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Questa è la prima volta in assoluto che mi lancio in
un’iniziativa del genere, quindi, perdonatemi se non sarò all’altezza del
compito.
Chiacchierando con un mio amico, abbiamo iniziato a discutere di prompt e, appunto, della Big DamnTable
che lui, un po’ di tempo fa, aveva iniziato su non-so-quale-manga. (Chiedo perdono, ma non sono
ferrata su certi argomenti!).
Comunque, parola per parola, alla fine ho deciso di provarci
anch’io, basando i vari capitoli su due coppie che ami e che, sfortunatamente,
non sono canon: Neville/Luna e Teddy/James Jr (Anche
se quest’ultima coppia sarà più “eclissata”).
Nelle mie note
d’autore ci sarà tutta la tabella con i numeri ed i temi, questo perché non
sono in grado di sceglierne uno autonomamente e mi farebbe piacere accontentare
le vostre richieste.
In poche parole, per
ogni capitolo farò una specie di “sondaggio” attraverso cui sarete voi a
scegliere il numero che dovrò trattare, magari appuntandomi anche la coppia che
vorreste.
La prima tematica, la 50, è stata scelta da mia sorella, che mi
ha anche ispirata particolarmente, considerando che una discussione simile è
avvenuta fra noi qualche anno fa. E no, io non ero Neville ma Luna!
Spero che leggerete e mi aiuterete in questo progetto, sia
suggerendo tematiche che rimproverandomi per un qualsiasi errore. Io dico
sempre che le critiche servono per due ragioni: migliorano lo stile e fortificano il carattere!
A presto,
A.
#
50 - Picche
« Ricapitoliamo, va bene? »
Neville guardò Luna quasi con disperazione. Chiunque, anche Ginny, l’avrebbe
fatto dopo quattro, quattro, ore di
inferno.
«Alloora,
ci sono quattro semi. Anche se io non ho capito perché li chiamano così! Se li
piantiamo nascerà un albero? » la Corvonero puntò i
suoi grandi occhioni blu sul Grifondoro, che sbuffò. Non era la prima volta che
sentiva una domanda del genere.
«
No, Luna, non cresce un albero se piantiamo i semi » sbottò, accovacciandosi
nuovamente su se stesso, i gomiti sulle ginocchia e le mani a sostenere la
testa. Lei lo fissò quasi delusa, prima di indicare il primo dei
quattro assi disposti sul piccolo tavolino.
« Questo è facile. Cuori » prese
suddetto asso e lo passò a Neville, che le sorrise come ad incoraggiarla. Un
passo era stato fatto.
«
Questo invece… » picchiettò l’indice sul mento, l’aria molto pensierosa. Poi si
illuminò. « Quadri! »
Neville
si permise un piccolo sorriso, forse più ottimista.
«
Questi invece… ehm… » Luna fissò il vuoto, poco sopra la testa del Grifondoro,
prima di dare la sua risposta. « Questo è fiori »
« Meraviglioso! Adesso, l’ultimo. Che cos’è? » la domanda sembrò quasi sciocca alle orecchie del ragazzo.
Oramai lei conosceva i quattro semi e non avrebbe sbagliato. Bastava andare per
esclusione!
«
Questo è facile » il sorriso di Neville si allargò a quelle parole «Gorgosprizzo! »
per poi scomparire a velocità quadruplicata, sostituito da una smorfia
oltraggiata.
« Come sarebbe Gorgosprizzo? » sbottò, fissandola come se non l’avesse mai vista davvero.
Lei ricambiò con uno dei suoi soliti sguardi persi nella contemplazione di solo-Merlino-sapeva-cosa.
« Sì, non vedi? Hanno la stessa forma della loro testa! »
«
Luna, questo è l’asso di picche, picche, non
gorgosprizzi » spiegò, esasperato, lasciandosi cadere
all’indietro e distendendosi sul grande e morbido tappeto che la Stanza delle
Necessità aveva al suo centro.
«
Oh » gli occhi blu della Corvonero si
posarono nuovamente sulle carte « Quindi le teste di Gorgosprizzo si chiamano picche! Papà sarà felice di
saperlo! » esultò, battendo le mani ed alzandosi, per
uscire dalla Stanza e comunicare la sua scoperta al vecchio Xeno. Neville emise
un grugnito disperato.
«
No, le picche sono come le due che avrei dovuto darti io »
Il
Grifondoro si voltò verso quella voce che l’aveva fatto quasi spaventare. Dal buio,
lentamente, fece la sua comparsa l’esile figura di Luna Lovegood, illuminata
per pochi secondi dai forti lampi che squarciavano l’oscurità della notte. Rombi
potenti avevano già spezzato il tipico silenzio notturnoda parecchie ore. Era pomeriggio
inoltrato quando quella tempesta si era imbattuta sul grande castello.
«
Ciao, Luna » rispose lui, stringendosi nella sua coperta e riprendendo a
fissare fuori dalla grande vetrata al sesto piano. Non si chiese perché la
ragazza avesse indosso il pigiama e le scarpe, poteva benissimo essere la sua
vera tenuta da notte. « Cosa ci fai qui, a quest’ora? »
«
Oh, sono sonnambula, per questo ho le scarpe » la ragazza si accomodò al suo
fianco, senza staccare i grandi occhi blu dalla sua figura. Quell’aria
trasognata aveva sempre messo in soggezione il povero ragazzo. « Tu, invece? Perché sei qui? »
Neville
la guardò per un solo secondo, tornando alla sua contemplazione del paesaggio. La
pioggia batteva contro il vetro ed i lampi continuavano ad illuminare l’ambiente,
rendendolo ancora più tetro di quanto non fosse mai stato.
« Vengo sempre qui,
quando c’è una tempesta. Non riesco a dormire e non mi va di ascoltare Ron che
russa » spiegò velocemente, accartocciandosi su se
stesso e sospirando pesantemente. Sentì su di se l’occhiata della ragazza,
sempre più pressante, ma fece di tutto per ignorarla.
«
Ron è molto rumoroso, immagino » sussurrò la ragazza, tranquilla,
iniziando a fissare il suo sguardo cristallino verso il burrascoso panorama. Non
disse nulla sulla strana abitudine del Grifondoro, nonostante lui percepisse il
suo desiderio di conoscenza. Voleva che fosse lui a parlare, liberamente.
Oppure era proprio Neville a desiderare qualcuno con cui potersi sfogare? Sicuramente
Luna non l’avrebbe giudicato e non si sarebbe presa gioco di lui. Era una brava
amica, lo era sempre stata.
«
I miei genitori… i miei genitori erano due Auror, molto rispettati » iniziò a
raccontare, senza guardarla. « Avevano combattuto con valore alla prima guerra
ed erano diventati così pericolosi che… Tu-Sai-Chi decise di farli mettere
fuori gioco dalla sua Mangiamorte più fidata, Bellatrix Lestrange »
« La stessa donna che ha ucciso il padrino di Harry? » domandò la Corvonero, pacata e tranquilla, l’aria sognante
sempre presente sul suo volto. Neville annuì, cupo. Rivederla in quell’occasione
era stato terribile, per lui.
«
Lei li torturò fino alla pazzia, usando la Maledizione Cruciatus » sputò,
sentendo crescere dentro di se il desiderio impellente di far del male a quell’essere
spregevole, a quell’abominio della natura. Lei ed il suo padrone, fautori di innominabili crimini. «
Non ricordo molto di quella notte, ero piccolissimo… però ci sono cose che non
potrò mai dimenticare. Il rombo dei tuoni… la luce dei lampi… la pioggia contro
i vetri della mia cameretta… le urla dei miei genitori… C’era una tempesta la
notte in cui sono rimasto solo » la sua voce si
affievolì, diventando analoga al sibilo di un serpente ferito, o al piagnucolio
di un bambino.
«
Capisco » disse solamente Luna, posando una sua mano sulla spalla dell’amico,
senza aggiungere altro. Neville aveva iniziato a dondolare su se stesso, le
lacrime che scendevano copiose lungo le sue guance.
«
Adesso penserai che sono davvero un mammalucco »
disse, ironico, asciugandosi gli occhi con una mano, la voce sempre più
spezzata. Si ritrovò davanti al viso un fazzolettino, trattenuto da una piccola
mano pallida. Si voltò verso la ragazza, scorgendo un sorriso sul suo volto.
« Io penso che tu sia stato molto coraggioso a mantenere
questo segreto, in tutti questi anni. Ma ora non sei più solo, Neville. Hai
tanti amici, la tua famiglia… E nelle prossime notti tempestose io sarò con te.
Non sarai più solo contro i tuoi fantasmi » lo
rassicurò, con il suo sorriso un po’ svagato. La presa sulla spalla del ragazzo
sembrò diventare incandescente, mentre lui la ricambiava, con una nuova
consapevolezza nel cuore.
«
Grazie, Luna » le disse, riconoscente.
«
Non devi ringraziarmi, gli amici servono a questo » fu la sua pronta risposta,
mentre si stringeva nel suo pigiamino colorato. Il ragazzo allungò un braccio e
lo passò intorno alle sue piccole spalle, per portarla sotto la coperta.
«
Grazie »
«
Non ringraziarmi, gli amici servono a questo »
Eccomi
pronta con la seconda flash, anche stavolta sulla
Neville/Luna, questa volta ambientata alla fine del quinto anno, dopo la
battaglia al Ministero.
Allora,
che ne dite?
Come
suggerito da__MariMalfoy, il prompt utilizzato per questa è il
#70 - Tempesta. Spero tanto di non aver deluso le sue aspettative!
Non sono sicura di essere
stata molto chiara nel capitolo precedente, quindi mi spiego meglio: La
Big DamnTable è basata su
100 prompt (argomenti) diversi, elencati tutti in una
tabella nelle mie note d’autore. Ora, essendo parecchi ed essendo io incapace
di scegliere, vorrei che foste voi ad andare nelle mie note, spulciare la tabella ed
indicarmi il numero con il tema che vorreste veder sviluppato, come è stato
fatto per questa flash :)
Spero davvero che mi
aiuterete, perché sto cominciando a capire di essermi imbarcata in un’avventura
forse più grande di me.
Vi preeego,
non costringetemi a scegliere, sono una frana .-.
Comuuunque, ieri è uscito l’ultimo film.
Io ho pianto, tanto, anche
se mai abbastanza.
È stato… struggente.
Alcune cosucce potevano
essere realizzate meglio ed altre sarebbe stato meglio che non fossero state proprio
prese in considerazione. Ma non importa, è stato comunque favoloso!
Qualcuno l’ha visto ieri
come me? Oppure dovreste aspettare?
Neville,
Luna e Ginny si aggiravano per i corridoi di Hogwarts più silenziosamente di
quanto avessero fatto in sei, sette nel caso del ragazzo, anni di scuola. La
rossa borbottava strane parole ad una moneta - uno dei galeoni falsi - mentre
gli altri due cercavano con particolare impegno una parete adatta ai loro
scopi.
« Siete sicure? Se i Carrow ci
beccano ancora… avete visto cos’è successo a Natalie McDonald… non si
fermeranno solo perché siete delle ragazze » borbottò
Neville, insicuro, tentando in tutti i modi di convincere le altre due a
tornare indietro. Era stato terribile, per tutti gli studenti, vedere quella
ragazzina torturata in modo così… atroce,
davanti a tutta la scuola, all’ora di pranzo. Per cosa, poi? Perché aveva osato dare della vacca alla vecchia Alecto.
Anche
Dennis Canon era stato punito, per aver applaudito all’affermazione della cara
amica ed aver incitato gli altri a fare la stessa cosa.
« E cosa proponi, quindi? » Ginny
gli dedicò un’occhiata penetrante, il bel viso sfigurato in una smorfia
orgogliosa. Nell’ultimo periodo era diventata una vera e propria vipera,
probabilmente per via di tutte quelle strane notizie su Harry e gli altri.
«
Tornate ai dormitori, mi occupo io di questa faccenda » propose il ragazzo,
bloccando le amiche e prendendo dalle mani della rossa il galeone falso. « Gin,
tu sei già stata richiamata un paio di volte e tu, Luna, con quello che tuo
padre sta facendo fuori… andate via, faccio da solo ».
Le
ragazze lo fissarono come se gli fossero spuntate un paio di teste aggiuntive
oppure delle strane pustole azzurre sul naso.
« Ma cosa stai blaterando? Siamo l’Esercito di Silente! Un
Esercito, non “I soldati solitari di Silente”! »
sbottò Ginevra, riprendendosi il galeone falso e ricominciando la sua marcia
con una vera e propria aria di sfida stampata in volto. Neville sbuffò,
preoccupato, fissandosi le scarpe.
