Cosa vuoi che sia la diversità?

di Gisella_Incompleta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** Two. ***
Capitolo 3: *** Three. ***
Capitolo 4: *** Four. ***
Capitolo 5: *** Five. ***



Capitolo 1
*** One. ***


Sono sola, stesa sul letto a guardare il soffitto. È pieno di stelle, è stupendo. No, non mi hanno rubato il tetto, è che son brava ad immaginare le situazioni. Sai quante volte ho immaginato lui? Sempre solo, chissà con quale diritto, poi. Lui è lì, in Spagna. Nel paese dell’abbondanza, del divertimento, dove i pensieri sono rivolti solo all’amore, che è la cosa più bella del mondo, dicono.  Beh, e se per noi non fosse così?
Per noi la cosa più bella è la diversità.
Lui è dark, si veste sempre di nero, ha la pelle chiara e gli occhi verdi. Uno di questi è nascosto da un grande ciuffo nero con dei riflessi blu. Lui dice che serve per nascondere i sentimenti. Nonostante tutto è allegro, ha una famiglia che lo trascura ma non gli fa mancare niente, a parte l’affetto. Hanno sempre accettato il suo modo di vestirsi, o forse se ne sono sempre fottuti. È anche vero, però, che si vergognano di dire ai loro parenti “mio figlio è dark”. Cazzo, non si droga, non si taglia, non è un alcolizzato. Bere una birra ogni tanto non vuol dire essere dipendente da essa. Si chiama Enrique e dista 2.000 km da me. Ah, dimenticavo: lo amo.
Ecco, se la cosa più bella per noi è la diversità, la più brutta è la distanza.

Io sono Adrienne, il suo opposto, appunto. Indosso spesso vestitini o jeans strettissimi, converse o ballerine. Ho dei capelli mossi che mi scendono lunghi sulla schiena, degl’occhi che lasciano intendere tutto ciò che ho dentro, rigorosamente marroni. Ho la carnagione abbastanza scura e le labbra carnose che vorrebbero assolutamente sfiorare le sue. I miei genitori mi amano per quello che sembro: la brava ragazza che frequenta il liceo linguistico. Oh sì. Però non son mai riuscita a sfogarmi con loro, e a loro sembra non interessare un gran che. Mi sentivano piangere per Enrique, ma facevano finta di niente, cercavano di non incontrare mai il mio sguardo. Insomma, forse non sapevano come comportarsi.

È arrivato il momento di dire come io e Enrique ci siamo conosciuti. Catapultiamoci ad un anno prima. Stage con la mia classe, i cosiddetti viaggi-studio. Destinazione: Madrid. Un giorno, dopo esser andati a scuola e non aver capito un cazzo di quello che la prof spiegava in spagnolo è arrivato il momento di uscire. Le prof ci avevano lasciate libere per un po’ ed io e le mie amiche ne abbiamo approfittato per fare shopping in centro. I pochi ragazzi della mia classe, 6 per la precisione, ci seguivano facendo battute squallide. Sì, ci stavano provando con noi, si notava. C’era il mio ex tra di loro, alto, bellissimo, muscoloso, occhi blu. Il principe azzurro? No, il pirata. Ovviamente è stronzo. Non posso dire di averlo dimenticato, provo ancora qualcosa di molto forte per lui, ma non credo sia amore. Ogni delusione è stata un pezzo di lui che andava via.
C’era un ragazzo in  piazza da solo. Stava ascoltando una canzone dall’ mp3. Ero curiosa di sapere che musica ascoltassero gli spagnoli, ma soprattutto notai che era molto carino, anche se strano.
Io e le mie amiche gli andammo vicino e balbettammo qualcosa in spagnolo. I ragazzi della nostra classe affogarono man mano nell’invidia, visto che tutte le attenzioni era sul ragazzo che avevamo appena scoperto si chiamasse Enrique.  Iniziarono a squadrarlo e poi dissero:- Ragazze, scialla, ma non lo vedete? È una checca, uno sfigato e di sicuro si drogherà. A quel punto mi incazzi sul serio, cazzo potevano saperne loro della sua vita? Non ha senso giudicare e allora dissi: -Cosa ne sapete voi? Potrebbe essere anche un bravo ragazzo, voi e questi pregiudizi del cazzo!
E tutti in coro: Ooooh, ecco che la piccola Adrienne si è presa una cotta per la pecora nera di Madrid!
Enrique scappò imprecando qualcosa sotto voce, poi aggiunse: -Parlo italiano.
Correndo via.
Mi girai verso di loro e notai che si stavano sbellicando dalle risate:- Vaffanculo!
Andai incontro al ragazzo e vidi la mia migliore amica che mi seguiva, mi appoggia sempre in tutto, Martina.
-Scusali, hanno la mente ristretta. Davvero ci capisci?
-Sì, non preoccuparti, ci sono abituato. Anzi, grazie a te per avermi difeso, ma non dovevi. Ora ti prenderanno per culo per l’eternità!
-Credi che mi interessi?
-Sì, come tutti, d'altronde.
-Beh, ti sbagli. Ora vado, che sono in gita e ho la ritirata.
-Mi lasci il tuo numero?
-Non me lo ricordo! Ci vediamo stasera in discoteca, ti aspetto, eh!
-Come pensi che possa trovarti in mezzo a tutta quella gente?
-Chi cerca trova!



