto per impedire che ti accadesse qualcosa…- Roev cominciò a capire. Si guardò la cicatrice sulla mano e strinse il pugno.
-Perché hai fatto tutto questo? Che cos’hai ottenuto alla fine?- Chiese alzando lo sguardo su di lui. Mephisto le scostò i corti capelli ribelli dagli occhi per guardarla meglio. Le sorrise enigmatico.
-Volevo testare la volontà di voi umani, e tu eri perfetta. Nel tuo cuore c’era oscurità, ma hai resistito fino adesso, sei una persona forte e di buon cuore anche se non lo dai a vedere… e poi volevo giocare un po’ con te.- Rispose divertito. Roev parve irritata da quella risposta.
-Quindi per te ero solo una cavia umana? Un giocattolo?- Chiese ancora, stizzita. Mephisto tornò serio.
-Non fraintendere le mie parole, Roev. Tu sei diventata quello che sei grazie a me.- Si alzò in piedi per congedarsi, ma lei balzò fuori dal letto e si parò davanti alla porta, impedendogli di passare. Mephisto sorrise compiaciuto –Ti senti sola a tal punto che vorresti la compagnia di un demone come me?-
-Lo sai cosa avrei voluto fare una volta diventata esorcista?- Roev ignorò le sue parole e lo guardò intensamente, per poi distogliere lo sguardo –Avrei ucciso tutti demoni che tormentavano mio fratello, e avrei fatto aprire gli occhi a quella scettica di mia madre. Avrei voluto lavorare qui, magari, guadagnare soldi sufficienti per fuggire lontano con loro…- Mephisto si chinò verso di lei, che si fece piccola piccola, sentendosi oppressa dalla sua presenza.
-E una volta fuggita che avresti fatto?- Le chiese con un sorriso. Lei non rispose. Si spostò dalla porta e afferrò Murasame, che era appoggiata al comò di fianco al letto. Gliela porse.
-Questa ormai non mi serve più.- Mephisto la prese in mano –Apprezzo molto che tu mi abbia permesso di partecipare al corso e che ti voglia prendere il disturbo di tutelarmi fino ai miei vent’anni… Ma non voglio rimanere qui.- Mephisto la guardò deluso, quasi arrabbiato.
-Sei una pessima bugiarda, Roev.- Il demone gettò la spada nel letto e si sistemò il cilindro sulla nuca –Puoi tenerti Murasame, non si sa mai che in futuro ti possa tornare utile.- Prima di uscire dalla stanza si voltò verso di lei e la guardò un’ultima volta –Dove andrai una volta lasciata l’accademia?- Le chiese. Lei ci pensò un attimo.
-Andrò a salutare la mia famiglia un’ultima volta.- Rispose –Poi andrò per la mia strada.-
-Capisco.- Il demone si voltò verso il corridoio –Allora ti auguro buona fortuna, Roev.- La giovane fece un breve inchino.
-Grazie, Mephisto.- E detto quello, il demone se ne andò senza più voltarsi.



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Angolo Autrice:
Siamo giunti a un punto cruciale di [Candy Piano] ♥ !
Sono andata a rileggermi i primi capitoli, e credo che modificherò qualcosa, ne unirò un paio all'inizio!
Comunque, ho iniziato questa fic il 9 Ottobre del 2011, e tra due mesi, [Candy Piano] ♥ compirà 2 anni!
Vi lascio con queste "notizione" e me ne torno a scrivere! :3

Roev_Chan 


P.S. Ho cambiato il mio nick, prima ero Verox_XVIII !
 

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Capitolo 17
*** Abbandono ***


La stessa sera in cui Roev se ne andò, la residenza di Mephisto parve più vuota e cupa di quanto non lo fosse mai stata. Il preside era stato incollato alla scrivania tutto il tempo a fissare i documenti che avrebbe dovuto compilare per prenderla in affidamento. Quando la vide camminare lungo il cortile, non le aveva staccato gli occhi di dosso un momento. Camminava lentamente, vestita con una paio di pantaloni di tuta scuri e una giacca grigia internamente rivestita di pelo bianco sintetico. Prima di uscire dal cancello, che uno dei servi le stava aprendo, si era fermata e stava per voltare la testa, ma non si girò. Si sistemò bene il bagaglio in spalla, una piccola sacca rossa e nera e la Murasame, e riprese la sua camminata slenziosa. Mephisto l’aveva guardata finché non sparì dietro l’angolo della strada. Infine, si era voltato, spinto da un impeto di rabbia e aveva rovesciato la scrivania. Tutto quello che vi era poggiato sopra fu scaraventato per la stanza; la lampada si ruppe, il computer si crepò e i documenti volarono dappertutto. Il demone si appoggiò alla finestra, cercando di reprimere l’ira, e ci riuscì solo dopo un po’. Quando si fu calmato, la sua attenzione si rivolse all’action figure di Luka Megurine che mesi addietro gli aveva regalato. La raccolse e la guardò a lungo, per poi appoggiarla al mobile. Fatto ciò, si mise a riordinare il suo studio.
  

 
Roev si era comprata un biglietto per il treno nelle macchinette fai da te; era molto tardi e la biglietteria aveva chiuso già da un po’. Convalidò il biglietto e attese il treno di fronte ai binari. Mentre aspettava, bevve un po’ d’acqua che aveva acquistato nei distributori automatici di fianco alla biglietteria. Il treno arrivò poco dopo, così la ragazza raccolse in fretta i bagagli e salì, prendendo subito posto di fianco al finestrino. Il binario era vuoto, così si svaccò nei sedili quanto più poté. Il viaggio sarebbe durato molte ore, così Roev si mise comoda, chiudendo gli occhi. La stanchezza prese il sopravvento e la ragazza si addormentò immediatamente.
 
 
 
Mephisto camminò in mezzo alla folla di esorcisti verso il dormitorio maschile. Un uomo mascherato posseduto da un demone ragno, aveva preso in ostaggio alcuni studenti del corso speciale per esorcisti, e l’allarme era scattato immediatamente. Il dormitorio era stato fatto evacuare, ma all’interno erano rimasti bloccati Shima, Suguro e Miwa. L’edifico era stato messo in quarantena, la situazione era talmente grave che Mephisto era andato personalmente a controllare. Il principale si avvicinò ai professori Okumura e Tsubaki, osservando l’unica stanza illuminata del dormitorio. Le condizioni che aveva imposto l’uomo mascherato, erano che nessuno poteva entrare nel dormitorio, eccetto il figlio di Satana, Rin. Se qualcun altro fosse entrato al suo posto, avrebbe ucciso gli studenti. Mephisto era terribilmente irritato da quella situazione, e non era dell’umore adatto per accettare un simile affronto.
-Ma che coraggio invadere la mia accademia con tanta spavalderia…- Disse assumendo una smorfia. Il professor Tsubaki rimase colpito dalla presenza di Mephisto, come tutto il resto dei presenti.
-Principale!- Esclamò Yukio –Che ci fa lei qui?- Mephisto non rispose, si dilettò a giocherellare con l’ombrello. Improvvisamente, assunse un’espressione divertita, e un sorrisetto malvagio gli si dipinse sul volto. Quel ghigno gli metteva in risalto i canini da demone.
-Facciamolo pentire di ciò che sta facendo, questo uomo…- Alzò l’ombrello verso l’edificio e cominciò a farlo roteare in movimenti circolari e costanti. L’atmosfera cominciò ad incupirsi, mentre nel cielo, Mephisto disegnò due cerchi infuocati con un pentacolo in mezzo. Gli esorcisti sussultarono quando dal cerchio cominciarono a fuoriuscire violenti scintille.
-Fa sul serio?!- Chiese Tsubaki sconvolto, mentre tutti osservavano la scenda con i nasi per aria e le bocche spalancate dallo stupore.
-Eins… Zwei…- Mephisto non fece in tempo a finire la formula che, un getto d’acqua spense le fiamme. Il demone rimase sinceramente sorpreso da quel gesto –Ma che…?! Chi è stato?- Chiese furioso, voltandosi di colpo. Arthur Auguste Angel, il Paladin, era in piedi su un camion dei pompieri, e puntava il getto d’acqua verso il cerchio, spegnendolo.
-Non si gioca con il fuoco, Mephisto.- Lo rimproverò con un fastidioso sorrisetto.
-Ah sei tu.- Mephisto puntò l’ombrello a terra, scostandosi una ciocca di capelli dal visto –Mi spieghi che ci fai tu qui?- Chiese cercando di apparire più gentile possibile. Il Paladin si teletrasportò davanti al demone e lo ammanettò.
-Mephisto Pheles, ti dichiaro in arresto con l’accusa di aver svolto ricerche proibite sulla vita artificiale.- Strinse le manette al demone, in maniera da impedirgli qualsiasi movimento.
-E chi sarebbe ad accusarmi di una cosa del genere?-
-Il Vaticano.- Arthur gli diede una spinta e Mephisto si liberò delle manette con un gesto, camminando verso di lui e facendo roteare l’ombrello con fare giocoso.
-Non fuggirò, né mi nasconderò.- Disse rivolto al Paladin e alle guardie -Mi domando solo quanto tempo mi porterà via tutto questo…- Mormorò.
 

