Save me and if you will, I'll take away all this pills.

di Giulz95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I Saliva nelle cuffie del mio iPod mentre i negozi mi passano davanti agli occhi. Occhi distratti, che ancora ripensano a ieri sera, mentre fissano fuori dal finestrino del pullman. Occhi nascosti dietro un paio di occhiali da sole alle sette del mattino. Un sole che spacca le pietre, proprio. Ma infondo, dietro agli occhiali la gente non può vederti. 
-Ginnie? Ci sei?- Roberta mi agita una mano davanti al viso, costringendomi a spegnere l'iPod e a tornare alla realtà.
-Sì, scusami. Dicevi?-
-A cosa pensi?-
-A nulla. Ho un sonno tremendo.-
-Hai fatto chimica?-
-Ho tentato.-
-Me la passi?-
-Guarda che è sbagliata.-
-Sai che me ne frega. Me la passi o no?-
Sbuffo, tirando fuori il libro di chimica alla mia amica, che sembra aver appena visto l'ottava meraviglia del mondo. Chimica è sbagliata, ma infondo basta avere qualcosa da dire alla professoressa e le giuste capacità recitative per filarla liscia come l'olio. E se c'è qualcosa che non manca a Bobbie, quella è la faccia di tolla. La guardo copiare tutta presa le risposte dal mio libro al suo, e istintivamente sorrido.  
-Come va con Damo?-
-Ssssh. Sono impegnata.-
-Non sei in grado di copiare e parlare contemporaneamente?-
-No.-
-Cercavo solo di fare conversazione. Avete litigato di brutto la sera scorsa. Avete sistemato le cose?-
-Non ci ho ancora parlato.- Alza lo sguardo dal libro per un paio di secondi, riportandolo su di esso quasi subito. -Non credo di volerlo fare.-
-Dai, Bobbie, sai anche tu che non è vero.-
-Forse. Non oggi, comunque.-
-Siete insieme da due anni. Non potete mandare tutto a quel paese per una palpata.-
-Dovrebbe mettersele in culo quelle mani.-
-Complimenti per la finezza, milady.-
-Complimenti per la calligrafia, tutankhamon. Cosa diamine hai scritto qua?- Mi chiede, avvicinandomi il quaderno.
-Atomi. Sei cieca? La mia calligrafia è perfetta.-
-E tu? Sabato sera ti ho vista sparire con un tizio carino. Chi era? Mi è sfuggito qualcosa?-
-Nulla di importante.-
-Sicura?-
-Bobbie mi conosci.- Le dico, reincastrando il libro nella borsa. -Credo si chiami Marco.-
-...E?-
-E cosa?-
-Come sarebbe a dire "e cosa"?!-
-Cosa vuoi che ti dica? Tipo carino, tutto qui.-
-Hai concluso qualcosa?-
-Beh, diciamo che i sedili posteriori della sua macchina sono comodi.-
-Wow. Speranze per qualcos'altro?-
-Non mi ricordo nemmeno che faccia ha.-
Si mette a ridere. Robi mi conosce dalle scuole medie, e sa come sono fatta, quindi non mi chiederà altri dettagli. Anche perché non glieli saprei dare. Dopo un paio di Vodka Lemon e due o tre Caipiroska inizi a non riconoscere il colore delle tue stesse scarpe, figurati i lineamenti di un tipo che ti si avvicina nel casino di una pista da ballo. Gli sorridi, lui sorride a te, ballate per un po', e nel giro di un'ora sei nella sua auto.  
Dio mio, che sonno.
-Yuhu! Bella addormentata? Dobbiamo scendere!-
-No, non credo proprio. Tu scendi, io rimango qui e torno a casa.-
-Dai Gin. Su con la vita, sono solo sei ore di inferno! Pensa che un giorno ci starai per l'eternità.-
-Credi davvero che l'inferno sia come la scuola?- Ecco che parte uno dei nostri discorsi filosofici da sette e mezzo del mattino.