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Capitolo 2
*** Two. ***


Tornammo in hotel, i ragazzi capirono che ero davvero incazzata con loro e quindi evitarono di parlare. Una volta arrivati in hotel, Daniele, il mio ex ragazzo, mi venne vicino:
-Senti Adrienne, io non riesco a sopportare tutto questo. Io non so davvero più che fare. E capiscimi, io non posso evitarti, stiamo in classe insieme da tre anni. Non riesco a capire perché vuoi buttare via due anni stupendi insieme.
-Immaginavo. Perché noi donne capiamo anche quello che non dite e voi non capite proprio un cazzo?
-Perché voi donne siete fantastiche e noi uomini abbiamo bisogno di voi. Io ho bisogno di te.
-Daniele, basta, basta! Così facendo mi confondi a tal punto da ripensarci! No, no e no, non siamo fatti per stare insieme.
-Solamente perché tu non vuoi.
-Forse sì, lasciami in pace. Scusa.
-Provi qualcosa per me?
-Ovvio! Ma non è detto che questo sia amore.
-Sì che lo è!
-Zitto.
-Zitta tu!
Interruppe la litigata e iniziò a baciarmi, un bacio così appassionante che mi lasciai andare. La mia compagna aveva lasciato la stanza ed io istintivamente spinsi Daniele sul letto. Iniziò a baciarmi il seno, sentiva che erano duri, ero eccitata. Non mi era mai capitato di fare l’amore, né tanto meno sesso. Era quasi sicura che per lui era la stessa cosa.
Una volta una mia amica disse che se il corpo respinge devo rivestirmi e andare via. Il corpo non respingeva affatto, ma io ero ancora vestita. Lui non prendeva l’iniziativa, sicuramente non se l’aspettava. Allora iniziai a toccarlo…proprio lì. Sentivo il suo ansimare sempre più forte, in corrispondenza con il mio. A quel punto iniziai a sbottonare la sua camicetta, mente le nostre lingue roteavano a ritmo. Mi baciò sul collo, mmmh, il mio punto debole e poi mi sfilò la t-shirt.  Sentivo che era il momento, volevo sentirlo dentro di me. Ci buttammo sul letto, eravamo entrambi molto appassionati, forse innamorati, non so. Sentivo il suo sudore sulla mia pelle e questo mi piaceva davvero tanto. Dopo di che lui sussurrò:
-Ti amo. Non lasciarmi mai più.
Sull’ultima richiesta ero davvero confusa, ma sapevo che con lui stavo bene. Volevo godermi a pieno questo momento, il momento.
Dopo di questo, ovviamente, eravamo tornati una coppia. La sera andammo in discoteca. Indossai un tubino nero, tacchi rigorosamente fucsia in pandan con la borsa.
Arrivati lì ricordai che dovevo incontrarmi con Enrique. Mi guardai intorno e Daniele se ne accorse.
-Che guardi, Adrienne? Ormai sei mia.
-Ricordi quel ragazzo di oggi? Devo incontrarlo, mi farebbe piacere conoscerlo.
Fece una faccia in segno di disapprovazione, ma conoscendomi bene sa che quando mi metto una cosa in testa quella deve essere. Eppure quel ragazzo mi aveva colpito, non mi era mai successo di mettermi contro a tutti, di dare un appuntamento così sbrigativo.  Non lo vidi, e questo mi fece pensare che il ragazzo aveva cambiato idea e se era andato a divertirsi da qualche altra parte, o con qualcun’altra.
Cazzo, non potevo essere gelosa, neanche lo conoscevo ed ero impegnata!
Chiedi a Martina se era meglio andare a cercarlo o lasciare stare e lei rispose:
-Scialla, amore, se davvero gli interessi verrà a cercarti.
-Interessi la mia amicizia, intendi!
-Certo…perché a te interessa altro? Guarda quant’è bello il tuo pirata!
-Effettivamente, non sai cosa devo raccontarti!
-Non è il posto adatto, però son curiosa. Domani mi spieghi tutto.
Le stampai un bacio sulla guancia e andai incontro al mio pirata. Gli misi le braccia al collo e iniziammo a ballare.

