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La storia è stata pubblicata solo ed esclusivamente qui: doveste vederla in qualche altro sito vi prego di avvisarmi tramite i contatti presenti nella mia pagina autrice.
Grazie.
Ti odio. Sì, proprio
così, ti odio. Il mio cuore potrà pensarla diversamente,
ma il mio cervello riesce ancora a ragionare in maniera lucida…più
o meno.
Non sto capendo un cavolo della
lezione - sulla mia materia preferita tra l’altro - per colpa tua.
Ti sto fissando da mezz’ora,
forse anche di più, eppure tu sembri immerso in un mondo completamente
tuo e non te ne accorgi…o meglio, fingi di non accorgertene.
Mentre ti passi una mano fra i
capelli per spettinarli, mi viene spontanea una domanda; chi ti credi di
essere? Chi sei tu per farmi stare così male?
Non ti capisco. Giuro, non riesco a
capirti. Prima mi insulti e fai lo stronzo, poi improvvisamente cambi e diventi
gentile, per poi ritornare come prima.
Deciditi insomma, vuoi essere buono o
stronzo? Non puoi essere entrambe le cose!
Sto male, sto maledettamente male
ogni volta che ripenso a quanto sei stato dolce con me mentre facevamo
l’amore…ma poi penso anche a quando hai detto che fra di noi si
trattava solo di quello, niente di serio, e la rabbia e il dolore tornano,
più insopportabili che mai.
E adesso tu fai
l’arrabbiato…tu! Tu che dovresti solo inginocchiarti e chiedermi
scusa per tutto il male che mi hai fatto, osi fare scenate perché sono
uscita con un altro?! Sei geloso? Ora che il tuo giocattolino, come mi avevi
definito tu quella volta, ha trovato qualcun altro, ti dà fastidio?
Perché non mi guardi,
perché? Affrontami, guardami in faccia maledizione, dimmi che sei
geloso, dimmi che il fatto che io esca con un altro ti dà fastidio
perché a me ci tieni e non perché mi consideri solo una tua
proprietà!
Ti fa paura dirlo? Non hai il
coraggio di farlo? E allora dimmi ancora che sono il tuo giocattolino, fai
aumentare questo mio odio ti prego, perché non ne posso più di
questa situazione, non ne posso più di stare così in bilico fra
odio e amore…perché sì, nonostante tutto io non riesco ad
odiarti davvero, non come dovrei almeno.
Sono assurdamente patetica, lo
so…rideresti di me se sentissi i miei pensieri.
Continuo ad essere combattuta fra la
voglia di riaverti -mettendo da parte la mia dignità dopo quello che hai
detto- e la voglia di cancellarti, per quanto difficile e doloroso.
Dentro di me sono ancora impressi a
fuoco tutti i momenti che abbiamo passato insieme, tutti i tuoi sorrisi, le tue
carezze, i tuoi baci…e mi mancano, mi mancano sì, da impazzire.
È come se tu avessi inciso il
tuo nome a forza sul mio cuore e ora tutto il sangue che lui pompa finisce per
ribollire nelle vene e mi colora le guance in modo assurdo ogni volta che ti
vedo…
Vorrei tanto che il mio cuore fosse
come una lavagnetta, un colpo di spugna e via il tuo nome scritto in gesso! E
invece il tuo nome c’è ancora e non so proprio come toglierlo…
Anche se in fondo, stupida come sono,
non sono nemmeno sicura di volerlo fare.
Ti odio. MI odio. Mi odio perché ti
amo.
*Note dell’autrice*
Eccomi qua con quest’altro
delirio xD Da cestinare direttamente a parer mio….>.<
Ci tengo a ringraziare Laura (FragolChups
nel forum) per aver trovato questo titolo perfetto alla storia, che altrimenti
si chiamerebbe ancora SSN (Storia Senza Nome xD)
Ringrazio tantissimo anche tutte le
altre ragazze del forum che io adoro indiscutibilmente e che sono sempre troppo
gentili con tutti i loro complimenti :P
Questo è il prologo, il primo
capitolo lo posterò il prima possibile
con eventuali risposte alle recensioni^^ (se ce ne saranno, ma non credo xD)
Spero che vi piaccia e che vi ispiri
almeno un po’ a leggere il resto ;)
EDIT: Ringrazio inoltre di cuore Sharon (vampistrella) per aver realizzato la bellissima copertina che vedete in cima :)
Quello era il mio primo giorno in una nuova scuola.
Ero abbastanza nervosa e mia madre mi aveva preparato una bella camomilla come
ogni inizio anno scolastico per tranquillizzarmi.
Avevo deciso di cambiare scuola per un motivo molto
semplice; alla Manzoni i professori erano sì impeccabili e
professionali, ma decisamente troppo severi.
Anche con le mie compagne di classe mi ero trovata
molto male; invidiose com’erano del fatto che stessi simpatica ai
due ragazzi della classe e dei miei bei voti, sparlavano in continuazione alle
spalle. Così avevo convinto mia madre che non riuscivo a concentrarmi
nello studio in una classe del genere e con dei professori troppo pretenziosi.
Quest'ultima si avvicinò e mi baciò affettuosa
sulla fronte.
-Mamma!- Sbottai tesa, allontanandola. Se
c’era una cosa che non sopportavo, era che qualcuno cercasse di
tranquillizzarmi quando ero agitata, mi metteva ancora più ansia.
Mi sistemai stizzita i capelli che quella rompiscatole aveva leggermente
spettinato e le lanciai un’occhiataccia.
-Scusa tesoro.- Fece un mezzo sorriso dispiaciuta,
sapendo benissimo che le coccole quando ero nervosa mi infastidivano.
Mi alzai, sciacquai di corsa la tazza e presi in mano la borsa con i libri per uscire.
-Io vado!- Gridai all'ingresso, richiudendomi veloce la porta
alle spalle per evitare di ricevere altri baci.
Fortunatamente lei non mi seguì fuori sulle
scale, aveva capito che un altro saluto caloroso mi avrebbe fatto sclerare
definitivamente. Ero decisamente nevrotica a volte…ma solo a volte…
Pessima mossa comunque la mia. Mi ritrovai davanti
al mio simpaticissimo vicino di casa che si degnava di salutarmi solo quando
andava a lui.
Di solito, quando non ero in ritardo, guardavo
sempre dal buco della serratura se ci fosse qualcuno sul pianerottolo, odiavo
andare in ascensore con qualcuno e chissà come mai la sfiga voleva che
ci andassi quasi sempre con lui.
Restava sempre in silenzio oltretutto, cosa alquanto
inquietante…
-Ciao.- Abbozzai, piuttosto seccata, un sorriso falso quanto una moneta da tre euro, facendo poi un piccolo cenno di sufficienza con la testa. Per educazione, ero
abituata sempre e comunque a salutare, ma evidentemente la cosa non era stata
insegnata anche a lui dai suoi genitori, visto che, se non lo salutavo io, lui
faceva finta di non vedermi.
-Ciao.- Rispose con la sua innaturale simpatia,
senza nemmeno guardarmi e continuando a messaggiare al cellulare. Chissà che aveva poi di così importante da scrivere!
Scese per le scale prima dell'arrivo dell'ascensore, cosa di cui gli fui segretamente grata.
Ed ecco comunque un’altra dimostrazione del fatto che mi
odiasse. Anzi, non che mi odiasse, ma che mi ignorasse.
Lui non sembrava mai accorgersi della mia presenza…e
quello in fondo mi irritava parecchio. Non ero abituata ad essere ignorata da
un ragazzo, mi ritenevo abbastanza carina da poter essere notata e da potermi permettere di
fare la cretina con i miei coetanei maschi.
Mah, come se me ne fosse importato qualcosa in fondo
di quello. Era mia madre che mi
diceva di fare amicizia con lui dato che avevamo la stessa età. Diceva
addirittura di parlarci e di fare la strada insieme la mattina per andare a
scuola. Già, certo, così poi ci saremmo potuti sedere a bere un
tè al bar da bravi amichetti. Ma per favore! Non sapevo nemmeno che
scuola frequentasse, né avevo intenzione di chiederglielo.
Aprii la porta dell’ascensore, controllando
un’ultima volta allo specchio di esso la situazione dei capelli e del
trucco; tutto in ordine per fortuna. Il mio eye-liner non era sbavato per niente
e contornava ancora perfettamente i miei meravigliosi occhi verdi, la situazione
“occhiaie mattutine” era tenuta d’occhio dal correttore e i
miei liscissimi capelli biondo miele erano ancora…lisci. Perfetto quindi.
Sorrisi soddisfatta alla mia immagine riflessa, prima di voltarle le spalle per
uscire da quell’irritante scatola meccanica una volta arrivata al pian
terreno.
Percorsi la strada del cortile interno del palazzo ed uscii dal cancelletto secondario.
Mi misi istintivamente il golfino prima di
attraversare, non perché facesse freddo –a Milano a settembre
capitavano ancora giornate con quasi 40°-, più che altro per coprire
la scollatura della mia canotta: la mattina in quella zona passavano parecchie
macchine e più volte mi era capitato di essere infastidita da dei passanti.
Se c’era una cosa che proprio non sopportavo, era ricevere avance da
uomini adulti, mi nauseavano.
Sbuffai di nuovo e alzai gli occhi al cielo:
purtroppo il mio vicino di casa era una persecuzione perché me lo
ritrovavo anche alla fermata dell’autobus che collegava la nostra zona
alla metropolitana.
Non mi sprecai in altri saluti e lo sorpassai, mettendomi poi ad aspettare l’autobus a qualche metro di
distanza.
Frugai nella borsa per tirar fuori il solo e unico tranquillante che
riusciva ad anestetizzare la mia isteria la mattina, l’I-pod. La musica
aveva un potere benefico su di me. Senz’altro più della voce
squillante di mia madre.
Feci subito partire Wonderwall degli Oasis, una
delle mie canzoni preferite, mentre con la coda dell’occhio lo guardavo
studiandolo.
Peccato. E dire che non era affatto un brutto
ragazzo, anzi…era un gran bel pezzo di figo.
Capelli neri perennemente spettinati che lo
rendevano davvero sexy e occhi verdi da far perdere la testa. Anche il suo modo
di vestirsi mi piaceva parecchio; jeans a vita bassa di marca e camicia
all’infuori con maniche arrotolate sui gomiti.
Arricciai il naso. Peccato davvero, non fosse stato
così antipatico non sarebbe stato male.
Il rumore dell’autobus mi distrasse: vi salii
e presi posto dietro al conducente.
Avevo deciso di frequentare l’istituto
tecnico Molinari che si trovava precisamente a Cimiano, il capolinea
dell’autobus che prendevo tutte le mattine l’anno precedente per
arrivare alla metropolitana.
La cosa che mi rendeva abbastanza nervosa era che
il Molinari era un istituto prevalentemente maschile: solo 1 decimo della
scuola probabilmente era femminile, o addirittura meno. Questo significava che,
se mi andava bene ed ero fortunata, potevo avere una compagna di classe femmina
su 24. Era già qualcosa, no?
Avevo scelto quell’istituto proprio per quel
motivo però: di classi piene di ragazze ne avevo fin sopra i capelli, le
femmine erano più stronze e false, si poteva star certi che in una
classe solo femminile prima o poi ci si sarebbe scannate.
Per questo speravo che in una classe maschile ci
fossero meno voci alle mie spalle. O meglio, speravo che di voci ce ne fossero,
ma che fossero complimenti. Anche perché i maschi non avevano
motivo di sparlare invidiosi per i miei buoni voti come facevano le mie vecchie
compagne.
La mia scelta di iscrivermi a quell’istituto
tecnico, ovviamente, aveva lasciato molto perplessa mia madre che avrebbe
preferito sopra ogni altra cosa che la sua adorata e studiosa
“bambina” si diplomasse in una scuola prestigiosa come la Manzoni.
Alla fine, con molta fatica, aveva accettato e
compreso la mia decisione.
L’avviso dell’autobus –Prossima
fermata: capolinea, Cimiano M2.- mi distrasse dai miei pensieri e mi fece
alzare dal sedile per prepararmi a scendere.
Con non poco fastidio, notai che anche Mister Simpatia
scendeva a quella fermata. Fantastico. Speravo solo che mia madre non lo
venisse a sapere, altrimenti sarebbe andata avanti con la sua stupida teoria di
farci fare la strada insieme.
Salutò alcuni suoi amici, che si davano un
sacco di arie solo dal modo di fare, con una stretta di mano in stile hip hop;
la massima dimostrazione d’affetto maschile ovviamente.
Distolsi lo sguardo infastidita e mi guardai intorno
per cercare di capire da che parte dovessi andare.
Quella zona era decisamente desolante, non aveva
nessuna residenza, era solo piena di uffici e scuole e si popolava la mattina
grazie ai lavoratori e agli studenti.
La massa di gente scesa dall’autobus
si dirigeva verso l’altra parte della strada, quindi dedussi che fosse quella la direzione da prendere.
Superata la metropolitana di Cimiano, mi accorsi
aggrottando la fronte che il gruppo di studenti che stavo seguendo si divideva, così come la strada che puntava in due direzioni diverse.
Non mi fu difficile fare due più due e
capire quale delle due strade dovessi seguire: da una parte erano tutte
studentesse, mentre dall’altra parte erano quasi tutti studenti.
Percorsi la stradina imboccata dai ragazzi e da
Mister Simpatia –ci mancava solo che fosse pure lui del Molinari-,
sentendomi forse per la prima volta un po’ a disagio in mezzo a loro. Ero
l’unica ragazza nel raggio di una decina di metri, solo più avanti
riuscivo ad intravederne qualcun'altra.
Finalmente, dopo aver seguito un cancello grigio
che contornava un’altra scuola, vidi l’insegna del Molinari e vi
entrai, cercando subito sul cartello appeso alla colonna all’ingresso dove
fosse la mia classe.
Tutto quell’ammasso di ragazzi che si
accalcava e spingeva mi stava facendo andare completamente in panico, odiavo
essere spintonata in spazi ristretti, avrei voluto far capire gentilmente a tutti di farsi da parte.
La cavalleria non sapevano proprio cosa fosse, specie il tipo che
involontariamente mi aveva dato una gomitata in pieno stomaco scusandosi con un
“Scusa piccola” strascicato.
Una volta smaltita per i corridoi la gran parte della massa, riuscii finalmente ad avvicinarmi ai cartelli con le
collocazioni delle classi.
La preside al telefono mi aveva detto che ero nella
4B, quindi feci scorrere pensierosa la mia unghia smaltata di rosa sul foglio
appeso. Quando trovai la classe, tolsi il dito compiaciuta, ma il mio
compiacimento durò ben poco perché mi bastò sentire una
frase per far gelare completamente il sangue nelle mie vene:
-Siamo nell’aula 37.- Mi girai di scatto e mi
accorsi che nella colonna accanto alla mia, dove erano appesi altri cartelloni,
c’erano Mister Simpatia & Friends.
Gli amici annuirono, incominciando a lamentarsi ed
emettendo versi grotteschi peggio di un uomo cavernicolo.
-Oh no! Siamo al secondo piano, che sbatti non
c’ho voglia di fare tutte quelle scale, cazzo!-
-Minchia serio! Che palle!-
Io quasi non li sentivo. Aula 37?! La mia stessa aula?! Ma perché fra
tutte le aule che c’erano, proprio in quella dovevano essere
maledizione?!
Mentre mi dirigevo al secondo piano, cercando di ignorare gli
sguardi dei ragazzi intorno a me, sentivo che quella sarebbe stata una giornata molto
lunga…
******
Una volta entrata in aula, sentii distintamente
gli sguardi di una decina di ragazzi posarsi curiosi su di me. Nel giro di un
secondo riuscii a distinguere malizia, fastidio e sorpresa –a seconda del
ragazzo- nei loro occhi.
Mi sedetti nel banco in prima fila ed ignorai il loro borbottare incessante, anzi, il loro gridare da uomini del paleolitico.
-Che figa, oh!- Fischiò apprezzante un
ragazzo alto almeno 2 metri dall’altra parte della classe.
Che ci provasse solo quel gigante ad avvicinarsi,
lo avrei preso a pugni, a costo di spezzarmi un’unghia!
Feci finta di non sentire, tenendo le cuffiette
dell’ipod nell’orecchio e guardandomi in giro come se niente fosse.
Sentivo che le guance sarebbero potute andare a
fuoco da un momento all’altro per l’imbarazzo, ma continuai pacata
a restare seduta e a fissare il prof -che se ne stava stravaccato comodamente sulla sedia dietro la
cattedra- quasi in cerca di aiuto.
Quando vidi entrare in classe una ragazza, rischiai di morire dalla gioia, non avrei retto ancora per molto quegli sguardi.
-Ciao ragazzi!- Sorrise entusiasta, sporgendosi per baciare
tutti quanti sulla guancia con un trasporto che non credevo possibile.
In genere anche io tendevo ad essere disinvolta ed
espansiva con i ragazzi, ma solo con quelli che conoscevo bene. In quella
classe mi sentivo troppo estranea per poter anche solo sorridere a qualcuno.
La tipa mi guardò incuriosita, prima di
illuminarsi in un altro sorriso.
-Ciao, io sono Melanie.- Si sporse e poggiò
la sua guancia sulla mia, schioccando con le labbra un bacio e lasciandomi un
po’ perplessa per la sua confidenza.
-Ciao, Alice.- Ricambiai il sorriso, trovandola
però fin da subito decisamente simpatica.
Aveva dei meravigliosi capelli ricci castani che le
arrivavano fino a metà schiena e delle lentiggini sul viso che non la
imbruttivano affatto, anzi, la rendevano molto graziosa.
I pantaloni a cavallo basso, il cappellino con la
visiera storta che indossava e la maglietta larga, mi fecero intuire fin da
subito che fosse un’appassionata di musica rap.
Beh, di moda non se ne intendeva proprio, ma era
senza alcun dubbio il massimo che potevo avere e sperare, era meglio
accontentarsi…
-Finalmente un’altra ragazza in questa classe
di idioti, credevo di impazzire da un momento all’altro.- Rise, e ben presto mi unii anch'io alla sua risata particolarmente contagiosa.
Aveva uno strano modo di parlare, mi sembrava
avesse un po’ di accento romano mischiato a qualche altro accento che la
rendeva piuttosto buffa.
-Ci credo.- Però era davvero semplice parlare con lei.
-Ragazzi, sedetevi.-
La voce tonante del prof ci distrasse e la ragazza
poggiò la sua cartella sul banco vicino al mio, riempiendomi così di gioia.
-Ti spiace se mi siedo qui?-
-No no, figurati.- Ero sicura che gli occhi mi si
stessero illuminando per l’entusiasmo. Non era stato difficile come
pensavo trovare qualcuno con cui parlare.
Lei si sedette e sistemò le sue cose sul banco,
mentre il prof iniziava con voce spenta e svogliata a leggere i nomi presenti in ordine alfabetico sul registro:
-Armandi.-
Stavo molto attenta ai ragazzi che alzavano la
mano, volevo imparare a riconoscerli entro breve.
-Giannina.-
L’appello scorreva tranquillo, anche se i
ragazzi sembravano più intenzionati a fare casino che a sentire quello che
stava dicendo il prof.
-Latini.-
Sobbalzai sentendo quel cognome; ero più che
certa che fosse il cognome della famiglia che abitava di fronte a me e infatti
fu proprio il mio vicino di casa ad alzare la mano.
In diciassette anni che vivevo lì non avevo
mai capito come si chiamasse, perciò mi limitavo a chiamarlo Mister
Simpatia anche con mia madre per il riferimento ovvio alla sua scarsa
gentilezza con gli altri.
Chissà se si era accorto che ero nella sua
stessa classe.
-Puccio.-
E come era prevedibile tutti si voltarono verso di
me, Latini compreso, che incrociò il mio sguardo per meno di un secondo.
Mi voltai in fretta ed alzai la mano tutta sorridente.
-Benvenuta nella classe Puccio.- Il professore
sorrise appena, sistemandosi meglio gli occhiali, prima di riprendere con
l’appello senza lasciarmi nemmeno il tempo di ringraziare.
Molto simpatico.
Finito di leggere i nomi sull'elenco, quel nanerottolo baffuto
incominciò a farsi i fatti suoi, sfogliando un libro e lasciandomi
abbastanza basita.
-Ma non fa lezione?-
Chiesi alla mia vicina di banco, Melanie Zorzi, che
mi sorrise compassionevole.
-Certo che no. Ormai si è rassegnato a
spiegare, nessuno lo ascolta.-
Si voltò di scatto verso il resto della classe, guardando uno ad uno i ragazzi presenti.
-C’è chi fa il cretino facendo scherzi
al telefono, chi messaggia col cellulare per i fatti suoi, chi ascolta la
musica e chi fuma.- Indicò, per ultimo e ridacchiando, Latini che fumava
tranquillamente mentre parlava con gli amici, incurante del fatto che ci fosse
il professore in classe.
-Ma il professore non dice niente?- Sgranai gli
occhi per la sorpresa, ma in che classe ero capitata?
-Sì, ogni tanto.- Fece spallucce. –Ma
non è mai serio anche quando sgrida.-
Poi fece un risolino divertita, –Una volta era di cattivo umore e ha rimproverato Lore perché stava fumando.-
Sorrisi senza avere la minima idea di chi stesse
parlando. Lei sembrò capirlo dalla mia espressione e si affrettò a precisare.
-Latini, il ragazzo laggiù.-
Indicò con un cenno della testa il ragazzo moro della seconda fila alla nostra destra. Oh, il mio carissimo amico quindi (il sarcasmo abbondava).
Lorenzo Latini. Ecco dunque svelato
come si chiamava.
-Dicevo, l’ha rimproverato chiedendogli se
stesse fumando e minacciando di chiamare il preside, no?Allora Lore fa:
“No prof, non sto fumando.” E si è messo la sigaretta in
tasca per nasconderla!-
Scoppiò a ridere, finendo con l'appoggiarsi al banco per
le risate. –Si è praticamente bruciato tutta la tasca dei
pantaloni, c’era un odore di bruciato in classe!-
Non potei trattenere una risatina pure io, anche
perché immaginare il tutto era piuttosto comico.
Lanciai una veloce occhiata a Latini che spense la
sigaretta sulla gamba del banco prima di buttarla a terra come se niente fosse.
-Peccato che non l’abbia rimproverato anche
questa volta.- Mormorai, increspando le labbra delusa.
Non mi sarebbe dispiaciuto vedere una scena del genere,
ma soprattutto mi avrebbe fatto piacere vedere rovinati i pantaloni di quel
cretino.
-Già. Oggi il prof è di buon umore,
per questo ci fa fare quello che vogliamo.-
-Mi sembra ingiusto però…noi siamo qui
per studiare.- Una maniaca dello studio come me una cosa del genere proprio non
poteva concepirla!
-In effetti…ma tanto anche quando spiega, la
maggior parte dei ragazzi esce dalla classe e se ne va in giro per la scuola.-
-Cosa?- La guardai stupita.
-Sì, alcuni prof non se ne accorgono nemmeno
se esci dalla classe.-
Che razza di scuola avevo scelto. Molto seria e
professionale, davvero. Ma cos’era una classe in stile Rossana? Con i
bulletti che impedivano le lezioni? Che bello…
Passai l'ora a parlare con Melanie del
più e del meno, scoprendo così che avevamo gusti completamente
diversi, anche se l’avevo capito fin da subito.
Mi stupì vedere alcuni ragazzi porgermi la mano per presentarsi. Non erano maleducati come pensavo in
fondo…
-Jacopo.- Mi disse un ragazzo biondo, piuttosto
basso, allungando la mano e sorridendo gentile.
-Alice.- Ricambiare il sorriso stava diventando
pesante, quasi mi faceva male la faccia per via di tutti quei sorrisi forzati.
Della classe conobbi Giulio, Andrea,
Nicolò, Alberto, Stefano e Matteo. E poi…beh poi conobbi uno che
di vista conoscevo già.
-Non sapevo frequentassi questa scuola.- Mi disse
Latini, appoggiandosi con il fianco al mio banco e guardandomi dall’alto
in basso.
Tipico della sua gentilezza non porgermi nemmeno la
sua mano e presentarsi visto che comunque non ci eravamo praticamente mai
rivolti la parola.
-Non l’ho mai frequentata. È solo da
quest’anno che sono iscritta qui.- Soffiai sprezzante, abbozzando appena
un sorriso gelido.
Lo sguardo di Melanie corse velocemente da me a
lui.
-Vi conoscete?- Domandò curiosa.
-Più o meno.-
La sua risposta mi fece spalancare la bocca dalla
sorpresa. Mi aspettavo di sentire da un momento all’altro lo schianto
della mia mascella sul banco.
Non avevamo mai nemmeno parlato, come poteva
definirmi una conoscente?!
-Non direi.- Lo corressi senza farmi troppi
scrupoli. –Visto che il qui presente signorino non si degna mai di
salutare.- Spostai il mio sguardo da Mel a Latini distendendo le labbra in un
ghigno soddisfatto.
-Di che stai parlando? Io saluto sempre.- Si difese,
facendomi andare fuori dai gangheri. Lui salutava? Ma quando mai!
-Ma se sono sempre io a salutare e non dire cazzate va!- Sbottai, incrociando le
braccia al petto furiosa.
-Non è assolutamente vero, tesoro. Sei tu
quella maleducata che va sempre di corsa e che mi spia dal buco della serratura
per evitarmi.-
Mi sentii sprofondare dall’imbarazzo. Come
faceva a saperlo, cazzo?
Sembrava quasi che stesse rigirando la frittata per
far passare me per la maleducata dalla parte del torto.
-Co…non è assolutamente vero!- Ero
sicura al cento per cento di essere arrossita, soprattutto per le occhiatine
maliziose che mi stava lanciando Mel. Dannazione, non potevo permettermi una
simile debolezza, non davanti a quel cretino!
-Nelle scale c’è silenzio e non
è difficile sentire dei passi e dei rumori dietro alla tua porta dato
che è appiccicata all’ascensore.- Ghignò, beffandosi della
mia espressione sbigottita.
-È vero, lo faccio, ma solo perché non
voglio andare con te in ascensore.- Ammisi altezzosa.
-Allora vedi che sei tu la maleducata?- Il suo
sorriso si allargò, facendomi ribollire il sangue nelle vene. Era
riuscito a zittirmi.
Non attese nessuna risposta da parte mia e si
allontanò lasciandomi con un diavolo per capello. Il nostro primo
“discorso” non era stato di certo civile.
L’ora passò in fretta grazie a Dio e
la seconda prof che arrivò mi sembrava più seria e disciplinata.
La mia buona opinione su di lei sparì in un nano secondo, quando mi
chiamò alla lavagna a risolvere una semplicissima –a detta sua-
equazione per mettere alla prova il mio livello.
La dolcissima prof non sapeva proprio che con la
matematica io ero rimasta quasi a livelli elementari, neanche sapevo
cos’era a momenti un’equazione, quella stupida materia era proprio
il mio punto debole.
Incominciai incerta a risolverla, girandomi ogni
due secondi verso di lei per chiedere conferma di quello che stessi facendo.
Sentivo delle risatine divertite provenire dalla
classe e non mi risultava particolarmente difficile immaginare chi fosse
l’artefice principale di quel brusio.
Mi bloccai su un passaggio anche piuttosto semplice a dirla tutta, ma l'ansia mi mandò in panne il cervello che si spense e smise di collaborare. Osservai attentamente e più volte quella maledetta moltiplicazione, ma ogni volta che
mi sforzavo per calcolarne il risultato, il mormorio dei ragazzi mi distraeva e
mi faceva andare in tilt.
-Puccio.- Mi richiamò la prof, facendomi
girare di scatto verso di lei. –Qual è il risultato di
quell’operazione?- Chiese gentile, forse un po’ stufa della mia
lentezza.
Mi morsi il labbro e fissai di nuovo la lavagna tesa come una corda di violino. Oddio, non lo sapevo. Mi avrebbe messo un 2 alla mia prima
interrogazione, il primo giorno di scuola. Una tragedia!
Presa da una vera e propria crisi di panico, feci
l’errore più stupido della mia vita: mi girai verso la seconda
fila di banchi, incrociando lo sguardo di Latini. Era seduto scompostamente
sulla sua sedia; la gamba accavallata con la caviglia poggiata sul ginocchio,
le mani in tasca e un’espressione divertita sul volto. In un attimo,
senza abbandonare quel sorriso strafottente, mi fece un gesto che inizialmente
non capii. Sembrava stesse dicendo…due…terzi? Due terzi?
-Puccio?- Mi richiamò la prof impaziente.
Mi feci forza e, dandomi della povera cretina che
si appellava al suggerimento di una scimmia del paleolitico, scrissi sulla
lavagna quel risultato suggeritomi da Latini.
La prof aggrottò la fronte guardandomi come
se avesse avuto davanti una povera pazza, –Due terzi? Puccio, ci arriva anche un
bambino delle elementari che quattro sedicesimi per ventisette primi non
può dare due terzi.-
Effettivamente anche un bambino avrebbe capito che
il risultato non c’entrava niente…
Dalla classe si levò una fragorosa risata e
il primo fra tutti a sbellicarsi dalle risate era…guarda caso, un nome a
sorte, Lorenzo Latini. Quel…quel…non mi veniva un insulto
abbastanza brutto.
Diventai rossa di rabbia per l’umiliazione
subita davanti alla mia nuova classe, avevo fatto in meno di due ore la figura
dell’idiota, un vero record.
-È evidente che sei un tantino indietro con
il programma di matematica…- Osservò lei pensierosa, rigirandosi la
penna fra le mani. –Credo che tu debba essere seguita da qualcuno dei
tuoi compagni finché non ti rimetterai in pari.- Annuì fra
sé e sé.
-Nessun problema, mi faccio prestare il quaderno da
Zorzi e…-
-La Zorzi non è molto brava in matematica.-
Mi interruppe, facendo scorrere il suo sguardo fra i ragazzi della classe.
Nel frattempo, rivolsi una veloce occhiata a
Melanie che annuì, come a conferma della frase appena detta dalla prof. Mannaggia, non
poteva essere un genio della matematica?
–Latini, aiuterai Puccio a mettersi in pari
con il programma.- E quella frase bastò a rovinarmi ulteriormente la
giornata… -Tu hai la media del nove con me, non sarà un problema
aiutarla.-
Aveva la media del nove?!Bastardo, l’aveva
fatto più che apposta a suggerirmi sbagliato!
Volevo protestare, ma non sapevo minimamente che
dire. Ringraziai il cielo e tutti i miei Santi protettori quando incominciò
lui a farlo:
-Prof, mi scusi, quest’anno abbiamo diritto in
più come materia, non ho il tempo di stare dietro anche a Puccio.- E
detto quello mi lanciò uno sguardo che definire d’odio era poco.
Sostenni lo sguardo con tutta l’acidità di cui ero capace. Se
pensava che a me potesse anche solo lontanamente far piacere la sua compagnia
si sbagliava di grosso.
-Latini, diritto è una materia che avranno
anche tutti gli altri tuoi compagni…- Commentò la prof
socchiudendo appena gli occhi, -Da coordinatrice di classe, però, posso
provare a parlare con il professor Crescentini e chiedergli di interrogare per
ultimi te e la Puccio nella sua materia.-
Quello sembrò bastare a far cedere
l’occhiata sprezzante dello stronzo che distolse immediatamente lo
sguardo da me. Si illuminò in un sorriso che definire ruffiano era poco.
–Sarebbe davvero un angelo se lo facesse prof.-
La prof sembrò gradire quel complimento.
Sorrise, segnandosi probabilmente sul registro l’appunto di parlare con il
prof di diritto e di intercedere per noi.
Tornai a posto e cercai di seguire, con il poco di
dignità che mi era rimasta, le altre lezioni.
Nell’intervallo la visuale e il rumore sordo
di alcuni libri buttati di scatto sul mio banco mi spaventarono.
-Questi sono gli appunti, gli esercizi e i libri di
matematica tesoro, divertiti.-
Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti –anche
se l’avevo già capito dal tono bastardo di voce- Latini
accompagnato dal suo fido ghigno malefico.
-E che ci dovrei fare?- Socchiusi gli occhi seccata
anche solo per la sua vicinanza. Meno ci parlavo e meglio era, per la mia salute
mentale.
-Arrangiarti.- Scrollò le spalle e si
girò lasciandomi con la bocca spalancata per la sorpresa.
-Fermo, fermo, fermo.- Lo seguii immediatamente alla velocità di Speedy Gonzales, dove credeva di andare?
-Che c’è?- Soffiò sprezzante,
piuttosto irritato dalla mia presenza; beh poteva starne pur certo, il fastidio
era reciproco!
-Senti, se la tua voglia di passare del tempo con
me è paragonabile a quella che ho io di passarlo con te, posso
assicurarti che ti capisco.- Presi fiato dopo quel discorso apparentemente
illogico. –Ma la sufficienza in matematica la voglio e a me sembra troppo
comodo servirsi così della mia totale incompetenza per le materie
scientifiche per non essere interrogato in diritto mio caro. Quindi o tu mi
aiuti come si deve in matematica, o ci metto un attimo a chiedere alla
professoressa di cambiarmi “tutor”, ok?- Mi feci un piccolo
applauso mentalmente, mi adoravo quando facevo così! E che cavolo, non
poteva servirsi di me a suo piacimento, io non mi facevo usare!
Il suo sopracciglio scattò sempre più
in su, segno che probabilmente il mio discorso non doveva essergli piaciuto
più di tanto.
Incrociò le braccia sbuffando. –A casa
mia non ci puoi venire.- Disse in automatico guardandomi male.
Fantastico, rimaneva solo…casa mia. Ma
proprio non me ne andava una giusta, eh?
-Va bene, le faremo a casa mia le ripetizioni.-
Acconsentii, alzando le braccia al cielo esasperata e rilasciandole cadere sui
fianchi in segno di resa. –Mercoledì?- Mi costò uno sforzo
immenso fare quella domanda.
-Ok.- Il mio sforzo impallidì di fronte al
suo nel dare quella risposta.
–Bene. Tanto ti basta attraversare il
pianerottolo, non mi sembra ti servano ulteriori spiegazioni.- I miei occhi
diventarono due fessure ed incominciarono a fissarlo in tralice.
-No, infatti.- Confermò lui guardandomi con
altrettanto fastidio.
Non riuscendo a tollerare oltre
la sua presenza, mi voltai e me ne andai.
Dio quanto lo odiavo! Parlarci non aveva fatto altro che
confermare la mia opinione iniziale su di lui; era solo un immaturo, viziato e
arrogante ragazzetto stupido. Di sicuro con un carattere del genere non avrebbe
mai potuto avere una ragazza fissa, quale povera disgraziata avrebbe potuto
sopportarlo? Nessuna.
La mattina dopo feci tutto con molta lentezza e
calma…
Guardai l’orologio soddisfatta: le sette e
quaranta, di sicuro era già uscito di casa.
Corsi in sala ed incominciai a saltellare come una
bambina il giorno di Natale.
-Papi, papi, sono in ritardo, mi accompagni in
macchina?-
Implorai, facendo gli occhioni dolci e
congiungendo le mani in un gesto implorante.
Mio padre usciva sempre poco dopo di me, quindi
accompagnarmi significava deviare la strada e tardare di qualche minuto
al lavoro.
-Alice, tesoro, lo sai che Paolo si arrabbia se
tardo.-Increspò le labbra e mi guardò dispiaciuto.
Se sperava che cedessi si sbagliava di grosso…avrei
ottenuto quel passaggio, a qualunque costo.
-Ti prego!- Piagnucolai di nuovo sbarrando gli
occhi.
Sospirò rassegnato: in genere cedeva sempre al primo "ti prego", bastava veramente poco per farlo impietosire. –D’accordo, va bene, ma usciamo subito!-
Annuii, aprendo la porta e mettendomi lo zaino in
spalla.
Quello che vidi, però, non mi piacque per niente: nello stesso
identico millesimo di secondo in cui stavo aprendo la mia porta, si stava
aprendo anche quella di fronte.
Oh cazzo…Game Over.
Lui sembrò addirittura più seccato
di me nel vedermi ma, sbalordendomi,
salutò per primo.
-Ciao. Salve.- Fece poi un cenno a mio padre
sorridendo gentile.
Tutta scena. Solo per far vedere che era
educato! Per forza poi i miei lo adoravano, era un ruffiano!
-Lorenzo, ciao.- Mio padre sembrò
ricambiare più che volentieri il suo sorriso.
Wow, l’unica che fino al giorno prima non
conosceva il suo nome ero io.
Subito dopo di lui uscì una ragazza mora dai capelli corti e spettinati alla Alice Cullen che si aprì in un
luminoso e piacevole sorriso non appena ci vide.
-‘Giorno.- Disse rivolta a noi mentre giocava con
un mazzo di chiavi…di una macchina.
A quanto pareva l’idea di far tardi e di
farsi accompagnare in macchina non era venuta solo a me. Sorrisi per ricambiare
il saluto, pensando che in fondo la mente contorta di Latini non era poi tanto
diversa dalla mia.
-Rossella! Buongiorno!- Tuonò mio padre
entusiasta. Che strana riunione si era formata lì nel pianerottolo. Ma
quando cavolo arrivava l’ascensore?!
-Veramente sono Glenda.- Lo corresse lei educata.
Ci avevo messo anni a capire quale delle due
gemelle diciannovenni fosse Glenda e quale Rossella. Fortunatamente da poco la
prima si era tagliata i capelli a caschetto distinguendosi meglio
dall’altra con i capelli lunghi e lisci.
Glenda era anche più facile da riconoscere
perché era sempre gentilissima e sorrideva in continuazione. Rossella,
invece, era molto più snob e somigliante al fratello in quanto a
simpatia; se non salutavo io, lei faceva finta di non vedermi.
-Oh Glenda scusa…- Mio padre si
grattò la testa divertito, –Dopo tutto questo tempo fatico ancora
a riconoscervi.-
-Non si preoccupi.- Glenda sorrise di nuovo
aprendo per tutti l’ascensore e aspettando che entrassimo.
Era il mio idolo quella ragazza; si vestiva in
modo semplice e per nulla vistoso, eppure riusciva ad essere ugualmente
stupenda e alla moda.
C’era da ringraziare quel gene sano che
l’aveva creata, gli altri dovevano essere difettosi visto i cretini che
aveva per fratelli.
Entrammo nell’ascensore e mio padre
incominciò nuovamente contento –per mia sfortuna- una
conversazione:
-Allora, Glenda, stai andando
all’università?-
-No, sto accompagnando mio fratello a scuola
perché è in ritardo.- Spiegò, facendomi lanciare uno
sguardo d’odio al diretto interessato per rimproverarlo di aver avuto la
mia stessa idea.
-Davvero? Tu in che scuola vai Lorenzo?-
Oh no. No, no, no, no, no!
-Il Molinari.- Incurvò le labbra in un largo
sorriso rivolto a mio padre e quel bel –dovevo ammetterlo, lo era- sorriso
si storpiò in un ghigno diabolico quando il suo sguardo si spostò
per poco su di me.
Lanciai una rapida occhiata shockata a mio padre,
ma lui non sembrava averlo notato. Maledizione!
-Davvero?- Quell’idiota di mio padre
sbatté le palpebre sorpreso, –Anche mia figlia va lì
adesso!- Rise della coincidenza, non immaginando minimamente quante maledizioni
gli stessi lanciando contro. Maledizioni che poi avrei ritirato non appena mi
avrebbe comprato un vestito nuovo, ovvio.
-La sto accompagnando perché è in
ritardo anche lei, vuoi che te lo dia io uno strappo?-
Ecco la domanda che non doveva assolutamente
fare! Perché mio padre non notava le mie occhiate contrarie?!
Tanto ero più che sicura che Latini non
avrebbe mai accettato un passaggio da…
-Certo, grazie.- Si girò verso la sorella
–Così risparmio il disturbo a mia sorella che deve studiare per un
esame.-
Lo guardai spalancando la bocca incredula.
Cosa?! Ma…ma…ma…Non sapevo che dire, ero troppo
sbalordita. Lo stava facendo apposta per irritarmi quello stronzo, ne ero
certa!
Glenda guardò mio padre piena di
gratitudine, -Mi farebbe davvero un grandissimo favore, grazie.-
Mio padre le sorrise e ripeté di non preoccuparsi, poiché
non era affatto un problema accompagnare suo fratello. Poteva parlare per sé, ma
non per me!
Uscimmo finalmente dall’ascensore ed
incominciai a pensare che quello stupido apparecchio elettronico portasse
sfiga. Dovevo ricordarmi di scenderle a piedi le scale…
Glenda rimase su e schiacciò subito il tasto 6 per ritornare a casa.
Il viaggio in macchina fu a dir poco
imbarazzante. Mio padre e Latini mi ignorarono per tutto il tempo, parlando di
quegli stupidi omini in pantaloni che correvano dietro una palla…come si
chiamava? Ah, calcio.
A quanto pareva Latini era un interista
sfegatato, punto di sicuro a sfavore agli occhi di mio padre che era milanista.
Ero tentata di girarmi verso di loro e di gridare
che esistevo anche io, invece continuai a guardare fuori dal finestrino
furiosa, imprecando contro il cretino che stava seduto dietro che in un modo o
nell’altro me l’avrebbe pagata.
Una volta arrivati, scendemmo dalla macchina,
salutando mio padre con la mano da fuori ed incominciando poi a dirigerci verso
la scuola.
-Come diavolo ti è venuto in mente di
accettare la proposta di mio padre?! Credi che non l’abbia capito che
stai cercando di irritarmi a morte, eh?!- Sbraitai contro Mister Simpatia
–il nomignolo rimaneva valido- mentre cercavo di stare al suo passo.
-Ero in ritardo e mi serviva un passaggio…-
Scrollò le spalle senza rallentare minimamente il passo, –Non pensare che il mondo ruoti intorno a te, mia cara.-
Aggiunse sorridendo di sbieco.
La rabbia che sentivo crescere dentro
servì da carburante per far aumentare ulteriormente il mio passo
decisamente corto visto la mia scarsa altezza. Dannatissimi
uomini! Perchè loro dovevano avere l’altezza già radicata
nel DNA? Se non tutti, quasi tutti.
-Io non penso che il mondo giri intorno a me. Sei
tu l’arrogante che lo pensa.- Incredibile quanto fosse uscita calma e
ferma la mia voce. Forse inconsciamente sentivo che dovevo darmi una calmata se
non volevo avere le rughe già a diciassette anni.
-Non mi conosci nemmeno, come fai a dirlo?-
Insinuò arrogante.
-Quel poco che conosco mi basta credimi, non mi
serve altro per capire di che pasta sei fatto.- Feci una smorfia con aria di
sufficienza.
-È molto stupido da parte tua giudicare
quello che non conosci bene.- Il ghigno vittorioso che fece mi infuriò
ancora di più, fino alla punta dei capelli sentivo pura rabbia. Da quando
Latini faceva discorsi così intelligenti?
Non mi diede il tempo di rispondere; corse a
salutare alcuni suoi amici all’ingresso, lasciandomi sola e sconfitta per
la seconda volta davanti al cancello.
In classe sentivo ancora quella rabbia rombare
dentro di me decisamente fastidiosa.
Nemmeno aprire e chiudere il tappo
dell’evidenziatore –mio antistress preferito- servì a
calmarmi quella volta.
Era soprattutto il pensiero di avere Latini a
casa mia il pomeriggio seguente ad infastidirmi. Solo escogitare una vendetta
per la figura che mi aveva fatto fare il giorno prima mi tranquillizzava e mi
soddisfava. Avevo in mente un paio di idee niente male…forse un po’
troppo crudeli, ma occhio per occhio, dente per dente, no?
Una volta finito il discorso noioso della prof di
Geografia, Claudia Rettino, sulle sue vacanze in Cina, piombò il gelo
nella classe.
Mel mi informò che di sicuro avrebbe
interrogato su quello che aveva dato da studiare per l’estate. Meglio
così, a me tanto non avrebbe chiesto nulla.
Nel momento in cui vidi Latini scrivere qualcosa
sul banco, le labbra mi si rischiararono in un sorriso. Trovata la mia
vendetta. Non era nemmeno tanto crudele dai.
La prof chiamò in ordine alfabetico,
facendo qualche semplice domanda ad ognuno.
Scoprii dalla mia vicina di banco che la Rettino
chiedeva sempre in ordine le domande che c’erano alla fine dei capitoli
del libro di testo, così lei si scrisse sulla mano la sua risposta,
avendo tutto il tempo necessario per farlo visto che era l’ultima.
Quando fu il turno di Latini, alzai la
mano sorridendo soddisfatta.
Dopo aver sentito la sua risposta, la prof mi
guardò curiosa. –Sì, Puccio?-
-Mi scusi professoressa,- Dissi in tono odiosamente
saccente, –Ma mi sembra giusto informarla che Latini si era scritto la
risposta sul banco. Insomma, mi sembra una mancanza di rispetto nei suoi
confronti.- Mi intrecciai una ciocca di capelli con le dita, abbozzando uno
smielato sorriso zuccheroso.
Non mi girai a vedere lo sguardo d’odio che
di sicuro mi aveva lanciato Mister Simpatia, sentii solo un malcelato –Oh
cazzo!- sussurrato dalle labbra di un suo vicino di banco, seguito da un
–Cancella, cancella!- dell’altro.
La prof intanto si era alzata e, aggrottando la
fronte perplessa, si era diretta a passo spedito verso il banco di Latini
che…oh, che peccato, stava cancellando tutto trafelato qualcosa con la
gomma.
-Latini è scrivendoti le cose sul banco
che speri poi di passare l’esame di maturità?- Chiese inarcando il
sopracciglio la donna che iniziavo già ad adorare per il fatto che lo
stesse rimproverando.
-Perché no?- Era incredibile come riusciva
a sorridere ironico nonostante la prof lo avesse beccato in pieno.
Le labbra della donna si arricciarono in una
smorfia di disappunto.
-Per stavolta ti prendi un impreparato sul
registro Latini. La prossima volta scatta il 2.-
Il moretto odioso annuì continuando a
sorridere.
Non appena la prof si girò per tornare a
posto, il suo sorriso si spense e le sue labbra digrignarono un insulto.
-Come?- La Rettino si girò e lo guardò
minacciosa.
-Dicevo stronza.- Scandì bene le parole,
facendo così scoppiare a ridere tutta la classe.
Spalancai la bocca incredula; che razza di
sfrontato!
La donna diventò rossa di rabbia –a
quanto pareva non ero l’unica ad andare su tutte le furie parlando con quel
cretino- e boccheggiò un qualcosa tipo: -Co…cosa?!-
-Ma non dicevo a lei prof, ci mancherebbe.-
Latini mosse la mano davanti al viso come per scacciare una mosca fastidiosa,
gesto che mi sembrò abbastanza derisorio. –Dicevo per la Puccio.-
E detto quello mi lanciò uno sguardo di sfida. Sostenni lo sguardo con
altrettanto odio; lo avevo solo ripagato con la stessa moneta.
La Rettino fece un respiro profondo per cercare di
calmarsi. –La Puccio ha fatto più che bene ad avvisarmi. E per
questo tuo comportamento Latini ti prendi anche una bella nota sul diario che
voglio vedere firmata da tua madre domani.-
Lui sembrò del tutto indifferente alla
cosa. –Va bene.- Alzò le spalle e tirò fuori il diario
dalla cartella porgendolo poi alla prof, sempre mostrando il suo solito sorriso
beffardo.
Per sua fortuna la professoressa sembrò
non notare il suo prenderla per i fondelli con quel continuo sorriso e si
limitò a scrivere a penna qualcosa sulla pagina di quel giorno.
Mi ritenni più che soddisfatta della mia
missione, fregandomene del fatto che probabilmente tutta la classe mi odiava
per aver fatto l’odiosa spia cocca della prof.
-Non glielo dirai anche per me, vero?- Mi chiese
timorosa Mel, mostrandomi la sua mano.
Scossi la testa sorridendo. –Ma no. La mia
era solo una vendetta nei suoi confronti per ieri.- Spiegai tranquilla.
-Ah…ok- Ricambiò il sorriso e continuò a scrivere altro su quella mano che sembrava non potesse essere
più scritta di quanto non lo fosse già.
La campanella suonò proprio dopo che
Melanie finì la sua brillante risposta.
Mi alzai per sgranchirmi le gambe e aspettare la
“sfida” imminente.
-Ehi stronzetta, ti sei divertita a guardare
mentre mi metteva quella cazzo di nota, eh?-
Alzai lo sguardo con decisione, incrociando gli
occhi del ragazzo che mi stava di fronte. Stranamente mi trovai un attimino
disorientata nel momento in cui lo feci. Era davvero…incazzato
cavolo…i suoi occhi erano belli, ma furiosi…
-Ehm…- Ehm? Ehm, cosa? Perché diavolo
non riuscivo a parlare?!
-Hai perso la parola?- Chiese lui con un sorriso
provocatorio l’attimo dopo. I suoi occhi però non lasciavano
andare i miei…sembrava quasi che avessero una calamita ed impedissero ai
miei di cambiare direzione.
-No.- Fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Scossi la testa impercettibilmente per riprendere un po’ di lucidità.
–La mia era solo una piccola vendetta per quello che hai fatto ieri.-
Spiegai, riacquistando finalmente la mia sicurezza di sempre.
Schioccò la lingua seccato, –Oh
andiamo, non dirmi che te la sei presa per ieri Puccio. Era solo una cazzata e
sinceramente non credevo nemmeno che avresti scritto quello che ti avevo detto,
era così ovvio che due terzi fosse sbagliato.- Ridacchiò,
probabilmente ripensando alla mia figuraccia e quello ribaltò la
situazione facendo infuriare me e divertire lui...di nuovo.
-Non ho riflettuto prima di scrivere, ma lo
sapevo che era sbagliato!- E che cavolo, non ero mica così scema!
-E allora perché l’hai scritto?-
Inarcò il sopracciglio in modo insinuante.
-Perché ero alla disperata ricerca di un
suggerimento e avrei accettato persino l’aiuto di un opossum siberiano se
fosse servito a qualcosa.- Ribattei, socchiudendo gli occhi irritata.
A volte tendevo a tirar fuori animali e ad
associarli con i vari paesi senza un motivo preciso, tipo un pinguino
messicano.
-Un opossum siberiano?- Domandò
trattenendo a stento una risata.
-Sì.- Annuii per dare enfasi alla frase.
-Immagino. Comunque sappi che ti sei tirata
addosso tutta l’antipatia della classe e soprattutto…- Si
avvicinò a me con il viso e mi fece involontariamente arretrare.
-Soprattutto...?- Riuscii a dire dopo aver
deglutito.
-Ti sei messa contro di me…e non ti
conviene avermi come nemico.- Soffiò divertito a pochi centimetri dalla
mia faccia, mandando a fuoco le mie guance per la rabbia.
-Capirai…credi di spaventarmi? A te non
conviene avermi come nemica!- Replicai, incrociando le braccia in un gesto che
voleva essere intimidatorio, ma che doveva sembrare parecchio ridicolo visto
che rise. Eh già….lui era alto e io parecchio bassa, dovevo
sembrargli Brontolo dei sette nani visto quanto ero rossa e bassa. Il mio metro
e cinquantacinque non mi rendeva giustizia, uffa!
-Sto davvero tremando dalla paura.- Disse fra una
risata e l’altra, allontanandosi dal banco e lasciandomi per
l’ennesima volta interdetta.
Quel pomeriggio ero parecchio nervosa e
suscettibile, soprattutto inevitabilmente seccata per le ripetizioni che mi
aspettavano con Mister Simpatia
La giornata era stata abbastanza tranquilla; avevo
evitato il più possibile Latini, rischiando quasi di arrivare in ritardo
a scuola pur di non uscire di casa con lui.
Avevo appena deciso di andarmi a fare una doccia
per scaricare i nervi, quando il suono del campanello rovinò
definitivamente i miei piani e quel briciolo di buon umore rimasto.
Corsi ad aprire in preda ad una vera e propria
angoscia.
Istintivamente mi sistemai con la mano i capelli e
la camicetta: volevo essere sempre e comunque impeccabile, nonostante il mio
ospite fosse un cretino.
Dalla faccia tetra che aveva Latini si capiva
benissimo che quella vicinanza momentanea non faceva piacere nemmeno a lui.
Meglio così, avremmo fatto più in fretta.
Alzai gli occhi al cielo. -Entra.- Secca e diretta,
senza nemmeno salutare.
Obbedì di malavoglia e varcò la
soglia di casa mia con lo sguardo di uno che stava per addentrarsi nella famosa
porta dell’Inferno di Dante.
-In sala.- Con un cenno di mano gli indicai la
stanza in cui avremmo studiato e lui vi entrò di nuovo senza fare
storie. Wow, come era collaborativo.
-Qualcosa da bere?- Conversazione arguta.
-No.-
Bene, meglio ancora perché non avevo niente
oltre all’acqua in frigo.
-Ok, iniziamo allora.- Mi diressi a passo spedito
verso la sedia prima di bloccarmi e di arricciare involontariamente il naso.
–Se per te va bene.-L’educazione prima di tutto.
Alzò le spalle indifferente. -Certo.-
Splendido. Prima iniziavamo, prima finivamo.
-Ok.-
Ci sedemmo e dopo qualche minuto di indecisione, ci
accordammo per incominciare un ripasso sulle disequazioni fratte. Sapevo a
malapena cos’era un’equazione, figuriamoci una disequazione. Per non parlare della parola “fratta”,
che c’entrava con la disequazione?E che cos’era quest’ultima?
La mia ignoranza matematica era imbarazzante.
Latini aveva davvero pochissima pazienza nel
spiegare e con me per la matematica ce ne voleva tanta. Si arrabbiava ogni due
secondi, dandomi della scema perché non capivo. Ovviamente io ribattevo
come potevo, ma in fin dei conti non aveva del tutto torto.
Quando capì che io non sapevo nemmeno
risolvere un’equazione, decise di partire dall’inizio, spiegandomi
pure quelle.
Fu un pomeriggio massacrante e Latini era un
pessimo insegnante; intelligente sì, ma non aveva un briciolo di
pazienza, si scocciava subito, non era proprio tagliato per quel ruolo.
Finimmo alle sei e mezza, quando rientrò mia
madre dal lavoro.
-Sei una pessima allieva.- Borbottò Latini
non appena mia madre andò in camera a cambiarsi.
-E tu un pessimo insegnante.- Socchiusi gli occhi
irritata. Nessuno poteva sminuirmi così.
-Non sono io l’ignorante dei due.-
Insinuò con un sorrisetto provocatorio.
-Io non sono ignorante!La matematica è
l’unica materia in cui ho qualche lacuna.- Spiegai arrogante.
-Qualche?!Ragazza mia, tu te la devi ristudiare
tutta, partendo dalle tabelline.- Stava trattenendo una risata e quello mi
mandò ancora di più in bestia. –Ma come hai fatto ad essere
promossa l’anno scorso?- Domanda sbagliata la sua. Stronzo.
-Di sicuro non bigiando e fumando in classe.-
Risposi con un sorriso tiratissimo.
Mia madre entrò proprio in quel momento in
salotto, interrompendo il battibecco con una proposta che mi lasciò
basita.
-Lorenzo, perché non ti fermi a cena?- Il
sorrisone a trentadue denti che aveva era a dir poco patetico. Perché
tanto entusiasmo nell’invitare un cretino?
-No grazie, magari un’altra volta.- Ma quale
altra volta?! Avrei avvisato mia madre di non fare più inviti del
genere, non ci sarebbe stata un’altra volta!
Tirai un sospiro di sollievo non appena se ne
andò, ero stanchissima fisicamente e psicologicamente.
-Non ti venga mai più in mente di invitarlo
mamma!- Gridai dall’ingresso per tutta la casa.
-Ma perché?- Mia mamma uscì dalla
cucina strabuzzando gli occhi.
-Lo odio.- Semplice e plausibile risposta.
Fortunatamente ero riuscita più o meno a capire quello che mi aveva
spiegato, quindi per un po’ non avrei avuto bisogno del suo aiuto.
-O dai, non dire così.- Fece un gesto
annoiato con la mano. –È stato carino da parte sua darti
ripetizioni senza farti pagare.-
-Ci mancava solo quello!- La mia voce si
alzò di un’ottava. -È pessimo ad insegnare.-
-Ma è carino.- Disse con un sorrisetto
malizioso. Tipica osservazione da mamma.
La guardai truce. –Non dirlo proprio…-
-Eh dai, non puoi dire che non sia un bel ragazzo.-
-Sì che posso dirlo, c’è di
meglio.- Mentii distogliendo lo sguardo.
-Tipo?-
-Matteo.- Arrossii nominando il mio ex ragazzo: con
lui era stato un tira e molla continuo, un lasciarsi e riprendersi.
L’ultima volta era stato lui a lasciarmi e io ci ero rimasta parecchio
male…
-Oh tesoro, ma Matteo è solo un ragazzino
confuso che non sa nemmeno cosa vuole. A te non serve un bambino, ma un
ragazzo.- Sorrise dolce e premurosa, abbracciandomi e stampandomi un bacio in
fronte.
Sorrisi ricambiando l’abbraccio e lasciandomi
cullare dalle braccia di mia madre. Quando non ero nervosa, le coccole mi
facevano sempre bene.
I giorni seguenti furono abbastanza tranquilli,
Latini a parte ovviamente.
Con lui era un litigare continuo su tutto, non
eravamo riusciti a sostenere nemmeno una conversazione civile, finivamo sempre
per insultarci.
La colpa era sempre sua, ovvio. L’ultima
cazzata che aveva fatto, risaliva alla verifica di fisica di martedì
-che prof deliziosa, eh? Non perdeva tempo con le verifiche-,io e Latini eravamo, purtroppo,
abbastanza vicini con il banco, seppur staccati.
La prof ci aveva sparsi per l’aula per
impedirci di copiare ovviamente ed io ero finita vicino al banco di quel
cretino beota. La mia fortuna…
Latini non faceva che passare dei biglietti al suo
vicino di banco, Gabriele –per tutti Lele- con scritte probabilmente le
soluzioni ai vari problemi.
Io li ignoravo bellamente, facendo finta di non
vederli. Certo, avrei potuto fare la stronza e parlare, ma ero troppo
concentrata su quella diabolica materia per potermi permettere di distrarmi,
per quegli idioti poi.
Casualmente, un
biglietto finì ai piedi del mio banco.
-Puccio?- La voce bassa di Mister Simpatia mi
distrasse dai miei calcoli.
Irritata, strinsi convulsamente la penna
ignorandolo e continuando a scrivere. Mi chiamò di nuovo, facendo
iniziare a macchinare piani omicidi al mio cervello.
-Non ti passerò quell’inutile e
sudicio pezzo di carta Latini.- Soffiai acida, senza staccare lo sguardo dal
foglio.
Sbatté più volte la penna sul banco
irritato, prima di sporgersi di nuovo di poco. –Se me lo passi, ti lascio
copiare.- Cercò di trattare.
Feci un risolino, che uscì più come
il sibilo di un serpente. –Non mi interessa copiare, non sono come voi.-
Mi stava deconcentrando e basta porca miseria!
-Dio Puccio, quanto sei stronza!- Esclamò
incredulo, sforzandosi di non alzare troppo la voce.
Le labbra mi si incurvarono in un sorrisetto sadico
mentre con la penna tracciavo cerchi sul foglio di brutta come antistress.
Quello che non mi aspettavo minimamente era sentire
la voce alta di Latini rompere il silenzio che regnava in classe.
-Mi scusi prof, ma la Puccio continua a stressarmi
per copiare.-
Alzai lo sguardo dal foglio spalancando la bocca
più che potei. Cosa?!
La prof si diresse a passo svelto verso di me
aggrottando la fronte perplessa.
-Non è assolutamente vero!- Mi difesi
lanciando un’occhiata di puro e autentico odio allo stronzo.
-Ah no?E quello cos’è?- Insinuò
passandosi la lingua sul labbro divertito –gesto che inspiegabilmente mi
fece rabbrividire- e indicando il foglietto ai miei piedi.
La prof fu più svelta di me e lo raccolse
esaminandolo con uno sguardo basito.
-Puccio!- Mi riprese incredula.
Oh-oh. –Non
è mio!- Dalla mia faccia paonazza sembravo proprio una colta in
flagrante però.
-No infatti, questa è la scrittura di
Latini.- La prof annuì, esaminando attentamente il foglietto.
Stavo per sospirare di sollievo, ma non appena la
prof si girò nuovamente verso di me, capii che non me l’avrebbe
fatta passare liscia.
-Latini, Puccio, vi ritiro il compito e vi beccate
entrambi un due sul registro.- Comunicò fredda, prendendo i nostri fogli
e camminando spedita alla cattedra.
Un due?! Io avevo preso un due?! Ma non era
possibile! Io non avevo mai preso un due, prendevo sempre otto e nove! Mi
veniva da piangere e nemmeno il fatto che quello stronzo si fosse preso un due
come me mi consolava.
-Ben ti sta, Puccio.- Cantilenò soddisfatto.
Mi girai a guardarlo furiosa. –Anche tu hai
preso un due.- Gli ricordai con un tono di voce che voleva essere spavaldo, ma
che uscì tremolante.
-Sì, ma io un due in fisica lo recupero come
niente, per te invece, che fai fatica a prendere il sei nelle materie
scientifiche, sarà una vera e propria impresa.- Sentenziò con
un’insopportabile faccia da schiaffi.
Gli occhi mi si inumidirono involontariamente.
Aveva ragione quel grandissimo figlio di…no sua madre non c’entrava,
quel gran pezzo di sterco siberiano, ecco. Un due non sarei mai riuscita a
recuperarlo, ero nella cacca.
-Alla fine vinco sempre io Puccio, te lo dicevo che
non ti conveniva metterti contro di me.- Scrollò le spalle increspando
le labbra compiaciuto.
Strinsi con forza le mani a pugno, ripetendomi
mentalmente che saltargli addosso per prendere a pugni il suo bel faccino non
sarebbe stata una cosa giusta da fare. Sarebbe stata piacevole e liberatoria
certo, ma non giusta. E io facevo sempre la cosa giusta.
Mi spostai vanitosa una ciocca di capelli fingendo
di non averlo sentito, mentre dentro stavo ribollendo dalla rabbia.
-Puccio quanto fa 6x4?- Mi provocò
soffocando una risata.
Ignorarlo. Dovevo ignorarlo, punto. Era la cosa
più giusta da fare.
-Puccio?Puccio,Puccio,Puccio,Puccio..-
-Ho sentito!- Lo bloccai seccata, girandomi di
scatto verso i suoi occhi che mi guardavano canzonatori.
I ragazzi seduti intorno a noi che avevano finito
la verifica ci guardavano divertiti, mentre quelli che ancora stavano finendo
il compito borbottavano qualcosa infastiditi.
-Allora?Quanto fa?-
Non gli avrei dato la soddisfazione di rispondere
24, era come abbassarmi al suo livello, se non peggio.
-Fa Vaffanquattro.-
Replicai acida alzandomi di scatto dal banco per chiedere alla prof se potevo
andare in bagno. Non sopportavo più quel deficiente, mi avrebbe fatta
impazzire un giorno.
Una cosa era certa; mi avrebbe pagato anche quel
due, parola mia.
Nell’intervallo decisi di agire: in classe
eravamo rimasti solo io, Mel e lo sfigato di turno Jacopo.
Ad un mio cenno, Mel scattò in piedi e,
iniziando a conversare allegramente con Jacopo, lo portò fuori dalla
classe.
Mi diressi svelta al banco di Latini e tirai fuori
dalla custodia i suoi preziosi occhiali da sole di Gucci. Li ammirai per un
po’, lasciandoli poi accidentalmente
cadere per terra. Ops, me lo diceva sempre mia madre che avevo le mani di
pastafrolla.
Si erano scheggiati? Boh, forse. Nel dubbio ci misi
sopra una delle mie bellissime ballerine nuove e schiacciai fino a sentire un
crack che mi fece distendere le labbra in un sorriso soddisfatto. Perfetto.
Uscii di fretta dall’aula e, accertandomi che
non ci fosse nessuno della mia classe intorno, mi diressi di corsa nel bagno
delle ragazze per raccontare tutto a Mel che incominciò a ridere come
una forsennata non appena seppe la cosa.
A quanto pareva lei era una sostenitrice accanita
delle mie vendette contro Latini e la cosa era di gran lunga un vantaggio per
me.
Rientrata in classe, mi accorsi subito del piccolo
gruppetto che si era creato intorno al banco di Mister Simpatia. Maliziosamente,
mi domandai che cosa fosse successo, sapendo già benissimo la risposta.
Latini sembrava proprio incazzato nero per come
erano ridotti gli occhiali ed inveiva contro il branco di scimmie che aveva per
amici chiedendo chi cazzo fosse stato a ridurli così. Mah,
chissà…
Nel momento esatto in cui i suoi occhi furiosi
incontrarono i miei divertiti, ci mise un attimo a fare due più due.
-Tu!- Boccheggiò sbalordito.
-Chi…io?- Domandai con
un’insopportabile vocetta da bambina.
-Fai poco la spiritosa.- Si avvicinò a me
minaccioso, ma io non indietreggiai, rimasi a fronteggiarlo spavalda; ci voleva
ben più di quel deficiente per intimorirmi.
-Sei stata tu!Hai solo anche lontanamente idea di
quanto mi siano costati questi occhiali?!- Sbraitò indicandomi quel che
era rimasto dell'oggetto appena citato.
Roteai gli occhi annoiata. –No. Quanto?- Come
se la cosa mi fosse importata!
-300 euro carina, che ora tu, prontamente,
provvederai a risarcirmi.-
Strabuzzai gli occhi scandalizzata. –Stai
scherzando spero. Non ci sono prove che sia stata io, potrebbe benissimo essere
stato qualcun altro, di sicuro ci sarà un sacco di gente in questa
scuola che ti odia.- Replicai sprezzante. Jacopo provò a parlare, ma gli
lanciai un’occhiata più che eloquente che lo zittì. Patetico sfigato, pensai altezzosa.
-L’unica stronza che avrebbe potuto fare una
cosa del genere indisturbata nella nostra classe sei tu.- Ribatté
assottigliando lo sguardo.
-Beh io non sono stata.- I suoi occhi erano a dir
poco furenti, eppure, per via della nostra vicinanza, non potei fare a meno di
notare ancora di più la loro bellezza, nonostante la rabbia.
-La cosa non finisce qui Puccio, pagherai anche
questa.- Soffiò sul mio viso con una vena minacciosa nella voce.
-Non.Sono.Stata.Io.- Sillabai seccata. –E
comunque non mi fai paura Latini.- Quelle nostre sfide, sebbene ammetterlo a me
stessa mi costasse non poco, mi elettrizzavano da morire.
-Meglio così.- Le sue labbra si distesero in
un sorriso che non prometteva nulla di buono.
Se ne uscì dalla classe, seguito dal suo
piccolo corteo di schiavetti. Ecco: Lele, Andre, Chri e Anto sembravano
più schiavetti al suo servizio che amici.
Il pomeriggio lo avevo passato interamente con le
mie migliori amiche di sempre:
Ilaria, la punk del gruppo: una nanerottola piena
di energie con una massa di lunghi capelli castani, addobbati con cura ogni
mattina da meches rosa shocking in stile Avril Lavigne. Si vestiva quasi sempre
di rosa e nero, ornandosi la vita con tante cinture diverse ogni giorno; da
quelle con le borchiette a quelle con i teschietti disegnati sopra.
Il suo visino era molto carino e grazioso,
nonostante la sua fissa eccessiva nel truccarsi troppo di nero.
Aveva una grinta invidiabile, ma sapeva essere
anche terribilmente dolce e tenera quando voleva. Certo, aveva un ragazzo che
definire Dracula –visto che si vestiva sempre di nero ed era
pallidissimo- era poco e che aveva la faccia multitatuata e piena di piercing,
ma quello era il suo unico difetto.
Poi c’era Angelica: una ragazza
all’apparenza adatta a portare quell’appellativo, ma in
realtà tutt’altro che ingenua e innocente come faceva credere il
nome.
Aveva vissuto nella bambagia fino alle medie, sua
madre non faceva che trattarla come una cretina incapace di fare qualsiasi cosa
e di camminare con le sue gambe. E si sa che in genere per ribellione poi si
tende a staccarsi in modo drastico dalla gonna di mamma…Angie fuori da
casa sua era una persona completamente diversa dal bradipo mogio e privo di
interessi in cui la trasformava sua madre. Non faceva che andare alle feste e
in discopub, con l’unico scopo di conoscere ragazzi; nonostante non fosse
bellissima, era una che aveva parecchio charme e sicurezza, le bastava scuotere
i suoi bellissimi capelli lunghi neri e sbattere le ciglia per far colpo. Non
era una che si faceva più di tanti scrupoli ad andare con un ragazzo, si
può dire che fosse una sciupamaschi, una mangiatrice di uomini ecco.
Nessuna di noi però l’aveva mai giudicata, nessuna di noi la considerava
una troia; perché un ragazzo che si faceva tante ragazze era un figo e
una ragazza che si faceva tanti ragazzi una zoccola?Ecco, lei per noi non era
una troia, scherzosamente la definivamo una playgirl.
A concludere il mio trio pazzo di amiche
c’era Daniela, l’animalista doc. Dany era una ragazza bellissima,
ma semplice, dai lunghi capelli biondi mossi –come li volevo io- e dai
bellissimi occhi azzurri. Le sarebbe bastato schioccare delle dita per far
cadere tutti i ragazzi ai suoi piedi. Peccato che i ragazzi e la moda non le
interessassero minimamente; era troppo occupata a salvare il pianeta e gli
animali riciclando di tutto ed evitando di mangiare carne e pesce per
preoccuparsene. Già, era vegetariana. Fortunatamente riuscivo sempre a
scampare ai suoi esperimenti culinari; l’ultima volta voleva farmi
assaggiare le lasagne di soia. Mi veniva da vomitare solo ad immaginarle.
Quando parlava, non poteva fare a meno di nominare
la crudeltà dell’uomo, a tavola una volta si era messa a parlare
di come testassero il mascara sugli occhi degli animali; affascinante.
E mentre noi per Natale chiedevamo sempre al caro,
vecchio, buon Babbo il principe azzurro, lei chiedeva che sua madre le
regalasse un cucciolo di cane. Tolto questo suo difetto dell’essere fissata
con gli animali -tanto da indurla a non uccidere nemmeno una zanzara o una
mosca- Dany era un’amica fantastica e la persona più dolce in
assoluto. Quando si arrabbiava però –specie se veniva fatto del
male a noi o ad un animale- diventava una vera e propria furia.
Infine c’ero io, definita scherzosamente Sua
Maestà per il fatto che involontariamente tendessi a squadrare tutti
–tranne le mie amiche- dall’alto in basso come una regina. Fra
tutte diciamo che ero la più romantica; aspettavo il principe azzurro,
non un poveraccio sfigato qualsiasi, ma un principe. Un ragazzo bello, ricco ed
innamorato. Chiedevo troppo? Io ero bella, meritavo una persona del genere, no?
Essendo figlia unica i miei genitori mi avevano da
sempre un po’ viziata; quando volevo qualcosa me la compravano, il mio
armadio straripava di vestiti!
Adoravo fare shopping e comprarmi vestiti di marca,
andare alle feste e, come ogni ragazza tolta Dany, conoscere ragazzi.
Ultimamente però il mio ex, Matteo, occupava tutti i miei pensieri; da
quando mi aveva lasciata mi era risultato difficile concentrarmi su qualcuno
che non fosse lui, tendevo sempre a paragonargli qualsiasi altro ragazzo e la
cosa non era per niente piacevole.
Quel pomeriggio però i miei pensieri erano
diversi dai soliti malinconici e tristi su di lui; ero con le mie migliori
amiche in camera di Angie a sganasciarmi dalle risate sul suo letto insieme a
loro.
-Oddio!Sei troppo forte Ali, solo tu potevi fare
una cosa del genere!- Commentò la proprietaria del letto tenendosi la
pancia per le risate.
-Sei stata proprio una stronza!- Confermò la
Ila con un risolino divertito dalla sedia della scrivania mentre si pettinava
con le dita le sue ciocche rosa.
-Poveretto…- Di chi poteva essere quel
commento se non di Daniela? –Ok che se l’è cercata, ma
secondo me un po’ hai esagerato.- Osservò pensierosa scrollando
poi le spalle.
-Io?E lui facendomi fare figure pietose con la prof
di matematica?- Protestai accigliata.
-Ha ragione cazzo, se l’è meritata.-
La Ila incrociò le braccia al petto increspando poi le labbra in
un’espressione seria.
-Altroché.- Angie fece un fischio
d’apprezzamento. –Brava così tesoro, sei stata grande come
sempre.-
-Lo so.- Feci spallucce con una smorfia altezzosa
facendole ridere.
-Ehi Maestà, non fare la smorfiosa.-
Ridacchiò Ilaria lanciandomi il cuscino dello schienale della sedia.
E da quel semplice gesto si passò ad una
vera e propria lotta con i cuscini.
Il giorno dopo a scuola ero pronta a qualsiasi
vendetta di Latini; da delle biglie per scivolare, lanciate
all’improvviso mentre camminavo, ad un secchio d’acqua messo sopra
la porta della classe pronto a rovesciarsi non appena io fossi entrata in
classe.
La strada fino all’aula mi sembrava
relativamente tranquilla, ma gli sguardi languidi e maliziosi che mi lanciavano
i ragazzi del mio corridoio non mi piacquero per niente.
-A questo punto tesoro, fatti anche me che sono
meglio no?- Mi disse divertito un ragazzo che non conoscevo minimamente,
facendomi strabuzzare gli occhi per la sorpresa; ma di che stava parlando?
Quando entrai in classe –con immensa cautela
e stando attenta che non ci fosse nessun secchio sopra la porta- gli occhi dei
miei compagni si posarono tutti su di me.
Oddio. Che diavolo avevano da guardare, avevo
qualcosa sulla faccia? Perchè Latini rideva? Dio che nervi, doveva aver
raccontato qualche cazzata su di me, non c’era altra spiegazione.
Mel mi venne incontro dispiaciuta. –Ali mi
dispiace, non sono riuscita ad impedire che la voce si diffondesse.-
Sgranai gli occhi; quale voce?
-C-Che si dice in giro su di me?- Chiesi timorosa
della sua risposta.
-Che hai fatto sesso con Jacopo Garbatelli.- Mi
informò mordendosi le labbra.
Spalancai la bocca. –Cooosa?!- Ma che
schifo!Solo se avessi voluto prendermi la Sifilide ci sarei stata!
-Già. Lore&Co hanno messo in giro la
notizia e purtroppo Jacopo ha confermato la cosa.-
-Jacopo che?!- Come aveva osato quello sgorbio
della natura confermare la cosa?!
-Non è tutto.- La guardai disperata e
furiosa; che altro c’era? –Latini ha detto di avervi visto in
bidelleria…se la voce arriva alle orecchie dei prof rischi di finire in
vicepresidenza…-
Lasciai ricadere la cartella a terra in mezzo alla
classe dirigendomi a passo spedito verso lo stronzo numero uno.
-Sei uno schifoso!- Lo aggredii prendendolo per il
colletto della maglietta e fissandolo dal basso in quegli occhi schifosamente
divertiti.
Lui non si scompose minimamente. -Io?Per aver fatto
cosa scusa?Per aver svelato la vostra storia?- Ammiccò, prima di
rivolgere un cenno verso Jacopo che se ne stava rannicchiato in un angolo
timoroso. Ci misi un attimo a capire che era me che temeva. Ah già,
prima dovevo sistemare il viscido sfigato, poi avrei pensato a Latini.
Lasciai la maglietta a quel cretino con una
terribile voglia di picchiare qualcuno e mi diressi verso Jacopo ancora
più furiosa.
-Sfigato del cazzo, come ti sei permesso di dire
che noi due siamo stati insieme?!- Strillai senza più ritegno,
fregandomene delle risatine smorzate dei miei compagni di classe.
Jacopo indietreggiò ancora di più
fino ad arrivare quasi ad essere tutt’uno con il muro.
-Allora?- Schioccai la lingua sul palato in attesa
di risposta.
-M-Mi dispiace...- Abbassò lo sguardo
colpevole, facendo aumentare l’odio e il disprezzo che sentivo per
Latini.
-Pensavo…di essere considerato un po’
meno…sfigato…se fosse circolata la voce che io e te fossimo stati
insieme.- Giocò con la punta delle scarpe incominciando a mordicchiarsi
le labbra. In fondo, mooolto in
fondo, mi faceva pena. Sospirai rassegnata. Insomma, non c’era da
biasimarlo se volesse che la voce su di noi circolassi, quale ragazzo non
avrebbe voluto avere una storia con me anche per finta?
-Va bene Garbatelli, ti perdono, ora però
fai sparire immediatamente questa voce, ok?- Assottigliai lo sguardo
scrutandolo attentamente.
-Va bene.- Cedette infine prima di fare un respiro
profondo e dirigersi fuori dalla classe.
Sorrisi compiaciuta. Non ci era voluto molto a
smontare il piano di Latini.
Mi diressi di nuovo verso il diretto interessato
che però continuava a sorridere soddisfatto.
Non riuscivo a capire che diavolo avesse da
sorridere…
-Beh, la tua vendetta ha avuto vita breve.-
Commentai fregandomene della sua faccia da schiaffi che sembrava incoraggiarmi
a picchiarlo.
-A quanto pare…- Confermò distogliendo
lo sguardo, ma senza abbandonare quel piccolo ghigno. Dio, quanto lo odiavo!
Lo lasciai perdere, un deficiente del genere non
meritava le mie attenzioni. La faccenda era risolta: Jacopo avrebbe smentito
qualsiasi voce raccontata in giro e Latini aveva i suoi stupidissimi occhiali
rotti. Avevo vinto, punto. Quindi potevo anche evitare di prendermela con un
cretino la cui unica colpa era esistere.
La campanella suonò, informando gli studenti
che erano le 8.10. Un’altra giornata di scuola iniziava…male. Ci
dissero infatti che il prof di filosofia era assente. Cioè, ma allora
erano dei veri e propri cretini, perché non ci avevano fatto entrare
alla seconda ora?! Stupida scuola, era organizzata malissimo. Non venne nemmeno
un supplente a farci lezione, Rosa, la bidella, si scusò per non averci
avvisato il giorno precedente che saremmo potuti entrare alle nove. Stupida
anche la bidella, perché non la licenziavano?!
Passai l’ora accasciata sul banco in stato
quasi vegetativo. Mel era andata fuori in cortile a fumare e io non avevo
minimamente voglia di insozzarmi i vestiti e i capelli di quella puzza di fumo
nauseante.
Senza nemmeno accorgermene, mi addormentai, finendo
in un sonno profondo che solo la campanella delle nove riuscì a
spezzare.
Quando aprii gli occhi mi ritrovai un attimo
disorientata a chiedermi dove fossi; non c’erano le calde coperte del mio
letto e non era un morbido cuscino la cosa su cui stavo appoggiando la testa.
Mi tirai su sentendo intorno a me altre risatine
fastidiose. Che avevano da ridere?La voce su di me e Jacopo era stata smentita
no?
Appoggiai la mano al mento, non accorgendomi di una
cosa particolarmente evidente agli occhi degli altri.
Quando Mel rientrò in classe,
spalancò la bocca terrorizzata, come se avesse visto un fantasma.
–Oddio, i tuoi capelli…- Fu l’unica cosa che sussurrò.
I.Miei.Capelli. Che avevano i miei capelli?!? Mi
irrigidii sentendomi la testa improvvisamente più leggera.
Poggiai la mano sulla radice dei miei capelli,
seguendo una ciocca con le dita fino alla fine. Ok, sembrava tutto a posto, la
ciocca c’era. Quando si interruppe poco sotto la guancia il sangue mi si
gelò nelle vene. Corti. Erano corti.
Balzai in piedi in un attimo, correndo nel bagno
delle ragazze ed ignorando la voce del prof di geografia che stava entrando in
quel momento in classe.
Quando finalmente mi ritrovai davanti uno specchio
non potei fare a meno di spalancare la bocca in un’espressione molto simile
a quella di Mel. I miei capelli erano…corti!
Poco sotto il mento, a caschetto!Oddio che schifo!I
miei bellissimi capelli lunghi fino alla schiena erano stati malamente
tagliati!!!Sembrava che me li avessero strappati da quanto era storto e
sregolato il taglio.
Gli occhi mi si inumidirono e alcune piccole gocce
bagnate incominciarono a sgorgare dagli occhi. I miei capelli…
Piansi per almeno mezz’ora, poi, facendomi
forza, mi diressi a passo spedito verso la classe: qualcuno l’avrebbe
pagata.
Quel depravato schifoso maniaco! Come aveva osato
tagliarmi i capelli senza il mio consenso?!L’avrebbe pagata, anche a
costo di denunciarlo!
Entrai in classe come una furia, spalancando la
porta e facendo strabuzzare gli occhi sorpreso al prof; forse per i miei
capelli o forse per il mio atteggiamento, non mi importava.
-Puccio ci degni della tua presenza…-
Sibilò il prof una volta ripresosi dallo shock. Lo ignorai dirigendomi
in fretta verso il banco di Latini.
-Sei uno stronzo!- Lo odiavo, lo odiavo, lo odiavo!
-Chi…io?- Imitò il mio modo di dirlo
con un sorrisetto insopportabilmente sadico.
-Sì tu!- Lo accusai sotto gli occhi
sbalorditi del prof che cercava inutilmente di richiamare la nostra attenzione.
-Non hai prove che sia stato io.- Affermò
con nonchalance.
-Ti odio.- Dissi furiosa fra i denti.
-Addirittura?- Ridacchiò beffeggiatorio.
Bastò quella sua risatina odiosa a farmi scattare. Mi avventai contro di
lui afferrandolo per la maglietta e strattonandolo verso di me con una forza
che non credevo di avere. Poi la mia mano partì e gli colpì con
forza la guancia.
Lui non sembrò gradire particolarmente la
mia reazione; poggiò la mano aperta sulla parte lesa guardandomi con un
misto di sorpresa e rabbia. –Ma brutta stronza!- Sembrava anche lui
prossimo ad alzare le mani su di me, si vedeva che stava facendo uno sforzo
immenso a trattenersi, probabilmente solo perché ero una ragazza.
Poteva anche evitare di trattenersi, l’unica
cosa che volevo in quel momento era un confronto diretto, una rissa. E dire che
non ero mai stata violenta, solo lui riusciva a farmi perdere completamente il
controllo.
Il prof intervenne appena in tempo: -Puccio,
Latini, che diavolo succede?-
Mi girai verso di lui con sguardo assassino. Aprii
la bocca per spiegare a quell’insulso nonnetto la situazione, ma lui mi
bloccò prima che potessi iniziare.
-Non mi interessa. Finite tutti e due in
presidenza.-
Mi cadde la mascella. Coosa?!Io in presidenza?!Io?!
Non c’erano più dubbi, quella era la
giornata più brutta della mia vita.
Il preside sembrava essere perdutamente, totalmente
e incondizionatamente dell’altra sponda, oltre che viscido. Altrimenti
come spiegare i sorrisini che rivolgeva a Latini –particolarmente
disgustato- e le occhiate di rimprovero che riservava a me?
Non fu particolarmente severo comunque; sembrava il
classico buffo ometto che si sforzava di andare d’accordo con gli
studenti ed essere loro amico.
Ci impose di restare a scuola ogni pomeriggio fino
alle tre per pulire la classe e gli spogliatoi maschili e femminili della
scuola. Poteva andare peggio dai. Pensavo ad una sospensione, anche se pulire i
cessi degli spogliatoi non mi entusiasmava di certo.
Ci scrisse l’avviso sul diario per comunicare
la cosa ai nostri genitori; dal giorno dopo iniziava il nostro castigo.
-Potrei denunciarti per quello che hai fatto.- Lo
minacciai nel corridoio, mentre camminavamo per tornare in classe.
-Come ho già detto non hai nessuna prova che
sia stato io. E comunque se tu accennassi a quello, io parlerei per gli
occhiali.- Fece spallucce continuando a guardare avanti a sé.
-Degli stupidi occhiali rotti sono una cosa meno
grave! E comunque stamattina mi hanno vista con i capelli lunghi, ci sono dei
testimoni!- Strinsi le mani a pugno per evitare di picchiarlo di nuovo; stavo ribollendo
dalla rabbia.
-Nessuno testimonierà in tuo favore Puccio.
Hai tutta la classe contro…forse solo Mel ti sosterrebbe, ma la vostra
parola contro quella di tutta la classe non vale molto…- Spiegò
sadicamente soddisfatto, -Per tutti tu avevi già i capelli corti da stamattina,
quando sei arrivata.- Concluse con un sorrisetto derisorio prima di entrare di
nuovo in aula.
Poteva esistere un essere più odioso e
rivoltante di quello?No, sicuramente no.
Non potei replicare perché andò
subito a sedersi al suo posto, ma fu piuttosto difficile rimangiarsi la serie
di insulti che stavano per uscire dalla mia bocca
I miei capelli…cercai con tutte le mie forze
di non pensarci, altrimenti mi sarebbe venuto di nuovo da piangere; in fondo
sarebbero ricresciuti.
Quello che non riuscivo a capire era dove cavolo
avessero messo i capelli tagliati, nel cestino in classe non c’erano! Avevano
eliminato ogni possibile prova quegli stronzi.
Il professore non disse più niente,
segnò semplicemente sul registro che eravamo andati un attimo in
presidenza e basta.
Fortunatamente quel giorno sarei uscita normalmente
all’una e mezza.
La strada di ritorno purtroppo la dovetti fare con
Latini, discutevamo più o meno su come dividerci i lavori: la classe
insieme e gli spogliatoi…
-Io quello maschile, tu quello femminile, non
voglio assolutamente avere niente a che fare con assorbenti usati.-Sentenziò Latini gesticolando con
un tono di voce schifato.
-Mi sembra giusto.- Alzai le spalle indifferente.
Nemmeno io volevo avere niente a che fare con il bagno
maschile…chissà quanti schizzi fuori dai cessi…bleah!
Dopo esserci messi d’accordo su quello, il
resto del viaggio in autobus lo passammo in completo silenzio. Evidentemente
nessuno dei due aveva niente da dire.
Quella era stata la conversazione più civile
che eravamo riusciti ad avere, ma dopo aver esaurito l’argomento
probabilmente se avessimo parlato non avremmo fatto altro che litigare di nuovo
ed io ero stufa di inutili litigi con uno che meritava solo di essere lasciato
nel suo brodo, ero finita nei casini già troppe volte per colpa sua.
Ero immersa nei miei pensieri e giocavo con una
ciocca di capelli, pensando che probabilmente ci sarebbe voluto qualche mese
per farli ricrescere.
-Non stai male.- La voce di Latini mi fece sobbalzare
sorpresa.
Tirai fuori le chiavi di casa per aprire il
portone, guardandolo poi perplessa. Stava cercando di…consolarmi? No
perché se era così lo avrei preso volentieri a calci, che faceva,
prima mi tagliava i capelli e poi mi consolava? Cos’era, una presa per i
fondelli?
Non gli risposi, entrai nel palazzo e schiacciai il
bottone dell’ascensore mettendoci più energia di quanto volessi.
-Arrabbiata?- Chiese dipingendosi un insopportabile
ghigno divertito in viso.
Di nuovo non risposi, attesi l’arrivo
dell’ascensore in piena fase di mutismo.
-Va bene…- Sentenziò in tono quasi
rassegnato.
Frugò nel suo zaino in cerca di qualcosa e
subito dopo essere entrati nell’ascensore mi porse un oggetto che mi fece
aggrottare le sopracciglia scettica. Mi stava porgendo delle…forbici?!
-Puoi vendicarti, hai venti secondi di tempo.- Ma
diceva sul serio?Mi stava sfottendo o cosa?
Presi il manico delle forbici con la mano sinistra
un po’ incerta. Era proprio matto, lasciarmi con un paio di forbici in
mano non era un bene per lui, proprio per niente.
Lo avrei fatto, mi sarei vendicata sui suoi
capelli, se solo lui non avesse chiuso i suoi stramaledettissimi occhi.
Mi bloccai per osservarlo bene; se ne stava davanti
a me, tranquillo, con gli occhi chiusi e sempre quel sorrisetto stampato in
faccia. Era…carino. Molto
carino. Terribilmente carino, cazzo.
Quella consapevolezza bastò a farmi
impazzire del tutto. Non capivo più che cavolo mi stesse succedendo, la
mia mano destra, come dotata di vita propria, si mosse e si poggiò
delicatamente sui suoi capelli. Erano morbidi, non appiccicosi e pieni di gel
come immaginavo che fossero; erano spettinati naturalmente, senza gel.
Mossi di poco la mano verso il suo collo in
una…carezza (?) che mi fece scuotere le spalle per i brividi.
Il sorrisetto di Latini si spense; aggrottò
la fronte perplesso e schiuse le labbra, gesto che contribuì
ulteriormente a farmi andare in tilt il cervello che ormai non ragionava
più. Come stregata da lui, come se avesse proteso un pendolo davanti ai
miei occhi per ipnotizzarmi, ordinandomi poi di fare quello che mai avrei
fatto, non con Latini almeno, mi avvicinai e feci aderire le mie labbra alle
sue cogliendolo di sorpresa.
Oddio che stavo facendo?! Ero impazzita, posseduta,
serviva un esorcista!Non era possibile che io di mia spontanea volontà
stessi baciando quell’essere lì! Di sicuro avrebbe pensato che
fossi pazza, da internare; prima dicevo di odiarlo e poi lo baciavo?!
Quello che non mi aspettavo minimamente fu la sua
reazione: non mi respinse, al contrario, passò le sue braccia intorno
alla mia vita e la cinse con forza, schiudendo maggiormente la bocca per
permettere l’accesso alla mia lingua che incominciò piacevolmente
a giocare con la sua.
Strinsi la mia mano libera sui suoi capelli,
attirando a me con forza il suo viso, quasi per impedirgli di allontanarsi.
Pazza, ero pazza.
Non solo avevo baciato Latini, ma mi stava piacendo
da morire farlo! Dio, come ci sapeva fare con la lingua…
Faceva un caldo pazzesco in
quell’ascensore…o era solo una sensazione mia?
Baciarlo era proprio…wow, non trovavo nessuna
parola migliore. Era qualcosa di…unico, non credevo che il mio cuore
potesse battere così forte nel baciare un ragazzo che non fosse Matteo.
L’ascensore era arrivato da un pezzo, ma
entrambi lo ignoravamo, continuavamo a baciarci avidi. Era quello che non
capivo; perché Latini mi stava baciando?Io lo avevo fatto perché
ero pazza e fin lì tutto bene, ma lui?Forse una visitina dallo
psicanalista non avrebbe fatto male nemmeno a lui…
Stringendo la mano sinistra mi accorsi di un
dettaglio non trascurabile: le forbici. Fu quell’oggetto a risvegliarmi
inconsapevolmente.
Sollevai quella mano e la portai sui capelli che stavo
stringendo con l’altra.
Staccarmi da lui fu un dolore sia fisico che
psicologico, mi costò una forza di volontà che non pensavo di
avere, ma che da qualche parte riuscii a racimolare.
Lo fissai di nuovo come in trance in quegli occhi
verdi che ero sicura fossero lo specchio dei miei: confusi ed eccitati.
Distolsi lo sguardo per evitare di perdermi in quel
verde profondo e lo puntai sulle forbici. Un piccolo zac ruppe definitivamente quel silenzio, già spezzato in
parte dai nostri respiri affannati. Gli avevo tagliato la ciocca di capelli che
avevo stretto spasmodicamente tra le mani mentre lo baciavo.
Lui non fece niente, continuava a fissarmi in un
modo indecifrabile.
Deglutii cercando di mandare giù un nodo che
si era formato a metà gola. -Questa mi basta come vendetta.- La mia voce
era poco più di un sussurro, eppure ero sicura che lui mi sentisse lo
stesso.
Uscii di corsa dall’ascensore e dopo aver
dato tre giri di chiave aprii la porta di casa e me la richiusi alle spalle il
più velocemente possibile.
Le gambe mi tremavano, credevo che da un momento
all’altro avrebbero ceduto lasciandomi sul freddo pavimento e
costringendomi a strisciare con le braccia fino alla mia camera. Per fortuna
non fu così, resistettero fino all’attimo in cui mi sedetti sulla
sedia della mia scrivania, dopo aver lanciato sul letto la cartella.
Oddio, oddio, che avevo fatto? Perché lo avevo fatto?!
Lui era lì e…era carino…e
io…oddio, io mi ero sentita attratta da lui?! Stavo seriamente per
vomitare.
Accesi il pc e mentre quell’aggeggio del
paleolitico caricava, aprii il mio diario -che tra parentesi non usavo più da quando avevo 6 anni- incollandoci con un pezzo di scotch
della Diddl la ciocca di capelli che ancora avevo in mano. Scrissi la data
affianco e lo richiusi sentendomi il cuore in gola per l’ansia.
Dio, sembravo una stupida ragazzina innamorata,
attaccare una ciocca dei capelli di un ragazzo sul diario…mi sembrava
così mieloso…
Finalmente il pc caricò, aprendo la pagina
di msn. In linea c’erano Ilaria e Daniela. Perfetto. Aprii una
conversazione a tre pronta a scaricare i nervi con una luunga conversazione.
Alice in Wonderland scrive: Ciao ragazze, come va?
Piccola_Avril scrive: Ciao Ali!Bene bene, te?
Kittycat scrive: Ciao!^^ Benissimo dai, tu?
Alice in Wonderland scrive: Uno schifo…l’ho
baciato!Ci credete?!?
Piccola_Avril scrive: Coosa?!Ma chi, il vicino di casa?!
Alice in Wonderland scrive: Sì…in ascensore.
Piccola_Avril scrive: Wow!Che sporcaccioni, che altro avete
fatto? ;)
Alice in Wonderland scrive: Cretina!C’è stato solo
un bacio!
Piccola_Avril scrive: E lui?Come ha reagito?
Alice in Wonderland scrive: Mi ha baciata anche lui…Oddio
che schifo, se ci penso mi vien da vomitare!
Bugia. Avevo ancora i brividi per quel
bacio, sentivo ancora le sue mani stringersi forti sulla mia schiena…
Piccola_Avril scrive: Ma è così
brutto?Perchè l’hai baciato allora?
Alice in Wonderland scrive:Dovresti saperlo, perché sono
cretina…ma Dany c’è ancora o è caduta dalla sedia?
Piccola_Avril scrive: Starà parlando con il
criceto…
Kittycat scrive: Ci sono!Scusate ero un attimo di là…
Piccola_Avril scrive: La donna che sussurrava ai criceti…
Kittycat scrive: Scema…comunque, secondo me l’hai
baciato perché sotto sotto ti piace.
Alice in Wonderland scrive: Ma anche no
Piccola_Avril scrive: Chi scava trova…
Kittycat scrive: Infatti
Alice in Wonderland scrive: Ma non dare corda a quella
strimpellatrice mezza pazza Dany!
Piccola_Avril scrive:Oooh!Mezza pazza a chi?E poi io suono
benissimo ù_ù
Alice in Wonderland scrive:Lo so tesoro, scherzavo :)
Allora?consigli?
Piccola_Avril scrive: Aspetta…
Red Dragon partecipa ora alla conversazione
Piccola_Avril scrive: Ciao Ste! XD
Alice in Wonderland scrive: Ciao Ste!
Kittycat scrive: Ciao Ste!^^
Stefano era il nostro migliore amico.
Era un burlone estroverso, ma coccoloso, specie con noi che eravamo le sue
amiche di sempre. Era convinto che per far colpo su una donna bastasse la
simpatia, infatti lui riusciva sempre e comunque ad avere ragazze che
conquistava con la sua capacità di riuscire a farle ridere.
Red Dragon scrive: Ciao bamboline!Come va?
Piccola_Avril scrive: Benino dai
Kittycat scrive: Bene grazie^^
Alice in Wonderland scrive: andava meglio prima…
Red Dragon scrive: Grazie Ali sei un tesoro -.-…che vi serve?
Alice in Wonderland scrive: prego XD
Piccola_Avril scrive: La nostra Aliciosky ha baciato un ragazzo
che odia e non sa come comportarsi, urge un consiglio Ste!
Alice in Wonderland scrive: Ci tengo a sottolineare il mio odio
per lui
Kittycat scrive: l’odio è un sentimento
passionale…
Alice in Wonderland scrive: Come un coltello in un occhio
Red Dragon scrive: Oh, qui qualcuna si sta prendendo una cotta!
Alice in Wonderland scrive: Certo, come no. Succederà
quando mi butterò a testa in giù dall’Everest con un
criceto in mano, cioè mai.
Kittycat scrive: Uffa, ma perché ve la prendete tutti con il
mio cricetino? XD
Red Dragon scrive: Comunque secondo me devi lasciargli spazio Ali,
se sei stata tu a baciarlo deve essere lui a fare la prossima mossa. Se lo
presserai troppo penserà che tu sei una di quelle ochette che pretende
quasi una promessa di matrimonio solo per via di un bacio e lo farai scappare.
Alice in Wonderland scrive: Credo proprio che lo presserò
se servirà a farlo scappare -.-
Piccola_Avril scrive: Ecco brava, ascolta i consigli del piccolo
Ste ù_ù
Red Dragon scrive: Ma cosa piccolo???
Piccola_Avril scrive: uahahah XD
Alice in Wonderland scrive: Grazie del consiglio inutile piccolo
Ste, ma ora devo proprio correre a studiare XD
Kittycat scrive: Ti fanno lavorare parecchio nella nuova scuola,
eh?Un bacione Ali e non ci pensare troppo a quel bacio, le risposte verranno da
sole ;)
Piccola_Avril scrive:Ma cosa non ci pensare?!?Zitta tu, parla con
il criceto che l’è mejo. Ali, dai retta a me, parla con lui e fai
la figa facendogli capire che a te di quel bacio non te ne è importato
niente. Non dargli nessuna soddisfazione, fredda e crudele, vedrai che
così farai colpo.
Red Dragon scrive: Ila fai quasi paura…
Piccola_Avril scrive: lo so XD
Alice in Wonderland scrive: Ragazzi mi state confondendo e basta
XD vedrò domani cosa fare, un bacio!
Mi disconnessi e incominciai a guardare
il desktop con la foto di noi cinque come ipnotizzata. Poi entrai su facebook e
scrissi il suo nome nel motore di ricerca; c’era.
Lorenzo Latini, 4 amici in comune, di sicuro i
nostri compagni di classe.
Cliccai sul suo nome e rimasi
imbambolata per un po’ ad osservare la sua foto; era di profilo e aveva
in braccio, caricata in spalle più che altro, una ragazza bionda che
rideva. Non si vedeva molto bene in faccia per via dei capelli sul viso, ma
sembrava più o meno carina dai lineamenti.
Che razza di cretina che ero, lo avevo
baciato senza minimamente pensare al fatto che molto probabilmente aveva
già una ragazza! Certo, una povera pazza a stare con lui, ma pur sempre
una ragazza! Fossi stata in lei mi sarei strozzata, che ipocrita che ero!
Fortuna che si trattava solo di un bacetto insignificante, lo avrei ignorato e
basta punto. Come se quel bacio non ci fosse mai stato, avrei ripreso a
litigare con lui come sempre.
Il resto del pomeriggio lo passai studiando,
cercando di non pensare ai miei
capelli corti che avrei fatto sistemare dalla mia parrucchiera di fiducia il
giorno dopo.
Quando mia madre entrò in casa e
mi vide, rovinò tutto il lavoro di un pomeriggio intero boccheggiando
per mezz’ora. –Che hai fatto ai capelli?-
Grazie mamma.
Alzai le mani e le portai
all’altezza delle spalle con i palmi rivolti verso l’alto.
–Avevo voglia di cambiare.- Feci un sorriso tiratissimo che non convinse
del tutto mia madre che per fortuna non indagò oltre.
Presi il mio diario, scolastico
ovviamente, e glielo portai titubante.
Non prese per niente bene la storia
della punizione e dovetti usare tutto il mio carisma per convincerla del fatto
che i miei capelli non c’entrassero con la mia litigata con un compagno
di classe. Volevo gestire la situazione da sola, la cosa riguardava solo me e
Latini, punto.
Il giorno dopo ci sarebbe stata la resa
dei conti ed io lo avrei affrontato a testa alta e con coraggio!....E allora
perché le gambe mi tremavano, mentre ci pensavo?
*Note dell’autrice*
Ta-dan xD Passata una buona Pasqua
ragazze?? Spero di sì =)
Questo capitolo inizialmente non
doveva essere così lungo; doveva interrompersi nel momento in cui lei
ritorna dal bagno dopo aver visto i suoi capelli, ma sarebbe stato troppo corto
:P Così ho aggiunto il capitolo dopo, che è quello in cui le cose
si smuovono un pochino.
Il taglio dei capelli è
molto grave come cosa (l’avessero fatto a me avrei pianto molto di
più, soprattutto con i miei genitori, lo confesso ;P), se ne è
reso conto pure lui per questo le ha dato l’occasione per vendicarsi.
Occasione che lei ha sprecato…o forse no? xP
Mi rendo conto che è un
po’ surreale magari, proprio da storia, però in una classe di soli
ragazzi (scemi aggiungo) purtroppo può capitare che ci sia qualche atto
di…vandalismo diciamo >.< specie contro una ragazza che non sta
molto simpatica, i maschi sono idioti si sa -.- soprattutto quelli di questa
mia storia ù_ù
La conversazione msn era molto
cretina sì...e mi vergogno di ammettere che le conversazioni con le mie
amiche sono altrettanto cretine xD
Comunque…passiamo alle cose
importanti…il bacio? Era prematuro? Come vi è sembrato? Ve
l’aspettavate? Io no sinceramente, l’idea che lui le desse la
possibilità di vendicarsi mi è venuta così mentre
scrivevo…
Beh, spero proprio che vi sia
piaciuto**
Ringrazio tantissimo tutte le
meravigliose persone che recensiscono, non scherzo quando dico che mi commuovo
a leggere le vostre recensioni** GRAZIE davvero =)
Un bacione grandissimo, al prossimo
venerdì, Bec ;D
*Sul mio blog ho messo le schede
dei personaggi, se vi interessa vederli sono qui ;P
Ci tengo poi a segnalarviil FORUM che
alcune mie amiche fantastiche hanno creato per la mia storia Kidnapped by Love
>.<
Iscriversi
a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere
chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo
qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^
Dimenticavo,
per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione
Welcome =)
Ore 7.30: controllare la situazione fuori dalla
porta….quello che stavo facendo appunto.
Mi sembrava di essere una Charlie’s Angel, o
ancora peggio, uno dei pinguini di Madagascar…carina e coccolosa, ecco
come dovevo essere agli occhi dei miei genitori per non insospettirli.
Appurato il fatto che la porta di fronte fosse
chiusa, aprii e richiusi la mia con il massimo silenzio possibile. Quasi avevo
paura di premere il tasto dell’ascensore per fare rumore.
Una volta dentro la scatola meccanica, tirai un
sospiro di sollievo; se non altro non avrei dovuto sopportare la sua vicinanza
in quell’aggeggio malefico che già il giorno prima mi aveva
mandato in tilt il cervello.
La cosa che mi insospettii di più fu non
vederlo nemmeno alla fermata dell’autobus. Codardo, probabilmente si
sarebbe fatto accompagnare dalla sorella.
L’ansia vera e propria iniziò a
manifestarsi in me nel corridoio a pochi passi dalla mia classe. Oddio, oddio,
oddio. Come facevo a guardarlo in faccia?Ancora era vivo in me il ricordo dei
suoi occhi bramosi dopo quel bacio…
Deglutii rumorosamente, prima di farmi forza per
entrare in quella benedettissima classe. Non provai neanche a volgere il mio
sguardo verso la fila di banchi che sapevo essere occupata da Latini, mi
diressi direttamente verso il mio posto alla velocità di Speedy Gonzales
tenendo lo sguardo basso. Codarda.
Con non poco fastidio notai che Mel era assente.
Grandioso, come avrei fatto a sopportare un’intera giornata in quella
classe senza di lei?Come?
Quando il professore iniziò con
l’appello, attesi l’arrivo della lettera L trattenendo il respiro.
-Latini.-
Dio, ma si poteva diventare così ansiosi
solo nel sentire un cognome?
-Non c’è prof.- Rispose il suo vicino
di banco procurandomi un moto di rabbia dentro. Io avevo fatto tutto quel
casino la mattina per non incontrarlo, ero irrequieta, non avevo dormito niente,
per cosa? Per nulla perché Mister Codardia (ribattezzato ovviamente) se
ne era rimasto a casa!
Nel momento esatto in cui il professore
poggiò la penna sul registro per scrivere dell’assenza, la porta
si spalancò ed il mio cuore –stupido organo vitale- perse un
battito.
Lorenzo Latini, alias Mister Simpatia&Codardia,
entrò proprio in quel momento, con l’aria di uno che doveva aver
corso veramente tanto visto il fiatone e le guance decisamente più rosse
del solito.
-Mi scusi prof.- Disse cercando di calmare il
respiro affannato.
-Latini, che entrata in scena!- Il prof sorrise
ironico prima di guardare l’orologio e sospirare. –Per il rotto
della cuffia, non ti avevo ancora segnato assente, per questa volta ti
giustifico io.-
Mister Simpatia, Codardia e Ruffianeria (aggiunto
all’ultimo) fece un sorriso tiratissimo e ruffiano al professore, prima di dirigersi verso il suo posto.
In fondo il professor Ramones, di indubbie origini
spagnole, sapeva essere decisamente buono e magnanimo quando voleva…salvo
momenti di pazzia, come quello che lo colse quando disse quella frase:
-No, siediti qui davanti Latini, vicino alla Puccio
che è sola.-
Co-co…Cosaaaaa?!?!?!! Io stavo benissimo da
sola!
Latini rimase un attimo indeciso con la cartella a
mezz’aria vicino al suo banco. Non sembrava che l’idea di sedersi
al posto di Mel lo entusiasmasse e, di certo, non entusiasmava neanche me!
-So già che vicino ai tuoi amichetti ti
distrarresti, qui al primo banco, per una
volta, seguiresti la mia lezione con più attenzione.- Precisò
il professore con una nota di rimprovero nella voce.
-Ma io sono sempre attento.- Ammiccò Latini
divertito, con un tono di voce ed un sorriso più bugiardi di Giuda,
facendo scoppiare a ridere anche i suoi vicini di banco.
-Certo, come no.- Il prof alzò gli occhi al
cielo, prima di ritornare serio e di dire con un tono che non ammetteva
repliche. –Vicino a Puccio, Latini.- Indicò di nuovo con il mento
il banco, facendo sbuffare Mister Simpatia (E Codardia e Ruffianeria).
Che gioia. Dovevo ricordarmi di strangolare Mel,
doveva venire anche con la febbre a 40 porca miseria!
Odiavo il professore per aver messo lì
Latini.
Odiavo Mel per essere rimasta a casa.
Odiavo Latini per essere arrivato in ritardo.
Ma soprattutto odiavo me stessa per aver baciato
Latini!
Il prof di inglese –ed era davvero una cosa
contorta il fatto che uno spagnolo insegnasse inglese- finì svelto con
l’appello, prima di iniziare con la sua noiosa lezione.
Giocai con il tappo dell’evidenziatore per
tutto il tempo, senza girarmi nemmeno una volta a guardare il mio odioso vicino
di banco e di casa purtroppo.
Fortunatamente per me, anche Latini rimase
zitto…zitto, non attento alla
lezione, visto che messaggiava al cellulare con chissà chi, ma se non
altro non mi impediva di seguire le parole del prof.
-Bene, ora avete cinque minuti per fare
l’esercizio qui sotto, il cinque. Dopo chiamerò qualcuno alla
lavagna a correggerlo e metterò un voto.-
Feci scorrere il mio sguardo fino in fondo alla
pagina, dove notai con sollievo di aver già svolto l’esercizio a
casa per sbaglio, pensando che fosse da fare come compito.
-Ah, ma tu l’hai già fatto.-
Constatò il cretino che avrei
preferito stesse zitto per tutta l’ora.
Non risposi, fingendo di non aver sentito. Quando
però con la mano trascinò il mio
libro verso di sé per copiare, non resistetti e incominciai a parlare.
-Non ti ho detto che puoi copiare.- Sibilai gelida
riportando il libro sul mio banco.
-Dai, non fare la stronza e fai vedere!- Lui lo
riprese, facendomi seriamente incavolare.
-Ma nemmeno per sogno!- Lo tirai di nuovo verso di
me come una bambina indispettita.
-Ma che ti costa?!- Lui non mollò la presa e
per un attimo ebbi il terrore di vedere il mio povero libro strapparsi in due.
-Mi costa. Io faccio copiare solo ai miei amici.-
Lo guardai male, sperando che capisse che lui era escluso.
-Bene, fingi per due secondi che io lo sia e
lasciami copiare.- Replicò sprezzante.
-D’accordo. Uno, due. Fine, ora ridammi il
mio libro!-
-O lo lasci o te lo strappo!- Minacciò lui
prendendo fra le dita la pagina con gli esercizi.
Lo mollai di scatto furiosa. –Tienitelo
stronzo…- Digrignai fra i denti incazzata nera.
Soddisfatto e con un sorrisetto odioso dipinto in
volto, incominciò a scrivere le mie risposte pari pari sul suo libro.
Stronzo.
-Ti odio.- Borbottai incrociando le braccia al
petto e guardando fuori dalla finestra in cagnesco.
-Non mi sembrava che mi odiassi così tanto
ieri sull’ascensore…- Insinuò malizioso, senza staccare gli
occhi dal libro.
Diventai più rossa dei capelli della prof di
arte e boccheggiai incredula per qualche secondo. –Non l’avessi
capito…- cercai di dipingermi un ghigno spavaldo e sicuro sul viso
–Quello di ieri era solo un modo per farti irritare…anche se-
Assunsi un tono di voce odiosamente smorfioso –Non mi è sembrato
che la cosa ti irritasse più di tanto.-
La mia frase doveva averlo punto proprio sul vivo,
dato che alzò lo sguardo e lo puntò su di me senza accennare
minimamente a togliersi quel sorrisetto di sfida.
-Chiariamo una cosa…- Si girò verso di
me con la sedia e mi fissò a lungo. –Se ho ricambiato quel bacetto
insignificante, è stato solo per istinto. Per quanto mi costa
ammetterlo, preferisco quel tuo modo
di usare la lingua, rispetto all’altro.-
Strinsi le mani a pugno per impedirmi di picchiarlo
lì davanti a tutti.
Bacetto
insignificante. Per lui il mio era stato solo un bacetto
insignificante!Potevo pensare io che lo fosse, ma che lui lo pensasse mi faceva
infuriare da morire!
Mi feci forza, dovevo rispondergli in tono
altrettanto odioso. –Sarà Latini…ma a me sembri un tantino
confuso. Prima dici che è stato un bacetto insignificante e poi dici che
non ti è dispiaciuto il mio lavoro di lingua…Credo tu debba
riordinarti un po’ le idee…-
Distolsi lo sguardo e lo portai sul mio banco
sentendo che il sorriso che avevo costruito stava per crollare.
-Ho detto che non mi è dispiaciuto certo, ma
non mi sembra il caso di vantarsi tesoro, ho avuto slinguazzate migliori.-
Spalancai la bocca guardandolo indignata. Slinguazzate?! Dio quanto era squallido
il suo modo di definire un bacio! E io che stavo pure a perdere tempo con un
cretino del genere!
-Buon per te.- Conclusi secca, girandomi di scatto
e sperando che capisse che il discorso era chiuso.
Lo capì, il cretino quando voleva ci
arrivava a fare due più due.
Finì di copiare e mi restituì il
libro senza dire nient’altro. Meglio così, nemmeno io avevo
più voglia di parlare, o meglio, litigare come facevamo sempre.
Alla fine dell’ora si risedette al suo posto,
lasciandomi libera di seguire le altre lezioni senza dover far copiare a
nessuno.
Forse era solo una mia stupidissima impressione,
eppure mi sembrava di sentire il suo sguardo addosso anche nelle ore
successive… Era solo una mia fissa di certo, perché quando mi
giravo lo beccavo sempre a parlare con gli amici.
Nell’intervallo rimasi seduta al mio banco,
fingendo di studiare, mentre con la testa ero da tutt’altra parte.
-Ali?- La voce di un mio compagno mi fece
sobbalzare. Da quando i ragazzi della classe erano così in confidenza
con me da chiamarmi per nome?
Alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi color
cioccolato di Valenti che di nome faceva –era una persecuzione- Matteo.
-Dimmi.- Sorrisi un po’ confusa, non riuscivo
a capire che cosa volesse, non ci eravamo mai parlati. Di sicuro lo aveva mandato
quell’idiota di Latini, Teo doveva essere uno dei suoi scagnozzi
leccapiedi.
-Senti lo so che noi non ci siamo quasi mai
parlati- Ma non mi dire… -Ma mi chiedevo se fossi libera questo sabato.-
Abbozzò un sorriso e mi ritrovai a pensare che tutto sommato fosse
carino come ragazzo. Un campanello di allarme, mai fidarsi dei ragazzi carini.
-No.- Dissi istintivamente. Io, Ila, Dany ed Angie
dovevamo andare ad un concerto dei Bastard e, anche se odiavo da morire quel
gruppo, non avrei mai rinunciato ad una serata con le mie amiche per quel
broccolo.
-E il sabato dopo?- Chiese senza scomporsi
minimamente.
-Mmh…non credo…- Pizzata delle
elementari probabilmente.
-E quello dopo ancora?- Sembrava disperato.
-Mmm…sì,- concessi impietosita
-perché?- Ok se mi chiedeva di uscire sarei scoppiata a ridergli in
faccia. Cos’era tutto quell’improvviso interesse nei miei
confronti?Mi puzzava…
-Ti andrebbe di uscire con me?Possiamo andare al
cinema…o a fare un giro in Centro.-
Ahahahahah, cooosa?!?!?!? Ma scherzava?! Trattenni
l’attacco di ridarella che mi stava cogliendo guardandolo come se fosse
scemo.
-Tu vorresti uscire con me?- Chiesi scettica.
-Sì.- Mi guardò confuso senza capire
il perché della mia domanda.
Quando capii che era veramente serio, mi trovai in
difficoltà. C’era sempre l’altro Matteo di mezzo e uscire
con un altro Matteo di certo non mi aiutava a dimenticarlo. E se fossi tornata
insieme al mio ex invece, come avrei spiegato la presenza di Valenti? Troppo
complicato…
Ci riflettei un po’ su; l’espressione
di Valenti però mi faceva tenerezza…
-Ok, va bene.- Accennai un timido sorriso che
sembrò incoraggiarlo più di quanto volessi.
-Grande!- Ricambiò il mio sorriso con il
triplo dell’entusiasmo. –Ti mando un messaggio poi per farti sapere
l’ora e tutto, ok? Mel mi ha già dato il tuo numero non ti
preoccupare.- Rimasi a boccheggiare per un bel po’ mentre spariva dalla
classe alla velocità della luce. Dovevo ricordarmi di dire a Mel che il
mio numero non doveva essere di dominio pubblico…
Le altre tre ore passarono in fretta, troppo in fretta. Il doposcuola non mi
elettrizzava proprio per niente, anzi, mi angosciava.
Appena suonata la campanella della sesta ora notai
Latini dirigersi verso l’uscita. Eh no mio caro!
-Dove credi di andare?- Socchiusi gli occhi
irritata.
-A mangiare.- Rispose sprezzante guardandomi come
se la cosa fosse stata ovvia. Beh, in effetti anche io stavo morendo di
fame…
-Ok vai, fra dieci minuti però incominciamo
a pulire, più tardi iniziamo più tardi finiamo.- Gli feci notare
più acida di una vecchia zitella.
-Sissignora.- Disse sarcastico alzando gli occhi al
cielo.
Stupidissimo cretino, era veramente insopportabile!
Mi diressi con un diavolo per capelli alle
macchinette del primo piano per evitare di incontrarlo al secondo e pranzai con
un Kinder Cereali –benedetto chi li aveva inventati- ed un sacchetto di
patatine, della serie viva la cellulite!
Inserii trenta centesimi nella macchinetta delle
bevande calde e con un immenso sforzo azzerai il numero delle tacchette di
zucchero; la linea prima di tutto. Specie dopo le schifezze che avevo mangiato prima.
Ansiosa di bere, al bip della macchina, tirai fuori
il mio caffè ancora bello fumante.
Incominciai a sorseggiarlo appena, ticchettando con
i piedi sul pavimento per il nervosismo.
-Ehi Puccio!-
Dio che spavento! Lasciai cadere il caffè in
terra –mani di pastafrolla del cazzo!- ed indietreggiai con un balzo per
evitare di essere schizzata, finendo con l’andare a sbattere addosso al cretino.
La mia schiena fu percossa da brividi che non seppi
definire nel momento esatto in cui entrò a contatto con il suo petto, ma
prima che lui potesse avere il tempo di fare qualsiasi cosa, mi ritrassi come
scottata.
-Ma tu sei scemo!- Gli gridai contro furiosa.
Dalla sua espressione sembrava che fosse lui a
considerarmi poco normale. –Cazzo che salto, a che stavi pensando per
essere così distratta da non avermi nemmeno sentito arrivare?-
Sghignazzò inserendo anche lui trenta centesimi nella macchinetta e
schiacciando sulla cioccolata.
Stavo per aprire bocca per dirgli che volevo un
risarcimento per il mio povero caffè caduto in guerra, quando con
un’altra insinuazione riuscii come al solito a farmi incavolare.
-Al mio bacio da maestro?- Si girò verso di
me senza abbandonare il suo sorriso sghembo.
Ah, il mio era un bacetto insignificante e il suo
era un bacio da maestro?! Ma per favore!
Accecata dalla rabbia, presi in fretta la sua
cioccolata ancora prima che il distributore finisse di versargliela e,
completamente fuori controllo, la rovesciai sulla sua stupidissima maglietta
bianca. Ops, una bella macchia di cioccolata sarebbe stata ben visibile…
Lui indietreggiò, probabilmente scottato,
guardandosi la maglietta con occhi sbarrati, cosa che feci anche io ma per un
motivo diverso.
Non era stata una buona idea versargliela
all’altezza della pancia, oh nono. La maglietta gli era diventata parecchio
aderente, finendo per mostrare i suoi addominali che…cazzo erano davvero
perfetti…
Osservai incantata una gocciolina birichina di
cioccolata che arrivò rotolando fino all’orlo dei suoi jeans e per
un attimo desiderai di potermi trasfigurare in essa…
Deglutii rumorosamente sentendo qualcosa
all’altezza della gola che mi stava strozzando…e anche morse
più o meno piacevoli allo stomaco…
Involontariamente mi passai la lingua sulle labbra,
come se riuscissi a sentire il sapore della cioccolata mischiato al suo di sapore.
Oddio, mi stavo eccitando al pensiero di leccargli
via la cioccolata?!? No, vero? Non ero mica così ninfomane io!
Lui mi disse qualcosa, ma non sentii nemmeno bene;
alzai lo sguardo spaesata incontrando così il suo furioso. Doveva aver detto
qualcosa sul fatto che fossi una cretina, ma non ne ero certa.
Ringraziai comunque tutti i miei santi protettori
per il fatto che non si fosse accorto del mio sguardo da stupratrice.
Si diresse in fretta e furia verso un ragazzino
–doveva essere del primo anno- che sorseggiava tranquillo la sua bevanda
appoggiato ad un calorifero non molto lontano da lì.
-Scusa, te lo ripago.- Affermò Latini
strappandogli praticamente il bicchiere di mano.
Il ragazzino lo guardò con la faccia
stralunata di uno che avrebbe voluto obbiettare, ma che non lo fece per paura
di ritorsioni.
Ero talmente smarrita che solo quando Latini
bagnò la mia di maglietta con il tè del moccioso mi svegliai.
-Ma sei scemo?!- Strillai passandomi in fretta la
mano sulla maglietta nella speranza vana che quella macchia potesse sparire.
-Non quanto te tesoro.- Si stampò in faccia
uno di quei sorrisi che facevano venir voglia alle mie mani di strozzarlo ed
esaminò più del dovuto la mia macchia. –Comunque davvero
niente male Puccio…- Considerò malizioso, troppo malizioso, a che si riferiva?
Abbassai lo sguardo sul mio seno e…merda
vacca!Avevo la maglietta trasparente!
Spalancai la bocca rossa di rabbia e vergogna
mischiate insieme, un potente mix pericoloso per la sua incolumità.
-Schifoso porco!- Mi girai di scatto verso la
macchinetta tirando fuori un’altra moneta, ma lui fu più veloce di
me e mi anticipò bloccandomi il braccio e aiutandosi con quello a
caricarmi in spalle.
-Mettimi giù stronzo!- Gridai scalciando
come un’ossessa. Ma dove diavolo erano i professori quando servivano?!? Quel
corridoio era deserto, andavano tutti a casa dopo l’una e mezza?!
-Chiama qualcuno!- Implorai il ragazzino del primo
anno che ci guardava scandalizzato. Poverino, stavamo traviando pure il bimbo.
Latini si girò di scatto, impedendomi di
vedere bene il bambino, e parlò con un tono schifosamente divertito di
voce. –No, lascia stare. Sai come funzionano queste cose, adesso andiamo
a chiuderci in uno sgabuzzino e…- Lasciò apposta la frase in
sospeso e vidi il bambino annuire convinto. Fantastico, pure il depravato del
primo anno dovevo incontrare io.
Scalciare fu completamente inutile, Latini sembrava
riuscisse perfettamente a tenermi sulle spalle senza nessuno sforzo.
-Dove cazzo stiamo andando?- Domandai furiosa.
-A pulire i cessi ovviamente.- Aggrottò la
fronte beffardo.
-Allora puoi mettermi giù, ci arrivo da
sola!-
Lui fece spallucce e in modo tutt’altro che
gentile mi mise a terra.
-Brutto…- Avevo una gran voglia di
picchiarlo; alzai la mano e la tenni sospesa a mezz’aria.
-Oh, vuoi picchiarmi?- Mi schernì
sporgendosi in avanti e mostrandomi la sua guancia. –Dai tesoro,
vediamo.-
Mi stava provocando, motivo per cui non avevo
nessuna intenzione di cedere e di dargli soddisfazione. Abbassai lentamente la
mano facendo un respiro profondo.
-Non ne vale la pena.- Dissi girandomi senza
nemmeno aspettare una sua qualsiasi reazione.
Mi diressi verso gli spogliatoi femminili e mi
preparai a pulirli utilizzando il materiale che la bidella aveva lasciato fuori
dalla porta.
Latini non mi infastidì più, non lo
vidi proprio nemmeno all’uscita: forse stava ancora pulendo o forse aveva
già finito e se n’era andato, non mi importava in fondo.
Non vedevo l’ora di arrivare a casa per
togliermi quella schifosa magliettina appiccicosa…
Alla fine mi era toccato pure pulire il disastro
davanti alla macchinetta del caffè per colpa di quel deficiente. Certo,
ero stata io ad iniziare con la storia del lanciare bevande, ma lui non aveva
contribuito di certo ad impedirmi di farlo! Stupido provocatore del
cazzo…
Una volta arrivata a casa mi feci una doccia e
accesi il pc per vedere se c’era qualche novità su Facebook.
Una richiesta di amicizia.
Per un attimo, mentre ticchettavo con le unghie
nervosa sul mouse, avevo sperato di vedere comparire il nome Lorenzo Latini, speranza stupida e del
tutto fuori luogo.
Matteo Valenti ti ha aggiunto fra i suoi
amici di Facebook
Sbuffando, cliccai sul tasto Conferma,
prima di uscire da tutto per prepararmi a studiare. Nel tardo pomeriggio dovevo
uscire con le mie amiche, quindi mi conveniva fare subito i compiti.
Ci rinunciai quasi subito visto che non riuscivo
proprio a concentrarmi su quegli inutili libri.
Mi vestii di corsa ed uscii arrivando sul luogo
dell’appuntamento con un’ora di anticipo…
I tre giorni successivi passarono molto in fretta
-soprattutto la domenica purtroppo- e riprendere il lunedì fu come al
solito un trauma.
Come tutte le altre mattine, mi attenni allo schemino
per evitare di incontrare Latini.
Purtroppo quella mattina, lo schemino sacro non
funzionò.
Avevo da poco chiuso la porta di casa mia, quando
il rumore di quella di fronte mi aveva fatto incominciare a sudare freddo.
Mi girai di scatto guardandolo male come mio solito. –Latini.- fredda e
glaciale, come diceva Ilaria.
-Puccio.- Rispose lui guardandomi male come suo solito.
Pigiai il tasto dell’ascensore e mi mossi
irrequieta sul posto come un animale in gabbia.
-Nervosa?- Mi fece notare con la solita
strafottenza.
-Compito di geografia.- Sibilai socchiudendo gli
occhi irritata.
Non appena arrivò l’ascensore, lui mi
aprì la porta e fece un piccolo gesto stupidamente cavalleresco con la
mano per sfottermi.
-Grazie.- Fredda e glaciale, continuavo a ripetermi
a mente.
Prima che potessi rendermene conto, fece la cosa
più stupida che potesse fare; schiacciò il pulsante terra, ancora
prima che la porta esterna dell’ascensore si chiudesse del tutto, facendo
così bloccare le porte interne.
-Deficiente l’hai bloccato!- Strillai
nervosa. Non mi piaceva restare chiusa in uno spazio così piccolo, non
ero claustrofobica, ma restare imprigionata
in un ascensore mi metteva sì ansia.
Lui sbuffò roteando gli occhi annoiato.
–Tanto fra due minuti si sblocca.-
Era vero, anche a me era capitato di bloccarlo una
volta e dopo qualche minuto le porte si erano aperte da sole, ma il pensiero
che avrei potuto perdere l’autobus e far tardi per colpa sua mi mandava
in bestia.
Sospirai e attesi in silenzio quei due minuti, poi
le porte finalmente si riaprirono e riuscimmo ad arrivare al piano terra sani e
salvi.
Appena uscita dal portone schizzai alla
velocità della luce per la strada; ero in ritardo, ritardo, ritardo, ritardo!
Ok, potevo sembrare una schifosa perfettina attaccata
alla scuola peggio di una cozza allo scoglio, ma non era così! Ok, forse
lo ero…anzi no che non lo ero, ci tenevo solo ad avere un buon voto di
condotta senza ritardi segnati sul registro!
Mi bloccai di colpo non appena vidi in lontananza
l’autobus. Merda, l’avrei perso!
Incominciai a correre più veloce che potevo
verso la fermata per riuscire a prenderlo, sentendo Latini subito dietro di me.
Mi stupii io stessa del fatto che fossi riuscita ad
accorgermi della sua presenza, visto che avevo gli occhi puntati
sull’autobus.
La mia totale noncuranza di quello che mi stava
intorno fu la mia rovina.
-Puccio, è rosso!-
Non compresi subito il significato di quella frase,
stava succedendo tutto troppo in fretta, l’autobus
si muoveva troppo in fretta!
Mi girai di scatto verso la mia sinistra e
comprendere che mi trovassi in mezzo alla strada e che una macchina sbucata
all’improvviso dalla curva si stava avvicinando troppo velocemente a me, fu una cosa sola.
Ero paralizzata, non sapevo che fare. Mi portai semplicemente
le mani sul viso, come se quelle avessero potuto difendermi.
Qualcosa alla mia sinistra mi spinse forte a terra.
No, non era una macchina, sarei morta se fosse stata una macchina a spingermi.
Mi ritrovai sul freddo asfalto in un attimo, sentendo un dolore lancinante alle
braccia e alle gambe che si erano praticamente grattugiate sulla strada.
Poi un rumore, quel
rumore dietro di me. I freni di quella stessa macchina che stava per
investirmi e qualcos’altro. Cosa c’era dietro di me, chic’era
dietro di me, chi mi aveva spinto?
Deglutii non sentendo più niente nella gola,
né saliva, né aria, né ossigeno…era vuota.
Poi di nuovo un altro rumore, il rumore delle
portiere di alcune macchine, la voce di quell’uomo, che non volevo
sentire, non volevo ascoltare…
-Mi sono piombati davanti all’improvviso, non
li ho visti.- Si giustificò con voce spezzata.
-Ti senti bene?- Mi chiese una donna correndo
preoccupata verso di me.
Non le risposi, non avevo voce, non avevo nemmeno
più le corde vocali nella gola, era vuota.
-Chiamate l’ambulanza!- Gridò un altro
uomo assordandomi. Io stavo bene, perché chiamavano l’ambulanza?! Perchè?!
Non volevo girarmi, sapevo che mi avrebbe fatto
star male quello che avrei visto. Stavo già morendo solo immaginando quello che potesse essere
successo, stavo già iniziando a piangere senza che me ne rendessi conto,
senza che l’avessi visto…
Poi però lo feci, in un impeto di coraggio
che non sapevo nemmeno di avere, mi alzai di scatto -spaventando la signora
accanto a me che probabilmente pensava che fossi in caduta in uno stato di
trance perenne- e mi girai verso gli uomini intorno a quella macchina.
Corsi verso di lui spostando tutta
quell’insulsa gente che ingombrava e basta e lo chiamai, come non avevo
mai fatto, con una dolcezza che non credevo mi appartenesse.
-Latini!-
Parlavo…le mie corde vocali c’erano
allora…Ma come riuscivo a parlare, se il mio respiro era mozzato dai
singhiozzi che stavano portando le lacrime?
Mi inchinai su di lui e gli accarezzai la fronte.
Dio, perché i suoi occhi non si aprivano, perché perdeva sangue
dalla fronte?! Perché diavolo non apriva gli occhi e non mi prendeva in
giro come faceva sempre?!?!? Se era uno scherzo lo avrei strozzato!
Alzai lo sguardo appannato dalle mie lacrime verso
le persone intorno a me che mi guardavano compassionevoli e dispiaciute.
-Fate qualcosa!- Gridai come impazzita.
Stupidissimi passanti, perché non facevano niente?!
-L’ambulanza sta arrivando.- Mi disse gentile
una donna anziana.
Non mi importava che stesse arrivando, non mi
importava per niente, doveva essere già lì quello stupido furgoncino
con le luci colorate, ci stava mettendo troppo tempo!
Improvvisamente –forse per il pianto folle o
per l’ansia che mi faceva tremare il corpo- la vista mi si offuscò
ancora di più, fino a diventare nera e persi conoscenza.
Quando mi risvegliai, la prima cosa che
saltò all’occhio fu il verde sgargiante del soffitto, riempito da
tanti cagnolini che scorazzavano felici su quello che doveva essere un prato.
Mi guardai intorno e notai nuovamente la carta da parati colorata che
circondava tutta la stanza. Riconobbi subito il posto; l’ospedale
Niguarda. Da bambina ci ero stata una volta per operarmi all’appendice,
non era cambiato per niente. Ricordavo che fino ai diciotto anni si finiva al
reparto pediatria in quell’ospedale.
Sentivo le risatine di qualcuno alla mia sinistra e
non capii a chi appartenessero finché due buffi visini non fecero
capolino nella mia visuale.
-Si è svegliata.- Disse una bambina sui
dieci anni.
-Sì, te lo dicevo che non era morta.-Affermò l’altro, più
piccolo probabilmente vista la scarsa altezza.
Li guardai confusa per un attimo, poi mi
tornò in mente una cosa. –Latini?!- Mi guardai intorno agitata, in
cerca di qualsiasi adulto a cui potessi chiedere informazioni.
-No, io non studio il latino.- La bambina
aggrottò la fronte in un’espressione piuttosto perplessa.
Quando mi resi conto che le uniche forme di vita
presenti nel raggio di qualche chilometro, seppur con un cervello limitato,
erano loro, tentai di chiedere ciò che mi interessava.
-No intendo…un mio amico…un ragazzo che
era con me.- Non mi soffermai a pensare troppo alle mie parole, non mi accorsi
nemmeno di aver definito Latini un mio amico.
-Oh.- La bambina annuì comprensiva.
-È mortooo!- Rise il bambino facendomi
gelare il sangue nelle vene.
-Ma no!- L’altra gli diede una gomitata
forte. –Non è vero, smettila di dire cavolate Ricky, o lo dico a
tua mamma!- Poggiò le mani sui fianchi in segno di rimprovero e il
bambino la guardò dispiaciuto.
Dio, se non fosse stato un bambino lo avrei
strozzato per lo spavento che mi aveva fatto prendere.
-Sta bene.- La bambina mi sorrise tutta contenta
ammiccando con un occhiolino. –Ne parlavano prima i tuoi genitori,
Lorenzo, vero?-
La morsa che mi attanagliava lo stomaco
sparì. Grazie, grazie, grazie, grazie! Dio, era salvo! Sorrisi come una
deficiente senza nemmeno accorgermene.
-Perché stai piangendo?- Mi chiese il
bambino guadagnandosi un’occhiataccia dell’amica.
Stavo piangendo? Mi passai la mano sugli occhi
accorgendomi così delle lacrime che li bagnavano.
-È il tuo ragazzo?- Domandò la
bambina su di giri.
Per quanto la domanda fosse cretina e del tutto
fuori luogo, non potei fare a meno di arrossire. Immaginare Latini come il mio
ragazzo era ridicolo poi!
Stavo per rispondere alla bimbetta che no, non lo
era, ma lei continuò a parlare con aria sognante:
-Come sei fortunata ad avere il ragazzo! Poi lui
è molto carino!-
Aggrottai le sopracciglia; Latini carino? Solo un
po’, la bambina stava esagerando con gli elogi. Ma…aveva detto che
era carino?!
-Ma tu come lo sai?- Le chiesi tralasciando la
faccenda del ragazzo.
-Perché l’ho visto.- Fece spallucce
come se fosse stato ovvio. –È nella stanza di là, ma ancora
non si è svegliato. I tuoi genitori invece credo siano andati giù
a prendere qualcosa da mangiare.-
Non la lasciai nemmeno finire, alla sua frase sul
fatto che lui fosse lì vicino ero già balzata in piedi pronta ad
uscire dalla mia stanza.
-Potresti farmi vedere quale?- Le domandai gentile
abbozzando un sorriso a disagio.
Lei sembrò più che elettrizzata al
pensiero di portarmi alla stanza del mio
ragazzo.
Mi trascinò per un lungo corridoio e prima
che potessi capire quale di quelle numerose stanze fosse, mi prese per il
braccio e mi spinse dentro una.
Lui era lì, con quell’aria tranquilla
e quasi divertita come sempre, nonostante stesse dormendo. Era conciato
abbastanza male, ma fortunatamente meglio di quanto avessi potuto pensare.
Al collo aveva uno di quei collari bianchi per
evitare che lo muovesse, il braccio sinistro era fasciato ed il viso e le braccia
erano tutti pieni di lividi e graffi.
Come qualche giorno prima in ascensore, portai la
mia mano sui suoi capelli per accarezzarlo e glieli spostai esaminando meglio
quella ferita che gli avevo visto dopo l’incidente; aveva una garza a
coprirla.
Non mi accorsi nemmeno della bambina dietro di me
che continuava allegra e smaniosa a saltellare, continuai con la mano a seguire
i contorni perfetti del suo viso, arrivando fino alla bocca dove riuscivo a
percepire il suo respiro fresco sui polpastrelli.
-Allora?- Mi chiese la bambina impaziente.
Mi girai a guardarla confusa e disorientata. Ma era
ancora lì? Che cosa voleva?
I suoi occhioni grandi e lucidi mi ricordavano
quelli del gatto di Shrek. -Non lo baci?-
Rimbambita com’ero, ci misi un po’ a
comprendere a pieno il significato della sua domanda e, nel momento in cui il
mio cervello ci arrivò, arrossii dalla punta dei capelli fino alle dita
dei piedi.
-Certo che no!- Strillai indignata. –Lui non
è il mio ragazzo!- Dirlo ad alta voce mi fece uno strano effetto e,
stupidamente, mi girai verso di lui terrorizzata all’idea che avesse
potuto sentirmi.
-Ma come?- La bambina mi distrasse di nuovo
sporgendo il labbro delusa. –Io credevo che…-
-Credevi male.- La bloccai un po’ brusca.
Proprio in quel momento dalla porta della stanza
entrarono i genitori di Latini, seguiti da Glenda e Rossella.
I bambini uscirono come intimiditi dalla loro
presenza e in un certo senso anche a me non sarebbe dispiaciuto scappare.
Mi salutarono tutti cordialmente, tutti, eccetto
una, la dolcissima Rossella, che mi
guardò con odio puro.
Normalmente avrei ricambiato la sua occhiataccia
con altrettanto fastidio, ma i sensi di colpa per quello che era successo a suo
fratello ebbero la meglio e mi fecero abbassare lo sguardo a disagio.
Chissà se loro sapevano come erano andate le cose…
-Come stai?- Mi chiese una premurosissima Glenda.
-Bene.- Distesi le labbra in un sorriso forzato
cercando di non arrossire per l’imbarazzo che tutta quella situazione
portava con sé.
-I tuoi genitori ti stavano cercando.- La madre di
Latini, Amelié, mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia, prima di
prendere posto sulla sedia vicino al letto del figlio.
-Grazie.- Increspai le labbra. –Penso
capiranno da soli che sono qui…non vi dispiace se resto?- Ero impacciata
da morire, mi sentivo completamente fuori luogo nella stanza, ma non volevo
assolutamente andarmene, non prima di aver visto Latini aprire gli occhi.
Amelié si alzò dalla sedia e mi fece
segno di sedermi. –Certo che no cara.-
Mossi le mani un po’ nervosa -No no, resti
pure.-
-No non ti preoccupare, siediti.- Sorrise di nuovo.
–Sono troppo agitata per restare seduta.- Ammise accennando di nuovo alla
sedia.
Mi avvicinai un po’ titubante e mi sedetti
sentendo lo sguardo di tutti quanti addosso.
-Vado a fumare.- Disse irrequieto il signor Latini,
facendo con la testa un cenno di saluto.
-Io vado a chiamare Christian, oggi non ci siamo
ancora sentiti.- Sentenziò invece Rossella, senza degnarmi di ulteriori
attenzioni.
Rimanemmo, grazie al cielo, solo io, Amelié
e Glenda.
-I medici hanno detto entro quanto si
sveglierà?- Chiesi tanto per spezzare il silenzio.
-Entro breve credo. Han detto tre ore circa, ne son
passate due e mezza.- Rispose Glenda prendendo nel frattempo una rivista da
sfogliare.
-Più o meno…sapete che cosa è
successo?- Domandai ancora, titubante.
Amelié sorrise di nuovo cortese. –No.
Volevamo aspettare che foste svegli entrambi per sapere come è potuto
succedere.- Mi informò facendomi sprofondare letteralmente per i sensi
di colpa. Mi avrebbero odiato di sicuro non appena avrebbero saputo che era
tutta colpa mia e della mia distrazione quello che era successo.
Guardai di nuovo Latini e, intenerita dalla sua
espressione infantile e buffa mentre dormiva, gli presi la mano abbandonata sul
letto senza pensarci troppo.
Non notai il sorriso malizioso e pieno di
sottointesi che Amelié e Glenda si scambiarono, ero troppo intenta a
pensare, a riflettere…Perché l’aveva fatto? Perchè
Latini aveva rischiato la sua vita per salvare me? Avrei voluto essere stata nella sua testa in quel momento; che
cosa era scattato, che cosa aveva pensato quando aveva visto quella macchina
che mi stava per investire?
Mi veniva da piangere, avrei voluto urlargli contro
che era stato un idiota, un deficiente a rischiare la vita per me, ma mi
sforzai di trattenermi.
Che cos’era poi tutto quel sentimentalismo
venuto fuori all’improvviso? Perchè mi faceva stare così
bene stringergli la mano? Probabilmente era solo la mia gratitudine a impormi
di farlo, non poteva esserci altra spiegazione.
Quando mi accorsi del movimento della sua mano e
dei lineamenti del suo viso, mi ritrassi automaticamente come scottata. Che
cosa avrebbe pensato non appena i suoi occhi avrebbero incontrato di nuovo i
miei? Sarebbe stato arrabbiato con me? Mi avrebbe odiata?
Con la coda dell’occhio notai Glenda uscire
dalla stanza per chiamare il dottore probabilmente.
Mi alzai di scatto dalla sedia, allontanandomi il
più possibile dal letto per osservare la scena senza essere vista da
lui.
Glenda rientrò un attimo dopo seguita da un
bel gruppetto formato dal dottore, dai miei genitori, da suo padre e da Rossella.
Lorenzo’s
pov
Quando aprii gli occhi non capii subito dove mi
trovassi. Sul soffitto c’erano…dei cagnolini? Aggrottai la fronte e
quel singolo gesto mi provocò un mal di testa allucinante.
Bene, non ero morto se non altro, provavo dolore.
Ma dovevo aver preso una bella botta in testa se vedevo dei cani disegnati sul
soffitto.
Mossi automaticamente la mano destra sul lenzuolo,
in cerca di qualcosa che ero sicuro ci fosse fino ad un attimo prima.
Qualcosa…mi stava stringendo la mano prima
che aprissi gli occhi, qualcosa di terribilmente piacevole. Forse era meglio
dire qualcuno, ma chi? Mia madre?
Glenda o Rossella? Improbabile, non avevo mai provato niente del genere per una
loro stretta di mano…
Abbassai lo sguardo e notai un signore vestito di
bianco che mi sorrideva gentile. Nah, decisamente non era il Paradiso, avrei
trovato una bella gnocca ad accogliermi altrimenti.
Intorno a lui c’erano i miei genitori e le
mie sorelle. Mia madre stava piangendo, Glenda e Rossella sorridevano e mio
padre aveva l’aria di uno che si era fumato almeno cinque pacchetti di
sigarette dalla preoccupazione.
-Lorenzo.- Mi chiamò con una voce fastidiosa
quello che doveva essere il dottore. –Sai dove ti trovi?-
Ma che domanda stupida. Ovvio che stavo in un
ospedale, avevo male dappertutto. Quel medico era davvero un cretino, ma dove
aveva trovato la laurea, in un sacchetto delle patatine?
-Sì- Dalla mia risposta smorzata sembrava
che qualcuno mi stesse strozzando.
-Ti ricordi cosa è successo?- Non sopportavo
la sua voce melensa, sembrava stesse parlando con un bambino di quattro anni o,
peggio, con un adulto con seri disturbi mentali. Oltretutto non faceva che
alimentare il mio mal di testa, se non avessi avuto il braccio bloccato da
qualcosa probabilmente lo avrei strozzato.
Cercai di sopprimere i miei istinti omicidi verso
quell’uomo e mi concentrai sulla sua domanda. Cos’era successo?
In un attimo la scena mi tornò davanti, come
se la stessi vedendo proiettata su un grande schermo. Mi ricordai
dell’ascensore bloccato, di quella corsa stancante per strada,
dell’autobus che arrivava…della macchina che arrivava…di lei
sulla sua stessa traiettoria…
Sbattei le palpebre più volte, ricordandomi
improvvisamente del mio gesto; non avevo riflettuto più di tanto, non
avevo pensato a me, avevo agito d’istinto e basta spingendola via. Avevo
avuto paura, ma non per me, per lei. Una paura inspiegabile e immotivata che
tornò anche in quel momento prepotente.
-La…- Mi bloccai rendendomi conto che
chiamarla per cognome non sarebbe stato il massimo in quella circostanza. Mi
schiarì la voce. –Alice?- Chiesi con una voce talmente preoccupata
da risultare strana persino a me.
Il dottore mi guardò stranito senza capire,
ma mia madre e Glenda si scambiarono uno sguardo complice prima di indicarmi la
mia destra.
Non capii finché, con molta fatica, non
riuscii a girarmi verso la direzione indicata da loro e la vidi.
Era terribilmente rossa in faccia e si mordicchiava
nervosamente le labbra facendo scorrere velocemente il suo sguardo fra me e il
pavimento.
Sembrava fosse a disagio…sembrava
che…si vergognasse di guardarmi in faccia…impossibile, per quale
motivo la Puccio avrebbe dovuto imbarazzarsi a guardarmi? Non aveva
senso…
Eppure bastava vedere la sua posizione schiacciata
contro il muro nell’angolo per capire che…stava cercando di starmi
il più lontano possibile. Perché?
Mi chiesi stupidamente, come se mi fosse davvero importato.
Poi improvvisamente mi ricordai di una cosa, come
se un lampo mi avesse trafitto in quel momento la testa portando con sé
un’informazione importante. La mia destra. Lei era alla mia destra. Era
lei che…mi stava stringendo la mano?
Dio, cos’era quel bip fastidioso alla mia
destra che suonava sempre più veloce?
-Uhm…- Disse pensieroso il medico esaminando
lo schermo. –Qui abbiamo un aumento della frequenza cardiaca.-
Come, come, come, come?! Ma quale frequenza, di che
diavolo stava blaterando?!
A rompere ulteriormente i coglioni si aggiunse
Glenda, che congiunse le mani tutta contenta e con un’insopportabile voce
da bambina cretina disse: –Che carino il cuore del mio fratellino che
batte forte, forte, forte!-
Merda! Involontariamente -della serie umiliamoci
ancora di più- finii per colpa del
caldo che sentivo, per arrossire.
-Oh ma che carino il mio fratellino che arrossi-
-Gle’ cazzo, finiscila!- Sbraitai guardandola
con odio.
Avrei strozzato lei più che volentieri, i
miei istinti omicidi si stavano spostando pericolosamente dal medico su di lei.
Grazie al cielo, probabilmente per evitare di fare
altre figuracce davanti al dottore –che tra parentesi si stava
trattenendo dal ridere-, mia madre intervenne.
-Glenda tesoro, basta.-
Lei si dipinse in volto un’espressione da
falso angioletto innocente che aveva imparato a fare dal sottoscritto.
–Va bene mamma.- Tsé, ruffiana!
Riportai il mio sguardo sulla Puccio che…ma
che brava, se la stava ridendo alla grande la stronza! Nah, decisamente non
poteva essere stata lei a stringermi la mano, non lo avrebbe mai fatto, non
sopportava nemmeno la mia vicinanza, figuriamoci se avrebbe mai fatto una cosa
del genere! E stranamente, nonostante una delusione del tutto fuori luogo che
sentivo dentro per quell’ultima mia constatazione, le sorrisi anche io
sinceramente divertito da tutta quella circostanza.
Alice’s
Pov
Mi… Ok,
respira Alice. Mi…Mi stava…Mi stava sorridendo! Lui. Lorenzo Latini stava sorridendo, a me! Se non l’avessi visto con i
miei occhi non ci avrei mai e poi mai creduto.
Senza volerlo, mi ritrovai a pensare che aveva un
sorriso proprio bello, molto di più dei suoi stupidi ghigni presuntuosi.
E, sempre senza volerlo ovviamente, il battito del mio cuore aumentò.
Ero felice di non avere una stupida macchinetta
attaccata che avrebbe potuto accorgersi della cosa come era successo a Latini.
Ok, forse era insensato da parte mia anche solo
concepire un pensiero del genere, ma…il suo battito cardiaco era
aumentato…dopo aver visto me…? No, impossibile. Di sicuro pensava
ad altro, era stupido illudersi…illudersi?!?
Stavo proprio rincretinendo alla grande!
-Allora, ci dite cosa è successo?- Mio padre
interruppe, grazie al cielo, l’intensità dello sguardo di Latini
che stava seriamente iniziando a farmi tremare le gambe.
-Beh…- Tossii. Porca miseria come era rauca
la mia voce, come se non avessi parlato per mesi prima di quello stupido
“Beh” da pecora.
Prima che potessi interloquire con un altro
intelligente verso da ovino, Latini prese la parola sorprendendomi.
-Stavamo correndo per riuscire a prendere
l’autobus e non ci siamo accorti della macchina.-
No. Un momento. Latini doveva aver preso proprio
una bella botta in testa se non si ricordava che era per colpa mia che era
successo tutto quello, che ero io a
non essermi accorta della macchina.
Aprii la bocca per protestare, ma la voce proprio
non voleva uscire di lì.
-Oh Santo Cielo! Siete stati degli sciocchi a non
guardare se era rosso!- Strillò mia madre con un’insopportabile
voce acuta.
Amelié protestò con un altrettanto
irritante fervore, accompagnato da una consueta vocetta stridula da mamma.
-È stata una fortuna che quell’uomo
abbia frenato in tempo! Se non l’avesse fatto…- La sua voce
spezzata da madre preoccupata mi fece rabbrividire. Se le cose fossero andate
diversamente…stavo male solo a pensarci.
-Sono stati proprio dei coglioni!- Intervenne
Glenda facendo scoppiare a ridere mio padre.
-No, la colpa è solo mia.- Riuscii
finalmente a parlare ricevendo uno sguardo seccato da parte di Latini che
ignorai.
-Sono stata io ad attraversare senza guardare e
Lat…Lorenzo, mi ha spinto via.- Ammisi rossa di vergogna. Era giusto che
si sapesse la verità, anche se mi avrebbero odiato.
La loro reazione mi stupì parecchio. Pensavo
che mi avrebbero guardata con disgusto, invece si limitarono a boccheggiare
increduli per un bel po’ di tempo.
-Impossibile…- Disse Rossella a dir poco
sconvolta.
-Non ci credo…- Glenda guardò il
fratello con lo stesso sconcerto della sorella.
-Co-cosa?- Chiesi senza capire.
-Impossibile che mio fratello abbia fatto una cosa
del genere.- Si riprese Glenda cercando di spiegarmi. –Una volta quando
avevo dieci anni al mare avevo rischiato di annegare e lui se n’era
rimasto tranquillo a giocare al Game Boy con un suo amico senza né
tuffarsi per salvarmi, né chiamare aiuto.-
Guardai sbalordita Latini che fissava il pavimento
imbronciato senza dire niente.
