L'amore di una nuova vita di Danda93 (/viewuser.php?uid=49906)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Risposte... ***
Capitolo 4: *** Preparativi ***
Capitolo 5: *** Scoperte ***
Capitolo 6: *** Sensazioni ***
Capitolo 7: *** Imbarazzo ***
Capitolo 8: *** La cena ***
Capitolo 9: *** Pattinaggio ***
Capitolo 10: *** Orgoglio di demone ***
Capitolo 11: *** Ricordi ***
Capitolo 12: *** Lacrime ***
Capitolo 13: *** Arcobaleno ***
Capitolo 14: *** Rin e Jaken ***
Capitolo 15: *** Inuyasha e Sesshomaru - Protezione ***
Capitolo 16: *** Il lago ***
Capitolo 17: *** Sconvolto ***
Capitolo 18: *** Inuyasha & Co. ***
Capitolo 19: *** Ritorno al presente ***
Capitolo 20: *** La cotta di Mikoto - Il piano ***
Capitolo 21: *** Invito ufficiale - Preparativi ***
Capitolo 22: *** I preparativi di Sesshomaru ***
Capitolo 23: *** Il ballo di fine anno ***
Capitolo 24: *** Amarsi ***
Capitolo 25: *** In partenza per il mare ***
Capitolo 26: *** Tutti in spiaggia ***
Capitolo 27: *** Uniti ***
Capitolo 28: *** Naraku ***
Capitolo 29: *** Il rosario blu ***
Capitolo 30: *** Due nuovi arrivati ***
Capitolo 31: *** Mikoto e Minase ***
Capitolo 32: *** Scontro ***
Capitolo 33: *** Fuga ***
Capitolo 34: *** Akusa - Incontro ***
Capitolo 35: *** Inseguimento ***
Capitolo 36: *** Salvi... Forse ***
Capitolo 37: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 38: *** Nove mesi da balena ***
Capitolo 39: *** Takeru ***
Capitolo 40: *** Famiglia - Parte I ***
Capitolo 41: *** Famiglia - Parte II ***
Capitolo 42: *** Mother ***
Capitolo 1 *** Quando tutto ebbe inizio ***
STORIA IN VIA DI REVISIONE - Mi scuso per chi attende ormai da molto aggiornamenti su questa FF, ma avviso che per il motivo precedentemente indicato, non verranno aggiunti capitoli ancora per qualche tempo. Danda
Un'ombra vagava
solitaria tra gli alberi del bosco finchè non giunse in una
radura, ivi si
fermò. Lo sguardo freddo vagava onde osservare ogni minimo
particolare della
radura, l’ombra avanzò di un passo giungendo alla
luce del sole.
I lunghi
capelli bianchi scintillarono appena il sole vi posò i suoi
raggi, la pelle
diafana del volto faceva risaltare gli occhi affilati color
dell’ambra. Lungo i
lati del viso erano visibili due tagli violacei che si ripetevano a
destra e a
sinistra e sulla fronte una voglia a forma di luna calante; come a
completare
il tutto egli era vestito da un kimono bianco, una corazza e una
pelliccia
bianca adagiata su di una spalla.
Si guardò
attorno infastidito forse
dall’odore di Kagome, la ragazza di suo fratello che lui
tanto odiava,
“se ne
sono andati da poco.”
Osservò tra
sé, eppure sentiva che un poco li invidiava,
perché nonostante tutto erano sempre rimasti uniti.
“tsk!”
Si voltò e
notò una
cosa che fino a quel momento gli era sfuggita, seppur appariscente,
c’era un
pozzo al centro della radura.
“E questo?
Che sia il famoso Pozzo Mangia-Ossa?”
Si chinò a
guardarvi dentro, storse il naso e si sporse un po’ tenendo
le mani
dentro le maniche, forse però si sporse un po’
troppo e, forse per il fato, o
forse per volere di qualcuno, qualcosa di molto forte spinse Sesshomaru
dentro
il pozzo. Una luce blu brillante lo abbagliò e il demone fu
costretto a
coprirsi gli occhi con le maniche del kimono.
§
“Rumi!!”
una voce
dolce fece voltare la ragazza, che fece appena in tempo a distendere le
braccia
per poi ritrovarsi in collo una bimba vestita di rosa con i capelli
rossicci
che sorrideva.
“Ciao
tesoro!”
disse la ragazza
accarezzando la testa della
piccola con la mano,
“volevi
farmi una sorpresa?”
continuò
sorridendo.
“Sorpresa!!”
gridò la
bimba e l’esclamazione fu subito seguita da una risata
argentina che fece alzare la testa alla ragazza.
“Ciao
Rumiko”
a parlare era
una donna coi capelli rossi, alta, snella e di bell’aspetto
che si era
avvicinata alle due ragazze.
“Zia
Harumi!”
gridò
Rumiko sorridendo alla donna.
“Non sono
riuscita a trattenerla...”
mormorò la
donna come a scusarsi del
comportamento della bimba che rimaneva ancora aggrappata alle ginocchia
della
ragazza.
“Nulla, non
preoccuparti.”
Le sorrise di risposta,
“e poi
sappiamo
tutti che Akira è una bimba brava, no?”
la bimba sorrise
guardando Rumiko
“Sì!!
Io sono brava!!” “E allora andiamo a
casa...”
concluse la ragazza
prendendola in braccio. Harumi nel frattempo era tornata a casa
lasciando le
due da sole, si affacciò alla finestra per chiamarle, ma
vedendole rientrare
rimase a guardarle sorridente.
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Capitolo 2 *** Incontri ***
Aprì gli
occhi e
si ritrovò seduto al buio. Stordito si alzò e si
guardò attorno non appena gli
occhi color dell’ambra si abituarono
all’oscurità.
“Ma che
diavolo di posto è
questo?”
alzò gli
occhi e si rese conto che era dentro il pozzo, ma adesso non
c’era più il cielo di poco prima, ma un tetto.
Con un balzo si
sedette sul
bordo di quel pozzo e si scrutò ogni particolare, annusando
ogni odore,
ascoltando ogni suono. Infine uscì dal pozzo e
poggiò i piedi per terra, avanzò
di qualche passo verso la porta aperta del tempio e guardò
fuori, una bimba
giocava in un prato piccolo e senza fiori, lo sguardo freddo del demone
incrociò quello della bambina per qualche istante, ma subito
Sesshomaru si
ritrasse e tornò accanto al pozzo dando le spalle alla porta
e sperando che
quella piccola umana non l’avesse notato.
“Ciao”
s’irrigidì
e si voltò mettendosi sulla difensiva.
La bimba lo guardava
sorridendo, aveva i
capelli rossicci e due grandi occhi verdi, si avvicinò al
demone, mentre lui la
guardava attento ad ogni suo movimento.
§
“Akiraaa!!”
gridava la donna
“dove sei?
Vieni fuori tesoro!!”
sospirò e
guardò la ragazza
vicino a lei.
“La
troveremo zia, sta tranquilla.”
Le sorrise di rimando.
Continuarono
a camminare gridando quel nome in due direzioni opposte, la donna alta
verso la
strada e la ragazza verso il tempio.
“Akira!!”
Esclamò la
ragazza quando se la
vide venire incontro sorridente,
“dov’eri?”
chiese incrociando le
braccia al
petto,
“C’è
un signore nel tempio, è vestito tutto strano.”
mormorò la
bimba
sorridendo e prendendo la manica della ragazza.
“Ah,
davvero?”
“Sì!
È vero
Rumi! Ti dico che c’è!”
Rumiko la
guardò seria,
“Non
è una bugia, vero?”
la
bimba scosse il capo e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Vieni a
vedere!”
Akira
strattonò la cugina per la manica della vestaglia blu e
questa la seguì
prendendola per mano.
§
Sesshomaru era
ancora fermo, in posizione di difesa, quando vide sporgersi di nuovo
quella
bambina, annusò l’aria, no, stavolta non era sola.
Fece uno scatto e si nascose
dietro il pozzo, istintivamente.
“Akira, non
c’è nessuno qui.”
Mormorò la
ragazza lasciando la mano della bimba
“No! Prima
c’era un signore!”
piagnucolò
lei guardandola con gli occhi lucidi.
“E dove si
è nascosto? Dentro il pozzo?”
disse sarcastica la
ragazza, mentre si avvicinava ad esso. Si sporse verso il
suo interno e non vedendo nessuno alzò lo sguardo che
andò ad incrociare quello
di un uomo che digrignava i denti, o almeno sembrava umano. La ragazza
spalancò
gli occhi
“A-Akira...
era... lui?”
mormorò
senza essere capace di muovere un
solo muscolo. La bimba avanzò e guardò il demone
che ricambiò lo sguardo
smettendo di ringhiare,
“Sì...”
sorrise lei prendendo
la mano della sorella. Il
demone la guardò, da capo a piedi, non si mosse
finchè non ebbe la certezza che
non fosse pericolosa, dopodiché si alzò e si
avvicinò a Rumiko. Lei finalmente
disse qualcosa,
“Salve...
Lei deve essere il signore di cui mi ha...”
si
interruppe quando vide che il demone le si era avvicinato di molto e
lei non se
ne era neppure accorta, adesso restava immobile a fissarla,
“Chi
siete?”
parlò
con tono altezzoso, la guardava dall’alto verso il basso. A
quel punto Rumiko
prese coraggio
“Dovrei
essere io a chiederlo a voi!!”
esclamò
allontanandosi di
un passo o due da Sesshomaru che la guardava ancora con lo sguardo di
chi crede
di essere superiore.
“Giusta
osservazione.”
Sentenziò
il demone.
Osservò
ancora
la ragazza prima di parlare, i lunghi capelli neri legati male in una
treccia,
il volto pallido, ma la cosa che più lo colpì
furono gli occhi: ghiaccio, puro
cristallo, brillavano anche nell’oscurità del
tempietto.
“Io, sono
Sesshomaru,
demone e signore delle terre dell’Ovest.”
La ragazza rimase a
bocca aperta per
ciò che aveva appena sentito,
“Ehm...
siete sicuro di sentirvi bene?”
chiese
timorosa, forse pensando che fosse qualche pazzo fuggito da un
manicomio
criminale, a questo pensiero scosse la testa. Viaggiava troppo con la
fantasia.
“Perché
non vi accomodate a casa nostra per questa sera? Oramai è
tardi e non
ci sono più autobus o taxi. A meno che voi non siate venuto
in auto.”
Attese
una risposta, ma notò il viso di lui diventare sempre
più pallido ad ogni frase
che pronunciava, quindi si voltò verso la bimba che li
osservava.
“Tesoro, va
a
dire alla mamma e alla zia che stasera avremo un ospite. E che
preparino una
branda, o qualcosa su cui possa dormire.”
La bimba
annuì e corse via, la
ragazza si avvicinò al demone sorridendo
“Io mi
chiamo Rumiko.”
quindi attese
che lui si muovesse verso la porta indicandola con un gesto della mano
e lui avanzò
uscendo dal tempietto seguito da lei.
“Di
qua.”
Disse gentile lei,
mentre si
avviavano verso casa. Guardandolo meglio era davvero vestito in modo
strano,
buffo, originale, ma alzò le spalle e continuò a
camminare in silenzio.
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Capitolo 3 *** Risposte... ***
La cena si
consumò
in fretta e in silenzio, tutti erano intenti a guardare lo strano
ospite, che
non aveva toccato cibo e che se ne stava fermo in silenzio a guardare
il
piatto. Lo sguardo era freddo e distaccato, a volte arricciava il naso,
ma si
ricomponeva subito. Finita la cena Rumiko si alzò e si
diresse verso camera
sua, Sesshomaru la seguì con lo sguardo e si alzò
non appena girò l’angolo,
seguendola; lei entrò in camera e si sedette sul letto,
“AAAH!!”
urlò
all’improvvisò,
“ma che le
salta in mente??”
chiese guardandolo.
Lui da parte
sua non si aspettava che la ragazza urlasse e si portò le
mani alle orecchie un
po’ seccato,
“non
c’è bisogno che urli, ti sento
benissimo.”
disse calmo
portando di nuovo le braccia lungo i fianchi. La ragazza lo
guardò sbalordita,
“mi ha
seguita in camera mia!! Senza dirmi nulla!! Questo le sembra
normale?”
sbraitò
alzandosi e portandosi di fronte al demone, lui la bloccò
prendendola
per le spalle,
“No, il
fatto che lei stia sbraitando in questo modo mi sembra
non sia normale. Io, per quanto mi riguarda, volevo solo chiederle dove
posso
sistemarmi.”
la guardava negli
occhi, sembrava gentile, lei si liberò dalla
presa e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta e
facendogli cenno di seguirla,
cosa che lui fece, scesero le scale che portavano in cantina e si
ritrovarono
in un posto buio e inospitale, lei si avvicinò ad un tasto e
accese la luce,
lui storse il naso come oramai era sua abitudine,
“Qui?”
chiese incredulo,
“E
dove?”
fece lei sarcastica
“in camera
mia??”
concluse scuotendo il
capo.
Una
branda strana, almeno secondo lui, era posizionata era sistemata
accanto alla
rampa delle scale, non sembrava ospitale, ma il demone, abituato a
sonnecchiare
sugli alberi, la trovò... beh, ‘carina’
forse è un po’ troppo, ‘non
male’. Per
il resto della stanza vi erano scatole di uno strano materiale, lui si
avvicinò
e vi poggiò sopra la mano sollevando una nuvola di polvere
che lo fece
starnutire rumorosamente, Rumiko lo sentì e si
voltò a sorridergli
“Cos’è??”
chiese lui
strofinandosi il naso con la mano
”polvere...”
disse la ragazza
scuotendo la testa,
“io vado a
cambiarmi, lì c’è un pigiama, se si
vuole
cambiare può farlo tranquillamente.”
sorrise e si
avviò verso la rampa salendo
i primi scalini,
“torno tra
30 minuti circa.”
sorrise ancora e
scomparì
completamente dalla vista del demone.
“Tsk! Ma che
posto
è questo? La bottega di Totosai è più
ordinata...”
mormorò tra
sé scuotendo il
capo, indi guardò la veste che la ragazza aveva chiamato
‘pigiama’ e la prese
in mano,
“Mah, io
questa roba non la metto.”
affermò
deciso poggiando la veste
su uno scatolone, il che provocò un’altra nuvola
di polvere e un altro
starnuto, ma stavolta anche la rabbia del demone che si
gettò nel letto
sbuffando nervoso. Si rialzò e sollevò quella che
sembrava una coperta, quindi
si tolse le spade, la corazza e la parte superiore della veste
adagiandole a
terra accanto al letto e si sedette aspettando la ragazza e guardandosi
attorno, dopo circa cinque minuti di attesa si innervosì e
iniziò a camminare
su e giù per la stanza, cinque minuti dopo iniziò
a spostare scatole
starnutendo ad ogni nuvola di polvere che si sollevava, passarono i
trenta
minuti stabiliti dalla ragazza e di fatti la vide spuntare dalle scale
in una
veste diversa dalla precedente, era una specie di kimono maschile e a
guardarlo
meglio sembrava simile a quello che prima aveva chiamato
‘pigiama’.
La osservò,
mentre scendeva le scale,
“ma che
è successo qui dentro?”
chiese guardando le
scatole disposte come un muro di mattoni,
“mi
annoiavo.”
fu l’unica
risposta
del demone.
Lei sorrise guardando
il pigiama che gli aveva lasciato riposto con
cura su uno scatolone, si avvicinò a lui e lo
guardò,
“chi
è lei in realtà?”
chiese cogliendo alla
sprovvista Sesshomaru che si ritrasse e rispose tenendo
gli occhi bassi
“vi ho
già detto chi sono, non intendo ripetermi.”
sentenziò
infine, lei sospirò e gli si sedette accanto fissando il
pavimento polveroso.
“E va bene,
lei è il grande demone Sesshomaru giusto?”
sarcastico il tono di
lei,
“me lo
dimostri allora.”
affermò
guardandolo sorridente. Lui si alzò e
tirò fuori gli artigli scuotendo la mano, dalle unghie
partirono dei fasci di
luce giallastri che distrussero due o tre scatole davanti alla ragazza,
rimase
immobile, scettica,
“illusioni,
è abile.”
disse sorridendo. Lui
sbuffò
spazientito.
“Cosa devo
fare per convincerla?”.
Lei notò
che le dava ancora del
‘lei’.
“Io mi
chiamo Rumiko, non mi dia del ‘lei’ per
favore.”
sorrise
”cosa
deve fare eh?”
guardò le
spade poggiate a terra e lui afferrò rapido la Tokijin.
“Vieni con
me.”
Affermò
risalendo le scale in fretta, lei lo seguì prendendo la
parte superiore
del kimono che lui aveva lasciato a terra ricordandosi che fuori era
buio e non
era più tanto caldo.
“Aspetti.”
corse a prendere la
vestaglia e uscì dietro di
lui, camminarono per un po’ arrivando ad un parco ove si
arrestarono, lui si
voltò a guardarla e lei gli porse il kimono.
“Tsk, io non
sono come te, non
soffro il freddo e il caldo.”
alzò il
capo in segno di superiorità e lei lasciò
cadere a terra la giacca di Sesshomaru, gesto che fece non poco
irritare il
demone.
Con un balzo veloce le
arrivò davanti prendendola per le spalle e
inchiodandola ad un albero che aveva dietro, lei lo guardò
terrorizzata,
“mi
lasci!!”
gridò con
tutte le sue forze, lui le posò la mano sulle labbra in modo
che smettesse di parlare, la Tokijin giaceva a terra
ove prima era il demone, lui ghignò
mostrando i denti affilati e si avvicinò
all’orecchio destro di Rumiko e
sussurrò
“adesso mi
credi?”
lei annuì
spaventata da quell’uomo che la teneva
contro l’albero immobilizzandola.
“Scusi, mi
scusi tanto.”
mormorò
tutto d’un
fiato, mentre lui la guardava soddisfatto negli occhi, lei
sentì il cuore
andare a mille. La lasciò e Rumiko si appoggiò
all’albero per non cadere,
“torniamo a
casa, tu non reggi questa temperatura.”
le guardò i
piedi, lei si
accorse che indossava solo le calze bianche e che non si sentiva
più quella
parte del corpo, un tremito la scosse e lui raccolse il kimono
poggiandoglielo
sulle spalle, poi la prese in braccio e corse verso casa lasciando lei
senza
parole,
'che confusione...'
pensò la
ragazza addormentandosi tra le braccia del
demone.
°°°grazie mille per le recensioni!! non mi aspettavo tanto successo... ^^ °°° |
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Capitolo 4 *** Preparativi ***
Rumiko aprì
gli
occhi mugolando qualcosa, il suono della sveglia era insistente e
fastidioso,
per questo mise alla svelta i piedi per terra e la spense.
Sbuffò. Si alzò dal
letto e si trascinò fino alla cucina, a tavola
c’erano mamma, zia, Akira, ma...
dov’era Sesshomaru?
Guardò le tre con aria interrogativa e le due donne
alzarono le spalle scuotendo il capo, mentre la bimba si
alzò dirigendosi verso
la cugina che se ne stava ancora imbambolata sulla porta fissando il
posto
vuoto,
“Forse
è ancora a letto, lo posso andare a svegliare?”
chiese Akira
impaziente, lei la guardò,
“No, vado
io.”
“Ti prego,
fammi venire con te.”
mormorò lei
facendole gli occhi dolci, Rumi la guardò e prendendola per
mano si
trascinò verso la porta della cantina.
Bussò due
volte, niente. Bussò altre due
volte, ancora niente. Allora decise di entrare, ma fece cenno alla
bimba di
aspettare lì e lei, seppur di malavoglia,
accettò. Rumi aprì la porta e scese
due scalini chiudendosela alle spalle,
“S-Sesshomaru?”
sussurrò
verso il punto
dove aveva posizionato la branda, non udendo risposta scese le scale e
si
avvicinò al letto d’occasione, sorrise, quando
vide il demone che la sera prima
le aveva fatto paura, addormentato, come un bambino. Gli si
avvicinò lenta e
posò la mano destra sulla spalla sinistra di lui,
“Sveglia...”
mormorò
piano
avvicinandosi e scrollandolo delicatamente.
Lui aprì
gli occhi che si trovarono
davanti quelli glaciali della ragazza, si sentì bruciare
dentro e si alzò di
scatto a sedere spaventandola,
“M-mi
perdoni, i-io... non volevo disturbarla, è
che tra poco devo andare a scuola e volevo sapere se ha fame.”
sorrise
timidamente al demone che la guardava freddo,
“Capisco. In
tal caso verrò anche
io con te.”
lei
strabuzzò gli occhi...
”Cosa? A
scuola?”
disse quasi urlando,
“Esatto,
verrò anche io.”
“Ma-ma io...
e poi vestito così...”
balbettava cercando di
spiegarsi,
“Insomma, la
prenderebbero per...”
cercò la
parola giusta, ma
l’unica che le venne in mente fu
“...pazzo...
senza offesa.”
Lui guardò
i
vestiti della ragazza,
“E cosa
dovrei indossare per non sembrarlo?”
chiese
mandando nel panico lei che corse su di sopra facendogli cenno di
aspettare.
Dopo circa 15 minuti
tornò di sotto con delle vesti sul braccio e un paio di
scarpe in mano, per correre giù per le scale
rischiò anche di cadere, ma si
riprese in tempo. Adagiò i panni sulla branda e
sospirò.
“Questa
roba?”
chiese
lui prendendo i vestiti ed esaminandoli con cura,
“Sì,
ma immagino non sappiate
come si mettono.”
lui annuì
guardandola, poi si tolse la parte superiore del
kimono e la posò sul letto,
“Dunque?”
chiese a Rumiko; lei
lo guardò arrossendo
e, Sesshomaru, ebbe un fremito.
“Dunque...
beh... Ah, la camicia.”
affermò
prendendone una bianca dal mucchio di panni, il demone si
alzò e lei lo aggirò,
poi gli prese un polso e gli infilò la mano dentro la
manica, lo stesso fece
con l’altra, poi dovette alzarsi in punta i piedi per
sollevargli i lunghi
capelli argentei e tirargli su la camicia, infine gli tornò
davanti ed iniziò
ad allacciare i bottoni mooolto pazientemente visto che lui non stava
fermo un
secondo e osservava quell’indumento da ogni angolazione
possibile.
Poi venne il
turno dei boxer e dei pantaloni,
“Io li
indosso su di me e lei li deve mettere
allo stesso modo, quando sarò uscita. Va bene?”
spiegò lei
guardandolo, lui
accennò ad un ‘sì’ con la
testa e lei gli mostrò come si infilavano box e
pantaloni, poi si avviò su per le scale
“Mi chiami
quando posso tornare.”
Detto questo
sparì accostando la porta.
Dopo altri 15 minuti
rientrò e lo vide
indaffarato a cercare dritto e rovescio dei pantaloni, vedendolo in
boxer
arrossì violentemente, ma decise di chiedere se avesse
bisogno di una mano e
lui seppur malvolentieri ammise di essere in difficoltà.
Rumiko scese le scale
e si avvicinò al demone dicendogli di sedersi e prendendo in
mano i pantaloni,
sospirò e se li rigirò tra le mani per poi
guardarlo e chiedergli di alzare un
po’ i piedi, lui obbedì e lei gli
infilò i pantaloni.
“Si
alzi”
sorrise e
attese che lui si alzasse, poi pazientemente gli infilò
l’indumento e allacciò
il bottone tirando su la cerniera.
“Ecco, ora
tocca ai calzini e alle scarpe,
che fatica...”
mormorò tra
sé. Prese i calzini e, facendolo risedere, glieli
infilò, lo stesso fece con le scarpe che poi
allacciò.
“Fatto.”
affermò
soddisfatta, guardò l’orologio e si rese conto che
era tardi, scatto su per le
scale e corse a cambiarsi, poi afferrò la cartella e si
affacciò alle scale
chiamandolo, non appena lo vide si diresse verso la porta dopo aver
preso il
pranzo sul tavolo, lo attese impaziente sulla soglia, quando
arrivò rimase
senza fiato (anche se oramai gliene rimaneva ben poco vista la corsa
che aveva
fatto).
Gli aveva fatto
indossare i pantaloni della vecchia divisa scolastica
di papà, gli stava benissimo, la camicia era un
po’ sgualcita, bianca e con due
bottoni aperti sotto il collo, era rimasta imbambolata a fissarlo,
quando si
risvegliò di soprassalto,
“è
tardissimo!!”
esclamò
chiudendo la porta e
precipitandosi verso il vialetto che portava verso la strada,
parcheggiata lì
accanto c’era una bici nera con disegni argentati,
aprì il lucchetto e saltò in
sella, poi guardò Sesshomaru,
“Lei
saprebbe ritrovare la scuola?”
chiese
ansimando, lui annuì e lei si precipitò verso
l’edificio in fretta e furia
pedalando veloce. Giunta lì davanti rimase a bocca aperta,
lui era già lì,
fermo, non era nemmeno spettinato, lei invece era un disastro, la
aspettava a
braccia conserte, mentre richiudeva la bici con il lucchetto, si
avviarono
verso la classe in silenzio, lui osservandosi attorno, sembrava
più rilassato,
lei a testa bassa, agitata più che mai.
°°°questo capitolo mi è venuto un po' così, strano e mi sono divertita soprattutto sulla scena del cambio di vestiti di Sesshomaru, spero vi piaccia... grazie per le recensioni...^^ °°° |
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Capitolo 5 *** Scoperte ***
L’entrata in
classe fu a dir poco catastrofica, ero in ritardo di cinque minuti e il
professore mi incenerì con lo sguardo, come se non bastasse,
quando entrai con
Sesshomaru gli occhi della classe si focalizzarono su di noi,
increduli, mentre
ci dirigevamo verso il professore.
Mi avvicinai a lui in
silenzio e gli chiesi
se poteva uscire un attimo con me e il demone (ovviamente non lo
chiamai
‘demone’ perché mi avrebbe presa per
pazza) e lui acconsentì, uscimmo e gli
spiegai che Sesshomaru ‘Harui’ (questo era il
cognome che mi era venuto in quel
momento) era uno studente straniero che ospitavo e che dovevo portarmi
dietro
ovunque andassi, quindi doveva venire anche a lezione con me.
Gli spiegai
infine che avevo fatto tardi perché aveva cercato la vecchia
divisa del padre
da fargli indossare e che quindi c’era voluto un
po’ e il professore rispose
con un gran sorriso, Sesshomaru era rimasto immobile, freddo e
distaccato
accanto a me per tutto il tempo, mentre io ero intenta a cercare scuse
da
rifilare al prof.
Finita la
conversazione rientrammo in classe sotto gli
sguardi attenti di tutti e, dirigendomi a posto, presi una sedia e feci
sedere
Sesshomaru accanto a me.
Suonò la
campana e
il demone sussultò, ma io pronta alla sua reazione gli presi
la mano,
“tranquillo...non
è nulla...”
mormorai stringendo
forte la mano pallida per poi
lasciarla e alzarmi rimettendo dentro i libri di storia,
“cambio
dell’ora, si
cambia materia. Solo altre cinque ore e poi si torna a casa.”
mormorai ancora
sospirando e tirando fuori il libro di matematica.
Il tempo
passò velocemente
considerato che, circa la metà di ogni ora di lezione, venne
trascorsa fuori da
me, l’insegnante e Sesshomaru per spiegare la situazione.
Finalmente suonò
l’ultima campana, mi alzai rimettendo dentro i libri,
“hai
fame?”
chiesi al
demone che si voltò a guardarmi,
“no.”
rispose secco e si
alzò a sua volta
prendendomi la cartella non appena la chiusi, io arrossii a quel gesto
che a
lui veniva così naturale.
Mi incamminai avanti a
lui sotto gli sguardi gelosi
delle compagne di classe, abbassai lo sguardo e quando lo rialzai vidi
che
Sesshomaru mi osservava, ma non con odio, o freddezza, aveva una strana
sfumatura dolce negli occhi ambrati, avvampai e distolsi lo sguardo, lo
sentii
sogghignare e poi mi superò, arrivando alla bici prima di me.
“Come
si...guida...questo coso?”
chiese lasciandomi a
bocca aperta,
“Primo,
questo
‘coso’ è una bicicletta; secondo, non la
guiderai mai perché è l’unica che ho e
non voglio che si distrugga.”
precisai, oramai gli
davo anche del ‘tu’, lui mi
inchiodò con lo sguardo e io incrociai le braccia al petto
decisa a sostenere
quella decisione. Sbuffai e sganciai il lucchetto mettendolo nel
cestino, poi salii
sulla bici, ma non feci in tempo a sbattere le palpebre che mi ritrovai
seduta
dietro al sellino con Sesshomaru davanti, seduto SUL sellino.
“E ora come
si
fa?”
chiese come se fosse
tutto normale, io gli spiegai, scendendo e
guardandolo, come doveva fare e nel giro di pochi istanti aveva
già imparato,
“a me ci
sono voluti due anni per imparare...”
mormorai sconfortata,
ma lui
fece un ghigno e io risposi con una smorfia, poi salii dietro
aggrappandomi con
un braccio alla vita del demone e con l’altro alla cartella
che mi ero ripresa
poco prima.
Partimmo, ma ci
fermammo circa venti volte e quindi ci volle più
del dovuto per tornare a casa, ma non mi importava.
Una volta nel vialetto
lui
si fermò, scesi e presi il lucchetto dal cestino, lo
allacciai appena scese il
demone e ci avviammo verso casa.
Entrammo ed io mi
avviai verso la mia camera, entrai seguita da Sesshomaru che era
intento a
fissarmi facendomi avvampare, sospirai profondamente prima di cacciarlo
fuori
dalla stanza a spintoni e richiudergli la porta in faccia, lo sentii
ringhiare
ma non ci feci molto caso e mi cambiai d’abito mettendomi un
paio di jeans e
una felpa di lana bianca forse un po’ troppo larga, poi uscii
e andai a
sbattere contro il demone.
Lui mi riprese al volo
impedendomi di toccare il
pavimento e mi ritrovai stretta tra le sue braccia, inerme, mi
divincolai
ringraziandolo e mi avviai in sala dove mi sedetti sul divano prendendo
il
telecomando.
Lo vidi entrare poco
dopo e sedersi accanto a me, indossava ancora
i pantaloni della divisa, ma adesso aveva slacciato, o meglio staccato,
altri
due bottoni della camicia, io guardai le cuciture e lui mi porse i due
bottoncini bianchi, prendendoli commentai sarcastica
“questi
dovrò ricucirteli
sai? Uff, devo insegnarti a slacciare i bottoni...”
Lui ringhiò
piano, ma io
lo ignorai.
A quel punto posai i
bottoni da una parte e accesi la TV, non appena questa
iniziò a
‘parlare’ Sesshomaru scattò in piedi e
si mise a ringhiare accucciandosi come
un leone che sta per attaccare la preda, io feci ruotare gli occhi,
“siediti,
questa è una televisione, ed è un mezzo di
comunicazione.”
Lui sembrò
tranquillizzarsi e si sedette di nuovo guardando il telecomando, glielo
mostrai
e gli spiegai come funzionava, annuiva di tanto in tanto, ma non
parlava,
ignorai anche questo.
Poi per evitare altri
scatti, dopo aver spento la TV, gli mostrai il
telefono, il
computer, il cellulare e tutti i mezzi più o meno
tecnologici che avevamo in
casa, poi gli spiegai con mooolta pazienza che quelle che aveva visto
fuori
erano auto e che erano mezzi per viaggiare e lui continuò a
non parlare,
ascoltando (almeno credo) ciò che dicevo; quando ebbi finito
mi avvicinai al
frigo e presi la brocca dell’acqua, poi presi due bicchieri e
ne versai un po’
su ognuno, gli porsi un bicchiere e lui bevve il contenuto in un sorso,
io lo
imitai.
“Interessante,
ma strana quest’epoca.”
disse finalmente e io
gli
sorrisi mettendo i bicchieri e la brocca ai loro rispettivi posti,
“In
quest’epoca, sei tu ad essere strano, non io.”
sorrisi e lui fece lo
stesso.
°°°in questo capitolo, per comodità, ho utilizzato il punto di vista di Rumiko, e forse d'ora in poi alternerò il punto di vista di lei e quello di lui. ^^ spero vi piaccia...^^ ringrazio tutti ancora una volta e soprattutto un 'grazie' a miloxcamus, che mi segue costantemente, spero che continui così...^^ kisses...°°° |
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Capitolo 6 *** Sensazioni ***
In quel momento
sentii un rumore provenire dall’ingresso e mi affacciai dopo
che Rumiko mi ebbe
preceduto, entrarono le due signore dietro la bimba che corse da Rumiko
saltandole in braccio, poi sorridendo si sporse verso di me, io la
guardai e le
sorrisi, non mi avvicinai e volsi lo sguardo sulla ragazza che mi
sorrise e mi
si avvicinò dando modo alla bimba di stringermi le braccia
al collo.
Rimasi
immobile, non arrossii, ma mi irrigidii e non mi mossi, ero vicino,
troppo
vicino a Rumiko, avevo il petto contro la sua schiena e così
tentai di
allontanarmi, ma Akira mi tratteneva, tsk, e pensare che avrei potuto
farla
fuori con un solo colpo, sia lei che le altre donne, ma non riuscivo a
focalizzare quella volontà nella mia mente e questo mi
rendeva irrequieto,
quando la bimba mi lasciò mi allontanai da loro, di pochi
metri, ma dovetti
farlo, abbassai lo sguardo,
‘chissà
cosa starà pensando Rumiko...’
mi venne
spontaneo chiedermelo, ma scossi la testa e dai miei pensieri mi
riscosse una
voce adulta, di donna,
“Stai
proprio bene con la vecchia divisa di mio marito,
sei andato a scuola oggi?”
mi chiese la madre
della ragazza.
Rimasi immobile, a
fissarla imbambolato per un attimo, poi accennai ad un
‘sì’ con la testa,
Rumiko sorrise e rimise a terra la bimba, io cercai di mantenermi
freddo e
distaccato, anche se mi risultò difficile, ancora di
più quando la bimba,
appena a terra, corse ad abbracciare le mie ginocchia sorridente.
Mi feci
rigido, di pietra e Rumiko, probabilmente resasi conto di come mi
sentivo, si
avvicinò ad Akira e la prese per mano fulminandola con lo
sguardo.
Sospirai.
Quando alzai lo
sguardo le due donne erano sparite e la bimba era andata in
sala a guardare quella... TV... era rimasta solo Rumi che mi guardava
con aria
interrogativa, mi prese per mano e mi trascinò in camera sua.
Chiuse la porta
alle mie spalle e si portò davanti a me, avevo ripreso un
po’ di autocontrollo
e adesso il mio sguardo era freddo, o almeno così
è stato finchè non ho
incrociato quello di lei, dolce, sereno, penetrante. Ansimai e lei mi
si
avvicinò preoccupata poggiandomi una mano sulla fronte,
“Stai
bene?”
chiese, e
quasi non riuscii a risponderle, ma annuii deciso e mi scansai
lasciando che la
sua mano scivolasse via dal mio viso.
“Sarà
così tutti i giorni?”
chiesi poi,
non appena recuperai un po’ di freddezza, e lei si
girò a guardarmi visto che
in quel momento si era seduta ad un tavolo su una cosa che come sedia
non
sembrava affatto sicura e stabile, avrei voluto tenerla in braccio...
ma
dovetti reprimere quel pensiero che si faceva strada nella mia mente.
“Così?”
mi disse,
“A scuola, e
a casa...”
mormorai ripensando
all’abbraccio di Akira e
alla vicinanza alla sua schiena.
Lei sorrise e questo
fece sì che mi voltassi
per reprimere quel sentimento che si faceva strada, quel pensiero,
“A scuola
no, o almeno non credo, ma a casa credo di sì...”
sospirò
rassegnata e così
feci anche io.
“Già,
capisco.”
riuscii a dire solo
questo perché me la vidi
spuntare davanti all’improvviso e sobbalzai, lei forse lo
notò perché iniziò a
ridere e mi prese per mano,
“Facciamo
una passeggiata?”
chiese e io non potei
far altro che seguirla in silenzio.
Uscimmo fuori e
lei era solo in jeans e maglione, quel bel maglione bianco che le stava
grande,
troppo grande, provai l’impulso di toglierglielo, ma
resistetti, lei mi teneva
la mano e questo mi mandava in confusione perché non potevo
mantenere le dovute
distanze.
Camminammo per un
po’ in silenzio e ci ritrovammo in quello che lei
chiamò ‘parco’, c’erano delle
strane sedie, ‘altalene’ mi pare abbia detto,
dove si sedette e iniziò a dondolare, io la imitai ma rimasi
fermo, guardandola
incantato.
Quando si
fermò mi sorrise e si alzò portandosi dietro di
me, mi
voltai e la vidi seduta su una sedia lunga di legno, fissa al terreno
come il
suo sguardo. Mi sedetti accanto a lei, la guardavo, ma non appena
vedevo che
stava per voltarsi verso di me distoglievo lo sguardo.
“Il tuo
mondo mi risulta
sempre più strano.”
mormorai e lei
sorrise. Ancora.
‘Basta!
Smetti di sorridere
a quel modo! Mi fai impazzire e mi fai perdere il controllo!’
fu il mi unico
pensiero. Dopodiché mi voltai verso una signora che passava
con un cane legato
ad una corda che teneva in mano, curioso le chiesi cosa fosse quella
corda.
“È
un guinzaglio, si mette ai cani per portarli a passeggio.”
“Allora
perché io
non ne porto uno?”
lei mi
guardò stupita e io le spiegai che ero un demone
cane.
Lei rise, quella
risata che mi entrava nella testa era dolce.
‘Maledizione’
“Tu qui sei
considerato come persona, umano, e le persone non si
portano al guinzaglio.”
rispose semplice, la
vidi rabbrividire e poi tremare,
d’impulso tentai di aprirmi la camicia, ma senza risultati.
Sospirai abbattuto,
ma mi venne un’idea, le misi un braccio attorno alle spalle e
la tirai a me,
lei mi lasciò fare probabilmente capendo le mie intenzioni,
rimanemmo in quel
modo per un po’.
Lei appoggiata al mio
petto ed io con il mento sulla sua
testa, annusando il suo profumo.
Ad un certo punto mi
alzai, faceva troppo
freddo per lei, la presi in braccio e mi diressi in silenzio verso casa
mantenendo lo sguardo diritto avanti a me nonostante lei continuasse a
chiedere
cosa volessi fare.
Quando arrivammo sulla
soglia la rimisi a terra ed entrammo,
lei si stiracchiò e mi diede la buona notte, io feci lo
stesso. Poi si diresse
verso camera sua, mentre io la guardavo in ogni suo movimento, avrei
voluto
seguirla, ma non lo feci.
Andai a dormire.
Mi distesi sulla
branda, ma non
riuscii a prendere sonno così mi alzai ed iniziai a spostare
quelle scatole,
dopo poco sentii il rumore della porta della cantina aprirsi e poi
chiudersi,
mi voltai con una scatola in mano e la vidi, in pigiama, con una
vestaglia blu
sulle spalle e gli occhi assonnati, scendeva le scale e mi guardava
cercando di
capire cosa stessi facendo.
“Scusa se ti
ho svegliata”
dissi poggiando a
terra
lo scatolone che avevo in braccio.
Lei mi sorrise alzando
le spalle.
“Se non
riesci a dormire parliamo un po’?”
chiese sedendosi sulla
branda e facendomi
cenno di sedersi accanto a lei, ma io mi sedetti per terra, volevo a
tutti i
costi mantenere le distanze.
°°°questo come si può vedere è un capitolo scritto dal punto di vista del nostro carissimo e bellissimo demone, spero vi piaccia... ^^ °°° |
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Capitolo 7 *** Imbarazzo ***
Mi ero seduta
sulla branda, ma non ne sapevo il motivo, non sapevo di che parlare e
aprii la
bocca di sproposito
“Ti piace
qui?”
‘Ma che
stupida!! Perché non stai mai
zitta?’
mi chiesi arrossendo e
abbassando lo sguardo, lui mi sorrise, o almeno
così mi sembrò.
“Bene, anche
se non sono ancora...”
si interruppe e lo
vidi
alzarsi e allontanarsi ancora di più, per poi sedersi di
nuovo per terra,
“abituato a
questi strani oggetti.”
Lo sentii sbuffare e
sorrisi.
“Immagino
che anche io nella tua epoca mi sentirei così.”
“Già.”
abbassò lo
sguardo e poi
lo riportò su di me, io arrossii e mi immaginai i pensieri
di lui, pensai che
dentro di sé ridesse per la mia stupidità,
“beh, allora
io, me ne vado, cioè,
torno di sopra, non ti disturbo ecco.”