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Capitolo 3
*** Three. ***


 Ormai ero impazzita all’idea di fare l’amore con lui. Oh cazzo, ho detto l’amore! E se fosse solo sesso? No, no e no. Io non sono la classica ragazza che scambia l’amore con il sesso.  Lo desideravo in ogni momento. A farsi fottere Enrique, si era fatto scappare l’occasione di incontrarsi con me. E poi non avrebbe mai potuto funzionare tra di noi, no? Siamo troppo distanti. È una vacanza di solo 15 giorni, non voglio perdere Daniele per “una botta e via”.
Intanto distogliendo lo sguardo dal mio pirata, mi girai verso la sala. C’era Martina che si abbracciava con Emanuele. Erano tornati insieme? Beh, era papale, ma volevo comunque avere una conferma dalla mia migliore amica. Era completamente ubriaca, ma avrebbe comunque saputo rispondermi coscientemente.
-Martina, ma che combini?
-Tesoro, non vedi? Stiamo insieme. Ahahahahahahah, è l’amore, ahahahahah.
No, non era per niente sobria, non capiva niente. Ma lo amava, di questo ne ero certa.
-Ah, Adry, se ti sta bene facciamo scambio di stanze? Io dormo con Lele e tu con Dan.
-Se le prof non ci scoprono va bene! Non avrai mica intenzione di…?
-Sì, ho intenzione di fare quelle cose lì, compresi i preliminari! Ahahahahahah!

Rideva di gusto, non sapeva neanche cosa diceva. E non mi stava bene. Sarebbe stata la sua prima volta, doveva essere una cosa dolce, come quella mia e di Daniele. Di certo è un momento per cui vale la pena vivere, come dice Liga, ma non dopo una sbornia. Era inutile ragionare con lei o con Daniele, lui non vedeva l’ora, ma ha sempre preferito aspettarla. Adesso perché non prendere la balla al balzo?
Mi catapultai dal mio ragazzo e notai un ragazzo molto simile a Enrique. Lo chiamai, si girò. No, non era lui. Perché continuavo a sperarci? Non era venuto all’appuntamento, basta.
Ero esausta. Guardai l’orologio che segnava 01:16. Avevo sonno e quindi proposi a Daniele di andar via. Lui accettò quasi subito.
Ci spogliammo contemporaneamente, poi Daniele disse:
-Fa molto caldo, non credi?
-Concordo.
Dissi con la faccia disperata.
-Sei tu che emani calor.
-Ma ti escono spontanee queste bellissime frasi o le studi la notte?
-Sì, la notte penso spesso a te, ma queste frasi mi vengono in mente appena ti guardo negl’occhi.
-…Ti amo.
Volevo aggiungere un credo, ma quella erala frase più giusta, o forse quella che voleva sentirsi dire.
-Ovviamente anch’io. Sarà emozionante dormire con te. Non son sicuro che riuscirò a controllarmi.
-Idiota, sei stupendo. E non sei neanche ritoccato con Photoshop!
-Ahahah, che stupida che sei, amore.
Mi aveva chiamato amore. Era cambiato, ma insieme a lui ero cambiata anch’io.
Era bello sentire il suo respiro sulla mia pelle, le braccia intorno alla vita durante la notte. Mi sentivo protetta. Però si sa che la notte ti fa pensar molto, forse troppo. L’unico pensiero che riaffiorò la mia mente fu Enrique. Cazzo, e se si fosse presentato che sarebbe successo? Purtroppo non ne avevo la minima idea. Volevo saperlo a tutti i costi, ma di certo non l’avrei cercato. Per niente al mondo.

