L'amore di una nuova vita

di Danda93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Risposte... ***
Capitolo 4: *** Preparativi ***
Capitolo 5: *** Scoperte ***
Capitolo 6: *** Sensazioni ***
Capitolo 7: *** Imbarazzo ***
Capitolo 8: *** La cena ***
Capitolo 9: *** Pattinaggio ***
Capitolo 10: *** Orgoglio di demone ***
Capitolo 11: *** Ricordi ***
Capitolo 12: *** Lacrime ***
Capitolo 13: *** Arcobaleno ***
Capitolo 14: *** Rin e Jaken ***
Capitolo 15: *** Inuyasha e Sesshomaru - Protezione ***
Capitolo 16: *** Il lago ***
Capitolo 17: *** Sconvolto ***
Capitolo 18: *** Inuyasha & Co. ***
Capitolo 19: *** Ritorno al presente ***
Capitolo 20: *** La cotta di Mikoto - Il piano ***
Capitolo 21: *** Invito ufficiale - Preparativi ***
Capitolo 22: *** I preparativi di Sesshomaru ***
Capitolo 23: *** Il ballo di fine anno ***
Capitolo 24: *** Amarsi ***
Capitolo 25: *** In partenza per il mare ***
Capitolo 26: *** Tutti in spiaggia ***
Capitolo 27: *** Uniti ***
Capitolo 28: *** Naraku ***
Capitolo 29: *** Il rosario blu ***
Capitolo 30: *** Due nuovi arrivati ***
Capitolo 31: *** Mikoto e Minase ***
Capitolo 32: *** Scontro ***
Capitolo 33: *** Fuga ***
Capitolo 34: *** Akusa - Incontro ***
Capitolo 35: *** Inseguimento ***
Capitolo 36: *** Salvi... Forse ***
Capitolo 37: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 38: *** Nove mesi da balena ***
Capitolo 39: *** Takeru ***
Capitolo 40: *** Famiglia - Parte I ***
Capitolo 41: *** Famiglia - Parte II ***
Capitolo 42: *** Mother ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


STORIA IN VIA DI REVISIONE - Mi scuso per chi attende ormai da molto aggiornamenti su questa FF, ma avviso che per il motivo precedentemente indicato, non verranno aggiunti capitoli ancora per qualche tempo. Danda

Un'ombra vagava solitaria tra gli alberi del bosco finchè non giunse in una radura, ivi si fermò. Lo sguardo freddo vagava onde osservare ogni minimo particolare della radura, l’ombra avanzò di un passo giungendo alla luce del sole.

I lunghi capelli bianchi scintillarono appena il sole vi posò i suoi raggi, la pelle diafana del volto faceva risaltare gli occhi affilati color dell’ambra. Lungo i lati del viso erano visibili due tagli violacei che si ripetevano a destra e a sinistra e sulla fronte una voglia a forma di luna calante; come a completare il tutto egli era vestito da un kimono bianco, una corazza e una pelliccia bianca adagiata su di una spalla.

Si guardò attorno infastidito forse dall’odore di Kagome, la ragazza di suo fratello che lui tanto odiava,

“se ne sono andati da poco.”

Osservò tra sé, eppure sentiva che un poco li invidiava, perché nonostante tutto erano sempre rimasti uniti.

“tsk!”

Si voltò e notò una cosa che fino a quel momento gli era sfuggita, seppur appariscente, c’era un pozzo al centro della radura.

“E questo? Che sia il famoso Pozzo Mangia-Ossa?”

Si chinò a guardarvi dentro, storse il naso e si sporse un po’ tenendo le mani dentro le maniche, forse però si sporse un po’ troppo e, forse per il fato, o forse per volere di qualcuno, qualcosa di molto forte spinse Sesshomaru dentro il pozzo. Una luce blu brillante lo abbagliò e il demone fu costretto a coprirsi gli occhi con le maniche del kimono.

§

“Rumi!!”

una voce dolce fece voltare la ragazza, che fece appena in tempo a distendere le braccia per poi ritrovarsi in collo una bimba vestita di rosa con i capelli rossicci che sorrideva.

“Ciao tesoro!”

disse la ragazza accarezzando la testa della piccola con la mano,

“volevi farmi una sorpresa?”

continuò sorridendo.

“Sorpresa!!”

gridò la bimba e l’esclamazione fu subito seguita da una risata argentina che fece alzare la testa alla ragazza.

“Ciao Rumiko”

a parlare era una donna coi capelli rossi, alta, snella e di bell’aspetto che si era avvicinata alle due ragazze.

“Zia Harumi!”

gridò Rumiko sorridendo alla donna.

“Non sono riuscita a trattenerla...”

mormorò la donna come a scusarsi del comportamento della bimba che rimaneva ancora aggrappata alle ginocchia della ragazza.

“Nulla, non preoccuparti.”

Le sorrise di risposta,

“e poi sappiamo tutti che Akira è una bimba brava, no?”

la bimba sorrise guardando Rumiko

“Sì!! Io sono brava!!” “E allora andiamo a casa...”

concluse la ragazza prendendola in braccio. Harumi nel frattempo era tornata a casa lasciando le due da sole, si affacciò alla finestra per chiamarle, ma vedendole rientrare rimase a guardarle sorridente.

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Capitolo 2
*** Incontri ***


Aprì gli occhi e si ritrovò seduto al buio. Stordito si alzò e si guardò attorno non appena gli occhi color dell’ambra si abituarono all’oscurità.

“Ma che diavolo di posto è questo?”

alzò gli occhi e si rese conto che era dentro il pozzo, ma adesso non c’era più il cielo di poco prima, ma un tetto.

Con un balzo si sedette sul bordo di quel pozzo e si scrutò ogni particolare, annusando ogni odore, ascoltando ogni suono. Infine uscì dal pozzo e poggiò i piedi per terra, avanzò di qualche passo verso la porta aperta del tempio e guardò fuori, una bimba giocava in un prato piccolo e senza fiori, lo sguardo freddo del demone incrociò quello della bambina per qualche istante, ma subito Sesshomaru si ritrasse e tornò accanto al pozzo dando le spalle alla porta e sperando che quella piccola umana non l’avesse notato.

“Ciao”

s’irrigidì e si voltò mettendosi sulla difensiva.

La bimba lo guardava sorridendo, aveva i capelli rossicci e due grandi occhi verdi, si avvicinò al demone, mentre lui la guardava attento ad ogni suo movimento.

§

“Akiraaa!!”

gridava la donna

“dove sei? Vieni fuori tesoro!!”

sospirò e guardò la ragazza vicino a lei.

“La troveremo zia, sta tranquilla.”

Le sorrise di rimando.

Continuarono a camminare gridando quel nome in due direzioni opposte, la donna alta verso la strada e la ragazza verso il tempio.

“Akira!!”

Esclamò la ragazza quando se la vide venire incontro sorridente,

“dov’eri?”

chiese incrociando le braccia al petto,

“C’è un signore nel tempio, è vestito tutto strano.”

mormorò la bimba sorridendo e prendendo la manica della ragazza.

“Ah, davvero?”

“Sì! È vero Rumi! Ti dico che c’è!”

Rumiko la guardò seria,

“Non è una bugia, vero?”

la bimba scosse il capo e la ragazza alzò gli occhi al cielo.

“Vieni a vedere!”

Akira strattonò la cugina per la manica della vestaglia blu e questa la seguì prendendola per mano.

§

Sesshomaru era ancora fermo, in posizione di difesa, quando vide sporgersi di nuovo quella bambina, annusò l’aria, no, stavolta non era sola. Fece uno scatto e si nascose dietro il pozzo, istintivamente.

“Akira, non c’è nessuno qui.”

Mormorò la ragazza lasciando la mano della bimba

“No! Prima c’era un signore!”

piagnucolò lei guardandola con gli occhi lucidi.

“E dove si è nascosto? Dentro il pozzo?”

disse sarcastica la ragazza, mentre si avvicinava ad esso. Si sporse verso il suo interno e non vedendo nessuno alzò lo sguardo che andò ad incrociare quello di un uomo che digrignava i denti, o almeno sembrava umano. La ragazza spalancò gli occhi

“A-Akira... era... lui?”

mormorò senza essere capace di muovere un solo muscolo. La bimba avanzò e guardò il demone che ricambiò lo sguardo smettendo di ringhiare,

“Sì...”

sorrise lei prendendo la mano della sorella. Il demone la guardò, da capo a piedi, non si mosse finchè non ebbe la certezza che non fosse pericolosa, dopodiché si alzò e si avvicinò a Rumiko. Lei finalmente disse qualcosa,

“Salve... Lei deve essere il signore di cui mi ha...”

si interruppe quando vide che il demone le si era avvicinato di molto e lei non se ne era neppure accorta, adesso restava immobile a fissarla,

“Chi siete?”

parlò con tono altezzoso, la guardava dall’alto verso il basso. A quel punto Rumiko prese coraggio

“Dovrei essere io a chiederlo a voi!!”

esclamò allontanandosi di un passo o due da Sesshomaru che la guardava ancora con lo sguardo di chi crede di essere superiore.

“Giusta osservazione.”

Sentenziò il demone.

Osservò ancora la ragazza prima di parlare, i lunghi capelli neri legati male in una treccia, il volto pallido, ma la cosa che più lo colpì furono gli occhi: ghiaccio, puro cristallo, brillavano anche nell’oscurità del tempietto.

“Io, sono Sesshomaru, demone e signore delle terre dell’Ovest.”

La ragazza rimase a bocca aperta per ciò che aveva appena sentito,

“Ehm... siete sicuro di sentirvi bene?”

chiese timorosa, forse pensando che fosse qualche pazzo fuggito da un manicomio criminale, a questo pensiero scosse la testa. Viaggiava troppo con la fantasia.

“Perché non vi accomodate a casa nostra per questa sera? Oramai è tardi e non ci sono più autobus o taxi. A meno che voi non siate venuto in auto.”

Attese una risposta, ma notò il viso di lui diventare sempre più pallido ad ogni frase che pronunciava, quindi si voltò verso la bimba che li osservava.

“Tesoro, va a dire alla mamma e alla zia che stasera avremo un ospite. E che preparino una branda, o qualcosa su cui possa dormire.”

La bimba annuì e corse via, la ragazza si avvicinò al demone sorridendo

“Io mi chiamo Rumiko.”

quindi attese che lui si muovesse verso la porta indicandola con un gesto della mano e lui avanzò uscendo dal tempietto seguito da lei.

“Di qua.”

Disse gentile lei, mentre si avviavano verso casa. Guardandolo meglio era davvero vestito in modo strano, buffo, originale, ma alzò le spalle e continuò a camminare in silenzio.

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Capitolo 3
*** Risposte... ***


La cena si consumò in fretta e in silenzio, tutti erano intenti a guardare lo strano ospite, che non aveva toccato cibo e che se ne stava fermo in silenzio a guardare il piatto. Lo sguardo era freddo e distaccato, a volte arricciava il naso, ma si ricomponeva subito. Finita la cena Rumiko si alzò e si diresse verso camera sua, Sesshomaru la seguì con lo sguardo e si alzò non appena girò l’angolo, seguendola; lei entrò in camera e si sedette sul letto,

“AAAH!!”

urlò all’improvvisò,

“ma che le salta in mente??”

chiese guardandolo.

Lui da parte sua non si aspettava che la ragazza urlasse e si portò le mani alle orecchie un po’ seccato,

“non c’è bisogno che urli, ti sento benissimo.”

disse calmo portando di nuovo le braccia lungo i fianchi. La ragazza lo guardò sbalordita,

“mi ha seguita in camera mia!! Senza dirmi nulla!! Questo le sembra normale?”

sbraitò alzandosi e portandosi di fronte al demone, lui la bloccò prendendola per le spalle,

“No, il fatto che lei stia sbraitando in questo modo mi sembra non sia normale. Io, per quanto mi riguarda, volevo solo chiederle dove posso sistemarmi.”

la guardava negli occhi, sembrava gentile, lei si liberò dalla presa e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta e facendogli cenno di seguirla, cosa che lui fece, scesero le scale che portavano in cantina e si ritrovarono in un posto buio e inospitale, lei si avvicinò ad un tasto e accese la luce, lui storse il naso come oramai era sua abitudine,

“Qui?”

chiese incredulo,

“E dove?”

fece lei sarcastica

“in camera mia??”

concluse scuotendo il capo.

Una branda strana, almeno secondo lui, era posizionata era sistemata accanto alla rampa delle scale, non sembrava ospitale, ma il demone, abituato a sonnecchiare sugli alberi, la trovò... beh, ‘carina’ forse è un po’ troppo, ‘non male’. Per il resto della stanza vi erano scatole di uno strano materiale, lui si avvicinò e vi poggiò sopra la mano sollevando una nuvola di polvere che lo fece starnutire rumorosamente, Rumiko lo sentì e si voltò a sorridergli

“Cos’è??”

chiese lui strofinandosi il naso con la mano

”polvere...”

disse la ragazza scuotendo la testa,

“io vado a cambiarmi, lì c’è un pigiama, se si vuole cambiare può farlo tranquillamente.”

sorrise e si avviò verso la rampa salendo i primi scalini,

“torno tra 30 minuti circa.”

sorrise ancora e scomparì completamente dalla vista del demone.

“Tsk! Ma che posto è questo? La bottega di Totosai è più ordinata...”

mormorò tra sé scuotendo il capo, indi guardò la veste che la ragazza aveva chiamato ‘pigiama’ e la prese in mano,

“Mah, io questa roba non la metto.”

affermò deciso poggiando la veste su uno scatolone, il che provocò un’altra nuvola di polvere e un altro starnuto, ma stavolta anche la rabbia del demone che si gettò nel letto sbuffando nervoso. Si rialzò e sollevò quella che sembrava una coperta, quindi si tolse le spade, la corazza e la parte superiore della veste adagiandole a terra accanto al letto e si sedette aspettando la ragazza e guardandosi attorno, dopo circa cinque minuti di attesa si innervosì e iniziò a camminare su e giù per la stanza, cinque minuti dopo iniziò a spostare scatole starnutendo ad ogni nuvola di polvere che si sollevava, passarono i trenta minuti stabiliti dalla ragazza e di fatti la vide spuntare dalle scale in una veste diversa dalla precedente, era una specie di kimono maschile e a guardarlo meglio sembrava simile a quello che prima aveva chiamato ‘pigiama’.

La osservò, mentre scendeva le scale,

“ma che è successo qui dentro?”

chiese guardando le scatole disposte come un muro di mattoni,

“mi annoiavo.”

fu l’unica risposta del demone.

Lei sorrise guardando il pigiama che gli aveva lasciato riposto con cura su uno scatolone, si avvicinò a lui e lo guardò,

“chi è lei in realtà?”

chiese cogliendo alla sprovvista Sesshomaru che si ritrasse e rispose tenendo gli occhi bassi

“vi ho già detto chi sono, non intendo ripetermi.”

sentenziò infine, lei sospirò e gli si sedette accanto fissando il pavimento polveroso.

“E va bene, lei è il grande demone Sesshomaru giusto?”

sarcastico il tono di lei,

“me lo dimostri allora.”

affermò guardandolo sorridente. Lui si alzò e tirò fuori gli artigli scuotendo la mano, dalle unghie partirono dei fasci di luce giallastri che distrussero due o tre scatole davanti alla ragazza, rimase immobile, scettica,

“illusioni, è abile.”

disse sorridendo. Lui sbuffò spazientito.

“Cosa devo fare per convincerla?”.

Lei notò che le dava ancora del ‘lei’.

“Io mi chiamo Rumiko, non mi dia del ‘lei’ per favore.”

sorrise

”cosa deve fare eh?”

guardò le spade poggiate a terra e lui afferrò rapido la Tokijin.

“Vieni con me.”

Affermò risalendo le scale in fretta, lei lo seguì prendendo la parte superiore del kimono che lui aveva lasciato a terra ricordandosi che fuori era buio e non era più tanto caldo.

“Aspetti.”

corse a prendere la vestaglia e uscì dietro di lui, camminarono per un po’ arrivando ad un parco ove si arrestarono, lui si voltò a guardarla e lei gli porse il kimono.

“Tsk, io non sono come te, non soffro il freddo e il caldo.”

alzò il capo in segno di superiorità e lei lasciò cadere a terra la giacca di Sesshomaru, gesto che fece non poco irritare il demone.

Con un balzo veloce le arrivò davanti prendendola per le spalle e inchiodandola ad un albero che aveva dietro, lei lo guardò terrorizzata,

“mi lasci!!”

gridò con tutte le sue forze, lui le posò la mano sulle labbra in modo che smettesse di parlare, la Tokijin giaceva a terra ove prima era il demone, lui ghignò mostrando i denti affilati e si avvicinò all’orecchio destro di Rumiko e sussurrò

“adesso mi credi?”

lei annuì spaventata da quell’uomo che la teneva contro l’albero immobilizzandola.

“Scusi, mi scusi tanto.”

mormorò tutto d’un fiato, mentre lui la guardava soddisfatto negli occhi, lei sentì il cuore andare a mille. La lasciò e Rumiko si appoggiò all’albero per non cadere,

“torniamo a casa, tu non reggi questa temperatura.”

le guardò i piedi, lei si accorse che indossava solo le calze bianche e che non si sentiva più quella parte del corpo, un tremito la scosse e lui raccolse il kimono poggiandoglielo sulle spalle, poi la prese in braccio e corse verso casa lasciando lei senza parole,

'che confusione...'

pensò la ragazza addormentandosi tra le braccia del demone.

°°°grazie mille per le recensioni!! non mi aspettavo tanto successo... ^^ °°°

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Capitolo 4
*** Preparativi ***


Rumiko aprì gli occhi mugolando qualcosa, il suono della sveglia era insistente e fastidioso, per questo mise alla svelta i piedi per terra e la spense. Sbuffò. Si alzò dal letto e si trascinò fino alla cucina, a tavola c’erano mamma, zia, Akira, ma... dov’era Sesshomaru?

Guardò le tre con aria interrogativa e le due donne alzarono le spalle scuotendo il capo, mentre la bimba si alzò dirigendosi verso la cugina che se ne stava ancora imbambolata sulla porta fissando il posto vuoto,

“Forse è ancora a letto, lo posso andare a svegliare?”

chiese Akira impaziente, lei la guardò,

“No, vado io.”

“Ti prego, fammi venire con te.”

mormorò lei facendole gli occhi dolci, Rumi la guardò e prendendola per mano si trascinò verso la porta della cantina.

Bussò due volte, niente. Bussò altre due volte, ancora niente. Allora decise di entrare, ma fece cenno alla bimba di aspettare lì e lei, seppur di malavoglia, accettò. Rumi aprì la porta e scese due scalini chiudendosela alle spalle,

“S-Sesshomaru?”

sussurrò verso il punto dove aveva posizionato la branda, non udendo risposta scese le scale e si avvicinò al letto d’occasione, sorrise, quando vide il demone che la sera prima le aveva fatto paura, addormentato, come un bambino. Gli si avvicinò lenta e posò la mano destra sulla spalla sinistra di lui,

“Sveglia...”

mormorò piano avvicinandosi e scrollandolo delicatamente.

Lui aprì gli occhi che si trovarono davanti quelli glaciali della ragazza, si sentì bruciare dentro e si alzò di scatto a sedere spaventandola,

“M-mi perdoni, i-io... non volevo disturbarla, è che tra poco devo andare a scuola e volevo sapere se ha fame.”

sorrise timidamente al demone che la guardava freddo,

“Capisco. In tal caso verrò anche io con te.”

lei strabuzzò gli occhi...

”Cosa? A scuola?”

disse quasi urlando,

“Esatto, verrò anche io.”

“Ma-ma io... e poi vestito così...”

balbettava cercando di spiegarsi,

“Insomma, la prenderebbero per...”

cercò la parola giusta, ma l’unica che le venne in mente fu

“...pazzo... senza offesa.”

Lui guardò i vestiti della ragazza,

“E cosa dovrei indossare per non sembrarlo?”

chiese mandando nel panico lei che corse su di sopra facendogli cenno di aspettare.

Dopo circa 15 minuti tornò di sotto con delle vesti sul braccio e un paio di scarpe in mano, per correre giù per le scale rischiò anche di cadere, ma si riprese in tempo. Adagiò i panni sulla branda e sospirò.

“Questa roba?”

chiese lui prendendo i vestiti ed esaminandoli con cura,

“Sì, ma immagino non sappiate come si mettono.”

lui annuì guardandola, poi si tolse la parte superiore del kimono e la posò sul letto,

“Dunque?”

chiese a Rumiko; lei lo guardò arrossendo e, Sesshomaru, ebbe un fremito.

“Dunque... beh... Ah, la camicia.”

affermò prendendone una bianca dal mucchio di panni, il demone si alzò e lei lo aggirò, poi gli prese un polso e gli infilò la mano dentro la manica, lo stesso fece con l’altra, poi dovette alzarsi in punta i piedi per sollevargli i lunghi capelli argentei e tirargli su la camicia, infine gli tornò davanti ed iniziò ad allacciare i bottoni mooolto pazientemente visto che lui non stava fermo un secondo e osservava quell’indumento da ogni angolazione possibile.

Poi venne il turno dei boxer e dei pantaloni,

“Io li indosso su di me e lei li deve mettere allo stesso modo, quando sarò uscita. Va bene?”

spiegò lei guardandolo, lui accennò ad un ‘sì’ con la testa e lei gli mostrò come si infilavano box e pantaloni, poi si avviò su per le scale

“Mi chiami quando posso tornare.”

Detto questo sparì accostando la porta.

Dopo altri 15 minuti rientrò e lo vide indaffarato a cercare dritto e rovescio dei pantaloni, vedendolo in boxer arrossì violentemente, ma decise di chiedere se avesse bisogno di una mano e lui seppur malvolentieri ammise di essere in difficoltà.

Rumiko scese le scale e si avvicinò al demone dicendogli di sedersi e prendendo in mano i pantaloni, sospirò e se li rigirò tra le mani per poi guardarlo e chiedergli di alzare un po’ i piedi, lui obbedì e lei gli infilò i pantaloni.

“Si alzi”

sorrise e attese che lui si alzasse, poi pazientemente gli infilò l’indumento e allacciò il bottone tirando su la cerniera.

“Ecco, ora tocca ai calzini e alle scarpe, che fatica...”

mormorò tra sé. Prese i calzini e, facendolo risedere, glieli infilò, lo stesso fece con le scarpe che poi allacciò.

“Fatto.”

affermò soddisfatta, guardò l’orologio e si rese conto che era tardi, scatto su per le scale e corse a cambiarsi, poi afferrò la cartella e si affacciò alle scale chiamandolo, non appena lo vide si diresse verso la porta dopo aver preso il pranzo sul tavolo, lo attese impaziente sulla soglia, quando arrivò rimase senza fiato (anche se oramai gliene rimaneva ben poco vista la corsa che aveva fatto).

Gli aveva fatto indossare i pantaloni della vecchia divisa scolastica di papà, gli stava benissimo, la camicia era un po’ sgualcita, bianca e con due bottoni aperti sotto il collo, era rimasta imbambolata a fissarlo, quando si risvegliò di soprassalto,

“è tardissimo!!”

esclamò chiudendo la porta e precipitandosi verso il vialetto che portava verso la strada, parcheggiata lì accanto c’era una bici nera con disegni argentati, aprì il lucchetto e saltò in sella, poi guardò Sesshomaru,

“Lei saprebbe ritrovare la scuola?”

chiese ansimando, lui annuì e lei si precipitò verso l’edificio in fretta e furia pedalando veloce. Giunta lì davanti rimase a bocca aperta, lui era già lì, fermo, non era nemmeno spettinato, lei invece era un disastro, la aspettava a braccia conserte, mentre richiudeva la bici con il lucchetto, si avviarono verso la classe in silenzio, lui osservandosi attorno, sembrava più rilassato, lei a testa bassa, agitata più che mai.

°°°questo capitolo mi è venuto un po' così, strano e mi sono divertita soprattutto sulla scena del cambio di vestiti di Sesshomaru, spero vi piaccia... grazie per le recensioni...^^ °°°

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Capitolo 5
*** Scoperte ***


L’entrata in classe fu a dir poco catastrofica, ero in ritardo di cinque minuti e il professore mi incenerì con lo sguardo, come se non bastasse, quando entrai con Sesshomaru gli occhi della classe si focalizzarono su di noi, increduli, mentre ci dirigevamo verso il professore.

Mi avvicinai a lui in silenzio e gli chiesi se poteva uscire un attimo con me e il demone (ovviamente non lo chiamai ‘demone’ perché mi avrebbe presa per pazza) e lui acconsentì, uscimmo e gli spiegai che Sesshomaru ‘Harui’ (questo era il cognome che mi era venuto in quel momento) era uno studente straniero che ospitavo e che dovevo portarmi dietro ovunque andassi, quindi doveva venire anche a lezione con me.

Gli spiegai infine che avevo fatto tardi perché aveva cercato la vecchia divisa del padre da fargli indossare e che quindi c’era voluto un po’ e il professore rispose con un gran sorriso, Sesshomaru era rimasto immobile, freddo e distaccato accanto a me per tutto il tempo, mentre io ero intenta a cercare scuse da rifilare al prof.

Finita la conversazione rientrammo in classe sotto gli sguardi attenti di tutti e, dirigendomi a posto, presi una sedia e feci sedere Sesshomaru accanto a me.

Suonò la campana e il demone sussultò, ma io pronta alla sua reazione gli presi la mano, 

“tranquillo...non è nulla...”

mormorai stringendo forte la mano pallida per poi lasciarla e alzarmi rimettendo dentro i libri di storia,

“cambio dell’ora, si cambia materia. Solo altre cinque ore e poi si torna a casa.”

mormorai ancora sospirando e tirando fuori il libro di matematica.

Il tempo passò velocemente considerato che, circa la metà di ogni ora di lezione, venne trascorsa fuori da me, l’insegnante e Sesshomaru per spiegare la situazione. Finalmente suonò l’ultima campana, mi alzai rimettendo dentro i libri,

“hai fame?”

chiesi al demone che si voltò a guardarmi,

“no.”

rispose secco e si alzò a sua volta prendendomi la cartella non appena la chiusi, io arrossii a quel gesto che a lui veniva così naturale.

Mi incamminai avanti a lui sotto gli sguardi gelosi delle compagne di classe, abbassai lo sguardo e quando lo rialzai vidi che Sesshomaru mi osservava, ma non con odio, o freddezza, aveva una strana sfumatura dolce negli occhi ambrati, avvampai e distolsi lo sguardo, lo sentii sogghignare e poi mi superò, arrivando alla bici prima di me.

“Come si...guida...questo coso?”

chiese lasciandomi a bocca aperta,

“Primo, questo ‘coso’ è una bicicletta; secondo, non la guiderai mai perché è l’unica che ho e non voglio che si distrugga.”

precisai, oramai gli davo anche del ‘tu’, lui mi inchiodò con lo sguardo e io incrociai le braccia al petto decisa a sostenere quella decisione. Sbuffai e sganciai il lucchetto mettendolo nel cestino, poi salii sulla bici, ma non feci in tempo a sbattere le palpebre che mi ritrovai seduta dietro al sellino con Sesshomaru davanti, seduto SUL sellino.

“E ora come si fa?”

chiese come se fosse tutto normale, io gli spiegai, scendendo e guardandolo, come doveva fare e nel giro di pochi istanti aveva già imparato,

“a me ci sono voluti due anni per imparare...”

mormorai sconfortata, ma lui fece un ghigno e io risposi con una smorfia, poi salii dietro aggrappandomi con un braccio alla vita del demone e con l’altro alla cartella che mi ero ripresa poco prima.

Partimmo, ma ci fermammo circa venti volte e quindi ci volle più del dovuto per tornare a casa, ma non mi importava.

Una volta nel vialetto lui si fermò, scesi e presi il lucchetto dal cestino, lo allacciai appena scese il demone e ci avviammo verso casa.

Entrammo ed io mi avviai verso la mia camera, entrai seguita da Sesshomaru che era intento a fissarmi facendomi avvampare, sospirai profondamente prima di cacciarlo fuori dalla stanza a spintoni e richiudergli la porta in faccia, lo sentii ringhiare ma non ci feci molto caso e mi cambiai d’abito mettendomi un paio di jeans e una felpa di lana bianca forse un po’ troppo larga, poi uscii e andai a sbattere contro il demone.

Lui mi riprese al volo impedendomi di toccare il pavimento e mi ritrovai stretta tra le sue braccia, inerme, mi divincolai ringraziandolo e mi avviai in sala dove mi sedetti sul divano prendendo il telecomando.

Lo vidi entrare poco dopo e sedersi accanto a me, indossava ancora i pantaloni della divisa, ma adesso aveva slacciato, o meglio staccato, altri due bottoni della camicia, io guardai le cuciture e lui mi porse i due bottoncini bianchi, prendendoli commentai sarcastica

“questi dovrò ricucirteli sai? Uff, devo insegnarti a slacciare i bottoni...”

Lui ringhiò piano, ma io lo ignorai.

A quel punto posai i bottoni da una parte e accesi la TV, non appena questa iniziò a ‘parlare’ Sesshomaru scattò in piedi e si mise a ringhiare accucciandosi come un leone che sta per attaccare la preda, io feci ruotare gli occhi,

“siediti, questa è una televisione, ed è un mezzo di comunicazione.”

Lui sembrò tranquillizzarsi e si sedette di nuovo guardando il telecomando, glielo mostrai e gli spiegai come funzionava, annuiva di tanto in tanto, ma non parlava, ignorai anche questo.

Poi per evitare altri scatti, dopo aver spento la TV, gli mostrai il telefono, il computer, il cellulare e tutti i mezzi più o meno tecnologici che avevamo in casa, poi gli spiegai con mooolta pazienza che quelle che aveva visto fuori erano auto e che erano mezzi per viaggiare e lui continuò a non parlare, ascoltando (almeno credo) ciò che dicevo; quando ebbi finito mi avvicinai al frigo e presi la brocca dell’acqua, poi presi due bicchieri e ne versai un po’ su ognuno, gli porsi un bicchiere e lui bevve il contenuto in un sorso, io lo imitai.

“Interessante, ma strana quest’epoca.”

disse finalmente e io gli sorrisi mettendo i bicchieri e la brocca ai loro rispettivi posti,

“In quest’epoca, sei tu ad essere strano, non io.”

sorrisi e lui fece lo stesso.

°°°in questo capitolo, per comodità, ho utilizzato il punto di vista di Rumiko, e forse d'ora in poi alternerò il punto di vista di lei e quello di lui. ^^ spero vi piaccia...^^ ringrazio tutti ancora una volta e soprattutto un 'grazie' a miloxcamus, che mi segue costantemente, spero che continui così...^^ kisses...°°°

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Capitolo 6
*** Sensazioni ***


In quel momento sentii un rumore provenire dall’ingresso e mi affacciai dopo che Rumiko mi ebbe preceduto, entrarono le due signore dietro la bimba che corse da Rumiko saltandole in braccio, poi sorridendo si sporse verso di me, io la guardai e le sorrisi, non mi avvicinai e volsi lo sguardo sulla ragazza che mi sorrise e mi si avvicinò dando modo alla bimba di stringermi le braccia al collo.

Rimasi immobile, non arrossii, ma mi irrigidii e non mi mossi, ero vicino, troppo vicino a Rumiko, avevo il petto contro la sua schiena e così tentai di allontanarmi, ma Akira mi tratteneva, tsk, e pensare che avrei potuto farla fuori con un solo colpo, sia lei che le altre donne, ma non riuscivo a focalizzare quella volontà nella mia mente e questo mi rendeva irrequieto, quando la bimba mi lasciò mi allontanai da loro, di pochi metri, ma dovetti farlo, abbassai lo sguardo,

‘chissà cosa starà pensando Rumiko...’

mi venne spontaneo chiedermelo, ma scossi la testa e dai miei pensieri mi riscosse una voce adulta, di donna,

“Stai proprio bene con la vecchia divisa di mio marito, sei andato a scuola oggi?”

mi chiese la madre della ragazza.

Rimasi immobile, a fissarla imbambolato per un attimo, poi accennai ad un ‘sì’ con la testa, Rumiko sorrise e rimise a terra la bimba, io cercai di mantenermi freddo e distaccato, anche se mi risultò difficile, ancora di più quando la bimba, appena a terra, corse ad abbracciare le mie ginocchia sorridente.

Mi feci rigido, di pietra e Rumiko, probabilmente resasi conto di come mi sentivo, si avvicinò ad Akira e la prese per mano fulminandola con lo sguardo.

Sospirai.

Quando alzai lo sguardo le due donne erano sparite e la bimba era andata in sala a guardare quella... TV... era rimasta solo Rumi che mi guardava con aria interrogativa, mi prese per mano e mi trascinò in camera sua.

Chiuse la porta alle mie spalle e si portò davanti a me, avevo ripreso un po’ di autocontrollo e adesso il mio sguardo era freddo, o almeno così è stato finchè non ho incrociato quello di lei, dolce, sereno, penetrante. Ansimai e lei mi si avvicinò preoccupata poggiandomi una mano sulla fronte,

“Stai bene?”

chiese, e quasi non riuscii a risponderle, ma annuii deciso e mi scansai lasciando che la sua mano scivolasse via dal mio viso.

“Sarà così tutti i giorni?”

chiesi poi, non appena recuperai un po’ di freddezza, e lei si girò a guardarmi visto che in quel momento si era seduta ad un tavolo su una cosa che come sedia non sembrava affatto sicura e stabile, avrei voluto tenerla in braccio... ma dovetti reprimere quel pensiero che si faceva strada nella mia mente.

“Così?”

mi disse,

“A scuola, e a casa...”

mormorai ripensando all’abbraccio di Akira e alla vicinanza alla sua schiena.

Lei sorrise e questo fece sì che mi voltassi per reprimere quel sentimento che si faceva strada, quel pensiero,

“A scuola no, o almeno non credo, ma a casa credo di sì...”

sospirò rassegnata e così feci anche io.

“Già, capisco.”

riuscii a dire solo questo perché me la vidi spuntare davanti all’improvviso e sobbalzai, lei forse lo notò perché iniziò a ridere e mi prese per mano,

“Facciamo una passeggiata?”

chiese e io non potei far altro che seguirla in silenzio.

Uscimmo fuori e lei era solo in jeans e maglione, quel bel maglione bianco che le stava grande, troppo grande, provai l’impulso di toglierglielo, ma resistetti, lei mi teneva la mano e questo mi mandava in confusione perché non potevo mantenere le dovute distanze.

Camminammo per un po’ in silenzio e ci ritrovammo in quello che lei chiamò ‘parco’, c’erano delle strane sedie, ‘altalene’ mi pare abbia detto, dove si sedette e iniziò a dondolare, io la imitai ma rimasi fermo, guardandola incantato.

Quando si fermò mi sorrise e si alzò portandosi dietro di me, mi voltai e la vidi seduta su una sedia lunga di legno, fissa al terreno come il suo sguardo. Mi sedetti accanto a lei, la guardavo, ma non appena vedevo che stava per voltarsi verso di me distoglievo lo sguardo.

“Il tuo mondo mi risulta sempre più strano.”

mormorai e lei sorrise. Ancora.

‘Basta! Smetti di sorridere a quel modo! Mi fai impazzire e mi fai perdere il controllo!’

fu il mi unico pensiero. Dopodiché mi voltai verso una signora che passava con un cane legato ad una corda che teneva in mano, curioso le chiesi cosa fosse quella corda.

“È un guinzaglio, si mette ai cani per portarli a passeggio.”

“Allora perché io non ne porto uno?”

lei mi guardò stupita e io le spiegai che ero un demone cane.

Lei rise, quella risata che mi entrava nella testa era dolce.

‘Maledizione’

“Tu qui sei considerato come persona, umano, e le persone non si portano al guinzaglio.”

rispose semplice, la vidi rabbrividire e poi tremare, d’impulso tentai di aprirmi la camicia, ma senza risultati. Sospirai abbattuto, ma mi venne un’idea, le misi un braccio attorno alle spalle e la tirai a me, lei mi lasciò fare probabilmente capendo le mie intenzioni, rimanemmo in quel modo per un po’.

Lei appoggiata al mio petto ed io con il mento sulla sua testa, annusando il suo profumo.

Ad un certo punto mi alzai, faceva troppo freddo per lei, la presi in braccio e mi diressi in silenzio verso casa mantenendo lo sguardo diritto avanti a me nonostante lei continuasse a chiedere cosa volessi fare.

Quando arrivammo sulla soglia la rimisi a terra ed entrammo, lei si stiracchiò e mi diede la buona notte, io feci lo stesso. Poi si diresse verso camera sua, mentre io la guardavo in ogni suo movimento, avrei voluto seguirla, ma non lo feci.

Andai a dormire.

Mi distesi sulla branda, ma non riuscii a prendere sonno così mi alzai ed iniziai a spostare quelle scatole, dopo poco sentii il rumore della porta della cantina aprirsi e poi chiudersi, mi voltai con una scatola in mano e la vidi, in pigiama, con una vestaglia blu sulle spalle e gli occhi assonnati, scendeva le scale e mi guardava cercando di capire cosa stessi facendo.

“Scusa se ti ho svegliata”

dissi poggiando a terra lo scatolone che avevo in braccio.

Lei mi sorrise alzando le spalle.

“Se non riesci a dormire parliamo un po’?”

chiese sedendosi sulla branda e facendomi cenno di sedersi accanto a lei, ma io mi sedetti per terra, volevo a tutti i costi mantenere le distanze.

°°°questo come si può vedere è un capitolo scritto dal punto di vista del nostro carissimo e bellissimo demone, spero vi piaccia... ^^ °°°

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Capitolo 7
*** Imbarazzo ***


Mi ero seduta sulla branda, ma non ne sapevo il motivo, non sapevo di che parlare e aprii la bocca di sproposito

“Ti piace qui?”

‘Ma che stupida!! Perché non stai mai zitta?’

mi chiesi arrossendo e abbassando lo sguardo, lui mi sorrise, o almeno così mi sembrò.

“Bene, anche se non sono ancora...”

si interruppe e lo vidi alzarsi e allontanarsi ancora di più, per poi sedersi di nuovo per terra,

“abituato a questi strani oggetti.”

Lo sentii sbuffare e sorrisi.

“Immagino che anche io nella tua epoca mi sentirei così.”

“Già.”

abbassò lo sguardo e poi lo riportò su di me, io arrossii e mi immaginai i pensieri di lui, pensai che dentro di sé ridesse per la mia stupidità,

“beh, allora io, me ne vado, cioè, torno di sopra, non ti disturbo ecco.”

‘Ma che diavolo di discorso era quello!?!? Oddio aiuto!! Qualcuno mi tappi la bocca prima che dica qualche altra scemenza!!!! Mamma mia... meglio che me ne vada.’

Mi alzai e feci per dirigermi verso la porta salendo due o tre scalini, ma mi sentii chiamare,

“Non disturbi, se non hai sonno puoi restare quanto vuoi.”

