La croce d'oro

di lilyrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sussurri in biblioteca ***
Capitolo 2: *** Uno sguardo color dell'oro ***
Capitolo 3: *** Un piccolo inconveniente ***
Capitolo 4: *** È un ordine ***
Capitolo 5: *** Minacce di sangue ***
Capitolo 6: *** Spiati dalla regina della notte ***
Capitolo 7: *** Imparare a fidarsi ***
Capitolo 8: *** Convenevoli alla torre est ***
Capitolo 9: *** Villa Bellastone ***
Capitolo 10: *** Il momento di agire ***
Capitolo 11: *** Nella camera del serpente ***
Capitolo 12: *** Astuta testardaggine ***
Capitolo 13: *** Da che parte stare? ***
Capitolo 14: *** Brucianti dolori repressi ***
Capitolo 15: *** Stato d'incoscienza ***
Capitolo 16: *** Fuga dall'infermeria ***
Capitolo 17: *** Tornare per te ***
Capitolo 18: *** Diversi o uguali? ***
Capitolo 19: *** La regina di cuori ***



Capitolo 1
*** Sussurri in biblioteca ***


Il sole stava calando all’orizzonte, nascondendosi nelle acque del grande lago, mentre l’imbrunire avanzava velocemente nel ci

Il sole stava calando all’orizzonte, nascondendosi nelle acque del grande lago, mentre l’imbrunire avanzava velocemente nel cielo. Passi indulgenti stavano procedendo verso la biblioteca, con ritmo costante e persistente. Amava restarsene chiusa lì dentro verso sera, quando non c’era più nessuno a disturbare il suo studio nemmeno con dei leggeri sussurri. Una G lucente risplendeva sulla giacca della ragazza, stemma della casa dei Grinfondoro, mentre folti capelli mossi, sparsi un po’ disordinatamente, le incorniciavano il viso, ricadendogli sulle spalle.

Hermione aveva lasciato i suoi due migliori amici, Harry e Ron, nel bel mezzo di una partita a scacchi molto avvincente, con la quale forse, questa volta, il bambino sopravvissuto avrebbe ottenuto la sua rivincita. Ma era tardi per Hermione e lo studio la chiamava. Aprì la porta della biblioteca, non stupendosi di trovarla vuota a quell’ora. Appoggiò i libri su di un tavolo e spalancò le finestre per farvi entrare dell’aria fresca. La ragazza si diresse poi nella sezione di Trasfigurazione, quando ad un tratto sentì la porta d’ingresso chiudersi violentemente. Ebbe un sussulto, spaventata da quell’imprevisto rumore. Eppure lei era sicura di averla chiusa.

C’era qualcuno. Stava per chiederlo ad alta voce quando la stessa domanda venne posta dall’altra persona presente in quella stanza.

- C’è qualcuno? – disse una voce dura, sicuramente maschile che però in quel momento Hermione non riconobbe. Chi poteva mai essere? La streghetta non rispose, restando in silenzio e in attesa.

Gemiti e pianti soffocati. Una terza persona era presente in quella stanza.

- Stai zitta!

Di nuovo la voce maschile di prima. La conosceva, pensò Hermione. Tante volte aveva sentito quel tono autorevole e ostile.

- Perché mi hai portato qui? Non ti ho fatto niente! Lasciami in pace, ti prego!

Questa volta ad aver parlato era stata una ragazza, la stessa che stava piangendo. Una vocina sottile e supplichevole che ad Hermione fece molta pena.

- Ti ho detto di stare zitta! Non fiatare, altrimenti userò le maniere forti…e tu non vuoi questo, vero?

La ragazza probabilmente scosse la testa, perché Hermione non udì risposta ma solo altri singhiozzi.

- Che cosa vuoi da me, Malfoy?

Hermione rimase ammutolita. Poi chiuse gli occhi, restando ad ascoltare. Era lui, sempre lui: Malfoy.

La streghetta odiava la sua abilità nell’insultare e spaventare la gente, la sua faccia snobbata e il suo atteggiamento da superiore che aveva dovuto sopportare per sei anni di scuola. Insulti su insulti, minacce su minacce, ricatti su ricatti. Questo era il mondo che gli girava attorno.

Ma chi era l’altra ragazza in sua compagnia?

- Ti ho già detto che sarà una cosa facilissima, indolore…

- Che vuoi farmi? Ti supplico: lasciami andare…

- Ti faccio paura? – le chiese il biondo, lasciandosi sfuggire un ghigno perfido – chiudi gli occhi e lascia fare a me…

Hermione era sconvolta nel sol udire quelle parole: di certo non se lo sarebbe mai perdonato se quel viscido serpente si fosse approfittato di un’innocente studentessa. Non era sua abitudine restare con le mani in mano quando c’era qualcuno in pericolo, né tanto meno l’avrebbe fatto ora.

- Ecco fatto…ci voleva tanto?

- Che cosa ne farai? Perché ti serve?

- Ragazzina fai troppe domande…non è affar tuo sapere che utilizzo ne farò…

- Ma…perché proprio a me…

- Me lo chiedo anch’io…chissà perché ha scelto una nullità come te…un’ultima cosa, ma la più importante: guai a te se ne farai parola con qualcuno! Nessun professore, nessuna tua amichetta dovrà venirlo a sapere, sono stato abbastanza chiaro? Altrimenti non esiterei un solo attimo a farti tacere per l’eternità…capito ragazzina?

La fanciulla scoppiò in lacrime, terrorizzata dall’avvertimento ricevuto.

- Non ho sentito bene!! È chiaro???

- Ahia…lasciami ti prego…mi stai facendo male…ahi…

- Rispondi!

- Sì…- rispose flebilmente la ragazza – ho capito…ora lasciami…ti prego…

Dopo un mezzo sorriso divertito, il Serpeverde mollò la presa, lasciandola cadere a terra, rovinosamente.

- Che schifo la debolezza!

Detto questo, il biondo le volse le spalle e, come se non fosse accaduto nulla, se n’andò, soddisfatto del suo lavoro.

Dopo che la porta sbatté, Hermione sentì di nuovo i singhiozzi della ragazza. Decise di avvicinarsi con calma, in modo da non farla spaventare ulteriormente. Sinceramente non aveva capito molto la conversazione ma…

Due scaffali più in là, ai suoi occhi comparve una piccola giovinetta dai capelli legati in due trecce, accasciata sul pavimento, che piangeva incessantemente.

Appena la fanciulla vide ad Hermione, tentò la fuga.

- NO! Aspetta…non voglio farti del male, desidero solo aiutarti…

- Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno…

- Mi chiamo Hermione Granger, sono dei Grinfondoro, qual è il tuo nome?

- Eleanor Branstone…tassorosso…

- Piacere Eleanor. Ascoltami…io ero qui e per caso ho sentito quello che vi siete detti tu e Malfoy…

- Che cosa? – chiese la tassorosso, spalancando gli occhi e agitandosi ancora di più.

- Dimmi cosa ti ha fatto quel farabutto! Te ne prego…

- NO…NO!!!

- Eleanor io voglio aiutarti! Non possiamo fargliela passare liscia…chissà quante altre studentesse spaventerà in futuro…vuoi che succeda ad altre ragazze quel che è successo a te? Vuoi vivere nella paura Eleanor?

- Non posso…io non posso…ma non hai sentito? Se parlo mi farà del male…

Aveva ragione. Non poteva metterla in pericolo. L’unica soluzione era andare a parlare con Malfoy. Parlare con lui…come se in tutti questi anni ci fosse mai riuscita a fare una conversazione civile con quel Serpeverde…

Hermione, decisa, uscì dalla biblioteca, cercando il ragazzo dappertutto: percorse più volte gli stessi corridoi, sperando non fosse già rientrato nei suoi dormitori.

- Il Ministero dovrebbe vietare la libera circolazione dei mezzosangue…non credi anche tu Granger?

La streghetta si voltò: trovato. Non c’era stato bisogno di vederlo in faccia: le sue aspre parole lo avevano già annunciato. Appoggiato con un gomito al muro la osservava con sopracciglio teso, mentre attendeva risposta alla sua provocazione.

- Non pensavo fossi cascato così in basso…- gli rispose di rimando Hermione, parecchio indignata.

- Oh oh oh Granger…quando si parla di bassi fondi, tu sei l’esperta…

La streghetta sospirò, scotendo la testa, ma senza staccargli lo sguardo da dosso.

- Come hai potuto? Non credevo ti saresti approfittato anche di una povera innocente…

- Non so di cosa tu stia parlando…– intervenne il bel biondo per interromperla.

- Lo sai benissimo invece o non ti ricordi neanche delle persone a cui degni di rivolgere la parola? Quella ragazza…

Un ghigno sfuggì al Serpeverde.

- La tua gelosia non mi attrae per niente Granger…non provo ancora attrazioni particolari per delle sporche mezzosangue come te!!

- Se speri che io cada sotto le tue grinfie, ti sbagli di grosso…non provare ad avvicinarti!

- Non pensavo t’interessassi delle mie attrazioni sessuali, mi dispiace per te Granger non sei sulla mia lista…

- Cosa le hai fatto? – chiese esasperata Hermione, stufa marcia delle sue continue ingiurie.

- Granger vai a scassare a qualcun altro…

- Malfoy se le hai torto un solo capello…

- Mezzosangue ora mi hai veramente stufato! – sbraitò Draco, bloccandola al muro – che cosa vuoi?

Hermione, un po’ spaventata dall’improvvisa reazione del Serpeverde, esitò un po’.

- Cos’è successo ad Eleanor? Cosa le hai fatto?

Lo sguardo glaciale di Malfoy mutò improvvisamente dal seccato al nervoso.

- Questi non sono affari tuoi…in futuro dovresti stare attenta a non trovarti in mezzo a situazioni del genere…stammi alla larga…

- Ti sei approfittato di lei…sei un verme Malfoy, non riesci più neanche a soddisfare le puttanelle che ti girano intorno?

L’espressione determinata di Hermione era niente in confronto a quella di Draco: ira e collera mescolate insieme in un unico momento. Poi ci fu scherno sul suo viso.

- È questo che hai pensato, mezzosangue? Quanto sei stolta! Hai sentito tutto quello che è successo in biblioteca? Magari eri nascosta con lo Sfregiato nel tentativo di spiegargli come lo si fa…ah ah ah!

Il divertimento del Serpeverde stava innervosendo molto la Grinfondoro, che si stava trattenendo dal schiantarlo.

- Vai all’inferno Malfoy!

Il biondo, di scatto, l’afferrò per il collo con la mano destra, immobilizzando il viso della ragazza e portando il suo a pochi centimetri. Hermione, spaventata, era costretta a guardarlo, in quegli occhi così ghiacciati, trafitti da mille schegge di ghiaccio.

- Io all’inferno, ci sono già, mia cara mezzosangue! – scandì bene Draco, a bassa voce, simile al sibilo di un serpente, mentre l’espressione gli si assottigliò ulteriormente.

Un brivido lungo la schiena percorse il corpo di Hermione.

Occhi color dell’oro lo fissavano agitati. Sentiva la pelle di lei fremere sotto il suo tocco.

Si staccò immediatamente, sentendosi disgustato a quel contatto.

- Il tuo inferno te lo stai costruendo da solo…non ne sei solo una vittima…ricordatelo! – gli rivelò Hermione, massaggiandosi il collo, a causa della forza della sua stretta.

- Ma che ne sai tu…tornatene da dove sei venuta!

La streghetta non resistette: troppe offese, tanti oltraggi, eccessivi insulti. La sua mano fu velocissima: un rapido schiaffo colpì la guancia sinistra del biondo, senza che egli potesse impedirglielo. Con la bacchetta di lei puntata al petto, il Serpeverde non poté che restare fermo, senza alzare un dito, ad osservarla: nei suoi occhi dorati Draco non scorse più il panico o l’angoscia di prima, bensì astio e un tale accanimento che non gli aveva mai riscontrato.

- Come hai osato?

- Tu…non sei meglio di me…- precisò la streghetta e mentre pronunciava ciò, le si velarono gli occhi, sebbene il tono di voce non subì mutamenti – te lo ripeto ed esigo una risposta: cosa hai fatto ad Eleanor? – chiese, premendo sempre più la bacchetta contro il torace di Malfoy.

- Ah, è così che si chiama?

- Per tua informazione sì…

- Mezzosangue…non te la prendere…non tutte sono come te…

- Che vuoi dire?

- Non giocano a fare le eroine degli innocenti…non ti stupire se le ragazze di Hogwarts sono tutte mooolto disponibili con me…

- Questo non mi sconcerta…

- …non è colpa mia se appena mi vedono sbavano all’istante…e se suscito loro…desideri proibiti…vedo che sta accadendo anche a te, mi stai tenendo incollato a questo muro da ben cinque minuti, mezzosangue…sicura che il mio fascino non ti attragga?

- Taci Malfoy! Non sei nella posizione di contrattaccare!

- Uhm…esperta anche in questo campo Granger? La cosa si fa interessante…forza fammene vedere qualcuna di posizione…a tua scelta…

- Malfoy ora basta!! Mi hai veramente stancata: tu e i tuoi stupidi commenti erotici!

- …che però t’interessano! Che temperamento Granger…non l’avrei mai detto…chissà a letto: sono fuochi d’artificio: ecco perché lo sfregiato a volte è così spossato…suvvia mezzosangue…non ti alterare in questo modo…era così per dire…tanto lo so che San Potter non cava un ragno neanche da un buco, pensa un po’ in…

- Tu invece pensi di essere tanto bravo? – domandò Hermione, cercando di deviare il discorso dal migliore amico.

- Sono il migliore…non ci sono dubbi…e non sprecherei le mie portentosi doti con un’insignificante tassorosso! Ora sei contenta, mezzosangue? Toglimi subito questa bacchetta di dosso!

Hermione lo fece, restando però sempre all’erta.

- Allora cosa volevi da lei? Non trovo altri propositi…

- Questo non ti deve interessare: l’importante per te è che io non abbia approfittato di una povera innocente e ciò non è successo…quindi tanti saluti e buona notte…

Pertanto, il bel biondo se n’andò, troncando la conversazione come e quando pareva a lui. D’altronde era così che era abituato a fare. Hermione, sollevata dalle parole del Serpeverde che apparentemente sembravano veritiere, lo seguì con lo sguardo, ritrovandosi a pensare che il suo camminare appariscente e il suo ancheggiare esagerato fossero dovuti all’alta considerazione che aveva di sé.

La streghetta alzò sopracciglia, un po’ perplessa, infine si riavviò in biblioteca per riprendere ciò che aveva interrotto.

 

 

Come vi sembra?? Mi sono divertita molto nel scrivere questo primo capitolo e spero altrettanto voi nel leggerlo…ma non è finita qui: tanti imprevisti attendono Hermione, la storia avrà enormi sviluppi e avvenimenti travagliati. Nonostante i protagonisti della ff, restino cmq Draco ed Hermione, ci saranno tanti personaggi che entreranno a far parte di questa storia!!

Mi auguro vi piaccia questo mix fra amore e avventura e nell’attesa del seguito, aspetto con ansia le vostre recensioni.

Un bacione

La vostra Lily-Rose ^_____^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

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Capitolo 2
*** Uno sguardo color dell'oro ***


Dopo essere sceso nei dormitori, entrò nella sua taciturna stanza, dove non c’era nessuno che potesse distrarlo o disturbarlo

Dopo essere sceso nei dormitori, entrò nella sua taciturna stanza, dove non c’era nessuno che potesse distrarlo o disturbarlo. Draco Malfoy si slegò la cravatta verde-argento e se la sfilò, sbottonandosi anche i primi bottoni della camicia. Dopo aver afferrato un cioccolatino dallo scrigno sul comodino, si buttò sul letto, stendendosi supino e restando a guardare il soffitto.

Una grande prova gli era stata destinata. Suo padre gli aveva raccomandato di portarla a termine secondo i piani, senza intoppi e senza esitazione. Doveva farcela: solo così avrebbe accontentato il genitore e servito con il dovuto rispetto il potente Signore Oscuro. La Grande Guerra era nell’aria, ne si percepiva la vicinanza. Tuttavia, finché il Serpeverde non avrebbe portato a termine il compito che gli era stato assegnato, Lord Voldemort non avrebbe attaccato. Dipendeva da lui.

Sul torace scoperto del Serpeverde s’intravedeva legata al collo una catena, la quale aveva come pendente, una croce d’oro. Era un gioiello molto antico, la cui funzione non era solo quella di abbellire: l’incarico di Draco Malfoy girava intorno a quella croce dorata. Essa aveva una cavità al centro: tanti anni prima, quel posto, lo aveva occupato una pietra preziosa color del sangue.

Il biondo sospirò, girandosi su di un lato e afferrando una fialetta trasparente: il liquido contenuto all’interno era solo un settimo. Ne mancavano sei, solo così la sua missione sarebbe finita.

Improvvisamente la porta della stanza si aprì brutalmente e sulla soglia apparve un alto ragazzo dai capelli color della notte, accompagnati da uno sguardo concupiscente.  

- Non si osa bussare? – domandò scontroso Draco, restandosene spaparanzato sul letto ma nascondendo la fialetta.

- La stanza è anche mia. E se ti avrei trovato in dolce compagnia non mi sarei scandalizzato, non è la prima volta che succede…ma sapevo di trovarti solo…ultimamente non ti dai tanto da fare…

Il biondo fece una smorfia.

- In questo momento ho altro per la testa, Blaise…- rispose Malfoy, con un ghigno sul viso.

- Per caso, intendi dire che hai fatto il voto di castità?

- E tu non hai trovato nient’altro di meglio da fare che venire a rompere a me?

- Mi diverte molto…comunque, la Parkinson ha detto che stasera vuole essere visitata dal suo fisioterapista personale…che voleva dire? Vuol far sesso con te?

Ci fu immediatamente scherno sul viso del biondo Serpeverde.

- Direi di sì. Tu che dici?

- Che sei un depravato!

Malfoy alzò un sopracciglio come se l’insulto gli scivolasse addosso.

- Intendi andare? – domandò Zabini, mentre l’amico, in risposta, alzò semplicemente la spalla.

- Se ho voglia…

- Ti decidi a concludere qualcosa o vuoi lasciarmi campo libero finché non me le sarò fatte tutte io? La tua astinenza m’infastidisce…pensavo che ci saremo rivaleggiati fino alla fine dell’anno ma vedo che sei già stufo…forse non riesci più ad appagare le tue donne?

Malfoy gli tirò un cuscino che lo prese in piena faccia, stanco dei suoi discorsi monotoni che non lo interessavano di una virgola. Lui e la Granger probabilmente si erano messi d’accordo nel fargli saltare i nervi.

- Forza Draco: alza quel tuo sfarzoso fondoschiena e torna a…

- Sì d’accordo, ma basta di rompermi…- tagliò corto il biondo, arrivando sulla soglia – ti stai dando da fare tu?

- Puoi dirlo forte!!

- Mi sa che non hai capito. Intendo con la Chauler…con lei devi darti da fare per soddisfarla appieno…ora m’informerò se ci riesci…sai com’è, poverina, era abituata con me e non credo abbia trovato di meglio…

E ghignando, il bel Serpeverde se n’andò, lasciando Blaise Zabini sulla porta, il quale non perse tempo.

 

 

Quando Hermione tornò nei dormitori era ormai sera inoltrata. Lo studio le aveva rubato anche il tempo per cenare.

- Herm! Finalmente! Credevamo non tornassi più! – esclamò Harry Potter, mentre la ragazza entrava nella stanza e appoggiava i libri su di un tavolo.

- Stasera hai mangiato libri al posto del cibo?

- Ronald Weasley, se tu andassi bene a scuola tanto quanto gli scacchi, sicuramente tua madre non ti invierebbe altre strillettere!!

- Strillettere??? – chiese Harry curioso – ne hai ricevuta un’altra?

Hermione sorrise, non continuando oltre e lasciando i due amici nel bel mezzo della conversazione. Era troppo stanca e non aveva voglia di discutere. Si avviò nel dormitorio femminile, con la consapevolezza di crollare appena si sarebbe sdraiata sul letto.

 

 

La sua missione sarebbe stata facile se, alla prossima estrazione, la croce d’oro avrebbe proferito il nome di un’altra stupida ragazzina, pensò Draco Malfoy. Troppo semplice e neanche tanto stimolante per uno come lui. Doveva finire il tutto prima della fine dell’anno e consegnare il suo operato a suo padre, Lucius Malfoy, il quale lo avrebbe donato all’Oscuro Signore. E così facendo, da quel momento in poi, niente avrebbe fermato Lord Voldemort dall’attaccare, niente lo avrebbe sconfitto.

Doveva agire subito: prima terminava, prima si sarebbe tolto questa responsabilità di dosso.

Erano le tre di notte: a quest’ora nessuno lo avrebbe disturbato, né visto. Uscì dai dormitori maschili, rimanendo però nella Sala Comune dei Serpeverde. Si avvicinò al focolare: aveva bisogno del fuoco per compiere il rito di rivelazione, durante il quale tutti i camini delle quattro case avrebbero funzionato all’unisono.

Malfoy respirò a fondo e si tolse la croce d’oro dal collo.

 

 

Nel bel mezzo della notte, Hermione si svegliò con lo stomaco che brontolava per la fame. Assonnata, decise di rimettersi giù, decidendo che l’indomani avrebbe fatto un’abbondante colazione. Si girò e rigirò nel letto, ma il vuoto di stomaco si faceva sentire sempre più, impedendole di dormire.

Allora si alzò e scese le scale del dormitorio, con indosso la lunga camice da notte celeste. Nonostante lei fosse la maggiore sostenitrice del CREPA, decise che per una volta avrebbe fatto un’eccezione e avrebbe cortesemente chiesto agli elfi domestici di prepararle qualcosa da mangiare.

Diretta verso le cucine di Hogwarts, improvvisamente fu attratta da qualcosa che la destò dalla sonnolenza. Lentamente si avvicinò al camino e si inginocchiò: scintillanti fiamme traballavano sotto i suoi occhi, mentre scintille, come impazzite, schizzavano e balzavano fuori dal camino. Ad un tratto il fuoco mutò di colore, tingendosi di un blu elettrico.

Hermione spalancò gli occhi. Ma che stava succedendo?

La ragazza cominciò a intravedere delle figure non tanto nitide, poi le immagini piano piano si mostrarono più definite: scorse delle mani.

Mani affusolate, ma possenti e vigorose. Qualcosa dall’altra parte, venne buttato nel fuoco, forse una catena o qualcosa di simile. Hermione non capiva, ma restò ad osservare, attendendo una mossa.

Niente. Nessun segnale.

Fino a quando, ad un tratto, ci fu una gran vampata, come se il fuoco ardesse di uscire e in quel momento lì, quelle mani sconosciute, dall’altra parte del camino, agirono: con la bacchetta in pugno si avvicinò alla brace e ne arroventò la punta; poi, premette quest’ultima sul braccio scoperto. Hermione non udì alcun gemito di dolenza.

Qualcosa però attirò la sua attenzione: un bracciale; il gioiello d’oro bianco era a forma di serpente e, abbracciando tutto il polso, lo circondava con le sue spire.

Il suo interesse venne richiamato ancora una volta dal colore del fuoco: oro. Oro più che mai.

Improvvisamente delle urla di dolore, come un’atroce tortura. Sul braccio scoperto stavano comparendo delle lettere: esse si stavano comprimendo, come marchiate a fuoco.

Hermione cominciò a tremare, spaventata: per quale motivo qualcuno stava facendo una cosa del genere? Perché lei poteva vederlo?

Piano piano un nome e un cognome si stavano componendo, come se una mano invisibile stesse scrivendo in quel candido braccio immacolato, come su di un foglio di pergamena.     

Lesse.

Hermione sbatté le palpebre più volte, scrutando bene il nome.

Non era possibile.

Il battito del suo cuore accelerò precipitosamente.

In corsivo antico e marchiato a fuoco nel braccio, la scritta corvina riluceva in tutta la sua maligna bellezza: Hermione Granger.

Il suo nome e cognome era ben impronti.

Lentamente il fuoco tornò ad essere come di solito, mentre le immagini che la ragazza poteva vedere si offuscarono a poco a poco.

 

 

Nella Sala Comune dei Serpeverde Draco Malfoy aveva compiuto ciò che doveva fare. La croce d’oro gli aveva assegnato il prossimo nome, proferito la successiva persona. Hermione Granger.

Un ghigno sfuggì al biondo. Questa sì che è una sfida, pensò tra sé e sé. Non sarà facile con quell’astuta mezzosangue, rifletté, mentre si riabbottonava i gemelli della manica sinistra della camicia.

Il ragazzo si avvicinò al camino e s’accovacciò. Doveva recuperare la croce d’oro tra le fiamme, ancora vive. Mentre faceva ciò, ragionò su come riuscire a fregare quella dannata mezzosangue. Improvvisamente però, vide qualcosa che non gli piacque tanto: le immagini stavano svanendo, il contatto con i camini delle altre case di Hogwarts terminando, ma riuscì a vederli.

Due occhi curiosi e smarriti stavano guardando nel camino. Lo stavano spiando. Uno sguardo color dell’oro che Malfoy riconobbe all’istante: lo stesso della sua prossima vittima.

 

 

 

 

 

 

Finisce qui il secondo capitolo^^” !!!!!!!

Come lo trovate? Spero vi piaccia e che sia abbastanza avvincente anche per gl’avventurosi più accaniti! Non me ne vogliate, ma è la prima volta che scrivo una ff d’avventura (io abituata a scrivere solo ff romantiche) e spero stia venendo bene, voi che ne dite?? (per le romantiche: tranquille, presto arriverà anche un po’ di intrigo amoroso!!^.^)

Ringrazio le persone che hanno recensito:

 

Rika Malfoy: ciao carissima! Ci si vede anche di qua! Veramente la seguivi? Non ne avevo la più pallida idea, ma mi fa piacere che mi hai scritto^^ ! Presto la metterò in pari con l’altro sito!

Per quanto riguarda l’articolo che non ho messo non lo fatto per dimenticanza: volevo che Hermione alzasse entrambe le sopracciglia, in segno di stupore. Forse non si è capito bene^^””

A presto e grazie! Baci!

 

Magic_Life: Ti ringrazio tanto^^ ! Sono davvero contenta che ti piaccia! Eccoti accontenta: pubblicato il seguito^^ grazie, continua a seguirmi! Baci!

 

the princess: grazie 1000 ^//^ me molto emozionata! L’aggiungi ai preferiti? Wow!!! Che bello^^! Ecco il seguito!! Grazie, continua a seguirmi! Baci!

 

 

A presto con il seguito, fatemi sapere che ne pensate del seguito!

Baci baci

By Lily-Rose^^

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Capitolo 3
*** Un piccolo inconveniente ***


Quella dannata mezzosangue

Quella dannata mezzosangue!!!

Sempre a fare la paladina della giustizia!!!

Questo era ciò che pensava Draco, steso sul letto della sua camera.

Fissava il soffitto, lanciando di tanto in tanto occhiate al suo braccio: Hermione Granger.

Quel nome, quell’insulsa scritta marchiata a fuoco sarebbe rimasta impressa sul suo avambraccio fino al termine della sua missione, fino al prossimo rito di rivelazione.

E sarebbe stata dura questa volta.

Oh sì, Draco lo sapeva…

Strinse il pugno con forza: doveva farcela. Si sarebbe inventato qualcosa…

E poi, cosa era riuscita a vedere la Granger? Da quanto era lì, davanti al camino?

In quel momento gli tornò in mente il consiglio di suo padre.

“Non devi fallire!”

Poche parole che racchiudevano un gran significato.

Il Serpeverde socchiuse gli occhi. Qualcosa si sarebbe inventato per…

Ad un tratto sentì la porta della sua camera aprirsi.

Dette un’occhiata all’orologio. Quasi le quattro di notte.

Vide Zabini entrare nella stanza sbadigliando, parecchio assonnato.

- Già di ritorno?

Il moro gli lanciò un’occhiataccia e non replicò.

Draco insoddisfatto della sua reticenza, tornò a pensare ai cavoli suoi.

Il metodo…come fare con quella dannata mezzosangue…

Poi…un’idea…forse assurda…ma un’idea…

Rivoltò la testa verso Zabini.

Quella era l’unica soluzione valida che gli era venuta in mente.

Soddisfatto di ciò, un ghigno divertito si compose sul suo viso e una risata eccitata riempì il silenzio di quella stanza.

Ora sì che si sarebbe divertito…

 

 

La mattina successiva Hermione si svegliò piuttosto nervosa.

Non aveva dormito niente e i suoi sogni erano stati incubi: continuava a rivedere ciò che era successo quella notte, davanti al camino.

Voleva scoprire chi fosse ma d’altronde non aveva indizi…l’unico riconoscimento era il bracciale d’oro bianco a forma di serpente. Ma non poteva andare a controllare il braccio a quasi trecento studenti!

L’unica cosa che poteva fare era rimanere calma e stare attenta.

Chiunque, in quel momento, avesse avuto il suo nome tatuato sul braccio, non avrebbe tardato a farsi notare e di questo se ne sarebbe accorta immediatamente…o quasi…

Non disse nulla ai professori, sia per non allarmarli sia per non sentirsi dire da qualcuno, che magari non l’avrebbe creduta: “Sicuramente le gioverebbe dormire di più, invece che controllare i camini alle tre di notte!”.

A colazione quando Ron la chiamò, scotendole un braccio, fece un piccolo balzo, spaventata.

- Herm, che cos’hai?

