Two souls entwine di Carmilla Lilith (/viewuser.php?uid=88450)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Melissa ***
Capitolo 2: *** Caged ***
Capitolo 3: *** My Selene ***
Capitolo 1 *** Melissa ***
Melissa
I’m kneeling in front of the altar/
(...)
Strange emptiness, a crystal ball/
Between two candles/
Sono
inginocchiato davanti all’altare/
(…)
Strano
vuoto, una sfera di cristallo/
Tra
due candele/
Mi
trovo nella radura, amore mio. Sono inginocchiata dinanzi al rudimentale altare
che abbiamo innalzato alla nostra dea protettrice, Lilith. La tua sfera in
cristallo, che utilizzavi per la divinazione, risplende tetramente alla luce
delle due candele che l’affiancano.
Da
quando sei scomparsa, mio angelo del peccato, non ho pace ed uno strano senso
di vuoto si è impadronito del mio cuore.
Melissa, you were mine/
Melissa, you were the light/
Melissa,
tu eri mia/
Melissa,
tu eri la luce/
Tu
eri mia, splendida Melissa. Mi sei appartenuta da quando i nostri sguardi si
sono incontrati, per caso, quella sera alla locanda del villaggio: sapevo che
non eri come le altre fanciulle, potevo percepire il tuo naturale talento
divinatorio e la tua avversione nei confronti cristianesimo.
Ti
ho avvicinata e tu, timida cameriera all’apparenza, non hai avuto alcun timore
della misteriosa straniera che viaggiava da sola anzi, sei subito stata
affascinata da me.
Nel
bosco vicino al villaggio ti ho svelato le tue incredibili doti divinatorie,
represse dalla rigida educazione che avevi ricevuto, e ti ho avvicinata al
culto di Lilith, la venus aversa. Abbiamo costruito il nostro altare ed
insieme abbiamo approfondito la conoscenza di ciò che per i bigotti
superstiziosi è stregoneria.
Io,
la grande conoscente delle erbe e dei fiori, avevo finalmente trovato una
compagna indovina. Eri divenuta mia allieva, mia amica e mia diletta.
Tu
eri la luce che illuminava la mia esistenza.
Oh, she was a witch/
Why did they take you away?/
Oh, lei era una strega/
Perché ti hanno portata via?/
Non avrei dovuto sottovalutare i bigotti del villaggio, non
avrei mai dovuto lasciarti da sola! Sapevo che per tutti tu eri strega, così
come lo ero io, ma non credevo tu fossi in pericolo.
Quando mi allontanai per ricercare alcune erbe
particolarmente rare, non credevo che sarei stata lontana per più di un mese e
mai avrei osato pensare che i tuoi compaesani avrebbero osato farti del male.
Dovevo affrontare un lungo viaggio e pensavo che saresti stata più al sicuro
nel bosco che conoscevi così bene. Dèi, quanto mi sbagliavo!
Perché? Perché ti hanno portata via, amore mio?
Perché le persone che ti hanno vista crescere si sono
lasciate persuadere dalle parole del prete, che ti ha voluta consegnare nelle
mani dell’Inquisizione?
Non riesco a trattenere i singhiozzi, mentre abbondanti
lacrime solcano il mio viso: non so nemmeno se sei ancora viva, anima mia, e
non so come soccorrerti!
Lilith, mia Dea! Ascolta il mio strazio!
Melissa, you were the queen of the night/
Melissa, you were my light/
Melissa,
tu eri la regina della notte/
Melissa,
tu eri la mia luce/
Sono
tormentata dai ricordi dei giorni felici che abbiamo trascorso insieme, che ora
sembrano così lontani!
Quando
tra noi è sbocciato l’amore, mia regina della notte, ho assaporato la vera
felicità: ricordo il primo bacio che posai sulle tue labbra voluttuose ma
inesperte, i sospiri che ti sfuggivano mentre ti facevo scoprire l’amore
carnale, i tuoi occhi color pece che rilucevano maliziosi ogni volta che ti
facevo godere e le mie dita affondate nei tuoi capelli ricci e corvini.
Non
sono mai riuscita a resisterti, ma anche tu hai sempre bramato il mio corpo,
invaghita dei miei capelli biondo cenere e dei miei occhi azzurro cielo. Ancora
ho i brividi se ripenso alle tue carezze sul mio seno florido e ai tuoi baci
sulla mia pelle leggermente ambrata, che così amabilmente contrastava con il
tuo incarnato pallido.