«
Non devi fare così » si intromise Luna, affiancandolo. Il tono trasognato era
lo stesso di quando si lanciava in un’accurata classificazione dei Nargilli. « Sappiamo badare a noi stesse, Harry è stato un
ottimo insegnante »
Il
Grifondoro sbuffò più sonoramente, continuando a fissare il suolo. Non voleva
essere maschilista o, tantomeno, passare per il tipico eroe con istinti
suicidi, però…
« Non voglio sapervi in pericolo. Con tutto quello che sta
accadendo ad Hogwarts e fuori… siete le mie migliori amiche. Non sopporterei
che vi accadesse la stessa cosa di Natalie. Voi e gli altri membri dell’ES
siete i miei unici amici, la mia famiglia. Se non proteggo voi, per chi dovrei
farlo? » mormorò, alzando lo sguardo ed incrociandolo
con quello azzurro della Corvonero.
« È ammirevole, da parte tua, un atteggiamento da vero
Grifondoro. Però non puoi proteggerci dalla minaccia a cui stiamo andando
incontro, nonostante tutto il tuo impegno, questo lo sai benissimo. Tenendoci
sotto una campana di vetro ci farai solamente arrivare impreparate allo scontro
finale » disse la ragazza, sorridendogli. Gli diede
una pacca sulla spalla e riprese a camminare, seguendo la scia di Ginny.
« Chi ti dice che ci sarà uno scontro? Harry sta
architettando qualcosa, potrebbe mettere fine a tutto da solo » la raggiunse, sbuffando il tutto ad una velocità
sorprendente. Quella era la sua speranza: che Harry sistemasse tutto, come
aveva fatto anche alle riunioni dell’ES.
« Per quanto Harry sia bravo, non ce la farà mai da solo,
prima o poi dovrà capirlo. Voldemort non è solo, Harry non è solo » Luna puntò il suo sguardo cristallino sul ragazzo, seria
come poche volte era mai stata. « Tu non sei solo.
Siamo una squadra. Una squadra è unita ed affronta insieme tutti i problemi. Collaborando
potremo raggiungere grandi traguardi. Ricordi, prima della nascita dell’ES? Io
non avevo amici, tutti mi prendevano in giro… »
« Io ero un completo incapace. Non che adesso sia
migliorato così tanto… » si aggiunse il Grifondoro,
sconfortato da tutti quegli anni di inettitudine e rimproveri. Luna scosse il
capo, intimandolo di star zitto.
« Intanto, con l’aiuto di tutti noi, ci sei riuscito. Adesso
sei un grande mago » affermò, con convinzione,
fronteggiandolo e facendolo fermare. « Non capisci? È la
stessa cosa. Insieme riusciremo a sconfiggere qualunque ostacolo! Qualunque! Siamo compagni di squadra,
tanti individui che formano un solo essere compatto. Uno è forte, ma insieme…
insieme siamo imbattibili »
Neville
la guardò, titubante.
« Compagni di squadra? »
«
Compagni di squadra »
» Per amor di contestualizzazione
Questa scena è ambientata, come credo si sia capito, durante il
settimo anno, circa tre settimane prima delle vacanze di Natale, quando Luna è
stata rapita. Neville è tormentato al pensiero che le sue migliori amiche,
Ginny e Luna, possano essere messe in pericolo, come è successo alla signorina
McDonald, quindi comincia a sragionare. Ma è intervenuta la cara Lunatica a
sistemare tutta la situazione. Forse la reputerete leggermente OOC, anche se io
reputo che sotto quella scorza da… uhm… lunatica,
si nasconda una grande mente. È una Corvonero, diamine!
Eccomi con un'altra flashfic, questa
volta il prompt è stato #26 - Compagni di squadra.
Prima di tutto voglio ringraziare chi ha recensito e suggerito
possibili prompt, presto accontenterò tutti,
promesso! Spero tanto che continuerete ad aiutarmi come avete fatto per il
capitolo precedente e quest’ultimo. Vi prego, non prendetevela se non ho scelto
il vostro suggerimento (non mi riferisco solo a chi ha commentato, ma anche a
chi mi ha fatto sapere la sua idea per altre vie) farò il possibile per
rimediare!
Augusta Paciock aveva rivoltato tutto il San Mungo in meno di dieci
minuti ma non aveva trovato neppure un capello di quello sconsiderato del
nipote
Prima
di lasciarvi alla lettura, vorrei solo dedicare questo capitolo alle mie care cuginone ed ai loro piccolini. Non vedo l’ora che
diventiate abbastanza grandi per iniziarvi al
magnifico mondo di Harry Potter.
#28
- Figli
Augusta
Paciock aveva rivoltato tutto il San Mungo in meno di dieci minuti ma non aveva
trovato neppure un capello di quello sconsiderato del nipote. Finché, per pura
disperazione, non si era recata nel cortile interno dell’Ospedale, solitamente
pieni di bambini che giocavano e degenti liberi di fare una piccola
passeggiata.
Neville
era in un angolino a fumare quella che non doveva essere la prima sigaretta
della giornata. E, probabilmente, neppure la ventesima. Aveva uno sguardo puramente
isterico, gli tremavano le mani e sembrava dondolare leggermente su se stesso.
« Cosa stai facendo, qui? »
domandò la vecchia, scorbutica come sempre, piantandosi davanti a lui e
strappandogli la sigaretta dalla bocca, lo sguardo furente. Lui le dedicò una
sola occhiata, prima di scuotere il capo con disperazione ed accucciarsi su se
stesso. « Non dovresti essere con tua moglie? Sta per
partorire! »
« Per questo motivo sono scappato. Avevo bisogno di
rilassarmi » le parole di Neville suonarono ovattate a
causa delle mani che gli coprivano il volto. Sembrava giusto leggermente
nervoso.
« E da quanto tempo fumi? Ah, quell’Harry Potter ha avuto
una pessima influenza su di te! » sbottò nuovamente la
donna, agguantandolo per la collottola della camicia e rimettendolo in piedi,
per poi trascinarlo all’interno della struttura, verso la Sala Parto.
L’unica
risposta del giovane uomo fu un gemito sommesso ed un vago tentativo di
ribellarsi alla presa della donna. Non voleva tornare lì dentro, non ne aveva
proprio voglia. Avrebbe preferito rivelare alla vecchia Augusta di essersi
abbandonato ai piaceri dell’alcol - sempre insieme al cattivo esempio di Harry
Potter - piuttosto che tornare in quell’inferno.
Arreso
al volere della donna, il professore di Hogwarts si ritrovò sbattuto nella
camera in cui la nuova Signora Paciock era intenta a mettere al mondo l’erede
del casato. Il verso soffocato di Augusta rese decentemente l’idea di ciò che i
due si trovarono davanti.
Luna
era seduta a gambe incrociate sul letto, le mani sul pancione ed un’espressione
tranquilla sul volto, quasi non stesse avendo le doglie. L’ambiente era buio,
illuminato solamente da alcune candele aromatiche che svolazzavano per la
stanza e che si tenevano lontane dal Medimago e dalle infermiere, che osservavano
cupi tutta la scena dal fondo della stanza. A giudicare dalla cera spiaccicata
al suolo, il dottore aveva sbatacchiato qualche candelina per reprimere i
nervi.
«
Luna, tesoro… » Augusta di fece avanti, affiancando la
nipote acquisita con aria ansiosa. « Che stai facendo?
»
« La signora Paciock non ha intenzione di farci
avvicinare, ecco cosa sta facendo! Se solo potessimo controllare… » il dottore tentò nuovamente di alzarsi, venendo respinto
dallo scudo che la partoriente doveva aver evocato. Neville si lasciò andare ad
un gemito desolato, abbassando il capo e pensando che - magari - fumare qualche
foglia di Aconito insieme ai ragazzi del settimo anno non sarebbe stata un’idea
così cattiva.
«
Il mio bambino nascerà da solo, favorito dall’effetto benefico dell’incenso di Frullobulbo » il
tono della donna era tranquillo, quasi alienato rispetto a ciò che le stava
accadendo. Neville pensò che forse era stata lei a
fumare l’Aconito.
« Incenso di… Frullobulbo? » Augusta pensò di essere particolarmente prossima all’infarto,
dopo aver ascoltato quelle parole. Amava Luna, ma aveva iniziato a chiedersi se
fosse anche lontanamente sana di mente.
« Tiene lontani i Nargilli. I Nargilli possono nascondersi sotto le vesti dei Medimaghi
ed io non posso permettere che il mio piccolo sia contaminato » fu la pronta risposta della donna. Il professore non si
azzardò ad aprire bocca, memore di tutte le volte che aveva rischiato la vita. La
gravidanza aveva reso la sua adorabile mogliettina
dolce come un Ungaro Spinato nel pieno della cova. Ogni volta che era scappato
da Harry a Grimmauld Place - praticamente il luogo di ritrovo di tutti i
ragazzi che desideravano staccare la spina dalle mogli - aveva avuto il
desiderio di portarlo a casa e metterlo contro Luna, esattamente come al Torneo
Tremaghi.
«
Ma se ci facesse controllare… » aveva iniziato un’infermiera, venendo
prontamente zittita da un cenno della mano della bionda signora Paciock. I suoi
occhi azzurri incrociarono quelli del marito.
«
Ci siamo, sta arrivando » fu il suo unico commento, prima che il marito
stramazzasse al suolo, svenuto. « Non è mai stato un cuor di leone, lontano dal
campo di battaglia » aggiunse la donna, con un sorrisino intenerito. Poi la sua
espressione si aggrottò leggermente, quasi stesse pensando a qualcosa di
difficile e…
Un
pianto particolarmente forte rimbalzò fra le pareti della camera mentre i
Medimaghi - liberi dalla costrizione dello scudo - si precipitavano dalla nuova
mamma.
Quando
Neville si svegliò, ebbe di fronte a se lo spettacolo più bello a cui avesse
mai pensato di poter assistere. La sua Luna era tranquillamente sdraiata a
letto, la stanza illuminata dai raggi del sole, e teneva fra le braccia un
fagottino azzurro.
«
Ehi » la salutò, alzandosi lentamente. Guardandosi intorno notò che la stanza
era già piena di fiori colorati e che, ai piedi del letto, vi era un grosso
peluche a forma di Grifone. Luna seguì il suo sguardo ed il suo sorriso si
allargò.
« Quello l’ha mandato Harry, pochi minuti fa. I gufi che l’hanno
portato erano stanchissimi » rise, sistemandosi meglio
sui cuscini e cullando il fagottino. Neville deglutì leggermente, avvicinandosi
a passi particolarmente lenti e strascicati. Fissò l’enorme
pupazzo, sorridendo al bigliettino allegato: “Come hai fatto tu per James, faccio io per il tuo piccolo. I nostri figli saranno
grandi amici”.
« Che ne dici di venire a dargli un’occhiata? » la voce di Luna lo fece riprendere e, nonostante gli
costasse tanto coraggio, Neville l’accontentò, affiancandola. Il fagottino
azzurro nascondeva un bimbo piccolissimo, con le guanciotte
tonde e rosee, un ciuffo di capelli biondo cenere sulla testolina. Allungò la
mano per sfiorarlo ed il piccolo, quasi si fosse reso conto di chi lui fosse,
aprì gli occhietti, con un gorgoglio adorabile. Era ancora presto per dirlo ma,
molto probabilmente, sarebbero stati azzurri come quelli della madre.
«
Èmeraviglioso »
sussurrò il professore, estasiato alla vista del primogenito. Sua moglie gli
accarezzò il braccio, dolcemente. Forse i tempi bui della gravidanza, completi
di reazioni da Ungaro Spinato, erano finite.
«
Ènato lontano
dai Nargilli, che ti aspettavi? »
mormorò, accarezzando la testolina del bambino con aria sognante. Non sembrava
minimamente che fosse reduce da un parto, era la tranquillità fatta a strega.
«
Già » Neville si ritrovò a commentare, troppo estasiato per preoccuparsi delle stramberia della moglie a cui, dopotutto, era
affezionato.
«
Il nostro Frankie sarà un grande mago, coraggioso come il suo papà e suo nonno »
aggiunse poi Luna, senza badare all’espressione stupita del marito.
« Frankie? »
« Certo, è il suo nome. Frank John Paciock »
« John? » domandò Neville,
confuso da quel secondo nome. Non conosceva nessuno che lo portasse.
