L’ombra del cuore di Elisir86 (/viewuser.php?uid=688)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Edmund ***
Capitolo 3: *** Lamento nella notte ***
Capitolo 4: *** Zia Mary ***
Capitolo 5: *** Ranocchio ***
Capitolo 6: *** Consigli nel bosco ***
Capitolo 7: *** Adam ***
Capitolo 8: *** Notte di pioggia ***
Capitolo 9: *** La punizione di Edmund ***
Capitolo 10: *** Nel buio ***
Capitolo 11: *** Innocenti prede ***
Capitolo 12: *** E.C. ***
Capitolo 13: *** Caffè e sigaretta ***
Capitolo 14: *** Qualcosa d’oscuro ***
Capitolo 15: *** Settembre ***
Capitolo 16: *** Neve di lacrime ***
Capitolo 17: *** Dove il buio finisce ***
Capitolo 18: *** L’arrivo di Edmund ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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L’ombra
del cuore
0.
Prologo
Non
starò qui a raccontarvi di quanto amo i miei fratelli...
...Non
starò a parlarvi delle nostre avventure a Narnia.
La
storia che sto per iniziare, è la mia. La mia e dei miei fratelli.
Ma
soprattutto di Edmund...
Carissime
sorelle,
innanzitutto
mi scuso per l’enorme ritardo nello scrivervi.
So
che sono passati vari mesi, e mi
spiace di avervi messo in ansia, voi, nostro fratello, e i nostri genitori.
Le
vostre ultime lettere sono intrise di malinconia, e vi chiedo perdono per non
avervi risposto.
Il
fatto sta che ho avuto molto da studiare e molti esami,e so benissimo che Peter
mi capisce.
Mi
rallegro che domani finirà l’anno scolastico e che potrò tornare a casa e
rilassarmi.
Per
quanto riguarda la salute, va meglio, il dolore al petto è sparito da qualche
settimana e la calda aria estiva mi vivacizza l’anima.
Ho
tanta voglia di vedervi e abbracciarvi!
Lucy
non storcere il naso, lo so che non vedi l’ora anche tu!
Appena
sarò a casa, faremo un picnic in riva al fiume...
Abbracciatemi
mamma e papà, e date i miei saluti a Peter.
Con affetto
Edmund
Ma
quando Edmund tornò non era altro che l’ombra di se stesso.
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Capitolo 2 *** Edmund ***
1.
Edmund
Quando
si cresce, si sa, si cambia.
Si
devono prendere delle decisioni, ed essere responsabili.
Ma
la mia strada non mi era ancora chiara. Tra Susan e mia madre che mi dicevano
d’evitare di andare al college, e mio fratello Edmund che mi esortava a fare
ciò che più ritenevo giusto per me.
Lui,
invece, aveva già deciso cosa fare. Sarebbe diventato un grande avocato. E
finita l’estate sarebbe partito per Manchester in una facoltosa università.
Non
sarebbe tornato se non per le vacanze natalizie.
Ma
in quel momento. Quando l’estate era appena iniziata non pensavo alla sua
partenza.
Non
lo trovavo importante...o meglio ero troppo disorientata nei miei problemi che
tutto il resto mi sembrava inutile.
Come
quel giorno... Quando tutto iniziò...
Edmund
quel giorno stava seduto in cucina, con il capo chino su un libro
particolarmente grosso e complesso.
Stava
studiando per arrivare al college almeno un po’ preparato.
Io
stavo di fronte a lui con aria stanca. La matita che ondeggiava tra l’indice e
il medio e gli occhi fissi sulla finestra.
Ero
stanca per davvero, la notte avevo constanti incubi che mi facevano dormire poco
e male. Non ne avevo parlato con nessuno dei miei fratelli. Non lo trovavo
giusto e comunque erano delle sciocchezze.
Però
ad Ed era difficile nascondere qualcosa.
Era
di un anno più vecchio di me, e talmente intuitivo che non si poteva far altro
che abbassare gli occhi e sperare di non fargli sapere ciò che t’inquietava.
Era diventato così da quando fu proclamato re a Narnia.
Edmund
il giusto, veniva chiamato così.
Poi
eravamo tornati a casa. Nel nostro tempo, ancora bambini, con tutta la vita
davanti a noi.
E
lui era rimasto così sempre.
Ogni
tanto, lo devo ammettere, perdeva le staffe, come quand’era durante la guerra.
E
anche quel giorno, nonostante i lunghi capelli che gli scivolavano davanti gli
occhi, e il capo chino mi capì.
“Cosa
c’è che non va?” Mi chiese.
Mi
voltai di colpo, mi ero dimenticata della sua presenza.
Teneva
le mani diafane sul tavolo. Senza muoverle. Erano nascoste da maniche
lunghissime di una larga camicia bianca.
“Nulla...”
avevo sussurrato spostando la mia attenzione sul libro di matematica.
Lui
non si mosse e non disse nulla.
Alzò
solo lo sguardo penetrante, che chiunque poteva vedere dietro la nera frangetta.
Sentivo i suoi occhi su di me...o meglio sulla matita che ancora giocava tra le
mie dita.
Non
so dirvi quanto passò, ma per me fu tanto.
Poi
la sua voce matura mi destò dal mio tentativo d’ignorarlo.
“Andiamo
a fare due passi.”
E
così senza che accettassi, nel giro di pochi minuti mi ritrovai affianco a mio
fratello sul sentiero che portava al fiume.
Edmund
si era portato la frangetta dietro le orecchie, liberando il suo bel volto. La
camicia gli ricadeva comunque sul corpo esile come stropicciata, e i lunghi
pantaloni color cenere sembravano usciti da un campo di battaglia.
Nonostante
il carattere cambiato, mio fratello aveva comunque tenuto la sua aria trasandata
e infastidita.
I
suoi passi sembravano annoiati.
Non
parlava molto, da qualche anno. Da quando Narnia ci aveva chiamato l’ultima
volta.
Ma
gli dava un senso di mistero che alla mia cara amica Winnifred piaceva tanto.
Arrivati
al lago ci fermammo.
Peter
stava lì con un suo caro amico e Susan.
Non
ci avevano invitati proprio per evitare di dare fastidio ai loro grandi
discorsi...e perché l’amico di Peter non sopportava Ed.
Nostro
fratello ci notò.
Come
sempre vestito in maniera impeccabile.
Come
sempre con i corti capelli e fisico da nuotatore.
Salutò
con la mano, esitante.
Edmund
invece gli diede le spalle.
Forse
tanto saggio non è...
Pensai così quel giorno. Non avevo capito che nel suo gesto, che mi sembrava
scortese, c’era tutta la sua buona fede per non fare un torto a Peter.
E
quando vidi Ed ritornare sui suoi passi, capii che la passeggiata era finita.
Lo
seguii mesta e quando entrammo a casa, mio fratello entrò nella proprio stanza.
Per il resto del giorno non lo vidi.
Edmund
era fatto così.
Era
strano.
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Capitolo 3 *** Lamento nella notte ***
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2.
Lamento nella notte
L’importanza
che si da alle persone, molto spesso è frivola. Non mi era mai capitato, di
solito io faccio molta attenzione nel comportamento di qualsiasi persona.
Osservavo
specialmente i miei fratelli.
Ma
quel giorno...
Quando
il lago si stava allontanando da noi, io non guardavo mio fratello Edmund. Avevo
il capo chino, ed osservavo le mie scarpe estive. Erano bianche, con un fiocco
azzurro sul davanti.
Belle,
anche se ridicole.
E
mentre sfiduciata, pensavo a cose così frivole, non notai nessun movimento di
Ed.
Probabilmente
mi prenderete per una sciocca, ma quello fu un fatale errore.
Come
dissi in precedenza Edmund non uscì dalla propria stanza per tutto giorno. E
con il calare della sera, anche Peter iniziò a preoccuparsi.
Nostro
fratello, era assai strano. Strano perché cosa balenasse nella sua mente
nessuno lo sapeva... Ma non erano mai cose assurde e inutili.
Mai.
Eppure
quella sera Edmund fece una cosa imprevedibile.
Quando
eravamo tutti e tre a cena, mentre Susan aveva gli occhi chiusi e le mani
congiunte, con un bel sorriso dipinto sul volto, mentre la voce calda di nostro
fratello maggiore riempiva la stanza con una preghiera verso i nostri genitori.
La
porta di casa sbatte con violenza.
Peter
s’alzò di scatto, voltandosi verso la finestra che dava sul viale di casa. Io
lo raggiunsi.
Ed
stava camminando stanco lungo la stradina che portava al lago. I capelli che si
confondevano con il cielo scuro, insieme al giubbotto di pelle.
La
sagoma di mio fratello diventava un tutt’uno con la notte. E fu allora che
capii quanto cupo doveva essere.
Non
avevo paura che cambiasse, che avesse problemi...No, perché una volta
conosciuto Aslan non si poteva diventare cattivi, come un tempo era stato
lui.