- Niente…- rispose con il respiro affannato – che c’è? Che avete da guardarmi? Sto bene! Sono solo un po’ agitata in questo periodo…

- Alla faccia dell’agitata! Sei tesa come una corda di violino!

- Bè…che volevi dirmi?

In quel momento Hermione non si accorse che qualcuno la stava fissando.

Due occhi color del ghiaccio.

Studiavano i suoi movimenti e avevano intuito il suo stato d’animo.

 

 

L’orario della mattinata non si presentava leggero: due ore di Pozioni, una di Storia della Magia e due di Aritmanzia. Mentre nel pomeriggio le due ore con Hagrid avrebbero giovato tutti.

L’unica pecca che i Grifondoro non sopportavano era il raggruppamento con i Serpeverde. E la cosa era reciproca.

Stavano scendendo a valle, verso la casa di Hagrid quando ad Hermione accadde un piccolo inconveniente.

- Cavolo…

Le si era slacciato il reggiseno.

Si fermò un istante, mettendosi da una parte e cercando di riallacciare i due gancini.

Ma non ce la faceva…

Improvvisamente sentì due fredde mani sotto la maglietta ed ebbe un sobbalzo.

Si girò di scatto per vedere chi fosse. Ma non riuscì a scorgere l’identità della persona.

Probabilmente sarà Calì…pensò la ragazza e quando ebbe fatto si voltò.

- Grazie C…

Quando lo vide, i suoi occhi si allargarono sorpresi, mentre sbalordita e anche abbastanza imbarazzata cercava di dire qualcosa.

- Il piacere è tutto mio mezzosangue…sempre pronto per queste cose!

Era Malfoy.

Interdetta, si mise le mani sui fianchi e il suo viso divenne guardingo.

- Vedo che sei abile con QUESTE cose…

Il bel Serpeverde alzò le sopracciglia, continuando a fissarla.

- Potresti ricambiare il piccolo favore in qualche maniera…sono sicuro che un modo lo troviamo… - disse, avvicinandosi alla ragazza, la quale si spostò immediatamente e cominciò a scendere la collina.

Malfoy insoddisfatto, la raggiunse, accostandola.

- Non capisco – cominciò la Grifondoro – perché le donne debbano venire a letto con te!!

A quell’affermazione, Draco rimase stupito e arcuò un sopracciglio.

- Non ho detto che debbano…- ribatté pronto - …però lo fanno!

Hermione a quella risposta rimase stupita e scosse la testa. Ormai non avrebbe più dovuto stupirsi di niente quando certi argomenti riguardavano Malfoy.

D’altro canto, il tenebroso Serpeverde rise eccitato.

Oh sì, si sarebbe divertito…

 

 

 

 

 

 

Purtroppo questo capitolo è venuto ancora più corto dei precedenti, scusate^^””””!

Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso:

 

Rika Malfoy: No, ma tranquilla non mi ero mica arrabbiata o capito chissà cosa..^^ capita! Volevo solo chiarire. Sì, prima purtroppo non sapevo usare l’html, non ci avevo badato tanto…che roba, invece è facilissimo! Ora, un po’ come Sibilla Cooman, sai quel che succede XDD! Grazie, a presto!! Baci!

 

Joy Wyatt: ti ringrazio, mi fa molto piacere che la mia storia è riuscita ad ottenere un tuo commento!XD no vabbè scherzo, visto che di solito hai detto che le draco/hermione non hanno senso, la cosa mi lusinga che tu abbia recensito! Ok, appena ho un attimo libero, darò un’occhiata alla tua ff. Mi dispiace averti deluso in questo capitolo per quanto riguarda la lunghezza quando avevi chiesto di farli più lunghi…purtroppo per i primi dodici capitoli, la storia lo già scritta^^””. Spero che la faccenda della croce d’oro continuerà ad appassionarti! A presto, continua a seguirmi! Baci!

 

katiuz: ti ringrazio! Ecco il seguito^^! A presto! Baci!

 

the princess: grazie, se è possibile mi fa piacere che lo sia!!^^ ecco qua il seguito, anche se è un po’ cortino^^” pardon! A presto, continua a seguirmi! Baci!

 

Magic_Life: sono contenta che più vai avanti più ti intrighi^^! No, tranquilla, non sei ripetitiva, mi fa sempre piacere! Presto i dubbi si chiariranno o forse qualcosa già hai e avete intuito! Ecco il seguito, anche se come ho detto prima è abbastanza cortino! A presto! Baci!

 

 

Ora vi lascio, continuate a seguire la storia, aspetto le vostre recensioni!

A prestissimo!

Baci baci

La vostra Lily-Rose

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Capitolo 4
*** È un ordine ***


- Troviamo un posto più tranquillo…

- Troviamo un posto più tranquillo…

Harry e Hermione se n’andarono dalla Sala Grande, troppo affollata in quell’ora e si diressero in biblioteca. Ron non era con loro, rimasto a Pozioni, doveva pulire il macello che aveva combinato.

Quando i due Grifondoro si sedettero intorno a un tavolo, Harry cominciò a raccontare. Poche persone erano presenti nella stanza.

- È da un paio di giorni che faccio un sogno ricorrente…

Hermione si adagiò un po’ sul tavolo per ascoltare meglio le parole dell’amico.

- Sono poche immagini…e non ne riesco a capire il nesso logico ma…qualcosa mi dice che dobbiamo stare in guardia…

- Credi che sia un sogno come quelli che facevi al quinto anno?

- Sì, ho questa sensazione…tu che ne pensi?

- Non saprei Harry…cos’è di preciso?

Il ragazzo sospirò.

- È tutto confuso…c’è del fuoco intorno a me, poi nitidamente sgorgo una mano che tiene una croce dorata…

I battiti del cuore di Hermione cominciarono ad accelerare. Anche Harry aveva visto quella croce. Ora non poteva essere solo una coincidenza.

- …soltanto che questa mano è insanguinata…

Il ragazzo tacque.

- Finisce così?

- Sì te lo detto, solo poche immagini…ma al risveglio la cicatrice mi brucia…

La ragazza era indecisa se dirglielo o meno: rivelargli della scorsa notte, di quando aveva visto anche lei quella croce d’oro tra le fiamme del camino e scorgere il proprio nome marchiato a fuoco sul braccio di qualcuno.

Che misteri avvolgevano quel gioiello dalla croce d’oro?

- Harry io credo sia tutto vero…- si decise Hermione - vedi…l’altra notte…

- Guarda guarda chi abbiamo qui!

Entrambi i Grifondoro alzarono lo sguardo e trovarono Draco Malfoy davanti a loro, divertito e con un ghigno sul viso.

- Wow Potter! Ti sei fatto la ragazza!

- Malfoy vattene! L’aria è già abbastanza pesante!

- Granger – si rivolse il Serpeverde, ignorando lo Sfregiato - credevo pretendessi ragazzi di un certo livello, con almeno eccezionale in tutte le materie! La cosa mi sorprende assai! Potter è un po’ scarso…in tutti i campi…

- Non credo che…

- E va bene Malfoy, sì stiamo insieme! – esclamò Harry, con tono assai deciso.

Hermione si voltò verso l’amico, non capendo che intenzioni avesse dicendo ciò.

Il bel biondo per una frazione di secondo rimase ammutolito, poi scoppiò a ridergli in faccia.

Com’era caduta in basso la Granger, ma d’altra parte cosa poteva aspettarsi da una mezzosangue come lei?

- Cos’è che ti fa tanto ridere?

- Cattivo sangue non mente! Due mezzosangue che continueranno a contaminare il mondo dei maghi!

A quel punto Hermione si alzò in piedi, poggiando le mani sul tavolo e assottigliando lo sguardo minacciosa.

- E tu vivrai con la consapevolezza di essere la copia sputata di tuo padre!

Silenzio.

Malfoy, udendo quelle parole, strinse il pugno feroce e la guardò con uno sguardo maligno.

Lucius non era minimamente paragonabile a lui.

Che ne sapeva lei, una stupida mezzosangue so-tutto-io? Non poteva capire la sua situazione.

Era solamente cresciuto come suo padre aveva voluto. Ma non era come lui. E mai sarebbe diventato la sua copia sputata, né sarebbe vissuto alle dipendenze del Signore Oscuro.

Al termine della sua missione, sarebbe fuggito via, lontano dalla sua vecchia vita. Questo era ciò che più desiderava: lasciarsi tutto alle spalle una volta finito tutto.

Il silenzio tombale fu spezzato solo dalle ultime parole del Serpeverde, il quale subito dopo se n’andò con il sorriso beffardo sulle labbra, nonostante il suo stato d’animo alterato dalle parole della ragazza.

- Hai detto al tuo fidanzato del piccolo incidente con il reggiseno?

 

 

- Hermione! Aspetta, Hermione!

La ragazza si era alzata velocemente dalla sedia della biblioteca e fuggita via dalle domande di Harry, ma quest’ultimo non mollava la presa, rincorrendola per il castello.

Poi, raggiuntala, la prese per un polso e la fece voltare: vide il suo viso leggermente imbarazzato.

- Harry lasciami.

- Spiegami: cosa significa quello che ha detto Malfoy?

La ragazza sfuggì al suo sguardo interrogatorio e voltando il capo, vide Ginny che, passando di lì,  aveva visto tutta la scena e la scrutava incuriosita. La rossa corrugò le sopracciglia, come chiedendo all’altra cos’era successo, ma Hermione scosse leggermente la testa e la Weasley se n’andò.

- Niente Harry…non è successo niente…

- Non mi pareva che stesse scherzando! – esclamò il ragazzo seriamente e preoccupato.

- Ma cosa vuoi che ti dica?? – chiese lei, imbarazzata, riflettendo a chissà cosa stesse pensando l’amico.

- La verità.

Hermione sorrise, rassicurando il moro.

- Non è successo niente, te lo giuro. Mai succederà niente.

- Mi posso fidare?

- Certamente! E poi anche se diventassi pazza a correre dietro a Malfoy, lui non vorrebbe mai una…- sospirò – mezzosangue come me…

Harry, rassicurato da quelle parole, fu più tranquillo e dopo essersi chiariti scesero giù nei sotterranei, nell’aula di Pozioni per vedere a che punto era Ron con le pulizie.

 

 

“…il tempo è vita. Devi sbrigarti. Non aspetterà ancora per molto e tu sai bene che detesta attendere!! E soprattutto odia chi lo fa aspettare!

Presto verrò a controllare come sta andando e se ti stai dando da fare…

Spero che tu sia già a metà dell’opera, il tempo stringe…

Non cercare di fuggire dalla tua missione, ti è stata destinata per un motivo ben preciso: mostrare quanto gli sei fedele, ribelle di un figlio!

Reverentia et fides semper! (n.d.a. dal latino traduce rispetto e lealtà sempre)

Non farti distrarre da sciocche leggerezze…

È un ordine

L.M. ”

 

 

Subito dopo averla letta, il messaggio si bruciò, senza lasciare traccia di sé.

Sarebbe stato troppo rischioso.

Draco infuriato serrò il pugno destro, chiudendo gli occhi.

Sarebbe venuto a controllarlo.

Non doveva distrarsi.

Detesta attendere e odia chi lo fa aspettare.

Un ordine.

Il biondo Serpeverde, a quell’ultimo pensiero, tirò un pugno alla finestra della sua stanza che si frantumò in mille pezzi.

Tanta era la forza, quanto la rabbia.

Schegge di vetro saltarono dappertutto, ferendogli il viso e la mano destra, ora insanguinata.

Ma nessun dolore fisico era paragonabile al dolore e alla collera che provava dentro di sé.

Doveva terminare.

Granger sto arrivando…

 

 

 

 

Fine quarto capitolo.

 

 

 

Rieccomi tornata con l’aggiornamento! Come vi sembra?

Questo capitolo serve più che altro a capire il rapporto tra Draco e il padre, le intenzioni del Serpeverde finita la sua missione e cosa pensa di Lucius.

Nel prossimo scopriremo le funzioni della croce d’oro, questo gioiello così meraviglioso quanto terrificante. E soprattutto qual è questa missione così importante.

 

 

Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

 

the princess: ti ringrazio, ne sono davvero contenta, sia che continui a seguire la storia sia che ti piaccia tanto! Nel prossimo si capirà meglio tutta la missione di draco ed hermione naturalmente si ritroverà in mezzo a questa situazione! Grazie, a presto! Baci!

 

Joy Wyatt: XDDDD già la frase di draco piace tanto anche a me! Ecco qua il seguito e spero di non averti delusa^-^! Grazie, a presto con il continuo! Baci!

 

katiuz: mi dispiace però inizialmente i capitoli sono piuttosto cortini^^””” pardon! Grazie, continua  a seguirmi! Baci!

 

Rika Malfoy: ciao rika!! Eh non ti preoccupare se non sei stata la prima!!^^ va bene anche così, vuoi fare una sfida per essere la prima?XDDD già hai proprio ragione: herm si lamenta ma chi altre vorrebbero essere al suo posto?? (le mani di tutte le fans si alzano all’istante XD calma ragazze, lo farà a tutte XD) grazie, a presto!! Baci! (vai sibilla!!)

 

mary1986: ti ringrazio, le tue parole mi fanno molto piacere! Grazie del complimento, a presto! Continua a seguirmi! Baci!

 

Magic_Life: XDDD infatti! Anch’io me l’ero immaginata e già vedevo la faccia di hermione: sconvolta e rossa come un peperone se non peggio!! Sai questa scena è successa, non tutta ma in parte e mi sono ispirata un po’ alla realtà! Lo so, sono davvero brevi: per i restanti che non ho ancora scritto (dal 13 in poi) cercherò di allungare^-^! Grazie, a presto! Baci!

 

 

A presto con il prossimo aggiornamento!

Baci baci a tutti!

La vostra Lily-Rose

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Capitolo 5
*** Minacce di sangue ***


Sono tornata con questa ff

“Signorina Granger l’aspetto alle nove esatte nell’aula di Trasfigurazione. Puntualità.

Professoressa McGranitt”

 

 

La lettera che Hermione aveva ricevuto, la prese alla sprovvista.

Non trovava alcun motivo o argomento valido che doveva discutere con la professoressa in privato. E se si trattava del comportamento di qualche studente che non aveva rimproverato come si deve, avrebbe dovuto richiamare anche Ron, visto che anche lui era prefetto.

Ma niente.

Solo lei.

Un po’ intimorita e curiosa, non destò particolari sospetti e si avviò verso l’aula, qualche minuto prima dell’ora stabilita, visto che la donna le aveva richiesto la massima puntualità.

Bussò più volte alla porta ma non ottenne risposta, nemmeno un fioco “avanti” dall’altra parte. Allora si decise ad entrare e propose di aspettare la professoressa già all’interno.

Aprì la porta e restò per alcuni secondi sulla soglia: l’aula era avvolta dal buio, le finestre erano tutte chiuse.

La ragazza si portò al centro della stanza e si apprestò a dare un po’ di luce a quel tetro luogo.

Improvvisamente la porta dietro di lei sbatté violentemente.

Hermione, spaventata, si voltò.

Non riusciva a vedere niente dal buio che regnava nell’aula.

S’affrettò ad impugnare la bacchetta e recitò “Lumos”.

Un debole bagliore rivelò che non era la sola persona presente in quella stanza.

I suoi grandi occhi d’oro si spalancarono.

Appoggiato al muro, accanto la porta, un ragazzo dai biondi capelli e con l’uniforme da Serpeverde stava a braccia conserte e la osservava con sguardo deciso e duro.

I suoi occhi assottigliati non trasmettevano le miglior intenzioni.

- Malfoy? – chiese ingenuamente la Grifondoro, mutando la sua espressione in aria interrogativa.

Con uno scrocchio di dita del ragazzo la porta si chiuse a chiave istantaneamente.

Hermione furtiva, fece spontaneamente un passo indietro, terrorizzata e con il cuore che cominciava a batterle forte.

Con un semplice incantesimo pronunciato dal ragazzo, la Grifondoro fu sprovvista di bacchetta.

- Dov’è la professoressa McGranitt? – chiese, cercando di mantenere la calma.

Draco ghignò, poi fu preso da una risata quasi isterica.

- Quanto sei ingenua Granger! Ti facevo più furba!

Man mano che il ragazzo avanzava verso di lei, Hermione arretrava di qualche passo, anche se non sarebbe servito granché.

- Quel biglietto te lo inviato io. Con tutte le mie buone intenzioni.

Mentre la ragazza lo osservava intimorita, notò un piccolo particolare.

- Che hai fatto alla mano? – chiese lei, alla vista della fasciatura.

- Non te ne deve importare, stupida mezzosangue!

- Malfoy che vuoi da me? – chiese Hermione impetuosamente, volendo capire immediatamente il motivo del loro incontro. Ma tale impetuosità non piacque al ragazzo.

- Zitta lurida spiona! – esclamò, avventandosi su di lei e stringendogli la gola con una mano – sempre a impicciarti degli affari altrui!

- Non capisco cosa vuoi dire! Lasciami!! Mi soffochi!!!! – esclamò ad un tratto, quando la presa del biondo cominciava a diventare più insistente.

- È colpa vostra! Vostra, di voi mezzosangue se c’è questa guerra! – esclamò pieno di rabbia e con uno sguardo quasi assassino, il quale spaventò terribilmente Hermione. Non l’aveva mai visto così.

Ma lei, testarda, azzardò.

- Non risolverai i tuoi problemi se mi ucciderai – rispose calma, tenendo le sue mani sopra quelle di lui, nel tentativo di evitare che la strozzasse – la guerra non finirà se mi ucciderai!

Sul viso di Malfoy si dipinse un sorriso isterico e si staccò dalla sua preda.

Si portò davanti a lei e, sbottonando i bottoni di una manica della camicia, se la tirò su fino al bicipite per mostrarle l’orrenda tortura che era costretto a sopportare.

Non aveva ancora il marchio nero, questo era già consolatorio, ma alla vista del braccio del ragazzo, Hermione trattenne il fiato.

Il suo sguardo non smetteva di andare dal braccio di lui ai suoi grigi occhi.

Marchiata a fuoco, la scritta risplendeva in tutta la sua bellezza: il nome Hermione Granger stampato sulla pelle di Draco.

La sua prossima vittima.

La Grifondoro dovette sostenersi al muro, altrimenti le gambe le avrebbero ceduto.

Era lui, Malfoy!

- Tu!

- Eh già, mezzosangue! Proprio io! E tu sei la solita impicciona! Ti ho visto che mi guardavi, con i tuoi occhi curiosi…ma sicuramente non avrai capito niente di quello che stavo facendo…

Ma Hermione non l’ascoltava più: i suoi occhi si erano fermati al petto del ragazzo, dal quale si intravedeva una catena. Il ragazzo, intuendo la sua curiosità, si sbottonò anche i bottoni davanti, lasciando intravedere il gioiello: la croce d’oro.

Quella maledetta collana che era stato il suo incubo per diverse notti.

- Cosa vuoi da me?

La domanda di Hermione aveva un tono disperato e straziato.

Draco si avvicinò a lei, prendendo la croce tra le mani e facendogliela vedere meglio.

- Guardala bene! Qui al centro!

La ragazza l’osservò e notò esserci un incavo: sicuramente mancava la pietra.

Hermione alzò il viso sul ragazzo che parlò incessantemente.

- Qui una volta c’era un rubino: esso è andato perso e la mia missione è riformarlo.

- Per conto di Voldemort vero? – chiese lei, come se sapesse già la risposta.

- L’Oscuro Signore mi ha affidato questo incarico! Il gioiello apparteneva a sua madre! Riformando la pietra, la croce d’oro possederà nuovamente i suoi poteri e Tu-Sai-chi sarà molto più forte, quasi invincibile!

Ma lo sguardo non convinto e ignaro di Hermione, fecero continuare Draco.

- Ma non lo capisci, stolta mezzosangue? Anche l’Oscuro Signore avrà un’arma ereditata dalla propria madre, avendo il suo gioiello, cosicché nessuna imparità ci sarà nello scontro finale contro quel rammollito di Potter!

Hermione divenne sempre più agitata. Doveva impedirlo: non doveva fargli portare a terminare la sua missione in nessuna maniera.

- Cosa centro io?

- La croce d’oro ha fatto il tuo nome come prossima vittima, come componente essenziale per riformare il rubino!

- Anche Eleanor Branstone, la ragazza di tassorosso lo era quindi!

- Esattamente! Cominci a capire mezzosangue!

- Come devi fare? Qual è il metodo?

Un ghigno divertito comparve nell’espressione del biondo.

- È qui che viene il bello, Granger! Per giorni sono stato costretto a portare il tuo sudicio nome sul mio braccio! Per cosa? Te lo spiego immediatamente!

- No! Non ti avvicinare! Stammi lontano!

Hermione, con le spalle al muro, chiuse gli occhi, parandosi il volto con le braccia.

Sentì un bruciore sul palmo della mano.

Aprì gli occhi e vide che Draco gliela aveva ferita.

Velocemente il taglio cominciò a sanguinare.

E negli occhi del biondo, intravide una scintilla di vittoria.

Intuendo qualcosa, Hermione nascose la mano sanguinante dietro la schiena, continuando a fissarlo in quello sguardo folle.

- Non costringermi a usare la forza con te, Granger!

- Dimmi a che ti serve!

Una risata isterica rimbombò nella stanza.

- Il tuo sangue insieme a quello di altre sette persone, le cui identità mi informerà la croce d’oro, porteranno alla riformazione del rubino!

Gli occhi di Hermione si allargarono.

Ecco cosa aveva fatto a Eleanor in biblioteca: le aveva preso delle gocce di sangue.

Draco estrasse dalla tasca una fialetta riempita solo per un settimo.

All’interno il liquido rosso.

Alla ragazza venne la pelle d’oca.

- Non vorrai fare l’eroina anche ora, Granger?

Ma Hermione non accennava a dargliela vinta: la sua mano restava ancora dietro la schiena.

Malfoy la riprese nuovamente per il collo, stringendo forte. Questa volta Hermione poté cercare di impedire di farsi strozzare solo con una mano, visto che non poteva scoprire l’altra.

Malfoy non mollava, continuando a stringere e Hermione a soffrire.

- Quanto sei testarda lurida mezzosangue!

Mantenendo lo sguardo visivo, Hermione cercò di far lievitare il vaso che si trovava sopra la cattedra e, non appena chiuse gli occhi, l’oggetto cadde e si ruppe in testa al Serpeverde, il quale mollò la presa e cadde per terra, svenuto.

Finalmente la ragazza poteva respirare liberamente.

Sospirò, tremando.

Prese il fazzoletto che aveva in tasca e lo arrotolò attorno alla ferita della mano, per stagnare il sangue.

Con il battito del cuore alle stelle, osservò il viso di Malfoy, steso a terra.

Gli occhi chiusi, quegli stessi che fino a un attimo prima erano malvagi.

Non le sembrava vero.

Quella realtà così cruda.

Poi lo notò. Il bracciale con la spira del serpente che gli avvolgeva il polso.

Era lui.

Non riusciva a crederci.

Ancora un po’ scossa ma curiosa, si accovacciò per terra.

Prese in mano prima la croce d’oro: all’apparenza sembrava un gioiello antico qualunque. Mai avrebbe pensato a tutto ciò che gli era stato spiegato. Poi si soffermò sul bracciale e lo toccò.

Improvvisamente Hermione si sentì come precipitare in fondo a un baratro.

Intorno a sé era tutto nero, ma non era l’aula di Trasfiguarazione.

Lentamente, davanti a sé cominciarono a scorrere i ricordi peggiori della sua vita: quando era stata pietrificata al secondo anno, quando aveva litigato con Ron e si sentì la colpa addossarsi come non mai.

Voleva assolutamente uscire da quel labirinto nero, da quella prigione di rimorsi.

Era questo che vedeva Draco: in ogni cosa vedeva il rimorso, le cose più negative, senza possibilità, senza vie d’uscita.

Doveva liberarlo di quel bracciale, cavarglielo prima di peggiorare la situazione.

Improvvisamente qualcuno la prese per il polso, stringendo forte la presa e riportandola alla realtà.

Si svegliò di soprassalto, spaventandosi.

Malfoy si era risvegliato ed Hermione cominciò a tremare nuovamente.

- Non provarci mai più se vuoi rimanere tra i vivi!

 

 

 

 

 

Questa è la spiegazione intera del mistero della croce d’oro.

Se volete qualche chiarimento oppure mi è sfuggito qualcosa non dovete far altro che chiedere!

L’ultima minaccia sembra abbastanza cruente ma non vi preoccupate!!

 

Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

 

Magic_Life: eccolo qua^^! Come l’ hai trovato? Spero ti sia piaciuto! Eh già, s’infittisce, ma ancora non è niente!! Gli intrighi e i misteri continueranno e abbonderanno tra un paio di capitoli! Sì, per ora riesco ad aggiornare tutti i giorni poiché sono capitoli già stati scritti per fortuna^^, successivamente però saranno più radi^^” mi spiace…ma non è ancora giunto il momento! Grazie 1000 per la tua recensione, a presto! Baci!

 

Rika Malfoy: no, nemmeno questa volta sei stata la prima^^” vabbè, non ti preoccupare! XDD sì Draco vuoi che se ne stava zitto? Ma ti pare? Con un occasione d’oro così!XD! Grazie, a presto con il seguito! Ti ricordi che succede??^^ Baci!

 

the princess: ^___^ ne sono contenta, ecco qua, più o meno, la spiegazione del mistero! Come lo trovi? A presto! Baci!

 

E un ringraziamento per la sua recensione, che ho molto gradito, va a Valentina! A presto! Baci!

 

Nell’attesa del prossimo capitolo, fatemi sapere che ne pensate del proseguimento della storia!

A presto!

Baci baci

La vostra Lily-Rose

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Spiati dalla regina della notte ***


Eccomi qua: tornata con il seguito di qst ff

Il cuore di Hermione cominciò a battere velocemente: i suoi occhi scrutavano terrorizzati quelli di Malfoy.

- Mezzosangue, questo non dovevi farlo!

Con entrambe le mani le immobilizzò i polsi, sbattendola contro il muro.

- Non credere di potere fare l’eroina anche questa volta: sei disarmata e non puoi fare nulla…

Terrore.

Improvvisamente entrambi sentirono dei miagolii provenire dal corridoio.

Il biondo girò il capo e, approfittandone, Hermione cercò di liberarsi dalla sua presa, inutilmente.

Era troppo forte per lei fisicamente.

- Opponi resistenza Granger? Ti ho già detto che non servirà…- disse lui, con un ghigno sul viso.

- Hai sentito dei rumori sospetti mia piccolina?

Era Gazza.

Hermione avrebbe urlato se Malfoy non le avesse tappato la bocca con una mano e intimato a stare zitta con forza.

- È chiusa…strano…forza piccolina entriamo: ho le chiavi. Potrebbero esserci quei bricconi che progettano stupidi scherzi!

Sia Draco che Hermione sentirono il tintinnio delle chiavi.

Il Serpeverde si voltò verso la ragazza: doveva decidere in pochi secondi cosa fare.

 

 

La porta si spalancò.

Niente…

Nessuno…

- Piccolina ti devi essere sbagliata…non c’è nessuno in questa stanza. Andiamo…

Leggeri stridii si sentirono, non udibili all’orecchie del guardiano, il quale richiuse la porta e se n’andò.

Quello sgabuzzino in fondo all’aula.

Usato comunemente per tenerci materiale di Trasfigurazione.

Tra mobiletti e ampolle varie in due si stava davvero strettissimi.

Malfoy riusciva a sentire il respiro affannoso di lei, oppresso sotto la sua mano per farla tacere.

Tremava visibilmente e lo sentiva attraverso il suo corpo schiacciato contro quello della ragazza.

Lo sguardo di ghiaccio incrociò quello d’oro.   

Il bracciale del serpente cominciò a stringergli il polso, intimandolo a proseguire il lavoro.

- Stavolta non ci sarà il tuo fidanzato a salvarti…sei sola Granger…

- Draco non farlo…

- Non azzardarti a chiamarmi per nome! Non ne sei degna, lurida mezzosangue!

 

 

Hermione doveva concentrarsi.

Era da un mese che si allenava, ottenendo pochi risultati e ora più che mai doveva riuscirci.

Usare la telecinesi.

In lei sarebbero dovuti scattare forti sentimenti di rabbia, in modo da poterla adoperare e riprendersi la propria bacchetta rimasta nell’altra stanza.

Spostare oggetti magici però era ancora più difficile che farlo su delle semplici cose.

Doveva provocare il Serpeverde, era l’unico modo.

- Il tuo sangue non è meglio di qualsiasi altra persona, Malfoy! Non riesci neanche a battere Harry a Quidditch!

- Zitta!

Quel fardello pesava al biondo. Grande rimorso che si teneva appresso.

- Lo Sfregiato non è altro che un incapace! Continua a gasarsi con tutta la scuola solo perché quel fottuto preside la sempre protetto! Da solo non è niente!!

- E di me? Che pensi di me?

Hermione voleva a tutti i costi scatenare dei sentimenti d’ira in sé.

- Tu? Sei solamente un inutile mezzosangue! Sei una delle rovine del mondo magico, Granger! Non vali niente come strega, stanne certa!

Ecco! Malfoy aveva toccato il suo orgoglio di strega e questo provocò tanta ira a Hermione.

Gli occhi le si assottigliarono, diventando cangianti, non visibili in quel buio.

Qualcosa le ribolliva dentro e lo notò anche Malfoy.

La sua bacchetta.

Hermione l’afferrò al volo e tese la punta allo stomaco del biondo.

- Allontanati da me!

Il Serpeverde rimase spiazzato, ma non senza veleno.

- Credi che abbia paura? Non ammazzeresti una mosca!