‘Ma che
diavolo di discorso era
quello!?!? Oddio aiuto!! Qualcuno mi tappi la bocca prima che dica
qualche
altra scemenza!!!! Mamma mia... meglio che me ne vada.’
Mi alzai e feci per
dirigermi verso la porta salendo due o tre scalini, ma mi sentii
chiamare,
“Non
disturbi, se non hai sonno puoi restare quanto vuoi.”
Mi voltai di scatto e
inciampai come una stupida sul mio piede, persi l’equilibrio
e non riuscii a
riprendermi, chiusi gli occhi in attesa che il pavimento venisse a
contatto con
il mio fondoschiena, ma sentii due braccia riprendermi e stringermi,
aprii gli
occhi, era lui!!
Non potevo crederci!!
Mi aveva ripresa al
volo!!
Come diamine
aveva fatto?
Mi ricordai che era un
demone e mi risposi da sola.
Sorrisi,
mentre mi aiutava a rimettermi in equilibrio, per un attimo mi
sembrò di
vederlo arrossire, ma probabilmente era la luce fioca della cantina che
dava le
allucinazioni.
“Tutto
bene?”
io rimasi imbambolata
a fissarlo, ma lui mi scosse
prendendomi per le spalle,
“Eh? Ah!
Sì, grazie!”
‘Che bella
figura che sto
facendo!! Basta, devo andarmene, allontanarmi prima che dica
qualcos...’
non
feci in tempo a finire il pensiero che le parole uscirono dalle mie
labbra,
incontrollabili.
“Come hai
fatto?”
chiesi, e lui mi
guardò,
“Sono un
demone,
sono molto più veloce di un essere umano, ricordi?”
sembrava mi stesse
prendendo in giro, ma io non mi arrabbiai, aveva ragione a farlo.
“Ah,
già,
giusto.”
si
distanziò da me tornando alla branda e sedendosi, poi mi
guardò
“Allora,
parliamo o torni a letto?”
chiese e io scossi la
testa,
“Torno a
letto.”
sorrisi imbarazzata e
salii le scale in silenzio, prima di chiudere la
porta mi voltai,
“Buona
notte.”
Mormorai certa che mi
avesse sentito.
Poi chiusi
la porta e tornai a letto, rossa come un peperone.
Quando la mattina
mi svegliai, ero sul letto, stesa sopra le coperte con la vestaglia
accanto. Mi
misi a sedere poggiando i piedi per terra e ripensai alla sera prima,
che
vergogna!
Arrossii, non potei
farne a meno.
In quel momento sentii
bussare alla
porta, mi alzai e la aprii, mi ritrovai davanti Sesshomaru, vestito di
tutto
punto e gli chiesi se avesse fatto da solo,
“No, con la
camicia mi ha aiutato
Akira.”
mormorò e
sembrò quasi dispiaciuto dall’averlo ammesso.
Sorrisi.
“Mi
hanno mandato a chiamarti perché ha detto tua madre che
è tardi e quindi ti
devi alzare.”
Guardai la sveglia
sul comodino, segnava le 13.40. Era
tardissimo! Ma perché avevo dormito tutto quel tempo? Mi
scusai e lo spinsi
fuori dalla stanza chiudendo la porta. Poi mi diressi verso la sedia e
indossai
il maglione e i jeans della sera prima dopo essermi tolta il pigiama,
mi
precipitai fuori e corsi verso il bagno, lui era lì che mi
fissava, ma lo
ignorai.
Dovevo prepararmi.
Un momento.
Perché
avevo fretta?
Era domenica.
Sbuffai e mi arrestai
di colpo in mezzo al corridoio.
Lui mi
guardò con aria
interrogativa e io sorrisi ebete.
“Non ti
preoccupare, mi sono appena resa
conto che non ho fretta...”
risposi anticipando la
sua domanda. Mi avviai verso
la cucina e mia madre era intenta a sfacchinare tra le pentole,
“Dove sono
Akira e la zia?”
lei senza voltarsi
disse che erano uscite a fare compere e mi
chiese se potevo andare a fare la spesa, io annuii e presi la lista e
la
giacca, poi mi voltai verso Sesshomaru,
“Vieni con
me?”
lui mi
seguì senza dire
niente e io lo aiutai a mettere la giacca, sarebbe sembrato sospetto
uno che a
Novembre esce solo con la camicia, spiegai.
Lui non fece storie e
ci dirigemmo
verso il supermercato.
°°°questo capitolo è un po' noioso e non succede gran chè anche se mi sono divertita a scriverlo, ringrazio per le recensioni Kaimy_11...^^ continua a leggere perchè ci sarà una sorpresa...bacioni bacissimi...°°°
|
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Capitolo 8 *** La cena ***
Camminavamo
vicini, ma non troppo per mia scelta e fortuna.
Ogni tanto la guardavo
e mi
perdevo in quello sguardo sognante, dolce, sereno, come il mio non era
mai
stato. Ora guardavo lei e mi veniva spontaneo sorridere, anche se il
mio
istinto di demone mi faceva desistere dal farlo.
Ad un tratto si
fermò e cambiò
strada entrando in una capanna strana, io la seguii distratto e
rischiai di
andare a sbattere su una strana porta di vetro, lei mi vide e
sorridendo mi
prese la mano, mi sentii avvampare. Mi irrigidii, ma lei, pur
accorgendosene,
non lasciò la presa, iniziai a pensare che lo facesse
apposta.
Sospirai.
‘Ma
perché tutto questo deve succedere proprio a me?’
la guardai e poi
spostai gli
occhi ambrati sulle nostre mani, sorrisi senza rendermene conto.
Mi svegliai
solo quando lei mi lasciò la mano per prendere delle cose
strane su dei banchi
bianchi, la osservavo e notai che le stava riponendo in un cestino
verde, non
era di paglia però, senza dire niente glielo presi di mano e
la seguii. Lei
sorrideva ed io mi irrigidivo ogni volta che il suo sguardo dolce si
posava su
di me, era terribilmente imbarazzante dover sopportare quella strana
situazione
per un demone di alto rango come me, sbuffai un po’ irritato.
Quando ebbe
finito si mise il foglietto che le aveva dato sua madre in tasca e mi
trascinò
verso quella che chiamò ‘cassa’,
svuotò il cestino su un tavolo nero e lo
sorpassò iniziando a mettere le cose dentro una busta, man
mano che un uomo
seduto al di là di quel tavolo gliele passava, io li
osservavo curioso, poi la
vidi prendere il ‘portafogli’, lo aveva chiamato
così, ed estrarre dei soldi
dandoli a quell’uomo.
Gli sorrise e lo
salutò, io feci altrettanto, poi vidi
che stava per prendere la busta, ma la anticipai e lei mi sorrise,
“Grazie.”
Il mio cuore, di
solito freddo ed impassibile, ebbe un sussulto e mi dovetti
voltare per non guardarla.
Tornammo a casa in
silenzio, mentre lei sorrideva di tanto in tanto.
Io la guardavo in
silenzio
cercando di mantenermi più freddo e distante possibile.
Quando entrammo lei mi
prese la busta che avevo in mano e la portò in cucina, notai
che in casa non
c’era nessuno, chiesi perché,
“La zia
lavora fino a tardi e la mamma ne ha
approfittato per andare a cena fuori con Akira.”
rispose lei
semplicemente,
sussultai, mi diressi in cantina, quella che ora era la mia stanza.
Mi sedetti
sul letto, ma non feci in tempo a chiudere gli occhi che sentii un
tonfo e un urlo,
mi precipitai su per le scale e corsi in cucina, lei era lì,
in ginocchio per
terra con un coltello davanti, c’erano gocce di sangue e lei
si stringeva la
mano.
Le corsi accanto e la
aiutai a rialzarsi,
“Che
è successo?”
lei mi
sorrise
“N-Niente,
ora passa...”
mormorò
come se tagliarsi fosse la cosa più
normale del mondo.
Si alzò e
prese uno straccio dal tavolo, io raccolsi il
coltello, lo poggiai dove c’era prima lo straccio e tornai a
guardare lei,
preoccupato.
La guardai impotente,
mentre lei si stringeva la mano con quel
pezzo di stoffa, poi mi guardò negli occhi e mi chiese
scusa...
‘Cosa?’
fu il
mio primo pensiero
‘ma...ma...perchè?’
quando glielo domandai
mi rispose che
stava preparando la cena, ma a questo punto avrebbe ordinato una...
‘pizza’.
Io
le sorrisi, cercai di sembrare almeno un po’ dolce, ma mi
riuscì difficile, lei
si avvicinò al telefono e compose un numero.
Parlò per un po’ con non so chi e poi
ripose quello strano aggeggio. Io la guardavo in silenzio, preoccupato,
mentre
lei si medicava in bagno, io dietro di lei.
‘Adesso
sembrerà che tu la stia
pedinando, stupido!’
pensavo tra me, ma non
potevo fare a meno di guardarla,
controllarla, in ogni suo movimento.
Quando sentii suonare
andai io, aprii e
lei sbucò dietro di me dando dei soldi a
quell’uomo, io presi i vassoi di
carta, ci sedemmo sul divano.
Mangiò
velocemente e si alzò per uscire a buttare
quei cartoni, io la seguii sempre, tornammo dentro e lei si diresse
verso una
camera che non avevo mai notato, entrammo,
“Questa
è la stanza di mia madre e
mia zia”
spiegò
aprendo quello che chiamò ‘armadio’, io
mi ritrovai davanti ad
esso, era pieno di quegli strani indumenti che mi faceva portare.
Sbuffai e lei
mi sorrise,
‘Perché?
Perché non la smette di fare così?’
dentro di me si faceva
largo il solito pensiero, mentre la osservavo stretta nel maglione
bianco
troppo largo per lei...no.
Basta con quei
pensieri.
Devo smetterla.
Sbuffai
quando la vidi tirar fuori dall’armadio una giacca simile a
quella che avevo
addosso la mattina, ma più grande, o più spessa.
La guardai curioso e
preoccupato. Lei mi sorrise dolce.
“Domani si
va a pattinare.”
affermò
sorridente.
Rimasi imbambolato a
fissarla.
°°°TA DAH!! il prossimo capitolo per un certo senso sarà tutto da ridere quindi... riscaldate la mascella... XD... baci baci...°°° |
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Capitolo 9 *** Pattinaggio ***
Lo obbligai a
provare giacche invernali per tutta la sera e, non so come, non mi
uccise per
la disperazione.
Ogni volta che
sbuffava, ridevo.
Eppure a volte mi
sembrava
che anche lui si divertisse.
Quando finimmo era
tardi e decisi di andare a
letto, lui fece lo stesso, anche se per un po’ lo sentii
spostare scatoloni giù
in cantina. La notte trascorse tranquilla e la mattina mi svegliai
presto, mi
cambiai indossando un maglione blu e dei jeans scuri, poi mi diressi in
cucina,
preparai la colazione per me e dopo mangiato andai a svegliare
Sesshomaru.
Era
già sveglio,
“Ti ho
sentita quando ti sei alzata”
mi disse, ed io rimasi
a
guardarla, era già da un’ora che era in piedi,
alzò le spalle,
“Ti devi
cambiare, oggi usciamo, te l’avevo detto.”
“Lo so, mi
ricordo...”
mormorò
alzandosi, poi tentò di slacciare la maglia del pigiama che
aveva indossato la
sera prima con il mio aiuto, non ci riuscì e decisi di
dargli una mano.
“Si fa
così”
dissi facendogli
vedere come si slacciavano i bottoni, lui provò diverse
volte, ma le unghie rischiavano di strappare la stoffa, si stava
innervosendo.
Gli slacciai la
camicetta e la posai sul letto, ora era davanti a me, con solo
una canottiera senza maniche e un paio di pantaloni del pigiama,
‘Oddio...’
scossi la testa e lui
mi guardò sorpreso. Sorrisi.
“Metti
questa”
gli porsi un
pullover a maniche lunghe di colore nero, lui lo studiò un
po’, ma poi me lo
rese abbassando lo sguardo, prima che potesse aprire bocca gli dissi,
“è
un
pullover, si infila dalla testa, così”
tentai di arrivare
sopra la sua testa,
ma fu tutto inutile, almeno fino a quando non mi sentii prendere per i
fianchi
e sollevare da terra, arrossii violentemente.
Gli infilai il
maglione sulla
testa e lui mi rimise a terra, sospirai e lo aiutai a mettere le
maniche, poi
gli fece vedere, come avevo fatto la prima volta, come si mettevano i
pantaloni, anche se stavolta avevo scelto un paio di jeans scuri simili
ai
miei, le calze e le scarpe.
Poi uscii dicendogli
di venire su in cucina in
silenzio non appena avesse fatto. Lui annuì ed io mi
dileguai su per le scale.
Dopo poco lo vidi arrivare in cucina tenendosi i pantaloni, imbarazzato
mi
spiegò il problema del bottone e io rimediai allacciandogli
i jeans. Sorrise
come se volesse scusarsi. Io sorrisi a mia volta.
“Hai fame?
Vuoi mangiare
qualcosa?”
gli chiesi, ma lui
disse di no, non gli piaceva il nostro cibo,
alzai le spalle.
‘Se non gli
piace morirà di fame’
Pensai tra me.
A quel punto
eravamo pronti, mi avviai prendendolo per mano verso la porta dopo aver
lasciato un biglietto alla mamma con scritto dove eravamo, presi il
giacchetto
e me lo infilai, poi aiutai lui. Uscimmo.
“Il
palazzetto del ghiaccio è
lontano, forse ci conviene andare in autobus...”
mormorai ferma alla
fermata,
ma lui mi sollevò in braccio,
“Dimmi dove
devo andare, ti porto io.”
con un
balzo arrivò sul tetto di un palazzo.
Io aggrappata alla sua
giacca ero
terrorizzata e guardai il ‘panorama’,
“d-di
là...”
mormorai, gli diedi
indicazioni su dove andare finchè non arrivammo, in soli
dieci minuti, al palazzetto.
Scese in strada e mi
poggiò a terra, sorrise. Io sospirai e ci avviammo
all’interno dell’edificio. Non appena dentro,
mentre lui si guardava attorno,
io andai a chiedere due paia di pattini delle nostre misure, poi tornai
da lui.
“Andiamo.”
sorrisi al demone che
ispezionava i pattini e le lame, soprattutto
queste ultime. Ci sedemmo e lo aiutai a metterli, dopo che mi fui
infilata i
miei. Poi mi alzai,
“riesci a
stare in equilibrio? Non è difficile”
appositamente avevo
scelto una panca vicina all’entrata della pista,
così da
non rendere più difficoltoso il mio compito. Si
alzò e si rimise a sedere di
tonfo in circa due secondi, sorrisi e gli tesi la mano,
“ti aiuto,
demone
orgoglioso.”
scherzai, ma lui non
la prese bene e ritentò, non riuscendoci si
arrese.
Entrammo in pista e la
prima cosa che fece Sesshomaru fu cadere col
sedere sulla lastra di ghiaccio. Soffocai a stento una risata.
“Capita a
tutti
la prima volta, tranquillo...”
non mi fece finire la
frase che era di nuovo in
piedi, era tenace, dovevo ammetterlo. Gli presi la mano e lo trascinai
con
calma lungo il bordo della pista, sorridevo per dargli sicurezza,
eppure
sembrava diffidente. Mi fermai,
“Aspetta, ti
faccio vedere una cosa...”
detto
questo mi assicurai che fosse ben ‘attaccato’ al
muretto e lo lasciai, feci un
giro di pista velocemente e volteggiai davanti a lui, mi
guardò meravigliato,
ma si ricompose subito, feci un salto, e mi fermai lì
davanti, sorrisi alzando
le braccia
“Ta
dah!”
esclamai guardandolo.
Lui sorrise e
tentò di avanzare da
solo, non feci in tempo a fermarlo e mi trascinò per terra,
così mi ritrovai
sotto di lui, paonazza per la vergogna, a pochi centimetri dal suo
viso, si
mise in ginocchio velocemente e rischiò di scivolare di
nuovo, io mi alzai e
gli tesi la mano, ansimavo, ma non era per la performance di poco
prima, era
per... per lui!!
Quel demone mi aveva
fatta impazzire!!
‘Mio Dio...
devo
allontanarmi...’
fu il mio primo
pensiero. In quel momento mi si avvicinarono
due ragazzi e uno di loro mi cinse la vita,
“Ehi
bellezza, perché non vieni a
pattinare con noi? Lascia stare questo rammollito.”
mi disse uno,
l’altro mi
teneva ferma con le braccia, sentii Sesshomaru ringhiare e lo guardai,
avevo
paura, ma non per me, bensì per quei ragazzi che, anche se
maleducati e
fastidiosi, si stavano mettendo contro un essere molto più
potente di loro.
Lui
guardò me e poi inchiodò con lo sguardo i due,
quello che mi cingeva si era
allontanato lasciandomi, mentre l’altro era ancora troppo
vicino. Sesshomaru
fece per avanzare, ma perse l’equilibrio. Lo soccorsi e lo
aiutai, mentre i due
si allontanavano ridendo.
“Meschini,
fastidiosi, maleducati...”
lo guardai,
mentre il suo volto si rabbuiava.
“Non so come
descriverti questo tipo di
gente...”
continuai,
“ma non gli
dare retta, lasciali perdere... sono solo due
stupidi.”
conclusi sorridendogli.
Lui mi
fulminò e si trascinò verso l’uscita,
si sedette sulla panca e con furia cercò di slegarsi i
pattini, lo seguii e
posai le mie mani sulle sue, lo aiutai ancora una volta e questo lo
fece
arrabbiare, si infilò le scarpe e si avviò verso
l’uscita del palazzetto.
Mi
attese irritato lì davanti.
Io lo raggiunsi veloce
e ci dirigemmo verso casa,
stavolta camminando.
Lui non disse nulla.
Nemmeno quando
arrivammo a casa ed
entrammo, si diresse in cantina e restò chiuso lì
fino al mattino seguente.
°°°ehm...chiedo perdono...in questo capitolo Sesshoamru doveva assaggiare la cioccolata calda, ma quando lo scrivevo me ne sono dimenticata... non disperate... nel prossimo capitolo arriverà anche quella... grazie per le recensioni... kiss kiss...^^ °°° |
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Capitolo 10 *** Orgoglio di demone ***
La mattina
seguente stavo ancora steso sul letto, irritato, ferito, quando sentii
dei
passi per le scale, voltai di scatto la testa e la vidi, lì,
ferma a metà della
scala, mentre mi guardava triste e dispiaciuta.
Mi si
avvicinò quando io tornai
con lo sguardo verso il soffitto, in silenzio, ero serio in viso e non
la
guardai, con la coda dell’occhio però notai che
aveva lo sguardo rivolto a
terra, gli occhi sembravano lucidi, mi alzai a sedere e lei fece un
passo
indietro.
“Cos’è?
Hai paura di me?”
chiesi acido, lei si
mise a piangere
cadendo a terra in ginocchio,
‘No! Non
intendevo usare questo tono, scusami! Ti
prego non piangere!’
fu il mio primo
pensiero quando mi inginocchiai accanto a
lei e la guardai,
‘Maledizione,
perché non sto mai zitto?’
rimproverai me
stesso per averla fatta piangere, abbassai la testa e lei probabilmente
mi vide
perché si asciugò le lacrime e posò la
mano sulla mia testa, come faceva quando
accarezzava la piccola Akira, io alzai gli occhi e il volto, mi
guardava,
sorrideva, o almeno ci provava,
“Scusami...”
fu un sussurro il suo,
io
spalancai gli occhi,
“Per
cosa?”
lei rispose
semplicemente, come faceva
sempre,
“per
tutto...”
Rimanemmo in silenzio.
Io sapevo che non
aveva colpa.
Io sapevo che si riferiva al giorno prima, quando mi ero arrabbiato
perché mi
avevano chiamato ‘rammollito’ e lei mi aveva
soccorso.
Ma lei, no, lei non
doveva soffrire a causa mia, a causa del mio stupido orgoglio
demoniaco. Le
sorrisi. La sua mano scivolò sulla mia guancia e mi
accarezzò. Rimasi immobile,
imbambolato, mi risvegliai solo quando la sentii ridere sommessamente,
teneva
l’altra mano davanti alle labbra e la testa bassa, nascondeva
le risate, come
una bimba, la guardai meravigliato e lei se ne accorse,
“scusa...”
sussurrò,
mentre cercava ancora di sopprimere le risate, io la guardai e le posai
la mano
sulla testa, come lei aveva fatto con me. Poi mi alzai e mi voltai,
“Ridi
pure,”
dissi
“me lo
merito.”
Si alzò
anche lei, ma me ne accorsi solo quando
mi sentii stringere la vita dalle sua braccia. Mi irrigidii. Lei si
staccò e si
diresse verso le scale.
“Torno
subito.”
mormorò
chiudendosi la porta alle
spalle.
Rimasi solo, con il
mio imbarazzo e la mia stupidità.
Tornò poco
dopo
con una lastra di metallo in mano, sopra c’erano due
contenitori simili a
tazze, avevo indovinato, erano tazze, sorrisi.
“È
cioccolata calda, ma attento,
scotta.”
mi disse quando ne
presi una in mano, mi sedetti sulla branda e lei si
accoccolò accanto a me, troppo vicina, notai che aveva
ancora addosso il
maglione del giorno prima, e anche i pantaloni erano gli stessi, mi
chiesi il
perché, ma non le domandai nulla. Bevvi quel liquido, era
dolce, caldo, dava
una sensazione strana, lei sorrise guardandomi, mi chiesi
perché e glielo
domandai,
“Ti
è piaciuta...”
affermò,
“ci avrei
scommesso, a tutti piace la
cioccolata...”
fu la sua risposta,
non la capii tanto, ma fui... felice, quando
la vidi sorridere, soprattutto perché poco prima
l’avevo fatta piangere.
Sospirai e posai la
tazza per terra, quando ebbi finito. Lei fece lo stesso,
poi si inginocchiò sulla branda, rivolta verso di me, la
fissai sospettoso e
lei mi obbligò a girare la testa dall’altra parte,
con mio grande dispiacere.
Iniziò a
passare le dita tra i miei capelli, avevo i brividi, ma cercai di
sopprimerli, non potevo mostrarmi debole.........mi arresi e mi
rilassai,
mentre lei mi accarezzava, istintivamente, senza rendermene conto,
inclinai la
testa da un lato e chiusi gli occhi, la sentii cantare in una lingua
che non
conoscevo, il suono della sua voce era dolce, calmo, sospirai diverse
volte,
poi mi stiracchiai un po’, lei lasciò andare i
miei capelli.
Mi voltai a
guardarla.
Sorrideva e aveva
smesso di cantare. Sembrava soddisfatta.
“Cosa
c’è?”
chiesi
“Sono
riuscita a farti distendere un po’, ero venuta per
questo...”
mormorò
sorridendo, mentre abbassava lo sguardo,
“Sei la
prima che
ci riesce, devo concedertelo...”
risposi,
‘Ma che
diavolo sto dicendo? No! Non
dovevo dirglielo! Doveva essere solo un pensiero!’
abbassai lo sguardo e
la
sentii ridere, stavolta, quando la guardai si stava tenendo la pancia e
rideva
a più non posso.
Ero allibito,
sconcertato... ero... meravigliato.
Mi misi a
ridere anche io, ma più piano, mentre lei mi guardava come
l’avevo guardata io
poco prima,
“è
la prima volta che ridi da quando sei qui... è un passo
avanti...”
mormorò
poggiando i piedi per terra. Mi ricomposi subito, non appena
ebbe finito di parlare. Sorrise senza guardarmi, forse mi trovava
ridicolo e
stupido.
“Allora,
è ancora presto,”
sollevai lo sguardo,
“che si fa?
Si esce?”
dissi alzandomi dal
letto.
Lei mi
guardò con un’espressione tra la meraviglia e
l’ammirazione, le sorrisi, tendendole la mano. Quando la
prese la strinsi forte
e la tirai verso di me, mi ritrovai vicinissimo, ero imbarazzato, ma
riuscii,
non so come, a non arrossire. Lei si staccò e, senza
lasciare la mia mano, mi
trascinò di sopra, andammo in camera di Akira, stava
dormendo, Rumiko mi lasciò
quando fummo accanto al letto e si chinò sulla bimba a darle
un bacio sulla
fronte, poi si rialzò. La vidi aprire gli occhi lentamente e
mi avvicinai per
guardarla, in quel momento lei si alzò a sedere e tese le
braccia verso di me,
ero nel panico, non sapevo che fare e mi voltai verso Rumi, mi
sussurrò di
abbracciarla e prenderla in braccio, così feci.
Mi sentii avvolgere da
una
sensazione che nel Sengoku non avevo mai provato, almeno non quando non
ero con
Rin, la abbracciai e Rumiko mi prese la manica portandomi fuori con la
bimba in
collo, ci dirigemmo verso la cucina. La bimba era aggrappata al mio
collo, con
gli occhi assonnati e io mi sedetti, tentando di farle fare la stessa
cosa,
niente, tutto inutile, non si staccava. Sospirai e osservai Rumiko,
mentre
macchinava qualcosa girata di spalle, l’unica cosa che
riconobbi chiaramente fu
l’odore di latte caldo.
“Vieni
tesoro, si fa colazione...”
disse lei quando si
voltò con una ciotola in mano, la poggiò sul
tavolo e fece per prendere in
braccio Akira che però mugugnò qualcosa,
“No, mangio
con Sesshomaru...”
fu
l’unica cosa che capii, guardai la ragazza terrorizzato e lei
sbuffò
spazientita.
“Mangerai
con me e poi tornerai da lui ok?”
propose, ma la bimba
continuava a rifiutarsi, così io, per evitare che iniziasse
a urlare, presi la
ciotola e il cucchiaio in metallo,
“forza,
mangia...”
feci porgendole il
cucchiaio e tenendole la ciotola davanti.
Lei sorridente
iniziò a fare
colazione, pazientai finchè non ebbe finito. Poi porsi
ciotola e cucchiaio a
Rumiko che li mise sul tavolo.
Dopo colazione la
bimba mi trascinò in camera
sua e mi fece vedere tutte le bambole che aveva, fu straziante, non
solo perché
non ero abituato a stare con una bambina tutto il giorno, come magari poteva esserlo Jaken, ma
anche perché, visto
che mi vide occupato, Rumiko ne approfittò per chiudersi in
camera, non la
rividi fino all’ora di pranzo, e quando finirono di mangiare,
sparì di nuovo.
Cercavo di essere
sorridente con Akira, anche perché altrimenti, mi avrebbe
assillato con le domande. Giunse presto l’ora di cena e fui
grato alla madre
della bimba, quando disse che Akira doveva andare a letto subito dopo
il pasto.
Non appena fu a letto,
ne approfittai per rinchiudermi in cantina, iniziai a
spostare scatoloni, ma mi fermai quando trovai una specie di libro dove
c’erano
delle immagini. Mi sedetti sul letto a guardarlo.
In silenzio.
°°°in questo capitolo ho deciso di abusare della pazienza del povero Sesshomaru, ma mi sono divertita a scriverlo...^^ °°° |
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Capitolo 11 *** Ricordi ***
Sentii la porta
aprirsi e la vidi scendere le scale, istintivamente posai il libro
dietro di me
e la guardai,
“Spero che
mia cugina non ti abbia tartassato più di tanto oggi,
scusa se non sono intervenuta, ma ne ho approfittato per fare un
po’ di
compiti...”
disse scusandosi e io
scossi la testa
“Non
preoccuparti...”
spinsi
il libro ancor più dietro e, per sbaglio, lo feci cadere per
terra. Lei lo
recuperò e mi guardò, credo che se avesse potuto
mi avrebbe fulminato, poi
guardò il volume che aveva in mano, sembrava triste,
“Io...
l’ho trovato per
caso e... non credevo, non pensavo... beh, ecco, che ti avrebbe dato
fastidio,
scusa...”
Io, il grande e
potente Sesshomaru che mi scusavo, per la seconda
volta, con un’umana. Sospirai e lei mi sorrise, sembrava
volesse
tranquillizzarmi, e io abbassai o sguardo.
Sedette accanto a me e
aprì l’album
e mi fece vedere delle immagini, chiamandole
‘foto’, che raffiguravano due
persone, lei, bella, in abito bianco, sorrideva, accanto lui, abito
nero,
fiocco al collo dello stesso colore, sorrideva e le dava un bacio sulla
guancia,
“Sono mio
padre e mia madre, il giorno del loro matrimonio, io non ero
ancora nata...”
sospirò e
girò la pagina, c’era una foto con la madre e una
bimba piccolissima in braccio,
“ecco,
questa sono io... ero appena nata, 25
Novembre...”
ancora un sospiro ed
io, automaticamente, le circondai le spalle
con il braccio. Sorrise, ma tenne lo sguardo fisso sulla foto, si
accoccolò
poggiando la testa al mio petto, rabbrividii, mi resi conto che quelle
foto le
facevano solo male e così presi in mano l’album e
lo poggiai dietro di lei. Mi
sorrise,
“Sai, non ho
mai conosciuto mio padre, di lui ho solo quelle foto...
mi dispiace che tu mi abbia vista ridotta così, di solito
non...”
non finì la
frase, scoppiò in lacrime e soffocò il volto
sull’incavo del mio collo, la
abbracciai arrossendo, la mia mano le accarezzò la schiena e
la sentii
rabbrividire, si staccò abbassando lo sguardo e asciugando
le lacrime,
inutilmente.
‘Ma
perché non sto mai fermo?’
mi chiesi,
“Non
volevo...”
mormorai
affranto, oramai non mi preoccupavo più di sembrare il
demone invincibile e
freddo, lei alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime per
l’ennesima volta, e mi
sorrise. La ammirai per questo, riuscì a sorridermi e a
consolarmi.
Mi alzò il
volto con l’indice e mi guardò scandendo bene le
parole,
“Non
è colpa tua... mi
sono lasciata prendere dai ricordi... tutto qui.”
‘Stai calmo,
non puoi, lo
sai che non puoi...’
mi sforzavo di non
cedere all’impulso di baciarla, di
posare le mie labbra su quelle morbide e calde di lei, cercai di
resistere. Con
tutto me stesso. Non ci riuscii. In un impulso di follia mi sporsi in
avanti e
la baciai. La abbracciai forte e lei non si oppose,
‘Stupido...’
fu il mio
unico pensiero.
La baciai e lei
baciò me.
Rimanemmo in quella
posizione per non
so quanto tempo. Poi lei si allontanò, abbassò lo
sguardo e si voltò dall’altra
parte, mi girò le spalle, io la abbracciai da dietro e le
sussurrai
all’orecchio destro,
“Scusami...”
lei si
voltò e sfiorò il mio mento con il
naso, rabbrividii, mi guardò e sorrise, uno dei suoi sorrisi
semplici, dolci,
naturali. Mi allontanai io stavolta,
‘Non sono
degno di un essere delicato come
lei...’
pensai sconsolato,
forse me lo si leggeva in faccia, maledetto
autocontrollo, se ne va sempre quando non dovrebbe. Sospirai, poi
sussultai
quando mi si avvicinò e mi prese le mani tra le sue, la
guardai negli occhi,
quegli occhi di ghiaccio, dolci, delicati, riuscii a sorriderle, non so
nemmeno
come, lei mi abbracciò e poi si alzò.
“Vai a
nanna, demone...”
scherzò, ma
io
la tirai a me e la feci sedere di nuovo.
“Rimani...”
fu l’unica
cosa che
riuscii a dire.
Come risposta, ottenni
solo un no silenzioso e un bacio sulla
fronte, sbuffai rassegnato e la guardai andare di sopra sorridendole.
Lei mi
aveva detto di dormire, ma io non credo l’avrei fatto, avevo
molte cose a cui
pensare quella notte.
°°°grazie per le recensioni!! vi adoro, questo capitolo è un po' corto, ma è carino, e finalmente accade che.........^^ °°° |
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Capitolo 12 *** Lacrime ***
Mi voltai, ero in
cucina e stavo preparando dei pancakes per me e Akira, la mamma e la
zia erano
fuori, avevano detto che sarebbero andate a far compere per me, Akira e
Sesshomaru, rimasi sbalordita da quell’ultimo nome che
pronunciò mia madre.
Di
lì a poco avrei svegliato la bimba, ma non appena mi girai,
lui era lì,
appoggiato al muro, con il pigiama addosso, si era cambiato la sera
prima
pensai, mi sorrideva, mentre teneva le braccia incrociate sul petto,
sorrisi a
mia volta.
Non mi mossi, non ce
ne fu bisogno, si avvicinò e mi fece voltare
del tutto. Lo guardai e mi abbracciò, ricambiai
l’abbraccio sorridendo e
chiudendo gli occhi, poi provai a staccarmi da lui, maledetto ripiano
dei
fornelli, mi bloccava la strada, ero incastrata, il che, da una parte
mi
piaceva visto che ero tra il mobile e il demone, ma
dall’altra mi imbarazzava.
Cercai di spostarmi, ma lui mi trattenne cingendomi la vita con le
braccia, mi
sollevò da terra e mi fece sedere sul ripiano, rimasi
sbalordita da quel gesto.
Tenevo le gambe
‘allacciate’ dietro la sua schiena e le braccia
attorno al suo
collo, gli accarezzavo i capelli, quando lui si avvicinò e
mi posò un bacio
sulla punta del naso, sorrise malizioso, io rabbrividii e, forse per
questo, mi
lasciò soddisfatto, tornando in cantina.
Rimasi imbambolata per
non so quanto
tempo, seduta sul ripiano della cucina, a bocca aperta, poi, quando mi
svegliai
corsi subito a chiamare Akira che stava ancora dormendo, la dovevo
portare da
una sua amichetta e la strada era lunga per arrivarci.
Sbuffai, mentre lei si
preparava, ed io finivo di vestirmi, visto e considerato che, in
cucina, ero
vestita solo con i jeans e il reggiseno, il che mi rese ancora
più paonazza.
Mi
infilai uno dei miei maglioni, grande, morbido, di lana, bianco, mi
piaceva perché
potevo entrarci dentro tre volte, prima di riempirlo del tutto, mi
arrivava
quasi alle ginocchia e le maniche me le ero fatte accorciare da una
sarta,
oltretutto aveva un collo ampio che lasciava scoperte le spalle.
Quando Akira
fu pronta la spedii in cucina a fare colazione e mi diressi verso la
cantina,
sentii delle imprecazioni e aprii la porta precipitandomi
giù per le scale,
preoccupata, la scena che mi si presentò fu a dir poco
comica.
Sesshomaru, che
era riuscito a togliere i pantaloni del pigiama, e ad infilarsi quelli
che gli
avevo dato, stava cercando di slacciare la maglia, ma senza successo,
quando mi
vide si voltò a testa bassa e io mi misi davanti a lui,
sorrisi,
“Ancora non
hai imparato?”
scherzai, ma lo vidi
rabbuiarsi,
“guarda che
scherzavo...”
mormorai, mentre lo
aiutavo a mettere un maglioncino nero a collo alto, avevo
messo a lavare gli altri vestiti, così gliene avevo
procurati dei nuovi. Mi
sorrise,
“Lo
so...”
fu l’unica
cosa che mi disse, mentre lo prendevo per mano
e lo trascinavo, come mio solito, su per le scale, fino alla cucina.
Non appena
la bimba lo vide, scese dalla sedia e gli corse incontro abbracciandolo
alle
ginocchia, lui si abbassò e le accarezzò il capo,
poi le diede un bacio sulla
fronte, sembrava più...delicato, sensibile dopo il nostro
bacio.
Quando Akira
finì di mangiare uscimmo e la accompagnammo da Sagumi, la
sua compagna di
classe, per poi tornarcene a casa insieme.
Durante il tragitto di
ritorno, mi
tenne la mano, io mi accostai a lui e rimanemmo in quel modo fino alla
destinazione, poi ci staccammo per entrare.
Lo vidi dirigersi
verso la mia
camera, ma non lo seguii subito, prima dovevo chiudere la porta e
togliermi la
giacca, quando lo raggiunsi era disteso sul mio letto, guardava il
soffitto e
teneva un ginocchio piegato verso l’alto, mentre
l’altra gamba era distesa, mi
avvicinai e vidi che stava ‘disegnando’ dei cerchi
in aria, con le dita delle
mani, lo guardai e aprii la bocca per chiedergli cosa stava facendo, ma
lui non
mi fece parlare, mi afferrò per un braccio e mi
tirò a sé costringendomi a
salirgli sopra, ora ero vicina, troppo vicina, anche se non mi
dispiaceva
affatto, arrossii diventando di un qualche rosso acceso immagino.
Sorrise e si
avvicinò al mio viso, le nostre labbra erano vicinissime, io
mi avvicinai
ancora un po’ e ci baciammo; un bacio lungo, intenso, dolce,
avevamo entrambi
gli occhi chiusi, forse pregando che quel momento non finisse mai, ma
purtroppo, dopo un po’ lui voltò il viso verso
destra, ansimava e mi sembrava
fosse arrossito un po’.
Gli sorrisi e lui mi
guardò di nuovo.
Rimanemmo in
quella posizione imbarazzante, immobili, in silenzio, per non so quanto
tempo,
ascoltavo il suo respiro e lui ascoltava il mio.
Fu lui ad interrompere
quel
silenzio.
“Mi hai
cambiato,”
sussurrò
abbracciandomi forte,
“non so come
hai
fatto, ma l’hai fatto, mi hai cambiato, hai cambiato il mio
modo di essere. La
mia indole demoniaca si sta indebolendo, e questo, se
deciderò di rimanere qui,
sarà un bene, ma se deciderò di tornare nel
Sengoku, beh, potrebbe essere
fastidioso...”
concluse.
Restai di sasso.
‘Vuole
tornare nella sua epoca, vuole
tornare nella sua epoca, vuole tornare nella sua epoca...’
solo quelle parole
mi risuonavano nella mente, mi alzai a sedere sul letto, di scatto,
ansimavo,
lo sguardo era fisso nel vuoto, non pensavo a niente.
Lui si sedette
tenendomi
tra le gambe, mi abbracciò e mi baciò il collo,
non rabbrividii stavolta, non
ne ero in grado, cercai di alzarmi,
“vuoi...
vuoi andartene... no, non ci
credo...”
mormoravo
divincolandomi dalla sua presa, non mi lasciava,
“lasciami
subito!”
esclamai chiudendo gli
occhi, lui mi obbedì, anche se non ne so il
motivo.
Mi alzai e andai a
sedermi sulla sedia davanti a lui, mi coprii il
volto con le mani, ero in lacrime, singhiozzavo... lui era seduto
davanti a me,
immobile, aveva le mani protese verso di me, con i palmi verso il
basso, come
se volesse rimediare ad una qualche ferita, era sofferente in volto, io
tra le
dita delle mie mani potevo vedere chiaramente la tristezza nei suoi
occhi.
“No,
non... non ho ancora deciso, non lo so, mi sono affezionato a questo
posto.
Alla piccola Akira, a tua madre, a tua zia, ma soprattutto...”
sospirò e
si
prese il volto tra le mani,
“mi sono
innamorato di te.”
Alzai lo sguardo verso
il demone, lo guardi e mi inginocchiai davanti a lui prendendogli le
mani tra
le mie.
Il mio sguardo era
vuoto, smarrito, ma sorridevo.
Riuscivo a
sorridergli, come sempre.
Gli circondai la vita
con le braccia e strinsi forte,
soffocavo il viso e le lacrime sul suo maglione.
Piangevo.
Lo sentivo, mentre
mi stringeva a sé
“Non ti
preoccupare, non piangere, per favore...”
sussurrarmi
di continuo quelle parole, e io piangevo ancora di più.
Ci interruppe solo il
rumore della porta d’ingresso che si aprì e si
chiuse subito dopo, erano
rientrate la mamma e la zia, mi alzai e asciugai il volto, poi mi
voltai verso
Sesshomaru e gli sorrisi, dolce, più che potevo, mi prese la
mano e me la
baciò.
Quando mi
lasciò andai incontro alle due donne, sorridente come sempre.
Non sospettarono nulla.
Quello rimase il
nostro segreto,
per sempre.
°°°lo so, non piacchiatemi, la fine di questo capitolo è triste, ma suvvia!! siate fiduciosi!!non so darvi alcuna anticipazione perchè non so nemmeno io come mandare avanti questa storia, uhm..... che dilemma... kiss kiss...^^ °°° |
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Capitolo 13 *** Arcobaleno ***
Dopo quella sera,
non la toccai più, non le tenni nemmeno la mano durante il
percorso da casa a
scuola, lei adesso andava in bici e io beh, a volte non andavo, altre
invece
andavo camminando.
Vederla era diventato un dolore sia per me che per lei, la
guardavo di sottecchi e il suo volto era buio, lo sguardo vuoto,
assente.
