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Il sole stava calando all’orizzonte, nascondendosi nelle acque del
grande lago, mentre l’imbrunire avanzava velocemente nel ci
Il sole stava calando all’orizzonte, nascondendosi nelle
acque del grande lago, mentre l’imbrunire avanzava velocemente nel cielo. Passi
indulgenti stavano procedendo verso la biblioteca, con ritmo costante e
persistente. Amava restarsene chiusa lì dentro verso sera, quando non c’era più
nessuno a disturbare il suo studio nemmeno con dei leggeri sussurri. Una G
lucente risplendeva sulla giacca della ragazza, stemma della casa dei
Grinfondoro, mentre folti capelli mossi, sparsi un po’ disordinatamente, le
incorniciavano il viso, ricadendogli sulle spalle.
Hermione aveva lasciato i suoi due migliori amici, Harry e
Ron, nel bel mezzo di una partita a scacchi molto avvincente, con la quale
forse, questa volta, il bambino sopravvissuto avrebbe ottenuto la sua
rivincita. Ma era tardi per Hermione e lo studio la chiamava. Aprì la porta
della biblioteca, non stupendosi di trovarla vuota a quell’ora. Appoggiò i
libri su di un tavolo e spalancò le finestre per farvi entrare dell’aria fresca.
La ragazza si diresse poi nella sezione di Trasfigurazione, quando ad un tratto
sentì la porta d’ingresso chiudersi violentemente. Ebbe un sussulto, spaventata
da quell’imprevisto rumore. Eppure lei era sicura di averla chiusa.
C’era qualcuno. Stava per chiederlo ad alta voce quando la
stessa domanda venne posta dall’altra persona presente in quella stanza.
- C’è qualcuno? – disse una voce dura, sicuramente maschile
che però in quel momento Hermione non riconobbe. Chi poteva mai essere? La
streghetta non rispose, restando in silenzio e in attesa.
Gemiti e pianti soffocati. Una terza persona era presente in
quella stanza.
- Stai zitta!
Di nuovo la voce maschile di prima. La conosceva, pensò
Hermione. Tante volte aveva sentito quel tono autorevole e ostile.
- Perché mi hai portato qui? Non ti ho fatto niente!
Lasciami in pace, ti prego!
Questa volta ad aver parlato era stata una ragazza, la
stessa che stava piangendo. Una vocina sottile e supplichevole che ad Hermione
fece molta pena.
- Ti ho detto di stare zitta! Non fiatare, altrimenti userò
le maniere forti…e tu non vuoi questo, vero?
La ragazza probabilmente scosse la testa, perché Hermione
non udì risposta ma solo altri singhiozzi.
- Che cosa vuoi da me, Malfoy?
Hermione rimase ammutolita. Poi chiuse gli occhi, restando
ad ascoltare. Era lui, sempre lui: Malfoy.
La streghetta odiava la sua abilità nell’insultare e
spaventare la gente, la sua faccia snobbata e il suo atteggiamento da superiore
che aveva dovuto sopportare per sei anni di scuola. Insulti su insulti, minacce
su minacce, ricatti su ricatti. Questo era il mondo che gli girava attorno.
Ma chi era l’altra ragazza in sua compagnia?
- Ti ho già detto che sarà una cosa facilissima, indolore…
- Che vuoi farmi? Ti supplico: lasciami andare…
- Ti faccio paura? – le chiese il biondo, lasciandosi
sfuggire un ghigno perfido – chiudi gli occhi e lascia fare a me…
Hermione era sconvolta nel sol udire quelle parole: di certo
non se lo sarebbe mai perdonato se quel viscido serpente si fosse approfittato
di un’innocente studentessa. Non era sua abitudine restare con le mani in mano
quando c’era qualcuno in pericolo, né tanto meno l’avrebbe fatto ora.
- Ecco fatto…ci voleva tanto?
- Che cosa ne farai? Perché ti serve?
- Ragazzina fai troppe domande…non è affar tuo sapere che
utilizzo ne farò…
- Ma…perché proprio a me…
- Me lo chiedo anch’io…chissà perché ha scelto una nullità
come te…un’ultima cosa, ma la più importante: guai a te se ne farai parola con
qualcuno! Nessun professore, nessuna tua amichetta dovrà venirlo a sapere, sono
stato abbastanza chiaro? Altrimenti non esiterei un solo attimo a farti tacere
per l’eternità…capito ragazzina?
La fanciulla scoppiò in lacrime, terrorizzata
dall’avvertimento ricevuto.
- Non ho sentito bene!! È chiaro???
- Ahia…lasciami ti prego…mi stai facendo male…ahi…
- Rispondi!
- Sì…- rispose flebilmente la ragazza – ho capito…ora
lasciami…ti prego…
Dopo un mezzo sorriso divertito, il Serpeverde mollò la
presa, lasciandola cadere a terra, rovinosamente.
- Che schifo la debolezza!
Detto questo, il biondo le volse le spalle e, come se non
fosse accaduto nulla, se n’andò, soddisfatto del suo lavoro.
Dopo che la porta sbatté, Hermione sentì di nuovo i
singhiozzi della ragazza. Decise di avvicinarsi con calma, in modo da non farla
spaventare ulteriormente. Sinceramente non aveva capito molto la conversazione
ma…
Due scaffali più in là, ai suoi occhi comparve una piccola
giovinetta dai capelli legati in due trecce, accasciata sul pavimento, che
piangeva incessantemente.
Appena la fanciulla vide ad Hermione, tentò la fuga.
- NO! Aspetta…non voglio farti del male, desidero solo
aiutarti…
- Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno…
- Mi chiamo Hermione Granger, sono dei Grinfondoro, qual è
il tuo nome?
- Eleanor Branstone…tassorosso…
- Piacere Eleanor. Ascoltami…io ero qui e per caso ho
sentito quello che vi siete detti tu e Malfoy…
- Che cosa? – chiese la tassorosso, spalancando gli occhi e
agitandosi ancora di più.
- Dimmi cosa ti ha fatto quel farabutto! Te ne prego…
- NO…NO!!!
- Eleanor io voglio aiutarti! Non possiamo fargliela passare
liscia…chissà quante altre studentesse spaventerà in futuro…vuoi che succeda ad
altre ragazze quel che è successo a te? Vuoi vivere nella paura Eleanor?
- Non posso…io non posso…ma non hai sentito? Se parlo mi
farà del male…
Aveva ragione. Non poteva metterla in pericolo. L’unica
soluzione era andare a parlare con Malfoy. Parlare con lui…come se in tutti
questi anni ci fosse mai riuscita a fare una conversazione civile con quel
Serpeverde…
Hermione, decisa, uscì dalla biblioteca, cercando il ragazzo
dappertutto: percorse più volte gli stessi corridoi, sperando non fosse già
rientrato nei suoi dormitori.
- Il Ministero dovrebbe vietare la libera circolazione dei
mezzosangue…non credi anche tu Granger?
La streghetta si voltò: trovato. Non c’era stato bisogno di
vederlo in faccia: le sue aspre parole lo avevano già annunciato. Appoggiato
con un gomito al muro la osservava con sopracciglio teso, mentre attendeva
risposta alla sua provocazione.
- Non pensavo fossi cascato così in basso…- gli rispose di
rimando Hermione, parecchio indignata.
- Oh oh oh Granger…quando si parla di bassi fondi, tu sei
l’esperta…
La streghetta sospirò, scotendo la testa, ma senza
staccargli lo sguardo da dosso.
- Come hai potuto? Non credevo ti saresti approfittato anche
di una povera innocente…
- Non so di cosa tu stia parlando…– intervenne il bel biondo
per interromperla.
- Lo sai benissimo invece o non ti ricordi neanche delle
persone a cui degni di rivolgere la parola? Quella ragazza…
Un ghigno sfuggì al Serpeverde.
- La tua gelosia non mi attrae per niente Granger…non provo
ancora attrazioni particolari per delle sporche mezzosangue come te!!
- Se speri che io cada sotto le tue grinfie, ti sbagli di
grosso…non provare ad avvicinarti!
- Non pensavo t’interessassi delle mie attrazioni sessuali,
mi dispiace per te Granger non sei sulla mia lista…
- Cosa le hai fatto? – chiese esasperata Hermione, stufa
marcia delle sue continue ingiurie.
- Granger vai a scassare a qualcun altro…
- Malfoy se le hai torto un solo capello…
- Mezzosangue ora mi hai veramente stufato! – sbraitò Draco,
bloccandola al muro – che cosa vuoi?
Hermione, un po’ spaventata dall’improvvisa reazione del
Serpeverde, esitò un po’.
- Cos’è successo ad Eleanor? Cosa le hai fatto?
Lo sguardo glaciale di Malfoy mutò improvvisamente dal
seccato al nervoso.
- Questi non sono affari tuoi…in futuro dovresti stare
attenta a non trovarti in mezzo a situazioni del genere…stammi alla larga…
- Ti sei approfittato di lei…sei un verme Malfoy, non riesci
più neanche a soddisfare le puttanelle che ti girano intorno?
L’espressione determinata di Hermione era niente in
confronto a quella di Draco: ira e collera mescolate insieme in un unico
momento. Poi ci fu scherno sul suo viso.
- È questo che hai pensato, mezzosangue? Quanto sei stolta!
Hai sentito tutto quello che è successo in biblioteca? Magari eri nascosta con
lo Sfregiato nel tentativo di spiegargli come lo si fa…ah ah ah!
Il divertimento del Serpeverde stava innervosendo molto la Grinfondoro,
che si stava trattenendo dal schiantarlo.
- Vai all’inferno Malfoy!
Il biondo, di scatto, l’afferrò per il collo con la mano
destra, immobilizzando il viso della ragazza e portando il suo a pochi
centimetri. Hermione, spaventata, era costretta a guardarlo, in quegli occhi
così ghiacciati, trafitti da mille schegge di ghiaccio.
- Io all’inferno, ci sono già, mia cara mezzosangue! –
scandì bene Draco, a bassa voce, simile al sibilo di un serpente, mentre
l’espressione gli si assottigliò ulteriormente.
Un brivido lungo la schiena percorse il corpo di Hermione.
Occhi color dell’oro lo fissavano agitati. Sentiva la pelle
di lei fremere sotto il suo tocco.
Si staccò immediatamente, sentendosi disgustato a quel
contatto.
- Il tuo inferno te lo stai costruendo da solo…non ne sei
solo una vittima…ricordatelo! – gli rivelò Hermione, massaggiandosi il collo, a
causa della forza della sua stretta.
- Ma che ne sai tu…tornatene da dove sei venuta!
La streghetta non resistette: troppe offese, tanti oltraggi,
eccessivi insulti. La sua mano fu velocissima: un rapido schiaffo colpì la
guancia sinistra del biondo, senza che egli potesse impedirglielo. Con la
bacchetta di lei puntata al petto, il Serpeverde non poté che restare fermo,
senza alzare un dito, ad osservarla: nei suoi occhi dorati Draco non scorse più
il panico o l’angoscia di prima, bensì astio e un tale accanimento che non gli
aveva mai riscontrato.
- Come hai osato?
- Tu…non sei meglio di me…- precisò la streghetta e mentre
pronunciava ciò, le si velarono gli occhi, sebbene il tono di voce non subì
mutamenti – te lo ripeto ed esigo una risposta: cosa hai fatto ad Eleanor? –
chiese, premendo sempre più la bacchetta contro il torace di Malfoy.
- Ah, è così che si chiama?
- Per tua informazione sì…
- Mezzosangue…non te la prendere…non tutte sono come te…
- Che vuoi dire?
- Non giocano a fare le eroine degli innocenti…non ti
stupire se le ragazze di Hogwarts sono tutte mooolto disponibili con me…
- Questo non mi sconcerta…
- …non è colpa mia se appena mi vedono sbavano all’istante…e
se suscito loro…desideri proibiti…vedo che sta accadendo anche a te, mi stai
tenendo incollato a questo muro da ben cinque minuti, mezzosangue…sicura che il
mio fascino non ti attragga?
- Taci Malfoy! Non sei nella posizione di contrattaccare!
- Uhm…esperta anche in questo campo Granger? La cosa si fa
interessante…forza fammene vedere qualcuna di posizione…a tua scelta…
- Malfoy ora basta!! Mi hai veramente stancata: tu e i tuoi
stupidi commenti erotici!
- …che però t’interessano! Che temperamento Granger…non
l’avrei mai detto…chissà a letto: sono fuochi d’artificio: ecco perché lo
sfregiato a volte è così spossato…suvvia mezzosangue…non ti alterare in questo
modo…era così per dire…tanto lo so che San Potter non cava un ragno neanche da
un buco, pensa un po’ in…
- Tu invece pensi di essere tanto bravo? – domandò Hermione,
cercando di deviare il discorso dal migliore amico.
- Sono il migliore…non ci sono dubbi…e non sprecherei le mie
portentosi doti con un’insignificante tassorosso! Ora sei contenta,
mezzosangue? Toglimi subito questa bacchetta di dosso!
Hermione lo fece, restando però sempre all’erta.
- Allora cosa volevi da lei? Non trovo altri propositi…
- Questo non ti deve interessare: l’importante per te è che
io non abbia approfittato di una povera innocente e ciò non è successo…quindi
tanti saluti e buona notte…
Pertanto, il bel biondo se n’andò, troncando la
conversazione come e quando pareva a lui. D’altronde era così che era abituato
a fare. Hermione, sollevata dalle parole del Serpeverde che apparentemente
sembravano veritiere, lo seguì con lo sguardo, ritrovandosi a pensare che il
suo camminare appariscente e il suo ancheggiare esagerato fossero dovuti
all’alta considerazione che aveva di sé.
La streghetta alzò sopracciglia, un po’ perplessa, infine si
riavviò in biblioteca per riprendere ciò che aveva interrotto.
Come vi sembra?? Mi sono divertita molto nel scrivere
questo primo capitolo e spero altrettanto voi nel leggerlo…ma non è finita qui:
tanti imprevisti attendono Hermione, la storia avrà enormi sviluppi e
avvenimenti travagliati. Nonostante i protagonisti della ff, restino cmq Draco
ed Hermione, ci saranno tanti personaggi che entreranno a far parte di questa
storia!!
Mi auguro vi piaccia questo mix fra amore e avventura e
nell’attesa del seguito, aspetto con ansia le vostre recensioni.
Dopo essere sceso nei dormitori, entrò nella sua taciturna stanza, dove
non c’era nessuno che potesse distrarlo o disturbarlo
Dopo essere sceso nei
dormitori, entrò nella sua taciturna stanza, dove non c’era nessuno che potesse
distrarlo o disturbarlo. Draco Malfoy si slegò la cravatta verde-argento e se
la sfilò, sbottonandosi anche i primi bottoni della camicia. Dopo aver afferrato
un cioccolatino dallo scrigno sul comodino, si buttò sul letto, stendendosi
supino e restando a guardare il soffitto.
Una grande prova gli era
stata destinata. Suo padre gli aveva raccomandato di portarla a termine secondo
i piani, senza intoppi e senza esitazione. Doveva farcela: solo così avrebbe
accontentato il genitore e servito con il dovuto rispetto il potente Signore
Oscuro. La Grande Guerra era nell’aria, ne si percepiva la vicinanza. Tuttavia,
finché il Serpeverde non avrebbe portato a termine il compito che gli era stato
assegnato, Lord Voldemort non avrebbe attaccato. Dipendeva da lui.
Sul torace scoperto del
Serpeverde s’intravedeva legata al collo una catena, la quale aveva come
pendente, una croce d’oro. Era un gioiello molto antico, la cui funzione non
era solo quella di abbellire: l’incarico di Draco Malfoy girava intorno a
quella croce dorata. Essa aveva una cavità al centro: tanti anni prima, quel
posto, lo aveva occupato una pietra preziosa color del sangue.
Il biondo sospirò, girandosi
su di un lato e afferrando una fialetta trasparente: il liquido contenuto
all’interno era solo un settimo. Ne mancavano sei, solo così la sua missione
sarebbe finita.
Improvvisamente la porta
della stanza si aprì brutalmente e sulla soglia apparve un alto ragazzo dai
capelli color della notte, accompagnati da uno sguardo concupiscente.
- Non si osa bussare? –
domandò scontroso Draco, restandosene spaparanzato sul letto ma nascondendo la
fialetta.
- La stanza è anche mia. E
se ti avrei trovato in dolce compagnia non mi sarei scandalizzato, non è la
prima volta che succede…ma sapevo di trovarti solo…ultimamente non ti dai tanto
da fare…
Il biondo fece una
smorfia.
- In questo momento ho
altro per la testa, Blaise…- rispose Malfoy, con un ghigno sul viso.
- Per caso, intendi dire
che hai fatto il voto di castità?
- E tu non hai trovato
nient’altro di meglio da fare che venire a rompere a me?
- Mi diverte
molto…comunque, la Parkinson ha detto che stasera vuole essere visitata dal suo
fisioterapista personale…che voleva dire? Vuol far sesso con te?
Ci fu immediatamente
scherno sul viso del biondo Serpeverde.
- Direi di sì. Tu che
dici?
- Che sei un depravato!
Malfoy alzò un
sopracciglio come se l’insulto gli scivolasse addosso.
- Intendi andare? – domandò
Zabini, mentre l’amico, in risposta, alzò semplicemente la spalla.
- Se ho voglia…
- Ti decidi a concludere
qualcosa o vuoi lasciarmi campo libero finché non me le sarò fatte tutte io? La
tua astinenza m’infastidisce…pensavo che ci saremo rivaleggiati fino alla fine
dell’anno ma vedo che sei già stufo…forse non riesci più ad appagare le tue
donne?
Malfoy gli tirò un cuscino
che lo prese in piena faccia, stanco dei suoi discorsi monotoni che non lo
interessavano di una virgola. Lui e la Granger probabilmente si erano messi
d’accordo nel fargli saltare i nervi.
- Forza Draco: alza quel
tuo sfarzoso fondoschiena e torna a…
- Sì d’accordo, ma basta
di rompermi…- tagliò corto il biondo, arrivando sulla soglia – ti stai dando da
fare tu?
- Puoi dirlo forte!!
- Mi sa che non hai
capito. Intendo con la Chauler…con lei devi darti da fare per soddisfarla
appieno…ora m’informerò se ci riesci…sai com’è, poverina, era abituata con me e
non credo abbia trovato di meglio…
E ghignando, il bel
Serpeverde se n’andò, lasciando Blaise Zabini sulla porta, il quale non perse
tempo.
Quando Hermione tornò nei
dormitori era ormai sera inoltrata. Lo studio le aveva rubato anche il tempo
per cenare.
- Herm! Finalmente!
Credevamo non tornassi più! – esclamò Harry Potter, mentre la ragazza entrava
nella stanza e appoggiava i libri su di un tavolo.
- Stasera hai mangiato
libri al posto del cibo?
- Ronald Weasley, se tu
andassi bene a scuola tanto quanto gli scacchi, sicuramente tua madre non ti
invierebbe altre strillettere!!
- Strillettere??? – chiese
Harry curioso – ne hai ricevuta un’altra?
Hermione sorrise, non
continuando oltre e lasciando i due amici nel bel mezzo della conversazione.
Era troppo stanca e non aveva voglia di discutere. Si avviò nel dormitorio
femminile, con la consapevolezza di crollare appena si sarebbe sdraiata sul
letto.
La sua missione sarebbe
stata facile se, alla prossima estrazione, la croce d’oro avrebbe proferito il
nome di un’altra stupida ragazzina, pensò Draco Malfoy. Troppo semplice e
neanche tanto stimolante per uno come lui. Doveva finire il tutto prima della
fine dell’anno e consegnare il suo operato a suo padre, Lucius Malfoy, il quale
lo avrebbe donato all’Oscuro Signore. E così facendo, da quel momento in poi,
niente avrebbe fermato Lord Voldemort dall’attaccare, niente lo avrebbe
sconfitto.
Doveva agire subito: prima
terminava, prima si sarebbe tolto questa responsabilità di dosso.
Erano le tre di notte: a
quest’ora nessuno lo avrebbe disturbato, né visto. Uscì dai dormitori maschili,
rimanendo però nella Sala Comune dei Serpeverde. Si avvicinò al focolare: aveva
bisogno del fuoco per compiere il rito di rivelazione, durante il quale tutti i
camini delle quattro case avrebbero funzionato all’unisono.
Malfoy respirò a fondo e
si tolse la croce d’oro dal collo.
Nel bel mezzo della notte,
Hermione si svegliò con lo stomaco che brontolava per la fame. Assonnata,
decise di rimettersi giù, decidendo che l’indomani avrebbe fatto un’abbondante
colazione. Si girò e rigirò nel letto, ma il vuoto di stomaco si faceva sentire
sempre più, impedendole di dormire.
Allora si alzò e scese le
scale del dormitorio, con indosso la lunga camice da notte celeste. Nonostante
lei fosse la maggiore sostenitrice del CREPA, decise che per una volta avrebbe
fatto un’eccezione e avrebbe cortesemente chiesto agli elfi domestici di
prepararle qualcosa da mangiare.
Diretta verso le cucine di
Hogwarts, improvvisamente fu attratta da qualcosa che la destò dalla
sonnolenza. Lentamente si avvicinò al camino e si inginocchiò: scintillanti
fiamme traballavano sotto i suoi occhi, mentre scintille, come impazzite,
schizzavano e balzavano fuori dal camino. Ad un tratto il fuoco mutò di colore,
tingendosi di un blu elettrico.
Hermione spalancò gli
occhi. Ma che stava succedendo?
La ragazza cominciò a
intravedere delle figure non tanto nitide, poi le immagini piano piano si
mostrarono più definite: scorse delle mani.
Mani affusolate, ma
possenti e vigorose. Qualcosa dall’altra parte, venne buttato nel fuoco, forse
una catena o qualcosa di simile. Hermione non capiva, ma restò ad osservare,
attendendo una mossa.
Niente. Nessun segnale.
Fino a quando, ad un
tratto, ci fu una gran vampata, come se il fuoco ardesse di uscire e in quel
momento lì, quelle mani sconosciute, dall’altra parte del camino, agirono: con
la bacchetta in pugno si avvicinò alla brace e ne arroventò la punta; poi,
premette quest’ultima sul braccio scoperto. Hermione non udì alcun gemito di
dolenza.
Qualcosa però attirò la
sua attenzione: un bracciale; il gioiello d’oro bianco era a forma di serpente
e, abbracciando tutto il polso, lo circondava con le sue spire.
Il suo interesse venne
richiamato ancora una volta dal colore del fuoco: oro. Oro più che mai.
Improvvisamente delle urla
di dolore, come un’atroce tortura. Sul braccio scoperto stavano comparendo
delle lettere: esse si stavano comprimendo, come marchiate a fuoco.
Hermione cominciò a
tremare, spaventata: per quale motivo qualcuno stava facendo una cosa del
genere? Perché lei poteva vederlo?
Piano piano un nome e un
cognome si stavano componendo, come se una mano invisibile stesse scrivendo in
quel candido braccio immacolato, come su di un foglio di pergamena.
Lesse.
Hermione sbatté le
palpebre più volte, scrutando bene il nome.
Non era possibile.
Il battito del suo cuore
accelerò precipitosamente.
In corsivo antico e
marchiato a fuoco nel braccio, la scritta corvina riluceva in tutta la sua
maligna bellezza: Hermione Granger.
Il suo nome e cognome era
ben impronti.
Lentamente il fuoco tornò
ad essere come di solito, mentre le immagini che la ragazza poteva vedere si
offuscarono a poco a poco.
Nella Sala Comune dei
Serpeverde Draco Malfoy aveva compiuto ciò che doveva fare. La croce d’oro gli
aveva assegnato il prossimo nome, proferito la successiva persona. Hermione
Granger.
Un ghigno sfuggì al
biondo. Questa sì che è una sfida, pensò tra sé e sé. Non sarà facile con
quell’astuta mezzosangue, rifletté, mentre si riabbottonava i gemelli della
manica sinistra della camicia.
Il ragazzo si avvicinò al
camino e s’accovacciò. Doveva recuperare la croce d’oro tra le fiamme, ancora
vive. Mentre faceva ciò, ragionò su come riuscire a fregare quella dannata
mezzosangue. Improvvisamente però, vide qualcosa che non gli piacque tanto: le
immagini stavano svanendo, il contatto con i camini delle altre case di
Hogwarts terminando, ma riuscì a vederli.
Due occhi curiosi e
smarriti stavano guardando nel camino. Lo stavano spiando. Uno sguardo color
dell’oro che Malfoy riconobbe all’istante: lo stesso della sua prossima
vittima.
Finisce qui il secondo capitolo^^”!!!!!!!
Come lo trovate? Spero vi piaccia e che sia abbastanza
avvincente anche per gl’avventurosi più accaniti! Non me ne vogliate, ma è la
prima volta che scrivo una ff d’avventura (io abituata a scrivere solo ff
romantiche) e spero stia venendo bene, voi che ne dite?? (per le romantiche:
tranquille, presto arriverà anche un po’ di intrigo amoroso!!^.^)
Ringrazio le persone che hanno recensito:
Rika Malfoy: ciao carissima! Ci si vede anche di qua!
Veramente la seguivi? Non ne avevo la più pallida idea, ma mi fa piacere che mi
hai scritto^^ ! Presto la metterò in pari con l’altro sito!
Per quanto riguarda l’articolo che non ho messo non lo
fatto per dimenticanza: volevo che Hermione alzasse entrambe le sopracciglia,
in segno di stupore. Forse non si è capito bene^^””
A presto e grazie! Baci!
Magic_Life: Ti ringrazio tanto^^ ! Sono davvero contenta
che ti piaccia! Eccoti accontenta: pubblicato il seguito^^ grazie, continua a
seguirmi! Baci!
the princess: grazie 1000 ^//^ me molto emozionata! L’aggiungi
ai preferiti? Wow!!! Che bello^^! Ecco il seguito!! Grazie, continua a
seguirmi! Baci!
A presto con il seguito, fatemi sapere che ne pensate del
seguito!
Questo era ciò che pensava Draco, steso sul letto della sua
camera.
Fissava il soffitto, lanciando di tanto in tanto occhiate al
suo braccio: Hermione Granger.
Quel nome, quell’insulsa scritta marchiata a fuoco sarebbe
rimasta impressa sul suo avambraccio fino al termine della sua missione, fino
al prossimo rito di rivelazione.
E sarebbe stata dura questa volta.
Oh sì, Draco lo sapeva…
Strinse il pugno con forza: doveva farcela. Si sarebbe
inventato qualcosa…
E poi, cosa era riuscita a vedere la Granger? Da quanto era
lì, davanti al camino?
In quel momento gli tornò in mente il consiglio di suo
padre.
“Non devi fallire!”
Poche parole che racchiudevano un gran significato.
Il Serpeverde socchiuse gli occhi. Qualcosa si sarebbe
inventato per…
Ad un tratto sentì la porta della sua camera aprirsi.
Dette un’occhiata all’orologio. Quasi le quattro di notte.
Vide Zabini entrare nella stanza sbadigliando, parecchio
assonnato.
- Già di ritorno?
Il moro gli lanciò un’occhiataccia e non replicò.
Draco insoddisfatto della sua reticenza, tornò a pensare ai
cavoli suoi.
Il metodo…come fare con quella dannata mezzosangue…
Poi…un’idea…forse assurda…ma un’idea…
Rivoltò la testa verso Zabini.
Quella era l’unica soluzione valida che gli era venuta in
mente.
Soddisfatto di ciò, un ghigno divertito si compose sul suo
viso e una risata eccitata riempì il silenzio di quella stanza.
Ora sì che si sarebbe divertito…
La mattina successiva Hermione si svegliò piuttosto nervosa.
Non aveva dormito niente e i suoi sogni erano stati incubi:
continuava a rivedere ciò che era successo quella notte, davanti al camino.
Voleva scoprire chi fosse ma d’altronde non aveva
indizi…l’unico riconoscimento era il bracciale d’oro bianco a forma di
serpente. Ma non poteva andare a controllare il braccio a quasi trecento
studenti!
L’unica cosa che poteva fare era rimanere calma e stare
attenta.
Chiunque, in quel momento, avesse avuto il suo nome tatuato
sul braccio, non avrebbe tardato a farsi notare e di questo se ne sarebbe
accorta immediatamente…o quasi…
Non disse nulla ai professori, sia per non allarmarli sia
per non sentirsi dire da qualcuno, che magari non l’avrebbe creduta:
“Sicuramente le gioverebbe dormire di più, invece che controllare i camini alle
tre di notte!”.
A colazione quando Ron la chiamò, scotendole un braccio,
fece un piccolo balzo, spaventata.
- Herm, che cos’hai?
- Niente…- rispose con il respiro affannato – che c’è? Che
avete da guardarmi? Sto bene! Sono solo un po’ agitata in questo periodo…
- Alla faccia dell’agitata! Sei tesa come una corda di
violino!
- Bè…che volevi dirmi?
In quel momento Hermione non si accorse che qualcuno la
stava fissando.
Due occhi color del ghiaccio.
Studiavano i suoi movimenti e avevano intuito il suo stato
d’animo.
L’orario della mattinata non si presentava leggero: due ore
di Pozioni, una di Storia della Magia e due di Aritmanzia. Mentre nel
pomeriggio le due ore con Hagrid avrebbero giovato tutti.
L’unica pecca che i Grifondoro non sopportavano era il
raggruppamento con i Serpeverde. E la cosa era reciproca.
Stavano scendendo a valle, verso la casa di Hagrid quando ad
Hermione accadde un piccolo inconveniente.
- Cavolo…
Le si era slacciato il reggiseno.
