No ordinary Family

di tp naori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** salvataggio ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Jim Powell. Quella mattina si diresse a lavoro. L’aria satura di primavera. Trascinava voglia di passare un pomeriggio con la sua famiglia. Jj, Daphne e sua moglie Stephanie Powell. Ma da uomo di casa, com’era doveva portare a casa qualche soldo, anche se già provvedeva Stephanie hai soldi e quindi, al mantenimento dei loro due figli. Di tutto di poteva dire della famiglia Powell. Carini nelle loro foto di famiglia. Proprio sopra al camino della sala, a finche tutti potevano vedere di quella bellezza e dire che bel quadro famigliare. Ma certamente non si poteva dire. Che fossero speciali i Powell, anzi per certi aspetti, sembra una famiglia ordinaria. Infatti per certi aspetti. Jim lo era e anche tutta la sua famiglia. Quella mattina non aveva molto da fare Jim, al commissariato di polizia, luogo dove lui lavorava. Come disegnatore, niente meno non aveva ricevuto nessuna chiamata, nella notte da parte del suo migliore amico George. Di solito era lui che informava Jim che c’era qualche cattivo da prendere. Cosa che riusciva facile a Jim, di fare il supereroe, visto cha aveva anche i poteri. La super forza, cosi che poteva tornare a casa, anche dopo aver subito una sparatoria a bruciapelo. E inoltre poteva fare salti lunghi kilometri. Quei poteri gli aveva ricevuti, assieme alla sua famiglia. In una vacanza che poteva diventare tragica. Ma che non lo fu, visto che dopo lo schianto dell’aereo in cui viaggiavano. Non li fosse successo niente, solo i poteri. Qualcosa in qualche modo aveva cambiato il loro codice genetico.Già Stephanie ci lavorava su da mesi, ma ancora niente. Stephanie ricevette la supervelocità. Il che non era male viaggiare per tutti e cinquanta stai d’America in dieci minuti. Non era poi tanto male, solo che mangiava, quanto consumava se quel viaggio lo avrebbe fatto camminando. Jj era diventato un cervellone. Il suo cervello lavora a schemi concentrici e perfetti, senza mai sbagliare. Ecco spiegato il motivo, del suo netto miglioramento a scuola. Ma nessuno lo sapeva, quindi i compagni e professori credevano, in sostanza che Jj stesse copiando. Il che ha Jj andava bene. Per nulla infastidito del pregiudizio che avevano nei suoi confronti. Ultima ma non meno importante Daphne Powell. Una ragazza che ti sapeva leggere la mente. Usava questo potere per ingraziarsi parecchi ragazzi, ma per il resto si poteva dire che la famiglia Powell fosse una famiglia di quelle normali. Quelle che vedi nei villaggi vacanza ho al mare e in montagna. Ritornando a Jim Powell. Entro dentro alla stazione della polizia. Che a quel ora era vuota. Una grande sala con delle colonne quadrate. Messo li solo per lo scopo di reggere il soffitto. Parecchi scrivanie adornavano il locale. Angusto. Vecchio era questo che sentiva Jim quando varcava la porta d’ingresso della stazione di polizia. Con aria infelice, per la troppa astinenza dalla adrenali che solo l’acchiappare cattivi ti sapeva dare (niente meno lui era un supereroe). Jim si diresse alla sua postazione. Dietro ad una finestra, chiusa da delle tapparelle d’ufficio grigie. Che contribuivano a rendere molto l’idea, che quella stazione di polizia fosse vecchia. Dopo qualche breve chiacchierata con i poliziotti. Ed altri particolari eventi non degni di nota. Jim si addormento sulla sua scrivania. Intanto Daphne Powell e Jj erano già arrivati a scuola. Il piazzale all’ingresso della stessa scuola. Serviva per luogo di ritrovo. Sia per l’intervallo, sia per anche la pausa pranzo. Li i due fratello e sorella si salutarono, senza nemmeno rivolgersi la parola. Daphne andò verso le sue compagne, Jj invece da secchione che era diventato si diresse sugli scalini della ingresso della scuola. Dopo aver salutato i sui compagni di classe Jj, rivolse la sua attenzione a quello spiazzo. Qualcuno lo spintono “hey stai attento!” disse Jj spazzolandosi i jeans come se fossero sporchi, subito dopo Jj rivolse lo sguardo alla persona che lo aveva, inavvertitamente colpito. Perche Adam non l’aveva fatto apposta “oh scusa e che pensavo che mi avresti visto” rispose Adam “tranquillo” rispose gentile Jj “colpa mia” aggiunse. Adam