Io,
d’altro canto, non potevo non capirla, era colpa mia se stava
in quel modo,
eppure non sapevo che fare, dopotutto lei sapeva.
Sapeva che per la mia
natura
sarebbe stato meglio tornare nel Sengoku, avrei potuto perdere il
controllo e
provocare una strage nella sua epoca; e poi di là mi
aspettavano Rin, Jaken, il
mio mondo, io, non sapevo cosa scegliere.
‘Cosa si
sceglie tra cuore e
cervello?’
era la domanda che mi
uccideva.
Una mattina ci
incrociammo in
corridoio, lei a testa bassa, io la guardai e alzò lo
sguardo, mi persi in
quegli occhi grigio perla senza rendermene conto, o meglio, me ne
accorsi solo
quando lei mi sorpassò e si chiuse in camera, io rimasi
lì, ferma, a guardare
il nulla, solo con la mia coscienza che mi tartassava, maledizione.
Girai i
tacchi e mi diressi verso camera sua.
Era caldo
perché eravamo in Giugno, erano
passati ben sette mesi da quando avevamo litigato e io decisi che era
il
momento per noi di parlare, bussai le nocche sulla porta di legno,
sentii un
tonfo sordo e un ‘ahi!’ di seguito, poi
più nulla, io resistetti all’impulso di
entrare per controllare, vidi la porta aprirsi,
“so che sei
tu, entra...”
sapeva, sapeva che le
avrei parlato della mia epoca, di Rin, di Jaken, ma non
voleva mandarmi via, rimasi fermo sulla soglia, con la porta che
nascondeva
metà del mio corpo, lo sguardo basso,
“entra o
vattene...”
concluse fredda, io
mi sentii trafitto, ferito, vulnerabile, provai l’impulso di
andarmene, ma non
lo feci, avanzai chiudendo la porta alle mie spalle e mi accostai a
lei, fermo
ad un metro di distanza.
Quando si
voltò la vidi, triste, mi guardava, sembrava
stesse per piangere, non riuscii a trattenermi, mi slanciai in avanti e
la
abbracciai forte, rimase immobile, di sasso, non mi
abbracciò, ma non mi
importava, volevo solo sentire il calore del suo fragile corpo dopo
tanto
tempo. Non appena cercò di allontanarsi la lasciai e mi
voltai verso la porta,
in silenzio.
“Vuoi
andartene?”
chiese,
“Non lo so,
volevo solo parlarti, del
Sengoku, e di quelli che mi aspettano...”
sentii un tonfo sordo
e mi voltai, si
era buttata a sedere sul letto e stava strisciando verso il cuscino,
silenziosa,
mi fece cenno di sedermi, e così feci.
Ero di fronte a lei,
seduto, rigido, a
testa bassa,
“Parla
allora, racconta...”
mi incitò,
sospirai, anche se non so
nemmeno il perché.
“Come ben
sai vengo dal Sengoku, sono il demone cane che
governa le terre dell’Ovest, ma da qualche tempo ho iniziato
a viaggiare con un
demone rospo, piccolo, imbranato e fastidioso, ma sopportabile, poco
tempo dopo
l’inizio del mio viaggio, ho incontrato una bimba simile ad
Akira, ma ha i
capelli neri come i tuoi e gli occhi nocciola, sorride sempre e per
questo l’ho
riportata in vita grazie alla Tenseiga, la spada che mi
lasciò in eredità mio
padre, comunque quei due mi seguono ovunque e questo, anche se poco,
allevia la
mia solitudine, ho un fratello, Inuyasha, che viaggia con un gruppo di
umani,
la sua donna ti assomiglia molto caratterialmente, ma non mi piace come
mi
piaci tu, è ovvio.”
Mi fermai un attimo a
guardarla, era immobile, abbracciava
le gambe con le braccia e lo sguardo era fisso su di me, mi sorrise, ma
le sue
labbra tornarono serie subito, continuai abbassando di nuovo lo sguardo.
“beh,
loro sono alla ricerca dei frammenti di una sfera, la sfera degli
Shikon, ma
non so cosa vorrebbero farci, comunque, a me non interessa. Quando ho
attraversato il pozzo, ero solo, Rin e Jaken si erano fermati ad un
villaggio
poco distante e io ne avevo approfittato per passeggiare un
po’, loro non sanno
che io sono qua e forse Jaken è già andato in
paranoia,”
trattenni una risata,
ma mi voltai quando sentii lei che stava per mettersi a ridere, le
sorrisi e
lei sembrò destarsi da quel lungo sonno che
l’aveva resa uno straccio, sorrise,
serena, comprensiva, sembrava mi compatisse, forse si sentiva una...
“scusami,
sono un’egoista, non sapevo che tu avessi qualcuno che ti
aspettava...”
rimasi
di sasso, lei, quella creatura meravigliosa, era tutto, ma non egoista,
scossi
il capo e mi sporsi verso di lei, avvicinai le mie labbra al suo
orecchio,
“Tu
non sei egoista, sono io che sono stupido...”
mi circondò
il collo con le
braccia e strinse forte, feci lo stesso, ma la circondai in vita,
sorrisi.
Quando si
staccò mi prese la mano e si sedette sul letto nella mia
stessa
posizione, fissò il pavimento,
“scusami, io
ero arrabbiata e non mi sono resa conto
che così stavo peggiorando la situazione, se vuoi tornare di
là a me va bene,
cioè, non mi va bene, ma accetterò la tua
decisione pian piano, o almeno
proverò a...”
non la feci finire, le
presi il volto fra le mani e la baciai,
con passione, amore, sì, l’amavo, più
della mia stessa vita forse, la guardai
allontanando le mie labbra dalle sue,
“non me ne
andrò... forse mi allontanerò
per qualche giorno, avvertirò Jaken e Rin che io, beh, ho
trovato l’amore di
qua, e che non intendo abbandonarlo così presto...”
stavolta fu lei a
baciarmi,
poi mi abbracciò forte,
“vorrei che
ci fosse una soluzione per tutto questo, lo
vorrei tanto...”
mi sussurrò
piano. Mi alzai e mi diressi verso la porta
lasciando Rumiko seduta sul letto, mi voltai e le sorrisi, mi
guardò dolcemente.
Tesi la mano.
“Vieni...”
Ci dirigemmo verso la
cucina mano nella mano,
sorridendo, eravamo silenziosi, ma con lo sguardo ci dicevamo tutto.
Lei lasciò
un biglietto alla madre dicendo che sarebbe tornata presto e di non
preoccuparsi, poi si diresse con me verso il pozzo.
Era tornata felice, ne
ero
contento.
°°°ho chiamato così questo capitolo perchè dopo una tempesta c'è sempre l'arcobaleno, e in questo caso, dopo la litigata con Sesshomaru, Rumiko riesce a sorridergli di nuovo come prima... spero vi piaccia...^^ kiss kiss...°°° |
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Capitolo 14 *** Rin e Jaken ***
Arrivammo al pozzo
e mi fermai poggiando le mani sul bordo, ne osservai
l’interno preoccupata,
“E
se non riuscissi ad attraversarlo? E se poi tu, dopo essere arrivato di
là, non
potessi tornare a prendermi? E se...”
mi
abbracciò soffocando ogni mia
possibilità di continuare,
“Non
preoccuparti...”
lo sentii tremare
leggermente, ma ricambiai l’abbraccio dolcemente.
Mi
allontanò sorridendomi, io
voltai lo sguardo verso l’interno buio del pozzo e lui si
sedette sul bordo,
mentre con una leggera giravolta portò le gambe
all’interno di esso, mi sorrise
ancora, ma io non mi mossi, rimasi a guardare quella che mi sembrava
una
voragine e quando lo imitai, goffamente, gli strinsi la mano,
“Non mi
lasciare...”
mormorai senza
guardarlo, lo sentii muoversi
“Mai...”
mi posò un
bacio sulla fronte e si buttò nel pozzo trascinandomi con
lui.
Chiusi gli occhi e
non sentii il terreno per diversi minuti, oppure erano ore?
Avevo perso la
cognizione del tempo, ma ero certa di una cosa, l’unica che
mi interessava, lui
non mi aveva lasciata, mi teneva ancora la mano, sorrisi, o almeno
credo.
“Ahi! Che
male!”
esclamai quando
sbattei il fondoschiena nel terreno duro, aprii gli occhi e lui
era lì, accanto a me in piedi, sembrava fosse atterrato in
quella posizione, mi
teneva la mano e... un momento, stava trattenendo una risata?!
Mi alzai
lasciandogli la mano e mi voltai fingendomi offesa e incrociando le
braccia al
petto, mi sentii stringere da dietro, poi un respiro accanto
all’orecchio
destro, con la coda dell’occhio vidi che stava sorridendo
beffardo, sbuffai e
lui mi strinse ancora di più, ora iniziavo a respirare con
difficoltà, tanta
era la forza del demone, tossii e lui si allontanò
visibilmente mortificato, mi
voltai e sorrisi,
“Non
è nulla, ma dovresti imparare a dosare la forza, non
sono mica indistruttibile come te, io.”
mi guardò
triste,
“Scusami...”
gli
diedi un bacio sulla fronte coperta dalla frangia, al centro, dove
aveva la luna,
poi alzai lo sguardo e notai che si vedeva il cielo, avevamo
attraversato il
pozzo!
Lo guardai,
“come si
esce da qui?”
chiesi cercando una
scaletta come
quella del pozzo nella mia epoca. Mi sentii prendere tra le braccia e
lo vidi
spiccare un salto, si sedette sul bordo sorridendo,
“così...”
disse poi
scavalcandolo e facendomi poggiare i piedi per terra, mi guardai
attorno
letteralmente a bocca aperta, un prato enorme, circondato da un bosco,
fiori di
tutti i tipi e colori, l’aria era fresca e respirai a fondo,
“ti
piace?”
mi
risvegliai con un sussulto, poi lo guardi, stralunata,
“sì...nella
mia epoca
non ci sono posti del genere...”
la sua aria divenne
preoccupata,
“non dovrai
mai andare da sola in giro, dovrò esserci sempre io con te,
o alla peggio qualcuno
come Rin o Jaken... Non ti venga in mente di fare un giretto da sola,
qui non
siamo nella tua epoca e i demoni non sono tutti come me...”
mi guardò
serio e
io annuii, sospirai e gli diedi le spalle, d’un tratto mi
venne un’idea.
Sorrisi e mi lasciai
cadere all’indietro, mi sentii afferrare e subito dopo
un’imprecazione a bassa voce,
“Che ti
salta in mente?”
mi guardava sconvolto
tenendomi tra le braccia, io sorrisi ancora,
“Nulla, era
un esperimento.”
conclusi allungando il
collo per dargli un bacio, lui si allontanò con la
testa, poi mi posò a terra e mi guardò negli
occhi, sorrise,
“non sia mai
che
non ti dia un bacio...”
disse ad un centimetro
dalle mie labbra, mi sentii
avvampare quando mi baciò, dolce, passionale, travolgente,
tremai violentemente
e lui forse credette fosse un male perché
allontanò le sue labbra dalle mie e
girò la testa da un’altra parte,
“dobbiamo
andare a cercare Rin e Jaken.”
aggiunse poi serio, io
sbuffai di rimando.
Camminammo a
lungo, non so quanto, ma mi facevano male le gambe quando arrivammo ad
un
villaggio, sospirai sollevata e mi sentii sollevare, appunto, da
Sesshomaru,
“ti porto
io.”
non replicai, non ne
ero in grado.
Gli strinsi le braccia
attorno al collo e ci dirigemmo verso le capanne, c’era un
gran trambusto,
donne e bambini ovunque, di uomini ne vidi pochi, probabilmente erano
al
lavoro, vidi degli anziani che giocavano con dei bimbi, ma una bimba in
particolare mi colpì, era con un ‘coso’
verde, forse un demone anche lui, e si
dirigevano verso di noi, Sesshomaru mi posare i piedi a terra,
“Rin,
Jaken...”
era più
freddo, lo guardai sorpresa, non mi guardò, non
finchè i due non furono
vicini a noi.
“Lei
è Rumiko... Rin, te la affido finchè non
torno.”
sorrise
alla bimba che corse ad abbracciarmi,
“sì
padron Sesshomaru.”
affermò
decisa la
bimba prendendomi per mano, le sorrisi e mi chinai a darle un bacio
sulla
fronte,
“grazie Rin,
puoi chiamarmi semplicemente Rumi se ti va ok?”
lei
sorrise più di prima,
“diventerai
la mia mamma?”
chiese facendomi
avvampare,
“Rin,
smettila di disturbare milady Rumiko!”
mi voltai verso il
demone e gli
sorrisi,
“Non fa
niente, non si preoccupi...”
mormorai stringendo a
me la bimba
e prendendola in braccio.
Sentii Jaken sbuffare,
mi voltai verso Sesshomaru,
sorrideva sotto i baffi, lo fulminai,
“Potrei
parlarti?”
chiesi poggiando a
terra Rin, che mi guardò a bocca aperta, non ci feci caso.
Attesi risposta dal
demone, che annuì e si diresse verso il bosco lentamente, lo
seguii e quando si
fermò, si voltò a guardarmi, sorrisi.
“Posso farti
alcune domande?”
annuì
sorridendo,
“Allora......Perché
ti chiamano ‘Padron Sesshomaru’? Insomma, dal
demone lo posso capire, ma da Rin, non me lo spiego e poi, dove devi
andare?”
conclusi,
“già
finito?”
mi chiese, io lo
fulminai e lui alzò le mani in segno
di resa,
“Scusa,
comunque, per Rin è un’abitudine, non mi interessa
come mi
chiama e non le impedisco di darmi il titolo di
‘padrone’, anche se non lo
sono. Per quanto riguarda la tua seconda domanda, devo rintracciare mio
frat...
ehm... Inuyasha e il suo gruppetto per avvertirli che ora sei arrivata
nel
Sengoku e che si ti vedono devono lasciarti in pace.”
Mi guardò
sorridente,
anche se imbarazzato, mi avvicinai e strinsi le braccia attorno al
collo,
“cosa
dicevi a proposito dei baci prima?”
lui si
irrigidì, evidentemente non era
abituato alle ‘effusioni pubbliche’, in
realtà nemmeno io, ma volevo sentirlo
vicino a me prima che partisse, non mi interessava la gente attorno a
noi.
Sorrise e mi strinse la vita,
“non
ricordo...”
mormorò al
mio orecchio, gli
diedi un pestone,
“Ahi!”
esclamò
saltando in equilibrio su un piede,
“basta
così poco per metterti a tappeto? Allora sei un demone
facile da battere.”
lo
stuzzicai,
“di solito i
demoni non pestano i piedi, e di solito non fanno
nemmeno in tempo a sfiorarmi...”
mormorò di
risposta tornando nella precedente
posizione e mi strinse forte.
Ricambiai
l’abbraccio,
“sto ancora
aspettando
quel bacio...”
gli mormorai piano, lo
sentii irrigidirsi una seconda volta e, a
quel punto mi staccai e feci per andarmene, ma lui mi trattenne, mi
strinse
forte e mi attirò a sé.
Il bacio che mi diede
fu diverso dagli altri, forse fu
una mia impressione, ma mi sembrava più lento,
più debole, quasi triste.
Sorrisi dolcemente quando distaccò le sue labbra dalle mie e
lo vidi scuro in
volto,
“ti
aspetterò, in eterno se necessario...”
mormorai, sapevo che
era una
frase troppo sdolcinata, ma volevo sollevargli il morale, anche se
questo
significava farlo ridere di me.
Mi sorrise e mi
riaccompagnò da Rin e Jaken,
sembrava più sereno, forse la mia affermazione non era poi
così stupida e
sdolcinata, dopotutto veniva dal cuore, era sincera.
“Allora
vado, mi
raccomando Rin, occupati di Jaken e Rumi mentre sono via.”
sorrise per la
prima volta alla bimba, che annuì decisa, poi lui mi prese
per mano e mi guardò
negli occhi con dolcezza, anche se si poteva notare facilmente un velo
di
tristezza e amarezza sulle iridi ambrate, gli accarezzai il volto con
il dorso
delle dita e lui si voltò veloce dandomi un bacio leggero,
“stai
attenta...”
lo
sentii dire mentre si allontanava e scompariva nella foresta.
Ecco, ora mi
sentivo abbandonata.
Sospirai e mi voltai a
guardare Rin,
“allora, che
si fa?”
chiesi curiosa e
sorridente.
Lei mi sorrise a
trentadue denti come unica
risposta.
°°°PERDONO!! chiedo venia per la lunga assenza, ma mi era venuto un blocco enon sapevo come continuare...^^'...non uccidetemi per questo...^^'...comunque... TA DAH!! finalmente arriva nel Sengoku, anche se con un atterraggio non proprio...ehm...comodo...ghghgh...^^ perfida che sono... va beh, grazie per la pazienza... ah... e un'ultima cosa... recensite... aspetto tanti commenti... (e fucili puntati addosso...^^')... kiss kiss...^^ °°° |
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Capitolo 15 *** Inuyasha e Sesshomaru - Protezione ***
Rumiko venne
trascinata dalla bimba dietro una capanna dove le mostrò
fiera un animale a due
teste simile ad un drago,
“Si chiama
Ah-Un...”
le raccontò
di tutto ciò che
aveva passato a fianco del demone Sesshomaru, degli scherzi a Jaken,
delle
litigate che ci aveva fatto, insomma, tutto.
La ragazza sorrideva e
commentava
di tanto in tanto, ma nulla di più,
“sai,”
la interruppe
“mi ricordi
molto mia
cugina, dovrebbe avere la tua età, solo che lei ha i capelli
rossi e gli occhi
verdi, per il resto siete identiche.”
sorrise con un velo di
nostalgia negli
occhi color del ghiaccio e Rin le sorrise e
l’abbracciò cogliendola di
sorpresa.
Passarono il
pomeriggio chiacchierando e prendendo in giro Jaken,
Rumi inventò un nuovo gioco,
“Prendi-Jaken” e il piccolo demone, al contrario
di Rin, non ne fu affatto felice.
Nel frattempo
Sesshomaru aveva raggiunto il gruppo di Inuyasha, ma rimaneva fermo tra
gli
alberi, indeciso su cosa fare.
“Tu...qui...
Cosa vuoi?”
ringhiò
Inuyasha
sentendo nell’aria l’odore del fratello, a quel
punto Sesshomaru decise di
improvvisare.
Scese
dall’albero calmo come suo solito e si diresse verso il
gruppetto che ora era pronto ad attaccare, li ignorò andando
verso Kagome, le
si fermò davanti,
“Voglio
parlare con te.”
affermò
gelido
“poi sarai
libera di
riferire tutto ai tuoi compagni, se lo vuoi.”
concluse sotto lo
sguardo
arrabbiato di Inuyasha.
Lei sorrise e si
voltò verso il compagno,
“Tranquillo,
non credo voglia farmi del male, altrimenti mi avrebbe già
ferita,”
poi si
voltò verso il demone
“va
bene.”
lui si
voltò e si allontanò di alcuni metri
intenzionato a farsi seguire, poi si fermò,
“Da adesso,
per non so quanto
tempo, ci sarà un’altra umana come te qui nel
Sengoku, viaggerà con me, non le
farò del male e non l’ho rapita, voglio che se si
trovasse in difficoltà e io
non potessi aiutarla, la proteggeste voi.”
rimase in silenzio
guardando il
vuoto, dando le spalle a Kagome,
“come si
chiama?”
“Rumiko...
dillo anche ai
tuoi compagni e a quel mezzo demone di Inuyasha.”
“dimmi
almeno com’è, di
fisico...”
lui si
voltò e la guardò,
“è
come te, ma ha i capelli ricci e gli
occhi colore del ghiaccio, ah, ed è meno
irritante.”
sogghignò e
chinò il capo in
segno di saluto,
“se le
farete del male dovrete vedervela con me.”
concluse
gelido per poi dissolversi nella foresta lasciando Kagome a bocca
aperta, da
sola.
Quando si riprese
tornò da Inuyasha e spiegò tutto al resto del
gruppo,
riferendo le parole esatte del demone e lasciando tutti a bocca aperta.
Quando la sera
raggiunse il villaggio trovò Rumiko che cullava Rin tra le
braccia e la bimba
che la abbracciava addormentata, si avvicinò lentamente alle
due e le osservò,
gli occhi di Rumi erano cupi, tristi, eppure dolci, mentre sorrideva
stringendo
a sé la bimba che dormiva beata, quando lo sentì
si voltò e lo guardò posando
Rin sul futon di canne di bambù e coprendola con la coperta,
poi si alzò e si
diresse fuori seguita dal demone.
Una volta fuori si
sedette a guardare le
stelle e lui accanto a lei sorridente,
“hai parlato
con tuo fratello?”
chiese
lei, non udì risposta,
“ho parlato
con la sua compagna, lei è come te per certi
aspetti.”
sentenziò
Sesshomaru assorto nei suoi pensieri, mentre si distendeva
sull’erba dopo essersi tolto l’armatura e la
pelliccia
(Ndme nella mia FF la
coda di Sesshy è una pelliccia per comodità. ^^)
lei lo
guardò e nei suoi
occhi balenò un po’ di gelosia
nell’udire quelle parole,
‘Lei
è come te per
certi aspetti...’
‘quali
aspetti? Perché?’
voleva fargli tante
domande, ma
lui la guardò e la spostò sotto di sé
prima che lei potesse aprire bocca,
arrossì violentemente a causa della posizione, lui le
bloccava le gambe e le
braccia, era a pochi centimetri dal suo volto e le sorrideva dolce,
“ma allo
stesso tempo, lei è insignificante per me...”
sussurrò
dolce all’orecchio di
lei, Rumiko spalancò gli occhi e guardò il cielo.
In un attimo lui
posò le
labbra sulle sue, candide, calde, dolci, il bacio durò a
lungo, finchè non si
separarono ansimanti, lui appoggiò la guancia sinistra a
quella sinistra di lei
e rimase immobile, con il volto immerso tra i capelli ricci e morbidi,
ad
annusarne il profumo delicato e forte al tempo stesso, lei
d’altra parte era
immobile sotto di lui e guardava le stelle respirando a pieni polmoni
l’odore
di lui, i capelli argentei le accarezzavano il volto,
quando lei si mosse
Sesshomaru incrociò le gambe e sedette davanti a lei
guardandola, lei gli si
accoccolò tra le braccia come una bimba piccola e
iniziò a guardare gli occhi
ambrati del demone che ora erano passati a scrutare il cielo,
“Sai,
lassù c’è
mio padre, tra le stelle, lui mi guarda sempre...”
gli mormorò
piano sedendosi
in modo da avere il volto alla stessa altezza di quello di lui, la
guardò curioso,
poi alzò gli occhi al cielo,
“magari mio
padre e il tuo sono assieme ora, e ci
stanno guardando...”
a quel punto lei si
alzò,
“Ciao
papà!!”
gridò a
pieni
polmoni rivolta verso il cielo, lui corse a tapparle la bocca,
“ma che
diavolo
vuoi fare? Svegliare il villaggio?”
(O.O’)
“da qui non
ci sente nessuno...”
bofonchiò
da dietro le dita del demone che la lasciò abbracciandola da
dietro,
appoggiò il mento sulla spalla di lei e sospirò,
“Cosa
c’è?”
“Niente...”
Rumiko
sbuffò un po’ irritata,
“Rumi, ho
detto al gruppo di mio fratello che ti deve
proteggere se io dovessi, beh ecco, insomma, se io non ne fossi in
grado.”
la
ragazza si irrigidì e lui la strinse ancora di
più a sé soffocando il volto tra
la spalla e il collo di lei,
“Scusami...”
dopodiché
rimasero entrambi in
silenzio,
per tutta la notte.
°°°[note della marcia funebre in sottofondo]emerge dalla bara gridando: "ho aggiornato!!" e tutti la lasciano lì e vanno a leggere il 15° capitolo...°°°immagino sia questa la mia fine, non tanto lontana, chiedo perdono, non ho giustificazioni, spero solo che questo capitolo vi piaccia. P.S. Ho ripreso il mio punto di vista sennò non mi riusciva a scrivere bene...^^ kiss kiss...°°°
|
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Capitolo 16 *** Il lago ***
Quando provai a
muovermi era appena spuntata l’alba, lo spettacolo che
osservavo assonnata era
magnifico, ma non appena provai a muovere un passo mi sentii stringere
forte in
vita e Sesshomaru mi fece voltare verso di lui.
Era ancora più bello quando i
colori tenui del giorno comparivano all’orizzonte e gli
illuminavano il volto,
sorrisi prima che le ginocchia cedessero per la stanchezza, mi
afferrò come
speravo,
“buongiorno...”
riuscii a sussurrare,
mentre lui mi teneva tra le
braccia e si sedeva a terra tenendomi in collo, ricevetti un bacio
sulla fronte
come risposta e ne fui soddisfatta.
“Sai, non
volevo farti preoccupare ieri
sera con la storia di mio fratello ecco... ”
portai
l’indice destro sulle
labbra di lui e sorrisi stanca, ma non mi interessava, volevo solo
rassicurarlo,
“è
vero mi sono preoccupata, ma non importa. E poi lo so che sei
un demone forte e coraggioso; che non temi il pericolo, ormai
l’ho capito,
sai?”
sorrisi dolce, mentre
spostavo l’indice sulla punta del naso di lui e poi
sul petto all’altezza del cuore, sussultò un
attimo, ma si riprese subito.
Annuì
sorridendo e si chinò in avanti, rimasi immobile
finchè non fu a pochi
millimetri dal mio viso, le sue labbra vicinissime alle mie, potevo
sentire il
suo respiro caldo,
“Non ti ho
fatto dormire stanotte, vai a riposare.”
sussurrò
per poi darmi un bacio che mi lasciò senza fiato.
Mi
riaccompagnò tenendomi la
mano alla capanna dove Rin e Jaken giocavano, o meglio dove Rin
rincorreva
Jaken e lui sbraitava contrariato.
Mi misi a ridere e
lasciando la sua mano mi
diressi verso la bimba e iniziai a rincorrere il piccolo demone assieme
a lei,
mi sembrava che Sesshomaru sorridesse a quella scena, ma come dargli
torto in fondo!
Quando mi voltai
Sesshomaru era accanto a me, a pochi centimetri, mi aveva ripreso la
mano e
sorrideva,
“devi
riposare...”
mormorò
calmo trascinandomi verso la capanna,
nonostante io mi rifiutassi di dormire lui mi costrinse a stendermi sul
futon e
a coprirmi, quindi si sedette accanto a me e mi sorrise forse
aspettando che mi
addormentassi, ma in quel momento entrò Rin correndo
“Vieni Rumi!
Vieni a
vedere cosa ho trovato!”
gridò la
bimba eccitata, feci per alzarmi, ma il
demone mi precedette e si inginocchiò davanti alla bimba,
“Rumi deve
riposare,
le farai vedere cosa hai trovato questa sera, vi
accompagnerò io.”
il tono era
dolce, ma lo sguardo freddo lo cancellava e Rin abbassò la
testa sconsolata,
dovetti intervenire quando entrò anche Jaken a sostenere
Sesshomaru
“Non
discutere gli ordini di padron Sesshomaru, vieni fuori e lasciala
dormire!”
sbraitò il
rospo e io presi in braccio Rin che stava per piangere, ignorai i
due demoni che mi guardavano allibiti,
“Allora,
dove mi vuoi portare?”
le chiesi
sorridente e la bimba si illuminò,
“Ho trovato
una cosa vicino al laghetto, è
dietro il villaggio! È un fiore bellissimo! Ha tutti i
colori dell’arcobaleno!
Vieni a vedere!”
gridò
“Certo!”
la rimisi a terra
prendendola per mano
“Andiamo?”
Mi trascinò
fuori seguita da Sesshomaru che praticamente mi
fulminava con lo sguardo, io in compenso lo ignoravo totalmente.
Arrivammo ad
un laghetto fuori dal villaggio, dove aveva detto Rin e la bimba mi
mostrò dei
fiori che somigliavano a delle primule, gli spiegai come si chiamavano
e lei ne
raccolse uno da terra, se lo sistemò tra i capelli neri e
poi si chinò a
prenderne un altro, sorrise, mentre con le manine lo incrociava ad una
ciocca
dei miei ricci neri, quel fiore dai colori così chiari
contrastava con il colore
dei miei capelli.
“Grazie
piccola,”
mi voltai verso il
demone
“ci
lasceresti
sole, per favore? Solo per un po’, vorrei farmi un
bagno.”
lui mi
guardò
dapprima perplesso, poi però sorrise prendendo la bimba per
mano,
“Rin torna
al
villaggio da Jaken, io vado a fare un giro e torno, digli che Rumiko
è al
sicuro”
La bimba
annuì e corse via da dove eravamo venuti.
“Io volevo
fare un
bagno con Rin, non da sola.”
precisai guardandolo
seria, mi alzò il volto
“E
chi ti dice che sarai sola?”
arrossii violentemente
e lo vidi sghignazzare,
“No.”
affermai decisa
distogliendo lo sguardo,
“Non puoi
impedirmelo.”
sentii
che mi lasciò il volto e che si diresse verso
l’acqua,
“Ti
aspetto...”
disse,
io rimasi voltata dalla parte opposta, quando lo sentii entrare in
acqua osai
voltarmi a guardare, rimasi a bocca aperta.
I lunghi capelli
argentei bagnati a
metà scendevano lungo la schiena, quest’ultima
perfetta e la pelle bianca come
il latte, ansimai un attimo, poi mi ripresi,
“Vedi di non
voltarti...”
mormorai
certa che mi avesse sentita, quindi mi levai gli abiti rimanendo in
reggiseno e
mutandine.
Mi avvicinai
all’acqua piano, quando vi immersi i piedi rabbrividii
tanto era fredda, ma proseguii in silenzio,
“Eccomi,
contento?”
ero
sarcastica, ma in realtà non mi dispiaceva affatto stare
lì con lui in quelle
condizioni, notai anche che lui aveva ancora i pantaloni del kimono e
sospirai
sollevata.
Chiusi gli occhi e mi
immersi fino al collo nell’acqua piegando le
ginocchia un po’ in avanti, rimasi in quella posizione finche
non mi si
intorpidirono le gambe, solo allora mi mossi, all’improvviso
alzai le mani
ricolme d’acqua e schizzai Sesshomaru per poi allontanarmi
dove l’acqua era più
profonda.
Mi seguì
come volevo.
Mi prese da dietro e
mi tirò a sé, sorrisi,
soddisfatta.
“Non dovevi
farlo, sai?”
sussurrò al
mio orecchio, sogghignò e mi
sentii mancare la terra sotto i piedi, mi aveva sollevata e ora stava
per farmi
cadere di nuovo,
“No, non
farlo ti prego!”
implorai il demone in
tutti i modi,
ma non mi diede ascolto, quando ricaddi in acqua chiusi gli occhi e
riemersi
annaspando,
“Ma sei
matto?”
gli gridai guardandolo
negli occhi,
“Io non ho
cercato mica di affogarti!”
continuai, poi mi
allontanai fingendomi offesa, mi
abbracciò di nuovo,
“Scherzavo...”
mi sussurrò
dolce girandomi e facendo in
modo che fossi davanti a lui, poi sorrise e mi strinse a sé,
come se avesse
voluto proteggermi, abbassò il capo e posò il
naso tra i miei capelli, sentii
il suo respiro farsi più intenso, quasi stesse annusando il
mio odore, mi
scostai un po’ e lo guardai negli occhi,
“Ehi, ma che
fai?”
chiesi più
dolcemente possibile, lui abbassò lo sguardo, non sapevo se
era triste o
imbarazzato, forse entrambi.
Sorrisi e gli diedi un
bacio sulla fronte per poi
tornare alla posizione di prima,
“Non mi
interessa ciò che stavi facendo, se
non vuoi dirmelo non importa, però continua
perché... beh, mi piaceva.”
arrossii un
po’ e lui riprese, mi sentivo protetta, tranquilla.
Rimanemmo in
silenzio, fermi per un po’, poi mi scostai ancora guardandolo
e sorrisi dolce,
lui fece lo stesso poi si avvicinò ancora e
sfiorò il mio naso con il suo,
“sai
che questo ha un nome?”
sussurrai sorridendo,
“'Questo’
cosa?”
chiese sorpreso,
“Il
movimento che hai fatto per sfiorarmi il naso, si chiama
‘bacio
eschimese’.”
gli dissi ripetendo il
gesto,
“Eschimese?”
“Sì,
gli Inuit, gli
abitanti del Artico, del Polo Nord, forse in quest’epoca non
si conoscono
ancora però.”
Conclusi con una certa
delusione, lui mi sorrise,
“Eschimesi o
no
non importa, preferisco il bacio tradizionale.”
non feci in tempo a
commentare
che sentii le sue labbra premere contro le mie in bacio dolce e caldo
che
ricambiai subito.
Eravamo senza fiato
quando ci allontanammo l’uno dall’altra.
Abbassai lo sguardo
arrossendo e così fece anche lui, poi si
allontanò un po’ e
fece per uscire dall’acqua,
“aspetta...”
mormorai prendendolo
per un braccio
come una bimba di cinque anni, lui si voltò e mi
guardò
“Rin si
preoccuperà, e
poi devi dormire, non me ne sono dimenticato sai?”
sorrise e mi prese tra
le
braccia, poi mi sollevò da terra lasciandomi sospesa a pelo
dell’acqua,
arrossii ancora di più e lo guardai mentre scoppiava a
ridere.
“Smettila,
non è
divertente...”
lo rimproverai, ma lui
non accennava a darmi retta anzi, rideva
sempre di più.
Iniziai a irritarmi e
mi dimenai schizzando acqua ovunque e lui
mi lasciò andare così mi ritrovai in acqua, semi
affogata e arrabbiatissima, mi
voltai non appena poggiai i piedi sul fondo del lago, gli girai le
spalle
incrociando le braccia.
Sentii le sue braccia
attorno alle mie spalle, ma non
mi mossi, lui poggiò il naso sull’incavo del mio
collo, avvertii un brivido
lungo la schiena e lo sentii sorridere, sbuffai e lui iniziò
a far scorrere il
naso fino ad arrivare alla spalla destra, poi si fermò e vi
posò le labbra, un
altro brivido e un altro sorriso, sbuffai ancora, mentre lui ripeteva
lo stesso
movimento sulla parte sinistra del collo seguito da altri brividi da
parte mia.
Quando si
fermò sulla spalla mi prese le mani e le strinse tra le sue,
“Non
credo di aver mai provato una cosa simile con qualcuna...”
mi sussurrò
a pochi
millimetri dall’orecchio sinistro, mentre iniziava a
dondolare da destra a
sinistra spostando anche me, credo che il mio respiro si fosse fermato
perché
vidi la terra girare e poi più nulla.
Quando riaprii gli
occhi vidi Sesshomaru sopra di me con il busto che mi sorreggeva, mi
aveva
portata fuori dall’acqua e mi aveva distesa a terra, tossii e
lui mi aiutò a
sedermi, portando la mano destra sulla mia guancia e tenendomi su con
la
sinistra, cercai di sorridergli, ma forse non fui tanto convincente
perché lo
vidi incrociare le gambe e trasportarmi tra le sue braccia, arrossii a
quel
gesto e lui mi sorrise, forse era segno che secondo lui mi stavo
riprendendo...
mah!
“Si
può sapere che cosa ti è preso? Sei svenuta
all’improvviso e quasi non
mi fai prendere un colpo!”
lo sentii, stava quasi
gridando e alzai gli occhi,
le iridi ambrate del demone erano tristi, preoccupate, forse anche un
po’
arrabbiate, sospirai sconsolata,
“Non lo so,
scusami...”
riuscii a mormorare,
mentre lui mi stringeva a sé.
Chiusi gli occhi e
respirai il suo profumo,
delicato, dolce, eppure forte.
Mi piaceva molto, ma
rimasi delusa quando mi
rimise a terra e si alzò, lo guardai imbronciata e lui mi
prese in braccio,
sorrisi soddisfatta.
“Non farti
illusioni, è perché non puoi camminare in
queste condizioni, hai bisogno di dormire.”
lo fulminai con lo
sguardo e lui
sorrise malizioso.
Rimasi in silenzio
fino al villaggio, intenta a guardarmi
attorno, o meglio a guardare il suo volto serio che sembrava ancora
più scuro
alla luce fioca della luna, sorrisi tra me e spezzai il silenzio,
“C’è la luna
piena stasera... Mi è sempre piaciuta.”
mi guardò,
“La detesto,
è questa sera
che mio fratello diventa umano, stupido mezzo demone...”
lo fulminai alla sua
ultima affermazione, ma lui mi ignorò,
“Cos’hai
contro i mezzo demone?”
chiesi
curiosa
“Sono esseri
inferiori... Né demoni completi né umani, non
sono
niente...”
“mettimi
giù.”
affermai decisa
incrociando le braccia al petto,
“non
puoi camminare...”
il suo tono era pacato
e calmo,
“Sesshomaru
ho detto mettimi
giù!”
esclamai arrabbiata
dimenandomi tra le braccia forti del demone, lui mi
permise di posare i piedi a terra e io tentai di staccarmi, ma la sua
presa era
troppo forte per me,
“Lasciami,
ora...”
conclusi, mentre gli
posavo le mani sul
petto.
Mi obbedì e
così mi ritrovai arrabbiata a voler fronteggiare un demone
che amavo, il MIO demone, il MIO Sesshomaru, a pochi passi da lui.
Eravamo
entrambi immobili.
°°°eccomi!! questo è bello lungo il capitolo eh? vi lascio da leggere perchè non so quando potrò aggiornare di nuovo, anche se spero presto, perdono, ma rimedierò...^^ kiss kiss°° |
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Capitolo 17 *** Sconvolto ***
Mi guardava negli
occhi feroce, arrabbiata, capii di aver detto qualcosa di sbagliato, ma
non
capivo cosa anche se mi sforzavo, la vidi barcollare un po’
sulle gambe e
provai ad avvicinarmi, ma lei fece un passo indietro senza smettere di
guardarmi, mi fermai forse un po’ intimorito da quello
sguardo che non avevo
mai visto prima,
“Non ti credevo così...”
ruppe il silenzio
attirando la mia
completa attenzione,
“perché
hai questi pregiudizi? Eppure proprio tuo fratello
è un mezzo demone, credo che tu stia sbagliando. Che ti
hanno fatto di male?”
in quel momento fu
come se un fulmine colpisse il mio cuore frantumandolo,
rimasi immobile, sconcertato.
L’avevo
ferita con un argomento che neppure la
riguardava, ma che diavolo aveva Rumi?
Perché
aveva tanto a cuore la natura dei
mezzo demone?
Volevo chiedere, ma
non osavo aprire bocca, quindi mi limitai a
guardarla,
“Voglio una
risposta Sesshomaru. Ora.”
era decisa e aveva
stretto i
pugni lungo i fianchi, rischiava anche di ferirsi forse, ma non
accennava ad
alcun cedimento,
“Non... non
ti riguarda.”
‘Cretino!
Così la ferirai ancora di
più! Stupido che non sei altro! ‘
il pensiero mi
attraversò la mente non appena
finii di pronunciare quelle parole, la vidi spalancare gli occhi e
cadere sulle
ginocchia in lacrime, il cuore tremò per il dolore che mi
provocò quella scena,
‘Cosa ho
fatto? L’ho distrutta, sono imperdonabile, stupido,
crudele...’
in
quel momento l’unica parola che mi venne in mente per
descrivermi fu
‘sono un
DEMONE.’
mi vergognai di me
stesso e iniziai ad avvicinarmi a lei nonostante
Rumi mi gridasse di non farlo, era come se le sue grida mi arrivassero
ovattate, lontane, il mio sguardo fissava la ragazza che amavo e che io
stesso
avevo ridotto in quelle condizioni.
Mi lasciai cadere in
ginocchio davanti a
lei che rimase in silenzio guardandomi, portai le mie mani al volto e
sentii
delle lacrime che rigavano le guance, stavo piangendo e non me ne ero
reso
conto, credo che lei mi stesse chiedendo cosa stessi facendo, ma la
sentivo a
malapena, era come se fosse lontanissima da me, il mio sguardo era
perso
completamente in un vuoto totale, barcollai in avanti e trovai le
spalle di
Rumiko che mi sostennero,
la guardai tra le dita
e la vidi preoccupata, forse
cercava di sorridermi, ma invano.
Dovevo proprio fare
pena in quel momento,
eppure non mi interessava.
Avvertii le braccia di
lei stringermi forte le
spalle, portarmi la testa sull’incavo del suo collo, sentii
le sue lacrime
mischiarsi alle mie, mi abbandonai a quell’abbraccio strano,
questa volta era
lei a consolare me, non il contrario come sarebbe dovuto essere.