Mi voltai di scatto e inciampai come una stupida sul mio piede, persi l’equilibrio e non riuscii a riprendermi, chiusi gli occhi in attesa che il pavimento venisse a contatto con il mio fondoschiena, ma sentii due braccia riprendermi e stringermi, aprii gli occhi, era lui!!

Non potevo crederci!!

Mi aveva ripresa al volo!!

Come diamine aveva fatto?

Mi ricordai che era un demone e mi risposi da sola.

Sorrisi, mentre mi aiutava a rimettermi in equilibrio, per un attimo mi sembrò di vederlo arrossire, ma probabilmente era la luce fioca della cantina che dava le allucinazioni.

“Tutto bene?”

io rimasi imbambolata a fissarlo, ma lui mi scosse prendendomi per le spalle,

“Eh? Ah! Sì, grazie!”

‘Che bella figura che sto facendo!! Basta, devo andarmene, allontanarmi prima che dica qualcos...’

non feci in tempo a finire il pensiero che le parole uscirono dalle mie labbra, incontrollabili.

“Come hai fatto?”

chiesi, e lui mi guardò,

“Sono un demone, sono molto più veloce di un essere umano, ricordi?”

sembrava mi stesse prendendo in giro, ma io non mi arrabbiai, aveva ragione a farlo.

“Ah, già, giusto.”

si distanziò da me tornando alla branda e sedendosi, poi mi guardò

“Allora, parliamo o torni a letto?”

chiese e io scossi la testa,

“Torno a letto.”

sorrisi imbarazzata e salii le scale in silenzio, prima di chiudere la porta mi voltai,

“Buona notte.”

Mormorai certa che mi avesse sentito.

Poi chiusi la porta e tornai a letto, rossa come un peperone.

Quando la mattina mi svegliai, ero sul letto, stesa sopra le coperte con la vestaglia accanto. Mi misi a sedere poggiando i piedi per terra e ripensai alla sera prima, che vergogna!

Arrossii, non potei farne a meno.

In quel momento sentii bussare alla porta, mi alzai e la aprii, mi ritrovai davanti Sesshomaru, vestito di tutto punto e gli chiesi se avesse fatto da solo,

“No, con la camicia mi ha aiutato Akira.”

mormorò e sembrò quasi dispiaciuto dall’averlo ammesso. Sorrisi.

“Mi hanno mandato a chiamarti perché ha detto tua madre che è tardi e quindi ti devi alzare.”

Guardai la sveglia sul comodino, segnava le 13.40. Era tardissimo! Ma perché avevo dormito tutto quel tempo? Mi scusai e lo spinsi fuori dalla stanza chiudendo la porta. Poi mi diressi verso la sedia e indossai il maglione e i jeans della sera prima dopo essermi tolta il pigiama, mi precipitai fuori e corsi verso il bagno, lui era lì che mi fissava, ma lo ignorai.

Dovevo prepararmi.

Un momento.

Perché avevo fretta?

Era domenica.

Sbuffai e mi arrestai di colpo in mezzo al corridoio.

Lui mi guardò con aria interrogativa e io sorrisi ebete.

“Non ti preoccupare, mi sono appena resa conto che non ho fretta...”

risposi anticipando la sua domanda. Mi avviai verso la cucina e mia madre era intenta a sfacchinare tra le pentole,

“Dove sono Akira e la zia?”

lei senza voltarsi disse che erano uscite a fare compere e mi chiese se potevo andare a fare la spesa, io annuii e presi la lista e la giacca, poi mi voltai verso Sesshomaru,

“Vieni con me?”

lui mi seguì senza dire niente e io lo aiutai a mettere la giacca, sarebbe sembrato sospetto uno che a Novembre esce solo con la camicia, spiegai.

Lui non fece storie e ci dirigemmo verso il supermercato.

°°°questo capitolo è un po' noioso e non succede gran chè anche se mi sono divertita a scriverlo, ringrazio per le recensioni Kaimy_11...^^ continua a leggere perchè ci sarà una sorpresa...bacioni bacissimi...°°°

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Capitolo 8
*** La cena ***


Camminavamo vicini, ma non troppo per mia scelta e fortuna.

Ogni tanto la guardavo e mi perdevo in quello sguardo sognante, dolce, sereno, come il mio non era mai stato. Ora guardavo lei e mi veniva spontaneo sorridere, anche se il mio istinto di demone mi faceva desistere dal farlo.

Ad un tratto si fermò e cambiò strada entrando in una capanna strana, io la seguii distratto e rischiai di andare a sbattere su una strana porta di vetro, lei mi vide e sorridendo mi prese la mano, mi sentii avvampare. Mi irrigidii, ma lei, pur accorgendosene, non lasciò la presa, iniziai a pensare che lo facesse apposta.

Sospirai.

‘Ma perché tutto questo deve succedere proprio a me?’

la guardai e poi spostai gli occhi ambrati sulle nostre mani, sorrisi senza rendermene conto.

Mi svegliai solo quando lei mi lasciò la mano per prendere delle cose strane su dei banchi bianchi, la osservavo e notai che le stava riponendo in un cestino verde, non era di paglia però, senza dire niente glielo presi di mano e la seguii. Lei sorrideva ed io mi irrigidivo ogni volta che il suo sguardo dolce si posava su di me, era terribilmente imbarazzante dover sopportare quella strana situazione per un demone di alto rango come me, sbuffai un po’ irritato.

Quando ebbe finito si mise il foglietto che le aveva dato sua madre in tasca e mi trascinò verso quella che chiamò ‘cassa’, svuotò il cestino su un tavolo nero e lo sorpassò iniziando a mettere le cose dentro una busta, man mano che un uomo seduto al di là di quel tavolo gliele passava, io li osservavo curioso, poi la vidi prendere il ‘portafogli’, lo aveva chiamato così, ed estrarre dei soldi dandoli a quell’uomo.

Gli sorrise e lo salutò, io feci altrettanto, poi vidi che stava per prendere la busta, ma la anticipai e lei mi sorrise,

“Grazie.”

Il mio cuore, di solito freddo ed impassibile, ebbe un sussulto e mi dovetti voltare per non guardarla.

Tornammo a casa in silenzio, mentre lei sorrideva di tanto in tanto.

Io la guardavo in silenzio cercando di mantenermi più freddo e distante possibile.

Quando entrammo lei mi prese la busta che avevo in mano e la portò in cucina, notai che in casa non c’era nessuno, chiesi perché,

“La zia lavora fino a tardi e la mamma ne ha approfittato per andare a cena fuori con Akira.”

rispose lei semplicemente, sussultai, mi diressi in cantina, quella che ora era la mia stanza.

Mi sedetti sul letto, ma non feci in tempo a chiudere gli occhi che sentii un tonfo e un urlo, mi precipitai su per le scale e corsi in cucina, lei era lì, in ginocchio per terra con un coltello davanti, c’erano gocce di sangue e lei si stringeva la mano.

Le corsi accanto e la aiutai a rialzarsi,

“Che è successo?”

lei mi sorrise

“N-Niente, ora passa...”

mormorò come se tagliarsi fosse la cosa più normale del mondo.

Si alzò e prese uno straccio dal tavolo, io raccolsi il coltello, lo poggiai dove c’era prima lo straccio e tornai a guardare lei, preoccupato.

La guardai impotente, mentre lei si stringeva la mano con quel pezzo di stoffa, poi mi guardò negli occhi e mi chiese scusa...

‘Cosa?’

fu il mio primo pensiero

‘ma...ma...perchè?’

quando glielo domandai mi rispose che stava preparando la cena, ma a questo punto avrebbe ordinato una... ‘pizza’.

Io le sorrisi, cercai di sembrare almeno un po’ dolce, ma mi riuscì difficile, lei si avvicinò al telefono e compose un numero. Parlò per un po’ con non so chi e poi ripose quello strano aggeggio. Io la guardavo in silenzio, preoccupato, mentre lei si medicava in bagno, io dietro di lei.

‘Adesso sembrerà che tu la stia pedinando, stupido!’

pensavo tra me, ma non potevo fare a meno di guardarla, controllarla, in ogni suo movimento.

Quando sentii suonare andai io, aprii e lei sbucò dietro di me dando dei soldi a quell’uomo, io presi i vassoi di carta, ci sedemmo sul divano.

Mangiò velocemente e si alzò per uscire a buttare quei cartoni, io la seguii sempre, tornammo dentro e lei si diresse verso una camera che non avevo mai notato, entrammo,

“Questa è la stanza di mia madre e mia zia”

spiegò aprendo quello che chiamò ‘armadio’, io mi ritrovai davanti ad esso, era pieno di quegli strani indumenti che mi faceva portare. Sbuffai e lei mi sorrise,

‘Perché? Perché non la smette di fare così?’

dentro di me si faceva largo il solito pensiero, mentre la osservavo stretta nel maglione bianco troppo largo per lei...no.

Basta con quei pensieri.

Devo smetterla.

Sbuffai quando la vidi tirar fuori dall’armadio una giacca simile a quella che avevo addosso la mattina, ma più grande, o più spessa. La guardai curioso e preoccupato. Lei mi sorrise dolce.

“Domani si va a pattinare.”

affermò sorridente.

Rimasi imbambolato a fissarla.

°°°TA DAH!! il prossimo capitolo per un certo senso sarà tutto da ridere quindi... riscaldate la mascella... XD... baci baci...°°°

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Capitolo 9
*** Pattinaggio ***


Lo obbligai a provare giacche invernali per tutta la sera e, non so come, non mi uccise per la disperazione.

Ogni volta che sbuffava, ridevo.

Eppure a volte mi sembrava che anche lui si divertisse.

Quando finimmo era tardi e decisi di andare a letto, lui fece lo stesso, anche se per un po’ lo sentii spostare scatoloni giù in cantina. La notte trascorse tranquilla e la mattina mi svegliai presto, mi cambiai indossando un maglione blu e dei jeans scuri, poi mi diressi in cucina, preparai la colazione per me e dopo mangiato andai a svegliare Sesshomaru.

Era già sveglio,

“Ti ho sentita quando ti sei alzata”

mi disse, ed io rimasi a guardarla, era già da un’ora che era in piedi, alzò le spalle,

“Ti devi cambiare, oggi usciamo, te l’avevo detto.”

“Lo so, mi ricordo...”

mormorò alzandosi, poi tentò di slacciare la maglia del pigiama che aveva indossato la sera prima con il mio aiuto, non ci riuscì e decisi di dargli una mano.

“Si fa così”

dissi facendogli vedere come si slacciavano i bottoni, lui provò diverse volte, ma le unghie rischiavano di strappare la stoffa, si stava innervosendo.

Gli slacciai la camicetta e la posai sul letto, ora era davanti a me, con solo una canottiera senza maniche e un paio di pantaloni del pigiama,

‘Oddio...’

scossi la testa e lui mi guardò sorpreso. Sorrisi.

“Metti questa”

gli porsi un pullover a maniche lunghe di colore nero, lui lo studiò un po’, ma poi me lo rese abbassando lo sguardo, prima che potesse aprire bocca gli dissi,

“è un pullover, si infila dalla testa, così”

tentai di arrivare sopra la sua testa, ma fu tutto inutile, almeno fino a quando non mi sentii prendere per i fianchi e sollevare da terra, arrossii violentemente.

Gli infilai il maglione sulla testa e lui mi rimise a terra, sospirai e lo aiutai a mettere le maniche, poi gli fece vedere, come avevo fatto la prima volta, come si mettevano i pantaloni, anche se stavolta avevo scelto un paio di jeans scuri simili ai miei, le calze e le scarpe.

Poi uscii dicendogli di venire su in cucina in silenzio non appena avesse fatto. Lui annuì ed io mi dileguai su per le scale. Dopo poco lo vidi arrivare in cucina tenendosi i pantaloni, imbarazzato mi spiegò il problema del bottone e io rimediai allacciandogli i jeans. Sorrise come se volesse scusarsi. Io sorrisi a mia volta.

“Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?”

gli chiesi, ma lui disse di no, non gli piaceva il nostro cibo, alzai le spalle.

‘Se non gli piace morirà di fame’

Pensai tra me.

A quel punto eravamo pronti, mi avviai prendendolo per mano verso la porta dopo aver lasciato un biglietto alla mamma con scritto dove eravamo, presi il giacchetto e me lo infilai, poi aiutai lui. Uscimmo.

“Il palazzetto del ghiaccio è lontano, forse ci conviene andare in autobus...”

mormorai ferma alla fermata, ma lui mi sollevò in braccio,

“Dimmi dove devo andare, ti porto io.”

con un balzo arrivò sul tetto di un palazzo.

Io aggrappata alla sua giacca ero terrorizzata e guardai il ‘panorama’,

“d-di là...”

mormorai, gli diedi indicazioni su dove andare finchè non arrivammo, in soli dieci minuti, al palazzetto.

Scese in strada e mi poggiò a terra, sorrise. Io sospirai e ci avviammo all’interno dell’edificio. Non appena dentro, mentre lui si guardava attorno, io andai a chiedere due paia di pattini delle nostre misure, poi tornai da lui.

“Andiamo.”

sorrisi al demone che ispezionava i pattini e le lame, soprattutto queste ultime. Ci sedemmo e lo aiutai a metterli, dopo che mi fui infilata i miei. Poi mi alzai,

“riesci a stare in equilibrio? Non è difficile”

appositamente avevo scelto una panca vicina all’entrata della pista, così da non rendere più difficoltoso il mio compito. Si alzò e si rimise a sedere di tonfo in circa due secondi, sorrisi e gli tesi la mano,

“ti aiuto, demone orgoglioso.”

scherzai, ma lui non la prese bene e ritentò, non riuscendoci si arrese.

Entrammo in pista e la prima cosa che fece Sesshomaru fu cadere col sedere sulla lastra di ghiaccio. Soffocai a stento una risata.

“Capita a tutti la prima volta, tranquillo...”

non mi fece finire la frase che era di nuovo in piedi, era tenace, dovevo ammetterlo. Gli presi la mano e lo trascinai con calma lungo il bordo della pista, sorridevo per dargli sicurezza, eppure sembrava diffidente. Mi fermai,

“Aspetta, ti faccio vedere una cosa...”

detto questo mi assicurai che fosse ben ‘attaccato’ al muretto e lo lasciai, feci un giro di pista velocemente e volteggiai davanti a lui, mi guardò meravigliato, ma si ricompose subito, feci un salto, e mi fermai lì davanti, sorrisi alzando le braccia

“Ta dah!”

esclamai guardandolo.

Lui sorrise e tentò di avanzare da solo, non feci in tempo a fermarlo e mi trascinò per terra, così mi ritrovai sotto di lui, paonazza per la vergogna, a pochi centimetri dal suo viso, si mise in ginocchio velocemente e rischiò di scivolare di nuovo, io mi alzai e gli tesi la mano, ansimavo, ma non era per la performance di poco prima, era per... per lui!!

Quel demone mi aveva fatta impazzire!!

‘Mio Dio... devo allontanarmi...’

fu il mio primo pensiero. In quel momento mi si avvicinarono due ragazzi e uno di loro mi cinse la vita,

“Ehi bellezza, perché non vieni a pattinare con noi? Lascia stare questo rammollito.”

mi disse uno, l’altro mi teneva ferma con le braccia, sentii Sesshomaru ringhiare e lo guardai, avevo paura, ma non per me, bensì per quei ragazzi che, anche se maleducati e fastidiosi, si stavano mettendo contro un essere molto più potente di loro.

Lui guardò me e poi inchiodò con lo sguardo i due, quello che mi cingeva si era allontanato lasciandomi, mentre l’altro era ancora troppo vicino. Sesshomaru fece per avanzare, ma perse l’equilibrio. Lo soccorsi e lo aiutai, mentre i due si allontanavano ridendo.

“Meschini, fastidiosi, maleducati...”

lo guardai, mentre il suo volto si rabbuiava.

“Non so come descriverti questo tipo di gente...”

continuai,

“ma non gli dare retta, lasciali perdere... sono solo due stupidi.”

conclusi sorridendogli.

Lui mi fulminò e si trascinò verso l’uscita, si sedette sulla panca e con furia cercò di slegarsi i pattini, lo seguii e posai le mie mani sulle sue, lo aiutai ancora una volta e questo lo fece arrabbiare, si infilò le scarpe e si avviò verso l’uscita del palazzetto.

Mi attese irritato lì davanti.

Io lo raggiunsi veloce e ci dirigemmo verso casa, stavolta camminando.

Lui non disse nulla.

Nemmeno quando arrivammo a casa ed entrammo, si diresse in cantina e restò chiuso lì fino al mattino seguente.

°°°ehm...chiedo perdono...in questo capitolo Sesshoamru doveva assaggiare la cioccolata calda, ma quando lo scrivevo me ne sono dimenticata... non disperate... nel prossimo capitolo arriverà anche quella... grazie per le recensioni... kiss kiss...^^ °°°

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Capitolo 10
*** Orgoglio di demone ***


La mattina seguente stavo ancora steso sul letto, irritato, ferito, quando sentii dei passi per le scale, voltai di scatto la testa e la vidi, lì, ferma a metà della scala, mentre mi guardava triste e dispiaciuta.

Mi si avvicinò quando io tornai con lo sguardo verso il soffitto, in silenzio, ero serio in viso e non la guardai, con la coda dell’occhio però notai che aveva lo sguardo rivolto a terra, gli occhi sembravano lucidi, mi alzai a sedere e lei fece un passo indietro.

“Cos’è? Hai paura di me?”

chiesi acido, lei si mise a piangere cadendo a terra in ginocchio,

‘No! Non intendevo usare questo tono, scusami! Ti prego non piangere!’

fu il mio primo pensiero quando mi inginocchiai accanto a lei e la guardai,

‘Maledizione, perché non sto mai zitto?’

rimproverai me stesso per averla fatta piangere, abbassai la testa e lei probabilmente mi vide perché si asciugò le lacrime e posò la mano sulla mia testa, come faceva quando accarezzava la piccola Akira, io alzai gli occhi e il volto, mi guardava, sorrideva, o almeno ci provava,

“Scusami...”

fu un sussurro il suo, io spalancai gli occhi,

“Per cosa?”

lei rispose semplicemente, come faceva sempre,

“per tutto...”

Rimanemmo in silenzio.

Io sapevo che non aveva colpa. Io sapevo che si riferiva al giorno prima, quando mi ero arrabbiato perché mi avevano chiamato ‘rammollito’ e lei mi aveva soccorso.

Ma lei, no, lei non doveva soffrire a causa mia, a causa del mio stupido orgoglio demoniaco. Le sorrisi. La sua mano scivolò sulla mia guancia e mi accarezzò. Rimasi immobile, imbambolato, mi risvegliai solo quando la sentii ridere sommessamente, teneva l’altra mano davanti alle labbra e la testa bassa, nascondeva le risate, come una bimba, la guardai meravigliato e lei se ne accorse,

“scusa...”

sussurrò, mentre cercava ancora di sopprimere le risate, io la guardai e le posai la mano sulla testa, come lei aveva fatto con me. Poi mi alzai e mi voltai,

“Ridi pure,”

dissi

“me lo merito.”

Si alzò anche lei, ma me ne accorsi solo quando mi sentii stringere la vita dalle sua braccia. Mi irrigidii. Lei si staccò e si diresse verso le scale.

“Torno subito.”

mormorò chiudendosi la porta alle spalle.

Rimasi solo, con il mio imbarazzo e la mia stupidità.

Tornò poco dopo con una lastra di metallo in mano, sopra c’erano due contenitori simili a tazze, avevo indovinato, erano tazze, sorrisi.

“È cioccolata calda, ma attento, scotta.”

mi disse quando ne presi una in mano, mi sedetti sulla branda e lei si accoccolò accanto a me, troppo vicina, notai che aveva ancora addosso il maglione del giorno prima, e anche i pantaloni erano gli stessi, mi chiesi il perché, ma non le domandai nulla. Bevvi quel liquido, era dolce, caldo, dava una sensazione strana, lei sorrise guardandomi, mi chiesi perché e glielo domandai,

“Ti è piaciuta...”

affermò,

“ci avrei scommesso, a tutti piace la cioccolata...”

fu la sua risposta, non la capii tanto, ma fui... felice, quando la vidi sorridere, soprattutto perché poco prima l’avevo fatta piangere.

Sospirai e posai la tazza per terra, quando ebbi finito. Lei fece lo stesso, poi si inginocchiò sulla branda, rivolta verso di me, la fissai sospettoso e lei mi obbligò a girare la testa dall’altra parte, con mio grande dispiacere.

Iniziò a passare le dita tra i miei capelli, avevo i brividi, ma cercai di sopprimerli, non potevo mostrarmi debole.........mi arresi e mi rilassai, mentre lei mi accarezzava, istintivamente, senza rendermene conto, inclinai la testa da un lato e chiusi gli occhi, la sentii cantare in una lingua che non conoscevo, il suono della sua voce era dolce, calmo, sospirai diverse volte, poi mi stiracchiai un po’, lei lasciò andare i miei capelli.

Mi voltai a guardarla.

Sorrideva e aveva smesso di cantare. Sembrava soddisfatta.

“Cosa c’è?”

chiesi

“Sono riuscita a farti distendere un po’, ero venuta per questo...”

mormorò sorridendo, mentre abbassava lo sguardo,

“Sei la prima che ci riesce, devo concedertelo...”

risposi,

‘Ma che diavolo sto dicendo? No! Non dovevo dirglielo! Doveva essere solo un pensiero!’

abbassai lo sguardo e la sentii ridere, stavolta, quando la guardai si stava tenendo la pancia e rideva a più non posso.

Ero allibito, sconcertato... ero... meravigliato.

Mi misi a ridere anche io, ma più piano, mentre lei mi guardava come l’avevo guardata io poco prima,

“è la prima volta che ridi da quando sei qui... è un passo avanti...”

mormorò poggiando i piedi per terra. Mi ricomposi subito, non appena ebbe finito di parlare. Sorrise senza guardarmi, forse mi trovava ridicolo e stupido.

“Allora, è ancora presto,”

sollevai lo sguardo,

“che si fa? Si esce?”

dissi alzandomi dal letto.

Lei mi guardò con un’espressione tra la meraviglia e l’ammirazione, le sorrisi, tendendole la mano. Quando la prese la strinsi forte e la tirai verso di me, mi ritrovai vicinissimo, ero imbarazzato, ma riuscii, non so come, a non arrossire. Lei si staccò e, senza lasciare la mia mano, mi trascinò di sopra, andammo in camera di Akira, stava dormendo, Rumiko mi lasciò quando fummo accanto al letto e si chinò sulla bimba a darle un bacio sulla fronte, poi si rialzò. La vidi aprire gli occhi lentamente e mi avvicinai per guardarla, in quel momento lei si alzò a sedere e tese le braccia verso di me, ero nel panico, non sapevo che fare e mi voltai verso Rumi, mi sussurrò di abbracciarla e prenderla in braccio, così feci.

Mi sentii avvolgere da una sensazione che nel Sengoku non avevo mai provato, almeno non quando non ero con Rin, la abbracciai e Rumiko mi prese la manica portandomi fuori con la bimba in collo, ci dirigemmo verso la cucina. La bimba era aggrappata al mio collo, con gli occhi assonnati e io mi sedetti, tentando di farle fare la stessa cosa, niente, tutto inutile, non si staccava. Sospirai e osservai Rumiko, mentre macchinava qualcosa girata di spalle, l’unica cosa che riconobbi chiaramente fu l’odore di latte caldo.

“Vieni tesoro, si fa colazione...”

disse lei quando si voltò con una ciotola in mano, la poggiò sul tavolo e fece per prendere in braccio Akira che però mugugnò qualcosa,

“No, mangio con Sesshomaru...”

fu l’unica cosa che capii, guardai la ragazza terrorizzato e lei sbuffò spazientita.

“Mangerai con me e poi tornerai da lui ok?”
propose, ma la bimba continuava a rifiutarsi, così io, per evitare che iniziasse a urlare, presi la ciotola e il cucchiaio in metallo,

“forza, mangia...”

feci porgendole il cucchiaio e tenendole la ciotola davanti.

Lei sorridente iniziò a fare colazione, pazientai finchè non ebbe finito. Poi porsi ciotola e cucchiaio a Rumiko che li mise sul tavolo.

Dopo colazione la bimba mi trascinò in camera sua e mi fece vedere tutte le bambole che aveva, fu straziante, non solo perché non ero abituato a stare con una bambina tutto il giorno, come magari  poteva esserlo Jaken, ma anche perché, visto che mi vide occupato, Rumiko ne approfittò per chiudersi in camera, non la rividi fino all’ora di pranzo, e quando finirono di mangiare, sparì di nuovo.

Cercavo di essere sorridente con Akira, anche perché altrimenti, mi avrebbe assillato con le domande. Giunse presto l’ora di cena e fui grato alla madre della bimba, quando disse che Akira doveva andare a letto subito dopo il pasto.

Non appena fu a letto, ne approfittai per rinchiudermi in cantina, iniziai a spostare scatoloni, ma mi fermai quando trovai una specie di libro dove c’erano delle immagini. Mi sedetti sul letto a guardarlo.

In silenzio.

°°°in questo capitolo ho deciso di abusare della pazienza del povero Sesshomaru, ma mi sono divertita a scriverlo...^^ °°°

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Capitolo 11
*** Ricordi ***


Sentii la porta aprirsi e la vidi scendere le scale, istintivamente posai il libro dietro di me e la guardai,

“Spero che mia cugina non ti abbia tartassato più di tanto oggi, scusa se non sono intervenuta, ma ne ho approfittato per fare un po’ di compiti...”

disse scusandosi e io scossi la testa

“Non preoccuparti...”

spinsi il libro ancor più dietro e, per sbaglio, lo feci cadere per terra. Lei lo recuperò e mi guardò, credo che se avesse potuto mi avrebbe fulminato, poi guardò il volume che aveva in mano, sembrava triste,

“Io... l’ho trovato per caso e... non credevo, non pensavo... beh, ecco, che ti avrebbe dato fastidio, scusa...”

Io, il grande e potente Sesshomaru che mi scusavo, per la seconda volta, con un’umana. Sospirai e lei mi sorrise, sembrava volesse tranquillizzarmi, e io abbassai o sguardo.

Sedette accanto a me e aprì l’album e mi fece vedere delle immagini, chiamandole ‘foto’, che raffiguravano due persone, lei, bella, in abito bianco, sorrideva, accanto lui, abito nero, fiocco al collo dello stesso colore, sorrideva e le dava un bacio sulla guancia,

“Sono mio padre e mia madre, il giorno del loro matrimonio, io non ero ancora nata...”

sospirò e girò la pagina, c’era una foto con la madre e una bimba piccolissima in braccio,

“ecco, questa sono io... ero appena nata, 25 Novembre...”

ancora un sospiro ed io, automaticamente, le circondai le spalle con il braccio. Sorrise, ma tenne lo sguardo fisso sulla foto, si accoccolò poggiando la testa al mio petto, rabbrividii, mi resi conto che quelle foto le facevano solo male e così presi in mano l’album e lo poggiai dietro di lei. Mi sorrise,

“Sai, non ho mai conosciuto mio padre, di lui ho solo quelle foto... mi dispiace che tu mi abbia vista ridotta così, di solito non...”

non finì la frase, scoppiò in lacrime e soffocò il volto sull’incavo del mio collo, la abbracciai arrossendo, la mia mano le accarezzò la schiena e la sentii rabbrividire, si staccò abbassando lo sguardo e asciugando le lacrime, inutilmente.

‘Ma perché non sto mai fermo?’

mi chiesi,

“Non volevo...”

mormorai affranto, oramai non mi preoccupavo più di sembrare il demone invincibile e freddo, lei alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime per l’ennesima volta, e mi sorrise. La ammirai per questo, riuscì a sorridermi e a consolarmi.

Mi alzò il volto con l’indice e mi guardò scandendo bene le parole,

“Non è colpa tua... mi sono lasciata prendere dai ricordi... tutto qui.”

‘Stai calmo, non puoi, lo sai che non puoi...’

mi sforzavo di non cedere all’impulso di baciarla, di posare le mie labbra su quelle morbide e calde di lei, cercai di resistere. Con tutto me stesso. Non ci riuscii. In un impulso di follia mi sporsi in avanti e la baciai. La abbracciai forte e lei non si oppose,

‘Stupido...’

fu il mio unico pensiero.

La baciai e lei baciò me.

Rimanemmo in quella posizione per non so quanto tempo. Poi lei si allontanò, abbassò lo sguardo e si voltò dall’altra parte, mi girò le spalle, io la abbracciai da dietro e le sussurrai all’orecchio destro,

“Scusami...”

lei si voltò e sfiorò il mio mento con il naso, rabbrividii, mi guardò e sorrise, uno dei suoi sorrisi semplici, dolci, naturali. Mi allontanai io stavolta,

‘Non sono degno di un essere delicato come lei...’

pensai sconsolato, forse me lo si leggeva in faccia, maledetto autocontrollo, se ne va sempre quando non dovrebbe. Sospirai, poi sussultai quando mi si avvicinò e mi prese le mani tra le sue, la guardai negli occhi, quegli occhi di ghiaccio, dolci, delicati, riuscii a sorriderle, non so nemmeno come, lei mi abbracciò e poi si alzò.

“Vai a nanna, demone...”

scherzò, ma io la tirai a me e la feci sedere di nuovo.

“Rimani...”

fu l’unica cosa che riuscii a dire.

Come risposta, ottenni solo un no silenzioso e un bacio sulla fronte, sbuffai rassegnato e la guardai andare di sopra sorridendole.

Lei mi aveva detto di dormire, ma io non credo l’avrei fatto, avevo molte cose a cui pensare quella notte.

°°°grazie per le recensioni!! vi adoro, questo capitolo è un po' corto, ma è carino, e finalmente accade che.........^^ °°°

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Capitolo 12
*** Lacrime ***


Mi voltai, ero in cucina e stavo preparando dei pancakes per me e Akira, la mamma e la zia erano fuori, avevano detto che sarebbero andate a far compere per me, Akira e Sesshomaru, rimasi sbalordita da quell’ultimo nome che pronunciò mia madre.

Di lì a poco avrei svegliato la bimba, ma non appena mi girai, lui era lì, appoggiato al muro, con il pigiama addosso, si era cambiato la sera prima pensai, mi sorrideva, mentre teneva le braccia incrociate sul petto, sorrisi a mia volta.

Non mi mossi, non ce ne fu bisogno, si avvicinò e mi fece voltare del tutto. Lo guardai e mi abbracciò, ricambiai l’abbraccio sorridendo e chiudendo gli occhi, poi provai a staccarmi da lui, maledetto ripiano dei fornelli, mi bloccava la strada, ero incastrata, il che, da una parte mi piaceva visto che ero tra il mobile e il demone, ma dall’altra mi imbarazzava. Cercai di spostarmi, ma lui mi trattenne cingendomi la vita con le braccia, mi sollevò da terra e mi fece sedere sul ripiano, rimasi sbalordita da quel gesto.

Tenevo le gambe ‘allacciate’ dietro la sua schiena e le braccia attorno al suo collo, gli accarezzavo i capelli, quando lui si avvicinò e mi posò un bacio sulla punta del naso, sorrise malizioso, io rabbrividii e, forse per questo, mi lasciò soddisfatto, tornando in cantina.

Rimasi imbambolata per non so quanto tempo, seduta sul ripiano della cucina, a bocca aperta, poi, quando mi svegliai corsi subito a chiamare Akira che stava ancora dormendo, la dovevo portare da una sua amichetta e la strada era lunga per arrivarci.

Sbuffai, mentre lei si preparava, ed io finivo di vestirmi, visto e considerato che, in cucina, ero vestita solo con i jeans e il reggiseno, il che mi rese ancora più paonazza.

Mi infilai uno dei miei maglioni, grande, morbido, di lana, bianco, mi piaceva perché potevo entrarci dentro tre volte, prima di riempirlo del tutto, mi arrivava quasi alle ginocchia e le maniche me le ero fatte accorciare da una sarta, oltretutto aveva un collo ampio che lasciava scoperte le spalle.

Quando Akira fu pronta la spedii in cucina a fare colazione e mi diressi verso la cantina, sentii delle imprecazioni e aprii la porta precipitandomi giù per le scale, preoccupata, la scena che mi si presentò fu a dir poco comica.

Sesshomaru, che era riuscito a togliere i pantaloni del pigiama, e ad infilarsi quelli che gli avevo dato, stava cercando di slacciare la maglia, ma senza successo, quando mi vide si voltò a testa bassa e io mi misi davanti a lui, sorrisi,

“Ancora non hai imparato?”

scherzai, ma lo vidi rabbuiarsi,

“guarda che scherzavo...”

mormorai, mentre lo aiutavo a mettere un maglioncino nero a collo alto, avevo messo a lavare gli altri vestiti, così gliene avevo procurati dei nuovi. Mi sorrise,

“Lo so...”

fu l’unica cosa che mi disse, mentre lo prendevo per mano e lo trascinavo, come mio solito, su per le scale, fino alla cucina.

Non appena la bimba lo vide, scese dalla sedia e gli corse incontro abbracciandolo alle ginocchia, lui si abbassò e le accarezzò il capo, poi le diede un bacio sulla fronte, sembrava più...delicato, sensibile dopo il nostro bacio.

Quando Akira finì di mangiare uscimmo e la accompagnammo da Sagumi, la sua compagna di classe, per poi tornarcene a casa insieme.

Durante il tragitto di ritorno, mi tenne la mano, io mi accostai a lui e rimanemmo in quel modo fino alla destinazione, poi ci staccammo per entrare.

Lo vidi dirigersi verso la mia camera, ma non lo seguii subito, prima dovevo chiudere la porta e togliermi la giacca, quando lo raggiunsi era disteso sul mio letto, guardava il soffitto e teneva un ginocchio piegato verso l’alto, mentre l’altra gamba era distesa, mi avvicinai e vidi che stava ‘disegnando’ dei cerchi in aria, con le dita delle mani, lo guardai e aprii la bocca per chiedergli cosa stava facendo, ma lui non mi fece parlare, mi afferrò per un braccio e mi tirò a sé costringendomi a salirgli sopra, ora ero vicina, troppo vicina, anche se non mi dispiaceva affatto, arrossii diventando di un qualche rosso acceso immagino.

Sorrise e si avvicinò al mio viso, le nostre labbra erano vicinissime, io mi avvicinai ancora un po’ e ci baciammo; un bacio lungo, intenso, dolce, avevamo entrambi gli occhi chiusi, forse pregando che quel momento non finisse mai, ma purtroppo, dopo un po’ lui voltò il viso verso destra, ansimava e mi sembrava fosse arrossito un po’.

Gli sorrisi e lui mi guardò di nuovo.

Rimanemmo in quella posizione imbarazzante, immobili, in silenzio, per non so quanto tempo, ascoltavo il suo respiro e lui ascoltava il mio.

Fu lui ad interrompere quel silenzio.

“Mi hai cambiato,”

sussurrò abbracciandomi forte,

“non so come hai fatto, ma l’hai fatto, mi hai cambiato, hai cambiato il mio modo di essere. La mia indole demoniaca si sta indebolendo, e questo, se deciderò di rimanere qui, sarà un bene, ma se deciderò di tornare nel Sengoku, beh, potrebbe essere fastidioso...”

concluse.

Restai di sasso.

‘Vuole tornare nella sua epoca, vuole tornare nella sua epoca, vuole tornare nella sua epoca...’

solo quelle parole mi risuonavano nella mente, mi alzai a sedere sul letto, di scatto, ansimavo, lo sguardo era fisso nel vuoto, non pensavo a niente.

Lui si sedette tenendomi tra le gambe, mi abbracciò e mi baciò il collo, non rabbrividii stavolta, non ne ero in grado, cercai di alzarmi,

“vuoi... vuoi andartene... no, non ci credo...”

mormoravo divincolandomi dalla sua presa, non mi lasciava,

“lasciami subito!”

esclamai chiudendo gli occhi, lui mi obbedì, anche se non ne so il motivo.

Mi alzai e andai a sedermi sulla sedia davanti a lui, mi coprii il volto con le mani, ero in lacrime, singhiozzavo... lui era seduto davanti a me, immobile, aveva le mani protese verso di me, con i palmi verso il basso, come se volesse rimediare ad una qualche ferita, era sofferente in volto, io tra le dita delle mie mani potevo vedere chiaramente la tristezza nei suoi occhi.

“No, non... non ho ancora deciso, non lo so, mi sono affezionato a questo posto. Alla piccola Akira, a tua madre, a tua zia, ma soprattutto...”

sospirò e si prese il volto tra le mani,

“mi sono innamorato di te.”

Alzai lo sguardo verso il demone, lo guardi e mi inginocchiai davanti a lui prendendogli le mani tra le mie.

Il mio sguardo era vuoto, smarrito, ma sorridevo.

Riuscivo a sorridergli, come sempre.

Gli circondai la vita con le braccia e strinsi forte, soffocavo il viso e le lacrime sul suo maglione.

Piangevo.

Lo sentivo, mentre mi stringeva a sé

“Non ti preoccupare, non piangere, per favore...”

sussurrarmi di continuo quelle parole, e io piangevo ancora di più.

Ci interruppe solo il rumore della porta d’ingresso che si aprì e si chiuse subito dopo, erano rientrate la mamma e la zia, mi alzai e asciugai il volto, poi mi voltai verso Sesshomaru e gli sorrisi, dolce, più che potevo, mi prese la mano e me la baciò.

Quando mi lasciò andai incontro alle due donne, sorridente come sempre.

Non sospettarono nulla.

Quello rimase il nostro segreto,

per sempre.

°°°lo so, non piacchiatemi, la fine di questo capitolo è triste, ma suvvia!! siate fiduciosi!!non so darvi alcuna anticipazione perchè non so nemmeno io come mandare avanti questa storia, uhm..... che dilemma... kiss kiss...^^ °°°

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Capitolo 13
*** Arcobaleno ***


Dopo quella sera, non la toccai più, non le tenni nemmeno la mano durante il percorso da casa a scuola, lei adesso andava in bici e io beh, a volte non andavo, altre invece andavo camminando.

Vederla era diventato un dolore sia per me che per lei, la guardavo di sottecchi e il suo volto era buio, lo sguardo vuoto, assente.

Io, d’altro canto, non potevo non capirla, era colpa mia se stava in quel modo, eppure non sapevo che fare, dopotutto lei sapeva.

Sapeva che per la mia natura sarebbe stato meglio tornare nel Sengoku, avrei potuto perdere il controllo e provocare una strage nella sua epoca; e poi di là mi aspettavano Rin, Jaken, il mio mondo, io, non sapevo cosa scegliere.

‘Cosa si sceglie tra cuore e cervello?’

era la domanda che mi uccideva.

Una mattina ci incrociammo in corridoio, lei a testa bassa, io la guardai e alzò lo sguardo, mi persi in quegli occhi grigio perla senza rendermene conto, o meglio, me ne accorsi solo quando lei mi sorpassò e si chiuse in camera, io rimasi lì, ferma, a guardare il nulla, solo con la mia coscienza che mi tartassava, maledizione.