Ma
Susan si.
Susan
non aveva mai conosciuto realmente Edmund, e trovava il suo modo di fare,
completamente sbagliato.
Io
però, che lo conoscevo meglio di chiunque altro, trovavo strano solo che se ne
andasse senza salutare.
“Sarà
un po’ arrabbiato per oggi.” Giustificò Peter lasciandosi ricadere sulla
sedia. “Ma è tardi...” Susan non era felice di quella trovata.
“Si,
tardi...” mio fratello sospirò quella frase.
E
anche quello fu un grandissimo errore.
Quello
di non aver capito subito Edmund.
Mentre
noi mangiavamo, nostro fratello stava sul muretto diroccato costruito da lui e
nostro padre... L’avevano costruito insieme prima della guerra, ed era stato
distrutto.
Ma
ad Ed piaceva sedersi sopra e guardare il fiume, molte volte ci andava
all’alba, gli piaceva vedere un nuovo giorno.
Di
notte non era mai uscito.
Non
era saggio.
Ma
quella sera, mio fratello stava male. E sentiva il bisogno di vedere un fedele
amico.
E
il fiume lo era.
Il
muretto lo era.
Quella
sera però...
Quella
sera però era dedicata a un lento lamento. Che piano piano lo stava
soprafacendo.
Dischiuse
le labbra sospirando lentamente. Chiuse gli occhi.
E
poi ad un tratto la voce...
“Ehi!”
e fu in quel momento che io arrivai.
Nel
momento in cui lui, aveva spalancato gli occhi sconvolto. Mentre con la mano
sinistra alzata tentava di raggiungere qualcosa.
“Ehi!”
lo richiamai.
E
lui si voltò verso di me, sorridendo stancamente.
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Capitolo 4 *** Zia Mary ***
Nuova pagina 1
3.
Zia Mary
Nostra
zia Mary era l’essere che io e Ed sopportavamo dimeno in assoluto! Ci guardava
solo con disprezzo, facendoci intendere che mai avremmo eguagliato i nostri
fratelli maggiori.
E
quando giunse a casa nostra, il secondo sabato estivo, per chiacchierare con
mamma, lei non ci degnò di uno sguardo.
Io,
nonostante portassi un vestito tra i migliori che possedevo, e tenessi i miei
lunghi capelli color miele con una splendida fascia colorata rinchiusa in un
tenerissimo fiocco, non ero nemmeno lontanamente paragonabile alla bellezza di
Susan.
Zia
Mary mi passò accanto salutandomi con un distratto “ciao” per abbracciare
la mia splendida sorella.
“Susan
sempre meravigliosa!” esclamò baciandole le guance.
“Peter
sempre magnifico!” e abbracciò con forza anche lui.
Mamma
sorrise allegra, nel rivedere sua sorella.
E
nonostante fossero molto simili d’aspetto, trovavo zia una persona
detestabile.
“Ma
io vedo solo tre dei tuoi bambini...” si girò per vedere se qualcun altro
fosse nella stanza.
E
in quel momento ringraziai che abitasse in Francia.
“Edmund
è in biblioteca. Tornerà più tardi...” si accomodarono sul divano. “In
biblioteca? Oh, quel ragazzo non dovrebbe nemmeno sprecare del tempo sui
libri...te lo dico io, non combinerà mai niente di buono!”
Peter
la fulminò con lo sguardo.
C’erto
da bambini non andavano d’accordo. Ed addirittura lo odiava. Ma sapevo che ora
tra loro c’era una sincera amicizia...una sorta di amicizia almeno.
“Veramente...”
mia madre si scostò una ciocca di capelli scuri portandoli dietro l’orecchio
sinistro, “Veramente, è stato accettato ad un college...” “Davvero?”
Mary aveva spalancato gli occhi incredula, “Si, vuole diventare un
avvocato!” intervenne mia sorella.
“Avvocato,
lui?”
Susan
aggrottò la fronte. “Certo, è molto cambiato da quando sei venuta qui,
l’ultima volta, zia.”
Mamma
annuì sorridendo.
E
poi zia iniziò a parlare del più e del meno con loro.
Io
mi ero alzata e stavo tranquillamente ricamando su una panca in giardino. E
mentre maneggiava l’ago e il filo, pensavo a mio fratello.
La
sera prima mi era sembrato così strano, seduto su quel muretto completamente
abbandonato nei pensieri.
Non
ne avevamo parlato.
E
anche questo fu un errore.
Ero
così concentrata, che nemmeno m’accorsi che il tempo passava, e che il
tramonto era arrivato.
Una
sagoma alta mi coprì gli ultimi raggi di sole. Ero sicura che fosse Edmund.
“Zia
è ancora dentro?” annuii.
Lui
entrò con passo annoiato, come se gli costasse ritrovarsi a casa.
Lo
sentii chiamare nostra madre, per avvertirla del suo arrivo.
Entrai
anch’io.
“Edmund...”
arrivai in cucina quando zia si girò proprio verso mio fratello. Lo guardò
disgustata. Per posare gli occhi poi su Peter.
“Voglio
parlarti da sola.” Disse alzando fieramente il pallido volto, “Posso?”
chiese a mia madre.
Lei
annuì.
E
così eravamo tutti fuori ad aspettare la fine della loro conversazione.
Passarono
pochi minuti e noi tutti che stavamo fermi nel corridoio sentimmo solo la
risposta di Edmund urlata prima che chiudesse la porta con forza.
“No!”
Poi
senza degnarci di uno sguardo se ne andò nella sua stanza.
Peter
lo seguì ma non poté che restare in corridoio.
Edmund
aveva chiuso la porta a chiave.
In
seguito, in una delle sue lettere mio fratello mi rese partecipe della
conversazione.
Mia
cara sorella Lucy,
oggi
mi rendo conto, di quanta verità c’era nelle parole di zia.
Nonostante
possa essere una persona odiosa per noi tutti, le sue previsioni per il mio anno
scolastico si sono avverate.
Non
sono una cima.
Senza
contare, che non riesco nemmeno a darmi un aria diplomatica.
Ma
la cosa peggiore è che sto perdendo il mio obbiettivo. Lucy tu te lo ricordi?
Io proprio no...
Il
dolore al petto peggiora.
Che
zia Mary mi stia facendo qualche maledizione per farmi distrarre dallo studio?
Infondo
voleva che io andassi in Francia con lei e sposare una ricca ragazzina, figlia
del suo medico.
Lucy
voglio tornare a casa...
Edmund
A
casa non tornò nemmeno per le vacanze natalizie.
Ma
questo è il dopo.
E
per raccontare la fine, bisogna iniziare dal principio...
...E
nonostante il principio sia Narnia...
Questa
storia inizia con l’estate precedente al mio diploma.
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Capitolo 5 *** Ranocchio ***
Nuova pagina 1
Grazie
per i vostri commenti!
Mi
fanno piacere e mi piace sentire il punto di vista vostro.
E
poi sono i commenti che mi fanno andare avanti ^_-
Volevo
solo aggiungere che sto seguendo i libri, e non il film, perciò se non volete
rovinarvi la sorpresa non andate avanti oltre questo capitolo.
Grazie
ancora per i commenti che mi fanno arrossire moltissimo e commuovere!
Ora
buon capitolo :P
4.
Ranocchio
Essere
gelosi è un male.
Ma
essere gelosi di un proprio fratello è la colpa più crudele di cui si può
macchiarsi. Edmund lo sapeva benissimo.
Ma
io no.
Non
ero mai stata gelosa di nessuno.
E
a quello che avvenne quell’estate non ero preparata... Non lo so nemmeno
spiegare. Fatto sta, che quando mia zia ripartì per la Francia io non riuscì
più a dimenticarmi il suo ultimo consiglio con cui mi salutò.
“Forse
faresti meglio a diventare suora...Chi vorrebbe una donna così poco educata e
tra l’altro bruttina?!”
Fu
allora che iniziai ad invidiare Susan.
I
suoi lunghi capelli neri, la sua pallida e vellutata pelle, il suo dolcissimo
sorriso, il suo corpo snello e sviluppato, la sua bellezza... Era anche
intelligente.
E
io?
Io
ero un piccolo ranocchio con pochissimo tatto.
E
non sapevo più a chi rivolgermi.
Winnifred,
la mia migliore amica, non poteva capirmi, lei era l’unica figlia femmina e
aveva solo due fratelli più giovani.
E
con mia sorella non potevo parlare.
L’unico
era Edmund, ma qualcosa... Qualcosa mi diceva che non era giusto, che sarebbe
stato imbarazzante parlarne con lui...con un maschio.
Mi
stavo perdendo, lentamente, con confusione.
Disorientata
in quello che mia madre chiamava crescita, io non persi contatto con le uniche
persone che amavo.