Eri
la mia luce, la mia sola ed unica luce. Ed ora il mio animo sta affondando
nelle tenebre.
I swear revenge on the priest/
For the priest must die/
Giuro
di vendicarmi del prete/
Il
prete dovrà morire/
Vendetta,
oh mia Melissa! Giuro che mi vendicherò del prete, che ha aizzato contro di te
chi ti conosceva da sempre.
Morirà,
oh sì! Il prete morirà! Non so ancora come prenderò la sua vita, ma egli deve
morire.
Sono
disposta a fare qualsiasi cosa pur di fargli pagare il dolore che ti ha
inflitto, Melissa. La sua vita sarà sacrificio ben gradito a Lilith!
Melissa, can you hear me?/
Melissa, are you there?/
Melissa, puoi sentirmi?/
Melissa, sei là?/
La
sfera di cristallo inizia a brillare di luce propria, una luminescenza
rossastra e sovrannaturale: mi stai ascoltando, Lilith? Mi aiuterai a salvare
colei che amo?
Oppure
sei tu, Melissa? Sei già divenuta uno spirito? Ti hanno uccisa, mia amata? Non
riesco a trattenermi dall’urlare queste domande, tanto sono disperata.
Melissa,
puoi sentirmi?
Melissa,
sei qui?
Ti
scongiuro, rispondimi!
Una
sottile nebbiolina rossastra inizia a ricoprire la radura dove mi trovo e
immediatamente taccio.
Sei
tu?
Ma
non è la tua figura che si staglia nell’inquietante foschia: sono due donne,
entrambe alate.
Mi
prostro a terra, riconoscendo Lilith: una donna stupenda, dai lunghi e ricci
capelli rossi, gli occhi fiammeggianti e le ali candide, acquisite dopo aver
osato pronunciare il nome segreto di Dio.
Colei
che si rivela solo la notte e che il maschio brama ma teme.
La
mia Dea avanza fiera, seguita a poca distanza dalla seconda donna: è certamente
una Dea, vestita di una lunga tunica viola scuro, pallida, con occhi blu colmi
di lacrime e lunghi capelli color cenere.
Le
sue ali sono nere come la notte e tra le mani regge una spada.
“Selene,
mia adepta! Ho udito il tuo lamento e sono giunta in tuo soccorso: tu e Melissa
mi siete state fedeli ed è giunta l’ora di ricompensarvi per i vostri servigi.”
Interviene Lilith, invitandomi, con un cenno, ad alzarmi.
“La
mia accompagnatrice è Lype, incarnazione della tristezza. Ella custodisce una
spada che Efesto forgiò ispirandosi a lei ed ha acconsentito a cedere quest’arma
preziosa a te, finché ne avrai bisogno.” Prosegue la venus aversa,
abbracciando la donna dalle ali corvine.
Lype
si avvicina a me, porgendomi la sua arma: una spada di medie dimensioni, sulla
cui lunghezza è incisa, in alfabeto greco, la parola “Lype”. Al centro
dell’elaborata elsa, sulla quale sono raffigurati volti piangenti, risplende
una gemma viola scuro.
“Questa
spada è dotata di un’incredibile potere: più vi sarà assenza di luce, più tu
potrai infondere tristezza nel cuore dei tuoi nemici. Loro saranno sopraffatti
dallo sconforto e tu potrai finirli.” Mi spiega Lype, con voce funerea.
M’inginocchio
e bacio la mano della dea, per poi ricevere la potentissima spada tra le mie
mani.
“Selene,
è notte e la luna non è ancora sorta. Quale momento migliore per appagare il
tuo desiderio di vendetta?” Mi fa notare Lilith, sorridendo maliziosa.
Osservo
per un istante la lama di Lype, poi sorrido. Già, quale momento migliore?
They’ve taken her away from me/
I think Melissa is still with us/
Loro
ti hanno portata via da me/
Io
penso che Melissa sia ancora con noi/
Mi
accascio accanto all’altare, sfinita. Appoggio Lype, la cui lama è ora
completamente insanguinata, sulla soffice erbetta della radura.
Ho
ucciso il prete ed i suoi domestici: loro hanno portato Melissa lontano da me
ed è giusto che abbiano pagato. Ma la loro morte non mi ha restituito la mia
amata ed ormai ho perso ogni speranza di trovarla ancora in vita.
“Ti
sbagli, adepta di Lilith.” Mormora una voce funerea vicino a me.