Girai i tacchi e mi diressi verso camera sua.

Era caldo perché eravamo in Giugno, erano passati ben sette mesi da quando avevamo litigato e io decisi che era il momento per noi di parlare, bussai le nocche sulla porta di legno, sentii un tonfo sordo e un ‘ahi!’ di seguito, poi più nulla, io resistetti all’impulso di entrare per controllare, vidi la porta aprirsi,

“so che sei tu, entra...”

sapeva, sapeva che le avrei parlato della mia epoca, di Rin, di Jaken, ma non voleva mandarmi via, rimasi fermo sulla soglia, con la porta che nascondeva metà del mio corpo, lo sguardo basso,

“entra o vattene...”

concluse fredda, io mi sentii trafitto, ferito, vulnerabile, provai l’impulso di andarmene, ma non lo feci, avanzai chiudendo la porta alle mie spalle e mi accostai a lei, fermo ad un metro di distanza.

Quando si voltò la vidi, triste, mi guardava, sembrava stesse per piangere, non riuscii a trattenermi, mi slanciai in avanti e la abbracciai forte, rimase immobile, di sasso, non mi abbracciò, ma non mi importava, volevo solo sentire il calore del suo fragile corpo dopo tanto tempo. Non appena cercò di allontanarsi la lasciai e mi voltai verso la porta, in silenzio.

“Vuoi andartene?”

chiese,

“Non lo so, volevo solo parlarti, del Sengoku, e di quelli che mi aspettano...”

sentii un tonfo sordo e mi voltai, si era buttata a sedere sul letto e stava strisciando verso il cuscino, silenziosa, mi fece cenno di sedermi, e così feci.

Ero di fronte a lei, seduto, rigido, a testa bassa,

“Parla allora, racconta...”

mi incitò, sospirai, anche se non so nemmeno il perché.

“Come ben sai vengo dal Sengoku, sono il demone cane che governa le terre dell’Ovest, ma da qualche tempo ho iniziato a viaggiare con un demone rospo, piccolo, imbranato e fastidioso, ma sopportabile, poco tempo dopo l’inizio del mio viaggio, ho incontrato una bimba simile ad Akira, ma ha i capelli neri come i tuoi e gli occhi nocciola, sorride sempre e per questo l’ho riportata in vita grazie alla Tenseiga, la spada che mi lasciò in eredità mio padre, comunque quei due mi seguono ovunque e questo, anche se poco, allevia la mia solitudine, ho un fratello, Inuyasha, che viaggia con un gruppo di umani, la sua donna ti assomiglia molto caratterialmente, ma non mi piace come mi piaci tu, è ovvio.”

Mi fermai un attimo a guardarla, era immobile, abbracciava le gambe con le braccia e lo sguardo era fisso su di me, mi sorrise, ma le sue labbra tornarono serie subito, continuai abbassando di nuovo lo sguardo.

“beh, loro sono alla ricerca dei frammenti di una sfera, la sfera degli Shikon, ma non so cosa vorrebbero farci, comunque, a me non interessa. Quando ho attraversato il pozzo, ero solo, Rin e Jaken si erano fermati ad un villaggio poco distante e io ne avevo approfittato per passeggiare un po’, loro non sanno che io sono qua e forse Jaken è già andato in paranoia,”

trattenni una risata, ma mi voltai quando sentii lei che stava per mettersi a ridere, le sorrisi e lei sembrò destarsi da quel lungo sonno che l’aveva resa uno straccio, sorrise, serena, comprensiva, sembrava mi compatisse, forse si sentiva una...

“scusami, sono un’egoista, non sapevo che tu avessi qualcuno che ti aspettava...”

rimasi di sasso, lei, quella creatura meravigliosa, era tutto, ma non egoista, scossi il capo e mi sporsi verso di lei, avvicinai le mie labbra al suo orecchio,

“Tu non sei egoista, sono io che sono stupido...”

mi circondò il collo con le braccia e strinse forte, feci lo stesso, ma la circondai in vita, sorrisi.

Quando si staccò mi prese la mano e si sedette sul letto nella mia stessa posizione, fissò il pavimento,

“scusami, io ero arrabbiata e non mi sono resa conto che così stavo peggiorando la situazione, se vuoi tornare di là a me va bene, cioè, non mi va bene, ma accetterò la tua decisione pian piano, o almeno proverò a...”

non la feci finire, le presi il volto fra le mani e la baciai, con passione, amore, sì, l’amavo, più della mia stessa vita forse, la guardai allontanando le mie labbra dalle sue,

“non me ne andrò... forse mi allontanerò per qualche giorno, avvertirò Jaken e Rin che io, beh, ho trovato l’amore di qua, e che non intendo abbandonarlo così presto...”

stavolta fu lei a baciarmi, poi mi abbracciò forte,

“vorrei che ci fosse una soluzione per tutto questo, lo vorrei tanto...”

mi sussurrò piano. Mi alzai e mi diressi verso la porta lasciando Rumiko seduta sul letto, mi voltai e le sorrisi, mi guardò dolcemente.

Tesi la mano.

“Vieni...”

Ci dirigemmo verso la cucina mano nella mano, sorridendo, eravamo silenziosi, ma con lo sguardo ci dicevamo tutto.

Lei lasciò un biglietto alla madre dicendo che sarebbe tornata presto e di non preoccuparsi, poi si diresse con me verso il pozzo.

Era tornata felice, ne ero contento.

°°°ho chiamato così questo capitolo perchè dopo una tempesta c'è sempre l'arcobaleno, e in questo caso, dopo la litigata con Sesshomaru, Rumiko riesce a sorridergli di nuovo come prima... spero vi piaccia...^^ kiss kiss...°°°

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Capitolo 14
*** Rin e Jaken ***


Arrivammo al pozzo e mi fermai poggiando le mani sul bordo, ne osservai l’interno preoccupata,

“E se non riuscissi ad attraversarlo? E se poi tu, dopo essere arrivato di là, non potessi tornare a prendermi? E se...”

mi abbracciò soffocando ogni mia possibilità di continuare,

“Non preoccuparti...”

lo sentii tremare leggermente, ma ricambiai l’abbraccio dolcemente.

Mi allontanò sorridendomi, io voltai lo sguardo verso l’interno buio del pozzo e lui si sedette sul bordo, mentre con una leggera giravolta portò le gambe all’interno di esso, mi sorrise ancora, ma io non mi mossi, rimasi a guardare quella che mi sembrava una voragine e quando lo imitai, goffamente, gli strinsi la mano,

“Non mi lasciare...”

mormorai senza guardarlo, lo sentii muoversi

“Mai...”

mi posò un bacio sulla fronte e si buttò nel pozzo trascinandomi con lui.

Chiusi gli occhi e non sentii il terreno per diversi minuti, oppure erano ore?

Avevo perso la cognizione del tempo, ma ero certa di una cosa, l’unica che mi interessava, lui non mi aveva lasciata, mi teneva ancora la mano, sorrisi, o almeno credo.

“Ahi! Che male!”

esclamai quando sbattei il fondoschiena nel terreno duro, aprii gli occhi e lui era lì, accanto a me in piedi, sembrava fosse atterrato in quella posizione, mi teneva la mano e... un momento, stava trattenendo una risata?!

Mi alzai lasciandogli la mano e mi voltai fingendomi offesa e incrociando le braccia al petto, mi sentii stringere da dietro, poi un respiro accanto all’orecchio destro, con la coda dell’occhio vidi che stava sorridendo beffardo, sbuffai e lui mi strinse ancora di più, ora iniziavo a respirare con difficoltà, tanta era la forza del demone, tossii e lui si allontanò visibilmente mortificato, mi voltai e sorrisi,

“Non è nulla, ma dovresti imparare a dosare la forza, non sono mica indistruttibile come te, io.”

mi guardò triste,

“Scusami...”

gli diedi un bacio sulla fronte coperta dalla frangia, al centro, dove aveva la luna, poi alzai lo sguardo e notai che si vedeva il cielo, avevamo attraversato il pozzo!

Lo guardai,

“come si esce da qui?”

chiesi cercando una scaletta come quella del pozzo nella mia epoca. Mi sentii prendere tra le braccia e lo vidi spiccare un salto, si sedette sul bordo sorridendo,

“così...”

disse poi scavalcandolo e facendomi poggiare i piedi per terra, mi guardai attorno letteralmente a bocca aperta, un prato enorme, circondato da un bosco, fiori di tutti i tipi e colori, l’aria era fresca e respirai a fondo,

“ti piace?”

mi risvegliai con un sussulto, poi lo guardi, stralunata,

“sì...nella mia epoca non ci sono posti del genere...”

la sua aria divenne preoccupata,

“non dovrai mai andare da sola in giro, dovrò esserci sempre io con te, o alla peggio qualcuno come Rin o Jaken... Non ti venga in mente di fare un giretto da sola, qui non siamo nella tua epoca e i demoni non sono tutti come me...”

mi guardò serio e io annuii, sospirai e gli diedi le spalle, d’un tratto mi venne un’idea.

Sorrisi e mi lasciai cadere all’indietro, mi sentii afferrare e subito dopo un’imprecazione a bassa voce,

“Che ti salta in mente?”

mi guardava sconvolto tenendomi tra le braccia, io sorrisi ancora,

“Nulla, era un esperimento.”

conclusi allungando il collo per dargli un bacio, lui si allontanò con la testa, poi mi posò a terra e mi guardò negli occhi, sorrise,

“non sia mai che non ti dia un bacio...”

disse ad un centimetro dalle mie labbra, mi sentii avvampare quando mi baciò, dolce, passionale, travolgente, tremai violentemente e lui forse credette fosse un male perché allontanò le sue labbra dalle mie e girò la testa da un’altra parte,

“dobbiamo andare a cercare Rin e Jaken.”

aggiunse poi serio, io sbuffai di rimando.

Camminammo a lungo, non so quanto, ma mi facevano male le gambe quando arrivammo ad un villaggio, sospirai sollevata e mi sentii sollevare, appunto, da Sesshomaru,

“ti porto io.”

non replicai, non ne ero in grado.

Gli strinsi le braccia attorno al collo e ci dirigemmo verso le capanne, c’era un gran trambusto, donne e bambini ovunque, di uomini ne vidi pochi, probabilmente erano al lavoro, vidi degli anziani che giocavano con dei bimbi, ma una bimba in particolare mi colpì, era con un ‘coso’ verde, forse un demone anche lui, e si dirigevano verso di noi, Sesshomaru mi posare i piedi a terra,

“Rin, Jaken...”

era più freddo, lo guardai sorpresa, non mi guardò, non finchè i due non furono vicini a noi.

“Lei è Rumiko... Rin, te la affido finchè non torno.”

sorrise alla bimba che corse ad abbracciarmi,

“sì padron Sesshomaru.”

affermò decisa la bimba prendendomi per mano, le sorrisi e mi chinai a darle un bacio sulla fronte,

“grazie Rin, puoi chiamarmi semplicemente Rumi se ti va ok?”

lei sorrise più di prima,

“diventerai la mia mamma?”

chiese facendomi avvampare,

“Rin, smettila di disturbare milady Rumiko!”

mi voltai verso il demone e gli sorrisi,

“Non fa niente, non si preoccupi...”

mormorai stringendo a me la bimba e prendendola in braccio.

Sentii Jaken sbuffare, mi voltai verso Sesshomaru, sorrideva sotto i baffi, lo fulminai,

“Potrei parlarti?”

chiesi poggiando a terra Rin, che mi guardò a bocca aperta, non ci feci caso. Attesi risposta dal demone, che annuì e si diresse verso il bosco lentamente, lo seguii e quando si fermò, si voltò a guardarmi, sorrisi.

“Posso farti alcune domande?”

annuì sorridendo,

“Allora......Perché ti chiamano ‘Padron Sesshomaru’? Insomma, dal demone lo posso capire, ma da Rin, non me lo spiego e poi, dove devi andare?”

conclusi,

“già finito?”

mi chiese, io lo fulminai e lui alzò le mani in segno di resa,

“Scusa, comunque, per Rin è un’abitudine, non mi interessa come mi chiama e non le impedisco di darmi il titolo di ‘padrone’, anche se non lo sono. Per quanto riguarda la tua seconda domanda, devo rintracciare mio frat... ehm... Inuyasha e il suo gruppetto per avvertirli che ora sei arrivata nel Sengoku e che si ti vedono devono lasciarti in pace.”

Mi guardò sorridente, anche se imbarazzato, mi avvicinai e strinsi le braccia attorno al collo,

“cosa dicevi a proposito dei baci prima?”

lui si irrigidì, evidentemente non era abituato alle ‘effusioni pubbliche’, in realtà nemmeno io, ma volevo sentirlo vicino a me prima che partisse, non mi interessava la gente attorno a noi. Sorrise e mi strinse la vita,

“non ricordo...”

mormorò al mio orecchio, gli diedi un pestone,

“Ahi!”

esclamò saltando in equilibrio su un piede,

“basta così poco per metterti a tappeto? Allora sei un demone facile da battere.”

lo stuzzicai,

“di solito i demoni non pestano i piedi, e di solito non fanno nemmeno in tempo a sfiorarmi...”

mormorò di risposta tornando nella precedente posizione e mi strinse forte. 

Ricambiai l’abbraccio,

“sto ancora aspettando quel bacio...”

gli mormorai piano, lo sentii irrigidirsi una seconda volta e, a quel punto mi staccai e feci per andarmene, ma lui mi trattenne, mi strinse forte e mi attirò a sé.

Il bacio che mi diede fu diverso dagli altri, forse fu una mia impressione, ma mi sembrava più lento, più debole, quasi triste. Sorrisi dolcemente quando distaccò le sue labbra dalle mie e lo vidi scuro in volto,

“ti aspetterò, in eterno se necessario...”

mormorai, sapevo che era una frase troppo sdolcinata, ma volevo sollevargli il morale, anche se questo significava farlo ridere di me.

Mi sorrise e mi riaccompagnò da Rin e Jaken, sembrava più sereno, forse la mia affermazione non era poi così stupida e sdolcinata, dopotutto veniva dal cuore, era sincera.

“Allora vado, mi raccomando Rin, occupati di Jaken e Rumi mentre sono via.”

sorrise per la prima volta alla bimba, che annuì decisa, poi lui mi prese per mano e mi guardò negli occhi con dolcezza, anche se si poteva notare facilmente un velo di tristezza e amarezza sulle iridi ambrate, gli accarezzai il volto con il dorso delle dita e lui si voltò veloce dandomi un bacio leggero,

“stai attenta...”

lo sentii dire mentre si allontanava e scompariva nella foresta.

Ecco, ora mi sentivo abbandonata.

Sospirai e mi voltai a guardare Rin,

“allora, che si fa?”

chiesi curiosa e sorridente.

Lei mi sorrise a trentadue denti come unica risposta.

°°°PERDONO!! chiedo venia per la lunga assenza, ma mi era venuto un blocco enon sapevo come continuare...^^'...non uccidetemi per questo...^^'...comunque... TA DAH!! finalmente arriva nel Sengoku, anche se con un atterraggio non proprio...ehm...comodo...ghghgh...^^ perfida che sono... va beh, grazie per la pazienza... ah... e un'ultima cosa... recensite... aspetto tanti commenti... (e fucili puntati addosso...^^')... kiss kiss...^^ °°°

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Capitolo 15
*** Inuyasha e Sesshomaru - Protezione ***


Rumiko venne trascinata dalla bimba dietro una capanna dove le mostrò fiera un animale a due teste simile ad un drago,

“Si chiama Ah-Un...”

le raccontò di tutto ciò che aveva passato a fianco del demone Sesshomaru, degli scherzi a Jaken, delle litigate che ci aveva fatto, insomma, tutto.

La ragazza sorrideva e commentava di tanto in tanto, ma nulla di più,

“sai,”

la interruppe

“mi ricordi molto mia cugina, dovrebbe avere la tua età, solo che lei ha i capelli rossi e gli occhi verdi, per il resto siete identiche.”

sorrise con un velo di nostalgia negli occhi color del ghiaccio e Rin le sorrise e l’abbracciò cogliendola di sorpresa.

Passarono il pomeriggio chiacchierando e prendendo in giro Jaken, Rumi inventò un nuovo gioco, “Prendi-Jaken” e il piccolo demone, al contrario di Rin, non ne fu affatto felice.

Nel frattempo Sesshomaru aveva raggiunto il gruppo di Inuyasha, ma rimaneva fermo tra gli alberi, indeciso su cosa fare.

“Tu...qui... Cosa vuoi?”

ringhiò Inuyasha sentendo nell’aria l’odore del fratello, a quel punto Sesshomaru decise di improvvisare.

Scese dall’albero calmo come suo solito e si diresse verso il gruppetto che ora era pronto ad attaccare, li ignorò andando verso Kagome, le si fermò davanti,

“Voglio parlare con te.”

affermò gelido

“poi sarai libera di riferire tutto ai tuoi compagni, se lo vuoi.”

concluse sotto lo sguardo arrabbiato di Inuyasha.

Lei sorrise e si voltò verso il compagno,

“Tranquillo, non credo voglia farmi del male, altrimenti mi avrebbe già ferita,”

poi si voltò verso il demone

“va bene.”

lui si voltò e si allontanò di alcuni metri intenzionato a farsi seguire, poi si fermò,

“Da adesso, per non so quanto tempo, ci sarà un’altra umana come te qui nel Sengoku, viaggerà con me, non le farò del male e non l’ho rapita, voglio che se si trovasse in difficoltà e io non potessi aiutarla, la proteggeste voi.”

rimase in silenzio guardando il vuoto, dando le spalle a Kagome,

“come si chiama?”

“Rumiko... dillo anche ai tuoi compagni e a quel mezzo demone di Inuyasha.”

“dimmi almeno com’è, di fisico...”

lui si voltò e la guardò,

“è come te, ma ha i capelli ricci e gli occhi colore del ghiaccio, ah, ed è meno irritante.”

sogghignò e chinò il capo in segno di saluto,

“se le farete del male dovrete vedervela con me.”

concluse gelido per poi dissolversi nella foresta lasciando Kagome a bocca aperta, da sola.

Quando si riprese tornò da Inuyasha e spiegò tutto al resto del gruppo, riferendo le parole esatte del demone e lasciando tutti a bocca aperta.

Quando la sera raggiunse il villaggio trovò Rumiko che cullava Rin tra le braccia e la bimba che la abbracciava addormentata, si avvicinò lentamente alle due e le osservò, gli occhi di Rumi erano cupi, tristi, eppure dolci, mentre sorrideva stringendo a sé la bimba che dormiva beata, quando lo sentì si voltò e lo guardò posando Rin sul futon di canne di bambù e coprendola con la coperta, poi si alzò e si diresse fuori seguita dal demone.

Una volta fuori si sedette a guardare le stelle e lui accanto a lei sorridente,

“hai parlato con tuo fratello?”

chiese lei, non udì risposta,

“ho parlato con la sua compagna, lei è come te per certi aspetti.”

sentenziò Sesshomaru assorto nei suoi pensieri, mentre si distendeva sull’erba dopo essersi tolto l’armatura e la pelliccia

(Ndme nella mia FF la coda di Sesshy è una pelliccia per comodità. ^^)

lei lo guardò e nei suoi occhi balenò un po’ di gelosia nell’udire quelle parole,

‘Lei è come te per certi aspetti...’

‘quali aspetti? Perché?’

voleva fargli tante domande, ma lui la guardò e la spostò sotto di sé prima che lei potesse aprire bocca, arrossì violentemente a causa della posizione, lui le bloccava le gambe e le braccia, era a pochi centimetri dal suo volto e le sorrideva dolce,

“ma allo stesso tempo, lei è insignificante per me...”

sussurrò dolce all’orecchio di lei, Rumiko spalancò gli occhi e guardò il cielo.

In un attimo lui posò le labbra sulle sue, candide, calde, dolci, il bacio durò a lungo, finchè non si separarono ansimanti, lui appoggiò la guancia sinistra a quella sinistra di lei e rimase immobile, con il volto immerso tra i capelli ricci e morbidi, ad annusarne il profumo delicato e forte al tempo stesso, lei d’altra parte era immobile sotto di lui e guardava le stelle respirando a pieni polmoni l’odore di lui, i capelli argentei le accarezzavano il volto,

quando lei si mosse Sesshomaru incrociò le gambe e sedette davanti a lei guardandola, lei gli si accoccolò tra le braccia come una bimba piccola e iniziò a guardare gli occhi ambrati del demone che ora erano passati a scrutare il cielo,

“Sai, lassù c’è mio padre, tra le stelle, lui mi guarda sempre...”

gli mormorò piano sedendosi in modo da avere il volto alla stessa altezza di quello di lui, la guardò curioso, poi alzò gli occhi al cielo,

“magari mio padre e il tuo sono assieme ora, e ci stanno guardando...”

a quel punto lei si alzò,

“Ciao papà!!”

gridò a pieni polmoni rivolta verso il cielo, lui corse a tapparle la bocca,

“ma che diavolo vuoi fare? Svegliare il villaggio?”

(O.O’)

“da qui non ci sente nessuno...”

bofonchiò da dietro le dita del demone che la lasciò abbracciandola da dietro, appoggiò il mento sulla spalla di lei e sospirò,

“Cosa c’è?”

“Niente...”

Rumiko sbuffò un po’ irritata,

“Rumi, ho detto al gruppo di mio fratello che ti deve proteggere se io dovessi, beh ecco, insomma, se io non ne fossi in grado.”

la ragazza si irrigidì e lui la strinse ancora di più a sé soffocando il volto tra la spalla e il collo di lei,

“Scusami...”

dopodiché rimasero entrambi in silenzio,

per tutta la notte.

°°°[note della marcia funebre in sottofondo]emerge dalla bara gridando: "ho aggiornato!!" e tutti la lasciano lì e vanno a leggere il 15° capitolo...°°°immagino sia questa la mia fine, non tanto lontana, chiedo perdono, non ho giustificazioni, spero solo che questo capitolo vi piaccia. P.S. Ho ripreso il mio punto di vista sennò non mi riusciva a scrivere bene...^^ kiss kiss...°°°

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Capitolo 16
*** Il lago ***


Quando provai a muovermi era appena spuntata l’alba, lo spettacolo che osservavo assonnata era magnifico, ma non appena provai a muovere un passo mi sentii stringere forte in vita e Sesshomaru mi fece voltare verso di lui.

Era ancora più bello quando i colori tenui del giorno comparivano all’orizzonte e gli illuminavano il volto, sorrisi prima che le ginocchia cedessero per la stanchezza, mi afferrò come speravo,

“buongiorno...”

riuscii a sussurrare, mentre lui mi teneva tra le braccia e si sedeva a terra tenendomi in collo, ricevetti un bacio sulla fronte come risposta e ne fui soddisfatta.

“Sai, non volevo farti preoccupare ieri sera con la storia di mio fratello ecco... ”

portai l’indice destro sulle labbra di lui e sorrisi stanca, ma non mi interessava, volevo solo rassicurarlo,

“è vero mi sono preoccupata, ma non importa. E poi lo so che sei un demone forte e coraggioso; che non temi il pericolo, ormai l’ho capito, sai?”

sorrisi dolce, mentre spostavo l’indice sulla punta del naso di lui e poi sul petto all’altezza del cuore, sussultò un attimo, ma si riprese subito.

Annuì sorridendo e si chinò in avanti, rimasi immobile finchè non fu a pochi millimetri dal mio viso, le sue labbra vicinissime alle mie, potevo sentire il suo respiro caldo,

“Non ti ho fatto dormire stanotte, vai a riposare.”

sussurrò per poi darmi un bacio che mi lasciò senza fiato.

Mi riaccompagnò tenendomi la mano alla capanna dove Rin e Jaken giocavano, o meglio dove Rin rincorreva Jaken e lui sbraitava contrariato.

Mi misi a ridere e lasciando la sua mano mi diressi verso la bimba e iniziai a rincorrere il piccolo demone assieme a lei, mi sembrava che Sesshomaru sorridesse a quella scena, ma come dargli torto in fondo!

Quando mi voltai Sesshomaru era accanto a me, a pochi centimetri, mi aveva ripreso la mano e sorrideva,

“devi riposare...”

mormorò calmo trascinandomi verso la capanna, nonostante io mi rifiutassi di dormire lui mi costrinse a stendermi sul futon e a coprirmi, quindi si sedette accanto a me e mi sorrise forse aspettando che mi addormentassi, ma in quel momento entrò Rin correndo

“Vieni Rumi! Vieni a vedere cosa ho trovato!”

gridò la bimba eccitata, feci per alzarmi, ma il demone mi precedette e si inginocchiò davanti alla bimba,

“Rumi deve riposare, le farai vedere cosa hai trovato questa sera, vi accompagnerò io.”

il tono era dolce, ma lo sguardo freddo lo cancellava e Rin abbassò la testa sconsolata, dovetti intervenire quando entrò anche Jaken a sostenere Sesshomaru

“Non discutere gli ordini di padron Sesshomaru, vieni fuori e lasciala dormire!”

sbraitò il rospo e io presi in braccio Rin che stava per piangere, ignorai i due demoni che mi guardavano allibiti,

“Allora, dove mi vuoi portare?”

le chiesi sorridente e la bimba si illuminò,

“Ho trovato una cosa vicino al laghetto, è dietro il villaggio! È un fiore bellissimo! Ha tutti i colori dell’arcobaleno! Vieni a vedere!”

gridò

“Certo!”

la rimisi a terra prendendola per mano

“Andiamo?”

Mi trascinò fuori seguita da Sesshomaru che praticamente mi fulminava con lo sguardo, io in compenso lo ignoravo totalmente.

Arrivammo ad un laghetto fuori dal villaggio, dove aveva detto Rin e la bimba mi mostrò dei fiori che somigliavano a delle primule, gli spiegai come si chiamavano e lei ne raccolse uno da terra, se lo sistemò tra i capelli neri e poi si chinò a prenderne un altro, sorrise, mentre con le manine lo incrociava ad una ciocca dei miei ricci neri, quel fiore dai colori così chiari contrastava con il colore dei miei capelli.

“Grazie piccola,”

mi voltai verso il demone

“ci lasceresti sole, per favore? Solo per un po’, vorrei farmi un bagno.”

lui mi guardò dapprima perplesso, poi però sorrise prendendo la bimba per mano,

“Rin torna al villaggio da Jaken, io vado a fare un giro e torno, digli che Rumiko è al sicuro”

La bimba annuì e corse via da dove eravamo venuti.

“Io volevo fare un bagno con Rin, non da sola.”

precisai guardandolo seria, mi alzò il volto

“E chi ti dice che sarai sola?”

arrossii violentemente e lo vidi sghignazzare,

“No.”

affermai decisa distogliendo lo sguardo,

“Non puoi impedirmelo.”

sentii che mi lasciò il volto e che si diresse verso l’acqua,

“Ti aspetto...”

disse, io rimasi voltata dalla parte opposta, quando lo sentii entrare in acqua osai voltarmi a guardare, rimasi a bocca aperta.

I lunghi capelli argentei bagnati a metà scendevano lungo la schiena, quest’ultima perfetta e la pelle bianca come il latte, ansimai un attimo, poi mi ripresi,

“Vedi di non voltarti...”

mormorai certa che mi avesse sentita, quindi mi levai gli abiti rimanendo in reggiseno e mutandine.

Mi avvicinai all’acqua piano, quando vi immersi i piedi rabbrividii tanto era fredda, ma proseguii in silenzio,

“Eccomi, contento?”

ero sarcastica, ma in realtà non mi dispiaceva affatto stare lì con lui in quelle condizioni, notai anche che lui aveva ancora i pantaloni del kimono e sospirai sollevata.

Chiusi gli occhi e mi immersi fino al collo nell’acqua piegando le ginocchia un po’ in avanti, rimasi in quella posizione finche non mi si intorpidirono le gambe, solo allora mi mossi, all’improvviso alzai le mani ricolme d’acqua e schizzai Sesshomaru per poi allontanarmi dove l’acqua era più profonda.

Mi seguì come volevo.

Mi prese da dietro e mi tirò a sé, sorrisi, soddisfatta.

“Non dovevi farlo, sai?”

sussurrò al mio orecchio, sogghignò e mi sentii mancare la terra sotto i piedi, mi aveva sollevata e ora stava per farmi cadere di nuovo,

“No, non farlo ti prego!”

implorai il demone in tutti i modi, ma non mi diede ascolto, quando ricaddi in acqua chiusi gli occhi e riemersi annaspando,

“Ma sei matto?”

gli gridai guardandolo negli occhi,

“Io non ho cercato mica di affogarti!”

continuai, poi mi allontanai fingendomi offesa, mi abbracciò di nuovo,

“Scherzavo...”

mi sussurrò dolce girandomi e facendo in modo che fossi davanti a lui, poi sorrise e mi strinse a sé, come se avesse voluto proteggermi, abbassò il capo e posò il naso tra i miei capelli, sentii il suo respiro farsi più intenso, quasi stesse annusando il mio odore, mi scostai un po’ e lo guardai negli occhi,

“Ehi, ma che fai?”

chiesi più dolcemente possibile, lui abbassò lo sguardo, non sapevo se era triste o imbarazzato, forse entrambi.

Sorrisi e gli diedi un bacio sulla fronte per poi tornare alla posizione di prima,

“Non mi interessa ciò che stavi facendo, se non vuoi dirmelo non importa, però continua perché... beh, mi piaceva.”

arrossii un po’ e lui riprese, mi sentivo protetta, tranquilla.

Rimanemmo in silenzio, fermi per un po’, poi mi scostai ancora guardandolo e sorrisi dolce, lui fece lo stesso poi si avvicinò ancora e sfiorò il mio naso con il suo,

“sai che questo ha un nome?”

sussurrai sorridendo,

“'Questo’ cosa?”

chiese sorpreso,

“Il movimento che hai fatto per sfiorarmi il naso, si chiama ‘bacio eschimese’.”

gli dissi ripetendo il gesto,

“Eschimese?”

“Sì, gli Inuit, gli abitanti del Artico, del Polo Nord, forse in quest’epoca non si conoscono ancora però.”

Conclusi con una certa delusione, lui mi sorrise,

“Eschimesi o no non importa, preferisco il bacio tradizionale.”

non feci in tempo a commentare che sentii le sue labbra premere contro le mie in bacio dolce e caldo che ricambiai subito.

Eravamo senza fiato quando ci allontanammo l’uno dall’altra.

Abbassai lo sguardo arrossendo e così fece anche lui, poi si allontanò un po’ e fece per uscire dall’acqua,

“aspetta...”

mormorai prendendolo per un braccio come una bimba di cinque anni, lui si voltò e mi guardò

“Rin si preoccuperà, e poi devi dormire, non me ne sono dimenticato sai?”

sorrise e mi prese tra le braccia, poi mi sollevò da terra lasciandomi sospesa a pelo dell’acqua, arrossii ancora di più e lo guardai mentre scoppiava a ridere.

“Smettila, non è divertente...”

lo rimproverai, ma lui non accennava a darmi retta anzi, rideva sempre di più.

Iniziai a irritarmi e mi dimenai schizzando acqua ovunque e lui mi lasciò andare così mi ritrovai in acqua, semi affogata e arrabbiatissima, mi voltai non appena poggiai i piedi sul fondo del lago, gli girai le spalle incrociando le braccia.

Sentii le sue braccia attorno alle mie spalle, ma non mi mossi, lui poggiò il naso sull’incavo del mio collo, avvertii un brivido lungo la schiena e lo sentii sorridere, sbuffai e lui iniziò a far scorrere il naso fino ad arrivare alla spalla destra, poi si fermò e vi posò le labbra, un altro brivido e un altro sorriso, sbuffai ancora, mentre lui ripeteva lo stesso movimento sulla parte sinistra del collo seguito da altri brividi da parte mia.

Quando si fermò sulla spalla mi prese le mani e le strinse tra le sue,

“Non credo di aver mai provato una cosa simile con qualcuna...”

mi sussurrò a pochi millimetri dall’orecchio sinistro, mentre iniziava a dondolare da destra a sinistra spostando anche me, credo che il mio respiro si fosse fermato perché vidi la terra girare e poi più nulla.

Quando riaprii gli occhi vidi Sesshomaru sopra di me con il busto che mi sorreggeva, mi aveva portata fuori dall’acqua e mi aveva distesa a terra, tossii e lui mi aiutò a sedermi, portando la mano destra sulla mia guancia e tenendomi su con la sinistra, cercai di sorridergli, ma forse non fui tanto convincente perché lo vidi incrociare le gambe e trasportarmi tra le sue braccia, arrossii a quel gesto e lui mi sorrise, forse era segno che secondo lui mi stavo riprendendo... mah!

“Si può sapere che cosa ti è preso? Sei svenuta all’improvviso e quasi non mi fai prendere un colpo!”

lo sentii, stava quasi gridando e alzai gli occhi, le iridi ambrate del demone erano tristi, preoccupate, forse anche un po’ arrabbiate, sospirai sconsolata,

“Non lo so, scusami...”

riuscii a mormorare, mentre lui mi stringeva a sé.

Chiusi gli occhi e respirai il suo profumo, delicato, dolce, eppure forte.

Mi piaceva molto, ma rimasi delusa quando mi rimise a terra e si alzò, lo guardai imbronciata e lui mi prese in braccio, sorrisi soddisfatta.

“Non farti illusioni, è perché non puoi camminare in queste condizioni, hai bisogno di dormire.”

lo fulminai con lo sguardo e lui sorrise malizioso.

Rimasi in silenzio fino al villaggio, intenta a guardarmi attorno, o meglio a guardare il suo volto serio che sembrava ancora più scuro alla luce fioca della luna, sorrisi tra me e spezzai il silenzio,

“C’è la luna piena stasera... Mi è sempre piaciuta.”

mi guardò,

“La detesto, è questa sera che mio fratello diventa umano, stupido mezzo demone...”

lo fulminai alla sua ultima affermazione, ma lui mi ignorò,

“Cos’hai contro i mezzo demone?”

chiesi curiosa

“Sono esseri inferiori... Né demoni completi né umani, non sono niente...”

“mettimi giù.”

affermai decisa incrociando le braccia al petto,

“non puoi camminare...”

il suo tono era pacato e calmo,

“Sesshomaru ho detto mettimi giù!”

esclamai arrabbiata dimenandomi tra le braccia forti del demone, lui mi permise di posare i piedi a terra e io tentai di staccarmi, ma la sua presa era troppo forte per me,

“Lasciami, ora...”

conclusi, mentre gli posavo le mani sul petto.

Mi obbedì e così mi ritrovai arrabbiata a voler fronteggiare un demone che amavo, il MIO demone, il MIO Sesshomaru, a pochi passi da lui.

Eravamo entrambi immobili.

°°°eccomi!! questo è bello lungo il capitolo eh? vi lascio da leggere perchè non so quando potrò aggiornare di nuovo, anche se spero presto, perdono, ma rimedierò...^^ kiss kiss°°

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Capitolo 17
*** Sconvolto ***


Mi guardava negli occhi feroce, arrabbiata, capii di aver detto qualcosa di sbagliato, ma non capivo cosa anche se mi sforzavo, la vidi barcollare un po’ sulle gambe e provai ad avvicinarmi, ma lei fece un passo indietro senza smettere di guardarmi, mi fermai forse un po’ intimorito da quello sguardo che non avevo mai visto prima,

“Non ti credevo così...”

ruppe il silenzio attirando la mia completa attenzione,

“perché hai questi pregiudizi? Eppure proprio tuo fratello è un mezzo demone, credo che tu stia sbagliando. Che ti hanno fatto di male?”

in quel momento fu come se un fulmine colpisse il mio cuore frantumandolo, rimasi immobile, sconcertato.

L’avevo ferita con un argomento che neppure la riguardava, ma che diavolo aveva Rumi?

Perché aveva tanto a cuore la natura dei mezzo demone?

Volevo chiedere, ma non osavo aprire bocca, quindi mi limitai a guardarla,

“Voglio una risposta Sesshomaru. Ora.”

era decisa e aveva stretto i pugni lungo i fianchi, rischiava anche di ferirsi forse, ma non accennava ad alcun cedimento,

“Non... non ti riguarda.”

‘Cretino! Così la ferirai ancora di più! Stupido che non sei altro! ‘

il pensiero mi attraversò la mente non appena finii di pronunciare quelle parole, la vidi spalancare gli occhi e cadere sulle ginocchia in lacrime, il cuore tremò per il dolore che mi provocò quella scena,

‘Cosa ho fatto? L’ho distrutta, sono imperdonabile, stupido, crudele...’

in quel momento l’unica parola che mi venne in mente per descrivermi fu

‘sono un DEMONE.’

mi vergognai di me stesso e iniziai ad avvicinarmi a lei nonostante Rumi mi gridasse di non farlo, era come se le sue grida mi arrivassero ovattate, lontane, il mio sguardo fissava la ragazza che amavo e che io stesso avevo ridotto in quelle condizioni.

Mi lasciai cadere in ginocchio davanti a lei che rimase in silenzio guardandomi, portai le mie mani al volto e sentii delle lacrime che rigavano le guance, stavo piangendo e non me ne ero reso conto, credo che lei mi stesse chiedendo cosa stessi facendo, ma la sentivo a malapena, era come se fosse lontanissima da me, il mio sguardo era perso completamente in un vuoto totale, barcollai in avanti e trovai le spalle di Rumiko che mi sostennero,

la guardai tra le dita e la vidi preoccupata, forse cercava di sorridermi, ma invano.

Dovevo proprio fare pena in quel momento, eppure non mi interessava.

Avvertii le braccia di lei stringermi forte le spalle, portarmi la testa sull’incavo del suo collo, sentii le sue lacrime mischiarsi alle mie, mi abbandonai a quell’abbraccio strano, questa volta era lei a consolare me, non il contrario come sarebbe dovuto essere.

Stranamente non mi importava in quel momento.

Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, poi Rumi ruppe quella pace,

“Non ti preoccupare, scusami.”

furono le uniche cose che giunsero al mio orecchio, mentre lei sfiorava le labbra contro la mia guancia bagnata,

“non volevo farti piangere, non volevo.”

Rimasi di sasso e la guardai togliendo le mani che ancora coprivano il volto,

“No, sono stato io, ti ho ridotta in quelle condizioni, io...”

mi fermò posando l’indice sulle mie labbra e rimasi in silenzio.

Sorrise.

La ammiravo per questo, sapeva sorridere anche dopo quella sofferenza.

“Tranquillo, l’importante è che non ti risenta più dire quelle cose sui mezzo demone, sai, nella mia epoca questo è chiamato razzismo!”

non capii se era un rimprovero o se mi stesse prendendo in giro, ma annuii serio, cercai infine di sorriderle anche se con scarsi risultati.

Evidentemente non ero forte come lei.