 
L’annuncio della  fermata per la città di Atsugi svegliò Roev quasi immediatamente. Prima di scendere aveva controllato quanti soldi le erano rimasti nel portafoglio e si tranquillizzò non appena vide di avere una notevole cifra. Il treno si fermò a destinazione. La ragazza scese in fretta camminando a grandi passi verso la stazione dei taxi, e ne chiamò uno, indicandogli la destinazione. Dopo un’oretta di viaggio, il taxi si fermò davanti alla casa della ragazza. Roev pagò l’uomo e si affrettò a scendere. Non appena si fu allontanato, estrasse dalle tasche dei pantaloni un mazzetto di chiavi, le chiavi di casa sua che si era portata dietro quando era fuggita di casa. Aprì il cancelletto ed entrò nell’abitazione. Si sentì a suo agio dopo tanto tempo. La puzza di chiuso le fece arricciare il naso, ma si trattenne. Prima di fare qualunque altra cosa, camminò lungo il corridoio e si avviò velocemente verso il giardino; e le vide: le lapidi di sua madre e suo fratello erano poste sotto il piccolo ciliegio che decorava l’angolo sinistro del giardino. Non c’erano fiori, non c’era nulla. Solo la nuda roccia scolpita con incisi sopra i nomi. Uscì dalla porta finestra e camminò verso le tombe. Sguainò Murasame, la cui lama blu risplendette e illuminò l’ambiente. Roev la conficcò a terra, e si chinò verso le lapidi, guardandole con intensa tristezza.
-Mi dispiace…- Mormorò –Mi dispiace così tanto…- Accarezzò il nome di suo fratello –Ti avevo promesso che ti avrei protetto. Non ce l’ho fatta.- Le lacrime presero a scenderle, accarezzandole le guancie. Poi si rivolse verso la lapide di sua madre. Aprì la mano e le mostrò la cicatrice del marchio –I demoni esistono. Dio no. Dio non c’è. Non c’è mai stato per nessuno.- Le disse con durezza -…però avrei voluto esserci stata di più per te. Perdonami, madre. Perdonami se non ti sono stata vicino. Me ne rendo conto solo ora che ti ho persa.- Accarezzò anche il suo nome, piangendo in silenzio. Poi, si alzò in piedi, raccogliendo Murasame e rinfoderandola. Tornò in casa, asciugandosi le lacrime. La facevano sentire debole ogni volta che ne versava una. “Basta piangere.” Si disse. Andò in cucina per vedere se era rimasto qualcosa da mangiare in frigorifero, ma l’angoscia la pervase non appena vide tutti i mobili coperti da lenzuola bianche e le pareti spoglie di ogni quadro, specchio o foto. La casa era anche molto fredda, il riscaldamento non era stato acceso da molto tempo. Provò ad accendere le luci, ma la corrente era stata staccata, così fu costretta di nuovo ad estrarre la katana. La luce della lama la aiutò nel buio. Aprì alcuni cassetti da cui raccolse delle candele e un accendino. Decise di tenersi la fame, anche perché il frigorifero era vuoto e non funzionava. Salì le scale, avviandosi verso camera sua. Aprì la porta della stanza e si sorprese nel vedere che era l’unica stanza rimasta intatta. Chiuse la porta a chiave e appoggiò la giacca grigia su una sedia. Rabbrividì non appena si levò anche le scarpe da ginnastica, così prese dall’armadio un paio di scaldotti e delle calze di lana. Accese una piccola candela che posizionò sulla mensola della finestra e si gettò sotto le coperte con i vestiti addosso, cercando di scaldarsi. Non si era nemmeno presa il disturbo di svuotare la sua sacca, in compenso, aveva appoggiato Murasame nel mobile di fianco al letto, pronta a sfoderarla non appena qualche presenza ostile avesse tentato di attaccarla. Molto presto, il sonno prese il sopravvento, e la ragazza si addormentò.


 

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Capitolo 18
*** Arresto ***


Quando Roev si svegliò, fuori c’era un tempo da lupi. Pioveva a dirotto, e ogni tanto nel silenzio della casa irrompeva qualche tuono. Si alzò immediatamente e cercò un ombrello. Doveva andare a mangiare qualcosa, era da molte ore che non metteva qualcosa sotto i denti, e la fame si era fatta violenta. Si mise in tasca chiavi e portafoglio, il cellulare lo lasciò nella sua sacca. Avrebbe lasciato a casa anche Murasame, non le serviva andare in giro per la città con una spada. Indossò la giacca e uscì di casa. Controllò l’ora su un tabellone digitale lungo la strada: erano quasi le due e mezza di pomeriggio. Aveva dormito molto, contando che era arrivata a casa sua a notte fonda. Si fermò a mangiare in un fast food, e quando si fu riempita lo stomaco, andò in un supermercato ad acquistare del junk food. La sua marcia procedette verso un negozio di fiori; entrò, e salutò la commessa. Fece un breve giro per il negozio e il suo animo si turbò non appena vide un vaso di gigli bianchi. Rovistò di istinto nella tasche della giacca, e per caso vi trovò un bigliettino rosa. Assunse un’espressione malinconica, osservando a lungo quel biglietto , quando la commessa interruppe i suoi pensieri. Roev si ricompose e rinfilò il bigliettino in tasca. Ordinò due bouquet, di gigli bianchi, per poi avviarsi verso casa. Si era fatto pomeriggio tardi, e la pioggia era andata diminuendo. Adesso una pioggerellina leggera adornava il tempo atmosferico,mentre pian piano nel cielo  cominciava a comparire qualche debole raggio di sole. La ragazza rientrò a casa, stando di nuovo attenta che nessuno la vedesse. Chiuse rigorosamente a chiave la porta e camminò lungo il corridoio semibuio, raggiungendo le lapidi in giardino. Si chinò sulla lapide di suo fratello, osservando intensamente i fiori.
-Sai Masama, all’Accademia ho conosciuto alcuni demoni. Uno era un mio compagno di classe, l’altro era il preside della scuola. In un certo senso, lui mi ha aiutato molto in questi mesi. La prima volta che mi ha rivolto la parola, mi ha offerto un mazzo di gigli bianchi.- Li appoggiò sulla lapide del bambino, poi aprì la mano con la cicatrice del marchio –Ho fatto un patto con lui, e quando l’ho infranto, invece di prendersi la mia anima, mi ha salvato la vita. Voleva prendermi in affidamento, mi disse che non ero più sola. In un certo senso, ero felice di quello che mi aveva detto. Mi rendo conto solo adesso che in fondo i demoni non sono tutti cattivi. Fa strano detto da me, vero?- Accarezzò la lapide –Ma io sono fuggita da lui e dalla nuova vita che mi stava offrendo. Mi sento una sciocca. E ho paura.- Sentì le lacrime venirle su, ma le soppresse. Estrasse il bigliettino dalla tasca e lo guardò di nuovo intensamente –Il suo nome è Mephisto Pheles.- Poi, le lacrime presero a scorrerle, inevitabili. Di nuovo quelle dannate lacrime. Non doveva piangere, aveva fatto una scelta. Scavò una piccola buca sulla terra smossa della lapide di Masama e ci sotterrò il biglietto con l’e-mail e il numero di cellulare del demone –Spero che possa proteggere anche te nel viaggio che ti aspetta.- Detto quello, si voltò verso la lapide della madre, e appoggiò anche lì i fiori. Stava per alzarsi, quando sentì un verso alle sue spalle. Dal tronco di ciliegio, apparve un Green Man grosso come un orsacchiotto di peluche, che camminò verso di lei. Era di un colore verde pallido, con delle macchie rosa sul corpo. Dietro di lui, dei Green Man ancora più piccoli lo seguivano. Avevano in testa dei fiori di ciliegio. Roev si chinò verso quel piccolo demone –Tu sei stato nascosto nel mio giardino per tutto questo tempo?- Gli chiese. Il Green Man alzò piano la zampina, emettendo un altro verso –Vorrei chiederti un favore: avresti voglia di proteggere questo luogo per me? È molto importante.- I piccoli del Green Man, guardavano curiosi i gigli bianchi ed emettevano dei versetti gioiosi. Il demone fece un cenno con la testolina, e si voltò, tornando a nascondersi nel ciliegio. La ragazza diede un ultimo saluto alla sua famiglia, e se ne tornò in casa. Andò in bagno e controllò che ci fosse ancora l’acqua. Aprì il rubinetto e si sorprese nel vedere che non l’avevano ancora staccata, così ne approfittò per farsi una doccia. Quando finì, tornò in camera sua ed estrasse il termos dalla sacca rossa. Aveva ancora dell’acqua calda all’interno, così si preparò una cena a base di junk food. Mentre si vestiva con dei leggings azzurri e una maglia di lana grigia, prese il telefono e vide una serie di chiamate perse da un numero sconosciuto. Ignorò alla grande quelle notifiche e rimise il telefono nella sacca, consumando un pasto veloce. Fu pronta per mettersi a riposare tranquilla, così spense la candela. La stanza fu avvolta dall’oscurità più totale, e Roev chiuse gli occhi cercando di dormire.
Non le ci volle molto tempo per cadere in dormiveglia. Quella notte, anche se tentava di addormentarsi, era estremamente vigile, aveva un brutto presentimento. Fu quando i suoi occhi; seppur chiusi, furono attraversati da un lampo di luce. Una luce troppo forte e nitida per provenire da un fulmine. Aprì immediatamente le palpebre e si tirò su dal letto di scatto, nascondendosi dietro il muro di fianco alla finestra. La luce proveniva da un faro posto sulla strada di fronte casa. Sentì delle voci che discutevano, così, cercando di non farsi vedere, si vestì in fretta: indossò degli scaldamuscoli grigi, una spessa sciarpa color crema e un berretto di lana scuro. Infine, afferrò degli scarponcini scamosciati, allacciandoseli in fretta e furia. Quando si alzò per prendere Murasame e la sua sacca, la porta al piano di sotto venne sfondata. Roev agì in fretta: chiuse a chiave la porta della sua camera e aprì la finestra che dava al lato posteriore della casa, e con cautela si arrampicò sulla mensola. Si gettò dal secondo piano e cadde a terra. La caduta le scombussolò le gambe, ma riuscì ad alzarsi in piedi quasi subito, appena sentì altre voci provenire del giardino. Un gruppetto di uomini le puntarono delle torce elettriche contro.
-Eccola!- Riconobbe i cappotti degli uomini, ma soprattutto riconobbe la spilla appesa al petto di ognuno di loro: erano esorcisti della Vera Croce. Uno di loro le puntò la pistola contro.
–Ferma!- Ordinò. Ma lei ignorò l’ordine, e corse lungo il giardino della casa. Gli uomini presero a inseguirla, ma furono bloccati da una barriera di radici: i Green Man del guardino la stavano proteggendo. Roev scavalcò il muro di casa sua e atterrò sulla strada, cominciando a correre a perdifiato. Che cosa volevano da lei gli uomini della Vera Croce? Perché le davano la caccia? Erano stati inviati da Mephisto? Le domande che le percuotevano la testa erano troppe, e lei era troppo impegnata a fuggire per darsi una risposta. Fu quando andò a sbattere la testa contro un braccio che apparve da un angolo, che si rese conto che Mephisto non centrava nulla in quella storia. Cadde di schiena, mentre il sangue cominciò a colarle dal naso per la botta. Dall’angolo, apparve il Paladin Arthur, vestito delle sue solite vesti bianche.
-Non opporre resistenza, ragazzina.- Le disse puntandole la spada alla gola. Roev si infuriò, e non proferì parola, ma fece parlare Murasame al suo posto. Si tirò in piedi sguainando la spada e cominciando ad attaccare l’uomo con ferocia, che parava e rispondeva ad ogni suo attacco –Sei lenta e prevedibile, mi pare di avertelo già detto tempo addietro.- Le disse con calma, ma fu quando degli spuntoni di ghiaccio apparvero dalla lama della spada, che il Paladin si rimangiò le parole. Si scansò di lato, ma il ghiaccio riuscì a graffiargli di striscio il braccio.
-Non te lo aspettavi, vero?- Fece Roev con un ghigno soddisfatto. Arthur la guardò indignato.
-Quel sorrisetto così irritante… proprio identico a quel demone di Mephisto.- Roev stava di nuovo per attaccarlo, quando una scarica di dardi tranquillanti le perforarono tutta la schiena. Erano molte fiale, talmente tante che la ragazza cadde immediatamente a terra quasi priva di ogni movimento. Prima di perdere i sensi, sentì Arthur chinarsi verso di lei e parlarle –Roev Akuma, ti dichiaro in arresto per possesso di armi demoniache e per alto tradimento verso il Vaticano, con l’accusa aver sostenuto e collaborato con il traditore Mephisto Pheles.- Roev avrebbe voluto insultarlo a non finire, ma la vista gli si sfocò e svenne per effetto dei tranquillanti.
 