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Capitolo 4
*** Four. ***


Il risveglio fu piacevole e avvenente, come se la presenza di Daniele mi avesse rassicurato. Il mattino dopo dovevamo andare a scuola, ma ovviamente io e i miei compagni non capivamo una mazza di quello che diceva la professoressa. Sì, è vero, frequentavamo il liceo linguistico, ma il lessico che usava l’insegnante era molto più complesso rispetto a quello che usavamo noi. Vidi che nella scuola che dovevo frequentare quelle settimane c’era anche lui: Enrique. Approfittai del fatto che non mi avesse vista per andare verso l’hotel mano nella mano con Daniele. Eravamo i classici piccioncini che una qualsiasi ragazza avrebbe odiato. Troppe smancerie, avrebbe detto ridendo, ma poi sarebbe venuta vicino di corsa. Chiunque vorrebbe un ragazzo come Daniele.
In hotel erano tutti molto cordiali e accoglienti. Ci dissero di andare verso la sala pranzo, avevo in serbo per noi il piatto tipico: la paella. Era una prelibatezza a base di carne, pesce, verdura e riso.
Disgustoso, direi. Poco soddisfatti del piatto tipico andammo alla ricerca di un panino.
In piazza c’era lui. Era un tormento. In una Madrid così grande e popolata dovevo incontrare sempre e solamente Enrique?  Feci finta di niente finché non si sentì Giulia:
-Cazzo, ragà, ho ‘na fame!
Poi ci fu la risposta di Laura, quella un po’ da papera. Sì, Laura aveva quel difetto: quando urlava sembrava un’oca in calore.
-Sì, e soprattutto mi son stancata di camminà! Lì c’è Enrique. È possibile che nessuno l’abbia notato? Andiamo a chieder a lui una buona paninoteca.
L’idea non era male: parlava italiano, non c’era bisogno di presentazioni e ci avrebbe consigliato un bel posto. Ma perché non riuscivo proprio ad avvicinarmi? Beh, sì, non si era presentato all’appuntamento, si sarebbe scusato e la storia sarebbe finita lì. Dài!
Con anima e coraggio mi avvicinai. Ovviamente stetti indietro al gruppo, non volevo che mi notasse.
Però poco dopo sentì il suo sguardo freddo e quasi ferito addosso. Ero io quella che doveva esser incazzata, non lui!
Non disse nulla, consigliò a Giulia un posto dove andare e si rimise le sue cuffiette.
Poi Daniele disse:
-Cazzo, ma proprio allo sfigato dovevo chiederlo! Ci avrà consigliato sicuro un locale di merda per farcela pagare.
Invece no, il ragazzo dark si dimostrò maturo. Il panino era squisito e i camerieri erano ospitali.
Dopo l’ennesimo giro in centro tornammo in hotel. Il ragazzo della hall mi chiamò. Feci cenno ai ragazzi che li avrei raggiunti subito e mi avvicinai.
-Un ragazzo mi ha chiesto di lasciargli il numero della tua stanza con  una certa urgenza.
SBAAAM! Chi poteva essere? Avevo una vaga idea…
-Potrebbe descrivermelo?
-Umh, Occhi verdi, capelli scura, pelle come si porcellana.
-Oh, cazzo!
Sobbalzai.
-C’è qualche problema?
-Nono.
-Bene, allora ti chiamerà in serata.
-Grazie.
-Arrivederci.

E ora? Quando mi avrebbe chiamato non doveva esserci di certo Daniele. Quindi avrei dovuto convincere Martina a passare la nottata con me. E cosa avrei detto ai compagni se mi avessero chiesto cosa voleva il ragazzo della hall? Avrei improvvisato di certo.
-Martina, amore!
-Dimmi.
-Stasera dormi con me? Ho voglia di sfogarmi?
- Ah, già, devi ancora raccontarmi tutto!
-Certo, avremo un’intera nottata.
-Sìsì.
Sorrise.
Ed anche questa era fatta!
-Ah, che voleva quel tipo?
-Poi ti spiego.
-No, sai che non mi piace questa frase.
-Stasera.
-Uff, non insisto, tanto sei testarda.
Poi si avvicinò Daniele:
-Che voleva?
-Emmmh, ha chiesto a me in nome della classe come va la vacanza.
Sotto scorrevano i sottotitoli: Scusa di merda.
-Ah, e perché proprio a te? Cazzo, stava sospettando.
-Ricorda che la tua ragazza è rappresentante di classe.
-Già, la mia
ragazza!
-Non sarai mica geloso di quello lì?
-Ummh.
-Ahahah, ti amo.
Ecco, ci risiamo. Mi uscivano dalla bocca sempre quelle fottutissime cinque lettere.
-Amo quando me lo dici.
-E io amo te.
Aridajee.
-Anch’io, più di ogni altra cosa.