-Non ci credo che abbia fatto una cosa del genere,
mio fratello è l’essere più egoista esistente sulla faccia
della Terra.- Ridacchiò Glenda stupendomi.
-Già, probabilmente se scoppiasse un
incendio a casa nostra, lui penserebbe solo a mettere in salvo se stesso
ignorando noi.- Rise suo padre guadagnandosi un’occhiataccia del figlio.
Riflettei sulle loro parole, sentendo le guance
andare a fuoco per gli sguardi maliziosi che mi lanciavano Glenda, sua madre e,
ahimè, la mia.
Latini aveva fatto una cosa del genere solo per
me…?! Non ci credevo nemmeno io. Pensavo che il suo gesto fosse stato
spontaneo, un gesto che avrebbe potuto fare normalmente per salvare chiunque…
Le cose erano un po’ più chiare, evidentemente
Latini aveva mentito inizialmente perché non voleva che i suoi lo
sapessero.
-Vi lasciamo da soli.- Sentenziò
improvvisamente mia madre facendomi sprofondare sotto le piastrelle per
l’imbarazzo.
Oddio no! Da sola con lui?!? Ma che gli avrei detto?!
Gli altri sembrarono tutti più o meno
d’accordo con la sua frase –persino il medico che ci informò
che sarebbe passato più tardi- e uscirono fuori chiudendosi la porta
alle spalle. Merda!
Mi schiarì la voce per dire qualsiasi cosa
pur di rompere quel silenzio, ma lui mi anticipò: -Si può sapere
Puccio come cazzo ti è venuto in mente di dire come sono andate in
realtà le cose?!- Sbottò abbastanza seccato.
Lo guardai altezzosa e risposi, piuttosto pungente:
–Scusami tanto se non volevo che ti prendessi una colpa che comunque non
avevi!- Sbuffai seccata.
-Ok va bene, passi il fatto che tu l’abbia
detto ai miei, che non ti venga in mente di dirlo a scuola però!-
Mi avvicinai al suo letto continuando a guardarlo
male. –Perché, hai forse paura che la tua reputazione venga rovinata?- I miei occhi diventarono due fessure.
-Esatto.- Ribatté incrociando le braccia al
petto…o meglio, provando a
farlo, visto che con un braccio ingessato e con l’altro bucato ancora
dall’ago per il prelievo di sangue che gli avevano fatto, muoversi gli
era quasi impossibile.
-Bene. Nessuno saprà niente se è
questo che vuoi.- Sibilai altezzosa, accompagnando il mio tono odioso di voce
con una scrollata indifferente di spalle.
-Perfetto.-
Mi sedetti indisponente sull’altro letto vuoto
della stanza; non capivo proprio perché ci avessero lasciati da soli,
non avevamo niente da dirci, se non i soliti insulti!
-Oh il tuo ragazzo si è svegliato
finalmente!-
La bambina di prima entrò con un sorrisone
stampato in faccia, facendo aggrottare la fronte a Latini che si girò
poi verso di me guardandomi interrogativo.
Oh no. Ma che cazzo, di nuovo?! Ma i genitori di
quella cazzo di mocciosetta petulante dove stavano?!
Mi voltai subito verso di lei, non riuscendo a
sostenere lo sguardo stupito e sotto sotto -si vedeva- interessato del
cretino.
-Ti ho già detto che lui non
è…-
-Sìsì, ok come no.- Mi interruppe
svelta la bambina avvicinandosi a noi. Porca miseria, ma chi l’aveva
fatta entrare, non sapeva che esisteva una cosa chiamata privacy??
-Caspita, è ancora più carino da
sveglio!- Trillò saltellando come un canguro.
Lui la guardò stranito ancora per un
po’, prima di fare una lieve smorfia, -Beh, modestamente…-
Non avesse avuto il braccio ingessato gli avrei
tirato un bel pugno, di quelli forti e ben assestati…
-Piantala di vantarti, è solo una bambina
ammaliata dal tuo essere più grande, non è nel pieno delle sue
facoltà mentali!-
Borbottai incrociando le braccia al petto ed
ignorando le lievi proteste della bimba.
Mi squadrò per un po’ infastidita,
rivolgendosi poi di nuovo a lui -Dovevi vedere come ha chiesto subito di te!-
Oh merda…dovevo farla tacere, stava dicendo
troppo. Mi alzai per impedirle di andare avanti a spifferare tutto, ma quando
arrivai a tapparle la bocca aveva già detto:
-Anche se prima ha detto qualcosa sul
latino…-
Oh-Oh…
Lui inclinò la testa leggermente di lato
–per quanto gli fosse possibile muoversi- sfoderando un sorrisino
irritante pieno di sottointesi.
-Davvero?- Chiese con un tono di voce così
insinuante da non far nemmeno sembrare una domanda quella singola parola.
Mentire sarebbe stato inutile; la bambina aveva
parlato del latino e lui ci aveva
messo un attimo a capire.
-Solo perché ero preoccupata e mi sentivo in
colpa.- Confessai con le guance più calde di una stufa. –E ora
sparisci di qui o chiamo i tuoi genitori!- Sibilai gelida mentre spingevo fuori
a forza la bambina. Santo Cielo quanto erano irritanti i bambini!
-Devo ammetterlo Puccio, vederti così a
disagio e in difficoltà è veramente…- Si bloccò
increspando le labbra in un modo dannatamente sensuale. –Allietante.-
Lo guardai in cagnesco lanciandogli contro tutte le
maledizioni possibili. –Ma davvero?! Ti dirò anche a me non
dispiace vederti…- Mi tappai subito la bocca mordendomi con forza le
labbra; non era carino quello che stavo per dire.
-Cosa? Vedermi conciato così su un letto
d’ospedale?- Incalzò senza il minimo sarcasmo nella voce.
Feci un respiro profondo andandomi a sedere sulla
sedia vicino al suo letto. –Non intendevo dire questo, scusa.-
Non mi resi nemmeno conto delle mie parole, fu lui
a farmele notare: -Mi hai chiesto scusa?- Domandò sorpreso sgranando gli
occhi.
Oh cazzo. Beh ormai l’avevo detto, era
stupido rimangiarselo. –Sì, l’ho detto e questa è una
giornata davvero evento,
perché voglio anche dirti grazie
per quello che hai fatto.- Abbassai lo sguardo giochicchiando con la cerniera
della mia felpa. In fondo, ringraziarlo non era stato umiliante come pensavo,
ma…gradevole…anche se alquanto imbarazzante.
Mi stavo imbarazzando troppo a dire il vero, doveva
essere per forza per il senso di colpa…!
-La Puccio che ringrazia, pensavo di veder nevicare
nel Sahara prima che potesse succedere una cosa del genere.- Ridacchiò
facendomi ribollire dalla rabbia; sfotteva pure, eh?
-Prego, comunque.- La sua frase bloccò tutti
gli insulti che stavo per lanciargli addosso e bastò anche a farmeli
dimenticare.
Mi schiarì la voce. -Davvero…sono in
debito con te, qualsiasi…cosa di cui tu abbia bisogno, chiedi e…-
Mi passai una mano fra i capelli a caschetto, tirandomeli tutti indietro per il
caldo; si sudava lì dentro, ma cos’avevano i caloriferi puntati a
quaranta gradi??
-Qualsiasi?-
pressò, inchiodando i suoi occhi nei miei.
-Qualsiasi.- Confermai con un filo di voce,
completamente ammaliata da quel verde brillante.
-D’accordo.- Sorrise abbastanza compiaciuto,
liberandomi dal magnetismo dei suoi occhi. –Ci penserò.-
Non mi piacque per niente il modo in cui lo disse,
forse avrei dovuto porre dei limiti…
Maledizione, mi aveva completamente soggiogata con
i suoi occhi! Non ero stata in grado di intendere e di volere, come la bambina
di prima, forse iniziavo a capire come ci si sentisse…
Mi rialzai in piedi di scatto, non riuscendo
più a sopportare la tensione che aleggiava in quella stanza.
–Sarà meglio che vada…- Mormorai più a me stessa che
a lui. Dovevo andarmene sì, prima che potesse di nuovo ipnotizzarmi con
il suo sguardo.
-Ok. Puoi mandarmi il medico?- Mi chiese, forse per
la prima volta gentile da quando avevamo iniziato a parlare.
-Certo.- Sorrisi mettendoci più entusiasmo
di quanto volessi, spegnendolo poi di botto nel momento in cui me ne resi
conto. Merda! Ma che stavo facendo, ero impazzita? Volevo forse civettare con
lui o cosa?!
-Ci vediamo a scuola.- Dissi con voce flebile.
-Ok.-
Ma mi aveva sentita? La mia voce era più
bassa del miagolio di un gatto sofferente, come aveva fatto a sentirmi?
Quello che vidi prima di girarmi ad aprire la porta
mi lasciò interdetta per qualche secondo; Latini stava sorridendo
sì…ma non era un ghigno, né un sorriso allegro, sembrava…tirato…a
disagio…come me del resto.
Mi riscossi da quei pensieri ed uscii dalla porta
cercando di non pensare a quanto fosse carino con quell’ultima
espressione disegnata in viso.
*Note dell’autrice*
Sempre presente per rompere con i
miei noiosi capitoli xD
Volevo precisare alcune cose riguardo questo capitolo…
Posso capire che sia la storia
dell’ascensore che si blocca sia quella dell’incidente possano
sembrare tutte cose forzate, fatte
capitare da una scrittrice sadica (ma dai! xD) che li vuole far mettere insieme
il prima possibile, cosa vera in parte. Però sono comunque cose
attendibili diciamo. Mi spiego,
*L’ascensore è quello
del mio palazzo e si blocca davvero quando la porta esterna non è ben
chiusa, non è una cosa inventata
** Quando si attraversa per
prendere l’autobus davanti a casa mia, si può veramente rischiare
di essere investiti (a me è capitato un sacco di volte)
perché le auto arrivano veloci da una curva e quasi mai nessuna rallenta
nonostante ci sia il semaforo -.-
Quattro giorni. Quei giorni successivi andavano
classificati tra i giorni più brutti della mia vita
probabilmente…senza il probabilmente, lo erano e basta.
Sbuffai chinandomi a prendere per l’ennesima
volta la penna che era ruzzolata giù dal quaderno fino in terra.
-Puccio la smettiamo?- Sbottò quella stronza
di una professoressa acida del cazzo. Avrei tanto voluto alzare il ditino medio
in risposta, ma mi trattenni.
-Mi scusi.- E via con un altro sorrisino ipocrita,
forse il centesimo di quei giorni.
Quattro giorni.
Quattro giorni che non dormivo, rivedendomi davanti
quell’incidente; quattro giorni che non mangiavo quasi niente, ripensando
al sangue che avevo visto scendere dalla sua fronte; quattro giorni che non
riuscivo a studiare, impegnata com’ero a studiare il viso di qualcun
altro nei miei ricordi; quattro giorni che non ascoltavo musica, quasi tutto mi
ricordava quello che era successo; quattro giorni…che non lo vedevo…
Più volte durante quei pomeriggi ero stata
ad un passo dal vestirmi e precipitarmi all’ospedale per vederlo, ma mi
ero sempre trattenuta. Non volevo essere noiosa, non volevo stressarlo, ma
soprattutto non volevo ammettere a me stessa che non era solo senso di gratitudine
quello che mi imponeva di andare da lui.
Odiavo ammetterlo, ma mi mancava…e tanto. Mi
mancava andare di corsa la mattina per evitarlo, mi mancava spiarlo dal buco
della serratura ogni volta che usciva –proprio da maniaca-, mi mancava
litigare con lui, mi mancavano le sue stupide e insulse battutine, mi mancava tutto, ogni minima cosa di
quell’essere rivoltante. Le giornate a scuola mi sembravano…vuote
senza la sua irritante presenza.
Sospirai di nuovo, poggiando il gomito sulla pagina
del libro che si mosse e…fece rotolare nuovamente la mia penna.
La lasciai per terra quella volta, ignorando gli
sguardi di fuoco della prof che sembrava più che intenzionata a
strangolarmi.
-Ali tutto bene?- Mi chiese Mel, preoccupata,
nell’intervallo.
-Certo.- Feci un sorriso falso e tirato, per nulla
convincente.
-A me non sembra…- Commentò piegando
le labbra pensierosa.
-Sto bene Mel, davvero.- Infilai i miei ultimi 30
centesimi del borsellino nella macchinetta del caffè e aspettai paziente
il mio thè.
Quello stesso giorno davanti alla
macchinetta…Scossi appena la testa per cercare di scacciare il pensiero
della sua maglietta bagnata di
cioccolata e cercai di concentrarmi sulle parole della mia amica.
-Ieri sono andata a trovare Lore in
ospedale…- Buttò lì con nonchalance.
Mi irrigidii di botto, sforzandomi di muovere le
braccia –seppur a scatti- per prendere il bicchierino di thè.
-Sì? Come sta?- Stupide corde
vocali…perché la mia voce usciva tremolante?
-Bene, si annoia più che altro.-
Spiegò studiandomi con più attenzione del dovuto. –Tutti
quei bambini del reparto lo innervosiscono- Ridacchiò. –Ah e ha
chiesto di te.-
L’emozione che mi provocò il sentire
quell’ultima frase, fece arretrare di botto le mie labbra dal bicchiere.
Mossi la mano velocemente in aria, più come
antistress alternativo alla ridicola voglia di saltellare che mi aveva colto,
che per altro.
-Scotta.- Mi giustificai evitando di incontrare i
suoi occhi.
Lei annuì, per nulla convinta della mia
motivazione; lo scetticismo dipinto sul suo volto ne era la prova.
-Che ha detto?- Mannaggia a Melanie, lo faceva
apposta a tenermi così sulle spine, voleva che fossi io a domandare, non
mi avrebbe detto niente altrimenti.
-Niente di che…ha chiesto come stavi e io gli
ho risposto bene.- Fece spallucce.
Solo? Mi
chiesi scioccamente, piuttosto delusa.
-Anche se non mi sembra affatto che tu stia
bene…- considerò sarcastica. –Secondo me dovresti andarlo a
trovare.-
Mi girai verso di lei scandalizzata, pronta a
ribattere con la mia solita recita, ma lei mi anticipò:
-Reparto pediatria, edificio rosso, terzo piano.-
Cantilenò alzando gli occhi al soffitto e sorridendo allusiva, prima di
incamminarsi verso la classe a passo svelto.
Maledetta, stupida, idiota, cretina di una
Mel…aveva detto terzo piano, vero?
Ok, stavo facendo qualcosa di veramente stupido, forse una delle cose più stupide che
avevo mai fatto.
Terzo piano, edificio rosso, reparto pediatria. Ed
ero lì, come una cretina a guardare due bambini che litigavano per una
macchinina, un ragazzino che leggeva un libro su una sedia ed una bambina tutta
intenta a pettinare la sua Barbie.
Quasi avrei voluto implorare quei bambini di
giocare con loro piuttosto che dirigermi verso il bancone per parlare con
l’infermiera.
-Mi scusi ehm…sto cercando un mio amico.- Mi
divorai il labbro nervosa; di nuovo lo avevo definito un mio amico e non lo era
affatto cavolo!
-Il nome?- Domandò gentile la signora
anziana.
-Lorenzo Latini.-
Tamburellai nervosa con le dita sul bancone
finché non riprese a parlare.
-Stanza 34, è con sua sorella adesso.- Mi
informò gentile.
Quale sorella? La Brava o la Stronza?
-Grazie.- Sorrisi, dirigendomi poi verso la
direzione da lei indicatami.
Più mi avvicinavo a quella stanza e
più la tentazione di lasciar perdere e di andarmene aumentava.
Una volta arrivata davanti alla porta, la aprii
abbassando la maniglia lentamente ed insinuando dentro prima la testa e poi il
corpo con cautela.
Lui non mi vide subito, ma quando si girò e
i suoi occhi incontrarono i miei, tutta l’ansia, tutta
l’agitazione, tutto il nervosismo di quei giorni, sparirono in meno di un
secondo.
Mi insultai mentalmente più volte per non
essere andata prima da lui, non avrei passato quegli ultimi giorni da zombie se
l’avessi visto probabilmente.
Mi era mancato…non tanto però,
solo…abbastanza…anzi, poco.
Abbozzai un sorriso timido che sembrò
più che…felice (?) di
ricambiare e mi accorsi con rammarico che era la Stronza ad essere in sua
compagnia.
Lorenzo’s
pov
Era venuta. Era venuta a trovarmi alla fine…
Inarcai appena un sopracciglio; alla buon’ora!
Dio, in quei giorni relegato in quel letto e
circondato da odiosissimi bambini che volevano giocare con il mio cellulare e
la mia PSP e da odiosissime bambine che facevano moine maliziose e volevano che
giocassi con loro alle Barbie, avevo rischiato seriamente di impazzire.
L’unica cosa che mi aveva consolato il giorno
prima era stata la visita di Mel;
-Cercherò
di mandartela.- Aveva detto prima di andarsene e ci era riuscita…
Non avevo voluto ammettere nemmeno a me stesso che
il motivo del mio malumore in quei giorni fosse lei…lei che non avevo voglia di vedere e che non era
venuta a trovarmi…perché non
era venuta? Ripensai accigliandomi.
Si avvicinò incerta di poco al letto ed ogni
suo singolo passo significava l’aumento inconsulto dei miei respiri.
Rossella, forse per la prima volta nella sua vita,
sembrò riuscire a calcolare il risultato di 2+2. Un vero record.
-Vi lascio soli.- Disse seccata, prima di girarsi
per uscire senza nemmeno salutarla.
Lei però non sembrò farci caso,
guardava me. Non credevo che potesse
essere così piacevole sentire gli occhi di qualcuno addosso, io di
solito odiavo essere fissato. Amavo stare al centro dell’attenzione
certo, ma odiavo sentire sguardi insistenti
addosso. Un po’ contraddittoria forse come cosa.
-Ehi.- Sorrise abbassando lo sguardo -forse per
racimolare un po’ di coraggio- prima di rialzarlo e di fare un cenno con
la mano. –Come va?-
Ricambiare il sorriso mi venne quasi spontaneo,
esattamente come prima. –Non mi lamento,- Il sorriso diventò un
ghigno compiaciuto, -Qua è pieno di infermiere sexy.-
-Oh.- Lei non sembrò capire che stessi
scherzando. -Wow.- Si sforzò di mantenere il sorriso, ma non ci
riuscì più di tanto bene.
Sorrisi di sbieco, divertito da quella sua
espressione delusa…le dava forse fastidio?
-Sì, non l’hai vista la
ultraottantenne all’ingresso?- Ridacchiai facendo ridere più
tranquilla anche lei.
-Oh, molto sexy sì.- Commentò
sedendosi sulla sedia occupata da Rossella prima. Oh, la sua compagnia era
decisamente più gradita di quella di mia sorella.
-Hai bisogno di qualcosa?- Chiese a disagio, ma
forse era solo una mia impressione, dopo qualche secondo di silenzio.
Stavo per rispondere che stavo bene così, ma
lei proseguì abbozzando un sorriso che…porca puttana a me sembrava
dannatamente sensuale…
-Ho solo una mezz’oretta, ma se hai bisogno
di un’infermiera, io sono qui.-
Ok, forse era solo il mio cervellino malato,
accompagnato a braccetto –metaforicamente parlando ovviamente-
dall’amico del piano inferiore, a macchinare pensieri così
contorti, ma la sua frase mi sembrò indiscutibilmente piena di
sottointesi.
Senza volerlo –o forse sì-, mi
ritrovai ad immaginarla vestita da infermiera…non da infermiera di
quell’ospedale, ma da infermiera sexy.
Oh cazzo. Deglutii sentendo improvvisamente la gola
secca. Caldo…cazzo se faceva caldo in quel posto, avevano aumentato la
temperatura dei caloriferi? Ovvio, colpa di tutti i marmocchi che giravano per
il reparto!
-Ehm, mi
potresti…passare…l’acqua?- Fantastico, stavo facendo la
figura del cretino balbettante o peggio, del ragazzino sovraeccitato.
Lei aggrottò la fronte disorientata dal mio
cambio di umore, ma annuì comunque sporgendosi per afferrare la
bottiglietta dal comodino.
-Grazie.- Mi sforzai di dire strozzandomi con la
mia stessa saliva, prima di buttare giù tutto d’un botto
l’acqua. Avevo la gola che stava andando a fuoco…
Dio, ero davvero malato se facevo pensieri del
genere sulla Puccio…mi era capitato certo, ma…solo una volta
–o forse più- mentre sognavo! Dopo quello stramaledettissimo bacio
del cazzo, i miei pensieri su di lei avevano assunto una piega decisamente ben
poco casta.
-Stai bene?- Domandò increspando le labbra
ed esaminandomi attentamente.
-Sì.- Mi sforzai di sorridere, ma doveva
essermi venuta fuori quasi sicuramente una smorfia. Chissà perché
mi aveva baciato…solo per irritarmi?
-Se ti disturbo…-
-No!- La mia voce si alzò di un’ottava
senza che nemmeno me ne accorgessi. Cazzo…!
Cercai di darmi un contegno, ignorando volutamente
il sorrisino che si dipinse sulle sue labbra. Le sue labbra…le stesse
morbide, calde labbra che…eh no! E che cazzo, stava diventando una fissa!
Restammo in silenzio per un po’, secondi
preziosi che adoperai per scacciare definitivamente i miei pensieri molesti
sulla Puccio.
-Non mi sembra quasi vero di riuscire a parlare con
te senza litigare.- Confessò lei divertita.
-Già. Questa credo sia la conversazione
più civile che siamo riusciti a fare, supera di gran lunga quella sugli
accordi per pulire i cessi.- Ironizzai con aria solenne.
Per la prima volta da quando le avevo rivolto la
parola con quel misero “ciao”a tre anni, dopo averla incontrata al
supermercato con mia madre, riuscii a conversare con lei del più e del
meno, senza guardarla con odio o indifferenza, senza insultarla e senza
litigare. Un miracolo insomma.
Mia madre mi aveva sempre detto quando ero piccolo
di provare a parlarci visto che avevamo la stessa età, ma io testardo
com’ero non le avevo mai voluto dar retta. Da quando avevo iniziato le
medie e mi ero trovato la prima ragazzina –superando la fase iniziale del
“io sono maschio e gioco a calcio, tu sei femmina e giochi con le
bambole” delle elementari – avevo iniziato a guardarla con sufficienza,
come un ragazzo figo guarda una secchiona sfigata…perché
sì, ricordavo bene la fase occhiali-apparecchio della Puccio alle medie.
Dalla prima superiore era cambiata tantissimo
però; gli orribili brufoli che contraddistinguevano la fase ormonale dell’adolescenza
erano spariti così come occhiali ed apparecchio, lasciando posto ad un
bel viso pulito, due begli occhi verdi e un sorriso perfetto.
Ovviamente non ero cieco e la cosa mi era saltata
subito all’occhio, ma mi stava comunque troppo antipatica per via del suo
atteggiamento da smorfiosa per poterla considerare una persona con cui parlare.
E poi…che razza di figura di merda avrei fatto andando da lei e
parlandoci così di punto in bianco senza nemmeno conoscerla? Avrebbe
potuto benissimo umiliarmi dicendo un “e tu chi sei?”
No, grazie.
-Devo andare…- Mi disse d’un tratto,
dopo aver finito di prendere in giro gli orribili capelli rossi della prof di
arte.
Di
già?
Ma che cazzo andavo a pensare?! Che se ne andasse
pure, sprecava troppo ossigeno la nanerottola e in quella stanza già ce
n’era poco!
–D’accordo.- Sorrisi falsamente,
cercando di sembrare spontaneo, mentre dentro evocavo un qualsiasi intervento
divino che le impedisse di uscire da quella cazzo di stanza.
Mmm, non so…un piccolo terremoto? Nah ci
sarei andato pure io di mezzo e la mia vita era sacra. Avevo già
rischiato una volta, ero così giovane, c’erano ancora troppe donne
che avrei dovuto conoscere prima di morire!
Un allagamento? Perfetto. Potevo iniziare a sperare
che i bambini rompessero i cessi del piano allagando tutto…
Alice’s
pov
D’accordo.
D’accordo…d’accordo..?!
Non poteva dire nient’altro porca miseria?!
Chessò, dirmi di dettargli qualche compito o di spiegargli cosa era
successo in classe mentre non c’era, una qualsiasi scusa per farmi
restare!
Feci un sorriso tiratissimo, lanciandogli contro
imprecazioni di ogni tipo; stupido, stupido Latini, era solo un cretino!
Aprii la maniglia della porta ad una lentezza
esasperante, sperando fino all’ultimo di sentire la sua voce che mi
bloccasse, ma niente.
Sbuffai uscendo di corsa e chiudendomela alle mie
spalle con forza. Stupido, stupido, stupido!
Arrivata a casa non avevo ancora finito di
insultarlo mentre mi sfilavo le scarpe.
Ripensandoci era stato strano per tutto il tempo,
così gentile, amichevole, socievole…molto diverso da come era di
solito con me…
Chissà che gli era preso quando aveva
chiesto con urgenza l’acqua, sembrava che stesse per soffocare dopo aver
inghiottito un quintale di peperoncino. Probabilmente per via di qualche
medicinale strano che prendeva…
Avevamo discusso tutto il tempo dei vari professori
e del libro di italiano che ci aveva costretto a leggere la Marchegiani. Per la
prima volta eravamo d’accordo su una cosa; Il Nome della Rosa era il
libro più noioso in assoluto! Lui aveva letto a malapena il titolo sulla
copertina, io invece ero a pagina nove, ma avevo capito ben poco di quello che
leggevo; se un libro non mi appassionava non ci capivo quasi niente.
Mi sedetti sul divano e accesi la televisione
mentre distratta pensavo a quello che mi aveva detto…
Lunedì.
Lunedì avrebbe ripreso la scuola…solo due giorni da
sopportare quindi e poi lo avrei potuto rivedere ogni giorno. Il solo pensiero
mi mandava in estasi più di quanto fosse lecito.
Un dubbio fastidioso si insinuò nella mia
mente: come sarebbe stato rivederlo a scuola? In ospedale mi era sembrato una
persona completamente diversa, ma a scuola come si sarebbe comportato con me?
Di nuovo mi avrebbe dato fastidio con le sue inutili battutine cretine? Da una
parte speravo di sì, dall’altra di no…
Annoiata e pensierosa, mi consolai con un po’
di nutella e qualche battuta sciocca, ma divertente, di Hannah Montana.
Il Lunedì mattina seguii lo schemino sacro
al contrario, ovvero, mi vestii con calma e mi truccai con cura, mi piastrai i
capelli e alle sette e mezza ero pronta per…sbirciare dallo spioncino per
osservare la porta di fronte col cuore in gola. Fortunatamente mio padre era
già uscito e mia madre era a letto, altrimenti avrei fatto proprio una
misera figura da maniaca spiona…
Quando alle sette e quaranta –ero già
in ritardo porca miseria!- vidi la porta di fronte aprirsi, trattenni il
respiro emozionata.
L’entusiasmo volò via subito nel
momento in cui notai che non era solo, ma con quella smorfiosa di Rossella.
Sospirai appena, delusa. Giusto, era logico che sua
sorella lo accompagnasse in macchina il primo giorno dopo la storia
dell’incidente, ero proprio cretina…
Sarei uscita e avrei cercato di scroccare un
passaggio con sorrisini e moine se al posto di Rossella ci fosse stata Glenda,
ma con la Stronza non ci volevo proprio avere niente a che fare…
Aspettai che la porta dell’ascensore si
richiuse dietro a loro prima di aprire la porta di casa mia.
Nel momento in cui lo feci però, la porta
dell’ascensore si spalancò di nuovo, facendomi sobbalzare.
-Cazzo, le chiavi…!- Disse fra i denti Latini
bloccandosi di colpo non appena mi vide.
-Ciao.- Mormorai imbarazzata, ma sostenendo
comunque il suo sguardo.
-Ciao.- Rispose lui continuando a fissarmi con uno
sguardo indecifrabile.
Avrebbe di sicuro pensato che stessi aspettando
apposta che loro se ne andassero dietro la porta perché non volevo
vederlo…!
-Lore muoviti che sei in ritardo!- Strillò
quella befana di sua sorella dall’ascensore.
Lui sembrò riscuotersi da qualsiasi tipo di
pensiero e si diresse veloce verso la porta di casa sua.
Nel frattempo, io entrai in quell’affare
malefico che era l’ascensore, sentendomi gli occhi ostili di Rossella
puntati addosso.
-Lore?Che cerchi?- udii da dentro casa loro la voce
di Glenda che rimbombava per le scale.
-Le chiavi!- Gridò lui facendomi andare in
iperventilazione solo con il suono della sua voce.
-Ma sono sul tavolo deficiente! Le ho viste ieri
sera!- Glenda rimaneva sempre la migliore, mi sarebbe piaciuto averla come
sorella.
-E dirlo subito no cretina?!-
-Non me le hai chieste!-
-Sé va beh, vado, chiudi tu!-
Detto quello la porta alla mia sinistra si chiuse
rumorosa e nella mia visuale apparve Latini che si richiuse frettoloso la porta
dell’ascensore alle spalle per poi schiacciare la T del piano terra.
-Cazzo!- Sussurrò di nuovo a bassa voce.
–La Rettino mi ammazza! Se dovesse chiedere il perché del mio
ritardo, ero in punto di morte, eh.- Ci squadrò ad entrambe, come a dire
che eravamo testimoni del fatto.
Alzai gli occhi al cielo, divertita nonostante la
situazione bizzarra. La prof Rettino non era di certo una che tollerava i
ritardi, per lei nemmeno la perdita di una gamba valeva come scusa per arrivare
dopo, disturbando così la sua preziosa
lezione.
-Siamo sulla stessa barca.- Mi ritrovai a dire con
una piccola smorfia.
Quando l’ascensore arrivò a terra,
schizzarono fuori dall’ascensore alla velocità della luce,
esattamente come me che non volevo assolutamente rovinare il mio record di zero
ritardi!
Arrivai in classe per il rotto della cuffia, la
Rettino mi fece una ramanzina indispettita, ma non segnò il ritardo di
un minuto e mezzo sul registro per fortuna.
Mi diressi apparentemente tranquilla verso il mio
banco, ignorando la stupida voglia di girarmi a guardarlo che mi aveva colto.
La lezione la passai girata verso la finestra, come
se quella posizione del collo mi potesse aiutare a non girarmi dall’altra
parte.
Mi sentii stupidamente triste quando notai che lui
non mi guardava. Parlava con gli amici del più e del meno, ma non mi
nominava mai nei suoi discorsi, nemmeno quando parlava dell’incidente.
Ufficialmente lui era stato messo sotto da un tipo
che non si era accorto che il semaforo era rosso e che aveva inchiodato
all’ultimo investendolo di striscio. Nessun salvataggio, nessuna corsa
per riuscire a prendere l’autobus, niente. Gli faceva così schifo
dire in giro che mi aveva salvato la vita?
Ogni volta che diceva di avere male alla spalla per
la botta presa poi, il mio umore andava sotto le scarpe per i sensi di
colpa…
Sbuffai affranta; sentivo che stava ritornando tutto
esattamente come prima dell’incidente e la cosa non mi piaceva per niente
per quanto fosse seccante ammetterlo…
Ebbi la conferma del mio brutto presentimento nel
momento esatto in cui lui mi chiamò “Puccio” con il suo
solito tono sprezzante, lo stesso che usava prima dell’incidente.
Stavo tranquillamente camminando per il corridoio
quando, senza volerlo, gli ero andata addosso provocando in lui un certo
fastidio.
-Puccio cazzo, sempre in mezzo sei.- Era stata la
sua gentile risposta al mio “scusa”.
Non ero riuscita a rispondere a quella sua
frecciata cattiva, ero rimasta troppo male e al tempo stesso perplessa per il
suo modo di fare.
Mi limitai semplicemente a fare una smorfia di
protesta in risposta.
Ero stata un’illusa a pensare che Latini
fosse cambiato…per cosa poi? Per quell’incidente? Per la nostra
chiacchierata all’ospedale? No, era troppo stupido e immaturo per poter
cambiare in così poco tempo e per così poco.
-Che palle, giovedì abbiamo la gita a
Torino!- Mi aveva distratta Mel con una sonora protesta.
-Ah già…beh dai, sarà
interessante.- Due ore e mezza di treno per andare a vedere uno stupido e
inutile museo cinematografico…a che cosa serviva visitarlo ancora non
l’avevo capito…
-Sì, come no. Che spreco di tempo e di
soldi…Ohi, vado fuori a fumarmi una zizza,
vieni?-
Scossi la testa sorridendo. –No, grazie.- le
avevo ripetuto un centinaio di volte che non fumavo e che non avevo intenzione
di iniziare.
-Come vuoi.- Alzò le spalle indifferente,
dirigendosi poi verso il cortile della scuola.
Ringraziai tutti gli dei dell’antico Olimpo
quando finalmente la campanella dell’ultima ora suonò.
Una volta arrivata davanti alla porta di casa mia
però, iniziai a desiderare che la lezione fosse durata fino alle sei del
pomeriggio.
Merda, avevo dimenticato le chiavi di casa! E dire
che vedere Latini che se le era dimenticate avrebbe dovuto farmi ricordare quel
piccolissimo particolare…
-Mamma, ho dimenticato le chiavi!!!- Piagnucolai al
telefono sedendomi sugli scalini vicino alla mia porta.
-Come le hai dimenticate?! Ah tesoro, sempre con la
testa fra le nuvole sei!-
-Non puoi portarmele un attimino…?- Implorai
con una vocina insopportabilmente infantile. Mi odiavo quando facevo
così, ma la vocina da bambina idiota funzionava quasi sempre, specie con
mio padre.
-No tesoro, Lucrezia è di là in sala
riunioni e lo sai che quella stronza fa storie se lascio scoperto
l’ufficio…-
Mi alzai di scatto battendo i piedi a terra come
una bimbetta in procinto di piangere. –E papi?-
-È a Firenze oggi, lo sai.-
Cazzo. Proprio quando mi serviva doveva andare a
Firenze…
-Maaa…- Cantilenai noiosa come una mosca.
–Che faccio, non posso aspettarti fino alle sei!-
Cazzo, non potevo nemmeno andare dalle mie amiche;
Ilaria era fuori con il suo ragazzo, Daniela a salvare qualche animale in giro
per il mondo e Angelica mi aveva detto di dover studiare chimica per il giorno
dopo!
Ci fu un attimo di silenzio, poi mia madre riprese
a parlare. –Puoi sempre suonare dai Latini e farti ospitare da loro per
qualche oretta.-
Spalancai la bocca guardando la porta di fronte
alla mia con indignazione. Mai!
-Ma nemmeno per sogno! Sai benissimo che li odio!-
-Ma tesoro, credevo che Glenda ti stesse simpatica,
giocavate sempre con quella Barbie da bambine, come si chiamava…?-
-Era una Tanya mamma…- Borbottai socchiudendo
gli occhi.
-Oh sì, Tanya con la slitta e con
l’Husky! Erano così carini, dove l’ha portata tuo padre, in
cantina?-
-Non lo so.- Digrignai sul l’orlo di una
crisi di nervi; ma le sembrava il momento di parlare delle mie bambole?!
-Comunque, non puoi mica aspettare sulle scale,
suona a Glenda e spiegale cosa è successo…- Disse come se fosse la
cosa più semplice del mondo.
-Già e sai che bella figura ci faccio io?!-
La cretina che era rimasta chiusa fuori casa.
-Oh, ma che te ne importa della figura! Glenda
è tua amica e gli altri due non li sopporti!-
-Ma…- Provai ad obbiettare.
-Tesoro scusa devo andare, la iena ha finito la
riunione, a stasera, baci, baci!-
Seee…baci, baci un corno!!!
Sbuffai mettendo via il cellulare e fissando truce
la porta di fronte.
Ok
Alice, muovi quelle cazzo di gambe e suona a quella cazzo di porta su!
Parlavo anche da sola, sì. Era confortante
essere consigliata dal mio cervello.
In fondo non c’era niente di male nel dimenticarsi
le chiavi a casa, anche a Latini stava succedendo quella mattina…
Mi feci forza e premetti l’indice sul
campanello per così poco tempo che uscì un suono breve e per
nulla udibile.
Ma evidentemente loro lo sentirono lo stesso
perché la porta si spalancò ed una confusa Glenda iniziò a
squadrarmi dalla testa ai piedi.
-Ciao Gle…Ho dimenticato le chiavi di casa,
non mi prendere per una sfacciata, ma se non ti è troppo di disturbo,
potresti ospitarmi per qualche oretta?- Parlai tutto d’un fiato, sperando
che mi avesse capito nonostante la voce appena accennata.
La sua espressione confusa lasciò subito
posto ad un luminoso sorriso. Bene, mi aveva capita.
–Ma certo!- Mi rispose tutta sorridente.
Si spostò per farmi entrare, ma il mio tragitto
nell’ingresso della casa fu molto breve perché mi bloccai subito
di scatto non appena vidi Latini uscire dalla cucina solo con un insignificante
paio di boxer –sembravano più che altro i pantaloncini di un
costume da bagno- addosso.
-Ohi Gle, chi è?- Si bloccò anche lui
non appena mi vide, più che altro smise di tormentare con la bocca il
cornetto Algida che aveva in mano.
Si morse con forza il labbro e deglutì
rumorosamente, quasi gli fosse andato di traverso il gelato.
-E tu che ci fai qui?- Chiese arrogante,
aggrottando poi la fronte.
Ci misi un po’…diciamo pure un bel
po’ a riprendermi e a capire che cosa avesse detto. Il mio sguardo era
troppo intento a scorrere su ogni centimetro libero della sua pelle; seguivo
avida tutte quelle linee perfette dei suoi addominali, portandomi la mano alla
bocca quasi a controllare che non stessi sbavando.
Era quanto di più perfetto avessi mai visto,
nessun paragone gli rendeva giustizia…
Oddio. Oddio.
Ero prossima ad un collasso. Ero troppo giovane per morire così!
Già immaginavo il mio medico spiegare la causa della mia morte: un
eccessivo aumento della frequenza cardiaca, surriscaldamento dovuto alla vista
di addominali perfetti o, peggio, di Latini mezzo nudo e un’eccessiva
eccitazione. Ma si poteva morire per troppa eccitazione?! Di sicuro io sarei
stata la prima ad affermare una cosa del genere, perché il caldo che
sentivo pulsare in tutto il corpo era insopportabilmente eccitante
e…caldo…e…stavo delirando sì.
Eppure quel cretino se ne stava lì davanti a
me, tranquillissimo, con quel cazzo di gelato in mano che continuava a leccare
con quella lingua tentatrice…
Dio, odiavo il suo modo inconsapevole –o
forse no- di tentarmi.
Mi serviva un gelato per raffreddarmi…mi
andava bene anche il suo, eh…
Vedendo che non accennavo minimamente a rispondere,
Glenda –sia lodata quella ragazza- rispose al posto mio. –Lore non
fare lo stronzo e sii gentile con un’ospite!-
Lui non sembrava quasi aver notato la risposta
della sorella però; continuava a fissarmi divertito e a –lo faceva
apposta, lo faceva apposta quello stronzo!- giocare con la sua lingua su quella
cazzo di panna di quel cazzo di cornetto che d’un tratto avrei voluto
avere spalmato addosso. Ok, calma, dovevo ritrovare la mia naturale regolarità
nel respirare.
Non poteva leccare quel gelato in modo così
evidentemente provocatorio guardandomi però! Già stavo andando a
fuoco solo nel vederlo senza maglietta, era scorretto e sadico da parte sua!
-Gle, è Christian?- Un’altra voce
femminile, piuttosto simile a quella di Glenda, anche se molto più
irritante e strascicata, arrivò dal corridoio.
-No Ross, è Alice.- Rispose Glenda, fin
troppo paziente e gentile a mio parere.
-Chi?- Domandò facendo capolino da una delle
altre stanze e inarcando il sopracciglio scettica. -Ah.- Scrollò le
spalle. –Che vuole?- Parlava con la sorella come se io non ci fossi stata.
-Rimarrà con noi per un po’-
Annunciò con un sorrisone l’unica che sembrava contenta della
cosa. Gli altri infatti storsero il naso contrariati. Alla faccia dell’educazione,
potevano almeno far finta di niente davanti a me…
-In che senso?- Chiese Rossella poggiando le mani
sui fianchi in un gesto che a me sembrava quasi intimidatorio.
-Ha dimenticato le chiavi di casa. Ci farà
compagnia finché non torna sua madre dal lavoro.-
-Hn, che memoria del cazzo, come si fa a
dimenticare le chiavi?- L’idiota numero uno per eccellenza, alias il
fratellino maschio, alzò gli occhi al cielo in modo teatrale, come se
lui quella mattina stessa non si fosse trovato nella mia identica situazione.
Poi si congedò con un’insopportabile
risatina seguito dalla sorella stronza.
Glenda, invece, mi prese per mano e mi
trascinò tutta contenta in camera sua. –Vieni, andiamo a
spettegolare un po’, è tanto che non parliamo!-
In camera sua però, mi accorsi con orrore
della presenza di Mister Simpatia.
-Lore esci che dobbiamo spettegolare.-
Brontolò impaziente lei.
-Fate pure, tanto non vi ascolto, non me ne frega
un cazzo dei vostri discorsi idioti.- Mormorò annoiato senza distogliere
lo sguardo dallo schermo del computer.
-Non ti credo! E comunque hai il pc anche in camera
tua!-
-Sì, ma il mio è lentissimo!- Si
lamentò lui .
-È lento solo perché tu lo tratti
malissimo! Lo ha detto anche lo zio!-
Seguivo il loro battibecco spostando lo sguardo da
uno all’altro, come se stessi seguendo una pallina di ping pong.
-Ma non è vero!-
-Sì che è vero! Ti ho visto mentre lo
prendevi a calci l’altro giorno! Per non parlare di tutte le volte che lo
spegni senza andare su Start/Chiudi sessione e che gli blocchi
l’aggiornamento dell’antivirus!-
-Lo prendo a calci solo perché mi irrita la
sua lentezza! E poi che cazzo avrà mai da aggiornare l’antivirus
ogni due secondi?!- Borbottò lui alzando gli occhi al cielo per un
millesimo di secondo, prima di incollarli di nuovo al computer.
-Ah!- Sospirò lei spazientita camminando
come una furia verso il suo letto –Lasciamo perdere và!-
La seguii sedendomi a mia volta sul suo letto.
L’idea di “spettegolare” con lei non mi tranquillizzava,
anche perché non avevo molto da dire su di me.
-Mettiti le cuffie!- lo strillo di Glenda mi fece
sobbalzare. Cavoli, che voce, poteva fare la cantante lirica.
-Cosa?!- Lui si scostò un attimo dal
computer per sporgersi a fissare la sorella incredulo.
-Mettiti le cuffie e la musica a tutto volume se
davvero non ti interessano i nostri discorsi!-
-Oh, ma quanto cazzo rompi…- Soffiò
lui inviperito, collegando delle cuffie allo schermo e mettendosele.
Poco dopo sentimmo entrambe partire da esse della
musica a volume alto e Glenda si tranquillizzò.
-Allora dimmi,- Gli occhi le brillavano di
curiosità, faceva quasi paura, –Come ti trovi nella classe di mio
fratello?-
Sorrisi forzatamente. –Bene dai.-
-C’è qualcuno che ti piace scommetto!-
Trillò saltellando sul letto da seduta.
-Beh…no.- Quasi lo dissi con
un’espressione dispiaciuta, mi dispiaceva deludere le sue aspettative!
-Oh dai! Sono sicura di sì, ci sono un sacco
di ragazzi carini!- Lei però non demorse.
-Ah ehm…- Iniziai a pensare che forse mi
conveniva dire una bugia…Glenda era molto sveglia e non mi risultava
difficile credere che lei già sospettasse qualcosa di quello che era
successo fra me e suo fratello. Cioè, che poi alla fine non era successo
niente di che, solo un bacetto insignificante, però era sempre meglio
depistarla…
-Sì.- Dissi mangiucchiandomi il labbro.
-Lo sapevo!- Lanciò uno dei suoi cuscini
dall’altra parte della stanza dalla gioia. –E chi?!Lo conosco quasi
sicuramente!-
-Ehm…- Un nome, un nome. –Matteo.- Che
poca fantasia davvero.
C’era qualcosa che non mi convinceva
però nell’espressione di Glenda, sembrava un coniglio con le
orecchie ritte e allerta, pronto a captare qualsiasi suono.
Non capii il perché di
quell’espressione finché non parlò. –Lore?
Perché non sento più la musica?- Domandò minacciosa.
-Ho messo un attimo in pausa, perché, non
posso?- Ribatté acido il fratello.
-No che non puoi! Brutto stronzo, ci stavi
ascoltando!- Glenda si alzò dal letto come una furia e si
catapultò su Latini con una faccia tutt’altro che rassicurante.
-Ma figurati! Ti ho già detto che non me ne
frega un cazzo dei vostri discorsi!- Incrociò le braccia al petto
scocciato.
-Fuori!Ora, o lo dirò poi alla mamma che hai
infastidito Alice!-
-Cooosa?! Ma non ho fatto niente!-
-Ho detto fuori! Sono sicura che Ross ti
farà usare il suo pc, ora esci, da bravo fratellino su!-
Mi venne da ridere mentre la piccola Glenda
prendeva a calci e spinte il fratello per farlo uscire. Mi guadagnai un’occhiataccia
dal diretto interessato poco prima della sua uscita di scena.
-Ah! Finalmente un po’ di pace.-
Ridacchiò Glenda tornando a sedersi sul letto.
Non c’erano più dubbi, quella ragazza
era il mio idolo!
-Ok, ora che mio fratello è uscito puoi anche
essere sincera…-
La guardai confusa e spaesata; di che stava
parlando?
-So che non è Matteo che ti piace…-
Roteò gli occhi allusiva.
Oddio. Perché quello sguardo, dove voleva
arrivare? Improvvisamente mi venne la voglia di scappare da quella stanza.
-Sì invece…- Dissi con voce flebile e
per nulla credibile. Che pessima attrice che ero!
-Oh andiamo! Prima di tutto devi spiegarmi come fa
a piacerti mio fratello, è così odioso!-
Mi sentii avvampare dalla punta dei capelli alle
dita dei piedi. –Questo dovresti chiederlo a qualcun’altra visto
che a me non piace.- Risposi cercando di mostrarmi sicura.
-Puoi darla a bere a mio fratello, ma non a me e a
mia sorella.- Alzò le spalle con un sorrisino furbo dipinto in faccia.
-Vi state sbagliando, senza offesa, ma io odio
vostro fratello; è irritante, infantile, idiota, arrogante, presuntuoso
e…- Bello, intelligente, capace di farmi andare in tilt cuore e cervello
con un solo sorriso, gentile quando voleva, tremendamente
bravo a mangiare i gelati, coraggioso e altruista per avermi salvato la
vita e…bello, bello come il sole, bello da morire, da restarci secchi.
Oh cazzo, da dove mi erano usciti tutti quei
nauseanti pensieri su quel cretino?!
-E ti piace.- Concluse lei senza abbandonare il suo
sorriso sornione. –Si capisce.-
-Da cosa?- Non provai nemmeno a ribattere, avevo
ancora in testa tutti quei pensieri su di lui e sul gelato…
-Da come ci litighi, da come lo guardi, da come
sbavi quando lo vedi…-
-Io non sbavo!- Sbottai rossa di vergogna e rabbia.
-Oh sì invece! Da come lo fissavi prima mi
aspettavo di vederti sbavare da un momento all’altro…sembrava fossi
in un mondo tutto tuo fatto solo di panna e…- Fece una smorfia schifata.
–Mio fratello nudo.-
Colpita e affondata.
Oddio, ma leggeva nel pensiero?!
Boccheggiai per un attimo non sapendo bene cosa
dire.
-Oh non ti preoccupare, sapessi io fin dove sono
arrivata con il mio ragazzo e il cioccolato.- Mosse la mano con nonchalance
facendomi spalancare ancora di più la bocca. –Non ti voglio
scandalizzare troppo, alla fine è normale fare questi pensieri.-
Ah, se lo diceva lei!
-Mi sembra ancora di sentire sulle labbra il sapore
del cioccolato e del suo…-
-Non mi interessa!- Strillai come un’ossessa.
Non ero una verginella pudica, ma cose del genere non le avrei mai e poi mai
fatte! Anche se…forse sulla panna un pensierino ce l’avrei
fatto…
Rise. –Comunque, sappi che io, a differenza
di mia sorella, ti voglio aiutare.- Congiunse le mani tutta contenta.
–Che bello sarebbe se tu e mio fratello vi metteste insieme! Forse lui
finalmente incomincerebbe a maturare!-
Certo, come no! Io con Latini? Nemmeno dopo mille
anni quello sarebbe maturato! Era solo un insopportabile ragazzino odioso e non
avevo nessunissima intenzione di sprecare il mio tempo con lui, potevo avere di
meglio! Interiormente parlando…
Feci un sorriso più falso di una banconota
da sette euro. –Mi spiace deluderti, ma a me non piace…davvero.-
Dalla sua faccia ci avrei giurato sul fatto che non
mi credesse per niente. –Ok.- Si arrese infine. –Se avrai bisogno
di qualsiasi aiuto con lui, io sono qui.- Si aprì in un luminoso sorriso
incoraggiante.
-Ok, grazie.- Mi sforzai di nuovo di sorridere per
essere gentile.
-Un consiglio.- Mi guardò maliziosa.
–Mio fratello è un coglione orgoglioso, lui non fa mai il primo
passo con una ragazza, lancia l’amo e aspetta sempre che siano le ragazze
a corrergli dietro. Mi scoccia ammetterlo, ma la sua strategia funziona il
più delle volte, visto tutte le ragazzine che gli cascano ai piedi come
sacchi di patate.- Fece una smorfia disgustata, poi assunse di nuovo la stessa
espressione furba di prima. –Devi essere tu a lanciargli l’amo
questa volta e ad aspettare che abbocchi.-
Dalla mia espressione dovette leggere una muta
domanda a cui rispose subito. –Abboccherà, ne sono sicura. Conosco
abbastanza bene mio fratello da capire quando è seriamente attratto da
qualcuna.-
La guardai scettica e mi venne da ridere. –Da
me? Attratto da me?- Domandai per nulla convinta.
-Certo. Ricordati di non sottovalutare mai il potenziale
che una ragazza ha su un ragazzo, il potenziale che tu hai su mio fratello.- Glenda con quell’espressione faceva
proprio paura, sembrava una tigre pronta a mangiare la sua preda.
Non l’avevo mai vista sotto quella luce,
pensavo fosse molto più…ingenua ecco. Rimaneva sempre la stessa
persona con cui giocavo alle Barbie da piccola!
-Devi farlo impazzire come solo una ragazza
può fare.- Rise riassumendo la sua solita espressione serena e posata di
sempre.
-Perché mi dici queste cose?- La domanda
uscì spontanea e incontrollata.
-Perché siamo amiche e mi piacerebbe averti
come cognata e poi…perché voglio vendicarmi di mio fratello che mi
tratta come una bambina, non lo sopporto!- Sbuffò incrociando le braccia
al petto. In effetti per molti suoi atteggiamenti sembrava una bambina, ma
evitai di dirlo.
-Come una bambina?- Chiesi compassionevole,
cogliendo la palla al balzo per cambiare discorso.
-Sì! Con Rossella si comporta da amicone, la
stima, le lascia fare tutto quello che vuole…invece con me fa il fratello
protettivo! Non posso mettermi un vestitino scollato che mi rompe subito le
scatole!- Mise il broncio offesa, facendomi sorridere.
-Magari ti vede più come una sorella minore
da proteggere…- Azzardai non riuscendo comunque a pensare a Latini come ad
un fratello protettivo.
-Sì, credo anche io sia per questo.- Si
addolcì un po’ e sciolse le braccia lasciandole ricadere sulla
gambe. –Sa che Rossella sa difendersi benissimo da sola da qualsiasi
idiota, è pure cintura nera di karaté! Invece con me è diverso,
mi vede come una bambina indifesa, cosa non assolutamente vera!-
-Cerca di farglielo capire.- Feci spallucce.
-Ci ho provato in tutti i modi, litighiamo sempre
su questo. Ecco, per quando vi metterete insieme, ti avviso già che mio
fratello è insopportabilmente geloso e possessivo…-
Oh no, eccola che ritornava sull’argomento.
-Io e tuo fratello non ci metteremo mai insieme.-
Chiarii subito seria.
-Ok.- Scrollò le spalle e distolse lo
sguardo pensierosa.
Decise di cambiare completamente discorso,
iniziò a parlarmi del suo ragazzo Domenico, a sentire lei l’Edward
Cullen di Milano. Bellissimo, perfetto, premuroso.
-Magari potremo fare un’uscita a sei quando
starai con mio fratello!- Esclamò tutta contenta, ignorando come sempre
il mio disappunto. –Io e Dome, Rossella e Christian e te e Lore! Sarebbe
bellissimo!- Gongolava di gioia. Oddio, sembrava quasi che stesse già
progettando il nostro matrimonio!
Quando arrivarono le sei non mi sembrò
neanche vero, finalmente potevo andare a casa!
Essere la confidente di Glenda per un pomeriggio mi
aveva completamente sfinita, peggio di cinque ore di jogging…
Così dopo aver studiato, cenato ed essermi
fatta una doccia rinfrescante –in tutti i sensi, giusto per dimenticare
la vista di quello stronzo quello stesso pomeriggio- me ne andai a letto
esausta.
Passò qualche giorno e le cose non
cambiarono. Latini mi salutava sempre, solo ed
esclusivamente con un cenno della testa, piuttosto seccato a giudicare dalla
sua espressione.
Non capivo perché si comportasse
così…cioè, non pensavo che dopo
quella chiacchierata in ospedale fossimo diventati amici per la pelle, ma
almeno…non lo so, conoscenti?
Sbuffai involontariamente continuando a guardare fuori dal finestrino.
Mancava ancora un’ora e mezza
all’arrivo del treno a Torino e io mi ero già stufata di stare
seduta.
Il treno era praticamente
vuoto e la nostra classe occupava tutto un vagone.
I professori se ne stavano per i fatti loro in
chissà quale parte del treno e i miei compagni di classe non perdevano
occasione per far casino e mettere la musica a tutto volume per cantare
più stonati di un branco di topi ubriachi.
Mel era partita da mezz’ora, nonostante non
avesse bevuto niente, cantava con gli altri e saltava da un sedile
all’altro del vagone.
Io ero l’unica sana di mente in quel
treno…povera me…
-Vai, vai,
spogliarello Zorzi! - Gridò un mio compagno di classe di cui ricordavo a
malapena il cognome.
Ovviamente non avevo creduto nemmeno per un secondo
che Mel assecondasse quell’idea…quanto mi
sbagliavo.
Sotto il coro di un branco di lupi allupati, Mel si tolse la maglietta muovendosi a ritmo della
musica che usciva a tutto volume dal cellulare di uno degli altri ragazzi.
-Mel, ma sei scema?!-
Strillai balzando in piedi. –Cazzo se ci beccano
siamo fottuti!- Già mi immaginavo se fosse entrato qualche altro
passeggero o il controllore dei biglietti.
-Ma dai Ali rilassati!Chi
vuoi che ci sia?- Rise lei tranquillissima sfilandosi anche i jeans.
Dio non ci credevo…io non
ci volevo entrare in quella storia. Mi diressi velocemente verso la
porta per accedere ad un altro vagone, ma Vergata,
Rocatelli e Gubbi mi si pararono davanti incominciando a gridare:
-Vai ora tocca alla Puccio!-
-Nemmeno per sogno.- Scossi la testa
incredula stupendomi nel sentire il coro che si alzò dietro di me.
-Oh sì, vogliamo la Puccio
senza vestiti!-
Guardai Mel in cerca di supporto, ma lei si
limitò ad una scrollata di spalle e mi lasciò da
sola contro 22 ragazzi piuttosto…famelici.
-Scordatevelo.- Ribattei con
voce ferma.
-Oh la Puccio fa la verginellaaa…- Mi
sfotté quel cretino di Lele.
-Io non faccio la verginella,
semplicemente non mi va di togliermi i vestiti in mezzo ad un branco di
depravati!- Incrociai le braccia al petto seria. C’era un limite a tutto!
Ci mancava solo che il prof mi beccasse mezza nuda in mezzo ai miei compagni di
classe poi, un’altra visita dal preside non me l’avrebbe
tolta nessuno.
-Secondo me si vergogna, perché in fondo non
ha nulla di che da mostrare…- Insinuò Andrea Vergata con un ghigno
strafottente.
Solo Matteo mi difese: -Dai ragazzi lasciate perdere…- Nessuno gli badò.
-Già, deve avere parecchia cellulite sulle
gambe…- Quella fu la goccia che fece traboccare
il vaso. Non fu la frase in sé a farmi scoppiare, fu la voce che la
pronunciò; la più stronza e bella al tempo stesso.
Mi girai a fulminare lo stronzo
più furiosa che mai. Secondo lui ero
piena di cellulite?! Beh si sbagliava e glielo avrei
dimostrato più che volentieri.
Senza distogliere gli occhi da lui, feci un
sorrisetto diabolico. –D’accordo, ma questa sarà la prima e
l’ultima volta.- Una serie di fischi di approvazione
fece da sottofondo al mio gesto spontaneo di afferrarmi i lembi della maglietta
per sfilarmela.
La tolsi lentamente, sentendo la pelle bruciare dal
caldo nonostante fossi rimasta mezza nuda a ottobre;
stavo andando letteralmente a fuoco sì, perché c’era solo
una persona che guardavo in mezzo a tutti quegli sguardi affamati. Solo lo sguardo bramoso di una persona mi mandava in
estasi e faceva scorrere adrenalina pura nelle mie vene.
Non sentivo la musica, non sentivo i fischi degli
altri, non sentivo niente, vedevo
solo lui, anche mentre mi toglievo i jeans muovendomi
in modo sensuale senza nemmeno rendermene conto, completamente rapita dai suoi
occhi, ipnotizzata ancora una volta. Era come se fosse stato lui a dirmi come
dovevo muovermi attraverso il pensiero.
Guardami.
È cellulite quello che vedi?
No, a giudicare dal suo sguardo avido non era alla
mia cellulite inesistente che stava pensando.
Avevo caldo. Caldo da morire,
perché ripensando alle parole di Glenda, capivo
quello che aveva voluto dire, capivo che non aveva tutti i torti quando diceva
che Lorenzo era attratto da me.
Lo sentivo sulla mia pelle il suo sguardo, sentivo
che mi voleva…esattamente come
io avrei voluto lui in quel momento.
I suoi occhi erano due pozze scure di desiderio;
nessun ragazzo mi aveva mai guardata in quel modo, nessun ragazzo mi aveva mai
fatto venire così tanti brividi tutti insieme sulla mia pelle, calda per
l’eccitazione che sentivo crescere dentro di me.
Devi
farlo impazzire come solo una ragazza può fare
E lo stavo facendo…solo
che stavo facendo impazzire anche me di rimando, perché ero tutta un
fremito, non desideravo altro che avvicinarmi a lui e lasciare che mi
sfiorasse, che mi accarezzasse, che mi facesse nemmeno io sapevo bene cosa, ero
troppo drogata del suo sguardo.
Nel momento esatto in cui un emerito coglione mi
palpò il fondoschiena, mi resi conto di essere salita sul sedile del
treno e di essere circondata da almeno una decina di ragazzi tutti intenti a
fischiare.
Fu come svegliarsi da un sogno, ritrovarsi in mezzo
a tutte quelle scimmie mi fece quasi schifo.
-Leva questa cazzo di mano
maniaco!- Obbiettai dando uno schiaffo secco alla mano di un mio compagno di
classe non bene identificato.
Scesi dal sedile a dir poco sconvolta. Oddio.
Oddio, oddio, oddio. Che
avevo fatto? Ero mezza nuda in mezzo ai miei compagni di classe in un treno per
andare in gita. Afferrai in fretta i miei vestiti, sentendomi scottare per
l’imbarazzo.
-Cazzo Puccio come ti muovi…-
Ammiccò un idiota decisamente eccitato a giudicare dai suoi pantaloni.
Dio che schifo, mi era caduto lì per sbaglio lo sguardo. –Sicura
di non aver lavorato come spogliarellista?!-
Continuò ridendo.
-Spiritoso…- Commentai facendo fatica persino
a sorridere. Avevo fatto la figura della troia spogliarellista…ma che
bello.
-Wevogliamo
il bis!- Strillò un altro cavernicolo.
-Scordatevelo proprio, avete già visto
troppo.- Borbottai risedendomi al mio posto vestita.
Dio che vergogna…non avrei
più avuto il coraggio di guardarli in faccia, non avrei più avuto
il coraggio di guardare Latini in faccia! Avevo fatto quello stupido
spogliarello per lui…per quel cretino! Ma che diavolo mi era preso?! Mi veniva da piangere…bella figura davvero…
Nessun ragazzo mi aveva mai visto
solo in mutandine e reggiseno, solo Matteo…mi sentivo
come…umiliata!
-Ali tutto bene?- Mi chiese Mel
sedendosi vicino a me.
-No, per niente!- Sbottai rossa in viso. Mannaggia
a lei che non mi aveva difeso e aveva lasciato che mi umiliassi così!
-Ma dai, è solo uno spogliarello
così, per stare in compagnia con gli amici, l’ho
fatto anche io…- Rise. –Anche se non li ho mandati in estasi come te.- Commentò sorridendo amichevole. –Devi
farmi vedere come si fa, mi piacerebbe sì far
impazzire i ragazzi come hai fatto tu.-
Non risposi, mi limitai ad una scrollata di spalle
e a guardare di nuovo fuori dal finestrino.
In fondo aveva ragione lei, era stata solo una cosa
così, fra amici, per fare gli stupidi…eppure…lui mi aveva vista,
lui aveva visto che lo guardavo mentre mi
spogliavo…
Mi tappai gli occhi con le mani come per
nascondermi. Mi vergognavo da morire.
Io avevo visto il suo sguardo però…e
avevo visto che mi voleva. Per quanto fosse stronzo con me e per quanto mi
odiasse, non poteva certo negare di essere stato attratto da me
mentre mi spogliavo. E quella consapevolezza mi
fece spuntare un sorrisino molesto sulle mie labbra.
La visita al museo fu lenta e noiosa. Un tipo
ciarlava in continuazione, spiegando la nascita della prima pellicola in
passato e di come venivano mosse una volta le
immagini; facendone scorrere tante simili, ma diverse in piccoli particolari,
una dopo l’altra velocemente.
Persi il filo del discorso quasi subito,
concentrarmi sulla spiegazione non mi riuscii più nel momento esatto in
cui mi accorsi che Latini mi stava fissando.
Mi mossi sul posto irrequieta
facendo finta di niente. Perché continuava a
fissarmi? Perché non la smetteva? Che fastidio…
Quando il tipo del museo ci diede il via libera per vedere le varie esposizioni tirai un
sospiro di sollievo, ero già pronta a sottrarmi allo sguardo del
cretino.
-Ali?-
Oddio no, di nuovo? Ma che
palle…
-Dimmi Teo.- Sorrisi in modo forzato non riuscendo
ad evitare una veloce occhiata a Latini che se ne stava
appoggiato al muro dall’altra parte della sala…e ci
fissava…Dio che nervi.
-Senti, per sabato, ti va bene se ti passo a
prendere alle otto?- Mi chiese speranzoso.
Un momento. Che giorno
era? Giovedì…Oh no! Avevo promesso a quel rompiscatole di uscirci
insieme, me ne ero completamente dimenticata!
-Ah.- Il mio sorriso si allargò e per un
attimo temetti che la mascella facesse crack per quanto fosse tirato.
-Ma certo, va bene.- Mica potevo
dire che me ne ero dimenticata…
-Fantastico!- Si illuminò
in un sorriso radioso e…sollevato.
Annuii leggermente a conferma del suo
“Fantastico”, nonostante pensassi che di fantastico ci fosse ben
poco in quella faccenda.
Avere un appuntamento con Matteo? Non aveva prezzo
per dirla alla Master Card…Era un fottutissimo
appuntamento gratis purtroppo e me l’ero guadagnato grazie alla mia
scemenza.
Diedi una rapida occhiata agli altri oggetti del
museo, decidendo di contare fino a duemila prima di prendere Latini a pugni per
il suo squadrarmi in continuazione…ma non gliel’aveva
detto nessuno che fissare le persone non era educato?!
Avrei voluto chiedergli che cavolo avesse da
guardare -non sorrideva poi, era serissimo- , ma
immaginavo più o meno che c’entrasse la mia performance del treno
e non avevo minimamente voglia di intavolare quel discorso con lui.
Durante il viaggio di ritorno il
gruppo di idioti mi implorò di nuovo di esibirmi. Se lo potevano pure scordare,
che si esibissero loro con il loro fisico da pensionati!
Di nuovo mi sentii insistentemente osservata e mi
ripromisi di dire al deficiente di finirla o mi sarei
incazzata sul serio. E che cavolo, c’era
un limite a tutto! Non aveva mai visto una ragazza in biancheria forse?! Cavoli, mi crollava un mito allora!
Sfortunatamente per me, me lo ritrovai pure sull’autobus
e nell’ascensore.
Quando l’ascensore arrivò
al sesto piano, non immaginai minimamente che si fosse tolto lo zaino dalle
spalle per un motivo ben preciso.
Lo buttò a terra e lo poggiò proprio
sulla traiettoria della porta esterna che rimase socchiusa.
Poi si girò verso di me e rimase in silenzio
a fissarmi, proprio davanti alla porta per uscire.
Ok, era un tantino inquietante il fatto che se ne
stesse zitto, che aveva?
-Se non ti spiace dovrei
uscire.- Insinuai pungente avvicinandomi a lui e incominciando a pensare ad un
modo per spostarlo di lì.
Lui non sembrava minimamente intenzionato a
collaborare e a spostarsi.
Aggrottai la fronte. –Si può sapere
che…- Non riuscii a finire la frase, mi prese
per le spalle e senza che io potessi fare niente per impedirlo mi tappò
la bocca con la sua.
Feci una strana smorfia sorpresa nel momento esatto
in cui mi resi conto di quello che stava succedendo.
Sentire di nuovo le sue labbra, il suo sapore, il calore del suo corpo sul mio, mi mandò
completamente in estasi.
Chiusi le palpebre sentendole improvvisamente
pesantissime e mi lasciai andare a quel meraviglioso supplizio.
Stavo sognando di sicuro, a
partire dallo spogliarello di quella mattina, era tutto troppo strano
per essere vero. Era troppo strano che Latini mi prendesse di spalle e mi
sbattesse al muro di un ascensore per poi baciarmi, roba da film porno o da mio
sogno erotico.
Legai le mie braccia dietro al suo collo e passai
le mie mani fra i suoi capelli per spettinarli, mentre continuavo ad assaporare
l’interno della sua bocca con la mia lingua.
Un sogno…non volevo più svegliarmi.
Quando si staccò da me ansante,
l’unica cosa a cui riuscii a pensare fu che il
rumore del suo respiro affannato così vicino al mio viso me lo sarei
ricordato per un bel po’, compresa quella mattina in cui mi sarei
svegliata da quel sogno.
-Puccio…- Mormorò a due centimetri
dalle mie labbra sorridendo.
-Alice…- Lo interruppi con un filo di voce
perdendomi in quegli occhi stupendi che aveva.
-Cosa?- Chiese lui senza capire.
-Chiamami Alice.- Precisai. Se era un sogno, potevo anche chiederglielo, no?
-Alice.- Concesse lui baciandomi di nuovo e
spegnendo il mio ultimo neurone rimasto.
Mi aggrappai letteralmente a lui con le mani,
iniziando a desiderare un contatto più diretto con il suo corpo. Beh se
era un sogno volevo un letto. Un grosso e comodo letto.
Mormorò qualcosa al mio orecchio che non riuscii a distinguere bene. –Come?- Domandai,
chiudendo di nuovo gli occhi e reclinando la testa indietro nel momento in cui
incominciò a baciarmi lentamente il collo.
-Che cosa ci trovi in quel
coglione di Matteo?- Mi chiese, soffiando sulla mia pelle e facendomi venire
brividi su per tutto il corpo.
Aggrottai la fronte confusa. Era un sogno. Era un
sogno, no? Eppure in un mio sogno lui non mi avrebbe
mai chiesto niente del genere.
Lasciai che andasse avanti a torturare il mio collo
con la lingua e ben presto quelle piacevoli attenzioni
mi fecero dimenticare la sua domanda.
-Vieni a letto con me.- Una richiesta. O una supplica?
Sgranai gli occhi incredula
e il respiro mi si mozzò. –Co…cosa?!-
Chiesi sicura di aver capito male.
Ok, era un sogno, ma in un sogno
l’avremmo dovuto fare e basta, senza sue richieste.
Si staccò dal mio collo e piantò i
suoi occhi nei miei. –Solo una volta.- Precisò in tono smorzato.
Non risposi. Mi limitavo a boccheggiare come un
pesciolino senza acqua. Non sapevo cosa dire, se era un sogno volevo svegliarmi
in quel momento.
-Ti voglio…Alice.-
Soffiò a due centimetri dal mio viso incendiandomi la pelle.
-Non immagini nemmeno quanto io sia
attratto da te…per quanto mi costi ammetterlo.- Parlava con un
tono di voce quasi sofferente, come se per lui fosse stato un disonore dire una
cosa del genere.
Per
quanto mi costi ammetterlo.
Non poteva essere un sogno, non
avrebbe mai detto niente del genere in un sogno. Con orrore mi accorsi di essere sveglia, avrei preferito fosse stato un sogno.
-So che è…squallida
come cosa, ma te lo chiedo come favore, solo una volta per…togliermi lo
sfizio diciamo.-
Togliermi
lo sfizio.
Di male in peggio,
quello era un incubo!
Spalancai la bocca indignata, avrei voluto dire
qualcosa, ma la gola era secca e non avevo voce nemmeno per insultarlo. Ma per
chi mi aveva presa?! Per una da una botta e via?! Voleva togliersi lo sfizio?!
Glielo toglievo io lo sfizio con un calcio nelle parti basse a quello stronzo!
Improvvisamente la sua vicinanza iniziò a
disgustarmi, era una presenza fastidiosa, non volevo averci niente a che fare.
Ero solo un’illusa, una
povera e patetica illusa. Per lui ero solo una come tante, una con cui togliersi lo sfizio. Un capriccio. Lui era solo un
bambino ed io un oggetto dei suoi desideri.
-So che ti piace Matteo…-
La sua voce rabbiosa mi distrasse dalla serie di insulti
che stava macchinando il mio cervello. –L’ho sentito ieri mentre lo dicevi a mia sorella…- Si morse il
labbro con forza, troppa forza, quasi mi aspettavo iniziasse a sanguinare.
-Ma…si
tratterebbe solo di una volta, te lo giuro, solo per farmi passare questa fissa
per te.-
Il cuore mancò un
battito, sia perché sulle scale udii il rumore di una porta che si
chiudeva, sia perché la sua ultima frase mi aveva scosso.
Ero masochista, una povera e
pazza masochista, perché non volevo che la sua fissa per
me gli passasse.
-Io…- La mia voce? La mia
voce era così roca e flebile?
Io…cosa? Cosa avrei potuto dirgli, in che modo avrei potuto fargli
capire come mi sentivo? Delusa, umiliata, come se mi stesse
paragonando ad un oggetto.
-Avevi detto qualsiasi cosa quel giorno
all’ospedale.- Mi interruppe senza pensarci
troppo. –Fammi questo favore.-
Continuava a ripetere la parola
“favore” e continuava a non capire.
Avevo
sbagliato a non porre dei limiti a quel “Qualunque cosa” quel
giorno, le mie preoccupazioni erano fondate.
Rimasi di nuovo in silenzio,
ascoltando attentamente il rumore del portone al piano terra chiudersi. A
quanto pareva il poveraccio aveva deciso di farsi le scale a piedi visto che
l’ascensore l’avevamo bloccato noi…
Le mie corde vocali ormai erano
sparite, anzi, spezzate. Era come se qualcuno le avesse tagliate con un paio di
forbici, non le sentivo proprio più, o forse avevo semplicemente
dimenticato come fare per utilizzarle.
-Sarebbe d’aiuto anche
per te, so che anche tu sei attratta fisicamente da me, saremo comunque pari.- Aggiunse peggiorando solo la situazione.
Mi stava
venendo da vomitare, mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. Oppure erano le mie gambe che stavano per cedere.
Io ero
attratta fisicamente da lui, su quello non c’erano dubbi. Il fatto
era che…non sapevo se c’entrasse solo il fisicamente. C’era
dell’altro? Ma poi cos’altro ci doveva
essere?
Scossi la testa per riordinarmi
le idee, ma non servii a molto. La sentivo pesante
e…vuota, non sapevo cosa pensare.
-Pensaci d’accordo? Fammi
sapere quando hai deciso.- Si staccò da me
definitivamente, mollando la presa sui miei fianchi e riprendendosi in spalla
lo zaino.
Mi sentii vuota
e poco stabile nel momento in cui si allontanò del tutto da me.
Aspettai appoggiata alla parete dell’ascensore di sentire la porta di
casa sua chiudersi, prima di uscire di lì scombussolata come se fossi
appena scesa dalle montagne russe.
Quella sera la passai sdraiata
sul mio letto a riflettere. Mia mamma, preoccupata, mi aveva implorato
più volte di mangiare qualcosa, ma non riuscivo proprio, avevo la nausea.
Il giorno dopo l’avrei rivisto a scuola…che cosa gli avrei
potuto dire? Semplicemente la verità. Io al sesso davo valore, per me
doveva essere una cosa importante, non fatta così
tanto per fare.
Mi avrebbe presa in giro lo sapevo…ma davvero mi importava della sua opinione? No.
Non mi era mai importato delle opinioni degli altri, la sua
non contava di più.
Era stato davvero squallido da parte sua chiedermi una cosa del genere, specie
tirando in ballo quella promessa che gli avevo fatto all’ospedale!
Mi alzai dal letto sbuffando,
diretta verso il bagno con l’intento di farmi una bella doccia
rinfrescante. Mi sarebbe servita a prepararmi psicologicamente; il giorno dopo
avevo un bel discorso da fare al Cretino.
La giornata a scuola fu a dir poco
pessima. Latini non faceva che fissarmi, peggio del
giorno prima.
Ho
capito che vuoi una risposta, ma lasciami respirare cazzo! Avrei
voluto gridargli.
La mia amica Angelica poi non la smetteva di
scrivermi messaggi che facevano tutt’altro che tranquillizzarmi. Secondo
lei dovevo rispondere di sì a Latini e farci
sesso, giusto per togliermelo io lo sfizio. E, dovevo
ammetterlo, la tentazione era forte.
Ali
davvero io non ti capisco!
È un gran figo e ti ha chiesto di andarci a letto insieme, che vuoi di
più??Togliti questa voglia e
basta, fine, poi ognuno per la sua strada, è un’occasione
d’oro!
Fosse stato così semplice…
Il parere di Daniela, non lo avrei mai ammesso
davanti a lei, era il più saggio.
Devi
dirgli assolutamente di no Ali, tu non sei in cerca solo di sesso, lui non va
bene per te. Fare l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida. Devi pensare ad una cosa poi…una volta che
lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a
dimenticarlo?
Aveva ragione. Io non ero il tipo di ragazza che
faceva sesso per poi far finta di niente.
L’Ilaria era un
po’ più grintosa nella sua risposta.
Ma
stiamo scherzando?! Lui vuole togliersi lo sfizio?! Aaaah senti carino, vatti a fa’
un giro di notte qui a Milano e vedi che di zoccole ne trovi in abbondanza!! Ma
guarda te ‘sto stronzo, ma chi si crede di essere?!
Non cedere Ali, tu sei superiore, non farti trattare così da quel
puttaniere del cazzo!
In sintesi c’era un parere positivo
e due negativi. Motivo in più per dire “No, grazie”.
Sospirai nel momento in cui anche Mel mi
passò un fogliettino durante la lezione di storia per dirmi la sua.
Secondo
me dovresti accettare Ali. Dico, l’hai visto
Lore che figo non è?! E
poi non è detto che lui non voglia replicare, sai
com’è…io lo conosco da un po’ e mi sembra piuttosto
preso da te.
Aggrottai le sopracciglia, certo, era
proprio presissimo da me, come no. Tanto da chiedermi di fargli da puttana per
una volta.
Due positivi e due
negativi. Giusto, proprio per confondermi ancora di più pure le mie
amiche mi si mettevano involontariamente contro.
Sbuffai accasciandomi sul banco
affranta. Forse quella era l’unica occasione che avevo per stare
con…aaah, che cosa me ne importava di stare con lui?!
Niente, era antipatico e odioso!
Mentre il mio cervello
macchinava pensieri contorti, la campanella suonò avvisandomi che la
sesta ora di scuola era finita e che purtroppo potevo tornare a casa.
Sapevo già più o
meno cosa dirgli, come introdurre il mio discorso.
Quando suonai al campanello di casa sua però, persi ogni sicurezza.
Grazie a Zeus, Afrodite, Atena e chi più ne
ha più ne metta, mi venne ad aprire vestito e
senza gelato in mano.
-Ehi.- Ricacciai la mano dietro la schiena dopo
aver fatto un cenno. Mannaggia a me, dovevo essere incazzata per la proposta
che mi aveva fatto, non amichevole.
-Ciao.- Sorrise appena, ma il suo sorriso non
arrivò ai suoi occhi che mi guardavano seri e in
attesa.
-Posso entrare?- Sai com’è, dirti che non voglio
venire a letto con te sulle scale non è proprio il massimo.
Sperai ardentemente che non fraintese la mia
domanda pensando a chissà cosa. Quando si aveva
a che fare con un rappresentante di sesso maschile non si sapeva mai.
-Certo.- Scrollò le spalle e si fece da
parte per farmi passare.
Una volta varcata la soglia di casa mi sentii decisamente più nervosa, soprattutto
perché non vedevo nessuna traccia della presenza di Glenda o Rossella.
-Le tue sorelle?- Chiesi con nonchalance, ma la
voce mi tremava.
-Sono fuori.- Era intento a chiudere la porta mentre rispose, perciò non riuscii a vedere la
sua espressione.
Oddio. Eravamo da soli in casa,
potevo scegliere un momento peggiore? No.
-Ah.- Forza, dovevo farmi
coraggio ed incominciare, quel silenzio era a dir poco imbarazzante, quasi
più della situazione.
-Senti…- Iniziai
decisa, ma incontrare il suo sguardo mi fece vacillare. Deglutii per riprendere
coraggio. –Io…ti sono grata per avermi salvato la vita, veramente,
se non ci fossi stato tu non so cosa mi sarebbe
successo.- Distolsi lo sguardo dai suoi occhi e lo puntai su un quadro di New
York appeso sul muro.
-E sono piuttosto…lusingata di questa
tua…attrazione, anche se ammetto che la tua richiesta mi ha lasciata un po’…perplessa.- Ok, stavo
ammorbidendo il tutto, in realtà volevo insultarlo per avermelo chiesto.
-Spero davvero che ti passi.- No, che bugiarda,
questo non era vero. –Anche senza il mio aiuto.
Voglio dire, ci sono altri modi per distrarsi
diciamo, di sicuro troverai qualche ragazza che ti attrarrà
più di me e…- Stavo andando a parare su un discorso completamente
senza senso e inutile. Senza contare che dire quelle cose mi innervosiva. Il pensiero che si svagasse con un'altra era schifosamente molesto e fastidioso.
Non mi aspettavo proprio di vederlo sorridere in risposta.
Mi accigliai. –Ti fa ridere quello che sto
dicendo?- Chiesi aspra.
-Un po’ sì.- Se non altro era
sincero. –Quello che non hai
capito Puccio- Bene, si era ritornati
ai cognomi, -è che non voglio una qualsiasi, è te che voglio.-
Sobbalzai nel sentire quelle parole pronunciate con
così tanta disinvoltura e la mia sicurezza iniziò
nuovamente a oscillare. Non seppi come rispondere a quella frase che, odiavo
ammetterlo, mi aveva fatto piacere, molto
piacere.
Si avvicinò a me, ma io mi ripresi in tempo
per allontanarmi e per evitare che il suo corpo mi sfiorasse.
-Mi dispiace per te, ma puoi sempre trovare una mia sosia.- Ribattei sarcastica.
Scosse la testa risoluto.
–Non sarebbe lo stesso.-
-Non so che dirti, ma quando ho detto
“Qualunque cosa” non intendevo affatto
includere anche favori sessuali.- Mi fece venire i brividi pronunciare le
ultime due parole.
-Potevi specificarlo.- Inarcò il
sopracciglio, facendosi improvvisamente serio.
-Lo avrei fatto se tu non mi avessi…- Se tu
non mi avessi…cosa? Se lui non mi avesse ipnotizzata
con i suoi bellissimi occhi…
-Se io non ti avessi…?-
Mi sollecitò curioso.
-Sai benissimo che cosa hai fatto…tu mi hai ammaliata!- Strillai paonazza.
-Io avrei fatto cosa?!- O
era bravo a fare il finto tonto o era scemo davvero.
Scrollai il capo per cercare di calmarmi e di
scacciare tutti gli insulti che si sarebbe meritato di ricevere.
-Ad ogni modo la risposta è
no. Non verrò a letto con te Latini, mi spiace per il tuo ego, ma
le cose stanno così!- Incrociai le braccia al petto furiosa.
-Bel ringraziamento per averti salvato la vita.-
Insinuò perfido.
-Non sono obbligata a venire a
letto con te solo per saldare un debito!- Gridai a dir poco oltraggiata.
–Potevi evitarti il disturbo di salvarmi guarda se in cambio ti interessa solo un po’ di sesso!-
-Non saresti obbligata, so
che anche tu lo vorresti, sei solo troppo orgogliosa e testarda per
ammetterlo!- Protestò scocciato.
Ma come si permetteva di insinuare una cosa del
genere?! Feci per protestare, ma lui mi interruppe brusco. –E comunque
per me salvarti non è stato un disturbo. Sei proprio una scema se pensi
che io l’abbia fatto solo per poi chiederti di venire a letto con me!- Mi
si avvicinò e indietreggiando toccai la porta d’ingresso con la
schiena; il suo corpo aderì al mio, facendomi elettrizzare e il suo viso
stupendo era a pochi centimetri dalla mia bocca che improvvisamente sentivo
bruciare.
-Lo rifarei anche se
avessi la certezza di non poterti avere, non mi sono pentito di averlo fatto.-
Il mio respiro aumentò, così come il
battito del mio cuore che tamburellava come impazzito. Avevo perso la mia
grinta, il mio sarcasmo, la mia forza di volontà…mi sentivo come una bambolina…o peggio, come una
marionetta, manovrata solo dall’istinto e dall’eccitazione che sentivo
crescere dentro di me.
Senza pensarci oltre, senza pensare alle
conseguenze, mi avvicinai ulteriormente a lui ed eliminai la distanza fra le
nostre labbra.
Non avevo pensato abbastanza a quello che stavo
facendo, anzi, diciamo pure che non ci avevo pensato
affatto.
Pensare in quel momento era un perdita di tempo e
io sentivo il mio bisogno di lui crescere a dismisura ogni secondo di
più.
Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo,
se mi fossi guardata dall’esterno mi sarei
sicuramente schifata. Ma dall’interno, fra le
sue braccia, non me ne importava un cazzo di quello che la parte intelligente
del cervello poteva pensare dell’altra.
Mi ritrovai sul suo letto in meno
di un minuto, o forse di più, nemmeno io lo sapevo, avevo perso
la cognizione del tempo.
Sapevo solo una cosa; lo volevo. Lo volevo da
impazzire, da star male dentro al solo pensiero di
interrompere quel contatto con la sua pelle. Non mi chiesi nemmeno come fosse
possibile, come potessi sentirmi così attratta da un ragazzo che fino ad
un mese prima avrei preso volentieri a pugni.
Lo volevo e lui voleva me.
Mi bastava o almeno cercai di farmelo bastare. Io avrei avuto lui e lui avrebbe avuto me. Poteva andare bene come compromesso? Mi
risposi di sì, sentendomi ronzare in testa le parole scritte da Angie e
Mel. Solo sesso. Per una volta e basta. Mi sarei tolta quella voglia, quel desiderio, quel capriccio. Eppure
più assaporavo la sua pelle con la mia lingua e più lui mi
stringeva a sé, più lo desideravo.
Anche le parole di Daniela e
Ilaria ritornarono prepotenti nella mia mente, mentre la mia maglietta
abbandonava pian piano la mia pelle fino a sfilarsi del tutto dalle mie braccia
che alzai per assecondarlo.
La sua bocca scese dal collo fino ad arrivare
all’ombelico che torturò con la punta della lingua. Ansimai
gettando la testa indietro sul suo cuscino.
Tu non
sei in cerca solo di sesso
Era solo sesso? Com’era possibile che mi incendiasse così?
Lui non
va bene per te
Lo sapevo. Lui era sbagliato. Dio, eppure
perché mi sembrava che fosse così giusto? Le sue labbra mi stavano facendo vedere le stelle, non capivo più
niente.
Fare
l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida.
Giusto. Il mio cervello la pensava così, ma
il mio corpo si rifiutava categoricamente di collaborare. Assecondò anzi
la mia pazzia; le mie mani corsero veloci ad afferrare
i lembi della sua maglietta per togliergliela. Si staccò solo per un
millesimo di secondo da me, per aiutarmi in quel gesto, prima di rituffarsi di
nuovo famelico sulla mia pelle.
Vederlo di nuovo a petto nudo ed essere libera di
accarezzarlo a mio piacere fu decisamente appagante.
Essere fra le sue braccia era appagante.
Mi strinsi a lui con forza, mordicchiandogli appena
le spalle e il collo.
Slacciò i miei jeans in un attimo insinuando
lentamente la sua mano all’interno per stuzzicarmi.
Una
volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da
parte e a dimenticarlo?
Forse.
Con la lingua seguì il percorso intrapreso
dalla mano, finendo per sfilare pian piano anche le mutandine.
Oddio.
Non ero abituata a ricevere
simili…carezze diciamo. Il mio ex Matteo non lo aveva mai fatto.
Era meraviglioso, ero completamente persa in un
vortice di emozioni nuove per me, nonostante non fosse
la mia prima volta.
Mi lasciai scappare un gemito nel momento in cui
arrivò a violare la mia intimità con la sua lingua.
Completamente accecata dal piacere, lo attirai di
nuovo a me per baciarlo e corsi immediatamente a slacciargli i
jeans, desiderando quasi di strapparglieli di dosso per far prima, per finirla
con quell’eccitante tortura.
Lui in un attimo sganciò i gancetti del mio
reggiseno che cadde in terra in mezzo al resto dei vestiti.
-Lorenzo…- Soffiai con il respiro accelerato,
come se avessi appena corso la maratona dei cento metri.
-Mh?- Mugugnò lui staccandosi un attimo
dalla mia bocca.
-Posso chiamarti così?- Chiesi
stupidamente, insinuando le mie mani fra i capelli per trattenerlo a me.
Mi sorrise. Non era un ghigno, non era una stesura
delle labbra, era un sorriso. Ed era il più bello che avessi mai visto.
Non rispose, ma presi il suo meraviglioso sorriso
come un sì.
Si liberò in fretta dei suoi jeans e, prima
che potesse togliersi anche i boxer, decisi di ricambiare il favore azzardando qualche
carezza.
Insinuai le mani nel suo intimo,
sentendolo improvvisamente trattenere il respiro.
Mi stava piacendo da morire accarezzarlo,
così come dedussi dal suo respiro accelerato che nemmeno a lui
dispiaceva.
Era eccitato da morire e la consapevolezza che fossi io ad eccitarlo mi elettrizzava, mi dava una carica
del tutto nuova.
Forse per soffocare i lievi gemiti che le mie
carezze gli stavano provocando, incominciò di nuovo a baciarmi e ad
esplorare il mio palato con la lingua.
Poi, probabilmente dopo essere arrivato al limite
esattamente come me, tolse la mia mano e si posizionò
velocemente fra le mie gambe.
Entrò subito in me con una spinta veloce e decisa. Mi aggrappai alle sue spalle con le
unghie e assecondai i suoi movimenti con il bacino, spingendo per riuscire a
sentirlo bene fino in fondo, fino alla mia anima.
La parte lucida del mio cervello era stata completamente
oscurata, così come quella irrazionale, ormai
il cervello si era completamente zittito, era stato dominato dal corpo…e
dal cuore.
Una
volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da
parte e a dimenticarlo?
No.
Avevo appena firmato la mia condanna, ma in quel
momento non me ne rendevo conto, ero troppo felice per
pensare.
Raggiungemmo insieme l’orgasmo e ci
accasciammo entrambi esausti sul suo letto.
Non sapevo se stesse dormendo, il suo respiro era
regolare, a differenza di prima che era piuttosto accelerato.
Probabilmente si era addormentato, ma decisi comunque di non muovermi per non svegliarlo.
Era tutto troppo bello per essere
vero, mi sembrava di essere in Paradiso. Stavo accoccolata sul suo
petto, osservando le varie foto e i vari poster che
decoravano le pareti della stanza.
Il primo quadro che mi saltò
all’occhio fu un certificato di un esame di inglese, il KET.
Feci scorrere lo sguardo fino all’ultima foto
del muro, una foto di classe delle elementari.
Il tramonto creava un’atmosfera rosea e
arancione decisamente romantica nella stanza.
Erano le sei e mezza di sera e fu inevitabile per
me chiedersi che cosa sarebbe successo se Glenda e Rossella o la signora e il
signor Latini ci avessero visti.
Feci per alzarmi, ma una mano mi fermò.
-Dove vai?- Mi chiese
tranquillo. La voce era pulita, non impastata come sarebbe dovuta essere se si
fosse appena svegliato.
-A vestirmi. I tuoi potrebbero
essere qui da un momento all’altro.- Spiegai aggrottando le
sopracciglia.
-Arriveranno tardi.- Disse
semplicemente, tirandomi per il polso in un chiaro invito a sdraiarmi di nuovo.
Non me lo feci ripetere una seconda volta
ovviamente, mi sdraiai di nuovo e la sua mano libera incominciò a
giocare con una mia ciocca di capelli.
Mi vennero i brividi; era come se da quella ciocca
partissero tante piccole scariche elettriche che mi scuotevano le spalle.
-Hai freddo?- Non riuscivo a
capire i perché di quel suo interessamento, ma mi fece comunque piacere.
-No.-
Calò il silenzio, un silenzio
che durò per almeno dieci minuti.
Mi chiesi a cosa stesse
pensando, se per lui ne fosse valsa la pena o no. Se gli ero piaciuta, se
avesse voluto rifarlo, se…
Sbuffai alzandomi di scatto.
-Devo andare.- Dissi più brusca di quanto avessi voluto.
Non fece niente per fermarmi e quello mi
ferì.
Raccolsi le mie cose da terra e mi trascinai in
bagno per vestirmi. Piuttosto stupido in effetti, ma era meglio che continuare
a stare nuda davanti a lui.
Stupido anche quello lo sapevo,
dato che mi aveva vista nuda mentre lo facevamo, ma mi sentivo comunque a
disagio.
Una volta in bagno mi sciacquai la faccia per
rinfrescarmi. Mi sentivo scottare, quasi avessi avuto
la febbre a 40.
Quello che vidi nello specchio mi fece paura; i
miei occhi…brillavano, erano felici e le mie guance erano di un bel
colorito roseo.
Oddio no. Non c’eravamo proprio.
Scossi la testa e mi diedi un leggero schiaffetto. Su, dovevo riprendermi, avevamo fatto sesso e
basta. Del buon sesso e basta.
Una volta vestita, uscii dalla stanza con
cautela, assicurandomi che nessuno dei suoi famigliari fosse arrivato nel
frattempo. Bella figura di merda
essere beccata dai suoi genitori o da Rossella. Glenda poi non mi avrebbe
più mollata con la storia della cognata.
Rimasi per qualche secondo
impalata in corridoio non sapendo bene cosa fare.
Avrei dovuto salutarlo? Si era rivestito? Da una
parte speravo di sì, dall’altra…misi
subito a tacere la parte idiota del mio cervello condizionata dagli
ormoni e mi diressi verso la sua camera decisa.
Diedi un leggero colpetto alla porta socchiusa.
-Ehm…posso?- Chiesi
aprendola alla velocità di 0,000000001 Km/h
Grazie al cielo era vestito,
stava scrivendo qualcosa al cellulare, prima di voltare lo sguardo verso
di me.
Incontrare i suoi occhi mi fece aggrovigliare lo
stomaco, non potei fare a meno di ricordarmi l’eccitazione palese che vi era mentre lo stavamo facendo…
Deglutii vedendo che lui non diceva niente. Aveva
assunto una delle sue solite espressioni di sufficienza, come quando mi
salutava la mattina.
-Beh, io andrei.- Distolsi
subito lo sguardo da lui e lo puntai involontariamente sul letto.
Oddio no, basta, dovevo smetterla di pensarci!
Si limitò a fare un sorrisino privo di
qualsiasi cosa -di ironia, divertimento, dolcezza…un sorrisino vuoto e
inutile a mio parere- e ad annuire. Sembrava sovrappensiero, mi aspettavo quasi
che non avesse nemmeno capito quello che avevo detto.
-Ok…ciao, a domani.- Mormorai delusa e
intontita per via di quella strana situazione.
Mi fiondai letteralmente
verso l’uscita senza aspettare nessuna risposta.
Varcare di nuovo quella porta
mi fece bene anche se sentivo ancora ogni singolo nervo del mio corpo teso.
Corsi a casa mia in meno di due secondi e vedere
che i miei ancora non c’erano fu un immenso sollievo.
Di solito tornavano per le sette, quindi avevo
ancora qualche minuto di silenzio in casa per riflettere.
Era successo. Alla fine era successo.
Era bastata quella sua frase
così…dolce a farmi cedere. Cazzo, dovevo imparare a resistere un
po’ di più, mica potevo cedere
così facilmente a qualche sua moina!
Quella era stata la frase più bella che un ragazzo mi avesse detto però. Mi aveva fatto
più piacere di tutti i complimenti possibili e mi aveva
resa più felice del “Ti amo” di Matteo.
Sospirai buttandomi a peso morto sul letto.
Mi sentivo come se fossi andata e tornata dal Paradiso, ma quell’attimo era durato troppo poco, era
già tutto finito, ero di nuovo da sola rannicchiata nel mio letto e
senza di lui.
Sentivo ancora il suo odore addosso e se chiudevo
gli occhi riuscivo ad immaginare di averlo ancora lì con me…
Lo sentivo lontano, eppure materialmente era solo a
qualche metro di distanza, mi bastava uscire dalla porta di casa e varcare
quella di fronte per vederlo.
A furia di chiudere gli occhi immaginandolo
lì nel mio letto, finii con l’addormentarmi e fu solo il dolce
richiamo di mia madre a svegliarmi.
Borbottai qualcosa e aprii gli occhi controvoglia.
-Tesoro, è pronta la
cena.- Disse lei dolce, accarezzandomi i capelli con delicatezza.
Mi diedi un’occhiata
intorno, realizzando con delusione che lui non c’era. Le mie braccia
stavano solo stritolando il mio cuscino.
Sbuffai innervosita per il mio
comportamento da ragazzina innamorata, era stato solo sesso. Solo
sesso, continuavo a ripetermi. Di sicuro lui se n’era
già dimenticato.
Una volta a tavola, mia madre sembrò
provarci un sadico gusto nel farmi quasi strozzare con la pasta.
-Che cosa stavi sognando prima
mentre dormivi?- Domandò improvvisamente con nonchalance.
Deglutii prendendo dell’acqua. –Non me
lo ricordo, perché?-
-Stavi sorridendo e quando ti ho svegliato hai
borbottato qualcosa tipo…- Si interruppe apposta
e i suoi occhi brillarono maliziosi.
Mio padre smise di masticare e la guardò con
la bocca piena in attesa.
Mi protesi in avanti nervosa, sperando
ardentemente che non notasse il rossore sulle mie guance.
–Tipo?- La sollecitai.
Fece spallucce. –Non me lo ricordo.-
Quasi caddi dalla sedia per la mancanza di
coerenza di mia madre. Lo sapeva che cosa avevo detto, si
vedeva. E lo sapevo anche io di aver detto il nome del
mio vicino di casa purtroppo.
Andai avanti a mangiare, ignorando il suo sguardo
sondante e precipitandomi in camera mia appena finito.
Decisi di farmi una doccia, giusto per togliermi quel profumo di dosso, ma mi resi presto
conto che persino una cosa semplice come quella mi faceva venire in mente
pensieri tutt’altro che casti.
Immaginavo di sentire le sue forti braccia
stringermi sotto la doccia e…
Ok, basta, stavo esagerando. Avrei
rischiato di morire per soffocamento, faceva troppo caldo in quel box
doccia.
Dopo un po’ di televisione, mi misi sotto le coperte esausta, sperando di riuscire ad evitare certi pensieri.
Il giorno dopo, quando mi alzai, mi stiracchiai in
stile principessa delle favole alla
finestra. Solo che io non avevo gli uccellini che cantavano
con me, sarebbero diventati sordi se avessi cantato per loro.
Sorrisi al sole mattutino un po’ più
serena e tranquilla rispetto alla sera precedente.
Avrei fatto finta di niente. Lo avrei ignorato come
sempre.
Sarebbe stato difficile certo, visto che il mio
cervello si lasciava andare ogni due secondi a pensieri decisamente
poco innocenti su di lui, ma ci sarei riuscita.
Che cavolo, aveva un bel
fisico, ma non era mica Johnny Depp! Ecco, per
dimenticarlo avrei pensato a Johnny Depp nel mio
letto, quella era la mia brillante strategia.
Feci colazione, mi lavai e mi vestii con molta
calma, ignorando l’orario. Se lo avessi incontrato,
amen, se non lo avessi incontrato…amen.
Uscii di casa senza
guardare come sempre dallo spioncino, mi richiusi la porta alle spalle e
chiamai l’ascensore muovendomi sul posto inquieta.
Il cuore arrivò in gola non appena sentii
scattare la serratura della porta di fronte.
Ok, calma, se lo avessi
incontrato...amen, era così il piano.
Uscii proprio lui dalla porta di fronte e non
Glenda o Rossella come avevo sperato fino all’ultimo.
Stranamente mi sorrise e…salutò.
–Ciao.-
Spalancai la bocca incredula, in
diciassette anni non mi avevamai salutato per primo.
Probabilmente fu per via dello stupore che non notai minimamente la malizia presente nel suo sguardo.
-Ciao.- Ricambiai il sorriso un po’ nervosa,
prima di aprire la porta dell’ascensore.
Non appena entrati, non ebbi il tempo di
schiacciare la T di
piano terra, fui subito afferrata per i fianchi e attirata verso
di lui.
Quel contatto con il suo bacino mi mandò
completamente a fuoco e, prima che potessi chiedergli che stesse facendo, le
sue labbra erano già incollate alle mie.
Il cuore perse un battito, prima di accelerare il
suo movimento.
Mi inchiodò
nuovamente al muro -dovevo ammettere che stavo iniziando a prenderci gusto- e
mi prese la gamba con la sua mano, portandosela intorno alla vita.
Era talmente…famelico ed instancabile –ma quanto fiato aveva?- che dovetti
staccarmi io da lui per respirare, ansimando come se fossi stata in apnea per
delle ore senza ossigeno.
Ci baciammo di nuovo subito dopo, ancora più
desiderosi di prima, quasi quella piccola interruzione non ci fosse stata.
Lasciò correre la mano appoggiata alla mia
gamba fino alla vita, insinuandola poi dentro la mia maglietta con una lentezza
esasperante.
Sospirai sulle sue labbra nel sentire quella
carezza salire pian piano fino al collo, passando per il seno, per poi
ritornare giù fino all’ombelico.
Bastava il contatto con la sua pelle ad
incendiarmi, sentivo le guance e tutto il resto del corpo
bollenti.
Sperai ardentemente che a nessuno venisse in mente
di chiamare l’ascensore o sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Quasi intuendo i miei pensieri, lui si sporse di poco
e schiacciò il tasto terra.
Con un gesto piuttosto brusco poi, tolse
l’altra mano dalla maglietta, spostando i miei capelli corti per scoprire
l’orecchio.
Interruppe il bacio e lasciò scorrere le sue
labbra fino ad esso che mordicchiò dolcemente.
-Ci vediamo dopo nell’intervallo. Vienimi a cercare giù negli spogliatoi.- Sussurrò
facendomi rabbrividire.
Si staccò fulmineo e quel distacco
così veloce mi lasciò un attimo disorientata.
Sentivo le gambe molli, senza il suo
sostegno pensavo di cadere a terra.
Aprì la porta dell’ascensore e
lasciò che si richiuse alle sue spalle senza degnarmi di
ulteriori attenzioni.
Dopo qualche minuto, rinsavii e uscii anche io per
dirigermi alla fermata dell’autobus.
Fortunatamente per me l’autobus non era
ancora passato. Sfortunatamente per me, lo ritrovai alla fermata.
Non mi concesse nemmeno uno
sguardo, continuava a scrivere qualcosa al cellulare.
Mi innervosii. A chi
diavolo stava scrivendo a quell’ora del mattino?!
Era una cosa così urgente da non poter aspettare?!
Ero una stupida, una grandissima stupida.
Mi ero lasciata cogliere alla sprovvista da quel bacio e non ero riuscita a
respingerlo, per chiedergli spiegazioni almeno.
Soffiai inviperita su una ciocca di capelli, mentre
con la coda dell’occhio non potevo fare a meno di guardarlo.
Perché mi aveva baciata?
Credevo fosse stata una cosa da…una botta e via, non sarebbe dovuto
tornare tutto come prima? Così aveva detto lui…
Sarei andata negli spogliatoi
nell’intervallo, ma solo per chiedergli che cavolo gli era
preso nell’ascensore.
Le prime tre ore passarono velocemente, purtroppo.
Non riuscivo a stare ferma sulla sedia, ero nervosa
all’idea di andare da lui nell’intervallo.
Non lo capivo proprio, quel
ragazzo era un mistero troppo intricato da risolvere! Prima mi odiava,
poi ricambiava il mio bacio, poi mi odiava di nuovo, poi mi salvava e si
comportava da persona civile, altra fase d’odio, infine, nella scala
degli umori del principino, c’era quest’altro gradino; quello del sesso. Già
perché non poteva rovinare il sonno a qualcun'altra!
È
te che voglio.
Rabbrividii lanciando un’occhiata torva alla
finestra aperta.
Durante tutta la durata delle lezioni non riuscii a non guardarlo e notai con piuttosto imbarazzo che
lui faceva lo stesso con me. Solo che invece che distogliere lo sguardo
infastidito come me ogni volta che lo scoprivo a guardarmi, sorrideva malizioso
facendomiinevitabilmente
avvampare.
Che nervoso, che nervoso!
Era umiliante arrossire davanti a lui. Odioso com’era non si meritava
quella vittoria. Così come non si meritava di prendermi e baciarmi
così a suo piacimento, non ero mica la sua ragazza, non doveva prendersele certe libertà!
Alimentata da quella nuova grinta, mi diressi a
passo spedito verso gli spogliatoi che durante gli intervalli erano sempre
deserti.
Non appena vi entrai, fui sorpresa di non trovare
nessuno.
Stavo per girarmi per andarmene, quando due mani si
poggiarono sui miei fianchi e una bocca sul mio collo.
Sobbalzai ancora una volta a quel contatto, non
potendo evitare al mio respiro di accelerare.
Stava scendendo dal collo fino alla spalla,
spostando la maglietta, quando con un gesto brusco mi staccai.
-Fermo un attimo!- Strillai, distanziandomi bene da
lui che inarcò un sopracciglio in attesa.
-Che c’è?-
Domandò con un tono di voce strascicato.
-Che c’è?!-
Ripetei incredula. –Ti sembra normale prendermi così e…-
Arrossii di poco, ma non persi la mia grinta, -sbaciucchiarmi a tuo piacimento?!-
Il sopracciglio si arcuò ancora di
più. –Ti dà fastidio?- Il suo tono di voce era incolore, ma nei suoi occhi per un attimo lessi qualcosa
tipo…timore?
Quella era l’ultima domanda che avrei voluto
che mi ponesse, perché rispondendo mi sarei solo messa nei casini.
Mi umettai le labbra ed incominciai a sudare per
l’agitazione. –No.- Ammisi sincera, cercando di essere
comunque fredda con lo sguardo. Negare sarebbe stato inutile,
il mio corpo mi tradiva.
Le sue labbra si mossero impercettibilmente
all’insù, in un sorrisino piuttosto compiaciuto.
-Ma questo non vuol dire
che tu possa farlo, non senza il mio permesso!- Ribattei incrociando le braccia
al petto decisa.
Schioccò la lingua
abbastanza seccato a giudicare dalla smorfia che fece. –Mi sembra
alquanto stupido quello che stai dicendo Alice.-
Mandai giù un fastidioso nodo in gola,
cercando di non badare all’effetto che mi faceva sentire il mio nome
pronunciato da lui.
Alice.
Detto da lui sembrava quasi più bello.
-Rifletti, sia a te che a
me piace, perché non dovremmo farlo?-
Spalancai la bocca basita. La
richiusi, pronta per dare almeno una ventina di motivazioni, ma lui mi
interruppe.
-Ci odiamo, è vero, ma non possiamo negare
di essere attratti l’uno dall’altra. Inoltre per te potrà
anche essere un bene, potresti far ingelosire
quell’idiota di Valenti.- l’ultima frase la sputò
letteralmente fuori come veleno, con una cattiveria che non pensavo di poter
vedere in lui.
Avrei volentieri voluto dirgli
che, per quanto mi riguardava, Teo poteva pure andarsene in quel posto, ma mi
trattenni.
-Quindi secondo te
dovremmo continuare a…- Non riuscivo a definire quello che aveva in
mente, era troppo contorto.
-Fare sesso Puccio.- Di nuovo tornava al cognome.
-Grazie per il chiarimento Latini.- Borbottai sarcastica.
-Ci mancherebbe.- Ghignò
lui. –Allora?- Domandò senza abbandonare quel sorriso odioso.
-Dunque, fammi
pensare…- Iniziai ironica. –Tu vuoi che io faccia sesso con te e
che soddisfi i tuoi cazzo di bisogni, giusto?- Non gli
diedi il tempo di replicare. –Beh te lo puoi proprio scordare. Non sono la tua puttanella, non mi
umilierò così. Perché non ti compri una bambola
gonfiabile per soddisfare le tue voglie, eh?!-
Mi girai di scatto, ma qualcosa mi afferrò per il braccio e mi fece girare verso di lui.
Di nuovo il confronto diretto con i suoi occhi mi
fece sciogliere. No, no e no! Non dovevo cedere.
-Lasciami Latini o giuro che urlo.-
-Oh urlerai spesso di piacere come ieri se
accetterai.- Insinuò più stronzo che mai.
-Sono tentata, ma
no, grazie.- Strattonai il mio braccio per liberarmi, ma lui non ne voleva
proprio sapere di lasciarmi andare.
Mi lasciò di colpo dopo molte mie proteste,
facendomi sbilanciare indietro.
-Come vuoi Alice. Ma sarai tu a pentirti, anche tu
mi vuoi lo so.-
E detto quello se ne andò,
non degnandomi più di uno sguardo.
Lo odiavo…lo odiavo perché
aveva ragione.
Il suono della campanella mi risvegliò dalla
sorta di trance in cui ero caduta.
Iniziai a correre verso la classe per non tardare e
per non beccarmi un altro rimprovero, dimenticandomi per un attimo che in
classe avrei rivisto lui…
Ora di matematica. Odiavo la matematica, odiavo la matematica, la odiavo. E
odiavo ancora di più la professoressa per il suo sadismo. E odiavo ancora di più il fatto che quel giorno
stessi odiando tutto per colpa sua!
Comunque, chi
aveva deciso di chiamare alla lavagna la prof di matematica?
-Puccio.-
Grandioso. Mi alzai, ripetendomi mentalmente che ce
la potevo fare, ce la potevo
fare.
Mel mi sorrise incoraggiante e ricambiai un
po’ più sicura.
Feci un respiro profondo, prendendo quel lurido
pezzo di gesso in mano e poggiandolo sul verde della lavagna.
La prof mi chiese prima le equazioni normali,
quelle di secondo grado, le disequazioni e le disequazioni fratte. Si era messa proprio in testa di
uccidermi quella mattina…
Sorprendentemente però mi risultò
abbastanza semplice risolverle, ricordavo più o meno tutto della
spiegazione di Lorenzo.
Solo quasi alla fine della disequazione fratta mi bloccai.
Oddio, non ricordavo quel passaggio. Ricordavo solo che proprio mentre Latini
lo stava spiegando mi ero distratta…e poi avevamo iniziato di nuovo a
litigare…
Guardai Mel in cerca d’aiuto che
ricambiò lo sguardo dispiaciuta, scuotendo
leggermente la testa. Cazzo, proprio alla fine dovevo bloccarmi?
La prof mi sorrise, ma quella volta non
sembrò impaziente, attese tranquilla che io ci
riflettessi su.
Mi girai alla mia destra e involontariamente
l’occhio mi cadde su di lui che stava scherzando
con il suo vicino di banco. Probabilmente si accorse subito di essere
osservato, perché distolse lo sguardo divertito dal suo amico e lo
puntò su di me, rabbuiandosi.
Feci finta di niente e riportai alla svelta i miei
occhi sulla lavagna, sentendomi arrossire. Che razza di idea
quella di guardare verso di lui, ero stata una cretina!
Attesi qualche altro secondo e, prima di girarmi
verso la prof per dirle che non mi ricordavo il resto,
la voce di Mel mi richiamò.
Alzò veloce un foglio, mimando anche con la
bocca quello che dovevo scrivere, pochi numeri.
Non appena la prof si girò a guardarla,
nascose tutto, facendo finta di niente.
-Zorzi se ti becco a suggerire
ti prendi un 2 sul registro.- La freddò la prof.
Ma non sarebbe successo
perché non avevo più bisogno di suggerimenti, avevo capito cosa
fare. Velocemente scrissi quello che mi aveva detto Mel, sfoderando poi un sorrisone a trentadue denti alla prof.
-Molto bene Puccio, mi sembra tu sia migliorata.-
Constatò scrivendo qualcosa di illeggibile sul
registro.
-Le ripetizioni con Latini ti hanno fatto bene,
suggerisco di farti spiegare anche quello che abbiamo
fatto di geometria analitica e qualcosa di fisica, visto che hai un due da
recuperare.- Mi ricordò aggrottando la fronte.
-Certo.- Sorrisi in modo forzato dando una
veloce occhiata ai voti sul registro. Chiunque. Avrei accettato
ripetizioni da chiunque, ma non da lui.
Sul registro adocchiai un sette di Lele e un otto
di…Matteo. Bene, mi sarei fatta dare ripetizioni da lui.
Tornata al posto abbracciai
Mel al settimo cielo; sei e mezzo. Sei e mezzo in matematica! Per me era un
evento straordinario!
-Grazie!- Esultai al settimo cielo continuando a
stritolarla.
-Io non ho fatto niente, non sapevo
nemmeno che si risolvesse così…- Ridacchiò.
Mi staccai da lei guardandola perplessa. In effetti mi era sembrato di capire che lei non sapesse
risolverla.
-Me l’ha detto Lore.- Fece
spallucce.
Un brivido mi attraversò la schiena solo nel
sentirlo nominare.
Quindi…era stato lui ad
aiutarmi? Aggrottai le sopracciglia, girandomi istintivamente alle mie spalle.
Mi era sembrato di essere osservata, ma
probabilmente era stata solo una mia sensazione visto che Latini stava parlando con Lele.
Perché mi
aveva aiutato?
Mel mi distrasse dai miei pensieri,
complimentandosi ancora per il mio voto e io non potei
fare a meno di esultare di nuovo con patetici gridolini
euforici.
Alla fine dell’ora ero già pronta con
la cartella in mano per andare a casa, ma all’uscita dall’aula
trovai l’ultima persona che avrei voluto vedere.
-Come mai questo cambiamento? Sei
stato morso dall’insetto della magnanimità?- Sputai
abbastanza acida, sorpassandolo e ignorando il suo solito ghigno.
-Può darsi. O
forse, semplicemente, mi facevi pena.- Mi sfotté sarcastico.
Mi voltai a fronteggiarlo furiosa. Io facevo pena?! Lui faceva pena!
-Nessuno l’ha chiesta la
tua pietà.- Io ero stata morsa da una vipera di sicuro. Anzi, io ero una vipera e non gli conveniva
essere morso da me.
Un’insinuante vocettina
confiscata in un angolo del cervello mi ricordò che lui era già
stato morso da me sulle spalle, il giorno prima mentre…Mi
mordicchiai le labbra con forza, sopprimendo quell’inutile pensiero.
-Non era pietà. Poi comunque
volevo avere il mio tornaconto; la prof si è segnata tutto sul registro,
di sicuro i miei voti saranno ancora più alti.- Sbatté le ciglia
in un modo a dir poco canzonatorio, prima di inarcare il sopracciglio in
attesa.
-Bene, ora ce l’hai,
ma non serve che tu ti scomodi di nuovo, ho intenzione di chiedere a Teo di
aiutarmi.- Ripresi a camminare dandogli le spalle, ma la mia traversata non
durò molto perché un attimo dopo mi si parò davanti.
-Teo non sa nemmeno che cosa
sia la geometria analitica e in fisica ha cinque.- Soffiò decisamente arrabbiato; il buon umore sembrava essersene
andato di botto.
-Allora chiederò a qualcun altro, ma non
è più un problema tuo.- Nonostante i miei vari tentativi di
spostarlo, lui non si mosse di un millimetro.
-Invece
sì. Dirò alla prof che ti rifiuti di collaborare. Come ha detto lei, con me sei migliorata.- Incrociò le
braccia al petto spavaldo.
Rabbrividii nel sentire la sua ultima frase.
Con me sei migliorata.
Nemmeno io sapevo perché –o forse
sì- ero andata a pensare al fatto che con lui fossi migliorata in un
altro senso…
-Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ignorò
il mio sguardo perso nel vuoto e fece per andarsene.
Oh cazzo, sabato pomeriggio!
-Non posso!- Dovevo uscire
con Matteo la sera…
Si fermò e schioccò la lingua seccato. -Cazzo avrai mai
da fare?- Chiese seccato.
-Non sono cose che ti riguardano.- borbottai.
-Beh, se ti interessa un
bel voto in matematica vedi di esserci tesoro.- Tirò fuori dalla tasca
il cellulare, continuando ad ignorare le mie proteste.
Il vibrare del mio di cellulare mi fece
sobbalzare.
-Perfetto, quello è il mio numero, per
qualsiasi problema o ritardo ti faccio sapere, dovrei
venire alle quattro.- E detto quello se ne andò definitivamente, non
lasciandomi nemmeno il tempo di comprendere completamente quello che aveva
detto.
Mi aveva fatto uno squillo? Come diavolo aveva
avuto lui il mio numero?! Probabilmente era stata Mel.
Fantastico! Prima Teo, poi Lorenzo; mezza scuola
aveva il mio numero senza che nemmeno lo sapessi
magari! Dovevo dire a Mel di darsi una regolata sul serio, ci mancava solo che
desse il mio numero al bidello!
Sbuffai sistemandomi meglio la cartella in spalla.
Come avrei gestito la “situazione Matteo”? Ok che lui sarebbe
venuto alle otto e che Latini per quell’ora se ne sarebbe già
dovuto andare, ma…un pomeriggio, da sola, a casa mia, con
lui…Deglutii e scossi la testa per riprendermi da quell’afflusso
inutile di pensieri.
Avrei resistito…era tutta questione
di…forza di volontà…?
*Note dell’autrice*
Hey Guys! How are you? Ahahahah,
mi sento molto English al momento :P
Parlando di questo capitolo; pareri? Come vi è sembrato? Quella scena vi è
sembrata…non so, troppo alta di rating? Se
l’avete trovata fastidiosa ditemelo pure, la modificherei >.<
Alla fine fra Alice e Lorenzo è
successo…magari molte di voi speravano che Ali si tirasse
indietro, ma una volta che son da soli in casa, in una camera da
letto…eeh per Alice tirarsi indietro è stato praticamente
impossibile. Non vi arrabbiate troppo con lei :P
Comunque, spero
di avervi fatto emozionare almeno un po’ con questo capitolo =)
Opinioni su Lorenzo? Da uccidere? Da riempire di
baci? xD Cosa credete succederà durante le
prossime ripetizioni? Ce la farà Alice a resistere e ad uscire con il
caro Matteo?
E a proposito di Matteo, vorrei specificare una
cosa: ci sono due Matteo nella storia, uno è l’ex di Alice (e più avanti si vedrà :P),
l’altro è il suo compagno di classe…Ed è con il suo
compagno di classe che deve uscire. Faccio confusione pure io, avrei dovuto
chiamarli in modo diverso xD
Un bacione immenso ragazze, grazie mille ancora per
il vostro supporto! Bec
Ci tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo
cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
- ilFORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per
la mia storia Kidnapped by Love >.<
Iscriversi a forum community
è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’
con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)
Alle tre e mezza del pomeriggio stavo
letteralmente sclerando. In cuor mio speravo che Latini si fosse preso la
febbre tornando a casa da scuola, magari sui mezzi pubblici, e che stesse
troppo male per darmi ripetizioni.
Speranza vana ovviamente. Proprio quando avevo
deciso di farmi una bella doccia per rilassarmi, il campanello suonò.
Infastidita andai a vedere chi cazzo osasse stroncare il mio progetto di rilassamento sul
nascere.
Lo stronzo sembrava avere un tempismo perfetto
nell’arrivare proprio quando avevo in mente di
farmi una doccia.
-Sei in anticipo di mezz’ora.- Borbottai, senza un minimo di gentilezza, una volta aperta la porta.
-Davvero?- Chiese fintamente
ingenuo, sorpassandomi per entrare.
-Sì.- Marcai su quell’affermazione con
non poco fastidio.
-Non hai ricevuto il mio messaggio?- Il sorrisetto
sfrontato che aveva stampato in faccia mi fece capire
fin da subito che non mi aveva mandato proprio un bel niente.
-No.- Stavo per scoppiare e sarebbe
stato peggio per lui.
-Ah,- Scrollò le
spalle con nonchalance, -Beh finiremo prima.- Ammiccò divertito.
Roteai gli occhi seccata,
prima di riportare il mio sguardo su di lui. –Devo andare a prendere i
libri. Non ti
muovere di qui.- Un ordine che avrebbe fatto meglio a rispettare.
Fece spallucce e si appoggiò alla porta,
incrociando le braccia al petto in attesa.
Alzai gli occhi al cielo e mi diressi il più
veloce possibile in camera mia per prendere quegli stupidi libri.
Quando varcai di nuovo la
porta del corridoio per arrivare all’ingresso, sentii un moto di rabbia
assalirmi non appena notai che l’idiota non c’era.
-Ti avevo detto di non muoverti!- Gridai per la casa, ovunque fosse andato a finire.
-Ho fatto solo dieci passi!- Mi rispose dalla
sala.
Mi precipitai dentro come una furia. –Dovevi restare immobile, nemmeno un passo ti era concesso!-
Obiettai poggiando le mani sui fianchi.
Mi incavolai ancora di
più non appena vidi che in mano aveva una mia foto di quando avevo sei
anni.
-Ridammela!-
Gliela strappai letteralmente di mano e la riposi al suo
posto stizzita.
Alzò le mani in segno di resa. –La stavo solo guardando.- Si difese tranquillo.
Sospirai passandomi una mano sul viso per cercare
di calmarmi. Cazzo, solo lui riusciva a farmi innervosire così
tanto ogni volta.
-Bene. Ora iniziamo d’accordo?- Mi sedetti al tavolo e cercai di proiettare la mia mente verso
la matematica, matematica.
Inutile tentativo. Mi distrassi praticamente
subito da quell’insulsa materia.
Non capii niente della spiegazione,
mi persi immediatamente a studiare il suo profilo. I suoi bellissimi
occhi erano concentrati sul libro che aveva davanti, su degli insulsi numeri
che non meritavano la sua preziosa attenzione; la sua meravigliosa bocca si
muoveva veloce e spiegava cose che non riuscivo quasi
a sentire. Immaginavo di sentire di nuovo il tocco delicato delle sue labbra
sul mio corpo, la sua lingua tentatrice, le sue mani
avide di carezze…
Uno schiocco improvviso davanti ai miei occhi mi
fece sobbalzare.
-Puccio, ci sei? Sei su questo
pianeta?- Domandò sarcastico il cretino, spostando la sua mano
dal mio viso dopo aver schioccato le dita.
Mi accigliai. –Certo che ci sono.- Borbottai, cercando di regolarizzare il mio respiro
accelerato.
-Non sembrava…- Insinuò stendendo le labbra compiaciuto, -Comunque, saresti in grado di
spiegare questo esempio?-
Adocchiai veloce l’esempio sul libro. Oh cazzissimo! Che diavolo di roba complicata era?!
-Ehm…no.- Poteva pure darmi dell’idiota, ma quella roba intricata lì era impossibile!
-Non eri attenta.- Concluse
sporgendosi verso di me. –A che stavi pensando?- Nei suoi occhi vidi
passare un lampo di malizia.
-Alle dimensioni di Johnny Deppjunior.- Feci un mega
sorrisone angelico dopo la mia brillante risposta che lo lasciò spiazzato
e non gli diede modo di replicare. –Scusa, starò
più attenta.- Promisi poi avvicinando il libro e fingendomi
interessata.
Non disse niente, riprese a spiegare come se non
avessi parlato e quella volta cercai di concentrarmi solo ed esclusivamente
sulla sua voce. La sua voce…che pian piano
iniziò ad arrivare sempre più ovattata e distante.
Concentrarmi sulla sua voce, mi fece ripensare ai suoi gemiti…al suo modo
di chiamarmi mentre facevamo l’amore…
Alice…
-Alice?-
Deglutii non appena mi accorsi che mi stava di
nuovo richiamando.
-Pronto…?- Fece ironico.
Rinsavii con un profondo respiro. Era inutile; non
potevo concentrarmi su quello che diceva se ogni singola cosa di lui mi ispirava sesso. Ecco, era colpa sua!
Diedi una rapida occhiata all’orologio; le
sette. Avevo solo un’ora per prepararmi all’appuntamento con
Matteo.
-Senti, più o meno
ho capito, se ho bisogno di qualcosa ti chiamo di nuovo ok?- Dissi veloce
alzandomi dalla sedia.
Inarcò il sopracciglio scettico. –Sei
di fretta?- Chiese con un tono di voce…spinoso.
Verità o bugia? –Sì, devo
uscire con delle mie amiche.- Entrambe mischiate assieme.
Si alzò di scatto e in
meno di un secondo me lo ritrovai davanti.
-Con chi?-
Insistette, avvicinando il suo viso al mio. Indietreggiai
involontariamente, sforzandomi di restare impassibile nel pronunciare i nomi
delle mie amiche.
-Non sarebbero affari tuoi, ma sono delle mie
vecchie compagne di scuola; Ilaria, Daniela e Angelica…contento?- Ribattei acida.
Non sapevo nemmeno io il perché di quella
bugia…alla fine, se gli avessi detto di Teo, che cosa sarebbe cambiato?
-No.- Avanzò nuovamente, obbligandomi ad
arrivare fino alla porta della sala. –Stai dicendo una cazzata, di solito sbatti sempre un sacco di volte le palpebre quando lo fai.-
Sussultai nel sentire le sue parole; se ne era accorto?! Come cavolo aveva fatto?!
Era vero, quando ero nervosa per via di una bugia,
sbattevo spesso le palpebre, come antistress…ma
nessuno l’aveva mai notato.
La consapevolezza che lui si fosse
accorto di quel piccolo dettaglio, fece aumentare in modo impulsivo i
battiti del mio povero cuore.
-Non so cosa tu ti sia fumato, comunque
penso che dovresti proprio andartene.- Distolsi lo sguardo da lui e lo puntai
sulla porta d’ingresso.
Era a dir poco furioso e per un attimo pensai -sperai- che
decidesse di farmi parlare lo stesso, magari baciandomi…
Invece si limitò a lanciarmi
un’occhiataccia. –È assurdo che tu ti ostini
con questa messinscena.- Si avvicinò alla porta
d’ingresso senza distogliere lo sguardo da me.
-Tanto sarai tu stessa a
cedere…- Un sorrisetto vittorioso si dipinse sulle sue labbra.
Le mie invece di labbra, erano fermamente incollate
fra di loro, non riuscivo ad aprirle per parlare.
Una frase mi tornò in mente più
tagliente di una lama:
Mio
fratello è un coglione orgoglioso, lui non fa mai il primo passo con una
ragazza, lancia l’amo e aspetta sempre che siano le ragazze a corrergli
dietro. Mi scoccia ammetterlo, ma la sua strategia funziona il più delle
volte, visto tutte le ragazzine che gli cascano ai piedi come sacchi di patate
Non sarei caduta ai suoi piedi
come un sacco di patate, avevo una mia dignità io! Stava
lanciando il suo patetico amo? Sperava che io abboccassi? Si sbagliava di
grosso.
-Vedremo.- Fu l’unica parola che riuscii a dire.
Uscì da casa mia sempre con quell’aria
arrogante e presuntuosa che non sopportavo.
Vedremo.
Quello non era decisamente
l’appuntamento-tipo presente nei sogni di tutte le ragazze. Matteo era
stato perfetto certo, su quello nulla da dire. Mi aveva portata con il motorino
in un ristorante lussuosissimo e aveva addirittura insistito per pagare lui il
conto! Poi eravamo andati al cinema a vedere Nemico Pubblico, il nuovo film con
Johnny Depp, ma io ci avevo capito ben poco della
trama, nonostante ci fosse il mio adorato Johnny. Cercare di stare attenti al film era un’impresa, esattamente come per
le ripetizioni di matematica.
-Tutto bene?- Mi chiese lui premuroso una volta fuori dalla sala.
-Sì.- Mi sforzai di sorridere.
-Davvero?- Il suo tono di voce era gentile, non
pressante.
Cedetti con un sospiro. –No.- Ammisi
distogliendo lo sguardo da lui.
-è per colpa di Lore vero?-
Lo guardai spalancando la bocca come un pesce senza
acqua.
-Si capisce.- Alzò le spalle.
-Da cosa?- La voce mi uscì più acida
di quanto avessi voluto. Mi morsi le
labbra pentita.
-Da come lo guardavi durante lo
“spogliarello”- Fece proprio le virgolette con le mani sì
–in treno…- Sorrideva, ma di nuovo il suo sorriso era gentile, non
derisorio e per quello iniziai seriamente a trovarlo simpatico.
Wow. Era davvero
evidente…
-Allora?- Chiese di nuovo tranquillo.
-Cosa?-
-Ci ho azzeccato?-
Sbuffai afflitta. –Direi di sì.- Mi
sedetti su una panchina appena fuori dal cinema.
-Che ha fatto?-
Aggrottò la fronte guardandomi quasi con rimprovero.
-Ehm…è complicato.- Decisamente
molto complicato. Mica potevo dirgli che ci ero andata
a letto e che ne volevo ancora…
-No al contrario, lui è un
tipo semplice.- Inarcai un sopracciglio non tanto d’accordo.
–È molto infantile, vuole tutto, anche quello che non può
avere.-
Annuii concordando su quell’ultima frase.
–Deve maturare un bel po’ il signorino.-
Borbottai sarcastica.
-Già…ma continua a piacerti lo stesso,
anche se è così infantile, vero?-
Non risposi, non sapevo nemmeno in che modo avrei
potuto formulare una risposta decente. Non è che lui mi piacesse, però…lui…non lo sapevo nemmeno
io che cosa ci fosse tra di noi, sapevo solo che…stare con lui mi
piaceva…e tanto anche.
-Tu mi interessi Alice,
immagino si sia capito.- Si passò una mano fra i capelli a disagio.
Ti
voglio…Alice.
Un brivido attraversò la mia schiena
ripensando alla sua voce roca ed
eccitata.
Non
voglio una qualsiasi, è te che voglio.
–Non ho proprio speranze.-
Sospirò, interpretando il mio silenzio come un rifiuto a priori.
-M-mi dispiace.- Fu
l’unica cosa che riuscii a balbettare.
Che cosa ci trovi in quel coglione di Matteo?
Gentilezza, simpatia e intelligenza…ma
soprattutto era un ragazzo maturo, non un bambino. Era una bravissima persona e
mi dispiaceva sul serio per lui.
-No, e di che?- Sorrise poggiandomi un
braccio sulla spalla in modo amichevole.
-Sono messa male, eh?- Constatai
appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Era carino dopotutto da parte sua
essere così comprensivo.
-Non più di me.- Considerò allegro.
-Vero.- Annuii divertita.
Mi riaccompagnò a casa
puntualissimo, rispettando il coprifuoco stabilito dai miei genitori che
lo lodarono per la sua maturità e responsabilità.
Addormentarsi quella sera fu impossibile. Non potevo andare avanti così, lo sapevo bene. Non facevo
che pensare a Lorenzo, speravo che ci fosse lui lì con me nel letto a
stringermi fra le sue braccia, il suo profumo e…
Mi schiacciai la faccia con il cuscino.
Rischiavo seriamente di impazzire. E lui se ne
stava a dormire solo a pochi metri di distanza! Quello
bastava a farmi sentire ancora più accaldata, a farmi
sperare che suonasse il campanello e che fosse lui. Io sarei andata a
rispondere, lui mi avrebbe baciata e spalmata sul muro
d’ingresso, per poi prendermi in braccio, portarmi sul divano
e…basta!
Aveva ragione lui; di quel passo avrei ceduto per
prima. Ma cosa ci potevo fare se il non averlo mi stava dando alla testa?!
Cercai con tutta me stessa di evitare di pensare a
lui, di pensare ad altro, ma niente. Non chiusi praticamente occhio e mi ritrovai a sudare -fra le coperte
stavo letteralmente soffocando-, ansimare e rigirarmi nel letto come una povera
deficiente.
Lo stesso successe anche la notte dopo. Ero
consapevole del fatto che mi sarei dovuta alzare presto il giorno dopo per
andare a scuola, ma non servì a niente quella consapevolezza, non riuscii a
dormire.
Mi alzai alle cinque per farmi una doccia
rilassante e rinfrescante. La notte peggiore della mia vita –peggio di
quella di Capodanno, passata a vomitare in bagno dopo essermi lasciata
convincere da Angie a bere- se non altro era giunta al
termine.
Non pensavo che l’astinenza dal sesso potesse
farmi così male…con il mio ex non era mai successo! Era vero che
con Matteo non era stato così…passionale, ma…la notte dormivo
tranquillamente anche se non lo vedevo per giorni!
Stavo diventando una ninfomane forse?!
Fui quasi contenta di sentire suonare la sveglia
alle sei e mezza; feci colazione, mi lavai e mi vestii con calma, sentendo
un’agitazione fastidiosa scombussolarmi tutto lo stomaco. Mi sentivo in
ansia come se avessi dovuto affrontare un’interrogazione senza aver
studiato.
Prima di uscire di casa,
feci il mio consueto respiro profondo, pronta per affrontare un eventuale
incontro con il ragazzo che mi ossessionava anche mentre dormivo…
Fortunatamente non lo incontrai e la fiammella
della speranza che lui non fosse andato a scuola, iniziò ad alimentarsi
sempre di più man mano che mi avvicinavo in autobus. Fiammella che venne crudelmente annientata non appena misi piede in aula;
c’era ed era arrivato prima di me.
Un’altra giornata di scuola fatta di pensieri
destabilizzanti su di lui stava per iniziare.
Esattamente come il giorno precedente, fu quasi
impossibile concentrarsi sulla lezione, soprattutto perché Ilaria, non
avendo niente da fare durante quell’ora, continuava a tempestarmi di
messaggi chiedendomi di lui.
Ma tu lo vuoi no? Allora qual è il
problema? Ve la spassate e basta no? Ovviamente devi porre dei limiti e fargli
capire che sei tu che comandi!
Sospirai, iniziando a scrivere un’altra
risposta più deprimente di quella precedente.
Sì
che lo voglio da morire Ila, ma non voglio mica dargli
questa soddisfazione! Non mi piegherò in due così! Uff, aiutami, cosa posso fare? Non riesco ad andare avanti
così, non riesco a dormire la notte, non faccio
che pensarlo…
Rubrica, nomi.
Feci scorrere velocemente i vari nomi in ordine
alfabetico, quando la voce del prof mi fece sobbalzare.
-Puccio, cos’hai
sotto il banco?-
Oddio. Più veloce, più veloce. Stupida rubrica, ma quanti numeri avevo
salvato prima della I? Sarei dovuta andare direttamente sull’opzione “Rispondi”.
-Niente prof!-
Presa dalla foga, continuai a schiacciare il tasto
giù all’infinito. Quando vidi il nome
Ilaria, schiacciai in fretta il tasto centrale per inviare.
Il sangue mi si gelò nelle vene non appena
vidi che, avendo schiacciato il tasto giù una volta di troppo, il
messaggio fu inviato a…Oddio!
-Puccio!- Mi richiamò di nuovo il prof.
Oh no. Oh no. Oh no.
Annulla,
annulla! Schiacciai
come un’ossessa il tasto Indietro, sperando che si
l’opzione si potesse cancellare.
Messaggio
inviato.
Stupido cellulare!
Lo poggiai sotto il banco, ignorando il richiamo
del prof. Volevo sotterrarmi, mi sarei scavata da sola
una fossa e mi sarei sotterrata dalla vergogna.
I…L…dopo Ilaria c’era la L.Dopola I, c’era la L.
Perché cazzo c’era la L dopo la I, non
potevano metterci, che ne so, la Q?!
Perché,
perché non conoscevo nessun Ivan? O Ivana? OIlenia?
-Niente, scusi prof.- Ripetei
come una macchina, sfoderando uno dei sorrisi più falsi del mio
repertorio.
Avevo inviato il mio messaggio a…
La…ti…Oddio.
Sparatemi
vi prego…
Ma come diavolo mi era venuto in mente di salvarlo
il suo numero dopo il suo squillo?!
Portai velocemente il mio sguardo verso il diretto
interessato e subito mi saltò all’occhio
il lampeggiare di un qualcosa nel suo astuccio aperto.
Oh merda.
Mi sentii morire nel momento in cui prese in mano
il suo cellulare.
Merda, merda, merda. Ero fottuta! Avrei fatto una figura di merda epica!
Brutto segno; il suo sopracciglio scattò in su, probabilmente dopo aver visto chi fosse il mittente
del messaggio.
Balzai in piedi in un attimo, dimenticandomi
completamente del fatto che fossi in classe e che il prof
stesse cercando di spiegare la sua materia.
-Prof!- Strillai come un’ossessa, facendo
girare tutti verso di me.
-Puccio, che c’è
ancora?- Domandò seccato.
-Latini sta usando il
cellulare!- Protestai alla velocità della luce, allungando poi il
braccio per indicarlo.
Lui mi guardò sbigottito, girandosi poi
verso il prof con la faccia di uno colto in flagrante.
-Latini ho già
detto un sacco di volte che non voglio si usi il cellulare durante la mia ora! Portalo qui, ora!- Sembrava irremovibile.
Una serie di borbottii e insulti poco trattenuti si
levò dalla classe. Lo sapevo che mi odiavano, non c’era bisogno
che mi dessero della puttana per aver fatto ancora una
volta la spia cocca del prof.
-Latini, ora.
Lo riprenderai alla fine della lezione.- Insistette il
prof con aria quasi minacciosa.
Lorenzo, dopo un sonoro sbuffo contrariato, si
alzò dal suo banco e poggiò il cellulare sulla cattedra.
Abbassai lo sguardo nel momento in cui si
voltò a guardarmi dopo averlo fatto. Mi sentivo quasi in
colpa…dovevo ammetterlo, mi dispiaceva che lui avesse un motivo in
più per odiarmi. Cosa più che assurda poi,
visto e considerato che io avrei
dovuto odiare lui, non viceversa.
Alla fine dell’ora dovetti osservarlo impotente mentre riprendeva in mano l’oggetto
incriminato; lo infilò nella tasca inferiore del suo Eastpak
nero e si diresse insieme ai suoi amici idioti verso gli spogliatoi, dato che
di lì a poco sarebbe iniziata l’ora di educazione fisica.
Sospirai affranta, iniziando a dare
piccoli colpi con la testa sul banco.
-Tutto bene?- Domandò Mel, trattenendo a
stento una risatina nel momento in cui mi vide in quell’attimo di
completa pazzia.
-No.- Bofonchiai.
-Questa improvvisa voglia di prendere a testate il
banco è dovuta per caso al messaggio che hai
mandato per sbaglio a Lore?-
Sollevai immediatamente la testa e la osservai a
bocca aperta.
-Non mi puoi nascondere niente
mia cara.- Cinguettò mettendosi lo zaino in spalla.
-Mel devi assolutamente aiutarmi a prendergli il
cellulare e a cancellare quel messaggio.- Mi alzai di
scatto dal banco per seguirla.
-Impossibile. Non se ne separa mai. Presente Gollum
del Signore degli anelli e la sua frase “Il mio tesssorooo”? Ecco,
quello è Latini con il suo cellulare.-
-Ma io devo cancellare quel messaggio!- Piagnucolai
gesticolando come se mi stessero dando fuoco.
-Che gli hai scritto di
così grave?- Mi domandò girandosi per guardarmi e camminando
all’incontrario come un gambero.
Arrancai un po’ in cerca di qualche frase
decente da dire, mentre le mie guance si coloravano di
quell’insopportabile rosso imbarazzante.
-Qualcosa di porno, capito.- Disse semplicemente,
entrando nello spogliatoio delle ragazze; uno schifosissimo buco di due metri
quadrati.
Dato che le ragazze nella scuola erano pochissime,
avevamo uno spogliatoio minuscolo, senza bagno privato oltretutto.
I maschi invece ne avevano
uno grandissimo, con tanto di bagno gigante attaccato. Le ingiustizie della
vita…
-Lo ha messo nello zaino…se riuscissimo…?- Iniziai ma lei mi interruppe subito,
-No Ali, prima di tutto finiremmo nei casini se entrassimo
nello spogliatoio maschile. In secondo luogo, a quest’ora lo avrà
già letto.-
Aprii la bocca per parlare, ma mi precedette. -E
terza cosa…Se anche non lo avesse ancora letto,
non credo che lo lasci nella tasca dello zaino incustodito.-
-Potremmo provare…- Mormorai, demoralizzata comunque dalle sue motivazioni.
-Dopo la lezione magari, ora ci conviene fare in
fretta e cambiarci, il Macchinetti non aspetta
nessuno.-
Annuii ed iniziai svogliata a cambiarmi per
indossare la tuta. Ero agitata da morire all’idea di incontrarlo di nuovo
in palestra. Quasi sicuramente aveva già letto; mi
avrebbe guardato con uno dei suoi soliti irritanti sorrisini compiaciuti.
Feci un respiro profondo per calmarmi, era giunto
il momento della resa dei conti….più o meno.
*Note dell’autrice*
EDIT: Ringrazio di cuore Giada per questa splendida copertina che vedete a inizio capitolo :)
Capitolo di passaggio, sì. Serve ad arrivare
al prossimo che di passaggio non lo è proprio ;)
Anticipo; partita di calcio, acqua,
spogliatoio…
Beh, di questo cosa ne
pensate? :D Che sfiga sbagliare a mandare il
messaggio, eh? A me è successo un sacco di volte, l’opzione “Rispondi” non la uso mai, scorro sempre
la rubrica -.-
Riguardo Matteo…pensavate che Lore le
impedisse di uscirci insieme, vero? Invece no. Saprà comunque
di questo appuntamento…come? Si scoprirà più avanti ;)
Matteo è adorabile secondo me…non lo
odiate troppo, conservate l’odio per Lore e per l’altro Matteo :P
Ah, una cosa, il prossimo capitolo
lo pubblicherò il prima possibile per non lasciarvi troppo sulle spine,
spero vi faccia piacere…;)
Bene, ho esaurito quello che dovevo dire, rinnovo i
ringraziamenti per le vostre meravigliose recensioni che divoro
ogni volta con i lucciconi agli occhi*____*
Un bacione grande! Bec
Ci tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo
cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
- ilFORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per
le mie storie >.<
Iscriversi a forum community
è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’
con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)
*Spoiler sul prossimo
capitolo*
-A chi
ti riferisci in quel messaggio?-
La sua
domanda mi spiazzò. Credevo fosse palese che era di lui che stessi
parlando con Ilaria.
-Come?-
Chiesi disorientata.
-Sai,
come l’ho letto ho subito pensato che stessi parlando di me.- Si fece più vicino, costringendomi ad arretrare. Non
poteva guardarmi con quegli occhi ipnotizzanti, no!
-Ma poi mi sono ricordato del romantico
appuntamento tra te e Valenti dell’altra sera e non mi è sembrata
più così certa la mia ipotesi iniziale…- Sputò fuori
con rabbia, facendomi rabbrividire.
-Tu
come…?- Avrei voluto fare la voce grossa, spavalda, ma mi uscì una
vocina stridula, -Come lo sai? Ci hai…?-
-Spiati?-
Concluse lui per me con voce cattiva. –No mia cara, ho cose più
interessanti da fare il sabato sera che spiare voi due.- Fece una risatina
inquietante, quasi da serial killer. –Me
l’ha detto qualcun altro.-
Quando entrammo in palestra, i ragazzi iniziarono
fin da subito a fare commenti su me e Mel; commentini idioti che di solito si “volgarizzavano” quando facevamo
stretching…ah, che pazienza ci voleva con i ragazzi!
Stranamente Lorenzo non mi guardava,
era tutto intento a parlare e ridere con Vergata. Tra
idioti si andava particolarmente d’accordo evidentemente.
Il prof richiamò l’attenzione con
l’appello, annunciandoci poi che quel giorno avremmo giocato a calcio.
Venti schiamazzi entusiasti si levarono alle nostre
spalle, mentre i nostri due mormorii contrari vennero
ampiamente ignorati.
-Bene a formare le squadre saranno…- Il prof socchiuse gli occhi, scorrendoci uno ad uno con uno
sguardo poco rassicurante.
-Ma sì, Puccio e
Zorzi, le due ragazze.-
Ecco. La mia solita sfiga.
Altre proteste per nulla carine si levarono dal
resto della classe. Sembrava di essere tornati in prima elementare, quando i
maschi non facevano giocare una bambina a calcio nemmeno sotto tortura.
Io e Mel ci alzammo da
terra, una più contrariata dell’altra, pronte a formare le
squadre.
Poco prima di distanziarsi da me, Mel
sussurrò qualcosa di appena udibile.
-Lore lo lascio a te.-
Mi irrigidii, sperando di
aver capito male.
Il sorrisino malizioso che fece
però, fu un’ulteriore conferma del fatto che avessi
interpretato bene le sue parole.
-Zorzi.-La richiamò il prof,
-Inizia.-
Lei guardò i ragazzi
pensierosa, arricciando appena le labbra. –Vergata.-
Andrea Vergata alzò appena le spalle, segno
che probabilmente gli andava bene stare in squadra con lei.
Se lo avessi chiamato io nella mia squadra
–cosa che comunque non avrei mai fatto- si
sarebbe di sicuro rifiutato, visto che mi odiava. Era uno dei più
accaniti sostenitori del “Boicottiamo la stronza”, alias me.
-Puccio,- Il prof
ticchettò impaziente il piede a terra, facendo poi un cenno rivolto agli
altri compagni.
-Ehm…- Li guardai indecisa e nervosa.
Sembrava che tutti mi stessero squadrando con odio; tutti tranne Jacopo Garbatelli che si era nascosto in un angolo per non
giocare, Latini che mi ignorava e Teo che mi
sorrideva.
-Valenti.- L’unico alleato di quella
situazione.
Teo sembrò più che felice di essere
nella mia squadra; si alzò e mi raggiunse con entusiasmo.
Mi voltai verso Mel in
attesa di sentire la sua prossima decisione.
-Latini, Latini. Mel, Lore.- Le suggeriva a voce
non così bassa Vergata.
-Rocatelli.- Chiamò invece lei, facendo
protestare poco finemente Andrea.
Mi resi conto con orrore che Mel non scherzava quando diceva che lo avrebbe lasciato a me.
Riportai il mio sguardo sui ragazzi che subito
riassunsero le stesse espressioni ostili di poco prima.
-Loregioca
bene?- Chiesi a bassa voce, senza pensarci, a Teo.
Lui spalancò di poco gli
occhi sorpreso, prima di annuire.
Bene. Non mi restava nessun altro da scegliere,
visto che tutti mi odiavano. Certo, mi odiava anche Latini, ma se non altro in
quella circostanza –strano, ma vero- non lo
stava dimostrando.
-Ehm…- Avanti,
dì il suo cognome Alice! Cosa vuoi che sia?!
Dio se ero impedita, mi sudavano le mani come se mi
stessero interrogando.
-Puccio, entro sera.- Incalzò il prof
seccato. Sembrava di essersi pentito di aver lasciato la scelta delle squadre a
due ragazze. Maschilista com’era, mi sembrava anche strano il fatto che
avesse preso quella decisione inizialmente.
-Latini.- Mi uscii finalmente, più come una
domanda che come un richiamo.
Per la prima volta dopo la storia del cellulare, distolse il suo sguardo dal suo vicino di posto e lo
puntò verso di me. Il cuore accelerò di poco il suo battito,
mentre i miei occhi sondavano con attenzione i suoi. Rallentò di botto
deluso non appena mi accorsi che nel suo sguardo non c’era malizia,
né interesse nei miei confronti; vi lessi solo indifferenza mischiata
alla noia. Mi aspettavo che si mettesse a sbadigliare da un momento
all’altro.
Si alzò e raggiunse me e Teo senza degnarci
di un ulteriore sguardo.
Dopo la scelta di Mel, toccò di nuovo a me
nominare un altro componente della squadra e mi trovai
per la terza volta in difficoltà.
Mi girai automaticamente verso i due ragazzi in
cerca di un consiglio che non tardò ad arrivare, da entrambi:
-Gubbi.-
-Mancini.-
Fu la loro risposta simultanea. Bene, erano inutili
se non si mettevano d’accordo.
-Gubbi è bravissimo in
difesa.- Aggiunse Teo, lanciando poi un’occhiataccia a Latini.
-Lele è bravissimo in
attacco invece,- Lore in risposta si limitò a
sorridere con aria saccente. Dal suo tono e dal suo
sorriso derisorio sembrava stesse parlando con un bambino di due anni.
Teo roteò gli occhi
seccato, ignorando la provocazione. –Tu vuoi Lele in squadra solo
perché è tuo amico, Gubbi gioca meglio.-
Ok, stavano esagerando ed il prof iniziava
seriamente a spazientirsi a giudicare dalla sua espressione.
-Oh davvero? Mi sembra di ricordare che quello sfigato di Gubbi sia l’unico essere vivente disposto a
rivolgerti la parola.-
Spalancai la bocca indignata, prima di riprendermi
appena in tempo per bloccare la veemente risposta di Teo. Ero quasi sicura che
stesse per esplodere davanti a quell’ulteriore
provocazione.
-Basta finitela! Siete due bambini!- Incrociai le braccia al petto adirata.
-Gubbi.- Dissi infine rivolta ai ragazzi del
gruppo.
Teo ghignò soddisfatto, mentre Latini mi
guardò incredulo e piuttosto risentito.
Cercai di ignorare il suo sguardo insistente
addosso e mi concentrai su Gubbi che si aggiunse a noi senza dire niente.
-Mancini.- La scelta di Mel mi fece sobbalzare. Avevo intenzione di prenderlo il turno dopo Lele, un po’ mi
dispiaceva.
-Ma bravo Valenti, sarai
contento adesso,- La voce sarcastica di Latini mi fece chiudere gli occhi
irritata, -Voglio proprio vederti a giocare in difesa con Mancini come
attaccante. Cerca di non fare schifo come l’altra volta, o di speranze ne
hai proprio zero.- Continuò sprezzante.
-Basta! Basta, ok?!- Non
ne potevo più!
-Ma ha iniziato lui!-
Protestò Teo con una faccia da cucciolo bastonato.
-“Ha iniziato lui”- Lo
scimmiottò Latini, -Cazzo hai, tre anni?-
Qualcuno doveva assolutamente tenermi perché
sarei gli sarei saltata addosso da un momento
all’altro! E non sarebbe stata una buona cosa,
perché non ero molto sicura del fatto che fosse la mia voglia di
picchiarlo a guidarmi…
-Puccio!- Mi richiamò il prof,
-C’è qualche problema?- Ci squadrò a lungo piuttosto irritato.
-No prof, scusi.- Presi un
bel respiro profondo, prima di sparare un nome a caso.
Li scelsi tutti così gli altri componenti della squadra, non azzardandomi più a
chiedere neanche un consiglio.
Quando finalmente riuscimmo
a giocare nel campo da calcio fuori dalla palestra, l’ora era già
quasi finita.
Non feci praticamente
niente, corsi e basta da una parte all’altra senza toccare palla; se non
altro sarei dimagrita con quella corsa.
Era seccante da ammettere, ma Latini giocava benissimo. Non passava quasi mai la palla, riusciva
a superare i difensori dell’altra squadra da solo e a tirare per poi fare
goal. Ne aveva fatti 5 in tutto.
-Che presuntuoso.- La voce di Teo mi
distrasse dai miei pensieri.