« Esatto. Il maschile del secondo nome di Hermione, la sua
madrina »
Neville
sorrise, compiaciuto dell’acume mostrato dalla moglie. Suo figlio sarebbe stato
un piccolo genio, come la sua madrina. Si chinò per baciare prima la moglie e
poi la testolina del figlio.
«
Frank John Paciock »
»Per amor
di contestualizzazione
Questa scena è ambientata qualche anno dopo la fine della
Guerra, esattamente due mesi dopo la nascita del primogenito di Harry e Ginny,
cioè James Sirius. Chiamatemi romanticona, ma per me
i due piccoletti sarebbero stati davvero grandi amici, i nuovi Malandrini di
Hogwarts! Luna e Neville dovrebbero essere sposati da circa due anni ma, a
causa del lavoro - come sappiamo lui insegna ad Hogwarts, lei, invece, lavora
per il Cavillo e gestisce una negozio di animali a
Diagon Alley - non hanno allargato subito la famiglia, come invece hanno fatto
Harry e Ginny (lei dovrebbe essere rimasta incinta praticamente subito).
»Arthie’s Corner
Eccomi tornata, come promesso, dopo una giornatina
lontana dal computer!
Il prompt utilizzato per questa flashfic è il #28 - Figli, che sembrava aver catturato
parecchio l’attenzione! Ho riflettuto parecchio su questa tematica, indecisa se
buttarmi in una storiella particolarmente introspettiva e sentimentale oppure
in una più divertente, come spero sia quella che ho scritto.
Ringrazio chi continua ad aiutarmi ed a sostenermi! Probabilmente
non riuscirei ad andare avanti in quest’avventura senza ognuno
di voi.
Grazie, grazie e grazie.
Credo sia meglio andare, mi aspetta una bella visitina al mio
adorato dentista. Chissà, questa potrebbe essere la volta buona per sottoporlo
ad una Cruciatus!
Ricordo
a tutti che per propormi un prompt basta andare nella
miapagina autoree farmi sapere il numero corrispondente
alla tematica che desiderate!
« Dove mi stai portando? Neville, dimmelo immediatamente! » Luna si divincolava dalla stretta del suo fidanzato,
cercando disperatamente di capire dove diamine la stesse trascinando. Era
sicuramente un luogo affollato ed al chiuso.
Quella
mattina, il trenta di luglio, il ragazzo era misteriosamente comparso in casa
sua e l’aveva obbligata a seguirlo per una destinazione non esattamente nota. L’aveva
bendata e con un incantesimo muffliatoaveva
fatto in modo che non comprendesse i rumori che la circondavano.
Neville
non era mai stato strano come in quel momento.
Solo
dopo parecchie lamentele, il ragazzo la liberò dagli incantesimi e le mostrò il
luogo in cui l’aveva trascinata quasi di peso. Era il San Mungo, precisamente
il Reparto per le Lunghe Degenze.
Gli
occhi di quelle persone erano cupi, tristi, confusi e, solo nel caso di una
coppia, nel fondo della sala, vuoti.
Quasi
con orrore, Luna riconobbe in loro alcuni tratti del suo fidanzato.
«
Vieni, voglio presentarti qualcuno » sussurrò il ragazzo, trascinandola proprio
verso quei due letti. Aveva l’aria afflitta di un condannato a morte, sembrava
sottoposto ad un’agonia perpetua, quasi stesse bruciando sul rogo. « Luna, loro
sono Alice e Frank Paciock, i miei genitori »
La
ragazza guardò i due, che le rimandavano lo sguardo con spaesata allegria, e,
con una grande padronanza di se, si avvicinò, sorridendo.
«
Èun piacere
conoscervi » sussurrò, accomodandosi nella poltrona che divideva i due lettini
e che, solitamente, era occupata dalla vecchia Augusta.
Alice
puntò i suoi occhi scuri su di lei, osservandola con curiosità, Frank, invece,
aveva occhi solo per un imbarazzatissimo Neville, che non aveva smesso un
attimo di fissare le suole delle sue scarpe.
«
Bello » quello della donna fu un sussurro, che attirò l’attenzione dell’ex
Corvonero. Stava osservando attentamente la collana di tappi di burrobirra che
la ragazza indossava sempre. Sembrava piacerle molto.
« Grazie, signora Paciock. Serve a tenere lontani i Nargilli»
«Nargilli? »
fu Frank a parlare, raggomitolato su se stesso. Luna sorrise anche a lui, senza
mostrare un accenno di confusione oppure pietà verso quell’uomo enorme che
aveva l’atteggiamento di un bambino. Si lanciò velocemente in un resoconto
dettagliato di quella specie di creature che solo lei e suo padre potevano
vedere, spiegando tutti gli effetti malefici o benefici dei loro morsi e tutta
una serie di caratteristiche che, generalmente, avrebbero spinto le persone a
far rinchiudere anche lei in quel reparto.
Circa
un’ora dopo, Neville dichiarò che fosse giunto il momento di andare via e, dopo
aver velocemente strinto i genitori in un abbraccio imbarazzato, trascinò via
Luna con incredibile velocità.
«
Scusami per averti sottoposta a questo supplizio » le disse, camminando verso l’uscita
del reparto. « Probabilmente non avrei dovuto »
« Non dire sciocchezze, Neville. È stato un vero piacere ed
un onore, per me, conoscere i tuoi genitori. Sono persone meravigliose » lo redarguì l’ex Corvonero, con lo sguardo dolce. « Sono
felice che tu me li abbia fatti conoscere »
« Sai, volevo solo… da quando sono stati rinchiusi qui ho
passato tutti i miei compleanni con mia nonna e suo fratello. Volevo provare la
sensazione di trascorrerne uno con le persone che amo di più al mondo: loro e
te » sussurrò, con lo sguardo basso e gli occhi
lucidi. Aveva rimuginato come un pazzo su quel suo strano piano, mille
ripensamenti avevano affollato la sua mente. Quella mattina aveva preso il
coraggio a due mani e si era precipitato a casa Lovegood, determinato.
«
Èun pensiero
meraviglioso » Luna lo bloccò e gli diede un dolce bacio, bloccando il fiume di
parole che sapeva si stava formando fra le labbra del suo fidanzato. « Tutti hanno il diritto di trascorrere il proprio
compleanno con le persone che amano di più. Faremo sempre così, d’ora in poi.
Che ne dici? »
La
risposta del ragazzo venne interrotta dall’arrivo di una timida e barcollante Alice,
che stringeva fra le mani qualcosa.
« Oh, vuole darmi l’incarto delle sue caramelle preferite,
l’ha sempre fatto. Credo sia un gesto d’affetto, un modo che ha per farmi
capire che sa chi sono » spiegò velocemente il
ragazzo, in imbarazzo, allungando la mano verso la madre. Ciò che lo sorprese
fu la reazione di questa. Scartò malamente la sua mano e puntò dritta verso
Luna, allungando a lei la carta delle Bolle Bollenti. La ragazza fece un
larghissimo sorriso ed accettò il regalo, osservando la suocera ritornare a
letto canticchiando allegramente. Neville osservò per un lungo attimo la madre,
poi si voltò verso la ragazza, con gli occhi che sembravano enormi tant’erano
lucidi. Velocemente l’abbracciò e le scoccò un sonoro bacio, tenendola stretta
a se.
«
Grazie, Luna »
« Per cosa? »
«
Per aver reso questo compleanno il migliore della mia vita »
»Per amor di contestualizzazione
Questa scena si svolge lo stesso anno della fine della Guerra,
il 30 di luglio, giorno del compleanno di Neville. I due ragazzi stanno insieme
da qualche mese e lui, forte del suo nuovo coraggio da Grifondoro, ha deciso di
sfruttare l’occasione sia per portare Luna dai suoi genitori, sia per esaudire
il suo più grande desiderio.
»Arthie’sCorner
Avrei dovuto aggiornare ieri, lo so, ma non riuscivo a trovare
nulla da collegare al tema del Compleanno. Spero vivamente di non aver deluso
nessuno e di non aver scritto qualche sciocchezza.
Parlando della flash… uhm…non so voi, ma io adoro Alice e Frank. Credo,
correggetemi se sbaglio, che loro siano stati quelli con la pena peggiore,
perché più duratura. James e Lily sono morti subito, Sirius ha avuto i suoi bei
momenti(Aaah, lui è mio
marito <3 ), dopo Azkaban, e Remus è riuscito anche a diventare padre,
morendo insieme all’amore della sua vita. Alice e Frank sono rimasti in vita, è
vero, ma avevano perso la consapevolezza di loro stessi. Neville, povero cuore,
ha avuto un destino quasi peggiore di quello di Harry: i genitori li aveva, ma
loro non avevano la minima idea di chi lui fosse. È come avere davanti una
maestosa torta di cioccolato, dopo essere stati a digiuno per mesi, e mesi e
non poterne prendere neppure un pezzetto perché allergici.
Bene, dopo questo mio sdilinquimento, credo sia meglio chiudere
il discorso, anche se mi farebbe davvero piacere sapere cosa pensate voi della
vecchia generazione. Chi amate di più? Chi ha sofferto più di tutti?
Ricordo a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina autoree farmi sapere il numero
corrispondente alla tematica che desiderate!
« Ted! Ted! Guarda! » Victoire
arrivò di corsa, mostrando un’enorme conchiglia colorata al suo fidanzato. Lui le
sorrise, adorabile, sfiorandole la guancia con la
punta delle dita.
«
È bellissima, anche se non quanto te » le disse, osservandola arrossire
timidamente e correre via alla ricerca di qualche altra meraviglia, insieme
alla piccola Lily ed ad un riluttante Albus, trascinato in quella ricerca quasi
per i capelli.
« Povero fratellino. L’ho sempre detto che essere il
preferito di Lils l’avrebbe rovinato » la voce di
James arrivò leggermente ovattata alle orecchie del giovane Lupin a causa del
casco che in ragazzo non si era ancora tolto. Doveva essere appena arrivato con
la moto di suo padre, che era appartenuta a Sirius Black. Jim adorava
gironzolare per i cieli di Londra con quel mostro di metallo. Più di una volta
l’aveva trascinato con se, mostrandogli luoghi di cui non conosceva neppure l’esistenza.
Ted
si voltò, scorgendo finalmente l’atletica figura del giovane mago: alto quanto
gli zii materni e, come loro, ben piazzato a livello delle spalle e dei muscoli
in generale. Gli occhi nocciola, con il loro solito guizzo allegro, erano quasi
oscurati dalla zazzera di capelli scuri che gli ricadeva sulla fronte.
Come
suo padre e suo nonno, anche James aveva sempre nutrito un particolare odio per
pettine e forbici.
«
Potresti sempre dargli il cambio, ragazzino » fu la risposta del
metamorfomagus, accompagnata da un ghigno malandrino che non si era neppure
dato la pena di celare.
James
scoppiò in un’allegra risata, accomodandosi al suo fianco, incurante della
reazione che il giovane Lupin aveva avuto al suo sorriso.
« Ehi, Ted, che ti prende? Ti sei irrigidito di colpo » chiese il mago più giovane, scrutandolo con attenzione ed
avvicinando il viso per poterlo fissare meglio. Lupin avrebbe voluto allontanarsi,
mettere fine a quella vicinanza. Ma come avrebbe giustificato il suo gesto?
“Ehi, Jimmy, scusa ma
il tuo odore manda su di giri la mia parte lupesca. Prima che mi metta a scodinzolare o
fare di peggio, ti dispiace allontanarti?”.
No,
non poteva sicuramente dire la verità. Cosa avrebbero pensato di lui? Probabilmente
gli avrebbero dato del maniaco.
Tutti,
tranne il ragazzo in questione. James aveva già fatto outing da un bel pezzo e non aveva problemi a chiacchierare dei
suoi eventuali ragazzi con i genitori o con chiunque altro. E non aveva neppure
mai nascosto la sua attrazione per l’amico, nonostante non si fosse mai
permesso di metterlo in imbarazzo o cose simili.
E,
comunque, Ted era dichiaratamente etero. Stava con Victoire da un paio di anni
ed era certo che prima o poi l’avrebbe sposata. Quello che sentiva per James
non era niente se non attrazione a livello animale. Solo a livello animale.
L’odore
leggermente canino di James era solo
un toccasana per i nervi della parte lupesca repressa di Ted, nulla di più.
Tutta quella smania di stringerlo ed annusarlo erano da ricollegare all’essere
Animagus del ragazzo, senza ombra di dubbio.
« Tutto bene, tranquillo… dove sei stato? » cambiare discorso era l’arte in cui il giovane Lupin
riusciva meglio. Nessuno riusciva a metterlo nel sacco.