lo guardo. Con interesse per Jj, per Adam era solo un senso. Quasi un timore possibile che esistano anche qui?. penso lo stesso Adam. Poi corresse quella curiosità stampata sul suo viso, per assumere un sorrisetto falso, quasi incoraggiante “non ce bisogno che ti scusi..” fece in modo di sapere come si chiamava Adam, perché quello era un soggetto, che doveva osservare. Sia perche non sapeva quale potere aveva quel ragazzo. E quindi se era o non era potenzialmente pericoloso “Jj. E tu sei?” chiese Jj curioso chissà perche quel ragazzo mi a guardato in quel modo penso Jj “Adam Bernoulli” protese la mano Adam verso Jj, che la strinse nella sua amichevolmente “hai un fisico da football” si intromise nella conversazione un ragazzo un po’ grassottello di carnagione scura “oh no, non faccio football.” rispose Adam dicendo la verità per certi versi. Non aveva mai fatto football. Certo che non si poteva dire, che non ne aveva il fisico. Adam era alto, con spalle dritte a braccia forti. Tutta faceva sembrare che Adam, avesse praticato qualche sport. Ma prima che Adam poté rispondere la campanella suono. Jj fu il primo ad entrare. Ma qualcosa nell’aria, fece stare li sul posto Adam. Fece cenno a Jj di andare, ti stare tranquillo. E quando furono spariti tutti. Professori e studenti. Adam cerco un posto sicuro. Lontano da occhi indiscreti. Trovo quello che faceva al caso suo, dietro al campo. Dove evidentemente si allenava la squadra di football di quella scuola. In fondo lui era nuovo. Sotto le tribune. Adam si andò a nascondere. Ogni nervo del suo corpo teso. Pronto a scattare. L’aria attorno a lui si sposto. Come mossa da un vento, creato da lui stesso, tirando anche su la sporcizia di quel posto. Di colpo Adam fu circondato da un campo di energia blu intensa. Puff. Il suo corpo fu suddiviso in atomi. Che come mossi da intelligenza. Si spostarono attraversando la materia, senza che fossero visti gli atomi attraversarono tutto ciò che incontravano. Per arrivare al punto. Prestabilito.quello che Adam aveva scelto. Lo stesso posto che Adam sapeva di dover essere. Capi subito il perche. Una banda criminale. Sparava a più non posso contro i poliziotti. Era spuntato davanti ad una banca. Con quel trambusto non lo noto nessuno. Ancora rumori di spari. Doveva fare in fretta Adam. La situazione stava degenerando. Quattro poliziotti feriti stavano a terra. Quelli che ancora riuscivano a stare in piedi. Aspettavano i rinforzi. Lenti ad arrivare. Ci doveva pensare Adam. Subito si diede da fare. Aggiro la banca. Cercando un punto dove potesse entrare. Tutto chiuso. Ogni porta sul retro era chiusa. Dopo essersi guardato attorno. Adam sposto il palmo della sua mano, il sinistro sulla serratura della porta. La serratura scatto, come se fosse stata mossa da un magia bizzarra. Ma Adam non faceva magie. No lui trasformava la materia a suo piacimento. Poteva sparare acqua dalle mani, o globi di fuoco o d’aria. Qualche cosa fosse. Adam riusciva a controllarla, come preferiva. Spinse la porta Adam, entrando si mise il cappuccio della felpa, sulla nuca. Pronto ad fare del bene. Era sbucato in una sorta di entrata di sicurezza anti-incendio. Tante pompe dell’acqua e estintori adornavano le pareti, di un corridoio dai muri bianchi. Il corridoio portava ad una porta taglia fuoco del solito colore verde. In netto contrasto con il bianco dei muri del corridoio. Adam raggiunse di corsa la porta. Tese l’orecchio per sentire all’interno, cosa stesse succedendo. Due o tre banditi. Adam li sentiva parlare. Dall’accento messicano. Erano armati, quindi ci doveva andare calmo. Riflette sul da farsi Adam, il suo sguardo incrocio. Un condotto dell’aria.Adam fece scattare la mano, verso una botola di ferro. Spostando, in una sorta di telecinesi la botola. Per farla aprire. E poi senza far rumore Adam si arrampico. Quando fu dentro a quel tubo quadrato Adam, inizio a dirigersi in avanti. Sperando che il condotto reggesse il suo peso. Piano. Piano Adam raggiunse. Finalmente il salone centrale della banca. Dove otto ostaggi. Stavano seduti. Impauriti e legati lungo il bancone della banca. Tutti dipendenti da quello che Adam poteva vedere da li. Attese il momento buono. Quel tanto che bastava per cogliere alla sprovvista i tre