-Cosa?- Domandai aggrottando la fronte.
Eravamo entrambi fermi poco più distanti
dalla porta; la voglia di correre ci aveva abbandonato.
-Lo sta facendo solo per farsi notare da te.-
Sputò fuori decisamente acido.
-Ma va.- Scossi la testa
sorridendo stranita. Era impossibile che lo stesse facendo per me,
perché avrebbe dovuto farlo poi?
Sbuffò. -Sveglia Ali! Quello ti spoglia con
gli occhi e tu manco te ne accorgi.-
Una piccola scossa di piacere fece tremare le mie
spalle. Deglutii, sperando che non se ne accorgesse.
-E tu fai lo stesso con lui…- Concluse con un tono di voce che mi sembrò
rassegnato.
Colpita e affondata.
Mi sentii arrossire, mentre con lo sguardo tornavo
a cercare Lorenzo. Aveva ragione, non avevo smesso un attimo di guardarlo;
vederlo correre, sudare, con gli occhi eccitati per la sfida mi stava
letteralmente mandando a fuoco…
Ma credevo di essere stata
brava a celare i miei pensieri, non pensavo mica che Teo potesse arrivare alla
conclusione che per me quel campo sarebbe stato molto più utile per
farci altro con Latini che per il calcio.
Non sapevo in che modo rispondere a Teo,
così, mi limitai semplicemente a correre di nuovo, scappando dal suo
sguardo accusatorio.
Ringraziai il cielo quando
la partita finalmente finì. Avevamo vinto 7 a 3; tutta la mia squadra era
entusiasta ed elogiava Latini neanche fosse stato un Dio, ma per quanto mi
riguardava potevamo pure perdere 40
a 0. Odiavo il calcio, anche se quella partita era stata
decisamente più interessante per via di un
giocatore…
Giocatore che sembrava provare un sadico
gusto nel provocarmi; dopo aver bevuto dalla sua bottiglietta, si
rovesciò appositamente l’acqua sui capelli per bagnarli e
spettinarseli con le mani. Acqua che poi finì per
bagnargli anche la maglietta, facendomi deglutire decisamente…assetata.
Oh sì avevo una sete pazzesca…
Acqua,
maglietta bagnata, acqua…
Il mio cervello era leggermente andato, così
come la mia bocca che era più aperta che
chiusa.
E lui lo sapeva benissimo,
sapeva benissimo che lo stavo guardando, lo aveva fatto apposta.
Mi sorrise malizioso e arrogante, prima di
incominciare a parlare con Riccardo Lazzarini.
-Vuoi un po’ d’acqua?-
La domanda di Mel mi fece sobbalzare.
Oh
sì, voglio quell’acqua.
Avvampai. -Co-Cosa?-
Possibile che avesse capito ancora una volta su cosa fossero incentrati i miei
pensieri?
Mi porse la sua bottiglietta d’acqua ed il
mio battito cardiaco riprese un ritmo normale.
-No, grazie.- Risposi sorridendo più
tranquilla.
Lei annuì in
risposta, prima di fare un cenno con la testa molto più che eloquente;
la via era libera.
Approfittai del fatto che tutti si stessero ancora
riposando per avviarmi velocemente verso gli spogliatoi; era la mia occasione
per cancellare quel messaggio. Speravo solo che Latini avesse
lasciato il cellulare nel suo zaino, non mi era sembrato di vederglielo in mano
in palestra.
Fortunatamente la sicurezza in quella scuola faceva
schifo, gli spogliatoi non venivano mai chiusi,
così come gli armadietti. Le porte si potevano chiudere solo dall’interno, cosa completamente inutile.
Molte volte c’erano stati casi di furto, ma
il preside sembrava quasi indifferente al problema.
Aprii gli armadietti uno ad uno e quando finalmente
trovai lo zaino di Latini in uno degli armadietti in basso, le voci di due
ragazzi mi fecero sobbalzare.
-Cazzo, Lore non ci ha lasciato nemmeno giocare.-
Protestò la voce numero uno, che riconobbi come quella di Armandi.
Proveniva dal corridoio…
-Già. Secondo me per farsi notare dalla Puccio.- Voce numero due, Lazzarini.
Oddio, erano entrati. Se non mi avevano ancora
notato era solo perché la fila di armadietti mi
nascondeva momentaneamente dalla vista della porta.
Dovevo nascondermi, erano sempre
più vicini! Se mi avessero beccato avrei fatto
la figura della maniaca!
Senza pensarci due volte, mi infilai
dentro l’armadietto -che miracolosamente era abbastanza grande da
contenermi rannicchiata come un contorsionista- e lo richiusi piano dopo
essermi sistemata bene. Meno male che ero piccola sia in altezza che di corporatura. E meno male che
quegli armadietti erano piuttosto grandi!
Che mossa stupida
però, mi ero messa in trappola!
Sei una
vera cretina Alice!
-No, quei due si odiano!- Andò
avanti Armandi una volta paratosi proprio davanti a
dove ero io, togliendosi…oddio, si era tolto i pantaloni!
-Ma va! Ma non l’hai
visto come se la guarda Lore? Dai,
quello non vede l’ora di scoparsela.-
Lo stomaco iniziò a contorcersi in modo
fastidioso, ma cercai di non badarci.
-Sì, ma anche lei non scherza allora! Ti sei
accorto di come lo fissa in classe?- Quelle due teste vuote erano più sveglie
di quanto pensassi.
Chiusi gli occhi non appena anche Lazzarini si
tolse i suoi sudici pantaloncini; erano uno spettacolo disgustoso.
-Oh sì! Gli fa la radiografia! Ssh che arrivano.-
Automaticamente aprii di nuovo gli occhi con il
cuore a mille. Degli altri non me ne importava, ma di
lui…
Lo spogliatoio si riempì con più voci
maschili rumorose, una sopra l’altra.
Non riuscivo bene a vedere da quei miseri buchini
che aveva l’armadietto, ma fui quasi certa che
ci fosse anche Lorenzo.
L’ansia mi assalì non appena mi resi
conto che mi avrebbe scoperta una volta aperto
l’armadietto per prendere il suo zaino.
Ahia
cazzo, il braccio!
Mi stava andando in cancrena
tutto il corpo a furia di tenerlo in quella posizione scomodissima.
Mi sporsi di poco con la testa per sbirciare di
nuovo fuori, ma nell’attimo in cui lo feci, lo sportellino
dell’armadietto si aprì, spaventandomi a morte.
L’espressione di Latini era un misto di
sorpresa e divertimento. Più sorpresa che divertimento.
Inarcò di poco il sopracciglio, trasformando
la sua espressione sbigottita in un’espressione
compiaciuta che non mi piacque per niente.
Istintivamente mossi veloce il mio dito indice fino
al naso, pregandolo mentalmente di non essere stronzo e di stare zitto.
Non solo avrei fatto una figura di merda se beccata
da tutta la classe in quell’armadietto, ma sarei anche
finita nei casini per essermi intrufolata negli spogliatoi maschili
durante l’ora di lezione. Ero assolutamente nel posto sbagliato al
momento sbagliato.
Il cuore rallentò di poco il battito,
leggermente più tranquillo, nel momento in cui Latini richiuse
velocemente l’anta.
-Lore, che fai, non prendi lo
zaino?- Mi ritrovai a maledire Mancini più volte
mentalmente.
Come cazzo avrebbe fatto Latini a prendere il suo
zaino?!Ci ero praticamente
stravaccata sopra con la schiena!
-No. Aspetto un attimo a cambiarmi, devo aver preso
una storta mentre correvo prima, mi fa male la
caviglia.-
Aveva un tono di voce così serio che arrivai
a preoccuparmi che potesse essergli successa davvero una cosa del genere, non
sembrava che stesse fingendo.
-Ah. Vuoi che chiami il prof?- Mancini era fin troppo bravo per i miei gusti. Non poteva essere
stronzo fino al midollo come Vergata?
-Ma no, ora mi passa, incominciate pure ad andare.-
La voce di Latini uscì un pelino più
nervosa e la sua ultima frase si poteva tranquillamente tradurre con un
“Levatevi di torno”.
-Ok.- Fece Mancini piuttosto
perplesso a giudicare dal tono di voce.
-Ohi Lore, allora ci vediamo domani, ok?-
Intervenne Vergata, -Grande vittoria, sei riuscito a batterci anche con quel
coglione di Valenti in squadra!-
Mi accigliai; perché ce
l’avevano tutti con Teo? Era meno stronzo e più simpatico
di loro!
Rimasi dentro quel buco soffocante per altri cinque
minuti circa, poi, quando pensavo mi si stesse per
spezzare la colonna vertebrale dal male che mi provocava lo stare in quella
posizione rannicchiata, un rumore cigolante mi annunciò che la via era
libera.
Bene. Ero pronta….per fare l’ennesima
figuraccia.
Lui mi osservò incerto per qualche secondo,
prima di parlare:
-Non so se essere più sorpreso per il fatto che tu sia qui, o per il fatto che tu sia così
piccola da starci in questo buco.- Fu il suo commento ironico, accompagnato poi
da un sorrisetto divertito.
Abbassai lo sguardo colpevole, sentendomi ribollire
il sangue nelle vene per l’umiliazione. Facevo figure di merda su figure di merda con lui!
Uscii piano di lì e
mi raddrizzai con calma la schiena, un movimento brusco mi avrebbe fatto
scricchiolare come un vecchietto probabilmente!
-Immagino tu sappia già che cosa stessi cercando.- Insinuai piuttosto irritata per
essere stata scoperta.
Fece spallucce, arricciando le labbra per
trattenere uno dei suoi soliti ghigni. –Immagino di sì.-
-Quindi…? È nello
zaino?- Lo aveva letto o no quel cavolo di messaggio poi?
-No.- Mise la mano nella tasca dei suoi pantaloni
della tuta Adidas, tirando poi fuori quel
dannatissimo oggetto incriminato. -Ce l’aveva Ste
durante la lezione.- Spiegò soddisfatto.
Radaelli.
Stefano Radaelli non aveva fatto
educazione fisica, era rimasto in panchina! Cazzo, era logico che non lo
avrebbe lasciato nello zaino il cellulare.
Stupida,
cretina, deficiente, idiota!
Iniziai a sentire parecchio caldo nel momento in
cui realizzai che era troppo tardi per cancellare il
messaggio; l’aveva letto di sicuro.
-Senti, per quanto riguarda quel messaggio,
io…- Non riuscii a finire la mia frase, il suo
sguardo improvvisamente acceso mi fece morire le parole in bocca.
-A chi ti riferisci in quel messaggio?-
La sua domanda mi spiazzò. Credevo fosse
palese che era di lui che stessi parlando con Ilaria.
-Come?- Chiesi disorientata.
-Sai, come l’ho letto ho subito pensato che
stessi parlando di me.- Si fece più vicino,
costringendomi ad arretrare. Non poteva guardarmi con quegli occhi
ipnotizzanti, no!
-Ma poi mi sono ricordato
del romantico appuntamento tra te e Valenti dell’altra sera e non mi
è sembrata più così certa la mia ipotesi iniziale…-
Sputò fuori con rabbia, facendomi rabbrividire.
-Tu come…?- Avrei voluto fare la voce grossa,
spavalda, ma mi uscì una vocina stridula, -Come lo sai?
Ci hai…?-
-Spiati?- Concluse lui per me con voce cattiva.
–No mia cara, ho cose più interessanti da fare il sabato sera che
spiare voi due.- Fece una risatina inquietante, quasi da serial
killer. –Me l’ha detto qualcun altro.-
-Chi?- Domandai, riacquistando un po’ di
voce.
-Non è importante.-
Quando con la schiena arrivai
a toccare gli armadietti, lui poggiò le mani accanto al mio viso e mi
fissò intensamente negli occhi. Ero in trappola.
Trattenni il respiro per evitare di essere
completamente assuefatta anche dal suo odore, oltre che dai suoi
occhi come stava già accadendo.
-A chi
era riferito quel messaggio?- Già dal suo sguardo e dal suo tono di voce si capiva che non mi avrebbe lasciata andare
finché non avrebbe avuto una risposta. Una risposta che lo avrebbe
soddisfatto…
-A….a…- Stavo tremando. Non per il freddo, non per la paura, ma per il desiderio. Più che tremando l’aggettivo giusto era fremendo. Fremendo in attesa di sfiorare quelle labbra meravigliose a soli
pochi centimetri da me. Era una tortura
quella, una crudele tortura.
Quanto odiavo i suoi
occhi! Come riuscivano i suo ad ipnotizzarmi
così? Riuscivano a mettere in pausa qualsiasi mio pensiero razionale.
-A…- Forse entro sera sarei
riuscita a rispondere. Se il mio cervello gentilmente
avesse potuto smettere di macchinare scene erotiche in quello spogliatoio, mi
avrebbe fatto un gran favore.
A te.
-A Matteo.- Dissi tutto d’un
fiato, la bugia più grande della mia vita. Abbassai lo sguardo non
riuscendo a sostenere l’intensità del suo, né di quella
bugia detta tanto per salvarmi. Salvarmi da quel mare di emozioni
in cui lui riusciva a trascinarmi ogni volta.
Apparentemente rimase
impassibile, notai solo di sfuggita le sue mani aperte, poggiate vicino
al mio viso, chiudersi a pugno ad una lentezza esasperante.
-Davvero?- Ecco, altri dettagli non trascurabili;
la sua voce tremava di poco e i lineamenti del suo viso erano tesi.
-Sì.- La voce mi uscì ferma, al contrario
delle mie gambe che quasi sicuramente avrebbero ceduto da un momento
all’altro.
Si avvicinò al mio viso e per un attimo la
paura –o il desiderio?- che mi stesse per baciare si fece largo in me.
Deviò di poco le attenzioni della sua bocca
e la posò sul mio collo, sfregando il naso
sulla guancia con delicati movimenti circolari che mi fecero trattenere il
respiro estasiata.
-È a lui che pensi
prima di addormentarti la sera?- Soffiò sulla mia pelle, causandomi
brividi per tutto il corpo.
Strinsi le mani a pugno e mi cacciai le unghie
nella carne con forza per evitare di stringerlo a me.
Le sue di mani, si scostarono dal muro e si
strinsero possessive sui miei fianchi, facendomi sussultare.
-È a lui che pensi
tutto il giorno?- Continuò la sua dolce tortura con il naso, depositando
ogni tanto qualche piccolo bacio sul mio collo.
-Quando lui ti tocca…riesce a farti
eccitare come quando lo faccio io?-
Deglutii a fatica nel momento in cui la sua mano si insinuò dentro la mia maglietta ed iniziò
ad accarezzarmi la schiena.
Non risposi, non ne avevo
la forza, se avessi liberato le mie labbra dalla morsa dei miei denti sarebbero
usciti solo gemiti, non parole.
Avrei voluto respingerlo e scappare da lui, ma se
lo avessi fatto gliel’avrei data vinta, dovevo
cercare di resistergli.
Resistergli,
non saltargli addosso. Pensare a quella panchinetta dietro di lui come ad una superficie
piana su cui…non aiutava di certo.
-Dillo Alice…- Sussurrò
con voce così flebile che faticai a sentirlo; sembrava
che anche lui stesse per cedere a quel suo stesso giochino.
Appoggiò la sua fronte alla mia e mi
fissò negli occhi con il fiato corto.
-Voglio che tu lo dica.-
Non capivo più niente,
vedevo solo la sua bocca muoversi a pochi centimetri dalla mia. I miei
propositi stavano partendo per la tangente.
-Co…Cosa?- Domandai, non riuscendo
più a trattenere il movimento delle mie mani che finirono da sole fra i
suoi capelli per impedirgli di allontanarsi.
Merda! Che schifo di forza
di volontà!
Istintivamente lo attirai di più a me per
far combaciare le nostre labbra, ma lui oppose resistenza ritraendosi di poco.
-Che mi vuoi.
Ammettilo.- Parlava a scatti e quasi con rabbia, stava
cedendo alla pressione delle mie mani.
Mi morsi di nuovo il labbro nel momento in cui mi
baciò il mento, scendendo pian piano verso l’incavo
del collo.
Lo volevo. Lo volevo. Lo volevo da star male. Ma se lo avessi ammesso che cosa sarebbe successo? Mi
avrebbe deriso? Mi avrebbe umiliata? Se ne sarebbe
andato, lasciandomi lì con il mio bisogno di lui ancora da soddisfare? O avrebbe finalmente posto fine a quello strazio
insopportabile baciandomi? Ma poi era davvero quello
che volevo? Che mi baciasse? No, non lo volevo. Se lo
avesse fatto avrebbe sbaragliato in un attimo tutti i
miei tentativi di non pensarlo.
Dio, quanto erano contorti
e contraddittori i miei pensieri, non ci capivo più niente.
Sospirai e mi inarcai con
la schiena, quando con la bocca arrivò al solco tra i miei seni.
-Mi vuoi?- La sua bocca parlava
a stretto contatto con la mia pelle, incendiandola più di quanto
già non lo fosse con il suo respiro fresco.
Sì, sì, sì, sì. Sì che lo volevo.
-No.- Biascicai mentre
chiudevo gli occhi e gettavo la testa indietro.
I miei gesti sembravano mostrargli l’esatto
contrario.
Dovevo resistere cavolo, non dovevo
lasciarmi andare!
Il rumore metallico dell’armadietto dietro di
me mi distrasse solo per poco, perché lui
decise di aumentare la slealtà del suo “interrogatorio”.
-Davvero?- Sussurrò tornando su, fino
all’orecchio che mordicchiò piano.
Spostò la mano davanti, facendola scendere
piano verso…
Oh.Mio.Dio.
Sgranai gli occhi, stringendo con forza i suoi
capelli e lasciandomi sfuggire un gemito roco ed
eccitato.
Mi voleva morta. Stava cercando di uccidermi, per
forza.
-Mi vuoi, Alice?- Richiese
con voce quasi dolce.
Avevo il cuore che ormai era partito completamente
per la tangente, lo sentivo pulsare in ogni punto del mio corpo.
Strinsi gli occhi con forza, sforzandomi di
resistere fino all’ultimo.
-Sì.- Mi uscì poi in tono rassegnato.
Se ammetterlo mi avrebbe in un
qualche modo aiutata ad uscire da quella situazione tanto meglio,-Ti…voglio.- Cedetti con un
sospiro. Non ne potevo più, stavo seriamente
impazzendo.
Volevo baciarlo, volevo sentirlo di nuovo dentro me, volevo fare l’amore con lui, non ne potevo
più di quelle semplici carezze.
Ero una povera e patetica cretina, illusa
oltretutto. Dovevo smettere di immaginare…quelle cose!
-Il mio nome.- Disse lui aumentando il ritmo delle
sue carezze in basso.
Altri sospiri, altri gemiti, altri morsi
alle mie labbra che ormai stavano incominciando a sanguinare.
-Ti voglio…Lorenzo.-Dissi in tono smorzato, non smettendo
di tormentarmi il labbro inferiore.
Aveva vinto. Che cosa
avrebbe detto? Che cosa avrei visto nei suoi occhi se
li avessi guardati?
Vai,
umiliami pure,
sei solo un cretino, un bambinetto capriccioso!
Se da una parte la
sconfitta mi bruciava, dall’altra l’idea che avrebbe smesso
–o almeno lo speravo- di tormentarmi così crudelmente mi
sollevava.
Si scostò dalla mia guancia e mi
guardò dritto negli occhi; un lampo di puro compiacimento trafisse quel
verde scuro e bramoso.
Prima che potessi
intimargli di lasciarmi andare, mi baciò con foga, stroncando la mia
protesta sul nascere.
Forse era stato il suo sguardo soddisfatto, quasi contento, e per nulla derisorio ad
avermi scombussolato un po’, per quello non avevo avuto i riflessi pronti
per evitarlo quel bacio.
Nel momento in cui la sua lingua iniziò a
perseguitare la mia, il cervello mi si scollegò completamente e permise
al mio corpo di assecondare completamente il suo.
Quando le sue mani si posarono
sui miei glutei e fecero leva per prendermi in braccio, infatti, le mie gambe
gli cinsero automaticamente la vita per aiutarlo nel gesto.
Credevo di essere forte,
credevo di riuscire a resistere…credevo proprio male. Non ci riuscivo;
come potevo respingere la fonte di tanto entusiasmo da parte del mio corpo e
del mio cuore?
Era sbagliato. Era tutto dannatamente sbagliato, di
nuovo. In genere commettere un errore una volta aiutava a non commetterlo
nuovamente la volta dopo.
Evidentemente ero troppo stupida per considerare
appieno un errore quello che stavo facendo, o forse, più semplicemente,
sbagliare mi piaceva da morire. Oh sì, incredibile ma vero, ad Alice La
Perfettina sbagliare piaceva. Specie sbagliare in quel modo.
Mi fece sdraiare con delicatezza –nonostante
la rapidità dei suoi movimenti- sulla panchinetta al centro dello
spogliatoio, alzandosi poi un attimo per sfilarsi la maglietta.
Aspettai trepidante il momento in cui si
sdraiò di nuovo su di me –poggiandosi sui gomiti per non pesarmi-
e riprese a baciarmi con foga.
La mia maglietta volò giù a tener
compagnia alla sua in meno di un secondo e lo stesso fecero i miei pantaloni
della tuta da ginnastica.
Sentivo la sua eccitazione premere contro il mio
bacino e inconsapevolmente mi strinsi di più a lui per accentuare quel
contatto.
Incominciò a depositare una scia bollente di
baci ai lati del mio collo, per poi scendere fino al ventre che stuzzicò
con la lingua.
Chissà se era riuscito a sentire il battito
del mio cuore impazzito nel momento in cui aveva oltrepassato il mio
seno…
Sospirai, affondando bene le mani fra i suoi
capelli e accarezzandolo.
Dovevo reagire, lo sapevo bene, non potevo
lasciarlo andare avanti. Dovevo fermarlo.
Dovevo,ma non
volevo. Non volevo che si fermasse.
Vedevo le luci al neon del soffitto diventare
sempre più sfocate per via del desiderio che appesantiva i miei occhi ed
impediva loro di restare bene aperti.
Proprio quando iniziò a scendere di
più con i suoi baci, un rumore cigolante ci fece sobbalzare spaventati.
Il rumore della maniglia di una porta.
Il cuore riprese un battito normale
quando notai con sollievo che la porta era ancora chiusa.
-Latini?-
La voce del prof arrivò sorpresa e al tempo
stesso preoccupata al di là della porta.
-Tutto bene?-
Schizzai giù dalla panchinetta -ignorando
accuratamente lo sguardo di Lorenzo- e raccattai i miei vestiti per coprirmi.
Lui lanciò uno sguardo omicida alla porta,
prima di iniziare a sua volta a prendere le sue cose.
-Sì.- Rispose con voce roca e decisamente
seccata.
-Mi ha detto prima Mancini che ti sei fatto male
durante la partita, va meglio adesso?-
Una serie di insulti poco
carini rivolti a Gabriele uscì dalle sue labbra. –Sì, va meglio.- Lo liquidò in due secondi con stizza.
-Sicuro? Riesci a camminare?- Il prof
fortunatamente non notò affatto il tono
indisponente e poco educato del suo alunno.
-Sììì.- Cantilenò
infastidito, alzando poi gli occhi al cielo.
-Come mai ti sei chiuso a
chiave?- Riuscivo ad immaginare l’espressione perplessa del
professore anche senza vederlo.
-Dovevo cambiarmi.- Per la mia salute mentale
finalmente si infilò di nuovo una maglietta.
-Ok. Ora apri però,
i bidelli devono venire a pulire fra un po’.-
Lui mi lanciò un’occhiata veloce che
capii al volo; mi nascosi immediatamente dietro alla fila di armadietti
e mi sporsi di poco per osservare comunque la scena.
Con un gesto brusco e secco, Lore
aprì la porta sorridendo arrogante al professore. Un
sorriso che poteva solo significare un “Contento adesso brutto stronzo?”
Ormai avevo imparato ad interpretare i suoi
sorrisi, quando sorrideva in quel modo non era per niente amichevole.
-Sicuro di star bene?- Il prof non ne sembrava
così sicuro. Se avesse saputo a che cosa era dovuta
la voce rauca di Latini forse se ne sarebbe convinto…
-Sì prof, tutto bene.- Avevo come
l’impressione che Lore fosse ad un passo dal
prenderlo a calci.
-Bene, ci vediamo la prossima settimana allora.- Un cenno di testa entrambi fu più che sufficiente
come saluto.
Sgattaiolai fuori rapida nel momento in cui il
professore svanì dalla mia visuale.
-Che…?- Iniziò
Latini, inarcando appena un sopracciglio, ma lo bloccai subito parlando a
raffica.
-Devo andare, mi spiace, sarà…-
Gesticolai in fretta arrossendo appena, -Per un’altra volta, eh?
Ciao.-
Speedy Gonzalez avrebbe dovuto applaudirmi, nessuno
avrebbe potuto raggiungermi alla velocità con cui stavo scappando. No,
non scappando, non stavo scappando, stavo…semplicemente
correndo. Per fare esercizio, sì. Mi fermai solo due secondi di numero
per prendere le mie cose nello spogliatoio femminile, poi ripresi la mia corsa
furiosa per i corridoi. Un paio di professori mi guardarono
male, ma non rallentai minimamente; come scusa, se mi avessero fermato, avrei
sempre potuto usare quella di una commissione importantissima affidatami da
quella pazza della prof di chimica.
Mi precipitai alla fermata dell’autobus senza
guardare in faccia nessuno, salendo sul primo autobus in arrivo.
Quella giornata era andata. Per modo di dire ero
riuscita a sfuggirgli, ma come avrei fatto il giorno dopo?
*Note dell’autrice*
Scusatemi per questo altro
ritardo; sono un ritardo continuo ultimamente.
Purtroppo tarderò anche con
l’aggiornamento di Kidnapped, questo capitolo è anche un po’
una bandiera bianca in segno di pace, per farmi perdonare…non sono
riuscita a scrivere praticamente niente del primo
capitolo del seguito…non so davvero come scusarmi, la scuola in questi
ultimi giorni mi sta proprio uccidendo, non vedo l’ora che finisca!
>.<
Mi dispiace infinitamente,
farò il possibile per rimediare!
Ma tornando alla storia,
opinioni su questo capitolo? Alice è un pochino
contorta, vero? Sta uscendo fuori di testa per
colpa di quel cretino, poverina! Però vedrete che si riprenderà,
riuscirà a prendere in mano la situazione (più
o meno, perché quando ci sono di mezzo i sentimenti…) più
avanti =)Di Lore che ne pensate
invece? Io non posso fare a meno di adorarlo, nonostante la stronzaggine!
Comunque, con
questo capitolo ci sono stata nel rating arancione, no? Credo…spero
sempre di non esagerare, con questi due mi stan
venendo delle idee sempre più “rosse” xD
Il prossimo capitolo è ancora in fase di
stesura, come ho già detto non ho proprio avuto tempo di stare sul pc,
quindi prendete con le pinze lo spoiler, potrei decidere di ribaltare tutto il
prossimo capitolo all’ultimo secondo! xP Farò il possibile per recuperare e finirlo il
prima possibile comunque!
Detto questo, ci tengo a fare
gli auguri ad una carissima ragazza del forum dedicato alle mie storie:
Emanuela (sbrodolina su efp), che ha compiuto gli anni l’altro ieri.
Scusami davvero per il ritardo Manu, ti rifaccio i miei migliori auguriii!!! :D :D
Bene, ho finito, non posso che mandarvi un bacione
immenso e ringraziarvi per il vostro sostegno e le vostre
meravigliose recensioni che mi commuovono sempre! GRAZIE!
Un bacione grandissimissimo! Bec
Ci tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo
cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
- ilFORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per
le mie storie >.<
Iscriversi a forum community
è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’
con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)
*Spoiler sul prossimo
capitolo*
-Che fai?- Chiesi sulla difensiva, quasi terrorizzata.
Ghignò,
divertito probabilmente dal mio tono traumatizzato di voce.
-Mica
ti mangio!- Sollevò le mani, inarcando di poco
il sopracciglio; chiaro segno che per l’ennesima volta mi stesse
sfottendo.
-Sei
stata tu ieri a dire che avremmo continuato.-
Insinuò, sempre con lo stesso sorrisino in faccia, mettendomi nuovamente
con le spalle al muro.
*Risposte recensioni*
_deny_:
Ciao carissima!!! Alice si è
proprio messa nei casini con quel messaggio, alla fine la reazione di lui
è stata piuttosto…focosa diciamo xD
Peccato che il prof abbia deciso di rompere proprio
sul più bello! Motivo in più per odiare i prof! xD
Mi dispiace tantissimo per questo ritardo, avrei
dovuto postare presto per non lasciare troppo sulle spine…invece non ci
son proprio riuscita..
Non sai quanto mi rende orgogliosa
sapere che tu sia riuscita ad immedesimarti in Alice; a volte mi sembra
di non riuscire a renderla vera e credibile come vorrei :P
Non so più come ringraziarti per tutte le
tue meravigliose parole d’incoraggiamento, sono noiosa e ripetitiva se
scrivo solo un immenso GRAZIE? Non so in che altro
modo esprimerti la mia immensa gratitudine, sei sempre carinissima, grazie
davvero =)
Spero di meritarmi i tuoi complimenti, non vorrei
aver rovinato tutto con questo capitolo >.<
Un bacione grandissimo Deny!
Grazie mille per la recensione, Bec
crista: Ciao!!!
Ci hai visto proprio bene, complimenti per l’intuito ;) Fra Lore e Ali
qualcosa è successo, si è smosso qualcosa dentro ad
entrambi…vedrai nel prossimo come si svilupperà questa
“cosa” ;D
Un bacione grande! Grazie infinite per la
recensione! Bec
sbrodolina: Ciao carissima!!! Ti chiedo di
nuovo scusa per il ritardo dei miei auguri, mi spiace sempre un sacco quando
non riesco a fare gli auguri in tempo =(
Comunque, sono
contenta di essere riuscita a farti amare Lore, nonostante il suo modo
insopportabile di comportarsi…Probabilmente anche io un ragazzo del
genere lo avrei già preso a schiaffi xD
Mark di Kidnapped è un
caso a parte di stronzaggine, la sua è proprio cattiveria! Lore
invece è stronzo, ma non cattivo…o almeno non credo di averlo reso
tale xP
Anche io cerco sempre di non essere troppo
esplicita nei messaggi, maschero un po’ i nomi, anche perché ho
due fratelli che curiosano parecchio nel mio cellulare -.-
Matteo, Lore e Dave arriveranno sicuramente a
Natale, chiamo personalmente Babbo Natale e lo obbligo a portarteli! ;)
Matteo non sparirà dalla storia, è un
personaggio chiave diciamo, sarà molto d’aiuto ad Ali come amico =)
Spero come sempre di non averti deluso con questo
capitolo >.<
Un bacione grandissimo Manu! Ancora TANTISSIMI
auguri di buon compleanno, spero che questi 16 anni siano meravigliosi
perché te lo meriti davvero =)
Bec
Sognatrice85:
Ciao!!! Grazie per le tue parole, per me
è un piacere immenso rispondere alle tue recensioni =)
Non immagini quanto mi renda
felice poi sapere che le mie storie ti stiano piacendo così tanto*_*
Eh sì, lei è proprio partita per
lui…lui invece…per ora è un mistero, sembra sia solo attrazione, più avanti si vedrà ;)
Metterò sicuramente qualche altro suo pov, ma per il momento la sua
mente resta celata :P
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, un
bacione, grazie mille per la recensione! Bec
freyja: Ciao Vale!!! Eh sì,
Lore crea sentimenti contrastanti, a volte verrebbe voglia di riempirlo di
baci, altre di schiaffeggiarlo (più la seconda magari xP)
Ahahahah, nemmeno io riesco mai a stare attenta
durante le spiegazioni di matematica, peccato che il mio insegnante non sia un superfigo, tutt’altro u.u
Purtroppo quello di Lore era più che altro
uno dei suoi giochetti subdoli, alla fine è riuscito a farle ammettere
quello che voleva sentirsi dire. Non appena ha sentito il nome di Matteo ha iniziato ad infierire sulla poveretta per farla
parlare…se è gelosia la sua, lo si saprà più avanti,
ho intenzione di mettere altri suoi pov :D
Quando si deve inviare un messaggio compromettente bisogna fare parecchia attenzione,
perché la sfiga vuole che l’ultima persona che dovrebbe leggerlo
finirà per farlo =P è capitato un sacco di volte anche a me
purtroppo xD
Matteo è un bravo ragazzo sì e
sarà anche un bravo amico per Alice =)
Tu non mi annoi mai con le tue recensioni, me le
divoro in un attimo in attesa di sapere come hai
trovato il capitolo*_*
Spero che anche questo ti sia piaciuto! Un bacione,
grazie mille per la recensione! Bec
Eky_87:
Ciao carissima!!! Grazie mille per i
complimenti, sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, anche se
era solo di passaggio*_*
Studiare con Lore non è stato proprio per
niente semplice per Ali, ma alla fine è riuscita a sopravvivere…più o meno :P
Matteo è stato molto dolce e comprensivo e
si rivelerà anche un buon amico per Ali ;)
Eh già, noi ci dobbiamo sempre complicare la
vita con storie quasi impossibili purtroppo xD
Non sono riuscita ad aggiornare presto come avevo
detto per dei problemi alla connessione e per dei problemi
scolastici -.- Mi dispiace…non vedo l’ora che arrivi giugno, manca
poco ormai! xP
Grazie ancora per le tue parole! Un bacione grande!
Bec
Lucy_Scamorosina:
Ciao Lu!!! Ahahahah,
mi spiace di aver creato questi istinti omicidi con quelle tre paroline e con
quello spoiler =P Spero di essere riuscita a farmi perdonare con questo
capitolo!
Lore inizia a diventare geloso sì, come ha
sentito il nome di Matteo ha deciso di iniziare con la sua
“tortura”, che così spiacevole non lo è stata proprio
per Ali :P
Anche io adoro alla follia
i ragazzi gelosi! Sono troppo carini xD
Purtroppo i messaggi compromettenti finiscono quasi sempre per essere letti dall’ultima persona che
avrebbe dovuto farlo u.u
Mamma mia, fortunatamente a me non è mai
successa una cosa così! Ma alla fine come hai
gestito la situazione con questo ragazzo? Scusa, sono curiosa xD
Ali è stata stronza
in effetti a fare la spia, visto che fino ad un attimo prima lo stava usando
lei il cellulare xD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto
carissima! Un bacione grandissimo, grazie mille per la
recensione! Bec
francy_ReMatto: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo
per i tuoi complimenti, sono contentissima che il mio modo di scrivere ti
piaccia così tanto! :D
Nono, non sei l’unica che non usa l’opzione “Rispondi”, io non la uso mai xD E dire
che è anche comoda, ma io proprio non mi ci trovo :P
Ancora non si sa chi ha detto a Lore
dell’appuntamento, ma più avanti si verrà a sapere ;)
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec
piccolinainnamora: Ciao Mery!!! La scena di Alice
che sbaglia a mandare il messaggio è stata piuttosto comica in effetti,
poveretta ha fatto proprio una figuraccia xD
Anche a me è capitato purtroppo,
fortunatamente non ho mai mandato messaggi del genere, nulla di
imbarazzante:P
Hai proprio ragione, Lore aveva
già iniziato a farsi i suoi film mentali! Poi come lei ha detto il nome
di Matteo, accecato dalla gelosia ha iniziato a stuzzicarla ;)
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto
carissima! Un bacione grandissimo, grazie mille per la
recensione! Bec
Sabry87:
Ciao tesoro!!! Sono felicissima che la storia
ti stia prendendo sempre di più! :D
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un
bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione, Bec
Bella_kristen:
Ciao Ale!!! Sono felicissima che anche lo
scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante fosse solo di passaggio :P
Eh già, povera Ali alla fine ha mandato il
messaggio proprio all’ultima persona che avrebbe dovuto riceverlo xD
Mi fa piacere che Matteo ti stia
simpatico, sarà un buon amico per Ali ;)
Lore crea sempre reazioni contrastanti…non
sei l’unica che lo adora man mano che diventa sempre più
insopportabile! xD Mi associo anche io!
Per lui caratterialmente in parte mi sono ispirata
al fratello della mia amica, quello del gelato…xD
Anche lui è molto geloso come ragazzo a quanto ne so :P
Ancora non si sa chi ha detto a Lore di Ali e Matteo, si scoprirà più avanti
però ;)
Un bacione grandissimo cara! Grazie mille per la
recensione! Bec
Punk936:
Ciao Gio!!! In effetti la scena di Alice che
sbaglia a mandare il messaggio è quasi comica sì xD Poveretta, ha
fatto proprio una figuraccia!
Matteo io lo trovo adorabile! Alla fine è
stato molto comprensivo e sarà anche un buon amico per Ali ;)
Eh sì, purtroppo alla fine l’ultima
persona che dovrebbe leggere finisce quasi sempre per
leggere quel messaggio che parla proprio di lui xD Che sfiga veramente
>.<
Alla fine Alice non è riuscita a mentire
bene riguardo Matteo…Lore come ha sentito il suo nome si è
ingelosito parecchio e ha deciso di provocarla come suo solito ;)
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! Un megabacione carissima, grazie mille per la
recensione! Bec
silvietta_in love 4ever: Ciao
carissima!!! A quanto pare allora non sono l’unica che sbaglia spesso a
mandare i messaggi! Io faccio figure su figure xD
Lore è idiota a volte u.u Si è
ingelosito abbastanza come ha saputo da qualcuno dell’appuntamento con
Matteo…e come lei lo ha nominato, per questo ha iniziato a provocarla
parecchio come suo solito ;P
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacione carissima! Grazie mille per la recensione, Bec
vampistrella: Ciao!!! Eh sì, povera
Alice ha avuto una sfiga pazzesca! Oltretutto il fatto che in ordine alfabetico
il nome dell’amica e il cognome di lui fossero
così vicini non è stato affatto d’aiuto xP
Anche a me è capitato
un sacco di volte di sbagliare purtroppo…fortunatamente non ho mai
mandato messaggi così compromettenti!
Mi fa piacere che Matteo sia stato apprezzato*_*
Anche io lo adoro, è stato molto dolce a non arrabbiarsi. Ci è rimasto male certo, ma ha reagito bene =)
Chissà magari più avanti potrebbe trovare anche lui qualche
ragazza adatta a lui ;)
Lore è molto contorto
sì…è difficile da capire e proprio per questo sto evitando
di mettere suoi pov :P Ne metterò più
avanti magari per svelare qualcosa ;)
Eh già, dovrebbe ammettere prima di tutto a
se stesso di essersi affezionato a lei, ma è ancora troppo orgoglioso e
scemo per farlo…u.u
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec
fatina93: Ciao!!! Sono felice che Lore
con la sua stronzaggine ti abbia conquistato! :D Ha
conquistato anche me mentre scrivevo, lo ammetto xD
Alice si è messa nei casini con quel
messaggio e in questo capitolo c’è stata la reazione completa di
lui ;) Come ti è sembrata? Spero ti sia
piaciuta!
Un bacione grande, grazie infinite per la
recensione! Bec
kiki_SeM: Ciao Sara!!! Grazie per i
complimenti, mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante
fosse solo di passaggio! :D
Alla fine il messaggio di Ali
ha portato solo guai per lei…come ti è sembrata la reazione di
Lore? Spero ti sia piaciuta!
Un bacione, grazie mille per la recensione! Bec
Ringrazio infinitamente le 110 persone che hanno aggiunto
la storia alle preferite (ma
siete già tantissimi!!Grazie**), le 127 che l’hanno inserita fra le seguite e le 18 che l’hanno inserita
fra quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D
Ringrazio infine le 63 meravigliose persone che mi
hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete carinissime^^
I pomeriggi dopo la scuola passavano
troppo in fretta rispetto alle lezioni mattutine.
Il giorno successivo a quell’incontro
ravvicinato negli spogliatoi, mi alzai sempre più agitata; ogni giorno
fare finta di niente con il mio vicino di casa stava diventando sempre
più difficile.
-Tesoro, dove sei? Oggi pomeriggio vedi di sistemarti un po’ la camera, abbiamo ospiti
stasera a cena!- Strillò mia madre alle sette del mattino, trovandomi in
cucina in stato a dir poco catatonico.
-Oh sei qui.- Trillò
tutta allegra, ignorando le mie occhiatacce.
-La nonna o gli zii?- Borbottai con voce stanca. Da
quando aveva litigato con la sua amica Giorgia le
alternative erano quelle.
-Nessuno dei due.- Si versò il caffè
canticchiando. –Vengono i nostri vicini-ini.- Oddio,
aveva iniziato a parlare come Ned Flanders dei Simpson?
Ci misi un po’ a digerire la notizia…ma fu più difficile digerire il latte
che stavo bevendo, che si bloccò in gola e mi fece quasi strozzare.
-Cosa? I Latini?- Domandai sconvolta.
-Non fare quell’espressione, dai. Sembra che
tu abbia appena trovato uno scarafaggio schiacciato sotto la tua scarpa…-
Mi guardò con rimprovero, -E comunque i Latini
sono simpatici, Amelié è deliziosa!-
-Ma se hai sempre detto
che aveva la faccia da squillo di lusso.- Le feci notare socchiudendo appena
gli occhi, cosa non difficile visto che per via del sonno erano già
più chiusi che aperti.
-Oh, non dire sciocchezze!- Mosse la mano in aria
come se avessi detto chissà quale eresia, -Piuttosto, vedi di mettere a
posto la stanza tesoro, ok? Amy mi ha già detto
che Glenda e Lorenzo ci saranno, non è tanto sicura della presenza di
Rossella che a quanto ho capito dovrebbe uscire con il suo ragazzo…- Fece
spallucce indifferente, nemmeno mia madre aveva mai sopportato la
“gemella cattiva”.
Amy. Si
parlavano da due giorni e già la chiamava con nomignoli! A quanto ne
sapevo prima dell’incidente non avevano mai
parlato seriamente, si salutavano semplicemente come due vicine in buoni
rapporti.
-Vedrò cosa posso fare.- Fu
la mia laconica risposta.
Sciacquai in fretta la tazza e, dopo aver salutato
piuttosto freddamente mia madre, aprii la porta di casa con stizza; aveva
invitato gente senza consultarmi! Gente che sapeva benissimo che a me non era
gradita! Certo, il motivo del mio odio verso di Lui era leggermente cambiato,
ma la mia intolleranza rimaneva!
Raggelai nel momento in cui mi accorsi che la fonte
del mio odio era già li fuori ad aspettare
l’ascensore.
Maledizione! Non solo popolava i miei pensieri, i miei sogni e i miei discorsi, doveva pure materializzarsi
davanti a me!
-Ciao.- Salutai brusca, per via del nervosismo.
Lui ricambiò con un cenno, restando comunque serio.
Entrammo in ascensore ignorandoci l’un l’altro; o almeno così feci io.
Mi sentii arrossire, sia per il caldo che per l’imbarazzo, nel momento in cui mi accorsi di
essere fissata da lui.
Quando si avvicinò,
allontanarsi il più possibile fu d’obbligo per me.
-Che fai?- Chiesi sulla
difensiva, quasi terrorizzata.
Ghignò, divertito probabilmente dal mio tono
traumatizzato di voce.
-Mica ti mangio!- Alzò
le mani inarcando di poco il sopracciglio; chiaro segno che per
l’ennesima volta mi stesse sfottendo.
-Sei stata tu ieri a dire
che avremmo continuato.- Insinuò, sempre con lo stesso sorrisino in
faccia, mettendomi nuovamente con le spalle al muro.
Il mio respiro
inevitabilmente accelerò e il cuore mandò un chiaro messaggio di
aiuto al cervello. Peccato che quello fosse troppo impegnato
a formulare pensieri schifosamente sdolcinati sui suoi bellissimi occhi.
-Primo; era un modo di dire. Secondo; solo
perché ho ammesso di volerti, non significa che io sia
disposta a venire di nuovo a letto con te.- Ribattei con voce stranamente
ferma.
Fuori una leonessa, dentro un agnellino.
Scoppiò a ridere, scuotendo piano la testa.
–Stai cercando di nuovo di scappare, sei una
codarda.-
Spalancai la bocca indignata. –Non sono una codarda!- Protestai furiosa, finendo per
avvicinarmi accidentalmente a lui.
-Ah no?- Il suo viso ormai era a solo
pochi centimetri dal mio, -Dimostramelo allora.-
Non dovevo cedere. Non dovevo cedere. Non dovevo
cedere!
-Io non ti devo dimostrare
niente.- Non mi spostai di un millimetro, nonostante la voglia di
abbassare lo sguardo e di allontanarmi.
Avanzò ulteriormente con il viso, facendomi
trattenere il respiro eccitata; ora la sua fronte
sfiorava appena la mia, mandando completamente in panne cuore e cervello. Bastava quel contatto lieve a farmi esplodere un fuoco nel basso
ventre, bastavano i suoi occhi a farmi perdere completamente la ragione.
-Mi vuoi Alice…e io voglio
te.- Sussurrò piano, -Perciò perché non la finiamo con
questa situazione?- Anche il suo respiro stava accelerando, -Perché non
la finiamo con questa tortura per entrambi?- La sua voce uscì smorzata,
quasi sofferente. Sembrava gli stesse costando uno
sforzo immane non baciarmi…
Sapevo che cosa voleva. Sapevo che era solo il
sesso ad importargli. Ma io non avevo la minima intenzione di farmi sfruttare
solo come un oggetto sessuale, come un oggetto di intrattenimento.
Mi feci forza per reagire, dovevo
reagire.
-Perché non c’è
niente.- Dissi, scansandolo di lato, -Niente di iniziato da finire.-
Uscii in fretta dall’ascensore ed iniziai a
camminare sempre più veloce, fino ad arrivare a correre.
Uscire fuori dal palazzo
fu un sollievo immenso per le mie guance in fiamme, ma anche per il resto del
corpo decisamente accaldato, nonostante fossimo quasi ai primi di novembre.
Feci un respiro profondo mentre
raggiungevo le persone ferme alla fermata dell’autobus. Dovevo stare in mezzo ad altra gente, solo in mezzo ad altre
persone lui non avrebbe potuto avvicinarmi.
Non mi rivolse la parola per il resto della
giornata, né sull’autobus, né in classe. Rimasi sempre
incollata a Mel a scuola e sempre incollata alla signora Miletti
(nostra inquilina incontrata per caso) in autobus, fino al portone.
Se da una parte ero
sollevata di non averci parlato, dall’altra ero inquieta; non sapevo
quale altra mossa aspettarmi da lui.
Fortunatamente quel pomeriggio sarebbero venute le
mie amiche a casa mia, un vero toccasana. Dovevano assolutamente aiutarmi psicologicamente, mi sarebbe
servito tutto il coraggio possibile per affrontare quella cena con i miei
“deliziosi” vicini. Tra lui, la sorella stronza,
quella che già mi considerava sua cognata e i suoi genitori, c’era
da strapparsi i capelli.
-Se non altro non è
una cenetta a lume di candela solo fra voi due.- Considerò maliziosa
Angelica, guardandomi di sottecchi.
–Angie,- Incominciai
massaggiandomi le tempie, -è evidente che non hai compreso appieno la
gravità della situazione. Dopo quello che gli
ho detto, dopo quello che…abbiamo fatto-, Diventai paonazza, -Con che
faccia lo guardo stasera?-
-La tua, Aliciosky.- Mi rispose tranquilla Ilaria,
addentando un biscotto fatto in casa da mia madre.
Avrei alzato gli occhi al cielo e risposto
“Grazie tante!” sarcastica alla sua osservazione, se non avessi
notato un luccichio serio nei suoi occhi.
-Ali, non devi mostrare nessuna faccia, sii
semplicemente te stessa, comportati come ti sei sempre
comportata.- Mi suggerì, dando un altro morso al biscotto.
-Ragazze, sono d’accordo con l’Ali, la cosa è più grave di quanto
pensate.- Intervenne Daniela con faccia preoccupata, -Dopo
che…l’hanno quasi fatto, non si può far finta di niente.-
Angie schioccò la lingua
seccata, alzandosi di scatto dal mio letto, -Capirai! Per un po’
di sesso! Mica se lo deve sposare! Che
pensa di avere poi, l’esclusiva?-
Aprii la bocca per parlare, ma l’intervento di Ilaria bloccò la mia protesta indignata sul
nascere.
-Sapete che di solito non do mai ragione alla
ninfomane assatanata, ma questa volta mi trovo
d’accordo con lei.- Annuì per dare maggiore importanza alla sua
frase, o forse solo per approvare i biscotti che stava mangiando. –Ali, lui
ti attrae? E goditelo! Sei giovane,
si vive una volta sola. Prima o poi ti stuferai
di lui, incontrerai qualcuno che ti piacerà sul serio e tanti cari
saluti a Lorenzo Latini.-
-Infatti!-
Cinguettò Angie, entusiasta di avere finalmente qualcuno dalla sua
parte. –Niente è eterno, prima che tu te ne accorga
finirà tutto. Sesso, sesso, sesso. E poi, ciao ciao, lo scarichi.- Detto da
lei sembrava la cosa più semplice del mondo. –È capitato
anche a me di essere così attratta da un ragazzo, ma una volta che soddisfi il bisogno un po’ di volte ti stanchi.-
Sospirai; magari le cose fossero state così
semplici anche per me, invece era tutto così complicato. O forse ero solo io a vederla così.
Avevo…paura? Possibile che avessi paura di
restarci male e di soffrire? E se fosse stato lui il
primo a stancarsi?
Assurdo! Non potevo davvero temere di soffrire a
causa di quel…quel…lattante lì!
Io ero una donna fatta e finita, lui solo un ragazzino sciocco, un bambinetto
idiota.
-Ragazze voi non capite che non è
solo attrazione. È così palese che lui…-
Daniela si morse le labbra indecisa se continuare. Poi
prese coraggio e, sollecitata da noi, proseguì, -Ha
un certo ascendente su di lei.-
Quella frase bruciò parecchio al mio
orgoglio, semplicemente perché era la verità. Ma
come faceva Daniela ad azzeccarci sempre?
Gonfiai le guance peggio di un pesce palla, offesa.
–Lui non ha nessun ascendente su di me!- Protestai, rendendomi conto di
quanto le mie parole risultassero false persino a me.
-Ma è ovvio che non ce
l’ha!- Concordò Angie che non si accorse di nulla per mia
fortuna, -Lui sfrutta il suo corpo e l’attrazione evidente che tu provi
per lui per farti cedere, per metterti alle strette tesoro! Una volta che tu lo
avrai il suo corpo e che ti sarai tolta lo sfizio definitivamente
però, non avrà più modo di ossessionarti.-
Detto così suonava quasi bene…
-Angie non dire stronzate, è ovvio che lui ha influenza su di lei,- Non provai nemmeno a bloccare le
parole di Ilaria, lei capiva sempre tutto, era impossibile mentire, -Ma quello
che ora deve fare è ribaltare il “gioco”. Non può
mica andare avanti così, sta impazzendo poveretta.- Socchiusi gli occhi non poco irritata; grazie tante Ila!
-Lui ti provoca e ti stuzzica?- Andò
avanti incurante della mia espressione, -È arrivato il momento di
provocare e stuzzicare lui. Da quello che ci hai detto, anche tu hai ascendente
su di lui, di questo ne sono assolutamente certa.- La
sua voce incuteva quasi timore. -Devi fargli capire che sei tu che comandi
questo gioco Ali.- Lei era fissata con la cosa del “comando”,
femminista ed orgogliosa al massimo, non avrebbe mai permesso ad un ragazzo di darle ordini.-Detta le tue regole, le tue condizioni.
Può essere stronzo quanto vuole, ma se una donna si mette
d’impegno nell’essere stronza, può battere chiunque, forse
non l’hanno spiegato al signorino.- Annuì
determinata, soddisfatta della sua tesi.
-Quindi voi mi suggerite di…assecondare
questo giochinopazzo?- Chiesi, anche se sapevo
già la risposta. –Mi sfrutterà e basta.- Aggiunsi
quasi amareggiata.
-Vi sfrutterete a vicenda, è una cosa equa.-
Se Ilaria non avesse immediatamente smesso di sgranocchiare rumorosamente tutte le riserve di cibo presente in
casa mia, le avrei tirato addosso una scarpa.
-Inghiottisci prima di parlare tesoro, non
si parla con la bocca piena.- La rimproverò Angie,
disgustata quanto me.
-Io mi dissocio da questa follia comunque.-
Daniela alzò le mani in segno di resa.
I suoi discorsi erano sempre i più giusti e
avrei dovuto ascoltare lei, lo sapevo bene…ma le
tesi di Angie e Ila erano così contortamente allettanti…senza
contare che avrei potuto soddisfare quella mia voglia di lui…
-Io ti direi di sì.- Fece Angie,
accompagnata da un cenno d’assenso di Ilaria.
-E proteggetevi bene!-
Commentò divertita Ila, facendo spalancare la bocca a me e Daniela.
-Esatto, le precauzioni prima di tutto!- Le diede
corda Angelica ridacchiando.
-Evito di rispondervi…- Risposi
stranita, scuotendo poi la testa rassegnata.
-Ma lui ce li ha? No
perché MIB ha dei preservativi al melone che
sono la fine del mondo!- Ilaria quando si metteva, faceva più paura di
Angie.
MIB era il soprannome del suo ragazzo. Decisamente strano, vero? Stava a significare “Man in
Black”, ovvero “Uomo in nero” per la
sua chiara mania di vestirsi sempre di nero.
-Credo…sia attrezzato.- Mi uscii in tono
soffocato ed imbarazzato.
-Bene, meglio. E…Ali?-
Osservai l’Ila in
attesa ed aggrottai la fronte quando si alzò dalla sedia e si diresse
verso di me.
-Mi raccomando tesoro, fatti valere, ti voglio bene
lo sai.- Mi strinse forte e fu subito raggiunta dalle
altre due.
-Per qualsiasi cosa, noi ci siamo. Anche per prendere a calci lo stronzo e per i consigli pazzi
da ninfomani.- Ridacchiò, seguita da tutte noi.
Cosa avrei fatto senza di
loro? Senza la grintosa Ilaria, la maliziosa Angelica e la dolce Daniela? Tutte così diverse, ma al tempo stesso così simili,
così strane nel dare consigli, ma sempre pronte ad ascoltarmi per
qualsiasi problema e ad argomentare le loro opinioni.
Erano come delle sorelle per me, non avrei saputo
cosa fare senza di loro.
-E poi, ehi, se un uomo ti
delude, stando alla filosofia di Daniela, puoi sempre andare in Alaska a
dedicare la tua vita al salvataggio dei pinguini.-
-Ah-ah-ah.- Fece
Dani, guardandola male.
-Non dite sciocchezze!- Intervenne Angie, -Senza la
nostra Aliciosky, come faremo? I pinguini possono pure
crepare strozzati dai pesci che mangiano per quanto mi riguarda.-
Ecco, appunto. Senza le mie amiche decisamente cretine, come avrei fatto a ridere come una
scema come in quel momento?
Inspirare, espirare, inspirare, espirare.
Alzavo e abbassavo le braccia lentamente, seguendo il ritmo dei miei respiri.
Bene, l’esercizio stava riuscendo. Lo avevo imparato alle elementari, me lo faceva sempre fare la
mia maestra dopo una corsa.
Quando il campanello suonò, gli effetti positivi e benefici dell’esercizietto
andarono letteralmente a puttane.
-Tesoro! Sono arrivati!- Trillò
mia madre tutta contenta, togliendosi il grembiule che usava per cucinare.
-Luca, togli subito
le scarpe dal divano Santo Cielo!- Sbraitò in direzione di mio padre, -E
quella camicia? È oscena, mettitene un’altra, quella che ti ha
regalato Sandro per il tuo compleanno!-
Mentre mio padre si alzava e mi guardava
esasperato, mia madre corse immediatamente ad aprire.
La prima ad entrare fu Amelié, che
scambiò uno zuccheroso bacio sulla guancia con mia madre. Sembravano
amiche di vecchia data, non sembrava minimamente che
si fossero parlare una o due volte in tutta la loro vita.
La seconda fu Glenda, meravigliosa nel suo
vestitino blu a maniche lunghe, ma scollato davanti.
-Teresa, ciao!- Salutò mia madre con il suo
tipico entusiasmo, per poi balenare addosso a me e baciarmi con foga sulla
guancia.
-La mia cognatina preferita!- Strillò
allegra, mettendomi a disagio.
Feci il sorriso più forzato del mondo ed
evitai accuratamente lo sguardo interrogativo di mio padre che nel frattempo si
era cambiato.
Una volta dribblata Glenda con lo sguardo, non
potei fare a meno di notare lui che
sorrideva gentile a mia madre e le stringeva la mano.
Mi ritrovai di nuovo a pensare che tutto sommato lo
conoscevo abbastanza bene; il sorriso che le stava
rivolgendo in apparenza sembrava gentile, mentre in realtà era solo
ruffiano e di convenienza.
L’ultimo ad entrare in successione, dopo il
sorriso più falso del mondo –più di quello della Barbie -
sfoggiato da Rossella, fu Edoardo Latini che quasi
superò la figlia con un sorriso decisamente plastificato. La sua faccia sembrava dire “Non vedo
l’ora di tornarmene a casa”.
Ecco da chi avevano imparato i figli a
sorridere in quel modo.
Ci furono degli scambi parecchio inutili di
convenevoli, poi, finalmente, ci sedemmo a tavola, pronti
per la terribile cena che mia madre aveva cucinato per noi. Ahimé, non
era molto brava a cucinare e quando c’erano ospiti dava il peggio di
sé per l’agitazione.
-Allora, Glenda, come va
con Domenico?- Chiesi, giusto per iniziare una conversazione, alla mia vicina
di posto.
Gli “adulti” avevano
iniziato discorsi per i fatti loro, io avevo Glenda a sinistra, Rossella
a destra a capotavola ed il cretino di fronte.
-Benissimo! È troppo carino il mio Dome, l’altro giorno mi ha regalato degli
orecchini della Breil che sono strepitosi!-
Iniziò a ciarlare all’infinito, descrivendo nei minimi dettagli gli
orecchini e guadagnandosi spesso occhiate contrariate dai due fratelli.
-E a te, invece, come va
con mio fratello?- Chiese a trabocchetto, con una finta faccia d’angelo.
La sua frase causò quasi lo strozzamento di
ben due persone; il diretto interessato e la sorella.
Ovviamente due se si escludeva la
sottoscritta. Io stavo per sputare tutta l’
acqua che stavo bevendo in faccia a lui e non avrei di certo fatto una
bella figura.
La inghiottii, prima di fare un sorrisone
innocente, non meno falso di quello di Rossella. –Oh benissimo. Lore,- Mi
sforzai di chiamarlo per nome con voce fintamente zuccherosa, -è un
ottimo compagno di classe, alla fine mi ha anche suggerito in
un’interrogazione di matematica. Sai, io non sono molto brava in
matematica, proprio la odio!- Evitai accuratamente di
guardare lui, ma fui quasi certa che se lo avessi fatto lo avrei visto con
occhi e bocca spalancati per lo stupore.
-Sì? Strano che lo abbia
fatto, lui che è il Re degli Stronzi.- Commentò divertita,
evitando la tosse intenzionale del fratello.
In effetti era
strano…capitava anche a me di chiedermi il perché di quel gesto.
-Comunque, io intendevo dire come coppia.-
Aggrottò la fronte, -Come vanno le cose?- Ripeté la domanda,
impedendomi di sviarla quella volta.
Prima che potessi
rispondere, una voce proveniente dal posto di fronte mi precedette.
-Gle’, finiscila di dire
cazzate.- Sembrava volerla incenerire con lo sguardo.
Grazie al cielo aveva parlato. Credevo di morire
strozzata con la mia stessa saliva per colpa delle domande di sua sorella.
Il modo in cui lo aveva detto però,
così brusco, diretto e…infastidito…non
mi aveva fatto piacere dovevo ammetterlo, proprio per niente.
-Perché? Tu ti
diverti parecchio a stuzzicare il mio ragazzo, raccontandogli della volta in cui
mi hai beccata sul mio letto con Marco.- Assottigliò
gli occhi, imitando l’espressione di Lorenzo.
-Pff. Quella è la verità, se non
chiudi mai la porta della tua stanza mica è colpa mia.- Lui roteò
gli occhi annoiato.
-Se tu non bussi mai!- I battibecchi fra quei due non mancavano mai.
-È casa mia e io non busso.-
Replicò lui deciso.
Lei fece un chiaro gesto di resa, prima di
sospirare rassegnata.
Fortunatamente il discorso era stato sviato.
Andai avanti a mangiare per un altro po’,
poi, con un profondo respiro, decisi che quello era il momento giusto per
dirgli quello che gli dovevo dire. Le mie amiche erano
tutte con me, avevo ancora i loro consigli in testa, non avevo motivo di
temere.
Ci avevo pensato tutto il pomeriggio dopo che se
n’erano andate, non potevo andare avanti ad
evitarlo in eterno, né a farmi umiliare con i suoi sorrisini maliziosi
ed insinuanti.
Lo volevo. Da impazzire, da star male; rischiavo
seriamente di uscirne pazza da quella faccenda. Non riuscivo a dormire, a
mangiare, a studiare persino! Ecco, come scusa per giustificare quel mio
comportamento irrazionale a me stessa avrei potuto
tirar fuori la storia dello studio! Se non lo avessi
avuto non sarei più riuscita a studiare! E non
studiare significava avere insufficienze! Io! Assolutamente impensabile, io non
avevo mai avuto voti bassi! Ragion per cui la faccenda andava
risolta.
Restava solo un problema. Come avrei fatto a
richiamare la sua attenzione per potergli parlare da sola?
Lui non mi degnava mai di uno
sguardo, guardava dappertutto, tranne che nella mia direzione.
Bene. Mi snobbava? Non mi
guardava? Lo avrei convinto io a farlo.
Senza pensarci due volte, portai la mia gamba
destra indietro, fino a toccare quasi la sedia una volta alzata.
Pronti. Partenza. Via!
La lasciai ricadere con forza in avanti,
finché non andai a colpire…
-Ma che cazzo…?!-
Sbraitò, sobbalzando appena.Guardò prima sotto il tavolo, poi me, inarcando appena il
sopracciglio sbigottito.
Ok, la delicatezza non era
proprio il mio forte. Ma nemmeno il suo,
davvero discreta la sua reazione.
-Che c’è
Lore?- Cantilenò Glenda, con lo stesso sorrisino furbo di prima; insieme
alla sorella, sembrava essere l’unica ad averci fatto caso.
Fantastico. La mia discrezione era andata a farsi fottere del tutto.
Se non altro i nostri genitori non ci
stavano degnando minimamente di nessuno sguardo, presi com’erano da una
conversazione.
-Niente.- Rispose immediatamente lui, riassumendo
la sua solita aria di sufficienza.
Bene, era il momento. Aveva capito, no? Lo avevano capito pure le sorelle, non ci voleva molto!
Mi alzai di scatto, sentendomi arrossire. Che figura di merda.
-Devo andare in camera mia a…prendere una
cosa.- Oddio, mi sembrava di essere una di quelle
adolescenti idiote che comunicavano in codice per appartarsi con i ragazzi.
Senza guardare in faccia nessuno e sentendo a
malapena l’ “Ok” di Glenda, mi
diressi spedita in camera mia che fortunatamente non era visibile dalla sala.
Stavo morendo dal caldo per l’agitazione e mi
detti mentalmente della stupida per tutta quella
tensione.
Non appena mi girai, quasi mi venne un colpo quando vidi che era già lì.
-Cos’è,
improvvisamente ti è venuta voglia di fare sesso sfrenato?-
Chiese sarcastico, stampandosi in faccia uno dei suoi insopportabili sorrisetti
maliziosi.
Il suo era solo un subdolo modo
di provocarmi, di sicuro voleva farmi esplodere di rabbia come sempre.
Stavo per cascarci, stavo per ribattere pungente
che se lo poteva pure sognare, poi, ricordandomi del discorso fatto con le mie
amiche, stupii me stessa con la mia risposta:
-Sì.-
Lo spiazzò del tutto
quella semplice parolina, lo vidi chiaramente nei suoi occhi. Non si
aspettava minimamente una risposta del genere.
Per una volta, lo avevo completamente zittito, non
sapeva cosa rispondermi. Sembrava indeciso, quasi boccheggiava come un
pesciolino.
Non potei fare a meno di distogliere lo sguardo da
lui, sentendomi arrossire; ecco, avevo sparato la
cavolata del secolo, come avrei fatto a rimediare? Ero da sola con lui, nella
mia camera da letto e gli avevo appena detto che
volevo fare sesso. Grandioso! Ma quanto ero idiota?
Potevo sempre rimangiarmi tutto, potevo permettermi
di essere codarda e dire che scherzavo. Non era quello
che volevo però.
Avevo fatto 30 attirando la sua
attenzione a tavola, 31 rispondendogli di sì e ora ci voleva un
bel 32, già che c’ero...
Con tutto il coraggio che riuscii
a racimolare, feci un respiro profondo, prima di tornare a guardarlo.
-Ok.- Dissi fra me e me, prima di avvicinarmi a lui
più decisa.
Lo vidi chiaramente deglutire, ma non
indietreggiò, aspettò che lo raggiunsi.
Era teso, decisamente
teso, lo si vedeva lontano un miglio. Forse il fatto che per una volta fossi io
la…predatrice (?) lo metteva in una posizione quasi scomoda, sembrava che
non gli piacesse non avere in mano lui la situazione.
Una volta arrivatagli davanti, mi sporsi di lato
per afferrare la maniglia della porta socchiusa e chiuderla definitivamente.
Avevo il cuore che batteva all’impazzata, non
riuscivo a capacitarmi di quello che stavo per fare.
Desideravo solo accarezzarlo, tracciare con la
punta delle dita la linea del collo e far sciogliere quel fascio di nervi con
una scia di baci.
Mi avvicinai ancora di più, fino ad arrivare
a pochi centimetri dal suo viso.
-Ok…- Ripetei, soffiando sulle sue labbra e
socchiudendo di poco gli occhi per i brividi che mi causava
il suo respiro così vicino.
Le sue braccia, in un attimo, circondarono la mia
vita e mi strinsero possessivamente a lui.-Ok…cosa?- Mi domandò, apparentemente di
nuovo padrone della situazione; peccato che il tono lieve di voce lo
tradì.
Rabbrividii nel sentire la sua voce così
roca ed eccitata. –Ok, per me va bene…la cosa…- Mi
mordicchiai il labbro e vidi i suoi occhi seguire quel gesto
quasi rapiti, -del sesso…- Conclusi con il fiatone, neanche avessi
appena finito di giocare a tennis contro Serena Williams a Wimbledon.
Mi scostò di poco per guardarmi meglio in
viso. L’avevo sorpreso, di nuovo.
Sorpreso era dire poco, lo avevo proprio sbalordito; aveva la bocca dischiusa e
gli occhi dilatati per lo stupore.
-Dici sul serio?- Inarcò il sopracciglio
scettico.
-Certo. Cos’è, l’Onnipotente
Lorenzo Latini non è più sicuro delle sue doti da
seduttore?- Ironizzai, giusto per non fargli capire quanto in realtà
fossi scossa per quella mia resa.
Non prese troppo bene il mio
sarcasmo ed un lampo di sdegno nei suoi occhi me lo confermò.
-Divertente Puccio.- Assottigliò gli occhi,
avvicinandosi pericolosamente con il viso.
-Quindi…- Sì passò la lingua
sul labbro in un gesto tremendamente sensuale che mi fece rabbrividire,
-Possiamo darci alla pazza gioia già da adesso?-Non c’era la minima traccia
di ironia nelle sue parole, né di un sorriso su quelle labbra
perfettamente delineate e ancora socchiuse.
Stavo perdendo il controllo. Dovevo riassumere il
“comando”, per dirla alla Ilaria.
-Non ancora, ho delle condizioni
da dettare.- La mia risposta gli fece arricciare il naso piuttosto
infastidito.
Sorrisi di sbieco. –Primo,-
Cominciai, cercando di mantenere un tono di voce neutro, -Sarò io a
decidere quando e come farlo.- Arrossii da morire nel dirlo così ad alta
voce, ma non distolsi lo sguardo.
Sembrò pensarci un po’ su prima di
ribattere: -Vuoi prendere tu in mano la situazione, eh? Mi piace, lo trovo decisamente stuzzicante.- Considerò ghignando.
Prima che potessi rispondere seccata che il mio non voleva affatto essere un modo per stuzzicarlo, non nel
modo in cui sicuramente intendeva la sua mente perversa, lui riprese a parlare:
–Anche se…sono sicuro che presto ti verrà la voglia di farlo
quando, ma soprattutto come, dico
io.- Ammiccò, facendo aderire ulteriormente il mio corpo al suo con la
mano dietro alla mia schiena.
Con tutta la forza di volontà del mondo,
riuscii ad allontanarmi da lui con le braccia; per quanto fosse possibile,
visto che la sua presa era sempre più salda. Avevo le guance che ormai
stavano andando più a fuoco di legna cosparsa di benzina.
-Mollami o scordati di questo patto.- Lo ricattai seria, guardandolo sempre dritto negli occhi.
Mai
abbassare la guardia con un nemico. Mai abbassare la guardia con gli stronzi.
Sfoderando un sorrisetto di sufficienza che poteva
solo voler dire “Io sono figo e lo faccio solo perché voglio io e
non perché me l’hai detto tu”,
sciolse la sua presa, permettendomi finalmente di allontanarmi del tutto dal
suo corpo.
-Dicevo,- Ricominciai,
cercando di mantenere un tono di voce neutrale, -Secondo, niente cose a
scuola o in ascensore.- Tremai, scacciando il pensiero molesto di noi due
sdraiati sui banchi di scuola in atteggiamenti poco…consoni, -Terzo,
quando uno dei due si stuferà di questa…cosa, l’altro dovrà accettarlo senza insistere.- Di
sicuro sarebbe stato lui il primo a stufarsi…
Scossi di poco la testa; cos’era tutta quella insicurezza?
IO mi sarei stancata per prima di lui, della sua
odiosa arroganza, dei suoi sorrisetti impertinenti, della sua
strafottenza…avrei trovato un ragazzo molto più
figo, gentile e sexy. Il mio principe azzurro insomma, prima
o poi sarebbe saltato fuori, quello era solo un diversivo.
Lui continuò a fissarmi impassibile, senza
ribattere, quindi dedussi che quelle ultime due regole gli andassero
bene.
-Quarto, nessuno dovrà sapere questa cosa.-
-Continui a ripetere la parola “cosa”.-
Mi fece notare, alzando appena un sopracciglio.
-Perché mi fa sembrare
meno disgustosa questa situazione.- Lo provocai, sorridendo leggermente.
-Non mi sembra che ti abbia fatto così
schifo fare sesso con me, vuoi addirittura il bis.- Ed
eccolo lì il suo solito sorrisetto petulante.
Alzai gli occhi al cielo
rassegnata. -Non ti rispondo neanche, non ne vale
la pena. Comunque, prima che tu mi interrompessi,
stavo esponendo la quinta regola, ovvero, siamo liberi di vederci con altre
persone se vogliamo, non siamo impegnati in nessun modo fra di noi.- Quelle
parole le digrignai; sapere che lui avrebbe comunque continuato a vedere altre
ragazze mentre stava, no, mentre faceva
sesso con me, mi dava fastidio e…mi faceva
male…parecchio…ma volevo essere libera di conoscere altri ragazzi
per cercare di lasciar perdere lui, quindi quella regola era d’obbligo.
-Te lo puoi scordare proprio.- Fu
la sua secca risposta che mi stupì non poco.
Lo aveva detto decisamente
irritato, quasi l’idea che potessi uscire con un altro gli fosse
insopportabile. Non l’avessi conosciuto bene, avrei pensato
che fosse geloso.
Alzai un sopracciglio; ma qual era allora il
problema?
-Mi sembra che la seconda opzione
possa andar bene, no?- Aggiunse immediatamente, come per salvarsi in corner da
quella prima affermazione. -Se uno si stufa
dell’altro e vuole vedersi con altre persone, interrompe la cosa e basta.- Aveva detto la parola
“cosa” con il mio stesso tono di voce, chiaramente per prendermi in
giro.
Beh, in effetti non aveva
tutti i torti…
-Ok.- Concessi con una scrollata di spalle.
-Altre brillanti imposizioni?-
Domandò sarcastico, incrociando le braccia al petto.
Lo fulminai con lo sguardo. –No, per ora.-
-Bene. Allora se sono solo queste le tue temibili
“regole”- Fece proprio le virgolette con le dita sì, -Direi che ci sto.-
Si riavvicinò, quasi
più cauto rispetto alla volta precedente, -Posso baciarti o
rischio di infrangere una di queste regole?- Sopracciglio inarcato, labbra
curvate in un sorriso sghembo, naso leggermente arricciato e fisico da stupro.
Ok, l’ultima non c’entrava niente, lo sapevo,
ma contribuiva a distruggere i pochi neuroni rimasti.
Mi stava sicuramente prendendo in giro, non prendeva per nulla sul serio quello che avevo detto.
Beh, peggio per lui, al suo primo errore la cosa sarebbe finita, non gli avrei permesso di infrangere nessuna
di quelle regole.
-Se vuoi rischiare…-
Piegai le labbra in un modo che teoricamente sarebbe dovuto essere sensuale. Praticamente era davvero pessimo, sembravo una bimbetta di
tre anni alle prese con del latte sul labbro.
-Mi piace rischiare.-Quella frase mi fece sobbalzare
agitata.
Osservai le sue mani appoggiarsi al mio viso con il
cuore in gola, stavo trattenendo il respiro da una quantità di tempo che
mi sembrava infinita.
Il suo petto aderì al mio e i suoi occhi
sembravano quasi volermi inchiodare lì, per impedirmi di fare qualsiasi
movimento e sfuggire.
Ma chi voleva sfuggire? Io
no di certo.
Lo faceva apposta a muoversi così
lentamente, voleva che fossi io ad eliminare quella distanza insopportabile e a
baciarlo.
Sentendo le palpebre appesantirsi sempre di
più per il desiderio, chiusi gli occhi e mi sporsi
inconsciamente più avanti con il viso.
Baciami.
Poteva l’attesa di un bacio durare più
di così? Perché poi sentivo la
necessità di baciarlo come se non lo facessi da una vita?
Avevo lo stomaco che si stava contorcendo e ribellando
contro il cuore per quella sadica decisione di chiudere gli occhi, rendendo
l’attesa una vera e propria tortura.
Proprio nel momento in cui sentii le sue labbra
sfiorare le mie –forse dopo appena due secondi-, la voce
dell’ultima persona che avrei voluto sentire, rimbombò per tutto
il corridoio.
-Alice?-
Oddio. Mia madre.
Dischiusi immediatamente gli
occhi e frenetica spinsi l’idiota –lo rimaneva sempre-
dietro la porta.
-Che fai?- Chiese lui confuso, a voce fin
troppo alta.
-Regola numero due;
nessuno lo deve sapere.- Tantomeno mia madre! Ci mancava solo quello!
-Mi sembra che fosse la
quattro questa.- Obbiettò, sistemandosi comunque dietro la porta.
-Sìsì, quello che è.-
Borbottai a bassa voce, -Ora zitto.- Gli ordinai repentina.
Aprii la porta –giusto quanto bastava per non
colpire lui- con un megasorriso stampato in faccia. -Eccomi qua.-
La tentazione di aprirla con forza e di dare un bel colpo in faccia al cretino c’era, ma
così facendo avrei fatto insospettire mia madre.
Era davanti alla porta del bagno
quando parlai; si fermò e fece qualche passo indietro, tornando
davanti alla mia stanza.
-Ah eccoti! Ma che ci fai
in camera?- Domandò circospetta, sporgendosi per vedere meglio dentro la
stanza.
-Cercavo gli orecchini della Guess che mi ha
regalato la nonna a Natale, volevo farli vedere a Glenda.- Mi giustificai,
permettendole bene di assicurarsi che dentro la mia camera non ci fosse nessuno.
-Oh, che bella idea!- Si
illuminò elettrizzata, -Sono meravigliosi, le piaceranno di sicuro!- Mi
fece l’occhiolino gongolante.
Mia madre adorava che mi vantassi
delle mie cose con le amiche, era piuttosto…spaccona diciamo.
-Ma Lorenzo che fine ha fatto?-
Quella domanda posta con quell’aria
perplessa e curiosa mi fece sprofondare nel panico.
Cazzo. Ero fottuta.
Guardai il diretto interessato, spostando appena
gli occhi e cercando di non farmi notare da mia madre.
Lui si portò l’indice e il medio sul
labbro, gesto che compresi subito.
-Fuori.- Riportai immediatamente gli occhi su mia
madre, -A fumare. Mi aveva chiesto di non dirlo perché…- Abbassai
lo sguardo; ero pessima ad improvvisare, -La madre non vuole che lui fumi.- Sussurrai, portando una mano vicino alla guancia come se
stessi rivelando chissà quale confidenza.
-Ah.- Annuì. –Ma
fuori dove? Perché sul balcone non c’è…-
-Non lo so-, Feci la finta tonta, -Adesso arrivo comunque.-
-Ok.-
Grazie al cielo mia madre non era entrata. Le
sarebbe bastato un niente per vedere Lorenzo dietro la porta e ci avrebbe messo
un attimo a fare due più due.
-Fai davvero schifo a recitare.-
L’idiota scoppiò a ridere senza farsi troppi
problemi una volta richiusa la porta.
-Ah-ah, divertente davvero. Comunque ti sei giocato il sesso per oggi mio caro, ne
riparliamo domani, ok?- La soddisfazione nel dire quella frase era davvero
troppa.
La sua risata si spense immediatamente ed il suo
viso si pietrificò in un’espressione shockata.
Uscii dalla stanza sorridendo e scuotendo la testa
divertita; era bello per una volta essere quella che si prendeva gioco di lui e
non viceversa.
Il resto della cena andò bene, non contando
gli sguardi carichi di risentimento che continuava a lanciarmi l’idiota. Sarebbe sopravvissuto per un giorno senza sesso, erano tutte
scene da primadonna le sue. Così imparava a ridere.
Fortunatamente mia madre non indagò oltre quando Lore le rispose dicendo che era tornato un
attimo a casa sua per prendere una cosa.
Fu molto furbo ad appoggiare la mia spiegazione; se
avesse detto che era andato a fumare, quello che avevo
raccontato a mia madre sul fatto che lui non volesse dirlo ad Amelié,
sarebbe risultato poco credibile.
A fine serata,
Lorenzo mi salutò con un rassicurante: -Ci vediamo domani a scuola
Alice.-
Difficile dire se il suo sorriso fosse
più minaccioso o malizioso, in ogni caso era decisamente sexy.
-Non vedo l’ora.- E non la vedevo
davvero. Per la prima volta non vedevo l’ora che arrivasse
il giorno dopo per andare a scuola…ed iniziare finalmente a regolarizzare
del tutto quel patto.
*Note dell’autrice*
EDIT: Grazie di cuore a Vì per questa splendida copertina! :)
Scusarmi
per questi immensi ritardi sta diventando quasi un’abitudine e la cosa mi
fa incavolare parecchio con me stessa…siete delle lettrici meravigliose,
tutti questi ritardi non ve li meritate proprio! Mi
dispiace, ma quando non ho l’ispirazione, per scrivere qualcosa di
decente ci metto giorni e giorni. Oltretutto anche la
febbre ha deciso di rompermi e anche adesso contribuisce a farmi scrivere
troppo lentamente per i miei gusti…
Comunque, questo capitolo, se devo essere sincera,
non mi convince proprio per niente…Mah…spero solo non vi abbia
deluse >.<
Inizialmente
ci doveva essere una scena hot sul letto tra i due nel
momento in cui sono in camera, ma alla fine ho deciso di non metterla, in
fondo, il patto è stato appena suggellato.
Di
scene hot ce ne saranno sicuramente nel corso della storia –capitolo
prossimo compreso-, spero solo di riuscire a descriverle decentemente ;)
Opinioni
su questo capitolo? È stato difficile da scrivere, con questo caldo non
riesco a stare per troppo tempo alla scrivania, ho bisogno di muovermi per la
casa xD
Spero
di riuscire a scrivere più facilmente il prossimo, ho già un
sacco di idee in testa da sviluppare a proposito di
questo patto ;)
E
a proposito del patto, come avete trovato la scelta di Alice?
Alla fine lei ha ceduto pensando ingenuamente di riuscire a
togliersi la “fissa” per lui…>.< Approvate? E le sue regole? Ne avreste
aggiunte altre? Lui le rispetterà secondo voi?
Ed
è con questi terribili dubbi amletici che vi lascio
xD
Ringrazio
con tutto il cuore le 25 ragazze d’oro che hanno
recensito lo scorso capitolo e le persone che tramite e-mail, fb o forum mi
fanno sempre sapere cosa ne pensano*___* Siete delle lettrici fantastiche!
Un
bacione grandissimo! Bec
PS:
Riguardo Kidnapped, non pensate che io l’abbia abbandonata, rimpiazzata
con questa o cose del genere >.< L’ultimo capitolo è stato
già scritto, il problema rimane il primo capitolo del seguito che
purtroppo non mi convince proprio per niente…è stato scritto di
fretta, in modo forzato, solo perché non volevo farvi aspettare, ma mi
sono resa conto che scritto così è proprio piatto, vuoto e non ha
fatto emozionare nemmeno me mentre scrivevo. Quindi non posso che scusarmi immensamente per
quest’altro ritardo e chiedervi di pazientare un altro pochino…ora
che ho postato questo, posso dedicarmi a riscrivere bene quel primo
capitolo…
Grazie
infinite per la pazienza e scusatemi ancora…
Ci tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo
cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
-Il mio profilo Twitter che non ho la minima idea di come funzioni
perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD
- ilFORUM
che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie
>.<
Iscriversi
a forum community è
semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi
lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo,
per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione
Welcome =)
*Spoiler sul prossimo capitolo*
Ignorai quel triste
tentativo di non ridere di Lele e rivolsi una smorfia altezzosa a Lore.
-Che c’è?-
[…]
-Oggi pomeriggio, per le
ripetizioni, va bene alle 3 a
casa mia?- La parola “ripetizioni” poteva
essere interpretata solo in un modo e il suo ghigno malizioso sembrava voler
proprio dire “Sì, hai capito bene, in quel modo”.
*Risposte
recensioni*
crista: Ciao!!! Ci hai visto proprio bene ancora una volta!
;)
Qualcosa
si è smosso definitivamente tra i due, ora
bisognerà vedere che conseguenze porterà poi questo patto!
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! Un
bacione, Bec
_deny_: Ciao
carissima!!! Nono, sono io quella che diventa rossa qua, sei troppo buona a farmi
tutti questi complimenti, grazie!*_*
Sapere
che i miei personaggi sembrino così reali a te
mi riempie d’orgoglio! Non è mai stato il mio forte creare
personaggi credibili, a mio parere quelli che creo io sono troppo paranoici :P
Alice
alla fine ha accettato l’“offerta” di Lore, bisognerà
vedere se è stato un bene o un male ;) Ha la
possibilità di metterlo un pochino in crisi il signorino però, si
spera che la sfrutti!
Hai
proprio azzeccato alla perfezione il modo di fare di Lore, lui è molto
impulsivo e poco riflessivo, agisce al momento, senza pensare troppo alle
conseguenze in futuro u.u Ho intenzione di mettere altri suoi pov più
avanti per farlo capire meglio, spero solo di riuscire ad esprimere bene i suoi
pensieri!
Ti
ringrazio ancora tantissimo per tutto quanto Deny,
buona fortuna anche a te per la fine dell’anno scolastico! Speriamo ‘sti prof non siano
troppo sadici >.<
Un
bacione grandissimo! Bec
sbrodolina: Ciao Manu!!! All’inizio come ho letto che
avevi pianto mi sono allarmata, perché nel capitolo non c’era
niente di triste! xD Poi come ho letto che ti eri
commossa per gli auguri mi sono tranquillizzata! Non ti preoccupare carissima,
sono stata contentissima di farteli pubblicamente nello scorso capitolo, ci
tenevo tanto, quindi sono proprio contenta che ti
abbia fatto piacere! :D E non provare di nuovo a dire
che la pagina è stata rovinata da un patetico compleanno come il tuo,
non è assolutamente vero!
Per
Alice è stato piuttosto imbarazzante essere stata beccata
nell’armadietto da Lore, sì, anche io probabilmente sarei morta
dall’imbarazzo se fosse successo a me xD
Sono
contenta che Matteo ti piaccia! Io lo adoro, è l’unico ragazzo che
per il momento sta dalla parte di Alice, tutta la
classe la odia xD
E
sono ancora più contenta di essere riuscita a
farti adorare Lore e a farti stare simpatico il professore! Lore è
difficile da adorare, visto il suo modo insopportabile di comportarsi –parlo come se anche io non lo adorassi alla follia! xD- e il professore…beh per il fatto che li abbia
interrotti ha perso parecchi punti, ma se si pensa che l’ha fatto solo
perché preoccupato per un suo alunno li riacquista dai xD
Alice
è stata molto brava a resistere, io non avrei
resistito neanche mezzo secondo probabilmente! xD In
questo capitolo però alla fine ha proprio dovuto cedere, tranquilla
però che si farà rispettare anche con questo “patto”
di mezzo ;)
Mel
è un mix di più persone che conosco, però anche a me sta troppo simpatica! È la classica ragazza che si sa
far valere con i ragazzi, del resto è stata per 4 anni nella classe di
Lore in cui sono praticamente tutti ragazzi ;D
è abituata a metterli al loro posto gli idioti!
Mi
dispiace davvero per questo ritardo =( Così come per quello di Kidnapped
>.< Grazie davvero per le tue parole e per la tua
pazienza =)
Un
bacione grandissimissimo! Bec
Sognatrice85: Ciao!!!
Eh sì, hai ragione…lei non se ne rende conto, ma ormai è
seriamente presa da lui, lo dimostra il fatto che non riesce proprio a fare a
meno di pensarlo. E alla fine usa questo come
“scusa” per accettare quel patto.
In
questo capitolo è stata decisamente contorta
come personaggio, ma nel prossimo i suoi pensieri saranno un pochino più
coerenti – o almeno lo spero xD-
La
mente di Lore non sarà un segreto per molto, a breve scriverò
sicuramente qualche altro suo pov ;)
Sono
contentissima che il capitolo ti sia piaciuto comunque!
Spero che questo sia stato degno dell’altro, anche se ne dubito :P
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione, Bec
Lucy_Scamorosina: Ciao
carissima!!! Ahahahah, il mio scopo era proprio quello di far andare un po’
in iperventilazione con lo scorso capitolo, sono contentissima di esserci
riuscita! :D
Alice
è molto piccola sì, ma anche l’armadietto era abbastanza
grande, più o meno come quelli della mia scuola
(pensa che ho provato ad entrarci per vedere se le cose tornavano! Io non ci
sto molto, ma ho calcolato che Alice è più bassa di me xD)
Oddio!
Ti sei salvata proprio all’ultimo con quel ragazzo, ma dalla sua risposta
non mi sembrava molto convinto della tua spiegazione! xD Beh dai, alla fine te la sei cavata comunque bene, io
avrei inventato di sicuro qualcosa di assurdo per giustificarmi! xD
Grazie
mille per le tue parole e per la recensione Lu*_*
Un
bacione grandissimissimo! Bec
Eky_87: Ciao Eky!!! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole e per la tua
pazienza, so di essere lenta a scrivere e a postare, ma mi fa davvero piacere e
mi solleva sapere che tu mi capisca =) Hai proprio ragione, ormai è
finita la scuola per fortuna e non vedo l’ora di andare al mare e in
piscina! (quest’anno ancora niente, uff!
>.<)
Hai
capito perfettamente entrambi i personaggi! Alice è molto confusa,
è veramente molto attratta da lui, come non le era mai
successo di esserlo e fa fatica a resistergli. Non capisce ancora che
non è solo l’attrazione a spingerla verso di lui.
Lui
poi, come dicono le amiche di Ali, ha un certo
ascendente su di lei, lo sa e lo usa a suo favore.
Lui
è molto orgoglioso, idiota –come la maggior parte dei ragazzi
purtroppo! xD-, spavaldo e presuntuoso. Ma non mente solo davanti agli amici, nasconde la
verità anche a se stesso, gli dà quasi fastidio ammettere di non
essere solo attratto fisicamente da lei.
Presto
comunque metterò qualche altro suo pov per
farlo capire meglio magari! :D
Spero
che questo capitolo sia stato degno dello scorso, ma non credo >.<
Un bacione grandissimo, grazie mille per la recensione! Bec
Pastyccina: Ciao!!! Sì mi
ricordo di quello che è successo in quel forum e sono contenta di sapere
che tu abbia comunque continuato a seguire la mia storia =)
Ti
ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti; faccio sempre il possibile per
rendere Alice e Lorenzo reali e credibili. Certo, a volte sono un pochino contorti e incoerenti magari, ma tutti gli esseri
umani in fondo lo sono e sbagliano :P Spero di essere riuscita nel mio intento
anche in questo capitolo!
Eh
sì, ormai la scuola è finita per fortuna, finalmente si
può respirare un po’! :D
Un
bacione, grazie mille per la recensione e per le tue parole! Bec
freyja: Ciao Vale!!! Non sai ogni volta quanto mi rende
felice sapere che tu riesca a capire Alice*_* Credo sempre di non riuscire a
renderla abbastanza credibile e reale…certo, è umana, quindi un
po’ di incoerenza credo sia normale, ma a volte i suoi pensieri mi
mettono davvero in difficoltà!
Hai
proprio ragione; Lore è esattamente come lo hai
descritto e purtroppo noi siamo quasi sempre attratte da soggetti del genere.
Siamodavvero
masochiste ù_ù
Poi
lui come hai detto tu la sta proprio facendo
impazzire, lei alla fine per la sua sanità mentale non ha potuto fare
altro che accettare ingenuamente, convinta che come han
suggerito le sue amiche, prima o poi la “fissa” le passerà.
Ti
ringrazio tantissimo per le tue parole, spero di
riuscire a sorprenderti anche con i prossimi capitoli!*_*
Un
bacione grande! Bec
kiki_SeM: Ciao Sara!!! Lorenzo a modo suo sa essere dolce e
man mano che si andrà avanti involontariamente lo mostrerà sempre
di più ;)
Alice
alla fine si è proprio dovuta lasciare andare;
ingenuamente è convinta di riuscire a farsi passare la sua
“fissa” per lui.
Ti
ringrazio per i tuoi complimenti, Kidnapped farò il possibile per
postarlo entro la fine della settimana :D
Un
bacione! Bec
piccolinainnamora: Ciao Mery!!! Ahahahah eh sì, Lore andrebbe
punito per il suo modo di comportarsi! Lo metterò in guardia e gli
intimerò di comportarsi bene la prossima volta ;)
Lei
ha voglia eccome di saltargli addosso e alla fine non resistendo più ha
accettato questa sorta di “patto” convinta di riuscire a farsi
passare la sua fissa per lui.
Il
capitolo a cui si riferisce il prologo sarà fra poco comunque
;)
Ti
ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti tesoro, sei
sempre gentilissima! Spero che anche questo capitolo non ti abbia delusa! Un bacione grande! Bec
Sabry87: Ciao tesoro!!! Grazie per i complimenti, sei sempre gentilissima! Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto, dal prossimo cap
le cose si faranno interessanti! ;)
Un
bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec
silvietta_in love 4ever: Ciao carissima!!! Concordo con te, il
professore io l’avrei strozzato più che volentieri! Però
dai, era preoccupato per il suo alunno, li ha interrotti per quello xD
Ahahah,
la storia va avanti con le figuracce di Alice, poveretta
xD
Spero
che questo capitolo sia stato degno dello scorso, anche se non credo :P
Un
bacione tesoro, grazie mille per le tue parole! Bec
francy_ReMatto: Ciao Francy!!! In questo
capitolo ho cercato di darmi un po’ una regolata, ma non posso promettere
che nel prossimo le cose vadano allo stesso modo! xD
Spero
non ti abbia delusa questo cap!
Un bacione grande, grazie mille per i complimenti! Bec
kamyhoppus: Ciao Kamy!!! Forse mi sbaglio, ma sei la stessa
Camilla che ho su fb? Solo per non confondermi e associare bene i nick xD Se non sei tu ti chiedo scusa per lo sbaglio, faccio
sempre confusione :P
Non
ti preoccupare se non sei riuscita a recensire gli altri capitoli, sei stata
gentilissima a recensire lo scorso, mi ha fatto davvero piacere trovare la tua
recensione!*_*
Sono
contenta che tu abbia continuato a seguire questa storia anche dopo la faccenda
del forum, così come sono contenta che tu riesca ad immedesimarti
così bene in Alice! Come spero si sia capito da questo capitolo è
confusa, la sua non è solo attrazione fisica, anche se lei ingenuamente
pensa lo sia…crede di riuscire a togliersi la
“fissa” per lui.
Lui
è un idiota ed è troppo orgoglioso per ammettere
di essersi affezionato a lei :P
Se
ti è piaciuto lui geloso, più avanti lo
sarà ancora di più! ;)
Spero
di non averti delusa con questo capitolo! Il prossimo è già in
fase di stesura, quindi spero di riuscire a postarlo prima dato che non
avrò più niente da fare per scuola! :D
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione e per i complimenti, Bec
DEREKKINA: Ciao!!!
Sono contenta che lo scorso capitolo sia riuscito a lasciarti senza fiato! Spero che questo non sia stato da meno >.<
Ti
ringrazio tantissimo per la recensione! Un bacione, Bec
ele la mitica: Ciao ele!!! Ahahahah, effettivamente sembra
proprio che il mondo ce l’abbia con la povera Alice! Colpa di una
scrittrice sadica, lo ammetto :P
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti e non ti preoccupare se non riesci a
recensire =) Sono comunque contentissima di sapere che
la storia continui a piacerti!
Mi
fa piacere che le scene “hot” ti siano piaciute,
nel prossimo non ne mancheranno di certo ;)
Lorenzo
è stato stronzo e lo sarà ancora di più nei prossimi
capitoli purtroppo…tutto dipenderà dalle reazioni di Alice ;P
Le
sue amiche alla fine vedendola così fissata con lui le hanno suggerito
di accettare il patto per togliersi la “fissa”, chissà se
Ali ci riuscirà =)
Lorenzo
brucerà molto di gelosia più avanti, pagherà per questa
sua stronzaggine xD
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande,
grazie mille per la recensione! Bec
__Claire__: Ciao!!! Oddio ti sei letta tutti i dodici capitoli
di seguito?*_* Non so cosa dire, sono commossa! Sono contentissima che questa
storia ti sia piaciuta così tanto! :D Spero con questo capitolo di non aver rovinato la tua
opinione precedente! >.<
Mi
fa piacere che il protagonista maschile sia stato
apprezzato ;) Soprattutto nonostante il suo modo odioso di comportarsi! xD Ma alla fine Alice saprà tenergli testa, il fascino
di lui ha potere ma fino ad un certo punto!
Non
mi assilli mica se mi recensisci, anzi, ne sarei
felicissima, mi fa sempre piacere avere opinioni sui vari capitoli! =)
Di
forza di volontà ne ho pochissima anche io, specie davanti a ragazzi
come Lorenzo che sembrano fatti apposta per
torturarci, povere noi xD
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per i complimenti e per
la recensione! Un bacione, Bec
Punk936: Ciao Gio!!! Non ti preoccupare per quanto riguarda la scuola, io per
prima per colpa di quella maledetta non ho avuto un attimo di tempo per
respirare >.< Sei sempre gentilissima poi a recensirmi, GRAZIE =)
Le
tue parole mi hanno fatto davvero gongolare di gioia! Sono contentissima di
essere riuscita a farti immedesimare nella storia! Spero di
esserci riuscita anche con questo capitolo che a mio parere non è degno
degli altri >.<
Alla fine Lore non è stato così stronzo da
fare la spia, stranamente è stato “buono”, ma solo
perché intendeva restare da solo con lei ;)
Metterò
presto qualche suo pov per far capire meglio i suoi pensieri!
Eh
già, purtroppo noi ragazze finiamo sempre per sentirci attratte dagli
stronzi che la nostra considerazione proprio non la meritano ù_ù
bah…
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti e per la recensione carissima! Un
bacione grande! Bec
fallsofarc: Ciao tesoro!!! Innanzitutto devo scusarmi per non
essermi più fatta sentire su fb, ma in questi giorni non sono proprio
riuscita a stare molto al pc, con la febbre sono mezza rimbambita =( Sappi comunque
che mi dispiace tantissimo per tutto il casino che si è creato…ti
sono vicina in questo momento, ci sono sempre sul cell per qualsiasi sfogo!
Per
quanto riguarda il capitolo…beh non so cosa
dire, cioè…in questo momento sto decisamente dando di matto dalla
gioia! Tu non ti rendi conto dell’effetto che mi fanno
i tuoi complimenti, specie sulle scene come quella dello scorso capitolo! Detti
da te che sei la Dea
della Scrittura valgono il doppio! Le tue storie sono
sempre più fonte di ispirazione per me, con Liz
e Jack mi hai rovinata in senso buono xD
Ed è per questo che spero con tutto il cuore
che tu riesca di nuovo a scrivere come prima e a superare questo momentaccio
tesoro =’( Io ti aspetterò sempre, qualsiasi attesa varrà
la pena. Sorridere, soffrire ed emozionarsi con i tuoi personaggi non ha
prezzo!
Beh,
tornando alla mia storiella, Teo non sta molto simpatico a Lore e ai suoi amici
per un motivo ben preciso che non riguarda Alice, riguarda il passato piuttosto
=) Si scoprirà più avanti, ma non è nulla di importante comunque :P
Ahahahah,
il minuto di silenzio l’ho fatto davvero mentre
scrivevo, ma per i miei di ormoni! xD
Hai
ragione, Lore non è proprio messo meglio, tra
l’uno e l’altro…si sfogheranno parecchio nel prossimo
capitolo ;)
Non
ti devi assolutamente scusare, per me è
già una gioia grandissima il fatto che tu la stia seguendo questa
storia!
Grazie
infinite per tutto tesoro, un bacione grandissimissimo! Bec
MalyCullen: Ciao!!! Ti ringrazio
tantissimo per i complimenti, sono contenta che questa storia ti stia piacendo!
Lorenzo
è mooolto stronzo, ma proprio per questo piace –credo xP- e
più avanti lo sarà ancora di più
;) è molto geloso di Matteo sì e anche la sua gelosia
aumenterà…presto metterò qualche suo pov per farlo capire
meglio come personaggio! :D
Alice
invece…ahahahah, mi sembra di capire che non ti stia molto simpatica xD beh se ti stava antipatica già prima mi sa che
adesso che ha accettato la proposta di lui sarà ancora peggio! :P
In effetti lei ha sbagliato a cedere, se n’è
accorta anche lei, ma è confusa…è convinta di riuscire a
farsi passare la “fissa” per lui andandoci insieme…
Sul
fatto che fa la finta santarellina ti do ragione in
parte; però dall’altra lei non è una che va a letto con uno
così, su due piedi, o almeno non lo aveva mai fatto prima di Lorenzo,
per questo è così confusa e sconvolta, non sa tanto bene come
comportarsi adesso.
Beh
per ora non ho ancora incontrato qualcuna che odia Lorenzo stranamente xD Non so come ma il suo modo odioso di fare sta piacendo!
Tu
ringrazi me per questa storia e per Kidnapped, ma sono io che devo ringraziare
te per le tue Meravigliose parole, GRAZIE davvero =)
Un
bacione grande! Bec
Bella_kristen: Ciao Ale!!! Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Se
sto migliorando o meno non lo so, a me il mio modo di
scrivere sembra sempre uguale! :P
Alice
è piccolissima sì…ma
l’armadietto era abbastanza grande, più o meno come quello della
mia scuola dove io non riesco ad entrare per poco (ho fatto la prova sì
xD), ma ho calcolato che Alice essendo più bassa di me dovrebbe
riuscirci xD
Matteo
è adorabile sono d’accordo! È uno
dei pochi ragazzi che la sostiene, gli altri ce
l’han tutti con lei poverina!
Essere
riuscita a farti adorare uno stronzo come Lore è
per me una soddisfazione grandissima!*_*
Beh
per quanto riguarda il fratello della mia amica…immaginati Dave in carne
ed ossa a petto nudo e abbronzato e ci sei, gli assomiglia molto ;)
Il
prof è stato proprio sadico sì! xD
Poveretti, interromperli proprio così, bah ù_ù
Spero
che questo capitolo sia stato degno degli scorsi!
Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec
xmas: Ciao Chris!!! Sono
felicissima che la storia ti sia piaciuta così tanto da spingerti a
commentare, per me è sempre d’aiuto ricevere pareri!
Beh
lo scorso capitolo era una specie di introduzione a
questo sì…ma questo è una sorta di introduzione al prossimo
;)
Spero
che questo capitolo non ti abbia fatto ricredere sulla storia!
Un
bacione, grazie mille per i complimenti e per la recensione! :D
Bec
Marti94: Ciao Marti!!! Sono sempre felicissima di ricevere pareri da nuove
lettrici, ti ringrazio tantissimo per aver recensito lo scorso capitolo! :D
Mi
fa davvero piacere che la storia ti sia piaciuta!
Spero con questo capitolo di non aver rovinato la tua opinione iniziale!
>.<
Eh
già, i professori sembrano fatti apposta per rompere -.-
Così come i genitori xD
Ma
nel prossimo i due riusciranno, come dire…ad “agire”
indisturbati xD
Un
bacione! Grazie ancora per la recensione! Bec
Ginnylove: Ciao Elisa!!! Sono davvero
contentissima che anche questi personaggi ti stiano prendendo come quelli di
Kidnapped!
Mi
dispiace per il ritardo nell’aggiornare, spero ne sia
valsa la pena di aspettare >.<
Un
bacione! Grazie mille per la recensione! Bec
cinziasaba: Ciao!!! Mi fa davvero tantissimo piacere che la
storia ti sia piaciuta così tanto da metterla fra i preferiti!*_* Spero
con questo capitolo di non aver deluso le aspettative >.<
Sono
felice che i miei personaggi ti siano piaciuti, soprattutto mi fa piacere sapere che Alice sia stata apprezzata! :D Solitamente è Lore quello che viene sempre
apprezzato xD
Un
bacione! Grazie mille per la recensione! Bec
Ringrazio infinitamente le 131 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**),
le 144 che l’hanno inserita fra le
seguite e le 19 che l’hanno inserita fra
quella di ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D
Ringrazio infine le 69 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita,
grazie mille siete
carinissime^^
C’era qualcosa che non andava in me, di sicuro. Era
troppo strano quello che stava succedendo, non sembrava nemmeno mia quella
vita.
Io? Accettare di fare solo del sesso con un
ragazzo? Se me lo avessero chiesto qualche mese prima avrei mandato
all’ospedale psichiatrico qualsiasi sostenitore di una follia del genere. Forse
invece ero io che avevo assoluto bisogno di uno strizzacervelli perché non ero
per niente normale.
Insomma, quella era una cosa da Angelica, non da
me. Io ero la classica ragazza romantica -più o meno- che al massimo si trovava
un ragazzo bello e bravo solo per vantarsene con le amiche/nemiche invidiose.
Ma non ero il tipo da fare sesso così, come se fosse stata una sciocchezza.
Matteo era stato l’unico ragazzo con cui ero stata per amore, la mia prima
volta era stata con lui per amore…forse…
Sbuffai; tutte le mie convinzioni erano state
sbaragliate da un misero e squallido pomeriggio di sesso nella casa affianco,
grandioso.
Come mi sarei comportata con lui? Insomma…a scuola non potevamo fare niente, ok, ma allora dove…? Oddio! L’avevo davvero pensato? No, non potevo pormi
dei problemi sul dove farlo, era assurdo! Stare nello sgabuzzino in cerca delle
scarpe mi stava facendo male, arrivava decisamente troppo poco ossigeno al mio
cervello.
Optai per le classiche e comode All
star alla fine, sperando che con la mia solita fortuna non venisse giù un
acquazzone che me le inzuppasse completamente.
Oddio ti prego, fa che stia male…niente di
grave, solo febbre a 40, ma fa che se ne stia a casa…
Forse non era molto carino implorare per una cosa
del genere, eppure era più forte di me.
Mi ero messa in un casino più grande di me, come
sempre del resto. Promettevo cose, arrivando poi quasi sempre a pentirmene.
Come quando alle elementari avevo promesso alla mia migliore amica che per il
compleanno le avrei regalato la mia Barbie vestita da sposa…cosa
di cui poi mi ero pentita a morte e che avevo rimangiato all’ultimo, rovinando
un’amicizia.
Ma quella volta non potevo rimangiarmi tutto quello
che avevo detto, non ero più una bambina, non potevo più essere giustificata
per le mie azioni. Dovevo assumermi le mie responsabilità.
Perciò sarei uscita e avrei affrontato a testa alta
il mio vicino di casa, guardandolo come se niente fosse e ignorandolo fino a quando…fino a quello insomma.
Un po’ di coraggio su! Mi rincuorò una
parte del mio cervello.
Febbre, febbre, febbre… ripeteva l’altra.
Fu già confortante non incontrarlo fuori dalla
porta; al solito il mio cervello macchinò tutte le opzioni possibili, dalla
febbre alla mononucleosi. Niente di grave, solo qualcosa che gli impedisse di fare…quello…che avremmo dovuto fare per un po’.
Le mie idee però finivano sempre con l’essere
stroncate crudelmente perché anche quella volta arrivò in classe, un minuto
prima che la campanella suonasse. Se non altro non mi guardò, mi avrebbe fatto
venire ancora più ansia se lo avesse fatto.
Lezione di matematica. L’ultima volta che avevo
studiato matematica era stato abbastanza difficile concentrarsi sulla materia.
La prof non mi aiutò proprio per niente, perché chi
decise di chiamare alla lavagna per risolvere gli esercizi e spiegare ai
compagni il nuovo argomento? No, non me, io non avrei nemmeno saputo spiegare
il classico problema “Se Pierino ha
cinque caramelle e ne mangia due, quante ne rimangono?”.
-Latini.-
Cazzo di prof del cavolo, ma con tutti i secchioni
in matematica che c’erano proprio lui doveva chiamare?!
Aprii il quaderno e mi imposi di non distogliere
assolutamente lo sguardo dai numeri scritti su di esso. La spiegazione non mi
interessava, né sarei mai riuscita a seguirla se avessi alzato lo sguardo, il
problema rimaneva sempre lo stesso di quel pomeriggio.
Vidi Mel spostarsi di poco verso di me. -Ali, non
segui? Questa spiegazione può essere d’aiuto per te se non hai capito.- Mi
disse, corrugando appena la fronte.
Aveva ragione…di sicuro
quella stronza della prof avrebbe fatto una verifica di lì a poco.
Annuii appena ed alzai la testa per concentrarmi
solo ed esclusivamente sui numeri segnati sulla lavagna.
La sua mano scorreva veloce su di essa –di certo
non tremolante come la mia-, sembrava quasi che si ricordasse tutto il
procedimento a memoria. Ma come cazzo faceva? Io scrivevo un numero ogni 20
secondi; la professoressa poteva pure andare a prendersi un caffè, non si
sarebbe persa nulla perché al suo ritorno mi avrebbe ritrovata ancora immersa
nei miei contorti e immensi calcoli.
Incominciai a ricopiare il procedimento sul
quaderno, quando, alzando di nuovo gli occhi, mi soffermai fin troppo sulla sua
mano. Impugnava il gessetto con forza e sicurezza, la stessa sicurezza con cui
mi aveva accarezzata…
Immaginavo di riempirla di baci, salendo su per il
suo braccio teso, fino ad arrivare alla sua spalla, al suo collo…che
avrei morso e baciato all’infinito…anche davanti a
tutta la classe…
Deglutii. Lo stavo rifacendo, stavo di nuovo
perdendomi in pensieri che non avevano proprio niente a che fare con la
matematica.
Mi mossi sul posto a disagio; avevo le guance così
calde che sembravano essere state a contatto con il fuoco.
E la cosa più frustante era che lui non stava
facendo assolutamente niente! Nessun sorrisino malizioso, nessun gesto fraintendibile…era solo il mio cervello impazzito a
macchinare quei pensieri, ero io la pervertita della situazione!
Quanto avrei voluto anch’io essere così concentrata
sulla matematica…
Il suono della campanella fu decisamente un
sollievo e le due ore successive riuscii a passarle concentrandomi sulle
spiegazioni, senza pensare a cose non pertinenti.
-Mi accompagni a prendere un caffè alle
macchinette?- Mel mi sorrise appena, alzandosi dal suo posto.
Sia lodato l’intervallo! Finalmente mi era
stata fornita una via di fuga da quella classe.
Sorrisi. –Certo!-
Dopo aver preso il caffè, incominciammo a camminare
per il corridoio come di consueto, ignorando i vari tentativi dei ragazzi del
piano di attirare la nostra attenzione. Assurdo, in una scuola principalmente
maschile due ragazze suscitavano quasi più clamore di un goal allo stadio.
-Figa quella con le scarpe gialle!- Urlò un tipo,
passandoci accanto.
Le scarpe gialle? Non potei fare a meno di
guardarmi le scarpe, notando con disappunto che fossero viola. Con non poco
sollievo e soddisfazione mi accorsi che nemmeno quelle di Mel erano gialle.
Insomma, non per essere cattiva, ma nessuno con un
po’ di cervello avrebbe potuto considerare Mel più carina di me…
-E si guardano le scarpe!- Rise l’idiota di prima,
battendo il cinque con un altro idiota.
Ahahahah. Che ridere, davvero. Ma quanto poteva essere microscopico il cervello di un ragazzo? Non finivo mai di stupirmi.
A differenza di me, Mel non si fece troppi problemi
ad esporre i suoi pensieri, non così differenti dai miei.
-Coglione. Ma quanto cazzo è piccolo il tuo
cervello? E non solo quello…- Osservò acida,
lanciando uno sguardo in basso.
Le risate dei suoi amici coprirono la maggior parte
degli insulti che il tipo rivolse come protesta, soprattutto all’ultima
affermazione di Mel.
-Che poca fantasia che hanno per insultare, quando
non sanno cosa dire ti danno sempre della puttana.- Mel fece spallucce,
continuando a camminare.
Annuii totalmente d’accordo. Parole sagge le sue,
comprese quelle precedenti.
Quando mi accorsi che dall’altra parte del
corridoio ci fossero Lorenzo e Gabriele, inciampai sui miei piedi come
quell’idiota di Bella di Twilight.
Ignorai le risate di un cretino appoggiato al
calorifero e ripresi a camminare cercando di darmi un minimo di contegno.
Ti prego, ti prego, parlami…Implorai mentalmente nel momento in cui gli passammo accanto. Non sapevo
perché lo desideravo così tanto, sapevo solo che volevo di nuovo sentire la sua
voce.
Parlami…
Come se la telepatia potesse funzionare davvero.
-Ehi Puccio!-
Altra inciampata. Mi aggrappai alla maglietta di
Mel che fortunatamente non commentò quella mia improvvisa goffaggine.
Mi aveva rivolto davvero la parola? Certo, mi aveva
di nuovo chiamata per cognome, ma era già qualcosa.
Ignorai quel triste tentativo di non ridere di Lele
e rivolsi una smorfia altezzosa a Lore.
-Che c’è?- Masticai appena, neanche avessi avuto
una cicca* in bocca. Beh, faceva più figo parlare con una cicca in bocca.
-Oggi pomeriggio, per le ripetizioni, va bene alle 3 a casa mia?- La parola
“ripetizioni” poteva essere interpretata solo in un modo e il suo ghigno
malizioso sembrava voler proprio dire “Sì, hai capito bene, in quel modo”.
Mi ripresi dal mio stato di trance dopo qualche
secondo, prima che qualcuno potesse schioccarmi le dita davanti agli occhi per
“risvegliarmi”.
-Sì, ok, va bene.- Risposi semplicemente, troppo
sorpresa da quella domanda improvvisa per pensare ad una risposta più
articolata.
Mel mi guardò curiosa di sottecchi, di sicuro una
volta in classe mi avrebbe riempita di domande.
Lui in risposta annuì solamente, riprendendo subito
a parlare con Lele come se noi due fossimo completamente sparite dalla sua
visuale con un “puff”.
Feci per dirigermi verso la classe piuttosto
stizzita per quel suo comportamento, ma Mel mi prese per un braccio e mi
trascinò in bagno.
-Racconta, ora, subito.- Sentenziò impaziente.
-Non c’è niente da raccontare. Ho bisogno di aiuto
in matematica.- Sorrisi sperando di essere convincente. Speranza vana.
-E il suo aiuto in matematica te lo offre con quel
sorriso da stupro e che sembra voler dire “Non vedo l’ora di saltarti
addosso”?-
-Davvero?- Fu più forte di me chiederlo e, quando
me ne accorsi, arrossii come una bambinetta alle prese con la sua prima cotta.
-Sì davvero, si era notato. Probabilmente di
matematico in quello che farete ci saranno solo i gradi delle posizio…-
-Mel!-Sbottai incredula, guardandomi intorno per assicurarmi che nessuno
sentisse le sue cavolate.
-C’era un giochino o un link su facebook
che diceva che la matematica era come il sesso; aggiungi il letto, sottrai i
vestiti, dividi le gambe e spera di non moltiplicare!- Me lo citò a memoria ad
alta voce, facendo girare tutte le ragazze presenti.
-Oddio che vergogna, io non ti conosco.- Strabuzzai
appena gli occhi, prima di abbassare la testa e di uscire dal bagno
scandalizzata.
Già c’erano Angelica e Ilaria con le loro battutine
maliziose, ci mancava solo Mel!
-E dai, scherzavo!- Ridacchiò seguendomi.
-Non era divertente, già mi son pentita di questa
cosa del…-
-Sesso?- Mi aiutò lei, alzando poi le mani in segno
di resa non appena vide il mio sguardo seccato, -Ok, scusa, sto zitta.-
-Non so cosa fare, mi sono messa nei casini.- Mi
lasciai cadere affranta sulla sedia del mio banco. Fortunatamente la classe era
ancora mezza vuota e nessuno mi sentì.
-Scusami, te lo devo proprio chiedere, state
insieme?- Chiese cauta, sedendosi sul suo banco.
-No.- La sua domanda mi aveva fatto sentire ancora di più uno schifo. Facevo
sesso con uno che non era nemmeno il mio ragazzo. Chissà come sarebbero stati
orgogliosi i miei genitori se lo avessero saputo…
-Quindi è solo per divertimento?-
Annuii di poco, sforzandomi di non scoppiare a
ridere in modo isterico per tutta quella situazione assurda.
-Ahia.-
Mi girai verso di lei curiosa; che cosa intendeva
dire?
-Lui ti piace Ali.-
Disse, mordendosi nervosa il labbro.
-No! Assolutamente no, figurati.- Com’era possibile
che le mie parole risuonassero così false persino a me? Di sicuro ci doveva
essere stato un errore nel mio cervello; aveva scovato una bugia inesistente.
-Ali…- Mi rimproverò lei, chinando il capo di lato.
-Davvero Mel, va tutto bene. Non mi va di parlarne,
scusa.- Non volevo essere scortese, ma quando un argomento iniziava a diventare
spinoso preferivo chiuderlo, specie se non ero dell’umore per riderci su. Chiamatela
codardia.
-Ok, come vuoi.- Se rimase offesa per quella mia
brusca risposta, non lo diede a vedere. Conversò con me durante le ore
successive come se non fosse successo niente e di quello le fui davvero grata.
Al suono della campanella dell’ultima ora, il mio
cuore iniziò a tamburellare frenetico. Avevo un caldo assurdo, un caldo che ai
primi di novembre era assolutamente anormale.
Balzai in piedi come se qualcuno mi avesse colto
alla sprovvista di spalle e, afferrata la borsa con i libri, mi diressi
immediatamente verso l’uscita.
Feci appena in tempo a sentire le inutili
raccomandazioni del prof:
-Mi raccomando ragazzi, ricordatevi domani la
verifica di diritto.-
Certo che me la ricordavo, mica volevo prendermi
un’insufficienza! Il problema era; quando avrei studiato? Il pomeriggio era
già, come dire, impegnato…
Scacciai quel pensiero, scuotendo la testa e
rallentai di poco quando sentii la voce di Mel chiamarmi.
Decisi di fare parte della strada di ritorno con
lei, prendendo la metro che incrociava il suo percorso con l’autobus che
arrivava davanti a casa; così avrei dovuto fare solo poche fermate per
arrivarci.
Fortunatamente quando salii sull’autobus non lo
incontrai, doveva aver preso quello prima, io con la metropolitana avevo
allungato il percorso.
Arrivata a casa, mi precipitai immediatamente in
bagno: necessitavo di una lunga doccia rilassante.
Una volta finito il processo di rilassamento,
impiegai circa venti lunghi minuti per scegliere la biancheria. Mi resi conto
forse per la prima volta che non avevo niente di abbastanza serio e quantomeno…sexy da mettere.
Completo di Minnie, di Trilly,
di HelloKitty, con i
pulcini, con i cagnolini, rosa con i gattini…oddio,
uno peggio dell’altro, ma cosa avevo in testa quando li avevo comprati?
Per non parlare delle mutandine orrende di
Cenerentola su cui spiccava ancora la scritta “10 anni”. Ma da quanto tempo le
avevo? E mi stavano ancora!
Scossi la testa, appallottolandole e lanciandole
poi sul letto; sarebbero finite dritte nella spazzatura.
C’era sempre il completo rosso di pizzo di
Capodanno, ma…insomma, era rosso! Un chiaro invito a saltarti addosso, troppo esagerato!
Non volevo un completo da “Saltami addosso”, ma
nemmeno un completo infantile da “Guardami, ho imparato a fare i primi passi”.
Mi sforzai di ricordare quale di quei completi
fosse stato testimone della mia prima volta con Matteo e il mio sguardo si
spostò automaticamente su quello grigio con i pulcini…
Con lui era stata una cosa completamente diversa
però; lui era più maturo e mi amava, non avevo fatto troppo caso al mio
abbigliamento intimo perché sapevo che non mi avrebbe mai presa in giro,
non in un momento così delicato.
Sbuffai, arraffando il primo completo nero e sobrio
trovato. Inconcepibile che dovessi addirittura farmi dei problemi sulla
biancheria! Tanto avrebbe dovuto…togliermela, non
aveva senso sceglierla. Inoltre aveva già visto il mio completo bianco di pizzo
con i cuoricini e non aveva fatto nessuna battuta idiota, forse sottovalutavo
la sua maturità.
Mi alzai di scatto ed aprii l’armadio sezionando
attentamente tutti i miei vestiti.
Pensare al vero
motivo per cui sarei dovuta andare in quella casa mi fece rabbrividire e una
domanda spontanea iniziò ad insinuarsi spinosa; ci sarei davvero andata? Avrei
rinunciato ad un pomeriggio di studio per la verifica del giorno dopo…per lui? Il fatto che stessi cercando qualcosa da
mettere era già una conferma, ma i battiti improvvisamente accelerati ed
incontrollati del mio cuore furono un’ulteriore prova. Non ce l’avrei fatta a
resistere senza quello che volevo –lui-, non ce l’avrei fatta a studiare con
quella voglia di essere abbracciata –da lui-, accarezzata –da lui- e baciata
–sempre da lui-.
Ero da richiudere, sì. Ma lui era così…cosìtutto e
al tempo stesso così niente. Almeno
non sarei stata la sola a parlare con lo strizzacervelli, anche lui sembrava
averne un disperato bisogno. Eravamo da richiudere tutti e due…come
minimo speravo ci rinchiudessero nella stessa stanza, al buio magari, avremmo
potuto intrattenerci piacevolmente…
Mi diedi mentalmente della stupida, prima di
iniziare a vestirmi nel modo più semplice e comodo possibile.
Non volevo mica sedurlo! Avrebbe dovuto accettarmi
così com’ero.
Continuavo a ripetermi quelle due ultime frasi,
ignorando la parte razionale del mio cervello che mi suggeriva il vero motivo
di quella scelta di abbigliamento, ovvero la comodità nel toglierselo.
Diedi una rapida occhiata all’orologio e quasi mi
venne un colpo quando vidi che erano già le tre meno dieci.
Sospirando, presi le chiavi di casa e il cellulare.
Se mia madre mi avesse chiamata, la versione ufficiale –confermata dalla mia
amica in caso di necessità- era che Angelica aveva avuto bisogno di aiuto in
filosofia ed io ero accorsa ad aiutarla.
La mia mano tremava peggio di quella di un
vecchietto, mentre, con il minimo sforzo possibile, poggiavo il mio indice sul
campanello.
Ero diventata così…patetica
ed insicura per colpa sua, dov’era finita la mia spavalderia? Quella che usavo
per tenergli testa? Possibile che lui con un semplice sorriso o bacio riuscisse
ad annullarla?
No, era impossibile.
Passò un’indeterminabile quantità di tempo dopo
quell’insopportabile e dolce scampanellio, tempo che io utilizzai per fare le
mie solite ipotesi.
Magari non era in casa. Magari aveva avuto un
imprevisto che lo aveva costretto ad uscire. Magari doveva fare da babysitter
ad un cugino piccolo improvvisamente rimasto solo. O magari sua nonna aveva
avuto bisogno per un lavoro domestico…magari le si
era rotto lo sciacquone del water e aveva chiamato il nipote in cerca di aiuto.
Il rumore della serratura della porta mi fece
sussultare agitata e interruppe spietatamente le mie preghiere rivolte al water
di sua nonna; potevo pure smettere di implorare mentalmente che si fosse rotto.
-Ciao.- Dissi lievemente, non appena vidi il suo bellissimo viso spuntare da
dietro la porta.
-Sei in anticipo di cinque minuti,- Mi fece notare,
schioccando la lingua con sguardo divertito, –Impaziente?- Domandò poi,
sollevando un sopracciglio.
Un brivido mi percosse la schiena, ma cercai di
camuffarlo rispondendogli a tono: -Sì, di andarmene.-
Scosse la testa, accennando un sorriso compiaciuto.
–Una volta che avremo cominciato con le ripetizioni,
dubito che la voglia di andartene arrivi così presto.-
L’aveva fatto di nuovo! Aveva di nuovo detto la
parola “ripetizioni” con una malizia senza precedenti!
Arrossii involontariamente, evitando comunque di
scostare lo sguardo per non concedergli la vittoria di quel piccolo dibattito.
Si spostò per farmi entrare e -testa alta, pancia
in dentro e petto in fuori- con passo deciso lo sorpassai.
Il rumore della porta che si richiudeva dietro di
me era il rumore della mia dolce condanna, della mia prigionia…prigionia
che avevo cercato e che avevo voluto io.
Prima che potessi anche solo girarmi per
fronteggiarlo, sentii le sue mani stringersi possessive sui miei fianchi.
Un gemito sfuggì alle mie labbra, che subito, per
impedire che mi smascherassero di nuovo, vennero prese d’assalto dai miei
denti.
Il suo petto aderì alla mia schiena –cosa che mi
causò una scarica di adrenalina in tutto il corpo- e la sua bocca si poggiò sul
mio collo.
-Da cosa vuoi cominciare?- Le sue labbra si
distesero in un sorriso. –Dalle espressioni?-
Mordicchiò appena un lembo di pelle, accarezzandomi il ventre con una mano.
Inclinai la testa indietro, ansimando in modo
osceno senza quasi rendermene nemmeno conto; bastava un minimo contatto a farmi
impazzire completamente.
-Mi sembra che in questo tu sia già abbastanza brava…- Commentò, staccandosi dal mio collo e alzando la
testa.
Non capii il significato della sua frase finché,
abbassando di poco il collo, non mi accorsi dello specchio a forma di sole
presente di fronte a noi, dove incontrai i suoi occhi maliziosi ed eccitati.
Le espressioni.
Il mio cuore mancò un battito nel momento in cui
compresi che era delle espressioni del mio viso che stava parlando.
Osservai attentamente il mio volto, sforzandomi di
non guardare lui; avevo le guance rosse, accaldate, gli occhi lucidi…di nuovo. Non andava bene così.
Comando Alice, comando!
Non volevo essere una bambolina passiva, ero io ad
aver dettato le regole ed io le avrei fatte rispettare. Io decidevo cosa fare.
Quando ritornò all’attacco con i suoi baci, mi
staccai subito, spingendolo via con una gomitata ben assestata.
Mi girai a fronteggiarlo; il suo sguardo era a dir
poco incredulo e incazzoso.
-Se non sbaglio dovrei essere io a dirigere.- Mi
uscì, in tono più tagliente di quanto avessi voluto.
Quella mia frase sembrò levare via l’incazzatura,
per lasciar posto ad un sorrisetto sghembo interessato, ma al tempo stesso
incerto ed interrogativo. –Ovvero?-
Un’idea. Mi serviva un’idea.
Squadrai il suo corpo dalla testa ai piedi,
mordicchiandomi appena il labbro inferiore non appena arrivai…sì,
insomma, lì.
Rialzando lo sguardo, lo sorpresi a sghignazzare
compiaciuto. Idiota presuntuoso.
Se non altro un’idea mi era venuta…ero
una masochista del cavolo, perché dopo aver fatto quello che stavo per fare non
sarei più riuscita a dormire di sicuro.
-Andiamo in camera tua.- Sì, quelle parole erano
uscite dalla mia bocca.
Lui sollevò le spalle, arricciando appena le labbra
evidentemente divertito da tutta quella situazione.
-Come vuoi.- Con un gesto della mano chiaramente
derisorio, indicò il corridoio per invitarmi a percorrerlo.
Sempre con la stessa falsa sicurezza di quando ero
entrata in casa, mi diressi verso la sua camera, salvo poi essere presa per un
braccio da lui.
-Facciamo la camera dei miei, è decisamente più
comoda.- Ridacchiò con un tono di voce malizioso, spingendomi senza troppi
problemi verso la stanza a sinistra.
Oddio, ma quale stanza dei suoi?!
-Assolutamente no!- Protestai, impuntandomi
inutilmente con i piedi. Che figura di merda se ci avessero beccati lì…
-Non togliamo il copriletto se ti fa così schifo.-
Fece di nuovo spallucce, chiudendo la porta alle nostre spalle.
-Ma non è questo!- Sbottai rossa di vergogna. Ok,
un pochino lo era, il pensiero che i suoi lì sopra ci avessero fatto quello che
stavamo per fare noi mi creava qualche problema in effetti.
-Ah no?- Chiese con la sua solita arroganza.
-No.- Ribattei risoluta, prima di lasciarmi andare ad un profondo respiro
rassegnato. Con lui era una partita persa in partenza, non aveva senso
discuterci. Un letto valeva l’altro poi…
Così, posseduta dalla Dea della Sicurezza, della
Malizia e, perché no, anche da quella della Pazzia, diedi inizio a quell’idea
assurda balenata improvvisamente nella mia mente da ninfomane; mi avvicinai
fulminea a lui ed incominciai a baciarlo con foga. La sua risposta non tardò ad
arrivare: le sue braccia mi cinsero immediatamente la schiena e le sue mani si
insinuarono frettolose sotto la mia camicetta.
Lo stesso feci io, ma per un motivo ben diverso dal
suo. Una volta afferrati i lembi della sua maglietta, la tirai verso l’alto per
sfilargliela.
Ovviamente lui non aspettava altro e sembrò più che
felice di assecondarmi, alzando a sua volta le braccia e staccandosi di poco da
me.
In quei pochi secondi che impiegai per
togliergliela, vidi riapparire il solito sorriso indisponente e soddisfatto
sulle sue meravigliose labbra. Chissà quali pensieri contorti stava macchinando
il suo cervellino perverso…beh, non molto diversi dai
miei in fondo…
Una volta sfilato del tutto l’indumento inutile, mi
staccai nuovamente da lui –fu una vera impresa che richiese fatica fisica e
psicologica-, facendolo sbuffare.
-Cazzo Puccio, cos’è, un
giochetto dei tuoi?! Ti diverti a provocare?- Sibilò, socchiudendo gli occhi
irritato.
Non sarai più così infastidito non appena vedrai cosa sto per farti…
-Chiamalo giochetto…ma
sono sicura che sarà piacevole anche per te.- O
almeno lo speravo…per me lo sarebbe stato di sicuro,
visto che avrei soddisfatto una voglia repressa che lui stesso mi aveva fatto
venire.
Ignorando il suo sopracciglio alzato in una muta
domanda, lo spinsi delicatamente verso il letto. Stranamente lui non oppose
resistenza e si lasciò guidare.
-Aspetta qui.- Ordinai decisa, nel momento in cui,
arrivato al bordo, si sedette.
-Mi devo preoccupare?- Domandò fintamente turbato;
si vedeva lontano un miglio quella luce divertita ed impaziente negli occhi.
-Dipende.- Fu la risposta migliore che riuscii a
dare, prima di uscire svelta dalla stanza per dirigermi in cucina.
Speravo solo ci fosse l’oggetto dei miei desideri
in freezer, altrimenti avrei proprio fatto una bella figura. Ormai avevo
iniziato quella follia…tanto valeva continuarla.
Mi sentivo a disagio nel frugare in una cucina non
mia, ma ormai la Dea
della Pazzia era dentro di me perciò…amen, pazienza.
Non potei fare a meno di sorridere come un’ebete
non appena vidi quella scatola in
freezer; la afferrai e la nascosi immediatamente dietro la schiena.
Mi sentivo pateticamente felice come una bambina
birichina intenta a preparare uno scherzo o una sorpresa particolare. Solo che
non ero una bambina e non era niente di innocuo e infantile quello che avevo in
mente.
Mi bloccai di colpo davanti alla porta della
camera; lo stavo davvero per fare? Ma non mi vergognavo anche solo a pensare
cose del genere?! Beh…ero giovane, con gli ormoni in
subbuglio –come diceva mia nonna-, quindi era normale, no? Sì che lo era, mi autoconvinsi. Non c’era niente di male in quello che stavo
per fare, avevo lui a disposizione e lo avrei usato.
Comando.
-Si può sapere che hai preso?- Mi domandò,
sporgendosi di poco con la testa per vedere cosa avevo dietro la schiena una
volta rientrata nella stanza.
Feci per rispondere, ma lui alzò le mani e mi
precedette; -No, anzi, guarda non mi interessa, preferisco sapere che cazzo hai
in mente.-
Sorrisi misteriosa. Presto lo saprai.
Tirai fuori la scatola incriminata, mostrandogliela
e trattenendo a stento un “Ta-dan!”.
Lui la osservò per un po’ stranito, spostando il
suo sguardo da lei a me e aggrottando la fronte.
Oddio, di sicuro stava pensando che fossi pazza a
farmi venire idee del genere. Arrossii in attesa della sua sicura battutina
ironica.
La sua risposta, invece, fu completamente
differente da quella che mi aspettavo; –Se avevi fame bastava dirlo, ci sono
anche dei ghiaccioli in freezer.-
Quasi mi venne da buttarmi a terra e scalciare come
una bimbetta isterica. Non aveva capito niente, eppure non mi sembrava così
difficile arrivarci…o forse ero solo io che da quel
giorno che lo avevo visto mangiare il gelato producevo pensieri perversi.
Scossi la testa in segno di negazione, alzando poi
gli occhi al cielo. Avevo fame, ma non di cibo…
Armeggiai con la scatola dei cornetti Algida per
aprirla e ne estrassi uno.
-Forse tu non te lo ricordi…-
Iniziai, un po’ incerta, non staccando lo sguardo dalla carta che stavo
strappando –con mani tremanti- intorno alla panna, -Ma io sì.-E anche bene…
Stavo improvvisando, non avevo la minima idea di
quello che avrei potuto dire per fargli capire cosa avevo in mente.
Alzai gli occhi in un impeto di coraggio: aveva la
bocca leggermente dischiusa e lo sguardo pensieroso. Forse aveva capito, forse
no. Dovevo comunque spiegarlo. O forse avrei potuto semplicemente farlo senza
spiegare nulla…
-Tu ti sei divertito a provocarmi quel giorno.-
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, proprio dopo aver visto un ghigno spuntare
sulle sue labbra. Aveva capito…Beh, era anche ora!
-Quindi…- proseguii con un tono di voce lascivo, -Mi sembra sia giusto ricambiare…-
Incominciai a mangiare le noccioline e il
cioccolato sopra la panna, cercando di torturarli il più possibile con la
lingua, esattamente come aveva fatto lui. Non mi sentivo per niente sensuale,
anzi, a momenti mi stava venendo da ridere, la situazione era quasi comica,
oltre che imbarazzante.
Eppure sembrò sortire l’effetto desiderato, l’unica
cosa che mi impedì di scoppiare in una sonora risata fu il suo sguardo; i suoi
occhi si muovevano bramosi e non perdevano neanche uno dei miei movimenti.
Bastò l’eccitazione palese presente in essi a farmi tremare come una foglia, in
attesa di un contatto diretto con il suo corpo.
Una volta rimasta solo la panna, mi avvicinai a lui
lenta e titubante. Improvvisamente mi era venuta la paura che potesse
respingermi e pensare che fossi pazza per quel mio comportamento.
Avanti Alice, cos’è tutta questa insicurezza?
Trattenni il respiro mentre mi fermavo a pochi centimetri
da lui, desiderando solo di saltargli addosso e porre fine a quel giochetto. I
suoi pensieri non dovevano essere poi tanto diversi dai miei, visto che il
verde dei suoi occhi si era velato di desiderio puro.
Gli poggiai una mano sulla spalle e lo vidi sbattere
le palpebre sorpreso e confuso nel momento in cui lo spinsi per farlo sdraiare.
-Lasciamelo fare.- Sussurrai. Stavo per aggiungere
un “per favore”, ma già dal mio tono quasi supplichevole si capiva che era una
richiesta.
Chissà che cosa stava pensando, avrei voluto più di
ogni altra cosa che parlasse e che mi esponesse i suoi pensieri.
Quando aprì la bocca per parlare, il cuore a
momenti mi arrivò in gola per l’agitazione, -Perché non dovrei?- Il suo solito
ghigno era riapparso, ma il tono di voce mi era sembrato leggermente nervoso.
Inutile che mostrasse spavalderia, si vedeva che non era affatto tranquillo.
Non gli piaceva non essere a conoscenza delle mie intenzioni, lo irritava
visibilmente.
Che soddisfazione per una volta avere influenza su
di lui, mi sentivo così…potente!
Assaggiai nuovamente la panna come escamotage,
nascondendo il sorrisetto vittorioso che lottava per spuntare sulle mie labbra.
Dopodiché, lentamente, avvicinai la parte appena
toccata al suo collo.
Lo vidi rabbrividire nel momento in cui la panna
sfiorò la sua pelle, ma non si ritrasse, rimase fermo.
Feci scorrere pian piano la mano verso il basso,
passandomi la lingua sulle labbra più volte, immaginando di chinarmi e di
seguire quella scia.
Ero assolutamente ed indiscutibilmente da
rinchiudere. L’unica cosa che mi consolava era sapere che non ero l’unica ad
aver avuto un’idea così malata, ricordavo ancora la storia di Glenda, il suo ragazzo e il cioccolato…avrei
potuto provare anche quello magari…
Una volta arrivata all’orlo dei suoi jeans,
ritrassi la mano, deglutendo nervosa. Così…potevabastare…
Buttai il resto del gelato a terra -lo avrei pulito
io dopo- e mi piegai su di lui, tirando indietro i capelli con le mani per non
sporcarmeli. Titubante e insicura come non lo ero mai stata, incominciai a
leccare via la panna presente sul suo collo, con una cura e dedizione che non
avevo mai avuto per niente e nessuno. Né per le mie bambole quando ero piccola,
né per Matteo quando ero cresciuta.
Scesi piano verso la clavicola, gustando appieno il
sapore che aveva tormentato per giorni e giorni i miei sogni ed il mio palato.
Un sapore che avevo immaginato di sentire già dalla prima volta che lo avevo
visto a petto nudo in quella casa.
Sentire il suo respiro accelerato, vedere il suo
inarcarsi contro di me, mi stava mandando completamente in estasi.
Proseguii il mio “tragitto”, passando per il petto
e notando – o forse era solo una mia impressione- i battiti del suo cuore
decisamente più veloci della norma. Quasi rimbombavano nelle mie orecchie, o
forse erano solo i miei di battiti quelli che sentivo.
Arrivata all’ombelico, giocai parecchio con la
lingua, assaggiando più volte quel tratto e non riuscendo più a staccarmene.
Un gemito strozzato sfuggì alle sue labbra e quello
bastò a farmi diventare ancora più sadica in quel punto, desiderosa di sentirlo
di nuovo godere per le mie attenzioni…
Solo quando anche io stavo arrivando al limite per
l’eccitazione nel sentirlo gemere, continuai, arrivando finalmente all’orlo dei
pantaloni. Storsi il naso infastidita per quel contatto con la stoffa e non con
la sua pelle e, completamente priva di controllo e ragione, slacciai i bottoni
dei jeans con l’intento di continuare.
Sentire la sua eccitazione premere contro le mie
mani mi stava uccidendo velocemente, era un contatto che desideravo più di
qualsiasi altra cosa, c’era solo quell’insopportabile pezzo di stoffa ad intralciarmi…
Mi alzai improvvisamente di scatto, sgranando gli
occhi e mordendomi con forza le labbra; ma cosa diavolo stavo facendo?! Oh.Mio.Dio, l’avevo davvero fatto! Non avevo resistito alla
dolce tentazione di seguire quella scia invitante di panna sul suo corpo stupendo…e…ne volevo ancora! Oh se ne volevo ancora…
Avrei voluto continuare, avrei voluto assaggiare tutto il suo corpo, avrei voluto
sentirlo ancora gemere per me…mi facevo schifo da
sola per quei pensieri, ma non potevo fare a meno di continuare a pensare al
suo corpo e a quel sapore meraviglioso che mi era rimasto in bocca. Avevo il
cervello completamente annebbiato...
Inghiottii un bel po’ di saliva.
-Beh, potevi pure continuare, eh. Mica mi sarei
offeso.- Ironizzò lui, con voce roca e strozzata. Aveva ancora il respiro
accelerato, forse persino più del mio, il che era tutto dire.
Non risposi, se avessi parlato mi sarei tradita, la
voce sarebbe uscita incrinata ed affannata.
Lui si riprese prima di me; con un colpo di reni,
ribaltò la posizione, sdraiandosi su di me e appoggiando il gomito vicino al
mio braccio per non pesarmi.
-Ora credo sia giusto ricambiare…-
Mi soffiò a due centimetri dal mio volto, sfoderando uno dei suoi sorrisi
mozzafiato, giusto per uccidere definitivamente l’ultimo neurone rimastomi.
-Ti avviso già che io non mi fermerò dove ti sei
fermata tu.-
Quella semplice frase, più il suo sorriso così
vicino, mi provocarono una scarica di piacere lungo tutto il corpo.
Mi bagnai le labbra con il poco di saliva rimasto,
prima di rispondere con un mugolio appena udibile. -No.-
Scossi la testa e lo baciai, sperando ardentemente che dimenticasse l’idea che
gli era balenata in testa.
Non volevo che “ricambiasse”, se lo avesse fatto
sarei morta in tutti i sensi. Non avrei resistito ad un piacere così grande,
non sarei più riuscita a dormire senza ricordare lui che mi assaggiava ricoperta
di panna. Oddio, ecco, solo ad immaginarlo stavo morendo dalla troppa
eccitazione.
Continuai a baciarlo con foga, infilando le mani
fra i suoi capelli ed attirandolo il più possibile a me. Avevo un bisogno
allarmante di lui, quasi disperato. Se si fosse staccato ci sarei stata davvero
male, psicologicamente e fisicamente, e la cosa era a dir poco preoccupante.
Non appena si distanziò di poco, giusto per
respirare, dissi una frase che mi fece ghiacciare il sangue nelle vene:
-Voglio fare l’amore con te.-
Ansimai come una cretina, prima di sgranare gli occhi sorpresa per le mie
stesse parole.
L’avevo davvero detto? Quella frase era partita da
me? Avevo detto fare l’amore?
Sì, l’amore…
Cretina, rimangiatelo! Mi insultò la parte
non annebbiata del mio cervello.
Mi irrigidii, pensando di aver detto una madornale
cazzata che lo avrebbe allontanato.
Invece, contrariamente a tutti i miei giri mentali,
mi sorrise nuovamente, quasi…dolce, prima di tornare a baciarmi con irruenza.
Mi tolse la camicetta in un attimo e, ripresami
dallo shock di quella mia uscita fuori luogo, ricominciai a slacciargli i
jeans, spingendoli poi verso il basso per sfilarglieli.
Lui fece altrettanto con i miei pantaloni,
togliendoli nella metà del tempo che impiegai io, da vero esperto.
Si staccò ansante dalla mia bocca, poggiando la sua
guancia contro la mia e sussurrandomi nell’orecchio; -Posso farlo anche senza panna…- Già dal tono di voce sensuale e provocatorio avevo
capito che stava sorridendo.
Quello che non avevo capito, non subito, era il
significato di quella frase.
Lo capii troppo tardi, quando mi strappò un sospiro
mordicchiandomi il collo e scendendo a baciare il resto del corpo.
Si soffermò parecchio sui seni, facendo un gioco di
bocca e lingua che mi stava procurando un biglietto di sola andata per il
manicomio.
Con una mano, invece, scese a torturare -nel vero
senso della parola-, un’altra parte
del mio corpo.
Affondai le unghie nella sua schiena e nascosi il
viso nella sua spalla per soffocare i miei gemiti ed il mio modo di ansimare
osceni.
Come diavolo riusciva ad essere così dolce, brutale
ed irruento al tempo stesso? Come era potuto succedere in così poco tempo che
lui diventasse quasi un bisogno essenziale per me? Ero quasi…dipendente
da lui…e la cosa mi spaventava. Non riuscivo a farne
a meno però.
Ridicolo…avevo definito lui un bambinetto e me una donna, eppure era quel bambinetto, con le sue mani esperte ed i
suoi baci infuocati, a farmi sentire donna come non lo ero mai stata nella mia
breve vita.
Ti prego, non smettere mai…
Entrò in me come la volta precedente, veloce e
deciso, facendo sussultare il mio corpo ed il mio cuore.
Sorrisi stupidamente felice e annebbiata dal
piacere, mentre mi inarcavo per sentirlo di più dentro di me.
Ti prego, baciami ancora…
Forse proprio perché eravamo una cosa sola in quel
momento, sembrò quasi sentire i miei pensieri e mi baciò, soffocando i miei
sospiri.
Ti prego…nonlasciarmi…
La parte orgogliosa di me avrebbe voluto sopprimere
quel pensiero sdolcinato e disgustoso sul nascere, l’altra parte invece,
capeggiata dal mio cuore, avrebbe voluto che lui riuscisse a sentirla e che
esaudisse quella mia preghiera.
*Nota 1: Nel senso di chewinggum, gomma da masticare. So che in molte parti d’Italia
viene chiamata così la sigaretta.
*Note dell’autrice*
Ci sono molte cose che dovrei dire, ma non me ne esce nemmeno una…
Da qualche parte devo cominciare però, la prima quindi è:
-Rating? Vi prego ditemi assolutamente se avete trovato questa scena
troppo eccessiva e volgare rispetto al rating, la modificherei immediatamente. Non voglio che questa
storia passi al rating rosso, molte di voi non potrebbero finire di leggerla e
non sarebbe davvero giusto nei vostri confronti =( Io non mi so proprio
orientare con i rating, se ho sbagliato posterei questo pezzo come missing moment rosso e ometterei più particolari. E
ovviamente starei molto più attenta
in futuro. Il pezzo della panna mi sembra l’unico un po’ eccessivo –forse mi
sbaglio io, sono negata proprio con i rating >.<-, ma non sono scesa nei
particolari, ho solo descritto la scena…
Non so come mi è venuta quell’idea idiota, ma mi sembrava giusto che
anche Alice si togliesse i suoi “sfizi” xD
Il secondo pezzo in cui fanno l’amore l’ho tagliato molto apposta. Dopo
il pezzo della panna non volevo esagerare…
Magari sono solo io che mi sto solo facendo un mucchio di paranoie
inutili –tipico di me-, visto che il rating rosso non sono proprio in grado di
scriverlo decentemente…
-Ritardo. Lo so, avete tutto il diritto di uccidermi, ma il pc portatile Toshiba è proprio definitivamente morto e pure trapassato. Mio zio non è riuscito a
ripararlo, è in un posto migliore ora ù_ù
Fortunatamente, prima di venire a conoscenza della totale morte
dell’altro pc da cui postavo solitamente, ho comprato
un altro portatile –non disperatevi per lui, cercherò di farlo sopravvivere più
dell’altro!- da cui sto postando adesso.
-Titolo cap. Fa schifo, sì. Ho una fantasia nei titoli preoccupante…
-Storia. Beh, che ne dite della piega che ha preso? Prima del lieto fine
manca ancora un bel po’, i due dovranno soffrire mooolto,
ho programmato un triste futuro per loro xD La colpa
di questa sofferenza? Ma di Lorenzo ovviamente! Sempre colpa degli stronzi,
povere noi che ce ne innamoriamo…ù_ù ma alla fine un po’ di sale in zucca gli
arriverà vedrete ;) Sarà un cambiamento lento però, non voglio renderlo poco
credibile.
Alice invece è completamente andata, partita, bye bye.
Soprattutto quando fa l’amore con lui non capisce niente –l’avrete notato xD- ed inizia a vaneggiare. So che può sembrare una
bambolina che segue solo l’istinto, ma non è così. Lei è veramente molto
attratta da lui e sbaglia, sì, cedendo ogni volta. Ma non cederà in eterno, fra
non molto accadrà qualcosa –si ricollegherà al prologo- e si farà rispettare
davvero, tanti cari saluti quindi al patto…ho
anticipato troppo??? No, vero? :D
-Kidnapped. Arriverà, arriverà. Sono
ripartita con il seguito, l’ho iniziato da capo e forse ci siamo, mi ispira*_*
Ok, ho finito, non erano poi così tante cose dai :P
Vi ringrazio immensamente per la vostra pazienza e per la vostra
gentilezza. Siete carinissime ogni volta a farmi sapere cosa ne pensate, grazie
di cuore.
Vi mando un bacione immenso, la vostra Bec
Ci tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi
cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non
sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
-Il
mio profilo Twitter che non ho la minima idea di
come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forsexD
- ilFORUM che alcune mie amiche
fantastiche hanno creato per le mie storie >.<
Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero
piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa
anche voi, potrete pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)
*Spoiler sul prossimo capitolo*
Lore’spov:
La cosa che mi
faceva incazzare come una belva erano proprio i miei patetici e continui
sorrisi. Troppo spesso quando ero con lei mi ero lasciato andare a sorrisi…zuccherosi.
Non zuccherosi come quelli che facevo a mia madre quando volevo che mi
aumentasse la paghetta, zuccherosi nel senso di…dolci. Ed io non ero mai stato dolce, cazzo!
È in fase di stesura, quindi non vi posso mettere troppe frasi, ma i due
andranno avanti a divertirsi parecchio ;) Non so ancora se sarà nel prossimo,
ma presto vedremo Lore parecchio geloso, tanto da
arrivare a prendersela con un non completamente innocente Matteo Valenti :P
*Risposte alle recensioni*
sbrodolina: Ciao carissima!!! Dico che è brutto perché lo penso
davvero e non credo che questo cap sia molto diverso
dall’altro >.< Vedo così tante ragazze che scrivono meglio di me e non
sento di meritarmi tutti questi complimenti…sono un
po’ paranoica e noiosa lo so :P
Sei dolcissima come sempre Manu, grazie
mille*_* Beh, io non credo di scrivere niente di eccezionale, quindi non saprei
dirti come faccio….diciamo che ci penso la sera prima
di dormire alla trama e il giorno dopo scrivo, cercando di usare parole
complesse come nei temi scolastici per rendere più interessante il testo xD
Sono felicissima di riuscire a farti appassionare con questa storia** Ma
perché dici che tu non riesci ad emozionare? Scherzi?? Io e Bea siamo entrambe
d’accordissimo sulla bellezza della tua OS sul primo bacio, io credo che tu sia
davvero bravissima! E non lo dico solo perché sono quella “buona” teoricamente,
lo dico perché lo penso davvero =)
Lore, Dave e Matteo
arriveranno per forza a Natale! Altrimenti non rivolgerò più la parola a Babbo
Natale, sarà peggio per lui se non te li porta eh! :D
Glenda è molto diabolica sì…in
un modo o nell’altro riesce sempre a mettere in imbarazzo e in difficoltà i
due, soprattutto Alice!
Lore per ora ha fatto il bravo –si fa per dire- si
vedrà più avanti se le rispetterà queste regole ;)
Infatti sarà molto dura per loro, specie dopo quello successo in questo
capitolo, resistere a scuola…e nel prossimo ce ne
sarà una dimostrazione :P
Mi fa piacere che le amiche di Alice ti piacciano! Sono praticamente le
mie migliori amiche –un po’ pazze, eh? xD-, quindi sono
contenta che siano apprezzate!
La scena del calcio ha messo in imbarazzo anche me, io non avrei mai
fatto una cosa del genere :P
Ahahahah, anche io avrei chiuso fuori la
madre impicciona! Alla fine però direi che in questo capitolo si sono
riscattati parecchio! ;D
Per la storia del compleanno, ripeto di non preoccuparti assolutamente! :D
Se sono felice di farti commuovere con le mie storie, sono ancora più
felice di averti fatto commuovere per quegli auguri** A me ha fatto davvero
piacere farteli!