 
 
Arthur camminava a grandi passi lungo il corridoio delle prigioni della sede centrale della Vera Croce. Era fiero per aver portato a termine l’incarico, per aver catturato la traditrice Roev e la progenie di Satana, Rin, come Ernest Egin, il nuovo papa, gli aveva ordinato. Aprì la cella che dava alla stanza dove in una delle celle era chiuso Mephisto, che stava seduto su una panca giocherellando col cilindro. Appena vide il Paladin, il demone alzò lo sguardo dal suo intrattenimento.
-Contento di vedermi, Mephisto?- Chiese il biondo piazzandosi davanti alla sua cella. Il demone chinò leggermente il capo.
-Sempre lieto, Angel.- Sorrise –A quale onore devo la tua visita?- Si permise di chiedere. Arthur assunse un’espressione di disapprovazione.
-Non sono venuto per te, sono qui per rinchiudere gli altri prigionieri.- Mephisto si fece attento. Arrivarono i primi due esorcisti, che trascinavano Rin per le braccia, e lo rinchiusero nella cella di fronte a Mephisto. Il Principale non si sorprese di vederlo.
-Beh, tutto qui?- Fece quasi deluso. Il Paladin gli fece segno di attendere, e arrivarono altri due, trascinando Roev, anch’essa per le braccia mentre le gambe strisciavano a terra, segno che non era cosciente. La gettarono senza riguardi nella cella di fianco a Mephisto, e lui parve sconcertato. Roev aveva ancora conficcati nella schiena i numerosi dardi che le avevano sparato. Non si erano nemmeno presi il disturbo di rimuoverglieli.
-Che le avete fatto…- Mormorò il demone aggrottando le sopracciglia, incredulo per quel genere di trattamento inumano. Arthur si parò davanti alla cella.
-È in complotto con te, e l’abbiamo arrestata per ordine di Ernest Egin.- Chiusero la cella di Roev, e Mephisto si alzò di scatto, afferrando le sbarre.
-Lei non è in complotto con me!- Esclamò iroso –Se n’è andata due giorni fa dall’Accademia!- Arthur gli mostrò le foto e i documenti per la tutela della ragazza, concessi a Mephisto dal tribunale dei minori. Sventolò i fogli sotto il naso del demone  –Io sono ancora il Principale della Vera Croce, e pretendo che voi trattiate i miei studenti con riguardo, nessuno escluso.- Ringhiò minaccioso.
-Sei dietro le sbarre. Non hai alcun potere, e non hai voce in capitolo- Lo ammonì Arthur. Si voltò e abbandonò le cella con il resto degli esorcisti. Appena se ne furono andati, Mephisto passò attraverso le sbarre utilizzando i suoi poteri. Guardò Roev con affetto, e la fece stendere a pancia in giù, cominciando a rimuoverle i dardi tranquillanti dalla schiena. Quando ebbe finito, le tirò su la maglietta di lana, con scrupolosità, e la curò dai buchi che gli aghi le avevano inferto sulla pelle.
-Sta bene?- Chiese Amaimon, che si era tramutato nel piccolo criceto verde e stava sul cilindro del fratello, appoggiato alla panca della cella adiacente. Mephisto, una volta finito di curarla, le tirò giù la maglia e fece comparire una poltrona,  sedendosi e prendendola in braccio con sé.
-Si Amaimon, sta bene.- La coprì col suo mantello bianco -È solo stordita per i sedativi che le hanno sparato.- Amaimon arricciò il nasino peloso e annusò l’aria con sospetto.
-Fratello, non so se è il caso che tu stia nella sua cella…- Mephisto appoggiò la testa a quella di Roev.
-Lo so…- Fece malinconico -È solo colpa mia se le hanno fatto questo.- Si alzò e spostò una brandina, mettendola attaccata alle sbarre. Adagiò la ragazza sul materasso, e le lasciò il mantello. Passò di nuovo attraverso la cella e si sedette accanto a lei, appoggiando la testa alla sbarre. Proprio in quel momento, Rin Okumura si svegliò. Si guardò attorno stordito e appena vide Mephisto e Roev, scattò in piedi.
-Mephisto? Perché tu e la Akuma siete qui?- Chiese il giovane demone. Mephisto lo guardò, mentre teneva la mano destra appoggiata sul capo della giovane addormentata.
-Sono stato incolpato dal Vaticano per aver condotto ricerche sulla vita artificiale, mio caro.- Rispose –Ma io sono innocente, il mio laboratorio in Polonia è stato fatto chiudere anni fa e io non ci ho più messo piede… e la signorina Akuma… Beh, lei credono che sia in complotto con me.- Spiegò senza soffermarsi sui dettagli. Rin rimase un momento sbigottito.
-Mephisto… tu lo sai che diavolo sta succedendo?- Chiese di nuovo. Mephisto si alzò in piedi, e si trasformò nel cagnetto bianco, uscendo dalla cella.
-Purtroppo si, e sarà un bel macello la fuori, tra non molto.-
-Fammi uscire!- Rin cercò di far smuovere le sbarre della cella.
-Assolutamente no. Quindi, ciao ciao.- Lo salutò voltandosi ed entrando nel condotto di areazione. Rin lo chiamò, ma inutilmente. Subito dopo, nella cella entrò Arthur accompagnato da quattro esorcisti e un uomo anziano coperto da una maschera. Aprirono la cella di Rin e lo ammanettarono, facendolo uscire. Il vecchio lo salutò con un sorriso.
-Salve, nipote.- Il giovane rimase perplesso.
-Vostra Santità, Mephisto è scappato.- Fece Arthur guardando la cella. Poi, il suo sguardo si spostò su Roev, e la prima cosa che notò, fu il mantello che la avvolgeva.
-Ha lasciato un ricordino.- Disse uno degli esorcisti mentre prendeva la ragazza, ancora sedata. Quando Angel le diede una sberla, lei parve riprendersi un pochino, e pian piano aprì gli occhi.
-Sveglia, Akuma.- Lei mosse la bocca, ma non riuscì a parlare. Il vecchio Ernest Egin si avvicinò.
-Lei è la ragazzina che Mephisto vuole e ha tenuto tutto il tempo sotto la sua ala protettrice?- Chiese con severità. Arthur annuì.
-Quando l’abbiamo catturata aveva questa.- Il Paladin estrasse da sotto il mantello la katana Murasame. L’anziano uomo abbozzò un sorriso compiaciuto.
 -Allora portatela all’altare assieme a Rin. Pagherà per suoi crimini assieme alla prole di Satana.- Ordinò. La trascinarono fuori dalla cella tenendola per le braccia, mentre Ernest Egin prese sotto custodia Murasame, assieme a Kurikara –Queste serviranno per il rito.-
 

Angolo autrice:
Arthur, sei sempre inopportuno è_é
Buonsalve (?)  a tutti quanti! Spero apprezziate questo capitolo incredibilmente lungo, in questi giorni sto scrivendo come 
una pazza, questa fic mi sta esaltando davvero tantissimo! I miei progetti sarebbero di finirla entro il 9 Ottobre, al compimento dei suoi
due lunghi anni dalla pubblicazione del primo capitolo! Quindi mi sa che mi devo velocizzare, eheh... xD
Beeene, vi lascio andare, e vi saluto tutti quanti! :)

Roev_Chan

 

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Capitolo 19
*** Sangue e Preghiere ***


Roev era ancora del tutto incosciente quando la crocifissero assieme a Rin. L’avevano legata ad una croce a X assieme al ragazzo, ai lati di un gigantesco cerchio evocativo. Mani e gambe  erano bloccati da dei cavi di ferro, e lei era ancora troppo stordita per capire che stava succedendo. Adiacenti al cerchio, c’erano montagne di armi, ammassate in piccoli gruppi compatti e regolari. Un notevole numero di preti ed esorcisti avevano iniziato ad intonare delle preghiere. Rin era a qualche metro di fianco a lei.
-Akuma, sei sveglia?- Le parlò. Lei ci mise un secondo a connettere il cervello.
-Dove siamo?- Balbettò debolmente. Si guardò attorno, era molto confusa e aveva un mal di testa pazzesco. La droga dei tranquillanti era ancora attiva su di lei, e Roev faticava a riprendersi, nonostante fosse passato molto tempo. In compenso, Rin era del tutto sveglio.
-Stanno per farci qualcosa di terribile, credo.- La ragazza aguzzò la vista, e  notò che addosso aveva il mantello di Mephisto. Vide lo stesso uomo anziano che era andato a prenderli nella cella avvicinarsi al gigantesco cerchio magico, di fronte a loro. Proprio in quel momento, dei rivoli di sangue cominciarono e fuoriuscire dalle armi per congiungersi in un’unica pozza al centro. Le preghiere degli esorcisti si fecero più intense. L’odore di sangue fece quasi sboccare la ragazza, che trattenne i conati di vomito, mentre Ernest Egin estrasse la Kurikara di Rin dal fodero. La spada si infiammò, e così anche il suo padrone fu avvolto dalle fiamme, assumendo il suo aspetto demoniaco. Le orecchie si allungarono, i canini sporsero dalla bocca e la coda si dimenò con impeto. L’uomo alzò la spada al cielo.
-Appari, Cancello di Gehenna!- Piantò la spada a terra e questa emise delle scosse, che percossero Rin, facendolo gridare di dolore. Cominciò a vomitare e piangere sangue a fiotti, mentre tra uno sbocco e l’altro il ragazzo urlava. Quello spettacolo era incredibilmente raccapricciante, e a Roev saltò il cuore in gola non appena l’uomo estrasse anche Murasame –Purifica e punisci questa creatura che ha disobbedito alle leggi di Dio!- Conficcò a terra la katana assieme a Kurikara, e la lama blu si illuminò. Dei guizzi simili a quelli prodotti dalla katana di Rin vennero sprigionati da Murasame, e colpirono in pieno Roev, a cui mancò il fiato. Il dolore era tremendo, e il fiato le era mancato, ma trovò comunque la forza di contorcersi, alzando la testa in cielo. Strinse i denti, e infine, gridò.
 