Peter
però non aveva smesso di starmi accanto, e ostinatamente mi seguiva ovunque. E
fu per colpa sua che iniziai a provare fastidio...verso di lui...e la mia
famiglia...
“Vedi
Lucy, il mondo è pieno di questi sentimenti...” Winnifred aveva iniziato a
parlarmene quando mio fratello aveva avuto la splendida idea di venire con me e
lei al fiume. “Quello che provi tu è normale. Stai crescendo, e non vuoi che
qualcuno invada i tuoi spazi. Anch’io mi sento a disagio con i miei fratelli e
invidio le ragazze più grandi.”
Chinai
la testa tristemente, “Ma io rimango sempre un ranocchio su cui Peter deve
sorvegliare...” e l’unica cosa che mi ricordo prima delle dolci carezze
della mia migliore amica, fu un rumore di un vassoio che cadeva a terra.
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Capitolo 6 *** Consigli nel bosco ***
Nuova pagina 1
Vi
ringrazio molto ancora per i commenti ^///^
Vi
chiedo scusa per il ritardo, ho avuto da fare!
Emily
non riesco a spedirti l’email, se leggi la storia fatti sentire qui
^^’’’
5.
Consigli nel bosco
Amavo
le gite in montagna.
Adoravo
scalare.
E
mi piaceva sdraiarmi al sole a leggere insieme a mia sorella.
Ed
anche la prima domenica di luglio io e i miei fratelli organizzammo una gita.
Come
sempre arrivati alla solita quercia io e mia sorella sistemammo le coperte e i
cestini, per poi sederci e iniziare a leggere.
Edmund
invece di solito faceva lunghe camminate da solo, e soltanto con nostro cugino
Eustachio Clarence si fermava a chiacchierare.
Ma
quel giorno Ed decise di portare con se Peter.
“Vieni
a fare un giro.” Non lo aveva chiesto ma nostro fratello maggiore annuì lo
stesso.
Uno
di fianco all’altro camminarono a lungo. Senza fiatare.
Edmund
guardava estasiato il bosco, respirando la fresca aria e sorridendo ad ogni
cinguettio.
Peter
era perso nei suoi pensieri.
Era
da diverse settimane che trovavamo nostro fratello maggiore distratto.
Io
però, troppo presa a invidiare Susan e ad godere di quella libertà che i miei
fratelli finalmente mi davano, non mi resi conto del suo stato.
“Sai
perché ti ho portato con me?” Ed come ho già detto in precedenza era un
ragazzo intuitivo e non potevi nascondergli nulla.
Peter
sobbalzò ritornando alla realtà. Mosse la testa in segno negativo.
Una
cosa che aveva sempre sopportato poco, era quel lato di nostro fratello. Il
fatto che nulla passasse inosservato allo sguardo attento Edmund.
“Quello
che una persona dice, nel momento in cui tu non sei presente, non dovrebbe farti
così tanto male. So che tu c’eri e so cosa ha detto Lucy.”
Camminavano
ancora.
Ed
chinò la testa quando i rami degli alberi si fecero più bassi, superava di
poco Peter e anche lui dovette abbassarsi di un po’.
Ma
la voce spenta di nostro fratello, continuò lenta la sua spiegazione.
“Il
fatto che a Lucy dia fastidio la tua presenza, dovrebbe farti solo piacere. Vuol
dire che cresce, e che vuole capire da sola cose le accade.”
Peter
non rispose, ma si fermò sedendosi su un umido e sporco tronco rotto. I
pantaloni chiari si sporcarono subito.
“Mi
hai portato qui, solo per questo?” gli occhi chiari osservarono straniti Ed,
“Solo per parlarmi di Lucy? Di quanto vuole crescere?”
Edmund
non abbassò lo sguardo, i scuri capelli spettinati che ricadevano sul volto,
“Io la capisco, Peter. Io so cosa vuol dire voglia d’indipendenza, so
quanto possa far male vedere che nessuno si fida di te...Che tutto quello che
hanno gli altri ti viene negato. Tu non puoi capire, proprio come Susan. Non
avete avuto nessun fratello maggiore che vi criticava.”
Sorrise
sedendosi sul fangoso terreno, mentre i pantaloni neri iniziavano a bagnarsi.
“E capisco anche te Peter. Perché so anche cosa vuol dire preoccuparsi per
una persona che amo. Anch’io vedo in Lucy, una ragazzina fragile nonostante
tutto. Ma per quanto possa desiderare di proteggerla in ogni momento della
giornata e della notte, so che devo lasciarla andare...Lasciare che sia lei a
gestire la sua vita.”
Spostò
la lunga frangetta dietro gli occhi chiari.
“Lucy
è proprio come te, Peter, vorrebbe proteggere tutti noi. Dal nostro male...Da
qualcosa che ci è dentro, qualcosa che per colpa della crescita sta entrando in
lei...E sarebbe bello aiutarla a restare così pura e allegra, ma non è
possibile.”
Nostro
fratello maggiore impallidì mentre stupore gli riempiva gli occhi.
“Cresce.
Diventerà presto una bella donna.”
“Edmund
tu parli seriamente?” Peter si era allungato verso di lui, la corta frangetta
che copriva a malapena gli occhi.
“Non
è più la bambina che ci ha condotto a Narnia. Lo sai anche tu, ma non vuoi
accettarlo.”
“È
vero. È cresciuta ed è anche saggia, ma io non voglio che le accada niente,
non voglio che cresca per vederla uscire con diversi ragazzi... Non voglio che
pianga...” spostò lo sguardo di lato.
Ed
sospirò alzandosi “Pensi che il tuo comportamento non le faccia dispiacere?
Si sente libera, è vero. Ma tu ti rabbui quando la vedi. Le sue parole non ti
hanno offeso a tal punto, lo so...lo vedo nei tuoi occhi. Vedo però che sei
sciocco a pensare che lei ti odi. Io ti ho odiato Peter, e l’odio è qualcosa
d’indescrivibile da quanto è orrido e brutale. Credimi lei non prova nulla di
così viscido verso di te...Non potrebbe.”
“Perché?”
Edmund
valutò le varie rispose, fino a giungere a una soltanto:
“È Lucy.”
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Capitolo 7 *** Adam ***
Nuova pagina 1
6.
Adam
Quando
Peter ed Edmund tornarono vidi negli occhi di mio fratello maggiore serenità.
Mi sentii, per qualche strano motivo, rassicurata, come se ogni tassello del
puzzle fosse stato messo apposto.
Non
vidi più l’ombra che attanagliava Peter, e sentivo che mi stava lasciando
andare, anche se i suoi occhi mi sorvegliavano da lontano.
Non
sapevo di cosa avessero parlato. Non lo volevo nemmeno a sapere, ma come avrete
intuito mio fratello Ed mi scriveva durante l’anno scolastico raccontandomi
fatti che mai avrei immaginato.
Fatto
sta che in quei mesi, ero all’oscuro di tutto.
E
vivevo allegra come sempre.
Peter
fin da bambino aveva un caro amico, e il loro rapporto era più o meno come
quello tra me e Winnifred.
Si
chiamava Adam.
Andavano
d’accordo a parte per una sola cosa, Edmund. Mentre mio fratello lo amava,
Adam lo detestava.
E
se veniva a casa nostra era meglio non farli incontrare.
Come
quel giorno. Sarebbe stato meglio non farlo entrare in casa...
Stavo
accucciata sul giardino, intenta a curare dei fiori. Accanto a me stava Susan
che delicatamente e senza sporcarsi aveva strappato varie erbacce.
La
sbirciavo di nascosto e vedevo il suo bel petto prosperoso che si muoveva ad
ogni suo movimento.
E
fu allora che sentimmo quella voce, “Ciao Susan!” mia sorella s’alzò
svelta per dare il benvenuto al sgradivo ospite.
A
lei piaceva Adam, e a lui piaceva lei.
M’alzai
anch’io mostrando il mio viso sporco di terra e l’abito ormai completamente
rovinato.
“Lucy!”
disse solo mostrandomi la sua arroganza.
Non
gli piacevano nemmeno le ragazze ranocchio com’ero io! Era odioso forse quanto
zia Mary.
“Allora
Adam, sei venuto per Peter?” Susan mi lanciò un occhiata divertita, “Si,
dovevamo studiare insieme oggi.”
Entrai
in casa, lasciando i due ragazzi perfetti da soli, con la scusa di chiamarlo.
Pochi minuti e stavamo tutti e quattro intorno alla tavola da pranzo
sorseggiando tea freddo.
Non
so come mai, nessuno notò il suo arrivo. Fatto sta è che lui comparì davanti
alla porta della cucina con l’aria trasandata di sempre.
“Edmund!”
sobbalzò nostra sorella, Peter s’irrigidì nel vederlo lì, “Ho solo un
po’ di sete.”
Si
trascinò stancamente fino al frigo tirando fuori la brocca completamente piena
di tea.
