Senza luce, il buio

di Mistress Lay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto il mondo in un passo ***
Capitolo 2: *** Frammenti di vite spezzate ***
Capitolo 3: *** Ragione e sentimento ***
Capitolo 4: *** Profumo di Girasoli ***
Capitolo 5: *** Vento d'autunno ***
Capitolo 6: *** Tempo per abituarsi ***
Capitolo 7: *** Professor Mago ***
Capitolo 8: *** Cieco di Cuore ***
Capitolo 9: *** Endiadi Logiche ***
Capitolo 10: *** Noi, soli ***
Capitolo 11: *** Della morte, nella vita ***
Capitolo 12: *** L'ultimo atto ***
Capitolo 13: *** Ciao amore ***
Capitolo 14: *** Il Mio Piccolo Mondo ***
Capitolo 15: *** Quello che c'è al di là ***
Capitolo 16: *** Neve ***
Capitolo 17: *** Elegia di una foglia stanca ***
Capitolo 18: *** Lebensbilder ***
Capitolo 19: *** Spazi Vuoti ***
Capitolo 20: *** Esprit ***
Capitolo 21: *** Aria Natalizia ***
Capitolo 22: *** Interludio ***
Capitolo 23: *** Diacronia del Legame ***
Capitolo 24: *** Effetto Flou ***
Capitolo 25: *** Dolo In Fieri ***
Capitolo 26: *** Niente di personale ***
Capitolo 27: *** Fragile ***
Capitolo 28: *** Primula sotto la Neve ***
Capitolo 29: *** La Schiusa della Crisalide ***
Capitolo 30: *** Veleno e Ambrosia ***
Capitolo 31: *** Il Sospiro di una Decade ***



Capitolo 1
*** Tutto il mondo in un passo ***


Senza luce, il buioML

Senza luce, il buio

By: Mistress Lay

Plot: Tre passi al tavolo, cinque alla credenza... dov'è il miele? Ah, eccolo qui. Cinque passi al tavolo... la sedia, un passo. Oggi dev'essere una giornata ventosa, le foglie stanno turbinando fuori. La finestra! Devo ricordarmi di andare a chiuderla dopo colazione... dov' il tea? Ah, eccolo... si sta raffreddando. Ora lo alzo e brindo: quattro anni. Sono quattro anni che sono cieco

Disclaimer: personaggi e situazioni appartengono a J. K. Rowling, nuovi personaggi, nuove situazioni e le conseguenti elucubrazioni malate appartengono purtroppo alla sottoscritta che si scusa già in anticipo

Notes: Dopo tanti annunci rimandati parte la mia nuova fic. Lo so che ho altre fic da continuare e non dovete preoccuparvi, nessuna sarà abbandonata, inoltre di qst fic sono già pronti per il postaggio quattro capitoli… ora, il programma sarebbe di aggiornare una volta alla settimana ma non ne sono sicura visto che poi a luglio parto. Sicuramente prima della partenza tutte le fic verranno aggiornate, don’t worry! XD

E ora, buona lettura e mi raccomando… lasciate una traccia, anche minima, del vostro passaggio! ^^

 

 

 

Dedicata a te, P.S.

L’hai detto anche tu: ogni mia fic è scritta dal cuore ed è vero, è un pezzetto di me.

E ti dedico questa, affinché tu possa ascoltare il battito del mio cuore vicino a te, perché non esiste solamente il dolore.

Asciugati le lacrime

 

 

 

Capitolo Primo - Tutto il mondo in un passo

 

- E tuttavia quello che [gli uomini] cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua -

- Certo - risposi. E il Piccolo Principe soggiunse: - Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore -

Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe

 

 

"Tre passi al tavolo, cinque alla credenza... dov'è il miele? Ah, eccolo qui. Cinque passi al tavolo... la sedia, un passo. Oggi dev'essere una giornata ventosa, le foglie stanno turbinando fuori. La finestra! Devo ricordarmi di andare a chiuderla dopo colazione... dov' il tea? Ah, eccolo... si sta raffreddando. Ora lo alzo e brindo: quattro anni. Sono quattro anni che sono cieco"

 

Primi giorni di ottobre. Fuori il sole risplende nel cielo terso emanando ancora un lieve calore, il vento scuote le fronde degli alberi e alza le foglie in un turbinio senza fine, il cancelletto sbatte in lontananza, un cane abbaia, cominciando a rincorrere la pallina lanciata da un bambino che ride, la voce della madre lo redarguisce, uno stormo di uccelli di alza, stridendo, il ragazzo che porta il giornale augura buongiorno, lancia il giornale e colpisce sulla fronte l'uomo più burbero dell'isolato, l'uomo lancia un imprecazione seguita dal giornale, il ragazzo scappa, si sente da lontano la macchina della donna che abita in fondo al rione, va a lavorare, lo fa ogni mattina.

Tutto come una tranquilla mattina di ottobre, come una delle tante, o almeno per le persone che lo circondavano.

Per lui quel giorno era l'inizio, l'inizio e la fine, era l'inizio della sua condizione: non c'erano più i colori, non esistevano più le forme, c'era solo buio, un baratro scuro.

La luce si era spenta quattro anni prima, in quella radura deserta e non poteva evitarsi di ripensarci ogni giorno, di sognarla ogni notte, quella maledetta sera: era ottobre e pioveva, era buio, c'erano tante persone e c'era LUI.

Non ricordava il dolore che aveva provato ma quello che aveva sentito agli occhi non lo avrebbe mai abbandonato: era lancinante, perforante, era stato così forte che aveva gridato come mai nella vita, in un istante aveva visto abbassarsi un pesante telone che lo separava dai colori, dalle persone, e tutto era sagoma, ombra scura in movimento.

L'ultima forma che aveva visto era un viso bianco stupefatto e l'ultimo colore era il verde, le ultime parole che aveva gridato prima di cadere a terra e tenersi gli occhi erano state due, l'ultima frase sussurrata era stata 'Dio...' poi era caduto, la pioggia gli batteva contro con violenza.

 

Si era risvegliato dal limbo bianco aprendo gli occhi sul nero.

Ed era iniziata la sua nuova vita, una vita da incubo, nel baratro, nell'oscurità.

 

Per la sua nuova vita aveva voluto una nuova identità, una nuova casa a cui tornare, una nuova città dove abitare: aveva scelto la Scozia, aveva scelto una sperduta cittadina nel freddo e nella nebbia dove la gente credeva nei folletti e stava attenta a non mettere piede in fallo in un cerchio di funghi.

Aveva scelto una casetta semplice, non troppo grande, con un piccolo giardino. Aveva trovato lavoro e tante persone accanto. Aveva ricominciato la sua nuova vita con il nome di Harold Black, lui che era stato Harry James Potter, il Salvatore, Colui-che-è-ruscito-a-sconfiggere-Colui-che-non-deve-essere-nominato.

Era cominciata per lui una nuova vita: era stata difficile all'inizio ma a poco a poco l'abitudine era diventata l'unica cosa che lo salvava dall'impazzire, l'olfatto e il tatto e l'udito avevano preso forma di ricordi che rendevano tutto più vivo, gli occhi solo misero strumento sempre chiusi, serrati. Aveva imparato a mettere tutto in una posizione, di sistemare tutto metodicamente, di dare ad ogni oggetto un posto ben preciso, di memorizzarlo, di stare attento a non spostare nulla.

 

 

E aveva vissuto. Fino ad allora, fino a quando al quarto anniversario della morte della luce.

 

Harold si sistemò la pesante sciarpona di lana attorno al collo mentre raccoglieva la cartellina da sopra la sedia accanto all'ingresso. Aprì la porta e la richiuse dietro di sè, dando tre giri di chiave.

"Un passo, un gradino... un passo, un gradino... dodici passi, il cancello" era tutto come ogni mattina. Tirò il chiavistello e si diresse verso destra, costeggiando i paletti bianchi delle staccionate. Rivolse come ogni mattina lo sguardo al cielo, senza aprire gli occhi, e poi alla casa di fronte, dove abitava la babbana più stramba che avesse mai conosciuto, quella che le aveva cucito la sciarpona.

- Buondì, signor Black - la vicina di casa, una corpulenta signora con la fissazione per il tè.

- Buongiorno a lei, signora Cook - rispose cortesemente Harold.

- Splendida giornata, non trova, signor Black? - l'amica pettegola della signora Cook. Probabilmente aveva utilizzato come scusa lo zucchero che mancava per andare a sedere al tavolino del tè della signora Cook - Mi raccomando, caro, copriti, il vento è tremendo! E passa qualche giorno, caro, una fetta di crostata è sempre pronta per te! -

Harold poteva immaginarsi la signora magra canticchiare vecchie canzoni degli anni cinquanta mentre sfornava una crostata ai mirtilli. Poteva persino immaginarsi che colore poteva avere.

- Troppo gentile, signora Middlewest - altri passi, poteva sentirle Harold, cominciare a confabulare del 'caro signor Black. Così gentile... lo sa che l'altra volta mi ha risistemato il tubo che perdeva? Mi ha risparmiato moltissime seccature con l'idraulico! Quell'incapace!'

Harold si strinse ancora un po' la sciarpa prima che un grido lo distrasse dal suo abituale conteggio inconsapevole: - SPOOK! SPOOKY! - e prima di ritrovarsi aggrappato al paletto della staccionata mentre un enorme labrador strusciava il muso contro il cappotto.

- Calma, Spook! - Harold sorrise mentre il cane tornò con piedi per terra, guaendo felice. Poteva immaginarlo scodinzolare.

- Harold! - la voce del bambino lo investì - Ciao Harold! Spook ti adora! Sa sempre quando passi di qui! - era Timmy Crawford, il figlio dei signori Crawford, di due case più avanti dell'abitazione Black.

- Timmy! Quante volte ti devo dire di tenere a bada Spook? Lo sai quanto sia scalmanato! - la signora Crawford redarguì il figlio minore - Signor Harold! Buongiorno! -

- Buongiorno Dana. Ehi, Timmy, non dovresti essere a scuola oggi? - Harold non poteva smettere di sorridere. Era una famiglia così felice.

- Il signorino Timmy fa i capricci! - replicò Dana - E se Henna non si sbriga a fare colazione faranno in ritardo tutti e due! -

Harold continuò ad accarezzare il capo di Spook con carezze dolci. In quel momento uscì di casa la figlia maggiore dei Crawford: Henna Crawford, diciassette anni.

Harold sapeva che tutta la famiglia avevano i capelli castani e gli occhi verdi ma per Dana e Henna era leggermente diverso: gli occhi erano più chiari mentre i capelli tendevano al rossiccio.

Tutti e quattro formavano la famiglia più felice che Harold conoscesse e spesso si ritrovava a cena da loro, nella spaziosa cucina tra le parole ammirate di Timmy che lo adorava, i guaiti di Spook, i sorrisi silenziosi di Henna con le sue premure, le voci cordiali di Dana e Richard.

- Sono pronta!  E se questa piccola peste mi fa ritardare... - la voce di Henna si alzò e Harold capì dalla pausa che la ragazza si era accorta di lui, la poteva sentire arrossire e socchiudere gli occhi giada per l'imbarazzo al di sotto del pallido ombretto rosato - Oh... Harold... non... è una splendida giornata, non trovi? -

- Ottima anche se un po' ventosa. Vi lascio, a presto. Su, Spook, ora lasciami - e si allontanò salutando mentre veniva ricambiato. Dana fece salire in macchina cane e figli e partirono per la scuola cittadina, salutandolo.

"Trentacinque passi al prossimo cancello..." ripetè mentalmente come un automa. Sentì il campanile della chiesa battere le ore e un rombo di macchina che si avvicinava con grande velocità.

Ghignò quando lo stridio di freni gli annunciò che la macchina si era fermata accanto al marciapiede, fiancheggiandolo: - Buongiorno Gary - Harold poteva immaginare i suoi biondi capelli tirati indietro dagli occhiali da sole con le lenti chiare, i suoi occhi ambra e la mascella pronunciata.

- Ehilà, Harold! - lo salutò l'altro - Come faccio a farti una sorpresa quando sai esattamente quando esco dal  garage? Sei assurdo! Vabbè, salta su, ti accompagno io al polo! -

Harold sapeva che era inutile discutere: Gary era più cocciuto di un mulo e non abbandonava finchè non otteneva quello che voleva, era fatto così, forse dipendeva dal fatto che era figlio unico di un vedovo facoltoso e che era abituato ad averla sempre vinta.

"Due passi... portiera" Gary l'aveva aperta prima e Harold si sedette, chiudendola.

- Perchè non mi aspetti direttamente di fronte casa? Ti devo sempre inseguire! - protestò Gary, ingranando la marcia.

Harold sospirò: - Realmente, Gary, fare una passeggiata al mattino non è male -

- Fa freddo - replicò Gary - Ti prenderai un malanno, stanne certo -

- Ogni volta che mi incontri perdi un sacco di tempo - cercò di ribattere Harold poco convinto. Era sempre la solita discussione, iniziava e cominciava sempre alla stessa maniera.

- Harold, stai diventando monotematico! Se arrivo in ritardo in fabbrica non se ne accorge nessuno e se anche lo facessero non mi direbbero niente - Gary era il capo dell'industria più importante della regione. Abitava in fondo al rione, in una grande villa con un grande giardino e una piscina al coperto, circondato dalla servitù e dall'arredamento vittoriano.

- Là! - esclamò poco dopo Gary, fermando la macchina - Visto? Ci abbiamo messo poco! -

Harold sorrise: - Grazie del passaggio, Gary - aprì la porta e uscì, prendendo la propria cartellina.

- A proposito, papà ti vuole a cena da noi. Per stasera ti va bene? Ha bisogno della tua consulenza per un affare di vendita di antiquariato - Gary si sporse leggermente, anche se Harold non poteva vederlo aveva l'impressione che 'sentisse' le sue mosse.

- Va bene, vada per stasera. Ci vediamo dopo -

- A dopo bel moretto - rispose ridendo Gary e se ne andò a tutta birra.

- Cos'è, si è deciso finalmente? - la voce allegra maschile che aveva alle spalle fece sorridere Harold. Non aveva bisogno di voltarsi, era semplicemente Bob.

- A fare cosa? -

- Certo, certo, fai il finto tonto - Bob rise. Harold poteva immaginarsi i capelli lunghi alle spalle, raccolti in una coda bassa, il suo accento irlandese e le lentiggini sul viso, sparse, che gli andavano un'aria allegra, anzi, tutto di lui indicava quanto fosse una persona sempre di ottimo umore - Ma tanto tutti l'hanno capito tranne te - gli passò una mano sulla spalle - Su, andiamo, ho lezione tra venti minuti -

Bob era un collega di Harold, era docente di letteratura antica mentre Harold insegnava Folklore, ed era il migliore in quel campo, forse anche perchè aveva visto dal vivo le creature di cui parlava.

Il vento scosse i capelli ebano di Harold che sorrise. Gli piaceva la sua vita là, era una vita tranquilla e senza eccessive preoccupazioni, l'unica cosa che odiava era non poter aprire gli occhi e vedere i colori.

 

 

Quando raggiunse l'aula docenti si posizionò dove sapeva esserci lo specchio, proprio due spanne sopra il lavandino. Si tolse con le mani bagnate gli occhiali dalle lenti scure e li ripiegò con cura nella tasca del giaccone lungo che portava. Aveva tolto la sciarpa poco fa ma tentennava a togliere il cappottone.

Appoggiò le mani al lavabo mentre l'acqua continuava a scorrere, fredda, il suo capo era abbassato, gli occhi chiusi. Alzò la testa all'altezza dello specchio.

 

Aprì gli occhi.

 

Non vide nulla, solo buio. Come sempre.

 

Lo specchio rimandava l'immagine di un giovane ventenne affascinante, labbra carnose e capelli scompigliati neri, naso regolare e occhi fissi a guardare qualcosa che non c'era, a scrutare nel buio una lieve fiammella che non esisteva, a ricercare nel baratro senza fine una luce alla quale aggrapparsi prima di lasciarsi sopraffare.

 

Non la trovò.

 

Chiuse gli occhi. Lo specchio rimandò l'immagine di un viso di ventenne stretto in una smorfia di sofferenza.

 

 

"Un passo indietro..."

 

 

 

*

 

 

 

Era un giorno come un altro, lo stesso sole pallido, stesso vento freddo, stesse foglie sulle strade… un giorno come gli altri mille precedenti.

Ma era un giorno speciale invece.

Quattro anni. Quattro anni alla battaglia finale tra il Lord Oscuro e Harry Potter, l’ultimo giorno da trascorre nel terrore di non veder tornare i propri cari, l’ultimo giorno di soffrire per molti, l’inizio di un calvario per alcuni.

Sì, perché erano quattro anni che Harry Potter era divenuto cieco.

Ricordava la sua veemente disperazione quando aveva appreso che non avrebbe più visto nulla e l’unico colore che avrebbe potuto carpire era il nero…

 

- Pahaà! -

 

Ronald Weasley alzò lo sguardo dalla ‘Gazzetta del Profeta’ odierna per fissarlo, divertito, sul suo primogenito Lytton Harry che stava spargendo su tutto il seggiolone e il tavolo della cucina la sua pappa.

Il ragazzo fissò con dolcezza il frugoletto dagli occhi nocciola prima di alzarsi, appoggiando il giornale sul tavolo, e prenderlo in braccio: - Che cos’hai Ly? Lo sai che la mamma si arrabbia se non mangi la pappa… e si arrabbierà con me, mica con te - Lytton rise alzando le braccine e scotendole.

Ron scosse la testa: - Imparerai crescendo che non bisogna contrariare la mamma! - e proprio in quel momento entrò nella stretta cucina una giovane donna.

- Ron! - esclamò Hermione Granger - Cosa ti ho detto in proposito di Lytton? Lo sai che deve magiare tutta la pappa, non spalmarla sul tavolo! -

- Ma Herm! È un bambino, cosa pretendi? - protestò Ron. Lytton battè le mani, divertito alla consueta schermaglia dei genitori.

- Pretendo, Ron, che tu ti occupi del bambino quando non posso farlo! - Hermione lanciò un’occhiata al marito di avvertimento che lo fece immediatamente balbettare - Certo, ‘Mione, hai ragione - Hermione, soddisfatta nella capitolazione del marito, prese in braccio il piccolo Weasley e cercando di fargli mangiare almeno un boccone. Naturalmente il bambino non le diede retta.

- Va bene, va bene, Ly! - sbuffò Hermione - Mangerai dalla nonna, va bene tesoro? Ron, io vado, cerca di essere puntuale stasera a cena! - gli schioccò un bacio sulla guancia prima di smaterializzarsi alla Tana per portare il figlio dalla nonna Molly.

Ron scosse la testa e fece per tornare a leggere la gazzetta quando qualcuno suonò il campanello con quieta insistenza.

Attraversò il vestibolo e raggiunse la porta tutto in pochi passi, non è che lui e sua moglie navigassero nell’oro quindi non si erano potuti permettere una casa troppo grande, poi, con il bambino, la convivenza era divenuta un po’ più problematica. Ora stavano pensando di traslocare in un appartamento più grande, sempre nel centro londinese.

Ron aprì la porta con un sorriso prima che questo morì al riconoscere la persona che aveva suonato il campanello di casa sua.

 

Era la persona che meno di aspettava di rivedere dopo due anni, era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, una delle prime che avrebbe voluto dimenticare, la persona meno benvenuta in casa Granger- Weasley.

 

Era Draco Malfoy.

 

Sembrava non esser cambiato molto in quei due anni: era sempre il solito biondissimo furetto bastardo che sempre conosceva con i suoi vestiti raffinati ed eleganti, il portamento fine e strafottente. “Insomma, sempre il solito stronzo!

 

- Che diavolo vuoi da me? - lo assalì immediatamente Ron, senza nemmeno celare la sua espressione di disgusto che gli aveva deformato il viso.

- Risparmiati le domande, Weasley - rispose con tono urgente Malfoy - Non sono qui per salutarti, sono qui per Potter -

- E lo vieni a cercare qui? - Ron rise amaramente - Sono quattro anni che non lo vedo - cercò di dirlo neutrale ma proprio non ci riusciva. Gli uscì un tono di voce triste.

Draco Malfoy si tolse gli occhiali da sole che avevano celato i suoi occhi grigi e lo fissò duramente: - Io sono quattro anni che lo cerco -

 

 

Continua...

Mistress Lay

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Capitolo 2
*** Frammenti di vite spezzate ***


Senza luce, il buio (2/

Edit: 22/06/09

 

Senza luce, il buio (2/?) by Mistress Lay

Capitolo 2 - Frammenti di vite spezzate

 

 

Ron era rimasto per almeno un minuto buono a fissare a bocca aperta Draco Malfoy sulla soglia di casa sua, con la mano ancora sul pomello della porta. Una scena del tutto inaspettata: Malfoy doveva odiare Potter, doveva odiare anche lui e invece eccolo lì di fronte a casa sua che gli diceva tranquillamente che aveva passato tre anni alla ricerca di colui che più odiava.

La cosa era di per sé semplicemente ridicola perché Ron era certo che le ricerche per ritrovare Harry si erano ufficialmente concluse, persino lui ed Hermione avevano mollato e lo avevano dato per morto.

 

Tre anni… nessuna sua notizia, nessuna lettera, nessuna traccia del loro migliore amico.

Se davvero Harry non fosse morto, di certo non desiderava essere ritrovato.

Ron e Hermione pur non condividendo questa scelta, alla fine, dopo strenue ricerche, si erano limitati ad accettarla e avevano proseguito con le loro vite.

 

C’era da dire che non era facile come sembrava trovare un mago: l’unico strumento che permetteva di rilevare la sua posizione era la sua bacchetta che, come avrebbe detto Hermione, fungeva da ‘ricetrasmittente’, catalizzando le informazione concernenti gli spostamenti e gli incantesimi usati dal proprietario.

Nessun mago si separava mai dalla propria bacchetta e Harry non faceva di certo eccezione, l’aveva con sè quando aveva lasciato il San Mungo, peccato che dopo quel giorno non si era più riuscita a localizzarne l’ubicazione. Trovare una bacchetta abbandonata o persa dal suo proprietario era quasi impossibile. O almeno così aveva detto Olivander. E Olivander alle proprie bacchette teneva, soprattutto a quelle speciali come quelle di Voldemort e Harry.

Harry era fuggito cieco, disperato, non avrebbe potuto andare lontano. Non era abituato a vedere tutto buio, a non aprire gli occhi, a non vedere la luce del sole, eppure è riuscito a nascondersi per tre anni.

 

Dov’era stato?

 

Nessuno lo sapeva, eppure di lui non si era più saputo nulla.

Nessuna traccia del Ragazzo-che-è-riuscito-a-sconfiggere-Voldemort.

 

E poco a poco tutti avevano abbandonato le ricerche, prima il Ministero, poi l’Ordine, Remus, poi Ron e Hermione.

Erano stati gli ultimi, quelli che ancora avevano una speranza, ma alla fine l’avevano lasciato anche loro. Nessuno lo aveva cercato quanto loro, e nessun  altro continuò le sue ricerche, ma in un giorno apparentemente normale, ecco arrivare Draco Malfoy.

Draco Malfoy, che per colpa di Harry aveva perso ogni cosa: prima i genitori, rinchiusi ad Azkaban, poi il suo Manor e tutta la rispettabilità della sua famiglia.

L’aveva riconquistata, vero, perché i Malfoy non erano rispettati e temuti solo perché probabili maghi oscuri.

E benché il Ministero avesse requisito a lui il Manor e la fortuna della famiglia, non c’era stato modo di incolparlo di qualche affare con il Lord Oscuro, quindi la sua parte di ricchezza era rimasta alla Gringott, a suo uso e consumo.

E quell’oro gli era servito per riconquistare la sua posizione, il suo Manor, fino a divenire uno dei pochi maghi miliardari con azioni che, si diceva, erano al limite della legalità.

A quanto Ron sapesse, non lavorava, non ne aveva bisogno e non ne sentiva la necessità: versava ingenti somme al San Mungo o organizzava altre occasioni per beneficenza, ma, anche se una similitudine sorgeva spontanea, era molto diverso dal padre.

Draco Malfoy sembrava molto più schivo, dopo aver fatto riacquistare nomea al suo titolo, si era chiuso a Malfoy Manor, dove a nessuno era concesso di entrare, nessuno riceveva il piacere della sua presenza, non lo si vedeva quasi nemmeno alle serate che lui stesso organizzava.

Persino al ministero, dove spesso era possibile incrociare Lucius Malfoy a tessere le sue trame politiche, era raro incontrarlo. Pareva davvero che Draco Malfoy, una volta riconquistata la sua posizione in società, avesse semplicemente deciso di lasciarsi scorrere tutto via, senza interferire nella vita politica del Mondo Magico – cosa che effettivamente molti si aspettavano – o della vita mondana dell’alta società magica. Non che esistesse ancora un’alta società, poiché in seguito alla seconda guerra magica le famiglie Purosangue si erano decimate ulteriormente lasciando spazio ai mezzosangue di occupare le posizioni un tempo ritenute secolarmente retaggio dei purosangue, un po’ per tradizione un po’ per denaro.

 

Nonostante Ron sapesse tutte queste cose su Draco Malfoy, non gli era mai interessato che cosa questi facesse rinchiuso nel suo maniero. Come diceva spesso suo padre, la guerra era finita, e con la dipartita dei nemici di un tempo, la società nella quale erano cresciuti era mutata profondamente.

Pur non avendo desiderio di conoscere le travagliate trame di Draco Malfoy, Ron dovette ammettere che in quel momento, sulla soglia di casa sua, desiderava solo bombardarlo di domande.

- Non mi fai entrare, Weasley? – domandò con voce strascicata Draco, ripiegando gli occhiali nella tasca interna del mantello.

Più per riflesso che per cortesia, Ron si scostò dalla porta, lasciando che Malfoy entrasse in casa togliendosi i guanti di pelle nera e lasciandosi richiudere òa porta d’ingresso alle spalle.

- Ti devo parlare - soggiunse il biondo perfettamente a suo agio, in tono neutro.

Forse fu quello a far sbloccare dalla sua immobilità Ron che si affrettò a riprendere un’espressione normale: - A che proposito? -

- A proposito di Potter, naturalmente - Draco lo guardò come se fosse un babbano, cioè con un misto tra disprezzo e compassione - Ascolti e capisci quando ti si parla? -

- Certo, Malfoy ma se tu… - Ron non terminò la frase che un crack annunciò l’arrivo di qualcuno tramite materializzazione. Si rivelò essere Hermione che gridò dalla camera da letto - Ho dimenticato dov’è il mio registro! L’hai visto, Ron? - poi si affacciò e rimase a bocca aperta - Malfoy?! Che diavolo ci fai qua? -

- Sempre lieto di vederti, Granger - Malfoy storse la bocca.

Hermione fece per ribattere ma Ron la prevenne, andando verso di lei e trascinandola in camera mentre gridava a Malfoy di stare fermo lì: - Qualcuno ti ha insegnato l’educazione, Weasley? - ma i due non lo sentirono.

 

 

- Ronald! Spiegami! - ordinò subito Hermione.

- Non so che dire, Hermione, ha solamente suonato al campanello e ha detto che mi deve parlare su Harry -

- Su… Su Harry? Il nostro Harry? -

- Non credo il suo vicino di casa! - ribattè Ron - Secondo te devo ascoltarlo? - domandò in tono accorato.

Hermione lo fissò un attimo prima di parlare: - Di certo non vuole fare nulla di male, Ron, io penso che tu debba ascoltarlo… non saprei proprio che cosa voglia dirci – sospirò – Io non gli credo già adesso -

- Ha detto che lo sta cercando da tre anni -

- Ecco, appunto - sospirò nuovamente la donna - Tutti hanno diritto di essere ascoltati - risolse uscendo dalla camera e andando all’ingresso da Draco dopo aver preso al volo un quaderno che doveva essere il suo registro da sopra il comò.

Ron sospirò a sua volta, riflettendo sulla stranezza della situazione, e li raggiunse.

Li trovò in cucina, Draco Malfoy era stato fatto accomodare nell’unica sedia libera della cucina, visto che le altre erano occupate dalle macchie della pappa mattutina di Lytton e Hermione gli stava chiedendo se volesse qualcosa da bere.

- No, sarò breve e me ne andrò presto - tagliò corto Malfoy con tono distaccato.

Hermione si appoggiò al tavolo e Ron le si affiancò: - Ron dice che vuoi parlarci riguardo Harry -

- Sì, Potter. - confermò Draco, passandosi una mano sulla fronte e ritirandola un secondo dopo - Devo chiedervi delle cose sul suo conto -

- A quale scopo? - Hermione socchiuse gli occhi, sospettosa.

- Per cercarlo - ribattè Draco brevemente.

- E perché mai vorresti cercarlo? Non eravate propriamente in buoni rapporti -

- Nemmeno noi tre – le ritorse contro Draco. Sembrava cominciare a scaldarsi.

- Sì ma tu non stai cercando noi, ma Harry - replicò ragionevolmente Hermione - Perché lo cerchi? -

Ron si sentì molto fiero della moglie: adorava quando metteva gente sotto torchio come in un interrogatorio, era stimolante vederla all’opera con qualcuno che non fosse lui. Già, il fatto che fosse suo marito non lo esonerava dal riservarsi le ramanzine della donna. Forse ne riceveva il triplo di una persona qualsiasi.

Per un attimo Draco ebbe un’esitazione ma si riprese in fretta: - Faccenda legale -

Hermione strinse le labbra, profondamente irritata dalle remore di Malfoy: - Giochiamo a carte scoperte, Malfoy, io e Ron siamo i suoi migliori amici, non abbiamo segreti con Harry come Harry non ne ha con noi -

- Tranne quello di non sapere dov’è lui - ghignò Malfoy. Un punto a favore della Granger, sapeva come litigare ‘ragionevolmente’.

L’irritazione sul viso di Hermione sparì, lasciando posto ad un sorriso triste: - Tranne quello… - concesse a malincuore.

- Devo consegnare a Potter un testamento - ripose allora Draco, notando il cedimento della sua avversaria.

- Di chi? - questa volta fu Ron a intervenire sospettoso.

- Black, Sirius -

La coppia si scambiò uno sguardo per poi ridere amaramente: - Non è possibile, Malfoy. Sirius non ha mai scritto un testamento e certamente se l’avesse fatto non l’avrebbe di certo consegnato a te - disse Ron.

Malfoy scosse le spalle, indifferente alla rabbia trattenuta nella voce di Weasley: - Sono l’ultimo Black in vita. Quando la Gringott mi ha dato le chiavi delle cassaforti di famiglia, mi è stato dato anche il testamento di Sirius Black. Era indirizzato a Potter. Mi sono impegnato a consegnarglielo, per questo lo sto cercando -

Hermione occhieggiò Malfoy, osservandolo attentamente: era certa che l’indifferenza che mostrava fosse in parte dissimulata. Non disse nulla a proposito ma si ripromise di indagare il prima possibile su quello strano comportamento.

- E perché? -

- Senso del dovere. Un Malfoy mantiene le promesse -

Perché il testamento di Sirius spuntava fuori dopo quasi cinque anni dalla sua morte?

Hermione non aveva mai creduto che Sirius fosse una persona previdente, invece questi lo era stato abbastanza da scrivere un testamento nell’eventualità della sua morte prematura. Probabilmente non era stato abbastanza accorto da predisporre un legale per la lettura del testamento a Harry, in caso della sua dipartita, e dunque il testamento era rimasto alla Gringott, il luogo dove, forse, Sirius l’aveva redatto.

Anche considerando i precedenti, la Gringott si era forse sentita in dovere di consegnare all’ultimo Black in vita, Draco Malfoy, anche il testamento di Sirius Black.

Facendo due più due, a Hermione veniva in mente un’altra domanda: Draco Malfoy era ritornato in possesso delle sue proprietà e beni di famiglia solamente due anni prima, quando aveva raggiunto la maggiore età. Harry era sparito da tre anni. C’era ben un anno di discrepanza.

L’orologio nell’ingresso battè le ore e sbraitò con voce falsamente musicale: - Ronald Weasley al ministero, sfaticato! -

Ron arrossì per la figuraccia e lanciò un’occhiata a Hermione che significava ‘Dovrei andare ma…’ l’altea, per contro, annuì sorridendogli e Ron uscì dalla cucina dopo averle dato un bacio sulla guancia e grugnito in direzione di Malfoy.

Malfoy distolse lo sguardo quando la coppia si scambiò il gesto d’affetto e fece distrattamente un cenno del capo di saluto per poi riprendere a fissare Hermione. La donna seguì Ron con lo sguardo mentre questi raccattava la sua roba, tornò a focalizzare la sua attenzione sull’ospite solamente quando il marito si era smaterializzato.

Pulì una sedia con un veloce ‘Gratta e netta’ e si sedette: - Lo stai cercando solo per questo? -

- Non sono come voi Grifondoro che mi struggo dal desiderio di riabbracciare un camerata - Draco ebbe una smorfia che doveva essere di disprezzo ma lo sguardo sfuggente lo tradì, facendo capire a Hermione che c’era qualcosa sotto.

- Da quando lo cerchi? -

- Tre anni -

Hermione sorrise trionfante: - Devi aver avuto la chiave della cassaforte di Sirius solo due anni fa -

 

Malfoy non tradì minimamente il suo disagio se non per il suo sguardo sfuggente e il tamburellare delle dita sul tavolo. Quando aprì la bocca per parlare Hermione lo prevenne, il sorriso e il tono paziente del tutto scomparsi: - Perché lo cerchi? A parte per senso del dovere? -

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Draco si materializzò nella sala d’ingresso di Malfoy Manor e subito un elfo domestico gli corse incontro, tendendo le mani per ricevere dal padrone il mantello. Draco glielo diede senza nemmeno ricambiare l’accenno di benvenuto dell’elfo e dirigendosi subito nel suo studio al piano superiore.

Si sedette dietro la sua scrivania e sbuffò impaziente.

 

Dannata Granger.

 

Non aveva ancora perso la sua abitudine ad averla vinta su tutti!

Draco si appoggiò stancamente allo schienale della sua poltrona e, impugnata la bacchetta, la puntò su uno dei cassetti della sua scrivania ordinando seccamente: - Apri –

Il cassetto si aprì docilmente al suono della voce del suo padrone, rivelando il suo contenuto, pile di carte e documenti che Malfoy estrasse e sparpagliò con ordine sulla scrivania. C’era il testamento di Sirius Black, una pagina di calendario risalente a tre anni prima, e poi un’infinità di documenti che testimoniavano quanto Draco avesse cercato Harry nell’ultimo periodo. C’era anche una piccola agendina nella quale Draco aveva appuntato i suoi progressi nella ricerca.

Tutti infruttuosi per altro.

Il ritardo con cui si era mosso era stato fatale per la buonariuscita della sua indagine.

Draco ebbe un moto di impazienza e si passò distrattamente una mano tra i fini capelli biondi. Maledizione, come poteva Harry esser scomparso nel nulla?!

 

Harry…

 

Ormai erano anni che Draco pensava a ‘Harry’ e non a ‘Potter’, tre anni che aveva capito quello che per sei anni di scuola aveva taciuto a sé stesso. O forse era meno. Ormai il senso del tempo lo aveva perso.

Non aveva perso la speranza di ritrovarlo, però. Mai.

E così, quando tutti invece piangevano per la scomparsa definitiva di un eroe e di un caro amico, quando tutti avevano deciso che Harry James Potter era morto per loro,Draco aveva cominciato le ricerche lì dove tutti avevano abbandonato, lì, dove anche gli amici più cari avevano fallato nel sperare di rivedere Harry vivo.

Per anni si era parlata della scomparsa di Potter: si diceva che Silente lo aveva fatto trasferire in un luogo sicuro e lì conduceva la sua vita lontano dalla stampa e dalla fama, c’era chi sosteneva che Potter fosse fuggito e fosse divenuto un eremita mistico e che intratteneva i babbani, c’era chi diceva che per il dolore di aver scoperto di essere cieco si fosse buttato da qualche anonimo ponte.

Harry Potter era una leggenda ormai. E la sua scomparsa non aveva fatto altro che incrementare il ‘mito’ creatosi attorno al Salvatore del Mondo.

Draco prese un quaderno foderato in pelle e cominciò a sfogliarlo, leggendo attentamente i titoli a caratteri cubitali degli articoli: foto mobili dalla ‘Gazzetta del Profeta’, foto immobili di babbani. Articoli. Ogni minima notizia sulla scomparsa di Potter. Tutto ciò che era stato scritto sulla sua dipartita. Anche la più piccola notizia.

 

Tre anni di articoli.

Tre anni di vita che Draco aveva impiegato alla ricerca di una persona perduta.

 

Draco non aveva mai capito esattamente cosa lo avesse spinto a cominciare le ricerche quel lontano giorno di tre anni prima.

Ricordava esattamente quel giorno, il giorno in cui si era diffusa la notizia che Potter aveva sconfitto Voldemort.

Draco prese l’agenda e la aprì. Immediatamente i fogli bianchi si riempirono di parole di inchiostro nero scritti in una calligrafia piccola, meticolosa, ordinata.

La scrittura di Draco Malfoy adolescente.

Sfogliò il diario fino a raggiungere la data cercata: 2 ottobre di tre anni fa.

 

 

Potter ha sconfitto il Lord Oscuro. Questa sera si è svolta la battaglia decisiva: Voldemort è morto, Potter lo ha ucciso. Mio padre è morto credo, non ho ben capito la lettera di mia madre, era illeggibile da quanto era stropicciata.

Ora Potter è al San Mungo, sembra che stia diventando cieco

 

 

Draco girò la pagina che portava la data del giorno seguente.

 

 

Potter è cieco.  Sembra che un incantesimo oscuro che Voldemort gli ha lanciato lo abbia centrato negli occhi facendolo diventare così cieco a vita. Nessun incantesimo lo farà ritornare come prima, nessuna di quelle operazioni babbane lo aiuterà.

Ho cercato nella biblioteca nella sezione babbana: ho sfogliato inutilmente libri e libri sulla medicina e l’oculistica. Non ho capito metà delle parole scritte così ho rinunciato e ho chiesto distrattamente a Silente se non ci fossero speranze per Potter.

- Non ce ne sono, Draco - ha detto laconicamente. Quasi sembrava che non gli interessasse o forse stava pensando a qualcosa - Abbiamo controllato: nessuna medicina o operazione babbana e nessun incantesimo - si è preso il viso con le mani - Dio, che cos’ho fatto -

Ha detto proprio così. Ha detto ‘Dio, che cos’ho fatto’.

Non era una domanda, sapeva perfettamente che cosa aveva fatto, ma non ha voluto parlarmene e dubito che ne parlerà con qualcuno fino a quando non morirà e il segreto morirà con lui.

Ho chiesto se non c’era nessun incantesimo per aiutare Potter. Silente non ha fatto nemmeno caso alla situazione ridicola che si era venuta a creare e ha risposto solamente che se ci fosse anche solo un incantesimo lui lo avrebbe ritrovato.

Ho sentito, passando per i corridoi, due Grifondoro parlare fra loro dicendo che Potter non voleva incontrare, parlare, o semplicemente vedere nessuno, nemmeno la Granger e Weasley, nemmeno Lupin. Aveva gridato spesso che lo dovevano lasciare in pace da quando ha saputo che non c’era speranza che gli tornasse la vista.

Sta tutto il giorno a fissare il vuoto con le sue pupille cieche nel disperato tentativo di vedere.

E io che cosa voglio vedere? Lui. Lo voglio vedere.

E se forse lo vedo la smetterò di sfogliare libri su libri alla ricerca disperata di qualcosa che lo possa aiutare e potrò tornare a sentirmi come prima e non provare, nel pensare a lui, l’inspiegabile voglia di uccidere per una seconda volta Voldemort.

Il perché non lo so nemmeno io. So solo che voglio vederlo. E aiutarlo.

 

 

Draco scosse la testa, come ogni volta che leggeva quelle parole. Com’era stato semplice per lui rintanarsi nella sua consueta freddezza e indifferenza! Quando era adolescente tutto quello era così rassicurante, così sicuro e così bello.

Aveva scritto quei due giorni con calma, senza nessun trasporto emotivo, con analitico stile e ordinata calligrafia.

Voltò la pagina. Ecco, qui cominciavano i guai.

 

 

L’ho visto. Alla fine l’ho visto.

Sono stato tre quarti d’ora di fronte a quella maniglia della stanza. No, forse non erano tre quarti d’ora, forse era semplicemente un minuto, ma non ho mai tentennato in tutta la mia vita e ora… non riesco a riordinare coerentemente le cose che voglio scrivere perché…il perché non lo so, dannazione!

Alla fine sono entrato e l’ho visto, questo è l’importante.

Inizialmente ho fatto fatica ad individuarlo perché la stanza era completamente invasa da fiori e dal loro profumo e da mille doni di qualsiasi fattezza.

Potter era seduto a letto, appoggiato ai cuscini, con gli occhi aperti.

I suoi occhi erano sempre stati decantati per la perfezione del loro colore da praticamente chiunque - e anche da me, lo ammetto - ora sono occhi vuoti, ciechi, occhi che sono aperti alla ricerca di vedere.

- Non so chi lei sia - mi ha detto un po’ aspramente - Ma per favore porti via tutti questi maledetti fiori e dica a chiunque che non voglio ricevere più niente - mi aveva scambiato per un’infermiera. O forse per un guaritore.

Il profumo dei gigli era ipnotizzante. Un mazzo di girasoli era in un vaso proprio accanto a Harry, lui ha allungato la mano tentennante fino a che non ha toccato i soffici petali di quei fiori del sole.

Ha stretto con violenza il fiore stropicciando i dorati petali.

- A che mi servono i fiori se non li posso vedere? - ha sussurrato un po’ troppo ad alta voce. O forse sono io ad averlo sentito quasi come un urlo nella mia mente - A che mi serve la vita se non ho una vita da vivere? -

Ha stretto il fiore con più violenza e poi l’ha strattonato. L’intero vaso è caduto a terra, frantumandosi in mille schegge di vetro sul pavimento, l’acqua che si spargeva come una macchia, i fiori a terra, i petali sparsi… il frantumarsi del vaso l’ho sentito come un partire di uno sparo.

Non sono stato capace di dire alcunchè. Mi sono avvicinato a lui calpestando petali e vetro fino a raggiungerlo. Ho allungato la mano per accarezzare il suo volto liscio.

Harry ha cambiato espressione, è svanita la rabbia, è diventata sorpresa, sono svanite le lacrime intrappolate nelle ciglia, sono state trattenute.

Mi sono avvicinato a lui. Non so nemmeno io perché l’ho fatto… so che volevo togliere dal suo viso quel dolore e quella rabbia, cancellare quelle parole piene di sofferenza e portarvi un qualcosa di dolce, un qualcosa che lo aiutasse.

- Chi sei? - ha chiesto. Non ho risposto, non lo avrei fatto per nulla al mondo, non mi sarei fatto mandare via. Mai. Non ora almeno.

Gli ho preso il viso con la coppa delle mani, il suo viso così caldo e le mie mani così fredde…

Harry ha coperto le mie mani con le sue, alla ricerca di un qualche particolare che lo aiutasse a riconoscermi. Il suo tocco…

Il suo tocco sulle mie mani, lungo le braccia, sul collo, sul viso, sulle labbra, nel contorno degli occhi, sul naso, intorno alle orecchie, attraverso i miei capelli…

Improvvisamente mi sono sentito così… così come mai prima e mi sono morso il labbro inferiore per non permettermi di dire nulla e per non singhiozzare perché le lacrime stavano arrivando, le sentivo.

E le sue dita mi hanno sfiorato di nuovo le labbra.

Hanno captato un cambiamento e si sono ritratte per tornare alle mie mani.

- Mi dirai ora ‘La vita va avanti comunque’? Mi dirai ‘Sei vivo, vivi’? O mi farai una lunga ramanzina sul valore della vita? - la voce era sferzante, esasperata, sofferente. I suoi occhi si sono chiusi per un istante, poi si sono riaperti - Oppure non dirai nulla? Preferisco così, non dire nulla. Ma solo allontanati, non ho bisogno della tua pietà, non mi serve la tua compassione -

Ha fatto per allontanarmi ma prima che ci riuscisse io gli ho messo un girasole tra le mani, di quelli che aveva fatto cadere, e me ne sono andato, lasciando che le lacrime potessero scorrere silenziose e libere nelle mie guance.

E ora sono qui nella mia stanza a capire e a comprendere. Perché? Perché mi sento così?

 

 

La calligrafia era molto più concitata, più emotiva. Draco chiuse gli occhi per un secondo e li riaprì. Ricordava quel giorno e pensò che non c’era stato giorno più triste nella sua vita.

O forse no. Forse c’era stato un altro giorno.

Sfogliò alcune pagine più avanti. Eccolo. Portava la data di due settimane dopo.

 

 

Mi ero deciso a tornare.

Ero quasi entrato nel San Mungo quando l’ho visto.

Un foglio di giornale svolazzante portato dal vento e posato ai miei piedi. Notizia in copertina ‘POTTER È FUGGITO’.

Sinceramente non ricordo cosa pensai ma sono tornato a Hogwarts subito e ho saputo la verità: Harry era fuggito dal San Mungo e nessuno lo trovava.

Il che è ridicolo: l’intero mondo magico e mondo babbano lo sta cercando - ho sentito da un Tassorosso che la scomparsa di Potter è stata oggetto di telegiornali e volantini babbani - e Harry è ancora in convalescenza ed è cieco.

Ha la bacchetta con sé ma sembra che non avesse operato nessun incantesimo se non uno nei pressi di Londra.

Harry fuggito… Harry solo, cieco, in fuga…

E io non l’ho potuto aiutare

 

 

La cronaca continuava per un po’ poi Draco lesse l’annotazione del giorno seguente a quello.

 

 

Harry. L’ho chiamato Harry per sette intere pagine, ieri. E sfogliando indietro mi sono accorto di averlo chiamato Harry per altre trenta pagine… perché lo sto chiamando così? Perché ora è Harry e non Potter?

 

 

Draco chiuse il diario e per magia si cancellò ogni pagina vergata dalla sua calligrafia, tornando un diario vuoto dalle pagine bianche e il profumo di nuovo.

Due giorni dopo la scomparsa di Potter aveva cominciato a rendersi conto di una cosa: non poteva evitarsi di pensare a lui e al suo senso di colpa per non essere riuscito nell’aiutarlo o confortarlo.

Di cosa si incolpava in fondo? Lui era Draco Malfoy, niente e nessuno si sarebbe mai atteso una parola gentile da parte sua.

Eppure improvvisamente a Draco sembrò che ogni cosa fosse ingigantita, che ogni volta che sentisse il nome Potter cominciasse a sobbalzare, che a colazione leggeva avidamente la Gazzetta del Profeta alla ricerca di una parvenza di notizia riguardo a Potter, che ogni volta che vedeva la Granger piangere il cuore gli sprofondasse, timoroso di qualche notizia negativa, che ogni volta che vedeva Silente il desiderio di andare da lui a chiedergli di Potter era impellente, che ogni volta che dormiva sognava Potter, che ogni mattina si chiedeva la stessa cosa ‘Harry starà bene?’.

 

E da lì era cominciata la sua personale ricerca.

 

Ministero e babbani cercavano Potter? Ebbene anche Draco avrebbe cominciato a cercare. Quando avrebbe trovato quell’idiota gliene avrebbe dette quattro. Gli avrebbe detto che era stato un debole.

Era stato lì che aveva cominciato a annotare in un agenda i suoi progressi, a raccogliere articoli di giornale, a cercare lui per primo, ad indagare.

Dove poteva essere andato Potter?

Nessuno dei suoi amici pareva saperlo, il loro dolore sembrava genuino e disinteressato, gli zii babbani erano da escluderli a priori, si odiavano, e quindi chi altro rimaneva?

 

I mangiamorte.

 

Draco aveva parlato con suo padre, nel caso potesse dirgli qualcosa sull’incantesimo che Voldemort aveva scagliato al moro, ma suo padre non era in grado di parlare, fantasma dell’uomo che era un tempo, e probabilmente non avrebbe detto nulla se avesse voluto, e una settimana dopo i Dissennatori si erano presi la sua anima, come quella di molti altri mangiamorte per volontà del popolo, alla ricerca di vendetta e giustizia.

Draco, una volta diventato maggiorenne, aveva scoperto il testamento di Black, e quello gli parve un segno del destino. Ora aveva una scusa in più per cercare Potter, aveva una scusa dietro cui nascondersi, a parte il senso di colpa e quella strana stretta al cuore che sentiva ogniqualvolta pensava a lui.

Dopo anni di ricerca infruttuosa, quando ormai tutte le risorse erano terminate, non aveva trovato altra soluzione che rivolgersi agli amici di sempre di Potter: Weasley e Granger.

Aveva riflettuto a lungo su quella scelta umiliante - mai detto che un Malfoy dovesse chiedere aiuto ad altri e che fallisse in qualsiasi cosa! - ma alla fine aveva deciso di chiedere: ma che cosa aveva detto la Granger, a parte capire che Draco non stava cercando Potter solo per il testamento?

 

Nulla che Draco non sapesse.

 

Solamente qualche nota sul passato di Harry che Draco aveva già saputo… ed era di nuovo al punto di partenza.

Draco fece apparire un bicchiere di vetro e prese da sotto il tavolo una bottiglia di brandy. Se ne versò un bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso.

Poteva aver riconquistato il prestigio di sempre, poteva riaver avuto casa sua ma Malfoy Manor era ancora più fredda e distaccata di sempre. Era casa solo nella carta, solo perché l’aveva visto crescere, ma quando Draco pensava a ‘casa’ non si immaginava il calore di un focolare domestico.

Ora più che mai.

Ora era rimasto solo in quel palazzo, senza madre, senza padre. Non aveva altri contatti se non quelli con alcuni dei suoi vecchi amici, così lontani da parere evanescenti.

 

La spiegazione era Potter.

Potter. Potter. E ancora Potter.

 

Aveva lasciato la sua vita per inseguire quella di Harry e ora si ritrovava così, senza nessuno ad accoglierlo in una casa vuota, senza nessuno a cui rivolgersi per chiedere compagnia.

 

Tutte le sue forze, le sue energie in quell’ambizioso quanto impalpabile scopo.

 

Quando finalmente, vincendo remore e ingoiando l’orgoglio, era andato a casa Weasley-Granger non aveva scoperto nulla.

La Granger gli aveva parlato della vita di Harry, della sua infanzia con gli zii, delle sue passioni, delle persone che amava, dei suoi ricordi con lui. Di tutto e niente, perché Draco quelle cose già le conosceva, ma non aveva cercato di zittire la Granger, l’aveva lasciata parlare, perché sembrava che lei stessa ne avesse avuto bisogno. Bisogno di ricercare il suo amico nel labirinto dei ricordi, di richiamarlo alla memoria così come vi era impresso.

- Dove cercarlo? - domandò Draco a alta voce.

 

Dove, davvero.

 

Ormai non restava nessun altro luogo se non la tomba profonda.

E quella prospettiva non aveva nulla di allettante.

 

 

 

*

 

 

 

Harold Black salutò i suoi studenti mentre riordinava gli appunti nella cartellina e recuperava il libro 'Folletti: dove trovarli, come sfuggirvi' per riporlo assieme alle altre cose.

"Tre passi, gradino... dieci passi, porta... ecco, sono fuori. Ora devo andare in refettorio"

Harold si fermò, sorridendo lievemente: - Mitchell. Vuoi chiedermi qualcosa? - Mitchell Kuttler. Harold poteva immaginare i capelli come sabbia e gli occhi castani, poteva immaginare i suoi jeans scoloriti e la felpa sobria, il suo studente del secondo anno.

- Professor Black... come faceva a sapere che ero io? -

Domanda retorica, il professor Black apparentemente non poteva esser preso di sorpresa. Non era mai successo. Era come se con la mancanza di vista gli fosse giunto in dono il poter prevedere le mosse delle persone, o, meglio ancora, 'sentire' i loro movimenti e proiettarli nella mente, facendoli prendere forma.

- Domanda retorica, Mitchell. Su dimmi, non mangio mica - scherzò riprendendo a camminare verso la destra del muro. Il vociare era diffuso, alcuni saluti si levarono al passaggio del professore di Folklore, il fiume di ragazzi si riversò verso il refettorio per il pranzo.

- Si tratta della mia tesi, professore - spiegò imbarazzato Mitchell - Il professor Kramer ha chiesto un approfondimento sull'uso della magia come scienza... non è che potrebbe darmi una mano? -

Harold aveva l'insensato desiderio di ridere. Fermarsi in mezzo al corridoio e ridere.

 

Magia...

 

Harold non sapeva quando era stata l’ultima volta che l’aveva usata, si era quasi scordato della sensazione di impugnare una bacchetta mentre si scagliava un incantesimo, il modo in cui vibrava mentre era all’opera, la sua superficie lignea…

L’ultimo sortilegio che aveva scagliato era stato uno di Confusione per confondere la sua figura agli occhi esterni, a Londra, mentre fuggiva. Non sapeva nemmeno dove aveva buttato la sua bacchetta e sinceramente a Harry la cosa non interessava minimamente.

Non voleva ricordare niente della sua ‘vita precedente’, non voleva ricordare il dolore di essersi lasciato alle spalle i suoi amici e tutti affetti che avevano costellato la sua vita e mitigato la solitudine della sua adolescenza, ma nonostante ciò aveva preso una decisione e non sarebbe tornato indietro. No, quello mai. Ormai la vita di Harold Black, professore universitario cieco, era la sua vita, ormai i panni di Harry Potter, Salvatore del Mondo non gli calzavano più e nemmeno lui voleva che gli calzassero.

 

- Professor Black? - la voce di Mitchell giunse lievemente preoccupata - Si sente bene? -

Harold sorrise lievemente: - Tutto a posto, Mitchell. Su cosa in particolare volevi una mano? -

- Allora è disposto a darmi una mano? Sul serio? Grazie! - Harold poteva sentire quasi l’irradiare grato del sorriso del ragazzo e il sollievo che trapelava dalla sua voce - Però… ecco… - si fermò. Ora c’era titubanza, timore.

- Non sei il solo, vero? - chiese Harold. Ecco, ora Mitchell si era fermato, non c’era più il rumore dei suoi passi cadenzati e veloci come un qualsiasi giovane pieno di vita. Era sorpreso certamente.

- Come faceva a… - si bloccò con la sua domanda. Ma certo, come aveva fatto a dimenticarsi che il professor Black sembrava sapere tutto? - Solo io, Jess, Lois e Sara - il suo gruppo di sempre, quindi.

- Passa nel mio ufficio più tardi, Mitchell, ci metteremo d’accordo -

- Grazie! - e Harold lo salutò.

Qualcuno gli afferrò il braccio con una presa forte e istantaneamente Harold capì che si trattava di Bob. I suoi passi erano particolarmente sonori alle sue orecchie, inconfondibile la cadenza quasi danzante di un ex ballerino, la stretta forte e il profumo eau di cologne.

- Vai a pranzo? -

- Sai, Bob, - Harold sospirò divertito - in genere la gente è portata a nutrirsi -

Bob rise: -  Vieni, andiamo fuori, mia sorella mi ha preparato il pranzo ma come al solito ha abbondato quindi che ne dici se mi aiuti a finirlo? - mentre diceva quello lo trascinò per il braccio. Harold sentì i tiepidi raggi del sole quindi doveva essere all’aria aperta, infatti un violento soffio di vento lo colpì e Bob gli mise sulle spalle il suo cappotto.

- Avevi previsto tutto, eh? - Harold si infilò il cappotto e si lasciò condurre dall’amico in uno dei tanti tavoli lignei all’aperto nel cortile del polo universitario. Era una grande distesa nel verde del cortile che portavano ai tre bungalow degli studenti. Harold poteva immaginarsi gli studenti pranzare e fare un mucchio di quelle cose che qualsiasi studente avrebbe fatto e che Harold non farebbe mai.

- Per una volta, concedimi la parte dell’onnisciente! - Bob fece pressione sul braccio dell’amico per fargli evitare una buca nel terreno e lo fece sedere.

Tirò fuori il cibo, chiacchierando allegramente con Harold e così trascorsero una buona mezz’ora.

Improvvisamente Bob disse: - Da quanto ti conosco, Harold? Qualche anno ormai.  Ieri stavo riflettendo che non so quasi nulla della tua vita -

 

Harold si irrigidì all’istante.

Non disse nulla, solo ascoltò il dolce sussurro del vento per un tempo che gli parve infinito.

 

Quando infine prese la parola lo fece per dire: - Io ho cominciato a vivere quando sono arrivato qui - e si richiuse nel suo silenzio.

 

 

 

 

*

 

 

 

Il giovane uomo distolse lo sguardo metallico dal foglietto che teneva in mano e lo posò sulla facciata bianca della tipica casa babbana con il prato ben curato e l’aria distinta.

Era finalmente arrivato, rifletteva tra sé e sé, controllando l’indirizzo scritto nel foglietto con la targhetta dorata vergata da due cognomi scritti in corsivo.

 

Una casa babbana.

 

Il giovane uomo non poteva credere di essere capitato così in basso da essere di fronte ad una casa babbana e essere sull’atto di suonare un campanello, eppure adesso proprio non poteva tirarsi indietro.

Gli era venuta in mente quell’idea perché non ne aveva altre e era andato nell’unico posto in cui non avrebbe mai immaginato di trovarsi per sperare di trovarvi la sua ultima speranza.

Era stata la Granger, quella mattina stessa, a scrivergli quell’indirizzo nel foglietto e Draco aveva deciso che valeva la pena di provare, almeno per mettersi l’anima in pace.

 

Premette il campanello.

La porta si aprì pochi secondi dopo.

 

- Buonasera, sono Draco Malfoy e vorrei parlarle. Riguarda Harry Potter - disse con voce decisa.

Petunia Dursley sorrise, senza essere sorpresa: - Mi stavo chiedendo quando sarebbe venuto, Draco Malfoy -

 

 

Continua…

Mistress Lay (01/04/06 18.43)

 

 

Notes: Ringrazio tutti coloro che hanno letto il I cap e soprattutto tutte quelle anime pie che mi hanno commentato! ^///^

Avrei voluto, prima di partire, aggiornare anche ‘About Us’ ma il tempo veramente mi manca… quindi ho deciso di acquietare gli animi con un nuovo cap di qst nuova ficcy e come vedete è parecchio lungo… bè, confido nella vostra gentilezza a graziarmi dal linciaggio… ^^

 

Ci vediamo tra un mese! ^^ Buone vacanze a tutti!

 

Mimi88, haley, millie, NamiTheNavigator, Wichita Kid, ysal pax, un grazissime a voi che continuate a seguirmi! Bax bax! ^^

 

baby, ehm... ormai credo che tu mi conosca... ^^ Bax bax!

 

empire, sì, parto domenica e sarò via tutto luglio... ^^ Ci rivedremo ad agosto se tutto va bene... Bax bax e grazie!

 

nora, ti ringrazio di farmi così tanta pubblicità! XD Grazie come sempre! bax bax

 

mistica, ciao tesoro, con qst fic parliamo un po' di cose tristi, mi sembra di esser stata fin troppo 'aperta' con i miei personaggi... ^^ Grazie tantissime, sai sempre cosa dire per farmi svolazzare! *.* Bax bax, tvtb!

 

LadyAlicia, onorata! ^^ Grazie tantissime per i complimenti e fammi sapere che ne pensi anche di qst cap! Bax bax! ^^

 

BloodyMoon,  tesoro ma grazie! ^^ Il tuo commento nn è stato per niente pessimo, ma come fai a pensare una cosa del genere? Sn sempre più che felice di leggere i tuoi commenti, lo sai! XD Che cosa ne pensi di Draco? Bax bax, tvtb!

 

kim, chiunque è benvenuto e spero di sapere che cosa ne pensi man mano che si va avanti! Bax bax! ^^

 

Moony*, mio carissimo e pazientissimo Moony, non potrò mai contare tutte le volte che mi hai pregato di postare qst ficcy... eggià... a volte so essere veramente fuori di testa! XD Grazie tantissime e continua sempre così anche tu! ^^ Bax bax, tvtttb!

 

James_Prongs, no, nn farti dire come mi lascio convincere, rischierei un ammutinamento! XD Scherzo, questa l'avrei postata in tutti i casi, prima o dopo, l'avrei fatto! ^^ Ok , lo so che lo dicevo, ma sai, presa dall'emozione! ^//^ Fai bene ad avere qst sospetto, chissà che nn si riveli un punto cardine della vicenda... mah, io nn dico niente! (ettepareva!) Grazie per gli auguri, mi sn serviti moltissimo! ^^ Bax bax! tvttb!

 

Stè_Wormy, accidenti, anche tu con la lacrimuccia? O.o Bè, che dire, sn felicissima di aver sortito qst'effetto! Grazie e bax bax, tvttb

 

tinachan, era da un po' che nn ci sentivamo! XD La storia migliore che abbia scritto fin ora? O//o oddio, lo spero! Cioè, spero di migliorare andando avanti... ^.^ Bax bax!

 

Elanor, Espressione di Lay quando va su Efp: ç_?

Espressione di Lay quando ha letto le recens, soprattutto quella di una CERTA Elanor: ... O//////////O

Grazie Elanor! Accidenti anche tu a piangere? ma che, faccio piangere metà delle persone che legge con il primo cap? Insomma dovevo catapultarmi, prima o poi, in una fic dallo sfondo triste-drammatico, no? Era da ujn po' che ci giravo intorno... nn sai quante indecisioni! (sì che lo so... ndElly) (... ndLay) No, nessun mistero, no preoccupa, o almeno non troppo criptici, nn è sulla stessa lunghezza d'onda di PdT! XD Ma è più sentimentale... dopotutto l'ho scritta proprio mentre ero nella mia sfera emotiva... ç____ç Tu nn sai quanto mi diverto a trovare nomi che nessuno si sognerebbe mai di mettere ai suoi personaggi delle fic... XP E' troppo divertente! In realtà il nome di Harry doveva essere il nome completo: Harrison, ma faceva troppo azione e Harry di azione nn ne faceva molta quindi... qual'è l'unico (?) nome che si avvicinava a Harry? ^^ Sinceramente nn so molto delle persone cieche dalla nascita, ma conosco una persona che lo è da poco ed effettivamente 'conta', il mettere tutto in ordine era qualcosa che avevo letto anche in un libro: chi è cieco sviluppa gli altri quattro sensi e la memoria. ^^ (fammi indovinare... hai fatto ricerche in proposito? ndElly) (ma come hai fatto ad indovinare... ^^ ndLay) Anche il tatto sarà importante, lo vedrai nei prox cap... e anche il fatto che voglia tenere gli occhi chiusi! Anche se parlando di scienza comportamentale alcuni ciechi fanno questa scelta... vabbè, magari te ne parlerò quando affronterò la domanda tra due cap! ^^ Comunque spero sempre di nn fare gaffe e cadere nei luoghi comuni… ho cercato di ‘informarmi’ per renderla più naturale e vera possibile… oddio, spero di aver fatto bene… O.ò

Chissà se ci sarà mai una sfida... ^^ Lytton è uscito dal nome del biografo personale della Regina Vittoria, Lytton Strachey, che avevo letto nel periodo della realizzazione del I cap. Il nome mi era rimasto impresso perchè era pazzesco... ^^ E tu nn sai che nome avrebbe dovuto avere Edwin in RdS! ^^ Spero di nn averti deluso con questo secondo cap... fammi sapere! Bax bax! ^^

 

Goten, nn troppo presto ma… che cosa ne pensi? ^^ Bax bax!

 

WolfWild, sn felice che ti piacciano le mie fic: se le continui a seguire credo che tu abbia visto gli aggiornamenti! ^^ Ed eccoti la tua caramella, spero sia del gusto che piaccia a te! ^.^ Bax bax!

 

Commentate,

Mrs Lay

 

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Capitolo 3
*** Ragione e sentimento ***


Senza luce, il buio (3/?) by Mistress Lay

Capitolo Terzo - Ragione e sentimento

 

 

Di nuovo a te, PS, perché non devi ringraziare

 

 

Draco registrò di esser rimasto per almeno un minuto buono fermo davanti a quella porta immobilizzato dalla sorpresa con quella donna che lo fissava.

- Scusi… ci conosciamo? - riuscì a domandare.

- Non direttamente - rispose Petunia. Non assomigliava molto a Harry e i suoi occhi non erano smeraldo ma di un verde annacquato, sembrava però sollevata in quel momento - Entri - aprì completamente la porta invitando il ragazzo ad entrare e poi la richiuse alle sue spalle - Desidera qualcosa? -

- No, grazie - replicò Draco, ancora spiazzato.

La casa era linda e semplice, una normale casa babbana ben tenuta con tutti i suoi suppellettili, i suoi vasi, i suoi tappeti e le cornici con le fotografie dei proprietari, immobili oltre il vetro.

In particolare nel salotto dove Draco fu fatto accomodare aveva un’aria molto accogliente con le tappezzerie di colori pastello tranquillizzanti e il camino con il ripiano sopra sommerso di fotografie: foto di un matrimonio e tante foto di un bambino che cresceva, sia in età sia in stazza.

Nessun bambino dagli occhi verdi.

Petunia lo pregò di sedersi e si sedette in una poltrona: - Così… lei sta cercando mio nipote, signor Malfoy? -

- Come fa a… -

La donna sorrise: - Sapevo che sarebbe venuto signor Malfoy. In realtà non mi aspettavo proprio lei ma un qualche amico di Harry… - sembrò inaspettatamente a disagio - Non sono mai… venuti dopo il giorno in cui diedero la notizia della… fuga di Harry -

- Tutti hanno abbandonato le ricerche - spiegò con impazienza Draco - Potter non si trovava. Io non sono un amico di Potter, in realtà posso dirle con tutta sincerità che non abbiamo mai avuto una conversazione che avesse una parvenza di civiltà. Ho continuato a portare avanti delle ricerche per conto mio perché ho trovato in una delle mie cassette di sicurezza alla banca un testamento che lo riguardava -

Sempre la solita scusa… la solita maschera dietro la quale nascondersi…

- Di chi? -

- Sirius Black, il suo… -

-… padrino - concluse Petunia, per un istante sembrò molto pensierosa poi sollevò lo sguardo - Lo sta cercando solo per consegnargli un testamento? - sembrava molto sospettosa ora.

- Sì. E lei… lei sa dove si trova? -

Draco cercò in tutti i modi di mascherare la sua apprensione muta in quella domanda e ci riuscì così bene che la donna cominciò a guardarlo molto sospettosa, minacciosa quasi.

- Se lo sapessi dovrei dirglielo solo perché ha un testamento da dargli? -

- In genere la gente è contenta di ricevere un testamento - ribattè Draco. In realtà non era del tutto vero… e comunque si poteva dire che forse a Potter non interessava un testamento quando aveva molto oro alla banca. Ma forse sarebbe stato importante il significato: un testamento dal suo padrino.

Draco sapeva gli Potter gli voleva molto bene.

Petunia non sembrava per niente convinta.

Draco cercò di trattenere l’impazienza e il fastidio e utilizzò il tono più conciliante gli riuscì di usare: - Ascolti, io voglio solamente dargli questo testamento -

- Da quanto lo sta cercando? -

La stessa domanda della Granger… ma si erano tutte messe d’accordo?

Che diavolo di importanza può avere da quanti anni lo cercava?

- Da quattro anni - ringhiò Draco.

- Sono tanti, persino per il senso del dovere. E se non ricordo male lei, signor Malfoy, di senso del dovere non ne avrebbe dovuto avere molto -

Draco assottigliò gli occhi: - Che cosa intende dire? Noi non ci conosciamo non vedo come potrebbe giudicarmi… -

- So chi è lei -

- E come fa a saperlo? Lei è una babbana -

- Conosco una maganò. E conosce lei -

Draco aggrottò le sopracciglia. La signora Figg.

Quando era entrato nell’ordine della fenice in incognito molti anni prima, come spia che passava al nemico le informazioni necessarie, aveva sentito di una maganò che abitava vicino ai parenti babbani di Potter.

Decise di lasciare perdere. Non gli importava nulla di una maganò impicciona, una babbana che lo conosceva ‘per sentito dire’! a lui interessava solo sapere dove si trovava Potter, non di quale opinione distorta potesse avere una maganò di lui!

L’uomo si alzò in piedi: - È chiaro quindi che non può aiutarmi. La saluto - Draco si stava avviando per l’uscita quando la donna lo chiamò.

- Solo una cosa: perché non ha mai abbandonato le ricerche come tutti? -

Draco nemmeno si voltò: - Io raggiungo sempre gli obiettivi che mi pongo - e riprese a camminare a passo spedito, deluso da quell’ennesimo buco nell’acqua.

E ora quale sarebbe stato il suo prossimo passo?

Non lo sapeva davvero.

Solo una cosa: non avrebbe mollato.

 

- Quando trovai quel bambino sulla soglia di casa mia diciotto anni fa - Draco si fermò mentre Petunia continuava a parlare - l’unica cosa che avevo capito della lettera che portava con sé era che era figlio di mia sorella e che doveva rimanere da noi. Altrimenti sarebbe morto - Draco si voltò verso la donna, sembrava così fragile ora, seduta su quella poltrona, magra e dagli occhi verdi slavati - Non lo volevo con me, per molte ragioni: sarebbe stato un mago, speciale come Lily, come suo marito, quel Potter. Sarebbe stato famoso, c’era scritto in quella lettera. Ma avrebbe portato molti guai. Non c’era scritto ma lo sentivo… in fondo certe cose non si scrivono, no? - s’interruppe e guardò Draco. Stava parlando di Harry… - Io volevo proteggere la mia famiglia da lui e dalla sua minaccia… ma come potevo rifiutarmi di accoglierlo? In fondo… era anche lui parte della mia famiglia… era mio nipote. Era un neonato. Lo accolsi. Ma non gli resi la vita più facile di quella che era spettata a me da quando mia sorella si era scoperta essere una strega… volevo scacciare da lui ogni forma di magia e renderlo normale. Quando arrivò quella maledetta lettera capì che tutte le mie preghiere non furono ascoltate -

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime.

Nel ricordo di quello strano groppo alla gola che le era preso senza motivo.

 

- E ogni anno lui tornava. Tempo l’estate e poi andava via, tornando in quella scuola per svitati. Era così difficile credere che non lo odiavo? Era il figlio di mia sorella, era come lei, così… così perfetto. Non era come Dudley che ora ci ha abbandonato… l’ho capito troppo tardi che non volevo che Harry andasse a Hogwarts perché avevo paura, non perché volevo fosse perfetto. Non lo volevo che fosse un mago e poi quando me lo ha detto… quando mi ha detto che Voldemort era tornato… -

 

Draco la stava guardando come se la vedesse per la prima volta.

Era davvero lei la zia di Harry?

Quella che lo odiava e lo aveva costretto ad abitare in uno squallido sgabuzzino?

 

- Non gli ho chiesto scusa… sapevo che nulla di quello che avevo fatto aveva meritato il  suo perdono e invece lui… mi ha detto ‘Ti perdono’, senza nemmeno che glielo chiedessi - Petunia aveva chiuso gli occhi, cercando di ricordare nei minimi particolari quella scena di quattro anni prima.

 

 

Suo nipote, Harry, di fronte a lei, disperato, sull’orlo del baratro, con gli occhi bendati.

Era arrivato poco prima, aveva bussato alla sua porta protetto dall’oscurità della notte, malmesso, con addosso nient’altro che un pigiama e un mantello che lo aveva reso invisibile. Aveva una bacchetta in mano e gli occhi erano serrati dolorosamente, come se tentasse in tutte le maniere di non aprire le palpebre. Come se non volesse rendersi realmente conto che aprendoli avrebbe visto il baratro buio.

Petunia sapeva che cos’era successo nel duello finale con Voldemort, sapeva che Harry aveva perso la vista e che era ricoverato al San Mungo ma non era riuscita ad andarlo a trovare, sentendosi troppo in colpa, sommersa dai dispiaceri e dalla rabbia verso Silente che avrebbe dovuto proteggerlo.

E quando se lo era ritrovato di fronte alla porta di casa, farfugliante di scuse a chiederle aiuto Petunia lo aveva tratto in casa, lo aveva portato nella sua stanza e lo aveva messo a letto, dopo avergli preparato un tè, accudendolo come se Dudley avesse la febbre, anzi con ancora sollecitudine.

Vernon non c’era, era in un viaggio di lavoro e Dudley dagli amici in giro, quella notte non aveva chiuso occhio, così preoccupata, così presa dalle domande senza risposta.

Al mattino dopo aveva avuto le sue spiegazioni: Harry era venuto da lei perché non sapeva dove andare, non voleva che nessuno sapesse che era lì, nemmeno Silente, e comunque sarebbe partito quella sera stessa.

“Per andare dove? Harry, ma ti sei visto? Tu sei…” La donna si morse un labbro.

“Cieco?” lo disse con un’amarezza incredibile “Lo so. Non mi sono ancora abituato e comunque non avrò il tempo di abituarmi”

“Vuoi… vuoi morire?”

A quella domanda Harry non aveva voluto rispondere.

Solo le lacrime, le spiegazioni, le grida di Petunia avevano riempito quel silenzio incolmabile tra zia e nipote.

No, non avrebbe mai permesso che Harry si suicidasse. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo.

E così aveva costretto Harry a rimanere e lo aveva tenuto nascosto a Remus Lupin che era venuto quella sera per avvertirla della fuga di Harry.

Era rimasto una settimana, Petunia aveva chiamato anche il suo dottore di fiducia per bendargli gli occhi e controllarlo.

 

 

- Lui… lui voleva morire? - Draco la interruppe. Sentiva le ginocchia tremare. Sapeva che Harry era disperato ma arrivare a cercare la morte? Lui, così coraggioso, così forte… no, non lo avrebbe mai creduto realmente.

Petunia annuì con gli occhi gonfi di lacrime.

Draco ritornò a sedersi sul divano: - E… -

Non poteva più stare in piedi, si rese conto che le ginocchia avrebbero potuto cedere da un momento all’altro.

Potter ci era riuscito?

Si era davvero…

No, non poteva essere!

Non Harry!

- Gli dissi che avrei fatto qualsiasi cosa pur di fargli cambiare idea, qualsiasi. È rimasto con me per una settimana poi mi disse che se ne voleva andare, che le ricerche di certo avrebbero portato auror e altri da lui…- Petunia sospirò - E non voleva tornare -

 

 

“Ma perché, Harry? I tuoi amici saranno preoccupati…”

“Non ci si può preoccupare per un morto… ed è quello che sono. Non sarò mai più il vecchio Harry, zia, sono morto quando Voldemort mi ha tolto la luce”

“Continua a vivere nel buio. Ma vivi, ti prego”

“È così facile dirlo… ma io non ci riesco. Non penso ad altro a quel maledetto giorno, non penso ad altro che Voldemort mi ha tolto anche questo e…” si era interrotto, come se temesse di dire troppo “Non voglio tornare, zia”

“Non vorrai… oh, Harry, non puoi farmi questo!”

 

 

- E decise di andarsene via definitivamente -

 

Draco rilasciò il fiato, sollevato ma immensamente stupito.

La zia che odiava Harry era la persona che gli era stata più vicina nei suoi ultimi giorni da prima che sparisse. Era stata lei a non fargli commettere qualche atto sconsiderato…

E forse sapeva dov’era…

Mancava poco.

E Petunia Evans in Dursley glielo avrebbe detto.

 

- Non riuscii nemmeno a strappargli la promessa di scrivere ai suoi amici un’ultima lettera, era irremovibile. Disse che era meglio che lo dimenticassero -

 

Draco ebbe una smorfia.

Tipico ragionamento di Potter.

Dimenticarlo? Oh no, era semplicemente impossibile.

Persino lui lo pensava sempre che era il suo peggior nemico!

E i suoi due migliori amici Ron e Hermione avevano chiamato loro figlio Lytton Harry. Come si poteva pretendere di dimenticare Harry Potter?

Mai, nemmeno tra un milione di anni” pensò improvvisamente.

 

- Lo aiutai a prendere confidenza con l’esterno e a muoversi senza destare troppi sospetti. Sono stata io ad accompagnarlo alla stazione quando prese il treno e se ne andò -

 

 

“Grazie zia per tutto quello che hai fatto per me” Harry le aveva sorriso e Petunia non aveva potuto evitarsi di stringere il cuore al pensiero di quelle splendide iridi smeraldine così uguali a quelle di Lily che non avrebbero più visto niente.

Come se Harry avesse sentito quello che provava le mise una mano sulla spalla, con un movimento deciso, come se vedesse dov’era la zia.

“Harry…”

“Ti avrei voluta conoscere prima” le schioccò un piccolo bacio sulla guancia.

“Promettimi che mi scriverai, che mi farai sapere come ti trovi!”

“Lo farò. Non molto spesso. Ma lo farò. Io vado, addio”

E Petunia lo aveva visto allontanare con il suo piccolo bagaglio, prendere il suo treno aiutato dal capostazione, gli occhiali scuri sugli occhi e un bastone nella sua mano. Se n’era andato, muovendo ancora la mano.

E a Petunia le si era spezzato il cuore ancora una volta.

 

 

- Avrei voluto accompagnarlo, ma non me lo permise - sospirò.

- Dov’è adesso? - domandò impaziente Draco - Ti prego, dimmi dov’è! -

Non si rese conto di averle dato del tu né di averla pregata (Draco Malfoy che pregava una babbana?), capiva solo che Harry era vivo e era così vicino a scoprire dove si trovava…

Petunia lo guardò: - Non mi fidavo di lei, signor Malfoy. In realtà mi aspettavo che prima o poi qualcuno degli amici di Harry venisse a chiedermi qualcosa, qualsiasi cosa ma nessuno è mai venuto. Ma quando si è fermato sulla soglia mentre raccontavo ho capito che ci teneva ad Harry… -

- Ci tengo molto ad Harry - disse Draco con slancio.

Non si accorse nemmeno di averlo chiamato per nome da quanto era agitato: aveva trovato una traccia, anzi LO aveva trovato!

Non poteva crederci.

- Sa dov’è? - chiese di nuovo.

Petunia lo continuò a fissare dritto negli occhi per interminabili secondi, poi, sorrise: - Sì -

 

 

*

 

Draco controllò l’indirizzo un’altra volta, come aveva fatto di fronte a casa Dursley in Privet Drive.

Sì, era proprio quello.

Ripiegò il piccolo foglietto scritto da Petunia Dursley meno di un’ora fa nella tasca del mantello e continuò a fissare la facciata della casa: una casa normale, come tutte le case babbane, con un piccolo giardino, e tanti rumorosi vicini.

Scozia.

Non avrebbe mai creduto che Harry avesse scelto la Scozia per fuggire quando sapeva benissimo che in Scozia c’era Hogwarts, forse era una specie di sfida personale.

Petunia gli aveva scritto l’indirizzo, dicendogli che Harry aveva scelto anche una nuova identità e un nuovo nome e dandogli anche la sua bacchetta che lei aveva custodita.

Mentre Petunia era andata a prendere la bacchetta di Harry al piano superiore Draco si era alzato, troppo agitato per poter star seduto un secondo di più e gironzolò per il salotto. Capitò proprio vicino al caminetto e guardò tutti quei visi immobili dietro le cornici e ci mise un po’ a vedere una cornice più piccola delle altre, seminascosta dalla foto del matrimonio di Mr e Mrs Dursley.

La prese.

Harry.

Era Harry a tre anni, che si rialzava da terra, con i vestiti più grandi di lui e il visino concentrato nell’atto di rimettersi in piedi.

Draco aveva sorriso, intenerito, prima di posare la fotografia e rendersi conto che il suo comportamento era decisamente riprovevole. Perché sorridere così da ebete?

Ed eccolo lì, di fronte alla casa di Harry Potter, a fissarla nei suoi minimi particolari nella mente.

Che fare?

Draco si accorse di essere osservato da qualche paia di occhi: certo, due vicine che parlavano nella veranda tra loro, facendo finta che stessero bevendo del tè e un bambino che giocava con il cane sul marciapiede.

Si tolse gli occhiali da sole, ripiegandoli con lentezza e infilandoli nella tasca del mantello tagliato in modo da non sembrare troppo ‘da mago’ che si era fatto fare su misura - come tutti i suoi abiti - da stilisti molto rinomati.

Storse la bocca, dandosi dell’imbecille.

Da dove usciva questa indecisione?

Era Draco Malfoy!

Si avvicinò alla casa, aprendo il cancelletto e andando fino alla porta di casa, le due signore impiccione si sporsero, per vedere che succedeva, stupite.

Chissà chi era quell’uomo…

In genere conoscevano tutti gli ospiti che poteva avere il signor Black, quasi tutti del paese come studenti o docenti o il signor Gary in fondo alla via e se non erano del paese venivano dalla città, professori in conferenza o cose simili, ma mai come quell’uomo con vestiti firmati.

Draco suonò il campanello.

Harold Black.

Bah, scontato…

 

- Arrivo! -

 

La sua voce.

Dall’altra parte della porta.

Così… così famigliare…

Draco indietreggiò di un passo, sentendo di nuovo le ginocchia tremare ma poi riavanzò, leggermente frastornato.

 

La porta si aprì.

Eccolo.

 

Harry Potter.

Harry Potter.

Harry Potter.

 

Poco più basso di lui ma nonostante tutto come lo ricordava: stesso viso, stessa zazzera di capelli neri incasinati, stesse labbra carnose, stessa cicatrice a saetta…

Quanto hai dovuto soffrire per quella cicatrice?

 

E gli occhi…

Chiusi.

 

- Chi è? - domandò Harry. Non aspettava nessuno. Mitchell e gli altri ragazzi se n’erano appena andati e non aspettava Gary quel giorno visto che aveva dovuto disdire l’appuntamento da suo padre perché appunto suo padre aveva avuto un’indigestione.

 

Draco non disse niente. Non gli riusciva di dire niente.

 

- Chi è? - domandò di nuovo Harry.

 

Draco sentì un groppo alla gola.

Non lo vedeva, non poteva riconoscerlo.

 

- Io - sussurrò così piano che il sibilo del vento sommerse quel suono lieve.

 

Harry però l’aveva sentito con il suo udito raffinato per compensare la mancanza di vista.

Sentiva come uno strano calore, come se la persona che aveva di fronte provasse uno strano affetto verso di lui.

Quella voce…

Non Hermione.

Non Ron.

Non Remus.

Non Silente.

Non Molly.

Non Hagrid.

Nessuno che conosceva a parte…

 

Harry barcollò: - Malfoy? -

- Ti ho trovato, Potter - un peso in meno nel cuore. Draco voleva scoppiare a ridere da quanto era felice.

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: eccoci qui! alzi la mano chi non è rimasto stupito da Petunia Dursley! ^^ (e abbassa la tua, Moony, lo so che lo sapevi... da almeno qualche mese! XD) Non mi aspettavo davvero tante persone a recens qst fic… accidenti, mi avete lasciata senza parole O.o Vi ringrazio, scusandomi per questo ritardo, ma come ho detto sono stata in Inghilterra e per ben due volte… ditemi che ne pensate di qst cap! XD

 

A proposito, un’ultima cosa, vorrei attrarre la vostra attenzione sulla fine di questi primi tre cap: avete notato che finisce sempre con una porta che si apre? Tenete a mente questo particolare… vedremo in futuro! ^^

 

Un grazie a coloro che leggono solamente ma soprattutto a chi commenta:

 

nora, haley, Millie, Mimi88, Judeau, NamiTheNavigator, Iul, Cain, natty, nox, ragazza interrotta, erena85, Wichita Kid, ysal pax, NamiTheNavigator, un grazie immenso a tutti voi, spero di rivedervi a questo cap! XD Bax bax!

 

_Elen_, la maturazione di Draco sarà uno degli argomenti principali di qst fic, mi è piaciuta l'idea che fosse lui a cercare Harry e che si 'abbassasse' al punto di andare dai Weasley e da Petunia, in particolare da Petunia. ^^ Sono felice che ti piaccia, mi scuso ancora per il ritardo! Bax bax! ^^

 

Mistica, mia carissima un po' strega la sono! XD A quanto mi dicono... grazie per gli auguri e ricambio volentieri visto che fonti accertate (la tua fic...) mi dice che sei in vacanza da qualche parte... non so se sei tornata. La partita l'ho seguita in Inghilterra e quasi è stata seguita da una rissa, italiani vs francesi e Spagnoli... XD Bax bax, tvttb!

 

Kira, su questo non c'è il minimo dubbio: la vena di ispirazione ultimamente è moolto proficua... chissà per quanto, però! XD Bax, tvtb!

 

Neko_tensai, ho tentennato la pubblicazione anche per questo motivo ma poi, causa amici che continuavano a pregarmi di postarla e causa la mia impazienza (aspettare che termini in tempi brevi una delle mie fic già in corso è fin troppo utopistico... -.-), ho deciso di immetterla lo stesso nel web! XD Non credo che me ne pentirò dopotutto... ^^ Bax bax

 

tinachan, è un tipo di normalità che Harry aveva cercato in passato... XD Chissà che cosa direbbero se sapessero la vera identità di Harry (probabilmente niente visto che non sono maghi... -.-)! Bax bax

 

Severus_Pyton, suppongo che quella di essere al centro dell'attenzione, sia, per Potter, una prerogativa... XD Evidentemente ci ha preso gusto! Draco STA cambiando... ^^ Bax bax

 

Slytherin Nikla, ne sono felice, grazie e fammi sapere! ^^ Bax bax

 

taty89, se può consolarti cerco sempre di allungare i cap e poi penso che tu sappia quanto poco sopporti i cap corti...! XD Non preoccuparti, recensire non è un obbligo, sono felice comunque di sapere che ti piacciono in linea di massima le mie fic! ^//^ Grazie e a presto (spero)! Bax bax

 

Moony*, suppongo che per TE la sensazione del deja vu sia fortissima! ^^ Mi dispiace dirlo ma in genere i cap, prima della pubblicazione, ricevono poche riletture... -.- Bax bax, tvtttb! ^^

 

James_Prongs, non fare lo gnorri! ^^ Lo sapevi già, tu! Bax bax, tvttb!

 

BloodyMoon, carissima, grazie come sempre per i tuoi commenti! ^^ Hai indovinato! Quindi che ne pensi di qst cap? Bax bax, tvtb!

 

_Trinity_, mi dispiace se hai perso interesse per RdS, ma sono felice di ritrovarti anche qui! XD (e per FA... magari non ci saranno SOLO lemon Harry/Tom ^.-) Sì, Draco lo trova... come hai visto in qst cap, chissà che ne pensa Harry! ^.- Bax bax

 

Elanor, la tempesta emotiva è sempre in agguato, temo che ci ricadrò moolto presto andando avanti con la scuola (odiolamatematicaodiolamatematica ndLay che ripete come un karma maligno, sempre che ne esitano)! -.- Ma perchè mi devo fare del male da sola a parlare di Siriusino?! (Bwaah!!ç.ç ndLay) La scena dell'orologio mi è piaciuta troppo... (ahah, grazie ndRon) (Non insultare l'autrice, cafone! ndorologio) (ah, ecco... ndElly) (bè? non crederai che ci fosse memorizzata solamente un insulto?! ^^ ndLay) Ero molto indecisa su come scrivere la ricerca di Draco e ho optato per la più classica: il diario.  Mi è sembrata la più azzeccata e diretta, senza tanti giri di parole, senza descrizioni noiose e banali che sono solita dare in casi simili, e poi Draco è una persona ordinata (non come una CERTA persona di mia conoscenza ndLay) (Chi? io? ndHarry che nasconde sotto il letto i topi morti di edvige assieme alle torte di compleanno...) (CHI OSA INSULTARE HARRY! ndTom) (non lo stavo insultando, impiccione che non sei altro, stavo CONSTATANDO il perenne disordine che aleggia attorno a Harry, sempre! -.- ndLay) (COME TI PER... no, aspetta, su questo frangente hai ragione... ndTom) (ç____ç Tom... ndHarry) (Tom si riprende) (MA NON PER QUESTO LO PUOI INSULTARE! ndTom) (l'amore non cambia le persone, le rincitrullisce ndAltair) e mi sembra il tipo adatto per appuntarsi i progressi ma anche i pensieri.

La reazione disillusa di Harry all'ospedale è solo la punta di un iceberg: lo vedrai poi in seguito. ^^ Non seguo YGO GX se non le prime puntate (e l'ultima... e poi ero sconvolta da quel personaggio che aveva come nome Sirius... ._.) ma Kramer era moolto presente nei miei recessi matematici (ç.ç) e Kuttler... boh, quando mi vengono i mente i nomi per i nuovi personaggi NON è MAI un bene! XD (me ne sono accorta ndElly che contempla la palestra 'nexus') (ehm... ndLay) (Harold! AHAHAHAH ndElly)

Ti comunico che Petunia Dursley è stata da me stessa requisita per questo capitolo nel quale Draco Malfoy parla con un clone della suddetta Petunia Dursley. -.- E per la prima volta... riabilito Petty! XD (aaaargh!!!! ndPetty) (non si nota una certa somiglianza tra il diminutivo di Petunia e Peter Pettigrew? ndLay) (qualcosa mi dice che da qualche parte Petunia farà una brutta fine... ndNeurone)

Che cosa sarebbe un Harry senza speranza? Non un mio Harry! XD Ma qui la faccenda sarà diversa... vedremo. ^^ Il nome originale di Edwin doveva essere Custard (inventato da me medesima, quindi... -.-) ma PER FORTUNA ho optato per Edwin! (... AHAHAHAHAH ndElly) Sono felice che ti piaccia a tal punto... vedremo come andrà avanti... XD Bax bax!

 

Captain, oddio, mi farai venire TU in infarto un giorno o l'altro! >.< Ma non ringrazierei dio... non lo merito. Bax bax, grazie! ^^

 

Nadeshiko, non sai quanto sono contenta che tu abbia letto qst ficcy! *.* Oh my, la sindrome della sorella maggiore qui si può sbizzarrire! XD Accidenti, però hai ragione: Gary è simile a Hiram! XD Ehi biondino (riferito a Draco ovviamente) è meglio che stai attento... ghghgh ^v^ (io starei più attento a te! ndDraco) Draco mi sembra una persona ordinata per questo ho scelto il metodo del diario, in questa maniera parlava lui in prima persona e ha svelato qualche lato del suo carattere... XD

Ma la strada sua e di Harry è il salita... nei prox li vedrai scontrarsi abbastanza animatamente (cos'è, ci ammazziamo di botte? ndDraco) (no, ma se continui ad interrompermi ci penso io a te! -.- ndMiss) E perchè no, è un'ottima idea spingere Harry nelle braccia di un multimilionario (che è anche bellissimo, affascinantissimo e intelligentissimo... ndDraco) come Draco Malfoy! (modestamente... ndDraco che si sistema la cravatta) Dopotutto sono o non sono la coppia migliore del mondo? (a parte me e Sirius... ma questa è un'altra storia *.* ndMiss) Grazie per la recens, a presto (spero) Bax bax!

 

eternally, se v'interessa (e noto che a te interessa) potrei ritagliare un cap alle doti di professore di Harry! XD sono felice che ti piaccia anche questa mia fic! Ma toglimi una curiosità, come mai hai due account? Bax bax

 

SuperSaiyan, grazie! ^^ Se interessa più avanti metterò un cap dove Harry spiega la magia ai suoi studenti... Bax bax!

 

Stè_Wormy, non preoccuparti! Per una volta che non commenti non cadrà il mondo! XD Ma grazie per aver rettificato! ^^ Sei un tesoro, come sempre! E sis, sono felice che ti abbia commossa… Bax bax, tvtb! ^^

 

Saphira, onorata che ti piaccia! XD Era da un bel po’ che avevo quest’idea che mi girava per la testa e una notte l’ho concretizzata! XD Anche a me piace molto il titolo, diciamo pure che me ne sono innamorata: non mi capita molto spesso di avere qualche idea decente per i cap! ^^’’’ Bè, non è proprio la prima fic in cui Ron e Hermione stanno assieme (se ricordi anche in HooH lo erano…) ma non gli do mai il giusto spazio… in effetti non avevo mai letto una fic in cui Harry fosse cieco, ne avevo trovato moltissime con Draco cieco, e quindi mi sono chiesta ‘Perché no?’… peccato per i suoi occhi! -.-

Per Draco, non ti devi preoccupare, non sarà melenso come in HooH ma sarà più Serpeverde: lo vedrai anche nei prox cap… sempre che li seguirai! ^^ Bax bax!

 

Aggiornamento tra una settimana!

Commentate! ^^

 

ML

 

 

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Capitolo 4
*** Profumo di Girasoli ***


Senza luce, il buio (4/?) by Mistress Lay

Capitolo Quarto - Profumo di girasoli

 

 

- Ti ho trovato, Potter -

 

Fermi, immobili, senza respiro.

 

Sulla soglia di quella porta, vicini a quella linea che separava l'ingresso dall'esterno, vicinissimi a quella linea invalicabile che li aveva sempre separati.

 

Harry poteva credere a quello 'sconosciuto' sulla parola perchè la voce era la stessa di quel Draco Malfoy, quel biondo che lo aveva sempre ostacolato e sfidato in sei anni di scuola.

Mentre l'ospite inatteso pronunciava quelle parole Harry poteva immaginarselo di fronte a sè, i capelli fini biondi, gli occhi grigi, il ghigno sul viso.

Eppure nella sua voce c'era qualcosa che non andava, qualcosa che Harold Black non riconosceva: qualcosa di nascosto dietro quel piccolo ghigno immaginario.

 

Cosa?

 

- Hai dimenticato l'educazione nell'ufficio di Silente, Sfregiato? - voce sicura. No, forse si era sbagliato, non c'era nulla di strano o nascosto dietro quella voce di puro disprezzo.

- Come... come... come hai... - Harry non riusciva a domandarlo. Non riusciva a dominare il battito forsennato del suo cuore, a briglia sciolta di fronte alla paura.

 

Malfoy lo aveva scoperto.

 

Lo aveva scoperto.

Ma come?

Come aveva fatto a trovarlo?

 

Era stato un caso?

 

Harry 'sentiva' che non era così, che non era un caso che Draco Malfoy bussasse alla sua porta e lo chiamasse esattamente con il nome che si era lasciato alle spalle anni e anni fa.

Sentiva ancora quella strana sensazione di 'sbagliato' davanti a sè.

E sapeva di non esser stato seguito.

Erano tutte impressioni ma Harry aveva imparato già da tempo ad affidarsi completamente a queste che gli avevano salvato la vita e gliela stavano salvando ora.

Ma forse era giunto il momento di non fidarsi più di loro, pensava sconvolto da quell'inaspettato evento che gli era letteralmente capitato tra capo e collo.

 

Malfoy sapeva il suo segreto.

 

- Non credi che sia gentile, educato e civile che tu mi invitassi in casa tua? - Draco mantenne il suo solito tono di voce impeccabile e cortese con un sottofondo di freddezza anche se dentro di sè voleva solo scoppiare a piangere e saltare su e giù come un pazzo.

- Io credo che... - Harry inspirò, cercando di calmarsi, di autoimporsi disciplina, non poteva cominciare a gridare, si doveva trattenere dallo scappare da casa sua, alla ricerca di un'altra casa nella quale nascondersi - ... non credo che sia una buona idea - concluse.

Draco ebbe una smorfia: - Per me non c'è problema, Potter... -

- Chiamami Black, Malfoy - gli ingiunse Harry.

Se Malfoy era qua... voleva dire che era stato rintracciato e che presto l'intero mondo magico avrebbe saputo dove si nascondeva.

Draco lo ignorò: - ... posso continuare a parlarti qui, se non mi fai entrare. Temo solamente la tua reazione per le cose che ti dirò: non vorrai far sapere alle gentili pettegole che sparlano qui vicino o a tutto il vicinato che non sei Harold Black e non sei un babbano, no? -

 

Harry sembrò combattere una battaglia interiore: farlo entrare o no?

 

Farlo entrare voleva dire fare entrare in casa sua un suo nemico, una persona che lo avrebbe sputtanato al resto del mondo, che lo aveva trovato e che lo avrebbe deriso della sua condizione.

Farlo entrare voleva dire distruggere quell'equilibro che si era creato con in tempo, in quella casa nuova, con quelle persone diverse da quelle che era sempre abituato a trattare, nei panni di un giovane professore universitario.

Farlo entrare voleva anche dire permettere al suo passato di oltrepassare le sue barriere, far passare Draco Malfoy oltre la linea della soglia significava infrangere il muro che si era creato contro la sua vecchia vita.

Non farlo entrare significava semplicemente bandire la magia, il suo passato e Draco Malfoy fuori dalla sua vita, sbattendogli contro la porta, allontanandosi a grandi passi, disdegnando il contatto.

 

E che cosa avrebbe fatto poi?

 

Che facesse entrare Draco Malfoy - Draco Malfoy, incredibile della sua sfortuna! Incredibile che proprio LUI lo abbia trovato - o no il fatto era sempre lo stesso: la sua vita si era frantumata.

E allora che male gli avrebbe fatto ascoltarlo?

Tanto Male.

 

Dopotutto era Draco Malfoy.

 

Era suo nemico, da sempre. Lo odiava, da sempre.

Poi, un pensiero cattivo fece ombra nella sua mente: "Meglio Malfoy che Ron o Hermione..." ma lo cancellò subito dopo.

Meglio un nemico alle persone che aveva sempre amato come fratelli?

Ma allora prendendo l'identità di Harold Black aveva perso anche gli affetti di Harry Potter?

 

Il pensiero lo confuse.

 

Ma d'altronde che cosa poteva fare?

Si spostò dall'entrata senza dire niente, in un tacito invito.

Draco sospirò silenziosamente ed entrò in quella casa, sottratto agli sguardi curiosi delle due donne nel porticato che lo avevano fissato per tutto il tempo.

 

Una casa babbana.

 

Diversa da quella di Petunia Dursley.

Era calda, accogliente, mobili tutti in legno di mogano, i muri in colori caldi, i suppellettili e l'oggettistica in vario conferiva all'ambiente circostante un abbraccio simbolico.

 

- Seguimi - disse Harry e si mosse in quella casa famigliare, misurando con la mente i passi, con incedere deciso delle persone che conoscevano a fondo la propria casa.

Draco rimase un attimo spiazzato: Harry si muoveva con tale sicurezza... come se in realtà ci vedesse, ma aveva gli occhi chiusi.

Lo raggiunse nella cucina illuminata interamente dal sole, stessa atmosfera accogliente, stesso lungo abbraccio.

Il tavolo era invaso da tazze da tè, cestello per biscotti e zuccheriera, doveva aver avuto ospiti quindi.

In quel momento Draco ebbe la conferma che Harry fosse cieco, infatti l'ex Grifondoro aveva appoggiato la mano sul tavolo e, come se cercasse a tentoni, raccolse tutto ciò che poteva raccogliere, mettendo a posto zuccheriera, cestello per biscotti e posando alcune delle tazze nel lavandino. Tranne una.

Harry sembrò confuso, come se si rendesse conto che qualcosa mancava, le labbra formularono un numero.

Cinque.

Le tazze erano cinque eppure ne aveva prese solo quattro.

La mano avanzò a tentoni sul tavolo, alla ricerca della tazza perduta, no, nulla.

Draco indietreggiò di un passo, colpito.

 

Harry era cieco, lo sapeva, certo, eppure era sorpreso.

 

Quanta differenza c’era dal pensare ad una cosa e poi vederla di fronte ai propri occhi?

Si passò una mano sul viso, cercando di mantenere la sua compostezza ma poi non ci riuscì e prese la tazza tra le mani e l'adagiò tra quelle di Harry.

Harry sussultò, sorpreso e per un istante sembrò tentato ad aprire gli occhi ma non lo fece.

 

- Era lontana - si giustificò Draco. E poi cosa c’è da giustificare?

 

Gli aveva fatto un piccolo favore, e considerato tutto non era altro che una piccola goccia di acqua in una mare salato di lacrime.

Harry continuava ad essere di fronte a lui, immobile, eppure colpito da quel gesto.

Poi, si mosse e adagiò la tazza sul lavandino e si sedette, Draco prese il silenzio che ne seguì come un tacito invito a sedersi o almeno a non stare in piedi e si sedette anche lui.

Continuava a squadrare Potter.

Era come era sempre stato: sempre il solito ragazzo cresciuto di capelli incasinati, il viso immerso in strani e grandi pensieri, tutti più grandi di lui eppure che non si sarebbe sognato di non esserne all’altezza.

 

Che cosa aveva fatto in questi anni?

Che cosa aveva mitigato il suo dolore, la sua solitudine?

 

- Che vuoi? - domandò bruscamente Harry - Come hai fatto a trovarmi? - moriva di curiosità. Sentiva che Draco Malfoy aveva qualcosa di diverso e che era seduto di fronte a lui, nervoso nei gesti quanto era calibrato nelle parole.

- Ti ho cercato e al contrario di altri ti ho trovato, non mi sembra una cosa troppo difficile da capire… - provocò Draco. La provocazione al posto del dolore… bella cosa.

Harry era calmo invece, forse solo un po’ spiazzato da quell’inaspettato ospite nella sua cucina, ma decisamente non perse le staffe, cosa che avrebbe fatto tranquillamente l’Harry Potter che Draco conosceva.

- È difficile capire perché proprio TU -

Draco strinse i pugni. Oh, difficile.

 

Ma non era meglio la rabbia piuttosto che la repressione?

 

- Ricordi Black? -

 

Harry sembrò sobbalzare. Draco ghignò soddisfatto.

 

- Il ricercato dagli auror, l’assassino che… -

- Taci, Malfoy! Non parlare di cose che non conosci! - esclamò rabbiosamente Harry, perdendo per la prima volta la composta posa ferma e calma.

Bingo…

- Lo sanno tutti, Potter, che Black ha ucciso tredici babbani in quella via, personalmente non vedo cosa ci sia di sbagliato - replicò saccente Draco.

Harry scattò in piedi, furibondo, abbattendo un pugno sul tavolo: - TACI, MALFOY, TU NON SEI NEMMENO DEGNO DI PRONUNCIARE IL NOME DI SIRIUS! -

Draco non si mosse né disse niente, semplicemente lo fissò: eccolo, il vecchio impulsivo e passionale Harry Potter.

- Nemmeno tu, Potter - ribattè calmo - Visto che lo hai ucciso -

 

Quella replica fece sgonfiare di rabbia Harry, che si accasciò sulla sua sedia, annaspante alla ricerca di qualcosa a cui appellarsi per andare via Malfoy, che lo stava trattando con più crudeltà dei tempi della scuola, che lo stava facendo sentire così arrabbiato e pieno di sensi di colpa come non era mai successo.

 

- Che cosa vuoi Malfoy, dillo e vattene - disse riprendendo la calma iniziale.

 

Draco non rispose ma prese la sua bacchetta, facendo apparire una pergamena ingiallita e vergata da una scrittura frettolosa: - Ho questo per te -

Un foglio… doveva essere un foglio. Harry riusciva come a sentire la presenza di un foglio di pergamena - lo strofinio delle dita di Malfoy sulla carta era più accentuato - tra le mani di Malfoy.

 

Attese che Malfoy dicesse qualcosa.

 

- Dopo la caduta di Voldemort - Harry girò la testa verso la finestra, stringendo le labbra - furono catturati i mangiamorte che erano ancora vivi e… -

- Malfoy, vieni al dunque. Queste cose le sapevo già -

Draco sbuffò di impazienza: - Chiudi la bocca e lasciami parlare, ti arrabbierai dopo -

- Dovrei arrabbiarmi? -

- No, solamente scalpitare e buttarmi fuori di casa tua, anzi, fuori dalla casa di Harold Black, che è diverso -

- Credi che mi stia nascondendo dietro la mia nuova identità? -

- È quello che fai, no? -

 

Harry tornò a voltarsi verso la finestra, dando tacitamente il permesso a Malfoy di continuare.

 

- Dicevo, ai mangiamorte che sono stati spediti ad Azkaban, tra cui mia madre e mio padre - lo pronunciò normalmente, in fondo era stato lui una delle spie di Silente - il Ministero confiscò tutti i loro beni. Fortunatamente avevo un fondo a mio nome che il Ministero non ha potuto espropriarmi e quando mi sono diplomato mi sono ripreso tutto quello che mi spettava di diritto: manor e tutte le cassette di sicurezza della famiglia Malfoy. Alla Gringott però hanno fatto un errore e mi hanno dato anche accesso nella cassetta di sicurezza di Sirius Black -

Harry sobbalzò: - COSA? -

- Mia madre era una Black - ribattè seccamente Draco - E tu devi startene zitto ora -

- Come faccio a starmene zitto mentre tu mi stai gridando che hai rubato dalla cassetta di sicurezza di Sirius? -

- Non ho rubato niente, Potter. Non ho bisogno, io. mi lasci finire o no? -

- No. Vattene da casa mia -

 

Draco alzò la sua bacchetta e all’istante Harry sembrò essere vigile, come se sapesse… il che non era possibile. O sì?

 

- Ho io la bacchetta, Potter - replicò deciso - Ti ho cercato per quattro anni per dirtelo e non mi lascerò mettere alla porta! -

 

Harry rimase interdetto per un istante: - Quattro anni? -

Draco si morse il labbro. Ma accidenti, doveva essere sempre il suo solito errore a fregarlo?

 

- Ho una bacchetta, Potter, e la userò se non mi ascolterai -

Harry sembrò sul punto di ghignare soddisfatto da qualcosa che Draco non riusciva a capire ma poi disse: - Davvero useresti la bacchetta su un povero cieco? - lo disse con amarezza.

- Tu sei sempre tu, Potter -

- Lo pensi davvero? - Harry scosse la testa - Ci sono cose che cambiano completamente la vita di una persona e la rendono irriconoscibile -

Draco abbassò la bacchetta e disse lentamente: - Non alle persone che gli erano accanto e lo conoscevano. Cieco o no, sei sempre tu, Potter. Sempre tu -

 

Harry rise leggermente, ma sembrava colpito da quelle parole.

Perché stava dicendo quelle cose?

 

Malfoy lo odiava.

 

Perché lo aveva andato cercando per quattro anni quando il diploma doveva essere passato da almeno due anni?

Si stupì anche del comportamento che lui stesso aveva: da quando aveva cominciato a fare certe confidenze?

 

Malfoy rinfoderò la bacchetta lentamente e riprese a parlare fintanto che Potter era stupito e spiazzato dalla sua franchezza: - Nella cassetta di sicurezza di Black ho trovato un mucchio di oro e una copia del suo testamento. Pare che il vero testamento sia andato perduto nell’attacco a Grimmauld Place dopo la sua morte per questo non fu mai trovato - Harry stava tornando a girarsi dall’altra parte rispetto a Malfoy e Draco si sforzò di non ribattere, dopotutto che cosa pretendeva? Potter era cieco, che il suo viso fosse di fronte a lui o voltato a lato che differenza faceva?

 

- Nel testamento Black lascia la sua casa e le sue ricchezze a te - nel frattempo Draco fece scorrere per il tavolo la pergamena ingiallita.

 

Un foglio… tre palmi di mano dalla mia mano” registrò senza pensarci Harry e le sue dita intrappolarono la carta prima ancora che si avvicinasse troppo alla sua mano.

 

Draco sgranò gli occhi, sconvolto.

Come aveva fatto?

 

Ah, certo, lo sfregamento della carta sul tavolo.

 

Harry fece passare un dito sulla superficie.

No, nessun segno in rilievo, nessun indizio, nessuna parola decifrata, niente.

 

Era un foglio vuoto.

 

Harry provò un improvviso guizzo d’ira: non riusciva a leggerlo!

Al tatto non avvertiva nessun mutamento di parola, nessun solco di penna… no, era una pergamena ed era vergata dall’inchiostro a penna d’aquila.

 

- Prima che tu me lo chieda - continuò Draco, notando il tentativo doloroso di Harry di cercare di capire cosa vi fosse scritto - ti spiegherò il contenuto in termini molto spicci. Black lascia tutte le ricchezze a te, compresa la casa in Grimmauld Place. Avverte che la casa è sotto incantesimo anti intruso, e ciò significa che nessuno vi potrà accedere se non dopo che il legittimo proprietario vi metta piede e ‘ordini’ alla casa di accettare chi desidera. Ti avverte che ti deve lasciare a malincuore un elfo domestico, un arazzo che non si scolla e un ritratto urlante. Sinceramente non ho capito un decimo di quello che ci è scritto, sembra usare un codice… - valutò pensierosamente. Era vero, c’erano alcune frasi senza apparente significato che Draco, con tutta la sua buona volontà, non era riuscito a capire - Black credeva che tu leggessi questo testamento di persona dopo che Remus Lupin lo fosse andato a prendere dalla sua cassetta di sicurezza. Se vuoi saperne il contenuto completo te lo leggerò -

Per tutto il tempo che Malfoy aveva parlato Harry aveva fatto passare i polpastrelli per tutta la superficie della pergamena in modo distratto o forse in un altro tentativo di cercare di leggere cosa ci fosse scritto tra quelle righe vergate dalla mano di una persona che aveva tanto amato la cui morte lo aveva sconvolto anni prima quanto ora.

Ora che Malfoy aveva finalmente finito di parlare Harry si immobilizzò e piegò velocemente in quattro parti la pergamena: - No, non serve -

-  Sì che serve - ribattè incredulo Draco. Ma che razza di reazione era questa? - Capisco che di me non ti fidi, Potter, ma il resto del testamento è rivolto a te solo, anche se lo leggessi non capirei cosa ci fosse scritto -

- Ti ringrazio per il pensiero gentile, Malfoy - Harry si alzò in piedi - Grazie per avermi portato il testamento di… Sirius, ora che sei sceso a patti con la coscienza e l’hai soddisfatta, puoi anche tornare a casa. Non ti trattengo oltre. Ti chiedo solo che nessuno, e ripeto nessuno, venga a sapere che io abito qui -

- Potter… -

- Lo dirai a qualcuno? -

- Potter… -

- Malfoy, lo dirai a qualcuno? -

Draco fece il giro del tavolo e afferrò per le braccia Harry, stringendo forte le mani nei suoi avambracci, si chinò su di lui e gli soffiò a un centimetro dal viso: - Cosa hai capito, Potter? - lo scosse - Ti rendi conto che ho smosso mari e monti per trovarti e tu… tu neanche vuoi sapere che cosa c’è scritto in quella cazzo di lettera? Merlino misericordioso, è di Black! Il tuo padrino! Possibile che hai dimenticato chi sia, chi TU sia? -

- Mi è perfettamente chiaro chi sia io e chi sia Sirius anche senza che tu me lo ricordi - ribattè Harry, cercando di sottrarsi alla presa ferrea di Malfoy - Quello che forse tu non hai capito, e davvero mi chiedo come tu possa riuscirci, è se hai capito o no che Harry Potter non esiste più, è morto quel giorno in ospedale. Punto. Fine della storia -

- Siamo proprio sicuri che sia la fine della storia, Potter? Tu puoi cambiarla tornando -

- Da quanto consoli la gente, Malfoy? -

- Io non ti sto consolando, so che non vuoi compassione da nessuno! - protestò veementemente Draco, con davanti agli occhi la scena di qualche anno prima, così chiara e limpida.

 

La compassione… l’ultima cosa che Harry voleva, che aveva rifiutato fin da quando era in ospedale.

Draco ricordava la scena in ospedale quel giorno di quattro anni fa quando era andato a trovarlo e ricordava le parole piene di rabbia di Harry… no, non ci si poteva sbagliare, non era la compassione che Harry voleva.

 

- Quando ho trovato quel testamento mi sono messo subito alla tua ricerca, Potter e… -

Harry cercò nuovamente di sottrarsi a quella stretta ma, notando che era impossibile, disse: - E ti ringrazio, Malfoy, ma ora l’avermi portato quel testamento non ti autorizza a farmi anche la predica -

Draco si allontanò da Harry: - Non ti sto facendo la predica! - gridò - Ma come diavolo pensi che possa riuscire a dirti quello che devo se tu continui a sbattere la testa contro un muro? - si passò una mano sul viso. Che gli stava succedendo adesso? Non era Draco Malfoy? Non era lui quello che tutti additavano come esempio di inespugnabile freddezza e indifferenza?

 

Eppure con Potter si doveva comportare in quella maniera…

Gettò uno sguardo a Potter.

 

Era immobile, come una statua di sale, teneva gli occhi chiusi, celando al mondo quel dolore fisico e mentale che lo affliggeva… Draco non aveva visto i suoi occhi ciechi ma in quell’istante volle vederli per imprimerseli nella mente e non dimenticarseli più.

 

- Potter… -

 

Harry alzò il capo, nuovamente calmo, curioso di sapere quale richiesta nascondesse quel tono di voce leggermente di domanda.

Draco nuovamente ammirò la calma di Harry.

Doveva essere davvero cambiato molto… era diverso dal solito impulsivo Harry Potter com’era, in fondo, diversa la sua vita ora.

 

Una casa babbana, un’identità babbana, un nuovo nome che lo aiutasse contemporaneamente a ricordare e dimenticare, un nuovo carattere, plasmato dal tempo e dagli eventi…

 

Eppure pur sempre lui.

 

- Potter… voglio vedere i tuoi occhi - Draco si avvicinò.

 

Il petto di Harry sobbalzò leggermente per la sorpresa: che razza di richiesta era quella di Malfoy?

Come voler vedere i suoi occhi?

Che avesse capito male?

 

- Voglio vedere i tuoi occhi - ripetè Malfoy.

 

Non era una richiesta possibile, non era una richiesta pertinente, non era giusta… era formulata male, doveva essere qualcosa di completamente diverso, qualcosa che potesse essere simile ad un ‘voglio che tu torni’, anche quello Harry avrebbe potuto accettarlo, ma non quella richiesta. Non quella.