 
 
Un urlo atroce si propagò nell’atmosfera attorno all’Accademia. Venne udito da molti, fece rabbrividire chiunque, raggiunse perfino le orecchie appuntite di Mephisto, che sgranò gli occhi. Amaimon saltò giù dal cono del cilindro, sbattendo gli occhietti rotondi.
-Fratello mio! Lei è…!- Squittì con preoccupazione arruffando il pelo. Mephisto rivolse il suo sguardo verso la cima dell’Accademia.
-Questo non l’avevo calcolato… Ernest Egin, fino a che punto ti sei osato spingere?- Mephisto aprì l’ombrello, che assunse le sembianze di un pipistrello e spiccò il volo, raggiungendo la cima di un pilone conduttore della corrente. Il demone si lasciò scappare un verso quando vide Roev, che era stata crocifissa a qualche metro di fianco a Rin. La ragazza si contorceva e gridava, e lo stesso faceva Rin, che era circondato da un bagno di sangue. A Mephisto mancò il fiato non appena un’altra scarica di Murasame colpì la ragazza, che cominciò anche lei a piangere sangue. Alla seconda scarica, le fuoriuscì sangue dal naso. Resistette ancora per pochi secondi, perché cominciò a sboccare pure lei. Lo sguardo inorridito di Mephisto si spostò verso il centro del gigantesco cerchio evocativo, da dove cominciava ad aprirsi un varco, che il demone riconobbe subito –Ma quello è…- Mormorò spalancando gli occhi.
-Basta!- Mephisto si azzittì non appena sulla scena irruppe Yukio Okumura –Sua Santità, la prego, liberi mio fratello e la mia alunna!- Lo implorò il giovane. Ernest Egin si voltò con un sorriso niente affatto bonario.
-Non posso. C’è un motivo se entrambi sono qui per essere sacrificati.-
-Sacrificati?- Sussurrò Mephisto, continuando ad origliare.
-Tuo fratello, essendo progenie di Satana, deve morire. Ma verrà ricordato come l’ eroe che ha salvato Assiah, distruggendo il mondo dei demoni, Gehenna!- Esclamò il vecchio spalancando le braccia e gesticolando.
-Fratello, vuole distruggere casa nostra.- Fece Amaimon quasi piagnucolando dal cilindro. Mephisto non lo ascoltò nemmeno.
-E la Akuma?- Chiese nuovamente Yukio. L’uomo si voltò, assumendo un’espressione impassibile, severa.
-Ha commesso gravi reati verso il Vaticano e la Vera Croce.- Spiegò brevemente. Tese un respiro profondo, e il sorriso si fece ancora più largo –Lei morirà e basta.- Roev gridò con quanta più voce aveva in corpo, avrebbe gridato fino a farsi scoppiare i polmoni, per tutto il dolore che stava subendo. Mephisto strinse i pugni con rabbia e mostrò i denti digrignati, assumendo un ghigno terribilmente arrabbiato.
-Non posso tollerare questa situazione un minuto di più.- Si tolse il cappello e lo appoggiò in una delle travi di ferro del pilone, e lo stesso fece con l’ombrello; mentre Amaimon lo guardò apprensivo, tenendosi forte al tessuto del cilindro con le unghiette.
-Non farti sparare, fratello. Quelle armi sono state costruite per uccidere i demoni.- Il cricetino indicò con le zampine le guardie armate intorno alla circonferenza. Il demone annuì, e poi balzò giù dal pilone, slanciandosi verso il cerchio evocativo. Atterrò a qualche metro da Roev, ma fu costretto ad indietreggiare immediatamente, perché uno degli esorcisti sparò in colpo in mezzo ai suoi piedi. Ernest Egin ordinò ai Dragoon, con un gesto della mano, di fermarsi.
-Sei venuto per salvare la tua donna, demone?- Gli chiese con convinzione. Mephisto lo guardò e scoppiò a ridere istericamente, preso alla sprovvista da quella domanda.
-La mia donna?- Fece sorridendo con malignità, mentre si toccava i canini affilati con la punta della lingua, muovendo qualche passo, con pacatezza –La Akuma è innocente, Sua Santità. Sono venuto qui solo per liberarla. Potete tenervi il giovane Okumura.- Disse camminando lentamente in circolo. Lo squadrone di esorcisti Dragoon continuava a tenergli puntati i fucili contro, senza perderlo mai di vista.
-Come mai tutta questa generosità nei miei confronti, Mephisto? Non eri solito a dire che se qualcuno faceva del male ai tuoi studenti, tu gliel’avresti fatta pagare cara?- Chiese il vecchio, sfidando il demone, che sorrise con ancora più cattiveria, mentre i suoi occhi furono attraversati da un lampo.
-Infatti.- Ribatté –Dopo che avrò salvato la Akuma, io ti ucciderò, Ernest Egin.- Fu a quel punto, che l’uomo ordinò di fare fuoco. Il primo colpo partì da dietro Mephisto, e lo preso in pieno stomaco, successivamente, il suo corpo fu tempestato di proiettili, mentre il suo sangue schizzava dappertutto. Yukio osservò la scena con sguardo inorridito, ma spalancò ancora di più gli occhi quando vide il corpo di Mephisto dissiparsi nell’aria, come fumo.
-Che significa?!- Gridò il Papa. I Dragoon caddero svenuti uno dietro l’altro, come le tessere di un domino, e Mephisto comparve dietro il vecchio, alzando la mano.
-Muori.- Prima che i suoi artigli potessero squarciargli la gola, Yukio sparò al braccio del demone, che digrignò i denti e indietreggiò con un balzo. Si avvicinò a Murasame, la estrasse da terra e la spada smise di colpire Roev con le sue scariche di energia.
-No!- Urlò di nuovo l’uomo. Yukio puntò la pistola a Mephisto.
-Fermo, o sparo!- Il demone lo ignorò, e balzò davanti alla ragazza, che aveva smesso di urlare, ed era svenuta. Strappò i cavi di ferro che la tenevano legata alla croce a X, e la caricò a spalle. Ernest Egin non perse tempo un minuto di più: estrasse la seconda pistola dalla fodera di Yukio, e sparò dritto ai due. Questa volta, Mephisto fece da scudo a Roev, e per impedire che il colpo la centrasse, si fece colpire al fianco. Si voltò per fuggire, ma un altro colpo lo raggiunse alla spalla. Il demone si ritrovò alle strette, così non perse tempo, e immediatamente scomparve in una nuvola di fumo sotto gli occhi di tutti.

 


Angolo stupido dell'autrice stupida... *cofcof*:
Sinceramente, non avevo la più pallida idea di come intitolare questo capitolo, ma sono comunque soddisfatta del risultato ;W;
(Quindi perdonate il titolo banale, spero che anche il testo non sia banale!)
Scappo a scrivere gli ultimi capitoli, quindi ciao ciao :3

Roev_Chan

 

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Capitolo 20
*** Seiryu ***


“Sangue, pioggia, anime. Spade, pistole, preghiere. Umani, esorcisti, demoni. Roev sognò molte cose durante il suo lungo sonno. Vedeva figure sbiadite e udiva voci lontane. La ragazza si guardava intorno confusa, cercando di capire cosa stava succedendo, nei suoi sogni. Vide Murasame, sospesa per aria e avvolta da un’aura blu. L’afferrò, e una lunga scia di scariche la percosse. Non sentì dolore, ma il cuore le si fermò quando udì un grido atroce alle sue spalle. Si voltò di scatto, e vide se stessa, in trappola, che soffriva, urlava, si dimenava, mentre il sangue cominciò a sgorgarle da occhi, naso e bocca. Provò a muoversi, a urlare, ma il fluido rosso che la sua immagine stava vomitando, la raggiunse. Chiamò aiuto, tentò di usare la spada e di compiere qualche movimento per cercare di fuggire, ma era completamente paralizzata dalla paura. Quando fu totalmente sommersa dal suo stesso sangue, il suo corpo si sbloccò. Tentò di nuotare per raggiungere la superficie, il fiato cominciò a mancarle. Non c’era superficie in quelle acque rosse scarlatte. E mentre annegava, vide ancora quelle immagini sbiadite che le percuotevano la mente: sangue, pioggia, anime. Spade, pistole, preghiere. Umani, esorcisti, e demoni.”
 