Adam
s’alzò di scatto, “Forse è meglio trovare un posto diverso per studiare
Peter!” e fu allora che successe una cosa che mi fece paura.
Una
ombra di rabbia attraverso gli occhi limpidi di mio fratello, un sorriso
malvagio si disegnò sul suo volto pallido e la brocca cadde per terra.
Edmund
il malvagio era tornato per qualche secondo.
Poi
ansando s’appoggiò al lavandino. Sentii Susan gridare spaventata e i due
ragazzi soccorrerlo.
Mentre
lentamente mio fratello si lasciava scivolare sul pavimento di pietra.
“Ed!”
Peter lo aveva chiamato, facendo riaccendere quella fredda luce nei suoi occhi.
Poi lentamente tutto tornò calmo. E il tempo tornò a scorrere.
Edmund
barcollando se ne stavo andando.
Adam
lo guardava stranito “Te lo dico io, Peter, tuo fratello è pazzo.”
E
infondo aveva ragione.
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Capitolo 8 *** Notte di pioggia ***
Nuova pagina 1
7.
Notte di pioggia
Edmund
stava sdraiato sul suo letto, si era spogliato e indossava solo l’intimo.
Io
non ci facevo caso, anche perché stavo seduta sulla scrivania e la stanza era
completamente al buio.
Quello
che era capitato il giorno prima era ormai acqua passata, e mio fratello evitava
di parlarne.
La
finestra era aperta e l’odore dell’erba bagnata dalla pioggia entrava nella
stanza mischiandosi con l’odore della sigaretta di Ed.
“Susan
si sente male per tuo comportamento Lucy.” La sua voce lenta e inespressiva mi
fece sbuffare. Sapevo che doveva parlarmi di qualcosa, se no, non m’avrebbe
mai fatto entrare nella sua stanza.
“Dovresti
parlare anziché ignorarla. Perché tu la ignori, se no vedresti i suoi occhi
tristi, fino quasi alle lacrime, per tuo modo di parlarle. Io, so che dovrei
essere l’ultima a parlarti di certe cose. Ma Lucy...” si era alzato
avvicinandosi alla finestra, la luce lunare illuminava il suo torso nudo e il
viso pallido.
“Lucy,
anch’io ho invidiato Peter. Lo invidiavo perché tutti lo vedevano il
migliore, il più saggio, e addirittura il più forte. So che tu invidi Susan
perché la reputano bellissima, ma io so che tu nel tuo intimo lo sai che non le
sei da meno. Lucy tu sei una ragazzina meravigliosa, e devi dare tempo al tempo,
hai ancora tutta la vita per diventare una donna.”
I
discorsi di mio fratello mi mettono molto spesso in disagio, ma quello lo mi
fece addirittura arrossire dalla vergogna.
“Ti
ricordi come ti chiamavano a Narnia?” alzai gli occhi su di lui, ma si era
spostato velocemente nell’ombra e io non potevo vedere il suo sguardo. “Ti
chiamavano Lucy la Gaia. Tenta di non perdere l’allegria con cui hai
conquistato quella terra e i suoi abitanti.”
Mi
morsi il labbro inferiore, “Come tu non hai dimenticato di essere Edmund il
Giusto?” lo sentii ridacchiare, “Esatto!”
Uscii
dalla camera di Ed con mille pensieri che mi giravano nella testa.
Nel
giro di pochi minuti mi ritrovai con il mantello sotto la pioggia, diretta verso
il fiume.
Molte
cose stavano cambiando, tra cui io, e mio fratello mi aveva messa di fronte a
quella ragazza che ero diventata.
Bella
e invidiosa. Così mi vedeva.
Mancavano
pochi metri che mi dividevano dal muretto di Edmund, forse per quella sera
m’illusi che potesse essere anche mio amico.
Mi
sedetti accanto, e guardavo la mia gonna bianca tingersi di marrone. Le mani
giocavano da sole con il fango e improvvisamente toccai qualcosa di tagliente.
Chinai
lo sguardo sulla mano sinistra, lì tra le mie dita stava un pezzo di un
bicchiere rotto, e sotto, ancora nascosto per la maggior parte dal fango vi era
un vassoio.
Il
vassoio che Peter aveva perso il mese prima.
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Capitolo 9 *** La punizione di Edmund ***
Nuova pagina 1
Mi
sono resa conto che nel capito prima, non mi sono scusata per il ritardo!
Perdonatemi
davvero è che sono andata a trovare una mia carissima amica e il suo bambino
che 3 mesi *_*
Beh...
Che dirvi?
Vi
ringrazio sempre per i vostri commenti (volevo anche farvi capire che il vassoio
caduto Peter l'ha lasciato lì e che si è coperto per colpa del vento e dalla
pioggia di terra e fango forse dovevo spiegarlo meglio, scusatemi ^^')
Però
sta fanfic sta diventando più lunga del dovuto -_-'''
Beh...come
va, va!
Buona
lettura!!!
Un
bacione a tutte/i
8.
La punizione di Edmund
Piano,
piano il tempo passava e io, ero sempre più confusa. E mentre tentavo di capire
cosa non andasse in me, tenevo a debita distanza Susan, Peter e soprattutto
Edmund.
Non
volevo più ramanzine, o discorsi che parlavano di me e del mio corpo. Non
capivo o meglio non volevo capire che il mio comportamento faceva solo
soffrire i miei fratelli.
Ma
quello che stavo passando era solo affar mio, e non volevo che nessuno invadesse
il mio spazio.
Comunque
sia, agosto era alle porte, e insieme a lui stava arrivando una festa di
quartiere, dove si ballava, mangiava e si ci divertiva come non mai.
Io
ero sempre andata alla festa con Ed, ma quando mancavano pochi giorni, mio
fratello mi portò al muretto.
“Lucy,
quello che ti ho detto non ti ha fatto capire nulla?” mi sentii mancare,
c’era qualcosa nella sua voce che non mi piaceva “Continui a far piangere
Susan, a preoccupare Peter...e eviti me. Non m’importa cosa fai nei miei
confronti, ma pensa a nostra sorella, lei ti ha sempre voluto bene e soffre
terribilmente nel vederti così.”
Si
accese una sigaretta, sedendosi il muretto, “Per quanto riguarda nostro
fratello, so cosa t’impedisce di parlagli e di guardarlo negli occhi, ma Lucy
anche lui ti ama, e per te farebbe di tutto.”
Lanciai
uno sguardo fugace nel posto in cui avevo trovato il vassoio, “Ma è inutile
che io parli, giusto? Non m’ascolti...” chinai la testa sulle mie scarpe.
“Per
questo, perché tu non vuoi darmi retta, perché ti comporti freddamente con me
e tutti gli altri, non ti porterò alla festa.”
Spalancai
gli occhi, sapevo che era una piccola punizione, perché lui sapeva che nostra
madre mai m’avrebbe lasciato andare da sola.
“Ed
io...” mormorai, ma lui era già sceso dal muretto e mi superò senza degnarmi
di uno sguardo.
Strinsi
insicura il labbro inferiore, mentre calde lacrime scendevano lungo le mie
guance.
Quando
tornai a casa, era già sera e i miei fratelli avevano già mangiato. Io mi
diressi nella mia stanza.
Gli
occhi ormai mi bruciavano e la gola mi doleva da quanto avevo pianto, ma mentre
mi sdraiavo sul letto non potei che rincominciare.
“Lucy!”
quando sentii la voce di Susan mi maledii di non aver chiuso a chiave la porta.
Era entrata silenziosamente e sempre silenziosamente si era seduta accanto a me.
“Lucy
perché piangi?” la sua diafana mano mi accarezzava i lunghi capelli. Non
resistetti e m’aggrappai al suo vestito, trascinando il mio viso sul suo
grembo. “Oh, Susan, sono stata cattiva...Ed non mi vuole più portare alla
festa...”
Con
gli occhi pieni di lacrime, vidi un dolce sorriso dipingersi sul suo perfetto
viso, “Non preoccuparti. Ora non piangere più e cerca di riposare.”
Non
so come, ma il suo cullarmi mi fece chiudere lentamente gli occhi.
L’ultima
cosa che mi ricordo di quella sera, fu un suo dolce bacio sul capo.
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Capitolo 10 *** Nel buio ***
Nuova pagina 1
9.
Nel buio
Il
ballo arrivò.
E
io indossavo un bellissimo abito fatto da Susan. Evidenziava la mia vita sottile
e risaltava il colore dei miei capelli.
Susan
era anche riuscita a trovare un ragazzo che m’avrebbe accompagnata per tutta
la sera.
Era
il cugino di Adam, ma pur di andare a ballare mi sarei dimenticata anche quel
piccolo particolare.
E
perciò quella sera stava in ansia ad aspettare il mio cavaliere, con vicino
Susan. Edmund e Peter erano usciti da tempo, uno per andare a prendere la
ragazza che aveva invitato al ballo e l’altro per comprarsi altre sigarette.