Per anni Harry aveva sofferto al ricordo dei colori che aveva perso e ora Draco Malfoy, a suo tempo uno dei suoi più acerrimi nemici, gli stava chiedendo di vedere i suoi occhi.

 

A quale scopo stava puntando?

Come mai lo aveva cercato per così tanti anni, gli aveva dato un testamento di Sirius, cercato di convincere e infine cercato di aiutare?

Era davvero lui il Draco Malfoy che aveva conosciuto a scuola con cui si era scontrato?

 

No, era cambiato.

 

Maturato se si voleva dire.

 

- Fammi vedere i tuoi occhi - ordinò Draco, poi, abbassando la voce, aggiunse - Per favore -

 

Fu quel per favore a far capire a Harry come mai Draco era lì.

 

Era lì per lui.

 

Una sensazione calda, strana, estranea, così lontana, ancora ancorata nel suo passato, ritornò… qualcosa di inaspettato, qualcosa di estremamente semplice ma allo stesso tempo confortante.

 

- Vuoi davvero vederli? - domandò con voce spezzata - A che pro, Malfoy? -

- Voglio vedere i tuoi occhi, Harry -

 

Aveva usato il suo nome.

Niente cognomi, niente nomignoli.

Era una richiesta in tutto e per tutto, senza tono di comando, una preghiera a suo modo.

 

- Per favore -

 

E Harry aprì gli occhi.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

Notes: non ci saranno altri aggiornamenti questa settimana, vi avverto già da oggi. Non ci sarebbe stato nemmeno questo aggiornamento, ma per fortuna il capitolo era già pronto e comunque vi avevo già avvertito. Purtroppo ho qualche problema…

Vi ringrazio per tutti i vostri gentili commenti, siete la mia manna! ^^

 

Un grazie a coloro che legge e a chi commenta:

 

Mimi88, haley, millie, Wichita Kid, natty, grazie a tutti voi! Bax bax! ^^

 

fede, siamo specialisti dell'impossibile! XD Dove si può se non nelle fic? Bax bax!

 

Moony*, bè, di certo eri l'unica mano alzata! XD Nuova ficcy pronta e postata, il sequel non farà aspettare molto... sai come sono fatta, no? Se non m'incasino la vita non sono io... -.- Bax bax, tvtb!

 

nora, non preoccuparti! ^^ Forse non cadrà il mondo... ma chissà! Bax bax!

 

kimmalfoy, (me s'inchina) sono molto onorata della tua recens, e molto soddisfatta di averti fatto provare le sensazioni dei personaggi! ^//^ Non  sono niente di che come autrice, ma cerco di impegnarmi al massimo, il resto viene fuori da solo, senza che me ne renda conto! La tua recens non è affatto modesta, tutt’altro, anzi ti ringrazio e spero di riuscire a migliorare con il tempo. ^^ Bax bax!

 

MORFEa, cosa ne pensi adesso di Malfoy? ^^ Bax bax!

 

Alera, grazie immensamente! ^^ Che cosa ne pensi di questo cap? Scontato? Bax bax!

 

Goten, ti ringrazio! Che cosa ne pensi di questo cap? ^^ Bax bax!

 

Kira, superlativi sono i tuoi commenti e le tue mail! XD Anche tu per la lezione di magia a babbani? Ti accontenterò, molto presto! ^^ Bax bax! Tvtb!

 

sara, oh my, non sarà vitale ma importante lo sarà... più avanti! ^.- Bax bax!

 

NamiTheNavigator, lo è stata anche per me purtroppo… spero che l’attesa sia valsa! XD Bax bax!

 

Nadeshiko, scalare il monte bianco? Uhm... io direi che sarebbe più adeguato il Kilimangiaro o il K2! XD Cioccolata a quintali! Carissima Nade-chan, sento il tuo sospiro di sollievo fin qui! ^^ Non ti so dire quanto per ME è stata una sorpresa Petunia, ma è uscita fuori così e poi avevo questo bieco desiderio di riabilitarla un poco…

Povero Gary, tutto solo e incompreso! XD (cerchi grane? NdGary) Se ti può consolare nemmeno nel prox cap apparirà… ma prima o poi spunterà fuori, in un modo nell’altro, a combinare più casini che altro! (cerca grane? Perché se le cerca si può anche aspettare un avada kedavra bello secco! NdDraco) (non solo un avada kedavra, Draco… suppongo che PRIMA dovrà subire qualche picconata da Nadeshiko… ^^ ndMiss) (che ridi? Tu mi hai creato! Tu mi proteggi! -.- ndGary) (e dove sta scritto? ^o^ ndMiss) (Draco va ad affilare un piccone anche lui) Ti saluto, spero che questo cap ti sia piaciuto, Bax bax! ^^

 

_Elen_, grazie! ^^ Che ne pensi della reazione di Harry? Bax bax!

 

Stè_Wormy, grida di gioia che mi hanno perforato un timpano! XD Purtroppo è solamente un sogno, ma chissà ch più avanti Harry non decida di ricompensare Malfoy! XD Bocca cucita! Ti slauto, bax! Tvtb!

 

James_Prongs, rose e fiori? Spine e api! Altrochè! XD Questi primi cap sono solo la punta di un iceberg! XD Bax bax, tvtb!

 

_Trinity_, allora non hai perso interesse per RdS? ^^ (me molto contenta!) E chissà che più avanti non troverai qualcosa che ti piacerà moltissimo... XD Tornando a SLIB, il profumo di Draco? Uhm, non male come idea... potrei utilizzare quest'idea più avanti. ^^ Grazie ancora per il commento su NA e per FA... il capitolo è in via di scrittura, non so però quando riuscirò a concluderlo e come se non bastasse la scuola incombe minacciosa su di me! -.- Bax bax!

 

taty89, in effetti sono le recens la marcia in più che mi fa scrivere le mie fic! XD Ogni recens fa la differenza, vi adoro tutti! ^^ Il solo fatto di dedicarmi tempo, a me e alle mia fic, figuriamoci a commentare, vi rende degni di un encomio speciale! ^^ Fammi sapere che ne pensi... ah, grazie per il tuo commento a FA! ^^ Non so quando ci sarà il prox cap, anche perchè nella mia lista degli aggiornamenti è al quarto posto! -.- Bax bax!

 

baby, ti ringrazio e sì, me lo dici sempre ma vedremo più avanti! Bax bax! XD

 

empire, no, per niente, anzi! XD Bax bax!

 

Slytherina, spero che questo cap sia giunto abbastanza in tempo! XD Bax bax! Fammi sapere che ne pensi!

 

BloodyMoon, ciao Ely, ti ringrazio come al solito! ^^ Ormai sono fin troppo prevedibile: i miei colpi di scena non impressionano più nessuno! XD (non dovresti ridere, sai? NdNeurone) (preferiresti che mi strappassi i capelli dalla disperazione? -.- ndLay) (vuoi farlo? NdNeurone) (ci sono tante cose che vorrei fare e non faccio, tipo sbatterti fuori di qui. -.- Sarebbe un inizio ndLay) (allora continua a sperare ndNeurone) Spero che ti piaccia! Bax bax! Tvtb!

 

briciola88, grazie! ^^ La sua opera di ‘remissione dei peccati’ sarà importante, e lo è stata, ma chissà che cosa le succederà… ^^ Bax bax, spero alla prox!

 

Pitta, non ti ho fatto aspettare molto, vero? XD Bax bax!

 

Elanor, ehilà! ^^ Davvero è stato così commovente? Ah, bene! Ma preparati, Elly, che ben presto (e non mi riferisco a questa fic ma ad ALTRO) (perchè guardi noi? ndHarry e Tom) ci sarà poco da stare allegri, tutt'altro! (ecco, l'Inghilterra mi ha fatto MOLTO male! XD ndLay) (non ti chiedo neppure perchè ndElly)

Sarò clemente con Petunia solo in questa fic (e nemmeno molto a lungo tra l'altro... ah, Dudley è ancora vivo, è solo andato via da casa sua, ma ritornerà... e non sarà positivo per nessuno! XD), per il resto avevo paura di renderla troppo OOC... dopotutto Petunia aveva molto per cui perdonarsi e per la scena del 'perdono' di Harry mi sono rifatta al quarto libro, quando Harry perdona Ron senza nemmeno sentire le sue scuse... non so, quella scena mi è rimasta impressa. ^^ Harry è ancora un bambino, disilluso, che ha fatto i conti con un ennesimo dolore, questa volta non solo psicologico: penso che avrai capito, perspicace come sei, che qst fic ha un argomento principale attorno al quale ruota tutto, non solo il dramma della cecità, ma anche la maturità.

Draco è cresciuto, maturato in un certo senso, ma ha ancora molta strada da fare... Harry è cresciuto, ma rimane ancora un bambino in certi suoi comportamenti. Dopotutto hanno ancora vent'anni, il tempo di diventare uomini lo hanno ancora tutto davanti... anche se sono dovuti 'crescere' prima per affrontare i problemi nella loro adolescenza.

"Non penso ad altro che Voldemort che mi ha tolto anche questo e..." Harry è sempre stato restio a confidarsi del tutto con gli altri, per questo ho lasciato questa frase a metà, il suo dolore lo tiene ancora tutto dentro. E... sì, bolle qualcosa in pentola. XD (chissà come hai fatto ad indovinare... ndLay) (sei prevedibile... ndNeurone) (non l'ho chiesto a te! XP ndLay) Petunia che risponde un semplice e lapidario: SI. Oh my, è stata una scena che non potevo non mettermela (ruminata durante il viaggio a Napoli, immagina...) e dire che volevo terminare così questo cap! XD Scena: Draco di fronte alla porta, ha finalmente trovato Harry all'alba del 40esimo cap. Harry apre la porta e gli chiede chi è, Draco risponde: Io. Harry capisce che è Draco: Sei Draco? Draco risponde: Sì, sono venuto per... Harry lo interrompe: Prendo il cappotto, torniamo nel mondo magico, sposami e facciamo tanti figli!... (... O.o ndHarry e Draco e Elly e Neurone) Nooo! I veri problemi arrivano adesso! XD

E' vero, un altro significato di Mistress è padrona, ma non c'entra molto... (Lay si accorge che non ha mai spiegato il significato del suo nick... oh...) Mai sentito parlare di Mistress 9? ^^

Ah, il personaggio di YGO GX si chiama Cyrus? Questo mi conforta! XD (a me piaceva suo fratello, pensa...) Sono leggermente suscettibile quando si tratta di Sirius... a prop, hai visto l'attore che interpreterà Sirius adolescente nel V film? E James Potter adolescente? (hai ragione, che succederà quando finiranno i libri della Row? -.- mi darò alle fic su hamtaro!) (eh? O________o ndElly) (scherzo ovviamente! XD Piuttosto che scrivere su Hamtaro mi ritiro! ndLay)

Custard carino? Lo sai che leggendo un libro che ho trovato che Custard ESISTE come nome? Ma era un cane... -.- E su Edwin... hai notato che nel suo cognome si nasconde la sua identità? ^^ (è una cosa machiavellica, ma non ho potuto esimermi dal farlo... dopotutto TUTTI i nomi che invento hanno dietro di loro un significato particolare, a volte un anagramma, a volte un gioco di parole e metafore...) C'era un film dove un cieco diventava un giustiziere della notte... sai? Non preoccuparti per la mail, io aspetto! Bax bax!

p.s. A proposito, hai letto la mia nuova shot? XD

 

mistica, carissima, era da tantissimo che non ti sentivo! ^^ Mi sei mancata! (tu no ndMistica) Che cosa ne pensi della reazione di Harry? Bax bax! Tvtb!

 

Un bacio,

ML

 

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Capitolo 5
*** Vento d'autunno ***


Capitolo Quinto - Vento d’autunno

 

 

Alla mia carissima Nadeshiko,

il mio augurio per domani! ^^

 

 

- Sei contento ora? - sussurrò sarcastico Harry.

 

I suoi occhi… i suoi magnifici occhi smeraldo che un tempo aveva tanto ammirato per la loro lucentezza e tutta quella miriade di sensazioni che provava nel vederli…

 

I suoi occhi… meraviglia a guardarsi ora erano spenti, morti, ciechi…

 

Non vedevano nulla.

 

Draco si sentì prendere una morsa a metà stomaco.

Certo, che cosa credeva? Che cosa si aspettava di vedere?

Li aveva visti quel giorno in ospedale… in fondo che cosa c’era di strano? Potter era cieco, cieco maledizione!

Credeva fosse stato uno scherzo? Sperava in un giochetto?

 

Che idiota che era stato…

 

Draco si morse il labbro, disprezzando sé stesso e la sua stupidità: complimenti, Draco, per come sei. Complimenti davvero, Mr Intelligenza.

Harry aspettava qualcosa, un sussurro, un qualcosa.

 

Draco si riscosse, si avvicinò a Harry, non disse niente, doveva raccogliere solo il suo orgoglio e distogliere lo sguardo da quei pozzi ciechi. Non continuare a fare il cretino… Vuoi aiutarlo, no? Comportati da Malfoy!

 

- Sì – rispose allora. Harry sembrò confuso da quella semplice affermazione.

- Perché… perché non vuoi tornare? -

Harry fece un verso, mezzo esasperato e mezzo ironico, si sedette al tavolo, trovando istintivamente con le mani la pergamena di Sirius: - Non lo immagini, Malfoy? –

- Non sono nella tua testa, Potter. Non capisco i tuoi ragionamenti senza senso – Draco prese anche lui posto al tavolo, in una sedia vicino a Harry, non dall’altra parte del tavolo come prima. Voleva averlo vicino. Ancora. Un attimo ancora. Vicino.

Harry sembrava calmo ora, come rassicurato dalla freddezza e dalle battutacce di Draco Malfoy. Era come tornare alla sua vecchia vita, riscoprire che un frammento del suo passato era sempre lo stesso.

Quella seconda vita che si era creato tra le bugie aveva una quotidianità tutta sua, era qualcosa di ‘normale’, senza magia, era quello che aveva sempre cercato ma non aveva mai potuto mai trovare a causa della sua fin troppa fama: anche dopo la caduta di Voldemort, Harry non si era fatto illusioni in proposito, sarebbe stato sempre additato come un Santo Patrono e seguito passo passo da centinaia di migliaia di altri passi.

 

Non era quello che voleva.

 

Lui voleva normalità. Quotidianità.

 

Si illudeva che cominciando una vita sotto il nome del rispettabile professore universitario di Harold Black avesse trovato quella felicità che aveva sempre aspirato. Illusioni, solo illusioni.

Ogni giorno anelava alla sua precedente vita con quelle persone che lo amavano, nella quiete di una casa magica, e voleva ritrovare quella quotidianità di mago che precedentemente aveva sempre rifiutato e allontanato da sé.

 

Ritrovare Draco Malfoy, la sua nemesi a scuola, e scoprire che era rimasto il solito di sempre, lo aveva in qualche maniera tranquillizzato: forse Malfoy in qualcosa era cambiato e maturato ma il suo carattere era rimasto fondamentalmente lo stesso, lo stesso che aveva sempre additato e in qualche maniera ammirato.

 

Trovare la freddezza.

 

Harry aveva cercato in quegli anni di alleviare il suo dolore ma non ci era mai riuscito. Era doloroso vedere attorno a sé sempre lo stesso panorama scuro, un baratro nero senza confini, infinito, imperituro.

Distolse i suoi pensieri da quegli incubi interiori e si concentrò sulla presenza inaspettata di Malfoy accanto a sé: poteva quasi sentire il calore del suo corpo, il suo respiro regolare, il suo ginocchio toccato da un altro ginocchio, poteva avvertire il suo sguardo perforante su di sé.

 

Che cosa voleva?

 

Perché lo aveva cercato?

Solo per il testamento di Sirius?

 

- Che cosa vuoi da me, Malfoy? -

- Non hai risposto alla mia domanda, Potter. Sei veramente un maleducato – un ghigno nacque dalle sua labbra.

- Rispondi alla mia se mi soddisferà risponderò alla tua -

Draco sospirò mentalmente, ma che razza di testardo!

- Non credere al centro del mondo, Potter – ribattè freddamente Draco, cercando di tenere a freno il desiderio di appoggiare la propria mano su quella di Harry, appoggiata con noncuranza sul tavolo. Erano vicine. Poteva sentirne il calore – Ti ho dato il testamento di Black. Da te non voglio niente. Mi basta la soddisfazione di avere scoperto il tuo nascondiglio e… di avere un vantaggio su di te – Fammi sentire la tua rabbia, fammi sentire la tua vita… ancora una volta, come in passato. Dimostrami che ci sei ancora sotto quel guscio che ti sei costruito. Ho bisogno di sentirlo.

Ma Harry non si arrabbiò, come se intuisse quei pensieri tumultuosi sentì il cuore battere più forte: non era agitazione era un semplice… calore. O forse era la sensazione della mano di Malfoy così vicino alla sua e il suo ginocchio che lo sfiorava.

Sensazioni che aveva creduto e sperato di perdere tornarono violente a farsi sentire.

No, doveva rinsavire. Non poteva permettere a Malfoy di distruggere le sue barriere!

- Dimmi la verità: a chi hai detto che abito qui? – domandò impaziente Harry – E come hai fatto a trovarmi? -

Draco gemette di esasperazione, Merlino, Potter era veramente ossessionato!

- Se proprio vuoi saperlo, Potter, è stata tua zia a dirmi dove ti trovavi -

 

No. Non poteva essere.

Non sua zia.

 

Gli aveva promesso che non l’avrebbe detto a nessuno. Perché l’aveva detto a Malfoy?

 

“Zia… me lo avevi promesso…”

 

Harry sentì il desiderio di alzarsi da quella sedia e correre a gambe levate fuori dalla sua casa, fuori da quel paese… perché? Perché Malfoy doveva averlo trovato? Perché lo aveva cercato?

- Sorpreso? – la voce di Malfoy interruppe i suoi turbinosi pensieri ma non per questo riuscì a tranquillizzarsi, anzi, si alzò veramente in piedi, sentendo il nervosismo e l’adrenalina crescere dentro di lui e desiderando vivamente prendere una boccata d’aria e fuggire da quella cucina.

Per scaricare la sua agitazione, Harry cominciò a camminare avanti e indietro per la cucina, riflettendo. Che cosa poteva fare ora? Doveva andarsene. Ma dove?… come?

Draco aveva fatto una smorfia silenziosa quando Potter si era alzato in piedi sia perché capiva in parte i suoi pensieri sia perché il suo contatto era venuto meno. E questo lo turbava: ora che aveva trovato Potter anche lui doveva fare i conti con la sua coscienza. Ed ebbe come l’impressione che non gli sarebbero piaciuti.

Guardò Potter e il suo nervoso camminare avanti e indietro e poi diede un’occhiata alla cucina, ordinata e linda, chissà come faceva Potter a tenerla così pulita… fissò Potter ancora una volta prima di rendersi conto che l’aria di quella cucina si era dileguata e l’ambiente era diventato quasi claustrofobico. Insopportabile.

 

Si alzò in piedi anche lui, bloccando bruscamente il viavai di Harry, che si fermò per cercare di intuire le sue intenzioni.

 

- Smettila di camminare avanti e indietro – sbottò Malfoy – Stà tranquillo… -

- Tranquillo? – ripetè con allarme Harry – Mi spieghi come diavolo faccio a stare calmo con te nella mia cucina? – si passò una mano tra i capelli. In realtà quella domanda aveva un significato più intrinseco e Draco sapeva qual era ‘Come faccio a stare tranquillo ora che tu sai dove abito?’.

- Non lo dirò a nessuno – disse Draco simulando distacco. Poco da simulare, mentalmente stava già facendo i conti con la sua coscienza.

- Come? -

- Mi hai sentito. Non lo dirò a nessuno. Stà calmo ora – lo rassicurò Malfoy. Aveva finito le scuse: Potter aveva il testamento. Era ora per lui di tornare a casa sua… ma… lo voleva?

Harry alzò il viso verso di lui, sorpreso: - Perché? –

- Sono fatti miei il perché – E come avrebbe fatto a dirgli che dopo anni a cercarlo non aveva la minima intenzione di essere bandito dalla sua vita dalla cerchia soffocante dei suoi affetti? Come rivelargli quel desiderio egoistico?

- Scusa, Malfoy, ma sono anche fatti miei – lo contraddisse Harry. Che diavolo significava tutto questo? Non ci stava capendo più niente: sua zia che aveva tradito la sua fiducia, Malfoy che gli proponeva la sua…

- Ecco, appunto, chiedi scusa e basta – si mosse Draco a disagio. Aveva voglia di fumarsi una sigaretta, non sopportando oltre quell’atmosfera e quell’interrogatorio – Ne ho abbastanza di questa casa. Usciamo – gli afferrò saldamente il braccio.

Harry si divincolò: - Sei pazzo? Ma che ti salta in testa? –

- Voglio uscire da qui e anche tu hai bisogno di un po’ d’aria. Usciamo -

- Non ho la minima intenzione di uscire con te -

- Attento, Potter, potrei intendere la tua frase in un’altra maniera, sai? – sorrise Draco maliziosamente, poi, prima che Potter ribattesse, aggiunse – Ascolta, voglio uscire di qui. Non sarebbe carino se il tuo ospite uscisse di casa tua e gironzolasse intorno senza di te, no? -

- Tu non sei il mio ospite! – protestò Harry lottando per sottrarre dalla presa di Malfoy il suo braccio.

- Non fare il bambino! – lo rimproverò Draco, cominciando a trascinarlo – Non fare il bambino – ripetè, sentendo la sua resistenza – Senti, te lo devo chiedere? -

Harry smise di divincolarsi all’istante: - Potresti –

- Ma se te lo chiedo dirai di no -

- Una richiesta non pretende sempre una riposta positiva. È libero arbitrio rifiutarla -

Draco lo guardò male: - Non è che così mi incentivi. Comunque… voglio uscire di qui con te. Possiamo? –

- Fammi prendere il cappotto prima -

Draco era così sorpreso che lasciò cadere la presa al braccio di Harry: - Così poco? – era quasi deluso.

- Non ti montare la testa, Malfoy – gli gridò la voce di Harry mentre questi prendeva il suo cappotto all’ingresso – Voglio uscire. Appena usciti dalla porta ci separeremo -

Draco scoppiò a ridere, facendo bloccare Harry nell’atto di infilarsi il cappotto. Oddio… la risata di Draco era così… naturale… e… aspetta, lo aveva chiamato Draco?

Voleva dire Malfoy ovviamente… Malfoy…

E aveva una risata fantastica: chissà come sarebbe stato bello guardare i suoi occhi ridenti, ammirare come i fili dorati dei suoi capelli cadevano sugli occhi…

- Non fare il bambino, Potter. Siamo adulti e vaccinati -  fissò Harry per un lungo istante, osservando i suoi movimenti bruschi nell’atto di aprire la porta.

 

Quando uscirono Draco perse qualche istante a guardarsi attorno, registrando  mentalmente il luogo in cui Harry si era rifugiato per tutti quegli anni, in un comunissimo quartiere babbano, tra babbani, in una cittadina babbana scozzese… nulla di particolare.

 

Harry chiuse la porta e si rivolse a Draco mentre si metteva gli occhiali da sole scuri: - Ciao –

- Ciao? -

- Ciao. A non più rivederci. Addio, una forma di saluto – ribattè Harry alzando infine il viso verso di lui e parlando a bassa voce, cercando di non farsi sentire dalle due pettegole ancora sedute in veranda che si sforzavano di tendere le orecchie alla ricerca di qualche indizio che potesse svelare loro l’identità, la vita e i miracoli di quell’ospite.

Draco sbuffò sia per la poca sopportazione che nutriva verso le vecchie ficcanaso che non si facevano mai i fatti loro sia per la cocciutaggine indisponente di Harry: - Smettila di fare il bambino, Potter. Voglio solo farmi un giro. Non costringermi a lanciarti una fattura o a tornare con Lenticchia domani – scese i gradini dell’ingresso e guardò verso Harry che finalmente si decise a seguirlo, scendendo i gradini a passi lenti ma sicuri.

- Sei proprio… -

- Sì, lo so – lo anticipò Draco stancamente – E tu non sei da meno, sai? -

- Vai al diavolo -

- Gentile -

Harry scrollò le spalle, arrendendosi all’evidenza che Malfoy non avrebbe mollato per puro gusto di divertirsi. “Dodici passi… cancello…” ma Malfoy glielo aveva già aperto ma Harry non disse niente di niente, né un ringraziamento né una protesta, si appoggiò alla staccionata e aspettò.

- Signor Black, - eccole, la signora Middlewest e la signora Cook, il loro chiacchiericcio si era acquietato e la signora Middlewest lo aveva chiamato – Buon pomeriggio. Dove va di bello? Non al polo, spero -

- No signora – rispose Harry educatamente e fece per aggiungere qualcosa quando la signora Cook intervenne – Buonasera – rivolto a Draco che, per tutta risposta, fece un distratto cenno di saluto con la testa mentre si affiancava a Harry.

- Un suo amico, signor Black? – la signora cercò risposte dalla fonte diretta. Non era mai successo che il rispettabile professor Black ricevesse delle visite se non le solite come insegnanti, docenti esterni o propri alunni o persone del vicinato… mai amici suoi.

- Compagni di scuola – rispose conciso Harry, cercando di non darle troppa corda da tirare per estorcergli delle informazioni – Molto tempo fa. Buonasera –e troncò la conversazione bruscamente. E il suo ‘compagno di scuola’ apparteneva ad un altro mondo. Così diverso, così distinto, così pieno di sé.

Strana coppia la loro – anche se non si poteva di certo definire ‘coppia’, non per l’attributo più consono per descriverli -: Harold camminava con le mani pigiate nelle tasche gigantesche del suo lungo giaccone marrone, il suo incedere era lento ma deciso, alcune volte titubante e i passi silenziosi nelle sue comunissime scarpe da ginnastica, il giaccone lasciato completamente aperto rivelava chiaramente il suo maglione a collo alto rosso con una piccola striscia bianca spessa un pollice che gli attraversava orizzontalmente il petto, comunque le sue mani pigiate a fondo nella tasche facevano sì che il giaccone cadesse ben teso lungo i fianchi e le gambe.

Di altro avviso era il suo ‘compagno di scuola’ la cui natura degli abiti firmati era evidente a dieci metri di distanza, interamente neri, pantaloni senza la minima piega e un mantello indossato trasversalmente alle spalle, in modo che potesse essere assicurato da due cammei dorati ai lati delle scapole, le scarpe producevano un lieve suono di cuoio contro l’asfalto ad ogni passo.

 

Strana coppia davvero.

 

E… ‘compagni di scuola’?

 

Draco lanciò un’occhiata obliqua a Harry.

Per quanto avrebbero camminato avvolti in quel silenzio prima di dividersi e tornare ognuno per la propria strada? Per quanto avrebbe potuto godere di quella silenziosa ma rassicurante compagnia prima di tornare nel suo Manor e chiudersi nel suo orgoglioso guscio?

 

- Cosa vuoi da me? – domandò improvvisamente Harry, come leggendo nei suoi pensieri.

 

Troppo poco.

 

Un soffio di vento fece alzare dal selciato una nebulosa di foglie aramanto, il loro fruscio era un suono lievemente aspro sul selciato e sull’asfalto, le fece vibrare nell’aria e le faceva volteggiare come ballerine classiche nel giorno del loro debutto, leggeri, armoniose, piroettanti.

 

Una, due, tre giravolte nel vuoto e poi cadere a terra, dentro un tombino, sopra le macchine parcheggiate, contro i parabrezza di quelle che percorrevano la strada, sopra le buche delle lettere, in mezzo alla rada erba dei giardini.

 

Seguendo il volo di una foglia Draco rispose: - Nulla –

 

Harry si fermò di botto subito imitato da Draco a qualche passo di distanza: - Cosa vuoi da me? – ripetè.

 

‘Te’

 

- Nulla -

 

Fermi, in mezzo al marciapiede, poco fuori dal centro abitato, accanto alla strada principale, vicino ai platani arancioni, soli nella solitudine della natura.

 

- Perché non torni? -

 

La luce del tramonto prematuro oltre le colline in lontananza, oltre il boschetto spoglio, oltre le rocce scarlatte. La luce del tramonto che allungava le sue dita tenere sui loro visi nel rossore dell’oro e nell’oscuro corvino dei loro capelli.

 

Uno spicchio di sole che si riflette nelle pupille fredde di Draco che Harry non può vedere, ancora sull’orlo del suo baratro personale.

 

- Perché? -

 

Domanda che ride alla caduta della speranza. Stilla di amarezza che scivola via lungo una guancia, stilla salata inesistente che bagna le labbra socchiuse, stilla di dolore che invoca disperatamente un'uscita.

 

- Non c’è nulla nel buio. Non c’è conforto – rispose Harry, abbassando il viso e stringendo i pugni – Sento la luce. La sento sempre, come adesso. È calda e sfiora il mio viso. La sento e non la vedo -

 

Draco lo guardò intensamente: - Sai… attorno a te c’è solo luce. La luce del tramonto. Colora i tratti del tuo viso, scurisce le ombre della sera, le sfuma e le infoltisce, insanguina le strade, rosseggia il cielo – la voce di Draco prese un tono distante, quasi sognante. Il vento lo ascolta, diminuisce il suo alito in un lieve sospiro caldo come per adeguarsi alla sua voce e farla risaltare.

 

Le foglie cadono senza vita, si placa il rumore, le ballerine si riposano sul palco, osservano il loro pubblico.

 

Harry è spaesato. Chi è la persona di fronte a lui? Perchè è così diversa da quel Draco Malfoy che lo aveva sempre disprezzato?

 

- Chi sei, Draco Malfoy? -

 

- Scoprilo – Draco gli afferra le mani fredde e se le appoggia dolcemente sulle sue guance lisce. Si bea silenziosamente di quel contatto, dolce come la carezza di una mamma, più intimo della tocco di un amante.

 

Le dita di Harry si muovono a contatto con la pelle calda e , comandate da sottili fili invisibili, toccano le guance, gli zigomi, le sopracciglia, le palpebre, il naso, la bocca. Li sfiorano, li ispezionano.

 

- Sento il profumo di girasoli – sussurra solo.

 

Ma è autunno, la stagioni di passamonti e crisantemi, non c’è posto né per gigli né per girasoli, lo sanno entrambi.

Un salto nel passato... un'altra stilla di amarezza.

 

- E cos’hai scoperto? – la voce di Draco è dolce, irriconoscibile da quella voce tagliente che Harry era sempre stato abituato a conoscere durante gli anni di scuola, è leggera come ali di farfalla, calibrata per non spezzare l’atmosfera che si era andata a creare.

 

Harry abbassa le mani, Draco è deluso, anela nuovamente al contatto. Le braccia gli ricadono lungo i fianchi, il vento modula il suo sospiro e lo trasforma in sbuffo, gonfia il cappotto di uno e fa svolazzare il mantello dell’altro.

 

- Lo sai cos’è il buio? – domanda Harry. Si deve riprendere dal turbine che sente dentro, un turbine di emozioni che è da tanto che non sente. Si credeva morto. Come le foglie attorno a lui. Per qualche istante si sente vivo.

- Sì -

- No. Non lo sai. Tu chiudi gli occhi e vedi il buio, l’oscurità, ma quando riapri gli occhi vedi la luce. Io no. Questo è il buio: riaprire gli occhi e non vedere nulla, essere intrappolato in un labirinto di ombra. Non t’illudere di capirmi perché tu di me non sai niente, niente – Harry stringe i denti, la rabbia gli esce fredda, tagliente.

Ferisce come una lama il petto di Draco ma Draco sente il colpo attutito da quella corazza che si chiama orgoglio, non si lascia abbattere, sanguina solo un poco, leggermente, e ritorna alla carica, afferra il braccio di Harry mentre questo di volta: - Io… -

 

Ma Harry lo precede, come ha fatto dieci volte prima quel giorno: - Tu niente. Grazie per il testamento e per non dire nulla a nessuno. Addio – si sottrae a quella stretta e per un istante Draco è investito da uno spiffero freddo, si sente gelare fin dentro di sé, fino alle ossa.

 

Lo stava perdendo per non ritrovarlo più. Non fisicamente. Più profondamente.

 

 

Il vento è freddo ora...

 

Il vento divenne freddo...

 

- TU NON SAI UN CAZZO DI ME! – gridò Draco in preda alla furia – TI PIACE FARTI COMPIANGERE? TI PIACE? TI PIACE FARTI COMPATIRE DALLA GENTE? DIMMELO, POTTER, DIMMELO! -

- Com… -

- Tu cosa? TU SEI SOLAMENTE UNO STUPIDO! COSA NE PUOI SAPERE TU DI TUTTE QUELLE PERSONE CHE TI HANNO CERCATO IN QUESTI ANNI, ANELANDO IL GIORNO IN CUI TI AVREBBERO ABBRACCIATO? COSA NE PUOI SAPERE DI QUELLE PERSONE CHE TI PIANGONO SAPENDOTI MORTO? CHE NE PUOI SAPERE DELLA LORO SOFFERENZA? CREDI DI ESSERE L’UNICO A SOFFRIRE? POVERO MARTIRE EGOCENTRICO CHE SOFFRE SOLO LUI! POVERO PICCOLO EROE INCOMPRESO! -

Harry indietreggiò di un passo, sorpreso da quel torrente di recriminazioni: da così tanto tempo non si sentiva urlare contro, da così tanto tempo non si sentiva dire che al mondo non esisteva solo lui e il suo smisurato egoismo. Non solo lui, ma anche altri. Altri.

Non sei solo, Harry…, quante volte glielo avevano sussurrato quando lui li scacciava dalla sua stanza in ospedale? Quante volte glielo aveva gridato Ron? Quante volte glielo aveva trasmesso attraverso singhiozzi e lacrime Hermione? Quante volte una carezza, un abbraccio da Remus? Quanta determinazione dai suoi amici, da Silente per rincuorarlo e cercare di non fargli perdere del tutto la speranza di tornare a vedere? Quante raccomandazioni da Petunia? Quante parole da Malfoy?

Harry cercò di combattere contro una vocina che gli diceva che era un egoista: che cos’era egoismo? Pensare a sé stessi e alcuni lo chiamavano ‘prendersi cura di sé stessi’ o ‘tagliare fuori dalla vita quello che non ci aggrada’, era quello che aveva fatto Harry, solo che aveva tagliato fuori dalla sua vita la sua vista stessa. In blocco.

Non si riusciva a capire fino a che punto si è caduti prima di aver toccato il fondo… ma Harry che cos’aveva da spartire con i suoi amici di un tempo? Nulla. Ormai avranno le loro vite, senza pesi inutile come lui, staranno vivendo felici e contenti, lieti di poter andare avanti almeno loro.

Forse il suo ragionamento era profondamente ingiusto nei loro riguardi ma Harry voleva accantonare il problema il più presto possibile e ripensarci più avanti, dopo aver mandato via Malfoy ed essere finalmente solo nella sua casa a pensare e fare i conti con la sua vita e quella parte di sé che aveva tagliato fuori, quei frammenti del suo passato che aveva cercato più a lungo possibile di tagliar fuori dalla propria vita.

- NON TI PERMETTERE DI FARMI LA PREDICA QUANDO A TE PER PRIMO NON È MAI FREGATO UN BEL NIENTE DEGLI ALTRI! -

- SMETTILA DI PARLARE DEL PASSATO! STIAMO VIVENDO IL PRESENTE ORA! AFFRONTALO! -

Harry riacquistò il suo sangue freddo prendendo una lunga e profonda boccata d’aria: - Torna per la tua strada, Malfoy e non incrociare più la mia! –

- Altrimenti? Mi pare che sia IO a poter minacciare te, Potter! -

 

Harry si voltò, dandogli le spalle.

Malfoy credeva che dopo tutto quello che era successo lui sarebbe rimasto in quella casa e in quella cittadina ora che qualcuno lo aveva scoperto?

 

Ingenuo.

 

- Potter! -

- Addio, Malfoy a non più rivederci – e Harry allungò il passo, stando attento e toccando con la mano sinistra i tronchi degli alberi e solo quando cominciò a sentire sotto i polpastrelli le staccionate bianche delle case tirò un sospiro di sollievo.

Quando raggiunse finalmente casa sua si era alzato il fresco venticello serale, si strinse nel suo cappotto mentre apriva la porta. Poteva sentire i rumori della notte imminente nell’aria, non c’erano più la signora Middlewest e la signora Cook a spettegolare allegramente ma poteva giurare che la signora Middlewest stava spiando dalla sua finestra, scostando, attenta a non farsi scoprire, le tendine bianche ricamate della sua cucina, chiedendosi che fine aveva fatto il ‘compagno di classe del signor Black’.

Passando oltre casa Crawford aveva sentito distintamente il rumore di stoviglie spostate nella piccola cucina, le risate allegre dei due ragazzi e l’abbaiare affamato di Spook, un moto di nostalgia lo aveva assalito e gli aveva imposto di aumentare il passo. Lui era solo. Non aveva una famiglia con cui cenare o scherzare.

Si chiuse la porta d’ingresso alle spalle e le si appoggiò contro, sospirando.

In quel preciso istante in lontananza si sentì il suono di un cancelletto sbattuto e un secondo dopo un odioso e insistente scampanellio. Harry ci mise qualche secondo a decidere se aprire o no, temeva di ritrovare nuovamente davanti Malfoy, comunque aprì, per amore della quiete pubblica e della sua testa.

 

- Sì? -

 

Silenzio spezzato dal fiatone di una persona che era arrivata lanciata a corsa forsennata.

 

- Ti avevo detto addio, Malfoy – disse calmo al limite dell’esasperazione Harry.

 

- Asp… anf anf… aspetta un attimo! Io… -

 

- Vattene. Non voglio più sentirti. Non voglio più sapere niente di te – ribattè lapidario Harry. Ma Draco non si diede per vinto e tentò di riprendere la parola tra gli ansiti di fatica e le repliche di Harry. Doveva dirgli ancora qualcosa. E gliel’avrebbe detto.

 

- Io ti… -

 

Harry scosse la testa: - Malfoy… -

 

- Io ti… -

 

Harry gli chiuse la porta in faccia.

 

 

Continua

Mistress Lay

 

 

Notes: Un capitolo scritto interamente nel silenzio dei boschi, con la sola compagnia del mio cane, delle foglie morte e del cinguettio di addio degli usignoli. Non so sinceramente com’è venuto e alle sole tre persone a cui è stato letto ha comunicato tristezza… e qualche lacrimuccia.

Sinceramente spero che vi sia piaciuto. ^^

Fatemi sapere!

 

 

Un grazie a chi legge e sopratutto a chi commenta:

 

 

millie, haley, Mimi88, NamiTheNavigator, sara, ysal pax, Amy Bishop, grazie a tutte voi! ^^ Bax bax!

 

nora, deliri della scienza! ^__- Bax bax!

 

Captain, è una delle mie speranze: trasmettervi quello che sentono i personaggi... come li sento io mentre scrivo! XD Bax bax!

 

kimmalfoy, diciamo che ha 'capito' ma non proprio in quel senso... ^^ Bax bax!

 

Pois, purtroppo uno dei miei difetti è interrompere i capitoli sul più bello! ^^''' Che ci vuoi fare, ormai è un vizio! XD Bax bax!

 

Iul, come detto purtroppo finire i capitoli in questa maniera è una mia prerogativa... come questo! XD Bax bax!

 

Alera, quello che temo più di tutti è la ripetitività, ma se mi dici che è piuttosto suggestivo, ti credo! ^///^ Draco è molto cambiato e maturato e continuerà a farlo anche durante la fic... Bax bax!

 

Chase, opera d'arte? L'hai chiamata 'opera d'arte'? Oh my... O///O Troppo gentile, non merito... comunque grazie e.. divertente? ^^ Bè, se vuoi metterla così, ma più avanti non so che ne penserai! XD Bax bax!

 

Nal, mia carissima! ^^ Mi rendono felicissima i tuoi commenti, lo sai! XD Più avanti anche Harry terrà la sua illuminante lezione... ecco, veramente svelato l'arcano! XD Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, che onore averti qui! ^^ Grazie per il tuo commento, fammi sapere in futuro! ^^ Bax bax!

 

_Trinity_, salve cara! Ehm... hai proprio aspettato tanto... scusa! -.- La scuola mi sta distruggendo! x.x Se hai notato ho aggiornato quasi tutte le mie fic... sto migliorando! XD Bax bax

 

reader, ehm, hai ragione... che ne pensi di questo? ^^'' Mi vuoi uccidere? Bax bax!

 

Goten, grazie carissima! ^^ Che ne pensi di questo? Bax bax!

 

Fairy81, che bello averti anche qui! ^^ Quanto sarà lunga? Per ora ho pensato sui venti capitoli, ma molto probabilmente si allungherà man mano che la scriverò! ^^ Ginny non apparirà in nessun capitolo, credo, o se apparirà avrà una parte insignificante! Ghgh ^^ Non credere, molti lettori mi conoscono di persona... O.o Non ti dirò altro... (Lay si va a nascondere) E Pdt? Si è persa... ç.ç Bax bax!

 

Moony*, ah! ^^ Grascie grascie! XD Sento la frase 'Frodo inizia a capire...'... che mi dici? Bax bax!

 

kandra, sai che non lo so? O.o Di certo non sarà proprio allegra... Bax bax! ^^

 

Francesca Akira89, sì, sarà parecchio triste andando avanti... -.- Bax bax!

 

BloodyMoon, tesoro adoro i tuoi commenti, sempre! ^^ Un'associazione contro i neuroni sadici? Oh my, considerami membro onorario! (gentile come sempre... ndNeurone) (eccolo di nuovo... ndLay) Ehm... sai com'è, la suspence mi è particolarmente cara... ^^ Bax bax, tvtb! ^^

 

Pitta, ehm... alla resa dei fatti come scena non è stata un granchè, vero? -.- Bax bax! ^^

 

_Elen_, che cosa ne pensi? Forse un po' penosa, vero? (Lay va a nascondersi) Bax bax!

 

ragazza interrotta, c'entrato in pieno! XD Bax bax!

 

James_Prongs, ok, la smetterò... più o meno... insomma... BWAAAAAAH! ç____ç Sto solamente constatando la verità, perchè mi devi fare la ramanzina per questo? ç___ç Sniff... Bax bax! tvtb!

 

Stè_Wormy, tesoro! ^^ Ehm... non mi ucciderai, vero? O almeno non adesso, vero? Vero? ^^ Qualcosa di particolare? E chi l'ha detto? Bax bax, tvtb! ^^

 

Kira, sis, ti ho commosso? ^^ E... lo so che sembrava chissà cosa e invece... sniff sniff ç.ç Bax bax, tvtb!

 

Nadeshiko, mia carissima, ecco il mio migliore augurio! ^^ Spero che ti sia piaciuto! ç.ç No, non siamo ancora in vetta, ma ci siamo quasi! Come vedi in questo cap si sente già l'odore di neve... brr... che freddo! Acc, chi non vorrebbe un testamento? *.* A parte gli scherzi, ultimamente sto progettando una tv per maghi: per ora sono contemplati alcune trasmissioni, ma la tua idea non è da scartare! XD Gary tornerà presto a mettere i bastoni tra le ruote tra Mister Ghiacciolo Lesso e Harryno! -.- Sì, sì! ^^ Ancora i migliori auguri... bax bax!

 

Elanor, ciao! ^^ Come vedi i girasoli sono sempre in agguato, un po' qua e un po' là! XD Anche se ho risparmiato alla carissima Elanor decine e decine di capitoli, non vuol dire che le cose saranno semplici di qui in avanti, credo di averti dato un assaggino con questo cap, no? Non trattenere i film mentali e non preoccuparti a trasformarli in saghe, come vedi, io non sono da meno! x.x Non so come mai (forse per compensare la ormai comprovata instabilità mentale di Harry) la casa di Harry in quest frangente me la sono immaginare così! XD Non posso farci nbiente... Sirius! ç.ç Sirius è sempre presente nei miei biechi pensieri, non posso fare a meno di non nominarlo tutte le volte che posso! (che razza di gioco di parole sconclusionato! -.- ndNeurone) (almeno io SO fare giochi di parole, non come te! -.- ndLay) (se non ci fossi io... ndNeurone) (se non ci fossi tu... MAGARI potrei anche sperare di finire questa recensione! -.- ndLay) (ingrata! ndNeurone) (ehi! sono io che faccio cruciverba e giochi di enigmistica, non tu! -.- Tu parli e parli! Ma cos'hai tanto da parlare? ndLay) (non pensa, almeno lasciagli fare qualcosa! u.u ndElly) (giusta osservazione! ^^ ndLay) (crudeli! ndNeurone) I simbolismi sono il tuo forte! XD Come sempre sei un genio a rilevare la psicologia dei miei personaggi... *.* Oddio, forse ci si aspettava qualcosa di più dalla scena degli occhi da come l'ho messa... -.- ghgh Comunque sono curiosa di sapere che cosa ne pensi di questo nuovo cap... (a prop, mi hai dato un suggerimento! XD) RdS se le prende tutte! ihih! (che hai da ridere! è.é ndElly) (non so, mi è venuto così! ^^ ndLay) (Elanor cerca di strozzare Lay) Sì, ho visto alcune foto del quinto film... mi sa che ho beccato anche io quelle in cui Jamie, Sir e Lily somigliano a tre sciroccati... ._. Non ho ancora visto Lupin e nemmeno Piton...-.- Ma per quanto riguarda quest'ultimo ne farei volentieri a meno... Grazie per avermi recensito nonostante tutto! XD E... che mi dici della shot? ç.ç Bax bax! A presto!

 

manako, l'ho aggiornata da poco! ^^ Bax bax!

 

Summers84, alla fine cel'ho fatta! XD Che cosa ne pensi? Bax bax!

 

Commentate,

Mrs Lay

 

 

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Capitolo 6
*** Tempo per abituarsi ***


Senza luce, il buio (6)ML

Senza luce, il buio (6/?) by Mistress Lay

Capitolo Sesto – Tempo per abituarsi

 

 

Harry si appoggiò nuovamente alla porta, chiedendosi come mai si sentisse così sottosopra. Maledetto Malfoy che lo aveva trovato! Adesso doveva fare i bagagli e andarsene via di lì.

Suonò nuovamente il campanello poi dei colpi potenti di abbatterono contro il legno della porta e infine una voce autoritaria: - APRIMI! APRIMI IMMEDIATAMENTE! TI DEVO PARLARE E NON ME NE ANDRO' VIA DI QUI FINCHE' NON MI FARAI ENTRARE, CAPITO? MI HAI SENTITO? CONTINUERO' A GRIDARE FINO A CHE MI RESTERA' VOCE! CONTINUERO' FINO A QUANDO L'INTERO ECOSISTEMA TERRESTRE NON AVRA' LE PALLE PIENE DELLA MIA VOCE! RIMARRO' QUI A LANCIARE PUGNI CONTRO LA PORTA FINCHE' QUESTA NON SI SFONDERA'! LO DICO E LO FACCIO E... -

Harry aprì la porta, quasi gridando di esasperazione: - SMETTILA DI URLARE RAZZA DI VIZIATO ANTIPATICO TESTARDO CHE NON SEI ALTRO! HO APERTO E TI HO PARLATO ORA VATTENE VIA DI QUI! -

Draco ansimò ancora qualche secondo: - Ciao Potter, hai appena gridato che sono un antipatico testardo a tutto il rione -

- E viziato - aggiunse Harry. Oh my... ma che stava facendo? Giocava al gatto e al topo? Alla sua età? - Vattene da qui -

 

Draco sorrise tristemente. Ma come? Potter non aveva ancora capito? Lui non lo avrebbe lasciato, non ora che lo aveva ritrovato.

 

Aveva solo bisogno... di tempo.

Tempo per abituarsi.

 

- Io non me ne vado. Tu non puoi costringermi e io non posso costringerti ad ascoltarmi ma sappi che non mollerò. Io non mollo mai e tu non mi farai cambiare idea. A domani, buonanotte - disse tutto d'un fiato Draco senza lasciare a Harry possibilità di replicare. Si girò e scese i gradini, dirigendosi fuori dal giardinetto.

- Che significa? - domandò allibito Harry.

Draco non si voltò ma sorrise: - Che mi avrai fra i piedi ancora per un po' - e allungò il passo.

 

Harry potè giurare di aver sentito nella voce di Malfoy una sfumatura di sorriso.

 

 

 

 

*

 

 

 

Il giorno dopo Harry si svegliò con un gran mal di testa, rimase per parecchio tempo disteso nel suo letto, immobile, tra le coperta calde, a pensare e lottare con il desiderio di tornare a dormire. Non aveva dormito molto, scosso continuamente da incubi ricorrenti di luci verdi, corpi che cadevano morti ai suoi piedi, volti distorti dall’odio che canzonavano la memoria di Sirius.

Far entrare Malfoy dalla porta d’ingresso il giorno prima non era stata decisamente una buona idea, tutt’altro, e ora il sottile muro che si era costruito attorno per proteggersi dal suo passato di Harry Potter si stava crepando, un lento processo corrosivo.

 

Doveva andarsene. Quel giorno stesso, non c’era altra soluzione.

Doveva scappare più lontano possibile, mettere più distanza possibile da lui a Malfoy, da lui al suo passato, da lui e il suo presente e ricostruirsi una vita altrove, senza fantasmi a perseguitarlo.

 

A quel pensiero Harry si alzò in piedi e prese a vestirsi con movimenti meccanici, a tentoni cercò la scala per raggiungere la sua valigia sopra l’armadio, la portò sul letto e l’aprì. Un odore di chiuso.

 

Da quanto non l’apriva?

Tre anni.

 

Ricordava quando sua zia gliel’aveva data, dicendogli che lp’avrebbero fatta assieme, con voce falsamente leggera, cosicché Harry, nella sua nuova casa, potesse disfare la valigia, sapendo esattamente dove fossero posti i vestiti, ripiegati e sistemati in base al tipo di vestiario.

 

 

 

‘E così… troverai ogni cosa con facilità…’ disse Petunia ridendo ma Harry sentiva, in fondo alla sua voce, una stilla di apprensione. Stava ripiegando un maglione, color arancio, con una H stampata sul davanti. L’ennesimo dono della signora Weasley, il suo ultimo regalo di Natale. Harry aveva tentato di piegarlo poco prima ma poi la zia glielo aveva strappato di mano, dicendo che se ne sarebbe occupata lei mentre lui sistemava i suoi pantaloni, faticosamente ‘In Scozia fa freddo’

‘Zia?’

‘Sì, caro?’

‘Ho bisogno di andarmene. Lo capisci, vero?’

Petunia aveva smesso di piegare il maglione: ‘Sì, lo capisco…’

‘Starò bene. Ti scriverò se vuoi’

‘Certo che lo farai…’ Petunia aveva sorriso di certo, distendendo il suo viso e poi aveva ripreso a sistemare la valigia, in silenzio.

 

 

 

Harry sospirò profondamente, si girò, aprì l’anta dell’armadio e prese una pila di maglioni, li riportò alla valigia e li sistemò a tentoni. Si fermò, come colpito improvvisamente da qualcosa di indefinito. Lasciò che le braccia gli ricadessero lun go i fianchi, inerti. La tristezza lo invase, ricacciò le lacrime dietro un groppo alla gola.

 

- Perché? – sussurrò con voce rotta – Perché hai rovinato tutto, Malfoy? Perché devi sempre rovinare tutto? -

 

C’era stato un tempo nel quale lui aveva sempre sostenuto a testa alta le battute e il comportamento di Draco Malfoy. C’era stato un tempo in cui l’illusione di essere felice e non più solo lo aveva portato a vivere senza troppe preoccupazioni la sua adolescenza tra gli amici. C’era stato un tempo in cui l’illusione di essere felice si era sciola come neve al sole picchiante della realtà.

Scivolò a terra, appoggiando la fronte sul letto, inginocchiato sul tappeto, invaso da una tristezza lancinante. Ogni cosa era di nuovo tornata oscura come l’abisso nel quale era sprofondato.

 

Colpa di Malfoy. Ma anche sua. E di sua zia.

Perché? Perché gli aveva dato il suo indirizzo? Perché?

 

- Ma dove posso andare adesso? – domandò piano a sé stesso, avvolto nell’austera verità della sua condizione. Lui era cieco. Cieco. Niente storie.

 

Harry si alzò lentamente in piedi, scotendo la testa, rimandando al futuro quella decisione spinosa che sarebbe stato costretto a fare, nonostante i suoi dubbi e tentennamenti. Scese al piano inferiore, in cucina, per rifocillarsi ma prima ancora che potesse prendere qualsiasi cosa dalla credenza il campanello suonò.

 

Chi poteva essere a quell’ora?

 

Andò all’ingresso e aprì la porta, subito un intenso profumo zuccherato gli invase le narici, qualcosa che profumava di crema o cioccolato o forse di ciambella appena fatta con la glassa in decorazione.

- Buongiorno – lo salutò la voce ormai famigliare di Draco Malfoy, stava sorridendo e teneva in mano una scatola cartacea. Entrò in casa di Harry senza troppi complimenti e senza aspettare nemmeno il permesso – Hai già fatto colazione? -

Harry si voltò verso di lui, rimanendo ancora con la maniglia della porta in mano: - Malfoy… -

- Ricordo che ti piacevano le cioccorane a scuola… non ero certo per i DolciBaci, non ti ho mai visto mangiarli… - la voce di Draco giungeva ovattata dalla cucina, dove evidentemente si era già stabilito senza alcun riguardo per Harry. Questi, benché sorpreso, chiuse finalmente la porta e raggiunse l’ospite indesiderato in cucina, pronto per fare una delle sue solite scene madri contro Malfoy. Come diavolo si permetteva? Come si permetteva di fare tutto ciò? Come si permetteva di essere ancora lì?

 

Doveva andarsene via! Doveva lasciarlo stare!

 

- Cosa fai qui? -

- In questo momento sto lottando e vincendo contro questa scatola! – esclamò Draco non trattenendo un’esclamazione trionfale per essere finalmente riuscito ad aprire la scatola.

- Forse non hai capito, Malfoy. Eppure non è difficile seguire il senso delle mie parole: CHE-COSA-CI-FAI-QUI? -

Draco alzò la testa: - Tu non fai colazione? Meglio. Vorrà dire che mi mangerò anche la tua parte –

- Non scherzare -

- E chi scherza? A me piacciono i dolci! – gettò uno sguardo a Harry, che ancora esibiva quell’espressione di puro fraintendimento e rabbia incipiente e si sentì montare dall’esasperazione. Quando avrebbe capito Potter che era lì per lui? – Ascolta, possiamo fare finta che io voglia fare colazione con te… perché di certo non potrai morire di fame, no? - E quando l’avrebbe ammesso Draco a sé stesso? Quando sarebbe lui stesso uscito allo scoperto?

Oh, che mal di testa… : - Non te ne andrai ancora, vero? – Harry si strofinò le tempie, cercando di alleviare il dolore.

- Precisamente. Tu sei testardo, io lo sono di più -

 

Harry sospirò.

 

Non avrebbe voluto ammetterlo nemmeno a sé stesso ma il gesto di Malfoy di portargli la colazione lo aveva spiazzato e anche reso stranamente felice: quanto tempo era che qualcuno non aveva un riguardo del genere per lui? E Harry di certo non avrebbe mai chiesto aiuto a qualcuno, il suo orgoglio e la sua cocciutaggine glielo impediva, eppure… adesso aveva trovato pane per i suoi denti.

Cercò di essere arrabbiato con Malfoy, di respingerlo, di ingiuriarlo, ma non ci riusciva, non riusciva a non sentirsi sereno. Persino il pensiero della valigia e del viaggio imminente erano lontani dalla sua mente in quel momento, ora aveva solo voglia di un morso di ciambella, di poter addentare e gustare il suo sapore dolciastro e zuccherato, potersi ancora sentire parte di un mondo e poter godere della compagnia di qualcuno.

 

Malfoy.

Ora era un enigma.

 

- Cosa vuoi? – domandò stancamente.

 

Draco sbuffò, sentendosi montare la rabbia: - Sentimi un po’, Potter, se sei duro di comprendonio io ho detto che non… -

 

Harry sorrise, un cenno velato di labbra, fugace come un pensiero: - Intendo dire… cosa vuoi da bere per colazione? –

 

Draco ci mise qualche secondo a mascherare la sorpresa, ma poi abbassò la testa, cercando di non sorridere ampiamente: - Voglio un caffè –

 

- Un caffè -

- Un caffè. Sì, sai… -

- Non cel’ho il caffè -

Draco fece una smorfia: - Come diamine fai a svegliarti al mattino senza caffè? –

- Metto la sveglia -

- Divertente -

- Mica tanto… mi fa impazzire – poi domandò – Vuoi un succo d’arancia? -

- Dimmi che non hai solo questo… -

- Latte? -

- Mi prendi in giro? -

- Birra? -

- Ora mi prendi in giro -

- Tè? -

- Tè verde -

Questa volta fu Harry a fare una smorfia: - E’ amaro –

- Hai lo spessore di un cucchiaino, sai? -

 

Il lampo di un ricordo: una constatazione di una persona che amava. Tanti anni fa.

Il viso gli si rabbuiò all’istante.

 

No… non cominciare a pensare al passato. Non cominciare a pensare ad Hermione… non farti sopraffare dal dolore. Non adesso. Non più.

 

Draco si accorse di quel cambiamento di umore senza capirne il motivo. No, non andava bene, lui voleva vedere un sorriso sul viso di Harry, anche soltanto l’ombra come era avvenuto poco prima: - Va bene succo d’arancia, allora –

 

Harry annuì, distrattamente. Dentro di sé lo stava ringraziando.

 

 

 

*

 

 

 

Quella notte Draco non era riuscito a dormire, preso a pensare a cos’era accaduto con Harry al tramonto e poi di fronte a casa sua: come stava cambiando? Come si stava riducendo?

Draco Malfoy era sempre stato sinonimo di freddezza e altezzosità, ma ora di fronte a quella situazione non riusciva a comportarsi come il suo nome gli diceva di essere: freddo? Accanto a Potter? Altezzoso? Accanto a Harry? Mai. Mai.

Eppure non aveva ricevuto un rifiuto del genere da nessun altro prima – se non dallo stesso Harry quando si era rifiutato la sua amicizia in treno molti anni fa –: un porta sbattuta in faccia. Una porta che nemmeno Weasley nemmeno la Granger persino nemmeno Petunia Dursley gli avevano mai chiuso di fronte.

 

Valeva la pena? Valeva la pena Potter?

 

Si era alzato durante la notte, facendo qualche passo nella minuscola stanza che gli aveva assegnato la signora pettegola che l’ospitava nel suo ‘albergo’. Tzè, sembrava più una locanda d’altri tempi, piccola, piena di gente che si conosceva raccolta nella piccola sala colazione che fungeva da ritrovo, pochi stranieri, tutti di passaggio. Come lui.

Purtroppo a quanto si sapeva era l’unica pensione che avrebbe potuto trovare, avrebbe dovuto adeguarsi, come alle chiacchiere e ai sorrisi troppo affettati e curiosi delle signore che poteva incontrare in giro. Ma almeno era nella cittadina, poco lontano da una pasticceria.

Preso dai suoi pensieri aveva guardato fuori dalla finestra le case e il ristorante di fronte illuminati dalla luce dei lampioni e dalle luce interne, quasi si stupiva del fatto che vi aveva trovato Harry Potter ma dopotutto era nel suo stile: un semplice e modesto focolare di famiglia allargata. Così diverso dall’idea di vita dei Malfoy.

E proprio perché era contrario all’idea di vita dei Malfoy si sentiva così spaesato senza motivo apparente: aveva trovato Harry Potter, gli aveva dato il testamento di Black, aveva soddisfatto curiosità, sfizio e alimentato il desiderio egoistico di essere un passo avanti a Potter, stop, ora sarebbe stato il momento di decidere la fine di tutto questo e di dare un nome a tutto quello che aveva fatto e detto per cercare Potter scomparso.

Denunciare la sua reale ubicazione alla stampa o ai suoi amici? No, non poteva farlo, in fondo l’aveva promesso a Harry. E se non proprio a parole lo aveva rimesso a sé stesso e se fosse venuto meno a quel precetto interiore, promessa o non promessa, Harry ci sarebbe rimasto male.

Ormai aveva superato l’egoismo di gridare di fronte al mondo di essere riuscito a essere superiore a Potter. E con questo erano tre, tre scuse scartate una dietro l’altra. Cosa rimaneva della sua maschera?

Draco aveva appoggiato la fronte contro il vetro freddo della finestra, osservando il panorama avvolto nell’alone nebuloso del suo respiro, osservando quelle foglie rosse e gialle dell’autunno muoversi al ritmo delle folate di vento freddo notturno, cangiando colore dal rosso loro naturale al nero o blu della notte scura.

 

Freddo.

 

Il freddo della solitudine non spaventava Harry? Forse l’abitudine aveva trasformato la sua paura in un sentimento quotidiano, su cui fare affidamento, un compagno silenzioso che lasciava dietro di sé un alone di tristezza e malinconia.

 

Forse con un po’ di tempo Harry si sarebbe potuto abituare anche a lui, alla sua compagnia? Forse anche Draco avrebbe potuto abituarsi a riconoscere in qualche persona un aiuto e sostegno contro la solitudine?

Doveva solo avere pazienza.

 

La sua coscienza poteva aspettare, ora aveva solo desiderio di dare a Harry e dare a sé stesso un po’ di tempo per abituarsi a tutto ciò, per abituarsi a qualcun altro nella vita.

 

Se n’era andato a letto, non rinfrancato, ma ancora pieno di dubbi, se non con un’unica certezza: non sarebbe partito l’indomani, e nemmeno il giorno dopo.

 

 

 

*

 

 

 

Fecero colazione in silenzio, mangiando le ciambelle con la glassa e sorseggiando tè e succo d’arancia. Draco aveva portato anche il suo giornale e lo leggeva, ogni volta che voltava pagina alzava lo sguardo su Harry e lo vedeva mangiare tranquillamente, quasi oziosamente, e si complimentava con sé stesso di esser riuscito a trascorrere con lui qualche minuto di pace.

 

Bravo Draco, hai avuto un’ottima idea.

 

Aveva appoggiato il suo mantello sopra la sedia alla sua sinistra, scompostamente, e si era seduto di fronte a Potter, agognando in realtà un contatto più da vicino. Un contatto che non aveva azzardato per paura di spezzare la calma che si era venuta creare tra loro due.

E davvero non voleva far gridare Harry nuovamente.

Si schiarì la gola: - Non devi andare a lavorare, professorino? –

Harry si tese in risposta, abbassando lentamente la mano con cui si stava portando alla bocca l’ultimo pezzo di ciambella: - Come lo sai? –

- Quella che mi ospita è una pettegola di prima categoria -

Ah certo.

- Andiamo? -

- Come? -

- Andiamo al polo? -

- Tu non vieni -

- Rincominci? -

Harry abbassò il capo. Eccoci di nuovo al punto di partenza. Perché Malfoy si doveva intromettere in ogni aspetto della sua vita? Perché? Per sgretolarla tutta da dentro, corroderla e lasciarlo con mucchietti di cenere in mano?

Eppure la sera prima gli era sembrato diverso, più maturo, più…

- Non ci vado oggi -

- Capisco -

 

Silenzio interrotto dal voltare di una pagina di giornale.

 

- Perché non te ne vai? -

 

Draco finì di sorseggiare il suo succo d’arancia: - Smettila di fare queste domande, Potter –

 

- Vuoi rovinare tutto? – domandò con voce incrinata Harry, senza nemmeno sollevare il capo. Non piangere, trattieniti, Harry, non dare la soddisfazione a Draco Malfoy di vederti crollare.

 

Il biondo piegò con calma il suo giornale, si alzò in piedi con il bicchiere in mano, mormorò un incantesimo di pulitura e lo mise sul lavandino, non sapendo bene dove fosse il suo posto, fece sparire la scatola di ciambelle vuota e pulì, sempre con un incantesimo di pulitura, il tavolo dalla sua parte, notando che Harry non aveva ancora finito la sua colazione. Decise di non abusare troppo della pseudo calma. Sarebbe tornato poi.

Prese il suo mantello e il giornale e ancora Harry rimase immobile, con le orecchie tese, captando i movimenti dell’altro, traducendoli dentro si sé. Strinse tra le dita la ciambella e questa lasciò cadere alcune briciole sul tavolo, ancora aspettava una risposta e dal fruscio di Draco comprese che si era rimesso il mantello. Se ne sarebbe andato per poi tornare, ancora e ancora.

 

- Vuoi rovinare tutto? – di nuovo chiese.

 

Non capiva che cosa era passato per la testa di Malfoy quella mattina.

 

Draco allora lo sorpassò, dirigendosi verso l’ingresso: - No, non voglio rovinare tutto. Voglio aiutarti a ricostruire – e se ne andò. Avevano bisogno entrambi di un altro po’ di tempo per abituarsi.

 

 

Harry aveva alzato la testa a quella replica, una lacrima solitaria gli percorse la guancia.

 

 

CONTINUA…

Mistress Lay

 

 

Notes: Finalmente il capitolo… ^^ Scusate il ritardo ma ormai credo che sappiate tutti/e in che situazione sono messa!

E qui Draco non è riuscito a completare la frase… il momento clou l’ha spezzato Harry e chissà quando si ripresenterà un occasione del genere in futuro! XD

 

Volevo ringraziarvi sentitamente, tutti voi che leggete ma soprattutto voi che commentate con tanta dedizione e fedeltà! ^//^ Purtroppo il tempo scarseggia altrimenti vi avrei ringraziato con più calma, ma per postare questo cap oggi dovrò sacrificare sia la grammatica di questo cap sia lo spazio risposte!

 

Ma vi ringrazio qui, tutti voi, siete fantastici, onorata di avere persone come voi a seguirmi! (Miss si inchina di fronte a ciascuno di voi!)

 

 

Mimi88, millie, nora, haley, Francesca Akira, manako, Summers84, sara, Kristel, giulia, Streghetta Potterina, grazie a tutte voi! ^///^ Siete fantastiche! Bax bax!

 

Pois, ehm, mi sa che ci dovrai fare l'abitudine! XD Bax bax!

 

Captain, sempre quello che spero! XD Bax bax!

 

reader, ah sì? ^^ Non saprei come intenderlo... Bax bax!

 

Stateira, tu qui? Ma che onore! ^///^ Davvero la segui? Sono felice che ti piaccia anche se non so quando Draco glielo griderà! XD Bax bax!

 

Fife, una prospettiva che Draco apprezzerebbe senza alcun dubbio! XD Prima o poi Harry lo accetterà, don't worry, tra qualche capitoletto temo! Bax bax!

 

MORFEa, grazie per gli auguri tesoro! ^^ Oh sì, cederà alla fine! Draco deve solo pazientare un po'... non vedo l'ora di leggere la tua fic H/D! Bax bax!

 

Kira, sis adorata, come vedi alla fine cel'ho fatta nonostante tutto! XD Mi paragoni a quel geniaccio di Jackson per ambientazione? ^////^ Sis, mi vuoi far venire un colpo apoplettico, eh? Ti sei commossa? Oh, questo sì che è un colpo ai miei nervi! XD Scherzo, tesoro, ti ringrazio! Bax bax!

 

Chase, le tre persone sono quelle che l'hanno letto in anteprima (anche se non credevo che l'avrebbero letto così tante persone alla pubblicazione... O.o)... grazie! ^^ Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, ... mi vuoi ancora uccidere? ^^''' Bax bax!

 

blufairy, capisco perfettamente la sensazione! -.- Si da il caso che il mio unico neurone è un esempio di egocentrico acido! -.- Eh sì, un po' cattiva la sono stata, ma mi rifarò (prima o poi...)! ^^ Hai visto che le minacce alla fine hanno sortito qualche effetto concreto? ^^ Ho aggiornato PDT! Bax bax!

 

Katiya, su questo punto sono cucita! ^^ Ma grazie tantissime! Bax bax!

 

kimmalfoy, oh, così mi fai arrossire! ^//^ (ecco sono arrossita!) Che ne pensi di questo cap? Bax bax!

 

Moony*, un sogno che non potrebbe mai continuare senza il tuo sostegno! ^//^ Grazie come al solito sei gentilissimo! Bax bax!

 

_Trinity_, sai, quando si dice che l'ispirazione ti viene nei momenti e nei luoghi più impensati! XD Come detto purtroppo Draco si è trovato con l'atmosfera smorzata dalla porta sbattuta in faccia da Harry ma chissà in futuro... ^^ (chissà quando succederà) Bax bax!

p.s. davvero ti è piaciuta la lemon a FA? ^^ Vedrai tra poco che succederà...

 

James_Prongs & Stè_Wormy, cosa farei senza di voi? ^^ Eh? Grazie come al solito per il vostro sostegno! (trattenete le lacrime, vi servirà per il futuro! ^^ Ok, non dico altro!) Bax bax!

 

ragazza interrotta, credo che se lo stia chiedendo anche il povero Draco... ^^ Ma sai com'è, perchè semplificare le cose quando le posso ingarbugliare un po' di più io? XD Cattiva io? Nooo, è solo impressione! ^^ Bax bax!

 

mysa_3, grazie tantissime! ^^ Sono felice che ti piacciano le mie fic! ^//^ Draco non si arrenderà tanto facilmente, non temere! ^^ Bax bax!

 

NamiTheNavigator, chissà perchè lì faccio una brutta fine... O.ò Devo preoccuparmi per la destinazione? Scherzo, mi fido della mia navigatrice! Bax bax!

 

empire & baby, vi rispondo assieme, mie carissime, sono veramente felice che vi sia piaciuto (in particolare a te baby! giusto perchè ho perso il conto di tutte le fatture che mi hai lanciato contro! -.-)! Bax bax, vvtb!

 

taty89, ehm... spero che tu non sia proprio proprio triste, non me lo perdonerei mai, ma il 'momento del riscatto' non è proprio in questo cap: stanno cominciando a gettare qualche base però! ^^ Bax bax!

 

BloodyMoon, honey! ^^ Ho visto la tua pagina: ho fatto anche io il test su cosa ci rivela 'l'occhio' e anche io sono uscita il Mysterious Eye! ^^ A parte tutto grazie, sei fantastica! ^^ Bax bax!

 

_Elen_, ce la farà, ce la farà! ^^ Mai sottovalutare un Malfoy cocciuto come Draco! ^^ Bax bax!

 

Lelorinel, grazie immensamente! ^^ Ancora un po' di pazienza e vedrai che Draco gli dirà tutto... compreso quello che avrebbe già dovuto dirgli nello scorso cap! XD Bax bax!

 

Niniel, grazie! ^//^ E' meraviglioso sapere di essere riuscita a trasmettere qualcosa attraverso le mie fic! ^^ Bax bax!

 

Ilmatar_Luonnotar, sono felicissima che ti sia piaciuta questa fic e le altre che ho scritto! ^///^ Spero mi farai sapere ancora! Bax bax!

 

kandra, oh no, non vi odio affatto (e come potrei?), solo, voglio mantenere viva la vostra attenzione! ^^ E perchè no, anche farvi provare quello che provano gli stessi personaggi! ^^ Bax bax!

 

Nadeshiko, buondì anche a te, mia carissima, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo che ti ho dedicato! XD (carine le partecipazione in carta da riso! Le manderò a far vedere alla Narcissa di UN'ALTRA fic! XD) (il mio cuccioletto si sposa! ndNarcissa in piena commozione materna) (non qui, mamma! ndDraco) Sarebbe meglio che tu ti coprissi bene per il prossimo cap, una perturbazione in arrivo con il nome di Mister Provola 2 - La vendetta di Hiram! XD Via quel lanciafiamme Nade-chan! O.o Bax bax! p.s. Neu ti saluta caldamente! (Neu con flagello e urea in testa che cerca di fare il faraone...) (partita persa... u.u ndMiss)

 

carmilla1324, detto fatto! ^^ Bax bax!

 

Commentate!

Mrs Lay

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Capitolo 7
*** Professor Mago ***


Senza luce, il buio 7ML

Senza luce, il buio (7/?) by Mistress Lay

Capitolo Settimo – Professor Mago

 

 

- Per questo motivo era consono bruciare il vischio il primo dell’anno -

 

I suoi studenti lo osservarono affascinati, rapiti dalla voce del professore e dalla scioltezza con cui spiegava la lezione. Per qualche strano motivo rendeva ogni spiegazione viva, avvincente come una delle tante leggende che raccontava, rendeva tutto reale e palpabile con parole semplici.

 

Era stato così sin dalla prima lezione a cui avevano assistito, sin da quel giorno lontano in cui seppero della sua venuta.

 

 

La notizia dell’arrivo di un nuovo professore cieco di folclore aveva fatto il giro del polo universitario in pochissimo tempo – come dell’intero vicinato e poi della cittadina, vista la provincialità di questa gli abitanti si conoscevano tutti l’un l’altro -, gli studenti di folclore avevano sospirato rassegnanti già in partenza, dispiaciuti del fallimento del corso appena attivato e nel quale riponevano speranze.

Ciò non scoraggiò gli studenti a partecipare in massa alla prima lezioni, i curiosi si contendevano i posti in prima fila ai secchioni, i pigri presero posto negli ultimi banchi, senza portarsi appresso nemmeno un libro di folclore, ma libri di altre materie o riviste di moda appena uscite, tutti lì, seduti con una parvenza di diligenza negli stretti sedili, in quell’aula soleggiata al primo piano.

 

Il nuovo professore era arrivato infine, non senza suscitare stupore, avanzava con un bastone in mano, occhiali da sole, cartellina sotto braccio, lungo cappotto invernale, non andò a sbattere contro nessun ostacolo come molti si aspettavano, non inciampò nel gradino vicino al piano rialzato della sua scrivania, appoggiò cartellina e bastone sul tavolo, togliendosi il giaccone pesante, poi si sedette sulla cattedra e sorrise caldamente a tutti, senza togliersi gli occhiali: - Buongiorno a tutti, benvenuti al corso di folclore. Sono il vostro professore Harold Black –

 

Impressionante.

 

Solo dopo che il professore si era tolto il cappotto pesante gli studenti poterono notare che era giovane, giovanissimo, forse ancor più giovane di molti di loro. Quanti poteva avere? Ventitré? Venticinque?

Ora che sorrideva, lì, seduto sulla cattedra, come un qualsiasi studente, forse un po’ nervoso, sembrava avere la loro età, forse anche più giovane.

 

- Siete più di quanti mi aspettassi. Vediamo… - Harold sembrò incupirsi per un breve istante, come preso da un suono improvviso. Cos’era? Harold lo individuò in un pigiare di tasti. Leggero ma veloce - Miss Savile, forse sarebbe meglio se spegnesse quel cellulare -

 

La ragazza arrossì lievemente, spiazzata, spense il cellulare e lo infilò nella stretta tasca dei jeans, tra lo stupore generale della classe. Come aveva fatto?

 

- Spero che ci troveremo bene assieme – il sorriso era speranzoso e leggermente nervoso. La porta della classe si chiuse, lasciando intravedere bene il sorriso di indulgenza del rettore e il suo sospiro di sollievo silenzioso.

 

 

Di nuovo la notizia del professore cieco aveva fatto il giro del polo, la sua prima lezione era stata rimaneggiata più volte, arricchita di nuovi particolari. La sua menomazione era divenuta un fatto laterale da nemmeno prendere il considerazione perché se aveva perduto la vista di certo aveva sviluppato gli altri sensi in maniera sorprendente, sembrava che vedesse tutto comunque, la sua giovane età lo metteva nella posizione di essere vicino più ai studenti che al corpo docente, ad essere dalla sua parte rispetto ai suoi colleghi, di essere prima di tutto un amico quasi coetaneo. Alcuni di loro lo avevano spesso trascinato a bere qualcosa la sera, parlando del più e del meno, lui e l’altro giovane professore, Bob McCaine, docente di letteratura antica.

Anche Bob era molto vicino agli studenti e aveva solo trent’anni, era il tipico abitante della cittadina e i due professori erano inseparabili, quasi sempre. Invece il passato di Harold era vuoto assoluto, lui non voleva parlarne ma da qualche accenno si era capito che proveniva da una città vicino Londra e che era orfano di entrambi i genitori.

Alle sue ore vigeva il silenzio  Harold poteva immaginarsi i capelli lunghi alle spalle, raccolti in una coda bassa, il suo accento irlandese e le lentiggini sul viso, sparse, che gli andavano un'aria allegra, anzi, tutto di lui indicava quanto fosse una persona sempre di ottimo umore - Ma tanto tutti l'hanno capito tranne te - gli passò una mano sulla spalle - Su, andiamo, ho lezione tra venti minuti -

Bob era un collega di Harold, era docente di letteratura antica mentre Harold insegnava Folklore, ed era il migliore in quel campo, forse anche perchè aveva visto dal vivo le creature di cui parlava.

 

Sul suo passato c’era silenzio assoluto.

 

La voce del professore si levava solitaria, nella spaziosa classe, di fronte al suo auditorio di ventinove studenti, a volte inframmezzata da qualche domanda. Erano poche normalmente perché in qualche modo Harold sapeva anticiparle tutte come se sapesse leggere le loro menti o meglio se le fosse fatte in passato e le avesse vissute lui in prima persona, come se un tempo molto vicino fosse stato lui stesso uno studente inesperto.

La voce di Harry s’interruppe, sorrise incoraggiante: - Chiedi pure, Neill –

Neill si aggiustò gli occhiali prima di chiedere: - Come lo sapeva signore? –

La tua penna si è fermata a metà di una parola più di due minuti fa: - Cosa non ti è chiaro? –

- Avevi un domanda da farle non precisamente pertinente all’argomento che stiamo svolgendo, signore -

In fondo alla classe alcuni ragazzi scimmiottarono l’espressione di Neill e risero del suo linguaggio forbito.

- Chiedi pure, Neill, la lezione è ormai conclusa. Duncan sarà lieto di risponderti – Harold fece cenno con il capo a uno dei ragazzi che aveva riso di Neill. Si levarono altre risate poco trattenuto e Duncan si mise in posa ‘saggio’, facendo finta di essere un busto pensante di un qualche pensatore romantico.

Neill domandò: - Mi chiedevo, signore, come fosse possibile, per gli individui dotati di magia innata, utilizzare uno strumento come la bacchetta. Non ha molto senso… -

- Duncan, cosa mi dici? -

- E’ semplice professore. Basta puntare un qualsiasi pezzo di legno contro un contadino del medioevo, biascichi qualche parola senza senso ed è fatta: il contadino scapperà terrorizzato e verrai indicato come il Grande Stregone. Se poi finisci per diventare arrosto, bè, quello è un altro discorso -

- Un po’ come ai giorni nostri, signore. Ora le parole magiche sono : Altolà sei in arresto! – scherzò George. Risate. Lo stesso professore cercò di sopprimere un sorriso divertito: ricordava quando gli dicevano, maghi attempati, che i babbani avevano una ‘bacchetta d’argento’.

- Vedete troppi film polizieschi – replicò annoiata Nancy, attorcigliandosi una ciocca riccia con un dito

- Razionalità, Nancy – sghignazzò Duncan – Con un pezzo di legno puoi anche centrare un occhio a qualcuno… bè, è una bella magia, vero? -

- Quindi… - Neill cercò di alzare la voce oltre le risate - … che cosa mi dice professore? -

- La bacchetta è solo un catalizzatore, Neill. Incanala la magia innata del mago e la ‘dosa’. Prendete in esempio una bacinella d’acqua. È normale, no? Tranquilla. Se vi introducete un filo elettrico che succede? L’acqua è un ottimo conduttore elettrico, Avrai letto di certo le leggende che parlano di maghi che potevano evocare o scagliare incantesimi senza l’ausilio di un oggetto magico… è una magia molto potente, solo pochi che sentono dentro di loro il vibrare della magia pura e innata possono operarne e… spesso la storia e il mito confondono tutto, rivelandoci pieghe sospette e spesso informazioni contraddittorie – la voce di Harold si era fatta remota, come se il professore stesse rinvangando un qualche ricordo lontano o una qualche sensazione passata, poi scosse la testa, sorridendo – La lezione è finita, per domani studiate il capitolo Dodici, paragrafi dall’uno al sette -

 

 

 

*

 

 

Harlold afferrò la sua cartellina mentre salutava gli ultimi studenti, ripensava a quella lezione. Quanti ricordi… Neppure in questa nuova vita poteva trovare fiato da quella precedente. Eppure era bello essere professore universitario, gli piaceva, gli interessava.

Ricordava il suo primo giorno di scuola come professore, tutta quella scarica di nervosismo e agitazione che minacciava di sopraffarlo da un momento all’altro prima ancora che entrasse nell’aula. Ma quando aveva cominciato, quando aveva aspirato l’intenso profumo di questa nuova vita, una sfaccettatura del tutto nuova, in qualche maniera un altro motivo per vivere, ancora.

 

 

 

Al termine del suo primo giorno, Harold era stato chiamato nell’ufficio del rettore.

Era anziano, eppure così aperto alle innovazioni da sembrare il giovane chimico che era stato nei suoi anni migliori, i capelli bianchi e radi, lo sguardo permeato di viva intelligenza, di quell’energia traboccante delle menti a briglia sciolta, aveva sorriso all’entrata di Harry nel suo ufficio vecchio stile, ordinato con la massima precisione, invaso di quadri sulle pareti di presidi precedenti e Harry si era sentito una coperta di lana alle spalle tanto era caldo quel sorriso: - Com’è andata, Harold? –

 

- Bene, rettore – Harold si era seduto nelle soffici sedie imbottite – E’ stato… divertente -

 

Ogni singolo momento di quel giorno era stampato a caratteri cubitali nella sua mente: lo scribacchiare delle biro sulla carta, il lento girare di pagine, lo spostamento d’aria delle mani sollevate, il sole contro le sue spalle della finestra dietro di lui, l’odore di gesso… poteva quasi sentire sulla pelle lo sguardo perforante di alcuni dei suoi studenti. Nelle narici aveva apprezzato un dolce profumo, le sue orecchie avevano spesso udito il tintinnio di bracciali di metallo l’uno contro l’altro, lo spostamento di una sedia gli aveva fatto calcolare più o meno la stazza della persona che vi era seduta prima e poi le voci, una cacofonia a volte indistinguibile della sala mensa, e poi il dolce profumo di carta della vecchia biblioteca, quella strana pesantezza d’aria dei granelli di polvere, gli scoppi di tosse trattenuti, e poi all’aperto, in balia dell’aria fredda del cortile e giardini antistanti al polo.

- Il primo giorno non si scorda mai, eh, Harold? -

 

- Mai, signore, mai. Grazie per avermi dato questa opportunità. Grazie davvero – Lo credeva davvero. Era un grazie dal cuore, un grazie di una persona disperata che aveva afferrato con mano un salvagente nel mare burrascoso. Il rettore Davis aveva annuito, incoraggiante.

 

 

 

Harry si infilò il cappotto e uscì dalla classe proprio mentre Bob gli veniva incontro: - Harold! –

- Ciao Bob -

Bob lo raggiunse, mettendogli una mano sulla spalla e chiedendo in tono cospiratore: - Chi è il biondino all’entrata? –

 

Harry non riuscì a reprimere un singulto di disperazione: ancora Malfoy? Ma quello non aveva una vita? Perchè non demordeva?

 

Erano già tre mattine che quel maledetto Malfoy si ostinava a portare la colazione a base di brioche con la crema e cioccolato dalla pasticceria vicina al luogo dove aveva pernottato. Incurante delle frecciatine di Harry, dei suoi silenzi astiosi, portava il suo solito cartoccio con le solite paste e la solita dose di battutine.

Si sedeva al suo tavolo e cercava il succo d'arancia nel frigo, borbottando tutto il tempo per la deprecabile mancanza del caffè. Ormai era una specie consuetudine: trovarsi Malfoy nella cucina, fare colazione assieme, litigare abbondantemente e ignorarsi vicendevolmente quando l'aria diventava troppo pesante.

Harry aveva cominciato a sviluppare un forte senso di quotidianità. Ormai sapeva che quando al mattino si sarebbe svegliato avrebbe sentito un dolce profumo invadere la sua camera da letto, appena sceso in cucina vi avrebbe trovato Malfoy seduto al tavolo a leggere le pagine di economia sul suo giornale mentre dava qualche morso alla sua pasta alla crema, poi gli avrebbe augurato buongiorno, avrebbe girato una pagina di giornale - Harry aveva l'impressione che Malfoy non leggesse nemmeno una riga del giornale, quanto invece aspettava la discesa di Harry e la sua compagnia - e Harry si sarebbe seduto, afferrando una pasta al cioccolato e il suo bicchiere di succo d'arancia.

Non avrebbero parlato per tutta la durata della colazione, oppure avrebbero litigato per tutto il tempo a prescindere, oppure Malfoy avrebbe letto qualche notizia noiosa sui titoli della borsa o qualche articolo sull'attualità.

 

Tre giorni.

 

Tre giorni eppure Harry aveva cominciato a registrare alcuni di questi dati nella mente. Dati di quotidianità.

 

Non gli riusciva di irritarsi quando non trovava un bicchiere che Malfoy aveva messo fuori posto, e nemmeno gli aveva detto perchè Malfoy non dovesse toccare nulla.

 

Tre giorni.

 

Tre giorni e Malfoy non se n'era andato, rimanendo fedele alla sua testardaggine di sempre, rimanendo ancorato a quella sua voglia di 'aiutare a ricostruire'.

 

Cosa? Ricostruire cosa?

 

Una vita? Lui cel'aveva già, era lì, assieme ai suoi studenti, in mezzo a tutte quelle persone che lo salutavano, indicandolo come Professor Black, in quella piccola cittadina di provincia.

 

La sua vita precedente era da archiviare.

 

Da lei era fuggito e non aveva intenzione di girarsi e guardare con nostalgia al passato. No. Harry doveva essere forte e saldo nelle sue decisioni.

 

- Sì sì, è all’entrata, appoggiato ad una colonna. Aspetta qualcuno, per essere precisi aspetta te – Bob aveva fatto l’occhiolino, complice – Mi ha chiesto a che ora finiva la tua lezione -

- Non gli avrai risposto… -

Bob lo prese per le spalle da dietro: - Non vorrai farlo aspettare più del dovuto, eh, Harold? -

 

 

 

Aspettare...

Draco stava cominciando a sentirsi vagamente annoiato dall'interminabile attesa alla quale era costretto.

In mezzo a tutte quelle persone Potter non c'era, ignorò l'ennesima occhiata di apprezzamento di una ragazza e concentrò la sua attenzione su qualsiasi porta presente nell'atrio. Niente. Ancora.

Draco spostò tutto il peso del suo corpo contro la colonna alla quale era appoggiato, grugnendo di insoddisfazione.

Ormai l'entrata aveva perso tutto il suo fascino, non c'era da ammirare le vetrate immense nè i quadri immobili nè le scale nè quel gusto neoclassico dell'intera scuola.

Draco si era reso conto che negli ultimi quattro giorni aveva sviluppato uno strano desiderio di protezione nei confronti di Harry: era diventato una calamita per i suoi occhi, un catalizzatore di pensieri, un punto fisso nella sua scala dei valori.

La mattina si svegliava sempre prestissimo con un pensiero fisso nella mente, scendeva al piano inferiore salutando l'ostessa, attraversava la strada e raggiungeva la pasticceria del quale era divenuto affezionato cliente chiedendo le solite paste alla crema e al cioccolato, poi usciva, si smaterializzava nei pressi del quartiere di Harry, andava nella sua casa, aprendola con un incantesimo, entrava indisturbato nella cucina e lì si stabiliva, poi Harry scendeva, potevano litigare o chiudersi in un silenzio calcolato, e poi di nuovo litigare o ignorarsi, e infine litigare e litigare ancora.

Quella mattina Draco aveva accompagnato Harry al polo universitario ignorando ovviamente le sue obiezioni, avevano fatto la strada assieme e Draco aveva assistito come spettatore silenzioso e curioso ad un giorno tipo di Harold Black: si conoscevano tutti in quel quartiere, Harold si fermava di frequente a rivolgere un saluto a qualche anziana signora o qualche carezza ad un cane espansivo o qualche sorriso fugace agli amici più stretti.

Per arrivare al polo dovevano camminare una mezz'oretta ma Harry aveva protestato quando Draco si era offerto di materializzarsi assieme: un po' era per il suo rinnegamento della magia, un po' perchè amava camminare per le strade, salutare le persone, scambiare con qualcuno qualche chiacchiera. Si vedeva.

Il polo era stato un tempo una residenza di campagna di un duca di cui Draco non ricordava il nome che aveva trascorso la propria vita in città a sperperare le sue ricchezze, alla sua morte aveva lasciato i suoi figli sbranarsi per l'eredità ormai dilapidata e una residenza in una sperduta cittadina scozzese. La residenza fu lasciata poi alla città ed era stata trasformata in una biblioteca, successivamente, in un distaccamento del college presente nella grande città vicina.

Era cresciuto sempre di più con il passare degli anni e poco a poco gli indirizzi di studi si erano moltiplicati, era stato costruito anche un campo da baseball e si era formata una squadra maschile cittadina.

Il palazzo non era molto grande in confronto all'idea che aveva Draco delle residenze ducali, ma per gli standard era decisamente imponente, maestosa, tutta nello stile neoclassico settecentesco.

Sentendo qualche chiacchiera qua e là aveva sentito l'orgoglio nelle voci dei cittadini, un senso di fierezza nel descrivere il loro college.

 

E di certo piaceva anche a Harry. Come l'essere professore.

 

E eccolo finalmente, sbucare dalle scale, assieme ad un altro uomo alto, bruno e con una quantità spropositata di lentiggini in viso al quale aveva chiesto informazioni sulla durata della lezione del professor Black.

 

Draco si scostò dalla colonna, aspettando che i due lo raggiungessero, non accennò segno di saluto.

- Malfoy - Harry pronunciò il suo nome pacatamente ma con una lieve inclinazione di sopportazione nella voce.

- Non essere troppo contento di vedermi, potrei commuovermi -

Bob guardò alternativamente i due, spiazzato dall'aria gelida di Harry e da quella neutrale di Malfoy. Ma non dovevano essere amici?

- Harold... -

- Tutto bene, Bob - Harold sorrise, cercando di far preoccupare l'amico, altrimenti avrebbe reso le cose più complicate. Malfoy avrebbe reso le cose più complicate - Andiamo -

Malfoy rivolse un'occhiata a Bob e poi seguì Harry all'aperto, fu solo quando oltrepassarono il cancello che Harry lo aggredì: - Che diavolo credi di fare, Malfoy? -

- Non rincominciare... -

- Perchè devi sempre essermi intorno? Eh? Perchè? - la voce di Harry era tagliente, addolorata. Aveva capito che se Malfoy non avesse demorso Harry avrebbe cominciato a indicare Malfoy come sua 'quotidianità'. E sarebbe stato un disastro.

- Smettila di fare il bambino! -

- Sono al limite della mia sopportazione! Malfoy, vattene! -

Draco strinse gli occhi e lo afferrò per un braccio, avvicinandoselo a sé, in modo da poter sussurrare a due centimetri dal suo viso: - Potter, chiudi la bocca. Io sono qui e non me ne vado via, intendi? – Aspirò leggermente il profumo di Harry e cercò di resistere alla tentazione di passare una mano in mezzo ai soffici capelli di Harry o affondarvi in viso.

Ultimamente trovava più difficile resistere agli impulsi del corpo dettati dal desiderio bruciante di toccarlo, sentire anche solo la sua pelle, odorare il suo profumo, tenerlo stretto e sentire il suo cuore rimbombare e ringraziare di questo ogni cosa creata.

Che cos’era questo?

La sua coscienza chiedeva, Malfoy si rifiutava di rispondere. Per non ammettere, per non negare, per non soffrire e per non illudersi.

Harry cercò di districarsi dalla presa, come un animale in trappola, ma poi qualcosa lo bloccò, quella sensazione strana delle dita di Draco così strette attornbo ak suo braccio…

Che cos’era questo?

- Perché? – domandò con voce incrinata.

Draco sorrise semplicemente: - Perché lo voglio. E ora andiamo a casa. Per favore, senza litigare – gli lasciò il braccio ma indugiò qualche secondo quando la sua mano sfiorò quella di Harry.

Harry annuì.

 

 

 

*

 

 

 

Draco camminava speditamente, tenendo in mano il consueto cartone con le paste, quel giorno oltre a quelle prelibatezze aveva anche due caffè in due contenitori di polistirolo termici.

Quella mattina, rinvigorito dalla quotidianità che ormai stavano prendendo i suoi gesti e dalla cupa accettazione da parte di Harry - memore del litigio del giorno precedente e della loro 'pace' - aveva comprato le solite paste per la colazione e in più aveva fatto un salto al chiosco all'angolo.

 

Anche quel giorno Harry sarebbe dovuto andare al polo e Draco nutriva la muta speranza di poterlo accompagnare nuovamente, questa volta senza litigi.

 

Quel giorno doveva essere un ulteriore avvicinamento. In qualche modo il caffè ne era una testimonianza. Draco rise fra sè a quella constatazione.

 

Non appena giunse in prossimità di casa Black - come al solito si era smaterializzato nel quartiere, cercando di sfuggire agli sguardi curiosi dell'anziana signora vicina di casa di Harry, che sempre era attaccata alle tendine della cucina e i suoi occhi indagatori seguivano tutto il tragitto di Draco fino all'interno della casa, non demordendo nemmeno quando questi arrivava alla cucina - vide Harry uscire dalla porta. Accelerò il passo, pronto ad attirare la sua attenzione chiamandolo ma certo che comunque Harry avrebbe notato la sua presenza ugualmente. Prima che potesse aprire bocca, comunque, una rombante macchina grigio perla arrivò a grande velocità, fermandosi proprio di fronte al cancelletto di casa Black. Un giovane uomo biondo scese, raggiungendo Harry: - Ehi, Harold! Questa volta ti ho beccato! -

Harry non alzò nemmeno il viso, chiuse con calma il cancelletto e poi sorrise: - Non ti arrendi mai, Gary? -

- Non è un mio difetto! - esclamò allegramente il biondo.

Harry gli arrivò di fronte, sembrava titubare e per un istante voltò leggermente la testa in direzione di Draco, poi riportò la sua attenzione all'altro uomo: - Tutto bene a Edimburgo? -

- Alla grande! A proposito ti devo parlare ancora di una cosa... purtroppo l'altra volta è saltata la cena con mio padre per il viaggio improvviso... Salta su, ti accompagno al polo! -

Draco era fermo a pochi metri di distanza senza che Gary lo avesse notato, li guardò andare via, chiacchierando nell'abitacolo della macchina del più e del meno, di affari ai quali Draco era bandito.

 

Mentre la rombante macchina li sorpassava, Harry volse leggermente la testa verso il finestrino, cogliendo un intenso profumo di caffè. Ma no, non poteva essere...

 

Fu un attimo e quando la macchina era ormai lontana dalla vista di Draco,  una chiazza scura si allargava ai suoi piedi, sul marciapiede.

 

 

 

Continua...

Mistress Lay

 

 

Notes: Eh sì, Mr Provola 2 La Vendetta (come lo ha gentilmente chiamato Nadeshiko) ritorna a fare danni! ^^ E, come ho detto ieri ad alcuni di voi su msn, sarà solamente l'inizio dei guai! XD

Questa sera manterrò la mia promessa: doppio postaggio! XD Per ‘One Tree Hill’!

 

Un Grazie immenso a tutti voi che leggete, in particolare a chi ha recensito quest'ultimo capitolo:

 

Mimi88, haley, millie, Chase (eh sì! u.u ), nora (ma come, di già? XD), Goten (come ti avevo detto! ^^), giulia, Summers84, Captain, manako, nox, socks!, sylver (meglio adesso? ç.ç), natty, Wichita Kid, sara, NamiTheNavigator, Grascie a tutte/i voi! ^^ Bax bax!

 

MORFEa, Je, mia adorata, grazie tantissime! ^^ No no, Draco non ha ancora intenzione di demordere, come si dice: Chi l'ha dura l'ha vinta... o no? XD Bax bax!

 

Moony*, si deve convivere anche con questo pesante fardello... u.u Ma no, scherzo! Il festival della scienza era FANTASTICO! *.* Eheh Bax bax!

 

mysa_3, eh mah, vedremo! ^^ Povero Harry, prima o poi si renderà conto a cosa sta dicendo di no... Bax bax!

 

kagome chan, e io mi beo di questo amore! ^^ Grazie, mi recens sempre superlativamente (ammesso che si dica...)! Bax bax!

 

Leloriel, temo dovrai aspettare ancora un po'... ^^ Ah, prima che mi dimentichi, grazie per il tuo commento a 'Sogno di una notte...'! ^^ Bax bax!

 

Kira, sis adorata! ^^ La TUA fic è ancora al solito punto, mea culpa! Perdonami, vedrò cosa posso fare, se non postarla, almeno fartela leggere in anteprima, dopotutto è dedicata a te! ^^ Grazie per tutto e per il piccolo suggerimento sul Cappello! ^^ Bax bax!

 

Dolceamara, che onore! ^^ Anche io ne sono sempre rimasta affascinata ma leggendo qua e là ne ho viste solamente con Draco cieco quindi ho ribaltato un po' la faccenda... XD Bax bax!

 

empire, la tua festa è andata alla grande mi hai detto! ^^ E' un grande, non ci posso fare niente! Bax bax!

 

baby, ma no che poi piango io! ç.ç Senza nessuno che legge, ti rendi conto? (Miss sta guardando l'alto...) Bax bax

 

taty89, carissima grazie tantissime! ^^ Ti è arrivato il decimo capitolo di Flores Amissi che ti ho spedito? Se no non esitare a chiedermelo! XD Bax bax!

 

kandra, il mio dark side si fa vedere un po' troppo spesso, qua e là... XD Mi chiedi se Ron e Herm lo rincontreranno... uhm... segreto! ^^ Ma ti lascio immaginare! Bax bax!

 

James_Prongs, direi proprio di no! XD O forse sì... chissà, ma ormai è fatta, accidenti, un'altra occasione mancata! Bax bax!

 

Stè_Wormy, ora Draco è soooo cute, ma vedrai in futuro! *.* E chiedi a me dei sogni? Parla con il mio avvocato, tesoro, è meglio! XD Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, è un invito implicito a fare attenzione a quello che scrivo, eh? ^^ Meglio che mi nascondo nel mio bunker, allora... XD Bax bax!

 

ragazza interrotta, mi spiace per l'attacco di diabete tesoro, la prossima volta cercherò di dosare meglio il tutto! u.u Harry il cervello di granito... uhm... vedrai! Bax bax!

 

miuccia, benvenuta, grazie! ^^ Draco sarà determinante, vedrai! ^^ Bax bax!

 

Nadeshiko, carissima, come va? ^^ Tutto bene, la ghigliottina è ben affilata o hai già compiuto il 'lavoraccio'? ^^ Non preoccuparti per il ritardo, come vedi io non sono decisamente una campionessa di puntualità per quanto riguarda le mie fic! ç.ç Oh my, Nade-chan, attenzione alla colonna sonora! Ascoltare il pezzo finale della colonna sonora de 'Il Gladiatore' è ALTAMENTE pericoloso! (e che è una mina vagante? ndNeu egizio) Ogni volta che mi vedo l'ultimo pezzo cerco di trattenere le lacrime ma quando parte la musichetta in sottofondo... ç.ç E' veramente bellissima ma... COMMOVENTE!

Sono pericolosa anche per la linea? Uh, mi spiace... ma purtroppo scalare una montagna non è lavoro da poco! u.u Bax bax! ^^

 

_Elen_, eh sì, tra tutti e due non saprei dire chi è il più testardo… Harry sarà costretto ad riaprire i conti con il suo passato ma magari Draco lo aiuterà… Bax bax!

 

Black cat, che bello trovarti qui! ^^ Mi hai fatto molto molto contenta con questo commento! *.* Eh sì, infatti se ne vedono molto di fic in cui è Draco ad essere cieco... ma sì, variamo un po'! XD E non preoccuparti per Draco... o almeno non per molto! ^^ Bax bax!

 

Commentate!

ML

 

 

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Capitolo 8
*** Cieco di Cuore ***


SlibVIIIML

Senza luce, il buio (8/?) by Mistress Lay

Capitolo Ottavo – Cieco di cuore

 

 

L'episodio era accaduto più di tre ore fa eppure bruciava ancora quanto, se non di più, quando era accaduto prima.

Draco camminava avanti e indietro da una mezz'ora buona per tutta la lunghezza, larghezza e relativa diagonale della sua stanza, giungendo alla finestra, scrutando fuori qualche millesimo di secondo, tornare accanto al letto, sedersi, contorcere le mani, alzarsi in piedi, ripercorrere brevemente il perimetro della stanza, tornare alla finestra e poi di nuovo tutto daccapo, una, due tre volte, ininterrottamente, senza mai fermarsi a pensare ai suoi gesti nervosi e inconsulti.

 

Che stupido...

 

Avrebbe dovuto non dare per scontato che Harry fosse così riluttante alla vita e così poco incline a parteggiare per il mondo intero da non ricostruirsi qualcosa di nuovo, magari un surrogato di vita, qualcosa che non gli stesse troppo stretto ma che gli donasse quel margine di libertà a cui aveva sempre anelato.

 

Il giorno prima Draco aveva constatato che Harry aveva qualcosa in cui credere, l'insegnamento era un lastricato nella lunga via per la riabilitazione.

 

Ora... perchè doveva sentirsi così sconvolto? No, sconvolto non era la parola giusta... si sentiva più che altro... oltraggiato. Per cosa poi... non lo sapeva dire nemmeno lui.

 

Harry non era quell'eremita che Draco aveva sempre pensato essere.

 

Draco si diede nuovamente dello stupido.

 

Aveva fatto troppo affidamento su sè stesso e sulle proprie capacità, sul suo passato, sul suo intervento 'miracoloso'.

 

Era un passo indietro nella sua personalissima scala personale di valori: il passato doveva riservare da insegnamento per il presente eppure Draco si sentiva come di nuovo ragazzo, un giovane viziato che dava per scontato che tutto il mondo girava attorno a lui.

 

Aveva di nuovo giocato d'azzardo.

 

Si era sbagliato, aveva sbagliato tutto.

 

No, no, si ripetè Draco fra sè e sè. Non aveva sbagliato, no, no, solo, non aveva considerato qualche variabile.

 

Il che era accettabile.

 

Le variabili sono o non sono imprevedibili?

 

Ma non era questo il problema, non era da discutere se le variabili fossero più o meno prevedibili, il problema era che le variabili, lasciate a loro stesse, potevano crescere a dismisura.

 

Draco si fermò infine di fronte alla finestra, osservò l'esterno.

 

Persone che chiacchieravano allegramente agli angoli delle strade, parlando del tempo ballerino, scambiandosi qualche pettegolezzo.

Qualche bambino teneva la mano alla madre, ridendo per il regalo che questa sicuramente gli avrebbe comprato. Una macchinina forse o magari un pony, un bel pony, quello che aveva visto in tv l'altro giorno.

 

Draco incrociò le braccia.

 

Che cosa gli stava succedendo? Perchè era così furioso al pensiero di Harry con quel bellimbusto biondo? Perchè doveva essere furibondo all'idea di Harry che trovava in un altro un appiglio?

 

Egoista.

 

Oh, non era proprio cambiato nulla. Draco poteva sentire la sghignazzata del suo Io adolescente riecheggiare dentro di sè.

 

Harry aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile per ritrovare la gioia di vivere e di poter scendere a patti con il proprio passato e pensarci senza troppo soffrire, cercando di andare avanti e contemporaneamente ricostruire il proprio futuro a piccoli passi.

 

Stupido.

 

Perchè era così agitato? Perchè così nervoso?

 

Non pensare che quel biondino sia un tuo nemico, non pensare pensarci. Non pensare che sia un tuo rivale.

 

E' solo un amico, come Draco sperava essere anche lui per Harry. Lo poteva aiutare, come amico naturalmente, come Draco, poteva essere un altro appiglio.

Non pensare che sia un rivale... sono amici. Tu e Harry state costruendo un'amicizia, si sperava, e quindi lui e il biondino dovevano essere 'amici' o almeno provare una sorta di empatia. In fondo aiutavano un amico.

 

E in amicizia non ci dovevano essere rivali.

 

Draco sospirò e appoggiò la fronte contro il vetro freddo, subito, questo si appannò per il proprio fiato caldo.

 

Non aveva più bisogno di tempo, basta rimandare, basta nascondersi da sè stesso. Doveva fare i conti con la propria coscienza. Ora, subito.

E capirci qualcosa.

 

 

 

*

 

 

Draco Malfoy era il suo migliore amico e Blaise lo avrebbe sostenuto sempre, come aveva fatto in passato. Lo aveva aiutato durante i cinque anni di scuola a conquistarsi la fama che suo padre gli richiedeva di avere, lo aveva sostenuto per i restanti due anni a riconquistarsi la stima dei vincitori della guerra e a riacquistare un minimo di onore. Lo aveva aiutato ad spiare le mosse di Voldemort e a riferire di queste all'Ordine della Fenice, lo aveva aiutato nelle battaglie legali per il possesso delle terre confiscate dal ministero al riconoscimento dello status di mangiamorte di entrambi i suoi genitori e lo aveva aiutato per quanto poteva alla ricerca del suo personalissimo Graal. Harry Potter.

Aveva osservato con occhio critico tutti gli sforzi di Draco per ritrovare Harry Potter, tutte le sue ricerche, aveva visto accumularsi fogli su fogli sulla scrivania di Draco, lo aveva visto partire e tornare da destinazioni ignote. Per tre anni.

 

 

Ma ora si stava rasentando la pazzia.

Aveva sempre pensato che Draco nutrisse per Potter una sorta di esclusiva forma di ossessione ma arrivare a sparire per giorni e giorni senza dare nessuna notizia... solo per cercare quello poi.

 

- Padroncino Blaise, Niky dice che il signorino Malfoy non è rientrato nemmeno stamattina, signore -

 

Blaise sospirò e fece segno all'elfa di sparire, di nuovo solo si alzò in piedi, determinato. E' durata fin troppo. Era ora di farla finita.

 

 

 

 

*

 

 

Quella mattina era certo di aver sentito il profumo di caffè appena fatto e quel pensiero lo accompagnò durante tutta la sua giornata lavorativa.

 

- Buonasera, signor Black -

 

Harold mormorò un saluto e si strinse ancora di più nel confortevole calore del suo giaccone, cercando di proteggersi dalle violente sferzate del freddo vento.

Provò la sensazione non del tutto piacevole di 'essere solo'. Maledizione, si stava abituando ad avere la presenza costante di Malfoy contro il quale inveire e a cui dare la colpa quando le cose non andavano per il verso giusto.

Ora invece... non aveva visto Malfoy per tutta la giornata ed ormai era sera, il sole stava per tramontare e lui camminava verso casa solo, accompagnato solo dal vento freddo.

Non poteva ammettere a sè stesso che gli mancava. Gli mancava la presenza costante di Malfoy, diventata ormai un'abitudine in quegli ultimi giorni, e odiava ammetterlo.

 

Eppure... ultimamente la compagnia di Malfoy era...

 

Un toccasana.

 

No, no, non poteva pensare questo dell'invadente, pedante, testardo, irritante Draco Malfoy, venuto fin lì solo per tormentarlo provando gusto nel farlo, tra l'altro.

 

Harry si bloccò di fronte ai gradini di casa sua.

 

- Ciao -

 

Draco Malfoy doveva essere seduto lì, con i gomiti appoggiati sulle gambe piegate, a fissarlo, con un’espressione cupa.

 

- Come mai qui? – domandò Harry. Draco si alzò in piedi per farlo passare e permettergli di entrare in casa. Lo seguì senza nemmeno chiedere il permesso e fu piacevolmente sorpreso quando Harry non gli chiuse la porta in faccia ma gliela tenne aperta e gliela chiuse alle spalle.

 

- Così -

 

Harry non diede troppo peso a quella quieta replica, cercò di non ascoltare il cupo sospiro di rassegnazione che era rimasto sulle labbra di Draco senza uscire, eppure così presente nel suo silenzio. Era diverso dalle altre volte, c’era un profumo diverso che aleggiava attorno a Draco: forse era il profumo agrodolce della rabbia? No, perché poi avrebbe dovuto essere arrabbiato? Non avevano nemmeno litigato. E non si erano nemmeno visti quel giorno.

Per qualche strana ragione Harry aveva sentito quel giorno appena trascorso come… vuoto. Come se mancasse qualcosa.

Mancava qualcosa di più di una semplice litigata, mancava una presenza.

 

Draco era diverso. Harry si sentiva diverso.

 

Chissà perché…

 

Doveva decidersi a chiudere questo capitolo della sua vita, doveva decidersi a lasciare fuori dal suo presente e futuro la presenza malsana di Draco. Malsana per varie ragioni.

Si stava affezionando alla sua presenza.

 

E questo era assolutamente inaccettabile.

 

Per lui, per Malfoy.

 

Doveva chiudere la porta in faccia al suo passato per poter vivere quello che gli restava del presente.

 

Doveva…

Doveva fare molte cose, prima di tutte scacciare Malfoy dalla sua vita. Per sempre.

 

E non gli avrebbero fatto male, no, perché per lui Malfoy era solo una mosca fastidiosa che ronzava e lo rendeva nervoso. Tutto qui. Non era nemmeno un amico, sono una semplice ed irritante conoscenza. Se non avesse paura di quello che avrebbe fatto Malfoy – come ad esempio gridare all’intero mondo magico dove si trovava – lo avrebbe buttato fuori di casa.

 

Ma come si sul dire: Malfoy aveva la bacchetta dalla parte del manico, letteralmente.

 

‘Lo devo scacciare via. Non posso permettergli di rovinare quel poco di vita che ora vivo. Non posso permettergli di rovinare tutto’

 

 

‘Voglio aiutarti a ricostruire’

 

Ma per piacere! Un Malfoy non aiutare a ‘ricostruire’ un bel niente!

Sta distruggendo tutto. Altroché.

 

 

- Malfoy, te ne devi andare -

 

 

Profumo che gli penetrava nelle narici.

 

 

- Me ne andrò quando avrò voglia io, Potter – replicò Draco a denti stretti. La sua cupa illusione di aver fatto breccia nei pensieri di Harry: davvero non aveva provato nessun tipo di rammarico dal momento che non si erano visti per tutto il giorno?

 

Che stupido.

Che cosa pretendeva adesso? Mazzi di fiori e tappeti rossi ai suoi piedi?

 

Illuso.

 

 

Harry si girò verso di lui rabbiosamente: - Malfoy, te ne devi andare! Non capisci che qui sei solo un peso? Ma non sei stanco di litigare? –

 

 

Ferita.

 

Ah, ecco perché gli aveva tenuto la porta aperta, non per farlo entrare, ma per farlo entrare e poi poterlo pugnalare.

Perché non voleva litigare all’aperto, sotto gli occhi e le orecchie di tutti.

 

Ferita.

 

Che male al cuore.

 

È così che succede quando ti pugnalano? È così che ti senti?

 

 

- Io sono stanco di litigare, sono stanco della tua presenza. Sono stanco di te, Malfoy -

 

 

Che male.

 

 

- Ed io sono stanco delle tue paranoie, Potter e del tuo egocentrismo! Ma credi che esisti solo tu al mondo? – Non capisci quello che ho passato? Quello che sto passando? – Smettila con le tue idee da controllo del mondo! Nessuno si piegherà ai tuoi voleri solo perché glielo chiede il grande salvatore del mondo! -

 

 

Attaccare per potersi difendere meglio.

Per non mostrare il fianco scoperto al nemico, non nascondergli quelle ferite profonde lungo tutto il suo cuore.

 

 

- Chi ti dice niente, Malfoy? – un pugno di Harry si abbattè contro il tavolo – Vattene così nona ascolterai le mie manie di persecuzione! Non ti sopporto proprio più! Tu e la tua esasperante testardaggine! -

 

 

Profumo di caffè.

 

 

Il suo profumo acre.

 

 

- Perché tanta arroganza? Eh, Potter? Hai tutto quello che desideri! – Draco si avvicinò a Harry per potergli gridare contro meglio – Non hai stupidi e fastidiosi amici che ti seguono ad ogni tuo passo, non hai la stampa alle calcagna, non hai maghi oscuri da cui nasconderti, non hai la folla che ti acclama! SEI COSÌ PIENO DI AUTOCOMMISERAZIONE E EGOISMO DA NON ACCORGENTI NEMMENO CHE QUELLO CHE FAI PUÒ FERIRE QUALCUNO! NON ACCETTI L’AIUTO DI NESSUNO! SAI UNA COSA, POTTER? HAI PROPRIO QUELLO CHE TI MERITI! – avanzò, sovrastando Harry, spingendolo ad indietreggiare – SEI ACCECATO DI CUORE COME LO SEI NEGLI OCCHI! FAI PURE QUELLO CHE VUOI DELLA TUA VITA, BUTTATI GIÚ DA UN PONTE SE LO RITIENI APPROPRIATO, I TUOI AMICI PREFERIREBBERO SAPERE CHE SEI MORTO PIUTTOSTO CHE RIDOTTO IN QUESTO STATO! CIECO! HA, TE LA SEI PROPRIO MERITATA! QUELLO CHE NON TI MERITI SONO TUTTE QUELLE PERSONE CHE NONOSTANTE TUTTO TI VOGLIONO ANCORA BENE! FAI BENE A DIRE CHE HARRY POTTER È MORTO PERCHÈ È ESATTAMENTE COSÌ! QUESTO HAROLD BLACK È UNO SCHIVO EGOISTA CHE SI LECCA LE FERITE DA SOLO E PER CHIUNQUE ABBIA INTERESSE LA SUA CONDIZIONE, NON PER PIETÀ, TU LO MORDI RABBIOSO! ORA POSSO DIRE CON TUTTA TRANQUILLITÀ CHE HARRY POTTER È MORTO E CHE PER QUESTO HAROLD BLACK NON C’È POSTO NEMMENO PER LA COMPASSIONE! SEI CIECO E VIVI SOLO COME UN CANE! FORSE DOVRESTI CERCARE DI ATTIRARE L’ATTENZIONE UCCIDENDOTI IN MODO PLATEALE, SONO CERTO CHE SODDISFEREBBE IL TUO EGO! -

 

 

Draco guadagnò la porta e uscì, sbattendola, senza aspettare replica o risposta.