Si fermò un istante, mettendosi da una parte e cercando di
riallacciare i due gancini.
Ma non ce la faceva…
Improvvisamente sentì due fredde mani sotto la maglietta ed
ebbe un sobbalzo.
Si girò di scatto per vedere chi fosse. Ma non riuscì a
scorgere l’identità della persona.
Probabilmente sarà Calì…pensò la ragazza e quando ebbe fatto
si voltò.
- Grazie C…
Quando lo vide, i suoi occhi si allargarono sorpresi, mentre
sbalordita e anche abbastanza imbarazzata cercava di dire qualcosa.
- Il piacere è tutto mio mezzosangue…sempre pronto per
queste cose!
Era Malfoy.
Interdetta, si mise le mani sui fianchi e il suo viso
divenne guardingo.
- Vedo che sei abile con QUESTE cose…
Il bel Serpeverde alzò le sopracciglia, continuando a
fissarla.
- Potresti ricambiare il piccolo favore in qualche
maniera…sono sicuro che un modo lo troviamo… - disse, avvicinandosi alla
ragazza, la quale si spostò immediatamente e cominciò a scendere la collina.
Malfoy insoddisfatto, la raggiunse, accostandola.
- Non capisco – cominciò la Grifondoro – perché le donne
debbano venire a letto con te!!
A quell’affermazione, Draco rimase stupito e arcuò un
sopracciglio.
- Non ho detto che debbano…- ribatté pronto - …però lo
fanno!
Hermione a quella risposta rimase stupita e scosse la testa.
Ormai non avrebbe più dovuto stupirsi di niente quando certi argomenti
riguardavano Malfoy.
D’altro canto, il tenebroso Serpeverde rise eccitato.
Oh sì, si sarebbe divertito…
Purtroppo questo capitolo è venuto ancora più corto dei
precedenti, scusate^^””””!
Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso:
Rika Malfoy: No, ma tranquilla non mi ero mica arrabbiata o
capito chissà cosa..^^ capita! Volevo solo chiarire. Sì, prima purtroppo non
sapevo usare l’html, non ci avevo badato tanto…che roba, invece è facilissimo!
Ora, un po’ come Sibilla Cooman, sai quel che succede XDD! Grazie, a presto!!
Baci!
Joy Wyatt: ti ringrazio, mi fa molto piacere che la mia
storia è riuscita ad ottenere un tuo commento!XD no vabbè scherzo, visto che di
solito hai detto che le draco/hermione non hanno senso, la cosa mi lusinga che
tu abbia recensito! Ok, appena ho un attimo libero, darò un’occhiata alla tua
ff. Mi dispiace averti deluso in questo capitolo per quanto riguarda la
lunghezza quando avevi chiesto di farli più lunghi…purtroppo per i primi dodici
capitoli, la storia lo già scritta^^””. Spero che la faccenda della croce d’oro
continuerà ad appassionarti! A presto, continua a seguirmi! Baci!
katiuz: ti ringrazio! Ecco il seguito^^! A presto! Baci!
the princess: grazie, se è possibile mi fa piacere che lo
sia!!^^ ecco qua il seguito, anche se è un po’ cortino^^” pardon! A presto,
continua a seguirmi! Baci!
Magic_Life: sono contenta che più vai avanti più ti
intrighi^^! No, tranquilla, non sei ripetitiva, mi fa sempre piacere! Presto i
dubbi si chiariranno o forse qualcosa già hai e avete intuito! Ecco il seguito,
anche se come ho detto prima è abbastanza cortino! A presto! Baci!
Ora vi lascio, continuate a seguire la storia, aspetto le
vostre recensioni!
Harry e Hermione se n’andarono dalla Sala Grande, troppo
affollata in quell’ora e si diressero in biblioteca. Ron non era con loro,
rimasto a Pozioni, doveva pulire il macello che aveva combinato.
Quando i due Grifondoro si sedettero intorno a un tavolo,
Harry cominciò a raccontare. Poche persone erano presenti nella stanza.
- È da un paio di giorni che faccio un sogno ricorrente…
Hermione si adagiò un po’ sul tavolo per ascoltare meglio le
parole dell’amico.
- Sono poche immagini…e non ne riesco a capire il nesso
logico ma…qualcosa mi dice che dobbiamo stare in guardia…
- Credi che sia un sogno come quelli che facevi al quinto
anno?
- Sì, ho questa sensazione…tu che ne pensi?
- Non saprei Harry…cos’è di preciso?
Il ragazzo sospirò.
- È tutto confuso…c’è del fuoco intorno a me, poi
nitidamente sgorgo una mano che tiene una croce dorata…
I battiti del cuore di Hermione cominciarono ad accelerare.
Anche Harry aveva visto quella croce. Ora non poteva essere solo una coincidenza.
- …soltanto che questa mano è insanguinata…
Il ragazzo tacque.
- Finisce così?
- Sì te lo detto, solo poche immagini…ma al risveglio la
cicatrice mi brucia…
La ragazza era indecisa se dirglielo o meno: rivelargli
della scorsa notte, di quando aveva visto anche lei quella croce d’oro tra le
fiamme del camino e scorgere il proprio nome marchiato a fuoco sul braccio di
qualcuno.
Che misteri avvolgevano quel gioiello dalla croce d’oro?
- Harry io credo sia tutto vero…- si decise Hermione -
vedi…l’altra notte…
- Guarda guarda chi abbiamo qui!
Entrambi i Grifondoro alzarono lo sguardo e trovarono Draco
Malfoy davanti a loro, divertito e con un ghigno sul viso.
- Wow Potter! Ti sei
fatto la ragazza!
- Malfoy vattene! L’aria è già abbastanza pesante!
- Granger – si rivolse il Serpeverde, ignorando lo Sfregiato
- credevo pretendessi ragazzi di un certo livello, con almeno eccezionale in
tutte le materie! La cosa mi sorprende assai! Potter è un po’ scarso…in tutti i
campi…
- Non credo che…
- E va bene Malfoy, sì stiamo insieme! – esclamò Harry, con
tono assai deciso.
Hermione si voltò verso l’amico, non capendo che intenzioni
avesse dicendo ciò.
Il bel biondo per una frazione di secondo rimase ammutolito,
poi scoppiò a ridergli in faccia.
Com’era caduta in basso la Granger, ma d’altra parte cosa
poteva aspettarsi da una mezzosangue come lei?
- Cos’è che ti fa tanto ridere?
- Cattivo sangue non mente! Due mezzosangue che
continueranno a contaminare il mondo dei maghi!
A quel punto Hermione si alzò in piedi, poggiando le mani
sul tavolo e assottigliando lo sguardo minacciosa.
- E tu vivrai con la consapevolezza di essere la copia
sputata di tuo padre!
Silenzio.
Malfoy, udendo quelle parole, strinse il pugno feroce e la
guardò con uno sguardo maligno.
Lucius non era minimamente paragonabile a lui.
Che ne sapeva lei, una stupida mezzosangue so-tutto-io? Non
poteva capire la sua situazione.
Era solamente cresciuto come suo padre aveva voluto. Ma non
era come lui. E mai sarebbe diventato la sua copia sputata, né sarebbe vissuto
alle dipendenze del Signore Oscuro.
Al termine della sua missione, sarebbe fuggito via, lontano
dalla sua vecchia vita. Questo era ciò che più desiderava: lasciarsi tutto alle
spalle una volta finito tutto.
Il silenzio tombale fu spezzato solo dalle ultime parole del
Serpeverde, il quale subito dopo se n’andò con il sorriso beffardo sulle
labbra, nonostante il suo stato d’animo alterato dalle parole della ragazza.
- Hai detto al tuo fidanzato del piccolo incidente con il
reggiseno?
- Hermione! Aspetta, Hermione!
La ragazza si era alzata velocemente dalla sedia della
biblioteca e fuggita via dalle domande di Harry, ma quest’ultimo non mollava la
presa, rincorrendola per il castello.
Poi, raggiuntala, la prese per un polso e la fece voltare:
vide il suo viso leggermente imbarazzato.
- Harry lasciami.
- Spiegami: cosa significa quello che ha detto Malfoy?
La ragazza sfuggì al suo sguardo interrogatorio e voltando
il capo, vide Ginny che, passando di lì,aveva visto tutta la scena e la scrutava incuriosita. La rossa corrugò
le sopracciglia, come chiedendo all’altra cos’era successo, ma Hermione scosse
leggermente la testa e la Weasley se n’andò.
- Niente Harry…non è successo niente…
- Non mi pareva che stesse scherzando! – esclamò il ragazzo
seriamente e preoccupato.
- Ma cosa vuoi che ti dica?? – chiese lei, imbarazzata,
riflettendo a chissà cosa stesse pensando l’amico.
- La verità.
Hermione sorrise, rassicurando il moro.
- Non è successo niente, te lo giuro. Mai succederà niente.
- Mi posso fidare?
- Certamente! E poi anche se diventassi pazza a correre
dietro a Malfoy, lui non vorrebbe mai una…- sospirò – mezzosangue come me…
Harry, rassicurato da quelle parole, fu più tranquillo e
dopo essersi chiariti scesero giù nei sotterranei, nell’aula di Pozioni per
vedere a che punto era Ron con le pulizie.
“…il tempo è vita. Devi sbrigarti. Non aspetterà ancora per
molto e tu sai bene che detesta attendere!! E soprattutto odia chi lo fa
aspettare!
Presto verrò a controllare come sta andando e se ti stai dando
da fare…
Spero che tu sia già a metà dell’opera, il tempo stringe…
Non cercare di fuggire dalla tua missione, ti è stata
destinata per un motivo ben preciso: mostrare quanto gli sei fedele, ribelle di
un figlio!
Reverentia et fides semper! (n.d.a. dal
latino traduce rispetto e lealtà sempre)
Non farti distrarre da sciocche leggerezze…
È un ordine
L.M. ”
Subito dopo averla letta, il messaggio si bruciò, senza
lasciare traccia di sé.
Sarebbe stato troppo rischioso.
Draco infuriato serrò il pugno destro, chiudendo gli occhi.
Sarebbe venuto a controllarlo.
Non doveva distrarsi.
Detesta attendere e odia chi lo fa aspettare.
Un ordine.
Il biondo Serpeverde, a quell’ultimo pensiero, tirò un pugno
alla finestra della sua stanza che si frantumò in mille pezzi.
Tanta era la forza, quanto la rabbia.
Schegge di vetro saltarono dappertutto, ferendogli il viso e
la mano destra, ora insanguinata.
Ma nessun dolore fisico era paragonabile al dolore e alla
collera che provava dentro di sé.
Doveva terminare.
Granger sto arrivando…
Fine quarto capitolo.
Rieccomi tornata con l’aggiornamento! Come vi sembra?
Questo capitolo serve più che altro a capire il rapporto tra
Draco e il padre, le intenzioni del Serpeverde finita la sua missione e cosa
pensa di Lucius.
Nel prossimo scopriremo le funzioni della croce d’oro,
questo gioiello così meraviglioso quanto terrificante. E soprattutto qual è
questa missione così importante.
Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso
capitolo:
the princess: ti ringrazio, ne sono davvero contenta, sia
che continui a seguire la storia sia che ti piaccia tanto! Nel prossimo si
capirà meglio tutta la missione di draco ed hermione naturalmente si ritroverà
in mezzo a questa situazione! Grazie, a presto! Baci!
Joy Wyatt: XDDDD già la frase di draco piace tanto anche a
me! Ecco qua il seguito e spero di non averti delusa^-^! Grazie, a presto con
il continuo! Baci!
katiuz: mi dispiace però inizialmente i capitoli sono
piuttosto cortini^^””” pardon! Grazie, continuaa seguirmi! Baci!
Rika Malfoy: ciao rika!! Eh non ti
preoccupare se non sei stata la prima!!^^ va bene anche così, vuoi fare una
sfida per essere la prima?XDDD già hai proprio ragione: herm si lamenta ma chi
altre vorrebbero essere al suo posto?? (le mani di tutte le fans si alzano all’istante
XD calma ragazze, lo farà a tutte XD) grazie, a presto!! Baci! (vai sibilla!!)
mary1986: ti ringrazio, le tue parole mi fanno molto
piacere! Grazie del complimento, a presto! Continua a seguirmi! Baci!
Magic_Life: XDDD infatti! Anch’io me l’ero immaginata e già
vedevo la faccia di hermione: sconvolta e rossa come un peperone se non
peggio!! Sai questa scena è successa, non tutta ma in parte e mi sono ispirata
un po’ alla realtà! Lo so, sono davvero brevi: per i restanti che non ho ancora
scritto (dal 13 in poi) cercherò di allungare^-^! Grazie, a presto! Baci!
“Signorina Granger l’aspetto alle nove esatte nell’aula di
Trasfigurazione. Puntualità.
Professoressa McGranitt”
La lettera che Hermione aveva ricevuto, la prese alla
sprovvista.
Non trovava alcun motivo o argomento valido che doveva
discutere con la professoressa in privato. E se si trattava del comportamento
di qualche studente che non aveva rimproverato come si deve, avrebbe dovuto
richiamare anche Ron, visto che anche lui era prefetto.
Ma niente.
Solo lei.
Un po’ intimorita e curiosa, non destò particolari sospetti
e si avviò verso l’aula, qualche minuto prima dell’ora stabilita, visto che la
donna le aveva richiesto la massima puntualità.
Bussò più volte alla porta ma non ottenne risposta, nemmeno
un fioco “avanti” dall’altra parte. Allora si decise ad entrare e propose di
aspettare la professoressa già all’interno.
Aprì la porta e restò per alcuni secondi sulla soglia:
l’aula era avvolta dal buio, le finestre erano tutte chiuse.
La ragazza si portò al centro della stanza e si apprestò a
dare un po’ di luce a quel tetro luogo.
Improvvisamente la porta dietro di lei sbatté violentemente.
Hermione, spaventata, si voltò.
Non riusciva a vedere niente dal buio che regnava nell’aula.
S’affrettò ad impugnare la bacchetta e recitò “Lumos”.
Un debole bagliore rivelò che non era la sola persona
presente in quella stanza.
I suoi grandi occhi d’oro si spalancarono.
Appoggiato al muro, accanto la porta, un ragazzo dai biondi
capelli e con l’uniforme da Serpeverde stava a braccia conserte e la osservava
con sguardo deciso e duro.
I suoi occhi assottigliati non trasmettevano le miglior
intenzioni.
- Malfoy? – chiese ingenuamente la Grifondoro, mutando la
sua espressione in aria interrogativa.
Con uno scrocchio di dita del ragazzo la porta si chiuse a
chiave istantaneamente.
Hermione furtiva, fece spontaneamente un passo indietro,
terrorizzata e con il cuore che cominciava a batterle forte.
Con un semplice incantesimo pronunciato dal ragazzo, la
Grifondoro fu sprovvista di bacchetta.
- Dov’è la professoressa McGranitt? – chiese, cercando di
mantenere la calma.
Draco ghignò, poi fu preso da una risata quasi isterica.
- Quanto sei ingenua Granger! Ti facevo più furba!
Man mano che il ragazzo avanzava verso di lei, Hermione
arretrava di qualche passo, anche se non sarebbe servito granché.
- Quel biglietto te lo inviato io. Con tutte le mie buone
intenzioni.
Mentre la ragazza lo osservava intimorita, notò un piccolo
particolare.
- Che hai fatto alla mano? – chiese lei, alla vista della
fasciatura.
- Non te ne deve importare, stupida mezzosangue!
- Malfoy che vuoi da me? – chiese Hermione impetuosamente,
volendo capire immediatamente il motivo del loro incontro. Ma tale impetuosità
non piacque al ragazzo.
- Zitta lurida spiona! – esclamò, avventandosi su di lei e
stringendogli la gola con una mano – sempre a impicciarti degli affari altrui!
- Non capisco cosa vuoi dire! Lasciami!! Mi soffochi!!!! –
esclamò ad un tratto, quando la presa del biondo cominciava a diventare più
insistente.
- È colpa vostra! Vostra, di voi mezzosangue se c’è questa
guerra! – esclamò pieno di rabbia e con uno sguardo quasi assassino, il quale
spaventò terribilmente Hermione. Non l’aveva mai visto così.
Ma lei, testarda, azzardò.
- Non risolverai i tuoi problemi se mi ucciderai – rispose
calma, tenendo le sue mani sopra quelle di lui, nel tentativo di evitare che la
strozzasse – la guerra non finirà se mi ucciderai!
Sul viso di Malfoy si dipinse un sorriso isterico e si
staccò dalla sua preda.
Si portò davanti a lei e, sbottonando i bottoni di una
manica della camicia, se la tirò su fino al bicipite per mostrarle l’orrenda
tortura che era costretto a sopportare.
Non aveva ancora il marchio nero, questo era già
consolatorio, ma alla vista del braccio del ragazzo, Hermione trattenne il
fiato.
Il suo sguardo non smetteva di andare dal braccio di lui ai
suoi grigi occhi.
Marchiata a fuoco, la scritta risplendeva in tutta la sua
bellezza: il nome Hermione Granger stampato sulla pelle di Draco.
La sua prossima vittima.
La Grifondoro dovette sostenersi al muro, altrimenti le
gambe le avrebbero ceduto.
Era lui, Malfoy!
- Tu!
- Eh già, mezzosangue! Proprio io! E tu sei la solita
impicciona! Ti ho visto che mi guardavi, con i tuoi occhi curiosi…ma
sicuramente non avrai capito niente di quello che stavo facendo…
Ma Hermione non l’ascoltava più: i suoi occhi si erano
fermati al petto del ragazzo, dal quale si intravedeva una catena. Il ragazzo,
intuendo la sua curiosità, si sbottonò anche i bottoni davanti, lasciando
intravedere il gioiello: la croce d’oro.
Quella maledetta collana che era stato il suo incubo per
diverse notti.
- Cosa vuoi da me?
La domanda di Hermione aveva un tono disperato e straziato.
Draco si avvicinò a lei, prendendo la croce tra le mani e
facendogliela vedere meglio.
- Guardala bene! Qui al centro!
La ragazza l’osservò e notò esserci un incavo: sicuramente
mancava la pietra.
Hermione alzò il viso sul ragazzo che parlò incessantemente.
- Qui una volta c’era un rubino: esso è andato perso e la
mia missione è riformarlo.
- Per conto di Voldemort vero? – chiese lei, come se sapesse
già la risposta.
- L’Oscuro Signore mi ha affidato questo incarico! Il
gioiello apparteneva a sua madre! Riformando la pietra, la croce d’oro
possederà nuovamente i suoi poteri e Tu-Sai-chi sarà molto più forte, quasi
invincibile!
Ma lo sguardo non convinto e ignaro di Hermione, fecero
continuare Draco.
- Ma non lo capisci, stolta mezzosangue? Anche l’Oscuro
Signore avrà un’arma ereditata dalla propria madre, avendo il suo gioiello,
cosicché nessuna imparità ci sarà nello scontro finale contro quel rammollito
di Potter!
Hermione divenne sempre più agitata. Doveva impedirlo: non
doveva fargli portare a terminare la sua missione in nessuna maniera.
- Cosa centro io?
- La croce d’oro ha fatto il tuo nome come prossima vittima,
come componente essenziale per riformare il rubino!
- Anche Eleanor Branstone, la ragazza di tassorosso lo era
quindi!
- Esattamente! Cominci a capire mezzosangue!
- Come devi fare? Qual è il metodo?
Un ghigno divertito comparve nell’espressione del biondo.
- È qui che viene il bello, Granger! Per giorni sono stato
costretto a portare il tuo sudicio nome sul mio braccio! Per cosa? Te lo spiego
immediatamente!
- No! Non ti avvicinare! Stammi lontano!
Hermione, con le spalle al muro, chiuse gli occhi, parandosi
il volto con le braccia.
Sentì un bruciore sul palmo della mano.
Aprì gli occhi e vide che Draco gliela aveva ferita.
Velocemente il taglio cominciò a sanguinare.
E negli occhi del biondo, intravide una scintilla di
vittoria.
Intuendo qualcosa, Hermione nascose la mano sanguinante
dietro la schiena, continuando a fissarlo in quello sguardo folle.
- Non costringermi a usare la forza con te, Granger!
- Dimmi a che ti serve!
Una risata isterica rimbombò nella stanza.
- Il tuo sangue insieme a quello di altre sette persone, le
cui identità mi informerà la croce d’oro, porteranno alla riformazione del
rubino!
Gli occhi di Hermione si allargarono.
Ecco cosa aveva fatto a Eleanor in biblioteca: le aveva
preso delle gocce di sangue.
Draco estrasse dalla tasca una fialetta riempita solo per un
settimo.
All’interno il liquido rosso.
Alla ragazza venne la pelle d’oca.
- Non vorrai fare l’eroina anche ora, Granger?
Ma Hermione non accennava a dargliela vinta: la sua mano
restava ancora dietro la schiena.
Malfoy la riprese nuovamente per il collo, stringendo forte.
Questa volta Hermione poté cercare di impedire di farsi strozzare solo con una
mano, visto che non poteva scoprire l’altra.
Malfoy non mollava, continuando a stringere e Hermione a
soffrire.
- Quanto sei testarda lurida mezzosangue!
Mantenendo lo sguardo visivo, Hermione cercò di far lievitare
il vaso che si trovava sopra la cattedra e, non appena chiuse gli occhi,
l’oggetto cadde e si ruppe in testa al Serpeverde, il quale mollò la presa e
cadde per terra, svenuto.
Finalmente la ragazza poteva respirare liberamente.
Sospirò, tremando.
Prese il fazzoletto che aveva in tasca e lo arrotolò attorno
alla ferita della mano, per stagnare il sangue.
Con il battito del cuore alle stelle, osservò il viso di
Malfoy, steso a terra.
Gli occhi chiusi, quegli stessi che fino a un attimo prima
erano malvagi.
Non le sembrava vero.
Quella realtà così cruda.
Poi lo notò. Il bracciale con la spira del serpente che gli
avvolgeva il polso.
Era lui.
Non riusciva a crederci.
Ancora un po’ scossa ma curiosa, si accovacciò per terra.
Prese in mano prima la croce d’oro: all’apparenza sembrava
un gioiello antico qualunque. Mai avrebbe pensato a tutto ciò che gli era stato
spiegato. Poi si soffermò sul bracciale e lo toccò.
Improvvisamente Hermione si sentì come precipitare in fondo
a un baratro.
Intorno a sé era tutto nero, ma non era l’aula di
Trasfiguarazione.
Lentamente, davanti a sé cominciarono a scorrere i ricordi
peggiori della sua vita: quando era stata pietrificata al secondo anno, quando
aveva litigato con Ron e si sentì la colpa addossarsi come non mai.
Voleva assolutamente uscire da quel labirinto nero, da
quella prigione di rimorsi.
Era questo che vedeva Draco: in ogni cosa vedeva il rimorso,
le cose più negative, senza possibilità, senza vie d’uscita.
Doveva liberarlo di quel bracciale, cavarglielo prima di
peggiorare la situazione.
Improvvisamente qualcuno la prese per il polso, stringendo
forte la presa e riportandola alla realtà.
Si svegliò di soprassalto, spaventandosi.
Malfoy si era risvegliato ed Hermione cominciò a tremare
nuovamente.
- Non provarci mai più se vuoi rimanere tra i vivi!
Questa è la spiegazione intera del mistero della croce
d’oro.
Se volete qualche chiarimento oppure mi è sfuggito qualcosa
non dovete far altro che chiedere!
L’ultima minaccia sembra abbastanza cruente ma non vi
preoccupate!!
Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso
capitolo:
Magic_Life: eccolo qua^^! Come l’ hai trovato? Spero ti sia
piaciuto! Eh già, s’infittisce, ma ancora non è niente!! Gli intrighi e i
misteri continueranno e abbonderanno tra un paio di capitoli! Sì, per ora
riesco ad aggiornare tutti i giorni poiché sono capitoli già stati scritti per
fortuna^^, successivamente però saranno più radi^^” mi spiace…ma non è ancora
giunto il momento! Grazie 1000 per la tua recensione, a presto! Baci!
Rika Malfoy: no, nemmeno questa volta sei stata la prima^^”
vabbè, non ti preoccupare! XDD sì Draco vuoi che se ne stava zitto? Ma ti pare?
Con un occasione d’oro così!XD! Grazie, a presto con il seguito! Ti ricordi che
succede??^^ Baci!
the princess: ^___^ ne sono contenta, ecco qua, più o meno,
la spiegazione del mistero! Come lo trovi? A presto! Baci!
E un ringraziamento per la sua recensione, che ho molto
gradito, va a Valentina! A presto! Baci!
Nell’attesa del prossimo capitolo, fatemi sapere che ne
pensate del proseguimento della storia!
Capitolo 6 *** Spiati dalla regina della notte ***
Eccomi qua: tornata con il seguito di qst ff
Il cuore di Hermione cominciò a battere velocemente: i
suoi occhi scrutavano terrorizzati quelli di Malfoy.
- Mezzosangue, questo non dovevi farlo!
Con entrambe le mani le immobilizzò i polsi, sbattendola
contro il muro.
- Non credere di potere fare l’eroina anche questa volta:
sei disarmata e non puoi fare nulla…
Terrore.
Improvvisamente entrambi sentirono dei miagolii provenire
dal corridoio.
Il biondo girò il capo e, approfittandone, Hermione cercò di
liberarsi dalla sua presa, inutilmente.
Era troppo forte per lei fisicamente.
- Opponi resistenza Granger? Ti ho già detto che non
servirà…- disse lui, con un ghigno sul viso.
- Hai sentito dei rumori sospetti mia piccolina?
Era Gazza.
Hermione avrebbe urlato se Malfoy non le avesse tappato la
bocca con una mano e intimato a stare zitta con forza.
- È chiusa…strano…forza piccolina entriamo: ho le chiavi.
Potrebbero esserci quei bricconi che progettano stupidi scherzi!
Sia Draco che Hermione sentirono il tintinnio delle chiavi.
Il Serpeverde si voltò verso la ragazza: doveva decidere in
pochi secondi cosa fare.
La porta si spalancò.
Niente…
Nessuno…
- Piccolina ti devi essere sbagliata…non c’è nessuno in
questa stanza. Andiamo…
Leggeri stridii si sentirono, non udibili all’orecchie del
guardiano, il quale richiuse la porta e se n’andò.
Quello sgabuzzino in fondo all’aula.
Usato comunemente per tenerci materiale di Trasfigurazione.
Tra mobiletti e ampolle varie in due si stava davvero
strettissimi.
Malfoy riusciva a sentire il respiro affannoso di lei,
oppresso sotto la sua mano per farla tacere.
Tremava visibilmente e lo sentiva attraverso il suo corpo
schiacciato contro quello della ragazza.
Lo sguardo di ghiaccio incrociò quello d’oro.
Il bracciale del serpente cominciò a stringergli il polso,
intimandolo a proseguire il lavoro.
- Stavolta non ci sarà il tuo fidanzato a salvarti…sei sola
Granger…
- Draco non farlo…
- Non azzardarti a chiamarmi per nome! Non ne sei degna,
lurida mezzosangue!
Hermione doveva concentrarsi.
Era da un mese che si allenava, ottenendo pochi risultati e
ora più che mai doveva riuscirci.
Usare la telecinesi.
In lei sarebbero dovuti scattare forti sentimenti di rabbia,
in modo da poterla adoperare e riprendersi la propria bacchetta rimasta
nell’altra stanza.
Spostare oggetti magici però era ancora più difficile che
farlo su delle semplici cose.
Doveva provocare il Serpeverde, era l’unico modo.
- Il tuo sangue non è meglio di qualsiasi altra persona,
Malfoy! Non riesci neanche a battere Harry a Quidditch!
- Zitta!
Quel fardello pesava al biondo. Grande rimorso che si teneva
appresso.
- Lo Sfregiato non è altro che un incapace! Continua a gasarsi
con tutta la scuola solo perché quel fottuto preside la sempre protetto! Da
solo non è niente!!
- E di me? Che pensi di me?
Hermione voleva a tutti i costi scatenare dei sentimenti
d’ira in sé.
- Tu? Sei solamente un inutile mezzosangue! Sei una delle
rovine del mondo magico, Granger! Non vali niente come strega, stanne certa!
Ecco! Malfoy aveva toccato il suo orgoglio di strega e
questo provocò tanta ira a Hermione.
Gli occhi le si assottigliarono, diventando cangianti, non
visibili in quel buio.
Qualcosa le ribolliva dentro e lo notò anche Malfoy.
La sua bacchetta.
Hermione l’afferrò al volo e tese la punta allo stomaco del
biondo.
- Allontanati da me!
Il Serpeverde rimase spiazzato, ma non senza veleno.
- Credi che abbia paura? Non ammazzeresti una mosca!
- Uccidere no…ma provocarti dolore con piacere Malfoy!
Il biondo alzò il mento, serrando la mascella e uscì dallo
sgabuzzino seguito dietro dalla Grifondoro.
- E cosa vorresti fare ora? Andare a spifferare tutto alla
McGranitt e raccontarle che possiedo tale gioiello con relativi poteri magici?
Non ti crederebbero…e non esiterei a farlo sparire…
Hermione rifletté, con ancora la bacchetta alzata sul
ragazzo.
- Su questo hai ragione…ma non credere che me ne starò con
le mani in mano…sono una strega molto dotata e dalle mille risorse. Qualcosa mi
verrà in mente…
- Dotata? Oh…questo ancora devo verificarlo se corrisponde a
verità…se vuoi ti valuto…inizia a spogliarti…
- Malfoy non sei nella posizione di poter scherzare!
Il biondo Serpeverde ghignò, poggiandosi al muro e alzando
il mento con fare di sfida.