« Sono uscito con Joel, il mio ragazzo. Sai, le cose non
vanno esattamente bene, fra noi » sbuffò l’Animagus, sdraiandosi sulla sabbia, le mani
dietro la testa. Quella posizione metteva schifosamente in risalto i suoi
bicipiti. Ted si chiese cosa si provasse a toccarli…
« Ah, no? » il metamorfomagus
tentò di reprimere il moto di soddisfazione che gli era partito dal petto. Le cose
non andavano bene, magari si sarebbero lasciati. Quel tizio, Joel, era troppo…
con quei capelli biondi e quegli occhi azzurri… no, non andava bene per il suo
James.
Suo?
«
Già » James non aggiunse altro, se non un piccolo sbuffo. « Sarà meglio che
vada a recuperare Al, è il mio unico fratello maschio » borbottò, alzandosi in
piedi ed allontanandosi.
C’era
un’espressione così confusa, sul suo viso. Ted ne rimase molto preoccupato,
James era sempre sicuro di se stesso. Non come lui, che viveva immerso nei
dubbi più atroci.
James
aveva sempre avuto le idee chiare su se stesso e su cosa volesse dalla sua
vita. Non si era mai nascosto dietro una maschera e non aveva mai mostrato
vergogna per i suoi sentimenti. Cose che Ted faceva di continuo.
«
Non essere così idiota, Ted » la voce di Dominique arrivò dalle sue spalle,
facendolo sussultare e strappandolo alla miriade di pensieri che affollavano la
sua mente. Pensieri alti, con capelli scuri, occhi nocciola ed un paio di
bicipiti che…
«
Che vuoi dire, Nick? »
chiese, mentre la ragazzina, coetanea di James Sirius, sedeva nel posto che
fino a pochi minuti prima era stato occupato dal cugino. I due avevano gli
stessi occhi, quelli di Ginny e Bill.
«
Sai a cosa mi riferisco, non fare lo gnorri » gli occhi della ragazza
saettarono sulla riva, dove Victoire tentava di ribellarsi alla scenetta che
James aveva messo su. Ted notò che, nonostante stesse ridendo, lo sguardo del
ragazzo era triste, quasi assente.
«
No, non ti capisco » negare, negare sempre, ecco la filosofia di vita che Lupin
aveva sempre adottato e che gli aveva più volte salvato la pelle. Era, secondo
la vecchia Andromeda, il motto di tutta la famiglia Black.
Dominique
sbuffò, soffiando via una ciocca di capelli rossi dal volto. « Sai che non ho
mai particolarmente adorato mia sorella » Ted annuì velocemente, più volte le
due erano quasi arrivate alle mani « e che il mio
passatempo preferito è picchiare James. Ma voglio bene ad entrambi, in un certo
modo, esattamente come ne voglio a te. Per questo motivo voglio aprirti gli
occhi »
Ted
fece per intervenire e mettere nuovamente in atto il motto della famiglia Black,
ma venne interrotto da un’occhiata gelida della ragazza. Nonostante il colore
fosse uguale, gli occhi di James e Dominique erano completamente diversi. Quelli
del ragazzo brillavano sempre di furbo divertimento, erano quasi infantili;
quelli della ragazza sapevano essere freddi e calcolatori, intelligenti ed
acuti, come a conferma del suo essere Corvonero.
« Ti sei… anzi, vi siete incastrati in un triangolo, Ted,
ed il terzo vertice sei tu. Solo tu puoi mettere fine a questa storia e porre
fine alle vostre stupide sofferenze. » Dominique lo guardò intensamente, quasi gli stesse leggendo l’anima « Mia sorella ha capito che c’è
qualcosa che non va, anche se è troppo stupida per capire cosa. Non guardarmi così, Ted, sai come la penso »
il ragazzo sorrise leggermente, abbassando lo sguardo. Sapeva che Dominique non
apprezzava le doti della sorella e, dopotutto, non poteva darle tutti i torti. « E James… lui ci soffre tantissimo. È pazzo di te da quando
ha capito che gli piacciono gli uomini. Ricorda che siamo tutti e due Animagi,
il nostro olfatto è sviluppato quanto il tuo. Come posso sentirli io, i tuoi
ormoni impazziti, può farlo anche lui. Credo… credo sia come poter annusare una
bella torta e non poterne prendere neppure un pezzettino, perché di qualcun
altro »
Ted
abbassò lo sguardo, non sapendo come replicare.
«
Sai che di solito non mi immischio in queste faccende, specie perché ho un bel
daffare con i miei problemi di cuore »
Dominique sorrise amaramente, stringendo il ciondolo
che aveva al collo. « Ma non posso più vedere te, Jim
e Victoire soffrire in questo modo. In una relazione le persone coinvolte devono
essere due, non tre. Segmento, non triangolo » detto
questo la rossa si alzò, dando dei colpetti sulla spalla del ragazzo dai
capelli blu.
«
Nick… »
«
Credo che andrò a mangiare del gelato, con questo caldo è l’ideale » disse la
ragazza, bloccando ogni possibile tentativo di riaprire una conversazione e
lasciandolo lì, da solo.
Ted
guardò verso la spiaggia, dove Victoire e James costruivano un castello di
sabbia e Lily ed Albus continuavano a cercare conchiglie.
Niente triangolo in
una relazione.
»Per amor di contestualizzazione
Questa bella scenetta, ovviamente AU, dovrebbe essere svolta
nell’estate del 2024 (WOOO xD), quando James ha
diciannove anni e Ted venticinque. I Potter sono stati invitati a passare
qualche giorno a Villa Conchiglia da Bill e Fleur e, insomma, Teddy è leggermente
logorato dai dubbi.
Dominique, che io adoro, ha la stessa età di James e (collegato
al capitolo #Figli) Frank Paciock. I tre sono grandissimi amici, anche se lei
tenta solitamente di uccidere il cugino.
»Arthie’sCorner
Allooora.
Finalmente ce l’ho fatta a scrivere la prima
flash su ‘sti due disgraziati! Avevo
cominciato a credere che non ce l’avrei mai fatta!
Grazie mille a __MariMalfoyper
avermi suggerito il prompt di oggi :)
Prima di passare ai miei commenti sul capitolo
vorrei sapere se il capitolo precedente è piaciuto, perché ho notato un calo
drastico nelle letture .__. Il mio ego da mezza Serpeverde ne ha risentito! xD
Cooomunque,
veniamo a noi.
Avrete notato la presenza di due personaggi, esclusi
i due protagonisti, che sono le sorelle Weasley. Io adoro Dominique, sul serio,
mentre odio profondamente Victoire. Non so il perché, ma me la immagino tutta perfettina, bionda come la madre e con un ego grande quanto
Villa Malfoy.
Dominique, invece, è quella intelligente, riflessiva
e straordinariamente manesca. Adora picchiare James, anche se non ammetterebbe
mai di farlo per puro divertimento. Quella storia sui problemi di cuore è un
personale omaggio ad una cosa che sto scrivendo ma che non uscirà mai dal mio pc. Perdonatemi, ma non ho resistito a quell’accenno.
Ted… oh, Ted! Quel ragazzo è buono, caro e carino, ma ottuso come una capretta di montagna. Ed il
povero Jim ci soffre come un cane, poveretto.
Non so se vi farà piacere saperlo, ma il discorsetto
di Dominique andrà tutto a favore di James Potter Jr. :D
Ricordo a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina autoree farmi sapere il numero
corrispondente alla tematica che desiderate!
Neville
Paciock non era mai stato così ubriaco in vita sua. Mai, neppure quando, alla
fine della Guerra, Ron, Harry e Seamus se l’erano trascinato ai Tre Manici di
Scopa per festeggiare in grande stile
era stato così alticcio.
Senza
contare lo spropositato numero di Cioccorane che aveva ingurgitato, insieme a
sei pacchi di Gelatine Tutti i Gusti + 1. Nel suo stomaco si era appena
scatenata una battaglia all’ultimo succo gastrico.
Non
doveva farsi coinvolgere in quella festa, dannazione. Sua nonna l’aveva
avvertito che alle feste organizzate a Casa Finnigan c’era sempre qualcuno che
ne usciva male. Una volta, parole sue, la buonanima di James Potter senior
aveva bevuto così tanto da vomitare sopra la sua futura moglie e svenire fra le
braccia del padrone di casa, Jordan Finnigan, lo zio di Seamus.
Doveva
ascoltare le parole della vecchia Augusta, dannazione. Non poteva restare a
casa con lei e lo io zio? Magari avrebbe invitato qualche amico. Magari avrebbe
invitato Luna e suo padre.
Lei,
che in quel momento gli stava tenendo la fronte mentre vomitava anche l’anima
nel bagno di casa Finnigan. Sentiva la sua mano fresca dargli sollievo come una
borraccia d’acqua l’avrebbe dato ad un disperso nel deserto.
Che
vergogna, stavano insieme da neppure sette mesi e lui l’aveva costretta a
fargli da infermiera personale, invece che stare di sotto e divertirsi con
tutti gli altri.
« Va meglio? » gli chiese, una
volta che il ragazzo ebbe finito di svuotarsi tutte le budella da quell’orribile
e nauseabondo mix di alcol e cioccolata. Annuì solamente, convinto che se
avesse aperto bocca si sarebbe ritrovato nelle stesse condizioni di pochi
minuti prima.
« Credo che la mamma di Seamus non apprezzerà il ricordino
che le hai lasciato sul tappeto, sai? » ridacchiò la
Corvonero, scostandosi una ciocca di capelli biondi dal volto. Neville gemette,
frustrato da quella pessima figura. « Io però devo ringraziarti, visto che
quella confusione mi stava facendo perdere la testa »
Neville
la fissò stranito. « Non sei arrabbiata con me? » le domandò, con voce bassissima a causa della nausea
ancora persistente. Lei lo fissò di rimando, accigliata.
« Certo che no. Ero arrabbiata con te quando mi hai
trascinata in quella confusione. Sono contenta che tu abbia finto di stare male
per portarmi via da lì e aspettare da soli la mezzanotte » la
bionda sorrise dolcemente. « Èstato un gesto meraviglioso da parte
tua »
Neville
guardò la sua ragazza con indecisione. Che doveva fare? Dirle che in realtà non
aveva finto di stare male e che inizialmente voleva stare sotto con gli altri? Oppure
mentire spudoratamente per farsi bello ai suoi occhi?
«
Già… meglio stare solo noi due a mezzanotte » borbottò, imbarazzato,
ripromettendosi di dirle la verità entro qualche giorno. Non voleva rovinare il
loro primo Capodanno insieme, dopotutto. O, almeno, non più di quanto avesse
già fatto.
“cinque… quattro… tre…
due… uno… AUGURIII!”
Dal
piano inferiore si levarono le urla di giubilo e le felicitazioni per l’anno
appena cominciato, nessuno sembrava essersi accorto dell’assenza dei due nel
bagno. Neville si voltò verso Luna e le diede un veloce bacio - dopotutto aveva
appena vomitato e faceva leggermente schifo anche a se stesso - prima di
sussurrarle « Tanti auguri, Lu »
Lei
lo abbracciò forte. « Tanti auguri Nev »
Il
nuovo anno per loro iniziò in quel modo: abbracciati. Per altri iniziò in modi
ben poco casti, mentre per altri fu solamente un’occasione in più per
commemorare i cari scomparsi.
In
qualsiasi circostanza, però, si evinceva il desiderio di andare avanti, di
poter ottenere la pace che per tanto tempo era stata negata.
L’anno
appena passato sarebbe stato sempre ricordato per le sue nefaste morti, quello
appena iniziato sarebbe rimasto negli annali, semplicemente, perché vissuto.
»Per amor di contestualizzazione
Qui ritroviamo Neville e Luna ad una festa di Capodanno - lo
stesso anno della fine della Guerra, quindi il 1998 - a casa di Seamus Finnigan.
Ditemi quello che volete, però Seamus è Irlandese ed a me gli Irlandesi
ispirano feste e alcol xD (Irlanda aspettaaaamiii!)
Lo zio di Seamus, Jordan, dovrebbe essere coetaneo dei
Malandrini, ma è pura invenzione personale, non scervellatevi
per ricordare dove diamine viene nominato!
»Arthie’sCorner
Cosa dire di questo capitolo? Personalmente non mi convince
molto. Arrivata a metà avevo anche pensato di cancellare tutto e buttarmi in
qualche altra impresa di Ted e James, sicuramente più facile da scrivere, per
me. Poi è uscito questo, spero che almeno a voi sia piaciuto.
Ora passiamo ai commenti!