-Oh, ne sono certa. E ti dirò di più: sicuramente è un liceo classico.-
-E si fa solo greco. Greco e filosofia.-
-Dizionari che ti vengono lanciati in testa dal diavolo in persona...-
-...Dalla Gaber, vorrai dire!-
-Appunto, io che ho detto!-
-Ginnie! Vieni un secondo? Ti devo dire troppo una cosa!- Sam si avvicina quasi di corsa, con il suo fare da barbie mancata. Ecco, se potessi fare a meno di parlarle, lo farei. E credetemi, se non fosse la ragazza di mio fratello lo farei ancora più volentieri. -Tuo fratello?-
-Chiediglielo tu.-
-Doveva essere qui dieci minuti fà.-
-Si è svegliato tardi.- La campanella mi suona stridula nelle orecchie. -Non entri?-
-No, tagliamo. Comunque, Gianni mi ha chiesto il tuo numero.-
Gianni.. No, niente. Chi è Gianni?
-Gliel'hai dato?-
-Certo che no!- Sorride. Conosco quel sorriso. Okay, gliel'ha dato. -Lo farei mai?-
-Sì, Samantha, lo faresti. Entro, ho greco.-
-Che devo dirgli allora? Posso dargli il tuo numero?-
-Fai come ti pare.- Le urlo, già nell'atrio del liceo, prima di aggiungere mentalmente un "tanto lo farai comunque.". Entro in classe, posando la borsa a terra e cadendo in una profonda catalessi da sonno. Classe 2B. Greco. Voglio morire ora.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



-Cibo. Ho bisogno di cibo unto, croccante e, slash, o cioccolatoso.-
-Ge', sono le undici del mattino.-
-Devo riprendermi.- Mi dice mentre siamo in fila alle macchinette del liceo. -Sono reduce da una versione a dir poco devastante.-
-Oh, ci credo.- Le sorrido, prima di beccarmi una spallata assurda da un tipo che mi passa di fianco come una scheggia e si piazza proprio davanti a me e alla mia migliore amica. No, scusami?
-Hei, mai sentito parlare di "fila"?- Lo sguardo di ghiaccio della mia amica non riesce a fermare la mia lingua fetente. Il tizio si gira, mi guarda strafottente e sghignazza.
-Mi stavano tenendo il posto. Vero?- Finisce poi guardando il ragazzo di fianco a lui, che mi è vagamente familiare.
-Ciao gattina!- Mi sorride. No aspetta. Chi diavolo sei? Gessica si gira verso di me, soffocando una risata.
-Ci conosciamo?-
-Sabato sera... Sono Marco.-
-Ah, sì. Ciao.-
-Ecco, mi stava tenendo il posto. Però se mi convinci potrei farti passare avanti...- 
-No, grazie.- Gli sorrido. Odio quelli così, che sfruttano il loro discreto aspetto fisico per fare i galletti alle macchinette.
-Ge', andiamo?-
-Ma la mia merenda...-
-E muoviti!- La spingo fuori dalla fila, trascinandola sotto la scala antincendio, nel cortile. -Che cazzo di nervoso! Ma chi si crede di essere?-
-Ma non era male, gattina!-
La guardo fulminandola, prima di sospirare rassegnata e tirare fuori il pacchetto di Malboro e passaglierne una. -Metti in bocca questa e stai zitta.-
-Lo sai che ti voglio bene.- Sorride, accendendosi la sigaretta e sedendosi sulla scala. -Allora, cos'è sta storia della gattina?-
-I compiti di latino. Porca merda, ho dimenticato a casa il quaderno.-
-Te lo sei fatto?-
-Sabato sera. Non pensavo venisse qui a scuola. Cazzo, come faccio?-
-Ci parli, gli chiedi il numero e te lo fai di nuovo. Poi si vedrà.-
-Ma non quello, cretina, i compiti! Mi sono giocata tutti i jolly con la Molino!- 
-Sì sì, cambia discorso...- Fa cadere la cenere a terra prima di prendere un lungo tiro di fumo e lasciare che scivoli nei polmoni.
-Vuoi vedere una cosa figa?-
-Vai.-
Si guarda intorno, prima di sorridere e sparare fuori il fumo dalla bocca con un rumore alquanto molesto. Scoppiamo a ridere come due cretine, senza accorgerci che la Scotti, la professoressa di religione dell'istituto, è comparsa proprio dietro di noi.