banditi. Diede un colpo forte al condotto. Proprio sotto i suoi piedi. Il condotto cedette a quella botta. E Adam attero perfettamente in equilibrio. In mezzo a quel salone. Colti di sorpresa i banditi. Si girarono verso di lui. Che protetto dal cappuccio si preparo. A ridurli non in fin di vita, se era possibile. Ma a ridurli a tal punto da essere sicuro che fossero catturati. Tutti e tre puntarono le pistole contro a Adam. Questi allargo le braccia in linea con le sue spalle dritte, perfette “hai fatto un brutto sbaglio a venire qui” disse uno di quei tre banditi “dici. Io credo che lo sbaglio l’avete commesso voi” rimbecco Adam. Delle pallottole partirono verso di lui. Ma con dei gesti fluidi Adam le blocco, con le mani. Ricoperte da uno strato di aria. Duro e resistente, col risultato che le pallottole colpendo la sua mano. Non solo non li causava nessun danno a Adam. Ma cosi poteva rispedirle al mittente. Non becco nessuno dei malviventi Adam. Con l’unico obbiettivo di spaventarli a morte. Non ci riuscì. I malviventi non si arresero. E continuarono a sparare. Davanti agli sguardi degli ostaggi stupidi. Quasi spaventati. I tre banditi finirono le pallottole. Adam sposto entrambe le mani davanti. Cosi da spostare l’aria davanti a se, che colpi i malviventi, che a loro volta colpirono a vetrata della banca. E prima che i polizzioto se ne resero conto Adam era già tornato a scuola. La sua nuova scuola. Ad Adam non li riusciva proprio a non combinare casini. Come se niente fosse Adam varco. Le porte d’ingresso della scuola. Siccome era nuovo, non conosceva molto bene quella scuola Adam. Vago per i corridoi per minuti. Senza trovare la sua classe. Non portava niente dietro. Il preside gli aveva promesso, che per il primo giorno non doveva portare niente. Non trovando la strada Adam decise che l’unica soluzione era andare dal preside. Che alla fine era l’unico posto. In cui Adam sapeva arrivare, senza perdersi. Non che quella scuola fosse tanto immensa. E solo che la mancanza di particolari, faceva perdere ad Adam l’orientamento. I corridoi erano tutti uguali. Lunghe file di armadietti in ferro, colorati di un blu intenso. Alla fine Adam raggiunse l’ufficio del preside. Busso tre volte e quando una voce all’interno li disse “avanti” Adam entro. L’ufficio del preside era un posto ricco di finestre, che davano tutte sullo spiazzale d’entrata. Molti libri coprivano la parte di destra dell’ufficio. L’unica parete senza finestre “ho Adam” disse sorpreso il preside. Che di certo non si aspettava quella visita “preside” saluto cordialmente Adam. Il preside guardo Adam. Con curiosità “vede e che mi sono perso. Non so dov’è la mia classe” spiego Adam davanti agli occhi del preside curiosi “ti accompagno. Ma ti consiglio di togliere il cappuccio Adam” rispose il preside con altrettanta gentilezza “la ringrazio e mi scusi per il cappuccio, non ci avevo pensato” rispose Adam, seguendo il preside. Che senza parlare. Accompagno Adam in un angolo della scuola. Quello più a ovest in tutto l’edificio. Infine il preside si blocco davanti ad una porta. 3c c’era disegnato sulla porta chiusa “grazie mille” lo ringrazio Adam. Varcando la porta. Dopo averci bussato contro. Intanto alla stazione di polizia Jim, ricevette una chiamata. Guarda caso da George. Subito Jim scatto ad rispondere al telefono, tutto gongolante. Finalmente un po’ d’azione. Penso tutto eccitato “hey George” saluto Jim sorridente. Dall’altro lato del telefono George non rideva affatto “Jim senti devi venire a vedere una cosa” disse George serio, con l’unica pecca della voce incrinata per lo stupore e paura. Jim lo capi e corse subito fuori, fermandosi a prendere la giacca dal soprabito dove stava appesa. Non appena fu lontano dalla polizia e con nessuno in giro Jim. Inizio a saltare i palazzi, alti venti o dieci piani, come se fosse niente. In un baleno Jim attero sul retro della casa di George, dove un capanno degli attrezzi stava. George senti arrivare Jim. Senti, quella specie di piccolo terremoto che annunciava l’arrivo di Jim “che c’e” disse Jim quando fu entrato nel capanno degli attrezzi. Trasformato in una specie di bunker sotterraneo. La parete di fronte alla scrivania era piena di schermi giganti. Che riflettevano tutta la mappa della