Quando mi ripresi e mi rialzai le tesi la mano e lei l’afferrò volentieri, almeno così mi sembrò,

“Sei ancora disposto a portarmi in collo?”

sorrise e io la sollevai senza fatica, mi incamminai verso il villaggio ancora un po’ imbarazzato per ciò che avevo provocato poco prima con il mio stupido modo di pensare, ma il sorriso sereno di lei mi sollevava, mi rendeva sereno.

Arrivammo prima che me ne rendessi conto e ci dirigemmo verso la capanna dove stavano Rin e Jaken, vidi la bimba  rincorrere il demone poco lontano e sentii Rumiko ridere sommessamente, guardandola notai che aveva nascosto il volto sulla mia spalla per non farsi sentire, mi misi a ridere inconsciamente e lei mi guardò meravigliata.

La posai a terra, mentre Rin e Jaken ci raggiungevano correndo,

“Padrone!”

il grido gracchiante di Jaken mi risvegliò e tornai serio,

“Basta Rin!”

continuò il demone rospo, mentre la bimba lo torturava, quando la guardai e lei mi notò si fermò e si allontanò da Jaken, le sorrisi e mi rivolsi al rospo

“Lasciala giocare, ha diritto di passare il tempo divertendosi anche lei.”

Lo rimproverai, e quando provò a replicare lo fulminai con lo sguardo, d’un tratto al mio naso giunse un cattivo odore, avevo la certezza di cosa fosse.

Sangue umano.

Guardai la ragazza che tenevo stretta a me preoccupato, ma non appena lei mi guardò distolsi lo sguardo,

“che hai?”

mi chiese

“Niente, vieni con me.”

fu la mia breve risposta, lei mi seguì senza fare commenti o chiedere spiegazioni, rimaneva in silenzio e io la portai, anzi la trascinai, al confine del bosco da dove eravamo appena tornati, 

“Ho sentito un odore,”

iniziai guardando verso il fitto degli alberi,

“era sangue.”

“Si sarà ferito qualcuno qui vicino.”

“Umano, molto sangue umano.”

precisai guardandola preoccupato, la vidi trasalire,

“È opera di qualche demone, ma non sembra forte.”

“E...t-tu che c’entri?”

balbettava e la strinsi forte guardandola negli occhi,

“Vuoi che vada a salvarli? Sono ancora in tempo...”

rimase immobile a fissarmi, forse incapace di aprire bocca.

Poi la vidi annuire leggermente e le baciai la fronte,

“Stai tranquilla.”

Annuì di nuovo. Con un balzo mi diressi verso quel luogo putrido di sangue, lasciandola sola, mio malgrado.

La scena che mi si presentò era a dir poco raccapricciante.

I corpi degli abitanti giacevano squarciati lungo le strade, il demone gigantesco in fondo alla piazza era chino a mangiare dei bambini spaventati, increspai le labbra in un ghigno,

“Te la prendi con che non può difendersi eh?”

mi avventai contro di lui senza estrarre la Tokijin, non mi sarebbe servita.

Con un colpo di Dokasou lo misi fuori combattimento.

I bambini rimasero immobili davanti a me, mentre mi avvicinavo per controllare che stessero bene, gli sorrisi per tranquillizzarli come avevo imparato da Rumi e loro mi si aggrapparono alla veste piangendo,

“Aiuta mamma e papà!”

sentivo le loro grida e gli dissi di portarmi da loro, i due corpi dei genitori giacevano a terra, esanimi, potevo vedere gli spettri della morte e con un colpo di Tenseiga li riportai in vita, i bambini ora sorridevano e abbracciavano i genitori, in breve tempo riportai in vita tutti nel villaggio, poi me ne andai in silenzio.

Rumiko era seduta su una sporgenza rocciosa e mi avvicinai senza farmi sentire, le circondai le spalle da dietro sorridendo, sobbalzò un po’, ma poi si sciolse lentamente lasciandosi andare.

“Sto bene, se è questo che ti preoccupa...”

le sussurrai all’orecchio e la avvertii sospirare, le baciai il collo e rabbrividì.

Un ghigno si disegnò sul mio volto.

“Mi hai cambiato.”

sussurrai a pochi centimetri dall’incavo del suo collo,

“ed è un male?”

chiese lei rabbrividendo ancora,

“Grazie.”

Sorridemmo entrambi guardando l’orizzonte che pian piano si faceva rosso.

°°°il "Dokasou" è la tecnica di Sesshomaru quando usa gli artigli, è molto potente e velenosa... spero di aggiornare prima possibile...^^ kiss kiss...°°°

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Capitolo 18
*** Inuyasha & Co. ***


“Rumi!”

mi voltai di scatto rischiando di sbattere il naso contro quello di Sesshomaru che, fortunatamente si spostò appena in tempo,

“Rin, cosa c’è? Jaken ti ha fatto qualcosa?”

chiesi preoccupata, mentre lei si gettò tra le mie braccia in lacrime,

“C’è una persona che assomiglia a padron Sesshomaru al villaggio! Ma è cattivo!”

(Rin non conosce ancora bene Inuyasha ndme)

vidi il demone che fino a quel momento mi era rimasto accanto alzarsi scocciato,

“Lo conosci?”

“Inuyasha e il suo gruppo, tsk, che scocciatura.”

non proseguii oltre con le mie domande, accarezzai la testa della bimba e la presi in braccio,

“Tranquilla, ora andiamo dal signore cattivo e lo sgridiamo, ok?”

mi sorrise soddisfatta e io seguii Sesshomaru in silenzio.

Un ragazzo con un kimono rosso mi si fece davanti superando Sesshomaru, mi annusò una ciocca di capelli, notai che era quasi uguale al demone,

“E così è lei eh?”

fece verso quest’ultimo che si girò a guardarlo,

“Che vuoi Inuyasha...”

fu l’unica risposta che lo sentii pronunciare prima di portarsi tra me e il fratello, posai a terra Rin che si rifugiò dietro di me impaurita, ma che avanzò verso una ragazza che mi somigliava tantissimo e che ci aveva sorriso.

“Inuyasha, non essere scortese con lei.”

aveva detto verso il ragazzo che aveva abbassato le orecchie imbronciato e si era portato accanto a lei,

“Mi chiamo Kagome, molto piacere, così sei tu la ragazza che viene dal pozzo. Sono felice di conoscerti.”

rabbrividii al sentir pronunciare quel nome, la guardai negli occhi,

“Se non fosse per il colore degli occhi saremmo uguali fisicamente...”

fui in grado di dire a bassa voce,

“Mi chiamo Rumiko Takaeda...”

conclusi arrossendo leggermente.

Con un grande sorriso mi presentò gli altri membri del gruppo, l’unico che mi mise in imbarazza fu il monaco Miroku che mi palpò il sedere e mi chiese di fare un figlio con lui, ma prima che intervenissero Sesshomaru e Sango mi difesi dandogli uno schiaffo a cinque dita che gli rimase impresso sulla guancia per un po’.

Notai che Sesshomaru guardava il fratello come se fosse arrabbiato,

“Non mi hai risposto, cosa vuoi?”

“Ehi fratellino calmati!”

tentò di scherzare lui, ma Sesshomaru digrignò i denti e lo fulminò con lo sguardo, io gli afferrai la manica del kimono con la mano,

“Stai calmo per favore.”

Gli sussurrai alzandomi in punta di piedi, vidi il mezzo demone sorpreso,

“Dovevo pur vedere quella che devo proteggere se tu morissi no?”

sentii il cuore andare in mille pezzi, mi aggrappai al kimono di Sesshomaru che mi sorresse prontamente,

“Stupido... Rumiko non ascoltarlo.”

“Insensibile! A cuccia!”

gridò invece Kagome e, con mia grande sorpresa, vidi Inuyasha finire faccia a terra imprecando.

Mi venne da ridere, ma mi trattenni, questo però non sfuggì a Sesshomaru che avvicinò le labbra al mio orecchio,

“Puoi ridere, non preoccuparti se si offende.”

gli diedi un colpetto sul petto

“Smettila!”

sussurrai di rimando.

Quando alzai gli occhi notai che ci guardavano tutti, inutile dire che arrossii visibilmente.

Inuyasha si mise a ridere e Kagome lo rimandò subito a cuccia, Sesshomaru invece continuava a tenermi stretta tra le braccia senza sembrare imbarazzato quanto me, sbuffai e mi allontanai un po’ da lui.

“E comunque oramai rimaniamo al villaggio. È tardi per ripartire.”

sentenziò il monaco pervertito, guardando i compagni, Sesshomaru ringhiò e io strinsi la mano sul suo avambraccio, rimase in silenzio accettando, suo malgrado quella decisione.

Aiutai Kagome e Sango a sistemarsi, mentre Shippo, il piccolo demone volpe giocava con Rin, una volta svolto il mio compito andai da Sesshomaru.

“Ciao...”

mormorai piano avvicinandomi a lui, si voltò e mi sorrise triste,

“ciao... non dovresti essere a letto?”

sorrisi,

“non se il mio demone è triste o preoccupato.”

sussultò alle mie parole e io appoggiai la testa alla sua spalla,

“Allora, che hai?”

chiesi senza guardarlo.

Rimase in silenzio per un po’, poi si sedette e mi fece accomodare tra le sue gambe in modo che stessi al caldo,

“Non mi piace...”

cominciò a parlare e io lo guardai con aria interrogativa

“Cosa?”

“Inuyasha. Oggi ho provato a guardarlo diversamente come mi hai chiesto tu, ma non mi piace.”

“Beh, se tu per ‘guardarlo diversamente’ intendi ringhiargli contro, allora sì, ci hai provato.”

sorrisi ironica e lui mi lanciò un’occhiataccia, nascosi il volto sulla sua spalla,

“gli ho solo fatto capire ciò che non deve dire in tua presenza, non lo avrei attaccato.”

“Ah, perché, a me dovresti nascondere delle cose?!”

lo fulminai con lo sguardo e lui mi guardò con l’espressione da cane bastonato,

“Ok, ok... continua... Cos’è che ti tormenta?”

“Uff... Riguarda quello che ha detto mio fratello e la tua reazione a ciò, non sei pronta per vedermi andar via...”

“Non lo sarò mai se è per questo.”

“Forse... Ma il punto è che oggi sei quasi svenuta e questo mi ha fatto preoccupare...”

“Quindi?”

“Quindi ti riporterò a casa e rimarrò con te... almeno per ora.”

mi sollevai a guardarlo negli occhi,

“Non stai scherzando vero?”

“No... Spiegherò tutto io a Rin e Jaken, non ti preoccupare...”

sospirai e gli accarezzai la guancia.

In quel momento le stelle ci guardavano invidiose e la Luna sorrideva del nostro amore.

°°°ta dah!! sono tornata!! domani aggiorno se me riesce...^^ kiss kiss...^^ ah... recensite che mi fa piacere!! kiss kiss... ^^ °°°

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Capitolo 19
*** Ritorno al presente ***


La notte non dormimmo, o meglio io non dormii, quando Rumi si svegliò ci dirigemmo da Rin e Jaken, ma arrivati davanti alla bimba la ragazza mi fermò sussurrandomi all’orecchio

“Ci parlo io...stai tranquillo...”

la lasciai fare. La vidi chinarsi verso la bimba e accarezzarle la testa sorridendo.

“Rin, ti devo dire una cosa... Sesshomaru ha deciso insieme a me di riportarmi nella mia epoca per un po’ e di rimanere con me...”

la bimba ci guardò entrambi come se volesse la conferma di ciò che Rumi aveva detto ed io annuii,

“Quando tornate?”

vidi Rumiko sorprendersi della domanda

“Non lo so tesoro, ma cercheremo di tornare presto, ok?”

sorrise abbracciandola e la bimba la imitò.

Con Jaken purtroppo non fu tanto semplice, il piccolo demone iniziò a lamentarsi di Rumiko, il che mi fece irritare e non poco, ma quando anche lui se ne accorse si zittì e non osò più parlare,

“Vai a prepararti...”

sorrisi alla ragazza che mi guardava serena e mi avviai verso un albero sedendomi con la schiena poggiata contro il suo tronco, la guardavo mentre si preparava e Rin le correva dietro quasi inseguendola, quando Rumiko si fermò di colpo la bimba sbattè contro le sue gambe e cadde a sedere, mi venne da ridere, ma mi trattenni dal farlo.

Le osservai finchè Rumiko non fu pronta, non so perché, ma mi piaceva quando stavano assieme, mi divertivo a guardarle rincorrere Jaken, mi piaceva quando sorridevano, mi sentivo veramente felice.

“Pronta!”

esclamò brillante Rumi guardandomi, mentre teneva la mano di Rin,

“Andiamo allora.”

fu l’unica cosa che le dissi, almeno finchè non vidi la bimba che si nascondeva dietro di lei forse con l’intento di venire con noi di nascosto.

“Torna da Jaken, Rin... Noi torneremo presto... Occupati di lui mentre siamo via e fai la brava.”

sottolineai le ultime parole e lei mi sorrise triste, poi la vidi dare un bacio sulla guancia di Rumi che nel frattempo si era chinata su di lei e scappare via verso il villaggio.

“Ti porto io, arriveremo prima.”

dissi prendendola in braccio e iniziando a saltare da un ramo all’altro perfettamente in equilibrio, nonostante fosse al sicuro e lei lo sapesse bene, la sentivo tremare o sussultare ogni volta che spiccavo un balzo, sogghignai tra me guardando avanti.

Ci vollero circa due ore per arrivare al pozzo e quando ci fermammo sembrava avessi fatto solo una breve passeggiata, ma per me era normale visto che ero un demone.

“Eccoci, sei pronta?”

mi sorrise come sempre

“Certo!”

trillò entusiasta sedendosi sul bordo del pozzo con un fagotto in mano contenente un kimono femminile blu e azzurro che le aveva regalato una signora del villaggio, rimasi ad osservarla, mentre il vento le scompigliava i capelli, incantato.

Con un balzo mi alzai in piedi sul bordo e mi accovacciai accanto a lei, con le labbra a pochi centimetri dall’orecchio

“Quando vuoi... ”

sussurrai e la vidi gettarsi indietro trascinandomi con sé.

Ci ritrovammo seduti in fondo al pozzo e alzando lo sguardo vedemmo il soffitto del tempietto, eravamo a casa.

Sospirai.

Quando scendemmo le scale del tempietto vidi delle ‘auto’ con delle luci sopra, Rumiko trasalì e corse verso casa, la seguii in silenzio finchè non entrammo.

Dentro era pari all’inferno, c’era caos ovunque, oggetti impregnati dell’odore di Rumi, strani cani che annusavano il territorio, il MIO territorio, istintivamente ringhiai e loro si voltarono a guardarmi, abbassarono le orecchie e uscirono, mi voltai verso Rumiko e la vidi correre verso la madre e la zia.

Non vedevo la piccola Akira e ciò mi fece preoccupare, dopotutto assomigliava così tanto a Rin.

Una voce spezzata dalle lacrime mi risvegliò

“Tu! Fuori! Esci da casa nostra! Non osare mai più mettere piede qui!”

la madre di Rumi mi stava urlando contro ed io feci un passo indietro, vidi la ragazza che tentava di fermarla inutilmente e la zia che imitava quest’ultima.

“Smettila mamma! Non è colpa sua!”

“Rumiko ha ragione, ne parleremo quando ti sarai calmata Izumi!”

“Io non mi calmo, lui ha portato via mia figlia senza dire nulla a nessuno! Lui! È colpa sua!”

quelle parole mi ferirono dentro.

‘Io, non volevo...’

era il mio unico pensiero, ma non riuscivo a dire nulla, le mie labbra erano sigillate.

Rumiko mi si parò davanti fulminando la madre con lo sguardo

“Calmati mamma!!”

stava quasi gridando, le poggiai una mano sulla spalla,

“Signora, mi dispiace... Non era mia intenzione farvi preoccupare... Prometto che questa sera le spiegherò tutto...“

Rumiko mi guardò esterrefatta come le due donne, subito però Izumi si calmò e sospirò voltandomi le spalle e andandosene.

“Che cosa diavolo vuoi fare?”

mi urlò contro la ragazza,

“Voglio dire tutto a tua madre, beh, quasi tutto...”

abbassai lo sguardo,

“No! No! E poi no! Ma sei impazzito?”

mi trascinò fuori per la manica del kimono e ci fermammo vicini al tempietto,

“Uno: non ti crederebbe, due, se ti credesse le prenderebbe un colpo!”

“Per questo le dirò ‘quasi’ tutto!”

si fermò forse a riflettere sulle mie parole, poi annuì,

“Se ne sei convinto va bene, me ne farò una ragione anche se sembra assurdo.”

La sera a cena eravamo seduti in silenzio attorno al tavolo e fui io ad interrompere quel silenzio,

“Io, so che per voi sembra strano, sono...”

mi interruppi

“Sono un... demone cane, vengo dall’epoca Sengoku e sono arrivato qui tramite il Pozzo Mangia Ossa, ovvero il pozzo nel vostro tempio di famiglia...”

mi fermai per veder le loro reazioni, la madre si era fermata, mi guardava pallida, a bocca aperta, la zia mi guardava allo stesso modo e Rumi aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani che portava giunte in grembo.

“Potevi trovare una scusa migliore Sesshomaru...”

disse Izumi guardandomi arrabbiata, sbuffai, aveva ragione Rumi, come sempre,

“Sta dicendo la verità mamma, è un demone... io lo so, all’inizio non ci credevo nemmeno io, ma me ne ha dato la dimostrazione nel Sengoku...”

le ultime parole erano più deboli rispetto alla frase, la madre la guardò, poi guardò me, feroce, mi avrebbe fatto paura se fosse stata un demone.

“Tu! L’hai portata dove?”

trasalii come Rumiko, capimmo entrambi di aver parlato troppo,

“Non ero in pericolo con lui! È un demone temuto da tutti! E poi ho conosciuto suo fratello e una ragazza, Kagome, che viene dalla nostra epoca come me!”

“Kagome?”

sua zia si era alzata e l’aveva guardata

“Kagome Higurashi?”

“sì...”

dopotutto Rumiko non ne sapeva il cognome quindi risposi io al suo posto.

“Io sono amica della madre e le ho parlato diverse volte, mi è sembrata sempre tranquilla quando parlavamo di lei... Izumi forse hanno ragione, Rumi non è in pericolo con Sesshomaru.”

“No! Non mi interessa! Non voglio che tu torni di là! Chiaro?”

“Non puoi impedirmelo!”

Rumi aveva alzato la voce e, capendo che forse non stava agendo bene, mi avvicinai a lei per calmarla,

“Ti prego...basta, calmati ora...”

mi fulminò con lo sguardo

“Stai dalla sua parte ora? Non so se hai capito, ma mi sta impedendo di tornare di là con te!”

“Non so nemmeno se ci torneremo di là! Calmati!”

rimase allibita, si sedette come la madre con lo sguardo fisso nel vuoto, io invece la presi in braccio e la portai in cantina, dove avremmo potuto parlare tranquillamente.

La misi seduta sul letto e andai a chiudere la porta, sentii l’anta d’ingresso aprirsi e chiudersi, forse qualcuna delle due era andata a prendere Akira, ma non mi interessava, tornai giù da lei.

“Allora?”

“...”

sbuffai e mi sedetti accanto a lei,

“Mi aiuti ad infilare il pigiama?”

mi guardò sorpresa della domanda

“Come?”

“Ehi, dov’eri?”

“Io? Io non...”

“Lascia stare, riprenditi così mi aiuti, ok?”

Mi alzai e andai a prendere su uno scatolone il pigiama piegato e pulito e iniziai a togliere la giacca del kimono gettandola a terra poi infilai le maniche della camicia celeste a righe, mi voltai a guardarla sorridendo come meglio potevo,

“Non riesco ad abbottonare i bottoni...”

si alzò calma e mi si avvicinò, passò la mancina sul mio petto e, forse per la prima volta, rabbrividii, le diedi un bacio sulla fronte mentre mi allacciava i bottoni in silenzio e la vidi sorridere.

“I pantaloni li puoi mettere da solo giusto?”

misi il broncio come un bimbo piccolo, mi sorpresi di me stesso, tempo prima non lo avrei mai fatto,

“No...”

“Non mentire, so già che la vera risposta è sì e non pensare di commuovermi...”

“Uff, però rimani qui...”

“Sei pazzo?”

diventò paonazza ed io trattenni per poco le risate,

“Quando hai fatto mi chiami, vado in camera mia.”

si avviò verso le scale, ma con un balzo le fui davanti impedendole di passare, sbuffò ed io per tutta risposta la trascinai seduta sul letto un’altra volta

“Non ti muovere di qui chiaro? Chiudi gli occhi se vuoi, o voltati, ma non provare ad andartene, chiaro?”

un po’ volevo sembrare minaccioso e credo di esserci riuscito visto che lei annuì senza fare storie.

Sogghignai quando la vidi nascondere il volto sul mio cuscino.

Finii di cambiarmi e mi avvicinai a lei che si era stesa sul letto, mi chinai sopra di lei poggiando il ginocchio destro sul bordo del letto per evitare di caderle sopra facendole male e le soffiai sull’orecchio sinistro, si voltò di scatto e per poco non mi diede una testata, mi misi a ridere e lei mi guardò male, le sorrisi colpevole

“Scherzavo...”

mormorai cauto stendendomi accanto a lei.

Si voltò verso di me e rimase a guardarmi e mi sorrise serena,

“Ti sei calmata un po’?”

“Sì sì...”

mi fece una linguaccia ed io mi avvicinai a lei, la spostai più vicina prendendola per i fianchi, abbassò lo sguardo imbarazzata e mi venne da ridere

“Cos’è, ti vergogni?”

non disse nulla ed io le diedi un bacio sulla fronte annusando i boccoli neri che mi piacevano tanto, sussultò e si aggrappò con le mani alla camicia del mio pigiama, le sorrisi e sfiorai le sue mani facendola sussultare ancora,

“A che pensi?” arrossì di colpo e credetti per un attimo che stesse per svenire,

“Non puoi o non vuoi dirmelo?”

arrossì ancora di più anche se a quel punto non lo credevo possibile, ma non rispose

“Ho capito... Non puoi...”

una punta di malizia da parte mia la fece sussultare e arrossire ancora,

“Guarda che se continui così svieni...”

sussurrai piano, sussultò ancora.

Le misi una mano sulla fronte,

“Non è che hai la febbre?”

“No!”

esclamò lei di colpo, la guardai incredulo e lei lasciò sprofondare il viso sul mio petto, imbarazzata.

La abbracciai forte.

Dopo un po’ la vidi alzare la testa verso di me e guardarmi sorridente, avevo capito ciò che tentava di dirmi.

Abbassai la testa e posai le mie labbra sulle sue, non so quanto durò quel bacio, ma quando mi allontanai ero senza fiato.

Sorridemmo entrambi prima di addormentarci.

 

°°°Ok, lo ammetto, nell'ultima parte ero indecisa sul da farsi e ho optato per la soluzione "migliore" almeno secondo me... ^///^...Comunque I hope you like it! ^^ kiss kiss...^^ grazie per le recensioni...^^ °°°

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Capitolo 20
*** La cotta di Mikoto - Il piano ***


Ricominciai ad andare a scuola normalmente assieme a Sesshomaru che, da una settimana, aveva imparato ad allacciare i bottoni ed ora si poteva considerare autonomo, fino ad un certo punto.

Nei compiti lo aiutavo sempre io e lui mi dava una mano in ginnastica, so che sembra strano, ma lui era l’unico che sapeva sopravvivere alla lezione della signora Kumiko.

Mancava una sola settimana alla fine della scuola e tutti erano in agitazione per il ballo di fine anno, tutti tranne me e ovviamente Sesshomaru che non sapeva nemmeno di che cosa parlavano.

Tutte le ragazze volevano invitare Sesshomaru e nei corridoi, quando passava, si mettevano quasi a sbavare, poi mi guardavano e mi fulminavano visto che gli ero sempre accanto, un giorno Reika, una mia compagna di classe, reginetta di non so quale concorso di bellezza, lo fermò in corridoio spostandomi di peso e prendendogli le mani,

mi sembrava alquanto irritato e a me vennero le lacrime agli occhi quando sentii le sue parole

“Vuoi venire al ballo con me?”

lui sembrò pensarci, ma si voltò verso di me e probabilmente vide la delusione nei miei occhi perché la scansò e mi prese il polso delicatamente tirandomi a sé e abbracciandomi dolce

“No. Ho già qualcuno con cui andare.”

lei lo guardò sorpresa e offesa, poi mi fulminò con lo sguardo, girò i tacchi e sparì in corridoio.

Per la prima volta vidi Sesshomaru ridere davanti a tutti e ciò mi fece sorridere, poi lo vidi chinarsi su di me e darmi un leggero bacio sulle labbra, inutile dire che diventai paonazza per l’imbarazzo, mi sorrise.

Non appena mi ripresi lo abbracciai forte affondando il volto nel petto caldo di lui e sentii un suono che non avevo mai sentito prima, il suo cuore batteva velocissimo, forse voleva farsi notare, alzai gli occhi e lo guardai, era arrossito, non come me, ma teneva lo sguardo alto e diretto fuori dalla finestra che avevamo vicino, sorrisi soddisfatta.

Il suono della campana ci riportò coi piedi per terra e così ci dirigemmo in classe, errore fatale almeno per me, non appena entrai tutte le ragazze presenti mi squadrarono dalla testa ai piedi e per tutta la mattinata non fecero altro che guardarmi male, finalmente arrivò l’ora del pranzo e io consigliai a Sesshomaru di andare a mangiare coi ragazzi anche se l’idea di rimanere sola con quelle tigri non mi allettava affatto

“Devi socializzare un po’ di più...”

fu la mia scusa quando mi guardò interrogativo, così mi lasciò sola, in mezzo ad un branco di squali affamati.

Mi voltai e, fortunatamente vidi Mikoto, la mia migliore amica, che mi faceva segno di seguirla così corsi da lei,

“Grazie mille! Non so che avrei fatto senza di te! Mi avrebbero mangiata!”

arrivammo sul tetto della scuola e ci sedemmo a mangiare in un punto dove si vedevano i ragazzi, guardai il mio demone ridere con gli altri e sorrisi soddisfatta, poi sentii Mikoto sospirare

“Miko che c’è?”

il suo sguardo andava verso un ragazzo coi capelli lunghi e corvini davanti a Sesshomaru, li osservai entrambi

“AAAH! Ho capito! Chi è? Come si chiama?”

lei arrossì di colpo e io l’abbracciai per confortarla,

“Lui è Minase, frequenta l’ultimo anno ed è irraggiungibile”

le diedi un colpetto con le nocche sulla testa,

“Smettila di dire così!”

esclamai mentre lei si massaggiava la fronte

“E poi è corteggiatissimo! Gli stanno dietro tutte quelle della scuola!”

“Allora tu fatti notare!”

“Come? Se posso chiedere...”

sarcastica le risposi

“Sono un genio no?”

“Ma se non sei nemmeno riuscita a chiedere a Sesshomaru di andare al ballo prima di quella strega vanitosa!”

arrossii colpita in pieno e lei mi sorrise,

“Va beh, quale sarebbe il tuo piano genio?”

la guardai sogghignando perfida,

“Vieni da me dopo la scuola, te ne parlerò ed entro domani sarai la principessa di Minase...”

“Ok, ma non fare così che mi spaventi...”

Il suono della campana ci interruppe ed io corsi in aula seguita da Mikoto.

Il resto della mattinata passò tranquillamente, beh quasi, escludendo gli squali in classe mia, al suono dell’ultima campana uscimmo tutti tre assieme, io, Mikoto e Sesshomaru, arrivati al cancello la mia migliore amica venne urtata da un ragazzo

“Scusami...”

le disse voltandosi,

“Mi-Mina-se...”

fu l’unica cosa che riuscì a balbettare prima che le sue ginocchia cedessero e che io e Sesshomaru, che fu più veloce di me, la riprendessimo.

“Mi sa che ti ha notata sai?”

mi fulminò, eravamo arrivati a casa ed ora stavamo tutti e tre seduti sul mio letto, le sorrisi per poi voltarmi verso il demone,

“Sai se Minase ha già un’accompagnatrice per il ballo?”

lui cambiò colore,

“Eh? Cosa? Io...Non... Non ne ho idea!”

esclamò ed io mi voltai verso di lei

“Scrivigli una lettera, la lascerai nel suo armadietto e quando la troverà ti verrà a cercare!”

era esterrefatta

“Tu sei pazza!”

“Se vuoi la scrivo io!”

“Cosa? No, ok... ma prima devi dirmi cosa ci scrivi!”

“Sì, va bene...”

e mi alzai andando alla scrivania,

“Butta giù qualcosa tu, io la riscrivo e gliela metto nell’armadietto.”

le porsi una penna e un foglio facendole segno di sedersi e iniziare a scrivere, così fece e dopo pochi minuti mi diede un foglio di carta tutto scarabocchiato dove sembrava ci fosse scritto qualcosa

“Mmh... Ok, vedrò di capirci qualcosa...”

le sorrisi e riposi il foglio dentro al primo cassetto.

In quel momento ci chiamò mia mamma

“A tavola ragazzi!”

“Eccoci!”

gridammo in coro, dopo cena parlammo ancora un po’ del piano e poi salutai Mikoto che doveva tornare a casa, non appena uscì corsi in camera chiudendo la porta in faccia a Sesshomaru,

“Scusa, ma adesso ho da fare! Dopo vengo giù!”

gli urlai oltre l’uscio chiuso, lo sentii sbuffare e andarsene.

Iniziai a scrivere su un foglio di carta blu, ne avevo di tutti i colori, ma scelsi quello perché era il colore degli occhi di Miko, usai la penna rossa come i suoi capelli,

“Inutile dirlo, sono un genio!”

mi ripetevo euforica tra me.

La mattina dopo mi alzai presto e arrivammo a scuola prima di tutti, misi la lettera nell’armadietto di Minase e ci dirigemmo in classe, Mikoto non era ancora arrivata, sbuffai sedendomi al banco accanto a quello di Sesshomaru

“Ieri poi non sei scesa...”

mi sussurrò guardando la lavagna offeso

“Scusa, ma la lettera ha richiesto più tempo del previsto e mi sono addormentata appena finito di scriverla...”

sbadigliai, avevo dormito malissimo e avevo mal di schiena, lo vidi sogghignare maligno,

“Guarda che ti lascio in balia di quegli squali se mi prendi in giro, sai?”

lui alzò le mani in segno di resa e mi sorrise

“No, no scusa!”

il suono della campana fu seguito dall’entrata in classe di tutti i miei compagni e naturalmente di Mikoto che si sedette accanto a me

“Allora, sei pronta a dire di sì?”

le chiesi sottovoce,

“No...”

mi sussurrò arrossendo visibilmente,

“E comunque...”

continuai

“Missione lettera compiuta!”

conclusi raggiante, mi sembrò di vederla sorridere sotto i baffi alla mia affermazione, doveva piacerle proprio tanto Minase.

La mattinata trascorse tranquilla fino all’ora di pranzo quando ci rintanammo sul tetto della scuola per mangiare in pace e spettegolare da buone migliori amiche.

Anche il resto delle lezioni fu tranquillo, ma quando stavamo per uscire dal cancello a fine giornata Mikoto si sentì chiamare,

“Ehi, scusami!”

ci voltammo tutti e tre.

°°°ho pensato bene di aggiungere altri personaggi (tanto non era complicato già così no? -.-')(caduta stile cartone giapponese da parte dei lettori...) , ma i protagonisti sono e rimarranno sempre Rumiko e Sesshomaru...^^ hope you like it! kiss kiss...^^ °°°

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Capitolo 21
*** Invito ufficiale - Preparativi ***


“Oh Demone Celeste!”

trasalii vedendo Minase correre verso di noi con una busta in mano e la cartella sulle spalle, si fermò a pochi passi da me e mi sorrise poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, 

“Ehm...Posso parlarti?”

ansimò davanti a me,

“S-s-sì, d-dimmi...”

balbettavo in modo indecente, alzai gli occhi al cielo come rimprovero per me stessa, in quel momento sentii Rumi che affermava di voler tornare a casa con Sesshomaru da soli.

Volevo sparire. Minase si alzò e si ricompose sorridendo,

‘Mio Dio quanto è carino!’

fu il mio primo pensiero, ma scrollai la testa e lui mi guardò

“Ho ricevuto la lettera da Rumi...”

‘Oddio! Cosa avrà scritto quella pazza?’

“Ha detto che ti vergogni un po’ a chiedermelo perché hai paura, beh che ti confonda tra le tante ragazze...”

‘Nota: uccidere Rumiko...’

arrossii visibilmente e lo sentii trattenere una risata

“Ridi pure... Non mi offendo, sono abituata con Rumiko...”

lui mi sorrise,

“Scusa... Non volevo... Comunque ho letto la lettera e mi ha fatto piacere...”

‘Cosa? Come? Qualcuno mi può ripetere quello che ha detto per favore? Temo di non aver capito...’

lo guardai stupita, probabilmente sembravo idiota perché stavolta si mise a ridere davvero.

Abbassai lo sguardo incapace di reagire.

“Scusa...”

quando lo guardai aveva le lacrime agli occhi,

‘Mio Dio che figura che ho fatto!’

stavo andando nel panico, sentivo le lacrime salire agli occhi, mi voltai e feci per andarmene correndo, ma lui mi bloccò delicatamente per un polso.

“Non volevo offenderti, volevo solo rispondere alla domanda che mi hai scritto...”

‘Che diavolo avrà scritto Rumi in quella maledetta lettera? Io la strozzo appena la rivedo!’

“Va bene... Volevo chiedertelo io, ma non avevo, ehm... il coraggio, comunque vengo volentieri al ballo con te.”

mi sentii svenire, traballai indietro e lui mi riprese al volo

‘Rumi è una... una... santa! La adoro! Le erigerò un monumento! Oh Demone Celeste!’

“Ehi! Stai bene?”

mi risvegliai,

“Eh? Sì sì!”

avevo alzato la voce per l’agitazione, che figura stavo facendo,

“Allora domani ci mettiamo d’accordo sull’orario ok?”

mi lasciò andare

“Sì...va... va bene...”

inutile dire che ero in uno stato catatonico incredibile.

Quando si allontanò ci vollero diversi minuti perché mi riprendessi, poi mi diressi di corsa verso casa di Rumi, dovevo parlarle con assoluta urgenza!

Arrivai trafelata a casa della mia best e suonai il campanello, mi aprì Sesshomaru in pigiama, non lo degnai di uno sguardo sorpassandolo in cerca di Rumi,

“Rumi!”

la vidi spuntare dalla cucina sorridendo ebete,

“Ha detto di sì.”

la sua era un’affermazione, il che significava solo che lei aveva previsto tutto,

“Cosa hai scritto nella lettera?”

non sapevo se esserle grata in eterno o erigerle un monumento,

“Non lo scoprirai mai mia cara, lo sappiamo solo io e il tuo Minase.”

mi voltai verso Sesshomaru che alzò le spalle facendomi chiaramente capire che non ne sapeva niente davvero, sbuffai,

“Comunque adesso ho un problema molto più urgente, cosa diavolo mi metto?”

vidi con la coda dell’occhio il ragazzo andarsene in silenzio, rimanemmo sole in cucina.

“Per aiutare a prepararti dovrei vedere i tuoi vestiti no?”

“No, i miei non sono per un ballo della scuola, al massimo per una corsa campestre.”

“Già, giusto. Ti presto qualcosa di mio?”

“Sì!!”

balzai in piedi entusiasta battendo le mani e lei sorrise trascinandomi in camera sua

“Allora, aspetta un attimo.”

la vidi sparire oltre la soglia della cantina e tornare poco dopo, sospirai rassegnata.

Aprimmo l’armadio e Rumi mi mostrò miriadi di vestiti eleganti, sorridendo mi obbligava a provarli tutti, non vedevo l’ora che la giornata finisse definitivamente, ma almeno era per una buona causa.

L’unico che mi stava bene era un vestito blu scuro con alcuni brillantini sulla scollatura ovale, le maniche a tre quarti che si allargavano e corto fino alle ginocchia con un po’ di trina azzurra scura in fondo, le scarpe ovviamente le avevo io, un paio blu come il vestito con un po’ di tacco, erano simili a quelle da ballo professionale, ma più eleganti.

Perfetto.

Il vestito e le scarpe c’erano, ora mancava il trucco e il parrucco, sospirai rassegnata a lasciarmi torturare dalla zia di Rumi, ma il risultato fu stupendo, mi legò i capelli con un fermagli scuro e me li sistemò in modo che sembrassi una specie di porcospino, era un’acconciatura strana, ma mi piaceva.

Per il trucco fu più semplice e ci pensò sempre la zia di Rumi, un po’ di lucidalabbra e un filo di ombretto bianco sulle palpebre.

“Ok, sono pronta. E ora che faccio? Rimango in questo modo fino a sabato sera?”

si misero a ridere entrambe ed io le seguii a ruota.

Quando guardai l’orologio era già l’ora di cena, meglio se tornavo a casa, mi ‘smontai’ aiutata da Rumiko e corsi a casa salutando Sesshomaru prima di uscire, poverino, lo avevamo completamente ignorato, sorrise gentile.

Mamma mia che giornata sarebbe stata l’indomani.

Dopo cena andai subito a letto, ma quella notte non chiusi occhio dall’emozione.

°°°ecco un nuovo capitolo! [urla di gioia, il paese è in festa][scattano gli applausi] , comunque per ora hope you like it... kiss kiss...^^ °°°

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Capitolo 22
*** I preparativi di Sesshomaru ***


La scuola in questo periodo dell’anno era invivibile, nel vero senso della parola, tutte le ragazze si scambiavano consigli su trucco e vestiti, facevano a gara per chiedere ai ragazzi di accompagnarle al ballo.

“Uffa! È già la terza ragazza in una mattinata che ti chiede di accompagnarla...”

“Sei gelosa per caso?”

arrossii violentemente e affondai il volto sul suo petto,

“No! Assolutamente no!”

sentii che stava soffocando una risata, il suo petto aveva iniziato a tremare e io avevo alzato lo sguardo staccandomi da lui

“Smetti di ridere! Sai oggi che ti aspetta?”

aggiunsi minacciosa, lo vidi impallidire.

Sogghignai perfida.

Quando la sera tornammo a casa ero stanchissima e poco dopo ci sarebbe stato il ballo.

Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi dopo aver osservato il soffitto per un po’, sentii un corpo caldo che si stendeva dolcemente su di me, sentii i lunghi capelli argentei solleticarmi il volto, sorrisi senza aprire gli occhi, sapevo già chi fosse.

“Dormi?”

la voce mi arrivò dolce all’orecchio destro, scossi il capo piano

“Che peccato...”

avvertii che stava per rialzarsi e lo trattenni circondandogli il collo con le braccia, aprii gli occhi e gli solleticai il collo con la punta del naso.

Il corpo di Sesshomaru venne scosso da un brivido ed io sorrisi compiaciuta, poi mi resi conto che la porta forse era aperta, trasalii.