Alla fine, quando dico quella cosa: “Il nuovo anno per loro iniziò in quel modo: abbracciati. Per altri iniziò in modi ben poco
casti, mentre per altri fu solamente un’occasione in più per commemorare i cari
scomparsi” mi
riferisco, rispettivamente, ad Harry e Ginny (EEH porcellini!) e a George,
rimasto alla Tana con i suoi genitori, troppo scosso dalla morte del gemello.
Tutti, in un certo senso, stanno cercando un modo per
ricominciare, per vivere.
Mi è stato chiesto un chiarimento sullo scorso capitolo per
quella cosa di Dominique, quando dice “Ricorda che siamo tutti e due Animagi, il
nostro olfatto è sviluppato quanto il tuo”. Avrei
dovuto essere più chiara, chiedo perdono.
Come ho detto, Dominique, James e Frank
Paciock sono coetanei e grandi amici. Scoperte le avventure dei Malandrini
(James, Sirius, Peter e Remus) hanno avuto la geniale idea di emularli in tutto
e per tutto, quindi… eccoli qua! James, in onore di Sirius (che io adoro),
diventa un grosso cane dal pelo marrone scuro, come i suoi capelli. Dominique
diventa una pantera, quasi a sottolineare il fatto che adori litigare con il
cugino (Sono cane e gatto xD). Ed infine Frank, che
diventa un leone, simbolo del coraggio e patronus del padre.
Ricordo a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina autoree farmi sapere il numero
corrispondente alla tematica che desiderate!
« Cosa facciamo? » urlò Frank,
portandosi le mani sopra la testa per impedire a quello che sembrava proprio un
tavolo gliela spaccasse in cinquanta parti uguali. James digrignò i denti, sporgendosi
solo leggermente dall’imponente colonna, dietro cui si
erano rifugiati.
«
Non possiamo lasciarlo qui, Frank » sbottò, mentre un gran bel pezzo di muro,
alle loro spalle, veniva sbriciolato in tanti minuscoli pezzettini. Il biondo
sfoderò la sua migliore espressione da cucciolo di unicorno ferito, indicando
platealmente prima se stesso e poi la fonte delle loro disgrazie.
« Se la caverà più che bene! Guardami, saresti disposto a
mettere a rischio questo meraviglioso esemplare di giovane mago? Sono ancora
nel fiore dei miei anni! » strillò, abbassandosi ed
appoggiando la schiena alla superficie della colonna, dando le spalle al
nemico. La sua bacchetta era fermamente tenuta in pugno.
« Tu non capisci. Io non
posso lasciarlo qui. Non posso » il tono
sofferente del più grande dei Potter fece stringere il cuore al giovane
Paciock. Odiava vedere il suo migliore amico, praticamente suo fratello,
soffrire come un cane perché quell’idiota non era capace di essere sincero con
se stesso.
Il
biondo lo fissò per un lungo istante, serio come poche volte era stato in vita
sua. Digrignò un momento i denti e si voltò, con un urlo belluino, verso i loro
aggressori, cominciando a scagliare incantesimi a destra e a manca. Poi guardò
l’amico. « Se alla fine di tutto ciò, dopo che io ho sacrificato la mia
bellezza, non lo prendi e te lo limonicome Merlino comanda, giuro
che ti taglio l’attrezzo, Potter! »
James
lo guardò stupito, prima di sorridergli. Si rizzò in piedi e lo affiancò, la bacchetta sguainata. « Se veramente mi
aiuterai, potrei anche limonarmi te » soffiò, con un sorriso malandrino che era
tutto un programma.
«
Non credo che le mie ragazze apprezzerebbero, amore » ridacchiò il biondo, partendo all’attacco di quei
Mangiamorte - figli e nipoti di quelli originali - che li avevano attaccati. Contrariamente
al tranquillo padre ed alla stramba madre, Frank John Paciock era,
praticamente, un playboy. Il playboy di Grifondoro. Lui, non James - sempre
stato chiaramente di altra sponda - come tutti credevano, aveva avuto una
schiera di pretendenti fin dal primo giorno di scuola.
I
loro avversari erano sette. Gli altri tre dovevano essere impegnati nello
scontro con Teddy, qualche metro più in là. Erano arrivati tutti all’improvviso,
mentre i due nuovi Auror si addentravano in un controllo approfondito del
vecchio Lestrange Manor. Se non fosse prontamente arrivato l’agente Lupin, loro
sarebbero morti.
Un
urlo si levò dalla zona in cui il mezzo licantropo aveva iniziato a lottare. Frank
sentì James irrigidirsi contro la spalla destra. Lo guardò, con attenzione,
notando una vena pompare furiosa nella sua tempia. Era molto pallido e
sicuramente stava sudando freddo. Senza contare l’evidente distrazione.
La
stanza in cui Ted stava duellando era stata una camera da letto, anche se
oramai era logora e piena di polvere e ragnatele. C’era un letto, che doveva
essere stato parecchio imponente, su cui erano chinati tre uomini, mentre un
quarto vi era sdraiato, immobile.
« TEEEEED! » fu l’urlo con cui
James si lanciò alla carica. Non era mai stato così furioso in tutta la sua
vita. Mai, neppure quando aveva visto suddetto mago amoreggiare con sua cugina
Victoire. E quella volta era stata Dominique a trattenerlo dal fare una grande,
grandissima stronzata.
I
tre Mangiamorte vennero sbalzati via dalle sue maledizioni, finendo agli angoli
più lontani che la stanza offriva dal letto. E lì, coperto da sangue, troppo
sangue, e polvere, c’era il povero Lupin, con lo sterno mezzo aperto e
boccheggiante. Con un moto di nausea James si rese conto che quei tre stessero
cercando di staccargli il cuore. Se lui non fosse andato ad aiutarlo… se Frank
non l’avesse mandato lì, probabilmente Ted sarebbe morto.
« Ted! No, no! Teddy, ti prego… »
si avvicinò velocemente a quel corpo quasi inerme, prendendo il viso pallido
fra le sue tremanti mani, il ragazzo lo fissò per un lungo istante, ed i suoi
capelli variarono dal nero al blu elettrico.
«
Sono… felice… di morire… con te… qui… » boccheggiò, con evidente difficoltà,
facendo una smorfia di dolore. Gli occhi di Potter erano talmente pieni di
lacrime che il poveretto faticava a metterlo a fuoco.
« No! Tu non morirai, ok? Tu non puoi farmi questo! Ted,
io ti amo! » strillò il più giovane, iniziando una
litania curativa che sua nonna gli aveva insegnato, parecchio tempo prima. Il metamorfomagus
sorrise, quasi quelle fossero state le parole che desiderava tanto sentire.
«
Io… amo… te… pure » esalò, lasciandosi andare a quel dolce oblio che da tanto
lo chiamava.
Probabilmente
James avrebbe dovuto piangere, di gioia per quelle parole e di dolore per l’apparente
dipartita. Invece continuò, imperterrito, a recitare quella che sembrava essere
diventata una preghiera, sempre con maggiore enfasi. Quelle che uscivano dalle
sue labbra, però, non erano le parole che la vecchia Molly gli aveva insegnato.
Erano parole lette tanto tempo prima in un vecchio libro di sua zia Audrey, la Medimaga.
Con
un sussulto, qualche minuti dopo, Ted riaprì i suoi occhi. La prima cosa che
vide, fu lo sguardo spaventato e stralunato di James Sirius che non si staccava
da lui. Gli sorrise, candido come solo un Lupin poteva
essere.
«
Sapevo mi avresti salvato le chiappe, nanerottolo » sussurrò, tirandosi su. Potter
lo fissò come avrebbe fissato sua sorella vestita da Serpeverde: un misto fra
rabbia, irritazione e divertimento. Poi il suo sguardo si incupì.
« Per questo mi hai detto quella cosa, vero? Per spingermi
a salvarti in tutti i modi possibili » sussurrò,
ferito, facendo per alzarsi da quello sporco letto. Nella sua mente era lontano
il pensiero del migliore amico, nell’altra stanza. Venne prontamente bloccato
dal mezzo licantropo.
« Ecco, a dir la verità non ero poi così sicuro di farcela. Sapevo che ci avresti provato, ma
sopravvivere non era stato messo in conto, purtroppo »
disse, imbarazzato. I suoi capelli assunsero una sgradevole
tonalità rosso fenice. « Io… penso davvero quello che ti
ho detto, Jim. Anche se ho aspettato di essere in punto di morte »
Il
ragazzo lo osservò per un lungo istante, per poi sorridergli. « Meglio tardi che mai, no? Frank sarà… Merlino! FRANK! » strillò improvvisamente Potter, correndo spedito verso l’altra
stanza, preoccupato dal terribile silenzio che era sceso su tutto il Manor. Spaventato
com’era, per Ted, aveva completamente tralasciato quello che stava succedendo intorno
a lui.
La
sala principale era piena di polvere e detriti. Ed era silenziosa, troppo
silenziosa. Non c’era un anima viva.
James
annusò febbrilmente l’aria, attivando i suoi sensi da Animagus, nella speranza
di sentire l’odore familiare del suo migliore amico. Passarono pochi minuti,
prima che riuscisse a distinguere qualcosa, anche se avrebbe preferito non
averlo fatto. C’era odore di sangue, insieme a quello dolciastro di Frank. Tanto,
tantissimo sangue.
« Frank! Frankie! Amico, batti un colpo! » strillò, isterico, iniziando a girovagare per i detriti,
alla ricerca di una qualsiasi cosa. Gli sarebbe bastata la traccia di un
capello, in quel momento. James era talmente preoccupato, che non si curò
neppure dello zoppicante Ted, alle sue spalle.
Fu
un rumore a farlo scattare come una molla, verso la zona più disastrata dell’intera
sala. Man mano che si avvicinava avvertiva l’odore ferroso del sangue con
maggiore potenza. Fu sotto il peso di una colonna che ritrovò il suo migliore
amico, busto e gambe immobilizzate.
« Frank! » urlò Potter, correndo
al capezzale del ragazzo, sporcandosi completamente del suo sangue. Il biondo
lo guardò per un singolo attimo, prima di fissare Ted, alle sue spalle, e
sorridere.
«
Devi… amarlo » sospirò, placido, con un accento strascicato che fece venire i
brividi al migliore amico. Ted annuì, inginocchiandosi a sua volta. Potter
aveva iniziato a borbottare la stessa cantilena che aveva usato con lui.
«
Lo amo, Frank, tranquillo. Adesso ti rimette in sesto
e ce ne andiamo via, ok? » sussurrò l’Animagus, mal
celando la sua preoccupazione. Il licantropo che era in lui percepiva la vita
abbandonare quel giovane corpo, come aveva sempre fatto ogni volta che si era
avvicinato a qualcuno molto prossimo alla morte.
Il
biondo negò leggermente con il capo, era più pallido ad ogni secondo, mentre
qualche lacrima scivolava sulle sue guance. « È … la … fine » sussurrò, a
fatica, mentre James, che aveva capito l’antifona, aveva incominciato a
piagnucolare le parole della formula, dondolandosi su se stesso. « Jim… » Frank
attese che l’amico lo guardasse, dietro le lacrime che avevano appannato anche
i suoi occhi azzurri. « Dici… Dominique… io… amo… lei »
Poi,
trasse il suo ultimo respiro.
L’urlo
di James fu solo lontanamente paragonabile a quello che, poche ore dopo, fece
Dominique, la catenina di Frank strappata via dal suo candido collo con
violenza.
Il
suo sangue macchiava le sue mani. Quelle di James e Ted, invece, erano sporche
di quello di un ragazzo che aveva preferito la sua fine per il loro inizio.
»Per amor di contestualizzazione
Bene, bene. Questa scena è svolta più o meno nell’autunno del
2027, quando James e Frank hanno ventun anni e Ted ventotto. Il nostro mezzo
lupo ha mollato Victoire poco dopo la chiacchierata con Dominique, di due
capitoli fa, ma non si è mai dichiarato, troppo pauroso per farlo.
Jim e Frank sono cadetti Auror freschi di accademia e sono stati
mandati in missione insieme in un luogo che doveva essere disabitato ma che,
evidentemente, non lo era.
Frank ha sempre provato qualcosa per Dominique, ma, a causa
della sua indole da dongiovanni, non è mai riuscito a concludere nulla,
nonostante lei ci soffrisse.
»Arthie’sCorner
Non mi uccidete, vi
prego!
Sto male per fatti miei, sono più
che consapevole di aver ammazzato un povero innocente ç__ç
Senza contare che io adoro Frank!
Ci sto davvero, davvero male.
Sono un mostro, non è vero? Sì, diamine!