- Uccidere no…ma provocarti dolore con piacere Malfoy!

Il biondo alzò il mento, serrando la mascella e uscì dallo sgabuzzino seguito dietro dalla Grifondoro.

- E cosa vorresti fare ora? Andare a spifferare tutto alla McGranitt e raccontarle che possiedo tale gioiello con relativi poteri magici? Non ti crederebbero…e non esiterei a farlo sparire…

Hermione rifletté, con ancora la bacchetta alzata sul ragazzo.

- Su questo hai ragione…ma non credere che me ne starò con le mani in mano…sono una strega molto dotata e dalle mille risorse. Qualcosa mi verrà in mente…

- Dotata? Oh…questo ancora devo verificarlo se corrisponde a verità…se vuoi ti valuto…inizia a spogliarti…  

- Malfoy non sei nella posizione di poter scherzare!

Il biondo Serpeverde ghignò, poggiandosi al muro e alzando il mento con fare di sfida.

Non aveva mai paura di niente.

- Io so solo una cosa. Tu hai bisogno di me, del mio sangue…quel sangue che tanto disprezzi…e finché non l’avrai avuto, non potrai continuare un fico secco!!

- Se vuoi lo troviamo un accordo…- cominciò lui, avvicinandosi.

- Non ci provare!

- Ah già! Fedeltà e lealtà allo Sfregiato, il tuo fidanzato da quattro soldi come te!

Hermione tacque.

Lei ed Harry non stavano insieme, ma farlo credere a Draco forse non sarebbe stato un male.

- Non ne trarrai niente da questa tua missione…

- Che ne sai tu? Cosa sceglieresti fra la vita e la morte? Se non completo il rubino della croce d’oro, mio padre di certo non mi risparmierà. La mia vita non è facile come la tua Granger. Ho dovuto fare delle scelte e questa è l’ultima. Dopodiché ve la vedrete voi, Auror contro Mangiamorte. Io mi defilerò da questa guerra, ne ho già fin sopra i capelli delle vostre smanie!

- Quindi la tua scelta è scappare?

- No, non è la fuga il mio obiettivo. Ma trovare una nuova vita, una nuova esistenza da poter vivere…ci vediamo presto mezzosangue!

E così lasciò la stanza, mentre la nostra Hermione pensava e rifletteva su quanto Malfoy le aveva detto.

L’unica cosa che voleva lui era la pace.

Doveva aiutarlo.

La prima cosa che avrebbe dovuto fare era sicuramente saperne di più su quel gioiello maledetto anche se era già convinta che non avrebbe trovato niente riguardante ciò sui libri della biblioteca.

Ma soprattutto, doveva liberarlo da quel bracciale maligno.

Da quel serpente che gli circondava e gli tartagliava l’anima.

 

 

Una civetta appollaiata sul davanzale di una delle finestre di quella stanza osservava curiosa cosa stesse succedendo.

Non era un rapace come tanti e, quando anche Hermione lasciò l’aula di Trasfigurazione, prese il volo, abbandonando la sua postazione. Volò a lungo, percorrendo le vie di Hosgmade e infine planò sul davanzale della finestra di uno degli ostelli della cittadina.

- Ancora di guardia a quest’ora, sorella?

Il volatile si trasformò, rivelandosi essere una ragazza alta, slanciata, dai lunghi capelli color caramello e dagli occhi verdi fugaci.

- Semplice giro di ronda. – rispose secca lei.

- Speranza dovresti riposarti. Non manca molto ormai…

- Lo so, lo so.

La ragazza si sdraiò sul suo letto, socchiudendo gli occhi, sotto lo sguardo vigile del fratello.

Doveva tenerli d’occhio.

- Non vedi l’ora. Te lo si legge in faccia!

- Oppure nel pensiero, visto che sono stanca. Dex quante volte te lo devo dire che mi urta parecchio? Non lo sopporto!

- D’accordo sorellina, riposati ora. Il momento è ormai giunto.

Il ragazzo venticinquenne si alzò e spense la sola candela che illuminava quella tetra stanza.

- Hogwarts ci attende!

 

 

 

 

 

 

Rieccomi qua!! Ieri non ho potuto postare poiché sono stata tutto il giorno in giro: Aquafan! Veramente stupenda! Consiglio vivamente di andarci: divertimento e abbronzatura assicurati! E probabilmente anche qualche scottatura come me^^”””!

 

Torniamo a noi, ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo:

 

the princess: eh sì, grazie al precedente capitolo finalmente si è capito un po’ meglio l’intreccio del mistero della croce d’oro e mi fa piacere che ti piaccia^^! Ti ringrazio, ecco qua il seguito. Come lo trovi? A presto, baci!

 

Rika Malfoy: no, non ti preoccupare! Non mi sono offesa, ci mancherebbe! Sono piccolezze che mi sfuggono che però sono importanti! Anzi ti ringrazio di avermelo fatto notare, così in futuro non farò questo errore, o almeno spero^^””! Ti è piaciuto il pezzo finale? O.o Quello dove la minaccia di morte?? Wow! Non l’avrai mai detto!XD! Grazie, a presto! Baci!

 

Magic_Life: ti ringrazio! Sì, folle allo stato puro e un mal di testa tremendo, povero Draco^^! Speriamo ci batta ancora bene! XD! Riuscirà la nostra cara Hermione nel suo intento? Staremo a vedere! Grazie, a presto! Baci!

 

Alessandra: ciao, piacere! Sono contenta che ti piaccia la mia ff^^! Ecco qua il seguito e spero continuerà a piacerti anche prossimamente^^! Grazie, a presto! Baci!

 

sophie_85: sì??^^ Ne sono felice, soprattutto se non sei una fan di questa coppia! Anch’io inizialmente non lo ero e ti posso capire, ma poco a poco ha cominciato a piacere pure a me^^! Grazie, a presto! Baci!

 

Che ne pensate di questo capitolo? Attendo le vostre recensioni!

Scusate se ogni volta vi rispondo più o meno con le stesse parole, un grazie e poco altro, ma sono davvero contenta che la mia storia vi stia appassionando^^

A presto!

Baci baci

La vostra Lily-Rose

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Capitolo 7
*** Imparare a fidarsi ***


- Sorella calmati

- Sorella calmati! Sei troppo rigida! Dopotutto torniamo solo a Hogwarts: non stiamo mica andando a scuoiare qualcuno!

- La tua disinvoltura non mi aiuta affatto fratello, mi conosci: ho un carattere molto vulnerabile!

Speranza Elisabeth Moussant oltrepassò il cancello del castello con passo repentino, seguita dall’inseparabile fratello, Dexer William Moussant.

- Da una vita sorella! – s’affrettò a dire lui, ammirando il maestoso maniero, ancora affascinato da tale impotenza, proprio come quattordici anni fa - Non scattare come una furia!

- Detesto i ritardatari e per rispetto non sarò proprio io a far attendere qualcuno.

- Sei incorreggibile Speranza! Se continui così non farai una buona impressione sui ragazzi…

- Me ne sbatto Dexer! Io sono qua solo per un obiettivo e riuscire a portarlo a termine già mi basta: non ho bisogno dell’affetto da dei ragazzini.

Com’era cambiata sua sorella Speranza…pensò Dex in quel momento.

Fredda…sfuggente…schiva…non era colpa sua…ma degli avvenimenti che segnano la propria vita…a volte per sempre…

Forse non si notava, eppure lui, suo fratello, conoscendola a fondo, aveva appreso da molto tempo cosa le tartagliasse l’anima…lui sapeva cosa celasse il suo cuore…

 

 

Quella mattina Hermione si svegliò guardinga: le ultime vicende le avevano insegnato a non abbassare mai la guardia, soprattutto quella di ieri sera.

Harry e Ron lo videro e glielo fecero notare: lei ovviamente sviò il discorso sull’ultima notizia della Gazzetta del Profeta, appena arrivata via gufo.

- E chi è questa montata? – se ne uscì la Grifondoro, leggendo un articolo e osservando la foto in prima pagina – guardate un po’ qua!

I due ragazzi presero il giornale e lessero:

“Genitori mettete il vostro animo in pace!

Hogwarts sarà sicuramente più protetta d’ora in poi e i vostri figli al sicuro come non lo sono mai stati!”

- Dubito…- se ne uscì Harry, a quel punto, conscio delle esperienze degli anni passati.

“…il preside stesso è lieto di aprire i portoni del suo castello all’ex compagnia della Punta d’argento! Tutti noi ricordiamo la loro fama, ma ignoriamo i motivi del loro scioglimento…A giorni la vecchia comitiva sarà di nuovo riunita a Hogwarts! Futuri più tranquilli accompagneranno gli studenti di questa scuola…”

- Tzè…ok, saranno anche Auror abilissimi ma nessuno potrà allontanarci dal nostro destino di rischiare il collo ogni anno!

- Già…guardate un po’ la foto!

L’immagine ritraeva i due fratelli Moussant all’interno del Ministero, uscenti da una delle tante stanze.

Hermione si riprese il giornale dalle mani dei due amici e, alzando gli occhi, la vide in carne e ossa.

La stessa donna della foto era in piedi, sotto l’ingresso del grande portone, con accanto il fratello.

Il vestito nero come la notte risaltava ancor più i suoi capelli color caramello, che le arrivavano appena sopra il seno, mentre i verdi occhi scrutavano la Sala Grande con attenzione.

A pelle quella donna non le piaceva: troppo ingarbugliati e profondi i suoi segreti, ma cercò di non darlo a vedere.

Albus Silente accolse con la dovuta cordialità i due nuovi ospiti del maniero, facendo il suo solito discorso agli studenti.

- Come tutti voi saprete dai giornali, nuovi Auror arriveranno presto a Hogwarts per garantire un anno scolastico più sicuro. Buffonate, ho sentito dire da alcuni di voi e non posso darvi torto: ma, nonostante ciò, non vi farà male apprendere ed essere sotto la costante vigilanza degli otto membri dell’ex Punta d’argento! A giorni saranno tutti quanti a Hogwarts ma nel frattempo accogliamo due di loro: Speranza e Dexer della famiglia Moussant!

Da parte dei professori partì un vigoroso applauso di rispetto, seguito a ruota anche da quello degli studenti.

- Bene! Buon proseguimento ragazzi! Le lezioni inizieranno tra pochi minuti.

Tutto il corpo studentesco piano piano si avviò verso le proprie aule dove si tennero le lezioni di quella mattina, mentre i due fratelli Moussant vennero chiamati nell’ufficio del preside.

- Albus è assurdo! Non puoi chiedermi di fare questo!

L’uomo dalla barba bianchissima si alzò dalla sedia, cominciando a fare avanti e indietro per la stanza.

- È necessario Speranza…

- Non puoi mandarci qualcun altro? Perché proprio io?

- Se lo chiedo a te, vi è sicuramente un valido motivo.

La ragazza zittì, mordendosi il labbro inferiore.

- Importanti informazioni passano per quella villa e i festini che vi organizzano non sono certo da meno! La prima volta potrai anche farti accompagnare da Dexer, meglio sondare il terreno. Non negheranno l’entrata agli eredi di una delle più importanti famiglie di purosangue come la vostra.

- Certo, meglio drizzare il puledro quando è giovine – se ne uscì Dex, appoggiato alla libreria della stanza.

- So qual è il tuo obiettivo Silente: recuperare quel maledetto oggetto.

- Bene ragazza mia, vedo che ci intendiamo.

- Non sarà facile e c’è il rischio che non si trovi più in quella villa.

Il preside sospirò, avvicinandosi al Pensatoio e sfilandosi un pensiero con la bacchetta.

- Non fa mai male conoscere i propri nemici…i loro punti deboli…

L’orgoglio di Speranza frisse come una ferita sanguinolenta, mentre il fratello notò al volo il suo leggero nervosismo.

Già…il tallone d’Achille della sua adorata sorellina era sempre lui e solo lui…quel dannato…

Dovette riconoscere l’abilità di Silente, invecchiato negli anni ma sempre costante nei metodi persuasivi. Sorrise sotto i baffi, mentre Speranza si avvicinò alla finestra dello studio…

Andare in quella villa frequentata da folle di Mangiamorte…

Infiltrarsi per raccogliere informazioni utili all’Ordine e alla Punta…

Rischiare la pelle a ogni ritrovo…

Restare in compagnia di quegli squinternati e cercare di avvicinarli, per conoscere meglio il nemico…

Rivedere lui…

Non poteva chiedere di meglio…e tra tutte non sapeva quale fosse l’alternativa peggiore…

 

 

- Calma mezzosangue!

Hermione, non appena lo vide aspettarla davanti la biblioteca, tirò fuori lesta la bacchetta da sotto il mantello. Non avrebbe mai più voluto trovarsi disarmata e impreparata in sua presenza.

- Credo che tu abbia capito e che non ci sia bisogno di ripetermi – la tranquillizzò il biondo Serpeverde, con un sorriso che la diceva lunga – il mio bracciale ti ha incuriosito, eh?

- Chi te la dato? – chiese in fretta la Grifondoro, senza preamboli.

- Non sono affari tuoi, mezzosangue.

Come non chiesto. Parlare con lui era come farlo al vento.

- Quel bracciale è maligno. Tuo padre te la reso, vero?

- Zitta!

- No! – si oppose lei, alzando il mento – quel bracciale ti rende colpevole delle cose che fai, riflette e accentua le situazioni più negative della tua esistenza! Liberatene al più presto!

- Cos’è un ordine?

- Un consiglio…

- Non ne voglio da te, lurida mezzosangue.

- Tuo padre ha superato il limite: non risparmia nemmeno suo figlio!

- Se è per questo…non mi ha mai risparmiato… - si trovò a rivelare Draco, con il tono della voce meno imperiale del solito e questo un po’ intristì Hermione – comunque, non credere di averla vinta Granger! Prima o poi lo prenderò. Quando meno te l’aspetti…

 

 

Il ragazzo venticinquenne aprì la porta con uno sguardo truce e la richiuse violentemente dietro di sé.

- Caspar smettila, maledizione! – urlò una voce femminile, proveniente dall’altra stanza che lo raggiunse in breve.

Il ragazzo dagli occhi nocciola e dai capelli biondissimi, quasi bianchi, sempre perfettamente in ordine, tirò un calcio all’armadio del salotto.

- Te la smetti o non la finirai finché non mi avrai rotto i mobili di tutta casa? – esclamò Melania Halle Gothiclan, stufa marcia di tutto quel casino e dell’eccessiva irritabilità del suo amico.

- Smettila tu di seccarmi! Per colpa di quel cretino del tuo capo, Arnol ci è sfuggito, contenta?

- Me ne sbatto di quel ladruncolo da strapazzo! Abbiamo ben altro di cui preoccuparci ora e lo sai bene!

Caspar Benjiamin Rosier aprì lo scaffale con estremo nervosismo, tirando fuori una bottiglia di liquore e versandone un po’ in un bicchiere.

Aveva ragione: questioni ben più importanti aspettavano loro.

- Muoviti a far le valigie: stasera partiamo, nessun rinvio, intesi?

Il ragazzo non ribatté, come se quella fosse già una risposta.

Melania, conoscendolo a fondo, sorrise vincitrice e, scotendo la chioma notturna, lasciò la stanza, salendo le scale per dirigersi in camera sua.

Era il momento di tornare.

 

 

Hermione, scossa dopo quel pomeriggio, si affrettò a raggiungere i propri dormitori.

Vari pensieri le attanagliavano la mente, quando vide che stava per incrociare il suo cammino con la “montata dei Moussant”, come la chiamava lei, ovvero Speranza, cercò di allungare il passo con il chino basso.

- Aspetta ragazzina…- le disse l’Auror, fermandola per un polso.

- Mi lasci. – rispose la Grifondoro con tutta la calma possibile.

Le due restarono per cinque minuti buoni a squadrarsi, dopodiché Hermione prese la parola.

- Tu non mi piaci – le disse con tutta chiarezza e tranquillità.

- Non mi aspettavo certamente questo.

- Sei troppo misteriosa. E a me l’ignoto non piace.

Questa risposta riuscì a strappare un ghigno alla purosangue, la quale arcuò un sopracciglio, studiando la ragazzina.

- Dovresti imparare a fidarti.

- Detto da lei fa quasi ridere, Speranza dei Moussant! So tutto su di lei, o per meglio dire, so quello che hanno scritto…

Già…quella streghetta quanto le ricordava sé stessa alla sua età…forse troppo e questo ricordo le faceva male: non si era mai fidata di nessuno e quando l’aveva fatto era stata tradita, nientemeno che dalla sua migliore amica. Bel lavoro!

- Hermione Granger, giusto?

La Grifondoro annuì, continuando a fissarla e a sostenere il suo sguardo.

- Ti piace giocare con i serpenti, eh? Anzi, con un serpentello in particolare…

Hermione rimase basita da tale affermazione, non sapendo come replicare.

- Come vedi anch’io so tutto di te o quasi…

- Non credo proprio…

- Sei abile con la telecinesi, lo devo riconoscere. Per una ragazzina come te controllare un simile potere è alquanto difficile ma nonostante tutto devo farti i miei complimenti. Un consiglio: rilassati e distendi meglio lo sguardo in modo d’avere un’immagine più nitida dell’oggetto. A presto Hermione Granger!

Detto questo, la regina della notte lasciò il corridoio, abbandonandovi anche una ragazzina dalle mille domande da porle.

 

 

 

 

 

Ed ecco qua il settimo capitolo! Due nuovi personaggi hanno fatto la loro comparsa, mentre abbiamo conosciuto un po’ meglio i precedenti.

Ringrazio le persone che gentilmente hanno commentato lo scorso capitolo:

 

Rika Malfoy: prima!!! Stavolta ci sei riuscita!! Già, sono finalmente arrivati i nuovi personaggi e a raffica ne arriveranno anche altri! Sono contenta che li trovi interessanti, sai spesse volte non è facile magari accettarli; piano piano tirerò fuori il carattere e la psicologia di ognuno di loro perché avranno tutta una storia e un’avventura personale! Ho letto e commentato, credo tu abbia già visto! Grazie, a presto! Baci!

 

Magic_Life: puntualissima! Già, l’unica volontà di Draco è proprio quella: purtroppo non può, il nome Malfoy non glielo permette ma è evidente che quei panni gli vanno troppo stretti, nonostante sia forte di carattere. Presto si conosceranno tanti altri nuovi personaggi, altri due sono comparsi lievemente…un poco per volta^^. Grazie, baci!

 

sophie_85: ti ringrazio, mi fa piacere! Se ne aggiungeranno altri che spero ti piaceranno e non appesantiranno la trama! Idromania? Non lo conosco ma prima o poi farò una tappa anche lì!^^ grazie, a presto! Baci!

 

 

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate del seguito!

A presto!

Baci baci

By Lily-Rose

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Capitolo 8
*** Convenevoli alla torre est ***


Hermione quella notte ripensò alle parole di Speranza

Hermione quella sera ripensò alle parole di Speranza.

“Rilassarsi e distendere meglio lo sguardo in modo d’avere un’immagine più nitida dell’oggetto.”

Distesa sul letto e accasciata sul cuscino, puntò la vista sul suo portagioie.

Niente, non si mosse di una virgola.

Forse aveva iniziato con qualcosa di troppo pesante.

Prese a fissare la piuma poggiata sul comodino di Lavanda.

La fissò, cercando di concentrarsi.

Strizzò leggermente gli occhi, confluendo la sua energia solo ed esclusivamente su quel punto fermo.

Lentamente l’oggetto iniziò ad elevarsi dal mobile e fu la soddisfazione più grande per Hermione.

 

 

Speranza dopo pochi minuti uscì dal bagno, mentre il fratello Dex l’attendeva, tutto in tiro, seduto in poltrona, pronto per recarsi a quel festino in cui sarebbero passate importanti informazioni.

Non si fidava di lasciar andare sua sorella da sola e l’idea di poterla accompagnare almeno la prima volta lo acquietò.

- Allora ci muoviamo?

Alla voce della ragazza, Dex si voltò e per poco non scoppiò a ridere.

- Sorella scusami, ma dove vorresti andare conciata in quel modo?

- A quel dannato party!

Il ragazzo scosse la testa, arricciando gli angoli della bocca.

- Sembri pronta per uno scontro armato!

- Almeno non sembro un pinguino come te!

No, in questo sua sorella Speranza non era cambiata per niente.

- Allora dimmi tu, grande esperto, che dovrei mettermi?

- Sorella, non che io m’intendi di abiti femminili ma un occhio ce lo metto…

In quel momento la porta della Torre Est si spalancò violentemente, attirando l’attenzione dei due all’interno.

- Sempre a fissare dove non devi, non è vero Dexer?

La ragazza che parlò se ne stava sulla soglia, con il baule che le galleggiava in aria alle spalle, mentre la sua voce chiara e acuta giunse alle orecchie dei due fratelli Moussant.

I lunghi capelli neri le ricadevano lisci fin sopra l’ombelico, ai lati due treccine le incorniciavano il pallido viso. Il suo esile corpo era avvolto in un vestito intero di colore lilla e a prima vista si notava immediatamente il suo buon gusto raffinato.

- Mel!! Sei un fiore!! – esclamò il ragazzo, avvicinandosi per abbracciarla.

- Allontanati da me, maniaco!

- Nervosetta? – fece notare Speranza.

- No, è che tuo fratello ha sempre la scusa pronta per mettere le mani non deve… - chiarì Melania Gothiclan.

- Mel cara, in questo modo mi fai passare per uno squilibrato!

- Perché non lo sei?

- Sempre a bisticciare voi due? – s’intromise una quarta voce, proveniente da fuori. In quel momento fece la sua entrata un alto ragazzo dai capelli biondissimi, quasi bianchi, sempre in ordine e dagli occhi color nocciola.

- Caspar!! Benvenuto!!

- Se abbiamo tardato qualche giorno, la colpa è solo sua! – chiarì Melania, riferendosi all’amico biondo.

- Dai ora basta litigare! Siamo una squadra, dobbiamo essere uniti! Tra poco ci riuniremo tutti…

Già…

All’appello mancavano solo quattro componenti.

I tre fratelli Wassal e lui…

Il dannato della sua mente.

- Mel, dato che ci sei, potresti aiutare mia sorella? Vestila come si deve per un ricevimento!

- Uffa quante storie! – esclamò Speranza, scocciata – cosa c’è che non va lo sapete solo voi!

- Ci penso io!!! – dichiarò la morettina, rinchiudendosi in bagno con l’amica e lasciando i due maschi, soli, a parlare nel salottino della Torre Est.

 

 

Un letto a baldacchino con tende rosa shocking si ergeva al centro della stanza della ragazza; Dahlia Zohra Wassal seduta, con davanti il suo tavolino rotondo, stava leggendo i tarocchi.

La sua dote di veggente non le aveva permesso di vedere ciò che le interessava e, come spesso faceva, si ritrovò a leggere le carte.

Socchiuse gli occhi e ne pescò due.

La forza e l’appeso.

La prima, comunicante ardimento, forza d’animo e determinazione in tutto, contrastava con la seconda, incertezza, tormento, ansia.

Questo dicevano i tarocchi riguardo allo spirito discordante di Speranza.

La ragazza dai capelli rossi socchiuse gli occhi azzurri.

In quell’istante la porta della sua camera venne sbattuta violentemente.

- La volete finire con tutto questo casino? – chiese pacata, cercando di restare calma.

- Dahlia, finiscila una volta per tutte con quelle carte!!

- Lo farò appena la smetterai di ipnotizzare la gente, caro fratello – controbatté, rimettendole al suo posto.

Saffron Robert Wassal si sdraiò sul letto della sorella, restando in silenzio.

Lui era un abile ipnotizzatore e forse era vero: qualche volta si lasciava prendere la mano.

Alzò gli occhi azzurri verso l’alto, mentre scioglieva i lunghi capelli castani dal codino.

- Faccio portare giù i tuoi bagagli.

- Sì, grazie Dylan.

Il fratello maggiore, Dylan Ethan Wassal, chiuse le tende della stanza mentre ordinava a un elfo domestico di trasportare la valigia.

- Si torna ad Hogwarts!

 

 

- …e così Silente vi ha chiesto di partecipare a questi festini?

- Lo ha domandato a Speranza…

- Tua sorella…sola?

Dex annuì.

- Ok, Speranza non è una ragazza che si fa mettere i piedi in testa, ma quella villa sarà piena di mangiamorte! Tutti alleati di Tu-sai-chi! Direi che stavolta Silente è stato un po’ azzardato!

- Credo abbia i suoi validi motivi…

- E tu? Ti fidi? Insomma, che ne pensi?

Dex abbassò lo sguardo, sospirando.

- Non sarà del tutto sola…Silente ha pensato a tutto…

- Non mi dire che…

- Sì, proprio così…

- Vuoi dire che si sarà anche…

Ma le sue parole furono interrotte dall’apertura della porta del bagno.

- Tadan!! Che ve ne pare? – chiese Mel, tutta esaltata del suo lavoro.

I neri sandali con tacco l’alzavano leggermente di statura, mentre il vestitino nero scopriva le sue gambe snelle. L’orlo in pizzo donavano un tocco di originalità all’abito, il quale le arrivava fin sopra il ginocchio, mentre le sottili bretelline le lasciavano le spalle nude. La chioma color caramello raccolta in una coda alta con i boccoli nelle punte, accompagnati da una rosa rossa fermata in una spilla messa tra i capelli. Gli occhi leggermente truccati con una riga di matita e le labbra rosse come la mela avvelenata di Biancaneve. Speranza se ne stava lì, sulla soglia con sguardo impaziente e seccato.

I due maschietti, presenti nella stanza, rimasero senza parole e Caspar non poté fare a meno di fischiare.

- Complimenti mia cara, sei stupenda! – si complimentò.

- Così lo farai impazzire… - si limitò Dex.

- Ci sarà anche… - iniziò Mel, non terminando ma lanciando un’occhiata all’amica.

- Sì!! – esclamò esasperata, ma con vigore.

- Lo farai restare di stucco! Assicurato!

- Se osa commentare con le sue solite battutine dementi, lo strozzo!

- Speranza, che maniere!

- Già, nessuno supera la tua grazia Mel…

- Dexer i tuoi convenevoli non mi sfiorano…sparisci!

 

 

E il serpente attorcigliato al polso di Malfoy le tornò a mente.

Gli tartagliava l’anima.

Doveva convincerlo a sfilarsi quel dannato bracciale per quanto il biondo fosse ostinato.

In quel momento entrarono nella stanza Lavanda e Calì, le quali dopo, qualche risolino, si sedettero sul letto della Patil.

Forse doveva chiedere un consiglio.

E così fece.

- Lavanda… - la chiamò e la ragazza si voltò, ascoltando le parole di Hermione – ascolta…secondo te e Calì, qual è il metodo migliore per convincere una persona a fare qualcosa che non vuole fare? – domandò tutto d’un botto.

Le due rimasero un attimo basite, poi la Brown diede risposta alla sua richiesta.

- Andarci a letto direi…

- Confermo.

Hermione rimase con occhi spalancati di fronte a tanta spavalderia da parte delle sue compagne di stanza.

Ehm…no…questo sicuramente con Malfoy non avrebbe funzionato…

Doveva saperne di più, scoprire altre informazioni…

In biblioteca non aveva cavato un ragno dal buco ed era punto e a capo.

Una misera idea cominciò a ballargli in testa, piccola, fioca e debole…

Era troppo rischioso e, con la solita sfiga che la perseguitava, sicuramente sarebbe stata scoperta…

Ma per il momento, quello fu l’unico piano venutogli a mente…

Doveva farsi aiutare da Dobby!

Spense la lampada del suo comodino, chiudendo gli occhi e cadendo in un sonno profondo.

Certe volte la scelta migliore è quella dettata dal nostro istinto… 

 

 

 

 

 

Dobby? E cosa centra il piccolo elfo domestico in tutto questo?? Chissà…

Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

 

the princess: non ti preoccupare, ti capisco: quando capita a me vado in paranoia! Grazie 1000, a presto! Baci!

 

Magic_Life: ogni volta lo interrompo sul più bello, anche questa volta^^”””” e altri personaggi nuovi sono entrati in scena…credo e spero ti piacerà Speranza, ha una storia molto intricata sotto, dai mille risvolti e per ogni auror ho dedicato loro una storia diversa^^! E naturalmente anche ai protagonisti, ovvero Draco ed Hermione: tra un po’ si batteranno!!! A presto, grazie! Baci!

 

sophie_85: grazie, a presto! Baci!

 

 

 

Attendo le vostre recensioni!

Baci baci

By Lily-Rose

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Capitolo 9
*** Villa Bellastone ***


Villa Bellastone

Villa Bellastone.

Era qui che si tenevano gli incontri tra i Mangiamorte.

E, per far passare inosservato quel via vai di maghi e streghe molto potenti, la padrona di casa invitava anche altra gente, la quale non c’entrava nulla e ignare di tali scopi. Spesse volte Lady Bellastone si era ritrovata in casa dei perfetti sconosciuti, ma non gliene importava. Non era questo che gli interessava…

Speranza e Dex entrarono nella suntuosa villa, lasciando i cappotti a degli elfi domestici e cominciarono a perlustrare vigili il luogo.

Era immenso.

Sicuramente sarebbe stato assai difficile riuscire a controllare temerari spostamenti per discussioni più private. La folla riversava nel salone che si trovava subito dopo l’ingresso, ma altre stanze lo attorniavano.

Dex sospirò turbato, controllando l’ampiezza di quel luogo.

- Bene sorella, avremo un bel po’ da fare!

La ragazza, d’altro canto non rispose, troppo occupata a studiare i visi di quegli sconosciuti che sarebbero dovuti stanziare quasi tutti ad Azkaban.