Mi
volto di scatto e noto Lype, distesa a terra con le ali spiegate. In men che
non si dica la quintessenza della tristezza è al mio fianco, per sussurrarmi
nell’orecchio: “Io penso che Melissa sia ancora con noi”.
Note
dell'autore: Lilith,
in questo testo, viene interpretata nella sua veste di "Venus
Aversa", ovvero di dea opposta Venere, in quanto quest'ultima rappresenta
l'amore romantico, mentre Lilith rappresenta l'amore carnale e la lussuria.
Lilith approva la relazione romantica delle sue adepte in quanto si tratta di
un amore sconsacrato secondo i canoni del Cristianesimo.
Lype è
un personaggio di mia invenzione, ispirato alla parola greca ("lype",
per l'appunto) che significa "tristezza".
L’ANGOLO
DELL’AUTRICE
Eccomi
di ritorno tra voi! Giusto per complicare un po’ la vita a chi di voi sta
seguendo la mia serie sulle sette spade di Efesto, introduco dei nuovi
personaggi. Era una vita che volevo scrivere una song-fic su Melissa, una delle
mie canzoni preferite degli immortali Mercyful Fate (uno dei miei sogni
proibiti e sposare King Diamond ma sorvoliamo), ed il contest “A Song for
Darkness” mi ha servito l’occasione per realizzare questo desiderio su un
piatto d’argento. Mi sono classificata prima e anche questa è una grande
soddisfazione. Un grazie di cuore alla giudice e bannerista LoLLy-DeAdGirL.
Vi
lascio, sperando di ritrovarvi presto.
Carmilla Lilith
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Capitolo 2 *** Caged ***
caged
Bene, miei
cari lettori! Giungiamo al secondo capitolo della raccolta dedicata a Selene e
Melissa. Questo capitolo a partecipato a ben due contest: “The Indoors Fantasy”
indetto da Schwarzligh (terzo classificato più premio “Chiromante) e “NOTTE DI
LUNA” indetto da VaniaMajor (primo classificato). Il banner (bellissimo) è
opera di Shurei, che ringrazio, così come le giudici. Buona lettura, per le
note ci troviamo alla fine!
Una giovane dai lunghi e folti ricci corvini era
rannicchiata in un angolo della cella, infreddolita.
Accanto alla fanciulla v’era un fauno, che tentava di
scaldare la sfortunata creatura con il suo grezzo manto caprino e con il suo
alito caldo.
“Sei così buono, figlio di Pan! Se mai usciremo vivi di qui,
non dimenticherò mai la tua gentilezza!” Ringraziò la giovane, che probabilmente
era sopravvissuta alle gelide notti danesi soltanto grazie all’aiuto del fauno.
“Non temere, Melissa. Sono felice di aiutare una vittima
innocente della follia umana!” Rispose il fauno, accennando un breve sorriso.
I due erano rinchiusi in carcere da ormai un mese. Entrambi
sapevano che le guardie stavano soltanto attendendo di avere una discreta dose
di prigionieri, eretici o creature pagane che fossero, prima di arderli vivi
sulla pubblica piazza.
Melissa sospirò, affranta. In fondo a che serviva
sopravvivere agli stenti della prigionia quando era comunque destinata a
morire?
Odiava quella cella, così angusta, tetra e gelida. Odiava
essere nuovamente imprigionata, proprio ora che aveva appena scoperto il vero
significato della parola libertà. Odiava quel pesante portone in legno, che le
impediva di vedere che cosa stesse accadendo al di fuori di quella squallida
gabbia dov’era rinchiusa.
La giovane prese in mano l’unico oggetto che le guardie non
erano riuscite a sottrarle: era uno dei suoi tarocchi, quello rappresentante la
Luna. Strano che fosse proprio la carta che associava a Selene, la sua amata,
ad esserle rimasta!
Melissa aveva più di un motivo per collegare a quel tarocco
l’immagine dell’amata: non solo Selene aveva il medesimo nome della dea lunare,
ma per Melissa incarnava in pieno il significato della carta, ovvero una guida
che l’aveva condotta fuori dalle tenebre. La sua luce, il suo punto fermo.
Selene era giunta nel villaggio di Melissa appena qualche
mese prima. Viaggiava sola, fatto inusuale per una donna, soprattutto se
giovane ed attraente come Selene: la giovane, infatti, non aveva più di
ventidue anni ed era bionda, con lucenti occhi azzurri ed il fisico aggraziato
ma formoso. Niente a che spartire con la timida e remissiva Melissa, una
ragazza mora e con profondi occhi scuri, il fisico longilineo e ben poche forme
in evidenza.