“È chiusa...”

aveva capito il mio pensiero, sospirai sollevata e continuai a solleticargli il collo facendolo rabbrividire,

“Se continui non assicuro sulle mie azioni.”

continuai.

Dopo pochi minuti sentii la mano sinistra del demone scorrere lungo la mia schiena, mentre con l’altra si sorreggeva, rabbrividii e sentii chiaramente che si stava spostando davanti,

‘No, non...’

chiusi gli occhi rimanendo immobile e lui si fermò,

“Scusa...”

la voce del demone mi giunse dolce e sensuale, mentre continuava ad accarezzarmi la schiena con le unghie cercando di non graffiarmi.

“Non...non credo sia il caso...scusa...”

fu l’unica cosa che riuscii a dire prima che le sue labbra bloccassero le mie, voraci, calde, dolci.

Quando si allontanò, anche se di pochi millimetri, eravamo entrambi ansimanti.

“È tutto quasi perfetto...”

mi sorrise comprendendo che lo sarebbe stato ancora di più se fossimo stati soli in casa, cosa che in quel momento era decisamente opposta perché c’erano mia mamma, mia zia e Akira giù di sotto.

Si sollevò a sedere accanto a me ed io feci lo stesso, ma mi poggiai contro la sua schiena abbracciandolo da dietro, fu in quel momento che si alzò sollevandomi di peso, mi dimenai, ma fu inutile, era circa venti centimetri più alto di me, non potevo toccare terra.

Si chinò e mi fece scendere senza però lasciarmi il polso, mi tirò a sé portandomi di fronte a lui sorridendo, mi prese tra le braccia e mi strinse forte contro il suo petto, sorrisi e mi accoccolai, mi sentivo al sicuro.

Fu allora che sentimmo una vocina alla porta che ci diceva di andare giù.

Mi voltai e vidi Akira che sorrideva, arrossii mentre Sesshomaru mi lasciò e andò a prendere la bimba in braccio,

“Come vuoi!”

esclamò sorridendole.

Sospirai rassegnata e scesi con loro.

Venni rapita subito da mia zia che mi trascinò in camera sua, mentre vidi mia madre e Akira che trascinavano Sesshomaru in cantina con un mucchio di abiti eleganti tra le braccia, fu in quel momento che capii.

§

“Bene. Devi prepararti per stasera e farti bello per mia figlia.”

Izumi mi squadrava da capo a piedi, mentre Akira sorrideva,

“Vai pure a guardare la televisione tesoro, qui ne avremo per un po’.”

mi fissò ancora rendendomi nervoso.

“P...Posso dirle una cosa?”

annuì

“Io non avrei mai messo in pericolo Rumiko. L’ho portata nel Sengoku solo perché volevo farle vedere il mio mondo come lei mi ha mostrato il vostro.”

“Finito?”

“Sì...”

“Non ce l’ho con te, non più almeno. Hai messo in pericolo mia figlia, ma ti ho perdonato solo per avermela riportata a casa sana e salva. Riguardo la storia del demone, puoi spiegarmi come stanno le cose?”

capii che non mi avrebbe mai creduto così sorrisi e mi allontanai un po’, feci come con Rumiko, indirizzai un colpo di Dokasou verso gli scatoloni distruggendone alcuni, la guardai appena in tempo per scattare a sostenerla, Izumi si aggrappò alla mia veste e mi guardò terrorizzata ed io le sorrisi più dolcemente che potevo

“Non le farò del male, né a lei né alla vostra famiglia.”

Sembrò calmarsi e riprendersi.

Mi sorrise come faceva con Rumi, si fidava di me e questo mi sollevò molto il morale.

“Adesso comunque ci sono altre cose da fare. Lo smoking di mio marito dovrebbe andarti bene, sai indossarlo?”

arrossii di colpo, anche se non visibilmente, lei se ne accorse,

“Forza, ti aiuto io.”

“Grazie...”

Mi levai la divisa facilmente e rimasi in boxer, ero a disagio e lei lo capì visto che mi fece indossare i pantaloni.

Dopo di quelli venne il turno della camicia bianca e della giacca che fui in grado di mettere anche da solo, per le scarpe mi aiutò Izumi.

Infine mi porse un nastro nero, liscio, ma strano.

“È una cravatta. Ti aiuto a legarla.”

sorrise gentile e la lasciai fare, era terribilmente stretta e, in quel momento capii cosa provavano i cani al guinzaglio di cui mi aveva parlato Rumi.

Quando mi fui vestito mi fece sedere sul letto prendendo uno strano strumento che chiamò ‘pettine’ e iniziò a pettinarmi i capelli, all’inizio mi dava fastidio, poi però trovai in quel gesto ripetitivo uno strano senso di pace e tranquillità.

“Ora sei pronto. Ah, no! Quasi dimenticavo!”

prese un fiore bianco e me lo appuntò al petto sulla giacca,

“Ecco, ora sei perfetto.”

mi guardai allo specchio, dopotutto non stavo così male.

Sorrisi mentre Izumi mi conduceva al piano di sopra per aspettare Rumiko.

Per la prima volta sentivo chiaramente il mio cuore battere per l’emozione.

°°°scusatemi ma x un po' di giorni non potrò aggiornare, spero che questo capitolo vi piaccia....^^ kiss kis...^^ °°°

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Capitolo 23
*** Il ballo di fine anno ***


Era da quasi un’ora che mia zia mi stava pettinando e truccando, potevo affermare di essere al culmine della sopportazione quando finalmente si allontanò dicendomi di alzarmi

“Fatti vedere! Ho finito!”

Mi aveva fatto indossare un abito nero in stile ‘Grease’ molto carino, aveva le maniche a palloncino lunghe fino al polso e in vita un corpetto ricamato, avevo infilato un paio di ballerine con il fiocco davanti legate alle caviglie e senza tacco, il trucco era leggero e sfumava sul bianco, mentre mi aveva ‘stirato’ i capelli ricci e li aveva raccolti con una treccia intrecciata ad un nastrino bianco sporco.

Ero soddisfatta.

Girai su me stessa un paio di volte prima che la zia mi desse il consenso per andare, la abbracciai ringraziandola e mi precipitai fuori della stanza. Sesshomaru era lì, accanto alla porta assieme a mia madre, sospirai emozionata e avanzai, per l’agitazione inciampai sul tappeto, chiusi gli occhi aspettando di atterrare sul pavimento, ma mi sentii afferrare e sollevare, quando trovai il coraggio di guardare ero raggomitolata in braccio a Sesshomaru che mi guardava sorridendo.

In quel momento mia madre ci fece una foto.

Non feci nemmeno in tempo a sorridere, che il flash mi stordì, subito mi preoccupai però del demone, strano fosse così tranquillo.

“Mi metteresti giù?”

“Certo...”

ebbi un brivido e lui mi sorrise notandolo,

“Dobbiamo andare. Mikoto e Minase ci aspettano davanti alla palestra!”

mia madre ci bloccò la strada

“Mettetevi in posa e sorridete ragazzi, un’ultima foto prima di andare!”

obbedimmo e subito dopo uscimmo fuori.

Sesshomaru mi sollevò e mi strinse tra le braccia

“Sei molto bella stasera, sai?”

arrossii vistosamente

“Anche tu...”

riuscii a sussurrargli mentre saltava da un palazzo all’altro.

Toccò i piedi sull’asfalto quando mancavano pochi metri alla palestra, intravidi la mia amica e il suo cavaliere, andammo loro incontro

“Rumi!”

mi saltò letteralmente al collo, notai subito che non era vestita e acconciata come avevamo previsto, ma non mi interessava, poi notai il mio demone che salutava Minase e sorrisi, entrammo tutti quattro insieme, io e Sesshomaru e Minase con Mikoto.

Appena entrammo tutti si voltarono verso di noi e ovviamente mi fulminarono quando mi notarono mano nella mano con Sesshomaru, poi fulminarono Miko che teneva il braccio a Minase.

All’inizio ero a disagio per via di tutti quegli sguardi addosso, poi però mi abituai e presi coraggio rivolgendomi al demone

“Senti...vorresti, ecco... sì, vorresti ballare con me?”

lo guardai mentre trasaliva,

“S-sì...”

balbettò piano, sorrisi divertita e lo trascinai in pista, in quel momento davano un lento.

Il tipo di ballo che adoravo di più.

Mi cinse la vita con le braccia dopo avermi intrecciato la rosa bianca che aveva sul vestito ai miei capelli, mi attirò a sé come se avesse avuto paura di perdermi, io lo abbracciai contornandogli il collo e accarezzando i lunghi capelli argentati, poggiai la testa sul suo petto, nn sapevo se seguire i battiti del suo cuore o la musica.

Mi lasciai andare, in realtà non stavamo ballando, ma solo dondolando, eppure a noi bastava quello.

La musica finì e noi ci fermammo.

Rimanemmo per un po’ a sorriderci, poi lui mi prese la mano e mi portò fuori, nel cortile della scuola.

Eravamo soli e sinceramente avevo un po’ freddo.

Tremai un po’ e lui mi posò sulle spalle la giacca.

Gli sorrisi e lo abbracciai forte.

“Ti amo.”

“Ti amo...”

furono le uniche cose che ci sussurrammo a vicenda prima che le nostre labbra si trovassero in un bacio dolce, tenero e caldo.

§

‘Come sono arrivato a questo punto? Che mi succede?’

la guardai mentre sorrideva e giocherellava con le dita della mia mano, mi sentivo strano, quella ragazza mi aveva davvero cambiato e io non me ne ero quasi reso conto.

“A cosa pensi?”

mi distrasse dai miei pensieri,

“A...”

‘No, meglio non dirglielo adesso...’

“A nulla, a noi, a tutto...”

mi guardava stranita, forse non aveva capito, meglio così.

Mi avvicinai al suo volto sollevandolo con il dorso delle dita, la vidi cambiare colore e sorrisi,

“Torniamo a casa?”

“Ma la festa non è ancora finita, ti stai annoiando? Beh,  per te forse non è eccitante come combattere contro un demone, magari sventrarlo, oppure-“

posai le mie labbra sulle sue, stava delirando, meglio che tacesse, sorrisi divertito contro la sua bocca e lei si scostò un po’ sedendosi leggermente più lontano, poi si voltò incrociando le braccia al petto offesa.

“Rumi...”

non mi rispose,

“Rumiko...” 

niente,

“Tesoro...”

la vidi sobbalzare e mi avvicinai sorridendo, la abbracciai da dietro circondandole le spalle con le braccia,

“Ti sei offesa?”

“No...”

mugugnò, sorrisi e mi avvicinai ancora di più, la sua schiena aderiva perfettamente al mio petto, il mio cuore iniziò a battere più veloce senza che me ne accorgessi.

“Scusami tesoro mio...”

sussultò evidentemente e io la strinsi ancora di più, annusai il suo profumo affondando il naso sul suo collo, Dio quanto la adoravo, potevo percepire il suo cuore a mille e il mio che andava all’unisono, sorrisi e la feci voltare verso di me senza lasciare che si allontanasse troppo, feci scorrere la mano sul fianco destro di lei scendendo sempre più fino alla coscia, ma la sua mi fermò, aveva il capo chino e sentii l’odore salato delle lacrime, le sollevai il volto,

“Non devi piangere, non è successo niente.”

singhiozzò e la strinsi forte a me, non sopportavo di vederla in quello stato.

Non so per quanto rimanemmo in quel modo, ma quando ci alzammo il ballo era terminato e Mikoto e Minase ci stavano cercando all’entrata della palestra, li raggiungemmo facendo finta di niente.

Fu in quel momento che le squillò il telefono,

“Pronto?... Sì, va bene... No, non c’è problema... Ok, ciao mamma, ciao...”

mi sorrise e mi disse che mi avrebbe spiegato più tardi.

Tornammo a casa tutti assieme, accompagnammo prima Minase, poi Mikoto e infine rimanemmo soli, a quel punto venni letteralmente trascinato al parco, sorrideva radiosa e di questo ero molto felice.

“Ma non si torna a casa?”

“No, non ora. Mia mamma, la zia e Akira rimarranno fuori fino a domani sera, ma non mi hanno spiegato il motivo...”

‘Io un’idea ce l’ho, ma meglio non azzardare...’

mi venne da ridere e lei se ne accorse perché me ne chiese subito il motivo, ovviamente non le dissi niente.

“Comunque, vuoi restare fuori fino a tardi?”

“No, tra cinque minuti andiamo... Adesso voglio rimanere qui a guardare le stelle...”

“Le stelle si vedono anche da casa...”

“No, dovremmo salire sul tetto e, forse tu ne sei capace, ma io no...”

sogghignai

“Il problema non esiste.”

“Perché?”

“Ti porto io...”

mi alzai senza aspettare che replicasse e mi diressi verso casa in silenzio e velocemente.

°°°scusate l'attesa ma ero all'estero in un posto dove i computer non esistono.... -.-'... sigh... comunque spero che questo capitolo vi piaccia... recensite!! :P °°°

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Capitolo 24
*** Amarsi ***



Aprimmo la porta e l’interno era deserto, sospirai

“Mi fai scendere?”

chiesi quasi in un debole sussurro,

“Non ancora, chiudi gli occhi.”

obbedii.

Sentii il suo fiato sul mio collo e il materasso sotto di me prima di aprire gli occhi, lo guardai non capendo cosa volesse fare e lui mi sorrise, mancò poco che mi sciogliessi.

In quel momento lui era disteso sopra di me, con una mano si reggeva per non farmi male e con l’altra mi accarezzava i capelli, in alcuni momenti mi si avvicinava come se volesse baciarmi, ma si ritraeva a pochi millimetri dalle mie labbra ed io continuavo a non capire.

Non reggevo più quella situazione, per la mia incolumità mentale, già deteriorata, dovevo capire e così chiesi

“Cosa vuoi fare?”

La domanda ovviamente uscì dalle mie labbra nel peggiore dei modi e lui si mise a ridere sommessamente,

“Smettila, voglio solo capire!”

‘Ma perché mi prende in giro?’

non fui in grado di pensare altro perché in quel momento iniziò a baciarmi con entusiasmo, come se stesse per...

“No!”

lo scostai dalle mie labbra e lui mi guardò sorpreso

“Non voglio!”

“Scusami, non voglio forzarti, se non-“

“Non fare il finto tonto! Sai a che mi riferisco! Non voglio che torni nel Sengoku senza di me!”

gli urlai tutto quello che pensavo e lo sentii accasciarsi su di me, l’avevo distrutto anche se non era mia intenzione.

Lo abbracciai stretto

“Scusami... Non volevo essere così brusca, ma lo sai come la penso... Mi dispiace...”

“È colpa mia, non dovevi capirlo, non dovevi innamorarti di me... Non dovevi conoscermi e accogliermi in casa tua tanto gentilmente, è solo colpa mia che ho accettato...”

stava piangendo, lo capivo dalla voce rotta, dalle lacrime che bagnavano il mio collo scivolando fino al cuscino, dal petto che sussultava e tremava.

“Smetti di piangere, ti prego...”

fu la sola cosa che riuscii a dire prima che lui mi stringesse a sé e mi baciasse come aveva fatto pochi minuti prima, ora le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi rigavano le mie guancie assieme alle mie, lo strinsi forte a me.

“Ti amo...”

mi sussurrò contro le labbra per poi riprendere a baciarmi, io non sapevo come reagire, non riuscivo a darmi pace sul perché dovesse tornare di là, forse per Rin, forse lei era figlia sua e di un’umana, forse voleva abbandonarmi perché si era stancato di me anche se in quel momento non sembrava affatto.

Affondai la testa sul suo petto piangendo e interrompendo quel bacio, lui si sollevò e si mise seduto al bordo del letto stringendomi a sé, era più calmo, non tremava più come prima, mi mise seduta sulle sue ginocchia e mi carezzò il volto sorridendo malinconico.

“Quando sono capitato in questo posto a me estraneo ero un demone crudele, sanguinario, che non aveva pietà per niente e per nessuno se non per un’umana e un piccolo demone rospo, poi ho incontrato te, che mi hai ospitato senza fare troppe domande nonostante il mio aspetto e la mia freddezza ti incutessero un po’ di timore, tu che mi hai aiutato a sopravvivere qui, che mi hai voluto bene e che adesso mi ami come io amo te. Tu che mi hai cambiato così tanto in così poco tempo.”

fece una pausa

“eppure, di là del pozzo ci sono delle cose che vorrei concludere e poi ci sono Rin, Jaken, mio... fratello... troppe cose in sospeso mi attendono e tu staresti sola se venissi con me... Questo non posso permetterlo.”

“Ma io voglio venire con te, e poi non sarò sola, ci saranno Rin e Jaken con me, starò con loro-“

“No, non è quella compagnia che ti mancherà, so benissimo che loro riuscirebbero a rincuorarti, ma ti sentiresti comunque sola!”

“Questo non puoi saperlo!”

mi allontanai portandomi in piedi davanti a lui e allargando le braccia, non mi rendevo del tutto conto che gli stavo urlando contro

“Non puoi sapere come reagirei! Forse nemmeno io posso saperlo!”

mi fermai, ansimavo per quanto avevo alzato la voce, lui mi guardava esterrefatto, aveva ancora gli occhi lucidi e per poco non mi sentii male per avergli urlato contro.

Caddi automaticamente in ginocchio guardando il pavimento. Lo vidi inginocchiarsi accanto a me e abbracciarmi,

“Non vorrei chiedertelo anche perché conosco già la risposta, ma non posso vederti in questo stato...”

fece una pausa

“Vieni con me?”

non risposi, mi limitai ad abbracciarlo forte e ad annuire nascondendo il volto sull’incavo del suo collo, mi sentivo infantile e stupida, ma non potevo lasciarlo andare via, non volevo.

§

Quando il momento di crisi passò mi sorrise e si alzò uscendo dalla stanza e incitandomi a seguirla, cosa che feci molto volentieri.

Mi fece camminare dietro di lei fino all’ingresso, poi si infilò le scarpe e uscì lasciando la porta aperta

‘Dove vuole andare?’

fu il mio unico pensiero finché non la vidi seduta sulla panchina poco distante dal vialetto di casa che sorrideva e guardava in alto.

“Cosa vedi?”

io alzai lo sguardo osservando il cielo

“Le stelle...”

“E poi?”

“Uhm...la Luna...”

“Nient’altro?”

“Cosa vedi?”

“Io? La Luna piena che ci sorride, le stelle che fanno da fiammelle in questo momento e poi vedo mio padre... E forse anche il tuo...”

mi irrigidii, come faceva a vedere tante cose in un semplice cielo stellato?

O forse non era così semplice come credevo.

Rimasi in silenzio contemplando la volta celeste.

“Non dovevi portarmi sul tetto a guardare le stelle?”

mi risvegliai,

“O forse devo andarci da sola rischiando di cadere, farmi male o-“

“No, ho capito, andiamo...”

le sorrisi prendendola in braccio e dirigendomi con due soli balzi sopra la casa di Rumiko, la poggiai sul tetto stando attento che non cadesse di sotto, poi mi distesi accanto a lei.

“Forse hai ragione, riesco a scorgere il viso di mio padre, ma non ne sono sicuro.”

“Sono convinta che ti sta sorridendo.”

“No, mi guarda come si guarda qualcuno che si odia.”

la vidi voltarsi verso di me e accostare il volto al mio viso,

“No, hai torto, vedi lassù?”

mi indicò con il dito un gruppo di stelle,

“Lui è là, con mio padre, ci stanno guardando e sorridono soddisfatti.”

“...”

sospirai poco convinto, poi chiusi gli occhi,

“Posso chiederti una cosa?”

“Dimmi...”

“Com’era tua madre?”

“Mia madre è un demone cane, come lo era mio padre, ma da lei ho ereditato il carattere e l’educazione verso gli umani... Fin da piccolo mi ha insegnato a trattarvi con disprezzo, freddezza, perché secondo lei siete una razza inferiore...”

la guardai cercando di capire cosa stesse pensando, sospirò,

“E tu cosa ne pensi?”

“Penso sia sbagliato ora, ho conosciuto gli umani più a fondo in questo ultimo periodo, grazie a te, a Rin e, dopotutto anche grazie alla femmina di Inuyasha. Ora trovo sia del tutto sbagliata la logica di mia madre e la odio per avermi insegnato tutto questo.”

la sentii ridacchiare e tornai a guardarla.

“Non devi odiarla, credo che dopotutto ti abbia solo insegnato ciò che hanno insegnato a lei... La colpa non è del tutto sua.”

“Forse hai ragione, ma io sono comunque riuscito a cambiare, con un grande aiuto,”

le sorrisi

“e poteva farlo anche lei...”

“Magari non ha trovato niente o nessuno che le facesse capire questo come invece è successo a te...”

“Forse hai ragione... Ma perché mi hai chiesto di lei?”

“Non lo so, curiosità forse... Non ne ho idea...”

mi misi a ridere e lei mi imitò, rimanemmo tutta la notte sul tetto a parlare di cose futili, senza senso e a ridere.

Ero felice.

Ora sapevo cosa voleva dire ‘amarsi’ e solo adesso comprendevo Inuyasha e mio padre fino in fondo.

°°° chiedo umilmente perdono ma per validissimi motivi non ho potuto aggiornare... comunque sono andata avanti a scrivere e nei prossimi giorni aggiornerò i capitoli che ho già pronti... scusatemi...°°°

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Capitolo 25
*** In partenza per il mare ***


Guardammo insieme l’alba farsi avanti tra le nuvole timidamente.

Poi decidemmo di scendere perchè dovevo mangiare.

Ovviamente Sesshomaru mi aiutò a scendere dal tetto e mi accompagnò fino alla cucina in braccio, ma non mi ribellai poiché cominciavo ad avvertire la stanchezza e lui se ne accorse.

Dopo colazione mi trascinò in cantina e mi fece distendere, mi ricordai di avere ancora addosso il vestito del ballo così lo convinsi a lasciarmi fare una doccia e cambiarmi con la promessa che poi sarei tornata di sotto.

Andai in camera mia e presi un paio di shorts neri da ginnastica e una canotta bianca a spallino largo assieme ovviamente all’intimo, poi mi recai in bagno dove feci la doccia e dove mi rinchiusi per circa un’ora.

Me ne resi conto quando sentii bussare Sesshomaru alla porta,

“Rumi, ha chiamato tua madre! Ha detto che non torna fino a dopodomani.”

Fece una pausa

“Sbrigati in bagno...”

a quest’ultima frase sbuffai e finii di vestirmi uscendo irritata.

Gli passai davanti ignorandolo e dirigendomi in cantina, velocemente.

Mi sedetti sul letto e notai che la disposizione degli scatoloni era differente

“Ti annoi così tanto?”

scherzai sarcastica, mentre lui mi si sedeva accanto e mi abbracciava sorridendo

“Sì...Se qualcuno non mi tiene compagnia...”

“Oh! Davvero? Allora chiederò ad Akira di spostare le sue bambole quaggiù e di venirti a trovare più spesso, che ne dici?”

la sua espressione era terrorizzata

“Ti prego no! Tutto ma non questo!”

Non feci in tempo a rispondere perché qualcuno suonò alla porta e dovetti andare ad aprire.

“Ciao Rumi! Minase ha avuto un’idea bellissima!”

“Oh, c-ciao Miko... Ciao Minase... Ehm... Volete entrare?”

Mi spostai per farli passare

“Ciao...”

Sesshomaru era comparso dietro di me e come saluto aveva sorriso ad entrambi.

Li feci accomodare in cucina e Mikoto entusiasta iniziò a parlare dell’idea

“Allora, se voi non avete da fare cose importanti, Minase avrebbe proposto di fare una gita al mare tutti e quattro assieme, partiremmo domani mattina presto e torneremmo dopodomani in tarda mattinata... Allora? Che ve ne pare?”

teneva la mano del ragazzo mentre parlava sorridente, io guardai Sesshomaru che probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse il mare...

Sospirai e mi voltai verso la mia best

“È magnifico, ma dovrei sentire mia mamma, facciamo così, più tardi ti telefono e ti faccio sapere ok?”

“Fantastico!”

si alzarono e si avviarono verso la porta,

“Allora noi andiamo...”

notai l’espressione dispiaciuta dei due ragazzi e decisi di far rimanere Miko e Minase.

“Miko perché non rimanete qui ancora per un po’? Magari organizziamo una pizza per cena...”

“Certo! Minase sei d’accordo?”

il ragazzo annuì e guardò Sesshomaru, i due si illuminarono e dopo pochi istanti si erano già dileguati dopo averci dato rispettivamente un bacio sulla fronte.

“Mi sa che hanno qualcosa in mente...”

“Mmh... Credo anche io...”

“Va beh, nel frattempo noi ci occupiamo dei preparativi, tu telefona a tua madre e io guardo cosa puoi mettere in valigia...”

“Sì capo!”

scherzai mentre ci facevamo la linguaccia e mi avvicinavo al telefono.

Mia madre entusiasta più di me acconsentì.

Mi rassegnai al fatto che avrei dovuto spiegare a Sesshomaru cosa sarebbe successo, mi si presentava davanti una nottata tremenda...

Forse...

§

Ci salutammo abbastanza presto visto che Mikoto doveva essere a casa per le nove e Minase voleva a qualunque costo accompagnarla, quindi decisi di concedermi un bagno e mi rinchiusi dentro la stanza aprendo l’acqua.

Devo dire che mi fu di grande aiuto e mi preparò a ciò che avrei visto alla mia entrata in cantina...

“Ma che diavolo vuoi fare? Vuoi che ti cada tutto addosso?”

con un balzo fui accanto a Rumiko e prontamente sorressi le scatole che aveva intenzione di sollevare da sola, sbuffai e lei mi sorrise

“Volevo prendere la macchina fotografica di mio padre, mia mamma non vuole che la prenda, ma io la adoro e voglio portarla con noi...”

“Ma se tua madre non vuole cosa la porti via a fare?”

dopo che ebbe preso la macchina fotografica si diresse verso camera sua e la sentii chiudere la porta.

Dopo mezz’ora riapparve su per le scale con uno strano attrezzo in mano che mi ricordai di aver sentito chiamare ‘radio’, l’attaccò al muro con uno strano marchingegno che chiamò ‘presa per la corrente’ e dalla radio partì una melodia tranquilla...

°Ikutsu namida o nagashitara... Every heart sunao ni nareru darou... Dare ni omoi tsutaetara...°

la musica si diffondeva e lei si sedette sul letto incitandomi a mettermi seduto accanto a lei, mi fece voltare di spalle.

°Nagai nagai yoru ni obieteita... Tooi hoshi ni inotteta...°

la musica continuava e lei iniziò a canticchiarla e ad accarezzarmi i capelli, mi rilassai e chiusi gli occhi...

°Meguru meguru toki no naka de... Bokutachi wa ai o sagashiteiru... Tsuyoku tsuyoku  naritai kara... Kyou mo takai sora miageteiru...°

Smise di cantare e poggiò il mento sulla mia testa,

“Senti... Minase ti ha spiegato di domani vero?”

“Sì... Credo... L’acqua è davvero salata?”

la sentii trattenere una risata e mi accoccolai meglio tra le sue braccia esili sfiorandole con le unghie

“Sì, e c’è il sole ed è caldo... E serve un costume da bagno... Ma te ne procurerò uno domani mattina...”

“Ok... Posso fare una cosa?”

sentii i battiti del suo cuore accelerare

“Cosa?”

mi voltai e la feci distendere sotto di me, mi avvicinai alle sue labbra e la baciai.

Cercai di essere dolce più che potevo.

§

Il mio cuore impazzì del tutto quando la sua mano destra scorse sotto la mia canotta bianca fino alla schiena dove iniziò a scorrere su e giù solleticandomi con le unghie, mi aggrappai alle sue spalle e continuai a baciarlo.

‘Oddio, no... Non ora...’

“N-no... Non è il momento adatto...”

“Scusa...Non volevo-“

“Non fa niente... è solo che non... non me la sento ecco...”

“Tranquilla...”

si lasciò cadere piano sopra di me e affondò il naso tra i miei boccoli neri mentre io annusavo i lunghi capelli argentei.

“Hai usato il mio shampoo vero?”

“Mh? Come?”

aveva un tono assonnato, sorrisi poi sembrò ripensare alla mia domanda

“Sì, l’ho riconosciuto annusandolo...”

“E non c’hai pensato due volte vero?”

“Eh eh... Ti dispiace?”

“No, affatto...”

lo sentii sorridere contro il mio collo, poi iniziò a sfiorarlo con le labbra, delicatamente.

Rabbrividii.

Mi accorsi che la musica era cessata, e mi venne un dubbio.

Anche se mi dispiaceva interrompere quel momento dovetti alzarmi

“Che ore sono?”

guardai la sveglia mentre Sesshomaru si sedeva dietro di me e mi sollevava facendomi accoccolare tra le sue braccia.

“0.45”

“Oddio ma è tardissimo! Tra meno di sei ore ci dobbiamo alzare!”

“E allora? Sono abituato a dormire molto meno.”

“Ma io no!”

sbuffò ma non mi lasciò scendere.

“Ti prego... Fammi andare a dormire... A meno che tu non voglia un fantasma con le occhiaie per fidanzata domani mattina...”

si mise a ridere, poi si fece serio, quasi implorante...

“Dormi qui con me?” 

‘Oddio.............................’

fu l’unica cosa che fui in grado di pensare prima di annuire inconsciamente.

E devo dire che il resto della nottata trascorse tranquillamente poiché mi addormentai quasi subito tra le sue braccia.

§

“Svegliati...”

aprii un occhio insonnolita e mi ritrovai davanti lo sguardo ambrato del demone

“Cosa?”

“Tesoro ti devi alzare... Faremo tardi... Alzati su...”

mi sentii afferrare sotto le braccia e mi accorsi che mi stava sollevando di peso per mettermi in piedi.

“Faccio da sola... Grazie...”

poi mi venne un dubbio

“Sesshomaru... Che ore sono?”

“Uhm... 7.05...”

“È TARDISSIMO!! Maledizione! Faremo tardi!”

“Rumi...”

“Oddio! Miko si arrabbierà tantissimo!”

“Ehm... Rumi...”

“Devo vestirmi! Ma no... Vado bene così, ma devo lavarmi! Faremo tardi!”

“Rumi...”

mi fermò per un braccio

“Io sono pronto, mi sono messo il... costume.”

“Cosa? Ma...Come l’hai trovato?”

“Ho cercato l’odore di tuo padre nell’armadio in camera di tua madre... E poi ho trovato una scatola dove c’era scritto ‘costumi da bagno’ quindi ho pensato che potevano essere quelli...”

“Ah...Capisco... Comunque sei stato bravo, sei quasi autonomo...”

mi fece la linguaccia che ricambiai con un bacio sulla guancia sparendo poi in bagno.

Dopo dieci minuti ero fuori, pronta, vestita e lavata.

Suonò il campanello e vidi che Sesshomaru aveva già preso il mio borsone

“Sei stato in camera mia?”

“No...”

sorrise sapendo che era stato scoperto

“Sì sì... Ok...”

mi diede un bacio sulla testa ed io gli sorrisi aprendo la porta.

§

Minase era lì davanti con la sua ‘auto senza tetto’ rossa e gli andammo incontro, notai che Mikoto si era seduta dietro e stava sorridendo a Rumiko, io decisi di andare davanti assieme a Minase.

Il viaggio fu più lungo di quanto mi aspettassi, ma non fu affatto sgradevole, soprattutto quando, durante le soste, Rumi mi trascinava in qualche angolino nascosto.

‘Trattieniti Sesshomaru...’

era il mio pensiero fisso.

‘Maledizione... Smettila Rumiko!’

Per fortuna quando ripartivamo potevo calmarmi.

Poi finalmente arrivammo.

 

°°°ci tengo a precisare che la canzone è la 4a ending di Inuyasha, Every Heart, e che l'ho aggiunta perchè mi sta particolarmente a cuore... comunque ho aggiornato un altro capitolo... nel prossimo ci sarà da ridere... ^^... kisses alle lettrici molto pazienti... forse anche troppo... :P°°°

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Capitolo 26
*** Tutti in spiaggia ***


“Il mare!”

“Miko non urlare! Per il Demone Celeste, mi insordisci!”

“Guarda che bello Rumiko!”

niente...mi ignorava.

Sbuffai irritata, ma mi calmai quando vidi la distesa blu dell’acqua e la spiaggia poco affollata.

Per prima cosa andammo a posare le valigie in albergo e ci cambiammo, almeno io e Miko visto che i ragazzi erano già pronti.

Non volevo uscire dalla camera per quanto ero pallida, ma la mia best mi tirò fuori per un braccio minacciando di chiamare Sesshomaru ad aiutarla.

Mi arresi, cos’altro potevo fare?

Non appena uscimmo dall’albergo tutti, ragazzi compresi forse perché invidiosi, si voltarono a guardare il fisico dei nostri accompagnatori.

Inutile dire che cambiai colore mentre il demone sorrideva e mi teneva per mano.

In spiaggia scegliemmo degli ombrelloni isolati dagli altri e ci accomodammo, ma non feci in tempo a dichiarare di voler prendere un po’ di sole che arrivò Sesshomaru e, prendendomi in braccio , mi trascinò in acqua immergendosi con me e rischiando di farmi affogare.

Iniziò così la battaglia di schizzi, io e il demone contro Miko e Minase.

Non so esattamente chi vinse, ma ridemmo come matti tutto il pomeriggio ed io riuscii anche a prendere il sole.

Sì, perché ad un certo punto mi andai a sdraiare pregandoli di lasciarmi stare e loro mi dettero ascolto, almeno per una mezz’oretta.

Poi sentii Sesshomaru completamente bagnato che si distendeva sopra di me e che mi accarezzava il volto, all’inizio sobbalzai, poi sorrisi e gli diedi un bacio sulle labbra salate.

Aprii gli occhi e vidi il mio demone simile ad un dio, i capelli bagnati aderivano alla schiena e alle spalle pallide, gli occhi ambra erano dolci e mi osservavano, inoltre il fisico scultoreo contribuiva a quella visione paradisiaca.

Sospirai sorridente.

“Allora, hai finito di prendere il sole?”

“Uhm... No, ma credo si stia facendo ora di merenda...”

mi leccai le labbra e lui mi fece alzare

“Sai, dovresti cercare di mangiare qualcosa stasera...”

“Ti ho già detto che non soffro la fame come un essere umano.”

“Sì, mi ricordo, ma Mikoto e Minase sospetteranno qualcosa se non mangi nemmeno stasera a cena... Per il pranzo abbiamo trovato una scusa, ma per stasera non credo che ci crederebbero.”

“Uffa... Non mi piace il vostro cibo, lo sai.”

Era irremovibile, o quasi

“Vedrai che stasera ti piacerà!”

gli feci l’occhiolino.

“Che avete da complottare voi due?”

Minase ci aveva raggiunti e guardava Sesshomaru che gli sorrise sornione

“Nulla...”

“Sicuro?”

“Sicurissimo...”

il ragazzo però non sembrava tanto convinto della risposta, comunque lasciò stare.

§

La giornata fu tranquilla e arrivò presto l’ora di cena, ci andammo a cambiare e ci avviammo al ristorante dell’albergo tutti assieme.

“Allora, che c’è per cena stasera? Sono affamatissimo!”

Miko guardò Minase sorpresa e lui le fece la linguaccia, si sorrisero

“Signori... Desiderate?”

“Bistecca alla brace molto cotta, per favore.”

“Uhm, per me pollo con patatine, grazie."

“Due. Uno con aggiunta di insalata.”

Aggiunse Rumiko dopo l’amica

“Bene.”

Notai che Rumi aveva avvicinato il cameriere e gli aveva chiesto qualcosa,

‘Cotta pochissimo? Ma che dice?’

la guardavo curioso,

“Giusto scottata un po’...”

Aveva detto al cameriere indicando una scritta sul menu che ci aveva portato.

Mi sorrise e decisi di lasciar perdere finché un profumo molto invitante non mi costrinse a leccarmi le labbra e ad alzare lo sguardo verso la cucina dove era sparito il cameriere

“Affamato eh?”

Rumi mi si era avvicinata e sogghignava parlando piano per non farsi sentire dagli altri due

“Uhm... Dipende, la mia risposta affermativa ti darebbe soddisfazione?”

“Sì...”

“Allora no...”

“Vedremo.”

e quest’ultima affermazione mi spaventò non poco.

Alcuni minuti dopo arrivarono due cameriere con dei piatti e un vassoio con le bibite.

Ci servirono e se ne andarono sorridenti.

Non credevo ai miei occhi, avevo davanti una bistecca quasi completamente cruda e senza condimenti.

“Con garbo per favore, usa le posate.”

Quello di Rumiko era un semplice sussurro che le mie orecchie percepirono come un urlo, feci una smorfia e riluttante presi coltello e forchetta sbuffando.

Mi ricordavo come si usavano perché avevo visto la madre e la zia di Rumi usarle quindi non fu difficile, ma fu terribilmente lento e intanto lei rideva sotto i baffi, la fulminai con lo sguardo diverse volte mentre sorseggiavo l’acqua che avevo nel bicchiere.


°°°chiedo perdono se l'impostazione della seconda parte è bruttissima, ma NVU sta sclerando nel vero senso della parola come tra un po 'farò anche io... ho cercato di rimediare come ho potuto... chiedo ancora perdonao e spero vi piaccia questo capitolo... ^^ kisses... °°°

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Capitolo 27
*** Uniti ***


La mattina dopo preparammo le valige e Rumiko pretese di aiutarmi. Mi stava bene, ma c’era un problema che non avevo contato. La vicinanza del letto e la maglietta che le lasciava la schiena parzialmente scoperta. 

‘Autocontrollo... Devo controllarmi... Maledizione!!’

stava davanti a me a pochi centimetri di distanza con i capelli legati in una coda di cavallo e la schiena praticamente scoperta visto che le si era slacciata una spallina

”Potresti riallacciarla? Sai come si fa...”

Esitavo.

Non osavo allungare le mani verso quella schiena liscia, morbida, calda...

‘Basta! Ma insomma! Sei il freddo principe dei demoni Sesshomaru! Un po’ di contegno!!’

“Ehi! Sesshomaru! Stai bene??”

mi guardava allarmata... perché? Che è successo?

Mi accorsi della superficie morbida sotto di me...

‘Il letto...’

“Oddio che spavento mi hai fatto prendere!”

“C-cosa?”

“Hai perso l’equilibrio e per poco non mi venivi addosso! Ti ho fatto stendere sul letto... Che hai? Stai male?”

“Io... No...”

Ero confuso.

“Sicuro?”

“Sì... Tranquilla... Scusa se ti ho fatto preoccupare...”

“Tranquillo, non fa niente... Magari è stato il caldo...”.

Si sedette accanto a me portando le gambe accanto alle mie e poggiando la mancina sul mio petto, strinsi la sua mano con la mia, la volevo sentire vicina anche se non ne sapevo il motivo visto che praticamente ero sempre assieme a lei.

Eppure quando non c’era, quando si allontanava anche solo per due minuti.

Quando mi voltava le spalle.

Era come se mi stesse abbandonando.