Con Kidnapped finalmente sono riuscita a
smuovermi dal vicolo cieco, mi sono sbloccata e sono riuscita a buttare giù qualcosa…spero di riuscire a pubblicare presto anche
quello, sono indietrissimo con tutto >.<
Un bacione grandissimo Manu, GRAZIE infinite
per la recensione. Bec
_deny_: Ciao
carissima!!! Eh sì, nello scorso capitolo Alice ha preso in mano la situazione,
anche se in questo un po’ le è sfuggita… Alla fine si
complica sempre la vita xD Non per questo si lascerà
di nuovo mettere i piedi in testa però ;)
L’ultima regola dettata da Alice che hai apprezzato creerà qualche
problemino tra i due ;) Non è stata definita molto bene e per questo ci sarà un
malinteso…
Hai proprio ragione; per una volta è stato Lore
ad esporsi ed era anche ora! Più avanti lo farà ancora di più…anche
se verrà odiato parecchio mi sa :P
Ahahahah, anche il mio di spirito
femminile incita Alice! xD Anche perché Lore avrà bisogno di una bella lezione più avanti!
Adesso sto bene, grazie, la febbre è sparita fortunatamente e spero non
si faccia vedere per un bel po’ di tempo! L’estate la voglio passare fra mare e
piscina! xD
Con Kidnapped sono andata avanti
fortunatamente, mi sono “sbloccata” dal primo capitolo del seguito e questa
volta quello che ho scritto –stranamente- mi piace…poi
di sicuro prima di pubblicare mi verrà comunque l’ansia xD
Ah, ho letto in forum e su fb che stai dando
gli esami…come stanno andando? Spero tutto bene! :D
Ti auguro un grandissimo in bocca al lupo –che crepi pure sotto un treno il
lupo ù_ù- e ti mando un grande bacione! Al prossimo cap,
Bec
chiara84: Ciao Chiara!!!
Alice finalmente si è data una svegliata, sì, ed era anche ora! Prevedo qualche
guaio per Lore ;) Soprattutto perché lei non si
lascerà mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un Lore eccessivamente geloso xD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto comunque! :D
Un bacione grande, grazie mille per la recensione! Bec
Pastyccina:
Ciao!!! Spero che anche questo capitolo sia stato una gradita sorpresa!
:D
La tua osservazione mi ha davvero riempita di
gioia, leggere impressioni come la tua mi fa sparire le mie paranoie in un
attimo*_* Sono contentissima che i miei personaggi ti sembrino così reali…molte volte sono paranoici e contraddittori (Alice in
primis con i suoi pensieri xD), per questo ho sempre
il timore che possano sembrare “finti” ed incoerenti. :P
Alla fine sono stata abbastanza umana nei loro confronti…o almeno lo credo dai! Diciamo che ci ho provato,
ho fatto divertire Alice, dovrebbe ringraziarmi, eh! xD
Grazie mille, auguro anche a te di passare delle
bellissime vacanze! :D
Un bacione grande! Bec
Ps: La frase
sulla donna vissuta ed il bamboccio è stata un po’ rimodellata in questo
capitolo xD
__Claire__:
Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, ogni volta cerco
sempre di mettermi fretta e di scrivere anche quando non sono ispirata per
postare presto e non farvi aspettare xD Così però mi
sa che peggioro solo le cose, perché i capitoli non sono molto belli >.<
Cioè, non lo sono quasi mai, ma quando sono forzati credo siano ancora peggio!
Ahahahah, Alice ha
contagiato pure me a furia di scrivere, ogni volta viene anche a me da chiamare
“idiota” i miei amici e mio fratello! xD Hai proprio
ragione, fa sentire importante chiamare qualcuno così….muahahahxD
In questo capitolo direi che qualcosa è successo dai…diciamo che entrambi si sono sfogati parecchio :P
Sono d’accordissimo sulla teoria dell’uomo
scarafaggio inferiore ù_ù non tutti magari, ma Lore ha ancora molta strada da fare prima di diventare un
Uomo con la U
maiuscola!
Alice ha preso in mano la situazione sì, ma la cosa
alla fine le si ritorce sempre contro! Saprà comunque farsi rispettare ;)
Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la
recensione! Bec
cinziasaba:
Ciao!!! Il tuo commento su Lorenzo mi ha riempita davvero di gioia*_* Hai
compreso perfettamente tutto quello che volevo comunicare nello scorso
capitolo, specie il suo reale interesse per lei. Interesse che dimostrerà –il
più delle volte inconsapevolmente- sempre di più.
L’ultima regola contrattata di quel patto porterà
qualche problemino tra i due, il perché si vedrà nei prossimi capitoli ;)
Sono contenta che Alice ti abbia fatto ridere con
la sua trovata del calcio, a volte mi esce così involontariamente comica lei :D
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e
non abbia deluso le tue aspettative…alla fine i
bollenti spiriti dei due sono stati appagati :P
Un bacione grande, grazie infinite per la
recensione! Bec
Sognatrice85:
Ciao!!! Eh sì, alla fine entrambi se volevano continuare a soddisfare i
propri “sfizi” han dovuto accettarlo. E direi che Alice se l’è tolto alla
grande uno sfizio in questo capitolo! ;)
Lei si sta scavando da sola la fossa, perché ormai
persino a lei è chiaro che non è più solo sesso –anche se a volte continua con
poco entusiasmo a negarlo-, non lo era già dalla prima volta. Eppure non riesce
a farne a meno, è piuttosto masochista in questo senso…
Lui invece è un po’ più problematico da
comprendere, specie perché senza suoi punti di vista è difficile capire cosa
gli passa per la testa…Ho intenzione di mettere il
suo pov proprio nel prossimo cap,
spero solo di riuscire ad esprimere bene i suoi pensieri e di non rovinare
tutto xD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un
bacione grandissimo, grazie infinite per la recensione! Bec
freyja:
Ciao Vale!!! Sono contenta che ti abbia fatto piacere leggere lo scorso
capitolo! Se ti è piaciuta Ali in versione predatrice, direi che in questo
capitolo è decisamente migliorata ;) A Lore ha dato
parecchio filo da torcere, anche se alla fine si è un po’ scavata la fossa da
sola >.<
Ormai lei stessa inizia a dubitare delle teorie
delle sue amiche, quando è con lui perde molta convinzione. Eppure c’è ancora
quella piccola parte di lei che cerca con tutte le sue forze di negare l’evidenza…è un po’ in una brutta situazione…
Hai proprio ragione, lei cerca di giustificare la
cosa, ma qui un pochino si è lasciata andare e qualcosa ha ammesso :P
Sei in fase di esami? Oh cavoli che brutto, spero
finiscano presto! E spero di essere riuscita a distrarti un po’ anche con
questo capitolo :D
Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la
recensione e buona fortuna per gli esami! ;) Bec
Punk936:
Ciao Gio!!! Oddio se dici così mi lusinghi
tantissimo ma mi fai anche sentire in colpa! Ti chiedo scusa per questo
ritardo, ma con il pc rotto non ho proprio potuto
postare prima, mi dispiace =(
Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, sei
sempre gentilissima*_* Poi io mi commuovo facilmente e, già sono pessima nel
ringraziare, con il lacrimoni mi mancano proprio le
parole per esprimere la mia gratitudine =)
Riguardo alla storia, sono davvero contenta di
averti colpito con lo scorso capitolo! Alice alla fine ha sorpreso anche se
stessa, specie con l’idea della panna! Anche lei era molto incerta e a disagio,
eppure su di Lore la cosa ha avuto comunque parecchio
effetto ;)
La madre di Ali in effetti non è molto diversa
dalla madre di Allison in fatto di tempismo xD Se non altro lei non ha iniziato ad ispezionare la
stanza della figlia come Noel, anche perché non
sospetta niente di questa attrazione tra i due…lei sa
che la figlia lo odia il suo vicino di casa, quindi anche se era titubante ha
comunque creduto alle parole di Alice :P
Io e te siamo molto simili in fatto di figuracce mi
sa! :D Guarda pure io ne ho fatte tantissime e sono proprio pessima ad
improvvisare, si capisce subito che racconto balle! xDPeccato…u.u
Per quanto riguarda la regola 5…Beh, ovviamente
l’idea che lei possa vedersi con altri non piace molto a lui…Nel
prossimo capitolo lui comunque svelerà qualcosina in più
riguardo i suoi pensieri ;)
Le amiche di Ali sono le mie, quindi possiamo
consolarci a vicenda; di amiche così pazze ne esistono davvero! xD
Glenda l’adoro anche
io e credo che risulterà ancora più simpatica più avanti, sarà molto d’aiuto
per Ali ;)
Ti ringrazio ancora per le tue parole carissima, un
bacione grandissimo! Bec
kamyhoppus:
Ciao Kamy!!! Ti chiedo nuovamente scusa per il
malinteso, faccio sempre confusione con i nick e con
i nomi su fb >.< Ti chiedo scusa anche per non
essermi fatta più sentire, ma con il pc partito mi
sono connessa pochissime volte e da un aggeggino
idiota e primitivo come la psp di mio fratello ù_ù
Ti ringrazio per le tue parole, mi fa piacere che
venga apprezzato il fatto che io risponda alle recensioni! Lo faccio perché ci
tengo molto, credo sia giusto ringraziare personalmente ogni ragazza che
gentilmente decide di recensirmi e di farmi sapere cosa ne pensa del capitolo…voi dedicate del tempo a me con le recensioni e io
lo faccio con le risposte =) E poi quando io recensisco una storia –raramente
perché ho poco tempo- mi piace leggere la risposta dell’autrice :D
Riguardo la storia, sono contenta che tu abbia
apprezzato il modo di Alice di gestire la situazione! In questo capitolo le si
è un po’ ritorta contro mi sa…non è stata una buona
idea la sua…però su Lore ha
sortito l’effetto desiderato ;)
Lui geloso lo vedrai molto presto…più
che geloso direi possessivo per il momento, ma arriverà anche la gelosia vera e
propria :)
Spero di non averti delusa con questo di capitolo,
ho sempre il terrore di buttare giù la storia con capitoli deludenti >.<
Purtroppo con la morte del mio pc
non sono riuscita a postare prima, mi dispiace…spero
di riuscire a postare prima la prossima volta!
Un bacione grandissimo! Grazie infinite per la
recensione! Bec
Cate1994:
Ciao Cate!!! Mi fa piacerissimo
sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :D
Alice è abbastanza onesta con se stessa sì, ha già
ammesso di non poter fare a meno di lui, ma per il momento pensa sia solo attrazione…Anche se già inizia a capire che non è solo
quello che la lega a lui ;)
Purtroppo sì, giocando con la “fiammata Lorenzo”
Ali si scotterà, ma anche lui non rimarrà completamente illeso…eh
beh, è giusto che anche lui soffra! :P
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e non ti
abbia delusa, ho sempre il terrore di demolire l’intera storia con qualche
capitolo scritto male >.<
Un bacione grande cara! Grazie infinite per la
recensione! Bec
Sabry87:
Ciao tesoro!!! Come al solito sei sempre carinissima a recensirmi, non
sai quanto mi rende felice sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spero
con questo di non aver demolito l’intera storia >.< Le cose da adesso in
poi si faranno moolto più interessanti, sì ;)
Un bacione grandissimo! Grazie mille per la recensione!
Bec
LaIKa_XD:
Ciao!!! Alice si è fatta valere alla fine sì, ma la situazione le si è
un po’ rivoltata contro :P
Lui per il momento sta facendo il “bravo” e lascia
“comandare” lei…si vedrà più avanti se durerà ;)
Un bacione grandissimo, ti ringrazio tantissimo per
la recensione! Bec
Derekkina2:
Ciao!!! Sono contenta di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!
:D Questo come ti sembra? Spero non ti abbia delusa!
Un bacione! Grazie mille per la recensione! Bec
dancy184:
Ciao!!! Leggendo la tua recensione mi è venuta quasi una paralisi
facciale, ho sorriso per almeno mezz’ora xD Ti
ringrazio tantissimo per tutti i tuoi complimenti, non so davvero cosa dire,
divento molto banale quando devo ringraziare :P
Non credo che questa storia abbia un futuro come
libro –mi vergognerei anche a proporla a qualche casa editrice xP-, però mi ha fatto tantissimo piacere leggere le tue
parole!
Sono contenta che Alice alla fine sia stata
apprezzata! Inizialmente stava antipatica persino a me, poi ha abbassato un po’
le arie ;) era così smorfiosa –ed ogni tanto lo è ancora- perché è stata molto
viziata, sia dai suoi genitori che dal suo ex che si conoscerà più avanti…
Sapere che sei riuscita ad immedesimarti nelle sue
scelte e nei suoi pensieri è una soddisfazione grandissima, ho sempre il
terrore di renderla troppo incoerente o finta…
Per quanto riguarda Lorenzo (anche io lo adoro come
nome*_*)…beh non posso non dire che sono davvero
felicissima che ti sia piaciuto! Nonostante sarebbe dovuto essere più volte
preso a schiaffi xD
Alice sta comandando per il momento sì, anche se in
questo capitolo la cosa le si è un po’ ritorta contro…se
non altro su Lore ha avuto l’effetto desiderato :P
Concordo assolutamente con te sulla parte del
“comando” delle donne e ti assicuro che Alice non si farà mettere i piedi in
testa da Lore, saprà farsi rispettare ;)
Glenda ha già capito
che tra i due c’è attrazione ;D però può anche darsi che si sia sbagliata,
magari quando ti conoscerà capirà che sei tu la donna giusta per suo fratello!
:P
Ti ringrazio ancora tantissimo per la recensione!
Un bacione grande! Bec
piccolinainnamora: Ciao tesoro!!! Sono felicissima che ti abbia fatto
così tanto piacere leggere lo scorso capitolo! :D
Sì mi avevano detto della crociera, come è andata?
Ti sei divertita? Spero di sì!**
Alice ha proprio preso in mano la situazione e non
mi sembra che a Lore dispiaccia poi così tanto ;)
Il tuo maritino tornerà presto dal “lavoro”, non
appena la storia sarà finita tornerà a casa dalla sua vera anima gemella
ovviamente! :D
La parte del prologo arriverà presto, non so dirti
esattamente tra quanti capitoli perché non li ho ancora scritti, so solo che
succederà quando Lore inizierà ad essere decisamente moolto geloso ;)
Grazie infinite per la recensione carissima! Un
bacione grandissimo! Bec
kiki_SeM:
Ciao Sara!!! Sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!
Alice ha fatto bene ad accettare la proposta, ma
purtroppo la situazione le si sta ritorcendo contro :P
Spero che anche questo capitolo ti abbia fatto
emozionare come lo scorso!
Un bacione grandissimo! Grazie mille per la
recensione! Bec
silvietta_in
love 4ever: Ciao carissima!!! Ti chiedo davvero scusa per questo ritardo, ogni tanto
appaio di nuovo; tra febbre e pc rotti non faccio
altro che ritardare! Per fortuna ora si è tutto risolto e spero di riuscire a
postare regolarmente!
Alice è stata moolto
furba, perché come hai detto tu così si diverte anche lei ;) Peccato però che
la situazione inizi a ritorcersi anche contro di lei >.<
Beh Lore per il momento
apprezza questo “comando” di Ali, si vedrà più avanti se le cose continueranno
così ;)
Un bacione grandissimo tesoro! Grazie infinite per
la recensione! Bec
Bella_kristen:
Ciao carissima!!! Non sai quanto mi hanno sollevato le tue parole;
sembrerà sciocco, ma ho sempre una paura matta di deludere ogni volta che posto
un nuovo capitolo >.<
Nono, non sei tu che devi ringraziare me per aver
postato con la febbre, sono io a dover ringraziare te per avermi recensita come
sempre, facendomi un sacco di complimenti che non merito :P Grazie mille
davvero, sei sempre gentilissima Ale =)
Alice ha tirato fuori gli artigli, sì, e non mi
sembra che a Lore la cosa dia così fastidio :P
Peccato però che la situazione stia iniziando a
ritorcersi pure contro di lei…inizia a rendersi conto
di un dettaglio non troppo trascurabile, ovvero che non è più solo una
questione di attrazione fisica.
Glenda ricorda tanto
anche a me Alice di Twilight e sono felicissima di
non essere l’unica a paragonarla a lei, Alice è il mio mito! :D
Beh, stavolta non sono stata così cattiva da
interromperli di nuovo dai :P Direi che Lore ed Ali
sono andati avanti parecchio a divertirsi senza essere disturbati ;)
Un bacione grandissimo Ale,
grazie infinite per la recensione! Bec
lampra:
Ciao!!! Hai letto tutta la mia storia in così poco tempo?*_* Oddio così
mi commuovo, grazie, sono contentissima di sapere che ti sia piaciuta! :D
Anche io ho come l’impressione che la regola sul
dove farlo verrà presto infranta, ma chissà…;)
Dipende tutto da Alice e Lorenzo :P
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e
non ti abbia delusa!
Un bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec
vampistrella:
Ciao!!! Eh già, da adesso in poi le cose per i due si fanno
interessanti, ma si complicheranno anche un pochino ;)
Per il momento Ali è riuscita a farsi rispettare e
ha “comandato” lei…bisognerà vedere se le cose
andranno avanti così :P
Ali si sta innamorando sì ed inizia anche un po’ a
rendersene conto…
Lore anche è molto
coinvolto, ma ancora innamorato non lo è…si capirà di
più come personaggio nel prossimo capitolo, in un suo pov
;)
Per il momento è solo moolto
possessivo e anche un po’ gelosetto :P
Un bacione grandissimo, grazie infinite per la
recensione! Bec
Penny
Black: Ciao!!! Ti ringrazio tantissimo per i tuoi
complimenti, ho letto anche le recensioni a Kidnapped
e ho sorriso come una povera scema dalla gioia per almeno una buona mezz’ora!
:D
Sono davvero contentissima di sapere che anche
questa storia ti sia piaciuta!
Mi fa piacere che Alice, Glenda
e Mel siano state apprezzate! Saranno molto d’aiuto per Ali, così come tutte le
altre sue amiche! :D
Rossella è molto particolare come personaggio, lei
è molto simile a Lorenzo in fatto di carattere, molto scontrosa un po’ con tutti…solo che Lore alla fine su
Alice si è dovuto ricredere :) però chissà, magari riuscirà anche lei a trovare
simpatica Ali…
Ovviamente sono al settimo cielo per il tuo commento
su Lorenzo; sapere che il protagonista maschile piace è una grande
soddisfazione!
Ti ringrazio davvero tantissimo per tutti i tuoi
complimenti, spero di non averti delusa con questo capitolo >.<
Un bacione grande! Bec
POISONBLOODkaly: Ciao Fede!!! Sono felicissima di sapere che questa
storia ti sia piaciuta così tanto! :D
L’hai letta in meno di un giorno? Cavoli, sei stata
velocissima!**
Da questo capitolo si inizia ad entrare nel vivo
del patto, come ti è sembrato? Spero non ti abbia delusa >.<
Ti ringrazio davvero tantissimo per le tue parole,
spero di averti fatto emozionare anche con questo capitolo =)
Un bacione grande! Bec
aurelia94:
Ciao!!! Deduco da questo secondo commento che Alice inizi a starti un
po’ più simpatica a differenza di Lore :P
Purtroppo io sono una sostenitrice accanita del
lieto fine, i finali tristi mettono tristezza anche a me…Ti
assicuro comunque che Lore ci resterà molte volte di
merda e in più situazioni, non la passerà certo liscia ;)
Un bacione grande! Grazie mille per le recensioni! Bec
StarsiIre:
Ciao!!! Sono contentissima che la mia storia ti stia piacendo così
tanto! Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto per questo capitolo, da oggi
in poi cercherò di postare più regolarmente =)
Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti,
spero che Ali e Lore ti siano piaciuti anche in
questo capitolo!
Un bacione grande! Grazie infinite per la
recensione! Bec
Ringrazio infinitamente le 149 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già
tantissimi!!Grazie**), le 172
che l’hanno
inserita fra le seguite e le 21 che l’hanno inserita fra quella di
ricordare, grazie davvero per la fiducia! =D
Ringrazio infine le 79 meravigliose persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita,
grazie mille siete carinissime^^
Nessuna carezza, nessun abbraccio, niente di niente
dopo il…sesso.
Lui si alzò praticamente subito, senza tenermi fra
le sue braccia come la volta precedente, senza giocare con i miei capelli,
senza trattenermi al suo fianco.
Non seppi il perché, ma la cosa mi ferì.
-Vado a farmi una doccia.- Disse semplicemente, con
sguardo vuoto, pensieroso. –Non posso mica restare tutto appiccicoso.- Accennò
un sorriso, allargando le braccia e guardandosi il petto.
Annuii fissando a mia volta i suoi addominali, ma
senza realmente vederli. Se non mi fossi sentita così strana probabilmente
avrei iniziato a farmi film porno mentali e sarei arrossita per quella visione
sempre gradita, eppure non ne avevo proprio la voglia. Mi sentivo…svuotata.
Forse era stato tutto quel movimento a
stancarmi.
-Fai…- Lo vidi passarsi una mano fra i capelli incerto, -Come se fossi a casa
tua nel frattempo.-
Annuii di nuovo, ma lui non mi vide, si era già
girato.
A disagio e un po’ insicura, mi alzai, barcollando per
poco sulle mie gambe.
Mi passai una mano fra i capelli spettinati per
cercare di sistemarli e sospirai. Era strano. Tutta quella situazione era
strana, io ero strana, lui era strano. No, lui era sempre lo stesso stronzo,
era nella norma. L’anormale ero io e la colpa era solo sua. Già, perché io ero
perfetta prima di incontrare lui, meno insicura e meno paranoica…La
colpa era tutta di quello stronzo, attraente, arrogante e manipolatore del
cazzo! Lui e i suoi sorrisini ipnotici da far perdere la testa…!
Nervosa, incominciai a vestirmi alla bell’è meglio,
prima di iniziare a passeggiare per la stanza; solo osservare le foto di
Rossella, Glenda e Lorenzo da piccoli al mare,
presenti sul comò, riuscì a calmarmi.
Continuando a gironzolare, finii col schiacciare
per sbaglio i suoi jeans, ancora abbandonati sul pavimento.
Curiosa come non mai e muovendomi furtiva come un
ladro, mi inchinai ed iniziai a frugare nelle tasche, trovando il cellulare.
Schiacciai il tasto centrale con il cuore in gola,
ansiosa di farmi i fatti suoi, ma la scritta “Inserire codice di protezione”
smontò tutte le mie aspettative.
Lo rimisi al suo posto, sbuffando. Mi guardai
intorno, ancora un po’ frastornata, prima di uscire dalla camera dei suoi.
Avevo bisogno di distrarmi, di non pensare a quello che era successo o a lui…sotto la doccia…
Decisi di perlustrare per filo e per segno tutte le
stanze; del resto, mi aveva detto di fare come se fossi stata a casa mia, no?
La sua camera era esattamente come la ricordavo,
era solo un po’ più in disordine rispetto alla volta precedente. Era piuttosto
piccola, eppure aveva tutto; letto, comodino, libreria, scrivania, televisore, pc e, ovviamente, la Playstation 3.
Avrei voluto accendere il suo pc
o la sua Play –anche se non avevo la minima idea di come si facesse ad
accendere quest’ultima- per vedere se aveva salvato alcune foto, documenti o
anche solo per vedere che tipo di musica ascoltava, ma non volevo fare casini.
Conoscendomi avrei bloccato il pc –non a caso avevo
rotto il mio 14 volte in un anno- o mandato in tilt la Play, io con le cose
elettroniche non andavo per niente d’accordo. L’I-pod
era l’unico che si salvava, solo per la sua buona resistenza, visto che mi era
caduto sì e no una decina di volte.
Non appena spostai lo sguardo su quel letto, il letto dove la scorsa
volta ci eravamo “divertiti” parecchio, le immagini di lui sopra di me, dei
suoi baci e di quello che avevamo appena fatto mi passarono davanti.
Deglutii, scuotendo la testa. Non dovevo pensarci,
basta.
Una volta riesaminata ben bene la sua stanza
–cercando di non guardare ancora il letto-, passai a quella di Rossella, più o
meno simile in fatto di grandezza. La sua camera era piuttosto seria e…fredda. Non c’era un briciolo di polvere, non una cosa
fuori posto, era tutto riposto ordinatamente in modo quasi maniacale.
Anche lei aveva il pc,
solo che al posto della Play aveva la Wii. Però, si
trattavano bene i signorini in fatto di videogiochi!
La stanza di Glenda era
la più adorabile; forse anche per la posizione della casa in cui si trovava,
dove arrivava più sole, era molto luminosa e metteva di buon umore.
La mia attenzione fu attirata dal portatile piccolo
al centro della scrivania, leggermente inclinato verso sinistra per via
dell’irregolarità della superficie su cui era poggiato.
Lo alzai delicatamente ed estrassi il quadernino rettangolare che vi era sotto.
Sembrava un…diario?
Possibile? Ma chi scriveva più un diario, ormai non si usava neanche più! Io ci
avevo provato da bambina, ma la cosa era durata solo due giorni. Avevo scritto
solo 3 pagine, 3 pagine di cuoricini e stelline e frasi tipo “Il mio Marco è
troppo bello”, “Mi fa battere il cuore”, “Oggi mi ha guardato”, “Ha preso me
mentre giocavamo a palla prigioniera” e blablabla…
Poi lo lasciava così, senza lucchetto? E
incustodito? Qualcuno avrebbe potuto leggerlo…qualcuno
come me.
Lo aprii lentamente,
avendo quasi paura di romperlo, e lo sfogliai pian piano.
Ok, era violazione di
privacy, lo sapevo bene e un po’ mi dispiaceva, ma…la
pettegola che era in me prese il sopravvento.
Era pieno di dediche al suo ragazzo, non faceva che
parlare di lui, di quanto la facesse stare bene e di quanto fosse bello.
Sorrisi: doveva esserne davvero innamorata, beata lei.
Una pagina catturò la mia attenzione, facendomi poi
alzare un sopracciglio.
Caro diario,
Il progetto “L’Oreal” procede alla grande,
quei due sono fatti per stare insieme!
L’Oreal? La marca?
Oh Santo Cazzo! L’Oreal!
Lore – Ali? Ma quella era completamente scema?!
È successo qualcosa me lo sento. Certe cose una sorella le intuisce,
Lore ha troppo la faccia da bambino che ha trafugato di nascosto la marmellata
per non insospettirmi.
Ma di che stava parlando? Lessi la data in alto a
sinistra e quasi mi venne un colpo….
Venerdì, 16 ottobre, 2009
Cazzo, la prima volta che lo avevamo fatto!
Quell’aria prima spaesata, poi quel sorriso da idiota, era completamente
distratto anche mentre giocava alla Play! Voglio dire, STAVA PERDENDO! Lore
stava perdendo, una vera tragedia per lui! Se fosse stato sulla Terra in quel
momento, si sarebbe incazzato di brutto e avrebbe iniziato a parlare da solo,
insultando i giocatori della squadra avversaria uno ad uno e le loro povere
mogli. Invece era…tranquillo, giocava senza quasi
vedere lo schermo davanti e schiacciando i tasti a caso, mi domando a cosa
stesse pensando.
E la cosa incredibile è che come gliel’ho fatto notare dicendogli: “Lore
stai perdendo”, lui non mi ha uccisa con lo sguardo, non ha sbraitato, non è
saltato in piedi insultando Dome senza motivo –ogni scusa è buona per farlo-;
mi ha semplicemente risposto: “Sì, e allora?”
Impossibile! È successo qualcosa per forza, devo indagare!
Lo stomaco iniziò a fare le capriole e il cuore
perse un battito. Non era rimasto completamente indifferente dopo quel
pomeriggio, anche Glenda se n’era accorta…
Ma a cosa pensava? Iniziava già a progettare la sua
richiesta sul sesso?
Sfogliai il resto del diario, trovando un altro
accenno a me.
È inutile che entrambi neghino, c’è feeling, c’è feeling. Così quando il
mio fratellino sarà innamorato cotto di lei, non potrà più rompermi le scatole
per la storia di Domenico. Me ne fotto se a lui Dome non piace, sono cazzi
miei. Non potrà più rompermi perché capirà che cosa si prova quando si è
innamorati. Inoltre, sarà troppo impegnato con la sua fidanzatina per insultare
il mio amore. Chissà, magari Ali riuscirà ad addolcirlo quello stronzo. Sì, ne
sono convinta, ci vuole una come Ali. È simpatica, carina, gentile, sveglia…cosa ci può essere di meglio per mio fratello di
lei?
Non l’avrei uccisa solo per il “simpatica, carina,
gentile e sveglia”. Modestamente…
Rossella non è d’accordo, la trova antipatica, anche se per lei chiunque
non andrebbe bene. Dice che Ali le sembra una troia e da quando l’ha vista uscire
con quel Matteo ne è ancora più convinta. Cazzate! Ali è perfetta!
Era stata lei! Rossella mi aveva vista con Teo
quella sera e l’aveva riferito a lui! Brutta troia, mignotta del cazzo…A me dava della troia poi! Stronza…ma
come si permetteva?
Ma come cavolo aveva fatto a vedermi con Teo poi?
Al cinema? O forse dalla finestra di casa sua quando era venuto a prendermi
davanti al portone?
Già mi odiava prima, dopo avermi vista con Teo il
suo odio doveva essere aumentato.
Sbuffai, voltando di nuovo pagina. Arrivai dopo
poco alla fine, non trovando più altri accenni a me. La cosa mi lasciò
stupidamente insoddisfatta.
L’ultima pagina però, era decisamente rovinata
rispetto alle altre...
Sembrava uno sfogo serio. Sedendomi sul suo letto,
iniziai a leggerlo aggrottando sempre di più la fronte.
Lorenzo’spov
Voleva uccidermi. Ne ero sempre più convinto,
quella ragazza stava cercando di uccidermi con le sue idee per nulla innocue e
degne dei miei migliori film porno mentali. Probabilmente ce l’aveva ancora su
per la storia dei suoi fottuti capelli del cazzo e cercava vendetta. Avevo
trovato pane per i miei denti perché su quel campo Alice La Perfettina
ci sapeva fare. Cazzo, se ci sapeva fare…
Stavo sfregando i miei capelli da almeno dieci
minuti buoni, speravo servisse a schiarirmi le idee, invece mi ritrovavo sempre
al punto di partenza.
Una bella doccia per rinfrescarmi in tutti i sensi
era quello che mi serviva, specie dopo la panna…
Un fremito mi scosse le spalle nel momento in cui
ripensai alla sua lingua su di me e alle sue piccole mani che armeggiavano con
i miei pantaloni…Dio, se avesse continuato
difficilmente sarei riuscito a trattenermi, un’eccitazione del genere non la
provavo da…-alzai di poco la testa, facendo finire un
po’ di shampoo negli occhi-…non l’avevo mai provata,
punto.
Cazzo, no, non dovevo pensarci, o l’amichetto giù
avrebbe mandato a puttane tutto.
Ma come cavolo le era venuta quell’idea grandiosa
della panna? Avrebbe potuto dirmelo che aveva quel desiderio in testa, l’avrei collaudato
anche prima, mica avrei aspettato.
Il pensiero che lei per tutto quel tempo avesse
conservato in mente l’immagine di me che mangiavo il gelato, mi fece sorridere.
Come me ne accorsi, mi irrigidii di botto.
La cosa che mi faceva incazzare come una belva
erano proprio i miei patetici e
continui sorrisi. Troppo spesso quando ero con lei mi ero lasciato andare a sorrisi…zuccherosi.
Non zuccherosi come quelli che facevo a mia madre quando volevo che mi
aumentasse la paghetta, zuccherosi nel senso di…dolci. Ed io non ero mai stato dolce, cazzo! Non lo ero mai stato con
nessuna delle mie amiche, non lo ero mai stato con nessuna delle mie ragazze,
non lo ero mai stato nemmeno con mia madre, che mi chiedeva sempre fiduciosa
come stava con i vestiti nuovi che si comprava, ricevendo come risposta solo un
“Malissimo” o “Sembri una di quelle”.
Perché cazzo lo ero con lei?! Era come se…come se la mia faccia avesse una volontà propria quando
c’era lei nei paraggi, sorridevo in modo incontrollato, come un coglione. Avevo
pure iniziato ad insultarmi da solo quando la pensavo, che gran cosa.
Ma lei era…così…Sospirai,
scuotendo la testa.
Possibile che…mi stessi
affezionando a lei?
Ma no, non esiste!
Che idiota. Lei era la Puccio,
la stessa odiosa vicina di casa che evitavo come la peste una volta, la stessa
stronza che mi aveva schiaffeggiato di fronte alla classe, la stessa ragazza
che aveva accettato di fare del sesso con me solo per attrazione.
Stavo semplicemente sbagliando tutto, stavo dando
troppa importanza a quel patto, a quella storia del sesso, a lei. Erano cose
superficiali, piacevoli e basta. Lei era una gran bella scopata. Un passatempo.
Come la play ecco.
E poi a lei piaceva…le
piaceva ancora quel cretino di Matteo? Ma come poteva piacerle se quando era
con me era così…coinvolta?
Sentivo che lo era; l’avevo sentito il suo cuore battere all’impazzata, avevo
sentito il suo corpo fremere nel momento in cui ero entrato in lei, avevo
sentito tutto. Ogni sua singola
reazione. La sua voce flebile ed eccitante…
Voglio fare l’amore con te.
Cazzo no. Acqua fredda, mi serviva subito
dell’acqua fredda, serviva urgentemente in basso.
Che cosa intendeva poi con il termine “fare
l’amore”? Non avevo dato troppo peso a quella frase perché per me aveva lo
stesso identico significato di “fare sesso” in fondo. In genere però le ragazze
distinguevano i due termini…Chela Puccio avesse voluto…? Ma no, era stato un caso, non voleva intendere un
bel niente.
Girai completamente il rubinetto dell’acqua fredda
e cercai di pensare ad altro. A come uccidere Matteo per esempio. Pensavo ad
una tortura lenta e dolorosa, di quelle Medievali, perché no.
Perché una cosa era certa: lei a lui interessava e
parecchio. Brutto stronzo, sempre in mezzo ai coglioni doveva stare…Ci avrebbe anche solo dovuto provare a mettermi i
bastoni fra le ruote, la Puccio
non gliel’avrei ceduta finché non ne avrei avuto io abbastanza. Teo sapeva bene che non gli conveniva toccare le mie cose.
Strinsi le mani a pugno, così forte che iniziò a
mancarmi l’afflusso sanguigno.
Dovevo assolutamente evitare che si parlassero, Teo
avrebbe potuto mandare tutto a puttane ed io non potevo e non volevo
permetterglielo.
Arricciai il naso nel momento in cui sentii bene
l’odore nauseante dello shampoo, mentre ricadeva sul mio corpo insieme
all’acqua.
Lo afferrai in fretta e lo osservai ad occhi
sgranati:
“Shampoo all’albicocca, effetto liscio seta”.
Grandioso. Pure lo shampoo di Rossella dovevo
prendere, così sarei stato profumato come una fottuta ragazza. Che bello. Forse
era quello shampoo a farmi fare seghe mentali peggio di una donna. Fanculo va’.
Era tutta colpa di Alice! Di sicuro sarebbe
scoppiata a ridere se avesse sentito quell’odioso e ripugnante “profumo”. Mi
avrebbe sfottuto quella stronza!
Ripresi il mio
shampoo e incominciai a sfregarlo con forza e con rabbia sui miei capelli.
Perché cazzo ero così arrabbiato? Perché cazzo mi
importava dell’opinione che lei aveva di me?
Feci un respiro profondo per cercare di calmarmi.
Lei era una buona scopata, punto. E io, avendo lei a disposizione, ne avrei
approfittato. A furia di farmela mi sarei stufato, dopo un po’ la stessa
ragazza avrebbe iniziato a stancarmi e, quando avrei sentito il bisogno di
provare una “fessura” nuova…beh, in quel caso l’avrei
pure potuta lasciare a Valenti. Erano quelli i piani e li avrei rispettati.
Alice’spov
Stetti male per Glenda
mentre leggevo; proprio nell’ultima pagina lei parlava di un padre
completamente assente nella sua vita, soffriva parecchio per la mancanza di
affetto da parte di un uomo a cui lei sembrava essere molto legata…
Che strano però; il signor Latini non mi era
sembrato un padre così cattivo, solo un pochino freddo magari…
Non appena lessi il nome di Lorenzo, avvicinai il
volto alla pagina, per leggere con più attenzione.
“So di essere l’unica
che pensa a lui in questo modo, a Lore è indifferente, luiè cresciuto bene anche senza la figura di un
padre. Non ne ha mai avuto bisogno, da bambino abbracciava la mamma solo per
farsi comprare un giocattolo che voleva, non è mai stato uno bisognoso di
affetto o di attenzioni da parte dei genitori…”
Mi venne da sorridere involontariamente. Per quanto
comunque fosse triste il fatto che un padre mancasse nella vita di suo figlio,
l’idea di un Lore bambino che, ruffiano, andava ad abbracciare la mamma per dei
giocattoli, mi inteneriva tantissimo.
Sembrava proprio il tipo di persona disposto a
regalare un abbraccio solo per ottenere qualcosa in cambio.
Una vocina interiore mi ricordò che lui mi aveva
abbracciata più volte mentre facevamo…sesso.
Arrossii, lasciando cadere il diario a terra spaventata nel momento in cui
sentii il rumore della porta del bagno.
Lo raccolsi velocissima, mettendolo esattamente
dov’era e girandomi verso la porta nel momento in cui si spalancò piano.
Le parole mi morirono in bocca non appena vidi che
indossava solo un accappatoio…slacciato davanti per
giunta! Lasciava intravedere che sotto aveva soltanto i boxer…
Si stava frizionando i capelli con un asciugamano e
mi stava fissando con aria divertita da sotto un ciuffo di capelli spettinati.
-Hai seguito alla lettera quello che ho detto.-
Constatò, gettando l’asciugamano bagnato sul letto di Glenda
senza farsi troppi problemi.
Deglutii a vuoto, cercando di guardare solo i suoi
occhi.
Non guardare in basso, non guardare in basso. Oddio, ti prego, non
guardare in basso, anche se da brava pervertita stai morendo dalla voglia di farlo…!
-Sì.- Feci una smorfia, -Perché, non avrei dovuto
farlo?- Domandai, mostrandomi più sicura di quanto non lo fossi. Gli avevo
mostrato fin troppa debolezza prima, mi ero esposta troppo…dovevo
riacquistare un certo contegno.
-No, no, figurati.- C’era un qualcosa nei suoi
occhi, un lampo di puro divertimento. Ma non era un divertimento buono, come spiegarmi…sembrava
più un divertimento sadico.
-Devo proprio ammetterlo Puccio, mi hai
piacevolmente sorpreso.- Ero troppo persa nei miei giri mentali per accorgermi
del fatto che avesse fatto un passo avanti.
Mi aveva di nuovo chiamata per cognome. Ogni volta
che lo faceva sembrava volesse allontanarmi, sembrava lo dicesse quasi con
superiorità. Cos’era cambiato? Perché a volte mi chiamava per nome e a volte
no?
-Ah sì?- Alzai di poco il mento per non farmi
sminuire in nessun modo.
-Sì.- Si avvicinò a me con passo lento e studiato,
come un felino prima di saltare addosso alla sua preda. Quel paragone mi fece
rabbrividire.
-Hai altre fantasie tipo quella? Sono più che
disponibile a soddisfarle sai.- Si passò la lingua
sul labbro, prima di ritornare al suo odioso ghigno.
Trattenni il respiro per poco, prima di rispondere,
cercando di essere disinvolta: -Per il momento no. Se mi verrà in mente
qualcosa ti farò sapere, eh?- Si meritava proprio una risposta pungente…
Evitare di fissare le sue labbra così vicine alle
mie stava diventando un’impresa però.
Non sapevo più da che parte guardare, visto che
dagli addominali in giù era “territorio proibito”.
Con un altro passo, eliminò definitivamente la
distanza fra di noi e le mie gambe, già tremolanti, non furono di certo aiutate
a fermarsi.
La sua mano destra arrivò a toccare il mio fianco
prima ancora che potessi rendermene conto.
Rimasi immobile, con il cuore a mille, quando il
suo viso si avvicinò ulteriormente, permettendo alle sue labbra di sfiorare le
mie.
-Ci conto.- Soffiò sulla mia bocca, mandandomi in
iperventilazione.
Aspettai rigida che si allontanasse, sforzandomi di
non assecondare quella mia folle voglia di toccarlo e di stringerlo a me. Il
movimento dell’altra sua mano, che si poggiò a sua volta sulla mia schiena, mi
allarmò, facendomi capire che non era minimamente interessato a spostarsi.
Depositò un piccolo bacio all’angolo della mia
bocca, prima di dirigersi verso l’orecchio che mordicchiò piano.
Mio malgrado, sospirai, chiudendo poi gli occhi
completamente rapita da quel gesto.
-L’hai fatto apposta ad allacciarla così la
camicetta?- Sussurrò, quasi dolcemente. Ma come prima la sua sembrava una sadica dolcezza.
-Sembra fatta apposta per essere slacciata.-
Avvertii una lieve carezza all’altezza del seno;
stava armeggiando con i bottoncini della mia camicia.
Mi lasciai scappare un mugolio di piacere, quando
sentii le sue dita accarezzare il solco fra i miei seni.
Ansimai vergognosamente sul suo collo, aprendo poi
di scatto gli occhi sconcertata.
Comando Alice, comando.
Non potevo permettergli di prendersi tutta quella
libertà.
Rinsavii con un profondo respiro e la mia mano si
mosse svelta verso la sua per allontanarla.
-Mi sembrava che avessimo deciso che fossi io a
dover decidere quando e come farlo.- Lo accusai, con il fiato corto e il viso
paonazzo.
Alzò un sopracciglio, senza scomporsi minimamente:
-Questo lo hai deciso tu.- Ribatté con voce annoiata.
Non capivo il perché di quel suo atteggiamento
indifferente, arrogante, odioso…prima che facesse
quella doccia mi era sembrato quasi più…cioè…non
dolce, ma più gentile. Invece in quel momento davanti a me c’era il solito
stronzo, la sua gentilezza era sparita di nuovo.
Che cosa era cambiato?
-Devo ricordarti che c’eri anche tu e che hai
accettato?- Replicai piccata.
-Per forza, era l’unico modo per scoparti.-
Strinsi le mani a pugno con forza, reprimendo
l’istinto violento di prenderlo a schiaffi.
Boccheggiai ferita per qualche secondo, indecisa su
come rispondere a quella sua affermazione squallida.
-Mi fai schifo.- Decretai infine, girandomi per
andarmene.
-Oh andiamo!- Il suo tono leggermente più alto di
voce fece arrestare la mia camminata, -Non fare la santarellina, ti prego! Non
lo sei proprio. Devo ricordarti che sei stata tu a proporre quelle condizioni?-
Impossibile non notare il sarcasmo cattivo presente nella sua voce.
Aveva ragione. C’ero anche io ed avevo accettato
quella cosa del solo sesso...
Non avevo nessuna intenzione di farmi schernire in
quel modo però; io ero una persona, non la sua bambolina gonfiabile da scopare.
-No, me lo ricordo. Non sto facendo la
santarellina, sei tu che stai facendo lo stronzo e ti riesce anche molto bene.-
Dissi gelida, senza girarmi per guardarlo in faccia.
-Ad ogni modo non preoccuparti, avrai comunque la
tua scopatinaquotidiana…almeno
fino a quando non troverò di meglio.- Ripresi a camminare, ansiosa di uscire da
quella stanza carica di tensione, ma una presa ferrea sul mio braccio mi
costrinse a voltarmi.
-Ma davvero?- Era furioso; avevo distrutto la sua
maschera di strafottenza.
Mi morsi con forza le labbra, per il dolore
causatomi dalla sua stretta.
-Io potrei già
avere di meglio, tesoro.-
I miei occhi stavano iniziando a tradirmi; si
stavano inumidendo, sia per il dolore fisico che per quella frase.
Non appena le mie labbra si lasciarono sfuggire un
lamento, lui mi lasciò andare immediatamente, come se la mia pelle lo avesse
scottato.
Esaminai il segno rosso della sua mano rimasto sul
braccio, cercando nel frattempo di ricacciare indietro le lacrime. Non avrei
mai pianto davanti a lui, non per una sciocchezza del genere. Non gli avrei mai
assegnato quella vittoria, non gli avrei permesso di sfottermi di nuovo.
-Allora perché perdi tempo con me?- Domandai
amaramente, alzando lo sguardo per fulminarlo con odio, -Perché non te ne vai
dalle tue numerose alternative ad
elemosinare un po’ di sesso?-
Lui non rispose; si limitò a fissarmi con sguardo
indecifrabile. I suoi occhi bruciavano sulla mia pelle più del segno rimasto
sul mio braccio sinistro.
Stanca di tutta quella situazione, mi girai ed
uscii. Non mi fermò più, fui libera di uscire da casa sua, rientrando poi
finalmente nella mia. Mi accasciai sul pavimento freddo sospirando, una volta
richiusa la porta di casa alle mie spalle.
Non ce l’avrei fatta. Non ce l’avrei fatta di
sicuro ad andare avanti così, a furia di battutine, insinuazioni e
provocazioni. Credevo che accettando quella cosa del sesso sarebbe andato tutto
apposto, credevo che andando avanti di quel passo l’attrazione fra di noi sarebbe
scemata…invece non era successo niente di quello, al
contrario. Non sapevo come fosse possibile, ma la mia attrazione per lui
sembrava aumentare sempre di più e mi stava portando quasi alla pazzia. Bastava
vedere la malsana idea sulla panna che aveva attanagliato il mio cervello.
Sbuffai, rannicchiandomi con le gambe. D’altra
parte però non volevo nemmeno porre fine a quella cosa…l’idea
che lui potesse “intrattenersi” con qualcun’altra, l’idea che qualche altra
ragazza avrebbe potuto entrare in casa sua e fare quello che facevamo noi...non
riuscivo a considerarla quell’idea, mi tormentava lo stomaco in modo
insopportabile.
Sapevo –o almeno speravo- che avrebbe rispettato la
condizione del “non vedersi con nessuno” finché c’era quel patto di mezzo, scioglierlo
non mi avrebbe aiutata.
Fino a quando non incontreremo qualcuno che ci attrarrà di più.
Se lui avesse incontrato qualcuna più attraente di
me? O se si fosse stufato di me?
Scossi la testa; paranoia al massimo, eh? Sarei
stata io la prima ad incontrare qualcuno che me lo avrebbe fatto dimenticare e
sapevo anche come.
Mi alzai e mi diressi spedita in camera mia. Accesi
il pc e mi connessi a Facebook, ignorando
deliberatamente la scritta “A Lorenzo Latini piace questo elemento” sotto un
link di Mel. Non lo avrei mai aggiunto, per orgoglio. E poi cosa mi importava
vedere le sue foto ed i suoi link? Niente.
Aprii la chat e sorrisi come un’ebete. Angelica era
il linea.
Alice scrive: Ciao Angie! Senti, per sabato, vai ancora a quella festa all’Old?
Saltai subito i convenevoli; noi non ci salutavamo
mai troppo se eravamo di fretta o era una cosa urgente.
Angie capii subito la mia urgenza e rispose pochi
secondi dopo:
Angelica
scrive: Ciao Ali! Sìsì, ci vado. Vuoi venire?
In genere le feste in discoteca non erano per me,
ero tipo da serate in locali più tranquilli o cinema, ma in quel caso una
serata con Angie era proprio quello che mi serviva.
Insomma, in una discoteca piena di ragazzi,
qualcuno adatto a me lo avrei trovato di sicuro! Oltretutto Angie andava ad una
festa di compleanno di un suo amico...sicuramente quello lì qualche altro amico
ce l’aveva! Se era carino tanto meglio!
Alice scrive: Contami ;) Ci mettiamo d’accordo per cell per
l’orario, ok? Ti voglio bene tes, un bacione!
Mi disconnessi più tranquilla; il mio futuro stava
a quella festa, ne ero certa.
Avrei conosciuto qualcuno che mi avrebbe aiutato a
togliermi dalla testa quel cretino…chiodo scaccia
chiodo del resto, no?
Non avrei infranto nessuna delle regole fissate;
andare ad una festa mica era vietato…
-Papi, papi, papi…mi accompagni?- Occhi da
cerbiatta, vocina da bimbaminchia e mani congiunte: mio padre non avrebbe
potuto negarmi un passaggio per andare a scuola.
-Tesoro non posso, sono già in ritardo.-
Stronzo di un padre. Sempre in ritardo era, alzarsi
prima no? Grr…
Non mi sarei mica arresa così facilmente però: non
avevo nessuna intenzione di andare in autobus, rischiando così di incontrare
l’idiota, non dopo quello che era successo il giorno prima. Non avrei saputo cosa
dirgli, come affrontarlo…e scappare era più comodo e semplice, ovvio.
-Papà…per favore…ho le mie cose e ho dei dolori
fortissimi…- Mi raggomitolai su me stessa, fingendo di avere dolori
inesistenti, -Non ce la faccio a camminare.-
Lui mi guardò incerto e dispiaciuto per qualche
secondo, -Stai a casa e riposati allora…- Azzardò,
quasi impallidendo non appena vide la mia espressione incazzata.
-Non posso! C’è una verifica importantissima! Vuoi
farmi perdere un giorno importante di scuola per un misero ritardo sul lavoro?!
Mammaaa!-
-No ok va bene, vieni, andiamo,- Si affrettò subito
ad aggiungere. La carta della mamma funzionava sempre.
Sorrisone a trentadue denti pronto per essere
sfoggiato. –Grazie papi!-
Ero odiosa quando facevo così, vero. Ma era così
facile lavorarsi i miei con quei sorrisini e moine.
Durante tutto il tragitto in macchina ero un fascio
di nervi, mio padre non poteva nemmeno rivolgermi la parola; subito gli urlavo
contro di lasciarmi in pace. La scusa delle mie cose si rivelava utile anche
per giustificare la mia isteria se non altro.
-Ci vediamo stasera allora, tesoro.- Lo disse a
bassa voce, temendo di farmi incavolare di nuovo.
-Va bene, grazie!- Rimase disorientato dal mio
cambio repentino di umore, rappresentato da un altro sorriso zuccheroso.
Mi diressi a passo spedito verso la classe, senza
guardare in faccia nessuno…nessuno tranne Gabriele Mancini, che purtroppo
incontrai sulle scale.
-Ciao Puccio! Uh che brutta faccia, dormito poco?-
Gli lanciai uno sguardo carico d’odio che lo
ammutolì. –No, ho dormito benissimo, grazie.- Ringhiai indisponente.
Forse era stata la sua domanda a farmi incavolare,
o forse era semplicemente il fatto che lui fosse uno dei migliori amici dello
stronzo.
A due passi dalla classe incrociai Mel che mi prese
a braccetto e, tanto per cambiare, mi portò in bagno.
-Tanto mancano ancora due minuti, accompagnami.- Mi
disse quando cercai di protestare.
Iniziò a raccontarmi di un ragazzo che aveva
conosciuto al cinema, esponendomi le sue teorie sul perché secondo lei avrebbe
dovuto aggiungerlo su facebook per risentirlo.
-Io gli ho dato il mio nome, lui mi ha dato il suo,
ma non mi ha aggiunto ancora…dici che dovrei farlo io?- Proseguì, incurante
della mia disattenzione.
-Sì.- Risposi sovrappensiero, -Mel?-
-Mmh?-
-Chi era la ragazza bionda nella foto del profilo
di…lui?- Mi morsi le labbra, guardando fuori dalla finestra a disagio. Che
stupida che ero stata! L’avevo chiesto così, senza pensarci troppo! Lei mi
stava parlando dei suoi problemi e io la interrompevo con i miei, che stronza!
Oltretutto magari non sapeva nemmeno chi fosse…!
-Ah, capito!- Si entusiasmò dopo qualche secondo di
silenzio. –Anita!- Annuii fra sé e sé, senza commentare la mia mancanza di
rispetto nei suoi confronti per averla interrotta.
-Anita Bianchi,- Riprese, -Era in classe con noi l’anno scorso, tutti la
chiamavano Bìa per via del cognome. Ha cambiato
scuola poi. Era molto amica di Lore e Andre, erano il classico trio alla Harry
Potter.- Si sciacquò le mani e si aggiustò il trucco sbavato, passandoci sopra
il dito per toglierlo. –Era moolto zoccola, si è praticamente fatta sbattere da
tutto il Molinari. Della nostra classe solo Teo, Jacopo, Lele e Stefano non se
la sono fatta…-
-Non andavate molto d’accordo.- Commentai, sentendomi
una stupida per quella considerazione. La verità era che mi aveva dato molto
fastidio l’idea che lei si fosse fatta “sbattere” da…
-No, infatti. Non l’ho mai sopportata. Il suo
atteggiamento da finta prima donna vergine mi ha sempre dato fastidio. Faceva
la finta vittima e piagnucolava se un ragazzo le slacciava il reggiseno o le
leccava i capelli, quando poi si faceva scopare alla grande da tutti.-
Spalancai la bocca senza parole: le leccavano i
capelli?!?
-Non fare quella faccia, abbiamo un bel branco di
depravati in classe.- Ridacchiò.
Annuii, concordando mio malgrado su
quell’affermazione.
Capivo alla perfezione il motivo di tanta antipatia
verso quella ragazza comunque; io stessa una del genere non l’avrei mai
sopportata. E non solo per quel motivo
che riguardava lo stronzo, ma proprio per il suo atteggiamento.
-L’hai aggiunto su facebook?- Mi chiese di
sfuggita, mentre stavamo rientrando in classe.
-No e non penso proprio di farlo.- Replicai,
evitando come al solito di guardare la parte della classe occupata da lui.
-Mh..secondo me ti accetterebbe.- Si sedette al suo posto, senza zittirsi
nonostante il prof appena entrato la stesse guardando male.
-Ma non mi interessa neanche averlo fra gli amici.-
Sorrisi al prof, che nel frattempo si era schiarito la voce guardandoci, prima
di chinare la testa sul libro di diritto ed economia.
-Se lo dici tu.- Fu la frase che chiuse quel discorso.
La lezione non fu
proprio per niente interessante, come sempre del resto.
Mi limitai ad evidenziare solo parte del testo,
iniziando poi a chiudere ed aprire il tappo dell’evidenziatore come antistress.
Sbuffai, portando poi la penna alla bocca per
mordicchiarla, non appena il prof cominciò la sua spiegazione sui beni
materiali. Non gli bastava spiegare un argomento, ne iniziava pure un altro!
La mia mano scattò in alto nel momento in cui si
interruppe un attimo.
-Prof, posso andare in bagno?- Chiesi in tono
disperato; avevo bisogno di una pausa, la prima ora del mattino era la peggiore
in assoluto.
Fortunatamente il prof me la concesse, i miei buoni
voti nella sua materia servivano a qualcosa.
Mi diressi verso quel buco puzzolente a rallenty,
come nei film. Più tempo restavo fuori, meglio era per la mia salute
mentale.
Sospirai alla mia immagine riflessa nello specchio
una volta entrata in bagno, chinando poi lievemente la testa per lavarmi le
mani.
Uffa, mi si era tolto un pezzo di smalto, merda.
Non me ne andava mai una giusta!
Quando alzai lo sguardo, a momenti mi venne un
infarto; ero quasi sicura che il cuore si fosse bloccato, prima di riprendere a
battere furioso.
Sembrava la scena di un film horror, una di quelle
in cui la vittima vedeva l’assassino riflesso dietro, nello specchio. Avrei
quasi preferito si trattasse di un assassino in effetti.
-Che vuoi?- Chiesi a metà tra l’aggressivo e
l’indifferente.
-Non lo immagini?- Il ragazzo dietro di me ghignò,
parecchio soddisfatto della piega che stavano prendendo le cose.
Mi abbracciò da dietro, senza staccare gli occhi
dai miei occhi riflessi nello specchio.
-Dio Puccio, sai essere così inconsapevolmente
eccitante a volte…-
La sua frase mi fece sussultare, soprattutto perché
non avevo minimamente idea di che cosa stesse parlando.
Mi fece girare ed io, immersa nelle mie congetture,
lo lasciai fare.
-Alice.- Lo corressi nuovamente, poco
prima di sentire la sua bocca incollarsi alla mia.
Lasciai libero accesso alla sua lingua, eccitata e
disorientata dai suoi continui sbalzi d’umori; si stava comportando come se il
pomeriggio prima non fosse successo niente.
-Il tuo modo di mordicchiare la penna è eccitante…- Specificò, mordicchiando il mio orecchio e
spingendomi delicatamente verso il lavandino.
-Il tuo modo di toccarti i capelli…-
Continuò a sussurrare, spostando i miei capelli dal collo.
Cazzo no! Non a scuola!
Ignorai la parte razionale del mio cervello,
rispedita a cuccia dagli ormoni, e sospirai, immergendo la mia mano fra i suoi
di capelli per avvicinarlo di più.
-Il tuo modo di accavallare le gambe…-
e detto quello, insinuò il suo ginocchio fra le mie gambe decisamente poco
stabili, facendomi appoggiare definitivamente al lavandino.
Oddio, ma mi avrebbe retto? E se si fosse staccato
e rotto per il mio peso? Che bella figura spiegare alla bidella come era potuto succedere…
-Mi fai impazzire…- Sospirò
sulla mia bocca, riprendendo poi a baciarmi con foga, senza lasciarmi quasi il
tempo per respirare.
-Il tuo modo…- Tentai di
parlare fra un bacio e l’altro, -Di fissarmi…durante
la lezione…-
-Mmm?- Fece lui, sorridendo a due centimetri dalle mie labbra.
-È da depravato, maniaco, psicopatico, serial
killer.- Riuscii a dire, tutto di seguito, allontanandolo poi con tutta la mia
forza; forza che si rivelò ben poco utile purtroppo.
-Forse.- Ammiccò, senza spostarsi di un solo
millimetro.
Non sopportavo il suo atteggiamento, mi dava ai
nervi. E la cosa che mi innervosiva ancora di più era il fatto che io
puntualmente non riuscissi a resistere al suo modo maledettamente eccitante di
fare. Brutto stronzo, lo sapeva di avere quel potere su di me, sapeva come
farmi diventare un debole agnellino.
-Non a scuola, Latini.-
Dissi, inflessibile. –Se hai tanta voglia di sfogare i tuoi istinti sessuali
repressi, vai dalla bidella! Sarà più che felice di assecondarti.-
Alzò gli occhi al cielo, visibilmente scocciato di
non essere riuscito a “tenermi buona” per fare quello che voleva fare.
Approfittai di quel momento di distrazione per
svicolare dalla sua presa e per togliermi da quella posizione equivoca.
-Sei davvero impossibile da capire, i tuoi cambi di
atteggiamento sono allarmanti. Stevenson si dev’essere ispirato a te per
scrivere “Dottor Jekyll e Mister Hyde”.- Considerai, sorridendo arrogante,
prima di uscire frettolosamente dal bagno.
Scampato pericolo, per il momento. Di certo non si
sarebbe arreso, per lui ogni situazione sembrava buona per saltarmi addosso.
E…cazzo, non mi dava affatto fastidio, anzi! Era quella la cosa preoccupante,
mi piaceva sempre di più il fatto che fosse lui a prendere l’iniziativa, lo
trovavo dannatamente eccitante e…mi piaceva essere baciata, accarezzata e
toccata da lui. Forse mi piaceva che prendesse lui l’iniziativa perché così
potevo evitare ogni volta di espormi io, anche per avere un semplice bacio…
Sospirai, pronta fisicamente per entrare in classe.
Psicologicamente ero messa male; una parte del mio cervello credeva ancora di
essere in bagno a fare altro.
Dio, non c’era nessuno più contorto e
contraddittorio di me.
Quando rientrai in aula, tutti gli sguardi dei
presenti si spostarono su di me. Cos’erano quelle espressioni curiose ed
indagatrici? E perché Mancini e Vergata avevano quei sorrisini maliziosi
stampati in faccia? Che pensassero…oh merda, no!
Andai dritta dritta al
mio posto, senza alzare lo sguardo.
-Come è andata in bagno? Che avete fatto?- Mi
chiese infatti Mel, in tono allusivo.
-Niente!- Strillai, proprio per fare in modo che
tutti sentissero.
Il prof mi guardò irritato. –Puccio, hai intenzione
di disturbare ancora per molto la lezione? Se non ti interessa puoi tornare
fuori.-
-No, scusi prof.-
Mormorai imbarazzatissima e incazzatissima al tempo
stesso.
Grr…Ti odio Lorenzo Latini.
Il destinatario di tutto quell’odio entrò proprio
in quel momento, tranquillo e per nulla disturbato dall’attenzione riservatagli
dalla classe. Mi aspettavo che a momenti si mettesse a saltellare e a
fischiettare. Ed io stavo a corrodermi l’anima per un idiota del genere.
La prima ora, finalmente, finì, ma le altre ore
furono pesanti il doppio, specie la solita, ultima ora di educazione fisica.
Iniziammo con l’arrampicarci sul Quadro Svedese e
finimmo, ovviamente, con il calcio.
Fortunatamente il prof non scelse né me né Mel per
formare le squadre.
Selezionò Armandi e Teo.
Pregai fino all’ultimo di non essere nominata,
nascondendomi dietro gli altri miei compagni o fingendo di cercare qualcosa di
inesistente sul pavimento.
Purtroppo per me, alla fine fui scelta da un
sorridente e soddisfatto Teo.
Merda! Ma perché mi aveva scelto? Io giocavo da
schifo!
Ebbi l’impulso di strozzarlo per avermi chiamata
nella sua squadra, ma quando notai la presenza di Lore nella squadra
avversaria, l’istinto di ucciderlo svanì; se non altro eravamo in due squadre
diverse!
Avrei sonnecchiato tutto il tempo in difesa, senza
far niente, come la volta precedente dopotutto.
Quel pazzoide di un prof annunciò soddisfatto che
avremmo giocato fuori, con appena poco più di 15 gradi.
-Piantatela di fare le femminucce su! Fuori a
giocare!- Urlò con il suo vocione da cantante lirico, alla minima protesta.
Beh, io ero una femmina, ma evidentemente il prof non
mi aveva nemmeno calcolata. Maschilista del cazzo.
Come la volta precedente, rimasi quasi tutto il
tempo ferma senza far niente.
Il primo attaccante lo lasciai passare, fingendo
con poco entusiasmo di fermarlo. Segnò, per la disperazione della mia squadra.
Passò anche il secondo; quella volta non finsi
nemmeno di svolgere il mio ruolo. Mancò la porta di poco, facendo sospirare di
sollievo i miei compagni.
Il terzo…beh, fu più
forte di me andare contro il terzo per fermarlo. Il terzo era lui. Il mio orgoglio mi impediva di
restare ferma e di lasciarlo passare. No, no. Avrei fatto di tutto per bloccarlo.
Gli corsi incontro con una grinta decisamente non
da me; non avevo mai sprecato troppe energie per uno stupido sport come il
calcio.
Quando gli arrivai davanti, abbassai immediatamente
lo sguardo sulla palla, per evitare di lasciarmi distrarre troppo dai suoi
occhi.
Subito ci misi il piede sopra, per trattenerla, per
togliergliela, per vincere contro di
lui.
Mi accorsi dopo poco che lui non stava minimamente
reagendo, si limitava solo a tenersi la palla, ma non mi stava…come
dire, dribblando.
Istintivamente, mi aggrappai alla sua maglietta per
mantenere l’equilibrio e per scalciare con più forza.
Quando alzai lo sguardo per vedere la sua
espressione, ebbi un tuffo al cuore. Quel sorrisetto divertito, quegli occhi
eccitati; il calcio sembrava essere l’ultimo dei suoi pensieri, mi stava…mi sentivo letteralmente spogliata con gli
occhi. E con il fiato corto, mi accorsi che le mie mani, poggiate sulla sua maglietta
sudata, stavano trattenendo lui.
Della palla me ne fregava ben poco.
In quel momento, avrei solo voluto passare le mani
fra i suoi capelli per spettinarli, avrei voluto baciarlo e fare l’amore con
lui, più volte, su quel sudicio campo di calcio.
Eccitata come non mai, stavo lasciando che
l’istinto di alzare le braccia per spogliarlo di quell’indumento prendesse il
sopravvento. Un rumore stridulo e assordante mi fece incassare la testa nelle
spalle ed arricciare il naso infastidita.
-Fallo! Puccio, è fallo! Non si trattiene un
giocatore per la maglietta!- Gridò il prof dall’altra parte del campo.
Oh. Era fallo. E chi cazzo lo sapeva?!
Lasciai andare immediatamente la sua maglietta,
sentendo il sangue affluire nelle guance per l’imbarazzo. Che figura di merda
che avevo fatto…
Evitai di guardare l’idiota che, ne ero sicura,
doveva essere decisamente divertito, e mi diressi di nuovo verso la mia area.
Durante il resto della partita fui più passiva
delle altre volte. Non tentai di fermare nemmeno Latini, lo lasciai passare
senza guardarlo quando arrivò di nuovo nella nostra area di difesa.
L’unico movimento che mi concessi fu un salto, non
appena vidi Teo segnare.
-Grande!- Gridai, sorridendo e saltellando come una
scema. Ok, mi concessi più di un salto.
-Ali! Visto? L’ho dedicato a te questo!- Esultò
Teo, facendomi sciogliere nonostante la temperatura bassa. Che dolce che era!
Mi abbracciò -stupendomi non poco- e mi fece girare
con lui come se fossi stata una bambina.
Risi come una scema, stringendomi a lui e
accarezzandogli la schiena contenta. –Era bellissimo! Sei stato davvero
bravissimo!- Beh, io di goal non me ne intendevo; un complimento “è stata una
bella azione” non sarebbe stato credibile.
Mi irrigidii, sentendo la mia schiena bruciare; era
come se qualcuno avesse puntato la fiammella di un accendino sulla mia
maglietta. Ma non c’era nessun accendino sulla mia schiena, nessun fiammifero acceso…era uno sguardo quello che mi aveva fatto
rabbrividire fra le braccia di Teo, uno sguardo di fuoco che sapevo già a chi
appartenesse.
Arrossii di poco; il giro era finito, eppure Teo
non si era ancora staccato, le sue braccia continuavano a toccare la mia
schiena.
-Ehm…Teo?- Lo chiamai con voce flebile e incerta.
Si staccò da me, guardandomi in attesa. –Cosa? Ti
dà fastidio?-
-No!- Strillai immediatamente, scuotendo la testa. –Solo…la partita.- Azzardai, accennando agli altri ragazzi
in attesa. Ragazzi che –tra parentesi- stavano lanciando sguardi maliziosi a
tutto spiano.
Lui annuì piano, ma poco prima di allontanarsi,
depositò un bacio sulla mia guancia. Un bacio che definire pornografico era
poco. Armeggiò parecchio con la bocca sulla mia guancia e risalì pure fino
all’orecchio, prima di staccarsi con un sonoro “smack”.
Rigida, nervosa ed anche un po’ basita, mi girai
verso la nostra porta per tornare a “difenderla”, ignorando qualsiasi commento,
ma soprattutto, ignorando quello
sguardo che bruciava più del sole sulla mia schiena e sui miei capelli.
*Note dell’autrice*
Lo so, avete ragione anche
questa volta…sono in ritardo…ed
il capitolo fa schifo.
Stavolta però ho una
motivazione per giustificare la bruttezza di questo capitolo; il pc fisso è andato –sì, pure quello- e quindi il capitolo
che avevo scritto precedentemente è stato cancellato. L’ho dovuto riscrivere tutto…
Riguardo questo cap, cosa posso dire? Beh, il gesto di Teo non è passato di
certo inosservato e proprio per via di questo gesto Ali e Lore inizieranno a
litigare.
Lore è troppo geloso,
decisamente,..e la sua gelosia esaspererà parecchio Alice che è confusa e non
capisce perché a lui dia così fastidio il fatto che Teo sia…“affettuoso”.
Non crede che lui sia geloso, pensa che sia solo possessivo nei suoi confronti.
Che ne pensate di Teo invece?
Sembrerà strano, ma io lo adoro! L’immagine di lui che abbracciava Alice tutto
contento mi ha intenerita tantissimo! Alla fine lui ad Alice ci tiene e…sì, in qualche modo è ancora interessato a lei, ma non la
forza, è dolce con lei*_*
Il pov
di Lore invece vi è piaciuto? È corto, lo so, ma presto ce ne saranno altri ;)
Come lo avete trovato cmq? Non odiatelo troppo, alla fine è solo un idiota :P
Ali gli farà aprire gli occhi…si spera xD
Nel prossimo capitolo ci sarà
IL litigio, e Teo ne sarà in parte il responsabile…del
resto questa situazione tra i due non potrà andare avanti all’infinito.
Mi dispiace tantissimo di non
essere riuscita a rispondere alle recensioni, ma tra pc
fisso andato e caldo, sono in ritardo pazzesco con tutto, Kidnapped
compreso che, finalmente, posterò nei prossimi giorni.
Risponderò a TUTTE per e-mail…ovviamente se vi fa piacere, non vorrei mai
disturbarvi privatamente. Magari se la cosa vi infastidisce ditemelo pure,
anche per e-mail, o per fb, o in tag
sul forum, o sul blog…dove volete insomma =) A me fa
tantissimo piacere rispondervi; voi siete sempre gentilissime ad usare il
vostro tempo per commentare ed io ci tengo veramente tanto a ricambiare!
Vi mando un bacione grosso
ragazze, vi ringrazio per l’affetto immenso che mi dimostrate ogni volta, anche
solo leggendo…
La vostra Bec
Ci
tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
-Il mio profilo Twitter che non ho la minima
idea di come funzioni perché non l’ho mai usato, ma imparerò…forsexD
-
ilFORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie
>.<
Iscriversi a forum community è
semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì!
Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere
abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)
*Spoiler sul prossimo capitolo*
-È stato solo un abbraccio, una dimostrazione
d’affetto.- Precisai, alzando il mento determinata.
-Al diavolo, se ha tanto bisogno d’affetto che si
compri un cane.-
Questa frase mi è venuta
così, al momento, e potrebbe cambiare quando scriverò il capitolo per intero :P
Ringrazio
infinitamente le
169 persone che hanno
aggiunto la storia alle preferite (ma siete già tantissimi!!Grazie**), le 188 che l’hanno inserita fra le seguite e le 24 che l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie davvero per
la fiducia! =D
Ringrazio
infine le 82
meravigliose
persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie mille siete
carinissime^^
Ero letteralmente fuggita
dopo quell'ultima ora di lezione. Non volevo incontrarlo, non volevo
parlarci...non avrei saputo cosa dirgli. Mi sentivo quasi...a disagio
dopo aver abbracciato Teo davanti a lui.
Forse ero solo io la
paranoica, forse era stata solo una mia impressione, forse me l'ero
immaginata la sua occhiata di fuoco. Magari non era nemmeno
arrabbiato per quel bacetto innocuo. Perché avrebbe dovuto
esserlo poi? Insomma, non avevo infranto nessuna regola del patto,
non avrebbe potuto dirmi niente.
Sbuffai più volte,
facendo girare verso di me la signora seduta nel posto accanto al
mio.
Era più comodo e
semplice scappare, evitandolo. Il giorno dopo avrei fatto io finta di
niente, come faceva sempre lui.
Annuii fra me e me, notando
di sottecchi la signora alzarsi stranita; probabilmente stava
dubitando della mia sanità mentale...
Fortunatamente quel
pomeriggio lo avrei passato a casa di Daniela. Così, invece di
scendere alla solita fermata, scesi tre fermate prima.
-Dimmi che ti piace il
tofu.- Fu il saluto di Dany, nel momento in cui mi aprì la
porta.
Oddio. Una delle sue solite
specialità vegetariane, povera me.
-Dovrei avere la minima idea
di che cos'è, di che forma ha e del sapore per risponderti...-
-Non sai cos'è il
tofu?- Mi chiese divertita, facendomi entrare.
-L'ho sentito nominare.-
-Vedrai. Ti piacerà!-
Enunciò entusiasta, trascinandomi in cucina senza troppi
complimenti.
Aveva detto che mi sarebbe
piaciuto, invece...
-Scusami Ali...non avevo la
minima idea che potesse farti questo effetto.- Arricciò le
labbra dispiaciuta, sedendosi sul bordo della vasca.
-Non
ti preoccupare.- Era decisamente pietosa quella situazione. Di certo
nemmeno io avevo mai immaginato che quel coso
potesse farmi vomitare tutto il pranzo.
-Il cibo vegetariano non fa
proprio per me.- Mi sciacquai abbondantemente la faccia e bevvi un
po' d'acqua fresca, per cercare di togliermi quel sapore disgustoso
dalla bocca.
-La prossima volta ordino
una bella pizza.- Mi porse un asciugamano, sempre con un'espressione
mortificata in volto.
-Non sarebbe una cattiva
idea.- Concordai, prendendolo e asciugandomi il viso.
Feci un bel respiro profondo
e, una volta sicura che non avrei più vomitato, mi diressi
verso la camera di Dany e mi sedetti sul suo letto.
-Come va tesoro?- Mi chiese
lei, sedendosi sulla sedia della sua scrivania e guardandomi
preoccupata.
-Meglio.-
Sorrisi, sperando di scappare alla vera
domanda.
-Intendevo con Lorenzo.-
Ecco, appunto. Come andava?
Se solo lo avessi saputo...
Decisi di essere onesta, con
Dany non aveva senso mentire. -Non lo so. Non...- Scossi la testa;
non riuscivo a spiegarmi, -Non so nemmeno io come vanno le cose. Da
una parte andiamo avanti a...frequentarci in quel senso, ma...- Mi
stavo incartando da sola, non sapevo più come proseguire la
frase.
-Non è solo sesso,
vero? Non è solo una cosa fisica, è questo che
intendi?- Come riusciva Dany a sondarmi così dentro? Come
riusciva a capire quello che pensavo, che provavo, che temevo?
-Io...non lo so. Non so
niente Dany e la cosa mi spaventa.- Ammisi, tutto d'un fiato.
Non avevo mai ammesso
nemmeno a me stessa quelle cose, avere un'amica con cui parlarne mi
aiutava. Specie avere un'amica obbiettiva, che non mi spronava
necessariamente a “dargliela” e a togliermi lo sfizio
come Ilaria e Angelica.
-Quando...- Sbuffai,
roteando gli occhi, -Quando sto con lui sto schifosamente bene.-
Avevo il magone, quasi mi stessi per mettere a piangere. Mi sentivo
una bambina. Una bambina spaventata, che si confidava con la mamma
saggia.
-E se da una parte la cosa
mi disgusta, se da una parte mi dico che è solo il suo corpo
che voglio, dall'altra...- Stavo sputando tutto fuori, frenetica. Non
mi ero mai resa conto di aver così tanto bisogno di sfogarmi
con qualcuno per tutta quella situazione. Mi ero tenuta tutto dentro,
rischiando di scoppiare.
Dany si avvicinò e mi
carezzò i capelli, prima di abbracciarmi.
-Cazzo...- Piagnucolai,
ricambiando l'abbraccio, -È tutto così sbagliato. Lui è
sbagliato di sicuro, ma ultimamente inizio a pensare di esserlo anche
io. Ed è solo colpa sua, lui mi ha fatta diventare così.-
Continuai, stringendo con forza la sua maglietta.
-Ali devi interrompere
questa cosa, lo sai.-
Il
respiro mi si mozzò di colpo e il cuore perse un battito.
Interrompere?
Lasciarlo...libero di vedere altre ragazze?
-È solo sesso per
lui, lo sai anche tu. Rischi di uscirne scottata.-
Lo diceva per il mio bene,
eppure il mio bene mi avrebbe fatto male, ne ero certa. Che cosa
contorta e strana.
-N-No.- Dissi sicura,
staccandomi frettolosamente da lei. -Non voglio Dany. Va tutto bene,
davvero. Devo solo riuscire a riprendere il controllo della cosa.- E
io sapevo come.
Avrei
dovuto mantenere intatto il patto per impedirgli di vedersi con altre
e, nel frattempo, guardarmi in giro per trovare altro. Quello che
avrei appunto fatto sabato con Angie. Dovevo essere distante,
distaccata, cercare di essere coinvolta il meno possibile mentre ero
con lui. Ed essere il più disinvolta possibile sabato, per
cercare di conoscere qualche bel ragazzo, più figo, più
intelligente ma, soprattutto, meno stronzo di lui. Insomma, qualcuno
così l'avrei trovato in tutta Milano, no? Mi accontentavo
anche di uno semplicemente più attraente, uno che avrebbe
potuto farmi scordare l'attrazione per quello stronzo, uno che
avrebbe potuto farmi capire che era solo
attrazione
quella che sentivo per lui. Ero disperata ormai.
Daniela annuì, per
nulla convinta dalle mie parole a giudicare dalla sua espressione,
-Va bene...mi sembri sicura di te, quindi posso solo dirti di stare
attenta e di non affezionarti troppo a lui...- Si morse il labbro,
probabilmente temendo che fosse già successo.
-Non preoccuparti, non
succederà.- La rassicurai, con voce ferma, -Non potrei mai
affezionarmi ad uno stronzo del genere.-
C'era
stato un momento in cui avevo creduto potesse succedere...più
di uno ad essere sincera, ma in cima alla lista stava il suo gesto
altruistico quel giorno, quando quella macchina aveva rischiato di
investirmi; ingenuamente, avevo pensato che fra di noi potesse
nascere qualcosa, un'amicizia magari...quanto mi ero sbagliata!
Appena tornato a scuola era ritornato il solito stronzo, non era
cambiato niente! Non ci poteva essere niente
di serio fra di noi ed era meglio così.
Tornata a casa, continuavo a
ripetermelo. Era meglio così, era meglio così...Eppure
c'era una schifosissima e remota parte di me che non la pensava così.
Andava soppressa e subito.
Mi feci una doccia
rinfrescante per schiarirmi le idee, ne avevo assoluto bisogno.
-Come è andata da
Daniela, tesoro?- Mi chiese mia madre, dopo essere entrata in bagno
per struccarsi allo specchio.
Non riuscivo a vederla bene
in faccia, a causa delle porte opache della doccia.
-Bene.- Risposi
semplicemente, insaponandomi.
-Ah, poco prima che
arrivassi tu è venuto Lorenzo a cercarti.-
Il sangue mi si gelò
nelle vene -nonostante l'acqua calda- e il bagnoschiuma mi scivolò
dalla mano, colpendomi il piede. -Oh cazzo!- Proprio indifferente la
mia reazione, che brava.
-Alice!- Mi rimproverò
lei per quel linguaggio poco gradito.
-Scusa.- Sbuffai, chinandomi
a raccoglierlo.
Feci un respiro profondo,
poggiandomi una mano sul seno sinistro per calmare il battito del mio
cuore, stupidamente accelerato. -Dicevi?- Chiesi indifferente,
trattenendo il respiro in realtà, ansiosa di sentirla parlare.
-Dicevo,- Fece una pausa,
-Che è venuto Lorenzo, il nostro vicino e tuo compagno di
classe,- Specificò, -A cercarti una mezz'oretta fa.-
-Sì?- Cazzo, perché
la voce tremava? -Che cosa voleva?- Di sicuro reclamare un po' di
sesso...
-Ah
non lo so, non l'ha detto. Mi sembrava piuttosto nervoso a dire il
vero. Quando gli ho detto che non c'eri lui ha detto “Ancora?”-
La voce di mia madre sembrava altrettanto indifferente, ma la
conoscevo bene, sapevo che stava cercando di esaminare le mie
reazioni e le mie domande per capirne qualcosa in più.
Ancora?
Aveva già suonato
evidentemente, sapeva già che ero fuori. Forse aveva suonato
quando non c'era nessuno in casa, o forse gli aveva risposto mio
padre dicendogli la stessa cosa che gli aveva detto mia madre...
-Ha detto che ne parlerete
domani a scuola.-
Deglutii a fatica; parlare
di cosa? Che cosa voleva da me? Perché diavolo aveva suonato a
casa mia poi, era forse impazzito?! Così aveva fatto
insospettire mia madre!
-Tu sai di cosa?- Domandò,
non riuscendo a trattenere la sua curiosità.
-Probabilmente per la storia
delle ripetizioni.- Feci spallucce, pur sapendo che lei non mi
avrebbe vista perché girata di spalle.
-Ah.-
Pensavo il discorso fosse
finito lì, invece mi sbagliavo di grosso. Mia madre quando si
trattava di ragazzi diventava un incubo.
-Certo che è davvero
un bel ragazzo, eh?-
Non
c'è bisogno che me lo dici tu, mamma.
Arricciai il naso,
-Normale.- Mentii.
-Come normale? Non dire
sciocchezze tesoro; è alto, ha un fisico perfetto ed è
pure bello di faccia!- Una mamma quelle cose le notava sempre
purtroppo.
Ma
dai...? Vedessi come lo usa bene il suo corpo...
-Così così.-
Parlavo con voce strozzata, neanche avessi avuto qualcosa incastrato
in gola.
-E poi, non capita tutti i
giorni di trovare un ragazzo che si fa investire da una macchina al
posto tuo!- Mia madre ormai era partita per la tangente e la sua voce
sognante ne era la prova.
-Pff. Neanche fosse Clark
Kent.- Roteai gli occhi, infastidita da quel discorso.
-Ah, sei sempre troppo
esigente tu!- Protestò, uscendo finalmente dal bagno.
Fine del discorso. Per
fortuna.
Sospirai di sollievo,
cercando di non pensare ad un possibile motivo per cui quel cretino
fosse venuto a cercarmi a casa mia. Non poteva essere per via di
quell'abbraccio di Teo. Certo, aveva già dimostrato diverse
volte di non riuscire a tollerarlo, ma era una cosa fra lui e Teo, io
non c'entravo.
Andai a letto continuando a
ripetermelo, ma non servì a calmare l'agitazione che sentivo
dentro.
La mattina dopo alzarsi dal
letto fu un'impresa titanica, specie per l'imminente confronto con lo
stronzo.
Sfoderando i miei soliti
occhietti dolci e le mie solite moine, riuscii a convincere mia madre
a farmi entrare un'ora dopo, alle nove.
Uscire di casa alle otto e
venti, sapendo che non lo avrei incontrato, mi tranquillizzò
per poco.
Quando arrivai nel corridoio
che conduceva alla classe però, l'ansia tornò più
prepotente che mai.
Ero in anticipo di venti
minuti e i corridoi erano deserti, perciò mi fermai a prendere
un thé caldo alle macchinette, autoconvincendomi che tornare a
casa non sarebbe stata una buona idea.
Fortunatamente
non c'era nessuno nei paraggi; le bidelle erano poche e durante le
lezioni andavano sempre in segreteria e gli insegnanti, dopo una
rissa avvenuta in corridoio durante un'ora di lezione, avevano deciso
di proibire le “visite” al bagno agli studenti maschi.
Solo pochissimi prof lo permettevano ancora, dei nostri solo il prof
Crescentini di diritto. Tutti approfittavano sempre di lui per
andarci a fare i cavoli propri.
Per questo fui sorpresa di
sentire la porta della nostra classe aprirsi alle mie spalle.
-Puccio, che ci fai qui?-
Chiese un Andrea Vergata decisamente divertito, -Te la bigi, eh?-
Gonfiai le guance irritata;
sia per lo spavento che mi aveva fatto prendere pensando che fosse
qualcun altro, sia per la sua insinuazione.
Vero,
c'è diritto. Prof Crescentini, ti odio.
Proprio lui dovevamo avere
alla prima ora quel giorno?
-Io non bigio Vergata, avevo
una visita medica.- Sibilai indisponente. Ero già nervosa di
mio, ci mancava solo lui ad indispormi ancora di più!
-Come no.- Si diresse verso
il bagno dei ragazzi e poco dopo, neanche il tempo di finire il thé,
ne uscì, tornandosene in classe fischiettando. Probabilmente
ci era andato solo per dare due tiri alla sigaretta conoscendolo.
Finii il thé e buttai
il bicchierino nel cestino, dando un'ultima occhiata all'orologio;
mancavano ancora 12 minuti prima dell'inizio della seconda ora.
Sbuffai, incrociando le
braccia al petto ed appoggiandomi al muro annoiata. Avrei potuto
dormire un pelino di più cavoli!
-Allora è vero che te
la bigi.-
Quasi persi l'equilibrio
stando ferma sentendo quella voce. Ma che cazzo...?! Da dove era
sbucato?! La porta della classe non l'avevo mica sentita!
Eppure lo stronzo era lì,
con quell'aria divertita, ma con una luce diversa negli occhi, quasi
aggressiva.
-Vergata non sa proprio
farsi i cazzi suoi, eh?- Mi stupii io stessa dell'acidità
presente nella mia voce ma soprattutto, del tremolio di ogni singola
fibra del mio corpo.
Si
stava avvicinando, pericolosamente
avvicinando.
-A
quanto pare tu e Valenti siete diventati...- Si bloccò,
alzando di poco il mento pensieroso, -Amichetti.-
Nonostante stesse sorridendo, o meglio, ghignando, mi accorsi subito
del suo tono di voce irritato. La sua sembrava quasi un'accusa.
-E se anche fosse?-
Incrociai le braccia al petto decisa.
-Vi scambiate pure effusioni
in pubblico, ma che carini...- Ignorò la mia domanda e
proseguì, sempre con quel tono di voce gelido e distaccato. Se
la sua voce era ghiaccio, i suoi occhi erano fuoco. Un'antitesi
allarmante, quasi più del fatto che non avesse ancora
arrestato la sua camminata.
-È stato solo un
abbraccio, una dimostrazione d'affetto.- Precisai, alzando il mento
determinata. Evitai accuratamente di accennare al bacio sulla
guancia, sperando se ne fosse dimenticato.
-Al diavolo, se ha tanto
bisogno d'affetto che si compri un cane.- Sbottò d'un tratto,
alterandosi di poco.
-Bell'idea, glielo dirò
magari.- Sorrisi forzatamente, cercando di svicolare di lato non
appena mi accorsi della sua eccessiva vicinanza.
Lui intuì la mia
mossa e accelerò, inchiodandomi al muro con un unico passo.
Mi accigliai; perché
cavolo finiva sempre con il mettermi con le spalle al muro?!
-Così eviti di
scappare.- Mi sorrise lui, beffardo, immaginando i miei pensieri.
-Io non scappo.- Mentii con
finta indignazione.
Alzò un sopracciglio
scettico, -Ah no?-
Mi morsi il labbro con
forza. -No. Men che meno da te.- Spavalda fuori, fifona dentro.
Si avvicinò con il
viso, respirando a soli pochi centimetri dalla mia bocca. Perché,
perché voleva rendermi tutto così difficile? Come
potevo ragionare lucidamente con il suo lieve respiro sulla mia
pelle?
-Valenti inizia a darmi sui
nervi.- Fissava le mie labbra come un assetato poteva guardare
l'acqua nel deserto e la cosa non faceva che infiammarmi
ulteriormente.
-È un problema tuo.-
Avevo la gola secca, la voce mi uscì rauca.
-No tesoro, è anche
tuo il problema.- Ghignò spietatamente; sembrava si divertisse
ad uccidere i miei pochi neuroni.
-Ti conviene dire a Valenti
di non azzardarsi più a toccarti. Se lo farà, sarà
peggio per lui.-
La sua voce assunse un tono
leggermente minaccioso che mi fece rabbrividire, non c'era nessuna
traccia di ironia, non stava scherzando.
Boccheggiai incredula per
qualche secondo, prima di riprendermi. -Cosa? Stai scherzando? Teo è
mio amico, IO decido se può abbracciarmi o no!-
-Non
finché c'è questo patto di mezzo. È evidente che
non è solo un'amicizia che vuole da te.- Stava chiaramente
cercando di contenersi e riassumere la sua solita aria indifferente,
ma più di una volta si era notata la sua irritazione in quella
frase. Non riuscivo a capire che
cosa
potesse infastidirlo così tanto.
-Questi sono affari miei,
non tuoi.- Sbattei le palpebre confusa dal suo atteggiamento.
Si avvicinò
ulteriormente, schiacciandomi alla parete con il suo corpo e
spaventandomi; il suo sguardo non prometteva niente di buono.
-Sono affari anche miei.-
Non sapevo se sentirmi più
eccitata o più spaventata da lui. C'era qualcosa di eccitante,
ma anche di pericoloso in quegli occhi.
-Forse non l'hai ancora
capito Alice, ma tu sei mia.-
Fino ad un attimo prima ero
decisa a ribattere, a far valere i miei diritti, ad impedirgli di
“comandarmi” a bacchetta...nell'ultimo istante in cui
aveva parlato però, era svanito tutto, crollato, distrutto.
Deglutii a vuoto, sentendo
il cuore contorcersi e battere in modo anormale. Quelle fitte non
erano normali di sicuro ed il battito era troppo, troppo veloce,
quasi stesse per scoppiare. Quasi mi stesse avvisando che non avrebbe
resistito ancora per molto.
Come
il bip
bip sempre
più veloce di una bomba che stava per esplodere.
Sei
mia.
Non riuscivo a respirare ed
ero sicura che non fosse il suo petto così schiacciato al mio
ad impedirmi di farlo.
Un
doloroso piacere proveniente dal basso, molto
in
basso, mi avvolse tutta e mi scosse le spalle. La sua frase mi stava
facendo bagnare neanche mi avesse toccata o baciata, mi aveva
completamente sconvolta, eccitata.
Com'era possibile che quelle
parole, invece di indignarmi com'era giusto che fosse, mi avessero
fatto così piacere?
Aprii la bocca per parlare,
ma non uscì niente. Solo un rantolo silenzioso.
-Finché
dura questo patto.- Con quell'ultima frase aggiunta frettolosamente,
distrusse definitivamente tutto quello che avevo provato in quei
pochi secondi. Voleva precisare, certo. Quando il patto sarebbe
finito, sarebbe finito tutto.
Che stupida. Dio, perché
mi ero illusa così tanto?! Perché le sue stupide frasi
riuscivano sempre a sconvolgermi? Perché le sue parole
riuscivano a ferirmi? Avrei dovuto restarne indifferente!
Abbassai svelta lo sguardo
per impedirgli di leggere la delusione presente nei miei occhi, per
nascondergli quella lacrima solitaria che lottava per uscire.
-Io non sono di nessuno.-
Mormorai assumendo un tono di voce decisamente incazzato.
Riacquistata
la mia sicurezza, alzai la testa per rispondergli a tono, guidata
dalla rabbia che aveva preso il posto del resto.-Teo è un mio
amico e non c'è niente che possa infrangere nessuna delle
regole prefissate. Quindi finiscila con queste scenate di...- Mi
bloccai per qualche millesimo di secondo -Infantilità
e lasciami in pace!- Poggiai le mani sul suo petto per allontanarlo,
per stroncare quel contatto disgustoso -piacevole-
e per guardarlo meglio in faccia.
Le sue labbra assunsero una
piega pensierosa, per poi storcersi in un sogghigno.
-Come vuoi.-
Cosa? Avevo sentito bene?
Si allontanò,
assecondando i miei movimenti, -Se non glielo vorrai dire tu, lo farò
io.- E a quell'eventualità impallidii, -Credevo preferissi
farlo tu, visto che i miei modi saranno decisamente meno...delicati.-
Si lasciò scappare
una risatina sadica, prima di alzare lievemente lo sguardo verso la
campanella nel momento in cui suonò.
-Ci vediamo dopo, Alice.- E,
ne ero certa, la sua era quanto di più vicino ci fosse ad una
minaccia.
Rientrai in classe con il
fiatone, neanche avessi corso per tutta la scuola -cosa di cui il
prof di Educazione Fisica sarebbe stato fiero- e consegnai la
giustifica per il ritardo alla prof.
Mi lasciai scappare un
mugolio sofferente quando il mio sguardo si poggiò sul banco
vicino al mio, vuoto. Mel non c'era. Grandioso! Potevo pure
restarmene a casa quella mattina...
Con chi avrei parlato? Con
Garbatelli lo sfigato? Con Vergata che mi odiava? Con lo Stronzo,
artefice dell'odio che la classe provava nei miei confronti? O magari
con Teo, accorciando così la sua povera ed innocente vita per
mano dello Stronzo Lorenzo Latini?
Poggiai la fronte sul banco
ed iniziai a sbatterla ritmicamente; la scuola faceva schifo.
Quel giorno faceva schifo.
-Prof posso sedermi vicino
alla Puccio per tenerle compagnia?-
Raggelai nel posto non
appena sentii la dolce ed innocente voce di Teo porre quella domanda
alla prof. Stava sfidando la sorte...
-Certo Valenti.-
Maledetta prof del cazzo.
Non
mi girai a guardare quel
banco,
ma seppi già dai brividi sulla mia schiena che mi stava
guardando.
Teo mi sorrise e ricambiare
mi venne comunque spontaneo. Non riuscivo ad essere stronza con lui,
perché avrei dovuto esserlo poi? Per un cretino che mi
sbatteva solo per i propri piaceri sessuali? Un'amicizia sarebbe
durata per sempre, il sesso con lui no.
-Come mai sei arrivata
adesso?- Mi chiese mentre prendeva posto accanto a me.
Scrollai le spalle. -Visita
medica.-
Sperai che il nostro dialogo
finisse lì, purtroppo non fu così: durante la lezione,
Teo mi passò un bigliettino, strappato probabilmente da un
foglio di quaderno.
Come
va? Ti vedo pensierosa...:(
Sospirai. Sembrava riuscisse
a leggermi dentro, tutti i miei tentativi di mostrarmi attenta alla
lezione non erano serviti a nulla.
Tutto
bene. Sono solo un po' stanca :)
Lo passai in fretta,
sperando ardentemente che nessuno mi avesse vista.
La risposta, che speravo non
ci fosse, arrivò poco dopo.
Capito.
Quindi il fatto che una certa persona sia abbastanza propensa ad
ucciderci entrambi in questo momento -me per primo- non c'entra
niente?
Sobbalzai nel leggere quelle
parole e nascosi il biglietto sotto al quaderno nel momento in cui la
prof fece un giro fra i banchi.
Quando si risedette alla
cattedra lo ritirai fuori e risposi:
Te
ne sei accorto, eh? Teo, tu sei mio amico, ma se hai paura di
ritorsioni diciamo, puoi anche non parlarmi più, ti capirei.
Da
una parte speravo mi ascoltasse, dall'altra non volevo. Non volevo
rinunciare alla sua amicizia per un'imposizione, lui
non
era nessuno per darmi ordini.
Non
dire sciocchezze :) Non ho mica paura di lui!
Anche
tu sei un'amica importante per me e non rinuncerei a parlare con te
per niente al mondo!
Sorrisi intenerita. Teo era
un amore. Chi trovava Teo trovava un tesoro, giusto per ribattezzare
il detto.
Grazie
♥
Ci misi parecchia cura per
colorarlo il cuoricino, tendevo ad essere troppo perfezionista.
Lui mi sorrise, chinandosi
di nuovo sul foglio per scrivere qualcosa.
Aggrottai la fronte; che
stava scrivendo ancora?
Prego
;) E per festeggiare la nostra rinomata amicizia, che ne dici di
uscire questo sabato?
Storsi involontariamente il
naso mentre leggevo quello che stava scrivendo e, vedendomi, si
affrettò ad aggiungere:
Solocome
amici, davvero.
Me lo passò di nuovo
ed aspettò nervoso -lo si vedeva da come tamburellava le dita
sul banco- una mia risposta.
Sabato
non posso, devo uscire con una mia amica...possiamo fare venerdì?
:)
Mi morsi il labbro non
appena lo vidi sorridere raggiante. Speravo che per lui fosse davvero
un'uscita fra amici, non volevo illuderlo.
Perfetto
;) ci mettiamo poi d'accordo per cell, ok?
Annuii
e basta come ultima risposta, augurandomi mentalmente che Rossella,
Glenda o lui
non mi vedessero uscire quella sera.
Dopo il discorso che mi
aveva fatto, ci mancava solo che mi vedesse uscire con Teo! Ci
sarebbe stato un inutile spargimento di sangue.
L'ora passò e
nell'intervallo mi rifugiai nel bagno delle ragazze, per evitare di
incontrarlo. Di sicuro mi avrebbe fatto un'altra sceneggiata per quei
bigliettini. Il perché di quella sua intolleranza alla mia
amicizia con Teo non l'avevo ancora intuito.
Quando ne uscii per
rientrare in classe e lo vidi venire verso di me dall'altra parte del
corridoio insieme a Vergata, per un attimo fui tentata di cambiare
direzione. Lui non aveva nessun diritto di dirmi cosa potevo o no
fare, quindi non dovevo scappare.
Trattenni il respiro fino
all'ultimo, fino a quando quel cretino del suo amico Andrea, non mi
spintonò leggermente, facendomi inciampare sui miei piedi.
Ah-ah, che ridere. Cretini.
Fortunatamente riuscii a mantenere l'equilibrio e la mia dignità.
-Non preoccuparti Vergata,
la prossima volta mi accerterò prima della presenza di un
idiota.-
Il sorrisino che fece era
solo d'apparenza, l'avevo sorpreso ed irritato.
Alice; 1 – Coglioni;
0. Modestamente!
Passai la giornata più
tranquilla, nell'assurda convinzione che Lore non si fosse accorto
della “conversazione” silenziosa fra me e Teo. Peccato
che io mi ritrovassi sempre a sperare l'impossibile.
Non evitarlo al ritorno era
stato un madornale errore. Purtroppo me ne accorsi solo quando
entrammo entrambi nel nostro palazzo, quando lo vidi togliersi lo
zaino per bloccare l'ascensore. Di nuovo.
-Non ci provare.- Mi agitai
immediatamente, cercando di scansarlo per uscire.
-Evitassi
di scappare come fai sempre, sarebbe più semplice conversare,
Alice.- Insinuò, bloccandomi le braccia seccato.
-Lasciami o giuro che urlo.-
Il suo cercare di tenermi ferma non fece che contribuire ad aumentare
la mia forza impiegata nel tentativo di fuga.
-Fai pure. Mi mancano le tue
urla.-
Il suo ghigno più
stronzo che mai fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non
resistetti più ed esasperata, feci scattare in avanti e con
forza la mia mano per schiaffeggiarlo.
Fu quasi liberatorio
colpirlo, mi tolse buona parte del macigno che da settimane mi
impediva di respirare bene e mi angosciava. Un macigno che era stato
lui stesso a creare, pezzo per pezzo.
La parte lesa si colorò
in fretta, a causa del sangue affluito, mentre la mia mano continuava
a tremare per via della rabbia.
La sua mascella rigida e le
mani che si chiusero a pugno, mi fecero temere per un attimo che lui
potesse reagire e colpirmi a sua volta. Invece, contrariamente alle
mie paure, si limitò a parlare, il tono di voce neutro e gli
occhi chiusi:
-So che venerdì sarai
parecchio impegnata.-
Il cuore mancò un
battito e lo stomaco venne imprigionato in una morsa fastidiosa.
-Come lo sai?- Domandai
semplicemente, cercando a mia volta di essere distaccata.
Aprì gli occhi e mi
fissò, prima di inspirare profondamente.
-Non ti interessa.- La sua
voce fu una sferzata tagliente, -Quale parte del discorso di
stamattina ti è sfuggita?-
-Nessuna. Semplicemente non
ho intenzione di ascoltarti.- Mi impuntai sostenendo il suo sguardo.
La sua calma misurata andò
a farsi benedire e le sue mani in un attimo artigliarono possessive i
miei fianchi.
-Puoi
fare quello che vuoi, Lorenzo Latini.- Pronunciare il suo nome per
intero, per qualche strano motivo, mi causò un brivido di
piacere, -Puoi farmi
quello
che vuoi, ma io non cambierò idea. Non smetterò né
di parlarci, né di vederlo.-
Cazzo,
ma si poteva ansimare come una povera scema solo per una mano
poggiata sul mio ventre? Per la sua
mano
poggiata sul mio ventre? Evidentemente sì.
-Beh una soluzione a questa
cosa bisognerà trovarla.- Disse fra i denti, stringendo di più
la sua presa. -Non ho nessuna intenzione di dividere un mio
giocattolino con Teo, che se ne trovi un altro.-
Una coltellata dritta al
cuore probabilmente mi avrebbe fatto meno male.
Credo
sia meglio prenderci una pausa, Alice.
Le
parole che mi aveva detto Matteo il mio ex, le parole per cui avevo
pianto per settimane, le parole con cui mi aveva “scaricata”,
al confronto sbiadivano. Al confronto, non erano niente.
Un
giocattolino.
Un
giocattolino con cui giocare, con cui divertirsi, da buttare quando
si rompe, quando ci si stufa di usarlo.
Sapevo di essere solo quello
per lui, lo sapevo. Eppure da stupida lo avevo sempre ignorato, avevo
sempre soppresso quella vocina fastidiosa dentro di me che mi faceva
stare male.
Perché lui con me era
sempre stato...dolce e passionale, non mi aveva mai fatto sentire un
giocattolino mentre facevamo l'amore. Mi aveva illusa. Ed io mi ero
lasciata illudere.
-Non...- Mollò la
presa sui miei fianchi e si ravviò i capelli, -Non volevo dire
questo.-
-Ma l'hai detto.- La mia
voce uscì spezzata, tremolante come una fiammella su cui
soffiava il vento. -Mi sembra inutile girarci attorno; è
evidente che è questo che pensi di me.-
Sospirò,
scuotendo la testa, ma io non lo vidi. Sentivo
e basta. Sentivo qualcosa dentro di me andare in frantumi, sentivo
fitte dolorose sempre più accentuate al petto, sentivo i
singhiozzi che iniziavano ad uscire dalla mia bocca...e sentivo il
mio respiro affannato.
-Hai detto che finché
ci sarà questo patto non potrò vedere Teo.- Riuscii a
dire, nel mio ultimo tentativo di trattenere le lacrime, -Bene. Non
mi sembra ci sia più nulla di cui discutere, visto che questo
patto finisce qui per me.-
Il naso mi si arricciò,
il labbro tremò e gli occhi si inumidirono. Non sarei riuscita
a trattenermi dallo scoppiare a piangere ancora per molto.
Quella mia frase sembrò
colpire anche lui, ma ero troppo sconvolta per notare il lampo di
sofferenza che oltrepassò i suoi occhi per meno di un nano
secondo.
-Le regole erano queste.-
Ricominciai a parlare a fatica, -Se uno dei due vuole porre fine al
patto può. E...-
-Me
lo ricordo.- Mi interruppe secco, tagliente, con un tono di voce così
freddo da sembrare quasi inumano. Fece una pausa, prima di schioccare
la lingua, indifferente.
-Bene, se è questo che vuoi...- Senza staccare i suoi occhi
dai miei, si avvicinò, -Tu mi vuoi ancora Alice.- Sorrise, ma
era un sorriso diverso dai soliti, spento,
-E non riuscirai a resistere per molto senza di me.- Inclinò
di poco la testa, continuando a sorridere apparentemente sicuro di
sé, -Ma quando te ne accorgerai, io avrò già
trovato di meglio con cui...intrattenermi.- Mi sembrò di
vedere le sue labbra esitare leggermente nel momento in cui il
sorriso si accentuò, ma probabilmente era stata solo una mia
impressione.
-Meglio
per te, allora.- Fu l'ultimo mio commento incerto, prima di scappare
decisamente da quell'incubo e di incominciare a salire le scale di
corsa.
Lui
mi lasciò andare, mi lasciò passare al suo fianco senza
fare niente. Niente.
Ulteriore conferma del fatto che per lui io valessi meno di zero.
Ti
odio, Lorenzo Latini. Eppure non riesco a trattenere le lacrime, non
riesco a fare a meno di stare male...per te.
Perché? Che cosa era
cambiato? Perché pensare a lui mi faceva soffrire così
tanto?
La risposta era semplice,
così semplice che mi ritrovai ad odiarla e ad odiare me stessa
per non essermene accorta prima...
Piansi, piansi a dirotto,
singhiozzando forte nel momento in cui mi richiusi la porta di casa
mia alle spalle.
Era
come se qualcosa mi stesse mangiando
lo
stomaco, per quello mi rannicchiai su me stessa, a terra, per cercare
di colmare quel vuoto. Ma le mie braccia non potevano fare niente,
erano troppo piccole, troppo deboli, non erano le sue,
non erano in grado di darmi il conforto che cercavo.
-T-Ti o..di..o- Singhiozzai
ad alta voce, non riuscendo a fermare le lacrime.
Nascosi il viso fra le
ginocchia, vergognandomi di me stessa, di quello che avevo fatto, di
avergli permesso di farmi quello, di essermi ridotta in quello stato
pietoso per lui, per uno stronzo.
IO
ridotta così da LUI.
Ero il cliché dei
cliché. Sognavo il principe azzurro che mi amasse, che mi
trattasse come una principessa, che mi facesse sentire unica, che mi
riempisse di attenzioni...
E
mi ero innamorata
di uno stronzo a cui non importava niente di me, che mi trattava come
un oggetto, come una delle tante, che non mi degnava di attenzioni,
che mi cercava solo per il sesso trattandomi alla stregua di una
puttana.
Mi
ero innamorata. Di lui. I sintomi
c'erano
tutti. Ero stata cieca, completamente cieca.
Le mie lacrime aumentarono
in modo disperato. Non riuscivo quasi a vedere niente, vedevo tutto
sfocato.
Mi ero innamorata di lui, mi
ero scavata la fossa da sola andandoci a letto, permettendogli di
toccarmi, di sorridermi, di fare l'amore con me, di entrare nel mio
cuore.
Con ogni singola parola,
ogni singolo gesto, era riuscito ad entrarmi dentro.
Ed ora non riuscivo più
a fare a meno di lui, della sua voce, delle sue mani, delle sue
labbra...
Perché? Che cosa
avevo fatto di male? Perché proprio di lui? Perché non
di un ragazzo come Teo?
Le mie mani si chiusero con
forza sui miei ginocchi, graffiando la carne e facendo fuoriuscire
piccoli rivoli di sangue.
Ti
odio. Dovrei odiarti, ma non ci riesco.
Fui
contenta di essermi trattenuta davanti a lui, sarei morta di vergogna
se mi avesse visto piangere in quel modo. Sarebbe stato solo un
allietante
spettacolino
per lui.
Piansi per un bel po',
seduta lì, nell'ingresso di casa mia. Quando esaurii ogni
lacrima, rimasero solo singhiozzi silenziosi e guance bagnate.
Con mani tremanti, tirai
fuori dalla mia tasca il cellulare e chiamai la prima persona che mi
venne in mente, l'unica delle mie amiche che lo conosceva.
-Mel?- Piagnucolai con voce
flebile, -Lo odio...- E detto quello mi uscì un altro
singhiozzo, che l'allarmò.
-Ali? Che succede?!-
-Mel io lo odio e...lo
amo...Amo quello stronzo.- Stavo delirando e di sicuro il giorno dopo
mi sarei vergognata di guardare in faccia persino lei per quella
sceneggiata.
-Lo so tesoro, adesso
calmati.- Mi disse con voce dolce, -Fai un bel respiro e raccontami
cos'è successo.-
Le raccontai tutto, mi
sfogai come un fiume in piena, sentendomi una stupida quando finii.
-Ok, mi preparo con tuutto
l'occorrente, qui ci vuole una bella castrazione per quello stronzo.-
Dichiarò infine, facendomi ridere fra le lacrime che avevano
ripreso a scendere.
-Non ho il bisturi, dici che
le forbici andranno bene lo stesso? Casomai dico a mia mamma di non
usarle più in cucina...- Scossi la testa non riuscendo a
trattenere un altro risolino.
-No, davvero, io non riesco
a credere che possa essere stato così stronzo da dire una cosa
del genere! Tranquilla che domani lo ammazzo io.-
-No, Mel, lascia stare
davvero.- Mi lamentai debolmente. -Sto bene. Starò bene. Non
dargli tutta quell'importanza, non se la merita. Ce la posso fare,
non è la prima volta che sto male per un ragazzo.- Tirai su
col naso, facendo poi un respiro profondo per calmarmi.
-Ma merita di essere preso a
calci!-
Annuii involontariamente,
-Era stato messo in chiaro fin da subito che si trattasse solo
di...sesso. Lui è stato stronzo, sì, ma sono stata io
l'ingenua, l'illusa, sono io quella che si è innamorata...-
Mi
alzai, barcollando un po', -Non voglio più niente
da lui, Mel. Nemmeno delle scuse. Non voglio più vederlo, ora
come ora devo solo dimenticarlo.-
-Tesoro...- Stava per dire
qualcosa ma si bloccò. Qualcosa di ovvio, di sicuro.
-Lo so. Lo vedrò
comunque tutti i giorni a scuola e sarà dura. Ma ce la farò.-
Ce
la devo fare.
-Non mi comporterò da
codarda; non lo eviterò, non scapperò. Non avrà
questa soddisfazione.- Aggiunsi, più decisa e con voce meno
tremolante.
-Ti voglio bene Ali. Sei una
persona meravigliosa, hai una forza che ammiro tantissimo.-
Le sue parole mi fecero
sorridere intenerita.
-Se hai bisogno di qualsiasi
cosa, sappi che io ci sono.-
Annuii nuovamente. -Grazie
Mel, ti voglio bene anche io.-
Riattaccai, lasciandomi poi
cadere pesantemente sul letto.
Corsi poi in bagno per
sciacquarmi la faccia, evitando accuratamente di guardarmi allo
specchio; avrei solo visto sofferenza e non mi avrebbe aiutata.
Chiamai le mie amiche, una
ad una per spiegare l'accaduto ed ognuna di loro, a modo suo, riuscì
a farmi ridere e a farmi dimenticare per quei minuti -anzi, ore- al
telefono ciò che era accaduto.
Angelica propose la
castrazione chimica, Ilaria quella “fisica”, perché
sosteneva che non ne avrebbe avuto più bisogno senza di me e
Daniela...Dany propose di scuoiarlo e di farci una pelliccia con la
sua pelle. Molto macabro.
-Con gli animali lo fanno,
poverini.- Si giustificò, -Quindi perché non farlo ad
uno stronzo del genere?-
Ma la vera sorpresa fu
trovarsele tutte quante davanti alla mia porta qualche ora dopo.
Mia madre riuscì a
sistemarle a fatica dopo che le invitai a dormire da me.
La
loro presenza fu essenziale però per me; il giorno dopo mi
aspettava la prova più difficile di tutte: avrei dovuto
affrontarlo a scuola. E avevo bisogno di tutto l'appoggio possibile.
*Note
dell'autrice*
Ho
fatto un po' di casino con questo capitolo; è stato tagliato,
inizialmente doveva essere più lungo. Lo spoiler che ho messo
su fb riguardo la presunta litigata fra Lore e Teo sarà nel
prossimo capitolo, vi chiedo scusa per la confusione.
Beh...devo
dire che mi delude sempre di più quello che scrivo, anche
questo capitolo non mi piace, avrei voluto descrivere in modo diverso
i sentimenti di Alice...ma non starò qui ad annoiarvi con le
mie noiose e abituali paranoie :P
Cosa
ne pensate di questo capitolo? Il prossimo si collegherà al
prologo, qui c'è il famoso termine “Giocattolino”
che lui utilizza per sbaglio, poi, sempre troppo tardi, se ne pente.
Ma il danno è fatto e per Alice quella è una prova
sufficiente a farle capire che sta sbagliando ad andare avanti con
quel patto, a farle capire i suoi sentimenti...
Spero
che la cosa sia sembrata realistica e che vi abbia fatto comprendere
il suo punto di vista. Magari la sua sofferenza può sembrare
esagerata, ma nel prossimo capitolo si tirerà già un
po' su.
Per
quanto riguarda Lore, presto ci sarà un altro suo punto di
vista. È stato solo l'orgoglio a farlo parlare dopo che lei ha
voluto chiudere il patto, immagino si sia capito più o meno.
L'essere stato respinto lo ha ferito, ma lui ha cercato di non darlo
a vedere... Non è stato ferito solo nell'orgoglio
però...Capirete meglio poi con il suo pov ;)
Vi
ringrazio infinitamente per tutte le recensioni qui, per tutti i
commenti su FB e sul forum e per le letture! Non so davvero cosa
dire, sono tantissime ad ogni capitolo ed i preferiti aumentano a
dismisura! Non pensavo che una storia del genere, dalla trama
decisamente scontata, trita e ritrita potesse avere così
successo! GRAZIE di cuore per la fiducia =)
Un
abbraccio, la vostra Bec.
PS:
Mi manca da rispondere per e-mail alle recensioni di alcune ragazze
al cap 13. Non me ne sono dimenticata, le riceverete in questi
giorni, scusate per il ritardo...
Ci
tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebook
che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie
storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me
farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare
l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
-Il
mio profilo Twitter
che non ho la minima idea di come funzioni perché non
l’ho mai usato, ma imparerò…forse xD
-
ilFORUMche
alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie
>.<
Iscriversi
a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero
piacere chiacchierare un po’ con voi lì!
Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo,
per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)
*Spoiler
sul prossimo capitolo*
È
ancora in fase di stesura, appena avrò qualche spoiler
concreto da scrivere lo posterò su FB ;) Anticipo solo che ci
sarà un piccolo incidente durante l'ora di educazione fisica,
tanto per cambiare :P
*Risposte
alle recensioni*
_deny_:
Ciao
carissima! Sì, lo so, sono pesante con le mie
paranoie...Grazie per l'incoraggiamento, proverò a credere in
po' più in quello che scrivo, anche se sarà difficile
:P
Matteo
è dolcissimo e Lore uno stronzo, già, come non
concordare? XD Specie dopo questo capitolo!
Alice
alla fine si è sentita ferita dal comportamento di Lore ed è
un po' come se avesse scelto l'amicizia di Teo, cosa che a Lore
ovviamente non ha fatto piacere e si vedrà nel prossimo cap ;)
Per
quanto riguarda l'e-mail sono in ritardissimo con le risposte, mi
dispiace >.<
Ti
assicuro che arriverà il prima possibile, promesso!
Grazie
mille Deny per la recensione, come sempre sei un vero tesoro a
recensirmi e ad incoraggiarmi con le tue parole! =)
Un
bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec
_Claire_:
Ciao
cara! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole; non credo di aver
scritto così bene lo scorso capitolo, ma mi ha fatto
piacerissimo leggere la tua recensione! :D
Sono
contenta che Teo piaccia, nonostante sia abbastanza d'ostacolo al
momento...e lo sarà anche più avanti purtroppo...però,
diciamocelo, fa bene anche a Lore soffrire un po', eh! Mica sempre
Ali, poveretta xD
Fra
loro due difficile dire chi è il più confuso, forse
Lore al momento, visto che Ali ha finalmente intuito che non è
solo sesso quello che li lega.
Di
Pov di Lore ne metterò altri di sicuro, ma credo che così
facendo non farò che aumentare l'odio nei suoi confronti! Più
avanti si riscatterà però, si farà perdonare ;)
Teo
servirà, ma purtroppo nemmeno con il suo intervento Lore si
renderà conto dei suoi sentimenti, è un caso disperato!
È proprio lento a capire e troppo, troppo orgoglioso!
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la
recensione! Bec
_Kairi90_:
Ciao!
Sono contenta di sapere che la storia ti stia piacendo!
Lui
è stronzo, sì, ma si farà perdonare più
avanti, vedrai ;)
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Un
bacione, grazie per la recensione! Bec
vampistrella:
Ciao
cara! Eh sì, Lore peggiora di capitolo in capitolo...Ali è
decisamente sfortunata!
Mi
fa piacere che Teo sia apprezzato ;) è un bravo ragazzo tutto
sommato, anche se, come dicevo sul forum, all'inizio si è
avvicinato ad Ali solo per un motivo che si scoprirà più
avanti...
Per
quanto riguarda i pov di Lore, pensavo di fare una raccolta di suoi
pov dei pezzi più “richiesti”. Magari metterò
un sondaggio, dove si deciderà quali pezzi della storia dovrò
scrivere dalla parte di lui. Fosse per me li scriverei tutti, ma
sarebbero troppi :P
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! IL litigio finalmente è
arrivato e da adesso in poi sarà dura per entrambi u.u
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione ;) Bec
Penny
Black:
Ciao! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! :D
Eh
sì, in effetti tra Alice e Lorenzo è una bella lotta!
Difficile dire chi è il più
idiota/confuso/schizofrenico! Forse Lore, ma Ali gli sta dietro alla
grande ;)
Mi
fa piacere che il pov di Lore ti sia piaciuto! Ce ne sarà un
altro nel prossimo capitolo, spero risulti altrettanto credibile! :)
Glenda
è una grande anche per me! Ogni volta le sue battute mi
vengono fuori al momento mentre parlo di lei xD
Sei
stata una delle poche a notare l'osservazione sul padre; ne riparlerò
in futuro, sì =)
Glenda
adora Alice e ha già capito che tra i due c'è alchimia.
Non
le sono mai piaciute le ragazze che il fratello ha frequentato, per
questo con Alice ce lo vedrebbe bene, spera anche che lei possa
aiutarlo a migliorare caratterialmente xD Poi, certo, a lei farebbe
anche piacere che il fratello la smettesse di farsi i fatti suoi e di
criticare il suo ragazzo! Tutto questo verrà spiegato da lei
stessa comunque =)
Tra
Teo e Lore non c'è molta simpatia e, oltre ad Alice, c'è
un piccolo perché di fondo.
Lore
per il momento è più “possessivo” che
geloso, non sopporta che qualcuno possa stare con lei ed il termine
giocattolino, purtroppo, lo ha incastrato, allontanando
definitivamente Alice.
Teo
non soffrirà, come hai detto tu, sta simpatico anche a me,
quindi ci andrò piano con lui :P
Guarda
io ed Alice in fatto di calcio ci assomigliamo molto, nemmeno io ci
capisco niente! Ho dovuto chiedere a mio fratello conferma del fatto
che afferrare il giocatore per la maglia fosse fallo xD
La
litigata al momento c'è stata e per il momento è stata
decisiva...poi ci saranno il ritorno dell'ex e la serata in disco a
complicare ulteriormente le cose.
Ti
ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec
Sognatrice85:
Ciao!!!
Eh sì, ormai il povero autocontrollo di Alice è andato,
partito, decollato ù___ù Certo con un soggetto del
genere...
Lui
è furbo sì, ma non più di tanto, qui non ha
saputo gestire la situazione, è stato preso in contropiede e
ha nascosto il tutto con la solita faccia arrogante u.u
In
discoteca Ali ci andrà e anche all'appuntamento con Teo...quel
che sarà, sarà! ;)
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie
mille per le recensioni, mi fa sempre piacerissimo leggerle! :D
Bec
Sophie_always:
Ciao!
Non ti preoccupare se non sei riuscita a commentare gli scorsi
capitoli, mi rende comunque felicissima sapere che ti sono
piaciuti!*_*
Ti
ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, specialmente per
quelli sulla scrittura, grazie! :D
Mi
fa piacere che la trama ti prenda così tanto! Spero di non
cadere mai nel banale e di riuscire comunque ad appassionarti anche
con i prossimi capitoli!
Un
bacione grande! Grazie infinite per la recensione! :) Bec
lampra:
Ciao!
Eh sì, “vagamente” si era capito che fossi
arrabbiata xD Se Teo non ti è simpatico, dubito che la tua
opinione di lui sia migliorata in questo capitolo! :P
Nel
bagno alla fine non si sono lasciati andare purtroppo...alla fine Ali
è rinsavita xD
Non
sai quanto mi ha fatto piacere leggere che per te i pensieri di Lore
sono “realistici”. Per me è difficilissimo
scrivere i pensieri di un ragazzo, quindi il tuo commento mi ha resa
davvero felicissima, grazie!
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie
mille per la recensione! Bec
francy_ReMatto:
Ciao!
No se mi dici così poi si fai sentire in colpa xD Spero che
questo non abbia attentato alla tua vita come lo scorso, non c'è
nessuna scena troppo...hot diciamo xD
Lore
in questo capitolo è stato moolto geloso e nei prossimi se
possibile lo sarà ancora di più ;)
Ali
ha finalmente aperto gli occhi, ma per lui ci vorrà ancora un
po' di tempo, è un caso disperato!
Un
bacione grande! Al prossimo capitolo e grazie mille per la
recensione! Bec
_Maddy_:
Ciao!
Sono felicissima che lo scorso cap ti sia piaciuto, così come
mi ha fatto piacere che anche il pov di Lore sia stato apprezzato!
Hai proprio ragione, dovrebbe abbassare un po' le difese ogni tanto
u.u Anche in questo capitolo, nonostante ci sia rimasto male per la
“rottura” del patto, ha preferito fare lo spavaldo
piuttosto che mostrare le sue vere emozioni...è un maschio,
che ci vuoi fare, è idiota :P
In
questo capitolo c'è stato IL litigio, avvenuto purtroppo anche
per colpa di Teo, anche se la cosa era comunque prevedibile...
Spero
che ti sia piaciuto! Un bacione grande e grazie mille per la
recensione! Bec
sam05:
Ciao
Nicole! Innanzitutto ti ringrazio per aver letto tutta Kidnapped,
spero davvero che ti sia piaciuta! :D
In
secondo luogo, mi ha fatto piacerissimo sapere che la mia storia ti
abbia preso così tanto da leggerla tutta in tre ore!*_*
Ti
assicuro che “bella” mi va benissimo come aggettivo, è
un complimento grandissimo per me, grazie!
Non
so davvero come ringraziarti per tutte le tue meravigliose parole
riguardo il mio modo di scrivere; quando si tratta di scrivere
cavolate sono brava e scrivo a raffica, quando si tratta di
ringraziare divento pessima! Sono davvero lusingatissima dalle tue
parole, GRAZIE infinite =) Spero continuando a scrivere di non
deluderti e di riuscire a farti mantenere questa opinione positiva
che hai di me :P
Per
quanto riguarda i personaggi; sono contenta che tu sia riuscita ad
immedesimarti in Ali ;) Riguardo Lore...beh ovviamente sono
contentissima che ti piaccia xD
Spero
che anche in questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante il suo modo
odioso di comportarsi!
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec
Eky_87:
Ciao
cara! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, sono contenta che lo
scorso capitolo ti sia piaciuto! Soprattutto son contenta di sapere
che il pov di Lore sia stato apprezzato! ;) Nel prossimo capitolo ne
metterò un altro!
Hai
proprio ragione; Ali e Lore sono due contraddizioni vivente, ma
perlomeno Ali è riuscita ad aprire gli occhi in questo
capitolo ;) Lore invece brancola ancora nel buio!
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ;) Un bacione grande!
Grazie infinite per la recensione! Bec
aurelia94:
Ciao!
Sono contenta che ti sia piaciuto così tanto lo scorso
capitolo! :D
Questa
volta non mi si è rotto nessun pc, quindi è probabile
che il risultato non sia così soddisfacente >.< Spero
comunque che ti sia piaciuto! ;)
Un
bacione! Grazie infinite per la recensione! Bec
4lb1c0cc4:
Ciao! Ti ringrazio per la comprensione; sono sempre in ritardo ad
aggiornare ultimamente :P
Sono
contentissima che il pov di Lore ti sia piaciuto! Scriverlo è
stato difficile, entrare nella mente maschile non è mai
semplice per me!
Ali
i suoi sentimenti li ha intuiti, ma Lore brancola ancora nel buio...è
un maschio, che ci vuoi fare, è lento a capire! xD
Teo
sa che Alice è attratta da Lore, però questo non è
un buon motivo per rinunciare a provarci con Alice per lui. Diciamo
che ci gioca parecchio su con la storia dell' ”amicizia”.
Lore
prima o poi capirà...ma patirà anche un bel po', com'è
giusto che sia dopo tutto quello che ha fatto passare ad Alice ;)
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec
robertaro:
Ciao!
Hai proprio ragione purtroppo, i ragazzi sembrano quasi vergognarsi
di ammettere di provare qualcosa per una ragazza. Quasi questo li
facesse apparire “deboli”.
Prima
o poi Lore ci arriverà comunque, garantisco io ;) Ti autorizzo
a prenderlo a sprangate se non ci arriva! xD
Ali
finalmente lo ha capito e ci sta male...rendersi conto di essere
innamorata di un cretino del genere non è stato facile per
lei...
Sono
contenta che questa storia ti stia appassionando così tanto
comunque :) Davvero hai avuto una storia simile?*___* Che bello, sono
felice per te, mi fa piacere che alla fine sia andato tutto bene!
Anche in questa storia le cose si sistemeranno; forse l'ho già
detto ma sono una grande sostenitrice del lieto fine, i finali tristi
mi angosciano...
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto comunque! Un bacione!
Grazie infinite per la recensione! Bec
Punk936:
Ciao
Gio! Come sempre sei gentilissima a rassicurarmi; sono decisamente
paranoica lo so :P
Per
quanto riguarda Teo; hai proprio ragione, è un tesoro! Io lo
adoro, non ci posso fare niente, lo spupazzerei in stile nonna con
nipote dalla mattina alla sera!
Ovviamente
spupazzerei anche Lore, ma in modo “leggermente” diverso!
xD
Eh
sì, anche lui se ne fa di paranoie, quasi peggio di lei che è
una ragazza! Nel prossimo dovrei metterne un altro di suo pov, spero
di riuscire bene a rendere quello che la sua mente bacata da ragazzo
pensa! xD
Come
ti è sembrato il litigio di questo capitolo? Spero ti sia
piaciuto! Purtroppo come hai detto tu questa situazione era
insostenibile...
Per
quanto riguarda il calcio...io ho dovuto chiedere conferma a mio
fratello che quello fosse fallo, io di calcio non me ne intendo per
niente xD
Glenda
è un mito sì! L'idea del progetto L'Oréal mi è
venuta al momento, durante la pubblicità dei cosmetici! Ho
notato subito la coincidenza e l'ho sfruttata :P
Il
rapporto che Lore ha con suo padre non è dei migliori,
approfondirò la cosa un po' più avanti ;)
Un
bacione carissima! Ti ringrazio infinitamente per la recensione e per
i complimenti! Bec
kamyhoppus:
Ciao Kamy! Hai proprio ragione,
Lore ha bisogno di una bella svegliata! La sua mente è
“leggermente” bacata xD
Ahahahah
Latini che entra in classe quasi fischiettando ha fatto sorridere
anche me! Il suo atteggiamento -provo ad immedesimarmi nella sua
mente- voleva essere indifferente, quasi a voler dimostrare di non
essere rimasto per nulla turbato da quella specie di “rifiuto”
;P
Teo
è un tesoro sì, fosse per me lo spupazzerei in stile
nonna con nipote dalla mattina alla sera! xD Ovviamente spupazzerei
anche Lore, ma in modo diverso ;)
Eh
sì, è proprio vero, sono come l'angioletto ed il
diavoletto, gli opposti!
Sarà
Lore a “vendicarsi” di Teo, sì e nel prossimo si
vedrà come ;) Avrebbe dovuto essere in questo, ma il capitolo
sarebbe stato troppo lungo >.<
La
tua risposta per e-mail non mi è arrivata...dev'essere per
colpa della mia mail hotmail che fa schifo -.- Ogni volta mi si
blocca!
Grazie
per tutte le tue parole, sei sempre gentilissima! Un bacione grande,
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Bec
Sabry87:
Ciao carissima! Sono
contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo!
Teo
è molto dolce sì, a me fa tantissima tenerezza! Certo,
preferisco Lore, anche se è un bel po' stronzo :P
Un
bacione grande! Spero che anche questo capitolo sia stato apprezzato!
Bec
Pastyccina:
Ciao carissima, bentornata! :D
Il progetto L'Oreal è un po' una scemenza, però mi
sembrava fatto apposta per loro! :P
Se
devo essere sincera anche io ho dovuto osservare il cartellone
pubblicitario della marca per almeno dieci minuti buoni prima di
notare una certa somiglianza con i nomi Lorenzo/Alice xD
Mi
fa piacere che il pov di Lore ti sia piaciuto! Immedesimarsi nella
sua mente bacata da maschio è sempre difficile per me!
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec
rodney:
Ciao Simona! Hai detto di non
essere molto brava con le recensioni, invece non sono assolutamente
d'accordo! Ti assicuro che io sono molto peggio, quando recensisco
ripeto sempre le stesse cose, così come quando devo
ringraziare, mi imbarazzo e divento monotona, un po' come adesso :P
Ti
ringrazio tantissimo per le tue parole, sono contentissima che questa
storia ti stia prendendo così tanto! :D
Lorenzo
è uno stronzo sì, ma confesso di adorarlo anche io!
Davanti ad un ragazzo del genere dubito resisterei! xD
Alice
da una parte è fortunata, dall'altra sfortunata perché
si è innamorata decisamente della persona sbagliata, non di
certo del principe azzurro che sognava!
Matteo
io me lo spupazzerei dalla mattina alla sera in stile nonna con
nipote! Lore invece lo spupazzerei in modo “leggermente”
diverso invece xD
La
lite fra i due ci sarà nel prossimo capitolo; avrei dovuto
inserirla in questo, ma sarebbe venuto troppo lungo il capitolo!
Alla
festa Alice ci andrà, ma devo ancora decidere bene che cosa
succederà, chissà ;)
Grazie
mille ancora per le tue parole e per la recensione! Un bacione
grande! Bec
PS:
Grazie a te per avermi aggiunta, mi fa piacere averti fra gli amici!
;)
sbrodolina:
Ciao Manu! Sono contenta che le
mie storie ti siano mancate così tanto anche in vacanza*_*
Poveri
i tuoi genitori! Spero non abbiano iniziato ad odiarmi xD
Teo
è dolcissimo, hai proprio ragione, io lo adoro! Fosse per me
io me lo spupazzerei dalla mattina alla sera come una nonna con il
nipote! Lore invece lo spupazzerei in modo diverso, ma sorvoliamo va!
xD
Purtroppo
anche nella mia scuola i ragazzi sono pochi e non sono simili né
a Lore, né a Matteo...sono più i classici ragazzi che
passano tutto il giorno sui libri, dicasi “secchioni” :P
Babbo
Natale arriverà presto, lo chiamo di nuovo per ricordargli di
portarsi dietro tutti quanti! :D
Alice
è stata molto grintosa a respingerlo, anche io ammetto che
molto probabilmente non ci sarei riuscita xD
L'ultimo
capitolo di Kidnapped alla fine sono riuscita a postarlo e mi vengono
ancora i lacrimoni ripensando alla tua Meravigliosa recensione!
Appena ho un attimo di tempo libero ti rispondo a dovere, anche se la
mia risposta impallidirà in confronto alla tua recensione, già
lo so!
Un
bacione carissima! Grazie infinite per la recensione e per le tue
parole che riescono sempre a farmi sorridere davanti al pc :)
Bec
LaIKa_XD:
Ciao! Mi fa molto piacere che lo scorso cap ti sia piaciuto! :D
Ali
era confusa sì, da questo capitolo in poi ha fatto un po' di
chiarezza dentro di sé ;)
Lore
è schizofrenico di brutto, cambia atteggiamento da un momento
all'altro! Poverino, anche lui è confuso! :P
Sono
contenta che il pezzo del diario di Glenda ti sia piaciuto! L'ho
inserito per far vedere l'atteggiamento di Lore dopo quella loro
prima volta :)
Un
bacio grande! Grazie infinite per la recensione! Bec
freyja:
Ciao carissima! Rispondere alle
recensioni per me è sempre un piacere immenso; voi siete
sempre troppo carine con me e vi meritate più di una risposta!
Ringraziarvi e basta mi sembra anche troppo poco!
Come
sempre ci avevi visto benissimo; lo scorso capitolo era un po' da
tramite per questo, per la “rottura”. Teo ha provocato
parecchio e provocherà ancora in futuro, per la “gioia”
di Lore :P
Lore
soffrirà parecchio, questo lo posso garantire ;) Quel che è
giusto è giusto, ci vuole un bel po' di sofferenza anche per
lui!
Un
bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec
piccolinainnamora:
Ciao carissima! Sono io che
devo ringraziare te; sei sempre un tesoro a recensirmi, risponderti
era il minimo che potessi fare :)
Non
ti preoccupare assolutamente per nessun ritardo, il mare d'estate è
moolto più importante! Io non vedo l'ora di andarci! :D
Lore
è uno stronzo sì, però non sa dei sentimenti di
Alice, è sciocco perché non se ne accorge...e
soprattutto perché non si accorge dei suoi di sentimenti,
continua a pensare che lei sia solo sesso...u.u Maschi! Chi li
capisce è bravo, povere noi ;P
Teo
è molto affettuoso con Alice; si sta affezionando a lei ed è
nel suo carattere essere così espansivo con una ragazza che
gli interessa...
Lore
soffrirà tranquilla, vedrai nei prossimi capitoli ;)
Un
bacione grande! Grazie infinite per la recensione! Bec
GePo:
Ciao! Glenda sarà più
che felice del tuo standing ovation, ma ammetto che la sua creatrice
lo è molto di più! xD La storia del progetto L'Oreal mi
è venuta casualmente guardando la pubblicità della
marca; solo dopo un po' mi sono accorta della coincidenza con i nomi!
Hai
proprio ragione; i due sono decisamente mooolto altalenanti! Se non
altro adesso Alice ha capito i suoi sentimenti, cosa da cui Lore è
ancora molto lontano! Si sa che i maschi ci mettono un bel po' ad
arrivarci! :P
Lore
è
uno stronzo sì, impossibile definirlo in un altro modo! ;D I
suoi pensieri hanno fatto indignare persino me mentre scrivevo
guarda! Ho cercato di immedesimarmi il più possibile nei
pensieri di un ragazzo ed è stato abbastanza difficile...non
so se un ragazzo possa mai pensare quello che ho scritto io >.<
Alice
ha avuto una grande forza di volontà a respingerlo nel bagno!
Onestamente io non so se l'avrei fatto! xD
Sono
contenta di non averti disturbato con la mia e-mail...ci tenevo a
ringraziarti personalmente! :)
Un
bacione grande! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Bec
heroheroine:
Ciao Cris! Innanzitutto ti
ringrazio tantissimo per esserti presa il disturbo di leggere il
capitolo in anteprima e per avermi rassicurata. Sei stata davvero
gentilissima, grazie! :)
Riguardo
lo scorso capitolo...Beh, Lore purtroppo è regredito, a volte
è dolce a volte no....credo che in questo capitolo abbia
superato il suo livello standard di stronzaggine xD
Teo
lo irrita parecchio e lo irriterà molto anche più
avanti ;) Quindi il nostro Lore si ritroverà ad essere sempre
più geloso, senza nemmeno rendersi bene conto del
perché...eeeh i maschi! Sono così idioti a volte! :P
Della
festa se ne parlerà nei prossimi capitoli, ma devo ancora bene
decidere che cosa succederà =)
Un
bacione grande! Grazie mille per la recensione! Bec
Ringrazio
infinitamente le192persone
che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma siete già
tantissimi!!Grazie**), le 222
che
l’hanno inserita fra le seguite e le 30che
l’hanno inserita fra quella di ricordare, grazie
davvero per la fiducia! =D
Ringrazio
infine le 95
meravigliose
persone che mi hanno aggiunto come autrice preferita, grazie
mille siete carinissime^^
-Insisto.- Il cipiglio serio
e corrucciato di Ilaria, mi fece intuire fin da subito che protestare
non sarebbe servito a niente.
-Ila...- Provarci non
costava niente però, -Sto bene e non sono una bambina.- Mi
accigliai, trattenendo a stento uno sbadiglio; quella notte non avevo
praticamente chiuso occhio.
Tra
Angelica che scalciava, Ilaria che parlava nel sonno e Daniela che
addirittura canticchiava,
inneggiando alla morte di chi torturava gli animali, c'era da
sbattere la testa al muro.
Ci
eravamo addormentate tutte alle tre, dopo essere andate avanti a
parlare di tutto, tranne che di quello.
Lo avevo apprezzato davvero molto.
-Non si tratta di essere
bambini Ali. È il minimo che possiamo fare dopo quello che ti
abbiamo consigliato.- Intervenne Angie, mordendosi il labbro
dispiaciuta ed abbassando lo sguardo.
-Vi ho già detto che
non è colpa vostra.- Ripetei stancamente, cercando di spostare
Ilaria dalla porta d'ingresso per uscire.
-Sì invece, siamo
state delle amiche pessime. Piantala di agitarti, ti accompagneremo a
scuola che tu lo voglia a no!- Protestò lei, continuando a
sbarrarmi la strada.
Implorai Dany con lo sguardo
di aiutarmi, ma lei sembrava più propensa a schierarsi dalla
loro parte: -Avanti Ali...accompagneremo te e poi ce ne torneremo
nelle nostre scuole, a mia madre non dispiacerà giustificarmi
questo ritardo se le racconterò che era importante...- Spiegò
in tono dolce.
Sbuffai, alzando le mani al
cielo esasperata: -Bene! Come volete, andiamo!-
Pregai mentalmente di non
incontrarlo in autobus. Non tanto per il mio desiderio lampante di
non vederlo, quanto più per la paura che Ilaria, Angelica e
persino Daniela potessero dare il via ad una strage. Angelica con le
forcine per i capelli, Ilaria con le borchie della sua cintura e
Daniela con le spille animaliste che aveva sullo zaino...erano tutte
armi pericolose volendo ben vedere...
Fortunatamente non lo
incontrammo, non in autobus almeno...
Mi bloccai di colpo,
afferrando involontariamente il braccio di Angelica nel momento in
cui lo vidi in lontananza, dall'altra parte della strada. Pessima
mossa.
-È lui?- Intuì
subito Angie.
Ila la spintonò di
lato per vedere meglio. -Quale dei tre? Quello secchione con gli
occhiali? Quello con la faccia da scimmia? O...-
-Sì.- La interruppi
con un profondo respiro. Gabriele Mancini, Andrea Vergata e Lorenzo
Latini.
-Oh.- Fu la risposta che
diede Dany per tutti e tre.
-Non ha la faccia da
scimmia!- Protestò invece Angelica, nuova fondatrice del fan
club dedicato ad Andrea Vergata. Per lei bastava che un ragazzo fosse
anche solo minimamente carino per perdere la testa, ne erano la prova
i cuoricini che aveva al posto degli occhi.
-Una scimmia è più
carina!- S'intromise nuovamente Daniela, indignata.
-Bene, lasciatelo a me.-
Ilaria fece uno scatto felino in avanti, scatto che riuscii a
bloccare in tempo afferrando il suo zaino.
-Ila, lascia stare!- La
implorai. Ilaria non era una che scherzava; alle elementari aveva
picchiato più volte i maschi che la infastidivano.
-Scherzi?! Non ho fatto un
corso di kick boxing per niente!- Ribatté, cercando comunque
di avanzare, mentre Daniela ed Angelica le davano manforte con un:
-Rissa! Rissa!-
-Puoi sempre massacrare di
botte Ste, tanto per cambiare.- Le suggerii. Quando era
nervosa, senza motivo, iniziava a prendere a pugni sul braccio un
nostro amico, Stefano. Lui la lasciava fare, sostenendo che i suoi
pugni fossero come delle carezze.
Sbuffò, roteando gli
occhi. -Ste è passivo, si lascia picchiare, non c'è
gusto! E poi il mio istinto omicida al momento tende particolarmente
verso quello stronzo.-
-Ila...-
Sospirai, cercando di racimolare un po' di pazienza, -Ti prego.-
Potevo difendermi da sola, volevo
difendermi
da sola. Non volevo che lui pensasse che ero andata a piagnucolare a
destra e a manca.
Lei lo intuì e si
fermò. Si scambiò un'occhiata d'intesa con Angelica che
non mi sfuggì.
-Comunque mi spiace
ammetterlo, ma Lorenzo Latini è proprio basso, MIB è
più alto.- Constatò, con una smorfia di sufficienza.
-Oh sì! E poi hai
visto com'è vestito? Mio nonno si vestirebbe meglio!- Concordò
Angie.
-Che faccia da sfigato che
ha poi! Secondo me passa il sabato sera a guardarsi le repliche dei
Power Rangers e ad ascoltarsi le canzoni di Cristina D'Avena!-
Ovviamente non era vero
niente di quello che stavano dicendo; però le loro congetture
riuscirono a farmi ridere di cuore.
-Per non parlare dei
capelli! Ma cos'ha dormito, a testa in giù?- Incalzò di
nuovo Angelica.
-Avrà dormito
attaccato ad un palo come una scimmia insieme all'amico!-
-Beh l'amico se non altro ha
più roba, voglio dire...hai dato un'occhiata in basso?! Ti
prego! Il mio cuginetto di dieci anni è messo meglio!-
E mentre loro continuavano
con quello scambio acceso di opinioni, i ragazzi che passavano le
osservavano neanche fossero state delle matte. Altri invece
sorridevano maliziosi, ma venivano ampiamente ignorati.
Vidi la fronte di Dany
aggrottarsi sempre di più, probabilmente confusa dal loro
atteggiamento.
-E il naso storto?- Suggerì
Ilaria, agitando la mano schifata.
-Ma non ha il naso sto...-
La frase di Daniela fu bloccata da uno sguardo raggelante delle altre
mie due amiche.
-Oh, sì, è
vero!- Disse improvvisamente, illuminandosi nel modo più falso
possibile.
-Ragazze, non ce n'è
bisogno, davvero.- Le interruppi. -Grazie per il supporto, siete dei
tesori. Ma da adesso in poi, spetta a me cavarmela.- Spiegai con un
rinomato spirito.
-Sicura?- Domandò
incerta Ilaria.
-Sicura.- Confermai.
Le salutai tutte quante
affettuosamente, osservandole tornare verso la metropolitana per
poter andare ognuna nella propria scuola.
Quando mi girai, ebbi un
tuffo al cuore notando quel punto preciso vicino al cancello della
scuola vuoto. Erano entrati.
Toccava anche a me farlo.
Feci un respiro profondo, prima di ricominciare a camminare con le
gambe tremanti. Ero più agitata del mio primo giorno di
scuola, più di quando avevo sostenuto l'esame di terza media,
più di quando andavo a scuola senza studiare.
-Ali!- Sentire la voce di
Mel a metà strada, mi sollevò parecchio il morale.
-Mel!- Mi abbracciò
con foga, dondolandosi pian piano con il busto.
Si staccò da me con
lo stesso entusiasmo, tirando fuori qualcosa di non bene identificato
dallo zaino.
-Sono attrezzata.- Mi mostrò
un paio di forbici tutta gongolante.
Boccheggiai per qualche
secondo, prima di essere in grado di formulare una frase di senso
compiuto. -Mel, ma che cavolo...?- O quasi...
-Castrazione in arrivo.-
Ghignò, in perfetto stile serial killer.
Alzai gli occhi al cielo
divertita. -Lascia stare, non ce n'è bisogno! L'ho già
dimenticato!- Ovviamente un criceto con una sciarpa sarebbe stato più
credibile di me.
-Certo...come no.- Disse
infatti, prendendomi a braccetto e trascinandomi su per le scale.
-Puccio, Mel.- La voce di
Andrea Vergata alle mie spalle nel corridoio mi fece sobbalzare,
specie perché sapevo già chi avrei trovato vicino a
lui.
-Ciao
Mel.- La sua
voce,
infatti, arrivò poco dopo, distante e annoiata.
Strinsi le mani a pugno con
forza; non mi aveva nemmeno rivolto la parola.
Ci girammo per salutarli a
nostra volta, ma quei due ci avevano già sorpassato senza
degnarci di ulteriori attenzioni.
-Non salutarmi stronzo!-
Sbraitò Mel, incrociando le braccia al petto imbronciata.
Oddio no. Doveva essere
imbavagliata, meglio ricordarselo.
-Cosa?- Il Cretino si girò,
alzando un sopracciglio in una perfetta espressione confusa.
Il suono della sua voce, i
suoi occhi divertiti, quelle labbra leggermente incurvate...tutto di
lui riusciva a mandarmi in tilt il cuore.
Dovevo smetterla di
pensarci, da quando avevo capito di esserne innamorata i miei
pensieri erano sdolcinati come quelli di una dodicenne alla sua prima
cotta.
Quello stronzo non si
meritava considerazioni del genere, dovevo iniziare a pensarla come
Ilaria e Angelica; basso, sfigato, capelli da scimmia e naso storto.
E poi c'era quell'altro particolare messo a confronto con quello del
cuginetto di Angie, ma preferivo non pensarci.
Pregai
Mel con lo sguardo; non
dire cazzate, non dire cazzate...
-Hai capito bene!- Mi
ignorò, rivolgendosi a lui a dir poco adirata, -Dopo come ti
sei comportato dimenticati proprio di avere un'amica di nome Melanie!
E ti conviene girarmi al largo se ci tieni ai gioiellini di
famiglia!- E detto quello, sforbiciò l'aria con le dita, in
modo decisamente minaccioso.
Lui strabuzzò gli
occhi, dubitando visibilmente della sua sanità mentale.
-Ma che l'è preso?-
Domandò Andrea, facendo un cenno in sua direzione.
-Ah cazzo ne so, avrà
le sue cose.- Fu la risposta intelligente dell'Idiota, preceduta da
una scrollata di spalle.
Bloccai la veemente risposta
di Mel sul nascere, strattonandola dalla parte opposta a quella degli
idioti e fulminandola con lo sguardo.
Si morse il labbro,
abbozzando un sorrisetto dispiaciuto. -Scusa.-
La mia espressione seria
durò per poco. Come facevo ad avercela con lei? La sua unica
colpa era quella di essere stata una buona amica. -Mel...avevi detto
che non ti saresti intromessa.- Sospirai.
-Non lo farò più...-
Piegò le labbra in un'espressione da cucciolo bastonato, -E
dire che mi sono anche trattenuta!-
Mi lasciai scappare una
risatina. -Non oso immaginare cosa avresti fatto altrimenti...-
Sorrise, più
tranquilla dopo aver constatato che non fossi arrabbiata con lei.
-Pronta per una noiosissima lezione di matematica?- Domandò
retoricamente.
La guardai rassegnata, -Oh
sì, sto morendo dalla voglia di risolvere intricati ed
impossibili problemi.-
Entrammo in classe un minuto
prima dell'inizio della lezione, salutando con un mega sorrisone da
leccapiedi la prof.
Mi accomodai al mio posto,
facendo attenzione a non guardare nemmeno per un millesimo di secondo
dall'altra parte della classe. Impresa quasi impossibile, soprattutto
perché sentivo il suo sguardo su ogni centimetro di pelle. Mi
sembrava che ogni mio singolo gesto fosse controllato; la mia mano
che scriveva, che spostava i capelli, che giocava con il tappo della
penna; la mia gamba che si accavallava, che si muoveva ritmicamente
come antistress, che si intrecciava all'altra sotto al banco; il mio
viso, che si alzava ed abbassava per vedere alla lavagna. Sentivo i
suoi occhi su di me come una carezza, anche più in basso, sul
mio seno, fra le mie gambe...e la cosa mi rendeva irrequieta ed
eccitata, sentivo il respiro accelerato ed il cuore fino in gola.
La cosa più
frustrante era girarsi verso di lui e vederlo tutto intento a
prendere appunti. Possibile che fossi così rincretinita da
immaginarmi tutto? O era lui ad essere così bravo da non farsi
vedere? Stava forse cercando di farmi impazzire più di quanto
non lo fossi già?
Buttai la penna sul quaderno
affranta, trattenendo a stento uno sbuffo. Non mi guardava. Non mi
guardava e la cosa mi stava facendo ridicolamente incazzare. Il fatto
che lui mi ignorasse, che preferisse degli stupidi appunti di
matematica a me, mi mandava in bestia. Ero patetica. Desideravo le
attenzioni di uno stronzo che avrei dovuto ignorare. Desideravo le
attenzioni del ragazzo che avevo allontanato volutamente da me. Ero
una patetica mocciosa viziata ed indecisa.
Deciditi
Alice! Che cosa vuoi?!
A saperlo...Non l'avevo
respinto per farmi guardare da lontano da lui, se mi ignorava era
meglio per me, sarebbe stato più facile da dimenticare...
Com'era? Basso, sfigato,
capelli da scimmia e naso storto. Peccato che fosse tutto
l'opposto...
Durante le successive ore
non cambiò nulla; il suo sguardo non si posò su di me
nemmeno per sbaglio. Da parte sua non arrivò neanche
un'occhiata sprezzante o arrabbiata, niente! Si comportava come se
fosse lui quello arrabbiato! Ridicolo! Io dovevo esserlo, non lui!
Quando poi si era avvicinato
ad Alberto Stoppini, un nostro compagno di classe seduto dietro di
me, per un attimo l'idea di alzarmi e di sbraitargli contro mi aveva
accarezzato la mente. Avrei voluto esprimergli tutta la mia
delusione, la mia rabbia ad alta voce, fregandomene degli altri.
Guardami
cazzo, non fingere che io non esista!
Sentirlo così vicino
-a pochi centimetri dietro di me- e non poterlo toccare, baciare,
abbracciare, mi faceva star male.
Riuscivo a sentire la sua
presenza come se fosse fuoco, come se ci fosse un incendio dietro di
me che bruciava la mia schiena.
Allontanati...
O non sarei stata
responsabile delle mie azioni.
Era
una tortura in piena regola quella. Essere così vicina a lui,
non essere calcolata e non poterlo guardare. Potevo solo continuare a
bruciare
in
sua presenza, senza potermi girare, senza poter scappare da
quell'incendio; Mel mi stava parlando, sarebbe stata una mancanza di
rispetto nei suoi confronti alzarmi ed andarmene.
La
sua
risata poi, così sincera e genuina, arrivò come una
stoccata dritta dritta al cuore.
Dio,
come sono messa male!
Non capivo niente di quello
che mi stava dicendo Mel, mi limitavo ad annuire e basta e a
formulare qualche domanda in base alle poche parole che captavo del
suo discorso.