Al diavolo!

 

 

 

 

*

 

 

Quando ritornò nella sua stanza, scagliò il soprabito sul letto, appallottolandola per la rabbia.

- Stupido! Perché non capisci? Ti meriti tutto quello che ti ho detto! – ma il cuore gli faceva male, per quello che si era sentito dire, per quello che aveva detto, per i suoi rimpianti.

 

Maledetto.

 

Si riscosse dalle sue elucubrazioni quando il picchiettare contro il vetro di un gufo si fece insistente. Sorpreso, andò ad aprire la finestra e slegò il messaggio dalla zampa del gufo.

 

 

 

‘Abbiamo qualche problema. Torna a casa.

Blaise’

 

 

 

CONTINUA…

Mistress Lay

 

Notes: Un capitolo molto corto, lo ammetto, ma è uscito fuori così! XD

Un grazie a tutta la marea di persone che si sono sollevate al grido di ‘UCCIDIAMO GARY’! XD

Se me lo lasciate in mano ancora un po’ potrei darvi qualche altro motivo per farlo fuori! XD

 

Stranamente ho aggiornato oggi… ma non credete che l’aggiornamento ‘normale’ di domani salterà! No, anzi! Questo nuovo cap di Slib è un ringraziamento ulteriore a tutti voi che mi seguite con tanta fedeltà! ^^

Posso dirvi fin da ora l’aggiornamento di domani, anche perché credo che la maggior parte di voi collasserà o non ci crederà… ebbene sì, domani… AGGIORNAMENTO DI ‘RAGGI DI SPERANZA’! XDD

 

A domani! Spero! XD

 

Ah, e un grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato ‘The Wedding Dress!’ XD

 

 

Grazie a tutti coloro che leggono, un particolare ringraziamento a chi recensisce! (siete i miei paladini! ç.ç Sniff)

 

Mimi88, Haley, Millie, nora, sara, natty, milady, grazie carissime! Bax bax! ^^

 

Lelorinel, se aspetti ancora qualche capitolo te lo lascio volentieri! XD Purtroppo per ora mi serve ancora un po'... XD Grazie per aver letto e commentato OTH! XD Bax bax

 

Moony*, lo sai che adoro sorprenderti! XD Lo so che era meno malinconico dei precedenti, non trovi sia più soddisfacente rovinare tutto ADESSO? XD Bax bax!

 

Chase, la movimenterà, eccome! XD Bax bax

 

MORFEa, ora le parti si sono invertite, eh? XD Gary ha in mente qualcosina... eheh, vedrai nel prox cap! XD Bax bax!

 

nox, eheh, ma dai, vuoi togliere tutto il divertimento?! XD Bax bax!

 

Captain, eggià eggià, su msn non sono stata molto chiara in proposito... XD Bax bax!

 

ysal pax, non preoccuparti tessora! XD Commenta quando puoi! Bax bax!

 

Kira, sis separata al momento della nascita, come sempre mi capisci! XD Anche io sarei di questo avviso, il biondino ci ha pensato evidentemente anche lui (anche se l'idea del bacio... nada) Sono mooolto problematici questi guai, fidati! XD Bax bax!

 

Evil_Angel, grazie tantissime e benvenuta! XD Purtroppo la presenza funesta di Gary aleggerà ancora un po' qui intorno... XD Bax bax!

 

kimmalfoy, ti ringrazio per i due commenti! XD E ormai come faccio a mollarla? XD Troppo tardi, mi spiace! Scherzo, comunque no, non è una scuola per maghi ma solo il corso di folklore! XD Bax bax!

 

Shade_Scary, grazie tantissime come al solito! ^//^ Che cosa ne pensi? Bax bax

 

marchesa_dai_4_citti, benvenuta anche a te! XD Grazie per il commento e no, non è una presa in giro, è l’altro lato della medaglia, quello più nascosto, da cui è derivato il titolo del capitolo! XD Bax bax!

 

Stè_Wormy, perchè ormai tutti o quasi si erano dimenticati di lui, ovviamente! *grin* Bax bax!

 

James_Prongs, no, non è vero! (Miss mette il broncio) E, sì, sei desto caro Jamie... sempre che tu lo sia rimasto durante la lettura di questo cap! Bax bax!

 

NamiTheNavigator, non so se hai letto il num di OP ma... Kawai davvero! XD E' fenomenale! Grazie come al solito per i tuoi complimenti! XD Bax bax!

 

nal, carissima, come vedi ogni desiderio è un ordine! XD Cel'ho infilata lì, in modo da poter soddisfare la tua richiesta! Che cosa ne pensi? ^^ Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, ciao Hachi, onoratissima di tanto onore che non mi merito (scusa il giro di parole ma oggi non connetto bene O.o)! *blush* Davvero le hai letto tutte? *.* Uuuh... sono emozionata, come le hai trovate? Bax bax!

 

kandra, eh sì, eh sì! XD Con Gary... uhm, vedremo! Bax bax!

 

Nadeshiko, questa risposta si apre con un: AIUTOOOOOO SI SALVI CHI PUò ndHiram e Gary. Rispettivamente detti Mr Provola 1 e Mr Provola 2 La Vendetta. Devo alzare il rating solo per soddisfare il desiderio della tua lama che reclama sangue? XD Comunque sia, Nadeshiko adorata! XD Questa fic ha un effetto devastante anche per la linea del biondino! (Vuoi un Kinder Bueno, Draco? ndMiss) (Draco si sta occupando del bignè al cioccolato) (Proviamo con questo se riesco ad affogarmici meglio! ndDraco) (No? Allora lo mangio io! ndMiss) Dopo questo cap ne ho veramente bisogno! ç.ç Eh sì, avere Harry come professore è tutto un programma! XD Purtroppo non ho mai sentito Kissing You ma cercherò di reperirla, così da poterla fare ascoltare a Draco! (così prova ad affogarsi anche nel cannolo! ndNeu Egizio) (Ma no, non sono così sadica! Gliela faccio ascoltare così da poterlo preparare per il momento clou! ndMiss) No, non posso permettere il tuo collasso, carissima, ti avvertirò per tempo del 'capitolo incriminato'! XD Bax bax!

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Endiadi Logiche ***


Slib9ML

Senza luce, il Buio (9/?) by Mistress Lay

Capitolo Nono – Endiadi Logiche

 

 

La prima cosa che Draco pensò mentre appoggiava la pergamena sul letto fu: Non posso. Non ora.

Riflettendo lucidamente avrebbe trovato delle discrepanze nel suo atteggiamento, delle crepe ambigue e contraddittorie, ma in quel momento di ragionare razionalmente non se ne parlava. Non quando nella mente di Draco si susseguivano tutte quelle parole che aveva spiattellato in faccia a Harry, le ferite che gli aveva causato lo stesso Harry e la lettera di Blaise.

 

No. Non posso.

 

Per vari motivi.

 

 

Mentre era immerso nell'acqua bollente della vasca Draco si prese il lusso di fantasticare sulle varie possibilità di futuro: non credeva nel fato, tantomeno alla provvidenza, ma non poteva negare che queste coincidenze avevano un che di... insomma la lettera di Blaise era un segnale, se Draco l'avrebbe interpretato così.

Da una parte c'era Blaise che rappresentava tutta la sua vita passata e presente, che rappresentava la via più breve e indolore al raggiungimento di quella felicità a cui Draco aspirava fin da bambino.

Blaise allungava la mano e gli porgeva qualcosa di sorprendentemente solido e stabile, una semplice rassicurazione.

 

Qualcosa di normale.

 

Non che Harry avesse qualcosa di anormale, per carità, l'anormalità non aveva mai fatto parte del pacchetto che Harry gli offriva.

Anche Harry era, in un certo senso, il suo passato e il suo presente,  quel lato più nascosto della sua mente e del suo cuore, quello celato persino ai genitori, persino a Blaise, persino a sè stesso.

Al pensiero di Harry - quei pensieri del Draco adolescente - sollevava nel suo petto qualcosa di non dissimile alla lacerazione: il pensare ad Harry era accompagnato sempre da una sensazione endiadica spaventosa e emozionante allo stesso tempo.

 

E se Blaise gli porgeva stabilità e certezze, il mondo legato ad Harry era un universo evanescente, contorto, inaspettato.

Attorno ad Harry c'era una spirale infinita di variabili che potevano sparire così improvvisamente com'erano nate.

 

Inizialmente Harry era sempre stato un sinonimo di precaria instabilità nell'adolescente Draco, un fenomeno misterioso antagonista in ogni cosa a lui.

Come uno scienziato Draco aveva studiato quel fenomeno, sottoponendolo a esperimenti, osservandolo e decriptandolo.

Solo quando Draco era rimasto senza fenomeno da studiare tutto aveva preso il proprio posto naturale: aveva capito quel mistero insondabile che era Harry. E ormai non lo aveva più vicino.

Non come il dottor Frankestein che fugge inseguito dalla sua creazione mostruosa e delittuosa, ma come solo la logica degli opposti sapeva produrre, così Draco era all'inseguimento di Harry e della sua tormentata scoperta.

 

Blaise lo richiamava dalla sua parte sussurrandogli all’orecchio allettanti promesse di vita tranquilla e senza preoccupazioni, cercando di convincerlo a dedicarsi allo studio di quel nuovo fenomeno chiamato vita. Vita libera dai genitori, libera dalla loro presenza oppressiva e della loro convinzione folle, libera dall’ossessione per Potter.

 

‘Torna a casa’

 

Oh, no, non adesso. Non adesso che sono a buon punto.

 

A buon punto?

 

Draco realizzò la drammaticità della situazione: dopo tutto quello che aveva detto a Harry quella sera stessa non poteva dirsi a buon punto, sarebbe stato più logico pensare che dopo la sua sfuriata aveva distrutto tutto quello aveva costruito attraverso dolori passi. Aveva travolto quel fragile castello di carte con un fiume in piena di ingiurie e recriminazioni.

 

Che cosa restava ormai?

 

Harry lo aveva cacciato via dalla sua vita dichiarando che era stanco della sua presenza e Draco gli aveva sputato addosso tutte quelle cose che pensava del comportamento eremita di Harry, glielo aveva gridato in faccia, ferito al cuore più profondamente di quanto immaginasse, parole dettate dalla rabbia, dall’esasperazione e dalla gelosia.

 

Rabbia contro Harry e la sua rassegnazione senza senso, rabbia contro sé stesso per non esser riuscito a trovare Harry prima di allora – magari quando fosse stato ancora recuperabile – e poi l’orgoglio ferito di Malfoy aveva giocato una carta vincente nella logica di Draco: in fondo per lui era stato un fallimento, una disfatta totale.

 

E se si aggiungeva anche gelosia per il fatto che Harry andava d’accordo con qualcuno che non era lui…

 

E quindi che fare?

 

Chiedi scusa.

 

Oh no, questo proprio non poteva farlo… o sì?

 

Non chiedere scusa. Era esattamente quello che volevi dirgli, proprio quello che si meritava.

 

Chiedi scusa… in fondo le parole che volevi veramente dirgli non le ammetti nemmeno a te stesso.

 

 

Draco mise a tacere quelle due vocine antitetiche della sua mente, cercando di trovare lucidità.

 

Harry. Harry era importante.

Lo era.

 

Sì, come una coperta di Linus, qualcosa di estremamente irritante come una spina al fianco. Faceva male, eppure faceva sentire Draco vivo.

 

Harry era importante.

 

Harry annegato nella sua autocommiserazione, così assuefatto della sua solitudine…

 

‘Torna a casa’

 

Ok, adesso veramente basta. Basta pensare.

 

Draco si impose categoricamente di non ascoltare le lamentele della propria coscienza.

 

Dopo, dopo, doveva farci i conti dopo.

 

Che cosa avrebbe potuto fare, allora, se aveva messo così ostinatamente a tacere la sua ragione?

 

Semplice.

 

 

Avrebbe fatto scegliere a Harry.

 

 

Poco democratico, magari scorretto, forse autodistruttivo, ma politicamente più semplice.

Avrebbe fatto decidere del suo futuro a Harry e si sarebbe attenuto alla sua decisione, positiva o negativa.

Lo prometto.

 

E tanti saluti alla sua coscienza. Avrebbe rimandando il confronto tanto temuto ancora per un po’…

 

 

 

 

*

 

 

 

Harry cercava di trattenere le lacrime. Di non piangere.

Per ovviare al problema si era deciso di farsi una doccia veloce, convincendosi che lo faceva perché aveva voglia di farsela, non perché volesse nascondere le lacrime di delusione, rabbia e tristezza. Per non ammettere che le parole di Malfoy in parte erano vere, in parte lo avevano ferito. Così tanto.

Aprì il getto dell’acqua calda, dando finalmente sfogo alle sue lacrime, appoggiò le mani alle fredde piastrelle e lasciò che il violento getto della doccia colpisse la nuca.

 

Orgoglio.

 

Cocci di orgoglio ferito da lama invisibile cadevano assieme alle stille salate, mischiate alla menzogna dell’acqua calda della doccia.

Singhiozzò violentemente, come da tanto tempo non gli succedeva. L’ultima volta che aveva pianto così era stata ai primi tempi della sua cecità, quando tutto aveva quel sapore amaro del buio attorno a lui.

Invano aveva cercato di illudersi dicendo che in fondo non era che una benda calata sugli occhi, solo un impedimento removibile.

 

No, non lo era, Harry non era riuscito a lungo tempo a illudersi di ciò.

 

Cieco.

Malfoy aveva detto che se lo meritava.

 

 

 

 

Harry si appoggiò contro quello che sembrava un muro freddo, lasciandosi cadere in ginocchio, avvolto dal suo mantello dell’invisibilità.

Cieco.

Era cieco.

Strinse con forza la bacchetta nel suo pugno, dolorosamente sentendo le schegge di legno premergli contro il palmo della mano, sentendo la magia che scorreva nelle sue vene confluire nella sua bacchetta, unirsi alla piuma di Fanny. Poteva sentire lo scoppiettio famigliare delle scintille dalla punta della bacchetta.

 

Non poteva vederle.

 

Harry aprì il pugno, lasciando cadere la bacchetta a terra, appoggiò la testa contro il muro, il viso rivolto verso l’alto.

La maledizione della sua vita lo aveva colpito ancora, nel momento della vittoria. Era cieco.

 

Colori, luci, movimenti, visi di persone care… tutto spento.

 

Buio.

 

Il suo unico compagno silenzioso.

 

Lo avvolgeva strettamente nel suo stretto abbraccio di angoscia.

 

Gli stringeva la gola, mozzava il respiro.

Batteva forte il cuore, rimbombando nella cassa toracica.

 

Tum Tum Tum

 

Sei vivo

 

Tum Tum Tum

 

- Harry, sei vivo – la voce di Hermione rotta di lacrime – Sei vivo ma... sei cieco -

 

Tum Tum Tum

 

Sei cieco

 

Tum Tum Tum

 

- Vai avanti – gli dievcav con voce pacata Silente. Remus aveva stretto la presa sulla sua spalla – Noi tutti ti siamo vicini -

- Non c’è… una cura? Una contromaledizione? Non c’è…QUALCOSA? -

 

Tum Tum Tum

 

- E’ una maledizione molto potente, quella che ti ha lanciato Voldemort, Harry – Remus si era chinato sul suo orecchio, avvolgendolo in un paterno abbraccio, cercando di indorargli la pillola mentre lo pugnalava al cuore – Non c’è nessun rimedio. Né babbano né mago. Mi dispiace -

 

Tum Tum Tum

 

- Sei vivo, Harry – aveva sussurrato con finta leggerezza Ron – Tu sei vivo… molti sono morti – la voce gli si incrinò – Vai avanti, Harry -

 

Tum Tum Tum

 

- Non c’è… proprio… niente? -

Hermione aveva tirato su con il naso: - Continuerò a cercare, Harry. Non temere –

- Continueremo a cercare, Harry – rincarò Remus – Ma tu, impara a convivere con tutto questo -

- Considerati fortunato, amico, sei vivo – esclamò Ron.

- Hai salvato la vita di tutti – cercò di sollevarlo Silente.

 

Tum Tum Tum

 

- E INTANTO CI HO RIMESSO IO! COME SEMPRE! -

- Harry… -

- Scusate… voglio stare da solo. Scusate ma… per favore, lasciatemi solo – si era districato dall’abbraccio di Remus e si era coricato faticosamente nel letto.

 

Tum Tum Tum

 

Sono vivo… eppure…

 

Tum Tum Tum

 

Le mani di Harry corsero alla benda che ancora teneva legata attorno alla testa, coprendogli gli occhi. Nel tentativo di trovare qualcosa, Hermione aveva proposto una serie di esami, sia con dottori sia con medimaghi, ma Harry sapeva che ormai era un gesto disperato di un’amica che non si voleva arrendere all’evidenza.

 

Non c’era rimedio. Non c’era cura.

 

E se ci fosse stata, Voldemort sel’era portata nella tomba.

 

E così Harry era scappato, vestito così com’era con il pigiama, avvolto solo nel suo mantello dell’invisibilità, armato solo della sua bacchetta.

Harry slegò con movimenti famelici la benda e la lanciò lontana, gridando e piangendo insieme.

 

Singhiozzava.

 

Era solo. Nel buio. Per tutta la sua vita.

Non seppe per quanto rimase lì, seduto per terra a piangere e singhiozzare per lo strazio che sentiva nel petto, ma quando finalmente le lacrime si erano placate sentiva un sordo dolore alla gola e si sentiva così disperato che quello che avrebbe voluto fare era sollevare la bacchetta e puntarsela alla testa.

 

Sei vivo.

Ma a cosa serve?

 

 

 

 

Harry singhiozzò forte, ansimando poi subito dopo.

 

Pianse per la sua cecità, per la sua stupidità, per la sua solitudine, per il desiderio lancinante di non essere più solo.

Voleva disperatamente avere qualcuno accanto ma pensandoci chi avrebbe potuto e voluto stargli accanto? Era cieco.

 

Inutile illudersi.

 

Ormai aveva passato questa fase eppure… la mano costantemente tesa di Malfoy in quegli ultimi giorni lo aveva sconvolto più di quanto egli stesso avesse immaginato.

 

Harold Black.

 

Si era ripromesso di cominciare una nuova vita, cercando di dimenticare la precedente, e che cognome si era andato a scegliere? Black. Si era andato a scegliere il cognome di una delle persone più importanti della sua vita…

Il desiderio di appartenere ad una famiglia…

 

Pianse perché voleva avere qualcuno accanto e non marcire nella sua solitudine.

 

Pianse perché aveva il terrore di scrollarsi da dosso quella solitudine e quell’angosciante figura patetica di infermo che gli aleggiava attorno. Voleva vivere pianamente, lasciarsi andare.

 

Malfoy gli aveva teso la mano una seconda volta e Harry l’aveva rifiutata nuovamente.

Gli offriva una vita complicata, evanescente e traballante, piena di dubbi e paure.

La via più semplice era quella che aveva percorso negli ultimi tre anni: andare avanti, facendo finta che nulla sia accaduto in passato e che quel dannato Harry Potter fosse un fantasma della sua mente, un eroe del mondo magico, di un mondo di cui Harold Black conosceva solo quello che leggeva dai libri e che spiegava ad una classe di laureandi.

Lasciarsi cadere indietro nel baratro della solitudine, nella sua presa angosciante ma famigliare. Questo era semplice.

 

Autocommiserazione.

 

Già, così semplice piangersi addosso, suscitare negli altri un istantaneo senso di pietà e inadeguatezza… così da tenerli lontani.

 

Cieco.

 

Forse Malfoy aveva ragione, e forse se lo meritava… ma non era forse a causa della cecità stessa che lui si era isolato dal mondo? Come poteva essere la cecità l’effetto? Era la causa.

Non era forse la causa la cecità e l’effetto l’autocommiserazione e la solitudine nella quale Harry si era avvolto?

 

Ultimamente con Malfoy aveva sentito qualcosa di estremamente nuovo – rispetto alla sua nuova vita – un calore intenso di persona accanto a lui non per pietà, ma per una qualche forma di… affetto? No, impossibile. Non Draco Malfoy.

Ma se poi Harry lo avesse lasciato fare, afferrandogli e stringendogli la mano, non ci sarebbe stato forse il terrore di quando sarebbe stato nuovamente solo perché Malfoy si era stancato di lui?

 

Harry non lo avrebbe sopportato.

Avrebbe capito, ma ugualmente non avrebbe potuto sopportare.

 

Era una paura soverchiante che gli imponeva un sacro terrore e una serie infinita di dubbi e la reazione istintiva era respingere ogni forma di contatto o dolce illusione.

 

Respingi Malfoy e la sua tentazione.

 

Non doveva lasciare che la tentazione di una vita tranquilla con l’aiuto di qualcuno significasse così tanto per lui. Non doveva illudersi.

Elimina il problema alla radice.

 

Già.

 

Scelta semplice. E dolorosa.

 

Harry si impose di pensare a questo: se avesse permesso a Malfoy di far breccia nelle sue difese avrebbe sofferto di più quando questi l’avrebbe lasciato, stancandosi di lui. E sarebbe di nuovo caduto in quel baratro oscuro, ancor più profondamente di quanto non fosse in quel momento.

 

Punto a capo. Di nuovo.

 

La cosa migliore era continuare così.

Più indolore.

 

Ma le lacrime di Harry non si fermarono, continuarono a bagnare le sue guance copiose.

 

 

Non era facile chiudere la porta in faccia alla salvezza.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Draco si ritrovò di fronte alla porta di Harry avvolto nel buio serale.

Teneva in mano la lettera di Blaise ripiegata in quattro parti e stava prendendo il tempo necessario per raccogliere coraggio e affini e bussare a quella porta e sottoporre a Harry il suo quesito di vitale importanza.

Accidenti, era una scelta azzardata. Ma… maledizione, ormai non poteva più tirarsi indietro.

 

Allora, scelta di Harry o conti con la sua coscienza?

 

Draco suonò il campanello.

 

- Arrivo – la voce squillante di Harry leggermente roca si levò al di là della porta. Passi che si avvicinavano. Ah, come il loro incontro di qualche giorno fa…

 

Una sorta di deprecabile ironia della sorte, una ridicola spirale di maledette coincidenze che li faceva tornare al punto di partenza.

Harry aprì la porta con un sorriso e Draco per un istante credette e sperò con tutto sé stesso che la litigata di qualche ora fa fosse solo un ricordo distorto e parzialmente cancellato. Avrebbe alleviato il suo dissidio interiore e il suo senso di colpa. Forse avrebbe potuto soprassedere sulle scuse senza ulteriori ripensamenti.

 

O forse, pensiero ancor più confortante, Harry lo aveva perdonato, aveva capito e lo aveva perdonato.

 

Tutte le sue speranze si infransero quando il sorriso di Harry si spezzò non appena capì di fronte a chi si trovava, l’espressione lieta sfumò in una neutra e vagamente contrariata.

 

- Ciao -

 

- Che cosa ci fai ancora qui? – domandò Harry seccamente. Non pensare che sei felice di saperlo di fronte a te, magari nuovamente a porgergli la mano – Credevo che te ne fossi andato… finalmente – Forse era di nuovo qui per gridargli contro…

 

Eccoci al punto di partenza…

 

Draco veramente non sapeva più che dire, poi, notò solo in quel momento che Harry non indossava i soliti vestiti con cui andava al polo o con cui stava a casa. Era più… elegante?

 

Un sospetto si fece largo nella sua mente.

 

- Esci? -

 

Il controllo che Draco ebbe della sua voce in quel momento fu nullo. Rabbia, delusione e gelosia si mescolarono in un’unica parola sputata fuori con violenza.

 

- Hai qualche problema? – Harry non si preoccupò né di confermare né di negare. In fondo, se Draco voleva rendere tutto più semplice, tanto di guadagnato. La sua voce… Cosa c’era dietro? Che cos’era? Perché Draco era rimasto così tanto? Era… era affetto quello? Era… qualcosa? Curiosità? Una sfida a sé stesso? Una sfida a lui? Cos’era? Cos’era?

 

Draco fulminò Harry con lo sguardo alla sua replica seccata.

 

Sì, ho qualche dannatissimo problema!

 

E così Harry usciva con quel babbano arrogante!

E dire che Draco voleva anche scusarsi…

 

- Puoi fare della tua vita spazzatura quando e come vuoi. Che m’importa? -

 

Stava facendo tutto da solo…: - Hai detto bene – Harry fece per chiudere la porta quando Draco lo prevenne.

 

 

- Mi hanno chiamato a casa -

 

 

I battiti dei loro cuori si moltiplicarono.

 

Indecisione.

 

Aspettativa.

 

Sorpresa.

 

Apprensione.

 

 

- Vuoi davvero che me ne vada? – domandò Draco. La sua voce era ferita.

 

 

No, non voglio.

 

 

- Sì -

 

 

Draco stropicciò tra le dita la pergamena di Blaise.

 

Gli aveva detto davvero che se ne doveva andare.

Gli aveva detto sì.

 

- Allora io vado – Draco cercò in tutte le maniere di mantenere un tono normale, mantenne il suo sangue freddo. Doveva mantenere la sua calma ancora un po’. In fondo, sel’era cercata.

E Harry non disse ‘No, rimani’.

La speranza di Draco rimase inascoltata.

 

 

 

E Harry, lentamente, gli chiuse la porta in faccia.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: Ebbene eccoci qui con un altro capitolo. Accidenti, sto cominciando ad essere veramente puntuale con Slib… In realtà avrei voluto aggiornare RdS ma sono ancora in alto mare con il capitolo. Insomma, sono comunque un disastro, eh? >.< Comunque chissà che non riesca ad aggiornare qualcosina più tardi…

 

Un grazie a tutti voi, che recensite così numerosi e così… sniff… siete grandiosi! ç.ç

 

Mimi88, haley, millie, Wichita Kid, natty, sara, kan, Kristel,

nora (se ne accorgerà, vedrai! XD)

ragazza interrotta (uhmmm… (Miss con espressione pensosa) Uhmmm… non saprei che dire! XD Bax bax!),

Moony* (ma dai! XD),

kimmalfoy (spero che ora il labirinto contorto della mente di Harry sia più chiaro… XD),

kandra (poor Potter! XD),

fann1kaoiyuki (davverodavverodavvero? *Miss Blushing*),

anfimissi (grazie per i tuoi commenti, a questa e a ‘Non è amore’! XD),

Captain (sniff… non farmi piangere! ç.ç),

Kira (sis, non disperare! XD Lo sai, che non mi piacciono le cose semplici! ^^),

taty89 (eh sì… aspetta ancora un poco! XD A proposito, forse tel’ho già chiesto ma… ti è arrivato il decimo cap di Flores Amissi? O.o),

mistica (la mia cara mogliettina! XD Un tuo commento, è da un sacco che non ne ricevo! XD Eheh, RdS…),

NamiTheNavigator (eheh… XD),

Chase (Dan Brown deve rendere conto anche a Draco… u.u),

nox (… no comment! XD),

Dolceamara (purtroppo non sono a casa se non la domenica quindi mi risulta impossibile aggiornare e poi… aargh! Ma ci mel’ha fatto di scrivere in contemporanea così tante fic? >.< Ehi, che mi dici di ‘Le mie mani…’?),

MORFEa (Draco ha particolarmente apprezzato il tuo intervento! XD E… attenzione per I prox capitoli… eheh),

ysal pax (ma tesoro, mi togli tutto il divertimento! -.-),

elecam28 (no preoccupa, tesoro mio, anche se non commenti in sede… XD Io ho mooolte cose di cui farmi perdonare *smirk* Oh no, adoro Draco in questa fic anche se non si vede per niente… e lo farò vedere, no preoccupa! XD E… He WILL! XD Non vedo l’ora di leggere tu-sai-cosa! *.* Ti ho mai detto che ti voglio un universo sconfinato di bene? ^^),

Stè_Wormy (tesoro, non dire così! XD Mi preoccupo… ç.ç),

James_Prongs (ma l’hai fatto! U.U Mi hai anche distrutto un timpano! XD),

baby (ma no, dove stava il divertimento! XS),

Shade_Scary (meglio, adesso, dopo un buon piatto di pasta!? XD Hai letto RdS?, eheh, che te ne sembra? XD I tuoi commenti sono sempre superlativi! ^^ Grazie!),

saso (che ne dici? ^^)

 

Grazie, e bax bax, alla prox! XD

 

Grazie a tutti coloro che hanno solo letto.

Commentate? ^^

Miss

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Capitolo 10
*** Noi, soli ***


Senza Luce, Il Buio (10/?) by Mistress Lay

Senza luce, il Buio (10/?) by Mistress Lay

Capitolo Decimo – Noi, soli

 

 

La mura della sua casa non gli erano sembrate mai, in passato, così fredde. Era l’atmosfera che non era ‘giusta’: era inospitale, proprio come se quella casa in cui aveva passato vent’anni e passa della sua vita fosse un nido vuoto e senza senso, un ambiente inabitato da calore umano e presenza affettuosa.

Non che si aspettasse un benvenuto particolare, dopotutto viveva da solo, con la sola compagnia degli elfi domestici, eppure rientrare tra le mura del manor era un secchio di acqua gelida sul capo, era andato subito nella sua stanza e si era sdraiato sul letto, ancora vestito di tutto punto, senza preoccuparsi di avvertire Blaise.

Sdraiato sul letto aveva pensato a molte cose, aveva cercato di rimandare indietro quel curioso groppo alla gola che minacciava di soffocarlo e aveva cercato di non pensare alla delusione che lo stava sopraffacendo.

Draco rabbrividì dal freddo, stringendosi nel suo mantello e raggomitolandosi sulla calda trapunta invernale, cercando rifugio nel calore, il solo calore che poteva concedersi - in assenza del rassicurante calore umano -.

Ma il freddo proprio non riusciva a placarlo, sentiva ondate continue di gelo in ogni centimetro del suo corpo, persino lo avvertiva fin dentro le ossa.

Non era un gelo fisico, pensò, rannicchiandosi sempre di più su sè stesso, non era gelo fisico.

Aveva rimproverato ad Harry la sua autocommiserazione e la sua solitudine incallita ma solo ora tornando nella sua casa natale, Draco si rese conto fino in fondo di quanto anche lui fosse così tremendamente solo: non aveva nessun parente ad accoglierlo nel focolare domestico, nessun bacio o abbraccio affettuoso da qualche amante, nemmeno il calore di un benvenuto da parte di un amico.

 

Solo.

 

Anche lui era solo.

E allora forse le parole che aveva gridato a Harry poteva gridarle anche a sè stesso, poteva strigliare una volta per tutte la sua vita, la sua coscienza, artefice di tutto lo squallore della sua esistenza.

Ma la coscienza, così a lungo inascoltata, prese voce e gridò allo stesso Draco quello che LUI aveva causato a sè stesso.

 

 

Egoismo. Egoismo. Egoismo.

 

 

Aveva cercato per anni Harry Potter perchè non voleva arrendersi all'evidenza che la sua vita non aveva un senso se non la perdeva a gareggiare continuamente contro un nemico incallito.

 

Aveva cercato di salare la sua esistenza alla ricerca del suo Graal personale, una sorta di ossessione imperitura a cui dare la colpa.

 

Aveva teso per giorni la mano a Harry Potter perchè provava compassione per lui, perchè era deluso dalla prospettiva di aver buttato alle ortiche anni di ricerche per poi trovare il suo peggior nemico annegato nella bambagia e non più in grado di tenergli testa.

 

Aveva gridato ingiurie contro Harry Potter solo per occultare la voce della sua coscienza, per non perdere contro sè stesso, per non ammettere una volta per tutte che lui aveva la sua buona fetta di colpa.

 

Aveva gridato contro Harry Potter ma in realtà aveva cercato di darsi uno scrollone da solo. Aveva imputato a Potter una ricerca infruttuosa, anni gettati malamente all'aria, la sensazione spiacevole che lo prendeva ogni volta che pensava a Harry lontano, perso nel suo labirinto personale, da qualche parte, forse sotto tre metri di terra.

 

 

Egoismo. Egoismo. Egoismo.

 

 

Ridicolo come quelle cose ritornavano.

Ogni ingiuria detta a Potter era ritornata indietro all'ingiuriatore: inutile dare la colpa a Potter. In fondo era stata una sua libera scelta: avrebbe potuto decidere di lasciare tutto e non cercare più Potter. Non l'aveva fatto. Nessuno lo aveva costretto.

Era solo non perché aveva cercato Potter per tutto quel tempo, ma perchè lui stesso aveva cercato di ritirarsi nella sua solitudine. Aveva bandito dalla vita tutti e tutto, raggomitolandosi nella sua efficace scusa.

 

Oh, adoro avere scuse prefabbricate...

 

E poi era quello il succo della faccenda.

Dopotutto se non voleva ammettere a sè stesso che provava qualcosa per Potter o se aveva a cuore la sua sorte questo che si era appena riversato contro era il ben meritato torrente di accuse.

 

 

Ma tu provi qualcosa per lui...

Scemenze.

 

 

E di nuovo la sua coscienza. L'aveva bandita. L'aveva resa muta. Ma lei, mai sorda al richiamo del cuore, mai cieca agli eventi, si era liberata dal gioco impostale.

 

 

Te lo sei meritato.

E' stata colpa tua. Solo colpa tua.

Non gli sei servito a niente.

Avresti dovuto darmi retta. Avresti dovuto ascoltarmi prima. Ora… è troppo tardi.

 

 

Draco chiuse gli occhi poi balzò a sedere, irritato con sé stesso.

Perché avrebbe dovuto pensare che era solo colpa sua? Era colpa anche di Potter, altroché!

 

Un elfo domestico apparve con un piccolo scoppio: - Padrone.. –

- Che vuoi? – lo aggredì subito Draco – Lo sai che quando sono in camera non voglio essere disturbato! Fuori di qui! -

L’elfo si stropicciò le mani nervosamente, temendo una punizione ma riferì ugualmente il messaggio: - Padrone… il signor… -

- Che ti ho detto, elfo? – Draco si alzò in piedi, puntandogli contro il dito minacciosamente – Vattene e non disturbarmi! Ora! -

L’elfo si rattrappì a quell’ordine e sparì, mugolando scuse a non finire.

 

- Io sto bene anche da solo – disse ad alta voce Draco – Solo -

 

In fondo era quello che era.

Solo.

E lui ci stava bene, ora era libero persino dalla sua ossessione per Potter.

Padrone completo della sua vita e della sua esistenza.

Guardando la finestra vide il suo riflesso di giovane uomo piacente e affascinante, focalizzò la sua attenzione sul viso, bello e come gli avevano più volte ‘bello come un angelo dannato’, i biondi capelli come sempre pettinati a dovere, i suoi occhi grigi freddi gli rimandarono lo sguardo… che cos’era ora? A parte essere un uomo solo?

C’era vuoto dentro di lui, aveva bisogno di sentire qualcosa accanto, aveva bisogno di avere qualcosa a cui pensare che gli ricordasse ogni istante che lui non aveva fallito completamente tutto. Che gusto c’era nella vittoiria se alla resa dei conti assaporavi il gusto amaro della sconfitta?

 

Una sconfitta che penetrava a fondo nel suo cuore.

Solo.

 

 

 

 

*

 

 

 

Harry si alzò alla consueta ora, sentendosi solo e stanco come se avesse mille anni e aspettasse da un momento all’altro di essere ghermito dalla successione degli eventi e dal tempo tiranno che gli aveva elargito anche troppo dolore.

Per un attimo aguzzò le orecchie alla ricerca di un qualche rumore proveniente dalla cucina, ma niente. Silenzio assoluto.

Il vento non si era placato per tutta la notte ma aveva continuato a sbattere contro le finestre, ad affrastagliare le fronde degli alberi, portando con sé nell’immensità del cielo cupo foglie piroettanti, al loro ultimo spettacolo. L’autunno stava finendo ormai, l’inverno stava arrivando e annunciava la sua venuta con il freddo pungente e il vento gelido.

Quella mattina sembrava tutto diverso: non c’era la sua consueta colazione a base di ciambelle che gli portava Malfoy, non c’era da litigare, non c’era compagnia nel percorrere la via verso l’università… non c’era la presenza di Malfoy accanto a lui, quella presenza che tanto aveva ammonito.

Augurò buongiorno come di consuetudine alla signora Middlewest che trovò molto interessante chiedere: - Il suo amico? Quel distinto signore in nero… dov’è? –

Un vano tentativo di carpire informazioni e nel frattempo di non passare per curiosa, Harry poteva sentirla chiaramente potare distrattamente la siepe, sforbiciando qua e là distratta, poteva quasi sentirla osservare la siepe ma nel frattempo aguzzare l’udito. Ovviamente aveva assistito a tutta la scena della sera prima da dietro le tendine a fiori blu della sua cucina, sporgendo il collo cercando di non farsi vedere e nel contempo cercando di leggere il labiale delle loro labbra.

 

Improvvisamente ad Harry venne in mente sua zia.

 

Anche lei sempre così attenta e curiosa delle operazioni che i suoi vicini compivano ogni giorno, sporgeva il collo oltre le tendine bianche, aprendo uno spiraglio di finestra della cucina per sentire le urla dei vicini impegnati in una delle loro consuete liti in famiglia. Zia Petunia, chissà come mai gli era venuta in mente in quel momento.

Avrebbe dovuto inviarle una lettera da tempo ma aveva tergiversato perché da Malfoy aveva scoperto che era stata lei a ‘tradirlo’. Non aveva mai avuto voglia di litigare con lei, dopotutto, chiarendo gli errori fatti in passato, avevano cominciato il loro idilliaco rapporto zia pentita- nipote bisognoso di aiuto. E Harry non aveva desiderio di rovinare anche quella piccola fiammella.

 

- E’ tornato a casa sua – rispose semplicemente Harry, allungando il passo per allontanarsi da lì.

 

Perché l’aveva fatto? Perché aveva allontanato Draco Malfoy?

Oh, c’erano un milione e più di ragioni: perché era necessario, perché era importante che lo facesse, perché… perché si doveva illudere che solo non sarebbe stato così male. Dopotutto era stato solo da una vita.

 

E poi… Draco Malfoy aveva una sua vita e non era lì con lui. Con un cieco poi, che ridicolo!

Harry non aveva mai chiesto né accettato aiuto dagli amici, figuriamoci dai nemici! Nemici pentiti, ma pur sempre nemici. Un tempo.

 

- Ciao, Harry! -

 

Harry si voltò così velocemente che quasi cadde a terra per il contraccolpo. Harry? Perché ‘Harry’?

La sua mente per un istante lo illuse ripetendogli incessantemente che la voce era quella di Malfoy… era lui che era tornato… di nuovo.

 

Ma no, non poteva essere.

 

- Bob? -

Bob gli corse incontro, esibendo un’espressione confusa: - Stai bene? –

- Come mi hai chiamato prima? – Harry sentì il terrore fargli tremare la voce. Aveva scoperto? Aveva scoperto tutto?

- Calmati, Harold – Bob gli mise una mano sulla spalla – Ti ho chiamato Harry così… insomma, solo per usare un diminutivo… -

- Non farlo più – sussurrò Harry sentendo i battiti del cuore riprendere un ritmo regolare – Non farlo più -

 

Harold poteva perfettamente giurare che il viso di Bob aveva preso un’espressione del tutto confusa, sorpresa e allo stesso tempo sospettosa, chissà quante domande… ma Bob era una persona discreta, non glielo avrebbe chiesto direttamente. Avrebbe soprasseduto l’argomento in attesa di un occasione più propizia per propinarglielo nuovamente.

 

- Va bene – rispose solamente – Non hai dormito molto, vero? Sei un po’ pallido -

- Non riuscivo a dormire… -

- Per ieri? -

 

Ah, già, ieri.

 

Harry era uscito con alcuni suoi studenti e Bob, erano andati in un pub e avevano bevuto qualcosa seduti attorno ad un tavolo, sprofondati nei divanetti morbidi, a parlare, ridere e scherzare.

E quella sera Gary lo aveva invitato a casa propria per parlare con suo padre, quella chiacchierata su alcuni articoli di antiquariato che avevano già rimandato una volta per impegni di Gary con la filiale ad Edimburgo.

 

Solo… perché sentiva la mancanza di qualcuno?

 

- Tutto bene, Harold? Sei strano… -

- Non preoccuparti, io sto bene -

 

 

Sono… solo.

 

 

 

*

 

 

 

- Sei tornato -

 

Draco alzò gli occhi dalle pergamene che stava leggendo solo per un breve secondo, fissò per un istante il suo migliore amico, ritto di fronte a lui, per poi tornare a dedicare tutta la sua attenzione al documento che aveva davanti.

Blaise non aspettò che Draco gli dicesse qualcosa, si avvicinò e si sedette in una delle comode poltroncine in pelle nera di fronte allo scrittoio di Draco, lo osservò leggere attentamente la pergamena ingiallita di fronte a lui, sembrava stranamente più stanco del solito, con quell’espressione spossata, quasi affranta.

 

La conosceva.

Era quel genere di espressione che Draco aveva sempre quando era triste e deluso di qualcosa ed era quel tipo di maschera che utilizzava sempre per ingannare l’occhio esterno.

 

Poco lontano da Draco c’era una bottiglia di fine cristallo vuota per metà di liquore e un bicchiere era accanto al suo gomito, vuoto.

 

- Non ti sembra un po’ presto per il Daiquiri, Draco? -

- Che cosa volevi, Blaise? – domandò infine Draco, senza preoccuparsi di rispondere alla domanda.

- Hai trovato Potter? -

Draco si mosse sulla poltroncina, nervoso, gli occhi smisero di guizzare sulla carta, ritornarono indietro a rileggere la riga che aveva saltato: - Cosa volevi da me, Blaise? –

- Allora l’hai trovato – concluse Blaise pacatamente – Non è andata come speravi, vero? -

- Fammi capire, mi hai fatto chiamare solo per sapere se avevo trovato o no Ha… Potter? – sbottò Draco.

- Non è voluto tornare? -

Draco smise di leggere, sollevando lo sguardo su Blaise: - Potresti andartene, Blaise? Sto cercando di lavorare e con te che domandi senza senso e rispondi senza nemmeno ascoltarmi non posso fare molto –

 

Ma Blaise lo aveva visto.

Mentre Draco aveva alzato lo sguardo dalla pergamena aveva visto un bagliore di luce ferita nei suoi occhi. Ferita.

 

- Vuoi parlarne? -

- Blaise, vorrei lavorare in questo momento – replicò l’altro. Blaise alzò le mani in segno di resa: - Va bene, va bene, capita l’antifona. Vuoi rimanere da solo a rimuginare. Ok, ma se vuoi parlarne io sono al mio manor – si alzò e poi aggiunse – Draco, forse è meglio che non pensi più a Potter. Era la tua ossessione, lo sai. Ora te ne sei liberato, sii felice – e uscì dallo studio, lasciando di stucco Draco.

- Maledizione! – borbottò. Afferrò la bottiglia di liquore e se ne versò un bicchiere, lo bevve tutto d’un sorso, sentendo la gola bruciare e gli occhi pizzicare.

Si appoggiò allo schienale della poltroncina, cercando di rilassarsi: com’era ridotto? A bere e pensare a Potter…

 

 

Così, ora dopo ora… fino a quando non lo venne a sapere.

 

 

 

 

Lo venne a sapere nella peggior maniera possibile: leggendo il giornale.

 

Da quando aveva lasciato la scuola, Draco aveva preso a leggere le pagine di economia e borsa di alcuni quotidiani babbani non solo perché stava cercando di ricostruire faticosamente il proprio impero, ma anche perché c’era la quieta speranza di trovarvi anche qualche ‘notizia’ di Harry, forse era irrazionale, ma era pur sempre una speranza.

Gli elfi domestici alle sue dipendenze gli facevano trovare ‘La Gazzetta del Profeta’ assieme a qualche testata di giornali babbani a colazione, così Draco, mentre si concedeva al pasto più importante della giornata, leggeva le ultime notizie della borsa, le notizie magiche e qualche articolo ‘strano’ che riguardava i babbani.

Nonostante Draco si fosse ripromesso di non pensare più a Harry e smetterla di bere il Daiquiri, a cena si era fatto portare i giornali che quel giorno  non aveva ancora sfogliato e, per puro riflesso, aveva afferrato il ‘Times’. Scorse velocemente la prima pagina, soffermandosi il tempo di leggere qualche titolo a caratteri cubitali mormorando contrariato contro le foto mobili dei babbani.

Gli saltò all’occhio un articolo, si accomodò meglio sulla sua elegante sedia mentre apparivano le varie portate sulla lunga tavolata per la cena, poi improvvisamente balzò in piedi, allarmato. Senza nemmeno pensare, con il giornale ancora in mano, gridò agli elfi di farsi portare un mantello poi si smaterializzò.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Harry si stava vestendo per la cena a casa di Gary quando sentì il consueto schiocco della smaterializzazione a pochi passi di distanza. Aveva passato una giornata allucinante, sempre a pensare alla sua solitudine e a Malfoy che non c’era e a domandarsi se fosse meglio o meno di spedire una lettera a sua zia. Si allarmò subito quando sentì quello strano rumore inequivocabile, tendendo le orecchie ad ascoltare i veloci passi lanciati a corsa che salivano le scale e si fiondavano verso l’unica stanza illuminata del piano superiore.

 

- Malfoy? – domandò cercando invano di nascondere la traccia di sollievo nella sua voce.

 

Draco Malfoy ansimò leggermente, con il giornale ancora in mano: - Mi dispiace… -

Harry si voltò verso la porta, lasciando perdere la fibbia della sua cintura: - C… come? – Non riusciva a capire la strana sensazione di terrore che l’aveva preso. L’aria attorno a loro sembrava essere pensante, tesa, carica di tensione. Irrazionalmente, il pensiero corse a sua zia.

 

Poi, in quell’istante capì.

Aveva pensato a Malfoy tutta la giornata, era vero, ma aveva pensato anche molto a sua zia, e questo non era normale.

 

- Che è successo? – domandò allarmato.

 

Draco stropicciò tra le dita la pagina di giornale poi lo prese e lesse uno dei titoletti in grassetto: - ‘Privet Drive, Surrey – Petunia Evans in Dursley è stata uccisa da suo figlio Dudley Dursley, accoltellata quattro volte al petto’ –

 

 

 

 

Harry cadde in ginocchio.

 

 

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: E’ veramente corto. E anche orribile. Scusate veramente ma se non l’avessi finito oggi credo proprio che non l’avrei postato fino al prox anno… ç.ç

Più tardi aggiornerò OTH, come avevo promesso nelle NOTE. ^^ Buon Anno a tutti!

 

 

Grazie a tutti coloro che leggono e soprattutto a coloro che recensiscono:

Mimi88, Haley, Millie, natty, Duda, eh sì, proprio! Bax bax!

ragazza interrotta, saltella... ^^ Hai presente la metafora di bog? Bax bax!

elecam28, ma certo, è sempre colpa della matematica! u.u Sai, sei una delle poche che tifa per Harry, qui sono tutti schierati con Draco (io non mi pronuncio, sono l'autrice super partes!.. Povero Harry! ç.ç)... ti voglio un mondo di bene! Bax bax!

Moony*, era questo il tanto temuto? ^^ No, era QUESTO! Lo so, lo so, a volte è proprio difficile ascoltare la coscienza... te lo dice una che se ne intende molto di queste cose! u.u Bax bax!

giulia, dici? Ci ho messo un po' a trovarlo, mi ero impantanata nei sillogismi! ^^ Bax bax!

fann1kaoriyuki, Hachi carissima, vedrai il caso Dracuzzo all'opera nel prox capitolo! ç.ç Bax bax!

Chase, qui c'è veramente l'imbarazzo della scelta! Tra tutti e due! XD No, purtroppo nessuna speranza per il 'gemello' di Harry ma... chissà che poi Harry non ci ripensi! ^^ Bax bax!

p.s. Grazie per aver letto 41 cap di RdS in così poco tempo! ^//^

Stè_Wormy, non scioglierti in lacrime, tesoro, altrimenti fai piangere anche me! ç.ç L'ultima volta che hai detto una cosa del genere non mi hai parlato per due giorni interi... Mi redimerò, non preoccuparti! Bax bax!

Summers84, agli ordini! XD Bax bax!

Captain, davvero? Uh, meno male! XD RdS? Chissà chissà... Bax bax!

ariel_malfoy, ti ringrazio! ^//^ Fammi sapere che cosa ne pensi! Bax bax!

James_Prongs, ma dai! XD Malfoy se ne va, se ne va... ma è come gli scarafaggi (povero biondino!) più li mandi via più loro tornano! (citazione! indovina di chi!) Bax bax!

mysa_3, Harry si è reso conto che è stato un po' (solo un po'?) cretino a lasciarsi sfuggire Draco... ma Draco è testardo, vedrai! XD Bax bax!

Lelorinel, si sveglierà... prima o poi! XD No, scherzo, rinsavirà! Bax bax!

Kira, sisly, immaginavo, immaginavo! XDDD FA l'ho aggiornata proprio ieri e per RdS... chissà! XD Bax bax, tvtb!

kimmalfoy, capisco, anche io lo sarei! ^^ Harry ha paura che l'interesse di Draco non sia proprio semplice interesse, ma quasi una presa in giro. Teme che quando Draco si stuferà di lui per la sua cecità lo lasci solo e Harry è stato fin troppe volte scottato (anche nell'orgoglio) e non vuole soffrire di nuovo. Bax bax!

Streghetta Potterina, questa fiducia mi commuove! ^^ Bax bax!

BloodyMoon, la mia honey adorata! *.* Non posso crederci, un tuo commento, ora scusa, ma devo proprio andare in sollucchero! *.* Grazie tantissime! E Draco proprio se n'è andato, poverino... ma come vedi è DI NUOVO qui! XD Non si smentisce il ragazzo! Un bacione immenso, ti voglio un mondo di bene! Bax bax!

kagome chan, in effetti Draco alle prese con un pesce rosso o una piantina ornamentale... *Miss guarda Draco molto scettica* Ma quando c'è l'amore! (sì, sì, importante è crederci! XD) FA l'ho aggiornata proprio ieri... eheh... fammi sapere che ne pensi! Bax bax!

kandra, oh sì, ce la faranno! XD Bax bax!

marchesa dai 4 citti, eh sì, ed è proprio per questo, a mio parere, che lo rende così affascinante! *.* Bax bax!

Fan-chan, ti farò nascere un sorriso sulle labbra, promesso! *Miss sguardo determinato* Bax bax!

Shade_Scary, OTH l'aggiornerò proprio oggi, il capitolo è un po'... @.@. Endiadica... è una bella domanda! Dovrebbe essere l'aggettivo riferito a Endiade ma il pc me lo segna sbagliato nonostante nel vocabolario (ok, vabbè, è un termine poso usuale) mi dica che non è una fantasia della mia mente malata ma una parola che esiste realmente! XD Bax bax!

manako, spero! XD Bax bax!

MORFEa, spero che la mia mail di auguri sia arrivata, sana e salva... XD Povero Harry... ^^ (carino Draco con il pigiamino! XD) Ma sappi che chi l'ha dura la vince e Draco... bè, c'è bisogno di precisarlo? XD Bax bax!

Harry_Love, sono tornata! XD Ma... non so se è una bella cosa... Bax bax!

 

Commentate!

Buon Anno Nuovo!

Miss

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Capitolo 11
*** Della morte, nella vita ***


Senza luce, il Buio11ML

Senza luce, il Buio (11/?) by Mistress Lay

Capitolo Decimo – Della morte, nella vita

 

 

Il cielo doveva essere cupo quel giorno, il sole coperto da nubi che minacciavano pioggia e burrasca.

Stava scendendo la sera, oscura e bellissima, ad ammantare ogni angolo, ogni spiraglio di luce, ogni superficie, scabra e liscia.

Harry avanzava con passo malfermo, incerto e titubante come lo era nel cuore. Stava andando contro la sua disfatta o verso la sua salvezza? Non lo sapeva davvero e la cosa lo angustiava più di quanto lui stesso ammettesse a sè stesso: aveva paura, il terrore di essere respinto e destinato a ritornare al San Mungo con i suoi amici.

 

E non sarebbe riuscito a fuggire questa volta.

 

Si fermò di fronte alla porta, dopo aver inciampato più volte con il suo mantello per i gradini, non ancora abituato a quella nuova percezione del mondo, una sensazione che odiava. Senza che potesse vedere luci, colori e forme, solo una forma indistinta e indefinita di oscurità profonda come l'abisso.

Rimase fermo davanti alla porta in balia del vento freddo e del mormorio minaccioso del cielo scuro. L'aria era umida, densa, elettrica.

 

Suonare o non suonare il campanello?

 

Poteva fidarsi della zia o meno? Poteva cominciare ad avere fiducia ancora in qualcuno dopo quello che gli era successo?

Sua zia non lo aveva mai sopportato, ma non lo aveva mai odiato, Harry ne era sicuro. Sua zia era pur sempre sangue del suo sangue e Harry l'aveva vista triste ad ogni anniversario della morte di sua sorella. Forse non era mai stata dalla sua parte, in nessuna occasione l'aveva spalleggiato quando veniva spedito nel sottoscala senza cena, non c'era stata lei a curare le sue ferite quando Dudley si divertiva a tirargli qualche pugno. Forse non l'aveva mai sostenuto nè aiutato nè gli aveva insegnato nulla ma... ma non si poteva dire che

 

Quel breve lampo di speranza alla quale aggrapparsi.

 

Suonò il campanello, passi veloci si avvicinarono e la porta si aprì.

Il silenzio, seguito dal singulto sorpreso della zia fece intuire a Harry che lui era l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata. Forse era sorpresa della sua apparizione, forse da metà del suo corpo che era rimasto saldamente nascosto dalle pieghe del mantello dell'invisibilità di suo padre, forse perchè attorno ai suoi occhi c'era una benda laida di sporcizia e sangue.

 

- Ho bisogno del tuo aiuto, ti prego, zia -

- Harry... -

- Ti prego... ti prego... - era così disperato che aveva perso controllo della sua voce come delle sue ginocchia e cadde a terra, stanco, dolorante. Gli occhi li sentiva trafitti da mille agi di dolore - Ti prego... -

 

Il profumo di pulito quasi asettico degli abiti di sua zia, il delicato aroma di marsiglia, tutto attorno a lui, avvolto nel suo abbraccio soffocante, nel torrente di parole senza senso, parole ansiose, preoccupate, sorprese.

Ma quello che lo fece piangere fu la straordinaria sensazione di calore. Calore umano. Affetto.

 

Lei non lo avrebbe lasciato solo...

 

- Harry... Harry... che cosa ti è successo... Harry... -

 

 

 

 

Harry era caduto in ginocchio come quel giorno, prostrato dal dolore. Non ebbe nemmeno la forza di coprirsi con le mani il volto, non un singhiozzò uscì dalla sua gola, una sensazione di terrore lo prese.

Zia... zia...

Draco lo guardò cadere senza dire una parola, lo vide accartocciarsi su sè stesso, rattrappito sotto il peso del dolore, ma non gli andò incontro.

Disse un solo, semplice e scialbo: - Mi spiace - privo di dolore, neutro come poteva essere una forma di saluto verso una persona qualsiasi.

Non capiva quel dolore, dopotutto non aveva perso nessuno, e la morte dei suoi genitori era stata più che altro una liberazione che altro, e la perdita di una persona così cara come un parente lui non la comprendeva. La prendeva come un dato di fatto, ma non la capiva fino in fondo.

Ma comunque sia Harry non udì bene quelle parole.

Alzò il capo al cielo, ancora sulle sue ginocchia, le braccia lungo i fianchi, aprì gli occhi ciechi in un doloroso e vano tentativo di 'vedere' la ragione divina di quell'ennesimo colpo al cuore.

 

 

 

Le calde mani di Petunia lo fasciarono amorevolmente attorno alle tempie, sulle palpebre abbassate, la sua voce acuta lo aveva intrattenuto durante tutta l'operazione, chiedendogli come stesse, come si fosse procurato quella ferita insanabile agli occhi.

Harry aveva risposto laconicamente a tutte le domande ma non aveva detto altro. Era ancora scosso per la stanchezza, per il dolore, per la sua foto diramata dai mass media babbani.

Sua zia glielo aveva detto dosando le parole con tatto, gli aveva anche detto che nessuno l’aveva mai avvertita della sua condizione, forse credevano che non le sarebbe interessato – e Harry aveva capito che era tutt’altro quando aveva capito che lungo le guance di Petunia scorrevano silenziose le sue lacrime e cadevano sulle lenzuola pulite, sul plaid scozzese e sulla pelle delle mani di Harry - e ovviamente Harry contava su questo per seminare le tracce della sua fuga.

 

- Harry... -

 

Harry voltò il capo verso di lei, o almeno da dove proveniva la sua voce, prestandole attenzione.

Ormai era finito il periodo della sua infanzia quando era costretto ad dormire in un oscuro sottoscala o una stanza dall'intonaco scostato due metri per due: Dudley aveva lasciato casa sua da anni ormai, unendosi a qualche suo amico di una banda, andando a Londra o da qualsiasi altra parte per divertirsi bevendo e tiranneggiando gli altri, lo zio Vernon era in viaggio di lavoro da giorni, secondo la versione della zia.

Ora era nel letto di Dudley - non quella che aveva lasciato il figlio ma quella riordinata e pulita che puliva ogni giorno - con le lenzuola pulite, coperto con tutti i riguardi, cuscini sprimacciati che gli premevano dietro la schiena e la zia che lo curava e lo riempiva di attenzioni.

 

Sì, non era proprio come un tempo.

 

- Forse è meglio che facessi vedere questi occhi ad un dottore... uno babbano, se non vuoi che... -

- Zia... -

- Harry, non mi piace che... -

- Zia, starò bene -

Petunia gli strinse la mano.

- Grazie, comunque... -

- Sei mio nipote... Harry. Sei mio nipote... -

 

 

 

A rigor di cinica logica sarebbe parso un'altra ironia della sorte, un'altra perdita, una delle tante. Qualcuno avrebbe potuto obiettare che in fondo ci doveva essere abituato che, in fondo, che cos'era se non un'altra sfortuna? Un evento della sorte?

E comunque non avrebbe nemmeno dovuto soffrire così per una persona che era sì sua parente ma in fondo l'aveva disprezzato per anni...

Ma l'aveva perdonata. E come avrebbe potuto fare altrimenti?

Sentiva l'oscurità addensarsi quasi fosse un peso sopra di lui, quel buio nel quale aveva vissuto da tre anni a questa parte si stava andando irrobustendosi, diventando una cappa intorno alla sua testa di fumo velenoso.

 

Zia...

 

 

 

 

- Non ho bisogno di un dottore, zia -

- Ma sì, è meglio che tu ti faccia vedere, caro – le mani di Petunia, così calde, cercarono di calmare il nipote, in preda ad un qualche contrasto interno. Lo avvertiva che aveva qualcosa che lo angustiava: certo, la cecità era stato un colpo molto duro per lui ma la donna era certa che Harry avrebbe potuto superare anche questo. Suo nipote era forte. Lo era sempre stato.

 

C’era così tanto di sua sorella in Harry…

La gentilezza, la disponibilità al perdono, il coraggio di fare certe scelte…

 

Lily… se puoi, perdonami. Per quello che ho fatto. Non giudicarmi troppo male, ti prego.

 

Sorella, mi manchi.

 

Harry è così simile a te… ne sei orgogliosa, vero?

 

Lo aveva sussurrato alla fotografia di sua sorella molto spesso quel discorsetto, l’unica foto di Lily Evans che non aveva ancora buttato via. Una foto babbana di sua sorella a sedici anni, sorridente, occhi verdi brillanti che guardavano l’obiettivo della macchina fotografica, quel meraviglioso sorriso aperto che poteva incantare chiunque, i suoi bellissimo capelli rosso fuoco che scendevano sulle sue spalle.

 

Sorellina…

 

E Petunia al suo fianco che incrociava le braccia corrucciata in pieno contrasto con la bellezza e l’allegria della sorella, gli occhi verde chiaro che erano sollevati, annoiati, le labbra piegate in una smorfia, l’espressione tutt’altro che lieta.

 

Sorellina…

Ho sbagliato così tanto… Lily, sorellina, perdonami…

 

- Zia, non ho davvero bisogno del dottore. Io… ho intenzione di andarmene -

- Dove? Dai tuoi amici? Vuoi che li chiami per venirti a prendere? -

 

Un sorriso triste, Harry scosse la testa.

 

- Perché scuoti la testa, Harry? -

 

Harry continuò a scuotere la testa in segno di diniego, le palpebre erano sollevate e in quegli occhi privi di vita Petunia capì che c’era disperazione. Una disperazione folle e… autodistruttrice.

 

- Harry… vuoi morire? -

 

 

 

L'ultima della sua famiglia.

L'unica alla quale aveva permesso l'aiuto.

 

 

 

- E’ mio diritto morire – replicò con voce dura Harry.

Petunia trattenne il fiato, si portò una mano sulla bocca, inorridita.

- Harry… non puoi volere… questo. Non puoi voler morire… -

 

Sorella, sono stata troppo crudele? Non mi concedi perdono?

Devo morire senza aver potuto salvare mio nipote?

 

Sorella, davvero lo vuoi da te?

 

- E’ mio diritto morire -

- Non è tuo diritto – ribattè Petunia, una traccia di lacrime nella voce – Non pensi a me? ai tuoi amici? A tutti coloro che ti amano? Non puoi mollare ora. Non dopo tutto questo! Devi reagire, caro, devi reagire! -

- SONO CIECO, ZIA! CHE COSA POTRò O VORRò MAI FARE? CREDI DAVVERO CHE C’è UNA SPERANZA PER ME? PER ME? SONO SOLO UN PESO, SOLO UN OSTACOLO, SONO… COMPLETAMENTE INUTILE! – gridò con voce disperata Harry - Ormai ho salvato il mondo dal brutto e malvagio mago. Posso morire in pace? -

- Non sei né un peso né un ostacolo… Harry, come puoi non capire? Io ti voglio bene – cercò di prendergli la mano ma Harry la sottrasse alla sua presa – I tuoi amici.. tutti… per loro non sarai mai un peso. Ti vogliono bene. Ti vogliamo bene, Harry. Vivi per noi -

- Voglio stare da solo… per favore, puoi lasciarmi solo? -

- No. Non più – il capo di Harry si voltò verso di lei, gli occhi aperti, morti che la fissavano senza che la potessero vedere – Hai sofferto tanto nella vita. Hai perso molte persone. Tua mamma, tuo padre, il tuo padrino e chissà chi altro… sai qual è il dolore perché l’hai provato sulla tua pelle. Ogni morte porta dolore alle persone che amiamo e che lasciamo. Tu non sei solo un eroe, Harry, sei una persona meravigliosa che merita il meglio dalla vita che invece, così insensatamente ha cercato di togliere con dolori e privazioni. Non puoi mollare adesso, caro, non puoi rovinare tutto. Sei cieco, è vero, devi solamente imparare a conviverci, dovrai imparare molte cose, dovrai essere magari seguito e tenuto per la mano, ma questo, non credere, non è né un peso né un ostacolo per nessuno delle persone che ti amano. Non sei inutile. Tu sei indispensabile. E hai ancora speranze, la tua vita non è finita qui, con la cecità -

- I miei amici, tutti, tu compresa, zia, avete una vita. Perché passarla ad accudire un cieco? – domandò amaramente.

- I ciechi non sono al capolinea della loro vita, Harry. Ci sono altre strade da prendere. Ti aiuterò a imparare ad essere autosufficiente. Non devi temere di chiedere aiuto. Solo… non morire. Non andare dove nessuno potrà più aiutarti -

- Zia… -

- Sì, tesoro? -

- Ho paura… -

 

Petunia lo abbracciò, sentendo le lacrime del ragazzo bagnarle la maglia.

Oh, Lily… perdonami, ma non posso permettere che tu riabbracci così presto tuo figlio…

 

 

 

E che ora non c'era più.

 

 

 

 

- Perchè devi proprio andartene? Non puoi rimanere qui? -

- Devo andare, lo sai -

Venne annunciato il suo treno, la folla cominciò a premere per andare prima e accaparrarsi i posti migliori sul treno, una calca di viaggiatori impazienti sbuffarono, Petunia lasciò la mano di Harry: - Ho affidato i tuoi bagagli al controllore, Harry. Ti porterà nel tuo posto -

- Grazie per tutto quello che hai fatto per me -

- Grazie a te, per avermi fatto perdonare me stessa per tutto quello che io ho fatto in passato - Petunia doveva aver sorriso nel dargli quella carezza sullo zigomo - Fatti sentire, eh? -

Harry afferrò saldamente il bastone prima di annuire.

- Per favore. Harry. Non mollare -

 

 

 

Ed ora era morta.

 

Harry rimase fermo in quella posizione per chissà quanto, dimentico completamente della presenza di Draco Malfoy che titubava sulla soglia, a disagio.

Poi, Draco lasciò il giornale cadere a terra e afflosciarsi e andò da Harry, sentendo l'inspiegabile dolore nel cuore nel vedere Harry così sofferente per la morte della zia.

Avrebbe voluto essergli d'aiuto ma che cosa avrebbe potuto fare o dire? Lui non sapeva consolare le persone, nessuno glielo aveva mai chiesto e lui non aveva mai provato desiderio di rassicurare qualcuno.

 

Lui era Draco Malfoy.

 

Mentre però fissava Harry prostrato dal suo dolore sentì l'ultima barriera di orgoglio personale cadere, sentì l'ultimo strato di gelo del suo cuore sciogliersi, l'ultima titubanza sparire.

Così si avvicinò a lui, lentamente, appoggiò un ginocchio sul parquet, lo fissò.

Lacrime che gli bagnavano le guance, braccia abbandonate stancamente lungo i fianchi… quali dolori gli rodevano l’anima da dentro? E se fosse tornato all’idea iniziale, quella del… suicidio?

 

Ascoltò l'unica voce possibile.

 

E Draco allungò la sua mano verso il viso di Harry, protesa in una carezza ma invece di appoggiarla sulla guancia dell'altro la trasformò in una pacca anonima sulla spalla.

C'era un fiume tra di loro che li divideva, un fiume in piena pieno di dolore, di tristezza e di fraintendimenti.

A quel contatto Harry sussultò spaventato e cercò di sottrarsi ma in quel momento Draco capì che, fiume o non fiume, le lacrime di Harry erano lame che affondavano nel suo petto.

 

E lo abbracciò, attirandolo a sè.

Harry cercò di divincolarsi ma Draco non glielo permise, lo abbracciò di slancio, sussurrandogli: - Io sono qui -

Un sussurro, pronunciato piano, lieve, bastò quello per far fermare Harry e abbandonarsi a quell’abbraccio.

 

Lui era lì.

 

Draco Malfoy era lì per lui, Harry Potter, per alleviare il peso del suo cuore, per abbracciarlo nel momento del dolore. Perché voleva farlo o perché si sentiva in dovere di farlo?

Ma in quel momento la domanda non si poteva: troppo dolore, troppa tristezza, altre cose offuscavano la sua capacità di giudizio.

Per ora, il confronto poteva aspettare.

 

- Ci sei oggi – sussurrò solamente, abbandonandosi completamente a quell’abbraccio. Calore. Calore. Calore.

 

È vero.

Lui era lì.

 

 

Grazie a Dio.

 

 

- E ci sarò anche domani – gli promise.

Harry lo abbracciò, singhiozzando.

 

 

Harry… voglio esserci sempre.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Note: E ci siamo, la svolta finalmente.

Perdonate l’immenso ritardo ma non ho avuto un secondo di libertà in queste settimane e, sebbene il capitolo fosse pronto, non sono riuscita postarlo prima di oggi. Mi farò perdonare, promesso, oggi avrete tre aggiornamenti! ^^

Mi dispiace che questo capitolo, ormai come sempre, è piuttosto corto ma ho dovuto tagliarne un pezzo per lasciarvi un po’ in sospeso *grin*… il prox comunque sarà più lungo, non preoccupatevi! ^^

Visto che mi devo far perdonare per il ritardo vi dico una cosuccia: tenete ancora d’occhio Gary e Dudley, il capitolo non si è ancora chiuso…

 

Mimi88, Moony*, Duda, haley, millie, Jelly Shy, sara, grazie tutti voi! Bax bax!

 

Kira, ancora auguri, SisSly! XD Che bel consiglio che hai dato a Draco, ma temo che il biondino abbia altro in mente... sai com'è, l'amore! Bax!

 

MORFEa, ma certo, Draco gli starà molto ma molto vicino... XD Ti ringrazio ancora per la tua mail con auguri e auguri! XD E ribadisco: fic a profusione! ^^ Quest'anno poi ho un centinaio di idee e fic che posterò... Bax bax!

 

kimmalfoy, tristezza... e sarà premiata, eccome se lo sarà! XD Bax bax!

 

ragazza interrotta, ma certo! altrimenti dove va a finire il mio innato sadismo per i miei personaggi? XD Insomma, ho un nome da rispettare! XD Bogman? Oh, niente di che, ogni tanto mi escono fuori parole che in realtà non esistono... sai, Lucrezio usa Ennio, Ennio si inventava un sacco di termini che non esistono (il soaviloquenti mi è rimasto O.o) e perchè non posso farlo anche io? Ok, non siamo sullo stesso livello... ma un po' di creatività! XD E il dramma è che me le invento tranquillamente anche mentre parlo... che di vuoi fare, sono un caso disperato! Bax bax!

 

saso, ti ringrazio e bevenuta! ^^ Bax bax!

 

Chase, chi lo sa, il dolore è sempre meglio condividerlo che tenerlo troppo tempo dentro e Harry questa volta ha veramente bisogno di qualcuno... ^^ Certo, l'avvicinamento è qui, dietro l'angolo, ve ne ho dato un piccolo assaggio! XD Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, carissima Hachi, sono sempre felice che ti piaccia! ^^ Bax bax!

 

ysal pax, no, non è mica un obbligo anche se fa molto ma molto piacere... XD E riguardo alla seconda parte della tua recensione... ahi ahi... sento il fuoco vicino! ^^ Sì, la certezza tienila bene a mente! Oth è tornata, non mi uccidere! Bax bax, tvtb!

 

nox, davvero? *Miss contenta* Bax bax!

 

James_Prongs, oth... oggi avrai una risposta anche se ti avevo già anticipato qualcosina!^^ Bax bax!

 

Stè_Wormy, tesoro non credo che arriverà a 50 capitoli questa, chissà... Bax bax!

 

baby, ma no, è solo tutta impressione! ^^ Ehm... e non hai ancora visto niente! ^.- Bax bax!

 

Nal, non preoccuparti, grazie lo stesso carissima! ^^ Bax bax!

 

NamiTheNavigator, ti sei ripresa? Oh hai bisogno di un po' di Tom? XD Perchè è lì, che aspetta solo di uccidere ME! (ricordi, no? XD) Bax bax!

 

Shade_Scary, eh sì, un po' di accanimento... dopotutto si presta bene, o sbaglio? ^^ E temo di dover dire che non è ancora finita! Grazie come sempre!" Bax bax! ^^

 

kandra, purtroppo è così... Dudley si è attirato ulteriore odio da parte di tutti noi! ^^ Bax bax!

 

mysa_3, ehm... forse perchè sono crudele? ^^ Bè, inutile nasconderlo, questa morte improvvisa li farà avvicinare solo.. non sarà così facile come sembra! Bax bax!

 

empire, *Miss tossisce* non posso rispondere, comprendimi, mia cara, ho una vita da vivere e se rispondessi credo che mi verrai a prendere e torturare... ^^'' Bax bax!

 

Fan-chan, per stargli vicino gli starà vicino... molto vicino! XD Bax bax!

 

zafirya, ti ringrazio per aver letto parecchie mie fic e averle commentato! Non importuni affatto, mi fa troppissimo piacere sentire come la pensi! XD Le cose complicate mi piacciono e la natura umana è così machiavellica che per me è irresistibile... poveri Draco e Harry, le mie cavie... XD Il capitolo Dudley-Petunia non è ancora concluso, attenzione! ^^ Bax bax!

 

Tiny, grazie! ^^ Sì, sì, uniamoci anche noi ai nostri due eroi! Resistete, e insieme! XD Bax bax!

 

hikary92, ahi ahia... sono perdonata? *Miss occhi da cucciolo mode_on* Bax bax!

 

taty89, sono felice che tu abbia trovato un modo per continuare a leggere FA, sai, ci tengo a sapere che ne pensi! (Harry è un po' bastardo, sì, ma in futuro dovrà fare i conti con Draco e con l'amore... ok, basta spoiler! XD) Draco sarà più che felice di fargli da spalla, e non sono quello... piccoli passi verso qualcosa di più grande e importante! XD Bax bax!

 

Nadeshiko, mia carissima, che dire? Grazie per aver commentato tutti e tre i capitoli che ti mancavano! XD Mi ha fatto un mondo di piacere...! Quindi credo che sia doveroso rispondere una per una alle recensioni:

Cap 8 à Draco è molto contento che prendi le sue parti, eh? XD Diplomazia... ah, quando c'è di mezzo tutto questo minestrone di sentimenti... Draco non ne ha mai gestiti così tanti e contrastanti e poi, diciamocelo, poteva anche accorgersi, se non dare retta alla sua coscienza (che, poverina, si è rintanata in un angolo della sua mente a filare la lana con un fuso borbottando... uhm, questo ha molto a che vedere con il mio caro Neu megalomane... che ora, tra parentesi, ha deciso che il suo colore pallido e opalescente non si addice alla sua nuova versione egizia e quindi si è messo in testa di farsi qualche lampada... ma si può avere un neurone così! *Miss disperata*)...

Cap 9 à Gary, Mister Provola 2 - La Vendetta di Hiram, ha 'invitato' a cena Harry ma ovviamente la qui presente autrice che vuole tanto bene alla sua Nadeshiko ha deciso di risparmiarle questa visione raccapricciante (avevo già una scenetta in mente... ma forse la metterò più avanti, giusto per farmi odiare ancora un po' per la faccenda di Gary! u.u) e ha fatto venire il nostro biondino di fiducia (biondino di fiducia? non sono mica il postino! ndDraco) (e meno male... pensa che cattive notizie porti! ndMiss) per preparare terreno perchè... *rullo di tamburi* la vetta è vicina, vicinissima! XD Prepara la colonna sonora! ^^

Cap 10 à Ci saranno i risvolti più dolci... ma non solo quelli, I'm sorry! ^^'' Ah, soddisfatta della cena saltata di Gary? *eheheh* Sai com'è, sono abituata a scrivere capitoli chilometrici che non finiscono più da quanto sono densi e pieni di suspence... questa Slib è stata un altro dei miei esperimenti: per la prima volta non il mistero, non la suspence, non la vena dark... ma la malinconia e la dimensione umana, il maturare delle persone attraverso la sofferenza, l'amore e il perdono sono i veri protagonisti! ^^ ormai tutte le mie fic hanno un obiettivo da raggiungere e un argomento principale che mi preme molto trattare e quindi... ok, la smetto con questo poema immenso sulle mie ragioni! ^^'' Presto, in vetta, non troveremo soltanto uno sprazzo di luce ma il bagliore del sole! XD E magari qualche nube... ehm... Nadeshiko, forse è meglio che accanto al computer tu abbia una scorta di cioccolata, sai, così, per precauzione! ^^ Bax bax! *Miss scappa*

 

Black Cat, mia carissima, capisco il tuo odio per Gary ma attenzione che il regale rompiscatole non ha ancora finito di fare danni! ^^ Il tira e molla? Uhm... domanda spinosa... non vorrei beccarmi qualche Strillettera! XD Bax bax!

 

diavolettadark, non precisamente ma è meglio tenere d'occhio Dudley...! ^^'' Bax bax!

 

ziz, *Miss blushing* Sempre troppo gentile! Ora... talentuosa... chissà che cosa ci riserverà il futuro, meglio non dire nulla! ^^ Minaccia? Argh, so per esperienza personale che le tue minacce sono... ehm-ehm... infatti se noti ho postato oggi! ^^ Che dici, perdonata? Bax bax e... hai visto, ho aggiornato non una ma tre fic! ^^

 

Commentate!

*Miss*

 

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Capitolo 12
*** L'ultimo atto ***


Senza Luce, Il Buio (cap XI) ML

Senza luce, il buio (12/?) by Mistress Lay

Capitolo 12 – L’ultimo atto

 

 

 

'Ti ci porto io...' gli aveva detto 'Ti ci porto io'

 

La parola 'grazie' però non gli era uscita di bocca non perchè fosse un colpo di lama al suo orgoglio ma piuttosto perchè non sapeva nemmeno lui se ringraziarlo o meno: non avrebbe mai avuto il coraggio di andare da solo o di andarci e basta. Era un dolore immane pensare di essere di fronte la tomba di sua zia.

 

Era un addio definitivo.

 

Finchè avesse potuto tenersi alla larga dalla tomba avrebbe potuto tranquillamente continuare a ricordare la zia per com'era nella vita, al pensiero di essere di fronte alla tomba sarebbe cambiato tutto e Harry aveva paura... paura di tante cose... aveva paura di soffrire, paura di lasciarsi avvicinare, di amare ancora qualcuno dopo tutto quello che era successo.

 

Succedeva sempre così.

 

Harry tiene ad una persona. Harry è contento con quella persona che poteva essere un amico, un padrino, un congiunto, una persona che teneva a lui. L'idillio finisce. Tutto finisce sempre nella stessa maniera. La persona che Harry ama è morta. Gli è stata sottratta, di nuovo. Harry è triste. Molto triste. Si sente solo. Harry è sempre solo. E triste.

 

Perchè proprio tutte le persone a cui teneva dovevano morire?

Era una tale fonte di guai?

 

Harry si scostò dall'abbraccio al quale lo aveva coinvolto Draco Malfoy, cercando di rimettersi in piedi e asciugandosi le lacrime con un gesto arrabbiato.

Draco Malfoy si sollevò anche lui in piedi, non sapeva bene cosa dire, Harry lo intuiva perchè continuava a sposare il peso del corpo da un piede all'altro, insicuro sul cosa fare, su come sollevarlo di morale.

Non era il comportamento del solito bastardo qual era e Harry sapeva che era per quel motivo che non riusciva a rispondergli male e cacciarlo ancora una volta dalla sua casa e dalla sua vita, forse non ci sarebbe riuscito mai più. O almeno non ci sarebbe riuscito più se avesse permesso a Draco Malfoy di continuare a rovistare nella sua vita, facendogli da sostegno in un momento del genere.

 

Cos'era? Era pietà? Era senso di colpa? Era compassione?

Cosa spingeva Draco Malfoy a fare una cosa del genere?

 

'Io sono qui'

 

Perchè glielo aveva detto? Era così importante per lui dirlo? Era così importante Harry per lui?

 

'Ci sarò anche domani'

 

Perchè?

 

- Ti ci porto anche adesso - annunciò Draco con voce decisa. Ah, la maschera del dovere... Draco, era quella la tua barriera contro il mondo? Davvero? - Le esequie ci saranno tra un'ora... -

O è la freddezza? La logica fredda razionale?

- Non ci voglio andare - rispose Harry, la voce roca per il troppo piangere.

- Ma... -

- Non ci voglio andare in occasione del funerale - spiegò esplicitamente Harry - Non voglio rischiare di... incontrare qualcuno -

Draco annuì, d'accordo con lui.

Era egoistico da parte sua sperare che Harry non se ne andasse una volta tornato dai suoi amici? Forse era egoismo ma in quel momento Draco voleva avere un'esclusiva chance, una possibilità per stare, lui solo, accanto a Harry. Egoismo. Egoismo. Egoismo.

Al diavolo, lui era un Malfoy!

- Io... non potresti lasciarmi solo per qualche istante? - la voce tremula stava cominciando a insabbiarsi nel magone e non ci voleva bisogno di un genio per capire che non appena Draco l'avesse lasciato solo Harry avrebbe rincominciato a piangere. O forse non a piangere ma a disperarsi silenziosamente, che era peggio. Ad addossarsi colpe inutili e autodistruttive, a sprofondare nella malinconica disperazione dei vivi.

- Sì - rispose duro Draco, si avvicinò a lui - Io sono qui -

- Per... favore... lasciami solo -

 

Perchè continuava a ripetere quelle parole? Perchè doveva far sentire così Harry?

Draco si stava nascondendo nell'unica frase che il cuore gli aveva suggerito di dire. L'unica di cui avesse mai capito l'intero significato.

 

- Ti preparo un tè, ok? Poi possiamo andare a Privet Drive -

Harry abbassò il capo, sconfitto: come avrebbe potuto rifiutare quella mano che gli veniva offerta, adesso?

Draco sorrise tristemente, assaporando il miele della felicità con una punta di amarezza: perchè sempre il dolore doveva unire le persone?

Gli prese la mano e lo condusse in cucina dove si premurò di preparargli un tè con la magia.

Harry rimase seduto sulla sua sedia, palpebre abbassate, ascoltando quei rumori famigliari che avevano nuovamente popolato la sua casa: il premuroso affannarsi di Draco, la sua presenza costante, il suo silenzio rassicurante. Non c'era bisogno di parlare, non c'era mai stato bisogno di dire alcunchè. Il silenzio fra di loro non era teso, era una placida tranquillità, come due persone che si valutavano a vicenda.

Era il silenzio della quotidianità. Ormai si conoscevano tutto sommato.

Malfoy gli posò la tazza sul tavolo, di fronte a lui, senza dire niente.

Harry ringraziò con un cenno di capo.

 

 

 

 

*

 

 

 

Il cimitero era freddo, in balia delle correnti d'aria invernali, il sole del pomeriggio non riscaldava l'ambiente, si palesava solo occasionalmente al di là delle nubi, come se giocasse a nascondino e volesse far desiderare i comuni mortali del suo tiepido calore.

L'inverno stava arrivando, branchi di foglie morte volevano sulle lapidi di marmo, petali di fiori si mischiavano a quelli di altre tombe, il soffio del vento freddo fischiava, accogliendo i due insoliti visitatori con un benvenuto gelido.

Avanzavano molto lentamente, il testa c'era un elegante uomo biondo che si voltava spesso verso il suo accompagnatore, un uomo dai capelli corvini che stringeva un bastone nella mano destra e camminava con passi decisi ma lenti, come se si muovesse in un immenso deserto di cotone.

Harry aveva chiesto a Draco di precederlo e, anche se questi non riusciva a capire il senso della richiesta, eseguì il ordine, girandosi ogni due passi per vedere come se la cavasse l'ex Grifondoro: non conosceva il cimitero, ne era certo, eppure sapeva esattamente dove andare e il bastone per ciechi non toccava mai terra, non cercava a tentoni ostacoli o altro.

L'uomo dai capelli corvini sentiva lo sguardo dell'altro su di sè, non gli spiegò perchè fosse così deciso nei suoi passi: le sue orecchie erano all'erta, il suo udito sviluppato dalla cecità registrava i passi di Malfoy, la direzione che stava prendendo, gli ostacoli che superava, i passi che faceva.

Quando Malfoy trovò la tomba di sua zia Harry sapeva che era lì ancor prima che Malfoy vi si fermasse di fronte.

L'aveva avvertito nel passo titubante dell'altro, in un suo piccolo ansito rilasciante un alone caldo nel freddo dell'aria, e dal fatto che aveva cominciato a tormentarsi il bottone del suo cappotto, come se sperasse e non sperasse assieme che la tomba che aveva intravisto fosse proprio quella di Petunia Dursley.

Comunque sia Harry era già preparato quando Draco Malfoy si fermò e indicò la lapide di fronte a lui, per poi darsi delle stupido del suo gesto e dire ad alta voce: - E' qui - quando si voltò vide Harry fermo tre passi dietro di lui.

Le labbra di entrambi erano ormai screpolate per il freddo e il soffio del vento li fece rabbrividire ulteriormente. Harry mosse qualche passo verso la tomba della zia fino a trovarsi proprio di fronte a questa.

La terra era ancora smossa e il terreno si stava ghiacciando rapidamente, Harry poteva sentirlo sotto i suoi piedi, e di certo non era ancora pronta la lapide marmorea, solo una croce lignea con il nome di 'Petunia Evans In Dursley' intagliato approssimativamente lungo i bracci.

 

- Io... non ci riesco... -

 

Harry indietreggiò e si ritrovò con la schiena appoggiata all'ostacolo del petto di Malfoy. Non fece altro e rimase in silenzio.

 

- Avrei voluto dirle tante cose... -

 

Draco non sapeva che dire: dentro di sè sentì nascere forte il desiderio di proteggere Harry contro ogni cosa, compresi i dolori che covava dentro il suo cuore. Che sensazione strana questa...

Gli strinse il braccio, per fargli capire di essere lì con lui.

Harry non si scostò se non dopo qualche secondo per poi avanzare nuovamente verso la tomba della zia.

 

- Zia... ti ho voluto bene -

 

 

 

Addio...

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Erano tornati subito nella piccola cittadina dove dimorava Harold Black nel più profondo silenzio e il freddo pungente di nuovo diede loro il benvenuto mentre si incamminavano accompagnati dal fruscio delle ultime foglie morte sull’asfalto. Non erano intenzionati a tornare a casa di Harry, si lasciavano semplicemente condurre dall’istinto di rimanere vicini.

Draco era sicuro che non avrebbe mai dimenticato il tepore che aveva scaldato il suo cuore quando Harry gli si era appoggiato contro al cimitero né quando Draco lo aveva stretto a sé, imprimendo in quell’abbraccio tutto il desiderio di sentirlo vicino, quando si era smaterializzato da Privet Drive.

E così si trovarono di fronte ad un laghetto nei pressi della cittadina, poco lontano a dove avevano litigato qualche giorno prima, lì il tempo sembrava essersi cristallizzato nell’atto ultimo della natura prima del letargo invernale: le foglie morte ancora a terra che ricoprivano i piccoli ciuffetti di erba, le foglie posate come ballerine stanche sui cespugli e sulle panchine lì intorno, le foglie che galleggiavano sull’acqua del laghetto, formando cerchietti concentrici non appena si muovevano di un millimetro.

Draco si rammaricò che Harry non potesse vedere l’ultimo atto che la natura offriva loro prima di cadere addormentata sotto il peso dell’inverno imminente ma forse avrebbe tratto da quello un altro scenario triste, come si sentiva lui dentro di sé. Ebbe paura che giunti a quel punto Harry l’avrebbe scacciato, gli avrebbe rivolto qualche ringraziamento di circostanza e gli avrebbe ordinato di uscire per sempre dalla sua vita. E tutto sarebbe tornato come prima.

 

No, Draco non voleva.

 

- Se c’era una certezza quando eravamo a scuola quella eri tu – esordì, cercando di guadagnare tempo. Si erano fermati a due passi dal letto del lago e il miracolo della morte si rivelò a pieno di fronte a loro, con una scrollata di capo, il platano fece cadere una decina di foglie su di loro, sull’acqua e sul pietrisco.

- Io? -

- Tu -

- Perché? -

- Sapevo che avresti fatto sempre la cosa giusta. Era una sensazione strana perché io non mi ero mai fidato di nessuno prima nella mia vita. Era una sensazione più forte di me. non riuscivo a capire perché ogni volta che ti vedevo sentivo che la rabbia e l’odio che provavo per te era solo un’illusione, solo un abbaglio del mio orgoglio ferito e un dogma di mio padre che ha cercato in tutte le maniere di inculcarmi sperando che seguissi la sua strada – non sapeva nemmeno cosa stava dicendo, le parole gli uscivano senza che Draco potesse fermarle – E pensavo ‘Mi salverà’. E così è successo -

 

Harry abbassò il capo e il suo bel viso si riflettè nello specchio d’acqua tirato di preoccupazione e dolore.

Se Draco Malfoy gli avesse detto quelle parole prima Harry lo avrebbe ingiuriato ed aggredito. Chiunque gi avesse fatti pressappoco quel discorso lo avrebbe fatto uscire fuori dai gangheri, tutti coloro che avevano ringraziato per la sua opera eroica di salvatore dell’umanità… ne aveva avuto abbastanza di quei discorsi prefabbricati, di quelle pillole di saggezza, di quei tentativi di imbrigliarlo nella rete della riconoscenza. Di tutti quei discorsi ipocriti che finivano inevitabilmente con la stessa sordida frase ‘Ti capisco’.

 

Eppure in quel momento non riusciva proprio ad arrabbiarsi.

 

Era ancora troppo strano che Draco Malfoy rivelasse quei sentimenti a lui, Harry Potter. Forse era anche la stanchezza che si sentiva addosso Harry ma certo il fattore determinante era la sincerità che aveva pervaso tutto il discorso di Malfoy.

Lui non era un ipocrita, aveva vissuto in prima persona quello che diceva. Non aveva detto ‘ti capisco’, la chiara frase di commiserazione, ma aveva cercato di fargli comprendere il suo punto di vista. Era una visione diversa, di una persona ‘dall’altra parte’ e di certo non era semplice fare una confessione del genere a colui che un tempo era il tuo peggior nemico.

 

Quella sincerità lo facevano sentire vulnerabile com’era in balia de vento freddo che lo investiva.

 

Sentiva attorno a sé le foglie staccarsi per il loro ultimo atto e cadere inerti qua e là, a chiazzare il terreno, a invadere l’erba rada, a disturbare la quiete del lago.

Le mani infreddolite si strinsero, furiose, era doloroso pensare al passato soprattutto in virtù del presente e di quello che era appena successo.

Ma se c’era una cosa sulla quale non poteva mentire era il disperato bisogno di qualcosa al quale aggrapparsi quando la tempesta da poco alzatasi l’avrebbe coinvolto investendolo in pieno, grazie anche al doloroso spettro del passato, dal tetro spettro del presente e dall’inquietante spettro del futuro, che avrebbe soffiato contro la sua vita, distruggendo quella parvenza di equilibrio che aveva costruito con così tanta fatica e così tanti sacrifici.

Sì, aveva bisogno di un appiglio che lo ostacolasse dall’essere sollevato per aria e scandagliato come una foglia morta da una parte e dall’altra prima di essere sommersa dall’acqua gelida di un lago e turbarne l’equilibrio costruendo cerchi concentrici a non finire…

 

Danse macabre della foglia orgogliosa nella primavera e coraggiosa nell’accettazione della sua morte. Il ciclo della natura.

Era giunto anche per lui il suo ultimo atto?

 

Il vento di insinuò sotto a sua giacca e Harry rabbrividì.

 

Draco, nel guardarlo, si sentì stringere il cuore e provò l’inesprimibile voglia di piangere perché era evidente che Harry, sebbene potesse versare le lacrime per qualcun altro, per sé stesso non ci sarebbe riuscito.

Il desiderio di accoglierlo tra le sue braccia era così forte… ma aveva paura di rovinare quel momento e tutti i momenti a venire. Non voleva rovinare quell’equilibrio che si venuto a creare nonostante tutto.

 

- Quel tempo è finito -

- Non è mai finito – protestò Draco, non resistendo oltre all’impulso di abbracciarlo, gli prese un polso – Non finirà mai. Mi sei entrato troppo dentro -

- Sono cieco, Draco – Harry cercò immediatamente di fuggire al contatto ma Draco lo prese per le spalle, ben intenzionato a fargli scivolare di dosso quel dolore – Mal… -

- Tu non sei cambiato, Harry! -

- Smettila! -

- Io… -

Harry oppose le mani contro il petto di Draco cercando di spingerlo lontano da lui: - Draco, torna a casa tua, ti prego –

- Non posso – mormorò con voce bassa ma perfettamente udibile Draco – La mia casa è con te -

- Non puoi rimanere qui in eterno! – protestò Harry – Devi tornare alla tua vita! Sei stati qui fin troppo… - cercò nuovamente di fuggire come un cucciolo ferito che rifugge, testardo, ogni contatto, così abituato a leccarsi le ferite da solo. Nonostante desiderasse quelle cure affettuose.

 

Draco lo capì.

 

Capì quell’atteggiamento e sorrise amaramente, sapeva che Harry stava lottando per non piangere e questa volta desiderava versare lacrime per sé stesso.

Questo atteggiamento del moro rallentò i suoi propositi e Draco lasciò che gli si inumidissero gli occhi: quanta tristezza con la quale convivere… quanto dolore inascoltato…

Le lacrime che gli rigarono il volto lo fecero rabbrividire al soffio del vento.

 

Harry smise di agitarsi e alzò il volto, sorpreso.

- Stai piangendo… - sussurrò stupito.

- Non mi allontanare -

 

 

Se hai bisogno… io voglio essere qui…

 

 

- Io sono qui -

Harry cominciò a tremare e Draco si separò da lui per mettergli a posto premurosamente la sciarpa attorno al collo e abbottonargli qualche bottone della giacca in modo che non prendesse freddo, gli venne spontaneo come gesto di protezione. Non era per il freddo che Harry tremava, ma per una tensione interiore.

- Harry… -

- Sei con me? – domandò in un sussurro stentato Harry.

- Sempre -

- Io… per favore… -

- … cosa? -

- Abbracciami -

 

 

E Draco lo abbracciò stretto, cercando di trasmettergli tutto quello che provava e tutto quello che voleva dargli: sostegno, aiuto, conforto… qualsiasi cosa lui desiderasse.

Harry si aggrappò a lui, stringendolo più che poteva, rifugiandosi nel suo petto, abbandonandosi al suo calore.

Il vento cercò di insinuarsi fra loro, gelido come non mai, eppure i due non sentirono il freddo, stretti l’uno all’altro. Un calore improvviso si alzò e li avvolse, il calore di un ‘noi’ si allargò su di loro avvolgendoli come una coperta, come una barriera rilucente.

 

Draco ringraziò le lacrime di Harry, ringraziò il suo sfogo e gli accarezzò i capelli soffici. Quando i singhiozzi dell’altro si quietarono chiese: - Torniamo a casa? –

- Pensavo di essere io la tua casa… - tentò di scherzare Harry contro il suo petto.

- Sì, ma tu non sei né caldo né accogliente – protestò sorridendo, pensando al calore del camino e un comodo divano. Il corpo di Harry stretto a lui in quell’atmosfera tranquilla.

Harry ridacchiò: - Stai tentando di sedurmi e portarmi a letto, Malfoy? –

Draco arrossì istantaneamente sia per l’imbarazzo del fraintendimento sia per l’inaspettata reazione di Harry, una risata appena accennata che però valeva molto. Moltissimo.

- Io… non intendevo… pensavo ad un divano e il camino… che… - si bloccò – Tu non sei nemmeno morbido -

- Posso esserlo se vuoi -

Draco rise: - Chi sta facendo proposte, adesso? –

Harry ridacchiò ancora, Draco sorrise alla bella atmosfera che si era creata tra loro.

 

- Ricordati che io sono qui per te -

 

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: Era da così tanto tempo che volevo trascrivere questo capitolo su file… inutile dire che è stato scritto in autunno, con la musica degli Evanescence nelle orecchie. E chi mi conosce sa che significato hanno per me gli Evanescence. XD

Non posso evitarmi di sorridere nel terminare questo capitolo, che ci volete fare, è più forte di me: c’è sempre una ragione dietro tutto questo. E questo era anche superfluo dirlo, dopotutto nulla è casuale o è un tentativo solo intrattenimento. C’è ben altro dietro.

 

Grazie a tutti coloro che leggono questa fic e soprattutto un grazie immenso a chi commenta! (scusate per le risposte brevi ma sono di fretta)

 

Mimi88, MORFEa, Moony*, giulia, haley, millie, mistica, ragazza interrotta, Chase, Kira, fann1kaoriyuki (oh sì, ormai le cose si sono messe in moto! XD), Summers84, kandra (bè, forse è meglio prepararsi il pacchetto di fazzoletti, sai, per ogni evenienza! XD), James_Prongs, Stè_Wormy, zafirya (mi piaceva fare un parallelo con Lily, la 'sorellina'... XD Bè, sì, credo che è meglio prepararsi per quello che hanno in mente 'quei due'!), aryVano90, nox, Streghetta Potterina, saso, Severus_Pyton, Cioccorana, Fan-chan (proprio quello che desidera! ^^), Eleni (grazie per la tua recensione! Anche la tua sola presenza è importante! ^^ me molto felice!), baby, empire.

 

Elanor, che squillino le trombe davvero! O.o Accidenti questo tuo nuovo metodo sta veramente dando i suoi frutti, complimenti, Seconda Padrona! ^^ Oh, sì, Gary è proprio ricco ma lo sarebbe stato ancora per poco perchè se casomai Draco avesse letto la notizia del matrimonio... Gary sarebbe stato un uomo morto e sepolto. u.u Tra il decimo cap di slib e il 42 di RdS ho creato una specie di parallelo (inutile dire che li ho scritti in contemporanea, ecco il perchè di tale corrispondenza) tra i flashback e la fuga di Harry... grazie inoltre per avermi fatto notare le frasi in sospeso... devi sapere che ho appena intrapreso una guerra all'ultimo sangue contro word e devo dire che sono in svantaggio! >.< Ma ho guadagnato punti con internet... bè, è una storia lunga e probabilmente senza senso quindi non la racconterò anche se è decisamente una cosa positiva! *.* (che hai fatto? crackato qualcuno? ndElanor) (ma no! ndLay) Sì, 'al' era il soggetto, non la speranza... XD

Ehi, sei proprio in vena di citazioni! Lumacorno non mi era nemmeno passato per la testa! O.o Sono molto contenta di aver risvegliato questa commozione! *.* La vena romanticmoments ogni tanto si fa sentire... anche con questo stesso capitolo... XD Tom con il dono dell'ubiquità? Oh my, non oso immaginare che strage farebbe dei personaggi che cercano di insediare Harry... *Lay fa un breve excursus: Draco un po' da tutte le fic, Hermione in PdT, Nathan in Oth, Gary in Slib...* E chi è la lumachina di spongebob? O.o Grazie per la tua recens a AU, sono felice che ti sia piaciuta così tanto! *.* Spero che ti sia arrivata la mia mail con gli auguri... e con il regalino di una CERTA persona! XD Bax bax!

 

Nadeshiko, com'è la vetta mia carissima Nadeshiko? ^^ Non ti preoccupare per il ritardo... sono riuscita comunque a beccarti in tempo prima di aggiornare la fic! XD Spero che comunque l'attesa di 12 capitoli sia valsa dopo il loro 'avvicinamento'! *Miss si sente estremamente in vena di scenette romantiche ultimamente*

Credo che continuerò a sperimentare finchè potrò farlo... *.* è un richiamo troppo irresistibile! Grazie per esserti così gentilmente offerta di fare da cavia, cercherò di non deludere le aspettative di nessuno, le tue in particolare! ^^ Bax bax!

 

Commentate!

*Miss*

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Capitolo 13
*** Ciao amore ***


Senza luce, il buio

Senza luce, il buio (13/?) by Mistress Lay

Capitolo Tredicesimo - Ciao amore



La prima cosa che realizzò appena sveglio fu che non era solo. Certo, una considerazione grama a primo acchito ma che aveva la sua buona dose di extra ordinario: da quanto non divideva il letto con qualcuno? Da quanto non si svegliava così riposato e tranquillo? Da quanto il calore del sole gli pareva così bello e abbagliante?

Si sfregò gli occhi e guardò al suo fianco, il viso di distese in un sorriso non appena vide Harry dormiente al suo fianco tranquillo, riposava in posizione fetale, come a volersi proteggere, gli dava le spalle e questo Draco lo realizzò con una punta di delusione: avrebbe voluto svegliarsi e trovarsi abbracciato all'altro o comunque avere con Harry un contatto fisico, lo intristì notare che erano ai due lati opposti del letto.

Pretesa assurda, dovette pensare con razionalità - invece che con il cuore -, dopotutto aveva riflettuto anche un precedenza sul fatto che dovevano avere un po' di tempo per abituarsi...

Per Draco era davvero una novità, non aveva dormito con nessuno prima, se non qualche sporadica volta con Blaise quando erano entrambi troppo alticci per avere abbastanza senso dell'orientamento per raggiungere ciascuno il proprio letto e non crollare a terra uno sull'altro o in un qualche divano della Sala comune. E Draco non l'aveva mai presa bene: si era svegliato sempre prima di Blaise e poi lo aveva ignorato per giorni e giorni. Orgoglio ferito.


E ora...


Draco provava una sensazione di intimità.

Era una sensazione allarmante perchè non sapeva bene come comportarsi in una situazione del genere nella quale non aveva la minima esperienza, ma scaldava un poco il cuore: pensare di aver dormito nello stesso letto di Harry, nella casa di Harry... dopo tutto quello che si erano detti il giorno prima...

Sospirò, sentendo un peso al cuore sciogliersi nel vedere Harry agitarsi leggermente nel sonno, rannicchiandosi ancora di più nella sua parte di letto.


Era... amore?

Era qualcosa quello?


Il naturale senso di orgoglio-Malfoy respinse quella possibilità con violenza, irrazionalmente tutto ciò era ridicolo... o forse non ridicolo... ma banale. Patetico. In fondo era solo Harry Potter. Solo quello stupido Potter.

La vocina Serpeverde che albergava nella sua testa - e assomigliava straordinariamente a quella del padre - spalleggiava quell'orgoglio e quella convinzione... ecco che si risvegliava la spontanea ribellione nei confronti di suo padre e questi gli suggeriva di non dare retta a quella vocina - dopotutto suo padre notoriamente aveva sbagliato nella sua vita - e di concentrarsi invece su altro... come Harry che dormiva.


E ora una domanda: quanto sarebbe durata?


Una volta sveglio Harry avrebbe ritrattato tutto, tornando nel suo guscio, circondandosi di spine acuminate... avrebbe accusato Draco di averlo 'incastrato' nel momento durante il quale era più vulnerabile e gli avrebbe intimato di tornarsene a casa sua e lasciarlo finalmente in pace.


E Draco che avrebbe fatto se questo si sarebbe avverato?


Avrebbe avuto il coraggio di ingoiare il nodo alla gola e cacciare indietro la delusione e tornarsene a casa? Avrebbe mollato tutto mentre si ritrovava con tutto tra le mani?

Però, mentre lo guardava, Draco sentì tutto il castello traballante di retromarce che aveva in mente crollare...


Forse non era ancora troppo tardi.

Non... non per un inizio.




Harry si svegliò con la sensazione di essere... tranquillo. Il suo primo pensiero non andò al buio che lo circondava e al tetro pensiero che, una volta aperti gli occhi, quella mattina non avrebbe visto nè la luce ristoratrice del sole nè i contorni degli oggetti, pensò invece che si sentiva straordinariamente al caldo.

Una forma di calore diversa da quella normale... era un calore fisico che si propagava e che... si fermò non appena Harry si accorse di essere solo nel suo letto.


Se n'era andato.


Harry cercò disperatamente di non sentirsi ferito: in fondo era stato lui stesso a dire e più volte di volerlo fuori dalla sua vita, dalla sua casa... si portò le mani alla testa, sentendo un eco infinito di grida.

E lo sentì... il caldo aroma del caffè e di qualcosa mischiato a qualcosa di zuccherato che Harry attribuì ad una qualche ciambella con la glassa tutt'intorno (lo so che non dovrei dirlo, ma sappi le continuo a odiarle, ysy! XD ndMiss). Draco non se n'era andato, era al piano di sotto e gli stava preparando la colazione.

Credette quasi di sentire il cuore rimbombare nella sua parete di carne mentre balzava giù da letto e si cambiava del pigiama con qualcosa di più consono al professor Black, cercò di calmarsi mentre scendeva le scale e una volta che raggiunse la cucina si fermò sulla sua soglia.

Draco doveva essere appena arrivato perchè si era appena spogliato del soprabito e Harry quasi sorrise di fronte alla scena che doveva presentarglisi di fronte agli occhi: Draco Malfoy nella sua cucina che gli aveva portato la colazione. Se fosse successo una cosa del genere nel passato Harry ci avrebbe riso su... ma ora... ora come ora ringraziava dal più profondo del cuore la testardaggine di Malfoy che gli aveva permesso di rimanere lì, con lui. Per ora.


- Buongiorno -


Malfoy sobbalzò sorpreso dall'arrivo di Harry. Gli rivolse un sorriso tirato: - Buongiorno. Ti ho portato la colazione. E il caffè ovviamente, è uno scandalo che tu abbia solamente tè e succo d'arancia - borbottò - Non so te ma io senza caffè non riesco a svegliarmi... -

Harry sentì la titubanza nelle sue parole. Perchè aveva questo timore? Perchè tentennava?

- Hai dormito male? -

- No - rispose velocemente Draco. Si sentì come uno di quei maghi a cui aveva sempre portato disprezzo. Un mago di famiglia che si affanna di persona per il benessere delle persone che ama, senza preoccuparsi di nulla. Toccare con mano le piccole seccature quotidiane - Ho dormito -

Harry raggiunse la sedia, cercandola a tentoni: - C'è qualcosa fuori posto... -

- Metto a posto, non preoccuparti -

- Faccio io -

- Ma no -

- Faccio io. Devo farlo io -

Draco sbuffò sonoramente: - Ascolta, Potter, so che vuoi sbandierare ai quattro venti che questa è casa tua e faresti volentieri a meno di me... ma vorrei ricordarti che io ho imparato l'educazione e so come rimettere a posto gli oggetti che sposto!



- Non era per questo - ribattè offeso Harry per poi riprendere con un tono amaro - Intendevo... io sono cieco, Malfoy e se voglio poter continuare ad essere autonomo e muovermi come se fossi veramente a casa mia devo sapere dove sono collocati precisamente gli oggetti che mi servono. Ogni suppellettile della casa, ogni tazza, ogni qualsiasi cosa in questa casa è sistemata in modo che io possa ricordarne la sua giusta collocazione. Se mi scompigli la roba io non riesco più a trovarla... -

Draco si mosse, spostando il peso da un piede all'altro, a disagio: - Scusa -

Contrariamente a quanto si aspettava, Harry non cominciò a sbraitare contro di lui, semplicemente si rabbuiò, come se gli fosse costato molto pronunciare quelle parole, fece un gesto con la mano, come per dirgli che la sua gaffe non era importante: - Non preoccuparti - Era una svista, capitava a tutti. Si sporse dal tavolo e con la mano cercò nell'aria il calore delle ciambelle ancora calde, con la lingua in mezzo ai denti, ne tirò fuori una e l'addentò.

Draco invece rimase fermo, preoccupato.

Si era preoccupato perchè con una gaffe del genere aveva capito quanto rasentasse la sua ignoranza dello stile di vita che poteva condurre Harry, perchè era stato sciocco a dare per scontato che Harry fosse un super mago e percepisse qualsiasi movimento e qualsiasi oggetto solo 'sentendolo'. Era ovvio che non era così. Magari Harry era un super mago con la bacchetta e lo era qualche anno prima ma ora non era più così: non aveva la bacchetta e aveva perso la vista, non possedeva un sesto senso nè l'onnipotenza.

Si chiese per la prima volta come fosse stata la vita di Harry, quali difficoltà aveva dovuto fronteggiare, quali affanni avevano caricato il suo cuore.

Harry non 'vedeva' interiormente quello che accadeva attorno a lui, lo 'sentiva', con l'udito, l'olfatto, il tatto e una buona dose di istinto.

Draco pensò ad una cosa strana: se sarebbe rimasto avrebbe dovuto imparare a convivere con quella realtà e avrebbe dovuto adeguarvisi.


Da quanto pensava in quei termini?

Da quanto il calore di quel pensiero riscaldava così tanto il suo cuore?


- Mi dispiace -


Harry scrollò le spalle, masticando la ciambella ma Draco rincarò, mortificato: - Farò attenzione la prossima volta, non sposterò nulla - gli diede le spalle e trafficò guardando oltre la finestra della cucina, proprio dietro il lavabo, senza voltarsi verso Harry.

Senza notare che questi aveva smesso di mangiare e aveva assunto un'aria pensosa.

Senza sopportare oltre quella situazione, Draco andò in salotto lasciando Harry solo nella sua cucina. Guardò attentamente la disposizione dei mobili, ogni minimo particolare, ogni collocazione e cercò di imprimersela come una piantina nella testa, stampandola a chiari caratteri.


Doveva solo prenderla come se fosse una semplice sfida...


L'arredamento era strettamente essenziale ma non per questo era meno accogliente di qualsiasi altra casa: la sensazione che aveva provato nel mettere per la prima volta piede in quella casa era una straordinaria percezione di 'famigliare', come se un piccolo Penato avesse sparso in giro la casa la sua presenza, rassicurando gli abitanti con il suo dolce sorriso. Era una 'casa'. Non era impersonale, rispecchiava completamente Harry: era calda alla vista, di fronte al camino c'era un comodo divano in velluto, una radio era posta sul tavolo occupato di testi per ciechi, un pianoforte mezzo sbocconcellato dal tempo faceva la sua bella mostra, usato in tempi che furono, con il sedile tutto sgualcito, un vaso di eucalipto spandeva il suo dolce profumo per la casa, all'ingresso, accanto al telefono, la scala che conduceva al piano superiore era in legno di noce, estremamente solida, e Draco sapeva che di sopra c'era la camera di Harry nella quale aveva dormito, le sue tende bianche con un motivo colorato chiaramente fatte a mano - come tutte quelle della casa dalla cucina al salotto -, l'armadio era in legno come il letto a due piazze, una trapunta dal rosso vermiglio con piccole righe di un rosso ancora più scuro faceva bella mostra sul letto sfatto, accanto c'era il bagno, dalle mattonelle chiare e poi uno studio con libri e la scrivania sommersa.

Avrebbe dovuto capire che il disordine per il quale era famoso Harry era completamente sparito a causa della sua cecità: ecco svelato l'arcano. L'ordine e la precisione minuziosa.

Draco rimase fermo immobile in mezzo al salotto a fissare il movimento delle fiamme che divoravano i ciocchi di legna - fuoco che lui stesso aveva acceso -, ipnotizzato, pensando a tutte quelle cose e scacciandole contemporaneamente, imponendosi di memorizzare la giusta posizione di ogni cosa in modo che, se mai l'avesse spostata, avrebbe potuto rimetterla al suo posto come prima.

Preso com'era a pensare a quanto fosse stupido e rimproverarsi per la sua eccessiva ingenuità, Draco non si accorse che Harry lo aveva raggiunto, solo quando quest'ultimo gli aveva sfiorato la mano fredda si voltò verso di lui.


- Harry... -

- Va tutto bene, Malfoy - rispose l'altro quietamente. La morte della zia lo aveva stranamente reso più tranquillo, forse per il suo progressivo immalinconimento, che Draco avrebbe cercato di aborrire quanto più avesse potuto - Va tutto bene -

- Farò attenzione -

- Lo so -

- Questa volta sarò attento -

- Ti ho detto di non preoccuparti -

- Te lo giuro -

- Malfoy, perchè sei così ansioso? Hai solo fatto un errore, e come potevi immaginare che l'ordine per me starebbe stato così importante? Non martoriarti così -


Draco avrebbe voluto dirgli e dirgli ancora che aveva paura. Una paura fottuta di perderlo. Di non essere in grado. Di non essere all'altezza.

Aveva dovuto penare per riuscire ad avvicinarsi così a Harry, non avrebbe mandato tutto all'aria per una sciocchezza.


Voglio stare con te...


Draco ci tenne particolarmente a mettere il punto su quel suo pensiero fisso: - Ora lo so, lo terrò a mente. Harry... io resto -

Harry alzò il volto verso di lui, per un attimo sul suo viso si alternarono indecisione e paure nascoste, poi, risolvendo il suo conflitto interiore, annuì.

- Voglio restare -

- L'hai detto già -

- E non mi manderai via -

- Pensavo che... rimanessi solamente per la morte di mia zia e poi te ne saresti andato... - la sua replica si spense progressivamente. Pietà lui non la voleva, l'avrebbe respinta fino alla fine. Sempre.

- Non essere stupido. Io non me ne vado. Tel'ho detto, la mia casa è con te -

Harry non replicò altro. Avrebbe voluto dire altro, discutere di tante altre cose ma in quel momento suonò il telefono, si diresse a passo spedito a rispondere: - Sì? - Draco non sentì la risposta, ma notò subito il cambiamento di espressione sul viso di Harry - Mi dispiace davvero molto ma... una persona a me molto cara è venuta a mancare ieri e sono stato al funerale. Mi sono completamente dimenticato di chiamarti per avvertirti! Scusami, Gary! -

Quel nome ricordò a Draco un giovane e attraente uomo con una macchina sportiva e vestiti firmati che aveva così tanta confidenza con Harry. Si voltò immediatamente a osservare Harry che annuiva e sorrideva leggermente.

- ... No, va tutto bene, non preoccuparti... Stai tranquillo, non sono solo. Un... amico mi sta facendo compagnia -


Draco si sentì gelare il sangue nelle vene.

Cos'era quell'acuta sensazione di gelo? Quella delusione amara?


Un amico, certo, che altro era per Harry? Nient'altro che un amico.

Ma Draco voleva qualcosa di più. Qualcosa che fosse un vero e proprio 'noi'.


- Certo, certo, grazie di tutto, Gary. Sei molto gentile. A presto, sì, ci sentiamo! Ciao! - e abbassò finalmente la cornetta, tornando in cucina per finire di consumare la colazione.

Draco lo raggiunse a passo spedito: - Che ne diresti di sederci davanti al camino? Sul divano a mangiare la colazione? Non devi andare al polo, oggi, no? -


Vorrei restare accanto a te...


Harry si voltò verso Draco, interdetto, sorpreso da quella proposta e dal senso di dolcezza che traspare da quelle parole, da quel gesto. Annuì e Draco ci prodigò ad aiutarlo a portare la roba sul divano, di fronte al fuoco.