Le
nove erano arrivate troppo velocemente e sia io che mia sorella stavamo ancora
alle prese con i nostri capelli.
E
i nostri accompagnatori arrivarono.
Il
cugino di Adam aveva solo un paio d’anni in più rispetto a me. Era alto e
magro, i capelli biondi cadevano lunghi sulle spalle.
“Tu
devi essere Lucy.” S’inchinò a baciare la mia mano destra, “Io sono
Christopher.” Mi sembrò subito un ragazzo dolce ed educato. Non ebbi problemi
a dimenticarmi che era parente di un lombrico come Adam.
Sorrisi,
mentre lui mi prese il braccio per condurmi sulla via che ci avrebbe portato
alla festa.
“Adam
mi ha parlato di te, ma non m’aveva detto che eri così bella.” La sua voce
era dolce, e anche se non lo fesse stata per me sarebbe rimasto un suono
melodioso.
Abbassai
il capo, sentivo le mie guance in fiamme.
“Arrossisci?”
lui mi guardò stupito “Come mai?” io sorrisi appena, impacciata, “Mai
nessuno mi ha parlato in questo modo.”
Se
era possibile i suoi splendidi occhi grigi mi guardarono scettici, “Non è
possibile. E se è vero, allora sono tutti cechi, perché il tuo viso è simile
a quello di un angelo.”
In
lontananza si sentiva la musica, dietro di noi mia sorella rise, e io che
m’ero persa nelle sue parole dovetti tornare alla realtà.
Arrivammo
nel tendone posto vicino alla montagna –dove di solito andavamo io e i miei
fratelli- lì notai Edmund con in mano un bicchiere di birra.
Vicino
a lui stava una ragazza dai spessi occhiali. Io non sapevo come si chiamava, ma
mio fratello ci stava ore a parlare fuori dalla biblioteca.
Anche
in quell’occasione stavano parlando. Di filosofia.
Lei
non era bella.
E
una cicatrice stava sulla sua guancia sinistra. Quella sera poi, aveva un polso
fasciato e un ematoma sul braccio destro.
Edmund
non mi aveva mai parlato di cosa le capitasse per essere sempre in uno stato così
pietoso.
Lei
comunque mi vide, e mi sorrise.
E
se era possibile, quello era il sorriso più bello che avessi mai visto.
Mio
fratello mi salutò con il capo, poi tornò a parlare.
Peter
invece stava fuori dal tendone, in spazio largo, dove vi stava un falò. Io e
Christopher ci avvicinammo per ballare.
Anche
mio fratello maggiore stava con una ragazza, ma lei era molto bella e si
chiamava Eva.
Aveva
lunghi capelli biondi, e occhi color cioccolata. Non era inglese, e il suo
accento tedesco si sentiva ancora molto, nonostante abitasse vicino a noi da
diversi anni.
Gli
salutai prima di iniziare a ballare.
La
musica era bellissima, nonostante non fosse uguale a quella di Narnia.
Ballammo
a lungo, finché non decisi che i miei piedi non ce la facevano più.
“Se
non ti va più di ballare, Lucy, possiamo fare una passeggiata.” Anche se le
scarpe mi sembravano delle tremende trappole, non riuscii a rifiutare.
Era
il primo ragazzo che mi parlava dolcemente e io nei suoi occhi vedevo che mi
vedeva donna.
Non
avevo paura di lui.
E
insieme ci dirigemmo nel sentiero della montagna.
“Sai
Christopher, ci stiamo allontanando un po’ troppo dagli altri...” dissi
mentre la musica diventava sempre più fievole.
“È
appunto per questo, non voglio che qualche tuo fratello ci veda.” Mi sorrise
dolcemente, mentre mi portava un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
“Cosa
vuoi dire?”
Ma
la sua risposta non fu di parole, ben si un delicatissimo bacio sulle labbra.
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Capitolo 11 *** Innocenti prede ***
Nuova pagina 1
10.
Innocenti prede
E
così, io mi persi in sensazioni che non avevo mai conosciuto. E m’innamorai
di Christopher.
Ma
amore è una parola importante, difficile da capire, e io non l’avevo
capita.
Ma
questo non è importante.
Non
quando a metà agosto una sconvolgente notizia fece tremare Londra.
Edmund
quel lunedì leggeva il giornale, la fronte corrugata e una sigaretta accesa che
rimaneva attaccata alle sue labbra.
“Mamma
non vuole che fumi in cucina, Ed.” la voce severa di mia sorella lo distrasse
solo per qualche secondo.
“Mamma
non c’è.”
Susan
alzò un sopraciglio, “Non è questo il punto...” “Ti ricordi il nome
delle fidanzata di C.E.?”
C.E.
era il soprannome che Edmund aveva dato a nostro cugino, Eustacchio Clarence,
uno dei pochi fortunati che poterono vedere Narnia.
Non
lo vedevamo da molto, perché si era ritrovato una ragazza, anche lei fu mandata
Narnia per salvare il regno.
Avevano
studiato a scuola insieme, ed avevano iniziato a frequentarsi da qualche anno.
Edmund,
lo sentiva per lettera e solo qualche domenica, C.E. veniva a farci compagnia
nelle gite in montagna.
Fatto
sta, che mio fratello non aveva mai badato alla fidanzata di nostro cugino, e si
dimenticava spesso il suo nome.
“Cosa
centra questo ora?” domandai, prendendo un bicchiere d’acqua per
rinfrescarmi “Dimmelo e basta!”
Peter
gli prese il giornale, “Jill Pole.” rispose sbuffando.
Ed
spalancò gli occhi, preoccupato, quasi sconvolto, si voltò verso nostro
fratello maggiore.
“Sbagli...”
mormorò, ma ormai Peter stava leggendo l’articolo su cui si era soffermato
lui, “Non può essere il suo nome...”
Non
capivo cosa volesse dire...
Quando
potei rivolgere la mia attenzione al giornale, non ero preparata a quello che
avrei potuto leggere.
L’articolo
parlava di omicidi.
Quattro,
corpi di ragazzine erano stati trovati nella villa di un rispettabile uomo
d’affari. Erano state torturate, violentate e uccise.
Le
aveva fatte morire lentamente.
I
loro nomi furono elencati:
Ketty
Blosly 17 anni, Adrianne Cooper 20
anni, Jill Pole 16 anni, Kelsy Saneen 15 anni.
Jill
Pole era tra loro.
Jill
che aveva solo un paio d’anni in meno di me, se ne era andata.
La
foto che la ritraeva parlava di lei, e della sua storia.
Indossava
un splendido abito di Narnia, nonostante fosse nel nostro mondo. I capelli erano
riccamente ornati da fiori bianche inesistenti sulla terra.
Sorrideva
felice.
A
me.
Se
si faceva attenzione si vedeva la mano destra di mio cugino sulla sua spalla
sinistra.
Susan
sospirò sconvolta.
Un
singhiozzo, mi sfuggi dalle labbra serrate. Lacrime calde mi scendevano lungo le
guance.
E
non so come riuscii a trovare la forza di parlare con determinazione.
“Dobbiamo
andare da Eustacchio...”
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Capitolo 12 *** E.C. ***
Nuova pagina 1
11.
E.C.
Nostra
zia Alberta ci aprì la porta velocemente. “Oh, siete arrivati...” la sua
voce era stanca, e il viso pallido come non mai.
“Venite,
venite, venite...” ci fece entrare. La mano destra che continuava a spostare
la frangetta dietro l’orecchio.
“Non
esce più dalla sua stanza...Non mangia...” zia ci accompagnò davanti alla
sua porta.
Gli
occhi che vagavano lungo il corridoio alla maniglia, “Si è chiuso dentro...e
non esce...”
Una
lacrima scese lungo la mia guancia.
Susan
l’abbracciò teneramente, “Andiamo in cucina zia, ti preparo del tea.” Si
voltò verso di noi “Vieni Peter...” e non so perché ma nel vedere mio
fratello andare con loro mi sentii morire.
Edmund
intanto bussò energicamente, “Eustacchio...Sono io...” la voce monotona
come sempre.
E
come per magia la porta si aprì.
Quando
entrammo però, nostro cugino stava sdraiato sul letto.
Fotografie
e lettere stavano intorno a lui, sotto il suo corpo, per terra... Una la teneva
in mano.
“Era
così bella...” mormorò soltanto, facendo scivolare anche quell’immagine.
Arrivò
lentamente fino ai miei piedi.
Eustacchio
e Jill stavano seduti su un tronco, lei con indosso un vestito azzurro, lui sul
verde. Accanto a loro Peter e Susan, in lontananza Edmund.
Io
ero dietro la macchina fotografica.
L’unica
che avevamo fatto lì, a Narnia.
“Mi
spiace...” mormorò Ed, con tutto quello che poteva dire, e che volevo dire,
vi furono solo quelle parole.
“Me
l’hanno portata via...” i suoi occhi si soffermarono su di me, “Perché
era meravigliosa...”