Stranamente
non mi importava in quel momento.
Rimanemmo in silenzio
per diversi minuti, poi
Rumi ruppe quella pace,
“Non ti
preoccupare, scusami.”
furono le uniche cose
che giunsero al mio orecchio, mentre lei sfiorava le labbra contro la
mia
guancia bagnata,
“non volevo
farti piangere, non volevo.”
Rimasi di sasso e la
guardai togliendo le mani che ancora coprivano il volto,
“No, sono
stato io, ti
ho ridotta in quelle condizioni, io...”
mi fermò
posando l’indice sulle mie
labbra e rimasi in silenzio.
Sorrise.
La ammiravo per
questo, sapeva sorridere
anche dopo quella sofferenza.
“Tranquillo,
l’importante è che non ti risenta
più dire quelle cose sui mezzo demone, sai, nella mia epoca
questo è chiamato razzismo!”
non capii se era un
rimprovero o se mi stesse prendendo in giro, ma annuii
serio, cercai infine di sorriderle anche se con scarsi risultati.
Evidentemente
non ero forte come lei.
Quando mi ripresi e mi
rialzai le tesi la mano e lei
l’afferrò volentieri, almeno così mi
sembrò,
“Sei ancora
disposto a portarmi in
collo?”
sorrise e io la
sollevai senza fatica, mi incamminai verso il villaggio
ancora un po’ imbarazzato per ciò che avevo
provocato poco prima con il mio
stupido modo di pensare, ma il sorriso sereno di lei mi sollevava, mi
rendeva
sereno.
Arrivammo prima che me
ne rendessi conto e ci dirigemmo verso la
capanna dove stavano Rin e Jaken, vidi la bimba
rincorrere il demone poco lontano e sentii Rumiko ridere
sommessamente,
guardandola notai che aveva nascosto il volto sulla mia spalla per non
farsi
sentire, mi misi a ridere inconsciamente e lei mi guardò
meravigliata.
La posai
a terra, mentre Rin e Jaken ci raggiungevano correndo,
“Padrone!”
il grido
gracchiante di Jaken mi risvegliò e tornai serio,
“Basta
Rin!”
continuò il
demone rospo, mentre la bimba lo torturava, quando la guardai e lei mi
notò si
fermò e si allontanò da Jaken, le sorrisi e mi
rivolsi al rospo
“Lasciala
giocare, ha diritto di passare il tempo divertendosi anche
lei.”
Lo
rimproverai, e quando provò a replicare lo fulminai con lo
sguardo, d’un tratto
al mio naso giunse un cattivo odore, avevo la certezza di cosa fosse.
Sangue
umano.
Guardai la ragazza che
tenevo stretta a me preoccupato, ma non appena
lei mi guardò distolsi lo sguardo,
“che
hai?”
mi chiese
“Niente,
vieni con me.”
fu la mia breve
risposta, lei mi seguì senza fare commenti o chiedere
spiegazioni, rimaneva in silenzio e io la portai, anzi la trascinai, al
confine
del bosco da dove eravamo appena tornati,
“Ho sentito
un odore,”
iniziai
guardando verso il fitto degli alberi,
“era
sangue.”
“Si
sarà ferito qualcuno
qui vicino.”
“Umano,
molto sangue umano.”
precisai guardandola
preoccupato, la
vidi trasalire,
“È
opera di qualche demone, ma non sembra forte.”
“E...t-tu
che
c’entri?”
balbettava e la
strinsi forte guardandola negli occhi,
“Vuoi che
vada
a salvarli? Sono ancora in tempo...”
rimase immobile a
fissarmi, forse incapace
di aprire bocca.
Poi la vidi annuire
leggermente e le baciai la fronte,
“Stai
tranquilla.”
Annuì di
nuovo. Con un balzo mi diressi verso quel luogo putrido
di sangue, lasciandola sola, mio malgrado.
La scena che mi si
presentò era a
dir poco raccapricciante.
I corpi degli abitanti
giacevano squarciati lungo le
strade, il demone gigantesco in fondo alla piazza era chino a mangiare
dei
bambini spaventati, increspai le labbra in un ghigno,
“Te la
prendi con che non
può difendersi eh?”
mi avventai contro di
lui senza estrarre la Tokijin, non mi sarebbe
servita.
Con un colpo di
Dokasou lo misi fuori combattimento.
I bambini
rimasero immobili davanti a me, mentre mi avvicinavo per controllare
che
stessero bene, gli sorrisi per tranquillizzarli come avevo imparato da
Rumi e
loro mi si aggrapparono alla veste piangendo,
“Aiuta mamma
e papà!”
sentivo le
loro grida e gli dissi di portarmi da loro, i due corpi dei genitori
giacevano
a terra, esanimi, potevo vedere gli spettri della morte e con un colpo
di
Tenseiga li riportai in vita, i bambini ora sorridevano e abbracciavano
i
genitori, in breve tempo riportai in vita tutti nel villaggio, poi me
ne andai
in silenzio.
Rumiko
era seduta su una
sporgenza rocciosa e mi avvicinai senza farmi sentire, le circondai le
spalle
da dietro sorridendo, sobbalzò un po’, ma poi si
sciolse lentamente lasciandosi
andare.
“Sto bene,
se è questo che ti preoccupa...”
le sussurrai
all’orecchio e
la avvertii sospirare, le baciai il collo e rabbrividì.
Un ghigno si
disegnò
sul mio volto.
“Mi hai
cambiato.”
sussurrai a pochi
centimetri dall’incavo del
suo collo,
“ed
è un male?”
chiese lei
rabbrividendo ancora,
“Grazie.”
Sorridemmo entrambi
guardando l’orizzonte che pian piano si faceva rosso.
°°°il "Dokasou" è la tecnica di Sesshomaru quando usa gli artigli, è molto potente e velenosa... spero di aggiornare prima possibile...^^ kiss kiss...°°° |
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Capitolo 18 *** Inuyasha & Co. ***
“Rumi!”
mi voltai
di scatto rischiando di sbattere il naso contro quello di Sesshomaru
che,
fortunatamente si spostò appena in tempo,
“Rin, cosa c’è? Jaken ti ha fatto
qualcosa?”
chiesi preoccupata,
mentre lei si gettò tra le mie braccia in
lacrime,
“C’è
una persona che assomiglia a padron Sesshomaru al villaggio! Ma
è
cattivo!”
(Rin non conosce
ancora bene Inuyasha ndme)
vidi il demone che
fino
a quel momento mi era rimasto accanto alzarsi scocciato,
“Lo
conosci?”
“Inuyasha e
il suo gruppo, tsk, che scocciatura.”
non proseguii oltre
con le
mie domande, accarezzai la testa della bimba e la presi in braccio,
“Tranquilla,
ora andiamo dal signore cattivo e lo sgridiamo, ok?”
mi sorrise
soddisfatta e io seguii Sesshomaru in silenzio.
Un ragazzo con un
kimono rosso
mi si fece davanti superando Sesshomaru, mi annusò una
ciocca di capelli, notai
che era quasi uguale al demone,
“E
così è lei eh?”
fece verso
quest’ultimo che
si girò a guardarlo,
“Che vuoi
Inuyasha...”
fu l’unica
risposta che lo sentii
pronunciare prima di portarsi tra me e il fratello, posai a terra Rin
che si
rifugiò dietro di me impaurita, ma che avanzò
verso una ragazza che mi
somigliava tantissimo e che ci aveva sorriso.
“Inuyasha,
non essere scortese
con lei.”
aveva detto verso il
ragazzo che aveva abbassato le orecchie
imbronciato e si era portato accanto a lei,
“Mi chiamo
Kagome, molto piacere,
così sei tu la ragazza che viene dal pozzo. Sono felice di
conoscerti.”
rabbrividii al sentir
pronunciare quel nome, la guardai negli occhi,
“Se non
fosse per il colore degli occhi saremmo uguali fisicamente...”
fui in grado di
dire a bassa voce,
“Mi chiamo
Rumiko Takaeda...”
conclusi arrossendo
leggermente.
Con un grande sorriso
mi presentò gli altri membri del gruppo,
l’unico che mi mise in imbarazza fu il monaco Miroku che mi
palpò il sedere e
mi chiese di fare un figlio con lui, ma prima che intervenissero
Sesshomaru e
Sango mi difesi dandogli uno schiaffo a cinque dita che gli rimase
impresso
sulla guancia per un po’.
Notai che Sesshomaru
guardava il fratello come se
fosse arrabbiato,
“Non mi hai
risposto, cosa vuoi?”
“Ehi
fratellino calmati!”
tentò di
scherzare lui, ma Sesshomaru digrignò i denti e lo
fulminò con lo
sguardo, io gli afferrai la manica del kimono con la mano,
“Stai calmo
per
favore.”
Gli sussurrai
alzandomi in punta di piedi, vidi il mezzo demone
sorpreso,
“Dovevo pur
vedere quella che devo proteggere se tu morissi no?”
sentii
il cuore andare in mille pezzi, mi aggrappai al kimono di Sesshomaru
che mi
sorresse prontamente,
“Stupido...
Rumiko non ascoltarlo.”
“Insensibile!
A
cuccia!”
gridò
invece Kagome e, con mia grande sorpresa, vidi Inuyasha finire
faccia a terra imprecando.
Mi venne da ridere,
ma mi trattenni, questo però non
sfuggì a Sesshomaru che avvicinò le labbra al mio
orecchio,
“Puoi
ridere, non
preoccuparti se si offende.”
gli diedi un colpetto
sul petto
“Smettila!”
sussurrai di rimando.
Quando alzai gli occhi
notai che ci guardavano tutti,
inutile dire che arrossii visibilmente.
Inuyasha si mise a
ridere e Kagome lo
rimandò subito a cuccia, Sesshomaru invece continuava a
tenermi stretta tra le
braccia senza sembrare imbarazzato quanto me, sbuffai e mi allontanai
un po’ da
lui.
“E comunque
oramai rimaniamo al villaggio. È tardi per
ripartire.”
sentenziò
il monaco pervertito, guardando i compagni, Sesshomaru
ringhiò e io
strinsi la mano sul suo avambraccio, rimase in silenzio accettando, suo
malgrado quella decisione.
Aiutai Kagome e Sango
a sistemarsi, mentre Shippo,
il piccolo demone volpe giocava con Rin, una volta svolto il mio
compito andai
da Sesshomaru.
“Ciao...”
mormorai piano
avvicinandomi a lui, si voltò e mi
sorrise triste,
“ciao... non
dovresti essere a letto?”
sorrisi,
“non se il
mio
demone è triste o preoccupato.”
sussultò
alle mie parole e io appoggiai la
testa alla sua spalla,
“Allora, che
hai?”
chiesi senza guardarlo.
Rimase in
silenzio per un po’, poi si sedette e mi fece accomodare tra
le sue gambe in
modo che stessi al caldo,
“Non mi
piace...”
cominciò a
parlare e io lo guardai
con aria interrogativa
“Cosa?”
“Inuyasha.
Oggi ho provato a guardarlo
diversamente come mi hai chiesto tu, ma non mi piace.”
“Beh, se tu
per
‘guardarlo diversamente’ intendi ringhiargli
contro, allora sì, ci hai
provato.”
sorrisi ironica e lui
mi lanciò un’occhiataccia, nascosi il volto
sulla sua spalla,
“gli ho solo
fatto capire ciò che non deve dire in tua
presenza, non lo avrei attaccato.”
“Ah,
perché, a me dovresti nascondere delle
cose?!”
lo fulminai con lo
sguardo e lui mi guardò con l’espressione da cane
bastonato,
“Ok, ok...
continua... Cos’è che ti tormenta?”
“Uff...
Riguarda
quello che ha detto mio fratello e la tua reazione a ciò,
non sei pronta per
vedermi andar via...”
“Non lo
sarò mai se è per questo.”
“Forse... Ma
il punto
è che oggi sei quasi svenuta e questo mi ha fatto
preoccupare...”
“Quindi?”
“Quindi ti
riporterò a casa e rimarrò con te... almeno per
ora.”
mi sollevai a
guardarlo negli occhi,
“Non stai
scherzando vero?”
“No...
Spiegherò tutto io a
Rin e Jaken, non ti preoccupare...”
sospirai e gli
accarezzai la guancia.
In
quel momento le stelle ci guardavano invidiose e la Luna
sorrideva del nostro
amore.
°°°ta dah!! sono tornata!! domani aggiorno se me riesce...^^ kiss kiss...^^ ah... recensite che mi fa piacere!! kiss kiss... ^^ °°° |
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Capitolo 19 *** Ritorno al presente ***
La notte non
dormimmo, o meglio io non dormii, quando Rumi si svegliò ci
dirigemmo da Rin e
Jaken, ma arrivati davanti alla bimba la ragazza mi fermò
sussurrandomi
all’orecchio
“Ci parlo io...stai tranquillo...”
la lasciai fare. La
vidi
chinarsi verso la bimba e accarezzarle la testa sorridendo.
“Rin, ti
devo dire
una cosa... Sesshomaru ha deciso insieme a me di riportarmi nella mia
epoca per
un po’ e di rimanere con me...”
la bimba ci
guardò entrambi come se volesse la
conferma di ciò che Rumi aveva detto ed io annuii,
“Quando
tornate?”
vidi
Rumiko sorprendersi della domanda
“Non lo so
tesoro, ma cercheremo di tornare
presto, ok?”
sorrise abbracciandola
e la bimba la imitò.
Con Jaken purtroppo
non fu tanto semplice, il piccolo demone iniziò a lamentarsi
di Rumiko, il che
mi fece irritare e non poco, ma quando anche lui se ne accorse si
zittì e non
osò più parlare,
“Vai a
prepararti...”
sorrisi alla ragazza
che mi guardava
serena e mi avviai verso un albero sedendomi con la schiena poggiata
contro il
suo tronco, la guardavo mentre si preparava e Rin le correva dietro
quasi
inseguendola, quando Rumiko si fermò di colpo la bimba
sbattè contro le sue
gambe e cadde a sedere, mi venne da ridere, ma mi trattenni dal farlo.
Le
osservai finchè Rumiko non fu pronta, non so
perché, ma mi piaceva quando
stavano assieme, mi divertivo a guardarle rincorrere Jaken, mi piaceva
quando
sorridevano, mi sentivo veramente felice.
“Pronta!”
esclamò
brillante Rumi
guardandomi, mentre teneva la mano di Rin,
“Andiamo
allora.”
fu l’unica
cosa
che le dissi, almeno finchè non vidi la bimba che si
nascondeva dietro di lei
forse con l’intento di venire con noi di nascosto.
“Torna da
Jaken, Rin... Noi
torneremo presto... Occupati di lui mentre siamo via e fai la
brava.”
sottolineai le ultime
parole e lei mi sorrise triste, poi la vidi dare un bacio
sulla guancia di Rumi che nel frattempo si era chinata su di lei e
scappare via
verso il villaggio.
“Ti porto
io, arriveremo prima.”
dissi prendendola in
braccio e iniziando a saltare da un ramo all’altro
perfettamente in equilibrio,
nonostante fosse al sicuro e lei lo sapesse bene, la sentivo tremare o
sussultare ogni volta che spiccavo un balzo, sogghignai tra me
guardando
avanti.
Ci vollero circa due
ore per arrivare al pozzo e quando ci fermammo
sembrava avessi fatto solo una breve passeggiata, ma per me era normale
visto
che ero un demone.
“Eccoci, sei
pronta?”
mi sorrise come sempre
“Certo!”
trillò
entusiasta sedendosi sul bordo del pozzo con un fagotto in mano
contenente un
kimono femminile blu e azzurro che le aveva regalato una signora del
villaggio,
rimasi ad osservarla, mentre il vento le scompigliava i capelli,
incantato.
Con
un balzo mi alzai in piedi sul bordo e mi accovacciai accanto a lei,
con le
labbra a pochi centimetri dall’orecchio
“Quando
vuoi... ”
sussurrai e la vidi
gettarsi indietro trascinandomi con sé.
Ci ritrovammo seduti
in fondo al pozzo
e alzando lo sguardo vedemmo il soffitto del tempietto, eravamo a casa.
Sospirai.
Quando scendemmo le
scale del tempietto vidi delle ‘auto’ con delle
luci sopra, Rumiko trasalì e corse verso casa, la seguii in
silenzio finchè non
entrammo.
Dentro era pari
all’inferno, c’era caos ovunque, oggetti impregnati
dell’odore di Rumi, strani cani che annusavano il territorio,
il MIO
territorio, istintivamente ringhiai e loro si voltarono a guardarmi,
abbassarono le orecchie e uscirono, mi voltai verso Rumiko e la vidi
correre
verso la madre e la zia.
Non vedevo la piccola
Akira e ciò mi fece preoccupare,
dopotutto assomigliava così tanto a Rin.
Una voce spezzata
dalle lacrime mi
risvegliò
“Tu! Fuori!
Esci da casa nostra! Non osare mai più mettere piede
qui!”
la madre di Rumi mi
stava urlando contro ed io feci un passo indietro,
vidi la ragazza che tentava di fermarla inutilmente e la zia che
imitava
quest’ultima.
“Smettila
mamma! Non è colpa sua!”
“Rumiko ha
ragione, ne
parleremo quando ti sarai calmata Izumi!”
“Io non mi
calmo, lui ha portato via
mia figlia senza dire nulla a nessuno! Lui! È colpa
sua!”
quelle parole mi
ferirono dentro.
‘Io, non
volevo...’
era il mio unico
pensiero, ma non riuscivo
a dire nulla, le mie labbra erano sigillate.
Rumiko mi si
parò davanti
fulminando la madre con lo sguardo
“Calmati
mamma!!”
stava quasi gridando,
le
poggiai una mano sulla spalla,
“Signora, mi
dispiace... Non era mia intenzione
farvi preoccupare... Prometto che questa sera le spiegherò
tutto...“
Rumiko mi
guardò esterrefatta come le due donne, subito
però Izumi si calmò e sospirò
voltandomi le spalle e andandosene.
“Che cosa
diavolo vuoi fare?”
mi urlò
contro la ragazza,
“Voglio dire
tutto a tua madre, beh, quasi tutto...”
abbassai lo sguardo,
“No! No! E
poi no! Ma sei impazzito?”
mi trascinò
fuori
per la manica del kimono e ci fermammo vicini al tempietto,
“Uno: non ti
crederebbe, due, se ti credesse le prenderebbe un colpo!”
“Per questo
le dirò
‘quasi’ tutto!”
si fermò
forse a riflettere sulle mie parole, poi annuì,
“Se ne
sei convinto va bene, me ne farò una ragione anche se sembra
assurdo.”
La sera a cena
eravamo seduti in silenzio attorno al tavolo e fui io ad interrompere
quel
silenzio,
“Io, so che
per voi sembra strano, sono...”
mi interruppi
“Sono un...
demone cane, vengo dall’epoca Sengoku e sono arrivato qui
tramite il Pozzo
Mangia Ossa, ovvero il pozzo nel vostro tempio di famiglia...”
mi fermai per
veder le loro reazioni, la madre si era fermata, mi guardava pallida, a
bocca
aperta, la zia mi guardava allo stesso modo e Rumi aveva abbassato lo
sguardo
sulle sue mani che portava giunte in grembo.
“Potevi
trovare una scusa migliore
Sesshomaru...”
disse Izumi
guardandomi arrabbiata, sbuffai, aveva ragione Rumi,
come sempre,
“Sta dicendo
la verità mamma, è un demone... io lo so,
all’inizio
non ci credevo nemmeno io, ma me ne ha dato la dimostrazione nel
Sengoku...”
le
ultime parole erano più deboli rispetto alla frase, la madre
la guardò, poi
guardò me, feroce, mi avrebbe fatto paura se fosse stata un
demone.
“Tu!
L’hai
portata dove?”
trasalii come Rumiko,
capimmo entrambi di aver parlato troppo,
“Non ero in
pericolo con lui! È un demone temuto da tutti! E poi ho
conosciuto
suo fratello e una ragazza, Kagome, che viene dalla nostra epoca come
me!”
“Kagome?”
sua zia si era alzata
e l’aveva guardata
“Kagome
Higurashi?”
“sì...”
dopotutto Rumiko non
ne sapeva il cognome quindi risposi io al suo posto.
“Io
sono amica della madre e le ho parlato diverse volte, mi è
sembrata sempre
tranquilla quando parlavamo di lei... Izumi forse hanno ragione, Rumi
non è in
pericolo con Sesshomaru.”
“No! Non mi
interessa! Non voglio che tu torni di là!
Chiaro?”
“Non puoi
impedirmelo!”
Rumi aveva alzato la
voce e, capendo che forse
non stava agendo bene, mi avvicinai a lei per calmarla,
“Ti
prego...basta, calmati
ora...”
mi fulminò
con lo sguardo
“Stai dalla
sua parte ora? Non so se hai
capito, ma mi sta impedendo di tornare di là con
te!”
“Non so
nemmeno se ci
torneremo di là! Calmati!”
rimase allibita, si
sedette come la madre con lo
sguardo fisso nel vuoto, io invece la presi in braccio e la portai in
cantina,
dove avremmo potuto parlare tranquillamente.
La misi seduta sul
letto e andai a
chiudere la porta, sentii l’anta d’ingresso aprirsi
e chiudersi, forse qualcuna
delle due era andata a prendere Akira, ma non mi interessava, tornai
giù da
lei.
“Allora?”
“...”
sbuffai e mi sedetti
accanto a lei,
“Mi aiuti ad
infilare
il pigiama?”
mi guardò
sorpresa della domanda
“Come?”
“Ehi,
dov’eri?”
“Io? Io
non...”
“Lascia
stare, riprenditi così mi aiuti, ok?”
Mi alzai e andai a
prendere su uno scatolone il pigiama piegato e pulito e iniziai a
togliere la
giacca del kimono gettandola a terra poi infilai le maniche della
camicia
celeste a righe, mi voltai a guardarla sorridendo come meglio potevo,
“Non
riesco ad abbottonare i bottoni...”
si alzò
calma e mi si avvicinò, passò la
mancina sul mio petto e, forse per la prima volta, rabbrividii, le
diedi un
bacio sulla fronte mentre mi allacciava i bottoni in silenzio e la vidi
sorridere.
“I pantaloni
li puoi mettere da solo giusto?”
misi il broncio come
un bimbo piccolo, mi sorpresi di me stesso, tempo prima non lo avrei
mai fatto,
“No...”
“Non
mentire, so già che la vera risposta è
sì e non pensare di
commuovermi...”
“Uff,
però rimani qui...”
“Sei
pazzo?”
diventò
paonazza ed io trattenni
per poco le risate,
“Quando hai
fatto mi chiami, vado in camera mia.”
si avviò
verso le scale, ma con un balzo le fui davanti impedendole di passare,
sbuffò
ed io per tutta risposta la trascinai seduta sul letto
un’altra volta
“Non ti
muovere di qui chiaro? Chiudi gli occhi se vuoi, o voltati, ma non
provare ad
andartene, chiaro?”
un po’
volevo sembrare minaccioso e credo di esserci
riuscito visto che lei annuì senza fare storie.
Sogghignai quando la
vidi
nascondere il volto sul mio cuscino.
Finii di cambiarmi e
mi avvicinai a lei
che si era stesa sul letto, mi chinai sopra di lei poggiando il
ginocchio
destro sul bordo del letto per evitare di caderle sopra facendole male
e le
soffiai sull’orecchio sinistro, si voltò di scatto
e per poco non mi diede una
testata, mi misi a ridere e lei mi guardò male, le sorrisi
colpevole
“Scherzavo...”
mormorai cauto
stendendomi accanto a lei.
Si voltò
verso di me e
rimase a guardarmi e mi sorrise serena,
“Ti sei
calmata un po’?”
“Sì
sì...”
mi
fece una linguaccia ed io mi avvicinai a lei, la spostai più
vicina prendendola
per i fianchi, abbassò lo sguardo imbarazzata e mi venne da
ridere
“Cos’è,
ti
vergogni?”
non disse nulla ed io
le diedi un bacio sulla fronte annusando i
boccoli neri che mi piacevano tanto, sussultò e si
aggrappò con le mani alla
camicia del mio pigiama, le sorrisi e sfiorai le sue mani facendola
sussultare
ancora,
“A che
pensi?” arrossì di colpo e credetti per un attimo
che stesse per
svenire,
“Non puoi o
non vuoi dirmelo?”
arrossì
ancora di più anche se a quel
punto non lo credevo possibile, ma non rispose
“Ho
capito... Non puoi...”
una
punta di malizia da parte mia la fece sussultare e arrossire ancora,
“Guarda
che se continui così svieni...”
sussurrai piano,
sussultò ancora.
Le misi una
mano sulla fronte,
“Non
è che hai la febbre?”
“No!”
esclamò lei
di colpo, la
guardai incredulo e lei lasciò sprofondare il viso sul mio
petto, imbarazzata.
La abbracciai forte.
Dopo un po’
la vidi alzare la testa verso di me e
guardarmi sorridente, avevo capito ciò che tentava di dirmi.
Abbassai la testa
e posai le mie labbra sulle sue, non so quanto durò quel
bacio, ma quando mi
allontanai ero senza fiato.
Sorridemmo entrambi
prima di addormentarci.
°°°Ok, lo ammetto, nell'ultima parte ero indecisa sul da farsi e ho optato per la soluzione "migliore" almeno secondo me... ^///^...Comunque I hope you like it! ^^ kiss kiss...^^ grazie per le recensioni...^^ °°° |
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Capitolo 20 *** La cotta di Mikoto - Il piano ***
Ricominciai ad andare
a scuola normalmente assieme a Sesshomaru che, da una settimana, aveva
imparato
ad allacciare i bottoni ed ora si poteva considerare autonomo, fino ad
un certo
punto.
Nei compiti lo aiutavo sempre io e lui mi dava una mano in ginnastica,
so che sembra strano, ma lui era l’unico che sapeva
sopravvivere alla lezione
della signora Kumiko.
Mancava una sola
settimana alla fine della scuola e tutti
erano in agitazione per il ballo di fine anno, tutti tranne me e
ovviamente
Sesshomaru che non sapeva nemmeno di che cosa parlavano.
Tutte le ragazze
volevano invitare Sesshomaru e nei corridoi, quando passava, si
mettevano quasi
a sbavare, poi mi guardavano e mi fulminavano visto che gli ero sempre
accanto,
un giorno Reika, una mia compagna di classe, reginetta di non so quale
concorso
di bellezza, lo fermò in corridoio spostandomi di peso e
prendendogli le mani,
mi sembrava alquanto
irritato e a me vennero le lacrime agli occhi quando
sentii le sue parole
“Vuoi
venire al ballo con me?”
lui sembrò
pensarci, ma si voltò
verso di me e probabilmente vide la delusione nei miei occhi
perché la scansò e
mi prese il polso delicatamente tirandomi a sé e
abbracciandomi dolce
“No. Ho
già qualcuno con cui andare.”
lei lo
guardò sorpresa e offesa, poi mi fulminò
con lo sguardo, girò i tacchi e sparì in
corridoio.
Per la prima volta
vidi
Sesshomaru ridere davanti a tutti e ciò mi fece sorridere,
poi lo vidi chinarsi
su di me e darmi un leggero bacio sulle labbra, inutile dire che
diventai
paonazza per l’imbarazzo, mi sorrise.
Non appena mi ripresi
lo abbracciai forte
affondando il volto nel petto caldo di lui e sentii un suono che non
avevo mai
sentito prima, il suo cuore batteva velocissimo, forse voleva farsi
notare,
alzai gli occhi e lo guardai, era arrossito, non come me, ma teneva lo
sguardo
alto e diretto fuori dalla finestra che avevamo vicino, sorrisi
soddisfatta.
Il
suono della campana ci riportò coi piedi per terra e
così ci dirigemmo in
classe, errore fatale almeno per me, non appena entrai tutte le ragazze
presenti mi squadrarono dalla testa ai piedi e per tutta la mattinata
non
fecero altro che guardarmi male, finalmente arrivò
l’ora del pranzo e io
consigliai a Sesshomaru di andare a mangiare coi ragazzi anche se
l’idea di
rimanere sola con quelle tigri non mi allettava affatto
“Devi
socializzare un
po’ di più...”
fu la mia scusa quando
mi guardò interrogativo, così mi
lasciò
sola, in mezzo ad un branco di squali affamati.
Mi voltai e,
fortunatamente
vidi Mikoto, la mia migliore amica, che mi faceva segno di seguirla
così corsi
da lei,
“Grazie
mille! Non so che avrei fatto senza di te! Mi avrebbero
mangiata!”
arrivammo sul tetto
della scuola e ci sedemmo a mangiare in un punto
dove si vedevano i ragazzi, guardai il mio demone ridere con gli altri
e
sorrisi soddisfatta, poi sentii Mikoto sospirare
“Miko che
c’è?”
il suo sguardo
andava verso un ragazzo coi capelli lunghi e corvini davanti a
Sesshomaru, li
osservai entrambi
“AAAH! Ho
capito! Chi è? Come si chiama?”
lei arrossì
di
colpo e io l’abbracciai per confortarla,
“Lui
è Minase, frequenta l’ultimo anno
ed è irraggiungibile”
le diedi un colpetto
con le nocche sulla testa,
“Smettila
di dire così!”
esclamai mentre lei si
massaggiava la fronte
“E poi
è
corteggiatissimo! Gli stanno dietro tutte quelle della
scuola!”
“Allora tu
fatti notare!”
“Come? Se
posso chiedere...”
sarcastica le risposi
“Sono un
genio no?”
“Ma se non
sei nemmeno riuscita a chiedere a Sesshomaru di andare al
ballo prima di quella strega vanitosa!”
arrossii colpita in
pieno e lei mi
sorrise,
“Va beh,
quale sarebbe il tuo piano genio?”
la guardai
sogghignando
perfida,
“Vieni da me
dopo la scuola, te ne parlerò ed entro domani sarai la
principessa di Minase...”
“Ok, ma non
fare così che mi spaventi...”
Il suono
della campana ci interruppe ed io corsi in aula seguita da Mikoto.
Il resto
della mattinata passò tranquillamente, beh quasi, escludendo
gli squali in
classe mia, al suono dell’ultima campana uscimmo tutti tre
assieme, io, Mikoto
e Sesshomaru, arrivati al cancello la mia migliore amica venne urtata
da un
ragazzo
“Scusami...”
le disse voltandosi,
“Mi-Mina-se...”
fu l’unica
cosa che
riuscì a balbettare prima che le sue ginocchia cedessero e
che io e Sesshomaru,
che fu più veloce di me, la riprendessimo.
“Mi sa che
ti ha notata sai?”
mi
fulminò, eravamo arrivati a casa ed ora stavamo tutti e tre
seduti sul mio
letto, le sorrisi per poi voltarmi verso il demone,
“Sai se
Minase ha già
un’accompagnatrice per il ballo?”
lui cambiò
colore,
“Eh? Cosa?
Io...Non... Non
ne ho idea!”
esclamò ed
io mi voltai verso di lei
“Scrivigli
una lettera, la
lascerai nel suo armadietto e quando la troverà ti
verrà a cercare!”
era
esterrefatta
“Tu sei
pazza!”
“Se vuoi la
scrivo io!”
“Cosa? No,
ok... ma prima
devi dirmi cosa ci scrivi!”
“Sì,
va bene...”
e mi alzai andando
alla scrivania,
“Butta
giù qualcosa tu, io la riscrivo e gliela metto
nell’armadietto.”
le
porsi una penna e un foglio facendole segno di sedersi e iniziare a
scrivere,
così fece e dopo pochi minuti mi diede un foglio di carta
tutto scarabocchiato
dove sembrava ci fosse scritto qualcosa
“Mmh... Ok,
vedrò di capirci
qualcosa...”
le sorrisi e riposi il
foglio dentro al primo cassetto.
In quel
momento ci chiamò mia mamma
“A tavola
ragazzi!”
“Eccoci!”
gridammo in coro,
dopo cena parlammo ancora un po’ del piano e poi salutai
Mikoto che doveva
tornare a casa, non appena uscì corsi in camera chiudendo la
porta in faccia a
Sesshomaru,
“Scusa, ma
adesso ho da fare! Dopo vengo giù!”
gli urlai oltre
l’uscio chiuso, lo sentii sbuffare e andarsene.
Iniziai a scrivere su
un foglio
di carta blu, ne avevo di tutti i colori, ma scelsi quello
perché era il colore
degli occhi di Miko, usai la penna rossa come i suoi capelli,
“Inutile
dirlo,
sono un genio!”
mi ripetevo euforica
tra me.
La mattina dopo mi
alzai presto e
arrivammo a scuola prima di tutti, misi la lettera
nell’armadietto di Minase e
ci dirigemmo in classe, Mikoto non era ancora arrivata, sbuffai
sedendomi al
banco accanto a quello di Sesshomaru
“Ieri poi
non sei scesa...”
mi sussurrò
guardando la lavagna offeso
“Scusa, ma
la lettera ha richiesto più tempo del
previsto e mi sono addormentata appena finito di scriverla...”
sbadigliai,
avevo dormito malissimo e avevo mal di schiena, lo vidi sogghignare
maligno,
“Guarda che
ti lascio in balia di quegli squali se mi prendi in giro,
sai?”
lui
alzò le mani in segno di resa e mi sorrise
“No, no
scusa!”
il suono della
campana fu seguito dall’entrata in classe di tutti i miei
compagni e
naturalmente di Mikoto che si sedette accanto a me
“Allora, sei
pronta a dire
di sì?”
le chiesi sottovoce,
“No...”
mi sussurrò
arrossendo visibilmente,
“E
comunque...”
continuai
“Missione
lettera compiuta!”
conclusi raggiante, mi
sembrò di vederla sorridere sotto i baffi alla mia
affermazione, doveva
piacerle proprio tanto Minase.
La mattinata trascorse
tranquilla fino all’ora
di pranzo quando ci rintanammo sul tetto della scuola per mangiare in
pace e
spettegolare da buone migliori amiche.
Anche il resto delle
lezioni fu
tranquillo, ma quando stavamo per uscire dal cancello a fine giornata
Mikoto si
sentì chiamare,
“Ehi,
scusami!”
ci voltammo tutti e
tre.
°°°ho pensato bene di aggiungere altri personaggi (tanto non era complicato già così no? -.-')(caduta stile cartone giapponese da parte dei lettori...) , ma i protagonisti sono e rimarranno sempre Rumiko e Sesshomaru...^^ hope you like it! kiss kiss...^^ °°° |
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Capitolo 21 *** Invito ufficiale - Preparativi ***
“Oh Demone
Celeste!”
trasalii vedendo Minase correre verso di noi con una busta in mano e
la cartella sulle spalle, si fermò a pochi passi da me e mi
sorrise poggiando
le mani sulle ginocchia per riprendere fiato,
“Ehm...Posso
parlarti?”
ansimò
davanti a me,
“S-s-sì,
d-dimmi...”
balbettavo in modo
indecente, alzai gli
occhi al cielo come rimprovero per me stessa, in quel momento sentii
Rumi che
affermava di voler tornare a casa con Sesshomaru da soli.
Volevo sparire.
Minase si alzò e si ricompose sorridendo,
‘Mio Dio
quanto è carino!’
fu il mio
primo pensiero, ma scrollai la testa e lui mi guardò
“Ho ricevuto
la lettera da
Rumi...”
‘Oddio! Cosa
avrà scritto quella pazza?’
“Ha detto
che ti vergogni un
po’ a chiedermelo perché hai paura, beh che ti
confonda tra le tante
ragazze...”
‘Nota:
uccidere Rumiko...’
arrossii visibilmente
e lo sentii
trattenere una risata
“Ridi
pure... Non mi offendo, sono abituata con
Rumiko...”
lui mi sorrise,
“Scusa...
Non volevo... Comunque ho letto la lettera
e mi ha fatto piacere...”
‘Cosa? Come?
Qualcuno mi può ripetere quello che ha
detto per favore? Temo di non aver capito...’
lo guardai stupita,
probabilmente
sembravo idiota perché stavolta si mise a ridere davvero.
Abbassai lo sguardo
incapace di reagire.
“Scusa...”
quando lo guardai
aveva le lacrime agli occhi,
‘Mio Dio che
figura che ho fatto!’
stavo andando nel
panico, sentivo le lacrime
salire agli occhi, mi voltai e feci per andarmene correndo, ma lui mi
bloccò
delicatamente per un polso.
“Non volevo
offenderti, volevo solo rispondere alla
domanda che mi hai scritto...”
‘Che diavolo
avrà scritto Rumi in quella
maledetta lettera? Io la strozzo appena la rivedo!’
“Va bene...
Volevo
chiedertelo io, ma non avevo, ehm... il coraggio, comunque vengo
volentieri al
ballo con te.”
mi sentii svenire,
traballai indietro e lui mi riprese al volo
‘Rumi
è una... una... santa! La adoro! Le erigerò un
monumento! Oh Demone
Celeste!’
“Ehi! Stai
bene?”
mi risvegliai,
“Eh?
Sì sì!”
avevo alzato la voce
per l’agitazione, che figura stavo facendo,
“Allora
domani ci mettiamo
d’accordo sull’orario ok?”
mi lasciò
andare
“Sì...va...
va bene...”
inutile
dire che ero in uno stato catatonico incredibile.
Quando si
allontanò ci
vollero diversi minuti perché mi riprendessi, poi mi diressi
di corsa verso
casa di Rumi, dovevo parlarle con assoluta urgenza!
Arrivai trafelata a
casa
della mia best e suonai il campanello, mi aprì Sesshomaru in
pigiama, non lo
degnai di uno sguardo sorpassandolo in cerca di Rumi,
“Rumi!”
la vidi spuntare
dalla cucina sorridendo ebete,
“Ha detto di
sì.”
la sua era
un’affermazione, il
che significava solo che lei aveva previsto tutto,
“Cosa hai
scritto nella
lettera?”
non sapevo se esserle
grata in eterno o erigerle un monumento,
“Non
lo scoprirai mai mia cara, lo sappiamo solo io e il tuo
Minase.”
mi voltai
verso Sesshomaru che alzò le spalle facendomi chiaramente
capire che non ne
sapeva niente davvero, sbuffai,
“Comunque
adesso ho un problema molto più
urgente, cosa diavolo mi metto?”
vidi con la coda
dell’occhio il ragazzo
andarsene in silenzio, rimanemmo sole in cucina.
“Per aiutare
a prepararti
dovrei vedere i tuoi vestiti no?”
“No, i miei
non sono per un ballo della
scuola, al massimo per una corsa campestre.”
“Già,
giusto. Ti presto qualcosa
di mio?”
“Sì!!”
balzai in piedi
entusiasta battendo le mani e lei sorrise trascinandomi
in camera sua
“Allora,
aspetta un attimo.”
la vidi sparire oltre
la soglia
della cantina e tornare poco dopo, sospirai rassegnata.
Aprimmo
l’armadio e
Rumi mi mostrò miriadi di vestiti eleganti, sorridendo mi
obbligava a provarli
tutti, non vedevo l’ora che la giornata finisse
definitivamente, ma almeno era
per una buona causa.
L’unico che
mi stava bene era un vestito blu scuro con
alcuni brillantini sulla scollatura ovale, le maniche a tre quarti che
si
allargavano e corto fino alle ginocchia con un po’ di trina
azzurra scura in
fondo, le scarpe ovviamente le avevo io, un paio blu come il vestito
con un po’
di tacco, erano simili a quelle da ballo professionale, ma
più eleganti.
Perfetto.
Il vestito e le scarpe
c’erano, ora mancava il trucco e il parrucco,
sospirai rassegnata a lasciarmi torturare dalla zia di Rumi, ma il
risultato fu
stupendo, mi legò i capelli con un fermagli scuro e me li
sistemò in modo che
sembrassi una specie di porcospino, era un’acconciatura
strana, ma mi piaceva.
Per il trucco fu
più semplice e ci pensò sempre la zia di Rumi, un
po’ di
lucidalabbra e un filo di ombretto bianco sulle palpebre.
“Ok, sono
pronta. E
ora che faccio? Rimango in questo modo fino a sabato sera?”
si misero a ridere
entrambe ed io le seguii a ruota.
Quando guardai
l’orologio era già l’ora di
cena, meglio se tornavo a casa, mi ‘smontai’
aiutata da Rumiko e corsi a casa
salutando Sesshomaru prima di uscire, poverino, lo avevamo
completamente
ignorato, sorrise gentile.
Mamma mia che giornata
sarebbe stata l’indomani.
Dopo cena andai subito
a letto, ma quella notte non chiusi occhio
dall’emozione.