Non aveva mai paura di niente.
- Io so solo una cosa. Tu hai bisogno di me, del mio
sangue…quel sangue che tanto disprezzi…e finché non l’avrai avuto, non potrai
continuare un fico secco!!
- Se vuoi lo troviamo un accordo…- cominciò lui,
avvicinandosi.
- Non ci provare!
- Ah già! Fedeltà e lealtà allo Sfregiato, il tuo fidanzato
da quattro soldi come te!
Hermione tacque.
Lei ed Harry non stavano insieme, ma farlo credere a Draco
forse non sarebbe stato un male.
- Non ne trarrai niente da questa tua missione…
- Che ne sai tu? Cosa sceglieresti fra la vita e la morte?
Se non completo il rubino della croce d’oro, mio padre di certo non mi
risparmierà. La mia vita non è facile come la tua Granger. Ho dovuto fare delle
scelte e questa è l’ultima. Dopodiché ve la vedrete voi, Auror contro
Mangiamorte. Io mi defilerò da questa guerra, ne ho già fin sopra i capelli
delle vostre smanie!
- Quindi la tua scelta è scappare?
- No, non è la fuga il mio obiettivo. Ma trovare una nuova
vita, una nuova esistenza da poter vivere…ci vediamo presto mezzosangue!
E così lasciò la stanza, mentre la nostra Hermione pensava e
rifletteva su quanto Malfoy le aveva detto.
L’unica cosa che voleva lui era la pace.
Doveva aiutarlo.
La prima cosa che avrebbe dovuto fare era sicuramente
saperne di più su quel gioiello maledetto anche se era già convinta che non
avrebbe trovato niente riguardante ciò sui libri della biblioteca.
Ma soprattutto, doveva liberarlo da quel bracciale maligno.
Da quel serpente che gli circondava e gli tartagliava
l’anima.
Una civetta appollaiata sul davanzale di una delle finestre
di quella stanza osservava curiosa cosa stesse succedendo.
Non era un rapace come tanti e, quando anche Hermione lasciò
l’aula di Trasfigurazione, prese il volo, abbandonando la sua postazione. Volò
a lungo, percorrendo le vie di Hosgmade e infine planò sul davanzale della
finestra di uno degli ostelli della cittadina.
- Ancora di guardia a quest’ora, sorella?
Il volatile si trasformò, rivelandosi essere una ragazza
alta, slanciata, dai lunghi capelli color caramello e dagli occhi verdi fugaci.
- Semplice giro di ronda. – rispose secca lei.
- Speranza dovresti riposarti. Non manca molto ormai…
- Lo so, lo so.
La ragazza si sdraiò sul suo letto, socchiudendo gli occhi,
sotto lo sguardo vigile del fratello.
Doveva tenerli d’occhio.
- Non vedi l’ora. Te lo si legge in faccia!
- Oppure nel pensiero, visto che sono stanca. Dex quante
volte te lo devo dire che mi urta parecchio? Non lo sopporto!
- D’accordo sorellina, riposati ora. Il momento è ormai
giunto.
Il ragazzo venticinquenne si alzò e spense la sola candela
che illuminava quella tetra stanza.
- Hogwarts ci attende!
Rieccomi qua!! Ieri non ho potuto postare poiché sono
stata tutto il giorno in giro: Aquafan! Veramente stupenda! Consiglio vivamente
di andarci: divertimento e abbronzatura assicurati! E probabilmente anche
qualche scottatura come me^^”””!
Torniamo a noi, ringrazio le persone che hanno recensito lo
scorso capitolo:
the princess: eh sì, grazie al precedente capitolo
finalmente si è capito un po’ meglio l’intreccio del mistero della croce d’oro
e mi fa piacere che ti piaccia^^! Ti ringrazio, ecco qua il seguito. Come lo
trovi? A presto, baci!
Rika Malfoy: no, non ti preoccupare! Non mi sono offesa, ci
mancherebbe! Sono piccolezze che mi sfuggono che però sono importanti! Anzi ti
ringrazio di avermelo fatto notare, così in futuro non farò questo errore, o
almeno spero^^””! Ti è piaciuto il pezzo finale? O.o Quello dove la minaccia di
morte?? Wow! Non l’avrai mai detto!XD! Grazie, a presto! Baci!
Magic_Life: ti ringrazio! Sì, folle allo stato puro e un mal
di testa tremendo, povero Draco^^! Speriamo ci batta ancora bene! XD! Riuscirà
la nostra cara Hermione nel suo intento? Staremo a vedere! Grazie, a presto!
Baci!
Alessandra: ciao, piacere! Sono contenta che ti piaccia la
mia ff^^! Ecco qua il seguito e spero continuerà a piacerti anche
prossimamente^^! Grazie, a presto! Baci!
sophie_85: sì??^^ Ne sono felice, soprattutto se non sei una
fan di questa coppia! Anch’io inizialmente non lo ero e ti posso capire, ma
poco a poco ha cominciato a piacere pure a me^^! Grazie, a presto! Baci!
Che ne pensate di questo capitolo? Attendo le vostre
recensioni!
Scusate se ogni volta vi rispondo più o meno con le stesse
parole, un grazie e poco altro, ma sono davvero contenta che la mia storia vi
stia appassionando^^
- Sorella calmati! Sei troppo rigida! Dopotutto torniamo
solo a Hogwarts: non stiamo mica andando a scuoiare qualcuno!
- La tua disinvoltura non mi aiuta affatto fratello, mi
conosci: ho un carattere molto vulnerabile!
Speranza Elisabeth Moussant oltrepassò il cancello del
castello con passo repentino, seguita dall’inseparabile fratello, Dexer William
Moussant.
- Da una vita sorella! – s’affrettò a dire lui, ammirando
il maestoso maniero, ancora affascinato da tale impotenza, proprio come
quattordici anni fa - Non scattare come una furia!
- Detesto i ritardatari e per rispetto non sarò proprio io
a far attendere qualcuno.
- Sei incorreggibile Speranza! Se continui così non farai
una buona impressione sui ragazzi…
- Me ne sbatto Dexer! Io sono qua solo per un obiettivo e
riuscire a portarlo a termine già mi basta: non ho bisogno dell’affetto da dei
ragazzini.
Com’era cambiata sua sorella Speranza…pensò Dex in quel
momento.
Fredda…sfuggente…schiva…non era colpa sua…ma degli
avvenimenti che segnano la propria vita…a volte per sempre…
Forse non si notava, eppure lui, suo fratello,
conoscendola a fondo, aveva appreso da molto tempo cosa le tartagliasse
l’anima…lui sapeva cosa celasse il suo cuore…
Quella mattina Hermione si svegliò guardinga: le ultime
vicende le avevano insegnato a non abbassare mai la guardia, soprattutto quella
di ieri sera.
Harry e Ron lo videro e glielo fecero notare: lei
ovviamente sviò il discorso sull’ultima notizia della Gazzetta del Profeta,
appena arrivata via gufo.
- E chi è questa montata? – se ne uscì la Grifondoro,
leggendo un articolo e osservando la foto in prima pagina – guardate un po’
qua!
I due ragazzi presero il giornale e lessero:
“Genitori mettete il vostro animo in pace!
Hogwarts sarà sicuramente più protetta d’ora in poi e i
vostri figli al sicuro come non lo sono mai stati!”
- Dubito…- se ne uscì Harry, a quel punto, conscio delle
esperienze degli anni passati.
“…il preside stesso è lieto di aprire i portoni del suo
castello all’ex compagnia della Punta d’argento! Tutti noi ricordiamo la loro
fama, ma ignoriamo i motivi del loro scioglimento…A giorni la vecchia comitiva
sarà di nuovo riunita a Hogwarts! Futuri più tranquilli accompagneranno gli
studenti di questa scuola…”
- Tzè…ok, saranno anche Auror abilissimi ma nessuno potrà
allontanarci dal nostro destino di rischiare il collo ogni anno!
- Già…guardate un po’ la foto!
L’immagine ritraeva i due fratelli Moussant all’interno
del Ministero, uscenti da una delle tante stanze.
Hermione si riprese il giornale dalle mani dei due amici
e, alzando gli occhi, la vide in carne e ossa.
La stessa donna della foto era in piedi, sotto l’ingresso
del grande portone, con accanto il fratello.
Il vestito nero come la notte risaltava ancor più i suoi
capelli color caramello, che le arrivavano appena sopra il seno, mentre i verdi
occhi scrutavano la Sala Grande con attenzione.
A pelle quella donna non le piaceva: troppo ingarbugliati
e profondi i suoi segreti, ma cercò di non darlo a vedere.
Albus Silente accolse con la dovuta cordialità i due nuovi
ospiti del maniero, facendo il suo solito discorso agli studenti.
- Come tutti voi saprete dai giornali, nuovi Auror
arriveranno presto a Hogwarts per garantire un anno scolastico più sicuro.
Buffonate, ho sentito dire da alcuni di voi e non posso darvi torto: ma,
nonostante ciò, non vi farà male apprendere ed essere sotto la costante
vigilanza degli otto membri dell’ex Punta d’argento! A giorni saranno tutti
quanti a Hogwarts ma nel frattempo accogliamo due di loro: Speranza e Dexer
della famiglia Moussant!
Da parte dei professori partì un vigoroso applauso di
rispetto, seguito a ruota anche da quello degli studenti.
- Bene! Buon proseguimento ragazzi! Le lezioni inizieranno
tra pochi minuti.
Tutto il corpo studentesco piano piano si avviò verso le
proprie aule dove si tennero le lezioni di quella mattina, mentre i due
fratelli Moussant vennero chiamati nell’ufficio del preside.
- Albus è assurdo! Non puoi chiedermi di fare questo!
L’uomo dalla barba bianchissima si alzò dalla sedia,
cominciando a fare avanti e indietro per la stanza.
- È necessario Speranza…
- Non puoi mandarci qualcun altro? Perché proprio io?
- Se lo chiedo a te, vi è sicuramente un valido motivo.
La ragazza zittì, mordendosi il labbro inferiore.
- Importanti informazioni passano per quella villa e i
festini che vi organizzano non sono certo da meno! La prima volta potrai anche
farti accompagnare da Dexer, meglio sondare il terreno. Non negheranno
l’entrata agli eredi di una delle più importanti famiglie di purosangue come la
vostra.
- Certo, meglio drizzare il puledro quando è giovine – se
ne uscì Dex, appoggiato alla libreria della stanza.
- So qual è il tuo obiettivo Silente: recuperare quel
maledetto oggetto.
- Bene ragazza mia, vedo che ci intendiamo.
- Non sarà facile e c’è il rischio che non si trovi più in
quella villa.
Il preside sospirò, avvicinandosi al Pensatoio e
sfilandosi un pensiero con la bacchetta.
- Non fa mai male conoscere i propri nemici…i loro punti
deboli…
L’orgoglio di Speranza frisse come una ferita sanguinolenta,
mentre il fratello notò al volo il suo leggero nervosismo.
Già…il tallone d’Achille della sua adorata sorellina era
sempre lui e solo lui…quel dannato…
Dovette riconoscere l’abilità di Silente, invecchiato
negli anni ma sempre costante nei metodi persuasivi. Sorrise sotto i baffi,
mentre Speranza si avvicinò alla finestra dello studio…
Andare in quella villa frequentata da folle di
Mangiamorte…
Infiltrarsi per raccogliere informazioni utili all’Ordine
e alla Punta…
Rischiare la pelle a ogni ritrovo…
Restare in compagnia di quegli squinternati e cercare di
avvicinarli, per conoscere meglio il nemico…
Rivedere lui…
Non poteva chiedere di meglio…e tra tutte non sapeva quale
fosse l’alternativa peggiore…
- Calma mezzosangue!
Hermione, non appena lo vide aspettarla davanti la
biblioteca, tirò fuori lesta la bacchetta da sotto il mantello. Non avrebbe mai
più voluto trovarsi disarmata e impreparata in sua presenza.
- Credo che tu abbia capito e che non ci sia bisogno di
ripetermi – la tranquillizzò il biondo Serpeverde, con un sorriso che la diceva
lunga – il mio bracciale ti ha incuriosito, eh?
- Chi te la dato? – chiese in fretta la Grifondoro, senza
preamboli.
- Non sono affari tuoi, mezzosangue.
Come non chiesto. Parlare con lui era come farlo al vento.
- Quel bracciale è maligno. Tuo padre te la reso, vero?
- Zitta!
- No! – si oppose lei, alzando il mento – quel bracciale
ti rende colpevole delle cose che fai, riflette e accentua le situazioni più
negative della tua esistenza! Liberatene al più presto!
- Cos’è un ordine?
- Un consiglio…
- Non ne voglio da te, lurida mezzosangue.
- Tuo padre ha superato il limite: non risparmia nemmeno
suo figlio!
- Se è per questo…non mi ha mai risparmiato… - si trovò a
rivelare Draco, con il tono della voce meno imperiale del solito e questo un
po’ intristì Hermione – comunque, non credere di averla vinta Granger! Prima o
poi lo prenderò. Quando meno te l’aspetti…
Il ragazzo venticinquenne aprì la porta con uno sguardo
truce e la richiuse violentemente dietro di sé.
- Caspar smettila, maledizione! – urlò una voce femminile,
proveniente dall’altra stanza che lo raggiunse in breve.
Il ragazzo dagli occhi nocciola e dai capelli biondissimi,
quasi bianchi, sempre perfettamente in ordine, tirò un calcio all’armadio del
salotto.
- Te la smetti o non la finirai finché non mi avrai rotto
i mobili di tutta casa? – esclamò Melania Halle Gothiclan, stufa marcia di
tutto quel casino e dell’eccessiva irritabilità del suo amico.
- Smettila tu di seccarmi! Per colpa di quel cretino del
tuo capo, Arnol ci è sfuggito, contenta?
- Me ne sbatto di quel ladruncolo da strapazzo! Abbiamo
ben altro di cui preoccuparci ora e lo sai bene!
Caspar Benjiamin Rosier aprì lo scaffale con estremo
nervosismo, tirando fuori una bottiglia di liquore e versandone un po’ in un
bicchiere.
Aveva ragione: questioni ben più importanti aspettavano
loro.
- Muoviti a far le valigie: stasera partiamo, nessun
rinvio, intesi?
Il ragazzo non ribatté, come se quella fosse già una
risposta.
Melania, conoscendolo a fondo, sorrise vincitrice e,
scotendo la chioma notturna, lasciò la stanza, salendo le scale per dirigersi
in camera sua.
Era il momento di tornare.
Hermione, scossa dopo quel pomeriggio, si affrettò a
raggiungere i propri dormitori.
Vari pensieri le attanagliavano la mente, quando vide che
stava per incrociare il suo cammino con la “montata dei Moussant”, come la
chiamava lei, ovvero Speranza, cercò di allungare il passo con il chino basso.
- Aspetta ragazzina…- le disse l’Auror, fermandola per un
polso.
- Mi lasci. – rispose la Grifondoro con tutta la calma
possibile.
Le due restarono per cinque minuti buoni a squadrarsi,
dopodiché Hermione prese la parola.
- Tu non mi piaci – le disse con tutta chiarezza e
tranquillità.
- Non mi aspettavo certamente questo.
- Sei troppo misteriosa. E a me l’ignoto non piace.
Questa risposta riuscì a strappare un ghigno alla
purosangue, la quale arcuò un sopracciglio, studiando la ragazzina.
- Dovresti imparare a fidarti.
- Detto da lei fa quasi ridere, Speranza dei Moussant! So
tutto su di lei, o per meglio dire, so quello che hanno scritto…
Già…quella streghetta quanto le ricordava sé stessa alla
sua età…forse troppo e questo ricordo le faceva male: non si era mai fidata di
nessuno e quando l’aveva fatto era stata tradita, nientemeno che dalla sua
migliore amica. Bel lavoro!
- Hermione Granger, giusto?
La Grifondoro annuì, continuando a fissarla e a sostenere
il suo sguardo.
- Ti piace giocare con i serpenti, eh? Anzi, con un
serpentello in particolare…
Hermione rimase basita da tale affermazione, non sapendo
come replicare.
- Come vedi anch’io so tutto di te o quasi…
- Non credo proprio…
- Sei abile con la telecinesi, lo devo riconoscere. Per
una ragazzina come te controllare un simile potere è alquanto difficile ma
nonostante tutto devo farti i miei complimenti. Un consiglio: rilassati e
distendi meglio lo sguardo in modo d’avere un’immagine più nitida dell’oggetto.
A presto Hermione Granger!
Detto questo, la regina della notte lasciò il corridoio,
abbandonandovi anche una ragazzina dalle mille domande da porle.
Ed ecco qua il settimo capitolo! Due nuovi personaggi
hanno fatto la loro comparsa, mentre abbiamo conosciuto un po’ meglio i
precedenti.
Ringrazio le persone che gentilmente hanno commentato lo
scorso capitolo:
Rika Malfoy: prima!!! Stavolta ci sei riuscita!! Già, sono
finalmente arrivati i nuovi personaggi e a raffica ne arriveranno anche altri!
Sono contenta che li trovi interessanti, sai spesse volte non è facile magari
accettarli; piano piano tirerò fuori il carattere e la psicologia di ognuno di
loro perché avranno tutta una storia e un’avventura personale! Ho letto e
commentato, credo tu abbia già visto! Grazie, a presto! Baci!
Magic_Life: puntualissima! Già, l’unica volontà di Draco è
proprio quella: purtroppo non può, il nome Malfoy non glielo permette ma è
evidente che quei panni gli vanno troppo stretti, nonostante sia forte di
carattere. Presto si conosceranno tanti altri nuovi personaggi, altri due sono
comparsi lievemente…un poco per volta^^. Grazie, baci!
sophie_85: ti ringrazio, mi fa piacere! Se ne
aggiungeranno altri che spero ti piaceranno e non appesantiranno la trama!
Idromania? Non lo conosco ma prima o poi farò una tappa anche lì!^^ grazie, a
presto! Baci!
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate del seguito!
Hermione quella notte ripensò alle parole di Speranza
Hermione quella sera ripensò alle parole di Speranza.
“Rilassarsi e distendere meglio lo sguardo in modo d’avere
un’immagine più nitida dell’oggetto.”
Distesa sul letto e accasciata sul cuscino, puntò la vista
sul suo portagioie.
Niente, non si mosse di una virgola.
Forse aveva iniziato con qualcosa di troppo pesante.
Prese a fissare la piuma poggiata sul comodino di Lavanda.
La fissò, cercando di concentrarsi.
Strizzò leggermente gli occhi, confluendo la sua energia
solo ed esclusivamente su quel punto fermo.
Lentamente l’oggetto iniziò ad elevarsi dal mobile e fu la
soddisfazione più grande per Hermione.
Speranza dopo pochi minuti uscì dal bagno, mentre il
fratello Dex l’attendeva, tutto in tiro, seduto in poltrona, pronto per recarsi
a quel festino in cui sarebbero passate importanti informazioni.
Non si fidava di lasciar andare sua sorella da sola e l’idea
di poterla accompagnare almeno la prima volta lo acquietò.
- Allora ci muoviamo?
Alla voce della ragazza, Dex si voltò e per poco non scoppiò
a ridere.
- Sorella scusami, ma dove vorresti andare conciata in quel
modo?
- A quel dannato party!
Il ragazzo scosse la testa, arricciando gli angoli della
bocca.
- Sembri pronta per uno scontro armato!
- Almeno non sembro un pinguino come te!
No, in questo sua sorella Speranza non era cambiata per
niente.
- Allora dimmi tu, grande esperto, che dovrei mettermi?
- Sorella, non che io m’intendi di abiti femminili ma un
occhio ce lo metto…
In quel momento la porta della Torre Est si spalancò
violentemente, attirando l’attenzione dei due all’interno.
- Sempre a fissare dove non devi, non è vero Dexer?
La ragazza che parlò se ne stava sulla soglia, con il baule
che le galleggiava in aria alle spalle, mentre la sua voce chiara e acuta
giunse alle orecchie dei due fratelli Moussant.
I lunghi capelli neri le ricadevano lisci fin sopra
l’ombelico, ai lati due treccine le incorniciavano il pallido viso. Il suo
esile corpo era avvolto in un vestito intero di colore lilla e a prima vista si
notava immediatamente il suo buon gusto raffinato.
- Mel!! Sei un fiore!! – esclamò il ragazzo, avvicinandosi per
abbracciarla.
- Allontanati da me, maniaco!
- Nervosetta? – fece notare Speranza.
- No, è che tuo fratello ha sempre la scusa pronta per
mettere le mani non deve… - chiarì Melania Gothiclan.
- Mel cara, in questo modo mi fai passare per uno
squilibrato!
- Perché non lo sei?
- Sempre a bisticciare voi due? – s’intromise una quarta
voce, proveniente da fuori. In quel momento fece la sua entrata un alto ragazzo
dai capelli biondissimi, quasi bianchi, sempre in ordine e dagli occhi color
nocciola.
- Caspar!! Benvenuto!!
- Se abbiamo tardato qualche giorno, la colpa è solo sua! –
chiarì Melania, riferendosi all’amico biondo.
- Dai ora basta litigare! Siamo una squadra, dobbiamo essere
uniti! Tra poco ci riuniremo tutti…
Già…
All’appello mancavano solo quattro componenti.
I tre fratelli Wassal e lui…
Il dannato della sua mente.
- Mel, dato che ci sei, potresti aiutare mia sorella?
Vestila come si deve per un ricevimento!
- Uffa quante storie! – esclamò Speranza, scocciata – cosa
c’è che non va lo sapete solo voi!
- Ci penso io!!! – dichiarò la morettina, rinchiudendosi in
bagno con l’amica e lasciando i due maschi, soli, a parlare nel salottino della
Torre Est.
Un letto a baldacchino con tende rosa shocking si ergeva al
centro della stanza della ragazza; Dahlia Zohra Wassal seduta, con davanti il
suo tavolino rotondo, stava leggendo i tarocchi.
La sua dote di veggente non le aveva permesso di vedere ciò
che le interessava e, come spesso faceva, si ritrovò a leggere le carte.
Socchiuse gli occhi e ne pescò due.
La forza e l’appeso.
La prima, comunicante ardimento, forza d’animo e
determinazione in tutto, contrastava con la seconda, incertezza, tormento,
ansia.
Questo dicevano i tarocchi riguardo allo spirito discordante
di Speranza.
La ragazza dai capelli rossi socchiuse gli occhi azzurri.
In quell’istante la porta della sua camera venne sbattuta
violentemente.
- La volete finire con tutto questo casino? – chiese pacata,
cercando di restare calma.
- Dahlia, finiscila una volta per tutte con quelle carte!!
- Lo farò appena la smetterai di ipnotizzare la gente, caro
fratello – controbatté, rimettendole al suo posto.
Saffron Robert Wassal si sdraiò sul letto della sorella,
restando in silenzio.
Lui era un abile ipnotizzatore e forse era vero: qualche volta
si lasciava prendere la mano.
Alzò gli occhi azzurri verso l’alto, mentre scioglieva i
lunghi capelli castani dal codino.
- Faccio portare giù i tuoi bagagli.
- Sì, grazie Dylan.
Il fratello maggiore, Dylan Ethan Wassal, chiuse le tende
della stanza mentre ordinava a un elfo domestico di trasportare la valigia.
- Si torna ad Hogwarts!
- …e così Silente vi ha chiesto di partecipare a questi
festini?
- Lo ha domandato a Speranza…
- Tua sorella…sola?
Dex annuì.
- Ok, Speranza non è una ragazza che si fa mettere i piedi
in testa, ma quella villa sarà piena di mangiamorte! Tutti alleati di
Tu-sai-chi! Direi che stavolta Silente è stato un po’ azzardato!
- Credo abbia i suoi validi motivi…
- E tu? Ti fidi? Insomma, che ne pensi?
Dex abbassò lo sguardo, sospirando.
- Non sarà del tutto sola…Silente ha pensato a tutto…
- Non mi dire che…
- Sì, proprio così…
- Vuoi dire che si sarà anche…
Ma le sue parole furono interrotte dall’apertura della porta
del bagno.
- Tadan!! Che ve ne pare? – chiese Mel, tutta esaltata del
suo lavoro.
I neri sandali con tacco l’alzavano leggermente di statura,
mentre il vestitino nero scopriva le sue gambe snelle. L’orlo in pizzo donavano
un tocco di originalità all’abito, il quale le arrivava fin sopra il ginocchio,
mentre le sottili bretelline le lasciavano le spalle nude. La chioma color
caramello raccolta in una coda alta con i boccoli nelle punte, accompagnati da
una rosa rossa fermata in una spilla messa tra i capelli. Gli occhi leggermente
truccati con una riga di matita e le labbra rosse come la mela avvelenata di
Biancaneve. Speranza se ne stava lì, sulla soglia con sguardo impaziente e
seccato.
I due maschietti, presenti nella stanza, rimasero senza
parole e Caspar non poté fare a meno di fischiare.
- Complimenti mia cara, sei stupenda! – si complimentò.
- Così lo farai impazzire… - si limitò Dex.
- Ci sarà anche… - iniziò Mel, non terminando ma lanciando
un’occhiata all’amica.
- Sì!! – esclamò esasperata, ma con vigore.
- Lo farai restare di stucco! Assicurato!
- Se osa commentare con le sue solite battutine dementi, lo
strozzo!
- Speranza, che maniere!
- Già, nessuno supera la tua grazia Mel…
- Dexer i tuoi convenevoli non mi sfiorano…sparisci!
E il serpente attorcigliato al polso di Malfoy le tornò a
mente.
Gli tartagliava l’anima.
Doveva convincerlo a sfilarsi quel dannato bracciale per
quanto il biondo fosse ostinato.
In quel momento entrarono nella stanza Lavanda e Calì, le
quali dopo, qualche risolino, si sedettero sul letto della Patil.
Forse doveva chiedere un consiglio.
E così fece.
- Lavanda… - la chiamò e la ragazza si voltò, ascoltando le
parole di Hermione – ascolta…secondo te e Calì, qual è il metodo migliore per
convincere una persona a fare qualcosa che non vuole fare? – domandò tutto d’un
botto.
Le due rimasero un attimo basite, poi la Brown diede
risposta alla sua richiesta.
- Andarci a letto direi…
- Confermo.
Hermione rimase con occhi spalancati di fronte a tanta
spavalderia da parte delle sue compagne di stanza.
Ehm…no…questo sicuramente con Malfoy non avrebbe funzionato…
Doveva saperne di più, scoprire altre informazioni…
In biblioteca non aveva cavato un ragno dal buco ed era
punto e a capo.
Una misera idea cominciò a ballargli in testa, piccola,
fioca e debole…
Era troppo rischioso e, con la solita sfiga che la
perseguitava, sicuramente sarebbe stata scoperta…
Ma per il momento, quello fu l’unico piano venutogli a
mente…
Doveva farsi aiutare da Dobby!
Spense la lampada del suo comodino, chiudendo gli occhi e
cadendo in un sonno profondo.
Certe volte la scelta migliore è quella dettata dal nostro
istinto…
Dobby? E cosa centra il piccolo elfo domestico in tutto
questo?? Chissà…
Ringrazio le persone che hanno commentato lo scorso
capitolo:
the princess: non ti preoccupare, ti capisco: quando capita
a me vado in paranoia! Grazie 1000, a presto! Baci!
Magic_Life: ogni volta lo interrompo sul più bello, anche
questa volta^^”””” e altri personaggi nuovi sono entrati in scena…credo e spero
ti piacerà Speranza, ha una storia molto intricata sotto, dai mille risvolti e
per ogni auror ho dedicato loro una storia diversa^^! E naturalmente anche ai
protagonisti, ovvero Draco ed Hermione: tra un po’ si batteranno!!! A presto,
grazie! Baci!
Era qui che si tenevano gli incontri tra i Mangiamorte.
E, per far passare inosservato quel via vai di maghi e
streghe molto potenti, la padrona di casa invitava anche altra gente, la quale
non c’entrava nulla e ignare di tali scopi. Spesse volte Lady Bellastone si era
ritrovata in casa dei perfetti sconosciuti, ma non gliene importava. Non era
questo che gli interessava…
Speranza e Dex entrarono nella suntuosa villa, lasciando i
cappotti a degli elfi domestici e cominciarono a perlustrare vigili il luogo.
Era immenso.
Sicuramente sarebbe stato assai difficile riuscire a
controllare temerari spostamenti per discussioni più private. La folla
riversava nel salone che si trovava subito dopo l’ingresso, ma altre stanze lo
attorniavano.
Dex sospirò turbato, controllando l’ampiezza di quel luogo.
- Bene sorella, avremo un bel po’ da fare!
La ragazza, d’altro canto non rispose, troppo occupata a
studiare i visi di quegli sconosciuti che sarebbero dovuti stanziare quasi
tutti ad Azkaban.
- Dividiamoci.
- Ma sei matta? E dove ti ritrovo in mezzo a questa orgia?
Speranza lo guardò di sottecchi, curvando un angolo della
bocca.
- Magari tra le braccia di qualche Mangiamorte! – ironizzò
lei.
- …o di qualche dannato… - corresse lui.
La secondogenita dei Moussant si voltò stizzita, scotendo la
coda alta. Poi penetrò tra la folla, disperdendosi in altre stanze.
Sorella…non reprimere i tuoi sentimenti…non puoi farci nulla
se ti perseguitano ancora a distanza di anni…ormai dovresti fartene una
ragione…
-…sicuramente lord, le sue abilità non lo
spaventerebbero…ah! Ah! Ma vediamo un po’ chi abbiamo qui…chi ho l’onore di
ospitare nella mia casa?