Abbassai
lo sguardo.
Su
un’altra fotografia.
Jill
Pole mi stava sorridendo allegra. Indossava un scuro capotto di lana, e un
capello alla francese.
In
braccio teneva Biky, il regalo di compleanno che Eustacchio le aveva fatto.
La
neve le aveva imbiancato le spalle.
Era
davvero bella.
E
io non potei trattenere un singhiozzo.
In
quella fotografia, Jill aveva un bellissimo anello di fidanzamento.
Sapevo
che a natale E.C. aveva chiesto a Pole di sposarlo, appena finiti gli studi e
lei aveva accettato.
Mancavano
due anni, ma non avevo mai visto due ragazzi così innamorati.
“Se
ne andata...”
Portai
di nuovo lo sguardo su mio cugino.
Piangeva
mentre il leggero e caldo vento estivo sparpagliava le fotografie.
“E
voglio che ve ne andiate anche voi...”
Edmund
non disse nulla e lentamente uscì dalla stanza.
“Eustacchio,
io...”
“Lucy!”
Mio
fratello mi richiamò e io non potei fare altro che andarmene.
Quando
giunsi in cucina, anche mia zia piangeva, “Lo perderò...” mormorava tra i
singhiozzi.
“Lo
perderò...”
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Capitolo 13 *** Caffè e sigaretta ***
Nuova pagina 1
12.
Caffè e sigaretta
Sul
treno di ritorno, quando la notte era appena scesa, non immaginavo che non avrei
più rivisto mio cugino.
Perdere
di vista qualcuno è una cosa semplice, ma mai avrei pensato che E.C. sarebbe
scomparso dalla nostra vita.
Edmund
però lo sapeva.
Quella
notte, mentre Susan dormiva e Peter era uscito per andare in bagno, mio fratello
iniziò una frase senza senso “Lucy, ricordati bene di quanto era felice
Eustacchio con Jill per il resto della tua vita. Ricordateli così.”
Lo
guardai tristemente, “Ma nostro cugino tornerà a sorridere?”
Edmund
non mi rispose, e s’accese una sigaretta.
Per
il resto del viaggio restammo in silenzio.
Tornammo
a casa, e nostra madre era appena ritornata dal lavoro. Ci sorrise stancamente
abbracciandoci uno alla volta.
Ed
però rifiutò quell’abbraccio ferendola. “Cosa fai?” Peter lo stava
guardando con aria severa, Susan anche...io non sapevo che fare.
Mamma
però ci mandò tutti nelle nostre stanze, “Su su, non è nulla. Andate a
dormire tesori miei.” e ci baciò di nuovo.
Mio
fratello non ci seguì.
Ma
si sa, quando una persona è curiosa può solo far finta di andare a riposare.
Così feci io, mi nascosi.
“Tu
non hai sonno Edmund?” nostra madre si stava versando del caffè, “Vorrei
tanto dormire, ma non ci riesco. Mamma ho un grande peso nel petto, ho la
consapevolezza che ho sbagliato a lasciare Eustacchio da solo.”
Aveva
acceso un’altra sigaretta, e con una mano si spostò la lunga frangetta.
Vedevo solo il viso tirato di mia madre, che ascoltava.
“So,
che Eustacchio sta passando un terribile momento, ma insieme a lui ci sono
amici, e i suoi genitori...” “Non è questo che intendo. Il modo con cui ci
ha mandati via oggi mi ha fatto venire i brividi...” Ed si sedette
“Credo...” s’azzittì e fissò nostra madre. Lo sentii ridacchiare
leggermente, “Mi sa che dico cose senza senso, ho bisogno di dormire.”
S’alzò
e baciò mamma sulla fronte, in un gesto di dolcezza.
M’apprestai
a scappare nella mia stanza e rifugiarmi nel letto. Piangevo. Sapevo che mio
fratello aveva intravisto qualcosa di terribile nel comportamento di Eustacchio,
ma che nemmeno lui il giusto era riuscito a capire e a risolvere.
Piansi
per tutta la notte.
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Capitolo 14 *** Qualcosa d’oscuro ***
Nuova pagina 1
Volevo
ringraziarvi per tutti i commenti! ^///^
Comunque
visto che me lo chiedete la mia fanfic parte dall'ultimo libro delle Cronache di
Narnia. Ho solo deciso di cambiare la fine, anche perché non mi piace ç_ç
Comunque
Buona lettura!
13.
Qualcosa d’oscuro
Passarono
un paio di settimane, settembre era alle porte e Eustachio non si era fatto
sentire. Susan non aveva più tempo da stare con me, il suo nuovo lavoro non le
lasciava un attimo di respiro.
Peter
da canto suo si era rinchiuso in se, e stava tutto il giorno a pensare. Io
iniziai a preoccuparmi per lui.
Anche
Edmund non lo perdeva di vista.
Ma
qualcosa, non andava nemmeno in Ed.
Sembrava
quasi che qualcosa d’oscuro stesse avvolgendo la mia famiglia. Qualcosa che
esprimeva tristezza e paura.
Si
potrebbe descrivere come un buco nero...
Fatto
sta, che Edmund una sera di fine agosto volle fare una passeggiata nel bosco con
me.
Non
capivo cosa volesse, io in quei giorni non mi ero comportata male, e tentavo di
aiutare tutti come il mio solito, ma quando arrivammo al solito sentiero la sua
voce inespressiva iniziò colmare i miei dubbi.
“Ho
paura che E.C. non tornerà più il ragazzo di prima. E ho paura che ne io, ne
tu lo potremo rivedere. Perdere qualcuno che si ama, è qualcosa che ti toglie
il respiro, la felicità... È qualcosa che io non posso capire.” S’accese
una sigaretta, “Ti ho portato qui, perché volevo darti qualcosa che
Eustacchio mi ha mandato qualche giorno fa. Non credo di essere il più adatto a
tenere qualcosa di così prezioso.”
Mi
sorrise. “Lo sai anche tu che sono molto distratto.”
Io
non definivo mio fratello distratto, ma ben si disordinato, ma non obbiettai.
“Il
fatto che l’abbia mandato a me, è un mistero.” I capelli neri che si
muovevano al contatto con la fresca aria.
“Sei
sicuro che io sia la più adatta Ed?” lui si fermò a guardarmi negli occhi,
“Lucy...Tu sei l’unica. I nostri fratelli maggiori non hanno tempo e
io...” si fermò un attimo mordicchiandosi le labbra, gli occhi lucidi.
La
sigaretta cascò dalle fine labbra cadendo su un mucchio di foglie bagnate. Le
mani che si portarono velocemente al petto.
Cascò.
Io
urlai.
“ED!”
lo chiamai, ma mio fratello non si muoveva.
Il
suo viso sprofondava in una pozzanghera di fango.
Ora
sarete d’accordo con me, che in una situazione del genere il terrore di poter
perdere qualcuno t’invade e non sai cosa fare.
Lo
scossi, e ricevetti un gemito come risposta.
Non
so come è successo, so solo che presi, faticosamente, Edmund sulle mie esili
spalle. I suoi piedi strisciavano sul terreno.
Piangevo
e inciampavo.
Il
vestito rosso con cui era andata a fare la passeggiata era di un orrendo color
marrone e ormai era pieno di strappi.
Quando
vidi una luce proveniente dalla cucina di casa nostra iniziai a urlare con tutto
il fiato che avevo in gola.
“PAPA’!”
era l’unica parole che riuscivo a dire.
M’avvicinai
ancora, e vidi la porta d’entrata aprirsi, mio padre uscì velocemente con un
fucile in mano.
Cascai
sotto il peso di mio fratello. “PAPA’!” urlai ancora e lui correndo mi
raggiunse.
Dietro
di lui Peter e nostra madre.
“Vai
in casa Lucy!” Peter mi strattonò dal corpo di Edmund e mia madre
abbracciandomi mi portò via.
Vi
sembrerà sciocco, ma mia madre mi portò nel bagno e mi preparò la vasca piena
d’acqua bollente.
Mi
svestì lei e mi depositò nell’acqua.
Ma
le calde mani che mi lavavano i capelli non erano quelle di mamma, Susan si era
svegliata alle mie urla e ora si prendeva cura di me.
Ero
stanca e preoccupata.
“Ed
starà meglio, Lucy. Papà e Peter l’hanno portato nella sua stanza, il medico
è arrivato lo sta visitando ora.”
Prese
l’asciugamano e io m’avvolsi in quel morbido tessuto.
“Si
è risvegliato comunque, perciò non preoccuparti.”
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Capitolo 15 *** Settembre ***
Nuova pagina 1
14.
Settembre
Il
medico non seppe dirci cos’era successo e il perché. Il dolore che Edmund
sentiva al petto non era causato da nulla che lui conoscesse.
Io
e i miei fratelli maggiori però lo sapevamo.