°°°ecco un nuovo capitolo! [urla di gioia, il paese è in festa][scattano gli applausi] , comunque per ora hope you like it... kiss kiss...^^ °°° |
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Capitolo 22 *** I preparativi di Sesshomaru ***
La scuola in
questo periodo dell’anno era invivibile, nel vero senso della
parola, tutte le
ragazze si scambiavano consigli su trucco e vestiti, facevano a gara
per
chiedere ai ragazzi di accompagnarle al ballo.
“Uffa! È già la terza ragazza in
una mattinata che ti chiede di accompagnarla...”
“Sei gelosa
per caso?”
arrossii violentemente
e affondai il volto sul suo petto,
“No!
Assolutamente
no!”
sentii che stava
soffocando una risata, il suo petto aveva iniziato a
tremare e io avevo alzato lo sguardo staccandomi da lui
“Smetti di
ridere! Sai
oggi che ti aspetta?”
aggiunsi minacciosa,
lo vidi impallidire.
Sogghignai
perfida.
Quando la sera
tornammo a casa ero stanchissima e poco dopo ci sarebbe
stato il ballo.
Mi buttai sul letto e
chiusi gli occhi dopo aver osservato il
soffitto per un po’, sentii un corpo caldo che si stendeva
dolcemente su di me,
sentii i lunghi capelli argentei solleticarmi il volto, sorrisi senza
aprire
gli occhi, sapevo già chi fosse.
“Dormi?”
la voce mi
arrivò dolce all’orecchio
destro, scossi il capo piano
“Che
peccato...”
avvertii che stava per
rialzarsi
e lo trattenni circondandogli il collo con le braccia, aprii gli occhi
e gli
solleticai il collo con la punta del naso.
Il corpo di Sesshomaru
venne scosso
da un brivido ed io sorrisi compiaciuta, poi mi resi conto che la porta
forse
era aperta, trasalii.
“È
chiusa...”
aveva capito il mio
pensiero, sospirai
sollevata e continuai a solleticargli il collo facendolo rabbrividire,
“Se
continui non assicuro sulle mie azioni.”
continuai.
Dopo pochi minuti
sentii la
mano sinistra del demone scorrere lungo la mia schiena, mentre con
l’altra si
sorreggeva, rabbrividii e sentii chiaramente che si stava spostando
davanti,
‘No,
non...’
chiusi gli occhi
rimanendo immobile e lui si fermò,
“Scusa...”
la
voce del demone mi giunse dolce e sensuale, mentre continuava ad
accarezzarmi
la schiena con le unghie cercando di non graffiarmi.
“Non...non
credo sia il
caso...scusa...”
fu l’unica
cosa che riuscii a dire prima che le sue labbra
bloccassero le mie, voraci, calde, dolci.
Quando si
allontanò, anche se di
pochi millimetri, eravamo entrambi ansimanti.
“È
tutto quasi perfetto...”
mi
sorrise comprendendo che lo sarebbe stato ancora di più se
fossimo stati soli
in casa, cosa che in quel momento era decisamente opposta
perché c’erano mia
mamma, mia zia e Akira giù di sotto.
Si sollevò
a sedere accanto a me ed io
feci lo stesso, ma mi poggiai contro la sua schiena abbracciandolo da
dietro,
fu in quel momento che si alzò sollevandomi di peso, mi
dimenai, ma fu inutile,
era circa venti centimetri più alto di me, non potevo
toccare terra.
Si chinò e
mi fece scendere senza però lasciarmi il polso, mi
tirò a sé portandomi di
fronte a lui sorridendo, mi prese tra le braccia e mi strinse forte
contro il
suo petto, sorrisi e mi accoccolai, mi sentivo al sicuro.
Fu allora che
sentimmo una vocina alla porta che ci diceva di andare giù.
Mi voltai e vidi
Akira che sorrideva, arrossii mentre Sesshomaru mi lasciò e
andò a prendere la
bimba in braccio,
“Come
vuoi!”
esclamò
sorridendole.
Sospirai rassegnata e
scesi con loro.
Venni rapita subito da
mia zia che mi trascinò in camera sua,
mentre vidi mia madre e Akira che trascinavano Sesshomaru in cantina
con un
mucchio di abiti eleganti tra le braccia, fu in quel momento che capii.
§
“Bene. Devi
prepararti per stasera e farti bello per mia figlia.”
Izumi mi squadrava da
capo a piedi, mentre Akira sorrideva,
“Vai pure a
guardare la televisione
tesoro, qui ne avremo per un po’.”
mi fissò
ancora rendendomi nervoso.
“P...Posso
dirle una cosa?”
annuì
“Io non
avrei mai messo in pericolo Rumiko.
L’ho portata nel Sengoku solo perché volevo farle
vedere il mio mondo come lei
mi ha mostrato il vostro.”
“Finito?”
“Sì...”
“Non ce
l’ho con te, non più
almeno. Hai messo in pericolo mia figlia, ma ti ho perdonato solo per
avermela
riportata a casa sana e salva. Riguardo la storia del demone, puoi
spiegarmi come
stanno le cose?”
capii che non mi
avrebbe mai creduto così sorrisi e mi
allontanai un po’, feci come con Rumiko, indirizzai un colpo
di Dokasou verso
gli scatoloni distruggendone alcuni, la guardai appena in tempo per
scattare a
sostenerla, Izumi si aggrappò alla mia veste e mi
guardò terrorizzata ed io le
sorrisi più dolcemente che potevo
“Non le
farò del male, né a lei né alla
vostra famiglia.”
Sembrò
calmarsi e riprendersi.
Mi sorrise come faceva
con
Rumi, si fidava di me e questo mi sollevò molto il morale.
“Adesso
comunque ci
sono altre cose da fare. Lo smoking di mio marito dovrebbe andarti
bene, sai
indossarlo?”
arrossii di colpo,
anche se non visibilmente, lei se ne accorse,
“Forza, ti
aiuto io.”
“Grazie...”
Mi levai la divisa
facilmente e rimasi in
boxer, ero a disagio e lei lo capì visto che mi fece
indossare i pantaloni.
Dopo di quelli venne
il turno della camicia bianca e della giacca che fui in
grado di mettere anche da solo, per le scarpe mi aiutò Izumi.
Infine mi porse
un nastro nero, liscio, ma strano.
“È
una cravatta. Ti aiuto a legarla.”
sorrise gentile e la
lasciai fare, era terribilmente stretta e, in quel momento
capii cosa provavano i cani al guinzaglio di cui mi aveva parlato Rumi.
Quando
mi fui vestito mi fece sedere sul letto prendendo uno strano strumento
che
chiamò ‘pettine’ e iniziò a
pettinarmi i capelli, all’inizio mi dava fastidio,
poi però trovai in quel gesto ripetitivo uno strano senso di
pace e
tranquillità.
“Ora sei
pronto. Ah, no! Quasi dimenticavo!”
prese un fiore bianco
e me lo appuntò al petto sulla giacca,
“Ecco, ora
sei perfetto.”
mi guardai
allo specchio, dopotutto non stavo così male.
Sorrisi mentre Izumi
mi conduceva
al piano di sopra per aspettare Rumiko.
Per la prima volta
sentivo chiaramente
il mio cuore battere per l’emozione.
°°°scusatemi ma x un po' di giorni non potrò aggiornare, spero che questo capitolo vi piaccia....^^ kiss kis...^^ °°°
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Capitolo 23 *** Il ballo di fine anno ***
Era da quasi
un’ora che mia zia mi stava pettinando e truccando, potevo
affermare di essere
al culmine della sopportazione quando finalmente si
allontanò dicendomi di
alzarmi
“Fatti
vedere! Ho finito!”
Mi aveva fatto
indossare un abito nero in
stile ‘Grease’ molto carino, aveva le maniche a
palloncino lunghe fino al polso
e in vita un corpetto ricamato, avevo infilato un paio di ballerine con
il
fiocco davanti legate alle caviglie e senza tacco, il trucco era
leggero e
sfumava sul bianco, mentre mi aveva ‘stirato’ i
capelli ricci e li aveva
raccolti con una treccia intrecciata ad un nastrino bianco sporco.
Ero
soddisfatta.
Girai su me stessa un
paio di volte prima che la zia mi desse il
consenso per andare, la abbracciai ringraziandola e mi precipitai fuori
della
stanza. Sesshomaru era lì, accanto alla porta assieme a mia
madre, sospirai
emozionata e avanzai, per l’agitazione inciampai sul tappeto,
chiusi gli occhi
aspettando di atterrare sul pavimento, ma mi sentii afferrare e
sollevare,
quando trovai il coraggio di guardare ero raggomitolata in braccio a
Sesshomaru
che mi guardava sorridendo.
In quel momento mia
madre ci fece una foto.
Non
feci nemmeno in tempo a sorridere, che il flash mi stordì,
subito mi preoccupai
però del demone, strano fosse così tranquillo.
“Mi
metteresti giù?”
“Certo...”
ebbi un brivido e lui
mi sorrise notandolo,
“Dobbiamo
andare. Mikoto e Minase
ci aspettano davanti alla palestra!”
mia madre ci
bloccò la strada
“Mettetevi
in posa e sorridete ragazzi, un’ultima foto prima di
andare!”
obbedimmo e
subito dopo uscimmo fuori.
Sesshomaru mi
sollevò e mi strinse tra le braccia
“Sei molto
bella stasera, sai?”
arrossii vistosamente
“Anche
tu...”
riuscii a
sussurrargli mentre saltava da un palazzo all’altro.
Toccò i
piedi sull’asfalto
quando mancavano pochi metri alla palestra, intravidi la mia amica e il
suo
cavaliere, andammo loro incontro
“Rumi!”
mi saltò
letteralmente al collo, notai
subito che non era vestita e acconciata come avevamo previsto, ma non
mi
interessava, poi notai il mio demone che salutava Minase e sorrisi,
entrammo
tutti quattro insieme, io e Sesshomaru e Minase con Mikoto.
Appena entrammo
tutti si voltarono verso di noi e ovviamente mi fulminarono quando mi
notarono
mano nella mano con Sesshomaru, poi fulminarono Miko che teneva il
braccio a
Minase.
All’inizio
ero a disagio per via di tutti quegli sguardi addosso, poi
però mi abituai e presi coraggio rivolgendomi al demone
“Senti...vorresti,
ecco... sì, vorresti ballare con me?”
lo guardai mentre
trasaliva,
“S-sì...”
balbettò
piano, sorrisi divertita e lo trascinai in pista, in quel momento
davano un lento.
Il tipo di ballo che
adoravo di più.
Mi cinse la vita con
le
braccia dopo avermi intrecciato la rosa bianca che aveva sul vestito ai
miei
capelli, mi attirò a sé come se avesse avuto
paura di perdermi, io lo
abbracciai contornandogli il collo e accarezzando i lunghi capelli
argentati,
poggiai la testa sul suo petto, nn sapevo se seguire i battiti del suo
cuore o
la musica.
Mi lasciai andare, in
realtà non stavamo ballando, ma solo
dondolando, eppure a noi bastava quello.
La musica
finì e noi ci fermammo.
Rimanemmo per un
po’ a sorriderci, poi lui mi prese la mano e mi
portò fuori,
nel cortile della scuola.
Eravamo soli e
sinceramente avevo un po’ freddo.
Tremai
un po’ e lui mi posò sulle spalle la giacca.
Gli sorrisi e lo
abbracciai forte.
“Ti
amo.”
“Ti
amo...”
furono le uniche cose
che ci sussurrammo a vicenda prima
che le nostre labbra si trovassero in un bacio dolce, tenero e caldo.
§
‘Come sono
arrivato a questo punto? Che mi succede?’
la guardai mentre
sorrideva e
giocherellava con le dita della mia mano, mi sentivo strano, quella
ragazza mi
aveva davvero cambiato e io non me ne ero quasi reso conto.
“A cosa
pensi?”
mi
distrasse dai miei pensieri,
“A...”
‘No, meglio
non dirglielo adesso...’
“A
nulla, a noi, a tutto...”
mi guardava stranita,
forse non aveva capito, meglio
così.
Mi avvicinai al suo
volto sollevandolo con il dorso delle dita, la vidi
cambiare colore e sorrisi,
“Torniamo a
casa?”
“Ma la festa
non è ancora finita,
ti stai annoiando? Beh, per
te forse non
è eccitante come combattere contro un demone, magari
sventrarlo, oppure-“
posai
le mie labbra sulle sue, stava delirando, meglio che tacesse, sorrisi
divertito
contro la sua bocca e lei si scostò un po’
sedendosi leggermente più lontano,
poi si voltò incrociando le braccia al petto offesa.
“Rumi...”
non mi rispose,
“Rumiko...”
niente,
“Tesoro...”
la vidi sobbalzare e
mi avvicinai sorridendo,
la abbracciai da dietro circondandole le spalle con le braccia,
“Ti sei
offesa?”
“No...”
mugugnò,
sorrisi e mi avvicinai ancora di più, la sua schiena
aderiva perfettamente al mio petto, il mio cuore iniziò a
battere più veloce
senza che me ne accorgessi.
“Scusami
tesoro mio...”
sussultò
evidentemente e
io la strinsi ancora di più, annusai il suo profumo
affondando il naso sul suo
collo, Dio quanto la adoravo, potevo percepire il suo cuore a mille e
il mio
che andava all’unisono, sorrisi e la feci voltare verso di me
senza lasciare
che si allontanasse troppo, feci scorrere la mano sul fianco destro di
lei
scendendo sempre più fino alla coscia, ma la sua mi
fermò, aveva il capo chino
e sentii l’odore salato delle lacrime, le sollevai il volto,
“Non devi
piangere, non è successo niente.”
singhiozzò
e la strinsi forte a me, non
sopportavo di vederla in quello stato.
Non so per quanto
rimanemmo in quel
modo, ma quando ci alzammo il ballo era terminato e Mikoto e Minase ci
stavano
cercando all’entrata della palestra, li raggiungemmo facendo
finta di niente.
Fu in quel momento che
le squillò il telefono,
“Pronto?...
Sì, va bene... No,
non c’è problema... Ok, ciao mamma,
ciao...”
mi sorrise e mi disse
che mi
avrebbe spiegato più tardi.
Tornammo a casa tutti
assieme, accompagnammo prima
Minase, poi Mikoto e infine rimanemmo soli, a quel punto venni
letteralmente
trascinato al parco, sorrideva radiosa e di questo ero molto felice.
“Ma non si
torna a casa?”
“No, non
ora. Mia mamma, la zia e Akira rimarranno fuori fino a
domani sera, ma non mi hanno spiegato il motivo...”
‘Io
un’idea ce l’ho, ma
meglio non azzardare...’
mi venne da ridere e
lei se ne accorse perché me ne
chiese subito il motivo, ovviamente non le dissi niente.
“Comunque,
vuoi
restare fuori fino a tardi?”
“No, tra
cinque minuti andiamo... Adesso voglio
rimanere qui a guardare le stelle...”
“Le stelle
si vedono anche da casa...”
“No,
dovremmo salire sul tetto e, forse tu ne sei capace, ma io
no...”
sogghignai
“Il problema
non esiste.”
“Perché?”
“Ti porto
io...”
mi alzai senza
aspettare che replicasse e mi diressi verso casa in silenzio e
velocemente.
°°°scusate l'attesa ma ero all'estero in un posto dove i computer non esistono.... -.-'... sigh... comunque spero che questo capitolo vi piaccia... recensite!! :P °°°
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Capitolo 24 *** Amarsi ***
Aprimmo la porta e
l’interno era deserto, sospirai
“Mi fai
scendere?”
chiesi quasi in un
debole
sussurro,
“Non ancora,
chiudi gli occhi.”
obbedii.
Sentii il suo fiato
sul mio
collo e il materasso sotto di me prima di aprire gli occhi, lo guardai
non capendo
cosa volesse fare e lui mi sorrise, mancò poco che mi
sciogliessi.
In quel
momento lui era disteso sopra di me, con una mano si reggeva per non
farmi male
e con l’altra mi accarezzava i capelli, in alcuni momenti mi
si avvicinava come
se volesse baciarmi, ma si ritraeva a pochi millimetri dalle mie labbra
ed io
continuavo a non capire.
Non reggevo
più quella situazione, per la mia
incolumità mentale, già deteriorata, dovevo
capire e così chiesi
“Cosa vuoi
fare?”
La domanda ovviamente
uscì dalle mie labbra nel peggiore dei modi e lui
si mise a ridere sommessamente,
“Smettila,
voglio solo capire!”
‘Ma
perché mi
prende in giro?’
non fui in grado di
pensare altro perché in quel momento
iniziò a baciarmi con entusiasmo, come se stesse per...
“No!”
lo scostai dalle
mie labbra e lui mi guardò sorpreso
“Non
voglio!”
“Scusami,
non voglio
forzarti, se non-“
“Non fare il
finto tonto! Sai a che mi riferisco! Non voglio
che torni nel Sengoku senza di me!”
gli urlai tutto quello
che pensavo e lo
sentii accasciarsi su di me, l’avevo distrutto anche se non
era mia intenzione.
Lo abbracciai stretto
“Scusami...
Non volevo essere così brusca, ma lo sai come
la penso... Mi dispiace...”
“È
colpa mia, non dovevi capirlo, non dovevi
innamorarti di me... Non dovevi conoscermi e accogliermi in casa tua
tanto
gentilmente, è solo colpa mia che ho accettato...”
stava piangendo, lo
capivo
dalla voce rotta, dalle lacrime che bagnavano il mio collo scivolando
fino al
cuscino, dal petto che sussultava e tremava.
“Smetti di
piangere, ti prego...”
fu la sola cosa che
riuscii a dire prima che lui mi stringesse a sé e mi
baciasse come aveva fatto pochi minuti prima, ora le lacrime che
sgorgavano dai
suoi occhi rigavano le mie guancie assieme alle mie, lo strinsi forte a
me.
“Ti
amo...”
mi sussurrò
contro le labbra per poi riprendere a baciarmi, io non
sapevo come reagire, non riuscivo a darmi pace sul perché
dovesse tornare di
là, forse per Rin, forse lei era figlia sua e di
un’umana, forse voleva
abbandonarmi perché si era stancato di me anche se in quel
momento non sembrava
affatto.
Affondai la testa sul
suo petto piangendo e interrompendo quel bacio,
lui si sollevò e si mise seduto al bordo del letto
stringendomi a sé, era più
calmo, non tremava più come prima, mi mise seduta sulle sue
ginocchia e mi
carezzò il volto sorridendo malinconico.
“Quando sono
capitato in questo posto
a me estraneo ero un demone crudele, sanguinario, che non aveva
pietà per
niente e per nessuno se non per un’umana e un piccolo demone
rospo, poi ho
incontrato te, che mi hai ospitato senza fare troppe domande nonostante
il mio
aspetto e la mia freddezza ti incutessero un po’ di timore,
tu che mi hai
aiutato a sopravvivere qui, che mi hai voluto bene e che adesso mi ami
come io
amo te. Tu che mi hai cambiato così tanto in così
poco tempo.”
fece una pausa
“eppure,
di là del pozzo ci sono delle cose che vorrei concludere e
poi ci sono Rin,
Jaken, mio... fratello... troppe cose in sospeso mi attendono e tu
staresti
sola se venissi con me... Questo non posso permetterlo.”
“Ma io
voglio venire
con te, e poi non sarò sola, ci saranno Rin e Jaken con me,
starò con loro-“
“No, non
è quella compagnia che ti mancherà, so benissimo
che loro
riuscirebbero a rincuorarti, ma ti sentiresti comunque sola!”
“Questo non
puoi
saperlo!”
mi allontanai
portandomi in piedi davanti a lui e allargando le
braccia, non mi rendevo del tutto conto che gli stavo urlando contro
“Non puoi
sapere come reagirei! Forse nemmeno io posso saperlo!”
mi fermai, ansimavo
per
quanto avevo alzato la voce, lui mi guardava esterrefatto, aveva ancora
gli
occhi lucidi e per poco non mi sentii male per avergli urlato contro.
Caddi
automaticamente in ginocchio guardando il pavimento. Lo vidi
inginocchiarsi
accanto a me e abbracciarmi,
“Non vorrei
chiedertelo anche perché conosco già
la risposta, ma non posso vederti in questo stato...”
fece una pausa
“Vieni con
me?”
non risposi, mi
limitai ad abbracciarlo forte e ad annuire nascondendo il
volto sull’incavo del suo collo, mi sentivo infantile e
stupida, ma non potevo
lasciarlo andare via, non volevo.
§
Quando il momento
di crisi passò mi sorrise e si alzò uscendo dalla
stanza e incitandomi a
seguirla, cosa che feci molto volentieri.
Mi fece camminare
dietro di lei fino
all’ingresso, poi si infilò le scarpe e
uscì lasciando la porta aperta
‘Dove
vuole andare?’
fu il mio unico
pensiero finché non la vidi seduta sulla
panchina poco distante dal vialetto di casa che sorrideva e guardava in
alto.
“Cosa
vedi?”
io alzai lo sguardo
osservando il cielo
“Le
stelle...”
“E
poi?”
“Uhm...la
Luna...”
“Nient’altro?”
“Cosa
vedi?”
“Io? La Luna
piena che ci
sorride, le stelle che fanno da fiammelle in questo momento e poi vedo
mio
padre... E forse anche il tuo...”
mi irrigidii, come
faceva a vedere tante cose
in un semplice cielo stellato?
O forse non era
così semplice come credevo.
Rimasi in silenzio
contemplando la volta celeste.
“Non dovevi
portarmi sul
tetto a guardare le stelle?”
mi risvegliai,
“O forse
devo andarci da sola
rischiando di cadere, farmi male o-“
“No, ho
capito, andiamo...”
le sorrisi
prendendola in braccio e dirigendomi con due soli balzi sopra la casa
di
Rumiko, la poggiai sul tetto stando attento che non cadesse di sotto,
poi mi
distesi accanto a lei.
“Forse hai
ragione, riesco a scorgere il viso di mio
padre, ma non ne sono sicuro.”
“Sono
convinta che ti sta sorridendo.”
“No, mi
guarda come si guarda qualcuno che si odia.”
la vidi voltarsi verso
di me e
accostare il volto al mio viso,
“No, hai
torto, vedi lassù?”
mi indicò
con il
dito un gruppo di stelle,
“Lui
è là, con mio padre, ci stanno guardando e
sorridono soddisfatti.”
“...”
sospirai poco
convinto, poi chiusi gli occhi,
“Posso
chiederti una cosa?”
“Dimmi...”
“Com’era
tua madre?”
“Mia madre
è un
demone cane, come lo era mio padre, ma da lei ho ereditato il carattere
e l’educazione
verso gli umani... Fin da piccolo mi ha insegnato a trattarvi con
disprezzo,
freddezza, perché secondo lei siete una razza
inferiore...”
la guardai cercando
di capire cosa stesse pensando, sospirò,
“E tu cosa
ne pensi?”
“Penso sia
sbagliato ora, ho conosciuto gli umani più a fondo in questo
ultimo periodo,
grazie a te, a Rin e, dopotutto anche grazie alla femmina di Inuyasha.
Ora
trovo sia del tutto sbagliata la logica di mia madre e la odio per
avermi
insegnato tutto questo.”
la sentii ridacchiare
e tornai a guardarla.
“Non devi
odiarla, credo che dopotutto ti abbia solo insegnato ciò che
hanno insegnato a
lei... La colpa non è del tutto sua.”
“Forse hai
ragione, ma io sono comunque
riuscito a cambiare, con un grande aiuto,”
le sorrisi
“e poteva
farlo anche
lei...”
“Magari non
ha trovato niente o nessuno che le facesse capire questo
come invece è successo a te...”
“Forse hai
ragione... Ma perché mi hai chiesto
di lei?”
“Non lo so,
curiosità forse... Non ne ho idea...”
mi misi a ridere e
lei mi imitò, rimanemmo tutta la notte sul tetto a parlare
di cose futili,
senza senso e a ridere.
Ero felice.
Ora sapevo cosa voleva
dire ‘amarsi’ e solo
adesso comprendevo Inuyasha e mio padre fino in fondo.
°°° chiedo umilmente perdono ma per validissimi motivi non ho potuto aggiornare... comunque sono andata avanti a scrivere e nei prossimi giorni aggiornerò i capitoli che ho già pronti... scusatemi...°°° |
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Capitolo 25 *** In partenza per il mare ***
Guardammo insieme
l’alba farsi avanti tra le nuvole timidamente.
Poi decidemmo di scendere perchè
dovevo mangiare.
Ovviamente Sesshomaru
mi aiutò a scendere dal tetto e mi
accompagnò fino alla cucina in braccio, ma non mi ribellai
poiché cominciavo ad
avvertire la stanchezza e lui se ne accorse.
Dopo colazione mi
trascinò in
cantina e mi fece distendere, mi ricordai di avere ancora addosso il
vestito
del ballo così lo convinsi a lasciarmi fare una doccia e
cambiarmi con la
promessa che poi sarei tornata di sotto.
Andai in camera mia e
presi un paio di
shorts neri da ginnastica e una canotta bianca a spallino largo assieme
ovviamente all’intimo, poi mi recai in bagno dove feci la
doccia e dove mi
rinchiusi per circa un’ora.
Me ne resi conto
quando sentii bussare Sesshomaru
alla porta,
“Rumi, ha
chiamato tua madre! Ha detto che non torna fino a
dopodomani.”
Fece una pausa
“Sbrigati in
bagno...”
a
quest’ultima frase sbuffai
e finii di vestirmi uscendo irritata.
Gli passai davanti
ignorandolo e
dirigendomi in cantina, velocemente.
Mi sedetti sul letto e
notai che la
disposizione degli scatoloni era differente
“Ti annoi
così tanto?”
scherzai
sarcastica, mentre lui mi si sedeva accanto e mi abbracciava sorridendo
“Sì...Se
qualcuno non mi tiene compagnia...”
“Oh!
Davvero? Allora chiederò ad
Akira di spostare le sue bambole quaggiù e di venirti a
trovare più spesso, che
ne dici?”
la sua espressione era
terrorizzata
“Ti prego
no! Tutto ma non
questo!”
Non feci in tempo a
rispondere perché qualcuno suonò alla porta e
dovetti andare ad aprire.
“Ciao Rumi!
Minase ha avuto un’idea bellissima!”
“Oh,
c-ciao Miko... Ciao Minase... Ehm... Volete entrare?”
Mi spostai per farli
passare
“Ciao...”
Sesshomaru era
comparso dietro di me e come saluto aveva
sorriso ad entrambi.
Li feci accomodare in
cucina e Mikoto entusiasta iniziò a
parlare dell’idea
“Allora, se
voi non avete da fare cose importanti, Minase
avrebbe proposto di fare una gita al mare tutti e quattro assieme,
partiremmo
domani mattina presto e torneremmo dopodomani in tarda mattinata...
Allora? Che
ve ne pare?”
teneva la mano del
ragazzo mentre parlava sorridente, io guardai
Sesshomaru che probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse il mare...
Sospirai
e mi voltai verso la mia best
“È
magnifico, ma dovrei sentire mia mamma,
facciamo così, più tardi ti telefono e ti faccio
sapere ok?”
“Fantastico!”
si
alzarono e si avviarono verso la porta,
“Allora noi
andiamo...”
notai
l’espressione dispiaciuta dei due ragazzi e decisi di far
rimanere Miko e
Minase.
“Miko
perché non rimanete qui ancora per un po’? Magari
organizziamo
una pizza per cena...”
“Certo!
Minase sei d’accordo?”
il ragazzo
annuì e guardò
Sesshomaru, i due si illuminarono e dopo pochi istanti si erano
già dileguati
dopo averci dato rispettivamente un bacio sulla fronte.
“Mi sa che
hanno
qualcosa in mente...”
“Mmh...
Credo anche io...”
“Va beh, nel
frattempo noi ci
occupiamo dei preparativi, tu telefona a tua madre e io guardo cosa
puoi
mettere in valigia...”
“Sì
capo!”
scherzai mentre ci
facevamo la linguaccia e
mi avvicinavo al telefono.
Mia madre entusiasta
più di me acconsentì.
Mi
rassegnai al fatto che avrei dovuto spiegare a Sesshomaru cosa sarebbe
successo, mi si presentava davanti una nottata tremenda...
Forse...
§
Ci salutammo
abbastanza presto visto che Mikoto doveva essere a casa per le nove e
Minase
voleva a qualunque costo accompagnarla, quindi decisi di concedermi un
bagno e
mi rinchiusi dentro la stanza aprendo l’acqua.
Devo dire che mi fu di
grande
aiuto e mi preparò a ciò che avrei visto alla mia
entrata in cantina...
“Ma che
diavolo vuoi fare? Vuoi che ti cada tutto addosso?”
con un balzo fui
accanto a
Rumiko e prontamente sorressi le scatole che aveva intenzione di
sollevare da
sola, sbuffai e lei mi sorrise
“Volevo
prendere la macchina fotografica di mio
padre, mia mamma non vuole che la prenda, ma io la adoro e voglio
portarla con
noi...”
“Ma se tua
madre non vuole cosa la porti via a fare?”
dopo che ebbe
preso la macchina fotografica si diresse verso camera sua e la sentii
chiudere
la porta.
Dopo
mezz’ora riapparve su per le scale con uno strano attrezzo in
mano che mi ricordai di aver sentito chiamare
‘radio’, l’attaccò al muro con
uno strano marchingegno che chiamò ‘presa per la
corrente’ e dalla radio partì
una melodia tranquilla...
°Ikutsu namida
o nagashitara... Every heart sunao ni
nareru darou... Dare ni omoi tsutaetara...°
la musica si
diffondeva e lei si
sedette sul letto incitandomi a mettermi seduto accanto a lei, mi fece
voltare
di spalle.
°Nagai nagai
yoru ni obieteita... Tooi hoshi ni inotteta...°
la
musica continuava e lei iniziò a canticchiarla e ad
accarezzarmi i capelli, mi
rilassai e chiusi gli occhi...
°Meguru meguru
toki no naka de... Bokutachi wa
ai o sagashiteiru... Tsuyoku tsuyoku
naritai kara... Kyou mo takai sora miageteiru...°
Smise di cantare e
poggiò il mento sulla mia testa,
“Senti...
Minase ti ha spiegato di domani
vero?”
“Sì...
Credo... L’acqua è davvero salata?”
la sentii trattenere
una
risata e mi accoccolai meglio tra le sue braccia esili sfiorandole con
le
unghie
“Sì,
e c’è il sole ed è caldo... E serve un
costume da bagno... Ma te ne
procurerò uno domani mattina...”
“Ok... Posso
fare una cosa?”
sentii i battiti
del suo cuore accelerare
“Cosa?”
mi voltai e la feci
distendere sotto di me, mi
avvicinai alle sue labbra e la baciai.
Cercai di essere dolce
più che potevo.
§
Il mio cuore
impazzì del tutto quando la sua mano destra scorse sotto la
mia canotta bianca
fino alla schiena dove iniziò a scorrere su e giù
solleticandomi con le unghie,
mi aggrappai alle sue spalle e continuai a baciarlo.
‘Oddio,
no... Non ora...’
“N-no... Non
è il momento adatto...”
“Scusa...Non
volevo-“
“Non fa
niente... è
solo che non... non me la sento ecco...”
“Tranquilla...”
si lasciò
cadere piano
sopra di me e affondò il naso tra i miei boccoli neri mentre
io annusavo i
lunghi capelli argentei.
“Hai usato
il mio shampoo vero?”
“Mh?
Come?”
aveva un
tono assonnato, sorrisi poi sembrò ripensare alla mia domanda
“Sì,
l’ho
riconosciuto annusandolo...”
“E non
c’hai pensato due volte vero?”
“Eh eh... Ti
dispiace?”
“No,
affatto...”
lo sentii sorridere
contro il mio collo, poi iniziò
a sfiorarlo con le labbra, delicatamente.
Rabbrividii.
Mi accorsi che la
musica
era cessata, e mi venne un dubbio.
Anche se mi dispiaceva
interrompere quel
momento dovetti alzarmi
“Che ore
sono?”
guardai la sveglia
mentre Sesshomaru
si sedeva dietro di me e mi sollevava facendomi accoccolare tra le sue
braccia.
“0.45”
“Oddio ma
è tardissimo! Tra meno di sei ore ci dobbiamo
alzare!”
“E
allora? Sono abituato a dormire molto meno.”
“Ma io
no!”
sbuffò ma
non mi
lasciò scendere.
“Ti prego...
Fammi andare a dormire... A meno che tu non
voglia un fantasma con le occhiaie per fidanzata domani
mattina...”
si mise a
ridere, poi si fece serio, quasi implorante...
“Dormi qui
con me?”
‘Oddio.............................’
fu l’unica
cosa che fui in grado di
pensare prima di annuire inconsciamente.
E devo dire che il
resto della nottata
trascorse tranquillamente poiché mi addormentai quasi subito
tra le sue braccia.
§
“Svegliati...”
aprii un occhio
insonnolita e mi ritrovai davanti lo sguardo ambrato del demone
“Cosa?”
“Tesoro ti
devi alzare... Faremo tardi... Alzati su...”
mi sentii
afferrare sotto le braccia e mi accorsi che mi stava sollevando di peso
per
mettermi in piedi.
“Faccio da
sola... Grazie...”
poi mi venne un dubbio
“Sesshomaru...
Che ore sono?”
“Uhm...
7.05...”
“È
TARDISSIMO!! Maledizione!
Faremo tardi!”
“Rumi...”
“Oddio! Miko
si arrabbierà tantissimo!”
“Ehm...
Rumi...”
“Devo
vestirmi! Ma no... Vado bene così, ma devo lavarmi! Faremo
tardi!”
“Rumi...”
mi fermò
per un braccio
“Io sono
pronto, mi sono messo il...
costume.”
“Cosa?
Ma...Come l’hai trovato?”
“Ho cercato
l’odore di tuo padre
nell’armadio in camera di tua madre... E poi ho trovato una
scatola dove c’era
scritto ‘costumi da bagno’ quindi ho pensato che
potevano essere quelli...”
“Ah...Capisco...
Comunque sei stato bravo, sei quasi autonomo...”
mi fece la
linguaccia che ricambiai con un bacio sulla guancia sparendo poi in
bagno.
Dopo
dieci minuti ero fuori, pronta, vestita e lavata.
Suonò il
campanello e vidi
che Sesshomaru aveva già preso il mio borsone
“Sei stato
in camera mia?”
“No...”
sorrise sapendo che
era stato scoperto
“Sì
sì... Ok...”
mi diede un
bacio sulla testa ed io gli sorrisi aprendo la porta.
§
Minase era
lì
davanti con la sua ‘auto senza tetto’ rossa e gli
andammo incontro, notai che
Mikoto si era seduta dietro e stava sorridendo a Rumiko, io decisi di
andare
davanti assieme a Minase.
Il viaggio fu
più lungo di quanto mi aspettassi, ma
non fu affatto sgradevole, soprattutto quando, durante le soste, Rumi
mi
trascinava in qualche angolino nascosto.
‘Trattieniti
Sesshomaru...’
era il mio
pensiero fisso.
‘Maledizione...
Smettila Rumiko!’
Per fortuna quando
ripartivamo potevo calmarmi.
Poi finalmente
arrivammo.
°°°ci tengo a precisare che la canzone è la 4a ending di Inuyasha, Every Heart, e che l'ho aggiunta perchè mi sta particolarmente a cuore... comunque ho aggiornato un altro capitolo... nel prossimo ci sarà da ridere... ^^... kisses alle lettrici molto pazienti... forse anche troppo... :P°°° |
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Capitolo 26 *** Tutti in spiaggia ***
“Il
mare!”
“Miko
non urlare! Per il Demone Celeste, mi insordisci!”
“Guarda che
bello Rumiko!”
niente...mi ignorava.
Sbuffai irritata, ma
mi calmai quando vidi la distesa blu
dell’acqua e la spiaggia poco affollata.
Per prima cosa
andammo a posare le
valigie in albergo e ci cambiammo, almeno io e Miko visto che i ragazzi
erano
già pronti.
Non volevo uscire
dalla camera per quanto ero pallida, ma la mia
best mi tirò fuori per un braccio minacciando di chiamare
Sesshomaru ad
aiutarla.
Mi arresi,
cos’altro potevo fare?
Non appena uscimmo
dall’albergo
tutti, ragazzi compresi forse perché invidiosi, si voltarono
a guardare il fisico
dei nostri accompagnatori.
Inutile dire che
cambiai colore mentre il demone
sorrideva e mi teneva per mano.
In spiaggia scegliemmo
degli ombrelloni isolati
dagli altri e ci accomodammo, ma non feci in tempo a dichiarare di
voler
prendere un po’ di sole che arrivò Sesshomaru e,
prendendomi in braccio , mi
trascinò in acqua immergendosi con me e rischiando di farmi
affogare.
Iniziò
così la battaglia di schizzi, io e il demone contro Miko e
Minase.
Non so
esattamente chi vinse, ma ridemmo come matti tutto il pomeriggio ed io
riuscii
anche a prendere il sole.
Sì,
perché ad un certo punto mi andai a sdraiare
pregandoli di lasciarmi stare e loro mi dettero ascolto, almeno per una
mezz’oretta.
Poi sentii Sesshomaru
completamente bagnato che si distendeva
sopra di me e che mi accarezzava il volto, all’inizio
sobbalzai, poi sorrisi e
gli diedi un bacio sulle labbra salate.
Aprii gli occhi e vidi
il mio demone
simile ad un dio, i capelli bagnati aderivano alla schiena e alle
spalle pallide,
gli occhi ambra erano dolci e mi osservavano, inoltre il fisico
scultoreo
contribuiva a quella visione paradisiaca.
Sospirai sorridente.
“Allora, hai
finito di prendere il sole?”
“Uhm... No,
ma credo si stia facendo ora di
merenda...”
mi leccai le labbra e
lui mi fece alzare
“Sai,
dovresti cercare di
mangiare qualcosa stasera...”
“Ti ho
già detto che non soffro la fame come un
essere umano.”
“Sì,
mi ricordo, ma Mikoto e Minase sospetteranno qualcosa se
non mangi nemmeno stasera a cena... Per il pranzo abbiamo trovato una
scusa, ma
per stasera non credo che ci crederebbero.”
“Uffa... Non
mi piace il vostro
cibo, lo sai.”
Era irremovibile, o
quasi
“Vedrai che
stasera ti piacerà!”
gli
feci l’occhiolino.
“Che avete
da complottare voi due?”
Minase ci aveva
raggiunti
e guardava Sesshomaru che gli sorrise sornione
“Nulla...”
“Sicuro?”
“Sicurissimo...”
il ragazzo
però non sembrava tanto convinto della risposta,
comunque lasciò stare.
§
La giornata fu
tranquilla e
arrivò presto l’ora di cena, ci andammo a cambiare
e ci avviammo al ristorante
dell’albergo tutti assieme.
“Allora, che
c’è per cena stasera? Sono
affamatissimo!”
Miko
guardò Minase sorpresa e lui le fece la linguaccia, si
sorrisero
“Signori... Desiderate?”
“Bistecca alla brace molto cotta, per favore.”
“Uhm, per me pollo con patatine, grazie."
“Due. Uno con aggiunta di insalata.”
Aggiunse Rumiko dopo l’amica
“Bene.”
Notai che Rumi aveva avvicinato il
cameriere e gli aveva chiesto qualcosa,
‘Cotta pochissimo? Ma che dice?’
la
guardavo curioso,
“Giusto scottata un po’...”
Aveva detto al cameriere
indicando una scritta sul menu che ci aveva portato.
Mi sorrise e decisi di
lasciar perdere finché un profumo molto invitante non mi
costrinse a leccarmi
le labbra e ad alzare lo sguardo verso la cucina dove era sparito il
cameriere
“Affamato eh?”
Rumi mi si era avvicinata e sogghignava parlando piano per non
farsi sentire dagli altri due
“Uhm... Dipende, la mia risposta affermativa ti
darebbe soddisfazione?”
“Sì...”
“Allora no...”
“Vedremo.”
e quest’ultima affermazione
mi spaventò non poco.
Alcuni minuti dopo arrivarono due cameriere con dei
piatti e un vassoio con le bibite.
Ci servirono e se ne andarono sorridenti.
Non credevo ai miei occhi, avevo davanti una bistecca quasi
completamente cruda
e senza condimenti.
“Con garbo per favore, usa le posate.”
Quello di Rumiko era
un semplice sussurro che le mie orecchie percepirono come un urlo, feci
una
smorfia e riluttante presi coltello e forchetta sbuffando.
Mi ricordavo come si
usavano perché avevo visto la madre e la zia di Rumi usarle
quindi non fu
difficile, ma fu terribilmente lento e intanto lei rideva sotto i
baffi, la
fulminai con lo sguardo diverse volte mentre sorseggiavo
l’acqua che avevo nel
bicchiere.