Speranza, nonostante più bassa, torreggiò la donna avvolta
in un costosissimo abito da sera che le rivolse la parola, dopo averla
adocchiata.
- Speranza Elisabeth Moussant!
- Lietissima mia cara…sì, sì…mi ricordo bene della tua
famiglia purosangue…
Sì, certo come no? Pensò la giovane in quel momento.
- Tutti morti, giusto? – chiarì la padrona di casa, dopo
aver visto il suo sguardo un po’ diffidente e, trovandovi ora, una luce
totalmente diversa nei suoi occhi.
I suoi genitori…qualcosa bruciava ancora dentro di lei…una
fiamma viva che la stava consumando a poco a poco…
- Lei deve essere Lady Bellastone…
- Esattamente. Caterine Kate Bellastone, meglio notacome la “festaiola”…adoro organizzare questi
party, spero di averla di nuovo tra noi molto presto…- disse, studiandola
interessata e sistemandosi meglio la bianca volpe al collo.
- Certamente, come neanche lei s’immagina…
- Che simpatica ragazza…degna di sua madre!
La pazienza dell’Auror cominciava a venire a meno.
- Vedo che siete sola, venga le presento un amico di vecchia
data. – disse la signora, dopodiché la prese sottobraccio e l’accompagnò
dall’altra parte della stanza.
- Gaynor vorrei presentarti una nuova amica che ci delizierà
della sua presenza d’ora in avanti…
Alla pronuncia di quel cognome, Speranza s’irrigidì e il suo
cuore cominciò a battere velocemente, come impazzito…come non batteva da anni…
- Gaynor ti presento Speranza dei Moussant!
Il ragazzo dai fitti capelli neri posò il suo corvino
sguardo sulla ragazza dagli occhi verdi.
Era lei.
Dopo tanti anni, finalmente la rivedeva.
Il suo aspetto sempre gradevole, cresciuta e diventata più
affascinante. Nella sua bellezza, c’era sempre stato qualcosa di velato,
caratteristica che quella sera non riusciva a intravedere.
Ed era bellissima.
Dopo questi primi pensieri, i successivi furono leggermente
più sconci.
Dragon Christofer Gaynor si tese a baciarle la mano, con
fare molto formale.
- Incantato – commentò, facendo finta di non conoscerla per
non creare i dovuti sospetti da parte di padrona Bellastone.
- Vi lascio soli cari…
Era lui, Dragon.
L’aveva rivisto, finalmente.
Quel dannato…
Già, un dannato…la gente li paragonava a delle Veela di
sesso maschile…esseri subdoli e incantatori, dai quali la gente si teneva
lontano per non venire truffato.
Quello che provava lei, non era semplice fascino nei suoi
confronti, meschina passione…
No, lei lo conosceva…sapeva com’era fatto a fondo…ed era
proprio questo che la incantava…
Un brivido le percorse la schiena e lui se ne accorse.
- Sei uno schianto, bambola!
Speranza sbuffò a tale parole, non tanto per il commento
quanto per il vecchio nomignolo come era solito chiamarla anni or sono.
Una bionda ragazza si avvicinò a lui, accostandosi al suo
corpo.
- Dragonuccio ti aspetto in camera – disse per poi baciarlo
e andandosene con sguardo malizioso.
Del tutto sincera, Speranza la guardò schifata quando la
fanciulla fece il gesto della gatta selvaggia. Più che altro le sembrava una
gatta in calore.
Con la stessa espressione disgustata, si voltò verso Dragon,
osservando il suo sorriso da ebete.
- Vedo che ti dai da fare e dimmi come va con tua moglie? La
tua ennesima amante mi conferma che sta proseguendo a gonfie vele…
Speranza toccò un tasto dolente, non tanto per lui quanto
per lei…Felicia…la donna che era riuscita a sposarlo…un po’ la invidiava, un
po’ la compativa, provando pietà…
- Al solito…conosci la mia vita…il mio carattere terribile…-
disse, avvicinandosi.
- Sì, anche troppo per mia sfortuna…
- Non dovresti considerarla tale. Io ti ho sempre ammirato
Speranza…
- Certo e preteso di diventare la tua amante…
- Non è mica un peccato…e poi saresti la più bella fra
tutte…
- Ma pari a tutte le altre: scaricate dopo una sola notte!
No, grazie Dragonuccio – disse, imitando il tono mieloso della sua momentanea
donna – te l’ ho già detto: con me il discorso non attacca!
- Potresti pentirtene…
- Correrò questo rischio, se devo considerarlo tale…non
m’interessa…
- Peccato: eppure una volta t’interessavo…- postillò,
accarezzandole la pelle delicatamente.
- Non sono più la tua bambola di porcellana!
Dragon a quell’affermazione ghignò divertito.
- Speranza…Speranza…ci rincontriamo dopo tanti anni e mi
saluti così? Neanche un bacio per…
- Provaci e dovrai dire addio ai tuoi gioielli! – esclamò
irrigidendosi.
- Aggressiva come un tempo…proprio come piace a me…
Una ragazza dalla chioma notturna, raccolta in uno chignon,
entrò nel salone della villa.
E appena Dex la vide, non prese bene la sua visita.
L’afferrò da dietro per un braccio e si smaterializzò al di
fuori insieme a lei.
- Mel che ci fai qui? Non erano questi i piani!
- Dexer!! – esclamò spaventata – mi hai fatto prendere un
colpo! Non provare a farlo mai più!
- Che diavolo ci fai qui?
Mel strattonò l’esile braccio ancora imprigionato nella
stretta dell’Auror.
- Pensavo servisse aiuto!
- Certo, così a scuola c’è rimasto soltanto Caspar!
- Deficiente, credi che sarei tanto stupida? Sono arrivati i
fratelli Wassal, per questo non c’è problema! Speranza?
- È occupata…
- Bene. Io sorveglierò la sala da biliardo, lo adocchiata e
non mi piace proprio per niente. Tu occupati del resto.
- Non ci pensare neanche piccola. Io ti seguo. Qualcuno con
intenzioni non proprio caste potrebbe assalirti!
- Non ho bisogno di un body-guard!
- Bè, io direi di sì invece, visto la generosa scollatura
che mostri!
- Sempre a puntare l’occhio dove non devi, brutto maniaco!
- Tu provochi…
- Non è affatto vero!
- E poi meglio io che altri...
- Questo è da vedere…
- Vogliamo aprire le danze bambola?
Speranza lo guardò un po’ stranita. Non era qui per ballare!
Ma non poté ribattere o picchiarlo quando si trovò al centro
della sala, stretta a lui.
Ancora il suo profumo…
Sicuramente lo stava facendo apposta…
Con la coda dell’occhio vide suo fratello dirigersi verso
un’altra stanza, accompagnato da Melania. Lui si ostinava a tenerle la mano,
mentre la mora non ne voleva sapere.
Non facendo una piega, distolse lo sguardo da quei due ma
rabbrividì quando Dragon le accarezzò la schiena, sfiorandole la pelle nuda.
- Mi piacerebbe se mi facessi compagnia stanotte – le
sussurrò all’orecchio – ma conosco già la tua risposta bambola…sai, sarei
curioso di rivedere la tua voglia a forma di cuore nell’interno coscia…
Speranza si staccò, guardandolo sprezzante in viso, mentre
lui ghignava divertito.
- Senti re impotente, non sono mai caduta sotto le tue
grazie, perché devi farlo passare come tale?
- Mi diverto sentirti rabbrividire…
Speranza, stufa delle continue provocazioni, smise di
danzare e uscì di filata da quella stanza.
Quella sera, Draco Lucius Malfoy se ne stava a cavalcioni
sul davanzale della sua finestra, con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.
Ma non stava guardando i paesaggi di Hogwarts.
I suoi pensieri erano rivolti alla strega dagli occhi dorati
che lo stava facendo dannare in quei giorni.
Doveva continuare la sua missione, completare il rubino
della croce d’oro per il Lord Oscuro. Eppure quella mezzosangue, sua seconda
vittima, gli stava intralciando il cammino.
Dannazione…
Come poteva riuscirci con lei?
Mentre il bel biondo si scervellava, Hermione stava già
macchinando qualcosa…
E ignaro di quello che sarebbe successo, non poteva sapere
che la sua bella mezzosangue avrebbe fatto tutto da sé, entrando nella tana del
nemico e risparmiandogli ogni fatica.
Ed ecco qua la fine di questo capitolo, sperando sia stato
apprezzato da tutti voi, attendo le vostre recensioni!
Questo lui, tormentone degli scorsi capitoli, è venuto
fuori!
Che ne pensate?
Ringrazio:
Magic_Life: sì, sei stata la prima^^! Che ne pensi della
serata che è avvenuta alla villa? Mi sono divertita a scriverlo, anche perché finalmente
è apparso uno tra i personaggi più affascinanti secondo me. XD povera Hermione,
già la sua faccia non sarà stata delle più sorridentiXD a presto, grazie! Baci!
Rika Malfoy: non ti preoccupare^^! Già, chissà cosa vuole da
Dobby? A che potrà servirle? Bah…tutto nella prossima puntata! Grazie, a
presto! Baci!
andromeda89: ti ringrazio, mi fa piacere!^^ Raggiungici al
passo e continua a farmi sapere cosa ne pensi! A presto, baci!
Alessandra: eccolo qua un altro capitolo^^ che ne pensi? Spero
continuerai a seguirla! A presto, grazie! Baci!
Nik90: ti ringrazio, già ci sono molti nodi da sciogliere e
piano piano se ne aggiungeranno altri mentre alcuni si staranno per slegare: insomma
non mancheranno mai i colpi di scena^^! Continua a seguirmi^^! Grazie, a
presto! Baci!
Nel prossimo la serata si concluderà e lascerò spazio a
Draco e Hermione…
- Sei riuscita a scoprire qualcosa stando a stretto contatto con quel
lurido zoppo
- Sei riuscita a scoprire qualcosa stando a stretto contatto
con quel lurido zoppo?
Melania, con un bicchiere in mano, si riavvicinò al biliardo
dove stava giocando Dex contro un vecchio Oblivatore.
- Rilassati…- disse la sinuosa voce della mora, bevendo dal
calice – c’è qualcosa che gli muove, che fa credere a tutti loro nella vincita
dell’Oscuro…dobbiamo scoprire cosa gli eccita a tal punto!
- Tzè…- commentò lui, fregando il bicchiere alla ragazza,
bevendovi il vino contenuto – magari aspettano un tuo strip-tease! Altro che
quello di Tu-sai-chi!
- Dexer la smetti di scaldarti tanto? Cos’è che ti manda in
ebollizione? Magari qualche Veela di troppo, maniaco! Almeno per questa sera
cerca di controllare il tuo radar da casanova!
Il castano, con un colpo deciso, mandò in buca ben tre palle
da biliardo.
- Piccola, ormai dovresti saperlo che il mio radar punta
costantemente te da anni…
- Ma se in mia assenza ti sei dato alla pazza gioia come non
avevi mai fatto prima! Ho sentito dire in giro che frequenti molto spesso certe
locande…
Il giovane Moussant ghignò divertito.
- Non ne ho bisogno tesoro, inutile che provochi.
- Te la ricordi?
Speranza neanche si voltò al suono della sua voce.
Possibile che non le lasciasse un momento di tregua?
In piedi con lo sguardo perso, sul terrazzo di villa
Bellastone, era rimasta nel silenzio più assoluto fino al suo arrivo.
Lui le si accostò e la ragazza capì a cosa si stesse
riferendo.
La sua cicatrice lineare sulla guancia sinistra.
Lei sorrise, rievocando i ricordi.
Settimo anno, nell’ora pratica di Difesa.
Combattimento ad armi pari.
Non era riuscita a disarmarlo, ma in cambio gli lasciò
quello sfregio. E quel taglio, sebbene non profondo, non era più svanito dalla
sua pelle.
- Certo Dragon: è stata la mia più grande vittoria!
- Immagino bambola…in questi anni senza la tua presenza,
ogni volta che mi guardavo allo specchio e la vedevo, pensavo a te…
- Se non sbaglio sei un tipo molto vanitoso! Bella
dichiarazione Gaynor, perché non la reciti a tua moglie? Ci rimarrebbe secca,
visto che non la degni d’attenzioni!
Il dannato sbuffò distratto.
- Felicia era ben consapevole di cosa andava incontro,
sposandomi…
Speranza appoggiò la schiena contro la ringhiera, rivolgendo
lo sguardo alla villa. E sospirò.
- No, io non credo…sua madre l’aveva imbambolata a tal punto
da non riuscire a scorgere neanche le cose evidenti.
Dragon la imitò, buttando il capo all’indietro.
- Invece tu non ci sei mai cascata…
Speranza ghignò, assottigliando gli occhi.
- A volte mi sfugge qualcosa, ma non sono mica fessa!
Il bel ragazzo, ancora ridente, schioccò le dita, facendo
apparire un vassoio con due bicchieri di cristallo e ne porse uno al suo
collega Auror.
- Non sei cambiata di una virgola bambola! Sempre fredda e
pungente, anche quando uno cerca di essere un po’ carino e…romantico…
A quella parola, Speranza irruppe in una sonora risata.
- Romantico? Tu? Avanti Dragon, non cadere nel ridicolo!
- Hai ragione, lo sparata grossa…dimentico che mi conosci
meglio di chiunque altro.
- Tuo figlio deve darsi una mossa, se desidera continuare a
respirare aria dai polmoni!
Lady Bellastone era seduta sulla poltrona di camera sua,
davanti allo specchio ad incipriarsi il naso. Con lei, una bionda donna dai
lunghi capelli, avvolta in un prezioso vestito in tinta fiori di pesco, era con
il capo chino a terra.
Suo figlio…
- Mi hanno informata che sta facendo il suo dovere – si
limitò, restando prona.
- Meglio si dia una mossa, non abbiamo mica tempo da
perdere!
- Lo sa.
Le flebili parole della bionda donna risuonarono colme di
pietà alle orecchie della padrona di casa. Dopo aver ripassato il rossetto
sulle labbra, si alzò e raggiunse l’amica.
- Carissima, cos’è questo muso lungo? Dovresti essere fiera
dei tuoi due uomini! Di tuo figlio!
- Lo sono.
- Bene e allora qual è il problema? – domandò, quasi
scocciata.
La bionda donna alzò per la prima volta gli occhi sulla Lady
e, scandendo bene le parole, le rivelò la domanda che la tormentava
ogn’istante.
- Mio figlio è veramente fiero di sé stesso?
- Ho saputo che tua sorella Naride è morta…mi dispiace…non
la conoscevo bene, ma ricordo che era una brava ragazza.
La mano di Dragon si strinse in un pugno, mentre la mascella
si serrò istantanea.
- Già…
- Com’è successo? Ti va di raccontare?
- Suicidata. Da una rupe.
Le sue parole, benché reticenti, centrarono il cuore e
Speranza decise di non domandare oltre.
- Invece quell’impiccione di tuo fratello è ancora vivo e
vegeto a quanto vedo… - commentò il ragazzo, cercando di cambiare argomento. La
ragazza, impassibile come sempre, non fece una piega a quella battuta - Presto
il gruppo si riunirà come una volta e tutto sarà come un tempo…la vecchia Punta
d’Argento…
Speranza bevve velocemente il restante spumante dal suo
bicchiere, inasprendo gli occhi.
- No, non come un tempo…– disse più determinata che mai –
stavolta…non ci saranno traditori. – e stringendo forte il cristallo tra le
mani, rientrò nella villa.
Basta chiacchiere, ora dovevano tornare al proprio dovere.
Ci sarebbe stato un altro tempo per parlare…per chiarirsi…
- Harry per favore! Non farti
pregare!
- Voglio solamente sapere a cosa ti serve!
Quella mattina la discussione, proveniente dalla Sala Comune
dei Grifondoro, si poteva benissimo udire anche dall’esterno dei dormitori
rosso-oro.
Hermione si lasciò andare sulla poltrona, esausta.
Era da circa un quarto d’ora che cercava di convincerlo a
prestarle il mantello dell’invisibilità.
Niente…
Harry, premuroso com’era e abituato ai guai, voleva sapere a
cosa le servisse.
- Perché non posso saperlo? Non credo lo userai per
sottrarre qualche libro proibito dalla biblioteca!
- No infatti!
- E allora per cosa?
La Grifondoro sbuffò, mettendosi a braccia conserte, restia
a rivelarglielo. Vedendo che non avrebbe concluso niente, si alzò e si diresse
all’uscita ma fu fermata per un braccio dal bambino sopravissuto.
- Harry lasciami. Non ho intenzione di dirtelo, mi spiace.
- Mi sto solo preoccupando per te: non voglio che combini
qualcosa senza che sappia neanche dove stai!
Harry osservò la ragazza attraverso le lenti dei suoi
occhiali, notandole una durezza incredibile, sintomo che era molto determinata
nel suo intento.
Ginny, avendo ascoltato tutta la conversazione ma non osato
ad intervenire, si avvicinò a loro, scoccando un’occhiata ad Hermione e afferrò
al volo.
Era il momento d’agire.
- Harry…Hermione sa quello che fa, vedrai che non le accadrà
niente…sbaglio o tra voi tre è quella che sta più all’erta? Direi che se non
vuole dirtelo, ha i suoi buoni motivi…giusto Herm?
La Grifondoro annuì, continuando a osservare la reazione di
Harry.
- Magari… - continuò la rossa – si tratta di questioni molto
personali…un ragazzo…
Il ragazzo dagli occhi verdi fu impassibile e non ribatté,
sospirando.
Alleanza tra donne.
Micidiale.
Hermione, d’altro canto, non si scompose di una virgola,
restando ad aspettare l’esito del verdetto.
Harry, con lo sguardo da una parte, si sfilò il mantello
dell’invisibilità da sotto la divisa e glielo porse.
La Grifondoro lo prese al volo, scoccandoli un bacio sulla
guancia come ringraziamento e rivolse un sorriso a Ginny, la quale ricambiò con
un occhiolino.
- Non voglio pentirmene. Sia chiaro.
Bambino sopravvissuto…parole sagge le tue…
Ma Hermione ormai era già lontana, non tanto di passi,
quanto di pensieri.
- Non ti preoccupare… - gli sussurrò la rossa Weasley,
prendendogli il viso tra le mani.
- Chi è poi questo ragazzo…
- Non credevo fossi geloso anche della tua migliore amica…
- No, è per Ron…
- Vedrai che mio fratello si farà venire il mal di pancia…ma
passerà…- detto questo, gli diede un bacio a fior di labbra, che il nostro
bambino sopravissuto volle approfondire molto volentieri.
- Dobby devi dirmela! Ho bisogno di quella dannata parola
d’ordine!
Ma perché quella mattina erano tutti così ostinati? Pensò
Hermione Granger, in quel momento.
- Amica di Harry Potter arrabbiata con Dobby? Io povero
elfo…non potere dire parola d’ordine di non sua casa…
La Grifondoro si mise le mani tra i capelli, cercando di
farsi venire in mente qualcosa.
- Se a Dobby glielo ordina Harry Potter, allora Dobby
costretto a fare perché suo padrone…volentieri io fare…
Certo, come no…già si vedeva a chiederglielo: Harry non è
che convinci Dobby a dirmi la parola d’ordine dei dormitori di Serpeverde?
Questo pensiero la fece ridere: dopo tutte le storie che
aveva fatto quella mattina solo per avergli chiesto il mantello
dell’invisibilità, sicuramente avrebbe accettato volentieri che la sua amica
s’infilasse nei dormitori dei serpenti!
La pozione polisucco avrebbe richiesto troppo tempo e poi
agiva da sola. Era troppo rischioso e l’idea non le aveva neanche sfiorato la
mente.
- Amica di Harry Potter ha mantello di Harry Potter?
Hermione annuì debolmente, non prestandoci troppa attenzione
visto che il mantello sbucava da sotto la sua divisa.
- Harry Potter chiede a sua amica di venire a chiedere
parola d’ordine al povero Dobby perché lui vuole sapere parola d’ordine e
comanda questo al piccolo Dobby?
- Ehm…- balbettò la Grifondoro, cercando di far mente locale
sulla complicata frase - …s-sì…esatto…
- Allora Dobby forse può…
Hermione cercò di contenersi dall’alzarsi dalla sedia e
prendere l’elfo domestico per il bavero per farlo parlare.
- Veramente? Ehm…cioè volevo dire…bene! Qual è la parola
Dobby?
- Serpenti molto vanitosi signorina sì, sì…
- Quindi??
- Loro parola d’ordine è “grande del serpente è la mente”!
Sì, sì!
Aveva la parola d’ordine.
Era fatta!
Sperando non cambiasse nel giro di ventiquattrore, ora
poteva intrufolarsi nei dormitori dei Serpeverde. Doveva farlo al più presto,
quel pomeriggio sul tardi…
- Amica di Harry Potter contenta?
- Sì Dobby, molte grazie…ehm…Harry sarà molto orgoglioso di
te!
- Dobby molto felice! Amica di Harry Potter avere con sé
calzetti da regalare a Dobby?
- Ehm…no…a parte quelli che indosso…facciamo così: ti regalo
un completino intimo, contento?
Ecco qua il finale di questo capitolo! Un po’ assurdo, però
spero carino^^!
Da vera tifosa, lo devo fare: ITALIA CAMPIONE DEL
MONDO!!!!!!!!!!!!!!
Ecco non andiamo oltre…
Ringrazio:
Rika Malfoy: ti ringrazio e ti auguro buone vacanze, anche
se le vedrai solo al tuo ritorno…quindi spero siano andate bene quando ti
riconnetterai! Sì, si chiama Dragon^^ è un personaggio ambiguo, però molto
affascinante! E successivamente si conoscerà meglio, come tu ben sai! Grazie, a
presto! Baci!
andromeda89: brava, sei al passo con noi^^ ecco qua il
continuo, che ne dici? A presto! Baci!
Nik90: tadan! Arrivato
il nuovo capitolo! Ti ringrazio, spero la storia continui a coinvolgerti sempre
più, fino alla lontana fine! A presto! Baci!
Magic_Life: Fascino magnetico? Wow! Bè, sai come sono questi
maschietti, alla fin fine ci provano tutti spudoratamente ed eccedono tanto da
sembrare anche un po’ maniaciXD…qui si può notare un assaggio di quello che
Hermione farà successivamente…grazie, a presto! Baci!
Sgattaiolata furtivamente dalla vista di Harry e Ron,
Hermione aveva raccolto tutte le sue cose e si era diretta, cercando di non
dare troppo nell’occhio, verso la sua meta.
Era scesa nei sotterranei, umidi e malinconici, arredati da
quadri antichi, i quali ritraevano per lo più signorotti e principesse
dall’aria altezzosa, con la puzza sotto il naso. Al passaggio della nostra
Grifondoro, mentre le fanciulle nascondevano il proprio viso dietro al
ventaglio, i signorotti sbuffavano sotto i baffi, seguendo con occhi vigili la
sospetta passante.
Hermione non fece caso ai commenti di qualcheduno,
camminando spedita e determinata verso la fine del corridoio.
- Hai idea in che guaio ti stai cacciando?
Questa volta la voce non proveniva da un quadro, bensì dalla
persona dinnanzi a lei, la quale le si avvicinò, venendole incontro.
I rossi boccoli le arrivavano appena sotto il mento, mentre
gli occhi chiarissimi la osservavano quasi consci di cosa l’aspettasse.
- Hermione Granger sei sicura di quello che stai facendo?
La Grifondoro indietreggiò di un passo, ma non abbassò il
capo.
- Lei è la veggente, non è vero? – le chiese educatamente.
Dahlia abbozzò un mezzo sorriso, in segno affermativo,
conoscendo già l’idea di Hermione riguardo la Divinazione.
- Non sono una mezza tacca come la tua insegnante, questo è
poco ma sicuro.
- Lo spero, visto che dovete vigilare e proteggere tutti
noi!
La Wassal le riservò un caldo sorriso protettivo che non
passò inosservato, notando il pizzico d’ironia nelle parole della studentessa.
- Lei è qui per impedirmi di compiere ciò che ho intenzione
di fare? – chiese Hermione sulla difensiva, alzando il capo in segno di sfida.
Dahlia non si scompose, se l’aspettava quella domanda.
Le veniva rivolta spesso: se i Veggenti potessero impedire
il corso di un avvenimento.
Scosse la testa, lasciandole libero il passaggio.
- Buona fortuna Hermione Granger, che la divina provvidenza
sia con te.
A quelle parole, la Grifondoro riprese il suo cammino
imbronciata.
Altro che divina provvidenza: le ci voleva solo furbizia,
talento e un pizzico di fortuna.
- Tutto bene? – chiese un alto ragazzo dai corti capelli
castani avvicinatosi alla sorella.
- Sì, Dylan…per il momento tutto bene…
Erano circa le cinque del pomeriggio quando, inspiegabilmente,
il quadro appostato davanti ai dormitori della casa Serpeverde, si aprì senza
nessuno dinnanzi ad esso.
Un semplice mantello d’invisibilità copriva l’identità di
quella persona.
Hermione catapultata nella Sala Comune dei serpenti,
arredata lussuosamente con i colori tipici che li distinguevano, riconosciuti i
più eleganti, si ritrovò a udire conversazioni alquanto interessanti.
- Devi aiutarlo! – squittì l’irritante voce di Pansy
Parkinson.
La tentazione era troppo forte e così Hermione rimase in
ascolto, acquattata dietro una colonna, con il cuore che le batteva forte nel
petto.
- Sai meglio di me che non vuole essere aiutato in nessun
modo! È orgoglioso come suo padre!
- Blaise, non offendere il signor Malfoy! – s’indispettì
lei, scotendo i corti capelli bruni.
- Se, se…
Le due Serpi in conversazione erano sedute comodamente in
poltrona, incuranti delle orecchie dei passanti, i quali, infatti, se non
volevano un osso rotto, si adoperavano a non ascoltare i discorsi altrui.
- Credi che…- tentennò la mora ragazza – che…ce la farà?
Zabini sospirò, sprofondando ancor più nella poltrona e,
deciso più che mai, assottigliò lo sguardo.
- Deve farcela.
- Non credi che dovrebbe tenerci informati di come sta
proseguendo? Almeno a noi due che siamo i suoi migliori amici!
- Draco Lucius Malfoy non ha amici. Solo aiutanti e
servitori.
- Blaise smettila con questa sinfonia!
- Se tu smetterai di cascare ai suoi piedi una volta per
tutte!
Hermione decise che quello fosse il momento giusto per
levare le tende, lasciando le due Serpi ai loro discorsi per dirigersi su per i
dormitori.
Quando la porta della stanza si aprì, la Grifondoro si trovò
davanti a sé un ordine a dir poco maniacale: nessun capo d’abbigliamento in
giro, il baule perfettamente chiuso, ogni cosa al suo posto. E il fatto che ci
dormissero quattro maschi, ovvero Malfoy insieme a Zabini, Tiger e Goyle, era
alquanto strano. Possibile fosse tutta opera degli elfi domestici?
Hermione ne fu sorpresa e, già preparata mentalmente a dover
rovistare tra il casino più puro, si ritrovò spiazzata. Dopo quest’attimo di
sbalordimento, cominciò a cercare qualche traccia per identificare il comodino
e il letto di Malfoy: impresa alquanto ardua.
- Albus…forse dovresti…
Il caro vecchio preside si alzò dalla poltrona dietro la
scrivania e andò alla finestra. I colli della sua adorata Hogwarts non lo
confortavano come facevano sempre. Sospirò, la vecchiaia stava aumentando
eppure su quel punto era ancora irremovibile. Aveva scelto e ora doveva
portarsi quel segreto fino alla tomba.
- No Minerva…
- Ma Albus…il ragazzo ha diritto di sapere. Non è più un
ragazzino come quando frequentava la Scuola di Magia. Ti prego, riflettici su.
Prova a metterti nei suoi panni, come ti sentiresti?
- Sono le scelte che fanno di un uomo quello che è…e io
purtroppo feci la mia molti anni fa…non posso tornare indietro…ho promesso che
non l’avrei fatto…
“Figlio mio,
il destino ha riservato a te quest’impresa, a me l’ansia che
possa succederti qualcosa.
Non vedo la fine di questo oscuro tunnel, né una luce tra
queste tenebre.
Tuo padre mi nega anche di scriverti per non distrarti. Sarà
un dolore aggiunto alla mia sofferenza, ma se così potessi evitarti il
pericolo, lo farei fino alla fine dei miei giorni.
Buona fortuna, figlio mio.
Tua madre, Narcissa”
In quel momento pesanti passi marciarono al di fuori della
stanza e, per cautela, Hermione dopo aver riposto la lettera al suo posto, si
coprì con il mantello dell’invisibilità, restando in silenzio.
La porta venne spalancata da un Malfoy alquanto imbronciato
seguito dalla Parkinson.
- Draco che succede? Si può sapere? In confronto, Attila era
un agnellino!
- Vai fuori di qui – scandì bene lui.
Era un ordine.
E quando un Malfoy dettava un ordine, esso doveva essere
eseguito.
La moretta fece quanto detto, mentre in cuor suo, Hermione
aveva sperato invano.
Merda ed ora?
- Maledetti! Ma chi si credono d’essere? Il capitano sono
io!
Draco, sprofondato sul letto, con un scatto furioso si alzò
ed incominciò a spogliarsi d’improvviso.
La bella Granger spalancò gli occhi, incredula e
sconcertata.
Assistere allo spogliarello di un Malfoy non è da tutti i
giorni, soprattutto chi lo considera un onore, mentre la nostra Grifondoro,
alla quale proprio non fregava quasi niente, si voltò dall’altra parte, rossa
come una ciliegia appena matura.