Proprio
lì dove il dolore era acutissimo, Ed era rimasto ferito dalla strega bianca.
L’unica
cosa che non capivamo era il fatto, che solo dopo anni dall’incidente il
dolore era tornato.
Settembre
era arrivato ed Edmund stava già tornando a fare le passeggiate da casa al
torrente. Mentiva ai nostri genitori dicendo di stare male, e voleva far vedere
che riusciva a fare qualsiasi cosa.
Ma
quando i genitori lavoravano, Ed stava fermo nel suo letto a soffrire
lentamente.
Mancavano
solo un giorno alla sua partenza e lui mi chiamò con voce fievole nella sua
stanza.
“Lucy...”
mormorò, “Dopodomani parto. E io non sono ancora riuscito a darti il tesoro
che Eustachio mi ha mandato. L’ho aperto e trovo che sia tu l’unica adatta a
tenere quella scatola preziosa. Ora ascoltami bene.” S’azzittì e s’accese
una sigaretta “Vai al di là della caverna...Dal buio arriva alla luce... Lì
troverai l’oggetto più prezioso di nostro cugino.”
Lo
guardai scettica, “Ma ti sembra il caso di dirmi dove sta a mò di
profezia?” scossi la testa e lui rise, “No, hai capito benissimo dove si
trova.”
Il
giorno dopo, Edmund e Peter rimasero nelle loro stanza a preparare le valige. Ed
non vedeva l’ora di iniziare l’università.
Quando
dovette partire mi abbracciò con forza, “Ti scriverò ogni settimana!” mi
promise e poi salì sul treno, e sapevo che non l’avrei rivisto presto.
Anche
Peter partì qualche giorno dopo, e io m’accingevo a preparare le mie di
valige per andare a studiare l’ultimo anno di superiori.
E
ora, alla mia confusione s’aggiunse il dubbio di andare o meno a prendere il
tesoro di E.C.
Decisi
che non era ancora tempo.
Quindi
perfino io partii e con me non c’era altro che valige piene di abiti e un
biglietto per il centro di Londra.
Mia
sorella mi salutava dal marciapiede, le sue labbra che mi chiedevano di
scriverle.
Chissà
perché non le scrissi tanto.
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Capitolo 16 *** Neve di lacrime ***
Nuova pagina 1
15.
Neve di lacrime
I
giorni a scuola passarono velocemente. E io e mio fratello Edmund ci scrivevamo
spesso.
L’ultima
lettera che mi mandò fu quella su zia Mary.
E
come ho già detto, lui non tornò per le vacanze invernali, inviando a casa un
telegramma in cui brevemente spiegava di dovere rimanere all’università.
Papà
ne era fiero.
Sorrideva
soddisfatto e continuava a ripetere che suo figlio Ed sarebbe diventato un
rispettabile avvocato.
Un
avvocato giusto.
Ma
papà non sapeva quanto era lontano dalla sua affermazione. Io non sapevo quanto
fosse falsa quell’idea.
Natale
comunque era il periodo dell’anno che mi piaceva di più. Era inverno a Narnia
quando ci andai la prima volta.
E
nel mondo in cui vivevo io, era il periodo delle feste.
C’era
la festa più grande del quartiere, dove i bambini ricevevano regali, e i
ragazzi si divertivano.
Papà
decise di lasciarmi andare, anche senza i miei fratelli maggiori.
“Ma
si, ma si, non hai mai fatto nulla di male e nello studio vai bene, per una
volta ti posso anche farti festeggiare senza che qualcuno ti debba
controllare.” Io sorrisi.
Arrivai
alla festa insieme a Susan, che sembrava più eccitata che mai lei per me. “Ti
divertirai vedrai!” e mentre me lo stava dicendo Adam e suo cugino ci
raggiunsero.
Entrambi
avevano in mano un bicchiere di birra.
Entrambi
con gli occhi lucidi.
“Lucy,
sei bellissima stasera!” la sua voce era allegra e dolce come sempre, “Ti va
di venire a fare due passi, è molto che non ci vediamo. Abbiamo tanto di cui
parlare.” Annuì salutando mia sorella con un grandissimo sorriso.
La
passeggiata portò nel posto in cui ricevetti il suo bacio, il mio primo bacio,
e dove Edmund era stato male.
E
qualcosa, come una specie di lampo, mi fece spaventare.
Gli
occhi sbarrati, mentre Christopher mi baciava con avidità le labbra, e mi
spingeva verso il terreno.
Cascai,
sotto il suo corpo.
“Basta!
Smettila!” ma lui non si fermò.
Le
sue mani mi strapparono l’abito, e l’intimo.
Piansi,
e urlai.
E
lentamente iniziò a nevicare.
Christopher
mi fece male nel momento in cui il primo fiocca di neve si depositò su una mia
gamba nuda.
Ma
il male che provavo non era solo fisico, ma lui, la persona che pensavo di
amare, mi stava divorando l’anima.
Chiusi
gli occhi.
“Lucy...”
una voce triste e saggia mi giunse alle orecchie, “Figlia di Eva, cosa ti
hanno fatto?” aprii lentamente gli occhi, voltando il mio sguardo alla mia
destra. “Aslan” mormorai.
Un
grandissimo e splendente leone stava sdraiato accanto a me, il suo viso da gatto
dolce sul mio.
“Portami
a Narnia...” lo pregai, con la voce incrinata dalle lacrime. Lui mi guardò
con immensa tristezza.
“Lucy,
stasera ti hanno ferita. E qualcosa in te non sarà più lo stesso. Ma tu non
puoi ritornare a Narnia, non ora. Sei nata per essere regina. Sei nata per
aiutare i tuoi fratelli.”
M’accarezzò
la guancia con la sua lingua ruvida.
“Portami
via da qui...” mormorai ancora, provando terrore nel restare ancora accanto a
lui.
“Oggi
con me verrà un altro figlio di Adamo.”
Vidi
in lontananza la magra figura di mio cugino, un capello che gli copriva i corti
capelli e le mani in tasca.
Aslan
sparì, ed Eustacchio mi salutò velocemente con la mano sinistra. Poi scomparve
anche lui.
Quando
tornai alla realtà, mia sorella mi cullava tra le sue esili braccia.
“Lucy!
Lucy!” mi baciava su tutto il volto, “Non succederà più Lucy! Nessuno oserà
farti del male...” mi strinse con più forza, “Non glielo permetterò!”
E
le sue lacrime si unirono con le mie.
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Capitolo 17 *** Dove il buio finisce ***
Nuova pagina 1
16.
Dove il buio finisce
Il
tempo passò lentamente.
Adam
fu tagliato fuori dalla nostra vita. Peter non volle più rivolgergli la parola,
e Susan iniziò ad odiarlo.
Nei
loro occhi, vi si leggeva disprezzo verso una persona che non centrava nulla.
Non era stato Adam a farmi del male.
Adam
non era Christopher.
Ma
non avevo più il coraggio di parlare, di essere Lucy la gaia come Edmund
avrebbe voluto.
E
perciò anche le vacanze invernali terminarono.
Io,
partii tremante.
Insicura
di potermi fidare ancora delle persone.
Susan
mi abbracciò con forza il giorno della mia partenza, “Lucy, fai la brava e
quando tornerai staremo sempre insieme! Hai capito?” annuii annoiata.
Peter
mi alzò da terra abbracciandomi come se fossi la persona più cara a lui,
“Non lasceremo mai che tu soffra così...” mi baciò sulla fronte, “E ora
vai, e torna con un bel diploma.”
E
mentre salivo sull’autobus un pensiero mi attraversò la mente.
“Susan,
devi fare una cosa per me!” esclamai, come non facevo da settimane, i miei
occhi s’illuminarono di curiosità. Lei sorrise.
“Dovresti
andare nel bosco e trovare la caverna in cui andavamo a giocare da bambini
attraversala, e se buio non aver paura...non tornare indietro, devi andare
avanti e trovare la luce. Edmund ha nascosto un tesoro...”
L’autobus
accese il motore.
“Una
cosa molto preziosa...”
Dovetti
salire e trovare un posto.
Aprii
il finestrino.
“Di
cosa si tratta Lucy?” Peter mi guardava curioso.
“È
per...” l’autobus partì.
“EUSTACCHIO!”
urlai sperando di farmi sentire.
Suppongo
di esserci riuscita.
I
miei fratelli andarono insieme quel stesso giorno.
Carissima
Lucy,
io
e Peter abbiamo eseguito la tua richiesta.
Siamo
andati nel bosco, e abbiamo cercato la caverna. È stato faticoso, perché né
io, né nostro fratello, ci ricordavamo dov’era posta. Tu ed Edmund
probabilmente l’avreste trovata subito.
Giunti
lì, abbiamo riflettuto se era il caso, o meno, di poter entrare in una cavità
così scura e ormai sconosciuta.
Peter
mi ha convinto che per te era importante e ci avventurammo.