Nonostante Melissa fosse soltanto la cameriera della locanda
dove Selene intendeva trascorrere qualche notte, la straniera sembrava molto
interessata alla giovane mora, tanto che le si era presentata e aveva trascorso
molte ore a conversare con lei. Le due cominciarono a fare insieme lunghe
camminate nel bosco al limitare del villaggio e Selene decise di prolungare la
sua permanenza.
Un giorno, mentre le due passeggiavano nella selva, Selene
spiegò a Melissa il motivo del suo solitario pellegrinaggio: era considerata
una strega e la Santa Romana Chiesa era alla sua ricerca, per questo motivo la
giovane stava tentando di allontanarsi il più possibile da Roma, dirigendosi
verso nord. Non sapeva se la Danimarca sarebbe stata la tappa finale del suo
cammino, ma lo sperava con tutto il cuore.
Melissa rimase profondamente turbata da quella notizia:
perché mai qualcuno avrebbe dovuto considerare una ragazza a modo come Selene
una strega?
“Conosco i segreti delle erbe e dei fiori, Melissa. Per
molti questi segreti sono rivelati soltanto agli adoratori del demonio, ma non
è a Satana che io sono devota”. Rispose Selene, una volta che Melissa ebbe
espresso i suoi dubbi.
“Ma non sei nemmeno cristiana, mi sbaglio?” Domandò la mora.
“No, non ti sbagli. Sono un’adepta della dea Lilith.”
Rispose Selene.
Melissa sapeva che cosa sarebbe stato giusto fare, almeno
secondo l’educazione ricevuta: sarebbe dovuta correre al villaggio per
raccontare a Don Jorge, il prete, ciò che aveva appena scoperto.
Ma non lo fece. Spinta dalla curiosità, ma anche dalla stima
che nutriva per la coraggiosa Selene, domandò: “Di che cosa si tratta?”.
Fu così che Selene avviò Melissa al culto di Lilith, la venus
aversa: una creatura forte ed indomita, che gli uomini temevano ma al
contempo desideravano. Le due eressero un rudimentale altare in una radura del
bosco, dove potevano praticare le loro funzioni indisturbate.
Non solo. Melissa scoprì, con suo sommo stupore, di avere
delle sorprendenti doti divinatorie, che si rivelarono quando Selene le propose
di osservare il futuro attraverso una sfera di cristallo che la giovane bionda
portava sempre con sé: inizialmente Melissa riuscì a prevedere eventi che si
svolgevano qualche istante dopo, per poi arrivare a preannunciare fatti che
sarebbero accaduti ore, giorni e, infine, settimane dopo. Selene decise quindi
di cedere il suo mazzo di tarocchi a Melissa, che aveva capacità divinatorie
decisamente superiori alle sue.
Ma ciò che Selene non aveva previsto, nemmeno attraverso la
divinazione, era il sentimento che sarebbe nato tra lei e Selene: la loro
amicizia si tramutò in un legame ben più profondo, quasi simbiotico. Con non
poco stupore, Melissa si accorse che desiderava Selene e che la sua amica
contraccambiava i suoi sentimenti: fu naturale cominciare a scambiarsi
effusioni, via via sempre più passionali.
Anche se le voci sul suo conto aumentavano, Melissa non se
ne curava: per la prima volta nella sua vita si sentiva in pace con se stessa,
priva del senso di oppressione che aveva sempre avvertito fino ad allora.
“Il tarocco della Luna.” Osservò Toag il Fauno, riportando
Melissa alla realtà.
“Già, è tutto ciò che mi è rimasto.” Rispose la giovane,
mentre gli occhi le divenivano lucidi.
Se solo Selene non fosse dovuta partire per andare in cerca
di erbe rare! Melissa sapeva che la sua amata aveva voluto lasciarla nel
villaggio perché la credeva al sicuro, ma così non era stato!
Don Jorge l’aveva accusata di stregoneria presso il
tribunale della Santa Inquisizione e delle guardie l’avevano catturata e
condotta fino a Copenhagen, in attesa di arderla sul rogo per i suoi peccati.
Melissa era stata rinchiusa in cella con Toag, un fauno che
aveva disubbidito al decreto del Concilio di Trento che prevedeva la cacciata
delle creature pagane nel sottosuolo. Toag era riuscito a sfuggire alla cattura
per diverso tempo, fingendosi un caprone qualsiasi, ma era stato scoperto e
catturato. La sua pubblica esecuzione avrebbe riscosso un notevole successo.