-Davvero?- Chiesi fingendomi
sorpresa, non avendo la minima idea dell'argomento che stessimo
affrontando.
-Sì e gli ho pure
detto...- Andò avanti ancora, mentre la mia mente era da
tutt'altra parte.
Fui
decisamente contenta di sentire il suono della campanella; Mel smise
di parlare ed iniziò a sistemare le sue cose in cartella.
Altra
ora di Educazione Fisica in arrivo purtroppo. Che cazzata averla due
volte a settimana, era una materia inutile! Senza contare che il prof
ci faceva giocare solo a calcio e ci dava pochissimo tempo per
cambiarci alla fine della lezione, suscitando le ire dei suoi
colleghi delle altre materie che ci vedevano entrare in classe sempre
in ritardo.
Mi
cambiai in silenzio e Mel fece altrettanto...grazie al cielo.
-Stoppini,
Vergata, formate le squadre!- E ti pareva...ecco che si giocava a
calcio.
Ovviamente
fuori nel campetto, visto che 17 gradi per il prof erano tanti, quasi
da mettersi in bikini al sole pallidino di Milano a fine novembre.
Non
sapevo se essere contenta o no del fatto che non mi sarei ritrovata
lui
in squadra; Vergata mi odiava e di sicuro non mi avrebbe scelta,
quindi non c'era pericolo che finissi in squadra con il suo
amichetto.
Infatti
fu Alberto a scegliermi. Non capivo perché tutti si
ostinassero a prendermi in squadra con loro, anche prima di altri
ragazzi, neanche fossi stata chissà quale promessa del calcio
da accaparrarsi il prima possibile!
Era
un calcolo matematico -benché io con la matematica facessi
schifo-; chiunque mi prendeva in squadra era destinato a perdere.
Evidentemente ad Alberto non importava.
Mi
lasciai scappare un mugolio affranto non appena Andrea scelse Mel.
Brutta scimmia del Niagara -esclamazione dettata dalla rabbia-, ma
proprio Mel doveva scegliere?! Se non altro ero in squadra con Teo...
Iniziammo
a giocare e...beh, il mio ruolo rimaneva quello di “difensore
pigro”. Scollarmi dal prato su cui mi ero insistentemente
incollata con i piedi era quasi impossibile.
Gli
attaccanti della squadra avversaria passavano pure tranquillamente,
mentre i miei compagni incitavano inutilmente: “Vai Puccio,
difendi!”. Illusi.
-Puccio...-
Il tono di voce con cui aveva parlato Giulio Marchesi era piuttosto
seccato, sembrava si stesse trattenendo dal gridarmi contro ogni
imprecazione possibile, -Potresti fare qualcosa per aiutare la
squadra? Magari togliti la maglietta per distrarli, almeno serviresti
a qualcosa!-
Aprii
la bocca indignata per ribattere, ma lui non me ne diede il tempo e
se ne andò, forse intuendo che se mi fosse rimasto ancora
vicino sarebbe morto strozzato.
Ma
guarda un po' te che razza di compagni insolenti che avevo!
Ripresi
a “giocare”, ignorando i commenti malevoli sul mio modo
di farlo. Che cavolo, ci mancava solo che dovessi mettermi a correre
a destra e a manca dietro ad una stupida palla! Perché
stancarsi inutilmente?!
Incrociai
le braccia al petto, rabbrividendo per via del venticello che
smuoveva gli alberi intorno. Alzai lo sguardo al cielo, notando una
nuvola più scura delle altre avvicinarsi. Grandioso...ci
mancava solo che si mettesse a piovere, il prof ci avrebbe fatto
giocare pure sotto la pioggia, di certo non avrebbe interrotto la sua
preziosa partita per una “misera” pioggerella!
Un
grido lancinante mi fece spaventare, costringendomi ad abbassare lo
sguardo verso il piccolo gruppetto che si stava riunendo intorno a
qualcosa vicino al centro del campo.
Corsi
veloce -unico movimento fisico durante quell'ora di ginnastica- per
raggiungerli e vedere che cosa fosse successo.
Quando
identificai l'artefice di quell'urlo addolorato, sgranai gli occhi
incredula e preoccupata.
-Teo!-
Strillai, chinandomi per constatare meglio le sue condizioni.
Era
paonazzo in volto e la sua espressione sofferente riusciva a far star
male anche me che non avevo niente. Si teneva la caviglia, rossa e
già lievemente gonfia, dondolandosi con il fianco per poi
appoggiarsi con il volto sull'erba.
-Latini!-
La voce acuta ed incredula del prof mi fece distogliere lo sguardo
dal suo volto agonizzante, -Si può sapere che diavolo ti è
preso?!-
Spostai
lo sguardo verso di lui
così velocemente che la testa iniziò a girarmi.
Lui
si limitò a scrollare le spalle, le labbra piegate in una
lieve smorfia infantile. -Miravo alla palla.- Si giustificò
tranquillo.
Ero
quasi certa che gli occhi mi stessero per uscire dalle orbite:
cosa?!? Era stato lui?! E dopo quello che aveva fatto a Teo osava
anche giustificarsi?! Non avevo il minimo dubbio sul fatto che lo
avesse fatto apposta, glielo si leggeva in faccia!
Incerta
sul da farsi, mi limitai a sollevare la testa di Teo e ad appoggiarla
sulle mie ginocchia, carezzandogli piano i capelli; mi faceva una
pena tremenda poverino, ma non sapevo che altro fare per aiutarlo.
Alzai
di nuovo lo sguardo per seguire la scena e per accusare
Lorenzo-stronzo-Latini con gli occhi, ma lui, contrariamente a prima,
sembrava proprio farlo apposta
ad evitare di guardare in mia direzione.
-Non
dire sciocchezze! Ho visto benissimo come ti sei avventato su
Valenti!- Il prof non sembrava intenzionato a farsi prendere in giro
tanto facilmente.
-No
prof, l'ho visto anche io, mirava alla palla.- Avrei strangolato
Andrea Vergata un giorno, era solo questione di tempo. Già lo
odiavo, ma quel suo intervento lo aveva fatto salire in cima alla
lista delle mie vittime.
-Sì
prof, è stato un incidente.- Gli diede manforte il “capitano”
della mia squadra Alberto.
Guardai
Mel disperata e delusa; com'era possibile che nessuno prendesse le
difese di Teo?! Perché nessuno parlava, perché nessuno
lo difendeva? Per paura? Per amicizia nei confronti dello stronzo?
Per...lealtà?
Mel
non disse niente, si limitò a rimanere in silenzio e ad
assistere come me.
La
vera stoccata per il prof fu l'intervento di Gabriele Mancini, cocco
dei cocchi di qualsiasi professore, dieci in condotta e voti
altissimi in quasi tutte le materie; come poteva un prof non credere
al suo pupillo?
-Prof...-
Iniziò Lele con una serietà che quasi convinse anche
me, -Ho visto bene anche io, non l'ha fatto apposta, mirava alla
palla.-
Davanti
a tutte quelle confessioni il prof fu costretto a ricredersi,
-Beh...io ero lontano...può darsi che abbia visto male,- Si
grattò la testa sgomento, -In ogni caso credo che sia il caso
di portarlo subito in infermeria.-
-Ma
è assurdo!- Mi ci volle qualche secondo per rendermi conto che
quella protesta fosse uscita da me.
-Qualche
problema Puccio?- Mi domandò il prof aggrottando la fronte.
-È
evidente che l'ha fatto apposta!- Sbraitai alzandomi e fissando lo
stronzo astiosa.
Per
la prima volta dal giorno precedente, si girò a guardarmi. La
sua espressione era un vero e proprio invito, un vero e proprio
esorto a parlare se ne avevo il coraggio. Mi stava sfidando
apertamente.
-Ah
sì? Tu come lo sai, lo hai visto?- Il prof mi guardò
serio, in attesa.
Inghiottii
un bel po' di saliva, prima di rendermi conto del vero significato
della sua domanda. No. Non lo avevo visto. Non potevo esserne
comunque certa al cento per cento.
-Puccio...-
Mi riprese, -Tu lo hai visto?-
Dire
il falso, dire la verità, dire il falso, dire la verità...se
avessi detto il falso lo avrei fatto finire nei casini con il preside
e...beh...io non avevo la certezza che fosse stato lui e...Dio, stavo
cercando di giustificarlo o difenderlo dopo quello che aveva fatto?!
-No...-
Mi uscii in tono sconfitto.
Non
notare il lieve ghignetto di vittoria che si dipinse per un millesimo
di secondo sul volto dello stronzo fu impossibile.
Mi
portai la mano alle labbra, mordicchiando la nocca dell'indice per
impedirmi di urlargli contro insulti che avrebbero fatto diventare
bianchi persino i capelli tinti del prof.
-Qualcuno
lo porti in infermeria, io avviserò i genitori!- Ordinò
il prof in tono perentorio.
Subito
mi misi in piedi, per cercare di aiutare Teo ad alzarsi.
-Latini
dalle una mano come minimo...-
Raggelai
nel sentire le parole del professore; stavo già per dire al
mio incubo personale di stare lontano da Teo -e da me-, quando di
sfuggita notai un suo lieve cenno in direzione di Lele che subito
scattò in avanti.
-Ci
penso io prof.-
Ma
cos'era, un soldatino che scattava all'ordine? Ridicolo!
-Oh
bravo Mancini!- Oddio l'adorazione di quell'uomo per Lele era quasi
preoccupante!
Mi
lasciai aiutare da Lele a portarlo. Fu una fortuna averlo con me
dopotutto; pensavo di poter riuscire a portare Teo da sola, ma non
avevo calcolato il fatto che non riuscisse proprio a poggiarla a
terra quella caviglia e che quindi era più un peso morto.
-Non
riesco a credere che tu l'abbia difeso così!- Scattai di
botto, dopo aver lasciato Teo nelle mani esperte dell'infermiera.
Mi
aveva sorriso rassicurandomi che non era niente. Era così
dolce con quell'espressione da cucciolo che ero quasi stata tentata
di abbracciarlo e restare lì a coccolarlo.
-Se
l'ho difeso un motivo c'è. E comunque Teo l'ha fatta molto più
grossa di quello che è.- Mi rispose tranquillo Lele.
Camminavamo lentamente per il corridoio, evidentemente entrambi non
molto impazienti di tornare in classe.
-Cosa?-
Domandai confusa. Che voleva insinuare, che Teo stesse fingendo?!
-Diciamo
che prima che arrivassi tu la sua espressione era meno...accentuata.-
Ridacchiò, sempre con quell'aria pacifica dipinta in volto,
-Ci ha giocato parecchio su per farsi “coccolare”- Mimò
le virgolette in aria, per nulla turbato dalla mia espressione da
pesce lesso, -Questo ovviamente ha fatto incazzare ancora di più
Lore.-
-Beh...-
Dissi leggermente basita, -Lui
non
avrebbe comunque dovuto fare una cosa del genere...- Riacquistai la
mia sicurezza, annuendo pian piano ad ogni mia parola.
-Davvero
non riesci a capire perché l'ha fatto?- La sua voce si alzò
di poco; era divertito ed aspettava silenziosamente una mia risposta.
-Per...-
Scossi la testa, -No. Ok, mi arrendo. Spiegami tu che cosa c'è
nella testa di quel cretino.-
-La
sua testa faccio fatica anche io a capirla.- Rise, sistemandosi
meglio gli occhiali dalla montatura rettangolare sul naso, -Però
sono sicuro di una cosa. È geloso mia cara, geloso marcio.-
Strinsi
le mani intorno ai fianchi, per calmare quelle fitte che come al
solito avevano ripreso a tormentare il mio stomaco, -Non ci credo.-
Dichiarai infine, -Credo solo che lui sia un bambinetto egoista e
possessivo.- Lo guardai apertamente in faccia, sfidandolo a smentire
quell'ultima mia affermazione.
-Sì
è anche questo.- Beh, se non altro era onesto, -Ma sono sicuro
che a te ci tenga davvero.-
Deglutii
ed abbassai lo sguardo trovando improvvisamente insostenibile il suo.
Se
davvero io avessi contato qualcosa per lui...non mi avrebbe mai detto
quelle cose.
-Io
credo che ci tenga di più a scoparmi.- Mi sfuggì, in
tono acido e risentito. Quando me ne resi conto, annaspai rossa
d'imbarazzo e cercai di correggermi, -No. Cioè, intendevo...-
-Tranquilla,
so tutto.- Mi bloccò con un cenno della mano, sorridendomi.
Logico.
Avrei dovuto immaginarlo. -Se ne sarà vantato parecchio.- Lo
accusai delusa e amareggiata.
-Nah,
ci ha solo accennato qualcosa...- Mi consolò.
Non
risposi, decisi di porgli un'altra domanda che mi premeva, -Come mai
ti fai dare ordini da lui? Mi sembri un ragazzo intelligente e
onesto, troppo per essere amico di Lore e Andrea...- Alla faccia
della schiettezza...beh, già che c'ero!
-Beh,
ti ringrazio per il complimento!- Ammiccò pavoneggiandosi,
-Comunque non prendo ordini da nessuno io...-
Feci
per ribattere, ma lui mi bloccò, -Sì, lo so che sembra
che lui mi abbia comandato a bacchetta prima, ma non è stato
così. La sua era semplicemente una richiesta d'aiuto. La
situazione sarebbe stata insostenibile per lui, con te e Valenti, per
questo ho deciso di farmi avanti per aiutarlo.- Fece una pausa,
studiando le mie reazioni di sottecchi, -Lore è un buon amico
e non fare quella faccia!- Oh, aveva notato la mia smorfia
scettica... -Dicevo, anche se non ci credi, è un buon amico.
Mi ha sempre aiutato quando gli ho chiesto aiuto. Lui ha uno strano
modo di farlo, ma quella era una richiesta d'aiuto, sì.-
Sorrise di nuovo, quel ragazzo sembrava avere una paralisi facciale.
Sorrisi
a mia volta, ma il mio di sorriso durò poco perché
crollò non appena riportai lo sguardo sul corridoio davanti a
noi.
Il
respiro mi si mozzò di colpo e le gambe, dopo aver rallentato
incerte, incominciarono a muoversi più velocemente, senza che
me ne rendessi pienamente conto.
Davanti
a me c'erano i due componenti mancanti di quel trio ridicolo, c'erano
i due Re degli stronzi, in particolar modo c'era il responsabile
della mia sofferenza psicologica e di quella fisica di Teo.
-Tu!-
Lo additai, furiosa.
Sia
lui che Andrea mi guardarono dall'alto in basso -non solo per via
della mia scarsa altezza- con aria annoiata e scambiarono un'occhiata
indifferente con Lele rimasto a debita distanza dietro di me. Forse
per evitare di subire le mie ire: saggia mossa.
-Tu
devi essere completamente impazzito!- Proseguii, sapendo di avere
comunque la sua attenzione, nonostante stesse dimostrando il
contrario.
Quella
frase sembrò irritarlo più del dovuto; un lampo
di...qualcosa
che
riconobbi come rabbia mista a...rancore trafisse per un istante i
suoi occhi e mi lasciò interdetta. Sembrava attribuisse a
quella frase un altro significato, un significato che a me sfuggiva.
-E
perché?- Chiese riacquistando la sua stessa aria incurante di
prima. Odiavo il tono di voce con cui l'aveva chiesto, assomigliava a
quello di un bambino che prendeva in giro un adulto.
-Non
fare il finto tonto, ti prego!- Le braccia lungo i miei fianchi erano
con forza allungate verso il basso, quasi quel gesto servisse a darmi
più tono e a farmi prendere più in considerazione da
lui. -Quello che hai fatto a Teo è...- Mi bloccai, cercando di
trovare un aggettivo abbastanza brutto che potesse descrivere il suo
gesto, -Orribile!-
Calcai con enfasi quella parola, sforzandomi di tenere bassa la voce
per non farmi sentire dalle aule in fondo.
-Pff,
capirai.- Alzò gli occhi al cielo...divertito,
sì. Era divertito quello schifoso essere immondo! Ma io ero
davvero innamorata di uno stronzo del genere?
Sì
purtroppo e la prova inconfutabile era il battito veloce del mio
cuore dovuto alla sua semplice vicinanza...per non parlare della
parte irrazionale del mio cervello che si era soffermata sui primi
bottoni slacciati della sua camicia ed aveva iniziato ad immaginare
quanto sarebbe stato bello ed eccitante leccargli nuovamente via la
panna o dargli piccoli morsi...
Deglutii,
rimettendo a cuccia quella parte inutile. Insomma, un po' di
contegno!
Il
divertimento nei suoi occhi si diffuse in fretta ed arrivò
anche alla sua bocca che si piegò in un sorrisetto
soddisfatto. Che si fosse accorto del mio sguardo fugace al suo
collo?
-Per
una caviglia leggermente gonfia si è messo a piagnucolare come
una femminuccia, non ha un minimo di dignità.- No, il suo
sorriso era dovuto a quell'ultima cattiveria. Non sapevo se esserne
sollevata o no.
-E
si è fatto pure difendere da te. Com'è messo male.- Il
sorriso diventò un vero e proprio ghigno sadico e...Dio, il
mio cuore pianse nel notare quanto fosse bello anche con
quell'espressione da creatura dell'Inferno. Mi facevo schifo da sola
per aver pensato ad una cosa del genere, ma averlo davanti e sapere
che lui...forse...non era già più mio, che era già
stato con altre ragazze, mi mozzava il respiro.
Immaginare
le sue mani sul corpo di un'altra ragazza, immaginare le mani di
quella ragazza sul suo corpo...
Sei
mia.
Ma
lui era mai stato mio? Lo stomaco mi faceva male e la testa iniziava
a girarmi.
-Alice?-
Una mano mi afferrò saldamente il braccio da dietro, -Tutto
bene?-
Ero
di spalle e non potei vedere l'occhiata di rimprovero che Lele lanciò
al suo amico.
-Sì,-
Mi sforzai di sorridergli, -Tutto bene.- Mi voltai di nuovo a
fronteggiarlo, decisa quella volta a non farmi più sopraffare
dai sentimenti: -Sei solo un bambinetto viziato ed egoista! Pensi
solo a te stesso e a prendere in giro gli altri, proprio come un
bambino!- Il suo sopracciglio si mosse impercettibilmente, prima di
ritornare al suo posto a completare nuovamente la sua espressione
allietata.
-E
Teo non piagnucola affatto
come una femminuccia, Teo forse ha una caviglia rotta per colpa tua!-
Senza volerlo, strattonai il braccio che Lele ancora stava tenendo e
mi scagliai in avanti, ancora più vicina a lui, ancora più
vicina alla sua bocca, ai suoi occhi, al suo respiro...
-Vorrei
ben vedere te nelle sue...-
-Condizioni?-
Mi interruppe lui, alzando di poco la voce.
Quella
volta fu lui ad avvicinarsi, con la stessa rabbia e lo stesso
risentimento di prima presenti nei suoi occhi e nella sua voce, -Sono
stato investito da una macchina, Alice.-
Rabbrividii
nel sentire di nuovo il mio nome pronunciato in quel modo da lui.
-Non
mi sembra di aver piagnucolato come lui.- Inclinò la testa di
lato, fissandomi intensamente.
Cos'era
quello? Un tentativo di farmi sentire in colpa? Ci teneva a
ricordarmi che quello che gli era successo era capitato per colpa
mia?
-Non...-
Mi allontanai da lui, per evitare di toccarlo come il mio cuore mi
stava suggerendo di fare, -Non è la stessa cosa. È un
paragone senza senso.-
Era
come una calamita. Una calamita gigante ed io...ero un povero
patetico pezzettino di metallo che tentava inutilmente di
allontanarsi, di opporgli resistenza.
-Latini,
Vergata...- La voce della prof di matematica alle mie spalle spezzò
quella tensione, tensione che probabilmente sentivo solo io.
-Oh
Puccio, Mancini...- Ci notò non appena ci raggiunse, -Si può
sapere che cosa ci fate qui tutti in corridoio? Non avete l'ora di
inglese adesso?- Domandò perplessa.
-Sì,
stavamo giusto andando.- Lele aveva la prontezza di un attore nato.
-Ho
sentito che Valenti si è fatto male durante educazione fisica,
ho parlato poco fa con i suoi genitori che stanno venendo a
prenderlo. Come sta adesso?- Si rivolse in generale a tutti e
quattro, non sapendo bene evidentemente chi avesse visto Teo per
ultimo.
-Meglio.-
Fu l'unica parola che riuscii a formulare, senza guardare in faccia
nessuno degli altri.
-Oh
bene, andate in classe ora, su.- Sollecitò, prima di
ricominciare a camminare spedita verso le scale.
Ci
dirigemmo verso la classe come ci aveva detto la prof, senza
proferire nessun'altra parola. Rimasi il più vicino possibile
a Lele, come se lui avesse potuto farmi da scudo in caso di un altro
eventuale attacco di Lore...che arrivò quando meno me
l'aspettavo.
-Solo
una cosa...- Mi sussurrò poco prima di entrare in classe,
-Fossi in te non mi preoccuperei troppo di scegliere i vestiti per
venerdì sera.-
Un
moto di rabbia mi assalì nel sentire quelle parole, dette
sempre con quel divertimento sadico.
-Dubito
che Valenti possa venire a prenderti, mi dispiace...- La sua era una
presa in giro bella e buona.
Mi
sforzai di rimanere impassibile, a costo di farmi uscire sangue dai
palmi delle mani che stavo infilzando con le unghie.
Entrai
in classe complimentandomi mentalmente per il mio autocontrollo; non
avrebbe meritato una risposta.
Per
il resto della giornata rimasi con Mel, sempre armata di forbici.
Si
offrì pure di accompagnarmi a casa e non accettò un no.
Diciamo che più che offrirsi si era inserita a forza
nell'autobus con me per riaccompagnarmi, neanche fossi stata una
bambina piccola che non poteva salire sui mezzi pubblici da sola.
-Tu
hai visto la scena?- Le chiesi d'un tratto, sedendomi nel posto che
si era liberato vicino a lei.
-Quale
scena?- Forse era stata solo una mia impressione, ma mi era sembrato
di vederle alzare la guardia.
-Quella
di Lore e Teo, oggi.- Precisai, guardandola attentamente in faccia.
Probabilmente
aveva già capito che mentire non sarebbe servito a niente, non
con me. -Sì.-
Sgranai
gli occhi sdegnata, -Perché non hai detto niente allora?-
-Perché
era una cosa tra loro...-
Credetti
di aver capito male, così chiesi conferma, -Che cosa?-
-Ali...-
Si girò a guardarmi seria, -è una cosa tra loro.-
-Ma
...Teo! Dopo quello che gli ha fatto, come hai potuto non
difenderlo?!- Stavo alzando la voce. Me ne accorsi solo quando una
signora si girò a guardarmi infastidita.
-Teo
è un ragazzo, ha una sua dignità, non è un
bambino Alice! Smettila di trattarlo come se lo fosse, sa difendersi
da solo!-
Arretrai
di poco con la testa risentita, -Io non lo tratto come un bambino...-
-Sì,
invece. So che non lo fai apposta, Teo fa tenerezza anche a me.
Ma...Ali non sono due bambini, non puoi metterti in mezzo tu,
difendendo Teo e rimproverando Lore, è una cosa che riguarda
loro, la risolveranno loro.- Mi spiegò, roteando gli occhi
rassegnata.
-Certo,
bella roba, come? A suon di pugni?- Borbottai.
-No,
Teo non è tipo da risse. Si vendicherà in un altro
modo, ma lo farà. Da solo, com'è giusto che sia. Senza
che tu ti metta in mezzo.-
-Ma...-
-Ali
ma non lo capisci che tutto questo è per te?- Scosse la testa,
guardandosi poi intorno per assicurarsi che nessuno ci stesse
guardando incuriosito.
-Incolpi
me?- Inarcai le sopracciglia, irritata.
-No,
sciocca, certo che no! Intendo dire che mettendoti in mezzo non farai
che peggiorare la situazione! Lore reagisce così per il tuo
modo...affettuoso
di
comportarti con Teo e reagirà ancora peggio se non la smetti
di difenderlo!-
Schioccai
la lingua, puntando lo sguardo fuori dal finestrino arrabbiata, -È
un problema suo, non mio.-
Sospirò
e intuii che il discorso era finito lì.
Avevo
capito che cosa intendeva dire e in effetti non aveva tutti i torti.
Forse avevo solo peggiorato la situazione mettendomi in mezzo, ci
avrebbe pensato Teo a difendersi, non aveva bisogno di me.
Però...quando lo avevo visto in quelle condizioni, per
colpa mia...avevo
sentito il bisogno di difenderlo, di arrabbiarmi con Lore per
tutto,
non solo per quello che aveva fatto a Teo...
Quando
arrivammo, invitai Mel a stare almeno un po' a casa mia, ma lei
declinò dicendo che aveva già un impegno e che non
poteva.
Iniziai
a pensare che lei potesse essere considerata a tutti gli effetti una
delle mie migliori amiche...specie perché per aggiudicarsi
quel titolo essere un po' matte, come tutte le altre mie amiche, era
d'obbligo. Decisamente sì, Mel rientrava nella categoria.
Lorenzo's
pov
-Oh, io davvero non riesco a
capirti.- Fu il commento disinteressato di Andrea, troppo preso dal
suo tic nervoso alla mano e dalla Playstation per girarsi a guardarmi
almeno per educazione mentre parlava.
Stava perdendo di due goal e
la sua disperazione era palese; continuava a dare piccoli colpetti
con le dita sul controller della Play e ad asciugarsi la mano sudata
sui jeans. Dovevo ricordarmi di igienizzare il Controller una volta
finito di giocare...
Si alzò in piedi di
scatto, non appena la palla colpì la traversa.
-Cazzo!- Disse fra i denti,
risedendosi.
Sorrisi di sbieco; e dire
che non mi stavo nemmeno impegnando più di tanto, se avessi
voluto avrei potuto fargli un altro goal come niente...
-Voglio dire-, riprese il
suo brillante discorso, -Con tutte le tipe che te la sbattono davanti
anche al primo incontro, tu proprio dovevi fissarti con la
rompicoglioni di turno?-
Storsi il naso, -Io non sono
fissato con nessuna Andre.- Protestai irritato.
-Punto sul vivo?- Chiese
allietato Lele, alzando per un attimo gli occhi dal libro che stava
leggendo.
-'Fanculo.- Fu la mia breve
e concitata risposta.
-Pure Valenti dovevi mettere
in mezzo? Hai rischiato grosso oggi con quel coglione!- Proseguì
Andrea, come se Lele non avesse nemmeno parlato.
Strinsi con più forza
il telecomando, sentendo una morsa insopportabile allo stomaco.
Teo aveva superato il
limite. Il solo pensiero che la toccasse, il solo vederlo mentre la
baciava, mentre la abbracciava, mentre sfiorava quella pelle che a me
era stata preclusa...mi faceva incazzare come una belva, sentivo il
sangue ribollirmi nelle vene.
E il costante, patetico ed
inutile sforzo di lei di difenderlo? Quello stronzo era riuscito ben
bene ad ingraziarsela e a farle pena, facendo sembrare me il
“cattivo” della situazione.
Ma
lei rimaneva mia,
patto o non patto, lui non poteva permettersi di toccare qualcosa di
mio.
Dio,
stavo seriamente rischiando di impazzire; lei era quanto di più
provocante ed eccitante ci fosse ed io non potevo toccarla! Con che
faccia avrei potuto farlo, ora che non c'era più la “scusa”
del patto?! Non avrei fatto la figura del patetico sfigato che la
implorava di ritornare sui suoi passi e di ripensarci. Quando con
quelle semplici parole aveva chiuso la storia del sesso il giorno
prima, per un attimo ci avevo pensato. Per un attimo ero stato
tentato di baciarla, di scusarmi
per aver detto quella cazzata sul “giocattolino” e di
chiederle
di non farlo...Mi ero insultato mentalmente più volte per
quello stupido e cazzuto pensiero e le avevo risposto in un altro
modo, più freddo, più distaccato, più giusto.
Anche se...l'idea che non l'avrei più potuta baciare e toccare
a mio piacimento mi stava uccidendo.
In
classe ignorarla era diventato quanto di più difficile potesse
esistere, sentivo la sua presenza a distanza; il profumo del suo
balsamo, il profumo della sua pelle, riuscivo quasi a sentire persino
il suo respiro. Vedere il suo collo scoperto, le sue labbra rosse per
via dei suoi lievi morsi con i denti, le sue mani mentre spostavano i
capelli, mi faceva eccitare come un moccioso di dodici anni alle sue
prime armi. Merda...forse Andrea non aveva poi tutti i torti, ero
ossessionato
da lei...Ma cosa cazzo aveva lei in più di altre?!
-La figa è sempre
uguale, non vedo che cos'abbia quella della Puccio di diverso.-
Ecco, appunto, detto con
parole diverse. Andrea mi aveva letto nel pensiero.
-Andre sei proprio uno
stronzo.- Commentò Lele, distogliendo di nuovo l'attenzione
dal suo stupido libro.
-Ah per favore!- Si irritò
sbagliando di nuovo un goal, -Tu hai i tuoi metodi romantici del
cazzo per fartela dare Lele. Funzioneranno anche ma sono una perdita
di tempo! Tempo sprecato, perché dopo una o due volte che te
la sbatti ti stufi...e poi io la voglio subito, odio aspettare!-
Come non concordare anche su
quello? Andrea ogni tanto diceva qualcosa di sensato.
Mi ritrovai ad annuire
involontariamente, ignorando gli insulti del mio avversario alla mia
amata Inter.
-Comunque...- Riprese dopo
essersi sfogato sulle mogli dei miei giocatori, -La Puccio non è
male, certo, ma perché aspettare che quella si decida a
dartela scusa? Trovati una biondina uguale a lei e sbattitela, tanto
le bionde son tutte uguali.-
Certo, sarebbe stato un bel
piano, ma...come cazzo potevo spiegargli qualcosa che non riuscivo a
spiegare nemmeno a me stesso? Come spiegargli che non volevo
nessun'altra, bionda o non bionda, ma che volevo solo lei? Che volevo
risentire il suo profumo, le sue mani sul mio corpo, i suoi baci, il
suo sapore...
Deglutii
ricordandomi di quel
suo sapore...che tanto per cambiare, come ogni cosa di lei, mi aveva
fatto impazzire.
Tu
devi essere completamente impazzito!
Sì,
ero completamente
pazzo, ma era stata lei a ridurmi così, era stata lei a farmi
diventare dipendente dal suo sapore, dal suo odore, dai suoi
gemiti...e la odiavo per quello...
Non potevo spiegarlo ad
Andrea, mi sarei preso per il culo io da solo se lo avessi detto ad
alta voce, figuriamoci lui quanto mi avrebbe sfottuto.
Lei mi aveva rifiutato, lei
mi aveva respinto...quella brutta troia mi aveva respinto, cazzo!
Dovevo smetterla di pensare a lei in quel modo, dovevo smetterla di
starle addosso...! Che si facesse pure scopare da Teo quella stronza,
cosa me ne sarebbe importato?!
Una parte dentro di me non
la pensava allo stesso modo e me lo dimostrò con dolorose
fitte.
-Anche se, in genere le
ragazze che fanno le preziose sono quelle che cedono per prime quando
glielo metti fra le gambe.-
Ghignai maligno, segnando un
altro goal, per la sua “gioia”.
-Che bell'opinione che hai
delle ragazze...- Lo accusò schifato Lele.
La risposta arrivò
silenziosa: una semplice scrollata di spalle.
Il mio problema era che non
potevo nemmeno avvicinarmi a lei, non senza fare la figura
dell'idiota...lei era stata chiara quando aveva chiuso quel patto del
cazzo. Se ci avessi provato nuovamente, non solo avrei mandato a
puttane il mio orgoglio, ma anche la mia dignità. Le avevo
detto che avrei trovato qualcun'altra con cui rimpiazzarla e lo avrei
fatto.
Andre aveva detto...una
biondina che le assomigliasse?
-E bionda sia...- Dissi
sovrappensiero, osservando i miei giocatori festeggiare per quella
vittoria.
Anche se di nuovo, c'era
quel qualcosa di insopportabile e fastidioso dentro di me si opponeva
con tutte le sue forze...
*Note
dell'autrice*
Altro attacco di
paranoia...so già che questo capitolo non piacerà, me
lo sento...O forse sono io quella anormale che si fa paranoie
inutili...probabile, quindi la smetto...xP
Volevo innanzitutto
ringraziare le meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso
capitolo, ho visto anche un sacco di nick nuovi*__* Le vostre parole
rassicuranti mi riempiono di gioia! Non so davvero come ringraziarvi,
mi sopportate sempre in questi momenti di paranoia avanzata! Non
saprei cosa fare senza di voi e non esagero...>.<
Beh, per quanto riguarda
questo capitolo, parto dal fondo, ovvero dal pov di Lore. I suoi pov
sono volutamente corti, la trama va avanti con i pov di Alice, quelli
di Lore servono solo a mostrare quanto è idiota e quanto
maschilisti sono i suoi pensieri, così come i suoi discorsi
con gli amici, anzi no, mi correggo, con l'amico Andrea. Con un
soggetto del genere come amico...
Spero che i pensieri di Lore
e che il discorso con i suoi amici siano sembrati verosimili! Andrea
è da prendere a calci lo so, ma ho cercato in tutti i modi di
immedesimarmi nella mente maschile per formulare le sue frasi e i
suoi consigli all'amico. Per le sue reazioni durante il gioco alla
Play mi sono ispirata ai miei fratelli, che ho osservato
silenziosamente mentre scrivevo. Devo ammettere che i ragazzi
diventano soggetti divertenti quando giocano alla Play xD
Per quanto riguarda il
resto...vi avevo anticipato che per il “povero” Teo non
ci sarebbe stato un lieto fine in questo capitolo e infatti direi che
non gli è andata molto bene...immagino che Lore sia odiato
alla follia da tutte ora. La gelosia lo ha proprio accecato e lo
accecherà ancora finché si ostina a mettere davanti
l'orgoglio. Solo una cosa voglio dire, spezzo una lancia a favore di
un personaggio che io comunque adoro; lui non sa dei sentimenti di
Alice...così come lei non sa dei sentimenti di lui. Lore
sapeva che ad Ali interessava Teo e lei non ha mai smentito la cosa.
Diciamo che sono due idioti entrambi, Alice un po' di meno perché
ha capito di esserne innamorata.
Lui comunque non vuole
essere di nuovo respinto, non vuole fare la figura dell'idiota, del
“patetico sfigato” che le corre dietro. Fa il “superiore”
con lei, fa vedere che non gli importa niente, quando invece è
l'esatto contrario.
E a proposito di questo
vorrei chiedere una cosa:
So che molte di voi sono
impazienti di vedere questi due insieme...Ho in programma un'altra
decina di capitoli circa -tra il ritorno dell'ex di Alice e uno stage
in Inghilterra che la classe farà-, quindi mancherà
ancora un po'...però mi rendo conto che tutti questi capitoli
possano risultare noiosi...quindi, se vorrete che la storia venga
tagliata e che i due finiscano insieme prima, io lo scriverò.
Per me non cambierebbe niente alla fine :) A voi la scelta!
Detto questo, volevo dire
un'altra cosa (oggi le note son lunghissime cavolo :P), venerdì
pomeriggio partirò...quindi questo probabilmente sarà
l'ultimo aggiornamento, mi dispiace. Posto ora, nonostante manchino
alcune risposte alle recensioni (che aggiungerò entro domani
pomeriggio come la volta scorsa, promesso) per cercare di portarmi
avanti ed iniziare a scrivere il prossimo e per darvi il tempo di
leggerlo, casomai riuscissi a postare venerdì mattina. Farò
il possibile per scrivere velocemente comunque :)
Tornerò verso gli
ultimi di agosto e se non posterò prima di partire, lo farò
appena tornata.
Vi auguro delle buonissime
vacanze e vi mando un bacione immenso!
Grazie ancora per tutto, per
i commenti qui, in forum e su FB, non merito lettrici così
meravigliose! >.<
Bec
*Spoiler
sui prossimi capitoli*
Di nuovo, non ho spoiler
concreti...Nel prossimo capitolo ci sarà il famoso sabato sera
con Angelica e quel che sarà sarà :P
Nei prossimi...diciamo 2
capitoli ritornerà l'ex di Ali e ci sarà la famosa
biondina che dovrebbe sostituire Alice. Tutto questo è
provvisorio però, alcuno pezzi magari non riuscirò a
scriverli o deciderò di cambiarli, quindi sono anticipazioni
non confermate ufficialmente xD
Ci
tengo poi a segnalarvi:
-Il
nuovo contatto facebookche ho
creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi
contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho
creato xD
-Il
mio profilo Twitterche non
ho la minima idea di come funzioni perché non l’ho mai
usato, ma imparerò…forse xD
-
ilFORUMche
alcune mie amiche fantastiche hanno creato per le mie storie >.<
Iscriversi
a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere
chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state
scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^
Dimenticavo,
per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella
sezione Welcome =)
Ringrazio
infinitamente le200persone
che hanno aggiunto la storia alle preferite (ma
siete già tantissimi!!Grazie**), le 239
che
l’hanno inserita fra le seguite e le 33che
l’hanno inserita fra quella di ricordare,
grazie davvero per la fiducia! =D
Ringrazio
infine le 104
meravigliose
persone che mi hanno aggiunto come autrice
preferita, grazie mille siete carinissime^^
[Scusate per il ritardo,
ora le risposte ci sono tutte :) Non credo di riuscire ad aggiornare
prima di partire, mi dispiace...perciò vi auguro di cuore una
buonissima vacanza! :D]
Solitamente
il sabato non mi piaceva. Lo trovavo triste, noioso. Per me era un
giorno come un altro, in genere dedicato allo studio e a qualche
uscita al cinema o in pizzeria con le amiche, cose che comunque
potevo fare anche in settimana.
Andare
a scuola e fare belle figure alle interrogazioni mi piaceva, mi
piaceva prendere bei voti, tornare a casa e sbandierarli ai miei.
Quel
sabato
però era diverso. Quel sabato ci sarebbe stata la serata delle
serate con Angelica, quella dove avrei potuto conoscere qualche bel
ragazzo per togliermi definitivamente dalle scatole lo Stronzo! Era
ora di voltare pagina.
-Tesoro allora per stasera
hai bisogno che ti venga a prendere tuo padre?- Mi domandò mia
madre, passandomi la tazza di caffè-latte già pronta.
Chiedersi che cosa ci
facesse mia madre alzata alle sette di mattina di sabato era
superfluo. Lei voleva sempre e comunque darmi il bacio del buongiorno
e assicurarsi che uscissi di casa con chiavi, tessera ATM e
cellulare. Poi, come uno zombie, poteva pure tornarsene a letto.
Sbuffai, borbottando poi
qualcosa di simile ad un “Grazie” riferito al caffé.
Già, che bella roba
farsi venire a prendere in discoteca dal padre, neanche avessi avuto
cinque anni.
-No, fa niente mi arrangio.-
-Come ti arrangi? Angelica
con chi torna a casa?-
Con il primo tipo che
avrebbe conosciuto quasi sicuramente, dato che a quanto avevo capito,
essendo quello un diciottesimo, nessuno dei presenti aveva ancora la
patente.
-Chiamerò un taxi,
ok? Dai ci vediamo oggi pomeriggio.- Mi alzai di corsa e sciacquai la
tazza, salutandola con un bacio frettoloso sulla guancia.
Rischiavo di arrivare in
ritardo se non mi davo una mossa! Mi precipitai all'ingresso,
prendendo le chiavi dalla ciotolina sul mobiletto vicino alla porta
per aprire.
-Buona giornata, tesoro.-
Mia madre mi baciò di nuovo tutta contenta, prima di
richiudere la porta alle mie spalle.
Con un sospiro chiamai
l'ascensore, sistemandomi ulteriormente i capelli davanti allo
specchio all'interno.
Cazzo,
come ero messa male. Mi sembrava di essere dimagrita, di avere
pesanti occhiaie sotto gli occhi -logico, ero andata a letto tardi e
mi ero svegliata alle sei per colpa sua;
non facevo che sognarlo di notte- e le guance pallide e smorte,
nonostante il fard.
Non mi piacevo. Non mi
piacevo proprio per niente e non mi era mai capitato prima di allora.
Pure insicura del mio aspetto iniziavo a diventare, che bello!
Irritata, tirai fuori il
correttore dalla borsa con i libri e ne passai un altro pesante
strato sotto gli occhi per cercare di correggere quello schifo viola
che avevo sotto.
Ero bellissima e perfetta,
come sempre. Annuii come una scema, soddisfatta nel vedere la mia
immagine riflessa fare altrettanto.
Uscii dall'ascensore,
ripassando mentalmente la lezione di geografia di quel giorno. Non mi
avrebbe interrogato quasi sicuramente visto che avevo già il
voto, però non si sapeva mai...
Com'era prevedibile, lo vidi
alla fermata dell'autobus. Tutti i miei tentativi di non pensare a
lui erano andati a farsi fottere in meno di un secondo.
Durante
il tragitto messaggiai con Daniela che mi proclamava entusiasta che
presto sarebbe diventata vegana
e
che quindi, a quanto avevo capito, non avrebbe mangiato più
nulla derivante dal mondo animale. Oddio.
Forse era meglio informare
sua madre dei miei dubbi sulla sua sanità mentale, anche se
probabilmente con tutti quei discorsi sugli animali ci doveva essere
arrivata anche lei alla conclusione che la figlia non fosse tanto
normale.
-Vuole
sedersi?- Una voce, quella
voce, quasi gentile,
mi
fece girare incredula.
Non
credevo ai miei occhi: Lorenzo Latini stava chiedendo ad una signora
anziana se voleva sedersi?! Lo stesso ragazzo che chiudeva il portone
in faccia agli altri condomini del palazzo se li vedeva arrivare da
lontano? Lo stesso ragazzo che correva per riuscire a sedersi nel
primo posto libero disponibile sui mezzi pubblici, ghignando in
direzione dei poveretti rimasti in piedi? Lo stesso ragazzo che
circumnavigava
le persone anziane con le borse pesanti della spesa, ignorandole? IL
ragazzo più egoista al mondo stava offrendo liberamente il suo
posto a sedere? Impossibile!
-Oh sì, grazie mille
caro.- La signora, quasi commossa, sorrise piena di gratitudine e la
mia bocca finì col spalancarsi ancora di più. Di sicuro
c'era qualcosa sotto, le avrebbe dato lo zaino in testa e le avrebbe
rubato la borsa scappando! Quello sarebbe stato da lui!
(Mini
xD) Lorenzo's pov
Vecchia, schifosa, lurida,
stronza del cazzo. Rifiutare no, vero? Schifose vecchie, non capivano
più niente quando vedevano un posto a sedere. Già erano
rincoglionite, sui mezzi pubblici diventavano ancora peggio.
Dovevo evitare alla mia mano
dotata di volontà propria -stile famiglia Addams- di
strangolarla. Impresa quasi impossibile.
Mi
girai a guardare il davanti dell'autobus e distolsi indifferente lo
sguardo non appena mi accorsi che lei
stava assistendo.
Un sorrisetto mi si dipinse
involontariamente sulle labbra.
Com'era,
stronza?Io
sarei un bambinetto arrogante ed egoista che pensa solo a se stesso?
-Che traffico che c'è
oggi, vero?-
Storsi il naso infastidito
nel constatare che la vecchiaccia di prima stesse ancora osservando
me.
-Già.- Annuii,
imprecando più volte mentalmente.
-Eh gioia, è normale
a quest'ora.-
'Fanculo, che stronzata. Uno
faceva una gentilezza ad una vecchia e si ritrovava pure a doverci
conversare.
Stesi le labbra in una
perfetta imitazione del sorriso di Jack in Shining. Da pazzo omicida.
-Stai andando a scuola?-
Ma
cazzo, comprati un pappagallo se hai tanta voglia di parlare!
Dovevo porre fine a quella
conversazione del cazzo prima che qualcuno di mia conoscenza potesse
pensare che io fossi con la vecchia.
-Sì.- Se fossi andato
avanti con dei monosillabi forse avrebbe smesso.
-Mi raccomando studia caro.-
No, a quanto pareva no.
Annuii di nuovo, fingendo di
cercare qualcosa di inesistente nel mio zaino. Una cosa avrebbe
potuto aiutarmi forse; l'Ipod.
Misi le cuffie alle orecchie
e mi allontanai con nonchalance per leggere un cartello pubblicitario
della quale non me ne fregava niente.
Se non altro aveva smesso di
parlarmi, visto che per farlo avrebbe dovuto gridare.
Alice's
pov
Strano non le avesse ancora
rubato la borsa, di sicuro stava complottando qualcosa. Impossibile
che potesse essere gentile di sua spontanea volontà, non
conosceva nemmeno il significato della parola gentilezza! Ed era
ancora più impossibile il fatto che l'avesse assecondata nella
conversazione senza risponderle male!
Mi
ero trattenuta dal ridere per miracolo nel vedere le sue espressioni
scocciate. Era così...carino
e...
Scossi la testa arrabbiata
con me stessa per quei pensieri totalmente fuori luogo.
Stupida,
stupida, stupida...
Decisi di ritornare ai miei
messaggi e risposi a Daniela, dandole della matta con tante faccine
sorridenti per non offenderla. Era decisamente moolto permalosa.
La giornata a scuola passò
abbastanza in fretta per fortuna.
Teo, ovviamente, era assente
come mi aveva già anticipato il pomeriggio prima per
messaggio. Non riusciva molto bene a camminare, zoppicava, per quello
aveva annullato molto dispiaciuto la nostra uscita prefissata per il
giorno precedente. Gli avevo detto di non preoccuparsi e che saremo
usciti la settimana dopo. Era anzi un sollievo per me quella
posticipazione, mi sentivo in colpa per quello che era successo e
rimandare un incontro fra di noi mi tranquillizzava in qualche modo.
Una volta tornata finalmente
a casa, pranzai ed iniziai a prepararmi ore prima per la serata.
Angelica voleva a tutti i
costi presentarmi alcuni suoi amici presenti alla festa, compreso il
festeggiato che a detta sua era molto carino.
Era un po' imbarazzante
dipendere così da lei, mi sentivo quasi una povera sfigata
disperatamente in cerca di un ragazzo. Angie come al solito aveva
riso non appena le avevo esposto i miei dubbi, sostenendo che non
c'era nulla di male nel voler conoscere ragazzi per “divertirsi”.
Se lo diceva lei...sicuramente avevamo due modi completamente diversi
di intendere il divertimento. Per lei era solo il sesso, per me no di
certo. C'erano altre cose, sicuramente non sarei andata a letto con
il primo che passava. Avevo fatto una cavolata già una volta,
mi ero lasciata trascinare in un patto più grande di me e non
sarebbe successo di nuovo.
Alle otto e un quarto Angie
passò a prendermi insieme ad un suo amico più grande.
Non avevo la minima idea di chi fosse, per quello inizialmente fui
abbastanza restia a salire in auto. Mi ero appellata al buon senso di
Angie; dopotutto se si fidava ad andare in macchina con lui
significava che era una brava persona, no?
Arrivammo davanti
all'ingresso dell'Old Fashion -vive e vegete nonostante la guida da
pazzo di quel suo amico- alle otto e un quarto per l'aperitivo e,
ancora prima di essere stata presentata, sentivo già tutti gli
occhi dei presenti su di me.
-Lei è la mia amica
Alice.- Spiegò Angelica, mettendomi ancora più a
disagio.
Strinsi la mano alla
quindicina di ragazzi raggruppati lì in cerchio, in attesa
degli altri probabilmente, e ritornai al mio posto vicino ad Angie.
Al sicuro.
Mi sentivo un po' come un
pesce fuor d'acqua, non riuscivo a memorizzare nessuno dei nomi dei
presenti, tantomeno i loro volti.
Alcuni di loro erano carini,
ma nessuno mi aveva entusiasmata più di tanto, i loro visi mi
sembravano così...anonimi. Non c'era stata nessuna scintilla,
nessun brivido nel stringere le loro mani. Avevo sperato ingenuamente
in una sorta di colpo di fulmine, cosa non avvenuta ovviamente. Del
resto, non potevo mica pensare di potermi innamorare così su
due piedi.
Entrammo alle otto e mezza
nel locale, dopo aver salutato gli ultimi ritardatari.
Mi accorsi di essere
decisamente di troppo nel momento in cui iniziarono a parlare di
persone che io non conoscevo o di cose successe in passato fra di
loro.
Irritata, andai a sedermi in
disparte su un divanetto vuoto, sbuffando peggio di una pentola a
pressione.
Angelica aveva già
trovato un bel ragazzo con cui intrattenersi e andare da lei a
lamentarmi mi sembrava egoistico ed infantile.
-Tu sei Alice, vero?-
Un ragazzo si sedette nel
posto vuoto accanto al mio senza farsi troppi problemi, -L'amica di
Angie.- Aggiunse sorridendo.
Abbozzai un sorriso incerto,
per nulla credibile, prima di rispondere con un -Sì- appena
mormorato. Non ricordavo il suo nome, iniziava con la D forse, ma non
mi sembrava il caso di sparare a caso quale fosse, così rimasi
zitta.
-Io sono Diego.- Ecco, sulla
D ci avevo azzeccato, ma io ero più propensa ad azzardare un
“Dario”.
Mi girai a guardarlo bene in
faccia, ringraziandolo silenziosamente con un altro sorriso per
avermelo ricordato.
Non era male esteriormente.
Mi sembrava piuttosto alto, i capelli castano scuro molto corti e il
fisico molto asciutto. Forse un po' troppo magrolino, ma passabile.
Il viso era simpatico ed il sopracciglio leggermente inarcato era un
chiaro segno che fosse in attesa di una mia prossima domanda o
risposta.
-Sei davvero carina, sai?-
Eccolo là. Roteai gli
occhi seccata; che originalità il tipo! Aveva già perso
i pochi punti guadagnati, quello era certo!
-Che scuola fai?- Chiese
ancora, per nulla scoraggiato dal mio silenzio. Doveva essere uno di
quei tipi appiccicosi e logorroici che non mollavano la presa tanto
facilmente.
-Il Molinari.- Risposi
controvoglia. Mi rendevo conto di non essere molto simpatica o di
compagnia, ma ero fatta così, a volte diventavo un po'
lunatica e scorbutica. Quello era decisamente uno di quei momenti.
-Ma davvero? E come ti
trovi?- Sembrava entusiasta della mia risposta e la cosa mi spaventò.
Oddio, ci mancava che andassimo nella stessa scuola!
-Bene.- Annuii senza
sforzarmi troppo di portare avanti quella conversazione indesiderata.
-Io ho un sacco di amici
lì!-
Sospirai cercando di non
farmi vedere, prima di riportare il mio sguardo su di lui. -Sì?-
-Sì. Conosci...- Ed
iniziò a snocciolare una serie di nomi mai sentiti in vita
mia.
-No.- Alzai le spalle,
increspando le labbra dispiaciuta non appena nominò un
Alessandro Sfarzi. Speravo che l'elenco fosse finito, ma con l'ultimo
nome distrusse crudelmente le mie speranze e mi fece quasi strozzare
con la mia stessa saliva.
-Lorenzo Latini?-
Iniziai a tossire
convulsamente come una cretina, -Sì,- Riuscii a dire tra un
colpo di tosse e l'altro, -Vagamente.- Mi ripresi appena in tempo per
fare una smorfia appena accennata.
-Ma davvero? Sai che è
qui?-
Bum.
Fu come ricevere una pentola
di quelle resistenti Mondial Casa dritta sulla faccia.
L'espressione che feci
dovette spaventarlo parecchio, perché si avvicinò di
poco e con aria preoccupata chiese, -Tutto bene?-
No,
per niente.
Era solo una mia sensazione
o faceva un caldo pazzesco lì dentro? Si soffocava...
Scossi la testa per
sgomberare la mente, -Sì.- La mia voce roca sembrava voler
dire il contrario.
Ben presto avrei avuto
bisogno di un bagno comunque, la nausea non accennava a passare. Né
tantomeno i brividi sulla schiena che mi avevano assalito non appena
il mio cervello aveva registrato quel nome.
-Dicevi?- Mi morsi il labbro
con forza: masochista al massimo a chiedergli di riprendere
l'argomento di prima.
Non era possibile che anche
lui fosse lì, con tutte le discoteche di Milano proprio lì
doveva decidere di andare?
Lui era lì, lui era
lì, lui era lì. Oh cazzo, dovevo smetterla di pensarci!
Il cervello si stava fondendo e il cuore...beh quello ormai andava
per i fatti suoi già da un po' di tempo.
Diego mi osservò per
una manciata di secondi incerto, poi riprese -Che Lore è qui.
L'ho incontrato prima. C'è la festa di compleanno del suo
“adorato” cognatino.- Scherzò, tracciando le
virgolette in aria.
Cognato. Quindi il fidanzato
di una delle due sorelle.
-Domenico?- Tentai di
indovinare. Anche perché il nome del fidanzato di Rossella non
me lo ricordavo. Non ero nemmeno sicura del fatto che ce lo avesse un
fidanzato.
-Sì, credo. Lo
conosci?- Si informò curioso.
-No no.- Non personalmente
almeno. Caratterialmente mi sembrava di conoscerlo invece, vista la
descrizione dettagliata su di lui che mi aveva fatto Glenda.
-Ali!- La voce di Angie,
grazie al cielo, bloccò la successiva domanda di Diego. -Vieni
a prendere qualcosa da bere, dai!-
Lo sguardo che le rivolsi,
pieno di gratitudine, la convinse a prendermi per un braccio per
trascinarmi via di lì.
-Mi hai salvata.- Le
sussurrai all'orecchio divertita.
-L'ho notato.- Ridacchiò.
-Che
fine ha fatto il tipo di prima?- Sorrisi maliziosa, dopo aver
ordinato un cocktail alla frutta al bancone. Fortunatamente non c'era
molta gente, era ancora troppo presto.
Lei alzò le spalle
indifferente. -Parlava solo di calcio, mi stavo annoiando.-
Risi scuotendo la testa.
-Sei troppo esigente tu.-
Ringraziai il barman non
appena mi porse il mio cocktail e tornai a guardare Angie, un po' più
seria quella volta. -Indovina che cos'ho saputo dal tuo amichetto...-
-Chi, Dario?- Domandò
con la stessa tonalità di voce di una bambina con la bocca
piena. Angelica aveva l'abitudine di mordicchiare le cannucce dei
drink e una volta che iniziava non smetteva più di farlo,
nemmeno mentre parlava.
-Diego.- La corressi
trattenendo a stento una risata.
Mosse la mano come per
scacciare un moscerino, -Sì quello che è. Che hai
saputo comunque?- Gli occhi si accesero curiosi e in attesa.
-Che Mister Simpatia è
qui.- Era strano ritornare a quel vecchio nomignolo, mi faceva
ripensare a quando lui per me non era altro che un maleducato vicino
di casa.
Angie sgranò gli
occhi incredula e -udite, udite- lasciò addirittura andare la
cannuccia.
-Che cosa?!-
-Già.- Le diedi
qualche pacchetta sulla spalla preoccupata che da un momento
all'altro potesse venirle un collasso. La sua espressione non era per
nulla rassicurante. Se assomigliava anche solo vagamente alla mia di
prima, capivo perfettamente perché Diego mi avesse chiesto se
stavo bene.
-Ma io lo castro!- Superata
la fase iniziale di sorpresa, Angie mostrò che l'influenza di
Ilaria si stava facendo sentire.
-Ma
come cazzo osa
venire
qui?! Lo caccio fuori dal locale a calci nel culo!- Continuò
paonazza in volto dalla rabbia. Fortuna che non c'era Ila a darle
manforte, altrimenti a quell'ora avrebbero di sicuro già messo
in pratica quella frase.
-Ma sì, lascia
perdere, non ne vale la pena...è un paese libero, se voleva
venire qui...- Preferii interrompermi per evitare al viso di Angie di
diventare ancora più livido.
-Se ne poteva benissimo
andare da un'altra parte invece! Ma guarda un po' te! Tu vieni qui
per svagarti e dimenticarlo e quello lì...- Era una teiera,
quasi riuscivo a vedere il fumo uscirle dalle orecchie.
-Senti se vuoi ce ne
andiamo-, Propose, -Dico a Gianluca di portarci da qualche altra
parte magari...-
No decisamente no. Un'altra
volta in macchina con quel tipo non ci volevo andare.
-No, davvero, preferisco
stare qui. C'è la festa del tuo amico ed è pieno di
ragazzi carini e simpatici.- Che io non avevo minimamente notato, ma
con molta cura evitai di menzionarlo quel particolare.
Bloccai appena in tempo la
sua risposta con un: -Vado un attimo in bagno, ci vediamo dopo ai
divanetti.- E detto quello mi defilai tra la gente.
Sapevo già che
sarebbe andata avanti per almeno mezz'ora ad insultare lo Stronzo e
ad escogitare modi per sopprimerlo. Preferivo evitare di parlare di
lui. Il locale era grande e se mi andava bene avrei anche potuto, con
un po' di fortuna, non incontrarlo. Quindi perché fasciarsi la
testa prima di essersela rotta? Era così il motto, no?
Allietata dai miei soliti
pensieri idioti, creati dal mio cervello al solo scopo di
auto-consolarmi, non mi accorsi del ragazzo appena dietro la porta
dei bagni, aperta con fin troppa forza...da me.
-Oddio, scusami!- Gli avevo
dato una botta mica da ridere.
-No, figurati, non è
niente.- Abbozzò un sorriso che non mi parve per nulla
convinto, ma non fu quello a lasciarmi senza parole, no. Fu la sua
faccia.
Oh.Mio.Dio.
-Alice?- Il mio nome, uscito
dalle sue labbra, fu un'ulteriore conferma del fatto che non mi fossi
affatto sbagliata.
Rimasi un attimo zitta,
boccheggiando peggio di un pesce in cerca di quel nome seppellito nei
meandri del mio cervello da qualche mese.
-Matteo...- Un rantolo
silenzioso, più che una parola vera e propria.
-Oddio Alice, da quanto
tempo!- Mi sorrise euforico, forse dimentico del fatto che solo
qualche mese prima mi aveva completamente distrutta lasciandomi.
-Già, ehm...che ci
fai qui?- Il fatto che fosse riuscito a sentirmi era un vero e
proprio miracolo, visto che la voce mi era uscita bassa e stridula.
Più simile al pigolio di un pulcino.
-È il compleanno di
mio fratello! Te invece? Non ti sono mai piaciute le discoteche.- Mi
sembrava quasi che l'ultima frase l'avesse detta con dolcezza
e...nostalgia?
-No infatti, mi ha
trascinato una mia amica.- Sorrisi alla balla più colossale
del pianeta. Beh, del resto mica potevo dirgli tutta la verità.
-Come stai? Stavo pensando
di chiamarti...uno di questi giorni.-
Sì, come no, frase
che dicevano sempre tutti.
-Tutto bene dai, non mi
lamento.- Annuii ad ogni mia parola, per fargli immaginare una realtà
del tutto diversa. Non andava bene per niente, ma farglielo credere
era un po' una piccola vendetta dopo quello che mi aveva fatto. Di
certo non gli avrei detto: “Per colpa tua ho pianto per
settimane, idiota!” Sarebbe stata una scenata troppo da film.
-Stai con qualcuno adesso?-
Piano, piano,
piano...cosa?!? Me lo aveva davvero chiesto?!
Repressi l'istinto omicida
di stringere le mie mani intorno alla sua gola e sorrisi
forzatamente.
-No, sto bene da sola per
ora.- Per un attimo ero stata tentata di dire di sì, ma
all'ultimo mi ero detta che era meglio non incasinarsi con finti
ragazzi inventati dal nulla.
-Anche io.- Ma che
coincidenza...
Non era cambiato per niente
comunque, rimaneva sempre lo stesso bellissimo ragazzo, facile al
sorriso e gentile con tutti. Era di quel suo sorriso luminoso e
rassicurante che mi ero innamorata. Era delle sue carezze, dei suoi
baci, dei suoi modi di farmi sentire importante e speciale che mi ero
innamorata. Semplicemente di lui, il principe azzurro.
Mi era piaciuto sin dalla
prima volta che lo avevo visto in prima media; andavo tutti i giorni
nella sala giochi sotto casa sua -fingendo di essere una fan
sfegatata della NAMCO e dei suoi vedeogiochi- per vederlo. Patetico,
sì.
La prima volta ero stata io
a lasciarlo, quando avevo quindici anni, per una piccola
incomprensione, un litigio da bambini. Poi eravamo tornati insieme,
lui mi aveva lasciato, io avevo lasciato lui e poi di nuovo lui aveva
lasciato me, qualche mese prima. L'ultima volta era stata la più
dolorosa perché avvenuta dopo la perdita della mia verginità
con lui. Era stata una cosa importante e quella separazione mi aveva
fatta veramente soffrire.
Feci un respiro profondo;
quel silenzio dopo quell'ultima sua affermazione stava iniziando a
diventare imbarazzante...
-Beh, allora ci becchiamo in
giro.- Non vedevo l'ora di svignarmela. Da lui, dai suoi sorrisi, dal
suo sguardo che mi ricordava il passato.
Era strano averlo di nuovo
davanti dopo tutto quello che era successo. Ma era ancora più
strano il fatto che riuscissi a conversarci normalmente, come se
niente fosse...
-Ok, va bene.- Non smise di
fissarmi nemmeno mentre pronunciò quelle 3 parole.
Alzai la mano a disagio,
prima di girarmi e sparire alla velocità della luce in cerca
del posto più affollato possibile per nascondermi fra la
gente. Alla fine non ci ero neppure andata in bagno. Non che dovessi
andarci, avevo usato quella scusa solo per impedire ad Angie di
iniziare una discussione inutile.
Uscita finalmente da lì,
per un attimo fui tentata di fare dietrofront e di ritornare in quel
buco puzzolente.
Poi mi dissi che non sarebbe
stata una buona idea andare avanti e indietro come una biglia
rimbalzante, qualcuno avrebbe potuto dubitare della mia sanità
mentale. Inoltre in bagno c'era Matteo...
Tutte scuse, me ne resi
subito conto. La verità era che il mio cuore non aveva potuto
fare a meno di farsi sentire nel momento in cui avevo visto l'unica
persona che inconsciamente avevo sempre sperato di vedere quella
sera.
Era seduto su uno degli
sgabelli lì al bancone, di spalle, ma era bastato solo un
attimo per riconoscerlo di profilo, nel momento in cui si era girato
a chiedere qualcosa da bere al barman.
Di nuovo mi sentivo come un
pezzettino insignificante di metallo. Di nuovo lui era come una
calamita; la voglia di avvicinarmi, di coglierlo di sorpresa alle
spalle, di spettinargli i capelli e di mordicchiargli il collo, stava
prendendo sempre più possesso del mio corpo.
Ma lui come avrebbe reagito
se lo avessi fatto?
Conficcai le unghie nei
palmi delle mie mani per impedirmi di assecondare quell'irrazionale
desiderio. Mi avrebbe di sicuro rifiutata o presa in giro.
Solo dopo aver osservato la
sua mano afferrare il bicchiere al rallentatore come nei film, mi
accorsi del fatto che non fosse da solo. Seduta di fianco, girata
verso di lui, c'era una ragazza bionda sulla ventina.
Mi sporsi un po' di lato per
osservarla meglio, mandando giù un rospo che andò a
torturare il mio stomaco quando mi accorsi della sua mano sulla gamba
di lui.
Leva
quella cazzo di mano dal mio...da lui
o
te la strappo a morsi insieme ai tuoi fosforescenti e ridicoli
capelli da clown!
-Alice?-
Chi mi aveva interrotto nel
bel mezzo delle mie imprecazioni?
-Ali! Che ci fai qui?-
Guardai sorpresa la ragazza
che mi aveva quasi tramortito con un abbraccio.
-Glenda?- Già che
idiota, c'era la festa del suo ragazzo.
-E chi altro?- Si spostò
una ciocca di capelli sorridendo, -Come mai qui?-
-Sono con una mia amica.-
Ero un “tantino” disorientata, tutti quegli incontri
tutti in una volta, tutti nello stesso posto, mi stavano
scombussolando parecchio.
Mi prese per mano, senza
quasi lasciarmi finire la frase. -Vieni, voglio farti conoscere
Domenico, il mio ragazzo!-
Ma
prego, fai pure! Tanto è tutta la sera che vengo sbalzata da
una parte all'altra!
Non provai nemmeno ad
obiettare, non ne avevo né la forza, né la voglia. In
quel momento la voglia di tornarmene a casa stava prendendo il
sopravvento.
Non
potevo praticamente muovermi in quella discoteca: da una parte c'era
Diego -da evitare-, dall'altra Matteo -assolutamente da evitare- e
poi c'era...beh lui.
Dopo che lo avevo visto con quella tipa, la voglia di vederlo mi era
passata del tutto, così come quella di farmi vedere.
-Amore?
Questa è Alice, quella
di
cui ti ho parlato.- La presentazione di Glenda non mi era piaciuta
per niente. Perché aveva calcato così tanto sulla
parola “quella”? E perché aveva parlato di me al
suo ragazzo?
-Finalmente ti conosco.- Mi
disse, porgendomi la mano e sfoggiando un sorriso ammaliante alla
Edward Cullen. Decisamente Glenda non scherzava quando lo aveva
descritto come il vampiro di Twilight.
-Finalmente io conosco te.-
Ironizzai arrossendo appena, -Glenda mi ha parlato tantissimo di te.-
Sorrisi alla diretta interessata, giusto per distogliere lo sguardo
da Domenico che aveva un non so ché di magnetico. Al tempo
stesso però, metteva in soggezione.
Era piuttosto alto e aveva i
capelli castano scuro disordinatamente pettinati. Di punti ne
meritava parecchio per l'abbigliamento; camicia Abercrombie e jeans a
vita bassa.
-Oh, e auguri.- Mi ricordai
improvvisamente.
-Grazie.- Sorrise di nuovo.
Il suo sorriso mi ricordava vagamente quello di qualcuno, ma non
ricordavo chi...
-Mi sembra di averti già
vista da qualche parte, sai?- Aggrottò la fronte pensieroso,
sbattendo le palpebre velocemente come per cercare di ricordarsi
qualcosa.
Ah ecco, quindi non era solo
una mia impressione.
-Anche a me sinceramente.-
Ammisi. -Hai frequentato la Quintino di Vona, la Manzoni o il
Molinari per caso?-
Scosse la testa, -No.-
Rispose quasi dispiaciuto, prima sgranare gli occhi come se gli fosse
venuto in mente qualcosa di importante: -Mio fratello però sì,
andava alla Quintino di Vona.-
Bum.
Altra pentola Mondial Casa
in faccia.
Oh Santo Cazzo! Non era
possibile...! Quello era un incubo!
È
il compleanno di mio fratello.
-Per caso di cognome fai
Ronchini?- Chiesi ormai già rassegnata al fatto che il destino
ce l'avesse con me quella sera.
Arricciò il naso e
spalancò la bocca sorpreso in un'espressione abbastanza buffa,
-Sì, come fai a saperlo?-
Perfetto. Ne avevo avuto la
conferma. Matteo aveva un fratello maggiore: ricordavo di averlo
visto qualche volta quando ero andata a casa sua, ecco perché
il suo volto non mi era completamente nuovo.
-Conosco
tuo fratello, Matteo.- Ero più propensa a dire conoscevo,
ma del resto mica era morto, non aveva senso parlare al passato.
-Ah, adesso ho capito chi
sei!- Non era di certo un caso il fatto che mi avesse strizzato
l'occhio dopo quella frase. Sapeva di sicuro che io e il fratello
eravamo stati insieme.
Cercai di sorridere e di
mostrarmi il più disinvolta possibile.
-Ma dai!- S'intromise
Glenda, -Quindi vi conoscevate già?-
Assentii
con la testa, mentre Domenico iniziava a raccontarle tutta
la
storia.
-Tu stavi con suo fratello?-
Sbatté le palpebre sorpresa, nella sua voce sembrava ci fosse
una lieve accusa implicita. Beh, per forza, lei era la fondatrice di
quel cavolo di progetto L'Oreal!
-Già. Piccolo il
mondo.- Piccola pure quella discoteca. Chi altro voleva aggiungersi?
Qualcun altro sarebbe spuntato fuori dal nulla come un fungo quella
sera?
-È andato un attimo
in bagno, se aspetti fra poco dovrebbe ritornare.- Domenico sembrava
quasi speranzoso. Il contrario di Glenda.
-No, sono di fretta, la mia
amica mi starà aspettando.- Angie tornava utile anche senza
saperlo.
-Aspetta, hai visto Lore?-
Cercare
di scappare evitando quell'argomento
con Glenda era praticamente impossibile.
Mi bloccai di colpo,
smettendo per un attimo di respirare -No.-
Incrociò le braccia
al petto e sbuffò, -Sarà da qualche parte a provarci
con qualcuna più grande, fingendo di avere più anni di
quelli che ha.- Fece una smorfia dopo aver annuito pensierosa ad ogni
sua parola.
-Può
darsi.- Nessuno avrebbe potuto sospettare delle mie parole,
assolutamente.
Del resto, la voce stridula e tremolante e gli occhi stralunati non
erano prove più che sufficienti.
-Beh
mi ha fatto piacere vederti Glenda. Domenico,- Feci una specie di
lieve inchino con la testa a mo' di saluto.
-Piacere di averti rivista.-
Altro occhiolino. Gliel'avrei fatto nero quell'occhio se non l'avesse
piantata.
Per l'ennesima volta scappai
tra la folla, ancora più confusa e stressata di prima.
Il fratello del mio ex
ragazzo stava con la sorella del ragazzo di cui ero innamorata.
Caspita, che intreccio alla Beautiful!
Mi massaggiai le tempie
esausta; per quanto mi riguardava quella serata era finita ancor
prima di cominciare.
I ragazzi intorno a me
iniziavano solo in quel momento a ballare, mentre io volevo solo
rintracciare Angie per dirle che avrei chiamato un taxi per tornare a
casa.
-Dai, non fare la
guastafeste!- Era bastato allontanarmi per poco e lei era già
completamente andata.
-Quanto hai bevuto?-
Aggrottai la fronte squadrandola con rimprovero.
-Non molto!- Trillò
fin troppo allegra, -Allora? Dai rimani ancora un po'! Non hai
neanche ballato!-
Non riuscii ad oppormi
quando mi spinse letteralmente addosso ad un ragazzo lì
vicino.
Mi sentii arrossire fino
alle punte dei capelli nel momento in cui i suoi occhi incontrarono i
miei.
-Scusa.- Mormorai, dandomi
mentalmente della stupida per averlo detto così piano. Con
quel baccano probabilmente non mi aveva nemmeno sentita.
-Figurati.- Sorrise.
Sì, mi aveva sentita.
-Lui è Marco!- Gridò
Angie, senza smettere di ridere. -Sono sicura che andrete d'accordo.-
Civettò maliziosa, prima di sparire tra la gente che ballava
insieme ad un altro ragazzo.
Fantastico! Mi aveva pure
lasciato da sola con Ken in versione umana, che bello!
-Tu sei...?- Domandò
titubante. Mi guardava curioso e interessato. Fin troppo.
-Alice.- Quella era
l'ennesima volta che ripetevo il mio nome, mai detto così
tante volte in tutta la mia vita.
-Ti va di ballare?-
Beh dai, quel Marco mi
sembrava carino...e anche abbastanza simpatico, quindi perché
non buttarsi?
Alzai le spalle, -Perché
no?- Provai a sorridere, ma non dovevo essere molto credibile. La
mascella quasi mi faceva male a furia di sforzarmi.
Tutto sommato non era male
ballare con lui. L'unico problema era il suo fissare intensamente,
senza mai distogliere lo sguardo; avevo abbassato gli occhi
imbarazzata dopo appena due secondi di ballo. E che cavolo, non
capiva che mi metteva a disagio così?
Mi chiese della mia scuola,
dei miei interessi, della mia famiglia e ad ogni domanda si
avvicinava sempre di più.
Non sapevo se fargli notare
o no il fatto che me ne fossi accorta. Che avrei potuto dirgli?
Magari mi avrebbe dato della paranoica...
-Possi baciarti?- Sussurrò
fra i miei capelli, poggiando una mano sul mio fianco.
Se
non altro me lo aveva chiesto, apprezzavo lo sforzo.
Deglutii nervosa, girandomi
-per quanto possibile- alla mia sinistra, in cerca di Angie. Di
sicuro lei si stava già facendo con quel tipo senza troppi
problemi. Forse avrei dovuto fare anche io così, lasciarmi
andare.
-No...- Mi morsi le labbra,
-Per adesso, no.- Precisai.
Non subito, non ero proprio
il tipo da baciare così su due piedi un perfetto sconosciuto.
Era carino e gentile certo, ma lo stesso non me la sentivo ancora di
baciarlo, ci avevo scambiato solo due parole in croce.
-D'accordo.- Sembrò
prenderla abbastanza bene, forse per la mia seconda precisazione. Di
certo non aveva perso le speranze, la sua mano sempre più
stretta alla mia schiena ne era la prova.
Andammo avanti a ballare per
un altro po', finché quella sua mano si spostò più
in basso, arrivando a toccarmi il fondoschiena...
Fu come essere scottata,
sentii subito il bisogno di scostarmi, disgustata.
Con un colpo secco della mia
di mano la tolsi immediatamente, -No, senti...- Ero solo all'inizio
della mia brillante protesta, quando mi sentii afferrare da qualcuno
per il polso.
Glenda? Matteo? Angelica?
Ormai non mi sarei stupita più di niente. Tutti mi avevano
presa contro la mia volontà e portata a destra e a manca in
quelle ultime ore.
Doveva essere un ragazzo
comunque: la presa era ferrea e salda. Troppo forte per essere quella
di una ragazza.
-Ma che...?- Difficile
parlare dato che quel braccio mi stava trascinando in mezzo a tutta
quella calca che ballava.
Mi girai per vedere che fine
avesse fatto Marco, ma in quel casino era impossibile riuscire a
scovarlo.
Quando finalmente tutta
quella gente finì, vidi in faccia -o meglio, di spalle- il
ragazzo in questione e per poco non mi sentii mancare.
Ero
quasi certa che si fosse trattato di Matteo. Perché mai
Mister-Stronzo-Latini avrebbe dovuto interrompere la sua amorevole
chiacchierata
con la bionda tettona per me?
-Lasciami!- Strillai una
volta rinsavita, cercando di puntare i piedi al pavimento. Non servì
a niente ovviamente, per lui fu come se non avessi nemmeno parlato.
Ed i miei piedi, per quanta forza ci stessi mettendo, continuavano
inevitabilmente a muoversi nella sua direzione.
-Sei forse impazzito?!
Lasciami ho detto!- Sembravo una pazza, avevo iniziato a dimenarmi
come se mi avesse presa chissà quale serial killer maniaco
stupratore.
La gente intorno aveva
iniziato a fissarci a metà tra il divertito e lo sbalordito.
-Lasciami o giuro che mi
metto ad urlare!- Tentai di minacciarlo. Naturalmente non lo avrei
mai fatto; mi vergognavo da morire di tutte quelle persone curiose ed
impiccione intorno a noi.
Non mi ascoltò tanto
per cambiare, proseguì incurante delle mie proteste verso
l'uscita del locale.
Non appena compresi che
continuare a dimenarsi non sarebbe servito a nulla, se non ad
attirare sguardi indiscreti, mi calmai e assecondai la sua camminata.
Soprattutto per evitare al mio braccio di staccarsi dal resto del
corpo nel tentativo di continuare ad opporre resistenza.
Lasciarmi trascinare come
una bambolina priva di volontà fu abbastanza umiliante però,
per quello non esitai a strattonare nuovamente con forza il braccio
nel momento in cui ci allontanammo abbastanza dall'ingresso.
-Sì può sapere
che cazzo ti è preso?!- Strillai, massaggiandomi il polso
finalmente libero dalla sua stretta. Che diavolo mi aveva portata a
fare fuori in strada, nel parcheggio deserto del locale?!
Per un attimo un lampo
indefinibile frecciò nei suoi occhi, -Che cazzo mi è
preso?!- Sussultai spaventata davanti a quella reazione furiosa.
-Che cazzo è preso a
te!- Si avvicinò fulmineo, afferrandomi per le spalle e
costringendomi ad indietreggiare. -Forse non te ne sei accorta, ma
quel bastardo schifoso ti si stava strusciando contro da più
di mezz'ora!- Sputò fra i denti, facendo poi un respiro
profondo per calmarsi.
Spalancai la bocca incapace
di ribattere. La mia espressione shockata esprimeva perfettamente
come mi sentivo.
Calma
Alice, calma. Staccare lo specchietto di qualche macchina qui intorno
e lanciarglielo addosso non è una buona idea.
-Cioè
tu mi hai portata fin qui solo perché quel tipo ha osato
toccarmi?!
Ma tu sei tutto scemo!- Sbraitai, dopo un attimo di smarrimento
iniziale, agitando le braccia per scrollarmi le sue mani di dosso.
Un muscolo guizzò
sulla sua guancia, segno che molto probabilmente la mia uscita non
doveva essergli piaciuta più di tanto.
-Patto o non patto...- Fece
qualche passo in avanti e nel tentativo di indietreggiare andai a
sbattere contro qualcosa.
Merda! Ero bloccata fra di
lui e il cofano di una stramaledettissima macchina! -Tu.- Le sue mani
si poggiarono sui miei fianchi con una delicatezza insolita, -Resti.-
Premette il suo corpo al mio e...
Oddio.
Stavo avendo vampate di
calore in inverno. Non era normale, no.
-Mia.-
L'ultima parola la soffiò a pochi centimetri dalla mia bocca,
facendomi rabbrividire, di certo non per il freddo.
Sentii gli occhi
appesantirsi per il languore, l'istinto di chiuderli e di lasciarsi
andare a quel dolce contatto fisico stava prevalendo.
Dovetti
mandar giù un bel po' di saliva e sforzarmi con tutta me
stessa di ignorare il suo bacino a contatto con il mio, per riuscire
a formulare una risposta degna di essere chiamata tale: -Tu non sei
nessuno
per
dirmi chi può o non può toccarmi.- Grosso errore.
Quella mia risposta non aveva fatto altro che dargli un motivo in più
per avvicinarsi ulteriormente, sia con il viso che con il corpo.
-Perché non te ne ritorni dalla bionda tettona e non mi lasci
in pace?- Gemetti esasperata. La mia sembrava quasi una supplica.
Quello parve stupirlo
abbastanza da farlo allontanare di poco, -Cosa?- Il suo sopracciglio
si alzò, prima di ritornare al suo posto a contornare una
perfetta espressione allietata, -Sei gelosa forse?- Il sorrisetto che
si dipinse su quelle magnifiche labbra accese in me un forte
desiderio fisico. Difficile capire se fosse la voglia di picchiarlo o
di fare altro...
-Io?
Ma per favore!- Negare, sempre negare, -Tu piuttosto!- E cambiare il
soggetto del discorso, -Stai facendo un mucchio di storie per una
cazzata che non ti riguarda!- Ero fiera di me: la voce aveva tremato
leggermente solo
alla fine della frase.
-Non mi riguarda?- Ripeté,
fin troppo tranquillo per i miei gusti, -Io non la penso così.-
Il mio piede scattò
istintivamente indietro, ma la mia fu una mossa del tutto inutile,
visto che l'auto mi impediva di muovermi liberamente.
Avvertii un lieve tocco
sulla gamba, fasciata solamente dalle collant. Le sue dita mi
accarezzarono lentamente e delicatamente la coscia, fino a spostarsi
verso l'interno.
Poggiai una mano sul suo
petto, per allontanarlo. -No...- Il mio fu quasi un piagnucolio, -Non
voglio.- Chiusi gli occhi e sospirai, dandogli un'idea del tutto
opposta.
Con l'altra sua mano mi
spinse leggermente più indietro, fino a farmi appoggiare
completamente al cofano della macchina. Oddio, non osavo immaginare
cosa sarebbe successo se il proprietario dell'auto ci avesse visto in
quella posizione.
-Sì
che lo vuoi.- Il suo tono di voce era così...dolce,
come se stesse spiegando qualcosa ad una bambina piccola.
Sentivo il suo respiro
sempre più accelerato sul mio viso ed il suo cuore battere
all'impazzata sotto la camicia. Era impossibile capire quale dei due
cuori battesse più velocemente. Forse il mio, forse il suo.
Schiusi
desiderosa la bocca nel momento in cui mi baciò, rendendo
tutt'uno i nostri respiri affannosi. Solo quando sentii nuovamente il
suo sapore mi resi conto di quanto
lui
mi fosse realmente mancato. I miei sogni non gli rendevano per niente
giustizia; sentire la sua lingua rincorrere la mia, le sue mani
dappertutto sul mio corpo, il suo basso ventre a contatto con il mio
era così...appagante ed eccitante. Una scarica pura di
energia.
Mi ero chiesta qualche volta
che cosa ci fosse di diverso tra Lore e Matteo, cioè, era
logico che cosa ci fosse, ma...come era potuto succedere che mi
innamorassi di due ragazzi così opposti?
Matteo era sicurezza e
dolcezza. Lorenzo era passione e adrenalina. Ma cosa cercavo
esattamente io? Davvero avrei voluto il principe azzurro?
Nessuna
carezza di Matteo mi aveva mai eccitata come un semplice tocco di
Lorenzo, nessun bacio mi aveva mai fatta sentire così viva.
Che cos'aveva di diverso il mio amore per Lorenzo rispetto a quello
che avevo provato per Matteo?
Gemetti vergognosamente nel
momento in cui insinuò la sua mano sotto la gonna del mio
vestito ed iniziò a sfilare la calza, sfiorando la pelle nuda
della gamba con le nocche delle dita.
Anche se il mio cervello
fosse stato in grado di ragionare abbastanza lucidamente da prendere
la decisione di allontanarlo, il mio corpo non mi avrebbe mai
assecondata. Bramava troppo il suo di corpo, si muoveva da solo
ormai; le mie gambe si strinsero intorno alla sua vita e le mie
braccia gli cinsero il collo in un tentativo quasi disperato di
avvicinarlo ancora di più e di non farlo allontanare.
-Nessuno può
toccarti.- Ansimò al mio orecchio, -Solo io...- Lo morse
piano, più volte.
Solo
tu.
Stavo per dirlo ad alta
voce, ma all'ultimo mi ero trattenuta. Avrebbe capito quanto fossi
coinvolta se lo avessi detto.
-Solo...- La voce mi uscì
acuta, proprio nel momento in cui la sua mano passò sotto
l'elastico dei miei slip, -Me...- Mi morsi le labbra, aggrappandomi
alla sua camicia con forza.
-Puoi toccare...solo me.-
Riuscii a dire infine, la mente completamente annebbiata dal piacere
che stavo provando.
Mosse la mano in basso
ritmicamente, uccidendo definitivamente gli ultimi neuroni
sopravvissuti a quella battaglia persa già in partenza.
-Nessun'altra.- Chissà
se aveva capito quello che avevo detto, le mie parole uscivano
intervallate, a singhiozzi.
Sentii una risata soffocata
sul mio collo: sì, aveva capito.
Sei
una cretina Alice.
Mi ero esposta troppo.
Continuò a baciarmi
il collo, spostandosi verso la clavicola e scendendo ad ogni piccolo
morso che lasciava sulla pelle scoperta, cosa più che semplice
vista la scollatura del vestito. Spostò poi la stoffa per
avere pieno accesso al mio seno, dove si lasciò scappare un
sospiro: -Non riuscirei nemmeno volendo...-
L'aveva detto a voce così
bassa e spezzata che per un attimo credetti di aver capito male. Che
cosa aveva voluto dire con quella frase?
Mi distrassi solo per pochi
secondi perché il ritmo dei suoi baci e delle sue carezze
cancellò quella domanda dalla mia mente prima che riuscisse a
trovare una risposta.
Presa da una frenesia
improvvisa, feci scorrere le mani sul suo petto, fermandole solo
quando trovarono l'obbiettivo prefissato dalla parte offuscata della
mia testa: la cintura dei suoi pantaloni.
-Dio, come mi è
mancato il tuo corpo.- Inspirò fra i miei capelli, bloccando
le mie dita a metà della loro opera.
Il
mio corpo. Solo
il
mio corpo.
Mi irrigidii di colpo,
fissando il vuoto davanti a me con occhi sgranati. -No.- La testa mi
girava e sentivo lo stomaco scombussolato come se fossi appena scesa
dalle montagne russe. -Lasciami.-
Un
giocattolino.
-Lasciami!- Ripetei a voce
più alta, notando che non sembrava minimamente intenzionato a
togliermi le mani di dosso.
Lo spinsi con forza lontano
da me, ma dopo il primo smarrimento iniziale, si riavvicinò
fissandomi truce.
-Si può sapere
che...-
-Lasciami in pace e basta!-
Urlai, in tono quasi isterico, scansandolo di lato.
Mi sistemai le collant ed il
vestito accaldata, rabbrividendo per il venticello fresco che mi
investì non appena mi allontanai dal suo corpo caldo.
-Ma tu non sei normale!-
L'incredulità nella sua voce mi offese; sembrava stesse
constatando veramente la mia pazzia. -Fino ad un attimo fa...-
-Stavo facendo una cazzata.-
Conclusi la frase in tono sprezzante, senza rallentare il passo,
-Vatti a trovare un altro giocattolino, questo qui si è
proprio rotto.-
-Si può sapere dove
cazzo stai andando?!- Si stava alterando e solo una parte del mio
cervello registrò il fatto che mi stesse camminando dietro. La
rinnegai in un angolo non appena esultò per quel piccolo
inseguimento.
Strinsi
le mani a pugno con rabbia, -Ritorno a strusciarmi sul mio amichetto
struscevole,
stavamo ballando prima che tu ci interrompessi.-
Pensavo che avrebbe
continuato a seguirmi per fermarmi -in cuor mio speravo lo facesse-,
ma quella volta niente mi impedì di proseguire la mia
camminata, nessuno mi afferrò per il polso.
Lacrime
amare incominciarono a scendere velocemente ed incontrollate sulle
mie guance: non gli importava niente di me. Non gli era mai importato
niente. Ed io da stupida e patetica ragazza innamorata gli avevo
permesso di avvicinarmi, di toccarmi, di ferirmi di nuovo. Io che a
scuola ero sempre la migliore, quella che apprendeva tutto in poco
tempo, non avevo ancora imparato quella
lezione.
Mi sfregai gli occhi
furibonda, ignorando le occhiate e le risatine dei ragazzi
all'ingresso. Forse ridevano di me, forse no: non mi importava.
-Tesoro che è
successo al tuo trucco?- Angie mi venne subito in contro,
probabilmente mi stava già cercando prima che io entrassi,
-Hai pianto?!- Strillò con una punta di rabbia nella voce.
L'eccessiva allegria di prima, dovuta al troppo alcool bevuto,
sembrava essersi dissolta nel nulla in quei pochi secondi.
-Dov'è?! Lo faccio
prendere a calci da Giovanni!-
Il singhiozzo che mi uscì
assomigliò di più ad una specie di risata; Angie aveva
già rimpiazzato il tipo di prima con un altro.
-Andiamo a casa.- Dissi
semplicemente, tremando come se fossi stata nel bel mezzo di una
tormenta in Himalaya.
La mia amica si fece scura
in volto e, dopo avermi abbracciata, annuì.
-Andiamo a casa.- Ripeté
al mio orecchio, dondolandosi con il corpo e cullandomi come una
bambina.
-Grazie.- Nascosi il viso
fra i suoi capelli, trattenendo a stento un altro singhiozzo.
Lorenzo's
pov
Ero un emerito e grandissimo
coglione, non c'erano dubbi.
Mi passai una mano fra i
capelli stressato, cercando di calmarmi con dei profondi respiri.
'Fanculo i respiri, avevo
bisogno di prendere a calci qualcosa per scaricare lo stress.
La ruota di una BMW lì
vicino fece proprio al caso mio. Schifoso figlio di papà, ero
talmente incazzato con me stesso che gli avrei pure sfasciato
l'intera macchina per sfogarmi.
Ero
io l'idiota, non lei. Lei era solo una stronza puttana, ma il
coglione che le stava dietro ero io. Il coglione che si faceva
umiliare e respingere ogni volta...ero io.
Come ero caduto in basso, dipendente da una ragazza...
Ma
perché, cazzo, perché?! Perché non ero riuscito
a resisterle nemmeno quella volta? Come riusciva a mandarmi
completamente in tilt il cervello solo con il suo profumo ed il suo
corpo?! La sua presenza mi faceva perdere il controllo più
dell'alcool. Era stato impossibile ignorarla, fingere che il suo
corpo ed i suoi capelli -Dio,
quanto amavo i suoi capelli-
non fossero lì a soli pochi centimetri da me.
Quando avevo visto quel tipo
strusciarsi così contro di lei, toccarla con le sue sudice
mani...mi era andato il sangue al cervello, non ci avevo capito più
niente.
E lei...quella stronza gli
aveva sorriso più volte, sembrava quasi compiaciuta delle
attenzioni di quel coglione. Chissà che cazzo di porcate le
aveva detto quel depravato.
Osservai incerto la ruota
della macchina, optando per un altro calcio come ulteriore aiuto per
calmare i nervi. Ogni tanto anche le BMW parcheggiate servivano a
qualcosa.
Nessuna bionda sarebbe
riuscita a farmela dimenticare, nessuna sarebbe riuscita ad
eguagliarla.
Non
c'era altra soluzione, non c'era altra via di uscita: dovevo
evitarla. Ci avevo già provato altre volte e avevo miseramente
fallito. Quella volta non sarebbe successo, non doveva
succedere, dovevo farlo per il mio orgoglio e per la mia sanità
mentale. Per dimenticarla e per ritornare a scopare a go-go come
prima. Dovevo stare lontano da lei fisicamente,
perché era il suo corpo a far reagire il mio, era il suo
profumo ad annebbiarmi la mente. Lei non esisteva, punto. Ed io non
dovevo esistere per lei.
Ero già pronto a
calciare di nuovo la ruota -ormai ci avevo preso gusto-, quando i
fari di un'auto lì parcheggiata mi bloccarono; stava uscendo
dal parcheggio probabilmente. Forse sarebbe stato meglio che qualcuno
ci avesse interrotto proprio mentre eravamo sul cofano di quella
macchina, almeno mi avrebbe risparmiato l'umiliazione di essere
respinto da lei. Di nuovo.
Scossi la testa: l'alcool mi
faceva dire proprio delle patetiche stronzate!
Lei
mi voleva, era inutile che lo negasse ed una volta finita la mia
ossessione mi sarei vendicato di certo. Nessuna
ragazza poteva permettersi di rifiutarmi, avrebbe provato anche lei
quell'umiliazione. Solo leggermente
più
amplificata.
Note dell'autrice
EDIT: Grazie a A Midsummer Night'sDream per l'immagine che vedete in cima!
Non so con che coraggio ho
postato, questo capitolo è in assoluto il più brutto
della storia dei capitoli da me postati. E di schifosi ce ne sono
stati tanti! Lo trovo noioso e monotono, scriverlo è stato
peggio di un parto. L'ho scritto, riscritto, cambiato e ricambiato
talmente tante volte che neanche le ricordo!
Vi chiedo scusa perché
non è assolutamente questo che vi meritate dopo tutta questa
attesa. Posso solo farmi perdonare cercando di scrivere come
un'ossessa nei prossimi giorni per riuscire a postare presto il
prossimo che dovrebbe uscire più interessante di questo.
Non
so come ringraziarvi per tutte le recensioni, siete a dir poco
Meravigliose,
non so davvero che altro dire se non GRAZIE di cuore :)
Mi dispiace tantissimo di
avervi deluse con questo capitolo, spero di riuscire a riscattarmi
con i prossimi:ho già le idee chiarissime, ci saranno altre
scene Ali/Lore a rating decisamente più alto di questo, tanto
che pensavo di scrivere un MM a rating rosso per chi potrà
leggerlo xD
Questo è un capitolo
di passaggio; l'incontro con Matteo -che si farà risentire- e
la decisione di Lore di ignorarla sono solo degli spunti per i
prossimi capitoli.
Doveva esserci un altro pov
di Lore più o meno in mezzo, avevo scritto uno spoiler in
forum riguardante quello, ma all'ultimo ho sadicamente deciso di
toglierlo...Lo ritroverete sicuramente quando aggiungerò
alcuni pezzi della storia (e non solo) dal suo punto di vista come
Missing Moments. Se vorrete ovviamente xD
Come sono andate le cose con
la bionda che avrebbe dovuto rimpiazzare Alice? Anche quello si
scoprirà dai suoi pov.
Per il momento, di pov di
Lore non ce ne saranno molti altri...mi sto un po' lasciando andare
con i suoi pensieri mi sa...
Ah ci tenevo a commentare
un'altra cosa di questo capitolo: Domenico e Matteo sono fratelli.
Sembrano simili ma non lo sono. Beh se siete appassionate alle
vicende di Glenda come personaggio, si scopriranno cose non
propriamente belle sul suo fidanzato, a Lore non piace molto, lui lo
ha già inquadrato più o meno e non ha tutti i torti...
Altra cosa che ci tengo a
precisare: Il parcheggio. Non pensate assolutamente che il parcheggio
dell'Old Fashion -discoteca di Milano- sia così, ovviamente
l'ho reso quasi deserto per esigenze di copione. xD Oltretutto non
c'è neanche un vero e proprio parcheggio riservato alla
discoteca, c'è quello in strada e basta. Comunque, considerato
che fossero tutti dentro a ballare, non mi è sembrato così
strano che non ci fosse quasi nessuno fuori al freddo fra le macchine
parcheggiate...
Che altro dire? Ah sì,
avete passato delle buone vacanze? Come è stato il rientro?
Spero sia andato tutto bene :) Purtroppo si è ripresa la
scuola ora ç___ç Che depressione...Sorvoliamo e
pensiamo ad altro che è meglio!
Credo di aver finito con le
note...Vi ringrazio ancora di cuore, siete delle lettrici
meravigliose! :)
Un bacione immenso, la
vostra ritardataria-noiosa-paranoica Bec
Spoiler
sul prossimo capitolo
Non ho ancora iniziato a
scriverlo...diciamo che in generale nei prossimi capitoli verrà
spiegata meglio la situazione famigliare di Lore: molte di voi dopo
le note nel diario di Glenda riguardanti il padre avevano chiesto se
ci sarebbe stato un approfondimento. Ci sarà, sì.
Lore e Matteo (l'ex)? Si
incontreranno presto. Se non nel prossimo in quello dopo, devo vedere
come sviluppare bene le cose :P
Risposte
recensioni:[Arriveranno tutte entro domani pomeriggio, aggiorno man
mano...scusatemi davvero...]
ChibiRoby:
Eh
sì, Lore non si sta rendendo molto simpatico agli occhi delle
amiche di Ali...e nemmeno agli occhi di voi lettrici, sarà
difficile per lui farsi perdonare ;)
Hai proprio ragione Lele non
è come Andre e Lore è molto più intelligente e
maturo di loro...forse perché è già stato
innamorato, cosa che non è successo ancora ai suoi amici...o
meglio, a Lore sta succedendo, ma ancora ci vorrà un po'
perché apra gli occhietti :P
Matteo qui si è visto
poco, ma già dal prossimo la sua presenza si farà più
insistente! La bionda da cui Lore voleva andare non è
esattamente la ragazza della discoteca, quel pezzo è stato
omesso in questo capitolo, ci sarà come missing moment fra i
pov di Lore a fine storia =)
Mi dispiace di aver postato
così tardi! Spero di riuscire a farmi perdonare con il
prossimo, un bacione grandissimo, Bec
sbrodolina:
Non
sai come mi fa piacere che questa storia ti stia prendendo quasi come
Kidnapped!
Addirittura Teo ti piace più
di Lore?! Ne sono contentissima perché anche io lo adoro!
Quasi tutte lo odiano, sarà felice di avere una sostenitrice
;) Non finge no...ha solo un modo tutto suo di farsi notare da
Alice...lui punta sulla dolcezza e ha giocato un pochino sporco con
la storia della caviglia -che comunque gli faceva davvero male- per
farsi coccolare. Ma a lei ci tiene veramente, anche se
all'inizio....beh sì vedrà! :P
Andrea è esattamente
il tipo di ragazzo di cui il mondo è pieno purtroppo! Però
anche lui lo immagino con un fondo di umanità...non si è
mai innamorato alla fine, per lui le ragazze sono tutte uguali, per
lui il sesso è solo divertimento. Ci vorrebbe qualcuna in
grado di tenergli testa e farlo innamorare, gli starebbe proprio
bene! :D
Ti ringrazio tantissimo per
il complimento, per me entrare nella testa dei ragazzi è una
vera e propria guerra! XD
Lore alla fine si è
comportato così con Teo solo per gelosia, anche lui ha i suoi
modi per farsi notare da lei, come quello di lasciare il posto ad una
persona anziana solo per fare bella figura xD
Lui è molto stupido
sì...ma, forse verrò lapidata per questo, un po'
capisco le sue motivazioni. Forse perché so cosa pensa in ogni
momento, so che ci rimane male per ogni parola cattiva di Alice o per
ogni rifiuto. Nemmeno per lui è facile in fondo.
Lei dovrebbe esporsi un po'
di più ma ha paura di essere respinta, quindi lui essendo un
maschio -e quindi idiota e cieco- non si accorge dei suoi sentimenti.
E per capire che si sta innamorando ce ne metterà di tempo il
cretino -.-
Sei
sempre un tesoro Manu, GRAZIE davvero per ogni
recensione, per
ogni meravigliosa
parola o incoraggiamento. :)
Un bacione grandissimissimo!
Bec
francy_ReMatto:
Sì
diciamo pure che sono molto
paranoica
xD Questa volta però ho tutti i motivi di esserlo, questo
capitolo fa veramente schifo -.- Con il prossimo cercherò di
rimediare!
Ti ringrazio davvero
tantissimo per i complimenti, ti assicuro che non ho pensato nemmeno
per un secondo che tu l'abbia fatto tanto per scrivere qualcosa, le
tue parole mi hanno riempita di gioia! Anzi, mi sembra troppo poco e
troppo banale dirti solo Grazie >.<
Di scene Ali/Lore non ne
mancheranno, specie nel prossimo capitolo ;)
Hai proprio ragione, ce ne
vuole a Lore per capire -.- Ma qualche passo avanti lo farà
dai, nel suo pov del prossimo capitolo si capirà qualcosa.
Teo è ancora un po'
da inquadrare. C'è il Teo dolce con Alice e quello un falso
che ha fatto un po' il furbo per farsi coccolare da lei. Il suo
interesse per Ali è sincero però, posso solo dire
questo :P
L'ex di Ali qui si è
visto poco, ma tornerà alla carica dopo questo incontro...
GRAZIE mille davvero per
tutto, spero che anche tu abbia passato delle bellissime vacanze! :D
Un bacione grandissimo! Bec
Sabry87:
Eh
sì, povero Teo, alla fine ci è andato di mezzo lui...la
gelosia di Lore non perdona! :P
Però anche Teo non è
un angioletto, anche a lui Ali interessa e ha i suoi modi per farsi
notare ;)
Mi dispiace per questo
capitolo, spero di riuscire a scrivere qualcosa di melgio nel
prossimo >.<
Un bacione grande carissima!
Bec
Alessia_AshG:
Ciao!
Sì, ho capito chi sei, ti ringrazio per avermi aggiunta su FB!
E grazie anche per la recensione, mi ha fatto davvero tantissimo
piacere! :)
Teo è stato un po'
falsino a fare tutta quella sceneggiata per attirare l'attenzione di
Ali, ma non ha cattive intenzioni, Ali gli interessa davvero...
Tua nonna ha comunque
ragione, perché c'è da preoccuparsi per Domenico che
non è affatto il ragazzo perfetto che descrive Glenda...e si
scoprirà prestissimo...
Lore si sta innamorando
sì...però le cose sono complicate anche per lui, per
quanto sia da prendere a calci e pugni io un po' lo capisco...non
riesce ad inquadrare il comportamento di Alice, non capisce perché
lei continui a respingerlo...Non capisce che lei è innamorata,
è doppiamente cieco :P
Lele è l'unico
sveglio ed intelligente del gruppo in effetti, gli altri sono due
emeriti e grandissimi cretini! Farà il possibile per cercare
di far aprire gli occhi a Lore, ma con risultati non molto
soddisfacenti purtroppo...solo una persona potrà riuscirci ;)
Non posso che darti ragione
per quanto riguarda Andrea Vergata! È il ragazzo più
stronzo che mi sia mai capitato di descrivere per ora! E la cosa
triste è che ne esistono davvero di ragazzi così -.-
Per quanto riguarda Angelica...non ci avevo pensato, sai? Ora che me
l'hai fatto notare riesco ad inquadrarli bene loro due insieme, sono
anche abbastanza simili...solo che lei è più
intelligente! Del resto...è una ragazza! XD
Spero davvero di non averti
delusa con questo capitolo, mi dispiacerebbe troppo, sei stata
carinissima a recensirmi, GRAZIE! :D
Un bacione grandissimo! Bec
saketta:
Non
sai che sollievo leggere che almeno lo scorso capitolo ti sia
piaciuto! Con questo credo proprio di aver sbagliato tutto...>.<
è troppo noioso e monotono...
Mi dispiace tantissimo di
aver postato così in ritardo...è stato un periodo un
po' critico questo...
Lore geloso piace moltissimo
anche a me e più si andrà avanti più lo sarà!
:D Il ritorno dell'altro Matteo sarà molto rilevante ;)
Mi fa piacere che il
discorso fra i ragazzi ti sia piaciuto e ti sia sembrato verosimile!
Anche io li immagino proprio così i discorsi fra i ragazzi :)
Mi ricordo del tuo odio per
Teo, sì xD Ed in effetti non si è reso proprio
simpaticissimo nello scorso capitolo, ma anche se è stato un
po' falso a fare tutte quelle sceneggiate per la caviglia, ad Alice
ci tiene davvero.
Sono contentissima di
leggere che Lele ti piace invece!*-* Anche io lo adoro! ;D
Ti ringrazio tantissimo per
la recensione, sei sempre gentilissima, Grazie davvero!
Un bacione grandissimo! Bec
Penny
Black: Ti
ringrazio per le tue parole: sono contenta che almeno lo scorso
capitolo ti sia piaciuto! :) Con questo credo proprio di aver
sbagliato alla grande invece! Sarà che da quando sono tornata
dalle vacanze non mi sono ancora riabituata bene a scrivere xD
Per quanto riguarda Lore;
capirà tutto, ma purtroppo con i suoi tempi. Lele gli sarebbe
d'aiuto sì e anche nel prossimo capitolo cercherà un
po' di aprirgli gli occhi...con risultati non molto soddisfacenti
però. Finché la mentalità di Lore è
quella c'è poco da fare, è un cretino ù.ù
Mi fa piacere che le amiche
di Ali ti siano piaciute, così come l'intervento di Mel :)
Come al solito Lore ha interpretato quello scatto di rabbia di Mel a
modo suo...e un po' anche a modo di tutti i ragazzi: ancora non
capisco perché si dia per scontato che abbiamo le nostre
“cose” quando siamo arrabbiate -.-
Andrea ed Angie? Sai che non
ci avevo proprio pensato? La battuta di Angie mi è uscita
così, visto che lei è una “playgirl” ed è
fissata con i ragazzi carini xD Però effettivamente hanno
molto in comune, sono simili e diversi al tempo stesso, ce li vedrei
bene insieme...chissà ;)
Mel sa qualcosa riguardo Teo
e Lore, ma non tutto. Non reputa importante quello che sa, per questo
non ha accennato niente ad Ali...comunque presto si scoprirà
il motivo di quest'antipatia tra i due ;)
L'ex di Ali ha fatto la sua
apparizione, ma nel prossimo inizierà già ad essere una
presenza costante e piuttosto fastidiosa...
La biondina invece...quello
si scoprirà dal pov di Lore, Ali ha solo intravisto una
ragazza bionda in discoteca con lui, chissà che è
successo poi^^
Grazie ancora per la
recensione e sì, sei gentilissima :) Non ti azzardare a dire
il contrario, neh! Spero di non averti annoiata con questo capitolo
di passaggio! >.<
Un bacione grande! Bec
4lb1c0cc4:
Grazie
per i complimenti, spero che questo noioso capitolo di passaggio non
ti abbia delusa troppo >.<
Lore è idiota sì,
ma non riesce ad inquadrare bene Alice, non capisce perché lei
continui a respingerlo e, orgoglioso e cieco com'è, fa lo
“spaccone”, crede di poter riuscire ad ignorarla come fa
lei con lui.
Teo ancora non ci ha
rinunciato ad Ali...però purtroppo per lui ha rivali tosti;
l'unica cosa che può fare è giocare un pochino sporco
;)
Sono troppo contenta che
Lele ti piaccia! Non esagero se dico che è uno dei miei
personaggi preferiti! :D Insieme a Lore, Andrea (lo adoro anche se è
odioso, sì xD) e Teo :P
Grazie mille ancora per la
recensione, sei sempre gentilissima, non merito proprio così
tanto...
Un bacione grandissimo! Bec
_deny_:Eh
sì, tra uno e l'altro difficile dire chi sia il più
idiota e testardo! Lore è così cieco ed orgoglioso che
prende i rifiuti di lei come incentivi per riuscire a dimenticarla
-.- Che razza di idiota...
Anche in questo capitolo
purtroppo si sono saltati addosso un po' pochino (xD), ma nel
prossimo preparati ad un bel capitolo quasi rosso...spero di riuscire
a scriverlo decentemente almeno!
Ovvio che mi fido di te e
del tuo giudizio! :D Però...è dura combattere contro il
mio di giudizio, pessimo specie per quanto riguarda questo noioso
capitolo di passaggio...
Ti ringrazio per le tue
parole; mi hanno rincuorata tantissimo! Non vorrei mai annoiare con
troppi capitoli, per questo sto comunque cercando di togliere alcuni
pezzi (principalmente pov di Lore) che inserirò come missing
moments magari :P
Grazie infinite carissima
per tutte le tue recensioni, le adoro alla follia! :D
Un bacione grandissimo! Bec
robertaro:
Lore
è un idiota sì ù.ù È talmente
orgoglioso e cieco che fraintende i rifiuti di lei...e le dichiara
pure vendetta! C'è proprio da mettersi le mani fra i capelli!
Hai proprio ragione: noi
ragazze siamo molto più oneste con noi stesse, ci preoccupiamo
meno dell'opinione degli altri. Lore non solo non riesce a mettere da
parte l'orgoglio e a farsi un esame di coscienza, sembra quasi si
vergogni anche ad ammettere con gli amici che lei è diversa,
speciale. Perché altrimenti la “facciata” da
playboy figo e duro verrebbe intaccata! Fa un po' tristezza in
effetti...
Spero di non averti fatto
aspettare così tanto per niente! Questo è solo un
noioso capitolo di passaggio, prometto di recuperare con il prossimo!
O almeno, ci proverò :)
Un bacione grandissimo!
Grazie infinite per la recensione! Bec
vampistrella:
Grazie
mille Sharon!*___* Sono felicissima che almeno lo scorso capitolo ti
sia piaciuto! Questo è solo un noioso capitolo di passaggio
>.< Con il prossimo farò il possibile per recuperare!
Teo a me piace
invece...poveretto, fa quello che può per conquistare Ali, in
amore tutto è lecito ;)
Hai azzeccato in pieno il
carattere del trio Lore/Lele/Andre: sono proprio bilanciati e mi fa
piacere che tu l'abbia notato! :P
Lore è irritante lo
so: verrebbe voglia di entrare nella storia, prenderlo per le spalle
e scuoterlo, insultandolo in ogni lingua possibile per cercare di
fargli capire qualcosa ù.ù
Lo farà Alice prima o
poi, a nome nostro**
Spero di riuscire a farti
appassionare anche con i prossimi capitoli! Cercherò comunque
di abbreviarla un po' come storia e di tagliare pezzi inutili
magari...non vorrei diventasse troppo noiosa :P
Un bacione grandissimo
carissima! GRAZIE infinite per le tue parole e per la recensione! Bec
mayetta:
Ti
ringrazio tantissimo per l'augurio, spero che abbia passato anche tu
una buona vacanza! :)
Mi
dispiace di averti fatto aspettare così tanto, la tua
recensione è stupenda, non ti meriti proprio un simile ritardo
da parte mia >.< è stato un po' critico riprendere a
scrivere dopo il mare, il sole, il caldo...Mi ero un po' troppo
abituata a stare tutto il giorno al mare! :P
Alice
lo desidera ancora alla follia, sì e credo che anche in questo
capitolo si sia intuito...però c'è sempre quel qualcosa
che la blocca, quella paura di soffrire e di lasciarsi andare,
soprattutto quella parola “giocattolino” che le ha fatto
male e che brucia ancora.
Lore
è un irritante cretino: verrebbe voglia di entrare nella
storia e di prenderlo a calci per cercare di fargli aprire gli occhi
ù.ù È così cieco ed orgoglioso che
interpreta i rifiuti di Ali nel modo sbagliato e le dichiara pure
vendetta! XD
Hai
proprio ragione! Ad Andrea servirebbe proprio una ragazza che lo
faccia un attimino tribulare! XD Sì, come amica di Ali che
corrisponde alle caratteristiche che hai elencato ci sarebbe
Daniela...anche se io sinceramente ci vedrei meglio Angie con
lui...sono molto simili, ma al tempo stesso diversi...mah, poi si
vedrà che succederà, non l'ho deciso nemmeno io!
Sono
davvero troppo contenta che Lele ti piaccia!*_* è in assoluto
uno dei miei personaggi preferiti, dovrebbero esserci più
ragazzi così a mio parere!
Di
“toccate e fughe” L'Oreal (ci ho preso gusto pure io a
chiamarli così xD) ce ne saranno parecchie, quella di questo
capitolo era niente in confronto a quello che succederà nel
prossimo ;) Tranquilla che non mancheranno momenti in cui i due ne
combineranno di tutti i colori :P
Spero
che questo capitolo, nonostante sia solo di passaggio, ti sia
piaciuto e non ti abbia delusa! Un bacione grande! Bec
Niente.
Niente di niente.
La
situazione era tornata esattamente come prima che lui
mi attirasse in quel
parcheggio per...fare quello.
Anzi, ad essere sinceri, era anche peggiorata. Non solo non mi
guardava e fingeva che non esistessi, evitava anche di starmi vicino,
neanche avessi avuto la peste bubbonica! Sembrava che il suo cervello
avesse un radar incorporato che scattava nel momento in cui mi
avvicinavo -o viceversa- troppo. Subito faceva dietrofront come un
soldatino, con una scusa qualsiasi; chiamare un amico, prendere
qualcosa nello zaino, fingere di rispondere al telefono...Era
frustrante -specie perché anche Mel se n'era accorta-
e...faceva male. Era come se avessi tantissime piccole, fastidiose e
dolorose spine di riccio nel cuore, che non mancavano di farsi
sentire ogni qualvolta il mio cervello realizzasse i suoi
spostamenti. Sempre e comunque opposti rispetto ai miei.
Vederlo ridere e scherzare
con le ragazze delle altre classi in corridoio non faceva che
aggiungere numerose spine alla mia collezione poi. Ed ogni volta,
puntualmente, se mi vedeva arrivare, le congedava e se ne andava. Se
non altro, per accertarsi che stessi arrivando, doveva per forza
guardarmi. Magra consolazione.
Dovevo smetterla di
prendermela per una stronzata del genere, non aveva senso; dovevo
essere contenta del fatto che mi stesse lasciando definitivamente in
pace, era quello che volevo no?
Sbuffai affranta, spostando
il ciuffo ribelle di capelli ricaduto sul mio occhio; oh, ma chi
volevo prendere in giro! Il fatto che non mi calcolasse minimamente,
che non rispondesse al mio saluto la mattina e che scendesse le scale
a piedi, pur di non andare in ascensore con me, mi feriva da morire.
Ma cazzo non poteva mica evitarmi in eterno! Passava da un estremo
all'altro, esagerava sempre in ogni caso.
Non riuscivo davvero a
capire la sua mente contorta, quale cazzo di vocina sadica del suo
cervellino poteva avergli suggerito una cosa del genere?! A quale
scopo continuare ad evitarmi? Era offeso forse? Assurdo! Io dovevo
esserlo dopo tutto quello che mi aveva detto!
Quel venerdì mattina,
nonostante tutte le sue macchinazioni per non starmi troppo vicino,
dovette per forza scendere con me al piano terra. Ero uscita di casa
proprio mentre lui apriva la porta esterna dell'ascensore e, forse
per fare l'indifferente, era entrato senza dire niente, aspettando
che facessi lo stesso. Certo non avrebbe fatto una bellissima figura
se, dopo aver fatto palesemente intendere che stesse per scendere in
ascensore, si fosse fiondato giù per le scale alla mia vista.
E si credeva anche furbo! Quasi mi ritenesse una povera idiota che
non si era accorta di nulla di diverso nel suo modo di fare.
Entrai subito dopo
apparentemente restia a quella vicinanza, mentre l'idea di restare da
sola con lui in ascensore mi elettrizzava più di quanto fosse
lecito; non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura davanti a
qualcuno, ma aspettavo un momento del genere da...parecchi giorni.
Solo per...poter stare con lui, per poter di nuovo sentire il suo
profumo, il suo respiro...
Vidi le porte dell'ascensore
chiudersi al rallentatore, mentre il mio cuore, come d'abitudine,
andava a spezzare quel silenzio imbarazzante con il suo battito
impazzito.
Stavo morendo dal caldo, mi
sentivo sudata e appiccicaticcia come a Luglio, nonostante fosse
Dicembre inoltrato. Il mio respiro era affannoso e pesante, neanche
fossi stata nel bel mezzo di una crisi d'asma.
Non
osai girarmi dalla sua parte, benché la sua presenza fosse
l'unica cosa che i miei sensi riuscissero a captare. Mi sentivo così
nervosa ed impacciata dopo quello che era successo. Che idiota, solo
in quel momento mi rendevo conto di quanto fosse stato stupido quel
mio desiderio di restare da sola con lui. Per dirgli cosa poi? Ehi
ciao, come va?
Quando l'ascensore arrivò
al piano terra -troppo presto a dire il vero-, non ebbi nemmeno il
tempo di battere le ciglia che lui si era già fiondato fuori.
Quasi come un claustrofobico nel momento in cui gli era stata fornita
l'unica via di fuga a quella tortura.
Guardai la porta esterna
dell'ascensore richiudersi dietro di lui, prima di uscire a mia volta
un po' stranita. Aveva di nuovo fatto finta che non ci fossi; non mi
aveva nemmeno tenuto la porta, l'aveva sbattuta alle sue spalle senza
pensarci.
Sospirai rassegnata: quel
giorno sarebbe stato uguale a tutti gli altri. Dovevo abituarmi al
fatto che niente sarebbe più stato come prima. Ed era meglio
così, dovevo andare avanti. Senza trovare rimpiazzi a
casaccio, quella non era stata di certo una buona idea! Ogni cosa a
suo tempo...
Che
bello. Parlo come mia nonna.
-Questa domenica ti va di
venire al parco a fare un giro?-
Teo sorrise raggiante,
poggiando i gomiti sul mio banco e cercando accuratamente di non
spostare o far cadere le mie cose.
Riprendere a parlare con lui
come se niente fosse era stato difficile; specie perché mi
sentivo la responsabile di quello che gli era successo.
Lui però non aveva
mai minimamente accennato all' “incidente”, quindi, da
brava codarda, evitavo di farlo anche io.
-A fare cosa?- Aricciai le
labbra divertita, chiedendomi comunque per davvero lo scopo di
quell'uscita. Girare in un parco sarebbe stato piuttosto noioso. Con
quel freddo poi!
-La mia sorellina va a
giocare con le sue amichette ed io devo accompagnarla...mi chiedevo
se volessi venire a farmi...compagnia...- L'avevo messo in
difficoltà, sembrava imbarazzato.
Scrollai le spalle: se era
per fargli compagnia mentre guardava la sorellina a me andava anche
bene, -Sì, certo.- Sorrisi. Glielo dovevo dopotutto.
Mi disse l'orario e il luogo
d'incontro, poi fu costretto a tornare al suo posto non appena entrò
in classe la prof dell'ora successiva.
Presi appunti durante la
lezione, giusto per farmi vedere attenta e farmi alzare il voto, ma a
metà della spiegazione mi ero già persa nei miei
pensieri. Pensieri che iniziavano per L, sempre e solo quella
stramaledettissima lettera.
Il vibrare del mio cellulare
mi distrasse e fui costretta a lasciar ricadere la penna sul foglio
per controllare all'interno del mio astuccio.
Ciao
principessa :) Giornata pesante a scuola? A che ore esci oggi? Mi
piacerebbe venire a prenderti se riesco! Fammi sapere, un bacione,
Matt
La mia faccia scocciata e
sorpresa doveva essere molto simile a quella di un bradipo, ne ero
quasi certa. Negli ultimi giorni aveva iniziato a bombardarmi di
messaggi nel vero senso della parola, ne ricevevo uno almeno ogni
mezz'ora! Ed era decisamente asfissiante, non mi lasciava proprio
respirare!
Principessa.
Giocava sporco oltretutto.
Quando stavamo insieme mi chiamava sempre così...e sapeva
quanto potere avesse quella parola su di me, sapeva quanto mi
piacesse essere chiamata così.
Guardai per un attimo Mel,
intenta anche lei a smanettare con il cellulare, poi mi decisi a
rispondere:
Oggi esco piuttosto tardi
e devo andare a casa di un'amica a fare i compiti...ti faccio sapere
per un'altra volta magari, ok? :)
Tutte cazzate. La faccina
era forzata come le mie dita che si muovevano sulla tastiera e non
c'era nessuna amica con cui fare i compiti. Se sperava che bastasse
qualche patetico messaggino dolce per farmi capitolare si sbagliava
di grosso! Sapevo dove voleva arrivare; mi aveva riconquistata già
2 volte con messaggi smielati, ma di certo non mi sarei più
lasciata agevolare come una ragazzina.
Peccato
:( Va beh dai, studia piccola che la scuola è importante
purtroppo! Ci vedremo un altro giorno, quando vuoi, per te ho sempre
tempo lo sai ;)
Un
bacione, tvb!
Quello mi fece sorridere per
un attimo, intenerita da quel “piccola”. Poi, come una
scema, mi diedi un colpetto sulla fronte. Dovevo smetterla di
cascarci, anche se...
Le parole che scriveva erano
veramente patetiche, vero, ma riuscivano sempre a smuovermi. Forse
perché mi piaceva essere coccolata, o forse, più
semplicemente, perché sapevo che parole del genere non
sarebbero mai arrivate da...
-Latini!- Sussultai nel
sentire la prof di matematica chiamarlo. Che tempismo perfetto...
-Potresti gentilmente
ripetere quello che ho appena detto?- Dal cipiglio serio della prof
era assolutamente chiaro il fatto che l'interpellato non fosse
attento. Così come lo era dalla faccia dell'interpellato
stesso.
Si appoggiò al banco
con il gomito e, sopracciglio inarcato e sorrisetto di sbieco che
avrebbe fatto capitolare qualsiasi ragazza, diede la risposta che
nessun professore avrebbe mai voluto sentire: -Preferirei di no.-
Ovviamente la classe scoppiò
a ridere, Mel compresa. Io alzai gli occhi al cielo, non riuscendo
mio malgrado a trattenere un sorrisino da ebete.
Il
suo sorriso avrebbe fatto capitolare qualsiasi ragazza, certo.
Peccato che la prof fosse una donna,
felicemente sposata oltretutto. E aveva l'aria di una che sapeva
veramente trattare con quelli che ai suoi occhi erano solo ragazzini.
-Io preferirei di sì,
invece.- Replicò, roteando tuttavia gli occhi divertita.
Lui sbuffò, guardando
la lavagna pensieroso, -Eeh...- Esitò un attimo, mordendosi il
labbro. Possibile che quel semplice ed innocuo gesto riuscisse a
mandarmi in panne il cervello?
-Che
la retta BC ha come coefficiente angolare 2,5...?- Rispose infine,
storcendo la bocca in un'espressione che poteva solo significare: ho
indovinato?
Perché,
perché cazzo, perché doveva essere così
maledettamente...sexy
e carino
al
tempo stesso?!
La prof sospirò,
cancellando l'esempio che aveva scritto alla lavagna, -Giusto, ma
stai attento la prossima volta.- Disse semplicemente, prima di
riprendere in mano il gessetto per scrivere altro.
Per
un attimo, ripensando al messaggio di Matteo, la mia mente si perse
in mille fantasie infantili, come per esempio immaginare la sua
voce
mentre mi chiamava piccola.
Rabbrividii, pensando che quella parola, insieme a “principessa”,
era da sempre stata il mio punto debole...detta dal ragazzo che amavo
poi sarebbe stato...
Appoggiai la testa alle mie
braccia incrociate sul banco sospirando; non sarebbe mai successo,
tutte illusioni e sogni da bambinetta.
La campanella suonò e
fortunatamente le altre ore, molto meno pesanti di coefficienti,
rette e distanze dai punti (?) -non avevo ancora la minima idea di
che cosa fossero-, passarono velocemente.
Non risposi più
all'ultimo messaggio di Matteo, ma lui non tardò troppo a
farsi sentire già da quella sera stessa.
Ehy
Lucky girl, come va? ;)
Lucky era il nome del
coniglietto che avevo da piccola, incredibile che si ricordasse
ancora quel soprannome che mi avevano dato i miei!
Buttai il cellulare sul
letto stressata e confusa. Ogni volta che vibrava speravo fosse
qualcun'altro, ma non era mai così. Era sempre Matteo...che
poi io non lo capivo proprio: il sabato precedente era stato più
distaccato, quasi a disagio. Da quei messaggi invece sembrava che non
ci fossimo mai lasciati.
Fino ad un anno prima un
messaggio del genere mi avrebbe fatto sospirare al soffitto come una
scema per tutta la notte, immaginando di vedere il suo volto fra le
ombre. Che tristezza. Fortuna che almeno un po' ero cresciuta.
Era decisamente ridicolo il
suo tentativo di riallacciare i rapporti: dopo che non si era fatto
sentire per mesi, credeva che bastasse così poco per farmi
sciogliere come prima?
A cena non mangiai
praticamente nulla, come le sere precedenti.
-Alice o mangi qualcosa o mi
arrabbio sul serio stavolta!- La voce di mia madre mi irritò
non poco. Non poteva mica dare la colpa a me del fatto che quella
pasta alle vongole facesse così schifo.
-Non mi va di mangiare, ok?-
Mi veniva da vomitare e di certo le vongole non aiutavano.
-No, non è ok per
niente!- Sgranai gli occhi stupita; mia madre che alzava la voce? Per
un semplice piatto di pasta?
-Sono giorni che non mangi;
a pranzo ti limiti a mangiare qualche pacchetto di crackers e a cena
non ti sforzi nemmeno di assaggiare qualcosa!-
La
mascella mi cadde sul tavolo dall'incredulità: aveva ragione,
in quegli ultimi giorni non avevo mangiato praticamente nulla, un po'
per lo stress dello studio e un po'...per colpa sua
che
mi evitava di giorno e mi perseguitava nei sogni. Però...stavo
bene insomma, se non avevo fame non poteva mica forzarmi! Non ero una
bambina piccola!
-Non.Ho.Fame.- Sillabai
parola per parola, in tono scortese ed ironico. Forse avevo
esagerato, ma quando ero nervosa odiavo che qualcuno si preoccupasse
per me.
-E allora non ti alzerai da
qui.- Mi sfidò, socchiudendo gli occhi ed ignorando i flebili
tentativi di mio padre di farci smettere.
Schioccai la lingua seccata,
-Bene. Allora vorrà dire che aspetterò che andrete a
letto per buttare 'sto schifo!- Indicai il piatto di pasta con il
mento, pentendomi quasi subito dopo per quella cattiveria. Ero stata
una vera serpe...
-Alice...- Mio padre cercò
di rispondere al posto di mia madre, troppo intenta a boccheggiare
ferita per farlo, -Stai esagerando.-
Quell'intervento non fece
che farmi ribollire ancora di più il sangue nelle vene. Ovvio
che mio padre stesse dalla parte di mia madre, era la classica
coalizzazione dei genitori. Patetici! -Oh per favore, adesso provi
pure a parlare? Dopo che ti lasci trattare come uno zerbino da lei?-
La mia voce era veleno puro; lo pensavano tutti, l'avevo detto solo
io. -Stanne fuori papà.- Assottigliai gli occhi, sibilando
proprio come la serpe che era in me.
-Non parlare così a
tuo padre!- Si riprese l'altra serpe; eravamo uguali in tutto e per
tutto.
-Io parlo così con
chi voglio!- Gonfiai le guance oltraggiata. Mi stavano trattando
proprio come una bimbetta scema!
-Non credo proprio carina!
Ora tu mangi e chiedi scusa o puoi proprio scordarti telefono,
televisione e computer! E scordati pure le uscite per la prossima
settimana!-
Il mio orgoglio ne risentì
parecchio per quelle punizioni: non ero mai stata trattata così,
non ero mai stata messa in castigo, nemmeno da bambina. Con i miei
genitori mi ero sempre comportata bene tutto sommato e loro lo
avevano sempre fatto con me. Il fatto che mi stesse punendo a
diciassette anni era a dir poco assurdo!
-Non puoi mettermi in
punizione, ho diciott'anni!- Mi alzai di scatto, spostando
bruscamente la sedia dietro di me.
-Diciassette.-
Mi
corresse malignamente, -E comunque finché vivrai qui farai
quello che diciamo noi, chiaro?!-
Era così umiliante
essere trattata in quel modo. Ormai ero completamente guidata dal mio
orgoglio e dal classico spirito conflittuale che si attivava ogni
qualvolta mi sentivo sull'orlo di una crisi isterica. Sindrome
premestruale in atto.
-Benissimo, vuoi che
mangi?!- Presi il piatto e con foga lo svuotai nella pattumiera sotto
lo sguardo indignato dei miei, -Mangerò.- Afferrai rabbiosa il
giubbotto appeso all'ingresso e lo infilai, dimenticandomi per un
attimo che sotto avessi solo il mio ridicolo pigiama rosa con le
mucche.
-Dove stai andando?!-
Strillò mia madre con occhi stralunati.
-A mangiare, il Mc Donald's
è qui vicino.- Grugnii, spalancando la porta e chiudendola con
forza alle mie spalle.
Scesi per le scale,
ignorando il richiamo stridulo e a dir poco furioso di mia madre.
Poi, una voce più
debole, tranquilla e pacata: quella di mio padre. -Lascia stare
tesoro, lasciale sbollire la rabbia.- Il suo sembrava più un
gem,ito ferito. Ed io lo avevo ferito davvero con le mie parole...
-Ma...!- La voce di mia
madre era tutt'altro che tranquilla e pacata.
-Non andrà lontano, è
responsabile, lo sai...-
Dopo quell'ultima
affermazione -che mi sciolse letteralmente-, non sentii più
nulla, solo il rumore della porta di casa chiudersi.
Continuai a scendere fino ad
arrivare al piano terra, dove mi fermai. Ma dove volevo andare in
pigiama, da sola e senza soldi? La parte razionale di me stava
riemergendo.
Mi
sedetti sul primo scalino ed iniziai ad osservare assorta le caselle
postali. Quante famiglie c'erano in quel palazzo...chissà
quanti ci avevano sentiti gridare per le scale...Lui
aveva sentito?
Senza neanche rendermene
conto iniziai a piangere; ero proprio uscita fuori di testa e la
colpa era sempre e comunque sua. Ero arrivata ad essere così
stressata e tesa, che probabilmente qualsiasi frase giusta detta al
momento sbagliato mi avrebbe fatta sclerare come poco prima. Avevo
detto una stronzata pazzesca a mio padre...ci era rimasto malissimo,
lo sapevo...
Sentendo la serratura del
portone scattare, sobbalzai spaventata, sfregandomi con forza gli
occhi per nascondere le lacrime a qualsiasi condomino stesse
rientrando a quell'ora. Avrei fatto una figura di merda in ogni caso,
ma se non altro ad occhi asciutti.
Quasi il cuore mi arrivò
in gola non appena mi resi conto di chi avevo davanti. Non era
possibile che il mondo ce l'avesse così con me, stava
congiurando contro la mia salute mentale.
Dove
era stato -mi chiesi con una morsa allo stomaco-? Perché lui
doveva
rientrare proprio in quel momento? Perché doveva vedermi
seduta sulle scale; lo sguardo stralunato, i capelli scarmigliati ed
il pigiama con le mucche? Certo, era parzialmente nascosto dal
giubbotto, ma i pantaloni si vedevano eccome!
Distolsi lo sguardo dai suoi
occhi sorpresi, troppo tardi per non notare il suo fare altrettanto,
con indifferenza, come se lo scalino dove ero seduta io fosse vuoto.
Mi morsi il labbro, con
forza, rabbia, sofferenza...e le lacrime ripresero a scendere per
quell'affronto senza che io nemmeno lo volessi.
Fissai ostinatamente un
punto imprecisato alla mia destra, aspettando solo di sentire
l'ascensore richiudersi dopo che fosse entrato.
Il rumore che sentii però,
non fu quello che mi aspettavo; un leggero ticchettio nervoso e
regolare sulla porta esterna dell'ascensore mi fece corrugare la
fronte dubbiosa.
Poi, un sospiro ruppe
definitivamente quel silenzio insopportabile.
-Cos'è, hai litigato
con il tuo ragazzo?-
Impossibile non accorgersi
di quella punta di sarcasmo cattivo ed insinuante nella sua voce.
Lo stomaco incominciò
di nuovo a ribellarsi e a farsi sentire in tutte le sue contorsioni,
mentre gli occhi umidi di lacrime si spalancavano di poco per la
sorpresa.
-Cos'è,
improvvisamente hai deciso di parlarmi di nuovo?- Sbottai acida, dopo
il primo smarrimento iniziale, senza voltarmi tuttavia nella sua
direzione.
-O hai litigato con i tuoi
genitori?- Ignorò completamente la mia frase, riprendendo i
suoi tentativi di indovinare leggermente più svagato.
Prese il mio silenzio come
una conferma, -Hanno rifiutato di comprarti un vestito?-
Storsi involontariamente la
bocca; si stava chiaramente prendendo gioco di me! Brutto...!
-E questa sarebbe una specie
di forma di ribellione?- Continuò imperterrito, sempre più
divertito a giudicare dal suo tono di voce.
Non risposi, rimasi chiusa
nel mio silenzio e nel mio broncio, continuando a fissare la mia
destra come se lui non ci fosse stato. Come lui si era sempre
comportato con me in quei giorni.
-Una manifestazione? Uno
sciopero della fame?- Ero tentata di girarmi a guardarlo, più
che altro per vedere il bellissimo sorriso che doveva essersi
disegnato sulle sue labbra dopo quelle ultime prese in giro.
Resistetti grazie a non so quale forza di volontà.
Sentire il suo sguardo
insistente su di me mi metteva parecchio a disagio, ma cercai
comunque di non farlo trapelare troppo.
-Beh,
qualsiasi cosa sia, buona fortuna.- Fece per andarsene, sentivo
che stava per farlo, così mi voltai svelta verso di lui e di
getto mi uscì un -Aspetta!-
Quello che vidi mi fece
sprofondare sotto terra dall'imbarazzo: lui era in piedi, a braccia
conserte davanti all'ascensore, lo sguardo tremendamente provocatore
e compiaciuto, il sopracciglio alzato ed una lieve inclinazione degli
angoli della bocca verso l'alto. Non se ne stava affatto andando, il
suo era stato solo un subdolo piano per farmi uscire allo scoperto!
Avvampai e girai bruscamente
la testa da un'altra parte stizzita.
-E sentiamo, come mai avete
litigato?- Chiese con studiata nonchalance, senza però
avvicinarsi di un solo millimetro. Sembrava che non gli importasse
sapere che cosa mi fosse successo, eppure...eppure perché
stava lì a chiedermelo?
Dopo una leggera lotta
interiore, optai per una risposta breve e moderata: -Non sono affari
tuoi.- Perfetta per l'occasione.
-Ok.- Lo vidi alzare le
spalle di sfuggita; strano non mi avesse risposto per le rime,
provocata, presa in giro o altro conoscendolo, -Mi costringi a
sparare a caso e ho molta fantasia nel formulare ipotesi varie.- Mi
guardò di sottecchi, abbozzando un sorrisino. Non lo mettevo
proprio in dubbio.
Gli lanciai uno sguardo
truce, -È da un po' di giorni che non mangio niente e mi hanno
gridato contro per questo.- Ammisi infine, con una punta di
imbarazzo, pur di evitare altre sue tesi. Odioso da ammettere, ma
avevo parlato anche perché...non volevo se ne andasse...era
stupido ed insensato, ma del resto nessuno dei miei pensieri era
coerente da quando lo avevo baciato per la prima volta. -Contento?-
Ringhiai quasi, giusto per riacquistare un po' di contegno.
-Tutto qui?- Era chiaramente
combattuto fra la voglia di scoppiare a ridere e quella di
trattenersi per cercare di capirci qualcosa in più. Alla fine
scelse la seconda opzione, cosa che gli costò un certo sforzo
visto che gli si leggeva in faccia la sua voglia di sfottermi.
-Non avevo mai litigato con
i miei...- Mi lasciai andare per un attimo a quella confessione, più
che altro per difendermi dal suo sarcasmo pungente. -Ma non vedo come
questo possa interessarti.- Rialzai subito la guardia, cercando di
mantenere un'espressione neutra.
Fece un respiro profondo che
mi sembrò di rassegnazione, poi parve ricordarsi qualcosa,
-Come mai non mangi?- Un lampo indefinibile gli attraversò gli
occhi, prima di dissolversi e lasciar posto alla solita espressione
annoiata.
-Mi
sembra ovvio, perché non ho fame.- Era così strano
stare lì a parlare con lui. Strano perché era passata
una settimana dall'ultima volta che lo avevo fatto. Strano
soprattutto perché erano poche le volte che avevamo seriamente
parlato.
-E perché non hai
fame?-
Il respiro accelerò
nel momento in cui fece un passo avanti. Dentro al mio stomaco si
stava svolgendo una ridicola guerra civile; la voglia di averlo più
vicino stava affettando la sua più acerrima rivale, quella di
ignorarlo e andarmene.
-Perché...no.- Mi
ricordai di rispondere. Che razza di domanda era poi? In che altro
modo si poteva rispondere?
Dovetti combattere contro
l'impulso di abbassare gli occhi per l'intensità dei suoi,
sempre più vicini.
-Carino il pigiama.- Cambiò
completamente discorso ed inarcò un sopracciglio
nell'esaminare i miei pantaloni.
-Grazie.- Sostenni il suo
sguardo con determinazione; nessuno poteva sfottere il mio pigiama,
seppur infantile.
Sembrò
riflettere per qualche secondo, poi fece una specie di smorfia,
-Farete pace nel giro di poche ore.- Mi sorprese non poco con quella
sua frase. Stava cercando di consolarmi? Di
nuovo?
Ricordavo ancora quel suo complimento ai miei capelli
tagliati...aveva usato esattamente lo stesso tono di voce.
-Non credo...- Gli occhi mi
si inumidirono di nuovo ripensando a mio padre, -Ho detto un sacco di
stronzate...-
Si sedette vicino a me -le
braccia appoggiate alle ginocchia e lo sguardo fisso davanti a sé-
ed il mio corpo tremò per quella vicinanza bramata a lungo.
-Si dicono un sacco di cose che non si pensano quando si è
arrabbiati. Sapessi quante ne ho dette io.- Alzò gli occhi al
cielo divertito, attirando completamente la mia attenzione. Non
sapevo molto su di lui e sul rapporto che aveva con la sua
famiglia...le uniche mie conoscenze si basavano sul diario di Glenda,
dove veniva descritto un padre quasi inesistente.
-Litighi spesso con i tuoi?-
La domanda mi uscì così, spontanea, e solo dopo aver
visto la sua reazione mi accorsi di averla detta ad alta voce.
Lo vidi irrigidirsi e
rimettere la sua maschera fredda e indifferente, -Abbastanza.- Fu
l'unica risposta che mi concesse.
Incassai il colpo e cercai
di non mostrarmi troppo delusa per quel tono di voce brusco. In
fondo, io non ero nessuno per lui, perché avrebbe dovuto
raccontarmi i fatti suoi?
Non dissi niente, non avrei
saputo cosa dire per smorzare la tensione, ma fortunatamente fu di
nuovo lui a parlare.
-Hai letto il diario di
Glenda, vero?-
La mia faccia incredula se
non altro risultò credibile: come diavolo faceva a saperlo?!
-Cosa?- Pigolai incerta, con
voce soffocata.
-Il suo diario, quel
pomeriggio. Lo so che lo hai letto.- Il suo sguardo su di me era
talmente insistente che alla fine cedetti ed abbassai il capo
dispiaciuta.
-L'ho fatto anche io.-
Ammise, non senza sfoderare un sorrisetto colpevole e soddisfatto al
tempo stesso, -Lo lascia sempre lì incustodito. È un
invito a farlo, nemmeno Rossella ha resistito.-
Alla faccia della privacy,
povera Glenda! Qualcuno avrebbe dovuto dirle di nasconderlo meglio
quel diario!
-Non avrei comunque dovuto
farlo.- Era stato uno sbaglio senza ombra di dubbio.
-No, infatti.- Confermò.
Mi sentii più tranquilla nel constatare che non fosse comunque
arrabbiato.
-Che hai detto a tuo padre
di così brutto?- Si voltò verso di me, restando sempre
a debita distanza dal mio corpo.
Continuava a cambiare
argomento ed era piuttosto fastidiosa come cosa. Era chiaro: quando
non voleva si parlasse troppo di lui, spostava di nuovo l'argomento
su di me.
Avrei
preferito stare zitta e non dire niente, esattamente come lui aveva
fatto con me, ma la verità era che volevo
parlare con lui. Volevo sfogarmi con lui, volevo stare lì con
lui. La vicinanza di quello stronzo era piacevole.
-Gli ho detto che si lascia
trattare come uno zerbino da mia madre...e loro mi hanno messa in
punizione.- Tutto sommato detta ad alta voce la cosa non sembrava
così grave.
Rimase in silenzio, forse
per meditare sulle mie parole, -Pensavo peggio...Più di una
volta io a Glenda e Rossella ho detto che sono delle puttane.- Ghignò
quasi soddisfatto, stupendomi, -A mia madre ho detto che è una
fallita e che quando cresceremo la lasceremo a marcire da sola...con
nostro padre...- Aggiunse, questa volta più serio, -E a mio
padre ne ho dette così tante che nemmeno le ricordo.- Mi
sorrise di sbieco, ma subito riconobbi qualcosa di diverso in quel
sorriso rispetto agli altri. Era così...spento e forzato. -Ma
anche lui ne ha dette parecchie.-
-Si dicono un sacco di
stronzate quando si è arrabbiati.- Gli ricordai, ripetendogli
più o meno le sue stesse parole.
-Sì, beh...con lui è
un po' diverso.- Riprese a fissare davanti a sé, congiungendo
le mani sovrappensiero.
Arricciai la bocca
contrariata, -Io non credo. Non è possibile che un padre pensi
veramente le cattiverie che dice ad un figlio quando è
arrabbiato.- Non era proprio concepibile una cosa del genere per me.
-Dovresti vedere lui
allora...è proprio impossibile dubitare di quello che dice.-
Scosse la testa, come per rimproverarsi di quella sua confessione.
Serrai con forza le dita
sulle mie ginocchia, per impedirmi di fare quello che stavo smaniando
da quando si era seduto vicino a me. Accarezzarlo, baciarlo,
abbracciarlo e...chissà che altro su quelle scale schifose.
Morivo dalla voglia di
risentire la sua voce, ma non sapevo che dire, la situazione era fin
troppo delicata.
-Sul diario di
Glenda...c'era scritto che lei soffriva molto per il modo di fare di
vostro padre.- Ci avevo riflettuto e mi ero detta che spostare
l'argomento su Glenda avrebbe potuto farlo sentire meno...al centro
dell'attenzione.
-Lei ha una visione della
realtà distorta.- Mi sarei aspettata qualsiasi risposta, ma di
certo non quella. Che cosa voleva dire?
-Vuole bene a nostro padre
in modo quasi morboso, come nostra madre tutto sommato.- Rifiutava
insistentemente di guardarmi in faccia e aveva parlato con voce così
tranquilla che quasi sembrava stesse parlando della trama di un film
e non della sua stessa vita.
-Anche io sono molto legata
al mio.- Mi accigliai perplessa; ogni figlia femmina solitamente lo
era al padre.
-Ma tuo padre sa fare il suo
dovere di genitore, il mio decisamente no.-
-Che intendi?- Non
resistetti oltre, la mia curiosità aveva un limite dopotutto.
Ti
prego, dimmelo.
-Niente.- Si alzò di
scatto, provocandomi un senso di vuoto assoluto dentro, -Vai a
chiedere scusa a tuo padre su, o crederà davvero di essere uno
zerbino.- Serrò le labbra in una smorfia divertita, chiamando
l'ascensore a voltandosi nuovamente a guardarmi, -Anche se, visto il
carattere di tua madre, non mi riesce difficile pensarlo. Senza
offesa ovviamente.- Alzò le spalle e si appoggiò al
muro, in attesa che l'ascensore arrivasse.
Mi alzai a mia volta e feci
qualche passo verso di lui, seria e desiderosa. Desiderosa di sapere,
ma soprattutto desiderosa di lui.
-Che cosa ha fatto tuo
padre? Tua madre lo sa?- Chiesi tutto d'un fiato, decisa a non
lasciarlo scappare così.
Il sorriso petulante che si
formò su quelle meravigliose labbra poteva essere solo
derisorio, -Certo che lo sa, lei è la prima a subire.-
-Subire cosa?- Senza
rendermene conto mi ero avvicinata troppo, così tanto che lui
sembrò costretto ad appiattirsi contro il muro pur...di non
toccarmi. Perché lo stava facendo?
-Senti
Puccio,-
Ancora. Voleva mettere distanza -di certo non fisica- tra di noi, -I
miei genitori non vanno d'accordo, come migliaia di altre coppie
sposate. Non c'è niente di strano, niente per cui tu debba
rompere i coglioni, ok?- Si stava innervosendo e se da un lato il suo
tono mi aveva ferita, dall'altro la voglia di saperne di più
mi stava logorando.
-Senti
Latini,-
Lo schernii senza indietreggiare, nonostante fosse palese che la mia
vicinanza non fosse desiderata, -Vedi di abbassare un po' la
crestina, neh?-
Non si scompose per niente,
anzi, continuò a guardarmi con quel cazzo di sorrisetto
ironico stampato sulla labbra, -Sto tremando dalla paura, guarda.- Mi
canzonò infatti.
-Se i tuoi non vanno
d'accordo, perché non divorziano?- Finsi di non aver sentito
la sua provocazione e continuai a fronteggiarlo apertamente. Per
quanto fosse sciocco, volevo davvero saperne di più su di lui.
Di certo non mi avrebbe fatto desistere con i suoi modi da stronzo.
Incredibile ma vero, le mie
domande invadenti sembrarono sortire l'effetto desiderato.
-Perché
mia madre è troppo buona, esattamente come mia sorella.-
Digrignò fra i denti sprezzante, -Perché a loro un uomo
del genere fa pena.-
Scosse
la testa incredulo.
Bene. Io mi ero persa. -In
che senso?-
Lui non mi ascoltò,
lanciò uno sguardo aldilà delle mie spalle, verso le
scale, sbuffando seccato non appena i suoi occhi si riposarono su di
me. Voleva andarsene. Senza dovermi per forza toccare. Impossibile,
visto che ero solo a pochi centimetri da lui.
-È inutile che cerchi
di evitarmi. L'hai fatto anche troppo in questi giorni.-
Perché
lo hai fatto?
I suoi occhi sorpresi
saettarono nei miei, non perché non sapesse già che io
mi fossi accorta di tutto, ma perché chiaramente non pensava
che avrei potuto dirlo così apertamente ad alta voce.
-E la cosa ti ha creato
qualche problema?- Avrei voluto prenderlo a schiaffi solo per quel
suo tono di voce strascicato e annoiato.
Mi irrigidii,
-Assolutamente. Figurati.-
Socchiuse gli occhi, -Bene.-
Fece per scansarmi, ma
istintivamente mi avvicinai ancora di più per incastrarlo
nuovamente al muro, cosa che mi fece guadagnare uno dei suoi peggiori
sguardi d'odio.
Era
divertente essere padrona della situazione: per una volta sembrava
essere lui la preda ed io il predatore. Tuttavia, la cosa si mostrava
svantaggiosa anche per me; avevo il suo corpo così vicino che
se avessi voluto toccarlo mi sarebbe bastato allungare appena una
mano ed il suo profumo...quel dannato
profumo continuava ad inebriarmi la mente e tutti i sensi.
-Che cosa intendevi dire
prima?- Richiesi, cercando di riacquistare lucidità.
-Prima quando?-
-Quando hai detto che tua
madre e Glenda sono troppo buone...-
-Ho detto così?-
Cazzo quanto lo odiavo
quando faceva quella stupida faccetta ingenua.
-Bene. Senti, mi sono
stufata, hai vinto.- Sbottai irritata, allontanandomi per lasciargli
lo spazio necessario a fare altrettanto.
Mi girai con un diavolo per
capelli, con l'intenzione di salire di nuovo le scale e di andare a
chiedere scusa a mio padre. Piuttosto che stare con un idiota del
genere...
-Aspetta.- Mi afferrò
per il polso e fu come prendere la scossa.
Da quanto tempo non mi
toccava più? Una settimana? Mi sembrava passato un secolo.
Sospirai soddisfatta nel
risentire la sua pelle a contatto con la mia, una sensazione
impagabile.
Rimasi ferma, in attesa di
sentire che cosa avrebbe tirato fuori; quale altra cavolata per
sviare l'argomento avrebbe inventato?
-Mia madre non vuole
divorziare perché ha paura della sua reazione...potrebbe
perseguitarla o...fare qualche altra cazzata.- Lo diceva sempre con
la stessa freddezza di prima, ma se non altro apprezzavo il fatto che
stesse parlando
Sbattei le palpebre più
volte confusa. Qualche...cazzata?
-I miei nonni paterni sono
morti, non ha amici e suo fratello non gli parla più da
anni...- Compresi il significato delle sue parole con un brivido,
-Lei e Glenda credono che potrebbe arrivare a fare qualche cazzata se
lo lasciassimo da solo. Per questo subiscono senza far niente.-
Subiscono.
Violenza?
Violenza fisica?!
Tremai, incapace di trovare
qualcosa di abbastanza serio o giusto da dire.
-Vostro padre...- Mi rigirai
lentamente, sgranando gli occhi, -Vi ha mai picchiati?-
Anche se non mi avesse
risposto, avrei preso il suo evitare il mio sguardo come una
conferma.
-Capita.- Come riusciva a
parlare con tutta quella disinvoltura?
La sua presa sul mio polso
si fece più stretta, segno che non tutto il suo corpo riusciva
a restare comunque impassibile.
Boccheggiai in cerca di aria
per qualche secondo. Suo padre aveva alzato le mani su di loro e la
madre non divorziava, non lo allontanava da casa per...paura? Paura
di ritorsioni da parte del marito? O di un possibile tentativo
di...suicidio sempre da parte di quest'ultimo?!
-Mi...dispiace.- L'unica
banale parola che riuscì ad uscire dalla mia bocca. C'erano
tante cose che non capivo, tante cose che avrei voluto capire, ma non
domandai nulla. Avevo saputo fin troppo, mi ero intestardita fin
troppo come una bambinetta per sapere cose che non mi riguardavano.
Ed io mi lamentavo e piangevo per un litigio ridicolo e superficiale
con mio padre...
-Contenta adesso?- Non
sembrava un'accusa la sua, solo una domanda retorica, detta quasi con
divertimento.
Alzai il braccio libero
dalla sua presa e poggiai esitante la mano sul suo petto.
Lui non si mosse, rimase
immobile e mi lasciò fare. Sentivo chiaramente che aveva
smesso di respirare però.
Lentamente, la mia mano
risalì -anche se avrebbe voluto scendere- fino alla sua
spalla.
Non
sapevo nemmeno io che cosa stavo facendo, sapevo solo che sentivo il
bisogno di toccarlo, di stringerlo, baciarlo, fare l'amore con
lui...Dio, da quanto tempo non facevo l'amore con lui? Da troppo
tempo.
Ero talmente presa dai miei
ricordi a luci rossi riguardanti la nostra ultima volta insieme, che
non mi accorsi del suo scattare improvviso in avanti, non mi accorsi
di niente finché non sentii le sue labbra entrare nuovamente
in contatto con le mie. E in quell'istante mi sciolsi, in
quell'istante tutto divenne incerto ed appannato.
Chiusi gli occhi,
lasciandomi cullare da quelle meravigliose labbra che perseguitavano
i miei sogni da giorni ormai.
Le sue mani strinsero
possessive i miei fianchi, mentre con il suo corpo mi constringeva
pian piano ad arretrare.
Quando il mio piede incontrò
il primo gradino delle scale, persi l'equlibrio e caddi all'indietro.
Il suo braccio però, circondò svelto la mia schiena ed
assecondò la mia discesa, attutendo la caduta.
Si sdraiò dopo di me,
facendo leva con l'altro braccio e con le gambe per non pesarmi.
Decisamente scomoda come
posizione; ero praticamente sdraiata sulla rampa di scale, avevo i
piedi, la testa e il fondoschiena appoggiati sui gradini e, se non ci
fosse stato il suo braccio, avrei avuto la punta dello scalino
conficcata nella schiena.