Mi sentivo solo.

“Ti piace il mare?”

interruppe dolcemente i miei pensieri

“Sì, ma preferisco stare nel Sengoku o a casa tua...”

si rabbuiò alle mie parole.

“Ma va bene ovunque... Basta che tu sia con me...”

mi sorrise e mi posò un dolce bacio sul mento.

Sentimmo bussare alla porta e Rumiko balzò giù dal letto andando ad aprire.

Si affacciò Minase e subito dopo Mikoto.

Il loro sguardo passò da me, ancora steso sul letto, a Rumi accanto alla porta che stava arrossendo a vista d’occhio.

Mi alzai.

“Abbiamo interrotto qualcosa??”

“Non sei simpatico...”

risposi a Minase che sorrise.

Dopo una mezz’oretta eravamo pronti a partire e così facemmo.

Il viaggio durò meno del previsto e rientrammo a casa verso l’ora di pranzo.

“Allora ci vediamo!”

Rumiko e Mikoto si salutavano con la mano e lo stesso feci io con Minase.

Entrammo in casa.

“Allora ragazzi? Com’è andata? Vi siete divertiti? Hai fatto delle foto?”

la mamma di Rumi l’assalì spuntando dalla cucina con sua zia, in seguito arrivò correndo la piccola Akira che nella fretta per poco non cadde.

Fortunatamente ero abituato con Rumiko e la ripresi al volo tenendola in braccio.

§

Passammo tutta la giornata a parlare della nostra breve vacanza.

Di come io avevo reagito all’acqua salata, alla bistecca.

Dopo cena Rumi sparì in camera sua chiudendomi fuori così io me ne andai in cantina.

§

Riposi al loro posto le cose che prima erano nella valigia e presi tutto l’occorrente per farmi una doccia.

Ne avevo bisogno.

Dopo la doccia mi infilai la canotta e i pantaloncini di cotone per poi dirigermi verso la cantina.

“Dormi?”

aprii la porta e me lo ritrovai davanti sorridente.

Mi sollevò chiudendo la porta e mi trascinò giù poggiandomi piano sulla branda intatta, poi mi si sedette accanto.

“È un no?”

fu l’unica cosa che riuscii a dire e il demone trattenne una risata, gli diedi un colpo sul petto, ma non lo scalfii neanche.

Iniziò a ridere piano mentre avvicinava il suo volto al mio.

Le labbra calde di lui sfiorarono le mie e smisero di ridere.

Mi distese sotto di lui e continuò a baciarmi facendo scorrere la sua mano lungo la mia schiena e le sue labbra lasciarono le mie per scorrere fino alla spalla.

Mi lasciai sfuggire un debole gemito e lui se ne accorse visto che continuò stavolta però tornando verso le mie labbra.

Mi accorsi di ciò che stava per succedere quando la sua mano si spostò sulla mia coscia proseguendo verso il ginocchio.

Quasi mi misi ad urlare.

Mi alzai di botto facendo sì che Sesshomaru sbattesse il naso sulla mia spalla.

Si portò la mano alla bocca e mi guardò attonito.

“Potevo farti male!”

rimasi imbambolata a fissarlo mentre un rigagnolo di sangue scivolava a lato della sua bocca, vi avvicinai la mano titubante

“Io non... scusami è che ho avuto paura...”

“Non è niente...”

il tono era diventato freddo, il suo sguardo si era posato sulla parete accanto alla branda mentre la sua mano premeva delicata contro la piccola ferita sul labbro inferiore

“S-Sei arrabbiato con me?”

“Ho le zanne, ricordatelo... Se non avessi chiuso la bocca ti avrei azzannata...”

trasalii quando il suo sguardo gelido mi si posò sul volto

“Fortunatamente sono pronto di riflessi...”

“Non mi hai ancora risposto...”

“Uh?”

mi guardò perplesso

“Sei arrabbiato con me?”

spalancò gli occhi ambrati e quasi si mise a ridere,

“Devo risponderti?”

La voce era calda, suadente, mi si era avvicinato di nuovo ed ora era ad un palmo dal mio naso... Si ripetè la scena precedente.

Mi fece distendere di nuovo sotto di lui e ricominciò ad accarezzarmi la schiena... Mi scosse un brivido e notai che Sesshomaru sorrise... Mi venne spontaneo sollevargli il volto immerso nell’incavo del mio collo e sfiorargli con la destra il taglio sul labbro... Fece una smorfia ed io avvicinai le mie labbra alla ferita... Lo baciai dolcemente mentre iniziava a far scendere la mano...

“Non avere paura... Non voglio che tu abbia paura di me...”

lo sentii sussurrare... Lo baciai ancora e ancora mentre lui mi spogliava piano, lentamente... Rimasi in biancheria e lui si sfilò i vestiti rimanendo in boxer... Ci spostammo sotto il lenzuolo della branda che tutt’ad un tratto mi sembrava più piccola... Fece scorrere le mani in ogni parte del mio corpo facendomi gemere... Sussultare... Poi iniziai anche io ad accarezzarlo... Gemette al contatto con il mio corpo mentre io soffocai un grido sulla sua spalla...

Era immobile ora...

Aspettava che io smettessi di piangere forse... O forse che smettessi di tremare... Poi ad un tratto iniziò a muoversi e nessuno di noi due riuscì a trattenere i gemiti di piacere... Non so quanto tempo era passato da quel momento, ma ad un certo punto sentii che mi stava abbandonando e lo vidi tremare pochi istanti dopo...

Aveva gli occhi lucidi... 

La fronte pallida era imperlata di sudore come la mia e stava ansimando... Alzò lo sguardo verso di me... Si posò sul mio volto e i nostri sguardi si incrociarono...

In quel momento diventammo l’uno dell’altra mentre l’ambra dei suoi occhi si fondeva con il ghiaccio dei miei...

Ci addormentammo dopo esserci rivestiti e mi svegliai tre ore dopo quando sentii il telefono di casa squillare insistentemente...

§

Un suono fastidioso mi stava disturbando...

Stavo facendo un bel sogno e quel suono lo aveva interrotto...

Aprii svogliatamente gli occhi e la vidi infilarsi la parte superiore del mio kimono, mi alzai piano e le circondai le spalle da dietro... Appoggiai il mento sulla sua spalla e chiusi gli occhi annusando l’aria...

Che fosse ancora un sogno?

Sentivo il suo dolce profumo che mi avvolgeva...

“Stai bene?”

interruppe il silenzio e mi distolse da quei pensieri...

“Non dovrei?”

arrossì

“Tu piuttosto...”

abbassò lo sguardo e lo indirizzò altrove, la feci voltare e le sollevai il volto con le dita della destra...

“Ti ho fatto... Sì insomma... Ti ho fatto molto... male?”

non sapevo come parlarle... La vidi sorridere e poi mi si lanciò al collo

“Ti amo...”

sussultai alle sue parole... No, non era un sogno... Ricambiai in silenzio l’abbraccio e le posai un bacio sul collo...

“Anche io...”

La sentii allontanarsi sbuffando e mi accorsi in quel momento del suono che prima aveva interrotto il mio sonno...

Ora gli ero riconoscente...

“Dove vai?”

“Torna pure a letto Sesshomaru... Io vado a rispondere e poi preparo qualcosa per cena...“

“Vengo con te?”

“Non ce n’è bisogno, ma se proprio vuoi...”

aveva lasciato volutamente la frase in sospeso e le sorrisi alzandomi e infilandomi i pantaloni della divisa nera...

“Ti aspetto di sopra...”

corse fuori dalla cantina mentre io rimasi altri due minuti ad annusare quel buon profumo... Quello di lei... Quello del nostro amore... Quello di Rumiko... Del mio amore...

Salii lentamente le scale per poter assaporare fino all’ultimo quel profumo dopodiché mi diressi in cucina... Le passai davanti e la sentii

“Allora posso andare?”

silenzio

“Sì che ci sarà... Mi porterà lui...”

la guardai

‘Lui... Sono io? Oppure è qualcun’altro? Ma chi?’

Scossi la testa...

“Sì... Grazie mamma... Ciao a presto...”

si voltò verso di me... Il sorriso a trentadue denti che mostrava mi preoccupava...

“Che c’è?”

ero sospettoso...

“Andiamo nel Sengoku!! Ho il permesso di venire con te!! Per ora... Per diciamo una settimana...”

Mi sorrise mentre le sue braccia andavano a circondare la mia vita... Sorrisi soddisfatto...

“Si parte tra una mezz’oretta? Va bene?”

era euforica... Riuscii a stento a trattenere una risata

“Stai calma... A me non importa se partiamo o quando partiamo... Mi basta che tu sia con me ok?”

avvampò e la ripresi prima che cadesse per terra...

“Adesso meglio cenare però...”

suggerii...

°°°chiedo umilmente perdonoooo!!!!!! oddio non mi fucilate!! no, non potete nemmeno lapidarmi... (noooo.... ndTutti) comunque questo capitolo ho faticato tantissimo a scriverlo... ^///^'... hope you like it... kisses....°°°

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Capitolo 28
*** Naraku ***


Dopo cena preparai lo zaino con tutto il necessario per ‘sopravvivere’ nel Sengoku, tutto ciò che mi serviva era nella sacca...

Ero pronta...

Quando mi affacciai in cantina lo vidi mente si rivestiva con il kimono bianco e mi ricordai di avere la parte superiore in camera mia... Corsi a prenderla e gliela portai sorridente... Mentre finiva di rivestirsi io gli lucidai l’armatura e tentai di sollevarla, inutile dire che i miei tentativi sfumarono al vento... Così mi rassegnai... Lo guardai quando fu completamente pronto...

Eccolo lì, davanti a me...

Il mio principe dei demoni Sesshomaru...

Ora sembrava più autoritario... Lo sguardo diventava più freddo... Ma quando incrociava il mio si addolciva e il demone mi sorrideva...

Attraversammo il pozzo e arrivammo al villaggio dove avevamo lasciato Rin e Jaken in poco più di un’ora...

La bimba mi saltò addosso e mi fece cadere seduta sull’erba...

Rideva e aveva le lacrime agli occhi...

“Rin... Come sei cresciuta!”

le esclamai quando si calmò e lei mi spiegò con orgoglio che aveva giocato tutti i giorni ad ‘Acchiappa Jaken’ e che aveva sempre vinto... Capii che era tardi quando Sesshomaru mi si avvicinò  e disse a Rin di preparare un futon per me...

La bimba obbedì più che volentieri e corse via seguita da Jaken...

“Dormirò fuori dalla tua capanna... Non mi allontanerò da te mai...”

mi sussurrò guardando davanti a sé...

Sbuffai...

Quando tutto fu pronto andammo a dormire e come promesso Sesshomaru si posizionò esattamente all’entrata della capanna dove dormivo...

Sospirai e chiusi gli occhi, ma non riuscivo a prendere sonno così decisi di uscire...

§

Affacciai la testa fuori dalla capanna e lui era lì, in tutta la sua bellezza statuaria, che non si muoveva di un centimetro... Mi sarebbe sembrato morto se non fosse stato per il petto che si alzava ed abbassava regolarmente... Aveva gli occhi chiusi, ma non appena misi il piede fuori dalla capanna sogghignò

“Dove vorresti andare?”

sobbalzai

“A fare una passeggiata...”

“Non sei nella tua epoca, qui è pericoloso andare da soli... Soprattutto se si è umani...”

sbuffai irritata e gli feci una proposta

“Allora perché non vieni con me? Dopotutto tu sei temuto da tutti... No?”

mi guardò perplesso

“Qual è il tuo scopo?”

‘...Io lo ammazzo... Non so come ma lo ammazzo...’

fu il mio primo pensiero mentre mi voltai e ritornai dentro, spostando il futon e sedendomi accanto ad una piccola finestrella...

Mi sentii abbracciare da dietro e sentii il calore del suo petto...Si era tolto la corazza e le spade...

Ne fui felice...

Mi lasciai coccolare e Sesshomaru iniziò a sfiorarmi il collo con le labbra... Rabbrividivo ad ogni suo contatto e lui non sembrava dispiacersene... Poi mi prese da sotto le braccia e si sollevò in piedi alzandomi con lui...

“Che fai?”

lo guardai perplessa mentre mi accompagnava fuori dalla capanna

“Sbaglio o volevi passeggiare?”

sorrisi dolce e gli circondai il collo con le braccia, strofinai la guancia nella morbida pelliccia che aveva sulla spalla destra e mi ci accoccolai...

Mi sollevò tra le braccia e mi posò un leggero bacio sulla fronte...

§

Mi fermai solo quando giungemmo in prossimità di una sorgente...  La guardavo di tanto in tanto, accoccolata tra le mie braccia...

Sorridente...

Mi sentivo bene e annusavo cercando di non farmi accorgere il suo profumo dolce...

Quando fermai il mio cammino le feci posare a terra i piedi e mi diressi verso l’acqua limpida che sgorgava dalla roccia e le feci cenno di avvicinarsi...

Presi un po’ d’acqua fresca sulla mano e non ppena fu abbastanza vicina gliela versai sulla testa... Il suo urlo mi forò quasi i timpani...

“È fredda! Sei impazzito?”

trattenevo a stento le risate quando degli schizzi d’acqua mi colpirono in pieno volto bagnando anche il kimono, la guardai sbalordito...

L’aveva fatto...

Aveva risposto alla mia provocazione...

E adesso rideva...

Le misi una mano sul capo e la feci scorrere fino alla guancia bagnata...

Le sorrisi...

Poi fu un lampo...

Percepii un’aura che conoscevo...

Un’aura che odiavo... Poi riuscii a sentire il suo odore...

L’odore che era l’unica cosa che accomunava me ed Inuyasha…

Lui stava arrivando...

Ci aveva sentiti...

Guardai Rumiko spaventato...

No...

L’aveva sentita...

La tirai a me e guardai avanti serio...

“S-Sesshomaru... Cosa-“

“Sssh...”

mi guardò in silenzio...

Eccolo...

Lì davanti a noi...

Era lui...

Coperto dalla pelliccia bianca fino al collo... Eppure aveva il volto scoperto...

“Sesshomaru...”

la voce suadente mi arrivò come un pugno allo stomaco e solo in quel momento ricordai la corazza e le spade incustodite nella capanna...

“Vedo che non sei solo come sempre... Intendi mangiartela o la terrai per divertirti?”

Ringhiai mentre il mio braccio attorno alle spalle di Rumiko si stringeva rafforzando la presa...

“Naraku... Maledetto cosa vuoi?”

“Oh... È così che si parla davanti ad una signorina?”

“Stai zitto e dimmi cosa stai cercando...”

“Niente... Ho sentito che avevi compagnia e volevo solo presentarmi...”

“Tsk... Vattene... Qui nessuno tiene a conoscerti...”

il suo sguardo si posò su Rumiko...

Mi protesi in avanti per attaccare, ma qualcosa me lo impedì...

Quando abbassai gli occhi vidi Rumi che mi stringeva il kimono con la mano e notai che i suoi occhi erano lucidi...

“Oh, oh! Ma guarda un po’... Ti tiene a bada eh?”

offeso nell’orgoglio lo guardai e mi ritrassi

“Ringrazia il fatto che lei sia qui altrimenti tu saresti già morto...”

la sentii rabbrividire e le strinsi le spalle...

“Questo è tutto da vedere... Intanto non credi che dovresti almeno provare ad attaccarmi?”

mi guardava con aria di sfida...

Non potevo sopportarlo...

Non più...

Mi alzai facendo sedere Rumiko vicino alla sorgente dove c’era una roccia abbastanza conca per poterla riparare dai colpi, poi avanzai verso Naraku...

“Il tuo odore mi fa venire il voltastomaco... Sei un mostro...”

“No, ti sbagli... Io sono un demone... Sono come te...”

‘Sono come te... Come te... Sono come te...’

le parole di Naraku mi rimbombavano in testa

“No! Io non sono come te!”

mi scagliai all’attacco sferrando più colpi del Dokasou che andarono a vuoto...

Lui si scansava ad ogni mia mossa...

Se avessi avuto le spade sarebbe stato tutto più facile...

Ringhiavo...

Ero fermo davanti a Rumi che ci fissava terrorizzata...

Mi scagliai all’attacco ancora una volta, ma Naraku fu più veloce di me... Scagliò uno dei suoi tentacoli  verso di me e non feci in tempo a proteggermi...

Rimasi immobile...

Il dolore al fianco destro era lancinante...

Abbassai lo sguardo in tempo per vedere il tentacolo di Naraku fuoriuscire dal mio corpo... Caddi in ginocchio e avvertii un grido ovattato...

“Rumiko...”

caddi a terra...

§

“No!!”

mi protesi in avanti prima che quel demone lanciasse un nuovo attacco...

“Sesshomaru!”

Mi gettai sul suo corpo facendogli da scudo e in quel momento sentii una strana energia crescere dentro di me...

I capelli si allungarono fino a metà schiena e vidi la mia pelle diventare leggermente olivastra...

Dal mio corpo si liberò un’energia di colore blu che ci circondò facendo indietreggiare Naraku...

“Maledetta ragazzina... Ha creato una barriera!”

fu l’unica cosa che gli sentii pronunciare prima che si dissolvesse a contatto con il fascio d’energia...

Poi tutto tornò normale...

Aprii gli occhi e vidi Sesshomaru sotto di me ferito... Mi alzai e cercai di risvegliarlo...

“Ti prego... Riprenditi... Per favore!”

mugolò e lentamente aprì gli occhi ambrati...

“R-Rumi... Naraku è...“

cercò di alzarsi di scatto, ma per il dolore al fianco destro si accasciò contro la mia spalla...

“Non alzarti... Ti prego... Naraku non è più qui... Dobbiamo andare al villaggio... Devono curarti...”

cercavo di essere calma, ma mi risultava difficile...

Poi mi inginocchiai di fianco a lui a sinistra e cercai di farlo alzare a sua volta facendo sì che si appoggiasse a me...

Dopo due o tre tentativi riuscimmo ad incamminarci verso il villaggio...

°°°intoniamo insieme l'alleluja... ce l'ho fatta...^^ i'm so sorry...^^ °°°

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Capitolo 29
*** Il rosario blu ***


Ero disteso quando aprii gli occhi stanco e vidi la figura sfocata di Rumiko in ginocchio accanto a me...

“Buongiorno...”

sorrise e mi posò la mano sulla fronte poi si voltò verso la porta della capanna 

“La febbre sembra scesa signora Kaede... La ringrazio infinitamente... Può dirlo anche agli altri... Ora sta meglio...”

non capivo di cosa stava parlando... Tentai di mettermi seduto, ma una fitta lancinante al fianco destro mi riportò disteso di colpo

“Ah, tale quale a tuo fratello Inuyasha... Non riuscite proprio a stare fermo eh?”

mi si avvicinò la vecchia Kaede e mi resi conto in quel momento di cosa stesse succedendo... 

“Stia tranquilla... Ci penso io...” 

la voce di Rumi era gentile... La guardai per un momento prima che si chinasse a darmi un bacio sulla fronte...

“Non ti muovere ok? Torno subito...”

si alzò e mi guardò ancora una volta

“Kagome mi ha chiesto di riferirle le tue condizioni non appena ti fossi svegliato...”

‘Kagome...? Ma allora c’è anche Inuyasha... E mi avrà sicuramente visto ferito... No, maledizione...’

tentai di alzarmi una seconda volta, ma la fitta di dolore me lo impedì di nuovo... 

“Uffa!! Ma non vuoi proprio stare giù eh?” 

aveva portato le mani ai fianchi ed era seria in volto 

“Eri ridotto davvero male quando siamo arrivati qui! La signora Kaede ha accettato di aiutarti quindi adesso stai fermo e pensi a guarire chiaro?”

non osai contraddirla e sospirai rassegnato... Seguì una risata forte... Canzonatoria... Riconobbi quell’odore... 

“Hey! Il grande demone Sesshomaru si fa dare ordini? Ma come sei ridotto?” 

“Sta zitto mezzo cane! Argh...”

un’altra fitta di dolore mi trafisse il fianco da parte a parte...

“Se non fossi ridotto così saresti già morto... E poi chi è che si fa controllare scusa? Non sono io ad avere un rosario al collo...”

Inuyasha trasalì quando entrò Kagome e lo fulminò con lo sguardo... Poi lei guardò Rumiko che aveva richiamato la sua attenzione 

“Senti Kagome, chi ti ha dato il rosario di Inuyasha?”

stavolta fui io a trasalire... Avevo capito a cosa stava pensando

“La signora Kaede perché?” 

“Oh, niente... Mi accompagneresti da lei per favore?” 

“Certo...” 

Uscirono sorridenti ed io e Inuyasha rimanemmo soli...

§

Kagome mi portò fino al tempio vicino al villaggio e lì trovammo Kaede che subito ci sorrise cordiale

“Ragazze... Cosa c’è?”

poi mi guardò dicendo sarcastica

“Sesshomaru si è mosso e gli si sono riaperte le ferite?”

“Oh, no... Non si preoccupi... Siamo venute per un altro motivo...” 

era perplessa come Kagome... 

“Mi chiedevo se era possibile avere un rosario come quello di Inuyasha..." All’inizio pensò che stessi scherzando e si mise a ridere, poi quando capì che facevo sul serio mi trascinò dentro al tempio... Kagome ci seguì... Dentro ad una grande stanza Dove nella parete nord era posizionata la statua di Buddha, c’era un piccolo altare coperto da un fazzoletto bianco... Ci avvicinammo e sopra al piccolo fazzoletto erano adagiate delle pietre rotonde... Ce ne erano tantissime e di tutti i colori... Kaede mi disse di scegliere un colore e concluse aggiungendo che entro due giorni sarebbe stato tutto pronto... Inizialmente volevo scegliere le pietre ambrate come gli occhi del demone, ma poi il mio sguardo si soffermò su quelle blu notte... Blu come l’energia che avevo sprigionato per difenderlo... Scelsi quelle... Tornammo al villaggio sorridenti ed entrammo nella capanna dove quello che mi si presentò davanti mi fece accapponare la pelle... Sesshomaru in piedi contro il muro, le bende che fasciavano l’addome e i fianchi erano sporche di sangue e la fronte imperlata di sudore... Dall’altra parte della stanza Inuyasha con dei graffi in volto e un sorriso di sfida lo guardava... Ansimavano entrambi ma sembrava che nessuno dei due volesse cedere davanti all’altro... 

“Seduto!”

“Sesshomaru!”

io e Kagome gridammo all’unisono precipitandoci dai rispettivi compagni... 

Kagome trascinò fuori Inuyasha che si dimenava e urlava mentre io corsi verso Sesshomaru che si reggeva a stento contro il muro... 

“Giuro che la prossima volta ti incateno...” 

sentivo chiaramente le lacrime salire agli occhi e lo guardai... Aveva lo sguardo basso... Triste... 

“Scusami... Scusami se ti ho fatta preoccupare... Io... Io non vo-“ 

lo vidi cadere in avanti e gli feci da scudo col mio corpo evitando che cadesse sul pavimento... Lo feci distendere... Aveva la febbre alta... 

“Kagome! Signora Kaede! Venite presto!” 

stavo piangendo e gridando aiuto quando entrarono le due prendendo garze e acqua...

§

Lo sentii mugolare ancora... Erano due giorni che non mi riposavo per accarezzargli la testa e tranquillizzarlo mentre lui pronunciava il mio nome nel sonno e mugolava... Sorridevo mio malgrado e resistevo alla stanchezza... Posai la mano destra sulla forma di mezza luna che aveva sulla fronte e notai con piacere che la febbre era passata, bagnai una garza e gliela poggiai sulla testa... Fu in quel momento che aprì gli occhi... Li richiuse tre volte prima di abituarsi alla luce della capanna

“Se ti muovi giuro che ti faccio fuori...” 

riuscii a sussurrare prima di gettarmi al collo del demone e baciarlo sulle labbra... Rispose al bacio per quanto poteva, poi mi scostai e mi sedetti accanto a lui... 

“Io... Non volevo farti preoccupare...”

mi guardò dispiaciuto poi spostò le iridi ambrate sul soffitto... 

“È che... Quando Inuyasha parla non riesco a trattenermi... È come se qualcosa dentro di me andasse a fuoco...” 

“Guardami...” 

non era un ordine il mio... Solo una richiesta... Aveva tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo... Si voltò verso di me con la testa e lo vidi socchiudere gli occhi per un attimo

“Ti fa molto male?”

“No, non molto...” 

“In ogni caso... Ho deciso che per evitare altri episodi come quello di tre giorni fa avrai un rosario come quello di Inuyasha... Ho scelto io il colore e quando ti sarai ripreso del tutto te ne spiegherò il motivo... Ora vorrei che decidessimo la parola di comando insieme...”

ero calma mentre lo guardavo impallidire ad ogni mia parola... Infine mi guardò supplichevole...

“Perché?” 

“Mi chiedi perché?! Hai già rischiato di farti ammazzare fin troppe volte in questi ultimi giorni non ti sembra?? Inoltre domani tornerò a casa e spiegherò in parte l’accaduto a mia madre... Poi tornerò di qua...”

portò la mano alle pietre del rosario... Sospirò rassegnato... 

“Hai approfittato del fatto che dormivo eh?”

“Sì... Altrimenti non avresti mai accettato... Ho dovuto farlo...” 

era scocciato... Lo sentivo... Potevo capirlo da come guardava altrove... Abbassai lo sguardo...

“D-Decidiamo la parola assieme... Ti va?” 

mi guardò sarcastico 

“Mi sorprende che tu non l’abbia già scelta...” 

“Smettila... Non essere cattivo...” 

mi alzai e uscii arrabbiata dalla capanna...

§

‘Un altro guaio... Ma perché non sto mai zitto? Dopotutto lei non aveva cattive intenzioni... Che stupido...’ 

cercai di alzarmi... Una fitta di dolore seppure più tenue di quella che ricordavo quando tre giorni prima mi ero alzato di fronte a Inuyasha, mi perforò il fianco destro... Gemetti... Mi vergognai di me stesso, ma tentai di nuovo... Riuscii ad alzarmi e mi appoggiai alla parete per sostenermi... Era molto faticoso... Avanzai piano verso la porta e riuscii ad uscire fuori... Non appena sentii il vento fresco sulla pelle mi scosse un brivido... Cercai di vederla... Cercai il suo odore e finalmente lo percepii verso il bosco... Verso il punto dove l’avevo portata giorni prima... Dove avevamo incontrato...

“No!”

Iniziai a correre barcollando... Cercavo di non badare al dolore che diventava sempre più forte... Quando arrivai alla sorgente la vidi... Lì... Ferma in riva al fiumiciattolo... Piangeva...

“Ru-Rumiko...” 

avevo la voce spezzata dal dolore che mi provocava la ferita... Ma non vi badavo... Avanzai prima di sentire le ginocchia cedere... Poi mi corse incontro... Le sorrisi... 

“Mi dispiace...”

“Sesshomaru non dovevi alzarti!”

mi gridava contro

“Stupido!”

piangeva e mi gridava contro quella parola... Vidi un bagliore blu provenire dal rosario e mi ritrovai a terra...

“Oddio Sesshomaru scusami!” 

ora era dispiaciuta... Non avevo ben realizzato cos’era successo, ma mi interessava soltanto che mi avesse perdonato... Lentamente e con l’aiuto di Rumi mi sedetti accanto a lei... Sospirai e guardai il fianco ferito... Non c’erano tracce di sangue sulle bende... Ero guarito... Sorrisi soddisfatto e la guardai... 

“Guarda... Ti faccio vedere una cosa...”

Iniziai a sciogliere le bende mentre lei mi diceva di non farlo e mi guardava terrorizzata... Quando ebbi finito mostrai il punto che era stato ferito e dove ora c’era solo un grande livido violaceo... Ero orgoglioso di me stesso... Lei era rimasta stupefatta... Poi esclamò 

“Stupido!”

mi ritrovai a terra dopo che il rosario si fu illuminato 

“Mi hai fatto preoccupare!” 

“Ora però vacci piano con quella parola... Chiaro?”

“Sì scusa... Era solo una prova...” 

mi fece la linguaccia sporgendosi sopra di me e poggiò la testa sul mio petto dopo che mi fui rialzato... 

“Rumi...” 

sussurrai...

Aveva gli occhi chiusi... Era rilassata... Stava dormendo... Sorrisi e la presi tra le braccia riportandola al villaggio... Forse saremmo partiti domani...

°°°ehm... non sparate!! ho aggiornato!! :) mi dispiace tantissimoo!! recensite please... and now.. enjoy it..^^...°°°

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Capitolo 30
*** Due nuovi arrivati ***


Il mattino dopo ci alzammo tardi... La sera prima mi ero addormentata tra le braccia di Sesshomaru dopo aver visto il fianco guarito... Mi ero rilassata ed ora ero in piena forma...

Sbadigliai rumorosamente e una voce sovrastò il mio sbadiglio... 

“Finalmente ti sei svegliata dormigliona!”

il demone mi guardava sorridendo... Mi alzai e mi stiracchiai un po’ come fanno i gatti... Mi guardò infastidito, ma lo ignorai... 

“Allora... Si parte?” 

“Saremmo già partiti da un pezzo se non fosse stato per te...” 

sbuffò il demone... 

“Antipatico...” e misi il broncio...

§

“Antipatico...” sorrisi divertito e mi avvicinai in silenzio...

Non avevo l’armatura addosso perché ero ancora un po’ ammaccato, anche se poco... 

“Non sono io che ho dormito due giorni...” 

“No è vero... Tu sei quello che ha dormito per quasi una settimana intera... Senza farmi chiudere occhio...” 

quell’ultima frase mi fece rabbuiare anche se lei l’aveva pronunciata sorridendo... Con leggerezza...  Mi sentivo in colpa...

“Scusa... Non volevo...” 

mi guardava dispiaciuta ed io posai la mancina sulla sua guancia... 

“Non fa niente... Dopotutto è vero no? Sono io che ti ho ridotto così...” 

“No... Non sei stato tu... La colpa è di Naraku... Solo sua...”

le sfiorai la guancia con la mia... Chiusi gli occhi mentre assaporavo quelle labbra che mi erano mancate per troppo tempo... 

Sfortunatamente mio fratello è tanto stupido quanto puntuale... Si affacciò dentro la capanna e si mise a ridere... Io scostai le mie labbra da quelle di Rumiko che aveva cambiato colore... Ringhiai di modo che mi sentisse... E di fatti scomparve dietro la tenda... Ghignai soddisfatto e tornai a guardare lei... 

Quel fiore delicato che stringevo tra le braccia... Lei... La mia unica via di fuga dalla solitudine... La mia compagna... Le sorrisi dolcemente e mi riavvicinai a lei con l’intento di proseguire ciò che avevamo interrotto, ma mi fermò... 

“È tardi... Dobbiamo andare ad avvertire mia mamma... Non vorrei che si ripetesse la scena dell’altra volta...” 

Le dissi che ero già andato io a parlare con sua madre... Le avevo spiegato la situazione e la donna le aveva dato il permesso di rimanere un’altra settimana... Mi fermai per guardare la sua reazione... Mi guardò stupita, poi con uno slancio mi si gettò al collo... Traballai e caddi a terra con lei sopra...

“Ahi... Calmati però... Va bene?” 

“Scusa...” 

mi resi conto allora che la posizione non era delle più adeguate diciamo... 

“Ehm... Ora non è che ti alzeresti?” 

“Sì, voglio comunque andare a trovare la mamma... E poi voglio parlare con Mikoto di te...” 

“Cioè? Che intendi con ‘di me’?”

“Intendo dirle la verità...” 

“Sei sicura che sia una buona idea?” 

“Sì... Non voglio nascondere certe cose alla mia migliore amica...” 

“Va bene, ma voglio dirlo anche a Minase... Mi ha già fatto troppe domande sul colore dei miei occhi e dei miei capelli... Non so più cosa inventargli...”

§

Eravamo appena arrivati a casa, appena aprii la porta mi investì l’abbraccio di Akira che mi si era gettata al collo... Per poco non caddi a terra... 

“Ciao pulce... Certo che potevi fare anche un po’ più piano...” 

le sorrisi prendendola in braccio per bene... 

“Scusa... Di là ci sono Mikoto e il suo amico...” 

poi guardò Sesshomaru comparire sulla soglia con il mio zaino su una spalla... 

“Sesshomaru!!” 

Mi travolse per andare ad abbracciarlo... 

“Beh... Vedo che sono molto utile come appiglio...” 

il demone alle mie spalle iniziò a ridere... Mi voltai e vidi che Akira gli stava sfiorando le orecchie appuntite... 

“Oh Demone Celeste... Cosa mi tocca vedere...”

“Rumi! Oddio ero così preoccupata!”

Mi saltò al collo una ragazza castana, abbronzata e un po’ esile...

“Non mi ricordavo quest’abbronzatura quando siamo tornati dal mare...”

“Ehm... Già...” 

mi liberò dalla sua presa

“Poi sono andata in vacanza con i miei per tre giorni... Sempre al mare e ho passato tutto il tempo in spiaggia...” 

mi sorrise... 

“Va beh... Ora però dovremmo dirvi una cosa... Akira tesoro perché non vai a giocare?”

“Ma Sesshomaru non viene con me?” 

“No, non può adesso...”

se ne andò sbuffando mentre io trascinavo in cantina Miko e i ragazzi ci seguivano a ruota...

§

Una volta in cantina... 

“Sedetevi...” 

suggerì Sesshomaru... 

“Dunque... Non saprei da dove cominciare...” 

sospirò 

“Ah ecco... Ehm... Io sono particolare... Non solo per il colore degli occhi e dei capelli, ma proprio per la mia natura...”

“Sesshomaru è un demone cane...”

all’affermazione di Rumiko seguì un silenzio imbarazzante... 

“No... Aspetta...”

intervenne Miko... 

“Tu mi vorresti dire... Anzi voi ci vorreste dire che Sesshomaru, quel Sesshomaru è un demone?”

“Esatto...” 

“Ehm... State scherzando vero?” 

Minase si era unito al discorso... 

“No Minase... Non stiamo scherzando e c’è un’altra cosa che vogliamo mostrarvi se ve la sentite...”

li seguirono in silenzio simili a zombie fino al pozzo... 

“Eccoci... Ora vi mostreremo una cosa...” 

Rumi si sedette sul bordo del pozzo e dopo aver sorriso all’amica si lasciò cadere di schiena... Miko urlò terrorizzata e Minase corse verso il bordo...

“N-Non c’è più... C-Com’è... Com’è possibile?”

guardò Sesshomaru che nel frattempo con un balzo era corso a sostenere Mikoto prima che cadesse a terra... 

“Sostienila e sedetevi... State calmi... Tra poco tornerà di qua...” 

sorrise al ragazzo

“D-Dov’è andata?”

la voce della ragazza era tremante... 

“Nell’epoca Sengoku... Nella mia epoca...”

un fascio di luce violacea illuminò il tempietto e dal pozzo riemerse Rumiko, sorridente e aiutata prontamente da Sesshomaru che le si era avvicinato... 

“Allora, mi credete?”

“Io... Noi... Cioè, ma funziona anche con le persone come me e Minase? Cioè, se funziona per te forse anche per noi...” 

"Non lo so... Non ne ho idea...” 

“Io voglio provare...” 

Minase si era avvicinato al pozzo e si era seduto sul bordo verso l’interno...

“Ma se non ci riesci... Rischi di farti male Minase...” 

“Tranquillo... So atterrare in piedi... Da piccolo saltavo dal tetto del garage di casa...” 

balzò dentro e la stanza si illuminò di nuovo... Era passato... 

“Sesshomaru vai a vedere... Miko te la senti di tentare? Ti porta Sesshomaru...”

“I-Io... S-Sì... Va bene...” 

il demone la prese in braccio e si calò dentro il pozzo scomparendo... Ora Rumi era rimasta sola... In piedi a fianco al pozzo... 

“E va bene...” 

si lasciò cadere dentro scomparendo a sua volta...

°°° oddio chiedo infinitamente scusa!!! non mi uccidete per pietà... è che non ho avuto dieci minuti per aggiornare... in compenso ora ho altri capitoli nuovi... e credo aggiornerò più in fretta... intanto ringrazio chi di voi ha messo la mia storia tra i preferiti o tra i seguiti... grazie... baci... Danda °°°

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Capitolo 31
*** Mikoto e Minase ***


Al di là del pozzo li portammo al villaggio dove fecero la conoscenza di Rin e Jaken, li mettemmo in guardia sui demoni e dicemmo loro che non dovevano mai allontanarsi senza di me o Rumiko e gli parlammo anche di Inuyasha e del suo gruppo... 

Il pomeriggio uscimmo dal villaggio, le ragazze andarono a giocare con Rin mentre io e Minase riflettevamo sul motivo per cui loro potevano essere lì... D’un tratto udimmo delle grida... 

“Sono Miko e la bambina!” 

Minase saltò in piedi e corremmo velocemente verso di loro... Rumiko era accasciata a terra... Raggomitolata e circondata da una barriera blu... Digrignava i denti e teneva gli occhi chiusi... 

“Portale al villaggio! Muoviti! Portale via da qui!” 

mi avvicinai piano a Rumiko... Stava cambiando aspetto... 

“Rumi... Sta calma...”

mi fermai a pochi passi da lei a causa della barriera... 

“V-Vattene! Vai al villaggio...” 

“Cosa? No! Non puoi chiedermi di...” 

“Vai via Sesshomaru! Non so quanto ancora riuscirò a trattenermi!” 

feci un passo indietro 

“Non me ne vado...” 

“Vai via! Ti prego vattene di qui!” 

i capelli neri riccioli erano diventati più lunghi, la carnagione era olivastra e sembrava un’altra persona adesso... Non era più la mia Rumiko... Adesso era diversa... Si alzò in piedi dopo aver lanciato un urlo... Era completamente diversa se non per gli occhi... Ghiaccio... Puro ghiaccio quello che ora mi stava fissando... E un ghigno... 

Fu un attimo e mi si avventò addosso... 

“Fermati!” 

tentavo invano di fermarla... Non volevo farle del male... Non volevo ferirla... 

“Rumiko basta!”

la afferrai per le spalle e la puntai ad un albero cercando di non farle male... Tentò più volte di azzannarmi mentre mi avvicinavo a lei... Mi graffiò sulla guancia destra... Una, due, tre volte... Poi la vidi spalancare gli occhi... Aveva sentito l’odore del mio sangue... Si era fermata... Ora era immobile che fissava il vuoto...

“Rumiko...” 

“I-Io...” 

lentamente tornò normale... I capelli erano i soliti, corti e scompigliati... La pelle pallida... Candida... Lo sguardo però... La sua espressione... Terrorizzata... 

“I-Io...” 

Mi sfiorò i graffi con la mano destra... 

“C-Che ho fatto?”

“Niente di grave... Rumiko... Calmati ora... È tutto finito... Stai calma...” 

l’abbracciai piano... Le posai un bacio sulla fronte imperlata di sudore... 