“Non temere, adepta di Lilith! Potranno sottrarci i nostri
corpi, ma il nostro spirito sarà libero fino alla fine dei tempi!” La rincuorò
il fauno, rivolgendole un sorriso virile.
Melissa era grata a Toag per non averla mai violata, come
invece avevano più volte tentato di fare le guardie. Il fauno aveva
immediatamente letto negli occhi di Melissa l’amore assoluto che provava per
Selene, ed aveva deciso di rispettarla: la giovane era coraggiosa ed aveva lottato
fino alla fine per difendere la sua libertà, Toag non poteva che apprezzare una
scelta di vita così simile alla sua.
Melissa osservò più attentamente il tarocco, notando che era
rovesciato: la Luna Nera. La mancanza di guida, lo smarrimento, il caos: quale
raffigurazione migliore per lo stato d’animo della giovane, rinchiusa tra
quelle gelide ed umide mura, destinata ad uscirne soltanto per andare al
macello?
Toag rizzò improvvisamente la testa, allarmato. “Che
succede?” Domandò Melissa, stupita dal comportamento del fauno.
“C’è qualcosa che non va, non senti questo trambusto?”
Rispose il fauno, alzandosi e raggiungendo rapidamente la porta della loro
cella.
Melissa rimase in ascolto: nei corridoi generalmente si
udiva soltanto il suono dei lamenti dei prigionieri, mentre ora le urla erano
più numerose e si stavano intensificando. All’improvviso nel corridoio calò il
buio più totale.
Melissa balzò in piedi, spaventata. Cosa diamine stava
accadendo? Avevano deciso di portarli al rogo, celando il loro trasporto alla
vista degli altri prigionieri?
“Toag, dove sei?” Domandò la giovane, cercando il suo
compagno di sventura. Il fauno le fu subito accanto, ma non proferì parola: era
in ascolto, attento a non farsi sfuggire alcun suono.
Le urla rimbombavano per i corridoi bui e nessuno riusciva a
capire che cosa stesse succedendo. Il caos regnava sovrano e lo smarrimento
sembrava non essersi impossessato soltanto dei prigionieri, ma anche delle
guardie.
All’improvviso Melissa trattenne il respiro: una debole luce
era comparsa dinanzi alla grata della sua cella e qualcuno stava armeggiando
con un pesante mazzo di chiavi. Toag si era buttato a terra, in preda ad un
pianto sconsolato.
“Toag, che ti prende? Ti prego, non fare così!” Disse
Melissa, andando in soccorso al fauno: non c’era alcun motivo plausibile per il
suo improvviso cambio di comportamento!
La porta della cella si aprì e Melissa non poté trattenere
la sua meraviglia: Selene era sulla soglia della porta, con una torcia nella
mano sinistra e una spada, la cui lama era sporca di sangue, nella destra.
“Selene, amore mio!” Esclamò Melissa, abbracciando l’amata,
che dovete allargare la braccia per evitare che la spada e la torcia
danneggiassero Melissa.
“Melissa, sono così felice di averti ritrovata! Ma ora
dobbiamo andarcene da questo luogo infernale!” Disse Selene, sciogliendo
l’abbraccio.
Melissa annuì, per poi spostare lo sguardo su Toag, che era
ancora in preda ai singhiozzi. “Non posso lasciarlo qui!” Esclamò la giovane:
il fauno era stato l’unico ad impedirle d’impazzire durante la prigionia, non
lo avrebbe mai abbandonato!
“Oh, non sapevo che fosse tuo amico! Scusami!” Disse Selene,
facendo ruotare la spada in senso antiorario: subito Toag smise di piangere e
si alzò in piedi, smarrito.
“Per tutti gli Dèi, qualcuno vuole spiegarmi che sta…” Disse
il fauno, prima di venire bruscamente zittito da Selene con un: “Zitto, fauno!
Vi spiegherò tutto quando saremo fuori di qui!”.
Toag rivolse uno sguardo spaesato a Melissa, che gli fece
cenno di seguire Selene fuori dalla cella.
Melissa guidò i due evasi fuori dalla mura della città, in
una piccola stalla abbandonata. La fuga dei tre fu facilitata dalla luna nuova,
che garantiva un’oscurità pressoché totale ed ostacolava la loro ricerca.