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Capitolo 5
*** Five. ***


Angolo autrice: scusate se vi ho fatto aspettare tanto. Avendo iniziato da poco la scuola avevo bisogno dei miei tempi. Scusate ancora. Spero sarete gli stessi di sempre. Non abbandonatemi, eh. Io sto qui. Grazie. :3


Il sole stava calando e la sera si avvicinava.
Nella mia mente si svolgeva un film, ma la protagonista, cioè io, non aveva il copione. Non sapeva che dire. Per fortuna c’era la mia suggeritrice accanto a me, Martina. Lei sapeva che fare in ogni occasione.
Stavamo accucciate nello stesso letto a vedere un film horror quando squillò il telefono. Mi ricordò la scena di “The ring”. Forse avrei preferito che mi rispondesse qualcuno dicendo “Tra sette giorni morirai”. Invece no, era il ragazzo della hall.
-Buona sera. Lo faccio salire?
-Emmh, è qui?
-Sì.
-Ok, fallo salire.
Ero in panico.
-Cazzo, Martina, è qui!
-Cos’è tutta quest’agitazione?
-Avevamo un appuntamento, diamine.
-Sì, amore, ma lo sanno tutti che l’hai fatto per far ingelosire Daniele.
-No!
-Come no?
Sentimmo lo scricchiolio della porta, qualcuno stava entrando. E quel qualcuno era lui.
-Posso?
Rimasi in silenzio, a quel punto fu Martina a prendere l’iniziativa.
-Certo!
Come faceva ad essere così sicura di sé? Dove trovava tutta questa forza?
Mi tremavano le gambe.
Era meglio sedermi sul letto. Non sapevo che dire, che fare. Mugugna un:
-C-c-ome va?
-Bene, grazie. A voi?
-Tutto bene.
-Benissimo.
Lanciai un’occhiata a Martina. Doveva assolutamente dire qualcosa. Almeno lei che ha sempre la risposta pronta o la domanda adatta al momento giusto. Quella volta, però, fu troppo diretta:
-Come mai passi di qui? Sorrideva, lei. Io no, ero arrossita, avevo un espressione da pesce lesso.
-Devo chiarire una cosa con Adrienne.
Avevo il suo sguardo intenso verso di me. Un oceano verde smeraldo s’infrangeva contro di me. Dissi sottovoce:
-Cosa…?
Ora i suoi occhi però era diretti verso il basso. Non trovava le parole? No, macchè. Di sicuro non conosceva così bene l’italiano. Si riprese dopo poco:
-Perché non sei venuta in discoteca? O meglio, perché non sei venuta per me?
-Ero lì, Enrique.
-Sì, ma con quello sì.
-Quello lì è il mio ragazzo!
-Bene, allora è meglio che vada via di qui.
-No!
-Perché no? Che senso ha?
Aveva gli occhi lucidi, la faccenda doveva andare nelle mani della mia migliore amica:
-Che intenzioni avevi con lei?
-Niente. Ora vado, ciao.
Andò via, sbattendo la porta.
Scoppiai in lacrime, ma non capii il perché.
Martina non volle sapere nulla, mi strinse forte a sé e questo mi rassicurò.
Ero confusa, ma di certo non volevo perdere Daniele.
Scrissi con la tastiere del mio nuovo cellulare un messaggio sdolcinato:
“Non voglio perderti, Daniele. Ti amo.”
Ci pensai su, poi Martina mi fece l’occhiolino, allora capii che era la cosa giusta. Sul display del telefono comparve la scritta “Messaggio inviato”.
Dopo qualche minuto arrivò la risposta: “Non mi perderai mai, amore. Ti amo anch’io.”
Stavo di certo meglio. Dopo poco capii che per essere felice bastavano loro, Daniele e Martina, nessun intruso.

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