Fuori il tempo peggiorava sempre di più, per ogni istante che scandiva i loro movimenti le nubi si addensavano sempre di più, scure, fino a quanto non cominciò a piovere a dirotto, il vento ghermì le ultime foglie morte, ne fece un mucchio e le scaraventò ovunque, senza pietà le sbatacchiò e scagliò le gocce di pioggia contro i vetri delle finestre a rigarli e chiazzarli di bagnato.

Costrinse i pochi ciuffetti d'erba e i gambi delle rose orgogliose della signora Seagrim a piegarsi fino a terra in un inchino crudele, bistrattò ogni centimetro di terra, cancellando la tiepida malinconia dell'autunno e ricoprendo tutto con il freddo vento invernale.

Dana accompagnò per mano il figlio, imbacuccato con sciarpa, guanti, cappello e pesante giaccone, Henna rinunciò persino alle sue corte gonne che portava quasi tutti i giorni in favore di un paio di jeans e stivali da cow girl, insensibile alle prese in giro del fratello. La signora Middlewest si scostò dalla finestra, smettendo di fissare con aria ansiosa fuori e dedicandosi a lavorare a maglia o a spettegolare al telefono.

Le attività del rione erano sempre le stesse, non pianse nessuno per l'addio della natura nè per l'arrivo della nuova stagione, a casa Black meno di tutti. Harry poteva sentire i rumori del tempo che infervorava le ninfe del gelo e tese le orecchie, cercando di ignorare l'agitazione di Malfoy accanto a lui che sorseggiava il suo caffè.

Non riusciva a smettere di pensare alla zia, al suo addio e al freddo del cimitero.

La tensione che aveva suscitato quel lutto si unì alla tensione di avere Malfoy accanto, il cocciuto Malfoy che non aveva la minima intenzione di andarsene. Desiderò con un'intensità che gli fece persino male, che Malfoy gli circondasse con un braccio le spalle e lo attirasse a sè.


Non fece alcun gesto per incoraggiare il desiderio di Malfoy, al quale pure l'altro anelava.


Per distrarsi da quei pensieri, Draco domandò: - Suonavi il pianoforte? -

- No. C'era già da quando sono arrivato qui. Ho deciso di lasciarlo, dopotutto mi ricordava la tristezza che sentivo: messo male, scheggiato... - Harry soffiò sul suo caffè sentendo la bevanda sciogliere il freddo che sentiva e scaldarlo.

Draco sorrise leggermente: - Dal pianoforte escono anche note di una bellezza che lasciano senza fiato - si alzò in piedi e andò verso lo strumento, controllandolo - Le sue corde sono ancora in ottimo stato... -

- Suoni? -

- Ovvio che sì, tutti i purosangue suonano -

- Mi fai sentire qualcosa? -


Draco non se lo fece ripetere due volte, si sedette sullo sgabelletto, lanciando un'occhiata di traverso all'altro che si era sistemato per poter assistere con più attenzione alla sua performance. Il suono del pianoforte era sempre stato qualcosa di straordinario per il piccolo Draco, quando era ancora un bambino credeva che l'unica magia che avrebbe potuto eseguire prima di andare a scuola e diventare come suo padre era quella del suono.

Le sue mani cominciarono a scorrere leggere sui tasti, veloci, lente, ballerine instancabili.

Chiuse gli occhi, perdendosi in quel turbinio di ricordi tristi: il sorriso di sua madre mentre le sue belle mani morbide si affiancavano a quelle del bambino Draco, il liquore di suo padre che si rigirava nel suo bicchiere di cristallo mentre ascoltava intensamente l'esibizione del figlio...

Quando era piccolo, Draco aveva sentito parlare di un musico che suonava la cetra in maniera straordinaria e che poteva ammansire bestie feroci e persino incantare le sorgenti d'acqua e gli implacabili dei l'abisso... aveva sempre desiderato che quel tipo di malia si sprigionasse dalle sue dita.

In un certo senso quella magia afferrava comunque chiunque gli fosse attorno, dolci ragazze sedotte da quell'incantesimo, i suoi genitori che rilassavano le proprie pene cullati dalle dolci note...

Nei suoi ultimi anni il pianoforte per Draco era un oggetto con il quale poter dare libero sfogo ai suoi dolori repressi, a quella parte più profonda e interna a lui che reclamava un'esibizione aperta della sua rabbia...

Aveva deciso di allietare Harry con qualcosa di speciale, una Sonata al Chiaro di Luna di Chopin, sempre così struggente, ma mentre la eseguiva Draco si rese conto che poco a poco le note si sostituivano e un altro tipo di melodia prese voce e corpo, spinta dai suoi sentimenti.


C'era tristezza, malinconia, senso di colpa, desiderio di amare, affetto da dare e molto altro in quel pezzo.


Poco a poco Chopin sfumò e la composizione divenne interamente di Draco Malfoy, la parte più oscura del suo essere si palesò estremamente fragile, malinconica e piena di speranza, ferita da chissà che cosa nel suo passato, piena di desiderio di amore qualcuno, alle orecchie di Harry.


Si rispecchiò in molti, se non in tutti, quei sentimenti, si raggomitolò sul divano, cercando il caldo del camino, sentendo pezzi di anima staccarsi dal suo cuore e lasciarlo scoperto, vulnerabile.

Ormai era tardi per scacciare Draco, lo sapeva, come aveva temuto gli era entrato troppo dentro...


La mia casa è con te...


Draco lasciò scorrere le dita con le ultime note, rimase qualche secondo con le mani sospese a due centimetri dai tasti del piano, assaporando quel nodo alla gola e quel senso di liberà che lo aveva avvolto.

Infine aprì gli occhi e cercò con lo sguardo Harry.


Era seminascosto nel divano, pensieroso e dal viso turbato, Draco si alzò immediatamente e andò da lui: - Tutto bene? - Harry non disse nulla, non si mosse e Draco lo abbracciò dolcemente.

Lo sentì freddo sotto le sue mani e questo lo convinse a sedere accanto a lui, continuando a stringerlo a sè, scaldandone il corpo con le sua braccia e il suo petto, scaldando la sua anima con il calore dell'affetto genuino che nutriva per lui. Gli baciò la fronte liscia, proprio sulla cicatrice, Harry si scostò bruscamente a quel tenero contatto ma Draco non se lo lasciò sfuggire dalle braccia, bloccandolo contro il suo petto.

Rimasero così per chissà quanto fino a che Harry non si rilassò tra le sue braccia, lasciandosi finalmente andare, alzò le gambe sul divano, le raggomitolò sotto di sè e ricambiò quell'abbraccio, accettandolo silenziosamente.

Draco gli passò le labbra sulla cicatrice, ancora, poi sulla tempia sinistra e poi sulle labbra. Quando le loro labbra si scontrarono –perché non era né un bacio né un contatto voluto - Harry ebbe un istantaneo e istintivo tremore prima di arrossire.


- Harry... -

Harry si scostò dal suo petto, l'espressione del suo viso era dura, in cerca di rassicurazione chiese: - E questo per te cos'è? - i riflessi del fuoco incorniciavano il suo volto, colorando le sue guance e i suoi capelli corvini di un tenue rossore - Pietà? -

- E' così importante per te che non lo sia? - Draco andò ad aggiungere qualche ciocco di legna al fuoco, giusto per riprendersi dal gesto istintivo che aveva appena fatto e per far tacere il suo cuore forsennato - Non riesci a distinguere la pietà dagli altri sentimenti? -


Harry avrebbe voluto giustificare quella sua reazione, avrebbe voluto spiegare che tutti quegli anni di isolamento e solitudine, unito al dolore per la perdita della vista, lo avevano reso molto, molto cauto riguardo i sentimenti e le persone che aveva accanto.


Non proferì verbo però, tenne a sè quelle parole.


Draco si spazzolò i pantaloni, rimuginando a quante pieghe avessero e rimpiangendo l'efficiente lavoro degli elfi domestici, e si tirò su, girandosi verso Harry: - Mi conosci, non sono una persona molto caritatevole, Potter -

- E allora... tutto questo cos'è? -

- E'... amore, credo... -


Per qualche breve secondo non si udì rumore se non la legna che si bruciava o la pioggia che imperversava all'esterno, una colonna sonora molto strana se non opposta, di due elementi della natura così diversi associati che contemporaneamente davano voce al loro essere. Fuori il vento e la pioggia fredda, dentro il fuoco e il suo calore avvolgente.


Harry scosse la testa, colpito suo malgrado da quelle parole: - Non credo che lo sia... non credo proprio -

- Perchè? -

- Io sono cieco -

- Allora? E' proibito innamorarsi di te? -


Draco era stupito dalle sue stesse parole, contrariamente a quanto avesse mai pensato in precedenza quelle parole non comunicavano nessun senso di trappola o prigione, anzi, averle pronunciate per istinto e averle pensate nel profondo del suo cuore gli avevano comunicato un senso di liberazione.

Una sicurezza che andava rafforzandosi sempre di più quanto Harry mostrava segno di nervosismo e si inabissava nel suo immalinconimento.


Era innamorato di Harry...


Quella sensazione lo colpì come un fulmine a ciel sereno, quel sentimento non lo turbò lo rassicurò.


Era innamorato...


Allora anche lui era capace di provare sentimento di tale portata per qualcuno e questa volta avrebbe lottato con le unghie e con i denti per tenerlo e stretto e proteggerlo dagli occhi e dalla bocca del mondo. Harry era stata la sua ossessione nell'adolescenza, la sua ricerca era stato il punto fermo negli ultimi anni e ora... ora che lo aveva finalmente trovato e che lo aveva avvicinato le cose dovevano cambiare finalmente.

Era anche un insieme di desiderio di protezione che voleva dare a Harry. A costo di proteggerlo contro Harry stesso, contro le sue paure, i suoi sensi di colpa, la sua sofferenza.


- Io non voglio soffrire ancora. Ho il diritto di non soffrire ancora! - esclamò infervorato Harry. Ripensò alle parole della zia e le trovò troppo lontane, troppo nebulose...

Quando sarebbe giunto il momento durante il quale avrebbe potuto finalmente vivere in pace e serenità con sè stesso?

- Io non ti farò soffrire, è una promessa -

Harry sbuffò per la pateticità di quella risposta: - Non fare promesse che non manterrai! -

- Sono un Malfoy, mantengo sempre le mie promesse -

- Tuo padre giurò di uccidermi, come vedi sono ancora qui. Ridotto in questa maniera, ma sono ancora qui -

- Io non sono mio padre - ribattè duro Draco, camminò nervosamente avanti e indietro davanti al camino, raccogliendo le idee, poi si sedette accanto a Harry, notando quanto fosse nervoso nel giocherellare con una piega dei pantaloni - Tutti hanno bisogno di qualcuno accanto a questo mondo. E io voglio te -

- Ho paura - sussurrò Harry, torturando le proprie mani. Draco gli era così vicino, così disponibile a dargli una mano che Harry non riuscì a dire nulla per scacciarlo. Nulla. Aver dormito una notte con lui lo aveva reso così dipendente da Malfoy? Davvero?

- Io sono qui con te - la solita frase, il solito tono.

- Smettila -

- Di fare cosa? -

Harry ridacchiò sommessamente: - Se continui così mi innamorerò di te... -

Draco fece una smorfia, schioccando le labbra: - Non sarebbe così terribile, sai -

- Sono cieco, Malfoy, è un continuo dramma vivere con me, ho bisogno di tante... di tante cose... - Harry non cercò di dissuaderlo ma solo di metterlo in guardia. Ormai tutti lo di gelo che aveva avvolto il suo cuore aveva preso a sciogliersi lentamente e lui lo lasciò fare. L'inesprimibile senso di vita pulsò sotto la sua pelle e finalmente l'euforia delle parole di Draco scaldò il suo cuore e lo fece sorridere leggermente.

- Imparerò -

Harry annuì e annuì e poi sorrise leggermente. Annuì ancora quando Draco gli sorrise di rimando.


Non è mai troppo tardi per un inizio...




*




Lytton gorgogliò allegramente, attirando l'attenzione della madre mentre le tirava una ciocca riccia che era sfuggita dalla sua coda di cavallo, balbettò qualcosa, indicando il suo peluche sul tavolo, reclamandolo.

Hermione non badò al figlio, afferrò il telecomando e pigiò sul tasto del volume, togliendo il muto e dando voce allo speaker del telegiornale del mattino.

- Ancora in libertà Dudley Dursley, latitante da due giorni dopo aver ucciso la madre con quattro coltellate al petto dopo una violenta lite... Passiamo all'omicidio a Stanford, le autorità locali... -

Hermione esalò un sospiro spezzato.

- Oddio... Ron! RON! ROOOON! -

Ron accorse immediatamente, sistemandosi la giacca: - Che c'è, Herm? -

- Andiamo a Privet Drive -




*




Draco si mosse leggermente, mettendosi più comodo sul divano, cercando di non svegliare Harry, abbandonato sul suo petto, abbracciato a lui, il capo che riposava abbandonato contro l'incavo del suo collo, il suo respiro caldo soffiava contro la sua pelle.


Il sorriso sul volto di Draco non riusciva a spegnersi, cercava di forzare i suoi muscoli facciali per non esibire un sorriso così ebete ma non riusciva nell'intento. Si sentiva così straripante di felicità che non riusciva a crederci...

Sistemò la coperta di plaid con una mano in modo da poter coprire meglio la spalla di Harry, l'altro si mosse nel sonno e si aggrappò ancora un po' di più a lui inconsapevolmente. Draco gli accarezzò i capelli soffici, chinandosi verso il suo orecchio: - Ciao amore -




Continua...

Mistress Lay


Notes: Mi dispiace non poter scrivere di meglio ma questi mesi saranno molto impegnativi per me. Scusate inoltre il formato della pagina ma sto usando un internet point per postare...


Mimi88, Streghetta Potterina, giulia, nox, haley, millie, Captain,


nox, un grido al quale mi unisco mooolto volentieri! XD Bax bax!


Moony*, grazie, sai quanto tengo la tua opinione! XD ero certa che l'inverno e la sua descrizione ti sarebbero piaciute! XD E chissà perchè... Bax bax!


AryVano9o', ti ringrazio! XD Effettivamente era anche ora! Bax bax!


stè_Wormy, assolutamente no, ma cosa, scherzi? XD Ma non posso prometterti di comportarmi bene... mi spiace! ^^ Bax bax!


James_Prongs, penso di aver risposto alla tua domanda, eh? XD E secondo te adesso che succede? (conoscendomi intendo! ^^''') Bax bax!


ragazza interrotta, già, succede purtroppo, ed è questo l'incredibile... ^^ Bax bax!


Kira, tesoro, sei troppo gentile, come sempre! XD Bè, dovrà pur avere qualche difetto Malfoy, no? Come Harry… come tutti insomma! XD E come ha detto qualcuno 'Sai che noia la perfezione'! ^^ Bax bax, tvtb!


kandra, ebbene sì, la strada è ancora in salita per queste due teste di legno... XD Bax bax!


Lelorinel, anche tu adori gli Evanescence? XD Davvero hai letto il cap mentre ascoltavi una delle loro canzoni? Che coincidenza! XD Bax bax!


Chase, sì, a volte fanno proprio male... Bax bax!


MORFEa, ti ringrazio, fin troppo gentile! ^//^ Ah, la mia vena romanticmoments_mode_on ogni tanto si fa sentire, molto raramente a quanto mi dicono e in genere dura molto poco… >.< Ah, ti ho aggiunto anche io su msn, non preoccuparti, io sono così impegnata che trovare tempo per scrivere qualcosa è veramente un miracolo… Bax bax!


fann1kaoriyuki, a chi lo dici! Non vedevo l’ora di postare il capitolo! XD Bax bax!


goldenslayer, sono veramente onorata che ti sia piaciuta così tanto! ^//^ Mentre la scrivevo ero molto scettica anche io, l’idea era stata usata e usata più volte, quindi il rischio di cadere nel banale è costante solo… bè, sarà che ormai aveva preso la sua forma ma l’idea di riempirla di polvere, in un oscura cartella del mio pc, come tutte le altre fic lasciate da parte… insomma, vittima anche io della mia stessa rete! XD Bax bax!


Fan-chan, una fotografia! Era proprio quella che ci voleva, che peccato! XD Ma più avanti forse ci sarà qualche altro momento da immortalare… Bax bax!


Tiny, grazie a te per il tuo commento! ^//^ Fa sempre uno strano effetto ricevere recens così! XD Bax bax!


saso, purtroppo sì, non renderei mai le cose eccessivamente semplici per Draco e Harry! XD Che ci vuoi fare… Bax bax!


Elanor, mia cara Elly, quasi non ci credevo quando ho letto il tuo nome tra i commentatori. Perdona la mia sfiducia, ma credevo di non risentirti così presto! XD Ah, la forza del broncio di Harry! Sbarella persino Tom – che un campione di dolcezza non lo è – (Tom circondato da margheritine e gigli) e Draco (Draco con gli occhi adoranti – che ci vuoi fare i fiori sono finiti, non ne abbiamo più)… sì, credo proprio che siamo nella malinconic_moments_mode_on ç.ç che ci vuoi fare… il ‘miracolo della morte’ dovevano essere le foglie morte che cadono dal platano, quindi, sì, avrebbe dovuto essere un simbolo… uh, sono felice che tu ti sia commossa, fa uno strano effetto quando succede che alle mie fic qualcuno si commuove, non ci sono abituata! XD

Che ci vuoi fare, gli Evanescence sono una delle mie principali fonti di ispirazione, non soltanto in materia di fic! Sono il mio gruppo preferito e mi dispiace dirlo ma ogni volta che ascolto una loro canzone vado in sollucchero e generalmente esce fuori qualcosa, spesso qualche capitoletto (in genere di ‘Flores Amissi’… ad esempio ho trovato uno dei loro primi cd che non riuscivo a reperire e… mi è venuta in mente un’idea totalmente folle che riguarda FA… ma meglio non parlarne XD)… e ormai, cara Elly, non ho quasi più ‘buchi’ di cd in materia Evanescence! *.* Forse qualche foro, qua e là…

Potrai sempre ricattarmi con il prossimo che esce… XD E accidenti, come mai Ginny non è stata uccisa nemmeno una volta? O.o Strano! Bax bax!


taty89, oh, sì, se non fosse andata com’è andata Harry avrebbe beccato calci e pugni dalla maggior parte del lettori, non c’è alcun dubbio! XD Per fortuna non è andata così altrimenti chi lo avrebbe sentito poi Draco?! ^.-


Harry_Love, eh sì, e ora? A te l’ardua sentenza! Bax bax! ^^


Zafirya, che dire, grazie! *Miss blushing* Adoro sviluppare i personaggi con carattere così diverso fra loro, che ci vuoi fare, ognuno ha le sue fissazioni! XD Bax bax!


_Elen_, finalmente, immagino il sospiro di sollievo collettivo! XD Bax bax!


empire, grazie, sei troppo gentile! XD Ricambio gli applausi! Bax bax!


Nadeshiko, carissima come va? Niente baci vero e proprio, diciamo solo un assaggio, ma presagisco che molto presto (quindi non credo dovrai aspettare altri 12 capitoli per questo! XD) avverrà il momento catartico! *.* Continua ad esercitarti con la spada, credo proprio che ben presto saranno richiesti i tuoi servigi… che ci vuoi fare, le provole sanno fare bene solo una cosa: (essere mangiate? NdNeu) far venire qualche travaso di bile (che sia di Sethino o di Draco non fa differenza) e importunare qualcuno (vedi Yami o Harry…)! XD Bax bax!

p.s. che carino il peluche! Harry mi va in visibilio dopo aver letto queste cose! XD


Jelly Shy, ti ringrazio qui! XD Sai che l’idea della ruota è molto carina, chissà che non scriva qualcosina in proposito ben presto… XD Bax bax!


Pitta, wow, grazie! XD Bax bax!


Commentate!

*Miss*

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Capitolo 14
*** Il Mio Piccolo Mondo ***


Senza luce, il buio14

Senza luce, il buio (14/?) by Mistress Lay

Capitolo Quattordicesimo – Il Mio Piccolo Mondo

 

 

L’alba di nuovo, uggioso, giorno portò a casa Black il profumo della terra bagnata e del manto morto di foglie e rami spezzati dalle intemperie notturne.

Harry prese due tazze dalla credenza e richiuse lo sportello di legno con dolcezza, in modo da attutire il colpo, ascoltò il tintinnio della porcellana sul ripiano legnoso e aguzzò le orecchie alla ricerca di un qualche rumore che provenisse dal salotto e annunciasse il risveglio di Draco. Non sentì nulla, nemmeno un fruscio lieve.

Sorrise leggermente sentendosi di buon umore come da molto tempo non gli accadeva: la perdita della zia era una ferita che andava pian piano cauterizzandosi, stava cominciando a rimanere una cicatrice là dove il colpo di lama era stato inferto e tutto grazie alla presenza di Draco nella sua casa, nella sua vita, con lui.

Anche se cercava di non pensare a come sarebbe stato quando Draco se ne sarebbe andato, il pensiero andava soffermandosi sempre su quella triste riflessione e una vocina sussurrava infida nel suo orecchio. Sembrava ripetere continuamente, per ogni volta che Harry era felice, la felicità è effimera come una rosa.

Harry si bloccò nell’atto di zuccherare il tea, appoggiò lentamente il cucchiaino nella zuccheriera di vetro e sospirò mentalmente. Che cos’avrebbe fatto una volta tornato solo?

Un fruscio lo distolse dai suoi tristi pensieri, annunciandogli il risveglio di Draco, si sbrigò a versare il tè nelle due tazze e le portò in salotto. Draco si stava stropicciando pigramente gli occhi e massaggiandosi il collo mentre rimproverava sé stesso per la sua bravata intelligente di addormentarsi sul divano però, quando Harry entrò in salotto, le sue recriminazioni si sciolsero come neve al sole.

Cercò di tirarsi a sedere, registrando con una punta di irritazione che anche quella volta non si era svegliato accanto a Harry o comunque avendo con lui un qualche contatto fisico. Forse sperava troppo? forse andava troppo di fretta?

- Che ore sono? – biascicò contrariato Draco, lanciò un’occhiata al fuocherello scoppiettante, sentendo un brivido di freddo percorrerlo da capo a piedi, si strinse contro il bracciolo del divano, avvolgendosi strettamente con la coperta in plaid che lui stesso aveva fatto apparire per coprire Harry nel sonno.

- Le due del pomeriggio. Abbiamo dormito parecchio – Harry si sedette sul divano, porgendogli una delle tazze – Ti riscalderà -

Che cos’era la delusione di non svegliarsi accanto a Harry quando proprio questi gli aveva porto una tazza di tè per riscaldarlo?

Un gesto semplice, spontaneo, eppure che nascondeva dentro di sé risvolti di profondo cambiamento e soprattutto poteva far sperare che anche Harry qualcosa provasse per Draco. Qualcosa era già meglio di niente. Era già meglio di un litigio e di una recriminazione.

- Cosa pensi di fare? -

- Devo preparare la lezione per domani – rispose distrattamente Harry, scaldandosi le mani sulla porcellana della tazza.

- Su cosa? -

- Implicazioni folkloristiche nella psicologia di massa -

- Che noia -

- E tu che lavoro fai? -

- Non lavoro, io. Non ne ho bisogno – rispose sprezzante Draco. Da Harry non provenne alcuna risposta e Draco gli lanciò un’occhiata: il moro era immobile, gomiti appoggiati sulle ginocchia, tra le mani teneva ancora la sua tazza e vi soffiava sopra ogni tre secondi. Non sembrava lo facesse per raffreddare la bevanda e berla ma piuttosto per ingannare il tempo e raccogliere le idee.

 

O forse Harry si era chiuso nel suo piccolo mondo mentale, dietro le barricate dei suoi pensieri oscuri stava riflettendo su qualcosa che lo angustiava. O forse lo rassicurava?

Chissà…

 

Draco si sentì un escluso.

 

Chissà a che cosa stava pensando… chissà di cosa si stava angustiando…

 

‘Vorrei che mi dicesse tutto’ pensò d’impulso Draco.

 

- Ti piace insegnare? -

Harry annuì leggermente: - E’ un’esperienza nuova ed emozionante. Ogni volta. Credevo che dopo tutto quello che mi era successo non… - chinò il capo e di nuovo si ritirò nel suo riccio.

 

‘Credevo che dopo tutto quello che mi era successo non avrei mai trovato qualcuno che mi volesse come dipendente o che qualcuno mi volesse come lavoratore. Chi l’avrebbe mai detto?’

Draco non cercò nemmeno di penetrare quella corazza, sicuro che se ci avesse provato il riccio che nascondeva Harry e il suo piccolo mondo lo avrebbe punto molto dolorosamente con le sue spine acuminate.

 

- Non mi pareva che a scuola ti sarebbe piaciuto insegnare… - si rese conto subito che ciò che aveva detto per alleviare l’atmosfera aveva prodotto l’effetto contrario.

 

Infatti, sebbene il viso di Harry rimanesse imperturbabile, le sue mani si strinsero attorno al manico della sua tazza di porcellana.

 

Che c’era? Nostalgia per la sua vita passata? Per la sua vera identità? Per il suo passato? Per la sua vista perduta?

Draco si rese conto anche di una cosa: se non avessero mai cominciato a comunicare fra di loro il loro rapporto sarebbe rimasto pura formalità. Non solo non si sarebbe mai evoluto ma avrebbe cominciato a regredire poco alla volta.

 

E Draco non voleva.

 

E per la prima volta nella sua vita, decise di aprirsi, di dare a Harry un accesso tutto speciale, tutto suo, del suo piccolo mondo. Era una decisione molto importante, ma non sofferta.

Non aveva mai permesso a nessuno di decifrarlo interiormente, e questo perché lui stesso non voleva essere decifrato. Blaise lo conosceva bene perché vivendo in contatto con lui per vent’anni aveva imparato poco a poco a conoscerlo, era facile conoscere la persona con il quale sei cresciuto, d’altro canto i suoi genitori non lo avevano mai conosciuto, e infatti hanno scoperto solo alla fine del voltafaccia del figlio.

 

Ora Draco voleva dare la chiave di sé a Harry. Una chiave che non aveva mai dato a nessuno e che non avrebbe mai pensato di dare ad anima viva.

 

La diede a Harry.

 

Il primo passo della fiducia per instaurare un dialogo era dare fiducia a propria volta.

 

- Quando eravamo a scuola io avevo di fronte il destino di diventare un grande mangiamorte – confessò Draco. Vide subito Harry fermarsi e pensare, come colpito da qualcosa.

- Perché hai tradito i tuoi genitori? – domandò Harry.

- Genitori? Oh… bè, non avevo un granchè voglia di passare il resto della mia vita come un cagnolino con un adorabile tatuaggio indelebile sulla carne. E poi, perché combattere una battaglia che non solo era persa in partenza ma pure non mi apparteneva? – Draco chiuse un istante gli occhi, pensando agli ultimi istanti di vita di suo padre. A quando gridava di terrore prima che la sua anima gli venisse succhiata via da un Dissennatore. Lui era rimasto fuori dalla cella, imperturbabile, a fissare al di là delle sbarre l’involucro morto del suo genitore.

 

Che cosa aveva provato?

Solo un grande senso di vuoto.

 

Era normale assistere alla morte del proprio padre e sentirsi solo… vuoto?

Quell’interrogativo non lo aveva fatto dormire quella notte.

 

Quando riaprì gli occhi nulla era cambiato, Harry continuava ad essere prigioniero del suo piccolo mondo, senza comunicare con Draco.

 

- E poi c’eri tu dall’altra fazione, no?- lo disse per farlo sorridere ma Harry chinò solo il capo.

- Che intenzioni hai con me, Malfoy? – domandò duramente.

- Intenzioni? – Draco sospirò – Secondo te che intenzioni potrei avere? -

- Non lo so -

 

Ma aveva ascoltato le sue parole? Le aveva ascoltate quelle della sera prima, quelle di qualche ora fa?

 

Draco espirò e si decise a dargli una scossa di vita, a dirgli chiaro e tondo quelle che erano le sue ‘intenzioni’.

 

- Harry io… -

 

Il suono del campanello interruppe la loro conversazione: fu da una parte un vantaggio perché permise a Harry si sottrarsi da quel dialogo senza risultare scortese o peggio scostante ma fu veramente seccante per Draco che, per contro, aveva raccolto tutte le sue forze e si apprestava a donare a quella conversazione non solo un taglio un po’ più intimo ma anche qualcosa di più. Aveva intriso il suo coraggio nel desiderio di togliersi quel peso dal cuore ma invece ottenne solamente di vedere Harry scattare in piedi e raggiungere a passo veloce l’entrata.

E quando quest’ultimo si trovò di fronte alla porta, sorrise, senza nemmeno aver bisogno di chiedere chi avesse appena smesso di suonare il campanello e avesse cominciato a bussare contro la porta di legno con insistenza particolare.

L’ospite inatteso poteva essere solo uno: non doveva avere il sacro dono della pazienza ed era abituato a ottenere tutto e subito quello che chiedeva. E dal momento che l’ospite chiedeva che la porta di casa Black gli fosse aperta di fronte senza aspettare troppo… la rosa delle possibilità diventava estremamente esigua.

 

- Ciao, Gary – disse Harry non appena aperta la porta.

 

Gary aveva un braccio appoggiato allo stipite, indossava certamente i suoi abiti firmati e la sua colonia di prima qualità raggiungeva le narici di Harry immediatamente come effluvi, le punte dei suoi capelli biondi erano certamente leggermente ingellate mentre sulla sommità del capo portava senza ombra di dubbio i consueti occhiali scuri da sole, nonostante il sole non aveva fatto capolino una volta sola da dietro le nubi per tutta la giornata.

Ma Gary era sempre stato così.

 

- Harold! Sono di ritorno da Edinburgo e sono passato per sapere come stavi! -

 

Harry annuì. La colonia di Gary si stava mescolando all’acre odore della terra bagnata e Harry sentì una fitta di dolore prenderlo all’altezza del petto al pensiero di non poter nemmeno ammirare l’inverno che sopraggiungeva.

Ricordava ancora con minuzia eccessiva il sapore della neve, il suo colore abbagliante sotto i raggi del sole, l’emozione di vedere ogni singolo fiocco cadere dal cielo con la calma e la leggiadria di una personalità regale che degna degli umani della sua immancabile presenza.

- Ti ringrazio ma va tutto ben… -

Gary come al solito non lo lasciò nemmeno finire di parlare: - Vieni al mio castello! Mio padre non c’è, possiamo recuperare la cena saltata di ieri e poi tu devi avere compagnia, non puoi rimanere solo in un momento del genere! Hai bisogno di svago! –

- Veramente io… -

- C’è qualche problema? – interloquì la voce di Draco da dietro le spalle di Harry.

 

Evidentemente la pazienza non era annoverata tra i pregi di Draco o forse, più semplicemente, l’invito fin troppo esplicito di Gary, farcito con tutte le più belle intenzioni del mondo, era traboccante di doppi sensi fin troppo evidenti. Almeno per un orecchio attento come quello di Draco Malfoy. Almeno per quanto riguardava Harry.

Era ancora scompigliato per la sua dormita, i capelli, ordinariamente impeccabili, erano arruffati e gli davano un’aria estremamente giovane, spensierata, che contrastava in tutto e per tutto con l’espressione corrucciata della sua fronte. I vestiti che provenivano dall’haute mode magica erano costellati di piccole e noiose pieghette.

 

Nonostante questi piccoli dettagli non c’era alcun dubbio che Draco Malfoy trasudasse, dalla sua postura alla sua espressione, raffinatezza e eleganza da ogni poro.

Non aveva proprio niente da invidiare al giovane Gary. E lo stesso Gary lo sapeva, lo squadrò da capo a piedi, valutandolo con un ghignetto di scherno.

 

- Tu sei… -

- Ah, Gary, ti presento Draco, un mio compagno di scuola e, Draco, questo è Gary, abita in fondo al rione… -

Gary si scostò dallo stipite e allungò la mano con un sorriso cordiale verso Draco Malfoy, che, con stoica indifferenza, non strinse. Semplicemente, gli fece un cenno del capo, come per fargli capire di aver appurato che sì, questo strano biondo di nome Gary che ci stava provando con Harry esisteva ma, dopotutto, non meritava poi tutta questa attenzione.

O almeno, era quello che voleva trasmettere all’altro.

Il ghignetto di Gary non si spense né s’incrinò, anzi, non sembrò neppure sorpreso, ritirò la mano e disse semplicemente: - E così tu sei… l’amico… -

Quell’affermazione irritò parecchio Draco ma Gary riprese la parola – Piacere mio, insomma… - si rivolse a Harry – Ti lascio in buone mani? –

Harry annuì: - Non preoccuparti – si affrettò a rispondere, sentendo la mano di Draco posarsi sulla sua spalla. Un contatto normale, lieve, innocente, ma pieno di significati sottintesi. Se Harry non ne fosse stupito l’avrebbe scacciato, invece s’irrigidì momentaneamente, ma non fece altro. Era consapevole che di fronte a lui c’era Gary che lo osservava, era conscio anche della scena che si era appena svolta tra i due biondi, ma… non sapeva nemmeno lui. Sentiva che c’era un’atmosfera strana nell’aria che si era instaurata e Harry non ne comprendeva bene la ragione – Sono in ottime mani – aggiunse. Bè, questo lo poteva concedere a quel testardo di Malfoy. Questo poteva proprio concederglielo.

- Lo vedo – ribattè Gary voltandosi – Ci si vede! E quando il tuo amico se ne va, vieni da me! -

La stretta sulla spalla di Harry divenne più salda, più nervosa, non era solo un contatto, era un’ostentazione e una rassicurazione al tempo stesso. E per rassicurazione non si intendeva un tipo di incoraggiamento al ricevente, ma all’accettore.

- Non ho intenzione si andarmene tanto presto! – replicò Draco. Harry riconobbe in quella semplice frase il vecchio tono strascicato tipico dell’algido e insolente adolescente serpeverde Draco Malfoy.

- Ci si vede! – imperterrito ripetè a voce ancora più alta Gary, raggiunse infine la sua macchina e ripartì a razzo, salutando ancora un volta Harry con il suono del clacson.

- Non sei stato un po’ troppo scortese? – domandò retoricamente Harry – Voleva solo aiutare – chiuse lentamente la porta, bandendo il profumo di inverno e scostandosi dalla presa di Draco.

- Aiutare? – ripeté Draco scettico – Quello voleva far altro che ‘aiutare’ -

- Gary è un mio amico -

- Quanto amico? -

- Amico -

Draco sbuffò: - Se non mi sbaglio ha parlato di una cena saltata… mi sono perso questo piccolo particolare di una romantica cenetta a lume di candela nel suo castello e magari voleva portarti ad assaporare un dom perignon sotto le coperte? – si rese conto fin da subito di aver esagerato ma era irritato, deluso e soprattutto geloso.

 

In fondo la frase che aveva appena detto, vista da fuori poteva sembrare una semplice provocazione, ma in realtà… nascondeva anche una paura sommessa che le cose sarebbero andate veramente così se lui non fosse arrivato a casa Black per comunicare a Harry la morte della zia.

 

Inoltre non era solo una paura ma anche una tiepida speranza. Previa sostituzione dei due biondi.

 

Non voleva nemmeno confessarla a sé stesso per paura che se l’avesse fatto questa si sarebbe dissolta nell’aria, puff, come se non l’avesse mai pensata. Anzi, era peggio, perché se non l’avesse mai pensata non avrebbe potuto sentire la delusione che si era subito succeduta alla sua scomparsa.

 

- Con suo padre – precisò Harry. Sembrava non aver colto né l’allusione sottintesa né la provocazione intrinseca e nemmeno le altre implicazioni nascoste.

 

Quella piccola precisazione fece irritare particolarmente Draco, ancor più che se Harry lo avesse schiaffeggiato o avesse ribattuto con odio a quell’affermazione. Suo padre… Harry era sempre stato così ingenuo ma poteva anche darsi una svegliata da quando era diventato cieco.

 

Draco si corresse subito: cauto lo era fin troppo ma ingenuo… quello era tutto un altro paio di maniche.

 

Raggiunse Harry che aveva appena preso tra le mani la sua tazza fumante di tè mentre borbottava un chiarissimo: - Come no… non voglio essere il terzo incomodo – per la seconda volta in meno di due minuti Draco si sentì uno stupido. Che cosa stava insinuando? Si stava chiedendo lui stesso.

 

Dopotutto lui e Harry non stavano mica assieme… non aveva il diritto di dire certe cose.

 

‘Ma se non fosse arrivato Gary proprio in quel momento forse tu gli avresti detto quello che provavi, no?’ gli sussurrò una vocetta nella sua testa.

Draco dovette assentire a suo malgrado.

 

Harry, inaspettatamente, non se la prese, sorrise divertito: - Smettila, Gary è un amico. Solo un amico – ‘Non ti devi preoccupare’ avrebbe voluto aggiungere. Ma che diritto aveva di dirlo? Nessuno, proprio nessuno. Non stavano mica assieme.

 

‘E io?’ avrebbe voluto domandare Draco ‘E io cosa sono?’

 

Ma non lo chiese per paura che Harry gli potesse rispondere ‘Un amico’. Non c’era niente di male, per carità, anzi era un gran passo avanti rispetto ai tempi della scuola, ma quando Harry aveva risposto al telefono quella mattina a Gary dicendo che era in compagnia di un ‘amico’… bè, non era stata precisamente una bella sensazione.

 

- Devo andare a preparare la mia lezione di domani… – risolse infine Harry dirigendosi verso le scale per raggiungere il piano superiore.

- Rimango qui. Non ho voglia di sentirti blaterare – era così che i professori babbani preparavano le loro lezioni? O solo quelli ciechi? Draco era totalmente ignorante dell’argomento e decise comunque di lasciarlo perdere. Si sedette sul divano riacchiappando la sua tazza – Per quanto hai intenzione di fare il topo di biblioteca? -

- Qualche ora, se tutto va bene – rispose Harry ma prima di varcare la soglia del salotto si fermò e, senza voltarsi, chiese con voce leggermente titubante – Ti… ti trovo ancora qui? -

 

Quanto c’era di Harry in quella domanda apparentemente innocente?

 

C’era un universo intero di Harry.

 

Lui spaurito, lui timoroso, lui speranzoso, lui vulnerabile, lui fiducioso.

 

Draco sorrise, fissando il susseguirsi di figure deformi nelle fiamme del camino.

 

Prima aveva rimpianto il piccolo mondo nel quale Harry spesso si ritirava, negandogli l’accesso… ora invece era lo stesso Harry che nel ritirarsi nella sua solitudine gli lasciava uno spiraglio di porta socchiusa.

 

Il ‘Ciao amore’ di qualche ora prima stava premendo tra le labbra di Draco per uscire fuori. Strinse la tazza tra le mani, la porcellana era calda ma non bollente e Draco cercò di imprimersi quel calore per evitare di parlare e pronunciare quelle due paroline magiche dietro le quali si nascondeva l’universo di nome Draco. Perché se anche Draco aveva dato il permesso a Harry di entrare nel suo piccolo mondo, Harry non aveva mai provato l’accesso. E non c’era stata comunicazione allora.

 

Ora le cose stavano… evolvendosi. O almeno, non erano più statiche statue di marmo come prima, stavano prendendo forma, movimento e consistenza come se il soffio di Afrodite avesse infuso in loro la vita, come aveva fatto con Pigmalione e la sua amata statua perfetta.

 

Era davvero un inizio.

 

Ma no, non era ora il momento giusto per pronunciarlo di fronte a Harry.

Non ancora.

 

- Certo che mi trovi qui. A costo di ricoprirmi di muschio e licheni – scherzò per nascondere il suo buonumore dirompente. E di nuovo, in quelle parole c’era qualcosa di più di quanto Draco avesse voluto dire.

 

Harry non rispose nulla, si limitò a riprendere il suo percorso, facendo perfettamente intendere a Draco di aver sorriso e di aver apprezzato. Quando i passi di Harry si spensero per casa Draco terminò di assaporare la sensazione bella di vivere con qualcuno, finì tutto di un sorso il tè ormai tiepido e si alzò in piedi, aggiunse qualche ciocco di legna al fuoco e appoggiò la tazza in cucina. Tornato in salotto, si pose al centro di questo.

Aveva tutta l’intenzione di sfruttare l’assenza di Harry per cominciare a memorizzare la posizione degli oggetti della casa e non fare più gaffe, anzi di essere utile.

 

Chiuse gli occhi e cominciò a muoversi.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Privet Drive era silenziosa come una tomba, avvolta in una nebbiolina umida e tetra come da un sudario di morte.

 

Hermione sollevò lo sguardo dal marciapiede al numero 4 di questa via spettrale: di fronte a lei c’era una villetta normalissima, una di quelle case che spesso di vedevano nei volantini delle pubblicità o nelle cartoline, il giardino era leggermente incolto e si vedevano chiare molto impronte impresse nell’erba tenera.

Esattamente non sapeva perché ci era andata, forse voleva soddisfare la sua curiosità, forse voleva semplicemente conoscere il luogo dove uno dei suoi migliori amici aveva trascorso i suoi primi undici anni di vita e dove, nonostante tutto, era sempre tornato nei seguenti cinque anni. Quella che avrebbe dovuto essere la ‘casa’ di Harry.

 

Casa.

 

Comunque per Hermione era una specie di pellegrinaggio della memoria.

 

Dopo aver appreso la notizia dalla televisione, Hermione era andata a parlare con le autorità cittadine babbane per qualche maggior dettaglio su quale tragedia si era veramente consumata tra quelle candide mura e così era venuta a conoscenza della situazione famigliare Dursley: Dudley, il figlio idolatrato da entrambi i genitori, era stato beccato dalla polizia a spacciare a Londra a due minorenni. La madre aveva pagato la cauzione e due giorni dopo Dudley era di nuovo fuori da casa, a farsi di eroina e rubare.

Dalle autorità Hermione aveva saputo che Dudley era tornato a casa per la prima volta dopo tre anni per chiedere alla madre soldi, soldi e ancora soldi per la sua dose e per togliersi dai debiti che aveva contratto.

 

Era scoppiata un’inevitabile lite che aveva sentito tutto il vicinato fino all’ultima, sanguinosa, battuta finale.

 

Quando Dudley cominciò a minacciare Petunia e questa era scoppiata a piangere, nessuno avrebbe mai creduto davvero che Dudley nei seguenti cinque minuti avesse estratto dalla tasca dei pantaloni il suo coltello a serramanico.

Solo quando Petunia lo accusò singhiozzando e gridò per la prima volta per il dolore, qualche vicino di casa si decise a sollevare la cornetta ma prima ancora di parlare con la donna al centralino si sentì, chiaro e forte, il frantumarsi di un vaso seguito dalla voce furiosa di un uomo sull’orlo della pazzia.

Tutti sentirono chiaramente cosa diceva Petunia sul piccolo Harry, quello che tutti avevano creduto essere un criminale irrecuperabile – e poi si era capito che era il contrario dopo tutto quello che aveva fatto Dudley –, fece nascere molte domande spontanee ma qualunque esse siano state, ebbene, furono cancellate immediatamente dalle grida di Dudley e dal suo inarrestabile torrente di insulti.

 

E poi… la tragedia.

 

Dudley aveva preso un coltello dalla cucina – forse Dudley era troppo fatto e la prima volta aveva mancato il bersaglio facendo invece cadere un vaso – e aveva vibrato la prima coltellata.

La lama era penetrata nel petto della madre fino al petto, il cuore di Petunia aveva smesso praticamente subito di battere, nonostante questo Dudley aveva estratto il coltello.

 

Una, due, tre volte ancora martoriò il petto di colei che lo aveva dato alla luce.

 

E poi era arrivata la polizia quando gli agenti erano arrivati avevano constatato che per la donna non c’era niente da fare e che l’assassino era fuggito dalla porta sul retro, seminando le sue tracce.

 

Hermione infilò la chiave nella serratura ed entrò nella casa deserta, guardandosi attorno sentì un freddo dentro, non era l’inverno che la braccava alle sue spalle ma era la sensazione di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato.

I suoi occhi scandirono velocemente l’entrata della casa, le scale in legno, le varie porte e poi… Hermione lasciò la porta aperta alle spalle, senza nemmeno togliere dalla serratura la chiave che le aveva permesso di entrare, raggiunse la porticina del sottoscala e trattenne il respiro.

 

- Harry… era questa la tua casa? – spinse la porticina e questa si aprì.

 

Era buio lì dentro, non c’era nemmeno l’interruttore per una luce, tutto buttato alla rinfusa, come se fosse un ripostiglio. Un materasso sgualcito era buttato in un angolo, sommerso da alcuni scatoloni e pile di coperte racchiuse in buste di plastica.

Era quella la stanzetta nella quale il piccolo Harry aveva dovuto vivere per undici anni della sua vita?

Hermione ringraziò con tutto il cuore che Harry fosse un mago perché altrimenti, invece di trascorrere la sua adolescenza a Hogwarts l’avrebbe passata in quello squallido stanzino e forse non sarebbe stato l’amico che Hermione rimpiangeva così tanto. Anzi.

 

- Harry… era questa la tua casa? – sussurrò ancora, più a sé stessa che ad altri. Ebbe l’illusione di vedere Harry bambino seduto su quel materasso malmesso, avvolto nelle sue coperte, con i suoi abiti giganteschi, con i suoi occhiali riparati alla bene meglio con il nastro adesivo e l’espressione triste.

 

Sentì in lontananza una porta chiusa ma non ci fece tanto caso, pensando che fosse colpa del freddo vento che spirava fuori. Avrebbe tanto voluto che Ron le fosse accanto, a stringerle la mano e a supportarla in un momento del genere. Avrebbe voluto avere tra le mani il collo di Vernon Dursley per stringerlo.

Si lasciò sfuggire un singhiozzo.

 

- Harry… Harry perdonami… -

 

Non avrebbe mai dovuto rivolgersi all’amico rassicurandolo sul fatto che era vivo e vegeto. Avrebbe dovuto invece insistere sulla sua cecità per potergliela far accettare ed accettare lei stessa. Non si escludeva un problema così grande rimpiazzandolo con un unico effetto positivo.

 

- Harry… perdonami per non aver capito… -

 

Quanto le mancava…

 

- Scusami per non essere venuta prima… - sussurrò ancora, con le lacrime che stavano lottando per scenderle dagli occhi.

 

- Non sei mai stata invitata – le disse una voce alle sue spalle. Hermione non la riconobbe e non fu abbastanza veloce per voltarsi e puntare contro l’intruso la sua bacchetta, sentì un sordo dolore alla nuca, mandò un gemito di dolore e di sorpresa e poi per lei fu tutto buio.

 

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Note: Fa una strana impressione scrivere questa fic. Non perché abbia qualcosa che non va ma semplicemente non mi sono mai trovata così bene a scrivere una fanfic. In genere le mie fanfic le odio e ne sono sempre insoddisfatta ma questa… questa ha un sapore diverso. È qualcosa di veramente speciale. Boh, magari sono solo io che sto diventando troppo sentimentale… XD

 

Ah, appuntamento domani con OTH e FA! XD E con RdS… adesso… XD

 

Grazie a tutti coloro che commentano, ma quanti siete? ^^ Purtroppo sono costretta a rispondervi con risposte molto stringate… scusate!

 

Mimi88,

Moony* (come ti permetti di non ricordarti la parola ‘sbricchi’? mi deludi, Moony, mi deludi proprio! -.- No, scherzo ovviamente, non potresti mai farlo… comunque, so che ti sarebbe piaciuto piuttosto leggere BOTS o M-OB ma credo che avrai una bella sorpresa molto presto! XD Niente di ufficiale ma… chissà! XD),

millie,

haley,

James_Prongs,

fann1kaoryuki,

Fan-chan (se non ci fosse Draco qui, saremmo ancora all’epoca della pietra! XD),

Stè_Wormy,

Kira (ma no, dai, un tantino… ok, va bene, vedo il tuo sguardo inceneritore da qui! O.o sto zitta!),

Wichita Kid,

ragazza interrotta,

fiamma90,

Lelorinel,

elecam28 (e non hai ancora visto niente riguardo Gary, mia cara Ele! XD),

Elanor (oh sì, miravo proprio a causare un po’ di sorpresa con questo strano inizio… su, Elly, non siamo così crudeli con Harry che poverino è confuso, non capisce niente, è un po’ addormentato come sempre… XD No, niente bacio, non ancora *Lay che si sta comportando come se facesse i capricci*, dai, non può accadere subito! XD Altrimenti mi capita che Harry mi va fuori di testa e pensa che Draco lo voglia violentare e poi… di nuovo tutto punto e a capo! O.o Oddio, che visione! O.ç No, dai, non sono così perfida… anche se io stesso ho alcuni forti e seri dubbi… -.- ma facciamo finta che io non sia quella che sono! *Lay sparge fiorellini dappertutto* Ehm, lo so che è inquietante pure questo ma è quello che passa il convento! ^^),

marchesa dai 4 citti (credo che la strada sia ancora lunga… XD ma credo che sarà ripagato!),

Chase (grazie per il consiglio ma una delle cose che mi riesce meglio è complicarmi la vita! XD Comunque riguardo a Dudley… ehm… io non so niente, davvero!),

kandra (eh, pensavi che i problemi fossero finiti? XD),

MORFEa (effettivamente non c’è mai nulla di sicuro quando si tratta delle mie fic! XD Per Gary ho ancora qualche… ehm… progettino! XD),

NamiTheNavigator (Ehi, non esagerare! XD Non credo che sia mai possibile!),

sara (ma certo!),

Nadeshiko (ebbene sì, che cosa non causa l’amore? XD Soprattutto ad un biondino di nostra conoscenza? ^^ Secondo me Harry ci gode ad essere bersaglio di tutte queste attenzioni… mah… bè, comunque Draco è entrato nella sua corazza! XD Sì, sì, anche Ron e Hermione anche se non è che avranno una parte capitale, dopotutto quello che c’interessa sono Draco e Harry e i loro patemi in mezzo, no? XD E… Nadeshiko? Ci sei ancora o sei andata a prendere l’ascia per fare a pezzetti Mr Provola? XD),

Nal (oh sì, io adoro Chopin! *.*),

Zafirya (eh sì, Ron e Hermione hanno parecchio anche loro da farsi perdonare, chissà che non comincino anche loro ad ‘aprire gli occhi’! Gary rimarrà ancora un po’ a rovinare la giornata a tutti, avevo annunciato che lui e Dudley avrebbero combinato casini e disastri e infatti… ma almeno Harry comincia a sciogliersi un po’. XD Dopotutto, diciamoci la verità, con un Draco così, come si fa a resistere? XD),

_Elen_,

Black Cat (cara Simo, grazie per I tuoi commenti! XD Ti risponderò ad entrambi in questo poco spazio di tempo: amo gli Evanescence, non a caso scrivo quasi sempre con il sottofondo la loro meravigliosa musica… poi, sentirli mentre cadono le foglie in autunno, bè, fa tutto un altro effetto! XD Penso anche io che Chopin incarni molto Harry… XD E sì, stanno continuando a fare qualche passo i avanti i nostri due eroi…),

saso (sono felice che ti piaccia e che risvegli in te ricordi, spero, piacevoli! ^^ Manterrò il segreto! ^^),

manako,

Streghetta Potterina.

 

Commentate!

Miss

 

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Capitolo 15
*** Quello che c'è al di là ***


Senza luce, il buio14

Senza luce, il buio (15/?) by Mistress Lay

Capitolo Quindicesimo – Quello che c’è al di là

 

 

Dudley odiava suo cugino.

Quel bastardo orfanello era entrato nella sua vita, nella sua famiglia, non invitato, ospite tanto indesiderato quanto odiato, con tutta la prepotenza che poteva avere un bastardello di un anno e poco più.

Aveva la più meravigliosa scusa del mondo: povero piccolo, tenero orfanello con i grandi occhioni verde smeraldo, così carino, così sfortunato… certo, una scusa perfetta per spillare alle anziane e alle donne sospiri di tristezza e smorfie affettate intrise di malinconia e solidarietà per il piccolino che giaceva nella culla. Tutti dovevano commuoversi di fronte a quello sbattimento di ciglia e quel sorrisino infantile più unico che raro.

 

Oh povero piccolo…

Oh povero caro…

 

E in fatto che il piccolo orfanello avesse una cicatrice, segno dello spaventoso incidente che lo aveva lasciato orfano, sulla fronte che avrebbe portato per il resto della sua vita, e anche il fatto che sorridesse più spesso di Dudley e non si mostrasse avido e prepotente come Dudley poteva incrementare la sua fama di dolce, tenero, sfortunato bambino e attirarsi sorrisi, giocattoli e dolcetti a non finire.

 

No. Vernon, Petunia e Dudley non potevano permettere che quel piccolo bastardello fosse felice.

No, erano tutti e tre d’accordo che la felicità dovesse essere bandita da quel piccolo neonato.

 

Era stato divertente per Dudley avere un tale giocattolo in giro per casa, un giocattolo sfortunato di cui nessuno si interessava.

 

Lo sapevano tutti che lui era ‘strano’. Alle elementari girava la voce che avesse fatto diventare blu la parrucca della maestra e, quando era stato inseguito dalla banda di Dudley, si era ritrovato misteriosamente in cima al tetto della scuola, al sicuro.

Dudley amava quando suo padre sollevava di peso Harry, gridandogli di non fare cose ‘anormali’, e lo buttava nel ripostiglio nel sottoscala, mentre il piccolo Harry ripeteva ossessivamente ‘non so com’è successo, non so com’è successo, credimi zio’. Ma lo zio non gli credeva mai e gli toglieva la cena.

E poi quei maledetti ‘anormali’ erano venuti a prenderlo e a rovinare completamente la vita triste a cui doveva essere condannato Harry, avevano rovinato anche la vita della tranquilla famiglia Dursley, quegli ‘anormali’. Avevano portato Harry nel loro luccicante mondo nascosto ed improvvisamente tutto era cambiato, il ruolo di Harry era cambiato. Ora era un ‘intoccabile’, pena l’allungamento della lingua o di una coda porcina nel posteriore.

Erano tutti attorno a lui a saltellargli intorno, a fargli fare il girotondo, a ridere e sorridere con lui, a fargli ottenere tutto ciò che maledettamente voleva. Improvvisamente non era più il mingherlino orfanello che si poteva o doveva maltrattare.

 

Dudley lo odiava.

Odiava il suo mondo, odiava lui, la sua fortuna, la sua esistenza.

 

Dudley aveva un passato turbinoso, tormentato, non aveva vissuto con serenità il passaggio dall’adolescenza all’età adulta e si rifiutava categoricamente di imputare a sé stesso la sua ‘sfortuna’, come la chiamava lui.

 

No, era colpa di suo cugino. Come avrebbe potuto credere, Dudley, che suo cugino non avesse lanciato sulla loro famiglia un qualche occulto abracadabra?

Era colpa del cugino se Dudley aveva cominciato a farsi di droga perché ‘tutti’ del suo gruppo lo facevano e perché era ‘divertente’ farlo.

Era colpa del cugino se Dudley fumava quattro pacchetti di sigarette al giorno alla veneranda età di poco più che ventenne, perché semplicemente non sapeva che altro fare per buttare via la sua noiosa vita.

Era colpa di suo cugino se Dudley aveva dovuto uccidere la madre pugnalandola al petto più e più volte perché lei non faceva altro che dire che Harry era diverso da lui e no, non gli avrebbe dato più un soldo.

 

‘Ti pagherò tutte le spese per la disintossicazione, Duddy… ma ti prego…’

 

Prega quanto vuoi, le aveva detto Dudley in preda alla rabbia, prega quanto vuoi, donna, ma dammi i soldi!

 

Dudley non voleva disintossicarsi, lui voleva continuare tranquillamente a farsi di eroina, fumare le sue sigarette, avvelenarsi il sangue e i polmoni, buttare via la sua vita nei divertimenti, voleva continuare ad essere il temuto Big Dud che con un gancio atterrava chiunque, che vendeva la ‘roba’ migliore agli angoli delle strade a Londra.

Era la filosofia di Big Dud, se lui stava da schifo, perché non dovevano stare da schifo anche quelli che aveva intorno?

 

‘Duddy… perché non puoi essere un po’ come Harry?’

 

La domanda capitale.

Perché?

Oh, avrebbe proprio voluto avere tra le mani la magia del cugino… quali cose avrebbe fatto!

E invece doveva piovere sul bagnato proprio a lui, Harry Potter!

 

Che altro della sua vita voleva ancora rubargli?

Gli aveva rubato la libertà: come poteva ora ancora andare in giro di locale in locale ora che era ricercato dalla polizia per l’omicidio di sua madre? Come sempre era colpa di lui, suo cugino, il mago.

 

‘PERCHÉ NON VOGLIO ESSERE COME LUI!’ aveva gridato Dudley in preda alla rabbia. Indifferente alle lacrime della madre aveva afferrato il coltello.

‘Oh, Duddy… che cos’abbiamo sbagliato con te?

‘Dovevi darmi i soldi, mamma, dovevi. E non dovevi parlare di lui

‘Lui è molto meglio di te, non è stata una delusione come invece sei stato tu, Duddy. Dei miei errori passati lui è stato il riscatto…’

È VENUTO QUI? A lui li hai dati i soldi! Lui vale più di tuo figlio? ’

 

‘Dud… Dud… perché non capisci? ’

 

Dudley non si era mai sforzato di capire, non aveva mai voluto, lui era amato dai suoi genitori, era stato viziato all’inverosimile, vezzeggiato all’infinito dalla zia, coccolato e idolatrato. Lui aveva scelto però una strada diversa, aveva deciso che il cugino non esisteva se non come sfogo di rabbia o come capo d’imputazione.

Dopotutto, di chi era la colpa se non sua della sua coda da porco che gli avevano causato umiliazione a non finire?

Di chi era la colpa della sua lingua lunga un metro?

Di chi se non sua?

E sua madre che pure lo difendeva…

 

‘Dud… sei ancora in tempo caro… ti prego, ascoltami… possiamo ricominciare tutto da capo, io e te. Disintossicarti sarà il primo passo… caro, fatti aiutare. Sai che ti voglio bene…’

 

Sciocca. Sua madre era una sciocca.

Aveva ricordato improvvisamente di avere una sorella morta…

 

Possiamo cominciare tutto da capo, io e te.

 

Mentre gli affondava il coltello da cucina nel petto, Dudley non vide le sue lacrime.

‘STAI ZITTA! ZITTA! ZITTA! IO TI ODIO!’

Era passato il tempo nel quale sua madre soddisfava ogni suoi piccolo capriccio…

 

Caro, fatti aiutare…

 

Il sangue era sgorgato come un fiume e sua madre aveva gridato un’ultima volta. Gli occhi ormai vitrei che gridavano pietà, figlio, amore della mia vita, pietà per tua madre che un minimo di senno lo ha ancora… pietà, caro.

Ma la furia di Dudley non si era placata nemmeno con quello sguardo, dirompente era balzata dal suo petto e la sua mano aveva affondato il coltello ancora una, due volte…

 

Sai che ti voglio bene…

 

Dudley coperto di sangue si era fermato, immobile coperto di sangue a guardare per lìultima volta la madre morta e poi se n’era andato a vomitare lontano, dopo aver corso a perdifiato per metri e metri.

 

Perché non puoi essere un po’ come lui?

 

Dudley guardò con distacco la donna esanime ai suoi piedi, ammirò con lussuria la sua nuca scoperta, i suoi capelli riccioluti sparsi sul pavimento, il bel corpo fasciato in una gonna e un maglioncino, le sue labbra carnose, e le lunghe ciglia.

Era molto carina e improvvisamente l’idea di averla tra le mani non era così malvagia… forse avrebbe fatto meglio a legarla e poi si sarebbe divertito, proprio dove aveva dormito il suo odioso cugino, proprio in quello sgabuzzino dove avrebbe dovuto trascorrere il resto della sua vita quel maledetto cugino mago.

Si chinò verso la donna, le scostò alcune ciocche di capelli riccioli dalla fronte ma in quell’esatto istante la donna si svegliò.

Fulminea, scattò in piedi impugnando uno stramaledetto strumento di magia, gli lanciò un incantesimo silenzioso e Dudley riuscì a scostarsi in tempo, furioso la spinse indietro e mentre la donna gemeva di dolore, Dudley guadagnò l’uscita, chiuse la porta a chiave e la sbarrò e poi scappò fuori di casa, come se mille diavoli fossero alle sue calcagna.

 

Dalla tasca spuntava un frammento di carta stropicciato assieme ad una fotografia.

 

 

*

 

 

- Cinque passi... il divano.... sì, eccolo qui... ora, misura sette passi in lunghezza... ecco, e poi... tre passi in larghezza... sì, il bracciolo è finito... ora dovrebbero esserci i due passi al camino... due e... no... non sono due, forse tre? Nemmeno... quattro e... maledizione! Che male! - Draco strizzò gli occhi di dolore, sentendo il piede pulsare di sofferenza per essere andato a sbattere contro il solido impianto del camino.

 

Sospirò ma non aprì ancora gli occhi, si beò per qualche istante del calore della fiamma e mise due mani avanti, a toccare il freddo della mensola marmorea, si sbagliò a calcolare la distanza e per poco non fece cadere un suppellettile mezzo polveroso di ceramica.

 

- Accidenti! -

 

Lo rimise come prima, passandoci le dita, la superficie era cesellata, liscia, qualche protuberanza doveva far intuire a Draco la reale forma del suppellettile ma più ci scorreva i polpastrelli sopra più sentiva di non farcela. Che diavolo era? Poteva permettersi di aprire gli occhi e soddisfare la sua curiosità?

 

No, per quanto Draco soffrisse ammetterlo, Harry non avrebbe mai potuto aprire gli occhi di fronte a qualche oggetto che il tatto non riconosceva.

Draco continuò a far scorrere lungo tutta la superficie dell'oggetto i polpastrelli, fermandosi qualche secondo nelle cavità nascoste.

 

Che cosa diamine era?

 

Poteva essere un animaletto? No, Harry non era tipo da animali... però non era nemmeno tipo di oggettini da arredamento quindi...

Poteva essere una rappresentazione di un qualche oggetto? No, Harry non sembrava precisamente una casalinga... però era anche vero che poteva averlo trovato arrivato in quella casa... il precedente proprietario si era scordato di portarsi via il pianoforte, figurarsi se non aveva dimenticato anche qualcosina di più piccolo...

 

Poteva essere... che caspita poteva essere?

 

Draco si arrese e socchiuse gli occhi. Sì, dai una sbirciatina solo...

 

Richiuse gli occhi così velocemente da non aver avuto nemmeno il tempo di focalizzare bene che cos'avesse fra le mani. Draco imprecò mentalmente, aguzzando le orecchie e cercando con l'udito un qualche rumore che potesse fare a contatto con qualcosa che lo scuoteva... no, niente rumore.

- Mi arrendo... - sussurrò sbuffando e riconoscendo la sconfitta. Aprì gli occhi e si trovò tra le mani un portacandela a forma di angioletto panciuto con una cetra sbeccata in mano e un'espressione beata e lontana allo stesso tempo.

- Bah... - Draco chiuse gli occhi e cercò a tentoni il posto effettivo dell'angioletto, lo cercò con le dita e infine trovò un alone senza polvere, perfettamente liscio, in mezzo al quale c'era una scheggiatura lieve, così lieve che se Draco non fosse stato così concentrato non l'avrebbe mai notata.

 

Tastando con le dita si rese immediatamente conto che quella scheggiatura minima era al centro l'alone.

Sorrise amaramente, notandolo, e riposò l'oggettino al suo posto.

 

La sua esplorazione continuò, le sue mani mi mossero con lentezza questa volta, caute, e trovarono subito una superficie morbida, soffice.

 

Ecco... questo o era un oggetto da arredamento retrò o un peluche.

 

Retrò o peluche?

Peluche o retrò?

 

Draco fece scorrere le dita lungo la peluria soffice, su e giù, mentre le sue gambe si scaldavano di fronte al caldo fuoco. Si era chiesto come facesse Harry a trovare ciocchi di legna... possibile che Harry spaccasse legna? No, ridicolo. Si appuntò mentalmente di chiederglielo non appena possibile.

Tornando a problemi più seri Draco si trovò in difficoltà di fronte a quell'oggetto.

 

Peluche, decise.

Ok, che forma poteva avere?

 

Ad occhio e croce Draco calcolò che era alto quindici centimetri, sembrava una palla mal riuscita e aveva una protuberanza quasi alla sommità del suo capo, ammesso che quello che Draco stesse toccando in quel momento fosse proprio un capo.

Sbuffò pesantemente, facendo svolazzare qualche granello di polvere, frustato.

Grandioso, da quando Harry lo aveva lasciato da solo in salotto Draco aveva solo capito come si dovesse fare per raggiungere il divano, circuirlo e raggiungere la mensola del camino... e aveva scoperto che c'era anche un angioletto giulivo sopra la mensola e un peluche retrò. O un retrò peluche. A scelta.

Ripensandoci forse Draco avrebbe fatto molto meglio a cominciare dall'ingresso in modo da fare tutto con calma e con un minimo di razionalità ma Draco aveva tentato di raggiungerla, aveva sbattuto tre volte contro il muro e due contro lo stipite.

 

Decidendo che stava facendo decisamente troppo rumore, si era limitato a conquistare un pezzo di salotto.

Un pezzetto molto piccolo.

 

Draco si impose di mantenere la calma e continuare a far passare le dita sul peluche strano-coso.

 

Era un cane seduto? No, non aveva le orecchie da spaniel. Forse era un doberman. No, il muso era troppo piccolo. Minuscolo quasi.

Era un gatto? Idem sopra.

Era un uccello panciuto? No, era troppo panciuto. Obeso in maniera innaturale... e dov'erano poi le gambe?

Era un cavolfiore? No... non aveva un becco di niente!

 

No... aspetta un attimo... un becco? Un becco.

No, non era un uccello, inutile.

 

Forse... forse un tipo diverso di uccello tipo... tipo...

 

Draco fece passare le sue dita sulla parte posteriore del peluche e sentì un piccolo particolare mezzo appuntito dietro, quasi alla base, vicino ai piedi.

 

Un pinguino!

Un Dannato, Panciuto, Beccoso e Codoso Pinguino!

 

Siano maledetti i pinguini della galassia!

 

Un Pinguino!

Potter aveva un pinguino in casa...

 

Un Pinguino!

 

Draco si sentì straordinariamente orgoglioso di sè stesso: aveva capito cosa fosse senza neanche dargli una sbirciatina piccolina con gli occhi! Ha! Draco vince!

Sorridendo tutto soddisfatto fece scorrere le mani ancora una volta e toccò anche stavolta una superficie cesellata in ceramica.

 

No, un altro di questi no!

 

Si impose di stare calmo e continuare a passare le dita sulla superficie... era altr quanto quello di prima... era un po'... diamine, ERA quello stramaledetto angioletto gaio di prima!

Draco si sentì molto orgoglioso di aver beccato due oggetti su tre su quella mensola, ora non restava che... la mensola era finita. Bene, ora doveva tornare al divano.

 

- Quattro passi... ah, questa volta ho detto bene! - fece quattro passi e si ritrovò in mezzo al nulla.

 

Evidentemente invece di andare dritto aveva fatto una mezza deviazione e non era andato incontro al divano.

Draco sbuffò, cercando a tentoni con le mani il divano, dopotutto non doveva essere lontano, doveva aver sbagliato solo di qualche passo, qualche piccolo passo e...

 

- Erano due passi... due passi e ho sbagliato! Dove diavolo è il divano? -

 

Un rumore lo distrasse.

 

Draco si bloccò a metà del movimento e si rese conto che di fronte a lui, sulla soglia dell'ingresso per il salotto c'era Harry. Aprì immediatamente gli occhi, lasciando che le braccia gli ricadessero lungo i fianchi. Vide il divano a due passi da lui, ingoiò indietro la delusione e cercò di parlare con il tono più leggero e colloquiale possibile: - Già finito? -

 

Harry era ancora fisso laddove si era fermato. Immobile.

Stringeva con così tanta violenza e forza le sue labbra che erano bianche ormai, una mano era appoggiata allo stipite e se avesse potuto avrebbe impiantato le sue unghie nel legno.

 

- Harry? - Draco si preoccupò, avanzò qualche passo poi, vedendo che Harry rimaneva fermo lì dov'era e non accennava a rispondergli, chiese concitato - Tutto bene? -

 

Harry ancora non proferì verbo.

 

- Harry, dimmi qualcosa! - Draco avanzò ancora qualche passo e si fermò non appena vide Harry arretrare - Harry! Che cosa c'è? Che cos'hai? Ti prego, parlami! -

- Perchè? - domandò con voce piccola Harry - Perchè lo hai fatto? -

Draco si rese conto che si riferiva a quello che aveva udito: Harry aveva capito che cosa Draco stesse facendo, come si stesse muovendo.

- Io... -

- Lo hai fatto per... per prenderti gioco di me? - domandò con voce rotta Harry. Cercò di trattenersi dal piangere ma la delusione gli premeva sul cuore come se lo stesse soffocando.

 

Perchè, perchè, perchè, perchè... un coro infinito di domande.

Lui si era fidato.

 

- NO! - quasi gridò Draco, si fiondò su Harry, trattenendolo per un braccio mentre questo si divincolava - No! Come puoi averlo anche solo pensato? - domandò ferito - Non ti fidi ancora di me? -

- Tu sei Draco Malfoy che si divertiva a seviziare i babbani, prendere in giro i mezzosangue e sputare insulti e sentenze su tutti! - ribattè Harry - E mi chiedi come posso fidarmi di te? -

Draco gli lasciò il braccio, svuotato: - Davvero... davvero non... - ingoiò indietro la rabbia e la delusione. Cercò di trovare un contegno per far capire a quel testone di Harry che lui era lui, senza nient'altro intorno della sua vecchia vita - Io non mi sono presentato da te come Draco Malfoy, ma come Draco. Hai cancellato di netto tutto il tuo passato, nome e amici compresi, vuoi dirmi che l'odio che provavi per me non sei riuscito a cancellarlo? Mi odi ancora di più di amare i tuoi amici? Dimmelo, Harry, perchè se così fosse me ne andrò - 'No, non me ne voglio andare!' - Voglio sentirlo dire dalle tue labbra. Ma lasciati dire che se non ti deciderai a farti aiutare sarai tu a rimpiangerlo -

 

La voce di Draco era seria, contenuta e senza inflessioni di sentimento.

Traspariva da lui solamente una determinata vena di delusione e Harry si sentì di colpo un idiota. Come al solito aveva pensato senza aver considerato bene le cose.

Aveva sentito Draco fare il suo stesso giochino macabro e sofferente e subito aveva pensato che Draco si stesse prendendo gioco di lui. O forse, non l'aveva pensato, l'aveva addotto come scusa, pensando invece quanto fosse doloroso sentire dal fuori quei conti che invece lui faceva tutti i giorni, ad ogni suo passo, nella sua mente.

 

Come al solito aveva anteposto il suo dolore egoistico all'idea che non c'era solo lui, ma c'era anche un'altra persona con sentimenti e dolori personali accanto a lui.

 

- Scusa... non avevo... non intendevo dire quello che ho detto - ammise.

Subito Draco tirò un sospiro di sollievo, sentendo il cuore riprendere il suo balletto nel petto.

- Ti fidi di me, allora? - lo domandò con muta aspettativa e desiderio inappagato.

Dì di sì...

Harry gli voltò le spalle, sussurrando: - Sì - si diresse verso la cucina e subito fu seguito da Draco - Tu non sai cucinare, vero? - domandò per spezzare l'aria che si era creata tra di loro.

Draco era ancora troppo euforico, andò vicino a Harry: - Posso imparare -

Harry accennò un sorriso scuotendo la testa: - No, lascia stare - ebbe un ripensamento e poi disse, sinceramente - Grazie per essere qui -

Questo ringraziamento glielo doveva.

Draco si girò dall'altra parte, sorridendo da un orecchio all'altro.

 

 

 

*

 

 

 

- Sto bene, Ron, davvero… -

Ron non smise di accarezzarle i capelli, premuroso le aprì la porta di casa, con cautela la condusse in casa, ignorando le sue proteste, con un braccio la sostenne per la vita.

- Ron… -

Ron la condusse sul divano dopo aver chiuso la porta, senza curarsi degli sbuffi della moglie, con un colpo di bacchetta accese il fuoco nel camino e si sedette accanto a lei, sistemandole i cuscini dietro la schiena in modo che fosse più comoda possibile.

- Ron… -

- Sì ‘Mione? – rispose questa volta Ron. Si beccò un’occhiataccia dalla moglie ma le sorrise un po’ forzatamente – Dai, quando mai posso occuparmi di te, eh? Avere una moglie perfetta a volte è una croce! -

Hermione sbuffò ma non potè impedirsi di sorridere un poco, lusingata.

Ron le baciò la fronte, stringendola a sé, ancora non riusciva a credere a quello che era successo alla sua Hermione: era andata a casa di Harry ed era stata aggredita da Dudley Dursley, per fortuna Hermione era stata astuta abbastanza da lanciare un incantesimo a Dudley e Dudley era stato abbastanza idiota da mettere cent’anni ad avvicinarsi alla donna, permettendole di prendere tempo per rinvenire e pensare ad un piano di fuga.

Se solo lui fosse andato con lei questo non sarebbe mai successo… invece era a lavoro!

Appena l’aveva saputo si era fiondato all’ospedale dov’era andata Hermione a farsi curare l’ematoma alla nuca, in preda all’ansia non si era nemmeno curato di avvertire il capo della sua assenza, e poi aveva portato la moglie a casa, passando prima dalla madre e chiedendole se potesse tenere Lytton quella notte.

Il figlio aveva subito teso le braccia al padre, non appena lo aveva visto, e aveva reclamato di essere preso in braccio e andare dalla ‘amma’ ma Ron aveva dovuto lasciarlo dalla madre, decidendo che per quella notte Hermione dovesse dormire sonni tranquilli e stare a risposo completo.

- Sei comoda? –

Hermione si strinse al marito: - Sì, va tutto bene, Ron… va tutto bene… -

Trascorsero nel silenzio qualche istante, stretti nel reciproco abbraccio alla ricerca di caldo conforto. Poi, Hermione prese la parola, titubante ammise: - Ron, abbiamo sbagliato tutto con Harry. Tutto –

Ron sospirò, trovandosi perfettamente d’accordo con Hermione ma non disse nulla, aspettando che questa continuasse a parlare.

- Lo abbiamo riempito di quella pietà che lui odiava, lo abbiamo fatto sentire un invalido quando lui chiedeva, implorava di essere trattato normalmente. Lo abbiamo soffocato con le nostre chiacchiere semplicistiche ignorando quanta tristezza avesse dentro, quanta rabbia covasse nel profondo del suo cuore. Oh, Ron… è quasi come se lo avessimo mandato via noi… - concluse con le lacrime agli occhi – Mi sento così colpevole… -

Ron le accarezzò i capelli con affetto, stringendola contro il suo petto: - Sì, hai ragione, Hermione. Ero così preso dalla morte di Ginny da non aver nemmeno capito che cosa stesse passando per la testa di Harry… siamo tutti un po’ colpevoli. Abbiamo sbagliato –

- Se tu avessi visto dove Harry viveva… - Hermione tremò di rabbia – In uno sgabuzzino così piccolo… così buio! Come si può fare una cosa del genere ad un bambino, Ron? Perché… - le mancarono le parole e deglutì le lacrime che minacciavano di uscirle dalla gola.

Ron non disse nulla, che altro poteva dire se non che si trovava d’accordo con ogni parola della moglie?

 

Come ci erano arrivati a quel punto?

Lui, Harry ed Hermione erano stati il Magico Trio, l’Inseparabile Trio che scorrazzava per Hogwarts, cacciandosi ogni giorno in un guaio diverso, ridendo e scherzando, piangendo insieme…

 

E ora erano così divisi…

 

Loro che avrebbero dovuto capire Harry per primi, che avrebbero dovuto stargli accanto, capire i suoi bisogni, comprendere il miscuglio di sentimenti che bruciavano nel suo petto… erano stati loro i ciechi. Ron preso dal dolore della perdita della sorella, Hermione presa dal sollievo per la vita di Harry, Silente felice per la buona riuscita della guerra, Remus così ottenebrato dal conforto di vedere Harry ancora vivo…

Tutti ciechi, che non erano riusciti a vedere al di là dei loro sentimenti personali nel turbine di dolore che aveva investito Harry.

Si erano limitati a incrementare quel turbine, a osservarlo mentre si dibatteva nell’occhio del ciclone, gridando alla felicità.

 

Hermione aveva ragione.

 

Era come se fossero stati loro a mandare via Harry: con la loro pietà, la loro falsa felicità, con i propri sollievi personali.

Harry era cieco e loro glielo avevano fatto pesare, parlando di quanti modi avessero cercato per farlo ritornare a vedere come prima, uccidendo pian piano tutte le sue speranze con parole dure e lapidarie, intimandogli di ‘andare avanti’, come se si potesse cancellare tutto quel dolore con un colpo di spugna e rincominciare a scrivere tutto dall’inizio.

Harry non si era più confidato con loro riguardo a quello che sentiva, si era ritirato nel suo guscio di sofferenza ad ogni giorno che passava, senza lasciarsi andare, senza parlare, ritirato nel suo mutismo angosciato.

 

Lui non era un martire, non era un infermo, non era un invalido, eppure Ron e Hermione ebbero la sensazione veritiera che Harry si fosse sentito così, sommerso da così tante attenzioni tutte sbagliate.

 

‘Vai avanti’ era come se gli avessero ripetuto fino allo sfinimento di dimenticare tutto e ignorare la sua condizione.

 

‘Sei vivo, almeno tu’ era come se avessero infilato sale accompagnato da quelle parole, come se gli avessero fatto pesare il fatto che fosse cieco e vivo.

 

‘Mi dispiace Harry, ma non abbiamo trovato niente. Abituati’ era come se gli avessero inflitto una pugnalata ogni volta che ripetevano quelle parole.

 

Harry… quanto abbiamo sbagliato?

E la cosa più dura da accettare era che non avrebbero potuto rimediare.

 

- Ora è troppo tardi, Hermione… troppo tardi… - sussurrò Ron più a sé stesso che alla donna.

Hermione cominciò a piangere.

 

 

 

*

 

 

 

Quella notte Draco non si pose nemmeno il problema di chiedere a Harry se potesse dormire con lui. La notte precedentemente nemmeno glielo aveva chiesto ma Harry ce lo aveva portato senza dirgli nulla, stretto a lui, e nessuno dei due voleva lasciare l'altro, e sotto le coperte si erano progressivamente allontanati, poco alla volta. Quel pomeriggio si erano di nuovo addormentati assieme, sul divano, accanto, stretti l'uno all'altro.

Draco fece in modo di andare in bagno per primo in modo da poter essere il primo ad andare a letto e togliere la parola a Harry, così si infilò sotto le coperte, aspettando Harry non lasciò accesa nemmeno la luce, si sdraiò sulla schiena e attese.

Fuori il vento stava imperversando, assieme alla pioggia copiosa che bagnava i vetri con violenza, scagliando contro quell'ostacolo trasparente il turbinio dell'inverno appena giunto.

Un lampo per un attimo lampeggiò come un faro sporadico annunciando un tuono di particolare violenza subito dopo, i grossi nuvoloni grigiastri divennero per un attimo abbagliati dalla luce istantanea del lampo e poi tornarono al loro cupo grigiore uggioso.

A guardarlo ora Draco si sentiva diverso.

Insomma, prima di trovare Harry vagava alla ricerca del perché di un’ossessione per il suo peggior nemico, ora invece che aveva ben capito la vera natura della sua ‘ossessione’ e l’aveva accettata completamente ancora titubava per rivelare a Harry quello che c’era al di là del suo semplice volerlo aiutare.

Aveva paura, era vero, aveva paura di rovinare tutto.

Voleva fare le cose con calma, poco alla volta, in modo da dare ad Harry il tempo per abituarsi alla nuova situazione, per farsi accettare completamente, per dare ai suoi gesti la quotidianità che doveva esserci. Voleva esplorare pian piano il mondo di Harry, non romperlo tutto con la sua irruenza, voleva assaporare la sensazione di sentirsi bene con la speranza che, un giorno, avrebbe potuto sentirsi meglio.

Harry entrò nella stanza e arrivò al letto con passo marcato, fece per dire qualcosa ma poi lasciò stare, andò all'armadio e prese un plaid.

- Non ho intenzione di andare a dormire sul divano - lo prevenne Draco. Se Harry voleva dargli un plaid e liquidarlo di andare dal divano, poteva anche scordarselo!

- Ci hai dormito questo pomeriggio - replicò quietamente Harry, avvicinandosi al letto.

- C'eri tu - rispose Draco con semplicità.

Harry non disse nulla, dispiegò il plaid sul letto e si infilò anche lui sotto le coperte. Per qualche istante entrambi rimasero in silenzio, muti spettatori alla bolgia invernale fuori dalla finestra.

Un altro tuono scosse il palcoscenico, riempiendolo tutto con il suo rumore sovrastante, cancellando per un attimo il rumore della pioggia e del vento, dimostrando agli umani che era lui il vero re della tempesta, orgoglioso e saccente.

- Harry, non l'ho fatto per prenderti in giro... - iniziò all'improvviso Draco, riferendosi all'episodio di poco prima di cena. Urgeva una spiegazione, e quello era il momento perfetto - L'ho fatto per... comprenderti meglio. Non parli con me, allora forse, per parlare con te serve usare il tuo linguaggio. Voglio esserti di aiuto e non voglio più fare errori come stamattina. Ti me ti puoi fidare, Harry -

Dall'altro non giunse risposta ma Draco sapeva che stava riflettendo, poi, Harry annuì per dirgli che lo aveva capito, che lo ringraziava, che...

 

Draco stese il braccio, invitandolo a venire accanto a lui e lasciarsi stringere ma Harry rimase fermo dov'era per minuti interi fino a che non si decise e si lasciò avvolgere in un abbraccio da un Draco mezzo assonnato ma così felice che Harry potè solo emozionarsi a sentire quanto potesse battere forte il cuore di quell'uomo che un tempo aveva odiato.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Note: Volevo ringraziare in particolare Stateira per aver pubblicizzato questa fic sul forum di Efp… oh my, sono emozionata! ^//^

Mia cara PS, chi ti ricorda il pinguino? ^^

 

Grazie a tutti coloro che commentano, siete fantastici! *.* Troppo buoni con questa pessima autrice…

 

Natty, Mimi88, Streghetta Potterina, haley, millie, Captain, grazie a tutti voi! Bax bax!

 

Moony*, lo so, lo so, che avevi un altro nome in mente… ma potevi anche avere ragione tu, sai com’è è stata una scelta last minute quella che avevo fatto! XD Bax bax!

 

fiamma80, ah lo so, è sempre stata la mia piccola fissazione terminare i capitoli in maniera… così! XD Bax bax!

 

Kira, cara sorellina di spirito, è inutile, non possa farci niente, ormai mi conosci… sai come sono fatta… x.x Grazie comunque come sempre per l’immensa fiducia che riponi in me, questo che mi fa andare il cuore in sollucchero! XD Bax bax!)

 

nox, un’ottima scelta, altroché! XD Ma poi lo capirà… ehm-ehm, non mi esprimo in merito però! XD Bax bax!

 

aryVano’90, hai ragione, Slib è in parte una delle più psicologiche che abbia mai scritto… ^^ E sì, Gary combinerà anche parecchi guai, e quando dico parecchi, ci tengo a sottolineare parecchi. XD Ok, ora la smetto altrimenti comincio a spoilerare… Bax bax e grazie per il tuo sostegno! *.*

 

Stateira, mia carissima, volevo ringraziarti ancora una volta, accidenti, mi hai fatto arrossire appena letto il tuo commento e la notizia! O.o Credo di aver letto almeno dieci volte la riga incriminata, cercando di capire se era una mia impressione malata oppure effettivamente c’erano scritte quelle famigerate parole! *.* Insomma, che dire, grazie ancora, sono ancora commossa! *Miss si soffia il naso* Detto da te, che sei poi una delle mie autrici preferite… *Miss con gli sbrilucciconi agli occhi*

Rispondendo al tuo commento: no, a Hermione non è capitato nulla (insomma, diciamocelo, Dudley è un totale incapace! -.-), visto? Spero di non aver turbato così tanto i tuoi sogni! ^^ E ne vedremo ancora qualche sfida biondo vs biondo! XD Bax bax!

 

Fan-chan, era proprio l’immagine che volevo dare: ecco come si sarebbe presentato Draco Malfoy in versione babbana e attaccato a Harry stile ventosa! XD No, vabbè, non esageriamo, dopotutto è un mio personaggio, quindi non dovrei bistrattarlo così tanto… no, in realtà lo faccio lo stesso! XD Bax bax!

p.s. Draco è costretto a darti il suo orologio d’oro! XD

 

Ysal pax, ma no, tesoro, visto che sono stata brava? Eh? Ed è una novità! XD Sarò sulla via della redenzione? Uhmmm… no, non credo! XD Bax bax!

 

James_Prongs, eggià, chissà quali rimembranze accompagnano questo strano siparietto! XD Niente è casuale! XD Bax bax!

 

Stè_Wormy, ma lo dici a me, mia cara? Parli proprio con me? XD Ok, lo so che a volte non do proprio quest’impressione felice però sai… a volte… chissà… basta, non farmi dire altro! XD Bax bax!

 

baby, io sono dell’idea che è carino aspettare ancora un po’! XD Ovviamente parlo da parte offesa! XD No, dai, scherzo, grazie come sempre tesoro! Bax bax!

 

fann1kaoryuki, pensa che in una mia fic i protagonisti ci hanno messo più di 40 cap a dichiararsi… XD ah, giù quell’ascia, loro non ci metteranno così tanto tempo! XD Bax Bax!

 

empire, tutti i nodi vengono al pettine, l’ho sempre detto! XD Bax bax!

 

Lelorinel, non avevo dubbi… Gary ha sempre avuto questo strano influsso sui lettori! XD Bax bax!

 

Wichita Kid, come desideravi ho ampliato un po’ quella parte… spero che ti sia piaciuta! Bax bax!

 

MORFEa, grazie come sempre, sei una manna per questa fic! XD Dudley, attenzione, qui le lettrici si stanno coalizzando (a ragione!), contro di te e non hai ancora fatto niente! XD Non proprio prestissimo ma il prox capitolo dovrebbe arrivare in tempi brevi, almeno spero! Bax bax!

 

Chase, @.@… uh… che arma potente la tua! @.@ Comunque per amore del vero (e in seguito ai tuoi occhi da Kaa) devo dire che qualcosa so… ma a grandi linee! XD Diciamo solo che i guai non sono ancora finiti e per Harry e Draco è ancora tutta in salita! XD Sì, dai, Gary a qualcosa serve a parte a farsi tirare qualcosa in testa! XD Bax bax! @.@

 

Nadeshiko, mia cara, carissima, mi sono figurata la scena della tua recensione bene in mente e il risultato è stato:

1. Una vaga, vaghissima impressione che il tuo famoso spadone taglierà di netto Mr Provola 2 con gran gaudio di tutti i presenti alla strage

2. Draco sta imprecando in egiziano antico (gli influssi di Seto! Questi due assieme sono una miscela esplosiva!) contro tutti gli ALTRI biondi della galassia

3. Harry sta ‘guardando’ alternativamente l’uno e l’altro e trova una buona scusa per defilarsi

4. Di Mr Provola 2 non è rimasto altro che una pozzetta di sangue (per l’amore di Nut, mi conviene alzare davvero il rating! XD altrimenti chi garantisce per i bambini?)

5. Miss si è profusa in risate a volontà! (oddio, è meraviglioso il nome che hai dato al nostro carissimo Gary! ^___^ Ho riso per mezz’ora!) (i miei ragni un po’ meno… ndHarryno)

Insomma, a recensione ispirata è REGOLA rispondere con una risposta ispirata! *.* Bax bax!

p.s. Draco è molto felice che Gary è una pozzetta di sangue! XD

 

saso, chissà, magari Draco lo farà… XD Gli dico di lanciargliene un altro da parte tua? Tanto lui si diverte… XD Eh sì, un po’ sadica lo sono (e non immagini nemmeno quanto… XD) ma in genere lo sono di più… mi starò per caso arrugginendo? O.o Il prox capitolo dovrebbe arrivare in termini un po’ più brevi, o almeno spero! ^^ grazie per la tua recensione! *.* Bax bax!

 

taty89, mi trovi perfettamente d’accordo: Draco è nato per essere geloso (oltre che per appartenere esclusivamente a Harry! XD)! Ho in mente ancora qualche scenetta dolce dolce tra questi due… ^^ Herm se l’è cavata… insomma, come paragonare la sua intelligenza con la stupidità di Dudley? Più o meno si eguagliano! XD Ma come sono cattiva… che ci vuoi fare Dudley proprio non entra nella lista delle persone che sopporto… XD Eh sì, tre fic aggiornate in tempi così brevi… a volte me ne stupisco io per prima! O.o Bax bax!

 

_Elen_, eh sì due zucconi di prima categoria! XD Oh sì, la concorrenza gli aprirà gli occhi! XD Bax bax!

 

Elanor, onorata che questo capitolo ti sia piaciuto così tanto! *.* Assolutamente, Draco deve essere proclamato martire e santo! XD No, Gary ha una vita ed è quella di rovinare la quieta famigliare dei nostri due eroi! XD eheheh (noto una vena sadica nella voce ndElly) (nooo… tutta impressione! XD ndLay) (dici? NdElly) Harry è tipo carta moschida… attira i ricchi (voglioooo libriiiiiiii!!!! *.*) Sì vedo parecchi polizieschi e leggo altrettanti libri thriller… si vede? ^^ Mi sto allenando per la mia fic thriller, no? XD

Non so, slib esce fuori dalle mie mani molto semplicemente, mi inquieta un po’ questa cosa! O.o Ma i suoi difetti li ha, eccome se li ha… ad esempio, mai leggerla quando si è depressi, fa una strana impressione… (ma non l’avrei mai detto! -.-) Però è molto incline alla mia vena malinconica… e anche ai romanticmoments… XD eheheh… spero che la mia mail ti sia arrivata, ho dovuto inviartela dalla mia casella di posta invece che tramite outlock ma credo che poi questo week end sarò di nuovo a casa quindi poi il problema non si riporrà di nuovo! XD Povero Voldie, così bistrattato da tutti! (anche dai bambini… insomma, mi deludi… ndLay) (mondo crudele… ç.ç ndVoldie) (no, sei tu che non lo sei abbastanza… guarda Phil, è più sadico di te! NdElly) (Phil si diverte con la sua ‘Ruota della Tortura’: questa volta abbiamo un ospite speciale, Dudley! Con ovviamente Ginny a fare da ‘valletta’! XD) Bax bax!

 

kandra, ma sì, confidiamo nei super poteri del nostro Super Draco in questa titanica impresa! XD Gary… ebbene sì, avrebbe fatto meglio! XD Bax bax!

 

Nal, beh in effetti anche Blaise era nella rosa dei candidati! Ma lo riprenderò più avanti, non temere. Poi io in genere cambio visione dei pg da fic a fic quindi chissà come sarà qui il nostro Blaise! XD In efetti questi aggiornamenti sono stati un po’ non previsti, ma poi la febbre ha giocato un buon scherzo… Bax bax!

 

Black Cat, siamo tutte qui che gridiamo ‘Forza Draco!’ poi con i tuoi pon pon faremo proprio la nostra figura… insomma, non ci può ignorare ora, quindi, Draco, fatti valere! ^^ Grazie per il tuo commento, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! XD Bax bax!

 

nicodora, che dire, ringrazio sia te e jole per aver letto questa fic e per il tuo commento! ^^ Bax bax!

 

Commentate!

Miss

 

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Capitolo 16
*** Neve ***


Senza luce, il buioML

Senza luce, il buio (16/?) by Mistress Lay

Capitolo Sedicesimo – Neve

 

 

- Quando tornerete, padrone? –

 

Draco si voltò contrariato verso il piccolo Elfo domestico che tormentava le sue mani angustiato, il suo squittio risultò persino irritante alle orecchie dell’uomo, che gli rivolse un’occhiata seccata, immediatamente l’elfo si ritrasse, stringendosi così forte le mani che pareva in procinto di staccarsi le dita da quanto era teso e preoccupato.

 

- Quando vorrò – rispose Draco voltandosi a guardare l’atrio un’ultima volta.

 

Era una giornata cominciata male, Draco era particolarmente sensibile a come cominciavano le sue giornate. In particolare se concerneva anche Harry Potter.

Ripensando alle giornate appartenute al suo passato di solitudine, Draco vedeva solo un cupo vuoto in quelle mattine quando, appena svegliato, vedeva lo spazio vacante accanto a lui, e pensando a come trascorreva le sue giornate, Draco rifletteva al cupo grigiore che le accompagnava, il niente da fare se non una ricerca che si rivelava sempre più infruttuosa…

Ora era tutto diverso, il sapore preso dalle sue giornate era un connubio strano dolceamaro.

C’era sempre quel retrogusto amaro ma il sacrificio non solo era necessario ma anche volontario, e questa era una novità nella vita di Draco: abituato a ricevere più che a donare, il concetto che non tutto era dovuto avrebbe dovuto quantomeno sconvolgerlo invece, si rese conto, il sacrificio che stava facendo non era avvertito come difficile o deteriorante, al contrario, Draco era pronto a donare perché lo sentiva giusto e lo avvertiva come una scelta felice oltre che necessaria.

 

Questa era la novità.

 

Significava che Draco stava maturando, crescendo interiormente?

Stava entrando nell’ottica di quel difficile e complicato complesso meccanismo chiamato ‘amore’? quell’universo lontano anni luce dal suo modo di pensare, così presente ora, racchiuso dentro di sé come un piccolo tesoro nascosto, custodito, infagottato nel gusto dolce che aveva preso la sua vita da quando Harry gli aveva concesso il privilegio di averlo accanto.

 

- Padrone? -

 

Draco scosse la testa e si smaterializzò in casa di Harry, andò subito nella camera da letto e posizionò il suo bagaglio estensibile sopra una sedia, si guardò un attimo in giro, indeciso sul da farsi, no, era meglio aspettare Harry e parlarne con lui, non poteva stravolgere tutte le sue delicate mosse strategiche di disposizione nell’armadio.

Draco sospirò crucciato, dando un’ulteriore occhiata al letto completamente rifatto.

 

Lì lui e Harry vi avevano dormito due notti.

Due notti.

 

Eppure, tutte e due le mattine, Draco si era ritrovato solo, o meglio, lontano da Harry, quando la notte precedente erano allacciati assieme, i loro cuori uno sull’altro.

E invece…

 

La prima mattina Harry era al lato opposto del letto, rannicchiato su un fianco, la seconda mattina, cioè quella odierna, non c’era definitivamente, nemmeno in casa.

Sul tavolo della cucina c’era solo un succo d’arancia e basta, non un bigliettino, nulla che avvertisse Draco che Harry se n’era andato al polo per la lezione.

Così Draco ne aveva approfittato per tornarsene nel suo manor e raccogliere qualche suo vestito, spedire qualche lettera e premunirsi di rimanere irreperibile per una settimana come minimo. Voleva donare tutte le sue energie a Harry, tutta la sua attenzione, e cominciare a costruire qualcosa oltre una breccia tra i loro due rispettivi muri di differenze e barriere invisibili.

Ormai erano le prime ore del pomeriggio e Harry si sarebbe fatto vedere solo tra qualche oretta, Draco decise di continuare con la sua ispezione silenziosa e cieca della casa di Harry.

Improvvisamente un rumore fece sussultare Draco, si portò una mano al cuore per lo spavento ed estrasse la bacchetta con un movimento fluido e istintivo della mano, lo puntò verso la fonte di tale prolungato e lancinante rumore.

Si avvicinò all’oggetto incriminato sempre tenendolo a tiro di bacchetta, quando fu abbastanza vicino lo fissò con sguardo critico e allungò la mano.

Le dita si chiusero tese sulla cornetta e istantaneamente il telefono tacque.

Draco lo sollevò circospetto poi sentì la voce di Harry: - Malfoy? Malfoy, se mi senti, accosta la cornetta all’orecchio… -

- Potter? -

- Accosta la cornetta all’orecchio, Malfoy -

Draco fece come aveva detto Harry senza pensarci su troppo, era stupido ammetterlo ma sentire la voce di Harry era un balsamo per le ferite che lo stesso Harry gli aveva inflitto con la sua incostanza. Draco fece fatica ad confessare a sé stesso che la rabbia, qualunque sia la causa scatenante, diventava, al sentire Harry, solo un mero e ridicolo ricordo.

Come se tutto impallidisse alla presenza di Harry…

Era questo l’amore?

- Harry? -

- Salve Malfoy – c’era un vociare sommesso dietro le parole di Harry che fece intuire a Draco che questi si trovava al polo, forse nel bel mezzo dell’ora di pranzo.

- Potevi anche svegliarmi, stamattina – replicò subito, scocciato, Draco – Non mi hai dato nemmeno il tempo di fare la colazione -

Ci fu un secondo di silenzio poi Harry disse: - Scusa ma… non mi sono ancora abituato a tutto questo, credo di essere un tantino arrugginito… - ammise con imbarazzo.

A Draco venne lo straordinario impulso di sorridere e ridere, così, tutto felice: - Ti darò il tempo di abituarti, Harry, non temere. Io di qui non mi schiodo. Gary o non Gary –

- Gary? Che c’entra? -

- Niente. Quando devi uscire? Ti vengo a prendere -

- No, non… ho una riunione con il rettore, oggi e… non lo so, ecco… -

- Harry… -

- Malfoy, ti prego, dammi un po’ di tempo -

Draco rimase qualche istante in silenzio poi sospirò mentalmente mentre rispondeva: - Non affaticarti, Potter. Volevi qualcosa, comunque? –

- Come? -

- Volevi qualcosa? Mi hai chiamato con questo apparecchio infernale, qualcosa volevi, no? -

- Oggi non c’eri – evidentemente Harry aveva chiamato prima, quando Draco non c’era.

- Ero al mio manor a prendere alcune mie cose -

- Ah -

- Volevi qualcosa? -

- Sì -

- Dimmi -

- Volevo solo sentire la tua voce -

Draco sentì il tempo fermarsi per un secondo, il tempo di sorridere e sussurrare un emozionato: - Davvero? –

- Sì – Harry ridacchiò imbarazzato – Imparo in fretta, no? -

- Sei il mio allievo migliore – rispose Draco, sentendosi orgoglioso.

- E’ che al telefono è… più semplice – sembrava che Harry faticasse a dire quelle semplici parole ma Draco sentì di avere tra le mani ben altro che una sua confessione, aveva una chiave al piccolo universo di Harry. Strinse le dita attorno a quella chiave immaginaria e la portò al cuore.

- Harry… -

- Sì? -

- Torna a casa presto, io sono qui -

- Draco… -

- Sì? -

- … niente. A dopo – e rimise giù.

Draco sospirò felice.

 

 

 

*

 

 

La sua casa era sempre stato il suo piccolo rifugio, il luogo nel quale nascondersi, nel quale rinchiudersi, nel quale trovare un minimo di protezione e mura amiche. Harold l’aveva amata fin dal primo giorno nel quale vi aveva messo piede: così particolare, così rustica, così famigliare.

Aveva amato fin da subito la sensazione di camminare lungo quei corridoi di parquet, il bel ticchettio dell’antico e polveroso orologio a cucù dell’ingresso, il tiepido calore del sole nella cucina, il dolce profumo di antico aroma di tempi andati nelle stanze al piano superiore.

Quel giorno Harold si sentiva stranamente in pace mentre tornava a casa, camminava con passo spedito, sentendo nell’aria un addensarsi di umidità e freddo assieme, chiaramente anticipando la prima nevicata della stagione, in anticipo rispetto ai canoni usuali, ma di breve durata sicuramente.

Al primo delicato ticchettio della pioggia Harold era appena rientrato a casa, aveva sbuffato per il freddo e subito si era bloccato in mezzo all’ingresso.

Il calore famigliare della casa lo aveva avvolto, facendogli rilassare tutti i muscoli irrigiditi per il freddo, e poi sentì tutta la pelle accapponarsi improvvisamente e gli organi interni vibrare di un’emozione forte, sconosciuta, viva.

La musica del pianoforte stava invadendo la casa, le note scivolavano sulla pelle di Harry come una delicata carezza: era Draco con la sua magia palpitante come se avesse un cuore in mano, e il suo batticuore ipnotizzante lo stesse occludendo nella sua mistica rete magica come un serpente incantatore.

Raggiunse il salotto sentendo il groppo che gli serrava la gola farsi più forte, più soffocante.

Le dita di Draco stavano tessendo un ricamo straordinariamente vario e complicato, un susseguirsi di mille emozioni diverse avvolsero Harry come un turbine di vento improvviso: il cuore gli cominciò a battere all’improvviso, forte forte, trattenne il fiato, sentendo per la prima volta la presa della cecità farsi più lieve e distante, sostituita dalla felicità gratuita.

Non chiedeva nulla in cambio, semplicemente qualcosa che Harry avrebbe potuto dargli senza costi personali.

 

In quel momento, per la prima volta, Harry capì.

Capì che avere Draco Malfoy accanto era un miracolo.

 

Ora capì come mai il sapore di ‘casa’ si era associato a qualcosa di ancora più intimo che la vecchia concezione non comprendeva in sé. Capì che c’era un intero universo chiamato Draco e che lui voleva conoscere.

 

Senza rendersene conto si avvicinò al pianoforte senza che Draco potesse accorgersene e poi si posizionò dietro di lui e solo allora Draco si accorse della sua presenza silenziosa, una nota uscì stonata: - Harry… non ti avevo sentito arrivare… -

Harry sorrise leggermente: - Era bellissima –

Draco si alzò in piedi, vederlo lì vicino, sereno, era estremamente giusto, come se tutto andasse al suo posto, nonostante tutto quello che era successo in passato, c’era anche uno spazio di presente e uno sprazzo di futuro tra di loro, in loro, come una promessa accomodante che avvolgeva come un abbraccio le differenze che c’erano fra di loro.

- Lo so – rispose Draco con leggerezza.

Diede un’occhiata veloce alla finestra, per vedere se fosse o meno sera inoltrata, per controllare a che ora fosse rientrato Harry, e vide le nubi cotonate coprire interamente il cielo e la pioggia diventare leggera, soffici coriandoli cominciare a cadere dal cielo, vorticanti fiocchi di neve mossi dal vento freddo cominciarono a sostituirsi alle gocce di pioggia e cadere leggiadri come soavi batuffoli di cotone, scaglie di ghiaccio caddero come piccoli pezzi di cielo da quel vetro che era la volta celeste.

Improvvisamente si aprì qualcosa nel petto di Draco, la sensazione di essere tornato bambino, felice per un singolo fiocco di neve, per la poesia che quel momento donava all’animo delicato di un bambino che aveva assaporato la sua infanzia così poche volte da rimpiangerla ora che se n’era andato.

- Usciamo – esclamò – Sta nevicando – evitò di prendere la mano a Harry come avrebbe desiderato, conscio che se l’avesse fatto Harry si sarebbe ritratto come scottato da quel contatto. Poi non resistette e lo trascinò per un braccio, strattonandolo verso l’uscita, afferrò velocemente il suo cappotto e uscirono senza che Harry dicesse qualsiasi cosa.

 

Il freddo li colpì come un’arma a doppia lama, Draco lasciò il braccio di Harry per appuntarsi il suo cappotto e poi mosse qualche passo nel piccolo giardinetto di Harry, infilando le mani in tasca e guardando il cielo, fissando il suo sguardo su ogni singolo fiocco di neve, pieno di entusiasmo.

 

Non male per una giornata cominciata male.

 

Le cose erano cambiate fra di loro, non c’era più freddo tra di loro, non lo avvertiva neppure nelle vene, sentiva solo il gelo fisico della nevicata, nient’altro. Draco si sentiva un ragazzino nel corpo di un adulto, un ragazzino che era cresciuto troppo in fretta, proprio come Harry, e che ora stava assaporando la dolcezza del momento, quel piccolo frammento di fanciullezza che cadeva come la neve dal cielo.

Ora Draco era quasi in mezzo alla strada, sentiva sotto i suoi piedi il primo strato di neve nel quale affondavano con difficoltà i piedi, guardava in alto, guardava la caduta dei piccoli fiocchi di neve, l’osservava alla luce dei lampioni che fiancheggiavano la strada, tese una mano con il palmo verso l’alto, un fiocco di neve si posò sul palmo.

Lanciò un’occhiata a Harry e lo vide tentennare sul marciapiede, come se non si capacitasse che attorno a lui c’era la neve e non poteva vederla. Draco sentì una strette al cuore nel vederlo così, piccolo e fragile, con la neve attorno. Il fiocco che teneva in mano si era sciolto e Draco si avvicinò ad Harry: - Non ti piace la neve? –

- Mi piaceva. Era bella vederla – rispose amaramente Harry – Ora che gusto ha sapere che nevica? – fece per tornare in casa ma Draco gli prese il polso e lo bloccò, dopo avergli afferrato la mano gliela fece tendere con il palmo rivolto verso il cielo.

- La neve è sempre la neve, anche se adesso non la puoi vedere la puoi comunque percepire, la puoi sentire – rispose Draco con voce vellutata, lo stava tenendo contro di sé e la mano che gli aveva stretto il polso magicamente gli cinse la vita in modo da far appoggiare la schiena di Harry contro il suo petto.

L’uomo si irrigidì per un istante ma poi Draco lo strinse ancora un po’ più a sé, con quella stretta dolce e rassicurante, non lo lasciò andare, lo tenne con sé, come se la gioia stessa gli stesse tra le braccia, sfuggente e desiderosa di contatto.

 

Harry trattenne per un attimo il respiro mentre un fiocco di neve ghiacciata gli toccò il palmo, poi un altro, sopra l’indice e poi sopra il pollice, ne sentì un altro ancora sulla fronte e sul naso, si concesse un piccolo sospiro leggero di sollievo mentre sentiva con una chiarezza impressionante di sentirsi bene grazie ad una persona che precedentemente non aveva mai sopportato e che ora lo teneva tra le sue braccia.

 

Draco… Draco… quanti abissi li avevano divisi, quanti abissi ancora li dividevano.

 

Harry non poteva scordare il suo passato, aveva cercato di scacciarlo ma invano, ogni volta che s’illudeva di tornare a vivere la sua vita di Harold Black ecco che succedeva qualcosa, come l’arrivo di Draco, a scombinargli tutti i piani. Harry non poteva nemmeno scordare che era cieco e lo sarebbe stato per tutta la vita: come si poteva vivere accanto ad uno come lui?

Non aveva mai biasimato nessuno quando questi si allontanavano da lui, come scottati e scontenti dalla sua presenza di ‘invalido’, era un cieco, uno che aveva bisogno di tante cure e tante cose, che aveva bisogno di toccare le cose per con scontrarle, che aveva bisogno di annusare i cibi prima di mangiarli, uno che aveva bisogno di contare ogni suo singolo passo per camminare ed orientarsi.

 

Era cieco.

 

Harry sapeva che cosa suscitava negli altri: un torrente di compassione non richiesta, pura e schietta pietà, disagio ingestibile, fuggi-fuggi generale… non poteva biasimare queste reazioni, Harry lo sapeva.

 

Fin da quando aveva deciso di non togliersi la vita, fin da quando aveva accettato la sua triste condizione aveva capito che avrebbe trascorso il resto della sua vita da solo, a leccarsi da solo le ferite che gli imponevano gli altri, che lui stesso si causava. Dopo la rabbia, il dolore, il dispiacere, dopo la delusione e la depressione del momento, era giunta l’accettazione della sua cecità, portava con sé un tiepido calore di rivalsa ma anche la previsione inesorabile che nel suo futuro ci sarebbe stato ben altro che calore.

 

E Harry aveva accettato i suoi limiti, aveva accettato che la sua vita si sarebbe ridotta a semplici gesti e passi, aveva capito che ogni cosa attorno a lui doveva essere sempre al suo posto, l’ordine era diventato un’ossessione, a ragione, e dopo l’accettazione Harry si era messo d’impegno per dimostrare a terzi che, cieco o no, non aveva bisogno della pietà e della compassione di nessuno, che era capacissimo di badare a sé stesso.

 

Era cieco, non menomato mentale.

Alimenta questa tua determinazione, Harry, alimentala, gli diceva la zia Petunia.

 

E Harry poi aveva trovato lo spiraglio dell’indipendenza aprirsi a lui, grazie anche ad un pizzico di intuizione – niente magia, non avrebbe potuto fare alcun incantesimo, altrimenti se ci fosse stato qualcuno che lo stava ancora cercando lo avrebbero trovato e Harry era l’ultima cosa che voleva – aveva reso la sua esistenza ‘vita’.

 

E dopo?

 

Harry si era posto questa domanda con ansia.

 

E dopo?

Che avrebbe fatto?

 

Sarebbe cominciata la sua nuova vita.

 

Ovviamente non poteva rimanere in zona Surrey, Mrs Figg poteva notare qualcosa, Londra era esclusa, anche se grande, era un rischio troppo azzardato, e non poteva nemmeno chiedere alla zia di stare con lui: lei aveva un figlio, Dudley, e anche se era per lei una delusione continua, e lo amava. Doveva rimanere nella sua vecchia casa, ad aspettarlo, e Harry non si faceva illusioni che Dudley potesse capire e lo lasciasse stare lì. No.

 

C’era bisogno di andarsene via.

Dove?

 

E poi Harry aveva deciso, un posto lontano, un paesino sperduto, in Scozia.

 

Ed era nato Harold Black, professore universitario di folclore.

 

Benvenuto, nuovo me, aveva sussurrato il primo giorno nel quale era arrivato nella sua nuova casa, Harold, non essere una delusione, ti prego.

 

- La senti? -

La voce di Draco lo distolse dai suoi pensieri e lo riportò con i piedi per terra e le dita delle mani gelate per tutta la neve che vi era caduta sopra. Strinse la mano in un pugno: - Sì – rispose.

- Harry… volevo dirti… -

 

Tante cose, Draco voleva dirgli tante cose, cose che forse lo avrebbero fatto ritrarre, che forse lo avrebbero sconvolto, che forse lo avrebbero fatto gridare.

Il tepore del suo corpo era inebriante e Harry era così… così speciale, Draco si chiese seriamente come avesse potuto vivere prima di incontrare e trovarsi con Harry. Come aveva fatto?

Quando era piccolo la voce della madre era tutto per lui, era quella voce dolce e melodiosa, così morbida da sembrare essere tessuta con la più nobile e pregiata seta, e Draco aveva amato quella voce, aveva amato tutto di sua madre, i suoi serici capelli di luna, il suo volto perfetto…

 

Poi Draco era cresciuto e il suo mondo si era allargato.

 

Aveva imparato ad amare il padre, quella figura che sembrava così lontana, così grande e così perfetta.

Aveva cominciato ad amare la presenza del padre, a quando si rivolgeva lui con parole sbrigative, aveva imparato a soddisfare il suo orgoglio, aveva indossato quegli abiti che suo padre voleva fargli indossare, quello del figlio perfetto che voleva avere.

 

Poi il mondo di Draco si era allargato ulteriormente e aveva cominciato a dedicarsi in rapporti interpersonali con amici, tutori, e amici dei genitori.

 

Anni e anni era andata avanti quella storia, con alti e bassi, sotto lo sguardo severo della madre e quello critico del padre e poi Draco si era reso conto che no, quelle persone che aveva amato e aveva cercato in tutte le maniere di compiacere, erano solo persone.

 

Persone, già.

Aveva cominciato a chiamare i genitori ‘persone’, come se con loro non avesse nulla da spartire. E poi era proprio così.

 

E allora, addio, Draco Malfoy, apri gli occhi e comincia la tua vera vita.

 

Ed eccolo, ora, il figlio di Lucius Malfoy, eccolo, il giovane detentore dei grandi sogni di potere dei suoi genitori, eccolo, Draco Malfoy, cresciuto, bello, ricco, corteggiato, scostante e ora innamorato.

Innamorato non più della voce della madre o dello sguardo del padre ma dalla presenza di una persona speciale.

 

Non una persona, no, di Harry.

 

Harry.

Harry che aveva tra le braccia, Harry cieco, Harry che si voleva scostare da lui, che voleva bandirlo dalla sua vita.

Harry, Harry, Harry.

Harry chiuso in sé stesso come un riccio, con i suoi aculei ritti, con un’incostanza che non era mai stata da lui, Harry che non sorrideva mai, che era fermo nel suo proposito di essere lontano, distante, per non scottarsi, per non soffrire ancora.

 

- Harry… perché non sorridi mai? – glielo chiese con un candore impressionante, come se fosse un problema di semplice soluzione.

 

 

Perché non sorridi mai?

Io ti vorrei vedere sorridere sempre.

 

 

 

*

 

 

La luce della candela stava morendo, soffocata dalla sua stessa cera, inghiottita dalle sue lacrime, ma Remus Lupin non se ne curò e continuò a scrivere con la sua penna l’aquila, intinse la penna nell’inchiostro del calamaio lì vicino e riprese a far passare la sua mano sul foglio bianco.

La penna si muoveva velocemente, senza increspature, la calligrafia che ne usciva era elegante, piccola e chiara.

Mise un punto fermo e sospirò.

Si concesse qualche secondo per sfregarsi gli occhi stanchi e dare un’occhiata al mozzicone di candela poco distante da lui, un istante e poi ritornò a scrivere.

Si interruppe pochi minuti dopo, sospirando una seconda volta e questa volta, indirettamente, il suo sguardo corse alla finestra, per vedere quanto fosse buio: si era messo a scrivere quando la pioggia si stava diradando e ora che sollevava lo sguardo la pioggia era stata sostituita da un concerto male accordato di fiocchi impertinenti che cadevano senza alcuna armonia dal cielo.