- Dividiamoci.

- Ma sei matta? E dove ti ritrovo in mezzo a questa orgia?

Speranza lo guardò di sottecchi, curvando un angolo della bocca.

- Magari tra le braccia di qualche Mangiamorte! – ironizzò lei.

- …o di qualche dannato… - corresse lui.

La secondogenita dei Moussant si voltò stizzita, scotendo la coda alta. Poi penetrò tra la folla, disperdendosi in altre stanze.

Sorella…non reprimere i tuoi sentimenti…non puoi farci nulla se ti perseguitano ancora a distanza di anni…ormai dovresti fartene una ragione…

-…sicuramente lord, le sue abilità non lo spaventerebbero…ah! Ah! Ma vediamo un po’ chi abbiamo qui…chi ho l’onore di ospitare nella mia casa?

Speranza, nonostante più bassa, torreggiò la donna avvolta in un costosissimo abito da sera che le rivolse la parola, dopo averla adocchiata.

- Speranza Elisabeth Moussant!

- Lietissima mia cara…sì, sì…mi ricordo bene della tua famiglia purosangue…

Sì, certo come no? Pensò la giovane in quel momento.

- Tutti morti, giusto? – chiarì la padrona di casa, dopo aver visto il suo sguardo un po’ diffidente e, trovandovi ora, una luce totalmente diversa nei suoi occhi.

I suoi genitori…qualcosa bruciava ancora dentro di lei…una fiamma viva che la stava consumando a poco a poco…

- Lei deve essere Lady Bellastone…

- Esattamente. Caterine Kate Bellastone, meglio nota  come la “festaiola”…adoro organizzare questi party, spero di averla di nuovo tra noi molto presto…- disse, studiandola interessata e sistemandosi meglio la bianca volpe al collo.

- Certamente, come neanche lei s’immagina…

- Che simpatica ragazza…degna di sua madre!

La pazienza dell’Auror cominciava a venire a meno.

- Vedo che siete sola, venga le presento un amico di vecchia data. – disse la signora, dopodiché la prese sottobraccio e l’accompagnò dall’altra parte della stanza.

- Gaynor vorrei presentarti una nuova amica che ci delizierà della sua presenza d’ora in avanti…

Alla pronuncia di quel cognome, Speranza s’irrigidì e il suo cuore cominciò a battere velocemente, come impazzito…come non batteva da anni…

- Gaynor ti presento Speranza dei Moussant!

Il ragazzo dai fitti capelli neri posò il suo corvino sguardo sulla ragazza dagli occhi verdi.

Era lei.

Dopo tanti anni, finalmente la rivedeva.

Il suo aspetto sempre gradevole, cresciuta e diventata più affascinante. Nella sua bellezza, c’era sempre stato qualcosa di velato, caratteristica che quella sera non riusciva a intravedere.

Ed era bellissima.

Dopo questi primi pensieri, i successivi furono leggermente più sconci.

Dragon Christofer Gaynor si tese a baciarle la mano, con fare molto formale.

- Incantato – commentò, facendo finta di non conoscerla per non creare i dovuti sospetti da parte di padrona Bellastone.

- Vi lascio soli cari…

Era lui, Dragon.

L’aveva rivisto, finalmente.

Quel dannato…

Già, un dannato…la gente li paragonava a delle Veela di sesso maschile…esseri subdoli e incantatori, dai quali la gente si teneva lontano per non venire truffato.

Quello che provava lei, non era semplice fascino nei suoi confronti, meschina passione…

No, lei lo conosceva…sapeva com’era fatto a fondo…ed era proprio questo che la incantava…

Un brivido le percorse la schiena e lui se ne accorse.

- Sei uno schianto, bambola!

Speranza sbuffò a tale parole, non tanto per il commento quanto per il vecchio nomignolo come era solito chiamarla anni or sono.

Una bionda ragazza si avvicinò a lui, accostandosi al suo corpo.

- Dragonuccio ti aspetto in camera – disse per poi baciarlo e andandosene con sguardo malizioso.

Del tutto sincera, Speranza la guardò schifata quando la fanciulla fece il gesto della gatta selvaggia. Più che altro le sembrava una gatta in calore.

Con la stessa espressione disgustata, si voltò verso Dragon, osservando il suo sorriso da ebete.

- Vedo che ti dai da fare e dimmi come va con tua moglie? La tua ennesima amante mi conferma che sta proseguendo a gonfie vele…

Speranza toccò un tasto dolente, non tanto per lui quanto per lei…Felicia…la donna che era riuscita a sposarlo…un po’ la invidiava, un po’ la compativa, provando pietà…

- Al solito…conosci la mia vita…il mio carattere terribile…- disse, avvicinandosi.

- Sì, anche troppo per mia sfortuna…

- Non dovresti considerarla tale. Io ti ho sempre ammirato Speranza…

- Certo e preteso di diventare la tua amante…

- Non è mica un peccato…e poi saresti la più bella fra tutte…

- Ma pari a tutte le altre: scaricate dopo una sola notte! No, grazie Dragonuccio – disse, imitando il tono mieloso della sua momentanea donna – te l’ ho già detto: con me il discorso non attacca!

- Potresti pentirtene…

- Correrò questo rischio, se devo considerarlo tale…non m’interessa…

- Peccato: eppure una volta t’interessavo…- postillò, accarezzandole la pelle delicatamente.

- Non sono più la tua bambola di porcellana!

Dragon a quell’affermazione ghignò divertito.

- Speranza…Speranza…ci rincontriamo dopo tanti anni e mi saluti così? Neanche un bacio per…

- Provaci e dovrai dire addio ai tuoi gioielli! – esclamò irrigidendosi.

- Aggressiva come un tempo…proprio come piace a me…

 

 

Una ragazza dalla chioma notturna, raccolta in uno chignon, entrò nel salone della villa.

E appena Dex la vide, non prese bene la sua visita.

L’afferrò da dietro per un braccio e si smaterializzò al di fuori insieme a lei.

- Mel che ci fai qui? Non erano questi i piani!

- Dexer!! – esclamò spaventata – mi hai fatto prendere un colpo! Non provare a farlo mai più!

- Che diavolo ci fai qui?

Mel strattonò l’esile braccio ancora imprigionato nella stretta dell’Auror.

- Pensavo servisse aiuto!

- Certo, così a scuola c’è rimasto soltanto Caspar!

- Deficiente, credi che sarei tanto stupida? Sono arrivati i fratelli Wassal, per questo non c’è problema! Speranza?

- È occupata…

- Bene. Io sorveglierò la sala da biliardo, lo adocchiata e non mi piace proprio per niente. Tu occupati del resto.

- Non ci pensare neanche piccola. Io ti seguo. Qualcuno con intenzioni non proprio caste potrebbe assalirti!

- Non ho bisogno di un body-guard!

- Bè, io direi di sì invece, visto la generosa scollatura che mostri!

- Sempre a puntare l’occhio dove non devi, brutto maniaco!

- Tu provochi…

- Non è affatto vero!

- E poi meglio io che altri...

- Questo è da vedere…

 

 

- Vogliamo aprire le danze bambola?

Speranza lo guardò un po’ stranita. Non era qui per ballare!

Ma non poté ribattere o picchiarlo quando si trovò al centro della sala, stretta a lui.

Ancora il suo profumo…

Sicuramente lo stava facendo apposta…

Con la coda dell’occhio vide suo fratello dirigersi verso un’altra stanza, accompagnato da Melania. Lui si ostinava a tenerle la mano, mentre la mora non ne voleva sapere.

Non facendo una piega, distolse lo sguardo da quei due ma rabbrividì quando Dragon le accarezzò la schiena, sfiorandole la pelle nuda.

- Mi piacerebbe se mi facessi compagnia stanotte – le sussurrò all’orecchio – ma conosco già la tua risposta bambola…sai, sarei curioso di rivedere la tua voglia a forma di cuore nell’interno coscia…

Speranza si staccò, guardandolo sprezzante in viso, mentre lui ghignava divertito.

- Senti re impotente, non sono mai caduta sotto le tue grazie, perché devi farlo passare come tale?

- Mi diverto sentirti rabbrividire…

Speranza, stufa delle continue provocazioni, smise di danzare e uscì di filata da quella stanza.

 

 

Quella sera, Draco Lucius Malfoy se ne stava a cavalcioni sul davanzale della sua finestra, con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.

Ma non stava guardando i paesaggi di Hogwarts.

I suoi pensieri erano rivolti alla strega dagli occhi dorati che lo stava facendo dannare in quei giorni.

Doveva continuare la sua missione, completare il rubino della croce d’oro per il Lord Oscuro. Eppure quella mezzosangue, sua seconda vittima, gli stava intralciando il cammino.

Dannazione…

Come poteva riuscirci con lei?

Mentre il bel biondo si scervellava, Hermione stava già macchinando qualcosa…

E ignaro di quello che sarebbe successo, non poteva sapere che la sua bella mezzosangue avrebbe fatto tutto da sé, entrando nella tana del nemico e risparmiandogli ogni fatica.

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco qua la fine di questo capitolo, sperando sia stato apprezzato da tutti voi, attendo le vostre recensioni!

Questo lui, tormentone degli scorsi capitoli, è venuto fuori!

Che ne pensate?

 

Ringrazio:

 

Magic_Life: sì, sei stata la prima^^! Che ne pensi della serata che è avvenuta alla villa? Mi sono divertita a scriverlo, anche perché finalmente è apparso uno tra i personaggi più affascinanti secondo me. XD povera Hermione, già la sua faccia non sarà stata delle più sorridentiXD a presto, grazie! Baci!

 

Rika Malfoy: non ti preoccupare^^! Già, chissà cosa vuole da Dobby? A che potrà servirle? Bah…tutto nella prossima puntata! Grazie, a presto! Baci!

 

andromeda89: ti ringrazio, mi fa piacere!^^ Raggiungici al passo e continua a farmi sapere cosa ne pensi! A presto, baci!

 

Alessandra: eccolo qua un altro capitolo^^ che ne pensi? Spero continuerai a seguirla! A presto, grazie! Baci!

 

Nik90: ti ringrazio, già ci sono molti nodi da sciogliere e piano piano se ne aggiungeranno altri mentre alcuni si staranno per slegare: insomma non mancheranno mai i colpi di scena^^! Continua a seguirmi^^! Grazie, a presto! Baci!

 

Nel prossimo la serata si concluderà e lascerò spazio a Draco e Hermione…

A presto

Baci baci

La vostra Lily-Rose

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Capitolo 10
*** Il momento di agire ***


- Sei riuscita a scoprire qualcosa stando a stretto contatto con quel lurido zoppo

- Sei riuscita a scoprire qualcosa stando a stretto contatto con quel lurido zoppo?

Melania, con un bicchiere in mano, si riavvicinò al biliardo dove stava giocando Dex contro un vecchio Oblivatore.

- Rilassati…- disse la sinuosa voce della mora, bevendo dal calice – c’è qualcosa che gli muove, che fa credere a tutti loro nella vincita dell’Oscuro…dobbiamo scoprire cosa gli eccita a tal punto!

- Tzè…- commentò lui, fregando il bicchiere alla ragazza, bevendovi il vino contenuto – magari aspettano un tuo strip-tease! Altro che quello di Tu-sai-chi!

- Dexer la smetti di scaldarti tanto? Cos’è che ti manda in ebollizione? Magari qualche Veela di troppo, maniaco! Almeno per questa sera cerca di controllare il tuo radar da casanova!

Il castano, con un colpo deciso, mandò in buca ben tre palle da biliardo.

- Piccola, ormai dovresti saperlo che il mio radar punta costantemente te da anni…

- Ma se in mia assenza ti sei dato alla pazza gioia come non avevi mai fatto prima! Ho sentito dire in giro che frequenti molto spesso certe locande…

Il giovane Moussant ghignò divertito.

- Non ne ho bisogno tesoro, inutile che provochi.

 

 

- Te la ricordi?

Speranza neanche si voltò al suono della sua voce.

Possibile che non le lasciasse un momento di tregua?

In piedi con lo sguardo perso, sul terrazzo di villa Bellastone, era rimasta nel silenzio più assoluto fino al suo arrivo.

Lui le si accostò e la ragazza capì a cosa si stesse riferendo.

La sua cicatrice lineare sulla guancia sinistra.

Lei sorrise, rievocando i ricordi.

Settimo anno, nell’ora pratica di Difesa.

Combattimento ad armi pari.

Non era riuscita a disarmarlo, ma in cambio gli lasciò quello sfregio. E quel taglio, sebbene non profondo, non era più svanito dalla sua pelle.

- Certo Dragon: è stata la mia più grande vittoria!

- Immagino bambola…in questi anni senza la tua presenza, ogni volta che mi guardavo allo specchio e la vedevo, pensavo a te…

- Se non sbaglio sei un tipo molto vanitoso! Bella dichiarazione Gaynor, perché non la reciti a tua moglie? Ci rimarrebbe secca, visto che non la degni d’attenzioni!

Il dannato sbuffò distratto.

- Felicia era ben consapevole di cosa andava incontro, sposandomi…

Speranza appoggiò la schiena contro la ringhiera, rivolgendo lo sguardo alla villa. E sospirò.

- No, io non credo…sua madre l’aveva imbambolata a tal punto da non riuscire a scorgere neanche le cose evidenti.

Dragon la imitò, buttando il capo all’indietro.

- Invece tu non ci sei mai cascata…

Speranza ghignò, assottigliando gli occhi.

- A volte mi sfugge qualcosa, ma non sono mica fessa!

Il bel ragazzo, ancora ridente, schioccò le dita, facendo apparire un vassoio con due bicchieri di cristallo e ne porse uno al suo collega Auror.

- Non sei cambiata di una virgola bambola! Sempre fredda e pungente, anche quando uno cerca di essere un po’ carino e…romantico…

A quella parola, Speranza irruppe in una sonora risata.

- Romantico? Tu? Avanti Dragon, non cadere nel ridicolo!

- Hai ragione, lo sparata grossa…dimentico che mi conosci meglio di chiunque altro.

 

 

- Tuo figlio deve darsi una mossa, se desidera continuare a respirare aria dai polmoni!

Lady Bellastone era seduta sulla poltrona di camera sua, davanti allo specchio ad incipriarsi il naso. Con lei, una bionda donna dai lunghi capelli, avvolta in un prezioso vestito in tinta fiori di pesco, era con il capo chino a terra.

Suo figlio…

- Mi hanno informata che sta facendo il suo dovere – si limitò, restando prona.

- Meglio si dia una mossa, non abbiamo mica tempo da perdere!

- Lo sa.

Le flebili parole della bionda donna risuonarono colme di pietà alle orecchie della padrona di casa. Dopo aver ripassato il rossetto sulle labbra, si alzò e raggiunse l’amica.

- Carissima, cos’è questo muso lungo? Dovresti essere fiera dei tuoi due uomini! Di tuo figlio!

- Lo sono.

- Bene e allora qual è il problema? – domandò, quasi scocciata.

La bionda donna alzò per la prima volta gli occhi sulla Lady e, scandendo bene le parole, le rivelò la domanda che la tormentava ogn’istante.  

- Mio figlio è veramente fiero di sé stesso?

 

 

- Ho saputo che tua sorella Naride è morta…mi dispiace…non la conoscevo bene, ma ricordo che era una brava ragazza.

La mano di Dragon si strinse in un pugno, mentre la mascella si serrò istantanea.

- Già…

- Com’è successo? Ti va di raccontare?

- Suicidata. Da una rupe.

Le sue parole, benché reticenti, centrarono il cuore e Speranza decise di non domandare oltre.

- Invece quell’impiccione di tuo fratello è ancora vivo e vegeto a quanto vedo… - commentò il ragazzo, cercando di cambiare argomento. La ragazza, impassibile come sempre, non fece una piega a quella battuta - Presto il gruppo si riunirà come una volta e tutto sarà come un tempo…la vecchia Punta d’Argento…

Speranza bevve velocemente il restante spumante dal suo bicchiere, inasprendo gli occhi. 

- No, non come un tempo…– disse più determinata che mai – stavolta…non ci saranno traditori. – e stringendo forte il cristallo tra le mani, rientrò nella villa.

Basta chiacchiere, ora dovevano tornare al proprio dovere.

Ci sarebbe stato un altro tempo per parlare…per chiarirsi…

 

 

- Harry per favore! Non farti pregare!

- Voglio solamente sapere a cosa ti serve!

Quella mattina la discussione, proveniente dalla Sala Comune dei Grifondoro, si poteva benissimo udire anche dall’esterno dei dormitori rosso-oro.

Hermione si lasciò andare sulla poltrona, esausta.

Era da circa un quarto d’ora che cercava di convincerlo a prestarle il mantello dell’invisibilità.

Niente…

Harry, premuroso com’era e abituato ai guai, voleva sapere a cosa le servisse.

- Perché non posso saperlo? Non credo lo userai per sottrarre qualche libro proibito dalla biblioteca!

- No infatti!

- E allora per cosa?

La Grifondoro sbuffò, mettendosi a braccia conserte, restia a rivelarglielo. Vedendo che non avrebbe concluso niente, si alzò e si diresse all’uscita ma fu fermata per un braccio dal bambino sopravissuto.

- Harry lasciami. Non ho intenzione di dirtelo, mi spiace.

- Mi sto solo preoccupando per te: non voglio che combini qualcosa senza che sappia neanche dove stai!

Harry osservò la ragazza attraverso le lenti dei suoi occhiali, notandole una durezza incredibile, sintomo che era molto determinata nel suo intento.

Ginny, avendo ascoltato tutta la conversazione ma non osato ad intervenire, si avvicinò a loro, scoccando un’occhiata ad Hermione e afferrò al volo.

Era il momento d’agire.

- Harry…Hermione sa quello che fa, vedrai che non le accadrà niente…sbaglio o tra voi tre è quella che sta più all’erta? Direi che se non vuole dirtelo, ha i suoi buoni motivi…giusto Herm?

La Grifondoro annuì, continuando a osservare la reazione di Harry.

- Magari… - continuò la rossa – si tratta di questioni molto personali…un ragazzo…

Il ragazzo dagli occhi verdi fu impassibile e non ribatté, sospirando.

Alleanza tra donne.

Micidiale.

Hermione, d’altro canto, non si scompose di una virgola, restando ad aspettare l’esito del verdetto.

Harry, con lo sguardo da una parte, si sfilò il mantello dell’invisibilità da sotto la divisa e glielo porse.

La Grifondoro lo prese al volo, scoccandoli un bacio sulla guancia come ringraziamento e rivolse un sorriso a Ginny, la quale ricambiò con un occhiolino.

- Non voglio pentirmene. Sia chiaro.

Bambino sopravvissuto…parole sagge le tue…

Ma Hermione ormai era già lontana, non tanto di passi, quanto di pensieri.

- Non ti preoccupare… - gli sussurrò la rossa Weasley, prendendogli il viso tra le mani.

- Chi è poi questo ragazzo…

- Non credevo fossi geloso anche della tua migliore amica…

- No, è per Ron…

- Vedrai che mio fratello si farà venire il mal di pancia…ma passerà…- detto questo, gli diede un bacio a fior di labbra, che il nostro bambino sopravissuto volle approfondire molto volentieri.

 

 

- Dobby devi dirmela! Ho bisogno di quella dannata parola d’ordine!

Ma perché quella mattina erano tutti così ostinati? Pensò Hermione Granger, in quel momento.

- Amica di Harry Potter arrabbiata con Dobby? Io povero elfo…non potere dire parola d’ordine di non sua casa…

La Grifondoro si mise le mani tra i capelli, cercando di farsi venire in mente qualcosa.

- Se a Dobby glielo ordina Harry Potter, allora Dobby costretto a fare perché suo padrone…volentieri io fare…

Certo, come no…già si vedeva a chiederglielo: Harry non è che convinci Dobby a dirmi la parola d’ordine dei dormitori di Serpeverde?

Questo pensiero la fece ridere: dopo tutte le storie che aveva fatto quella mattina solo per avergli chiesto il mantello dell’invisibilità, sicuramente avrebbe accettato volentieri che la sua amica s’infilasse nei dormitori dei serpenti!

La pozione polisucco avrebbe richiesto troppo tempo e poi agiva da sola. Era troppo rischioso e l’idea non le aveva neanche sfiorato la mente.

- Amica di Harry Potter ha mantello di Harry Potter?

Hermione annuì debolmente, non prestandoci troppa attenzione visto che il mantello sbucava da sotto la sua divisa.

- Harry Potter chiede a sua amica di venire a chiedere parola d’ordine al povero Dobby perché lui vuole sapere parola d’ordine e comanda questo al piccolo Dobby?

- Ehm…- balbettò la Grifondoro, cercando di far mente locale sulla complicata frase - …s-sì…esatto…

- Allora Dobby forse può…

Hermione cercò di contenersi dall’alzarsi dalla sedia e prendere l’elfo domestico per il bavero per farlo parlare.

- Veramente? Ehm…cioè volevo dire…bene! Qual è la parola Dobby?

- Serpenti molto vanitosi signorina sì, sì…

- Quindi??

- Loro parola d’ordine è “grande del serpente è la mente”! Sì, sì!

Aveva la parola d’ordine.

Era fatta!

Sperando non cambiasse nel giro di ventiquattrore, ora poteva intrufolarsi nei dormitori dei Serpeverde. Doveva farlo al più presto, quel pomeriggio sul tardi…

- Amica di Harry Potter contenta?

- Sì Dobby, molte grazie…ehm…Harry sarà molto orgoglioso di te!

- Dobby molto felice! Amica di Harry Potter avere con sé calzetti da regalare a Dobby?

- Ehm…no…a parte quelli che indosso…facciamo così: ti regalo un completino intimo, contento?

 

 

 

 

 

 

Ecco qua il finale di questo capitolo! Un po’ assurdo, però spero carino^^!

Da vera tifosa, lo devo fare: ITALIA CAMPIONE DEL MONDO!!!!!!!!!!!!!!

Ecco non andiamo oltre…

Ringrazio:

 

Rika Malfoy: ti ringrazio e ti auguro buone vacanze, anche se le vedrai solo al tuo ritorno…quindi spero siano andate bene quando ti riconnetterai! Sì, si chiama Dragon^^ è un personaggio ambiguo, però molto affascinante! E successivamente si conoscerà meglio, come tu ben sai! Grazie, a presto! Baci!

 

andromeda89: brava, sei al passo con noi^^ ecco qua il continuo, che ne dici? A presto! Baci!

 

Nik90: tadan! Arrivato il nuovo capitolo! Ti ringrazio, spero la storia continui a coinvolgerti sempre più, fino alla lontana fine! A presto! Baci!

 

Magic_Life: Fascino magnetico? Wow! Bè, sai come sono questi maschietti, alla fin fine ci provano tutti spudoratamente ed eccedono tanto da sembrare anche un po’ maniaciXD…qui si può notare un assaggio di quello che Hermione farà successivamente…grazie, a presto! Baci!

 

 

Recensite mi raccomando!

Baci baci

By Lily-Rose

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Capitolo 11
*** Nella camera del serpente ***


Tutto era pronto

Tutto era pronto.

Sgattaiolata furtivamente dalla vista di Harry e Ron, Hermione aveva raccolto tutte le sue cose e si era diretta, cercando di non dare troppo nell’occhio, verso la sua meta.

Era scesa nei sotterranei, umidi e malinconici, arredati da quadri antichi, i quali ritraevano per lo più signorotti e principesse dall’aria altezzosa, con la puzza sotto il naso. Al passaggio della nostra Grifondoro, mentre le fanciulle nascondevano il proprio viso dietro al ventaglio, i signorotti sbuffavano sotto i baffi, seguendo con occhi vigili la sospetta passante.

Hermione non fece caso ai commenti di qualcheduno, camminando spedita e determinata verso la fine del corridoio.

- Hai idea in che guaio ti stai cacciando?

Questa volta la voce non proveniva da un quadro, bensì dalla persona dinnanzi a lei, la quale le si avvicinò, venendole incontro.

I rossi boccoli le arrivavano appena sotto il mento, mentre gli occhi chiarissimi la osservavano quasi consci di cosa l’aspettasse.

- Hermione Granger sei sicura di quello che stai facendo?

La Grifondoro indietreggiò di un passo, ma non abbassò il capo.

- Lei è la veggente, non è vero? – le chiese educatamente.

Dahlia abbozzò un mezzo sorriso, in segno affermativo, conoscendo già l’idea di Hermione riguardo la Divinazione.

- Non sono una mezza tacca come la tua insegnante, questo è poco ma sicuro.

- Lo spero, visto che dovete vigilare e proteggere tutti noi!

La Wassal le riservò un caldo sorriso protettivo che non passò inosservato, notando il pizzico d’ironia nelle parole della studentessa.

- Lei è qui per impedirmi di compiere ciò che ho intenzione di fare? – chiese Hermione sulla difensiva, alzando il capo in segno di sfida.

Dahlia non si scompose, se l’aspettava quella domanda.

Le veniva rivolta spesso: se i Veggenti potessero impedire il corso di un avvenimento.

Scosse la testa, lasciandole libero il passaggio.

- Buona fortuna Hermione Granger, che la divina provvidenza sia con te.

A quelle parole, la Grifondoro riprese il suo cammino imbronciata.

Altro che divina provvidenza: le ci voleva solo furbizia, talento e un pizzico di fortuna.

- Tutto bene? – chiese un alto ragazzo dai corti capelli castani avvicinatosi alla sorella.

- Sì, Dylan…per il momento tutto bene…

 

 

Erano circa le cinque del pomeriggio quando, inspiegabilmente, il quadro appostato davanti ai dormitori della casa Serpeverde, si aprì senza nessuno dinnanzi ad esso.

Un semplice mantello d’invisibilità copriva l’identità di quella persona.

Hermione catapultata nella Sala Comune dei serpenti, arredata lussuosamente con i colori tipici che li distinguevano, riconosciuti i più eleganti, si ritrovò a udire conversazioni alquanto interessanti. 

- Devi aiutarlo! – squittì l’irritante voce di Pansy Parkinson.

La tentazione era troppo forte e così Hermione rimase in ascolto, acquattata dietro una colonna, con il cuore che le batteva forte nel petto.

- Sai meglio di me che non vuole essere aiutato in nessun modo! È orgoglioso come suo padre!

- Blaise, non offendere il signor Malfoy! – s’indispettì lei, scotendo i corti capelli bruni.

- Se, se…

Le due Serpi in conversazione erano sedute comodamente in poltrona, incuranti delle orecchie dei passanti, i quali, infatti, se non volevano un osso rotto, si adoperavano a non ascoltare i discorsi altrui.

- Credi che…- tentennò la mora ragazza – che…ce la farà?

Zabini sospirò, sprofondando ancor più nella poltrona e, deciso più che mai, assottigliò lo sguardo.

- Deve farcela.

- Non credi che dovrebbe tenerci informati di come sta proseguendo? Almeno a noi due che siamo i suoi migliori amici!

- Draco Lucius Malfoy non ha amici. Solo aiutanti e servitori.

- Blaise smettila con questa sinfonia!

- Se tu smetterai di cascare ai suoi piedi una volta per tutte!

Hermione decise che quello fosse il momento giusto per levare le tende, lasciando le due Serpi ai loro discorsi per dirigersi su per i dormitori.

Quando la porta della stanza si aprì, la Grifondoro si trovò davanti a sé un ordine a dir poco maniacale: nessun capo d’abbigliamento in giro, il baule perfettamente chiuso, ogni cosa al suo posto. E il fatto che ci dormissero quattro maschi, ovvero Malfoy insieme a Zabini, Tiger e Goyle, era alquanto strano. Possibile fosse tutta opera degli elfi domestici?

Hermione ne fu sorpresa e, già preparata mentalmente a dover rovistare tra il casino più puro, si ritrovò spiazzata. Dopo quest’attimo di sbalordimento, cominciò a cercare qualche traccia per identificare il comodino e il letto di Malfoy: impresa alquanto ardua.

 

 

- Albus…forse dovresti…

Il caro vecchio preside si alzò dalla poltrona dietro la scrivania e andò alla finestra. I colli della sua adorata Hogwarts non lo confortavano come facevano sempre. Sospirò, la vecchiaia stava aumentando eppure su quel punto era ancora irremovibile. Aveva scelto e ora doveva portarsi quel segreto fino alla tomba.

- No Minerva…

- Ma Albus…il ragazzo ha diritto di sapere. Non è più un ragazzino come quando frequentava la Scuola di Magia. Ti prego, riflettici su. Prova a metterti nei suoi panni, come ti sentiresti?

- Sono le scelte che fanno di un uomo quello che è…e io purtroppo feci la mia molti anni fa…non posso tornare indietro…ho promesso che non l’avrei fatto…

 

 

“Figlio mio,

il destino ha riservato a te quest’impresa, a me l’ansia che possa succederti qualcosa.

Non vedo la fine di questo oscuro tunnel, né una luce tra queste tenebre.

Tuo padre mi nega anche di scriverti per non distrarti. Sarà un dolore aggiunto alla mia sofferenza, ma se così potessi evitarti il pericolo, lo farei fino alla fine dei miei giorni.

Buona fortuna, figlio mio.

Tua madre, Narcissa”

 

In quel momento pesanti passi marciarono al di fuori della stanza e, per cautela, Hermione dopo aver riposto la lettera al suo posto, si coprì con il mantello dell’invisibilità, restando in silenzio.

La porta venne spalancata da un Malfoy alquanto imbronciato seguito dalla Parkinson.

- Draco che succede? Si può sapere? In confronto, Attila era un agnellino!

