Of Young Cousins

di McRaider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Of young cousins ***
Capitolo 2: *** Of older cousins ***



Capitolo 1
*** Of young cousins ***


Questa splendida storia è stata scritta da una bravissima autrice le cui opere, compresa la presente, potrete trovare su Fanfiction

Questa splendida storia è stata scritta da una bravissima autrice le cui opere, compresa la presente, potrete trovare su Fanfiction.net.

“Of young cousins” è una fic introspettiva mirata ad elaborare il profondo legame che unisce Bo e Luke ed è ambientata subito dopo l’episodio “My son, Bo Hogg” sicuramente tra i migliori della terza stagione.

Nel succitato episodio Bo, mentre si apprestava a trascorre un week-end di caccia con i suoi amici, perdeva la memoria in seguito ad un colpo in testa e la riacquistava grazie ad un secondo colpo infertogli involontariamente da Luke. Mi auguro che la mia traduzione vi risulti gradita e spero che vogliate far pervenire numerosi i vostri commenti all’autrice.

Questo il link alla storia originale: http://www.fanfiction.net/s/2653741/1/

 

 

Of Young Cousins

By McRaider

Traduzione di Lella Duke

 

 

Gentilmente adagiai la sua testa sulle mie gambe e guardando in basso vidi quello stesso angelico volto che ci aveva terrorizzati per tutto il giorno. Come poteva qualcuno così dolce aver avuto un sguardo tanto feroce finché era stato sveglio. “E’ svenuto” dissi rivolgendomi a mio zio, ma “è svenuto ed è tutta colpa mia” è ciò che realmente avrei voluto dire. Il mio stomaco si contorceva ogni volta che ripensavo a come Bo aveva urlato e rinnegato il nostro legame.

 

Milioni di dubbi si rincorrevano nella mia mente mentre tentavo di svegliarlo. Ovviamente era sempre lui, ma… come mi sarei comportato se la sua amnesia fosse peggiorata invece di migliorare? Cosa avrei fatto se fosse stato in collera con me? E se avesse ricordato tutto incluso ciò che Boss gli aveva fatto e soprattutto ciò che gli avevo fatto io? Furiosamente tentai di ricacciarmi indietro le lacrime che improvvisamente stavano riempiendo i miei occhi. Mi imposi di calmarmi e feci scorrere le mie dita tra i suoi biondi e ricci capelli, ricordando a me stesso che lui era ancora con me ed era ancora il mio piccolo cugino.

 

Quando eravamo ragazzini, quasi ogni notte lui aveva degli incubi e allora si intrufolava nel mio letto. Con le sue piccole mani ed i suoi piedini freddi, si stringeva a me piangendo finché non si addormentava tra le mie braccia e io non sapevo mai se riportarlo nel suo letto o lasciarlo riposare accanto a me. Quante volte le mie mani erano passate attraverso i suoi capelli per calmarlo e farlo addormentare, adesso però il mio unico desiderio era quello di risvegliarlo e riportarlo nella terra dei vivi.

 

Scuotendo la mia testa, tentai di allontanarmi dai miei ricordi, aspettando e tenendo a freno le mie lacrime. Disperatamente lo tenevo saldo a me di modo che quando si sarebbe svegliato avrebbe compreso subito di essere in salvo. E poi finalmente vidi i suoi azzurri occhi aprirsi al di sotto dei suoi riccioli color del miele. Sorrisi debolmente quando iniziò a fare domande sulla battuta di caccia alla quale avrebbe dovuto partecipare. Non ricordava niente della giornata appena trascorsa. Lo aiutai ad alzarsi e non potei fare a meno di abbracciarlo. Proprio come lui stesso aveva fatto un milione di volte, lo strinsi a me come se avessi avuto paura che sarebbe potuto non esserci un domani. Lo abbracciai nello stesso modo in cui lui lo aveva fatto tante altre volte prima di allora, come quando si sentiva spaventato per qualcosa.

 

Alla fine lo lasciai andare e lo osservai stringersi a Daisy e a zio Jesse. Sorrisi quando sentii le braccia di mia cugina avvinghiarsi a me, le posai un bacio sulla fronte sospirando al pensiero che Bo fosse tornato da noi. Mi morsi le labbra e rapidamente promisi di raccontargli ogni cosa durante il tragitto verso casa, infine abbassai lo sguardo per evitare che qualcuno potesse vedere le lacrime iniziare a sgorgare dai miei occhi.

 

Lo aiutai a saltare nel finestrino del Generale Lee, quindi io stesso mi posizionai al posto di guida. Lo osservai per un momento studiando l’espressione del suo volto e dei suoi occhi lucidi, aveva sbattuto la testa, forse non con eccessiva violenza, ma tuttavia la botta c’era stata.