°°°chiedo perdono se l'impostazione della seconda parte è bruttissima, ma NVU sta sclerando nel vero senso della parola come tra un po 'farò anche io... ho cercato di rimediare come ho potuto... chiedo ancora perdonao e spero vi piaccia questo capitolo... ^^ kisses... °°° |
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Capitolo 27 *** Uniti ***
La mattina dopo
preparammo le valige e Rumiko pretese di aiutarmi. Mi stava bene, ma
c’era un
problema che non avevo contato. La vicinanza del letto e la maglietta
che le
lasciava la schiena parzialmente scoperta.
‘Autocontrollo... Devo
controllarmi... Maledizione!!’
stava davanti a me a
pochi centimetri di
distanza con i capelli legati in una coda di cavallo e la schiena
praticamente
scoperta visto che le si era slacciata una spallina
”Potresti
riallacciarla? Sai
come si fa...”
Esitavo.
Non osavo allungare le
mani verso quella schiena
liscia, morbida, calda...
‘Basta! Ma
insomma! Sei il freddo principe dei demoni
Sesshomaru! Un po’ di contegno!!’
“Ehi!
Sesshomaru! Stai bene??”
mi guardava
allarmata... perché? Che è successo?
Mi accorsi della
superficie morbida sotto
di me...
‘Il
letto...’
“Oddio che
spavento mi hai fatto prendere!”
“C-cosa?”
“Hai perso
l’equilibrio e per poco non mi venivi addosso! Ti ho fatto
stendere
sul letto... Che hai? Stai male?”
“Io...
No...”
Ero confuso.
“Sicuro?”
“Sì...
Tranquilla... Scusa se ti ho fatto preoccupare...”
“Tranquillo,
non fa
niente... Magari è stato il caldo...”.
Si sedette accanto
a me portando le gambe accanto alle mie e poggiando la mancina sul mio
petto,
strinsi la sua mano con la mia, la volevo sentire vicina anche se non
ne sapevo
il motivo visto che praticamente ero sempre assieme a lei.
Eppure quando non
c’era,
quando si allontanava anche solo per due minuti.
Quando mi voltava le
spalle.
Era come se mi stesse
abbandonando.
Mi sentivo solo.
“Ti piace il
mare?”
interruppe dolcemente
i miei pensieri
“Sì,
ma preferisco stare nel Sengoku o a
casa tua...”
si rabbuiò
alle mie parole.
“Ma va bene
ovunque... Basta che tu
sia con me...”
mi sorrise e mi
posò un dolce bacio sul mento.
Sentimmo bussare
alla porta e Rumiko balzò giù dal letto andando
ad aprire.
Si affacciò
Minase e
subito dopo Mikoto.
Il loro sguardo
passò da me, ancora steso sul letto, a Rumi
accanto alla porta che stava arrossendo a vista d’occhio.
Mi alzai.
“Abbiamo
interrotto qualcosa??”
“Non sei
simpatico...”
risposi a Minase che
sorrise.
Dopo una
mezz’oretta eravamo pronti a partire e così
facemmo.
Il viaggio
durò
meno del previsto e rientrammo a casa verso l’ora di pranzo.
“Allora ci
vediamo!”
Rumiko e Mikoto si
salutavano con la mano e lo stesso feci io con
Minase.
Entrammo in casa.
“Allora
ragazzi? Com’è andata? Vi siete divertiti?
Hai fatto delle foto?”
la mamma di Rumi
l’assalì spuntando dalla cucina con sua
zia, in seguito arrivò correndo la piccola Akira che nella
fretta per poco non
cadde.
Fortunatamente ero
abituato con Rumiko e la ripresi al volo tenendola in
braccio.
§
Passammo
tutta la
giornata a parlare della nostra breve vacanza.
Di come io avevo
reagito
all’acqua salata, alla bistecca.
Dopo cena Rumi
sparì in camera sua chiudendomi
fuori così io me ne andai in cantina.
§
Riposi
al loro
posto le cose che prima erano nella valigia e presi tutto
l’occorrente per
farmi una doccia.
Ne avevo bisogno.
Dopo la doccia mi
infilai la canotta e i
pantaloncini di cotone per poi dirigermi verso la cantina.
“Dormi?”
aprii la
porta e me lo ritrovai davanti sorridente.
Mi sollevò
chiudendo la porta e mi
trascinò giù poggiandomi piano sulla branda
intatta, poi mi si sedette accanto.
“È
un no?”
fu l’unica
cosa che riuscii a dire e il demone trattenne una risata,
gli diedi un colpo sul petto, ma non lo scalfii neanche.
Iniziò a
ridere piano
mentre avvicinava il suo volto al mio.
Le labbra calde di lui
sfiorarono le mie
e smisero di ridere.
Mi distese sotto di
lui e continuò a baciarmi facendo
scorrere la sua mano lungo la mia schiena e le sue labbra lasciarono le
mie per
scorrere fino alla spalla.
Mi lasciai sfuggire un
debole gemito e lui se ne
accorse visto che continuò stavolta però tornando
verso le mie labbra.
Mi
accorsi di ciò che stava per succedere quando la sua mano si
spostò sulla mia
coscia proseguendo verso il ginocchio.
Quasi mi misi ad
urlare.
Mi alzai di
botto facendo sì che Sesshomaru sbattesse il naso sulla mia
spalla.
Si portò la
mano alla bocca e mi guardò attonito.
“Potevo
farti male!”
rimasi imbambolata a
fissarlo mentre un rigagnolo di sangue scivolava a lato della sua
bocca, vi
avvicinai la mano titubante
“Io non...
scusami è che ho avuto paura...”
“Non
è
niente...”
il tono era diventato
freddo, il suo sguardo si era posato sulla
parete accanto alla branda mentre la sua mano premeva delicata contro
la
piccola ferita sul labbro inferiore
“S-Sei
arrabbiato con me?”
“Ho le
zanne,
ricordatelo... Se non avessi chiuso la bocca ti avrei
azzannata...”
trasalii
quando il suo sguardo gelido mi si posò sul volto
“Fortunatamente
sono pronto
di riflessi...”
“Non mi hai
ancora risposto...”
“Uh?”
mi guardò
perplesso
“Sei
arrabbiato con me?”
spalancò
gli occhi ambrati e quasi si mise a ridere,
“Devo
risponderti?”
La voce era calda,
suadente, mi si era avvicinato di nuovo ed
ora era ad un palmo dal mio naso... Si ripetè la scena
precedente.
Mi fece distendere
di nuovo sotto di lui e ricominciò ad accarezzarmi la
schiena... Mi scosse un
brivido e notai che Sesshomaru sorrise... Mi venne spontaneo
sollevargli il
volto immerso nell’incavo del mio collo e sfiorargli con la
destra il taglio
sul labbro... Fece una smorfia ed io avvicinai le mie labbra alla
ferita... Lo
baciai dolcemente mentre iniziava a far scendere la mano...
“Non avere
paura...
Non voglio che tu abbia paura di me...”
lo sentii
sussurrare... Lo baciai
ancora e ancora mentre lui mi spogliava piano, lentamente... Rimasi in
biancheria e lui si sfilò i vestiti rimanendo in boxer... Ci
spostammo sotto il
lenzuolo della branda che tutt’ad un tratto mi sembrava
più piccola... Fece
scorrere le mani in ogni parte del mio corpo facendomi gemere...
Sussultare...
Poi iniziai anche io ad accarezzarlo... Gemette al contatto con il mio
corpo
mentre io soffocai un grido sulla sua spalla...
Era immobile ora...
Aspettava
che io smettessi di piangere forse... O forse che smettessi di
tremare... Poi
ad un tratto iniziò a muoversi e nessuno di noi due
riuscì a trattenere i
gemiti di piacere... Non so quanto tempo era passato da quel momento,
ma ad un
certo punto sentii che mi stava abbandonando e lo vidi tremare pochi
istanti
dopo...
Aveva gli occhi
lucidi...
La fronte pallida era
imperlata di sudore
come la mia e stava ansimando... Alzò lo sguardo verso di
me... Si posò sul mio
volto e i nostri sguardi si incrociarono...
In quel momento
diventammo l’uno
dell’altra mentre l’ambra dei suoi occhi si fondeva
con il ghiaccio dei miei...
Ci addormentammo dopo
esserci rivestiti e mi svegliai tre ore dopo quando
sentii il telefono di casa squillare insistentemente...
§
Un
suono fastidioso mi
stava disturbando...
Stavo
facendo un bel sogno e quel suono lo aveva
interrotto...
Aprii
svogliatamente gli occhi e la vidi infilarsi la parte
superiore del mio kimono, mi alzai piano e le circondai le spalle da
dietro...
Appoggiai il mento sulla sua spalla e chiusi gli occhi annusando
l’aria...
Che
fosse ancora un sogno?
Sentivo
il suo dolce profumo che mi avvolgeva...
“Stai
bene?”
interruppe
il silenzio e mi distolse da quei pensieri...
“Non
dovrei?”
arrossì
“Tu
piuttosto...”
abbassò
lo sguardo e lo indirizzò altrove, la feci
voltare e le sollevai il volto con le dita della destra...
“Ti
ho fatto... Sì
insomma... Ti ho fatto molto... male?”
non
sapevo come parlarle... La vidi
sorridere e poi mi si lanciò al collo
“Ti
amo...”
sussultai
alle sue parole...
No, non era un sogno... Ricambiai in silenzio l’abbraccio e
le posai un bacio
sul collo...
“Anche
io...”
La
sentii allontanarsi sbuffando e mi accorsi in
quel momento del suono che prima aveva interrotto il mio sonno...
Ora
gli ero
riconoscente...
“Dove
vai?”
“Torna
pure a letto Sesshomaru... Io vado a
rispondere e poi preparo qualcosa per cena...“
“Vengo
con te?”
“Non
ce n’è
bisogno, ma se proprio vuoi...”
aveva
lasciato volutamente la frase in sospeso
e le sorrisi alzandomi e infilandomi i pantaloni della divisa nera...
“Ti
aspetto di sopra...”
corse
fuori dalla cantina mentre io rimasi altri due
minuti ad annusare quel buon profumo... Quello di lei... Quello del
nostro amore...
Quello di Rumiko... Del mio amore...
Salii
lentamente le scale per poter
assaporare fino all’ultimo quel profumo dopodiché
mi diressi in cucina... Le
passai davanti e la sentii
“Allora
posso andare?”
silenzio
“Sì
che ci sarà...
Mi porterà lui...”
la
guardai
‘Lui...
Sono io? Oppure è qualcun’altro? Ma chi?’
Scossi
la testa...
“Sì...
Grazie mamma... Ciao a presto...”
si
voltò verso di
me... Il sorriso a trentadue denti che mostrava mi preoccupava...
“Che
c’è?”
ero
sospettoso...
“Andiamo
nel Sengoku!! Ho il permesso di venire con te!! Per
ora... Per diciamo una settimana...”
Mi
sorrise mentre le sue braccia andavano
a circondare la mia vita... Sorrisi soddisfatto...
“Si
parte tra una
mezz’oretta? Va bene?”
era
euforica... Riuscii a stento a trattenere una risata
“Stai
calma... A me non importa se partiamo o quando partiamo... Mi basta che
tu sia con me ok?”
avvampò e la ripresi prima che cadesse per terra...
“Adesso
meglio cenare però...”
suggerii...
°°°chiedo umilmente perdonoooo!!!!!! oddio non mi fucilate!! no, non potete nemmeno lapidarmi... (noooo.... ndTutti) comunque questo capitolo ho faticato tantissimo a scriverlo... ^///^'... hope you like it... kisses....°°° |
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Capitolo 28 *** Naraku ***
Dopo cena preparai
lo zaino con tutto il necessario per ‘sopravvivere’
nel Sengoku, tutto ciò che
mi serviva era nella sacca...
Ero pronta...
Quando mi affacciai in
cantina lo
vidi mente si rivestiva con il kimono bianco e mi ricordai di avere la
parte
superiore in camera mia... Corsi a prenderla e gliela portai
sorridente...
Mentre finiva di rivestirsi io gli lucidai l’armatura e
tentai di sollevarla,
inutile dire che i miei tentativi sfumarono al vento... Così
mi rassegnai... Lo
guardai quando fu completamente pronto...
Eccolo lì,
davanti a me...
Il mio
principe dei demoni Sesshomaru...
Ora sembrava
più autoritario... Lo sguardo
diventava più freddo... Ma quando incrociava il mio si
addolciva e il demone mi
sorrideva...
Attraversammo il pozzo
e arrivammo al villaggio dove avevamo
lasciato Rin e Jaken in poco più di un’ora...
La bimba mi
saltò addosso e mi
fece cadere seduta sull’erba...
Rideva e aveva le
lacrime agli occhi...
“Rin...
Come sei cresciuta!”
le esclamai quando si
calmò e lei mi spiegò con orgoglio
che aveva giocato tutti i giorni ad ‘Acchiappa
Jaken’ e che aveva sempre
vinto... Capii che era tardi quando Sesshomaru mi si avvicinò e disse a Rin di preparare
un futon per me...
La bimba
obbedì più che volentieri e corse via seguita da
Jaken...
“Dormirò
fuori dalla tua capanna... Non mi allontanerò da te
mai...”
mi sussurrò
guardando davanti a sé...
Sbuffai...
Quando tutto fu pronto
andammo a dormire e
come promesso Sesshomaru si posizionò esattamente
all’entrata della capanna
dove dormivo...
Sospirai e chiusi gli
occhi, ma non riuscivo a prendere sonno
così decisi di uscire...
§
Affacciai la testa
fuori dalla capanna e lui era lì, in tutta la sua bellezza
statuaria, che non
si muoveva di un centimetro... Mi sarebbe sembrato morto se non fosse
stato per
il petto che si alzava ed abbassava regolarmente... Aveva gli occhi
chiusi, ma
non appena misi il piede fuori dalla capanna sogghignò
“Dove
vorresti andare?”
sobbalzai
“A fare una
passeggiata...”
“Non sei
nella tua epoca, qui è pericoloso andare
da soli... Soprattutto se si è umani...”
sbuffai irritata e gli
feci una
proposta
“Allora
perché non vieni con me? Dopotutto tu sei temuto da tutti...
No?”
mi guardò
perplesso
“Qual
è il tuo scopo?”
‘...Io lo
ammazzo... Non so
come ma lo ammazzo...’
fu il mio primo
pensiero mentre mi voltai e ritornai
dentro, spostando il futon e sedendomi accanto ad una piccola
finestrella...
Mi
sentii abbracciare da dietro e sentii il calore del suo petto...Si era
tolto la
corazza e le spade...
Ne fui felice...
Mi lasciai coccolare e
Sesshomaru iniziò
a sfiorarmi il collo con le labbra... Rabbrividivo ad ogni suo contatto
e lui
non sembrava dispiacersene... Poi mi prese da sotto le braccia e si
sollevò in
piedi alzandomi con lui...
“Che
fai?”
lo guardai perplessa
mentre mi
accompagnava fuori dalla capanna
“Sbaglio o
volevi passeggiare?”
sorrisi dolce
e gli circondai il collo con le braccia, strofinai la guancia nella
morbida
pelliccia che aveva sulla spalla destra e mi ci accoccolai...
Mi sollevò
tra le
braccia e mi posò un leggero bacio sulla fronte...
§
Mi
fermai solo
quando giungemmo in prossimità di una sorgente... La guardavo di tanto in
tanto, accoccolata
tra le mie braccia...
Sorridente...
Mi sentivo bene e
annusavo cercando di non
farmi accorgere il suo profumo dolce...
Quando fermai il mio
cammino le feci
posare a terra i piedi e mi diressi verso l’acqua limpida che
sgorgava dalla
roccia e le feci cenno di avvicinarsi...
Presi un po’
d’acqua fresca sulla mano
e non ppena fu abbastanza vicina gliela versai sulla testa... Il suo
urlo mi
forò quasi i timpani...
“È
fredda! Sei impazzito?”
trattenevo a stento le
risate quando degli schizzi d’acqua mi colpirono in pieno
volto bagnando anche
il kimono, la guardai sbalordito...
L’aveva
fatto...
Aveva risposto alla
mia
provocazione...
E adesso rideva...
Le misi una mano sul
capo e la feci scorrere
fino alla guancia bagnata...
Le sorrisi...
Poi fu un lampo...
Percepii
un’aura
che conoscevo...
Un’aura che
odiavo... Poi riuscii a sentire il suo odore...
L’odore che
era l’unica cosa che accomunava me ed Inuyasha…
Lui stava
arrivando...
Ci aveva sentiti...
Guardai Rumiko
spaventato...
No...
L’aveva
sentita...
La tirai a me e
guardai avanti serio...
“S-Sesshomaru...
Cosa-“
“Sssh...”
mi guardò
in silenzio...
Eccolo...
Lì davanti
a noi...
Era lui...
Coperto dalla
pelliccia bianca fino al collo... Eppure aveva il volto scoperto...
“Sesshomaru...”
la voce suadente mi
arrivò come un pugno allo stomaco e solo in
quel momento ricordai la corazza e le spade incustodite nella capanna...
“Vedo
che non sei solo come sempre... Intendi mangiartela o la terrai per
divertirti?”
Ringhiai mentre il mio
braccio attorno alle spalle di Rumiko si
stringeva rafforzando la presa...
“Naraku...
Maledetto cosa vuoi?”
“Oh...
È
così che si parla davanti ad una signorina?”
“Stai zitto
e dimmi cosa stai
cercando...”
“Niente...
Ho sentito che avevi compagnia e volevo solo
presentarmi...”
“Tsk...
Vattene... Qui nessuno tiene a conoscerti...”
il suo
sguardo si posò su Rumiko...
Mi protesi in avanti
per attaccare, ma qualcosa me
lo impedì...
Quando abbassai gli
occhi vidi Rumi che mi stringeva il kimono con
la mano e notai che i suoi occhi erano lucidi...
“Oh, oh! Ma
guarda un po’...
Ti tiene a bada eh?”
offeso
nell’orgoglio lo guardai e mi ritrassi
“Ringrazia
il fatto che lei sia qui altrimenti tu saresti già
morto...”
la sentii
rabbrividire e le strinsi le spalle...
“Questo
è tutto da vedere... Intanto non
credi che dovresti almeno provare ad attaccarmi?”
mi guardava con aria
di
sfida...
Non potevo
sopportarlo...
Non più...
Mi alzai facendo
sedere Rumiko
vicino alla sorgente dove c’era una roccia abbastanza conca
per poterla
riparare dai colpi, poi avanzai verso Naraku...
“Il tuo
odore mi fa venire il
voltastomaco... Sei un mostro...”
“No, ti
sbagli... Io sono un demone... Sono
come te...”
‘Sono come
te... Come te... Sono come te...’
le parole di Naraku mi
rimbombavano in testa
“No! Io non
sono come te!”
mi scagliai
all’attacco
sferrando più colpi del Dokasou che andarono a vuoto...
Lui si scansava ad
ogni
mia mossa...
Se avessi avuto le
spade sarebbe stato tutto più facile...
Ringhiavo...
Ero fermo davanti a
Rumi che ci fissava terrorizzata...
Mi scagliai
all’attacco
ancora una volta, ma Naraku fu più veloce di me...
Scagliò uno dei suoi
tentacoli verso di
me e non feci in
tempo a proteggermi...
Rimasi immobile...
Il dolore al fianco
destro era
lancinante...
Abbassai lo sguardo in
tempo per vedere il tentacolo di Naraku
fuoriuscire dal mio corpo... Caddi in ginocchio e avvertii un grido
ovattato...
“Rumiko...”
caddi a terra...
§
“No!!”
mi protesi
in avanti prima che quel demone lanciasse un nuovo attacco...
“Sesshomaru!”
Mi
gettai sul suo corpo facendogli da scudo e in quel momento sentii una
strana
energia crescere dentro di me...
I capelli si
allungarono fino a metà schiena e
vidi la mia pelle diventare leggermente olivastra...
Dal mio corpo si
liberò
un’energia di colore blu che ci circondò facendo
indietreggiare Naraku...
“Maledetta
ragazzina... Ha creato una barriera!”
fu l’unica
cosa che gli sentii
pronunciare prima che si dissolvesse a contatto con il fascio
d’energia...
Poi
tutto tornò normale...
Aprii gli occhi e vidi
Sesshomaru sotto di me ferito...
Mi alzai e cercai di risvegliarlo...
“Ti prego...
Riprenditi... Per favore!”
mugolò e
lentamente aprì gli occhi ambrati...
“R-Rumi...
Naraku è...“
cercò di
alzarsi di scatto, ma per il dolore al fianco destro si
accasciò contro la mia
spalla...
“Non
alzarti... Ti prego... Naraku non è più qui...
Dobbiamo andare al
villaggio... Devono curarti...”
cercavo di essere
calma, ma mi risultava
difficile...
Poi mi inginocchiai di
fianco a lui a sinistra e cercai di farlo
alzare a sua volta facendo sì che si appoggiasse a me...
Dopo due o tre
tentativi riuscimmo ad incamminarci verso il villaggio...
°°°intoniamo insieme l'alleluja... ce l'ho fatta...^^ i'm so sorry...^^ °°° |
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Capitolo 29 *** Il rosario blu ***
Ero disteso quando
aprii gli occhi stanco e vidi la figura sfocata di
Rumiko in ginocchio accanto a me...
“Buongiorno...”
sorrise e mi
posò la mano
sulla fronte poi si voltò verso la porta della
capanna
“La febbre
sembra scesa
signora Kaede... La ringrazio infinitamente... Può dirlo
anche agli altri...
Ora sta meglio...”
non capivo di cosa
stava parlando... Tentai di mettermi
seduto, ma una fitta lancinante al fianco destro mi riportò
disteso di colpo
“Ah, tale
quale a tuo fratello Inuyasha... Non riuscite proprio a stare fermo
eh?”
mi si
avvicinò la vecchia Kaede e mi resi conto in quel momento di
cosa
stesse succedendo...
“Stia
tranquilla... Ci penso io...”
la voce di Rumi era
gentile... La guardai per un momento prima che si chinasse a darmi un
bacio
sulla fronte...
“Non ti
muovere ok? Torno subito...”
si alzò e
mi guardò ancora
una volta
“Kagome mi
ha chiesto di riferirle le tue condizioni non appena ti
fossi svegliato...”
‘Kagome...?
Ma allora c’è anche Inuyasha... E mi
avrà
sicuramente visto ferito... No, maledizione...’
tentai di alzarmi una
seconda
volta, ma la fitta di dolore me lo impedì di
nuovo...
“Uffa!! Ma
non vuoi proprio
stare giù eh?”
aveva portato le mani
ai fianchi ed era seria in volto
“Eri
ridotto davvero male quando siamo arrivati qui! La signora Kaede ha
accettato
di aiutarti quindi adesso stai fermo e pensi a guarire
chiaro?”
non osai
contraddirla e sospirai rassegnato... Seguì una risata
forte... Canzonatoria...
Riconobbi quell’odore...
“Hey! Il
grande demone Sesshomaru si fa dare ordini?
Ma come sei ridotto?”
“Sta zitto
mezzo cane! Argh...”
un’altra
fitta di dolore
mi trafisse il fianco da parte a parte...
“Se non
fossi ridotto così saresti
già morto... E poi chi è che si fa controllare
scusa? Non sono io ad avere un
rosario al collo...”
Inuyasha
trasalì quando entrò Kagome e lo
fulminò con lo
sguardo... Poi lei guardò Rumiko che aveva richiamato la sua
attenzione
“Senti
Kagome, chi ti ha dato il rosario di Inuyasha?”
stavolta fui io a
trasalire...
Avevo capito a cosa stava pensando
“La signora
Kaede perché?”
“Oh,
niente... Mi
accompagneresti da lei per favore?”
“Certo...”
Uscirono sorridenti ed
io e
Inuyasha rimanemmo soli...
§
Kagome
mi portò fino al tempio vicino al villaggio e lì
trovammo Kaede che
subito ci sorrise cordiale
“Ragazze...
Cosa c’è?”
poi mi
guardò dicendo
sarcastica
“Sesshomaru
si è mosso e gli si sono riaperte le ferite?”
“Oh, no...
Non si preoccupi... Siamo venute per un altro
motivo...”
era perplessa come
Kagome...
“Mi chiedevo
se era possibile avere un rosario come quello di
Inuyasha..." All’inizio pensò che stessi
scherzando e si mise a ridere, poi
quando capì che facevo sul serio mi trascinò
dentro al tempio... Kagome ci
seguì... Dentro ad una grande stanza Dove nella parete nord
era posizionata la
statua di Buddha, c’era un piccolo altare coperto da un
fazzoletto bianco... Ci
avvicinammo e sopra al piccolo fazzoletto erano adagiate delle pietre
rotonde... Ce ne erano tantissime e di tutti i colori... Kaede mi disse
di
scegliere un colore e concluse aggiungendo che entro due giorni sarebbe
stato
tutto pronto... Inizialmente volevo scegliere le pietre ambrate come
gli occhi
del demone, ma poi il mio sguardo si soffermò su quelle blu
notte... Blu come
l’energia che avevo sprigionato per difenderlo... Scelsi
quelle... Tornammo al
villaggio sorridenti ed entrammo nella capanna dove quello che mi si
presentò
davanti mi fece accapponare la pelle... Sesshomaru in piedi contro il
muro, le
bende che fasciavano l’addome e i fianchi erano sporche di
sangue e la fronte
imperlata di sudore... Dall’altra parte della stanza Inuyasha
con dei graffi in
volto e un sorriso di sfida lo guardava... Ansimavano entrambi ma
sembrava che
nessuno dei due volesse cedere davanti all’altro...
“Seduto!”
“Sesshomaru!”
io
e Kagome gridammo all’unisono precipitandoci dai rispettivi
compagni...
Kagome
trascinò fuori Inuyasha che si dimenava e urlava mentre io
corsi verso
Sesshomaru che si reggeva a stento contro il muro...
“Giuro che
la prossima
volta ti incateno...”
sentivo chiaramente le
lacrime salire agli occhi e lo
guardai... Aveva lo sguardo basso... Triste...
“Scusami...
Scusami se ti ho
fatta preoccupare... Io... Io non vo-“
lo vidi cadere in
avanti e gli feci da
scudo col mio corpo evitando che cadesse sul pavimento... Lo feci
distendere...
Aveva la febbre alta...
“Kagome!
Signora Kaede! Venite presto!”
stavo piangendo
e gridando aiuto quando entrarono le due prendendo garze e acqua...
§
Lo
sentii mugolare ancora... Erano due giorni che non mi riposavo per
accarezzargli la testa e tranquillizzarlo mentre lui pronunciava il mio
nome
nel sonno e mugolava... Sorridevo mio malgrado e resistevo alla
stanchezza...
Posai la mano destra sulla forma di mezza luna che aveva sulla fronte e
notai
con piacere che la febbre era passata, bagnai una garza e gliela
poggiai sulla
testa... Fu in quel momento che aprì gli occhi... Li
richiuse tre volte prima
di abituarsi alla luce della capanna
“Se ti
muovi giuro che ti faccio fuori...”
riuscii a sussurrare
prima di gettarmi al collo del demone e baciarlo sulle
labbra... Rispose al bacio per quanto poteva, poi mi scostai e mi
sedetti
accanto a lui...
“Io... Non
volevo farti preoccupare...”
mi guardò
dispiaciuto
poi spostò le iridi ambrate sul soffitto...
“È
che... Quando Inuyasha parla non
riesco a trattenermi... È come se qualcosa dentro di me
andasse a fuoco...”
“Guardami...”
non era un ordine il
mio... Solo una richiesta... Aveva tenuto
gli occhi chiusi per troppo tempo... Si voltò verso di me
con la testa e lo
vidi socchiudere gli occhi per un attimo
“Ti fa molto
male?”
“No, non
molto...”
“In ogni
caso... Ho deciso che per evitare altri episodi come quello di tre
giorni fa avrai un rosario come quello di Inuyasha... Ho scelto io il
colore e
quando ti sarai ripreso del tutto te ne spiegherò il
motivo... Ora vorrei che decidessimo
la parola di comando insieme...”
ero calma mentre lo
guardavo impallidire ad
ogni mia parola... Infine mi guardò supplichevole...
“Perché?”
“Mi chiedi
perché?! Hai già rischiato di farti ammazzare fin
troppe volte in questi ultimi
giorni non ti sembra?? Inoltre domani tornerò a casa e
spiegherò in parte
l’accaduto a mia madre... Poi tornerò di
qua...”
portò la
mano alle pietre del
rosario... Sospirò rassegnato...
“Hai
approfittato del fatto che dormivo eh?”
“Sì...
Altrimenti non avresti mai accettato... Ho dovuto
farlo...”
era
scocciato... Lo sentivo... Potevo capirlo da come guardava altrove...
Abbassai
lo sguardo...
“D-Decidiamo la parola assieme... Ti va?”
mi guardò
sarcastico
“Mi
sorprende che tu non l’abbia già
scelta...”
“Smettila...
Non essere
cattivo...”
mi alzai e uscii
arrabbiata dalla capanna...
§
‘Un
altro guaio... Ma perché non sto mai zitto? Dopotutto lei
non aveva
cattive intenzioni... Che stupido...’
cercai di alzarmi...
Una fitta di dolore
seppure più tenue di quella che ricordavo quando tre giorni
prima mi ero alzato
di fronte a Inuyasha, mi perforò il fianco destro...
Gemetti... Mi vergognai di
me stesso, ma tentai di nuovo... Riuscii ad alzarmi e mi appoggiai alla
parete
per sostenermi... Era molto faticoso... Avanzai piano verso la porta e
riuscii
ad uscire fuori... Non appena sentii il vento fresco sulla pelle mi
scosse un
brivido... Cercai di vederla... Cercai il suo odore e finalmente lo
percepii
verso il bosco... Verso il punto dove l’avevo portata giorni
prima... Dove avevamo
incontrato...
“No!”
Iniziai a correre
barcollando... Cercavo di non badare al
dolore che diventava sempre più forte... Quando arrivai alla
sorgente la
vidi... Lì... Ferma in riva al fiumiciattolo... Piangeva...
“Ru-Rumiko...”
avevo la voce spezzata
dal dolore che mi provocava la ferita... Ma non vi
badavo... Avanzai prima di sentire le ginocchia cedere... Poi mi corse
incontro... Le sorrisi...
“Mi
dispiace...”
“Sesshomaru
non dovevi alzarti!”
mi
gridava contro
“Stupido!”
piangeva e mi gridava
contro quella parola... Vidi un
bagliore blu provenire dal rosario e mi ritrovai a terra...
“Oddio
Sesshomaru
scusami!”
ora era dispiaciuta...
Non avevo ben realizzato cos’era successo, ma
mi interessava soltanto che mi avesse perdonato... Lentamente e con
l’aiuto di
Rumi mi sedetti accanto a lei... Sospirai e guardai il fianco ferito...
Non
c’erano tracce di sangue sulle bende... Ero guarito...
Sorrisi soddisfatto e la
guardai...
“Guarda...
Ti faccio vedere una cosa...”
Iniziai a sciogliere
le
bende mentre lei mi diceva di non farlo e mi guardava terrorizzata...
Quando
ebbi finito mostrai il punto che era stato ferito e dove ora
c’era solo un
grande livido violaceo... Ero orgoglioso di me stesso... Lei era
rimasta
stupefatta... Poi esclamò
“Stupido!”
mi ritrovai a terra
dopo che il rosario si
fu illuminato
“Mi hai
fatto preoccupare!”
“Ora
però vacci piano con quella
parola... Chiaro?”
“Sì scusa... Era solo una
prova...”
mi fece la linguaccia
sporgendosi sopra di me e poggiò la testa sul mio petto dopo
che mi fui rialzato...
“Rumi...”
sussurrai...
Aveva gli occhi
chiusi... Era rilassata... Stava
dormendo... Sorrisi e la presi tra le braccia riportandola al
villaggio...
Forse saremmo partiti domani...
°°°ehm... non sparate!! ho aggiornato!! :) mi dispiace tantissimoo!! recensite please... and now.. enjoy it..^^...°°° |
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Capitolo 30 *** Due nuovi arrivati ***
Il mattino dopo ci
alzammo tardi... La sera prima mi ero addormentata tra
le braccia di Sesshomaru dopo aver visto il fianco guarito... Mi ero
rilassata
ed ora ero in piena forma...
Sbadigliai
rumorosamente e una voce sovrastò il
mio sbadiglio...
“Finalmente
ti sei svegliata dormigliona!”
il demone mi
guardava sorridendo... Mi alzai e mi stiracchiai un po’ come
fanno i gatti...
Mi guardò infastidito, ma lo ignorai...
“Allora...
Si parte?”
“Saremmo
già
partiti da un pezzo se non fosse stato per te...”
sbuffò il
demone...
“Antipatico...”
e misi il broncio...
§
“Antipatico...”
sorrisi divertito e mi avvicinai in silenzio...
Non avevo
l’armatura addosso perché ero ancora un
po’ ammaccato, anche se poco...
“Non
sono io che ho dormito due giorni...”
“No
è vero... Tu sei quello che ha
dormito per quasi una settimana intera... Senza farmi chiudere
occhio...”
quell’ultima
frase mi fece rabbuiare anche se lei l’aveva pronunciata
sorridendo...
Con leggerezza... Mi
sentivo in colpa...
“Scusa...
Non volevo...”
mi guardava
dispiaciuta ed io posai la mancina sulla
sua guancia...
“Non fa
niente... Dopotutto è vero no? Sono io che ti ho ridotto
così...”
“No... Non
sei stato tu... La colpa è di Naraku... Solo
sua...”
le
sfiorai la guancia con la mia... Chiusi gli occhi mentre assaporavo
quelle
labbra che mi erano mancate per troppo tempo...
Sfortunatamente mio
fratello è
tanto stupido quanto puntuale... Si affacciò dentro la
capanna e si mise a
ridere... Io scostai le mie labbra da quelle di Rumiko che aveva
cambiato
colore... Ringhiai di modo che mi sentisse... E di fatti scomparve
dietro la
tenda... Ghignai soddisfatto e tornai a guardare lei...
Quel fiore delicato
che
stringevo tra le braccia... Lei... La mia unica via di fuga dalla
solitudine...
La mia compagna... Le sorrisi dolcemente e mi riavvicinai a lei con
l’intento
di proseguire ciò che avevamo interrotto, ma mi
fermò...
“È
tardi... Dobbiamo
andare ad avvertire mia mamma... Non vorrei che si ripetesse la scena
dell’altra volta...”
Le dissi che
ero già andato io a parlare con sua madre... Le avevo
spiegato la situazione e
la donna le aveva dato il permesso di rimanere un’altra
settimana... Mi fermai
per guardare la sua reazione... Mi guardò stupita, poi con
uno slancio mi si
gettò al collo... Traballai e caddi a terra con lei sopra...
“Ahi...
Calmati
però... Va bene?”
“Scusa...”
mi resi conto allora
che la posizione non era
delle più adeguate diciamo...
“Ehm... Ora
non è che ti alzeresti?”
“Sì,
voglio
comunque andare a trovare la mamma... E poi voglio parlare con Mikoto
di te...”
“Cioè?
Che intendi con ‘di me’?”
“Intendo
dirle la verità...”
“Sei sicura
che
sia una buona idea?”
“Sì...
Non voglio nascondere certe cose alla mia migliore
amica...”
“Va bene, ma
voglio dirlo anche a Minase... Mi ha già fatto troppe
domande sul colore dei miei occhi e dei miei capelli... Non so
più cosa
inventargli...”
§
Eravamo
appena arrivati a casa, appena aprii la porta mi investì
l’abbraccio di Akira che mi si era gettata al collo... Per
poco non caddi a
terra...
“Ciao
pulce... Certo che potevi fare anche un po’ più
piano...”
le
sorrisi prendendola in braccio per bene...
“Scusa... Di
là ci sono Mikoto e il
suo amico...”
poi guardò
Sesshomaru comparire sulla soglia con il mio zaino su
una spalla...
“Sesshomaru!!”
Mi travolse per andare
ad abbracciarlo...
“Beh...
Vedo che sono molto utile come appiglio...”
il demone alle mie
spalle iniziò a
ridere... Mi voltai e vidi che Akira gli stava sfiorando le orecchie
appuntite...
“Oh Demone
Celeste... Cosa mi tocca vedere...”
“Rumi!
Oddio ero
così preoccupata!”
Mi saltò al
collo una ragazza castana, abbronzata e un po’
esile...
“Non mi
ricordavo quest’abbronzatura quando siamo tornati dal
mare...”
“Ehm...
Già...”
mi liberò
dalla sua presa
“Poi sono
andata in vacanza con i
miei per tre giorni... Sempre al mare e ho passato tutto il tempo in
spiaggia...”
mi sorrise...
“Va beh...
Ora però dovremmo dirvi una cosa... Akira
tesoro perché non vai a giocare?”
“Ma
Sesshomaru non viene con me?”
“No, non
può
adesso...”
se ne andò
sbuffando mentre io trascinavo in cantina Miko e i
ragazzi ci seguivano a ruota...
§
Una
volta in cantina...
“Sedetevi...”
suggerì
Sesshomaru...
“Dunque...
Non
saprei da dove cominciare...”
sospirò
“Ah ecco...
Ehm... Io sono particolare...
Non solo per il colore degli occhi e dei capelli, ma proprio per la mia
natura...”
“Sesshomaru
è un demone cane...”
all’affermazione di Rumiko seguì un
silenzio imbarazzante...
“No...
Aspetta...”
intervenne
Miko...
“Tu mi
vorresti
dire... Anzi voi ci vorreste dire che Sesshomaru, quel Sesshomaru
è un demone?”
“Esatto...”
“Ehm...
State scherzando vero?”
Minase si era unito al
discorso...
“No
Minase... Non stiamo scherzando e c’è
un’altra cosa che vogliamo mostrarvi
se ve la sentite...”
li seguirono in
silenzio simili a zombie fino al pozzo...
“Eccoci...
Ora vi mostreremo una cosa...”
Rumi si sedette sul
bordo del pozzo e
dopo aver sorriso all’amica si lasciò cadere di
schiena... Miko urlò
terrorizzata e Minase corse verso il bordo...
“N-Non
c’è più...
C-Com’è...
Com’è possibile?”
guardò
Sesshomaru che nel frattempo con un balzo era corso a
sostenere Mikoto prima che cadesse a terra...
“Sostienila
e sedetevi... State
calmi... Tra poco tornerà di qua...”
sorrise al ragazzo
“D-Dov’è
andata?”
la
voce della ragazza era tremante...
“Nell’epoca
Sengoku... Nella mia epoca...”
un fascio di luce
violacea illuminò il tempietto e dal pozzo riemerse Rumiko,
sorridente e aiutata prontamente da Sesshomaru che le si era
avvicinato...
“Allora, mi
credete?”
“Io...
Noi... Cioè, ma funziona anche con le persone come
me e Minase? Cioè, se funziona per te forse anche per
noi...”
"Non lo so... Non
ne ho idea...”
“Io voglio
provare...”
Minase si era
avvicinato al pozzo e si
era seduto sul bordo verso l’interno...
“Ma se non
ci riesci... Rischi di farti
male Minase...”
“Tranquillo...
So atterrare in piedi... Da piccolo saltavo dal
tetto del garage di casa...”
balzò
dentro e la stanza si illuminò di nuovo...
Era passato...
“Sesshomaru
vai a vedere... Miko te la senti di tentare? Ti
porta Sesshomaru...”
“I-Io...
S-Sì... Va bene...”
il demone la prese in
braccio
e si calò dentro il pozzo scomparendo... Ora Rumi era
rimasta sola... In piedi
a fianco al pozzo...
“E va
bene...”
si lasciò
cadere dentro scomparendo a sua
volta...
°°° oddio chiedo infinitamente scusa!!! non mi uccidete per pietà... è che non ho avuto dieci minuti per aggiornare... in compenso ora ho altri capitoli nuovi... e credo aggiornerò più in fretta... intanto ringrazio chi di voi ha messo la mia storia tra i preferiti o tra i seguiti... grazie... baci... Danda °°° |
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Capitolo 31 *** Mikoto e Minase ***
Al di là
del pozzo li portammo al villaggio dove fecero la conoscenza di
Rin e Jaken, li mettemmo in guardia sui demoni e dicemmo loro che non
dovevano
mai allontanarsi senza di me o Rumiko e gli parlammo anche di Inuyasha
e del
suo gruppo...
Il pomeriggio uscimmo dal villaggio, le ragazze andarono a
giocare con Rin mentre io e Minase riflettevamo sul motivo per cui loro
potevano essere lì... D’un tratto udimmo delle
grida...