Una volta giunte al sicuro, Selene e Melissa poterono
finalmente abbracciarsi e concedersi un lungo bacio, osservato con una certa
perplessità da Toag, che a stento capiva come fosse giunto in quella stalla
abbandonata.
“Come hai fatto a trovarmi?” Domandò Melissa a Selene, una
volta terminato il momento d’intimità.
“Lilith è venuta in nostro soccorso, amore mio! Ella ha
fatto sì che Lype, l’incarnazione della tristezza, mi cedesse la sua spada,
forgiata dal Dio Efesto in persona. Lype è riuscita a percepire i tuoi tristi
pensieri e a localizzarti con precisione, non ho dovuto far altro che seguire
le sue indicazioni.” Spiegò Selene.
“Non so come tu abbia fatto ad introdurti nel carcere, la
guardie erano moltissime!” Intervenne Toag, impressionato.
“Questa spada ha un potere sensazionale: più vi è assenza di
luce, più si potrà indurre angoscia nei propri avversari. Per questo ho dovuto
attendere oggi, il primo giorno di luna nuova, per liberarvi: c’era pochissima
luce e farmi largo tra una folla di uomini urlanti e piangenti è stato
facilissimo! Quando poi sono arrivata davanti alla vostra cella, la spada ha
cominciato a vibrare: l’ennesimo aiuto di Lype e Liltih!” Rispose Selene,
sorridendo in modo vagamente sadico.
“Ora che cosa facciamo?” Domandò Melissa.
“Trascorreremo la notte qui, dovremmo essere al sicuro
finché non sorgerà il sole. Domani dovremo ripartire, la soluzione migliore
credo che sia dirigerci ancora più a nord.” Rispose Selene, dopo aver pensato
qualche istante.
“Che ne dite della Norvegia? Prima di venire catturato mi
stavo dirigendo là. I folletti che ho incontrato dicono che c’è qualcuno che ci
può aiutare!” Propose Toag.
Melissa e Selene si scambiarono una rapida occhiata: in
fondo non avevano più nulla da perdere e se qualcuno poteva davvero aiutarle,
valeva la pena di rischiare.
“Va bene, fauno! Verremo in Norvegia con te!” Acconsentì
Selene.
“Bene, ma smettila di chiamarmi fauno! Il mio nome è Toag!”
Precisò, un po’ seccato, il figlio di Pan. Melissa ridacchiò, divertita.
“Va bene… Toag. Ora però cercate di riposare, siete provati
dalla prigionia e domani ci attende un lungo viaggio!” Disse Selene.
Selene era seduta, vigile. Melissa era sdraiata accanto a
lei e le poggiava la testa sul grembo. Il suo sonno sembrava sereno, anche se Selene
non poteva che domandarsi quali torture atroci avesse subito il suo povero
angelo. Forse se non l’avesse mai fatta cambiare…
Il russare caprino di Toag interruppe le riflessioni della
giovane: era troppo tardi per rimuginare sul passato, ora ciò che doveva fare
era condurre al sicuro la sua amata e quel fauno orgoglioso. Ci sarebbe
riuscita, a qualsiasi costo.
L’angolo
dell’autrice
Allora, qualche nota tanto per cominciare: Il titolo
della canzone è ispirato alla canzone Caged dei Within Temptation,
mentre il nome Toag, dato al fauno, è l’anagramma della parola goat (capra, in
inglese) e richiama l’aspetto caprino della creatura. Infine, Selene è il nome
della divinità della luna.
L’inserimento
del tarocco, del fauno e della luna nuova sono dovuti ai parametri da
rispettare per il contest di Schwarzlight, così come la prevalenza di ambienti
chiusi. La luna e la notte, invece, erano i parametri da rispettare per il
concorso di VaniaMajor. Non appena avrò i banner di “The Indoors Fantasy” li
aggiungerò!
Vi aspetto
per l’ultimo capitolo, dove assisteremo al rapimento di Melissa dal punto di
vista della giovane indovina! A presto,
Carmilla Lilith.
|
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Capitolo 3 *** My Selene ***
My Selene
A
George,
per
avermi ridato quella fiducia in me stessa e nei miei sogni che tanto mi serviva
per ricominciare a scrivere.
Grazie
per avermi supportato (e sopportato) per tutto questo tempo.
Questa
raccolta è per te, con tutto il mio amore e rispetto.
Racconto partecipante al “Sonata
Arctica Contest” indetto da Stareem e classificatosi secondo (su tre, tanto per
chiarire).