 
Roev aprì gli occhi di colpo, respirando affannosamente. Fu un brusco risveglio, ma non gridò per quell’incubo che aveva appena fatto. Si guardò attorno, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni. Sentì un dolore acuto in tutto il corpo, e la testa le girava, facendole pulsare le tempie in modo violento. Si tirò su col busto dalla brandina dove aveva dormito, e si guardò attorno confusa. Era buio, ma una luce bluastra proveniva dall’esterno. Si alzò in piedi, stando in equilibrio con molta fatica, e si avvicinò alla finestra. Lo spettacolo che le si presentò davanti fu raccapricciante: la Città della Vera Croce e l’Accademia erano divorate dalle fiamme. Fiamme blu.
-Roev…- Un lamento proveniente da un angolo di fianco alla branda in cui si era svegliata la ragazza, la fece sussultare. Si voltò di scatto.
-Chi è là?- Chiese allarmata. Trovò Murasame per terra di fronte alla brandina, e la raccolse in fretta. Attese qualche secondo prima di estrarla, ma quando lo fece e quando la lama illuminò la stanza buia, la ragazza sussultò –Mephisto…- Il demone era appoggiato al muro di fianco alla branda, ed era ferito. La ragazza si chinò verso di lui –Cosa sta succedendo? Chi ti ha fatto questo?- Chiese incredula, indicandogli le ferite. Lui sorrise.
-Non ti ricordi nulla di tutto quello che è successo?- Chiese ansimando. Lei aggrottò le sopracciglia, confusa –Dopo che te ne sei andata dall’Accademia, è scoppiato un putiferio. Mi hanno incarcerato per delle false accuse, e subito dopo sono venuti a prendere te.- La ragazza ebbe un flash.
-Arthur Auguste Angel…- Abbozzò una smorfia, ripensando al pugno, e alla scarica di proiettili che gli esorcisti avevano svuotato contro la sua schiena.
-Già. Ma non è lui l’artefice di tutto questo...- Continuò. Gli scappò un colpo di tosse.
-Chi è stato?!- Chiese la ragazza, furibonda.
-Il nuovo Papa. Si chiama Ernest Egin.- La ragazza strinse istintivamente il pungo contro l’elsa della spada –No, Roev, ferma. È morto.- La bloccò, intercettando i suoi pensieri –Ora il problema è un altro.- Lei intuì la situazione guardando fuori dalla finestra le fiamme blu che stavano divorando la città.
-Satana.- Disse solo.
-Già.- Affermò Mephisto –Dobbiamo fermare mio padre.-
-Lo farò fuori io.- La ragazza si alzò e fece roteare tra le mani la spada con spavalderia, ma una fitta la colpì allo stomaco, costringendola ad abbassare la cresta.
-No. Satana non può essere ucciso. E poi sei ferita.- La fermò il demone, che digrignò i denti appena tentò di alzarsi. Roev osservò le sue ferite: un colpo di arma da fuoco al braccio destro, un altro sul fianco sinistro, e uno sulla spalla. Le guardò intensamente, con una nota confusa.
-Perché non guarisci?- Si chinò nuovamente davanti a Mephisto, guardandolo negli occhi. I demoni avevano grandi poteri di guarigione, e le loro ferite si rigeneravano in un batter d’occhio. Lui le sorrise, gli usciva un rivolino di sangue dal lato della bocca e sudava in continuazione.
-Sono proiettili che bloccano la guarigione di noi demoni. E credo siano anche avvelenati…- Ridacchiò, sforzandosi per non dare segno di provare dolore. Roev serrò le labbra.
-C’è un modo per curare il veleno?- Chiese. Mephisto la guardò di sottecchi. Posò il suo sguardo  sulla spada.
-Lo vedi il fodero di Murasame?- Tossì indicandolo con l’indice. Roev appoggiò la lama a terra e osservò attentamente il fodero –L’intaglio del drago… Il drago Seiryu ha il potere di purificare qualunque genere di impurità. Per evocarlo devi bagnare la sagoma intagliata del drago con del sangue di demone.- Spiegò. Roev lo guardò intensamente. C’era una nota stonata in quella spiegazione, che l’aveva lasciata perplessa e allo stesso tempo l’aveva insospettita parecchio.
-Hai detto purificare.- Fece secca –Non guarire.- Puntualizzò. Mephisto sorrise di nuovo.
-Non ti sfugge niente, vero?- Roev lo ignorò, e si bagnò la punta delle dita con il sangue di Mephisto, che sgorgava dalle ferite. Cominciò a spalmarlo sul fodero.
-Se ti salverò, salderò i miei debiti con te.- Disse la ragazza continuando a bagnare il fodero con il sangue.
-Copri bene tutti i buchi.- La intimò il demone, facendo finta di non aver sentito la frase precedente. Quando ebbe finito, la ragazza si alzò in piedi e guardò il fodero con impazienza.
-Perché non compare?- Chiese irritata agitandolo. Mephisto era quasi allo stremo delle forze.
-Serve un cerchio magico…- Ansimò. Questa volta gli scappò un gemito di dolore. La ragazza si guardò intorno. Si trovavano in una vecchia stanza vuota, con i muri scrostati, il pavimento spaccato e qualche rampicante che adornava i muri. L’unico mobile presente, era il lettino pieghevole nel quale la ragazza si era svegliata.
-Mephisto, non c’è niente qui… che posto è questo?- 
-È solo un vecchio casolare abbandonato, non distrarti Roev. Usa il sangue.- La rimproverò spostandosi a lato per lasciare spazio alla ragazza. Lei si mise subito all’opera, appoggiò il fodero a terra e di nuovo si bagnò la punta delle dita con il sangue del demone, che a forza di sgorgare dalle ferite, aveva formato una grossa pozza nel pavimento. Tracciò per terra un cerchio magico, come le avevano insegnato al corso, e quando ebbe finito, si tagliò il palmo della mano con la lama di Murasame e fece colare il suo sangue al centro del cerchio –Devi pronunciare una preghiera.- L’avvertì Mephisto. Roev non sapeva cosa dire, sinceramente, non aveva mai evocato un demone se non durante le esercitazioni in classe. Aveva letto qualcosa a proposito di Seiryu, ma non riusciva a ricordare i dettagli.
-Mephisto, non so cosa dire.- Disse Roev mentre la voce le tremò –Dimmi qualcosa su Seiryu, così magari mi inventerò qualcosa…- Cercò di trovare il coraggio e l’inventiva nello sguardo del demone, che la guardò a sua volta, respirando con affanno.
-Seiryu è il dragone azzurro, guardiano dell’est, simboleggia la primavera e l’acqua. Nella mitologia cinese il suo elemento è associato al legno, e il suo nome è Qìng Lòng. Seiryu è anche il simbolo degli Imperatori, insieme all’uccello di fuoco Suzaku. Ma questo dettaglio non centra, cerca di concentrarti.- Spiegò. Roev raccolse il fodero di Murasame e strinse le mani attorno all’elsa. Tirò un lungo respiro, pensando ad una qualunque preghiera da rivolgere al drago per evocarlo.
-Grande Imperatore dell’est, spirito dell’acqua, che danza nel cielo con lo sbocciare dei fiori di primavera, ti prego, appari davanti a me, ed esaudisci le mie richieste.- Il fodero fremé tra le mani di Roev e si illuminò di una luce blu e verde. Con uno scatto, si sfilò dalle mani della ragazza e si posò al centro del cerchio. Dall’interno, cominciò a fuoriuscire un’acqua pura e cristallina, che andò a formare la sagoma di un dragone dal corpo lungo e serpeggiante. Roev indietreggiò, mettendosi davanti a Mephisto, che le parlò di nuovo.
-Ricordati che non devi cedere alle paure, altrimenti si rivolterà contro di te. Seiryu è molto potente.- Si raccomandò. La ragazza deglutì, e assunse uno sguardo carico di decisione. Dall’acqua, si materializzò il drago. Il corpo lungo e squamoso era di un colore azzurro pallido, e terminava con una coda appuntita, coperta di peluria blu e sfumata di verde, che gli attraversava l’intero corpo con una lunga cresta. Le quattro zampe squamose artigliarono il pavimento, mentre aprì gli enormi occhi gialli, osservando la ragazza con sprezzo. Roev non aveva mai visto creatura più maestosa di quella, il suo portamento fiero lo faceva sembrare un vero Imperatore, con un paio di corna affilate al posto di una corona. Non seppe nemmeno lei perché lo fece, ma d’istinto, si inchinò davanti a Seiryu, impugnando Murasame -Non devi sottostare a lui, perché ti inchini?- Gli chiese a bassa voce Mephisto, con rimprovero. Lei non si mosse di un muscolo. Il dragone aprì l’enorme bocca, mostrando le fauci, minaccioso.
-Perché mi hai evocato con tanta impudenza, tu, umana; che ti stai inchinando a me?- Chiese il drago, mentre i suoi lunghi baffi ondeggiavano, muovendosi con eleganza, ricordando il movimento delle onde del mare. La ragazza si alzò in piedi e mostrò la spada.
-Io non sono mai stata una persona forte, né tantomeno una coraggiosa. Io indosso delle maschere per nascondere la mia fragilità e la mia debolezza, non ho nulla da nasconderti, Seiryu. Non potrei mai tener testa a una creature come te.- Il drago parve indignato da quelle parole, e ruggì, afferrando il viso della ragazza con i lunghi e possenti artigli.
-Non prenderti gioco di me, stupida umana.- Ringhiò con ferocia. Lei non si mosse dalla sua posizione. Alzò la spada, che brillò con intensità.
-Tu sei intrappolato in questa spada, non è vero? Io sono disposta e restituirti la libertà, se in cambio tu facessi una cosa per me.- Propose con fermezza. Seiryu guardò con attenzione sia lei che la spada.
-Io ti conosco, Roev Akuma.- Disse a un certo punto il drago, mollando la presa sul volto di Roev –Nel periodo che sono stato al tuo fianco nascosto nel fodero di Murasame, ho potuto vedere ogni cosa della tua vita, ho visto le tue gioie e i tuoi dolori. So anche cos’hai intenzione di chiedermi, ma non potrai mai liberarmi. Io sono il fodero di Murasame, la mia vita è legata alla spada.- Il drago spostò lo sguardo intenso verso Mephisto –Posso espellere il veleno dal suo corpo, sì, ma ho bisogno di nutrimento.- Roev capì all’istante le necessità del drago. Si alzò la manica del maglione, mostrando il polso, con le vene che risaltavano sotto la pallida pelle.
-Va bene il sangue?- Chiese. Seiryu annuì.
-Prima che tu compia qualunque azione, tieni così tanto alla vita di quel demone che hai odiato così tanto?- Chiese nuovamente il dragone azzurro. La giovane esorcista si voltò piano verso Mephisto, guardandolo con una nota di dolcezza. Era appoggiato al muro con la testa che gli cadeva a lato, teneva gli occhi chiusi, e soffriva in silenzio tutto il dolore che le pallottole avvelenate gli aveva provocato.
-Io… io non ho mai sopportato Mephisto e i suoi modi di fare. L’ho insultato e disprezzato molte volte, ma ero cieca, e non capivo quanto fosse importante per me… Ora penso che farei di tutto per salvarlo, perché lui ha rischiato tutto per me.- Non attese un minuto di più, e si tagliò il polso con la lama di Murasame. Mephisto tossì, mentre il sangue sgorgò vistosamente dalla ferita che si era procurata, mentre delle lacrime di gioia le rigarono le guancie. Se le asciugò in fretta con i lembi del maglione.
-Roev, hai già perso un sacco di sangue durante l’esecuzione, non farlo.- Ansimò il demone. La ragazza lo ignorò,  mentre il drago cominciò a nutrirsi del suo sangue. Quando si sentì sazio a sufficienza, il viso di Roev si era fatto incredibilmente pallido, e cominciava a faticare a stare in equilibrio. Seiryu agì subito: toccò con l’artiglio il sangue che era sgorgato dalle ferite di Mephisto, e quello si tramutò in acqua pura e cristallina. Il liquido defluì verso le ferite, entrando dentro il corpo del demone, che serrò le labbra e strizzò gli occhi. Era doloroso, ma le ferite cominciarono a guarire quasi immediatamente. Altra acqua scorrette verso Roev, richiudendo anche le sue lesioni. Entrambi, come per magia, tornarono in forze. Roev sorrise al drago, inchinandosi di nuovo.
-Ti ringrazio.- Seiryu chinò il capo in segno di rispetto, e in quel momento, Mephisto si alzò in piedi, affiancandola.
-Grazie, Roev.- Le disse con riconoscenza. Lei arrossò lievemente.
-Sono contenta che tu sia salvo…- Riuscì a solo dire, impacciata.
-Ora dobbiamo occuparci di un’altra faccenda.- Disse il demone in tono grave, con freddezza, indicando la cima dell’Accademia. Roev aguzzò la vista, e vide una specie di macchia scura posta proprio sopra la punta delle Vera Croce. Non riuscì a capire cosa fosse.
-Che diavolo è?- Chiese perplessa.
-Quello è il Cancello di Gehenna. Dobbiamo chiuderlo, altrimenti Assiah sarà distrutta.- A quelle parole, il drago chinò il capo. Roev lo guardò, per poi guardare Mephisto. La creatura le lanciò un’occhiata  decisa.
-Monta.- Ordinò Seiryu. Roev lo guardò ammaliata, però non si osava a salirgli in groppa. Il drago, con uno scatto improvviso, serpeggiò con la testa tra le sue gambe, costringendola a sedersi dietro la sua nuca. Addentò Murasame e fu un attimo: spiccò un balzo, distruggendo il tetto dell’edificio, e ondeggiò con eleganza in cielo. Roev si teneva stretta con le gambe e la sue presa era salda sulle corna del drago. La partenza era stata brusca, ma appena furono ad alta quota, il drago si stabilizzò, volando dritto. Dietro di loro, Mephisto li stava raggiungendo con l’ombrello pipistrello, che batteva le ali con vigore.
-Qualche idea su come chiuderlo?- Chiese la ragazza. Il demone ci pensò un attimo.
-È  Satana che controlla il cancello. Credo che l’acqua demoniaca di Seiryu possa fermare le sue fiamme blu.- Ipotizzò –Ma non ho idea di come chiuderlo.- Roev guardò attentamente il cancello, da cui continuavano a fuoriuscire i demoni. La situazione era terribilmente grave. Si chiese come aveva potuto dormire in tutto quel tempo, e cosa le fosse successo da quando aveva perso i sensi. Ma quello non era il momento per farsi quelle domande, ora aveva un obbiettivo: chiudere il Cancello di Gehenna e salvare Assiah.
Si voltò a guardare Mephisto. Il demone si reggeva al suo ombrello volante. I suoi candidi abiti erano macchiati di sangue, e il suo viso era tirato in un’espressione stanca. La naturalezza di quell’espressione lo faceva sembrare quasi umano, e fece intenerire la ragazza, che ebbe un fremito, e si rivoltò dalla parte opposta, mentre Seiryu emise un sospiro, come sconsolato. Mosse le pupille gialle in cerca dello sguardo di Roev, e la fissò intensamente, come se avesse intuito i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi timori. La ragazza affondò il viso nella morbida criniera del dragone. Profumava di mare, era un odore che la faceva stare bene. Quel breve attimo di pace, però, non durò a lungo. Una sfera di fuoco scarlatto sfiorò il corpo di Seiryu, facendogli perdere l’equilibrio. Inevitabilmente, precipitarono a terra, e il drago si schiantò sulle fronde degli alberi. Roev cadde di schiena, mentre Murasame ruzzolò a pochi metri da lei. Seiryu fu bloccato da una specie di gabbia di fiamme, e prima che Roev potesse alzarsi in piedi per tentare di liberarlo, fu bloccata da qualcuno, che la afferrò per i polsi e le puntò una lama scarlatta alla gola.
-Non così in fretta.- La ammonì una voce possente. Mephisto atterrò allarmato a pochi metri di fronte a lei.
-Iblis, lasciala andare!- Ordinò il demone. Iblis, il Re del Fuoco, non disse nulla.
-Quanto tempo, Samael, fratello mio.- Da dietro Iblis, una figura affiorò dall’oscurità. Mephisto sgranò gli occhi incredulo.
-Tu… qui? Perché, Egyn?-
 