- Vai fuori di qui – scandì bene lui.

Era un ordine.

E quando un Malfoy dettava un ordine, esso doveva essere eseguito.

La moretta fece quanto detto, mentre in cuor suo, Hermione aveva sperato invano.

Merda ed ora?

- Maledetti! Ma chi si credono d’essere? Il capitano sono io!

Draco, sprofondato sul letto, con un scatto furioso si alzò ed incominciò a spogliarsi d’improvviso.

La bella Granger spalancò gli occhi, incredula e sconcertata.

Assistere allo spogliarello di un Malfoy non è da tutti i giorni, soprattutto chi lo considera un onore, mentre la nostra Grifondoro, alla quale proprio non fregava quasi niente, si voltò dall’altra parte, rossa come una ciliegia appena matura.

Ma guarda te che situazione…

 

 

Lo sentì aprire il getto della doccia e chiudere la porta.

L’infiltrata non perse tempo: si liberò del cappuccio che la soffocava e cominciò a rovistare tra i vestiti appena tolti dal Serpeverde.

Quel maledetto bracciale: se l’era portato con sé! E pure la croce d’oro! Non se ne liberava mai, il furbastro!

Eppure doveva esserci qualcosa di compromettente!

Non fece neanche in tempo a pensarlo che la porta del bagno si aprì e ne uscì Malfoy, annodato in un mini-asciugamano che gli copriva dalla vita fin sopra il ginocchio.

Ora era veramente nei guai.

- Granger, è la tua testa che vedo sospesa per aria?

La ragazza ebbe anche la faccia tosta di negare con il capo, mentre l’ira del Serpeverde cominciava a salire alle stelle.

- Che diavolo ci fai in camera mia??? Chi è quel traditore che ti fatto entrare??? – le sbraitò praticamente contro, mentre se ne fregava altamente di essere a petto nudo, con i capelli bagnati, come se dovesse posare per un mese di qualche calendario.

- Ti prego, vestiti. – si limitò lei, socchiudendo gli occhi.

Lui, dopo uno sbuffo, aprì l’armadio alla ricerca dell’accappatoio e se lo infilò.

- Che vuoi in camera, mezzosangue? Qualche servizio extra?

- Malfoy tieni a freno la lingua!

- Tieni a freno al lingua?? Ti ritrovo in camera mia, che dovrei pensare? Ah, scusa non ti ho dato il tempo di organizzarti…su avanti…sdraiati pure sul letto…

- Ora basta!

- No mezzosangue! – esclamò, prendendola per un gomito – ora basta lo dico io…

- Lasciami!! – gridò, mentre dietro di lei due vasi cominciavano a muoversi furiosamente, ansiosi di lievitare.

- Vedo che ti stai dando da fare con la telecinesi, Granger! – si complimentò mentre le lasciava il braccio.  

Hermione indietreggiò, con una calma del tutto apparente, e, nel farlo, vide qualcosa che attirò notevolmente la sua attenzione. Mantenendo lo sguardo fisso, la fece lievitare per aria fino alla sua mano.

- È una sfida? – le chiese il biondo, divertito da tale situazione.

Hermione annuì con il mento, continuando a mantenere sul volto un’espressione convinta di sé.

- Vuoi batterti con me?

Malfoy era alquanto allibito! Ok, non doveva stupirsi del coraggio di una stupida Grifondoro, ma questo voleva dire buttarsi nella tana del leone.

Il biondo si lasciò cadere pigro sulla poltrona, osservandola con la testa inclinata.

- Lascia che t’insegni almeno la posa da mantenere in un duello…

- Pure galantuomo? Ti stai deteriorando Malfoy… - commentò Hermione, dopodiché impugnò saldamente la spada.

Era sottile, finemente lavorata.

Evidentemente la scherma era uno dei passatempi preferiti del Serpeverde.

- Avanti: ben eretta…alza il mento…petto in fuori, bene ora inarca la schiena e…

- Malfoy!!! – urlò quasi, alterandosi leggermente.

Lui ghignò pigro, mentre la ragazza assumeva la posa descrittagli.

Poi si sporse verso un lato per osservare meglio…

- Uhm…- si espresse con una nota di apprezzamento.

Hermione gli puntò la lama della spada al collo, costringendolo ad alzarsi.

- Allora come la mettiamo Granger?

- Se vinco…

- Impossibile!

- …ti toglierai quel serpente dal braccio e me lo renderai!

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, ben consapevole di ciò che stava facendo. E tutto gli sembrava troppo facile. Non era abituato a tali situazioni agevoli. Che la ragazzina avesse un asso nella manica?

- Se vincerò io, come accadrà, tu…

Hermione alzò il mento come in segno di sfida.

- Ti chiederei di venire a letto con me, ma mi servi per altri scopi…

La ragazza tremò leggermente, non abbassando il fiero sguardo.

- Se vinco, sai già cosa voglio…

Già…lo sapeva…una goccia del suo prezioso sangue per proseguire l’opera.

La Grifondoro assottigliò i lineamenti, accettando la sfida alquanto ardua. Ma perché si doveva cacciare in simili situazioni, si stava chiedendo in quel momento.

- Sei pronta a perdere, Granger?

 

 

 

 

 

 

Rieccomi qua con l’aggiornamento di questa storia, dopo vari impegni.

Ringrazio:

 

Magic_Life: grazie^^ prova ad immaginare Dobby con un abitino intimo: una scena terrificante!! Non è che tutti i personaggi maschili li sto facendo un po’ troppo maniaci?? Uhm…speriamo di no^^”” tanti misteri avvolgono i personaggi della punta d’argento, ogni personaggio avrà un sua storia, chi più chi meno^-^ a presto, baci!!

 

Nik90: grazie, mi fa piacere che i nuovi personaggi intrighino^^ per quanto riguarda Dobby, non penso di farlo comparire ancora, infatti avevo qualche problema nelle sue battute: farlo parlare in terza persona non è semplice a causa delle continue ripetizioni^^”” A presto, baci!

 

Alessandra: ecco qua il seguito! Ho ritardato un po’, ma spero ti piaccia! Grazie, in effetti l’immagine di Draco è abbastanza strana, cerco di attenermi il più possibile alla versione del libro perché Malfoy ha quel carattere lì, ma ovviamente non sempre mi è possibile…ti ringrazio! A presto, baci!

 

 

Che ne pensate di questo nuovo capitolo! Aspetto con ansia le vostre recensioni!

Baci baci

Lily-Rose

 

 

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Capitolo 12
*** Astuta testardaggine ***


- Che effetto ti ha fatto rivederlo

- Che effetto ti ha fatto rivederlo?

Quella domanda le bruciava l’orgoglio, ma Speranza non poteva farci niente.

- Nessuna! – rispose con stizza.

Dex la osservò, poco convinto, ma la sorella alzò il mento, sostenendo il suo sguardo con decisione.

- Testarda!

I tre fratelli Wassal erano stati convocati da Silente, nel suo ufficio, per definire meglio alcuni incarichi, Mel ancora riposava nella sua camera mentre Caspar era di pattuglia da quelli del primo anno, alla prima lezione di volo.

Speranza si sedette sulla poltrona, con lo sguardo vacuo.

- Non mi fido di lui…

Dex alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta, che stava sfogliando.

- Sorella…

- …eppure Silente lo ha rivoluto in squadra…

- La persona che un tempo ha tradito la tua fiducia non era forte di volontà…te lo dovevi aspettare…

- Lo so! – esclamò infuriata.

“Nervosetta” pensò tra sé e sé suo fratello.

- Quello che non capisco è perché Silente si fida di lui! – insistette la bionda, con lo sguardo assottigliato - Non avrebbe alcun tornaconto, per quale motivo lavora ancora con noi? È così che ragiona Dragon, per questo non mi fido di lui!

- Non ti fidi di lui perché è un dannato o perché la tua passione nei suoi confronti non si è ancora spenta?

Due occhi di fuoco lo fissarono in quell’istante.

Gli sguardi smeraldini dei due fratelli si intrecciarono, come tagliandosi.

- Ora basta fratello, mi stai irritando parecchio!

Quello per Speranza era come un tabù e, il fatto che suo fratello ci calzasse ogni tanto la mano, la faceva imbestialire.

- D’accordo sorella mia…ti lascio calmare i bollenti spiriti! – disse, alzandosi dalla sedia e afferrando il mantello.

- Avvisa Dahlia: appena ha finito con il preside, ho bisogno del suo aiuto!

- Come desideri…bambola!

Dex ghignò perfidamente, mentre la sorella gli tirava un vaso di porcellana che lo mancò per un soffio.

Quel nomignolo tanto odiato quanto amato di Dragon…

 

 

- Ma che diavolo succede lì dentro? – chiese Blaise, raggiungendo la Parkinson, che se ne stava acquattata alla porta della sua camera.

Fendenti e colpi di spade si sentivano provenire dall’interno.

- Prima mi ordina di uscire fuori e ora che fa? Si mette ad allenarsi! – commentò la mora, scocciata.

- Chi c’è con lui?

La Serpeverde corrugò le sopracciglia, voltandosi verso il ragazzo.

- Nessuno…lo lasciato solo…- sibilò, ingenuamente.

E Zabini scoppiò in una fragorosa risata, buttando il capo all’indietro.

- Ma non senti? Sta combattendo contro qualcuno: i colpi sono parati, da mani inesperte a mio parere visto che evita la punta…- gli rivelò, tendendo l’orecchio esperto, pratico quanto Malfoy nei combattimenti di scherma.

- Ma…come possibile? Non c’era nessuno con lui quando sono uscita…

- Mia cara Pansy, quante volte ancora dovrò deludere le tue speranze? Evidentemente qualcun altro lo attira maggiormente di te…

 

 

La situazione all’interno della camera del Serpente era alquanto sfavorevole per la nostra Grifondoro: il biondo spadaccino era abile nel coglierla alla sprovvista, quanto nella velocità di riprendere l’attacco dopo una stoccata.

E lui notò la difficoltà e la sorpresa nel suo viso.

- Allora Granger? Una passeggiata, non è vero? – commentò, affondando con l’arma.

La Grifondoro la evitò, grazie alla sua prontezza di riflessi, ma non avrebbe potuto continuare così a lungo. Evitò di rispondergli, restando concentrata.

- Sai, prima ho visto il tuo fidanzato, mezzosangue…- iniziò lui, ruotando il torso per colpirla da destra, ma i repentini occhi d’oro lo videro prima che potesse ferirla.

- Chi? – azzardò Hermione, agitando la spada verso il basso, ma l’abile Serpeverde con un rapido salto, evitò il colpo.

- Lo Sfregiato! Era all’allenamento e ti stava mettendo le corna con quella babbanofila da quattro soldi! – aggiunse, dopodiché affondò, tanto che la Granger dovette abbassarsi a terra e lì, fu il suo sbaglio più grande: Malfoy immobilizzò la sua arma con il piede e con la punta della sua, premuta alla gola, la fece alzare e rintanare in un angolo della stanza.

- Allora? Come la mettiamo?

- Non è finita qui, Malfoy!

- Se è la stessa cosa che è successa con lo Sfregiato, io credo di sì! – se la ghignò lui.

- Non stiamo insieme…- confessò, sempre sotto tiro.

- Che rivelazione sconvolgente! Direi che hai perso, mezzosangue!

- No…io non credo…

Il biondo se la rise a tanta testardaggine anche in un momento di sconfitta.

- Granger potrei tagliarti la gola in meno di due secondi! Ora come la mettiamo?

- Io dico che la tua impugnatura non è abbastanza salda…

- È inutile che tenti di distrarmi: pensi che sia uno stolto?

- Era un avvertimento Malfoy…- concluse Hermione, cominciando a fissare concentrata l’elsa della spada del biondo.

- Sarebbe sleale da parte tua usare la telecinesi…

- Non lo sto facendo…

E non appena terminò la frase, Malfoy fu costretto ad abbandonare la presa della sua spada.

- Che diavoleria è? – domandò perturbato, analizzando la sua mano: ustionata al centro del palmo, lì dove impugnava il fioretto..

- So farlo da quando avevo cinque anni…- rivelò la Granger, osservandolo fiera, con la sua spada recuperata, in mano.

Ardenti occhi d’oro lo fissavano determinata, un espressione splendente e giustamente compiaciuta.

- Credo che la situazione si sia ribaltata, Malfoy…rendimi ciò che ti ho chiesto…

- Non mi abbasserò a tanto…se lo vuoi, lo vieni a prendere!

- E rischiare di essere fottuta? Fidarmi di te?

- A tuo rischio e pericolo…

- D’accordo, non mi lasci alternativa a quanto apre…- acconsentì lei, mentre una scintilla si accese nel viso di Malfoy – ma dovrò prendere una precauzione: Petrificus Totalus!

Senza preavviso, il serpentello si ritrovò paralizzato all’istante, non potendo muovere un muscolo, mentre l’astuta ragazza gli sfilava il bracciale a spirale dal polso. Immediatamente cominciò a girarle la testa, sentendo la forza oscura scaturire da quel gioiello. Prese un panno, poi scoprì essere le mutande di Goyle e, schifata, mollò immediatamente la presa; così rubò dall’armadietto un lindo asciugamano e c’infagottò il bracciale.

- Non finisce qui, Granger…- riuscì a dire tra i denti il Serpeverde.

- No Malfoy, infatti non è ancora finita…- affermò, puntando lo sguardo avido verso il suo petto, alla croce d’oro.

- Mezzosangue se lo fai sei morta! – cercò di minacciarla lui, anche in quello stato.

- Direi che non sei nella condizione di dettarmi delle regole o addirittura di minacciarmi, furetto!

Hermione si avvicinò pericolosamente, stava per sfilargliela, quando sentì delle voci sospette provenire dall’esterno.

- Fa come ti pare! Entra! Così lo vedrai all’aria con la sua ennesima amante!

- Blaise come al solito sei un’insensibile!

La Grifondoro sgranò gli occhi, voltandosi verso Malfoy, irato più che mai.

- Io insensibile? Devo dire che hai proprio capito tutto Pansy!

E la porta della stanza sbatté violentemente, lasciando entrare la mora ragazza con occhi inquisitori.

Non c’era nessun altro…a parte Draco…

Era in piedi, al centro della stanza, scongelato appena in tempo dalla Grifondoro, la quale, sotto il Mantello dell’Invisibilità, sgattaiolò via.

La Serpeverde si avvicinò preoccupata, vedendolo con due occhi sbarrati, appena ripreso dall’incantesimo.

- Tutto bene, Draco?

Gli occhi dell’irato Malfoy si assottigliarono pericolosamente, puntati apparentemente nel vuoto, il pugno stretto mentre il petto cominciava a gonfiarsi di rabbia: lì, ancora era posta la croce d’oro.

Hermione non aveva fatto in tempo, ma era già a metà dell’opera.

- Maledetta mezzosangue…

 

 

 

 

 

 

Cosa ne pensate di Blaise e Pansy? XD un po’ strani, non trovate? Non l’avevo previsto, sono nati così tra le righe…non li trovo malissimo, voi che dite?

Ringrazio per le recensioni:

 

freebutterfly: ciao, piacere^^! Ecco qua, il duello si è concluso e diciamo che Draco non è dello stesso identico umore dello scorso capitoloXD sono contenta che ti piaccia e che la mia storia sia avvincente: è la prima volta che cerco di scrivere avventura, diciamo di quelle abbastanza intense, ci sto provando e speriamo venga bene^^ grazie, a presto! Baci!

 

Alessandra: ^___^ bene, allora abbiamo lo stesso parere! Meglio se il mutamento avvenga piano, lentamente, come dovrebbe essere. Ecco il seguito, cosa ne pensi? Grazie, a presto! Baci!

 

Magic_Life: 2volte?^^ Wow! E ma sai, sono diplomata per questo: interrompere i capitoli proprio sul più belloXD infatti le mie amiche mi odiano per questo^^”””! Un po’ di suspance ci vuole…hai gradito Malfoy in disabignè?XD ecco soddisfatta la tua curiosità, credo però tu ne abbia ancoraXD…a presto, grazie! Baci!

 

Emma_88: grazie! Mi fa piacere che ti piacciano i personaggi nuovi: non sempre quelli inventati sono visti di buon occhio, ma volevo vivacizzare la storia e così ne avevo bisogno. Qual è il tuo preferito? Anche se ancora non sono ben definiti, a impatto, quale trovi più simpatico o comunque più vicino a te? A presto e grazie! Baci!

 

Un saluto a tutti!

A presto!

Baci baci

By Lily-Rose

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Capitolo 13
*** Da che parte stare? ***


Neri stivali attraversavano con ritmo incalzante il lungo corridoio di Villa Carrinton

Neri stivali attraversavano con ritmo incalzante il lungo corridoio di Villa Carrinton. Imponente abitazione, fuori Londra, ricoperta interamente da piante rampicanti, continuava, di generazione in generazione, ad avere padroni Dannati, sposati con mogli Veela.

Ampi giardini si estendevano nel retro della residenza, giornalmente lavorati da una cinquantina di elfi domestici; verdi siepi, tagliate accuratamente, costeggiavano il tracciato di breccia che portava ai portici, dove le signore erano solite passeggiare durante le giornate afose.

- Madre, vi supplico, basta! Non riesco più ad ascoltarvi! Me lo ripetete ogni santo giorno…

- Evidentemente non è abbastanza: ordina a tuo marito di tornare a casa!

- Non posso…- rispose la bionda ragazza ventenne, quasi in lacrime – non so neanche dove sia…

- Lo so io, figlia ingrata! Sarà in qualche bordello a divertirsi con le sue puttane!

- Madre, vi prego! Non dite queste cose: infangate il buon nome di mio marito!

- Il suo buon nome non vale niente! Grazie ai nostri titoli è salito dove sta ora!

- No, non è vero! – singhiozzò la giovine Veela, con il volto nascosto dal cuscino.

- Ti ha sposato solo per i nostri soldi! Te lo ripeto per l’ennesima volta Felicia: convinci quel dannato a tornare a Villa Carrinton! Il suo posto è qui, affianco a te!

Improvvisamente le due ante del salotto sbatterono violentemente contro il muro, rivelando l’identità dell’ospite inaspettato, la persona che aveva origliato i discorsi delle due Veela.

- Signore…

La ragazza, sorpresa di quella visita, cessò di piangere: sul suo viso si dipinse il volto dello stupore e della gioia più pura. Si alzò in piedi, rivelandosi in tutta la sua bellezza di Veela: gracile nella sua corporatura esile, i lisci capelli le arrivavano fin sotto il seno, come sempre perfettamente in ordine, mentre l’ingenuo sguardo color del cielo era attraversato da una scintilla di felicità, come il suo nome, emozione che non provava da tempo.

- Dragon!

La bionda corse ad abbracciare il marito, mentre la rigida madre riservava al genero una dura espressione di disprezzo.

- Moglie…suocera…- salutò il moro con un cenno del capo – i miei ossequi.

- Che onore averti qui, genero! – esclamò falsamente entusiasta Rosmery Carrinton, mentre, ghignando, lo osservava truce, con gli occhi ridotti a due fessure – qual buon vento ti riporta qui, Gaynor? Alla tua dimora…da tua moglie…- incalzò l’abile donna, rimanendo compostamente seduta.

- Madre, per favore, non incominciate… - la pregò la figlia, disperata.

Senza neanche degnarla di uno sguardo, Lady Rosmery si alzò imperterrita e lentamente si avvicinò ai due sposi, sbattendo nervosamente il ventaglio sul palmo della mano.

- Siamo chiari Dragon: perché sei tornato? Così, di tua spontanea volontà…qualcosa mi dice che sei rimasto a secco…cos’è, hai bisogno di altro denaro?

- Madre!

- Calma Felicia – la fermò il marito calmissimo, con un cenno di mano – sono proprio curioso di ascoltare mia suocera…continui pure…

- Sei bravo Gaynor! Moto bravo, i miei complimenti! L’abilità d’incantare le giovani fanciulle per poi raggirarle a modo tuo l’ hai ereditata esattamente da tuo padre! Tali e quali!

- Vedo che è bene informata su quali erano le abitudini di mio padre, comunque la ringrazio. Lo considero un complimento da parte sua.

Felicia cominciava ad agitarsi: sua madre…suo marito…

L’ennesimo scontro.

Da che parte avrebbe dovuto schierarsi?

- La tua sfacciataggine mi lascia senza parole! – sibilò la signora, alzando il mento e sporgendosi di lato – è sangue di ferita o rossetto sbafato quello che vedo sulla tua guancia sinistra?

Ennesima stoccata.

Il ragazzo strofinò la mano sulla pelle sporca per poi osservare la tinta dello sbafo: rosso vermiglio, il rossetto dell’amante con cui era stato quella stessa notte, della quale, però, non ricordava nemmeno il nome.

La premurosa moglie si prese la briga di pulirlo, con sguardo infelice.

Perché sua madre doveva rovinarle sempre tutto?

Perché voleva aprirle gli occhi a tutti i costi, quando a lei bastava vivere nell’illusione?

Perché non riusciva a capire che il solo vederlo tornare a casa, anche per altri scopi, le rinsaniva l’umore come nessuno sapeva fare?

- Direi che è meglio continuare la nostra conversazione in privato…Felicia scusaci, puoi lasciarci soli? – le chiese il marito, molto dolcemente.

- Vuoi salvarti la faccia, eh brutto mascalzone?

- No…credo solo che questi discorsi non siano adatti a giovani orecchie come quelle di mia moglie, signora! Ti aspetto in camera – disse poi, voltandosi verso la bionda ragazza e baciandole la mano con fare molto sensuale.

Felicia sorrise, poi posò lo sguardo sulla madre inviperita e come fulminata, si affrettò ad andarsene.

- Bene, ora possiamo parlare liberamente, che sei venuto a fare? – borbottò la signora Carrinton.

- Direi per salutare la mia dolce suocera e la mia perfetta moglie, non crede?

- Che stai combinando Gaynor?

- Nulla, è una missione segreta – proferì, reticente.

- E di questa missione fanno parte anche le puttane che ti porti a letto?

- Dovrò pur passare il mio tempo libero in qualche modo…- rispose lui, senza peli sulla lingua.

- Lurido Casanova! Mia figlia non merita questo!

- Io credo invece che lei se ne freghi altamente di sua figlia e pensi più al patrimonio della famiglia! – l’accusò, osservandola nel lussuoso abito che indossava.

- Perché tu no? Sei sempre tornato per soldi e anche questa volta è per lo stesso identico motivo!

- Dovrò pur campare…

- A spese nostre!

- Ora basta! – la fermò con tono duro – il patrimonio non è neanche suo: apparteneva a suo marito, quindi non faccia tanto la preziosa!

- Miserabile Dannato…non pensi a mia figlia?

Dragon ghignò, ricordando il giorno delle nozze: aveva detto sì a una donna qualunque, quando tra i suoi pensieri c’era e c’era sempre stata lei e solo lei…l’unica donna che non aveva mai avuto e che mai sarebbe stata sua…

- Sa meglio di me che non amo sua figlia! Conosceva questa verità anche il giorno del nostro matrimonio, eppure non ha fatto nulla…non ha impedito che si rovinasse la vita con uno come me! Perché? Me lo spieghi!

La donna si voltò, celando il volto, le emozioni che sarebbero scaturite, le debolezze…

- Vivevo nella speranza che un giorno avresti potuto amarla…- rivelò la Veela.

Quel nome…

La cicatrice sulla guancia destra cominciò a bruciargli. Strinse i denti, ancora una volta, mentre aspettava che quel nome smettesse di rimbombargli in testa.

Troppe volte per i suoi gusti sentiva menzionare la speranza…

- Toglietevelo dalla testa, signora: non accadrà mai. E ora scusate, raggiungo mia moglie. Buona notte.

E detto questo, il giovane Auror abbandonò il salone, lasciando all’interno una donna stanca…stufa di essere presa in giro…d’illudersi…tale era la differenza tra madre e figlia…

- Va bene…come vuoi Gaynor…la mia vendetta giungerà prima o poi…tardi, ma ci sarà…stanne certo…

 

 

- Finalmente una pausa! – esclamò Caspar, stendendosi sul divano della Torre – quei primini sono delle veri pesti! Non smettevano di disperdersi per tutto il cielo!

- Era il loro primo giorno di volo! Cerca di capirli! – li difese comprensiva Melania, controllando dei preziosi documenti, riguardanti alcuni particolari degli invitati di Villa Bellastone.

- Bellezza, come hai fatto ad avere questo materiale? – le chiese Dex, sporgendosi e appoggiandosi sul tavolo per dare un’occhiata.

- Un bel sorriso, occhi dolci e il resto…

- E poi sarei io il maniaco?

- Io dico di sì Dexer, visto che è da due ore che osservi attentamente la sua scollatura…e i tuoi pensieri non sono dei più casti! – si lasciò sfuggire Caspar, sorseggiando un po’ di whisky incendiario, lievitato dalla cucina.

- Maledetto Legimens! – riuscì a dire tra un piatto e l’altro che Mel gli tirava addosso con la telecinesi.

- I tuoi poteri di Legimanzia sono evoluti parecchio rispetto a quando frequentavano Hogwarts – notò Dylan Wassal, suo compagno di sventure, un tipo molto riservato, di poche parole, ma estremamente intelligente.

- Silente ne sarà compiaciuto, ti ha sempre sostenuto nel farti sviluppare questa dote. Ti ha mai dato lezioni? – ricordò Dahlia, accomodandosi a fianco a lui, mentre le faceva spazio nel divano.

- No, mai…è una virtù ereditata dai miei genitori…da mio padre penso, visto che mia madre ne era totalmente priva…

A quelle parole, tutta la Torre Est si zittì, meno ovviamente Dex e Mel che continuavano il combattimento a suon di piatti.

Caspar Benjamin Rosier aveva perso sua madre a sedici anni e non aveva mai conosciuto l’identità del padre.

- Ragazzi, cos’ questo mutismo? – chiese, passandosi una mano sui corti capelli argentei – dai, Saffron: sparaci una delle tue!

Il più piccolo dei tre fratelli Wassal storse il volto in una smorfia lupesca: abitudine che in ventidue anni di vita non aveva ancora perso.

- Sei un po’ arrugginito Rosier: ho visto la tua scopa disobbedirti due volte questa mattina!

- Non sono mai stato molto abile…

- Come con le donne? – scherzò il castano, legandosi i capelli in un codino.

La risata si estese per tutta la Torre Est, quando improvvisamente Dahlia Zohra Wassal si alzò con lo sguardo perso nel vuoto: una visione.

Tutto cominciò a girare nella sua testa, quasi stesse per svenire.

Avrebbe fatto in tempo ad evitare ciò che stava per accadere?

 

 

Hermione Jane Granger, con un facile incantesimo da principianti, riuscì ad entrare nella sezione proibita della biblioteca.

- Lumos! – pronunciò, dando luce ad alcuni titoli di libri.

La Grifondoro ne prese tre o quattro, cercando poi l’argomento interessato. Individuò alcune formule e pozioni magiche che facevano al caso suo, ma garantivano la mutilazione di qualche arto, quindi lasciò perdere.

L’ultimo libro, l’ultima speranza.

E proprio in questo, Hermione mise gli occhi su qualcosa di troppo grande, troppo per una ragazzina così giovane.

Le tre sfere, i tre poteri.

Creare.

Cambiare.

Distruggere.

Osservò gli ingredienti per prepararla: era assai complicata, molto precisa, ma doveva farcela.

Niente avrebbe fermato Hermione Granger dal suo obiettivo.

 

 

Socchiuse gli occhi, poggiando il capo sul cuscino: da troppi minuti stava aspettando suo marito, da un momento all’altro sarebbe crollata.

Felicia Lene Carrinton era una ragazza debole, con un carattere facilmente influenzabile, tuttavia aveva acquisito tutte le caratteristiche di una moglie devota e fedele. Peccato che il marito non lo fosse…

La porta alle sue spalle venne richiusa con il minimo rumore, ma la bionda Veela si destò ugualmente, voltandosi verso la gagliarda figura del consorte.

Lo invitò a sdraiarsi, spegnendo le candele con uno schiocco di dita.

- Bentornato tesoro! – l’accolse dolcemente lei, baciandogli l’incavatura del collo – per quanto resti?

Dragon sospirò, quasi divertito.

- Domani devo essere di nuovo a Londra, quindi prima di pranzo lascerò la Villa.

La ragazza ne rimase delusa, anche se ormai era abituata a quelle brevi visite di cortesia.

- Con mia madre?

- I nostri soliti discorsi…leggermente più insistente questa volta…

Ennesimo schiocco di dita e una candela si accese per magia, illuminando il viso del Dannato: i duri lineamenti contratti in un’espressione di riflessione.

- Che c’è?

- È da tanto che mi pongo questa domanda, è da sciocchi, lo so: in un matrimonio dovrebbe essere scontato, ma…il nostro non lo è…

Felicia sospirò, raccogliendo tutto il coraggio che possedeva, mentre il moro attendeva la domanda tanto evitata.

- Dragon, tu mi ami?

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

È stato un capitolo piuttosto piacevole per quanto riguarda la scrittura, mi piace scrivere di Dragon, è un personaggio molto vario ed articolato, mi diverto troppo a farlo litigare con la suocera…anche quest’ultima ha una personalità molto intricata e soprattutto in seguito, molto più avanti, architetterà la sua vendetta nei peggiori dei modi…la figlia, come avete capito tutti, è un personaggio fragile, influenzabile, vive di sogni e illusioni per non provare dolore…e questa sua mancanza di autorità la porterà un po’ alla sua rovina…

 

Ringrazio:

 

Rika Malfoy: già! Che sincronismo! Ti piace la coppia Zabini-Pansy? Ma sai che anche a me non dispiace? Non ho mai letto su di loro, però sarebbe originale! Come sono andate la vacanze? Divertita? A presto, baci!