Nocturnal
poetry,
Dressed in the whitest silver, you'd smile at me
Every
night I wait for my sweet Selene
But,
still...
Siedo sola, sulla riva del fiume che scorre accanto al mio
villaggio. La notte è placida ed il paesaggio è delicatamente illuminato dalla
pallida luce lunare. Pura poesia, poesia notturna.
La tua immagine affiora spontaneamente nella mia mente, che
si è abbandonata ai ricordi: tu, vestita di bianco che pareva argento,
illuminato dall’astro a te caro. Mi sorridevi dolcemente e ti abbandonavi alle
mie carezze.
Ti aspetto ogni notte, ma sembra invano.
Solitude's upon my skin
A life that's bound by the chains of reality
Would you let me be your Endymion?
I would bathe in your moonlight, and slumber in
peace
Enchanted by your kiss in forever sleep
Posso quasi sentire la solitudine sulla mia pelle e,
nonostante io tenti di fuggire nel mondo dei ricordi e dei sogni, la mia vita è
drammaticamente incatenata alla realtà: tu non ci sei, da quasi un mese non ho
nessuna notizia che ti riguardi, mia adorata Selene.
Mi lascerai diventare il tuo Endimione? So che il nostro
amore è sterile e che mai avremo i loro innumerevoli figli, ma la nostra
reciproca dedizione sarà la stessa.
Vorrei bagnarmi della tua bellezza, così simile alla luce
lunare, e poi poter finalmente riposare in pace, incantata dai tuoi baci
amorevoli. Che il sonno duri per sempre, mi basti averti accanto a me!
But until we unite
I live for that night
Wait for time
Two souls entwine
In the break of new dawn
My hope is forlorn
Shadows, they will fade
But I'm always in the shade
Without you...
Ti aspetterò, Selene, attenderò con impazienza la notte in
cui saremo nuovamente unite. Aspetterò il momento in cui le nostre anime, così
diverse ma complementari, s’intrecceranno, ridonandoci la felicità. Ma per ora
devo affrontare l’arrivo dell’aurora, che infrange i miei sogni e fa svanire le
ombre che mi celavano dalla vista altrui.
Le ombre che avvolgono il mio animo però, non svaniranno
con la luce del sole. Attendono il tuo arrivo, mia luna, per dissolversi al tuo
splendore.
Mi rifugio nella piccola caverna che è divenuta la nostra
dimora, fuggendo dalla dolorosa realtà resa più evidente dalla luce solare.
Serene and silent sky
Rays of moon are dancing with the tide
A perfect sight, a world divine
(...).
La notte ha di nuovo preso possesso del cielo, ora sereno e
silenzioso.
I raggi argentei della luna paio danzare con le piccole
onde che s’infrangono sulla riva del fiume: una scena che osservavamo spesso,
con le mani intrecciate, beandoci di quella visione divina, che rispecchiava un
mondo perfetto, dove potevamo amarci liberamente.
The loneliest child alive
Always waiting (...)
I'm still alone in the dead of night
Silent I lie with smile on my face,
Appearance deceives and the silence betrays
As I wait for the time
My dream comes alive
(...)
And under waning moon
Still I long for you
Alone against the light
Solitude am I
Io,
Melissa, definita la strega, la pazza, l’amante impura. Io, adepta di Lilith,
indovina, innamorata di una donna ebbene sì, sono io che ora mi sento come una
bambina. La bambina più sola tra i viventi. Non faccio altro che attenderti da
quando ti sei dovuta allontanare per andare alla ricerca di alcune erbe così
rare, ma comincio a temere che non tornerai, Selene!
Sono
ancora sola mentre la notte muore e non posso fare altro che abbandonarmi ai
ricordi dei giorni felici che abbiamo trascorso insieme, l’unica gioia che mi è
rimasta in questo periodo così desolato.
Non
posso far altro che giacere a terra, sorridendo mentre m’inebrio del ricordo
della tua figura: i tuoi capelli color dell’oro, i tuoi occhi azzurri e
limpidi, sinceri. Tutto i sentimenti che non riuscivo a provare per gli uomini
li ho provati per te, splendida Selene. Nel silenzio posso quasi udire la tua
voce cristallina e immaginare che tutti i miei sogni stiano diventando realtà.
Sono
sola ad affrontare la luce del giorno, che nuovamente minaccia i miei sogni ad
occhi aperti. Mentre la luna svanisce io, la solitudine, sono ancora qui che
desidero te, Selene.