Sembravano curiosi ballerini privi di stabilità e ritmo, lenti e sconnessi.

 

Che sapore ha la neve, Rem?

Il sapore delle lacrime mai piante.

 

Remus deglutì, ripensando ad una conversazione avvenuta moltissimi anni prima.

 

Il sapore delle lacrime mai piante.

 

Quante lacrime avrebbe voluto piangere lui?

Quante?

Quante volte si era permesso di dare libero sfogo alle sue lacrime, al suo dolore inespresso, quante volte, chissà…

 

Desiderò tornare indietro nel tempo e ritrovarsi nel salotto di casa Potter, con James che faceva una delle sue solite battute di spirito, con Peter che si soffocava con il roastbeef per il troppo ridere, con Sirius che dava pachche sulle spalle di James e Peter con allegria e spensieratezza, con Lily che sorrideva mentre dava da mangiare a Harry neonato.

 

- Harry… -

 

Non riusciva a darsi pace: Harry era cieco, in qualche parte del mondo al di fuori della finestra, lontano da lui e dal suo mondo.

Perché? Perché doveva finire così?

Perché questa storia doveva avere un finale tanto duro e amaro?

 

- Se solo ci fosse la possibilità di una seconda occasione… -

 

Remus cercò di non pensarci troppo, il solo accennare a quella situazione lo faceva andare fuori di testa, cercò anche di non pensare ai ritagli di giornale che aveva nel suo cassetto, a quelli che ritraevano Harry dopo la caduta dell’Oscuro signore e quelli della sua scomparsa e degli avvistamenti fantasma.

Remus li aveva controllati tutti, uno per uno, nella speranza che qualcuno di essi si rivelasse vero, ma niente.

Ma li aveva tenuti tutti, nel cassetto della sua scrivania, li aveva tenuti per ricordare sempre, ogni giorno della sua vita, il dolore della privazione e della sua situazione.

Mitigato da una parte da un dono inaspettato e dall’altra privato di una presenza amata.

 

Remus…

 

Remus chiuse gli occhi e quando li riaprì fece scattare la mano verso il calamaio per intingere la penna.

 

Un sospiro ruppe il silenzio della stanza ma Remus non sollevò più gli occhi dalla sua pergamena.

Lentamente, la stanza piombò nel buio e solo allora Remus pianse, pianse lacrime silenziose, brevemente, senza emettere suono, protetto dall’oscurità e dalla sensazione di due braccia che lo cullavano.

 

 

E la neve cominciò a diradarsi.

 

 

 

*

 

 

 

- Che cosa c’è da sorridere, Malfoy? – domandò con tristezza immensa Harry – Che cosa? -

Per un attimo Draco rimase ferito da quella risposta.

Ma come, Harry non poteva sorridere perché non era più solo, perché c’era lui?

Il suo abbraccio vacillò e Harry sentì distintamente il cuore di Draco battere forte forte, bastava così poco per ferire le persone… e Harry non voleva farlo, perché sapeva che cosa voleva dire essere ferito. Non aggiunse altro, rimase lì, fermo, in attesa di una prossima mossa di Draco: lo avrebbe liberato dal suo abbraccio, deluso e scoraggiato dalla freddezza di Harry, oppure sarebbe rimasto?

 

Perché non sorridi mai?

Per una marea di motivi, Draco.

 

Draco rimase fermo qualche istante, la neve si era fatta più fitta, l’aria più fredda, poi, inaspettatamente, chiese: - Me lo fai un sorriso? –

Harry all'istante si ritrasse.

- Quando sorridi, tutto sembra più bello, più semplice, per un attimo – continuò Draco e Harry sentì sulla pelle del suo collo il suo respiro e avvertì lo sguardo di Draco come una morbida carezza – E per quell’istante, per me, tutto è perfetto -

Harry abbassò il capo, imbarazzato da quella confessione e dalla sincerità che traspariva da quelle semplici parole.

- Quell’attimo è solo illusione -

Draco sorrise fra sé e sé amaramente: - Però l’illusione aiuta –

 

C’era così tanta dolce malinconia nella parole di Draco.

Come poteva essere dolce la malinconia, si chiese Harry.

 

Forse era perché il tono di Draco era malinconico sì, ma c’era anche qualche traccia di rimpianto eppure… eppure c’era dolcezza.

 

Come se Draco non volesse fargli pesare la sua malinconia ma, come una mano generosa si protendeva verso il piccolo uccellino caduto dal ramo fragile, un piccolo uccellino dalla beccata facile, era determinato ad aiutarlo, triste per la sua condizione, animato da un affetto profondo e desidero di vedere quel piccolo uccellino spiegare le sue ali e prendere il volo, quella determinazione, quel desiderio, quella pazienza, erano contraddistinte dalla dolcezza in Draco.

 

Come aveva fatto a perdere così tanto di Draco?

 

E allora sorrise.

Semplicemente.

Istintivamente.

Dolcemente.

 

Se questo poteva essere per Draco un ringraziamento, perché non coronare i suoi sforzi con quel piccolo sorriso?

 

 

Il suo sorriso.

 

Giunse a Draco inaspettato come un raggio di sole ma con tutta la forza del momento.

Lo strinse a sé più forte, come se avesse paura di perdere quell’istante di felicità che aveva stabilito un ponte fra di loro.

- Grazie – gli sussurrò, continuando a guardare quel sorriso.

Un sorriso che si spense subito ma non si scostò dall’abbraccio, rimase lì, a lasciarsi stringere, si appoggiò persino a quel petto, addossando la sua testa sulla spalla di Draco, all’indietro, un gesto che poteva significare più di qualsiasi altra cosa avrebbe potuto esprimere.

Rimasero così: Draco gli lo stringeva, la testa affondata nel collo di Harry e Harry che era appoggiato a lui, la testa reclinata sulla spalla dell’altro, il viso verso il cielo e beccarsi la neve fredda.

 

Neve.

Ecco cosa non avrebbero mai potuto dimenticare nei molti giorni a venire.

 

 

Il sapore della neve non è solo quello delle lacrime non piante.

È anche quello di un sorriso spontaneo, sai Remus?

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Note: Perdonatemi per il ritardo…!  >.<

L’ultima frase non appartiene ad una voce fuori campo, ma all’interlocutore di Remus.

 

 

Grazie a tutti coloro che leggono, a chi legge e non commenta, e un doppio ringraziamento a chi legge e commenta anche! ^^

 

Mimi88, Streghetta Potterina, haley, millie, grazie per i vostri commenti! Bax bax!

 

nox, io per prima non li trovo molto simpatici ma… sai… !XD Bax bax!

 

Moony*, sei ricorso all’arma del telefono? ._. Grazie come sempre sei gentilissimo! ^//^ Bax bax!

 

Captain, cronometriamo? ^^ e poi… locusta? O.o Bax bax!

 

Kira, va bene, va bene, tregua! XD Sì, forse è un po’ troppo tardi per i sensi di colpa di Ron e Hermione… o forse no? XD Tvtb tesoro! Bax bax!

 

lasagne80, esattamente, hai proprio c’entrato il problema. Per Harry il difficile non è capire ma accettare. Grazie per la tua recens! ^^ Bax bax!

 

Wichita Kid, certamente di marmo! XD ma anche un cuore di budino… fidati! ^^ Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, chissà se questa fic ci arriverà ai 40 capitoli! XD no, dai, non sono così brava! >.< Questo capitolo, ad esempio, è campato in aria... Bax bax!

 

Fan-chan, era ora, hai ragione! XD E ora... spazio per i sensi di colpa! ^^ Bax bax!

 

fiamma90, ehm, niente di buono, devo dire! XD Bax bax!

 

alicesimone, ho qualche problema di visualizzazione e tempo con l'altro sito... >.< quindi non so nemmeno quando riuscirò ad aggiornare, per ora, mi manterrò qui su Efp, quando avrò un po' più di tempo mi occuperò anche a cospargermi di cenere il capo su Na! ç.ç Hai indovinato per quanto riguarda il 'piano' di Dudley e ti avverto... meglio se cominci a prepararti, perchè credo che Dud farà qualcosa che NON avrebbe mai dovuto fare! XD Grazie per i complimenti! Troppo gentile! >//< Bax bax!

 

Chase, ti inquieta perchè C'E' da inquietarsi... sono preoccupata anche io che devo scrivere! O.o Eh sì, immagino che sia divertente vedere Draco che sbatte qua e là! XD Bax bax!

 

MORFEa, Dudley è il tipico personaggio che, per quanto voglia, non riesco ad riabilitarlo. Con Petunia no problem, ma Dudley... eh... -.- Per la sua psicologia malata ho preferito propendere per quella da bambino che non capisce e non accetta le sue responsabilità, mi sembrava per fetta, per questo continua a dare la colpa a Harry e continuerà! ^^ Gli errori ci sono, qua o là, nel 15 non ho notato nemmeno io ma in genere ce ne lascio! u.u Grr... odio fare di fretta! Bè, comunque il numero di capitoli di questa fic mi è totalmente sconosciuto! O.o  Bax bax!

 

_Elen_, l'immagine del pinguino dovevo mettercela 'per dovere', ma l'ho adorata anche io! ^^ Bax bax!

 

James_Prongs, eggià, ogni tanto serve fare il punto della situazione... anche su Ron e Herm! XD Bax bax!

 

Stè_Wormy, odio straripante per Dudley, a quanto noto! Ma del tutto giustificato! u.u Come si fa ad esserlo? E dire che c'è gente che è anche peggiore... Bax bax!

 

ragazza interrotta, gliela farò pervenire! XD Bax bax!

 

Nadeshiko, perdono! ç.ç Non sono ancora riuscita a rispondere alla tua mail! Lo farò oggi, parola mia! ^^ Ah, non parlarmi di lunghezza di fanfic, io sono una di quelle che SOFFRE immensamente quando ne deve terminare una e NON RIESCE mai a scrivere la benedetta parola fine! ç.ç Sono un caso da ricovero, Nade-chan? ç.ç

Eh sì, tra Dudley e Gary... forse lo spadone non basta! XD E dire che non ancora successo tecnicamente niente!

Proprio due testoni, Harry e Draco... niente da fare... ma poi rimedieranno, no preoccupa! ^.- Nella prox mail te ne spedirò un'altra di immy carinissima, sempre su quello stile! ^^ Trppo tenera! Bax bax!

 

ysal pax, donna dai traguardi, ti chiamerò! XD No, dai scherzo, mia carissima ysy, sì, la paura è meglio attribuirla anche a Dud, non si SA mai! XD Bax bax!

 

kandra, sì, un po' paranoico lo è! Ma poverino, mi fa tanto tenerezza e tristezza assieme! ç.ò Sì, certo che Gary andrà a rompere un po' di uova nei panieri di tutti (compresi quelli dei lettori!) Bax bax!

 

fairy81, DAVVERO?? Sono così felice per te!! *.* Ti prometto che per il prossimo capitolo di PdT non devi aspettare molto! XD E' quasi terminato! Sono così felice che tu sia tornata! ^^ Mi sei mancata, e poi con queste belle notizie! Tutti i miei migliori auguri!

Sì, lo stile di Slib è un po' diverso rispetto alle altre mie fic, è una fic che parla di sentimenti prima di tutto e non di misteri o suspence, quindi doveva essere per forza diversa rispetto al mio solito modo di scrivere.. ^^ Bax bax!

 

elecam28, anche se non potrai leggere questo capitolo questo week end, me molto felice del tuo commento! ^^ Al bacio? Tutto considerato è abbastanza vicino! *.* (credo... boh... non lo so... la domanda mi mette in crisi! x.x) ALMENO qui Draco ha un pool di sostenitori... XD eheh, poverino, lo maltratto sempre... XD (solo lui? ndHarry) (torna a Tree Hill, su, corri, lì non ti maltratto troppo! ndMiss) (sigh.. paura... ç.ç ndHarry) (perchè? ndMiss) (indovina... ndHarry) La lemon? Chissà... ^^  Tvtb, baa bax dear!

p.s. sempre e comunque W Tom e Will! *.*

 

Tiny, Dudley, mi duole dirlo, non è ancora fuori fic, anzi… XD Grazie per I complimenti! ^//^ Bax bax!

 

saso, sono contagiata dal tuo entusiasmo! *//* Ti ringrazio per il commento, è stato uno dei motivi per il quale poi mi è uscito così zuccheroso questo capitolo! ^^ Quindi grazie due volte! Bax bax!

 

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 17
*** Elegia di una foglia stanca ***


Senza luce il buio ML

Senza luce, il buio (17/?) by Mistress Lay

Capitolo Diciassettesimo – Elegia di una foglia stanca

 

 

Dedicata con tutto il cuore a Nadeshiko per il suo compleanno.

ORA possiamo dire di essere in vetta!

Ti voglio bene,

Miss

 

 

 

Quel pomeriggio Draco aveva deciso di prendere in mano la situazione.

Harry ormai si era abituato alla sua presenza, o meglio non la rifiutava, lui si era abituato ad essere perso per Harry, o almeno non lo respingeva – ma quanto erano complicati loro due – e poi Draco si era trovato a desiderare qualcosa di più, una felicità speciale, da condividere in due.

La sera prima, a riprova di questi due fatti, si erano ‘abbracciati’ sotto la neve: Draco, una volta sveglio, aveva sperato che la neve del giorno potesse aiutarli ancora un po’, invece, durante la notte la temperatura era scesa e parte della neve si era trasformata in uno strato di ghiaccio mentre la neve superstite sul marciapiede giaceva ammonticchiata agli angoli delle strade, sporca di fango.

Nemmeno sulle cime degli alberi spogli si era fermata se non in corrispondenza con qualche ultimo residuo di fogliame semi morto.

Quel pomeriggio Draco era andato a prendere Harry al polo, prima era passato dalla pasticceria per qualche pasta avvolta in carta velina azzurra in un cartone da asporto, poi era corso sperando di beccarlo prima che si avviasse da solo per casa.

Draco amava ammettere a se stesso con una punta di orgoglio che quella mattina aveva quasi imparato la disposizione dei mobili e degli oggetti a casa di Harry del salotto, dell’atrio e della cucina– salvo diversi inciampi nel divano e la sua continua dimenticanza dei passi esatti per raggiungere l’appendiabiti – e questo gesto non li aveva allontanati. Era una sua impressione o Harry si stava ‘ammorbidendo’ nei suoi confronti?

Ciò che ancora li teneva lontani fondamentalmente era Harry stesso.

La spessa barriera che si era costruito tutto attorno  era ancora in piedi e Draco – senza ammetterlo apertamente – s’intristiva ogni volta che Harry si irrigidiva quando veniva toccato e quando si affrettava a discostarsi, come se fosse scottato.

Finalmente un’onda di studenti scese le scale e tra questi camminava Harry, appoggiandosi alla ringhiera e ascoltando distrattamente le chiacchiere di un giovane alto con molte lentiggini sul viso. Naturalmente non c’era niente di cui ingelosirsi, ma Draco aveva un’idea tutta sua della gelosia.

Non era geloso in quel momento.

Non era invidioso del sorriso spontaneo che era appena nato sulle labbra di Harry, di quel sorriso tutto particolare e raro che ora stava rivolgendo a quel ragazzino.

Cercava di convincersi che le storie professori-alunni non potevano esistere nella mente di Harry e se respingeva lui, un suo coetaneo e ‘amico’ poteva respingere benissimo anche quello.

La sua razionalità si fece sentire e Draco riflettè sia sulla stupidità di quei discorsi sia sulla constatazione che Harry aveva solo ventun’anni.

Quanti ne poteva avere quel ‘ragazzino’?

Non molti di meno.

Finalmente i due si separarono e Harry si diresse verso Draco, o meglio verso l’uscita, e quando gli fu vicino Harry si fermò, sussurrando: - Marmellata di mirtilli? –

Draco arricciò un sopracciglio per la sorpresa ma non fece la gaffe di chiedergli come avesse fatto ad indovinare: - Non ti piace? –

Harry alzò le spalle, lasciando scivolare via l'argomento, riprese a camminare, con Draco al fianco, verso l'uscita, verso il freddo inverno gelido e il suo odore di terra bagnata.

Draco era con lui, Harry se ne stupiva ogni giorno che passava, sempre, continuamente. Avvertiva la sua presenza e si chiedeva perchè fosse ancora con lui, perchè, fra tutte le persone con cui poteva stare, Draco aveva deciso caparbiamente di stabilirsi da lui. Di condividere con lui ogni attimo del suo tempo. Con un cieco.

Harry cercava di non mostrarlo troppo, ma stava cadendo di nuovo nell'angoscia di essere cieco: questa realtà lo colpiva come una lama ogni volta che la voce di Draco si rivolgeva a lui, ogni volta che il profumo di caffè invadeva la cucina, ogni volta che Draco dormiva accanto a lui, nel suo letto, abbracciato a lui.

Non chiedeva nulla.

Era una forma di affetto che Harry non aveva mai conosciuto, un sentimento taciuto, uno spiraglio di luce in quell'immensa oscurità. Uno spiraglio che poteva morire da un momento all'altro, poteva essere inghiottito dall'oscurità nottetempo, rapito da quel ladro di felicità che era la condizione di Harry.

Una condizione fisica che Harry aveva accettato con rassegnazione dopo averle gridato contro, ora, invece, tornava prepotentemente a farsi sentire, dura e fredda, un nastro di angoscia che gli mozzava il fiato.

 

Cieco.

Che futuro poteva avere un cieco?

 

Che futuro poteva avere Draco CON un cieco?

Nessuno.

 

Harry avrebbe tanto voluto tornare ad essere come prima, prima della venuta di Draco, quando le cose erano dolorose sì, ma non così dolorose.

La presenza di Draco era stato balsamo per le sue ferite, per la sua solitudine, per il suo dolore, soprattutto in questi ultimi due giorni, però era giunto il momento di tornare alla realtà.

Si bloccò in mezzo alla strada, sul vialetto di pietrisco, accanto a quel lago in cui si erano fermati quando erano tornati dal funerale di Petunia. La neve era ammonticchiata sopra i rami come il ricamo distratto di un tempo capriccioso, lo specchio d'acqua era occupato da alcune foglie brune che si lasciavano trasportare alla deriva passivamente, conscio del loro destino e del corso della natura.

Draco si fermò subito e guardò verso Harry interrogativamente: - Vuoi costruire un pupazzo di neve? - scherzò.

Harry sollevò il mento, stringendo dolorosamente i denti in una smorfia.

 

Stava per dare un colpo secco alla sua felicità, ignorando la sua mano tesa, ancora una volta.

Quanto era difficile tornare a vivere quando si era abituati a morire pian piano, ogni giorno!

 

- Devi tornare a casa, Malfoy -

 

Harry avvertì chiaramente che il silenzio che era calato tra di loro, mitigato dal gelo pungente del vento, era solo un breve intermezzo prima della tempesta.

 

Poteva avvertire chiaramente il momento nel quale Malfoy aveva trattenuto il respiro, aspirando l’aria gelida e scordandosi di buttarla fuori sotto forma di nuvoletta di calore, poteva immaginare la sua mano nella tasca chiudersi in un pugno feroce, il vago tremore di rabbia del cartoccio di cartone con dentro le paste ai mirtilli che teneva in bilico con l’altra mano, poteva avvertire lo stropicciarsi della carta sotto le sue dita.

Dopotutto Malfoy era Malfoy: testardo e arrogante. Se così non fosse stato, non avrebbe mai avuto la faccia tosta di rimanere con Harry nonostante non fosse chiaramente il benvenuto.

 

- E quando lo avresti deciso questo? – disse freddamente Draco con quella sua voce strascicata, a labbra strette, a pugno serrato per controllare il suo tono, le sue reazioni – Anzi, più precisamente, perché lo avresti deciso? Pensavo che tue idiozie le avessimo appese ad un chiodo -

- Non sono idiozie, Malfoy – rispose quietamente Harry – Ed è anche una mia decisione. Stai abitando a casa mia, ti vorrei ricordare. Vuoi che te lo ordini? Bene. Vattene da casa mia, dalla mia vita. E non tornare più indietro – prese un profondo respiro ma prima che potesse dire alcunché Draco lo precedette: - Credi che io accetti i tuoi ordini? Stai vaneggiando! E così… mi mandi via… così, senza dire altro? – la sua voce era bassa, venata di rabbia e nervosismo. Esasperazione che cercava disperatamente di nascondere il tocco triste e addolorato della sua voce.

 

E lui che credeva di aver fatto qualche passo avanti…

Che, illuso, aveva deciso di rivelargli i suoi sentimenti…

Non aveva contato quanto dolore ci fosse ancora in Harry, quanta amarezza inascoltata, si era illuso di aver contato qualcosa per lui, di star costruendo qualcosa, qualcosa di importante, un edificio da cui partire per far crescere il rapporto tra di loro. Mattone per mattone.

 

E invece…

Tutto era come prima, nulla di diverso, nulla di più.

Harry timoroso di esporsi troppo, chiuso dentro la grande muraglia di sofferenza e paure, Draco all’esterno, troppo orgoglioso per chiedere il permesso di entrare.

 

- Grazie per tutto quello che hai fatto per me, per la tua vicinanza in questi giorni… -

 

Ecco la tiritera di discorsi vittimistici. Oh sì, si stava proprio tornando al passato…

 

- Finiscila! – esclamò Draco con ardore – Sai che non voglio ringraziamenti! Non l’ho fatto per ottenere qualcosa in cambio se non la tua fiducia! -

Harry scelse di non ascoltare quelle ultime parole e continuò: – Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. ma ora basta, vai, torna a casa tua, nel tuo mondo -

- E’ anche il tuo mondo. Vivere qui non cambia quello che sei, chi sei – sbottò Draco.

Di nuovo Harry ignorò le sue parole, la sua provocazione a litigare: - Chiedo solo due cose… -

- Potter… -

- Non dire a nessuno che sono qui. E non tornare indietro. Detto questo, credo che ci siamo proprio detti tutto -

- Ascoltami io… -

- Prendi le tue cose e vai -

- MI ASCOLTI? – gridò frustrato Draco – Ascoltami bene, Potter! Io non me ne vado solo perché tu hai paura, non… -

- Non ho paura! -

- Ah sì? – esclamò Draco scettico – E allora perché vuoi che me ne vada? -

- Perché non sopporto più di stare con te tra i piedi! – sbottò con lo stesso tono Harry – Sei sempre qui, accanto a me, attorno a me! mi fai sentire soffocato, senza nessuna via di respiro e pace! Ti impicci di tutto, ti ritrovo sempre a casa mia! A colazione, al pomeriggio, di notte! Ogni volta che sono a casa ci sei tu che mi gironzoli attorno, che mi stai tra i piedi! – prima di rendersi conto di quello che stava dicendo e dell’effetto che avrebbero prodotto in Draco continuò a strepitare gesticolando – Non trovo mai la pace a casa mia! A casa mia! Ma che cosa c’è di sbagliato in te, Malfoy? Non hai una casa stramaledettamente ricca dove andare? non hai qualche sciacquetta con cui andare? perché mi devi sempre stare attorno? -

 

Quante parole, quante recriminazioni…

 

Per ogni abbraccio, per ogni attenzione di Draco, le parole di Harry lo sopraffecero, cariche di ansia, di rabbia celata.

 

Lo vide gesticolare, due chiazze rosse gli imporporarono le guance solitamente pallide, per un istante Harry tornò ad essere Harry Potter, quell’Harry Potter che Draco aveva sempre disprezzato per la sua irrequietezza, per la sua impulsività e per il suo istinto. Quell’Harry Potter che aveva turbato i suoi pensieri, le sue pagine di diario, la sua sanità mentale.

Era tornare ai tempi della scuola, quando litigavano per una provocazione sussurrata sottovoce, un bigliettino di sfida, una battuta buttata lì, una sfida raccolta: solo che ora erano entrambi adulti sulla carta, con alle spalle certe esperienze che li avevano fatti crescere interiormente, con un presente traballante, con il loro bagaglio di orgoglio e passione che li aveva sempre contraddistinti. Quegli unici due tratti in comune.

Harry stava infrangendo uno ad uno tutti i ponti con cui si erano messi in comunicazione, ogni loro frammento assieme, ogni loro piccola pausa dal mondo esterno, la speranza di un futuro non troppo buio. Era chiedere troppo poter essere felici?

Draco aveva cercato di non ascoltare quelle parole pungenti di Harry, di non darle comunque molta importanza, di pensare che Harry non lo stava pensando veramente.

Non ci era riuscito.

Era impossibile bandire dalle sue orecchie la voce di Harry, il suo tono carico di veleno, le sue parole.

 

Vattene via…

 

Draco deglutì, la sua voce fu poco più che un sussurro quando domandò: - Davvero vuoi che me ne vada? –

- Sì -

- Lo vuoi davvero? -

- Sì -

 

Lo voleva davvero?

Harry si strappò dal petto quella sensazione di abbandono e angoscia che aveva invaso il suo cuore.

 

No, doveva mandarlo via, doveva tornare ad essere quello di un tempo.

 

Harold Black.

Professore babbano.

Nessun Salvatore, nessun mago.

 

Una persona come tante.

 

- Smettila di mentire -

Il tono di voce di Draco fu lo stesso un sussurro, ma era così… così dolce. Così rassicurante che Harry avrebbe voluto essere abbracciato dalle sue braccia, tenuto stretto, protetto dal mondo e dalle sue stesse paure.

- Non sto mentendo! -

 

Draco socchiuse per due secondi le palpebre, cercando di raccogliere quanto più coraggio potesse: stava per fare il passo più duro e difficile della sua vita.

Dalla riuscita o meno di quel passo sarebbe dipeso il suo futuro.

Avrebbe potuto, un giorno lontano, guardandosi dietro con rimpianto o con dolore, oppure non guardarsi indietro affatto, ubriaco del presente di felicità che stava vivendo.

Però… però lui non era mai stato un uomo di poche promesse e poca determinazione.

Se voleva una cosa lui era disposto a tutto pur di averla.

Forse in questo lo aiutava il fatto di esser stato figlio unico di genitori estremamente facoltosi, forse era abituato a trattare con persone dure, o forse semplicemente si rendeva conto che Harry valeva la pena.

Sì, valeva la pena di essere umiliato per una dichiarazione come valeva la pena cercarlo per tutto il mondo per tre anni, come era sempre valsa la pena covare una qualche speranza dentro il suo cuore di adolescente.

La felicità non soleva arrivare gratuita, bisognava chiederla, cercarla, applicarsi per farla entrare nella propria vita.

 

E se c’era una cosa che Draco sapeva fare era ottenere qualcosa.

Anche in quel scivoloso terreno che è l’amore.

 

Pallida giornata lattiginosa, vento gelido che lambisce le cime degli abeti e dei frassini spogli, neve che cade con la pesantezza di un sasso sul selciato, bagnata la terra costruttrice di vita, volano gli uccelli in cielo alla ricerca di una casa, chiude gli occhi il tasso cadendo nel suo lungo letargo.

Elegia di una foglia stanca, di un autunno alla deriva.

 

- Non lo vuoi, lo so – disse Draco con voce calma – Vorresti che me ne andassi perché hai paura. E io ti chiedo: di cosa hai paura, Harry? – sorrise, addolcendo il tono – Io sono con te, non ti lascio -

 

Sospiro leggero di un vento amico, lo scricchiolio degli alberi nudi che si sfregano come compagni di avventura, il lago è turbato, corruga la fronte angustiato da quel vento turbatore di serenità.

 

Harry trattene il fiato, era il suo turno.

Strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore, sentì il cuore cominciare a battere frenetico, il tic tac di un orologio impazzito, molteplici speranze si rincorsero nel profondo della sua anima, toccata e fuga di fuggevoli pensieri caduchi come le foglie di un albero.

 

- Io non ti voglio lasciare, Harry – Draco gli si avvicinò, gli posò la mano sulla guancia, fredda, aderì alla pelle del giovane uomo, la premette come per imprimersi la forma particolare di quel viso tanto amato – Io voglio restare. Con te. Per te. Non è un peso. È un mio desiderio. E il tuo -

 

Felicità, così vicina.

E così vana.

 

Harry si scostò: - Smettila… - la voce era roca.

 

Draco cercò di avvicinarglisi: - Harry, io ti… - avanzò di un passo ma Harry arretrò, come spaventato. Draco allora si fermò, confuso – Harry… non avrai per caso paura di me? -

- Certo che ho paura di te! – proruppe con voce rotta Harry. Ma si fermò prima di poter estraniare i suoi sentimenti e ciò che covava in cuore.

Draco si ritrasse come se fosse scottato.

Spalancò gli occhi, sorpreso, ferito nel profondo del cuore da quella replica furibonda.

- Io… -

- Non voglio più avere niente a che fare con te! – esclamò Harry.

 

Turbine di dolore che sovrasta il suono, il pensiero, ogni percezione sensoriale.

Cuore sanguinolento che gronda dolore dal petto.

Quel ‘Ciao amore’ trattenuto tra le labbra, assaporato come dolce nettare, sparito, seccato a contatto con quelle parole, con quel tono di voce di Harry.

 

- E allora… me ne andrò -

 

Addio di una foglia triste.

Si prepara per il suo ultimo saluto all’albero che l’ha cresciuta con la sua linfa vitale, che l’ha nutrita con il succo della terra, che l’ha trattenuta come un dito prezioso, che ha raccolto da lei la luce solare, il suo tepore e la sua carezza sincera.

È finito l’autunno.

È arrivato l’inverno.

 

Draco sentì il cuore scoppiargli, come spezzarsi poco a poco. Crepa per crepa.

Stava per lasciarlo per sempre.

Se ne stava andando.

La speranza era caduta come una foglia stanca da un albero, disperata per la mancanza di sole, di calore, di protezione.

La mano che teneva il cartoccio tremò, incontrollabile, e le sue gambe rimasero ferme, impiantate nel suolo, incapaci di comprendere il comando del cervello di Draco. ‘Andare via’ era una frase priva di significato, era il respiro glaciale di un inverno giunto troppo presto.

 

Certo che ho paura di te…

 

Non aveva ottenuto nulla.

Tutto era come prima: doloroso e opaco, aveva ragione Blaise delle sue ‘ossessioni’, aveva ragione suo padre quando parlava di ‘non legarsi troppo a qualcuno’, aveva ragione quando la madre gli svelava che ‘la vita è triste, piena di dolore’, aveva ragione Hermione Granger quando rispondeva alle sue domande con un ‘noi abbiamo rinunciato. Fallo anche tu’.

Quello che aveva di fronte non era l’Harry Potter che aveva conosciuto a scuola, era un adulto stanco di sorridere falsamente, di soffrire, di accettare mani che gli venivano porte, era un adulto che credeva di essere un peso, che si ritraeva a qualsiasi dimostrazione del contrario.

Cercò di convincersi che Harry Potter era morto, che quello di fronte a lui era Harold Black, non la persona che aveva amato.

Non ci riuscì.

Draco strinse i denti, sentendo il cuor pompare sangue sempre più velocemente mentre guardava rassegnato Harry avvicinarsi a lui, le mani in tasca, il capo semichino, le labbra strette.

No, era totalmente inutile pensare di avere Harold Black di fronte.

Lui era innamorato di Harry Potter. E Harold Black era una parte di Harry Potter.

Era le sue paure, il demone della solitudine e dell’angoscia, il germe della tristezza, il nucleo della paranoia.

Era Harry.

E lui lo amava.

 

- Addio – sussurrò Harry mentre lo sorpassava, con quella sua voce bassa, il pigolio sommesso di un pulcino spaurito dal mondo.

 

Foglia stanca che cade.

È libera dalla neve fredda e dalle sue dita, cade, sceglie il suo destino, povera foglia appassita di memoria dimenticata.

Libera di dolore.

 

- Aspetta! – esclamò Draco.

Harry non volle ascoltarlo, temeva che il suo cuore e la sua ragione avrebbero ceduto in fermezza se si fosse bloccato a quel grido.

Draco non demorse, non adesso che aveva deciso, che aveva scelto, che aveva capito e accettato.

Harry sentì distintamente il rumore di qualcosa che cade a terra sul pietrisco e quello dei passi frettolosi di Draco, poi le sua braccia lo avvolsero in uno stretto abbraccio, disperato.

- Draco, lasciami! -

- No! Ora mi ascolterai! -

Harry cercò di dibattersi ma le braccia dell’altro lo tennero fermo contro il suo petto.

Non era l’abbraccio dolce e impacciato con il quale lo aveva avvolto la sera prima, era forte, duro, furibondo.

- Perché hai paura di me? non ti dato motivo di non fidarti! Non capisci che io voglio stare con te, qui, a condividere ogni giorno che passa? Non capisci che ti amo? – Draco accentuò il suo abbraccio mentre Harry si irrigidiva – Non capisci che ti amo per come sei stato e come sei? Harry Potter, Harold Black, che differenza c’è? Sono le due facce della stessa medaglia, sono la stessa identica persona, quella che ho finto di odiare, quella che ho cercato disperatamente per tre anni con la scusa di un testamento, quella che amo e che voglio accanto! Solo con te sono così… solo con te sto bene. Senza di te cosa sono io? -

Harry cominciò a tremare già dalle prime frasi di Draco.

I suoi denti cominciarono a battere ancor prima che Draco finisse quello che aveva da dire.

E la paura, il terrore, si impossessarono di lui, gelandogli il sangue nelle vene, bloccandogli il respiro e il battito del cuore.

No, no, no, no…

Con uno sforzo sovrumano si staccò dall’abbraccio di Draco ansimando.

- Har… -

- IO SONO CIECO! – gridò Harry buttando fuori tutto il fiato che aveva.

Buttò fuori la sua paura più grande.

Il suo più grande dolore, rammarico, mostro covato nel cuore, in profondità, in fondo al suo pensiero.

 

La paura di essere abbandonato per la cecità.

 

Cieco.

Non avrebbe mai più rivisto la luce del sole, i giochi di luce rifrangenti sugli oggetti, i volti delle persone amate, i loro sorrisi e le loro espressioni, avrebbe vagato sempre il quel buio mondo oscuro.

Quello non era un futuro. erano catene.

 

Il suo grido era una difesa strenua, era quel grido di dolore che proveniva dal fondo del cuore sanguinante, era stato trattenuto troppo a lungo, per troppo tempo.

Era il desiderio di tornare a vivere e contemporaneamente era quella paura intrinseca nel provare nuovamente quelle sensazioni di rabbia e disagio nei confronti della sua dura vita.

Era il rimpianto di non appartenere a quell’intero universo armonico di cui, in passato, aveva fatto parte, nonostante tutto.

Era la brama di tornare a vivere veramente quell’esistenza di luci e ombre al fianco di qualcuno che ormai si è cominciato ad apprezzare, a conoscere, a voler bene, suo malgrado.

Era tornare ad essere una persona importante per qualcuno, era un passo indietro e uno avanti nel futuro, saltando la sofferenza che le differenze provocavano.

Era quella paura intrinseca dell’essere vivo, all’essere esposto, allo stare con qualcuno di speciale degno di qualcosa di meglio di un cieco al suo fianco.

Era un rendersi improvvisamente conto della sua ‘menomazione’. Ancora una volta. All’improvviso era diventata importante, troppo.

Era uno spiraglio di luce lontana in una cortina di buio impalpabile, era una mano tesa da sopra il baratro, era la consapevolezza della sua fortuna e del suo dovere di non afferrare quella mano, quella speranza che gli veniva porta, quel futuro.

 

- IO SONO CIECO! IO… IO HO BISOGNO DI MOLTE COSE, DRACO! TU… TU NON MERITI DI VIVERE CON UN CIECO! NESSUNO LO MERITEREBBE ! -

- Hai bisogno anche di qualcuno – rispose quietamente Draco.

- NON… NON… -

- Harry, urlami pure contro ma non mettere in dubbio i miei sentimenti – replicò con voce strascicata Draco, con quel piglio severo e angustiato.

Harry prese un profondo respiro: - Come puoi sapere che quello che pensi di provare per me sia amore? Forse è compassione, pietà o… -

- SMETTILA! Stai diventando veramente paranoico ora! – sbottò spazientito Draco – Tu sei cieco, lo accetto. Non ti voglio respingere per la tua cecità. Tu sei sempre Harry, qualsiasi cosa ti succeda. Non ci vedi, io sarò i tuoi occhi. Smettila di lasciarti trascinare dal dolore e dalle incertezze, ammetto che nemmeno io sono molto sicuro del futuro. e allora? L’importante è vivere il presente e su questo non ho dubbi. Voglio che sia con te -

Draco gli accarezzò la guancia dolcemente, sentendo le lacrime salate di Harry bagnare la sua mano.

- Non piangere. Non voglio mai vederti triste. Io farò sì che tutto per te sia bello e felice – ghignò  – Te lo prometto. E non ti abbandonerò mai -

Harry cominciò a singhiozzare.

- Non ce la faccio… non ce la faccio più… -

- A fare cosa? -

- A respingerti -

Draco sorrise apertamente: - E allora vieni qui – e lo abbracciò, accarezzandogli dolcemente i capelli setosi, cercando di calmare quella preziosa persona che aveva tra le braccia, cullandola come un bambino.

Harry si aggrappò a lui, affondando le sue dita lungo le braccia di Draco, appoggiandosi completamente all’altro, piangendo tutte le sue lacrime mai piante, la sua sofferenza mai esternata, la sua felicità momentanea.

 

Neve.

Comincia a cadere come il sipario di una piece teatrale.

Vuole donare una degna atmosfera a quei due amanti riuniti per la prima volta.

Scende come una benedizione dall’altro, segno di qualche sorriso dall’alto di persone felici per il destino di un bambino cresciuto troppo in fretta roso dalla malinconia.

 

- Draco… -

- Sì? -

Harry rimase in silenzio mentre le sue lacrime di quietavano.

Stai qui con me.

- Ti voglio bene -

 

Draco gli sollevò il mento e posò le sue labbra su quelle di Harry in un contatto dolce, leggero come ali di farfalla, breve, carico di un bagaglio di sensazioni indescrivibili, intense e inenarrabili.

Battito di due cuori vicini, a contatto.

E così cominciò.

 

Cade l’ultima foglia di un autunno finito.

Cade, foglia stanca di perigliare in un’aria fredda e densa di neve.

Cade, leggera, scura di una vita sottratta, dà il suo addio all’albero che l’ha ospitata, cade con una giravolta elegante.

Cade sulla terra bagnata, si macchia, si accartoccia.

Muore.

E poi rinascerà.

 

- Ciao amore -

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: Perdonate questo ritardo mostruoso ma per motivazioni del tutto mio e del tutto machiavelliche ho potuto aggiornare solo ora e solo per una persona speciale che oggi compie gli anni! Ç.ç

Inoltre volevo ringraziare (e so che le mie risposte sono molto striminzite, ma davvero ho i minuti contati!) tutti di cuore, veramente. Siete calorosissimi, il balsamo di questa fic.

Quindi, a tutti coloro che commentano allietandomi le giornate… grazie!

 

 

Mimi88, grazie! ^^ accidenti, tu sì che sei veramente una fedelissima! O///O Bax bax!

 

Moony*, che ci vuoi fare, il tempo atmosferico è un’infinita fonte di ispirazione per me…! XD Vedrai dove ho ripreso il tema della neve! O forse l’hai già visto? Uhm… hai controllato la posta oggi? XD No? Ah, ok… SORPRESA! XD Come volevi tu! Bax bax!

 

Chakra, che onore averti qui a commentare questa umilissima fic! *.* Bax bax!

 

Fanchan, vedrai più avanti come sa essere cucciolo Draco! *.* Bax bax!

 

alicesimone, uhm, non so, credo che darò anche un po’ di spazio a Remus più avanti. XD A proposito, mi sa che sarò su msn un po’ più tardi oggi… -.- Bax bax!

 

lasagne80, grazie a te per seguirla! *///* Ci stiamo mettendo un po’ ma pian piano ci stiamo avvicinando ad una svolta definitiva… XD Bax bax!

 

fiamma90, grazie! ^//^ Spero di aver comunicato qualcosa anche con questo cap! ç.ç Bax bax!

 

ysal pax, ma certo carissima Ysy, meglio spezzare ogni tanto una lancia in favore del romanticismo… o no? XD Bax bax!

 

aryVano90’, ti ringrazio ^///^ anche per aver lasciato la tua opinione: I commenti sono importantissimi e mi aiutano anche a migliorare quindi continua a recensire che mi rendi felice (e se sono felice sono ispirata in senso positivo e poi il resto viene da sè! XD). Capisco per Dudley, non lo reggo nemmeno io! >.< Bax bax!

p.s. Oth l’ho aggiornata hai visto? XD

 

Wichita Kid, avevi ragione su Zian, che dici, scommetti anche su Draco? XD Bax bax!

 

Elanor, perdonami per non averti ancora risposto alla mail ma ho non ho avuto un solo attimo di tempo libero! >.< E io illusa credevo che per questa volta – almeno una volta nella vita – l’estate fosse un attimo di pace e relax… mah! -.- Dudley tornerà, è inutile ripeterlo, combinerà di tutto! ^^ Gli strani soprammobili? La maggior parte appartenevano alla casa prima che Harry giungesse a comprarla e invece il pinguino ha tutta una storia dietro, un po’ strana, forse ne parlerò anche nella fic più avanti! XD

Una valigia sola per Draco… ma corretta con un incantesimo speciale! – tipo quello di Arthur con la sua Ford – XD Dopotutto irrompere nella casa di Harry con un tir sarebbe decisamente troppo e rivoluzionare completamente la sua casuccia, quindi Draco ha pensato ad una sola valigia contenente il suo intero guardaroba per non sconvolgere del tutto l’ambiente famigliare di Harry. Ovviamente questi sono solo i pensieri di Draco, in un attimo particolare nel quale nella sua testolina bionda ha fatto funzionare quella lampadina accesa che vede poche, pochissime volte! XD

Ehi, non rovinare la sorpresa! XD

Remus è un personaggio che analizzerò più avanti e spiegherò meglio anche il suo interlocutore – non sia mai che si pensi che Remy abbia qualche traveccola fuori posto! XD – Bax bax!

 

fann1kaoiyuki, adoratissima! *.* Grazie per il tuo commento, spero che il nuovo cap ti sia piaciuto almeno quanto questo! XD – che dici, speranza vana? –

Per Oth non temere, quando prometto mantengo e ti assicuro che il nuovo capitolo verrà presto spedito e la fic aggiornata! XD Bax bax!

 

Kira, tesoro! Ma non dirmi, le scene in agrodolce? XD Ne sono felice! XD Ma quanto hai ragione??? RdS ha una storia tutta sua, nulla potrà smorzare l’attaccamento per quella fic, ma ti assicuro che Slib non è assolutamente da ignorare per me! XD Bax bax!

 

ragazza interrotta, ti capisco! XD Bogman è sempre stato così! -.- Bax bax!

 

Chase, sì, anche per me l’argomento ‘Malandrini’ è piuttosto triste… ç.ç Spero che il cap ti sia piaciuto! ^^ Bax bax!

 

Captain, sì, la neve ha tutto un significato speciale… XD Bax bax!

 

fairy81, ^///^ Grazie, molto gentile *Miss che s’imbarazza* Come va? ^^ Bax bax!

 

Kymanu, ^///^ Grazie, gentilissima! Veramente… non so che dire… non mi merito tutti questi complimenti! bax bax!

 

Mandra, mi dispiace, ma sono una maestra di crudeltà! XD Sì, sì, Gary arriverà presto… per la gioia di tutte le mannaie dei lettori! XD Bax bax!

 

James_Prongs, verissimo, sai anche perchè, no? XD Anche io lo spero… dici che facciamo male? XD Bax bax!

 

Stè_Wormy, grascie tesoro! *//* me contentissima dei tuoi complimenti!!! bax bax!

 

NamiTheNavigator, non preoccuparti, non è un obbligo recensire tutti i capitoli anche se mi sei mancata! Ç.ç – ma questa è anche colpa mia e dei miei impegni – Grazie tesoro, sei gentilissima, veramente, me commossa! ^///^ Bax bax!

 

Sara, non preoccuparti! XD Sai che commentare non è un obbligo! *.* Bax bax!

 

MORFEa, oh sì, anche questo capitolo è stato un bel passo in avanti, che dici? XD Speriamo che in seguito non ne faranno dieci indietro… XD Grazie ^//^ Bax bax!

 

Empire, tesoro non preoccuparti… neanche RdS finirà tanto presto (c’era da dubitarne? Ç.ç) ^//^ grazie per i complimenti *me commossa* Bax bax!

 

_Elen_, grazie! ^^ In effetti ha fatto quasi sciogliere anche me! O.o Bax bax!

 

Carillon, da quanto tempo! *.* Me onorata del tuo commento! Spero che continui a piacerti! ^///^ Bax bax

 

Nadeshiko, ed ecco la festeggiata! BUON COMPLEANNO CARISSIMA NADESHIKO! *.*

Visto che sorpresa ti ho preparato?

Spero che ti sia piaciuto, è stato un po’ difficilotto all’inizio – avevo paura di rovinare tutta l’atmosfera – ma poi ha cominciato a scriversi da solo, riempiendo pagine e pagine di quaderno, ininterrottamente, fino alla parola fine. Chi ha mai detto che il 17 porta sfortuna? XD Ma no!

La neve nel capitolo precedente mi ha aiutata molto – e la riutilizzerò anche per altre due personcine… XD eheheh – e poi è stato irresistibile immaginarsi quei due abbracciati, sotto la neve, così vicini e così intimi, così vulnerabili che… non ho proprio resistito! XD

*///* grazie per i tuoi complimenti, non sai quanto mi facciano piacere! (Neu sventola il suo flabello contro le guance rosse di Miss) Come sapere che ti piaccia così tanto questa fic! Ç.ç Bax bax!

 

Tiny, non saprei, ma se posso prevenirti ti dico subito che non apparirà nel prossimo ! XD Giusto per essere tranquilli! *//* grazie per il commento! Bax bax!

 

Saso, DIMMI CHE SONO IN TEMPO! Ç___ Ç Altrimenti questa è la volta buona che mi debba far divorare dai sensi di colpa! ç___ç Dimmi che sono riuscita a beccarti prima che tu parta! (oggi è il 23… ç.ç ma avevi detto che forse riuscivi a leggere anche in vacanza…)

Grazie intanto per il tuo commento, sono veramente onorata! *///* Spero di non aver sfatato nulla con questo capitolo! Bax bax!

 

Morgana, grazie veramente ^///^ sono senza parole! O.o bax bax!

 

Ziz, grazie mia carissima, sai quanto piacere mi fanno I tuoi commenti o le tue mail! O.o Bax bax!

 

A tutti voi, ancora grazie!

*Miss s’inchina*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Lebensbilder ***


Senza luce il buio ML

Senza luce, il buio (18/?) by Mistress Lay

Capitolo Diciottesimo – Lebensbilder

 

 

 

Forse si stava illudendo, ma tutto sembrava andare per il verso giusto.

Ogni cosa sembrava essere uno strascico di quella sensazione: gli spettri del passato e del futuro erano stati costretti a nascondersi in un armadio, rannicchiati in un angolino come bambini impauriti dal rombo del tuono, cercando di non essere abbagliati da quello gigantesco spazio luminoso del presente.

Ad un osservatore esterno che riuscisse ad incorniciare quel singolare quadretto di casa Black non c’erano aggettivi abbastanza precisi da inquadrarli con due semplici parole: in quel momento particolare, la scelta era ancora più difficile perché quel complicato quadretto si era appena formato dopo giorni e giorni di traballante esistenza.

Un dolceamaro profumo li avvolgeva, dolce frutto acerbo d’amore – sorpreso nell’atto di rubare attenzione ad un altro pensiero – gonfiato del nettare della speranza e abbagliato dalla felicità ubriaca del presente.

Amaro aroma di parole non dette, pensieri solitari in una selva di paure ancora inconfessate.

 

Fin dove avrebbero retto con questo ossimoro pregnante?

 

Harry era già al limite, Draco lo capiva e cercava un contatto il più possibile, sfruttando ogni singola occasione che il caso gli offriva, non per accelerare quell’equilibrio instabile, solo per abituare Harry alla sua presenza.

Era fermo nel suo proposito di fare tutto con calma, per gradi, in modo da abituare Harry alla nuova situazione e abituare se stesso per primo.

Harry non era il solo ad essere solito a curarsi le ferite da solo.

 

Che strano quadretto ‘famigliare’ il loro…

 

Due uomini separati dalle molteplici differenze, accomunati da quel piccolo podere di terreno – fertile del rinnovato sentimento appena sbocciato – abituati a vivere e cavarsela da soli, a ritirarsi dai contatti troppi intimi, a fuggire dalle promesse troppo vincolanti, dai rapporti troppo stretti.

 

Chi avrebbe potuto condannarli, nel vederli avanzare quella sera?

 

Ed eccoli, perfetti esempi di mondi contrapposti a camminare in mezzo ai fiocchi di neve, allacciati contro le intemperie del tempo e momentaneamente anche della vita, unico suono concorde di cuori timidi, incuranti dei passanti, degli occhi curiosi dietro le tendine ricamate, incuranti degli sguardi scandalizzati degli automobilisti, dei birichini fiocchi di neve gelidi giocatori di nascondino sotto i loro indumenti.

Draco lo teneva contro di sé, un braccio avvolto attorno alle sue spalle, l’altra mano allacciata alla destra di Harry, capo appoggiato sui capelli indomabili di Harry. Forse era una presa un po’ eccessiva ma in quel momento, dopo aver sopportato l’abbandono, non se la sentiva proprio di lasciarlo andare.

Quando rientrarono furono comunque costretti a lasciarsi, Draco andò ad accendere il camino mentre Harry si era diretto in cucina per preparare qualcosa di caldo.

Al momento della separazione Draco aveva stretto più forte le dita di Harry, per un istante gli aveva rivolto un sorriso talmente caldo e pieno d’amore che Harry quasi se lo sentì addosso, come una coperta, ad avvolgerlo tutto, con dolcezza.

Una volta in cucina si era chiesto perché era lì, voleva ancora Draco, sentirlo a pelle, essere abbracciato da lui, avrebbe voluto non separarsi da Draco nemmeno prima, avrebbe desiderato stare ancora con lui, sentirsi al caldo, protetto dalle sue braccia e dal suo abbraccio timido eppure forte.

Invece non fece nulla per fermare la separazione – ben conscio che se avesse fatto leggermente pressione sulla mano di Draco quest’ultimo avrebbe capito senza bisogno di parole e lo avrebbe di nuovo attirato a sé – se la lasciò scorrere addosso senza cercare in alcun modo di bloccarla, e lo lasciò con un cenno, trattenendo il desiderio di volere ancora un ultimo abbraccio, un altro contatto perché aveva paura, paura che il suo cuore gelasse nuovamente lasciandosi sommergere dalle paure.

 

Cosa che accadde prontamente.

 

In quei minuti di solitudine Harry si sorprese a tremare: che cosa aveva fatto? Aveva accettato passivamente l’amore di Draco, il suo abbraccio, il suo sfiorare di labbra…

 

Perché?

Avrebbe dovuto invece mandarlo via dalla sua vita!

Perché?

 

Harry si passò una mano sulla bocca, chiudendo ermeticamente le palpebre con tutta la forza che aveva.

Era così difficile cercare di dimenticarsi della felicità… eppure credeva di riuscirci, ci credeva sul serio.

Sciocco illuso.

Era cieco, e forse Draco non riusciva a capire la gravità della cosa, la sua drammaticità. Forse si era illuso che, dal momento che sembrava così pacato, il dolore per la sua perdita si fosse lenito con il tempo.

Sciocco illuso, Draco.

Come poteva non capire che la sofferenza per la cecità si accresceva ogniqualvolta Harry ricordava ciò che aveva perduto: la felicità di un attimo come un bagliore di luce riflesso in un vetro, come quella particolare tonalità di verde delle foglie appena nate colpite dal sole, come i visi delle persone care, meri ricordi sbiaditi nella sua mente. E ora anche Draco, che Harry ricordava come un ragazzino viziato, lontano, irraggiungibile… che cosa spartiva ora con il Draco adulto che aveva di fronte negli ultimi giorni?

 

Nulla.

 

E il cuore di Harry piangeva per quella privazione.

 

Come spiegare a Draco quanto gli mancassero i colori, le forme, la profondità delle ombre?

Ora se apriva gli occhi vedeva solo un unico, immenso baratro oscuro. Così profondo da poterci cadere tranquillamente dentro.

Come spiegare a Draco quanto avesse desiderato vederlo in viso mentre lo abbracciava e non accontentarsi, per una volta, delle sensazioni e delle percezioni degli altri sensi?

Poterlo vedere, solo questo.

 

E gli era proibito.

 

Strinse i pugni con forza, disperato.

Quanto male doveva ancora sopportare?

Perché non riusciva semplicemente a lasciarsi cullare dalla felicità del momento?

No, era così abituato al dolore da non provare alcuna felicità momentanea se non il timore che un domani, tutto quel presente gli venga sottratto.

Improvvisamente il suo corpo intero si irrigidì, stretto da due braccia forti contro un petto caldo.

- Draco… -

Non si era accorto della sua venuta, così preso dai suoi pensieri.

E Draco ora era lì, lo abbracciava stretto, senza chiedere niente, appoggiando il capo sulla sua spalla, alitandogli calore contro il collo.

- Non ti posso lasciare solo un secondo… - sussurrò con voce soffocata – che subito cominci a farti venire mille paranoie… -

- Come… -

- Come lo so? Il tuo viso è un libro aperto – lo strinse ancora più forte – Mi sa che ti devo tenere stretto stretto a me, sempre, altrimenti rischiamo che tu cominci a blaterare che io me ne debba andare. non è piacevole che tu lo dica, sai? – disse in tono leggero.

Harry annuì distrattamente, ancora teso.

- Perché non ti rilassi? – domandò Draco con una punta di dispiacere ben chiara nella voce calda – Perché sei così teso nel mio abbraccio? -

- Io… credo che sia perché non sono più abituato a certe cose… - gli confessò con un filo di voce.

Draco gli sorrise: - Allora dovrò provvedere anche a questa tua mancanza… - per un attimo i suoi occhi grigi si velarono di tristezza.

Gli faceva male vedere una persona come Harry così rinchiusa in se stessa, raggomitolata in un angolo, timorosa del contatto altrui.

Draco aveva sempre visto Harry a Hogwarts sempre circondato da amici e ammiratori, ridente, non si risparmiava qualche contatto fugace come un abbraccio, come una pacca sulla spalla, come un buffetto. Era serio, ma non disdegnava il contatto con gli altri. Lo cercava a volte, e spesso si tratteneva perché in fondo non vi era abituato ma dentro il suo cuore albergava ancora un piccolo bambino magrolino che ricercava l’abbraccio della mamma e del papà, o una più piccola traccia di affetto.

Ora Harry era così ferito dagli altri e da se stesso da non desiderare nemmeno quel piccolo contatto. Da non covare nemmeno la speranza di essere toccato.

Draco avrebbe voluto cancellargli quell’aria tesa con un bacio.

Nemmeno lui era abituato al contatto con gli altri, non perché ne avesse timore, piuttosto perché lo disdegnava.

Ciò che suo padre gli aveva sempre ripetuto fino allo sfinimento era che il mondo si divideva in due categorie: i degni di essere alleati Malfoy, e i non degni. Non c’erano amici nella corsa al potere, solo alleati o al massimo compagni.

Che serviva un contatto fisico con gli alleati?

Solo ad essere più sentimentali.

Solo a ritardare il momento in cui verranno pugnalati alle spalle.

Perché è così che funziona nella corsa al potere.

Un errore o un tentennamento possono essere fatali.

Sebbene avesse visto gli effetti disastrosi dei suoi ragionamenti classisti e disinteressati sul suo stesso padre, Draco aveva sempre avuto un atteggiamento molto Malfoy nei confronti degli altri: freddezza e pacata diplomazia.

E il contatto?

Lo stava sperimentando per la prima volta con Harry.

E di nuovo sentì il cuore rinascere tra le spire e le spine del suo passato.

Quel rinnovato sentimento gli era entrato così sottopelle da scaldargli ogni cellula del suo corpo.

Aveva Harry adesso.

 

Grazie a Dio.

 

– Lascia che adesso io mi prenda cura di te, vuoi? – domandò sommessamente Draco.

 

In quel preciso momento Harry sentì qualcosa, come lo strato di ghiaccio che aveva attorno al cuore, sciogliersi e cominciare a creparsi.

Con quel tono, con quelle semplici parole, con quel desiderio… Harry cominciò lentamente a rinascere.

Forse non sarebbe bastato così poco, ma il lento processo per uscire dalla sua crisalide di paure era stato innescato.

 

E’ amore.

E’ amore quello che sento attorno a me.

 

E poco a poco si sarebbe accorto anche dell’amore che aveva dentro di sé.

 

Un passo alla volta.

 

- Sì – rispose.

Draco sorrise, lo fece voltare e lo abbracciò.

Per qualche secondo ancora Harry rimaneva teso tra le sua braccia, poi, poco a poco, si rilassò, accettando quel contatto e ricambiando l’abbraccio.

- Grazie – sussurrò Draco con dolcezza estrema, come se avesse paura che da un momento all’altro Harry scomparisse tra le sue braccia, lasciandolo nuovamente solo.

Harry serrò più forte che potè le palpebre, perché, per la prima volta dopo molto tempo, desiderò piangere. Non per se stesso, ma per felicità.

- Grazie… - sussurrò ancora Draco, accarezzandogli i capelli.

 

Tu sei il mio tesoro.

 

 

 

*

 

 

Quella notte rimasero sdraiati a letto, svegli, per un tempo indeterminato: fuori non nevicava più ma il dolce e pallido nevischio era stato sostituito dalle fredde schegge di acqua gelata che stavano distruggendo ogni ricamo della neve, riducendola a poltiglia sciolta.

Nessuno dei due aveva sonno ma dopo cena avevano deciso di andarsene quasi subito a letto e, in silenzio, rimanevano ad ascoltare il temporale all’esterno, sollevati in un certo senso dal conforto della reciproca compagnia e delle calde coperte che li avvolgevano.

In loro si era risvegliava l’ancestrale paura della solitudine e così stavano accanto l’uno a all’altro, un braccio di Draco attirava verso di sé Harry e questi, passivo, aveva appoggiato il capo su quello stesso braccio, a occhi chiusi e orecchie ben tese, senza nervi che si tendevano spasmodici a quel contatto umano.

C’era in  lui una sorta di culla di tranquillità che progressivamente dal cuore si espandeva a tutto il corpo e fu quasi grato alla pioggia che infuriava all’esterno perchè gli permetteva di avvertire con maggiore semplicità quanto fosse indispensabile avere qualcuno accanto.

- Come ci sei finito qui? – domandò improvvisamente Draco – Intendo dire… in questo paesino sperduto -

Harry per un istante ponderò la possibilità di stare zitto e non rispondere ma poi si pentì immediatamente di quel pensiero: - Zia Petunia conosceva una persona qui – rispose concisamente. Draco, a quella menzione, lo strinse un po’ di più, in procinto di scusarsi per quella domanda che evidentemente lo avrebbe costretto a rinvangare tristi ricordi ma Harry lo rassicurò – Non preoccuparti – disse in tono calmo.

- Ho combinato una gaffe, vero? – domandò Draco con rimpianto. Possibile che quando cercasse di conoscere Harry cominciasse ad allontanarlo da sé?

Maledizione, come faceva ad essere così maldestro?

 

Perché non ti sei mai occupato di qualcuno, prima d’ora.

 

Giunse quella replica come un soffio dettato dalla coscienza, la pura e semplice verità, sebbene parecchio scomoda e imbarazzante.

Già, Harry è stata la prima persona di cui Draco si era preoccupato in tutta la sua vita.

Si preoccupava per lui in maniera istintiva, perché desiderava che fosse felice però ancora non conosceva le parole magiche per poterlo rassicurare.

 

Solo questione di tempo, promise a se stesso.

 

- Sai, - gli sorrise nel buio Harry – non fa male parlare di ciò che ha fatto mia zia per me. prima pensavo che mi odiasse ma, nonostante tutto, sono andato da lei per chiederle aiuto… lei mi ha accolto a casa sua e mi ha trattato come fossi suo figlio. È una cosa che non dimenticherò mai, né voglio dimenticare per nessuna ragione al mondo. Non voglio permettere al dolore per la sua perdita di cancellare quei ricordi -

 

Il cuore di Draco fece un balzo nel petto a quella replica.

Il vero Harry, la sua generosità, la sua maturità, il suo gran cuore…

L’Harry di cui si era innamorato un tempo lontano, di cui si era innamorato anno per anno, stretto il cuore d’angoscia, di cui si era innamorato nel vedere la pallida figura tersa di felicità che aveva rincontrato nella persona di Harold Black, la persona a cui aveva confessato il tumulto del suo cuore… era lì, tra le sue braccia.

Draco sentì stranamente una morsa acuta al cuore e poi questi cominciò a battere più forte, sempre più forte.

 

Si stava rinnamorando di lui…

Era una sensazione così strana…

 

- Il tuo cuore ha cominciato a battere forte – constatò Harry con sorpresa.

- E’ perché ti sono accanto – rispose Draco con dolcezza.

Harry arrossì nel buio della stanza: - Oh… -

- E… ho ricordato qualcosa di particolare… -

- Cosa? -

- Mi sono ricordato che cosa provavo quando eravamo a Hogwarts. Sai… devo essermi invaghito di te da allora – confessò con una punta di imbarazzo ben evidente nella voce. Poi sentì Harry irrigidirsi – Cosa c’è? -

Hogwarts… ecco il problema, di nuovo il passato che bussava alla sua porta, portando con sé l’odore acre delle cose in sospeso e di quelle che, bene o male, non si potevano cancellare.

- Niente -

- Devi fidarti di me, Harry. Altrimenti come faccio a prendermi cura di te? – domandò con voce sommessa Draco.

 

Oh, e ora cos’era quella dolce stretta al cuore e quella sensazione di calore che si propagava per tutto il corpo?

 

- Io mi fido di te -

- Fai bene – ribattè Draco con una traccia della sua vecchia impazienza.

Harry ridacchiò: - Ecco il vecchio Draco Malfoy… -

- Ti spiace? -

- No. Tu sei tu, no? Insopportabile testardo e tutto il resto… - ridacchiò ancora Harry.

Draco gli diede un pizzicotto leggero sulla spalla: - Ah, è così che la pensi, eh? –

Harry si aggrappò a lui, ridacchiando ancora e per qualche istante ogni problema diventò lontano eco discorde alle loro orecchie e al loro cuore.

- E tu? – domandò poi Harry – Tu che cos’hai fatto in questi anni? -

- Ti ho cercato -

- Solo? -

Draco sospirò, guardando il buio della stanza, un po’ a disagio a parlare di certe cose: - Posso dire con assoluta certezza che in questi anni l’unico mio pensiero era trovarti. Per il testamento del tuo padrino. Per sfida personale, riuscendo lì dove gli altri avevano fallito… non avevo ancora capito che… - arrossì.

- Eri tu, quel giorno, in ospedale, vero? – domandò con un filo di voce Harry – Profumo di girasoli -

- Già. Lo hai capito quel giorno quando ero arrivato, vero? Quando mi hai toccato il viso… -

Harry annuì, senza parlare oltre.

 

Per la prima volta desiderò conoscere tutto di Draco, la sua vita, ciò che aveva fatto in sua assenza, che cosa avesse prodotto in lui un simile cambiamento, quella maturazione lenta che aveva portato Draco da ragazzino viziato e indisponente a quell’adulto così pieno di premure. Aveva avuto l’impressione, in ogni caso, che Draco era premuroso solo con poche persone – non si azzardò a pensare che Draco era sollecito solo con lui – e che per il resto si fosse isolato dagli altri.

 

Era stata colpa sua?

Perché Draco era in sua ricerca?

 

Quanto era profondo l’affetto per lui in Draco?

 

- E poi… che hai fatto? -

- Vuoi sapere qualcosa di me? -

- Sì, per favore -

Draco trattenne un sussulto di emozione involontario che lo colse a quell’ammissione di Harry: si stavano davvero avvicinando, non solo fisicamente. Ora sentiva il corpo di Harry rilassato e non più teso al suo contatto, abbandonato al suo calore con inaspettata fiducia, sentiva inoltre la sua curiosità in quelle concise domande, come se volesse sapere qualcosa ma avesse timore di dimostrare quella sua debolezza.

Debolezza…

Draco quasi non riusciva credere… si era intestardito a trovarlo, ad ammansirlo… e ora era lì, accanto a Harry, in un letto, con lieto affetto.

- Abito a Malfoy Manor, da solo. I miei genitori sono stati rinchiusi ad Azkaban alla fine della guerra e due anni fa hanno ricevuto il bacio, rendendomi quindi unico destinatario dei loro testamenti – sorrise tristemente – Non sono riusciti a escludermi dalla successione… -

Harry gli strinse il braccio – Mi dispiace per te – non gli disse un ipocrita ‘Mi dispiace’, come se a lui veramente dispiacesse della fine dei genitori di Draco. ricordava bene quello che avevano fatto durante la guerra, come avevano ucciso senza pietà chiunque riuscissero.

Però ricordava anche quando avevano visto Draco Malfoy rifiutarli anche nella battaglia, come aveva deciso di rifiutare il marchio. Forse speravano che lui si redimesse, per questo non lo aveva diseredato.

Gli dispiaceva, in ogni caso, non per loro, ma per Draco. per questo aveva detto ‘mi dispiace per te’.

- Figurati – minimizzò Draco – In ogni caso ora abito là, circondato da elfi domestici -

- Abiti… da solo? – domandò con timore. Cercò di immaginarsi Draco da solo in un enorme palazzo antico – E che lavoro fai? -

- Lavoro? I Malfoy non lavorano, Harry – disse con dolcezza, intenerito a quel lato sensibile di Harry. Sembrava un bambino e Draco desiderò proteggerlo da tutti i mali del mondo – Ti piace lavorare qui? Chissà perché, ma come professore non ti ho mai visto! -

- Inizialmente ero scettico anche io… io professore, davvero, chi l’avrebbe mai detto!? E tutto considerato non avevo né studiato per diventarlo né avevo una materia da insegnare… e il preside del polo universitario mi ha proposto folklore. Aveva detto che era una facoltà che voleva introdurre da molto tempo, e dopotutto non era così sbagliato, considerato che gli scozzesi vedono magia ovunque, anche sotto un fungo. Ha detto che sarei stato perfetto e inoltre, con probabilità, la facoltà non sarebbe stata affollata. Sarebbe stato solo un corso di compendio, per ricordare le antiche tradizioni. Ed eccomi qui, il professore cieco – disse con una punta di amarezza.

- Sapeva che eri un mago? – ma prima che Harry rispondesse Draco si corresse da sé – Ah, certo, era lui il conoscente di tua zia, vero? -

- Sì -

- Sapeva chi eri? -

- No -

- Davvero? Pensavo che il ‘gioco della fiducia’ dovesse essere reciproco… -

Harry si rabbuiò in viso: - Si impara presto a nascondere ciò che ti angustia –

- Scusa, ho dato un giudizio troppo affrettato – si scusò immediatamente Draco.

 

Non ti devi scusare, Draco. sono io che ho sbagliato.

 

- Sei stato sincero – si arrese poi Harry – Ma fa male parlare di queste cose… -

- Non volevo forzarti -

- Lo so -

- Voglio solo che tu stia bene -

- Lo so -

Draco gli posò un lieve bacio sui capelli setosi, con dolce affetto, come se volesse cullare Harry: - Riposa, deve essere tardi ormai – lo strinse a sé, mentre lo diceva.

Inconsciamente aveva timore che il giorno seguente si sarebbe svegliato e non avrebbe trovato Harry accanto a lui, magari se lo sarebbe ritrovato ad un angolo del letto, di spalle. Pretendeva troppo se desiderava poter dormire con lui tra le braccia, sentendo il suo calore?

In ogni caso chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione serena di aver accanto a sé la persona da lui amata, pensò vagamente a quanto fosse diversa la sua vita prima che trovasse Harry in quello sperduto paesino scozzese.

Quando sentì il respiro di Harry farsi regolare Draco si rilassò e si abbandonò anche lui tra le braccia di Morfeo.

 

Se fosse così sempre…

 

 

*

 

 

Prima ancora di aprire gli occhi Draco era contrariato. Nello stesso istante in cui si era risvegliato aveva notato due cose: in primo luogo, lo scrosciare della pioggia che aveva cullato il suo sonno era finito, e seconda cosa, di gran lunga più importante, non aveva Harry accanto a lui.

Strizzò forte gli occhi, cercando di dominare la carica di nervosismo e irritazione che lo aveva preso, annebbiandogli la mente.

Cercò di convincersi che poteva essere un gesto involontario, quello di Harry, di allontanarsi da letto senza preoccuparsi troppo di Draco, forse nemmeno se n’era reso conto. E ora magari era in cucina, a preparare la colazione. Cercò anche di convincersi che non era ancora andato a lavoro e lo aveva lasciato solo.

 

Vano tentativo.

 

Dalla cucina, aguzzando l’udito, non giungeva alcun rumore.

Però, in compenso, Draco aveva sentito un respiro regolare.

Aprì di scatto gli occhi e vide la visione che gli fece pizzicare il cuore: Harry era rannicchiato, ancora addormentato, nella sua parte del letto, e gli dava le spalle.

 

Altro rifiuto involontario…

 

E poi notò qualcosa.

 

Il suo braccio era stretto nella morsa di una mano, quella di Harry, il cui braccio era in una posizione assurda piegato alla ricerca di un contatto con Draco.

Anche se si era girato, rinnovando la sua vecchia abitudine, non aveva disdegnato Draco, non aveva rifiutato completamente il giovane uomo. E ancora giaceva addormentato, il viso fuori dalla vista di Draco, raggomitolato nella sua parte di letto con quel braccio inarcato male, che sicuramente gli avrebbe dato qualche problema quando si fosse svegliato.

Draco sentì di nuovo pizzicare il cuore, ma questa volta non era il dolore che lo muoveva, ma la quieta sensazione di consolazione, come se fossero sulla strada giusta per costruire finalmente qualcosa.

Insieme.

Con un sorriso sulle labbra, tolse dalla presa di Harry il suo braccio, sistemandolo in maniera che non gli provocasse dolore, e lo coprì meglio con le coperte. Vide Harry mugugnare, ma poi si rannicchiò meglio.

Draco gli passò un braccio attorno alla vita, sorto le coperte, a stretto contatto con il calore del corpo del dormiente.

 

Il sole stava spuntando da oltre le colline ad asciugare le lacrime delle nuvole, ma quelle del cuore di Draco erano rugiada dal sapore del lezioso miele.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: Di nuovo, le mie più sentite scuse ma ormai, come sapete, il tempo per scrivere si accorcia sempre di più.

Grazie per tutti coloro che hanno lasciato l’indelebile commento al precedente capitolo: non sapete quanto mi avete fatto felice di sapere quanto vi sia piaciuto il precedente capitolo che, come avrete capito, è uno dei miei preferiti.

Vorrei inoltre aggiungere le scuse per questo capitolo molto breve: questi è un passaggio, poiché i cambiamenti – che mi piace molto analizzare, come avrete capito – avverranno forse molto lentamente, ma con costanza. Qui abbiamo fatto un passo avanti notevole, ma non è certo finita così per loro.

Spero di non essere risultata troppo noiosa, ma la cosa che più mi piace scrivere sono i sentimenti e le emozioni, sperando che io riesca a trasmetterli attraverso le mie dita e attraverso lo schermo che avete davanti in questo momento.

 

Un’ultima cosa: il titolo del capitolo, lebensbilder, è una parola tedesca che significa ‘quadretto’, la traduzione corretta sarebbe ‘bioi’, ovvero ‘vite’, o meglio ‘biografie’, dal momento che il temine viene usato nella nomenclatura filologica: un ‘quadretto’ particolare, il loro, vero?

 

 

ragazza interrotta,

alicesimone, tesoro, grazie! ^//^ Come vedi alla fine sono riuscita ad aggiornare entro la settimana, anche se non proprio con la puntualità che mi sarei aspettata… beh, spero che almeno il capitolo sia decente *perché lo è?… o no?* Grazie per il tuo commento *me commossa*!,

fann1kaoriyuki, oh sì, gli dirà qualcosa di più del semplice ‘ti voglio bene’. Mi dispiace per il ritardo *me veramente si sente tanto in colpa*,

Minerva Bellatrix, che piacere averti anche qui, dopo RdS! *.* Gentile per l’idea dell’altarino, ma davvero non lo merito. ^//^ *me commossa lo stesso*,

Moony*, ma dai! XD Non ti stanchi mai di rimproverarmi? Grazie, sei un angelo! *.* ,

Mimi88, grazie! ^//^ Spero di aver comunicato qualcosa anche con questo cap! ç.ç,

Michi_chan, spero che sia valsa anche questa volta *ho i miei forti dubbi* grazie per il commento, sono commossa! ^//^,

Elanor, no, questa volta il titolo è tutta farina del mio sacco anche se mi è venuto in mente durante una lezione di inglese… avevo letto distrattamente il titolo di una poesia di Shelley, ‘Ode to the West Wind’, e improvvisamente mi è uscito fuori ‘Elegia di una foglia stanca’! XD Però certamente di ispirazione romantica! *.*

Draco è certamente l’eroe della situazione, sebbene usare ‘eroe’ è un po’ altisonante, diciamo solo che la vicenda gira attorno a Harry ma la grande figura positiva è Draco, anche se… no, non dico altro! XD Qui i momenti di gioia e dolore si alterneranno sempre, ma se può risollevarti il morale (immagino piuttosto minato da RdS XD) (ma dai! -.- ndElanor) (mi riferivo all’assenza, nell’ultimo capitolo, di scenette Phil/Lu… ndLay) (DISPERAZIONEEEEE! NdElanor) (appunto… ^^ Ora perché non andiamo a divertirci con Ginny? Così ti sfoghi su di lei e non uccidi me! XD ndLay),

ysal pax, tesoro grazie! ^//^ sono felice che in fondo sia piaciuto!,

8bia8, grazie per averla recensita, davvero! ^^ Spero di continuare a emozionare sempre così… ç___ç,

fiamma90, grazie! ^//^ Per tornare nel suo mondo… uhm… chissà! XD Dipende da come riesce ad influire Draco su quella testa di legno di Harry!,

carmilla1324, lo so, la aggiorno molto raramente… ç.ç Il titolo è nato da un’ispirazione e dal momento che io ho il pallino per mettere dei titoli particolare… XD Poco a poco anche Harry si aprirà… anche se già da qui comincia a capire come gira il mondo *ovvero attorno a loro* eheh,

Black Star, grazie tantissime, sono commossa *//* Cerco sempre di rendere più veri che posso i personaggi, e sono felice di riuscirci a volte! XD non preoccuparti della recensione, non è un obbligo, ma ti assicuro che è sempre un piacere riceverne, quindi grazie per la tua recensione! °.*,

Nadeshiko,, davverodavvero? *.* Oh, molto onorata! Soprattutto detto da te di cui adoro tutto, sia te che le tue splendide fic! *.* Ero soprattutto preoccupata che non ti piacesse il mio regalo… quando dedico i capitoli mi faccio mille paranoie *miss in crisi*

Eh sì, ho sempre un debole nel vedere Draco geloso, dai, sta troppo bene! XD Sì, dai per un po’ si può fare anche a meno della cioccolata (forse un per un capitoletto siamo salve… XD) ma prima o poi… ehm-ehm, che stavamo dicendo prima? Ah già! XD Grazie per il commento, sono stra-felice che soprattutto a te, la diretta destinataria, sia piaciuto a tal punto! XD *inchino*,

Laguz, spero che anche questa volta il capitolo – almeno di poco ç.ç – abbia lenito il mio increscioso ritardo! XD No, per ora Harry non riesce ancora a muoversi da solo e senza avere troppi problemi, anche se sarebbe stato davvero carino che lui andasse alla ricerca di Draco! XD,

mistica, mogliettina adorata! ^^ Spero che tu te la stia spassando in vacanza! Questa volta sono stata abbastanza brava, no? Prima OTH *aiuto*, poi RdS, e infine questa… mah, sarà la dose di zucchero che mi sono fatta ultimamente… indovina di chi è la colpa! ^^ (sono due, pucciosissimi, e hanno per iniziali la ‘T’ e la ‘G’ XD),

BloodyMoon, honey! Che piacere riaverti qui! *me commossa, si soffia il naso* sono felice che ti sia piaciuto questo ultimo cap e la fic in generale! *.*,

Chase, povero piccolo Harry… XD Bisogna essere pazienti con lui… eheheh,

lasagne80, un applauso veramente a Draco, che si meriterebbe un premio nobel per la sua testardaggine… XD Spero che questo capitolo sia valsa davvero l’attesa…,

Kira, sis adorata! Grazie per il tuo commento, mi ha fatto commuovere *accidenti, questa fic è fatta apposta per farmi arrossire e commuovere con i commenti??? Non è assolutamente giusto!*,

sara,

Stè_Wormy,

James_Prongs, è stata dura ma alla fine cel’abbiamo fatta… quasi non ci credo nemmeno io! XD Anche se siamo ancora a metà… eheh,

kymanu, ultimamente sembra proprio che non abbia proprio tempo, eh? -.- Povera Slib, defraudata anch’essa della sua regolarità… XD Grazie per il tuo commento *me commossa!*,

fanchan, non oso immaginare che sarebbe successo se Harry non avesse accettato Draco alla fine di tutta questa immensa odissea! ^^ Lapidazione pubblica, altroché! XD,

DarkPoison, ^//^ sono veramente commossa che tu l’abbia letta e soprattutto che tu l’abbia commentata! *me al settimo cielo che saltella allegra nei campi elisi…* Grazie veramente per il commento, me molto contenta… XD,

Captain, grascie! O//O chi l’avrebbe mai detto… poesia.. ç.ç,

Bellafifi1986, ti ringrazio! ^//^ me commossa… e scusa ancora per il ritardo del postaggio,

Harry_Love, grazie! ^^ E’ stato uno dei miei capitoli preferiti ed è uscito fuori con una facilità invidiabile…,

haley,

Wichita kid,

ziz,

Chakra, non preoccuparti, capisco! XD Io poi, con la sporadicità con cui aggiorno… sono veramente imperdonabile! ç.ç Grazie per il commento *me commossa di nuovo* Spero che il capitolo sia valso l’attesa… ç.ç,

saso, che sollievo! XD Per fortuna ti avevo beccato! XD No, grazie per la citazione dei pezzi che ti sono piaciuti più di tutti… ^//^,

Carillon, grazie per tuo commento! ^//^ *me commossa di nuovo*,

MORFEa, gulp, allora sei proprio sicura che io sia un alieno, eh? XD Grazie per la tua recensione *me commossa ancora una volta*, mi dispiace per la scrivania… magari la ripaga Draco, che tanto è colpa sua ed è ricco sfondato! XD eheheh,

Killer, grazie per la tua recensione, sono veramente onorata che ti sia piaciuta a tal punto. *me commossa ancora* Per ora i riflettori su Draco e Harry ma ian piano si sviluppa la matassa anche per Herm e Ron, e perché no, anche per Remus.

 

Bax bax,

Miss

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Capitolo 19
*** Spazi Vuoti ***


Senza luce, il buio18ML

Senza luce, il buio (19/?) by Mistress Lay

Capitolo Diciannovesimo – Spazi vuoti

 

 

Draco sospirò di sollievo non appena un marasma confuso invase la hall del polo universitario, annunciandogli la fine dell'ultima sessione di lezione odierna.

Ormai era diventata un'abitudine essere sempre presente in quello stesso posto tutti i giorni ad aspettare il professor Harold Black, ma Draco non ne sentiva in alcun modo il peso.

Un'abitudine piacevole, non tanto per la noiosa attesa, quanto piuttosto per l'aspettativa di rivedere Harry.

Ogni occasione, per Draco era buona per toccare Harry: qualcosa di anonimo come una pacca sulla spalla, un buffetto sul braccio, un bacio sulla fronte o su una guancia a tradimento...

 

E poco a poco Harry rinacque dalle ceneri del suo dolore.

 

Non si irrigidiva più a contatto con Draco, cominciava a conoscere lui e la dolce emozione che gli toccava il cuore in quei momenti.

Si era abituato al nuovo ritmo di vita con Draco, si era abituato alla sua presenza, ai suoi buongiorno, alla sua abitudine di venirlo a prendere finite le sue lezioni, alle sue chiacchiere e le sue battute sarcastiche che soleva fare su tutto il vicinato, ai suoi abbracci.

Lo stesso Harry non manifestava più segni di impazienza quando si accorgeva di avere Draco ad aspettarlo, non litigava più con lui per la sua costante presenza: le prime volte la sua naturale reticenza lo spingeva a ritardare quanto più possibile il momento in cui lo avrebbe sicuramente incontrato non appena fosse giunto nella hall, ma, rimproverandosi di questo gesto infantile, aveva cominciato a non reprimere i suoi sentimenti di repulsione verso l'affetto che con insistenza gli veniva offerto.

 

E' Draco.

 

Che comportamento bisognava tenere qualora si vivesse per giorni e giorni a stretto contatto con una persona di cui in passato non avevi mai provato la minima simpatia?

Qual era il comportamento giusto qualora si dormisse con la suddetta persona?

 

E lo aveva anche baciato...

 

Non che fosse un argomento che avessero ripreso successivamente, ma era abbastanza evidente che Draco provava per Harry qualcosa di più che una semplice sbandata: chi era infatuato non provava quel desiderio spasmodico di stare assieme, condividere.

Harry non poteva certamente vedere lo sguardo amorevole di Draco nè i suoi sorrisi luminosi nè il delicato rossore delle gote qualora la loro distanza si accorciasse... ma poteva sentire quel sentimento.

 

La vista gli era negata, ma poteva avvertirlo con i restanti sensi.

 

Udito, passi e passi per la casa, mani che sfiorano gli oggetti, ben attenti a non spostare nulla.

Fruscio di lenzuola di un corpo estraneo nel suo stesso letto, e il battito del suo cuore quando Harry gli stava vicino.

Udito per donare alle orecchie le delicate e mirabili note del piano, orecchie percepenti ogni suono, orecchie tese alla ricerca di qualsiasi suono avvertisse Harry della presenza di Draco.

 

Una presenza indispensabile ormai.

 

Olfatto, da quando Draco si era stabilito pianta stabile a casa sua, la cucina profuma sempre di caffè  nell'ora di colazione.

Era Draco stesso a profumare di un dolce profumo mai conosciuto.

Penetrava nelle narici come un pizzicore piacevole, è lieve, è un profumo particolare.

 

Era l'odore di Draco.

 

Sapore, qualcosa di nuovo che non sentiva solamente con le papille gustative, ma da un insieme di molte altre cose.

Era una sensazione più psicologica che altro.

Come se la sua stessa vita avesse un sapore diverso dal solito.

 

E lo era.

 

Tatto, mani, pelle, capelli, qualsiasi cosa che li potesse mettere in stretto contatto fisico.

Un contatto che Draco cercava, ardeva, desiderava, un contatto che Harry non negava, al quale pian piano aveva cominciato ad abituarsi.

Pelle morbida della guancia contro i capelli di Harry, contro la sua stessa guancia nella dormiveglia come nel sonno, pelle delicata di lunghe dita affusolate, carezza involontaria e volontaria, capelli fini che sfiorano la fronte di Harry, che pizzicano il suo collo.

Tatto per donare la terza dimensione agli oggetti: dimensione, altezza, profondità... dimensione, calore, piacere al tatto.

 

Un piacere sempre più ricercato.

 

Amava la sua presenza, i suoi muti tentennamenti, quella sciocca tendenza a frapporsi tra lui e il mondo con la sua solita vena sarcastica.

 

- Non mi sono mai preso cura di nessuno prima d'ora - gli aveva confessato una volta - Ma amare può essere un miracolo ogni giorno -

 

Lo stava trattando con una tale cura tale che Harry non riusciva ad essere immune a queste attenzioni.

Contrariamente alle aspettative Draco non lo soffocava, aveva compreso quali fossero gli spazi vuoti che servivano ad Harry per dimostrare la sua indipendenza e la sua individualità.

Era pur sempre il Salvatore del Mondo magico, rifletteva Draco, era San Potter, un eroe non si cancellava con un colpo di spugna.

Draco si era limitato ad inserirsi armonicamente tra quei numerosi spazi vuoti di Harry in modo che tra di loro esistesse un equilibrio.

 

- Com’è andata? -

 

Harry accennò ad un sorrisetto alla domanda di Draco: - Il solito. E tu che hai fatto? 

Draco sbuffò leggermente con impazienza ma non commentò, gli mise un braccio attorno alle spalle: - Il solito. Torniamo a casa –

- No – rispose Harry, poggiò la guancia contro la spalla di Draco – Richard e Dana ci hanno invitato a cena -

Draco inarcò un sopracciglio: - Ci? –

- Beh? Non hai intenzione di venire? – lo stuzzicò Harry.

- Nono! – esclamò Draco – Solo… non mi aspettavo che invitassero anche me – gli gettò un’occhiata incuriosita.

Harry scosse la testa, divertito, poi fece una smorfia: - Secondo te perché ti hanno invitato? –

Draco non rispose, ma strinse la sua presa su Harry.

- Forse lo intuisco -

 

 

 

*

 

 

 

- Sono una bella famiglia – commentò Draco non appena uscirono dal vialetto di casa Crawford.

- Sì, molto unita – rispose Harry.

Era stata una bella e serena serata, diversa dal solito, e Draco era stato felice di aver conosciuto la famiglia Crawford.

Tutti avevano notato il cambiamento di Harold, certo, esternamente aveva sempre nascosto bene il suo logoramento interiore, ma ora sorrideva molto di più, era più rilassato, non più sul chi vive. Draco, in quelle settimane, si era chiesto come potevano essere visti dal fuori lui e Harry.

 

Che sensazioni trasmettevano? Che cosa pensava la gente nel vederli assieme?

 

Quella sera lo aveva scoperto: Richard glielo aveva fatto notare con estremo tatto, Dana glielo aveva fatto capire con i suoi sorrisi e i suoi numerosi cenni del capo.

 

‘Sembra un’altra persona’ aveva commentato ad un certo punto della serata a Draco, mentre si trovavano soli ‘E’ più felice. State bene assieme. Lui non ce ne ha mai parlato, ma si vedeva che soffriva. non lasciava entrare mai nessuno dei suo spazi ombra, quei spazi vuoti li precludeva a chiunque, lasciandosi solo tra le sue paure’

 

Draco era rimasto sorpreso da quell’intuizione.

 

E Richard aveva continuato sorridendo.

‘Sono felice che abbia ritrovato te. Si vede chiaramente quanto sia forte il legame che vi lega’

Draco aveva scosso la testa, dispiaciuto: ‘Mi spiace contraddirti Richard, ma non…’

‘No, non contraddirmi, Draco. forse ora ti sembra diverso, ma ti assicuro che Harold tiene molto a te, si vede, si lascia toccare con facilità, è una persona diversa ora. Sei stata una manna per lui’

 

Draco abbassò lo sguardo mentre Harry inseriva la chiave di casa nella serratura e girava il chiavistello.

Sentiva l’urgenza di arginare quel fiume in piena dentro di sé.

 

Doveva farlo.

 

- Harry…? -

- Uh? -

- Io ti amo, lo sai, vero? -

 

Harry lasciò cadere il braccio lungo il fianco, momentaneamente bloccato in quella posizione.

Un torrente in piena si abbattè contro di lui, frastagliando ogni cellula del suo organismo con la ondata catastrofica, una strana sensazione di freddezza lo colpì, come una doccia gelata di inaudita violenza.

Trattenne il fiato, dimenticandosi di respirare e, nella mezza asfissia, sentì la cassa toracica battere in violenza inaudita, come se al posto del cuore  avesse una portentosa bomba ad orologeria e questa fosse scoppiata, dando origine ad un vortice di sensazioni contrastanti.

Poi il fiato ritornò e Harry riprese a respirare, era ancora fermo in quella posizione, di fronte alla porta di casa sua, con Draco alle spalle, con la chiave in mano, inutile, abbandonata.

Abbassò la maniglia ed entrò senza dire una parola, come sa copione avrebbe dovuto allungarsi ad accendere la luce, non per se stesso, ma per Draco, ma entrò in casa senza adempiere a quel rito, si fermò invece in mezzo al corridoio.

Improvvisamente le sue mani presero a tremare convulsamente, in preda a qualche forma di terrore e un sudore freddo gli imperlò la fronte.

 

Che risposta? Che cosa dire? Che cosa si aspettava Draco adesso?

 

Quest’ultimo si stava crogiolando nella sua stupidità: come aveva potuto dirglielo!? Perché adesso?

Stavano ancora cercando di costruire qualcosa e lui, con la sua stupida impulsività, gli aveva spiattellato che lo amava!

Avrebbe dovuto aspettare! Harry non era ancora pronto…

E ora Harry taceva, di fronte a lui, nel buio, taceva, non aveva detto niente, non aveva accennato a niente, non ne era stato né contento né furioso, e quella situazione immobile lo stava logorando.

 

Dimmi qualcosa!

 

Forse era meglio tacere, anche per lui, era meglio lasciar correre come se niente fosse accaduto, meglio saltare quell’errore di percorso e riprendere la strada che avevano in comune, quella che Harry gli aveva permesso di prendere assieme a lui.

 

Piccoli passi, spazio vuoto, piccoli passi, spazio vuoto.

Delicato equilibrio di risorse, cristallina piramide di vetro, poche certezze, tanti dubbi.

 

Spazio vuoto.

 

Trattino invisibile ma ben presente tra loro due.

Una vita, una vita.

 

Spazio vuoto.

 

Tante diversità, tanti problemi.

Ma un terreno in comune, un sentimento forse, o un bagliore di questo, piccola luce al di fuori del tunnel scuro.

Sì, meglio tacere, meglio lasciar scorrere quel momento, le sue non sono state parole, non una confessione, non una rivelazione, sono state solo sillabe di aria, prive di significato, prive di spessore.

 

Spazio vuoto.

 

Buio.

… o la luce?

 

Accadde tutto così rapidamente che Draco non riuscì a prevederlo e la sua schiena sbattè contro lo stipite della porta spalancata, provocando un violento rumore di quest’ultima che colpiva forte l’interno.

Un violento spintone, no, non lo era.

Draco sorrise lievemente.

Un corpo caldo contro il suo, braccia che gli cingevano i fianchi, un viso nascosto contro il suo petto.

 

- Harry… -

 

Harry lo stava abbracciando forte, non disse nulla, ma lo stava abbracciando in quel buio serale, il freddo era semplice coronamento dell’inverno, aria di neve trattenuta dalle nuvole, e sapore di un calore nuovo, speciale.

… che svanì.

 

- Sono cieco Draco -

 

Draco lo abbracciò forte, quasi voleva spezzargli le costole, non voleva che Harry se ne andasse da lui, che si separasse, che lo respingesse.

Voleva lui, la sua presenza, la sua considerazione, la sua fiducia.

Voleva lui, non un oceano di dubbi, non spazi vuoti e oscuri.

Voleva sfiorare quella vetta di felicità, voleva lui, perché senza, nulla avrebbe avuto più significato.

 

 

- Sono cieco, Draco – ripetè Harry e questa volta lo ribadì singhiozzando. Aveva sentito le braccia di Draco stringersi attorno a lui, bloccandogli la fuga che aveva previsto.

Draco si staccò per qualche centimetro da lui, senza, tuttavia, liberarlo dal suo abbraccio: - Apri gli occhi, Harry, aprili per favore – Harry scosse la testa – Per favore, aprili –

Harry li aprì e Draco si ritrovò a vedere nuovamente quegli occhi opachi e ciechi che gravavano della sua dolorosa condanna, la cecità.

- Sono cieco, Draco – ripetè per l’ennesima volta Harry con voce rotta e quelle parole era così cariche di tristezza e dolore che a lui stesso si strinse il cuore nel pronunciarle – Come posso suscitare amore se tutto quello che provoco è pena? -

Draco gli baciò la fronte: - Sottovaluti te stesso, Harry. La tua cecità non è che una infinitesimale parte di te, essere cieco non deve essere il fulcro della tua esistenza, ne è solamente una parte. Tu… tu sei ben altro. Credi che quando guardo verso di te io veda un cieco? Harry, Harry, non è affatto così! Io ti guardo e mi sembra di vivere ogni giorno un miracolo! Sei vivo, sei qui, e mi lasci avvicinare a te! La cecità è un tormento arduo da vivere, ma ti prego, dividilo con me! Sono qui per te, per dividere con te ogni cosa. Come puoi pensare di infondermi pena? -

Ma Harry non cedette, nemmeno di fronte a quella replica appassionata: – Che vita posso offrire? -

- La mia – rispose con voce ferma Draco – Offrimi la mia. Assieme a te -

Le braccia di Harry si alzarono lentamente e lo abbracciarono nuovamente, dapprima piano, poi sempre più vigorosamente e si abbandonò ad un pianto liberatorio.

- Non mi lasciare. Voglio stare con te, Draco -

 

Spazi vuoti che scompaiono, si annullano, si sovrappongono.

Un nuovo disegno, intersezione di punti e linee nello spazio, creato con tanta fatica, con tanta perseveranza.

 

E quella foglia stanca che intona una peana, trionfa la sua rinascita.

 

- Come… come posso lasciarti? -

 

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Nota: perdonate il ritardo con cui posto questo capitolo – che mi rendo conto, è cortissimo – ma ho avuto parecchi problemi, anche di natura fisica. Avevo, come questo stesso capitolo, molti capitoli pronti ma per l’una o l’altra cosa non ho postato. Per questo sono andata avanti postando qualche shottina pronta nel mio pc da tempo immemorabile.

Inoltre sono stata appena operata, quindi perdonatemi, ma non mi sento molto bene…

 

So che questo capitolo è un po’ deludente, sono mortificata, ma ultimamente non riesco a scrivere come vorrei.

Non solo è drammaticamente corto ma esprime poco e niente, almeno, per me.

Spero mi facciate sapere anche se, mi rendo conto, non avrei nemmeno il diritto di chiedervelo, considerando il lungo periodo di assenza e l’orribile capitolo che vi ho appena propinato, ma mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate. In negativo, o, anche se non oso sperare, in positivo.

 

Grazie a tutti coloro che hanno recensito il precedente capitolo:

Moony*, è una delle mie frasi preferite *.* anche se ovviamente no avrei il coraggio di definirla ‘poesia’ >.<,

James_Prongs, non sai quanto mi hai fatto felice! XD Spero che bisserete, perché sono ansiosissima di rivedervi tutti assieme! Grazie per la fiducia!,

Stè_Wormy, che strano riscriverti con il vecchio nick! XD Fa strano il solo pensiero che Tom è puramente letterario… ci pensi, uno come lui, solamente fatto di carta… rabbrividisco!,

Mimi88,

animablu, si, poco a poco ci sarà un avvicinamento progressivo (finalmente!),

ragazza interrotta, povero potterino, sempre e solo bistrattato… XD grazie per il sostegno *blush*,

alicesimone, tesoro, come vedi alla fine ho aggiornato anche slib… grazie per i tuoi complimenti *blush* mi sa che questa volta dovrò completamente smentirti… guarda qui che schifo è uscito… T.T Vabbè, dai basta con i miei piagnistei! Ti adoro anche io *.*,

Chakra, mi sa che questa volta mi sono presa fin troppo tempo. Oddio, e guarda che capitolo orribile è uscito fuori… mi vergogno profondamente di me stessa… ç.ç,

Francesca Akira89, so per certo che alcune parti la studiano. Non saprei dirti se in Scozia, ma in Irlanda e da qualche parte in America esiste! XD,

Ysal Pax, tesoro, grazie come sempre per il sostegno, ma questa volta sono stata veramente pessima T.T,

Saso, carissimo, che piacere poterti finalmente rispondere…! XD Grazie per i complimenti e il sostegno, contano davvero per me e mi fanno sempre arrossire! ^//^ Spero che con questo cap non ti abbia deluso…,

fiamma90, Dudley? Su, su, non chiamiamolo, altrimenti viene davvero! XD No, dai, a parte gli scherzi, sì, tornerà in pompa magna a rovinare le uova nei panieri di tutti… ma questo, forse, non dovevo dirlo >.<,

Kira, sis! XD Grazie, grazie come sempre per i tuoi commenti che mi fanno sempre sorridere orgogliosa! *.* Spero di non averti delusa… (eh sì, molto Slytherin  da parte mia!),

Black Star, ne sono felice! *.* Spero di continuare così anche se, mi rendo conto, ultimamente sto subendo un calo qualitativo incredibile…,

Selene_90, grazie tesoro! ^//^ Spero di potermi vivamente migliorare…,

Wichita Kid, non ne sarei così sicura XD,

haley,

millie,

nora, grazie per i complimenti! *.* anche se immeritati… XD E per la fiducia, sei un tesoro!,

fanchan, eh sì, che sospiro di sollievo vedere Harry che non si comporta come il solito tonno >.< Folklore era l’unica materia che avesse qualche speranza di insegnare… poraccio XD (ed è anche affascinantissima!),

Michi_chan, grazie per i complimenti… spero di non averti deluso troppo con questo capitolo ç.ç,

Elanor, sono tornata in gran carriera, cara la mia Seconda Padrona! Quest’oggi ben tre aggiornamenti… (uno più schifoso dell’altro… ma questa è un’altra, deprimente, storia… T^T)

Penso che esista questa parola, io non capisco un emerito niente di tedesco, ma dovrei aver letto e trascritto bene dal libro di testo di latino… XD

Spero di riuscire a trattare il realismo ancora così bene, Elly, perché credo di aver fatto un enorme balzo all’indietro… *Lay che si scava una fossa*

Purtroppo questa volta non posso nemmeno dirti che nel nuovo di RdS ci sono scenette con Phil e Lu (ma è di una noia mortale) ma comunque l’ho aggiornato alla fine… sono stata brava? *Lay fa ciao-ciao con la manina e fa un salto dentro la fossa*,

Killer, mi sa che arrivo un po’ in ritardo con l’aggiornamento, eh? XD Purtroppo ho avuto molte cose per la testa… anche se l’ho fatto intenzionalmente (più o meno). Spero di non averti deluso troppo con questo cap ç___ç,

Nadeshiko, mia adorata! C’è un caldo qui in vetta! XD Un salvavita al collo di Draco, ehi, questa sì che è una bella idea! Fidati, ormai le fatture porta-felicità non funzionano più con Harry, questo è un caso perso… (grazie per la fiducia ndHarry) (ma no, dai, in fondo ti voglio bene… ndMiss) (… quanto in fondo? NdHarry) (pignolo… XP ndMiss) Però il sensore è proprio una bella idea… però potrebbero denunciarli per luci moleste in luogo pubblico eheh… allora, tutto questo discorsone nella speranza di perdono di questo capitolo scritto proprio con i piedi (in senso metaforico, spero ndNeu) (tu zitto, mai, eh? NdMiss >.<),

baby e empire, che sorpresa! XD Sono felice che vi siano piaciuti i capitoli precedenti… spero di non deludervi troppo con il qui presente… ç___ç.

 

Più recensioni (negative o positive, solo non fatemi sentire sola nel mio lettino che sto tanto male… ç__ç) e più velocemente aggiorno!

Miss

 

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Capitolo 20
*** Esprit ***


Senza luce, il buio (20/?) by Mistress Lay

Note: perdonatemi, so di non essere riuscita a rendere veramente l’atmosfera che avevo in mente. Doveva essere un capitolo ricco di sfumature, ma, anche mentre lo scrivevo, l’ho reso fin troppo esplicito. Ho come l’impressione di aver fatto un enorme balzo in avanti con la narrazione, e dire che io volevo procedere con più calma… purtroppo mi sto rendendo conto che i passaggi che vorrei scrivere sarebbero troppi e quindi ho dovuto dare un taglio drastico.

Questa fanfic era nata come una cosina piccola piccola, fatta di piccoli gesti e innumerevoli cambiamenti lenti.

Scriverei all’infinito, lo sapete, ma mi rendo conto che altresì potrei diventare noiosa a descrivere ogni passaggio e ogni sfumatura di cambiamento. Per questo, anche per donare a questa fanfic un finale e non protrarla fino alla fine dei miei giorni, mi sono stabilita un tetto massimo di capitoli, che, vi assicuro – nei limiti del possibile – rispetterò.

Gustatevi questo lungo capitolo anche ha perso la patina di malinconia che ha contraddistinto tutta la fanfic *sob sob*

 

 

 

Senza luce, il buio (20/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventesimo – Esprit

 

 

Ciò che temeva era il rimorso.

Uno spettro infido, misterioso, che Draco identificava come il peggior coronamento della giornata perfetta.

Durante tutta la notte si era rifiutato categoricamente di addormentarsi, combattendo contro l'inespugnabile desiderio di chiudere gli occhi e concedersi un sonno ristoratore, cercando di non rimanere cullato dal dolce sussurro delle tenebre notturne.

All'esterno, il vento non aveva smesso un istante di soffiare arrabbiato, cercando di sciogliere il ricamo durevole della neve, combattè strenuamente contro il freddo inverno, quasi volesse respingerlo e avere spazio libero. Draco avrebbe voluto confessare a se stesso di essere rimasto vigile per tutta la notte, ascoltando la feroce folata ventoso e i suoi effetti come lo sbattere di qualche cancelletto chiuso male o il suo fischio persistente, ma avrebbe dovuto mentire. E mentire a se stesso non era il massimo della trasparenza.

Le sue orecchie rimasero incatenate dal respiro di Harry addormentato tra le sue braccia per tutto il tempo in cui rimase sveglio. Purtroppo, quando ancora nemmeno si scorgevano nel cielo i primi segni dell'alba - che avrebbe potuto tranquillamente mitigare il suo orgoglio personale -, le sue palpebre si abbassarono da sole e il sonno lo colse, nonostante la sua impegnativa e strenua difesa.

Il risveglio venne accompagnato da un vero e proprio sobbalzo e dall'immediata sensazione di terrore di essere nel posto sbagliato. Non fece nemmeno in tempo a chiedersi per quale spregevole motivo si fosse addormentato, quando si accorse dell'assenza di Harry.

La mano, che era corsa istintivamente alla ricerca del caldo corpo di Harry, ricadde inerte sulle coperte gelate e scevre dalla presenza del moro. Voltò il capo verso sinistra, per contemplare il vuoto bozzo formato dalle coperte e sospirò, portandosi un braccio sugli occhi.

Si tirò a sedere e, preso da rabbia verso se stesso e la sua stupidità, colpì con la testa il muro dietro di sè: - Stupidostupidostupido -

 

Rimorso.

 

Se Harry avesse provato rimorso per il giorno precedente Draco si sarebbe sentito, era sicuro, morire interiormente.

Capiva le ragioni di Harry, la sua naturale diffidenza verso qualsiasi presenza umana, ma non avrebbe mai e poi mai sopportato la retromarcia del giovane. Ritrattare i suoi sentimenti, le sue azioni?

Draco non riusciva a pensare a quella terribile prospettiva.

Il giorno prima, a coronamento di quella bellissima giornata, Harry lo aveva abbracciato di sua spontanea volontà in seguito alla dichiarazione di Draco. L'aveva accettato con titubanza, senza rabbia, con tonnellate di dubbi, con paure e fraintendimenti, ma l'aveva accettata. E poi, incredibile a dirsi, l'aveva condivisa.

Aveva accettato, con quell'abbraccio, la presenza di Draco che, da quel giorno in poi, avrebbe preso un significato particolare, più intimo, come una rassicurazione di un futuro, come se quella presenza ormai sarebbe stata ritenuta indispensabile e insieme scontata.

Draco aveva cercato di resistere alla seducente prospettiva di addormentarsi con Harry tra le braccia, per la prima volta non come uno spaurito giovane tentennante, ma come una persona consapevole dei propri e altrui sentimenti.

Voleva assicurarsi che durante la notte Harry non si spostasse dalle sue braccia, voleva prevenire un risveglio senza la presenza di Harry, voleva evitare a quel sogno evanescente gli svanisse via.

 

Come posso lasciarti?

 

Draco scese dal letto stancamente, sentendo tutti i muscoli grugnire per il movimento improvviso e sentendo anche la testa girargli. Dalla finestra penetravano luminosi raggi solari, quindi, a conti fatti, non solo il sole era sorto da un bel po', ma le possibilità che Harry fosse ancora a casa erano drasticamente diminuite.

Quando si osservò nello specchio del bagno, fece una smorfia di fronte alle pesanti occhiaie che contornavano i suoi occhi, lavandosi la faccia, fece scomparire l'ultimo residuo di sonnolenza e si decise a vestirsi e scendere al piano inferiore.

Varcò la porta della cucina accolto da un sorriso: - Buongiorno Draco -

Il modo poco Malfoy con cui Draco sobbalzò avrebbe fatto impallidire Lucius stesso, ma, fortunatamente, il padre non era lì mentre il giovane dava sfoggio della sua sorpresa palese.

- Harry? -

Harry era seduto al tavolo, teneva un libro dai caratteri in rilievo che leggeva con l'indice della mano destra. Un meraviglioso sorriso, che oscurava anche i raggi del sole mattutino, rendeva i tratti del suo viso meno adulti, più fanciulleschi.

- Che cosa ci fai qui? Non dovresti essere al polo? -

- Cambiamento di programma. Ci vado domani - Harry si alzò in piedi - Siediti e fai colazione, zombie - scherzò. Non poteva vedere la stanchezza sul viso del biondo nè l'espressione completamente sfatta, ma aveva sentito i suoi passi strascicati e il lento tono di voce.

Accese il fornello per scaldare la teiera che già precedentemente aveva preparato. Sentì Draco prendere posto e chiese: - Non hai dormito questa notte? -

- No - rispose Draco, stropicciandosi gli occhi - Harry... -

- Sì? -

- Tu... - Tu vuoi ritrattare le tue parole di ieri? - ... niente - No, non poteva chiederlo.

- Come mai non sei riuscito a dormire? -

- Avevo paura che, come al solito, durante la notte di allontanassi da me - mormorò Draco.

Harry si voltò verso di lui di scatto: - Sei rimasto sveglio tutta la notte per controllarmi? - la sorpresa era stampata in ogni lineamento del suo viso e chiaramente era nel timbro di voce.

- Mi sono addormentato, poi -

Harry spense il fornello e cercò con la mano la tazza da tè. Draco resistette all'impulso di aiutarlo: era quello uno spazio di vuoto solo di Harry, uno sprazzo di autonomia nel quale Draco non avrebbe mai dovuto entrare. Harry aveva vissuto da solo per tre anni, a Draco non toccava trattarlo da invalido. Mai.

- Ho fatto una fatica del diavolo a districarmi dal tuo abbraccio, stamattina, senza svegliarti - confessò a voce bassa Harry, portò la tazza a Draco, incespicando leggermente verso il tavolo - So che non è caffè, ma dovrebbe svegliarti lo stesso -

- Fa niente - Draco accettò con gratitudine la tazza, ne bevve un sorso, ustionandosi leggermente le labbra. Osservò, mentre aspettava che la bevanda si raffreddasse, le emozioni che si susseguivano sul viso del moro.

Stava già rimproverandosi nuovamente della sua stupida voglia di dormire per quella notte, quando, mentre portava la tazza alla bocca, Harry prese la parola: - Magari puoi comprarne tu -

- Di cosa? -

- Caffè -

- In che senso? -

- Visto che abiti qui, magari potresti comprarlo -

La tazza tornò sul tavolo in un tonfo, Draco scattò in piedi, scalpitando e gemendo di dolore una volta che il liquido bollente con gli bagnò la mano destra. Preso alla sprovvista dalla replica di Harry, per un istante la presa delle sue dita sul manico della tazza si era allentata, fortunatamente era riuscito a posarla sulla superficie piana, prima che questa raggiungesse il pavimento.

- Draco? -

Harry fu immediatamente vicino a lui con un tovagliolo alla mano che cercava di asciugarlo. Incredibile quale fosse la sua prontezza.

- Meglio metterlo sotto l'acqua - lo condusse fino al lavandino e lasciò scorrere l'acqua, tenendo ben ferma la mano del biondo sotto il getto, a palmo in su.

Draco si lasciò sfuggire un gemito di dolore quando l'acqua fredda lambì la sua pelle, ma fu la sensazione di un attimo e la sua mente cancellò la sofferenza causata dall'incidente per focalizzarsi sulla causa di questo stesso.

Harry aveva davvero detto quelle parole?

Visto che abiti qui...

- Trovo che sia una bella idea - rispose Draco, dopo un poco.

Il capo di Harry si sollevò, era assorto nel curare la mano di Draco, quindi si sorprese non poco dell'affermazione dell'altro, non cogliendo, in un primo momento, il senso delle sue parole: - Cosa? -

- Il Caffè -

- Sempre che tu voglia ovviamente - si affrettò a giustificarsi Harry. Gli sembrò inoltre di arrossire. Forse era stato troppo esplicito? Troppo precipitoso?

Aveva riflettuto a lungo prima di far uscire dalle labbra quella proposta, ci aveva pensato su tutta la mattina, prima che Draco lo disturbasse dai suoi intricati pensieri.

Solo…

Avrebbe voluto che Draco fosse con lui, che lo circondasse con quel tepore soffuso che rappresentava la sua esistenza inscindibile dal sentimento che per lui covava nel profondo del suo cuore. Era inutile continuare a nascondersi dietro indifferenza e timidezza, del tutto fuori luogo se si pensava che ora Harry aveva estremamente bisogno di Draco. Se n’era reso conto persino lui.

Le labbra di Draco arrivarono a sorpresa, schioccando su quelle di Harry in un bacio frettoloso.

- Scemo – il sorriso del biondo era incredulo. Arrivava da un orecchio all’altro, estraniando ogni preoccupazione e ogni pensiero triste dal suo viso e rivestendolo di felicità galoppante verso un futuro luminoso e un presente anelante di ulteriori raggi di sole, quali erano le proposte di Harry.

- Sce... mo? - Harry rimase quasi senza fiato. Draco lo aveva baciato con naturalezza... lo aveva baciato senza approfondire il contatto, senza ricercarne risposta. Un bacio casto, veloce, soffiato in fretta. Come se fosse scherzoso. Come se loro due fossero una coppia.

- Scemo – si ripetè Draco e di nuovo gli schioccò un bacio. Stava ancora sorridendo e il getto d’acqua del lavandino finì per essere dimenticato – Sei uno scemo -

- E perchè lo sarei? – sbottò Harry.

- Ti fai ancora questi problemi? Certo che io voglio -

- Bene -

- Bene? -

Harry sorrise, dimenticando la provocazione. Dimenticandosi della sua mano bagnata, gli allacciò le braccia al collo, con titubanza. Non era riuscito a trattenersi, desiderava quel contatto, fin dalla mattina quando si era alzato da letto districandosi dall'abbraccio soffocante dell'altro.

Non si era separato del tutto dal corpo del biondo, che già anelava a ritornare alla gabbia gradita delle sue braccia.

Reprimere ancora quel desiderio era sciocco, oltre che deleterio.

Come se stesse coltivando un fiore particolarmente raro e prezioso, desiderava farlo cibare della miglior rugiada e proteggerlo dalle intemperie del tempo come sotto una campana di cristallo, desiderava sussurrare i suoi pensieri e cullarlo con le sue cure. Voleva proteggere e incitare il loro neonato rapporto d’amore.

Voleva ravvivare il suo cuore nella speranza di un futuro intriso di vanificate delusioni.

- Buongiorno – disse Draco mentre abbracciava Harry di rimando. Con un pizzico di amarezza si rese conto dell'impaccio e della rigidità con cui si abbracciavano: lui, troppo poco abituato a certi contatti, l'altro che quasi si era dimenticato di averli donati e averli ricevuti. Con il tempo, tutto si sistemerà…

- Comunque... - accennò Harry mentre si separava da quell'abbraccio - ... non mi allontano da te volontariamente -

Draco inarcò un sopracciglio e strinse le labbra in modo polemico: - Ah sì? E quando mi molli lì da solo? –

Harry ghignò, poi si lasciò sfuggire una risatina più leggera: - Stai mettendo il broncio? -

- No! -

Le dita di Harry si allungarono alla ricerca delle labbra di Draco, le sentì, morbide e calde, sotto il tocco dei suoi polpastrelli, ne disegnò la forma e concluse trionfante: - Stai mettendo il broncio! -

Draco sentì il cuore andare un secondo in stand by sia per il gesto dell'altro sia per il suo tocco intimo.

- Ti inventi le cose - borbottò.

- Non è vero che mi invento le cose - l'espressione lieta sul viso di Harry sparì, inglobata da una stilla di amarezza - Anche se sono cieco... io posso... -

- Lo so - lo prevenne Draco, gli diede un buffetto imbarazzato sulla guancia con la mano fredda - Stavo prendendoti in giro -

 

Che il dolore non trovi mai impronta ove calarsi sul suo viso...

 

Il moro sorrise di gratitudine: - Draco, io… sono pronto a costruire la mia nuova vita, mattone per mattone –

 

 

*

 

Una nuova vita, quali sapori, quali odori doveva avere?

Doveva essere improntata sulla felicità, doveva essere bandita la tristezza, doveva essere valorizzato il quotidiano, i piccoli e grandi gesti, doveva essere la giusta realizzazione di un piano particolare, di compresenza tra libertà individuale e stessi orizzonti.

La pacatezza accompagnò le loro pigre giornate, nacque una quotidianità traballante, instabile, che man mano che si consolidava il loro rapporto precario, cominciò a rafforzarsi in luce all’amore che delicatamente avvolse ogni loro gesto.

E davvero ogni cosa era in funzione dell’amore.

Quel sentimento a lungo aborrito, a lungo allontanato al punto da essere cancellato li travolse con tutta la forza della sua luce.