Angolino autrice:
Gli incubi di Roev sono sempre così... inquetanti... vabbé.
Dopo questo, ancora due capitole e
[Candy Piano] ♥ si concluderà!
Il solo pensiero mi rattrista... comunque, spero abbiate apprezzato questo capitolo! :)
Ah, quasi dimenticavo! 
Ho scaricato e visto il film in sub ita di Ao No Exorcist, qualche sera fa. Senza farlo apposta,
sono scoppiata a ridere perché il ragazzo coi capelli argentei (quello col bastone rosso, vestito di blu... avete capito, no?)
si chiama Liu Seiryu. Io non ci volevo seriamente credere quando l'ho scoperto x°D 

Roev_Chan

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Capitolo 21
*** Il Cancello di Gehenna ***


Egyn, il Re dell’Acqua, apparve dall’oscurità, alle spalle di Iblis, affiancandolo. I suoi lunghi capelli argentei, tendenti al celeste, volteggiavano come lo scorrere dell’acqua, al ritmo di ogni suo passo, e i suoi occhi blu come l’oceano spiavano gli sguardi di ognuno, per poi posarsi su Seiryu, che ruggiva con ira,  ancora intrappolato tra le fronde degli alberi a causa del fuoco di Iblis. Infine, osservò con bramosia Murasame, a pochi metri da loro. La guardò a lungo, per poi posare il suo sguardo torvo sulla ragazza. Mephisto sudò freddo.
-No Egyn.- Lo fermò, intercettando i suoi pensieri –Quella spada non è più tua, ormai.- Egyn si voltò e guardò Mephisto con un certo rancore.
-Non ho dimenticato come me l’hai portata via.- Disse. Iblis strinse la presa su Roev e la ragazza emise un gemito di dolore, stringendo i denti. Mephisto alzò istintivamente le mani in alto, in segno di resa.
-Che cosa volete?- Chiese abbozzando un falso sorriso. Il Re del Fuoco piantò i suoi occhi gialli su quelli verde spento del fratello.
-Tu hai un debito con me, Mephisto. Esigo che tu lo rispetti.- Con una piedata alla schiena, spinse Roev in avanti, che cadde di pancia –Gli umani hanno aperto il Cancello di Gehenna. Non era mai successo prima, e pretendo che tu lo richiuda immediatamente.- Ordinò il demone dai capelli rossi col suo vocione possente. Egyn annuì.
-Gli umani hanno disturbato la quiete di Gehenna, e nostro padre è intervenuto personalmente. Vuole unire il mondo degli uomini con quello dei demoni.- Spiegò il Re dell’Acqua assumendo un’espressione disgustata. Iblis scosse la testa, con disappunto.
-Papà ha perso la testa per gli umani.- Disse guardando Roev.
 –In sostanza, se non riuscirete a chiudere il cancello prima dell’alba ed a impedire che papà porti a termine il suo folle progetto,  allora la ragazzina morirà.- Concluse Egyn puntando il dito contro di lei –Così mi riprenderò indietro la mia Murasame.- Roev si rialzò immediatamente in piedi, affiancando Mephisto. Allungò la mano verso la spada, chiamandola mentalmente a sé, e Murasame si animò, tremando leggermente e volando verso la ragazza, che la afferrò per l’elsa. Mephisto la bloccò con un gesto della mano, mentre Egyn osservò con interesse l’abilità della ragazza nel maneggiare la spada demoniaca.
-Chiuderemo il cancello, come desiderate. Così il mio debito con te sarà saldato, fratello.- Disse Mephisto guardando Iblis. Lui annuì brevemente. Poi, schioccò le dita, e liberò il drago dalla sua prigione di fiamme. Seiryu serpeggiò verso terra e con imponenza, si gonfiò, emettendo un verso simile al soffio dei gatti, irritato. Iblis sobbalzò, stando attento alle mosse del drago, mentre Egyn si limitò a guardarlo con indifferenza. Roev lo accarezzò per rassicurarlo, e appena si fu calmato, appoggiò a terra la testa, lasciando che la ragazza montasse su di lui. Mephisto aprì velocemente con un gesto l’ombrello rosa, spiccando un breve balzo –Andiamo Roev, il tempo stringe.- Il drago si librò in aria e i due furono immediatamente in volo verso il cancello, sorvolando il cielo scuro della notte.
-Mephisto assomiglia più di tutti a nostro padre.- Osservò Iblis. Egyn fece una smorfia.
-Il suo vero nome è Samael, Iblis, non lo chiamare con quel nome stupido.- Lo rimproverò con freddezza,  voltando le spalle al fratello.
 