Non
mi diede il tempo di dire nulla, si avventò nuovamente sulla
mia bocca come un felino affamato. Un gatto ed un leone insieme, in
un unico corpo. Un gatto perché ruffiano, furbo e bravo a
cacciare. Un leone perché forte e affamato.
E un gatto da quel
punto
di vista non gli avrebbe reso giustizia.
Succhiò avidamente la
mia lingua, togliendomi completamente il respiro.
Mi sfilò in fretta il
giubbotto, fin troppo ingombrante, ed io feci lo stesso con il suo.
Il suo braccio destro
ritornò subito dietro la mia schiena dopo averlo fatto e quel
gesto premuroso mi fece contorcere lo stomaco come se ci fosse stata
un'altra guerra civile in atto.
Con la mano libera, alzò
la maglietta del mio pigiama ed iniziò a massaggiare con foga
un seno, strappandomi sospiri estasiati.
Mi morse l'orecchio più
e più volte, lasciando traccia dei suoi baci anche più
giù, fino al collo.
Piccola.
Immaginai, ingenuamente, di
sentire la sua voce chiamarmi in quel modo e sorrisi come una scema.
Rabbrividii non appena la
sua mano oltrepassò il ferretto del reggiseno ed iniziò
a stuzzicare il capezzolo.
Lo strinsi più forte
a me, aggrappandomi al suo maglione con foga e allargando le gambe
per farlo posizionare meglio in mezzo.
Non
sapevo fino a che punto volesse arrivare, non sapevo fino a che punto
io
volessi
arrivare...sapevo solo che lo volevo, che volevo colmare quel vuoto
che sentivo da settimane dentro di me.
Morse, leccò, baciò
ogni mio lembo di pelle a lui accessibile, sfilando poi lentamente i
pantaloni, come per farmi bene rendere conto di quello che stava
succedendo.
-Aspetta...- Ansimai,
gemendo forte subito dopo per via delle carezze sadiche della sua
mano in basso.
Mi vergognai come una ladra
nel sentire quel suono emesso dalle mie labbra rimbombare per le
scale.
Dovevo fermarlo, prima che
qualche vicino uscisse di casa per controllare che cosa stesse
succedendo. E possibilmente dovevo cercare di farlo con un tono di
voce autoritario e non uno stridulo ed orgasmico che sembrava solo
voler dire: “Oh sì, ti prego, continua”.
La sua bocca abbandonò
il mio collo per incominciare a dedicare attenzioni ad un altro
punto, decisamente più sensibile del primo: il mio ombelico.
Oh cazzo. Di sicuro non
aveva sentito il mio flebile “Aspetta” o, cosa più
probabile, aveva finto di non sentirlo.
-Lore...- Evidentemtente la
storia del “tono autoritario” non era stata affatto presa
sul serio ed analizzata con la dovuta attenzione, visto che
peggioravo anziché migliorare.
Mi inarcai con la schiena e
con le mani spinsi inconsciamente la sua testa verso il mio corpo,
desiderosa di sentire le sue labbra ancora più a contatto con
la mia pelle.
Persi completamente la
ragione non appena sentii la sua lingua scendere, smorzandomi il
respiro e facendomi quasi soffocare nel tentativo di reprimere un
altro gemito.
-Lore...- Riuscii a
ripetere, questa volta, me ne resi conto, in tono più dolce.
Ti amo.
Avrei voluto dirlo,
sussurrarlo, urlarlo e dovetti mordermi a sangue le labbra per
impedirmi di dire quella madornale cazzata.
Ritornò a baciarmi
mentre il suo braccio, ancora dietro la mia schiena, iniziò a
stringere più forte il mio fianco per avvicinarmi
ulteriormente al suo corpo in modo quasi protettivo.
Ero arrivata al limite ormai
e, senza rendermente conto, firmai la mia condanna muovendo il mio
bacino in modo inequivocabile contro il suo. Una muta richiesta, una
preghiera silenziosa.
In risposta mi arrivò
una specie di lamento soffocato e subito dopo un tintinnio di
qualcosa. Non riuscivo bene a vedere che cosa stesse facendo, ma ci
misi un attimo a capire di che cosa si trattasse, nonostante non
fossi nel pieno delle mie facoltà mentali: stava armeggiando
con i suoi jeans.
Un suspiro sfuggì
alle mie labbra, un sospiro di intrepidazione, di eccitazione
e...d'amore...
Sentivo lo spigolo dello
scalino sempre più conficcato nella mia schiena -il suo
braccio l'aveva dovuto togliere per slacciarsi cintura e jeans con
entrambe le mani- e il freddo del granito su tutta la pelle rimasta
scoperta, natiche comprese visto che ero solo in mutande. Se fossi
stata lucida, in una situazione normale, anche solo l'idea di toccare
quei sudici scalini con qualcosa che non fosse la punta delle mie
scarpe mi avrebbe nauseata per giorni e giorni. In quel momento,
invece, l'unico mio pensiero era lui, il mio cervello non aveva
spazio per altro. Ero regredita alla Preistoria, sembravo una
cavernicola scimmia che riusciva a pensare solo ad una cosa: le
banane. Beh, a dirla tutta, era più o meno la cosa a cui stavo
pensando, anche se al singolare...
Le sue mani, calde
nonostante la temperatura bassa, si poggiarono nuovamente sulla mia
schiena per sollevarmi dal gradino ed io lo assecondai circondandogli
il collo con le braccia.
Non lo fermai, non ne ebbi
la forza, anche se avrei dovuto. Come potevo fermare qualcosa di così
giusto e che oltretutto desideravo da almeno un mese?
Un senso di appagamento mi
invase nel momento in cui lo sentii di nuovo dentro di me,
finalmente; il vuoto che sentivo dentro da settimane era stato
colmato con una sola spinta, dall'incastro perfetto dei nostri corpi.
E poco importava che che farlo lì, così, sulle scale
dove ci eravamo sempre ignorati da bambini, fosse squallido. Poco
importava che qualcuno avrebbe potuto vederci.
Intrecciai le gambe ai suoi
fianchi per riuscire a sentirlo ancora più in profondità,
mentre con le dita spostavo freneticamente il suo maglione per
artigliargli la schiena con le unghie.
Dicembre inoltrato. Otto
gradi ed ero mezza nuda sulle scale, otto gradi e stavo sudando come
mai in vita mia.
Tremai, scossa dagli spasmi
di piacere.
Ti amo Lore, ti amo.
Uscì da me troppo
presto, dopo un'ultima spinta più energica in cui venimmo
entrambi.
Ma a te non importa
niente di me.
Una lacrima scese silenziosa
ed indiscreta. Con uno studiato gesto di disattenzione, sfregai
appena la mia guancia sul suo maglione prima che si staccasse
definitivamente da me, cancellando ogni traccia di quella sofferenza.
Mi lasciò lì
sdraiata, ancora nuda ed accaldata, ancora scossa da fremiti e
ansante.
Non mi guardò
nemmeno, si alzò e, dopo essersi sistemato, risalì le
scale.
Sentivo ogni singolo passo
come una pugnalata dritta al petto. Il rumore della porta di casa
sua, fu la ferita più dolorosa e non si sarebbe rimarginata
tanto facilmente.
Con un singhiozzo lasciai
uscire tutte le lacrime di dolore che avevo trattenuto ed ignorato,
troppo concentrata a contare gli scalini attraverso il rumore dei
suoi passi.
Mi alzai lentamente,
sistemandomi come potevo e ricordandomi le parole di una canzone di
Tiziano Ferro che avevo sempre adorato e mai capito:
Se non uccide, fortifica.
Lo speravo davvero. Peccato
che in quel momento non mi sentissi più forte, al contrario,
mi sentivo a brandelli.
Mi aveva presa e mi aveva
lasciata lì da sola senza una parola, senza nessuna premura.
Come una puttana.
Ed io? Mi uscì un
altro singhiozzo, più simile ad una risata. Io mi ero lasciata
usare di nuovo. Ero stata completamente consenziente e quello mi
faceva ancora più male.
Mi ero lasciata scopare e
gettare via, come un oggetto. Un giocattolino.
Strinsi le mani a pugno, con
forza e rabbia, ed iniziai a salire le scale tutte di corsa, guidata
dall'odio che si stava annidando dentro di me.
Quella storia del padre,
della madre, di Glenda...non mi sarei affatto stupita se si fosse
inventato tutto solo per...incastrarmi e arrivare ad avere solo
quello a cui agognava. Una viscida e triste scopata.
Rientrai in casa senza dire
nulla e corsi in camera mia, sotto lo sguardo attento dei miei
genitori. Avrei chiesto scusa a mio padre, sì, ma solo dopo
essermi tolta di dosso quel profumo così squisitamente
insopportabile con una bella doccia.
Dopo le scuse ufficiali ai
miei genitori, mi buttai sul letto, contenta di poter finalmente
piangere a dirotto senza essere vista.
Fra le lacrime, aprii la
cartella messaggi del mio cellulare e rilessi più volte
l'ultimo messaggio arrivato:
Buonanotte
Stellina, ti auguro di fare tanti bei sogni...dove spero di avere un
piccolo posticino...:-* Il tuo Matt
La mattina dopo, fu il
fastidioso cinguettare degli uccellini fuori a svegliarmi.
-Alice...- La voce di mia
madre era quanto di più irritante potesse esserci. Spaccava i
timpani peggio del pianto di un bambino piccolo.
-Mamma...ti prego.- Mi
massaggiai le tempie, trovando il mio modo di parlare ancora più
irritante del suo. Ero così raffreddata che sembrava mi stessi
tappando il naso mentre parlavo.
Lei sbuffò e mi
rimboccò meglio le coperte, -Ma come ti è saltato in
mente di uscire ieri sera! Con quel freddo! Sfido io che ti sei presa
la febbre a 38 e mezzo!-
Parlava a raffica, senza
nemmeno prendere una pausa per respirare.
-Abbiamo risolto tutto, non
ne parliamo più...- La implorai, starnutendo subito dopo.
Avevo chiesto scusa ai miei
genitori e loro mi avevano perdonata, non revocando tuttavia la mia
punizione che mi impediva di uscire con Teo il giorno dopo. Me l'ero
meritata tutto sommato...non avevo neanche provato a protestare,
anche perché conciata com'ero non ne avevo nemmeno la forza.
-Va bene, va bene...-
Borbottò, passandomi un altro fazzolettino, -Ma ti serva di
lezione!-
-Mi spiace solo di aver
perso così un giorno di scuola...- Anche se un'altra parte
esultava silenziosamente sollevata per quel scampato pericolo. Non lo
avrei visto. Non avrei più voluto vederlo. Mi sarebbe piaciuto
partire, andare a vivere da qualche altra parte per evitarlo, ma così
facendo avrei perso anche tutte le mie amicizie e per lui non ne
valeva davvero la pena.
Chissà che cosa aveva
pensato non vedendomi in classe...che fossi scappata come una
codarda?
-Oh, ma cosa te ne frega!-
S'infervorò alzando le braccia al cielo rassegnata.
Mi
sarei praticamente persa gli ultimi 3 giorni di scuola prima delle
vacanze di Natale. Bella roba. E avrei dovuto recuperare le lezioni
perse, specie quelle di matematica, le più difficili e
incomprensibili!
Sbuffando, mi appoggiai alla
spalliera del letto ed incrociai le braccia stressata: che razza di
casino.
Il cellulare, sul comodino
accanto a me, si illuminò di nuovo e vibrò per poco.
Per la terza volta in quella mattina.
Ehy
piccola, come va? Ti va di vederci oggi?
Matteo non capiva proprio
che il fatto che non avessi risposto ai suoi squilli significava che
non avevo nessuna voglia di parlarci.
Non
posso...ho la febbre.
Semplice risposta e pure
veritiera. Non avrebbe potuto dirmi niente per convincermi ad uscire.
Mi sdraiai di nuovo,
cercando di sgomberare la mente per riuscire ad addormentarmi.
Impresa non semplicissima, i
miei pensieri vagavano indisturbati e ritornarono più volte
alla sera precedente, sulle scale...
Verso le quattro e mezza fu
mia madre a svegliarmi, con un bacio sulla mia fronte bollente,
-Tesoro allora noi andiamo...facciamo il prima possibile, ok?-
Annuii stanca, non trovando
la forza per parlare. Da quello che avevo capito dovevano andare a
fare la spesa e a cena da mia nonna. Fui quasi contenta di aver
evitato la cucina di quella donna, cucinava peggio di mia madre, il
che era tutto dire.
Il suono del campanello mi
svegliò nuovamente, intorno alle sei. Mi alzai, barcollando
come se fossi stata ubriaca e maledii più volte chiunque
avesse osato schiacciare quel tasto vicino alla porta di casa mia.
Lo maledii ancora di più
non appena spalancai la porta con fervore e mi resi conto di chi
fosse.
-Mat...- Non riuscii a
finire la frase perché la sua bocca si incollò alla mia
prima che potessi farlo. Era quasi piacevole sentire le sue labbra
fresche muoversi dolcemente sulle mie...sempre caldissime.
Disorientata e accaldata, mi
ritrovai a ricambiare quel bacio, che mi procurò solo un
delizioso benessere ed un intorpidimento del corpo.
Un rumore, quasi distante ed
ovattato, mi fece staccare da lui contrariata. Quando realizzai da
dove fosse appena arrivato, mi congelai sul posto agitata ed iniziai
a sudare freddo.
Matteo si girò a sua
volta, confuso e scocciato -forse per quell'interruzione- e si
ritrovò ad esaminare una ragazza dai lunghi capelli scuri e
gli occhi sgranati.
-Rossella...- Gracchiai, con
un filo di voce ed il cuore che batteva a mille. Prima che potessi
rendermene conto, le mie labbra si aprirono per pronunciare una
preghiera che sapevo non avrebbe mai esaudito...non lei, non per me,
-Non dirgli niente...-
Sapevamo entrambe a chi
fosse riferita quella frase, sapevamo entrambe che cosa non avrebbe
mai dovuto dire al fratello...solo non sapevo come mi fosse venuta in
mente una cosa del genere, come poteva starmi ancora a cuore dopo
quello che mi aveva fatto la sera prima?
Lei, dopo essersi ripresa
dalla sorpresa, mi lanciò un'occhiata sprezzante che avrebbe
potuto benissimo riservare al peggiore degli scarafaggi. Poi,
distolse lo sguardo sbattendo velocemente le palpebre ed entrò
nell'ascensore, richiudendolo alle sue spalle senza dire nulla.
-Cosa non deve dire?- La
voce di Matteo mi fece ritornare alla realtà, -Ma soprattutto,
a chi non deve dirlo?- Le sue sopracciglia si alzarono sempre di più,
sembravano muoversi in modo direttamente proporzionale alla sua
curiosità.
Scossi la testa confusa,
causandomi una fitta lancinante alla testa.
-Alice...- Mi prese per le
spalle e mi fece indietreggiare, -A chi non deve dire niente?-
Richiuse la porta con il piede e quel rumore rieccheggiò in
casa per qualche secondo.
Non avrebbe lasciato
perdere, ne ero perfettamente conscia. E ci sarebbe arrivato da solo
a capirlo, anche di quello ne ero certa.
-Quella era...- Alzò
gli occhi di poco ed aggrottò la fronte, nel tentativo di
ricordare, -La sorella di Glenda.-
Ci stava arrivando, era
questione di pochi secondi...
-E lì abita...- Il
suo sguardo si spostò nuovamente su di me ed i suoi occhi si
spalancarono increduli, -Mister Simpatia, il fratello.-
Abbassai la testa colpevole;
il soprannome Mister Simpatia lo avevamo inventato insieme qualche
mese prima. Quando stavamo insieme, Matt veniva spesso a casa mia e
più di una volta gli era capitato di incontrare Lore sul
pianerottolo o giù all'ingresso. Inutile dire che non
salutasse, esattamente come faceva con me e con chiunque altro. Da lì
era nato il soprannome, inventato più da lui che da me a dire
il vero.
-Cos'è...- Sputò
avvelenato, aumentando la pressione delle sue dita sulle mie spalle,
-Improvvisamente si è accorto di te ed ha iniziato a
salutare?!-
-Matt...- Provai a parlare,
stanca e provata dalla febbre, ma non me ne diede modo, poiché
riprese subito ad inveire.
-Qualcuno gli ha fatto un
corso accelerato di educazione?!-
Cercai di fargli capire,
alzando leggermente le braccia, che la sua presa iniziava a farmi
male, -Siamo in classe insieme, tutto qui.-
Mi lasciò andare, ma
se le sue mani si fossero ancora trovate sul mio corpo ero quasi
certa che mi avrebbero sgretolato le ossa da quanto era arrabbiato.
-Tutto qui, Alice?!- Ripeté
furioso, gridando come non aveva mai fatto.
-Non alzare la voce!- Cercai
di difendermi, vedendo la sua sagoma appannarsi per via della febbre
alta.
-Alice...- Fece un respiro
profondo per calmarsi e afferrò nuovamente le mie braccia,
questa volta con dolcezza, -Alice, io ti amo.-
Mandai giù un
fastidioso nodo alla gola che rischiò quasi di strozzarmi. Lui
mi amava. Dopo che mi aveva lasciata e fatto soffrire, veniva a dirmi
che mi amava? Avrei voluto sterminare l'intera specie maschile in
quel momento.
-Ho fatto una cazzata,
lasciarti è stato l'errore più grande della mia vita.
Credevo stessimo andando troppo velocemente, ti ho lasciato perché
avevo paura di quello che provavo per te...i miei amici non facevano
che dirmi che ero troppo legato a te e che avrei dovuto pensare solo
a divertirmi visto che ero così giovane...- Prese fiato,
incatenando poi i miei occhi ai suoi, -Non sono riuscito a stare con
nessun'altra, questo te lo posso giurare sulla mia vita. Quando ti ho
rivista, l'altra sera in discoteca...- Si avvicinò e spostò
le sue mani sulla mia schiena, -Ho capito che non era cambiato niente
per me.-
La testa mi girava come se
fossi appena scesa dalle montagne russe: forse avrei dovuto avvisarlo
del fatto che la sua preziosa camicia di marca sarebbe presto finita
in lavatrice intaccata dal mio vomito.
-Io ti amo, Alice.- Mi fissò
intensamente negli occhi, quasi stesse cercando di ipnotizzarmi, -E
lui?-
Toccò maligno un
tasto dolente, un tasto che mi fece involontariamente sciogliere la
sua presa ed indietreggiare.
-Lui ti ama, Alice?- Avanzò;
ogni suo passo in avanti, equivaleva ad un mio passo indietro.
-Sarebbe disposto a tutto
pur di stare con te?-
-Basta...- Mi uscì in
tono sofferente e soffocato, come il guaito di un cucciolo ferito.
-Io sì. E sono
disposto a tutto pur di riconquistarti.- Socchiuse gli occhi ed
arrestò la sua camminata, facendomi sospirare di sollievo.
-Pensaci.- Si girò ed
aprì la porta, -So di contare ancora qualcosa per te, l'ho
sentito nel bacio di prima...-
Sussultai alle sue parole e
attesi con il cuore in gola che uscisse.
Mi fiondai a chiudere la
porta a chiave, temendo che potesse rientrare e, con le ultime forze
rimaste in corpo, mi diressi in sala e mi sdraiai a peso morto sul
divano, sperando con tutta me stessa che quel senso di nausea mi
abbandonasse.
Ora
ero davvero confusa, il senso di confusione di prima era niente in
confronto a quello che sentivo in quel momento. Grandioso. Matteo era
ufficialmente ritornato, con tanto di scudo e spada per salvarmi dal
mostro cattivo. E, soprattutto, mi
amava.
Ma io? Io l'amavo? Avrei voluto essere salvata io?
*Note dell'autrice*
Non so davvero come
scusarmi. Sia per le risposte mancanti allo scorso capitolo che a
questo. Vi giuro che non è assolutamente intenzionale, non ho
più tempo neanche per respirare in questi giorni, fra scuola e
impegni vari. Con questo non voglio assolutamente dire che non vi
ringrazierò personalmente per il vostro supporto. Se non sarà
un disturbo, ve la manderò per e-mail la risposta...
Ci tengo a ringraziarvi
perché io amo scrivere...e se continuo a farlo, se continuo a
scrivere di Lore e Ali o di Dave ed Allie è solo GRAZIE a voi
che avete un ruolo fondamentale in tutto questo. Siete voi che mi
sostenete e che mi aiutate ad essere meno paranoica, siete voi che mi
rendete orgogliosa dei miei personaggi, anche di quelli un po' più
negativi. Vorrei ringraziarvi creando una meravigliosa storia
dedicata ad ognuna di voi, vorrei inserire ognuna di voi nella
storia, per citarvi, per rendervi partecipi di questa specie di
avventura =) Perché alla fine, non sono solo io a scrivere, ma
siete anche voi ed il merito è mio quanto vostro.
Perciò grazie,
anche a chi legge silenziosamente: vedere quanti sono i preferiti e i
seguiti è un motivo grandissimo di orgoglio e tira un po' su
la mia stima sempre abbastanza bassa XD
E dopo avervi annoiato
con questo, passo alle precisazioni sul capitolo:
-Matteo è
ritornato definitivamente e so già che si farà odiare
parecchio. Però a me, non mi lapidate, non dispiace nemmeno
tanto come personaggio. Immaginare Alice, in lacrime per colpa di
Lore, che legge il messaggio dolce di Matteo mi ha intenerita mentre
scrivevo.
-Lore è stato
stronzissimo e a questo proposito inizierò a postare i suoi
Missing Moments a breve: ho intenzione di scrivere le sue riflessioni
dopo quello che è successo sulle scale, di farvi capire perché
l'ha fatto.
-La
situazione famigliare di Lore: è normale, diciamo. Non è
che abbia chissà quale famiglia disastrata, la sua è
una situazione molto frequente, credibile a mio parere e non so se
qualcuna potrà rispecchiarsi in questo. Io, personalmente, mi
rispecchio perché la sua situazione, è più
o meno
la mia. E io mi rivedo in Glenda che soffre per il carattere freddo
del padre e ha paura della sua reazione in caso di divorzio. È
la stessa che ho paura possa avere il mio, rimasto da solo, senza
genitori e senza suo fratello.
La
situazione psicologica di Glenda e di Lore riguardo questa faccenda
verrà analizzata più avanti, la cosa verrà
approfondita maggiormente. Credo si sia capito che Lore odia il
padre, non lo tollera per il suo modo violento di fare, mentre Glenda
e la madre lo giustificano
quasi.
Per quanto riguarda il
resto...beh non so che altro dire, se non che spero che il capitolo
vi sia piaciuto...
Edit: Dimenticavo, questo capitolo è dedicato alla carissima Mary (luketta93 nel forum) che oggi compie 17 anni! Auguri carissima!!!
Scusatemi ancora per le
risposte mancanti...rimedierò =) e grazie per la pazienza!
Un bacione immenso, la
vostra Bec
PS: Ricordo che se volete
aggiungermi su FB, visitare il forum o il blog a me fa solo piacere
=) I contatti sono nella pagina del mio profilo.
*Spoiler
sul prossimo capitolo*
Lore e Matteo si
incontreranno e non sarà un incontro pacifico.
Nei prossimi capitoli, in
generale, verrà spiegato il perché Lore e Teo (il
compagno di classe) non vanno molto d'accordo e, sempre nei prossimi
cap, Ali farà la sua scelta fra Lore e Matt...
Aver perso gli ultimi giorni
di scuola per colpa della febbre era a dir poco irritante. Mi sentivo
spaesata e spossata; stare a casa senza far niente era addirittura
più stancante di andare a scuola e studiare.
Se non altro avevo perso
solo due giorni e non tre, visto che una nevicata improvvisa aveva
fatto chiudere le scuole proprio l'ultimo giorno prima delle vacanze,
per la gioia di tutti gli studenti milanesi e dintorni.
Sbuffai, facendo zapping con
il telecomando in cerca di qualcosa di decente da vedere alla TV.
Digitale terrestre del cazzo, non serviva a nulla! C'erano canali in
più certo, ma trasmettevano sempre le stesse stronzate anche
lì.
A rallegrarmi il lunedì
era stata la telefonata di Mel, che mi aveva più o meno
riassunto quanto avvenuto in quelle ultime ore che mi ero persa in
classe.
-Ah, Garbatelli ha preso 6.-
Si ricordò improvvisamente, dopo aver preso in giro la prof di
italiano per il suo tic nervoso all'occhio ed i suoi cali di voce
improvvisi.
Diedi un calcio alle
lenzuola divertita, -No?! Davvero?- Ridacchiai compiaciuta: quella sì
che era una bella notizia! Finalmente quel secchione del cavolo non
prendeva un 10!
-Già! Minchia ben gli
sta a quel secchione!- Se possibile lei sembrava ancora più
soddisfatta di me.
-E gli altri?- Mi morsi il
labbro: era solo ed esclusivamente di una persona che volevo
chiedere, ma avevo cercato di trattenermi stritolando il lenzuolo con
le mani.
-Lore non sa più
scrivere.- Lo disse in tono annoiato, come se si stesse esaminando
distrattamente le unghie. Aveva capito subito che era lui il soggetto
sottointeso di quel “altri”.
-In che senso?- Chiesi
stranita, con il cuore in gola. Bastava sentire quel cazzo di nome
per farmi sudare più di quanto già non lo fossi per via
della febbre.
-L'ha chiamato alla lavagna
la prof sabato e ha scritto malissimo i numeri, quasi alla stregua di
un bambino delle elementari.-
Meditai
per un attimo sulle sue parole, sobbalzando appena nel momento in cui
le metabolizzai del tutto. Sabato, il mio primo giorno di assenza
dopo quel
venerdì.
Il braccio destro. Il braccio su cui io mi ero praticamente sdraiata
sopra. Doveva averlo ancora indolenzito anche per via della punta
dello scalino conficcata.
-Ali, ci sei?-
Annuii, nonostante lei non
mi potesse vedere, -Sì, scusa.-
Basta
Alice! Tu devi odiarlo!
Andò avanti a parlare
di altro, fingendo di non aver notato il mio silenzio dopo il nome
dello stronzo.
Mettere giù fu un
sollievo: dopo quella chiacchierata, la gola aveva iniziato
nuovamente a farmi male.
Ma
il vero sollievo, fu scorgere proprio il giorno dopo un qualcosa
che
avevo sempre odiato, ma che in quei giorni attendevo ansiosa. Non
avevamo usato nessun...preservativo sulle scale e l'arrivo del mio
ciclo mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo. Come se la mia
vita non fosse già stata abbastanza incasinata, mi mancava
solo un pupetto...
I giorni successivi li
passai un po' più spensierata, in famiglia e con le mie
amiche. Matteo non si era più fatto sentire e la cosa mi
spaventava: sapevo che poteva significare solo che stesse prendendo
sul serio tutta la faccenda. Se non si faceva sentire e non mi
stressava, era perché voleva che riflettessi a fondo su tutto
quello che mi aveva detto. Parole dure, ma veritiere purtroppo.
Non vidi nessuno dei due
idioti nemmeno il giorno di Natale, né ricevetti i loro
auguri. Beh da parte dello Stronzo me l'aspettavo, da parte di Matteo
no. Era meglio così tutto sommato, meno li vedevo entrambi,
meglio era. Anche se...la tentazione di uscire fuori sulle scale con
la speranza di vedere Lorenzo per fargli gli auguri c'era.
Chissà
se Rossella gli aveva detto quello che aveva visto. Probabilmente se
anche lo avesse fatto, di sicuro a Lore non impotava niente,
altrimenti sarebbe venuto da me e...niente, non aveva fatto niente.
Mi aveva presa sulle scale e basta, per lui era finito tutto lì
evidentemente.
Le vacanze continuarono più
serene e tranquille comunque, forse proprio per la mancata presenza
di quei due. Se era vero che per Lore io contassi meno di zero -cosa
che una parte di me aveva sempre saputo- era meglio per me non
vederlo proprio.
Il capodanno, purtroppo,
dovetti passarlo controvoglia con la mia famiglia: secondo mia madre,
fino ai diciotto anni non avrei potuto passare nessuna festività
da sola. Bella roba.
Inutile dire che mi stessi
letteralmente logorando il fegato immaginando Lore -probabilmente
ubriaco- in compagnia dei suoi amici e di qualche ragazza...che
avrebbe poi baciato una volta scoccata la mezzanotte. Stritolai con
forza il bicchiere sottile pieno di spumante, rischiando quasi di
farlo cadere nel momento del brindisi.
-Bisogna baciare un uomo
adesso!- Trillò mia madre tutta contenta una volta iniziato il
nuovo anno.
Mi alzai di malavoglia e
schioccai un bacio sulla guancia a mio padre. Quello che si faceva a
capodanno si faceva tutto l'anno. O almeno, così dicevano ad
OC.
Quindi, a rigor di logica,
avrei baciato mio padre per tutto il 2010. Se non altro ero scampata
al bacio appiccicoso e unticcio del nonno.
Passata
la sera del 31, riuscii a sopravvivere anche al mega pranzo del primo
gennaio; c'era talmente tanta roba da mangiare che avrei potuto
diventare come l'omino della Michelin volendo. Del resto, secondo mia
nonna, io ero così sciupata!
E lo sarei sempre stata, anche se avessi preso 30 chili nel giro di
pochi giorni.
Solo la mattina del 3
gennaio ebbi notizie di Matteo. Non immaginavo che si sarebbe fatto
sentire quel giorno, anche perché mi era completamente passato
di mente il fatto che noi ci fossimo conosciuti proprio il 3 gennaio
anni prima.
Il postino aveva recapitato
un enorme mazzo di rose rosse, degne delle più tristi
telenovelas americane. Mi ero sentita addosso lo sguardo indagatore
dei miei genitori, quando con un sorriso di scuse mi ero chiusa in
camera mia per leggere il biglietto:
3
gennaio 2004, ho incontrato una stella senza bisogno di alzare gli
occhi al cielo. M.
Si era trasferito a Milano
intorno alla fine del 2003...ed io lo avevo incontrato, per caso, a
casa di una mia amica, Tiziana, proprio il 3 gennaio del 2004. I
genitori di Tizi conoscevano già quelli di Matteo, per quello
lui era lì quel giorno. Poi era stato inserito nella nostra
stessa classe per volontà dei suoi genitori che ne avevano
discusso con il preside.
Avvicinai il viso ad una
delle rose, ispirando il profumo sovrappensiero: erano da parte di
Matteo. Per un attimo, vedendo il postino con quella consegna in
mano, avevo sperato che fossero da parte di qualcun'altro. Che
stupida. Ed illusa, sempre illusa.
Una lacrima scivolò
sul viso solitaria e sparì appena sotto il mento, cadendo nel
vuoto.
Non sarebbe mai arrivato
niente del genere da parte sua, dovevo smetterla di farmi del male,
dovevo smetterla di lagnarmi come una bimbetta capricciosa che
sbatteva semplicemente i piedi a terra senza provare a far niente per
cambiare le cose. Dovevo reagire.
Il cellulare, appoggiato sul
mio comodino, vibrò e si illuminò per poco: un
messaggio.
Quando lessi quello che vi
era scritto, mi asciugai la guancia, sforzandomi di sorridere.
Ti
è arrivato? Ti è piaciuto?
Composi velocemente la
risposta, cercando di mostrarmi un pochino più gentile e meno
fredda con lui.
Sì,
molto :) Molto carina anche la frase, dove l'hai copiata?
Lui fu molto più
veloce di me a rispondere.
Da
nessuna parte. L'hai ispirata tu.
Nessuna faccina, nessuna
frase che lasciava a intendere che si fosse offeso per la mia
insinuazione di prima. Era serio, non scherzava. Se lo avessi avuto
davanti, probabilmente mi avrebbe fissato negli occhi deciso, mi
avrebbe fatto abbassare la testa per l'intensità del suo
sguardo...
Sì,
certo, come quella tedesca? ;)
Cercai di ironizzare,
ripescando fra i miei vecchi messaggi quello che mi aveva mandato per
il compleanno:
Heute
ist der Geburstag von vielen Sternen, aber du bist der jenige dass
mehr glànzt. Ich liebe dich, Matt.**
Studiavo il tedesco alle
medie e lo avevo studiato anche per tre anni alla Manzoni. Sapeva che
mi piaceva molto come lingua, per quello, munito di traduttore
probabilmente, me l'aveva scritta.
No,
anche quella sei stata tu ad ispirarmela...Sei libera questo
pomeriggio?
Ero davanti ad un bivio;
continuare a soffrire per Lorenzo-Stronzo-Latini, o tentare di nuovo
con Matteo? Forse avrei potuto dargliela una seconda
possibilità...Matteo aveva dimostrato di tenerci a me,
lasciandomi anche del tempo per riflettere senza stressarmi. Non che
con quei messaggini e con quelle rose si fosse del tutto riscattato,
però...però aveva avuto le palle di dirmi che mi amava
e che voleva stare con me, di lasciar pedere i commenti idioti degli
amici...per me. Matteo era...amore. Maturità. Dolcezza. Tutte
cose di cui avevo bisogno, tutte cose che non avrei mai avuto da
Lore, tutte cose che mi avrebbero fatta stare meglio...Perché
dovevo continuare a star male per uno che non mi meritava? Perché
dargli quella soddisfazione?
L'idea di baciare Matteo
davanti a quello stronzo mi elettrizzava da morire. Avrebbe
significato un: “Hai visto, sono andata avanti, non mi importa
più niente di te.” Che soddisfazione!
Schiacciai i tasti esitante,
premendo “Invia” dopo vari secondi di meditazione.
Sì.
Perché?
Classica domanda di
convenienza e fintamente ingenua, sapevo benissimo perché.
Fatti trovare pronta alle
tre. Voglio portarti in un posto ;)
********
Fingere di essere contenta e
sorpresa era una delle cose che mi riusciva peggio. Anzi, proprio non
mi riusciva per niente, ero pessima.
Come quando si riceveva in
regalo qualcosa di orribile e ci si sforzava di sorridere per far
trapelare tutto il nostro falso entusiasmo e la nostra gratitudine.
Più o meno il mio sorriso doveva essere forzato come se mi
avessero appena regalato una ciabatta rotta e consumata.
Stavo
morendo dal freddo e quel finto sorriso che avevo sfoggiato da almeno
mezz'ora mi si stava congelando sulla faccia. Chissà che crack
si
sarebbe sentito non appena fossi tornata seria.
-Non ho parole...- E non ne
avevo davvero. Avevo pensato a chissà quale posto, sembrava
dovesse farmi chissà quale sorpresa. Invece...mi aveva portato
esattamente dove eravamo andati al nostro primo appuntamento; in cima
al Duomo della città. Già la prima volta che ci eravamo
andati credevo di avergli fatto capire quanto odiassi stare lì
in cima, circondata da schifosi e malaticci piccioni, ma
evidentemente non ci era arrivato.
Forse se non ci fossero
stati 5 gradi più la pioggia, avrei anche potuto considerare
il suo gesto romantico, ma in quel momento pensavo solo ad un modo
per buttarlo giù di lì senza farmi condannare per
omicidio. Chissà se c'era...
-Qui ci siamo baciati per la
prima volta.-
Annuii senza nemmeno aver
capito bene le sue parole, tremando come una foglia ed abbracciandomi
per scaldarmi.
Girata di spalle, non lo
sentii arrivare e mi accorsi della sua vicinanza solo quando le sue
braccia mi avvolsero da dietro.
Mi irrigidii, congelandomi
sul posto proprio come un ghiacciolo. -Matt...?- Dissi con un filo di
voce, in tono isterico. Ero più tesa e nervosa di una corda di
violino e non era affatto piacevole.
-Shh...rilassati.- Sussurrò
al mio orecchio, aumentando la presa delle sue mani sulla mia pancia
e avvicinandosi con il petto alla mia schiena.
Si dondolò con il
busto ed il mio corpo seguì automaticamente quel movimento.
Deglutii più volte a
vuoto, sentendomi a disagio per quel gesto così affettuoso.
Non era normale che stessi morendo dalla voglia di tirargli una
gomitata nello stomaco per allontanarlo, vero?
-Rilassati...- Ripeté,
ancora più dolcemente se possibile. Più nauseante in
realtà.
Cercai di seguire il suo
consiglio; mi sforzai di respirare regolarmente e di sciogliermi un
po', cosa che inizalmente mi riuscì...fino a quando la sua
mano sulla pancia non si mosse e salì, cercando di eludere le
sue reali intenzioni con qualche massaggio lento e studiato...
-No. Matt.- Mi scostai da
lui con un unico gesto deciso, infastidita dalle sue mani appena
giunte al mio seno. Potevo tollerare l'abbraccio, potevo tollerare
-con molta fatica- il suo corpo così a stretto contatto con il
mio, ma quel tocco...quel tocco sul mio seno mi aveva
proprio...irritata.
-Scusa...- Abbassò la
testa, sembrava essere più a disagio e mortificato di me. Un
bambino rimproverato dalla madre.
Beh...visto così
faceva davvero tenerezza. Forse avevo esagerato, ero stata troppo
brusca. -No scusa tu...- Sospirai, sfregandomi le mani nervosa per
cercare di scaldarle, -Solo...- Mi morsi il labbro; solo...cosa?
-Alice, perché hai
accettato di uscire con me?- Rialzò lo sguardo e mi guardò
intensamente, in attesa di una risposta che gli avrebbe
definitivamente chiarito le idee.
Avevo capito il vero
significato di quella frase; voleva sapere se c'era o no un'altra
possibilità di tornare insieme. Voleva sapere se il fatto che
avessi accettato di uscire fosse una specie di perdono concesso.
Mi tormentai il labbro con i
denti per prendere tempo e rifletterci su. Avrei potuto dargliela
quella seconda possibilità certo, ma...non mi sembrava giusto
farlo solo per un'infantile ripicca nei confronti di un altro
ragazzo, per vendetta. D'altra parte i suoi occhi così intensi
e pieni di...amore, erano così...rassicuranti. Forse non
sarebbe stata una cosa del tutto sbagliata perdonarlo. Forse con la
sua dolcezza ed il suo amore sarebbe riuscito a farmi dimenticare
Lore. Forse...troppi forse, dovevo rispondere, non potevo più
tergiversare.
-Per me va bene ritornare
insieme.- Esordii tutto d'un fiato, dopo aver liberato il labbro
inferiore dalla morsa che lo attanagliava.
Vedere i suoi occhi
illuminarsi di gioia mi causò una fitta fastidiosa allo
stomaco. Era contentezza, mi dissi. Non sensi di colpa. Non lo stavo
prendendo in giro; se lo avevo amato una volta, potevo amarlo di
nuovo.
-Ma
a patto che facciamo le cose con calma...molta calma.- Moltissima
calma.
Lo vidi annuire più
volte, così velocemente che mi chiesi come facesse a non
girargli la testa.
-Sì sì, va
benissimo.- Dalla gioia avrebbe voluto stritolarmi in un abbraccio
glielo si leggeva in faccia. Si limitò invece ad avvicinarsi
titubante e a...porgermi la mano?
Mi lasciai scappare una
risatina divertita, -Beh un abbraccio posso concedertelo.- Feci
spallucce, annullando la distanza fra di noi con un passo e
gettandogli le braccia intorno al collo.
Ricambiò la stretta
con molto più trasporto di me ed avvicinò il suo viso
al mio collo per depositarvi un casto bacio, appena sopra la sciarpa.
Non mi scostai: al contrario
di poco prima, mi ritrovai ad apprezzare quel contatto. Le sue
braccia, il suo profumo, il suo respiro sulla mia guancia erano
piacevoli e mi facevano ripensare davvero al nostro appuntamento di
anni prima. Era come ritornare nel passato, come ritornare la
quattordicenne innamorata di una volta. Il suo abbraccio era caldo,
rassicurante, confortante.
L'undici Dicembre del 2005,
sempre in cima al Duomo; il nostro primo bacio sapeva della
cioccolata che avevamo appena finito di bere. Lo ricordavo ancora.
E
per la prima volta dopo giorni e giorni di tristezza e di sofferenza
a causa di un altro ragazzo...mi ritrovai a sorridere veramente
per merito suo.
********
Lo avevo invitato a casa mia
per prendersi una cioccolata calda -dato che in Duomo stavo morendo
dal freddo- come quella volta di anni prima e per ripresentarlo a mia
madre come mio ragazzo. Poteva sembrare strana forse come cosa, ma
fra me e mia madre non c'erano mai stati segreti. Inoltre ultimamente
la vedevo molto preoccupata per me, aveva capito che c'era qualcosa
che non andava, aveva capito che c'era di mezzo un ragazzo...per
quello speravo che dicendole che io e Matt stavamo di nuovo insieme
l'avrebbe in qualche modo rallegrata e sollevata.
Invece reagì in
maniera piuttosto strana: oltre ad essere fredda come il ghiaccio
dell'Antartide con Matt, sembrava...delusa, amareggiata e nervosa.
Strano.
-Tesoro mi dai una mano a
portare la torta?-
Il sorriso apparentemente
affabile di mia madre poteva solo significare un “Dobbiamo
parlare, ora”.
Annuii e la seguii,
congedandomi da Matt con un sorriso di scuse appena accennato.
-Si può sapere come
ti è venuto in mente di perdonarlo dopo tutto quello che ti ha
fatto?!- Mia madre non perse tempo ad assalirmi ed indicò
contrariata la sala, come se già dalla sua frase e dal tono di
voce non avessi capito di chi stesse parlando.
-Mamma...-
Era preoccupata, lo capivo, ma il fatto che si intromettesse nella
mia vita privata mi dava fastidio. -Ci ho pensato su, non è
una scelta presa così su due piedi.- Ok, forse non troppo,
ma...ci avevo pensato per almeno
tre
minuti buoni quel pomeriggio in cima al Duomo! Eccheccavolo! Tornare
con Matteo mi avrebbe fatto bene di quello ne ero certa; avevo
sofferto per lui, avevo sofferto -e soffrivo- per l'altro...cosa
cambiava? Solo che Matt era maturato ed era seriamente innamorato di
me.
Lei sospirò,
inclinando di poco la schiena per prendere la torta dal forno.
-Sarà...eppure...- Appoggiò la teglia al tavolo ed
esitò un attimo, quasi timorosa di continuare, -Credevo che
fosse un altro il ragazzo...il motivo per cui non mangiavi e non
dormivi in questi giorni...-
Mi strinsi le braccia
intorno ai fianchi, gesto istintivo che di certo non sarebbe servito
a proteggermi da quella sua insinuazione. Si era accorta di tutto;
sia del mangiare, che del dormire. Non ero mai riuscita ad
ingannarla, il mio rigirarmi continuo fra le coperte fino a tardi le
aveva sempre fatto intuire che fossi sveglia.
-Un altro?- Domandai con la
tipica faccia di chi fosse appena caduto dalle nuvole.
Mi guardò di
sottecchi e mi ritrovai a sudare freddo in attesa di sentirla di
nuovo parlare.
-Sì...sai...- Scosse
la testa, -No niente. Erano solo supposizioni e fantasie mie.-
La odiavo quando faceva
così. La voglia di prendere la mia paffuta ciabatta e di
lanciargliela dietro prendeva spesso possesso di una povera,
tranquilla e pacata ragazza come me.
-No, adesso me lo dici.-
Sbottai indispettita. Volevo sapere a quale considerazioni fosse
arrivata e soprattutto...se ci avesse azzeccato.
-Mamma!- La ripresi, non
appena cercò di sgusciare fuori dalla stanza con la torta in
mano.
Sbuffò ed alzò
gli occhi al cielo in risposta. -Pensavo...- Poggiò di nuovo
la torta sul tavolo e finse di cercare qualcosa di inesistente -la
conoscevo bene- in uno degli sportelli del mobile accanto al frigo.
-Vi ho beccati in camera insieme...-
Mandai giù almeno un
litro di saliva, strozzandomi con quella palla liquida troppo grande
per essere semplicemente deglutita senza conseguenze. Incominciai a
tossicchiare in modo convulso; avevo già intuito a cosa
alludeva purtroppo.
-Per non parlare di quella
storia del “Ne parleremo domani a scuola”- Mimò la
frase con le dita, ignorando bellamente il fatto che la sua unica
figlia stesse quasi soffocando.
Oh merda cazzuta. Lei sapeva
già tutto. Quella volta che Lore si era nascosto dietro la
porta della mia camera, mia madre aveva chiaramente finto di non
sapere nulla. Non lo aveva visto, ma aveva sospettato. Così
come aveva sospettato qualcosa quella sera...
-Ah,
poco prima che arrivassi tu è venuto Lorenzo a cercarti.-
-Sì?
Che cosa voleva?-
-Ah
non lo so, ha detto che ne parlerete domani a scuola.-
-Di che stai parlando?-
Riuscii ad articolare con occhi lacrimanti dopo essermi ripresa.
-Oh Alice! Non fare la finta
tonta, vi mangiate con gli occhi!- Si stava irritando. Lei! Lei si
stava irritando! Il mondo andava a rotoli...
Dopo
quell'ultima sua affermazione, ebbi comunque la decenza di tacere. Io
di certo lo mangiavo con gli occhi, ma non per un fattore puramente
fisico...al contrario di lui, che di me voleva solo il corpo...e dopo
averlo avuto se n'era andato soddisfatto lo stronzo!
Chiusi le mani a pugno,
arrabbiata, ferita, delusa...e desiderosa di vendetta. E, per quanto
fosse da stronza, per quanto mi odiassi per quello...non riuscivo a
fare a meno di pensare che Matteo sarebbe stato sicuramente d'aiuto.
-Beh ti sei sbagliata.-
Riacquistai la mia sicurezza, mossa dalla rabbia e dal risentimento,
-A me piace Matteo.- Dire che ne ero innamorata sarebbe stata una
madornale stronzata perché non lo ero. Non più. Non
ancora.
-Va bene...- Scrollò
le spalle disinteressata, -Quindi se li invito di nuovo a cena i
Latini...non sarebbe un problema per te?- Una lieve scintilla si
accese nei suoi occhi nello scorgere la mia reazione contrariata.
-Certo che no.- Mentii
spudoratamente, nonostante la mia smorfia precedente mi avesse già
tradita e smascherata.
-Benissimo.- Socchiuse gli
occhi e riprese la sua schifosa torta in mano: dovevo in qualche modo
avvisare Matteo e dirgli di non mangiarla se non voleva essere
intossicato. Anche se forse si ricordava già da solo della
pessima attitudine in cucina di mia madre.
Alle sette precise, dopo
aver passato il tempo a declinare gentilmente gli inviti di mia madre
ad assaggiare la torta -saggio ragazzo-, Matteo ci annunciò
che doveva tornare a casa per cena. Fortunatamente per lui, mia madre
non gli chiese di restare. Se da una parte la cosa mi aveva
sollevata, dall'altra mi aveva fatto accigliare; aveva invitato a
cena lo stronzo quando era venuto a darmi ripetizioni...e non aveva
invitato il mio delizioso ragazzo? Perché? Matteo era stato
impeccabile con lei, gentilissimo e molto disponibile a conversare e
a spendersi in complimenti per la casa.
Mi offrii di accompagnarlo
giù, visto che il cancelletto secondario sotto il nostro
portone si poteva aprire solo con le chiavi e che quindi gli
sarebbero servite le mie.
Mi scusai più volte
in ascensore per il comportamento di mia madre, ma lui reagì
piuttosto bene. -Tranquilla. La capisco, è ancora arrabbiata
con me e ha ragione.- Certo non sembrava essere contento della cosa,
ma se non altro non si lamentò con lagne varie.
Stavo giusto sorridendo per
quella sua uscita detta sempre con quell'aria da cucciolotto
bastonato, quando il mio sguardo si posò sulle caselle postali
e su un ragazzo di spalle che stava chiaramente prendendo la propria
posta dalla propria casella.
L'avrei riconosciuto fra
mille, frontalmente, di profilo, di spalle...
Il
mio sorriso si spense di botto, mentre l'ansia, la rabbia e
l'eccitazione
prendevano il posto di quella spensieratezza di poco prima. Mi resi
conto di essermi fermata solo quando vidi Matt avanzare di qualche
passo rispetto a me e fermarsi per guardarmi confuso.
Non l'aveva ancora
riconosciuto lui. Non di spalle.
QuandoLoresi
girò, il suo sguardo non si posò subito su di noi,
esaminò prima un volantino pubblicitario trovato in mezzo al
resto delle cose. Poi -mi resi conto di aspettare quel momento con
trepidazione- alzò lo sguardo velocemente, forse dopo essersi
reso conto dei nostri -i miei più che altro- occhi puntati
insistentemente su di lui. Sbatté le palpebre più volte
confuso e per un attimo giurai di aver visto qualcosa di simile
al...dolore...alla tristezza. Rabbia. Risentimento. Tutto nei suoi
occhi, per solo un millesimo di secondo...finché la sua
espressione non si fece sprezzante. Anzi, più che altro
altezzosa. Identica a quella che la sorella aveva sfoggiato qualche
settimana prima. E a proposito di quello...aveva davanti ai suoi
occhi la conferma che quello che gli aveva detto Rossella -se lo
aveva fatto- era vero.
Al mio fianco, vidi di
sfuggita Matt irrigidirsi; l'aveva riconosciuto. Perfetto. C'era solo
da sperare che non si dicessero niente. Si erano visti, bastava. Ora
Lore sapeva che io uscivo con Matt e Matt...era il mio ragazzo,
punto. E sapeva che a me di Mister Simpatia non me ne importava più
niente. Avrebbe saputo e pensato il falso, ma quelli erano dettagli.
Lore distolse lo sguardo con
la stessa velocità con cui lo aveva alzato verso di noi e fece
per sorpassarci come se niente fosse.
Cercai di trattenere il
respiro e stritolai il bordo del giubbotto con forza nel momento in
cui mi passò accanto. Se avessi sentito il suo profumo, se le
mie mani avessero ceduto alla tentazione di toccarlo...sarebbe stata
la fine, non sarebbe cambiato niente.
-Ehi stronzo, non si
saluta?-
No,
no, no, no.
Stava andando tutto così perfettamente bene, perché
Matteo doveva parlare?!
Lo
guardai implorante, ma lui mi ignorò. Il suo sguardo rabbioso
era puntato su Lore che piuttosto restio e schifato
si
girò a guardarci di nuovo.
-Stai dicendo a me?- Alzò
il sopracciglio in un'espressione quanto meno intimidatoria. Del tipo
“Ti conviene dire di no se non vuoi che ti riempia di botte”.
Il che non era rassicurante.
Matt,
ti prego stai zitto. Preghiera
inutile.
-Certo, non vedo altri
maleducati che non salutano qui.- Berciò furioso.
-Nemmeno voi avete
salutato.- Ci fece notare fin troppo tranquillo per non preoccuparmi.
Matt incassò
quell'accusa e con un brusco e deciso gesto del braccio mi attirò
a sé. Fulminai stizzita la sua mano poggiata sulla mia spalla.
Che diavolo gli era preso?! Cos'era quello sfoggio di arroganza?!
-Non so se lo sai...-
Oddio,
no. Matt
giuro che ti ammazzo se dici una cosa del genere...
-Ma noi due stiamo insieme
adesso.-
Oh cazzo no! Ma che cosa
c'entrava dirglielo così?!
Stavo per dirgliene quattro,
quando la mia attenzione fu attirata dalla reazione di Lore; le sue
mani si chiusero a pugno con violenza e le
braccia...tremavano...mentre l'arroganza sul suo viso non era stata
per niente scalfita.
-Quindi? Auguri e figli
maschi...? Che cosa credi me ne importi a me?- Parlò con una
lentezza studiata, troppo studiata. Il mio cuore si illuse di nuovo e
sussultò non appena avvertì una lieve incrinazione
nella sua voce. Una lieve stonatura che mi fece sussultare.
Non
ti illudere Alice, ti prego. Non di nuovo. Non gli importa niente di
te.
-Era solo per avvisarti...-
La vocetta di Matteo era oltremodo odiosa. Troppo odiosa in confronto
a quella del ragazzo di cui, mio malgrado, continuavo ad essere
innamorata.
Quest'ultimo scrollò
le spalle e, poco prima che sospirassi di sollievo per quella
conversazione finita, lo sentii di nuovo parlare, in tono decisamente
più provocatorio di prima, -Forse mi sono perso qualcosa...o
forse te la sei persa tu.- Socchiuse gli occhi minaccioso, -Non mi
sembra che tu ci fossi l'altra sera quando me la sono scopata,
proprio qui,- Con un cenno del mento indicò il punto, -Sulle
scale.- Il ghigno che sfoderò mi inferse un'altra dolorosa
coltellata al cuore che, stupido ed innamorato, si stava nuovamente
lasciando prendere in giro ed ammaliare.
Non osavo credere a quelle
parole, faceva troppo male. Mi aggrappai gelosamente al mio ultimo
briciolo di dignità rimasto e mi rifiutai categoricamente di
piangere. Non avrebbe mai visto quanto potere avessero le sue parole
su di me.
Matt reagì male.
Molto male. Malissimo. Sgranò gli occhi incredulo, quasi
avesse visto un fantasma e non riuscisse a capacitarsi della cosa e
boccheggiò per qualche secondo.
Poi serrò la
mascella, con uno scatto secco e rumoroso. -Ci siamo rimessi
insieme...da pochissimo.- Sibilò infine, a fatica. Sembrava
stesse impiegando tutte le sue energie per mantenere
l'autocontrollo...e dire che Matteo era sempre stato uno pacifico e
tranquillo.
Non si girò a
guardarmi, forse per paura di quello che avrebbe visto nei miei
occhi, forse solo per continuare a sostenere apertamente quelli di
Lore, a mo' di sfida.
-Oh
beh...- Conoscevo quello sguardo, conoscevo quel tono di
voce...sapevo che Lore stava per sparare qualche altra stronzata
tagliente,
capace di arrivare dritta al cuore e di trafiggerlo, -Se non altro
non sei cornuto...nonancora.-
Concluse,
lanciandomi uno sguardo in tralice pieno di significati che mi fece
rabbrividire.
Quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso, o meglio, fu la frase che fece impazzire Matt. In
un attimo scattò in avanti, non ebbi nemmeno il tempo
materiale per accorgermi del suo spostamento e fermarlo.
-Matt!- Il mio richiamo non
servì a nulla. Anzi, servì solo a distrarlo perché
nel momento in cui si girò appena per guardarmi -braccio
alzato con l'intento di colpire- fu Lore a colpirlo, dritto in
faccia.
Un urletto stridulo e
ridicolo uscì dalle mie labbra, attutito dalle mani che
istintivamente avevo portato al viso.
-Oddio Matt!- Strillai
correndo in sua direzione con l'intento di aiutarlo ad alzarsi.
Non appena la mia mano si
poggiò sulla sua spalla però, Matt se la scrollò
di dosso come scottato dal mio tocco e si rialzò in fretta.
Emise una specie di ringhio basso e gutturale, prima di scagliarsi
nuovamente contro Lore. Questa volta, senza nessuna distrazione,
riuscì a colpirlo e nella colluttazione caddero entrambi a
terra.
Non sapevo cosa fare,
osservavo la scena ad occhi sgranati.
-Mio Dio, ma voi siete
impazziti, smettetela!- Non mi ascoltarono, ovviamente.
Dopo
un attimo di supremazia di Matt, Lore ribaltò le cose
tirandogli un calcio ben assestato nello stomaco e, tenendolo per i
capelli, riprese a colpirlo ripetutamente in faccia. Oh cazzo, cazzo,
cazzo,
si stavano praticamente massacrando! Che potevo fare?!
Istintivamente
cercai di frappormi fra di loro, ma per poco non mi beccai io un
pugno. -Smettetela, subito!-
Cercai di mostrarmi sicura e autoritaria, ma il mio tono di voce
tremolante tradiva la mia reale paura.
Nessuno dei due badò
a me, nei loro sguardi c'era rabbia pura, incontrollata, furiosa.
-Basta!-
Tentai nuovamente, terrorizzata e preoccupata; qualcuno avrebbe
potuto farsi davvero del male! E per cosa? Per...me.
Ero io la respondabile di tutto quello, maledizione! Da bambina,
guardando film e telefilm, avevo spesso sognato di vedere due ragazzi
fare a botte per me, lo trovavo romantico. Beh, mi ero ricreduta alla
grande; non c'era assolutamente niente
di
romantico o di meraviglioso nel vedere due ragazzi massacrarsi di
botte e sanguinare per una ragazza, non era per niente
entusiasmante
essere un oggetto conteso. Era terribile.
Ma poi perché? Perché
Lore aveva provocato in quel modo Matt se non gli importava niente di
me? Non avrebbe potuto lasciar perdere?
-BASTAAA!- Scalciai a terra
come una bambina e le lacrime iniziarono a scendere ancor prima che
me ne rendessi conto. Più che altro per la rabbia e la
frustazione! Dannatissimi ragazzi, sapevano solo comunicare in quel
modo, perché cazzo nessuno mi dava retta?!
Sentii un rumore provenire
dal piano di sopra e, pochi secondi dopo, vidi un uomo scendere dalle
scale tutto trafelato.
-Signor Masini!- Sorrisi
sollevata fra le lacrime: l'amministratore del palazzo!
Tentò di mettersi in
mezzo per farli smettere e, fortunatamente -visto che da solo non ce
l'avrebbe mai fatta-, arrivò anche il figlio trentenne ad
aiutarlo.
-Basta! Ragazzi, finitela!-
Sbraitò, riuscendo finalmente a dividerli.
Li esaminai attentamente e
sospirai di sollievo non appena constatai che tutto sommato, sangue,
capelli arruffati e qualche taglio a parte, stavano bene. Avrebbero
avuto parecchi lividi, occhi neri e magari anche gonfi, ma di certo
non c'era nessun danno permanente. Anche se...forse sarebbe stato
meglio che ce ne fossero stati! Sarebbe servito loro di lezione! Quei
coglioni, deficienti, idioti...!
-Santo
Cielo!- Sospirò il signor Masini, rivolto a Lore e Matt,
-Datevi una regolata ragazzi, mi sembravate due indemoniati!
Scalciavate neanche vi avessi tirato addosso l'Acqua Santa!- Guardò
con rimprovero entrambi, soffermandosi poi su Matt, -Ti conviene
sparire, adesso.
E guai a te se rimetti piede in questo palazzo, sono stato chiaro?-
Nonostante l'evidente voglia
di Matt di replicare, fece come gli era stato detto. Abbassò
il capo, si morse il labbro e si voltò per andarsene senza
dire niente.
-E tu...- Il signor Masini
si voltò poi verso Lore, -Stai pur certo che avviserò i
tuoi genitori piccolo teppistello.-
Esaminai
a mia volta il ragazzo che mi stava davanti, impassibile ed
estremamente...attraente
come sempre purtroppo. I capelli arruffati, il colletto della
maglietta strappato ed il labbro spaccato. Dio, per quante notti
quella visione mi avrebbe tormentata? Per quante notti avrei sognato
di finire di strappargliela quella maglietta? Di lenire quella ferita
al labbro, leccandoglielo e sentendo il sapore rugginoso del suo
sangue? Di spettinargli ancora e ancora i capelli...di fare l'amore
con lui...?
La sua voce mi fece
ridestare da quei pensieri meravigliosi, eccitanti e...dolorosi.
-Faccia pure.- Alzò le spalle per nulla preoccupato da quella
che voleva essere chiaramente una sorta di minaccia.
Il signor Masini borbottò
qualcosa infastidito, poi si avvicinò a me titubante, quasi
avesse avuto paura di spaventarmi. Solo dopo qualche secondo mi
ricordai di avere ancora gli occhi umidi. Li asciugai ed aggrottai la
fronte stranita.
-Mirella!- Gridò per
le scale, dopo avermi guardato intenerito. Una donna bassa e minuta
arrivò di corsa, stampandosi in faccia la stessa espressione
del marito.
-Oh povera cara! Stellina,
chissà come ti sei spaventata!- Mi abbracciò solidale,
accarezzandomi la testa come si faceva ad un cagnolino.
-È evidente che
questa piccolina non c'entra nulla! Quei due disgraziati hanno pure
messo in mezzo questo piccolo angelo!- Protestò suo marito,
guardando più che male Lore che osservava la scena
apparentemente disinteressato.
-Vieni cara, vieni. Ti
preparo una bella cioccolata!- Si offrì la signora Mirella,
poggiandomi le mani sulle spalle temendo che non riuscissi nemmeno a
camminare.
Tutti i miei tentativi di
declinare la sua gentile offerta furono inutili e alla fine dovetti
berla a tutti i costi la sua cioccolata.
Quando uscii da casa Masini,
constatai delusa che Lore se ne fosse già andato. Erano
passati dieci minuti buoni e avrei dovuto aspettarmelo certo,
però...avevo voglia di parlare con lui, di spiegargli bene
quello che era successo con Matt...Non lo avevo più visto
dopo...quell'incontro sulle scale e mi sarebbe anche piaciuto
insultarlo, sfogarmi, capire perché mi aveva trattata così...I
miei sentimenti erano così contrastanti...ero decisamente
confusa.
Risalii le scale sbuffando:
non gli dovevo nessuna spiegazione per quanto riguardava Matt, perché
continuavo a farmi tutti quei riguardi? Lui non se li era di certo
fatti nei miei confronti! E poi cosa avrei potuto dirgli di noi? Ci
eravamo messi insieme, punto. Di certo non potevo dirgli che lo avevo
fatto per dimenticare lui.
-Come mai ci hai messo così
tanto?- Indagò subito mia madre appena rimisi piede in casa.
-La chiave si era
incastrata. La serratura del cancelletto dev'essersi guastata.-
Spiegai, cercando di mostrarmi il più seria possibile.
Per fortuna mi credette e
non chiese altro, ci mancava solo che venisse a sapere tutto!
Esausta mi buttai sul mio
letto e sospirai. Di lì a poco sarebbe stata pronta la cena ed
io, tanto per cambiare, non avevo per niente fame. Avrei comunque
dovuto sforzarmi, di certo non volevo litigare di nuovo con lei per
quella cavolata.
Nei giorni successivi Matt
non si fece sentire e non ebbi nessuna notizia nemmeno del cretino di
fronte a casa mia. Erano entrambi ridotti male dopo quello che era
successo, forse Matt un po' di più...di sicuro aveva più
di un semplice livido in faccia. Arrivai persino ad ipotizzare che si
vergognasse di farsi vedere in giro in quelle condizioni; quando
avevo provato a chiamarlo a casa, avevo saputo dal fratello che non
era proprio più uscito in quegli ultimi giorni.
Il 4, il 5 ed il 6 gennaio
passarono così “tranquillamente”.
Ed arrivò il 7.
Inizio della scuola. Tragedia. Fino ad un anno prima sarei stata
contenta di ricominciare la scuola, ma le cose erano decisamente
cambiate in quell'anno.
Quella mattina ero nervosa
ed irascibile, specie perché non c'era nessuno con cui potessi
parlare in classe. Mel? Febbre alta. Teo? Non si era fatto vedere.
Rimasi seduta al mio banco
senza guardare in faccia nessuno per tutta la durata della prima ora,
sentendomi una povera sfigata abbandonata a sé stessa.
Stessa cosa feci
nell'intervallo; mi isolai in un angolo fingendo di studiare.
-Ohi Ali?-
Sobbalzai e feci cadere il
libro di inglese per terra dallo spavento. -Sì?- Guardai
perplessa Lele, che mi sorrideva tutto contento. Odiavo il suo
sorriso, come diavolo faceva ad essere sempre di buon umore?
-Durante inglese
probabilmente ci sarà da lavorare in coppia sul compito delle
vacanze...- Spostò la sedia del banco di Mel e si sedette, -Ti
va di farlo con me?-
-Oh.-
Risposi completamente spiazzata. Mi aveva presa in contropiede.
-Beh...immagino di sì.- Piuttosto che lavorare da sola... -Ma
di sicuro ai tuoi amichetti darà fastidio.- Aggiunsi piccata
in direzione di Lore e Vergata, non molto distanti da lì. Ed
in effetti...la cosa era sospetta, sembrava stessero vociferando alle
nostre spalle. Alle mie
spalle.
-No,
anzi.- Il suo sorriso si allargò, -È stato proprio uno
dei miei amichetti
a
dirmi di venire qui.-
Basita,
mi voltai a guardare di nuovo quei due, improvvisamente tutti intenti
a guardare da un'altra parte. Era chiarissimo a quale “amichetto”
si stesse riferendo Lele, però...la cosa mi stupiva e
soprattutto insinuava in me altri mille dubbi. Come ad
esempio...perchè?
-Dici sul serio?- Mi pentii
subito di quell'uscita, -Cioè...vi faccio così pena?-
Arretrai di poco con la testa risentita.
Gli
faccio così pena?
L'espressione di Lele si
addolcì, -Certo che no.- Si alzò per raccogliere il mio
libro e porgermelo, -Solo ho voglia di lavorare con qualcuno che ci
capisce davvero qualcosa di inglese.-
Lo presi ed abbozzai a mia
volta un sorriso. -Grazie.- In generale, per tutto. Lele era un vero
tesoro.
L'ora di inglese la passai
quindi con il mio nuovo e improvvisato vicino di banco. Dopotutto
dovetti ammettere che parlare con lui era molto meglio che stare da
sola.
-Latini...che hai fatto
all'occhio?-
Iniziai a tossire
convulsamente e nemmeno le pacche sulla schiena di Lele servirono a
molto.
Ecco, quella frase aveva
rovinato del tutto il buon umore appena riacquistato. Non l'aveva
chiesto solo il prof di inglese Ramones, ma anche quelli di diritto e
di filosofia.
Ogni volta non riuscivo a
non sentirmi in colpa...chissà come gli faceva male...
Certo, se l'era cercata,
aveva provocato lui Matteo, però...
Lore sorrise di sbieco in
una perfetta espressione da ragazzino ingenuo, prima di rispondere
candidamente: -Ho sbattuto contro una mensola.-
Ovviamente il prof non ci
credette, il segno violaceo e leggermente gonfio sotto l'occhio
destro sembrava tutto fuorché il danno di una semplice
distrazione.
-E i tuoi genitori lo
sanno?- Domandò scettico e per nulla convinto.
-Che ho avuto un incontro
ravvicinato con la mensola del bagno? Sì, mi hanno visto.-
Replicò in tono scherzoso.
Il prof si zittì e
riprese la lezione. Io, sollevata, mi rilassai con le spalle...cosa
che riuscii a fare per poco, perché il cellulare vibrò
e, ancor prima di prenderlo in mano, sapevo già chi fosse.
Ci
ho riflettuto, Alice. Ora tu mi dici che cazzo vuole quello da te,
che cosa c'è stato fra di voi, ma soprattutto che cosa provi
TU per lui. E voglio la verità.
Sapevo che mi sarebbe
arrivato un messaggio del genere da parte di Matteo prima o poi.
Lele mi guardò
curioso per qualche secondo, poi, dopo aver notato il mio disagio,
distolse lo sguardo tranquillo e ricominciò a prendere appunti
sul suo libro di inglese.
Era un tesoro. Lo avrei
volentieri abbracciato e spupazzato come un bambino. Continuavo a
chiedermi come facesse ad essere amico di Lore e Andrea. Mah.
Presi un bel respiro, prima
di incominciare a scrivere quella che sarebbe dovuta essere la mia
risposta. La cancellai diverse volte e, alla fine, venne fuori
qualcosa di simile:
Siamo
stati insieme Matt, credo sia inutile raccontarti cavolate. Ma voglio
andare avanti, non ho nessuna intenzione di dargli retta.
Era il massimo che potevo
concedergli, una risposta più esaustiva di quella non avrei
saputo fornirgliela.
Non
hai risposto alla domanda più importante. Cosa provi per lui?
Ne sei innamorata?
C'era
da aspettarselo del resto che non si sarebbe arreso così
facilmente. Non avrei voluto mentirgli, ma...non avevo nessuna voglia
di intavolare nessuna discussione su di Lore, volevo provare ad
andare davvero
avanti. Con un altro ragazzo che già in passato mi aveva fatto
innamorare...e che speravo ci riuscisse di nuovo.
No.
E la risposta fu altrettanto
breve ed incisiva.
Ok.
Rilasciai andare il respiro,
cacciando poi in fretta il cellulare nell'astuccio, come per
nascondere le prove di quell'immensa bugia. Quella piccola ed
insignificante azione mi fece sentire decisamente meglio.
Le altre ore passarono un
po' più in fretta, forse proprio per la presenza di Lele che
per non lasciarmi da sola si era offerto di restare nel posto di Mel
fino alla fine dell'ultima ora.
Mentre tornavo a casa, già
pregustavo di mangiare qualcosa e di farmi in fretta una bella doccia
rinfrescante prima di uscire con le mie amiche. Avevamo deciso di
fare un giro in C.rso Buenos Aires, giusto per vedere i nuovi arrivi
nelle vetrine dei negozi.
Proprio mentre stavo
entrando dal portone, qualcuno uscì, venendomi praticamente
addosso e scusandosi con una vocina flebile e incerta.
Non realizzai subito chi
fosse, anche perché la ragazza si era subito coperta il viso
con le mani, come per nascondersi alla mia vista. Solo quando vidi la
piccola sagoma allontanarsi, sgranai gli occhi per la sorpresa:
Glenda! Ero quasi certa che stesse piangendo, le sue scuse le aveva
praticamente “singhiozzate”.
Turbata, entrai in ascensore
ed iniziai a meditarci su; perché Glenda piangeva? Che cosa
era successo? Perché andava così in fretta? Ma
soprattuto, dove andava?
Mi risposi che non erano
affari miei, così lasciai perdere per il momento.
Ad un passo dall'addentare
il mio panino al prosciutto però, sentii il rumore della porta
di fronte chiudersi.
Misi giù il panino e
mi precipitai fuori, decisa a parlare con Glenda di quanto successo
poco prima. Non volevo ficcanasare nei suoi affari, volevo solo farle
sapere che se aveva bisogno di qualcosa io c'ero.
Suonai il campanello e
attesi fuori, stranamente nervosa ed inquieta. Ed avevo anche ragione
di esserlo...
Ad aprirmi non fu Glenda, ma
il mio più grande incubo -o sogno?- ricorrente, suo fratello.
-Ciao.- Incrociai le braccia
al petto, sentendomi così meno esposta al suo sguardo curioso
ed indagatore, -Cercavo Glenda.-
Difficile concentrarsi sui
suoi occhi e non sul livido violaceo che contornava uno di essi.
Che soddisfazione però
vederli spalancati per la sorpresa quegli occhi! Se pensava che fossi
lì per lui si era sbagliato di grosso!
-Non c'è.- Si riprese
immediatamente.
Bene. Perfetto. Quindi? Che
avrei dovuto fare?
Stava già per
chiudermi la porta in faccia, quando all'ultimo lo bloccai mettendomi
in mezzo.
-Aspetta!-
Lui si fermò e mi
fissò in attesa di sentirmi di nuovo parlare, il sopracciglio
inarcato in una muta domanda...o in un fastidio malcelato. Sembrava
non vedesse l'ora di sbattermi fuori.
-Senti c'è una cosa
che credo sia giusto tu sappia...- Esitai, abbassando lo sguardo e
mordendomi il labbro inferiore.
-Cosa?-
Rialzai
la testa furiosa e lo fulminai con lo sguardo. Non lo sopportavo
quando usava quel tono di voce strascicato e disinteressato. Mi
faceva sentire...uno schifoso ed inferiore verme. Sembrava che mi
stesse concedendo l'onore
di conferire con lui, che mi stesse concedendo il suo prezioso
tempo. Odioso ragazzino
presuntuoso
e arrogante.
-Prima, quando sono
ritornata a casa da scuola...cioè, poco fa...- Dopotutto erano
passati solo una decina di minuti, -Ho visto Glenda piangere...-
Studiai attentamente il suo
viso e mi sorpresi nel vedere che la sua espressione non mutò
di una sola virgola. Possibile che gli importasse così poco
della sorella?
-Mi sembrava giusto dirtelo,
tutto qui.-
Avevo sbagliato forse a
presentarmi lì, ma mi era sembrato giusto dirlo a
qualcuno...qualcuno che di sicuro avrebbe potuto aiutare e capire
Glenda più di me.
-Bene. Tutto qui?-
Non resistetti oltre e,
indispettita, mi girai senza nemmeno salutarlo. Non si meritava
nessun convenevole, nessun riguardo! Quello stronzo...
Sbattei la porta di casa mia
alle spalle ed iniziai a camminare avanti ed indietro come un leone
in gabbia dal nervoso.
Stupido
stronzo! Non sarebbe mai cambiato. Mai.
Sarebbe sempre rimasto il solito stronzo menefreghista! Ma li aveva
quello dei sentimenti?! Ne dubitavo alla grande!
Mi sedetti -più che
altro mi lasciai ricadere furiosa- di nuovo sulla sedia in cucina,
osservando il mio panino come se fosse stato ricoperto di muffa.
Ecco, mi era di nuovo passata la fame.
Persi parecchio tempo per
cambiarmi, optando per un paio di scarpe ed un paio di jeans più
carini di quelli che avevo indosso. Ero già in ritardo porca
miseria, le mie amiche mi avrebbero di sicuro fatto una ramanzina!
Chiusi la porta di casa e
saltellai sul posto come un canguro non appena mi accorsi che
l'ascensore fosse già occupato. Un canguro incazzato e
irrequieto.
-Stai scherzando spero!-
Una voce alla mia destra mi
fece girare incuriosita. Qualcuno stava litigando dietro la porta di
casa Latini; una voce incazzata nera ne sovrastava una più
debole e pacata. E quella voce, la prima voce, era di...Lore.
Esaminandomi le unghie con
noncuranza, feci qualche piccolo passo verso la porta per origliare
meglio.
-Stai facendo una
sceneggiata per niente!-
Quella era Glenda...! E
stava piangendo! Oddio, oddio, che stava succedendo?
-Per
niente?!
Tu sei completamente pazza Gle'! E stai pur certa che quel bastardo
non la passerà liscia!-
La sua voce si stava
avvicinando sempre di più alla porta, così, spaventata,
salii la prima rampa di scale per dirigermi al piano di sopra e mi
nascosi sul pianerottolo, sporgendomi solo con la testa per spiare di
sotto. Mossa saggia, visto che Lore uscì poco dopo di casa.
-Dome non è un
bastardo!-
Mi
corressi immediatamente non appena vidi Glenda uscire di casa: lei
non stava solo piangendo...lei era a dir poco disperata!
Dietro di lei Rossella aveva
un'espressione preoccupatissima che non le avevo mai visto in viso.
-Cazzo di ascensore...!-
Imprecò Lore, ignorando i tentativi di Glenda di difendere il
suo ragazzo.
Ancora non avevo capito che
cosa c'entrasse Domenico, ma ero intenzionata a scoprirlo.
Con immenso dispiacere,
dovetti ignorare lo squillare silenzioso del mio telefonino: era
Ilaria.
-Dove stai andando?-
Singhiozzò di nuovo Glenda, con voce tremolante.
-Avrei dovuto accorgermene
prima, avrei dovuto farlo prima...!- Lui ormai non la stava neanche
più calcolando; non l'avevo mai visto così incazzato,
ero quasi certa che se l'ascensore non fosse arrivato di lì a
poco, avrebbe buttato giù la porta esterna.
-Non l'ha fatto apposta, si
è scusato, non succederà più!- Vedere Glenda
ridotta in quelle condizioni e sentire la sua voce rotta dal pianto
era straziante.
-Mio Dio...- Rabbrividii nel
sentire nuovamente la voce di Lore, era così...spenta, vuota,
spiritica...faceva paura, -Non ci credo.- Sorrise incredulo e
sprezzante, voltandosi a guardare nuovamente la sorella, -Tu lo stai
giustificando! Stai facendo la stessa cosa che fai con papà,
tu stai giustificando quel maledetto figlio di puttana Glenda, te ne
rendi conto?!-
Lei indietreggiò
spaventata ed incassò la testa nelle spalle. Il mio cuore
ormai stava per uscirmi dal petto, correva come un treno impazzito
per l'agitazione. Che stava succedendo? Perché infieriva così
sulla povera Glenda?
-Cos'è, hai paura che
potrebbe fare anche lui qualche stronzata come papà se lo
lasciassi?!- Afferrò la sorella per le spalle e per un attimo
fui tentata di scendere ed intervenire.
-Ti piace essere masochista
Gle?! Ti piace subire ed essere picchiata?!-
Mi
portai una mano alla bocca sconvolta: picchiata? Glenda? Da Domenico?
Da quel
Domenico,
il fratello di Matteo?
Lore fece un respiro
profondo per calmarsi, poi, lentamente, lasciò andare la
sorella.
-Al diavolo 'sto cazzo di
ascensore...- Si girò e corse giù per le scale,
ignorando i tentativi di entrambe le sorelle di richiamarlo.
-Lore! Non fare cazzate,
torna qui!- Gridò Rossella, sporgendosi come me, solo dalla
ringhiera del piano di sotto.
-Oddio...!- Glenda stava
letteralmente tremando come una foglia. Si girò, per la prima
volta da quando erano usciti di casa, verso la rampa di scale che
conduceva al piano di sotto e solo allora riuscii a vederla bene in
volto.
Trattenni a stento un gemito
nel vedere i lividi presenti sul suo collo, appena sotto il mento, il
segno viola sotto il suo occhio, non poi tanto diverso rispetto a
quello di Lore e...il labbro gonfio e spaccato.
Oh cazzo! Quel bastardo di
Domenico l'aveva davvero picchiata! E dire che mi era sembrato un
così bravo ragazzo...
Chissà se Matteo era
a conoscenza di quel lato violento del fratello. Sicuramente no, Matt
odiava la violenza, prima di Lore, aveva sempre cercato di evitare le
risse e non aveva mai alzato un dito su di me.
Tutto si fece
improvvisamente più chiaro in un secondo; era per quello che
Glenda si era coperta il viso quando mi aveva incontrata, per non
farsi vedere! Ma dove stava andando? Dove stava scappando quando ero
arrivata io?
-Quelli si ammazzano...-
Quell'ultima sua frase, detta con un filo di voce e tanta, tanta
disperazione, su di me ebbe l'effetto di uno schiaffo dritto in
faccia.
Quelli
si ammazzano.
Lore...-deglutii più
volte, accorgendomi solo in quel momento del fatto che mi mancasse
saliva da inghiottire-...stava andando...oh santo cielo! Stava
andando a massacrare di botte Domenico?!
Quelli
si ammazzano.
E se si fossero fatti
davvero male?! Certo, quel bastardo di Domenico se lo meritava, ma
Lore...?
Seguii Glenda e Rossella con
lo sguardo; stavano scendendo a loro volta per cercare di fermare e
far ragionare il fratello. Ma io sapevo bene, purtroppo, che non ci
sarebbero riuscite. Lore era testardo...troppo testardo. Quando si
metteva qualcosa in testa, fargli cambiare idea era un'impresa quasi
impossibile.
Mi
accasciai a terra sul primo gradino alle mie spalle...stavo iniziando
a tremare anche io...dall'ansia, dalla preoccupazione e dalla paura.
Che cosa potevo fare per evitare quell'inutile pestaggio?
(**)Frase
in tedesco: “Oggi è il compleanno di molte stelle, ma tu
sei quella che brilla di più. Ti amo. M.”
*Note
dell'autrice*
Come
esordire se non con un “Scusatemi immensamente per quest'altro
ritardo”? Scusatemi davvero, la verità è che con
la scuola sono già incasinatissima...e in caso di brutti voti
il sequestro del pc da parte di mia madre è assicurato. Quindi
prima lo studio -purtroppo-, poi le storie.
Non
sono ancora riuscita a rispondere a tutte per e-mail, ma lo farò
sicuramente nei prossimi giorni. Lentamente, lo farò,
promesso!
Siete
meravigliose, lo sapete? Più leggo le vostre recensioni e più
mi chiedo che abbia fatto per meritarmele...a parte scrivere idiozie,
ovvio.
Perciò
grazie...grazie per il vostro continuo incoraggiamento, grazie per le
vostre parole, grazie per tutto. Se riesco ad andare avanti a
scrivere nonostante tutte le mie paranoie, è solo grazie a voi
:)
Riguardo
questo capitolo...beh, sono successe un po' di cose. Alice è
tornata con Matteo, anche se la sua confusione mi fa girare la testa
mentre scrivo! Gli vuole bene, ma non lo ama, credo si sia capito.
Vuole a tutti i costi forzare la cosa, vorrebbe forzare i suoi
sentimenti e innamorarsi di nuovo di Matt...è messa malino,
sì.
Dubbio
amletico: Rossella ha parlato? No. (non dovrei dirlo lo so, ma
immagino si sia un po' intuito xD). Se lo avesse fatto Lore avrebbe
dato i numeri e sarebbe andato da Alice reclamandola come sua e bla
bla bla. Altro dubbio amletico: perché non ha parlato? Questo
si saprà solo tramite un Missing moments, non credo lo
inserirò nella storia originale. Se volete fare supposizioni
però, ben venga^^
Scartate
a priori però l'ipotesi che lo abbia fatto per Alice, perché
la odiava prima e continua ad odiarla adesso!
Per
quanto riguarda la “rissa”...oddio come l'ho scritta
male, non sono proprio brava a descrivere scene del genere! Spero
comunque che vi sia piaciuta come scena, Matteo si è
volutamente nascosto alla vista di Alice dopo quanto accaduto,
“vedeste” com'è conciato...credo di essere un po'
di parte, l'ho ridotto molto peggio di Lore! xD
Per
quanto riguarda Domenico...ha picchiato Glenda, sì e più
volte. Solo che lei ha sempre cercato di nascondere la cosa, di
difenderlo. Le parole di Lore sono state dure, ma giuste. Lei è
stata picchiata dal padre diverse volte, anche da piccola, ed
è...abituata. Vuole talmente bene al padre, è talmente
innamorata di Domenico, da giustificare
la
loro violenza.
E
così credo vengano anche spiegate le parole di Lore del
precedente capitolo, tipo “è morbosamente attaccata a
nostro padre”, o “è troppo buona con lui”
(più o meno erano queste...)
Persino
Alice è rimasta sconvolta dalla cosa, non avrebbe mai pensato
che una ragazza così allegra come Glenda nascondesse in realtà
una tale sofferenza...tutti i discorsi fatti da Glenda erano fasulli,
descriveva Domenico come il principe che non era, come il ragazzo che
avrebbe voluto far credere che fosse.
Non
penso di essere riuscita a descrivere il suo profilo psicologico come
avrei voluto, ma spero in qualche modo di avervi fatto capire il
perché di tutto.
Almeno,
se non si è capito qualcosa, lo preciserà Alice con i
suoi pensieri nel prossimo capitolo.
Come
si risolverà la cosa? Ali riuscirà ad impedire che Lore
e Dome si incontrino? Vi dico subito che qualcuno ci riuscirà,
ma non nel modo che credete...spero vi piaccia l'idea che mi è
venuta!
Per
quanto riguarda Matt, la risposta a qualsiasi domanda è no.
Non è violento come il fratello, non ha mai alzato un dito su
Alice e mai lo farà. E no, non sa che suo fratello picchia la
sua ragazza. Da questo punto di vista ci tengo a difenderlo.
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto! Di incontri Lore/Ali non ce ne
sono stati in questo capitolo, nel prossimo sì, ce ne sarà
uno che ho in mente già da un bel po'.
Credo
di aver finito, vi ringrazio davvero immensamente per le letture, le
e-mail, i messaggi sul forum e su FB. Siete troppo carine, grazie*_*
Un
bacione grandissimo! La vostra Bec
PS:
Ho pubblicato una nuova storia -purtroppo per voi sì xD-
l'altro giorno...non so che cosa ne verrà fuori, ma se vi
interessa, è qui.
*Risposte
recensioni*
ChibiRoby:
Eh,
alla fine Ali si è rimessa sì con Matt, più per
ripicca che per altro...ma sono anche io di parte ed il suo amore per
Lore non si potrà cancellare di certo così ;)
Lore
dimostrerà, tutto sommato, di tenerci davvero ad Alice nei
prossimi capitoli...anche se ogni volta che fa qualcosa di carino,
rovina tutto con qualcosa di stupido!
Per
quanto riguarda la situazione famigliare di Glenda e Lore, qui si è
scoperto qualcosa in più...il rapporto che Glenda ha con suo
padre alla fine ha avuto anche ripercussioni sul suo rapporto con il
suo ragazzo. =(
Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per la recensione
carissima! Un bacione! Bec
Penny
Black: Eh
sì, stranamente la scorsa volta ho dimenticato di scriverlo
che il capitolo faceva schifo xD E ho evitato di metterlo anche in
questo, non voglio annoiare nessuno con le mie paranoie!
Non
credo proprio di essere brava perché penso che la bravura sia
un'altra cosa, vedo molte autrici che scrivono molto meglio di me...e
forse un po' la cosa mi demoralizza ogni tanto :)
Quando
leggo recensioni come la tua però, ti assicuro che le paranoie
passano e lasciano posto solo ad una grande voglia di scrivere...fino
al momento della pubblicazione quando l'ansia torna xD
Non
è assolutamente vero che le tue parole non contano nulla per
me, anzi! Sei troppo gentile, non so davvero come ringraziarti per
tutto quello che hai scritto, un misero grazie è poco!
Certo
che ti risponderò per e-mail, ci tengo tanto! Sei sempre
carinissima a recensire, rispondere ai tuoi precedenti commenti mi
sembra il minimo! :)
Per
quanto riguarda lo scorso capitolo, non posso che darti ragione:
essere ignorati, specie da chi si ama, è bruttissimo.
Oltretutto Ali non sa più nemmeno che cosa pensare, non sa più
come interpretare l'atteggiamento di Lore.
La
madre ha occhio e ha già capito tutto; si è accorta sia
della mancanza di appetito che della mancanza di sonno della figlia.
È stata zitta però, ha dovuto pressarla Alice per farla
parlare e le sue ipotesi erano più che azzeccate.
Il
padre, invece, l'ho dipinto un po' più...zerbino della
situazione, esattamente come ha detto Alice. Lui è una di
quelle persone che si fanno mettere facilmente i piedi in testa e che
cercano in ogni modo di non esporsi troppo e non litigare. So che non
è una cosa molto lusinghiera per il personaggio, ma purtroppo
so anche che è una cosa che avviene spesso in alcune famiglie.
Per
quanto riguarda Lore...lui era preoccupato sì per lei e nel
prossimo capitolo si preoccuperà ancora di più ;) Lo
adoro solo per questo, anche se ci sarebbe da prenderlo a schiaffi in
continuazione!
Ti
ringrazio per la tua sensibilità e per non esserti soffermata
troppo sulla situazione di Glenda e Lore...fortunatamente la mia non
è del tutto identica, io non ho avuto nessuna ripercussione
nella mia vita privata a causa del brutto rapporto che ho con mio
padre, cosa che invece è successa a Glenda :(
Lore
è complicato da spiegare, faccio fatica a capirlo anche io
mentre scrivo a volte. Con il suo pov spero di riuscire a far capire
tutti i tasselli mancanti ;) Diciamo che la sua è stata una
fuga a tutti gli effetti. È idiota, cretino e paranoico. E
adesso che l'ha vista con Matt lo è ancora di più -.-
Matt
si è reso conto di amarla ancora non appena l'ha rivista. In
effetti se non l'avesse vista forse non si sarebbe fatto vivo o forse
l'avrebbe fatto più tardi chissà.
L'astio
fra Lore e Teo è da un sacco che voglio inserirlo, ma in ogni
capitolo aggiungo sempre altro e non riesco a parlarne xD Lo farò
di sicuro, questo è certo! Solo che non riesco bene a dire
quando sarà perché la storia non è già
scritta...
Le
tue riflessioni sono tutt'altro che insensate ed invadenti, sono
molto intelligenti invece! E mi fa molto piacere sapere che cosa ne
pensi dei vari capitoli :)
Un
bacione grandissimo! GRAZIE infinite davvero per la recensione! Bec
Brandy_Alexander:
Lore
ha toccato proprio il fondo lasciandola lì sulle scale sì...se
non altro, in genere, dopo aver toccato il fondo si risale! Quindi
diciamo che migliorerà un pochino e certi atteggiamenti li
metterà momentaneamente da parte.
Mi
è piaciuto molto il tuo paragone con il braccio da amputare
per quanto riguarda Alice, la situazione è poprio così
in effetti! Solo che alla fine sta sbagliando di nuovo, sta cercando
di attaccarsi a Matteo per staccarsi da Lore...e immagino che un po'
già si intuisca che non servirà a molto.
Matt
è stato idiota a lasciarla e lo ha ammesso. Si è
lasciato trascinare dagli amici, dall'idea di potersi “divertire”
da single come gli avevano suggerito loro...con questo non lo voglio
assolutamente giustificare, anzi! Credo di essere troppo di parte,
nemmeno io lo sopporto! XD
Oltretutto
le sue frasi zuccherose mi faranno venire il diabete mentre scrivo un
giorno o l'altro! Tra l'altro sono frasi vere, le ha scritte un
ragazzo alla mia migliore amica ed io le ho riciclate :P
Ali
si sente però confortata da lui, dalle sue attenzioni, dal suo
amore. Lui le ricorda il passato, prima ancora che si innamorasse di
Lore, stava bene con Matt ed è un po' come se volesse tornare
indietro, come se volesse far tornare le cose come prima.
Lore
è da prendere a calci, schiaffi e pugni ù_ù Ci
hanno pensato entrambi, sia Lore che Matt, a darsi una bella lezione
l'un l'altro! xD
Per
quanto riguarda la sua situazione famigliare, lui ha indubbiamente
sofferto per via del padre, però se n'è comunque fatto
una ragione. Va avanti lo stesso, cerca di non pensarci, come
Rossella. A differenza della madre e di Glenda che sono molto
sensibili e continuano a soffrire.
Il
pezzo in cui verrà svelato il perché dell'astio fra
Lore e Teo è da un sacco che devo scriverlo, ma non riesco mai
ad inserirlo xD Ci sarà, ma non so nemmeno io a questo punto
quando, perché i capitoli non sono già scritti...
Ti
ringrazio davvero tantissimo per i complimenti e per la recensione :D
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande!
Bec
snail:
Lore
è caduto proprio in basso con quel gesto, ma tranquilla che
pian piano risalirà e si farà perdonare ;)
I
pensieri di Lore li posterò presto, purtroppo non ho proprio
avuto tempo di scriverli, mi spiace >.<
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ti ringrazio tantissimo
per la recensione e per i complimenti! :)
Un
bacione grande! Bec
roxb:
Sì
in effetti Lore ha superato se stesso in fatto di stronzaggine dopo
averla lasciata lì da sola sulle scale -.- Posso solo dire che
pian piano si riprenderà e si farà perdonare...o almeno
lo spero! :D
I
suoi pensieri non ho proprio avuto tempo di scriverli
purtroppo...appena riuscirò a farlo li posterò
sicuramente, è giusto che si leggano i pensieri di entrambi!
:P
Prima
o poi Lore ci arriverà al fatto che è innamorato oh!
Prima che lei sposi un altro magari xD
Il
fatto che lei si sia messa con Matt non lo aiuta però. Lei da
una parte non sa più cosa pensare di lui, lui dall'altra non
sa cosa pensare di lei. Che razza di idioti che ho creato -.-”
Ti
ringrazio tantissimo sia per la recensione che per i complimenti,
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Un
bacione grande! Bec
_deny_:
Purtroppo sì, la situazione famigliare di Lore è simile
alla mia e ti ringrazio davvero per le tue parole, sei un tesoro come
sempre :)...mi ritengo più fortunata di Glenda se non altro;
non ho mai avuto problemi nella mia vita privata a causa di questo.
Quest'idea mi è venuta solo all'ultimo, inizialmente Domenico
doveva essere appena nominato, mi è venuto solo dopo in mente
di farlo essere lo stronzo che in realtà è. Lore aveva
ragione ad odiarlo, aveva già capito quanto fosse bugiardo e
viscido ;)
Lore
era da picchiare già da un bel po' di capitoli e per fortuna
in questo ci ha pensato Matteo! Ci hanno fatto un favore entrambi, si
sono picchiati a vicenda! XD
Una
scena simile a quella che hai immaginato ci sarà nel prossimo
capitolo, ovvero Lore che entrà in casa di Ali dopo averla
sentita litigare con Matteo...chissà per cosa ;)
Grazie
mille carissima, ormai non so davvero più cosa dire per
ringraziarti di tutto :)
Un
bacione grandissimo! Bec
Sayuri_14:
Deduco
dalla tua esclamazione che il capitolo precedente ti abbia in qualche
modo sorpresa e mi fa molto piacere! :D
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie per la
recensione! Bec
robertaro:
Ti
capisco benissimo guarda, pure il mio di odio per Matteo è
salito di molto! Specie dopo le sue frasi così zuccherose da
far venire carie e diabete insieme -.-
Però
questa scelta di Ali era necessaria...lei sta cercando di
dimenticarlo, anche se, la teoria “chiodo scaccia chiodo”
si sa che non funziona mai :P
Nei
prossimi capitoli si avrà un'ulteriore prova di quanto Lore ci
tiene ad Ali, se ne sono accorti tutti tranne i diretti interessati
u.u
Non
ci sarà bisogno che spieghi niente ad Ali, nel prossimo capirà
da sola che ci vuole un po' di pepe in un rapporto, non solo
zucchero! ;)
Grazie
infinite per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!
Un
bacione grande! Bec
4lb1c0cc4:
Fortunatamente
Lore e Matt ci hanno fatto un favore picchiandosi a vicenda, così
per un po' non ci sarà bisogno di malmenare nessuno XD
Purtroppo
siamo un po' in un punto morto al momento: lei non riesce a capire
lui e lui non riesce a capire lei. Lore è confuso dal fatto
che lei si sia messa con Matt...e lei è confusa
dall'atteggiamento di lui...poveri noi, che cretini che ho creato!
-.-
Per
fortuna la situazione si sbloccherà già un pochino nel
prossimo capitolo...
Hai
proprio ragione i ragazzi ragionano sempre in gruppo e la fusione dei
loro cervelli idioti non fa che formarne uno ancora più idiota
-.-
Ammetto
di essere di parte, Matt non mi piace, è troppo zuccheroso, ma
non è un cattivo ragazzo e ad Ali ci tiene. Mi dispiacerà
un po' -molto poco- per lui quando Ali capirà che non è
mettendosi con lui che riuscirà a dimenticare Lore xD
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti, spero di averti sorpreso un
pochino anche con questo capitolo!
Un
bacione grande! Bec
Day_Dreamer:
Credo
di aver fatto confusione e di aver risposto per e-mail anche a questa
recensione xD
Mi
sembra stupido riscriverti le stesse cose...perciò ti
ringrazio ancora tantissimo per avermi recensita -i ringraziamenti
non sono mai abbastanza :)- e spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!
Un
bacione grande! Bec
LaIKa_XD:
Ahahah,
sì in effetti Alice non è la persona più
fortunata al mondo xD Anche in questo capitolo le cose non le sono
andate benissimo!
Alcuni
messaggi di Matt sono molto dolci lo credo anche io** Però
altri sono veramente patetici e troppo costruiti, tipo quello che le
ha scritto con le rose.
Come
hai detto tu per Ali sarebbe più semplice stare con Matt ed
infatti lei ora come ora ha intenzione di stare con lui per
dimenticare Lore. Purtroppo però la tecnica “chiodo
scaccia chiodo” non funziona praticamente mai xD
Ti
ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto!
Un
bacione grande! Bec
C4rm3l1nd4:
Beh
direi che in questo capitolo Lore e Matt ci hanno fatto un grande
favore picchiandosi a vicenda! XD
Io
credo di essere di parte però...Matteo proprio non lo
sopporto, anche se con Ali è sincero e la ama davvero.
I
pensieri di Lore arriveranno presto...purtroppo non ho avuto tempo
per scriverli, ma appena potrò lo farò ;)
Sì
alla fine Alice è quella messa peggio xD Anche Lore però
non è che se la stia passando meglio, sono due idioti -.-
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti e per la recensione! Spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto :)
Un
bacione grande! Bec
vampistrella:
Quella
di Lore non è stata proprio una vendetta. Diciamo che è
proprio scappato, la sua è stata una fuga. Non sono ancora
riuscita a scriverli i suoi pensieri per mancanza di tempo, ma appena
potrò lo farò di sicuro ;)
Hai
proprio ragione: è insicuro e confuso al momento, non riesce a
capire Alice e adesso che l'ha vista con Matteo è messo ancora
peggio! Ciò non toglie che sia un idiota ovviamente! XD
Così
come Alice che a sua volta è confusa e non riesce a capire
lui! Vuole dimenticarlo e cerca di farlo nel modo più stupido,
inutile e vecchio possibile: la teoria del “chiodo scaccia
chiodo”.
Come
hai detto tu però, tra Lore e Matt non c'è paragone! ;)
Sono molto di parte me ne rendo conto, ma i ragazzi così
zuccherosi da far venire diabete e carie insieme non li ho mai
sopportati!
Lei
sta subendo troppo hai ragione...ed è stata molto, troppo
passiva. Ma lui l'ha colta di sorpresa, non se lo aspettava proprio
lei che dopo un momento del genere avrebbe potuto andarsene così,
senza dire nulla.
Lui
è un coglione, verissimo. Posso solo dire che adesso che ha
toccato il fondo, pian piano risalirà...:)
Anche
io amo le coppie che si massacrano a vicenda! Tutte quelle che hai
citato!*_* Continuo a sperare che tra Damon ed Elena succeda
qualcosa...chissà, sperem! XD
La
scazzottata c'è stata, ma non credo di essere riuscita a
descriverla così bene >.<
Spero
comunque che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo
Sharon e grazie mille per la recensione! E per aver trovato il titolo
alla mia nuova schifezza ;D
Un
bacione grandissimo! Bec
sbrodolina:
Non
so davvero cosa dire, lo sai vero che mi stai mettendo in difficoltà?
;) Sei un vero tesoro Manu, grazie :)
Allie
e Dave torneranno, purtroppo non avevo calcolato la scuola nei miei
programmi e ora come ora, finché devo scrivere Tra l'odio e
l'amore, non riuscirei a gestire anche il seguito di Kidnapped.
Non
mancano molti capitoli alla fine di questa, quindi una volta finita
inizierò a postare di nuovo le “avventure” di
Allie e Dave (:
Non
ti prendo affatto per pazza, anzi! Sono contenta che Teo ti piaccia
così tanto, anche io loro adoro!*_* E alla fine quella
passeggiata con la sorellina la faranno, riusciranno a vedersi
finalmente al di fuori della scuola ! ;)
Sono
d'accordissimo anche su quello che hai detto su Matteo l'ex! Lui è
così zuccherato e teatrale...e anche un po' patetico! Anche
se, a suo favore, posso solo dire che ad Alice ci tiene comunque :P
Ahahahah,
a quanto pare le madri le fanno tutte con lo stampino! Tutte fissate
con il mangiare, come i nonni del resto ;)
Lore
cambia atteggiamento ad una velocità impressionante ed è
per questo che Alice è confusa e non sa più cosa
pensare. Quando cerca di dimenticarlo, lui ritorna dolce...poi di
nuovo stronzo, la farà impazzire di questo passo!
Trovo
anche io molto dolce il fatto che Lore si sia confidato con Ali e sì,
purtroppo è stato picchiato...si saprà qualcos'altro da
Glenda più avanti, poveretti, la loro non è affatto una
situazione semplice...
Certo
che mi ricordo la scena in cui lui la salva quando sta per essere
investita*_* è una delle mie preferite! E mi fa tantissimo
piacere che quella del braccio te l'abbia fatta ricordare!
Lore
è stato stronzo a lasciarla lì sulle scale, sì,
è praticamente scappato! Se non altro lui e Matt ci hanno
fatto un favore picchiandosi a vicenda xD
Matteo
ricorda anche a me Mark, solo che è meno stronzo...e ama
davvero Alice :P
Ti
ringrazio davvero carissima, sia per la recensione che per le tue
meravigliose parole :)
Un
bacione grandissimissimo! Bec
_Maddy_:
Ma
figurati, sono contenta che ti abbia fatto piacere la mia e-mail! :)
Era il minimo che potessi fare, anzi, ringraziare è sempre
troppo poco! >.<
Lore
e Ali mi stanno facendo impazzire guarda! Sono così contorti
che a volte devo rileggere quello che scrivo per capirci qualcosa! :P
Lore
è stato doppiamente stronzo, perché si è
avvicinato a lei con dolcezza tutto sommato...è stato carino,
l'ha consolata e le ha parlato della sua famiglia...poi dopo tutto
quanto l'ha lasciata lì da sola e lei si è sentita
doppiamente uno schifo. Ogni volta si convince a lasciarlo perdere ad
andare avanti ed ogni volta cede e si illude.
Per
questo -non linciarmi xD- ha scelto di ritornare con Matteo. Vuole
dimenticare Lore, ma si sa che la teoria “chiodo scaccia
chiodo” non funziona praticamente mai! ;)
Matteo
non lo sopporto nemmeno io, ma credo di essere un po' troppo di
parte!
Se
non altro ci hanno fatto un favore lui e Lore picchiandosi a vicenda!
XD
Ti
ringrazio tantissimo per la recensione, spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec
Eky_87:
Guarda
non posso che darti ragione! Lore è stato stronzissimo, se non
altro Matt ci ha fatto il piacere di picchiarlo! E Lore ce lo ha
fatto picchiando lui! XD
Matt
è un altro cretino, Alice se ne ritrova davanti in
continuazione di deficienti, spuntano fuori come funghi poveretta!
Purtroppo
i maschi ragionano in gruppo e quindi Matt ha dato retta ai suoi
amici cretini quando l'ha lasciata, allettato dall'idea di
“divertirsi” da single -.-
Ali
ha scelto Matt solo per togliersi dalla testa Lore, ma si sa che la
teoria “chiodo scaccia chiodo” non funziona praticamente
mai ;)
Grazie
mille per i complimenti e per la recensione, sei sempre gentilissima
:)
Un
bacione grande! Bec
rodney:
Come
darti torto...! Lore è un emerito deficiente! Per non dire di
peggio ovviamente...u.u
Ali
è distrutta poverina, non sa più che cosa pensare, non
riesce proprio a capirlo...Cambia atteggiamento alla velocità
della luce, prima è dolce, poi stronzo...la sua rivincità
se la prenderà poi, su questo puoi stare tranquilla ;)
Eh
sì, Matt è un altro idiota che dà retta agli
amici, gli uomini ragionano in sempre “branco” -.- e
nemmeno tutti insieme riescono a mettere su un cervello funzionante!
Ali
alla fine ha scelto Matt per cercare di togliersi Lore dalla
testa...ha davvero bisogno di qualcuno che la tratti con rispetto ed
amore, anche se questo, purtroppo si sa che non sarà d'aiuto
come crede...non è con la teoria del “chiodo scaccia
chiodo” che si dimentica qualcuno che si ama...
Spero
ti sia piaciuta la rissa! Alla fine si son piacchiati a vicenda quei
due idioti, quindi meglio per noi! :D
Grazie
mille carissima per la recensione e per i complimenti, sei troppo
gentile :)
Un
bacione grande! Bec
Sabbry:
Ti
ringrazio tantissimo, sono troppo contenta che questa storia ti stia
piacendo! :D Spero di non aver smontato la tua bella opinione con
questo ultimo capitolo >.<
Mi
fa piacere che Lore sia stato apprezzato, stronzaggine a parte*_* In
questo con la sua gelosia si è un po' riscattato dai ;)
Un
bacione! Grazie infinite davvero per la recensione! Bec
Sognatrice85:
Sinceramente
sto iniziando ad odiare anche io l'atteggiamento di Lore, non lo
difendo proprio più! XD Si è comportato malissimo con
Ali e lei alla fine, ha fatto una scelta decisamente stupida pur di
dimenticarlo...
Non
sono proprio riuscita a scrivere i pensieri di Lore riguardanti quel
pezzo sulle scale per mancanza di tempo, ma appena potrò, lo
farò di sicuro! Lore è troppo contorto, non riuscirei a
spiegare il perché di tutto in poche parole...
Rossella
alla fine non ha parlato, ma Lore ha scoperto comunque la cosa e non
lascerà correre ;)
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grandissimo!
Grazie mille per la recensione! Bec
Punk936:
Non
so se te l'ho già scritto per e-mail, ma tu non scocci MAI!
Assolutamente, nella maniera più assoluta, tranquilla! ;)
Anzi, mi fanno molto piacere le tue recensioni! :)
E
non scusarti per nessun ritardo...io mi devo scusare per così
tante cose!
Sono
un po' idiota e rimbambita e credo di averti già scritto per
e-mail gran parte della risposta...O almeno mi sembra, adesso farò
una figuraccia di M, già lo so...:P
Mi
sembra di aver capito che Matt non ti va molto a genio...nemmeno a me
se devo essere sincera! È troppo zuccheroso, mi fa venire il
diabete e la carie insieme con le sue frasi -.-
A
suo favore posso solo dire che ad Ali ci tiene davvero purtroppo...
Come
ti è sembrata la rissa? Non sono molto brava a descrivere le
scene di lotta, spero sia stata quantomeno decente! XD
Ti
ringrazio ancora tantissimo per tutte le tue recensioni, anche se
come al solito un misero grazie è troppo poco e so che non
basta...>.<
Un
bacione grandissimissimo! Bec
Oo_Vanessa_oO:
Lore è un cretino da prendere a pugni! Per fortuna da quel
punto di vista ci ha già pensato Matt! XD
La
storia avrà sì e no ancora cinque o sei capitoli, non
durerà ancora per molto, quindi fra non molto Ali e Lore
saranno insieme ;) Ma in questi capitoli vi farò penare non
poco! :P
Purtroppo
non ho avuto tempo per scrivere il Missing moments con i pensieri di
Lore riguardo quello che è successo sulle scale lo scorso
capitolo...appena potrò, lo farò di sicuro ;)
Ti
ringrazio per quello che hai scritto, sei veramente carinissima :) Ci
tengo a rispondervi però e anzi, mi sembra troppo poco dirvi
solo “grazie”. Voi siete meravigliose, se scrivo il
merito è solo vostro! :)
Spero
davvero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande! Bec
ElisabethXD:
Mi
fa davvero tantissimo piacere che la mia storia ti sia piaciuta così
tanto!*_* Davvero l'hai letta in sole tre ore?? Oddio, io non
riuscirei mai a rileggerla, probabilmente mi arrenderei annoiata già
al primo capitolo :P
Hai
proprio ragione: tutta la faccenda è a dir poco stressante, mi
innerovisco io mentre scrivo i pensieri di Ali, sono così
contorti e contraddittori! XD
La
tua analisi sulla mia storia mi ha fatto sorridere commossa per
almeno 3 ore e non scherzo...fa piacere, davvero tantissimo piacere
leggere recensioni così, grazie mille :)
Spero
con questo capitolo di non aver rovinato la tua bella opinione!
Un
bacione grande, grazie ancora! Bec
_Kairi90_:
Lore lo stanno maledicendo in tante XD A poco a poco, si farà
perdonare di certo ;)
Grazie
mille per la recensione e per i complimenti!
Un
bacione grande! Bec
fallsofarc:
Tesoro
io non so davvero cosa dire...non so cosa ho fatto per meritarmi
tutte queste meravigliose parole, rileggo la mia storia e vedo solo
una cozzaglia di parole incomprensibili...
Grazie
infinite, il fatto che per te stia migliorando come autrice è
tantissimo per me :)
Alice
durante la lite con i genitori mi rispecchia molto a dire il vero xD
Quando mi arrabbio divento davvero cattiva con le parole e molte
volte, incavolata nera, esco sulle scale e sto lì a schiarirmi
le idee! Anche perché in casa mia madre continua a sbraitare
anche nei venti minuti successivi alla lite -.-
Non
sai che sollievo sapere che la scena sulle scale ti è
piaciuta*_* Pensavo fosse troppo strano che Lore parlasse così,
di cose personali e private, con Alice...
Alla
fine poi, dopo averla di nuovo confusa con la sua dolcezza, è
letteralmente scappato, la sua è stata una fuga vera e
propria. Non ha volutamente fatto lo stronzo. Questo però
Alice non lo sa...e non ci sta capendo proprio più niente, è
confusa...
Matteo
è un deficiente, nemmeno io proprio lo sopporto! È così
patetico e teatrale, le sue frasi sono una più costruita
dell'altra! XD
Alla
fine però Alice ha fatto la sua scelta, per cercare di
dimenticare Lore...ma la teoria “chiodo scaccia chiodo”
si sa che non funziona praticamente mai :P
Rossella
non ha parlato, il motivo al momento è “oscuro”...di
certo lo dirò poi il perché, in qualche pov aggiuntivo
di Lore...
Grazie
ancora per tutto Chia, ricevere questi complimenti da te è un
vero Onore! :)
Un
bacione grandissimissimo tesoro! Bec
liven:
Ciao
Liv! Credo che un grazie sia davvero troppo poco in questo caso, non
sai quanto mi ha fatto piacere la tua recensione!
Tutto
il tuo discorso sulle descrizioni e sulla psicologia dei personaggi
mi ha davvero commossa! Per me è davvero importantissimo che i
personaggi sembrino reali e non costruiti...credo che sia molto più
facile immedesimarsi così in loro :)
La
frase che ha detto Alice a Rossella è stata dettata, oltre che
dalla preoccupazione per Lore, dalla paura di perderlo. Lei si è
rimessa con Matteo per cercare di dimenticarlo, eppure è più
forte di lei continuare a pensarlo e a preoccuparsi per lui...del
resto, la teoria “chiodo schiaccia chiodo” è
difficile che funzioni!
Lore
è stronzo forte, probabilmente uno così mi avrebbe già
fatta finire al manicomio da parecchoo tempo! Specie per i suoi
continui cambi di atteggiamento...prima sembra dolce e poi, in un
attimo, ritorna stronzo. Però “carino e coccoloso”
non lo sarà mai, come hai detto tu, non sarebbe nel suo
carattere :D
Tra
Ali e Lore non so chi sia più confuso...lui è preso sì,
ma è indeciso e, anche se non lo ammetterebbe, insicuro. Il
fatto che l'abbia vista con Matteo non lo aiuta.
Sono
contenta che il gruppo di amiche di Alice ti sia piaciuto e ti abbia
ricordato il tuo! :D Eh sì, molto spesso in un gruppo si hanno
gusti, idee e modi di fare diversi...non per questo l'amicizia è
meno intensa, anzi!
La
tua teoria su Teo e Lore è giusta per metà...c'entra
anche una ragazza ma non è quella che se n'è andata...
Ad
ogni modo spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione
grandissimo, grazie di cuore per la recensione! Bec
GePo:
Tranquilla,
non ti devi scusare di nulla! Sono io quella che si deve scusare,
sono sempre in ritardo su tutto! >.< E poi l'università
viene assolutamente prima di questa roba!
Sono
contenta che ti siano piaciuti gli scorsi capitoli!
Eh
sì, l'entrata in scena di Matt è decisamente
d'aiuto...e Lore lo dimostrerà nel prossimo capitolo quanto è
rimasto turbato dalle parole di Matteo ;)
è
anche vero che ha toccato il fondo nello scorso capitolo lasciandola
lì da sola..,.però si sa, dopo che si tocca il fondo si
inizia a risalire, quindi spero di riuscire a farlo perdonare pian
piano, un po' alla volta :P
Ancora
non è stato svelato nulla riguardo i pensieri di Lore in quel
momento, ma appena potrò scriverò un bel Missing
moments di certo! ;)
La
verità su Lore e Teo prima o poi si saprà XD Non so
esattamente quando perché i capitoli li scrivo man mano e non
so bene regolarmi con precisione...però si scoprirà
presto, questo è sicuro! :D
Un
bacione grande carissima! E grazie mille per la recensione! :D
Bec
___Ivy___:
Mi fa molto piacere che la storia ti sia piaciuta! In tante mi hanno
detto che scrivo bene anche se, sarò paranoica e noiosa, non
credo di essere così brava...ci sono molte autrici più
brave di me :P
Però
ti ringrazio davvero per le tue parole, sei davvero gentilissima! :D
Spero
che alla fine la febbre si sia riabbassata, non era mia intenzione
farti peggiorare l'influenza XD
Sapere
di essere riuscita a farti sentire le farfalle nello stomaco è
una soddisfazione grandissima!*_* Ne sono davvero felicissima!
Non
è affatto vero che sei una pessima recensitrice, anzi!
Dovresti vedere quanto faccio schifo io ù_ù
Grazie
mille per i complimenti e per avermi aggiunta tra le autrici
preferite, è un grandissimo onore!
Un
bacione grande! Bec
biafin:
Ciao
Chiara! Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti, sei troppo
buona, grazie! :D
Mi
fa piacere che la storia ti abbia presa così tanto, spero con
questo capitolo di non aver deluso le tue aspettative!
Davvero
tuo fratello va al Molinari?? No, veramente? Anche il mio ci
andava!Ora si è diplomato però :P
Eeeh
sì, i ragazzi lì son proprio dei maniaci, hai ragione a
dire che sembra non abbiano mai visto una ragazza XD
Lore
è insicuro sì. Specie dopo aver visto Ali con
Matteo...Ed è confuso, non riesce a capire Alice, così
come lei non riesce a capire lui.
Lei
è fragile, ma davanti a lui cerca di non farlo vedere...Lore
non l'ha vista piangere per lui, tranne quando le ha dato del
“giocattolino”.
Beh,
che altro dire...spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto e
non abbia smontato la bella opinione che avevi della storia :P
Grazie
infinite per la recensione! Un bacione grande! Bec
bettybionda:
Hai
letto in così poco tempo tutta la storia?*_* Sono felicissima
che ti abbia preso così tanto!
Non
ringrazierò Chiara mai abbastanza per la sua pubblicità,
per me anche solo il fatto che stia seguendo questa storia è
un onore grandissimo! Immagino si sia capito dalle mie parole che
anche io sono decisamente una sua fan e dipendo dalle sue storie XD
Ti
dirò, anche io sono convinta che il carattere di un
personaggio sia influenzato dal nome...nel mio blog -c'è
l'indirizzo nella mia pagina autrice se ti interessa- ci sono alcune
schede dei personaggi di Tra l'odio e l'amore e fra i campi da
completare ho messo proprio “Carattere in base al nome”
:P
Tornando
a noi, non sai come mi ha fatto piacere quello che hai scritto
riguardo l'ascensore! XD Ahahah, non mi dispiacerebbe scrivere una
raccolta di OS ambientate in ascensore!
Non
ti preoccupare se non riesci a recensire, sono già stata
contentissima di leggere questa di recensione e di sapere che la
storia ti stia piacendo! :D
Grazie
mille per la recensione e per i complimenti! Un bacione grande! Bec
PS:
Certo che puoi aggiungermi su FB! Mi fa piacere :)
Ero nel panico più
totale, non riuscivo nemmeno ad alzarmi da quello scalino e le gambe
non mi rassicuravano per niente sulla loro stabilità.
Solo dopo qualche secondo di
silenzio e di meditazione riuscii, una gamba per volta, a tirarmi su
per rientrare in casa.
Corsi in camera mia ed
afferrai il telefono con mani tremanti, tanto che sbagliai almeno tre
volte a comporre il numero.
Ti
prego, ti prego. Rispondimi.
-Pronto?-
Tirai un sospiro di sollievo
e sorrisi al soffitto più tranquilla. -Matt!- Dissi come se
stessi evocando chissà quale Santo.
-Ali? Che...-
-Zitto.- Forse non era stato
molto carino da parte mia usare quel tono brusco, ma ero sull'orlo di
una crisi di nervi. -Tuo fratello è lì con te?-
Passarono secondi di
interminabile sofferenza, secondi in cui valutai l'ipotesi di
minacciarlo pure di morte se non mi avesse risposto in tempi umani.
-Sì, è qui.
Vuoi dirmi o no che succede?-
Avevo già perso la
ragione dopo quel “sì, è qui”. Sentivo una
di quelle stupide musichette trionfanti rieccheggiare nella mia
testa. Ero impazzita? Probabile.
-Bene.
Matt, ti
prego,
qualsiasi cosa succeda, qualsiasi...persona venga lì a
citofonare o a suonare il campanello...giurami che non aprirai.- Mi
spaventai io stessa del tono perentorio che usai. Più che una
preghiera sembrava un ordine.
-Che cosa?- Alzò la
voce di almeno un'ottava...e poi dicevano che erano le ragazze ad
avere la voce acuta e stridula, -Com-cosa...ma perché?-
Stavo per sclerare
seriamente, così feci un lungo respiro per calmarmi. -Non
posso spiegartelo adesso Matt. Fidati di me, ti prego.- Mi morsi
l'interno della guancia. Gli stavo chiedendo di fidarsi di me, quando
non stavo facendo altro che ingannarlo.
-Ma...-
-Ti prego.- L'ansia stava
tornando, mi sarei messa a frignare di lì a poco per lo
stress.
Lo sentii sospirare
rassegnato. -Va bene, d'accordo. Sei la mia ragazza, mi fido di te.-
Strinsi più forte la
cornetta del telefono temendo che da un momento all'altro potesse
cadermi a terra. Che razza di verme schifoso e strisciante che ero.
-Mi spiegherai tutto poi,
ok?-
Annuii, schiarendomi la voce
prima di rispondergli, -Sì, certo. Tieni tuo fratello lontano
dal citofono e dalla porta mi raccomando. Conto su di te.-
Riattaccai con il cuore in
gola, non ancora del tutto tranquilla. Sapevo che Lore non si sarebbe
arreso così facilmente, non gli sarebbe bastata una porta
chiusa a fermarlo. Non se era incazzato. Non dopo che quello stronzo
aveva picchiato sua sorella.
Mandai un veloce messaggio
ad Ilaria per spiegarle la situazione, scusandomi per non essermi
presentata all'appuntamento.
Si mostrò comprensiva
come sempre, così come Dany e Angie. Mi scrisse di non
preoccuparmi assolutamente e di farle sapere poi come andavano le
cose.
Non riuscii a stare ferma
nemmeno per un secondo nei successivi minuti. Sapevo di non poter
fare altro per impedire che Lore e Domenico si incontrassero.
Teoricamente non avrei nemmeno dovuto sapere quello che era successo,
avevo origliato tutto quanto senza che nessuno sapesse. Glenda
avrebbe potuto rimanerci male se lo avesse saputo; avevo ascoltato
qualcosa di molto personale che la riguardava...
Quando il telefonino squillò
di nuovo, una decina di minuti dopo, lo afferrai con una tale forza
da strapparlo quasi dal cavetto del caricabatterie a cui era
attaccato.
-Pronto?- La mia voce era
angosciata e affannata.
-Vuoi
dirmi, gentilmente, che cosa ci fa lui
qui?-
Non avevo nemmeno guardato
chi fosse prima di rispondere, ma lo capii subito dalla voce: Matt.
-Hai aperto?!- Strillai
terrorizzata.
-No.
Ho la telecamera del citofono accesa. Il tuo amichetto è qua
sotto.- Sputò fuori quella frase con una rabbia così
controllata
da
farmi rabbrividire.
-Matt...- Non sapevo nemmeno
io che cosa stavo per dire, che cosa avrei voluto dire...
-Ha suonato un paio di volte
e quando ho alzato la cornetta ha sbraitato qualcosa del tipo “So
che sei in casa bastardo e non mi muovo di qui finché non hai
il coraggio di scendere”.- Proseguì lui, riacquistando
un tono di voce neutro e pacato ed ignorando il mio flebile richiamo.
-Tuo fratello...ha alzato le
mani su Glenda.- Spiegai titubante, sperando che mi credesse e che
non difendesse Domenico a spada tratta a priori.
-Avevo immaginato che fosse
una cosa grave...- Fece una pausa, -Ho visto anche lei al citofono, è
ridotta male.-
Doveva essere dura anche per
lui: aveva davanti agli occhi la prova di quello che il fratello
aveva fatto.
Restammo in silenzio
entrambi, poi fu di nuovo lui a parlare: -Mio fratello è sotto
la doccia adesso, ma non ci starà in eterno, fra un'oretta
deve uscire.-
Raggelai nel sentire quelle
parole ed adocchiai svelta l'orologio. Un'ora. Solo un'ora.
-No...- Quel mugolio uscì
da solo e incontrollato, evidenziando ancora di più la mia
ansia.
-Più di questo non
posso fare Alice...- Freddo. Duro. Brusco. Non cercava di consolarmi,
mi stava accusando schifato.
-Va
bene.- Non mi lasciò nemmeno finire di parlare, il tu
tu tu del
telefono aveva accompagnato l'ultima parola da me pronunciata.
Sospirai e riattaccai a mia
volta; aveva ragione ad essere arrabbiato, solo...non poteva
accusarmi perché ero in pensiero per Lore...era normale essere
preoccupati per una cosa del genere!
Mi lasciai ricadere a peso
morto sul divano e fissai la televisione spenta davanti a me per
qualche minuto. Ci doveva pur essere un modo per farlo allontanare di
lì...
Cercai tra la rubrica il
numero di un'altra persona che forse avrebbe potuto aiutarmi e una
volta trovato schiacciai veloce il tasto verde di chiamata.
-Mel?-
-Ciao Ali! Ti stavo per
chiamare io! Indovina? Ti ricordi di quel ragazzo che ti avevo
detto...-
Oddio, oddio, oddio. Ci
mancava solo che iniziasse uno dei suoi monologhi! Non potevo mica
bloccarla come avevo fatto con Matteo, lei era una ragazza, stava
parlando di un ragazzo che le interessava, se le avessi di stare
zitta si sarebbe giustamente offesa.
-Sì, davvero, Mel è
una cosa stupenda.- La troncai dispiaciuta a metà del
discorso, -Ma devo prima raccontarti io una cosa urgente...-
-Cosa? Che è
successo?- Si preoccupò immediatamente. Fortunatamente non ci
era rimasta male.
Avrei
voluto insultarla gentilmente
per
non essere venuta a scuola quel giorno e chiederle come stava, ma non
c'era abbastanza tempo.
Le raccontai tutto, a
partire dal fatto che Matteo il mio ex e Domenico il ragazzo di
Glenda fossero fratelli, dettaglio che non avevo ancora avuto modo di
svelare.
-Lore sta andando dove?!-
Strillò spaccandomi un timpano, una volta finito il mio
discorso delirante.
-Ci è già
andato.- Era piacevole essere la più tranquilla della
situazione per una volta.
-Oh Santo Piripillo!-(*)
Meno male che Mel riusciva a
sdrammatizzare anche le situazioni più critiche con le sue
idiozie.
-Ok, lascia fare a me.-
Ero sicura di aver capito
male. -Cosa?-
-Sì, so io cosa fare.
Lore se ne andrà di lì solo per un'altra persona a cui
tiene.-
Continuavo a non capire, ma
era comunque confortante sapere che lei avesse un piano. -Quindi?
Chi?-
-Tu aspetta...una
mezz'oretta. Lascia fare a me, non rispondere al cellulare per nessun
motivo al mondo capito?-
-Ma...-
-Chiunque sia, non
rispondere altrimenti mandi tutto a puttane, detto finemente...-
Staccai il telefono
dall'orecchio e lo osservai per qualche secondo basita. Non era il
caso di mettersi a valutare se Mel fosse o no impazzita, non in quel
momento. -Ok, d'accordo.- Replicai infine, dopo aver riavvicinato il
cellulare.
Potevo solo fidarmi del
piano che la mente contorta di Mel aveva escogitato del resto. Non
potevo mica fare affidamento su Matteo in eterno, prima o poi
Domenico sarebbe sceso di certo e ci sarebbe stato un inutile
spargimento di sangue...oddio, non che mi dispiacesse così
tanto immaginare Domenico in un ospedale dopo essere stato preso a
calci più volte...o magari anche stirato sotto una macchina.
Scossi la testa; da quando
ero diventata così sadica e violenta?
Lorenzo's
pov
Se quello stronzo credeva di
riuscire ad evitarmi rintanandosi in casa come un coniglio si
sbagliava di grosso. Prima o poi sarebbe uscito...non mi sarei mosso
di lì finché non lo avrei preso a calci in bocca a quel
bastardo.
Il cellulare nella tasca dei
miei jeans iniziò a vibrare, prendendomi in contropiede e
facendomi sussultare.
Lo tirai fuori, ignorando
l'ennesimo piagnisteo di Glenda che mi implorava di lasciar perdere.
-Pronto?- Risposi seccato
senza nemmeno guardare chi fosse. Ero troppo incazzato ed impaziente;
non vedevo l'ora di spaccare il naso a quel cazzo di damerino figlio
di quella zoccola di sua madre.
-Lore?- Aggrottai la fronte
non appena riconobbi la voce di Mel, stranamente agitata e
tremolante, quasi stesse piangendo.
-Mel? Che è
successo?- Chiesi portandomi una mano all'orecchio, per evitare di
sentire Rossella gridarmi contro che ero un coglione e che dovevo
andarmene di lì.
-Ali...- Sentire quel nome,
pronunciato con quella nota di angoscia e preoccupazione, fu come
ricevere un pugno dritto nello stomaco.
Che cosa c'entrava Alice?
Dov'era? Che era successo?
-Non mi risponde, sono
preoccupata!- Sì, stava piangendo. O almeno così mi
sembrava.
-Cosa?!- Sbattei le palpebre
più volte incredulo. Che voleva dire, cosa stava succedendo?
-Dovevamo vederci un'ora fa
e non c'è...sai che lei è sempre puntuale, sempre...-
Sempre.
Certo che lo sapevo, aveva
rischiato di farsi investire una volta pur di non arrivare in
ritardo.
-È da un'ora che la
chiamo e non mi risponde...- La sua voce spezzata dai singhiozzi non
faceva che agitarmi ancora di più.
-Magari ha tolto la
suoneria...- Azzardai, quasi speranzoso. Senza il quasi.
-No!- Starnazzò
alzando la voce, -Certo che no, lei non la toglie mai!-
Beh, io quello non potevo
saperlo...
-E poi...- Il resto fu solo
un frignare unico; non capii praticamente nulla.
-Mel, calmati e spiegami
bene che succede!- Fottute donne di minchia. Bastava un niente per
farle piangere e quando succedeva non si capiva un cazzo di quello
che dicevano.
-Ho provato a chiamarla più
volte ed il cellulare suona a vuoto...non mi risponde nemmeno a casa.
Non è da lei, dove potrebbe essere? E se le fosse successo
qualcosa? E se si fosse sentita male? Sono preoccupata, stamattina
poi...- Altro singhiozzo, altra vena pulsante sulla mia tempia. Stava
per venirmi un attacco isterico e non sarebbe stato d'aiuto.
-Stamattina poi...?- Feci
pressione, ad un passo dallo sbraitarle contro.
-Non lo so, forse mi sbaglio
ma...- Tirò su con il naso, -Mi è sembrato che qualcuno
la stesse seguendo...la guardava in modo strano e...-
Non ascoltai più il
resto del suo discorso, ormai mi ero completamente perso.
Dove cazzo poteva essere?!
Perché non rispondeva al cellulare?!
Cazzo,
cazzo, cazzo. Ci mancava solo lei! L'avevo vista proprio un'ora
prima, dove era andata a cacciarsi? E se qualcuno l'avesse davvero
seguita? Quella sembrava essere una calamita per coglioni patentati,
bastava vedere il tipo in discoteca che le si era incollato addosso e
l'altro...deficiente che sosteneva di essere il suo ragazzo...
Perché non aveva
chiamato lui Mel? Perché non si preoccupava il suo ragazzo di
lei?
Dopo un attimo di silenzio,
mi accorsi che poco mi fregava di quello che avrebbe fatto quel
coglione. Non era certo di lui che mi importava, ma...di lei.
Dio, cos'era quell'ansia che
sentivo crescere a dismisura addosso? Le mie gambe, quasi dotate di
volontà propria, si mossero praticamente da sole, lontano da
lì, più vicino -lo speravo- a lei.
-Lore! Dove stai andando?-
Sentii la voce incredula di Rossella sempre più distante,
mentre riprendevo ansante a parlare con Mel.
-Sto andando a casa sua
adesso. Vedo se lì mi risponde, ok? Tu prova...a sentire sua
madre o qualcun altro, non so...- Stavo vaneggiando pure io, non
sapevo che altra soluzione trovare.
Glenda se non altro era con
Rossella; ci avrebbe pensato lei a tenerla lontana da quel coglione
di Domenico. L'avrei preso a calci un'altra volta, di certo non
l'avrebbe scampata. In quel momento era più importante
un'altra cosa però...
-D'accordo, va bene.- Se
fossi stato abbastanza lucido e tranquillo, probabilmente mi sarei
accorto del fatto che Mel avesse misteriosamente smesso di piangere.
Così come mi sarei accorto della nota soddisfatta presente
nella sua voce. Ma non ci feci caso, troppo preso com'ero a correre,
correre fino a sentire i polmoni bruciare per la mancanza d'aria,
fino a sentire la milza dolere, correre come non avevo mai corso in
vita mia.
Alice's
pov
Ero talmente inquieta ed
ansiosa che per passare il tempo mi misi a giocare ad uno stupido
giochino per pc che consisteva nel creare torte. Decisamente troppo
pacifico come gioco, dovevo comprare qualcosa di più violento
per scaricare i nervi. Tipo quei giochi di lotta per Playstation...
Il cellulare sulla scrivania
riprese a vibrare e, ad un passo dal rispondere, mi ricordai delle
parole di Mel.
Non potevo rispondere. Diedi
comunque un'occhiata al display per vedere chi fosse e quasi mi
strozzai con la saliva nel momento in cui lessi quel nome.
Latini
chiamata.
Era rimasto ancora salvato
così, Latini, dalla volta che mi aveva fatto lo squillo per le
ripetizioni. Non si era più fatto sentire poi dopo, nessun
altro squillo né messaggio.
Perché mi stava
chiamando? Quando Mel aveva detto di non rispondere, intendeva anche
lui? E se fosse stato importante? E se riguardava Glenda?
Tutte cazzate. La verità
era che volevo rispondere e sentirlo, sentire la sua voce, sentire il
suo respiro...
Scossi la testa e lo lasciai
squillare: Mel aveva detto di non rispondere a nessuno e così
avrei fatto. Non avrei mandato tutto “a puttane” solo per
un mio capriccio.
Lui comunque non si limitò
a chiamarmi una volta sola; non appena il cellulare smetteva di
squillare riprendeva subito dopo.
Il pensiero di rispondere e
di sentire la sua voce dall'altra parte continuava a tormentarmi, ma
mi costrinsi più volte a resistere a quell'invitante
tentazione.
No.
Feci forza su me stessa e lo
ignorai, servendo al cliente virtuale la mia adorabile torta alla
panna.
Stranamente il cellulare
smise di vibrare solo quando il campanello di casa suonò. Mi
alzai così in fretta che inciampai sul cavo del caricabatterie
del portatile e quasi lo feci cadere in terra.
-'Fanculo!- Digrignai fra i
denti, in direzione del filo.
Il campanello suonò
di nuovo, questa volta ripetutamente e senza tregua. Che cazzo di
fretta c'era?! Chi poteva essere così isterico da non lasciare
nemmeno il tempo di arrivare alla porta?!
-Ma porca puttana, arrivo!-
Sbottai esasperata.
Controllai
dallo spioncino chi fosse e quasi ci restai secca. Che...che diavolo
ci faceva lui
lì?
Ma non doveva essere sotto casa di Matteo? Che diavolo aveva
combinato Mel?
Aprii lentamente la porta,
quasi certa di non trovare nessuno lì fuori e di essermi
immaginata tutto. No, lui era davvero lì, constatai ancora più
sgomenta.
Nei suoi occhi passò
un lampo di stupore e di sollievo non appena mi vide, poi il tutto
lasciò posto alla rabbia.
-Si può sapere perché
cazzo non mi hai risposto?!- Mi gridò contro, alzando la mano
destra per mostrarmi il suo cellulare. -Allora?!- Sollecitò,
lasciandomi letteralmente di stucco: ma che gli prendeva? Perché
arrabbiarsi così tanto per così poco?
Non era solo arrabbiato poi,
sembrava che ci fosse qualcosa di diverso nel suo tono di voce,
sembrava...ansioso? Preoccupato? Ma per cosa?
Oltretutto aveva il fiatone,
lo sguardo stralunato e le guance leggermente arrossate, sembrava
avesse appena finito di correre.
Correre?
Da casa di Matt? Ma...era un bel po' distante da casa mia!
-Ero...stavo dormendo.- Del
resto poteva pure valere come scusa no? Ed il suono del campanello
avrebbe potuto svegliarmi, a differenza della vibrazione del
cellulare.
-Dormendo...?!- Disse fra i
denti, distogliendo lo sguardo e scoccando la lingua incredulo, -Sai,
vero, che Mel è preoccupata da morire?-
Dovetti trattenermi con non
poca fatica per evitare di esordire con un sonoro: “Eeeh?”
-Sì, io...- Che cosa
gli aveva detto Mel? Dovevo improvvisare: -Mi sono appunto
addormentata...- Ribadii, sperando che quello servisse a salvarmi.
Mannaggia a Mel, poteva almeno informarmi del suo piano!
-Cioè tu sei andata a
dormire pur sapendo che dovevi incontrarti con Mel?-
Ok,
detta così la cosa poteva sembrare stupida. Io
potevo sembrare stupida e la sua faccia non mi aiutava di certo ad
accantonare quel pensiero.
-No...- Aiuto! Mi stavo
arrampicando sugli specchi. -Ero stanca e mi sono sdraiata per
qualche minuto. Poi mi sono addormentata.- Spiegai accigliata,
esultando silenziosamente per quella risposta accampata all'ultimo.
-Tu invece?- Chiesi subito,
senza lasciargli il tempo di aggredirmi ancora.
-Io cosa?- Alzò
subito la guardia.
-Che ci fai qui?-
Fece una specie di
smorfietta altezzosa, prima di appoggiarsi allo stipite della porta
con fare annoiato, -Mel era preoccupata e mi ha chiesto di accertarmi
che tu stessi bene.-
Chissà perché
mi sembrava che stesse omettendo qualche particolare.
-E sei venuto qui di corsa?-
Fu inevitabile per me sorridere compiaciuta e vittoriosa. Poteva dire
quello che voleva ma le cose stavano così.
Dopo un attimo di stupore
iniziale, arretrò di poco con la testa, guardandomi come se
fossi stata una povera pazza, -Scherzi? Certo che no.- Assottigliò
gli occhi sicuro di sé, -Stavo facendo ginnastica in casa.-
Dovetti mordermi a sangue le
labbra per non ridere, ma quello non servì ad evitare che gli
angoli si piegassero all'insù per il divertimento. Logico, lui
non era a conoscenza del fatto che avessi assistito a quella
discussione sulle scale, quindi, teoricamente, io avrei anche potuto
pensare che lui fosse rimasto a casa.
-Che hai da fare quella
faccia?- Domandò risentito, probabilmente pensando che stessi
ridendo di lui...e in effetti...
-Niente, niente...- Alzai le
mani, voltando di poco il viso da un'altra parte; non avrei resistito
per molto, gli avrei quasi sicuramente riso in faccia a breve.
Aveva
corso da casa di Matt solo per vedere come stavo...io ci mettevo
almeno una mezz'oretta a piedi e lui...ci aveva messo appena una
decina di minuti. Quanto
cavolo
aveva corso...per me?
Era
lecito sorridere come una cretina, era lecito sentirsi così
leggera e...contenta. Nonostante si comportasse da stronzo,
coglionazzo,
deficiente e cretino...a me almeno un po' ci teneva, altrimenti non
avrebbe corso così tanto solo per accertarsi che stessi bene.
Ma
la vera domanda era...perché?
Perché era sempre stato così stronzo, se a me ci
teneva? O forse ero io a fare supposizioni errate?
-No, adesso me lo dici.-
Ero così persa nei
miei pensieri e nel mio mondo -la mia testa ormai vagava per conto
suo- che non mi accorsi del fatto che si fosse avvicinato.
-Che...fai?- Deglutii
nervosa non appena me lo ritrovai a soli pochi centimetri di
distanza.
-Quel coglione...- Chiuse la
porta dietro di sé con un gesto secco e veloce della mano, -Ha
detto la verità?-
-Cosa?- Un momento. Di che
stava parlando, perché aveva cambiato radicalmente argomento?
I suoi occhi fissi nei miei
erano così destabilizzanti che mi ci volle qualche altro
secondo per intuire a chi si stesse riferendo: Matt.
-State davvero...insieme?-
Sembrava quasi che gli costasse una fatica immensa parlare e non ero
sicura del fatto che quella fosse solo una conseguenza della sua
precedente corsa disperata.
Perché faceva
quell'espressione? Che cosa voleva che gli dicessi? “No, non è
vero, io amo te, ti ho sempre amato e sempre ti amerò”?
-Sì.- Non sapevo
nemmeno io se la mia risposta fosse riferita alla sua domanda o se
fosse una conferma ai miei pensieri.
La sua reazione mi sorprese,
al contrario delle mie aspettative, fu positiva, troppo positiva: ci
rimasi male nel constatare quanto la sua epressione fosse rimasta
completamente neutra.
-Non è vero.-
Come prego? L'aveva davvero
detto? E con quell'aria da odioso saputello so-tutto-io?
-Sì
che è vero.- Replicai piccata. Stava mettendo in dubbio la
veridicità delle mie parole quel cretino! -Lui
mi ama.- Osservai petulante, non rendendomi conto dell'accusa
implicita nascosta in quella frase, -Ed io amo lui.- Sperai che
quell'immensa stronzata risultasse quantomeno credibile.
Avevo stravolto le cose, era
tutto il contrario: avevo detto a Matt di non amare Lore e avevo
detto a Lore di amare Matt. Sempre nei casini andavo a mettermi con
le cazzate che dicevo.
Volevo
una sua reazione? Che brava, l'avevo ottenuta: mi afferrò con
forza la vita, obbligandomi ad indietreggiare fino al muro.
-Poveretto...- Ghignò in modo strano ed inquietante; non era
semplicemente arrabbiato, era incazzato
nero e la sua presa forte sui miei fianchi doloranti ne era la prova.
Mi sforzai di restare
impassibile, non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi
spaventata. -Non direi.- Sputai fuori acida, strizzando di poco gli
occhi per il dolore, -Non si è mai lamentato di come faccio
l'amore, anzi. Direi che...-
Non riuscii a concludere
quell'ennesima bugia, mi baciò con irruenza e possessività,
spostando le sue mani dai miei fianchi ai miei polsi per bloccare
ogni mio tentativo di allontanarlo.
Prima che potessi valutare
l'ipotesi di tirargli una bella ginocchiata in basso, immobilizzò
entrambe le mie gambe con le sue. Gemetti sofferente e sconfitta
sulle sue labbra, dovendo per forza sorbirmi quello sfoggio di
prepotenza.
Incominciai a ricambiare il
suo bacio sempre più confusa, sempre più
eccitata...pian piano il suo sapore familiare si mischiò al
mio e mi fece chiudere gli occhi annebbiati dal piacere.
A farmi rinsavire fu un
qualcosa di bagnato che, silenzioso, iniziò a scivolare sulla
mia guancia. Lacrime; stavo piangendo.
Ero stufa, stufa di dover
soffrire, stufa di dovergliela sempre dare vinta, stufa dei suoi
cambi di umore e dei suoi modi di fare. Io stavo con Matt e lui
doveva lasciarmi in pace, doveva lasciarmi vivere la mia
vita...cazzo!
Mi agitai di nuovo, decisa a
non lasciargli fare quello che voleva, non quella volta. Era già
successo e mi aveva ferita, come sempre.
Più lui cercava di
tenermi ferma, più io mi dimenavo. Una mano, nemmeno io sapevo
come, si liberò e ne approfittai per conficcargli le unghie
nella carne del braccio.
Lui sussultò appena,
ma non si ritrasse, anzi, continuò imperterrito, approfondendo
il bacio con più aggressività di prima se possibile.
Disperata, gli morsi il
labbro con forza non appena ne ebbi l'occasione, cosa che finalmente
lo fece staccare da me.
-Lasciami!- Ansimai, dopo
essere riuscita a respirare di nuovo lontana dal suo viso. Oddio,
lontana era un eufemismo, eravamo comunque spiaccicati l'uno contro
l'altra sul muro vicino alla cucina.
Tentò di nuovo di
baciarmi ed io, non resistendo oltre, scoppiai proprio a piangere a
dirotto.
-Basta!- Strillai con tutte
le energie rimastemi in corpo. -Che c'è,- Articolai distrutta,
-Ora vuoi pure prendermi contro la mia volontà?! Vuoi
violentarmi forse?!-
Lasciò andare le mie
mani di colpo, come se la mia pelle gli avesse dato una scossa. Una
mia spinta neanche troppo forte bastò ad allontanarlo, con fin
troppa facilità.
Mi
guardò per qualche secondo, incredulo e ancora arrabbiato,
prima di fare un respiro profondo per calmarsi. Mantenendo quella
distanza impostagli dalle mie mani, diede una rapida occhiata ai miei
polsi arrossati con aria strana, forse...dispiaciuta
e
la cosa mi lasciò a dir poco spiazzata.
Perché faceva quella
faccia? Dopo quello che mi aveva fatto oltretutto...
Stavo tremando, me ne resi
conto solo quando con un dito tremolante indicai la porta, -Vattene.-
Il corpo non era l'unica cosa che tremava, la mia voce gli teneva
testa alla grande.
No,
non farlo, ti prego...
Che contraddizione vivente
che ero...
Lui non disse nulla, mi
fissò per qualche altro secondo in silenzio, poi si girò,
aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
Con un singhiozzo mi lasciai
cadere a terra, strisciando la schiena contro il muro a cui ero
ancora appoggiata. Cazzo di sfigata che ero, non me ne andava una
giusta.
Era
il 7 gennaio a portare sfiga, ne ero certa. Primo giorno di scuola;
litigata fra Glenda e Domenico; litigata fra Glenda e Lore; litigata,
più o meno, fra me e Matt e poi...quello
fra me e Lore. Che bello.
Non ci stavo capendo più
niente, avevo il cervello in panne. Ci teneva a me? Perché
aveva corso così tanto? Perché lo aveva fatto dopo
tutte le cattiverie che mi aveva detto, dopo tutte le volte che mi
aveva usata e gettata, che mi aveva ignorata? Dopo quella
dimostrazione di forza...?
Che cosa sarebbe successo se
mi fossi lasciata andare con lui? Che cosa sarebbe cambiato? La
risposta era una sola: niente.
Mi avrebbe di nuovo lasciato
da sola dopo avermi avuta, mi avrebbe di nuovo ignorata, per poi
riprendermi a suo piacimento quando voleva. Avevo fatto bene a
fermarlo.
Mi asciugai le lacrime
scombussolata e mi alzai in piedi con occhi gonfi ed un mal di testa
allucinante. Ero già stanca nonostante fossero solo le cinque
e mezza del pomeriggio.
Avrei dovuto chiamare Ilaria
per spiegarle cosa era successo, avrei dovuto chiamare Matt per
chiarire...ma non ne avevo nessuna voglia.
Mi alzai da terra e mi
trascinai a fatica nel mio letto, dove mi addormentai appena pochi
minuti dopo.
A svegliarmi fu mia madre
per la cena, che, tanto per cambiare, toccai a malapena.
Fortunatamente lei non ne
fece una tragedia e mi permise di alzarmi da tavola non appena le
dissi che non mi sentivo tanto bene.
Diedi un'ultima occhiata al
cellulare prima di spegnerlo: segnava 7 chiamate perse tra Ilaria,
Matteo, Angelica, Mel e Daniela. E poi...c'erano due messaggi: uno di
Matteo che chiedeva spiegazioni ed uno di Mel che diceva solo:
Piano
riuscito ;)
Li avrei sentiti tutti il
giorno dopo, con più calma e a mente, si sperava, più
lucida.
L'insopportabile canzoncina
della mia sveglia fu l'irritante colonna sonora del mio risveglio
piuttosto tormentato.
Stavo sognando un qualcosa
di brutto, anche se non ricordavo esattamente cosa, e quell'odioso
oggetto malefico mi aveva fatto un gran favore per una volta a
suonare.
Mi vestii e mi preparai,
cercando di sgomberare la mente il più possibile; con Matt ci
avrei parlato più tardi, molto più tardi, quindi niente
panico per il momento.
Uscii di casa stranamente
tranquilla, il mio piano di non pensare a niente stava funzionando
alla grande.
Ovviamente non poteva andare
tutto bene per più di qualche minuto, nella mia vita niente
andava tutto bene da quando avevo iniziato ad andare in quella
maledetta scuola che era il Molinari.
La porta di fronte si aprì
ed il mio umore cambiò radicalmente. Solo lui riusciva a
stravolgere tutto e a far impazzire il mio cuore in pochi secondi con
la sua presenza.
-Ciao.-
Quasi
caddi da ferma, nemmeno io sapevo come,
probabilmente erano state le mie gambe ad avere una specie di
mancamento e dovetti appoggiarmi al muro di fianco per non rovinare a
terra. La figura della scema l'avevo fatta comunque, ma quello era
solo un dettaglio.
Non era possibile: mi aveva
davvero salutata e per primo! Con aria odiosa e fredda, ma lo aveva
fatto! Che fine aveva fatto il suo piano di ignorarmi, che cosa stava
architettando il suo cervellino?
Per una volta fui io la
maleducata, per una volta fui io ad avvalermi della facoltà di
non rispondere.
Incrociai le braccia al
petto e spostai lo sguardo altrove con l'ultimo briciolo di dignità
rimastomi. Non poteva davvero pensare che lo salutassi
tranquillamente dopo quello che era successo il precedente
pomeriggio!
Lui non sembrò farne
una tragedia, scese per le scale come se nulla fosse, senza aspettare
l'arrivo dell'ascensore. Ecco, quello era tipico di lui e del suo
ignorarmi.
Tanta fretta per nulla
perché ci ritrovammo entrambi sempre sullo stesso autobus.
Sei
a casa oggi pomeriggio? Dobbiamo parlare...
Stavo
giusto per rispondere all'ennesimo messaggio di Matteo, cercando di
tergiversare e di prendere tempo per incontrarlo il più tardi
possibile da brava codarda, quando una voce squillante ed irritante
si diffuse per tutto l'abitacolo, facendomi girare infastidita.
-Lore!-
Una
ragazza piuttosto bassa, bionda platinata e piena di piercing gli si
catapultò quasi in braccio.
-Eli!-
Rispose lui, ricambiando con fin troppa sorpresa e trasporto. Che
cosa carina, la pazzoide aveva pure un nome.
-È da un secolo che
non ci vediamo, come stai?- La tipa non sapeva proprio che cosa
significasse “parlare a bassa voce”, tutti i presenti si
erano girati a guardarla. Quello che diceva lei riuscivo a sentirlo
purtroppo, ma non quello che diceva lui.
Mi avvicinai a loro con
nonchalance, fingendo di puntare la macchinetta obliteratrice per
timbrare un biglietto cartaceo che non avevo. Chissà chi era
quella lì...
-Se non sbaglio te sei
ancora in classe con Teo! Come sta?-
Drizzai
le orecchie curiosa; ancora
in
classe? Poteva essere...no, quella non era Anita Bianchi, la stessa
ragazza della foto su facebook, aveva i capelli troppo fosforescenti
per esserlo. Inoltre lui l'aveva chiamata “Eli”. Andavano
insieme alle medie probabilmente. Quindi...Teo e Lore frequentavano
la stessa classe alle medie?
-Bene.- La risposta di Lore,
improvvisamente fredda ed in constrasto con il suo entusiasmo
precedente, non fece che insospettirmi ancora di più. Perché
quel cambiamento, che era successo?
Mi avvicinai ancora,
attribuendo tutta quella mia curiosità alla “faccenda
Teo”. Non ero gelosa, assolutamente. Io stavo con Matteo. E
poi...io ero molto più carina di quella.
La ragazza era abbastanza
sveglia tutto sommato, aveva notato subito la tensione che si era
creata, così cambiò argomento: -Ma come sei diventato
alto!- E ne approfittò per appoggiargli le sue sudice mani
sulle spalle, -E anche molto più carino!- Civettò,
facendo poi l'occhiolino.
Adorabile la tipa, davvero!
Quasi quanto un coltello piantato dritto dritto nella trachea.
Ticchettai con le unghie sul
palo a cui mi stavo tenendo alle loro spalle, ringhiando a qualsiasi
persona mi sfiorasse per passare.
Lo
Stronzo ne fu molto lusingato e non si fece troppi scrupoli a
complimentarsi a sua volta con la graziosa
fanciulla
per le sue sembianze mostruose. E lei rise in modo così acuto
ed osceno da far venire la pelle d'oca: dovevano ingaggiarla per
qualche film dell'orrore.
Continuarono scherzare per
un po', alimentando un qualcosa che mi corrodeva profondamente
dentro. 'Fanculo, dovevo ammetterlo ed era anche abbastanza
ovvio...mi dava fastidio da morire vederli anche solo parlare,
soprattutto perché lei lo guardava come un'assatanata pronta a
saltargli addosso. E lui non la scoraggiava di certo con quei sorrisi
mozzafiato.
Maledetto
stronzo!
Esci dalla mia testa!
Non dovevo essere gelosa di
lui, io stavo con Matteo! Niente. Era una battaglia persa in
partenza...
-Ohi, io oggi non c'ho
sbatti di entrare a scuola...devo incontrarmi con dei miei amici a
Cimiano, ci vieni a fare un giro con noi?- Ammiccò la zoccola,
dandosi arie da grande solo per via di quella cicca che continuava a
far roteare in bocca.