città “ciao Jim, ho scoperto questo video stamattina” disse George seduto sulla scrivania davanti a quei schermi. E senza aspettare risposta George fece partire il video. Jim guardo lo schermo. Che prima ritraeva la mappa della città. Ora ritraeva un ingresso di una banca giudico Jim. Di colpo l’obbiettivo della telecamera. Colpi tre persone con passamontagna sui volti ed delle pistole in mano. Sparare colpi fuori verso l’esterno “e qui nulla di interessante” scherzo George lui l’aveva già visto e rivisto quel video. Di colpo nell’inquadratura della telecamera. Spunto una persona anche questa aveva coperta la testa, da un cappuccio. Jim penso il peggio. che vuole fare quella persona penso Jim. Ma poi il suo pensiero fu smentito. I malviventi spararono addosso a quella persona. Jim sentiva il rumore dello sparo. Ma i proiettili non colpivano quella persona. L’unico suono che si sentiva. Era una specie di rimbalzo dei proiettili. Jim rimase di stucco, nel costatare che non era solo ad essere a prova di proiettile “non so chi sia. Ma dobbiamo averlo in squadra” disse George sempre di più invidioso. Perche lui non aveva i poteri “quale la banca?” chiese Jim pensieroso. Se una persona aveva i poteri come lui e la sua famiglia. Quante persone potevano avere li stessi poteri. Un mucchio. Considerando che al mondo quanti uomini e donne ci sono. Un miliardo ho giù di li? “quella sulla Avenue” rispose George dopo averlo chiesto al computer “dobbiamo stare attenti. Chiamami quando ne saprai di più” rispose Jim andandosene dubbioso. Adam entro in classe, senza prima bussare. Il che rivolse tutta l’attenzione della classe e del professore, che in quel momento spiegava su di lui “sono il ragazzo nuovo” disse deciso Adam verso il professore “oh Adam Bernoulli” evidentemente il preside gliene aveva parlato “trovati un posto libero ed ascolta la mia lezione” aggiunse allo stupore iniziale il professore. Adam li rivolse un cenno e si sedette. Nel primo banco che trovo libero. Dietro ad una ragazza dai capelli castani sul rosso. Il professore continuo la sua lezione, per nulla disturbato. Quando si fu girato verso la lavagna. La ragazza davanti ad Adam si giro “ciao io sono Daphne. Presidente del corpo studentesco” si presento la ragazza con parecchia emozione. Adam rimase di stucco. Anche quella ragazza aveva i poteri. Quante persone avevano i poteri in quella scuola? Si chiese Adam. Che ad un primo stupore, aggiunse un sorriso convincente, felice. Un’altra volta “Adam Bernoulli” si presento. Il professore tossicchio con la gola. Rivolgendo l’attenzione della classe su di se. Daphne si concentro su di quel ragazzo. Li voleva sondare i pensieri, fu stupita nel accorgersi che non sentiva niente nella testa di Adam, solo un lieve ronzio. In un attimo, li venne una paura bestiale a Daphne, forse stava perdendo i poteri? Si domando. Mentre la lezione continuava. Siccome Adam era entrato in seconda ora. Lo scontro armato gli aveva fatto perdere una mezzoretta abbondante. Adam si ritrovo a fare l’intervallo, per la prima volta in tutta la sua vita. Daphne si alzo davanti a lui. E Adam non poté fare a meno di notare. La bellezza di quella ragazza, acqua e sapone. Due occhi però non lo avevano perso per un istante. Una biondina affianco a Daphne guardava con tanto di gusto Adam, che ne fu sorpreso. Non di molto però, visto che la cosa a Adam puzzava. Qualcuno stava usando la pianta per degli esperimenti, sulle persone. E lui doveva capire se queste persone erano buone ho cattive. Quei poteri non vanno dati a chiunque. Nelle mani sbagliate posso creare un sacco di danni. E quindi più lavoro per Adam, che desiderava solo vivere una vita normale. Con amori e tutto quello che dovrebbe fare un teenager di diciassette anni. Bayliss guardava con tanto d’occhi Adam. E non la finiva “la smetti di fissarlo” sbotto Daphne “nessuno a chiesto il tuo parere” ribatte acida Bayliss. Ma Daphne sapeva quello che pensava dio me lo farei qui in classe ecco cosa pensava Bayliss. La biondina si avvicino a Adam e disse “io sono Bayliss” si presento la biondina a Adam “Adam” rispose lui “allora Adam da dove vieni?” chiese curiosa Bayliss “Boston” si invento una scusa, quella più plausibile “oh da Boston. Quindi sei nuovo da queste