 
 
-Mephisto, come facciamo a chiudere il cancello?- Chiese Roev rivolta al demone, mentre sorvolavano le abitazioni della Vera Croce, completamente in preda alle fiamme.
-Te l’ho detto, non lo so.- Mephisto era impaziente di raggiungere il cancello il prima possibile. Non mancava molto, ma ogni istante che passava faceva venire l’ansia al demone. Tirò un lungo respiro, cercando di calmarsi, e si voltò verso la ragazza, guardandola intensamente –Roev…- La chiamò, sembrava la implorasse. La ragazza voltò la testa, incrociando lo sguardo con lui –Non lascerò che ti facciano del male.- La rassicurò voltando la testa. La ragazza batté le palpebre, sinceramente sorpresa da quella frase. Rimase per un istante imbambolata per quella frase, arrossò di piacere, sentendosi euforica. Ordinò a Seiryu di aumentare la velocità di volo. Il drago sbuffò, ed eseguì l’ordine, mentre Roev si tenne stretta alle sue corna. Mephisto si allarmò non appena vide la ragazza a cavallo del drago aumentare la velocità, allontanandosi da lui.
-Torna indietro, che fai?- Le ordinò. Ma lei continuava ad avanzare, incontrando i primi demoni fuoriusciti dal cancello. Ne uccise un paio con fendenti di spada, mentre Seiryu ne azzannò uno. La ragazza era entrata nel campo di battaglia, e in lontananza vide i gemelli Okumura, Shura e, incredibilmente, anche Arthur combattere contro i demoni. Rin balzava in continuazione verso il Cancello di Gehenna, e tentava di chiuderlo, colpendolo con le sue fiamme. Al gruppo si aggregò Kuro, il gatto demoniaco dei gemelli. Roev uccise un altro demone che tentò di assalirla a lato, mentre Seiryu ne stordì uno con una possente codata. In quel momento, Mephisto la raggiunse.
-Ora che facciamo?- Chiese impaziente Roev, mentre gli Okumura volavano verso il cancello a cavallo di Kuro. In quel momento, dai sotterranei dell’Accademia, fuoriuscì una potente luce, che investì l’ambiente con i suoi caldi fasci –Ma questo è il sole?- Fece la ragazza coprendosi gli occhi. La luce scomparve quasi subito, e Roev notò che la maggior parte dei demoni usciti dal cancello erano stati uccisi o storditi. Mephisto guardò con decisione il cancello.
-Roev, è il momento! Vai e…- Il demone si bloccò improvvisamente, mentre la ragazza si voltò verso di lui. Mephisto sgranò piano gli occhi, aprendo il palmo della mano, vedendo i suoi artigli crescere in modo sproporzionato. Rivolse il suo sguardo sconvolto verso Roev.
-Che ti succede?- Gli chiese la ragazza confusa. Lui digrignò le zanne.
-No…- Mormorò, mentre il braccio prese a tremargli, come se  cercasse di trattenerlo da movimenti involontari  –Padre, no… ti prego, non farlo!- Gridò. In quel preciso istante, il suo corpo fu improvvisamente investito da una corrente di fiamme blu.
-Mephisto!- Gridò la ragazza, sconcertata da quella scena. Le orecchie del demone si allungarono, le corna gli crebbero dalla testa e la coda fuoriuscì dai pantaloni, dimenandosi con impeto.
-Scappa…- Le disse ansimando, cercando di trattenere i movimenti involontari del corpo.
“Samael, figlio mio, lascia che tuo padre prenda in prestito il tuo corpo.” Roev udì una voce possente e distorta, provenire da Mephisto. In quel momento, comprese ciò che stava succedendo: Satana stava cercando di prendere il controllo del suo corpo, ma lui opponeva resistenza, seppur con molta fatica.
-Roev, devi chiudere il cancello.- Le parlò Mephisto. La ragazza non seppe più che fare, sentì il cuore scoppiarle in gola –Roev! Il cancello!- Sbraitò il demone con ferocia. L’aspetto demoniaco di Mephisto non la turbava, ma il modo spietato con cui aveva pronunciato quelle parole le fece gelare il sangue alle vene. Eppure non voleva lasciarlo in balia di Satana.
-No!- Esclamò -Io non ti voglio lasciare!-  
“Siete patetici.” Commentò Satana, per poi scoppiare in una risata malvagia.
-Roev, non lo posso trattenere ancora a lungo, vai!- Urlò di nuovo Mephisto. La ragazza impugnò Murasame, puntandogliela contro. La lama fu avvolta da un fascio d’acqua, e quando lei mollò un fendente in aria, l’acqua assunse la forma di una lama, pronta a colpire il corpo di Mephisto posseduto da Satana. Il demone schivò abilmente il colpo, scattando verso di lei con incredibile agilità. In un lampo, artigliò il collo di Seiryu. Il drago ruggì per il dolore e si tramutò nel fodero di Murasame, che precipitò nel vuoto, assieme a Roev. Durante la caduta, la ragazza vide la sua vita passarle davanti agli occhi, ma tentò una ripresa: mantenendo il sangue freddo, afferrò il fodero in volo, e dimenò la spada, formando una bolla piena d’acqua a pochi metri da terra. Cadde nella bolla con un tonfo secco, e nuotò verso il fondo, uscendo illesa dalla caduta. Non fece in tempo a riprendere fiato, che Mephisto posseduto era già davanti e lei. Roev si tirò in piedi allarmata e tentò un altro attacco, ma il demone fu più veloce di lei, e la afferrò per il collo, sollevandola da terra. Con ancora la spada in mano, tentò di colpirlo con l’acqua demoniaca, ma Satana nel corpo di Mephisto le spaccò il braccio con un’unghiata. Anche se la teneva per il collo, la ragazza riuscì a lanciare un acuto grido di dolore, lasciando cadere anche Murasame. Ora era completamente indifesa.
-Roev perdonami…- Le disse Mephisto stringendo i denti e cercando di combattere Satana nel suo corpo.
“Sei un figlio disubbidiente, Samael. Meriti di essere punito.” Satana fece alzare il braccio tremolante di Mephisto, puntando gli artigli contro Roev “Ti toglierò con le tue stesse mani ciò a cui tieni di più!”
-Padre, fermati! È questo che avrebbe voluto Yuri Egin?- Lo interrogò Mephisto, implorandolo. Proprio in quel momento, il Cancello di Gehenna fu colpito da un attacco combinato dei gemelli Okumura, che riuscirono a tranciarlo di netto. Le fiamme blu scomparvero immediatamente da corpo di Mephisto, e il demone  riprese immediatamente il controllo delle proprie azioni, lasciando andare Roev da quella presa poco idonea, facendola stendere a terra.
-Ora ti rimetto a posto il braccio, Roev…- La ragazza non disse nulla, ansimava e stringeva i denti, cercando di sopportare l’acuto dolore del suo braccio. Mephisto tentò di essere il più delicato possibile, ma quando tentò di curarla con una delle sue magie, la voce di Satana rimbombò nuovamente nelle loro teste.
“Non posso perdere così… Non ora.” Dalla spalla e dalla scapola destra della ragazza fuoriuscì una vampata di fiamme blu. Mephisto gridò e con le braccia la cinse a sé, stringendola forte. A Roev mancò il fiato in corpo, ma non avvertì un dolore particolarmente forte. Era ancora bagnata dall’acqua demoniaca di Murasame, e questo la protesse dal tentativo di Satana di impossessarsi di lei. Il Re dei demoni fu respinto magicamente dal corpo di Roev, e gridò per la rabbia. Le fiamme si dissiparono immediatamente. Proprio in quegli istanti, il sole stava sorgendo davanti ai loro occhi.
-L’alba…- Riuscì solo a dire Roev, con fiato smorto, tirando lunghi respiri, mentre si permise di abbandonarsi all’abbraccio del demone.
-Ce l’abbiamo fatta…- Mephisto sorrise con sincera felicità. Roev alzò la testa e lo guardò, mentre lui appoggiò la fronte a quella di lei -È finita.-
 
 
 
 Egyn e Iblis osservarono Roev e Mephisto da lontano.
-Ce l’hanno fatta, fratello.- Disse Iblis rivolto a Egyn. Il Re dell’Acqua non disse nulla, si limitò a fissarli a braccia conserte, con occhio attento. Un leggero sorriso si dipinse sulle sue labbra sottili.
-Quella ragazzina ne farà di strada.- Si permise un leggero complimento, senza lodarla eccessivamente. Iblis si infilò le mani in tasca, voltandosi verso il fratello.
-Non rivuoi indietro la tua spada?- Chiese. Egyn scosse la testa.
-Samael l’ha vinta scommettendo con me, e se l’ha donata a lei un motivo ci deve essere. La spada appartiene a lei di diritto.- Ammise con un leggero rammarico. Il Re del Fuoco fece una leggera smorfia, tirando su col naso.
-Ma scusa, vai lì e te la prendi con la forza, no?- Egyn lo guardò di sottecchi, aprendo leggermente la bocca, in segno di stupore.
-Bah, non puoi capire. Tu sei solo buono a usare la forza bruta.- Incrociò le braccia, osservando il sole che sorgeva -Devi cercare di cogliere il senso dell’umiltà e mettere da parte l’orgoglio, certe volte.- Lo rimproverò il Re dell’Acqua –E poi, non si risolve niente con la violenza.- Fece altezzoso. Iblis alzò le spalle, ascoltando poco e niente di quello che gli aveva appena detto.
-Torniamo a casa.- Ordinò voltandosi il demone dai capelli rossi. Egyn guardò i due un’ultima volta prima di voltarsi, poi, come era arrivato, se ne andò anche lui.
 