Ok, se avesse detto di sì
io lo avrei detto al professore. Non mi importava di essere stronza,
non mi importava di essere pazza, lo avrei messo nei casini, quello
era certo.
Mi girai un attimo a
guardare la strada per vedere quanto mancasse all'arrivo, non notando
la fugace occhiata che lui mi lanciò.
-Sì, va bene.-
Di nuovo, voltai di scatto
la testa verso di loro, sconcertata. Lo osservai impotente scendere
con lei al capolinea ed andare a parlare con un gruppo di ragazzi non
molto distanti dalla fermata dell'autobus.
Avrebbe trascorso tutta la
giornata con quella zoccola...e con gli altri ragazzi certo, ma
principalmente con lei.
Lo dovevo dire al
professore! Per il suo bene! Magari dopo quello che era successo il
pomeriggio precedente sarebbe andato a letto con quella solo per
ripicca! Tra l'altro lei non mi piaceva proprio per niente, aveva
l'aria di una drogata tossico-dipendente...con quella faccia e tutti
quei piercing poi...e lui...
-Non è un bambino. Sa
badare a se stesso.-
Mi ricordò Mel
-fortunatamente presente quel giorno- con un sorriso dopo il mio
dettagliato resoconto.
-Sì, ma quella è
una mezza drogata!- Magari non lo era, ma solo il pensiero che lo
fosse mi faceva preoccupare ancora di più.
Mel rise, beffandosi in soli
pochi secondi di tutta l'ansia da me accomulata in quegli ultimi
agonizzanti dieci minuti.
-Capirai! Si faranno qualche
canna al massimo!-
-Beh, dici poco!- Mezza
classe si voltò a guardarmi curiosa: avevo alzato di troppo la
voce, fortuna che il prof della prima ora non era ancora arrivato.
-Beh comunque devo dirlo al
professore, quella tipa non mi piace per niente.- Ripiombai nella più
nera e marcia gelosia dopo essermi ripresa dallo “shock canna”.
-Secondo me esageri...-
Una lampadina si accese
nella mia testa, -Tu la conosci?- Magari Mel essendo amica di Lore ne
sapeva qualcosa in più di me...
Scosse la testa dispiaciuta,
annientando quella speranza durata appena pochi secondi.
-No, ma Teo sì...credo...-
Si mordicchiò il labbro in modo sospetto.
-Perché dici così?-
Non le avevo ancora detto della mia teoria sul fatto che Teo e Lore
potessero essere in classe insieme alle medie, così il mio
finto stupore poteva sembrare tranquillamente reale.
-Beh...Teo era praticamente
il suo migliore amico...-
Per un attimo fui certa di
aver compreso male, poi battei il palmo della mia mano sulla fronte.
Di quella Eli, certo! Teo doveva essere il migliore amico della
zoccola.
-Ecco perché lei ha
chiesto di lui...- Tutto tornava da quel punto di vista...
-Nono.- Poggiò
svogliata il gomito al tavolo e sostenne il mento con la mano, -Di
Lore. Era il migliore amico di Lore.-
Dopo...uno,
due,
tre
secondi di silenzo, scoppiai a ridere istericamente, tenendomi la
pancia in modo poco fine, -Oddio! Scherzi?!- Mi stava prendendo in
giro per forza! Teo e Lore non avevano praticamente niente in comune,
non sarebbero mai potuti essere amici! Nemmeno se avessero avuto
ancora due anni ed il pannolone!
-No, è vero.- E lo
diceva con tutta quella tranquillità?!
Spalancai la bocca
realizzando che fosse sincera, -Perché non me lo hai mai
detto?- Mi accigliai. Le occasioni in cui avrebbe potuto farlo non
erano mancate di certo.
Increspò le labbra
indifferente, -Non me lo hai mai chiesto.-
Troppo comodo dire così!
-Ma...quei due sono
completamente diversi e...- Non mi capacitavo proprio della cosa, era
impossibile!
-Anche io e te.- Mi bloccò,
sorridendo dolcemente, -Eppure siamo amiche.-
Il discorso aveva una sua
logica in effetti. Solo...
-Come mai non lo sono più,
che è successo?- Era stupido e presuntuoso pensare che
c'entrassi io, visto e considerato che loro non si erano parlati
nemmeno durante i miei primi giorni di scuola.
-Dovresti chiederlo a loro,
ognuno ti darà la sua versione...-
Chiederlo a Teo non sarebbe
stato un problema...chiederlo a Lore invece...
Mi sporsi dal banco e mi
accorsi solo in quel momento della presenza del professore fuori
dall'aula; stava parlando con un'altra professoressa.
-Beh, io comunque glielo
dico.- Affermai decisa e risoluta, cambiando discorso. Ben gli stava,
così imparava a bigiarsela(**)!
-Ali...- Mi rimproverò
lei ed il suo sguardo serio mi fece presagire il peggio, -So che ti
dà fastidio, ma...devi cercare di andare avanti, non potrai
controllarlo in eterno.- Si morse il labbro, forse temendo di essere
stata un po' troppo dura.
Aveva ragione; dovevo
smetterla di comportarmi da fidanzatina gelosa, morbosamente curiosa
e preoccupata, lui non era...il mio ragazzo.
Trattenni il respiro,
sforzandomi di sorridere e di non mostrarmi troppo ferita dalle sue
parole, -Lo so.-
Sto
con Matteo, sto con Matteo, sto con Matteo...
-Per come la vedo io state
sbagliando entrambi...-
Anche
se non lo amo...
Uno schiocco improvviso
davanti ai miei occhi mi riportò alla realtà.
-Mi senti?-
-Sì, scusa.-
-Dicevo- Riprese lei con
aria sorniona, -Che state sbagliando entrambi.-
Aggrottai la fronte. -Che
intendi?-
-Che siete uno più
innamorato dell'altro e che di questo passo non ve ne accorgerete
mai.-
Mi ci volle qualche secondo
per assimilare il significato di quelle parole e per rifletterci su.
-Io
lo sono Mel...e più sfigata di me non c'è nessuno.-
L'importante era riconoscerlo, era già un passo verso un
futuro più schifoso.
-Anche lui lo è, ne
sono sempre più convinta. Non avrebbe lasciato perdere la
“faccenda Domenico” se non fosse stato così.- Mi
ricordò inarcando un sopracciglio.
Scossi automaticamente la
testa. Se mi avesse davvero amata -mi venne da ridere solo a
pensarci- non mi avrebbe mai trattato come una puttana. Quello non
era di certo amare.
-Per lui sono una specie
di...“Anita due la vendetta”- Ironizzai amaramente, -Solo
una ragazza da scoparsi quando vuole...e probabilmente conto anche
meno di lei, che se non altro è sua amica.-
Ricordavo ancora le parole
di Mel riguardo la “zoccolosità” di quella tipa,
detta Bìa. Sgranai gli occhi non appena mi resi conto di
quanto potesse essere crudelmente vera quella teoria saltata fuori
così all'ultimo. Le cose dovevano essere andate così
evidentemente, ero diventata una sorta di rimpiazzo. Lui doveva avere
una specie di fissa per le ragazze bionde, dato che una volta andata
via la bionda di turno da sbattersi, ero entrata in gioco io.
-Non dire stronzate.- Sbottò
indispettita Mel. Ricordavo anche il suo odio per quella tipa.
-Lui non è mai stato
geloso di lei, ti ricordo che se la sono fatta tutti quella.- Tirò
fuori il libro di geografia con stizza, dopo aver constatato che
l'ora stesse per iniziare, -E non ha mai fatto a botte con nessuno
per lei.- Fece una pausa, esaminandomi pensierosa, -Non credo l'abbia
mai fatto per nessuna in effetti. Tolto le sorelle.-
Stupida morsa dolorosa che
stava iniziando a stritolarmi il cuore, sempre nei momenti meno
opportuni doveva saltare fuori.
-Pff.- Chinai la testa sul
mio libro per svignarmela dal suo sguardo, -Quello si diverte a
provocare...sai quanti altri tipi avrà picchiato così,
per svagarsi, con la scusa di difendere tipe della quale non gli
importava neanche niente magari...-
La vidi di sfuggita
inclinare il capo contrariata, -Non credo. È vero che lui si
diverte a provocare, ma a che scopo mettersi a litigare con qualcuno
per niente? Se lo fa, è per qualcuno a cui tiene.-
Per
me.
-Possiamo...- Intervenni
immediatamente, non riuscendo più ad ignorare le fitte che
continuavano a scombussolarmi lo stomaco, -Cambiare argomento?-
Per mia fortuna il prof
entrò proprio in quel momento, impedendoci di continuare
quella scomoda conversazione.
Torturai il tappo della mia
biro per tutto il tempo, valutando i pro e i contro del fare la spia.
Avrei voluto dirglielo, avrei voluto farla pagare a quello stronzo
per tutto quanto...ma aveva ragione Mel, quello che faceva lui non
era affar mio, io non ero la sua ragazza, né una sua amica.
Perciò, a malincuore, stetti zitta fino alla fine dell'ora.
Quando il prof smise di
ciarlare a vanvera, mi alzai di scatto, senza nemmeno aspettare che
uscisse dalla classe.
-Il nome Eli ti dice
qualcosa?- Ero piombata sul banco di Teo come un falco addosso ad un
povero, indifeso e patetico viscido lombrico.
Lui, dopo essersi ripreso
dallo spavento, ci rifletté su per una breve frazione di
tempo.
-Dovrebbe?- Chiese infine,
guardandomi di sbieco come temendo di aver detto qualcosa di
sbagliato che avrebbe potuto scatenare un mio improvviso attacco
d'ira.
-Sì.- Mi faceva
troppa tenerezza, non riuscivo ad arrabbiarmi troppo e a strillare
contro di lui, -Andava alle medie con te.- Forse, non ne ero del
tutto certa.
-Oh!- Si illuminò
annuendo, -Sì, Elisabetta.-
-E...?- Lo sollecitai
agitando le mani per spingerlo a continuare.
-Cosa?- Sbatté le
palpebre confuso. Con Teo ci voleva molta pazienza, ormai l'avevo
capito.
-Che sai dirmi su di lei?-
Mi sedetti sul bordo del banco, dando un lieve colpo ai suoi libri
con la mano per spostarli.
-Perché?-
Calma Alice, calma.
-Tu parla e basta.- Dopo un
po' anche la pazienza andava a farsi benedire.
-Bassa, bionda, carina,
simpatica...che vuoi sapere?- Mi guardò di traverso.
-Che rapporto avevate tu e
Lore con lei?- Forse era stata troppo schietta come domanda, senza
contare che bastò nominare Lore per far capire tutto a Teo.
-Perché tiri in ballo
anche a me se è di lui che ti interessa sapere?-
Ottima domanda. Dimenticavo
che Teo sapeva essere anche intelligente oltre che dolce e
cuccioloso.
-Lui le andava dietro in
terza media...-
Quella rivelazione arrivò
proprio nel momento in cui mi stavo sistemando meglio sul banco: misi
male la gamba destra che scivolò e cadde giù facendomi
fare per la seconda volta in quella giornata una bella figura di
merda, -Che cosa?!- Voce stridula: mode on.
-E lei si è messa con
me.-
Oh-oh. Troppe rivelazioni
tutte in una volta. Mi accomodai bene sul banco, onde evitare altre
mezze cadute.
-Per questo non siete più
amici?- Fu spontaneo chiedere.
Un lampo di stupore
attraversò i suoi occhi, che ripresero subito la loro abituale
luce intenerita.
-Anche.-
Riflettei seria sulla sua
risposta, prima di farmi coraggio e chiedere: -Che...altro è
successo?-
-Perché non lo chiedi
a lui?- Non c'era nessuna accusa nella sua voce, solo dolcezza.
Sbuffai, portando una ciocca
di capelli dietro l'orecchio, -Non credo abbia molta voglia di
parlarmene.- Con che faccia avrei potuto chiederglielo poi?
-La mia versione sarà
diversa dalla sua...- Mi avvisò, facendomi già intuire
che fosse comunque disposto a raccontarmela.
-Saprò accettarla e
analizzarla con la dovuta attenzione.-
Lui diede una rapida
occhiata alla porta, dove proprio in quel momento stava entrando la
prof di matematica, -Dopo.- Disse svelto.
Annuii e scesi dal banco per
tornare al mio posto, ansiosa di poter continuare quel discorso più
tardi.
Mandai un messaggio alle mie
amiche dal cellulare nascosto nell'astuccio, tralasciando
praticamente tutti i dettagli di quello che era successo il giorno
prima e dicendo solo che era andato tutto bene. Capirono che non mi
andava di parlarne, così mi risposero semplicemente che se
avevo voglia di parlarne loro c'erano. Come sempre.
Durante quell'ora, la più
noiosa e lenta del secolo, il mio cervellino si era spremuto come un
limone nel tentativo di trovare almeno un motivo che avrebbe potuto
essere la causa di quell'astio: che cosa aveva fatto litigare Teo e
Lore, oltre a quella ragazza?
-Non c'è un vero
motivo,- Mi aveva risposto Teo, passeggiando con me per il corridoio
nell'intervallo, -Sono tanti motivi messi insieme, credo...dovresti
chiedere a lui.-
Già non ci stavo
capendo niente. Affondai le mani nelle tasche della mia felpa e mi
voltai curiosa verso di lui per analizzare bene le sue espressioni,
-In che senso?-
-Dalla prima superiore le
cose sono cambiate...eravamo come fratelli alle medie, ma immagino
che questo te l'abbia già detto Mel.- Di nuovo non c'era
traccia di accusa, ma tutta quella dolcezza stava seriamente
rischiando di farmi diventare diabetica.
-Ha iniziato ad ignorarmi,
senza un motivo dal mio punto di vista...ha fatto amicizia con Andrea
ed è...passato al “Lato Oscuro della Forza”-
Ironizzò, citando una tipica frase del film Star Wars; io,
Angie, Ila e Dany lo avevamo visto qualche anno prima al cinema solo
per bearci della vista di quel figo di Anakin Skywalker.
-Continua.- Lo spronai
apparentemente tranquilla, mentre cercavo di contenere la mia voglia
di prenderlo per le spalle e di scuoterlo, gridandogli contro un
“Muoviti e continua!” completamente diverso. Parlava con
troppa calma e troppo lentamente, le persone così mi
irritavano, specie quando ero avida di informazioni.
-Feste, fumo, alcol, sesso e
rock 'n roll,- Scherzò di nuovo, -Io ero troppo...bambino
e..sfigato secondo loro.-
-Cioè lui ha smesso
di essere tuo amico così, da un giorno all'altro?- Domanda da
un milione di dollari: perché? Non aveva senso...
-Già.- Per un attimo
mi sembrò di sentire una lieve incrinazione nella sua voce,
un'incrinazione che servì a far fuoriuscire gran parte della
sua dolcezza nauseante.
-Non gli hai chiesto
perché?- La sua espressione mi fece da subito intuire che,
ovviamente, quella era stata la prima cosa che aveva fatto.
-Non mi ha dato nessuna
spiegazione. Diceva che si era stancato di essere amico di uno
sfigato, mi ignorava o sbeffeggiava con Andrea...ed ha ricominciato a
chiamarmi per cognome, come se non fossimo mai stati amici.-
Non riuscivo a credere che
Lore potesse essere stato così stronzo persino con un suo
amico...con Lele e Andrea mi sembrava molto affiatato, erano così
amici.
-Magari c'entra
quell'Elisabetta...- Azzardai timidamente, trattenendo poi l'impulso
di mangiarmi le mani non appena ricordai che quella tipa in quel
preciso istante stava con Lore.
-Ci ho pensato, ma è
passato troppo tempo da quando mi sono messo con lei a quando ha
iniziato ad ignorarmi...poi mi aveva detto che a lui non interessava
la cosa.- Alzò le spalle, sospirando poi in un modo che me lo
fece apparire ancora più tenero.
Era davvero strano pensare a
quella tipa insieme ad un bravo ragazzo come Teo.
Mi sarebbe piaciuto chiedere
a Lore spiegazioni, mi sarebbe piaciuto chiedergli perché si
era comportato così...qualcosa mi diceva che non si era alzato
così, una mattina a caso e aveva deciso di troncare la sua
amicizia con Teo. Era strano e lunatico, ma non fino a quel punto.
-Non credo mi faccia molto
onore questa cosa, ma...- Teo arrestò la sua camminata,
osservandomi con tormento, indeciso se proseguire o meno la frase, -A
questo punto posso pure dirtelo, tanto con te di possibilità
non ne ho.- Ridacchiò rassegnato, facendomi tuttavia arrossire
colpevole, -La prima volta che ti ho parlato, l'ho fatto solo per
vendetta.-
Restai a bocca aperta,
mentre il mio cervello pian piano metteva a posto tutti i pezzi...
Vuoi
vedere che...!
-Ti ho vista litigare con
lui, vi ho visti punzecchiarvi...volevo vendicarmi, portandogli via
pure te.-
Teo
voleva vendicarsi?!
Il ragazzo più buono ed ingenuo del mondo aveva architettato
una vendetta del genere?
Nonostante la sua
rivelazione, pensare a Teo come ad un ragazzo ruba-ragazze degli
altri mi fece ridere.
-Che c'è?- Se poi
faceva quell'espressione offesa non faceva che peggiorare la
situazione! Non avrei più smesso di quel passo!
-Scusa...- Mi sforzai di
restare seria, se non altro per farlo andare avanti a parlare.
-Non sei arrabbiata?-
Domandò speranzoso.
Effettivamente avrei dovuto,
ma proprio non ci riuscivo...
-No.- Se Teo mi fosse
piaciuto seriamente, se mi fossi innamorata di lui, probabilmente mi
sarei sentita presa in giro...ma dato che per me era solo un buon
amico, sempre gentile e disponibile con me...no, stranamente non ero
arrabbiata.
-Meno male...- Sorrise al
soffitto sollevato, riprendendo a camminare, -Sono stato stronzo lo
so...quando hai iniziato a piacermi sul serio, mi sono veramente
sentito in colpa...-
Oh. Quindi il suo interesse
successivo nei miei confronti era reale. Ed io che speravo di
evitargli inutili sofferenze...
-Confesso che è stata
una delusione sapere che Lore ti piacesse così tanto.-
Fu il mio turno di bloccarmi
di colpo e non solo per il suono spaccatimpani della campanella.
-Piaceva.- Specificai con
voce spenta, -Ora sto con un altro.- Non l'avrei data a bere a
nessuno, ma Teo non avrebbe avuto motivo di non credermi.
Mi avrebbe guardato
sorpreso, mi avrebbe chiesto com'era possibile e...rideva? Stava
ridendo? Di me?
-Non dire scemenze Ali,
dai!-
Io? Scemenze?
-Vi
piacete da morire, entrambi.-
Quante fitte ancora avrebbe
potuto sopportare il mio stomaco, quanti colpi al cuore ci sarebbero
stati ancora?
-Non...è vero.-
Perché nessuno capiva? Perché anche Teo, come Mel,
insinuava cose non assolutamente vere?
-Ali...lo
conosco bene, sarà cambiato, ma non fino a questo punto. È
troppo orgoglioso per ammettere di essere innamorato di te, ma lo è.
Si vede da come ti guarda e da come muore dalla voglia di spaccare la
faccia a qualsiasi ragazzo osi
anche
solo guardarti.-
Basta.
-Devo andare in classe.- Lo
liquidai subito, svignandomela prima che il mio cuore potesse
illudersi. Lo aveva fatto troppe volte ed era uscito a brandelli, si
riuscivano ancora a scorgere i pezzettini di scotch che lo tenevano
insieme a malapena.
Sto
con Matteo...
Accelerai ulteriormente,
notando che il corridoio ormai fosse quasi deserto.
Maledizione, sarei arrivata
in ritardo in classe!
-L'ha davvero fatto? Che
figata!-
Mi bloccai ad un passo dallo
svoltare nel corridoio che portava all'aula non appena sentii la voce
di Andrea Vergata.
-No che non lo è!
Quello è scemo!- Lele sembrava incredulo e a dir poco
arrabbiato.
-Dopo quello che ha fatto
alla sorella era il minimo che potesse fare!- Commentò
Vergata.
Sorella? Sorella di chi?!
Glenda?
-Gli va bene che non finisce
nei casini con denunce e cazzate varie, visto e considerato che quel
bastardo di denunce non ne può proprio fare dopo quello che ha
fatto a Glenda.-
Avevo capito bene, parlavano
di Lore...ma che aveva fatto? Le parole di Lele mi fecero già
presagire il peggio.
Il pensiero di non essere
riuscita a fare molto per impedirgli di prendersela con Domenico mi
mise addosso un'angoscia incontrollabile.
Li sbirciai mentre
rientravano in classe, combattuta tra la voglia di chiedere cos'era
successo e quella di farmi, com'era giusto, i fatti miei.
Una cosa era certa:
resistere ad altre quattro ore di lezione senza sapere niente sarebbe
stata una vera e propria tortura.
(*)
Citazione presa da Shrek
(**)
So che in ogni parte d'Italia si usa un modo diverso per dire
“saltare la scuola”, a Milano si dice bigiare. O almeno,
io ho sempre detto così xD
*Note
dell'autrice*
EDIT: Grazie a Sam per l'immagine che vedete in cima!
Ormai
credo si sia capito che non sono proprio capace di essere svelta a
scrivere; metterci tre settimane per scrivere un capitolo del genere
è un tantino anormale...
Per
scusarmi del ritardo posterò fra circa tre giorni una
sorpresina, un missing moment Pov Lore, riguardante il capodanno che
ha passato senza Alice...spero così di farmi perdonare almeno
un pochino :)
Per
quanto riguarda questo capitolo, sono sempre più convinta del
fatto che faccia schifo, anche più degli altri...avrei voluto
spiegare in modo diverso la fine dell'amicizia fra Lore e Teo.
Ovviamente ci sarà anche la versione di Lore, molto più
dettagliata e logica di quella di Teo. Forse Lore ha sbagliato a
troncare l'amicizia così su due piedi senza dire nulla, ma ha
avuto i suoi motivi.
La
strategia di Mel per evitare il massacro con Dome ha avuto successo
solo momentaneamente alla fine, Lore ha corso come un disperato solo
per accertarsi che Alice stesse bene...oltretutto ha anche fatto una
figuraccia con la storia della “ginnastica”, poveretto!
xD
L'accusa
di lei sul fatto che lui volesse violentarla era davvero molto
pesante, Lore ci è rimasto male per le sue parole, soprattutto
per il fatto che lei abbia anche solo potuto pensare ad una cosa del
genere...
Spero
di essere riuscita a far capire la confusione di Alice, è
troppo contorta, persino per me...molte di voi mi han detto che sono
più brava con i pov di Lore e la cosa mi lusinga moltissimo x
Matt
e Ali si incontreranno di nuovo nel prossimo capitolo e non sarà
un incontro piacevole per nessuno...
Non
ho molto altro da dire, spero solo di non avervi deluse con questo
capitolo...
Vi
chiedo scusa in anticipo per la mancanza di alcune risposte alle
recensioni, le aggiungerò man mano...:(
Un
bacione grandissimo, grazie infinite per tutti i vostri meravigliosi
commenti!
La
vostra Bec
*Risposte
recensioni*
micia247:
Non
ti preoccupare assolutamente per gli scorsi capitoli, purtroppo a
causa dei miei impegni nemmeno io riesco a recensire le storie che
seguo >.< sono comunque felicissima che tu abbia deciso di
lasciarmi un commento, grazie! :D
Sapere
che la rissa fra Matt e Lore ti sia piaciuta è un grandissimo
sollievo guarda...non sono per niente brava a descrivere scene del
genere, mi piacciono molto di più quelle tra Ali e Lore xD
Alice
è molto bambina sì, e ancora legata all'ideale del
ragazzo perfetto, del principe azzurro...e alla fine è
riuscita ad innamorarsi proprio dell'opposto, come purtroppo succede
spesso anche nella vita reale...
Lore
genera reazioni contrastanti intorno a sé; a volte sarebbe da
prenderlo proprio a calci, altre volte i suoi pensieri fanno capire
quanto in realtà lui ci tenga davvero ad Alice, nonostante con
le parole dimostri altro...credo sia molto più complesso come
personaggio di quanto io stessa immagini...xD
Uno
dei suoi missing moments lo posterò fra qualche giorno, spero
davvero che possa aiutare a comprenderlo un po' meglio ;)
Mi
è piaciuta molto la tua analisi sulla famiglia di Lore, hai
proprio ragione su tutto; il padre di Lore se la prende
principalmente con Glenda e sua madre, proprio perché sono le
più “deboli” della famiglia. Non si azzarderebbe
mai a stuzzicare Lore o Rossella, non gli converrebbe! Ovviamente
spiegherò meglio anche questo più avanti :)
Matteo
comprometterà la relazione fra 'sti due cretini ancora per
poco, c'è poco da fare se Ali continua ad essere innamorata di
Lore ;)
Spero
che questo capitolo non ti abbia delusa! Grazie infinite per la
recensione, sei stata gentilissima! Un bacione grande! Bec
Brin:
Le
tue parole finiscono sempre per farmi sorridere in modo inquietante
davanti al pc*_* Sei un vero tesoro, grazie!
Non
avrei mai pensato di poter creare qualcosa che potesse catturare
qualcuno, così come non avrei mai pensato che questa storiella
adolescenziale potesse avere tutto questo successo >.<
Alice
cerca di far funzionare la tecnica più antica ed inutile del
mondo, ovvero quella del “chiodo scaccia chiodo”.
Purtroppo per lei però non può cancellare quello che
prova per Lore rimpiazzandolo, il suo tentativo disperato di farlo è
molto infantile.
Lei
crede che lui non sia innamorato di lei per via del modo in cui la
tratta e lui...beh, ora che ha visto lei con Matt è sempre più
confuso e non sa che pensare. Che razza di personaggi contorti che ho
creato u.u
Effettivamente
se Ali gli fosse corsa dietro per fermarlo ed impedirgli di picchiare
Domenico non sarebbe cambiato nulla, lui avrebbe continuato spedito
con il suo intento.
L'unica
cosa fattibile era quella escogitata da Mel; far pensare a Lore che
Ali fosse in pericolo, solo così avrebbe potuto lasciar
perdere momentaneamente la “faccenda Domenico”, anche se
poi, da quello che ha capito Ali, la cosa non si è comunque
evitata...
Matteo
continua ad essere preso in giro, ma ormai l'ha capito...nel prossimo
ci sarà un confronto tra i due, Alice non potrà
tergiversare ed ignorarlo in eterno...
Sono
felicissima che questa storia ti stia piacendo così tanto,
spero con questo capitolo di non aver rovinato tutto >.<
Un
bacione grandissimo cara, grazie infinite per la meravigliosa
recensione, Bec
ChibiRoby:
Alice
ha fatto proprio una stupidata sì...sta prendendo solo in giro
Matt e pure lui se n'è accorto adesso! Nel prossimo ci sarà
un confronto fra i due...
La
madre di Ali è un genio e tifa sì per Lore! Anche
perché Matt ha fatto soffrire molto la figlia, mentre Lore,
per quanto ne sa lei, no.
La
cena non so se ci sarà, non ho ancora deciso a dire il vero xD
Sia
Lore che Matt le hanno proprio cercate le botte, si sono provocati
l'un l'altro pesantemente...però entrambi tengono ad Alice :)
Lore
è innamorato perso di Ali, lo si capisce da ogni suo gesto,
solo Alice non ci arriva...u.u
Il
motivo per cui Rossella non ha detto niente a Lore lo svelerò
presto, ma quello che hai detto tu è in parte esatto ;)
Spero
di non averti annoiata o delusa con questo capitolo, ogni tanto
riesco a dare proprio il peggio di me quando scrivo >.<
Un
bacione immenso! Grazie infinite per la recensione :) Bec
gintama_:
Eh
sì, Lore è molto stronzo...però ad Alice ci
tiene davvero ;)
Domenico
invece alla povera Glenda non ci tiene per niente, mentre Alice è
proprio masochista sì xD
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie per la
recensione!
Bec
roxb:
Ti
ringrazio per la premessa, mi sarei già preoccupata leggendo
quello che hai scritto dopo altrimenti xD
Lore
si è comportato proprio da stronzo già, però,
anche se questo non lo giustifica, ad Ali ci tiene molto...non so
ancora se lo farò, ma è probabile che aggiunga alcuni
pezzi nel missing moment che posterò che farà intuire
il perché si è comportato così.
È
molto confuso comunque: vedere Matt con Alice lo ha fatto un po'
uscire di testa e non sa più cosa pensare, stessa cosa per
lei...che razza di personaggi contorti che ho creato eh? XD
Lore
si farà perdonare fra non molto, mancheranno ancora quattro
capitoli più o meno alla fine...
Per
quanto riguarda Matt, Ali chiarirà con lui nel prossimo
capitolo, ci sarà un incontro molto ravvicinato purtroppo per
Lore...
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto :) Un bacione grande,
grazie infinite per la recensione!
Bec
_Maddy_:
Rossella
non ha detto niente per un motivo ben preciso...lo metterò
nella storia originale magari, per non farvi aspettare i missing
moments di Lore :)
Ali
ha passato il capodanno con la famiglia fino ai diciassette anni,
fortunatamente a me questa cosa è stata imposta solo fino ai
sedici xD Per quanto riguarda Lore...quello si saprà nel
missing moment, ma devo subito scoraggiarti dicendo che lui non si è
comportato benissimo senza di lei, nonostante Ali fosse costantemente
nei suoi pensieri...
Lore
qualcosa di romantico lo farà per farsi perdonare, ma solo più
avanti ;) E non sarà patetico e sdolcinato come Matteo!
L'avevo
vagamente intuito che lui non ti piacesse, sai? XD Ali è
tornata con lui per cercare di dimenticare Lore, prendersi una pausa
per riflettere non le sarebbe servita a molto purtroppo...nel
prossimo cap ci sarà un chiarimento fra lei ed il “povero”
Matt, si vedrà come andranno le cose.. :)
Lele
è un tesoro, io lo adoro, credo che al momento sia addirittura
il mio personaggio preferito! XD Non potrebbe mettersi con lui per
far ingelosire o per dimenticare Lore, anche perché Lele è
un amico fedele e poi...pensavo di farlo mettere con qualcun'altra ;)
Lore
alla fine ha risolto a modo suo la “faccenda Domenico”, o
almeno Ali ha capito questo dal discorso fra Lele e Andrea...si vedrà
cos'ha fatto nel prossimo capitolo :)
Un
bacione grandissimo! Grazie infinite per la recensione, Bec
Eky_87:
Anche
io avrei strozzato Alice guarda! È molto infantile, crede di
poter dimenticare Lore attaccandosi di nuovo a Matt, ma non capisce
che non è così che funziona, è troppo ingenua
ù.ù
Lore
è confuso, non capisce che cosa passa per la testa ad Ali e
come l'ha vista con Matt è proprio andato fuori di testa dalla
gelosia...
A
casa di Ali ci è andato e l'ha anche sbattuta al muro, ma non
è servito a molto, visto che lei, per paura di soffrire di
nuovo, l'ha respinto e cacciato via...
Il
chiarimento fra Ali e Matt ci sarà nel prossimo capitolo, si
vedrà come andranno a finire le cose da quel punto di vista ;)
Glenda
è molto molto fragile...ha sempre sofferto per la mancanza
d'affetto da parte del padre e nonostante tutto gli vuole molto bene.
Ha sempre giustificato le sue botte, le ha considerate quasi come una
forma d'affetto, l'unico contatto fisico che ha avuto con il padre
freddo e scostante...la stessa cosa ha fatto con Domenico...
Alla
fine Lore si è vendicato su Dome, o almeno questo ha capito
Ali dal discorso fra Andrea e Lele, non si sa ancora cosa gli abbia
fatto però...
Beh,
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia delusa
:)
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti, sei sempre gentilissima!
Un
bacione grande! Bec
_deny_:
Ciao
carissima! Si sente tantissimo la tua mancanza sul forum :(, spero
che tu riesca a risolvere presto i problemi di connessione :)
I
particolari della rissa avrebbero fatto senso pure a me, per questo
non mi sono messa a descriverla troppo nei dettagli xD
Spero
che questo capitolo non ti abbia deluso, credo di peggiorare di
capitolo in capitolo purtroppo >.<
Un
bacione grande carissima! Grazie infinite per la recensione :)
Bec
4lb1c0cc4:
Grazie
mille per i complimenti, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto :)
Eh
sì, ormai l'hanno capito praticamente tutti che c'è
feeling fra quei due, gli unici che non ci arrivano sono loro ù.ù
Domenico
si è rivelato una persona completamente diversa da quella che
si pensava che fosse e Lore alla fine gliel'ha fatta pagare a modo
suo, o almeno questo ha capito Alice dal discorso fra Lele e Andrea
;)
Il
chiarimento fra Ali e Matt ci sarà nel prossimo capitolo e non
sarà un incontro piacevole per nessuno dei due...
Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto, un bacione grande!
Bec
lampra:
Alice
sta facendo il possibile per cercare di dimenticarsi di
Lore...purtroppo mettersi con Matt non è servito a molto ;)
Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione grande, grazie
infinite per la recensione! Bec
robertaro:
Se
devo essere sincera anche io sono molto di parte e tifo per Lore xD
Non credo ci sia proprio paragone fra lui e Matt.
Ali
cercherà di cedere a Matt per dimenticare Lore, ma...beh si
vedrà nel prossimo come andranno le cose al momento del
“chiarimento” :P
In
genere quando inizio a scrivere ho già tutta in mente la trama
e quello che deve succedere, poi, aggiungo man mano altre scene che
mi vengono in mente.
L'unica
storia che ho iniziato a scrivere senza avere una trama precisa in
testa è Time is running out...da quella non so ancora cosa ne
verrà fuori :P
Un
bacione grande, grazie infinite per la recensione! Bec
ElisabethXD:
Sai
che adoro alla follia le tue recensioni? Non riesco a fare meno di
divorarle letteralmente rapita ogni volta, sono così profonde
ed intelligenti, molto di più di quello che scrivo io! >.<
Non
sai quanto mi hanno fatto piacere le tue parole riguardo la
realisticità di questa storia. Molte volte mi capita di
pensare al fatto che molte cose da me descritte, scene o reazioni dei
personaggi, possano sembrare finte e costruite. Sono contenta che a
te non sia sembrato così :)
Hai
delineato alla perfezione Lore e Alice, i loro pensieri, le loro
paure, il perché delle loro azioni...Molte volte riesco a
rivedermi in tutto questo e sapere che anche altre persone ci
riescano è una grande soddisfazione! Altre volte, invece,
strozzerei i miei personaggi con le mie mani, ma ormai è come
se loro fossero persone vere ed io, anche volendo, non credo
riuscirei mai a stravolgere il loro carattere, è come se si
muovessero da soli all'interno della storia :P
Probabilmente
questo dev'essere un altro dei miei discorsi senza senso, quindi
chiudo qui che è meglio xD
Sono
stata contentissima di leggere il tuo commento anche a questo
capitolo e già che ci sono ti ringrazio per entrambe le
MAGNIFICHE recensioni*_*
Un
bacione grande, al prossimo capitolo! Bec
___Ivy___:
Mi
dispiace di aver fatto aspettare così tanto per questo
capitolo...la scuola purtroppo occupa gran parte della giornata, più
il pomeriggio per lo studio...ç__ç
Lore
è proprio come hai capito tu sì xD Ma stronzo...anche
se ad Alice ci tiene e tanto ;)
Sia
lui che Matt si sono meritati quei colpi però...anche se
quello che si merita di più di essere preso a calci è
Domenico ù.ù
Hai
proprio ragione purtroppo...ci sono più ragazzi come Lore che,
ad esempio, ragazzi come Teo o Lele.
Colgo
l'occasione per ringraziarti sia della scorsa recensione che di
questa, mi han fatto tantissimo piacere, grazie! :)
Un
bacione grande! Al prossimo capitolo, Bec
rodney:
Ti
assicuro che anche io quando si tratta di Lore divento moolto
incoerente! Passo dal volerlo prendere a schiaffi al volerlo riempire
di coccole e altro xD
Il
suo “non ancora” era provocatorio, in un certo senso
voleva ferire entrambi, dando a lei della puttana traditrice e a lui
del possibile cornuto. Purtroppo per lui però, Ali non
tradirebbe Matt, non finché ci sta insieme. E a questo c'è
pur sempre un rimedio che arriverà nel prossimo capitolo :P
Le
madri riusciranno sempre a capire che c'è qualcosa che non va
mi sa...anche un sopracciglio alzato di appena di due millimetri
rispetto al normale è una prova per loro!
Non
mi hai fatto assolutamente addormentare, le tue recensioni mi
piacciono molto e mi fanno tantissimo piacere! :D
Scrivo
perché mi piace farlo, ma la felicità e le
soddisfazioni più grandi vengono dai vostri commenti, sono
felicissima di riuscire a farti emozionare con le mie storie*-*
Ribadisco
che il grazie è per voi, non per me ;P
Un
bacione grande! Grazie infinite sia per la scorsa che per questa
recensione! Al prossimo capitolo, Bec
vampistrella:
Glenda,
come dice Lore, è troppo buona...e pur di non perdere il suo
ragazzo che nonostante tutto ama, è rimasta zitta e ha tenuto
tutto nascosto...
Lore
dal punto di vista fraterno è uguale a mio fratello, anche lui
è molto impulsivo e protettivo...Lui è cresciuto con
Glenda e Rossella, visto che hanno più o meno la stessa età,
e si sono sempre fatti forza l'un l'altro, hanno sempre cercato di
far forza alla madre per via di quello che è successo con il
padre...questo li ha uniti moltissimo. Si ritrova quasi ad essere lui
il capofamiglia, guai chi tocca le sue sorelle o sua madre.
Mi
fa piacere che la rissa ti sia piaciuta! Non sai che fatica
descriverla, non sono per niente brava a scrivere certe scene xD
Ali
sta prendendo in giro Matt sì...ma non per molto, nel prossimo
capitolo ci sarà un chiarimento ;)
Un
bacione grandissimo Sharon, grazie infinite sia per la scorsa che per
questa recensione! :D
Bec
liven:
Ciao
Liv! Posso tranquillamente dire che le tue recensioni mi mettono
sempre più in difficoltà, perché rispondere con
un banale grazie non renderebbe giustizia alle tue meravigliose
parole*-*
Sono
contentissima che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spesso
temo di rovinare tutto postando qualche capitolo noioso o scritto
male...
La
teoria del “vendetta sempre” l'ho adottata anche io e
devo dire che è molto meglio di quella del chiodo! E più
efficace oltretutto!
Mi
fa piacere che Lore ti piaccia! Eh sì, ho proprio feeling con
i ragazzi complessati e schizofrenici! xD
In
questo capitolo si capisce ulteriormente dal suo pov quanto sia
legato a lei...il fatto che, arrabbiato com'era per via di Domenico,
abbia lasciato perdere tutti i suoi propositi per correre da lei
credo sia già una prova da sé ;)
Matteo
è esattamente come lo hai descritto tu! Sembrerebbe il ragazzo
maturo della situazione, il “principe azzurro” che Ali
vorrebbe, ma credo che sia ancora più bambino di Lore che se
non altro non usa mezzucci come il “principessa” o le
rose per ingraziarsela.
Mi
sto lasciando seriamente tentare dalla tua proposta sai? In effetti
ne meriterebbe molte altre di scazzottate! XD
Glenda
è molto fragile...è sempre stata molto legata al padre
e l'unico contatto fisico che ha avuto con lui sono state solo le
botte, mai carezze o abbracci. Quindi diciamo che è cresciuta
giustificando il padre ed ha imparato a farlo pure con il suo
ragazzo, quasi considerando le botte come dimostrazioni d'affetto. Mi
si è stretto il cuore nel parlare di questo nello scorso
capitolo e mi si stringerà ancora di più quando sarà
Glenda a spiegarlo...:(
Rossella
è completamente diversa dalla sorella invece. È più
cinica sì, meno romantica e meno affettuosa, ha reagito in
modo diverso alla cattiveria del padre, lei non lo giustifica, lei,
come Lore, si ritrova quasi ad odiarlo. Si è un po' chiusa in
se stessa, ha imparato a difendersi e ad essere stronza quando serve.
Da questo punto di vista è molto simile a suo fratello.
Anche
io parlo di loro come se fossero persone reali, visto? xD Con Lore
sono moolto contorta, sì! Nei prossimi capitoli però si
farà perdonare vedrai ;)
Mi
dispiace di aver fatto aspettare così tanto per questo
capitolo >.< Spero comunque che ne sia valsa la pena e che ti
sia piaciuto!
Un
bacione grandissimo! Grazie infinite per la tua splendida recensione
:)
Bec
Mirya:
Quando
ho visto il tuo nick quasi mi è venuto un colpo! Ero già
pronta a tutte le critiche possibili, perché non avrei mai
pensato che la mia storia, così banale e scontata, potesse
piacerti! >.< Oltretutto credo di aver fatto anche parecchi
errori di grammatica...
Sappi
che per me essere seguita da te è un vero onore e non ti
preoccupare assolutamente se non riesci a recensire, sei già
stata gentilissima a lasciare un commento al capitolo scorso! Credo
poi che la tua recensione mi lascerà un sorrisone da ebete
stampato in faccia per un bel pezzo! :D
Alice
avrebbe dovuto prenderlo a sberle Lore per quell'uscita da stronzo,
sì...ma sta cercando, anche se non ci riesce granché,
di mostrarsi indifferente, di fingere che di lui non le importi
nulla.
Lorenzo
è quello che sbaglia di più e che andrebbe preso
proprio a calci, non posso che darti ragione! Sono entrambi dei
bambini e sono confusi; lei non capisce il comportamento di lui e
lui...è idiota e non riesce a capire lei, il fatto che l'abbia
vista con Matteo non lo aiuta a farlo...dovrebbero appunto parlarsi
apertamente, possibilmente senza uscite cretine e fuori luogo di
lui...
Oddio,
la prova più difficile di tutte allora sarà riuscire a
far perdonare Lore! Sarà difficile mi sa, ma ho un incentivo
in più per cercare di farlo al meglio! :)
Certe
volte l'aggressività è d'obbligo guarda ;) Ad Alice ne
servirebbe un bel po'!
Ti
ringrazio ancora infinitamente per la recensione, spero di non aver
rovinato la tua bella opinione con questo capitolo!
Un
bacio!
Bec
C4rm3l1nd4:
Hai
proprio ragione, purtroppo capita che persone allegre come Glenda
possano nascondere in realtà molto dolore :(
Mi
è piaciuto molto il tuo paragone con il cucciolo di cane,
Glenda è proprio così, rimane fedele ed innamorata di
Domenico nonostante tutto...
Se
Matteo non ti piace sarai contenta di sapere che nel prossimo
capitolo ci sarà un chiarimento fra lui e Alice...un
chiarimento che non sarà positivo per nessuno :P
Lore
ormai è innamorato perso di lei, ma continua a non capirlo,
continua a comportarsi da idiota...tipico della maggior parte dei
ragazzi u.u
Alice
ha sbagliato a mettersi con Matt, ma capirà ben presto che è
solo un'inutile perdita di tempo stare con lui...non è
mettendosi a forza con un ragazzo che ormai le è indifferente
che potrà dimenticarsi di Lore...
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie infinite per la
recensione!
Un
bacione grande, Bec
Brandy_Alexander:
Lore
e Matt ci hanno fatto il favore di prendersi a pugni a vicenda, se lo
meritavano proprio entrambi xD
Alice
sbaglia alla grande, non capisce che non è mettendosi a forza
insieme ad un ragazzo che non ama che riuscirà a dimenticarsi
di Lore...u.u
Se
non altro nel prossimo capitolo ci sarà un chiarimento molto
significativo con Matt ;)
Lei
si contiene pochissimo quando c'è Lore, hai ragione! In questo
è riuscita a respingerlo almeno!
Mentre
lui...beh, prima o poi la metterà da parte la sua
stronzaggine, o almeno si spera! XD
Glenda
è molto fragile...l'unico contatto fisico che ha avuto con il
padre sono state le botte, mai carezze o abbracci...questo ha
condizionato molto anche il rapporto con il suo ragazzo...Sono troppo
affezionata a lei come personaggio per lasciarla crogiolare troppo
nel dolore, si riprenderà più avanti ;)
Lore
è troppo impulsivo sì...era arrabbiato e ha sfogato
tutta la sua rabbia per quella situazione su di lei. Non sopportava
proprio l'idea che Domenico potesse far del male alla sorella e che
lei subisse passivamente.
Alla
fine il peggio si è evitato...solo inizialmente, perché
lei ha capito altro dal discorso fra Andre e Lele...
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione, grazie
infinite per la recensione! Bec
EleMasenCullen:
Non
sai quanto mi hanno fatto piacere le tue parole! Ti ringrazio
tantissimo per i complimenti, sono contenta che la mia storia ti stia
piacendo! :D
Glenda
descriveva Dome come il principe azzurro che invece non era
purtroppo...Ali e Mel sono riuscite ad evitare il massacro
all'inizio, ma alla fine qualcosa è comunque successo, anche
se Ali non ci ha capito molto dal discorso fra Andre e Lele...
Mi
fa piacere che la rissa tra Lore e Matt ti sia piaciuta! Non sono
molto brava a descrivere scene di lotta, quindi temevo potesse
sembrare finta o costruita..>.<
Ti
dirò, anche io tifo per Lore, anche se teoricamente dovrei
essere imparziale! XD Credo che Matt sia troppo sdolcinato e anche un
po' patetico, tutte quelle frasi costruite e dolci erano decisamente
da vomito -.- Però, a suo favore, posso solo dire che ad Ali
ci tiene davvero e che quindi non le farebbe mai del male :)
Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per la
recensione! Un bacione! Bec
sbrodolina:
Ormai
non faccio altro che ripetermi! Sei un vero Tesoro con la T maiuscola
Manu, grazie :)
Per
me è sempre una grandissima gioia sapere che questa storia
continui a piacerti! Ogni tanto mi vengono moolti dubbi -sono sempre
la solita paranoica sì xD- e credo di aver rovinato la storia
con questi ultimi capitoli...
Anche
a me sarebbe piaciuto scrivere di un mini Lore*_* Magari moolti anni
dopo l'epilogo, chissà...;)
Matteo
è dolce, gentile e rispettoso con Alice...sembrerebbe proprio
il classico principe azzurro, ma è così noioso! Secondo
me di lui ci si stuferebbe a lungo andare, mentre con Lore non ci si
annoia mai xD
Lui
sa di certo dove colpire, Matt al confronto era un povero agnellino
indifeso a parole xD Ci tiene ad Alice, è inutile che lo
neghi...e anche in questo capitolo quella corsa ne è la prova
;)
Glenda
è molto fragile e il rapporto che ha con il padre ha
condizionato anche la sua vita privata...
Lore
assomiglia molto a mio fratello maggiore; impulsivo e molto
prottettivo! Anche io adoro i ragazzi così, li trovo molto
dolci :)
Alla
fine la “faccenda Domenico” non si è risolta del
tutto, anche se Ali non ha capito molto bene cosa è successo
dopo...il discorso fra Andre e Lele non era molto chiaro...
Mi
lusinghi sempre con le tue parole carissima! Grazie davvero di cuore!
Un
bacione grandissimo! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Bec
Oo_Vanessa_oO:
Non
sai che sollievo leggere che ti è piaciuto lo scorso capitolo
;) Ogni volta credo sempre di fare un buco nell'acqua postando un
nuovo capitolo...ho sempre paura di deludere e di rovinare l'intera
storia >.<
Ti
ringrazio tantissimo per le tue parole! Per una noiosa paranoica come
me sono davvero una rassicurazione immensa! :D
Ali
ha fatto bene a far ingelosire Lore sì, così come ha
fatto bene a respingerlo in questo capitolo ;)
Mi
dispiace di averti fatto aspettare così tanto, sia per il
capitolo che per la risposta alla recensione, sono imperdonabile :(
Spero
davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione
grandissimo! Grazie infinite per la recensione!
Bec
Penny
Black: Ho
deciso di smetterla di scrivere che i miei capitoli fanno schifo, non
voglio ripetermi né annoiare nessuno...sappi però che è
sempre sottointeso! :P
Ali
non ha raccontato molto alle amiche, solo che si è rimessa con
Matt, ma loro non hanno indagato a fondo sulla cosa, sanno che lei
non ha voglia di parlarne.
Sono
state messe un po' da parte per il momento forse, ma più
avanti torneranno a farsi sentire con tutta la loro saggezza e i loro
consigli ;)
Matt
è proprio diabetico! Uno così lo sopporterei per due
giorni al massimo, poi darei di matto xD
Lore
non sarebbe stato il tipo da regalarle un mazzo di rose come hai
detto tu, nemmeno se fossero stati insieme ;) Anche se...mai dire mai
:P
Matteo
è troppo preso dall'essere schifosamente dolce e “originale”
per accorgersi del fatto che ad Alice quel posto non piacesse. È
una prova del fatto che lui non la conosce nemmeno così
bene...
Sono
contenta che la confusione di Alice sia stata compresa: spera,
ingenuamente, di riuscire ad accantonare i suoi sentimenti mettendosi
a forza con Matt...nonostante tutte le sue paranoie, non è
scema, ci arriverà anche lei che è tutto inutile...;)
La
madre parteggia per Lore proprio perché non sa tutto quello
che ha fatto, all'apparenza lui può anche sembrare un
innocente angioletto visto quanto sa essere ruffiano...xD
Non
so ancora se lo inviterà o no a dire il vero...molti pezzi
della storia li aggiungo al momento :) Però non vorrei nemmeno
dilungarmi troppo e annoiare con infiniti capitoli...
Matteo
non sopporta di non andare a genio alla madre di Ali, è
schifosamente morboso e antipatico anche in questo, è una di
quelle insopportabili persone che pretendono di piacere a tutti -.-
Mi
fa piacere di aver superato la “prova rissa”! Non sono
molto brava a descrivere queste scene :) Di Missing moments su Lore
ne scriverò in abbodanza, ho intenzione di accettare qualsiasi
vostra richiesta: se anche solo una ragazza mi chiede di scrivere un
pezzo dal suo punto di vista lo farò, per me sarebbe solo
divertente, mi piace scrivere i pov di Lore ;D
Lele
credo sia in assoluto il mio personaggio preferito guarda! Credo
proprio sia il mio tipo ideale: non è un santarellino, è
carino -non bellissimo come chissà quale Dio sceso in terra-,
gentile, intelligente, sa divertirsi, non è uno stronzo ed è
simpatico. E sopratutto non è sdolcinato e mieloso come
entrambi i Matteo xD
Matt
ha già intuito che quella di Ali fosse solo una bugia...e ne
avrà la conferma nella prossima puntata xD
Lore
alla fine ha fatto qualcosa a Domenico...bisogna solo aspettare per
scoprire cosa...xD
Nei
suoi pov spiegherò bene il perché non ha mai visto di
buon occhio Dome, più che altro era un po' una sensazione a
pelle...
Ti
ringrazio ancora qui per l'e-mail che mi hai mandato*_* mi ha
tranquillizzata tantissimo prima della pubblicazione, grazie
infinite*___*
Un
bacione grandissimo! Al prossimo capitolo! Bec :)
[Work
in progress: pian piano -alla velocità di una tartaruga fusa
con una lumaca- rispondo a tutte...scusatemi tantissimo, ho un sacco
da studiare in questi giorni...>.<]
Capitolo 22 *** Amore che va...amore che viene? ***
Capitolo
21: Amore che va...amore che viene?
Avevo passato le successive
quattro ore nel silenzio più totale. Mel aveva parlato di
nuovo della gita che avremmo dovuto fare a Marzo in Inghilterra e di
quel fantomatico e misterioso ragazzo che aveva conosciuto una sera e
con cui ormai messaggiava da settimane, mentre io avevo annuito per
tutto il tempo senza ascoltarla realmente, provocandomi un “leggero”
crampo al collo.
Avrei voluto chiedere a
Vergata e Lele, più a Lele a dire il vero, che cosa fosse
successo, ma mi ero trattenuta dignitosamente, cercando di non far
trapelare la mia curiosità e la mia ansia. Non avrei dato modo
a quei due di pensare che fossi innamorata del loro migliore amico,
assolutamente.
Arrivata a casa, mi sorpresi
di trovare mio padre alle prese con i fornelli in cucina.
-Ciao pà!- Gli
scoccai un bacio sulla guancia, -Come mai già a casa?-
-C'è sempre poco
lavoro ad inizio mese-, Mi spiegò di buon umore, mescolando
una strana brodaglia dal colore strano, -Oggi ce n'era pochissimo,
così sono tornato prima.-
La sua ditta era in crisi
già da qualche mese, il lavoro scarseggiava, così come
i dipendenti dopo i numerosi tagli al personale. Ovviamente lui non
aveva mai voluto parlarmene per non allarmarmi, era stata mia madre a
raccontarmi tutto dopo che l'avevo implorata di farlo.
-Capisco.- Mi limitai a
rispondere con una scrollata di spalle.
Aprii il frigo per frugarci
dentro in cerca di qualcosa di decente e commestibile da cucinare.
-Non mangi la mia minestra?-
Chiese speranzoso.
Oh Santo Cielo. Ecco cos'era
quell'intruglio verde. Una sottospecie di passata di verdure.
-Mmm...ok.- Non potevo dire
di no se faceva la faccia da cucciolo bastonato.
Si illuminò
entusiasta, -Non te ne pentirai, la passata del tuo papi è la
migliore al mondo.-
Avevo da obiettare sulla
prima parte della frase, ma nascosi tutto il mio disappunto con un
enorme sorrisone accondiscendente.
-Hai sentito cos'è
successo in Via Mazzini?-
Mi bloccò proprio
mentre cercavo di sfuggire dal consueto assaggio dal mestolo che
sarebbe arrivato di lì a poco, -No, cosa?-
Non badai più di
tanto al nome della via, che a me non era affatto sconosciuta.
-Roba da matti, una macchina
ha preso misteriosamente fuoco. Una signora ha detto di aver visto
dei ragazzi girarci attorno dalla finestra-, Scosse la testa
incredulo, -I giovani al giorno d'oggi sono sempre più privi
di controllo.-
Sorrisi alzando gli occhi al
cielo e aspettandomi già una frase del tipo “Meno male
che la mia bambina è matura e responsabile”.
-Non era mica lì che
abitava quel tipo...il tuo ex...- Borbottò rabbuiandosi sempre
di più al ricordo di Matteo.
Aggrottai la fronte; mia
madre non aveva ancora detto nulla a mio padre sul fatto che io e
Matt fossimo tornati insieme...
Solo in un secondo momento
il mio cervello realizzò appieno le parole di mio padre.
Via Mazzini. Matteo abitava
lì. Domenico abitava lì. Una macchina aveva preso
fuoco, dei ragazzi avevano dato fuoco ad una macchina!
-Oddio...- Mi uscì,
in tono soffocato.
-Scusa papà mi è
passata la fame...- Non sarei riuscita a mangiare quello schifo senza
vomitare, non dopo la nausea che mi era venuta nel fare quel fin
troppo semplice 2+2.
-Come?- Mi guardò con
il labbro tremulo e in fuori.
-Non mi sento bene...-
Incassai la testa nelle spalle mortificata, sporgendo a mia volta il
labbro per impietosirlo.
-E va bene, vai pure a
sdraiarti.- Acconsentì infine, senza offendersi più di
tanto.
Corsi in camera mia con il
cuore a mille. Lore doveva essere impazzito per forza, come gli era
venuto in mente di dare fuoco alla macchina -sempre che ne avesse
avuto una, ma a quel punto credevo proprio di sì- di
Domenico?!
Pazzo,
pazzo, pazzo e...dolce.
Ma
che diavolo dici Alice?!
Ero
contraria a qualsiasi forma di violenza io! Eppure...lui lo aveva
fatto per sua sorella...Non potevo mentire a me stessa, se un ragazzo
avesse fatto una cosa del genere...se lui
avesse
fatto una cosa del genere solo per me, probabilmente me ne sarei
innamorata ancora di più.
Che dolce pazzoide,
possibile che non avesse paura di una quasi sicura denuncia da parte
di Domenico? Non che lui avesse poi molto da denunciare dopo aver
picchiato più volte Glenda. Forse la frase di Vergata si
riferiva proprio a quello, forse Lore contava sul fatto che lui non
avrebbe parlato proprio per evitare che venisse fuori quello successo
con Glenda. Sarebbe finito nei casini lui stesso con la legge.
Il gesto di Lore era
chiaramente intimidatorio, una minaccia, una promessa, un “stai
lontano da mia sorella o a prendere fuoco sarai tu”.
Un meraviglioso stronzo,
ecco cosa era.
Quanto potevo essere
patetica io ad essermi così disperatamente innamorata di un
ragazzo che non mi avrebbe mai considerata più di un
giocattolino? Un ragazzo che per me non avrebbe mai fatto niente del
genere, che mi aveva umiliata e ferita più volte...
Mi sedetti sulla sedia della
scrivania sbuffando; quella Eli ed i suoi amici più grandi
dovevano avergli dato una mano, quella signora aveva detto di aver
visto più ragazzi dalla finestra.
Era...ancora con lei? Perché
ci era andato? Aveva già programmato di vendicarsi di Domenico
con lei ed i suoi amici?
Per ingannare il tempo e per
non pensarci, mi misi a fare i compiti di matematica, pastrocchiando
ogni due secondi i miei madornali risultati, completamente diversi da
quelli dati dal libro.
Mangiai un panino al volo,
senza farmi vedere da mio padre che altrimenti si sarebbe offeso e
avrebbe ritirato in ballo la brodaglia.
-Tesoro io sto uscendo, vado
a prendere tua madre al lavoro.-
Staccai gli occhi dal libro
solo per constatare che fossero già le cinque e mezza.
-Ok.- Mormorai in direzione
di mio padre, prima di riportare i miei occhi sull'ultima pagina di
quaderno. Spalancai la bocca non appena mi resi conto di quello che
avevo scritto sovrappensiero. Un nome. Più volte. Sempre lo
stesso, sempre quell'ossessione.
Decisamente non era
“Lorenzo” il risultato scritto sul libro. Per forza i
conti non tornavano.
Il
campanello suonò proprio in quel preciso istante, così,
facendo un respiro profondo, mi alzai ed andai ad aprire. Avevo
bisogno di staccare la spina, nemmeno impegolarmi in intricati ed
impossibili esercizi matematici mi aveva distratta dai miei pensieri.
Dal mio
unicopensiero,
fisso e costante.
Feci il madornale errore di
aprire senza guardare dallo spioncino, convinta com'ero che fosse mio
padre, magari accortosi all'ultimo di aver dimenticato qualcosa.
-Dobbiamo parlare.-
Ad interrompere il mio
boccheggiare senza ritegno fu proprio lui, Matt, che mi oltrepassò
senza farsi troppi riguardi.
-Di cosa?- Richiusi la
porta, sperando di sembrare almeno un minimo disinvolta.
Non bisognava mai fasciarsi
la testa prima di essersela rotta, magari voleva solo parlare di
quello che era successo alla macchina del fratello...anche se sapevo
bene che non poteva essere così.
-Lo sai di cosa.-
No, nessuna macchina.
-Perché ti sei
rimessa con me, Alice?-
Stavo per rispondere come da
copione che lo avevo fatto perché volevo dargli una seconda
possibilità, quando lui mi interruppe con un gesto brusco
della mano, -Perché ti sei rimessa con me, se non eri convinta
della cosa? Per prendermi in giro?-
Incassai quell'accusa,
sforzandomi di restare impassibile e non di sfoggiare la classica
faccetta da cucciola perplessa che non capiva...come sarebbe stato da
copione.
-No.-
Non volevo prenderlo in giro, non avevo mai voluto farlo. Volevo
solo...andare avanti, volevo solo dimenticarmi di Lore, volevo
solo...dargli la possibilità di riconquistarmi, per davvero.
-E
allora perché?!-
Implorò quasi disperato. Un uomo
disperato, innamorato, come un bravo marito tradito dalla moglie
senza un motivo e a cui chiedeva spiegazioni.
-Io...- Mi torturai il
labbro con i denti, indecisa sul da farsi. Continuare o no quella
specie di messinscena?
Alzai lo sguardo per
rispondere, per dirgli tutto, per cercare di spiegargli come mi
sentivo, ma lui non me ne diede modo. Mi baciò, con foga,
rabbia, desiderio, passione...La sua lingua si insinuò fra le
mie labbra con prepotenza, una prepotenza che non gli era mai
appartenuta.
-Io ti amo Alice.- Sussurrò
staccandosi dalla mia bocca e guardandomi insistentemente negli
occhi, -Sono il tuo ragazzo e voglio continuare ad esserlo, senza
prese in giro, senza giri di parole, senza segreti.-
Rabbrividii
a quella confessione così diretta. Non mi abituavo mai alla
schiettezza di certe persone, da quel punto di vista Matt non era poi
tanto diverso da...lui.
Poggiò una mano sul
mio fianco e mi spinse leggermente indietro, facendomi cadere seduta
sul divano nel momento in cui le mie ginocchia si scontrarono con il
bordo morbido di uno dei cuscini.
-Matt...?- La mia voce
tremava in modo anormale.
-Shh, voglio vedere una
cosa.- Mi zittì con un altro bacio, sdraiandosi sopra di me -i
gomiti poggiati ai lati del mio corpo- e obbligandomi a fare lo
stesso.
Non sapevo che fare, non
sapevo che dire, ero nel panico più totale. Non volevo ferirlo
respingendolo, ma non volevo nemmeno che mi baciasse, che mi
toccasse, che...provasse a fare altro.
Non era davvero normale
quella reazione; Matt era il mio ragazzo, avrei dovuto avere...una
certa intimità con lui, c'era sempre stata prima dell'arrivo
di quello stronzo.
-Matt...- Riuscii appena a
mugolare, non appena la sua lingua me lo permise.
Dovette
scambiare il mio gemito di protesta per un gemito di piacere, visto
che fece aderire completamente il suo corpo al mio, permettendomi di
sentire quanto fosse...contento
di quella situazione.
Serrai con forza le palpebre
per il fastidio provato, facendo pressione con le mie mani sul suo
petto per allontanarlo.
Lui non si fece per nulla
scoraggiare da quello: continuò imperturbabile a baciarmi,
scendendo piano verso il collo che leccò più volte,
attento e con dedizione.
Era...molto dolce e al tempo
stesso passionale nei suoi gesti, ma non sembrava intenzionato ad
andare oltre se non me la sentivo, era arrivato solo fino alla
spalla, dove poi si era fermato. Fermato nel senso che non era sceso
più in giù, non nel senso che aveva smesso di baciare e
mordicchiare la mia pelle.
Non mi trattava di certo
come se fossi un giocattolino, si stava dedicando solo ed
esclusivamente a me, per tranquillizzarmi e per...farmi rilassare con
i suoi baci.
Era pur sempre il mio
ragazzo dopotutto...
Mi
sforzai
di far accettare quelle carezze al mio corpo, ma fu difficile, molto
difficile. Primo perché non riconosceva praticamente più
il suo tocco, secondo perché mi sembrava di tradire...no, non
stavo tradendo proprio nessuno! Non dovevo pensare a lui, Matt era il
mio ragazzo! Chissà poi lui con quante altre ragazze era stato
senza farsi tutti quei problemi!
Devi
andare avanti Alice, avanti...
Circondai il collo di Matteo
con le mie braccia, in un tacito invito a continuare.
Lui non se lo fece ripetere
due volte ed iniziò ad accarezzarmi piano e delicatamente il
ventre.
Strizzai con ancora più
forza i miei occhi per sgomberare la mente e per impedirmi di
piangere. Le sue mani, così lente, leggere e rispettose,
stavano iniziando a darmi la nausea.
Quel
tocco era...strano, diverso.
Insopportabile.
Gli presi una mano senza
pensarci e la guidai più in basso, dove lo obbligai ad
accarezzarmi, con più foga ed energia. Ecco, così
andava decisamente meglio.
Gemetti finalmente appagata,
contenta di risentire quelle mani lavorare sul mio corpo.
Dopo un attimo di
smarrimento, lui proseguì da solo con quelle carezze, mentre
sentivo la sua erezione crescere a dismisura sulla mia gamba.
Seguì il percorso
intrapreso dalle dita con la lingua, fermandosi all'elastico delle
mie mutande nel momento in cui, in preda al piacere, mi feci scappare
la prova delle mie bugie, l'unico motivo che mi spingeva ad accettare
quelle carezze.
Un nome. Strappato con forza
al mio cuore. -Lore...-
Sentii il suo corpo
irrigidirsi in simultanea con il mio. Mi ero resa subito conto della
stronzata che avevo detto, mi ero resa subito conto del fatto che non
fosse Lore a toccarmi, che ci fosse Matt lì con me. Fu come
risvegliarsi da un incubo, compresi tutto in una volta sola e troppo
in fretta.
-No...- Non fu difficile
spingerlo via, era diventato una statua di pietra da quanto era
rigido, -Non posso.-
Il
mio cuore non poteva, la mia mente non poteva, la mia...pelle,
marchiata a fuoco dai suoi baci e dalle sue carezze, non poteva. Non
finché tutto portava il suo nome.
Mi sfregai le braccia
tremando ed iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza
come una povera pazza.
Mi ero lasciata toccare da
Matt...oddio, mi ero lasciata toccare da Matt! Non riuscivo a
crederci, come avevo potuto?! Solo a pensarci, solo a pensare che
fossero state le mani di Matt ad accarezzarmi così intimamente
e non quelle di Lore, stavo male, mi sentivo uno schifo...
Era inutile. Inutile che ci
provassi, stavo prendendo in giro entrambi.
Mi girai verso Matt per
fronteggiarlo, per dirgli quello che avrei dovuto dirgli da subito.
Sbattei le palpebre più
volte, lasciando ricadere sulle guance le lacrime della mia
colpevolezza: -Io...sono innamorata di lui...- Mormorai più a
me stessa che a lui, come a rimproverarmi di aver anche solo potuto
pensare di dimenticarlo a forza in quel modo.
Non ci sarei mai riuscita,
non potevo obbligare il mio cuore a provare qualcosa per Matt...Non
potevo obbligare il mio corpo a subire quelle carezze, mentre il mio
cervello si perdeva in fantasie di tutt'altro genere.
-Mi dispiace Matt...- Chinai
il capo per nascondere il rossore spuntato sulle mie guance, mi
vergognavo come una ladra. Avevo ammesso di essere innamorata di un
altro davanti a lui, a quello che sarebbe dovuto essere il mio
ragazzo. Lo avevo preso in giro e avevo preso in giro me stessa.
-Ti dispiace...-
Lo guardai confusa e
leggermente frastornata per via della calma che stava dimostrando. Mi
aspettavo una reazione molto, molto diversa.
Sfoggiò un sorriso
carico di dolcezza e commiserazione, come se si stesse rivolgendo ad
una bambina piccola da consolare. -Ti piace essere toccata così
da lui?- La voce sadica stonava con la sua espressione quasi
angelica.
Le spalle furono scosse da
un fremito di paura. -Co...cosa?-
Il suo sorriso, unica magra
rassicurazione, si spense di botto; labbra perfettamente dritte,
assottigliate. Esprimevano il nulla, al contrario dei suoi occhi che
stavano a dir poco bruciando di rabbia.
-Ti piace che lui ti tocchi
in quel modo, vero? Ti piace essere trattata come una puttana.-
Aprii e riuchiusi la bocca
più volte, in cerca di qualcosa che avrebbe potuto difendermi
da quell'accusa. Dove voleva arrivare? Perché mi stava dicendo
quello? Non lo avevo mai tradito, non mi meritavo un insulto del
genere! L'unica mia colpa era stata quella di essermi innamorata di
un altro e di avergli detto tutto quanto così tardi. Potevo
capire una sceneggiata, qualsiasi altro insulto, ma non quello.
-Siete proprio fatti per
stare insieme, la puttana e il puttaniere.- Sibilò fra i
denti, facendo un passo in mia direzione.
-Scommetto che lui, a
differenza di te che sei fedele al tuo cliente, si diverte a
scoparsene altre di zoccole.-
Sussultai
a quelle parole, come se una lama mi avesse appena trafitto il petto.
Difficile definire il punto esatto da cui provenisse il dolore,
difficile dire dove mi avesse accoltellata, il dolore era
dappertutto.
Probabilmente
partiva da sinistra e si espandeva a destra, fino ad arrivare al mio
stomaco.
Mi passai febbrilmente una
mano sulla guancia per asciugare le lacrime che non volevano proprio
saperne di smettere di scendere, -Matt ti ho già detto che mi
dispiace...- Tentai di ribadire, decisa ad interrompere quel suo
discorso privo di logica, ma mi bloccò a metà della mia
opera.
-NON ME NE FOTTE UN CAZZO SE
TI DISPIACE!- Urlò, lo sguardo annebbiato da pazzo, mentre mi
afferrava per le spalle e mi scuoteva con forza.
Rimasi zitta, ammutolita e
spaventata come non lo ero mai stata in vita mia. Non lo avevo mai
visto in quello stato, così arrabbiato da essere completamente
fuori di sé.
E se...se mi avesse fatto
quello che Domenico aveva fatto a Glenda?
No.
Rispose
automaticamente il mio cuore. Matteo non era un ragazzo violento, non
lo era mai stato.
Mi schiarii la voce
leggermente rassicurata da quei pensieri, -Abbassa la voce prima di
tutto.- Cercai di dire, in tono fermo e autoritario. Peccato che il
mio sembrò più il debole miagolio di un gattino ferito.
Non mi ascoltò. -MI
FAI SCHIFO ALICE!- Mi sputò addosso tutto il suo disprezzo,
aumentando la pressione delle sue mani sulle mie braccia e facendomi
gemere dal dolore.
Non
mi farà del male, non mi farà del male...
La sua presa, sebbene
all'incirca ugualmente forte a quella di Lore, era completamente
diversa dalla sua. Quando era Lore a stringermi e a farmi male, lo
faceva sempre inconsciamente, preso dalle emozioni che provava, che
gli attraversavano velocemente il viso o che nascondeva dietro ad una
maschera di freddezza. Quando era Lore a farmi male...il dolore era
quasi sopportabile, riuscivo a non piangere, riuscivo a mostrarmi più
forte di quello che ero, per orgoglio. La verità era che con
lui era tutto più semplice perché non avevo mai avuto
realmente paura dei suoi gesti. Inconsciamente sapevo che non mi
avrebbe fatto male, lo avevo sempre saputo.
Con
Matt era diverso. Di Matt, nonostante cercassi di convincermi del
contrario, avevo davvero
paura in quel momento.
-Lasciami...!- La voce uscì
strozzata, tremolante ed insicura mentre cercavo di divincolarmi. Era
giustificata la sua rabbia, non era giustificato quello che mi stava
facendo.
Proprio quando stava per
urlarmi addosso qualche altro insulto, il campanello suonò,
spaventando entrambi.
Dapprima suonò
dolcemente, seguendo con calma il suo regolare “dlin dlon”.
Poi, la seconda e le successive volte, il rumore fu completamente
diverso. Veloce, irregolare, isterico. Conoscevo solo una persona che
suonava così il campanello, solo una persona non aveva la
pazienza di aspettare che qualcuno andasse ad aprirgli, possibile
che...?
Matt mi lasciò
andare, -Chi cazzo rompe?- Ringhiò, girandosi verso la porta.
Svelta e senza guardarlo in
faccia, mi diressi all'ingresso, ansiosa di guardare dallo spioncino
per vedere chi fosse.
-La
smetti?!- Una voce femminile, irritata e melodiosa, annunciò
la sua presenza da dietro la porta ancor prima che mi accertassi
della sua identità. O meglio, della loro
identità.
Glenda lanciò
un'occhiata di fuoco al fratello, prima di incrociare le braccia al
petto visibilmente scocciata.
Non vi erano dubbi sul fatto
che fosse stata lei a suonare per prima il campanello, così
come non vi erano dubbi sul fatto che la seconda volta fosse stato il
fratello a farlo. Ci sarebbe stata di certo una terza volta, se
Glenda non lo avesse rimproverato.
Stetti zitta, voltandomi a
sinistra per implorare Matt di fare altrettanto. Avevo paura di
restare ancora da sola con lui, ma non avevo nessuna intenzione di
aprire, non volevo coinvolgere altre persone in quella faccenda, né
volevo litigi. Avrei finto di non essere in casa e poi avrei mandato
via Matt, dicendogli che era definitivamente finita e ribadendo,
nonostante tutto, che mi dispiaceva di avergli mentito.
Chissà che cosa
volevano e perché erano lì però...
-Ali?- Glenda non demorse,
mi chiamò titubante, dondolandosi di poco sulle gambe a
disagio.
Rimasi incollata alla porta,
cercando di non fare il minimo rumore per non farmi sentire. Fu un
sollievo constatare di sfuggita che Matt non si fosse mosso dalla
sala. Restava immobile al centro della stanza, i pugni serrati con
forza e rabbia, lo sguardo furioso puntato a terra.
-Dai cazzo, sappiamo che sei
in casa!- Il secondo intervento, per nulla garbato e discreto come
quello della sorella, poteva solo essere del ragazzo che le era
accanto. Di quel ragazzo che avevo immaginato spalmato addosso a me
fino a qualche minuto prima...
Deglutii nervosa: come
facevano a sapere che ero in casa? Mi avevano sentita?
-Alice?- Chiamò di
nuovo Glenda.
Asciugai frettolosamente le
ultime lacrime rimaste, prima di sospirare rassegnata. Lanciando uno
sguardo intriso di significati a Matt, aprii la porta.
-Ciao.- Glenda sorrise, il
labbro ancora gonfio, così come l'occhio sinistro.
Cercai di non fissarla
troppo per non metterla in imbarazzo ed evitai accuratamente di
guardare il ragazzo accanto a lei e -troppo vicino perché ogni
fibra del mio corpo non ne avvertisse la presenza- a me.
-Ciao Glenda.- Ricambiai il
sorriso, apparentemente tranquilla e per nulla turbata. Se ero
riuscita nel mio intento di nascondere la mia reale inquietudine, non
mi era dato saperlo.
-Scusaci se abbiamo
insistito. Lui...- Indicò il ragazzo che con tutte le mie
forze stavo cercando di dimenticare, -Dice di aver sentito qualcuno
gridare poco fa...-
-Oh.- Di nuovo non guardai
in sua direzione; sapevo che sarebbe bastato che i suoi occhi
incontrassero i miei per smontare definitivamente ogni mio tentativo
di mentire. Lui mi avrebbe fatta capitolare, avrebbe visto quelle
lacrime invisibili stroncate poco prima, ma ancora lì,
all'angolo degli occhi, in attesa di scendere.
-Dev'essere la televisione.-
Scusa più banale e stupida del mondo, l'unica che mi era
venuta in mente.
Glenda annuì, prima
di iniziare a torcersi le mani, -Sono venuta perché...volevo
chiederti scusa per come mi sono comportata ieri...me ne sono andata
piangendo, senza...dire nulla e...- Mi guardò quasi in cerca
d'aiuto.
-Non ti preoccupare.- La
rassicurai, abbozzando un altro sorriso per tranquillizzarla.
-È una cosa un po'
privata e...non me la sento di parlarne, scusa.- Aggiunse, sbattendo
le palpebre mortificata.
Mi sentivo una merda in
effetti. Avevo origliato tutto quanto contro la sua volontà,
lei non avrebbe voluto dirmi niente.
-Tranquilla, davvero.- Fu
ancora più difficile sorridere, ma era necessario per far
risultare credibile quella sceneggiata.
Speravo che la cosa si fosse
conclusa lì, stavo già per salutarli e tirare un
sospiro di sollievo, quando lui si decise a parlare di nuovo:
-Possiamo entrare?-
Non potei a fare a meno di
lanciargli una fugace occhiata, sorpresa più che altro dal
tono brusco ed impaziente con cui l'aveva chiesto.
Valutai in pochi secondi
tutte le possibili risposte che avrei potuto dargli, optando alla
fine per la più logica e credibile.
-No, scusate. La casa è
in disordine e...stavo studiando.- Piegai le labbra fintamente
dispiaciuta, alzando poi le spalle per incassare la testa fra di
esse.
-Chi c'è con te?- Lui
assottigliò gli occhi, ignorando volutamente il colpetto sul
braccio che Glenda gli aveva appena assestato a mo' di rimprovero.
Maledizione! Come diavolo
riusciva a capire sempre tutto quel cretino?!
-Nessuno.- Impossibile non
notare quella nota isterica nella mia voce, dovevano essersene
accorti entrambi.
-Non dirmi stronzate.- La
sua voce era quanto di più tagliente potesse esistere, al
confronto la voce di Matt sembrava quella di un agnellino.
Dirmi.
Non
aveva detto dire.
E
tu? Quante ne hai dette a me di stronzate?
-Non sono mai stata più
sincera.- Acida e risentita, senza che nemmeno lo volessi. Lo guardai
apertamente in faccia, sperando con tutta me stessa che se la
bevesse...
Quello che non avevo
calcolato, o meglio, lo avevo fatto ma in precedenza, era il suo fare
altrettanto, scoprendo così quello che avevo cercato di
nascondere fin dall'inizio.
Strabuzzò gli occhi
sorpreso, -Ma tu...hai pianto.- Forse involontariamente, forse no, si
avvicinò, facendomi arretrare di riflesso.
-N-No...- Spostai il mio
sguardo su Glenda ed invocai silenziosamente un suo intervento.
Lei sembrò trovarsi
veramente in difficoltà davanti a quella muta richiesta; mi
fece chiaramente capire, mordendosi il labbro, che non sapeva come
aiutarmi. O forse, più semplicemente, non voleva farlo.
Perché?
Ad interrompere quella
silenziosa conversazione, fu di nuovo lui, -Ti ho detto di non dirmi
stronzate.- Non si fece scrupoli a poggiarmi una mano sul braccio
-ancora dolorante per via della stretta precedente di Matt- e a
spostarmi di lato senza nessuna fatica.
Entrò prima che
potessi protestare e richiamarlo con un “No, fermo!”
Glenda lo seguì
subito dopo e cercò in tutti i modi, esattamente come me, di
bloccarlo.
-Avevo ragione, la voce di
questo coglione l'avevo davvero sentita...- Soffiò, più
minaccioso di un gatto dal pelo ritto, non appena vide Matteo.
Merda!
Matt schioccò la
lingua incredulo, -Mancavi solo tu guarda per completare la fiction
“La puttana e il puttaniere”.- Mimò il titolo
sprezzante, inchiodandomi sul posto con i suoi occhi di fuoco.
Lore, forse per la prima
volta da quando lo conoscevo, si ritrovò spiazzato da quella
risposta e boccheggiò confuso, -Che cosa?- Lo guardò
diffidente e scettico, come se dubitasse della sua sanità
mentale.
-Lascia stare, non puoi
capire.- Il lento avanzare di Matteo non era per niente rassicurante.
Il suo sguardo si posò su Glenda e, stranamente, si addolcì.
-Mi dispiace per quello che ti ha fatto mio fratello.-
Lei annuì e mi sembrò
di vedere i suoi occhi inumidirsi al ricordo di quanto successo.
Chissà come si era risolta la cosa, se si erano lasciati, se
lei sapeva di quello che il fratello aveva fatto alla macchina di
Domenico...Non potevo nemmeno chiederlo, io non dovevo sapere nulla.
-Cosa?- Lore si voltò
verso la sorella a dir poco sbalordito, -Aspetta, tu conosci questo
qui? Ma soprattutto...questo coglione è il fratello
di...quell'altro coglione?-
Lei si accigliò, -Lo
avresti conosciuto anche tu se alla festa di compleanno di Domenico
fossi almeno venuto a fargli gli auguri o a mangiare la torta invece
che startene per i fatti tuoi.- Spiegò, riacquistando la sua
solita aria tranquilla e spensierata.
-Certo...e perché no,
magari a cantargli tanti auguri...- Ironizzò con sarcasmo
pungente, prima di scuotere la testa come a voler mettere da parte la
questione.
-Se
non vi dispiace io e Alice stavamo discutendo di cose
private...-
Matt lasciò in sospeso la frase proprio per far capire ai miei
“ospiti” -si erano praticamente autoinvitati- che fossero
di troppo.
Al solo pensiero di restare
di nuovo da sola con lui mi sentii male, ma non dissi nulla che
potesse lasciarlo intendere.
-'Fanculo.-
Non mi aspettavo una
risposta poi tanto diversa da parte di Lore e, nonostante stessi
cercando di mandarlo via, non potei negare che quella frase mi aveva
fatta gongolare speranzosa; una parte di me voleva prepotentemente
che lui restasse.
Contorta e contraddittoria,
ero proprio io. Cercavo di cacciarlo e al tempo stesso desideravo che
rimanesse.
-Te
lo scordi che io me ne vada. Sono sicuro che questa vostra inutile
conversazione si possa pure rimandare.- L'aggettivo minaccioso non
rendeva giustizia al sorriso di Lore, era da...brividi, -Per non dire
cancellare.-
Un muscolo guizzò
pericolosamente sulla guancia di Matt che si stava seriamente
spazientendo; sapevo che di lì a poco la voglia di provocarsi
sarebbe sparita e avrebbe lasciato posto a quella di malmenarsi.
-Non credo.- Un altro passo
in avanti di Matt.
Mi
misi subito in mezzo senza pensarci, prevedendo già la
prossima mossa di entrambi. Ne avevo già avuto abbastanza di
risse, ci mancava solo che finissero il “discorso” della
volta precedente! -Stavamo davvero
parlando di cose importanti.- Guardai storto Lore, augurandomi che
almeno quello servisse a farlo desistere dal continuare.
Sostenere quegli occhi era
un'impresa a dir poco titanica però, tranquillamente
paragonabile ad una delle dodici fatiche di Ercole. O anche a tutte e
dodici insieme.
Lore era bravo a nascondere
ciò che provava; era bravo a far assumere alle sue labbra la
piega che voleva, necessaria a farlo sembrare sicuro di sé o
freddo ed impassibile, era bravo ad alzare il sopracciglio a mo' di
presa in giro o sfida, ma...i suoi occhi non erano in grado di
nascondere poi tanto bene la rabbia che stava provando in quel
momento. Erano così...ostili.
Nonostante il mento
leggermente alzato, come quello di un nobile altezzoso che
disprezzava i suoi sudditi, e le labbra assottigliate, si capiva
perfettamente quanto fosse adirato solo dai suoi occhi, unico punto
debole di quella maschera innalzata con tanta cura.
-Perciò...- Proseguii
distogliendo vigliaccamente lo sguardo e puntandolo di nuovo sulla
mia ancora di salvezza Glenda, -Vi prego...- La implorai con voce
bassa. Volevo solo che se ne andassero e mi togliessero in parte da
quel casino.
-Lore...- Lei richiamò
il fratello con un tono di voce troppo rassegnato per non
insospettirmi; sembrava che, proprio come lui, non avesse nessuna
intenzione di andarsene, ma perché? Non voleva lasciarmi da
sola con Matteo forse? Era preoccupata?
-Col
cazzo.- Fu l'adorabile risposta che lui le propinò. Sentivo su
ogni singolo centimetro della mia pelle il suo sguardo di
fuoco...sguardo di fuoco che mi fece rabbrividire più volte.
-Non c'entriamo niente qui,
stavano parlando di cose loro.- Glenda parlava in modo così
serio e autoritario da farla sembrare molto più grande di noi.
La vedevo per la prima volta nelle vesti di “sorella maggiore”.
-Esattamente.
Andate, sciò.-
Matt mosse la mano in aria come per scacciare un fastidioso insetto e
quello non fece che peggiorare la situazione, già critica di
suo.
Bloccai Lore appena in
tempo, poggiandogli una mano sul petto e facendolo sussultare
lievemente a quel contatto.
Mi morsi il labbro ancora
più scombussolata di lui probabilmente. La tentazione di
risalire e di accarezzargli con le dita la pelle scoperta del collo
era stuzzicante ed eccitante.
Matt
mi aveva criticata, aveva condannato il modo di Lore di toccarmi,
troppo passionale, troppo brusco, troppo impaziente, troppo sporco
forse.
Ti
piace essere toccata come una puttana.
No.
Solo le parole di Lore mi avevano ferita e fatta sentire sporca,
solo i suoi gesti ed il suo modo di fare mi avevano fatta star male.
Non il suo tocco. Non mi ero mai sentita una puttana mentre facevo
l'amore con lui, mi ero sempre sentita, nonostante tutto, rispettata
e...amata.
-Matt...- Riuscii a
riprendermi in tempo da quella miriade di sensazioni e ricordi in cui
il suo corpo mi stava trascinando, per voltarmi verso Matt e
rimproverarlo.
-Che c'è? Qual è
il problema?- Domandò risentito e aggressivo, infastidito dal
mio intervento.
Stavo per rabbonirlo e
calmarlo con qualche frasetta di convenienza, ma a rispondergli fu
una voce secca e scocciata.
-Credevo si fosse già
capito che il problema sei tu, idiota.- Lore non aiutava di certo a
sventare una possibile rissa.
Qualcuno
mi passi una pistola. O
mi sarei sparata io da sola alla tempia, o li avrei ammazzati
entrambi. Erano così idioti, ingestibili ed immaturi! Mi
stavano facendo seriamente incazzare! Perché Lore non se ne
andava e mi lasciava concludere il discorso con Matt? Perché
Matt non la smetteva di provocare e lasciava che fossi io a salutarli
e a mandarli via?
-Ma tu che cazzo vuoi?!- Il
cambiamento di Matteo spaventò sia me che Glenda, che sobbalzò
e si girò verso di me allarmata.
-Non ti basta sapere che la
tua puttana ti è fedele?!- Ringhiò ancora esasperato.
Ovviamente la puttana in questione ero io, l'avevano capito tutti.
Dopo un attimo di
smarrimento, Lore riuscii a scattare in avanti nonostante la mia mano
non si fosse ancora mossa. La scostò semplicemente con un
gesto brusco della sua di mano, dettato più che altro dalla
rabbia incontrollata che lampeggiava nei suoi occhi.
Lo vidi afferrare Matt per
il colletto della camicia e spingerlo con forza contro il muro.
-Puttana sarà tua madre, stronzo.-
Matt se lo scrollò di
dosso con un'altra spinta e, quando entrambi erano già pronti
a colpire, sbottai con un istintivo: -No, ha ragione!-
Si bloccarono e mi
osservarono confusi e sconcertati. L'unica soluzione era quella di
parteggiare per uno dei due. E la scelta ricadeva su Matteo
purtroppo.
-Sono una puttana, Matteo ha
ragione.-
Una
puttana che ti è fedele.
Mi sentii arrossire fino
alla punta dei capelli nel dire una cosa del genere ad alta voce. Se
non altro li avevo distratti sorprendendoli con quell'affermazione.
Era inutile continuare a
mentire e a negarlo a me stessa. Avevo comunque tradito Matt alla
grande, in quasi tutti i modi possibili. Ne mancava solo uno di
tradimento, quello fisico.
Certo non mi reputavo
affatto una puttana, ma dirlo era senz'altro servito alla causa.
-Ho sbagliato, ho mentito a
Matteo.- Confessai, afferrando i bordi della mia felpa per rigirarli
agitata, -E stavamo discutendo per questo, ma è una cosa fra
noi, che riguarda noi.-
E
te.
Mi girai verso Glenda per
non vedere la reazione della persona impegolata in quella faccenda
almeno quanto me e Matteo. Peccato che non lo sapesse e che non
avessi nessuna intenzione di dirglielo.
-Lasciateci finire di
parlare, lasciateci da soli.- Glenda non poteva fare molto, lo
sapevo, l'unica persona che avrei dovuto convincere era un'altra. La
stessa citata prima. La stessa che non riuscivo a guardare in faccia
e a cui stavo dando le spalle.
-Per
favore...-
Deglutii, facendo poi un passo indietro e voltandomi di nuovo per
incatenare i miei occhi ai suoi.
Non
l'avrei mai creduto possibile, ma...i suoi erano così
feriti
e rassegnati...da far star male anche me. Una forte fitta colpì
a tradimento il mio stomaco, costringendomi ad avvolgerlo con le mie
braccia per cercare di lenire quel dolore.
Possibile
che quella mia semplice richiesta l'avesse ferito così tanto?
Possibile che l'idea di lasciarmi da sola con Matteo lo facesse
soffrire? Perché?
-Bene. Ma aspetto comunque
qui fuori che esca.-
Sgranai gli occhi incredula:
cosa? L'aveva davvero detto?
-Il coglione qui mi sembra
un po' troppo esagitato e se è davvero fratello di quell'altro
deficiente la cosa non è per niente tranquillizzante.-
Lasciai perdere la smorfia
che si dipinse sul volto di Matteo ed il suo commento “IO non
le farei mai del male” molto insinuante e provocatorio, per
esordire con un intelligente: -Ma...!-
-Aspetto anch'io.- Fece
Glenda, improvvisamente più tranquilla e sollevata.
La mia mascella ormai
toccava il pavimento da quanto avevo spalancato la bocca, -Che cosa?-
-Non sono tranquilla a
saperti da sola con lui.- Confessò lei, abbassando la testa
come a scusarsi di quella schiettezza. Era per quello che non voleva
convincere Lore ad andarsene all'inizio? Perché aveva paura
che restassi con Matt? Temeva che fosse violento come il fratello?
Mi venne da sorridere,
mentre commossa, sentivo gli occhi inumidirsi. Che adorabili pazzi
che erano -tale fratello, tale sorella- a preoccuparsi così
per me.
Si diressero verso la porta
ed uscirono senza dire nulla. Dallo spioncino, notai che erano
rimasti davvero lì fuori ad aspettare, seduti sugli scalini
della rampa di scale successiva.
-Che carini i tuoi
amichetti...- La voce sprezzante di Matteo mi colse impreparata alle
mie spalle.
Sospirai. -Non credo ci sia
poi molto altro da dire.- Ruotai su me stessa per arrivare a
guardarlo in faccia, restando con la schiena incollata alla porta,
quasi l'idea che loro fossero lì fuori per me potesse darmi
coraggio.
-È finita Matt,
mi...-
-NON- Mi interruppe
gridando, -Dire che ti dispiace, perché non è così.-
Strinse i pugni, mordendosi il labbro con foga.
-Mi dispiace, sì.-
Non sussultai, non indietreggiai, non gridai, non sbattei nemmeno le
palpebre. -Non avrei dovuto rimettermi con te, di questo mi dispiace,
di averti illuso.-
Si avvicinò
lentamente, -Sei una sciocca Alice...- Socchiuse gli occhi,
passandosi una mano fra i capelli, -Tu che volevi il principe
azzurro...tutto queste tue stronzate che ho cercato di
assecondare....-
Di nuovo, mi sforzai di
restare impassibile, seppur con una certà difficoltà.
-E alla fine vai ad
innamorarti di quello stronzo...- Poggiò le mani sulle mie
spalle, senza forza questa volta, il suo sembrava più un modo
di fare confidenziale. -Se mi fossi comportato anche io da stronzo,
dici che sarebbe servito a qualcosa?-
Non risposi. Speravo che
restando zitta la sua rabbia si potesse in qualche modo spegnere da
sola, di certo se avessi risposto non avrei fatto che alimentarla.
-Spero con tutto il cuore
che ti faccia soffrire.- Un lampo di pura pazzia attraversò i
suoi occhi, -Che si innamori di un'altra.-
Quello, senza che nemmeno me
ne resi conto, fece ricominciare a scendere le lacrime interrotte
bruscamente prima.
-E spero che a sua volta
questa ragazza lo faccia soffrire.- Un sadico ghigno spuntò
sulle sue labbra.
Mi spinse di lato con una
forza tale da farmi cadere a terra, solo per poter passare ed uscire.
Rimasi ferma sul freddo
pavimento di marmo per qualche secondo, prima di sentire due mani
calde poggiarsi sul mio polso. Sussultai a quel contatto, dandomi
dell'idiota nel momento in cui il viso di Glenda fece capolino
davanti ai miei occhi.
-Ali, tutto bene?-
No.
Per un attimo avevo creduto che a toccarmi fosse stato qualcun altro.
Ma le mani di Glenda erano decisamente troppo piccole, avrei dovuto
capirlo subito che non fosse suo fratello.
Gettai la testa indietro per
vedere se fuori ci fosse ancora Lore ed il mio cuore rallentò
il battito deluso non appena notai lo scalino vuoto. Doveva già
essere rientrato a casa.
Illusa.
-Sì...grazie.- Mandai
giù un pesante e fastidioso nodo che mi si era formato in
gola, piegando le labbra in quello che doveva essere un sorriso.
Se non altro con Matteo era
davvero finita. Potevo definitivamente chiudere quel capitolo della
mia vita, sperando di poterne iniziare un altro migliore.
***************************
Ancora
non riuscivo a credere che le mie amiche, Ilaria e Angelica più
che altro, mi avessero convinto ad andare al cinema a vedere quel
film.
Proprio il film che avevo giurato che non sarei mai andata a vedere,
visto e considerato quanto fossi fifona. Paranormal Activity, già
il nome mi spaventava e mi faceva rabbrividire. Oltretutto una mia
amica -sicuramente più coraggiosa di me- lo aveva già
visto e mi aveva detto che lei non era riuscita a dormire per giorni
dopo averlo fatto. Molto rassicurante.
Così eccoci lì,
quel sabato sera piovoso, nel cinema del centro commerciale vicino a
casa mia.
Le mie amiche sostenevano
che, dopo una settimana stressante come quella, meritavo di distrarmi
un pochettino...magari lanciando qualche urlo agghiacciante.
Se
non altro non avrei pensato a Lore, al suo trattarmi normalmente
sospetto, ai suoi occhi, alla sua voce e alle sue carezze...quella
notte ci sarebbe stato posto per la paura.
Nell'ultima
settimana non aveva ripreso ad ignorarmi come sempre stranamente.
Pensavo non volesse più rivolgermi la parola, sia per il fatto
che l'avessi respinto sul muro dell'ingresso di casa mia, dopo che
era corso per vedere come stavo, sia per la storia di Matteo. Invece
mi salutava, anche se non per primo, mi guardava in faccia quando
parlavo e mi rispondeva se gli chiedevo qualcosa, sempre di scuola,
visto che il professore di diritto mi aveva messo in gruppo con lui,
Lele e Andrea -che fortuna, eh?- per una ricerca. Il fatto che si
comportasse in quel modo non mi piaceva proprio per niente. Ero
incontentabile, vero, era già qualcosa il fatto che mi
parlasse, ma...non volevo che mi trattasse come una semplice
conoscente.
Volevo...uff,
non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi da lui. Quello che volevo era
mettermi con lui, essere la sua ragazza, farci l'amore e...tutte le
altre cose che comportava lo stare insieme. Quello che voleva lui a
me era ignoto. A lui bastava parlarmi e basta? Non...mi desiderava
già più? Che fosse ancora arrabbiato per la storia di
Matteo? Che cosa gli passava per la testa?
Fortunatamente Matt nei
giorni successivi non si era proprio più fatto sentire e
speravo che le cose andassero avanti così a vita. Mi
dispiaceva, certo, che fosse finita così male, mi sarebbe
piaciuto restare almeno in rapporti civili, senza rancori. Ma mi
rendevo conto che era piuttosto impossibile come cosa.
Sbuffai affranta. -Ali non
fare quella faccia! Ti ho già detto che puoi stritolare il mio
braccio se hai paura!- Mi rimproverò Ilaria, ad un passo
dalle casse mezze vuote: era ancora presto per prendere i biglietti,
il film iniziava due ore e mezza dopo.
Confortante. Ilaria faceva
tanto la coraggiosa, ma strillava peggio di me in realtà.
-Sì ma ragazze è
tristissima questa cosa...- Sbottò Angie per l'ennesima volta,
-Siamo solo noi, da sole...non si va a vedere un film horror senza un
ragazzo su cui spalmarsi fingendo di avere paura!- Per lei il maschio
di turno era proprio d'obbligo quando si andava a vedere un film del
genere.
-Non dire stronzate! Siamo
donne grandi e vissute, non abbiamo bisogno di nessun uomo!- A Ilaria
rodeva semplicemente il fatto che il suo fidanzato le avesse dato
buca e non fosse venuto. Evitai di dirlo, mi avrebbe strozzato se lo
avessi fatto.
Stavo per mettermi a
ridacchiare, divertita da quei pensieri un po' cattivelli, quando
voltandomi verso la cassa mi bloccai di colpo. Si formò un
qualcosa in gola che mi impedì di deglutire normalmente,
mentre lo stomaco riprendeva le consuete ed inutili capriole. Mi
sentivo come sulle montagne russe. Male, per essere precisi.
Dei ragazzi proprio in quel
momento stavano parlando con la ragazza al bancone, per comprare dei
biglietti ovviamente. Quello che mi fece emettere il verso strozzato
di un gatto a cui avevano appena schiacciato la coda, fu vedere la
faccia di quei ragazzi.
Lele, Andrea, e...Lore. Il
trio idiota al completo, più Giulio -sempre in classe con me-,
un ragazzo e altre due ragazze che non conoscevo.
Oddio,
no!
-Ali? Che c'è?-
Daniela mi guardò allarmata, seguendo come Ilaria e Angelica
la traiettoria del mio sguardo.
-Ma quei ragazzi...?- Fece
Ilaria incerta.
-Sì.- Mi nascosi fra
di loro terrorizzata, -Dovete coprirmi!- Ci mancava solo che mi
vedessero!
-Ma no dai!- Gli occhi di
Angie brillarono pericolosamente, -Magari anche loro guardano il
nostro stesso film! Senza contare che ne ho addocchiati un paio
carini!- Sporse in fuori il labbro come una bambina piccola che
chiedeva qualcosa alla mamma.
-Non se ne parla...- Avevo
già capito a che cosa fosse dovuta quell'espressione.
-Dai Ali, ti preeego!-
Sbatté le palpebre in modo così ridicolo da farmi
ridere, -Ti ho fatto anche ridere, visto? Ti prego!-
-Faranno finta di non
vedermi poi, figurati!- Non ero in buoni rapporti con nessuno di
loro...di certo quelli con Lore erano tutt'altro che amichevoli.
-Ma tu prova a salutarli!-
-Angie come sei insistente!-
Ilaria roteò gli occhi seccata, anche se si vedeva lontano un
miglio che anche lei moriva dalla voglia di unirsi a loro.
Probabilmente sempre per via del suo ragazzo, sarebbe stata una
specie di vendetta quella.
Dicevano di distrarmi dalla
“faccenda Lore” e poi mi chiedevano pure di salutarlo!
Quello non sarebbe stato affatto d'aiuto!
-Non li saluterò, è
fuori discussione!- Ci mancava solo che dovessi farlo io poi, dopo
quanto erano stati stronzi loro! -Magari poi vanno a
vedere...Coraline e la porta magica.- Azzardai, per quanto la cosa
fosse inverosimile.
-Sì certo, come no!-
Alzarono entrambe gli occhi al cielo.
Incrociai le braccia al
petto decisa a far valere la mia decisione e convinta che avrebbero
fatto finta di non vedermi non appena fossero passati vicino a noi.
Non avevo calcolato una certa persona nel mio ragionamento perfetto
però...
-Alice!Ciao!- Grr,
dannatissimo Lele! Lui e la sua gentilezza!
-Ciao!- Mi finsi sorpresa,
aprendo la bocca stranita quando mi baciò sulla guancia. Non
mi accorsi del suo sghignazzare, così come non mi accorsi
dello sguardo di fuoco che Lore gli lanciò.
-Che ci fate qui?- Domandò
affondando le mani nelle tasche dei jeans tranquillo.
-Cinema.-
-Davvero? Anche voi?-
-Già.-
-Che film vedete?-
-Paranormal
Activity.- Parlavo come un robot deficiente, tesa e nervosa per via
di quegli
occhi che sentivo addosso e che esaminavano ogni mia singola
espressione.
-Ma dai!- L'entusiasmo di
Lele mi preoccupò, -Anche noi!-
Era proprio il destino ad
avercela con me. Forse avrei dovuto dire io “Coraline e la
porta magica”, magari avrei potuto evitarli successivamente,
una volta in sala.
-Andate
a vederlo tutte da sole?-
Il nome Andrea Vergata era da scrivere sulla lista del Death Note, mi
sarei occupata io stessa della faccenda! Sapevo che Ilaria sarebbe
subito sbottata per quel tono canzonatorio...e in effetti...
-Sì, perché
scusa?!- Ila arricciò le labbra indisponente, -Cos'è,
credete forse che una ragazza non possa vedere un film horror da
sola, senza accanto il braccio muscoloso di un carvernicolo uomo
della preistoria?!-
Lele scosse la testa
affascinato dalla sua grinta, -Certo che no.-
Dalla faccia degli idioti
dietro di lui si percepiva l'esatto contrario. Specie dal sorrisetto
molesto e dal sopracciglio alzato di Lore.
-A che ore lo vedete voi?- A
quell'altra domanda di Lele, una delle due ragazze sbuffò
annoiata. Aveva dei liscissimi capelli biondi, due occhi azzurri più
freddi del ghiaccio ed una faccia da smorfiosa antipatica. I
lineamenti del suo viso erano delicatissimi, mi ricordava tantissimo
un'attrice...Kirsten Dunst, ecco! Era identica!
-Undici e mezza.- Speravo
con tutta me stessa che loro vedessero quello prima.
-Anche noi!- Fantastico. -Se
prendete subito i biglietti avrete di sicuro i posti vicino ai
nostri!-
Ecco, ero proprio fottuta.
Angelica non lo lasciò nemmeno finire di parlare, si precipitò
alla cassa per prendere i biglietti, chiamandoci a distanza e
facendoci cenno con il braccio di andare anche noi.
-Noi andiamo a mangiare una
pizza...raggiungeteci lì.- Dovetti per forza annuire a quella
proposta, ero da sola contro tutti.
-Vi odio.- Borbottai proprio
nel momento in cui Angie si sbracciò nuovamente per farsi
notare e per raggiungerli al tavolo dove erano seduti.
Avevamo avuto i posti
attaccati a quelli “dei ragazzi che sono venuti prima”,
così aveva chiesto esplicitamente Angelica alla ragazza al
bancone, indicando il gruppetto.
-Se non altro non passiamo
una tristissima serata da sole!- Daniela da quel punto di vista
sembrava pensarla come Angie.
-Tranquilla Ali. Lo terremo
d'occhio per tutta la sera.- Ila socchiuse minacciosamente gli occhi
facendomi scoppiare a ridere.
-Mi fido...se proprio devo.-
Alzai gli occhi al cielo, prima di seguirle tutte verso il tavolo
della Morte.
-E non ci presenti le tue
belle amiche?- Vergata si sarebbe trovato presto con un coltello in
un occhio, ma non ero stata io di certo a pensarlo, si deduceva dallo
sguardo di Ilaria.
Angelica aveva alzato la
testa divertita, come a dire un “Banale e scontato”,
mentre Daniela era arrossita.
Dovetti
così presentarle, mentre Lele faceva lo stesso con Riccardo,
Anna e Karolina
con la K,
così aveva precisato l'odiosa bionda.
Ci
sedemmo al tavolo ed ordinammo. Dany si ritrovò quasi per caso
a parlare del suo essere vegana,
affascinando Lele per tutto il tempo, lo si capiva dalla faccia
strabiliata che aveva.
-Anche io non riesco a
capire chi maltratta gli animali...- Lele scosse la testa serio, -Io
ho un gatto sai? Lo adoro, non riuscirei mai a fargli del male, è
così piccolo ed indifeso...-
Mentre Daniela si stava
letteralmente sciogliendo a quella confessione, qualcuno decise che
il momento di gloria di Lele doveva finire lì. Qualcuno di
nome Lore: -Ma non dire stronzate solo per fare il figo, che il tuo
gatto l'hai preso a calci un sacco di volte!-
Ilaria quasi si strozzò
dal ridere, così come Giulio e Andrea, mentre il povero Lele
diventava rosso, -Sì beh...solo quando sale sui letti, mia
madre non vuole...- Si giustificò muovendosi sulla sedia a
disagio e guardando poi truce l'amico. Un calcio gliel'avrebbe
assestato di certo in quel momento se lo avesse avuto a portata di
gambe.
Daniela annuì
comprensiva. Dal brillare dei suoi occhi si capiva che Lele avrebbe
anche potuto dirle di aver dato fuoco al suo gatto che poco le
sarebbe importato, non l'avevo mai vista così presa.
Probabilmente Lele aveva fatto colpo per il suo essere uno dei pochi
ragazzi carini, sensibili, gentili ed intelligenti rimasti in giro e
doveva essersene accorta anche lei.
Andò avanti a parlare
del suo amore per gli animali, guadagnandosi parecchie occhiate
basite da parte di tutti. Aveva praticamente monopolizzato
l'attenzione con i suoi discorsi strambi, discorsi che non
condividevo nemmeno io.
-Io non mangio niente che
provenga dal mondo animale. È come se nel mio corpo non
entrasse la Morte, capite?- Dany finì la frase con aria
sognante.
-Tu sei malata, ma fatti
curare.- Fu il commento di Lore e capii dall'annuire degli altri
ragazzi che gli dessero ragione. L'unico ammaliato e d'accordo era
Lele.
Daniela non se la prese, era
abituata a commenti del genere. -Tipico commento da ragazzo.- Fece
altezzosa.
-E da Ilaria.- Ila alzò
l'indice, come a dire “presente”. -Anche io la penso
così.-
-Ma quindi tu non uccidi
nemmeno zanzare, mosche, ragni...?- Chiese Giulio, sporgendosi ed
appoggiando il mento al braccio. Per una volta la sua espressione
sembrava quasi intelligente.
-No. Perché sono
esseri viventi.-
-Ma sono esseri viventi
inutili.- Lore storse la bocca stranito.
-Perché, l'uomo a
cosa serve? Solo a rovinare il pianeta.-
Eccola che ricominciava con
i suoi discorsi contro la specie umana. Poveri noi.
Fortunatamente non proseguì
per molto, Andrea la interruppe quasi subito con un “Se, se,
interessante. Parliamo d'altro?”.
La cena tutto sommato era
stata piacevole, fu scoprire che l'unico posto rimasto dopo la mia
visitina al bagno era quello tra Ila e Lore a traumatizzarmi.
-Mi dispiace...- Mormorò
Ila mentre mi sedevo rigida come un manico di scopa, -Dany voleva
stare vicino al tipo con gli occhiali, Angie vicino alla scimmia,
quindi...-
Annuii,
come a farle capire che andava bene così. Andava bene un corno
cazzo! Come avrei fatto a resistere con Lore così vicino senza
far niente? Senza appoggiarmi alla sua spalla, senza stringere il suo
braccio, senza appoliparmi
in braccio a lui. Resistere a quelle tentazioni se non altro mi
avrebbe fatto distrarre di sicuro dalle scene più spaventose
del film.
Diedi una rapida occhiata
alla mia sinistra, senza soffermarmi su Lore; accanto a lui c'era
quella...Anna, la ragazza mora, e accanto a lei Giulio, Lele,
Daniela, Angelica, Andrea, Riccardo e Karolina.
Aggrottai la fronte; perché
Ila si era messa vicino ad un perfetto estraneo? Per lasciarmi vicino
a Lore? No, non ci avrebbe mai pensato, sapeva quanto ero restia a
stargli vicino. Probabilmente era stato un caso.
Quando i trailer finirono,
mi aggrappai al braccio di Ilaria, mentre lei faceva lo stesso con
l'altra mia mano libera. Fifone entrambe, avevamo bisogno di qualcosa
da stritolare per scaricare la tensione.
Il film iniziò e man
mano le scene ambientate di giorno si susseguirono piuttosto
velocemente, lasciando spazio a quelle ambientate di notte, in cui la
telecamera puntava fissa la camera da letto dei due protagonisti.
L'ansia crebbe di notte in
notte, fino a quando la porta della stanza si mosse da sola, proprio
mentre i due stavano dormendo.
Deglutii,
avvicinandomi ancora di più ad Ila terrorizzata. Un qualcosa
di leggero e strano
mi arrivò sulla guancia sinistra, cadendomi poi proprio dentro
la maglietta e nel reggiseno.
Lanciai un urlo tremendo e
lo stesso fece Ilaria, sobbalzando sul posto e facendo morir dal
ridere i ragazzi dietro e davanti a noi. Altri borbottarono
semplicemente un “Shh!” infastidito.
-Ali, che c'è?- Fece
Ilaria, assestando un calcio alla poltrona davanti dove quei tipi non
avevano ancora smesso di ridere.
-Qualcosa mi ha toccato.-
Risposi sottovoce, ignorando infastidita il leggero tremolio della
poltrona accanto alla mia. Il coglione stava ridendo, ma bene! Si
divertiva, eh?
Senza
farmi vedere, aiutata dal buio, scossi a disagio la maglietta ed il
reggiseno per far scivolare cautamente quella cosa sulle mie gambe.
Era...feci uscire dalla mia gola il peggior ringhio felino
possibile...era un pop
corn!
E la tipa vicino a Lore, Anna, guarda caso, li stava mangiando. E
ogni tanto anche lui ne fregava qualcuno.
L'avrei ammazzato, quello
era certo! Mi sporsi di poco alla mia sinistra, sentendo ogni singola
parte del mio corpo tendersi per quella vicinanza e bramare un
contatto diretto. -Molto divertente.- Dissi in tono aspro,
socchiudendo gli occhi ed ignorando una scena piuttosto importante
del film.
Potei notare, di sbieco, il
suo sorriso compiaciuto accentuarsi. Stronzo.
Mi sedetti nuovamente
composta al centro, combattendo contro quel senso di vuoto e di
delusione che mi aveva colto nel momento in cui l'avevo fatto.
Allontanarmi da lui era sempre e comunque un fottutissimo dolore, sia
fisico che mentale.
Il resto del film lo passai
avvinghiata ad Ilaria, le scene diventavano sempre peggiori e i
brividi alla schiena abbondavano.
-Oddio! Oddio, oddio!-
Riuscii solo a dire nel momento in cui la protagonista, Katie, si
alzò dal letto posseduta dal demone. Il modo in cui guardava
il suo ragazzo dormire per ore e ore era a dir poco inquietante. Per
non parlare del suo strano e lento avanzare per la stanza.
Sia io che Ilaria stavamo
tremando come due pulcini bagnati. -Oh mamma! Cosa fa?- Mormorò
Ila a mezza voce, nel momento in cui la coperta del fidanzato, Micah,
si scostò da sola, controllata dal demone ancora nel corpo di
Katie probabilmente.
Molti strilli e sussulti
dopo, il film finalmente finì, lasciandomi un senso di
inquietudine e paura. Ogni tanto sentivo qualche rumore di notte io,
ma non mi sarei mai e poi mai sognata di mettere delle telecamere! Se
anche c'era qualcosa, meglio non saperlo! Oltretutto io non sarei mai
stata coraggiosa come i due protagonisti, sarei scappata a casa di
un'amica a dormire, o sarei corsa in strada dalla paura, chiedendo
aiuto a destra e a manca.
-La versione che ho visto io
era diversa...e migliore.- Commentò durante i titoli di coda
Il Cretino vicino a me. -Lei alla fine veniva uccisa dai poliziotti
ancora posseduta e con il coltello in mano.-
-Ma l'avevi già
visto?- Chiese Ilaria, sporgendosi dal suo posto.
-Sì, in inglese.
L'aveva scaricato mio zio da internet. Mi hanno praticamente
trascinato a rivederlo. Era e rimane una stronzata, non fa paura per
niente.-
Io ero ancora lì che
cercavo di riprendermi dallo shock e lui diceva che non faceva paura
per niente? -Come no? È stato terribile!- Squittii,
maledicendo le mie amiche per avermi trascinato fin lì. Ilaria
annuì come in trance, pure per lei non era stata un'esperienza
bellissima...
-Pff, questa è una
minchiata per bambini, così come The Ring. Guardatevi
L'Esorcista, quello sì che è un film horror!-
-Mai.- Scossi la testa
traumatizzata. Ci mancava solo che andassi a vedermi film che mi
avrebbero fatto morire d'infarto così, alla mia tenera età!
Ci alzammo ed uscimmo dalla
sala. Solo in quel momento mi resi conto di un particolare non
trascurabile: io e Lore avremmo dovuto fare la strada insieme.
Teoricamente avrei potuto chiamare mio padre che, a piedi, sarebbe
venuto a prendermi e avrebbe fatto quei cinque minuti di strada con
me, ma...
-Voi
allora andate di là?- Una volta fuori in strada, Lele indicò
sornione la via che portava a casa nostra. Oddio. Casa nostra.
Sembrava una cosa da sposini.
Lore
alzò le spalle con indifferenza, -Sì.- Rispose infine
senza guardarmi. Parlava per sé? Parlava per me? Parlava
per...noi?
Angelica era troppo presa
dal ridere per qualsiasi idiozia dicesse Andrea, Daniela aveva gli
occhi a cuoricino per Lele, l'unica sana e lucida rimasta era Ila che
mi guardò in attesa di un mio cenno d'assenso. Voleva sapere
se per me andasse bene restare da sola con lui, sapevo che se avessi
negato con la testa lei sarebbe accorsa in mio aiuto.
Annuii senza pensarci; per
quanto l'idea di stare con lui da una parte mi spaventasse,
dall'altra mi elettrizzava da morire, non aspettavo altro.
-Puccio
tranquilla che la tua amica è in buone mani
con me!- Chissà perché la frase di Andrea mi sembrava
tutt'altro che rassicurante.
Angelica
rise divertita, lasciando che lui le passasse un braccio intorno alle
spalle. Sarebbe stato il caso di avvisarla della stronzaggine di
Vergata? Sarebbe stato il caso di informare lui della
ninfomania di
lei? Mmm...forse no, magari un'altra volta, c'era tempo. Anche
se...il fatto che quei due insieme fossero un concentrato di
depravazione esplosiva era un po' preoccupante.
-Allora ci vediamo lunedì!-
L'allegria di Lele ogni tanto diventava seriamente insopportabile!
Ci salutammo ed io restai,
con il cuore in gola e le gambe che tremavano, da sola con lui.
*Note
dell'autrice*
Ormai
vado avanti con i “Mi dispiace” e i “Scusate per il
ritardo” me ne rendo conto...Non starò a farvi un
dettagliato resoconto delle mie giornate, anche perché non
credo proprio che vi interessi. La verità è che non ce
la faccio: non ce la faccio a gestire tutto, vita sociale, vita
scolastica, vita sul web. I miei voti stanno drasticamente
abbassandosi, questo perché molte volte la tentazione di
scrivere supera, di gran lunga, il senso di responsabilità e
quindi mi ritrovo sul pc invece che sui libri. Certo questo succede a
molti adolescenti, il problema è che a me succede troppo
spesso e, tenendo conto delle uscite con le amiche, mi resta davvero
poco per studiare >.< Senza contare che studio pensando alle
battute di Lore, quindi non è che stia poi così tanto
concentrata sui libri! XD
Non
so perché vi scrivo questo...forse per spiegarvi il perché
di tanta “crudeltà” da parte mia, perché mi
rendo conto che farvi aspettare così tanto, dopo che mi
scrivete tutti questi commenti meravigliosi, è davvero crudele
e, lo ripeterò all'infinito se necessario, mi dispiace. Sono
solo parole lo so, ma sono sentite.
Non
ho nessuna intenzione di sospendere la storia ma, come avrete già
notato, gli aggiornamenti non arriveranno nel giro di pochi giorni
perché per scrivere mi ci vuole un bel po' di tempo. Non mi va
di scrivere capitoli affrettati o corti, ci metto tutta me stessa in
ogni capitolo che è sempre di almeno 20 pagine, mai più
corto. Non sarebbe giusto nei vostri confronti postare un capitoletto
scritto così, tanto per scriverlo, dopo che avete aspettato
tanto. Che poi ogni capitolo mi faccia più schifo dell'altro è
un altro discorso xD Io comunque ce la metto davvero tutta per
scrivere qualcosa di decente :)
Mi
sarebbe piaciuto rispondere alle recensioni...purtroppo non ci sono
riuscita, per lo stesso motivo per cui prima di oggi non ho postato e
per lo stesso motivo per cui mancano ancora alcune risposte al
capitolo precedente che -ripeto- aggiungerò, dovessi prendere
un'insufficienza in letteratura.
So
che sto sempre promettendo di fare il prima possibile, di rispondervi
per e-mail, ecc...e devo ancora farlo, devo ancora rispondere a chi
ha commentato l'extra della storia scritto dal pov di Lore. E lo
farò, non è una promessa, lo giuro proprio.
Non
so se le risposte allo scorso capitolo le aggiungerò nei
giorni prossimi qui o se vi risponderò per e-mail -se la cosa
vi disturba ditemelo pure-, quel che è certo è che vi
ringrazierò una ad una personalmente, è una cosa che ho
sempre fatto e che ci tengo a fare.
Parlando,
finalmente, del capitolo, che dire? Ali ha aperto gli occhi ed era
ora! Ha capito che non è sforzandosi di stare con Matt che
dimenticherà Lore.
Lore
invece...beh, lui è più enigmatico. Vorrei mettervi
suoi pov per farvi capire cosa pensa, ma...sono sadica, dovrete
arrovellarvi il cervello come Alice per sapere che cosa gli passa per
la testa :)
Per
quanto riguarda la reazione di Matteo...come vi è sembrata? So
che non dev'essere stata molto verosimile, non sono brava a
descrivere scene del genere...
Lore
non avrebbe voluto lasciarli da soli perché era preoccupato
che Matt potesse alzare le mani su Ali e perché era geloso
marcio all'idea che lei stesse con lui da sola ;) Sicuramente -e vi
do uno scorcio sui suoi pensieri- se Matt non fosse uscito di lì
a poco, sarebbe rientrato in casa con la forza per cacciarlo fuori
lui a calci.
Ovviamente
lui non sa che Ali lo ha lasciato, crede stiano ancora insieme...e
questo sarà uno degli argomenti del discorso fra i due nel
prossimo capitolo, sono rimasti da soli no? ;) Di cosa parleranno? Ma
soprattutto, parleranno?
O faranno altro? Chi lo sa :)
Spero
di non aver spoilerato troppo il film Paranormal Activity, il finale
descritto da Lore non è quello originale, quindi non credo di
aver svelato poi molto sulla trama per chi non l'avesse visto.
Per
quanto riguarda i film...so che Coraline e la porta magica è
uscito quasi due anni fa, così come so che Paranormal era
uscito a febbraio, non a gennaio...ma va beh, non avevo voglia di
mettermi a cercare i film usciti in quel periodo, concedetemelo xD
Come
spoiler sui prossimi capitoli anticipo: la verità sulla fine
dell'amicizia con Teo raccontata da Lore, una festa di compleanno -il
12 febbraio sarà il compleanno di Lore, lo sapevate? ;)-, un
Lore MOLTO geloso, un Andrea Vergata più idiota del solito
che, ubriaco, ci proverà molto
con
Alice...e non dico altro :P
Spero
che questo capitolo vi sia davvero piaciuto, ripeto che mi dispiace
infinitamente per aver postato così tanto =(
Intanto,
in attesa delle risposte e dei ringraziamenti completi che
arriveranno, ci tengo a ringraziare di cuore: ChibiRoby,
_Maddy_,
roxb, vampistrella, nennella87, mariquita, Enchanted.Dream, Adaliah,
ElisabethXD, piccolinainnamora, gintama_, Eky_87, Twilighterina,
lampra, Un NuOvO MOndO Mio E TuO, _AndromacA_, rodney, snail,
Kryptonite, gioconda, marypao, _Zuzzu, chiara84, paperacullen,
_Kairi90_, sbrodolina, 4lb1c0cc4, liven, freyja, JosephineWhite,
babymicia, EnergyAir, Punk936, momob, Penny Black, Antonya,
JessikinaCullen, AnnaBella chiara, tweety1793, namina89, lady snow.
Spero
di non aver dimenticato nessuno...nel caso l'abbia fatto, siete
autorizzate a linciarmi e a richiedere un mega spoiler :D
Vi lascio un lieve
spoiler uscitomi così di getto sul prossimo capitolo nel
frattempo:
“-Quel
pop corn è finito proprio dove avrei voluto essere io per
tutta la durata del film...e anche dopo.-
-Nel
mio reggiseno?- Chiesi stranita, arrossendo di botto dopo essermi
resa conto di averlo detto ad alta voce.”
Altra
cosa, poi la smetto di rompere e vi lascio agli insulti contro di me,
volevo avvisare, per chi non lo sapesse ancora, che ho postato, come
regalino per farmi perdonare -spero in parte di esserci riuscita- dei
miei ritardi, un missing moments pov Lore riguardante il suo
capodanno senza Alice QUI.
Spero vi piaccia :)
Un bacione grandissimo,
grazie per le vostre meravigliose recensioni, che leggo e rileggo
sempre avidamente e attentamente*____*
La vostra Bec
PS: Per qualsiasi cosa,
se volete contattarmi, vi ricordo il mio profilo facebook “Bec
Swan” e quello Twitter (ancora non ho capitolo bene come
funziona XD) BecSwan92...sì, lo so, che fantasia eh?
Avevo guardato le sagome
degli altri allontanarsi quasi con la speranza che si girassero e che
mi salvassero da quella situazione imbarazzante. Ma come diavolo mi
era venuto in mente di acconsentire ad una cosa del genere, di
restare da sola con lui?
Mi strinsi nelle spalle a
disagio e mi abbracciai per cercare di calmare un attimo l'agitazione
che cresceva a dismisura di secondo in secondo.
-Freddo?- L'aveva chiesto di
sfuggita, annoiato e disinteressato, mentre incominciava a percorrere
la strada senza aspettarmi.
-No.- Lo raggiunsi
indispettita. Non lo sopportavo quando faceva così! Si
interessava a me con la solita strafottenza, fingendo che non gli
importasse, e poi ritornava ad ignorarmi come se non lo avesse fatto.
Era la persona più contorta che conoscevo!
-Potresti aspettarmi?-
Sbottai dopo aver necessariamente accelerato il passo. Non riuscivo a
seguire il suo ritmo, avevo pur sempre le gambe più corte!
Lui rallentò quel
poco che bastava a farmi camminare senza avere il fiatone, il minimo
indispensabile insomma.
Restammo zitti per qualche
secondo, poi, non tollerando oltre quella situazione e già
nervosa di mio per via della sua vicinanza, spezzai quel silenzio con
un: -Senti, se non vuoi aspettarmi e vuoi andare avanti, mi faccio
venire a prendere da mio padre...-
Piuttosto
che correre
dietro ad un cretino del genere...
Mi sarei aspettata di tutto
in risposta, di certo non quell'espressione irritata e risentita, -Ti
dà così fastidio la mia presenza?-
Mi bloccai di colpo
incredula. Come, come, come? Avevo capito bene? Ma se era lui che era
partito in quarta e mi aveva lasciata indietro!
Grazie al cielo non commentò
il mio arresto improvviso in mezzo alla strada, si fermò
semplicemente a sua volta senza smettere di guardarmi in faccia in
attesa di una risposta.
-No.- Arricciai il naso,
-Quello che non sopporta la mia presenza evidentemente sei tu.- Alzai
di poco il mento altezzosa, senza scompormi più di tanto.
I lineamenti del suo viso si
rilassarono, -Solo perché sei lenta a camminare.- Fece qualche
passo indietro per riavvicinarsi a me, -Ma immagino che questo sia
dovuto alla tua scarsa altezza...- Cos'era quella luce divertita
negli occhi?
Prima che potessi insultarlo
con un meritatissimo e delizioso “stronzo”, lui riprese a
camminare e a parlare come se nulla fosse, -Piaciuto allora il film?-
Mi stava chiaramente
sfottendo, di lì a poco sarebbe scoppiato a ridere si vedeva.
-Molto.- Incrociai le
braccia al petto stizzita, senza sforzarmi di andare troppo veloce;
si sarebbe dovuto adattare lui alla mia camminata, non il contrario!
-Oh sì, infatti. Si è
visto come ti è piaciuto.- Sghignazzò.
-Mi è piaciuto, sì.-
Ribadii orgogliosa...e bugiarda, -Se sono saltata sulla poltrona è
stato solo per via del tuo infantile quanto stupido bisogno di
lanciare pop-corn alla gente!- Ero fiera del mio tono di voce
autoritario e sicuro.
-Non
alla gente. A
te.-
Si voltò per sorridermi come non faceva più da tempo.
Spalancai la bocca
disorientata e con il cuore che batteva a mille. Che voleva dire? Che
significava quel meraviglioso sorriso divertito? Che cosa gli passava
per la testa?
Lo stomaco brontolò
nel tentativo di trovare una risposta a quelle domande. Non sapevo
cosa dire ed il silenzio iniziava a diventare piuttosto imbarazzante.
Fu un sollievo sentire nuovamente la sua voce.
-Eri così tesa che
proprio non ho resistito all'idea di spaventarti...-
Che
carino. Troppo. -E tu sei stato così stronzo e divertente
che è stato proprio difficile resistere all'idea di prenderti
a calci...- Mi era mancata la mia acidità. La stessa che usavo
costantemente i primi giorni di scuola. La stessa che troppo spesso
ultimamente era stata sotterrata dai sentimenti in sua presenza.
-Ma davvero? Mi avresti
preso a calci?-
Ti
avrei fatto ben altro e sarebbe stato piacevole
per entrambi...
Meglio non soffermarsi
troppo su quel pensiero, la mente di una ragazza volendo poteva
diventare più perversa di quella di un ragazzo...ed era tutto
dire!
-Ovviamente. Ma sono una
persona pacifica, quindi...- Scrollai le spalle nel tentativo di
sembrare seriamente dispiaciuta.
-Certo...- Storse la bocca
in una smorfia che di innocente aveva ben poco, -Immagino di dovermi
ritenere fortunato quindi.-
Era strano...scherzare così,
quasi...amichevolmente. Da quanto tempo non lo facevamo? O meglio,
quando lo avevamo mai fatto? Anche i primi giorni di scuola ci
eravamo punzecchiati, ma in modo completamente diverso.
-Esatto.- Annuii, sorridendo
come una povera deficiente. Tutto sommato era bello parlare
civilmente con lui e, soprattutto, era bello vedere che non fosse in
qualche modo offeso per la storia di Matteo. In quella settimana non
mi aveva considerata molto ed era stato inevitabile pensare che ce
l'avesse con me dopo che lo avevo “cacciato” da casa mia
per stare da sola con Matt. O forse...per l'accusa da me rivoltagli
in un momento di rabbia, quella riguardante la violenza fisica.
Vuoi
violentarmi forse?!
Mi era sembrato che ci fosse
rimasto...male. Anche se poi la mattina dopo mi aveva salutato come
se non fosse successo niente.
-Sai, stavo pensando che...-
Alzò di poco la testa apparentemente pensieroso...in realtà,
lo conoscevo bene, stava per sparare una delle sue solite stronzate,
meglio prepararsi.
-Cosa?- Lo sollecitai
impaziente. Lo odiavo quando interrompeva le frasi!
-Quel pop corn è
finito proprio dove avrei voluto essere io per tutta la durata del
film...e anche dopo.-
-Nel mio reggiseno?- Chiesi
stranita, arrossendo di botto dopo essermi resa conto di averlo detto
ad alta voce.
Che cretina che ero! E meno
male che mi ero pure messa in guardia, non si era mai preparati al
peggio invece! Per fortuna non avevo posto la reale domanda che mi
era belenata in testa inizialmente, ovvero “Fra le mie tette”?
Un minimo di dignità mi era ancora rimasto...forse.
Non osai guardarlo in faccia
dopo quell'ennesima e stupidissima figuraccia.
Altra stronzata in arrivo
quasi sicuramente...
-Veramente?-
Sembrava sorpreso. Strano, sorpreso per cosa? -Ho davvero fatto
canestro?-
Mi voltai verso di lui
incredula; poteva una persona stupire due volte con le sue cazzate
nel giro di pochi secondi? Evidentemente sì.
-Ero sicuro di aver centrato
la maglietta, ma pure il reggiseno...!- Si stava pavoneggiando il
cretino! Come un bambino che aveva vinto il suo giocattolo preferito!
-Ma che bravo! Vuoi il
peluche forse?- Mi uscì in tono più acido che
sarcastico.
-Due.-
La sua espressione vittoriosa lasciò posto ad un sorriso
malizioso e sfrontato, -Decisamente morbide
e
piacevoli
al
tatto...-
Rabbrividii, ritrovandomi
inevitabilmente ad immaginare le sue mani e la sua bocca tentatrice
sul mio seno. Oddio. Non potevo eccitarmi solo per una cosa del
genere, cazzo!
Aprii la bocca pronta a
ribattere, prima di richiuderla sconcertata. Avevo capito bene
l'allusione, nessun fraintendimento, di quello ne ero certa. Solo non
trovavo un insulto abbastanza brutto per rispondergli.
-Pervertito.- Girai la testa
di scatto per nascondere l'involontario rossore che si stava
espandendo vergognosamente sulle mie guance.
In risposta arrivò
una risata soffocata che mi scombussolò come sempre nel
profondo. Una parte di me avrebbe voluto incominciare a correre e a
scappare da lui, l'altra invece, era completamente paralizzata ed
ipnotizzata da quel suono, da quel viso così...spensierato,
svagato, meraviglioso.
Forse sarebbe stato il caso
di ficcarsi due dita in bocca e vomitare per quei pensieri così
sdolcinati, almeno quell'atmosfera insopportabilmente romantica -noi
due, da soli, al buio, a scherzare...- sarebbe stata completamente
distrutta, annientata, disintegrata, disciolta nel mio vomito. Ecco,
pensare al mio vomito aiutava a distrarmi, mi sentivo meno...a
disagio.
Mi chiusi nel mio mutismo
per altri cinquanta passi, fino a quando non mi accorsi di un piccolo
dettaglio: stava volutamente allungando la strada. Aggrottai la
fronte; l'avevo seguito sovrappensiero senza accorgermene.
-Ho voglia di camminare...-
Spiegò tranquillo, indicando il vialetto del parco sotto casa
nostra.
Annuii senza dire nulla. Non
che stessi morendo dalla voglia di continuare a camminare con quel
freddo, ma...inutile dire che la sua compagnia fosse più
desiderata di qualsiasi altra cosa in quel momento. Sarebbe stato
preferibile trovarsi in una stanzetta, al caldo magari...ma andava
bene anche così, ci si doveva accontentare.
Oh
Alice, che dici?! Te lo devi dimenticare!
Ma come potevo riuscirci se
lui da stronzo diventava così...adorabile? Certo, sempre
pervertito era, ma non potevo negare che le sue battute mi avessero
fatta accaldare parecchio...e non solo per via dell'imbarazzo.
-Posso chiederti una cosa?-
Oh merda no. Avevo aperto la bocca proprio un millesimo di secondo
prima che lo facesse lui e lo avevo costretto a rimangiarsi quello
che stava per dire.
-Sì, certo.-
Che cosa volevi dirmi in
realtà?
Aveva risposto in fretta e
piuttosto spiazzato dalla velocità con cui avevo parlato. Per
quello, in un secondo momento, aveva assunto un'espressione
contrariata per via di quella sua risposta concessa con fin troppa
magnanimità e senza pensarci.
Grandioso! Avevo perso la
mia occasione di chiedergli che cosa mi volesse dire prima che lo
interrompessi io. Ero proprio un genio! E se fosse stato qualcosa di
importante? Maledizione!
-Perché tu e Teo non
siete più amici?- Ormai tanto valeva proseguire quello che
avevo iniziato.
Dovevo in qualche modo
distrarmi dalla nuvoletta di respiro che usciva dalla sua bocca -e
che attirava pericolosamente la mia attenzione su quest'ultima- per
via del freddo, dovevo in qualche modo evitare di pensare ai suoi
baci sul mio seno...no?
Lui strabuzzò gli
occhi sorpreso, non si aspettava che io fossi a conoscenza di tutto.
-Come fai a sapere che io e
Teo eravamo amici?- Riacquistò la sua espressione neutra,
quella che odiavo di più e che mi impediva di capire che cosa
stesse realmente provando.
-Me l'ha detto lui. E Mel.-
Era giusto coinvolgere entrambi, non volevo che se la prendesse solo
con Teo...lo avrebbe fatto conoscendolo.
Alzò gli occhi al
cielo, forse un po' meno sulla difensiva, -Avrei dovuto
immaginarlo...- Rallentò il passo pensieroso, -Perché
me lo chiedi? Teo ti avrà già raccontato di quanto io
sia stato stronzo e crudele.- Qualcosa in quel suo ghigno arrogante
non mi convinse.
-Non mi ha detto niente di
tutto questo. Mi ha detto solo che hai iniziato ad ignorarlo senza un
motivo...- Teo rimaneva comunque un bravo ragazzo, non avrebbe mai
parlato male alle spalle di nessuno.
Si fermò del tutto,
senza distogliere lo sguardo dalla strada. Sembrava stesse valutando
se fosse o no il caso di dirmelo.
-Se non vuoi parlarne...-
Iniziai incerta, pentendomi di averglielo chiesto. Del resto, che mi
aspettavo? Che mi raccontasse così i fatti suoi? Che mi
considerasse una persona con cui...
-Non c'è solo un
motivo, sono tanti motivi messi assieme.-
Lo stupore sul mio viso lo
divertì parecchio a giudicare da quel sopracciglio sollevato.
Mi ricomposi alla svelta e
ripresi a camminare lentamente in attesa che lui facesse lo stesso.
Non vedevo l'ora di arrivare a casa, freddo a parte, non mi piaceva
sentirmi così esposta e fragile in sua presenza.
Aspettai in silenzio che
riprese il discorso, sempre che con quella frase non avesse voluto
farmi capire che non avrebbe raccontato nulla.
-Prova a spiegarmene almeno
uno...- Azzardai, la gola secca e lo stomaco in subbuglio. Avevo
osato troppo forse, sollecitarlo non mi avrebbe aiutato nel mio
intento di farlo parlare.
-Ti sembreranno stupidi...-
Aveva scosso la testa, le labbra piegate in un sorriso quasi...era
quasi...imbarazzato! Lui! Ed era così...fottutamente carino
e...adorabile.
Mi sfregai le mani nervosa,
nel vano tentativo di scaldarmele, -Non credo...se non lo sono per
te, non possono esserlo per me.-
Oh sì, che brava che
ero! Uscirmene con quelle frasi da leccaculo innamorata, proprio
intelligente!
Si girò svelto a
guardarmi, colto alla sprovvista da quell'affermazione, riacquistando
poi subito il suo solito ghigno sicuro di sé.
Oh no. No, no, no, no.
Non guardarmi così, eh! Cos'è, un invito a stuprarti?!
E tanti saluti al suo
imbarazzo...e un bel bentornato al mio.
Da brava idiota, riuscii a
farmi andare di traverso la saliva, ma fortunatamente riuscii anche a
camuffare la cosa con qualche lieve colpo di tosse non troppo
pronunciato.
-Era completamente privo di
personalità.-
La mascella mi cadde per lo
sbalordimento; e quello che c'entrava?
-Qualsiasi
cosa...facevo io...lui la doveva assolutamente
copiare.
Qualsiasi cosa piaceva a me...qualche giorno dopo iniziava a piacere
anche a lui ed era...snervante.- Sembrava veramente difficile per lui
parlare, sembrava non sapesse come spiegarsi, ma sopra ogni altra
cosa...sembrava realmente interessato alle mie reazioni, quasi avesse
il timore che potessi considerarlo davvero stupido. -E non parlo solo
di ragazze...- Si mordicchiò le labbra ed i miei occhi
seguirono rapiti quel gesto.
Concentrati su quello che
sta dicendo!
-Ti riferisci ad
Elisabetta?- Ecco, meglio parlare per non lasciargli interpretare i
miei pensieri.
-Sei
informata bene...- Non era arrabbiato, solo divertito. -Comunque no,
non mi riferisco solo
a lei. Mi riferisco a Beatrice, Gaia, Maria, Irene, Sara, Lidia,
Sharon...-
I miei occhi si spalancarono
sempre di più ad ogni nome...voleva dire che...?
-Mi riferisco ad ogni
ragazza che mi è piaciuta dalle elementari alla terza media.-
Mi guardò tranquillo, l'espressione immutata. -E che iniziava
a piacere anche a lui guarda caso...- Scrollò le spalle, ma
quello non servì ad impedirmi di notare il tono questa volta
irritato. -Andava avanti a dirmi “Non ti dispiace vero?”
e io...- Arretrò di poco con la testa sbattendo velocemente le
palpebre, -Che cazzo avrei potuto dire da ingenuo migliore amico se
non “Figurati”?-
Si scompigliò i
capelli con una mano, mentre nei suoi occhi passava un lampo di
soddisfazione preoccupante, -Certo, da quel punto di vista mi sono
vendicato...-
-Vendicato?- Domandai senza
pensarci, -In che senso?- Già pensavo al peggio, vendette di
tutti i tipi. Aveva bruciato la macchina del padre di Teo forse? Era
parecchio bravo a dar fuoco alle cose...me compresa.
Si voltò per un
attimo indietro, fingendo di guardare qualcosa di inesistente alle
nostre spalle; probabilmente lo fece come diversivo per sviare la mia
attenzione dal suo viso, -È una lunga storia...-, rispose
seccamente, lasciandomi intendere che non avrebbe aggiunto altro
riguardo quella faccenda.
-Quindi hai smesso di
parlargli per questo?- Stavo solo cercando di capire, non lo stavo
criticando per le sue motivazioni. Certo, era da criticare per il
modo in cui aveva troncato quell'amicizia, senza dire nulla e
comportandosi male con Teo che alla fine non aveva fatto nulla, non
volontariamente almeno.
-Sì e no.- Schioccò
la lingua annoiato, -Diciamo che oltre ad essere appiccicoso come la
colla, geloso come una fidanzatina, noioso come mio nonno e privo di
personalità...era anche parecchio petulante e si è
appropriato più volte di idee mie, spacciandole per sue e...-
Si bloccò sospirando, -Venivo sempre messo a confronto con lui
da mia madre, i miei voti venivano spesso confrontati con i suoi
nettamente superiori. Credo che la nostra amicizia sia nata solo
grazie al fatto che le nostre madri si conoscevano dal liceo.- Si
avvicinò di poco e, per quanto innocenti potessero essere le
sue intenzioni, la cosa mi fece irrigidire. Smisi di respirare per
qualche secondo, temendo che la mia mente potesse essere influenzata
dal suo profumo.
-Ma dai!- Dissi tutto d'un
fiato, ansimando per via del respiro trattenuto troppo a lungo. Sì,
ero una pippa, avevo pochissima resistenza. -Davvero le vostre madri
già si conoscevano?- Cercavo disperatamente di non fargli
capire quanto la sua vicinanza mi rendesse ansiosa, peccato che la
voce era uscita troppo acuta per non insospettirlo.
Lui annuii, non commentando
fortunatamente il mio tono stridulo.
-Forse ho sbagliato
a...ignorarlo così da un giorno all'altro, ma...pian piano,
facendo amicizia con Andrea e Lele...mi sono reso conto che Teo non
era affatto un amico per me...ero arrivato quasi ad odiarlo, è
stata una liberazione smettere di frequentarlo.-
Fremetti
nel momento in cui fece un ulteriore passo verso di me e quella
volta, lo lessi nei suoi occhi, non c'era niente
di innocente in quello che faceva, avrei dovuto pensarci anche prima
in effetti.
-A quanto pare...- Mi
trattenne per un polso non appena mi vide accelerare il passo in
cerca di una via di fuga, -non ha ancora perso il vizio...- Mi attirò
a sé senza nessuna fatica, nonostante cercassi invano di
sfuggirgli, -di interessarsi alle cose che interessano a me.-
Avrei
voluto abbassare la testa e sfuggire ai suoi occhi, ma...era
praticamente impossibile, mi avevano inchiodato sul posto, furenti ed
eccitati.
Io gli interessavo, certo,
ma in che senso? Solo dal punto di vista fisico? Voleva solo
continuare a scoparmi quando gli faceva più comodo?
Le
cose.
Mi
aveva paragonato di nuovo ad un oggetto? L'aveva fatto di proposito?
Non c'era cattiveria nel suo sguardo, né l'intento di ferirmi.
C'erano solo rabbia e voglia di...me.
Non
potei nemmeno finire le mie solite paranoie mentali che mi ritrovai
la sua bocca sulla mia e le sue mani dappertutto,
prima sui capelli, poi sulla schiena, poi suoi fianchi...sembrava non
riuscisse a stare fermo, sembrava voler toccare ogni singola parte
del mio corpo, come se...gli fosse mancata da morire.
-Credevo di impazzire...-
Sussurrò roco, mordicchiandomi il labbro per farmi schiudere
bene la bocca. Con un gemito mi arresi e ricambiai del tutto il
bacio, circondandogli a mia volta il collo sconfitta.
Mi
era mancato, risentire quel sapore era come tornare a casa dopo anni
di anni di assenza, era come riprendere a respirare dopo aver
trattenuto il respiro. Lui era...-tanto per pensare a qualcosa di
sdolcinato e bimbominchioso
stile
Moccia- come il cibo che da troppi giorni non mangiavo. Lui era
il cibo di cui avevo bisogno per sfamarmi. Riusciva a togliermi
l'appetito e a ridarmelo con un solo bacio. La cosa era
preoccupante...
-Tu ed il tuo eccitante modo
di morderti le labbra...- Imprecò staccandosi da me giusto il
tempo di dire quella frase, per poi baciarmi di nuovo.
Per capire di che stesse
parlando ci misi qualche secondo, la mia mente era ancora in stand-by
e fu difficile riattivarla. Si riferiva...al cinema forse...mi ero
morsa più volte le labbra nelle scene in cui avevo avuto più
paura, ma...era una cosa che facevo inconsciamente, non ci riflettevo
mai più di tanto. E soprattutto non pensavo che lui lo avesse
notato.
Indietreggiai senza nemmeno
accorgermene, trascinata solo dalla sua passione e dal mio desiderio.
Quando avvertii il bordo di
un qualcosa di indefinito dietro le ginocchia, persi l'equilibrio e
caddi su una superficie fredda e dura. Era...una panchina. Non ebbi
il tempo di esaminarla troppo, perché lui fu subito su di me,
più famelico di prima. -Non ci sei andata a letto, vero?- Mi
costrinse a sdraiarmi completamente di schiena, mentre lui mi
imprigiova poggiando i gomiti ai lati del mio corpo.
-Di che...- Fui zittita da
un altro bacio, -Per questo ti ha dato della puttana fedele?- Slacciò
i bottoni del mio cappotto ingombrante in un attimo.
Pur essendo ancora mezza
rimbambita per via di quei meravigliosi baci, bastarono quelle due
paroline a farmi capire di che cosa stesse parlando. Si riferiva a
Matteo.
Non risposi, le sue carezze
sotto la stoffa pesante avevano iniziato a risalire lungo il mio
ventre, annebbiando definitivamente quella piccola parte di cervello
rimasta attiva.
Possibile che stessi sudando
a metà gennaio? Possibile che con quel freddo mi sentissi
ribollire il sangue nelle vene? Di certo mi sarebbe venuta la febbre
a quaranta, tanto per cambiare...sempre per colpa sua, come quella
volta sulle scale...
-Dimmi che non ci sei andata
a letto.- Strinse un seno senza un minimo di delicatezza, facendomi
mugolare in segno di protesta.
-Dimmelo.- L'altra sua mano
andò ad artigliare con forza una delle assi in legno che
costituivano il sedile della panchina. Solo la mia mente confusa
aveva registrato una nota di disperazione nella sua voce
probabilmente, solo il mio cuore innamorato aveva sentito un “Ti
prego” inesistente.
Non si sarebbe arreso tanto
facilmente, quello mi fu subito chiaro. I suoi baci ben presto si
spostarono più in basso, arrivando fino allo scollo a V del
mio maglione.
Un flebile e disperato -No-
si dissolse nell'aria gelida insieme alla nuvoletta di fiato da esso
causata. Nelle mie orecchie, continuavano a rimbombare i nostri
ansiti ed il rumore delle foglie degli alberi intorno, unici
spettatori silenziosi di quello che stava succedendo. Unici testimoni
di quel delitto, dell'omicidio del mio cuore.
-No cosa? Non ci sei andata
a letto?- Soffiò sul seno sinistro, quasi a volersi beffare di
quell'organo che ancora pompava sangue. Il suo respiro era caldo ed
affannoso, un delizioso e stuzzicante solletichio sulla mia pelle
arrossata a causa dei suoi continui morsi e baci.
Inarcai la schiena e con le
mani spinsi ulteriormente il suo viso nella mia scollatura.
Che senso aveva tutto
quello? Che senso aveva mentire ancora?
-No.- Confermai reclinando
la testa indietro sull'asse fredda della panchina. A quel movimento,
seguii uno scricchiolio, il rumore di piccoli frammenti di qualcosa
che si stavano sgretolando. Ghiaccio probabilmente.
Nonostante le mie mani
stessero trattenendo il suo viso con tutta la forza di cui ero
capace, ci mise un attimo lui ad alzare la testa per incontrare i
miei occhi.
Non mi diede molto tempo per
esaminarli, perché catturò nuovamente le mie labbra
l'attimo dopo, con più slancio, ma anche più...dolcezza.
Eppure quello che vidi per quel quarto di secondo riuscii lo stesso a
spiazzarmi del tutto.
Era
felice. No, la parola felice non rendeva nemmeno un po' l'idea, lui
era molto più che felice. Tralasciando il fattore fisico che
premeva sulle mie gambe, i suoi occhi mi erano sembrati
così...gioiosi.
Rischiò quasi di
strapparmi i jeans di dosso nel tentativo di slacciarmeli, mentre con
la bocca mi stava lasciando una scia di baci bollenti lungo tutto il
collo fino alla spalla.
Era contento. Più
attento e meno brusco di prima.
E tutto perché ti
ho detto che non sono stata con Matteo?
Fui io a sollevargli la
testa quella volta, desiderosa di guardarlo bene in faccia mentre gli
chiedevo ciò che più mi premeva sapere.
-Perchè?- Mi umettai
le labbra per godere appieno del suo sapore rimastomi ancora dal
bacio precedente.
-Perchè cosa?- Chiese
disorientato, gli occhi annebbiati dal piacere.
Non mi sarei lasciata
distrarre di nuovo dalle sue carezza sempre più ardite,
-Perché me lo hai chiesto?- Lo sentii irrigidirsi.
-Perché ti interessa
così tanto sapere se ci sono andata a letto o no?-
Volevo saperlo, non mi
avrebbe più presa in giro con scuse accampate in aria. Come
quella della ginnastica in casa ad esempio.
Dalla sua espressione
sorpresa, capii di aver toccato il tasto giusto. Lo avevo messo in
difficoltà, era evidente che non sapesse cosa rispondermi, né
tantomeno come prendere tempo o cambiare discorso.
Decisi di essere io quella
sleale per una volta e, senza pensarci su troppo, avvicinai il suo
viso al mio e lo baciai con foga. Gli allacciai le gambe alla
schiena, sfregando lascivamente il mio bacino contro il suo. Fu
tremendamente appagante ed eccitante sentirlo gemere sommessamente.
Peccato che mettere in difficoltà lui, significava mettere in
difficoltà anche me di rimando. Stavo stringendo con talmente
tanta forza le mie gambe contro la sua schiena -desiderosa di un
contatto sempre più intimo-, da sentire un leggero formicolio
fastidioso nei polpacci.
Mi ritrovai a gemere a mia
volta, frustrata e consapevole che quel bruciore in mezzo alle mie
gambe non si sarebbe affievolito nemmeno un po'. Dovevo seguire il
mio piano.
Lui più volte aveva
ottenuto slealmente alcune risposte da me, portandomi allo stremo con
le sue carezze. Toccava a me ora.
-Perché?- Richiesi,
il tono di voce molto simile a quello di una delle “graziose”
signorine dei canali porno, mandati in onda ad una certa ora, che
invitavano “gentilmente” il pubblico maschile a
telefonare.
No,
non ero brava come lui a strusciarmi
per
ottenere ciò che volevo, ero troppo coinvolta.
-Perché?-
Già che c'ero,
approfittai della situazione per giocare con la chiusura dei suoi
jeans, infilando una mano fra i nostri bacini e trattenendo il
respiro quando le mie dita finirono per sfiorare inevitabilmente
qualcos'altro.
Stava...fremendo
il signorino. Stava ansimando, sudando, impazzendo.
E tutto per quelle carezze lievi che avevo iniziato ad azzardare, sul
rigonfiamento dei suoi jeans.
Qui va a finire che
finisco io al manicomio...
Io ero più pazza di
lui, ero messa molto peggio. Si poteva dire che...nelle mie mutandine
ci fosse un vero e proprio Oceano Atlantico.
Sempre che non finisca
all'ospedale per sovraeccitazione...come i vecchietti...
Lo vidi deglutire più
volte e, per distrarmi, seguii il suo pomo d'adamo muoversi
velocemente.
Mi
stava venendo voglia di infilarla dentro
i jeans la mano e di accarezzare lentamente...oddio,
sono più pervertita di lui!
Aprì la bocca, gli
occhi stralunati ed appannati dal desiderio. Una piccolissima
fiammella di speranza si accese dentro di me; forse stava per vuotare
il sacco, forse le mie carezze avevano funzionato, forse il
sacrificio dei miei neuroni non era stato invano, forse non stavo
morendo dalla troppa eccitazione per niente...
La richiuse di colpo,
scuotendo la testa come a rimproverarsi per ciò che stava per
dire.
-E tu...allora?-
Mio Dio, ero stata davvero
io a ridurlo così? La sua voce roca era un singhiozzo unico...
La mia risposta non fu che
un degradante verso primitivo, dovuto a quel contatto non ancora
interrotto con il suo basso ventre.