parti?” chiese Bayliss, un po’ come se si trovasse sotto un interrogatorio “no non ci sono mai venuto qui. Hey perche Daphne mi continua a guardare in quel modo?” rispose nel notare Daphne, che lo guardava in un modo strano. Come se si stesse concentrando su qualcosa. su di me, ma certo il suo potere e leggere nella mente, penso Adam rimanendo sempre attento a chiudere il flusso dei suoi pensieri a Daphne. Cosi da non spaventarla. Dal profondo pozzo scuro, dei segreti di Adam. Solo quando Daphne senti Bayliss ci mancava che Daphne non lo guardasse da pervertita. Solo allora Daphne se ne usci. Sconcertata. Come mai non riusciva a sentire i pensieri di quel ragazzo? Fu la solita, ripetuta domanda che si fece uscendo fuori verso il parco. certo che quel ragazzo e molto strano. penso la stessa Daphne uscendo dalla porta d’ingresso “senti devi lasciar perdere Daphne e cosi lei” tento di scusarsi Bayliss sfoggiando i suoi denti perfetti e candidi “e da quanto e cosi?” chiese Adam con evidente interesse, tanto da far storcere il naso a Bayliss “quasi da due settimane. Ora che ci penso e strano sai?” rispose Bayliss riflettendoci “probabilmente ti sbagli” tento di cambiare discorso e di far perdere l’interesse di Bayliss nei confronti di Daphne. Ci riuscì Adam. Bayliss sembro interessata solo a lui. E vi assicuro non era male, Bayliss i capelli biondi li cadevano sulla spalle ricurve. Scendendo si incontravano due seni precoci. Chiusi in una maglia a v, ha righe scure “allora Adam, come mai i tuoi si sono trasferiti qui?” domando Bayliss sedendosi sul banco di Adam, ancora seduto sulla sua sedia “per lavoro, lavorano alla Global Tech” rispose Adam inventandosi tutto, spudoratamente “oh anche la madre di Daphne lavora li” rispose Bayliss. ecco come si spiega, i poteri di Daphne. Probabilmente tutta la famiglia Powell avrà i poteri, sospettavo della Global Tech. Da anni, da quando ho conoscenza. “hey ha che pensi?” li dava molto fastidio a Bayliss non essere ascoltata “ha niente” rispose Adam “invece i tuoi dove lavorano?” chiese Adam, cercando di mantenersi normale, il più possibile “i miei sono divorziati, non e male sai?. Almeno ho due regali a natale e compleanni” disse Bayliss non dando peso a quello che provava. Adam la capi “perche ti nascondi, dietro ad una scusa banale? Va bene essere tristi, almeno si capisce che tu sei una persona, non una macchina” non poté fare a meno di dirlo Adam. Era il suo pensiero. Ed era altrettanto giusto esprimerlo. Bayliss sembro, pensarci su. Guardando Adam con tanto d’occhi “carino da parte tua” rispose allontanandosi Bayliss. Ora aveva perso ogni interesse per Adam. 

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Capitolo 2
*** salvataggio ***


Adam passeggio sulla West Coast. inosservato. Delle macchine li sfrecciarono accanto. Ma lui non era timoroso, anche perche Adam c’era abituato, al rumore della strada. Era vissuto tra cassonetti e ponti. Finché una mattina si sveglio all’alba di un cratere. Giorno dopo giorno Adam, capisce quello che succede dentro al suo corpo. Una sorta di potere a lui sconosciuto. E col tempo Adam inizia ad padroneggiare quel potere. Un auto suono il clacson, una Mercedes di colore bianco per la precisione. Solo dopo essersi girato, Adam scopri che si trattava di Bayliss “hey vuoi un passaggio a scuola?” li chiese Bayliss forse tutto non era perduto. E poi che c’era di male, in un passaggio a scuola. Adam non se la senti di rifiutare. Avanzo verso quel Mercedes bianco “grazie” disse Adam gentile. Apri la portiera e sali sul auto. Ci stava a mala pena. Siccome la Mercedes Slk e molto, bassa. Adam fu costretto a piegare leggermente il capo “vedi e tutta colpa tua” scherzo Bayliss e come se avesse una sensazione Adam rispose “bhe non e che tu sei cosi alta” rispose Adam ridendo. Quella era la prima volta che Adam ridesse. Ne fu stupita persino Bayliss, forse di più per quella offesa “potrei farti scendere qui, se continui ad offendermi” rispose Bayliss che non se la prese tanto “mi scusi Madam” scherzo ancora Adam. Buffo di solito, Adam era un tipo serio. Ma in quella giornata, Adam sapeva che niente fosse andato storto, forse derivava dai suoi poteri quella sicurezza, forse leggeva il futuro. Possibile Adam non sapeva quale