Non fu un cambiamento repentino, fu un lento cambiamento, un processo sonnacchioso, oscillante, che poggiava i piedi traballanti su un piano vago e li rendeva schiavi della sua stessa indeterminatezza.

Però, in quella nuova vita, poco a poco cominciò a funzionare qualcosa.

 

Ingranaggi.

Minuscoli oggettini dalle forme più disparate presero a muoversi all’unisono, concatenando i movimenti, in un tripudio di coordinazione.

 

Novembre passò come una tormenta nelle loro vite e pian piano si avvicinò dicembre, con le sue ambigue promesse, Draco divenne un vero e proprio abitante del quartiere, guadagnandosi persino il saluto del disinteressato signor Boullet, in fondo al rione.

 

Un’integrazione progressiva, formante una parabola crescente, che non si arrestava mai.

 

Draco aveva saputo aspettare e rispettare i ritmi di Harry, aveva saputo superare i propri fantasmi personali, aveva saputo cogliere la speranza là dove vi era statica disperazione, entrando in ogni fibra di Harry.

E Harry stesso cominciò a rinascere dalle sue ceneri come una fenice, nacque non come glorioso uccello solenne ma, come naturale, come un piccolo pulcino spennacchiato, ricco di insicurezze e dubbi, che purtroppo nemmeno Draco riuscì del tutto a cancellare con la sua presenza e con l’intervento benefico del progressivo scorrere del tempo.

Quelle insicurezze uscirono fuori soprattutto durante la notte: Draco spesso forzava la soglia del sonno, cercando di rimanere sveglio e tenere stretto a sé Harry, ma immancabilmente cadeva addormentato e si ritrovava, al suo risveglio, in un letto vuoto, o con Harry raggomitolato dalla parte opposta.

Come quella mattina.

Bofonchiando silenziosamente, Draco osservò con astio la schiena di Harry, la linea della sua spina dorsale, i suoi capelli neri scompigliati contro il cuscino come una nuvola vaporosa.

 

Per l’ennesima volta Harry rifiutava il risveglio assieme.

Cosa avrebbe dovuto dire o fare Draco?

 

Generalmente, in quelle mattinate, Draco osservava la schiena di Harry per un tempo indefinito, con una tale intensità da rischiare quasi di forargliela con il solo sguardo.

Si tirò su, su un fianco, sorreggendo la testa con la mano, pensoso.

Non doveva pretendere chissà quali miracoli, in fondo, i passi che avevano compiuto assieme erano stati tanti, ma quella piccola questione del ‘risveglio’ lo turbava particolarmente. Questione di principio.

Un movimento brusco annunciò il conseguente risveglio di Harry, infatti dopo poco si voltò inaspettatamente verso Draco, gli occhi rimasero chiusi, dolorosamente serrati, ma ci fu un sorrisino di scusa quando domandò: - L’ho fatto di nuovo vero? – aveva sentito il respiro irregolare di Draco da dietro la schiena e aveva subito compreso la situazione.

 

La stessa di ogni mattina.

 

- Sì – rispose secco Draco, poi, rendendosi conto che il tono che aveva usato era troppo asciutto, sospirò prima di continuare – Lascia stare, un passo per volta -

Un passo per volta.

Non poteva rischiare di perdere Harry ora che, a quanto pareva, erano così vicini.

Harry si morse il labbro inferiore, improvvisamente a disagio, poi, si avvicinò a Draco, accucciandosi contro il corpo di questi. Era la prima volta che ricercava per primo il contatto, era sempre stato Draco a fare il primo passo: a baciarlo per primo al mattino, ad abbracciarlo, a prenderlo per mano…

- Non lo faccio consapevolmente – confessò – Non è facile –  continuò a sussurrare, con il capo sepolto contro il petto di Draco.

No, non era per niente facile comandare al corpo di non ritrarsi ai contatti o sobbalzare verso quelli inaspettati, non era facile ordinare al suo corpo di non spostarsi dalle braccia protettrici di Draco durante il sonno. Lo faceva e basta. I riflessi involontari non erano controllabili con la semplice forza di volontà: c’era qualcosa di più difficile in questo, qualcosa di psicologico, radicato nella sua ideologia, che non era semplicemente cancellabile con un bacio.

Il rifiuto del contatto, la sottile paura che lo pervadeva, era qualcosa di simile ad una malattia.

Guaribile attraverso cure e un giusto periodo di convalescenza.

Però… Draco si rendeva conto di quanto ancora Harry gli sfuggisse dalle dita proprio da questi ‘semplici’ gesti.

Il rifiuto voleva dire che non c’era ancora perfetta integrazione, che non c’era completa accettazione dell’altro, che non c’era amore incondizionato dalla tristezza del passato e dai tuguri oscuri del dolore. Voleva dire non fidarsi completamente dell’altro e non essere riusciti ancora a convincere il proprio corpo ad accettare l’altro.

Era un vero e proprio rifiuto. E Draco ne soffriva, nonostante tutto.

Dunque, alla replica di Harry, per un attimo Draco rimase immobile, trattenendo il respiro, poi, grato per la confessione, benché dolorosa, allungò una mano ad accarezzare i capelli soffici di Harry.

- Non ho mai detto che lo sia – rispose – Ma… ne stai uscendo bene -

- E tu vincitore, a quanto pare -

- Io vinco sempre le scommesse con me stesso, che cosa credi, Harry? -

Harry ridacchiò mentre Draco ringraziava il buon astro che gli aveva concesso quel miracolo: piccoli passi, pian piano, ma poi avrebbero costruito la loro esclusiva quotidianità, e non si poteva dire che Harry non si stesse impegnando.

Solo… come confessare a Draco la sottile paura che pervadeva ogni suo muscolo, ogni suo nervo, quando questi lo toccava, lo baciava?

Era irrazionale, lo sapeva, ma era del tutto reale.

Paura di cadere.

Di nuovo.

- Sono felice che sia così, Draco -

Draco tornò sotto le calde coperte, abbracciando un Harry raggomitolato, con un sorriso.

- Stai sorridendo – disse Harry.

- Osservazione scontata – poi, domandò, a bruciapelo – Perché tieni sempre chiusi gli occhi? -

Sentì immediatamente uno scatto nei muscoli di Harry, li sentì contrarsi, irrigidirsi, e il calore del suo corpo sembrò defluire dalla sua pelle. D’istinto, lo abbracciò più strettamente: - Sono solo curioso, Harry –

Harry non rispose.

Non rispose per lungo tempo, non rilassò nemmeno i suoi muscoli né vi tentò. Rimase fermo, a respirare saltuariamente, in quella posizione, facendo vibrare il cuore di Draco di un’ansia crescente.

- Harry?… Harry….? Harry? -

E finalmente Harry cominciò rilassarsi, fu una cosa progressiva e lenta, ma alla fine ce la fece. Raccattò la sua forza di volontà e riprese a respirare normalmente mentre i muscoli si distendevano, non i nervi, però, che rimasero tesi.

- Harry… -

Draco lo sussurrò preoccupato, si trattenne dal dargli un bacio per calmarlo, pensando che quel piccolo gesto avrebbe agitato Harry ulteriormente.

Si rese conto di quanto ancora avesse da imparare, di quanta ancora poca dimestichezza avesse con le parole del cuore.

- Non devi rispondermi per forza, se non vuoi -

- Non voglio, infatti – replicò duramente Harry.

Draco non potè impedirsi di deglutire nervosamente. Per un attimo credette sul serio di averlo perso e ogni sua cellula gridò di dolore per quella perdita: - Perdonami –

Harry rimase in silenzio.

- Harry… -

Poi il moro si sollevò, respingendo Draco, si mise a sedere di scatto: - Sarà meglio che mi prepari per andare –

- Aspetta! -

Le braccia di Draco si strinsero attorno alla vita di Harry e questi ricadde a peso morto sul letto.

- Devo andare – disse atono.

- No -

- Draco, devo andare -

- Non adesso -

Harry strinse i denti, li sentì in attrito sfregare nella sua bocca come sentì la mascella gemere di dolore. Strinse forte anche gli occhi, li serrò con violenza.

- Potter, non azzardarti a andartene adesso. Chiariamo. Io ti ho chiesto scusa, non ti basta? -

- … Sì, mi basta. Ma ora lasciami, devo andare -

- Non ti capisco -

Harry deglutì: - Non pretendo che tu capisca tutto di me – si liberò dalla presa di Draco – Ci vediamo dopo –

Stava per uscire quando Draco balzò in piedi per raggiungerlo: - Harry… non posso aiutarti se non so che cosa ti succede –

- Questa… è una cosa che riguarda solo me e… - Harry si bloccò, indeciso, e già stretto nella morsa del rimorso per la sua reazione spropositata.

Draco gli afferrò il braccio: - Riguarda solo te? e me? tutte le tue parole, i tuoi discorsi? Non vuoi davvero condividere questi problemi con me? –

- Non sono problemi -

- Che cos’è, allora? se non vuoi parlarmene adesso, non preoccuparti, non devi rispondermi per forza! Ma non trattarmi come se non facessi parte della tua vita, Harry, non adesso! - Non adesso che sono così vicino a te.

Harryu sentì il desiderio di rivelarglielo, di dirgli cosa lo angustiava ma poi, all’ultimo secondo, si zittì: - Ci sono cose, Draco che… - si liberò da quella presa, si voltò e poi disse, in tono triste – Draco… aspettami. Aspettami ancora un po’ –

Per quanto ancora dovrò accontentarmi delle briciole della tua esistenza, Harry?

- Harry… - gli posò una mano sulla spalla – vieni qui -

Lo abbracciò da dietro e Harry si lasciò andare a quelle braccia con un sospiro di sollievo, sentì il suo tepore e se ne beò. Suo. Si rese conto di quanto Draco Malfoy fosse suo. Di quanto ormai gli appartenesse.

Non ci furono ulteriori parole ma ci fu l’immensa dolcezza con cui Harry staccò le mani di Draco dal suo corpo, poi, mentre il biondo già lo guardava deluso, si voltò, trovandoglisi di fronte e portò una delle sue mani alle labbra. La baciò con riverenza e poi posò la sua fronte contro il petto di Draco, in silenzio.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes: il titolo ‘Esprit’, era indicante lo ‘spirito’ di intraprendenza di Harry, che finalmente non subisce passivamente le cure di Draco ma comincia attivamente a uscire dal suo guscio.

 

Avrei dovuto postarlo prima, ma poi ho dovuto ripiegare ad oggi, la corsa ai regali è stata estenuante! XD

Questo capitolo è il mio personalissimo regalino: Buon Natale!

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato il precedente capitolo, donandomi una recensione. grazie a coloro che l’hanno anche rinserita, in seguito al break down del sito *Pura gioia*

Ysal Pax, Mimi88, alicesimone (sono felicissima che ti sia piaciuto! *.* tvb),Moony*, nox, ragazza interrotta, Saso (grazie infinite! ^//^ Come sempre dalla mia parte! *Me saltellante* Ho avuto una tendinite alla mano destra, purtroppo ç___ç ma è guarita! XD), animablu, Lelorinel, nicodora (da un lato le cose si semplificheranno, ma dall’altro *mumble mumble*), fiamma90, Minato, Naiad26, Kira (quanta poca fiducia in Harry, sis! XD Nemmeno io avrei sopportato il pesce lesso *proprio no*), James_ Prongs, Elanor (ah, sono contenta che ti sia piaciuto! *.* Slib è l'unica i cui capitoli mi siano usciti sempre con una facilità incredibile. E' una fanfic che 'sento' particolarmente, per questo ci tengo in modo spasmodico ç___ç La foglia può anche intonare una peana, ma noi mi sa che non potremo farlo... ç__ç Grazie per il tuo sostegno! *adorazione adorazione*), Wichita Kid, fann1kaoriyuki (tesoro! *___* oh, come sono contenta di risentirti! No, non è assolutamente finita qui! XD ti adoro Hachi! *_*), Haley, Milliie, Nora.

 

 

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Capitolo 21
*** Aria Natalizia ***


Senza luce, il buio18ML

Senza luce, il buio (21/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventunesimo – Aria Natalizia

 

 

I giorni trascorsero veloci come il vento, con il loro carico di quotidianità pigra che plasmante le azioni di tutti.

Casa Black al mattino presto era animata dai movimenti dei due abitanti che sonnacchiosamente si alzavano da letto. Generalmente il primo a svegliarsi era quasi sempre Draco Malfoy, non solo perché inconsciamente sentiva il terrore che Harry non fosse presente, ma anche perchè desiderava stare sveglio il più possibile per poterlo controllare, per cercare di tenerselo stretto il più possibile, per poter osservare la sua schiena, ma anche il suo petto che si abbassava a ritmo regolare.

Sviluppò un vero e proprio bisogno fisico nel vedere come prima cosa al mattino Harry.

E le poche volte che Harry si svegliava per primo non dava alcun segno di esserlo fino a che Draco stesso non si destava, per non dargli alcun dispiacere, per poter riflettere. Sapeva che, ogni volta che Draco non se lo vedeva accanto, era un dolore, ma il suo ritmo nei cambiamenti era piuttosto lento.

Poco a poco si era abituato a Draco e al suo contatto, quindi non sobbalzava più quando veniva toccato da questi, ma purtroppo soleva irrigidirsi, anche se leggermente. Allo stesso modo non riusciva proprio a non spostarsi da Draco durante la notte, ma al contrario si rannicchiava nella sua parte di letto, come sempre in posizione fetale, e lì rimaneva, riempiendo il cuore di Draco – e inevitabilmente il proprio – di amarezza.

Ormai, Harry se ne rendeva conto, era tempo di un cambiamento e lo avvertiva quasi sospeso nella nuova atmosfera che si era creata tra lui e il resto del mondo: forse, dato il periodo, era l'aria natalizia, delicatamente frizzantina e annunciatrice di tempi felici, a dargli quell'impressione.

Harry e il Natale era un discorso da lungo archiviato: quando era piccolo non gli era permesso festeggiarlo come un qualsiasi altro bambino, non riceveva regali, ma sentiva nel suo cuore da infante la quieta consapevolezza che un giorno speciale si stava svolgendo attorno a lui.

Non poteva esserne partecipe, ma questo non voleva dire che non poteva avvertire quella sottile trasformazione.

Poi i Natali acquistarono un nuovo carattere quando Harry pose piede a Hogwarts: divennero giorni di spensieratezza e novità al primo e secondo anno, giorni speciali al terzo, giorni strani al quarto, giorni raggianti al quinto.

Forse non tutti i suoi Natali furono allegri e spensierati, a volte furono venati da tenui paure e ansie, ma aveva sempre avuto come supporto una famiglia costituita da molti amici edificanti le sue spalle e l'ossatura della sua nuova vita.

Poi venne la cecità, ed essa portò via dal cuore di Harry la gioia del Natale, inglobandola nel profondo della sua tristezza e del suo compianto. Harry smise di osservare come l'aria natalizia mentre questa stava diffondendosi nell'aria e nel cuore di tutti, smise di aspettarla o alimentarla, o semplicemente viverla.

Harold non gliene diede comunque occasione, nonostante le continue pretese dei Crawford e Bob: erano loro a allestire un piccolo albero addobbato all'esterno ogni anno, glissando così le possibili proteste che influissero sul cattivo orientamento di Harry nella casa o la sporcizia che un albero poteva causare. I Crawford e Bob comunque invitavano a turno, molto spesso, Harold a cenare o pranzare con loro, dividendo con lui l'aria di festa, seppur in piccola parte.

 

Quell'anno, però, Harry sentì di nuovo l'aria natalizia.

 

La prima volta che la colse fu mentre tornava a casa dal polo.

Aveva freddo, alcune persone, durante il tragitto, si erano a lui affiancate per poter parlare o poterlo semplicemente accompagnare per un tratto, Draco, quel giorno, lo stava aspettando a casa, poichè era stato a Malfoy Manor a dare alcune disposizioni.

Mentre camminava per rincasare, attraversando il piccolo paese, Harry sentì le chiacchiere della gente, udì con estrema chiarezza le persone che parlavano di addobbi, origliò quelle che allestivano interni ed esterni dei negozi e case con luci e festoni. Non poteva vederli, ma sapeva con certezza che ciascuna piazza della cittadina, ciascuna via – persino il più buio vicolo – sarebbe stata illuminata, entro il giorno, dalle più vivaci e luminosi decorazioni.

Poteva immaginarsi per ogni casa un abete con palline colorate e ornamenti vivaci, tripudio infantile e pacchetti sotto l’albero. Poteva immaginarsi il filone di luci ad adornare cornicioni e porticati, o la ghirlanda attaccata al portone principale, o le mani frenetiche dei bambini compilatrici di fantasiose lettere ad un divertente nonnetto dalla barba bianca.

Harry si fermò addirittura in mezzo al marciapiede ad ascoltare l’aria natalizia, cercò di aspirarla, e questa, poco a poco, divenne così sottilmente pregnante da passare sotto le dita di Harry, incunearsi, ladra di attenzioni, tra i suoi pensieri e lì nidificare.

La sentì dentro.

Nel rientrare, con il cuore gonfio della consapevolezza di Draco in piedi ad aspettarlo, Harry si era concesso qualche istante di pace a pensare, a riflettere sulla strana piega che la sua vita aveva preso nell'ultimo periodo. Quanti cambiamenti…

 

Tutta colpa di Draco.

Grazie, Draco.

 

- Toh, mi chiedevo che fine avessi fatto -

Harry si fermò in mezzo al vialetto di ingresso, l’unico della via rimasto disadorno di decorazioni, e poteva immaginarsi Draco in piedi sulla porta, con le braccia conserte artificiosamente in atteggiamento crucciato.

- Beh? Perchè ti sei fermato? -

Harry abbozzò un sorrisino, riprese a camminare e raggiunse Draco e il calore della propria casa, ma, prima di entrare, si concesse un abbraccio espansivo. Non aveva forse la forza delle parole, ma aveva tutta la potenza del gesto d'affetto.

Draco sorrise all'istante, strinse a sè Harry, trascinandolo in casa e chiudendo la porta, e poi lo baciò con dolcezza, sciogliendo quelle labbra fredde in un nuovo, esplosivo, contatto caloroso.

 

 

*

 

 

Fu qualche giorno dopo che Draco lo trovò di fronte alla finestra.

Con i suoi occhi ciechi non poteva scandagliare il buio che man mano si approssimava all'esterno, ma il viso aveva un'espressione straordinariamente assorta da pensieri positivi - Draco ormai lo capiva dall'atteggiamento di Harry, dalla fronte più o meno aggrottata, dal profilo o meno duro. Era il suo orgoglio personale riuscire a decifrare gli stati d'animo del giovane - e la sua mano che tracciava distratte forme geometriche sul vetro freddo.

Lo raggiunse stringendolo contro il suo petto e passando le sue braccia tra i suoi fianchi, allacciandole all'altezza dello stomaco. Poi lo attirò a sè, annusò un attimo il suo odore, quello tutto speciale che causava in Draco il sobbalzo del cuore, e posò il suo mento sul suo capo, tra i cespugliosi capelli.

- Uno zellino per i tuoi pensieri -

Non aveva mai apprezzato come quell'anno il calore di casa, non ci erano mai riusciti i corridoi freddi di sensazioni del Manor, ma quella piccola casetta rustica, circondata da un vicinato soffocante e impiccione.

Harry, come di consuetudine, si irrigidì un secondo, prima di abbandonarsi all'abbraccio: - Valgono così poco i miei pensieri? -

Draco ghigno mentre s’infilò una mano in tasca e da questa estrasse una moneta, mettendola in mano ad Harry: - E' tutto quello che ho -

Harry si rigirò quella moneta con movimenti assorti, mentre le sue dita tastassero fino in fondo la consistenza del bronzo e le lievi screziature in rilievo che l'adornavano. Da quanto non toccava uno zellino? Resistette a stento all’impulso di farla cadere a terra e dimenticarla lì.

- Allora, basta come pegno? -

Harry strinse la moneta in pugno e rise: - Sì, direi di sì - ma rimase in silenzio qualche minuto prima di rispondere alla vera domanda - Io, in questi anni, non ho mai festeggiato il Natale... non m'interessava, ero solo, con chi avrei potuto dividere la festività? Bob e Richard mi costringevano a permettergli di addobbare un abete in giardino. Lo facevano per coinvolgermi, ma non mi è mai interessato. Si giostravano per invitarmi a casa loro, tutto il vicinato lo faceva... -

- Sarai diventato una botte a furia di mangiare i dolci di quelle vecchie pettegole - commentò Draco per stemperare l'atmosfera. Ci riuscì, Harry sorrise mentre riprendeva il suo racconto - Quando ero piccolo i Dursley non mi permettevano di partecipare ai loro pranzi di Natale, se non come cuoco, solo quando... - 'solo quando sono giunto a Hogwarts ho trovato un po' di calore' non lo disse, troppo dolore permeava ancora quel ricordo, per poter essere pronunciato ad alta voce, ma Draco lo intuì.

- Quest'anno lo voglio festeggiare - concluse Harry, si voltò nell'abbraccio di Draco, in modo da averlo di fronte - Voglio festeggiare il Natale -

Draco non disse nulla per un lungo momento, riflettendo tra i suoi pensieri.

Oh, quant'era bello Harry con quel sorriso sornione, quello soddisfatto, quello di un giovane che si aspetta una risposta positiva, brillando della viva anticipazione...

Harry era veramente rinato dalle sue paure e angosce, ora persino progettava di festeggiare un'occasione che a lungo gli era stata negata...

- Per me il Natale non ha alcun significato - rispose quieto Draco - quando ero piccolo i miei genitori mi costringevano ad esibirmi in pose e manfrine il giorno di festa quando arrivavano tutti i loro amici. Ma ero un bambino viziato, ciò che amavo era essere ricoperto di regali. Quello era l'unico significato del Natale, per me -

 

Si ricordava...

 

Lo sguardo freddo di sua madre mentre sovrintendeva annoiata i preparativi degli elfi domestici per il consueto, enorme, sfavillante albero natalizio. La sua indifferenza quando Draco tornava a casa da scuola, e poi le domande avvilenti di suo padre sulla sua carriera scolastica e sui successi dei mezzosangue.

Un Natale vuoto di ogni significato, spento.

 

Ora tutto aveva un risvolto diverso, con Harry.

 

L'aria natalizia, che mai lo aveva toccato, questa volta si era premurata di sfiorarlo con stuzzicanti promesse: l'aveva sentita tutte le mattine, quando andava a prendere la colazione per Harry, e di nuovo era colpa di quel piccolo paese di anime nauseatamente legati alle tradizioni.

Inconsciamente si era ritrovato a pensare a come sarebbe stato bello un albero di Natale in salotto, vicino al caminetto, in modo che i bagliori rossastri del fuoco si riflettessero negli addobbi. Aveva pensato che le loro solite serate di fronte al camino fossero vergate anche da qualche scherzo che includessero i regali.

Non aveva accennato a nulla ad Harry ovviamente, non voleva forzarlo con una visione che probabilmente non condivideva ma, forse, aborriva.

 

- Però... quest'anno lo voglio festeggiare anche io - concluse Draco. Sentì distintamente il sospiro di sollievo di Harry contro il suo volto - Sudato freddo, Potter? -

- Tu e le tue digressioni non richieste! - scherzò Harry, colpendolo con un leggero pugno.

- Volevo approfittare del piccolo angolino delle confessioni che avevi appena allestito! -

Harry sorrise ed esclamò: - Faremo le cose come si deve! - era animato tutto dalla scintilla della progettualità, Draco non riusciva a smettere di ringraziare chiunque gli avesse inculcato quella bizzarra idea in testa.

Draco inarcò un sopracciglio: - In che senso 'come si deve'? -

- Lo sai - Harry rise e gli schioccò un bacio sul mento a stampo - Andiamo subito a comprare albero e addobbi! Deve essere fatto tutto bene, è il nostro primo Natale assieme! -

Il primo fra molti, Draco non lo disse, ma nel profondo del cuore lo pensò con una fiammella di speranza.

- Andiamo a comprare tutto subito! - esclamò Harry, poi il sorriso sornione che aveva illuminato il suo viso mutò in uno malizioso - Tanto lo so che ci avevi pensato anche tu! -

Draco arrossì, colto in fallo: - Ma che dici? -

- Sei un romanticone Draco - rispose Harry, brandendo l'indice contro di lui - E i romanticoni sono sempre prevedibili! -

Draco rimase per un attimo sorpreso da quella replica, non tanto dalle sue parole, quanto dalla proiezione mentale che ne seguì: sì, gli ricordava tantissimo l'Harry di un tempo, quello che lo irritava nei corridoi di Hogwarts, quello che guardava da lontano, quello che continuava a punzecchiare perchè sapeva con certezza che Harry Potter non si sarebbe mai lasciato mettere sotto da lui e avrebbe risposto, provocazione per provocazione, pugno per pugno, incantesimo per incantesimo.

Quella vitalità, quella fierezza, quell'orgoglio di essere se stesso, Draco lo aveva sempre ammirato per quello: Harry catalizzava da sempre la sua attenzione in maniera quasi maniacale.

Dopo averlo visto prostrato e malinconicamente sull'orlo del baratro, Draco ora lo vedeva con gli occhi di un adolescente. Vedeva di Harry quella parte che a lui non era mai stata concessa: vedeva Harry Potter come ragazzino allegro, circondato da famigliarità, che al Draco adolescente si precludeva.

Lo vedeva mentre indossava il pesante cappotto, mentre lo appuntava, canticchiando qualche carola natalizia, mentre si voltava verso di lui e lo sollecitava a sbrigarsi.

Draco rivedeva un Harry passato che poteva essere presente e, si ripromise a se stesso, sarebbe stato anche il futuro.

Lo raggiunse ma prima di tutto lo baciò, un bacio profondo, che lasciò Harry per un attimo spiazzato. Rispose prima con titubanza, poi più gioiosamente, allacciando le sue mani alla nuca di Draco, attirandolo a sè.

E Draco lo lasciò fare, passando le sue braccia attorno alla sua vita, avvicinando il suo viso, il suo corpo, il suo tutto. Perchè voleva sentire Harry vicino anche fisicamente, non lo voleva sentire vicino solamente con il cuore e la mente, ma anche con il corpo.

- Ti amo, Harry - gli sussurrò quando le loro labbra si staccarono. I loro respiri si fusero di nuovo a quelle tre parole, prima che Harry rispondesse, trasportato dalle magnifiche sensazioni che sentiva un sincero, piccolo - Ti amo anche io, Draco -

 

 

*

 

 

Che potere poteva avere quella piccola confessione?

Il mondo non ne risentiva, non cangiava nei suoi mille aspetti differenti, il tempo non si fermò, tutto rimase come sempre.

Eppure, per Draco, tutto era diverso ora.

Guardava il mondo attorno a sè con occhi diversi, vedeva tutto ammantato da una luce differente, udiva appieno le risate, rideva anche lui, continuava imperterrito a sorridere, risplendevano i tratti bellissimi del suo viso.

 

Ti amo anche io, Draco.

 

Draco aveva sentito quelle parole, le aveva udite, ma avrebbe potuto dubitarne, donando la colpa alla sua fantasia galoppante. Avrebbe potuto, se solamente la mano di Harry non stringesse la sua, rimarcandogli la sua presenza, le sue parole.

E mentre camminavano per le strade della cittadina con l'intento di cercare addobbi e decorazioni, Draco continuava a sorridere, rilucendo per quelle parole di prima.

- Smettila - sussurrò Harry.

- Di fare cosa? -

- Di sorridere. Lo so che lo stai facendo - era quietamente imbarazzato, e Draco lo trovò ancora più tenero.

- Non ci riesco - rispose - Non ci riesco proprio -

Harry sorrise, era contento della felicità di Draco, lo sentiva irradiarla, ed era felice anche di esserne la causa.

- Quasi quasi ti metti anche a saltellare - lo rimbeccò scherzosamente.

Draco rispose con una risata allegra, strinando ulteriormente la sua mano: - Allora, come li vuoi questi addobbi? -

- Come vuoi tu, tanto mica li devo vedere -

- Certo che li vedrai - Draco aggrottò le sopracciglia - Sarò io a descriverli nei minimi dettagli -

Harry annuì, magnificamente sorpreso di quella replica: Draco aveva compreso un piccolo spazio vuoto che Harry aveva lasciato tra di loro.

Perchè lui non poteva vedere, era vero, non poteva carpire con gli occhi i colori e le forme. Però poteva vederle con la mente, poteva immaginarle, poteva raccoglierle attraverso i restanti quattro sensi, e poi costruirsi una proiezione mentale.

In genere lo faceva da solo, con il solo ausilio di se stesso, ma Draco aveva offerto, anzi pretendeva, il proprio aiuto.

Avrebbe potuto dirgli di farsi gli affari suoi, ma no, quella provocazione avrebbe accartocciato le sue parole, la felicità di Draco, la propria.

Quindi sollevò il capo, rivolgendo a Draco un enorme sorriso: - Rosso e oro. Li vorrei rosso e oro -

L'anima Serpeverde di Draco grugnì irritata ma Draco stesso si sentì sciogliere a quelle parole: rosso e oro. I colori di Grifondoro. Harry li aveva collegati, con la sua mente? Era uno spiraglio di ricerca del passato quello?

- Rosso e oro sia -

- E voglio un abete -

- Certo -

- E le luci fuori, che si avvolgono nel porticato. E una ghirlanda sulla porta -

Draco non ci riuscì, non riuscì ad accontentarsi di sorridere, abbracciò Harry, attirandolo contro di sè, indifferente a tutte quelle persone che aveva attorno, incurante degli sguardi.

Era troppo felice.

Forse, davvero, dovrei saltellare.

- Sarà tutto come vuoi tu, Harry. Sarà tutto perfetto – lo baciò sulla fronte, lì, sulla cicatrice e lo sentì tremare sotto il suo tocco e, infine, rilassarsi.

- Draco… ti amo davvero -

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Nota: Fuori stagione, lo so, ma condonatemelo, vi prego. XD

Qui finalmente abbiamo qualcosa di più, il caro buon vecchio e paziente Draco è riuscito a strappare persino una confessione a Harry, se questo non è un miracolo!

E infatti abbiamo finalmente il guscio di Harry che si scioglie, che finalmente accoglie Draco e uno spiraglio del suo passato. È vivo, finalmente. E Draco morirà di infarto, me lo sento… XD

Non credete però che siano sempre tutto rose e fiori, nuovi problemi sono già all’orizzonte!

Indovinate indovinate chi torna! XD

 

Grazie a tutti coloro che hanno commentato il precedente capitolo, siete dei tesori!

 

Buon anno nuovo!

(anche forse ci rivedremo domani per qualche nuovo aggiornamento! XD)

 

Ginny W, Harry non cela nessun segreto, è più che altro una questione psicologica. Ma poi la chiarirò meglio nei prossimi capitoli. XD Grazie per le tue recensioni tesoro!,

Mimi88,

Moony*, l’ultimo pezzo mi ha dato particolarmente fastidio. Non so, trovo che sia un po’ tirato via, un po’ sciocco, forse non inutile, ma del tutto privo di ‘vita’ >.<,

fann1kaoiyuki, tesoro, grazie per la tua recensione! *.* Ormai l’avrai capito, ho una particolare fissazione per l’introspezione… *me desolata* a volte mi prende fin troppo e mi scappano i personaggi di mano,

James_ Prongs,

Elanor, sì, mentre scrivevo la scena del ‘caffè’, ho pensato che si potesse leggere in due maniere, la seconda più bella della prima! XD Ti cito testualmente “ci si fidanza con qualcuno, ma si deve restare il più distaccati possibile, altrimenti si rischia di soffrire troppo una volta che ci si lascia. Voler bene, ma non amare.” Condivido anche io questa convinzione, e anche Harry sottoscrive: dopotutto il processo dell’innamoramento è lungo, non è sempre rose e fiori, e per una persona come Harry, che ha attraversato tanti brutti momenti, è un continuo percorso ad ostacoli. In ogni caso, qui, finalmente, abbiamo il traguardo di tante fatiche ^^ Ho ricevuto la tua mail, alla fine, spero che tu abbia ricevuto la mia. Ultimamente ho avuto parecchi problemi con la posta elettronica…,

nora,

haley,

mille,

alicesimone, perdono! Lo so che rompo, ma non sono mai soddisfatta *sigh*,

saso, scusami, ho letto la tua recensione dopo averti spedito la mail con gli auguri! >< Beh… tagliaci la dedica e tieniti l’immy! XD *Miss cerca di rimediare al suo errore* Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto *.* (me non credeva… ç.ç),

Mokona89, grazie per la doppia recensione! XD Harry non nasconde alcun scabroso segreto, ma tenere gli occhi chiusi fa parte di una restrizione ‘psicologica’. Ne parlerò comunque più avanti, quando affronterò il problema XD,

animablu, ci sarà sempre un blocco per Harry, ma almeno qui si è lasciato un po’ più andare XD,

Kira, ecco… riguardo alla mia promessa di LIH… pensavo domani (ma non ne sono sicura! ><),

Sara,

NamiTheNavigator, grazie per i riassuntini! XD Riprenderò a leggere anche io, eheh,

baby,

Captain,

Naiad26,

uccia90, benvenuta Maria! XD Fa sempre piacere vedere nuovi commentatori *.*,

fanchan, Draco verrà proclamato santo alla fine di questa fic! XD,

Wichita Kid.

 

Commentate!

Miss

 

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Capitolo 22
*** Interludio ***


Senza luce, il buio18ML

Senza luce, il buio (22/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventiduesimo – Interludio

 

 

- E la ghirlanda? -

- Verde e argento ovviamente. Lasciami prendere una rivincita -

- Verde e argento. Che cosa c'entrano con il Natale? -

- Cosa c'entrano? Sono perfetti per gli alberi di Natale! Verde è il loro colore, lo sai? -

- Appunto. Che gusto c'era ad addobbare un albero verde con decorazioni verdi? -

- ... Harry... -

- E argento! Dimenticavo l'argento! Lo sai che l'argento è un colore portasfortuna!? Vuoi addobbare un albero verde di verde con addobbi portasfortuna? Sul serio, Draco, si vede che proprio non hai spirito artistico -

- Spirito artistico? Io trabocco di spirito artistico! -

- Verde e argento... se lo dici tu -

- Rosso e oro, allora? Sono colori più... più... rumorosi che abbia mai visto! -

- Rumorosi? Draco, parliamo di colori, non dello strombazzare dei tromboni! -

Harry si guadagnò una leggera tirata di orecchie da parte di Draco, gemette, ma il broncio che minacciava di sorgere si trasformò in una risata allegra. Draco grugnì per un attimo, di malumore. Malumore poi, figurarsi, conoscendolo in quel momento si stava godendo appieno la risata di Harry!

E davvero se la stava godendo: Harry, con quel suo essere sottilmente Grifondoro, e lui, sfacciatamente Serpeverde, erano fuori, di fronte alla porta d'ingresso e alla ghirlanda natalizia che Draco aveva finito di sistemare da poco, a chiacchierare degli addobbi allestiti da Draco.

 

Un pizzico di quotidianità per lenire il vuoto del cuore...

 

Harry era tornato dal polo universitario in gran carriera, curioso di sentire Draco che grugniva per tutta la casa, costretto a fare spocchiosamente il lavoro di allestimento decorazioni e affini. Ovviamente Draco poteva usare la magia, Harry lo sapeva, ma qualcosa gli diceva che non vi avrebbe fatto ricorso: la magia avrebbe in qualche maniera snaturato il suo lavoro, non tanto rendendolo meno impersonale, ma sottraendo al puro e semplice lavoro manuale tutta la sua valenza.

Il Natale li aveva accomunati nel desiderio di rinascere, aveva solleticato il loro desiderio di essere rimessi in gioco, si erano alleati a unica squadra, ed entrambi capivano perfettamente tutte le dinamiche insite al semplice usus di addobbare una casa.

Per qualcuno che lo faceva tutti gli anni era consuetudine, ma per loro era novità, era un salto nel vuoto: Harry, conoscendo Draco, poteva affermare quasi con certezza che Draco non avrebbe in alcun modo toccato magia.

E davvero Draco non aveva usato la bacchetta per tutto il pomeriggio: aveva osservato, con dubbio, il suo pezzo di legno, tentato dall'usarlo, ma poi lo aveva chiuso in un cassetto in camera da letto, ed era sceso al piano inferiore. Ritrovatosi di fronte ai sacchetti contenenti addobbi e affini, le dita avevano cominciato a prudere, chiedendo insistemente di impugnare la bacchetta.

E razionalmente, Draco sapeva che doveva dare loro ragione: che cos'era un mago senza magia? Cosa poteva lui, così inesperto di tutto, pretendere di fare?

Ragionando il suo progetto non stava nè il cielo nè in terra, però... però pensare al viso di Harry allietato da un sorriso di aspettativa la sera prima, quel suo gioire nel elaborare composizioni alberi e ghirlande, gli interi minuti che aveva passato a passare a tatto palline e foglie di agrifoglio, facendo il muso una volta che il suo dito veniva punto, con quell'espressione infantile dipinta sul volto...

Draco odiava pensare a certe cose, ma davvero, si stava rinnamorando di Harry giorno per giorno: dopo essersi innamorato dell'Harold chiuso, oscuro, quello nascosto dietro centimetri di indifferenza e dolore, si stava innamorando di quello che Harry era veramente, di quello che era stato, un bambino solitario, adolescente frenato da innumerevoli responsabilità, l'adulto che era stato costretto a diventare...

Draco si era rimboccato le maniche, allora, aveva ingoiato tutti i possibili rospi - orgoglio Malfoy, spirito Serpeverde, odio per qualsiasi lavoro manuale, sprezzo per l’incarico -, li aveva ingoiati proprio tutti, ogni cosa per Harry.

E quando Harry era rientrato a casa, Draco era balzato in piedi dal divano dove si stava prendendo una pausa prima di tornare fuori e addobbare il porticato con le luci e la ghirlanda alla porta, era corso verso il moro, brandendo un ramo di vischio, reclamando appieno la ricompensa del suo operato: un sorriso abbagliante, un bacio, un altro bacio, un altro ancora sotto il vischio, e poi la mano di Harry che ricercò ansioso la sua, e lo implorava di portarlo in salotto affinchè Draco gli illustrasse come aveva sistemato l'albero.

L'albero in questione era un Signor Albero, come si ostinava a ripetere Draco, che si elevava orgoglioso delle sue palline color rubino e oro e della sua bella stella che ne aveva conquistava la vetta.

Draco aveva spiegato ad Harry, fino nei minimi particolari, la decorazione, si era messo dietro le sue spalle e aveva guidato le sue dita a toccare con mano tutto quello che lui stava illustrando: il ruvido dell'abete, il liscio delle sfere perfette delle palline, la stella righettata...

Harry si era emozionato per ogni particolare, per ogni dettaglio, per ogni sfiorarsi di dita, per ogni gaffe che Draco gli aveva confessato. Lo aveva abbracciato, felice, poi, impaziente gli aveva chiesto dell'esterno.

Non gli aveva domandato come mai non avesse usato la magia, Draco lo comprendeva meglio di chiunque altro avesse mai fatto, quindi non c'era bisogno di quesiti superflui: il rispetto per Harry, per il suo spazio tagliato fuori dal mondo magico, il desiderio di non turbare Harry in alcun modo, rinvangando fantasmi passati, e quello di renderlo allegro e lieto.

La magia era per loro un argomento tabù: non ne avevano discusso, avvertendo che quello poteva essere l'ennesimo spazio vuoto tra loro, un giorno lo avrebbero fatto, ma solo quando Harry sarebbe stato pronto.

 

E poi, ora avevano tutto il tempo del mondo.

 

- Almeno è dritta? - lo punzecchiò Harry.

Draco sbuffò: - Ti sembra che io faccia le cose in maniera approssimativa? Ma dico, ti senti quando parli... - borbottò.

Harry si stava divertendo a stuzzicarlo, dopo averlo ampiamente ringraziato con sorrisi a profusione per quello che aveva fatto, lo coinvolgeva in un tortuoso gioco di scherzi suo malgrado.

Adorava quel lato spensierato, così poco di Harold, così tanto di Harry.

- Però... -

Draco gli tirò la manica, simulando esasperazione: - Che cosa c'è che non va, questa volta? -

Harry finse di pensarci su: - Non so, forse è perché quella ghirlanda non mi convince –

- Ti avverto che la mia pazienza ha un limite e tu lo stai ampiamente superando… -

- Insomma, una ghirlanda appesa alla porta dovrebbe essere visibile anche da chi passa lungo la strada, no? Se è verde e argento come fa a… AHI! – Harry si massaggiò l’avambraccio dopo che Draco gli aveva rifilato un pizzicotto – Fai male… -

- Così impari a criticare il mio spirito artistico -

- Draco, quante volte te lo devo dire – cominciò con voce seria Harry – tu non hai spirito artistico! È il momento di guardare in faccia la realtà! -

- Potter… ora ti uccido – trattenne Harry nel cerchio delle sue braccia mentre faceva scivolare una mano fredda lungo il suo collo, provocando nell’altro una serie di contorsioni per sfuggire alla tortura e al solletico, oltre che una discreta risata.

- Che cosa stai facendo a Harold, signor Draco? -

I due uomini si bloccarono, Harry sembrò quasi arrossire mentre Draco si voltava: Richard stava sorridendo apertamente, sinceramente felice per il siparietto tra i due, con in mano un voluminoso pacco incartato in piedi oltre il cancelletto di ingresso, il piccolo Timmy appoggiato a quest’ultimo, tutto imbacuccato e con sul visino pallido dipinta un’espressione di stupore.

Dopo un attimo di imbarazzo per essere stato colto in un momento così intimo con Harry, seriamente rispose: - Stavo cercando di ucciderlo con il solletico –

Timmy annuì con aria esperta: - Capisco. E ci stavi riuscendo? – domandò scherzosamente.

- Non dargli retta, Tim – intervenne Harold con le gote ancora arrossate – Ciao Richard -

- Harold… quest’anno non ti servono delle decorazioni, vedo -

Harry si schiarì la gola: - No, in effetti – Draco cercò di non palesare troppo la sua soddisfazione, ma quando Richard gli rivolse un segno di vittoria, non potè esimersi dal concedersi un’espressione particolarmente appagata. – Volete entrare un attimo? –

Timmy si voltò impaziente verso il padre: - Possiamo papà? Voglio vedere l’albero di Harold! –

Richard gli mise una mano sulla testa, scompigliandogli i capelli: - Non quanto me! – strizzò l’occhio a Draco mentre apriva il cancelletto e il figlio erompeva nel cortiletto, correndo verso la porta che Harold gli teneva aperta. Draco cominciò a sentirsi a disagio, Harry non  perse l’occasione di punzecchiarlo ancora una volta: - Sì, venite a vedere che bel lavoro ha fatto Draco. a proposito, Timmy, guarda questa ghirlanda – gli fece segno di dare un’occhiata alla ghirlanda appesa da Draco nella porta d’ingresso.

- La vuoi finire!? – lo rimbeccò Draco.

- Ma Draco… volevo solo un parere esterno -

Richard li raggiunse, osservando divertito la scena mentre Timmy, compiaciuto della responsabilità che Harold gli proponeva, osservava la ghirlanda con occhio critico.

- Non farti scrupoli, Timmy, se non ti piace puoi anche dirlo – lo esortò Harry beccandosi l’ennesimo pizzicotto da Draco – Non influenzarlo! Se gli piace, non vedo perché dovrebbe dire il contrario -

- Secondo me… è bella – rispose Timmy, Draco diede il gomito a Harry, compiaciuto, ma il bambino continuò – Però è un po’ triste -

- Triste? – Draco fece una smorfia – Come sarebbe a dire ‘triste’? -

- Perché è verde – rispose Timmy candidamente – Ha le palline verdi. Come i ramoscelli. È troppo triste -

Draco fulminò con lo sguardo Harry che stava trattenendosi dallo sghignazzare: - Ragazzino, non ne capisci proprio niente di stile artistico! – rimbrottò – Se ti prendo ti faccio il solletico fino a ridurti in poltiglia! – Timmy rise, sfuggendo alle mani di Draco, nascondendosi dietro Harry e facendogli la linguaccia.

- Se pensi di riuscire a sfuggirmi… - Harold aprì la porta, e Timmy svincolò, entrando in casa ridendo, rincorso da Draco.

Richard mise una mano sulla spalla di Harold: - E’ una bella sensazione, vero? –

L’altro annuì: - Sì. Un ritorno alla vita –

- Ne avevi bisogno, Harold. Sono felice per te -

 

 

*

 

- Questo, ragazzino, è un Signor Albero! -

- Ma è storto! -

- E’ artisticamente storto! -

- No, è storto e basta! -

- E’ volutamente storto! -

- Perché? -

- Perché… perché… perché è più originale così! -

L’arrivo di Harold con un vassoio in mano non interruppe il diverbio, il moro porse a ciascuno una tazza, a Richard e Draco caffè, per sé tè e per Timmy una cioccolata. Richard lo aiutò a distribuire, poi gli fece spazio sul divano, mentre Draco continuava invano a convincere Timmy che il suo albero di Natale era perfetto, anche se storto.

- Caffè, Harold? -

- Colpa di Draco -

Richard sorrise: - Anche Signor Albero? –

- Anche Signor Albero -

Richard ci pensò su un attimo prima di domandare con perspicacia: - Non è molto esperto in addobbi vero? Non mi sembra il tipo –

Harry annuì: - Sì, è così –

- Dove vi siete conosciuti? -

L’altro per un istante si irrigidì, spiazzato da quella domanda. Che male c’era nel rispondere? Era una domanda innocente… una domanda innocemente curiosa… solo una domanda.

- Abbiamo frequentato la stessa scuola -

 

La stessa scuola…

Mura di pietra massiccia, scale ballerine, ritratti parlanti, poltergeist dispettosi, fantasmi impiccioni…

Un’ondata di nostalgia lo colse al ricordo di Hogwarts: incredibile, aveva passato anni nel cercare di dimenticare, di cancellare dalla sua mente Hogwarts e tutto quello che ne concerneva, di rilegarne la memoria in un anfratto della mente e lasciarlo lì a languire. E ora, un’innocente domanda aveva aperto il pertugio nel quale quel fantasma sostava, scotendo le sue minacciose e pesanti catene.

 

Hogwarts.

 

No… non poteva cominciare a pensare alle persone che si era lasciato alle spalle. No. Non poteva. Non poteva, non doveva lasciarsi sopraffare ancora una volta. No. No. No.

Strinse le mani contro la ceramica deliziosamente calda della tazza, concentrandosi sul presente per scacciare il passato.

 

Lui era Harold. Era Harold.

 

- Harold? -

La voce di Richard lo riscosse, portandogli una ventata d’aria gradevolmente fragrante di caffè, in sottofondo udiva le risate di Timmy e le velate minacce di Draco. una vita. aveva una vita. un’altra. A cavallo con la precedente. Un’altra. Ancora. Basta pensare. Basta avere tristi pensieri. Per una volta. Vivi il presente.

- Tutto a posto – rispose Harry con un lieve sorriso. Il viso disperse la tensione, le dita allentarono la loro presa sulla tazza, si concesse anche un sorso di tè bollente.

Richard lasciò perdere, preferendo focalizzare il suo interesse su un terreno neutro: - Indovina chi ho incontrato ieri –

- Non sono bravo con gli indovinelli -

- Certo che no, non hai fantasia – scherzò Richard. Aveva buttato lì la battuta semplicemente perché era curioso di vedere ancora una volta la reazione di Harold. Quel nuovo Harold, sereno come non l’aveva mai visto e che non mancò di sorprenderlo ancora una volta mostrandogli una smorfia – Ah-ah, spiritoso. Prendi lezioni da Draco? -

- Si diverte a stuzzicarti, eh? -

- Fin troppo -

- State bene assieme -

Harry abbassò il capo, per un attimo si perse nel calore di quella constatazione. State bene assieme.

- Comunque ieri ho incontrato Gary, era da un po’ che non si faceva vedere da queste parti -

Appena la parola ‘Gary’ aleggiò nell’aria, fulmineo, Draco si era avvicinato ai due, lasciando a metà il discorso contorto con cui cercava di convincere della sua tesi Timmy, con un’espressione torva in viso tale da far sussultare Richard.

- Davvero? Questa volta da dove è tornato? – domandò tranquillo Harry, cercando di fare l’indifferente di fronte alla reazione spropositata di Draco.

Dopo un attimo di riflessione, nel quale Richard osservò Draco, rispose: - Londra. Mi ha chiesto di te –

- Tsk – Draco incrociò le braccia al petto.

- Non ti sta molto simpatico, eh? – domandò Richard, bevendo in un sorso il suo caffè amaro.

- Perché? – chiese la vocina di Timmy, che proveniva dalle spalle di Draco, accanto al camino – Lo sai che ha anche una porsche? Una volta l’ho vista! -

- Tsk – ripetè Draco di malumore.

Harry scosse la testa: - Non dargli corda, Richard. Draco ha incontrato solo una volta Gary, non può esprimere un giudizio su di lui -

Due, lo corresse mentalmente Draco. ma non poteva confessarlo di averlo visto salire sulla macchina babbana di quel platinato.

- Posso eccome! – dichiarò Draco con voce incolore.

- Ma dai… - minimizzò Harry. aveva come l’impressione che quella conversazione si stava addentrando in un terreno pericolante.

Ci stava provando spudoratamente con te!, pensò irritato Draco, ma nemmeno quello poteva dire. Sarebbe risultato antipatico persino a se stesso: in fondo che cosa poteva pretendere, cosa insinuare? Non stavano assieme a quel tempo. E poi la gelosia non era contemplata nei suoi difetti. Per niente. Gelosia. Figuriamoci. Puah.

- Puah -

Timmy saltellò attorno a Draco, con le labbra sporche di cioccolata: - Draco ha detto ‘puah’! – lo trovò particolarmente divertente, in particolare per l’espressione truce.

Richard si chinò verso Harry, sussurrandogli all’orecchio: - E’ geloso, eh? –

 

 

 

*

 

 

 

Li accompagnarono all’uscita non appena Draco agguantò Timmy per sfregargli i capelli, irritato per l’ennesima linguaccia del bambino. Stavano scambiandosi gli ultimi saluti quando l’attenzione di Harry venne attirata da un suono famigliare, poco lontano.

Frullio. Un pigolio sommesso, acuto.

 

Un gufo.

 

Voltò la testa di lato, distogliendo l’attenzione dalla conversazione, poteva quasi ‘vederlo’, un gufo dall’aspetto maestoso, con le penne al vento, con gli occhi che penetrano l’oscurità e scatti improvvisi del collo. Stava certamente spostando il peso da una zampetta all’altra, impaziente.

- Ehi? – domandò Draco – Che c’è? -

 

Un gufo. Era per Draco. Sì. per Draco.

Perché ho paura?

 

- Un gufo! Papà, papà! C’è un gufo! -

 

Solo alle indicazioni fornite da Timmy fecero comprendere a Draco l’arrivo dell’ospite inatteso. Un gufo.

Guardò Harry, l’espressione rilassata di poco prima era del tutto sparita, inghiottita da un’impassibilità che a Draco faceva male, che feriva, perché era l’ennesimo passo indietro, dopo tanti passi in avanti. Andò verso il gufo, che lo aspettava con legato alla zampa un pezzo di pergamena, stava appollaiato sulla ringhiera, accanto alle luci intermittenti. Maledizione, proprio adesso?

Lo scacciò senza tante cerimonie, quegli si allontanò, per svolazzare ancora lì intorno, e fare il giro della casa, tornò ad osservare il viso di Harry: nulla era cambiato nel suo viso, ma si sforzò di sorridere mentre salutava Richard e Timmy.

Una volta rientrati in casa, Harry, con una scusa qualsiasi, andò in cucina, lasciando che Draco aprisse uno spiraglio di finestra per il gufo e leggesse la sua missiva.

Come aveva immaginato, apparteneva a Blaise.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes:

Diciamo le cose come stanno: tutti i personaggi - e dico TUTTI nessuno escluso! - mi sono sfuggiti do mano! Decidono loro quello che vogliono fare, mannaggia!

Quindi, dal momento che dovrebbe essere l'autrice a spadroneggiare sui personaggi, e non viceversa, mi prendo la mia rivincita giocandomi Gary! XD

 

Draco: Autrice sadica più personaggio bastardo... uhmmmm... non mi convince

Miss: *.* Fai bene a tenerti stretto Harry...

 

Grazie a coloro che hanno letto, coloro che hanno immesso questa fic tra i loro preferiti, coloro che hanno recensito!

 

Quindi doppio grazie a:

 

Mimi88, Moony*, James_Prongs, ariel, Animablu, fann1kaoriyuki (Luv Luv Hachi! *.*), Elanor (eheheh, vedrai che cosa combinerà Gary questa volta… XD Peccato che non ci sia Tom all’orizzonte con un Avada senza impegno… XD), saso (sacchan! Come sono contenta che questa fic continui così tanto a piacerti! *.* Lusingata per la tua recensione… ti ringrazierebbe anche Draco, ma ha preso a fare piroette… e chi lo ferma più questo? XD), fiamma90, alicesimone (Luv tesora! *.* Dudley… già, mi ero scordata la sua esistenza… no, scherzo, chi non muore si rivede! XD), nox, Naiad26, jinx, ragazza interrotta, nicodora (ti ho dato ragione più di quanto io stessa non immagini! XD Vedrai, con questo e il prossimo cap!), Black Star, cheyenne, Mokona89 (‘Sanguisuga di vicino bavoso’… accidenti, Gary sta proprio simpatico a tutte… XD La mano va proprio bene adesso… >.< era ora!), Heris,

 

Nadeshiko, tesoro, eccomi qui finalmente anche con slib, e ovviamente risponderò ad uno ad uno ai tuoi commenti! ^^

à Capitolo 19: eh sì, il caro Draco ha avuto la ‘brillante’ idea di una dichiarazione sulla soglia della porta di casa… se voleva essere originale c’è riuscito! XD D’altro canto la pazienza di Draco non ha veramente fondo… U.U (io non sono così paranoico! Sei tu che mi rendi così! NdHarry) (ma se fai tutto tu!? NdMiss)

à Capitolo 20: ebbè sì… quando si è troppo coccolosi mi si sballa il ‘genere’! XD No, sai, scherzo, eheheh… (ma quando mi fa paura stà qua… ndNeu) Esplorerò anche il dubbio di ‘come mai Harry tiene gli occhi chiusi’, spero di farlo in breve, ma mi sa che dovremo tutti aspettare un poco… XD

à Capitolo 21: ottime campagne pro-Draco, cara Nade-san! XD Il nostro serpentello proprio ne ha bisogno… ormai è ridotto uno straccio dopo tutti questi alti e bassi, manco fossimo sulle montagne russe… @.@

Già prepari il lanciafiamme, tesora? XD Eh sì, fai proprio bene – tanto per essere rassicurante -, ma trattieni la tua DIVINA ira (che citazione!) ancora un poco: eh sì, perché conoscendomi, dopo aver anticipato il gran ritorno di Mr Provola 2 La Vendetta di Hiram – ormai ci sto prendendo gusto a chiamarlo così! XD – che cosa ti aspetti che accadrà nel prossimo capitolo? Ti do un indizio spassionato… io SONO io… XD (questo vuol dire che prima addolcirà la pillola e poi… giù con la mannaia ndNeu) (grazie per la traduzione simultanea, Neu! =.= Non so nemmeno se sentirmi offesa… ndMiss)

I gusti del nostro serpeverde preferito però sono stati salvati, che dici, una ghirlanda per un natale… uhmm… no, non è uno scambio molto equo! XD Ma tanto Harry si rigira Draco come vuole…

Grazie per tutti i tuoi commenti, tesora, sono lusingata! *.* Bax bax, tvtb!

 

mara_star, una nuova lettrice al 21simo capitolo! XD Non credevo sarebbe stato possibile… la tua recensione, poi, grazie anche alla straordinarietà dell’evento, merita una risposta più dettagliata: intanto davvero grazie di averla letta nonostante il paring non riscontri le tue simpatie! ^//^ La tua recensione mi ha fatto davvero arrossire… fa sempre piacere sapere che una fic piaccia così tanto, e tu hai trasmesso la tua ‘passione’ – puoi perdonarmi l’incertezza letteraria? – così vividamente da farmi davvero emozionare!

Non finirò mai di stupirmi del pandemonio – in senso positivo assolutamente – che scateno con ogni capitolo! ^//^

Con le mie fic ho sempre un rapporto di amore/odio: amo scrivere, cercare di trasmettere quello che credo che provino i miei personaggi con la più precisa puntualità a me concessa, ma generalmente odio il risultato. Con Slib il discorso è diverso, anzi, c’è qualcosa di più profondo dietro: il discorso che intraprendo è più intenso, cerco sempre di puntare il dito verso argomenti diversi – anche se però cado spesso nelle mie costanti – e questa fic mi ha permesso in modo quasi allarmante di entrare nelle menti dei personaggi.

Il dono del poter esprimermi al meglio non lo possiedo, ma quello che posso, lo condivido…

Tutto questo ingarbugliamento di parole per dirti Grazie per la tua recensione, per aver compreso la persona che c’è dietro, e non solo le parole che sono davanti ai nostri occhi… ^///^ Spero di risentirti presto. Bax bax!

 

Gokychan, kohai adorata! Tesora, anche tu qui? ^///^ Sono felice che slib ti sia piaciuta!

Devo proprio dire la verità… Slib ogni tanto dà delle soddisfazioni, se non come fic in sé, come pazzia completa! XD Sì, l’ho letto anche io il settimo libro, la bellezza di mesi fa, quando l’ho comprato in Inghilterra… ma purtroppo a me non è piaciuto per niente… >.< Sono una purista della lingua inglese in primis, in secondo luogo la trama mi ha proprio proprio deluso… meno male che esistono le fic! XD (peccato io non mi esoneri dal scriverle! U.U)

La mano va bene, grazie per averlo chiesto, finalmente sono nel pieno delle mie facoltà motorie – purtroppo non quelle mentale, ma è normale amministrazione ormai… XD – Tvtb!

 

Dracodraconis, un’altra nuova lettrice al 21simo cap? incredibile! *.* Grazie per la recensione ^///^ sono troppo contenta! A proposito, ho letto la tua fic, appena posso prometto che recensisco! XD Quando arriva Dudley? Meglio non chiamarlo, altrimenti quello arriva davvero e sarà un dramma… U.U (tutti mi odiano ndDudley) Bax bax!

 

Commentate, vero?

Miss

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Diacronia del Legame ***


Senza luce, il buio (23/ML)

Senza luce, il buio (23/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventitreesimo – Diacronia del Legame

 

 

Dannazione, perchè quell'idiota di Blaise se ne usciva sempre con quelle sue idee strambe? Perchè proprio adesso?

Strinse la missiva che aveva appena finito di leggere tra le mani, nervosamente, la pergamena si accartocciò, grugnendo per il disagio, mentre i passi di Draco si muovevano verso le scale, e poi su, fino alla camera da letto che divideva con Harry.

Perché diavolo Blaise ancora lo inseguiva con certe idee?

Quello che chiedeva era rimanere con Harry, in pace, a casa Black, senza preoccuparsi di niente, nemmeno dello scorrere del tempo. Solo Harry contava ed era felice che fosse così.

 

La sua irritazione, in ogni caso, si placò immediatamente com'era venuta non appena vide Harry, perché il gesto più semplice di vedere Harry lo sconvolgeva sempre, in senso positivo, ovviamente.

 

Draco lo abbracciò da dietro, stringendoselo al petto e beandosi del suo sorriso tranquillo. Erano passati giorni ma finalmente Draco aveva ricevuto il più grande dono da Harry: ancor più grande del suo amore, aveva ricevuto da lui l'accettazione dei suoi contatti ed egli non si irrigidiva più quando Draco ricercava la sua vicinanza.

E quel loro contatto era più un 'contratto', ormai diventato un indispensabile ponte tra i due, e Draco poteva affermare con assoluta innocenza di essere del tutto drogato da Harry, dal suo corpo, dalla sua presenza, dalla sua intera persona.

 

- Voglio fare l'amore con te - confessò candidamente.

 

Non seppe mai come quella richiesta gli uscì così spontanea, così 'pacata', così serena, nemmeno riuscì mai a comprendere il perchè gli nacque così innocente, come se avesse appena chiesto di voler un gelato al limone.

Eppure, curiosamente, solo nell'attimo in cui formulò quella richiesta capì quanto forte fosse il suo desiderio di avere con Harry un rapporto più intimo, più particolare di quanto mai avesse avuto con qualsiasi altra persona.

Appena rincontrato Harry aveva sentito per lui un innato istinto di protezione, ma era accompagnato da una tale mole di affetto che Draco aveva dovuto convincerci per un poco e allenare i suoi sensi al nuovo significato delle cose prima di ammettere a se stesso quello che provava per lui.

 

Amore, Amore, Amore...

 

Non era solamente desiderio di proteggerlo da tutto il mondo attorno e da lui stesso in primis, ma anche qualche sentimento che apparteneva alla sfera più passionale che semplicisticamente intima: il batticuore ad averlo vicino, la meravigliosa estasi nel vederlo ridere, nel vederlo felice, nel sentirlo in qualche maniera 'suo'.

Forse fu per quello che Draco formulò quella richiesta, per quello assomigliava più ad una constatazione, senza traccia di punto interrogativo o esclamativo. Una semplice constatazione, un modo per far capire quanto amasse Harry, quanto lo desiderasse anche carnalmente, come lo desiderasse nonostante tutto il bagaglio di paranoie che il moro si ostinava a portarsi dietro.

Per Harry doveva essere importante, sentirsi desiderati anche in quella maniera si intende, perchè lui riduceva molte cose alla sua cecità. Credeva che questa gli precludesse anche la naturale volontà di vivere felicemente.

 

E quindi quale fu la reazione di Harry?

 

Rimase fermo per un istante, indeciso se prendere sul serio o meno quello che gli aveva detto poco prima Draco, poi, quando si accorse che l'altro attendeva una sua risposta, si morse il labbro nervosamente prima di ribattere.

Se mai avesse avuto per qualche assurdo motivo un qualche pretesto per dubitare ancora dell'amore di Draco, adesso tutti i dubbi si erano chiariti: Draco, con quella piccola confessione, aveva palesato ad Harry tutto l'universo di certezze che lui aveva bisogno.

 

Niente di più, niente di meno.

 

Solo, scosse la testa: - No - disse semplicemente, con estrema calma.

 

Trattenuta gioia, stentata attendibilità, pacata sorpresa…

Cosa si poteva aspettare da una constatazione così innocente?

Un’innocente risposta, un turbine quieto sotto pelle, un turbine di sentimenti che rimanesse però inascoltato ad altre orecchie, che rimanesse dentro Harry, mentre lui raccoglieva le idee, cercava di trovarne un senso.

 

Draco fece pressione leggermente con le sue labbra sul collo di Harry, affondando in quella morbida pelle: - No? - le sue dita affusolate risalirono lungo il petto dell'altro. Harry si staccò bruscamente, girandosi e saltando letteralmente addosso a Draco, cosicchè entrambi caddero a peso morto all'indietro, finendo sul letto.

- Ehi, che entusiasmo... - commentò giocosamente Draco ma Harry era serio, così serio che il biondo perse all'istante la sua allegria e la sua voglia di scherzare - Harry? -

- Come fai? -

- A fare cosa? -

Harry soppesò un attimo la scelta delle parole, indeciso su quali usare per rendere più efficace la sua domanda: - A stare con uno come me... - non le trovò, così gettò fuori la domanda immediata che premeva per uscire, senza fronzoli. Il suo fu poco più che un sussurro malinconico, che lambì la pelle di Draco come la carezza di un ramo di salice piangente.

Così tanta malinconia immeritata…

Draco non se la prese per quella domanda, anzi, fece passare una mano tra i capelli di Harry: - Stupido. Non farle certe domande. Io sono qui per restare e non me ne andrò, mai -

Ripetè ancora una volta quella frase che per Harry era diventata abitudine, ma una consuetudine piacevole, fin troppo.

- Non dire 'mai' - ribattè il moro, aggrottando le sopracciglia, sentendosi preso da una strana tensione interiore.

- Smettila di fare l'eroe incompreso e non badare alle sottigliezze delle parole. Mai è come Sempre. Sono promesse, e io mantengo sempre le promesse. O vuoi darmi dello spergiuro? -

Harry appoggiò il capo contro il petto di Draco, avvolgendolo con le sue braccia e posando volutamente le labbra contro il collo candido di Draco: - Come ho fatto a meritare una persona come te accanto a uno come me? -

- Curioso. E' la stessa domanda che io mi faccio spesso anche io. Come posso meritare una persona come te, Harry? - Draco non gli diede possibilità di replica, gli serrò la risposta tra le labbra, baciandolo, e una volta staccatosi, riprese - Qualunque sia la risposta... tu meriti il meglio, e io voglio essere il meglio per te... affinchè tu sia sempre con me - poi ghignò - Che dici, sono stato troppo melenso? -

Harry seppellì il viso nell'incavo del collo di Draco: - Solo un po'. Solo... grazie -

 

 

*

 

 

Ancora stesi su quel letto, si persero nei loro pensieri, incuranti del tempo che passava. Improvvisamente Harry interruppe il silenzio creatosi: - Che cosa vuoi per cena? -

- Come mai oggi me lo chiedi? - domandò curioso Draco, stuzzicando la base del collo di Harry con le dita - In genere lo fai e basta. Ignorando anche i miei gusti, tra l'altro -

- Vittima - lo rimbeccò subito Harry, facendo una smorfia - Chissà come mai mangi sempre di gusto quello che cucino. Ingrato. Sì, sei proprio un ingrato - non riuscì a stare serio mentre lo diceva, però, proprio non potè impedirsi di sorridere.

 

Gli piacevano quelle piccole e insignificanti scaramucce con Draco, lui era l'unico che ormai sapeva stimolare il suo lato nascosto, quello che un tempo era stato il più esposto e il più scottato dal dolore e dalla cecità. Ormai Draco lo capiva, lo aveva completamente accettato, gli aveva offerto senza remore il cuore, la mente, tutto se stesso.

 

E Harry in cambio che cosa gli aveva dato?

 

- Cos'è quella faccia incupita? - chiese Draco alzando con le dita il mento di Harry, in modo da guardarlo bene - Va bene, va bene. Ammetto che sei un ottimo cuoco, contento? - poi, vedendo il viso di Harry distendersi, si sentì più leggero e aggiunse, ironico - Ma guarda un po'! Scommetto che mi hai provocato apposta per ricevere un po' di complimenti! Ma che cosa sono io, la tua civetta, che faccio tutto quello che vuoi!? -

Harry gli abbracciò forte la vita, rilasciando la risata che rimbombò nel suo petto: - La mia civetta magari no. Ma il mio Draco sì - lo disse con un sorriso, al colmo dell'imbarazzo, nascondendo il suo volto contro il petto di Draco.

 

Quest'ultimo sentì il cuore, per un istante, balzare fuori dal torace, solo un attimo, ma gli bastò per sconvolgerlo.

Dio, come faceva Harry a renderlo poltiglia con una semplice frase?

 

- Uhm... mi sa che non ci ho fatto un buon affare - ironizzò Draco, cercando di nascondere la gioia dietro lo scherzo.

- Bugiardo. Ho sentito il tuo cuore fare un sobbalzo -

 

Beccato.

 

Draco prese per la vita Harry, portandoselo sopra di lui, abbandonato completamente al suo corpo, Harry fece un'espressione sorpresa, oltre che a disagio. Ma il biondo non aveva nessuna intenzione di condonargli la situazione, era troppo felice, maledizione.

 

- Dr... -

 

Le labbra di Draco giunsero totalmente inaspettate e Harry inspirò aria dai polmoni bruscamente, per la sorpresa.

Non lo aveva sentito muoversi, non aveva saputo leggere in Draco il linguaggio del corpo, preso com'era dall'imbarazzo e dall'emozione di essere così vicino a Draco, di essere causa della sua completa gioia.

Una volta ripresosi dalla sorpresa, ricambiò il bacio e l'irruenza di Draco si trasformò in placida lentezza, quasi con esasperato torpore, come voler assaporare un frutto proibito di incredibile dolcezza. E davvero ogni loro bacio era diventato qualcosa di estremamente prezioso.

 

- Vado a vedere che ti posso fare -

Draco non lo trattenne, sebbene lo volesse, e mentre Harry si alzava in piedi ripensò alla lettera di Blaise che aveva abbandonato sul comodino accanto alla porta. Giusto, Blaise.

Harry doveva aver intuito che Draco aveva letto l'epistola indirizzata a lui e trasportata grazie al gufo, eppure non gli aveva chiesto nulla, non una domanda, non una richiesta, nè dettata dalla curiosità o dall'ansia.

Di scatto afferrò con la mano il braccio di Harry, bloccandolo. Harry ebbe un attimo di tensione, poi si rilassò: - Che cosa c'è? -

- Non mi chiedi niente? -

- Riguardo cosa? -

- La lettera che mi ha portato il gufo -

- Era tua, no? - rispose con tranquillità Harry, come se non gli importasse. E davvero voleva e doveva dare quell'impressione.

- Sì, ma... - Draco prese fiato - Non mi chiedi nulla? - ripetè la domanda, osservando bene Harry, cercando di carpire qualsiasi cambiamento di espressione, qualsiasi segno di irritazione, di confusione, di qualsiasi cosa passasse per il suo viso.

 

No, Harry non aveva proprio intenzione di chiedergli nulla: domandargli che cosa ci fosse scritto in quella lettera era intimo, forse invadente, e Harry non voleva esserlo. Quando era rientrato a casa, sapeva che Draco avrebbe letto la lettera, quindi lo aveva lasciato solo, senza che nemmeno il biondo glielo chiedesse.

Si era domandato come mai avesse avuto, per un attimo, fuori sotto il porticato, terrore per qualsiasi cosa quel gufo avesse portato fino alla porta di casa sua.

Terrore, sì, era la parola giusta, perchè Harry aveva sentito il sudore freddo condensarsi lungo la sua spina dorsale, dal nervosismo.

Era fin troppo semplicistico imputare la sua 'paura' a quel gufo, era una specie di spia che ricordò ad Harry che esisteva un altro mondo, parallelo a quello dei babbani, un mondo di cui un tempo aveva desiderato esserne parte, un mondo che Harry temeva.

Si ritrovò a pensare se al posto di quel gufo fosse arrivato qualcuno, una persona, e avesse scombinato la sua vita, senza riuscire a comprendere - come invece Draco aveva fatto - il suo dolore e il suo personale mondo.

Se qualcun altro avesse scoperto la sua identità di Harold Black, se avesse trovato la sua casa? Il solo pensare a tale prospettiva era mortificante. Lui non era ancora pronto per uscire completamente dal suo guscio, per affrontare le avvisaglie di una tempesta, voleva ancora rimanere chiuso nella sua piccola casa, vivere la sua semplice vita, con Draco continuare a costruire un rapporto più solido.

Qualsiasi persona, tranne Draco, avrebbe preteso da lui cose indicibili, non avrebbe aspettato i suoi passi titubanti, sarebbe andato avanti per la sua strada, trascinando di peso Harry verso la stessa direzione, senza badare troppo ai suoi patemi.

 

Tutto da un semplice gufo, buffo.

Harry comunque non lo trovò buffo, lo trovò drammaticamente ironico.

 

D'altro canto le cose poteva essere ancora più semplici di quanto il suo complicato meccanismo mentale le stava rendendo: un gufo poteva essere venuto come semplice ambasciatore di una lettera per Draco. Una lettera. Che male c'era?

 

In ogni caso, non avrebbe chiesto nulla a Draco, se l'altro avesse voluto, gliene avrebbe parlato di sua spontanea volontà.

 

Di quell' altro mondo Harry non voleva altro, non voleva tornare ad impegolarsi nella sua precedente vita.

 

- No - rispose placido.

 

Draco spalancò gli occhi color della tempesta, per un attimo allibito: che cos'era quella di Harry? Indifferenza? Indisposizione verso Draco? Disinteressamento?

O semplice paura?

 

- Era di Blaise - buttò lì Draco. Harry accennò un segno d'intesa - Non sentirti obbligato a parlarmene -

- Non sono obbligato! - esclamò seccato Draco - Vorrei farti partecipe, piuttosto! -

Harry trattene il fiato un attimo, poi, sospirò, tornandosi a sedere sul letto, accanto a Draco, così vicino che le loro spalle e le loro gambe erano a stretto contatto: - Non volevo sembrarti invadente, ma nemmeno disinteressato a te, Draco - si giustificò.

Draco gli passò un braccio attorno alle spalle, facendo in modo che la testa troppo contorta di Harry si affidasse all'appoggio naturale dell'incavo della sua spalla: - Hai invaso abbastanza il mio mondo, Harry -

La testa di Harry scattò subito, scostandosi: - Come? -

- In senso lato, Harry - Draco posò le sue labbra sulla tempia dell'altro, non era un bacio, ma una semplice carezza, lo invitò a rimettere la testa sulla sua spalla e stare tranquillo - Stai troppo sul chi vive -

Harry non rispose.

- Tu hai sempre avuto il potere di stravolgere il mio mondo - confessò Draco - fin dai tempi di Hogwarts. Cosa pretendi, nessuno, prima di te, ha mai rifiutato la mia mano tesa, la mia amicizia! Nessuno, mai. E nessuno ha mai attirato su di sè la mia attenzione come solo tu sapevi e sai fare. Prima credevo fosse odio, antipatia, ma ora mi rendo conto di quanto mi sia sbagliato fin dal principio -

Harry ancora tacque, ignorò il ricordo di Hogwarts, concentrandosi solamente sulle parole di Draco.

Draco si aspettava una risposta, ma poi sospirò pensando di essere stato fin troppo melenso per quel giorno da meritare persino una risposta.

- In ogni caso... tu non sei invadente, capito? -

- Capito -

- Cristallino? -

- Cristallino -

- Voglio essere chiaro fin da subito, perché non voglio che tu pensi di essere un peso... Non lo sei. Stampatelo bene in testa -

Harry si morse un attimo il labbro prima di domandare: - Quindi? Che cosa ti ha scritto il tuo amico? -

Una smorfia piegò il bel viso di Draco mentre si accingeva a spiegare il problema che gli era capitato tra capo e collo: - Ogni anno organizzo a Malfoy Manor un party di beneficenza in occasione del Natale con il fine di raccogliere fondi per un reparto del San Mungo - sospirò pesantemente - Mi ha chiesto a che punto sono i preparativi per la serata... -

- E anche punto sono? - domandò Harry.

- Non hanno un punto. Non ci sono. Non avevo intenzione di organizzare niente questo Natale -

- Dovresti - ribattè Harry - E' un party di beneficenza, no? -

Pose quella domanda quasi meccanicamente, perchè aveva realizzato in quel preciso istante quando veramente avesse rivoluzionato la vita di Draco: in quell'ultimo periodo si era abituato ad averlo a casa sua, ad accoglierlo quando tornava dal polo, a svegliarsi accanto a lui, ma non aveva pensato veramente a quello che Draco aveva lasciato per lui.

Viveva da solo, certo, quindi non aveva nessuno per cui tornare, se non una schiera di elfi ingobbiti dai troppi inchini, ma Draco aveva ancora una vita sociale e uno status nel Mondo Magico, ed entrambi erano stati messi da parte per stare accanto a lui.

 

E io che cos'ho dato a Draco?

 

- Non ne ho voglia - rimbeccò Draco capricciosamente.

- Dopotutto ti terrebbe impegnato mentre io sono al polo, no? -

Draco gli concesse quell'obiezione più che giusta: era anche vero però che andava spesso al suo manor durante le assenza di Harry, sbrigava i suoi affari e rispondeva alla corrispondenza, o semplicemente si teneva informato sulle pagine della Gazzetta del Profeta che mai avrebbe portato entro le mura di casa Black.

Beh, per amor del vero era da un bel po' di tempo che nemmeno si concedeva questo... forse Harry non aveva tutti i torti.

- Il Natale lo voglio passare con te! - replicò comunque Draco - Se ci dovesse essere questo stramaledetto party la sera del 25, sicuramente tutto il pomeriggio lo dovrei passare al manor... -

Harry rise: - Smettila di fare il bambino viziato! Festeggeremo il Natale il 24, di che ti preoccupi? –

Draco strofinò il mento contro i capelli di Harry: - Non voglio lasciarti solo il giorno del Natale... -

- Capriccioso - poi lasciò da parte il sarcasmo - E' un party di beneficenza, Draco. E poi, non preoccuparti, io me la cavo -

No, avrebbe voluto dire Draco, non posso lasciarti di nuovo da solo.

Non lo disse, perchè ripeterlo ancora lo avrebbe in qualche maniera reso ripetitivo e poco fiducioso nei confronti di Harry.

- Magari puoi andare da Richard e Dana... -

Harry sorrise, poi si alzò dal letto, lasciando la mano di Draco: - Magari sì. Vado di sotto -

Una volta solo, Draco sospirò, lasciando che la schiena aderisse al soffice letto. Si passò una mano tra i capelli stancamente, cercando di scacciare la cattiva sensazione che si allargava nel suo cuore.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Hachi’s note (Fann1kaoriyuki):

Che dire? Sono qui, sotto richiesta della mia Dea Missy, di commentare questa meraviglia in un posticino così speciale che sento quasi di non meritarlo..oddio essere in prima l’idea mi emoziona ma farò del mio meglio!! ><

Questo specifico cap devo ammettere che secondo me è uno dei migliori…

Cattura dal primo rigo e non si riesce a distrarsi, nemmeno volendo(e ne ho avute di distrazioni leggendolo!). Missi ha una talento straordinario nel catturare le più profonde e radicate emozioni umane e renderle semplicemente…cristalline. E’ un dono questo che in pochi riescono davvero a fare, significa sapersi leggere dentro e comprendere a pieno psiche e sentimenti dei personaggi. Da lì il resto poi va da se.

Questo capitolo in particolare ti coinvolge con i piccoli ma significativi cambiamenti nell’animo del pauroso Harry e il paziente e innamorato Draco.

Timori, ossessioni.. tutto viene piano alla luce.

Desiderio, infine. Desiderio puro e semplice detto con naturalezza.  Desiderio che viene esternato con gentilezza, come una carezza inevitabile…

Mi sono quasi commossa….sul serio.

La gentilezza della storia di per sé commuove e lacera…

Ok non mi dilungo oltre, sarei capace di fare una tesina sulla bravura intrinseca della mia Missi. Quindi…vi lascio ai vostri commenti.

Baci a tutti

 

 

Noticina finale:

Diacronia, nel termine specifico della parola, è l’aspetto della lingua riguardante il suo mutamento nello scorrere del tempo. L’ho usato impropriamente qui, per indicare la trasformazione del rapporto tra i due.

 

La scena iniziale tra Harry e Draco è stata scritta la bellezza di due anni fa, mentre sistemavo miscellanee di settecentine tra la polvere dell'archivio storico bibliotecario. E' venuta fuori con una tale spontaneità che, stranamente, nel riscriverla su computer, non ho modificato nemmeno una virgola, buffo, perchè generalmente quando devo riscrivere una cosa la rielaboro quasi interamente.

Insomma, la suddetta scena mi è particolarmente cara, perchè mi fa venire in mente, a me personalmente, tanti bei ricordi. XD

Spero che anche a voi sia piaciuta...

Voglio inoltre ringraziare quel genio paziente di Moony che ha avuto il coraggio - un anno prima - di leggere la suddetta scena in anteprima e non permettermi di perderla da qualche parte (non avete idea di quanti fogli io perda in giro! ><).

Non sapete che onore ricevere tutti i vostri commenti lusinghieri: grazie, grazie!

And last but not least voglio soprattutto ringraziare la mia Nadeshiko-san, che adoro alla follia, semplicemente perchè esiste e mi da sempre una carica in più! Ti adoro!

 

E poi devo ringraziare il mio tesoro, la mia Hachi, che mi ha scritto un delizioso commento integrante del capitolo! *.*

Ti adoro!

 

 

Grazie a:

 

Naiad26, Mimi88, ragazza interrotta, jinx, fiamma90, James_Prongs, empire, nox,

mara_star, grazie per la tua recensione, è arrivata in un momento molto 'delicato' per me, quindi è stata doppiamente apprezzata! ^//^ Bax bax!

dracodraconis, Gary sì purtroppo! XD Ma chissà come mai il 'suo' momento continuo a rimandarlo... sarà per scrupolo di coscienza? Coscienza? Ah, perchè, ne ho una? O.o Bax bax

Heris, ti faccio quest'effetto? L'effetto di una caramellina mou? (ma a me nemmeno piacciono!) Zucchero Filato? Ysy, forse questo lo preferisco! Richard... uhm, capisco perfettamente a chi ti riferisci (ma non farmelo ricordare che in libreria ho letto il risvolto dell'ultimo libro della Hamilton e sono rimasta di stucco! ç_ç)! Bax bax, ti voglio un mondo di bene e... saluta quella piccola peste di LouLou! XD

animablu, vorrei tanto non poterlo dire, ma per amore del vero invece la dura realtà è così: non posso assicurarti altre 'retrocessioni'... XD E Gary... lo vedremo, lo vedremo... *mumble mumble* Bax bax!

Ginny W, Timmy è un tesoro, e scrivere quel capitolo mi ha proprio rilassato... quando ho finito di scriverlo mi sono ritrovata con un enorme sorrisone ebete stampato in faccia... ^.^ Roba da pazzi... ormai sono proprio da internare... Bax bax!

nicodora, uhm... sai che ci hai azzeccato? La missiva di Blaise rovinerà il loro Natale, ma tanto, questi due sono fin troppo appiccicati (e lo so che non è una colpa... ma...) E non è ancora arrivato Gary... mah... Bax bax!

Moony9, scemo! Sai che da te certe cose non le accetto! XD Altrimenti vado in iperventilazione... e NO, non riuscirò MAI a capirlo.. troppo strano... troppo... troppo @.@ Bax bax!

Mokona89, preparati, allora, perchè Gary NON si limiterà ad essere una semplice comparsa. XD Draco tornerà sì a casa per Natale ma... ehm-ehm, su, non costringermi a rivelarti spoiler, altrimenti dove sta la sorpresa? XD

Hai commentato la SasuNaru? *.* Ooooh, appena possibile andrò a leggere la recens! E la GaaNaru... continuerò il postaggio a breve, quando l'avrò finita, così da poter aggiornare in tempi decenti. XD Il capitolo è a buon punto, se può rassicurarti... XD

Appena posso, inoltre, corro a commentarti la shot... che ho già letto, ti rivelo! XD Mi segnerò anche l'indirizzo del tuo blog! No, fai bene a farti pubblicità! XD Altrimenti io, che sono indietrissimo di tutte le fic che seguo e non, mi sarei lasciata sfuggire la tua shot! ><

E alla fine... ho postato persino l'ultimo capitolo di FA... ci pensi? La mia piccolina è finita! *me in lutto* Bax bax!

fann1kaoriyuki, ma come, se ho appena cominciato a torturarli? XD Eh... dai, almeno mi sono fatta perdonare con questo capitoletto scritto con frasi grondanti di miele e zucchero... ^^ Luv!

alicesimone, Tesoro! *.* Eh... dai, povero Blaisuccio, non mi pronuncio in merito, perchè, poverino, certe cose le fa con il cuore, e non è colpa sua se poi capitano i disastri... ehm... che mi sono lasciata sfuggire questa volta? ._. Tvtb!

Elanor, cara Seconda Padrona! Su, se continuate tutti a chiamare a gran voce Gary, quello arriva per davvero! (salve! Harold, ti va di fare un giro? Andiamo a comprare le caramelle... ndGary in yo-yo style - ti ricordi di Yo-Yo? XD) No, beh, dai, sta arrivando, solo i fusibili della sua macchina si sono _casualmente fusi, quindi entrerà in scena con un pizzico di ritardo... XD (casualmente, eh? ndElanor) (Ehm... sì... ndLay che guarda da altre parti)

Prego, l'iniziativa di raccolta firme è tutta tua! XD Decideremo poi del truce destino di Gary... XD Bax bax

gokychan, tesoro, sono morta dal ridere durante tutta la tua recensione! XD Soprattutto quando io, nei panni di un'improvvisata Kagome, mette a 'cuccia' il nostro Inuyasha-dai-capelli-corvini! XD (che, tra l’altro, effettivamente lo dico a volte… -.-) I tuoi teatrini non sono affatto TROPPO! Ma scherzi? Sono fantastici! XD (dovresti vedere io che sproloqui di recensioni scrivo alla mia cara Nadeshiko-san... U.U) Ah, questo capitolo l'ho scritto moooolto tempo fa (come dicevo nelle note, si parla persino di anni) ma, neanche a farlo apposta, c'è un 'piccolo' omaggio al tuo teatrino... sai, parlando di civette, credo che Harry abbia rimpiazzato più che felicemente la cara Edvige con una civetta bionda gelosona! XD Insomma, sei entrata nella mia mente per estrapolarne il tuo ‘teatrino’? complimenti, dopotutto… sei la mia adoratissima kohai! XD Bax bax, tvtb!

Micchan, *.* grazie! Ma... ti piace Gary? XD Bene, almeno ha qualche fan! Se mi dispiace che tu aggiunga la fic ai tuoi preferiti, ma scherzi? *me onorata! *.* Bax bax!

Momo_san, grazie! *.* Eh sì, se tutti i tentativi di Draco andassero a fumo, Blaise sarebbe carne da macello... XD Bax bax!

Kira, Sis! No, dai, perchè essere così cattivi... no, aspetta... credo che tu abbia ragione! XD Bax bax! Luv tesoro! **

 

Commentate, eh!

Miss

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Capitolo 24
*** Effetto Flou ***


Senza luce, il buio18ML

Senza luce, il buio (24/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventiquattresimo – Effetto Flou

 

 

Quando il Natale si avvicinava portava eccitazione ove posasse sguardo, ma la festività effettiva era durevole di un giorno solo, e passato quello, tutto l'incanto era finito.

Draco era seduto alla sua comoda poltroncina del suo studio a Malfoy Manor, la stanza era sfarzosa come il resto del maniero, ma, ove lo sguardo di Draco si posasse, triste: più volte da quando si era seduto lì si era guardato in giro, in attesa di avvertire una qualche presenza famigliare, un calore. Era casa sua, eppure, ogni volta che vi ritornava, avvertiva la sensazione di essere rinchiuso dentro quattro mura.

Casa per lui era stare con Harry.

Dolorosamente se ne accorgeva ogni volta che rimanevano separati, e quella mattina, guardando le premesse, si sarebbe rivelato un inferno.

Un consueto 'pop' lo disturbò dai suoi pensieri: - Signorino Zabini è qui, padron Draco -

Draco sospirò e fece all'elfo un gesto di impazienza che, nel suo complicato linguaggio gestuale, invitava l'altro di fare entrare l'ospite non tanto desiderato.

Blaise Zabini entrò nello studio di Draco con un irritante sorrisetto stampato in viso, si fermò sulla soglia della porta che l'elfo domestico gli stava tenendo aperta, ghignando apertamente: - Chi si vede! Il Grande Draco Malfoy finalmente si degna di ritornare al suo manor e di decidere che esiste un mondo che lo aspetta! -

Draco premette la punta della sua penna d'aquila nera contro il foglio bianco che stava compilando: - Blaise, dal momento che tu sei qui deduco che sei venuto per dirmi qualcosa e se non  erro il tuo sorrisetto non mi risparmierà certamente qualche tua battutina, ma per favore, se devi colpire, colpisci e sii breve. Ho altro da fare -

Impazienza, mordacità, irritabilità, questo era Draco Malfoy, e Blaise lo conosceva bene, molto bene.

Gli sembrava esattamente come sempre: stessa fronte aggrottata mentre compilava fogli su fogli, stesse labbra strette in una smorfia mentre apponeva la sua firma con la sua calligrafia minuta e perfettamente leggibile, scevra di svolazzi ma asciutta di contenuto.

I suoi capelli forse erano cresciuti un po' di più dall'ultima volta e qualche ciocca gli ricadeva sulla fronte, biondissimi come sempre, gli occhi, che ora saettavano da una parte all'altra del foglio, da sinistra a destra, contenevano una scintilla di irritazione ben definita.

 

Ah, ecco...

 

- Non essere così apatico, Draco! - Blaise sorrise, mentre raggiungeva la scrivania di Draco, in piedi di fronte all'amico, mentre si toglieva i guanti di pelle, scostò il mantello di lana e si sedette su una delle due piccole poltroncine - Ormai sei così assente dalla scena che ormai ti credono tutti partito per qualche viaggio in una qualche meta turistica babbana! In quanto a me... credo che tu stia diventato un asociale! Se non mi fossi fatto sentire io dubito mi avresti persino mandato un gufo con gli auguri di Natale! -

Draco gli rivolse una breve occhiata stizzita: - Vieni al punto, Blaise! -

Blaise alzò le mani: - Ehi, ehi! Quanto sei irascibile! E dire che io ti ho inviato un gufo per ricordarti del consueto party di beneficenza! Eri così preso da essertene dimenticato? -

Draco sbuffò apertamente: - Non è passato per l'anticamera del cervello che magari io non volessi organizzare un bel niente? -

Blaise fece il finto tonto: - Ma davvero? E perchè? Non sei tu che non fai che dire che per riscattare la nostra immagine passata la guerra dovevamo cercare di compiacere i benpensanti della società magica? L'anno scorso hai organizzato un bel party per il San Mungo, ho sentito un po' di persone e... -

- Quello che le persone dicono non mi interessa! - esclamò Draco - In ogni caso, dal momento che, conoscendoti, avrai detto a destra e a manca che il party ci sarà e avrai già fatto qualcosa a nome mio, mi lasci scelta? -

In realtà stava pensando a Harry, a quel sorriso sorpreso e compiaciuto che aveva stampato in viso quando Draco gli aveva confessato la natura del party natalizio.

- Touchè - Blaise tirò fuori dalla tasca del mantello un foglio ripiegato.

- Fammi indovinare: una lista dei possibili invitati - Blaise trovò superfluo rispondergli e gli passò il foglio, Draco lo scorse velocemente con gli occhi, aggrottando le sopracciglia non appena vide una coppia di nomi in particolare - Mr e Mrs Weasley -

- Beh, mi avevi detto di essere stato da loro per chiedere notizie di Potter -

Draco rivolse una veloce occhiata a Blaise, facendo scattare senza preavviso il capo per poterlo fissare dritto negli occhi: Blaise aveva usato 'Potter' con estrema semplicità e questo fece pensare Draco che, meno di qualche mese prima, la sua vita non era in funzione di Harry e 'Potter' era un cognome che non usava da molto tempo.

- E con ciò? Una notizia e siamo diventati amiconi? -

Ron Weasley e Hermione Granger in Weasley non erano precisamente le persone che Draco avrebbe voluto vedere, ma sapeva perfettamente perchè Blaise aveva voluto mettere i loro nomi, provocazione. E si aspettava ora la sua reazione.

Con la penna che ancora stringeva tra le dita cancellò i loro due nomi con una perfetta linea dritta.

Harry non era ancora pronto a vederli, a sentirne parlare, e l'idea di trascorrere con i due un'intera serata non gli andava a genio.

- Peccato - sospirò Blaise.

- Blaise a che gioco stai giocando? - sbottò Draco, stanco di tutto rincorrersi.

Blaise perse la sua aria gioviale, guardando l'amico dritto negli occhi: - Sono preoccupato per te, Draco, come mai mi era successo. So che sei forte, che non hai mai permesso a nessuno di intromettersi nei tuoi sentimenti, che mai hai chiesto aiuto nè alcuna consolazione. Merlino, ti ho visto dire chiaro e tondo a Silente che non avevi intenzione di essere un servo di Voldemort ma nemmeno volevi essere manovrato da nessuno! Ti ho visto dopo la sentenza del bacio dei tuoi genitori e non hai battuto ciglio! Ma adesso è veramente troppo! Sparisci per due mesi senza darmi alcuna notizia! Sai quante volte ho chiamato casa tua, sai quante volte gli elfi mi hanno riferito che tu non c'eri? Draco, anche se tu spesso lo dimentichi, non sei solo al mondo, e qualcuno che si preoccupa per te c'è ancora! -

Draco si appoggiò contro lo schienale della poltroncina, saggiandone il liscio, raccogliendo le idee con le quale rispondere: sì, Blaise era sempre stato il più aperto e spensierato tra loro, era stato quello che ricercava la medietas, alle misure drastiche e spesso dispregiative di Draco, era quello meno freddo e più aperto, quello in qualche modo più preoccupato per la sorte di Draco, piuttosto che viceversa.

Eppure la loro storia era simile...

Nonostante ciò, se Draco si era rinchiuso in se stesso sempre più spesso fino all'assuefazione, Blaise aveva raccolto attorno a sè amici e conoscenze, non in modo plateale, ma sotterraneamente, quasi come se volesse tenere segreti i suoi 'traffici': quindi era Blaise ad accostarsi a Draco nel momento del bisogno, e mai Draco gliel'ebbe chiesto.

Blaise era preoccupato per lui, per la sua assenza, per il suo comportamento. E Draco che voleva rinfacciargli il suo atteggiamento da comare!

Era stato così assorbito da Harry da dimenticare il suo migliore amico, certo, Harry aveva più bisogno di Blaise di attenzioni, ma in questo caso Draco era sfacciatamente dalla parte del torto.

In più… si era permesso di fare la predica a Harry della stessa cosa di cui lui stesso era imputato?

 

Blaise, Blaise…

 

- Scusami Blaise -

 

Blaise, che era già pronto per partire alla carica, si bloccò, a bocca aperta, a fissare sorpreso Draco.

Quell'arrendevolezza, quella consapevolezza dell'errore non era da Draco...

Draco era tutto meno che arrendevole: era testardo fino all'esasperazione, era elegantemente spocchioso, freddo e imperscrutabile, era tutto meno di quello che era adesso.

 

- Ho avuto altri pensieri per la testa -

 

Blaise sorrise a quella giustificazione, sentendosi quasi imbarazzato da quella confessione, come se l’intimità avesse toccato vertici inaspettati e anche disagevoli: Draco non si era mai scusato, mai giustificato, e ora, di fronte a Blaise, stava facendo entrambe le cose.

 

Oh, Draco, ma che ti è successo da far sciogliere il ghiaccio del tuo cuore?

 

- Basta così - esclamò Blaise ritrovando l'aria allegra di sempre - il mondo si è capovolto, eh Draco? -

Draco distolse lo sguardo mentre annuiva: - Può essere -

- L'hai trovato allora. E ti ha accettato -

Draco tornò a fissare l'amico con espressione sorpresa, poi, guardando quelle iridi color zaffiro, si ritrovò a pensare a quante volte Blaise gli era stato vicino come mai nessun altro, come lui lo capisse senza nemmeno che Draco parlasse, a quante volte gli avesse letto nella mente le intenzioni e pensieri. Sapeva anche che, parlando con Blaise, nulla di quello che gli avrebbe detto sarebbe trapelato all'esterno.

- Sì, proprio così - ammise con un piccolo sorrisino - Ma non è facile -

- Dal tuo sorriso mi sembra che tu sia ad un buon punto -

Questa volta Draco si lasciò scappare un'espressione estasiata, durò un secondo, ma Blaise la memorizzò, prima che Draco tornasse a perorare la questione con calma, senza far trapelare alcun sentimento violento: - Sì, è così -

- Non tornerà ancora, vero? -

- No -

- Vuoi che me ne occupi io del ricevimento? -

Draco lo guardò da sotto in su: - Non ti pare un po' tardi per queste proposte? -

Blaise rise tutto allegro: - In due si fa prima -

- Come mai mi stai... - s'interruppe, lanciandogli un'occhiata veloce, lasciando cadere quella domanda provocatoria - Grazie Blaise... -

Blaise sbattè più volte le ciglia, per la sorpresa di quell'inaspettato ringraziamento, poi annuì: - Quando avrai bisogno di parlare, Draco, sono qui. Non serve che tu ti mostri sempre così forte -

Draco abbassò il capo, scorrendo con gli occhi la lista degli invitati: - Concedo alla tua attenzione solo un giorno, poi, devo tornare a casa mia -

Blaise nascose dietro una mano un sorriso.

 

Casa Mia… con che tono l’hai detto…

 

 

*

 

 

Quando Draco tornò da Harry, quella sera, fu piuttosto tardi, non si aspettò che l'altro rimanesse in piedi per aspettarlo, il giorno dopo, se non errava, per Harry sarebbe stata una giornata caotica al polo. L’ultima lezione, l'ultima riunione insegnanti, e infine il periodo di vacanze.

Si materializzò poco lontano da casa di Harry, poi entrò, dando una veloce ed orgogliosa occhiata all'albero di Natale storto del salone, e salì le scale. La casa era avvolta nel silenzio, quindi certamente Harry era già a letto.

Lo trovò infatti in camera, sorrise, nel vedere quel bozzo informe di coperte, e lentamente si svestì, troppo stanco per fare alcunchè. Troppo ansioso di toccare Harry, di sfiorare la sua pelle.

Senza fare rumore, si infilò sotto le coperte, stando ben attento a non svegliarlo, e rimpiangendo di non poter nemmeno accendere una luce per potersi concedere qualche istante per osservarlo meglio nel sonno.

Gli era mancato moltissimo, lui davvero non era abituato a non averlo accanto.

Lentamente passò un braccio attorno alla vita di Harry, facendo aderire il suo corpo contro la schiena di questi, e posando un lieve bacio sulla base del collo di quest’ultimo.

Fu una sorpresa quando il corpo di Harry si avvicinò a lui, accomodandosi meglio tra le sue braccia: - Sei stanco? -

- Allora sei sveglio... - constatò il biondo - E' stata una lunga giornata. Ma il lato positivo è che Blaise mi sta aiutando, quindi, fino a Natale non vedrò la sua brutta faccia nè penserò a quel noioso ricevimento -

Harry sorrise: - Davvero? Bene, perchè la vigilia tu sei tutto mio, ricordalo -

- Come faccio a scordarmelo? -

 

 

*

 

Voglio fare l'amore con te.

 

Il dolce suono di quella frase ancora echeggiava nella mente di Harry da giorni, da quando, Draco gli aveva fatto quella confessione a fior di labbra, facendo trapelare assieme alla voce un universo intero inesplorato che doveva essere un rapporto più che meramente platonico: nel fondo della sua coscienza sapeva che Draco gli aveva appena donato la parte più immensa del suo amore, quello che non c'era dubbio non essere semplice pietà, che varcava i confini di cui lo stesso Harry era inesperto.

Ci ripensava certe volte, e un sorriso aleggiava sulle labbra, ripensava a Draco che teneramente l'abbracciava, che con il suo consueto modo diretto gli confessava il suo desiderio.

In ogni caso, ogni volta che ci ripensava non soltanto compariva un sorriso sul viso, ma anche un vago rossore dettato dall'imbarazzo, soprattutto dettato dal piacere effuso che gli provocava il ricordo. Tutto voleva dire, tranne pietà: c'era accettazione, non solo per lui stesso, ma per il suo corpo, per lui interamente, perchè Draco provava desiderio fisico per Harry.

Draco era riuscito a superare tutte quelle barriere, ma l'ultima era la più difficile, la più spinosa, la più spessa.

Con il suo aiuto, ne era certo, avrebbe trovato la forza e il coraggio per abbattere la sua ultima riserva...

Un passo per volta...

Ormai era diventato un ritornello stornante, che anche ad Harry dava fastidio, ormai. Gli dispiaceva ogni volta che deludeva Draco, ma il suo maledetto amor proprio non si era ancora del tutto liberato dalla corazza della solitudine e del dolore.

Per quante volte fosse affogato, si era dibattuto, per quante fosse caduto, si era rialzato, era sempre stato così quando era un adolescente sulle cui spalle gravava un peso più grande, ma ora che quel peso si era dileguato, complice un omicidio, che cosa poteva rimanergli per rialzarsi?

 

Solo Draco.

 

E per quanto si ami una persona, la più grande paura è perderla.

E il dolore della perdita, sarebbe stato letale.

 

Quella vigilia di Natale Draco si era svegliato molto presto, e per una volta fu lieto di non dormire abbracciato ad Harry perchè altrimenti avrebbe rovinato tutta la sorpresa svegliandolo.aveva svegliato Harry con un bacio a fior di labbra e con il profumo di caffè: - Buona Vigilia -

Harry si era sfregato la fronte con una mano, per svegliarsi, e si era tirato facendo perno sui gomiti: - Hai fatto tu il caffè? -

- Come hai fatto a capirlo? -

Harry glielo confessò, imbarazzato: - L'odore di bruciato -

Un secondo di silenzio.

Draco sbuffò: - Al diavolo! Pensavo di aver coperto bene l’odore! Ho aperto persino le finestre al piano di sotto! Tu e il tuo fiuto canino! Mi rovini sempre le sorprese! -

Harry rise: - Quanti tentativi hai fatto? –

- Tre – ammise Draco dopo un secondo di incertezza – Non riuscivo a capire bene come funzionasse l’ingranaggio… -

- L’ingranaggio? -

- L’aggeggio -

- L’aggeggio? -

- Il coso -

- Il coso? -

- … quello -

- … quello? -

Draco gli tirò uno scappellotto: - Smettila di prendermi in giro! –

Harry si massaggiò la nuca: - Quello ha un nome. Caffettiera –

- Sì, sì, lo sapevo. La Caffemiera -

Harry soffocò una risata, prima di cercare a tentoni il manico della tazzina, lo trovò, ritraendo subito il dito, lievemente scottato dal calore.

- Ti sei scottato? -

- No, solo… non avevo calcolato bene le distanze -

Draco guardò male la tazzina, quasi gli fosse imputato un efferato omicidio, poi si accorse della sua complicità nell’’assassinio’. Il manico sottile era rivolto verso sinistra, non verso destra, quindi era del tutto comprensibile che Harry avesse toccato, invece di quel pezzo di porcellana imberbe dalla calura, direttamente il bollore del contenitore.

Era una piccola manchevolezza, ma erano quelle piccolezze a riempire Draco di amarezza, perché, se solo lui fosse stato più attento, aveva sempre il timore che potesse accadere qualcosa ad Harry a causa di una sua manchevolezza.

Gli afferrò la mano, tenendo fuori solamente l’indice e se lo portò alle labbra, lambendone la rotondità con la sua bocca lenitiva.

Harry non si ritrasse, nonostante per un istante sul suo viso fosse balenato un rossore improvviso – Draco lo aveva notato perché si stava imbevendo di ogni particolare di espressione passasse sul viso di Harry – poi si era aperto in un sorrisino.

Harold, così avaro di emozioni, così chiuso di sentimenti, aveva perso contro quell’Harry desideroso di rinascere dalle sue stesse ceneri.

Fu quindi Harry a muovere il suo dito nel contorno delle labbra di Draco prima di avvicinarsi e posare le sue, con la sicurezza di chi è abituato a fare una cosa del genere, quando invece Draco sapeva che era tutt’altro che abitudine il ‘primo passo’ in Harry.

Sorrise, nel bacio, fino a che Harry non se ne accorse e sfregò il proprio naso contro quello dell’altro.

- Baciami, scemo -

Draco aveva ancora quel sorriso stampato sul volto mentre le sue mani attiravano più vicino Harry, il caffè contenuto nella tazzina strabordò e macchiò la stoffa del tovagliolo posto sul vassoio, turbandone il delicato candore.

 

 

*

 

 

Draco si era sdraiato nuovamente sul letto, con la testa appoggiata in grembo ad un Harry sonnacchioso, con la schiena appoggiata pigramente alla sponda del letto e una mano intrecciata a quella di Draco, accarezzata dolcemente dalle sue dita.

Il vassoio della colazione, comprendente il caffè e i biscotti, erano stati riposti da Draco per terra, e dopo la sua funzione principale – cibare Harry, ovviamente – poteva anche cadere nel dimenticatoio, mentre la sua presenza avrebbe preteso spazio e attenzioni.

Parlarono, Harry dei suoi studenti, Draco dei piccoli battibecchi con Blaise, accennò vagamente al ricevimento, fin quando lo stesso Harry, miracolosamente, non chiese qualche particolare: lo fece con voce decisa, ma Draco sapeva che quella era solo finzione, perché Harry in quel momento stava facendo uno sforzo non indifferente per rientrare in quel mondo che negli ultimi tre anni aveva aborrito con tutto se stesso.

Draco snocciolò una lista di invitati, i più bizzarri, quelli di cui poteva tranquillamente parlare senza risvegliare in Harry ricordi spiacevoli, e lo deliziò con qualche strano aneddoto. Un passo importante come chiedere qualcosa del mondo magico era particolarmente prezioso e Draco non voleva il ritrarsi di Harry alla menzione di trascorsi non precisamente gradevoli.

- Dimmi, è cambiata molto? – domandò Harry, una volta placate le risa.

- Cosa? -

- La società del mondo magico -

Draco fece un sorriso triste, si issò su un gomito, poi ci ripensò e tornò a sdraiarsi comodamente metà su Harry, mentre rispondeva a quella spinosa questione: - Oh, è sempre la stessa folla. Una volta ritornata la pace, è rimasta immutata: pregiudizi, piaghe della società, amori e dissapori. Poco a poco, tutto torna alla normalità, alla quiete di sempre –

- Io non ho mai vissuto nel mondo magico in pace – confessò Harry con voce lontana, come se, nonostante tutto, stesse rinvangando qualcosa di passato, di morto e sepolto, ma che era ancora in attesa di essere giudicato. In bene o in male.

L’argomento ‘società’ non era mai stato a lui pertinente, era un terreno oscuro: ne aveva conosciuto uno spiraglio votato al quieto vivere, e poi era stato catapultato immediatamente in un tortuoso percorso per la sopravvivenza tra le mura di Hogwarts, le estati babbane, il ritorno a scuola con nuovi problemi e nuovi dubbi, così, anno dopo anno.

L’aveva conosciuta terrorizzata, abbacinante nella sua ingenuità, in cerca di una figura a cui appellarsi.

Harry aveva conosciuto solo il lato peggiore della medaglia, per questo, mosso da spontanea curiosità, aveva chiesto a Draco se fosse cambiata.

Perché Draco, da bravo purosangue, era sempre stato nella società magica, non aveva dovuto combattere basilischi e dissennatori, non aveva dovuto guardarsi attorno con ingenuità e chiedere il perché delle cose, lui sapeva, da bravo figlio di maghi, oscuri, ma pur sempre maghi. Conosceva la folla magica, ne conosceva luci e ombre, la conosceva nella sua veste pallida, nella sua veste da lutto, ma la conosceva anche come un costume festoso multicolore.

La risposta di Draco, quindi, non poteva soddisfare la sua curiosità.

- L’ho conosciuta sempre in guerra, o io sempre in guerra con tutto non ero stato abbastanza attento – ammise con un briciolo di amarezza – ho amato Hogwarts, ma non mi sono mai preoccupato del Mondo Magico in generale. L’ho trovato a volte benigno, a volte maligno. Era una folla urlante che scalciava per stringermi la mano, per osservare con occhi famelici la cicatrice, per chiedere, salutare, ringraziare… me, che non aveva fatto assolutamente niente -

Draco lo lasciò continuare senza interromperlo, quasi trattenendo il respiro, gli strinse più forte la mano, per donargli il suo supporto.

- Per me Mondo Magico, vuol dire un mondo del tutto sconosciuto. A Hogwarts ho imparato molte cose, ma tutte pratiche: incantesimi, trasfigurazioni, come lottare contro signori del male… - strinse le dita di Draco mentre questi si sollevava per portar il viso all’altezza di quello del moro, pronto, ad un segno di cedimento qualsiasi, a donargli tutto il conforto e l’affetto possibile.

- Non conoscevo la società per quello che era. Gli unici spiragli sono stati alla Coppa del Mondo di Quidditch e al Ministero della Magia. Due luoghi in cui potessi finalmente vedere ‘la folla’ per com’era: una massa brulicante di mantelli svolazzanti, promemoria che l’inseguivano, signori attempati con seguito, e poi giovani di tutte le nazioni, festanti, con sciarpe colorate e omniocolo – sorrise, al ricordo dell’adrenalina che aveva provato assistendo alla sua prima partita agonistica del suo sport preferito – Solo due spaccati. E sai che cos’ho pensato? -

Draco scosse la testa, prima di ricordarsi che Harry non poteva vederlo, e arrischiò un: - No –

Harry fece un sorriso, ma non era amaro, non era colmo di malinconia come Draco si era aspettato, era quasi… intenerito, come se stesse parlando di un bambino.

- Ho pensato che fosse del tutto identico al mondo normale babbano. Promemoria svolazzanti a parte -

Draco si sedette accanto a lui, facendo toccare le spalle, stringendogli sempre la mano.

Quelle confessioni di cui Harry lo stava rendendo partecipe erano spicchi di felicità per Draco, perché finalmente Harry stava cominciando ad esorcizzare i suoi demoni, usando l’arma più affilata in suo possesso: la parola.

Passati tre anni a dimenticare, a cancellare tutti i precedenti, Harry aveva stretto attorno a sé non solo una corazza poderosa contro qualsiasi contatto esterno, ma anche una muraglia contro qualsiasi simbolo o segnale atto a turbare la sua quiete che gli ricordasse della sua vita da mago.

Ed ora, con l’aiuto di Draco, finalmente aveva ripreso in mano quel poco della sua identità da permettergli di non rimpiangerla, tutto spinto da una pulsione che Harold aveva sottovalutato: la curiosità. Harry, con la sua spiccata personalità di Grifondoro aveva sempre mostrato fin troppo entusiasmo nel curiosare. Più volte era stato benedetto da questa sua caratteristica, ma altre volte aveva pagato anche con una moneta particolarmente salata.

Gli strani oboli della vita…

- Una società, per quanto diversa in costumi e tradizioni, è sempre identica ad un’altra. È una costante. Noi abbiamo la magia ad aiutarci nella vita di tutti i giorni, ma i babbani hanno la tecnologia, che mai riuscirà ad entrare nella società magica come la magia mai potrà interagire con quella babbana. Ci sono eccezioni certo, ma le eccezioni non si allontanano dalla regola, la convalidano. Ti sei mai chiesto come mai le due società non interagiscono? Come mai quella magica è così ristretta di mentalità, come mai si lascia considerare dai babbani qualcosa di ‘marginale’? Come se la stessa magia potesse essere un crimine? -

Harry annuì, curioso.

Draco sorrise tristemente: - L’animo umano è sempre uguale, babbano o mago che sia. Coloro che inneggiavano alla ‘purezza della razza’ non sono che una frangia estremista della politica magica: per mantenere il sangue puro, quello vergato dalla pura magia, si sono fatti estremi sacrifici in passato, ed anche ora, il terrore di perdere una caratteristica che ci rende peculiari, anima ciascun mago o strega. Si parlerà sempre di cooperazione, di integrazione, di convivenza, ma mai sarà possibile.

Ultimamente le statistiche hanno registrato un calo di nascite ‘magiche’. In parte legate alla appena trascorsa guerra, in parte proprio a causa di perdita di magia all’interno di famiglie, con la nascita di magonò. La convivenza, per essere resa possibile, deve avere due lati in accordo: ormai è troppo tardi per credere che questa possa avvenire pacificamente, come un qualsiasi fenomeno globale.

Gli sconvolgimenti nel mondo sono troppo, e troppo repentini. I babbani ne hanno anche troppi di problemi tra di loro, senza che il mondo magico faccia coming out e dimostri l’esistenza di un intero universo sotterraneo, che ha sempre vissuto a stretto contatto con quello babbano. È troppo tardi –

- E’ per questo che nessuno svela il segreto della magia? Per paura di intercorrere in una guerra o qualcosa del genere? – domandò Harry.

- I trascorsi ci sono – s’incupì Draco.

- Credi che i babbani siano ancora capaci di fare simili efferatezze? Nel terzo millennio? – Harry pose quella domanda infervorato dalla conversazione, ma poi, sospirò – Già… come se adesso fosse tutto puro come il cristallo di Boemia -

Draco passò un braccio attorno alle spalle di Harry, ed entrambi rifletterono su quel discorso così serio da spaventarli.

- A cosa pensi? -

- Penso che sia bello discutere con te, Draco – ammise Harry sorridendo.

Anche della magia?

- Tu ne sei parecchio informato -

- Ci ho sempre vissuto. L’idea di separarmene mi è impossibile -

- Già… - rispose Harry – Per me è stato più semplice, no? Io sono cresciuto tra i babbani -

- Può darsi -

Ma non puoi rinnegare per sempre quello che sei, Harry. ti mancherà sempre una parte di te stesso.

- Qui non usi la magia – constatò seriamente Harry.

- Questa è casa tua – rispose semplicemente Draco, sottintendendo molte cose, tutte palesi ad Harry, tanto che gli strinse la mano – E ti devo ringraziare per questo. Non… non sono ancora pronto per… -

- Shh, lo so. Non preoccuparti -

Poi Harry saltò su, ringalluzzito, d’un colpo, sorridendo tutto gioioso.

- E ora… la cosa più importante! -

- Cosa? -

- I regali! -

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Noticina: la questione ‘mondo magico’, condonatemela. Viene tutto fuori dalla curiosità di sapere – bisogno biologico – di capire come mai i maghi devono vivere nell’ombra.

Della serie… la Rowling qualche spiegazione ce la doveva pure dare… (ma forse sono io che me la sono persa per strada… mah >.< La vecchiaia avanza…)

 

Il flou del titolo è un effetto fotografico che comporta l’evanescenza nei contorni dell'immagine.

 

Grazie a tutti coloro che leggono, ma soprattutto un enorme grazie a coloro che commentano, rendendo possibile il miracolo di un nuovo capitolo ogni volta! ^^

Tutto merito vostro!

 

Moony9, mai disperare, mio caro, e infatti la ‘scaletta galeotta’ l’ho ritrovata! (sono proprio un geniaccio, si sì U.U) Strano a dirsi ma ormai ho perso capitoli e capitoli… *mumble mumble*, dici che devo iniziare a preoccuparmi? XD Bax bax!