Ma guarda te che situazione…
Lo sentì aprire il getto della doccia e chiudere la porta.
L’infiltrata non perse tempo: si liberò del cappuccio che la
soffocava e cominciò a rovistare tra i vestiti appena tolti dal Serpeverde.
Quel maledetto bracciale: se l’era portato con sé! E pure la
croce d’oro! Non se ne liberava mai, il furbastro!
Eppure doveva esserci qualcosa di compromettente!
Non fece neanche in tempo a pensarlo che la porta del bagno
si aprì e ne uscì Malfoy, annodato in un mini-asciugamano che gli copriva dalla
vita fin sopra il ginocchio.
Ora era veramente nei guai.
- Granger, è la tua testa che vedo sospesa per aria?
La ragazza ebbe anche la faccia tosta di negare con il capo,
mentre l’ira del Serpeverde cominciava a salire alle stelle.
- Che diavolo ci fai in camera mia??? Chi è quel traditore
che ti fatto entrare??? – le sbraitò praticamente contro, mentre se ne fregava
altamente di essere a petto nudo, con i capelli bagnati, come se dovesse posare
per un mese di qualche calendario.
- Ti prego, vestiti. – si limitò lei, socchiudendo gli
occhi.
Lui, dopo uno sbuffo, aprì l’armadio alla ricerca
dell’accappatoio e se lo infilò.
- Che vuoi in camera, mezzosangue? Qualche servizio extra?
- Malfoy tieni a freno la lingua!
- Tieni a freno al lingua?? Ti ritrovo in camera mia, che
dovrei pensare? Ah, scusa non ti ho dato il tempo di organizzarti…su
avanti…sdraiati pure sul letto…
- Ora basta!
- No mezzosangue! – esclamò, prendendola per un gomito – ora
basta lo dico io…
- Lasciami!! – gridò, mentre dietro di lei due vasi
cominciavano a muoversi furiosamente, ansiosi di lievitare.
- Vedo che ti stai dando da fare con la telecinesi, Granger!
– si complimentò mentre le lasciava il braccio.
Hermione indietreggiò, con una calma del tutto apparente, e,
nel farlo, vide qualcosa che attirò notevolmente la sua attenzione. Mantenendo
lo sguardo fisso, la fece lievitare per aria fino alla sua mano.
- È una sfida? – le chiese il biondo, divertito da tale
situazione.
Hermione annuì con il mento, continuando a mantenere sul
volto un’espressione convinta di sé.
- Vuoi batterti con me?
Malfoy era alquanto allibito! Ok, non doveva stupirsi del
coraggio di una stupida Grifondoro, ma questo voleva dire buttarsi nella tana
del leone.
Il biondo si lasciò cadere pigro sulla poltrona,
osservandola con la testa inclinata.
- Lascia che t’insegni almeno la posa da mantenere in un
duello…
- Pure galantuomo? Ti stai deteriorando Malfoy… - commentò
Hermione, dopodiché impugnò saldamente la spada.
Era sottile, finemente lavorata.
Evidentemente la scherma era uno dei passatempi preferiti
del Serpeverde.
- Avanti: ben eretta…alza il mento…petto in fuori, bene ora
inarca la schiena e…
Lui ghignò pigro, mentre la ragazza assumeva la posa
descrittagli.
Poi si sporse verso un lato per osservare meglio…
- Uhm…- si espresse con una nota di apprezzamento.
Hermione gli puntò la lama della spada al collo,
costringendolo ad alzarsi.
- Allora come la mettiamo Granger?
- Se vinco…
- Impossibile!
- …ti toglierai quel serpente dal braccio e me lo renderai!
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, ben consapevole di ciò
che stava facendo. E tutto gli sembrava troppo facile. Non era abituato a tali
situazioni agevoli. Che la ragazzina avesse un asso nella manica?
- Se vincerò io, come accadrà, tu…
Hermione alzò il mento come in segno di sfida.
- Ti chiederei di venire a letto con me, ma mi servi per
altri scopi…
La ragazza tremò leggermente, non abbassando il fiero sguardo.
- Se vinco, sai già cosa voglio…
Già…lo sapeva…una goccia del suo prezioso sangue per
proseguire l’opera.
La Grifondoro assottigliò i lineamenti, accettando la sfida
alquanto ardua. Ma perché si doveva cacciare in simili situazioni, si stava
chiedendo in quel momento.
- Sei pronta a perdere, Granger?
Rieccomi qua con l’aggiornamento di questa storia, dopo vari
impegni.
Ringrazio:
Magic_Life: grazie^^ prova ad immaginare Dobby con un
abitino intimo: una scena terrificante!! Non è che tutti i personaggi maschili
li sto facendo un po’ troppo maniaci?? Uhm…speriamo di no^^”” tanti misteri
avvolgono i personaggi della punta d’argento, ogni personaggio avrà un sua
storia, chi più chi meno^-^ a presto, baci!!
Nik90: grazie, mi fa piacere che i nuovi personaggi intrighino^^
per quanto riguarda Dobby, non penso di farlo comparire ancora, infatti avevo
qualche problema nelle sue battute: farlo parlare in terza persona non è
semplice a causa delle continue ripetizioni^^”” A presto, baci!
Alessandra: ecco qua il seguito! Ho ritardato un po’, ma
spero ti piaccia! Grazie, in effetti l’immagine di Draco è abbastanza strana,
cerco di attenermi il più possibile alla versione del libro perché Malfoy ha
quel carattere lì, ma ovviamente non sempre mi è possibile…ti ringrazio! A presto,
baci!
Che ne pensate di questo nuovo capitolo! Aspetto con ansia
le vostre recensioni!
Quella domanda le bruciava l’orgoglio, ma Speranza non
poteva farci niente.
- Nessuna! – rispose con stizza.
Dex la osservò, poco convinto, ma la sorella alzò il mento,
sostenendo il suo sguardo con decisione.
- Testarda!
I tre fratelli Wassal erano stati convocati da Silente, nel
suo ufficio, per definire meglio alcuni incarichi, Mel ancora riposava nella
sua camera mentre Caspar era di pattuglia da quelli del primo anno, alla prima
lezione di volo.
Speranza si sedette sulla poltrona, con lo sguardo vacuo.
- Non mi fido di lui…
Dex alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta, che stava
sfogliando.
- Sorella…
- …eppure Silente lo ha rivoluto in squadra…
- La persona che un tempo ha tradito la tua fiducia non era
forte di volontà…te lo dovevi aspettare…
- Lo so! – esclamò infuriata.
“Nervosetta” pensò tra sé e sé suo fratello.
- Quello che non capisco è perché Silente si fida di lui! –
insistette la bionda, con lo sguardo assottigliato - Non avrebbe alcun
tornaconto, per quale motivo lavora ancora con noi? È così che ragiona Dragon,
per questo non mi fido di lui!
- Non ti fidi di lui perché è un dannato o perché la tua
passione nei suoi confronti non si è ancora spenta?
Due occhi di fuoco lo fissarono in quell’istante.
Gli sguardi smeraldini dei due fratelli si intrecciarono,
come tagliandosi.
- Ora basta fratello, mi stai irritando parecchio!
Quello per Speranza era come un tabù e, il fatto che suo
fratello ci calzasse ogni tanto la mano, la faceva imbestialire.
- D’accordo sorella mia…ti lascio calmare i bollenti
spiriti! – disse, alzandosi dalla sedia e afferrando il mantello.
- Avvisa Dahlia: appena ha finito con il preside, ho bisogno
del suo aiuto!
- Come desideri…bambola!
Dex ghignò perfidamente, mentre la sorella gli tirava un
vaso di porcellana che lo mancò per un soffio.
Quel nomignolo tanto odiato quanto amato di Dragon…
- Ma che diavolo succede lì dentro? – chiese Blaise,
raggiungendo la Parkinson, che se ne stava acquattata alla porta della sua
camera.
Fendenti e colpi di spade si sentivano provenire
dall’interno.
- Prima mi ordina di uscire fuori e ora che fa? Si mette ad
allenarsi! – commentò la mora, scocciata.
- Chi c’è con lui?
La Serpeverde corrugò le sopracciglia, voltandosi verso il
ragazzo.
E Zabini scoppiò in una fragorosa risata, buttando il capo
all’indietro.
- Ma non senti? Sta combattendo contro qualcuno: i colpi
sono parati, da mani inesperte a mio parere visto che evita la punta…- gli
rivelò, tendendo l’orecchio esperto, pratico quanto Malfoy nei combattimenti di
scherma.
- Ma…come possibile? Non c’era nessuno con lui quando sono
uscita…
- Mia cara Pansy, quante volte ancora dovrò deludere le tue
speranze? Evidentemente qualcun altro lo attira maggiormente di te…
La situazione all’interno della camera del Serpente era
alquanto sfavorevole per la nostra Grifondoro: il biondo spadaccino era abile
nel coglierla alla sprovvista, quanto nella velocità di riprendere l’attacco
dopo una stoccata.
E lui notò la difficoltà e la sorpresa nel suo viso.
- Allora Granger? Una passeggiata, non è vero? – commentò,
affondando con l’arma.
La Grifondoro la evitò, grazie alla sua prontezza di
riflessi, ma non avrebbe potuto continuare così a lungo. Evitò di rispondergli,
restando concentrata.
- Sai, prima ho visto il tuo fidanzato, mezzosangue…- iniziò
lui, ruotando il torso per colpirla da destra, ma i repentini occhi d’oro lo
videro prima che potesse ferirla.
- Chi? – azzardò Hermione, agitando la spada verso il basso,
ma l’abile Serpeverde con un rapido salto, evitò il colpo.
- Lo Sfregiato! Era all’allenamento e ti stava mettendo le
corna con quella babbanofila da quattro soldi! – aggiunse, dopodiché affondò,
tanto che la Granger dovette abbassarsi a terra e lì, fu il suo sbaglio più
grande: Malfoy immobilizzò la sua arma con il piede e con la punta della sua,
premuta alla gola, la fece alzare e rintanare in un angolo della stanza.
- Allora? Come la mettiamo?
- Non è finita qui, Malfoy!
- Se è la stessa cosa che è successa con lo Sfregiato, io
credo di sì! – se la ghignò lui.
- Non stiamo insieme…- confessò, sempre sotto tiro.
- Che rivelazione sconvolgente! Direi che hai perso,
mezzosangue!
- No…io non credo…
Il biondo se la rise a tanta testardaggine anche in un
momento di sconfitta.
- Granger potrei tagliarti la gola in meno di due secondi!
Ora come la mettiamo?
- Io dico che la tua impugnatura non è abbastanza salda…
- È inutile che tenti di distrarmi: pensi che sia uno
stolto?
- Era un avvertimento Malfoy…- concluse Hermione,
cominciando a fissare concentrata l’elsa della spada del biondo.
- Sarebbe sleale da parte tua usare la telecinesi…
- Non lo sto facendo…
E non appena terminò la frase, Malfoy fu costretto ad
abbandonare la presa della sua spada.
- Che diavoleria è? – domandò perturbato, analizzando la sua
mano: ustionata al centro del palmo, lì dove impugnava il fioretto..
- So farlo da quando avevo cinque anni…- rivelò la Granger,
osservandolo fiera, con la sua spada recuperata, in mano.
Ardenti occhi d’oro lo fissavano determinata, un espressione
splendente e giustamente compiaciuta.
- Credo che la situazione si sia ribaltata, Malfoy…rendimi
ciò che ti ho chiesto…
- Non mi abbasserò a tanto…se lo vuoi, lo vieni a prendere!
- E rischiare di essere fottuta? Fidarmi di te?
- A tuo rischio e pericolo…
- D’accordo, non mi lasci alternativa a quanto apre…-
acconsentì lei, mentre una scintilla si accese nel viso di Malfoy – ma dovrò
prendere una precauzione: Petrificus Totalus!
Senza preavviso, il serpentello si ritrovò paralizzato
all’istante, non potendo muovere un muscolo, mentre l’astuta ragazza gli
sfilava il bracciale a spirale dal polso. Immediatamente cominciò a girarle la
testa, sentendo la forza oscura scaturire da quel gioiello. Prese un panno, poi
scoprì essere le mutande di Goyle e, schifata, mollò immediatamente la presa;
così rubò dall’armadietto un lindo asciugamano e c’infagottò il bracciale.
- Non finisce qui, Granger…- riuscì a dire tra i denti il
Serpeverde.
- No Malfoy, infatti non è ancora finita…- affermò, puntando
lo sguardo avido verso il suo petto, alla croce d’oro.
- Mezzosangue se lo fai sei morta! – cercò di minacciarla
lui, anche in quello stato.
- Direi che non sei nella condizione di dettarmi delle
regole o addirittura di minacciarmi, furetto!
Hermione si avvicinò pericolosamente, stava per
sfilargliela, quando sentì delle voci sospette provenire dall’esterno.
- Fa come ti pare! Entra! Così lo vedrai all’aria con la sua
ennesima amante!
- Blaise come al solito sei un’insensibile!
La Grifondoro sgranò gli occhi, voltandosi verso Malfoy,
irato più che mai.
- Io insensibile? Devo dire che hai proprio capito tutto
Pansy!
E la porta della stanza sbatté violentemente, lasciando
entrare la mora ragazza con occhi inquisitori.
Non c’era nessun altro…a parte Draco…
Era in piedi, al centro della stanza, scongelato appena in
tempo dalla Grifondoro, la quale, sotto il Mantello dell’Invisibilità,
sgattaiolò via.
La Serpeverde si avvicinò preoccupata, vedendolo con due
occhi sbarrati, appena ripreso dall’incantesimo.
- Tutto bene, Draco?
Gli occhi dell’irato Malfoy si assottigliarono
pericolosamente, puntati apparentemente nel vuoto, il pugno stretto mentre il
petto cominciava a gonfiarsi di rabbia: lì, ancora era posta la croce d’oro.
Hermione non aveva fatto in tempo, ma era già a metà
dell’opera.
- Maledetta mezzosangue…
Cosa ne pensate di Blaise e Pansy? XD un po’ strani, non
trovate? Non l’avevo previsto, sono nati così tra le righe…non li trovo
malissimo, voi che dite?
Ringrazio per le recensioni:
freebutterfly: ciao, piacere^^! Ecco qua, il duello si è
concluso e diciamo che Draco non è dello stesso identico umore dello scorso
capitoloXD sono contenta che ti piaccia e che la mia storia sia avvincente: è
la prima volta che cerco di scrivere avventura, diciamo di quelle abbastanza
intense, ci sto provando e speriamo venga bene^^ grazie, a presto! Baci!
Alessandra: ^___^ bene, allora abbiamo lo stesso parere!
Meglio se il mutamento avvenga piano, lentamente, come dovrebbe essere. Ecco il
seguito, cosa ne pensi? Grazie, a presto! Baci!
Magic_Life: 2volte?^^ Wow! E ma
sai, sono diplomata per questo: interrompere i capitoli proprio sul più belloXD
infatti le mie amiche mi odiano per questo^^”””! Un po’ di suspance ci
vuole…hai gradito Malfoy in disabignè?XD ecco soddisfatta la tua curiosità,
credo però tu ne abbia ancoraXD…a presto, grazie! Baci!
Emma_88: grazie! Mi fa piacere che ti piacciano i personaggi
nuovi: non sempre quelli inventati sono visti di buon occhio, ma volevo
vivacizzare la storia e così ne avevo bisogno. Qual è il tuo preferito? Anche se
ancora non sono ben definiti, a impatto, quale trovi più simpatico o comunque
più vicino a te? A presto e grazie! Baci!
Neri stivali attraversavano con ritmo incalzante il lungo corridoio di
Villa Carrinton
Neri stivali attraversavano con ritmo incalzante il lungo
corridoio di Villa Carrinton. Imponente abitazione, fuori Londra, ricoperta
interamente da piante rampicanti, continuava, di generazione in generazione, ad
avere padroni Dannati, sposati con mogli Veela.
Ampi giardini si estendevano nel retro della residenza,
giornalmente lavorati da una cinquantina di elfi domestici; verdi siepi,
tagliate accuratamente, costeggiavano il tracciato di breccia che portava ai
portici, dove le signore erano solite passeggiare durante le giornate afose.
- Madre, vi supplico, basta! Non riesco più ad ascoltarvi!
Me lo ripetete ogni santo giorno…
- Evidentemente non è abbastanza: ordina a tuo marito di
tornare a casa!
- Non posso…- rispose la bionda ragazza ventenne, quasi in
lacrime – non so neanche dove sia…
- Lo so io, figlia ingrata! Sarà in qualche bordello a
divertirsi con le sue puttane!
- Madre, vi prego! Non dite queste cose: infangate il buon
nome di mio marito!
- Il suo buon nome non vale niente! Grazie ai nostri titoli
è salito dove sta ora!
- No, non è vero! – singhiozzò la giovine Veela, con il
volto nascosto dal cuscino.
- Ti ha sposato solo per i nostri soldi! Te lo ripeto per
l’ennesima volta Felicia: convinci quel dannato a tornare a Villa Carrinton! Il
suo posto è qui, affianco a te!
Improvvisamente le due ante del salotto sbatterono
violentemente contro il muro, rivelando l’identità dell’ospite inaspettato, la
persona che aveva origliato i discorsi delle due Veela.
- Signore…
La ragazza, sorpresa di quella visita, cessò di piangere:
sul suo viso si dipinse il volto dello stupore e della gioia più pura. Si alzò
in piedi, rivelandosi in tutta la sua bellezza di Veela: gracile nella sua
corporatura esile, i lisci capelli le arrivavano fin sotto il seno, come sempre
perfettamente in ordine, mentre l’ingenuo sguardo color del cielo era
attraversato da una scintilla di felicità, come il suo nome, emozione che non
provava da tempo.
- Dragon!
La bionda corse ad abbracciare il marito, mentre la rigida
madre riservava al genero una dura espressione di disprezzo.
- Moglie…suocera…- salutò il moro con un cenno del capo – i
miei ossequi.
- Che onore averti qui, genero! – esclamò falsamente
entusiasta Rosmery Carrinton, mentre, ghignando, lo osservava truce, con gli
occhi ridotti a due fessure – qual buon vento ti riporta qui, Gaynor? Alla tua
dimora…da tua moglie…- incalzò l’abile donna, rimanendo compostamente seduta.
- Madre, per favore, non incominciate… - la pregò la figlia,
disperata.
Senza neanche degnarla di uno sguardo, Lady Rosmery si alzò
imperterrita e lentamente si avvicinò ai due sposi, sbattendo nervosamente il
ventaglio sul palmo della mano.
- Siamo chiari Dragon: perché sei tornato? Così, di tua
spontanea volontà…qualcosa mi dice che sei rimasto a secco…cos’è, hai bisogno
di altro denaro?
- Madre!
- Calma Felicia – la fermò il marito calmissimo, con un
cenno di mano – sono proprio curioso di ascoltare mia suocera…continui pure…
- Sei bravo Gaynor! Moto bravo, i miei complimenti!
L’abilità d’incantare le giovani fanciulle per poi raggirarle a modo tuo l’ hai
ereditata esattamente da tuo padre! Tali e quali!
- Vedo che è bene informata su quali erano le abitudini di
mio padre, comunque la ringrazio. Lo considero un complimento da parte sua.
Felicia cominciava ad agitarsi: sua madre…suo marito…
L’ennesimo scontro.
Da che parte avrebbe dovuto schierarsi?
- La tua sfacciataggine mi lascia senza parole! – sibilò la
signora, alzando il mento e sporgendosi di lato – è sangue di ferita o rossetto
sbafato quello che vedo sulla tua guancia sinistra?
Ennesima stoccata.
Il ragazzo strofinò la mano sulla pelle sporca per poi
osservare la tinta dello sbafo: rosso vermiglio, il rossetto dell’amante con
cui era stato quella stessa notte, della quale, però, non ricordava nemmeno il
nome.
La premurosa moglie si prese la briga di pulirlo, con
sguardo infelice.
Perché sua madre doveva rovinarle sempre tutto?
Perché voleva aprirle gli occhi a tutti i costi, quando a
lei bastava vivere nell’illusione?
Perché non riusciva a capire che il solo vederlo tornare a
casa, anche per altri scopi, le rinsaniva l’umore come nessuno sapeva fare?
- Direi che è meglio continuare la nostra conversazione in
privato…Felicia scusaci, puoi lasciarci soli? – le chiese il marito, molto
dolcemente.
- Vuoi salvarti la faccia, eh brutto mascalzone?
- No…credo solo che questi discorsi non siano adatti a
giovani orecchie come quelle di mia moglie, signora! Ti aspetto in camera –
disse poi, voltandosi verso la bionda ragazza e baciandole la mano con fare
molto sensuale.
Felicia sorrise, poi posò lo sguardo sulla madre inviperita
e come fulminata, si affrettò ad andarsene.
- Bene, ora possiamo parlare liberamente, che sei venuto a
fare? – borbottò la signora Carrinton.
- Direi per salutare la mia dolce suocera e la mia perfetta
moglie, non crede?
- Che stai combinando Gaynor?
- Nulla, è una missione segreta – proferì, reticente.
- E di questa missione fanno parte anche le puttane che ti
porti a letto?
- Dovrò pur passare il mio tempo libero in qualche modo…-
rispose lui, senza peli sulla lingua.
- Lurido Casanova! Mia figlia non merita questo!
- Io credo invece che lei se ne freghi altamente di sua
figlia e pensi più al patrimonio della famiglia! – l’accusò, osservandola nel
lussuoso abito che indossava.
- Perché tu no? Sei sempre tornato per soldi e anche questa
volta è per lo stesso identico motivo!
- Dovrò pur campare…
- A spese nostre!
- Ora basta! – la fermò con tono duro – il patrimonio non è
neanche suo: apparteneva a suo marito, quindi non faccia tanto la preziosa!
- Miserabile Dannato…non pensi a mia figlia?
Dragon ghignò, ricordando il giorno delle nozze: aveva detto
sì a una donna qualunque, quando tra i suoi pensieri c’era e c’era sempre stata
lei e solo lei…l’unica donna che non aveva mai avuto e che mai sarebbe stata
sua…
- Sa meglio di me che non amo sua figlia! Conosceva questa
verità anche il giorno del nostro matrimonio, eppure non ha fatto nulla…non ha
impedito che si rovinasse la vita con uno come me! Perché? Me lo spieghi!
La donna si voltò, celando il volto, le emozioni che
sarebbero scaturite, le debolezze…
- Vivevo nella speranza che un giorno avresti potuto
amarla…- rivelò la Veela.
Quel nome…
La cicatrice sulla guancia destra cominciò a bruciargli.
Strinse i denti, ancora una volta, mentre aspettava che quel nome smettesse di
rimbombargli in testa.
Troppe volte per i suoi gusti sentiva menzionare la
speranza…
- Toglietevelo dalla testa, signora: non accadrà mai. E ora
scusate, raggiungo mia moglie. Buona notte.
E detto questo, il giovane Auror abbandonò il salone,
lasciando all’interno una donna stanca…stufa di essere presa in
giro…d’illudersi…tale era la differenza tra madre e figlia…
- Va bene…come vuoi Gaynor…la mia vendetta giungerà prima o
poi…tardi, ma ci sarà…stanne certo…
- Finalmente una pausa! – esclamò Caspar, stendendosi sul
divano della Torre – quei primini sono delle veri pesti! Non smettevano di
disperdersi per tutto il cielo!
- Era il loro primo giorno di volo! Cerca di capirli! – li
difese comprensiva Melania, controllando dei preziosi documenti, riguardanti
alcuni particolari degli invitati di Villa Bellastone.
- Bellezza, come hai fatto ad avere questo materiale? – le
chiese Dex, sporgendosi e appoggiandosi sul tavolo per dare un’occhiata.
- Un bel sorriso, occhi dolci e il resto…
- E poi sarei io il maniaco?
- Io dico di sì Dexer, visto che è da due ore che osservi
attentamente la sua scollatura…e i tuoi pensieri non sono dei più casti! – si
lasciò sfuggire Caspar, sorseggiando un po’ di whisky incendiario, lievitato
dalla cucina.
- Maledetto Legimens! – riuscì a dire tra un piatto e
l’altro che Mel gli tirava addosso con la telecinesi.
- I tuoi poteri di Legimanzia sono evoluti parecchio
rispetto a quando frequentavano Hogwarts – notò Dylan Wassal, suo compagno di
sventure, un tipo molto riservato, di poche parole, ma estremamente
intelligente.
- Silente ne sarà compiaciuto, ti ha sempre sostenuto nel
farti sviluppare questa dote. Ti ha mai dato lezioni? – ricordò Dahlia,
accomodandosi a fianco a lui, mentre le faceva spazio nel divano.
- No, mai…è una virtù ereditata dai miei genitori…da mio
padre penso, visto che mia madre ne era totalmente priva…
A quelle parole, tutta la Torre Est si zittì, meno
ovviamente Dex e Mel che continuavano il combattimento a suon di piatti.
Caspar Benjamin Rosier aveva perso sua madre a sedici anni e
non aveva mai conosciuto l’identità del padre.
- Ragazzi, cos’ questo mutismo? – chiese, passandosi una
mano sui corti capelli argentei – dai, Saffron: sparaci una delle tue!
Il più piccolo dei tre fratelli Wassal storse il volto in
una smorfia lupesca: abitudine che in ventidue anni di vita non aveva ancora
perso.
- Sei un po’ arrugginito Rosier: ho visto la tua scopa
disobbedirti due volte questa mattina!
- Non sono mai stato molto abile…
- Come con le donne? – scherzò il castano, legandosi i
capelli in un codino.
La risata si estese per tutta la Torre Est, quando
improvvisamente Dahlia Zohra Wassal si alzò con lo sguardo perso nel vuoto: una
visione.
Tutto cominciò a girare nella sua testa, quasi stesse per
svenire.
Avrebbe fatto in tempo ad evitare ciò che stava per
accadere?
Hermione Jane Granger, con un facile incantesimo da
principianti, riuscì ad entrare nella sezione proibita della biblioteca.
- Lumos! – pronunciò, dando luce ad alcuni titoli di libri.
La Grifondoro ne prese tre o quattro, cercando poi
l’argomento interessato. Individuò alcune formule e pozioni magiche che
facevano al caso suo, ma garantivano la mutilazione di qualche arto, quindi
lasciò perdere.
L’ultimo libro, l’ultima speranza.
E proprio in questo, Hermione mise gli occhi su qualcosa di
troppo grande, troppo per una ragazzina così giovane.
Le tre sfere, i tre poteri.
Creare.
Cambiare.
Distruggere.
Osservò gli ingredienti per prepararla: era assai
complicata, molto precisa, ma doveva farcela.
Niente avrebbe fermato Hermione Granger dal suo obiettivo.
Socchiuse gli occhi, poggiando il capo sul cuscino: da
troppi minuti stava aspettando suo marito, da un momento all’altro sarebbe
crollata.
Felicia Lene Carrinton era una ragazza debole, con un
carattere facilmente influenzabile, tuttavia aveva acquisito tutte le
caratteristiche di una moglie devota e fedele. Peccato che il marito non lo
fosse…
La porta alle sue spalle venne richiusa con il minimo
rumore, ma la bionda Veela si destò ugualmente, voltandosi verso la gagliarda
figura del consorte.
Lo invitò a sdraiarsi, spegnendo le candele con uno schiocco
di dita.
- Bentornato tesoro! – l’accolse dolcemente lei, baciandogli
l’incavatura del collo – per quanto resti?
Dragon sospirò, quasi divertito.
- Domani devo essere di nuovo a Londra, quindi prima di
pranzo lascerò la Villa.
La ragazza ne rimase delusa, anche se ormai era abituata a
quelle brevi visite di cortesia.
- Con mia madre?
- I nostri soliti discorsi…leggermente più insistente questa
volta…
Ennesimo schiocco di dita e una candela si accese per magia,
illuminando il viso del Dannato: i duri lineamenti contratti in un’espressione
di riflessione.
- Che c’è?
- È da tanto che mi pongo questa domanda, è da sciocchi, lo
so: in un matrimonio dovrebbe essere scontato, ma…il nostro non lo è…
Felicia sospirò, raccogliendo tutto il coraggio che
possedeva, mentre il moro attendeva la domanda tanto evitata.
- Dragon, tu mi ami?
Salve a tutti!
È stato un capitolo piuttosto piacevole per quanto riguarda
la scrittura, mi piace scrivere di Dragon, è un personaggio molto vario ed
articolato, mi diverto troppo a farlo litigare con la suocera…anche
quest’ultima ha una personalità molto intricata e soprattutto in seguito, molto
più avanti, architetterà la sua vendetta nei peggiori dei modi…la figlia, come
avete capito tutti, è un personaggio fragile, influenzabile, vive di sogni e
illusioni per non provare dolore…e questa sua mancanza di autorità la porterà
un po’ alla sua rovina…
Ringrazio:
Rika Malfoy: già! Che sincronismo! Ti piace la coppia
Zabini-Pansy? Ma sai che anche a me non dispiace? Non ho mai letto su di loro,
però sarebbe originale! Come sono andate la vacanze? Divertita? A presto, baci!
freebutterfly: grazie^^! Già, Hermione ne pensa una più del
diavolo^-^ Draco infuriato?? Noo! Ma cosa dici?? È calmo calmo, povero!XD gli
sto facendo fare troppo la figura del pesce lesso? Speriamo di no^^”” (pesce
lesso a chi??? NdDraco) a presto! Baci!
Emma_88: grazie^-^ certo che m’interessa sapere quali
personaggi preferisci! Mi aiuta a capire dove ho dato di più e dove in meno…e
poi anche i pareri generali…a presto! Baci!