 

freebutterfly: grazie^^! Già, Hermione ne pensa una più del diavolo^-^ Draco infuriato?? Noo! Ma cosa dici?? È calmo calmo, povero!XD gli sto facendo fare troppo la figura del pesce lesso? Speriamo di no^^”” (pesce lesso a chi??? NdDraco) a presto! Baci!

 

Emma_88: grazie^-^ certo che m’interessa sapere quali personaggi preferisci! Mi aiuta a capire dove ho dato di più e dove in meno…e poi anche i pareri generali…a presto! Baci!

 

Magic_Life: bè, più che altro Hermione cercava di difendersi come meglio poteva con quell’arnese, vero Herm? (già^^”””” ndHermione) presto la punta d’argento prenderò sempre più spazio e sono contenta che t’incuriosica^^! Grazie, a presto! Baci!

 

Alessandra: grazie! Non sai quanto mi faccia piacere! Lo farò, a presto! Baci!

 

Nik90: non ti preoccupare! Sì sì, ho capito cosa intendi…Dragon e Speranza…bè, non credo di offendere nessuno se dico che sono i miei preferiti tra quelli inventati e penso che si veda^^”” (non offendi nessuno? Come no? NdDexandcompany) quindi la situazione si evolverà e ci saranno parecchi colpi di scena, soprattutto per questa tormentata coppia!^^ a presto, grazie! Baci!

 

KIARA5: ciao, piacere^^ 12 capitoli tutti di fila?? Wow! Spero non siano stati un mattone^^””  ti ringrazio e sono contenta che ti piaccia la mia storia! A presto, baci!

 

Un saluto a tutti!

A presto!

Baci baci

La vostra Lily-Rose

 

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Capitolo 14
*** Brucianti dolori repressi ***


Sguardo ingenuo, lineamenti dolci, espressione triste, timorosa davanti ad una cruda verità

Sguardo ingenuo, lineamenti dolci, espressione triste, timorosa davanti ad una cruda verità.

No, non era questa la donna che amava…

Per un attimo, Dragon sovrappose i suoi dolci occhi azzurri con quelli di qualcun altro…sguardo determinato, verdi occhi fugaci…

Scosse la testa, destandosi da quel desiderio.

Doveva vivere la realtà: di fronte aveva sua moglie, fragile e ingenua.

Come poteva riservarle un dolore tanto grande?

- Certo Felicia, che vai a pensare? – esclamò, stringendola al petto.

- Eppure…non me l’ hai mai detto…

FLASHBACK

- Sei un dongiovanni come tutti gli altri! Scordatelo! – gli confessò, sfuggendo alla sua stretta – quando imparerai a dichiarare il tuo amore ad una donna, allora sarai davvero cresciuto!

- Ma io amo solo te, bambola! Credevo lo sapessi!

- Smettila di prendermi in giro! Solamente una sciocca crederebbe alle tue parole…

FINE FLASHBACK

Solamente una sciocca…

Felicia si scostò dal suo petto, prendendogli il viso tra le mani.

- Dimmi che mi ami…

Non puoi chiedermi questo, Felicia…

Il Dannato coprì quel momento di disagio baciandola appassionatamente, solo come le donne immaginano, sperando di porre fine a quel doloroso discorso.

- Ti basta come risposta?

La bionda Veela si lasciò sfuggire una lacrima.

No, non le bastava.

Tutte le notti baciava nello stesso modo tante donne diverse, che neanche conosceva.

No, non le bastava.

- Chi è la donna che assilla i tuoi pensieri? – gli chiese, lasciandolo attonito.

- Nessuna donna.

Felicia, allora, si accomodò in una posizione seduta, ponendo le mani sul ventre.

- I tuoi sogni, o meglio, i tuoi incubi sono ricorrenti, tutte le notti. Sei ossessionato da una donna dagli occhi verdi. Non lo mai vista in faccia, solo i suoi morbidi capelli…hanno un colore strano, un biondo vivo…tipo caramello…chi è Dragon?

Si era completamente scordato della facoltà che Felicia possedeva: oltre ad essere una Veela, la ragazza era una mangiatrice di sogni.

- Da quante notti spii il mio sonno? – chiese, un po’ brusco, girandosi da un lato.

- Non lo spio. Osservo e soffro insieme a voi, marito. Se per te è una sofferenza non potere avere quella donna, il mio dolore è il doppio rispetto al tuo: essere tua moglie e non rappresentare il tuo desiderio, sapere che ami un’altra e non potere fare niente…

Gli aveva sbattuto la verità in faccia.

E aveva ragione.

Che mascalzone che era!

Sua moglie meritava molto di più!

I Dannati come lui sarebbero dovuti marcire tutti all’inferno, tra i lussuriosi.

- Ora dormi Felicia. È tardi.

- Come volete, marito. Spero che la vostra ossessione non vi tormenti anche questa notte.

Dragon, a quelle parole, ghignò divertito. Oh sì che l’avrebbe fatto…

Speranza avrebbe continuato a fuggire, ad allontanarsi, nonostante lui corresse veloce per raggiungerla…

 

 

Soffiò dentro al sottile tubo, creando una bolla e continuò ad espirare aria finché la sfera non raggiunse una corretta dimensione.

Si allontanò poi dal fuoco, in modo da favorire il raffreddamento del vetro, mentre sul tavolo della biblioteca aveva poggiato i restanti ingredienti per la formula magica. Dopodiché, sedette, cominciando a tracciare un rombo perfetto con della sabbia magica, ponendo ai vertici i quattro elementi naturali: l’acqua collegata al fuoco esclusivamente attraverso la diagonale maggiore, terra e aria nei restanti due punti.

La Grifondoro pose al centro, una volta raffreddata, la sfera creata con le sue mani.

- AQUA, QUAE IN FLUMENIBUS DEFLUIT, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS! – recitò, scandendo bene le parole e toccando successivamente il liquido con la punta della bacchetta, poi fu la volta del fuoco – IGNIS, QUI LIGNUM ARDET, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS! – dopo aver toccato la sfera con la punta della bacchetta infuocata, fu la volta della terra – TERRA, QUAE CIBUM DONAT, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS! – e poi dell’aria – AER, QUI HOMINIBUS VITAM PRAEBET, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS!

La sfera quasi s’infuocò al termine della formula magica, mescolando i quattro elementi e creando un’unica fusione.

Diverse scosse vibravano all’interno della bolla di vetro: ce l’aveva fatta!

Il potere di distruggere!

Ora avrebbe potuto farlo!

Hermione estrasse dalla tasca l’asciugamano con dentro il bracciale di serpente: doveva distruggerlo, affinché la sua forza perdesse efficacia.

- Che stai combinando?

La Grifondoro si voltò di scatto, spaventata: Speranza con braccia conserte e sguardo accusatorio era in piedi dinnanzi a lei, accanto alla finestra.

- Niente che ti debba interessare – fu la risposta secca di Hermione.

- Io invece penso proprio di sì.

- Come hai fatto a entrare? Ho sigillato le porte – rivelò la giovane, apparentemente più calma.

- Credi veramente di potermi fregare, ragazzina?

Era stato facile per la Moussant curiosare le mosse di Hermione.dalla finestra, sotto le sue sembianze di gufo

- La prossima volta vedrò di sigillare anche le finestre, allora!

- Cosa contiene quell’asciugamano?

La Grifondoro distolse lo sguardo, girando il capo.

- Qualcosa che va distrutto a tutti i costi! – confessò, osservando il bracciale.

- Fa vedere – disse, avvicinandosi.

- No! Lascia perdere!

- Senti ragazzina, quella cosa che tieni lì manda vibrazioni a più non posso: si percepisce la sua magia oscura a un miglio di distanza! – gli fece notare la ventenne.

- Però le hai sentite solo ora!

- Diciamo recentemente, non da tanto in effetti…

- Certo, perché non è più al braccio del suo padrone…era lui che assumeva tutta la malignità di questo affare…ora che non è più al suo posto…

- Ragazzina che stai blateran…- ma Speranza non terminò la frase, spalancando gli occhi, vedendo ciò che Hermione aveva creato – ma sei matta? Che hai fatto?

- Solo una sfera con il potere di distruggere per poter eliminare questo gioiello – confessò la Grifondoro.

- Te sei tutta matta! Da dove l’ hai preso questo volume? Sai che sono andati tutti distrutti libri come questi? Proprio per impedire alla gente di creare queste cose!

- Era nella sezione proibita! E poi io che ne sapevo?

- Strano tu non sappia qualcosa, ragazzina! – commentò, tirando fuori la propria bacchetta dalla tasca della gonna.

- Ferma! Che vuoi fare? – domandò la Granger, ponendosi in mezzo.

- Distruggerla, ovviamente. È inammissibile che una ragazzina ancora neanche maggiorenne faccia queste magie!

- Chi distruggerà il bracciale?

La Moussant sospirò, allungando il braccio.

- Rendimelo. È meglio se lo faccio analizzare da veri esperti. E poi dovresti fare due chiacchiere con Saffron…

- Il tuo amico ipnotizzatore? Non ci penso neanche! – rifiutò categoricamente la Grifondoro, porgendole l’asciugamano – attenta! Non toccarlo a mani nude!

- Tranquilla, ragazzina! Non mi succederà niente!

Riuscì appena in tempo a dirlo che Speranza si tuffò in un baratro nero, privo di luce, di vie d’uscite.

Poi apparve qualcosa, il passato.

Troppe ombre oscure lo caratterizzavano.

Vide una bambina dai corti capelli castani, ultima della fila, molto timida, restarsene sulle sue, mentre attendevano di essere accolti in Sala Grande per lo Smistamento. Una Speranza molto più piccola, con i capelli legati in due perfette treccine fatte da sua madre, si avvicinò alla silenziosa bambina, molto stupita da un simile comportamento.

- Ciao! Io sono Speranza, tu come ti chiami?

La piccola timida si guardò intorno, non convinta che si riferisse proprio a lei.

- Guarda che sto parlando con te!

- I-io son-no D-darla…

- Ciao Darla, bel nome! – esclamò la bimba dagli occhi verdi, riservandole un dolce sorriso, allora molto ingenuo.

Hermione la vide inginocchiarsi e massaggiarsi le tempie, mentre stringeva con forza il pugno destro. Ricordi non piacevoli le stavano tornando alla memoria.

Speranza avrebbe pagato oro per non rivivere quegli istanti, accantonati in una parte dispersa della sua mente, memorie da dimenticare.

E come scivolando in un tunnel dell’orrore, rivisse tutti i momenti terribili della sua vita: la grande amicizia con Darla trasformarsi in odio puro, il suo infido tradimento, la morte dei suoi cari genitori assassinati e anche il matrimonio di Dragon Gaynor. Tutto questo le girava attorno, mostrandosi come i più gravi fallimenti della sua vita.

Urli laceranti provenivano dalla biblioteca del castello, provocati da brucianti ferite interne.

Hermione si affrettò a toglierle quel maligno gioiello di dosso, quando sentì forti percosse sulla porta. La Grifondoro esitò mentre Speranza giaceva a terra, quasi svenuta.

- Hermione apri questa porta!!! Sono Dahlia, non c’è tempo da perdere!

La giovine corse al battente e, con un semplice contro incantesimo, l’aprì.

Immediatamente tutto il corpo d’Auror della Punta d’Argento si precipitò all’interno, accerchiando il corpo disteso della loro collega.

Le due carte.

“La forza e l’appeso.

La prima, comunicante ardimento, forza d’animo e determinazione in tutto, contrastava con la seconda, incertezza, tormento, ansia.

Questo dicevano i tarocchi riguardo allo spirito discordante di Speranza.”

- Sorella, svegliati!! Che ti succede? – la chiamò Dexer, alzandole il capo.

- Innerva! – pronunciò abile Dylan Wassal, restando lucido in una situazione simile.

All’istante gli occhi della Moussant si spalancarono stupiti, senza fissare un preciso punto della stanza.

- Speranza, mi senti? – azzardò la veggente, stringendole affettuosamente la mano.

Ma i verdi occhi della ragazza non splendevano più, non brillavano più di luce propria.

Era come se la purosangue avesse posto un muro, stanca di soffrire, di atroci dolori da reprimere.

E con lo sguardo perso nel vuoto, opaco del suo colore, rimaneva immobile, giacente a terra. 

 

 

 

 

 

Eccomi qua, tornata con il proseguimento di questa storia. Spero proprio di non aver commesso gravi errori con le formule in latino, altrimenti chi la sente la mia profXD!

In questo capitolo si comincia un po’ a intravedere il passato di Speranza, i dolori che ha dovuto sopportare che hanno influito sulla formazione del suo carattere! Fatemi sapere che ne pensate!

Ci stiamo avvicinando: tra due capitoli sarò in pari con l’altro sito, dopodiché, purtroppo, i miei aggiornamenti saranno meno frequenti^^””

Ringrazio per le loro recensioni:

 

 

Magic_Life: mi fa molto piacere che tu sia sempre qua^^ già, povera Felicia, la compatiamo tutti…guarda un po’ Hermione in che guai si è cacciata, le faccio sempre far danniXD wow, ti ho dato l’ispirazione? Ah prego! A presto^^ e grazie; baci!

 

Alessandra: grazie, mi fa piacere^^ bè, sì dai, più o meno ho quasi tutto in mente o meglio scritto, altrimenti se devo fare affidamento alla mia memoria siamo freschiXD ecco qua il continuo, a presto! Baci!

 

Rika Malfoy: no dai, non è sbagliato che ti piaccia Dragon, piace tanto anche a me…però come personaggio è molto particolare, hai potuto vedere i suoi difetti…se possiamo considerarli tali -_- grazie^^ a presto! Baci!

 

 

A presto!

Baci baci

By Lily-Rose

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Capitolo 15
*** Stato d'incoscienza ***


- Che diavolo succede a mia sorella

- Che diavolo succede a mia sorella? – chiese con irruenza Dexer Moussant, scotendo aggressivamente Dahlia Wassal, la quale non aveva colpe. Caspar dovette prenderlo per i gomiti con la forza, trascinandolo via dalla povera veggente, già abbastanza in colpa di non essere arrivata prima sul posto.

- Dahlia stai tranquilla: ora ci pensa tuo fratello. Vedrai che Speranza si riprenderà presto e sarà più forte di prima! – la consolò Melania, abbracciandola affettuosamente. Poi la lasciò in compagnia di Dylan e raggiunse l’altra parte della stanza, dove l’abile Legimens cercava di dare una calmata all’ira del purosangue.

Con gli occhi neri ridotti a due fessure e i lineamenti del pallido viso duri in un espressione irritata, si avvicinò ai due Auror: Dex non fece neanche in tempo a voltarsi che un meritato schiaffo lo colpì in pieno viso, alla guancia sinistra.

- Sei un gran cafone! – disse la mora, fissandolo con gli occhi della delusione.

Hermione, ancora in piedi, immobile davanti al corpo di Speranza, osservava le mosse di Saffron Wassal.

- Cosa stai facendo? – gli chiese, accovacciandosi come lui.

L’ex Grifondoro non rispose subito, slegandosi dal collo l’amuleto che portava sempre con sé: un drago d’argento con due lucenti pietre preziose di un azzurro intenso al posto degli occhi. La ragazza rimase colpita nel constatare lo stesso colore nelle iridi del giovane Wassal.

- Sono un ipnotizzatore.

- Questo già lo sapevo. Mi chiedevo cosa farai per…- ma solo in quel momento Hermione si rese conto di non sapere cosa fosse successo alla Moussant. Osservava il ragazzo girarle intorno e spostarle gli arti in posizioni più precise, mentre l’Auror a terra rimaneva immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.

- È in uno stato d’incoscienza, non può sentirci, né parlare. Ha toccato quel bracciale, giusto? – chiese, dando una breve occhiata all’asciugamano che la Grifondoro teneva stretto al grembo.

- A me non è successo niente di tutto questo…

Saffron ghignò, falsamente divertito.

- Cosa hai scoperto di quel gioiello?

- Solo che sprigiona molto magia oscura, ora che non è più al suo posto…

- La sua funzione?

- Credo farti rivivere i peggiori momenti della tua vita…

- Uh! Che paura! Come nei film d’ horror. Non crederai sia davvero così?

Hermione studiò attenta il volto di quello strano Auror.

- Direi di no…

- C’è molto di più sotto, quindi ti consiglio di rendermelo: lo studierò personalmente per verificare anche se ha degli effetti a lungo termine – le suggerì, tendendo la mano, in attesa dell’oggetto.

- Prima spiegami che le è successo – riferì, chiara.

Saffron ritirò la mano vuota, proseguendo ciò che aveva interrotto.

Non erano affari che riguardavano entrambi, anche se lui conosceva la verità.

Era incredibile la capacità di questo ragazzo: scherzoso e divertente, ma anche serio e diligente quando doveva entrare in azione.

- Allora?

- Ragazzina credi veramente che i suoi momenti peggiori siano stati delle stupide litigate o qualche eccessiva preoccupazione?

La Grifondoro dopo aver recepito l’aria che tirava e ricevuto un’occhiata che valeva più di mille parole, si allontanò da lì.

Rapide scosse infuocate saettavano all’interno della sfera che aveva creato.

Sentì due rassicuranti mani poggiarsi sulle sue spalle.

Era Dahlia.

- Abbiamo bisogno del tuo aiuto per poter salvare Draco Malfoy.

La riccia si voltò basita: dunque, loro sapevano tutto.

Annuì, consegnando loro il bracciale di serpente e permettendo a Dylan di trasportare la sfera distruggente alla Torre Est.

Dopodiché, entrambe osservarono le mosse di Saffron, il quale cercava di risvegliare la loro amica dallo stato d’oblio in cui era caduta.

- Non è semplice ipnosi ciò che sta facendo: bensì, antichi rituali magici per attenuare lo stato confusionale che la colpirebbe al risveglio. E tanto altro che ovviamente Saffron non rivela neanche a noi…- le confidò la sorella Wassal.

Lo videro posare l’amuleto del drago sulla fronte della Moussant, per poi percorrere con due dita della mano sinistra la pelle della ragazza, dal collo all’avambraccio, fino al dito medio, apice dell’arto. Ripeté la stessa cosa per due volte,dopodiché riprese l’amuleto e lo ripose al suo collo.

Socchiuse gli occhi, concentrandosi e quando li riaprì nuovamente non pareva più lui: uno sguardo quasi demoniaco si era impossessato del giovane Wassal.

Hermione si spaventò un attimo, quasi non riconoscendolo, ma notando la sicurezza di Dahlia non disse nulla, continuando ad osservare.

Incrociando l’indice e il medio, insieme in entrambe le mani, con quella sinistra le toccò una tempia.

La grande amicizia con Darla trasformarsi in odio puro…

Poi passò alle labbra, il bacio di Giuda.

Il suo infido tradimento…

Scese ancora, dirigendosi verso sinistra, al cuore.

Il matrimonio di Dragon Gaynor…

E infine terminò all’ombelico, il simbolo di vita.

La morte dei suoi cari genitori assassinati…

Saffron riportò la sua attenzione verso il viso della ragazza, scrutando quelle iride cupe di colore e, senza sbattere le ciglia per parecchi minuti, intraprese un contatto visivo.

- Portatela in infermeria. Domani si sveglierà – spiegò spiccio il più piccolo dei Wassal, dopo aver terminato.

 

 

Hermione venne spedita nei suoi dormitori: il coprifuoco era stato superato da un pezzo, mentre gli Auror della Punta d’Argento si divisero i turni tra infermeria e Torre Est.

A vegliare su Speranza furono spediti Caspar e Dylan e ben presto li raggiunse il preside per verificare che fosse tutto a posto.

- Ragazzi tutto bene? – chiese l’anziano Albus, avvicinandosi alla branda della Moussant.

- Sì, incidenti di percorso – rispose il più grande dei fratelli Wassal.

- La signorina Granger era con voi?

Caspar annuì, afferrando subito ciò che il preside voleva far intendere.

- Avviserò Dahlia: le diciamo di procedere?

- Sì, magari cerca di non rivelarle che aveva ragione, altrimenti ce lo rinfaccerà per l’eternità – l’avvertì Caspar, guardingo.

 

 

- Sto aspettando.

Melania Halle Gothiclan era in piedi, nella stanza di Dexer, a braccia conserte che attendeva.

L’Auror, appoggiato al davanzale della finestra, rimaneva in silenzio, conscio di aver sbagliato ma talmente testardo da non ammetterlo.

- Sto aspettando che tu vada a chiedere scusa a Dahlia. È di sotto in cucina, gliele devi, come minimo.

- Solo perché Miss-dalle-buone-maniere me lo ordina? – intervenne allora il purosangue, voltandosi verso la ragazza dai lunghi crini neri.

Morale a terra, sguardo abbattuto.

Poteva comprendere il suo stato d’animo, ma ciò non lo giustificava a tal punto.

- Ti pentiresti di essere stato così scorbutico – gli comunicò allora, in un tono più dolce.

Dexer ghignò, sprofondando sul suo comodo letto.

- Sto invecchiando?

- No – smentì la ragazza - sei sempre stato un vecchio orso! 

Il giovane Auror storse la bocca, sdraiandosi con le braccia sotto il cuscino.

- Cara Mel, se io sono un vecchio orso, tu sei nella sua tana…

- Eccolo che ricomincia! Ho dimenticato di aggiungerlo: un vecchio orso maniaco!

 

 

Il giorno successivo, nel pomeriggio al termine delle lezioni, Hermione Granger si recò in infermeria. Dalla porta leggermente aperta, poté sentire la conversazione tra Dahlia Wassal e Dexer Moussant.

- Volevo scusarmi per ieri: non volevo…

- È tutto a posto, come se non fosse successo nulla! Tanto so che te l’ ha chiesto Melania di farlo.

Il purosangue alzò gli occhi verdi al cielo, sorridente.

- È così evidente?

- Solo un po’. – gli rivelò la rossa, ridendosela. Dopodiché, si diresse verso l’uscio e spalancò la porta completamente per poter far entrare la Grifondoro – che fai lì? Vieni.

Hermione, un po’ in imbarazzo poiché era palese che li stesse spiando, penetrò nella stanza.

Dahlia stava per richiudere il battente, quando vide due paia di piedi spuntare dal nulla e arrestarsi alla sua presenza. Storse la bocca, ma più tentava di avvicinarsi, più si allontanavano.

- Ragazzi, credo che siete un po’ cresciutelli per quel mantello! – li avvisò la Wassal.

Nel frattempo, Hermione osservava il riposo di Speranza Elisabeth Moussant: si muoveva in continuazione, mentre il respiro era affannoso.

- Chi è Dragon? – fu la tempestiva domanda della Grifondoro che colse alla sprovvista il giovane Dexer.

L’aveva sentito nominare dalla Moussant durante il suo delirio in biblioteca, ma non fu una mossa azzardata: lo vide irrigidirsi, tanto da serrare il pugno e non ricevette risposta, poiché Dahlia rientrò in infermeria proprio in quel momento con altri due studenti.

- Harry? Ron? Cosa fate qui?

I due Grifondoro scuoterono il capo, in segno di fallimento.

- Eravamo preoccupati per te…- rivelò il bambino sopravvissuto.

- Harry ha così insistito…cioè io sapevo che…non era necessario… - ma si fermò, vedendo l’occhiata di sbieco che gli riservò l’amico, così zittì. Ovviamente il suo orgoglio da Grifondoro non gli permetteva di ammettere che anche lui era in pensiero per l’amica.

- È da tempo che ci sfuggi, sei taciturna e non ti confidi con noi. Avevamo pensato che stessi progettando qualcosa e così…

- …mi ha costretto a seguirti! – mentì il rossino, annuendo con la testa.

I suoi due migliori amici avevano ragione: era da troppo che li trascurava, troppo presa dal suo intento di salvare qualcuno che il suo aiuto non voleva.

- Scusate ragazzi…non era mia intenzione…

E il magico trio si abbracciò, unito e forte come sempre.

- Bene, dopo questi convenevoli sarebbe ora d’iniziare…

- Hai ragione, Dex – proseguì Dahlia – mi fa piacere ci siate anche voi due: la storia che vi racconterò sicuramente vi riporterà alla memoria ricordi non proprio piacevoli…ma credo e ho sempre sostenuto che per esserci fiducia reciproca, bisogna conoscersi e comunicare tra di noi.

Dexer con uno schiocco di dita, fece comparire tre sedie per i giovani diciassettenni.

- Vi racconterò, assieme all’aiuto di suo fratello, una parte della storia di Speranza. Dovete sapere che tempo fa, il nostro Ordine, la Punta d’Argento, non era formato da otto componenti, bensì da nove…

- Otto? Ma…- Hermione ne ricordava solamente sette.

- Dragon è l’ottavo componente. – rispose spiccio Dexer.

Harry e Ron non capirono l’allusione e l’evidenza reticenza riguardante a questo sconosciuto Auror, ma la veggente li rassicurò con un caldo sorriso.

- È un infiltrato, non credo lo vedrete spesso qua a scuola. Comunque, tornando a noi…il nono componente: Darla Wilkinson. Era la migliore amica di Speranza, conosciuta al primo anno di Hogwarts: una bambina molto timida, riservata…col tempo crebbe, ma restò sempre molto nell’ombra e sono proprio da queste persone che non ti aspetteresti mai uno sgarro…- mentre narrava, il suo sguardo affondò tra i ricordi – il nostro gruppo si unì per combattere i seguaci dell’Oscuro Signore, rimasti in pochi ma comunque agguerriti per la caduta del loro capo…

- Una sera come tante, io e Speranza tornammo a casa, dai nostri genitori – proseguì Dexer – uccisi. E solo allora capimmo che un traditore si aggirava nelle nostre cerchie.

- La famiglia di Darla era sempre stata un’infiltrata e così anche la figlia…da quel giorno, Speranza si sentì terribilmente in colpa: si accusava di essere stata irresponsabile per aver rischiato le nostre vite, quando aveva proposto di fare entrare Darla nel gruppo...

Un simile tradimento…

Qualcosa di turbolento cominciò a ribollire nelle vene del bambino sopravvissuto.

Suo padre…sua madre…ingannati da Peter Minus…per salvarsi la pelle…morti per lasciarlo vivere…

- Non se lo perdonerà mai…- rivelò il Moussant, osservandola riposare nel letto dell’infermeria.

 

 

Coscienza.

Aprì lentamente i verdi occhi sul calar della sera, incrociandoli con altri del suo stesso colore.

Suo fratello Dexer.

Le dolevano le tempie e si portò immediatamente le mani alla testa: le sembrava di aver dormito per troppo tempo e quando ricordò ciò che era successo sbuffò scocciata.

- Saffron mi ha ipnotizzata, giusto?

Melania, anche lei presente nella stanza, annuì.

- Scusate. Non avevo previsto…

- Speranza, non c’è ne bisogno. Può capitare a tutti…- intervenne la mora, non finendo la frase.

La ragazza dai capelli color caramello abbassò lo sguardo: può capitare a tutti di avere momenti di debolezza. Chiuse gli occhi, tremando di rabbia.

- No, non deve capitare – puntualizzò decisa, mettendo da parte le coperte e cercando di alzarsi dal letto.

- Sorella, dove credi di andare? – chiese il giovane Moussant, fermandola.

- A quella maledetta festa…

Dex e Mel si guardarono increduli di tanta determinazione.

- A Villa Bellastone…non ricordate?

- Non pensarci neanche! Potrebbe capitarti chissà cosa e tu non sei nelle condizioni migliori: scordatelo!

- Stasera è meglio che ci vada io – si offrì Melania, seria.

- E io vengo con te – precisò il ragazzo.

- Non ho bisogno di una guardia del corpo: finiresti per starmi troppo appiccicato, così da non farmi concludere niente!

- Sul starti appiccicato volentieri mia cara…sorella guai a te se ti muovi da qui! – l’avvisò il fratello conoscendola, vedendola storcere il muso – bloccherò assolutamente le finestre e metterò Caspar di guardia qua fuori. Buona serata.

 

 

Hermione, dopo aver cenato, si era un attimo allontanata dal castello, presa dal troppo pensare.

Ora senza quel bracciale, si sentiva come allontanata dal biondo Serpeverde.

Ma non doveva ragionare così: lui aveva bisogno di lei, o meglio del suo sangue. Quel sangue che anni passati aveva tanto criticato, sangue sporco.

Fece una breve visita ad Hagrid, custode delle Chiavi e insegnante di Cura delle Creature Magiche, che ovviamente la rimproverò per essere uscita da sola.

Così, lo ascoltò e decise di tornare sui suoi passi, risalendo la collina. Stava per raggiungere il portone della Sala Grande, quando alzò il mento da terra e vide una distinta figura stazionata lì davanti, come se codesta persona la stesse aspettando.

Lunghi capelli biondi legati in un codino erano mossi dal freddo venticello autunnale.

- Buonasera signorina Granger.

 

 

 

 

 

Ma chi sarà mai questa misteriosa persona? Sono sicura che avete già tutti indovinato!

Ringrazio:

Rika Malfoy: ^__^ eh purtroppo ho dovuto inserirlo, ma posso capirti benissimo! Il latinorum non è molto amatoXD già già, anche in questo capitolo avrà una bella sorpresa la nostra cara Hermione! A presto, grazie! Baci!

 

Alessandra: grazie mille! Sì, le ho inventate io con il mio fidato vocabolario sotto mano^^ grazie, a presto! Baci!