 

Naiad26, tesora mia, troppo gentile, come sempre! Spero di continuare così! (lo spero proprio altrimenti…) Bax bax!

 

James_Prongs, giusto, non che ci manchi Dudley, vero? XD Ma tornerà! I cattivi tornano sempre, quando meno te lo aspetti! Bax Bax!

 

Micchan, in effetti vedersi davanti Draco e Gary che si guardano male che ‘combattono’ per Harry, è superlativo! XD Povero Draco davvero… è andato in bianco U.U Chu Chu! ^^

 

alicesimone, ehm, mia cara, hai proprio ragione… le cose precipiteranno! XD Ma non a caduta libera… (almeno credo…)

La passione l’avremo, tesoro, basta pazientare stile Draco… e non si risparmieranno i cuoricini rossi! Per ora, comunque, non ho combinato nulla… lato positivo? XD Ti adoro, Alicetta! *.*

titania77, adoro giocare sulle ‘atmosfere’, sperando che il cambiamento di registro si noti… a quanto pare è così! XD *me felice*

Come sempre sono al settimo cielo per il tuo commento, tesoro! *.* Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, amore mio! *.* Eccome se ho avuto il tuo commento! *me ancora sbrilluccicante di gioia* Spero di risentirti presto tesoro, mi manchi!

 

Ginny W, la cosa si compierà, basta aspettare ancora un poco. E poi quella frase ‘voglio fare l’amore con te’ pronunciata da Draco così candidamente e schiettamente, mi ha veramente colpito… ah, sarà che il mio cuoricino si sta intenerendo? … Uh, naaaaah! U.U Bax Bax!

 

Draco Malfoy, grazie per il tuo commento! Mi ha fatto un mondo di piacere (e come non altrimenti!?), quindi mi raccomando, fammi sapere anche in seguito! XD (che approfittatrice che sono!) Grazie anche per i tuoi complimenti… eh sì, Draco è sempre Draco, nonostante tutto. Altrimenti che Draco sarebbe? XD Cerco di mantenerlo IC quanto possibile, tranne quando mi sfugge dalle mani…

Sono stata proprio crudele con Harry, lo ammetto, ma dopotutto adesso ha trovato Draco, no? Bax bax!

 

animablu, tu e Draco avete proprio ragione, sta arrivando qualcosa all’orizzonte… XD

Ma per questo capitolo mi risparmio… la rinascita di Harry, per il momento, ha la precedenza! Bax bax!

 

nicodora, purtroppo la serata di beneficenza ci sarà, solo, avrà Draco per poco, Harry ne ha l’esclusiva! XD Per ora solo problemi all’orizzonte e niente di tangibile… non è un meraviglioso Natale (per loro)? Bax bax

 

Haley, ah, la Seconda Padrona in formato login! XD Eh, le piccole cose! Con Slib ho voluto valorizzare i piccoli attimi, che spesso sono sottovalutati per la loro brevità e futilità: insomma, i piccoli attimi sono importanti, accidenti! (cos’è, ti infervori in un discorso completamente tuo, senza capo né coda, dibattendo con te stessa? O.O ma stai bene? NdNeu) (a sentire te, non sto mai bene ndLay)

Draco  stato il vero miracolo di Harry: nessun altro sarebbe riuscito a far uscire dal suo guscio Harry, nessuno avrebbe atteso così tanto per così poco, nessuno si sarebbe accontentato dei piccoli attimi, cercando invece di trascinarlo nella vecchia realtà sbagliando tutto. Era questo il mio punto di arrivo. XD

Geniale, Seconda Padrona (non per niente mi chiamo Seconda Padrona! U.U ndElanor)! Come hai fatto a carpire il mio diabolico piano? XD

Povero QUELL’UOMO!, si è fatto odiare così tanto? Ma non hai ancora visto niente…

Incredibile anche per me, copiare parola per parola, punto per punto, il frammento di un capitolo scritto così tanto tempo fa. Eppure, non sono riuscita proprio  a cambiare qualcosa. Quando esce di getto… non si può fare nulla! XD

Se mi perdo tanti fogli? Tu non hai idea di quanti ne perda! -.-

Ah, diacronia è letteralmente un insieme di fatti o eventi considerati dal punto di vista di evoluzione nel tempo (dizionario Zanichelli)… ogni tanto mi viene da scrivere titoli che all’apparenza sembrano incomprensibili… XD Bax bax, a presto!

 

Heris, ne sono proprio felice! XD ma dai, povero Blaise, perché tutti ad odiarlo? (me ride) Bax bax tesora mia!

 

Redhat, mia carissima, chi si vede! XD Troppo onore stai dando a questa povera Miss! *_* Tua dea? Oh my…! Bax bax!

 

Kira Hashashin, anche tu con questa storia? *///* ma mi volete far morire d’imbarazzo? Tesoro ti lovvo!

 

Vampire_And_WitchBaby, mia cara, che sorpresa! XD Porgerò i ringraziamenti a chi di dovere, promesso! *_* Bax bax!

 

Vampire_And_WitchEmpire, purtroppo il suo arrivo è previsto entro breve! XD Stringi i denti e non uccidermi (soprattutto!) Bax bax!

 

 

Mi raccomando, commentate, altrimenti… niente prossimo capitolo! U.U

Miss

 

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Capitolo 25
*** Dolo In Fieri ***


Senza luce, il buio (25ML)

Senza luce, il buio (25/?) by Mistress Lay

Capitolo Venticinquesimo – Dolo in Fieri

 

I regali, in ogni caso, non li avevano ancora aperti.

Per stuzzicare Draco, Harry lo aveva accusato di non avergli nemmeno comprato un regalo, al che, l’ex Serpeverde lo aveva letteralmente trascinato al piano inferiore, dove, con mano impaziente, aveva guidato le dita di Harry lungo un involucro liscio di carta da regalo, toccando il leggero ruvido di un pezzo di nastro.

Draco fu abbastanza lesto da sottrarre poi il regalo dalle dita di Harry, tenendocelo giusto il tempo di fargli capire che qualcosa gli aveva fatto e che non aveva la benchè minima intenzione di scoprire se Harry avesse o meno capito cosa fosse il suddetto regalo se non al momento dell’apertura.

‘Non sono mica un veggente’, si era difeso Harry. Draco non gli aveva dato retta, nemmeno quando Harry aveva protestato per aprirlo, l’altro si era opposto, dicendo fermamente che li dovevano aprire insieme, il giorno dopo e poi si era limitato a trascinare sul divano Harry e martoriarlo di baci.

E quel giorno, il venticinque di dicembre, non c’era stato un attimo di tempo per aprire quei benedetti regali: poco prima erano piombati a casa Timmy con famiglia, Dana aveva portato un pandolce molto zuccherato e qualche pancake – ormai la cucina strabordava di ogni tipo di dolce, portato in processione da qualsiasi vecchietta del rione, che poi, chiedevano con curiosità eccessiva, sempre, il nome del misterioso nuovo abitante di casa Black -, erano rimasti per qualche ora a parlare, mentre Timmy continuava a correre per casa e ‘litigava’ con Draco, fino a quando non si era appropriato del pinguino che stava sulla mensola sopra il caminetto.

‘Questo pinguino’, rivelò Timmy a Draco con aria confidenziale, ‘l’ho regalato io a Harold quando era appena arrivato. La casa era così triste, e io gli ho regalato Pingu’

Il viso del bambino si imbronciò, una fugace occhiata ad Harold, come se non fosse sicuro di quello che stava per dire, come se volesse andarci con i piedi di piombo.

Draco lo osservò con attenzione, gli occhi si intenerirono, e istintivamente posò una mano tra i capelli chiari di Timmy.

Il piccolo si voltò verso l'adulto, sorridendo leggermente, e si fece prendere in braccio per rimettere il pinguino al suo posto.

Quando Draco lo riportò a terra, questi corse da Harold, lasciando il biondo a riflettere su quelle parole, sulla perspicacia infantile e da quanto dolore Harry fosse stato travolto con quella nuova croce da portare sulle spalle.

Li guardava, la famiglia Crawford, così unita, così serena, fare a capannello attorno ad Harry, e gli venne l'immediata sensazione che questi gli stesse scivolando via dalle dita.

Una sensazione spiacevole, del tutto immotivata perchè Harry era lì, di fronte a lui, a sorridere apertamente, eppure quel timore lo stava letteralmente divorando dall'interno.

Lo raggiunse, si posizionò dietro lo schienale del divano, ne abbracciò il collo da dietro, attirandolo a sè, ignorando le reazioni di chiunque in quella sala tranne quella di Harry, e questi non lo deluse: non si irrigidì, non si ritrasse, si lasciò semplicemente abbracciare con una lieve traccia di imbarazzo sulle gote, e si abbandonò a quel contatto.

Dana e Richard guardarono la coppia tenendosi per mano, osservando con gratitudine Draco e con immensa tenerezza Harold, Timmy si limitò a sbattere le palpebre più volte e poi, con un sorriso aperto domandare 'Non serve il pinguino, signor Draco?'.

Draco allora aveva riso divertito 'Meglio lasciarlo lì dov'è, rallegra l'ambiente' commentò strizzando l'occhio al bambino.

Quando la famiglia Crawford se n’era andata, Draco si era seduto al pianoforte e aveva suonato con la sua incomparabile maestria alcuni pezzi, con Harry steso sul divano a bearsi di quella musica, come avevano fatto anche il giorno prima.

Poi un gufo di Blaise arrivò a rovinare tutta la placida armonia creatasi, avvertendo Draco di un intoppo indesiderato nella serata.

‘Farò più presto che posso’, aveva detto Draco a Harry, mentendo, sapendo perfettamente che quell’intoppo avrebbe rovinato il resto del tempo libero che era loro rimasto con quell’imprevisto e un ultimo ritocco. Non lo avrebbe rivisto prima della notte. Che visione agghiacciante.

‘Non mentire’ lo aveva subito redarguito Harry ‘Tanto io sono qui’

‘Vai da Richard e Dana, Harry’

‘Smettila di preoccuparti… ma se ti rassicura, non starò da solo, va bene?’

Un bacio, e Draco era andato.

Ora Harry era seduto sul divano, leggendo un libro scorrendo i polpastrelli lungo le lunghe file di brail, fino a quando non suonò il campanello.

Aprendo la porta Harry capì immediatamente chi era il suo ospite, lo capì in primis dal forte profumo di colonia, e in secondo luogo da quella mano, come sempre posata sullo stipite della porta, con nonchalance.

- Ciao Gary -

Ed infatti era Gary, con quel sorriso impertinente, a fissare Harold attentamente, come a valutare qualcosa che solo lui poteva vedere.

- Harold! Ma allora!? Non ci siamo più visti! Come stai? – esordì.

Harry gli rivolse un sorriso, lieve ma sereno, che sconvolse Gary, così abituato a vedere sul viso di Harold un perenne sottofondo di malinconia.

Eppure, su quello stesso viso, non c’era traccia per la tristezza, era come se qualcosa illuminasse Harold da dentro, così strano… lo rendeva diverso dal solito, più solare, che facilmente poteva riflettere la sua felicità interiore in chi gli stava attorno.

Quel fascino con cui Harold aveva ammaliato Gary era chiaro di fronte ai suoi occhi: era diverso da quella forza latente ed incurvata dalla tristezza della sua condizione, era qualche strano lumino che stornava la malinconia fine a se stessa e alimentava la piccola scintilla di redenzione dal dolore.

- Siamo stati impegnati entrambi -

- Lo vedo – commentò gioviale Gary. Diede un’occhiata alla porta e la strana aria natalizia che tirava in casa Black – Noto anche una ghirlanda appesa alla tua porta. C’è anche un albero in casa? -

- Sì, c’è anche lui -

Ma come, Harold, così schivo delle festività, colui che si rintanava a riccio nella sua casa, si metteva di buona lena a preparare un Natale?

- Ah -

- Non sono stato io, se non a dare il nullaosta – precisò per amor del vero Harold, rispondendo alla domanda implicita nel commento monocorde di Gary. Gli fece spazio per lasciarlo entrare in casa – Allora, desideri qualcosa? -

- Non posso solamente farti gli auguri di Natale? -

Harry sorrise lievemente: - Di persona? –

Non appena Gary mise piede in casa si guardò attentamente attorno, cercando con gli occhi i segnali della presenza di una seconda persona, magari di quel biondo indisponente che aveva intravisto alla sua ultima visita e che gli era parso parecchio ‘territoriale’ per essere un semplice ‘amico’.

Osservandosi attorno vide l’albero di Natale in salotto con palline rosse ed oro, storto, accanto al camino, entrando in cucina vide due tazze appoggiate al lavabo mentre sul tavolo era ripiegato un quotidiano.

- Il tuo amico è ancora qui? -

- Ti riferisci a Draco? Al momento no -

 

Al momento voleva dire tutto e niente: tutto perché ‘al momento’ era una locuzione riguardante la presenza di qualcuno che spesso è presente lì, niente perché non comunicava a Gary qualcosa di concreto, ma gli lasciava solo un illimitato spazio alle congetture. Troppe congetture.

 

- Vivete assieme? -

- Eh – Harry tentennò, spostando il peso da un piede all’altro, indeciso sulla risposta da dare, non tanto per la realtà delle cose, quanto piuttosto per ammettere, nero su bianco, la loro ‘convivenza’ – Sì, è così -

 

Vivere assieme

 

Due parole per intendere un intero universo di piccoli e grandi gesti che compivano assieme ogni giorno, avvicinandosi sempre di più alla quotidianità come loro quotidianità.

Un io che affoga in un tu.

Un candido noi, primula in mezzo alla neve, che cresce a dispetto dell’inverno che gravita attorno a lei, decisa ad autodeterminarsi. Coraggio di vivere ancora, di affidare il cuore a qualcuno, di metterlo nelle sue mani, con fiducia e un poco di timore, ma sapere che quello è il posto giusto.

 

- E adesso dov’è? – Gary si sistemò con le dita due ciocche di capelli, specchiandosi in una superficie vetrosa, in modo che le punte di questi cadessero davanti agli occhi, mascherandogli un poco la fronte liscia e le sopracciglia bionde.

Un gesto che fece solamente per nascondere l’irritazione. Se avesse avuto di fronte una persona che non era cieca avrebbe studiato più attentamente i suoi movimenti, in modo da renderli più seducenti possibili, eppure usò un semplice gesto per nascondere un sentimento disdicevole.

La cecità di Harold non era strettamente relativa alla cecità dei suoi restanti sensi e Gary aveva sempre l’impressione di essere continuamente giudicato all’altro, una sensazione strana che lo metteva a disagio, oltre che affascinarlo.

 

Una persona cieca che lo metteva in soggezione? Che era così forte?

 

Gli aveva girato attorno a lungo, per curiosità, per scoprire cosa di lui lo attirasse così tanto, e la conclusione era semplicemente che Harold Black lo intrigava per l’estremo controllo che aveva di sé e che esercitava su ogni cosa che lo concerneva.

La sua malinconia, che lo ammantava di una cappa pesante, era persino fonte di curiosità: il solo vederlo si comprendeva immediatamente che appartenevano a due universi ben distinti, lui, Gary, troppo amante della vita, di quella bella, di quella che lui decideva per sé, e l’altro, Harold, così poco desideroso di uno spazio per se stesso, come se mai ne avesse avuto la possibilità di possederne uno, così incurvato di fronte ad una vita che non gli aveva risparmiato chissà quali sofferenze…

 

Le differenze attirano.

 

Non guastava neppure che Harold, nonostante la sua riservatezza, si mostrasse esteriormente come un giovane uomo molto affascinante, con quei capelli neri perennemente in disordine, quella pelle morbida, le labbra piene, quella fermezza di carattere…

Il pensare che adesso, nonostante il suo lavoro fosse durato la bellezza di due anni, l’ultimo arrivato – un biondino che a quanto pareva rispondeva al nome di Draco – fosse giunto a rompergli le uova nel paniere.

Come aveva potuto operare in Harold un cambiamento così profondo?

 

- E’ tornato a casa sua. Serata di beneficenza – ammise Harold.

 

Era una sua impressione o il tarlo della nostalgia aveva cominciato a divorare il suo cuore?

Eppure, quel tarlo lo voleva sentire, era un vuoto che voleva provare, perché gli dimostrava che era vivo, che era sentimentalmente coinvolto, che teneva a Draco e ne sentiva la mancanza.

Ed era sicuro che quel tarlo lo sentisse anche Draco.

 

Un io che affoga in un tu.

Meraviglioso spettacolo.

 

- E ti ha lasciato solo proprio a Natale? – Gary sorrise divertito – Mica molto sveglio, il tipo -

- E’ un party di beneficenza – lo difese subito Harry.

- I party finiscono sempre molto tardi – ribattè meditabondo Gary. Guardò Harold, con una mano appoggiata al muro della cucina, dalla parte dell’atrio, con quel viso concentrato, le palpebre chiuse, il labbro inferiore intrappolato tra i denti.

 

Sei nervoso, Harold?

Perché non approfittarne?

 

- E così sei solo il giorno di Natale – continuò il biondo – anche io, sai? Ehi, aspetta, perché non vieni da me? Mio padre è ad Edimburgo, io sono solo a casa mia, tu sei solo qui, perché non passiamo questa lunga giornata assieme? -

- Io non so… -

- Avanti, Harold! Un pomeriggio in compagnia, una cena e qualche chiacchiera! -

- Beh, veramente… -

- Dopotutto una cena me la devi ancora! – lo rimproverò bonariamente Gary. Per un motivo o per l’altro non era riuscito a ricordargli il suo invito, ancora valido, di mesi fa.

Harry stava pensando a Draco in quel momento: ricordava come si era scaldato senza un motivo apparente solamente perché Richard aveva nominato il nome di Gary durante uno sprazzo di semplice conversazione. Non che Draco dovesse temere, e poi davvero non riusciva a comprendere la sua reazione esagerata, ma andare a cena con Gary poteva risultare una specie di tradimento?

 

‘Vai da Richard e Dana, Harry’

‘Smettila di preoccuparti… ma se ti rassicura, non starò da solo, va bene?’

 

Ripensò alle parole di Draco di qualche ora fa.

In fondo, stava facendo esattamente quello che Draco sperava che facesse: non rimanere a casa da solo a crogiolarsi in chissà quali pensieri autodistruttivi.

Draco aveva detto che sarebbe tornato appena possibile, ma Draco era il padrone di casa alla festa, non poteva lasciare i suoi ospiti, e poi aveva bisogno di stare immerso nel suo mondo.

Memore anche della recente discussione in materia di ‘Mondo Magico’, Draco non avrebbe nemmeno cercato di contattare Harry attraverso il camino, e non sapeva usare il telefono.

Insomma, Harry sarebbe rimasto completamente isolato da Draco, e quest’ultimo nemmeno poteva far sentire la sua presenza tramite conversazione a distanza.

 

’Se ti rassicura non starò da solo’

 

- Non so, io… -

- Aspetti una sua telefonata? – domandò perspicacemente Gary.

- Non precisamente – rispose Harry.

- Allora qual è il problema? – Gary si scrollò le spalle. Quante remore!

Harold prese nuovamente a mordersi il labbro.

- Se sei così sicuro che riuscirà a liberarsi presto, perché non gli dici che, se vuole, può venire anche lui? – domandò Gary per invogliarlo.

Era una mossa azzardata, perché se Harold avesse chiamato l’altro e gli avesse comunicato l’invito, era sicuro che non se ne sarebbe stato con le mani in mano.

Però sarebbe trascorso un poco di tempo, e Gary avrebbe fatto in modo che Harold lo chiamasse sulla linea di casa sua, con il vantaggio di giocare in casa, e poi non credeva che l’altro sapeva – o avrebbe appreso in tempi brevi – dell’ubicazione di casa sua.

I vicini erano tutti a festeggiare, spesso a casa dei parenti, e così diminuivano le possibilità di un arrivo in tempi brevi.

Una piccola menzogna nascosta nella verità, piccola piccola, non era così grave, no?

Ma, per motivi ‘magici’, Draco non aveva il cellulare né una linea telefonica al Malfoy Manor, rifletteva nel frattempo Harry, del tutto ignaro delle congetture di Gary.

L’unico mezzo che poteva usare per comunicare con Draco era un gufo, ma nemmeno lui aveva quel messaggero…

Un minuto…

Gli era appena venuto in mente qualcosa…

– Magari posso lasciargli scritto un foglietto. Appena torna a casa sa che sono da te -

Gary sbattè più volte le palpebre, sorpreso da quell’inaspettato risvolto.

Faceva crollare tutte le sue supposizioni, ma gli facilitava il ‘compito’.

Sorrise: - Mi sembra un’ottima idea –

Harold prese un foglietto bianco e una penna dal piccolo blocchetto intatto tascabile che teneva in cucina.

Gary lo bloccò.

- Dai, lo scrivo io... - disse Gary, strappando il foglio di carta dalla mano di Harry.

Il moro gli sorrise, riconoscente - Grazie, Gary. Vado a mettermi il cappotto, potresti poi lasciare il foglio sul tavolo, bene in vista? -

Il biondo diede il suo consenso, togliendo il tappino alla penna e appoggiandola al foglio pigiato contro il tavolo, premette la punta, poi diede un'occhiata ad Harry che nel frattempo si stava infilando il cappotto, ignaro di ciò che accadeva in cucina. Nervosamente controllò che fosse impegnato poi diede un'occhiata al rolex da polso, ‘ancora presto’.

Con un sorriso compiaciuto rimise il cappuccio alla penna, e si diresse verso l'atrio, lasciando la penna su un ripiano, innocentemente, raggiunse Harry: - Fatto - gli mise una mano sulla spalla, avvertendone il calore - Possiamo andare allora? -

Harry fece per annuire quando il pensiero di Draco gli offuscò il giudizio: che cosa avrebbe pensato Draco leggendo quel foglietto? Sperò che non fosse troppo prevenuto nei confronti di Gary, ma probabilmente l'altro sarebbe tornato troppo tardi per accorgersi della sua assenza.

Sarebbe stato fuori solo una manciata di ore, tempo per la cena e un'amichevole chiacchierata e poi Gary lo avrebbe riaccompagnato a casa con la sua macchina, lui sarebbe andato a letto e avrebbe aspettato Draco sveglio. Tutto qui.

Dopotutto era stato lo stesso Draco a suggerirgli di andare a cenare da qualche amico, ok, lui aveva presupposto Richard o Bob, ma anche Gary era suo amico, non così stretto come poteva essere un abitante di due case più in là o di un collega di lavoro con cui aveva maggiore confidenza e intimità, ma era pur sempre un amico. Un amico e nient'altro.

- Sì, possiamo andare -

Gary fece fatica a sopprimere un sospiro di sollievo, se Harry avesse voluto sistemare lui stesso il foglietto, se lo avesse controllato, avrebbe sentito, al tatto, la mancanza di un messaggio. Ed avrebbe capito l’inganno.

Per una volta Gary si ritrovò a ringraziare l’influenza dell’altro biondo: se non fosse stato per il cambiamento di Harold certamente sarebbe risultato più guardingo e sospettoso.

Mentre si stavano dirigendo in macchina, Harry sentì il tangibile sguardo della signora Middlewest sulla pelle: al contrario di quanto si potesse pensare, in quei giorni di festa, com'era normale, non li avrebbe passati con la famiglia, dimentica dei pettegolezzi del rione per dedicarsi alle questioni famigliare, ma sarebbe rimasta a casa.

Il motivo era l’abituale partita di bridge con le amiche del vicinato che si svolgeva nel suo salotto retro ogni anno per le festività qualora qualcuna di queste fosse sola.

Harold poteva immaginarsela scostare la tendina ricamata da lei stessa e occhieggiare la coppia con occhio curioso.

Le fece un distratto ceno con la mano, come innocente saluto, ed entrò nella macchina.

Gary esibì un sorriso vittorioso, ricco di significati sottintesi: - Pronto? – non attese il cenno di assenso dell’altro e partì a tutta velocità verso casa sua.

 

Nella cucina di casa Black, appoggiato distrattamente sul tavolo, si trovava un foglietto candido, lasciato in bianco, senza nessun messaggio scritto.

 

Dolo in fieri.

 

 

 

*

 

 

La cosiddetta 'sala dei ricevimenti' del Ministero della Magia era spaziosa solamente la metà di quella del Malfoy Manor e senza dubbio meno elegante, ma Draco Malfoy, benchè spesso avesse organizzato diversi party di beneficenza, non aveva mai aperto le porte del suo castello per occasioni mondane. Pochi potevano vantarsi di essere stati al suo castello, troppo pochi.

- Aveva trascurato di riferire quel piccolo particolare a Harry, ma non credeva importante dove facesse o meno il suo party -.

In ogni caso, quel ricevimento, come sempre, era perfetto: gli ospiti, tutti appartenenti a ricche ed influenti famiglie del mondo Magico, erano lì riunite a rubare flute dai vassoi di sorridenti camerieri, spettegolare sulle persone presenti e non, elogiare la capacità organizzativa di Malfoy o la deliziosa esibizione delle Sorelle Stravagarie che allietavano il lieto evento.

Solo una persona, in mezzo alle molte altre, sorseggiava il suo bourbon con aria infastidita, in disparte rispetto agli altri, controllando costantemente l’ora sulla vistosa pendola che capeggiava sulla parete.

Draco Malfoy aveva salutato svogliatamente tutte le persone presenti al ricevimento, sperando di sbrigarsi ad adempiere dalle sue mansioni, per poter tagliare la corda il più presto possibile.

Purtroppo era bloccato lì fino al momento del discorso che, come di rito, avrebbe dovuto pronunciare agli ospiti: auguri di Natale, qualche futile chiacchiera, la richiesta di essere più aperti alla beneficenza, aspettare gli applausi. Stop. La sua serata finiva lì.

Al discorso mancava ‘solamente’ un’ora e mezza, ma era sicuro di riuscire a convincere Blaise per anticiparlo di un poco. Di molto.

- Credi che qualcuno farà qualche offerta per il San Mungo vedendo la tua espressione? – domandò Blaise apparendo da dietro le sue spalle con un flute tra le dita.

- La mia espressione è affar mio, grazie – borbottò Draco di cattivo umore, sorseggiando il bourbon e lasciando che il liquido gli bruciasse la gola.

Chissà Harry cosa stava facendo… sperò vivamente che avesse accolto il suo suggerimento e avesse deciso di andare da Dana e Richard.

 

Da solo, a Natale! Ma che mi è saltato in mente?!

 

Blaise sbuffò, ma era divertito nel vedere il suo freddo miglior amico osservare la folla di eleganti ospiti con uno sguardo così risentito e ostile che questi avevano cominciato a girargli alla larga, preferendo non sapere come mail l’organizzatore della festa fosse così astioso. Sembrava aspettare che, spaventati tutti gli ospiti, questi decidessero di allontanarsi, rendendogli più facili le cose.

Blaise, che sapeva, poteva gustarsi la scena con il suo flute di champagne in mano, osservando Draco languire d’amore: la sola frase faceva sorridere Blaise, ‘Draco Malfoy languire d’amore’? Assurdo.

Eppure ecco, di fronte ai suoi occhi, la cosa più assurda ed impensabile possibile: lì, con la fronte aggrottata, gli occhi grigi che mandavano lampi ostili a chiunque, che fissavano con ansia febbrile la pendola, tenendo sott’occhio l’ora…

- Sono solo le dieci. Dici che puoi aspettare ancora un’oretta? - Draco gli rivolse un’occhiata raggelante – Beh, che altro intendi fare? Non scolarti tutto il bourbon spero… -

- Invece di farmi una ramanzina senza senso, perché non vai a infastidire qualcun altro altrove? -

Blaise sorrise malizioso: - Come tu vorresti civettare con qualcun altro altrove? –

- Attento a come parli -

Blaise sollevò un palmo aperto, come scusandosi: - Ti stavo solamente punzecchiando un po’…  -

Draco perse del tutto interesse per quello che Blaise stava dicendo, pensò ad Harry, alla loro lontananza e di come quel maledetto Natale avesse tutte le premesse per inaugurare una lunga tradizioni di suppellettili dorati e alberi storti e come invece la sostanza fosse del tutto diversa.

Separati il giorno di Natale! Harry da solo il giorno di Natale!

Inghiottì in un sorso il resto del bourbon, posando il bicchiere e i due cubetti di ghiaccio superstiti su uno dei vassoi volanti che raccoglievano i calici vuoti, e strinse i denti. Non riusciva a dedicarsi a qualcosa che non fosse il pensiero di Harry solo…

- Com’è? – domandò inaspettatamente Blaise, con una scintilla di curiosità nello sguardo. Si beccò immediatamente un’occhiata penetrante da Draco, così si affrettò a precisare – Non è smaccata curiosità, Draco, semplicemente, ti trovo così diverso. Non sei mai stato così preoccupato per qualcuno, né così coinvolto in un legame, e ora invece ti vedo qui a scoccare ovunque occhiatacce piene di astio come se trovassi tutti i presenti un immenso, crudele, groviglio di persone che stanno ostacolando la tua felicità. Ti chiedo com’è, perché sei così diverso da sembrare un’altra persona – sorrise – E’ così travolgente come sembra? -

Draco si ritrovò a sbattere le palpebre più volte, preso in contropiede da quella spiegazione: conosceva Blaise da una vita, conosceva tutto di lui, lati peggiori e migliori, com’era anche viceversa, eppure Draco si era sempre sentito distaccato nei confronti dell’amico. Non avrebbe mai sacrificato la vita per lui, per intenderci.

La sorpresa e la curiosità di Blaise erano dunque genuine, vedere per vent’anni una persona rinchiusa nel suo universo di egoismo e smodata noncuranza e d’un tratto riscoprirlo così pieno di amore, non era cosa di poca considerazione.

Avrebbe semplicemente potuto rispondergli male, farlo tacere con un semplice sguardo – visto quanto Blaise conoscesse il suo complicato linguaggio gestuale – eppure, in rispetto del sentimento di amicizia che il moro nutriva verso di lui – ribadito anche dalla scelta delle parole, fin troppo eufemistiche -, rispose sinceramente.

- Sì lo è. Altrimenti non sarebbe riuscito a trasformare uno stronzo egoista come me in un adolescente innamorato – borbottò con tono scherzoso.

- Non credo che tu assomigli ad un adolescente innamorato – replicò Blaise – Al contrario, penso che tu sia persino cresciuto – giocherellò con il liquido ambrato dello champagne facendolo vorticare alla torsione lieve del suo polso nell’elegante flute che teneva tra le dita – Sei cresciuto molto, Draco – ribadì con aria seria – e questo arricchisce la potenza del sentimento che provi per Potter. Fino a poco tempo fa non avresti mai pensato di sacrificare un solo zellino del tuo tempo appresso a qualcuno che ti rifiutava… certo, con Potter hai sempre avuto un rapporto del tutto particolare, stile satellite attorno ad un pianeta… -

- Come fai a sapere… -

Blaise tornò a fissarlo, divertito: - Ti conosco bene – poi sorseggiò il resto del suo champagne – Ora scusami, ma vado a introdurre il tuo discorso – gli strizzò amichevolmente l’occhio, dirigendosi verso il palchetto rialzato e facendo cenno all’orchestra di terminare l’esibizione.

Al suono dell’ultima sviolinata morente Draco raggiunse Blaise, gli sorrise, pensando che l’amicizia era davvero una bella cosa. Peccato che l’avesse scoperto solo così tardi.

Però, guardando Blaise, si corresse mentalmente.

 

Non è mai troppo tardi, non per un inizio.

 

 

*

 

- Harry? Harry, dove sei? -

La prima cosa che fece appena arrivato a casa Black fu chiamare Harry a gran voce, tutto soddisfatto di essere arrivato ad un’ora del tutto accettabile, eccitato da come si prospettava il resto della serata.

Aveva tutto in mente, preparato minuziosamente mentre completava il giro di saluti nella sala dei ricevimenti: abvebbe trascinato Harry sul divano, lo avrebbe baciato fino a consumarsi le labbra, poi, nella quiete del momento si sarebbero scartati i regali, scambiandosi qualche commento sarcastico e qualche battuta.

Avrebbero passato il resto della sera abbracciati a parlare, sul divano o a letto, e sarebbe stato un Natale perfetto.

- Harry? -

Harry non era al piano superiore, tutte le luci della casa erano spente, lo stesso nel piano inferiore.

Sentendo l’angoscia prendere campo nel suo animo, cominciò a correre per tutte le stanze chiamandolo a gran voce, quando infine giunse in cucina.

Là, sul tavolo, abbandonato come se fosse stato dimenticato, un foglietto bianco.

Lo prese, osservando con occhio apprensivo se fosse stato vergato da qualche parola, un avvertimento, un qualsiasi segno di Harry, ma no, era candido, liscio e privo di irregolarità.

 

Calmati, Draco, calmati e respira, si ripetè mentalmente, chiudendo gli occhi e cercando un minimo ci controllo mentale sulla sua ansia crescente.

 

Inutile saltare a conclusioni affrettate, meglio pensare razionalmente e cercare di ricordare se Harry gli avesse detto qualcosa, se ci fosse stato un segnale precedente, un qualche sprazzo di conversazione che potesse fargli capire diamine potesse essere Harry.

 

‘Vai da Richard e Dana, Harry’

‘Smettila di preoccuparti… ma se ti rassicura, non starò da solo, va bene?’

 

Ah certo, glielo aveva detto lui di andare da Richard.

Parzialmente tranquillizzato, si sedette su una delle sedie della cucina, pensando di aspettarlo lì, dal momento che presto sarebbe arrivato sicuramente.

 

Eppure, la spiacevole sensazione con cui sentiva stringere il cuore non si placò e rimase lì, inquieto, con quel pezzo di carta in mano fino a che quest’ultimo non venne accartocciato ed ebbe guadagnato il pavimento.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

Noticina finale: finalmente il nostro ‘caro’ Mr Provola 2 – la Vendetta di Hiram (come ormai è noto) è tornato a fare danni…

Dopotutto, nessuno di voi è sorpreso, no?

 

Inoltre, mi rivolgo a te, mia cara PS, capricciosa che non sei altro! XD Prenditi le tue responsabilità quando i lettori mi linceranno! XP (però hai ragione… cara vecchia normalità! Anche se il mio concetto di normalità è alquanto strano! XD)

 

Grazie a chi continua imperterrito a leggere questa fic, ma soprattutto grazie a chi commenta! ^^

 

Vampire_And_WitchEm, beh, come si dice, la pazienza è la virtù dei forti… ah, no, forse è la calma. Vabbè! XD Bax bax

 

Moony9, magari si trattasse di ordinaria amministrazione! Purtroppo, in questo specifico caso, con Slib tra le mani, non posso far altro che dire, sì, mio caro Moony, ordinaria amministrazione! XD (adesso chi dice a Pos che ha ragione? io no di certo!) Beh, il paragone tra i due Draco l’ho reso più evidente qui, insomma, bisogna anche un po’ dare retta alla voce della verità (aka voce esterna), altrimenti, poverina, si imbroncia! -.- Grazie per i complimenti, come al solito. Bax bax

 

alicesimone, tesoro mio, purtroppo non posso proprio soprassedere sulla questione del non farli soffrire… io cercherò li limitare i danni, ma dipende tutto da com’è il mio umore nel frattempo! (ultimamente non è per niente sereno! >.<) E poi colgo l’occasione per ringraziarti dell’immenso favore che mi hai fatto! *.* (comunque ti ho scritto una mail, con speranza, spero che sia giunta sana e salva… dannati internet cafè!) Bax, tvtb tesoro!

 

mara_star, ti ringrazio, per me è veramente un onore – e non voglio sembrare troppo formale, ma è veramente un onore! – leggere il tuo commento e cosa pensi della mia fic! ^^ Mi sento persino in colpa a presentare ogni volta un capitolo di Slib, perché so che non sarà mai all’altezza di essere letto e commentato, eppure, ogni volta, qualcuno, come te, mi stupisce, mi stupisce positivamente, e il sorriso nasce a me, quando vedo che effettivamente il capitolo è stato letto. Spero davvero di continuare così e di catapultare ogni volta i lettori in quel meraviglioso mondo magico chiamato fantasia. XD Bax bax!

 

moko, uhm, temo che dovrai aspettare ancora un poco per l’apertura dei regali… ma dimmi, che cosa pensi che sia? XD (così dai una mano anche a me per decidermi… sono un po’ tentennante U.U) Bax bax!

 

Gokychan, mia cara kohai, non preoccuparti se perdi qualche capitolo! XD Che adorabile, una tartarughina! *.* Beh, tu chiamerai gli animali con i loro nomi, ma io ho fin troppa fantasia… -.- Non ti dico che nomi appioppo ai miei poveri animaletti! XD

Beh, aspetto con ansia la recensione chilometrica promessa! XD (che approfittatrice che sono!) Anche se, immagino, avrai parecchio da dire su questo capitolo, eh? XD Alla prossima, ti voglio un mondo di bene mia adorata kohai!

 

James_Prongs, in fondo, non è Blaise il ‘cattivo’ della situazione. Eheh, Draco dovrà guardarsi da altri nemici in agguato… ooops, nemmeno più tanto in agguato! XD Beh, ‘mob’ aveva la sua valenza, ma ‘Flou’ fa un figurone… XD Bax bax!

 

Naiad26, beh, sono troppo catastrofica se dico che forse, forse, hai ragione? XD Bax bax!

 

fann1kaoriyuki, sai come si dice… per quanti passi fai in avanti, tanti ne farai all’indie… no, aspetta, meglio non terminare la frase! Rischio il linciaggio pubblico! XD Tvtb Hachi adorata! *.*

 

Kira Hashashin, sisSly! Un giorno o l’altro mi farai secca dalla commozione! Ç///ç Crudele! Ma no, ti voglio bene lo stesso! ^^

 

Captain, ne sono felice, sai? Perché ci tenevo moltissimo… XD Bax bax!

 

Vampire_And_WitchBaby, un tempietto? Oddio, non credo proprio di meritarmelo, ma se vuoi usarlo come incentivo per farmi scrivere… sono sempre aperta alle nuove esperienze! XD No, dai scherzo! Bax bax!

 

Draco Malfoy, in effetti, tratteggio Blaise sempre in senso positivo, come amico sempre pronto ad aiutare Draco nel momento del bisogno. Sarà perché mi sto prendendo la mia personale rivincita contro la Row, che come personaggio non si è mai curata di approfondire, oppure perché semplicemente ho un’idea ben precisa di Blaise… mah! In ogni caso, non sempre, nelle mie fic, Blaise ha la parte dell’amico per Draco. XD Ce n’è una in cui… ma no, non dico altro! Bax bax!

 

animablu, temo che dovrai fare il contrario: incrociare le dita per i regali (che chissà quando apriranno) e aspettare di vedere gli effetti della tempesta che si è già abbattuta su di loro! XD Cercherò di non uccidere nessuno, comunque… XD Bax bax!

 

ice90, benvenuta! XD Ah, sono proprio felice che questa fic ti piaccia a tal punto! ^^ Mi raccomando, continua a farmi sapere che cosa ne pensi! Bax bax!

 

Micchan, lo so, lo so, Draco ha il sostegno di tutti i lettori! XD L’unico che gli manca, per ora, è quello di Harry… U.U E si sa che se manca Harry non se ne fa niente… XD Bax bax!

 

Heris, chèrie adorata, che ci vuoi fare, ormai ho le mie particolari fissazioni… U.U Ti adoro!

 

dracodraconis, sì, la Rowling ha la piccola pecca dell’approfondimento psicologico e filosofico. Un vero peccato, ma per fortuna esistono le fanfic… altrimenti noi, in ogni caso, su cosa scriveremmo? XD Bax bax!

 

Redhat, oh my, che incoraggiamento… XD (anche se mi sa non ha funzionato molto…) cara, grazie! *.* Bax bax!

 

Mokona89, sarebbe davvero un miracolo se esistessero ragazzi come Draco… U.U Ah no, non sei la sola a cui piace Blaise, eheh, con il precedente capitolo ha conquistato molti voti XD Una lemon? Uhm, si sicuro niente di esplicito, bisogna mantenere il rating! Ma non credo di scrivere una Missing Moments, anche se, nel caso la richiedano in molti, mi ingegnerò a quel proposito! XD (come sono democratica! XD) Bax bax!

p.s. Hai visto, ho aggiornato anche Choices and Charges! *.*

 

Commentate vero?

Miss

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Capitolo 26
*** Niente di personale ***


Senza luce, il buio (26/

Senza luce, il buio (26/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventiseiesimo – Niente di Personale

 

 

- Era tutto squisito -

Gary rise divertito, mentre guardava Harry sedersi con cautela sul divano del suo lussuoso salotto: tutto l'arredamento era un bijoux di antiquariato, come i delicati angeli danzanti scalfiti leggermente sul legno della credenza, le loro forme così armoniose e l'attenzione dei particolari si sposavano divinamente con il motivo dei bassorilievi dei battiscopa. Il colore della stanza verteva sul bianco come il marmo del tavolino che stava tra la poltrona e il divano, il bianco delle stesse federe e dei cuscini, il bianco dei tendaggi, il bianco delle nappe, il bianco del camino lucidato... un colore che Gary adorava, come la vista che si scorgeva dalle alte vetrate: la cittadina, resa luminosa da mille luci, circondata dalla brughiera spoglia.

La cena era durata a lungo poiché chiacchierarono ininterrottamente mentre degustavano i vari piatti di cucina francese e durante gli intervalli tra una portata e l'altra, quando infine decisero di lasciare la sala da pranzo per dedicarsi da un piacevole dopo-cena in salotto, Gary aveva deciso che la figura di Harold spiccava in maniera decisamente incantevole contro il bianco del divano: teneva le mani giunte, le gambe leggermente divaricate e la schiena appoggiata al morbido schienale, gli occhi chiusi, quasi alla ricerca di ogni singolo rumore Gary producesse.

Lo faceva sentire ‘controllato’.

 

Troppo teso.

 

- Ci credo - rispose di buon umore Gary.

- Sai dirmi che ore sono? -

Gary gli lanciò un'occhiata stizzosa: doveva essere imputato a quello il suo nervosismo? Sembrava morbosamente attento al tempo che scorreva e quella non era una cosa che gli faceva piacere: Harold doveva interessarsi solamente a lui quella sera, non a ritornare a casa tra le braccia di quell'altro biondo.

- Le nove e mezza - mentì. Erano le dieci passate, in realtà.

- Caspita - sorrise Harold.

- Non avrai intenzione di andartene via così presto, eh, Harold? -

- Mi piacerebbe restare, Gary, ma devo tornare a casa - rispose quietamente Harry. Chissà se Draco era già tornato, ma no, era fin troppo presto, eppure voleva essere a casa: desiderava esserci perchè, non appena Draco avesse varcato la soglia, gli sarebbe andato incontro, lo avrebbe abbracciato e lo avrebbe trascinato in salotto ad aprire i regali.

Avrebbe riso delle sue disavventure durante il party - la mattina Draco gli aveva promesso che avrebbe tenuto a mente tutto ciò che accadeva di bizzarro alla festa per riferirglielo e farsi due risate assieme -, si sarebbe lasciato baciare e tenere stretto, avrebbero trascorso un bellissimo Natale insieme...

Voleva essere con Draco...

Non che rimproverasse qualcosa a Gary: era stato gentilissimo e di buona compagnia con lui, lo aveva fatto divertire e gli aveva offerto una cena a dir poco eccellente, oltre ad una compagnia spumeggiante. Erano assieme dal pomeriggio e il tempo sembrava passare a mò di contagocce...

- Avanti, Harold - ribattè Gary, si lasciò cadere sul divano accanto a lui - resta ancora un po'. Non puoi andartene prima di un altro drink -

- Un altro? - Harry rise leggermente - Vuoi cercare di farmi ubriacare? - lo prese in giro, in realtà non aveva bevuto nulla di alcolico.

- Perchè no? - domandò Gary - Sei così teso... - mormorò, gli passò un braccio attorno alle spalle, stringendogli la spalla - Vuoi un massaggio? -

Harry fu quasi tentato di scappare a gambe levate: riuscì a malapena a non lasciarsi sfuggire un gemito di disappunto prima di irrigidirsi istintivamente. Non era il tocco di Draco, caldo, affettuoso, famigliare...

- Ti ringrazio ma no, Gary - rispose con un pizzico di freddezza. Dov'era Draco? Voleva essere toccato solo da lui! Fece per allontanarsi - Vorrei che mi riaccompagnassi a casa -

- Dai, rimani un altro po', Harold -

- Devo... correggere alcuni compiti -

- Hai tutte le vacanze! -

- Devo tornare, Gary! - esclamò duramente Harold, non riusciva a comprendere l'insistenza di Gary, era totalmente fuori luogo. E quella mano era ancora stretta alla sua spalla, quel braccio continuava ad allacciarlo...

In uno scatto cercò di liberarsi dalla presa, doveva essere un movimento fluido, che non dimostrasse quanto disprezzasse il contatto fisico con Gary - non che avesse qualcosa contro di lui, semplicemente si era riabituato solamente al tocco di Draco, e già per quello ci erano voluti mesi - ma che comunque creasse una qualche distanza, ma il biondo approfittò di un suo momento di indecisione per afferrarlo per i fianchi e schiacciarlo contro il divano sotto il suo peso.

- Che stai facendo?! -

Gary avvicinò le sua labbra al viso di Harold: - Non ti andrebbe di concludere in maniera diversa la nostra serata? Giuro che ti divertirai... -

Il panico strinse il cuore di Harry in una morsa immobilizzante, mentre si rendeva conto dei reali fini che aveva in realtà Gary: così ogni suo sorriso, la sua compagnia, le offerte di aiuto, i contatti, gli inviti a cena… non erano segno di amicizia ma solo un abbietto modo per portarselo a letto?

E Harry non aveva sospettato nulla.

Ora si ritrovava nella cosiddetta ‘tana del lupo’, con la sola compagnia di Gary, senza che potesse anche solo sperare di ricevere aiuto o sostegno da qualcuno in caso decidesse di chiederlo, giacchè la servitù che Gary teneva per le vacanze natalizie era esigua ed era stata lasciata in libera uscita poco prima. Inoltre l’abitazione di Gary era decisamente separata dal resto della cittadina e per Harry risultava ancora un mistero, sebbene vi avesse trascorso più volte il suo tempo.

Gary era stata abbastanza furbo da portarlo in quella saletta che Harry non aveva mai esplorato nelle sue visite precedenti con Gary stesso e il padre di questo, e quindi muoversi in quella stanza alla ricerca di una via d’uscita era come brancolare nel buio. Nel suo caso, letteralmente.

Il pensiero di quella vulnerabilità fece quasi battere i denti ad Harry: non si era mai sentito così sprovvisto di barriere, così esposto, persino con una persona che conosceva da ben tre anni.

 

Dov’era Draco?

 

Quella domanda sorse spontanea nella sua mente ed ebbe l’effetto di una doccia ghiacciata sui suoi nervi eccessivamente tesi: il ricordare di Draco, di come toccava il suo corpo, di come accostava le sue labbra al viso, di come sussurrava dolcemente parole e bisbigli, di come riusciva ad anticipare spesso le sue mosse, mettendolo sempre in una posizione dominante, in modo che fosse sempre e soltanto Harry a decidere come procedere e se mai, di retrocedere.

Una libertà che Gary gli non gli offriva, perché lo teneva bloccato sotto di lui con tutto il peso del suo corpo, perché lo teneva alla sua mercè con soddisfazione, non con l’amore che Draco gli trasmetteva con ciascuna sua carezza.

 

Solo Draco può toccarmi.

 

- Spostati immediatamente, Gary! – esclamò con tutto il fiato che aveva in corpo Harry. quel contatto prolungato aveva cominciato a disgustarlo, voleva solo Draco a toccarlo, voleva solo Draco… voleva che il tocco di Draco, tutte le sensazione che gli scatenavano in corpo, tutto lo sfarfallio nello stomaco e la delicata aspettativa, non andasse perduto, soverchiato dalla memoria di un altro contatto, di un altro corpo, di un altro tocco, di altre labbra.

Gary rise, sinceramente divertito: - Non credo che tu sia nella posizione di dettare ordini, caro mio Harold – con una mano gli accarezzò il fianco, semiscoperto dal maglione che, nella ‘colluttazione’, si era sollevato di qualche centimetro.

Harry si divincolò, ottenendo come miglior risultato quello di avere le mani bloccate.

- Oh, avanti, non essere così riottoso… - la mano gli accarezzò la pelle nuda con sfioramento sapiente – Si ti contorci così sotto di me, ti rendi ancor più appetitoso ai miei occhi -

- LASCIAMI! -

- Ti assicuro che ti piacerà… -

Il panico tornò ad impossessarsi della mente di Harry, poteva sentire ogni centimetro del suo corpo gemere per il terrore, poteva ascoltare ogni singolo battito del suo cuore rimbombargli nella cassa toracica e propagarsi nelle sue orecchie.

Spalancò gli occhi, ma quello che vide fu la stessa identica cosa che poteva intravedere ad occhi chiusi: il buio.

E la consapevolezza della sua infermità lo colpì di petto, e mentre il suo corpo gridava di smettere quella maledetta tortura, il cuore continuava a gridare Draco, Draco, Draco.

 

Invano.

 

 

*

 

 

Le cose si andavano facendo estremamente serie e Draco, che da quando aveva cominciato a conoscere Harry aveva sviluppato un’acuta iperprotettività senza rimedio, aveva dei seri problemi di autocontrollo.

Aveva percorso in lungo in largo la cucina, su e giù per minuti interminabili, aguzzando le orecchie ad ogni minimo rumore che lo avvertisse dell’arrivo di Harry, mentre il senso di inquietudine aveva cominciando a strabordare nel puro e semplice terrore.

Cercò di trattenere i suoi istinti finchè avesse potuto, pensando che, se fosse piombato da Richard con la faccia di un Giustiziere della Notte, avrebbe fatto allarmare ben più di una persona e Harry avrebbe potuto tranquillamente accusarlo d’essere un impiccione iperprotettivo.

Anni di insegnamento Malfoy ed eccolo in gelatina ad ascoltare ogni singolo rumore che provenisse dall’esterno… il suo personale ‘Serpeverde interno’ si stava dilettando in un continuo coro che proferiva pressoché la stessa cosa: ridicolo! Ridicolo! Ridicolo!

Ma, dopo l’ennesimo Ridicolo!, aveva preso a non curarsene più.

Infine non si trattenne oltre e guadagnò l’uscita, letteralmente correndo verso la casa Crawford e suonando con insistenza il campanello: i festeggiamenti, qualunque essi fossero, si interruppe e un rumore di sedia spostata annunciò a Draco che qualcuno stava venendo ad aprirgli.

Richard lo accolse con un sorriso: - Draco! Allora siete venuti! – esclamò allegro, ma un controllo visivo più approfondito gli fece immediatamente capire che, punto primo Draco era da solo, punto secondo Draco aveva un’espressione così stravolta da preoccuparlo – Draco? che è successo? Dov’è Harold? –

- DOV’È? È quello che io dovrei chiedere a te! – esclamò furibondo Draco.

Richard gli rimandò un’occhiata completamente sorpresa: - Non capisco… tu non dovevi essere alla serata di beneficenza? –

- Harry non è qui? -

Alla menzione del nome ‘Harry’, Richard sbattè un attimo le palpebre, ma si ricompose subito: - No. Non c’è. Non capisco, Draco, che succede? –

In quel momento arrivò anche Dana, preoccupata per l’assenza prolungata del marito e dell’urlo che aveva dato Draco poco prima: - Che sta succedendo? –

Draco si passò nervosamente una mano tra i capelli fini, cercando di respirare normalmente: - Ero andato alla serata di beneficenza ma quando sono tornato a casa Harry non c’era. Lui… - fece un profondo respiro – Gli avevo detto che non volevo stesse da solo il giorno di Natale, che magari poteva venire da voi. Quindi non mi sono preoccupato troppo quando non l’ho trovato a casa, pensavo fosse da voi ma… il tempo passava e ancora non tornava, così sono venuto e… -

- Draco, cerca di calmarti… - l’esortò Dana, preoccupata per Harold come lo era per le condizioni di Draco. non l’aveva mai visto così stravolto.

- COME FACCIO A CALMARMI? – gridò Draco stemperando la sua angoscia con una pura esplosione di rabbia.

Quel baccano fece accorrere anche il resto della famiglia Crawford presente per la cena, Timmy in primis, poi Henna, e alcuni parenti. Prima che qualcuno potesse chiedere delucidazioni o Draco gridasse contro tutti per il semplice principio, Dana prese in mano la situazione: - Amelia, porta i ragazzi dentro – si rivolse alla sorella, facendole intendere che voleva che non si intromettessero per i momento, soprattutto Timmy e Henna. Amelia, dai corti capelli rossi, annuì, capendo l’antifona, e prese per mano Timmy, conducendolo nel salotto, mentre gli altri si ritiravano, chiudendo dietro di loro la porta, ignorando le proteste del bambino più piccolo, sebbene tutti molto incuriositi dal siparietto.

Richard aggrottò le sopracciglia: – Hai provato a chiamare Bob? –

Draco scosse la testa, pentito per lo scoppio di rabbia con cui aveva investito Dana, ma ancora troppo preoccupato per poterle chiedere scusa, in ogni caso la donna non se la prese a male, al contrario: - Vado subito a chiamarlo, intanto, Richard, fai accomodare Draco –

Richard fece entrare Draco, poi gli mise una mano sulla spalla: - Draco, cerca di stare lucido. Stai tranquillo, ok? –

- Come diavolo faccio, vuoi spiegarmelo? -

- So che non è facile ma non può essergli successo nulla – cercò di rassicurarlo Richard – Non capisco come tu possa essere così preoccupato… Harold sa badare a se stesso, e poi qui nella nostra cittadina non succede niente… -

Draco avrebbe voluto negare, ricusare quel meraviglioso quadretto con cui Richard si proponeva di allietare la sua paura irrazionale. Irrazionale, sì, decisamente era l’aggettivo più appropriato: agli occhi di chiunque si stava agitando per un nonnulla, si stava facendo passare per un pazzo, lo sapeva, ma lui conosceva Harry, e lui non era solo Harold. Era ben altro.

Era stato un ragazzino con un peso sulle spalle, un adolescente che ne aveva passate troppe, che correva lungo la via della sua vita guardandosi attorno alla ricerca di un Signore Oscuro che mai avesse minato la sua felicità presente.

Quando finalmente Draco poteva porsi tra Harry e tutti i suoi problemi, come aveva fatto contro le sue paure e le sue paranoie, aveva fallito: era uno smacco al suo orgoglio, oltre che il sempiterno terrore che gli fosse successo qualcosa. E il febbrile desiderio di ritrovarlo non era niente in confronto al suo passato desiderio di ritrovarlo con cui era andato avanti per tre lunghi anni.

Ora non era una semplice questione personale, era diventata una crociata esistenziale: ogni tanto si sentiva qualche aforisma pronunciato da qualche uomo vissuto che sosteneva quanto fosse dura perdere qualcosa o qualcuno che si aveva avuto in confronto a perdere qualcosa che non si era mai posseduto. Maledizione, avevano ragione!

- Tu non capisci, Richard… - sibilò Draco con furia. Sperò vivamente che Harry fosse da Bob, altrimenti…

Prima che Richard potesse rispondergli, Dana ritornò, questa volta la sua espressione era simile a quella di Draco: - Ho chiamato Bob, sua sorella mi ha detto che è a letto con l’influenza e Harold non si è fatto vedere – si rivolse a Richard – Oh, dove può essere andato? –

Ma Richard si era già infilato il giubbotto: - Vado a vedere dalla signora Dale, abita di fronte ad Harold – aggiunse come spiegazione a beneficio di Draco e uscì di corsa.

Dana smise di torcersi le mani e si fece avanti, prendendo Draco sottobraccio: - Vieni, andiamo a sederci – lo esortò.

Draco si divincolò immediatamente, spalancando gli occhi: - Sederci? Per quale oscuro motivo dovremo sederci mentre Harry chissà dov’è? Maledizione! – imprecò – Se soltanto avesse una bacchetta! –

- Una… bacchetta? -

- Lascia stare! – sbottò irritato Draco, si massaggiò le tempie, colpite da un sentore di mal di testa incipiente. Dove poteva essere Harry? dove? Dove?

- Se non vuoi entrare in salotto… Aspetta un attimo qui, ti vado a fare una tazza di tè, ok? – propose Dana, vedendolo così agitato – Se… -

Draco non ascoltò oltre, né le rassicurazioni di Dana né le sue premure, mentre cercava di immaginare dove fosse andato. Pensò al peggio, non riuscì ad evitarselo, e stava letteralmente impazzendo… e dire che non aveva ancora cominciato a vagliare tutti i sensi di colpa che sentiva, altrimenti non ne sarebbe uscito. Fortuna che era un Serpeverde, altrimenti ne sarebbe rimasto schiacciato.

A parte casa Crawford e da Bob, dove poteva essere? Da quali altre persone poteva essere andato?

Per la prima volta Draco rimpianse il j’accuse della magia che aveva fatto Harry, quella specie di maledetto voto al celibato contro qualsiasi forma di magia: se solamente avesse avuto una bacchetta non si sarebbe preoccupato così tanto! Se solamente Harry fosse stato più esplicito nel dirgli dove sarebbe andato… ma anche questo era una recriminazione assurda e senza senso.

E dire che aveva promesso di proteggerlo…

Bel cavaliere dalla scintillante armatura era!

Stupido!

Quali erano i luoghi in cui Harry andava più spesso? Quelli che prediligeva? Dove? Dove?

Dana era andata in cucina nel frattempo e la sentiva armeggiare in cucina. In cucina… quella di Harry era vuota, in quel momento, non era animata dalle loro chiacchiere.

 

- La pettegola! – esclamò a voce fin troppo alta.

 

Ma certo! La pettegola vicino a casa di Harry! più volte l’aveva sorpresa a spiare scostando la tendina oppure aguzzare la vista qualora vedesse qualcuno o qualcosa fuori posto nel vicinato.

Di certo non si sarebbe lasciata sfuggire se Harry fosse uscito…

Senza nemmeno avvertire Dana, guadagnò l’uscita e si fiondò in casa Middlewest.

 

 

*

 

 

Harry tentò una disperata mossa per liberarsi di Gary, ma l’ennesimo tentativo non ebbe risultato. Ormai il peso di Gary era diventato opprimente non solamente fisicamente, ma stava schiacciando ogni briciolo di certezza e lo soffiava di paura ed impotenza.

Perché lì, in quella situazione, lui era del tutto debole ed inetto.

Nemmeno difendersi da solo!

 

- Su, Harold, sii buono con me, io sarò gentile… -

 

Il mormorio della voce di Gary era diventato insopportabile, e il contenuto era ancora peggio. Come poteva pensare Gary che avrebbe trovato ‘bello’ una violenza? Come avrebbe potuto pensare che la sua era solamente timidezza? Come poteva ancora perseverare nel suo intento?

 

Dov’era Draco?

Perché non era lui a baciarlo?

Perché?                                                        

Dov’era Draco?

 

Perché le labbra di Gary dovevano cancellare il sapore dei suoi baci, dovevano insozzare la purezza del sentimento di Draco con la sua sporca brama?

 

- Nessuno verrà, Harold, nessuno – mormorò Gary con una scintilla di soddisfazione nella voce ben tangibile. Quelle parole fecero salire le lacrime ad Harry: la pura e semplice verità che aveva, suo malgrado, accettato.

 

Il mondo buio sembrava prenderlo in giro con tutta la sua oscurità, avrebbe potuto imbeversi di tenebra e lasciare che il corpo fosse mero flutto distaccato dalla coscienza… doveva solo pensare di vivere un incubo che prima o poi sarebbe finito. Solo lasciarsi cullare in un limbo e là rimanere, fino a quando quel rifugio fittizio gli avrebbe donato asilo.

 

Ma non vi riuscì.

 

Le mani di Gary, il suo tocco, il peso del corpo, la sua lingua, le sue labbra, non riusciva a cancellare nulla di tutto ciò.

Non poteva fuggire.

Era intrappolato in quel fragile corpo inutile, la vista lo aveva abbandonato, i nervi lo stesso, spossato com’era e non c’era stato verso di potersi staccare da Gary.

 

Harry sapeva perfettamente di essere solo in quella situazione, in quel vuoto, in quel dolore, eppure, diversamente da quanto avrebbe fatto in precedenza – solamente qualche settimana prima – non riusciva ad arrendersi o a cadere in quell’abisso di disperazione, perché ormai aveva conosciuto Draco.

E ora, mentre cercava di divincolarsi con il corpo, la sua mente gridava aiuto, invocava Draco fino a quando quella richiesta non prese voce.

 

- DRACO! DRACO! DRACO! -

- Non verrà, Harold. Ci siamo solo tu ed io -

- DRACO! DRACO! -

- SMETTILA DI URLARE! -

- DRACO! -

- NON VERRÀ! LO VUOI CAPIRE? -

- LASCIALO ANDARE IMMEDIATAMENTE! – una la voce furiosa risuonò nella saetta, sovrastando le grida delle due non tanto per il tono, quanto piuttosto per la nota feroce che ne trapelava.

 

Harry si lasciò andare ad un sospiro spezzato.

Era venuto…

 

Gary sollevò gli occhi un tempo per vedere Draco Malfoy sulla soglia della stanza con un elegantissimo completo nero e uno svolazzante mantello dello stesso colore drappeggiato su una spalla con un’espressione furibonda tale da avvicinarsi alla soglia dell’omicidio prima che un colpo d’aria violento, proveniente da chissà dove, scaraventasse Gary sul pavimento, a tre metri dal divano che prima aveva occupato.

Harry fu raggiunto con poche, rapide falcate, da Draco che lo tirò subito su a sedere, occhieggiandolo preoccupato da morire: - Harry, stai bene? Stai bene? Che cosa ti ha fatto? – lo bersagliò di domande a raffica, in un crescere di angoscia.

Harry non rispose, si limitò a restare in silenzio, tremando.

Draco avrebbe potuto correre da Gary e torturarlo a morte con gli incantesimi che facevano quasi vibrare la sua bacchetta, ma la salute di Harry era molto più importante della rabbia e del desiderio di vendetta: dopotutto quel bastardo non poteva andarsene da nessuna parte e nulla avrebbe potuto risparmiargli la punizione che meritava.

Abbracciò Harry forte, avvolgendolo con le calde braccia, passandogli una mano tra i capelli e sussurrando con voce dolce: - Va tutto bene, tutto bene… ci sono io adesso –

- Draco… - non ci credeva… Draco era lì, che lo abbracciava, lì, a proteggerlo, lì, con lui, come evocato da un potente incantesimo di appello.

- Ci sono io adesso, amore, ci sono io… - lo baciò sulla guancia, ancora umida dai baci di Gary. Harry si irrigidì immediatamente, come pietrificato e i ricordi, le paure, la vulnerabilità lo colpirono nuovamente.

- Harry… - lo chiamò allarmato Draco – E’ tutto finito… - ma Harry non si rilassava, rimaneva teso, immobile e Draco sentì puro e semplice terrore stringergli con la sua mano fredda le viscere.

No, non di nuovo…

Draco chiuse gli occhi, cercando di contenere la rabbia omicida che stava per esplodere dal petto e si alzò in piedi, guardando quell’insulso babbano.

- Tu… - la furia gli mangiò le parole, soffocando ogni favilla di autocontrollo. La mano gli stava tremando violentemente e per la prima volta nella sua vita ringraziò dal più profondo del cuore di essere figlio di un mangiamorte perché lì, in quel momento, desiderò uccidere Gary e farlo soffrire il più possibile – COME TI SEI PERMESSO, MALEDETTO BASTARDO… -

- Niente di personale – Gary si sollevò in piedi, recuperando a fatica con l’aria strafottente – Era solamente una scopata senza impegno, per togliere lo sfizio di farmi un cieco – si lambì le labbra con la lingua – Se vuoi adempiere fino in fondo il tuo dovere di crocerossino compassionevole, magari, puoi prendere il suo posto. Vedrai ci divertiremo, non come con Harold, ma si può provare… -

Il mantra che Draco continuava a ripetersi ininterrottamente, ma dopo aver ascoltato quelle ultime parole, che non erano piene da pentimento o senso di volta, solo una valanga di provocazioni perse definitivamente la pazienza.

Dimenticò la bacchetta si scagliò fisicamente contro Gary bersagliandolo con i pugni di rabbia e odio: voleva cancellare quella maledetta espressione sul viso, lavare via quelle parole e punirlo per tutto quello che aveva fatto ad Harry.

Gary nemmeno reagì, tutto si aspettava meno che quella reazione e, travolto dai pugni, rovinò a terra, sentendo il sangue inondargli la bocca con il suo sapore metallico.

- TI POTREI UCCIDERE PER QUELLO CHE HAI FATTO! UN AVADA NON SAREBBE ABBASTANZA PER TE! -

- Draco, basta! -

La voce di Harry ebbe il magico potere di placare in parte la sua furia omicida, si voltò verso di lui, con i vestiti tutti sgualciti e le nocche che gli bruciavano.

- Basta, torniamo a casa -

- Ma Harry… -

- Per favore, Draco -

Draco lo guardò un attimo e gli sembrò così fragile, e poi spostò la sua attenzione su Gary, che ansimava per terra, in una maschera di sangue. Riprese fiato, si chinò a raccogliere la sua bacchetta e la puntò contro il malcapitato: - Prova di nuovo ad avvicinarti a Harry e giuro che niente, niente, mi impedirà di ridurti in un mucchietto di cenere. Mi sono spiegato? –

Un sommesso pigolio fu tutto quello che ottenne, momentaneamente accantonata la rabbia, Draco raggiunse Harry e fece per avvolgerlo in un abbraccio e allontanarsi da quella casa, ma Harry reagì molto male a quel contatto: si torse e si allontanò abbastanza da essere fuori dalla portata delle sue mani. Ovviamente non poteva spostarsi di troppo poiché era necessaria la guida dell’altro per portarlo fuori dal labirinto sconosciuto di quella casa, però era una distanza abbastanza rilevante per Draco.

- Andiamo via – disse con voce incolore.

 

All’aria aperta Draco ancora lo guardava di sottecchi, con le sopracciglia aggrottate e la rabbia completamente svanita, sfumata in una nube di amarezza mischiata al sapore amaro dello sconforto.

Quello che era successo non sarebbe stato dimenticato da Harry: l’assalto, le parole di Gary, tutto era marchiato a fuoco nella sua memoria.

 

L’inizio di una nuova tragedia.

 

Continua…

Mistress Lay

 

Note: vi prego di leggere l’avvertimento che stanzia nel mio account. È molto importante.

 

Perdonate se questa volta non rispondo alle recensioni, ma non ho proprio il tempo, vi ringrazio tutti dal profondo del cuore per il vostro sostegno e la vostra presenza, e mi prostro ai vostri piedi chiedendo perdono per la situazione spinosa in cui ora verso e dalla quale uscirò solamente questa estate.

 

Continuate a commentare, mi raccomando, prometto che mi rifarò al prossimo aggiornamento!

Miss

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Capitolo 27
*** Fragile ***


Senza luce, il buio (27/

Senza luce, il buio (27/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventisettesimo – Fragile

 

 

Plic… Plic…

 

Una goccia, due, tre, quattro…

 

Un’altra stilla d’acqua si isolò dal marasma acquoso che affogava il cuoio capelluto, si formò alla radice di un lucido capello nero per poi scivolare lungo la sua estensione e cadere nell’acqua della vasca.

 

Plic…

 

Harry mosse un piede, subito, la superficie  s’increspò e piccole ondine si propagarono dall’epicentro della manovra fino ai lati scivolosi della vasca, il lieve movimento causò un piccolo spostamento dell’agglomerato di bolle di sapone, alcune di queste ultime scoppiarono silenziosamente prima di ricomporsi in altre piccole bollicine.

Era là dentro da così tanto tempo che l’acqua era diventata fredda e ogni suo movimento provocava nel corpo di Harry un lungo brivido di freddo.

Raccolse le gambe al petto, stringendole a sé come se le abbracciasse: non era una sola sensazione di freddo fisico, ma un freddo più intrinseco, più profondo, come se la sua stessa anima stesse cominciando a gelarsi e quel lento processo di congelamento si stesse propagando per tutto il suo organismo, tangibile o meno.

Le parole di Gary stavano amplificandosi nella sua mente più e più volte, senza mai smettere, senza fermarsi, ininterrottamente: ora che non aveva il corpo opprimente di Gary addosso aveva le sue parole venefiche. Il risultato era lo stesso: si sentiva vulnerabile, solo e debole.

Non erano tanto le sue provocazioni a farlo sentire così, quanto le sue ultime parole, quelle pronunciate a proposito della natura compassionevole di Draco: se lui non fosse intervenuto, Harry sarebbe stato ancora in balia di Gary semplicemente perché non aveva la forza di opporsi.

 

Non che non si fosse mai sentito così, però…

 

Aveva visto la cecità come una piaga, così orribile da convincerlo anche a lasciare il mondo magico, l’aveva vista come un impedimento alla sua felicità, al desiderio alla vita, alla possibilità di liberarsi per sempre del fantasma di Voldemort, poi aveva imparato a conviverci, stentatamente, semplicemente perché aveva promesso alla zia di lottare per vivere, e infine era arrivato Draco e come un tornado aveva rivoluzionato il suo mondo, non completamente però.

La cecità era stata subito accettata da Draco, fin da quando aveva teso il suo volto sotto i polpastrelli di Harry, quel giorno in infermeria, e poi l’aveva di nuovo accettata quando si era di nuovo prestato al tocco cieco di Harry, quella sera al tramonto, e continuava ad accettarla ogni giorno che era passava, vestendo i suoi panni e vagando per casa sbattendo dappertutto, con quella perseveranza tutta Draco.

Incredibilmente era Draco a sopportare quella situazione più facilmente di Harry, l’affrontava con una determinazione ed ostinazione che Harry non aveva mai avuto, e il sentire che quella valanga di sentimenti per lui lo stordiva e lo sopraffaceva.

Draco era così diverso dal Draco Malfoy che aveva conosciuto da Madama McClan e che aveva imparato a disprezzare in quei sei anni ad Hogwarts che sembrava essere un’altra persona, una persona straordinaria, dotata di una fermezza di carattere e una risolutezza invidiabile.

 

Non merita una vita così.

Una vita con un cieco.

 

Eppure, più ci pensava, più capiva che il punto non era questo: prima di tutto, prima di loro, del loro amore, della loro relazione, era necessario che Harry accettasse la sua cecità. Altrimenti non avrebbe mai potuto andare avanti, perchè non si può percorrere la via verso il futuro continuando a voltarsi verso il passato.

L’aveva accettata, la condizione di cieco, fin quando Draco non aveva fatto irruzione nella sua vita e ora la cecità doveva fare i conti con qualcosa di assolutamente nuovo: una relazione.

Rabbrividì, nel ripensare alle mani di Gary sul suo corpo, alla sua cupidigia e alla falsa generosità.

Senza pensare prese a strofinare la pelle delle sue braccia, dove ancora sentiva le mani di Gary ancora stringerle, strofinò forte fino a che un magone non gli si formò alla gola, allora si strofinò il viso.

L’acqua saponata si mescolò alle stille salate provenienti dai suoi occhi.

 

 

 

*

 

 

 

Draco, al piano di sotto, camminava avanti e indietro nel salotto cercando di dominare la rabbia che ancora lo assaliva, teneva l’orecchio di tanto in tanto, alla ricerca del rumore dei passi di Harry, l’avvertimento che era uscito dal bagno e poteva finalmente andargli a parlare.

 

O forse no.

 

Draco sospirò, passandosi una mano sul viso, gemendo dolorosamente per il dolore alle nocche di entrambe le mani: com’era stato stupido! Stupido e lento!

Se avesse tardato ancora qualche minuto…

 

Ma no, non voleva pensarci!

 

Harry era di sopra, ferito nell’orgoglio, nel cuore, a lambirsi le ferite da solo, a deplorare quello che in realtà non aveva mai fatto e a riflettere sulle parole e azioni di Gary.

Draco aveva promesso di stargli sempre vicino, si era ripromesso più volte di proteggerlo, di essere sempre presente e invece aveva scelto di partecipare ad una stupida serata di beneficenza, aveva accettato di stargli lontano, gli aveva persino proposto di andare da qualcuno per non passare il Natale da solo.

L’aveva praticamente servito su un piatto d’argento a Gary, non c’era da stupirsi che questi ne avesse approfittato, sopperendo le sue lacune di presenza e offrendo ad Harry un Natale e compagnia.

Ripensando al ritorno dalla casa di Gary a quella di Harry, Draco si abbandonò sul divano, sempre tenendosi la testa fra le mani: non avevano pronunciato una parola durante tutto il tragitto, Draco aveva avuto la tentazione di chiedere a Harry se mai volesse essere smaterializzato con lui, ma guardando il suo viso esprimere la tacita richiesta di non fare domande, Draco aveva accettato di camminare in quella fredda serata.

L’unica cosa che Harry gli aveva detto era stata ‘Conducimi a casa’. E poi si era voltato e l’aveva preceduto di mezzo passo, così vicino eppure così lontano con i pensieri.

Non si era azzardato a toccarlo e le sporadiche volte che le loro maniche si erano sfiorate accidentalmente, Harry si era teso come una corda di violino e ritratto immediatamente.

Quella situazione non doveva assolutamente andare avanti, altrimenti sarebbe degenerata e Draco temeva il momento del confronto.

Improvvisamente il telefono squillò: vivendo con Harry Draco aveva cominciato a conoscere le determinate funzioni dei vari apparecchi tecnologici, a grandi linee, ma era già un passo avanti.

Sapeva, ad esempio, che se il telefono squillava in quel modo, all’ingresso, significava dovervi correre e alzare quel congegno chiamato ‘cornetta’ per poter sentire la voce dell’altra persona parlare. Quello che fece, fu, press’a poco, quello, correre all’ingresso e sollevare la cornetta prima che lo facesse Harry al piano di sopra.

Il moro doveva essere ancora in bagno a lavarsi, quindi vi avrebbe messo comunque un po’ prima di scendere e raggiungere il telefono sul comodino della stanza da letto, ma Draco voleva prevenirlo comunque: non voleva che alzasse la cornetta e sentisse la voce preoccupata di Richard o Dana chiedere come stava o dove si era cacciato.

Di certo erano loro.

Non si sbagliò, era Richard: - Harold? –

- Sono Draco – rispose stancamente Draco – Tutto bene, l’ho trovato. Siamo tutti e due a casa -

- Per fortuna – replicò Richard, poi sussurrò alla moglie, di certo lì vicino – Sono a casa, stanno bene – l’uomo poi si rivolse nuovamente a Draco – Che cos’è successo? Dov’era? -

 

Draco si concesse qualche secondo per pensare: che cosa dire?

La verità o una bugia?

 

Doveva davvero dire a Richard e Dana che Gary si era portato a casa Harry e aveva cercato di violentarlo? Doveva davvero rivelargli la sua inettitudine nel proteggerlo?

 

A causa del prolungato silenzio Richard domandò: - Draco? Sei sicuro che vada tutto bene? –

- Sì, sì – rispose più duramente di quanto avesse mai desiderato Draco.

- Harold sta davvero bene? E Draco? C’è bisogno di aiuto? – chiese ansiosamente Dana accanto a Richard in tono udibilissimo anche allo stesso Draco.

- Va tutto bene – riprese a parlare il biondo – Rassicura Dana, Richard -

- Vuoi che passo? -

- No. No, va… bene così -

- Draco… -

- Scusami Richard, ma per ora va davvero tutto bene – quanto gli costava dover pronunciare quelle parole!

 

Tutto bene?

 

Lui stesso si stava divorando di sensi di colpa e Harry era chiuso nel bagno da almeno tre quarti d’ora!

Il loro primo Natale era rovinato e non potevano farci assolutamente niente… l’idea di aprire i regali assieme, di fronte al camino, era ormai svanita del tutto e la magia che doveva permeare quel giorno era intaccata irrimediabilmente dai brutti eventi appena accaduti.

 

Il pensiero di quelle mani schifose di Gary su Harry, delle sue intenzioni… gli fecero di nuovo mandare il sangue alla testa.

Perché diavolo lo aveva lasciato solo?

 

- Poi ti spiego – aggiunse Draco – ma ora, scusa, devo andare -

- Va bene, ma fammi sapere, ok? Buonanotte Draco, salutami Harold -

- Non mancherò -

E abbassò la cornetta.

Sospirò pesantemente, di malumore, tornando in salotto.

Improvvisamente sentì un rumore di passi al piano superiore, segno che Harry doveva essere uscito dal bagno, scattò immediatamente in piedi, dirigendosi a passi lenti e con il batticuore nella camera che dividevano. Prima di aprire la porta, però, si concesse qualche minuto per raccogliere le idee e decidere il da farsi.

Avrebbe dovuto esordire con le sue immediate scuse? Meglio di certo che una recriminazione a Harry, così provato.

Ci sarebbe stato tempo per una ramanzina, Potter non se la sarebbe scampata.

Questo era certo.

Ora però Harry aveva bisogno di conforto, della presenza di Draco: voleva solamente andare da lui per abbracciarlo, per confortarlo e cullarlo fino a sentire il suo respiro farsi pesante e cadere nelle braccia di Morfeo.

Quella notte non avrebbe ceduto al sonno, avrebbe continuato a tenere stretto a sé Harry fino al mattino ed impedirgli di allontanarlo durante la notte.

Sì, decise, meglio rimandare le spiegazioni e ogni tipo di conversazione al giorno dopo.

Ora doveva solamente aprire la porta e abbracciare Harry, fargli sentire che era lì, vicino a lui, pronto a tutto pur di rendergli serenità e sicurezza, per stare con lui sempre, sempre.

Per cancellare ogni ricordo delle mani, dei respiri, della bocca di Gary, per rimpiazzare quella brutta esperienza con qualcosa frutto di amore e dedizione.

Sentiva ancora il dolore sordo che aveva sentito al cuore quando, prima da Gary, l’aveva abbracciato e lui si era teso come se fosse scottato, come se non riconoscesse più il tocco di Draco e lo respingesse.

 

Come se non ci fosse amore tra di noi.

 

Ma questa volta avrebbe insistito, avrebbe preteso il contatto, che fosse un abbraccio o una semplice stretta di mano, ma avrebbe stretto quella presa per tutta la notte, lui era lì, non era Gary, era Draco, non era spinto dal desiderio sessuale, era mosso dall’amore e ora glielo avrebbe dimostrato.

Se avrebbe voluto le parole, Draco gliele avrebbe dato, un fiume in piena di confessioni, di conforto e vicinanza.

 

Rassicurato dalla sua stessa determinazione, Draco aprì la porta, immediatamente odorò il profumo del bagnoschiuma di Harry, quella fragranza dolce unita assieme al buon odore mascolino tutto di Harry, e si concesse un sorriso.

Si voltò verso Harry, sperando di trovarlo a letto, come infatti era.

Non era seduto, come si aspettava, a frizionarsi i capelli o pensare, era rincantucciato sotto le coperte, con la chioma indisciplinata ancora bagnata, addormentato.

 

Quella notte, Draco non chiuse occhio, giacque supino a letto, a fissare le tenebre che avvolgevano la camera e ascoltando i respiri regolari di Harry.

Per buona parte del tempo si ritrovò a scrutare la schiena che l’altro gli mostrava, un chiaro rifiuto, sentendo poco a poco che Harry gli stava scivolando via, rinchiuso nuovamente nel suo poderoso guscio personale, tagliandolo fuori.

Si sentì deluso e irato con se stesso prima di tutto e con Harry: perché doveva mostrargli quella ricusazione?

Ma più di tutti era furioso con Gary.

 

Tutto rovinato a causa sua.

Un fragile castello di carte franato da un colpo di vento spezzatore di certezze.

 

 

*

 

Draco non si stupì, la mattina successiva, quando si ritrovò il letto vuoto al ritorno dal bagno: Harry doveva essere sgattaiolato via durante la sua assenza. A quel punto, visto che era sveglio, non aveva scuse per respingere il confronto.

Combattendo contro gli occhi pesante e il vago intorpidimento causato dalla notte insonne, si diresse verso il piano inferiore senza nemmeno mettere le scarpe ai piedi, vestito del solo pigiama.

Trovò Harry in cucina, a scaldare l’acqua, non accennò a salutarlo o a notare la sua presenza.

Draco si diresse a passo deciso verso i fornelli, lo spense, fronteggiando Harry: - Dobbiamo parlare –

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Notes:

al termine degli esami, come promesso, eccomi qui! Prima CC, poi RDS, e infine SLIB… XD sto man mano recuperando gli aggiornamenti…

 

Grazie per i vostri incoraggiamenti, le vostre mail, le vostre recensioni, non ho avuto il cuore di aspettare ulteriormente!

Perdonate la brevità del capitolo ma era di passaggio, prometto che mi rifarò con il prossimo! XD E poi era assolutamente necessario un capitolo di passaggio… altrimenti rovino tutto. (come sempre!)

Grazie per le vostre meravigliose recensioni, sappiate che tengo serbate nel mio cuore i vostri incoraggiamenti e i vostri complimenti, non vi nascondo che entrambi mi hanno aiutata moltissimo in questo periodo privo di certezze. XD

Continuate a farvi sentire, dunque, che mi rendete felice e donare una ventata di ispirazione a questa povera fanwriter avvilita! *.*

 

Per la data del prossimo aggiornamento, tenete d’occhio il mio account: al momento sto decidendo quando stabilire il giorno settimanale di aggiornamento, appena posso, ve lo comunico! In ogni caso, qualora decidessi di dare precedenza a Slib per la pubblicazione, forse c’è la possibilità di un doppio aggiornamento settimanale. Questo, però, accadrà verso le battute finali (ebbene sì, ho finalmente deciso per il capitolo conclusivo XD).

 

Grazie a quegli angeli che hanno commentato:

 

Naiad26, Vampire_And_Witch (Em), Vampire_And_Witch (baby), Heris, Moony9, ice90, fiamma90, Ginny W, Draco Malfoy (fai ingenieria? *.* wow! Comunque io non sono ancora all'università... XD beh, per ora), Micchan (verissimo, Harry grida masochismo! XD Ma dopotutto, non  è una colpa ancestrale che viene dalla Row? U.U), mara_star (hai perfettamente ragione riguardo Harry... ma ci sono certe esperienze che cambiano completamente la percezione di noi stessi di come ci rapportiamo agli altri. La solitudine e il desiderio di non avere contatti con altri ha fatto cambiare Harry e il suo proverbiale 'coraggio' impulsivo si è trasformato in una continua lotta giornaliera contro se stesso, dove la malinconia era la vincitrice. Non è Harry in questo caso, è Harold, ma, con l'aiuto di Draco, si spera, forse ne potremmo uscire! XD Non mi sono affatto offesa, comunque! XD), dracodraconis (riguardo alla vendetta di Draco... perchè, rimane ancora qualcosa di Gary? Non è stato massacrato da un folla inferocita di lettori? XD), titania77, Astaroth (amourrrrr, hai commentato ben ventisei capitoli? O.o ma sei pazza? Beh, forse è per questo che ti adoro! XD), Captain, Noctumbrial(l'erba cattiva è dura a morire... XD), Yaku (spero davvero di valere la pena! XD), Nami_Phoenix, Haley (perchè è successa questa tragedia? ma Elly, tu che sei la Seconda Padrona dovresti averlo intuito! XD Perchè la Prima Padrona non si smentisce mai! XD E prima che il Neu me lo chieda, sì, è una giustificazione! eheheh... no, scherzo -neanche tanto - in realtà serviva, e non per mio ludibrio personale! Servirà ad Harry... ma questo, ovviamente,  storia del prossimo capitolo!), nicodora, Redhat, Suzy.

 

Commentate!

Miss

 

 

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Capitolo 28
*** Primula sotto la Neve ***


Senza luce, il buio (28/

Senza luce, il buio (28/?) by Mistress Lay

Capitolo Ventottesimo – Primula sotto la neve

 

 

Immaginava che quel momento sarebbe giunto: non aveva voluto parlare con Draco il giorno prima perché ancora non era pronto, perché voleva cercare dentro di sé la verità oggettiva, non quella distorta dagli avvenimenti appena succedutisi.

Aveva aspettato, aveva atteso che Draco lo venisse a stanare e cercasse per sé quelle risposte che Harry aveva negato di dargli la sera prima.

 

Ed ora era giunto il momento.

 

Aveva riflettuto bene sugli ultimi mesi della sua vita, aveva comparato quei mesi ricchi di incertezze agli anni precedenti, persi nella nebbiosa sensazione di perdita. Aveva pensato a Gary, alle sue parole, alle sue intenzioni, aveva pensato a Draco, alla sua provvidenziale venuta.

Si era cercato di immaginare una vita con Draco, perché quella stessa quotidianità che aveva permeato le ultime settimane non era nemmeno una prova, era un test che non concerneva ancora quel difficile argomento che era la magia.

Indiscutibilmente Draco apparteneva a quel mondo, aveva una vita lì, che poteva piacergli o non piacergli, aveva delle responsabilità e aveva desiderio di continuare ad usare quelle comodità per tutta la vita.

D’altro canto Harry non voleva avere niente a che fare con la magia né con qualsiasi branca di quel mondo che lo aveva sempre giudicato superficialmente. Continuare a vivere con Draco bisognava fare i conti anche con quel mondo che lui gli portava in casa.

Inoltre c’era il discorso che Gary gli aveva prepotentemente fatto tornare alla mente, per quanto avesse cercato di reprimerlo e donarvi una risposta che si era rivelata poi vana: la questione della sicurezza.

Harry non poteva proteggersi da solo, lo sapeva, lo aveva sempre saputo, perché senza bacchetta e senza vista non era niente. Però nel suo orgoglio personale aveva cancellato quell’informazione, e gli anni trascorsi nella comunità babbana straordinariamente tranquilla e provinciale gli aveva cementato l’illusione che la propria sicurezza non fosse un argomento topico.

Gary aveva distrutto quella certezza, gli aveva fatto vedere in faccia la realtà: se Draco non fosse venuto a salvarlo, avrebbe perso qualcosa di molto prezioso, quella notte. Avrebbe perso anche un pezzo della sua anima, dato che la responsabilità era sua perché si era fidato, perché non aveva fiutato il pericolo, perché non aveva dato retta a Draco, perché aveva dimenticato cosa significasse fare i conti con qualcuno più forte di lui quando si è sprovvisti di tutto.

Riflettendoci – ma non soffermandosi troppo a pensarci su – contro Voldemort era stato più semplice: non era mai stato solo, aveva avuto amici che avevano cercato di proteggerlo, protettori adulti, anche sconosciuti, quasi una vera e propria schiera, e poi era sempre stato fortunato nel trovare alleati impensati – Fanny, al secondo anno di Hogwarts, i fantasmi dei suoi genitori al quarto… - nell’aiutarlo e, perché no, nel salvargli l’osso del collo.

Invece quella volta se l’era dovuta cavare da solo, ed aveva fallito.

 

Quanto vano era stata la sua illusione di poter affrontare tutto da solo!

Quanto vano il suo orgoglio!

 

- Dobbiamo parlare, Harry – ripetè Draco con voce calma e controllata.

 

Harry sollevò il capo, aspettando che Draco facesse la prima mossa, che parlasse, che chiedesse una spiegazione. L’unica cosa che sentì fu la sua mano che si accostava alla guancia e dunque si ritrasse di scatto, istintivamente.

Si rese immediatamente conto che era apparsa una smorfia addolorata sul viso di Draco, ancora prima che seguitasse a parlare. Il suo gesto gli opponeva un chiaro rifiuto, se non un completo rigetto. E Draco non se lo meritava, però…

- Che cosa significa questo, Harry? – domandò il biondo con tono stanco – Perché ti ritrai? Ti… ti ricordo quel maledetto bastardo? -

Harry si appoggiò al tavolo dietro di lui: - Io… credo di non essere pronto –

- Pronto per cosa? Harry, questo non ha senso! So che quello che ti ha fatto quel bastardo ti ha sconvolto e deluso ma… - tirò un profondo respiro, per calmarsi, per sciogliere il nodo di tensione che gli si era formato attorno al cuore – Io sono diverso da lui. Io sono Draco, non lui. Vuoi avere del tempo? Va bene, non proverò più a toccarti, se ti da’ fastidio. Vuoi che io… - si morse il labbro prima di continuare con voce meno sicura – Vuoi che io me ne… - s’interruppe. No, non poteva domandarsi se voleva che se ne andasse per un po’.

Se avesse lasciato solo Harry adesso forse non lo avrebbe più recuperato.

Conosceva bene Harry adesso, sapeva che aveva paura di rimanere ancora in quel profondo abisso nel quale era caduto, eppure non se lo sarebbe rifiutato perché oltre a sé pensava anche a lui, a Draco, e a che cosa avrebbe provato.

 

 

Oh, di quante folate di vento freddo ancora dovrà essere investito il terreno brullo?

La primavera sembra così lontana…

Il ricordo di tempi felici, del profumo del sole, del dolce canto dei fiori, del colore degli usignoli innamorati è qualcosa di così remoto, adesso.

Così remoto che nemmeno si ricorda.

 

 

- Cosa vuoi che faccia, Harry? – concluse semplicemente Draco.

Harry si sedette su una sedia, rilasciando un sospiro sofferente: - Non lo so, Draco. Io… non lo so davvero -

- Credi in noi? -

- Come? -

- Credi in noi assieme, Harry? ci credi? Ho bisogno di saperlo -

- Io… - non ebbe la forza di rispondere. Come poteva credere in loro quando nemmeno credeva in se stesso?

Eppure, pensare a Draco che se ne andava…

Dolorosamente si rendeva conto che, sebbene la parte orgogliosa di sé desiderasse la solitudine, quella razionale – e anche quella meno razionale – voleva che Draco rimanesse al suo fianco perché semplicemente aveva bisogno di lui.

Il pugno di Draco si abbattè sul tavolo con uno schianto: - Harry devi capire che se tu non credi in noi, non può funzionare! – esclamò irato una nota di esasperazione nella voce - Se non ci crediamo nemmeno noi, che senso ha tutto questo? -

Gli costava molto pronunciare quelle parole, perchè la paura che Harry perorasse di nuovo la causa del 'meglio solo', e decidesse di scacciarlo. Non se ne sarebbe mai andato, ma se Harry glielo avesse chiesto, gli avrebbe fatto davvero molto male.

- Lo so - annuì Harry cercando di trattenere l'angoscia che stava divorando il suo cuore. Per la prima volta in tutta la sua vita stava affidando ogni cosa ad una persona, con tutto il suo bagaglio di sentimenti e futuro - Draco, se tu un giorno mi lasciassi, non... non riuscirei a sopportarlo. Aspetta, lasciami parlare - interruppe sul nascere la possibile replica indignata di Draco - io non ti sto dicendo queste cose perchè voglio costringerti a rimanere con me facendo leva sul tuo senso di colpa... - Draco cercò ancora una volta di interromperlo, ma nuovamente Harry lo prevenne - Draco fammi parlare, perchè non credo che potrò ripetere di nuovo questo discorso -

Draco sospirò pesantemente, preparandosi a quello che Harry voleva dirgli: rispettò il suo desiderio, perchè Harry era veramente determinato a fare chiarezza sul loro rapporto, anche se sapeva che quello non gli sarebbe piaciuto. Non l'avrebbe condiviso, però doveva lasciare spazio anche a quello che Harry voleva dirgli. Era giusto.

Rassicurato dal silenzio di Draco, Harry riprese a parlare: - Un giorno potresti voler costruirti una famiglia e desiderare tutte quelle cose che io non posso donarti... Draco, voglio solo che tu sia felice -

 

 

Pizzica, pizzica il gelo invernale.

Dov’è quel calore di cui ci eravamo beati?

L’autunno lentamente cel’ha sottratto, l’inverno l’ha ghermito tra i suoi artigli, e ora, ora dove si trova?

Cerca, cerca, cerca.

 

 

Draco non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito: Harry gli stava suggerendo un'altra vita rispetto a quella? Gli stava suggerendo che potrebbe preferire vivere con un'altra persona che non sia lui, che non sia cieca, ed avere con questa una famiglia?

 

Perché sembra che tu riesci a sbarazzarti facilmente di me mentre io non posso fare a meno di te?

 

- Mi stai scacciando – assentì sconvolto Draco. Improvvisamente lo stesso pavimento sul quale poggiava i piedi sembrò essersi fatto a pezzi, tanti frantumi, come quella vita che aveva voluto dividere con Harry.

- No -

- Tu mi stai scacciando! -

- Forse... - ammise infine Harry, strascinò i piedi sul pavimento, poteva sentire la tensione essere tagliata con un coltello, e tutta quella tensione arrivava dal biondo. Immaginava che lo stesse fissando con espressione a metà tra il furioso e lo sconcertato, sicuramente aveva i pugni contratti e la fronte aggrottata, di certo stava soffrendo. Perdonami Draco, ma voglio solo che tu sia felice, anche a costo di sacrificare la mia di felicità. - Perdonami ma... chiamalo desiderio egoistico se vuoi: non voglio cadere di nuovo nel baratro nel quale ero... -

 

Sì, non c'era dubbio, Harry stava straparlando quando si riferiva al desiderio di rifarsi una vita con qualcun altro, ma la sua paura era tangibile, si avvertiva, e conoscendo la sua storia non era nemmeno ingiustificata.

Eppure, anche in quel discorso, Harry mostrava una faccia che fino ad ora era rimasta nascosta dietro silenzi e reticenza: aveva confessato la paura di tornare la solo, aveva sottolineato quanta importanza Draco aveva avuto in quell'ultimo periodo.

 

Però perché non mi vuoi qui con te?

 

- Tu mi stai scacciando – ripetè quasi incredulo Draco.

 

Harry non replicò questa volta, ascoltò con ansia il respiro irregolare di Draco, aspettandosi che questi se ne andasse. Avrebbe sofferto, lo sapeva, però doveva dare a Draco ancora una possibilità di scelta: l’opzione se rimanere ancora con lui oppure di vivere una vita diversa, certamente meno complicata e più felice, con chiunque egli desideri.

Sarebbe tornato solo.

 

 

Non piangere castagno spoglio, le tue verdi compagne di vita ritorneranno a farti compagnia, non piangere piccolo tasso, il sole lo rivedrai, continua il tuo riposo.

Castagno, le tue fronde scricchiolano, si piegano sgraziate al soffio del vento, cercano di allontanare la neve fredda… non lo sai? Il ciclo della vita ti vuole solo adesso, a grugnire per quattro mesi ancora, e poi ti rivolgerà lo sguardo.

 

 

- E’ per questo che non sopporti che io ti tocchi? – domandò ancora Draco.

 

Era così deluso che non ebbe nemmeno la forza di guadagnare l’uscita. Era così furioso con quel bastardo babbano dai capelli ossigenati, però c’era ancora una cosa di cui preoccuparsi: Harry lo stava allontanando solo per ‘quello’? Oppure era una scelta oculata da prima? Doveva saperlo. Doveva comprendere fino in fondo il ruolo che avuto per Harry nel periodo trascorso assieme, se quelle paure le aveva avute prima che il ‘fattaccio’ fosse accaduto, se fosse una scelta presa di libero arbitrio e non influenzata dai recenti sviluppi.

C’era tutta la differenza del mondo tra le due possibilità: se fosse solo per quel babbano la richiesta di Harry e le sue paure ingiustificate erano solamente delle defaillance, ma se fosse qualcosa di più serio e derivava dalla vera volontà di Harry di mandare via Draco? Se avesse qualcosa a che fare con un ‘abbiamo vissuto assieme, ma non può funzionare’?

In quel caso Draco che cosa avrebbe dovuto fare? Chinare il capo e uscire dalla vita di Harold?

 

– Perché vuoi che io me ne vada? Vorresti del tempo per uscire da tutto questo oppure non mi volevi già da prima? Oppure è solo la paura che io un giorno decida di lasciarti? -

 

L’altro non rispose.

Draco si lasciò cadere in ginocchio e prese le mani che Harry teneva convulsamente strette in una morsa sulle sue gambe ripiegate: - Harry, pensavo di essere stato chiaro: io ti amo a dispetto di tutto. Per me la tua cecità non è un problema. Tu sei… beh, vorrei dire che tu sei Harry, ma sei anche Harold… sei tutto per me adesso. Non m’interessa formare una stupida famiglia con una strega o un mago, io sono felice con te – gli strinse più forte le mani – Devi solamente avere la forza di accettare me. Io pensavo che lo avessi fatto, ma se ti serve ancora tempo io te ne darò tutto quanto ne desideri –

 

A quell’ennesima dimostrazione di amore cieco e di volontà di stargli accanto spezzò qualcosa in Harry, qualcosa che era di Harold solo, qualcosa che aveva ereditato da Harry ed avere amplificato: era il senso di inadeguatezza alla vita.

Harry lo aveva sentito con Voldemort e con la realtà che la guerra e il suo ruolo in questa gli proponevano, era legato ad un senso generico di incertezza di fronte a enormi aspettative e responsabilità, di fronte ad una possibile sconfitta ed una conseguente delusione. Harold, invece, aveva sviluppato il senso di inadeguatezza ad una vita felice. La sua triste condizione, la cecità, che lo aveva isolato man mano dagli amici e dalla sua stessa vita, lo aveva trascinato nella sua stessa auto-compassione: vivere da solo perché non c’era altra via all’indipendenza, vivere lontano dalla magia perché non lo avrebbe aiutato, vivere lontano dagli amici perché lo avrebbero ricoperto di eccessive attenzioni… poco a poco si era escluso dalla sua stessa vita, fino ad estraniarsi da questa e costruirsene una nuova.

Aveva fatto scelte che avevano comportato solitudine, avendo quasi deciso che qualsiasi cosa avesse fatto non avrebbe trovato la serenità necessaria di accettare la sua condizione.

Accettarla.

Pensava di averlo fatto ma forse, anche questo era una stessa creazione metodologica: pensare di accettare la sua cecità per illudersi di aver compiuto le scelte giuste, perché così si sarebbe potuto giustificare di fronte ai suoi amici accusandoli di essere loro a non accettarlo, perché avrebbe spiegato a se stesso che quella vita se l’era creata da solo, e con successo.

Bugia.

Una enorme bugia che copriva la realtà: non si era mai accettato completamente, aveva perdurato nel vivere nel ricordo di altri tempi, pensando a quanto fosse stato fortunato allora, non si era mai reso conto di essere totalmente sprovvisto di fronte ai pericoli esterni, pensava di essere riuscito a circuirli, dominarli, conoscerli.

La realtà era che si trovava solo, lontano dagli amici, che ne sentiva la mancanza, che voleva e non voleva accanto a sé, che non era solo colpa loro, ma soprattutto sua, del suo orgoglio, della sua rabbia, se le cose erano andate a finire in questo modo.

La realtà era rappresentata dalla vita che stava vivendo e non era un successo: poteva essere felice ma la sua intera esistenza precludeva la magia, Draco aveva detto che era difficile per un mago allontanarsene definitivamente, aveva ragione, perché Harry, nonostante tutto, anelava a ‘sentirla’ di nuovo.

Era come se Harry stesso avesse deciso di precludersi ogni possibilità di essere felice, credendo a priori che gli fosse ormai negata.

L’amore di Draco, però, lo aveva fatto fronteggiare i demoni che aveva dentro, che non si erano mai sopiti, sebbene nascosti dietro altre intenzioni, altri pensieri, e l’istinto di autoconservazione.

Draco… Draco che lo aveva accettato subito, donandogli appoggio e amore incondizionati.

Questo fece spezzare in Harry l’illusione di Harold.

Scacciare Draco, scacciare la felicità… non aveva più senso ormai.

Lui li voleva entrambi.

Draco, felicità.

Per averli sarebbe servito un pizzico di coraggio, fiducia in Draco e un po’ amore per se stesso. Perché se non avrebbe amato se stesso, non sarebbe mai riuscito ad uscire dal guscio che si era costruito per preservarsi.

Ma lui avrebbe avuto coraggio, fiducia e amore per stesso a sufficienza?

 

- Sai… - il moro si schiarì la gola prima di riprendere a parlare – io credevo che con te tutto sarebbe diventato tutto più splendidamente complicato… quello che mi ha fatto Gary, quella sensazione che mi ha lasciato… Draco, io non mi so difendere – sospirò frustrato – Non sto bene con me stesso: mi sento continuamente braccato, come se fossi tornato al primo periodo della mia cecità. Questa sensazione mi disorienta, confonde quello che io provo con quello che io penso di provare. Confondo la paranoia per realtà. Al momento ogni mia certezza è alla deriva, ogni singola verità confusa… forse è esagerato – Draco scosse la testa – ma se non sto bene con me stesso, come posso stare bene con gli altri… -

- Scusami! – lo interruppe Draco.

- Perché ti scusi? -

- Ti ho detto che ti avrei protetto e invece… non ne sono stato capace – Draco scattò in piedi, percorse a lunghi passi qualche metro di cucina, in preda ai sensi di colpa – Ti avevo promesso che ci starei stato sempre e invece, quando più avevi bisogno di me, io non ci sono stato -

Harry scosse la testa violentemente: - Non è stata colpa tua! È stata… tutta colpa mia: mi sono fidato troppo, mi sono lasciato raggirare. Eppure dovrei sapere benissimo che non bisogna dare fiducia alle persone… -

- Non è questo il punto! – ribattè Draco a voce fin troppo alta – Tu dovresti sentirti bene nel donare fiducia agli altri! -

- E invece non dovrei! – esclamò il moro – Perché… -

- Perché potrebbero tradirti? Perché potresti sbagliarti? – Draco sospirò, passandosi una mano tra i fini capelli biondi – Ognuno dovrebbe fidarsi delle persone. Hai subito molti tradimenti, Harry, è ovvio che tu la pensi così, però… però è un diritto di ciascuno di noi provare il desiderio di appoggiarsi a qualcuno. Tu ti sei fidato di quello, hai sbagliato, ma questo non vuol dire che dopo questo errore tu ne dovrai fare altri! -

- Non possiamo sapere quello che succederà in futuro -

- No, non possiamo, hai ragione, - convenne Draco – però per un errore non dobbiamo ritrarci in un guscio e costruirci una barriera contro tutti! So che quello che ha fatto quel babbano ti ha sconvolto, è stato imperdonabile però… però non devi far dipendere tutta la tua vita da quello che ti ha fatto! – continuò duramente – Non dovresti allontanarmi a causa sua! -

Harry rimase in silenzio per qualche secondo: - Non è solo per lui – aggiunse.

Draco socchiuse gli occhi, la delusione glieli fece quasi lacrimare, quando li riaprì domandò di nuovo: - Mi volevi fuori dalla tua vita già da prima? -

- Io voglio solo che tu sia felice! – dichiarò con una veemenza che era da molto che non usava il moro.

- Ma, Harry… io sono felice con te -

- E se fosse… -

Draco lo interruppe bruscamente: - Non dirlo nemmeno! Non è per compassione! Sei un’idiota, Harry! l’amore non è compassione! – cercò di calmarsi e si inchinò di nuovo di fronte a lui, prendendogli di nuovo le mani e cercando di non rimanere troppo ferito quando Harry cercò di ritrarle.

- Quello che sono non può cambiare – replicò amaramente Harry – E io non mi so difendere, Draco. Sai che cosa significa questo per una persona come me? Per quello che sono stato? -

- Ascolta… -

- Aspetta… fammi finire – prese un profondo respiro. Doveva dire a Draco ogni cosa, doveva confessargli quello che provava, glielo doveva, perché Draco se lo meritava. Coraggio, fiducia, amore. Doveva averli. Doveva. – Io… mi sono sentito molte volte sprovvisto di fronte agli eventi: quando ero rinchiuso nel sottoscala dai miei zii, quando ho scoperto di essere un mago, quando mio malgrado mi sono trovato ad affrontare più volte Voldemort, quando mi è stato portato via Sirius…

Io… in quelle occasioni, benché sperduto, ho sempre sentito che non mi sarei lasciato abbattere dal dolore, che c’era sempre una ragione per andare avanti, che dovevo trovarla dentro di me. Era sciocco pensare, a tempesta passata, “sono vivo” nonostante tutto? Era patetico continuare a ripetersi “ho ancora i miei amici, la mia vita, e posso andare avanti”?

Eppure, quando Voldemort si è preso la mia vista quello che ho pensato è stato “e adesso?”. Proprio quando la maledizione che incombeva sulla mia vita era stata esorcizzata e potevo finalmente vivere felicemente.

Ero vivo, Voldemort era morto, ma intorno a me c’era solo desolazione: potevo avvertire fino alle ossa il dolore dei miei amici, avevano perso delle persone care e nel loro dolore era ovvio che benedicessero la mia vita, soprassedendo su come mi sentissi davvero io.

Hanno dato per scontato che fossi felice, hanno visto solo quello che hanno voluto vedere: volevano semplicemente credere che io non fossi cambiato, che mi fosse rimasta intatta la voglia di vivere e mettermi in gioco. Non si sono mai voluti soffermare su quanto dolore sentissi.

Hanno continuato a dire “Vivi”, “almeno sei vivo”, “riprendi a vivere”, non mi hanno rassicurato – e di certo io non ho chiesto alcun conforto in tal senso -, non mi hanno dato sostegno, solo sovraccaricato di un ulteriore peso, quello di vivere come se non fosse successo niente.

Non c’è da biasimarli per quello che hanno fatto, credevano fosse la giusta cosa da fare e non volevano soffrire ulteriormente.

In ogni caso nemmeno io mi sono comportato bene: mi sono chiuso nel mio egoismo ed invece di parlare ed esternare quello che sentivo, mi sono avvelenato l’animo da solo.

Non vedevo nulla, colori, volti, oggetti, credevo di vivere un incredibile e spaventoso incubo. Mi ripetevo spesso “Adesso mi sveglio, apro gli occhi e scopro che tutto quello che è successo nell’ultimo periodo è solo un incubo speditomi dalla mente malata di Voldemort”, ma ogni volta che aprivo gli occhi le tenebre ridevano di me.

Chiudevo gli occhi per tempi sempre più lunghi, cercando di dimenticarmi la sensazione di accarezzare con lo sguardo la rifrangenza della luce sugli oggetti. La sensazione di desolazione si allargava a macchia d’olio attorno a me… era come se un brivido freddo scuotesse fin dal profondo la mia anima.

Decisi di allontanarmi da tutte quelle pressioni che i miei amici esercitavano su di me, quella urgenza costante che mi spingeva a vivere alle regole che loro stessi mi imponevano.

Più loro mi ripetevano quel desiderio più io smaniavo essere solo, allontanarmi da tutto e da tutti, in particolare dalla magia, causa di tutto il mio dolore presente e passato e che non poteva risanarlo. Dalla magia perché avevo dipeso troppo da lei e lei continuava a farmi pressioni, lei… riempiva tutto attorno a me.

Ho cominciato a “sentirla” con i miei altri sensi, la avvertivo come una sensazione sgradevole sulla pelle, un odore artificiale, un rumore artefatto e fuori posto. Ho deciso quindi di fuggire.

Zia Petunia lei… beh… lei mi ha raccolto e curato un poco le mie ferite. Non mi ha mai imposto l’obbligo “Devi vivere”, non mi ha mai detto “Devi vivere per farmi sentire meglio” come invece i miei amici continuavano a ripetermi. Mi ha sempre detto “Devi vivere per te”.

Mi ha offerto una possibilità di fuga, una chance diversa, e mi ha spinto a venire qui, in Scozia, in questa casa. E poco a poco ho imparato a convivere con la mia cecità, ad adattarmi a lei perché per poter andare avanti è stato necessario prima di tutto accettare me stesso. Ero solo, come volevo essere, e potevo contare solo su di me.

Ma non è stata una vera accettazione. Era più che altro un adeguamento.

Ho imparato ad adeguarmi agli altri, a tenere gli occhi chiusi per me e per le persone che ho intorno perché riesco a sentire veramente il loro disagio nel vedere occhi senza vita. ho imparato ben presto a conoscere il comportamento umano decifrando i loro gesti nelle varie situazioni. Ho imparato ad avere un criterio restrittivo nell’ordine degli oggetti in modo da conquistarmi l’indipendenza dagli altri.

Ho soppresso poco a poco Harry Potter perché mi ricordava troppe cose, belle e brutte, e tutto quello che mi sono lasciato alle spalle. Harold Black è rimasto ancorato ad un frammento di Harry Potter, è andato avanti per una strada completamente diversa… certo, non avevo tenuto conto che saresti venuto tu – finì il suo discorso con un sorriso, stringendo le mani di Draco e lo fece senza esitazioni.

A Draco quasi scoppiò il cuore della felicità, non solo per il gesto di Harry, ma anche per le sue parole, quella confessione così dolorosa e veritiera.

 

Harry doveva essersi sentito veramente a pezzi: non c’era da stupirsi che non avesse trovato il sostegno che cercava, dopo la battaglia contro Voldemort le persone o tendevano a adorarlo come un dio oppure erano troppo occupate a rimettere assieme i pezzi della propria vita travolta dalla guerra.

Inoltre Harry Potter era sempre stato una specie di simbolo per tutti, aveva vinto l’ultima battaglia, c’era bisogno che si credesse sia tutto a posto, soprattutto lui.

Inoltre lo stesso giorno della caduta di Voldemort erano stati catturati tutti i mangiamorte in circolazione, una doppia festa, considerate quante nefandezze i mangiamorte avevano compiuto durante le due guerre. Era la felicità quella che si sentiva nell’aria, la speranza che d’ora i poi le cose sarebbero trascorse per il verso giusto, finalmente, e dopo anni di tirannia della paura, si potesse guardare al domani con una disposizione d’animo più serena.

Certo, Harry Potter era diventato cieco, ma aveva salvato il mondo! Sarebbe stato anche lui felice di essere vivo!

Harry aveva ragione, non c’era da stupirsi se anche i suoi stessi amici non l’avevano capito ma l’avevano spinto a cercare di vivere nonostante tutto, quasi arrabbiati per il suo abbattimento.

La famiglia Weasley aveva perso uno dei loro figli durante la guerra, quella perdita aveva inciso molto sulla loro vita e quella degli amici. C’era chi era morto, chi aveva subito perdite peggiori che quella della vista.

Weasley e Granger avevano cercato in Harry quello che l’intero Mondo Magico cercava: cercavano Harry Potter, il Simbolo, non il Ragazzo.

Dovevano essere felici, Harry aveva il preciso dovere di essere felice.

Se Harry avesse lasciato il San Mungo, se avesse fatto ritorno a Hogwarts, tutto avrebbe davvero preso una piega migliore.

Invece Harry si era chiuso in un guscio invisibile, respingendo quella romantica e poetica immagine della nuova vita, scegliendo in qualche modo di retrocedere. Gli amici non l’avevano capito, ma nemmeno Harry si era voluto far capire.

C’era poi qualche rimostranza da fare a Harry se provasse rabbia verso quel mondo così felice che non lo comprendeva? Verso quel mondo che aveva salvato il cui trascorrere del tempo non era mutato mentre la sua vita aveva subito un’immensa deviazione drastica?

 

- Sei arrivato tu, Draco – riprese a parlare Harry, e la sua voce sembrò farsi anche più dolce. Coraggio, fiducia, amore. Sì, li doveva avere. – E hai sconvolto tutto. Hai accettato la mia cecità, hai accettato me, mi sei stato così accanto, mi hai così sostenuto… perdonami quando dico che non so se credo in noi. Io credo in te, Draco, perché se c’è un noi questo è solo merito tuo. Ma non posso nasconderti che io non credo in me, nel futuro che mi si prospetta. Potrai continuare a vivere con me nonostante quello che sono? Non vorrai un giorno essere felice in maniera più completa? -

 

Draco si schiarì più volte la gola di poter parlare con voce normale: - L’impatto catastrofico che tu hai avuto meno di un mese fa io l’ho vissuto per quasi dieci anni quando ti ho conosciuto e hai letteralmente messo sottosopra la mia vita, anche se prima non me ne rendevo conto – si portò il palmo della mano di Harry alle labbra e vi posò un bacio – Hai attraversato tanto dolore nella tua vita, Harry… ma tutti hanno diritto alla felicità e io voglio fare la tua.