Che poi… io amo la mia Dominique,
e l’ho fatta soffrire ç__________ç
Ah, poi ho deciso di mettere
insieme due tematiche, perché credo che esse siano strettamente legate.
Cambiando argomento, per evitare
le maledizioni che suddetta Weasley mi sta lanciando, avete provato ad entrare
in Pottermore? Io sì, ma non ho beccato l’orario per
l’indovinello ç____ç
Avete qualche dritta da darmi? Sono
disperata!
Ricordo a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina autoree farmi sapere il numero
corrispondente alla tematica che desiderate!
Era
più forte di lui, davvero. Fin da piccolo, sua nonna non aveva fatto altro che
regalargli completini su completini di un orribile rosso acceso, di quello che
sembra voler fare a pugni con gli occhi.
A
cinque anni, quando suo zio Albert l’aveva buttato giù dalla finestra per
capire se fosse statoun
mano o meno, era vestito con un orribile maglioncino rosso.
Il
giorno in cui suo nonno morì, ucciso brutalmente da un mangiamorte, lui
indossava uno strano cappellino a forma di scoiattolo. Colore? Rosso,
naturalmente.
Quando
suo zio Alfred aveva deciso di portarlo per la prima volta su di una scopa ed
alla fine lui aveva vomitato tutto sul golfino nuovo della nonna, guadagnandosi
un mese di punizione, indossava sciarpa e maglioncino rossi.
Il
rosso non era decisamente il suo colore, proprio per niente.
Quando
aveva saputo che la festa per i diciassette anni di Dennis Canon - da perfetto
Grifondoro - sarebbe stata a tema “rosso”, aveva quasi rispedito l’invito con
la scusa di un qualche impegno non prorogabile. Se Luna non l’avesse costretto,
in quel momento sarebbe stato tranquillamente a casa sua, magari mangiando Cioccorane.
Invece,
no! Doveva essere a casa Lovegood, vestito con un ripugnante abito rosso, ad
attendere che la sua ragazza finisse di sistemarsi.
Probabilmente
avrebbe sfoggiato uno di quegli strambi abiti che suo padre le portava. Rosso abbastanza
da farlo stare male tutta la notte.
Neville
si sentì morire solo all’idea che una cosa simile potesse accadere.
« Arrivo! » Luna urlò dal piano
superiore, facendolo trasalire. Il ragazzo chiuse gli occhi, pregustando l’amara
sensazione del dare di stomaco ad una festa. Proprio com’era successo alla
festa di Capodanno.
« Perché hai gli occhi chiusi? Non ti piaccio? » a quella domanda, arrivata solo da qualche centimetro di
distanza, il Grifondoro fu costretto ad alzare le palpebre e preparare lo
stomaco. Solo Merlino poteva immaginare quale orribile e rosso abito avesse
indo…
Luna
era semplicemente favolosa. Semplicemente.
Il
suo vestito era leggermente attillato fino a buona parte della coscia, per poi
scendere largo fino al suolo. Non era di quel rosso acceso che faceva a pugni
con gli occhi, ma di varie sfumature che partivano dal rosa fino ad arrivare ad
bordeaux.
Era
la cosa più femminile che Neville le avesse mai visto addosso. Sembrava più
bella di quanto non fosse mai stata in tutti quegli anni.
«
Sei… bellissima »
Il
rosso, quel giorno, divenne il suo colore preferito.
»Per amor di
contestualizzazione
Quiindi.
Questascena si svolge nel luglio del 1999, l’anno
dopo la fine della guerra. Dennis - per chi non lo ricordasse - è il fratello
minore di Colin Canon, morto nella Guerra. Al suo compleanno ha invitato tutti i vecchia amici dell’ES, molti dei quali hanno
partecipato più per rispetto a Colin (poverino >.<)
Neville e Luna stanno insieme da parecchio
tempo - neanche a dirlo - ma lei non sembra conoscere questo particolare odio
del ragazzo verso quel colore. Oppure lo conosce ed ha scelto quel vestito per
fargli cambiare idea.
»Arthie’sCorner
Prima di tutto, chiedo scusa per la… ehm… cortezza
del capitolo, ma ho preferito non allungarmi troppo ed inutilmente xD
E dopo il felicissimo capitolo sulla morte del
mio adorato Frankie (Mi sto odiando, Dominique è venuta a casa mia per
picchiarmi a sangue), ecco a voi i suoi genitori che si preparano per una bella
festicciola!
Voi direte, un Grifondoro che odia il rosso?
Dovete capire che Neville, fino al settimo anno, non si è mai sentito un vero
Grifondoro, tutt’altro. L’essere sempre additato come vigliacco, sentirsi
ripetere di essere il disonore della Casa… non hanno aiutato a fargli amare
quel colore.
Ehm… non credo di dover dire altro, riguardo al
capitolo. Se avete qualche domanda, sparate pure!
Pooi, un po’ di pubblicità occulta (forse non tanto occulta xD)
Per chiunque amasse le Cronache di Narnia, ho
iniziato una nuova storia, che non sono sicura di riuscire a continuare T.T:
C’erano i fulmini, quella notte, e l’elettricità
- invenzione babbana che Harry si era ostinato ad avere a casa sua - era andata
via a causa del terribile temporale. Teddy sapeva, placidamente assopito sul
suo letto a Casa Potter, che di li a poco avrebbe
ricevuto visite, com’era, ormai, da cerimoniale.
Passarono, infatti, pochi minuti prima che James
Sirius, forte dei suoi sei di età, entrasse lentamente nella sua camera,
trascinando con se l’enorme pupazzo a forma di Ippogrifo che Hermione gli aveva
regalato quand’era bambino.
Teddy aveva provato a chiedere al suo padrino
perché avesse sorriso in quel modo tanto triste, nel vederlo, ed aveva ottenuto
solo una pacca sulla spalla ed un veloce “te lo dirò quando sarai più grande”. Quanto
più grande? Oramai aveva superato i dodici anni! Si ripromise che la mattina
dopo gli avrebbe fatto il terzo grado.
« Teddy? » la vocina del bambino
arrivò tenue, proprio al suo orecchio, ma lui si impose di mantenere la serietà
e far finta di dormire. Conosceva James, si sarebbe infuriato come Ginny se non
gli avesse dato ascolto. Molto, ma molto
velocemente.
« Ted? Teddy! » il piccolino cominciò
a smuoverlo, sempre delicatamente, sbuffando furioso quando lui continuò a
fingere di essere nel cuore di un meraviglioso sonno. Mantenendo la sua finta,
però, Ted non si rese conto che l’adorabile
primogenito dei Potter si fosse impossessato impropriamente di un trenino
giocattolo che giaceva nella stanza da quel pomeriggio, quando Albus era andato
da lui per giocare. Il dolore che provocò quel piccolo pezzo di plastica
babbana a contatto con la sua povera fronte lo prese così alla sprovvista, da
fargli scappare una colorita imprecazione sentita nei corridoi di Hogwarts.
« Jim! Sei diventato pazzo? Aspetta che lo sappia tua madre! » sbottò il metamorfomagus, balzando sul letto e tastandosi
il danno, mentre il bambino sbiancava visibilmente alle sue parole. Nessuno,
neppure Lord Voldemort, sarebbe sopravvissuto a Ginny Potter in versione “Banshee
delle brughiere arrabbiata”.
Questo, prima che si riprendesse dallo shock e
gonfiasse le guance con una certa ed evidente irritazione. «
Fallo, ed io le dico cos’hai detto prima! Lo so che è una parolaccia, quando la
dice papà lei lo affattura! » sbottò il piccoletto,
che non sembrava arrivare neppure alla spalla del giovane Lupin ma che
possedeva una furbizia degna di suo zio George e di sua madre.
Harry sosteneva, comunque, che fosse il degno
erede dei due di cui portava il nome, gli amici di Remus.
I due si guardarono per un lungo istante, come a
soppesarsi a vicenda, prima di sorridere e far scorrere tutto dietro le spalle.
Si sarebbero perdonati qualunque cosa, pur di non incombere nelle ire della
signora Potter.
« Perché sei venuto qui,
Jim? » domandò Teddy, che comunque conosceva benissimo
la risposta ma si divertiva troppo ad estorcergliela.
Il piccolo lo fissò, imbarazzato, borbottando un « lo sai perché » che fece aumentare il sorriso del
metamorfomagus.
« Voglio sentirtelo dire, altrimenti puoi
tornartene in camera tua » lo riprese il più grande, accomodandosi meglio nel
suo letto e guardandolo con aria di sfida, che venne subito ricambiata al
primogenito dei Potter. Quello scambio durò qualche minuto, prima che proprio
il giovane si arrendesse.
« Ho paura del buio, va bene? Ho paura e non voglio dormire da
solo » piagnucolò, sbattendo il piedino a terra e
fissando l’amico, pieno di rancore ed imbarazzo. Vederlo così debole e
risentito fece stringere il cuore del giovane metamorfomagus. James era un
fratellino e lui l’aveva praticamente fatto piangere per metterlo in imbarazzo.
Si sentiva un idiota.
« Salta su, Jimmy » gli disse, facendogli un po’
di spazio, che il piccolo non tardò ad occupare. Coprì bene entrambi e solo
allora si distese a sua volta, fissando il soffitto della camera. Ci fu qualche
attimo di silenzio, prima che riprendesse a parlare. « Sai, non dovresti avere
paura del buio »
« Uhm? » James era già per metà nel mondo dei sogni, gli dedicò solo
un piccolo verso per fargli intendere di avere tutta la sua attenzione.
« L’oscurità non esiste, c’è solo mancanza di luce. Qualcosa
che ci fa apprezzare la presenza della luce. Non devi avere paura » disse il
metamorfomagus, riflettendo su quello che gli aveva detto più di una volta lo
stesso Harry, quando aveva avuto lui stesso paura del
buio.
« Ma il buio è cattivo, mi sembra di essere
mangiato ed inghiottito da qualcosa » borbottò il bambino, che sembrava essersi
improvvisamente svegliato.
« E allora tu… tu chiudi gli occhi e pensa al luogo in cui ti
trovi. Ed hai una… una candela, sì. Quando sei in luoghi bui, tu chiudi gli
occhi ed accendi la luce della tua candela » borbottò
il metamorfomagus, meditabondo, per poi chiudere il discorso e mettersi a
dormire.
Fu il rumore di qualcuno che bussava forte alla
porta che lo fece risvegliare dal torpore in cui era caduto, sul divano. Sul suo divano, a casa sua. Ted era estremamente orgoglioso della sua nuovissima e
personale abitazione, nonostante avesse pensato, inizialmente, di condividerla
con James, Dominique e Frank, nel periodo che avrebbero passato da lui, in
Scozia.
Avevano già programmato tutto, dal momento stesso
in cui lui aveva ottenuto le chiavi. Tutti e tre sarebbero passati lì a passare
le vacanze estive ed avrebbero fatto feste e festini ogni notte, fino all’alba.
Avrebbero bevuto, cantato, amato… vissuto.
Poi, come un castello di sabbia spezzato dalle
onde del mare, l’idillio si era concluso, nel peggiore dei modi. Frank, la
roccia di tutto il gruppo, li aveva abbandonati. Tutto per salvare lui. Per permettere
a James di salvarlo.
Lo stesso James che, in quel momento, si era
ritrovato alla porta. Era tutto bagnato per via della pioggia incessante che
aveva flagellato la Scozia nell’ultimo periodo. Era arrivato con la sua scopa,
probabilmente.
« Jim, cosa… » solo in un secondo momento, però,
Ted realizzò un’altra cosa. Gli occhi
del suo ragazzo erano troppo rossi, il suo viso troppo pallido e la sua
espressione troppo atterrita. James aveva pianto, parecchio. Ed aveva paura. Non
aveva visto quell’espressione sul suo viso da quando, anni prima, se l’era
ritrovato in camera durante un temporale.
« Sono… sono andato da Dominique » iniziò il
maggiore dei Potter, con l’aria stanca e la voce flebile, interrotta da
sporadici singhiozzi. Era ancora fermo sulla soglia di casa e non sembrava
intenzionato ad entrare.
« Come… come sta? » Ted si diede
subito del cretino. Come poteva fare una domanda del genere? A lui? Lui come si
sarebbe sentito se il suo James fosse morto? Come sarebbe stato lui, a ruoli
invertiti?