Magic_Life: bè, più che altro Hermione cercava di difendersi
come meglio poteva con quell’arnese, vero Herm? (già^^”””” ndHermione) presto
la punta d’argento prenderò sempre più spazio e sono contenta che t’incuriosica^^!
Grazie, a presto! Baci!
Alessandra: grazie! Non sai quanto mi faccia piacere! Lo farò,
a presto! Baci!
Nik90: non ti preoccupare! Sì sì, ho capito cosa intendi…Dragon
e Speranza…bè, non credo di offendere nessuno se dico che sono i miei preferiti
tra quelli inventati e penso che si veda^^”” (non offendi nessuno? Come no? NdDexandcompany)
quindi la situazione si evolverà e ci saranno parecchi colpi di scena,
soprattutto per questa tormentata coppia!^^ a presto, grazie! Baci!
KIARA5: ciao, piacere^^ 12 capitoli tutti di fila?? Wow!
Spero non siano stati un mattone^^”” ti
ringrazio e sono contenta che ti piaccia la mia storia! A presto, baci!
Sguardo ingenuo, lineamenti dolci, espressione triste, timorosa davanti
ad una cruda verità
Sguardo ingenuo, lineamenti dolci, espressione triste,
timorosa davanti ad una cruda verità.
No, non era questa la donna che amava…
Per un attimo, Dragon sovrappose i suoi dolci occhi azzurri
con quelli di qualcun altro…sguardo determinato, verdi occhi fugaci…
Scosse la testa, destandosi da quel desiderio.
Doveva vivere la realtà: di fronte aveva sua moglie, fragile
e ingenua.
Come poteva riservarle un dolore tanto grande?
- Certo Felicia, che vai a pensare? – esclamò, stringendola
al petto.
- Eppure…non me l’ hai mai detto…
FLASHBACK
- Sei un dongiovanni come tutti gli altri! Scordatelo! – gli
confessò, sfuggendo alla sua stretta – quando imparerai a dichiarare il tuo
amore ad una donna, allora sarai davvero cresciuto!
- Ma io amo solo te, bambola! Credevo lo sapessi!
- Smettila di prendermi in giro! Solamente una sciocca
crederebbe alle tue parole…
FINE FLASHBACK
Solamente una sciocca…
Felicia si scostò dal suo petto, prendendogli il viso tra le
mani.
- Dimmi che mi ami…
Non puoi chiedermi questo, Felicia…
Il Dannato coprì quel momento di disagio baciandola
appassionatamente, solo come le donne immaginano, sperando di porre fine a quel
doloroso discorso.
- Ti basta come risposta?
La bionda Veela si lasciò sfuggire una lacrima.
No, non le bastava.
Tutte le notti baciava nello stesso modo tante donne
diverse, che neanche conosceva.
No, non le bastava.
- Chi è la donna che assilla i tuoi pensieri? – gli chiese,
lasciandolo attonito.
- Nessuna donna.
Felicia, allora, si accomodò in una posizione seduta,
ponendo le mani sul ventre.
- I tuoi sogni, o meglio, i tuoi incubi sono ricorrenti,
tutte le notti. Sei ossessionato da una donna dagli occhi verdi. Non lo mai
vista in faccia, solo i suoi morbidi capelli…hanno un colore strano, un biondo
vivo…tipo caramello…chi è Dragon?
Si era completamente scordato della facoltà che Felicia
possedeva: oltre ad essere una Veela, la ragazza era una mangiatrice di sogni.
- Da quante notti spii il mio sonno? – chiese, un po’
brusco, girandosi da un lato.
- Non lo spio. Osservo e soffro insieme a voi, marito. Se
per te è una sofferenza non potere avere quella donna, il mio dolore è il
doppio rispetto al tuo: essere tua moglie e non rappresentare il tuo desiderio,
sapere che ami un’altra e non potere fare niente…
Gli aveva sbattuto la verità in faccia.
E aveva ragione.
Che mascalzone che era!
Sua moglie meritava molto di più!
I Dannati come lui sarebbero dovuti marcire tutti
all’inferno, tra i lussuriosi.
- Ora dormi Felicia. È tardi.
- Come volete, marito. Spero che la vostra ossessione non vi
tormenti anche questa notte.
Dragon, a quelle parole, ghignò divertito. Oh sì che
l’avrebbe fatto…
Speranza avrebbe continuato a fuggire, ad allontanarsi,
nonostante lui corresse veloce per raggiungerla…
Soffiò dentro al sottile tubo, creando una bolla e continuò
ad espirare aria finché la sfera non raggiunse una corretta dimensione.
Si allontanò poi dal fuoco, in modo da favorire il
raffreddamento del vetro, mentre sul tavolo della biblioteca aveva poggiato i
restanti ingredienti per la formula magica. Dopodiché, sedette, cominciando a
tracciare un rombo perfetto con della sabbia magica, ponendo ai vertici i
quattro elementi naturali: l’acqua collegata al fuoco esclusivamente attraverso
la diagonale maggiore, terra e aria nei restanti due punti.
La Grifondoro pose al centro, una volta raffreddata, la
sfera creata con le sue mani.
- AQUA, QUAE IN FLUMENIBUS DEFLUIT, EVERSIONIS POTENTIAM
PROCREAS! – recitò, scandendo bene le parole e toccando successivamente il
liquido con la punta della bacchetta, poi fu la volta del fuoco – IGNIS, QUI
LIGNUM ARDET, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS! – dopo aver toccato la sfera con
la punta della bacchetta infuocata, fu la volta della terra – TERRA, QUAE CIBUM
DONAT, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS! – e poi dell’aria – AER, QUI HOMINIBUS
VITAM PRAEBET, EVERSIONIS POTENTIAM PROCREAS!
La sfera quasi s’infuocò al termine della formula magica,
mescolando i quattro elementi e creando un’unica fusione.
Diverse scosse vibravano all’interno della bolla di vetro:
ce l’aveva fatta!
Il potere di distruggere!
Ora avrebbe potuto farlo!
Hermione estrasse dalla tasca l’asciugamano con dentro il
bracciale di serpente: doveva distruggerlo, affinché la sua forza perdesse
efficacia.
- Che stai combinando?
La Grifondoro si voltò di scatto, spaventata: Speranza con
braccia conserte e sguardo accusatorio era in piedi dinnanzi a lei, accanto
alla finestra.
- Niente che ti debba interessare – fu la risposta secca di
Hermione.
- Io invece penso proprio di sì.
- Come hai fatto a entrare? Ho sigillato le porte – rivelò
la giovane, apparentemente più calma.
- Credi veramente di potermi fregare, ragazzina?
Era stato facile per la Moussant curiosare le mosse di
Hermione.dalla finestra, sotto le sue sembianze di gufo
- La prossima volta vedrò di sigillare anche le finestre,
allora!
- Cosa contiene quell’asciugamano?
La Grifondoro distolse lo sguardo, girando il capo.
- Qualcosa che va distrutto a tutti i costi! – confessò,
osservando il bracciale.
- Fa vedere – disse, avvicinandosi.
- No! Lascia perdere!
- Senti ragazzina, quella cosa che tieni lì manda vibrazioni
a più non posso: si percepisce la sua magia oscura a un miglio di distanza! –
gli fece notare la ventenne.
- Però le hai sentite solo ora!
- Diciamo recentemente, non da tanto in effetti…
- Certo, perché non è più al braccio del suo padrone…era lui
che assumeva tutta la malignità di questo affare…ora che non è più al suo
posto…
- Ragazzina che stai blateran…- ma Speranza non terminò la
frase, spalancando gli occhi, vedendo ciò che Hermione aveva creato – ma sei
matta? Che hai fatto?
- Solo una sfera con il potere di distruggere per poter
eliminare questo gioiello – confessò la Grifondoro.
- Te sei tutta matta! Da dove l’ hai preso questo volume?
Sai che sono andati tutti distrutti libri come questi? Proprio per impedire
alla gente di creare queste cose!
- Era nella sezione proibita! E poi io che ne sapevo?
- Strano tu non sappia qualcosa, ragazzina! – commentò,
tirando fuori la propria bacchetta dalla tasca della gonna.
- Ferma! Che vuoi fare? – domandò la Granger, ponendosi in
mezzo.
- Distruggerla, ovviamente. È inammissibile che una
ragazzina ancora neanche maggiorenne faccia queste magie!
- Chi distruggerà il bracciale?
La Moussant sospirò, allungando il braccio.
- Rendimelo. È meglio se lo faccio analizzare da veri
esperti. E poi dovresti fare due chiacchiere con Saffron…
- Il tuo amico ipnotizzatore? Non ci penso neanche! –
rifiutò categoricamente la Grifondoro, porgendole l’asciugamano – attenta! Non
toccarlo a mani nude!
- Tranquilla, ragazzina! Non mi succederà niente!
Riuscì appena in tempo a dirlo che Speranza si tuffò in un
baratro nero, privo di luce, di vie d’uscite.
Poi apparve qualcosa, il passato.
Troppe ombre oscure lo caratterizzavano.
Vide una bambina dai corti capelli castani, ultima della
fila, molto timida, restarsene sulle sue, mentre attendevano di essere accolti
in Sala Grande per lo Smistamento. Una Speranza molto più piccola, con i
capelli legati in due perfette treccine fatte da sua madre, si avvicinò alla
silenziosa bambina, molto stupita da un simile comportamento.
- Ciao! Io sono Speranza, tu come ti chiami?
La piccola timida si guardò intorno, non convinta che si
riferisse proprio a lei.
- Guarda che sto parlando con te!
- I-io son-no D-darla…
- Ciao Darla, bel nome! – esclamò la bimba dagli occhi
verdi, riservandole un dolce sorriso, allora molto ingenuo.
Hermione la vide inginocchiarsi e massaggiarsi le tempie,
mentre stringeva con forza il pugno destro. Ricordi non piacevoli le stavano
tornando alla memoria.
Speranza avrebbe pagato oro per non rivivere quegli istanti,
accantonati in una parte dispersa della sua mente, memorie da dimenticare.
E come scivolando in un tunnel dell’orrore, rivisse tutti i
momenti terribili della sua vita: la grande amicizia con Darla trasformarsi in
odio puro, il suo infido tradimento, la morte dei suoi cari genitori
assassinati e anche il matrimonio di Dragon Gaynor. Tutto questo le girava
attorno, mostrandosi come i più gravi fallimenti della sua vita.
Urli laceranti provenivano dalla biblioteca del castello,
provocati da brucianti ferite interne.
Hermione si affrettò a toglierle quel maligno gioiello di
dosso, quando sentì forti percosse sulla porta. La Grifondoro esitò mentre
Speranza giaceva a terra, quasi svenuta.
- Hermione apri questa porta!!! Sono Dahlia, non c’è tempo
da perdere!
La giovine corse al battente e, con un semplice contro
incantesimo, l’aprì.
Immediatamente tutto il corpo d’Auror della Punta d’Argento
si precipitò all’interno, accerchiando il corpo disteso della loro collega.
Le due carte.
“La forza e l’appeso.
La prima, comunicante ardimento, forza d’animo e
determinazione in tutto, contrastava con la seconda, incertezza, tormento,
ansia.
Questo dicevano i tarocchi riguardo allo spirito discordante
di Speranza.”
- Sorella, svegliati!! Che ti succede? – la chiamò Dexer,
alzandole il capo.
- Innerva! – pronunciò abile Dylan Wassal, restando lucido
in una situazione simile.
All’istante gli occhi della Moussant si spalancarono
stupiti, senza fissare un preciso punto della stanza.
- Speranza, mi senti? – azzardò la veggente, stringendole
affettuosamente la mano.
Ma i verdi occhi della ragazza non splendevano più, non
brillavano più di luce propria.
Era come se la purosangue avesse posto un muro, stanca di
soffrire, di atroci dolori da reprimere.
E con lo sguardo perso nel vuoto, opaco del suo colore,
rimaneva immobile, giacente a terra.
Eccomi qua, tornata con il proseguimento di questa storia.
Spero proprio di non aver commesso gravi errori con le formule in latino,
altrimenti chi la sente la mia profXD!
In questo capitolo si comincia un po’ a intravedere il
passato di Speranza, i dolori che ha dovuto sopportare che hanno influito sulla
formazione del suo carattere! Fatemi sapere che ne pensate!
Ci stiamo avvicinando: tra due capitoli sarò in pari con
l’altro sito, dopodiché, purtroppo, i miei aggiornamenti saranno meno
frequenti^^””
Ringrazio per le loro recensioni:
Magic_Life: mi fa molto piacere che tu sia sempre qua^^ già,
povera Felicia, la compatiamo tutti…guarda un po’ Hermione in che guai si è
cacciata, le faccio sempre far danniXD wow, ti ho dato l’ispirazione? Ah prego!
A presto^^ e grazie; baci!
Alessandra: grazie, mi fa piacere^^ bè, sì dai, più o meno
ho quasi tutto in mente o meglio scritto, altrimenti se devo fare affidamento
alla mia memoria siamo freschiXD ecco qua il continuo, a presto! Baci!
Rika Malfoy: no dai, non è sbagliato che ti piaccia Dragon,
piace tanto anche a me…però come personaggio è molto particolare, hai potuto
vedere i suoi difetti…se possiamo considerarli tali -_- grazie^^ a presto!
Baci!
- Che diavolo succede a mia sorella? – chiese con irruenza
Dexer Moussant, scotendo aggressivamente Dahlia Wassal, la quale non aveva
colpe. Caspar dovette prenderlo per i gomiti con la forza, trascinandolo via
dalla povera veggente, già abbastanza in colpa di non essere arrivata prima sul
posto.
- Dahlia stai tranquilla: ora ci pensa tuo fratello.
Vedrai che Speranza si riprenderà presto e sarà più forte di prima! – la
consolò Melania, abbracciandola affettuosamente. Poi la lasciò in compagnia di
Dylan e raggiunse l’altra parte della stanza, dove l’abile Legimens cercava di
dare una calmata all’ira del purosangue.
Con gli occhi neri ridotti a due fessure e i lineamenti
del pallido viso duri in un espressione irritata, si avvicinò ai due Auror: Dex
non fece neanche in tempo a voltarsi che un meritato schiaffo lo colpì in pieno
viso, alla guancia sinistra.
- Sei un gran cafone! – disse la mora, fissandolo con gli
occhi della delusione.
Hermione, ancora in piedi, immobile davanti al corpo di
Speranza, osservava le mosse di Saffron Wassal.
- Cosa stai facendo? – gli chiese, accovacciandosi come
lui.
L’ex Grifondoro non rispose subito, slegandosi dal collo
l’amuleto che portava sempre con sé: un drago d’argento con due lucenti pietre
preziose di un azzurro intenso al posto degli occhi. La ragazza rimase colpita
nel constatare lo stesso colore nelle iridi del giovane Wassal.
- Sono un ipnotizzatore.
- Questo già lo sapevo. Mi chiedevo cosa farai per…- ma solo
in quel momento Hermione si rese conto di non sapere cosa fosse successo alla
Moussant. Osservava il ragazzo girarle intorno e spostarle gli arti in
posizioni più precise, mentre l’Auror a terra rimaneva immobile, con lo sguardo
perso nel vuoto.
- È in uno stato d’incoscienza, non può sentirci, né
parlare. Ha toccato quel bracciale, giusto? – chiese, dando una breve occhiata
all’asciugamano che la Grifondoro teneva stretto al grembo.
- A me non è successo niente di tutto questo…
Saffron ghignò, falsamente divertito.
- Cosa hai scoperto di quel gioiello?
- Solo che sprigiona molto magia oscura, ora che non è più
al suo posto…
- La sua funzione?
- Credo farti rivivere i peggiori momenti della tua vita…
- Uh! Che paura! Come nei film d’ horror. Non crederai sia
davvero così?
Hermione studiò attenta il volto di quello strano Auror.
- Direi di no…
- C’è molto di più sotto, quindi ti consiglio di rendermelo:
lo studierò personalmente per verificare anche se ha degli effetti a lungo
termine – le suggerì, tendendo la mano, in attesa dell’oggetto.
- Prima spiegami che le è successo – riferì, chiara.
Saffron ritirò la mano vuota, proseguendo ciò che aveva
interrotto.
Non erano affari che riguardavano entrambi, anche se lui
conosceva la verità.
Era incredibile la capacità di questo ragazzo: scherzoso e
divertente, ma anche serio e diligente quando doveva entrare in azione.
- Allora?
- Ragazzina credi veramente che i suoi momenti peggiori
siano stati delle stupide litigate o qualche eccessiva preoccupazione?
La Grifondoro dopo aver recepito l’aria che tirava e
ricevuto un’occhiata che valeva più di mille parole, si allontanò da lì.
Rapide scosse infuocate saettavano all’interno della sfera
che aveva creato.
Sentì due rassicuranti mani poggiarsi sulle sue spalle.
Era Dahlia.
- Abbiamo bisogno del tuo aiuto per poter salvare Draco
Malfoy.
La riccia si voltò basita: dunque, loro sapevano tutto.
Annuì, consegnando loro il bracciale di serpente e
permettendo a Dylan di trasportare la sfera distruggente alla Torre Est.
Dopodiché, entrambe osservarono le mosse di Saffron, il
quale cercava di risvegliare la loro amica dallo stato d’oblio in cui era
caduta.
- Non è semplice ipnosi ciò che sta facendo: bensì, antichi
rituali magici per attenuare lo stato confusionale che la colpirebbe al
risveglio. E tanto altro che ovviamente Saffron non rivela neanche a noi…- le
confidò la sorella Wassal.
Lo videro posare l’amuleto del drago sulla fronte della
Moussant, per poi percorrere con due dita della mano sinistra la pelle della
ragazza, dal collo all’avambraccio, fino al dito medio, apice dell’arto. Ripeté
la stessa cosa per due volte,dopodiché riprese l’amuleto e lo ripose al suo
collo.
Socchiuse gli occhi, concentrandosi e quando li riaprì
nuovamente non pareva più lui: uno sguardo quasi demoniaco si era impossessato
del giovane Wassal.
Hermione si spaventò un attimo, quasi non riconoscendolo, ma
notando la sicurezza di Dahlia non disse nulla, continuando ad osservare.
Incrociando l’indice e il medio, insieme in entrambe le
mani, con quella sinistra le toccò una tempia.
La grande amicizia con Darla trasformarsi in odio puro…
Poi passò alle labbra, il bacio di Giuda.
Il suo infido tradimento…
Scese ancora, dirigendosi verso sinistra, al cuore.
Il matrimonio di Dragon Gaynor…
E infine terminò all’ombelico, il simbolo di vita.
La morte dei suoi cari genitori assassinati…
Saffron riportò la sua attenzione verso il viso della
ragazza, scrutando quelle iride cupe di colore e, senza sbattere le ciglia per
parecchi minuti, intraprese un contatto visivo.
- Portatela in infermeria. Domani si sveglierà – spiegò
spiccio il più piccolo dei Wassal, dopo aver terminato.
Hermione venne spedita nei suoi dormitori: il coprifuoco era
stato superato da un pezzo, mentre gli Auror della Punta d’Argento si divisero
i turni tra infermeria e Torre Est.
A vegliare su Speranza furono spediti Caspar e Dylan e ben
presto li raggiunse il preside per verificare che fosse tutto a posto.
- Ragazzi tutto bene? – chiese l’anziano Albus,
avvicinandosi alla branda della Moussant.
- Sì, incidenti di percorso – rispose il più grande dei
fratelli Wassal.
- La signorina Granger era con voi?
Caspar annuì, afferrando subito ciò che il preside voleva
far intendere.
- Avviserò Dahlia: le diciamo di procedere?
- Sì, magari cerca di non rivelarle che aveva ragione,
altrimenti ce lo rinfaccerà per l’eternità – l’avvertì Caspar, guardingo.
- Sto aspettando.
Melania Halle Gothiclan era in piedi, nella stanza di Dexer,
a braccia conserte che attendeva.
L’Auror, appoggiato al davanzale della finestra, rimaneva in
silenzio, conscio di aver sbagliato ma talmente testardo da non ammetterlo.
- Sto aspettando che tu vada a chiedere scusa a Dahlia. È di
sotto in cucina, gliele devi, come minimo.
- Solo perché Miss-dalle-buone-maniere me lo ordina? –
intervenne allora il purosangue, voltandosi verso la ragazza dai lunghi crini
neri.
Morale a terra, sguardo abbattuto.
Poteva comprendere il suo stato d’animo, ma ciò non lo
giustificava a tal punto.
- Ti pentiresti di essere stato così scorbutico – gli
comunicò allora, in un tono più dolce.
Dexer ghignò, sprofondando sul suo comodo letto.
- Sto invecchiando?
- No – smentì la ragazza - sei sempre stato un vecchio
orso!
Il giovane Auror storse la bocca, sdraiandosi con le braccia
sotto il cuscino.
- Cara Mel, se io sono un vecchio orso, tu sei nella sua
tana…
- Eccolo che ricomincia! Ho dimenticato di aggiungerlo: un
vecchio orso maniaco!
Il giorno successivo, nel pomeriggio al termine delle
lezioni, Hermione Granger si recò in infermeria. Dalla porta leggermente
aperta, poté sentire la conversazione tra Dahlia Wassal e Dexer Moussant.
- Volevo scusarmi per ieri: non volevo…
- È tutto a posto, come se non fosse successo nulla! Tanto
so che te l’ ha chiesto Melania di farlo.
Il purosangue alzò gli occhi verdi al cielo, sorridente.
- È così evidente?
- Solo un po’. – gli rivelò la rossa, ridendosela.
Dopodiché, si diresse verso l’uscio e spalancò la porta completamente per poter
far entrare la Grifondoro – che fai lì? Vieni.
Hermione, un po’ in imbarazzo poiché era palese che li
stesse spiando, penetrò nella stanza.
Dahlia stava per richiudere il battente, quando vide due
paia di piedi spuntare dal nulla e arrestarsi alla sua presenza. Storse la
bocca, ma più tentava di avvicinarsi, più si allontanavano.
- Ragazzi, credo che siete un po’ cresciutelli per quel
mantello! – li avvisò la Wassal.
Nel frattempo, Hermione osservava il riposo di Speranza
Elisabeth Moussant: si muoveva in continuazione, mentre il respiro era
affannoso.
- Chi è Dragon? – fu la tempestiva domanda della Grifondoro
che colse alla sprovvista il giovane Dexer.
L’aveva sentito nominare dalla Moussant durante il suo
delirio in biblioteca, ma non fu una mossa azzardata: lo vide irrigidirsi,
tanto da serrare il pugno e non ricevette risposta, poiché Dahlia rientrò in
infermeria proprio in quel momento con altri due studenti.
- Harry? Ron? Cosa fate qui?
I due Grifondoro scuoterono il capo, in segno di fallimento.
- Eravamo preoccupati per te…- rivelò il bambino
sopravvissuto.
- Harry ha così insistito…cioè io sapevo che…non era
necessario… - ma si fermò, vedendo l’occhiata di sbieco che gli riservò
l’amico, così zittì. Ovviamente il suo orgoglio da Grifondoro non gli
permetteva di ammettere che anche lui era in pensiero per l’amica.
- È da tempo che ci sfuggi, sei taciturna e non ti confidi
con noi. Avevamo pensato che stessi progettando qualcosa e così…
- …mi ha costretto a seguirti! – mentì il rossino, annuendo
con la testa.
I suoi due migliori amici avevano ragione: era da troppo che
li trascurava, troppo presa dal suo intento di salvare qualcuno che il suo
aiuto non voleva.
- Scusate ragazzi…non era mia intenzione…
E il magico trio si abbracciò, unito e forte come sempre.
- Bene, dopo questi convenevoli sarebbe ora d’iniziare…
- Hai ragione, Dex – proseguì Dahlia – mi fa piacere ci
siate anche voi due: la storia che vi racconterò sicuramente vi riporterà alla
memoria ricordi non proprio piacevoli…ma credo e ho sempre sostenuto che per
esserci fiducia reciproca, bisogna conoscersi e comunicare tra di noi.
Dexer con uno schiocco di dita, fece comparire tre sedie per
i giovani diciassettenni.
- Vi racconterò, assieme all’aiuto di suo fratello, una
parte della storia di Speranza. Dovete sapere che tempo fa, il nostro Ordine,
la Punta d’Argento, non era formato da otto componenti, bensì da nove…
- Otto? Ma…- Hermione ne ricordava solamente sette.
- Dragon è l’ottavo componente. – rispose spiccio Dexer.
Harry e Ron non capirono l’allusione e l’evidenza reticenza
riguardante a questo sconosciuto Auror, ma la veggente li rassicurò con un
caldo sorriso.
- È un infiltrato, non credo lo vedrete spesso qua a scuola.
Comunque, tornando a noi…il nono componente: Darla Wilkinson. Era la migliore
amica di Speranza, conosciuta al primo anno di Hogwarts: una bambina molto
timida, riservata…col tempo crebbe, ma restò sempre molto nell’ombra e sono
proprio da queste persone che non ti aspetteresti mai uno sgarro…- mentre
narrava, il suo sguardo affondò tra i ricordi – il nostro gruppo si unì per
combattere i seguaci dell’Oscuro Signore, rimasti in pochi ma comunque
agguerriti per la caduta del loro capo…
- Una sera come tante, io e Speranza tornammo a casa, dai
nostri genitori – proseguì Dexer – uccisi. E solo allora capimmo che un
traditore si aggirava nelle nostre cerchie.
- La famiglia di Darla era sempre stata un’infiltrata e così
anche la figlia…da quel giorno, Speranza si sentì terribilmente in colpa: si
accusava di essere stata irresponsabile per aver rischiato le nostre vite,
quando aveva proposto di fare entrare Darla nel gruppo...
Un simile tradimento…
Qualcosa di turbolento cominciò a ribollire nelle vene del
bambino sopravvissuto.
Suo padre…sua madre…ingannati da Peter Minus…per salvarsi la
pelle…morti per lasciarlo vivere…
- Non se lo perdonerà mai…- rivelò il Moussant, osservandola
riposare nel letto dell’infermeria.
Coscienza.
Aprì lentamente i verdi occhi sul calar della sera,
incrociandoli con altri del suo stesso colore.
Suo fratello Dexer.
Le dolevano le tempie e si portò immediatamente le mani alla
testa: le sembrava di aver dormito per troppo tempo e quando ricordò ciò che
era successo sbuffò scocciata.
- Saffron mi ha ipnotizzata, giusto?
Melania, anche lei presente nella stanza, annuì.
- Scusate. Non avevo previsto…
- Speranza, non c’è ne bisogno. Può capitare a tutti…-
intervenne la mora, non finendo la frase.
La ragazza dai capelli color caramello abbassò lo sguardo:
può capitare a tutti di avere momenti di debolezza. Chiuse gli occhi, tremando
di rabbia.
- No, non deve capitare – puntualizzò decisa, mettendo da
parte le coperte e cercando di alzarsi dal letto.
- Sorella, dove credi di andare? – chiese il giovane
Moussant, fermandola.
- A quella maledetta festa…
Dex e Mel si guardarono increduli di tanta determinazione.
- A Villa Bellastone…non ricordate?
- Non pensarci neanche! Potrebbe capitarti chissà cosa e tu
non sei nelle condizioni migliori: scordatelo!
- Stasera è meglio che ci vada io – si offrì Melania, seria.
- E io vengo con te – precisò il ragazzo.
- Non ho bisogno di una guardia del corpo: finiresti per
starmi troppo appiccicato, così da non farmi concludere niente!
- Sul starti appiccicato volentieri mia cara…sorella guai a
te se ti muovi da qui! – l’avvisò il fratello conoscendola, vedendola storcere
il muso – bloccherò assolutamente le finestre e metterò Caspar di guardia qua
fuori. Buona serata.
Hermione, dopo aver cenato, si era un attimo allontanata dal
castello, presa dal troppo pensare.
Ora senza quel bracciale, si sentiva come allontanata dal
biondo Serpeverde.
Ma non doveva ragionare così: lui aveva bisogno di lei, o
meglio del suo sangue. Quel sangue che anni passati aveva tanto criticato,
sangue sporco.
Fece una breve visita ad Hagrid, custode delle Chiavi e
insegnante di Cura delle Creature Magiche, che ovviamente la rimproverò per
essere uscita da sola.
Così, lo ascoltò e decise di tornare sui suoi passi,
risalendo la collina. Stava per raggiungere il portone della Sala Grande,
quando alzò il mento da terra e vide una distinta figura stazionata lì davanti,
come se codesta persona la stesse aspettando.
Lunghi capelli biondi legati in un codino erano mossi dal
freddo venticello autunnale.
- Buonasera signorina Granger.
Ma chi sarà mai questa misteriosa persona? Sono sicura che
avete già tutti indovinato!
Ringrazio:
Rika Malfoy: ^__^ eh purtroppo ho dovuto inserirlo, ma posso
capirti benissimo! Il latinorum non è molto amatoXD già già, anche in questo
capitolo avrà una bella sorpresa la nostra cara Hermione! A presto, grazie! Baci!
Alessandra: grazie mille! Sì, le ho inventate io con il mio
fidato vocabolario sotto mano^^ grazie, a presto! Baci!
I suoi freddi occhi calcolatori guizzarono immediatamente
sulla divisa e corporatura della Grifondoro, cresciuta negli anni, tanto da
squadrarla da capo a piedi. Alla fine dell’ispezione visiva, Malfoy senior
arcuò un sopracciglio, diffidente, per poi tornare al suo sguardo: stupore
misto a inquietudine le segnavano il viso, ma il senso di determinazione non le
spariva mai, nonostante la lieve agitazione della nostra Hermione.