“È tutto finito ora... Stai calma...” 

smise pian piano di tremare... Era sfinita... La presi in braccio e la portai al villaggio dove gli altri ci aspettavano preoccupati... Rin e Mikoto corsero verso di noi non appena ci videro e Minase le seguì camminando... 

“Sta bene... Stiamo bene...” 

tagliai corto entrando nella nostra capanna... Nessuno ci seguì... Rimanemmo soli io e Rumi che ora dormiva tranquilla... Mi accasciai accanto a lei dopo averla coperta... Mi addormentai sfinito... Era forte... Agile... Perdeva il controllo...

§

“Kagura! Kanna!” 

la voce cupa del mezzo demone risuonò per tutto il palazzo... 

“Eccoci...” 

“Ho un lavoretto per voi...” 

le due ragazze si avvicinarono e si sedettero sulle ginocchia davanti al mezzo demone...

“Voglio il potere di quella ragazza... Quell’umana che Sesshomaru si porta sempre dietro...”

“La bambina?” 

“No Kagura... Io intendo la giovane umana coi capelli neri... Ha un potere grande più di quanto non immagini...”

“E noi cosa dovremmo fare Naraku?” 

“Dovete portarla qui da me, ovvio...”

“Tsk...” 

la donna dagli occhi rossi sbuffò irritata...

“Kanna dovrai allontanarla da Sesshomaru... Kagura... Tienilo occupato... In qualsiasi modo purché lo lasci vivo...” 

“Certo...” 

la bambina pallida annuì e si alzò

“Posso andare?”

“Vai... Inizia con il tuo lavoro...” 

Kanna lasciò la stanza...

“Kagura... Voglio che tu lo tenga occupato il più possibile finché non sentirai più l’aura di quell’umana... Non ucciderlo... Voglio che soffra nel vederla straziata dal dolore... Mentre io le strapperò via tutta la sua forza...” 

Kagura uscì dalla stanza irritata mentre Naraku si lasciò andare in una risata... Maligna... Che risuonò per tutto il palazzo...

§

Riaprii gli occhi... Dapprima riconobbi Sesshomaru alla mia destra che mi stava sorridendo , poi vidi la piccola Rin accanto a lui e successivamente notai anche Mikoto e Minase seduti alla mia sinistra... Tossii e il demone mi fece sedere appoggiata al suo petto... 

“Rumi! Stai bene? Ho avuto tanta paura! Ti prego dimmi che va tutto bene!” 

Mikoto stava piangendo e io mi sporsi verso di lei abbracciandola... Vidi Minase sorridere a Sesshomaru e subito dopo mi sentii tirare un lembo del maglione... 

“Ru-Rumiko... Stai bene?”

la piccola Rin mi guardava con gli occhi lucidi... 

“Rin... Ti ho spaventato?” 

la vidi annuire piano e abbassare la testa... 

“Scusami piccola... Non volevo...” 

la presi in braccio e lei si calmò... Quando la rimisi a terra mi voltai verso Sesshomaru... 

“Ti... Ti ho fatto del male?” 

sentivo le lacrime salire agli occhi e lui mi accarezzò una guancia 

“Eri veloce, ma non abbastanza... Solo qualche graffio e qualche livido... Niente di grave...” 

mi gettai al collo del demone singhiozzando... 

“Mi dispiace tantissimo!!” 

mi stava accarezzando la testa e sentii Miko e Minase uscire in silenzio portando via Rin... Rimanemmo soli...

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Capitolo 32
*** Scontro ***


“Naraku!” 

la voce calda della donna riecheggiò per tutto il palazzo...

“Dimmi Kagura... Qualche problema?” 

“No... Mi chiedevo quando agiremo...”

il moro la guardò e ghignò crudele 

“Domani stesso Kagura... Preparatevi...”

la donna si alzò e uscì dalla stanza...

§

La lasciai sfogare... Era arrabbiata... Mi chiedeva scusa in continuazione... Io non facevo altro che accarezzarle il capo e darle leggeri baci sulla fronte... 

“Stai tranquilla... Non è nulla di grave...”

le sussurravo più dolcemente possibile 

“È stata tutta colpa mia! Non riesco a controllarmi! Ti ho fatto del male!”

“No... Non è niente... Domani sarò come nuovo!”

lei continuava a singhiozzare... Allora mi venne un’idea... 

“Ti fidi di me?” 

alzò la testa perplessa con il volto bagnato dalle lacrime... Sorrisi 

“S-Sì...”

leccai le lacrime che le rigavano le guance e la feci distendere sotto di me... 

“Calmati un po’...”

sussurrai dolce mentre con la mano le accarezzavo la guancia... Volevo che fosse come la prima volta per lei... Come quando eravamo a casa sua... Anche se cercai di essere più dolce... Eppure lei era distrutta... Non riuscii a proseguire... Mi distesi accanto a lei e l’abbracciai più forte che potevo... Ci addormentammo... 

Insieme...

§

Quando mi svegliai ero stordita... Non riuscivo a tenere gli occhi aperti... Sbadigliai e mi stiracchiai fra le braccia di Sesshomaru che si svegliò subito... 

“Stai bene?” 

fu la sua prima domanda... Sorrisi e mi ricordai di averlo ferito... Subito feci scorrere le mie mani sulla parte superiore del suo kimono per controllare che non fosse grave, ma lui mi fermò...

“Sto bene... Quante volte devo dirtelo?” 

mi morsi il labbro inferiore e lui si avvicinò al mio volto... Al contatto con le sue labbra rabbrividii e strinsi le mie braccia attorno al suo collo... Si allontanò per prendere aria e ne approfittai anche io... Poi mi avvicinai di nuovo a lui... Stavolta però al suo orecchio e soffiai leggermente... Lo sentii mugolare piano... Continuai per altri due o tre minuti poi mi costrinse a smettere... 

“Ti ricordi quel ruscello qui vicino?” 

chiesi

“Sì...”

“Vorrei tornarci... Devo farmi un bagno..."

“Oh, ma c’è un laghetto per questo...” 

sorrise malizioso... Dire che avvampai è un eufemismo... 

“No...” 

mi opposi con fermezza... O almeno ci provai... 

“Io dico di sì...”

“Non oggi allora...”

provai a cambiare la formula della mia affermazione... Lo vidi contrariato, ma la sua espressione mi fece credere che mi avesse preso sul serio... Sbagliavo... Si alzò e mi prese in braccio... Dopo di che mi portò fuori nonostante le mie lamentele e corse verso il laghetto... Rideva mentre saltava da un ramo all’altro... Ero arrabbiata... 

“Sembri una scimmia...” 

gli dissi acida... Non mi ascoltò minimamente e proseguì fino ad arrivare al laghetto... Ci fermammo... Eravamo tra gli alberi e una vampata di calore precedette il mio ‘wow’ sorpreso... 

“Ta dah! Non te lo meriteresti, ma non fa niente...”

Quando mi posò a terra mi avvicinai alla sorgente d’acqua calda... 

“Scusa per prima!” 

gli saltai al collo e mi graffiai con la sua armatura... Mi esaminò la ferita... 

“Ora la tolgo ok?” 

annuii soddisfatta per poi iniziare a svestirmi... Rimasi in biancheria... Mi voltai a guardare Sesshomaru che era nelle mie stesse condizioni, ma si stava immergendo... 

“Non vieni?” 

arrossii e lo raggiunsi veloce... Gli fui accanto sorridente e rossa... Lui mi carezzò la testa come io facevo a volte con lui e mi diede un bacio sulla fronte...

“Rilassati tesoro mio... Ne hai bisogno...” 

sospirò e si allontanò un po’... 

“Dove vai?” 

mi accostai ancora... In quel momento si girò di scatto e mi abbracciò affondando il volto sull’incavo della mia spalla... Lo sentii respirare a fondo...

“Che fai?” 

“Niente... Controllavo una cosa...” 

si allontanò di nuovo sorridente... Sospirai e mi venne in mente un’idea... 

“Sesshomaru?” 

si girò appena... Sul mio voltò si formò un ghigno e tante minuscole goccioline d’acqua si infransero contro la sua pelle... Scoppiai a ridere... 

“Che diavolo...? Che ti salta in mente ragazzina?” 

stava scherzando, ma in un certo senso mi diede fastidio la veridicità della sua frase... Se ne accorse, ma feci in modo che non potesse dire niente... 

“Niente... Controllavo una cosa...” 

imitai la voce del demone...

“Ah sì eh?” 

mi sentii afferrare da dietro e mi ritrovai in piedi alla parete rocciosa con Sesshomaru che mi impediva ogni movimento con il corpo... Diventai di un rosso incandescente...

“Ehm... Non è che mi lasceresti andare?” 

“Puoi immaginarti da sola la risposta a questa domanda...” ghignò guardandomi... 

“Vuoi?” 

Pensavo di non poter diventare più rossa... Mi sbagliavo... 

“È un sì?” 

la sua mano scese lungo il fianco destro e si posò sull’elastico dei miei slip... Stavo andando in ebollizione... Si poteva dire che ero io a scaldare l’acqua... Mi irrigidii...

“Eppure non è la prima volta per noi due no?” 

Non gli risposi... Mi faceva infuriare quando faceva lo sbruffone... Sbuffai arrabbiata e sentii la sua mano che sfiorava la mia guancia... 

“Scusami...” 

“Non fa niente...” 

abbozzai un sorriso... Fu in quel momento che le nostre labbra si incontrarono... Chiusi gli occhi... Mi lasciai trasportare... 

“Troppo tempo...” 

lo sentii ansimare vicino al mio orecchio... Mi sfilò gli slip e li lasciò galleggiare sull’acqua mandandoli alla deriva... E lo stesso fece con il reggiseno dopo aver armeggiato un po’ con i ganci... Si sfilò i boxer e quelli raggiunsero la mia roba... Lo sentivo contro di me... Il suo corpo caldo... Sudato... 

‘Oddio! Frena!’ 

mi irrigidii come la prima volta... Mi guardò perplesso... 

“N-Non... Non so se è il... caso, ecco... Cioè, adesso... Poi arriva qualcuno... Non mi sento... a mio agio...” 

mi stavo agitando... Mi sorrise... 

“Come vuoi... Posso almeno avere un po’ di coccole?” 

Adesso ero io ad essere perplessa... Non tanto della richiesta, quanto dell’espressione dolce e innocua che aveva assunto il suo viso... Ci guardammo entrambi... Poi ruppi il silenzio... 

“Magari è meglio uscire dall’acqua... Sento un po’ caldo...” 

mi trascinò fuori e mi rivestì lui stesso... Poi si vestì anche lui e mi fece distendere con la schiena contro una parete liscia... Sapevo cosa cercava... Poggiò la nuca sulle mie ginocchia ed io portai le mani alle sue orecchie... Non erano come quelle del fratello... Forse dipendeva dal fatto che lui era un demone completo... 

Lo sentii mugolare sorridendo... Gli delineai con l’indice i tratti del volto... Passai la mano sopra la mezza luna che aveva sul capo e iniziai a far scivolare le dita tra i lunghi capelli argentei... Chiuse gli occhi... Si rilassò completamente e poco dopo sentii il respiro regolare del demone... Si era addormentato... Beh, forse potevo farmi un bagno in tranquillità... In silenzio... Gli sollevai il capo scostandomi piano e glielo poggiai sull’erba... Mugolò, ma fu subito tranquillizzato da una mia carezza sulla guancia... Dopo di che mi alzai e mi diressi verso il lago... Mi immersi nuovamente... L’acqua calda era estremamente rilassante...

Chiusi gli occhi...

§

Aprii gli occhi... Non c’era... Mi alzai a sedere sbadigliando... 

“Rumiko...?”

mi voltai in direzione del lago e la vidi... Sorrisi a quella visione... Mi alzi per avvicinarmi, ma un odore conosciuto attirò la mia attenzione... 

“Kagura...” 

mi voltai verso gli alberi e la signora dei venti apparve in tutta la sua bellezza... 

“Sesshomaru... A quanto vedo hai cambiato compagnia...” 

guardò Rumi che nel frattempo era uscita dall’acqua e si stava infilando la parte superiore del mio kimono... 

“Stai indietro... Non avvicinarti a lei!” 

digrignai i denti verso Kagura... La mia voleva essere una minaccia per la donna e un avvertimento per la mia compagna... Entrambe capirono... Rumi si allontanò accostandosi alla parete rocciosa mentre Kagura mi guardava con aria di sfida... Aprì uno dei suoi ventagli e lo mosse contro di me... Le lame che ne scaturirono andarono a frantumarsi contro la roccia accanto a Rumiko... Ruggii e corsi verso di lei...

“Stai bene?” 

Annuì spaventata... 

“Non puoi stare qui...”

venni interrotto da un altro attacco della donna... Balzai via con Rumiko tra le braccia... La posai a terra... 

“Qui è pericoloso... Kagura è un’avversaria da non sottovalutare... Devi tornare al villaggio...”

La vidi alzarsi e cercare di correre verso la foresta, ma cadde a terra dopo due passi... Aveva paura... La aiutai a ripararsi dietro un albero poco distante, ma venni interrotto dall’ennesimo attacco di Kagura... 

“Ora mi sono stancato...” 

con un balzo atterrai su di lei... Le ringhiai contro e, come risposta, ottenni solo una sua risata... 

“Ma che bravo cagnolino che sei... Difendi la tua padrona?”

Maliziosa rise ancora... Mi alzai e la lasciai...

“Vattene...” 

Stava per rispondere quando udii un gemito dietro di me... Mi voltai... 

“Rumi!”

Era a terra... Raggomitolata che si stringeva le maniche del kimono... Tentai di avvicinarmi a lei, ma Kagura mi bloccò... 

“Maledetta lasciami!” 

La vidi impallidire e allontanarsi... Dovevo essere spaventoso perché anche Rumi quando aprì gli occhi emise un gemito di paura... Tentai di sorriderle e di tenderle la mano... 

“Va... Via...”

sussurrò lei...

“No! Non ti lascio sola!”

ripeté le stesse parole ottenendo la stessa risposta... Emise un lamento... Poi un grido di dolore... Stava male... Forse si stava trasformando... 

‘Maledizione! Proprio adesso!’ 

Cercai di avvicinarmi, ma scattò via... In direzione di Kagura... Trasalii... Che avesse intenzione di... 

“No!” 

Balzai verso le due, ma Kagura scagliò le lame di vento e per evitarle dovetti indietreggiare...

“Stupida donna! Non ti rendi conto che lei è più forte di te e di me adesso?” 

gridai contro Kagura... Non temevo per lei... Ma c’era una cosa che non avrei mai voluto accadesse... 

“Ti prego Rumiko... Fermati...”

‘Non ucciderla... Non sporcarti di sangue come fossi un demone...’

aggiunsi mentalmente... Si voltò verso di me con un ghigno... Poi la vidi balzare su Kagura... La demone fece appena in tempo a volare via sulla sua piuma... 

Ora ero solo... 

Con una creatura che non conoscevo... Con il lato della mia compagna che temevo di più... 

Ero completamente solo...

°°° ho superato me stessa... oggi ho aggiornato addirittura due capitoli... buona lettura e mi riaccomando, recensite! ^^ °°°

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Capitolo 33
*** Fuga ***


Non riuscivo a ragionare... Sentivo solo un ronzio dentro la testa che mi stava distruggendo le tempie e una voce lontana che non conoscevo... 

Vedevo il mio compagno lì... Davanti a me... Pronto a fermarmi... 

‘Non voglio fargli del male... Eppure non riesco a concentrarmi... Il ronzio mi sta uccidendo...’

Urlai e mi portai le mani alle tempie... Lo vidi impallidire... Scattare verso di me... Mi teneva stretta tra le sue braccia... Potevo sentire il calore del suo petto... Sentivo il battito del suo cuore... Mi raggomitolai su me stessa e urlai ancora... Lui strinse di più... 

“Vattene!”

Gli urlai contro e lo allontanai... Poi mi guardai attorno... Non riuscivo a capire dove mi trovavo... Ero terrorizzata... Scattai veloce in un punto imprecisato della foresta che ci circondava... Stavo scappando... Correvo senza meta... Decisa a seminarlo...

‘Più veloce... Più veloce!’

§

‘Maledizione fermati!’ 

gridavo mentalmente... Imprecavo... Correva veloce... Troppo veloce... Oramai non la vedevo quasi più... Riuscivo a seguirla solo grazie alla scia che lasciava... Vaniglia... 

“Vattene!”

Mi bloccai vedendola in mezzo ad una piccola radura... Era ferma e si era voltata verso di me... Stava per attaccare... 

Le sfuggì un ringhio prima di lanciarsi contro di me con forza... 

“Fermati maledizione!” 

Niente... Continuava ad attaccarmi... I suoi artigli mi sfioravano il volto e a volte mi provocavano dei graffi... Quando fui con le spalle contro un albero si fermò e si avvicinò cauta... Sembrava un demone gatto... Eppure sprigionava quell’aura blu... Il suo odore mi arrivava pungente alle narici... Forte... Dolce... Stavo per chiudere gli occhi quando notai che aveva iniziato a girare intorno a me... Con lo sguardo fisso sul mio... 

Mi stava sfidando... 

“Smettila maledizione... Sai che non combatterò contro di te...”

“E se fosse necessario un giorno?”

Si fermò davanti a me e mi guardò con aria di sfida... 

“Mai...” 

ribadii a denti stretti... 

“Sicuro che non sarà mai necessario?” 

“Farò in modo che non avvenga mai...”

“Questo è quello che TU vuoi...”

rabbrividii a quel ‘tu’ tanto deciso e lei continuò 

“Ma sei sicuro che sia anche quello che voglio io?” 

un altro brivido... 

L’idea di dover combattere contro di lei non mi piaceva affatto...

“Smettila ho detto...” 

avanzai di due passi verso di lei che fece lo stesso... 

“Smetterla? E perché?” 

“Smettila e basta!” 

Mi sfuggì un ringhio e la vidi sogghignare...

“Avanti tesoro... Perdi il controllo...” 

“Smettila! Ho detto basta!” 

ringhiai ancora contro di lei che ora mi fissava divertita... Stava cercando di irritarmi e ci stava riuscendo... 

“Non voglio combatterti... Smettila...”

“Uhm...” 

assunse un’espressione pensierosa...

“No... Non credo che smetterò... Anzi...”

con un ghigno balzò in avanti e notai che aveva serrato i pugni... Stava attaccando... Imprecai a bassa voce mentre schivai il colpo che spezzò il tronco dell’albero dietro di me... Ringhiai inconsciamente e vidi un ghigno sulle sue labbra... 

“Fermati maledizione!” 

Continuava ad attaccare mentre io schivavo abile ogni suo colpo finché ad un certo punto decisi di fermarla io... Riuscii ad afferrarle i polsi e strinsi forte... Con una spinta la inchiodai ad un albero tenendola ferma con il corpo...

Sorrideva soddisfatta... 

“Ti sei arrabbiato... Ti sei arrabbiato...” 

cantilenava...

“Basta!” 

ringhiai contro le sua bocca... Sorrise di nuovo... 

Non ne potevo più... 

Sapevo che quella che avevo bloccato era la mia compagna... Eppure non ne potevo più... Era come se avessi davanti mio fratello... Non la sopportavo... Mi scostai di scatto e le voltai le spalle...

Inspirai a fondo più volte finché non sentii le sue mani sui miei capelli... Rabbrividii leggermente ma non lo diedi a vedere...

“Tesoro...? E dai... Scusa...?” 

il tono di voce che assunse per poco non mi fece morire... Dolce... Leggero... Come quando non era trasformata... 

“Smettila ho detto!” 

Mi voltai con tanta foga che la scaraventai contro un altro albero... Me ne resi conto quando la vidi rannicchiarsi su se stessa e iniziare a tremare...

Urlò... 

Stava tornando normale... L’aura blu mi impediva di avvicinarmi... 

“Rumiko...” 

Avevo il cuore in gola... 

Urlava e tremava in modo spasmodico... Quando l’aura diminuì mi avvicinai un po’ e tentai di toccarle la spalla... Fu incredibile come una scossa elettrica emanata da lei passò dalla mia mano alla spalla... Avvertii un dolore forte... Eppure non mi aveva fatto male la scossa... Notai che lei aveva una ferita abbastanza grande sulla schiena provocata probabilmente dall’impatto con il tronco... 

Capii tutto... 

Mi aveva trasmesso il suo dolore... Per un attimo... Eppure era stato sufficiente... Mi inginocchiai davanti a lei e le sollevai il volto delicatamente... 

“Scusami...” 

la voce le uscì flebile... Sulle labbra era disegnato un leggero sorriso... 

“Non fa niente... Scusa se ti ho fatto del male... È che ho reagito e non me ne sono nemmeno reso conto... Dovevo controllarmi...” 

In quel momento vidi il suo volto cambiare espressione... 

“Allontanati...” 

mugolò tra i gemiti... Trasalii... 

“Ti ho già abbandonato una volta...”

“No! Devi... Andartene!” 

Si alzò barcollante ed io con lei... 

“Io...” 

“Tu te ne vai! Ora!”

Non ammetteva repliche, ma non potevo lasciarla da sola... Non mi mossi... D’un tratto iniziò a correre... Dentro la foresta... 

Non ebbi il coraggio di muovere un muscolo... 

Finché non persi completamente la sua traccia olfattiva...

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Capitolo 34
*** Akusa - Incontro ***


Avevo combattuto contro il mio compagno... Avevo perso... 

‘Devi sconfiggerlo...’ 

‘No... Stai zitta!’ 

‘Avanti... Attaccalo...’ 

‘No!’ 

Quella maledetta voce non voleva andarsene... 

‘Vattene via! Lasciami in pace!’ 

‘Non posso... Sono dentro di te... Sono sempre stata con te...’ 

Rideva... 

‘Basta! Smettila! Non attaccherò Sesshomaru’ 

In quel momento mi accorsi che lo stavo già facendo... Ero come un coprotagonista che vorrebbe salvare il protagonista, ma non ne è in grado... 

Poi la vidi...

I capelli neri e ricci lunghi fino al fondo schiena... La pelle leggermente olivastra... L’aura blu... E quell’espressione... 

Gelida...

Il sorriso perfido disegnato sulle labbra... Quella non ero io... Non potevo esserlo... Vidi Sesshomaru scaraventarmi contro quell’albero... Poi una fitta alla schiena... 

‘Ragazzina! Che diavolo combini?!’ 

‘Lasciami in pace! Vattene!’

urlai contro quella voce... E non la sentii più... Quando alzai la testa vidi lui...

Il mio demone... 

Trovai la forza di sorridergli, ma subito quella presenza tornò a farsi avanti... Prepotente... 

‘No... Devi andartene! Lasciami in pace! Vattene!’ 

Dentro di me urlai talmente forte che vidi il demone trasalire... 

‘Stupida... Credi che ti lascerò in pace?’ 

Rideva... Non riuscivo più a sopportarla... Recuperai le poche forze che mi rimanevano e mi alzai... Vidi Sesshomaru che mi guardava immobile... Volevo abbracciarlo, ma sapevo che dovevo allontanarmi da lui prima possibile... 

Corsi via...

Scattai verso il buio della foresta e corsi più veloce che potevo... Non mi stava seguendo... Ora ero sola... Sola con il mostro... Mi fermai quando fui certa di non avvertire l’odore di nessuno a distanza di miglia... 

Mi sedetti ai piedi di un albero e poggiai il capo al tronco... Sospirai... Notai solo in quel momento che mi ero trasformata per la seconda volta...

‘Volevi sapere chi sono giusto?’ 

Quella voce...

‘Maledizione... Sì... Voglio sapere chi sei e che cosa vuoi da noi!’ 

‘Bene... Ti racconterò tutto...’ 

Sbuffammo assieme... Che fossimo così uguali? No... Impossibile... 

‘Dunque?’ 

Incitai... 

‘Beh... Allora... Mi chiamo Akusa, sono, anzi, ero una sacerdotessa... Una miko particolare poiché nelle mie vene scorreva sangue demoniaco...’ 

Sospirò

‘Mia madre era nata in un villaggio delle Terre Arabe... Per questo la mia pelle era più scura rispetto alla vostra... Comunque... I miei genitori morirono quando io ero ancora una bimba quindi fui affidata ad un tempio che mi crebbe come miko... Eppure certe notti perdevo il controllo dei sensi... Come è successo a te poco fa...’

‘Tu mi hai fatto perdere il controllo... La colpa è stata tua...’ 

‘Sì... Hai ragione... Scusa... Beh, dunque... Dov’ero rimasta? Ah sì... In quei momenti scappavo lontano dal villaggio... Cercavo riparo in una grotta che, se non sbaglio, dovrebbe essere poco lontano da qui... A volte le mie crisi duravano solo pochi minuti, altre volte invece potevo rimanere fuori controllo anche per settimane... Fortunatamente la famiglia con cui stavo non creava problemi... Quando compii diciotto anni mi resi conto di poter controllare le mie crisi... Riuscii in pochi mesi a focalizzare e fondere il mio potere spirituale e la mia forza demoniaca...’

‘Alla mia età?’ 

‘Esatto...’ 

‘Dopo un lungo allenamento riuscii a controllarmi perfettamente... Almeno finché non incontrai un demone... Sai... Era molto simile Sesshomaru...’ 

Rabbrividii

‘Ci innamorammo, ma durante uno scontro con dei demoni mi protesse con il suo corpo...’ 

Avvertii un dolore al cuore... Stavo, anzi, stavamo piangendo...

‘Morì per me... Per salvare una mezzo demone... La colpa è solo mia...’

‘Non essere triste...’

‘Ma...’

‘Ti amava e ha fatto ciò che riteneva giusto... Non è tua la colpa... Lui ha scelto...’

‘Come ti sentiresti se Sesshomaru morisse davanti ai tuoi occhi per proteggerti? Non sarebbero forse gli stessi sentimenti che provo io?’

‘Credo di sì... Ne morirei...’ 

Rimanemmo in silenzio entrambe finché un odore mi giunse alle narici...

‘Stai tranquilla...’ 

La voce di Akusa...

‘Chi è?’ 

‘Quel maledetto... Naraku...’ 

Fremetti scossa da un brivido di rabbia... 

‘Calmati Rumiko... Ci sono io... Insieme non può farci niente...’ 

Respirai a fondo...

‘Va bene...’

§

Dopo averne perso ogni traccia mi lasciai cadere a terra... 

Esausto...

Non voglio cercarla ora... Non perché so che non le servirebbe il mio aiuto, ma perché non credo di poterla guardare in quelle condizioni... Sospiro affranto e un odore conosciuto arriva alle mie narici... 

“Lei è mia Sesshomaru... Lei adesso è solo mia...”

“Naraku maledetto! Di chi stai parlando?” 

Non lo vedo... Ne percepisco la presenza e ne avverto l’odore, ma non riesco a vederlo e la cosa mi innervosisce... Mi alzo di scatto... 

“Ma come chi... La tua compagna... Come si chiamava? Ah, Rumiko...” 

“Dove si trova?”

“La rivuoi indietro? Povero cucciolo... Senza la sua padrona...”

“Maledetto! Se solo la sfiorerai ti giuro che-“

“Vieni a prenderla... Al mio palazzo... Sono sicuro che non avrai problemi a rintracciarmi...” 

Sentii la sua risata, poi non percepii più niente... Era scomparso... 

Annusai l’aria... Una scia... Anche se debole segnava il passaggio di Inuyasha e del suo gruppo... Non volevo andare a chiedergli aiuto... Ma era necessario... 

Iniziai a correre seguendo la traccia...

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Capitolo 35
*** Inseguimento ***



Osservavo la figura avvolta nella pelliccia di babbuino bianco... Stringevo i denti più forte che potevo e dentro la mia testa sentivo la voce di Akusa che mi parlava... Senza rendermene conto emisi un ringhio soffocato...

“Senti, senti... La ragazzina è un po’ aggressiva eh??”

Rise... In quel momento nemmeno la voce di Akusa riuscì a trattenermi... Scattai feroce verso di lui... Naraku...

§

Scattai in avanti verso la radura... La fronte imperlata di sudore... Non so che sguardo avessi, ma fu sufficiente per far rimanere a bocca aperta Inuyasha... Kagome mi corse incontro... 

“Sesshomaru... Va tutto bene?” 

Sembrava allarmata... La guardai incapace di dire qualsiasi cosa... 

“Sesshomaru...”

“Lei...” 

Feci una pausa... 

“R-Rumiko... È scomparsa...” 

Mi bloccai... 

“Calmati...” 

“Tsk... Kagome lascialo perdere... Non vedi come si è ridotto il grande principe dei demoni...“ 

“A cuccia!” 

Mi rivolse la sua attenzione... 

“Ti aiuteremo...” 

Sorrise... Non le badai più di tanto... Mi voltai verso il bosco e avanzai di un passo... 

“Sento il suo odore... Non deve essere lontana...” 

Inuyasha aveva parlato... L’aveva sentita... E io... 

Perché non me ne ero accorto??

§

Correva davanti a me... Lo seguivo ignara della stanchezza che stava per prendere il sopravvento... Ignorando le suppliche di Akusa dentro la mia testa...

Lui... 

Solo lui mi avrebbe calmata... Ma ora lui non c’era... Per un attimo mi sembrò di avvertire il suo odore... Ma proseguii... Non volevo fermarmi... Gli ero così vicina... Così vicina alla sua morte... Maledetto Naraku... Affrettai ancora di più la corsa... 

Finché... 

‘Il suo palazzo...’ 

Akusa 

‘Quello è il palazzo di Naraku... Rumiko fermati... Potrebbe essere una trappola...’

Non la ascoltai... Lo volevo morto... Ora... 

Continuai a correre...

§

Era ormai mezz’ora che correvamo dietro alla scia di Rumiko... Continuavo a chiedermi come avevo potuto lasciarla correre via... Mi torturavo... 

Ad un certo punto alzai lo sguardo e lo vidi... Il castello di Naraku... 

Maledetto... 

Iniziai a correre più veloce... Volevo raggiungerlo prima che le mettesse le mani addosso... L’avrei sbranato... Ringhiai... 

“Aspetta!!” 

Inuyasha... Ignorai le sue urla... Continuai a correre... 

Volevo trovarla... Sana e salva... 

Dovevo trovarla...

§

“Fermati dannato vigliacco!!” 

Ormai la mia voce era un ringhio arrabbiato... Lo volevo morto... E nessuno mi avrebbe fermata...

§

Ora percepivo il suo odore... Sentivo che era davanti a noi... La mia corsa aumentava... Tanto che avevo seminato Inuyasha e il suo gruppo... 

Eccolo là... 

Rallentai un po’... Il palazzo di quel maledetto... Non mi fermai... Iniziai a guardarmi attorno frenetico... 

Eccola...

Stava correndo dietro di lui...

‘No... Non farlo!'

“Fermati!” 

con un grido mi trasformai... 

Era lì che mi guardava... Indecisa se inseguire Naraku o venire da me... Avanzai con un balzo... Una volta accanto a lei mi trasformai di nuovo...

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Capitolo 36
*** Salvi... Forse ***


“Fermati!” 

Era la sua voce... La voce di Sesshomaru... Non feci in tempo a voltarmi che mi ritrovai dietro un cane enorme... Strabuzzai gli occhi... Quello era Sesshomaru? 

Lo guardai... Poi mi ricordai di Naraku... Volevo inseguirlo... Volevo ucciderlo... Ero sul punto di ricominciare a correre quando Sesshomaru si trasformò di nuovo vicino a me... 

“Ti prego...”

Mi stava... Supplicando... Lo guardai... Fu in quel momento che mi resi conto che stavo cadendo... Le ginocchia non avevano retto la mia corsa folle... 

“Rumiko!” 

Sentii le sue braccia sorreggermi e vidi gli occhi ambrati fissi sui miei... 

Poi più nulla...

§

La vidi cadere e con un balzo le fui accanto... Quando chiuse gli occhi mi sentii morire... Poi arrivarono Inuyasha e gli altri... 

“Sesshomaru che è successo??” 

Kagome si era portata accanto a me e aveva toccato la fronte di Rumiko...

“Lei non ha retto la corsa credo... È svenuta...”

La guardai mentre mi diceva che era meglio allontanarsi di lì... E andare dalla vecchia Kaede... La presi tra le braccia e correndo veloce ci dirigemmo al villaggio... 

Eravamo salvi... 

La poggiai sul futon e Kagome mi fece uscire rassicurandomi... Rimasi fermo davanti all’ingresso per ore mentre dentro sentivo le due donne curare la mia compagna...

Mi sentivo inutile... Stupido...

§

Verso sera le vidi uscire... Kagome mi disse che Rumiko stava bene ora... E che doveva solo riposare... Entrai quando si furono allontanate... 

La guardai... 

La frangetta nera scostata dalla fronte sovrastava un fazzoletto bianco bagnato... Mi sedetti accanto a lei... Mi avvicinai al suo orecchio sinistro... 

“Scusami...” 

Mi distesi e passai il braccio attorno alle sue spalle... La strinsi delicatamente a me... 

Mi addormentai...

§

‘Che è successo?’ 

Aprii gli occhi a fatica... Ero dentro una capanna... Avvertivo il corpo intorpidito... Sbadigliai... Sentii un braccio attorno alle spalle e voltai la testa... 

Sesshomaru... 

Lo guardai... Nel volto teso era dipinta un’espressione di dispiacere... Volevo svegliarlo... Ma non lo feci... Rimasi lì a guardarlo dormire... 

Dopo pochi minuti lo vidi aprire leggermente gli occhi... Si alzò leggermente facendo leva sul braccio e mi guardò in un modo indecifrabile... Poi vidi una lacrima, debole, solitaria, scivolare lungo il viso... subito con il dorso dell’indice l’asciugai... 

Mi abbracciò all’improvviso... Lo sentii singhiozzare leggermente a contatto con la mia spalla... 

Lo lasciai fare abbracciandolo delicatamente... Pian piano riacquistai completamente sensibilità alle gambe... Cercai di alzarmi un po’... 

Subito Sesshomaru si scostò e mi aiutò... Nessuna parola... Nessuno dei due disse niente fino a quel momento... 

“Temevo di non rivederti mai più...” 

mormorò abbassando il capo... Lo guardai... Non potevo consolarlo per quanto lo volessi... Mi accoccolai tra le sue braccia...

“Vuoi?” 

chiesi sorridendogli... Mi guardò sorpreso... Gli passai un braccio attorno al collo portandomi in ginocchio davanti a lui... 

“R-Rumi...” 

Balbettava... Sorrisi maliziosa... Non capivo cosa mi succedesse, sapevo solo che lo volevo ora... Le sue mani scivolarono dalle mie spalle al bacino... Le unghie solleticavano la mia pelle da sopra il kimono bianco... 

Mi avvicinai di più al demone, che si distese e mi fece passare sotto di lui... 

Sorrise... Un sorriso sollevato... Dolce...

“Ti amo... Ti amo... Ti amo...” 

continuava a ripetere mentre mi sfilava il kimono... Sorrisi e lo baciai... Rispose come volevo... Si sfilò il kimono a sua volta... 

Rimasi a guardarlo estasiata... 

Quando i nostri corpi si sfiorarono e si completarono una scarica elettrica invase l’aria all’interno della capanna... Non mi diede modo di liberare i gemiti baciandomi... Forse per la presenza degli altri poco distante...

Non mi interessava...

Un brivido più forte degli altri mi scosse e automaticamente strinsi le gambe attorno alla vita del demone... Il suo corpo fu scosso da un brivido... Lo sentii trattenere un’imprecazione e mi resi conto di quello che era successo... 

Si allontanò velocemente... Rimase fermo a guardare il vuoto...

“No... Non è possibile...” 

mormorava...

Iniziò a mancarmi l’aria... Portai una mano al ventre e l’altra al collo... 

“S-Sesshomaru...” 

mormorai... 

“Dimmi che non...” 

Non ebbi il coraggio di continuare... Lo guardai e lo vidi diventare pallido...

Troppo pallido...

Mi si avvicinò cauto... Mi guardò negli occhi...

“Io...” 

Non finì la frase... Rimanemmo per alcuni istanti immobili prima di iniziare a rivestirci... 

“Dopotutto non ne siamo sicuri... Magari non succederà niente...”

parlavo a vanvera mentre mi infilavo il kimono... Lo sentii sospirare affranto... 

“E comunque... Per ora è meglio fare finta di niente con gli altri...”

Annuì...

‘Ok basta...’ 

“Smettila...” 

dissi decisa... Sesshomaru mi guardò perplesso 

“Smettila di stare in silenzio... Dimmi qualcosa! Qualsiasi cosa! Che è colpa mia! Che non dovevo chiedertelo! Parla maledizione!”

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Capitolo 37
*** Ritorno a casa ***


In quel momento entrò nella capanna Rin allarmata... “Rumi! Perché urli??” chiese volta verso la ragazza... “Niente piccola... Stai tranquilla...” la vidi sorridere e alzarsi per andare dalla bambina... Uscire assieme a lei... Io invece rimasi nella capanna... Da solo... A guardare il futon... ‘E adesso?’

 

§

 

Mi chiedevo come avremmo fatto... Cosa avremmo fatto... Ero furiosa, non con lui, ma con me stessa... Guardai Rin giocare... Per un attimo immaginai come sarebbe stato se avessimo avuto una bambina... Magari sarebbe somigliata a Rin... Sorrisi inconsciamente... Poi sospirai... “Non ti lascerò sola...” La sua voce alle mie spalle mi distolse da quei pensieri... “So che sembra scontato da dire, ma ti amo e qualsiasi cosa accada io sarò con te...” Non lo guardai... Non subito... Prima mi alzai con lo sguardo fisso a terra... Mi voltai verso di lui e lasciai che il mio volto sprofondasse nel suo petto... “Grazie...” Mormorai sorridendo...

 

§

 

Questa volta, per arrivare al pozzo fui più cauto nel correre... Andavo più piano, era come se avessi paura di farle male e lei se ne accorse sicuramente, tuttavia non replicò nulla... Attraversammo il tempo e arrivammo nella sua epoca... Il presente, lo chiamava... Le tenni la mano mentre ci dirigevamo verso la casa, poi anche mentre ci accoglievano Akira e la zia di Rumi... Infine, mentre la mamma di lei si avvicinava, ebbi un tremito e la stretta della mano della mia compagna aumentò leggermente, forse per rassicurarmi... “Tesoro, bentornata...” Sembrava felice di vederci... “Ciao mamma...” Le osservavo attento, pronto ad ogni reazione... “Allora, com’è andata??” “B-bene... Mamma...” Rumiko fece una pausa “Potresti sederti, per favore??” Chiese... Izumi si avvicinò al tavolo, il volto serio, aveva capito... Rumiko lasciò la mia mano e prese quelle della madre... “Mamma... Guardami...” Un sussurro debole... Le mani della madre si liberarono da quelle della figlia per raggiungerne il volto... Poi fece una cosa che non mi aspettavo... Sorrise e la baciò sulla fronte... “E così diventerò nonna prima del dovuto, eh?” Il mio cuore iniziò a battere più in fretta... Mi sentivo sollevato, più tranquillo... Almeno fino a quando Izumi non si alzò per avvicinarsi a me... Mi irrigidii... “Sesshomaru... Vorrei una cosa da te...” Annuii col capo... Izumi mi prese le mani dolcemente e mi guardò... “Abbi cura di mia figlia e del bambino che nascerà... Vedi, c’è un motivo per cui non mi sono arrabbiata: so per certo che tu ami Rumiko e che la difenderai sempre... Inoltre, mia figlia ti ama e si vede che è felicissima di avere questo bambino... Non tradirla... Né lei, né il piccolo... Promettimi solo questo...” Rimasi in silenzio per un attimo... Poi sorrisi e guardai Rumiko... “Lo prometto...”