“Sono Miko e
la
bambina!”
Minase
saltò in piedi e corremmo velocemente verso di loro...
Rumiko
era accasciata a terra... Raggomitolata e circondata da una barriera
blu...
Digrignava i denti e teneva gli occhi chiusi...
“Portale al
villaggio! Muoviti!
Portale via da qui!”
mi avvicinai piano a
Rumiko... Stava cambiando aspetto...
“Rumi... Sta
calma...”
mi fermai a pochi
passi da lei a causa della barriera...
“V-Vattene!
Vai al villaggio...”
“Cosa? No!
Non puoi chiedermi di...”
“Vai via
Sesshomaru! Non so quanto ancora riuscirò a
trattenermi!”
feci un passo
indietro
“Non me ne
vado...”
“Vai via! Ti
prego vattene di qui!”
i capelli neri
riccioli erano diventati più lunghi, la carnagione era
olivastra e sembrava
un’altra persona adesso... Non era più la mia
Rumiko... Adesso era diversa...
Si alzò in piedi dopo aver lanciato un urlo... Era
completamente diversa se non
per gli occhi... Ghiaccio... Puro ghiaccio quello che ora mi stava
fissando...
E un ghigno...
Fu un attimo e mi si
avventò addosso...
“Fermati!”
tentavo
invano di fermarla... Non volevo farle del male... Non volevo
ferirla...
“Rumiko
basta!”
la afferrai per le
spalle e la puntai ad un albero cercando di non
farle male... Tentò più volte di azzannarmi
mentre mi avvicinavo a lei... Mi
graffiò sulla guancia destra... Una, due, tre volte... Poi
la vidi spalancare
gli occhi... Aveva sentito l’odore del mio sangue... Si era
fermata... Ora era
immobile che fissava il vuoto...
“Rumiko...”
“I-Io...”
lentamente
tornò
normale... I capelli erano i soliti, corti e scompigliati... La pelle
pallida... Candida... Lo sguardo però... La sua
espressione... Terrorizzata...
“I-Io...”
Mi sfiorò i
graffi con la mano destra...
“C-Che ho
fatto?”
“Niente di
grave... Rumiko... Calmati ora... È tutto finito... Stai
calma...”
l’abbracciai
piano... Le posai un bacio sulla fronte imperlata di sudore...
“È
tutto finito
ora... Stai calma...”
smise pian piano di
tremare... Era sfinita... La presi in
braccio e la portai al villaggio dove gli altri ci aspettavano
preoccupati...
Rin e Mikoto corsero verso di noi non appena ci videro e Minase le
seguì camminando...
“Sta bene...
Stiamo bene...”
tagliai corto entrando
nella nostra capanna...
Nessuno ci seguì... Rimanemmo soli io e Rumi che ora dormiva
tranquilla... Mi
accasciai accanto a lei dopo averla coperta... Mi addormentai
sfinito... Era
forte... Agile... Perdeva il controllo...
§
“Kagura!
Kanna!”
la voce cupa del mezzo
demone risuonò per tutto il
palazzo...
“Eccoci...”
“Ho un
lavoretto per voi...”
le due ragazze si
avvicinarono e si sedettero sulle ginocchia davanti al mezzo demone...
“Voglio
il potere di quella ragazza... Quell’umana che Sesshomaru si
porta sempre
dietro...”
“La
bambina?”
“No
Kagura... Io intendo la giovane umana coi capelli
neri... Ha un potere grande più di quanto non
immagini...”
“E noi cosa
dovremmo
fare Naraku?”
“Dovete
portarla qui da me, ovvio...”
“Tsk...”
la donna dagli
occhi rossi sbuffò irritata...
“Kanna
dovrai allontanarla da Sesshomaru...
Kagura... Tienilo occupato... In qualsiasi modo purché lo
lasci vivo...”
“Certo...”
la bambina pallida
annuì e si alzò
“Posso
andare?”
“Vai...
Inizia
con il tuo lavoro...”
Kanna
lasciò la stanza...
“Kagura...
Voglio che tu lo
tenga occupato il più possibile finché non
sentirai più l’aura di quell’umana...
Non ucciderlo... Voglio che soffra nel vederla straziata dal dolore...
Mentre
io le strapperò via tutta la sua
forza...”
Kagura uscì
dalla stanza irritata
mentre Naraku si lasciò andare in una risata... Maligna...
Che risuonò per
tutto il palazzo...
§
Riaprii
gli occhi... Dapprima riconobbi Sesshomaru alla mia destra che mi
stava sorridendo , poi vidi la piccola Rin accanto a lui e
successivamente
notai anche Mikoto e Minase seduti alla mia sinistra... Tossii e il
demone mi
fece sedere appoggiata al suo petto...
“Rumi! Stai
bene? Ho avuto tanta paura!
Ti prego dimmi che va tutto bene!”
Mikoto stava piangendo
e io mi sporsi verso
di lei abbracciandola... Vidi Minase sorridere a Sesshomaru e subito
dopo mi
sentii tirare un lembo del maglione...
“Ru-Rumiko...
Stai bene?”
la piccola Rin
mi guardava con gli occhi lucidi...
“Rin... Ti
ho spaventato?”
la vidi annuire
piano e abbassare la testa...
“Scusami
piccola... Non volevo...”
la presi in
braccio e lei si calmò... Quando la rimisi a terra mi voltai
verso Sesshomaru...
“Ti... Ti ho
fatto del male?”
sentivo le lacrime
salire agli occhi e lui mi
accarezzò una guancia
“Eri veloce,
ma non abbastanza... Solo qualche graffio e
qualche livido... Niente di grave...”
mi gettai al collo del
demone
singhiozzando...
“Mi
dispiace tantissimo!!”
mi stava accarezzando
la testa e sentii Miko e Minase uscire in silenzio
portando via Rin... Rimanemmo soli...
|
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Capitolo 32 *** Scontro ***
“Naraku!”
la voce calda della
donna riecheggiò per tutto il palazzo...
“Dimmi
Kagura... Qualche problema?”
“No... Mi
chiedevo quando agiremo...”
il
moro la guardò e ghignò crudele
“Domani
stesso Kagura... Preparatevi...”
la
donna si alzò e uscì dalla stanza...
§
La
lasciai sfogare... Era arrabbiata... Mi chiedeva scusa in
continuazione... Io non facevo altro che accarezzarle il capo e darle
leggeri
baci sulla fronte...
“Stai
tranquilla... Non è nulla di grave...”
le sussurravo
più dolcemente possibile
“È
stata tutta colpa mia! Non riesco a controllarmi!
Ti ho fatto del male!”
“No... Non
è niente... Domani sarò come nuovo!”
lei
continuava a singhiozzare... Allora mi venne
un’idea...
“Ti fidi di
me?”
alzò
la testa perplessa con il volto bagnato dalle lacrime...
Sorrisi
“S-Sì...”
leccai le lacrime che
le rigavano le guance e la feci distendere sotto di me...
“Calmati un
po’...”
sussurrai dolce
mentre con la mano le accarezzavo la
guancia... Volevo che fosse come la prima volta per lei... Come quando
eravamo
a casa sua... Anche se cercai di essere più dolce... Eppure
lei era
distrutta... Non riuscii a proseguire... Mi distesi accanto a lei e
l’abbracciai più forte che potevo... Ci
addormentammo...
Insieme...
§
Quando
mi svegliai ero stordita... Non riuscivo a tenere gli occhi
aperti... Sbadigliai e mi stiracchiai fra le braccia di Sesshomaru che
si
svegliò subito...
“Stai
bene?”
fu la sua prima
domanda... Sorrisi e mi ricordai
di averlo ferito... Subito feci scorrere le mie mani sulla parte
superiore del
suo kimono per controllare che non fosse grave, ma lui mi
fermò...
“Sto
bene...
Quante volte devo dirtelo?”
mi morsi il labbro
inferiore e lui si avvicinò al
mio volto... Al contatto con le sue labbra rabbrividii e strinsi le mie
braccia
attorno al suo collo... Si allontanò per prendere aria e ne
approfittai anche
io... Poi mi avvicinai di nuovo a lui... Stavolta però al
suo orecchio e soffiai
leggermente... Lo sentii mugolare piano... Continuai per altri due o
tre minuti
poi mi costrinse a smettere...
“Ti ricordi
quel ruscello qui vicino?”
chiesi
“Sì...”
“Vorrei
tornarci... Devo farmi un bagno..."
“Oh, ma
c’è un laghetto per
questo...”
sorrise malizioso...
Dire che avvampai è un eufemismo...
“No...”
mi
opposi con fermezza... O almeno ci provai...
“Io dico di
sì...”
“Non oggi
allora...”
provai a cambiare la
formula della mia affermazione... Lo vidi
contrariato, ma la sua espressione mi fece credere che mi avesse preso
sul
serio... Sbagliavo... Si alzò e mi prese in braccio... Dopo
di che mi portò
fuori nonostante le mie lamentele e corse verso il laghetto... Rideva
mentre
saltava da un ramo all’altro... Ero arrabbiata...
“Sembri una
scimmia...”
gli
dissi acida... Non mi ascoltò minimamente e
proseguì fino ad arrivare al
laghetto... Ci fermammo... Eravamo tra gli alberi e una vampata di
calore
precedette il mio ‘wow’ sorpreso...
“Ta dah! Non
te lo meriteresti, ma non fa
niente...”
Quando mi
posò a terra mi avvicinai alla sorgente d’acqua
calda...
“Scusa per
prima!”
gli saltai al collo e
mi graffiai con la sua armatura... Mi
esaminò la ferita...
“Ora la
tolgo ok?”
annuii soddisfatta per
poi iniziare a
svestirmi... Rimasi in biancheria... Mi voltai a guardare Sesshomaru
che era
nelle mie stesse condizioni, ma si stava immergendo...
“Non
vieni?”
arrossii e
lo raggiunsi veloce... Gli fui accanto sorridente e rossa... Lui mi
carezzò la
testa come io facevo a volte con lui e mi diede un bacio sulla fronte...
“Rilassati
tesoro mio... Ne hai bisogno...”
sospirò e
si allontanò un po’...
“Dove
vai?”
mi accostai ancora...
In quel momento si girò di scatto e mi abbracciò
affondando il volto sull’incavo della mia spalla... Lo sentii
respirare a
fondo...
“Che
fai?”
“Niente...
Controllavo una cosa...”
si
allontanò di nuovo
sorridente... Sospirai e mi venne in mente
un’idea...
“Sesshomaru?”
si girò
appena... Sul mio voltò si formò un ghigno e
tante minuscole goccioline d’acqua
si infransero contro la sua pelle... Scoppiai a ridere...
“Che
diavolo...? Che
ti salta in mente ragazzina?”
stava scherzando, ma
in un certo senso mi diede
fastidio la veridicità della sua frase... Se ne accorse, ma
feci in modo che
non potesse dire niente...
“Niente...
Controllavo una cosa...”
imitai la voce
del demone...
“Ah
sì eh?”
mi sentii afferrare da
dietro e mi ritrovai in piedi
alla parete rocciosa con Sesshomaru che mi impediva ogni movimento con
il
corpo... Diventai di un rosso incandescente...
“Ehm... Non
è che mi lasceresti
andare?”
“Puoi
immaginarti da sola la risposta a questa domanda...”
ghignò
guardandomi...
“Vuoi?”
Pensavo di non poter
diventare più rossa... Mi
sbagliavo...
“È
un sì?”
la sua mano scese
lungo il fianco destro e si posò
sull’elastico dei miei slip... Stavo andando in
ebollizione... Si poteva dire
che ero io a scaldare l’acqua... Mi irrigidii...
“Eppure non
è la prima volta
per noi due no?”
Non gli risposi... Mi
faceva infuriare quando faceva lo
sbruffone... Sbuffai arrabbiata e sentii la sua mano che sfiorava la
mia
guancia...
“Scusami...”
“Non fa
niente...”
abbozzai un sorriso...
Fu in quel
momento che le nostre labbra si incontrarono... Chiusi gli occhi... Mi
lasciai
trasportare...
“Troppo
tempo...”
lo sentii ansimare
vicino al mio orecchio...
Mi sfilò gli slip e li lasciò galleggiare
sull’acqua mandandoli alla deriva...
E lo stesso fece con il reggiseno dopo aver armeggiato un po’
con i ganci... Si
sfilò i boxer e quelli raggiunsero la mia roba... Lo sentivo
contro di me... Il
suo corpo caldo... Sudato...
‘Oddio!
Frena!’
mi irrigidii come la
prima
volta... Mi guardò perplesso...
“N-Non...
Non so se è il... caso, ecco... Cioè,
adesso... Poi arriva qualcuno... Non mi sento... a mio
agio...”
mi stavo
agitando... Mi sorrise...
“Come
vuoi... Posso almeno avere un po’ di
coccole?”
Adesso ero io ad
essere perplessa... Non tanto della richiesta, quanto
dell’espressione dolce e innocua che aveva assunto il suo
viso... Ci guardammo
entrambi... Poi ruppi il silenzio...
“Magari
è meglio uscire dall’acqua...
Sento un po’ caldo...”
mi trascinò
fuori e mi rivestì lui stesso... Poi si
vestì anche lui e mi fece distendere con la schiena contro
una parete liscia...
Sapevo cosa cercava... Poggiò la nuca sulle mie ginocchia ed
io portai le mani
alle sue orecchie... Non erano come quelle del fratello... Forse
dipendeva dal
fatto che lui era un demone completo...
Lo sentii mugolare
sorridendo... Gli
delineai con l’indice i tratti del volto... Passai la mano
sopra la mezza luna
che aveva sul capo e iniziai a far scivolare le dita tra i lunghi
capelli
argentei... Chiuse gli occhi... Si rilassò completamente e
poco dopo sentii il
respiro regolare del demone... Si era addormentato... Beh, forse potevo
farmi
un bagno in tranquillità... In silenzio... Gli sollevai il
capo scostandomi
piano e glielo poggiai sull’erba... Mugolò, ma fu
subito tranquillizzato da una
mia carezza sulla guancia... Dopo di che mi alzai e mi diressi verso il
lago...
Mi immersi nuovamente... L’acqua calda era estremamente
rilassante...
Chiusi
gli occhi...
§
Aprii
gli occhi... Non c’era... Mi alzai a sedere
sbadigliando...
“Rumiko...?”
mi voltai in direzione
del lago e la vidi... Sorrisi a quella
visione... Mi alzi per avvicinarmi, ma un odore conosciuto
attirò la mia
attenzione...
“Kagura...”
mi voltai verso gli
alberi e la signora dei venti
apparve in tutta la sua bellezza...
“Sesshomaru...
A quanto vedo hai cambiato
compagnia...”
guardò Rumi
che nel frattempo era uscita dall’acqua e si stava
infilando la parte superiore del mio kimono...
“Stai
indietro... Non
avvicinarti a lei!”
digrignai i denti
verso Kagura... La mia voleva essere una
minaccia per la donna e un avvertimento per la mia compagna... Entrambe
capirono... Rumi si allontanò accostandosi alla parete
rocciosa mentre Kagura
mi guardava con aria di sfida... Aprì uno dei suoi ventagli
e lo mosse contro
di me... Le lame che ne scaturirono andarono a frantumarsi contro la
roccia
accanto a Rumiko... Ruggii e corsi verso di lei...
“Stai
bene?”
Annuì
spaventata...
“Non puoi
stare qui...”
venni interrotto da un
altro attacco
della donna... Balzai via con Rumiko tra le braccia... La posai a
terra...
“Qui
è pericoloso... Kagura è un’avversaria
da non sottovalutare... Devi tornare al
villaggio...”
La vidi alzarsi e
cercare di correre verso la foresta, ma cadde a
terra dopo due passi... Aveva paura... La aiutai a ripararsi dietro un
albero
poco distante, ma venni interrotto dall’ennesimo attacco di
Kagura...
“Ora mi
sono stancato...”
con un balzo atterrai
su di lei... Le ringhiai contro e, come
risposta, ottenni solo una sua risata...
“Ma che
bravo cagnolino che sei...
Difendi la tua padrona?”
Maliziosa rise
ancora... Mi alzai e la lasciai...
“Vattene...”
Stava per rispondere
quando udii un gemito dietro di me... Mi
voltai...
“Rumi!”
Era a terra...
Raggomitolata che si stringeva le maniche del
kimono... Tentai di avvicinarmi a lei, ma Kagura mi
bloccò...
“Maledetta
lasciami!”
La vidi impallidire e
allontanarsi... Dovevo essere spaventoso
perché anche Rumi quando aprì gli occhi emise un
gemito di paura... Tentai di
sorriderle e di tenderle la mano...
“Va...
Via...”
sussurrò
lei...
“No! Non ti
lascio
sola!”
ripeté le
stesse parole ottenendo la stessa risposta... Emise un
lamento... Poi un grido di dolore... Stava male... Forse si stava
trasformando...
‘Maledizione!
Proprio adesso!’
Cercai di avvicinarmi,
ma scattò
via... In direzione di Kagura... Trasalii... Che avesse intenzione
di...
“No!”
Balzai verso le due,
ma Kagura scagliò le lame di vento e per evitarle dovetti
indietreggiare...
“Stupida
donna! Non ti rendi conto che lei è più forte di
te e
di me adesso?”
gridai contro
Kagura... Non temevo per lei... Ma c’era una cosa
che non avrei mai voluto accadesse...
“Ti prego
Rumiko... Fermati...”
‘Non
ucciderla... Non sporcarti di sangue come fossi un demone...’
aggiunsi
mentalmente... Si voltò verso di me con un ghigno... Poi la
vidi balzare su Kagura...
La demone fece appena in tempo a volare via sulla sua piuma...
Ora ero
solo...
Con una creatura che
non conoscevo... Con il lato della mia compagna che temevo
di più...
Ero completamente
solo...
°°° ho superato me stessa... oggi ho aggiornato addirittura due capitoli... buona lettura e mi riaccomando, recensite! ^^ °°° |
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Capitolo 33 *** Fuga ***
Non riuscivo a
ragionare... Sentivo solo un ronzio dentro la testa che mi
stava distruggendo le tempie e una voce lontana che non
conoscevo...
Vedevo il
mio compagno lì... Davanti a me... Pronto a
fermarmi...
‘Non voglio
fargli del
male... Eppure non riesco a concentrarmi... Il ronzio mi sta
uccidendo...’
Urlai e mi portai le
mani alle tempie... Lo vidi impallidire... Scattare verso
di me... Mi teneva stretta tra le sue braccia... Potevo sentire il
calore del
suo petto... Sentivo il battito del suo cuore... Mi raggomitolai su me
stessa e
urlai ancora... Lui strinse di più...
“Vattene!”
Gli urlai contro e lo
allontanai... Poi mi guardai attorno... Non riuscivo a capire dove mi
trovavo... Ero terrorizzata... Scattai veloce in un punto imprecisato
della
foresta che ci circondava... Stavo scappando... Correvo senza meta...
Decisa a
seminarlo...
‘Più
veloce... Più veloce!’
§
‘Maledizione
fermati!’
gridavo mentalmente...
Imprecavo... Correva
veloce... Troppo veloce... Oramai non la vedevo quasi più...
Riuscivo a
seguirla solo grazie alla scia che lasciava... Vaniglia...
“Vattene!”
Mi
bloccai vedendola in mezzo ad una piccola radura... Era ferma e si era
voltata
verso di me... Stava per attaccare...
Le sfuggì
un ringhio prima di lanciarsi
contro di me con forza...
“Fermati
maledizione!”
Niente... Continuava
ad
attaccarmi... I suoi artigli mi sfioravano il volto e a volte mi
provocavano
dei graffi... Quando fui con le spalle contro un albero si
fermò e si avvicinò
cauta... Sembrava un demone gatto... Eppure sprigionava
quell’aura blu... Il
suo odore mi arrivava pungente alle narici... Forte... Dolce... Stavo
per
chiudere gli occhi quando notai che aveva iniziato a girare intorno a
me... Con
lo sguardo fisso sul mio...
Mi stava
sfidando...
“Smettila
maledizione... Sai
che non combatterò contro di te...”
“E se fosse
necessario un giorno?”
Si fermò
davanti a me e mi guardò con aria di sfida...
“Mai...”
ribadii a denti
stretti...
“Sicuro che
non sarà mai necessario?”
“Farò
in modo che non avvenga
mai...”
“Questo
è quello che TU vuoi...”
rabbrividii a quel
‘tu’ tanto deciso e
lei continuò
“Ma sei
sicuro che sia anche quello che voglio io?”
un altro
brivido...
L’idea di
dover combattere contro di lei non mi piaceva affatto...
“Smettila ho
detto...”
avanzai di due passi
verso di lei che fece lo stesso...
“Smetterla?
E perché?”
“Smettila e
basta!”
Mi sfuggì
un ringhio e la vidi
sogghignare...
“Avanti
tesoro... Perdi il controllo...”
“Smettila!
Ho detto
basta!”
ringhiai ancora contro
di lei che ora mi fissava divertita... Stava
cercando di irritarmi e ci stava riuscendo...
“Non voglio
combatterti...
Smettila...”
“Uhm...”
assunse
un’espressione pensierosa...
“No... Non
credo che
smetterò... Anzi...”
con un ghigno
balzò in avanti e notai che aveva serrato i
pugni... Stava attaccando... Imprecai a bassa voce mentre schivai il
colpo che
spezzò il tronco dell’albero dietro di me...
Ringhiai inconsciamente e vidi un
ghigno sulle sue labbra...
“Fermati
maledizione!”
Continuava ad
attaccare
mentre io schivavo abile ogni suo colpo finché ad un certo
punto decisi di
fermarla io... Riuscii ad afferrarle i polsi e strinsi forte... Con una
spinta
la inchiodai ad un albero tenendola ferma con il corpo...
Sorrideva
soddisfatta...
“Ti sei
arrabbiato... Ti sei arrabbiato...”
cantilenava...
“Basta!”
ringhiai contro le sua
bocca... Sorrise di nuovo...
Non ne potevo
più...
Sapevo che quella che
avevo bloccato era la mia compagna... Eppure non
ne potevo più... Era come se avessi davanti mio fratello...
Non la
sopportavo... Mi scostai di scatto e le voltai le spalle...
Inspirai a fondo
più volte finché non sentii le sue mani sui miei
capelli... Rabbrividii
leggermente ma non lo diedi a vedere...
“Tesoro...?
E dai... Scusa...?”
il tono
di voce che assunse per poco non mi fece morire... Dolce... Leggero...
Come
quando non era trasformata...
“Smettila ho
detto!”
Mi voltai con tanta
foga che
la scaraventai contro un altro albero... Me ne resi conto quando la
vidi
rannicchiarsi su se stessa e iniziare a tremare...
Urlò...
Stava tornando
normale... L’aura blu mi impediva di avvicinarmi...
“Rumiko...”
Avevo il cuore
in gola...
Urlava e tremava in
modo spasmodico... Quando l’aura diminuì mi
avvicinai un po’ e tentai di toccarle la spalla... Fu
incredibile come una
scossa elettrica emanata da lei passò dalla mia mano alla
spalla... Avvertii un
dolore forte... Eppure non mi aveva fatto male la scossa... Notai che
lei aveva
una ferita abbastanza grande sulla schiena provocata probabilmente
dall’impatto
con il tronco...
Capii
tutto...
Mi aveva trasmesso il
suo dolore... Per un
attimo... Eppure era stato sufficiente... Mi inginocchiai davanti a lei
e le
sollevai il volto delicatamente...
“Scusami...”
la voce le
uscì flebile...
Sulle labbra era disegnato un leggero sorriso...
“Non fa
niente... Scusa se ti
ho fatto del male... È che ho reagito e non me ne sono
nemmeno reso conto... Dovevo
controllarmi...”
In quel momento vidi
il suo volto cambiare espressione...
“Allontanati...”
mugolò tra
i gemiti... Trasalii...
“Ti ho
già abbandonato una
volta...”
“No!
Devi... Andartene!”
Si alzò
barcollante ed io con lei...
“Io...”
“Tu te ne
vai! Ora!”
Non ammetteva
repliche, ma non potevo lasciarla da sola...
Non mi mossi... D’un tratto iniziò a correre...
Dentro la foresta...
Non ebbi
il coraggio di muovere un muscolo...
Finché non
persi completamente la sua
traccia olfattiva...
|
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Capitolo 34 *** Akusa - Incontro ***
Avevo combattuto
contro il mio compagno... Avevo perso...
‘Devi
sconfiggerlo...’
‘No... Stai
zitta!’
‘Avanti...
Attaccalo...’
‘No!’
Quella
maledetta voce non voleva andarsene...
‘Vattene
via! Lasciami in pace!’
‘Non
posso... Sono dentro di te... Sono sempre stata con
te...’
Rideva...
‘Basta!
Smettila! Non attaccherò Sesshomaru’
In quel momento mi
accorsi che lo stavo
già facendo... Ero come un coprotagonista che vorrebbe
salvare il protagonista,
ma non ne è in grado...
Poi la vidi...
I capelli neri e
ricci lunghi fino al
fondo schiena... La pelle leggermente olivastra... L’aura
blu... E
quell’espressione...
Gelida...
Il sorriso perfido
disegnato sulle labbra...
Quella non ero io... Non potevo esserlo... Vidi Sesshomaru
scaraventarmi contro
quell’albero... Poi una fitta alla schiena...
‘Ragazzina!
Che diavolo combini?!’
‘Lasciami in
pace! Vattene!’
urlai contro quella
voce... E non la sentii più...
Quando alzai la testa vidi lui...
Il mio
demone...
Trovai la forza di
sorridergli, ma subito quella presenza tornò a farsi
avanti... Prepotente...
‘No... Devi
andartene! Lasciami in pace! Vattene!’
Dentro di me urlai
talmente
forte che vidi il demone trasalire...
‘Stupida...
Credi che ti lascerò in
pace?’
Rideva... Non riuscivo
più a sopportarla... Recuperai le poche forze che
mi rimanevano e mi alzai... Vidi Sesshomaru che mi guardava immobile...
Volevo
abbracciarlo, ma sapevo che dovevo allontanarmi da lui prima
possibile...
Corsi
via...
Scattai verso il buio
della foresta e corsi più veloce che potevo... Non
mi stava seguendo... Ora ero sola... Sola con il mostro... Mi fermai
quando fui
certa di non avvertire l’odore di nessuno a distanza di
miglia...
Mi sedetti ai
piedi di un albero e poggiai il capo al tronco... Sospirai... Notai
solo in
quel momento che mi ero trasformata per la seconda volta...
‘Volevi
sapere chi
sono giusto?’
Quella voce...
‘Maledizione... Sì... Voglio sapere chi sei e che
cosa vuoi da noi!’
‘Bene... Ti
racconterò tutto...’
Sbuffammo assieme...
Che
fossimo così uguali? No... Impossibile...
‘Dunque?’
Incitai...
‘Beh...
Allora...
Mi chiamo Akusa, sono, anzi, ero una sacerdotessa... Una miko
particolare
poiché nelle mie vene scorreva sangue
demoniaco...’
Sospirò
‘Mia madre
era nata
in un villaggio delle Terre Arabe... Per questo la mia pelle era
più scura
rispetto alla vostra... Comunque... I miei genitori morirono quando io
ero
ancora una bimba quindi fui affidata ad un tempio che mi crebbe come
miko...
Eppure certe notti perdevo il controllo dei sensi... Come è
successo a te poco
fa...’
‘Tu mi hai
fatto perdere il controllo... La colpa è stata
tua...’
‘Sì...
Hai ragione... Scusa... Beh, dunque... Dov’ero rimasta? Ah
sì... In quei
momenti scappavo lontano dal villaggio... Cercavo riparo in una grotta
che, se
non sbaglio, dovrebbe essere poco lontano da qui... A volte le mie
crisi
duravano solo pochi minuti, altre volte invece potevo rimanere fuori
controllo
anche per settimane... Fortunatamente la famiglia con cui stavo non
creava
problemi... Quando compii diciotto anni mi resi conto di poter
controllare le
mie crisi... Riuscii in pochi mesi a focalizzare e fondere il mio
potere
spirituale e la mia forza demoniaca...’
‘Alla mia
età?’
‘Esatto...’
‘Dopo un
lungo allenamento riuscii a controllarmi perfettamente... Almeno
finché non incontrai
un demone... Sai... Era molto simile Sesshomaru...’
Rabbrividii
‘Ci
innamorammo, ma durante uno scontro con dei demoni mi protesse con il
suo
corpo...’
Avvertii un dolore al
cuore... Stavo, anzi, stavamo piangendo...
‘Morì
per me... Per salvare una mezzo demone... La colpa è solo
mia...’
‘Non
essere triste...’
‘Ma...’
‘Ti amava e
ha fatto ciò che riteneva giusto... Non è
tua la colpa... Lui ha scelto...’
‘Come ti
sentiresti se Sesshomaru morisse
davanti ai tuoi occhi per proteggerti? Non sarebbero forse gli stessi
sentimenti che provo io?’
‘Credo di
sì... Ne morirei...’
Rimanemmo in silenzio
entrambe finché un odore mi giunse alle narici...
‘Stai
tranquilla...’
La voce
di Akusa...
‘Chi
è?’
‘Quel
maledetto... Naraku...’
Fremetti scossa da un
brivido di rabbia...
‘Calmati
Rumiko... Ci sono io... Insieme non può farci
niente...’
Respirai a fondo...
‘Va
bene...’
§
Dopo
averne perso ogni traccia mi lasciai cadere a terra...
Esausto...
Non
voglio cercarla ora... Non perché so che non le servirebbe
il mio aiuto, ma
perché non credo di poterla guardare in quelle condizioni...
Sospiro affranto e
un odore conosciuto arriva alle mie narici...
“Lei
è mia Sesshomaru... Lei
adesso è solo mia...”
“Naraku
maledetto! Di chi stai parlando?”
Non lo vedo...
Ne percepisco la presenza e ne avverto l’odore, ma non riesco
a vederlo e la
cosa mi innervosisce... Mi alzo di scatto...
“Ma come
chi... La tua compagna...
Come si chiamava? Ah, Rumiko...”
“Dove si
trova?”
“La rivuoi
indietro? Povero
cucciolo... Senza la sua padrona...”
“Maledetto!
Se solo la sfiorerai ti giuro
che-“
“Vieni a
prenderla... Al mio palazzo... Sono sicuro che non avrai
problemi a rintracciarmi...”
Sentii la sua risata,
poi non percepii più
niente... Era scomparso...
Annusai
l’aria... Una scia... Anche se debole
segnava il passaggio di Inuyasha e del suo gruppo... Non volevo andare
a
chiedergli aiuto... Ma era necessario...
Iniziai a correre
seguendo la
traccia...
|
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Capitolo 35 *** Inseguimento ***
Osservavo la figura avvolta nella pelliccia di babbuino bianco...
Stringevo
i denti più forte che potevo e dentro la mia testa sentivo
la voce di Akusa che
mi parlava... Senza rendermene conto emisi un ringhio soffocato...
“Senti,
senti... La ragazzina è un po’ aggressiva
eh??”
Rise... In quel momento nemmeno
la voce di Akusa riuscì a trattenermi... Scattai feroce
verso di lui...
Naraku...
§
Scattai
in avanti verso la radura... La fronte imperlata di sudore... Non
so che sguardo avessi, ma fu sufficiente per far rimanere a bocca
aperta
Inuyasha... Kagome mi corse incontro...
“Sesshomaru...
Va tutto bene?”
Sembrava
allarmata... La guardai incapace di dire qualsiasi cosa...
“Sesshomaru...”
“Lei...”
Feci una
pausa...
“R-Rumiko...
È scomparsa...”
Mi bloccai...
“Calmati...”
“Tsk...
Kagome lascialo perdere... Non vedi come si è ridotto il
grande principe dei demoni...“
“A
cuccia!”
Mi rivolse la sua
attenzione...
“Ti
aiuteremo...”
Sorrise... Non le
badai più di tanto... Mi voltai verso il bosco
e avanzai di un passo...
“Sento il
suo odore... Non deve essere lontana...”
Inuyasha aveva
parlato... L’aveva sentita... E io...
Perché non
me ne ero
accorto??
§
Correva
davanti a me... Lo seguivo ignara della stanchezza che stava per
prendere il sopravvento... Ignorando le suppliche di Akusa dentro la
mia
testa...
Lui...
Solo lui mi avrebbe
calmata... Ma ora lui non c’era... Per un
attimo mi sembrò di avvertire il suo odore... Ma
proseguii... Non volevo
fermarmi... Gli ero così vicina... Così vicina
alla sua morte... Maledetto
Naraku... Affrettai ancora di più la corsa...
Finché...
‘Il suo
palazzo...’
Akusa
‘Quello
è il palazzo di Naraku... Rumiko fermati... Potrebbe essere
una
trappola...’
Non la ascoltai... Lo
volevo morto... Ora...
Continuai a
correre...
§
Era
ormai mezz’ora che correvamo dietro alla scia di Rumiko...
Continuavo a
chiedermi come avevo potuto lasciarla correre via... Mi
torturavo...
Ad un
certo punto alzai lo sguardo e lo vidi... Il castello di
Naraku...
Maledetto...
Iniziai a correre
più veloce... Volevo raggiungerlo prima che le mettesse le
mani addosso... L’avrei sbranato... Ringhiai...
“Aspetta!!”
Inuyasha... Ignorai
le sue urla... Continuai a correre...
Volevo trovarla...
Sana e salva...
Dovevo
trovarla...
§
“Fermati
dannato vigliacco!!”
Ormai la mia voce era
un ringhio
arrabbiato... Lo volevo morto... E nessuno mi avrebbe fermata...
§
Ora
percepivo il suo odore... Sentivo che era davanti a noi... La mia corsa
aumentava... Tanto che avevo seminato Inuyasha e il suo
gruppo...
Eccolo
là...
Rallentai un
po’... Il palazzo di quel maledetto... Non mi fermai...
Iniziai a
guardarmi attorno frenetico...
Eccola...
Stava correndo dietro
di lui...
‘No...
Non farlo!'
“Fermati!”
con un grido mi
trasformai...
Era lì che
mi guardava...
Indecisa se inseguire Naraku o venire da me... Avanzai con un balzo...
Una
volta accanto a lei mi trasformai di nuovo...
|
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Capitolo 36 *** Salvi... Forse ***
“Fermati!”
Era la sua voce... La
voce di Sesshomaru... Non feci in tempo a
voltarmi che mi ritrovai dietro un cane enorme... Strabuzzai gli
occhi...
Quello era Sesshomaru?
Lo guardai... Poi mi
ricordai di Naraku... Volevo
inseguirlo... Volevo ucciderlo... Ero sul punto di ricominciare a
correre
quando Sesshomaru si trasformò di nuovo vicino a
me...
“Ti
prego...”
Mi
stava... Supplicando... Lo guardai... Fu in quel momento che mi resi
conto che
stavo cadendo... Le ginocchia non avevano retto la mia corsa
folle...
“Rumiko!”
Sentii le sue braccia
sorreggermi e vidi gli occhi ambrati fissi sui miei...
Poi più
nulla...
§
La
vidi cadere e con un balzo le fui accanto... Quando chiuse gli occhi mi
sentii morire... Poi arrivarono Inuyasha e gli altri...
“Sesshomaru
che è
successo??”
Kagome si era portata
accanto a me e aveva toccato la fronte di Rumiko...
“Lei non ha
retto la corsa credo... È svenuta...”
La guardai mentre mi
diceva
che era meglio allontanarsi di lì... E andare dalla vecchia
Kaede... La presi
tra le braccia e correndo veloce ci dirigemmo al villaggio...
Eravamo
salvi...
La poggiai sul futon e
Kagome mi fece uscire rassicurandomi... Rimasi fermo
davanti all’ingresso per ore mentre dentro sentivo le due
donne curare la mia
compagna...
Mi sentivo inutile...
Stupido...
§
Verso
sera le vidi uscire... Kagome mi disse che Rumiko stava bene ora... E
che doveva solo riposare... Entrai quando si furono
allontanate...
La
guardai...
La frangetta nera
scostata dalla fronte sovrastava un fazzoletto
bianco bagnato... Mi sedetti accanto a lei... Mi avvicinai al suo
orecchio
sinistro...
“Scusami...”
Mi distesi e passai il
braccio attorno alle sue
spalle... La strinsi delicatamente a me...
Mi addormentai...
§
‘Che
è successo?’
Aprii gli occhi a
fatica... Ero dentro una capanna...
Avvertivo il corpo intorpidito... Sbadigliai... Sentii un braccio
attorno alle
spalle e voltai la testa...
Sesshomaru...
Lo guardai... Nel
volto teso era
dipinta un’espressione di dispiacere... Volevo svegliarlo...
Ma non lo feci...
Rimasi lì a guardarlo dormire...
Dopo pochi minuti lo
vidi aprire leggermente
gli occhi... Si alzò leggermente facendo leva sul braccio e
mi guardò in un
modo indecifrabile... Poi vidi una lacrima, debole, solitaria,
scivolare lungo
il viso... subito con il dorso dell’indice
l’asciugai...
Mi
abbracciò
all’improvviso... Lo sentii singhiozzare leggermente a
contatto con la mia
spalla...
Lo lasciai fare
abbracciandolo delicatamente... Pian piano
riacquistai completamente sensibilità alle gambe... Cercai
di alzarmi un po’...
Subito Sesshomaru si
scostò e mi aiutò... Nessuna parola... Nessuno
dei due disse
niente fino a quel momento...
“Temevo di
non rivederti mai più...”
mormorò
abbassando il capo... Lo guardai... Non potevo consolarlo per quanto lo
volessi... Mi accoccolai tra le sue braccia...
“Vuoi?”
chiesi
sorridendogli...
Mi guardò sorpreso... Gli passai un braccio attorno al collo
portandomi in
ginocchio davanti a lui...
“R-Rumi...”
Balbettava... Sorrisi
maliziosa... Non
capivo cosa mi succedesse, sapevo solo che lo volevo ora... Le sue mani
scivolarono dalle mie spalle al bacino... Le unghie solleticavano la
mia pelle
da sopra il kimono bianco...
Mi avvicinai di
più al demone, che si distese e mi
fece passare sotto di lui...
Sorrise... Un sorriso
sollevato... Dolce...
“Ti
amo... Ti amo... Ti amo...”
continuava a ripetere
mentre mi sfilava il
kimono... Sorrisi e lo baciai... Rispose come volevo... Si
sfilò il kimono a
sua volta...
Rimasi a guardarlo
estasiata...
Quando i nostri corpi
si
sfiorarono e si completarono una scarica elettrica invase
l’aria all’interno
della capanna... Non mi diede modo di liberare i gemiti baciandomi...
Forse per
la presenza degli altri poco distante...
Non mi interessava...
Un brivido
più
forte degli altri mi scosse e automaticamente strinsi le gambe attorno
alla
vita del demone... Il suo corpo fu scosso da un brivido... Lo sentii
trattenere
un’imprecazione e mi resi conto di quello che era
successo...
Si
allontanò
velocemente... Rimase fermo a guardare il vuoto...
“No... Non
è possibile...”
mormorava...
Iniziò a
mancarmi l’aria... Portai una mano al ventre e
l’altra al
collo...
“S-Sesshomaru...”
mormorai...
“Dimmi che
non...”
Non ebbi il coraggio
di continuare... Lo guardai e lo vidi diventare pallido...
Troppo pallido...
Mi
si avvicinò cauto... Mi guardò negli occhi...
“Io...”
Non finì la
frase...
Rimanemmo per alcuni istanti immobili prima di iniziare a
rivestirci...
“Dopotutto
non ne siamo sicuri... Magari non succederà
niente...”
parlavo a
vanvera mentre mi infilavo il kimono... Lo sentii sospirare
affranto...
“E
comunque... Per ora è meglio fare finta di niente con gli
altri...”
Annuì...
‘Ok
basta...’
“Smettila...”
dissi decisa...
Sesshomaru mi guardò perplesso
“Smettila di
stare in silenzio... Dimmi qualcosa! Qualsiasi cosa! Che è
colpa
mia! Che non dovevo chiedertelo! Parla maledizione!”
|
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Capitolo 37 *** Ritorno a casa ***
In quel momento entrò nella capanna Rin allarmata... “Rumi! Perché urli??” chiese volta verso la ragazza... “Niente piccola... Stai tranquilla...” la vidi sorridere e alzarsi per andare dalla bambina... Uscire assieme a lei... Io invece rimasi nella capanna... Da solo... A guardare il futon... ‘E adesso?’