fosse il suo limite in fatto di poteri. Poteva capitare che a volte si accorgesse che aveva un altro potere, di quelle situazioni ad Adam li sono, capitate lungo tutto l’arco della sua adolescenza, viaggiando da paese a paese “ora iniziamo a ragionare” disse Bayliss tenendo gli occhi sulla strada e un po’ guardando Adam. strano quel ragazzo penso Bayliss “allora questa macchina e tua?” chiese Adam curioso “e dio mio padre. La usa solo quando lavora qui in città” spiego Bayliss “e per curiosità, che lavoro fa tuo padre?” rispose Adam curioso “un banchiere” spiego Bayliss fermandosi ad un incrocio. Davanti ad un semaforo rosso “e tu Adam non hai una macchina?” stavolta la domanda la fece Bayliss. Adam non rispose. Guardo lo specchietto retrovisore “che c’e?” domando ancora Bayliss guardando anche, lei preoccupata nello specchio retrovisore “metti la freccia a sinistra e gira a destra. Quando te lo dico io ok” disse Adam serio “perche che succede? Chi ci segue?” domando Bayliss terrorizzata “nessuno tranquilla” rispose Adam abbracciando Bayliss. Una leggera scossa partita dalle mani di Adam, arrivo al cervello di Bayliss che cadde in un coma profondo. Adam sposto Bayliss nel suo sedile. E proprio quando scatto il verde Adam spinse a tavoletta l’acceleratore. Giro a sinistra Adam, sperando che le persone che lo stavano inseguendo fossero disorientate. Non fu cosi. Ma almeno Adam capi, qual’era la macchina che li seguiva. Al volante di una Ford c’era Joshua

l’osservatore. Adam non ne sapeva il nome, non sapeva nemmeno il perche quella persona li stesse seguendo. Adam sapeva soltanto che doveva fuggire, quella persona di certo non era una dalla sua parte. La Mercedes tenne testa alla Ford, per tutto il rettilineo che stavano percorrendo. Ma Joshua, non si stancava. Girava quando girava Adam. Sapeva in che strada girasse Adam, prima che lui girasse sul serio. Adam decise che i giochi erano finiti. Cosi tiro il freno a mano, sperando che la Mercedes avesse una gran tenuta. Mise in folle Adam, la macchina derapo verso destra, prima che un camion passo. Adam premette tutto l’acceleratore e la Mercedes schizzo come una molla, senza essere toccata dal camion. Joshua freno, telefono Dr. Dayton King, colui che controllava Joshua “lo perso” disse Joshua nella cornetta del telefono “la prossima volta non voglio errori” rispose il dottor Dayton King in tono serio di uno che non voleva scuse “d’accordo” disse Joshua. Girando il volante sparendo da quella via. Adam intanto torno allo stesso incrocio, dove Bayliss si era addormentata. Adam aspetto che tutte le macchine davanti a loro se ne andassero, cosi da rendere credibile a Bayliss, il colpo di sonno. Adam apri la portiera usci dal posto di guida. Giro attorno alla macchina prese Bayliss in braccio. Con gli sguardi increduli delle persone dietro a loro, al volante delle loro auto. Adam sistemo Bayliss sul sedile di guida, li allaccio la cintura. Ed prese il suo posto, quello dove Bayliss si ricordava che Adam era li. Poi Adam la sveglio “hey Bayliss svegliati” la percosse Adam come se realmente Bayliss stesse dormendo “che e successo?” chiese Bayliss ancora intontita dal coma indotto da Adam “ti sei addormentata” rispose Adam controllando che Bayliss stesse bene. Adam li tocco il collo “hey che fai?” li chiese Bayliss “controllo se non hai i linfonodi gonfi” spiego Adam il che era vero “oh” disse Bayliss avanzando verso la scuola. Dove arrivarono in pochi minuti, nei quali nessuno di loro due parlo “grazie” disse ancora Adam gentile, quando furono arrivati “sicura di stare bene?” li chiese Adam preoccupato, forse aveva esagerato con la scossa. Forse gli aveva danneggiato il cervello “si sto bene Adam, forse e meglio che vado a casa” disse Bayliss ancora intontita “ti accompagno se vuoi” propose Adam “no vai a scuola Adam. Grazie comunque” rispose Bayliss che chiuse la portiera “stai attenta, allora” disse preoccupato Adam, in fondo era lui il responsabile di tutto ciò. Come se non bastasse, dal nulla spunto Daphne Powell, nei suoi Jeans e maglietta “hey Bayliss temevo che non arrivavi più” disse Daphne preoccupata, guardando solo Bayliss “credo che oggi non verro a scuola” rispose Bayliss massaggiandosi la testa. dio che mal di testa. E poi che e successo, non