 

§

 

Per tutta la giornata rimasi fuori di casa... Dovevo pensare e mi rifugiai sul tetto... Guardavo il cielo e pensavo a cosa sarebbe cambiato... Un cucciolo, un piccolo me che avrebbe vissuto a cavallo tra le epoche... O forse sarebbe stato meglio vivere da questa parte, in quest’epoca... Ma Rin... Non potevo lasciarla da sola... Anche lei si fidava di me... Fui distolto da quei pensieri solo quando sentii un lamento provenire da sotto il tetto della casa... Più precisamente, dai piedi della casa... Mi affacciai allarmato e vidi Rumiko che si massaggiava il fondoschiena seduta per terra... Ecco, ora ero più allarmato che mai... Scesi con un balzo e la aiutai a rialzarsi, “Stai bene? Ti sei fatta male?” lei mi guardò e sorride, “Sì mamma... Sto bene...”
 

...M-mamma? Ma che...? La presi per le spalle e la guardai negli occhi, serio come mai prima... “Sai cosa sarebbe potuto succedere se fossi caduta male? Se ti fossi ferita? Sai che ora diventerai mamma e non puoi fare come niente fosse? Sai che ti devi preoccupare per due vite? La tua e quella del cucciolo!” Devo esserle sembrato furioso perché vidi gli occhi diventare lucidi, poi le lacrime iniziarono a scendere copiosamente... Non era quello il mio scopo, non volevo farla piangere, ma solo ragionare... Sospirai e la strinsi a me, “Però non è successo niente, è vero... Mi sono preoccupato troppo...” strofinai delicatamente la punta del naso contro la sua guancia bagnata “Scusami...”.

La sentii sospirare e tirare su col naso... “Voglio dirlo a Rin...” mormorò mordendosi il labbro inferiore... “C-cosa?? Ma... Ma...!” mi guardò male, anzi... Malissimo... “Ne parliamo dentro, va bene? Entriamo in casa che qui fuori inizia a far freddo...” Feci per avanzare, ma lei si era impuntata... “Padre, aiutatemi voi...” mormorai guardando il cielo... “Cosa dovrei fare per farti entrare in casa? Prenderti in braccio forse?” chiesi guardandola negli occhi... “Devi portarmi da Rin... Voglio dirglielo...” Trattenni a stento un gemito esasperato... “Non possiamo attraversare il pozzo... Non sappiamo cosa potrebbe succedere...” Feci per sfiorarle il ventre, ma lei si allontanò di un passo... Abbassai il capo... Era la battaglia più difficile che avessi mai combattuto... Poi la guardai... E va bene, potevo ancora vincere... “Bene, adesso però andiamo in casa... E non si discute... Chiaro?” Mi avvicinai a lei velocemente e la presi in braccio...

Quello fu il primo errore...

Iniziò a urlare come una matta e riuscì ad afferrarmi una ciocca di capelli... Non rimasi calvo per miracolo... Allora mi avviai verso l’ingresso...

Secondo errore...

Le urla si fecero sempre più forti, così come i calci e i pugni... Allarmò sua madre e sua zia, di conseguenza anche Akira, che corsero fuori a vedere... Il vicino stava per chiamare la polizia quando, per fortuna, Izumi si avvicinò a noi e urlò a Rumiko di non fare la bambina...


‘Nove mesi così non li posso sopportare...’

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Capitolo 38
*** Nove mesi da balena ***


Salve! Dopo tantissimo tempo sono riuscita ad aggiungere altri due capitoli a questa Fanfiction! :D E nei prossimi ne vedrete delle belle! Ora comunque vi lascio alla lettura :) Love from, Danda ♥


°Sei Mesi°

 

“AAAAAAAAH!!!!” Ero uscita dal bagno ed ero passata per errore davanti allo specchio in corridoio... Ero una balena, una grassa, grossa, enorme balena... Scoppiai a piangere...

Erano passati sei mesi da quando ero rimasta incinta e nell’ultimo periodo ero ingrassata tantissimo... Ora, lo so che un bambino nella pancia cresce, ma perché la madre deve sembrare un enorme cetaceo? Non lo trovo giusto... “Rumiko sei bellissima, smetti di piangere...” Sesshomaru ovviamente era sempre molto d’aiuto! “Stai zitto! Lo dici solo per farmi stare meglio!” Mi guardò e sono certa che quella nei suoi occhi era disperazione... Ecco, nemmeno lui mi sopportava più... Inoltre, come se non bastasse, avevo una gran voglia di gelato...

“Diamine, voglio del gelato!” Sbottai tra le lacrime...

Sesshomaru mi sollevò tra le braccia delicatamente, sorrise... “Vieni a comprarlo con me?” “Stai scherzando? Sono orribile!” Quasi si mise a ridere, fortunatamente per lui riuscì a trattenersi... “Va bene, vado io... Ma la prossima volta mi accompagnerai...” Guardai altrove mentre lui mi portava fino alla mia camera...

“Sesshomaru non ti dovresti curare di lei, ormai non fa più niente se non lamentarsi!” Mia mamma dalla cucina dava la sua opinione... Inopportuna e non richiesta... “Oh, ma la mia bella balena ha bisogno di aiuto...” Per fortuna il mio Se- “Cosa hai detto?????? Non darmi mai più della balena!!!!!!” Gli urlai...

Lui per tutta risposta mi mise in piedi davanti a lui e si voltò di spalle... Si avviò verso l’uscita di casa “Dimostrami che non lo sei allora...” Furono le sue ultime parole prima di uscire ridacchiando...

Rimasi in mezzo al corridoio, davanti a camera mia per altri cinque minuti... Poi andai verso la porta di casa, “Mamma vado al supermercato!” Presi il giubbotto ed infilai le scarpe “Certo cara...” Percorsi il vialetto tanto velocemente, per quanto possibile, che nemmeno mi resi conto del manto di neve che lo ricopriva...

Arrivai al supermercato stanca e vidi uscire Sesshomaru... Gli andai incontro “N-non sono una balena...” La mia voce era bassa, così come lo sguardo e il viso... “Lo so... Ma tu te ne stavi dimenticando...” Mi abbracciò... Dentro la borsa di plastica vidi due confezioni maxi di gelato al cioccolato...

Sorrisi dolcemente e mi accorsi solo quell’istante che stava nevicando... E che per terra c’era già molta neve! Mi guardai attorno, “Allora, alla mia balena piace la neve?” Mi chiamò balena, ma non mi interessava... Lo abbracciai forte, “Sì, ma voglio tornare a casa... Ho bisogno di mangiare un po’ di quel gelato...” Indicai la busta goffamente e lui si mise a ridere... “Certo principessa...” Ci incamminammo e mi tenne la mano... “Ah, Sesshomaru...” “Che c’è? Stai bene?” Si voltò preoccupato... “Sì, ma volevo dirti una cosa...” Mi guardò perplesso... “Grazie...” Continuai poi a camminare verso casa, certa che lui avesse capito...

 

°Nove Mesi°
 

Iniziavo a vedermi nei panni di una balena... Una grande, grossa e bella balena... Ora, passando davanti allo specchio sorridevo tranquilla... Chissà perché, però, quello specchio mi faceva venire voglia di gelato... Eravamo in aprile, quindi le gelaterie erano aperte, io e Sesshomaru andavamo a prenderlo a piedi, poi ci fermavamo al parco a guardare i bambini...

Un giorno un bimbo mi si avvicinò, era molto piccolo... “Ciao signora...” gli sorrisi gentile... “La mia mamma dice che hai un bambino lì...” Indicò la mia pancia, sembrava stupito... “Sì, è vero... Ho un bambino come te...” Mi sorpresi della risposta che avevo dato... “Nascerà presto e forse, potrete giocare quando lui sarà un po’ più grande...” Il bambino appoggiò la manina sulla mia pancia e il cucciolo all’interno diede un piccolo calcio... Il bambino, ridendo allegro corse dalla mamma dopo avermi salutato, mentre io e Sesshomaru rimanemmo seduti sulla panchina...

Presi la mano del demone... “Senti...” mormorai prima di appoggiarla dove il cucciolo dava calci... Lo vidi sorpreso, tremava leggermente... Poi avvicinò le labbra curvate in un sorriso alla pancia, “Ci vedremo presto piccolino...” Il cucciolo l’aveva sentito, diede un piccolo calcio dove il demone aveva appoggiato le labbra... Ci mettemmo a ridere entrambi...

 

Quella sera, anche se felice, ero particolarmente stanca... Forse perché avevamo camminato più del solito, forse perché avevo semplicemente sonno... Guardai il calendario, volevo segnare il giorno in cui il mio bambino sarebbe nato, quindi mettevo una crocetta su ogni giorno in cui questo non accadeva... Così feci quella sera.

Credevo che il bambino non sarebbe nato fino all’indomani...

E in teoria fu così: alle 4.00 di notte sentii una specie di crampo alla pancia, mi misi seduta, perché era tutto bagnato... Ma cosa...? “S-Sesshomaru...” sussurrai terrorizzata, mi aggrappai al bordo del letto... “Sesshomaru svegliati! Si sono rotte le acque!” Gridai; ora ero in preda al panico... Per fortuna vivevamo con mia madre... Lei sa sempre cosa fare; corremmo all’ospedale con il borsone pieno delle mie cose...

Quando entrai con la mamma in sala parto, i medici mi dissero che erano le 7.05... Sperai che andasse tutto per il meglio...

 

§

 

Era già da un’ora che si erano chiuse le porte della sala operatoria... Mi avevano chiesto di entrare, ma avevo preferito mandare Izumi... Sarebbe stata più utile di me... Ormai camminavo su e giù per il corridoio, a volte mi sedevo sulle sedie, ma erano scomode, quindi mi rialzavo e riprendevo a camminare...

Alle 8.45 uscì un’infermiera che mi diede camice e berretto, “Venga con me...” Mi aprì la porta e la prima cosa che sentii fu il pianto di un bambino, il mio passo aumentò... Rumiko era stesa su un lettino, sua madre accanto a lei, notai che tra le braccia della mia compagna c’era un fagottino che si agitava e che piangeva... Mi avvicinai cauto e Rumiko mi guardò... “Guarda...” Mi mostrò il cucciolo, io sfiorai il naso del piccolo con la punta dell’indice, “Guarda piccolo, lui è il tuo papà...” Una lacrima scivolò lungo la mia guancia...

Quello era mio figlio... Lo vidi alzare una manina e stringere le dita attorno al mio indice, era una stretta delicata, fragile, ma riuscii a percepirla forte fino al cuore...


 

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Capitolo 39
*** Takeru ***


Ed ecco altri due capitoli! Wow! In questi giorni sto superando me stessa :D Ok, ok... Siamo già al quarto capitolo da ieri, mi sto gasando abbastanza, suvvia, ne ho il diritto!!! xD Coooomunque, ora vi lascio alla lettura :) Baci baci, Danda ♥

Erano passati pochi giorni, ormai mi alzavo e andavo a guardare il mio bambino assieme a Sesshomaru... Lo guardavamo, così piccolo dentro la sua incubatrice, sul cartellino celeste c’era scritto “Takeru”...

Ad una settimana dal parto ci lasciarono tornare a casa, non ne potevo più di camici bianchi e di medici che chiedono continuamente “Come sta signorina?”... Sesshomaru però mi preoccupava un po’... 'Ha lo sguardo spento, forse non ha dormito molto, però ha un comportamento strano... Mah, per adesso lascerò stare... Spero gli passi...'

§

 

° Takeru – 2 mesi °

“Takeru...” mormoravo tra me il suo nome, mentre disteso sul tetto osservavo la mano che quel cucciolo aveva toccato... Sarebbe stato mio discendente... L’unico aspetto negativo era che avrei dovuto dirlo a mia madre... Sbattei con forza moderata il palmo della mano sul tetto e inspirai, dalla casa non si sentivano rumori, né pianti, né lamenti di alcun genere, il bimbo dormiva... Sentii però che c’era qualcuno che spostava qualcosa per salire sul tetto, intuii chi fosse, ma non intervenni, non sapevo perché ma non ne avevo voglia... “Grazie dell’aiuto, papà...” Era lei, lo sapevo, però... Sospirai sovrappensiero e lei mi si avvicinò con espressione preoccupata... “Credevo che questo tuo starno comportamento sarebbe svanito col tempo... Mi sbagliavo, ma dopotutto si dice che errare sia umano...” mi sorrise, ma io rimasi a guardarla forse un po’ triste... Sospirò e si accomodò a sedere “L’ultima volta che ti ho visto così è stato quando combattevamo contro Naraku... Oppure quando mi hai detto che volevi tornare nel Sengoku da solo... Di Naraku non ne vedo nemmeno l’ombra... Quindi...”

Rimase in silenzio e, diamine, mi sapeva leggere negli occhi come nessun altro...

Sospirai di nuovo e mi alzai a sedere, “Takeru oltre ad essere nostro figlio è mio erede... Non tornerò nel Sengoku da solo... Ma con lui, per presentarlo a mia madre e sperare che-“ “Vengo anche io... Non voglio che vi ammazzi entrambi...” Non la guardai subito e sapevo che ribattere qualcosa sarebbe stato inutile, non avrebbe rinunciato al viaggio, mi limitai quindi a voltarmi verso di lei e a rifugiare il capo al suo petto... Mi sentivo come un bambino sgridato ingiustamente, mi sentivo malissimo... Lei mi accarezzava con fare da mamma, ero convinto che Takeru sarebbe cresciuto sotto le cure di una persona dolcissima e buona e speravo di poterlo veder crescere a mia volta... Non piangevo, mi limitavo a ricevere quelle carezze che mi facevano pensare ad un domani migliore e lei lo sapeva, per questo rimaneva in silenzio, rispettava il mio dolore e cercava con tutta se stessa di risanare la mia ferita... Mi amava quanto io amavo lei, se non di più... E forse non me lo meritavo...


§

 

Lo accarezzavo in silenzio quando sentimmo piangere dall’interno della casa... Mi alzai di scatto per scendere, ma Sesshomaru repentinamente mi prese tra le braccia e balzò giù dal tetto... Entrammo in casa nel momento in cui mia madre andava in camera del cucciolo, “Vado io mamma, grazie...” Le sorrisi e lei si fece da parte, credo che guardò Sesshomaru, perché dopo la titubanza iniziale lo vidi seguirmi...

Takeru, avvolto nella coperta azzurra agitava i piedini e piangeva, le orecchie, piccole e di un bianco grigiastro, si dimenavano frenetiche, mi avvicinai a lui per prenderlo in braccio... “Tesoro eccomi, calmati...” Lo presi tra le braccia e lui smise di muovere le gambe, aprì gli occhi e mi guardò tra le lacrime... Poi urlando alzò un poco le manine, dietro di me c’era il demone che osservava il bambino, il cucciolo guardava lui... Mi voltai in modo che Sesshomaru avesse la possibilità di prenderlo in braccio, “Non credo che morda... Non ancora almeno...” gli sorrisi per incoraggiarlo e lui guardò Takeru... Allungò la mano verso quelle del piccolo, che strinse un dito nel piccolo palmo...

In quel momento credo di aver intravisto Sesshomaru sorridere come non faceva da un po’... Gli porsi delicatamente il bambino perché lo prendesse in braccio e lui mi si avvicinò sostituendo le sue mani alle mie per sorreggere il cucciolo, che aveva smesso di piangere... Portò il viso di Takeru al volto, sfiorò il naso contro quello del piccolo mezzo demone e gli sorrise, il piccolo sorrise a sua volta... Mi sentii salire le lacrime agli occhi e mi morsi il labbro inferiore... Sesshomaru mi passò un braccio attorno alle spalle mentre all’altro era appoggiato Takeru, che ora stringeva i piccoli pugni accanto al volto appoggiandosi sul petto del padre; il mio compagno mi strinse a sé posando le labbra sulla mia fronte... “Andremo tutti insieme...” mormorò col volto tra i miei capelli, poi guardò il cucciolo e sorrise ancora...

Eravamo una famiglia...

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Capitolo 40
*** Famiglia - Parte I ***


“Andremo tutti insieme.” Mi aveva detto così due anni prima... Ora che Takeru aveva poco più di un anno ci preparavamo a partire, “Andiamo a conoscere l’altra nonna, ok tesoro?” Il cucciolo era seduto sul letto a giocare con la papera di gomma, i capelli corti e sottili erano di un grigio perla, sfumati in alcuni punti di nero, le orecchie erano grigiastre e piccole, il volto paffuto; mi guardò sorridente, gli occhi erano di un nocciola chiarissimo, simili a quelli ambrati del padre.

“Sei bellissimo amore, lo sai?” “Grazie...” una voce alle mie spalle mi fece sussultare,
“Papà!” Takeru chiamò Sesshomaru che se ne stava appoggiato alla porta e ci osservava, sorrideva divertito mentre io preparavo il borsone da portare con noi. “Non parlavo con te, ma con nostro figlio.” Precisai sorridendo, anche se ero consapevole del fatto che lo sapeva, il demone si avvicinò al letto e si accovacciò davanti al cucciolo “Allora portiamo via anche quella?” toccò la paperella guardando Takeru, che gli sorrise “Sì!” esclamò mettendosi a gattoni davanti al demone. Sospirai e chiusi il borsone “Sono pronta. Andiamo?” Sesshomaru si alzò e prese Takeru in braccio e con l’altra mano prese il borsone.

“Ma sì, facciamo sentire la mamma inutile!” Scossi il capo con un sorriso sulle labbra... Fortunatamente Takeru si protese verso di me ed io lo presi in braccio; alla porta ci aspettavano mia mamma, mia zia e Akira. “Tornate presto e state attenti, mi raccomando!” Anche Miku e Minase c’erano venuti a salutare, la mia amica mi era stata vicinissima durante la gravidanza, anche quando ero
estremamente insopportabile. Salutammo tutti e ci dirigemmo al pozzo.

 

§

 

Una volta al pozzo portai Rumiko nel Sengoku tenendo in braccio Takeru, poi feci un ulteriore viaggio per il borsone. Raggiungemmo il villaggio dove incontrammo il gruppo di Inuyasha, tutti guardarono il cucciolo e poi me, Rumiko venne quasi ignorata “Cioè, è tuo?” Inuyasha era molto delicato in certi argomenti “Non ti assomiglia per niente” mentiva spudoratamente “Ah no?” mi scagliai contro di lui lasciando la borsa a terra, stavamo giocando da fratelli. Insomma, mi sarei stupito anche io se me l’avessero detto qualche anno prima, ma adesso era diverso. Inuyasha non era più tanto odioso, Rumiko e Kagome ci guardavano divertite “Guarda il tuo papà e lo zio...” Takeru rideva divertito, stringendo la paperella in mano. Dopo un po’ bloccai Inuyasha per le braccia “Ho vinto, come sempre!” Lo canzonai “Dannato!” “Ehy! Non davanti al piccolo!” In realtà sapevo che Takeru non avrebbe ripetuto quella parola, ma mi dava ugualmente fastidio che la sentisse; Rumiko si avvicinò a noi con il cucciolo e Kagome “Allora, non è il caso che i grandi smettano di giocare da soli?” Sorrisi e lasciai mio fratello, andai a prendere invece il piccolo tra le braccia della mia compagna “Mi sembra giusto, in parte.”

Mi voltai verso Inuyasha “Che ne dici di fare conoscenza con tuo nipote?” Non appena mio fratello prese in braccio Takeru posai un bacio in fronte al piccolo, poi sollevai Rumiko da terra “Ma che-“ “Io e lei dobbiamo parlare, nel frattempo vi affido Takeru. Kagome mi raccomando.” Kagome ci sorrise “Certo certo, li tengo d’occhio io.” Ignorai le lamentele di mio fratello e di Rumiko, iniziai a correre finché non fummo abbastanza lontani da non sentire più niente, la poggiai a terra. “Si può sapere che ti prend-“ Non ce la facevo più. Mi mancavano le sue labbra, il suo sapore, LEI. La stringevo a me, quasi possessivo, mentre le labbra soffocavano le sue parole. Quando allontanai il volto dal suo mi aspettai uno schiaffo, ma lei rimase a fissarmi imbambolata. Sembrava attonita.

 

§

 

‘Oddio, ora svengo...’ Le mani stringevano il kimono di Sesshomaru mentre lo osservavo esterrefatta, non sapevo cosa fare, cosa dire, come comportarmi. Poi automaticamente portai la mano destra alla guancia di lui e vi posai una carezza dolce, sorrisi “Anche a me sei mancato, sai?” sorrisi e avvicinai di nuovo le labbra a quelle di lui, ci baciammo di nuovo, altrettanto intensamente, mentre la sua mano sinistra mi accarezzava la schiena sotto la maglietta. Le mie dita erano intrecciate ai suoi capelli quando dietro di me sentii una superficie ruvida, un albero, c’eravamo mossi e non me ne ero nemmeno accorta. Non mi interessava, intrecciai le gambe dietro la sua schiena mentre avvertivo che la pelliccia di lui cadeva a terra, si scostò da me solo alcuni secondi per togliere l’armatura, poi tornò a bloccare il mio corpo contro il tronco, le sue mani sfioravano il mio corpo bramose di passione, piene di desiderio. Riuscii a sfilargli la parte superiore del kimono, mi era mancato il suo petto caldo contro il mio, mi era mancato decisamente tanto. Rimanemmo abbracciati l’uno all’altra, mentre le labbra di lui lasciavano una scia di desiderio sul mio collo e sulle spalle, mi stava facendo impazzire, avevo caldo, e volevo, volevo il mio compagno, con tutta me stessa.

Tuttavia si fermò all’improvviso quando sentì un rumore tra gli alberi, dietro di lui. Mi coprì dandomi le spalle posandomi a terra mentre io mi ricomponevo, afferrò la spada e rimase immobile “Chi c’è?” la voce fredda risuonò tra gli alberi ed io rimasi appoggiata con le spalle al tronco dell’albero, riuscivo tuttavia a scorgere parte della foresta davanti a noi. Sentimmo di nuovo lo stesso rumore, proveniva da dei cespugli, una lepre, o almeno credo fosse una lepre, spuntò fuori dai cespugli e scappò terrorizzata. Sospirai rassicurata e vidi il demone voltarsi verso di me, lasciò cadere a terra la spada e mi prese per i fianchi sollevandomi da terra e facendomi puntare di nuovo la schiena contro l’albero. Non reagii, ma incrociai le gambe dietro la sua schiena, le mani dietro la nuca di lui e lo sguardo fisso sul suo, sorrisi dolce prima che mordesse le mie labbra, prima che mi baciasse in maniera spudoratamente appassionata, prima che lasciasse cadere a terra la mia maglia e il reggiseno. Mi strinse forte, poggiò per alcuni istanti il naso sull’incavo del mio collo e respirò profondamente, io sorrisi ad occhi semi-chiusi, in silenzio, mentre attendevo una sua mossa. Avvicinò il volto al mio, socchiuse gli occhi e sorrise dolce

Non voglio che tu abbia paura di me...

Un tuffo al cuore, come la prima volta, a casa mia. Sorrisi e sentii gli occhi diventare lucidi. Non avevo paura, né di lui, né del futuro, né del fatto che potevamo essere visti da qualcuno. Avevo bisogno di lui, di sentirlo vicino più che mai. Trattenni un gemito di dolore misto a piacere quando i nostri corpi si completarono. I movimenti di lui, inizialmente dolci si fecero più vigorosi finché non lo liberai dalla stretta delle gambe alla vita, ci separammo di poco, mentre la sua fronte poggiava sulla mia. Sudata, calda. Ero felice, serena, mi sentivo completa dopo tanto tempo. Poi mi venne in mente Takeru “Non saremmo via da... troppo?” chiesi sottovoce, lui mi guardò sorridendo “Forse... Ma col piccolo c’è Inuyasha. E con loro c’è Kagome. Non mi preoccuperei fossi in te...” “Sì, ma...” soffocai le parole e sospirai. Lui mi abbracciò coprendomi del tutto col corpo, la mia schiena contro il tronco e il suo volto tra i capelli. Sorridemmo entrambi.

“Sai che è da tanto che non ti dico una cosa?”
“Cosa?” ero perplessa, lui mi guardò negli occhi dolcemente e sorrise di nuovo
“Ti amo...” il cuore sussultò e le mie labbra si distesero in un sorriso felice
“Anche io, Sesshomaru...” Mi abbracciò ancora per qualche istante prima di rivestirci entrambi.

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Capitolo 41
*** Famiglia - Parte II ***


Arrivammo al villaggio e vidi Takeru tirare le orecchie ad Inuyasha, mi venne da ridere, guardai Sesshomaru, sorrideva guardando il fratello. Prima di avvicinarci al gruppetto, il demone mi fermò prendendomi per la mano “Domani mattina andremo da mia madre...” Il suo sguardo era diventato serio, forse fin troppo “Ma... Sarà così terribile?” “Spero di no, anche se credo lo sarà...” Rimasi immobile stringendo la mano del mio compagno, mi voltai verso Takeru per poi guardare Sesshomaru “Ce la faremo... Tutti e tre insieme...” Gli sorrisi tenendolo per mano... Ce l’avremmo fatta, ad ogni costo...
 

Ci avvicinammo al gruppo e Inuyasha ci guardò “Quando avete finito potreste dire a vostro figlio di lasciarmi le orecchie??” Sembrava arrabbiato, ma mi venne da ridere... “E tu non ridere...” Mi fulminò mentre coprivo le labbra con la mano destra... Poi cercai di prendere in braccio il cucciolo “Su tesoro, l’hai torturato anche troppo...” “No, non credo...” Sesshomaru intervenne da dietro di noi con un ghigno malefico sulle labbra... Si gettò addosso ad Inuyasha che iniziò a reagire... “Sono proprio dei bambini, vero?” Kagome si affiancò a me e Takeru... “Verissimo...” Sospirai rassegnata, però mi piaceva che Sesshomaru giocasse con suo fratello, in un certo senso l’arrivo di Takeru aveva cambiato anche il loro rapporto...
 

La sera andammo a dormire presto, misi a letto il piccolo mentre Sesshomaru si appostava davanti alla nostra capanna, poi decisi di dare anche a lui la buona notte ed uscii... Nella solita posizione, a gambe incrociate ed occhi chiusi sembrava mi stesse aspettando; sorrise, ma non si mosse mentre io mi chinavo accanto a lui...

“Vuoi che ti faccia compagnia?” “Vai a dormire...” Sospirai scuotendo la testa “Agli ordini capo!” Feci per alzarmi, ma lui mi prese la mano “Non dimentichi qualcosa?” Non aprì gli occhi, si limitò a trattenermi per la mano ed io mi chinai di nuovo “Posso farti compagnia?” “No...” “Allora non dimentico niente...” Cercai di alzarmi di nuovo, ma non voleva lasciarmi la mano... Sospirò mentre con l’altra si sfilava la pelliccia e slacciava l’armatura, mi lasciò solo per un istante, il tempo di scostare da lui l’armatura e la pelliccia... Poi mi ritrovai tra le sue braccia, seduta... Sbuffai mentre lo vidi circondarmi con la pelliccia “Non ho freddo...” Sorrise e mi ignorò... Poggiò le labbra sul mio capo “Ok, non ho freddo, ma ho bisogno di coccole...” Trattenne a stento una risata mentre le sue braccia si stringevano attorno alle mie spalle, non disse nulla... Mi abbracciò e mi posò un bacio sulla fronte... “Ho bisogno anche di sentire che sai ancora parlare Sesshomaru...” Trattenne un’altra risata... Sbuffai appoggiandomi alla sua spalla... “Niente, ho una relazione e un figlio con un muto che sa solo ridere...” Scossi il capo guardando altrove e lui spostò il mio volto verso il suo, sorrise e poggiò le labbra sulle mie...

Rimasi immobile prima di reagire al bacio, che però durò meno del previsto... Lo osservai “Pensi sempre che io non sappia parlare?” “No, ora che hai detto qualcosa non lo penso più...” Gli feci una linguaccia e lui sospirò rassegnato... “Lo sai che dovresti dormire perché domani sarà una giornata molto lunga?” “Sì, lo so...” “E allora perché non dormi?” “Perché non ti voglio lasciare solo...” Lo guardai negli occhi... “...Rumiko dormi, ti prego... Devi riposare...” Sembrava triste, non sopportavo di vederlo così... “Faremo in modo che tua madre capisca... Ce la faremo e torneremo sani e salvi a casa...” Mi guardò cupo “Lo spero proprio...”

Gli sorrisi dolcemente mentre poggiava la fronte contro la mia... Era stanco, dispiaciuto e sul punto di avere una crisi di nervi, cosa che non sarebbe successa almeno di fronte a suo fratello e agli altri... Però mi dispiaceva vederlo in quello stato, non sapevo cosa fare, né cosa dire, quindi optai per ciò che facevo sempre... “Sesshomaru...” mi guardò ed io cercai di mettermi in ginocchio tra le sue gambe... Potevo leggere la perplessità nel suo sguardo mentre avvicinavo il volto al suo e poggiavo la sua testa contro la mia spalla... Gli passai le braccia attorno al collo e lo strinsi dolcemente, come facevo con Takeru quando si faceva male o piangeva... Le sue mani si aggrapparono, come fossero quelle di un disperato, alla mia maglia, tremava leggermente, non piangeva, ma digrignava i denti “Ti farai male se continui così... Sta tranquillo, andrà tutto bene...” tenevo la voce bassa, più dolce che potevo e lui sospirò... Sembrava un bambino... Era così tenero...

“Rumiko... Scusa se ti faccio soffrire, se ti faccio del male e se non sono un compagno come si deve... Cerco di fare meglio che posso, ma non mi sembra mai abbastanza, voglio essere degno di te, di Takeru, di essere un buon padre e, un giorno, un marito... Voglio stare con te...” Lasciai che parlasse, lasciai che si sfogasse e portai le labbra accanto al suo orecchio... “Sarai un buon padre, sei degno di essere al mio fianco così come io sono degna di essere al tuo, sarai un buon marito e sei un ottimo compagno, non ho sofferto a causa tua e non voglio che dimentichi mai che ti amo per come sei, per ciò che fai per me, per Takeru... Sono orgogliosa di te e lo sarà anche il nostro bambino... Sei il mio compagno... Sarò con te finché avrò fiato per respirare... Ricordatelo sempre...” Mi strinse più forte a sé... “Grazie...” Dopo alcuni istanti sentii il suo respiro farsi regolare, si era addormentato... Sorrisi prima di accoccolarmi tra le sue braccia e chiudere gli occhi... Mi addormentai con un sorriso sulle labbra...

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Capitolo 42
*** Mother ***


L’indomani aprii gli occhi quando sentii dei rumori dentro la capanna, il piccolo stava per svegliarsi... Guardai Rumiko che dormiva ancora tra le mie braccia... Sorrisi ripensando a ciò che aveva detto la sera prima e cercai di farla distendere sull’erba senza svegliarla... Ci riuscii e me ne sorpresi... Poi entrai nella capanna e mi avvicinai al piccolo... Lo osservai prima di prenderlo in braccio... “Buongiorno Takeru... Sai, dobbiamo fare piano perché la mamma ancora dorme...” Mi guardò perplesso e sorrise, poi però vidi i suoi occhi diventare lucidi, stava per piangere... “N-no, non piangere!” Cercavo di cullarlo per farlo dormire, ma era inutile, non mi accorsi nemmeno di Rumiko che, dopo essersi svegliata, ci guardava dall’ingresso della capanna, mi si avvicinò e la guardai “Ti ho svegliata...” “No, tranquillo, ma il piccolo ha fame... E tu non puoi farci gran che...” Mi prese il bambino dalle mani e lo portò al seno scostando la maglietta e il reggiseno... Li guardavo tra il perplesso e il meravigliato, forse fu per questo che Rumiko si mise a ridere... “Sono un po’ invidioso del piccolo...” La guardai e lei spalancò gli occhi “Esci Sesshomaru... Hai bisogno d’aria...” Portai una mano sulla fronte e annuii “Sì, è vero... Inizio a delirare...” La sentii ridacchiare mentre uscivo e mi sedevo fuori dalla capanna... L’aspettai... Quando uscì teneva Takeru tra le braccia, che ora sorrideva felice... Si sedette accanto a me e le passai un braccio attorno alle spalle... “Allora tra poco si parte...” Annuii osservando il piccolo che stava per addormentarsi di nuovo...

 

§
 

Camminammo per diversi giorni, tra foreste e radure, ci fermavamo spesso durante il giorno per Takeru. Poi, dopo quasi una settimana di viaggio giungemmo alle Terre dell’Ovest, là dove il mio compagno era Principe, dove la sua famiglia regnava indisturbata da secoli... Sesshomaru mi portò fino ad un enorme palazzo bianco, guglie affusolate e longilinee svettavano verso il cielo, il cancello che pareva di madreperla s’aprì non appena le guardie intravidero Sesshomaru, poi, quando scorsero anche me e Takeru assunsero un’espressione seria, strana ed inquietante... Io, in silenzio, seguivo il mio compagno stringendo a me nostro figlio, quasi avessi avuto paura di perderlo da un momento all’altro. Entrammo e i domestici, almeno una ventina, accolsero il loro signore senza fiatare, si limitarono a disegnare il suo percorso inchinandosi ai lati... Tutti fissavano me e mio figlio, tutti avevano una strana espressione, mista a dolore e soddisfazione, iniziavo a temere per l’indennità della vita di mio figlio, iniziavo ad avere paura di ciò che avrebbero potuto fargli... Che prendessero me, piuttosto... ‘Stai calma, devi rimanere concentrata... Se si mettesse male ci penseremo io e Sesshomaru a proteggere Takeru, lo sai...’ Akusa... Sussultai nel sentire la sua voce dentro la mia testa e Takeru mi guardò interrogativo “Mamma..?” gli sorrisi per tranquillizzarlo “Va tutto bene...” Giungemmo ad una sala enorme, quasi spoglia d’ogni cosa e la cosa che più mi colpì fu che, a differenza del resto del castello, quella stanza era scura, buia, lugubre quasi... Dal lato opposto dell’enorme porta in legno v’erano pochi scalini dove stava un trono... Fu in quel momento che mi si gelò il sangue nelle vene; fu in quel momento che davvero pregai che uscissimo tutti vivi da quella stanza... Una donna sedeva sul trono, una pelliccia le copriva metà del corpo, mentre l’altra metà era vestita da un kimono finemente ricamato, nero e largo, tipico delle imperatrici dell’epoca... Era identica a Sesshomaru, solo che... Lo sguardo aveva un qualcosa di agghiacciante, di distaccato e irato, mi spaventò che quello sguardo fosse diretto proprio verso Sesshomaru, che subito avanzò di qualche passo...

 

“Madre...” Lei per tutta risposta scese le poche scale ed annullò la distanza che la separava dal figlio, una volta di fronte a lui alzò la mano destra e lo schiaffeggiò, talmente forte che potei sentire l’eco dell’impatto, ero spaventata, arrabbiata e allibita per quel comportamento. “Sei una delusione, Sesshomaru, sei uguale al tuo miserabile padre, siete entrambi dei deboli, degli stupidi!” Lui non si era mosso, il volto piegato verso sinistra, la guancia rossa e gli occhi socchiusi, in quel momento vidi il dolore, il sincero dolore negli occhi dell’uomo che amavo... Lo vidi soffrire, non tanto per lo schiaffo in sé, quanto per l’atteggiamento della Madre... Sentii un fremito, come quando stavo per trasformarmi e Sesshomaru lo percepì, avvertì la mia forza crescere e si precipitò da me, allarmato “Stai calma! Calmati Rumiko!” Sentii anche la voce della donna “Ucciderò questa sgualdrina, Sesshomaru! E con lei il frutto indegno del tuo peccato!” Poi ci fu un attimo di silenzio, Takeru mi fissava spaventato, come suo padre, “Prendi nostro figlio e avvicinati alla porta.” “Rumiko, sta calma, devi controllarti...” Prendi. Nostro. Figlio.” Le sue mani afferrarono Takeru un istante prima che io scattassi verso la Madre di Sesshomaru. Ormai ero completamente trasformata. Mio figlio e il mio compagno non si potevano toccare. “Non provarci mai più!” Sembrava più un ringhio feroce che la mia voce...

 

§

 

Non riuscii a vedere il suo spostamento, balzò su mia madre afferrandole la gola e infilandovi quasi gli artigli, non riuscivo a vederla in faccia, ma sapevo qual’era la sua espressione. Lo sapevo bene. “T-Tu! Sgualdrina che non sei altro! Lasciami andare o non uscirai viva da qui!” “Vogliamo scommettere?” La vidi stringere di più, ormai mia madre non toccava quasi più i piedi per terra e, per la prima volta, la vidi spaventata. “Non. Provare. A. Toccare. Mio. Figlio. Chiaro?!” Con un colpo secco del braccio scaraventò mia madre contro la parete del salone, che si incrinò pesantemente. Tra la polvere vidi mia madre alzarsi “Maledetta! Tu non sei degna di mio figlio!” “Voi non conoscete Sesshomaru, se fosse il contrario capireste che con noi è felice. Non sono io a non essere degna di stargli accanto, siete Voi ad essere indegna come madre.” Il respiro mi morì in gola, poi sentii un singulto tra le mie braccia e guardai Takeru... Aveva gli occhi lucidi e guardava Rumiko, che invece sembrava aver ripreso in parte la calma... Poi, prima che la mia compagna potesse ripartire all’attacco, Takeru iniziò a piangere terrorizzato e Rumiko si bloccò di colpo. Si voltò a guardarci e si ritrasformò mentre camminava verso di noi. Sorrise dolcemente prendendo Takeru dalle mie braccia e abbracciandolo “Tranquillo piccolino, sei al sicuro, non è successo niente... Su, calmati...” Gli parlava dolcemente, mentre lo cullava. Io ero ancora allibito da ciò che era successo poco prima. “A-Andatevene! Andate via! Vattene Sesshomaru!” Mia madre riprese posto sul trono e Rumiko si voltò a guardarla “Dovreste pensare a ciò che ho detto... O rischierete di perdere anche l’ultima cosa che vi è rimasta: la famiglia.” Dopo di che le voltò le spalle e s’avviò oltre il portone da dove, allarmate, erano sbucate delle guardie, la seguii dopo essermi inchinato davanti a mia madre. Ero orgoglioso di Rumiko, ero orgoglioso della mia compagna

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