Non posso dire di capirti fino in fondo per quanto riguarda le tue perdite, io non l’ho mai subite, se non quelle dei miei genitori ma davvero non ho pianto per loro e non potrò mai capire che cos’hai attraversato dovendo affrontare Voldemort faccia-a-faccia oppure cosa significhi affrontare la cecità: io ho avuto una vita quasi perfetta, sempre protetto da una campana di vetro fino a quando non ho deciso di prendere in mano le responsabilità delle mie azioni e scelto di cambiare schieramento… -

- Draco… -

- Voglio solo dire che, anche se non capisco fino in fondo il tuo dolore e la tua delusione perché non l’ho vissuti… -

- Non ti chiedo questo -

- Lo so, Harry. Ma vorrei davvero capirli. Voglio esserti vicino, capisci? Se tu non sei ancora sicuro di te non ti sforzerò a fare nulla se non conoscermi ancora un po’, e cercare di capire se posso andarti bene… -

Harry quasi scoppiò a ridere a quell’ultima affermazione: - Tu mi vai benissimo! -

Draco sorrise di rimando, rassicurato: - E allora dov’è il problema? Sono perdutamente innamorato di te, mi sembra evidente visto che non faccio altro che discorsi melensi, vero? – poi Draco tornò serio – Dimmi solo una cosa, tu mi ami? -

Harry rispose subito, senza esitazioni: - Sì -

- Sai che io ti amo? -

- Sì -

Draco tirò un enorme sospiro di sollievo mentale: - Allora smettila di farti inutili problemi – avvicinò il suo viso a quello dell’altro, pochi centimetri separavano i loro volti, ma Draco non fece nulla per toccarlo, rimase a distanza di sicurezza, sebbene non desiderasse altro che martoriarlo di baci per farsi passare la paura e il dolore dei trascorsi minuti – Dei ‘forse’ fanne un pacchetto e buttarlo nella spazzatura assieme alle tue paranoie - gli mise le mani sulle braccia, non riusciva a guardarlo e non toccarlo. Lo doveva ‘sentire’. - Io voglio stare con te. Per sempre. Non devi avere alcun dubbio. Tu mi rendi felice e so che continuerai a rendermi felice – poi gli passò le braccia attorno al collo – Voglio il nostro futuro assieme. Se sono solo non sono nulla. Con te, possiedo tutto -

Harry sorrise, rassicurato e commosso da quella confessione così spontanea e sincera: - Non so cosa farei senza di te, Draco –

Finalmente di buonumore Draco scattò in piedi, posando un bacio sulla fronte di Harry – seguendo poi quel gesto ad un briciolo di esitazione: gli aveva schioccato quel bacio in preda alla felicità ma era stato giusto? Harry non aveva forse detto che aveva bisogno di altro tempo? L’aveva detto, ne aveva bisogno? - , e, quando poi questo si alzò in piedi, mise le mani sui fianchi e disse, divertito: - Certo… che vita sarebbe senza di me? E ora… per favore baciami altrimenti ti salto addosso –

Harry allora si aggrappò a lui lo baciò una, due, tre volte, perfettamente ricambiato, prima di accoccolarsi contro di lui, il viso seppellito contro il suo collo, sussurrando quelle parole che fecero far un balzo al cuore di Draco e lo costrinsero a stringere fortissimo Harry a sé, con amore disperato: - Ti amo, Draco, non lasciarmi mai –

Questa volta non ebbe paura nel dirlo.

 

 

Soffia vento, stordisci la neve, scova sotto di lei, cerca, cerca, cerca la prima avvisaglia della primavera.

O semplicemente sbircia attraverso la superficie vitrea di una finestra, osserva cosa l’uomo riesce a fare e poi gioisci.

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Elucubrazioni post-capitolo: I tanto sospirati chiarimenti dove finalmente Harry scopre se stesso completamente, senza mezze misure e capisce pienamente cosa significhi dividere la propria vita con qualcun altro.

Sembrerebbe proprio il capitolo del trionfo di Draco… ma sarà così? Io, dall’alto della mia semi-onniscienza (eh sì, capita così a chi cambia la trama ogni tre secondi netti!), esorterei a celebrare questa vittoria, non si sa mai, con i tempi che corrono >.<

Intanto ci avviciniamo sempre di più alla fine… ma ci pensate? Slib che finisce… sigh sigh… uff, odio quando finiscono le mie fic, mi riempie sempre di tristezza e poi divento sentimentale! >.<

Purtroppo la dipartita di Slib è dolorosamente necessaria… e tutto per la mia nuova fic, che sto cercando – molto faticosamente – di scrivere, chissà quando vedrà la luce… mah! Spero prestissimo, confesso che non sto più nella pelle… XD

Per chi mi ha chiesto i sequel di parecchie fic, non demordete, dovrete attendere ancora molto poco… XD

Ma la fic che sto scribacchiando – e che non sarà per niente facile scrivere sul serio – mi riempie di euforia… sarà il sapore della novità, sarà che mi diverte da matti… chi lo sa.

Beh, questa volta ho detto una valanga di cose senza senso, e dire che dovevo solamente commentare brevemente il capitolo, ma condonatemelo… mi è mancato così tanto il mio piccolo spazietto nei capitoletti delle fic, che mi sono lasciata prendere la mano! XD

 

Ah, un’ultima cosa, questa volta sensata… Per i più attenti, la primula a cui si fa riferimento è la stessa del capitolo XXVI XD

 

Grazie a coloro che sono stati così gentili da lasciare una recensione e non abbandonare la fic!

 

Nami_Phoenix, James_Prongs, Noctumbrial, fann1kaoriyuki, fiamma90, Draco Malfoy (me onorata se pensi che io scriva ‘da università’! ^//^), dracodraconis, Ina (benvenuta!), Moony9, alicesimone (si vede così tanto che il cap precedente è stato scritto sotto gli esami? XD Ma anche questo lo è stato… sigh), Vampire_and_Witch, layla84 (un'altra nuova recensitrice! che onore! XD Grazie!), ice90 (spero che ti deluda! ç_ç), Heris, nicodora (non preoccuparti se non riesci a commentare ogni capitolo! XD spero comunque che la fic continui a piacerti... e... ed ecco i chiarimenti!), Captain, Naiad26, Kira Hashashin, Astaroth (tutti voi all’ultimo minuto, accidenti! XD).

 

Commentate Commentate! Più commentate più in fretta arriverà il prox capitolo! XD

Miss

 

 

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Capitolo 29
*** La Schiusa della Crisalide ***


Senza luce, il buio (29/

Senza luce, il buio (29/36) by Mistress Lay

Capitolo Ventinovesimo – La schiusa della crisalide

 

 

Quella mattina, quando Harry riaprì gli occhi, il sole stava invadendo la stanza in ogni suo angolo, scacciando persino le tenebre create dalle ombre: la camera era così luminosa che per un attimo ne rimase abbagliato. Che ore erano? Generalmente era mattiniero, ma questa volta il sole lo stava accecando.

Le tende stavano svolazzando di fronte alla finestra spalancata, cullate dal sibilo del vento, creavano larghe volute irregolari, raccogliendo il vento che pulsava al suo interno aritmicamente e creava piegoline che si cancellavano automaticamente al minimo variare del soffio ventoso. Il fruscio che provocavano aveva qualcosa di ipnotico fino ad evaporare con quel ridondante ‘pop’ del lembo di tessuto che colpiva l’altro.

Harry si alzò a sedere, si guardò attorno, vide i raggi del sole penetrare dalla finestra spalancata e colpire le due lampade di vetro sopra i comodini creando giochi di luce iridescenti proiettati sulla biancore del muro alle sue spalle, scandagliando la stanza vide il letto sul quale era ancora semicoricato, la trapunta bianca che sembrava divertirsi a raccogliere anch’essa i raggi del sole e rifletterli in un chiarore bizzarro, la luce pure strisciava lungo il parquet lucido, ancora fin là, sul fondo, dove si trovava la porta che conduceva al bagno, era socchiusa, ma anche lì penetrava un riverbero fino alla trama intessuta del piccolo tappeto antistante il lavandino.

Colori, luci, forme degli oggetti...

 

Lui... ci vedeva?

 

Harry spalancò ulteriormente gli occhi, sconvolto, mentre un tremito gli scuoteva il corpo sollevò le mani all'altezza del volto, guardandone attentamente il dorso e ogni singola linea del palmo. Osservò con scrupolosità i polpastrelli, le unghie, le singole vene in rilievo.

Sollevò gli occhi, lanciò un veloce sguardo sgranando gli occhi addosso a tutta la stanza, facendo una rapida panoramica dell'arredamento spartano, i pochi suppellettili, tutti pragmatici in modo da non ostacolare nessuno dei suoi movimenti. Certo, perchè lui era cieco.

 

Però... lui... lui... ci vedeva.

 

Tutto era colorato, tutto definito, nessuna massa informa oscura, nessun buio totale ad accoglierlo.

Aprì più volte la bocca, senza che ve ne uscì una sola sillaba, deglutì, recuperando solo allora l'uso della gola: - Io... ci vedo... - gli uscì un solo rantolo, quasi incomprensibile, se solamente ci fossero altre orecchie all'ascolto.

In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò Draco, quasi come lo ricordava Harry, solo, con quelle caratteristiche che aveva avvertito tramite tatto, che aveva immaginato baciando quelle labbra, quando aveva soffiato giocosamente il fiato in quelle orecchie o sfiorato con il proprio naso quello di Draco.

Lo vedeva, ed era bellissimo.

Stava sorridendo, le mani sorreggevano un vassoio per la colazione, conteneva una tazza di caffè, una spremuta d'arancia, delle brioche, tutto disposto elegantemente e con ordine. Draco aveva lo sguardo allegro, spensierato, come Harry lo aveva immaginato la sera prima, quando avevano passato il resto della giornata prima a stare assieme, come una coppia che poco a poco si conosce, parlando fra di loro del lavoro di Harry, del ricevimento di Draco, delle rispettive infanzie.

La questione della fiducia tra Harry e Draco si era consolidata , dopo il discorso di Harry, e quello aveva aperto i punti d'appoggio per qualcos'altro, qualcosa di molto più importante, come se avessero buttato le basi per costruire qualcosa di molto più serio.

- Buongiorno -

Harry sorrise a quel radioso saluto, estasiato da tutto quello che lo circondava, quel mondo che un tempo non era altro che oscurità ora risplendeva di luci e colori.

- Draco! Io... ci vedo! Ci vedo! -

Draco continuò a sorridere con dolcezza e si sedette sul letto accanto ad Harry, appoggiando il vassoio in bilico sulle sue gambe.

Harry gli gettò le braccia al collo: - Draco ci vedo! Ci vedo! -

Draco seguitava con il suo silenzio, ricambiò per un attimo il suo abbraccio, finchè Harry non lo sciolse, deluso per la reazione dell'altro, perchè non scoppiava di gioia anche lui? Perchè non era felice?

- Draco... perchè non sei felice? -

- Certo che sono felice per te, Harry - rispose a bassa voce, gli tenne affettuosamente la mano.

Harry s'imbronciò: - Non sembra... -

Draco per tutta risposta sorrise, quasi di scusa, eppure con quell'espressione soddisfatta, sconcertante in una occasione del genere.

Perchè Harry provava il desiderio di saltare su e giù sul letto in preda alla felicità mentre Draco rimaneva con quel meraviglioso ma disinteressato sorriso sulle labbra?

Draco gli accarezzò la guancia e al suo tocco Harry non sentì il calore della sua mano o quella deliziosa sensazione di protezione che Draco gli donava sempre, avvertì quel semplice contatto come qualcosa di rarefatto, di impalpabile.

- Draco… -

- Da quanto non facevi un sogno del genere, Harry? – domandò l’altro con voce bassa, quasi impercettibile – Da quanto non avevi la quieta speranza di svegliarti al mattino e di vedere, come adesso? -

Harry non rispose, un nodo alla gola glielo impedì.

- Da tanto tempo – rispose per lui Draco – e da quanto non ti rendi conto che quando ti sveglierai non troverai altro che oscurità ad avvolgerti? Un tempo perdesti la speranza, Harry e desiderasti non fare più sogni del genere, perché ti avrebbero riportato troppa sofferenza… ma adesso, adesso qualcosa è cambiato, no? -

Ancora una volta Harry rimase in impietrito silenzio.

- Ora, Harry… puoi rincominciare -

- A fare cosa? -

- A tornare te stesso -

- Io… -

- Quando ti sveglierai nulla cambierà, tranne questo ricordo… -

 

 

 

Harry aprì gli occhi e non vide nulla. Il buio lo inghiottì di nuovo nel suo abbraccio crudele.

Un sogno… solo un sogno…

Per una volta le lacrime di rabbia non gli salirono agli occhi, nemmeno la consueta stretta al cuore, quella che lo prendeva sempre al risveglio dopo un sogno del genere, che gli alimentava la speranza per poi distruggergliela al minimo sentore di ritorno alla realtà.

Era davvero da tanto che non faceva un sogno del genere ed era la prima volta che aprendo gli occhi non ebbe l’impressione che il buio lo stesse inghiottendo sbeffeggiando la sua ritrovata condizione e questo solo per merito di Draco.

Il respiro di Draco addormentato accanto a sé, in mezzo alle coltri calde, la presenza di quel braccio attorno alla vita che, disperatamente, si aggrappava alla maglia del pigiama, quasi a volerlo trattenere dal consueto allontanamento che Harry compiva durante la notte.

Quell’ultimo particolare toccò profondamente il cuore di Harry, allora era così, Draco cercava sempre di impedirgli la ritirata, lo teneva vicino per quanto potesse, non accettava la separazione, la combatteva strenuamente tutte le notti.

 

Quando ti sveglierai, nulla cambierà, tranne questo ricordo…

 

Sì, qualcosa era cambiato dentro Harry, perché quella stretta di Draco, unita al ricordo di quel bizzarro sogno, e alfine l’accettazione che aveva sentito nel cuore, lo avevano completamente cambiato.

 

Accettazione, ecco la parola chiave.

Non adeguamento. Accettazione.

 

Ieri sera aveva detto a Draco che prima di stare bene con gli altri doveva stare bene con se stesso, che prima di tutto doveva accettare se stesso e la cecità… ebbene, ora l’aveva accettata.

Non era stato un cambiamento repentino, assolutamente, solo molto sofferto, che era durato mesi, anni.

Precedentemente aveva convissuto con la cecità ogni giorno, vivendo in oscillazione tra il desiderio di respingerla e di accoglierla, quando aveva incontrato Draco si era costretto ad accettarla per quello che era: segno di dolore, ostacolo, ma parte di sé. Scendendo a patti con questa poteva smetterla di crogiolarsi nel passato e guardare davvero al futuro.

Man mano che Draco si avvicinava al suo mondo, che gli si accostava con il cuore, Harry aveva cominciato ad avere bisogno di lui, della sua presenza, della sua persona intera. Lo aveva accettato, ed accettandolo aveva ammesso assieme la sua condizione, perchè amando Draco, era sceso a patti con se stesso.

Di quell’ ammissione fatta tempo prima se ne rese conto solo adesso, comparando la sua nuova situazione con quella precedente, la sua vita con e senza Draco. Quel sogno gli aveva fatto capire questo.

Sorrise, rassicurato.

 

 

Al suo risveglio, Draco si ritrovò tra le braccia Harry, la schiena combaciava con il suo petto e sulle proprie mani era poste quelle dell’altro, comodamente adagiato in quella culla confortevole.

Ogni mattina, da quando aveva preso a dormire con Harry, si svegliava sempre con l’amarezza derivante dalla sua lontananza, rimproverando se stesso e l’altro, stringendo i denti deluso per quel rifiuto di accettazione completa. Eppure quella mattina… quella mattina si sentì accettato completamente da Harry.

Per un istante si sentì sopraffare dalla commozione nel constatare che per una volta l’abbraccio aveva perdurato nonostante la notte trascorsa.

Draco cercò di regolarizzare il battito e il respiro per non svegliare l’altro, poi strinse ulteriormente a sé Harry, chiudendo gli occhi e addormentandosi con il sorriso sulle labbra.

 

 

*

 

 

Si svegliò nuovamente quando ormai era mattina, si mise a sedere, cercando di coprire la delusione di non avere Draco accanto a sé come avrebbe sperato. Sentì la porta aprirsi e aprì il viso in un sorriso, sentendo Draco entrare, accompagnato da un profumo di caffè appena fatto.

 

- Buongiorno -

 

Per un istante Harry rimase interdetto, notando una strana verosimiglianza con il sogno che aveva fatto quella notte: quella sensazione di deja-vu si acuì ulteriormente quando Draco si sedette sul letto accanto a lui, dalla sua parte, posando il vassoio con la colazione sulle gambe di Harry, in bilico. Quando gli prese la mano, proprio come aveva fatto nel sogno, sentì il cuore stringersi perché in quel momento si accorse di quanto fosse miracolosa la presenza di Draco lì. E aveva dovuto rendere i conti a se stesso prima di ammetterlo.

 

- Tutto bene, Harry? – domandò con voce preoccupata Draco, notando l’assenza di risposta al suo ‘buongiorno’.

Harry annuì: - Sì, tutto ok – l’aroma di caffè unito ad un forte profumo di toast lo distrasse dalle sue reminiscenze – Che cosa festeggiamo? –

Draco si avvicinò e lo baciò sul naso: - Te –

Harry strinse le labbra, confuso: - Me? Che ho fatto? –

- Mi ami -

- Lo so -

- Stanotte ti ho trovato abbracciato a me – Draco fece veramente poco per trattenere il sorriso vittorioso che spuntò sulle proprie labbra – Non trovi sia un motivo perfetto per festeggiare? Non volevo lasciarti svegliare da solo ma… ti ho preparato la colazione! – mosse le mani, eccitato – E il caffè è ottimo! -

Vero.

Harry annusò l’aroma del caffeina, non era acre, ma puro caffè, senza aver traccia di bruciato. Ci mise qualche secondo a registrare il profumo di confettura di pesche – la sua marmellata preferita – e l’odore di pane tostato. Draco aveva pensato proprio a tutto.

- Che c’è? – la voce di Draco aveva una nota allarmata, poi bofonchiò con disappunto – Ho fatto qualcosa che non va? La marmellata di… -

Harry spostò il vassoio  che stava in mezzo a loro, era così felice di sentire l’amore di Draco e non trattenersi dal mostrare felicità e compiacimento, si chinò su di lui: - Trovo tutto perfetto. Ti amo, Draco –

Draco sorrise orgoglioso e un poco stupito dalla reazione di Harry, si sentì come al risveglio, completamente accettato da Harry, come se quest’ultimo avesse esorcizzato i suoi demoni interiori. Quella nuova sensazione lo fece sentire bene, mettendogli addosso una strana euforia.

- Voglio che sia tutto perfetto per te – replicò Draco e lo baciò come se fosse la cosa più preziosa e fragile del mondo, riprese il vassoio della colazione, posizionandolo nuovamente sulle gambe di Harry – Mangia, abbiamo tempo per le romanticherie dopo colazione -

Osservò attentamente Harry sorseggiare il caffè e mangiare con gusto la brioche e un toast con la marmellata, si beccò le lodi e confessò di aver imparato a maneggiare l’infernale tostapane usando l’orologio per regolarsi e non bruciare nulla.

- Imparo in fretta – concluse fieramente Draco.

Harry mandò un colpo di tosse che assomigliò vagamente ad un ‘due mesi!’ prima che Draco gli desse un colpetto sul braccio prima di lamentarsi scherzosamente: - Sono io l’eroe del momento! Devi elogiarmi, non prendermi in giro! –

- Oh sì, un valoroso eroe che è riuscito ad ammansire i marchingegni babbani! Ah, dimenticavo che ha anche salvato il Natale! – ovviamente con Natale si riferiva ai festeggiamenti pre-natalizi, non al giorno in sé, decisamente da dimenticare. Draco non accennò ad accorgersene, ma la registrò mentalmente, felice che Harry potesse cominciare a scherzarci su con naturalezza.

Sì, Harry stava veramente rinascendo, proprio lui, Harry.

- Precisamente e quindi dovresti… -

- I regali! Ci siamo dimenticati di aprire i regali! -

Draco sorrise, Harry sembrava quasi un bambino deluso con quella smorfietta sul viso: - Allora dobbiamo rimediare! Lavati e vestiti, ti aspetto di sotto – prese il vassoio, gli donò un bacio e scese di sotto, trattenendosi dal gridare al mondo la sua felicità.

 

 

*

 

 

La giornata che ne seguì fu per entrambi qualcosa di estremamente nuovo: certo, avevano vissuto assieme per più di un mese, ma il loro legame era andato incontro a continui alti e bassi, a vacillamenti ed oscillazioni.

Era stato qualcosa di simile ad una cerimonia iniziatica, in attesa che il loro rapporto si consolidasse al punto di cementarsi con il tempo.

Per loro era una continua novità sedersi di fronte al camino acceso, profondati nel divano, e scartare i regali. Era una novità pensare persino di festeggiare il Natale!

Draco trovava impossibile evitare a lasciarsi andare a continue romanticherie – mai stucchevoli, ma decisamente insolite per un Malfoy normalmente freddo e distaccato –, Harry trovò spontaneo appoggiarsi a Draco, cercarlo con i gesti e con la presenza per essere davvero sicuro che oltre al buio di fronte a sé ci fosse una realtà luminosa attorno.

Il regalo di Harry si rivelò essere una calda sciarpa di lana verde inanellata, nelle due parti terminali, con una striscia sinuosa color mercurio. Il pacchetto lo aprì Draco, ma non fece in tempo a dire o fare alcunché che Harry gliela strappò letteralmente di mano, avvolgendogliela attorno al collo.

- Ti occupi sempre di me – spiegò Harry – Da adesso voglio prendermi io cura di te -

Seguitò un momento di silenzio piacevolmente sorpreso interrotto poi da Draco che si schiarì la gola, tossicchiando per diminuire la felicità che minacciava di soffocarlo, poi gli strinse le mani, commosso dal gesto e dalla volontà di Harry, slacciò la sciarpa per allungarla verso l’altro e avvolgerlo vicino a sé con una delle due liste, poi gli sussurrò, ad un centimetro dalle sue labbra: - Così non mi scappi –

Harry fece combaciare le due fronti: - Non ho intenzione di andare da nessuna parte -

- Mi piace come risposta -

Draco allora si scostò, allungando la mano per afferrare il proprio regalo e tenderlo a Harry, ma nel farlo fu colto da un dubbio, quindi si ritrasse: e se Harry l’avesse preso per una ‘trappola’? era troppo presto, troppo azzardato?

- Beh? – lo incalzò Harry – e il tuo regalo? – tese le mani impaziente – Avanti! Se è una sciarpa non mi offenderò! -

Infine Draco lasciò scivolare il suo regalo nelle mani di Harry, sebbene con qualche riserva – non per sé, ma per la possibile reazione di Harry, lui che quella mattina appariva così spensierato… - e osservò con attenzione ciascun gesto di Harry: lo vide tastare il pacchetto, cercare il nodo nel nastro, infilare le dita sotto e spingere verso uno degli angoli, ancora uno sforzo, ecco, poi fu la volta della carta rossa, sollevò con delicatezza il piccolo pezzo di scotch e svolse il piccolo ripiego. Infine il pacchetto venne alla luce, le dimensioni erano di una scatoletta di nemmeno un palmo in velluto nero notte.

Harry non lasciò trapelare nulla della sua reazione,  con un dito percorse il perimetro della scatoletta fino a quando non trovò l’apertura da sollevare. Lo fece e un respiro particolarmente profondo di Draco lo spinse ad allungare le dita per toccare il contenuto custodito.

Il metallo era freddo al tocco fisico ma Harry poteva avvertire il calore della magia attraverso gli schermi di resistenza. Un tipo di magia protettivo o custodente? A primo acchito non si seppe dare risposta.

Ritrasse di scatto le mani, come se fosse spaventato, sollevò il capo, ponendo a Draco una muta domanda.

Il biondo si affrettò a spiegare: - Non sei tenuto ad indossarlo adesso – precisò frettolosamente – Voglio solamente che tu sappia quanto profondo è il legame che mi lega a te, sono stato forse un po’ precipitoso ma voglio solamente che tu sappia che ci sono e ci sarò sempre – prese un profondo respiro. Perché le parole adesso gli uscivano con difficoltà? Quando aveva pensato a quel discorso non c’era stato spazio per le insicurezze… perché l’esecuzione di quel dialogo gli risultava così incerta? – Non è una costrizione, è una promessa -
- E poi? –

- Come? -

- E poi, Draco? – sospirò Harry – Posso sentire la magia scorrere attraverso il metallo… -

Draco spalancò gli occhi dalla sorpresa prima di rendersi conto che si trovava di fronte a Harry Potter, il mago che aveva fatto sparire dalla faccia della terra Voldemort, sorrise imbarazzato: - Oro bianco temprato con la magia: sono due, quando una delle due persone che l’indossano chiede aiuto, l’anello dell’altro si scalda –

- Anelli? -

- Sì… sono… sono due -

Harry si fece coraggio e fece scivolare un dito all’interno della scatoletta, sì, poteva avvertirle a tatto, erano due anelli identici, la loro superficie non era liscia ma irruvidita da disegni di forma spigolosa che correvano fino ad incontrare l’ostacolo di una pietruzza al centro, dal taglio irregolare.

Un incantesimo di protezione e avvertimento, sì, ecco, poteva avvertire le linee della magia addensarsi sotto il suo tocco, allungandosi fino a toccare i suoi polpastrelli…

Di scatto, ritrasse la mano, lottando con il desiderio di richiudere la scatoletta, pensando che questo avrebbe potuto ferire i sentimenti di Draco, semplicemente l’abbassò, fino ad appoggiarla sulla sua gamba ripiegata e ancora sentì il forte richiamo della magia combattere per toccare nuovamente gli anelli.

La magia… per la quale aveva abbandonato un intero mondo di promesse si era ripresentata alla sua porta, incartata e tirata a lucido in una scatoletta elegante! Amara ironia della sorte.

- Non è un obbligo – seguitò a spiegare Draco, notando le ombre cupe e il cipiglio scuro che si alternavano sul viso di Harry – La indosserò anche io quando vorrai -

- Un anello è un obbligo, Draco – lo corresse placidamente Harry.

Facendo qualche conto mentale, pensando a come andassero quelle cose nel mondo della magia, probabilmente Draco le aveva fatte fare da prima delle vacanze di Natale. Doppia ironia. Un incantesimo del genere apportato agli anelli che poteva essere usato se Harry avesse aperto quel regalo prima… e se lo avesse indossato, ovviamente.

 

Un anello.

 

Improvvisamente, le implicazioni di quel dono vennero alla luce: prima era stato preso dalla sorpresa della magia, quindi aveva risposto automaticamente alle parole di Draco riguardo il suo impegno, ma ora il significato del gesto lo stordì, non era per niente pronto ad una cosa del genere.

 

Un anello.

 

Il cuore prese a battere più forte, quasi in sincronia con i pensieri tortuosamente contraddittori che si susseguirono nella sua mente, alla ricerca di una risposta, di una spiegazione, di domande…

 

Un anello.

 

- Avevi pensato a tutto, eh? – domandò tristemente Harry, pensando a Gary.

- Mi piaceva l’idea di essere previdente – rispose con amarezza Draco.

 

Aveva pensato agli anelli da molto, in realtà l’idea originale era un’altra, non un anello, per non dare ad Harry la sensazione di essere braccato, ma poi la scelta era stata quasi dettata dall’istinto. Quando era entrato in Diagon Alley aveva una precisa di idea di come doveva essere il suo regalo, poi la sua attenzione era caduta su un paio di vere in vetrina e aveva deciso per degli anelli.

Dentro di sé aveva sempre pensato che l’anello era un gioiello semplice da portare, comune, non avrebbe portato fastidio come una collana o si sarebbe impigliato da qualche parte come per un bracciale, inoltre era a diretto contatto con la pelle.

 

Un anello.

 

Sì, nella parte più recondita della sua mente, quella che cercava di ignorare la maggior parte delle volte, aveva cercato di fargli capire che no, un anello non andava bene perché, anche se pratico, prometteva troppe cose, e forse nemmeno molto gradite ad una persona indipendente come Harry.

 

Un anello.

 

Lo aveva fatto preparare appositamente, non aveva donato a Harry qualcosa dalla cassaforte dei Malfoy, che pure possedeva meravigliosi anelli con incantesimi di protezione potenti, no, voleva donare a Harry qualcosa di nuovo, che tagliasse i ponti con un passato legato ai Malfoy, e fosse solamente un anello loro.

Nel momento in cui aveva messo piede dentro la gioielleria, si era immediatamente figurato come dovesse l’anello, quale fantasia, quale pietra, quale metallo.

Oro bianco, il miglior conduttore di magia, smeraldo, la piccola pietruzza che riprendesse lo straordinario colore degli occhi di Harry, alamari intrecciati in rilievo, il simbolo del legame infrangibile.

 

Un anello.

 

Non avrebbe mai pensato, un giorno, di ritrovarsi nelle vesti di innamorato trepidante, eppure eccolo lì, ad offrire il cuore, ad offrire una vita assieme a qualcuno. A Harry Potter tantomeno.

Aveva pensato più volte che quel dono fosse melenso e stucchevole, però aveva cancellato quell’impressione per dare più importanza all’incolumità di Harry e all’impegno di proteggerlo.

 

Improvvisamente il silenzio fu interrotto da Harry che, con voce quasi esitante, chiese: - E’ così importante questo anello per te? –

- Non è un obbligo – ripetè per l’ennesima volta Draco, chiudendo la scatoletta – Deciderai tu quando e se indossarla. L’ho data a te non per l’immediato futuro. Volevo semplicemente che tu l’avessi… -

Harry sorrise, divertito: - Niente dichiarazione? –

Draco scosse la testa: - Non mi inginocchierò e chiederò la tua mano, promesso –

Harry si appoggiò contro il petto di Draco, ed immediatamente le braccia di questi lo avvolsero strettamente: - Grazie, Draco, davvero, ma io… -

- … Non lo puoi accettare – concluse Draco, non lo disse tristemente, però, ma con calore, comprensivo. Annuì una volta, e annuì una seconda volta mentre appoggiava la scatoletta sul tavolino lì accanto: non poteva davvero dire di non esserselo aspettato, però la delusione, seppur attenuata, c’era e bruciava.

La mano di Harry strinse la propria.

- Non ti preoccupare – disse d’istinto Draco, stringendo la presa di rimando, rassicurandolo.

- Voglio essere chiaro – esclamò con determinazione Harry – non sto rifiutando te o quello che mi stai promettendo. Voglio solo del tempo e non lo voglio per pensare all’impegno che hai preso con me – una traccia di felice imbarazzo passò sul suo viso – ma per accettare la magia nell’anello. Lo so, sembro puerile… -

- Ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno, Harry – affermò Draco con voce ardente, sollevato dalle parole di Harry. Merlino, quanto lo amo… – Ti ho dato questi anelli per farti capire quanto ti amo, non per costringerti o soffocarti in alcun modo -

Non gli chiese che cosa avvertisse esattamente nella magia degli anelli, decise di aspettare che Harry spontaneamente glielo confessasse.

Harry annuì ma la verità che aveva dato a Draco era incompleta, ma era certo che Draco avesse comunque compreso il suo sottile timore: la paura di accettare non solo la magia, ma anche il concetto di aver bisogno di aiuto e di doversi appoggiare completamente ad un’altra persona e consentirgli di fargli indossare un anello con un incantesimo del genere…

- Ho capito, non preoccuparti – lo rassicurò Draco, comprendendo i suoi timori inespressi.

Harry allora annuì di nuovo, confortato e Draco gli sorrise, sempre stringendolo a sé, passandogli scherzosamente l’indice sulla punta del naso: – Non hai bisogno di dirmi niente –

Harry ridacchiò: - E’ anche per questo che ti amo – trascinato da quell’atmosfera leggera e allegra gli fece la linguaccia – Mi hai risparmiare un sacco di fiato –

- Ah, è così che la pensi? – Draco cominciò a fargli il solletico – Non ti meriti proprio niente, crudele! -

Harry rise felice, pieno di allegria e soddisfazione, sentendosi leggero come l’aria…

In quel momento squillò il campanello, Draco si alzò a malavoglia e man mano che si avvicinava alla porta sentì parecchie voci intrecciate, tra le quali riconobbe la profonda voce di Richard, quella cristallina di Dana… forse c’era anche Timmy con loro.

Andò ad aprire con un sorriso, immaginandosi il motivo per il quale i vicino fossero venuti in visita, sicuramente per chiedere come andasse e delle spiegazioni per la scomparsa di Harold.

Ma quando aprì la porta, il sorriso si spense immediatamente e rimpianse di aver lasciato la bacchetta al piano superiore. Uscì di casa, socchiudendo la porta alle sue spalle, sibilando furibondo: - Che cosa ci fai qui? –

C’erano Richard e Dana, ma Timmy no, al suo posto c’era la presenza meno benvoluta sulla faccia della terra, quella inopportuna ed invadente di Gary che sfoggiava un sorriso incerto, a tratti ancora più arrogante del solito, quasi volesse mascherare il disagio con una dose ulteriore di boria, una cosa che sapeva fare decisamente meglio.

In ogni caso, appena vide l’espressione minacciosa di Draco, abbassò gli occhi per terra, quasi imbarazzato: - Dov’è Harold? – domandò.

- Dove non puoi raggiungerlo con le tue mani! – gli prudevano le mani dal desidero di cancellare quell’espressione sul viso di quel bastardo. Come due sere prima non desiderava solo farlo a pezzetti e torturarlo con le cruciatus, ma desiderava anche fargli del male fisico: quasi volesse dimostrargli una rabbia più d’impatto e più violenta invece che la semplice collera magica.

E magari anche la magia. Come ciliegina sulla torta.

- Io volevo scu… -

- TU volevi sparire immediatamente da qui e non farvi più ritorno altrimenti ti ridurrò in così tanti piccoli pezzetti da rendere impossibile l’identificazione di un essere così abietto come te. Ora sparisci, che se non avessi avuto altri problemi per la testa ti avrei dato una bella lezione ieri! -

La voce di Draco era diventata un sibilo così minaccioso da far venire i brividi a tutti e tre gli ospiti, era così furioso che le parole gli uscivano dalla bocca con l’impatto di una sferzata di vento gelido che, seppur glaciale, sembrava fosse rovente dalla furia che marchiava quelle parole.

Gary arretrò istintivamente, si morse le labbra ma non ebbe il coraggio di dire niente, nemmeno le parole che desiderava dire, nemmeno quelle scuse che gli bruciavano sulle labbra, girò le spalle ed entrò nella sua macchina per poi andarsene via.

Draco si appuntò mentalmente di andare più tardi da lui e fargli un discorsetto: ieri non ne aveva avuto occasione, preso prima a parlare e poi a stare con Harry, la sera ancora prima non ne parliamo. Sì, decise, doveva ancora farglielo quel discorsetto. E doveva ricordarsi la bacchetta.

Richard e Dana, impietriti di fronte a quella scena, rimasero immobili e muti fino a che Gary non fu un puntino in strada, allora Richard si schiarì la voce, osservando Draco con circospezione: - Ehm… c’è una spiegazione a quello che abbiamo appena assistito? –

Solo in quel momento Draco si rese conto del suo inatteso pubblico tuttavia, ancora memore della rabbia nel rivedere quel bastardo, non si trovò in dovere di imbarazzarsi: - Sì, una spiegazione fin troppo esauriente –

- A cosa? – domandò Harry, sopraggiungendo alle sue spalle. Preoccupato dal così tanto tempo che Draco ci metteva a far accomodare gli ospiti, lo aveva raggiunto, cogliendo solo quelle ultime parole della conversazione, oltre, ovviamente, alla sgommata di una macchina che si allontanava a gran velocità dal vialetto.

Non fece parola però di quell’ultimo particolare. Né delle conclusioni che aveva tratto.

- Nulla – si schermì Draco – Entrate, comunque – colse con la coda dell’occhio un movimento dalla tendina della casa della signora Middlewest, questa volta non sentì la sensazione di fastidio di essere spiato, al contrario, fece un segno con la testa. In fondo era stato anche merito suo se era riuscito ad arrivare in tempo da Harry, due sere prima.

- Ciao Harold – lo salutò con voce dolce Dana – va tutto bene? -

- Certo –  rispose precipitosamente Harry – su entrate, vi faccio qualcosa di caldo? -

- Non preoccuparti – replicò Richard – abbiamo appena fatto colazione – scambiò uno sguardo interrogativo con Draco. Doveva o non doveva parlarne di fronte a Harold di quanto fosse successo prima? Draco sviò lo sguardo, facendo un segno di diniego con la testa.

I coniugi furono fatti accomodare in cucina e, una volta seduti, Richard riprese la parola: - Possiamo sapere che cos’è successo due giorni fa? –

Harry si irrigidì immediatamente, certo, aveva immaginato che Draco avesse dato di matto nel trovare la casa vuota al suo ritorno dal ricevimento, per questo aveva detto a Gary di scrivere un biglietto. Considerato quanto fosse furioso, probabilmente era andato da Dana e Richard per chiedere loro dove fosse la casa di Gary.

- Niente – disse Harry in fretta.

Draco cercò di far segno di non parlare ma Dana lo ignorò: - Draco era sconvolto quando è piombato da noi dopo che ha trovato la casa vuota e nessun segno che indicasse dove fossi andato –

- Nessun… cosa? – domandò Harry.

- Nessun segno, Harold – ribadì Dana.

Harry si rivolse a Draco: - Il biglietto? Non l’hai trovato? –

Draco sbuffò: - Molto esplicativo, quel biglietto. Era vuoto, come avresti voluto che lo interpretassi? –

- Vuoto? -

Vuoto. Ma a Gary aveva detto di scrivere…

Ah, certo.

L’ennesima bugia.

Scosse la testa: - Avevo chiesto a Gary di scriverci dove fossi ma evidentemente non… non l’ha fatto –

Draco lo guardò con preoccupazione, ma prima che potesse dire alcunché Richard li interruppe: - Gary? Eri da Gary? – sembrò quasi allegro – Ecco perché Draco era così furioso! -

Già, chissà quanto era sconvolto Draco quando non l’aveva trovato, riflettè Harry. Povero Draco. Istintivamente ricercò la sua mano, trovandola immediatamente e la strinse.

- Non credevo fossi così geloso, Draco – continuò Richard, strizzandogli l’occhio.

Harry scosse lentamente la testa: - Non è per gelosia, Richard –

- Come, non capisco… -

- Harry… -

Harry poteva immaginare i due coniugi sedutigli di fronte: Dana, con i suoi capelli ramati e gli occhi verdi, stava di certo attendendo la sua risposta con quieta curiosità. Dana era così, quieta come un ruscello di montagna che zampilla acqua pura in mezzo ai sassi sferici del letto fluviale, una purezza che si rifletteva nella dolcezza delle sue parole, sempre pacate, e nelle sue espressioni, sebbene Harold non le avesse mai visto susseguirsi sul suo viso ovale e pallido.

Più volte si era trovato a pensare quanto lei e Richard formassero una coppia perfetta: solidità e serenità, ecco cosa trasmettevano. La famiglia che Harry non aveva mai avuto.

Richard, con i suoi morbidi capelli castano chiaro e gli occhi color caffè, lo superava di una buona spanna, questo lo rendeva alto quanto Draco… chissà che effetto gli avrebbe fatto vederli in piedi uno accanto all’altro.

Due persone così diverse.

Richard era come Dana, come un ruscello di montagna, solo dal getto più forte, più vitale, vigoroso come l’acqua nell’atto di colpire e travolgere, non trasmetteva solo tranquillità, ma un senso di protezione. Lo aveva sentito spesso quando era da loro a cena, o quando lo accompagnava in città. Richard trovava naturale proteggere le persone, soprattutto gli amici.

Amici… già…

Si prese del tempo per riflettere sulla risposta da dare a Draco, eppure sapeva bene che era completamente inutile, il flusso di pensieri di interruppe a metà, lasciando da parte le sue solite congetture fin troppo rimuginate e si lasciò guidare dall’istinto.

Draco aveva ragione: per un suo semplice errore non doveva rifiutare il mondo rinchiudendosi nella sua solitudine.

- Puoi dirglielo – rispose l’altro a bassa voce, seppur senza traccia di incertezza – a loro puoi dirlo -

- Dirci cosa? -

Draco lo raccontò, tenendo la mano di Harry per tutto il tempo, ed osservando il rossore che si stava propagando sulle gote del moro per tutto il tempo della narrazione – era imbarazzo di dover confessare la sua debolezza? O forse semplice disagio? –, nettamente in contrasto con l’orrore sul viso di Dana e la rabbia progressiva su quello di Richard.

Al termine del racconto Dana dovette mettere una mano sulla coscia di Richard per calmarlo, altrimenti si sarebbe alzato in piedi e chissà cos’altro.

- Harold… mi dispiace tanto! – esclamò infelicemente Dana mordicchiandosi poi il labbro, affranta – Non avrei mai creduto che Gary… insomma… ma tu stai bene? – domandò con premura. Cercò di non soffocarlo, ma desiderava davvero fare qualcosa, anche prendergli la mano e fargli capire che lei era lì per qualsiasi cosa, purtroppo doveva cercare di tenere a bada il marito, altrimenti si sarebbe trovata moglie di un uomo condannato all’ergastolo.

- Non preoccuparti, Dana, è tutto passato, Draco è… è arrivato in tempo -

- Oh, Draco – esclamò Dana rivolgendosi al biondo con un tale sollievo da farlo quasi sorridere – per fortuna sei arrivato tu! -

Non disse altro, perché conosceva l’orgoglio di Harold, ma capì, dall’espressione sul suo viso, che era sceso a patti con quella brutta esperienza. Quasi sentendosi osservato, intuendo ciò che Dana stava pensando, le rivolse un piccolo sorrisino.

- Era per questo che hai detto quelle cose a Gary prima? – domandò Richard a denti stretti, pronunciare il nome dell’altro quasi come se volesse masticarlo e martoriarlo con i denti, così arrabbiato e deluso da dimenticarsi del cenno di intesa che aveva scambiato con Draco prima sul tacere.

- Richard! – lo rimproverò aspramente Draco.

- Tranquillo… - Harry gli fece un piccolo sorriso – ho sentito la macchina allontanarsi -

- Mi dispiace -

- Non preoccuparti – lo rassicurò Harry – non fa niente. Non avevo molta voglia di vederlo -

- Io vorrei farlo a pezzi, pensa un po’… - borbottò a mezza voce Draco.

Richard gli rivolse uno sguardo: - Credo che ho anche io quel desiderio… -

- Ora però tenete a bada il vostro desiderio di apparire macho, per favore! – sospirò Dana per alleggerire l’atmosfera.

- Ma tesoro, non … -

- Oh, sono perfettamente d’accordo con te, Richard, se incontrassi Gary per strada uno schiaffo non glielo risparmierebbe nessuno ma adesso non mi sembra il caso di parlare di queste cose… - immaginò che Harold fosse ancora scombussolato per la vicenda, sebbene non sconvolto dalla stessa. Si stava riprendendo, ma non era il caso di assillarlo con piani di vendetta. Richard e Draco protestarono e Dana alzò gli occhi al cielo – Uomini! -

- Vorrei farti presente, Dana, che anche io sono un uomo. Potrei offendermi – puntualizzò divertito Harry. Aveva capito l’intento di Dana di spostare la conversazione sul piano meno serio e più faceto, cercando di non fargli pesare la situazione passata. Ne avrebbe parlato con Richard a casa, forse avrebbe sollevato la questione anche con Draco, ma non con Harry, era troppo sensibile per farlo. Apprezzò quella sua caratteristica e si trovò felice della sua scelta di mettere al corrente i due amici, il loro sostegno contava molto per lui.

Dana sorrise, stando al gioco: - Harold, tu sei uomo sensibile, mica un violento come questi due…! –

- Violento? – esclamò Draco inarcando un sopracciglio. L’irritazione che aveva provato a ricordare la brutta esperienza di due giorni prima scemò nell’isyante in cui Harry pronunciò quella mezza battuta. Non stava incassando quella brutta esperienza, no, stava imparando da questa e stava attenendosi alla loro conversazione: stava rinascendo, poco a poco. – Avresti dovuto vederlo che pugni che mi tirava a scuola! – Harry gli rifilò un pizzicotto per gioco – Visto? Un violento –

- Sono sicura che i pugni che ti ha dato sono stati del tutto meritati – replicò pacatamente Dana.

- Eccome! – approvò Harry con un ghignetto sul viso. Quel ghigno, così scherzoso, fece perdere l’ultimo residuo di rabbia anche a Richard. Non l’aveva mai visto così, Draco stava davvero compiendo un miracolo. Rilassò i tratti del viso e Dana gli scoccò un sorriso. Era ancora furioso con Gary, ma la sua rabbia avrebbe potuto aspettare – Draco era un bastardo arrogante a scuola! -

- Beh, questo è vero – confermò Draco per amor del vero.

I tre scoppiarono a ridere, Harry si allungò per dargli un piccolo bacio sulla guancia, niente di profondo, ma trasmise a tutti una sensazione quieta di affetto e tenerezza. L’Harold che Richard e Dana conoscevano non l’avrebbe mai fatto ma ora, evidentemente, molte cose erano cambiate.

Draco, sebbene preso in contropiede a quella dimostrazione di affetto pubblica, protestò: - Se vuoi scusarti delle brutte parole che hai usato prima, potresti darmi un bacio come si deve! –

Oh sì, voleva essere coccolato anche lui…

- Ma se hai cominciato tu! Ora non fare il furetto alla ricerca di attenzioni! – Harry non finì nemmeno la frase che scoppiò in una risata così spensierata che gli altri tre sentirono incurvare le labbra in risposta.

- Spero che ti ci strozzi! – grugnì Draco.

Harry non smise di ridere, allora Richard domandò, curioso: - Perché ‘furetto’? –

Il moro riuscì a placare le risa abbastanza per poter rispondere, ma mentre apriva la bocca per rispondere ‘uno scherzo a scuola’, Draco gliela tappò preventivamente: - A cuccia. Non vorrai finire nei guai con me più di quanto tu non sia già, vero? –

Harry sorrise dietro quella mano, sentendosi circondato da un’atmosfera così spensierata da renderlo euforico, non a disagio, malgrado la straordinarietà dell’evento: era nella sua cucina con Draco e due amici a ridere e scherzare.

Cosa voleva di più?

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

Elucubrazioni post-capitolo: generalmente non mi piace utilizzare l’idea dell’anello come regalo, almeno non per le mie fic – in quanto alle altre sono di norma un’inguaribile romantica –, essendo un’idea molto usata e non originale. Eppure, i regali come dovrebbero essere? Alla fine si ricade sempre sui soliti cliché… inoltre la mia nee-san in spirito Astaroth, da brava manipolatrice qual è, mi ha esposto dieci ragioni per le quali invece sarebbe stato giusto uno scambio di anelli in questo frangente, chi sono io per oppugnarmi alla logica? >< Come spesso accade, però, non sempre la logica si sposa con le mie idee malate… U.U Vero che non mi uccidi Ast adorata? *Miss si va a nascondere in un remoto angolo dell’universo*

 

Tra una cosa e l’altra alla fine mi sono pescata l’aggiornamento… sono riuscita a recuperarlo oggi nonostante condizioni avverse… XD

Vi assicuro la fine di questa fic ad Agosto (e questa volta mi sono decisa a segnalare la lunghezza della fic accanto al titolo…).

 

Naiad26(grazie tesoro! ^//^ scusa sull’altro sito ho fatto un disastro!), Moony9 (ah sì, la sinestesia era proprio voluta… ero certa che l’avresti colta! XD), Heris (oh my… Ysy… così mi lasci senza fiato, altrochè! *//*), Kira Hashashin (dì la verità, SisSly, proprio non te lo aspettavi che Harry avesse smesso di… come dicevi? Ah sì… sbattere la testa contro un muro di piombo e prendendoci pure gusto. U.U Quando si dicono miracolo… addirittura ringraziare Gary?), Astaroth (XD mi vuoi ancora uccidere?), Francesca Akira89 (scrivo come Dickens? O.o), ice90 (ah no, se Draco mi finisce in prigione cosa succede con Harry? XD), alicesimone (salvata in corner dici? Wow me la sono scampata bella… XD ah, non dirmi niente… mi finisce pure slib, che crudeltà! – e dovrei prendermela solo con me, lo so – ^^), Ina (ah, sono felice che ti sia piaciuto *__*), Draco Malfoy (beh… spero davvero di continuare così allora ^////^), nicodora (slib mi mancherà un sacco… non hai idea… ç_ç sono sempre in crisi quando si tratta di terminare qualcuna delle mie fic! Però sono molto felice se leggerai qualche altra mia fic… *___*), Captain, Vampire_and_Witch (2), James_Prongs, Noctumbrial,

 

mara_star (Credo  proprio di non aver mai ricevuto una recensione così, ti assicuro. Sì, ogni mia fic – o quasi – è proprio come un figlio XD slib in particolare: c’è davvero molto di me in questa fic, molto, quindi sono doppiamente onorata del tuo commento: ecco, sono orgogliosa di essere riuscita a trasmettere quello che volevo comunicare tramite i miei soliti rigiri di parole, ma il merito va tutto alla fic che, miracolosamente, si scrive da sola, raccogliendo pezzi delle mie esperienze e quello che sento. Mi fa piacere, inoltre, riuscire a suscitare il desiderio di ‘scavare più a fondo’. Inutile dire che ho una specie di fissazione per esplorare fino al parossismo il lato psicologico dei pg… più che una virtù mi sembra un’ossessione XD Risparmierei un sacco di giri di parole se non lo facessi ma le abitudini sono dure a morire… non potrà accadere mai. Avevo cominciato a scrivere una fic originale ma era diventata un progetto troppo ambizioso, troppo esteso, e ho lasciato perdere, dal momento che non ho avuto molto tempo per me in questo ultimo periodo (a proposito, la maturità è andata bene! XD) e per scrivere un libro… se continuerete a ripetermelo temo che prima o poi lo scriverò davvero! XD Beh, mi piacerebbe, ma non credo che potrei dedicarmici come vorrei, troppi impegni. Mai dire mai… chissà XD Ma non credo proprio che sarebbe il fenomeno letterario della stagione, forse un libro che passa inosservato nelle librerie.

La mia nuova fic chissà quando verrà postata XD E’ molto complessa (come se non scrivessi mai fic complesse… sigh ><) E’ una thriller, nientemeno. Mi farebbe davvero molto piacere se la leggessi ma non è un granchè (sebbene ne abbia scritto solo un capitolo e mezzo). Non ho letto "Un posto nel mondo" di Fabio Volo, perché, com’è? Un bacio!

 

Commentate, eh!

Miss

 

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Capitolo 30
*** Veleno e Ambrosia ***


Senza luce, il buio (30/36) by Mistress Lay

Senza luce, il buio (30/36) by Mistress Lay

Capitolo Trentesimo – Veleno e Ambrosia

 

 

 

Quando era piccolo, nell'enorme giardino del suo maniero, sua madre coltivava a magia uno splendido roseto sempiterno, un giorno, il piccolo Draco si era approssimato a quel roseto ed aveva osservato che una di quelle rose era cresciuta un poco lontano rispetto al resto. Chinandosi su quel fiore, Draco aveva pensato che era cresciuta male e quando sarebbe sbocciata i suoi petali non avrebbero avuto la lucentezza di quelli delle sorelle nate e maturate nel mucchio.

Nonostante quelle considerazioni, Draco era tornato spesso ad osservare quel bocciolo, ogni volta dicendo tra sè e sè che quella rosa non sarebbe mai stata al pari delle altre del roseto. Era curioso di vedere quando da quel bocciolo sarebbe nata una rosa con corolla e nella sua lunga osservazione aveva notato che lungo lo stelo di questa vi era una serie infinita di spine, più numerose delle sorelle. Erano nate delle spine perchè essendo la rosa cresciuta lontana dal gruppo, doveva proteggersi maggiormente, pensò.

Una mattina trovò al posto del bocciolo una splendida rosa bianca.

La corolla si era schiusa in una specie di sfera sublime, con i morbidi petali che svettavano verso il cielo come si stesse stiracchiando e raccoglievano la luce del sole con grazia indicibile, persino nelle conche più nascoste Draco potè ammirare una rosa senza alcun difetto, così bella da fare impallidire qualsiasi rosa Draco avesse mai visto. Persino le spine gli sembravano belle, così acuminate, forse la Natura aveva voluto proteggere quel fiore prezioso dalle insidie esterne che potessero intaccare la sua delicata bellezza.

Quella rosa era forse il segno di qualcosa più grande?

Come se dal bocciolo più lontano dal gruppo, quel bocciolo che non aveva promesse scontate da offrire all’osservatore bambino, che protendeva solamente una sorpresa, una volta fiorito era diventata la stella luminosa del roseto.

 

Incredibilmente quella notte sognò di rivivere quel ricordo sepolto nel profondo delle sue memorie: una rosa particolare, un’infanzia alla ricerca di qualcosa che solamente con l’adolescenza si accorse di non desiderare più, ad un passo dall’ottenerla.

E forse, se avesse ricordato lo strano episodio della rosa, Draco avrebbe guardato il mondo con occhi diversi, occhi che potevano riconoscere il giusto e lo sbagliato.

 

Quella mattina, in barba a noiose considerazioni sulle sue scelte del passato, Draco si svegliò con un sentore di felicità che sembrava crepitare sulla sua stessa pelle come percorsa da una scossa continua di adrenalina: il calore del corpo di Harry stretto al proprio era ipnotizzante e aveva intorpidito la sua percezione del resto del mondo, Harry glielo riempiva tutto, facendogli desiderare di affogare in lui in maniera completa.

Socchiuse pian piano gli occhi, per niente desideroso di alzarsi da letto e separarsi da Harry, al contrario, si raggomitolò contro il moro, stringendolo per la vita e intrecciandolo strettamente le proprie gambe con le sue. Il respiro del dormiente si fece per un istante singulto e Draco spalancò gli occhi, timoroso di averlo svegliato, non fu così e Harry tornò a riappisolarsi profondamente e riaccomodandosi inconsapevolmente in quella nuova posizione.

Ormai con gli occhi aperti, Draco si perse ad osservare il viso di Harry: quella fronte liscia di preoccupazioni, quel respiro lento e regolare, le sue morbide labbra leggermente schiuse come petali di rosso carminio, la cicatrice a forma di fulmine sulla sua fronte, i suoi capelli neri scompigliati contro il cuscino, l'intera piega del suo viso, così serena.

Era apparso così a chi lo aveva conosciuto come Harry Potter? Con quella serenità tipica del dormiente perso in un sonno profondo e un sogno soddisfacente? Con quell'abbandono contro il petto di colui al quale credeva?

Rimpianse di non poter fare un paragone tra l'Harry del passato e del presente, semplicemente perchè un tempo non lo conosceva veramente, se non da lontano, come una figura troppo diversa per essere raggiungibile.

Lo aveva visto spesso attorniato da amici, con quel sorriso felice sul volto, o uno euforico di fronte ad una vittoria del Quidditch, ma erano come bagliori di luce in mezzo alla nebbia e li aveva visti illuminare il suo viso per uno, due secondi, poi Draco aveva perso interesse per la cosa, o aveva voltato il capo, o Harry si era volto verso gli amici.

Erano appunto, bagliori, nient'altro. Non facevano altro che arricchire il ritratto mentale che Draco si era fatto di Harry, era comunque frammentario, spesso contraddittorio se non completamente errato, ma era tutto quello che Draco poteva serbare dell'altro. Qualche scintillio di un sorriso e poi rabbia, disprezzo, irritazione.

Un tempo vi era abituato e non avrebbe mai pensato che Harry Potter potesse sviluppare per lui pensieri o sentimenti che non fossero di tal genere ma ora... ora... se Harry gli avesse mostrato anche il lieve accenno di disprezzo o irritazione, Draco avrebbe sentito stille di veleno intaccare il suo stesso corpo, come se la sua stessa anima sanguinasse di conseguenza.

 

Era questo l'effetto terribile quanto potente dell'amore?

 

Ciononostante vale la pena di viverlo.

 

Che cos'era un po' di veleno in confronto all'ambrosia dell'accettazione, dell'affetto, della loro quieta intimità? Solo una manciata di polvere dispersa al vento.

 

Dammi un sorriso, ti regalerò la luna.

Dammi tristezza, ti regalerò il cielo intero.

 

Draco pensò alla sua infanzia, quando i suoi genitori erano le uniche figure che i suoi occhi di bambino riuscivano a vedere, quelle due figure imponenti, che riassumevano tutta la sua vita, che lo osservavano con occhi duri, che si aspettavano miracoli che lui non riusciva a compiere, che si aspettavano un riconoscimento della loro levatura nel figlio. Genitori che a loro volta cercavano vie che non si potevano percorrere, lungo quel cammino battuto da Voldemort prima di loro, che potesse assicurare loro una promessa di prestigio maggiore.

Una vita a cercare di realizzare i sogni dei genitori.

 

Ma era vita quella?

 

Prima di ribellarsi a quel superbo disegno intessuto da dita che non erano sue, Draco aveva pensato davvero che prendere il marchio nero fosse una cosa di cui essere fieri. Non per lui, ma per i suoi genitori. Per una volta lo avrebbero guardato senza quella onnipresente durezza e aspettativa. Per una volta avrebbe salito un gradino di quella scala irraggiungibile che i suoi genitori vedevano per lui.

Eppure, Draco si rese conto di non essere più un bambino, ma un adulto, sebbene i suoi genitori gli negavano questo status prendendo loro tutte le decisioni a suo merito. Dolorosamente, Draco aprì gli occhi, vide quello che per anni aveva cercato di nascondere a se stesso, vide la sua più grande illusione, la sua più enorme delusione, sì, vide la sua vita. La vide e vide quello che sarebbe diventata se avesse scelto di tenere gli occhi ben chiusi e brancolare nel buio, vide anche quello che si era negato da tempo: le vite attorno a lui.

Sì, perchè nel suo orizzonte non esistevano solo i suoi genitori, ma anche altre persone, quelle che man mano aveva trovato modo di conoscere, poche volte di apprezzare, molto spesso di disprezzare. Con quella dichiarazione di indipendenza si aprì di fronte a lui uno scenario inesplorato e allo stesso tempo incredibilmente vario che richiedeva la sua completa attenzione.

 

Eppure… come ci era arrivato ad accorgersi di amare Harry?

 

Abituato com’era a non essere soggetto di affetto, il suo carattere si era modellato in modo che lui stesso non ne fosse fautore: per questo motivo per lui i genitori erano sì delle figure importanti per lui, dei modelli, ma non legate a lui con forti vincoli di affetto o devozione, lo stesso gli ‘amici’. Niente amici. Nessuno. Mai. Nemmeno Blaise.

Era stato invece proprio Blaise a proclamarsi amico suo, senza nemmeno che Draco lo trovasse importante, era stato Blaise a decidere che per lui Draco andava bene come amico. Andava bene e basta, in disprezzo ai nemici, alle condizioni avverse che quel legame poteva eventualmente portare, il disprezzo persino dello stesso stoicismo cinico di Draco, che davvero non aveva la benché minima intenzione di essere definito ‘amico’ di alcuno.

Quell’amicizia schietta senza fine alcuno, modificò un poco il carattere intrattabile di Draco: Blaise voleva essere suo amico. Poteva esserlo, se ci teneva tanto. Draco non gli avrebbe dato però quell’amicizia ricambiata. Non apertamente, almeno. Ma a Blaise andava bene così, perché l’amicizia trascendeva molte cose, compresa la ritrosia dell’altro.

Solamente adesso capiva che cosa fosse passato per la testa di Blaise in quegli anni. Provare dei sentimenti per qualcuno che non li desiderava era veramente bizzarro, aveva pensato all’epoca.

C’erano cose riguardanti Harry che lo attiravano e rigettavano: perché doveva sembrare a tutti così perfetto? In fondo non aveva doti di particolare rilievo, non era nemmeno molto brillante a scuola, né straordinariamente avvenente di aspetto. Anzi, era un po’ comune. Era la cicatrice che cambiava tutto. Quella maledetta cicatrice era come carta moschida per i guai come lo era per l’attenzione altrui.

Nessuno aveva mai pensato che Harry Potter fosse perfetto, in ogni caso. Aveva troppi difetti per essere definito ‘perfetto’.

Draco si rese conto solo in quel momento di quanto si doveva sentire Harry: sì, perché a furia di essere additato e seguito per quella cicatrice questa stessa doveva aver cominciato a pesare come un fardello.

I primi anni a Hogwarts Draco aveva pensato davvero che Harry fosse sempre alla ricerca delle luci della ribalta, ma poco a poco capì che, chi si imbarazzava persino a ricevere un complimento da un professore, non poteva avere un ‘bisogno patologico di attenzioni’.

Lo aveva osservato.

 

Aveva osservato piccoli frammenti del vero Harry.

 

Che cosa poi avesse spinto Draco ad andare a trovarlo al San Mungo poco dopo la battaglia contro Voldemort, quello non lo sapeva di preciso nemmeno lui. Forse era stata pietà. sì, pietà e curiosità, perché era curioso di vedere se la sua nemesi a scuola non tornasse mai più come prima a causa della cecità. Un poco persino gli dispiaceva. Quel bagliore di sfida che balenava nei suoi occhi smeraldo era veramente ipnotizzante.

Quando era entrato in quella stanza, però, tutto era cambiato.

Nel cuore di Draco non c’era più curiosità, c’era pietà ancora forse, ma soprattutto c’era un grande vuoto.

Era come osservare quella splendida rosa bianca cresciuta lontana dal roseto che aveva visto da bambino sfiorire e ripiegarsi su se stessa proprio nel momento di massima fioritura, quando le altre rose allungavano le corolle per riaccettare quella rosa auto-esiliata.

Quando poi Harry se n’era andato Draco lo aveva odiato. Odiato perché lui non doveva scappare, non doveva andarsene con la coda fra le gambe. Non era da Harry Potter. Stava tradendo lui stesso, Draco si sentiva quasi tradito.

Lo aveva cercato, ben intenzionato a fargli una lunga parte non appena trovato, ma le ricerche infruttuose, una dopo l’altra, avevano cristallizzato quel proposito.

Il tempo era passato in un accumularsi di buchi nell’acqua e nel frattempo Draco aveva cominciato ad essere ossessionato da quella ricerca, nel frattempo il primo impulso di essere tradito svanì lasciando spazio a domande pressanti sul perché della fuga di Potter, invece di partire dal presupposto di dare lui stesso una risposta.

Povero Harry.

Lo aveva pensato, era vero, ma quello che alla fine aveva pensato nel ritrovarsi di fronte Harry era stato semplicemente ‘ti ho trovato e non ho intenzione di lasciarti andare’. Niente implicazioni affettive, ovviamente, solo, un fermo e scarno proposito di puro puntiglio.

Poi, poco a poco, già durante la loro chiacchierata, già con quella passeggiata con il viso esposto al volto morente del sole, qualcosa si era sciolto dentro di lui: qualcosa che assomigliava ad ansia e illusione che lo aveva accompagnato per tutti quegli anni di ricerche, lo riportò al bambino che si trovava a disagio in una situazione nonostante il suo primo impulso fosse quello di applicarsi a fondo affinché i genitori volgessero lo sguardo verso di lui. Bambino perché era in quell’età che seguiva ciecamente il pensiero altrui per modellarlo a piacimento di chi amava.

Lo riportò adolescente, quando faceva di tutto per provocare Harry Potter, quando lo guardava di soppiatto, quando poteva disprezzarlo, quando aveva cominciato a osservarlo meglio, assemblando i pezzi di ritratto strappati al caso e alla fortuna.

Improvvisamente lo portò al se stesso odierno, quel se stesso che credeva di conoscere ogni cosa di sé e invece aveva tralasciato la parte più nascosta di sé, quell’inconscio che era andato per i fatti suoi e aveva cominciato a premere contro i confini prestabiliti da Draco. Era stato il suo inconscio a sciogliersi sotto il tocco dei polpastrelli di Harry, era stato il suo inconscio a cancellare da Draco la parola ‘pietà’ e sostituirla con qualcosa che lo stesso Draco dovette aspettare ancora un poco prima di capire quale fosse.

Blaise gli aveva detto che lo aveva trovato cresciuto. Quella battuta sull’adolescente innamorato Draco l’aveva fatta scherzosamente ma con un briciolo di timore, Blaise però lo aveva smentito e Draco sapeva nel profondo che lui non aveva niente da spartire con un adolescente innamorato: provava amore per Harry, non semplice attrazione, ma qualcosa di estremamente profondo, che dava l’impressione di essere fragile, effimero, e talvolta indistruttibile.

Se era cresciuto era solo merito di Harry, di quello che gli faceva provare, di quello che gli donava.

Se aveva imparato ad amare a lasciarsi amare, era tutto merito di Harry.

 

Era crescere… questo?

 

Draco sentì un movimento brusco provenire dal corpo di Harry segno che questi stava per svegliarsi, lo strinse più forte, aspettando impaziente il risveglio dell’altro. Il viso di Harry si contorse un secondo poi socchiuse le labbra aspirando con il naso un po’ più forte e un bacio di Draco gli volò sulla fronte, subito il viso di Harry si rilassò e le braccia strinsero la vita di Draco: - Buongiorno – pigolò con voce ancora assonnata.

- Buongiorno Harry -

Harry spalancò la bocca in uno sbadiglio a stento trattenuto mentre domandava: - Sei sveglio da molto? –

- Per niente – rispose l’altro – Dimmi, che cosa vuoi fare oggi? A parte strafogarti di dolci come hai fatto ieri… -

Harry gli fece la linguaccia: - Vorrei andare a trovare Bob, poverino, è a letto da giorni con la febbre alta. Ti andrebbe? –

- E me lo chiedi? Andrei in capo al mondo con te -

 

 

 

*

 

 

La visita da Bob aveva occupato il tempo di tutta una giornata fino alle prime avvisaglie della notte: Jane, la sorella di Bob, energica e autoritaria, li aveva letteralmente costretti a consumare pranzo e cena con il resto della numerosa famiglia e non aveva voluto sentire altre ragioni, se non le proprie.

‘Santo quell’uomo che se la sposerà’, aveva sussurrato Bob. Jane gli aveva rifilato uno scappellotto.

Al ritorno da quella lunga assenza, Draco trascinò Harry a sdraiarsi sul letto al piano superiore, dicendo di avere freddo e non aveva voglia di accendere il camino. Harry aveva ribattuto che c’erano i riscaldamenti (‘Sai, quella cosa babbana che produce calore al posto di un Incendio’) ma quando era tornato in salotto, Draco era andato comunque in camera. E lì lo trovò, mezzo sdraiato mentre si toglieva le scarpe e borbottava continuamente a proposito di ‘donne babbane autoritarie e prevaricatrici’: già, perché durante tutta la giornata erano scoccate scintille tra Draco e Jane, lui troppo orgoglioso e abituato a comandare per subire ordini da una donna, lei troppo abituata a vedere eseguiti i suoi ordini senza colpo ferire per non essere sdegnata alla prospettiva di qualcuno che non le dava retta anche solo per principio.

Si erano punzecchiati per tutta la giornata, tanto che Harry aveva sorriso al ritorno di quel vecchio Draco Malfoy proprio come lo ricordava: beh, ovviamente Draco non aveva detto a Jane nulla di offensivo, era stato più che un continuo botta e risposta cinico, sarcastico o caustico. Ma i due avevano comunque avuto il buongusto di divertirsi, ritrovando nell’altro un rivale degno.

‘Non capisco come abbia potuto Harold finire con uno come te’ gli aveva detto ad un certo punto Jane, allibita dalla coppia che i due uomini formavano.

‘Si vede, ovviamente, che non ha trovato niente di più perfetto’ aveva ribattuto senza modestia Draco ‘E non lo troverà’ scoccò un’occhiata di avvertimento a Harry, quello la sentì scivolargli addosso sulla pelle e sorrise ‘No, davvero’. Persino Jane aveva sorriso prima di commentare la sbruffonata di Draco, ovviamente.

Harry gli si sedette accanto: - Non dirmi che non ti sei divertito… -

Draco non gi rispose nemmeno se non con un eloquentissimo bofonchiamento. Poi si sollevò e guardò fissamente Harry.

Anche il moro si era divertito oggi, però durante una delle tante chiacchierate con Bob e Jane, Draco aveva cominciato a sentirsi un po’ a disagio con la compagnia, si era chiesto di che cosa potevano parlare persone che venivano da un mondo così diverso con un mago?

Non era in grado di sostenere una lunga conversazione con i babbani. E vedere Harry invece che lo faceva, così insensibile alla magia e al mondo che si era lasciato alle spalle gli dava una strana sensazione di abbandono.

Rimpiangeva la magia?

- Ti manca? – domandò a bruciapelo.

- Chi? -

- La magia -

Per un attimo Harry non seppe che cosa rispondere. La domanda di Draco lo aveva decisamente spiazzato, anche se era prevedibile che prima o poi gliel’avrebbe posta con quel tono. Il tono di chi si aspetta una risposta soddisfacente.

Poteva forse mentigli, comunque?

- Io… -

- Harry…-

- Io la sento -

Draco lo guardò timoroso: - In che senso? –

- Da quando sono diventato cieco la sento. Quando ero al San Mungo era diventato insopportabile sentirla, l’avvertivo quasi sulla pelle – rispose quietamente Harry nascondendo l’agitazione interiore – Silente aveva detto che era una specie di compensazione della perdita della vista. Sai, udito sviluppato, magia sviluppata -

Era per quello allora che quando Draco gli aveva dato gli anelli aveva detto che sentiva la magia impregnarli.

- Volendo potresti riprendere la bacchetta in mano – constatò quasi pensando a voce alta.

Harry voltò il capo da un’altra parte: - Sì. Volendo –

- Perché non vuoi? -

- Io… -

- Perché non sei pronto? -

Draco lo incalzava con domande a cui Harry non riusciva a rispondere.

Poteva dire che aveva ribrezzo della magia, ma sarebbe stata una bugia, perché odiare la magia era odiare se stesso, perché la magia era dentro di lui, cel’aveva nel sangue. Poteva dire che gli ricordava un passato troppo lontano, era una mezza verità, perché ormai la magia non risvegliava in lui da molto la nostalgia di quel mondo di troppe luci e troppi colori che era la vita di Harry Potter. Poteva dire che la magia gli aveva sottratto la sua vista e non poteva rimediarvi, e forse quella era anche la verità.

In realtà Harry si era in qualche modo abituato a quella quotidianità, era riuscito così bene a costruirsi quella vita fittizia da amarla nonostante tutto.

- Scusa – intervenne Draco mordendosi il labbro – Non volevo sembrare così duro -

Harry gli mise una mano sulla gamba come per dirgli che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

- Non sei tenuto a rispondermi -

- Sì – disse invece Harry – un po’. Un po’ mi manca -

Draco lo attirò a sé abbracciandolo e facendo lentamente adagiare entrambi sul morbido letto. Non si aspettava né desiderava ulteriori spiegazioni, ma Harry lo stupì ancora: - Mi mancano. Ron e Hermione. Anche altri. Ma loro più di tutti –

Draco trattenne il respiro, registrando che quella era la prima confessione che Harry gli faceva riguardo la nostalgia degli amici, riguardo la magia. Per un attimo, quando Harry inclinò il capo voltando il viso verso l’alto e arcuando il collo, gli sembrò di rivedere Harry Potter in quei lineamenti, quell’Harry Potter che aveva tanto osservato da lontano.

Per quanto Harry cercasse, per quanto si fosse impegnato, non era riuscito a seppellire del tutto i suoi sentimenti e le sue emozioni. Per fortuna. Altrimenti a Draco non sarebbe bastato tutto il tempo del mondo per farsi accettare e amare da Harry.

In ogni caso era una cosa positiva perché, sebbene Harry dava colpa a quel fallimento alla sua debolezza, la verità era che quella che lui considerava debolezza era il suo punto di forza. Saper amare nonostante tutto, saper accettare, quello era un pregio, non un difetto. E Harry si era castigato al punto di allontanare quella capacità per non soffrire ulteriormente.

Forse, però, adesso Harry era pronto ad accettare quella forza.

- Non vorresti ritornare? – domandò con voce piccola Draco. Così piccola che Harry la sentì per pura fortuna.

Harry non gli rispose, lo baciò, abbracciandolo stretto per non sentirsi così vulnerabile, per sentirsi vicino a Draco ed essere da lui rassicurato.

 

Il bacio si trasformò progressivamente in qualcosa di sempre più coinvolgente, travolgendoli, e trasformando la lenta ed esasperata dolcezza dell'atto in un vettore di passione dalla direttrice ancora ignota.

Ignota ad entrambi poichè li aveva colti qualcosa di nuovo, concepito attraverso il semplice raggiungimento dei sensi, lasciando loro la libera licenza di vagare lungo quella direzione senza porre alcuna barriera restrittiva o riflettere su quello che stavano provando: il motore che li muoveva era il desiderio di dimostrare all'altro la potenza dei propri sentimenti e quando una piccola scintilla di razionalità fece emergere Draco da quel limbo maledettamente inebriante in cui era naufragata la sua coscienza, questi si fermò, leggermente stordito dall'intimità fisica con il corpo di Harry... così intossicante eppure per niente irraggiungibile.

Harry sentì distintamente la lingua di Draco che si ritraeva dalla sua bocca, come avvertì il peso di questi distribuirsi poco a poco sul letto tramite il perno dei gomiti per non gravargli deliziosamente addosso. Il calore del viso di Draco, che Harry aveva sentito riscaldarsi sempre di più contro il proprio, guance roventi e fiato bollente, si spostò così come i fini capelli che gli solleticavano la fronte.

- Voglio fare l'amore con te - confessò con voce corta Draco. Lo disse con lo stesso tono della prima volta: per niente spavaldo, ma deciso, fermo e sereno, con quel pizzicore evanescente di timidezza che tradiva una muta aspettativa di rifiuto. E questo perchè, nonostante la chiara intonazione affermativa, quell’ammissione risultava più una richiesta, un permesso, e proprio questo stava chiedendo ad Harry.

 

Permettimi di dimostrarti quanto ti amo.

 

Harry questa volta sorrise, gli mise una mano sulla guancia, guidato dal calore che ne trasudava, per niente agitato interiormente come lo era stato alla prima volta.

Non era stato colto alla sprovvista dal movimento direzionale del bacio e quella sua ultima azione era stata diretta conseguenza della causa creatrice, cioè dettata da una tale spinta di naturalezza da farlo sentire a proprio agio nonostante l'estrema novità della situazione.

- L'avevo capito - scherzò maliziosamente, godendosi il silenzio imbarazzato di Draco che ne seguì e quel piccolo sbuffo che ne decretò la fine.

Accentuò il proprio sorriso e poi, lentamente, quasi chiedendosi perchè lo stesse facendo, aprì gli occhi e come le altre volte si trovò immerso nello stesso buio di sempre, ma la differenza era che Draco non si sarebbe ritratto, sarebbe rimasto con lui, a stringergli la mano, a baciarlo, a desiderarlo fisicamente, e non avrebbe mai provato disagio o imbarazzo di fronte alla prova fisica tangibile della sua cecità, non si sarebbe ritratto di fronte a quei pozzi vuoti.

- Voglio fare l'amore con te - confessò a sua volta Harry con meno fermezza e un briciolo di timidezza in più di quella che aveva accompagnato la dichiarazione di Draco.

Proprio il cuore di Draco, a quella confessione, gli mandò al cervello la sensazione di non aver capito bene, di aver capito benissimo e di essere in un sogno, di aver frainteso, di non aver avvertito quelle parole. Tutto insieme, in una cacofonia imprendibile.

- Ne sei sicuro? - domandò con voce bassa e sì, questa volta tradì la sua agitazione interiore.

Gli occhi di Harry erano a due centimetri dal suo viso, un tempo ne aveva ammirato la perfezione di quelle brillanti iridi smeraldo, ma tutto quello che poteva provare, ora, era un senso di tenerezza. Avrebbe voluto baciare le sue palpebre, posare le sue labbra e il suo amore su quella piccola porzione di pelle ma densa di tristezza.

- Sì, ne sono più che sicuro - ribattè Harry riacquistando forza - voglio fare l’amore con te -

Draco sorrise e fu un vero peccato che Harry non potesse assistere a quello spettacolo, perchè la felicità illuminò il viso del biondo rendendolo quasi sfolgorante. Poi le sue labbra si strinsero in un bacio e questo venne posato sulle palpebre di Harry con una dolcezza da struggere qualsiasi barriera Harry avesse mai eretto per proteggersi.

- Mi prenderò sempre cura di te, Harry, - disse Draco - sempre -

Le sue mani presero a coppa il viso di Harry, baciarono ogni singolo centimetro di quello stesso viso, beandosi del calore di quella pelle, della sua morbidezza, e di quelle labbra soffici, quella fronte segnata da una triste cicatrice, quel naso adorato, quel mento pronunciato. Di nuovo tornò a baciargli le labbra e questa volta il bacio non fu un trasformarsi, ma fu da subito passionale.

 

Per entrambi quella era la prima esperienza di amore così cieco e incondizionato e si presero tutto il tempo per esplorare quella splendida avventura abbattendo completamente l’uno per l’altro qualsiasi altra barriera avessero eretto attorno al proprio cuore.

Eppure, in mezzo a quella passione, c’era anche un sottofondo quasi struggente di dolcezza: Draco toccò ogni centimetro del corpo di Harry si poteva toccare un preziosissimo artefatto di cristallo, accarezzò la sua pelle con reverenza, quasi con stolida meraviglia, stupito del meraviglioso dono che Harry gli stava facendo concedendo all’amore di Draco di raggiungere anche intimamente il suo corpo e congiungersi con il proprio.

Harry poteva anche essere cieco ma sapeva esattamente dove toccare per procurare il piacere a Draco, o forse era Draco che si sentiva eccitato ogni volta che Harry lo toccava, gemendo di desiderio.

Anche quando Draco lo prese ci fu un bacio dolcissimo posato sulle labbra semiaperte di Harry e dita intrecciate, anche nel mezzo della passione Draco non si dimenticò mai di prendersi cura di Harry come di un tesoro, anche se entrambi inesperti di quell’intimità si stupirono di vibrare all’unisono come strumenti perfettamente accordati ad esibirsi assieme.

Draco non aveva mai capito cosa fosse un ‘compagno per la vita’ di cui spesso aveva sentito parlare, ma Harry doveva essere proprio quello. Il suo compagno per la vita.

 

Che cos’altro c’era di più perfetto che quel momento?

 

Quando le ombre della sera si allungarono per dare spazio nel cielo a stelle e luna, Draco e Harry giacquero sotto le coperte, nudi, continuando a scambiarsi baci, prolungando il piacere che avevano provato affogando nella reciproca compagnia.

Non c’era stato imbarazzo, se non un lieve rossore sui visi di entrambi, un rossore dettato anche dal timore di rovinare un momento così perfetto, un lieve rossore anche per Harry che temeva il giudizio di Draco, lui che nemmeno poteva vedere il corpo nudo di Draco, che nemmeno poteva vedere il viso stravolto dal piacere in seguito all’orgasmo.

Draco gli fece passare quel rossore in fretta perché quando lo spogliò di ciascun indumento lo baciò per ogni parte del corpo esposta al suo sguardo e quando fu il suo turno, lasciò che fosse Harry a spogliarlo, a togliergli i bottoni dalle asole, a sfilare la cintura dai passanti, a gettare in un angolo il maglioncino, la camicia e i pantaloni, fino alla biancheria.

Una volta nudo si era lasciato sdraiare supino nel mezzo del letto da Harry che gli passò polpastrelli e mani curiose lungo il corpo, portandolo alla follia con quelle carezze e quel contatto al fine di stampare nella sua mente una specie di immagine dello spettacolo che Draco gli offriva.

 

Per quante volte Draco gli aveva ripetuto di amarlo?

Durante quei momenti lunghi un’eternità nessuno dei due parlò molto, non si dissero quanto si amarono, mai. Perché non c’era spazio per quelle semplici confessioni che avrebbero quasi reso meno esclusivo quel momento, decidendo di lasciare parlare eloquentemente i loro gesti.

Ciascun loro gesto era stato parte di una danza incredibilmente affascinante, dolce e toccante: era reciproca e profonda conoscenza, era esplorazione, era compimento di una passione intrinseca all’atto amoroso, era un fiume in piena che li travolse e nonostante l’intensità di quel getto li lasciò ancora in piedi a farsi investire dai continui zampilli.

 

Amore, amore, amore…

A lungo cercato, a lungo rinnegato, ora sei tra le mie braccia, ora sei con me, ora sei il mio mondo intero.

 

Solo quando erano sotto le coperte, ancora a baciarsi, si dissero ancora quanto si amassero.

- Harry, Harry… sei il mio tutto, amore… sei il mio amore… -

Harry sorrise baciando con le labbra salate quelle di Draco: - Senza luce, il buio… il buio non fa più così paura -

 

 

*

 

 

Lontano, sotto quelle stesse stelle, sotto quella stessa unica e pallida luna qualcuno la osservava con astio, con dispregio. Perse interesse verso quello spettacolo quasi subito, sospirò pesantemente, sentendo la lingua secca e la gola inaridita, abbassò lo sguardo dal cielo a quello che gli stava intorno.

La vista era offuscata e i confini degli oggetti, di qualsiasi cosa le sue pupille dilatate gli rimandavano un’immagine confusa e a volte sbagliata, le luci erano fastidiose da morire e i rumori amplificati dieci volte alle sue orecchie.

Strinse i denti, appoggiando la testa contro il freddo muro al quale era addossato, mentre con movimenti lenti e intorpiditi si toglieva il laccio emostatico dal braccio destro, poggiandolo nel piccolo fazzoletto di stoffa sbrindellata che aveva accanto, vicino alla siringa che aveva appena usato.

Stava per fare effetto, doveva aspettare un secondo e poi di colpo avrebbe rivisto tutto cadenzato da luci e colori, come in un globo meraviglioso in cui tutte le cose erano perfette e lui era una di quelle cose perfette, in cui era bambino e aveva ancora i due genitori, la sua casa, ataviche attenzioni soffocanti.

Un mondo meraviglioso che lo faceva sentire forte, perfetto, felice.

Un mondo in cui il cugino, quel bastardo di Harry Potter, fosse solamente un insetto da schiacciare…

 

Ah… la vita che vorrei…

 

E se quel sogno dettato dalla droga non fosse solo un sogno, ma fosse una realtà?

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Elucubrazioni post-capitolo:

Chi mai ha detto che l’estate dopo la maturità è la più spensierata che ci sia? È una gran fregatura. Davvero. Per impegni non sono nemmeno riuscita ad aggiornare la scorsa settimana e mi sono ridotta a finire di scrivere l’odierno capitolo la bellezza di dieci secondi netti fa.

Avevo detto che la fic si sarebbe conclusa ad agosto, ma non avevo pensato che la maggior parte di voi fortunati andrà in vacanza… io purtroppo ho dovuto cancellare il viaggio che avrei dovuto fare quindi mi ritroverete qui per tutta l’estate tra mare e impegni vari. Ho scritto questo capitolo di volata proprio per salutare chi ad agosto se ne andrà (mara_star, hai fatto benissimo a richiedermelo! Spero di giungere in tempo! Ç_ç), quindi condonatemi eventuali errori dettati dalla fretta.

In ogni caso mi troverete su questo sito fino alla seconda metà di settembre. Perché?

Semplicemente dalla seconda metà di settembre comincerò a frequentare un’università lontanissima dalla mia città, ci sono un sacco di lati positivi ma anche lati negativi, come la diminuzione del tempo libero. In ogni caso vi prometto che Slib verrà conclusa entro la prima se non la seconda settimana di settembre (mi è già partito un aggiornamento, mannaggia!). gli aggiornamenti, comunque, sono settimanali.

All’inizio della prossima settimana avrete anche l’aggiornamento di RdS.

Tutto questo parlare a sproposito per domandare se tra di voi c’è ancora qualcuno che ricorda delle mie vecchie fic ovvero la shot ‘Non è amore’ e la long ‘One Tree Hill – L’ultimo segreto’

Siete pronti per il loro ritorno? O meglio, siete pronti per i loro sequel? XD

 

Grazie a tutti coloro che hanno commentato: siete stati dei veri tesori! Spero che questo capitolo non faccia così schifo come invece a me sembra… ç_ç

 

Grazie a:

Nami_Phoenix, ma anche io sono nella tua stessa situazione, sai?! Sarà il tempo… mah! E… parlavi di scioglierlo ancora di più? Che dici adesso? Bax bax

 

Naiad26, ahah, quella dell’ucciderlo virtualmente era proprio una bella scelta XD Bax bax tesoro!

 

James_Prongs, che cori angelici sento in lontananza? XD Eh sì, perfettamente giustificati! Altroché! Credo che sia persino apparsa un’aureola attorno alla testa di Draco… XD

Su, consolati, Mr provolone è tornato ma non si farà più vedere… credo. Bax bax!

 

Ina, ma certo, puoi dare tutti i calci che vuoi a Gary, mia cara! XD Ormai la funzione per la quale l’ho introdotto è stata adempiuta, quindi può essere tranquillamente trucidato! XD

Già, davvero, se non si creassero fic senza che non abbiano niente in comune con le altre ci sarebbero davvero poche fic in giro! Ç_ç che tragedia! Bax bax!

 

mara_star, intanto, spero di essere arrivata in tempo con questo aggiornamento! >.< Appena ho letto che partivi il primo di agosto mi sono fiondata a scrivere questo nuovo capitolo, cercando di non fare un disastro, o almeno, di limitare i danni… -.- spero di esserci riuscita, perché questo era un capitolo particolarmente delicato. Ç_ç

Purtroppo non vado in vacanza quest’anno, certo, farò settimane e settimane di mare, e qualche gitarella ma non un viaggio vero e proprio… sniff… che purtroppo mi è saltato a causa dell’università che mi comincerà proprio a settembre… ç_ç

Sono curiosa di sapere quale finale vorresti per Slib! Mi raccomando, poi fammi sapere! *_* Buone vacanze!

 

Haley,

à Cap 28: perdono, mia cara Elly! Non mi sono proprio accorta della tua recensione *me si sparge manciate e manciate di polvere sul capo* Che imperdonabile da parte mia! Tu che mi ritorni a commentare e io che nemmeno leggo la tua superba recensione! Perdono, perdono, perdono!

Ah, il nostro caro Tom ha il dono dell’ubiquità, oltre ad avere un udito finissimo… eheh

Non dirmi niente, sono disperata che anche questa fic troverà la fine… sniff sniff… prima quel tesoro di FA e adesso anche Slib? Ci manca solo che mi finisca RdS e cado in depressione… comunque per RdS ci vorrà ancora un bel po’, quindi mi consolo XD (la mia primogenita è sempre la primogenita U.U ndLay) La nuova fiction di cui parlo è proprio la thriller… ma devo proprio scriverla bene perché tengo un sacco, quindi non so quando la posterò davvero. E poi ho un sacco di sequel ancora promessi… forse loro avranno la precedenza. XD

à Cap 29: dai, l’idea che Voldie abbia fatto una simpatica burla non era male XD già ce li vedo, a scoprire che la cecità di Harry era dettata dai salamoni e i prosciutti che aveva davanti agli occhi a non accorgersi della realtà dei fatti e non accettare Draco… XD

Ma no, dopottutto anche Tom era caduto, un tempo, preda di un sogno illusorio, perché non riciclare l’idea? Giusto perché non ho molta fantasia…

Ma sì, licenza alla Lay, ormai scrivendo me ne sono prese così tante… XD Ci ho pensato un sacco su se ponderare o inorridire di fronte alla prospettiva di un anello ma ormai non sapevo più che inventarmi… e poi le ore di greco, da quanto mi ricordo, sono particolarmente ispiranti. XD Bax bax Elly, prometto che ti scriverò e manderò il più presto possibile la mail di risposta! >.<

 

Moony9, ci voleva che quel bozzo informe si trasformasse in una farfalla, no? E non osare dire che le farfalle vivono pochissimo… che mi rovini la poesia e il delizioso quadretto mentale che mi sono fatta! XD e adesso sarebbe proprio una tragedia! Bax bax

 

Astaroth, eggià, sono decisamente entrata in fase romanticmoments_mode on… ma dai, non mi hai ancora perdonata Big Sis? *notare gli occhietti da cucciolo* Ma dopotutto siamo Slytherin per un motivo, tesoro mio! Che gusto c’era a rendere tutto ancora più zuccheroso? XD Tesoro…. *___* vuoi che mi commuovo!? … Niente da fare, non rispondermi, mi sono già commossa da sola! Ç_ç

 

Redhat, ah grazie, sai che per me i titoli sono importantissimi, forse una delle parti più importanti di una fic! XD sono un po’ fissata… che ci vuoi fare! Bax bax

 

Suzy, con questi due a tubare ci può mai essere fondo alla tenerezza? XD (dici che Nix avrebbe qualcosa in contrario?… Hai ragione!) Bax bax

 

Vampire_and_WitchEm, povero Gary! Lo vogliono accoppare tutti! Ma che avrà mai fatto di male, povero ciccio… no, non è vero, sono d’accordissimo con te, tesoro! E devo dire una cosa… non mi serve più, potete ucciderlo! Mwahahahah

 

Vampire_and_WitchBaby, oddio, davvero? ^///^ e comunque gli anelli sono una scelta importante, eh sì U.U Baax bax!

 

Draco Malfoy, ^///^ Grazie… Harry tornerà mai a vedere? No, mi dispiace. Altrimenti tutti questi passi dolorosi non avrebbero avuto senso di essere risolti.

E… ma sai che mi hai letto nel pensiero? Riguardo a Dudley intendo. XD Eheheh mica credevate che tutto si sarebbe appianato senza scossoni, eh?

Spero che il tuo esame sia andato alla grande! ^^ Grazie per le congratulazioni per la maturità! È andato tutto e adesso mi accingo ad andare all’università… XD

"Le Pieghe del Tempo"? ahi ahi, questo è un colpo basso, sai?

Non so proprio quando riprenderò a ri-pubblicarla: voglio finire di correggerla tutta (quasi terminato) e voglio mettermi avanti di qualche capitolo (quasi terminato anche questo proposito)… lo so, è un casino – passami la parola – immenso, pensa che a volte sono io un po’ perplessa di fronte a qualche passaggio …. E sono l’autrice! XD Comunque non sarà mai abbandonata, è stata sospesa, ma sto continuando a lavorarci e lo faccio solamente per le persone che continuano a chiedermi sue notizie. Bax bax!

 

Captain, oki, non te lo chiederò, ma grazie! XD bax bax

 

Nicodora, eh sì, c’è proprio da complimentarsi con Harry finalmente *_* Bax bax!

 

Gokychan, mia cara, carissima, adorata Kohai! Mi chiedi di perdonarti? Ma scherzi? Piuttosto, ti chiedo di perdonare questa cattiva della tua senpai! Sono indietrissimo degli aggiornamenti delle tue fic! Ma appena posso ti prometto che tornerò a commentare UVNP e la tua nuova threesome (*_* quando l’aggiorni a proposito!?)!

Eh sì, Draco è impossibile non amarlo… XD

Gary… lo odi quando Cho e Piattola-Weasley? Accidenti, devo aver creato un nuovo record! XD

La fic finirà tra sei capitoli tondi tondi… e… non dire niente, ti prego, sono disperata! Ç_____ç un’altra fic che mi finisce, prima Fa e poi Slib… sniff… ma ho un bel po’ di sequel e fic alle quali lavorare… compreso… ta-da-da-daan… OTH! XD

Hi la febbre e il mal di gola? Mi spiace, spero che guarirai presto! Ti mando un bacio! Anzi… Tom ti manda un bacio, che è decisamente meglio di me, che ti passa la bua!

Eh sì, Draco è impossibile non amarlo… XD

In quanto alla mia estate… dicendo che sono super-impegnata sembro ripetitiva? XD sigh… comunque, alla prossima spero! Bax bax, ti voglio un sacco di bene kohai!

 

ice90, ah, credo proprio che sarete ben più di tre nell’associazione UIFG! XD prestissimo il momento in cui Harry e Draco indossano gli anelli. Sarà l’estate, ma sono straordinariamente melensa, mah… XD Meglio approfittarne. Bax bax! 

 

Heris, tesoro, recensione in extremis? XD Certo che mi occuperò di Gary… e per quanto riguarda Ron e Hermione, pazienta ancora un poco. Bax bax

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 31
*** Il Sospiro di una Decade ***


SenzaLuce31ML

Senza luce, il buio (31/36) by Mistress Lay

Capitolo Trentunesimo – Il Sospiro di una Decade

 

 

Quotidianità.

 

Per la prima volta, Harry si rese conto quanto la quotidianità potesse essere scevra dai contenuti di noia e nostalgia del passato, per la prima volta capì come dovessero sentirsi tutte quelle famiglie felici che per tanto aveva osservato da lontano con la certezza che non avrebbe mai osservato il fenomeno dall'interno.

Adesso che era dentro quel complicato cerchio non riusciva nemmeno a vedere oltre la novità: sì, perché invece di inneggiare alla novità trovata, la viveva come fosse qualcosa di estremamente normale. Era la sua vita, era la sua scelta, era la vita con Draco. Perché invece di ritrovarsi spaesato nel nuovo mondo intorno a lui non poteva conviverci serenamente?

 

Così faceva.

 

Improvvisamente Draco impregnò ogni singolo momento della sua giornata: tutto cominciava quando emergeva dal tepore di Morfeo per essere gettato al gradevole risveglio tra le braccia di Draco, continuava con quei baci al sapore di felicità e finiva alle ombre della notte, tra quelle stesse coperte, pelle contro pelle, quando il battito irregolare di Draco lo cullava nel dormiveglia.

 

In passato più volte si era chiesto come fosse essere il punto di riferimento di qualcuno, non come Harry Potter, ma semplicemente come l’Harry adolescente in cerca di quell’affetto che da bambino gli era mancato. Chissà che cosa voleva dire essere la persona più amata di qualcuno…

Era normale per un bambino, per adolescente, cercare quel tipo di amore, guardarsi attorno e sperare di scovare in qualcuno la scintilla tacita di promesse. Forse nemmeno se ne rendeva conto, forse cercava di convincersi che i suoi amici e i Weasley bastassero, come se cercasse solo una famiglia e null’altro.

C’era Ginny, era vero, che lo guardava sempre con occhi splendenti anche quando stava con altri ragazzi, come a cercare di fargli capire che lei ci sarebbe stata per lui, se Harry avesse voluto, se l’avesse cercata, se l’avesse desiderata al suo fianco.

E sì, Ginny era capace di amare, amava di quell’amore appassionato che poteva bruciare, che poteva avvolgere intensamente, che poteva stordire. Aveva imparato ad amare dalla madre, sempre così espansiva ed apprensiva, l’aveva imparato dal padre, in quel modo silenzioso ed intenso, l’aveva imparato dai fratelli maggiori, da chi l’aveva coccolata da piccina, da chi l’aveva riempita di scherzi ed attenzioni.

Il problema era in Harry, così inesperto nell’amare.

Oh, Silente avrebbe potuto dire quanto voleva sulla sua capacità di amare, poteva dire che Harry fosse invischiato completamente nell’amore, che quella cicatrice era magica ed impregnata dell’amore materno, ma erano solo stonature di un violino suonato dal vento.

Nessuno gli aveva insegnato ad amare, lo aveva visto, l’amore, tutto intorno a sé, così vicino e così lontano: in tutti i gesti degli zii verso Dudley, negli abbracci dei genitori verso i figli a scuola… ma Harry aveva passato gli anni in un sottoscala al buio e in solitudine.

Aveva imparato ad amare gli amici e i mentori, ma non era il solo amore che cercava.

Poteva esserci qualcuno di speciale per lui?

Non era ancora il momento, si era detto più volte, non finchè avrò sconfitto Voldemort.

Sì, quando avesse sconfitto Voldemort, avrebbe accettato Ginny nella sua vita e nel suo cuore, l’avrebbe amata, l’avrebbe resa felice, l’avrebbe sposata, sarebbe diventato anche lui un Weasley, sarebbe stato tutto così bello… e fin troppo semplice.

Per anni aveva creduto che la sua univoca possibilità fosse perduta con Ginny, eppure, quando meno se lo aspettava, era giunta la salvezza, era giunto Draco.

“Non voglio rovinare tutto, voglio aiutarti a ricostruire” gli aveva detto Draco tempo addietro. Ricostruire una vita distrutta.

Non era facile essere se stessi, il trucco era tutto nell’accettarsi.

 

 

Quando si era risvegliato il mattino seguente dopo la loro notte d’amore, la prima cosa che aveva fatto era stata sorridere. Sì, appena sveglio, aveva sorriso.

Prima di pensare, prima di riflettere, prima di ogni altra cosa, aveva sorriso.

Non aveva nemmeno registrato con la mente l’abbraccio di Draco, il suo fiato regolare accarezzargli il viso, il battito del cuore ravvicinato. No, non aveva pensato neppure alla notte precedente, aveva sorriso perché era così felice che quella felicità gli era andata anche sottopelle, aveva impregnato ogni cellula del suo corpo e non si era limitata solamente a decorargli il volto esteriore.

Durante quella giornata, a barriera intimità crollata, si rese conto che in passato, senza Draco, dell’intera vita che aveva davanti ne aveva vista nel suo orizzonte solo uno spicchio. Come respirare solo metà dell’aria necessaria e quella in esubero, lasciarla scorrere via, verso gli altri, che potevano permettersi di viverla.

 

 

Per la prima volta, nei giorni seguenti, si era persino domandato che fine avessero fatto Hermione e Ron, se anche loro fossero una di quelle famiglie felici, se invece fossero rimasti legati da una forte amicizia, come quando Harry li aveva lasciati anni prima.

A Draco non aveva detto nulla sull'argomento, preferendo aspettare che tali elucubrazioni divenissero importanti quanto un chiodo fisso invece di esternarli subito. Voleva essere sicuro di quale direzione prendessero i propri desideri.

 

 

Al ritorno dalle vacanze, nella sala insegnanti, Bob gli era venuto vicino con una con un’aria distratta - denotata da quel passo un po' leggero e stentato di chi tentenna senza sapere bene che cosa stia facendo - e lo aveva annusato dicendogli "Hai un profumo diverso dal solito...".

Harry lo aveva preso per uno dei suoi scherzi "Non avevi il raffreddore?".

"Prova a vivere a stretto contatto con mia sorella per due settimane... te lo fa passare lei, il raffreddore!" Si riferiva alle sue cure? Ai suoi rimedi? Chissà. Comunque Harry aveva avvertito chiaramente che Bob stava sorridendo mentre continuava "Sai? Hai il profumo di Draco addosso..."

Harry era sbiancato mentre bofonchiava nervosamente controbattendo all'affermazione di Bob, fortuna che aveva una lezione, altrimenti si sarebbe dovuto sopportare il completo repertorio di battutine e domande maliziose.

Mentre ritornava a casa, con Draco che lo stringeva a sè facendogli sentire la morbida peluria della sciarpa di lana che Harry gli aveva regalato, gli aveva domandato, curioso: "Di cosa profumo?"

Draco aveva sogghignato mentre si sporgeva su di lui, infilando il naso contro la pelle liscia del collo dell'altro: "Profumi di buono. Profumi di Harry" poi posò un bacio su quella porzione di pelle. Una pausa. "Prima, ogni volta che sentivo il tuo odore, pensavo all'autunno. Mi ricordava il bosco d'autunno"

Harry si era ritratto: "Puzzavo di terra?"

"No, scemo!" si era guadagnato uno scappellotto scherzoso "Hai mai sentito il profumo di un bosco? Non ti parlo di foresta, ma di bosco. Quel profumo di insolito, quasi eccentrico, di chi non è domato da nessuno, di chi accetta solamente chi può apprezzarlo com’è perché solo a chi sa apprezzarlo può mostrarsi come veramente è”

Harry aveva pensato ad un bosco, a quell’odore pungente che lo impregnava e allietava le sue orecchie con lo sfrigolio dei rami, con la carezza delicata del fogliame, con tutti quei rumori sommessi, che rendevano il bosco vivo.

Chi non lo stimava non riusciva a comprendere quale tesoro immenso fosse, quale pace, quale senso di protezione trasmettesse, quale voglia di avventura…

Quel paragone lo colpì, perché era lusinghiero e insieme bizzarro, e lo rendeva insicuro di quale risposta dare…

“Poteva andarmi peggio…” aveva bofonchiato allora “potevo ricordarti una tangenziale. Puzza di diserbante… bleah…”

Draco lo aveva osservato qualche secondo senza capire, come se quello che avesse appena detto fosse una complicata formula egizia, poi il suo volto aveva assunto un’espressione severa: “Non ho idea di cosa tu abbia detto, ma sono certo che non vale la pena di chiederti spiegazione dal momento che so in partenza pur conoscendo le eventuali premesse non riderò…”

“Ma che antipatico…” aveva sbuffato divertito Harry.

“Non so cosa sia una tangenziale o un diserbante ma ti tiro un pizzicotto lo stesso” concludeva nel frattempo Draco “Anzi, ho un’idea migliore…” e, mentre sorrideva sadicamente, aveva chinato il capo verso la gola di Harry, suggendo quella porzione di pelle con convinzione.

Harry era arrossito, impreparato: “Draco, siamo all’aperto…”

Se il biondo lo avesse o meno ascoltato non lo aveva dato a vedere perché, prima che Harry potesse terminare la frase, l’altro si era già staccato e sorridendo contro la sua pelle, aveva detto: “Ecco, ora… ora hai un altro profumo…”

“Ma che avete tutti quanti oggi?”

Draco aveva ridacchiato: “Profumi… profumi di me”

“Come diavolo fai a dirlo?”

“Non è solo una cosa che si annusa, Harry… è una cosa che si vede” gli aveva risposto.

Harry non aveva capito.

 

 

Quel pomeriggio Harry stava rientrando a casa dopo una estenuante giornata al polo: lezioni e servizio tutoring straordinario assieme a Bob, insieme, non erano mai una passeggiata.

Draco doveva essere ancora a Malfoy Manor, come aveva riferito ad Harry quando era venuto a tenergli compagnia per la pausa pranzo, perché, a quanto pareva, gli toccava di incontrarsi con Blaise per tirare le fila della serata natalizia di beneficenza e smaltire l’ingente posta gestita a malapena dagli elfi domestici.

Il biondo tornava alla sua residenza sporadicamente, sempre mosso dal dovere, più che dal piacere: Draco poteva essersi dimenticato che esisteva un mondo al di là della piccola cittadina dove si trovava casa Black, ma il mondo ben lungi si sarebbe scordato di un rampollo della società magica come lui.

Nonostante il passato, a Draco spettava una fetta cospicua della rispettabilità derivante dal prestigio famigliare: i signori Malfoy precedenti potevano essere stati entrambi degli assassini doppiogiochisti, ma dietro di loro esisteva una tradizione secolare di maghi e streghe Malfoy che avevano portato lustro nella società purosangue. Non a caso Draco era considerato alla stregua un Lord, se mai fosse esistita una casta nobiliare nel mondo magico che fosse sopravvissuta al lacerarsi dei secoli, a Draco spettava quel titolo di diritto.

In ogni caso, anche se la malelingue continuavano a guardare sospettosamente verso l’ultimo dei Malfoy, anche i più diffidenti non potevano negare la diversa condotta adottata da Draco nelle pubbliche relazioni: non potevano ignorare le sue donazioni, sempre ingenti, in favore del San Mungo ed in particolare dei Feriti di Guerra, non potevano ignorare che non avesse versato alcun contributo alle casse del Ministero per avere su di esso un certo influsso, azioni che potevano – anzi, erano – dettate da un desiderio di donare un volto nuovo alla famiglia Malfoy, ma ciò non toglieva che il suo potere politico si limitava a conoscenze, non a veri sotterfugi come usava spesso suo padre.

Alla maggior parte delle persone, comunque, andava bene così: con la fine della Seconda Guerra Magica e la sconfitta di Voldemort, le grandi famiglie purosangue si erano eclissate ai margini della società espropriate del loro antico prestigio e spesso dei loro beni, qualora fosse comprovata la loro effettiva appartenenza ai Mangiamorte. Dunque, rimanevano pochissimi esponenti dei cosiddetti purosangue: potevano essere malvisti da molti, ma per altri erano un punto di riferimento, coloro che detenevano in custodia epoche di un passato quasi dimenticato.

Draco aveva tradito i genitori, Blaise si era schierato a favore di Silente, sebbene non molto apertamente, ma la madre era sempre rimasta neutrale, anche nella prima ascesa di Voldemort. Rimanevano altri, ma di famiglie minori.

Da quanto Harry aveva capito dai discorsi di Draco, il mondo magico cercava di seppellire il passato più recente guardando al presente ma tenendosi sempre alle spalle il passato remoto, ricercando i fasti di un tempo ormai perduto.

Quanto ci potesse essere di vero o sbagliato in questo nuovo modo, Harry non poteva giudicarlo, ma sempre da quello che Draco gli aveva riferito, la causa principale di questo comportamento era stata lui.

Harry assunse un’espressione confusa, quando Draco glielo fece notare, si era sollevato repentinamente a sedere dalla posizione reclinata sulla spalla di Draco: “Che cosa intendi dire?” glielo aveva domandato fin troppo tagliente, quasi ferito da quell’insinuazione di Draco.

Più volte l’altro gli aveva rimproverato la stupida mossa di andarsene di punto in bianco, senza nemmeno accettare il sostegno degli amici, ma dopo che Harry gli aveva parlato chiaramente delle sue paure pensava che Draco, se almeno non avesse condiviso, avesse capito.

“Quello che tu hai sempre finto di non capire,” aveva ripreso Draco quasi irritato dalla replica del moro “è che tu, per anni, sei stato il nostro punto di riferimento. Un eroe, se così ti vogliamo chiamare”

“Che stupidaggini!” era balzato in piedi, teso “Non voglio parlare di queste cose!”

Anche Draco si era alzato: “No, ne parliamo. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, non ha senso rimettere il coperchio adesso!”

Normalmente, sentendo quel modo di dire, Harry avrebbe sorriso, ricordando un detto simile babbano, ma in quel frangente si rabbuiò: “Non ne voglio parlare, Draco! Non più!”

“Voglio solo farti capire, testone!”

“Capire cosa? Che è stato per me un errore andarmene, lasciarmi tutto alle spalle, rinnegare la mia vita lì? Non hai bisogno di esporre il tuo punto di vista, sei stato ben chiaro fin dal principio!” ebbe un moto di esasperazione. Non era pronto a conoscere l’opinione che Draco avesse della faccenda riguardante la sua posizione come Harry Potter. Era una parte della sua vita archiviata, non aveva senso rispolverarla. Non ora, non adesso che aveva appena cominciato a rivivere la sua nuova vita.

“Non ti volevo criticare questa volta!” aveva sbottato indignato Draco “Voglio solo dirti quanto tu sia stato importante, quante speranze sono state esaudite quando tu…”

“Draco!”

“Harry, se tu fossi rimasto, saresti stato tu il punto di riferimento di tutti!”

Harry ricevette quel colpo colto alla sprovvista. Deglutì. Era così allora, se lui fosse rimasto nel mondo magico, tutti lo avrebbero continuato a guardare come se fosse stato una specie di bestia rara, lo avrebbero osservato fino a consumarsi gli occhi e farsi cadere le pupille, non gli avrebbero lasciato vivere la sua vita, continuando ad appropriarsi dei frammenti della sua esistenza.

Allora forse Draco non avrebbe ricevuto redenzione dalla società, o almeno solo in minima parte.

“Non… non mi sarebbe interessato” concluse alla fine.

Draco forse lo aveva guardato tristemente, forse deluso, Harry non ne era sicuro, nemmeno voleva saperlo se quale, tra la tristezza o delusione nei suoi confronti, potesse fargli più male.

“So che non ti sarebbe interessato” aveva concluso Draco “Lo so bene. Questi giochi di potere non ti interessano eppure… eppure saresti stato fondamentale mentre si cercava di ricostruire. Ci abbiamo messo un bel po’ a farlo, ma se ci fossi stato tu, sarebbe stato… non dico più semplice, solo, meno duro” aveva allungato la sua mano per appoggiarla alla guancia di Harry.

Era un delitto non interessarsi di queste cose, di vederle solo come un fardello?, Harry avrebbe voluto chiederglielo, ma non ne ebbe il coraggio. Lui non poteva capire, non aveva mai vissuto interamente nella società magica di Draco, forse non l’amava nemmeno come meritava.

Premette la guancia contro il palmo della mano di Draco senza dire una parola.

Draco accettò quel silenzio e lo coprì con un bacio.

 

 

Risvegliandosi da quei pensieri, Harry strinse la mano in un pugno, pensando a cosa avrebbero fatto il giorno dopo, invitati dai Crawford ad un’altra delle loro divertenti cene di famiglia. La madre di Dana persino aveva cercato di impegnare Draco con la sua figlia più piccola, Isabel, cercando invano di convincerlo che la sua bambina era molto bella ed educata. Beh, ad onor del vero, quello era successo prima che Draco e Harry svelassero alla tavolata che stavano insieme.

Da quel giorno, la madre di Dana aveva preso i due sotto la sua materna ala protettiva rifornendoli di crostata di mele dopo ogni cena, ritenendo che se si pensava a due uomini che abitavano insieme veniva spontaneo dubitare delle loro inesistenti capacità culinarie.

Nello stringere il pugno, però sentì il freddo metallo dell’anello sfiorare la parte interna dell’anulare. Sorrise senza rendersene conto, estraendo la mano per potere toccare più facilmente la superficie scanalata del gioiello.

Lo aveva indossato solo da qualche giorno, quando Draco, rincasando dal Malfoy Manor, era andato a salutarlo immediatamente, e non gli aveva dato nemmeno il tempo di fargli notare di cosa adornasse il suo dito prima di essere trascinato a letto e baciato a lungo.

Harry aveva stretto il pugno allora, cercando di celare alla vista del biondo la novità, decidendo di renderlo partecipe a posteriori. Quando si stesero finalmente sotto le coperte, la pelle quasi bruciata dall’infiammante amore che l’aveva travolta, Harry gli aveva preso la mano, stringendogliela, aspettando che Draco notasse la differenza.

Lo aveva sentito aspirare violentemente l’aria e poi dimenticare di rilasciarla. Gli aveva domandato con tono canzonatorio: “Che c’è? Hai improvvisamente dimenticato come respirare?”

Draco gli prese la mano, portandola sicuramente di fronte agli occhi, come per rendersi veramente conto dell’anello in oro bianco che cingeva quell’anulare, osservando attentamente la pietruzza e le linee celtiche che lo adornava, quasi assicurandosi che fosse proprio quello che lui gli aveva regalato.

“L’hai indossato” esalò in un verso strangolato. Non ci voleva la vista per capire quale espressione di stolida sorpresa aveva dispiegato la perplessità iniziale.

“Proprio così”

Passarono qualche secondo, forse il tempo dell’eternità tutto si condensò nello spazio di quei pochi millesimi di minuto, si plasmarono attorno al marasma di sentimenti che provava Draco in quel momento: lo presero per la testa, strattonandolo violentemente alla realtà solamente quando si rese conto che no, non era il momento di piangere. Che era ridicolo piangere. Anche se aveva appena visto il futuro balenargli di fronte agli occhi. Anche se il gesto di Harry era stato così inaspettato, così insperato, così agognato, da lasciarlo senza fiato nei polmoni.

Il moro non potè vedere il susseguirsi di diversi pensieri e stati d’animo sul viso del biondo, ma aspettò pazientemente che dall’altro si ricevesse qualche segno di vita.

Quando finalmente Draco riuscì a dominarsi, disse: “Prendi l’altro”

Harry aveva preso la scatoletta contenente l’ultimo dei due anelli e glielo aveva teso. Draco non lo afferrò: “Infilamelo tu al dito”

Di fronte a quella richiesta, Harry si era sentito arrossire, quasi imbarazzato di fronte ad un gesto che più che semplice sembrava un vero e proprio impegno. Rimpianse immediatamente di averlo indossato, senza aspettare che Draco facesse quello che il moro si apprestava a eseguire.

Prese la sua mano, tastò fino a trovare l’anulare – non si era sbagliato, Draco gli stava proprio porgendo la mano sinistra – e gli mise l’anello. Ci fu un momento di incertezza poi Draco sembrò tossire, si portò la mano sul volto – Harry non poteva vederlo ma lo intuì – per coprire il rossore che gli aveva imporporato le gote.

Senza indugiare oltre Harry si tolse l’anello dal dito e lo porse a Draco: “Infilamelo al dito”

Draco scoppiò a ridere, in parte per la scena totalmente senza senso, in parte per mascherare la commozione che gli aveva annebbiato il cervello in quel momento. Prese l’anello e glielo mise trattenendo quasi il respiro, poi lo portò alle labbra, baciandolo.

“Ti amo, Harry”

 

 

Il ricordo di quello scambio, faceva ancora sorridere Harry. Sì, perché infilarsi l’anello al dito da solo era un conto, ma lasciare che Draco lo facesse era un altro.

In passato aveva pensato più volte a quanto di imbarazzante poteva esserci nell’intimità, che cosa fare, come fare, che cosa dire… ma in realtà, aveva scoperto, nulla era più semplice che lasciarsi guidare dai sensi. Non c’era logica nell’amore, come poteva esserci poi, l’amore era totalmente illogico.

Si domandò che cosa ne avrebbero pensato Ron e Hermione di questa inaspettata svolta: avrebbero provato disgusto? Non avrebbero capito? Avrebbero pensato ad una pazzia fulminante?

Cercò di scacciare dalla mente quei pensieri, di non pensare all’altra parte della sua vita, ora che poteva dividerne una con Draco.

Quanto era passato da quando Draco era entrato nella sua vita con la prepotenza che lo contraddistingueva, continuando a sfondare le sue linee di difesa con testardaggine incrollabile?

Sembrava essere passata una decade. E invece era passato solamente il sospiro di quasi due mesi così intensi da parer veloci più della luce.

 

Con ancora il sorriso sulle labbra, Harry salì i gradini fino al portone, infilò la chiave nella serratura e mentre la girava sentì poco a poco i cardini cedere e scattare. Appena mise un piede in casa sentì alle sue spalle un movimento brusco, uno spostamento d’aria insolito, si voltò, proprio in tempo per sentire una mano premuta sulle sue labbra, un coltello pressato contro la sua gola e l’alito pestilenziale di qualcuno sulla faccia.

 

- Sono venuto a pareggiare i conti, cugino -

 

 

 

Continua…

Mistress Lay

 

 

Noticina di piè pagina:

Fa schifo, lo so. Faccio schifo per la promessa che non ho mantenuto.

Lo so. Ma non sono riuscita a scrivere niente in tutto questo tempo. Mi faceva letteralmente schifo scrivere cose orrende come quello che ho scritto in passato, come scrivo adesso.

Ormai ho promesso che questa fic troverà la sua conclusione. La troverà.

Mi scuso in anticipo per gli obbrobri che continuerò a scrivere.

 

Un grazie immenso alla mia sorella maggiore Nadeshiko, che adoro! ©

 

Grazie per i vostri commenti! Non posso rispondervi adesso, se non con le mie scuse.

Continuate comunque a farmi sapere la vostra opinione, adesso che siamo alla resa dei conti mi farebbe più che piacere, anzi, sarebbe decisamente fondamentale.

 

Miss

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