Hidden from daylight, I'm sealed in my cave
Trapped in a dream that is slowly turning to a
nightmare
Where I'm all alone
Venial is life when you're but a dream
(...)
I cling to a hope that's beginning to fade,
(...)
Mi sono nuovamente rifugiata nella caverna, nascondendomi
dalla luce del giorno. Sono ancora intrappolata nel mio sogno fatto di ricordi,
che però si sta lentamente trasformando nel peggiore dei miei incubi, dal quale
non so come risvegliarmi.
Sono tutta sola, rannicchiata nel mio giaciglio in paglia.
So che mi stanno cercando e che vogliono farmi del male… non so chi siano,
ma so che sono sulle mie tracce. Ma che m’importa di salvare questa mia vita
veniale, se tu non ci sei? Che affondino pure le loro dita nei miei capelli
corvini e ricci, i miei occhi color carbone non verseranno una lacrima.
Il tuo ritorno è l’unica speranza a cui sono disperatamente
aggrappata, Selene, ma questa speranza sta inesorabilmente svanendo. Dove sei amore mio?
Dove?
Ti attenderò per un’ultima notte, amor mio, altrimenti
smetterò di nascondermi dagli inseguitori che di giorno mi cercano
incessantemente. Domani all’alba non mi nasconderò da loro, a meno che tu non
sia tornata da me.
***
In the break of new dawn
My hope is forlorn
We will never meet
Only misery and me
This is my final call
My evenfall
Drowning into time
I become the night
By the light of new day
I'll fade away
Reality cuts deep
Would you bleed with me
My Selene
Siedo
ancora, in riva al fiume: non sono più gli argentei raggi lunari a giocare
sulla riva, ma i tenui bagliori dell’alba che sta inesorabilmente sorgendo. E
tu non sei qui, Selene.
La
mia speranza è stata delusa, non ci incontreremo mai più, sono rimasta sola con
la mia miseria e sto perdendo la voglia di lottare. Non mi nasconderò, non ne
vedo più il senso.
I
passi dei soldati si avvicinano, probabilmente mi hanno già notata, mentre
mescolo il mio mazzo di tarocchi.
Ti
prego, Selene, se mi senti vieni in mio soccorso! Ormai sono un’unica cosa con
la notte e, come lei, svanirò non appena la luce del nuovo giorno apparirà in
tutta la sua luminosa violenza.
Ma
la verità mi appare, netta e dolorosa come un taglio profondo: non arriverai. I
soldati mi circondano e uno di loro annuncia, con voce profonda: “Melissa
Petersen, sei accusata di atti di stregoneria e di amori promiscui. Verrai
condotta a Copenhagen, in attesa di giudizio. Non opporre resistenza o non
garantiremo la tua sicurezza”.
Mi
viene da ridere: so già che non attendono altro che ardermi viva sulla pubblica
piazza, godendo dell’orrenda pena che infliggeranno ad una peccatrice come me.
Ma
tu Selene? Ti sacrificheresti per me? Sanguineresti insieme a me, se ci
uccidessero insieme?
Mi
alzo in piedi, sollevo le mani e i tarocchi scivolano a terra. I soldati mi
legano e mi trascinano al paese, dove mi caricano sgraziatamente su un carro
chiuso, insieme ad altri poveri cristi accusati come me. Non oppongo alcuna
resistenza.
Quando
la carrozza parte, mi accorgo che uno dei miei tarocchi si è infilato nella
manica della mia veste: è il tarocco de La Luna. La mia Selene.
L’angolo dell’autrice
Come
sempre, qualche piccola NdA: dalla relazione tra Selene ed Endimione nacquero
la bellezza di cinquanta figlie (non li invidio proprio). Questa songfic è
ispirata alla bellissima canzone dei Sonata Arctica “My Selene”, dall’album “Reckoning
Night”.
Ringrazio,
come sempre, la giudice Stareem per aver indetto questo contest e per aver
apprezzato questo racconto, che conclude la raccolta “Two souls entwine” (sì,
il titolo della raccolta è contenuto nel testo di “My Selene”). Non temete, le
nostre streghe torneranno, anche se non so dirvi quando (chi mi conosce capirà).
Ringrazio
tutti i lettori per il loro supporto, in particolar modo Hellister, alla quale
devo un harem di fighissimi frontman metal per sdebitarmi del suo continuo
sostegno.
A
presto,
Carmilla Lilith.
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