- Non ti hanno insegnato le buone maniere? – chiese l’ex
Serpeverde con tono sprezzante, avanzando di un passo col proprio bastone da
passeggio, alla cui estremità ergeva un serpente a fauci spalancate, pronte a
mordere la sua prossima vittima.
- Buonasera. – si limitò la Grifondoro, arretrando di un
passo, più che altro per riflesso che per timore. Non staccava neanche per un
istante i suoi occhi da quelli del biondo uomo, guardinga a una fuga o ad un
attacco. Il suo sguardo, talmente troppo simile a quello del figlio.
- Calma, signorina Granger. Si rilassi: non ho intenzione
di torcerle un capello, ora come ora. Non sono così stupido.
- Non lo farebbe solo perché il castello è pieno di Auror
che sarebbero onorati di sbatterla dritto ad Azkaban…- attaccò audacemente,
mantenendo sempre lo stesso tono di voce piatto.
Occhi ridotti a due fessure, dura espressione stizzita sul
viso.
Non scherzare col fuoco, ragazzina…
La porta dell’infermeria sbatté, lasciando all’interno solo
un profondo silenzio.
Speranza sprofondò sulla branda, massaggiandosi lentamente
le tempie, in un determinato punto della testa, cosa che, dopo qualche minuto,
le fece passare i lievi capogiri che la colpivano all’improvviso.
Quei ricordi…
Gettò bruscamente le coperte da un lato e si alzò dal letto:
non era abituata a restare con le mani in mano, anche se un meritato riposo non
le sarebbe dispiaciuto. Cercò di aprire le finestre, ma come giurato da quel
mascalzone di Dexer, non si mossero neanche con la magia: le aveva prontamente
sigillate appena uscito dall’infermeria.
- Maledizione…dovrò inventarmi qualcosa…
Non fece neanche in tempo a finire la frase che una
terribile scena si presentò ai suoi occhi: Hermione in compagnia di Lucius
Malfoy.
Spalancò i fugaci occhi verdi e, restando lucida, passò lo
sguardo dall’uno all’altra, non notando, da lontano, particolari segni di
nervosismo. Eppure quella situazione era insostenibile: come avevano potuto gli
altri Auror permetterlo? O forse era tutto sottocontrollo…
La bionda non trovava un interesse abbastanza valido da far
scomodare il Mangiamorte dalla sua lussuosa villa e questo, non le piaceva per
niente…
Una nuova ragione la motivava ad uscire il primo possibile
da quella prigioniera stanza.
Presa dal nervoso, con un calcio provò a sfondare il vetro,
ma non c’era niente da fare: una via inaccessibile. Raggiunse la porta e l’apri
lentamente, lasciando solo uno spiraglio, tanto da permetterle di vedere cosa
succedeva nel corridoio. Dalla fessura, poté intravedere nitidamente la figura
di Caspar Rosier, appostato davanti all’uscio: l’unico problema era che anche
lui aveva visto lei e così, imprecando a sottovoce, richiuse il battente,
portandosi al centro della stanza.
Come poter evadere da quella gabbia?
Si guardò intorno: porta e finestre erano bloccate.
Poi, il suo occhio si posò su un angolino della stanza, non
tanto visibile, in quanto nascosto da una branda e, incuriosita, si avvicinò a
quel punto strategico. Poggiò una mano sul muro e un’apertura celata si
spalancò istantaneamente: ai suoi piedi, un cesto con sporche lenzuola da
lavare.
Non poteva crederci e un sorriso soddisfatto si dipinse sul
suo volto: entrò nel buco buio e il passaggio si rivelò essere una lunga
discesa che la fece atterrare all’interno di una cesta di panni sporchi, molto
più grande di quella dell’infermeria. Appena levò lo sguardo, si ritrovò
addosso una decina di grandi occhi osservarla incuriosita, per poi farle la
riverenza.
Erano gli elfi domestici di Hogwarts.
Si mise in piedi per poter uscire da quel canestro, quando
una nuova raccolta di lenzuola furono buttate giù dal passaggio che atterrarono
tutte sulla sua testa.
Già abbastanza nervosa e leggermente intontita, si massaggiò
il capo, risparmiando le imprecazioni solo perché era riuscita a uscire da
quella gabbia d’infermeria. Saltò giù, mettendo finalmente i piedi a terra e,
facendosi largo tra una gran folla di elfi domestici, raggiunse l’unica
finestra in fondo a quella stanza che, suppose, dovesse essere la lavanderia
del castello.
Fratello, non avrai creduto di potermi fermare…
- Ti senti chissà chi, ora che vivi sotto l’ala protettiva
di Silente…ma non t’illudere, ragazzina! – pronunciò Malfoy senior, mantenendo
lo stesso tono austero e autoritario del figlio.
- Può farmi la cortesia di arrivare al dunque? Non ho tempo
da perdere…e penso nemmeno lei con me…
Calma Hermione…il nervosismo è un ottima arma perdente…
- Torneresti ad armeggiare la tua insulsa bacchettina per
abbindolare mio figlio Draco? – i suoi occhi erano diventati irosi, appena
nominato l’erede. La Grifondoro solo ora cominciò a temere di essersi cacciata
in guai più grandi di lei.
- Feccia di una mezzosangue! Come hai osato metterti in
mezzo?
- Di che diavolo sta parlando?
- Il bracciale!! Se non lo riporrai al suo posto, questa
volta tu e i tuoi amici non la passerete liscia! – esclamò in tono basso simile
al sibilo di un serpente.
Suonava tanto da minaccia…
La ragazza sospirò lentamente, controllando il lieve tremore
che la colse a quell’avvertimento.
- No…non è quello il suo posto…- e uno sguardo triste
s’impossessò di Hermione – ancora mi chiedo come abbia potuto farlo! Prendersi
gioco di suo figlio…usarlo – le tremò la voce nel pronunciare quell’ultima
parola – solo per…
- Tieni a freno quella lingua, mocciosetta! Draco sa cosa lo
aspetta e da nobile discendente della famiglia, ha accettato!
Sì, certo…altrimenti lo attendeva la signora dalla lunga
falce…
Un’altezzosa civetta dagli attenti occhi gialli si appollaiò
sul davanzale di una finestra vicino al portone della Sala Grande: proprio lì
di fronte stava avvenendo l’accesa discussione tra Lucius Malfoy e la
studentessa, Hermione Granger.
La regina della notte restò silenziosa ad ascoltare, mentre
con lo sguardo scrutava lontano, per controllare movimenti sospetti. E storse
il becco, quando uno strano uccello dalle vistose ali nere, che si confondevano
con l’oscurità della notte, approdò sullo stesso davanzale, accanto a lei.
Era un avvoltoio.
Speranza rizzò le penne: disgustoso.
- Dragon che ci fai qui?
- Ero venuto a consigliarti che vestito metterti…diciamo uno
facile da togliere…
Se avesse potuto, la Moussant l’avrebbe incenerito col solo
sguardo smeraldino.
- Non dovresti farti vedere ad Hogwarts!
- Vuoi dire che un avvoltoio non dovrebbe essere al
castello?
- Alla villa hanno bisogno di te!
- Ho intravisto tuo fratello smaterializzarsi con la
Gothiclan…tu non c’eri…così ho pensato di passare per controllare che fosse
tutto a posto…
Quando faceva il premuroso, Speranza davvero non lo
sopportava: la dolcezza non si addiceva a uno come Dragon…
- Che ci fa quel mangiamorte con la ragazza?
- Vuoi stare zitto un attimo? – chiese la bionda, perdendo
la pazienza.
Poi, i due videro Lucius Malfoy spazientirsi più del dovuto:
evidentemente Hermione gli stava dando del filo da torcere.
- Se succede qualcosa, guai a chi mi accuserà di essere
troppo prudente!
- Bambola, il fatto è che tu sei troppo rigida con gli
altri…dovresti scioglierti…- le consigliò lui.
- Sì…nel tuo letto magari…
- Non è una cattiva idea, sai?
- Tieni le tua piumacce lontane dalle mie, stupido
avvoltoio! – lo avvertì Speranza, emettendo un borbotto.
- Almeno io ho avuto un po’ di fantasia: tu sei una semplice
civetta!
- …il disonore della comunità magica! Stolti gabbani come
voi dovrebbero essere torturati e messi a tacere una volta per tutte!
- Le sue parole non sono più disprezzanti di quelle che mi
dice suo figlio – se ne uscì Hermione, dopo aver udito anche per troppo tempo
simili fesserie.
- Stupida ragazzina! Un giorno, non tanto lontano, ti
pentirai di quello che hai fatto! – esclamò, alzando un po’ troppo la voce,
nonostante la tarda ora. Il tramonto se n’era già andato da un pezzo, lasciando
spazio all’imbrunire per poi accogliere la placida sera – mio figlio resterà
sempre e comunque dalla mia parte: non sarai proprio tu, una mezzosangue, a
farlo cambiare idea!
Hermione arretrò di un passo: notò che più Malfoy senior
s’innervosiva, alzando la voce, più avanzava, come un predatore attaccava la
sua prossima vittima.
- Io non credo che Draco…
- Draco…- ripeté con un ghigno divertito sul viso, non
facendola neanche finire – siamo padre e figlio…siamo uguali…e lotteremo
insieme per vincere questa guerra, fianco a fianco, con gli stessi ideali!
E qui Hermione non stette zitta, né si fece zittire.
- No, questo non è vero! Suo figlio non è minimamente
paragonabile a lei! – affermò con decisione la Grifondoro.
Sapeva degli obblighi di Malfoy, ma conosceva soprattutto le
sue vere intenzioni: scappare dal terribile peso dei suoi doveri ed evitare
quest’inutile guerra.
E in quel momento, occhi color del ghiaccio sollevarono lo
sguardo da terra, privi di qualunque emozione. E non erano quelli di Lucius.
- Io, al posto di Malfoy, non mi sentirei fiera né di avere
un padre così meschino e calcolatore, né di sentirmi dire di essere uguale a
lui!
Fu questione di un attimo: Lucius la colpì con il bastone da
passeggio, ferendole la guancia destra col dente avvelenato del serpente di
ferro.
Un taglio lineare che cominciò a sanguinare all’istante.
Hermione, stupita da tale gesto e ora consapevole quanto le
sue sprezzanti parole avessero colpito l’uomo vista la reazione, si portò una
mano al volto, toccandosi la ferita. Non era profonda, ma c’era qualcosa che li
provocava un bruciore incredibile.
Dragon dovette quasi fermare di peso Speranza, la quale, dopo
un gesto del genere, non c’aveva visto più e voleva intervenire.
- Non ti permettere, ragazzina! Se non terrai, in futuro,
chiusa quella boccaccia, prevedo giorni brevi nella tua miserevole vita!
- Ho ricevuto una minaccia simile da suo figlio, eppure sono
ancora qua. Non mi sono intimorita di fronte a lui, perché mai dovrei farlo
dinnanzi a lei? – non finiva più, più parlava, più riusciva a caricare la
rabbia interiore – non ha appena dichiarato che siete uguali? Che differenza
c’è?
Lucius la prese per un braccio, stringendo la presa e,
avvicinando l’orecchio della Grifondoro alle proprie labbra, sussurrò a bassa
voce, tanto che neanche Speranza e Dragon riuscirono a sentire. Ma quello che
disse, era cosa nota a tutti.
- La differenza sta che io…sono un mangiamorte! – dopodiché
la spinse via e, a causa dell’irruenza, quasi la gettò a terra, come fosse una
schiava – ti consiglio di fare quello che ti ho ordinato per quanto riguarda il
bracciale oppure i tuoi sporchi genitori babbani presto riceveranno una
cordiale visita di cortesia da parte dei miei amici. Buona serata.
Occhi lucidi le segnavano il viso, mentre Malfoy senior si
allontanava rapidamente, scendendo il pendio del castello, col suo nero
mantello gonfiato dal vento.
Anche se avesse voluto, ormai non possedeva più quel
bracciale: gli Auror glielo avevano requisito.
- Dobbiamo intervenire – disse Speranza, pronta a planare
sul terreno e a trasformarsi, ma una zampata la fermò – ma che diavolo fai?
Dragon gli fece segno col becco, indicando la scena che
stava avvenendo in quel momento.
- Mezzosangue…- la richiamò Draco, il quale era rimasto
nascosto per tutto il tempo. Si avvicinò e lei, di spalle, si affrettò a
ricacciare dentro le lacrime, cercando di apparire forte e determinata come
sempre - simpatico mio padre?
- Credo che la tua protetta sia ora in mani sicure…-
commentò il dannato.
- Non è la mia protetta…e se le mani di Malfoy sono come le
tue, c’è poco da stare tranquilli! – riferì la Moussant, spiegando le ali
pronta a decollare.
- Come no? Guarda che non ti ho mai fatto niente di male…
- Solo perché io non te lo permesso – chiarì la bionda.
- Anche questo è vero…dove stai andando, bambola?
Speranza diede un’occhiata alla Torre Est: luci, sia al
piano inferiore che a quello superiore, passavano attraverso i vetri delle
finestre.
No, troppo rischioso…
- In camera tua…- rispose tranquilla.
Dragon Gaynor quasi cadde dal davanzale, talmente era
stupito: rivedere quei due ragazzini le aveva forse risvegliato un’accesa
passione da sfogare immediatamente?
- Oh bene bene!
- Se pensi che abbia perso il cervello tutto ad un tratto ti
stai sbagliando!
- Certo che però sei malvagia: prima m’illudi e poi…- disse,
facendo quasi compassione. Ma la bionda non ci cascava: lo conosceva bene, era
tutta una finta.
- Dragon lo sai: con me, sei senza speranza…
L’avvoltoio storse il becco, poi prese il volo, seguito
dalla prudente civetta: un’insolita coppia notturna viaggiava per i cieli bui
di Londra, quella sera.
Ed ecco qua la fine di questo capitolo: ne manca solo uno
per mettermi in pari con l’altro sito!
Ringrazio:
fragolina92: mi fa piacere! Che ne pensi di questo? A presto,
grazie! Baci!
Alessandra: grazie! Ne sono contenta! A presto, baci!
KIARA: che bello^-^, sono contenta! Tu che dici? Si farà
aiutare? Grazie, a presto! Baci!
Magic_Life: grazie^__^ non ti preoccupare, capita…spero
continuerai a seguire la storia! A presto! Baci!
Unghie dipinte da bianco smalto laccato tintinnavano sul bicchiere di
cristallo, contenente uno scuro liquido rossastro: vino
Unghie dipinte da bianco smalto laccato tintinnavano sul
bicchiere di cristallo, contenente uno scuro liquido rossastro: vino schietto
per la giovane Gothiclan, nonostante fosse poco fine per una fanciulla.
Passeggiando tra la folla senza una precisa destinazione e
con lo sguardo dritto avanti a sé, ma senza vedere nulla, si concentrava sulle
conversazioni udite dagli invitati, fermandosi ogni tanto a colloquiare pure
lei.
Il suo aspetto aggraziato non destava sospetti, né tradiva
il suo vero intento: i neri occhi felini truccati con una riga di matita e gli
scuri capelli color della notte legati in una perfetta treccia pomposa che le
ricadeva compostamente sulla spalla destra, le attribuivano una bellezza un po’
sinistra. Il nero corpetto allacciato ben stretto terminava con una lunga gonna
svolazzante, il tutto in contrasto con la sua pelle diafana e le rosse labbra.
Melania uscì dal salone bianco di Villa Bellastone,
addentrandosi in quello da biliardo, dove aveva lasciato il collega Auror.
- Dexer, che stai facendo lì impalato? Ho bisogno di te!
Il giovane, sorpreso dell’arrivo della mora, fece un cenno
in avanti, di fronte a sé: una bionda tutto pepe dall’aria sbarazzina stava a
braccia conserte, avente un cerchietto dorato che le tratteneva la folta chioma,
fuorché la frangetta, cadente sui sottili occhi celesti.
- E questa chi è? – domandò Mel, guardandola di sottecchi.
- Senti carina, l’ ho adocchiato prima io, quindi è meglio
se ti fai in giro! – squittì la ragazza, prendendo il giovane Moussant a braccetto.
Ma che faccia tosta!
La mora roteò gli occhi, sbuffando e imprecando per una tale
situazione.
- Non credo proprio, biondina! Lui è con me.
- È vero? – chiese, rivolgendosi a Dexer, facendogli gli
occhi da cerbiatta.
L’Auror sorrise beffardo, divertito di essere conteso dalle
due ragazze: era davvero poco dire che ci stava prendendo gusto.
- In realtà, io…- tentennò in principio.
- Vero? – incalzò Mel, riservandogli un doloroso pizzicotto
nel fianco sinistro.
- Esattamente! – rispose il castano prontamente, sussurrato
tra i denti ma abbastanza convincente tanto che la bionda se ne andò via, anche
se delusa.
- Andiamo, tesoro! Te la do io la biondina! Vieni, vieni!
Melania lo trascinò per un braccio fuori dalla sala,
arrestandosi solo all’ingresso della villa.
- Ma che diavolo stavi facendo? Ti avevo detto di tenere
d’occhio la Sala, non di rimorchiare stupide galline bionde! – lo rimproverò,
presa da uno scatto d’ira.
- Mi delizierebbe se la tua fosse gelosia...peccato che non
lo sia. – rivelò il giovane con voce profonda.
- Dexer, guai a te se ti ripesco un’altra volta flirtare con
una ragazza!
- Diventeresti la mia guardia del corpo? Lasciando che
nessuno mi tocchi, tranne le tue manine delicate?
- No, tesoro – rispose in tono sarcastico – mi farò
accompagnare da qualcuno di più competente e serio!
- Tipo l’affascinante ma taciturno Dylan?
- Perché no? Lo potrei proporre se non la smetti con il tuo
rimorchiamento tardo-antico!
Il Moussant storse la bocca: gli stava forse dicendo che il
suo approccio con le donne era ormai superato?
- E tu non credi di essere un po’ troppo scoperta con quel
bustino che ti aumenta di mezza taglia?
La Gothiclan non si scompose, fuorché lo stupore che si poté
cogliere nel felino sguardo.
- Non secondo il tizio con cui ho ballato prima…- rivelò la
Gothiclan, riservandogli un’occhiata fulminea.
Tacchi a spillo di bianchi sandali vertiginosi stridettero
sul lucido pavimento di Villa Bellastone, annunciando l’entrata della padrona
di casa. Elegantissima nel suo vestito d’argento, scese la scalinata che
portava ai piani superiori e puntò ai nostri due Auror in incognito.
- Buonasera miei cari. – salutò la Lady, porgendo la mano al
giovane Moussant per il baciamano.
Il Medioevo era finito da un pezzo…
- Sposati? – chiese la padrona di casa, avida di
pettegolezzi.
Melania scattò il capo in direzione della signora, con
espressione alterata.
- Neanche nei miei peggiori incubi!
La risatina di scherno che seguì da parte di Lady
Bellastone, lasciò interdetto il giovane Dexer.
- Bene allora. Penso non ti dispiacerà se mi faccio
accompagnare da questo aitante giovanotto e ti affido in mani di un mio amico.
Raphael?
Un ragazzo vicino alla trentina d’anni, alto e slanciato nel
suo completo di giacca e cravatta si avvicinò al trio, rivelando due occhi
magnetici: i ricci capelli biondi, perfettamente in ordine, gli davano
quell’aria sbarazzina tanto da ringiovanirlo di almeno dieci anni.
- Raphael caro, conosci questa giovane signorina?
- Certo, milady. È stata così gentile da concedermi un
ballo, ma purtroppo non conosco nome di questa splendida fanciulla. –
enfatizzò, prendendole la mano e avvicinando le proprie labbra al palmo della
ragazza, senza staccare gli occhi da suoi.
Quindi era lui il tizio che aveva apprezzato la generosità
del corpetto di Melania…
- Credo che fareste bene ad approfondire, vi lasciamo soli.
- Senti Apollo – lo soprannominò sarcasticamente Dexer,
alludendo ai biondi capelli ricci – vedi di riportarmela per mezzanotte. – e
poi, abbassandosi all’orecchio della mora, con un certo tono di risentimento -
chi era quello che perdeva tempo a rimorchiare? Ne riparliamo più tardi!
- A presto mia cara – la salutò Lady Bellastone – lo affido
a te, così potrai riferirmi se è uomo di cui potersi fidare…
Se sei donna di cui mi possa fidare…
- Andiamo mio caro: non vedo in giro vostra sorella,
Speranza. Che fine ha fatto? – chiese la signora, poggiando la mano nel braccio
del ragazzo.
- Un impegno. Questa sera non potrà raggiungerci…
La finestra della camera era stata lasciata aperta.
Il nero avvoltoio e la vigile civetta penetrarono
all’interno, mentre nel buio della stanza si ritrasformarono.
- Fermo! – esclamò Speranza, con in mano la bacchetta
emanante un fascio di luce, tanto bastava per intravedere Dragon pronto all’attacco.
Il moro, con un’espressione capricciosa, si lasciò cadere pesantemente sul
letto disfatto, con le bianche lenzuola lasciate disordinatamente ai piedi del
materasso.
- E allora che vuoi da me?
La ragazza dai chiari capelli color caramello, dopo aver acceso
le lampade della squallida stanza, si avvicinò all’imponente armadio di legno
scuro, disposto di fronte, cominciando a rovistare tra la sua roba.
- Non ho bisogno di una cameriera, bambola…
- Dovrai avere qualcosa qui: un abito femminile o qualsiasi
altro che ci assomigli…possibile che nessuna delle tue amanti ti abbia fatto un
simile regalo?
- Aspetta, fermati! – esclamò, alzandosi di scatto e
afferrandole i polsi per impedirle la ricerca – sei venuto qui per un abito?
Speranza distolse lo sguardo smeraldino dal quello di lui,
dannatamente vicino per le sue abitudini.
- Non potevo andare alla Torre, mi avrebbero scoperto. Ho
bisogno di un miserevole abito per andare a quella festa: ce l’ hai oppure no?
- Se la risposta fosse negativa, cosa faresti?
- Me ne andrei all’istante, ovvio.
- Rinunciando a partecipare alla riunione della villa?
- Questo no. M’inventerei qualcosa.
Dragon sospirò, lasciandole d’improvviso i polsi e
richiudendo, con uno schiocco di dita, le ante dell’armadio aperte.
- Vado a chiederne uno alla mia vicina di stanza, non ti
muovere.
- Cerca di non intrattenerti troppo a lungo per il dovuto
ringraziamento – affermò la bionda cinica, mettendosi a braccia conserte,
mentre il moro chiudeva la porta, ridendo di sbieco.
Il suo viso contratto dalla rabbia e gli occhi d’oro ancora
lucidi dal nervoso.
Draco Lucius Malfoy inclinò il capo alla visione dell’ira
che aveva colto la sua mezzosangue preferita.
- Grager, sicura che le minacce di mio padre non ti abbiano
intimorito più delle mie?
Evidentemente il biondo non aveva pesato abbastanza le
parole, tanto che la giovane Grifondoro non lo degnò di una risposta,
fulminandolo con sguardo deluso e girando sui tacchi.
Che insensibile…
Il Serpeverde incurvò un angolo della bocca, con la stessa
espressione velata con cui aveva udito il discorso di suo padre: raggiunse
l’andatura della ragazza, ponendosi di fronte e costringendo Hermione ad
arrestarsi per non andargli a sbattere contro.
- Che vuoi? – fu la secca domanda della riccia.
Osservò il biondo assottigliare i glaciali occhi come per
identificare qualcosa di già ipotizzato: si avvicinò al pallido viso della
Grifondoro per poi serrarle la giugulare e costringerla a voltarsi da una
parte.
Dal sottile taglio lineare della guancia colava ancora
qualche goccia di sangue…
Quel candido letto sul quale ogni notte consumava la sua
sfrenata passione con innumerevoli donne diverse…
Speranza si accomodò sulla poltrona affianco, attendendo
l’arrivo del dannato col vestito in prestito che avrebbe dovuto indossare
quella sera. Sospirò lentamente, appoggiando la testa al muro con lo sguardo
vacuo sul soffitto.
Che strazio dover lavorare con lui…
Non poté far a meno di buttare un occhio al comodino, sul
quale poggiava un bicchiere: all’interno un anello, anzi una fede.
Il piccolo cerchietto dorato che rappresentava l’unione con
Felicia Carrinton.
Dragon non l’aveva mai portata all’anulare, salvo nei suoi
brevi ritorni a casa.
Speranza cominciò a pensare quanto loro due si
somigliassero: donne cadute in un amore senza via d’uscita, privato della
meritata felicità. Condannate ad amare lo stesso uomo, consapevoli che mai,
nessuna delle due, sarebbe stata corrisposta.
La Moussant si era ritrovata spesse volte a maledire il
giorno in cui l’aveva conosciuto…il giorno in cui la sua vita aveva iniziato
piano piano a rovinarsi a causa dell’infatuazione per quel dannato…
Speranza strinse la piccola fede d’oro, imprigionandola nel
suo pugno per poi lasciarla ricadere nel bicchiere.
- Ti avrei sposata se solo mi avessi dato l’opportunità di
amarti.
Ebbe un sussulto per lo spavento, mentre da sopra le spalle
intravide la figura di Dragon appostato davanti alla porta.
- Sai che non mi fidavo delle tue promesse – con lo sguardo
ancora perso tra i ricordi.
- E continui a non fidarti tutt’ora.
- Dammi almeno una ragione per farlo! – esclamò la ragazza,
alzandosi in piedi con sguardo serrato, mentre il moro si avvicinava con passo
deciso.
- Perché sono tornato in squadra per te…solo per te…
Il sangue che gli serviva era lì…a pochi centimetri dal suo
viso…
- Non ci provare! – lo avvertì Hermione, con in mano la
bacchetta puntatagli sul basso addome.
Draco si staccò dal suo collo, ghignando e scotendo la
testa.
Suo padre non si smentiva mai…
- Mezzosangue, sai che senza il mio aiuto potresti
ritrovarti sul letto dell’infermeria immobile per un mese? – le comunicò con il
sorriso sulle labbra.
La Grifondoro abbassò l’arma, continuando però a seguirlo
con lo sguardo, mentre il venticello della sera cominciava ad alzarsi, ondeggiandole
i ricci capelli.
- Che intendi dire?
- Hai tempo due ore. Quel taglio è infettato da un veleno
leggero, ma comunque efficace. – comunicò senza un velo di preoccupazione.
- Tuo padre ha osato colpirmi, sapendo che in quel maledetto
bastone c’era del veleno?
- Mezzosangue, temo che il suo obiettivo fosse proprio
quello…ma sapeva che ci sarei stato io: l’avrei riconosciuto all’istante e
avrei potuto curarti…
- …per poi impossessarti di alcune gocce del mio sangue!
Vigliacco, eri d’accordo con lui!! Era tutto una messinscena!
Sguardo duro e impassibilità nei suoi lineamenti.
- E io ti ho anche difeso…che sciocca!
- Mi spiace, mezzosangue. Questo è il prezzo da pagare.
Sarebbe meglio se mi restituissi anche il bracciale: sentito il mio paparino,
no?
- Mai! – esclamò con irruenza - e anche se potessi, non lo
farei.
- Che vuoi dire, Granger?
- Lo distrutto – rivelò, alzando una spalla con semplicità.
Mentiva.
- È un gioiello di magia oscura, non lo danneggi con uno dei
tuoi incantesimi sempliciotti…
- Mai sentito parlare del potere di distruggere?
Malfoy junior aggrottò le sopracciglia, incredulo.
- Tu? Hai creato la sfera per…- ma non terminò la frase,
vedendo la Grifondoro alzare il mento come in segno di sfida – mio padre non
gradirà…
- Lo so. – rispose appena sussurrato, ripensando alle
atrocità che avrebbe commesso se non gli avesse restituito quel dannato
gioiello.
- Ormai sei in mezzo, Granger. Non puoi più tirarti
indietro.
- Non lo mai pensato.
- Il tempo scorre e il veleno starà entrando in circolo. Che
vuoi fare, mezzosangue? – s’informò il Serpeverde, appoggiato al muro esterno
del castello.
- Cosa vuoi in cambio?
Draco ghignò divertito: stavolta aveva lui il coltello dalla
parte del manico.
- Lo sai…
Di nuovo.
Voleva il suo sangue.
I suoi occhi neri comunicavano sincerità, eppure Speranza
non la vedeva.
- Solo per me? Solo per riuscire a portarmi a letto?
Dragon rimase spiazzato e scosse la testa, tirandole al volo
il rosso vestito chiesto in prestito. Poi girò le spalle, senza degnarla di una
risposta, cominciando a vestirsi anche lui.
Forse era stata troppo dura con il dannato, ma l’esperienza
le aveva indurito l’animo tanto da non riconoscere quando le sue parole erano
sincere. Indossò in pochi secondi l’abito da sera, osservandosi davanti alla
stretta specchiera appesa al muro, cercando di riuscire a stringere i laccetti
del vestito, dietro la schiena.
Vedendo la sua difficoltà, nonostante la stizza che provava,
il moro le andò vicino, aiutandola con l’allacciatura.
- Così non potrai mai dire che sono bravo solo a togliere…-
le disse, mentre terminava il lavoro per poi contemplarla nella superficie
riflettente: il rosso si combinava perfettamente con la luminosità dei suoi
capelli, donandole un nuovo colorito, mentre il tessuto cadeva bene sulle sue
forme, con qualche abbondanza sul seno dove era appuntata una finta rosa rossa.
- Maggiorata la tua vicina? – domandò acida la ragazza.