ricordo più nulla. Solo che un attimo prima parlavo con Adam e poi…….. penso Bayliss e grazie alla telepatia Daphne senti tutto “forse e meglio che vai a casa, non hai un bel colorito” disse Daphne. Bayliss mise in moto, ingrano la retro marcia e se ne andò. “ti ha accompagnato lei?” li chiese Daphne come se quella cosa li facesse schifo “si. Mi ha accompagnato lei” rispose Adam “tu di dove sei Adam?” chiese Daphne, ma c’era di più in quella domanda. Non solo curiosità, forse Daphne aveva capito o stava pensando che Adam non fosse normale. Cosi abbasso le sue protezioni della mente, tanto da convincere Daphne che lui fosse normale. Poi Adam penso forte ma perche e cosi sospettosa, mi ha solo dato un passaggio. penso Adam, cosi che Daphne ne fu tranquilla ma, quella lettura di pensiero concessa da Adam, non convinse di molto Daphne. Gli occhi socchiusi, come se si stesse concentrando. Ma più di quello Daphne non poteva sapere. Adam era bravo a mascherare i meandri dei suoi pensieri. Solo la campanella interrupe Daphne, ed meno male. Visto che Adam sentiva le prime spinte da parte della mente di Daphne contro la sua. Se Daphne avrebbe avuto più tempo, sarebbe entrata nella mente di Adam. Sorpreso Adam li disse “dai andiamo in classe rappresentante di classe” disse Adam spingendo Daphne verso la scuola, facendo in modo, che Daphne la smettesse di provar a fare breccia nei pensieri di Adam. Jim Powell, quella mattina non doveva andare a lavorare, quindi stesse a casa, seduto sul divano. Con un solo video, che si ripeteva e ripeteva. Quello di due giorni fa. Quello che ritraeva una persona, che rispediva le pallottole al mittente. Jim riusciva a bloccarle e basta, ma quella persona non solo le bloccava ma le rispediva al mittente. Come ci riusciva. Penso Jim, perso nei suoi pensieri non si accorse che Stephanie, stava guardando anche lei il video “chi è quella persona?” li chiese Stephanie a Jim “non so amore, George sta facendo di tutto per scoprire chi fosse” rispose Jim preoccupato “ho avuto sempre ragione nel credere che esistessero altre persone con altri poteri” rispose risoluta Stephanie per poi sparire alla velocità della luce, verso la Global Tech. Arrivo al laboratorio in meno di due nano secondi. La Global Tech era un edifico, alto quasi quaranta metri, formato soprattutto da vetri e tecnologie alla avanguardia. Stephanie entro nel suo ufficio, con passo leggero. Katie Andrews. La sua assistente, fanatica di supereroi, manco a crederci, sapeva che Stephanie avesse i poteri ed con ciò anche tutta la famiglia Powell “oggi sei venuta presto” disse Katie con il suo timbro di voce in falsetto “lo so. E solo che la nostra teoria e fondata” rispose risoluta Stephanie “quale teoria? Sai non e che ho la telepatia come Daphne per leggerti i pensieri, il che non sarebbe male. Potremmo lavorare in sincronia cosi” disse Katie perdendosi, come al solito in uno dei tanti discorsi che lei faceva “Katie esistono altre persone come noi” disse Stephanie accendendo il computer per una ricerca “cioè con altri poteri? Quando e successo? Dove? E chi e?” domando Katie già pensando a quale potere avesse questa ipotetica persona “si, qualcuno, non so chi e come. Ma so che e successo l’altro ieri e non era Jim” rispose Stephanie “hai qualcosa che lo può confermare, non che io no ti creda. Oramai credo a tutto, non mi sorprende” Stephanie li rivolse un occhiata a Katie “ok, quello che voglio dire e che se magari hai un filmato lo possiamo ingrandire” aggiunse Katie per nulla disturbata dall’occhiata di Stephanie “si Jim lo stava vedendo a casa. Forse riesco ad farmelo imprestare” disse Stephanie guardando Katie, come per dirle. sei geniale Katie. “lo so Stephanie che sono geniale, ma c’e un piccolo problema al gala ci dobbiamo andare ed e questa sera, credo che dovremmo ritardare per il video” disse Katie. Stephanie li lancio un sguardo, se ne era dimenticata del gala. La sua famiglia era tutta invitata. La prima ora suono a Adam e Daphne presero posto, nei loro rispettivi banchi. L’uno davanti all’altro. Il prof entro quasi subito al suono della campanella. Spiego la sua lezione senza interruzione. Poi ne segui un’altra lezione, anche quella senza interruzioni. Solo Daphne e Adam, non erano attenti. Daphne