 

Gli raccontai l’intera storia mentre percorrevamo la strada che ci stava riportando ad Hazzard finché non arrivammo nella stessa fattoria in cui io, Bo e Daisy ci eravamo conosciuti ed avevamo imparato a volerci bene. Amavo quel posto con tutto il mio cuore, vi ero giunto all’età di tre anni e vi ero cresciuto insieme a zio Jesse e a zia Martha. Bo si era unito a noi all’età di sei mesi e sin da allora iniziai a proteggerlo. Ma stavolta non ero stato in grado di difenderlo anche se avrei voluto.

 

“Andiamo cugino” dissi aiutandolo a scendere dalla macchina attraverso il finestrino. Lo sorressi per un attimo prima che entrambi entrassimo in casa. Non dovetti insistere molto per convincerlo a stendersi sul letto per riposarsi. Gli promisi che lo avrei svegliato non appena Daisy avesse terminato di cucinare qualche buon piatto per lui, quindi chiusi la porta consentendogli di avere quel silenzio e quella pace di cui probabilmente aveva un disperato bisogno. Al contrario io non sentivo affatto quella necessità.

 

Zio Jesse mi trovò seduto sulla mia sedia preferita vicino al caminetto assorto nei miei pensieri. Avevo perso così tanto nella mia vita: mia madre, mio padre, i miei nonni, mia zia Martha e tanti altri zii ancor prima che avessi compiuto dieci anni. Tuttavia c’erano tre costanti fondamentali nella mia vita: zio Jesse, Bo e Daisy. Ma sopra ogni cosa c’era qualcuno che rappresentava la vera colonna della mia esistenza ed alla quale io mi ero sempre aggrappato. Durante il mio servizio in Vietnam era la sola persona che mi portassi sempre dentro, la sola persona per la quale sapevo che sarei dovuto tornare: Bo. Avevamo perso entrambi così tanto che all’epoca dovevamo trovare necessariamente qualcosa o qualcuno che non ci avesse mai più lasciati. Bo era la mia roccia e non importava quanto le cose fossero difficili, io ero certo che lui per me ci sarebbe sempre stato.

 

Sapevo che lui provava i miei stessi sentimenti ed anche se tra di noi potevano esserci momenti di nervosismo, lui sapeva che per qualunque cosa gli occorresse la mia presenza, mi avrebbe sempre trovato, mi avrebbe cercato e si sarebbe accorto che già lo stavo aspettando per aiutarlo e tirarlo fuori dai guai.

 

“Va tutto bene Luke?” Mi chiese zio Jesse. Alzai gli occhi e vidi il suo sguardo solenne ed un leggero sorriso.

 

“Penso di si…”

 

“Daisy ha quasi finito di preparare la cena, Bo sta ancora dormendo?”

 

“Si…”

 

“Cos’hai figlio mio?” Jesse si prendeva cura di noi da quando eravamo piccolissimi, conosceva ogni nostro pensiero e sapeva cosa stavamo pensando ancor prima che lo pensassimo realmente. Jesse sapeva tutto di noi, conosceva anche le più piccole cicatrici presenti sui nostri corpi e molte volte ancora capitava che ci raccontasse come ce le fossimo procurate facendo qualcosa di stupido o di pericoloso. Avrebbe potuto recitare ogni singolo momento delle nostre vite come se fossero state scritte su di un libro. Jesse era nostro padre nel vero senso della parola.

 

“Ho solo la testa piena di pensieri.” Risposi sorridendo debolmente.

 

“E’ solo questo o c’è dell’altro?”

 

“Stavo pensando a Bo…”

 

“Me lo immaginavo…”

 

“E’ difficile credere… voglio dire… sapevo quali erano gli effetti dell’amnesia, ma… quando accade a qualcuno che si conosce è veramente duro rendersi conto di cosa comporti: quanti anni possono essere dimenticati… quanti ricordi possono essere cancellati.

 

“So cosa vuoi dire, ma ricordati che Bo ormai è tornato tra di noi e che non c’è più niente da temere.”

 

“Lo so zio Jesse, ma… sono ancora preoccupato. Risposi dolcemente.

 

“Lo so figlio mio”

 

“La cena è pronta…” Proruppe quindi Daisy qualche minuto più tardi.

 

“Vado a svegliare Bo.” Sussurrai.

 

Entrai nella stanza e gentilmente mi misi a sedere sul bordo del suo letto proprio come avevo fatto tante altre volte prima di allora; scansai una ciocca di capelli dalla sua fronte. Sorrisi per la seconda volta in quel giorno ai due occhi azzurri che si erano aperti e che mi stavano guardando. “La cena è pronta.”

 

“Sto bene Luke” bisbigliò.

 

“So che stai bene” risposi stringendo la sua mano.

 

“Non ho intenzione di andare da nessuna parte…” Disse poi mettendosi a sedere e gettandomi le braccia al collo.