- Abbastanza…- rispose il moro, poggiando il capo sulla sua
spalla destra, dopo averle messo i morbidi capelli dall’altra parte.
- Un vestito un po’ più scollato non lo hai trovato? –
chiese, osservando la generosa apertura che l’abito offriva.
- Purtroppo no, altrimenti credi che me lo sarei lasciato
sfuggire? - le sussurrò all’orecchio, allungando le mani e circondandole
delicatamente la vita. Il regolare respiro della ragazza si fece più intenso,
con l’aumentare dei battiti del cuore.
- Speranza, di cosa hai paura? Stai tremando…- le fece
notare – non preoccuparti, ci sarò sempre io vicino a te.
La Moussant incontrò i suoi neri occhi nello specchio,
mentre rimaneva immobile al suo tocco, rigida come marmo.
- Appunto…
Eccomi tornata!
Capitolo 17: finalmente, sono in pari con l’altro sito e
quindi, d’ora in avanti, gli aggiornamenti saranno un po’ meno frequenti^^”
comunque, di solito, pubblico una volta a settimana! Spero continuerete a
seguirmi!
Ringrazio:
Magic_Life: giàXD è la mia specialità finire sempre sul più
bello! Hai visto Draco? Insiste che vuole il sangue di Hermione? Come farà
questa volta la Grifondoro a sciogliere i nodi che il destino le ha proposto?
Tutto nel prossimo capitolo! Oddio, mi sembra di essere quelle presentatrici di
soap!XD grazie, a presto! Baci!
Willow Malfoy: Ti ringrazio, mi fa molto piacere! Spero
continuerai a seguire la storia! A presto! Baci!
- Ma una volta non chiedevi piaceri sessuali in cambio
- Ma una volta non chiedevi piaceri sessuali in cambio?
Perché solo a me domandi del sangue? – li fece notare Hermione, al limite di
sopportazione, buttandola sull’ironico.
Il deciso e sicuro sguardo argenteo del Serpeverde si accese
ulteriormente, mentre senza volerlo arcuò un sopracciglio e sul pallido viso si
dipinse un sorriso malizioso.
- Mezzosangue, ti umilieresti a tal punto? Dunque il mio
fascino ha ammaliato anche te, come volevasi dimostrare…
La Grifondoro alzò gli occhi al cielo, sospirando e piegando
un lato della bocca.
- Malfoy, non riconosci nemmeno una battuta ironica e mi
sorprende che tu non mi sia ancora saltato addosso quando…
- Non ho voglia di scherzare, Granger! Ti conviene
sbrigarti, non hai molto tempo da perdere: il veleno entra in circolo molto
velocemente e, se vuoi essere curata in tempo, sai cosa devi fare.
La ragazza si morse il labbro inferiore, rispecchiando
vittoria assicurata e presunzione in quegli occhi grigi, privi di
sentimenti.
Speranza Elisabeth Moussant fece il suo ingresso nella Sala
da ballo di Villa Bellastone nel suo abito rosso troppo vistoso e appariscente
per una abituata a restare nell’ombra a scrutare gli altri.
Seguita dal dannato Dragon Gaynor, abbigliato in scuro,
scrutò la folla dinnanzi a sé, senza notare nulla di strano: solite persone,
seguaci dei Mangiamorte, ma mai chi contava veramente, coloro che agivano in
maniera attiva negli attentati. Era da un po’ che partecipavano a quelle feste,
ma nomi illustri come Lucius Malfoy o Bellatrix Black non avevano mai messo
piede in quella villa, tanto da far sospettare che fosse tutto una farsa.
- Se vedi Dex, io non ci sono per stasera – riferì la bionda
al giovane compagno Auror.
- Là c’è la sua fidanzata che sta ballando con quel pinguino
biondo. Non credo che a tuo fratello farà piacere sapere che ha già le corna. –
la informò Dragon, appoggiando un braccio sulla spalla della Moussant per
attirarla a sé.
- La sua fidanzata? – domandò scettica, sbarazzandosi della
presa del polipo moro.
Notò, poco più in là, Melania danzare in un abito succinto
che la lasciò un attimo interdetta: la Gothiclan incrociò il suo sguardo e con
un breve cenno del capo verso destra, le indicò l’arrivo del fratello Dexer.
Speranza strabuzzò gli occhi e, per non farsi vedere anche
se era abbastanza difficile a causa dell’abbigliamento, trascinò Dragon in un
angolino della stanza, dove si nascose con lui davanti per coprirla.
Attendeva una risposta: l’aveva messa alle strette e
chiunque con un po’ di cervello avrebbe accettato lo scambio.
Ma non lei, non Hermione Granger.
E questo, il bel Serpeverde non l’aveva considerato.
- Mai! Preferisco andare in infermeria!
- Mezzosangue, non sanno che tipo di veleno sia e non credo
proprio che quell’oca della Chips sappia curarti adeguatamente! – cercò di
convincerla l’astuto ragazzo.
- Non m’importa…- riferì la Grifondoro, con tono più debole
rispetto a prima. Il dolce veleno cominciava a fare effetto, offuscandole la
vista e provocandole dei giramenti di testa.
Ebbe un lieve mancamento, ma non cadde a terra: chiuse gli
occhi, restando immobile per poi riaprirli di colpo e farsi strada barcollando.
- Mezzosangue tra meno di trenta secondi potresti svenire:
sei consapevole che neanche correndo ci arriveresti in quella dannata
infermeria, dove vorresti farti curare?
- Senti – si voltò, rivolgendosi a lui con gli occhi d’oro
ridotti a due fessure – se non vuoi aiutarmi senza qualcosa in cambio, ti
chiedo almeno di tacere! Tu e il tuo paparino siete proprio una coppia
formidabile: sbagliavo a difendere che tu fossi diverso da lui.
La Grifondoro lo superò, sempre con meno forze.
- Vieni con me – sbuffò Malfoy scocciato, prendendola per un
gomito e dirigendo entrambi all’interno della scuola, nel ripostiglio delle
pozioni.
Il dannato poggiò un braccio al muro, sopra il capo della
Moussant, avvicinandosi pericolosamente.
- Non ci provare! – lo avvisò la ragazza dai capelli color
caramello, lasciati sciolti quella sera.
- Tuo fratello sta passando proprio ora, che ne dici di un
po’ di spettacolo? Non farà certo caso a te se passi per una delle mie solite
amanti…
- Che vuoi fare? – domandò, osservando gli spostamenti di
Dex da sopra la spalla del dannato e da quella posizione fu costretta ad
aspirare il piacevole profumo che emanava.
Dragon prese la palla al balzo e si buttò sul collo della
bionda, manco fosse un vampiro, baciando avidamente quella pelle maledettamente
delicata che lo faceva impazzire.
Con il capo girato di lato e il cuore palpitante, cercava di
controllare le emozioni contrastanti che la invadevano: sapeva che se avesse
cominciato, dopo non avrebbe più trovato la forza di respingerlo. Si era
promessa che non avrebbe ceduto, aveva giurato di rinnegare il suo amore.
- Dragon smettila…- ma il suo fu poco più di un sussurro che
non fermò il giovane dannato.
Nel frattempo, nell’incasinato ufficio del preside Albus
Silente si teneva una riunione con gli Auror rimasti appostati a scuola: Caspar
e i tre fratelli Wassal sedevano assieme ad un’inquieta McGranitt e ad un
placido preside, sempre con il flebile sorriso sulle labbra.
La conversazione non restava tra quelle quattro mura, bensì
raggiungeva il quartier generale dell’Ordine della fenice, Grimmauld Place, 12.
Nel camino dell’ufficio del preside le distese facce di
Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Malocchio Moody e i signori Weasley.
- C’è troppa quiete…- esordì il licantropo, seduto
nell’angolo del divano, accanto a Tonks.
- Prima della tempesta. Non ci stiamo movendo per niente! –
esclamò Saffron Wassal, alzandosi.
- Non stanno concludendo niente in quella villa piena di
delinquenti – perse la pazienza il vecchio Moody, bevendo un sorso dalla sua
fiaschetta.
- Calma Malocchio – lo richiamò Silente, unendo le mani sul
panciotto.
- Potrebbe essere solo un diversivo la soffiata che abbiamo ricevuto
su Villa Bellastone – spiegò Tonks, che quella sera aveva optato per una tinta
viola acceso, la quale portò alla luce il dubbio di tutti i presenti.
- A questo punto non vedo alternativa a ritirarci da quella
villa: i ragazzi stanno correndo solo eventuali rischi che non possiamo
permetterci – fece il punto Dylan.
- Dragon Gaynor è infiltrato in quella casa e sta facendo un
ottimo lavoro – precisò Silente, uno tra i pochi a difendere i pregi del
dannato – non può fare marcia indietro.
- Siamo comunque da capo!
- Non possiamo aspettare un loro attacco!
- Non abbiamo niente in mano…
- No! – negò Caspar Rosier, incuriosendo i presenti –
abbiamo Harry, Harry Potter! Credo che l’ideale sarebbe farlo partecipare alle
nostre riunioni.
- Come? Harry
caro? – prese parola Molly Weasley – Albus non credo sia una buona idea…
Il preside osservò il giovane Auror da sopra gli occhiali a
mezzaluna: i folti capelli argentei inconfondibili lo fecero sorridere amaro.
- E sia. Harry deve essere informato.
- Grazie preside – rispose il giovane Legimens, con un cenno
del capo.
Quando i due studenti entrarono nella stanza e richiusero la
porta dietro di loro, Hermione si era quasi addormentata.
- Mezzosangue, sveglia! – ordinò il biondo,
schiaffeggiandola per destarla – guarda che se continui a dormire, potrei
impossessarmi del sangue che mi serve!
Immediatamente la Grifodnoro strabuzzò gli occhi,
appoggiandosi contro il muro e restando ad osservare le mosse del Serpeverde.
- Che fai? – chiese debolmente.
- Solo una pozione che dovrebbe eliminare il veleno in
circolo – rispose, aggiungendo foglie di thè verde all’intruglio.
- Dovrebbe?
Draco, con un movimento del dito, lasciò che il cucchiaio
mischiasse il tutto, per poi porlo alla strega.
- Dovrei fidarmi? Chi mi dice che non sia un altro colpo
basso? – l’accusò lei, reggendosi alla parete.
- Direi che non hai altra scelta, mezzosangue. Ti
converrebbe non perdere altro tempo prezioso.
Hermione gli diede retta, senza contrattaccare, bevendo il
rivoltante intruglio preparato appositamente per lei.
- Lo fai solo perché ti resterei sulla coscienza. Sempre che
tu ne abbia una, Draco Lucius Malfoy.
D’accordo, suo padre non gli aveva riferito che quel veleno
avrebbe portato a delirare cose senza senso e così il biondo si limitò a non
ascoltarla, controllando, solo dopo qualche minuto, le iridi della ragazza.
- Merda…
- Che succede? – chiese lei, ancora abbastanza spossata.
- Te l’avevo detto di non perdere tempo! – osservò il taglio
sulla guancia: era lì che si concentrava tutto il veleno ora – Granger, so che
non lo ammetterai mai, ma sono sicuro che ti piacerà…
- Cosa? – gli chiese, troppo ingenuamente.
La Grifondoro non ebbe neanche il tempo di protestare che
Malfoy avvicinò le sue labbra alla guancia ferita.
- Che diavolo fai? – domandò, respingendolo. Riuscì a vedere
il suo viso spazientito, ma soprattutto le sue labbra sporche di nero quasi
fosse inchiostro. Ma non lo era.
- Se non vuoi avere uno sfregio sul tuo bel faccino, dovrò
asportare il veleno rimasto sulla ferita! – la informò lui, sputando il veleno
sulla bocca per terra.
- E non conosci altro modo? – si lagnò Hermione, dinnanzi
alla sua solita calma.
- Mezzosangue, ammettilo che in
fondo ti piace…- le sussurrò con voce bassa, affondando nuovamente la bocca
sulla sua pelle.
Se non fosse stato per un branco
di gallinelle vestite con colorati piumaggi, Speranza avrebbe temuto per la sua
incolumità: era sicura che non sarebbe riuscita a fermare i baci della sua
ossessione.
- Lupacchiotto? Stasera non ci fai
compagnia? – stridette una voce acuta da far rompere i vetri. I due Auror si
voltarono verso le quattro ragazze insoddisfatte che, con il labbro
all’infuori, attendevano una risposta ben più che affermativa.
- Giovani ochette! Che piacevole
sorpresa – ma dalla sua faccia, non lo era affatto – mi dispiace deludervi, ma
vedete questa giovane ragazza? – e indicò Speranza che con il rosso vestito
sembrava un’amante perfetta – una nuova arrivata e stasera è il suo turno.
La bionda lo stette ad osservare,
ma i vari ammiccamenti, sguardi e movimenti provocatori non la convinsero per
niente a tenere a fermo la lingua, né a reggergli il gioco.
- Ragazze, potete tenervelo. È
tutto vostro!
Dragon la fulminò con uno sguardo:
dunque, prima le porta a letto e poi vuole liberarsene così, con uno schiocco
di dita, pretendendo di essere aiutato?
La bionda non seppe proprio in che
modo, eppure in pochi secondi il dannato riuscì a liberarsi delle quattro
ochette, forse con la promessa di rimandare tutto alla sera successiva.
- Gaynor te lo puoi scordare!
- Inutile divulgare, bambola.
Stasera sei mia! – sussurrò, cingendole i fianchi, mentre lei premeva il petto
muscoloso di lui per allontanarsi.
- Mai, neanche nei tuoi sogni!
- E invece ti sbagli, mia cara
Speranza…nei miei sogni ci sei sempre…
- Mezzosangue guarda che ho
finito…o devo sospettare che non ti è dispiaciuto così tanto?
Hermione aprì prima un occhio, poi
l’altro.
Sì, aveva finito eppure la
debolezza non l’aveva del tutto abbandonata.
Cercare di pensare ad altro era
stato difficile e ora quasi le veniva da ridere riguardo all’assurdità della
situazione createsi. Si portò una mano alla guancia, sfiorando delicatamente il
taglio.
- Ferma! - l’ammonì Malfoy,
prendendole la mano con la quale si era azzardata a toccare la ferita – non
farlo prima di domattina!
Bloccata al muro, imprigionata dal
suo salvatore, troppo vicini per i gusti di entrambi.
Eppure restarono immobili e
silenziosi, guardandosi solamente negli occhi.
Quel magico momento venne
inspiegabilmente rovinato dall’apertura della porta del ripostiglio e dal
rumore metallico di una macchina fotografica.
Beccati.
- Ma che razza di nomi!
Lupacchiotto, ochette…non lamentarti se da vecchio ti verrà il diabete! Te lo
meriti! – gli riferì Speranza, prendendo un bicchiere dal vassoio della sala.
- Dimentico che non lo sopporti…-
disse Dragon, fregandole il bicchiere e bevendosi il contenuto in un sol sorso
– tu come mi chiameresti?
La bionda lanciò brevi occhiate
dinnanzi a lei, poi osservò il bel moro.
- Mandrillo.
Dragon storse la bocca: era chiaro
che il nomignolo non gli piaceva.
- Ma come bambola? Tra tutti gli
animali, mi paragoni a una scimmia?
- Gaynor ora basta: mi sono
stufata di questi giochetti! – esclamò, puntando i sfuggenti occhi verdi in
quelli maliziosi del dannato – non ho tempo da perdere con te, quindi smettila
di starmi addosso!
Dragon Christofer Gaynor sorrise
divertito, non lasciandosela scappare.
- Ho il compito di tenerti
d’occhio, bambola: non sei ben accettata in questa casa – le sussurrò ad un
orecchio – e quindi, per tua sfortuna temo, sarà difficile liberarti di me.
Ed eccomi qua, tornata dopo tanto
tempo anche con questa fan fiction! Perdonate il ritardo! Un ringraziamento
alle commentatrici dell’ultimo capitolo pubblicato:
sakura_kinomoto: no, non voglio
farti morire d’infarto^^”” sai, mi dicono spesso che sono proprio specializzata
nel finire sempre sul più bello, mi manca solo la laureaXD che ne pensi del continuo?
A presto, grazie! Baci!
Kagome 13: grazie^__^ sono
contenta ti piaccia! Spero continuerà a farlo! E lo so, finisco sempre sul più
bello, ma che posso farci…è un viziaccio che fatica ad andare viaXD A presto,
baci!
Willow Malfoy: no, Hermione non ha
ceduto, tranquilla! La nostra fiera Grifondoro non cederà mai, a meno che…
grazie, a presto! Baci!
Yo91: ciao!! Vedo vedo e mi fa
enormemente piacere! Come hai potuto notare, gli stili tra le due fan fiction è
diverso…Grazie, a presto! Baci!
No ragazze, non avete le allucinazioni: ho veramente aggiornato^^””””
No ragazze, non avete le allucinazioni: ho veramente
aggiornato^^””””
Scusate l’enorme ritardo!!!!!!!!!!!
Non voglio farvi attendere oltre, ringrazio le persone che
hanno recensito lo scorso capitolo: Magic_Life, Yo91, piper1831,
sakura_kinomoto, Alessandra, Malfoy_lover e Willow Malfoy. Grazie ragazze,
spero di risentirci al più presto!
Baci baci
By Lily-Rose
CAPITOLO 19°
“LA REGINA DI CUORI”
Speranza lo fissò attentamente in quelle iridi scure,
trovandovi pura verità.
- Ti hanno ordinato di controllare le mie mosse? – gli
domandò con impeto.
- Proprio così, bambola. Non sei la benvenuta in questa
casa.
Alla bionda sfuggì un sorriso di sbieco: era scontato che la
sua presenza non fosse ben gradita, eppure non capiva perché l’accogliessero
alla festa visto che sospettavano di lei.
- E guarda caso, hanno scelto proprio te…che ironia della
sorte! – esclamò la ragazza con voce bassa e sicura.
- Tu credi? – domandò lui.
- Conoscendoti…no…
- Diciamo che mi sono offerto volontario per starti alle
calcagna: sai che la cosa mi fa estremamente piacere…
- È tutto tuo, Gaynor…- rispose secca l’ex Grifondoro.
- Hai finito di farti toccare da quel porco schifoso?
Melania Halle Gothiclan, voltata di spalle e intenta a
giocherellare con le punte dei capelli mentre sorvegliava vigile la stanza da
ballo, sorrise soddisfatta, mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Sembra quasi tu sia geloso, Dexter…
Il giovane Auror sbuffò infastidito, scolandosi l’intero
contenuto del bicchiere.
- Hai almeno ottenuto qualche informazione utile, mentre
sculettavi al centro della pista?
La mano della mora partì velocemente in direzione della
guancia del ragazzo, ma Dexter afferrò al volo il suo polso, parando
l’eventuale schiaffo che avrebbe altrimenti ricevuto.
- Non cambi mai…
E allontanandosi da lui, trattenne rabbia e lacrime quando
il solo sguardo avrebbe potuto incendiare qualsiasi cosa.
- Maledetto!! – urlò l’irato Serpeverde, lanciando al povero
Colin Canon un incantesimo di schianto, il quale però rimbalzò inutilmente
contro il muro – vattene, mezzosangue! Sarà solo colpa tua se quel piccolo
mostriciattolo oserà pubblicare quella dannata foto!
Solo colpa sua?
Ah ecco: prima si avvicina, non riuscendo più a scollarsi da
lei e poi scarica tutta la colpa sulla cara Grifondoro? Comodo…
- Senti brutto scaricabarile, non conviene né a me, né a te
che quella foto venga pubblicata: quindi escogita un modo per farti dare quel
rullino!
- Granger, sei patetica. La tua presenza
m’infastidisce…vatti a fare un giro…
La ragazza, stizzita, fece lievitare, col solo sguardo, due
pesanti enciclopedie riposte negli scaffali in fondo all’aula, le quali
precipitarono sulla testa dell’arrogante serpentello. Poi soddisfatta, richiuse
la porta, sbattendola e tornando ai propri dormitori, mentre all’interno un
irato Draco Malfoy stringeva i pugni e controllava l’istinto di lanciarle un
bel Avada Kedavra.
- Chi è quella signora là in fondo con quell’abito antico? È
la prima volta che la vedo qua – domandò la ragazza dai capelli color
caramello, mentre buttava giù il terzo bicchiere di vino.
- Non ne ho idea…- rispose il dannato; sicuramente egli
aveva ignorato una nuova presenza come quella, visto che non poteva portarsela
a letto, avendo all’incirca il doppio della sua età, pensò Speranza.
Ma il bello fu quando la donna, come richiamata, attraversò
tutta la sala, per giungere presso di loro.
- Buonasera.
I due Auror salutarono cordialmente, un po’ titubanti e
allarmati, ma mantenendo la massima sicurezza.
- Finalmente ci rincontriamo Speranza dei Moussant –
sussurrò la donna con voce sibila. Dalle rughe intorno agli occhi dimostrava
una quarantina d’anni e l’abito estremamente antico ne dava la prova.
- Ci conosciamo?
- Tu non mi ricordi – svelò, non staccando mai gli occhi da
quelli verdi della ragazza, quasi le ricordassero qualcuno – eppure conoscevo
Dante e Lavinia.
I suoi genitori.
Speranza ebbe una fitta al cuore, come ogni volta che li
ricordava o venivano semplicemente nominati.
Morti da eroi, da vincitori. Come avrebbero voluto.
Ma se ne erano comunque andati, per sempre.
Insieme.
Lasciando due figli orfani.
- Voi, madama, conoscevate i miei genitori?
- Credo che nessun altro conosca meglio di me Lavinia e
Dante Moussant ed è per questo che sono qui: per aprirti gli occhi, ragazza
mia. E per renderti note cose che non sai…la vera storia dei coniugi Moussant
come non te l’ hanno mai raccontata…
Speranza rimase basita, eppure essendo di natura molto
scettica, non prestò fede alle grandi parole pronunciate dalla donna.
- Scusate madame, mi sfugge il vostro nome – domandò pacata.
La signora alzò il mento, fiera e decisa, increspando le
rosse labbra.
- Mi chiamano la Regina di Cuori.
Quell’incontro e il colloquio che seguì alterò l’umore e le
emozioni della fredda Speranza, tanto che il giorno seguente se ne rimase tutto
il giorno chiusa in camera.
In silenzio.
Sola.
Così come credeva di essere.
Questo strano comportamento allarmò il fratello della
ragazza, ma Dex conosceva bene sua sorella: mai come in questi momenti,
desiderava essere lasciata in pace.
Eppure l’amore e la preoccupazione per una persona cara,
superavano anche il rischio di essere sbattuti fuori a calci con qualche
fattura appresso.
- Sorella, il vostro adorato fratello reclama la tua
attenzione…- disse il giovane Moussant, entrando nella buia camera con le
persiane volutamente chiuse.
- E il mio adorato fratello sa bene che se non verrò
lasciata in pace, la cara sorella scatenerà l’inferno, vero? – attaccò la
bionda, con tono piatto, restando sdraiata sul proprio letto con lo sguardo fisso
al soffitto.
- Cos’è che t’infastidisce? – domandò premuroso,
accomodandosi sul materasso a fianco, appartenente a Melania.
- La tua presenza in questa stanza, mio caro fratello,
quando ho chiesto esplicitamente di non essere disturbata per nessun motivo…
- Dylan, Saffron e Caspar stanno partendo per Eldenprince:
Silente ha affidato loro una missione. Non ti degni nemmeno di venire a
salutare?
- Non è necessario che io scenda: potrò benissimo
rincontrarli al loro ritorno, non morranno di certo…
Sua sorella era fatta così: scorbutica, irascibile, sicura
di sé e nessuno avrebbe mai cambiato il suo caratteraccio formatosi con le
sofferenze che la vita le aveva riservato.
- Come ti pare, sorella. Come sempre, ovviamente. Ricordati
però che la nostra cara madre gradiva le buone maniere: ti avrebbe rimproverato
questa tua poca cortesia.
Speranza strinse i denti, restando nel suo silenzio
nonostante lo stomaco ribollisse di nuove verità.
Quella quiete mattina di novembre non fu un buon giorno per
tutti: uscì fresca di giornata la Gazzetta di Hogwarts e ovviamente tutta la
scuola fu colta alla sprovvista dalla foto in prima pagina.
A colazione non si parlava d’altro: appena la protagonista
dell’articolo fece la sua comparsa in Sala Grande e andò ad accomodarsi al
proprio tavolo, fu circondata da bisbigli e male chiacchiere.
Hermione Granger si era già preparata psicologicamente ad
una possibile romanzina da parte dei suoi amici, ma ai soliti posti del tavolo
dei Grifondoro dove erano soliti sedersi, trovò solo Ginny, intenta a
sorseggiare del thè, mentre scorreva con gli occhi i titoli del giornale.
- Buongiorno Herm – salutò cordialmente la rossa - sai c’è
un bel articolo…
- Sì, lo so – rispose secca la Grifondoro, afferrando la
marmellata.
- Dunque è per Malfoy che ho convinto Harry a farti prestare
il mantello dell’invisibilità?
Suonò come un lamento, ma non voleva essere tale. Le due
amiche si fissarono negli stessi occhi di ragazza.
- Sì…ma non è come credi tu.
- Non lo credo io, bensì tutta la scuola. E in poche ore lo
sapranno anche Harry e mio fratello.
La riccia sospirò, mentre cercava di non far caso alle
migliaia di occhiate che stava ricevendo quella mattina. Malfoy non si era
nemmeno preso la briga di scendere ed Hermione lo reputò alquanto furbo, tanto
che lei avrebbe voluto fare lo stesso.
- Senti qua: “Tresca amorosa tra le due Case rivali? Pare
proprio di sì e la foto lo ben dimostra! Studenti di Hogwarts, non diffidate!
Nessun fotomontaggio anche se credo che i due faticheranno ad ammettere ciò che
è ben visibile attraverso questa foto!”
- Ginny, ti prego non leggerlo…ci sono scritte solo una
marea di bugie…
La rossa Grifondoro le diede retta e posò il giornale sul
tavolo, facendosi più vicina all’amica e abbassando il tono della voce.
- Allora dimmela tu la verità…che è successo tra te e
Malfoy?
- Assolutamente nulla! – esclamò la Granger, strabuzzando
gli occhi - è tutto troppo complicato, ma ti giuro che il serpentello non mi ha
sfiorato nemmeno con un dito!
- Nemmeno un bacio?
- No, nemmeno uno, ci mancherebbe!
Ginny abbassò lo sguardo, un po’ perplessa e curiosa più che
mai di farle un’altra domanda.
- Ma ti lasceresti baciare?
Era ben diverso.
La rossa purtroppo non ebbe risposta, poiché l’amica fu
presa di peso e trascinata via da Harry e Ron, arrivati proprio in quel
momento, ma l’esitazione di Hermione aveva già confermato l’idea che la piccola
Weasley si era fatta.
Draco Lucius Malfoy se ne stava bello spaparanzato sul
proprio letto a baldacchino negli umidi sotterranei dei dormitori grigio-argentei:
aveva già mandato una lettera di minacce al piccolo Colin Canon, convinto che
il giornale non fosse stato pubblicato e così restava ad oziare prima
dell’inizio delle lezioni.
Nemmeno l’aiuto e l’intervento di suo padre erano riusciti a
far mollare la presa a quella testarda mezzosangue ed ora si ritrovava di nuovo
da capo.
Sul suo braccio erano ancora marchiate le due parole che
formavano il nome della Grifondoro e, più passava il tempo, più la scritta
s’imprimeva a fondo sulla pelle lattea del serpentello.
In quel momento entrò in camera Blaise Zabini, reduce della
colazione.
- Dunque te la spassi con la Granger?
L’occhiata di poca considerazione che il biondo gli rivolse
non sminuì il moro Serpeverde, il quale scaraventò la Gazzetta di Hogwarts sul
petto dell’amico, per potersi annodar meglio la cravatta.
Descrivere con solamente degli aggettivi il mutamento di
espressione che subì il volto di Malfoy sarebbe alquanto riduttivo, tanto che
preferisco lasciare spazio alla vostra immaginazione.
- Dannato Grifondoro!! – lo maledì Draco, precipitandosi
fuori dalla loro camera, proprio nel momento in cui stava per entrare la
Parkinson.
- Draco aspetta…- lo richiamò con la sua vocina stridula -
ti ha spiegato cosa vuol dire tutto questo? – chiese a Blaise, indicando il
giornale che teneva in mano.
- Appena l’ ha saputo, è scappato via…
- Ti rendi conto che fine fa la sua reputazione?
Zabini sbuffò infastidito: chiunque avrebbe compreso la sua
gelosia, ma lui non capiva tutto questo interessamento che la moretta provava
nei confronti di Malfoy.
- Blaise, che facciamo per aiutarlo?
- Io assolutamente niente, se la caverà da solo – rivelò,
incrociando le braccia al petto per poi poggiarsi al muro della stanza.
- Ma Blaise, è tuo amico! Dobbiamo fare qualcosa!
- Non è vero…
La Serpeverde scalpitò, battendo i piedi a terra.
- Te lo chiedo come favore personale.
Il moro, udendo quelle parole, si avvicinò al cospetto di
Pansy, la quale involontariamente indietreggiò di un passo.
- Per te farei di tutto, tranne che aiutare il mio rivale…
Caspar Rosier, Saffron e Dylan Wassal si misero in groppa
alle loro scope e s’alzarono in volo, in direzione di un piccolo villaggio a
nord di Londra, Eldenprince.
Non solo una missione, ma nuove verità attendevano i tre
ignari Auror in quel posto sperduto: il gruppo della Punta d’Argento si
divideva, eppure tutti sapevano che al loro ritorno si sarebbe nuovamente
riunito.