 
 
Gran parte dell’Accademia era stata distrutta o bruciata, quella notte. La classe di Roev era assieme a Shura e Arthur, e si stavano riunendo nel luogo dove qualche istante prima era avvenuta la lotta contro Satana. Roev osservava da lontano la scena, mentre Mephisto guardava l’alba con contemplazione. La ragazza gli lanciò una breve occhiata, guardandosi il braccio destro.
-Grazie per avermi curata, Mephisto.- Gli disse. Il demone tirò un silenzioso sospiro, ma non la degnò minimamente di uno sguardo. La ragazza si morse il labbro. Per la prima volta in tutto quel tempo, non sapeva che cosa dire. Era leggermente in imbarazzo.
-Ti fa male la spalla?- Le chiese lui dopo un lungo silenzio. Lei lo guardò sinceramente sorpresa, poi si scostò il maglione e si guardò la cicatrice della scottatura che aveva sulla spalla. Mephisto si era maledetto per non essere riuscito a far sparire quello sfregio, che partiva dalla spalla e correva lungo la scapola destra della giovane esorcista.
-No.- Rispose lei –La porterò come un segno che sono sopravvissuta a Satana. Per non dimenticare.- Strinse la mano, successivamente si guardò la cicatrice del marchio sul palmo.
-Una volta…- Cominciò a raccontare Mephisto, attirando l’attenzione della ragazza -…feci una scommessa con un uomo che mise in gioco la sua vita.- Fece una brave pausa –Poco prima di morire, pronunciò queste parole…- Tirò un lungo e breve respiro –Ora posso finalmente godere del momento migliore di tutta la mia vita!- Gridò rivolto al cielo, che si stava pian piano schiarendo con il sorgere del sole. Una colomba gli volò di fianco e lui la guardò mentre volava leggiadra, solcando il cielo. Sul suo volto si dipinse un sincero sorriso –Ho finalmente capito il senso di quelle parole.-

 

Angolo autrice:
Mi sono scervellata per dei giorni, immaginandomi come sarebbe stata la battaglia finale contro Satana,
e devo dire che la mia inventiva... Come dire... Fa schifo. xD 
Comunque questo è il penultimo capitolo, secondo i miei piani, l'ultimo lo pubblicherò per il 9 di Ottobre (ve lo
avrò già detto quante volte? Sorry) 
Grazie per aver letto questo capitolo! *pronfondo inchino*

Roev_Chan

 

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Capitolo 22
*** Un nuovo inizio ***


La classe di giovani Esquire era nuovamente completa. Mephisto e Roev si erano uniti al gruppetto, e ora esultavano felici per la vittoria. Il trio di Kyoto, Rin e Shiemi si erano avvicinati a Roev e le parlavano. Sui loro volti vi erano dipinte delle espressioni serene. Mephisto stava in disparte, e li guardava con letizia, finché Shura e Arthur non gli si avvicinarono.
-È tutto a posto adesso.- Disse la donna. Il demone annuì, senza dire nulla. Arthur lo guardò con severità.
-Quindi non c’eri tu dietro tutto questo?- Chiese rivolto al preside. Mephisto spostò il suo sguardo verso il Paladin –Ok, ho capito.- Borbottò lui, notando l’irritazione dipinta nei piccoli occhi verdi del demone. Mentre i ragazzi parlavano dello scontro e degli avvenimenti accaduti, Shura, Arthur e Mephisto li guardavano in silenzio. Ogni tanto Roev si voltava e lanciava brevi occhiate al demone, che ricambiava lo sguardo con un sorriso. Arthur, notando quei piccoli scambi di sguardi, si voltò nuovamente verso Mephisto –Ti posso parlare un momento?- Gli chiese. Shura decise di lasciarli soli, e chiamò la classe, dicendo che li avrebbe accompagnati ai dormitori e curati dalle ferite. Mentre la classe si allontanava, Roev si voltò a guardare il demone, questa volta si voltò completamente e rimase ferma a guardarlo, quasi in contemplazione. Lui la guardò abbozzando un altro sorriso, mentre lei lo salutava agitando leggermente la mano, ricambiando il sorriso. Poi, si voltò nuovamente e raggiunse i suoi compagni correndo. Una volta che si furono allontanati, Arthur si sedette sugli scalini, sospirando.
-Che cosa vuoi dirmi, Angel?- Gli chiese Mephisto. Il biondo inspirò rumorosamente.
-Perché vuoi adottare quella ragazzina?- Chiese infilzandolo coi suoi grandi occhi blu. Il demone parve leggermente stizzito da quella domanda, ma rispose comunque.
-Non ha nessuno. La sua famiglia è deceduta, e il tribunale non è riuscito a trovare i suoi parenti più stretti. L’avrebbero mandata chissà dove, da sola, in uno di quei posti di merda dove crescono i ragazzini come se fossero bestiame da macello.- Si permise una pausa dopo quel piccolo sfogo inaspettato –Così ho deciso di prenderla con me, tutto qui.-
-E lei è d’accordo?- Chiese di nuovo il Paladin, interrogandolo. Mephisto abbassò lo sguardo.
-Non lo so.- Fu stranamente sincero. In quel momento, i due sembravano il prete e il penitente. Arthur lo guardava con severa comprensione, mentre Mephisto evitava di incrociare il suo sguardo. Ad un certo punto, il biondo si alzò, estraendo dalla giacca bianca una cartellina giallognola, chiusa con un fermacarte, e gliela allungò.
-Questa è tua.- Mephisto lo fissò con sospetto, ma afferrò comunque la cartella, aprendola senza staccare gli occhi di dosso dall’uomo. Esaminò la scheda di iscrizione di Roev, le sue foto, i suoi documenti di identità e il documento per la tutela, datogli del tribunale dei minori, ancora da compilare. Il demone guardò nuovamente il Paladin dritto negli occhi.
-Grazie Angel.- Mormorò con gratitudine. Il biondo gli diede le spalle.
-In qualche modo dovevo farmi perdonare.- Prese a camminare in silenzio, andandosene, mentre un leggero venticello gli scompigliò i lunghi capelli biondi. Mephisto richiuse la cartelletta con il fermacarte, mentre alle sue spalle, Amaimon gli si avvicinò furtivamente.
-Ho sentito quello che vi siete detti. Sei felice?- Gli chiese. Mephisto si voltò, cominciando a camminare, seguito dal fratellino, che lo affiancò quasi immediatamente –Ma quindi diventerà nostra sorella?- Chiese di nuovo, con apatia. Mephisto alzò le sopracciglia, sorpreso.
-Sorella? Non dire sciocchezze, Amaimon.- Lo ammonì. Amaimon alzò le spalle, senza dare troppo peso a quelle parole.
-Posso chiamarla nee-chan?-  Chiese di nuovo. Mephisto sospirò, esasperato.
-Chiamala come ti pare, Amaimon.- Ora che finalmente era finita, poteva finalmente godersi un po’ di pace, per poi pensare al resto dei suoi affari che aveva lasciato in sospeso. E oltre quelli, avrebbe dovuto organizzare al più presto i lavori per ristrutturare l’Accademia. Non aveva nessuna fretta, però. C’era tempo per ogni cosa. Lui l’avrebbe trovato.
 
 
 
 
-Sono a casa!- Roev spalancò la porta dell’ufficio di Mephisto e appoggiò la cartella a terra, di fianco alla comoda poltrona dove la ragazza si gettò, accompagnando il gesto con un profondo sospiro di sollievo.
-Ciao Roev.- La salutò il demone da dietro alla scrivania. Era intento a sfogliare una spessa enciclopedia mentre sorseggiava tè –Com’è andata oggi al corso?- Chiese ad un certo punto, alzando gli occhi dal grosso tomo. Lei alzò le spalle e scartò una caramella che afferrò dal piattino, posto sull’angolo della scrivania di lui.
-Tutto ok. Le lezioni sono una palla, come al solito.- Rispose alzando il pollice in su. Mephisto alzò un sopracciglio, guardandola –Che c’è?- Fece Roev alzando le spalle. Il demone rivolse nuovamente la sua  attenzione all’enciclopedia.
-Come dire… certe volte la tua sincerità mi lascia senza parole, Roev.- Chiuse il libro, che provocò un tonfo sordo. La ragazza masticò la caramella, e una volta ingoiata, si stirò.
-Tu che mi racconti?- Chiese appoggiandosi sul bordo del tavolo con i gomiti. Mephisto prese una cartolina e gliela allungò, facendola strisciare con l’indice lungo il legno liscio della scrivania. La ragazza la prese ai lati con entrambe le mani.
-Kyoto?- Fece perplessa, agitando il pezzo di carta. Il demone sorrise enigmatico.
-Esatto.- Rispose, prima di finire con un lungo sorso il suo tè.
-È successo qualcosa?- Chiese lei facendosi seria. Mephisto la guardò appoggiandosi alla sedia e congiungendo le mani.
-Mai sentito parlare del Re delle Impurità?- Le domandò. Roev fece una smorfia, scuotendo un paio di volte la testa –Il suo occhio sinistro è stato rubato, e abbiamo un colpevole.- Le allungò un’altra foto, di un uomo di mezza età, sulla cinquantina, con capelli scuri attraversati da una striscia di capelli bianchi nel lato destro; indossava anche un paio di spessi occhiali –Il suo nome è Saburota Todo. Ha rubato l’occhio sinistro, che era sigillato qui nei sotterranei dell’Accademia.-
-Fammi indovinare.- Lo interruppe Roev gesticolando –Ora sta cercando l’occhio destro che si trova a Kyoto, vero?- Mephisto schioccò le dita, puntandole l’indice contro.
-Esattamente, mia cara. ♥- Le fece l’occhiolino. La ragazza osservò nuovamente la cartolina.
-Re delle Impurità…- Mormorò pensosa –Quando si parte?- Chiese infine. Mephisto le sorrise enigmatico, tastandosi la punta dei canini con la lingua. Era uno dei suoi soliti sorrisetti infidi, che non promettevano nulla di buono per gli altri, ma per lui era un chiaro segno: stava per accadere qualcosa di allettante; dal suo punto di vista.
-Presto, Roev…- Le versò un po’ di tè in una tazzina vuota, e gliela allungò -…molto presto.-
 

 

[Candy Piano] ♥
-Fine-
 



L'ultimo angolino stupido dell'autrice:
Giuro che mi è scesa una lacrima quando ho finito di scrivere questa storia.
Ciao a tutti quanti! :')
Per  chiunque stesse leggendo queste pallose righe, ringrazio di tutto cuore chiunque avesse letto / seguito questa storia, sappiate che vi adoro tutti <3
Le recensione che avete lasciato invece, mi hanno riempito il cuore di gioia! ;w;
Se avete letto dal primo all'ultimo capitolo, sappiate che (secondo il mio file di Word) vi siete subiti:

44 pagine
33.569 parole
203.091 caratteri
637 paragrafi
...e dulcis in fundo...
2.383 righe!

Ma state ancora leggendo? Minchia se ne avete di pazienza... Allora vi pongo dei piccoli quesiti:
La storia vi è piaciuta?
E Roev? Come vi è sembrata come personaggio?
L'ho introdotta bene nella storia rispetto all'arco narrativo dell'anime di AnE?
Cose che non vi sono tanto piaciute? Che vi hanno deluso?

E infine... Vorreste un continuo? :3

Rispondete sinceramente! Ah, e prima che mi dimentichi...
Buon compleanno 
[Candy Piano] ♥ ! Oggi sono 2 anni dalla lontana pubblicazione del primo capitolo...
Beh, non so più che dire... Non so più come smettere di dire che sono felice ;w;
Dai, la smetto, e vi saluto tutti quanti, grazie mille per aver letto 
[Candy Piano] ♥ !

Vostra pallosa,
Roev_Chan

 

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