§
Mi chiedevo come avremmo fatto... Cosa avremmo fatto... Ero furiosa, non con lui, ma con me stessa... Guardai Rin giocare... Per un attimo immaginai come sarebbe stato se avessimo avuto una bambina... Magari sarebbe somigliata a Rin... Sorrisi inconsciamente... Poi sospirai... “Non ti lascerò sola...” La sua voce alle mie spalle mi distolse da quei pensieri... “So che sembra scontato da dire, ma ti amo e qualsiasi cosa accada io sarò con te...” Non lo guardai... Non subito... Prima mi alzai con lo sguardo fisso a terra... Mi voltai verso di lui e lasciai che il mio volto sprofondasse nel suo petto... “Grazie...” Mormorai sorridendo...
§
Questa volta, per arrivare al pozzo fui più cauto nel correre... Andavo più piano, era come se avessi paura di farle male e lei se ne accorse sicuramente, tuttavia non replicò nulla... Attraversammo il tempo e arrivammo nella sua epoca... Il presente, lo chiamava... Le tenni la mano mentre ci dirigevamo verso la casa, poi anche mentre ci accoglievano Akira e la zia di Rumi... Infine, mentre la mamma di lei si avvicinava, ebbi un tremito e la stretta della mano della mia compagna aumentò leggermente, forse per rassicurarmi... “Tesoro, bentornata...” Sembrava felice di vederci... “Ciao mamma...” Le osservavo attento, pronto ad ogni reazione... “Allora, com’è andata??” “B-bene... Mamma...” Rumiko fece una pausa “Potresti sederti, per favore??” Chiese... Izumi si avvicinò al tavolo, il volto serio, aveva capito... Rumiko lasciò la mia mano e prese quelle della madre... “Mamma... Guardami...” Un sussurro debole... Le mani della madre si liberarono da quelle della figlia per raggiungerne il volto... Poi fece una cosa che non mi aspettavo... Sorrise e la baciò sulla fronte... “E così diventerò nonna prima del dovuto, eh?” Il mio cuore iniziò a battere più in fretta... Mi sentivo sollevato, più tranquillo... Almeno fino a quando Izumi non si alzò per avvicinarsi a me... Mi irrigidii... “Sesshomaru... Vorrei una cosa da te...” Annuii col capo... Izumi mi prese le mani dolcemente e mi guardò... “Abbi cura di mia figlia e del bambino che nascerà... Vedi, c’è un motivo per cui non mi sono arrabbiata: so per certo che tu ami Rumiko e che la difenderai sempre... Inoltre, mia figlia ti ama e si vede che è felicissima di avere questo bambino... Non tradirla... Né lei, né il piccolo... Promettimi solo questo...” Rimasi in silenzio per un attimo... Poi sorrisi e guardai Rumiko... “Lo prometto...”
§
Per tutta la giornata rimasi fuori di casa... Dovevo pensare e mi rifugiai sul tetto... Guardavo il cielo e pensavo a cosa sarebbe cambiato... Un cucciolo, un piccolo me che avrebbe vissuto a cavallo tra le epoche... O forse sarebbe stato meglio vivere da questa parte, in quest’epoca... Ma Rin... Non potevo lasciarla da sola... Anche lei si fidava di me... Fui distolto da quei pensieri solo quando sentii un lamento provenire da sotto il tetto della casa... Più precisamente, dai piedi della casa... Mi affacciai allarmato e vidi Rumiko che si massaggiava il fondoschiena seduta per terra... Ecco, ora ero più allarmato che mai... Scesi con un balzo e la aiutai a rialzarsi, “Stai bene? Ti sei fatta male?” lei mi guardò e sorride, “Sì mamma... Sto bene...”
...M-mamma? Ma che...? La presi per le spalle e la guardai negli occhi, serio come mai prima... “Sai cosa sarebbe potuto succedere se fossi caduta male? Se ti fossi ferita? Sai che ora diventerai mamma e non puoi fare come niente fosse? Sai che ti devi preoccupare per due vite? La tua e quella del cucciolo!” Devo esserle sembrato furioso perché vidi gli occhi diventare lucidi, poi le lacrime iniziarono a scendere copiosamente... Non era quello il mio scopo, non volevo farla piangere, ma solo ragionare... Sospirai e la strinsi a me, “Però non è successo niente, è vero... Mi sono preoccupato troppo...” strofinai delicatamente la punta del naso contro la sua guancia bagnata “Scusami...”.
La sentii sospirare e tirare su col naso... “Voglio dirlo a Rin...” mormorò mordendosi il labbro inferiore... “C-cosa?? Ma... Ma...!” mi guardò male, anzi... Malissimo... “Ne parliamo dentro, va bene? Entriamo in casa che qui fuori inizia a far freddo...” Feci per avanzare, ma lei si era impuntata... “Padre, aiutatemi voi...” mormorai guardando il cielo... “Cosa dovrei fare per farti entrare in casa? Prenderti in braccio forse?” chiesi guardandola negli occhi... “Devi portarmi da Rin... Voglio dirglielo...” Trattenni a stento un gemito esasperato... “Non possiamo attraversare il pozzo... Non sappiamo cosa potrebbe succedere...” Feci per sfiorarle il ventre, ma lei si allontanò di un passo... Abbassai il capo... Era la battaglia più difficile che avessi mai combattuto... Poi la guardai... E va bene, potevo ancora vincere... “Bene, adesso però andiamo in casa... E non si discute... Chiaro?” Mi avvicinai a lei velocemente e la presi in braccio...
Quello fu il primo errore...
Iniziò a urlare come una matta e riuscì ad afferrarmi una ciocca di capelli... Non rimasi calvo per miracolo... Allora mi avviai verso l’ingresso...
Secondo errore...
Le urla si fecero sempre più forti, così come i calci e i pugni... Allarmò sua madre e sua zia, di conseguenza anche Akira, che corsero fuori a vedere... Il vicino stava per chiamare la polizia quando, per fortuna, Izumi si avvicinò a noi e urlò a Rumiko di non fare la bambina...
‘Nove mesi così non li posso sopportare...’ |
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Capitolo 38 *** Nove mesi da balena ***
Salve! Dopo tantissimo tempo sono riuscita ad aggiungere altri due capitoli a questa Fanfiction! :D E nei prossimi ne vedrete delle belle! Ora comunque vi lascio alla lettura :) Love from, Danda ♥
°Sei Mesi°
“AAAAAAAAH!!!!” Ero uscita dal bagno ed ero passata per errore davanti allo specchio in corridoio... Ero una balena, una grassa, grossa, enorme balena... Scoppiai a piangere...
Erano passati sei mesi da quando ero rimasta incinta e nell’ultimo periodo ero ingrassata tantissimo... Ora, lo so che un bambino nella pancia cresce, ma perché la madre deve sembrare un enorme cetaceo? Non lo trovo giusto... “Rumiko sei bellissima, smetti di piangere...” Sesshomaru ovviamente era sempre molto d’aiuto! “Stai zitto! Lo dici solo per farmi stare meglio!” Mi guardò e sono certa che quella nei suoi occhi era disperazione... Ecco, nemmeno lui mi sopportava più... Inoltre, come se non bastasse, avevo una gran voglia di gelato...
“Diamine, voglio del gelato!” Sbottai tra le lacrime...
Sesshomaru mi sollevò tra le braccia delicatamente, sorrise... “Vieni a comprarlo con me?” “Stai scherzando? Sono orribile!” Quasi si mise a ridere, fortunatamente per lui riuscì a trattenersi... “Va bene, vado io... Ma la prossima volta mi accompagnerai...” Guardai altrove mentre lui mi portava fino alla mia camera...
“Sesshomaru non ti dovresti curare di lei, ormai non fa più niente se non lamentarsi!” Mia mamma dalla cucina dava la sua opinione... Inopportuna e non richiesta... “Oh, ma la mia bella balena ha bisogno di aiuto...” Per fortuna il mio Se- “Cosa hai detto?????? Non darmi mai più della balena!!!!!!” Gli urlai...
Lui per tutta risposta mi mise in piedi davanti a lui e si voltò di spalle... Si avviò verso l’uscita di casa “Dimostrami che non lo sei allora...” Furono le sue ultime parole prima di uscire ridacchiando...
Rimasi in mezzo al corridoio, davanti a camera mia per altri cinque minuti... Poi andai verso la porta di casa, “Mamma vado al supermercato!” Presi il giubbotto ed infilai le scarpe “Certo cara...” Percorsi il vialetto tanto velocemente, per quanto possibile, che nemmeno mi resi conto del manto di neve che lo ricopriva...
Arrivai al supermercato stanca e vidi uscire Sesshomaru... Gli andai incontro “N-non sono una balena...” La mia voce era bassa, così come lo sguardo e il viso... “Lo so... Ma tu te ne stavi dimenticando...” Mi abbracciò... Dentro la borsa di plastica vidi due confezioni maxi di gelato al cioccolato...
Sorrisi dolcemente e mi accorsi solo quell’istante che stava nevicando... E che per terra c’era già molta neve! Mi guardai attorno, “Allora, alla mia balena piace la neve?” Mi chiamò balena, ma non mi interessava... Lo abbracciai forte, “Sì, ma voglio tornare a casa... Ho bisogno di mangiare un po’ di quel gelato...” Indicai la busta goffamente e lui si mise a ridere... “Certo principessa...” Ci incamminammo e mi tenne la mano... “Ah, Sesshomaru...” “Che c’è? Stai bene?” Si voltò preoccupato... “Sì, ma volevo dirti una cosa...” Mi guardò perplesso... “Grazie...” Continuai poi a camminare verso casa, certa che lui avesse capito...
°Nove Mesi°
Iniziavo a vedermi nei panni di una balena... Una grande, grossa e bella balena... Ora, passando davanti allo specchio sorridevo tranquilla... Chissà perché, però, quello specchio mi faceva venire voglia di gelato... Eravamo in aprile, quindi le gelaterie erano aperte, io e Sesshomaru andavamo a prenderlo a piedi, poi ci fermavamo al parco a guardare i bambini...
Un giorno un bimbo mi si avvicinò, era molto piccolo... “Ciao signora...” gli sorrisi gentile... “La mia mamma dice che hai un bambino lì...” Indicò la mia pancia, sembrava stupito... “Sì, è vero... Ho un bambino come te...” Mi sorpresi della risposta che avevo dato... “Nascerà presto e forse, potrete giocare quando lui sarà un po’ più grande...” Il bambino appoggiò la manina sulla mia pancia e il cucciolo all’interno diede un piccolo calcio... Il bambino, ridendo allegro corse dalla mamma dopo avermi salutato, mentre io e Sesshomaru rimanemmo seduti sulla panchina...
Presi la mano del demone... “Senti...” mormorai prima di appoggiarla dove il cucciolo dava calci... Lo vidi sorpreso, tremava leggermente... Poi avvicinò le labbra curvate in un sorriso alla pancia, “Ci vedremo presto piccolino...” Il cucciolo l’aveva sentito, diede un piccolo calcio dove il demone aveva appoggiato le labbra... Ci mettemmo a ridere entrambi...
Quella sera, anche se felice, ero particolarmente stanca... Forse perché avevamo camminato più del solito, forse perché avevo semplicemente sonno... Guardai il calendario, volevo segnare il giorno in cui il mio bambino sarebbe nato, quindi mettevo una crocetta su ogni giorno in cui questo non accadeva... Così feci quella sera.
Credevo che il bambino non sarebbe nato fino all’indomani...
E in teoria fu così: alle 4.00 di notte sentii una specie di crampo alla pancia, mi misi seduta, perché era tutto bagnato... Ma cosa...? “S-Sesshomaru...” sussurrai terrorizzata, mi aggrappai al bordo del letto... “Sesshomaru svegliati! Si sono rotte le acque!” Gridai; ora ero in preda al panico... Per fortuna vivevamo con mia madre... Lei sa sempre cosa fare; corremmo all’ospedale con il borsone pieno delle mie cose...
Quando entrai con la mamma in sala parto, i medici mi dissero che erano le 7.05... Sperai che andasse tutto per il meglio...
§
Era già da un’ora che si erano chiuse le porte della sala operatoria... Mi avevano chiesto di entrare, ma avevo preferito mandare Izumi... Sarebbe stata più utile di me... Ormai camminavo su e giù per il corridoio, a volte mi sedevo sulle sedie, ma erano scomode, quindi mi rialzavo e riprendevo a camminare...
Alle 8.45 uscì un’infermiera che mi diede camice e berretto, “Venga con me...” Mi aprì la porta e la prima cosa che sentii fu il pianto di un bambino, il mio passo aumentò... Rumiko era stesa su un lettino, sua madre accanto a lei, notai che tra le braccia della mia compagna c’era un fagottino che si agitava e che piangeva... Mi avvicinai cauto e Rumiko mi guardò... “Guarda...” Mi mostrò il cucciolo, io sfiorai il naso del piccolo con la punta dell’indice, “Guarda piccolo, lui è il tuo papà...” Una lacrima scivolò lungo la mia guancia...
Quello era mio figlio... Lo vidi alzare una manina e stringere le dita attorno al mio indice, era una stretta delicata, fragile, ma riuscii a percepirla forte fino al cuore...
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Capitolo 39 *** Takeru ***
Ed ecco altri due capitoli! Wow! In questi giorni sto superando me stessa :D Ok, ok... Siamo già al quarto capitolo da ieri, mi sto gasando abbastanza, suvvia, ne ho il diritto!!! xD Coooomunque, ora vi lascio alla lettura :) Baci baci, Danda ♥
Erano passati pochi giorni, ormai mi alzavo e andavo a guardare il mio bambino assieme a Sesshomaru... Lo guardavamo, così piccolo dentro la sua incubatrice, sul cartellino celeste c’era scritto “Takeru”...
Ad una settimana dal parto ci lasciarono tornare a casa, non ne potevo più di camici bianchi e di medici che chiedono continuamente “Come sta signorina?”... Sesshomaru però mi preoccupava un po’... 'Ha lo sguardo spento, forse non ha dormito molto, però ha un comportamento strano... Mah, per adesso lascerò stare... Spero gli passi...'
§
° Takeru – 2 mesi °
“Takeru...” mormoravo tra me il suo nome, mentre disteso sul tetto osservavo la mano che quel cucciolo aveva toccato... Sarebbe stato mio discendente... L’unico aspetto negativo era che avrei dovuto dirlo a mia madre... Sbattei con forza moderata il palmo della mano sul tetto e inspirai, dalla casa non si sentivano rumori, né pianti, né lamenti di alcun genere, il bimbo dormiva... Sentii però che c’era qualcuno che spostava qualcosa per salire sul tetto, intuii chi fosse, ma non intervenni, non sapevo perché ma non ne avevo voglia... “Grazie dell’aiuto, papà...” Era lei, lo sapevo, però... Sospirai sovrappensiero e lei mi si avvicinò con espressione preoccupata... “Credevo che questo tuo starno comportamento sarebbe svanito col tempo... Mi sbagliavo, ma dopotutto si dice che errare sia umano...” mi sorrise, ma io rimasi a guardarla forse un po’ triste... Sospirò e si accomodò a sedere “L’ultima volta che ti ho visto così è stato quando combattevamo contro Naraku... Oppure quando mi hai detto che volevi tornare nel Sengoku da solo... Di Naraku non ne vedo nemmeno l’ombra... Quindi...”
Rimase in silenzio e, diamine, mi sapeva leggere negli occhi come nessun altro...
Sospirai di nuovo e mi alzai a sedere, “Takeru oltre ad essere nostro figlio è mio erede... Non tornerò nel Sengoku da solo... Ma con lui, per presentarlo a mia madre e sperare che-“ “Vengo anche io... Non voglio che vi ammazzi entrambi...” Non la guardai subito e sapevo che ribattere qualcosa sarebbe stato inutile, non avrebbe rinunciato al viaggio, mi limitai quindi a voltarmi verso di lei e a rifugiare il capo al suo petto... Mi sentivo come un bambino sgridato ingiustamente, mi sentivo malissimo... Lei mi accarezzava con fare da mamma, ero convinto che Takeru sarebbe cresciuto sotto le cure di una persona dolcissima e buona e speravo di poterlo veder crescere a mia volta... Non piangevo, mi limitavo a ricevere quelle carezze che mi facevano pensare ad un domani migliore e lei lo sapeva, per questo rimaneva in silenzio, rispettava il mio dolore e cercava con tutta se stessa di risanare la mia ferita... Mi amava quanto io amavo lei, se non di più... E forse non me lo meritavo...
§
Lo accarezzavo in silenzio quando sentimmo piangere dall’interno della casa... Mi alzai di scatto per scendere, ma Sesshomaru repentinamente mi prese tra le braccia e balzò giù dal tetto... Entrammo in casa nel momento in cui mia madre andava in camera del cucciolo, “Vado io mamma, grazie...” Le sorrisi e lei si fece da parte, credo che guardò Sesshomaru, perché dopo la titubanza iniziale lo vidi seguirmi...
Takeru, avvolto nella coperta azzurra agitava i piedini e piangeva, le orecchie, piccole e di un bianco grigiastro, si dimenavano frenetiche, mi avvicinai a lui per prenderlo in braccio... “Tesoro eccomi, calmati...” Lo presi tra le braccia e lui smise di muovere le gambe, aprì gli occhi e mi guardò tra le lacrime... Poi urlando alzò un poco le manine, dietro di me c’era il demone che osservava il bambino, il cucciolo guardava lui... Mi voltai in modo che Sesshomaru avesse la possibilità di prenderlo in braccio, “Non credo che morda... Non ancora almeno...” gli sorrisi per incoraggiarlo e lui guardò Takeru... Allungò la mano verso quelle del piccolo, che strinse un dito nel piccolo palmo...
In quel momento credo di aver intravisto Sesshomaru sorridere come non faceva da un po’... Gli porsi delicatamente il bambino perché lo prendesse in braccio e lui mi si avvicinò sostituendo le sue mani alle mie per sorreggere il cucciolo, che aveva smesso di piangere... Portò il viso di Takeru al volto, sfiorò il naso contro quello del piccolo mezzo demone e gli sorrise, il piccolo sorrise a sua volta... Mi sentii salire le lacrime agli occhi e mi morsi il labbro inferiore... Sesshomaru mi passò un braccio attorno alle spalle mentre all’altro era appoggiato Takeru, che ora stringeva i piccoli pugni accanto al volto appoggiandosi sul petto del padre; il mio compagno mi strinse a sé posando le labbra sulla mia fronte... “Andremo tutti insieme...” mormorò col volto tra i miei capelli, poi guardò il cucciolo e sorrise ancora...
Eravamo una famiglia... |
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Capitolo 40 *** Famiglia - Parte I ***
“Andremo tutti insieme.” Mi aveva detto così due anni prima... Ora che Takeru aveva poco più di un anno ci preparavamo a partire, “Andiamo a conoscere l’altra nonna, ok tesoro?” Il cucciolo era seduto sul letto a giocare con la papera di gomma, i capelli corti e sottili erano di un grigio perla, sfumati in alcuni punti di nero, le orecchie erano grigiastre e piccole, il volto paffuto; mi guardò sorridente, gli occhi erano di un nocciola chiarissimo, simili a quelli ambrati del padre.
“Sei bellissimo amore, lo sai?” “Grazie...” una voce alle mie spalle mi fece sussultare, “Papà!” Takeru chiamò Sesshomaru che se ne stava appoggiato alla porta e ci osservava, sorrideva divertito mentre io preparavo il borsone da portare con noi. “Non parlavo con te, ma con nostro figlio.” Precisai sorridendo, anche se ero consapevole del fatto che lo sapeva, il demone si avvicinò al letto e si accovacciò davanti al cucciolo “Allora portiamo via anche quella?” toccò la paperella guardando Takeru, che gli sorrise “Sì!” esclamò mettendosi a gattoni davanti al demone. Sospirai e chiusi il borsone “Sono pronta. Andiamo?” Sesshomaru si alzò e prese Takeru in braccio e con l’altra mano prese il borsone.
“Ma sì, facciamo sentire la mamma inutile!” Scossi il capo con un sorriso sulle labbra... Fortunatamente Takeru si protese verso di me ed io lo presi in braccio; alla porta ci aspettavano mia mamma, mia zia e Akira. “Tornate presto e state attenti, mi raccomando!” Anche Miku e Minase c’erano venuti a salutare, la mia amica mi era stata vicinissima durante la gravidanza, anche quando ero estremamente insopportabile. Salutammo tutti e ci dirigemmo al pozzo.
§
Una volta al pozzo portai Rumiko nel Sengoku tenendo in braccio Takeru, poi feci un ulteriore viaggio per il borsone. Raggiungemmo il villaggio dove incontrammo il gruppo di Inuyasha, tutti guardarono il cucciolo e poi me, Rumiko venne quasi ignorata “Cioè, è tuo?” Inuyasha era molto delicato in certi argomenti “Non ti assomiglia per niente” mentiva spudoratamente “Ah no?” mi scagliai contro di lui lasciando la borsa a terra, stavamo giocando da fratelli. Insomma, mi sarei stupito anche io se me l’avessero detto qualche anno prima, ma adesso era diverso. Inuyasha non era più tanto odioso, Rumiko e Kagome ci guardavano divertite “Guarda il tuo papà e lo zio...” Takeru rideva divertito, stringendo la paperella in mano. Dopo un po’ bloccai Inuyasha per le braccia “Ho vinto, come sempre!” Lo canzonai “Dannato!” “Ehy! Non davanti al piccolo!” In realtà sapevo che Takeru non avrebbe ripetuto quella parola, ma mi dava ugualmente fastidio che la sentisse; Rumiko si avvicinò a noi con il cucciolo e Kagome “Allora, non è il caso che i grandi smettano di giocare da soli?” Sorrisi e lasciai mio fratello, andai a prendere invece il piccolo tra le braccia della mia compagna “Mi sembra giusto, in parte.”
Mi voltai verso Inuyasha “Che ne dici di fare conoscenza con tuo nipote?” Non appena mio fratello prese in braccio Takeru posai un bacio in fronte al piccolo, poi sollevai Rumiko da terra “Ma che-“ “Io e lei dobbiamo parlare, nel frattempo vi affido Takeru. Kagome mi raccomando.” Kagome ci sorrise “Certo certo, li tengo d’occhio io.” Ignorai le lamentele di mio fratello e di Rumiko, iniziai a correre finché non fummo abbastanza lontani da non sentire più niente, la poggiai a terra. “Si può sapere che ti prend-“ Non ce la facevo più. Mi mancavano le sue labbra, il suo sapore, LEI. La stringevo a me, quasi possessivo, mentre le labbra soffocavano le sue parole. Quando allontanai il volto dal suo mi aspettai uno schiaffo, ma lei rimase a fissarmi imbambolata. Sembrava attonita.
§
‘Oddio, ora svengo...’ Le mani stringevano il kimono di Sesshomaru mentre lo osservavo esterrefatta, non sapevo cosa fare, cosa dire, come comportarmi. Poi automaticamente portai la mano destra alla guancia di lui e vi posai una carezza dolce, sorrisi “Anche a me sei mancato, sai?” sorrisi e avvicinai di nuovo le labbra a quelle di lui, ci baciammo di nuovo, altrettanto intensamente, mentre la sua mano sinistra mi accarezzava la schiena sotto la maglietta. Le mie dita erano intrecciate ai suoi capelli quando dietro di me sentii una superficie ruvida, un albero, c’eravamo mossi e non me ne ero nemmeno accorta. Non mi interessava, intrecciai le gambe dietro la sua schiena mentre avvertivo che la pelliccia di lui cadeva a terra, si scostò da me solo alcuni secondi per togliere l’armatura, poi tornò a bloccare il mio corpo contro il tronco, le sue mani sfioravano il mio corpo bramose di passione, piene di desiderio. Riuscii a sfilargli la parte superiore del kimono, mi era mancato il suo petto caldo contro il mio, mi era mancato decisamente tanto. Rimanemmo abbracciati l’uno all’altra, mentre le labbra di lui lasciavano una scia di desiderio sul mio collo e sulle spalle, mi stava facendo impazzire, avevo caldo, e volevo, volevo il mio compagno, con tutta me stessa.
Tuttavia si fermò all’improvviso quando sentì un rumore tra gli alberi, dietro di lui. Mi coprì dandomi le spalle posandomi a terra mentre io mi ricomponevo, afferrò la spada e rimase immobile “Chi c’è?” la voce fredda risuonò tra gli alberi ed io rimasi appoggiata con le spalle al tronco dell’albero, riuscivo tuttavia a scorgere parte della foresta davanti a noi. Sentimmo di nuovo lo stesso rumore, proveniva da dei cespugli, una lepre, o almeno credo fosse una lepre, spuntò fuori dai cespugli e scappò terrorizzata. Sospirai rassicurata e vidi il demone voltarsi verso di me, lasciò cadere a terra la spada e mi prese per i fianchi sollevandomi da terra e facendomi puntare di nuovo la schiena contro l’albero. Non reagii, ma incrociai le gambe dietro la sua schiena, le mani dietro la nuca di lui e lo sguardo fisso sul suo, sorrisi dolce prima che mordesse le mie labbra, prima che mi baciasse in maniera spudoratamente appassionata, prima che lasciasse cadere a terra la mia maglia e il reggiseno. Mi strinse forte, poggiò per alcuni istanti il naso sull’incavo del mio collo e respirò profondamente, io sorrisi ad occhi semi-chiusi, in silenzio, mentre attendevo una sua mossa. Avvicinò il volto al mio, socchiuse gli occhi e sorrise dolce
“Non voglio che tu abbia paura di me...”
Un tuffo al cuore, come la prima volta, a casa mia. Sorrisi e sentii gli occhi diventare lucidi. Non avevo paura, né di lui, né del futuro, né del fatto che potevamo essere visti da qualcuno. Avevo bisogno di lui, di sentirlo vicino più che mai. Trattenni un gemito di dolore misto a piacere quando i nostri corpi si completarono. I movimenti di lui, inizialmente dolci si fecero più vigorosi finché non lo liberai dalla stretta delle gambe alla vita, ci separammo di poco, mentre la sua fronte poggiava sulla mia. Sudata, calda. Ero felice, serena, mi sentivo completa dopo tanto tempo. Poi mi venne in mente Takeru “Non saremmo via da... troppo?” chiesi sottovoce, lui mi guardò sorridendo “Forse... Ma col piccolo c’è Inuyasha. E con loro c’è Kagome. Non mi preoccuperei fossi in te...” “Sì, ma...” soffocai le parole e sospirai. Lui mi abbracciò coprendomi del tutto col corpo, la mia schiena contro il tronco e il suo volto tra i capelli. Sorridemmo entrambi.
“Sai che è da tanto che non ti dico una cosa?”
“Cosa?” ero perplessa, lui mi guardò negli occhi dolcemente e sorrise di nuovo
“Ti amo...” il cuore sussultò e le mie labbra si distesero in un sorriso felice
“Anche io, Sesshomaru...” Mi abbracciò ancora per qualche istante prima di rivestirci entrambi.
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Capitolo 41 *** Famiglia - Parte II ***
Arrivammo al villaggio e vidi Takeru tirare le orecchie ad Inuyasha, mi venne da ridere, guardai Sesshomaru, sorrideva guardando il fratello. Prima di avvicinarci al gruppetto, il demone mi fermò prendendomi per la mano “Domani mattina andremo da mia madre...” Il suo sguardo era diventato serio, forse fin troppo “Ma... Sarà così terribile?” “Spero di no, anche se credo lo sarà...” Rimasi immobile stringendo la mano del mio compagno, mi voltai verso Takeru per poi guardare Sesshomaru “Ce la faremo... Tutti e tre insieme...” Gli sorrisi tenendolo per mano... Ce l’avremmo fatta, ad ogni costo...
Ci avvicinammo al gruppo e Inuyasha ci guardò “Quando avete finito potreste dire a vostro figlio di lasciarmi le orecchie??” Sembrava arrabbiato, ma mi venne da ridere... “E tu non ridere...” Mi fulminò mentre coprivo le labbra con la mano destra... Poi cercai di prendere in braccio il cucciolo “Su tesoro, l’hai torturato anche troppo...” “No, non credo...” Sesshomaru intervenne da dietro di noi con un ghigno malefico sulle labbra... Si gettò addosso ad Inuyasha che iniziò a reagire... “Sono proprio dei bambini, vero?” Kagome si affiancò a me e Takeru... “Verissimo...” Sospirai rassegnata, però mi piaceva che Sesshomaru giocasse con suo fratello, in un certo senso l’arrivo di Takeru aveva cambiato anche il loro rapporto...
La sera andammo a dormire presto, misi a letto il piccolo mentre Sesshomaru si appostava davanti alla nostra capanna, poi decisi di dare anche a lui la buona notte ed uscii... Nella solita posizione, a gambe incrociate ed occhi chiusi sembrava mi stesse aspettando; sorrise, ma non si mosse mentre io mi chinavo accanto a lui...
“Vuoi che ti faccia compagnia?” “Vai a dormire...” Sospirai scuotendo la testa “Agli ordini capo!” Feci per alzarmi, ma lui mi prese la mano “Non dimentichi qualcosa?” Non aprì gli occhi, si limitò a trattenermi per la mano ed io mi chinai di nuovo “Posso farti compagnia?” “No...” “Allora non dimentico niente...” Cercai di alzarmi di nuovo, ma non voleva lasciarmi la mano... Sospirò mentre con l’altra si sfilava la pelliccia e slacciava l’armatura, mi lasciò solo per un istante, il tempo di scostare da lui l’armatura e la pelliccia... Poi mi ritrovai tra le sue braccia, seduta... Sbuffai mentre lo vidi circondarmi con la pelliccia “Non ho freddo...” Sorrise e mi ignorò... Poggiò le labbra sul mio capo “Ok, non ho freddo, ma ho bisogno di coccole...” Trattenne a stento una risata mentre le sue braccia si stringevano attorno alle mie spalle, non disse nulla... Mi abbracciò e mi posò un bacio sulla fronte... “Ho bisogno anche di sentire che sai ancora parlare Sesshomaru...” Trattenne un’altra risata... Sbuffai appoggiandomi alla sua spalla... “Niente, ho una relazione e un figlio con un muto che sa solo ridere...” Scossi il capo guardando altrove e lui spostò il mio volto verso il suo, sorrise e poggiò le labbra sulle mie...
Rimasi immobile prima di reagire al bacio, che però durò meno del previsto... Lo osservai “Pensi sempre che io non sappia parlare?” “No, ora che hai detto qualcosa non lo penso più...” Gli feci una linguaccia e lui sospirò rassegnato... “Lo sai che dovresti dormire perché domani sarà una giornata molto lunga?” “Sì, lo so...” “E allora perché non dormi?” “Perché non ti voglio lasciare solo...” Lo guardai negli occhi... “...Rumiko dormi, ti prego... Devi riposare...” Sembrava triste, non sopportavo di vederlo così... “Faremo in modo che tua madre capisca... Ce la faremo e torneremo sani e salvi a casa...” Mi guardò cupo “Lo spero proprio...”
Gli sorrisi dolcemente mentre poggiava la fronte contro la mia... Era stanco, dispiaciuto e sul punto di avere una crisi di nervi, cosa che non sarebbe successa almeno di fronte a suo fratello e agli altri... Però mi dispiaceva vederlo in quello stato, non sapevo cosa fare, né cosa dire, quindi optai per ciò che facevo sempre... “Sesshomaru...” mi guardò ed io cercai di mettermi in ginocchio tra le sue gambe... Potevo leggere la perplessità nel suo sguardo mentre avvicinavo il volto al suo e poggiavo la sua testa contro la mia spalla... Gli passai le braccia attorno al collo e lo strinsi dolcemente, come facevo con Takeru quando si faceva male o piangeva... Le sue mani si aggrapparono, come fossero quelle di un disperato, alla mia maglia, tremava leggermente, non piangeva, ma digrignava i denti “Ti farai male se continui così... Sta tranquillo, andrà tutto bene...” tenevo la voce bassa, più dolce che potevo e lui sospirò... Sembrava un bambino... Era così tenero...
“Rumiko... Scusa se ti faccio soffrire, se ti faccio del male e se non sono un compagno come si deve... Cerco di fare meglio che posso, ma non mi sembra mai abbastanza, voglio essere degno di te, di Takeru, di essere un buon padre e, un giorno, un marito... Voglio stare con te...” Lasciai che parlasse, lasciai che si sfogasse e portai le labbra accanto al suo orecchio... “Sarai un buon padre, sei degno di essere al mio fianco così come io sono degna di essere al tuo, sarai un buon marito e sei un ottimo compagno, non ho sofferto a causa tua e non voglio che dimentichi mai che ti amo per come sei, per ciò che fai per me, per Takeru... Sono orgogliosa di te e lo sarà anche il nostro bambino... Sei il mio compagno... Sarò con te finché avrò fiato per respirare... Ricordatelo sempre...” Mi strinse più forte a sé... “Grazie...” Dopo alcuni istanti sentii il suo respiro farsi regolare, si era addormentato... Sorrisi prima di accoccolarmi tra le sue braccia e chiudere gli occhi... Mi addormentai con un sorriso sulle labbra... |
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Capitolo 42 *** Mother ***
L’indomani aprii gli occhi quando sentii dei rumori dentro la capanna, il piccolo stava per svegliarsi... Guardai Rumiko che dormiva ancora tra le mie braccia... Sorrisi ripensando a ciò che aveva detto la sera prima e cercai di farla distendere sull’erba senza svegliarla... Ci riuscii e me ne sorpresi... Poi entrai nella capanna e mi avvicinai al piccolo... Lo osservai prima di prenderlo in braccio... “Buongiorno Takeru... Sai, dobbiamo fare piano perché la mamma ancora dorme...” Mi guardò perplesso e sorrise, poi però vidi i suoi occhi diventare lucidi, stava per piangere... “N-no, non piangere!” Cercavo di cullarlo per farlo dormire, ma era inutile, non mi accorsi nemmeno di Rumiko che, dopo essersi svegliata, ci guardava dall’ingresso della capanna, mi si avvicinò e la guardai “Ti ho svegliata...” “No, tranquillo, ma il piccolo ha fame... E tu non puoi farci gran che...” Mi prese il bambino dalle mani e lo portò al seno scostando la maglietta e il reggiseno... Li guardavo tra il perplesso e il meravigliato, forse fu per questo che Rumiko si mise a ridere... “Sono un po’ invidioso del piccolo...” La guardai e lei spalancò gli occhi “Esci Sesshomaru... Hai bisogno d’aria...” Portai una mano sulla fronte e annuii “Sì, è vero... Inizio a delirare...” La sentii ridacchiare mentre uscivo e mi sedevo fuori dalla capanna... L’aspettai... Quando uscì teneva Takeru tra le braccia, che ora sorrideva felice... Si sedette accanto a me e le passai un braccio attorno alle spalle... “Allora tra poco si parte...” Annuii osservando il piccolo che stava per addormentarsi di nuovo...
§
Camminammo per diversi giorni, tra foreste e radure, ci fermavamo spesso durante il giorno per Takeru. Poi, dopo quasi una settimana di viaggio giungemmo alle Terre dell’Ovest, là dove il mio compagno era Principe, dove la sua famiglia regnava indisturbata da secoli... Sesshomaru mi portò fino ad un enorme palazzo bianco, guglie affusolate e longilinee svettavano verso il cielo, il cancello che pareva di madreperla s’aprì non appena le guardie intravidero Sesshomaru, poi, quando scorsero anche me e Takeru assunsero un’espressione seria, strana ed inquietante... Io, in silenzio, seguivo il mio compagno stringendo a me nostro figlio, quasi avessi avuto paura di perderlo da un momento all’altro. Entrammo e i domestici, almeno una ventina, accolsero il loro signore senza fiatare, si limitarono a disegnare il suo percorso inchinandosi ai lati... Tutti fissavano me e mio figlio, tutti avevano una strana espressione, mista a dolore e soddisfazione, iniziavo a temere per l’indennità della vita di mio figlio, iniziavo ad avere paura di ciò che avrebbero potuto fargli... Che prendessero me, piuttosto... ‘Stai calma, devi rimanere concentrata... Se si mettesse male ci penseremo io e Sesshomaru a proteggere Takeru, lo sai...’ Akusa... Sussultai nel sentire la sua voce dentro la mia testa e Takeru mi guardò interrogativo “Mamma..?” gli sorrisi per tranquillizzarlo “Va tutto bene...” Giungemmo ad una sala enorme, quasi spoglia d’ogni cosa e la cosa che più mi colpì fu che, a differenza del resto del castello, quella stanza era scura, buia, lugubre quasi... Dal lato opposto dell’enorme porta in legno v’erano pochi scalini dove stava un trono... Fu in quel momento che mi si gelò il sangue nelle vene; fu in quel momento che davvero pregai che uscissimo tutti vivi da quella stanza... Una donna sedeva sul trono, una pelliccia le copriva metà del corpo, mentre l’altra metà era vestita da un kimono finemente ricamato, nero e largo, tipico delle imperatrici dell’epoca... Era identica a Sesshomaru, solo che... Lo sguardo aveva un qualcosa di agghiacciante, di distaccato e irato, mi spaventò che quello sguardo fosse diretto proprio verso Sesshomaru, che subito avanzò di qualche passo...
“Madre...” Lei per tutta risposta scese le poche scale ed annullò la distanza che la separava dal figlio, una volta di fronte a lui alzò la mano destra e lo schiaffeggiò, talmente forte che potei sentire l’eco dell’impatto, ero spaventata, arrabbiata e allibita per quel comportamento. “Sei una delusione, Sesshomaru, sei uguale al tuo miserabile padre, siete entrambi dei deboli, degli stupidi!” Lui non si era mosso, il volto piegato verso sinistra, la guancia rossa e gli occhi socchiusi, in quel momento vidi il dolore, il sincero dolore negli occhi dell’uomo che amavo... Lo vidi soffrire, non tanto per lo schiaffo in sé, quanto per l’atteggiamento della Madre... Sentii un fremito, come quando stavo per trasformarmi e Sesshomaru lo percepì, avvertì la mia forza crescere e si precipitò da me, allarmato “Stai calma! Calmati Rumiko!” Sentii anche la voce della donna “Ucciderò questa sgualdrina, Sesshomaru! E con lei il frutto indegno del tuo peccato!” Poi ci fu un attimo di silenzio, Takeru mi fissava spaventato, come suo padre, “Prendi nostro figlio e avvicinati alla porta.” “Rumiko, sta calma, devi controllarti...” Prendi. Nostro. Figlio.” Le sue mani afferrarono Takeru un istante prima che io scattassi verso la Madre di Sesshomaru. Ormai ero completamente trasformata. Mio figlio e il mio compagno non si potevano toccare. “Non provarci mai più!” Sembrava più un ringhio feroce che la mia voce...
§
Non riuscii a vedere il suo spostamento, balzò su mia madre afferrandole la gola e infilandovi quasi gli artigli, non riuscivo a vederla in faccia, ma sapevo qual’era la sua espressione. Lo sapevo bene. “T-Tu! Sgualdrina che non sei altro! Lasciami andare o non uscirai viva da qui!” “Vogliamo scommettere?” La vidi stringere di più, ormai mia madre non toccava quasi più i piedi per terra e, per la prima volta, la vidi spaventata. “Non. Provare. A. Toccare. Mio. Figlio. Chiaro?!” Con un colpo secco del braccio scaraventò mia madre contro la parete del salone, che si incrinò pesantemente. Tra la polvere vidi mia madre alzarsi “Maledetta! Tu non sei degna di mio figlio!” “Voi non conoscete Sesshomaru, se fosse il contrario capireste che con noi è felice. Non sono io a non essere degna di stargli accanto, siete Voi ad essere indegna come madre.” Il respiro mi morì in gola, poi sentii un singulto tra le mie braccia e guardai Takeru... Aveva gli occhi lucidi e guardava Rumiko, che invece sembrava aver ripreso in parte la calma... Poi, prima che la mia compagna potesse ripartire all’attacco, Takeru iniziò a piangere terrorizzato e Rumiko si bloccò di colpo. Si voltò a guardarci e si ritrasformò mentre camminava verso di noi. Sorrise dolcemente prendendo Takeru dalle mie braccia e abbracciandolo “Tranquillo piccolino, sei al sicuro, non è successo niente... Su, calmati...” Gli parlava dolcemente, mentre lo cullava. Io ero ancora allibito da ciò che era successo poco prima. “A-Andatevene! Andate via! Vattene Sesshomaru!” Mia madre riprese posto sul trono e Rumiko si voltò a guardarla “Dovreste pensare a ciò che ho detto... O rischierete di perdere anche l’ultima cosa che vi è rimasta: la famiglia.” Dopo di che le voltò le spalle e s’avviò oltre il portone da dove, allarmate, erano sbucate delle guardie, la seguii dopo essermi inchinato davanti a mia madre. Ero orgoglioso di Rumiko, ero orgoglioso della mia compagna |
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