 

Sorrisi pensando che quel semplice gesto stava confortando entrambi, lo strinsi forte a me e gli diedi un bacio sulla fronte sussurrando “ti voglio bene Bo.”

 

“Ti voglio bene Luke.” Fu la sua risposta.

 

 

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Capitolo 2
*** Of older cousins ***


Of Older Cousins

Of Older Cousins

By McRaider

Traduzione di Lella Duke

 

 

Lo ascoltai raccontarmi ciò che era accaduto e sentii il mio cuore contrarsi, riuscivo a cogliere la tristezza nella sua voce. Conoscevo Luke da tutta la mia vita… o almeno da quando ne avevo memoria e sapevo che si sentiva responsabile per me. Per una ragione o per l’altra aveva sempre avvertito il dovere di proteggermi, anche quando non poteva.

 

Sospirando di sollievo gli permisi di aiutarmi ad entrare nel Generale Lee. Giunti a casa mi fece stendere sul mio letto per permettermi di riposare. Chiusi i miei occhi sperando capisse che avevo bisogno di dormire e che non avevo voglia di parlare.

 

Gli fui riconoscente quando sentii la porta chiudersi. I miei occhi si aprirono di nuovo appena ricominciai a pensare a ciò che lui mi aveva raccontato. Non riuscivo a ricordare niente del giorno appena trascorso e quella sensazione mi amareggiava, ma ciò che più di tutto mi fece male fu l’idea di esser stato in piedi di fronte a Luke e di avergli detto che lo odiavo.

 

In vent’anni che lo conoscevo… non gli avevo mai detto di odiarlo o almeno non lo avevo mai fatto con vera malizia e quando qualche volta in passato era accaduto, avevo sempre saputo che lui non aveva mai dato reale valore alle mie parole. Così come io non ne avevo dato alle sue quando era stato lui a dirmi che mi odiava. Era la persona a me più vicina ed il solo pensiero di poterlo perdere mi faceva venir voglia di piangere.

 

Improvvisamente sentii le lacrime riempire i miei occhi e li richiusi nuovamente non appena ripensai a tutto il dolore che avevo percepito attraverso la sua voce e al suo sguardo addolorato per me. Mi ricordai di quando tornò dal Vietnam… aveva uno sguardo simile in quel periodo, perso… depresso e terribilmente spaventato. Allora buona parte di me non voleva far altro che afferrarlo, tenerlo stretto e permettergli di piangere come avrebbe fatto un bambino.

 

Luke era sempre stato il mio eroe, era la mia ancora di salvezza. Ho sempre saputo di poter correre da lui ogni volta che ne avevo bisogno, se ero in qualche guaio. Quando ero un bambino avevo spesso incubi su zio Jesse, zia Martha, Luke o Daisy. Forse avevo tre o quattro anni ed ogni volta mi rifugiavo nel suo letto. Lui mi faceva spazio e mi stringeva forte, mi lasciava piangere per permettere alle mie paure di allontanarsi da me. Aveva continuato a prendersi cura di me anche se ormai ero diventato un uomo, scacciava via le mie ansie e le mie frustrazioni, mi aiutava semplicemente standomi vicino.

 

Sospirai ancora, chiusi i miei occhi e lasciai viaggiare la mia mente. La volta successiva in cui li riaprii, vidi due occhi blu come l’oceano che mi guardavano, Luke sorrise debolmente e capii dalla sua espressione che aveva la stessa mia voglia di piangere. “La cena è pronta” sussurrò.

 

“Sto bene Luke.” Bisbigliai esitante, sperando… pregando che non si accorgesse della mia bugia.

 

“Lo so che stai bene.” Mi rispose gentilmente afferrando la mia mano.

 

Quello era ciò che rischiavo di perdere, chiusi i miei occhi per non vedere la tristezza nei suoi, lentamente mi misi a sedere e gli gettai le braccia al collo, “non vado da nessuna parte…” Era ancora lì colui che tante volte mi aveva confortato e consolato; mi abbracciò e mi strinse a sé.

 

Mi sorprese quando mi posò un bacio sulla fronte, una cosa che non aveva mai fatto prima di allora.

“Ti voglio bene Bo” sospirò.

 

“Ti voglio bene Luke” risposi premendo ancora di più il mio volto contro il suo petto. Sapevo che avremmo superato quel momento, lui me lo ripeteva sempre ogni volta che ero spaventato o ferito. Avremmo superato il dolore e la paura insieme perché noi eravamo una famiglia. “Supereremo tutto questo Luke” mormorai.

 

Lo sentii prendere un profondo respiro e annuire “lo so, lo so” rispose passandomi una mano tra i capelli. In fondo noi eravamo cugini, fratelli, amici e tali saremmo rimasti fino alla fine… e oltre.

 

 

 

Fine

 

 

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