James scosse il capo, somigliando al cane che era
stato e di cui non riusciva più a prendere le sembianze. «
Louis… Louis dice che non parla e non mangia. Non esce mai dalla sua stanza e
se lo fa è solo per andare… da Luna e Neville »
Ted annuì, facendosi da parte. « Vieni dentro,
sei tutto… »
« Ho paura, Ted » sbottò all’improvviso il più
giovane, crollando in ginocchio e prendendosi la testa fra le mani. Le lacrime
avevano iniziato a scorrere velocemente sulle sue guance. Era dimagrito
tantissimo, Teddy se ne rese conto solo in quel momento, mentre si
inginocchiava al suo fianco. E se lui, che era quasi costretto a vivere da lui
e da tutti i suoi parenti, era ridotto in quel modo… Dominique doveva essere lo
spettro di ciò che era stata un tempo.
« Calmati, James, va tutto bene… » provò a
rassicurarlo, tirandolo verso di se ed abbracciandolo più forte possibile.
« Sto precipitando, Ted.
Sto precipitando nell’oscurità e non ho più la mia candela da accendere » singhiozzò il maggiore dei Potter, stringendosi al
fidanzato come se fosse stata l’ultima ancora per la sua salvezza. Probabilmente
lo era davvero.
Ted si sorprese che avesse ricordato quel confusionario
discorso fatto quand’era un bambino, ma si affrettò a stringerlo più forte,
consapevole di ciò che stesse passando. Frank era stato una delle colonne
portanti della sua vita, come di quella di Dominique e di molti altri. Perderlo
aveva fatto crollare quello che era il suo equilibrio.
« Jim… »
« Aiutami, Ted. Aiutami
a non cadere. Aiutami a sconfiggere l’oscurità, sii la mia luce »
»Per amor di
contestualizzazione
Questa shot, come
avrete notato, è suddivisa in due parti. La prima si svolge, più o meno, nel
2010, quando Ted ha dodici anni e James sei. Vi starete chiedendo: com’è che
Ted dorme da Harry e ha una stanza tutta sua? Semplice, Lily è ancora troppo
piccolina per avere una camera tutta sua e, nel frattempo, la usa Teddy.
La seconda, invece, è svolta circa un mese dopo
le vicende di due capitoli fa, alla morte di Frank. Sono rimasti tutti
sconvolti e, ovviamente, James e Dominique più degli altri. Non fraintendete
Ted, lui soffre tantissimo ma riesce ad elaborare, cose che il fidanzato e la
ragazza non sanno fare.
»Arthie’sCorner
Prima di tutto mi scuso per il ritardo, sono
stata in “vacanza” forzata dai nonni. Perdono!
Poi. Qualcuno ha avuto… uhm… qualche problemino
a concepire la morte del povero ed innocente Frank, me compresa, e con questo
capitolo spero di non aver aizzato nessuno ad uccidermi, perché giuro che mi
farò perdonare. Prima o poi.
Avrei potuto aggiornare già da qualche giorno
ma, il problema, è stata la mancanza di ispirazione. No, cioè… l’ispirazione c’è,
solo che sono stata troppo lontana da word è ho perso quella mia abitudine a
scrivere, che ha portato all’eliminazione dal mio cervello di tutte le idee che
avevo confezionato T.T
Motivo che mi ha spinta a sospendere l’altra mia
ff, appena iniziata (T.T) sulle Cronache di Narnia. Non
ho intenzione di cancellarla, ma avevo programmato un sacco di belle cose che
ho dimenticato. Ho bisogno di tempo per ristabilire tutto.
Uhm… dimentico qualcosa?
Grazie a chi ha commentato e soprattutto alla
mia suggeritrice ufficiale :D
Ps: Qualche novità sul fronte Pottermore?
Io sto impazzendo nell’aspettare la terza mail T.T Ho
perso davvero la salute!
Ricordo a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina
autoree farmi sapere il numero corrispondente alla tematica che
desiderate!
Ted
odiava la luna piena. L’aveva odiata quand’era bambino e non conosceva le sue
origini e continuava ad odiarla anche in quel momento, ben consapevole di
essere stato fin troppo fortunato nel non dover diventare un grosso ammasso di pelo
con una coda a ciuffo.
Nonostante
non avesse ereditato la maledizione del padre, comunque, non se la passava
esattamente bene nelle notti di plenilunio. Infatti, tendeva a perdere
leggermente la ragione ed avere un comportamento più animalesco che umano, cosa
che aveva procurato non pochi problemi a sua nonna Andromeda, quand’era
piccolino. Lei, infatti, non potendolo abbandonare in una stanza per tutta la
notte, era costretta a rimanergli accanto, venendo spesso graffiata, morsa o
sbattuta come un pupazzetto a destra ed a manca. Dopotutto, non avrebbe potuto
affatturare il nipotino e le pozioni tranquillanti erano pressoché inutili.
Teddy
si era sentito un mostro per i primi diciassette anni della sua vita,
nonostante avesse fatto di tutto per non darlo a vedere.
L’unico
spiraglio di pace, superati i dieci anni, era stata la piccola Dominique. Lei,
infatti, possedeva un odore particolarmente simile a quello di un lupo - per
via dell’attacco al padre - ed era abbastanza determinata e coraggiosa,
nonostante fosse solo una bimba, per rimanere insieme a lui tutta la notte in
questione. Victoire ci aveva provato un paio di volte, ma era scappata via dopo
neppure un’ora. Non tollerava la sequela di imprecazioni che il mezzo
licantropo sfornava neanche fossero biscottini.
Oramai
Ted aveva la bellezza di ventun anni e poteva benissimo permettersi di
chiudersi nella soffitta di Casa Tonks e fissare quella maledetta luna fino
all’arrivo dell’alba, quando i suoi istinti da lupo si sarebbero affievoliti
fino a scomparire. Per un mese, più o meno.
Era
il trenta dicembre, e solo da un’ora la neve aveva smesso di cadere sulla
piccola villetta che sua nonna aveva ereditato dal vecchio zio Alphard. Si
erano trasferiti lì, a parere dello zio Harry, poco dopo la morte dei suoi
genitori, visto che Andromeda non sopportava la vista di quegli oggetti che
erano appartenuti all’adorata figlia ed al genero. Il cielo era terso e
cosparso di luminose stelline. Proprio in corrispondenza della grande finestra
della soffitta, la luna piena si mostrava in tutta la sua pallida magnificenza.
Un
cigolio della porta fece voltare il metamorfomagus, che si ritrovò davanti alla
secondogenita di Bill e Fleur, infagottata in una coperta in plaid che
sicuramente la vecchia Andromeda la aveva fatto indossare con la forza. Era
rossa, poco più chiara dei suoi capelli, facendola somigliare ad un’enorme
fragola. Ted sorrise al pensiero che, se l’avesse saputo, Dominique l’avrebbe
picchiato.
«
Che ci fai qui? » le domandò, tranquillo, facendole spazio sul piccolo lettino
che era stato portato lì da almeno una decina d’anni, quando si era imposto di
rimanere solo e, soprattutto, lontano dalla nonna. Spesso aveva condiviso
quello stesso lettino con la giovane Weasley, quando non era ad Hogwarts,
ovviamente.
Lei
lo fissò con ironia. « Sono venuta alla ricerca di funghi, non si vede? » disse, alzando un piccolo cestino in vimini che,
solitamente, Molly Weasley usava per andare davvero alla ricerca di funghi.
Anche se, in quel momento, era strapieno di dolci e biscotti. « Mia madre,
attraverso mia nonna, ti manda questi » aggiunse, infatti, la ragazza,
appoggiando il tutto per terra e stravaccandosi sul lettino, rischiando di
spiaccicare l’amico. Oltre a non aver ereditato i capelli biondi e lo charme di
una Veela, Dominique non ne aveva neppure la grazia. Almeno, non di solito.
«
Secondo me somigli a Cappuccetto Rosso » ridacchiò il ragazzo, ricordando
quella strana fiaba babbana che una volta Harry gli aveva raccontato. Era
inorridito scoprendo che, alla fine, il lupo veniva ucciso dal cacciatore.
«
Cappuccio cosa? » domandò la ragazza,
confusa, afferrando un dolcetto dal piccolo cesto e trangugiandolo velocemente.
Dal profumo che sprigionava, era al cioccolato. I preferiti di entrambi.
«
Una fiaba babbana »
Sporgendosi,
Teddy notò qualcosa di strano nel piccolo cestino. Dolcetti alla cannella.
Strano, poiché né lui né Dominique erano soliti mangiarne. Gli unici erano
James e Frank, che, comunque, non sarebbero potuti andare da nessuna parte,
quella notte. Non avrebbero potuto, senza farsi molto, molto male.
«
Per chi sono i dolci alla cannella? » domandò quindi, accigliandosi
particolarmente quando alla ragazza andò di traverso il biscotto che stava
mangiando. La vide prendere un colorito particolarmente simile a quello di
coperta e capelli, un attimo prima che si alzasse in piedi e, con la scusa del
bagno, scappasse dalla soffitta.
Cervello dei
Corvonero, tanto vantato ma estremamente imprevedibile. Fu tutto ciò che Ted
pensò, sdraiandosi sul lettino e prendendosi la testa fra le mani. Credeva di
essere sul punto di prendere il pavimento a craniate. Magari sarebbe svenuto e
non avrebbe patito i dolori di quella terribile emicrania. Nei periodi di luna
piena, infatti, il suo lupo diventava un po’ più forte e lo ossessionava con
desideri che, in periodi normali, non avrebbero neppure sfiorato la sua mente.
Era come resistere ad una Maledizione Imperius. Probabilmente aveva fatto così
tanto allenamento, in tutti quegli anni, che l’avevano reso immune. O, almeno,
quella era la teoria di Harry al riguardo.
Un
altro cigolio della porta lo distrasse dai suoi pensieri, ma comunque non si
girà. Probabilmente Dominique era tornata dal bagno o da qualunque luogo in cui
fosse andata. Passò qualche secondo ma il tipico odore di vaniglia di Dominique
non arrivò al suo naso. Al contrario, venne accarezzato da un profumo molto
canino, con qualche accenno di lavanda. Lavanda, come il profumo di James. Ted
si voltò in uno scatto, trovandosi davanti un grosso cane con il pelo marroncino
e due grandi occhi castani che lo fissavano allegri. Aveva le zambe anteriori
sul letto, la lingua penzoloni e scodinzolava come se avesse voluto delle
coccole.
Un cane?
Prima
che potesse fare o dire qualcosa, l’animale gli saltò addosso, facendolo ripiombare
steso sul letto e leccandogli tutta la faccia, prima di accomodarsi sul suo
stomaco. Forse fu l’avventatezza del gesto, forse il guizzo negli occhi, ma
Teddy capì.
James. « Jimmy? Sei… sei tu?
» domandò, sentendosi un idiota nel parlare con un cane. Cane che, contro ogni
sua previsione, annuì. « Sei un Animagus? Da… da quanto? Tua madre lo sa? E tuo
padre? Tuo padre darà di matto! Non sei neppure maggiorenne! » aggiunse,
isterico, facendolo saltare giù dal suo stomaco ed atterrare con tutte e quattro
le zampe per terra. Non ci avrebbe giurato, ma gli sembrò che il cane avesse
alzato gli occhi al cielo.
«
Perché l’hai fatto? » domandò quindi, dopo qualche
minuto di silenzio. Sentiva una strana sensazione all’altezza del petto, quasi
che il suo cuore conoscesse già la risposta. James uggiolò piano, indicando il
ginocchio del metamorfomagus con il muso. Lui. Era lui il motivo che l’aveva
spinto a diventare un Animagus.
«
Jim, io… » Ted si sentì tremendamente in imbarazzo. Ed ebbe, senza sapere come,
la certezza che i suoi capelli fossero diventati rossi come quelli di
Dominique. James aveva rischiato tantissimo per diventare un Animagus solo per
poter rimanere al suo fianco nelle notti di luna piena, come aveva sempre
voluto fare.
Il
cane abbaiò leggermente, quasi avesse voluto frenare la cascata di pensieri del
mezzo licantropo e, con un saltello, si accomodò sul lettino, poggiando il
testone sulla gamba del ragazzo.
Lupin
lo issò per qualche istante e gli fece una grande tenerezza. Era così carino!
Quando
si rese conto del pensiero che aveva appena formulato, si diede dell’idiota.
Parlava come una ragazzina di dieci anni, per Morgana! Doveva darsi un
contegno. E poi, quello era James Sirius, non un cagnolino trovato per strada.
Era un ragazzo di sedici anni che conosceva da sempre, che aveva sempre la
battuta pronta ed era stato così carino da trasformarsi solo per…
Con
un balzo, il cane afferrò la copertina lasciata da Dominique e saltò giù dal
letto, scodinzolando per sfidare il mezzo licantropo ad afferrarla. Ted
sorrise, sollevato che James avesse sciolto tutta quella tensione.