 

Un saluto a tutti e mi raccomando recensite!

A presto!

Baci baci!

Vostra Lily-Rose

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Capitolo 16
*** Fuga dall'infermeria ***


Lucius Malfoy

Lucius Malfoy.

Un nome, una garanzia. 

I suoi freddi occhi calcolatori guizzarono immediatamente sulla divisa e corporatura della Grifondoro, cresciuta negli anni, tanto da squadrarla da capo a piedi. Alla fine dell’ispezione visiva, Malfoy senior arcuò un sopracciglio, diffidente, per poi tornare al suo sguardo: stupore misto a inquietudine le segnavano il viso, ma il senso di determinazione non le spariva mai, nonostante la lieve agitazione della nostra Hermione. 

- Non ti hanno insegnato le buone maniere? – chiese l’ex Serpeverde con tono sprezzante, avanzando di un passo col proprio bastone da passeggio, alla cui estremità ergeva un serpente a fauci spalancate, pronte a mordere la sua prossima vittima.

- Buonasera. – si limitò la Grifondoro, arretrando di un passo, più che altro per riflesso che per timore. Non staccava neanche per un istante i suoi occhi da quelli del biondo uomo, guardinga a una fuga o ad un attacco. Il suo sguardo, talmente troppo simile a quello del figlio.

- Calma, signorina Granger. Si rilassi: non ho intenzione di torcerle un capello, ora come ora. Non sono così stupido.

- Non lo farebbe solo perché il castello è pieno di Auror che sarebbero onorati di sbatterla dritto ad Azkaban…- attaccò audacemente, mantenendo sempre lo stesso tono di voce piatto.

Occhi ridotti a due fessure, dura espressione stizzita sul viso.

Non scherzare col fuoco, ragazzina…

 

 

La porta dell’infermeria sbatté, lasciando all’interno solo un profondo silenzio.

Speranza sprofondò sulla branda, massaggiandosi lentamente le tempie, in un determinato punto della testa, cosa che, dopo qualche minuto, le fece passare i lievi capogiri che la colpivano all’improvviso.

Quei ricordi…

Gettò bruscamente le coperte da un lato e si alzò dal letto: non era abituata a restare con le mani in mano, anche se un meritato riposo non le sarebbe dispiaciuto. Cercò di aprire le finestre, ma come giurato da quel mascalzone di Dexer, non si mossero neanche con la magia: le aveva prontamente sigillate appena uscito dall’infermeria.

- Maledizione…dovrò inventarmi qualcosa…

Non fece neanche in tempo a finire la frase che una terribile scena si presentò ai suoi occhi: Hermione in compagnia di Lucius Malfoy.

Spalancò i fugaci occhi verdi e, restando lucida, passò lo sguardo dall’uno all’altra, non notando, da lontano, particolari segni di nervosismo. Eppure quella situazione era insostenibile: come avevano potuto gli altri Auror permetterlo? O forse era tutto sottocontrollo…

La bionda non trovava un interesse abbastanza valido da far scomodare il Mangiamorte dalla sua lussuosa villa e questo, non le piaceva per niente…

Una nuova ragione la motivava ad uscire il primo possibile da quella prigioniera stanza.

Presa dal nervoso, con un calcio provò a sfondare il vetro, ma non c’era niente da fare: una via inaccessibile. Raggiunse la porta e l’apri lentamente, lasciando solo uno spiraglio, tanto da permetterle di vedere cosa succedeva nel corridoio. Dalla fessura, poté intravedere nitidamente la figura di Caspar Rosier, appostato davanti all’uscio: l’unico problema era che anche lui aveva visto lei e così, imprecando a sottovoce, richiuse il battente, portandosi al centro della stanza.

Come poter evadere da quella gabbia?

Si guardò intorno: porta e finestre erano bloccate.

Poi, il suo occhio si posò su un angolino della stanza, non tanto visibile, in quanto nascosto da una branda e, incuriosita, si avvicinò a quel punto strategico. Poggiò una mano sul muro e un’apertura celata si spalancò istantaneamente: ai suoi piedi, un cesto con sporche lenzuola da lavare.

Non poteva crederci e un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto: entrò nel buco buio e il passaggio si rivelò essere una lunga discesa che la fece atterrare all’interno di una cesta di panni sporchi, molto più grande di quella dell’infermeria. Appena levò lo sguardo, si ritrovò addosso una decina di grandi occhi osservarla incuriosita, per poi farle la riverenza.

Erano gli elfi domestici di Hogwarts.

Si mise in piedi per poter uscire da quel canestro, quando una nuova raccolta di lenzuola furono buttate giù dal passaggio che atterrarono tutte sulla sua testa.

Già abbastanza nervosa e leggermente intontita, si massaggiò il capo, risparmiando le imprecazioni solo perché era riuscita a uscire da quella gabbia d’infermeria. Saltò giù, mettendo finalmente i piedi a terra e, facendosi largo tra una gran folla di elfi domestici, raggiunse l’unica finestra in fondo a quella stanza che, suppose, dovesse essere la lavanderia del castello.

Fratello, non avrai creduto di potermi fermare…

 

 

- Ti senti chissà chi, ora che vivi sotto l’ala protettiva di Silente…ma non t’illudere, ragazzina! – pronunciò Malfoy senior, mantenendo lo stesso tono austero e autoritario del figlio.

- Può farmi la cortesia di arrivare al dunque? Non ho tempo da perdere…e penso nemmeno lei con me…

Calma Hermione…il nervosismo è un ottima arma perdente…

- Torneresti ad armeggiare la tua insulsa bacchettina per abbindolare mio figlio Draco? – i suoi occhi erano diventati irosi, appena nominato l’erede. La Grifondoro solo ora cominciò a temere di essersi cacciata in guai più grandi di lei.

- Feccia di una mezzosangue! Come hai osato metterti in mezzo?

- Di che diavolo sta parlando?

- Il bracciale!! Se non lo riporrai al suo posto, questa volta tu e i tuoi amici non la passerete liscia! – esclamò in tono basso simile al sibilo di un serpente.

Suonava tanto da minaccia…

La ragazza sospirò lentamente, controllando il lieve tremore che la colse a quell’avvertimento.

- No…non è quello il suo posto…- e uno sguardo triste s’impossessò di Hermione – ancora mi chiedo come abbia potuto farlo! Prendersi gioco di suo figlio…usarlo – le tremò la voce nel pronunciare quell’ultima parola – solo per…

- Tieni a freno quella lingua, mocciosetta! Draco sa cosa lo aspetta e da nobile discendente della famiglia, ha accettato!

Sì, certo…altrimenti lo attendeva la signora dalla lunga falce…

 

 

Un’altezzosa civetta dagli attenti occhi gialli si appollaiò sul davanzale di una finestra vicino al portone della Sala Grande: proprio lì di fronte stava avvenendo l’accesa discussione tra Lucius Malfoy e la studentessa, Hermione Granger. 

La regina della notte restò silenziosa ad ascoltare, mentre con lo sguardo scrutava lontano, per controllare movimenti sospetti. E storse il becco, quando uno strano uccello dalle vistose ali nere, che si confondevano con l’oscurità della notte, approdò sullo stesso davanzale, accanto a lei.

Era un avvoltoio.

Speranza rizzò le penne: disgustoso.

- Dragon che ci fai qui?

- Ero venuto a consigliarti che vestito metterti…diciamo uno facile da togliere…

Se avesse potuto, la Moussant l’avrebbe incenerito col solo sguardo smeraldino.

- Non dovresti farti vedere ad Hogwarts!

- Vuoi dire che un avvoltoio non dovrebbe essere al castello?

- Alla villa hanno bisogno di te!

- Ho intravisto tuo fratello smaterializzarsi con la Gothiclan…tu non c’eri…così ho pensato di passare per controllare che fosse tutto a posto…

Quando faceva il premuroso, Speranza davvero non lo sopportava: la dolcezza non si addiceva a uno come Dragon…

- Che ci fa quel mangiamorte con la ragazza?

- Vuoi stare zitto un attimo? – chiese la bionda, perdendo la pazienza.

Poi, i due videro Lucius Malfoy spazientirsi più del dovuto: evidentemente Hermione gli stava dando del filo da torcere.

- Se succede qualcosa, guai a chi mi accuserà di essere troppo prudente!

- Bambola, il fatto è che tu sei troppo rigida con gli altri…dovresti scioglierti…- le consigliò lui.

- Sì…nel tuo letto magari…

- Non è una cattiva idea, sai?

- Tieni le tua piumacce lontane dalle mie, stupido avvoltoio! – lo avvertì Speranza, emettendo un borbotto.

- Almeno io ho avuto un po’ di fantasia: tu sei una semplice civetta!

 

 

- …il disonore della comunità magica! Stolti gabbani come voi dovrebbero essere torturati e messi a tacere una volta per tutte!

- Le sue parole non sono più disprezzanti di quelle che mi dice suo figlio – se ne uscì Hermione, dopo aver udito anche per troppo tempo simili fesserie.

- Stupida ragazzina! Un giorno, non tanto lontano, ti pentirai di quello che hai fatto! – esclamò, alzando un po’ troppo la voce, nonostante la tarda ora. Il tramonto se n’era già andato da un pezzo, lasciando spazio all’imbrunire per poi accogliere la placida sera – mio figlio resterà sempre e comunque dalla mia parte: non sarai proprio tu, una mezzosangue, a farlo cambiare idea!

Hermione arretrò di un passo: notò che più Malfoy senior s’innervosiva, alzando la voce, più avanzava, come un predatore attaccava la sua prossima vittima.

- Io non credo che Draco…

- Draco…- ripeté con un ghigno divertito sul viso, non facendola neanche finire – siamo padre e figlio…siamo uguali…e lotteremo insieme per vincere questa guerra, fianco a fianco, con gli stessi ideali!

E qui Hermione non stette zitta, né si fece zittire.

- No, questo non è vero! Suo figlio non è minimamente paragonabile a lei! – affermò con decisione la Grifondoro.

Sapeva degli obblighi di Malfoy, ma conosceva soprattutto le sue vere intenzioni: scappare dal terribile peso dei suoi doveri ed evitare quest’inutile guerra.

E in quel momento, occhi color del ghiaccio sollevarono lo sguardo da terra, privi di qualunque emozione. E non erano quelli di Lucius.

- Io, al posto di Malfoy, non mi sentirei fiera né di avere un padre così meschino e calcolatore, né di sentirmi dire di essere uguale a lui!

Fu questione di un attimo: Lucius la colpì con il bastone da passeggio, ferendole la guancia destra col dente avvelenato del serpente di ferro.

Un taglio lineare che cominciò a sanguinare all’istante.

Hermione, stupita da tale gesto e ora consapevole quanto le sue sprezzanti parole avessero colpito l’uomo vista la reazione, si portò una mano al volto, toccandosi la ferita. Non era profonda, ma c’era qualcosa che li provocava un bruciore incredibile.

Dragon dovette quasi fermare di peso Speranza, la quale, dopo un gesto del genere, non c’aveva visto più e voleva intervenire.

- Non ti permettere, ragazzina! Se non terrai, in futuro, chiusa quella boccaccia, prevedo giorni brevi nella tua miserevole vita!

- Ho ricevuto una minaccia simile da suo figlio, eppure sono ancora qua. Non mi sono intimorita di fronte a lui, perché mai dovrei farlo dinnanzi a lei? – non finiva più, più parlava, più riusciva a caricare la rabbia interiore – non ha appena dichiarato che siete uguali? Che differenza c’è?

Lucius la prese per un braccio, stringendo la presa e, avvicinando l’orecchio della Grifondoro alle proprie labbra, sussurrò a bassa voce, tanto che neanche Speranza e Dragon riuscirono a sentire. Ma quello che disse, era cosa nota a tutti.  

- La differenza sta che io…sono un mangiamorte! – dopodiché la spinse via e, a causa dell’irruenza, quasi la gettò a terra, come fosse una schiava – ti consiglio di fare quello che ti ho ordinato per quanto riguarda il bracciale oppure i tuoi sporchi genitori babbani presto riceveranno una cordiale visita di cortesia da parte dei miei amici. Buona serata.

Occhi lucidi le segnavano il viso, mentre Malfoy senior si allontanava rapidamente, scendendo il pendio del castello, col suo nero mantello gonfiato dal vento.

Anche se avesse voluto, ormai non possedeva più quel bracciale: gli Auror glielo avevano requisito.

- Dobbiamo intervenire – disse Speranza, pronta a planare sul terreno e a trasformarsi, ma una zampata la fermò – ma che diavolo fai?

Dragon gli fece segno col becco, indicando la scena che stava avvenendo in quel momento.

- Mezzosangue…- la richiamò Draco, il quale era rimasto nascosto per tutto il tempo. Si avvicinò e lei, di spalle, si affrettò a ricacciare dentro le lacrime, cercando di apparire forte e determinata come sempre - simpatico mio padre?

 

 

- Credo che la tua protetta sia ora in mani sicure…- commentò il dannato.

- Non è la mia protetta…e se le mani di Malfoy sono come le tue, c’è poco da stare tranquilli! – riferì la Moussant, spiegando le ali pronta a decollare.

- Come no? Guarda che non ti ho mai fatto niente di male…

- Solo perché io non te lo permesso – chiarì la bionda.

- Anche questo è vero…dove stai andando, bambola?

Speranza diede un’occhiata alla Torre Est: luci, sia al piano inferiore che a quello superiore, passavano attraverso i vetri delle finestre.

No, troppo rischioso…

- In camera tua…- rispose tranquilla.

Dragon Gaynor quasi cadde dal davanzale, talmente era stupito: rivedere quei due ragazzini le aveva forse risvegliato un’accesa passione da sfogare immediatamente?

- Oh bene bene!

- Se pensi che abbia perso il cervello tutto ad un tratto ti stai sbagliando!

- Certo che però sei malvagia: prima m’illudi e poi…- disse, facendo quasi compassione. Ma la bionda non ci cascava: lo conosceva bene, era tutta una finta.

- Dragon lo sai: con me, sei senza speranza…

L’avvoltoio storse il becco, poi prese il volo, seguito dalla prudente civetta: un’insolita coppia notturna viaggiava per i cieli bui di Londra, quella sera.

 

 

 

 

 

Ed ecco qua la fine di questo capitolo: ne manca solo uno per mettermi in pari con l’altro sito!

Ringrazio:

 

fragolina92: mi fa piacere! Che ne pensi di questo? A presto, grazie! Baci!

 

Alessandra: grazie! Ne sono contenta! A presto, baci!

 

KIARA: che bello^-^, sono contenta! Tu che dici? Si farà aiutare? Grazie, a presto! Baci!

 

Magic_Life: grazie^__^ non ti preoccupare, capita…spero continuerai a seguire la storia! A presto! Baci!

 

Scusate la reticenza, ma sono di fretta^-^

A presto!

Baci baci

Vostra Lily-Rose

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Capitolo 17
*** Tornare per te ***


Unghie dipinte da bianco smalto laccato tintinnavano sul bicchiere di cristallo, contenente uno scuro liquido rossastro: vino

Unghie dipinte da bianco smalto laccato tintinnavano sul bicchiere di cristallo, contenente uno scuro liquido rossastro: vino schietto per la giovane Gothiclan, nonostante fosse poco fine per una fanciulla.

Passeggiando tra la folla senza una precisa destinazione e con lo sguardo dritto avanti a sé, ma senza vedere nulla, si concentrava sulle conversazioni udite dagli invitati, fermandosi ogni tanto a colloquiare pure lei.

Il suo aspetto aggraziato non destava sospetti, né tradiva il suo vero intento: i neri occhi felini truccati con una riga di matita e gli scuri capelli color della notte legati in una perfetta treccia pomposa che le ricadeva compostamente sulla spalla destra, le attribuivano una bellezza un po’ sinistra. Il nero corpetto allacciato ben stretto terminava con una lunga gonna svolazzante, il tutto in contrasto con la sua pelle diafana e le rosse labbra.

Melania uscì dal salone bianco di Villa Bellastone, addentrandosi in quello da biliardo, dove aveva lasciato il collega Auror.

- Dexer, che stai facendo lì impalato? Ho bisogno di te!

Il giovane, sorpreso dell’arrivo della mora, fece un cenno in avanti, di fronte a sé: una bionda tutto pepe dall’aria sbarazzina stava a braccia conserte, avente un cerchietto dorato che le tratteneva la folta chioma, fuorché la frangetta, cadente sui sottili occhi celesti.

- E questa chi è? – domandò Mel, guardandola di sottecchi.

- Senti carina, l’ ho adocchiato prima io, quindi è meglio se ti fai in giro! – squittì la ragazza, prendendo il giovane Moussant a braccetto.

Ma che faccia tosta!

La mora roteò gli occhi, sbuffando e imprecando per una tale situazione.

- Non credo proprio, biondina! Lui è con me.

- È vero? – chiese, rivolgendosi a Dexer, facendogli gli occhi da cerbiatta.

L’Auror sorrise beffardo, divertito di essere conteso dalle due ragazze: era davvero poco dire che ci stava prendendo gusto.

- In realtà, io…- tentennò in principio.

- Vero? – incalzò Mel, riservandogli un doloroso pizzicotto nel fianco sinistro.

- Esattamente! – rispose il castano prontamente, sussurrato tra i denti ma abbastanza convincente tanto che la bionda se ne andò via, anche se delusa.

- Andiamo, tesoro! Te la do io la biondina! Vieni, vieni!

Melania lo trascinò per un braccio fuori dalla sala, arrestandosi solo all’ingresso della villa.

- Ma che diavolo stavi facendo? Ti avevo detto di tenere d’occhio la Sala, non di rimorchiare stupide galline bionde! – lo rimproverò, presa da uno scatto d’ira.

- Mi delizierebbe se la tua fosse gelosia...peccato che non lo sia. – rivelò il giovane con voce profonda.

- Dexer, guai a te se ti ripesco un’altra volta flirtare con una ragazza!

- Diventeresti la mia guardia del corpo? Lasciando che nessuno mi tocchi, tranne le tue manine delicate?

- No, tesoro – rispose in tono sarcastico – mi farò accompagnare da qualcuno di più competente e serio!

- Tipo l’affascinante ma taciturno Dylan?

- Perché no? Lo potrei proporre se non la smetti con il tuo rimorchiamento tardo-antico!

Il Moussant storse la bocca: gli stava forse dicendo che il suo approccio con le donne era ormai superato?

- E tu non credi di essere un po’ troppo scoperta con quel bustino che ti aumenta di mezza taglia?

La Gothiclan non si scompose, fuorché lo stupore che si poté cogliere nel felino sguardo.

- Non secondo il tizio con cui ho ballato prima…- rivelò la Gothiclan, riservandogli un’occhiata fulminea.

Tacchi a spillo di bianchi sandali vertiginosi stridettero sul lucido pavimento di Villa Bellastone, annunciando l’entrata della padrona di casa. Elegantissima nel suo vestito d’argento, scese la scalinata che portava ai piani superiori e puntò ai nostri due Auror in incognito.

- Buonasera miei cari. – salutò la Lady, porgendo la mano al giovane Moussant per il baciamano.

Il Medioevo era finito da un pezzo…

- Sposati? – chiese la padrona di casa, avida di pettegolezzi.

Melania scattò il capo in direzione della signora, con espressione alterata.

- Neanche nei miei peggiori incubi!

La risatina di scherno che seguì da parte di Lady Bellastone, lasciò interdetto il giovane Dexer.

- Bene allora. Penso non ti dispiacerà se mi faccio accompagnare da questo aitante giovanotto e ti affido in mani di un mio amico. Raphael?

Un ragazzo vicino alla trentina d’anni, alto e slanciato nel suo completo di giacca e cravatta si avvicinò al trio, rivelando due occhi magnetici: i ricci capelli biondi, perfettamente in ordine, gli davano quell’aria sbarazzina tanto da ringiovanirlo di almeno dieci anni.

- Raphael caro, conosci questa giovane signorina?

- Certo, milady. È stata così gentile da concedermi un ballo, ma purtroppo non conosco nome di questa splendida fanciulla. – enfatizzò, prendendole la mano e avvicinando le proprie labbra al palmo della ragazza, senza staccare gli occhi da suoi.

Quindi era lui il tizio che aveva apprezzato la generosità del corpetto di Melania…

- Credo che fareste bene ad approfondire, vi lasciamo soli.

- Senti Apollo – lo soprannominò sarcasticamente Dexer, alludendo ai biondi capelli ricci – vedi di riportarmela per mezzanotte. – e poi, abbassandosi all’orecchio della mora, con un certo tono di risentimento - chi era quello che perdeva tempo a rimorchiare? Ne riparliamo più tardi!

- A presto mia cara – la salutò Lady Bellastone – lo affido a te, così potrai riferirmi se è uomo di cui potersi fidare…

Se sei donna di cui mi possa fidare…

- Andiamo mio caro: non vedo in giro vostra sorella, Speranza. Che fine ha fatto? – chiese la signora, poggiando la mano nel braccio del ragazzo.

- Un impegno. Questa sera non potrà raggiungerci…

 

 

La finestra della camera era stata lasciata aperta.

Il nero avvoltoio e la vigile civetta penetrarono all’interno, mentre nel buio della stanza si ritrasformarono.

- Fermo! – esclamò Speranza, con in mano la bacchetta emanante un fascio di luce, tanto bastava per intravedere Dragon pronto all’attacco. Il moro, con un’espressione capricciosa, si lasciò cadere pesantemente sul letto disfatto, con le bianche lenzuola lasciate disordinatamente ai piedi del materasso.

- E allora che vuoi da me?

La ragazza dai chiari capelli color caramello, dopo aver acceso le lampade della squallida stanza, si avvicinò all’imponente armadio di legno scuro, disposto di fronte, cominciando a rovistare tra la sua roba.

- Non ho bisogno di una cameriera, bambola…

- Dovrai avere qualcosa qui: un abito femminile o qualsiasi altro che ci assomigli…possibile che nessuna delle tue amanti ti abbia fatto un simile regalo?

- Aspetta, fermati! – esclamò, alzandosi di scatto e afferrandole i polsi per impedirle la ricerca – sei venuto qui per un abito?

Speranza distolse lo sguardo smeraldino dal quello di lui, dannatamente vicino per le sue abitudini.

- Non potevo andare alla Torre, mi avrebbero scoperto. Ho bisogno di un miserevole abito per andare a quella festa: ce l’ hai oppure no?

- Se la risposta fosse negativa, cosa faresti?

- Me ne andrei all’istante, ovvio.

- Rinunciando a partecipare alla riunione della villa?

- Questo no. M’inventerei qualcosa.

Dragon sospirò, lasciandole d’improvviso i polsi e richiudendo, con uno schiocco di dita, le ante dell’armadio aperte.

- Vado a chiederne uno alla mia vicina di stanza, non ti muovere.

- Cerca di non intrattenerti troppo a lungo per il dovuto ringraziamento – affermò la bionda cinica, mettendosi a braccia conserte, mentre il moro chiudeva la porta, ridendo di sbieco.

 

 

Il suo viso contratto dalla rabbia e gli occhi d’oro ancora lucidi dal nervoso.

Draco Lucius Malfoy inclinò il capo alla visione dell’ira che aveva colto la sua mezzosangue preferita.

- Grager, sicura che le minacce di mio padre non ti abbiano intimorito più delle mie?

Evidentemente il biondo non aveva pesato abbastanza le parole, tanto che la giovane Grifondoro non lo degnò di una risposta, fulminandolo con sguardo deluso e girando sui tacchi.

Che insensibile…

Il Serpeverde incurvò un angolo della bocca, con la stessa espressione velata con cui aveva udito il discorso di suo padre: raggiunse l’andatura della ragazza, ponendosi di fronte e costringendo Hermione ad arrestarsi per non andargli a sbattere contro.

- Che vuoi? – fu la secca domanda della riccia.

Osservò il biondo assottigliare i glaciali occhi come per identificare qualcosa di già ipotizzato: si avvicinò al pallido viso della Grifondoro per poi serrarle la giugulare e costringerla a voltarsi da una parte.

Dal sottile taglio lineare della guancia colava ancora qualche goccia di sangue…

 

 

Quel candido letto sul quale ogni notte consumava la sua sfrenata passione con innumerevoli donne diverse…

Speranza si accomodò sulla poltrona affianco, attendendo l’arrivo del dannato col vestito in prestito che avrebbe dovuto indossare quella sera. Sospirò lentamente, appoggiando la testa al muro con lo sguardo vacuo sul soffitto.

Che strazio dover lavorare con lui…

Non poté far a meno di buttare un occhio al comodino, sul quale poggiava un bicchiere: all’interno un anello, anzi una fede.

Il piccolo cerchietto dorato che rappresentava l’unione con Felicia Carrinton.

Dragon non l’aveva mai portata all’anulare, salvo nei suoi brevi ritorni a casa.

Speranza cominciò a pensare quanto loro due si somigliassero: donne cadute in un amore senza via d’uscita, privato della meritata felicità. Condannate ad amare lo stesso uomo, consapevoli che mai, nessuna delle due, sarebbe stata corrisposta.

La Moussant si era ritrovata spesse volte a maledire il giorno in cui l’aveva conosciuto…il giorno in cui la sua vita aveva iniziato piano piano a rovinarsi a causa dell’infatuazione per quel dannato…

Speranza strinse la piccola fede d’oro, imprigionandola nel suo pugno per poi lasciarla ricadere nel bicchiere.

- Ti avrei sposata se solo mi avessi dato l’opportunità di amarti.

Ebbe un sussulto per lo spavento, mentre da sopra le spalle intravide la figura di Dragon appostato davanti alla porta.

- Sai che non mi fidavo delle tue promesse – con lo sguardo ancora perso tra i ricordi.

- E continui a non fidarti tutt’ora.

- Dammi almeno una ragione per farlo! – esclamò la ragazza, alzandosi in piedi con sguardo serrato, mentre il moro si avvicinava con passo deciso.

- Perché sono tornato in squadra per te…solo per te…

 

 

Il sangue che gli serviva era lì…a pochi centimetri dal suo viso…

- Non ci provare! – lo avvertì Hermione, con in mano la bacchetta puntatagli sul basso addome.

Draco si staccò dal suo collo, ghignando e scotendo la testa.

Suo padre non si smentiva mai…

- Mezzosangue, sai che senza il mio aiuto potresti ritrovarti sul letto dell’infermeria immobile per un mese? – le comunicò con il sorriso sulle labbra.

La Grifondoro abbassò l’arma, continuando però a seguirlo con lo sguardo, mentre il venticello della sera cominciava ad alzarsi, ondeggiandole i ricci capelli.

- Che intendi dire?

- Hai tempo due ore. Quel taglio è infettato da un veleno leggero, ma comunque efficace. – comunicò senza un velo di preoccupazione.

- Tuo padre ha osato colpirmi, sapendo che in quel maledetto bastone c’era del veleno?

- Mezzosangue, temo che il suo obiettivo fosse proprio quello…ma sapeva che ci sarei stato io: l’avrei riconosciuto all’istante e avrei potuto curarti…

- …per poi impossessarti di alcune gocce del mio sangue! Vigliacco, eri d’accordo con lui!! Era tutto una messinscena!

Sguardo duro e impassibilità nei suoi lineamenti. 

- E io ti ho anche difeso…che sciocca!

- Mi spiace, mezzosangue. Questo è il prezzo da pagare. Sarebbe meglio se mi restituissi anche il bracciale: sentito il mio paparino, no?

- Mai! – esclamò con irruenza - e anche se potessi, non lo farei.

- Che vuoi dire, Granger?

- Lo distrutto – rivelò, alzando una spalla con semplicità.

Mentiva.

- È un gioiello di magia oscura, non lo danneggi con uno dei tuoi incantesimi sempliciotti…

- Mai sentito parlare del potere di distruggere?

Malfoy junior aggrottò le sopracciglia, incredulo.

- Tu? Hai creato la sfera per…- ma non terminò la frase, vedendo la Grifondoro alzare il mento come in segno di sfida – mio padre non gradirà…

- Lo so. – rispose appena sussurrato, ripensando alle atrocità che avrebbe commesso se non gli avesse restituito quel dannato gioiello.

- Ormai sei in mezzo, Granger. Non puoi più tirarti indietro.

- Non lo mai pensato.

- Il tempo scorre e il veleno starà entrando in circolo. Che vuoi fare, mezzosangue? – s’informò il Serpeverde, appoggiato al muro esterno del castello.

- Cosa vuoi in cambio?

Draco ghignò divertito: stavolta aveva lui il coltello dalla parte del manico.

- Lo sai…

Di nuovo.

Voleva il suo sangue.

 

 

I suoi occhi neri comunicavano sincerità, eppure Speranza non la vedeva.

- Solo per me? Solo per riuscire a portarmi a letto?

Dragon rimase spiazzato e scosse la testa, tirandole al volo il rosso vestito chiesto in prestito. Poi girò le spalle, senza degnarla di una risposta, cominciando a vestirsi anche lui.

Forse era stata troppo dura con il dannato, ma l’esperienza le aveva indurito l’animo tanto da non riconoscere quando le sue parole erano sincere. Indossò in pochi secondi l’abito da sera, osservandosi davanti alla stretta specchiera appesa al muro, cercando di riuscire a stringere i laccetti del vestito, dietro la schiena.

Vedendo la sua difficoltà, nonostante la stizza che provava, il moro le andò vicino, aiutandola con l’allacciatura.

- Così non potrai mai dire che sono bravo solo a togliere…- le disse, mentre terminava il lavoro per poi contemplarla nella superficie riflettente: il rosso si combinava perfettamente con la luminosità dei suoi capelli, donandole un nuovo colorito, mentre il tessuto cadeva bene sulle sue forme, con qualche abbondanza sul seno dove era appuntata una finta rosa rossa.