-Nolè! Ma come si permette?!-
-Scusi prof, mi è scappato.-
-Una signorina come lei!-
-Oh, prof! Proprio lei non riconosce un canto celestiale come questo? Ma non ha sentito che melodia angelica? Questa ragazza è la voce di Dio!-
Scoppiamo di nuovo tutte e due a ridere, coprendo con la risate i rimproveri della suora, che rientra nell'atrio sbattendo la porta antincendio.
-Devi insegnarmi a farlo, Ge'!- Le dico poi, con le lacrime agli occhi.
-Quando vuoi, gattina.-
-E smettila di chiamarmi così!-
-Miao.- La campanella suona, costringendoci a tornare nelle rispettive classi. 
-Ci vediamo stasera?- Mi chiede, prima di allontarsi lungo il corridoio.
-Occa.-
Mentre salgo la seconda rampa di scale, sento qualcuno chiamarmi dal piano terra. Mi giro, e senza sorprendermi più di tanto, mi ritrovo il tizio arrogante delle macchinette con gli occhi puntati su di me, in un ghigno alquanto irritante.
-Cosa vuoi?-
Mi sventola davanti agli occhi un kinder bueno sorridendomi. Ma per piacere...!
-Dividi?-
-Scordatelo. Non sei nemmeno lontanamente simile ad Andrew Howe. Puoi mangiarli tutti e due. Buona giornata.-
Mi guarda perplesso. Toh, hai visto? Non tutte cascano ai piedi dei tuoi riccioli. Torno in classe prima che possa raggiungermi, fiondandomi di fianco a Roberta, che intanto sta beatamente azzannando uno dei rinomati muffin ai mirtilli di sua madre.
-Che faccia! Che ti è successo?-
-Taci e dammi un pezzo di muffin.-
-Ah!- Sorride con la bocca piena, allontando quella succulenta meraviglia nella sua mano. -Mio.-
-Egoista bastarda.-
-Ti voglio bene anche io, tesoro.-
Ridiamo insieme, mentre la Molino entra in classe sedendosi dietro alla cattedra, seguita da Pabo, uno dei miei scarsissimi amici di sesso opposto, che invece di sedersi in seconda fila si avvicina al mio banco, lasciandomi qualcosa nell'astuccio.
-Cos'è?-
-Me l'ha passato un amico e mi ha detto di darlo alla mora con un pessimo carattere che sta in classe con me.-
-E tu chiaramente hai pensato subito a lei, no?- Si intromette Bobbie, ingurgitando l'ultimo pezzo di muffin. Lo ripeto, che egoista. Pabo fa spallucce, tornando a sedersi in seguito al rimprovero della prof, evidentemente disturbata dall'unico ragazzo in piedi in tutta la classe e da "quelle due disgraziate che cantano durante la sua lezione". 
-Beh? Cos'è?- Mi chiede Bobbie, impaziente.
Apro l'astuccio e quello che ci trovo dentro mi manda quasi in bestia. Prendo il biglietto nel quale è avvolta la stecca di cioccolato e lo leggo sussurrandolo.
-Non preferiresti qualcosa di più sfizioso ad Andrew Howe?-
Oh mio Dio.
-Ahah! Ma chi è che te l'ha scritto? E cosa c'è di più sfizioso di Andrew Howe?!- Si sganascia la mia compagna di banco, cercando di non farsi sentire dalla Molino, che ha già cominciato a spiegare.
-Uno stupido che è fermamente convinto che gliela smollerò senza opporre resistenza perché si sente un gran pezzo di figo.- Dico scartando il kinder bueno. 
-Me ne dai un pezzo?-
-Stronza, mi hai dato un morso di muffin?!-
-L'ho fatto per la tua linea alquanto precaria.-
-Ma come ti permetti!-
-Voi due, lì dietro, dobbiamo cominciare? Fate silenzio.-
-Scusi prof, ma Gemini ha fatto una battuta poco carina sul mio peso.-
La classe ridacchia, mentre la Molino sorride lievemente, scuotendo la testa in rassegnazione. Facciamo un casino tremendo nelle sue ore, è vero, ma le siamo simpatiche.
Spezzo il kinder bueno in due e ne passo metà a Bobbie, che sghignazza abbassando la testa sul libro di letteratura.
 

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