«
Vuoi la guerra, cagnaccio? Guerra sia! » urlò, gettandosi all’inseguimento
dell’animale, ridendo e giocando come amai aveva potuto fare nelle notti come
quella.
Fuori
dalla porta, lontani da occhi indiscreti, c’erano altri due ragazzini di sedici
anni, acquattati per sbirciare dalla piccola fessura della porta.
«
Sono contento che ce l’abbia fatta per primo. Non sono sicuro che avrei sopportato
il suo piagnisteo, altrimenti » sbuffò Frank, rialzandosi e stiracchiandosi.
Era fin troppo alto e restare accucciato in quella posizione non era stato
sicuramente un toccasana per la sua schiena.
«
James Potter non può essere secondo a nessuno, lo sai » ridacchiò Dominique,
continuando a sbirciare con un sorrisino stampato in faccia. « Senza contare
che sogna di poter stare con Ted durante la luna piena da almeno… uhm… sette
anni? » aggiunse, allontanandosi poi dalla porta, mantenendo la sua aria
soddisfatta.
«
Mi chiedo quanto impiegherà quel lupastro ad aprire gli occhi » sbuffò il
biondo Paciock, appoggiando la schiena alla ringhiera che attorniava quel
piccolo corridoio. Erano almeno un paio di anni che James gli faceva una corte
spietata, seppur mai invadente. Addirittura Victoire, con grande sorpresa di
Dominique, aveva capito che il cugino fosse di altre vedute.
La
rossa sbuffò, abbassando tristemente lo sguardo. « Ted è ottuso come una capra,
altro che lupo. Anche lui tiene molto a Jimmy, ma è terrorizzato al pensiero di
perdere la fiducia di chi lo ama, soprattutto quella di mia sorella » Frank la
vide stringersi le braccia al petto, corrucciata. « Lei è stata la sua prima,
vera, amica. Tutti si aspettavano che finissero insieme e, pur di non
deluderli, lui ha accettato di diventare il suo burattino. La sua vita è stata
un continuo accontentare gli altri, una sofferenza senza fine » il suo tono si
spezzò leggermente e, seppur non potesse accertarlo, Frank capì che avesse gli
occhi lucidi.
«
Nicky » sussurrò, avvicinandosi ed alzandole il viso con una mano, appurando la
sua tesi. « Ted è adulto e vaccinato, ormai. Prima o poi capirà e saremo tutti
e quattro molto più felici. James otterrà ciò che ha sempre voluto e noi non
dovremo più subire la solita lagna » le
disse, con un solito sorriso storto. Non si curò del fatto che lei fosse
arrossita e si allontanò, gonfiando il petto in una perfetta imitazione del più
grande dei Potter. « Perché Ted non mi
vuole? Sono forse brutto? Eh? Frank, sono brutto? Uccidimiiii! »
Dominique
sorrise, riprendendo un po’ del suo contegno. « Quantomeno adesso Ted non
odierà più la luna piena »
«
Già » convenne il biondo, dirigendosi verso le scale. « Credo che inizierà ad
amare la luna come io amo le ragazze, sai? » aggiunse, ridendo tranquillamente
e scomparendo dalla vista dell’amica. Forse fu una fortuna, perché avrebbe
visto una brutta smorfia risentita sul suo volto.
«
Ted amerà la luna ma, da questo momento, sono io che la odio »
Dominique,
qualche anno dopo, ebbe la certezza che quell’astro non le sarebbe mai più
piaciuto. C’era stata la luna piena la notte in cui Frank morì.
»Per amor di contestualizzazione
Questa shot è ambientatanel 2019, quando Ted ha ventun anni e
James sedici (appena compiuti). Sono nelle vacanze di Natale, quindi tutte e
tre i “nuovi malandrini” sono a casa e, ovviamente, possono usare la
metropolvere per andare ovunque desiderino. James è il primo, fra i tre, ad
assumere la forma di Animagus, seguito a ruota da Dominique, mentre per Frank
dovrà iniziare il sesto anno. Un leone è più difficile da controllare, ecco.
»Arthie’sCorner
Credo di
provare un perverso piacere nel ricordare a me stessa che Frank è morto,
perdonatemi.
Avrei dovuto basare questo prompt
(luna) sulla coppia Neville/Luna ma, perdonatemi, non sono riuscita ad elaborare nulla lontano dalla banalità, così ho scelto di
tirare fuori il lato lupesco di Teddy ed associarlo all’essere Animagus di
James. Spero davvero di non essere stata banale anche in questo momento, nel
caso, chiedo scusa.
Grazie a chi ha commentato, seguito, preferito e
tante altre belle cose, mi date la forza per alzarmi la mattina ed andare a scuola «3
Ho pubblicato una nuova raccolta sulle “ultime
parole non dette” di vari personaggi. Per adesso ho trattato Regulus (QUALCUNO
- non facciamo nomi, tanto ha capito benissimo - sa che io lo amo oltre ogni
misura xD), Lily e Fred. Credo che il prossimo sarà
Peter, oppure Sirius, non so! Se siete curiosi, basta andare nella mia pagina
autore con il link qui sotto!
Ricordo a
tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina
autoree farmi sapere il numero corrispondente alla
tematica che desiderate!
Quando si svegliò, Neville si rese conto di non trovarsi nella sua
stanza, nella Villa dei Paciock, quella che continuava a condividere con la
vecchia Augusta
Quando si svegliò, Neville si rese
conto di non trovarsi nella sua stanza, a Villa dei Paciock, quella che
continuava a condividere con la vecchia Augusta. Prima di tutto, infatti, il
suo letto non aveva mai avuto coperte rosa e - Neville
implorò Merlino - mai ne avrebbe avute. Le pareti della sua stanza erano
azzurre e bianche, mentre quelle nella stanza variavano fra le tonalità più
strambe: a partire dal rosso fenice fino al verde
avvicino.
Solo quando, qualche minuto dopo, osservò il
suo stesso viso dipinto sul soffitto, insieme a quello di Harry, Ron, Hermione
e Ginny, si rese conto di dove si trovasse.
La camera di Luna.
La camera dove aveva dormito la scorsa notte
dopo che lui e la sua ragazza avevano…
Neville arrossì il solo pensiero. Lui, che
aveva ucciso il terribile serpente di Lord Voldemort, era arrossito al pensiero
di ciò che aveva fatto con la sua fidanzata la sera prima.
Riflettendo ancora per qualche minuto -
appena sveglio le sue funzioni celebrali erano decisamente sotto lo zero - si
rese conto che la sua disgrazia era appena iniziata: non solo avrebbe dovuto
render conto alla nonna del perché non fosse tornato a casa la notte prima -
cosa di per se terrificante - ma sarebbe dovuto uscire
dalla porta principale, sperando di non essere beccato dal suocero, poiché casa
Lovegood era stata protetta con incantesimi anti-smaterializzazione.
A rianimare il cuore del povero eroe di
guerra fu il pensiero che, magari, essendo solo le prime luci dell’alba, non
avrebbe incontrato nessuno. Luna era sonnambula, probabilmente stava vagando
per casa alla ricerca di Nargilli.
Con la speranza di un disperato, Neville si
alzò, ricercò i suoi vestiti e saltellando come un Ippogrifo zoppo li indossò,
fissando costantemente la porta come se fosse stata il suo più orribile incubo.
« Coraggio, sei un
grifondoro! Puoi farlo, puoi farlo… » iniziò una
cantilena con se stesso, allungando la mano verso il pomello e ritirandola
immediatamente, come se fosse stata colpita dal fuoco maledetto. Ripeté il
tutto per almeno una decina di volte, prima di afferrare saldamente la maniglia
con l’intenzione di girarla.
Accadde tutto così
velocemente che quasi non se ne rese
conto: la porta che si
spalancava, qualcosa di chiaro davanti ai suoi occhi ed un forte dolore alla
nuca, seguito dal buio.
Quando si riprese, si ritrovò steso in quello
che, con orrore, riconobbe essere lo strano e scomodissimo divanetto che c’era
nel salotto di casa Lovegood. Davanti a lui, invece, c’erano due conosciute
teste bionde con la faccia decisamente preoccupata.
« Stai bene, ragazzo?
Pensavamo fossi morto » iniziò Xeno, facendo sbiancare
visibilmente il povero Neville.
« Cosa… cos’è successo?
» domandò l’eroe della Guerra Magica, rialzandosi
lentamente e pregando Merlino di non arrossire. Non sarebbe stato per nulla
saggio, da parte sua.
« Ti ho dato la porta in faccia » iniziò
Luna, avvicinandosi e poggiandogli uno strano impacco puzzolente sulla fronte.
Al dolore per il colpo si unì anche la nausea per quel coso abominevole.
Sembrava cacca di troll. « Cosa ci facevi lì? »
« Io.. uhm… stavo venendo a cercarti » per la prima
volta da tantissimo tempo, Neville si ritrovò a mentire più che spudoratamente.
Bugia che i Lovegood si bevvero tranquillamente, annuendo comprensivi. Anche
se, Neville l’avrebbe giurato, c’era stato uno strano sorrisino sul volto della
ragazza.
« A quanto pare è
stata lei a trovare te, però! » il vecchio Xeno rise allegramente, prima di
voltarsi verso la figlia « Luna, cara, perché non vai a prendere un po’ di
infuso di Prugne Dirigibili? Sono certo che lo aiuterebbero a riprendersi » aggiunse, indicandole la cucina con uno svogliato gesto
della mano.
Neville osservò la sua fidanzata sparire nell’altra
stanza ed ebbe giusto il tempo di sperare di essersela cavata, quando si
ritrovò una bacchetta puntata proprio in mezzo agli occhi. La bacchetta di Xeno
Lovegood. La bacchetta di suo suocero.
« Spero tu abbia ottime intenzioni, con mia figlia. Specialmente
dopo stanotte » mormorò l’uomo, con un tono di voce
così glaciale che ebbe la capacità di far irrigidire il povero malcapitato.
« Sarà meglio per te.
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e le sue maledizioni ti sembreranno una barzellette, in confronto a quello che ti farò io. Sarai
il pasto per i miei gnomi » aggiunse, con un sorriso così sinistro da far
venire la pelle d’oca al giovane eroe, quasi strabico per
poter tenere sotto controllo l’arma che aveva puntata sul naso.
Poi, veloce come l’aveva tirata fuori, Xeno
ritirò l’arma e si voltò tutto sorridente verso un’incuriosita figlia, che
teneva in mano una grossa tazza rosa dall’odore nauseante.
« Di che cosa stavate
parlando? » domandò, allegra, passando il bicchierone
al ragazzo che, per evitare di svenire come una donnicciola ci si tuffò dentro,
dimentico che fosse bollente e scottandosi pure il cervello.
« Della colazione,
cara. Sai, devo dare gli avanzi agli gnomi… »
»Per amor di
contestualizzazione
Qui abbiamo il giorno dopo la prima notte (BWHAHA) di Neville
e Luna, più o meno qualche giorno dopo il famoso Capodanno a casa Finnigan.
Suppongo che Xeno, per quanto possa essere strambo, abbia a
cuore il futuro della figlia e… sì, insomma… è pur sempre un padre. Ed è stato
un Corvonero (per quello che so io o.o).
E noi Corvonero sappiamo essere
bastardi più delle Serpi u.u
»Arthie’sCorner
Uhm.
Credo che dovrei mettermi in ginocchio e fustigarmi per il
ritardo abominevole, vero? Ne sono consapevole e giuro che lo farò quando mamma
toglierà i tappeti, che altrimenti si macchiano ed il
sangue è difficilissimo da pulire. Non chiedetemi come faccio a saperlo.
Scusatemi davvero tanto, il tutto non è dipeso dalla mia
volontà ma dall’amore che i miei professori, quest’anno, sembrano nutrire nei
confronti delle interrogazioni. È dalla seconda settimana che combatto!
Finché si trattava di aggiornare l’altra raccolta, quella
sulle ultime parole, avrei anche potuto essere più veloce, visto che sono solo
cento parole, ma per questa…
E mi rendo anche conto di quanto faccia
schifo, perdono anche stavolta.
Spero che ci sia ancora qualcuno, fra voi, disposto a
seguirmi.
Ricordate che Arthie vi vuole bene
e che non è necessario farle del male fisico per via del ritardo <3
Ricordo
a tutti che per propormi unpromptbasta andare nella miapagina autoree farmi sapere
il numero corrispondente alla tematica che desiderate!