- Maggiorata la tua vicina? – domandò acida la ragazza.

- Abbastanza…- rispose il moro, poggiando il capo sulla sua spalla destra, dopo averle messo i morbidi capelli dall’altra parte.

- Un vestito un po’ più scollato non lo hai trovato? – chiese, osservando la generosa apertura che l’abito offriva. 

- Purtroppo no, altrimenti credi che me lo sarei lasciato sfuggire? - le sussurrò all’orecchio, allungando le mani e circondandole delicatamente la vita. Il regolare respiro della ragazza si fece più intenso, con l’aumentare dei battiti del cuore.

- Speranza, di cosa hai paura? Stai tremando…- le fece notare – non preoccuparti, ci sarò sempre io vicino a te.

La Moussant incontrò i suoi neri occhi nello specchio, mentre rimaneva immobile al suo tocco, rigida come marmo.

- Appunto…

 

 

Eccomi tornata!

Capitolo 17: finalmente, sono in pari con l’altro sito e quindi, d’ora in avanti, gli aggiornamenti saranno un po’ meno frequenti^^” comunque, di solito, pubblico una volta a settimana! Spero continuerete a seguirmi!

Ringrazio:

 

Magic_Life: giàXD è la mia specialità finire sempre sul più bello! Hai visto Draco? Insiste che vuole il sangue di Hermione? Come farà questa volta la Grifondoro a sciogliere i nodi che il destino le ha proposto? Tutto nel prossimo capitolo! Oddio, mi sembra di essere quelle presentatrici di soap!XD grazie, a presto! Baci!

 

Willow Malfoy: Ti ringrazio, mi fa molto piacere! Spero continuerai a seguire la storia! A presto! Baci!

 

Arrivederci al prossimo aggiornamento!

Baci baci

Lily-Rose

 

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Capitolo 18
*** Diversi o uguali? ***


- Ma una volta non chiedevi piaceri sessuali in cambio

- Ma una volta non chiedevi piaceri sessuali in cambio? Perché solo a me domandi del sangue? – li fece notare Hermione, al limite di sopportazione, buttandola sull’ironico.

Il deciso e sicuro sguardo argenteo del Serpeverde si accese ulteriormente, mentre senza volerlo arcuò un sopracciglio e sul pallido viso si dipinse un sorriso malizioso.

- Mezzosangue, ti umilieresti a tal punto? Dunque il mio fascino ha ammaliato anche te, come volevasi dimostrare…

La Grifondoro alzò gli occhi al cielo, sospirando e piegando un lato della bocca.

- Malfoy, non riconosci nemmeno una battuta ironica e mi sorprende che tu non mi sia ancora saltato addosso quando…

- Non ho voglia di scherzare, Granger! Ti conviene sbrigarti, non hai molto tempo da perdere: il veleno entra in circolo molto velocemente e, se vuoi essere curata in tempo, sai cosa devi fare.

La ragazza si morse il labbro inferiore, rispecchiando vittoria assicurata e presunzione in quegli occhi grigi, privi di sentimenti. 

 

 

Speranza Elisabeth Moussant fece il suo ingresso nella Sala da ballo di Villa Bellastone nel suo abito rosso troppo vistoso e appariscente per una abituata a restare nell’ombra a scrutare gli altri.

Seguita dal dannato Dragon Gaynor, abbigliato in scuro, scrutò la folla dinnanzi a sé, senza notare nulla di strano: solite persone, seguaci dei Mangiamorte, ma mai chi contava veramente, coloro che agivano in maniera attiva negli attentati. Era da un po’ che partecipavano a quelle feste, ma nomi illustri come Lucius Malfoy o Bellatrix Black non avevano mai messo piede in quella villa, tanto da far sospettare che fosse tutto una farsa.

- Se vedi Dex, io non ci sono per stasera – riferì la bionda al giovane compagno Auror.

- Là c’è la sua fidanzata che sta ballando con quel pinguino biondo. Non credo che a tuo fratello farà piacere sapere che ha già le corna. – la informò Dragon, appoggiando un braccio sulla spalla della Moussant per attirarla a sé.

- La sua fidanzata? – domandò scettica, sbarazzandosi della presa del polipo moro.

Notò, poco più in là, Melania danzare in un abito succinto che la lasciò un attimo interdetta: la Gothiclan incrociò il suo sguardo e con un breve cenno del capo verso destra, le indicò l’arrivo del fratello Dexer.

Speranza strabuzzò gli occhi e, per non farsi vedere anche se era abbastanza difficile a causa dell’abbigliamento, trascinò Dragon in un angolino della stanza, dove si nascose con lui davanti per coprirla.

 

 

Attendeva una risposta: l’aveva messa alle strette e chiunque con un po’ di cervello avrebbe accettato lo scambio.

Ma non lei, non Hermione Granger.

E questo, il bel Serpeverde non l’aveva considerato.

- Mai! Preferisco andare in infermeria!

- Mezzosangue, non sanno che tipo di veleno sia e non credo proprio che quell’oca della Chips sappia curarti adeguatamente! – cercò di convincerla l’astuto ragazzo.

- Non m’importa…- riferì la Grifondoro, con tono più debole rispetto a prima. Il dolce veleno cominciava a fare effetto, offuscandole la vista e provocandole dei giramenti di testa.

Ebbe un lieve mancamento, ma non cadde a terra: chiuse gli occhi, restando immobile per poi riaprirli di colpo e farsi strada barcollando.

- Mezzosangue tra meno di trenta secondi potresti svenire: sei consapevole che neanche correndo ci arriveresti in quella dannata infermeria, dove vorresti farti curare?

- Senti – si voltò, rivolgendosi a lui con gli occhi d’oro ridotti a due fessure – se non vuoi aiutarmi senza qualcosa in cambio, ti chiedo almeno di tacere! Tu e il tuo paparino siete proprio una coppia formidabile: sbagliavo a difendere che tu fossi diverso da lui.

La Grifondoro lo superò, sempre con meno forze.

- Vieni con me – sbuffò Malfoy scocciato, prendendola per un gomito e dirigendo entrambi all’interno della scuola, nel ripostiglio delle pozioni.

 

 

Il dannato poggiò un braccio al muro, sopra il capo della Moussant, avvicinandosi pericolosamente.

- Non ci provare! – lo avvisò la ragazza dai capelli color caramello, lasciati sciolti quella sera.

- Tuo fratello sta passando proprio ora, che ne dici di un po’ di spettacolo? Non farà certo caso a te se passi per una delle mie solite amanti…

- Che vuoi fare? – domandò, osservando gli spostamenti di Dex da sopra la spalla del dannato e da quella posizione fu costretta ad aspirare il piacevole profumo che emanava.

Dragon prese la palla al balzo e si buttò sul collo della bionda, manco fosse un vampiro, baciando avidamente quella pelle maledettamente delicata che lo faceva impazzire.

Con il capo girato di lato e il cuore palpitante, cercava di controllare le emozioni contrastanti che la invadevano: sapeva che se avesse cominciato, dopo non avrebbe più trovato la forza di respingerlo. Si era promessa che non avrebbe ceduto, aveva giurato di rinnegare il suo amore.

- Dragon smettila…- ma il suo fu poco più di un sussurro che non fermò il giovane dannato.

 

 

Nel frattempo, nell’incasinato ufficio del preside Albus Silente si teneva una riunione con gli Auror rimasti appostati a scuola: Caspar e i tre fratelli Wassal sedevano assieme ad un’inquieta McGranitt e ad un placido preside, sempre con il flebile sorriso sulle labbra.

La conversazione non restava tra quelle quattro mura, bensì raggiungeva il quartier generale dell’Ordine della fenice, Grimmauld Place, 12.

Nel camino dell’ufficio del preside le distese facce di Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Malocchio Moody e i signori Weasley.

- C’è troppa quiete…- esordì il licantropo, seduto nell’angolo del divano, accanto a Tonks.

- Prima della tempesta. Non ci stiamo movendo per niente! – esclamò Saffron Wassal, alzandosi.

- Non stanno concludendo niente in quella villa piena di delinquenti – perse la pazienza il vecchio Moody, bevendo un sorso dalla sua fiaschetta.

- Calma Malocchio – lo richiamò Silente, unendo le mani sul panciotto.

- Potrebbe essere solo un diversivo la soffiata che abbiamo ricevuto su Villa Bellastone – spiegò Tonks, che quella sera aveva optato per una tinta viola acceso, la quale portò alla luce il dubbio di tutti i presenti.

- A questo punto non vedo alternativa a ritirarci da quella villa: i ragazzi stanno correndo solo eventuali rischi che non possiamo permetterci – fece il punto Dylan.

- Dragon Gaynor è infiltrato in quella casa e sta facendo un ottimo lavoro – precisò Silente, uno tra i pochi a difendere i pregi del dannato – non può fare marcia indietro.

- Siamo comunque da capo!

- Non possiamo aspettare un loro attacco!

- Non abbiamo niente in mano…

- No! – negò Caspar Rosier, incuriosendo i presenti – abbiamo Harry, Harry Potter! Credo che l’ideale sarebbe farlo partecipare alle nostre riunioni.

- Come? Harry caro? – prese parola Molly Weasley – Albus non credo sia una buona idea…

Il preside osservò il giovane Auror da sopra gli occhiali a mezzaluna: i folti capelli argentei inconfondibili lo fecero sorridere amaro.

- E sia. Harry deve essere informato.

- Grazie preside – rispose il giovane Legimens, con un cenno del capo.

 

 

Quando i due studenti entrarono nella stanza e richiusero la porta dietro di loro, Hermione si era quasi addormentata.

- Mezzosangue, sveglia! – ordinò il biondo, schiaffeggiandola per destarla – guarda che se continui a dormire, potrei impossessarmi del sangue che mi serve!

Immediatamente la Grifodnoro strabuzzò gli occhi, appoggiandosi contro il muro e restando ad osservare le mosse del Serpeverde.

- Che fai? – chiese debolmente.

- Solo una pozione che dovrebbe eliminare il veleno in circolo – rispose, aggiungendo foglie di thè verde all’intruglio.

- Dovrebbe?

Draco, con un movimento del dito, lasciò che il cucchiaio mischiasse il tutto, per poi porlo alla strega.

- Dovrei fidarmi? Chi mi dice che non sia un altro colpo basso? – l’accusò lei, reggendosi alla parete.

- Direi che non hai altra scelta, mezzosangue. Ti converrebbe non perdere altro tempo prezioso.

Hermione gli diede retta, senza contrattaccare, bevendo il rivoltante intruglio preparato appositamente per lei.

- Lo fai solo perché ti resterei sulla coscienza. Sempre che tu ne abbia una, Draco Lucius Malfoy.

D’accordo, suo padre non gli aveva riferito che quel veleno avrebbe portato a delirare cose senza senso e così il biondo si limitò a non ascoltarla, controllando, solo dopo qualche minuto, le iridi della ragazza.

- Merda…

- Che succede? – chiese lei, ancora abbastanza spossata.

- Te l’avevo detto di non perdere tempo! – osservò il taglio sulla guancia: era lì che si concentrava tutto il veleno ora – Granger, so che non lo ammetterai mai, ma sono sicuro che ti piacerà…

- Cosa? – gli chiese, troppo ingenuamente.

La Grifondoro non ebbe neanche il tempo di protestare che Malfoy avvicinò le sue labbra alla guancia ferita.

- Che diavolo fai? – domandò, respingendolo. Riuscì a vedere il suo viso spazientito, ma soprattutto le sue labbra sporche di nero quasi fosse inchiostro. Ma non lo era.

- Se non vuoi avere uno sfregio sul tuo bel faccino, dovrò asportare il veleno rimasto sulla ferita! – la informò lui, sputando il veleno sulla bocca per terra.

- E non conosci altro modo? – si lagnò Hermione, dinnanzi alla sua solita calma.

- Mezzosangue, ammettilo che in fondo ti piace…- le sussurrò con voce bassa, affondando nuovamente la bocca sulla sua pelle.

 

 

Se non fosse stato per un branco di gallinelle vestite con colorati piumaggi, Speranza avrebbe temuto per la sua incolumità: era sicura che non sarebbe riuscita a fermare i baci della sua ossessione.

- Lupacchiotto? Stasera non ci fai compagnia? – stridette una voce acuta da far rompere i vetri. I due Auror si voltarono verso le quattro ragazze insoddisfatte che, con il labbro all’infuori, attendevano una risposta ben più che affermativa.

- Giovani ochette! Che piacevole sorpresa – ma dalla sua faccia, non lo era affatto – mi dispiace deludervi, ma vedete questa giovane ragazza? – e indicò Speranza che con il rosso vestito sembrava un’amante perfetta – una nuova arrivata e stasera è il suo turno.

La bionda lo stette ad osservare, ma i vari ammiccamenti, sguardi e movimenti provocatori non la convinsero per niente a tenere a fermo la lingua, né a reggergli il gioco.

- Ragazze, potete tenervelo. È tutto vostro!

Dragon la fulminò con uno sguardo: dunque, prima le porta a letto e poi vuole liberarsene così, con uno schiocco di dita, pretendendo di essere aiutato?

La bionda non seppe proprio in che modo, eppure in pochi secondi il dannato riuscì a liberarsi delle quattro ochette, forse con la promessa di rimandare tutto alla sera successiva.

- Gaynor te lo puoi scordare!

- Inutile divulgare, bambola. Stasera sei mia! – sussurrò, cingendole i fianchi, mentre lei premeva il petto muscoloso di lui per allontanarsi.

- Mai, neanche nei tuoi sogni!

- E invece ti sbagli, mia cara Speranza…nei miei sogni ci sei sempre…

 

 

- Mezzosangue guarda che ho finito…o devo sospettare che non ti è dispiaciuto così tanto?

Hermione aprì prima un occhio, poi l’altro.

Sì, aveva finito eppure la debolezza non l’aveva del tutto abbandonata.

Cercare di pensare ad altro era stato difficile e ora quasi le veniva da ridere riguardo all’assurdità della situazione createsi. Si portò una mano alla guancia, sfiorando delicatamente il taglio.

- Ferma! - l’ammonì Malfoy, prendendole la mano con la quale si era azzardata a toccare la ferita – non farlo prima di domattina!

Bloccata al muro, imprigionata dal suo salvatore, troppo vicini per i gusti di entrambi.

Eppure restarono immobili e silenziosi, guardandosi solamente negli occhi.

Quel magico momento venne inspiegabilmente rovinato dall’apertura della porta del ripostiglio e dal rumore metallico di una macchina fotografica.

Beccati.

 

 

- Ma che razza di nomi! Lupacchiotto, ochette…non lamentarti se da vecchio ti verrà il diabete! Te lo meriti! – gli riferì Speranza, prendendo un bicchiere dal vassoio della sala.

- Dimentico che non lo sopporti…- disse Dragon, fregandole il bicchiere e bevendosi il contenuto in un sol sorso – tu come mi chiameresti?

La bionda lanciò brevi occhiate dinnanzi a lei, poi osservò il bel moro.

- Mandrillo.

Dragon storse la bocca: era chiaro che il nomignolo non gli piaceva.

- Ma come bambola? Tra tutti gli animali, mi paragoni a una scimmia?

- Gaynor ora basta: mi sono stufata di questi giochetti! – esclamò, puntando i sfuggenti occhi verdi in quelli maliziosi del dannato – non ho tempo da perdere con te, quindi smettila di starmi addosso!

Dragon Christofer Gaynor sorrise divertito, non lasciandosela scappare.

- Ho il compito di tenerti d’occhio, bambola: non sei ben accettata in questa casa – le sussurrò ad un orecchio – e quindi, per tua sfortuna temo, sarà difficile liberarti di me.

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qua, tornata dopo tanto tempo anche con questa fan fiction! Perdonate il ritardo! Un ringraziamento alle commentatrici dell’ultimo capitolo pubblicato:

 

sakura_kinomoto: no, non voglio farti morire d’infarto^^”” sai, mi dicono spesso che sono proprio specializzata nel finire sempre sul più bello, mi manca solo la laureaXD che ne pensi del continuo? A presto, grazie! Baci!

 

Kagome 13: grazie^__^ sono contenta ti piaccia! Spero continuerà a farlo! E lo so, finisco sempre sul più bello, ma che posso farci…è un viziaccio che fatica ad andare viaXD A presto, baci!

 

Willow Malfoy: no, Hermione non ha ceduto, tranquilla! La nostra fiera Grifondoro non cederà mai, a meno che… grazie, a presto! Baci!

 

Yo91: ciao!! Vedo vedo e mi fa enormemente piacere! Come hai potuto notare, gli stili tra le due fan fiction è diverso…Grazie, a presto! Baci!

 

Un saluto a tutti!

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Capitolo 19
*** La regina di cuori ***


No ragazze, non avete le allucinazioni: ho veramente aggiornato^^””””

No ragazze, non avete le allucinazioni: ho veramente aggiornato^^””””

Scusate l’enorme ritardo!!!!!!!!!!!

Non voglio farvi attendere oltre, ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Magic_Life, Yo91, piper1831, sakura_kinomoto, Alessandra, Malfoy_lover e Willow Malfoy. Grazie ragazze, spero di risentirci al più presto!

Baci baci

By Lily-Rose

 

 

CAPITOLO 19°

“LA REGINA DI CUORI”

 

Speranza lo fissò attentamente in quelle iridi scure, trovandovi pura verità.

- Ti hanno ordinato di controllare le mie mosse? – gli domandò con impeto.

- Proprio così, bambola. Non sei la benvenuta in questa casa.

Alla bionda sfuggì un sorriso di sbieco: era scontato che la sua presenza non fosse ben gradita, eppure non capiva perché l’accogliessero alla festa visto che sospettavano di lei.

- E guarda caso, hanno scelto proprio te…che ironia della sorte! – esclamò la ragazza con voce bassa e sicura.

- Tu credi? – domandò lui.

- Conoscendoti…no…

- Diciamo che mi sono offerto volontario per starti alle calcagna: sai che la cosa mi fa estremamente piacere…

- È tutto tuo, Gaynor…- rispose secca l’ex Grifondoro.

 

 

- Hai finito di farti toccare da quel porco schifoso?

Melania Halle Gothiclan, voltata di spalle e intenta a giocherellare con le punte dei capelli mentre sorvegliava vigile la stanza da ballo, sorrise soddisfatta, mordicchiandosi il labbro inferiore.

- Sembra quasi tu sia geloso, Dexter…

Il giovane Auror sbuffò infastidito, scolandosi l’intero contenuto del bicchiere.

- Hai almeno ottenuto qualche informazione utile, mentre sculettavi al centro della pista?

La mano della mora partì velocemente in direzione della guancia del ragazzo, ma Dexter afferrò al volo il suo polso, parando l’eventuale schiaffo che avrebbe altrimenti ricevuto.

- Non cambi mai…

E allontanandosi da lui, trattenne rabbia e lacrime quando il solo sguardo avrebbe potuto incendiare qualsiasi cosa.

 

 

- Maledetto!! – urlò l’irato Serpeverde, lanciando al povero Colin Canon un incantesimo di schianto, il quale però rimbalzò inutilmente contro il muro – vattene, mezzosangue! Sarà solo colpa tua se quel piccolo mostriciattolo oserà pubblicare quella dannata foto!

Solo colpa sua?

Ah ecco: prima si avvicina, non riuscendo più a scollarsi da lei e poi scarica tutta la colpa sulla cara Grifondoro? Comodo…

- Senti brutto scaricabarile, non conviene né a me, né a te che quella foto venga pubblicata: quindi escogita un modo per farti dare quel rullino!

- Granger, sei patetica. La tua presenza m’infastidisce…vatti a fare un giro…

La ragazza, stizzita, fece lievitare, col solo sguardo, due pesanti enciclopedie riposte negli scaffali in fondo all’aula, le quali precipitarono sulla testa dell’arrogante serpentello. Poi soddisfatta, richiuse la porta, sbattendola e tornando ai propri dormitori, mentre all’interno un irato Draco Malfoy stringeva i pugni e controllava l’istinto di lanciarle un bel Avada Kedavra.

 

 

- Chi è quella signora là in fondo con quell’abito antico? È la prima volta che la vedo qua – domandò la ragazza dai capelli color caramello, mentre buttava giù il terzo bicchiere di vino.

- Non ne ho idea…- rispose il dannato; sicuramente egli aveva ignorato una nuova presenza come quella, visto che non poteva portarsela a letto, avendo all’incirca il doppio della sua età, pensò Speranza.

Ma il bello fu quando la donna, come richiamata, attraversò tutta la sala, per giungere presso di loro.

- Buonasera.

I due Auror salutarono cordialmente, un po’ titubanti e allarmati, ma mantenendo la massima sicurezza.

- Finalmente ci rincontriamo Speranza dei Moussant – sussurrò la donna con voce sibila. Dalle rughe intorno agli occhi dimostrava una quarantina d’anni e l’abito estremamente antico ne dava la prova.

- Ci conosciamo?

- Tu non mi ricordi – svelò, non staccando mai gli occhi da quelli verdi della ragazza, quasi le ricordassero qualcuno – eppure conoscevo Dante e Lavinia.

I suoi genitori.

Speranza ebbe una fitta al cuore, come ogni volta che li ricordava o venivano semplicemente nominati.

Morti da eroi, da vincitori. Come avrebbero voluto.

Ma se ne erano comunque andati, per sempre.

Insieme.

Lasciando due figli orfani.

- Voi, madama, conoscevate i miei genitori?

- Credo che nessun altro conosca meglio di me Lavinia e Dante Moussant ed è per questo che sono qui: per aprirti gli occhi, ragazza mia. E per renderti note cose che non sai…la vera storia dei coniugi Moussant come non te l’ hanno mai raccontata…

Speranza rimase basita, eppure essendo di natura molto scettica, non prestò fede alle grandi parole pronunciate dalla donna.

- Scusate madame, mi sfugge il vostro nome – domandò pacata.

La signora alzò il mento, fiera e decisa, increspando le rosse labbra.

- Mi chiamano la Regina di Cuori.

 

 

Quell’incontro e il colloquio che seguì alterò l’umore e le emozioni della fredda Speranza, tanto che il giorno seguente se ne rimase tutto il giorno chiusa in camera.

In silenzio.

Sola.

Così come credeva di essere.

Questo strano comportamento allarmò il fratello della ragazza, ma Dex conosceva bene sua sorella: mai come in questi momenti, desiderava essere lasciata in pace.

Eppure l’amore e la preoccupazione per una persona cara, superavano anche il rischio di essere sbattuti fuori a calci con qualche fattura appresso.

- Sorella, il vostro adorato fratello reclama la tua attenzione…- disse il giovane Moussant, entrando nella buia camera con le persiane volutamente chiuse.

- E il mio adorato fratello sa bene che se non verrò lasciata in pace, la cara sorella scatenerà l’inferno, vero? – attaccò la bionda, con tono piatto, restando sdraiata sul proprio letto con lo sguardo fisso al soffitto.

- Cos’è che t’infastidisce? – domandò premuroso, accomodandosi sul materasso a fianco, appartenente a Melania.

- La tua presenza in questa stanza, mio caro fratello, quando ho chiesto esplicitamente di non essere disturbata per nessun motivo…

- Dylan, Saffron e Caspar stanno partendo per Eldenprince: Silente ha affidato loro una missione. Non ti degni nemmeno di venire a salutare?

- Non è necessario che io scenda: potrò benissimo rincontrarli al loro ritorno, non morranno di certo…

Sua sorella era fatta così: scorbutica, irascibile, sicura di sé e nessuno avrebbe mai cambiato il suo caratteraccio formatosi con le sofferenze che la vita le aveva riservato.

- Come ti pare, sorella. Come sempre, ovviamente. Ricordati però che la nostra cara madre gradiva le buone maniere: ti avrebbe rimproverato questa tua poca cortesia.

Speranza strinse i denti, restando nel suo silenzio nonostante lo stomaco ribollisse di nuove verità.

 

 

Quella quiete mattina di novembre non fu un buon giorno per tutti: uscì fresca di giornata la Gazzetta di Hogwarts e ovviamente tutta la scuola fu colta alla sprovvista dalla foto in prima pagina.

A colazione non si parlava d’altro: appena la protagonista dell’articolo fece la sua comparsa in Sala Grande e andò ad accomodarsi al proprio tavolo, fu circondata da bisbigli e male chiacchiere.

Hermione Granger si era già preparata psicologicamente ad una possibile romanzina da parte dei suoi amici, ma ai soliti posti del tavolo dei Grifondoro dove erano soliti sedersi, trovò solo Ginny, intenta a sorseggiare del thè, mentre scorreva con gli occhi i titoli del giornale.

- Buongiorno Herm – salutò cordialmente la rossa - sai c’è un bel articolo…

- Sì, lo so – rispose secca la Grifondoro, afferrando la marmellata.

- Dunque è per Malfoy che ho convinto Harry a farti prestare il mantello dell’invisibilità?

Suonò come un lamento, ma non voleva essere tale. Le due amiche si fissarono negli stessi occhi di ragazza.

- Sì…ma non è come credi tu.

- Non lo credo io, bensì tutta la scuola. E in poche ore lo sapranno anche Harry e mio fratello.

La riccia sospirò, mentre cercava di non far caso alle migliaia di occhiate che stava ricevendo quella mattina. Malfoy non si era nemmeno preso la briga di scendere ed Hermione lo reputò alquanto furbo, tanto che lei avrebbe voluto fare lo stesso.

- Senti qua: “Tresca amorosa tra le due Case rivali? Pare proprio di sì e la foto lo ben dimostra! Studenti di Hogwarts, non diffidate! Nessun fotomontaggio anche se credo che i due faticheranno ad ammettere ciò che è ben visibile attraverso questa foto!”

- Ginny, ti prego non leggerlo…ci sono scritte solo una marea di bugie…

La rossa Grifondoro le diede retta e posò il giornale sul tavolo, facendosi più vicina all’amica e abbassando il tono della voce.

- Allora dimmela tu la verità…che è successo tra te e Malfoy?

- Assolutamente nulla! – esclamò la Granger, strabuzzando gli occhi - è tutto troppo complicato, ma ti giuro che il serpentello non mi ha sfiorato nemmeno con un dito!

- Nemmeno un bacio?

- No, nemmeno uno, ci mancherebbe!

Ginny abbassò lo sguardo, un po’ perplessa e curiosa più che mai di farle un’altra domanda.

- Ma ti lasceresti baciare?

Era ben diverso.

La rossa purtroppo non ebbe risposta, poiché l’amica fu presa di peso e trascinata via da Harry e Ron, arrivati proprio in quel momento, ma l’esitazione di Hermione aveva già confermato l’idea che la piccola Weasley si era fatta.

 

 

Draco Lucius Malfoy se ne stava bello spaparanzato sul proprio letto a baldacchino negli umidi sotterranei dei dormitori grigio-argentei: aveva già mandato una lettera di minacce al piccolo Colin Canon, convinto che il giornale non fosse stato pubblicato e così restava ad oziare prima dell’inizio delle lezioni.

Nemmeno l’aiuto e l’intervento di suo padre erano riusciti a far mollare la presa a quella testarda mezzosangue ed ora si ritrovava di nuovo da capo.

Sul suo braccio erano ancora marchiate le due parole che formavano il nome della Grifondoro e, più passava il tempo, più la scritta s’imprimeva a fondo sulla pelle lattea del serpentello.

In quel momento entrò in camera Blaise Zabini, reduce della colazione.

- Dunque te la spassi con la Granger?

L’occhiata di poca considerazione che il biondo gli rivolse non sminuì il moro Serpeverde, il quale scaraventò la Gazzetta di Hogwarts sul petto dell’amico, per potersi annodar meglio la cravatta.

Descrivere con solamente degli aggettivi il mutamento di espressione che subì il volto di Malfoy sarebbe alquanto riduttivo, tanto che preferisco lasciare spazio alla vostra immaginazione.

- Dannato Grifondoro!! – lo maledì Draco, precipitandosi fuori dalla loro camera, proprio nel momento in cui stava per entrare la Parkinson.

- Draco aspetta…- lo richiamò con la sua vocina stridula - ti ha spiegato cosa vuol dire tutto questo? – chiese a Blaise, indicando il giornale che teneva in mano.

- Appena l’ ha saputo, è scappato via…

- Ti rendi conto che fine fa la sua reputazione?

Zabini sbuffò infastidito: chiunque avrebbe compreso la sua gelosia, ma lui non capiva tutto questo interessamento che la moretta provava nei confronti di Malfoy.

- Blaise, che facciamo per aiutarlo?

- Io assolutamente niente, se la caverà da solo – rivelò, incrociando le braccia al petto per poi poggiarsi al muro della stanza.

- Ma Blaise, è tuo amico! Dobbiamo fare qualcosa!

- Non è vero…

La Serpeverde scalpitò, battendo i piedi a terra.

- Te lo chiedo come favore personale.

Il moro, udendo quelle parole, si avvicinò al cospetto di Pansy, la quale involontariamente indietreggiò di un passo.

- Per te farei di tutto, tranne che aiutare il mio rivale…

 

 

Caspar Rosier, Saffron e Dylan Wassal si misero in groppa alle loro scope e s’alzarono in volo, in direzione di un piccolo villaggio a nord di Londra, Eldenprince.

Non solo una missione, ma nuove verità attendevano i tre ignari Auror in quel posto sperduto: il gruppo della Punta d’Argento si divideva, eppure tutti sapevano che al loro ritorno si sarebbe nuovamente riunito.

Per questa volta…

 

 

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