cercava in tutti i modi di sentire i pensieri di Adam, e Adam cercava di tenerli celati. Il che non era tanto facile, visto che Daphne lo caricava sempre con una forza incredibile. Solo dopo un po’ Daphne si arrese del tutto. Successo solo quando l’intervallo suono. E il casino li avvolse tutt’attorno. Daphne usci senza degnare di uno sguardo Adam, che non se la diede tanto a male. Anzi, almeno quello significava tregua. Perche non riesco a capire cosa pensa penso Daphne allontanandosi da Adam. Che si diresse fuori nello spiazzo della scuola “hey Jj” saluto Adam notando che Jj era tutto solo, seduto su di una tavolo di plastica, uno dei tanti presenti in quello spiazzo “Adam come stai?” li chiese Jj “bene e tu” li rispose Adam “io bene. Ho preso una A in matematica” rispose tutto orgoglioso Jj “ed hai già pensato al college?” li chiese Adam curioso “al dire il vero no. Perche tu?” rispose Jj stupefatto di solito, i ragazzi non parlavano con lui, di certe cose. Futuro, scuola. Di solito i ragazzi , andavano da Jj solo per farsi aiutare “credo che punterei oceanografia o l’aeronautica” rispose Adam il che era vero. Il cielo ed il mare, erano le uniche cose che li piacevano a Adam “ambizioso” giudico Jj “si lo e..” lascio la frase in sospeso Adam. Perche ogni particella del suo corpo li diceva, che qualcosa di grave stava per succedere. Doveva trovare un scusa, Adam. Non che trovasse quel discorso noioso “scusa ma devo andare in bagno” disse Adam a Jj “ho certo capita” rispose Jj dispiaciuto. Cosi Adam si allontano. Cercando un posto sicuro. Per teletrasportarti. Trovo quello che cercava, dietro alla palestra Adam. Daphne si avvicino a Jj, aveva notato che i due avevano parlato “che ti ha detto?” li chiese Daphne riferendosi ad Adam “che doveva andare in bagno. E poi a te che t’interessa?” li chiese brusco Jj “niente e solo che e un po’ strano non trovi” rispose Daphne sedendosi con suo fratello sul quel tavolo non credo per me e un tipo a posto, vuole andare a fare oceanografia, non credo che una persona intelligente sia così pericoloso. Penso Jj “e te l’ho a detto lui, che vuole fare oceanografia?” li chiese Daphne curiosa “la finisci di entrare nella mia testa” rispose offeso Jj che si allontano da sua sorella. Il telefono di casa Powell suono. Jim andò a rispondere “si casa Powell” disse con voce gentile Jim “ciao Jim. Qualcuno sta rubando delle macchine a Trafandal Square” ed a quella informazione di George, Jim scatto, pronto “grazie George” rispose Jim. Che abbasso la cornetta. Dirigendosi verso. Trafandal Square, che distava molto da dove abitava Jim e la sua famiglia. Ma considerando che Jim era in grado di fare salti, lunghi quasi dieci metri. Coprire quella distanza li risulto facile. Adam fu più veloce di lui. Una Camarro gialla, sfrecciava per le vie. Adam piazzato all’angolo del incrocio, dove da li a pochi minuti la macchina doveva passare, attese il momento buono. Intanto Jim era arrivato, atterrando su di un edificio. Noto con lo sguardo una persona che col cappuccio sulla nuca. Attraversava le strisce proprio in quel momento. E prima che Jim fece un salto, prima che la macchina stesse per colpirlo Adam allargo le braccia. Una sorta di forza, inversa a quella della macchina spinta contro di lui. Usci dal suo copro. La macchina accelero più che poté. Ma più accelerava più vento Adam creava per contrastare quella macchina. Il guidatore, spaventato e un po’ stupidamente. Tiro fuori una pistola, punto conto ad Adam e sparo. Prima che la pallottola lo colpi. Adam scompari, per poi apparire accanto all’auto. Cosi facendo però lascio la resistenza che aveva creato, lasciando che la macchina andasse a tutta velocità a schiantarsi contro ad un muro di un edificio, talmente spesso che l’edifico non crollo. Ma la Camarro si accartoccio come carta nelle mani di un bimbo, lasciando nell’edifico solo un buco. Adam corse verso quell’auto. Sperando che il guidatore non fosse morto. Adam lo trovo svenuto, per la botta appoggiato al airbag, lo tiro fuori e quando Adam fu sicuro che non fosse morto e, fosse a distanza di sicurezza si allontano per la strada. Prima di sparire, guardo verso Jim. Che impallidì, lui l’ho aveva visto.

 

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