Il
buio di cui tu mi avvertisti, arrivò quasi subito.
Ma
dove il buio finisce c’è sempre la luce.
Siamo
dunque finiti nel luogo dove di solito ci ritrovavamo a giocare ai re e regine,
ancora prima di Narnia.
Non
so se ti ricordi i troni che avevamo costruito vicino alla sorgente di quella
grotta. A me ed a Peter è sembrato di tornare a Cair Paravel.
Comunque,
cercammo a lungo il grande tesoro.
E
Lucy, è davvero il bene più prezioso che Eustacchio possedesse.
Vorremmo
portare questo tesoro alla zia, che da quando E.C. è scomparso non è più in
se.
Intanto
ti mando tutto quello che abbiamo trovato nella scatola di Edmund.
Rifletti,
su quanto ti sembra più giusto fare.
Con
amore.
Susan
Ciò
che Susan mi spedì, era la cosa che Ed aveva definito il tesoro, era il
prezioso anello di fidanzamento che Eustacchio aveva regalato a Pole.
Vi
era anche una lettera indirizzata a tutti noi.
Parlava
di quanto amasse Jill, e di come non riuscisse più a vivere senza di lei.
Parlava di Narnia.
E
diceva che Aslan lo avrebbe portato con se.
Capii
che dunque era veramente lui, la figura che avevo intravisto alla Vigilia di
Natale insieme ad Aslan.
Decisi
comunque, di mandare quella lettera a zia Alberta, e donarle insieme la chiave
della camera di Eustacchio.
Poi
gli zii se ne andarono per sempre.
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Capitolo 18 *** L’arrivo di Edmund ***
Nuova pagina 1
17.
L’arrivo di Edmund
Passò
con velocità l’anno scolastico. E gli esami furono qualcosa di fuggevole. Li
passai senza pensarci troppo.
Il
diploma fu una grande gioia per me. Ero uscita con il massimo dei voti.
Il
giorno in cui arrivai a casa, ricevemmo una lettera di Edmund, che in quei mesi
si era dimenticato di farsi sentire.
Ci
diceva che presto sarebbe tornato a casa. Che stava meglio.
Io
ne ero felice.
Peter
era già a casa, e decise di preparare un bel pranzo per il giorno stesso in cui
Ed sarebbe arrivato.
Eravamo
eccitati tutti.
Rivederci
dopo tanto tempo e dopo tutto quello che era capitato, ci faceva credere che
nulla era cambiato.
A
me faceva illudere che nessuno mi avesse fatto male.
Ero
determinata a farmi una bellissima vacanza, con la stessa spensieratezza di un
tempo.
Avevo
perfino deciso del mio futuro.
Quando
ne parlai ai miei genitori e ai miei due fratelli maggiori mi sentii
imbarazzata.
“Voglio
continuare a studiare...” avevo detto, mamma aveva corrugato la fronte, “È
un corso di due anni, ma valido... Per diventare giornalista...Io penso...”
Papà
mi sorrise allegro, i suoi occhi scuri mi fissarono fieri, “La mia bimba!”
esclamò abbracciandomi, “Ma guardate, non posso essere più fiero dei miei
figli!”
Mi
strinse con forza, “E dove sarebbe questo corso che tu reputi valido più
degli altri?”
Mi
morsi il labbro inferiore, “In Scozia.”
Gli
occhi di tutti mi guardarono sconvolti.
Io
risi, “Scherzavo! È qui vicino, posso prendere l’autobus per andare e
tornare ogni giorno!”
Peter
mi spettinò i capelli ridacchiando.
Passarono
un paio di giorni ed Edmund giunse a casa.
Non
aveva avvisato nessuno, e quando entrò in casa era bagnato fino al midollo.
I
capelli neri e lunghi si appiccicavano alla sua giacca di pelle.
Le
sue valige che gocciolavano.
Io
passai per caso davanti alla porta di casa.
Lui
l’aveva appena aperta, visto che stava depositando lo zaino.
“ED!”
urlai allegra.
Peter
mi raggiunse insieme a Susan.
L’avrei
abbracciato. Giuro che l’avrei fatto, se mio fratello non avesse alzato lo
sguardo su di me.
Per
farmi vedere il vuoto che lo riempiva.
Se
non avessi visto, quell’odio esagerato per quel secondo, io avrei abbracciato
mio fratello.
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Capitolo 19 *** Epilogo ***
Nuova pagina 1
18.
Epilogo
Edmund
la sera andava spesso fuori. Se ne stava in giro per ore. Mi resi conto, che lui
non era più il mio dolce e saggio fratello. Che in lui, non c’era nulla di Edmund
il giusto.
La
luce nei suoi occhi era quella che aveva da bambino, quando odiava Peter, quando
non sopportava me e i miei capricci, quando...La stessa luce che aveva, quando
seguì Jadis.
Iniziai
a preoccuparmi, e una sera, quando lui se ne era uscito nel bel mezzo di un
temporale, chiamai i miei fratelli maggiori nella mia stanza.
Susan
entrò con il suo passo leggero e stanca si sedette sulla mia comodo sedie
imbottita.
Peter
si sdraio comodamente sul mio letto, sprofondando nel morbido cuscino.
“Allora,
Lucy, cosa hai da dirci?”
Guardai
entrambi, meditando sulle parole da dire. Mi appoggia alla finestra aperta, e il
fresco vento mi scompigliò i capelli.
Mia
sorella mi guardò in ansia. “Ho paura di sapere di chi ci vuoi
parlare.”
La
pioggia aumentò di potenza.
“Edmund,
non è più lo stesso. Il dolore al petto lo ha trasformato.” Mi morsi il
labbro inferiore, “Penso che Jadis lo stia portando via, ancora una volta. Si
lo so!” esclamai, bloccando mio fratello pronto a rispondermi.
“Lo
so che è morta, che Aslan l’ha uccisa. So che Edmund ha distrutto il suo
potere...So tutto, c’ero anch’io in quella battaglia. Ma non è questo che
intendevo.” Mi voltai verso la finestra, osservando lentamente il paesaggio
scuro, distinguendo in lontananza mio fratello, che camminava stanco verso la
montagna...la nostra montagna.
“La
strega bianca lo sta portando via, con se. In quell’odio che eravamo riusciti
a toglierli. Lui ora, non ci ama più. Non riesce. Il male...il veleno di Jadis
è entrato in lui attraverso la ferita nel petto. Si, non riesco a farmi capire
lo so, ma ho paura che non vedremo più nostro fratello.”
Mi
voltai, Susan era pallida, e Peter si era messo a sedere guardandomi
severamente, “Cosa dici, Lucy? Ed è solo stanco...perso...ma non ci odia, e
di sicuro tornerà com’era quest’estate!”
“Oh,
fratello, non capisci?” mormorai con gli occhi pieni di lacrime, “Quello che
intendevo dirvi è che lui presto se ne andrà per sempre...” mi bloccai di
colpo.
La
porta della mia stanza era stata spalancata con forza, e sulla soglia stava
Edmund, bagnato e dannatamente vestito di nero.
I
capelli lunghi che ricadevano sul volto, gli occhi pazzi, e il sorriso malvagio.
“Parlavi
di me, Lucy?” mormorò chiudendo la porta arrabbiato.
Peter
si era alzato e si era parato davanti a me, “Ed, non stavamo dicendo nulla su
di te, perché non vai a cambiarti ed asciugarti?” la voce gentile aveva una
nota di severità.
Susan
si era avvicinata a me. “Non succederà più Lucy! Nessuno oserà farti del
male...Non glielo permetterò!” mormorò.
Ma
io sapevo che mio fratello non mi avrebbe mai fatto di male. No, non poteva,
nonostante fosse diventato cattivo.
E
improvvisamente, con un “non rompermi il cazzo” Edmund colpì Peter.
Cosa
accadde nella mia stanza?
Non
starò qui a parlarvi di una cosa tanto triste. Di un ricordo che demolisce la
reputazione di mio fratello.
No,
no, non sarebbe giusto.
Ma
posso dirvi, che fu l’ultima volta che vidi Edmund.
Dove
sia ora, ne ho una vaga idea, so solo che il giorno seguente trovammo i suoi
abiti sulla riva del fiume. Lo cercammo per giorni, ma di lui più nulla.
Dopo
una settimana era ufficialmente morto.
Morto,
per i vicini di casa.
Morto
per i miei genitori.
Morto
per Peter.
Morto
per Susan.
Per
me no.
Io
ero sicura che è ancora vivo.
Come
ero sicura, che in un mondo parallelo, c’era un ragazzo di nome Eustacchio che
stava combattendo contro un nuovo nemico...un nemico che si proclamava Edmund
il Giusto.
FINE
Innanzi
tutto, vorrei ringraziare tutte/i le/i lettrici/lettori di questa fanfic
Spero
che non vi abbia deluso.
Un
bacione a tutti!
Alla
prossima fanfic!
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