-Io cosa?- Non avevo un filo
di saliva in gola, era secca, stavo deglutendo a vuoto...
Tolse
bruscamente la mia mano dalla cerniera dei suoi pantaloni -che fosse
arrivato al limite?-, gettandola con la stessa poca gentilezza dietro
alla sua schiena. -Perché...non ci sei andata...a letto?-
Affondò il suo viso fra i miei capelli, ispirando il mio
profumo e riprendendo a mordere piano il mio collo. Che fosse o no un
diversivo per cercare di calmare
il
suo amichetto non mi era dato saperlo.
-Cheee...?- Aggrottai la
fronte schockata. Prima mi implorava quasi di dirgli che non ero
stata con Matteo e poi mi chiedeva perché non ci avevo
scopato? Ma era normale?!
La rabbia iniziava a farsi
strada fra la nebbiosa foschia del piacere, permettendomi di
ragionare un attimino più lucidamente.
-Questi non sono affari
tuoi!- Afferrai le sue spalle con entrambe le mani, tentando
inutilmente di spingerlo via.
Lui non demorse, anzi, si
aiutò aggrappandosi di nuovo alla panchina, potendo così
continuare indisturbato a torturare di baci i miei seni.
-Lasciami...- La frase che
avevo ripetuto più volte da quando lo avevo conosciuto.
-No...Prima rispondimi.-
Strabuzzai gli occhi basita.
Io? IO avrei dovuto rispondere a LUI? Evidentemente il signorino non
sapeva come funzionasse il mondo.
-Prima rispondi tu a me...-
Avrei voluto aggiungere
qualche altra frase più aspra, dettata dalla sofferenza che mi
stava causando da settimane ormai.
Aveva fortunatamente -per la
mia sanità mentale- lasciato perdere il mio seno,
concentrandosi solo ed esclusivamente sui miei occhi. Sollevò
appena un sopracciglio. -Tu non lo ami.-
Ok, forse era già il
caso di chiamare la polizia per costituirmi...avrei detto qualcosa
del tipo “Venite, ho ucciso un ragazzo”. L'arma del
delitto era ancora da decidere...forse la matita per gli occhi che
avevo in borsa, forse avrei potuto tagliargli la gola con la lima per
le unghie o con le unghie stesse, piuttosto affilate...o forse potevo
far partire -collegando fili e robe varie- la moto parcheggiata lì
vicino e investirlo...peccato che non avessi idea di come farla
partire, né sapevo guidarla.
Hai
scoperto l'acqua calda, idiota.
-Tu.Sei.Un.Cretino.- Riuscii
a divincolarmi a fatica e ad alzarmi.
Come diavolo si permetteva
di dire una cosa del genere?! Che cosa c'entrava poi con la domanda
che gli avevo fatto io?!
Lui non si scompose,
continuò a guardarmi con la stessa faccia enigmatica e sicura
di sé del Detective Conan. Sì, quella di un odioso
saputello che aveva capito tutto, anche l'impossibile.
-Quando ti ha messo un
braccio intorno al collo, quel giorno, davanti all'ascensore...-
Sobbalzai a quel ricordo.
Quando Matt gli aveva detto che stavamo insieme...
-Ti sei irrigidita.-
Stavo già aprendo
bocca per protestare con un “Questo non vuol dire niente”,
ma lui riprese a parlare.
-Era chiaro che la sua
vicinanza ti infastidisse.- Non mi stava canzonando, stava solo
analizzando i fatti...quello che mi dava più fastidio era che
lo stesse facendo da persona estranea alla vicenda. Neanche fosse
stato il mio psicologo.
Non sapevo cosa rispondere.
Come potevo farlo del resto? Aveva ragione da vendere e i fatti
parlavano chiaro.
-Quando ti tocco io...-
Ri-ciao
sorrisetto odioso, arrogante e presuntuoso, non mi eri affatto
mancato.
-reagisci in tutt'altro
modo...- Finì la frase con una certa ed evidente soddisfazione nello
sguardo.
-Sai cos'è
l'attrazione? Ecco, si tratta solo di questo.- Un'altra madornale
cazzata, tanto per cambiare. Magari se la ripetevo più volte
potevo convincermene...chissà.
Lui scosse la testa
divertito. -Lo so cos'è, sì. E a maggior ragione dico
che tu non sei minimamente attratta da lui, per questo non ci sei
andata a letto...non ne sei nemmeno innamorata, si capisce anche dal
tuo sguardo.-
-Dal mio sguardo?- Stavo
tremando; troppe emozioni si stavano affollando e spingendo per farsi
posto dentro di me. Rabbia, frustrazione, sofferenza, tutte forti e
difficili da tenere a bada. -Perché, tu capisci se sono
innamorata dal mio sguardo?-
Allora
dovresti capire che lo sono di te.
Stavamo portando la
conversazione verso un territorio spinoso...ma ormai, non potevamo
più tornare a scherzare come prima.
-Capisco che di lui non lo
sei di certo. Dal tuo sguardo...- Riprese, girando intorno alla vera
domanda che gli avevo posto, -Si vedeva che eri tesa, infastidita...-
Ancora con la storia dello
sguardo. Come se lui fosse stato davvero in grado di capirmi dai miei
sguardi. Se fosse stato così, allora sarebbe riuscito a capire
che il suo modo di fare tante volte mi aveva ferita, avrebbe capito
che avevo mentito, che non era solo l'attrazione a spingermi verso di
lui, che ne ero innamorata.
-Visto che sai leggere tanto
bene i miei occhi...- La voce mi uscì bassa, leggermente
spezzata da un pianto molto più prossimo di quanto pensassi,
-Che cosa ti dicono in questo momento?- Lo sfidai, esternando una
tranquillità in contrasto con ciò che sentivo dentro.
Lo sorpresi con quella
richiesta, ma finsi di non notarlo, mi limitai a fissarlo
intensamente negli occhi, sperando che per una volta nella vita,
fosse davvero in grado di capirmi.
Ti
amo, idiota.
Mi fissò di rimando,
seriamente, non accennando a parlare per alcuni secondi. Quando aprì
la bocca per rispondermi, sentii il cuore schizzarmi fino in gola per
l'ansia.
Poi però, distolse lo
sguardo disorientato, puntandolo verso qualcosa dietro di me.
Ecco, era un codardo, di
nuovo mi ero illusa per niente.
-Alice?-
Ohssantissimosignoredeicieli,
che spavento!
Mi girai di scatto su me
stessa, guardando ad occhi sgranati la persona che mi stava
osservando crucciata da dietro.
-Papà?- Che ci faceva
lì?
-Tesoro che ci fai qui?-
Fece confuso, -Io aspettavo che tu mi chiamassi per venirti a
prendere al cinema...dato che non chiamavi, sono uscito lo stesso per
venire a controllare che fosse tutto apposto...- Spiegò
grattandosi la testa e lanciando una fugace occhiata a Lore.
-Sì, beh...eravamo al
cinema insieme e...- Era difficile mettere su un discorso coerente
dopo quello che era appena successo. Fui salvata in corner dal mio
“nemico” subito dopo i miei balbettamenti per fortuna.
-Ci siamo incontrati là.-
Lui non era per niente scosso, ovviamente. Perché avrebbe
dovuto esserlo? Ero io quella innamorata e ferita. Quella che stava
soffrendo e che si illudeva che lui potesse capirlo in qualche modo.
-Così mi sono offerto di accompagnarla a casa, dato che
dovevamo comunque fare la stessa strada.-
Mio padre annuì, ma
spostò ugualmente lo sguardo su di me in attesa, la fronte
aggrottata. Voleva che confermassi, non si fidava totalmente di
quello che aveva detto Lore.
-Sì, infatti.- Fu il
massimo che il mio cervello riuscì ad elaborare.
Impossibile capire se fosse
stato un sollievo o no l'arrivo di mio padre. Chissà che cosa
mi avrebbe detto Lore, chissà che cosa aveva visto nei miei
occhi...
Amareggiata, camminai al
fianco di mio padre in silenzio.
Una volta arrivati al sesto
piano del nostro palazzo, mio padre ringraziò Lore che si
limitò ad abbozzare un forzato sorriso in risposta.
E
a me? Non mi saluti? Non mi sorridi nemmeno? Va bene anche un sorriso
forzato, ma almeno guardarmi...
Niente. Entrò in casa
sua senza girarsi nemmeno per sbaglio verso di me.
Ti
odio.
Magari fosse stato davvero
così...
Mi buttai sul mio letto
appena varcata la soglia di casa, affondando il viso e le lacrime nel
cuscino.
Perché continuavano a
venirmi pensieri del genere, perché continuavo a farmi del
male? Dopo tutto quello che ci eravamo detti quella sera...
Sapevo di dovermi comunque
fare forza. La sfortuna aveva voluto che io, lui, Andrea e Lele,
fossimo scelti per lavorare lunedì pomeriggio ad un compito di
diritto. Quindi lo avrei di nuovo incontrato, lo avrei di nuovo avuto
vicino, avrei dovuto parlarci per scuola...e dovevo fare di nuovo
finta di niente...per quanto tempo sarei riuscita ad andare avanti
ancora? Quante volte potevo crollare e rimettermi in piedi? Speravo
quella fosse l'ultima, ma non ne ero poi tanto certa. Perché
da quando c'era di mezzo quel sentimento tanto odiato, ero diventata
una masochista cronica.
Odiavo il lunedì
mattina, ma odiavo ancora di più il pomeriggio. Ero
sopravvissuta alla mattina, sperando che durasse il più a
lungo possibile, sperando che la prof di filosofia ci tenesse
prigionieri in classe alla fine dell'ultima ora, e tutto per non
andare a casa di Lele nel pomeriggio. E pure a pranzo. Già,
perché la madre di Lele era stata così gentile da
invitare anche me, impaziente di farmi assaggiare le sue favolose
lasagne fatte in casa.
Durante il tragitto
scuola/casa di Lele, il mio amico -ormai lo potevo pure considerare
così- occhialuto fu l'unico a rivolgermi la parola. Non che mi
aspettassi che Lore e Vergata si abbassassero a tanto, ovviamente.
Lui
non mi aveva ancora rivolto la
parola, di nuovo, fingeva che non fosse successo niente. Forse era
meglio così, non avrei avuto la forza di riprendere il
discorso di quella sera.
Lele mi aveva fatto
sorridere quando, tutto entusiasta, mi aveva detto di aver chiesto il
numero di telefono a Daniela. Anche lei lo era molto, l'avevo sentita
il giorno prima e gongolava dalla gioia.
Ero un po' meno e contenta
per quello che mi aveva detto Angie...
-Ti
ha riaccompagnato fino al portone di casa?- Chiesi sorpresa. Beh,
tutto sommato non era così idiota, era stato gentile in fondo.
-Sì!-
Aveva strillato lei al settimo cielo, -Anche se sarebbe più
corretto dire che mi ha spalmata sul portone di casa!-
-Oh,
ma...- Aggrottai la fronte schifata ed incredula al tempo stesso, -Ma
che pervertito!-
-A
me mica è dispiaciuto eh! Sapessi come lavora con la lingua
Aliciosky...per non parlare del suo...-
-Non
mi interessa!- Ci mancava solo che mi descrivesse nei dettagli Andrea
Junior.
-Lo
sentivo sulla gamba ed era...oddio, avrei voluto sentirlo...-
-Angie!-
La interruppi di nuovo. Mi avesse parlato di un ragazzo che non
conoscevo avrei ascoltato i pettegolezzi interessata. Ma se mi
parlava di uno che conoscevo e che avevo davanti agli occhi tutti i
giorni, la cosa mi infastidiva! Poi, conoscendomi, la prima volta che
avrei visto Vergata mi sarebbe tornata in mente quella conversazione
riguardante il suo...coso.
-È
una tigre affamata Ali, non ha perso un secondo!-
-Sono
davvero piacevolmente sorpresa!- Ovviamente l'avevo detto
ironicamente, ma lei non ci aveva minimamente fatto caso, troppo
contenta di quel suo nuovo elemento nella schiera dei “ragazzi
scopabili”.
-Anch'io!
Sai quanto mi piacciono i ragazzi così! Quelli che non si
perdono in chiacchiere e passano subito all'azione!- Oddio, stava
tratteggiando Andrea come l'uomo della sua vita!
-Lo
voglio rivedere, devi assolutamente procurarmi il suo numero!-
-Ma
perché non glielo hai chiesto tu?- Così avrebbe
risparmiato a me l'ingrato compito. Purtroppo dovevo farlo, lei aveva
chiesto il numero di Matteo per me alle medie...
-Eravamo
troppo presi! La foga del momento, sai...poi è arrivato il
portinaio,- Sbuffò, -E allora se n'è dovuto
andare...c'erano pure i miei a casa, non avrei potuto invitarlo su.-
Scossi
la testa rassegnata. Sapevo già che mi avrebbe tartassato
finché non avrebbe avuto quel numero nella sua
rubrica...perciò...
-Vergata?- Accidenti, detto
ad alta voce e con quel tono, quel cognome sembrava quasi un insulto!
Mi sedetti su un posto
liberatosi alla fermata prima, mentre sentivo gli sguardi curiosi e
sorpresi di Lele e Lore addosso; effettivamente non era mai capitato
che io per prima di mia iniziativa rivolgessi la parola a quella
scimmia del loro amico.
-Puccio?- Rispose lui, con
lo stesso mio tono di voce, solo più divertito.
-La mia amica Angelica...-
Iniziai, osservando i suoi occhi lampeggiare non appena sentì
quel nome. Se la ricordava. E anche molto bene, -Vorrebbe avere il
tuo numero.-
-Stavo per chiedertelo io!-
Pazzesco! Si era illuminato come l'albero di Natale in Duomo!
Me lo segnò sulla
rubrica non appena gli passai il cellulare, -Dille di farsi sentire
subito, appena glielo puoi dare.-
Non avevano proprio
intenzione di perdere tempo eh. Beh, in fondo Angie si era dimostrata
così entusiasta ed impaziente di andarci a letto, specie dopo
aver sentito il suo...Oddio! Ecco, lo sapevo che sarei arrivata a
pensarci!
Arrossii involontariamente,
sperando con tutto il cuore che nessuno se ne accorgesse.
-Puccio, ma...!- Andrea
sbatteva le palpebre neanche avesse appena scoperto che gli asini
avevano acquisito la super capacità di illuminarsi e volare
come lucciole, -Se lo vuoi usare anche tu non c'è problema!-
Fece tutto compiaciuto. Ci misi qualche secondo a realizzare che
stesse parlando del suo numero e non di...altro.
-Io sono disponibile a
qualsiasi ora!- Si pavoneggiò passandosi una mano fra i
capelli.
Oddio. Cos'era, un gigolò
a tempo pieno?
-Tranne nel pomeriggio
quando dormi nel letto matrimoniale insieme a tua nonna.- Ed il
premio nobel per la frase più acida del mondo veniva vinta
da...Lorenzo Latini!
-Ma...- Andrea boccheggiò
incredulo e con sguardo fintamente ferito per qualche secondo, -Solo
perché le manca mio nonno! E poi mi dà pure venti euro
se le faccio compagnia!-
Nessuno dei tre riuscì
a trattenere una risata, specie dopo che una signora seduta lì
vicino si era schiarita la voce scandalizzata.
-Cioè...- Sgranò
gli occhi, -No cazzo, non in quel senso!-
-Ah guarda, se ti piace far
compagnia alle persone anziane non è affar nostro.-
Scherzò Lele, fra una risata e l'altra.
Arrivammo a casa di Lele
qualche minuto dopo, mentre Andrea cercava ancora inutilmente di
spiegarsi riguardo il suo dormire con la nonna. Peccato che ogni
frase sembrasse ambigua...
Pranzammo con le favolose
lasagne di sua madre, che favolose lo erano davvero! Cavoli, ero
abituata alla cucina schifosa dei miei, quelle lasagne erano un
piacere divino per il mio palato! Non fui l'unica a chiedere un bel
bis, anche gli altri tre lo fecero, spazzolando del tutto il piatto
solo pochi minuti dopo.
Iniziammo a lavorare al
compito alle tre e mezza. Stupido compito che consisteva nel
riassumere la trama di un film che avevamo visto, farne la recensione
costruttiva e scrivere infine un parere personale a testa.
Come poco prima a pranzo, mi
sedetti a capotavola, Lore alla mia sinistra e Andrea alla mia
destra. Alla fine avevo deciso così, pensando che avere Lele
di fronte e guardare lui negli occhi fosse molto più semplice.
Non passò neanche
un'ora, che la madre di Lele arrivò a portarci thé,
biscotti fatti in casa e pasticcini come merenda.
-Lasciali pure qua mamma.
Siamo ancora pieni, abbiamo finito da poco di mangiare.- Spiegò
Lele sorridendole come solo un figlio premuroso poteva fare.
Magari anche mia madre
cucinasse così!
Dopo aver visto quelle
meraviglie era inevitabile pensarlo!
-Iniziamo dalla trama e poi
facciamo la recensione...il commento personale lo possiamo fare anche
più tardi, ognuno a casa sua.- Propose Lele, prendendo il suo
portatile dalla scrivania, nel caso ci servisse andare in internet
per qualsiasi cosa.
Iniziai ad abbozzare
qualcosa sul foglio che mi aveva passato, scrivendo data, i nomi dei
componenti del gruppo e una piccola scaletta di ciò che
avremmo fatto.
Non fu semplice lavorare
seriamente, gli unici a fare qualcosa eravamo io e Lele...Lore
continuava a scrivere qualcosa di infinito al cellulare, mentre
Andrea...beh lui ormai era partito per la tangente con battute
cretine e patetiche. Distraeva e basta.
-Puccio ma lo sai che non
sei così male?-
-Grazie Vergata, non posso
dire lo stesso di te purtroppo.- Mi finsi dispiaciuta, prima di
alzare gli occhi al cielo scocciata.
-Come no?- Si alzò,
mostrando i muscoli neanche fosse stato Hercules, -Guarda qua che
roba.-
-Idiota siediti.- Oh, Il
Cretino per eccellenza aveva deciso di farci sapere che era ancora
fra noi, lasciando perdere quel cavolo di cellulare.
Vergata si sedette con una
scrollata di spalle, prima di ritornare a giocare al pc di Lele.
Mi consultai con Lele e
parlammo per un po' di quello che avremmo dovuto scrivere. Fortuna
che c'era lui, non sarei riuscita a sopravvivere altrimenti!
-Ehy Puccio, perché
non pucci un biscotto nel thé?- Rise sguaiatamente quel
cretino di Vergata. Cavoli, quoziente intellettivo pari a...-10.
-Ok, bene, quindi la
recensione al film la lasciamo per ultima.- Ignorai il suo ennesimo
commento idiota e continuai a scrivere sotto l'occhio vigile e
attento di Lele.
-Saprei
io cosa pucciare dentro di te, sai? Ma non mi limiterei solo a
pucciarlo,
andrei in fondo...-
-Andre!- Sbottò
finalmente Lele, salvandomi da quella situazione che, oltre che
snervante, stava diventando anche imbarazzante.
Ero troppo presa a sorridere
grata a lui, per accorgermi del calcio che arrivò dalla parte
sinistra del tavolo a Vergata.
-Ah, cazzo...!- Protestò
inutilmente, senza che nessuno lo considerasse. Del resto, non
serviva a niente se non a distrarre con le sue scemenze.
Dopo qualche minuto di
silenzio -grazie al cielo!-, Vergata purtroppo riprese a parlare; per
una volta sembrava realmente interessato ad imparare qualcosa,
peccato che quel qualcosa fosse un verbo inerente al mio cognome.
-Qui sul Wikizionario sul
verbo pucciare dice: “Immergere un oggetto, in genere molle,-
Alzò lo sguardo dal pc per fissarmi con aria quasi solenne -E
ti assicuro che il mio non lo è,- Ammiccò soddisfatto,
prima di ritornare alla lettura, -In una sostanza liquida o fluida,
in modo che lo stesso, riestratto, risulti bagnato.- I suoi occhi
brillavano di entusiasmo, come quelli di un bambino che aveva
l'occasione di fare ad un altro il suo scherzo preferito.
Oh poveri noi. Avrebbe di
sicuro detto porcate come suo solito.
-Non dirlo.- Lore socchiuse
gli occhi a metà fra il minaccioso ed il seccato.
-Andre...- Lo rimproverò
anche Lele sospirando, -Siamo qui per fare questo benedetto compito!-
-Ma questa frase è un
invito a nozze!- Si giustificò lui risentito.
-Vergata...-
Poggiai la penna per massaggiarmi le tempie, -Ti tranquillizzo subito
dicendo che non puccerai
proprio un bel niente dentro di me.- Cosa mi toccava dire ad alta
voce per colpa di quell'idiota! -Perciò non ha senso porsi
questi problemi. Ora, gentilmente, potresti stare zitto e lasciarci
lavorare?-
-Pff, quanto sei acida
Puccio. Secondo me poi sei una di quelle che a letto si scioglie di
brutto, di sicuro di bagnato...-
-ANDRE!- Lore e Lele lo
dissero praticamente in simultanea, con l'unica differenza che lo
sguardo di Lele poteva persino considerarsi rassegnato e giocoso,
mentre quello di Lore...proprio no. Se avesse avuto un coltello o
qualsiasi altra possibile arma -anche una matita appuntita
probabilmente- a portata di mano, Andrea avrebbe quasi sicuramente
fatto una brutta fine.
-Mamma ma quanto rompete!-
Sbuffò più capriccioso che mai, girandosi verso Lore
con la fronte sempre aggrottata, -E solo perché vuoi che la
dia solo a t- La “e” finale si dissolse nell'aria,
coperta dal rumore di una sedia che veniva bruscamente spostata.
Osservai la scena ad occhi
sbarrati; oddio, perché Lore si era alzato, che voleva fare?
-Lore...- La faccia di Lele
era preoccupatissima, la sua voce bassa ed implorante.
Vergata, invece, rimaneva
tranquillissimo, lo sguardo di un bambino beato che nessuno avrebbe
potuto far crollare.
-Andre...- Il modo in
cui lo disse era da brividi...minaccioso e...per me dannatamente
eccitante. La sua voce lo era, da morire. -Vieni fuori a fumare?-
Andrea fortunatamente non
obiettò, si limitò ad alzare le spalle e a rispondere
con un “Va beeene!”
-Oddio e se si ammazzano di
botte?- Domandai non appena uscirono dalla stanza.
-Naah!- Lele sorrise più
tranquillo, -Lore gli romperà i coglioni e gli farà un
bel discorsetto...probabilmente ad Andre farà male la testa
quando torneranno.- Rise divertito, aggrottando poi la fronte, -Del
resto, era stato avvisato.-
Avvisato? In che senso?
Stavo per chiederglielo, quando lui mi confuse ulteriormente con
un'altra frase ancora più strana, -Invece lo ha fatto apposta,
è proprio incorreggibile.-
Cosa aveva fatto apposta? Lo
aveva fatto nonostante fosse stato avvisato? Da chi e perché?
-Torniamo al compito?- Mi
chiese sfoderando il suo sorriso di sempre.
-Ehm...- No, prima volevo
sapere che cosa significava quello che aveva detto e...perché
Lore continuasse a reagire così, a comportarsi da “fidanzato
geloso” quando non lo era affatto! Se lo avessi chiesto a lui
non mi avrebbe risposto, così come non aveva risposto alla
domanda che gli avevo fatto l'altra sera. Quindi meglio provare a far
parlare Lele...
-Perché si comporta
così?- Chiesi tutto d'un fiato, senza specificare di chi
stessi parlando, visto che era implicito.
-Tu e lui siete gli unici a
non averlo capito.- Mi rispose sviando il mio sguardo.
-E Andre stava aiutandolo a
capire.-
Mi stava confondendo ancora
di più. Capire cosa? Perché faceva quell'odiosa
faccetta enigmatica?
-Prima o poi ci arriverete.-
Concluse sospirando. Chinò il capo sul compito e ci scrisse su
qualcosa. Stava sicuramente evitando di guardarmi in faccia, di
nuovo.
Non ebbi modo di proseguire
con altre domande, perché il diretto interessato e l'amico
idiota rientrarono in quel momento.
Corrugai le labbra
sospettosa; durata poco la sigaretta...
A farmi insospettire ancora
di più fu la totale mancanza di battute da parte di Andrea
dopo quella “sigaretta”, non mi rivolse quasi più
la parola. Che diavolo gli aveva detto Lore?
Alle cinque decidemmo di
fare una piccola pausa, prima di finire di sistemare l'ultimo
pezzettino della recensione.
-No? Minchia, davvero?-
Mi ero persa metà del
loro discorso, presa com'ero da quei meravigliosi biscotti ricoperti
di zucchero a velo.
-Sì, la Fabi sta con
uno di dodici anni...- Fece Lele, con fare quasi cospiratorio.
Erano più pettegoli
di noi ragazze, che cavolo gliene fregava a loro di questa Fabi?
-Cazzo, ma è una
pedofila...!-
Annuii di riflesso alle
parole di Andrea. Effettivamente...stare con uno di dodici anni...ma
quanti anni aveva questa Fabi?
-E l'hanno pure fatto, lei
ha chiesto dei preservativi alla Bìa...- Lele era in assoluto
la pettegola numero uno del gruppo...non l'avrei mai detto...
-È pure carina poi.
Cazzo ci trova in un bambino?- Lore allungò una mano per
prendere un biscotto proprio nel momento in cui lo feci anche io.
Ritrassi la mano alla
svelta, guardandomi intorno come se non fosse successo nulla.
-Minchia veramente...a
diciassette anni vai a scoparti un bambino...che mente malata.-
Proprio Vergata parlava di mente malata, curioso...
-Ma...può farlo lui?-
Avevo posto la mia domanda ad alta voce, sopraffatta dalla curiosità.
Quando mi appassionavo ad una vicenda...ero anch'io una bella
pettegola.
Tre paia d'occhi mi
fissarono immedatamente, a metà fra il confuso ed il
divertito.
-Sì, insomma...-
Cercai di spiegarmi, -Lui a dodici anni può...?- In sintesi,
poteva un dodicenne usare la sua “arma”? Non era troppo
presto?
Scoppiarono a ridere tutti
insieme, fino ad arrivare alle lacrime. Non la smettevano più,
che stronzi! Insomma, io cosa ne potevo sapere di come funzionava il
corpo di un dodicenne! Se fosse già in grado di...
-Beh dipende...- Lele era
stato il primo a sforzarsi di restare serio per non offendermi
ulteriormente.
-Io a dodici anni già
potevo, sì.- Lore scrollò le spalle, mordendosi le
labbra per non rimettersi a ridere.
-Puccio...- Ecco che
arrivava la spiegazione illuminante di Vergata, -È tutto un
lavoro di mani.-
Ci misi qualche secondo a
capire, poi spalancai la bocca schifata, -Oddio!- Ma che schifo!
-Ed io a dodici anni sai
quanto ci giocavo...-
Oddio! Schifoso pervertito!
I maschi erano dei pervertiti già a dodici anni! Non sarei più
riuscita a guardare il fratellino undicenne di Ilaria...insomma,
andava in quinta elementare, era così piccolo! Non riuscivo a
credere che potesse già...
-Beh Ali è normale.-
Tentò di spiegarmi Lele, la sua solita aria da maestro dipinta
in volto, -Contando che alcune ragazzine hanno il ciclo a undici,
dodici anni...-
-Oh.- Fu la mia risposta
intelligente. Giusto. Per i maschi era decisamente diverso. Ma faceva
impressione lo stesso!
-Riprendiamo il compito?-
Proposi con voce stridula subito dopo. Ne avevo avuto abbastanza di
quei discorsi.
Alle sei finalmente me ne
tornai a casa. Con mio padre. Lo avevo chiamato chiedendogli di
venirmi a prendere in macchina proprio per non fare la strada in
autobus con Lore. Ci mancava solo una replica di quello che era
successo la scorsa sera!
La vibrazione del mio
cellulare mi prese in contropiede mentre scendevo dall'auto per
entrare nel portone.
Ali,
la festa di mia cugina è stata anticipata a stasera, il suo
ragazzo ha avuto un imprevisto e domani non può...Riesci ad
essere sotto casa mia per le otto? Fammi sapere, baciotti, Angie.
PS:
Il numero?? ;)
Oh cazzo! Me ne ero
completamente dimenticata! La festa della cugina di Angie, che idiota
patentata! Fortuna che me lo aveva ricordato lei.
Certo!
Ci vediamo dopo allora ;)
Ps:
Il numero ce l'ho, è questo...
Lo allegai al messaggio
cercandolo dalla rubrica e lo mandai. Dovevo farmi una doccia veloce
e vestirmi in fretta se volevo arrivare puntuale. Il commento
personale per diritto lo avrei fatto appena tornata, anche a
mezzanotte, di certo non sarei andata a scuola senza averlo finito!
A farmi raggelare il sangue
nelle vene fu quello che mi scrisse un'oretta dopo.
Ali! Grazie, grazie,
grazie, ti adoro! L'ho sentito poco fa e l'ho invitato alla festa di
stasera! C'è solo un piccolo probemino...
No.
Su consiglio di Dani che
vuole rivedere Mister Occhiali, gli ho detto che può portare i
suoi amici...quindi non so se porterà anche Tu-Sai-Chi...
'Fanculo. Ero nella merda.
Non potevo nemmeno mancare alla festa di Sharon, eravamo amiche, si
sarebbe offesa. E io che speravo di svagarmi a quella festa! Perché
dovevo sempre e comunque trovarmelo davanti?! Perché? Non
potevo passare una serata in santa pace?
Sbuffando, incominciai a
vestirmi, sperando ardentemente che lui avesse già un impegno
quella sera. Ma purtroppo, nell'ultimo periodo, le cose si erano
sempre avverate al contrario, alla faccia delle mie inuili speranze.
*Note
dell'autrice*
Lo
so, volete uccidermi. La festa di Lore non c'è stata alla
fine, sarà nel prossimo capitolo insieme a quella di questa
Sharon, dove ci sarà una svolta abbastanza importante...
Vi
chiedo scusa per non aver ancora risposto alle recensioni, provvederò
a farlo adesso con il nuovo e utilissimo metodo :)
Mi
dispiace sia per il ritardo, che per avervi deluse con il pezzo
iniziale...molte speravano che Ali e Lore lo facessero (me per
prima!), ma del resto...ci sono ancora troppe cose da chiarire e Ali
ha giustamente paura di lasciarsi andare. Lore non le dà
nessuna risposta, è lunatico e l'ha ferita tante volte. Quindi
le cose non potevano andare diversamente...nel prossimo come ho già
detto succederà qualcosina che li farà avvicinare...
Per
quanto riguarda la dichiarazione (so che tutte la aspettate ;D), ci
sarà nel capitolo finale, il 25 (o 26, devo ancora decidere).
Poi ci saranno dei piccoli extra su di loro come coppia se vi farà
piacere! Infine, se qualcuna dovesse chiedermi di scrivere pov di
Lore su qualsiasi scena in particolare, sarò felicissima di
farlo! :D Se, ad esempio, a fine storia, vi interessasse ancora
sapere che cosa ha pensato Lore quando Matt gli ha detto che sta con
Ali...beh, basta chiedere e io scriverò! :)
Immagino
vi ritroverete ad odiarla questa coppia con tutti questi tira e molla
e tutti questi extra! :P
Per
quanto riguarda questo capitolo, alla fine è stato svelato il
motivo per cui Lore ha smesso di essere amico di Teo. Non è un
motivo così tremendo, non c'è stata nessuna rissa
all'ultimo sangue, sarebbe stato troppo da film secondo me. Il motivo
che ha fatto finire l'amicizia fra di loro è lo stesso che ha
fatto finire una lunga amiciza fra due ragazze che conosco, per
questo mi è sembrato piuttosto credibile e reale.
Per
quanto riguarda il discorso finale fra i ragazzi...purtroppo è
un discorso in cui sono incappata io...u.u Ho posto la stessa domanda
di Alice e mi hanno presa in giro i miei amici, che maleducati >.<
Diciamo
che la seconda parte del capitolo è stata messa un po' come
svago dopo il primo pezzo un po' più pesante...nel prossimo
succederanno un bel po' di cose, credo sarà il capitolo più
lungo dell'intera storia...
Prima
di chiudere, ci tengo a ringraziare di cuore tutte le ragazze che
hanno recensito e che nelle recensioni mi hanno intimato di non
trascurare assolutamente lo studio per scrivere...grazie mille
ragazze per la comprensione e per le vostre parole, mi hanno fatto
molto piacere :)
Un
bacione immenso! Scusatemi per questo capitolo osceno >.<
Bec
*Spoiler
sul prossimo capitolo*
-Tu
devi essere Matteo!- Sharon strinse entusiasta la mano di Lore, che
si irrigidì non appena sentì quel nome.
-Mi
avevano detto che eri carino, ma non pensavo lo fossi così
tanto!-
Lore
storse la bocca in una smorfia, chiaramente irritato dal fatto che
lei lo avesse scambiato per Matteo, ma compiaciuto per via del
complimento. Forse solo per quello non sbraitò furioso contro
Sharon.
-Ehm...no.-
Dissi flebilmente, -Lui è Lorenzo.- Spiegai con gentilezza,
prima che potesse farlo lui con il suo solito modo di fare sgarbato.
-Oh!-
Sharon sgranò gli occhi dispiaciuta, -Scusami! Che gaffe! Non
sapevo che tu e Matteo vi foste lasciati!-
No,
un momento, cosa? Come faceva a dedurre che ci fossimo lasciati se io
non avevo detto nulla?
-Piacere
Lorenzo!- Agitò il braccio con enfasi, lasciandogli poi la
mano per portare le sue alla bocca contenta, -Siete così belli
insieme!-
A
tutte le meravigliose ragazze che continuano a seguire questa storia,
nonostante i ritardi, i noiosi tira e molla infiniti dei due
protagonisti e l'incapacità dell'autrice di rispondere in
tempi decenti alle recensioni.
Vi
adoro, grazie di cuore per tutto.
Auguro
a tutte voi un felice e sereno Natale.
In genere le feste di
compleanno mi erano sempre piaciute. Le torte, la musica, i regali,
la canzone “Tanti auguri a te” cantata da tutti quanti,
mentre il festeggiato arrossiva e sorrideva grato, chiedendosi in
realtà quando quello strazio sarebbe finito...o almeno, per me
era sempre stato così, odiavo quel momento.
Quella sera, quella
festa...stava già per essere rovinata da una presenza
indesiderata.
Alle otto esatte ero sotto
casa di Angie, pronta per essere accompagnata a casa di sua cugina.
Mi
ero vestita in modo piuttosto sobrio; un tubino nero, scarpe con
tacco non troppo alto, lieve trucco e capelli sciolti. In pratica
avevo cercato di vestirmi nel modo più anonimo possibile e non
era affatto da me. In genere mi piaceva farmi notare, vestirmi bene e
sistemarmi i capelli...ma le cose, almeno per quella sera e sempre
per colpa di Lore, erano cambiate. Non volevo mettere niente
di...provocante,
niente che avrebbe potuto attirare il suo sguardo su di me.
Mi agitava parecchio il
fatto che sarei rimasta praticamente sola per tutta la durata della
festa, senza l'appoggio di nessuna delle mie amiche...cioè,
avrei potuto averlo, ma non lo volevo di mia spontanea volontà.
Angie sarebbe stata con Andrea, Dany con Lele e Ila con il suo
ragazzo...e a me fare la terza incomoda non era mai piaciuto.
Non ero stata capace di
reprimere un ringhio quando, aprendo la portiera della macchina del
padre di Angie, avevo visto quel cretino di Vergata seduto sul sedile
anteriore. Si era girato e mi aveva sorriso, ritornando poi a
smanettare con la radio in cerca di una canzone che gli interessasse.
-Che ci fa lui qui?-
Digrignai fra i denti, sedendomi dietro, vicino ad Angie, più
cupa che mai. Che cavolo, manco un cavolo di passaggio era riuscito a
scroccare Vergata, pure in macchina dovevo sorbirmelo?
Vedendo quanto fosse
tranquillo suo padre, dedussi che lei doveva avergli mentito di
nuovo; di solito giustificava la presenza di un ragazzo dicendo che
era amico mio o di Ilaria, per tenere i genitori all'oscuro di tutto
e continuare a recitare la parte della figlioletta perfetta.
Non avrebbe potuto nemmeno
avere un ragazzo, i suoi si sarebbero arrabbiati, non facevano che
ripeterle “Tesoro, prima la scuola. Quando l'avrai finita avrai
tutto il tempo per pensare ai ragazzi!”
Sarebbero a dir poco
impazziti e le avrebbero impedito di uscire se avessero saputo che
lei il sabato sera, invece che andare a “mangiare una pizza e
dormire a casa di un'amica”, trascorreva quasi sempre l'intera
notte a...fare altro con ragazzi anche conosciuti poco prima. E tutto
per “ribellione”, tutto perché loro le erano
sempre stati addosso, con la loro iperprotezione soffocante e
tarpandole le ali. Avevano deciso della sua vita ancor prima che
nascesse, già da quando era nella pancia di sua madre.
In prima media veniva sempre
accompagnata e ripresa come un pacco, fino alla prima superiore non
aveva avuto un briciolo di libertà, nemmeno per andare a casa
di un'amica.
Noi non l'avevamo mai
giudicata, ma non avevamo mai nemmeno approvato troppo il suo
comportamento. Era stato comunque invano cercare di farle capire che
così rischiava di rovinarsi la vita...lei ci aveva sempre
risposto con una scrollata di spalle “Mi diverto così”.
-Non sapeva come arrivare a
casa di Sharon.- Aveva sussurrato in risposta alla mia domanda,
tranquilla e per nulla turbata dal mio tono sgarbato.
-Poteva prendere un taxi.-
Bofonchiai stizzita, senza preoccuparmi troppo di essere sentita dal
diretto interessato.
-Sempre acida Puccio.-
Commentò infatti lui, sporgendosi verso di noi, -Mi chiedo
come faccia a sopportarti Lore.-
Qualcuno avrebbe dovuto
trattenermi perché quella volta avrei sì chiamato la
polizia per costituirmi dopo aver sgozzato qualcuno. Vergata era
secondo nella lista, ma dato che Lore non c'era...
Avrei poi fatto ripulire la
macchina dal sangue, il padre di Angie non c'entrava nulla in fondo,
né la sua auto.
-Oddio...-
Oh no, quel sorriso non presagiva niente di buono, stava per dire una
delle sue minchiate...e davanti al padre di Angie! -Un po' lo
capisco, in fondo è stato abbondantemente...ricompensato.
Non sono un tipo troppo paziente, ma ti sopporterei anche io se
poi...-
-NIENTE!-
Lo bloccai trucidandolo con gli occhi ed ignorando lo sguardo
schockato del signor Trussardi riflesso nello specchietto. -Se poi
niente.-
Affondai nel sedile scocciata ed irritata soprattutto dalla risata di
Angelica. Non era per niente infastidita dalle frecciatine che
Vergata mi stava lanciando, assurdo!
-Ehi, le dispiace girare un
attimo qui? I miei amici ci aspettano alla fermata della metro.-
S'impicchino!
Avrei voluto rispondere ad alta voce, ma all'ultimo mi ero trattenuta
mordendomi l'interno guancia.
Il padre di Angie aveva gli
occhi fuori dalle orbite per l'incredulità; era stato preso in
contropiede poveretto, -Come?- Chiese sbattendo le palpebre
disorientato.
-Non ci stiamo in macchina.-
Sputai fuori velenosa.
-Lo so Puccio,- Si voltò
a guardarmi con la sua abituale espressione da pesce lesso stampata
in faccia, -Faccio schifo in matematica, ma se persino tu riesci a
fare un calcolo del genere, credi non lo sappia fare io?-
-Almeno io non ho bisogno di
copiare durante le verifiche!- Sbottai assordando il signor Trussardi
che incassò la testa nelle spalle infastidito.
-Solo perché nessuno
te lo lascerebbe fare.-
Tormentai il labbro
inferiore con i denti ferita; non avevo mai voluto copiare, non aveva
senso per me un voto regalato, ma...aveva ragione, nessuno tranne Mel
o Teo mi avrebbe lasciato il suo foglio. Forse Lele, ma per
gentilezza.
-Solo Mel che in matematica
fa schifo o Valenti...certo anche Lore magari, se riprendessi a
dargliel-
-Andare a letto con qualcuno
per ottenere un voto alto sarebbe una tua prerogativa, ne sono
certa.- Lo interruppi secca, quasi diplomatica. Davanti ad
un'affermazione del genere era anche stupido arrossire, sarebbe stato
come concedergli una vittoria.
-Papi, calma, scherzano.- La
mia amica si sporse in avanti per accarezzargli una spalla
rassicurante. Oddio, pover'uomo, stava per venirgli un infarto.
-Eccoli! Qui, si fermi qui.-
A momenti quel cretino ci fece uscire fuori di strada, aveva iniziato
a strattonare il volante come un pazzoide suicida.
Una volta ferma la macchina,
tutti noi superstiti vittime di quello squilibrato sospirammo di
sollievo.
-Alice, cara, ma
questo...ragazzo è davvero tuo amico?- Il padre di Angie mi
guardò preoccupato, goccioline piuttosto evidenti di sudore
gli imperlavano la fronte. Non lo avevo mai visto così
agitato, era proprio in difficoltà. Avere a che fare con
Andrea in effetti stremava.
La mia intuizione era giusta
comunque: Angelica aveva davvero detto che Vergata era amico mio ed
io non potevo far altro che assecondare quella farsa. Non l'avrei di
certo smascherata davanti a lui, ci avrei pensato più tardi a
strozzarla.
Alzai le spalle e sfoggiai
la mia migliore espressione da cerbiatta svampita, -Temo di sì.-
-Certo che siamo amici, io e
la Puccio siamo più intimi che mai!- Ovviamente l'intervento
di Vergata era desiderato tanto quanto lo sputo di una vecchia nel
piatto in cui si stava mangiando. Brutta esperienza: mi era successo
davvero alle elementari, la mia maestra mi aveva obbligata a mangiare
l'insalata nonostante ci avesse sputato dentro per sbaglio mentre
parlava.
Ero così intenta a
focalizzare bene la sua faccia per poter poi creare in futuro una
bambolina vodoo il più possibile somigliante a lui, che non mi
accorsi della presenza di qualcun altro nelle vicinanze. Sobbalzai
solo quando la portiera alla mia sinistra si aprì.
-Ehi ragazze!- Salutò
Lele, cordiale come sempre. Un po' meno cordiale e più brusco
fu il Capo dei Cretini Lorenzo Latini -e faceva pure rima!- che
commentò la situazione con un ovvio: -Non ci stiamo.-
Ma
dai! Fortunatamente era arrivato lui a farcelo notare, cavolo!
Come avremmo fatto senza?
Decisamente, quella serata
era iniziata male in partenza ed io ero già ad un livello di
acidità cosmico, se avessi di nuovo aperto bocca li avrei
contaminati e uccisi con il mio veleno.
-Mi sembra ovvio che la
Puccio, essendo la più piccola, debba andare in braccio a
qualcuno.- Oh. Sarebbe stato così bello vedere l'occhio di
Vergata diventare nero e gonfio!
Un barlume di speranza si
accese quando vidi il padre di Angie opporsi ad una sicura multa se
beccati dalla polizia municipale. Peccato che qualcuno decise di
spegnerla all'istante.
-Oh su, non faccia così!
È solo per poca strada, stia tranquillo.- Andrea diede una
pacca sulla spalla al signor Trussardi, neanche stesse parlando con
un amico di vecchia data, e lo mise a tacere allibito. Angelica, al
contrario del padre, scoppiò a ridere di gusto, piacevolmente
sorpresa. Effettivamente, nessun ragazzo si era preso mai quella
confidenza con suo padre, nessuno degli “amici miei o di
Ilaria” che gli aveva presentato, nemmeno nessuno dei suoi
cugini. Al signor Trussardi veniva spontaneo dare del lei, non era
una di quelle persone che ti metteva subito a tuo agio, al contrario.
Di certo Vergata non era uno
che aveva problemi di timidezza, prendeva confidenza con le persone
alla velocità della luce.
-Allora Puccio?- Sollecitò
impaziente.
-Perché io?- Sbuffai.
Anche Angie era piccola, poteva sacrificarsi lei per me e andare in
braccio al suo pervertito preferito.
-Perché sei la più
piccola Ali! E poi io soffro la macchina...-
Traditrice! Angelica era
Giuda! Non poteva parlarmi con quel sorrisetto divertito in volto!
Andrea riprese a parlare,
dopo aver scambiato una veloce occhiata incomprensibile con Angie,
-In braccio a chi? Se vuoi io ho tanto spazio qui davant-
-Lele.- Dissi
meccanicamente, senza voltarmi alla mia sinistra. Non ero poi tanto
curiosa di esaminare le reazioni dei due ragazzi che aspettavano
ancora in piedi di prendere posto.
Più
rigido di un manico di scopa, Lele si sedette così al mio
posto e appoggiò nervoso le mani sul sedile davanti nel
momento in cui mi sedetti sulle sue gambe. Ancora non avevo avuto il
coraggio di guardare alla mia destra dove, seduto vicino ad Angie che
era in mezzo, c'era il mio peggiore incubo. Sentivo il suo sguardo
addosso, lo sentivo eccome. Ed era incazzato, molto
incazzato
a giudicare dall'insistenza con cui mi stava guardando.
Avevo dovuto scegliere per
forza Lele; sedersi in braccio a quel maniaco di Vergata era fuori
discussione! Angie soffriva davvero la macchina e aveva sempre
bisogno o dell'aria condizionata o di un finestrino aperto per
respirare aria fresca; non sarebbe stata proprio una buona idea
sedermi in braccio a lei, a meno che non volessi beccarmi il suo
vomito.
Rimaneva
solo...Lore. C'era da ammetterlo, per un attimo ero stata tentata di
assecondare quel mio folle desiderio di sedermi in braccio a lui, ma
all'ultimo ero riuscita a resistere. Mi avrebbe solo fatto male, sia
fisicamente che dal punto di vista mentale. Solo a immaginare le sue
mani poggiate sui miei fianchi, il suo fiato sul mio collo e...beh,
qualcos'altro
un po' più indietro che avrebbe potuto accidentalmente
entrare in contatto con...se non mi fossi seduta ben davanti sulle
ginocchia...insomma, solo a pensarlo stavo sudando e andando a fuoco
neanche avessi avuto una lampada abbrozzante puntata addosso al
massimo.
La macchina ripartì e
a parlare, borbottando un qualcosa di incomprensibile, fu solo il
padre di Angie. Per il resto, Vergata stava sghignazzando da solo
senza un motivo -lo dicevo io che era un maniaco psicopatico fuori di
testa-, Lele era sempre rigido, fermo e imbarazzato, Angie si
dondolava sul sedile annoiata, mentre Lore...potevo solo intuire che
mi stesse ancora trucidando con lo sguardo, visto e considerato che
non mi ero del tutto girata in sua direzione.
-“Prova solo ad
allungare una mano e sei un uomo morto Lele”-, la voce
divertita di Vergata spezzò quel silenzio a dir poco
imbarazzante, -O almeno questo è quello che sta dicendo lo
sguardo di...-
-Chiudi
quella cazzo di bocca Andre.- La sua
voce tagliente, indisposta e minacciosa, mi fece fremere scossa.
Perché la trovavo così dannatamente eccitante? Specie
quando era bassa ed incazzata.
Non fui comunque l'unica a
reagire in quel modo, anche se ero certa del fatto che Lele avesse
sussultato per un motivo ben diverso dal mio; si mosse sul posto
inquieto, prima di portare le mani...dietro la schiena? Perché?
Non voleva toccarmi?
-Ehi, ma cos'è questo
linguaggio sboccato?- Il signor Trussardi fece finalmente valere la
sua autorità di persona adulta.
-Avantiii! Non ci credo che
lei non abbia mai detto una parolaccia!- Lieve spintarella sul
braccio e risata insopportabile: Andrea Vergata voleva proprio morire
per mano del padre di Angie.
-Siamo arrivati!- Angie si
sporse in avanti ed indicò il palazzo dove abitava Sharon per
distrarre il padre, rosso quanto un completo natalizio da Babbo
Natale.
-Oh, grazie al cielo!-
Nessuno fece caso alla sua esclamazione esasperata, uscimmo tutti
svelti dalla macchina senza nemmeno salutarlo; io non vedevo l'ora di
scendere dalle gambe di Lele -posizione scomoda e comunque
imbarazzante-, Andrea di sicuro non vedeva l'ora di bere qualcosa di
alcolico, Lele non vedeva l'ora di togliersi a sua volta da quella
situazione e Lore...probabilmente non vedeva l'ora di ammazzare Lele,
cosa per cui mi sentivo leggermente in colpa.
Ma
insomma, perché diavolo faceva così? Non ne potevo più
di quel suo modo di fare da fidanzato...geloso,
io non ero una sua proprietà. Non dopo tutte le volte che mi
aveva ferita, non dopo che mi aveva fatto capire di non considerarmi
più di una soddisfacente scopata, non dopo tutte le cattiverie
gratuite che mi aveva lanciato addosso.
-Sharon! Tesoro!- La voce
della mia amica mi distrasse dai miei pensieri e quasi mi spaccò
un timpano. Ad aprirci la porta era stata sua cugina, più
elegante e stupenda che mai.
-Cucciolaa!- Strinse Angie
talmente forte che quasi temetti per le sue piccole ossa, -Vieni,
entra! Siete in ritardo, gli altri sono già qui!-
-Uuh! Arriva l'animo della
festa!- Con un colpo di fianchi e qualche bracciata, Vergata si fece
spazio e oltrepassò tutti per entrare per primo, -Via i
vestiti ragazze!-
Oh
Santo Cielo. Poveri noi. Ma da dove era uscito uno del genere, da
Puffolandia?
Fortuna
che Sharon aveva gli stessi gusti stravaganti della cugina e sembrò
trovarlo addirittura divertente.
Sorrisi timidamente ed
entrai a piccoli e modesti passi dentro l'abitazione; il fatto che
non conoscessi nessuno degli altri ragazzi, più grandi
oltretutto, mi metteva un po' in soggezione.
Salutai Daniela, Ilaria e il
suo silenzioso ragazzo spilungone e pallido quanto la Morte che,
tanto per cambiare, si limitò a ricambiare il saluto con un
cenno della testa. Mio Dio, quanto faceva paura, ma che ci trovava
Ila in uno così? Non ricordavo di averlo mai sentito parlare,
faceva sempre e solo gesti con la testa o con le mani. A dire il vero
non mi ricordavo nemmeno come si chiamasse, persino Ila non lo
chiamava con il suo vero nome. Per tutte noi e forse anche per gli
amici -se ne aveva- era MIB (Man in black). Beh...del resto, l'amore
era o no cieco? Magari con Ilaria diventava molto...dolce
e...loquace.
Feci qualche passo per la
sala -meglio dire il salone!- di casa sua, cercando di tenermi il più
possibile distante dalle varie coppiette felici per evitare di fare
la rompiballe terza incomoda.
-Alice!-
Mi girai sorridente,
-Sharon! Auguri!- Non l'avevo ancora salutata e fatto gli auguri
come si doveva. Colpa della ridicola entrata in scena di Vergata.
-Cara, diventi sempre più
bella!- Mi abbracciò di slancio per poi staccarsi e fissarmi
con la fronte aggrottata, -Devo iniziare a temerti come rivale
signorina.- Scherzò.
-Fortuna che sei già
fidanzata!- Capii il senso della sua frase solo quando, seguendo la
traiettoria del suo sguardo, non mi accorsi della presenza di Lore
alle mie spalle.
Sussultai involontariamente;
da quanto tempo era lì? Mi stava...seguendo già da
prima che Sharon mi rivolgesse la parola?
Gli si avvicinò alla
velocità della luce, tempo di sbattere le palpebre e gli era
già davanti.
-Tu devi essere Matteo!-
Strinse entusiasta la sua mano -gliel'aveva praticamente strappata
dalla tasca dei jeans-, sfoderando un megasorrisone piuttosto
inqueitante.
Vidi lui irrigidirsi, ma non
ebbe il tempo di dire nulla perché lei, da brava donna di
famiglia Trussardi, aveva ripreso a parlare a raffica, -Mi avevano
detto che eri carino, ma non pensavo lo fossi così tanto!-
Lore storse la bocca in una
smorfia, chiaramente irritato dal fatto che lo avesse scambiato per
Matteo, ma compiaciuto per via del complimento. Forse solo per quello
non aveva ancora sbraitato furioso contro Sharon per l'equivoco.
-Ehm...no,- Dissi
flebilmente, -Lui è Lorenzo.- Spiegai con gentilezza, prima
che potesse farlo lui con il suo solito modo sgarbato di fare.
-Oh!- Sharon sgranò
gli occhi dispiaciuta, -Scusami! Che gaffe! Non sapevo che tu e
Matteo vi foste lasciati!-
No, un momento, cosa? Come
faceva a dedurre che ci fossimo lasciati se io non avevo detto nulla?
-Piacere Lorenzo!- Agitò
il suo braccio -ancora non gliel'aveva resituito- con enfasi,
lasciandogli poi finalmente la mano per portare le sue alla bocca
contenta, -Siete così belli insieme!-
Chee?! Ma belli dove? Oh no,
lei pensava...? Ma non aveva capito un tubo!
-No, lui non è il mio
ragazzo.- Mi morsi il labbro, scacciando malamente dal mio cervello
un'insopportabile frasetta da deficiente innamorata.
Magari
lo fosse...
-Lui è solo...-
Cosa?
Tenni i miei occhi
saldamente puntati sulla faccia di Sharon, mentre di sfuggita lo
avevo visto girarso verso di me in attesa.
Perché
mi guardi? Cosa vuoi che dica? Che vuoi sentire?
Cazzo ma non poteva smentire
lui la cosa, non poteva darmi una mano?
Non
era il mio ragazzo, ma non era nemmeno un mio amico.
Eravamo...scopa-nemici?
-Un...-
Arrossii vistosamente, maledicendo il suo
sguardo su di me ed il caldo soffocante di quell'appartamento,
-Compagno...di classe.- Sputai fuori a fatica, esitando come se mi
stessero interrogando su un argomento non conosciuto.
Risposta
esatta?
Ed in effetti lui lo era, un
argomento sconosciuto, non sapevo mai che dire o che pensare quando
c'era lui di mezzo.
L'espressione
di Sharon mi preoccupò, sembrava...anzi, era
troppo sorpresa, -Non ci credo! Sembrate proprio...- Scosse la testa
sorridendo.
Sembriamo
proprio...?
-Seconda gaffe.- Ridacchiò,
-Scusatemi.-
Di nuovo, più rigida
di un palo, non osai voltarmi verso di lui, ma dedussi
dall'espressione più tranquilla di Sharon che le avesse
sorriso.
-Può darsi che sia
già ubriaca senza aver bevuto nulla. Meglio rimediare, vado a
bere qualcosina, a dopo.- Si congedò divertita, con una
strizzata d'occhio.
Dopo aver deglutito a fatica
quel poco che restava della mia saliva, mi allontanai da lui con
nonchalance e senza dire nulla.
Una volta recuperato il mio
spazio personale -che vedeva lui ad almeno quattro metri di distanza-
sbuffai di sollievo, liberandomi così in parte della tensione
e dello stress accumulati in quei pochi secondi di vicinanza.
-Solo compagni di classe,
eh?-
La gomitata improvvisa di
Sharon mi aveva fatto quasi inciampare dallo spavento.
-Ma non dovevi bere
qualcosa, te? Già fatto?- Chiesi, più acida e
sarcastica di quanto avrei voluto.
-Le tue guance hanno la
stessa tonalità di rosso delle mutandone extra large che mia
madre indossa a capodanno,- Fece con vocetta carezzevole, -E lui ti
stava letteralmente spogliando e scopando con gli occhi. Temevo per
la tua incolumità.- Si posò una mano sul cuore, stessa
espressione più falsa di Giuda sfoggiata poco prima in
macchina dalla cugina.
-Anche se...- Si riprese in
fretta dalla sua finta preoccupazione, -Con uno del genere non si può
non essere consenziente...-
Scossi
la testa rassegnata, mentre il mio cervello difettoso concordava su
ogni sua parola. Traditore pure lui. Insieme all'altro cosopompatore
di sangue.
-Anche con quell'altro però,
il ragazzo che è entrato prima.- I suoi occhi si illuminarono
come quelli di un felino al buio.
-Ci pensa già tua
cugina a lui.- Con un cenno le indicai Andrea e Angelica, ad un passo
dallo spogliarsi lì davanti a tutti e mettersi a farlo sul
tavolo della torta. Loro si stavano sì spogliando con gli
occhi e di lì a poco sarebbero passati alle mani.
-Oh peccato!- Erano proprio
cugine...
Approfittai della sua
distrazione per dileguarmi e nascondermi nella camera da letto dei
suoi genitori, deserta per mia fortuna. Se qualcuno mi avesse beccato
lì, avrei detto che dovevo prendere qualcosa dalla mia borsa,
poggiata insieme al mio cappotto e a quello di altri sulla poltrona
vicino al letto.
Tirai un sospiro di sollievo
e mi lasciai ricadere sul letto già stanca di tutto e di tutti
per quella sera. Il padre di Angie sarebbe tornato a prenderci due
ore dopo, dovevo resistere ancora per tutto quel tempo, dovevo fare
la solitaria zitella per ancora centoventi minuti. Troppi.
Chiusi gli occhi e mi
massaggiai le tempie con lenti e circolari movimenti delle dita.
Iniziava pure a venirmi il mal di testa, ero peggio di una vecchietta
bacchettona che aveva da ridire su tutto.
Quando dischiusi le
palpebre, con l'intento di aprire la borsa per prendere la mia fidata
Tachipirina, realizzai di non essere più da sola.
Dallo
spavento mi sfuggì un ridicolo singhiozzo ed il cuore arrivò
in gola nel momento in cui mi resi pienamente conto di chi
avessi
davanti. All'inizio avevo solo fatto caso alla sagoma senza
riconoscerla, solamente dopo aver ripreso a respirare regolarmente
-più o meno- e aver poggiato una mano sul seno sinistro per
calmare il battito, avevo riconosciuto il suo volto.
Lore. Perché era lì?
Da quanto tempo? Mi aveva di nuovo seguita?
-Che...che ci fai qui?- Mi
alzai di scatto, intenzionata a fuggire da quella stanza troppo
piccola per impedirmi di sentire il suo profumo ed il calore che
emanava...o forse ero io ad emanarlo, ma sempre a causa sua.
-Solo
un compagno di classe?- Le parole erano le stesse pronunciate da
Sharon, il tono era completamente diverso. La sua era un'accusa bella
e buona, nonostante sembrasse calmo, si vedeva lontano un miglio
quanto fosse teso ed incazzato.
-Certo, sentiamo, che volevi
che dicessi?- Il coniglietto codardo che era in me era stato
dignitosamente divorato da una leonessa feroce. I miei propositi di
fuga erano stati, per il momento, accantonati.
-Ah,
non lo so...- Si avvicinò cautamente, gli occhi scuri come il
mare in un giorno senza sole, -Ma non mi sembra una definizione
adatta visto e considerato che preferisci farti scopare da me che dal
tuo ragazzo...-
Un lampo di malizia e soddisfazione illuminò di nuovo il suo
sguardo, intriso di mille significati. Fossi riuscita a coglierne
almeno uno.
Conficcai le unghie nei
palmi delle mani furiosa, mandando giù almeno una decina di
risposte tutt'altro che calme e pacate come invece avrei dovuto
essere. Non si meritava nessuna scenata isterica, nessuna
soddisfazione.
-Io non ci giurerei.- La
buttai lì, scansandolo e dirigendomi spedita verso la porta
socchiusa. L'unica via di fuga, l'unica salvezza. Dal salotto era
partita la musica e i brusii causati dagli ospiti erano stati quasi
completamente coperti.
Ad un passo dalla meta,
qualcosa mi circondò la vita da dietro e mi costrinse ad
allontanare la mano dalla maniglia.
-Lasciami!- Sbraitai
dimenandomi inutilmente. Il fatto che fosse più alto e più
forte di me era un fattore determinante purtroppo.
Lo osservai impotente mentre
svelto chiudeva del tutto la porta con il piede, continuando a
tenermi stretta a sé.
-Dovresti cercare di essere
più convincente quando lo dici...- Le sue labbra sfiorarono il
mio orecchio e la reazione del mio corpo fu immediata; le spalle
furono scosse da violenti brividi e le gambe rischiarono seriamente
di cedere e di lasciarmi a terra se non fosse stato per la sua presa.
Una
mano mi accarezzò delicatamente la base del collo, scese in
modo insopportabilmente
lento fino all'orlo del mio vestito ed esitò sadicamente in
quel punto, nel solco iniziale fra i miei seni, senza spingersi
oltre.
Ingoiai un bel po' di
saliva, irrigidendo ogni muscolo per impedirmi di assecondare
quell'insensato desiderio di gettare la testa indietro. Avrei solo
incoraggiato le sue carezze così.
-Io lo sono abbastanza...-
Possibile che avessi il fiato corto? -Sei tu che non ne capisci il
significato esatto.-
Si era anche solo vagamente
intuito quello che intendevo dire? Avevo detto qualcosa di sensato?
No perché il mio cervello pian piano si stava spegnendo come
la luce di una torcia dalle pile sempre più scariche.
-Oh io capisco benissimo.-
Il suo braccio mi strinse maggiormente contro il suo petto, -Solo che
ti ho sentito ripetere la stessa cosa più volte...- Dovette
fare necessariamente una pausa, la sua voce al mio orecchio arrivava
sempre più affannata, -E nemmeno una volta mi sei sembrata
credibile.-
Grandioso. Confortante
sapere che non ero l'unica ad aver interpretato i miei “Lasciami”
come dei “Saltami addosso, ti prego”.
Poggiai
la mia mano sulla sua, ancora vagante nella mia scollatura, -Lo sono
invece.- La tolsi con rabbia e stizza, divincolandomi per scrollarmi
di dosso anche l'altra sul fianco. -Perciò, lasciami.-
Per
una volta forse ero riuscita a dirlo con un minimo di autorità.
-Perché?- Chiese
strafottente dopo avermi finalmente concesso un po' di spazio, -Tu mi
vuoi, è inutile che lo neghi. Il Principino Azzurro non è
in grado di soddisfarti a dovere forse?-
Avrei voluto dirgli di me e
Matteo, raccontargli tutto, che ci eravamo lasciati dopo quella
litigata, che lui non era più il mio ragazzo, che ero libera.
Probabilmente lo avrei fatto, se lui mi avesse aspettata fuori dalla
porta quel giorno, se lui non avesse continuato a tirare fuori
sprezzante e cattivo quell'argomento, quel rapporto ormai
inesistente.
Perché concedergli
quella vittoria? Perché dirgli che con Matt era finita per
colpa sua? Avrebbe solo contribuito a gonfiare maggiormente il suo
ego una confessione del genere.
-Al contrario...mi soddisfa
anche troppo, per questo sono stanca.- Alzai il mento per enfatizzare
quel falso tono arrogante e compiaciuto.
Fece una smorfia, -Certo...-
Ironico, scettico, tagliente. -Sei stata tu stessa a dirmi che non ci
sei andata a letto...in che modo ti avrebbe soddisfatto, sentiamo...-
Mi provocò, incrociando le braccia al petto in attesa. Non mi
avrebbe lasciato uscire di lì finché quello scontro
verbale non sarebbe finito, di quello ne ero certa.
-Chi ti dice che non ci
siano stati dei piacevoli...preliminari?- Stavo scrivendo al momento
e dal nulla un intero copione, speravo solo mi credesse visto che
improvvisare non era mai stato il mio forte.
Funzionava; appresi con una
certa soddisfazione. Come attrice non facevo così schifo come
pensavo.
Si stava letteralmente
divorando l'interno guancia e la mascella era rigida, così
come i muscoli del collo non completamente coperti dal colletto della
camicia.
E gli occhi...Oh, gli occhi
erano la vera vittoria. Così furiosi, sembravano volermi
uccidere...o saltarmi addosso ed inchiodarmi a quel letto.
Fallo.
Saltami addosso.
Quella maledetta stanza
calda -ma il riscaldamento quanto cazzo era alto? Cosa c'erano,
quaranta gradi?!-, quel mio maledetto cuore traditore, quel suo
maledetto corpo invitante, quei maledetti tre bottoni della sua
camicia slacciati, quei maledetti occhi bramosi e quei capelli
spettinati...tutto mi stava dando alla testa, quello spazio era
troppo ristretto, mi sembrava di sentire il rumore del suo respiro
pesante nel mio orecchio nonostante il sottofondo musicale
proveniente dall'altra stanza.
Lo
volevo. Ancora, ancora e ancora. Volevo che mi baciasse, che mi
stringesse di nuovo a sé, che entrasse dentro di me, che
facesse, ancora una volta, l'amore con me. Solo
con
me.
-Pff...a lui un misero
antipasto e a me tutto il dessert?- Camuffò ancora una volta
piuttosto bene e in fretta la sua reale rabbia, peccato per lui che
la voce era uscita troppo sadica perché il suo potesse
sembrare solo del sarcasmo disinteressato.
-Chi si accontenta gode.-
Non mi era uscito nient'altro, solo quello stupido ed inutile detto.
Non ci avevo mai creduto, viziata com'ero, raramente mi ero
accontentata di qualcosa. E di certo avrei goduto di più non
accontentandomi e basta di lui.
-Io non mi sono
accontentato...-
Dio,
non ti avvicinare, ti prego. Il mio cuore non reggerà per
molto...
-E ho comunque goduto...e
parecchio.- Le mie preghiere non vennero esaudite, mi ritrovai con le
spalle al muro e le sue mani appoggiate ai lati del mio viso in soli
pochi secondi, -E anche tu mi sembra.- Si morse il labbro malizioso,
gli occhi eccitati e giocosi, di nuovo, molto simili a quelli di un
felino che si divertiva a cacciare un povero e indifeso topolino.
-Fingevo.- Stavo
letteralmente soffocando, le guance ormai erano così calde che
un'intera palla di neve si sarebbe sciolta se messa a contatto con la
mia pelle.
Non si sforzò troppo
a lungo di trattenere una fragorosa risata. Una risata di scherno, in
grado di farmi sentire una stupida, in grado di farmi aggrovigliare
lo stomaco come succedeva spesso ai fili delle cuffie del mio Ipod.
Solo che il paragone era un tantino diverso, districare fili
intrecciati era piuttosto semplice dopotutto.
-Sei una bugiarda,- Affermò,
risultando quasi intenerito -di certo non lo era, non se era lui a
parlare- e poggiando la sua fronte sulla mia, -Dimmi qualcosa che sia
vero.-
La sua bocca era talmente
vicina da permettere ai nostri respiri di mischiarsi ed i suoi occhi
socchiusi mi fissavano con un'intensità tale da farmi quasi
rotolare rovinosamente a terra come un sacco di patate.
Mi stava provocando. Voleva
che gli dicessi qualcosa di vero? Mi stava sfidando a farlo?
Ti
amo.
-Ti odio.- Sussurrai a mezza
voce. Una mezza verità in fondo, mischiata all'altra ancora
gelosamente custodita nella mia mente e nel mio cuore.
Mi scrutò a lungo,
serio e silenzioso. Proprio quando stavo per cedere ed abbassare lo
sguardo sconfitta e paonazza, scosse la testa e ghignò,
soddisfatto per un dettaglio che a me sfuggiva, -Niente da fare.
Riprovaci.-
Cercai di spingerlo via,
riuscendo se non altro a staccare la sua fronte dalla mia, cosa che
mi permise di ragionare un attimo più razionalmente. -Sei
libero di non credermi, ma se non ti dispiace le mie amiche mi
aspettano e qualcuno potrebbe...-
-Le
tue amiche sono piacevolmente impegnate.-
Mi aspettavo quasi che aggiungesse qualcosa tipo “Tu invece sei
da sola”, anzi, sarebbe stato più da lui dire “Tu
saresti da sola se non ci fossi io” -E nessuno verrà a
cercarci, Andre e Lele sanno intrattenere molto bene gli ospiti,
abbiamo tutto il tempo che vogliamo.-
Assorta com'ero da quelle
ipotetiche frasi che avrebbe potuto pronunciare, mi feci cogliere del
tutto impreparata dal suo bacio.
Abbiamo
tutto il tempo che vogliamo.
Un mugolio molto poco simile
ad un “no” fuoriuscì dalle mie labbra prigioniere
delle sue, mentre per l'ennesima volta, senza troppa convinzione e
rassegnata, cercavo di liberarmi delle sue mani.
-Perché non mi lasci
in pace, perché?- Sbraitai con voce bassa e spezzata.
Ti
diverti a torturarmi così? A sbandierarmi in faccia quello che
posso avere e che sto cercando di evitare?
-Perché voglio quello
che vuoi tu.- Le sue mani si bloccarono nel punto esatto in cui erano
mentre aveva pronunciato quelle parole: una fra i capelli e l'altra
dietro la mia schiena.
Dissentii con la testa, in
disaccordo con la sua affermazione. Io non volevo solo il suo corpo,
io volevo anche il suo cuore. Lui voleva solo scoparmi fino a quando
non ne avrebbe avuto abbastanza, fino a quando l'ossessione per me
non gli sarebbe passata.
-Come fai a sapere quello
che voglio io?- Ritornavamo sullo stesso territorio di quella sera,
ormai non c'era più via di uscita.
-I tuoi...le tue reazioni
parlano chiaro...- Si era corretto subito, pensando che a me la cosa
fosse sfuggita.
I
tuoi...occhi.
Non voleva riaffrontare quel
discorso, era chiaro.
-Lasciati andare...- Sospirò
implorante, spostando i capelli con le labbra per arrivare
all'orecchio e mordicchiarlo.
Era
solo uno stronzo, uno schifoso bastardo che mi avrebbe di nuovo
scopata, lasciata perdere e poi di nuovo provocata finché non
avrebbe avuto di nuovo il suo dannatissimo dessert.
Quel giochino sarebbe terminato non appena lui
ne avrebbe avuto abbastanza e l'unica a soffrire sarei stata io.
-Perché?
Così potrai ancora vantarti del fatto che io abbia preferito
farmi scopare da te piuttosto che dal mio ragazzo?!-
Odiavo la mia eccessiva emotività, la mia voce aveva tremato
come quella di una bimbetta in procinto di piangere.
-No.- La nota ansiosa nella
sua voce mi disorientò, sembrava che...anche lui avesse un
bisogno quasi disperato di me -Non dirò più nulla, te
lo giuro.- Rabbrividii nel sentire quel sussurro dolce fra i miei
capelli.
Te
lo giuro.
Dio, come suonavano bene
quelle parole. Come era facile cedere davanti ad un giuramento. Un
giuramento che da solo, però, non mi bastava.
-Lascerai perdere battutine
e allusioni varie? La smetterai di essere così stronzo?-
Alice...che
stai facendo?
Aprì la bocca per
ribattere contrariato, ma una mia occhiataccia bastò a farlo
desistere dal farlo. Sul fatto che fosse uno stronzo non poteva
proprio contestare nulla.
-Sì.- Sembrò
costargli un certo sforzo dirlo, la smorfia che aveva preso forma sul
suo viso ne era la prova lampante.
Non aveva perso troppo tempo
però, era subito sceso a leccare e baciare il mio collo, già
convinto di averla avuta vinta probabilmente.
Ed
è così?
-Giurami...- Articolai a
fatica, la gola sempre più secca, -Che mi lascerai in pace
dopo.- Ansimai vergognosamente quando il suo viso affondò -per
poco- nella scollatura del mio vestito.
Alzò la testa di
colpo ed i suoi occhi appannati dal desiderio mi fissarono sgranati,
-Che cosa?- Fece stranito.
-Voglio che tu la smetta di
provocarmi in questo modo e di avvicinarmi. Voglio che tu mi lasci in
pace.- Ogni frase era una pugnalata sempre più dolorosa e
profonda, un suicidio sarebbe stato molto meno doloroso forse.
-Questa sarebbe...-
Non
posso dirlo davvero...
-L'ultima volta.-
L'avevo detto, davvero.
Non sapevo se odiare me
stessa per il fatto di avergliela concessa quell'ultima volta, o per
aver pronunciato proprio quelle ultime parole famose.
L'ultima
volta.
Era una specie di...addio
fisico? Sarei riuscita a resistere lontano da lui, senza le sue
battutine, i suoi sorrisini, i suoi baci, le sue carezze...?
Per la mia salute mentale
sì, avrei dovuto farcela. L'ultima botta e via, poi sarei
andata definitivamente avanti.
-Io
sto con Matteo ed ho intenzione di stare seriamente
e
in tutti i sensi con lui da adesso in poi.- Dissi risoluta, -Lo amo,
che tu ci creda o no.-
Non era difficile mentire,
al posto del nome Matteo avevo pensato ad un possibile futuro ragazzo
che avrebbe potuto farmi innamorare e che mi avrebbe trattata con
rispetto. Come una principessa. Sarebbe arrivato prima o poi, no?
Le mie parole lo turbarono
più di quanto avessi potuto immaginare: mi sarei aspettata una
scenata, un marcamento di territorio con tanto di “Tu sei mia”
ripetuto all'ennesima potenza...non mi aspettavo quello che lessi nei
suoi occhi; rabbia e pura sofferenza si scorgevano distintamente,
nonostante fossero mischiate assieme in un unico velo.
Le
mie parole...lo avevano davvero ferito. Lui?
Bastava solo una sua
risposta, un suo cenno. E quell'addio ci sarebbe definitivamente
stato. Lo aspettavo e lo temevo.
Alzò un sopracciglio,
gli occhi questa volta abilmente velati di un qualcosa che non
riuscivo ad identificare, forse...uno scudo, che mi impediva di
leggerli come era successo poco prima. -È questo che vuoi?-
Domandò, strascicando la voce quasi annoiato.
Non poteva cazzo, non poteva
chiedermelo così, a soli due centimetri dalla mia bocca, con
il suo corpo caldo schiacciato al mio ed il suo profumo nelle mie
narici. Arrivava fino al cervello e lo rincoglioniva più del
fumo di una canna. Non che ne avessi mai provata una, eh.
Avevo le corde vocali
completamente paralizzate, non mi ricordavo più come si
facesse a parlare, così mi limitai ad annuire, diffondendo il
piacevole profumo del mio balsamo. Grazie al cielo, mi serviva
qualcosa che mi distraesse dal suo odore afrodisiaco.
Dovevo dare un taglio netto
a tutto, finirla in un modo o nell'altra, chiudere una porta ed
aprirne un'altra.
Lui voleva solo sesso? Bene,
per quell'ultima volta lo avrebbe avuto e se lo sarebbe fatto
bastare. Io volevo fare l'amore con lui? Bene, per quell'ultima volta
lo avrei fatto e me lo sarei fatto bastare. Fine della storia, nessun
lieto fine per la sognatrice di Principi Azzurri.
Del resto, quando ci si
innamorava di uno stronzo, era piuttosto difficile che ci fosse,
quello succedeva solo nei film, con tanto di bacio romantico
riappacificatore sotto la neve o la pioggia.
Mi spinse lentamente verso
il letto al centro della stanza, sdraiandosi poi sopra di me con
delicatezza. Il volto sempre impassibile, distante, come se non si
fosse trovato con me in quella stanza. -Bene.-
No.
Non c'era nulla che andasse bene, niente che mi facesse sentire anche
solo inimamente bene.
Quella era in assoluto la parola più fuori luogo di tutte.
Non stavo bene mentre le sue
mani vagavano esperte sulle mie gambe
Per
l'ultima volta
Non
stavo bene nel sentire i suoi baci e la sua lingua su tutto
il
corpo, nessun centimetro di pelle escluso
Per
l'ultima volta
Non stavo bene nel sentire i
suoi sospiri, i suoi gemiti fra i miei capelli
Per
l'ultima volta
Le sue braccia che mi
stringevano, la sua voce che mi chiamava ansimando
Per
l'ultima volta
-Stai...piangendo?- Mi stava
guardando a metà fra il confuso ed il preoccupato.
Per
la prima volta
Si era fermato. Le sue dita
avevano smesso di stuzzicare la mia intimità, le sue labbra
avevano smesso di baciare i miei seni nudi, i suoi denti avevano
smesso di mordicchiare la mia pelle.
-N-No.- Mi asciugai svelta
la lacrima fresca scivolata sulla mia guancia bollente, -Vai avanti.-
Ti
prego. Ne ho bisogno. Di te.
-Sicura?- Era combattuto, si
leggeva sul suo viso quella sua lotta interiore: da una parte avrebbe
voluto farsi i fatti miei e chiedermi cosa fosse successo, dall'altra
l'eccitazione lo esortava solo a proseguire e far finta di nulla.
Speravo optasse per la
seconda parte, anche perché non avevo nessuna voglia di
pensare ad una risposta, non avrei saputo dire niente di logico.
-Sì.-
Per
l'ultima volta
Lo vidi annuire incerto
mentre, molto più cauto e lento, si rituffava sulla mia pelle.
Lo odiavo. Odiavo il fatto
che avesse accettato quella mia richiesta, odiavo il fatto che non si
fosse opposto, arrabbiato, indignato. Avrei voluto che mi dicesse che
una volta non gli sarebbe bastata, avrei voluto che mi dicesse che
non era solo quella scopata che voleva da me, che avrebbe voluto
altro. Illusa. Illusa e innamorata.
Mi morse un seno, come a
volermi castigare e punire per quei pensieri ridicoli da ragazza
innamorata.
Ecco,
Alice, non ci devi proprio pensare.
Soffocai
un gemito sulla sua spalla e conficcai le unghie -con odio, amore,
passione,- nella sua schiena quando entrò in me. Con
odio, amore, passione.
No, con amore no. Solo con odio e passione. E forse...un po' di
disperazione. Come se fosse...
L'ultima
volta
E lo era. E pensarlo faceva
male, dannatamente male, più del segno di quei morsi rimasti
sulla pelle arrossata.
Mi baciò, ancora,
ancora e ancora. Ogni suo gemito ed ogni suo ansito morivano sulle
mie labbra, umide dei suoi baci.
Ti
amo.
Codarda, frignona e
rompiballe. Mai e poi mai mi sarei permessa di fare uscire quelle due
paroline, rimanevano prigioniere, ingabbiate ed incatenate al mio
cuore. La chiave? Dispersa da qualche parte dentro di me ed era
meglio così.
Incrociai le gambe dietro la
sua schiena, per sentirlo più in profondità, per godere
appieno della sua presenza dentro il mio corpo.
Per
l'ultima volta.
Per non urlare, dovetti
mordermi le labbra con talmente tanta forza da sentire il sapore
rugginoso del sangue. Probabilmente non mi avrebbero sentito nelle
altre stanze per via della musica, ma era comunque meglio non
rischiare.
Strinsi i suoi capelli fra
le dita, avvicinando la sua testa alla mia per reclamare un altro
bacio.
Ne
ho bisogno.
Sorrisi
fra le lacrime che avevano ripreso a scendere, ripensando al nostro
primo bacio in quell'ascensore, il nostro
ascensore.
Avrei avuto la possibilità di tagliarglieli quei meravigliosi
capelli, di vendicarmi per quello che lui aveva fatto ai miei. Mai
come in quel momento mi ero ritrovata a pensare di aver fatto bene a
non averle usate subito quelle forbici. Avevo fatto bene a baciarlo e
lo avrei rifatto. Non avevo nessun rimpianto da quel punto di vista.
Anche innamorarsi di uno stronzo poteva essere un'esperienza, mi
avrebbe aiutata a crescere. Soffrivo, ma prima o poi quella
sofferenza sarebbe passata...
Maturità? No, il
cervello stava solo cercando di autoconvincermi che sarebbe andata
così, per alleviare il dolore del cuore.
Non fece altri commenti
sulle mie lacrime, finse di non vederle, così come io finsi
che non ci fossero.
Sfregai le mie guance sul
copriletto dei genitori di Sharon, sperando che si asciugasse in
fretta e che non riportasse altre...tracce del nostro passaggio.
Un po' mi aveva schifata
l'idea di farlo su un letto non mio, di gente che non conoscevo poi
tanto bene, e di sicuro la cosa avrebbe schifato anche i proprietari
del letto se lo avessero saputo.
Sarebbe potuto entrare
chiunque da un momento all'altro...o forse no, forse Vergata e Lele
avrebbero trattenuto gli ospiti lontani da quella porta con qualche
escamotage.
Poco
mi importava di essere scoperta a dire il vero, ero troppo
concentrata sul suo respiro accelerato, sul battito impazzito del
mio cuore, del suo
cuore.
E, per qualche assurdo
motivo, sentirlo quel battito, sentire che c'era ed era così
in sintonia con il mio, mi faceva stare bene.
Fu di parola, non mi
avvicinò più, né fece nulla quando, una mattina,
ci ritrovammo di nuovo da soli in ascensore.
Non mi aveva più
parlato da quella volta, a casa di Sharon. Si era sistemato in
fretta, prima di uscire e di andarsene dalla festa inventando
un'improvvisa emergenza che lo costringeva a tornare a casa.
Le mie amiche avevano
cercato, con tatto e pazienza, di chiedermi che cosa fosse successo
-lo immaginavano certo, ma non volevano trarre conclusioni
affrettate- e che cosa ci fossimo detti. Avevo spiegato il tutto
monosillabicamente; loro chiedevano e supponevano, io rispondevo “sì”
o “no”.
La
cosa che mi faceva stare male era sapere che mi stava davvero
ignorando,
ne avevo avuto la prova il giorno prima, nel bel mezzo del corridoio,
quando Teo si era fermato per salutarmi e baciarmi sulla guancia.
Ci aveva visti perché
era dietro di noi, insieme ad altri nostri compagni di classe,
eppure...non aveva detto nulla, nessuno sguardo di fuoco, nessuna
frase minatoria a Teo, nessun tentativo di avvicinamento. Aveva
distolto lo sguardo -sempre che ci avesse degnato di qualche
attenzione- senza dire o fare niente. Così come non aveva
commentato l'improvvisa e sospetta confidenza di Lele in quei giorni.
Da un certo punto di vista,
si poteva persino pensare che stesse dalla mia parte perché
era evidente che avesse iniziato a baciarmi sulla guancia, ad
abbracciarmi e ad accarezzarmi i capelli -sì, lo aveva fatto!-
solo per scatenare una qualche reazione nell'amico, che guarda caso
era sempre nei paraggi durante quello sfoggio di affettuosità.
Non era servito a niente neppure quello, Lore non aveva rimproverato
Lele -a quanto ne sapevo-, non gli aveva intimato di smetterla, né
lo aveva guardato male quando si comportava da grande amicone con me.
Che
mi aspettavo del resto? Aveva giurato
che non si sarebbe più messo in mezzo con il suo modo di fare
da stronzo, IO glielo avevo fatto giurare. E avevo ottenuto quello
che volevo...o che non
volevo?
Forse in cuor mio speravo
che lui non fosse così avvezzo a rispettare un giuramento, che
infrangesse quella promessa, che non esaudisse quella mia richiesta
disperata. Speranza vana.
-Tu sai già cosa
regalargli?- Mi aveva chiesto Mel, una mattina dei primi di febbraio.
-Cosa? A chi?- Aggrottai la
fronte, girando il cucchiaino di plastica nel bicchiere del thé
delle macchinette.
-Come a chi? A Lore, no?- Mi
aveva guardata come se fossi stata una povera deficiente. Sapeva
tutto quanto anche lei e in quei giorni si era comportata da vera
stronza...o da vera amica, questione di punti di vista: non faceva
che mettermi in situazioni imbarazzanti con altri ragazzi quando
c'era il sopracitato Lorenzo nei dintorni. Mi spingeva addosso a tipi
di altre classi nei corridoi, mi presentava ad alcuni suoi amici,
chiedeva ad alcuni ragazzi di abbracciarmi, salutarmi e parlarmi come
se mi conoscessero. Un incubo.
-Perché dovrei
regalargli qualcosa?- Domandai stranita. Non c'erano festività
particolari a febbraio, forse intendeva...Oddio, San Valentino?
Roteò gli occhi
sbuffando, -Forse perché venerdì prossimo è il
suo compleanno?-
Oh. Non lo sapevo. Come
avrei potuto del resto? Non avevamo mai parlato di quel genere di
cose.
-E che ne sapevo io! Sai,
non è che parliamo molto ultimamente.- Mi uscì in tono
triste e con una punta di acidità.
-Ma quindi...- Strabuzzò
gli occhi allibita, -Non ti ha invitata?-
-Invitata
dov...?- Ri-Oh.
Diciotto anni. Avrebbe di sicuro festeggiato.
Non
ti ha invitata?
Boccheggiai ferita per
qualche secondo, prima di scuotere la testa rammaricata. No, non mi
aveva invitata.
-Non ci credo...- Borbottò,
gli occhi inquietantemente spiritati, -Ma è impazzito? Perché
non ti ha invitata?!- Sbraitò dopo essersi ripresa dallo stato
di trance.
-Non vorrà persone
sgradite alla sua festa.- Ironizzai, sforzandomi di sorridere.
-Tu saresti l'unica gradita,
ne sono certa. Devo conferire in privato con quegli idioti dei suoi
amici, la cosa non mi torna. Con permesso.-
Un sorriso divertito, più
spontaneo di quello precedente, spuntò sulle mie labbra;
quando si innervosiva, Mel incominciava a parlare in tono quasi
formale, ai limiti dell'assurdo.
Ci
ero rimasta male per il fatto che non mi avesse invitata ovviamente.
Aveva invitato tutti...e quando dicevo tutti indendevo proprio tutti.
Teo e Jacopo Garbatelli compresi. Mancavo solo io della classe. Mi
sentivo così arrabbiata, delusa ed umiliata...
Nei giorni seguenti andai
avanti ad autoconvincermi che non mi importava andarci, che lui
avrebbe potuto fare quello che voleva, strafogarsi di Vodka e Gin
fino a vomitare l'anima e scoparsi pure tutte le zoccole della
discoteca. Non mi importava.
-Ali?-
-Che c'èè?!-
Ringhiai in direzione di Mel non appena mi distrasse dai miei
pensieri.
-Solo...- Arricciò le
labbra nel tentativo evidente di non ridere, -Potresti smetterla di
stringere in quel modo la mia...-
Un
sonoro crack
interruppe
la sua richiesta proprio sull'ultima parola. Guardai incredula i due
pezzi di legno colorato che mi erano rimasti in mano, chiedendomi da
dove cavolo mi fosse uscita tutta quella forza.
-Oddio...scusa.- Le avevo
spezzato in due la matita poveretta.
-Non fa niente.- Meno male,
l'aveva presa bene a giudicare dal suo sorriso.
-A che stavi pensando per
sfogare così tanta rabbia sulla mia povera compagna di tante
scritture?-
-Mmm...- Non avevo tanta
voglia di parlarne, -Sono un po' agitata per la verifica di storia di
domani.- Scrollai le spalle imbarazzata.
-Ali...- Mi poggiò
una mano sulla spalla, -Non ci pensare.- Sapevo che non era della
verifica che stava parlando, mi stava rassicurando per il vero motivo
di tutta quella aggressività.
Le sorrisi sinceramente
grata. -Grazie. Sei una vera amica.-
Mi fece l'occhiolino in
risposta, ridacchiando quando la prof ci chiese di renderci partecipi
di quel discorso.
-Niente, scusi prof.- Era la
mia risposta standard ad ogni rimprovero.
Mel -avrei dovuto
imbavagliarla- preferì farsi odiare ulteriormente da me
esordendo ad alta voce con un: -Parlavamo della festa di compleanno
di Latini prof. Lo sa che domani è il suo compleanno?-
Merda! Così lui
avrebbe pensato che io passavo le lezioni a parlarne con Mel, magari
sfogandomi con lei e piagnucolando per non essere stata invitata!
-Oh, davvero?- La prof lo
guardò tutta contenta, mentre il quasi-diciottenne in
questione, dopo aver deglutito a vuoto, azzardò un sorrisetto.
-Sì prof, ma non si preoccupi per il regalo, eh.-
-Oh no no, così come
ho interrogato la Zorzi il giorno del suo compleanno, non posso non
interrogare te mio caro Latini!-
Intuii dal sogghigno
soddisfatto di Mel che avesse ottenuto proprio quello che voleva: una
piccola vendetta.
Ben gli stava in effetti; a
giudicare dall'espressione di Lore, avrebbe dovuto studiare parecchio
quel pomeriggio...
****
Restare
a casa il sabato sera era quanto di più deprimente potesse
esserci. Restare a casa, sapendo che lui avrebbe bevuto a go-go per
festeggiare i suoi diciotto anni -senza
di me-
era doloroso. Restare a casa, immaginandolo lì a fare il
cretino con qualcun'altra era...
Cambiai canale per
l'ennesima volta, sbuffando annoiata non appena ritrovai la voce
irritante e falsa della Toffanin a Verissimo.
Sarei dovuta andare con i
miei a fare la spesa, almeno non mi sarei dovuta sorbire quei
programmi da zitelle avide di pettegolezzi alla televisione. Come se
me ne fosse fregato qualcosa poi dell'ultimo flirt di qualche
concorrente della casa del Grande Fratello!
Fortuna che i miei sarebbero
tornati a casa con una bella pizza più tardi, unica
consolazione della serata.
Daniela non poteva uscire
quel sabato sera, dei parenti erano venuti a trovare lei e la sua
famiglia dalla Svizzera; Ilaria era fuori con il suo ragazzo ed Angie
aveva la febbre. Quindi, in conclusione, ero sola come un cane. Mi
scocciava rintracciare altre amiche così, all'ultimo, dopo che
era comunque passato qualche giorno dall'ultima volta che le avevo
sentite.
Diedi una rapida occhiata
all'orologio: le sei. Era già...fuori casa? A che ore sarebbe
iniziata la festa?
Istintivamente e senza
pensarci, presi il telefono e composi un numero di cellulare che
conoscevo a memoria ormai... Avevo cambiato le opzioni e scelto di
non mandare il mio numero, ovviamente.
Quanto sono scema...
Ogni
squillo era la causa dell'aumento spropositato dei miei battiti
cardiaci. A fare compagnia all'insopportabile tu
tu del
telefono, il mio respiro affannato e veloce.
Stavo per mettere giù,
quando arrivò la botta finale per il mio cuore già
impazzito:
-Pronto?-
Mi strozzai con la saliva e
trattenere un improvviso attacco di tosse quasi mi fece soffocare.
Nello stomaco
sentivo...qualcosa muoversi. Era come se ci fossero tanti piccoli
bruchini che, al posto dell'erba, brucavano il mio stomaco. Di lì
a poco sarebbero diventate farfalle, era questione di minuti.
-Proonto?- Si stava
spazientendo. Sorrisi; tipico di Lore.
Schiacciai il tasto rosso
del cellulare per chiudere la chiamata, fissando la televisione
accesa -ma silenziosa- davanti a me.
Oh, ma che diavolo stavo
facendo? Ero ridicola! Chiamarlo solo per sentire la sua voce,
patetico!
Evidentemente il mio cuore
non la pensava affatto così, perché un attimo dopo la
mia mano stava schiacciando il tasto verde per richiamare l'ultimo
numero.
Rispose subito questa volta:
-Pronto?-
Mi morsi il labbro agitata:
i bozzoli si erano schiusi e le farfalle svolazzavano indisturbate.
-Oh senti, ma che cazzo
vuoi?!-
A stento riuscii a non
ridere. Anche quando si incazzava era stupendo. Ed io patetica, di
nuovo.
Te.
Voglio te, mi manchi.
Magari avessi avuto il
coraggio di dirla una cosa del genere. Se solo avessi avuto la
certezza che lui non fosse scoppiato a ridere subito dopo.
-Sette
giorni...-
Era la voce di Vergata
quella! Seguirono alcune risate subito dopo e, con un nodo alla gola,
riuscii a distinguerne una femminile.
-Secondo
me è una ragazza.-
Era stata proprio la tipa a parlare, in tono divertito e malizioso,
-A
chiamare e a stare in silenzio siamo solo noi, di certo non è
un ragazzo.-
-Secondo
me è la Puccio.-
Vergata era troppo
intelligente per i miei gusti, peccato che ancora non mi fosse stata
fornita l'occasione perfetta per ucciderlo.
Schiacciai talmente tante
volte il tasto rosso e con talmente tanta foga che quasi temetti di
averlo rotto.
Merda! Mi buttai sul divano
e affondai la mia faccia nel cuscino, colpendo ripetutamente il
tessuto in camoscio con la fronte.
-Merda!- Ripetei ad alta
voce, le guance sempre più rosse ed il cuore che pulsava
maledettamente forte in ogni vena.
Mi aveva scoperta,
bellissima figura che avevo fatto! Tanto valeva che dicessi qualcosa,
giusto per non fare quella figura da patetica ragazzina innamorata!
Mi odiavo! Così tanto
che le lacrime sopraggiunsero poco dopo. Non me ne andava bene una.
Continuavo a soffrire, sempre per lo stesso dannatissimo ragazzo che
avrei dovuto dimenticare.
Non
ci riesco.
Singhiozzai, vergognandomi
di essere tanto debole. Fortunatamente nessuno stava assistendo a
quella scena, me ne sarei vergognata ancora di più.
Il campanello suonò,
prendendomi in contropiede e spaventandomi. Balzai a sedere e mi
asciugai velocemente le guance: chi poteva essere? Non aspettavo
nessuno...
Sgranai gli occhi arrossati
quando vidi dallo spioncino chi attendeva di essere accolto davanti
alla mia porta di casa.
-Ciao.- Feci un po' confusa
e spossata, abbozzando un sorriso.
-Ciao Ali!- Glenda si
distingueva sempre con il suo entusiasmo, -Che ci fai conciata così?-
Sbatté ingenuamente le palpebre.
-Sono in casa.- Spiegai,
indicando il mio pigiamone con un Gatto Silvestro sorridente.
Storse il naso, -Lo
vedo...ma non dovresti essere pronta per andare alla festa di Lore?-
Mi mossi sul posto nervosa,
-No, beh, ecco- Come spiegarglielo? -Non sono stata invitata.- Non
c'era poi molto da dire, il nocciolo della questione era quello.
Strano però che lei non lo sapesse già.
-Sciocchezze!- Si intrufolò
in casa mia, muovendosi abile come un felino. Tale sorella, tale
fratello.
-Sì che sei stata
invitata! Da me!- Fece tutta contenta, battendosi una mano sul petto.
Spalancai la bocca sorpresa,
prima di richiuderla. -Non capisco.-
-Lore mi ha detto che posso
portare un'amica con me...e dato che la mia migliore amica Veronica
ha la febbre e non può venire, io decido di portare te!-
Continuavo a non capire.
Voleva davvero portare me? Perché?
-No, credo sia meglio che
rimanga a casa.- Non volevo creare casini, magari lui si sarebbe
incazzato se mi avesse vista, avrebbe pensato che mi fossi imbucata o
altro. Non ero stata invitata e non ci sarei andata, gli avrei
lasciato pensare -sempre che lo avesse fatto poi- che avevo altro di
più importante da fare quella sera.
-Oh beh...- Fece qualche
passo per la stanza, guardandomi poi allusivamente, -Se preferisci
startene qui a piagnucolare, guardare Maria De Filippi o a giocare a
tombola con i tuoi...mentre Lore si diverte...fai pure.- Era
schietta, andava dritta al punto, sapeva dove colpire. Anche lei,
tutto sommato, assomigliava a Lore, proprio come la scorbutica
Rossella.
-O altrimenti potresti
andare lì,- Sorrise maliziosa, -Divertirti davanti ai suoi
occhi, conoscere gente e ballare con qualche bel pezzo di figo...a te
la scelta.-
Puntellai le mani suoi
fianchi alzando appena un sopracciglio. Fra quelle due possibilità
la seconda era di sicuro la più allettante.
-Perché mi dici
questo?- Perché mi aiutava in quel modo, rischiando di
mettersi seriamente contro il fratello?
-Perché voglio che
entrambi apriate gli occhi. Tu sei già più sveglia di
lui e lo hai capito.- Esaminò attentamente, vittoriosa e
soddisfatta, la mia espressione sorpresa, -Ora tocca a lui. E
purtroppo Lore capisce qualcosa solo quando prende una bella batosta
e ci sbatte il muso. Perciò...verrai con me, ti divertirai e
ballerai fino a non poterne più?-
Inclinai la testa di poco e
provai ad immaginare la faccia di Lore non appena mi avrebbe
vista...magari con qualche bel ragazzo conosciuto al momento. Sarebbe
stata una mia rivincita, piuttosto che stare a casa a strafogarmi di
pizza e gelato.
-Perché no?- Sfoggiai
il migliore ghigno del mio repertorio, subito ricambiato da Glenda.
-Preparati, perché
stasera uscirai di qui più bella che mai.- Mi mostrò
una valigetta contenente qualcosa...probabilmente...trucchi. -Gli
verrà un infarto quando ti vedrà!- Saltellò sul
posto trascinandomi verso la mia camera.
Spero di no. Pensai
divertita e con un sorrisetto sognante dipinto sulle labbra. Deve
prima bruciare d'invidia.
*Note
dell'autrice*
EDIT: Grazie a Dark magic per la copertina che vedete in cima!
No, non sono sparita, ogni
tanto rispunto fuori come i funghi in autunno...ù.ù
oddio, che paragone brutto, chissà da dove cavolo mi è
uscito xD
Coomunque, mi starete
odiando di sicuro lo so, sia per il ritardo che per aver
ulteriormente rimandato 'sta benedetta festa di Lore...il problema è
che mi sono bloccata, non riesco a descriverla come vorrei e la
fretta di aggiornare non ha fatto che peggiorare la situazione, mi ha
messo ansia e l'ho scritta veramente da schifo...Per questo, per non
ritardare ulteriormente l'aggiornamento, ho deciso di pubblicare
questo capitolo così com'è, anche perché se
avessi pubblicato il resto che ho scritto sarebbero venute fuori 37
pagine di roba insopportabilmente noiosa, quindi vi risparmio e vi
lascio solo queste 21 xD
In questi giorni non avrò
nulla da fare (solo sopportare i discorsi dei miei parenti a
tavola!), quindi potrò con calma ripensare alla prossima scena
come l'avevo inizialmente immaginata e scriverla, spero, in modo
decente.
Ora, passiamo ad un tasto
dolente -per me, perché mi dispiace troppo-: le recensioni.
Alla velocità di una lumaca viscida e bavosa (sono stanca, non
fate caso a queste similitudini >.<), sto rispondendo...e andrò
avanti a rispondere non appena tornerò dalla montagna (parto
questo week end, sì) il 27. Ripeto che mi dispiace tantissimo,
sono solo parole lo so, ma mi dispiace davvero, scusatemi...
Recupererò anche le
recensioni alle storie che seguo, promesso. Sono indietro con tutto,
regali da incartare compresi...e anzi, credo sia meglio che mi dia
una mossa xD
Detto questo, chi mi segue
su facebook sa che ho promesso un piccolo Missing moments pov Lore,
non l'ho dimenticato. Spero mi scusiate per il ritardo -anche di
questo, sono un disastro-, ma arriverà.
Parlando del capitolo, mi
hanno intimato di non provare a dire che fa schifo...perciò mi
limiterò a dire che non mi piace, è stupido e confuso.
Spero almeno sia piaciuto a voi, come minimo, dopo quanto vi ho fatto
ingiustamente attendere.
Colgo l'occasione per
augurare a tutte uno splendido, felicissimo,
supercalifragilistichespilaridoso (sono fissata con 'sta
“parola” ultimamente xD), Natale! Spero davvero che Babbo
Natale vi porti quello che desiderate ;)
Un immenso bacione, grazie
per la pazienza e scusatemi ancora per il ritardo, la vostra Bec
-C'eri anche tu, vero?- La
frase di Glenda mi fece alzare lo sguardo sorpresa per incontrare il
suo nello specchio.
Aveva smesso di pettinarmi i
capelli e mi stava fissando con un sorriso birichino e consapevole.
-Quel giorno...sulle scale,
quando ho litigato con Lore. Ti ho vista.-
Boccheggiai in imbarazzo,
mentre le mie guance si tingevano di rosso colpevoli, -Io no,
cioè...- Bella figura di merda.
-Ho fatto finta di nulla
perché non ne ero certa, ho visto solo una sagoma di
sfuggita.- Ammise divertita, -Ma ora ne ho avuto la conferma, c'eri
tu lì sopra.-
Grandioso! Mi ero pure
incastrata con le mie stesse mani! Troppo furba...
-Mi dispiace.- Abbassai la
testa colpevole ed alcune ciocche di capelli andarono a coprire e
nascondere il mio viso.
-Non ti preoccupare.- Mi
tranquillizzò, perdendo tuttavia il sorriso, -Immagino tu
abbia capito a grandi linee quello che è successo...-
Annuii nervosa, non sapendo
bene cosa dire. La mia mancanza di tatto avrebbe rovinato tutto se
avessi parlato. Oltretutto io facevo sempre figure pietose quando si
trattava di affrontare discorsi seri, peggioravo solo le cose.
La mia prima bella figura
l'avevo fatta alle medie, quando avevo chiesto ad una mia amica come
stava il suo gatto, dimenticandomi che fosse morto appena una
settimana prima. La poveretta era corsa in bagno a piangere. La
poveretta era Daniela. Voleva più bene a quel gatto che a sua
nonna.
Glenda sospirò,
riprendendo a pettinarmi con aria assente.
-Ne vuoi parlare?- Mi morsi
la lingua subito dopo: che idiota patentata che ero! Ovviamente non
aveva voglia di parlarne, tantomeno con me! Come mi era venuto in
mente di chiederglielo?
-Scusa, non volevo essere
invadente, solo...-
-È stata dura.- Mi
interruppe, senza staccare lo sguardo dai miei capelli, -Impedirmi di
chiamarlo...sono stata tentata di farlo tante di quelle volte...-
Silenzio. Cavoli, cosa si
poteva dire in situazioni del genere?
-Ancora adesso...mi manca.-
Ammise, gli occhi leggermente lucidi, ma sempre concentrati su quello
che stava facendo.
-Glenda, non ti amava
davvero.- Tatto zero, ma era la verità. -Non ti meritava, non
ti avrebbe dovuto fare del male.- Mi morsi il labbro; non sapevo se
avevo osato troppo o no, avevo detto istintivamente ciò che
pensavo.
-Lo so...è quello che
mi dico ogni volta, ma...- Gli occhi incominciarono a pizzicarle, -Mi
chiedo spesso se magari...sono stata io a sbagliare qualcosa,
magari...non sono riuscita bene a farmi amare...-
-No!
Assolutamente no, che dici?- Mi alzai e l'abbracciai di slancio non
appena la sentii singhiozzare alle mie spalle. -Glenda tu non hai
fatto nulla e comunque niente
potrebbe giustificare quello che ti ha fatto, è un mostro.-
Non sapevo se le mie parole avrebbero o no migliorato la situazione,
sapevo solo che dovevo cercare di toglierle quegli stupidi dubbi; non
era colpa sua se Domenico l'aveva picchiata, lei non aveva nessuna
colpa, era lui che aveva sbagliato. Quello schifoso...!
-Sbaglio sempre e con tutti,
perché? Prima mio padre e adesso Domenico...- Si era stretta
di più a me senza smettere di piangere.
Oddio, stava venendo da
piangere anche a me...vederla in quelle condizioni era
straziante...chissà da quanto tempo non si sfogava con
qualcuno.
-Non hai sbagliato niente
Glenda, capito?-Le accarezzai i capelli intristita.
-Sì invece...dove
sbaglio? Come figlia, come fidanzata...ottengo sempre lo stesso
risultato.- Un altro singhiozzo le sfuggì.
-Non puoi paragonare
Domenico a tuo padre. Domenico è uno stronzo schifoso, mentre
tuo padre, nonostante tutto, sono sicura che ti voglia bene.- Forse
ero io che, cocca di papà, non riuscivo a concepire l'idea che
un padre non volesse bene ad una figlia, sangue del suo sangue, una
parte di lui. Di sicuro il signor Latini voleva bene ai suoi figli,
li aveva voluti, cresciuti e mantenuti. A modo suo certo, la violenza
non era affatto giustificata, da quel punto di vista non era poi
tanto meno mostro di Domenico.
-Tu sei una persona
meravigliosa, non devi rimproverarti nulla. Sono le persone che ti
hanno fatto del male che non lo capiscono e non ti meritano.-
Mugugnò un qualcosa
di incomprensibile, prima di lasciarsi sfuggire un'altra confessione:
-Ho paura Alice...Mia madre è sempre più vicina alla
depressione per via di questa situazione, non potrà sopportare
questa convivenza in eterno...e se divorziassero?- Mi strattonò
il braccio, -Cosa farebbe mio padre? Non possiamo abbandonarlo, io lo
so che lui ci vuole bene, l'ho visto piangere quando è morta
la nonna, l'ho visto. Lui sta male, è un uomo solo.-
Mi stava venendo un groppo
in gola che avrebbe fatto straripare tante di quelle lacrime da
rovinare il duro lavoro di Glenda. Il trucco stava per andarsi a far
benedire.
-Io...- Non sapevo cosa
dire, cosa fare...Non potevo sapere come stava, non avevo mai provato
niente del genere. Ricordavo ancora il discorso di Lore sul fatto che
Glenda e sua madre temessero che se lasciato dalla sua famiglia, il
signor Latini avrebbe potuto fare qualche sciocchezza. Era per quello
che Amelié sopportava, per compassione. Ma era un essere umano
anche e lei e avrebbe potuto benissimo crollare, i suoi figli
soffrivano ed erano stati picchiati più di una volta dal
padre...oltretutto, la depressione non era affatto una cosa da
prendere sotto gamba.
-Anche se tua madre
decidesse di divorziare, e sarebbe solo un bene per lei e per voi, tu
potresti sempre andare a trovare tuo padre, non vuol mica dire che
resterà solo.- Cercai di convincerla con tono rassicurante.
Scosse la testa senza
staccarsi da me, -La mia psicologa dice...che deve avere avuto un
qualche trama da piccolo e che quello lo abbia reso così. I
suoi genitori erano severi e violenti. Avrebbe bisogno di una
consulenza psichiatrica, ma orgoglioso com'è non accetterebbe
mai di fare una cosa del genere...-
Beh in quel caso le cose
cambiavano...mi veniva da dire “Stategli vicino”, ma
stare vicino ad una persona del genere non doveva essere affatto
semplice.
-Io gli voglio bene...è
pur sempre mio padre...- Sembrava quasi che lei si vergognasse di
quella confessione.
-Ma certo Glenda, ed è
giusto che sia così.- Però...restava sempre quel però,
quel nodo in gola, quelle lacrime che punzecchiavano i miei occhi per
chiedere di poter uscire...Non era facile la situazione, capivo il
punto di vista di Glenda, ma non sarebbero riusciti per molto a
convivere con quell'uomo.
-Mia madre...lo ha sposato
perché era innamorata e sperava che cambiasse...e lo spera
ancora. Lore e Rossy non ci capiscono...loro lo odiano, loro
vorrebbero liberarsene e basta. Hanno sofferto tanto e li capisco,
ma...io non voglio.-
Lore.
Si spiegava di nuovo il
perché di quell'odio. Vedere la propria madre e la propria
sorella in quelle condizioni non doveva affatto essere bello.
Si asciugò le lacrime
un po' imbarazzata e, dopo essersi staccata da me, si sforzò
di sorridere, -Scusami, io...-
-Ma figurati...ti fa bene
sfogarti, se vorrai parlarne ancora, io ci sono.- Per esperienza
sapevo che era sempre più semplice e d'aiuto sfogarsi con
qualcuno estraneo alla vicenda. Non ero una psicologa certo, ma ero
pronta ad ascoltarla se aveva bisogno. Mi faceva tenerezza e sentivo
il bisogno di aiutarla come se fosse una mia cara amica. Ed in
effetti lo era diventata.
-Grazie...- Si torturò
il labbro impacciata, -Parlarne con te mi ha fatto bene...preferisco
non parlarne con mia madre o con i miei fratelli, li farei stare
ancora peggio...- Scosse la testa per scacciare un pensiero
probabilmente molto poco piacevole. -Lore ti aveva già detto
tutto, vero?-
Quella ragazza finiva sempre
per stupirmi...come cavolo faceva ad accorgersi così di tutto?
-Ci tiene a te se ti ha
raccontato una cosa tanto privata.- Mi sorrise intenerita, -Forza!
Dobbiamo finire di sistemarci, vedrai che sarai così bella da
farlo capitolare ai tuoi piedi in un attimo!-
In una sola ora mi aveva
trasformata in una top model e, per distrarmi durante i
“preparativi”, mi aveva raccontato tante di quelle cose
sull'infanzia di Lore da farmi ridere come una deficiente.
-Ah, odia le albicocche! Da
quando aveva quattro anni e gli si è incastrato il nocciolo in
gola, sai, è bello grosso poi...- anche Glenda parlava fra una
risata e l'altra, -Nostro zio l'ha dovuto mettere a testa in giù
e scuoterlo per evitare che si strozzasse!-
Non c'era molto da ridere in
effetti, eppure il modo in cui lo raccontava Glenda rendeva il tutto
comico. -Da piccolo poi era terrorizzato dai ragni, il film
Aracnofobia lo aveva reso paranoico!-
L'avevo pregata di
continuare, mi piaceva sentire quelle cose su di lui, mi aiutavano a
conoscerlo meglio. Ero masochista, sì.
-E i capelli! Come è
fissato con quelli! Alle medie c'era stata la fase del gel,
fortunatamente ha smesso di metterselo, li rendeva tutti
appiccicosi.- Glenda arretrò di botto con la testa inorridita
e schifata, facendomi scoppiare nuovamente a ridere, -Ah e poi ha un
fastidiosissimo tic nervoso alla mano quando gioca alla Play, specie
quando perde. Non lo sopporta proprio, sarebbe capace di litigare e
sbraitare contro qualcuno solo perché interrotto mentre è
in un punto cruciale e difficile di un videogioco! Diventa isterico
quando gioca a quella roba lì, non che non lo sia già
eh.-
Ogni cosa da lei raccontata
mi aveva fatta sciogliere e battere il cuore come se lui fosse stato
lì con noi. Riuscivo ad immaginarlo; le braccia incrociate, il
sopracciglio alzato, quella smorfia infastidita che prendeva sempre
più forma sulla sua faccia man mano che andavamo avanti a
parlare di lui. Ero pazza. Pazza e innamorata, due binomi che
potevano pure coesistere nel mio caso.
Mi
ero pentita della mia decisione nel momento esatto in cui avevo messo
piede al Planet 50, discopub molto carino che si affacciava
direttamente sui Navigli di Milano, una delle zone più in
e
frequentate della città.
Nonostante Glenda mi avesse
resa quasi irriconoscibile, truccata e vestita come una modella, mi
sentivo una perfetta cretina completamente fuori posto.
L'aria calda e viziata del
locale mi aveva investita appena entrata, facendomi venire
un'irrefrenabile voglia di correre in bagno a vomitare.
-Nono, io non posso.- Feci
per tornare indietro ed uscire, ma il braccio di Glenda me lo impedì.
-Ali, non puoi andartene
così!- Mi rimproverò lei, cercando comunque di
infondermi coraggio con un sorriso.
Non ce la potevo fare, mi
stava per venire un attacco di qualcosa, avevo le vampate di calore
come una donna in menopausa.
Mi mossi frenetica sul
posto, spostandomi ripetutamente i capelli con una mano. -Che cosa
dirà?- Ero ridicola, patetica. Una bambina che aveva paura
dell'Uomo Nero tanto descritto nelle storie raccontate dalle mamme.
Una parola circolava
velenosa in ogni fibra del mio corpo e venne registrata velocemente
anche dal cervello.
Codarda.
'Fanculo. Solo perché
le gambe tremavano non voleva dire che avevo paura! Di lui poi!
-Nulla. Non può dire
niente, tu sei con me.- Mi sorrise nuovamente, come si poteva
sorridere ad una bambina piccola per rassicurarla che nessun mostro
sarebbe uscito dall'armadio quella notte.
Annuii, grata per le sue
parole. -Ok, bene. Andiamo, prima che cambi di nuovo idea.- Sbuffai
per scaricare la tensione ed iniziai a camminare fra la gente del
locale senza curarmi troppo dei miei pensieri contrastanti.
Non ci sarei dovuta andare,
punto. Avrei potuto passare una tranquilla serata in pantofole,
mangiare una pizza e andare a letto presto per far trascorrere alla
svelta quell'orribile sabato sera. Invece no, io dovevo complicarmi
la vita ed imbucarmi alla festa del mio odioso ex scopa-nemico,
altrimenti non ero contenta. Ah, piccolo dettaglio degli ultimi mesi:
ne ero innamorata.
Fortuna che c'era Glenda con
me, era la mia ancora di salvezza.
-Leva le mani da mia sorella
Chri!- Mi prese per mano e mi trascinò ridendo verso una
coppia appartata in un angolino.
-Cazzo, beccato!- Una risata
maschile coprì lo sbuffo seccato della persona che gli era
accanto.
-Alice, lui è
Christian, il ragazzo di mia sorella. Christian, Alice.- Glenda non
perse tempo con le presentazioni e subito indicò il ragazzo
con un cenno della mano.
Ragazzo
che...beh, come si suoldire, era decisamente tanta
roba. Alto,
biondo, capelli lunghetti, fino al mento, piercing al lobo sinistro,
barba appena accennata e sguardo che avrebbe fatto incendiare
chiunque. Aveva un'aria trasandata terribilmente sexy e attizzante...
Hai
capito Rossella...
Mi
esaminò attentamente per qualche secondo, senza perdersi
nemmeno
un dettaglio del mio corpo, cosa che stranamente non sembrò
dar fastidio alla sua ragazza.
-Ciao.- Allungai una mano
per stringere la sua, leggermente a disagio per via di quella sua
indagine fin troppo invadente.
La strinse subito dopo,
illuminandosi in un sorriso che di casto aveva ben poco, -Sempre
detto io che Lore ha buon gusto.-
Già dal tono
scherzoso con cui l'aveva detto e dal modo in cui aveva nominato
Lore, capii che i due dovevano essere amici. E che quindi a Christian
il mio nome non doveva essere nuovo, qualcuno doveva avergli per
forza parlato di me. Che fosse stato proprio Lore? O forse era stata
Glenda?
Arrossii per quel
complimento, limitandomi a sorridere come un'idiota e scacciando
malamente quella voglia di rispondergli: “Beh, anche i gusti di
Rossella non sono male.” Ci mancava solo che quella mi odiasse
ancora di più...
-Sai che si incazzerà
di brutto quando la vedrà, vero?- Rossella si mise in mezzo e
parlò per la prima volta, senza, ovviamente, salutarmi come
avrebbe dovuto fare per educazione. Ma di che mi stupivo, stavo
parlando della sorella di Mister Simpatia, quando mai lui aveva
salutato?
-Sai che il mio hobby
preferito è quello di farlo incazzare, vero?- Rispose
candidamente Glenda.
Rossella scosse la testa e
sorrise divertita, mentre Christian si lasciava scappare una leggera
risata.
C'era un qualcosa nel loro
modo di fare...erano così in sintonia, perfetti. Con una punta
di invidia, li osservai meglio; stavano benissimo insieme. Lui alto,
lei bassa. Lui biondo, lei mora. Lui simpatico e allegro, lei
scorbutica e sempre incazzosa.
Nonostante
Christian mi avesse spogliato letteralmente con gli occhi poco prima
-e la cosa non aveva minimamente toccato, né fatto ingelosire
Rossella-, quando si voltava a guardare lei il suo sguardo cambiava
completamente. La guardava divertito, intenerito, innamorato.
Ma dove cavolo si trovavano
i ragazzi così? Come cavolo aveva fatto una serpe come
Rossella a farlo innamorare di sé?
-Lore è già
arrivato?- Si informò Glenda, distraendomi dalla mia analisi.
Ecco, io non ero decisamente
capace di far innamorare qualcuno di me. Forse avevo sbagliato tutto
dal principio, forse avevo sbagliato a concedermi a lui così,
lasciandogli quello a cui agognava senza impormi troppo.
-No, credo sia ancora in
giro con quei coglioni.- Rossella scrollò le spalle e
assecondò il gesto affettuoso di Christian che nel frattempo
aveva allungato un braccio per cingerle la vita.
In giro con quei coglioni?
Di chi parlava? Dov'era Lore, come mai non era alla sua festa?
Guardai Glenda in cerca di
una risposta a quelle domande, ma lei si limitò a farmi un
cenno con la mano per rimandare la cosa a dopo.
Andò avanti a parlare
un altro po' con loro, prima di congedarsi con un “Ti tengo
d'occhio”, riferito alle mani lunghe di Christian.
-Come mai Lore non c'è
ancora?- Chiesi, indecisa se sentirmi sollevata o inquieta.
Lei soffiò divertita
su un ciuffo di capelli che le copriva l'occhio, -È un'idea di
Andrea, voleva farlo da quando era un marmocchio.-
Corrugai la fronte stranita,
-Cosa?-
-Un
giro in limousine.- Si voltò ed esaminò la mia
espressione sorpresa, -Ne hanno noleggiata una e si sono portati
dietro qualche amica.- Spiegò tranquilla. Troppo,
contando che io stavo per avere un attacco di rabbia piuttosto
pericoloso e violento. Avrei preso volentieri quelle amiche
che si erano portati dietro per i capelli e le avrei a scaraventate a
distanza, in un altro continente possibilmente.
Così, passai il tempo
a corrodermi lo stomaco immaginando cosa stesse facendo lui su quella
benedetta macchina con quelle ragazze.
-Non dovevo venire.-
Continuavo a ripetere a me stessa, anche dopo aver salutato Mel,
sorpresa e contenta di vedermi.
Lui di sicuro aveva
programmato una bella seratina a base di sesso con qualsiasi essere
di sesso femminile gli si fosse presentato davanti, per quello non mi
aveva invitata. Io sarei stata...d'intralcio. Avrei rovinato i suoi
progetti.
Mi sentivo come un pesce
fuor d'acqua, oltre a Mel e Glenda non conoscevo nessuno. I nostri
compagni di classe non mi rivolgevano la parola, mentre gli altri
invitati parlavano fra di loro.
Teo mi aveva già
detto che non ci sarebbe andato per lealtà nei miei confronti.
-È chiaro che abbia
invitato tutti tranne te solo per farti un torto ed io non mi
abbasserò a tanto, non lo asseconderò affatto. Per chi
mi hai preso? La tua amicizia è importante.- Mi aveva
risposto, dolcissimo come sempre, quando gli avevo chiesto se era
intenzionato ad andarci.
Lo strillo esaltato di una
ragazza mi spaventò e mi costrinse a guardare verso l'ingresso
del locale, dove si stava formando un piccolo gruppetto intorno ai
nuovi arrivati.
-Bìa,
tesoro!- Glenda mi sorpassò per correre ad abbracciare la
pazza che aveva gridato poco prima e che, a giudicare dal soprannome
con cui era stata chiamata, altri non doveva essere che Anita
Bianchi. La
stessa ragazza bionda nella foto del profilo di Lore su facebook.
Mi sporsi in avanti per
esaminarla meglio, inclinando di poco la testa per sviare Glenda.
Era alta, aveva dei bei
capelli biondi ricci e selvaggi, un vestitino dorato di pailettes
aderente ed inguinale e dei tacchi spaventosamente alti.
Provai una fitta d'invidia
per quel fisico perfetto, che poco aveva a che fare con il mio. Io
ero bassa e poco prosperosa, a differenza di lei. E dire che non mi
ero mai sentita così a disagio ed imperfetta, avevo sempre
trovato delizioso il mio fisico: ero piccola, minuta e graziosa come
una bambolina. Solo che...Lore sembrava più il tipo da
prediligere corpi come quello di Bìa.
Eppure
è venuto a letto con te, mi
suggeriva insistente una vocina dentro di me.
Sì, ma si era scopato
anche lei.
Il
cuore schizzò in gola non appena mi accorsi dei ragazzi dietro
di lei. Tre ragazzi e tre ragazze. Lui,
Lele, Andrea e tre zoccole.
Si fecero avanti subito dopo
la pazzoide e gli invitati corsero a salutarlo e a fargli gli auguri
molto probabilmente.
Aveva
un sorriso troppo
pronunciato, le guance troppo
accaldate, i capelli troppo
spettinati, la camicia troppo
abbottonata male, gli occhi troppo
euforici. Che avesse bevuto già un po' era chiaro, che
qualcuna gli avesse passato una mano fra quei capelli lo era ancora
di più.
Stritolai il bicchiere di
Coca Cola gentilmente offertomi da Glenda, desiderando ardentemente
di poterglielo lanciare addosso e colpirlo.
Lo misi giù per
evitare che quell'istinto violento prendesse il sopravvento.
Che
cosa ci faccio io qui?
Ero andata solo per star
male? Solo per vederlo ridere e fare il cretino con tutte quelle
zoccolette? A quel punto potevo starmene a casa ad immaginarlo con
altre...sarebbe stato meno doloroso che vederlo in quello stato.
Mi alzai di scatto dal
divanetto su cui mi ero seduta e mi diressi spedita al bancone per
prendere qualcos'altro da bere, la Coca Cola era diventata
improvvisamente troppo nauseante.
Non avevo nessuna intenzione
di andargli incontro e di fargli gli auguri come facevano tutti gli
altri, mi sarei mimetizzata e nascosta fra la gente per tutta la
durata della serata se necessario.
-Un...mmm...una
Piña
Colada.-
Non ero esperta di drink, odiavo quelli alcolici, ne avevo preso sì
e no tre in tutta la mia vita, così ne avevo sparato uno a
caso che avevo sentito nominare qualche volta da Angie.
Il barista me lo servì
subito, senza tralasciare un sorriso smagliante e malizioso
decisamente poco professionale.
-Grazie.- Lo presi fra le
mani e, contrariamente a come bevevo di solito, a piccoli sorsi, ne
bevvi un bel po' tutto di colpo, sentendo girare pericolosamente la
testa.
Mi umettai le labbra e
cercai di capire se mi fosse o no piaciuto.
Mmm...buono.
Decretai infine. Bruciava
forse un po' troppo alla gola.
-Ah eccoti!-
Era
stata Glenda a parlare, ad urlare
piuttosto.
-Meno male che mio fratello
ancora non ti ha vista! Ho intenzione di farti fare un'entrata in
scena con i fiocchi!- Esultò saltellando sul posto e
guadagnandosi un'occhiata stranita da parte di un tipo lì
vicino.
-Non
ho intenzione di farmi vedere.- Feci ruotare lentamente il polso ed
osservai il liquido all'interno del bicchiere ondeggiare a quel
movimento, -Finisco questo coso
e me ne torno a casa.- Avevo ancora un briciolo di dignità
dopotutto e se mi avesse visto sarebbe andato a farsi fottere pure
quello.
-Non dire scemenze! Abbiamo
pure un'alleata!-
Alleata? Di che stava
parlando?
Non
ebbi il tempo di girarmi a guardarla che un qualcosa
-probabilmente umano- mi avvolse con i suoi tentacoli e mi stritolò
a sé.
-Tu devi essere Alice,
oddio!- Un urletto stridulo da parte di quell'essere mi fece
rabbrividire, -Posso chiamarti Ali, vero?-
Si staccò per
guardarmi in faccia ed io feci lo stesso con lei, rischiando quasi di
rigettare fuori tutto il liquido appena bevuto.
-Io sono Bìa!- Mi
porse la mano tutta contenta, non sospettando minimamente che il
desiderio di staccargliela quella mano era saettato al primo posto.
Insieme a quello di prendere il mio drink e rovesciarglielo fra i
suoi capelli biondi. Gli stessi che accarezzavano la spalla e la
schiena di Lore nella sua foto del profilo.
Con molta fatica, mi
costrinsi a ricambiare il sorriso e a stringere quella schifosa e
viscida mano.
-Sì, ciao.- Guardai
Glenda un po' seccata. Perché diavolo non interveniva per
scollarmela di dosso quella piovra?
-Sei proprio come ti
immaginavo.- Mi esaminò dalla testa ai piedi, più o
meno come aveva fatto prima Christian, -Mmm...direi di sì, qui
la materia c'è. Forse le tette...- Storse la bocca, -Ma si
potrà rimediare, insomma, ho visto di peggio.-
Dilatai così tanto le
pupille degli occhi che dovetti sembrare spiritata, -Cosa?-
-Mi meraviglia che ad un
porco come Lore piacciano, ma potrebbe anche trovarle eccitanti
proprio per questa forma...- Stava davvero inclinando la testa per
esaminarmi meglio le tette?! -graziosa.- Concluse serafica.
-No, scusa...- Stavo per
esplodere e strozzarla, quando lei mi interruppe con un cenno veloce
della mano, -Tesoro, tranquilla. Non è me che devi temere, io
sono dalla tua parte.-
Boccheggiai incredula e feci
scorrere velocemente il mio sguardo fra lei e Glenda che sembrava
addirittura divertita da tutta quella situazione.
Dalla
mia parte?!
Certo. Si scopava Lore e
stava dalla mia parte, più che logico.
Tranquilla
un cazzo, stronza!
-Lore
è stato solo una piacevole scopata come un'altra.-
Mi
morsi con talmente tanta forza il labbro da farmi seriamente male.
Brutta troia. Lo diceva come se stesse raccontando una storiella
qualunque del suo passato, una gita in barca.
-È lei che devi
temere, non so se mi spiego...- Con un cenno della testa indicò
dietro di sé e, irritata, sconvolta, ma curiosa, seguii con
attenzione la traiettoria di quel gesto.
Sussultai come se fossi
stata colta di sorpresa dal mio peggiore nemico alle spalle, peccato
che il mio peggiore nemico in quel momento stesse tranquillamente
ballando e strusciandosi addosso ad una ragazza mora più o
meno carina al centro della pista da ballo.
Bastò che la tipa si
girasse un attimo, per spostarsi maliziosa e sorridente una ciocca di
capelli, subito la riconobbi; Anna! La stessa ragazza che era al
cinema e che si era seduta vicino a lui!
Ed
ecco che salta fuori anche il perché della sua presenza quella
sera.
Ci provava di brutto la
troia. Cazzo, poi? Qualcun'altra voleva farsi sbattere da Lore? Una
alla volta prego, lui sarà felice di soddisfarvi tutte.
'Fanculo! Stavo pure dando i
numeri.
Presi il mio bicchiere
incazzata nera e bevvi ancora un sorso di quella brodaglia lì.
-Che bevi?- Mi chiese Glenda
avvicinandosi incuriosita.
-Un coso analcolico.-
Pessima ad improvvisare. Non ero riuscita nemmeno a trattenere una
smorfia infastidita una volta finito di bere. Il drink era buono, ma
fra me e l'alcool c'era ancora un rapporto piuttosto contrastante e
burrascoso.
-Vedo.- Fece per nulla
convinta, sfilandomi il bicchiere mezzo vuoto dalle mani e
poggiandolo sul bancone.
-Brava cara, è così
che si fa!- L'irritante bionda mi diede una pacca amichevole sulla
spalla, -Vendetta!-
Ma era ancora lì
quella? La guardai stranita e un po' scocciata: -Vendetta per cosa?-
-Devi bere per te stessa,
per divertirti! Forza, andiamo!- Mi prese per mano, neanche fossimo
state amiche da una vita, e mi trascinò verso un tavolino sul
lato destro del locale.
-Ehi, un momento, dove
stiamo andando?- Chiesi irritata, cercando di sottrarmi alla sua
presa.
-Oh, lo vedrai.- Più
agguerrita che mai, mi riafferrò quando la mia mano sfuggì
alla sua e riprese a camminare.
Stavo per richiedere che
diavolo volesse fare, quando le parole del DJ mi anticiparono:
-Ricordo
che solo le ragazze possono salire sui tavoli! Su ragazze, non siate
timide!-
Tavolo. Ragazze. Lei mi
stava trascinando verso un caspita di tavolo!
Oh
no
no no no!
Mio Dio, quella era pazza, non voleva mica...?
-No, io lì non ci
salgo.- Precisai, alzando la voce per farmi sentire bene da lei.
-Oh sì, lo farai!-
Avevo intuito bene, voleva farmi salire lì sopra! -La tua
entrata in scena sarà epica!-
Ma di che stava parlando?
Sembrava una pazza delirante!
-No!- Mi impuntai con i
piedi riuscendo fortunatamente a bloccarla. Poteva essere più
alta di me, ma non poteva essere tanto più forte.
Lei sbuffò sconfitta,
prima di illuminarsi alla vista di qualcuno alle mie spalle, -Oh
Andre! Dammi una mano su!-
Mi voltai di scatto per
verificare la veridicità delle sue parole e, purtroppo, mi
accorsi con orrore della presenza di Vergata.
-Puccio? Ma guarda chi si
vede!- Sfoderò un sorriso da ebete a trentasei denti.
-Andre, deve salire su quel
tavolo, dammi una mano a portarla!-
Portarla?! E che ero, un
pacco?! -Volentieri signorina!- Si mise sull'attenti come un
soldato, prima di prendermi per le spalle e spingermi da dietro verso
quella superficie piana tanto odiata.
Ringhiai furiosa in
direzione di quei due idioti, tentando in tutti i modi di liberarmi,
-Vergata te ne farò pentire!- Nemmeno quella minaccia bastò
a farlo fermare.
-Capirai...ci penserà
già Lore, tranquilla tesoro.-
Una volta arrivati a
destinazione, mi prese in braccio e, senza tralasciare una toccatina
al sedere, mi mise sopra a forza.
-Brutto porco!-
Dove
cazzo erano gli altri quando servivano? Mel? Glenda? Lore?
Ah già, stava ballando con la zoccola.
Promemoria: prendere la lima
per le unghie dalla borsa e ficcarla nell'occhio di Vergata per
avermi volutamente palpato il culo e aver reso possibile la mia
umiliazione pubblica mettendomi su quel tavolino.
Io, che volevo solo
nascondermi ed andarmene per non farmi vedere da Lore, ero stata
messa sopra un tavolo dove tutti -e sottolineo il tutti- potevano
osservarmi, anche da lontano. Specie per colpa della luce che mi era
stata puntata contro.
-Oh
finalmente! Avanti, bionda!-
Già che c'ero avrei
ucciso anche il DJ. Omicidio in più, omicidio in meno...
Mi sentivo letteralmente
morire, la musica proseguiva, mentre io mi limitavo a stare ferma ed
impalata come una cretina. Mi sforzai di non guardare nella direzione
dove poco prima avevo visto Lore insieme a quella stronza, a costo di
guardare invece i ragazzi che sbavavano sotto di me.
Ero nel panico più
totale, stavo grondando sudore dal nervosismo, avevo perso di vista
sia Bìa che Andrea ed ero da sola, in pasto ad una folla
impazzita e depravata che allungava le mani per cercare di toccarmi
le gambe.
Beh
a questo punto...
Provare a scendere era
impensabile, avrei conficcato il tacco nella testa di qualcuno -cosa
allettante, ma non fattibile- visto quanta gente si era
improvvisamente accalcata intorno.
Aiutata sicuramente dal
drink che avevo bevuto, incominciai a muovermi al ritmo di Tik Tok di
Kesha, prima come un robot difettoso, poi più come un essere
umano, ed infine come una ragazza vagamente sexy. O almeno a me
sembrava così.
Mi accorsi di non essere più
la sola a ballare su un tavolo; incoraggiate forse da me, altre
ragazze avevano iniziato a salire sui tavolini liberi e a ballare a
loro volta.
-Uuh!
Brave così, tenete i ragazzi ai vostri piedi!-
Il DJ era un pervertito a
tutti gli effetti, aveva già precedentemente espresso il suo
desiderio di vedere qualche vestito a terra mentre le ragazze
saltavano al ritmo di I gotta feeling dei Black Eyed Peas.
Spronata
dalla musica, dall'alcool, dai ragazzi che mi ballavano intorno e da
una cosa chiamata adrenalina, mi stampai in faccia il miglior sorriso
malizioso del repertorio, sollevai i capelli con le mani e mi girai a
guardare il punto in cui ero certa avrei trovato Anna e -soprattutto-
Lore. Li lasciai ricadere sulle spalle delusa nel momento in cui mi
accorsi che non c'erano più. Dove erano andati? Si erano forse
appartati da qualche parte? Quel pensiero fu soffocante e doloroso e
mi mise addosso un'angoscia insopportabile.
Alcune immagini si
affollavano violente nella mia testa e si depositarono come macigni
sul mio petto, impedendomi di respirare regolarmente.
Lui.
Le sue mani. Sui capelli e sul corpo di lei, mentre la baciava.
No.
Dovevo assolutamente
scendere, non sarei riuscita a mantenere l'equilibrio ancora per
molto, la testa mi girava. Mi accucciai per cercare con lo sguardo un
buco dove potessi mettere giù un piede per fuggire di lì.
-Bisogno di aiuto, bella?-
Un tipo mi porse la mano ammiccante, offrendomi tuttavia una via di
fuga.
Colsi l'occasione e accettai
la sua offerta senza rispondere. Aiutata da lui, riuscii così
finalmente a scendere e a farmi spazio fra la gente per passare.
-Io sono Mauro.-
Oddio, quello si aspettava
di sicuro che gli dicessi il mio di nome.
-Francesca.- Inventai su due
piedi, sorridendo più per gentilezza che per altro.
-Posso offrirti qualcosa da
bere?-
Ero già sul punto di
rifiutare, quando il pensiero di Lore e Anna insieme stuzzicò
di nuovo sadicamente la mia mente.
-Sì, certo.- Ballare
mi aveva fatto venire sete, quindi che male faceva bere qualcosa?
Il
tipo dietro al bancone parve riconoscermi immediatamente, -Altra Piña
Colada, bionda?-
Il
prossimo che mi avrebbe chiamato bionda
con quel modo di fare arrogante si sarebbe beccato un bel calcio nei
coglioni.
-Sì, grazie.- Risposi
un po' seccata.
Mauro prese un Sex on the
Beach che purtroppo per lui non riuscì a gustare perché
fu malamente tolto dalle scatole da Glenda.
-Levati cocco.- Lo spostò
per mettersi in mezzo e gli fregò senza troppi complimenti il
drink, ammiccando con un “Grazie”.
-Sei stata grandiosa Ali!-
Mauro aprì la bocca
sorpreso e compresi solo in un secondo momento il perché: il
mio nome sarebbe dovuto essere Francesca e Glenda mi aveva appena
chiamata “Ali”.
-Ancora qui? Sciò!-
Fece lei irritata.
Dopo averci guardato male
-anzi, malissimo-, Mauro girò finalmente i tacchi e se ne
andò, lasciandoci sole.
Chissà se Glenda
sapeva che fine aveva fatto Lore, magari nemmeno mi aveva vista,
troppo preso com'era da Anna...o dalle altre ragazze sui tavoli.
-Non ti ha tolto gli occhi
di dosso nemmeno per un attimo!-
Solo dopo aver tracannato
metà bicchiere tutto in una volta, assetata per via del ballo,
metabolizzai appieno le sue parole -Cosa?- Dovevo avere gli occhi
fuori dalle orbite.
-Hai capito, hai capito...-
Sorrise allusivamente, -Ero vicina a lui. Di sicuro si ricorderà
la faccia di chiunque abbia anche solo osato sfiorarti la punta della
scarpa; li massacrerà di botte nel parcheggio o darà
fuoco alle loro macchine,- Ridacchiò sorseggiando appena il
suo drink, -Ormai ci ha preso gusto mi sa...-
Mi aveva vista quindi.
Perché non era venuto a salutarmi? O ad allontanare quei
maniaci pervertiti che mi ballavano vicino?
Forse
perché gli ho fatto giurare che non si sarebbe più
intromesso in quello che faccio?
Forse. La frase di Glenda mi
aveva comunque fatto sorridere sotto i baffi che non avevo.
Non si era appartato da
qualche parte con Anna...saperlo era un sollievo.
-E cosa...?-
-Ha detto?- Mi anticipò,
-Gli è quasi venuto un colpo quando ti ha vista, ma non ha
detto nulla...avrebbe voluto venire lì, prenderti di peso e
portarti via da quel branco di depravati.- Rise di nuovo, poggiando
il bicchiere dopo aver appena toccato la bevanda al suo interno.
-Sì,
certo...- Alzai gli occhi al cielo scettica e bevvi un altro po'
della mia Piña
Colada.
-È vero. Sono stata
io ad impedirgli di venire lì da te. Gli ho detto che non ha
nessun diritto di impedirti di ballare con chi vuoi.- La mente di
Glenda era quanto di più contorto potesse esistere. Perché
aveva fatto una cosa del genere? Non che avesse fatto male, non avrei
saputo cosa fare o dire se mi fossi ritrovata Lore davanti...o forse
avrei saputo cosa fare, sì, ma avrei fatto una cavolata.
-Sexy, sensuale, perfetta!-
La voce assordante di quella Bìa bastò a spaccarmi un
timpano.
-Complimenti cara! Ora ti
manca solo un passo, l'ultimo, perché quel cretino si accorga
di amarti!-
-E di aver bisogno di te!-
Concordò Glenda fin troppo contenta e convinta di quello che
diceva.
-Voi siete pazze.- Avrei
voluto strozzare Bìa per avermi lasciata su quel tavolo, ma la
verità era che non ne ero proprio in vena. Non ero più
poi tanto arrabbiata dopotutto.
-Devi colpirlo al cuore.- E
detto quello la pazza indicò con l'indice il mio seno sinistro
senza farsi nessun problema, -Devi essere stronza se vuoi che apra
gli occhi.-
Se volevo che aprisse gli
occhi?
-Perché mi dici
questo?- Aggrottai la fronte diffidente, non riuscendo a trovare un
valido motivo che potesse giustificare il suo volermi aiutare a tutti
i costi.
Si spostò una ciocca
di capelli dal viso con una mano e mi guardò di sottecchi
divertita, -Perché Lore è un mio carissimo amico e sono
stufa di vederlo star male per colpa della sua scemenza.- Mi rispose
tranquillamente, in tono ovvio.
-A me sembrava che stesse
benissimo prima.- Insinuai acida, buttando giù il resto del
drink per addolcire la mia lingua velenosa.
Arricciò il naso in
un'espressione molto infantile e birichina, -Non esattamente...-
Stordita e convinta di aver
bevuto già troppo, mi girai verso Glenda per chiederle di
portarmi a casa, ma solo in quel momento mi accorsi che non c'era
più...dove cavolo era andata?
-Lui ti ha fatto soffrire
parecchio, vero?- La voce di Bìa mi fece voltare nuovamente
dalla sua parte, -Tu ora puoi fare lo stesso...Andre potrebbe esserti
d'aiuto.- Il suo sguardo si accese improvvisamente di una nuova luce
Andre? Vergata? Ma che
diavolo stava dicendo quella?
Mi passai le mani fra i
capelli confusa, -Ma che dici?- Era la domanda migliore che fossi
riuscita a formulare. Non avevo nemmeno capito che cavolo c'entrasse
Andrea.
-Lele è troppo
sobrio, non tradirebbe mai Lore ora come ora. Quindi io ti consiglio
di puntare direttamente su Andrea. Non è un brutto
ragazzo...fattelo e...stai a guardare che succede.-
Quella Bìa era una
Zoccola con la Z maiuscola. Non riuscivo a credere a quello che
sentivo.
Fattelo
e stai a vedere che succede?
Ma diceva sul serio? E che
avrei dovuto vedere poi, che sarebbe dovuto succedere?
Boccheggiai in cerca di
qualcosa da dire, ma non trovavo proprio le parole. Non sapevo se
chiedere delucidazioni in merito, se insultarla, se arrabbiarmi. La
testa si era svuotata. E girava...e faceva male. Sempre di più.
-Questo ti aiuterà
nel tuo intento.- Mi porse un altro bicchiere pieno di un qualcosa.
Molto probabilmente alcolico. -Se vuoi averlo per te, se vuoi
vendicarti...devi essere stronza.-
C'era stata un'agguerrita e
combattuta guerra civile dentro di me.
Ero divisa in due; da una
parte avrei voluto fare quello che per la solita, matura,
intelligente e responsabile Alice, era giusto, tornarmene a casa e
mettermi a letto, alzandomi presto la mattina dopo per ripassare
Diritto e prepararmi al meglio per la verifica del lunedì.
Ma...era davvero quello che volevo? Lasciare le cose così come
stavano? Tornarmene nella mia buia cameretta e soffrire in silenzio?
No.
C'era anche l'Alice stufa,
l'Alice -sicuramente condizionata da una cosetta chiamata alcool-
elettrizzata all'idea di sbagliare e, perché no, all'idea di
far incavolare e strillare i suoi genitori. Quella che trovava
tremendamente allettante l'idea di fare qualcosa per ripicca, quella
che pensava che tutto sommato sbagliare le sarebbe come sempre
servito di lezione... c'era o no un detto famoso che citava:
“Sbagliando si impara?”
Quanto poteva esserci di
sbagliato poi in quello che stavo per fare? Se anche avessi bevuto
troppo...ero con Glenda, mi avrebbe accompagnata lei a casa in
macchina. Bastava solo cercarla, ma quello era un dettaglio.
Non so quale vocina
interiore mi convinse definitivamente a prenderlo e a bere alla fine,
forse quella di Bìa, che ripeteva in continuazione e a
manetta:
Se
vuoi averlo per te...se vuoi vendicarti...
Sì, volevo averlo per
me. Sì, volevo vendicarmi. E sì, volevo sbagliare.
Quel terzo drink iniziò
già a mandarmi su di giri, così come quello dopo.
-Vediamo chi lo finisce
prima?- Quella Bea-Bìa o come cavolo si chiamava, non era così
male come compagna di bevute.
Ero scoppiata a ridere senza
nemmeno sapere il perché. Non avevo nessun motivo di ridere e
trovavo la cosa stranamente divertente.
Esultai vittoriosa una volta
svuotato il bicchiere, ancora appannato per via del freddo della
bevanda che poco prima lo aveva riempito. Appannato come il mio
cervello.
Volevo solo vendicarmi.
Per avermi chiamata
“giocattolino”, per avermi ferita più volte con le
sue insinuzioni crudeli, per avermi fatto capire che era solo il mio
corpo ad interessargli.
Una risata famigliare mi
fece ghignare e alzare dal mio posto come un automa.
Bene.
Ora guarda questo stesso corpo nelle mani di un tuo caro amico.
In quel momento non c'erano
amici, non c'erano conoscenti, c'era solo un nemico. Gli altri, per
la mia mente poco lucida, erano solo pedine per colpire l'avversario.
Lele era la mia pedina. Far
cedere lui sarebbe stata una grandissima vittoria.
-Indovina chi sono?- La mia
voce risultò irriconoscibile persino alle mie orecchie,
infantile e cantilenante...in una parola sola: odiosa.
Al contatto con le mie
fredde mani sugli occhi, Lele sobbalzò sorpreso, -Ali?-
-Indovinatoo!- Ridere fu
nuovamente spontaneo, anche così, senza una motivazione,
-Balli con me?- Sembravo tanto una di quelle bambine indemoniate dei
film, il mio tono assomigliava a quello delle figlie di Mr.Grady in
Shining, il loro “Vieni a giocare con noi?” non faceva
per niente venire i brividi in confronto a me.
-C-Certo.- Fece lui, un po'
spiazzato.
Mi accorsi ben presto del
fatto che Lele fosse inutile per i miei scopi, ogni volta che cercavo
di avvicinarmi di più, lui si allontanava a disagio.
-Come mai sei qui?- Gridò
per sovrastare la musica e farsi sentire.
Mi accigliai indispettita,
-Non posso starci?-
-Nono!- Si affrettò a
rispondere, sempre mantenendo una certa distanza, -Solo...mi chiedevo
se c'entrasse Lo...-
-Oh
come sei noioso, mi sono stufata!- Sbottai punta sul vivo ed
immaginando già a chi
stesse
alludendo.
Lo piantai in asso e mi feci
largo fra la gente che ballava a suon di spinte. In testa, avevo
ancora il suggerimento di Bìa: Andrea.
Non fu difficile trovarlo,
non era poi tanto distante rispetto a dove ero prima.
-Eccoti qui!- Sorrisi come
una scema, abbracciandolo di slancio.
Maledizione. La sua altezza
e corporatura erano molto simili a quelle di...
Chiudere gli occhi fu un
errore, inevitabile immaginare di essere abbracciata a qualcun
altro...di cui ricordavo solo il volto a dire il vero, il nome era
solo un pallido ricordo.
Ce l'avevo sulla punta della
lingua, com'era? Lo...? Lo Stronzo, certo.
-Balliamo?- Sussurrai con
malizia al suo orecchio. L'avevo detto a Vergata o a...Lore? Chi
credevo di avere davanti? Non lo sapevo nemmeno io.
Non sapevo cosa stavo per
fare, cosa provavo, cosa pensavo. Avevo la testa svuotata, ma
comunque pesante.
-Ohoh, non si dice mai di no
ad una...signorina.- Gettò la testa indietro e scoppiò
a ridere dopo l'ultima parola, rischiando quasi di rotolare a terra
per il suo scarso equilibrio.
Contagiata da lui, mi
ritrovai a ridere a mia volta, mentre poggiavo le sue mani sui miei
fianchi.
-Andrea.
Lo sai che mi piace molto Andrea come nome?- Lui non sembrava poi
tanto interessato a quello che dicevo, sembrava più preso
dalle mie gambe e dal mio collo.
-Anche se Lorenzo è
sempre stato il mio preferito!- Mi lasciai scappare un urletto
stridulo simile ad una risata quando arrivò -di nuovo- a
toccarmi il culo.
-Solo che non potrò
chiamare mio figlio così eh! Non posso, no.- Cantilenavo come
una scema, -Perché...perché...- Mi bloccai confusa.
Già, perché?
-Puccio...ma tu credi che me
ne freghi qualcosa?-
Rabbrividii
nel sentire le sue labbra sul mio collo. Non di piacere. Puzzava
terribilmente di alcool e...di sudore...e...no.
Feci pressione sul suo petto
per allontanarlo nauseata e fortunatamente non ci mise poi molto a
staccarsi da me. Lo guardai disorientata e convinta che mi dicesse
qualcosa, che mi rimproverasse, invece si limitò a scansarmi
per dirigersi infuriato verso un qualcosa alle mie spalle.
Mi girai a mia volta e,
nonostante lo stordimento iniziale, riuscii a riconoscere il ragazzo
che, proprio dietro di me, stava baciando una ragazza.
Nemmeno
l'alcool bevuto servì a lenire e curare l'ennesima ferita
infertami da lui,
il cuore bruciava da morire, sanguinava.
-Brutto bastardo, CAZZO
FAI?!- Vergata sembrava proprio incavolato.
Frastornata, con la testa
molto simile ad una mongolfiera e prossima ad una crisi di pianto che
cercavo con tutte le forze di evitare, lo seguii . Volevo andarmene,
volevo rannicchiarmi e lasciarmi andare al pianto e al sonno nel mio
letto sicuro, ero stufa di stare così male.
Speravo che qualcuno di loro
sapesse dove si trovava Glenda o...la mia borsa, oddio la mia borsa
dove l'avevo lasciata?
-Glenda...- Dissi fra me e
me a bassa voce, in tono lamentoso e sofferente. Mi aveva
accompagnata lei in macchina e speravo potesse riaccompagnarmi anche
a casa. O almeno che potesse chiamare mio padre per farmi venire a
prendere...
Traballante, raggiunsi
Vergata e...Lore. Non avevo la minima idea di quello che stesse
succedendo, né avevo la voglia di applicarmi per capirci
qualcosa.
Diedi una rapida occhiata
alla ragazza vicino a Lore, la vedevo sfocata e...lacrimante. Forse.
O erano mie le lacrime? Boh.
Ad ogni modo sembrava più
piccola, doveva avere sui quindici o sedici anni...
-È stata lei a
provarci...è proprio identica a vostra madre.-
Un battito di palpebre bastò
a farmi perdere la scena; Andrea aveva appena colpito Lore in viso, o
almeno così sembrava.
La stessa sorte la rischiò
Vergata, se in mezzo non si fosse messo Lele.
-Ma siete impazziti?!-
Bloccò Lore un secondo prima che la sua mano potesse colpire
la faccia del suo amico.
Intorno a noi, si stava
radunando una piccola folla di curiosi che fu malamente scacciata
dall'arrivo improvviso di Mel.
-Sparite! Che avete da
guardare?!- Sbottò inviperita.
Totalmente fuori luogo
invece, fu la mia reazione, che se non altro servì a calmare
un po' le acque: mi misi a ridere e ad applaudire come una cretina,
-Ooh Vergata! Grazie, volevo farlo io!-
Mi guardarono tutti e
quattro basiti e più le loro sopracciglia si inarcavano, più
io non riuscivo a fare a meno di ridere.
-Andre andiamo, hai bevuto
un po' troppo...- Lele fu il primo a riprendersi dall'espressione
“Questa è pazza” e a trascinare fuori un Vergata
piuttosto adirato e delirante che insultava Lore, la madre, la
sorella, il padre e pure la governante.
Mel lo seguì a ruota
purtroppo, lasciandomi ancora in preda ad un attacco di ridarella
isterica.
Presi un bel respiro
profondo per cercare di calmarmi e, a piccoli passi, mi diressi verso
il tavolo dove ricordavo ci fosse la festa e dove quindi speravo di
trovare Glenda.
Mi sarei buttata ai suoi
piedi e l'avrei implorata di portarmi a casa...e di far sparire
quell'odioso ed insopportabile mal di testa...e magari anche la
nausea.
-Dove credi di andare?-
Guardai
prima la sua
mano
sul mio braccio, poi lentamente risalii fino al suo volto che
focalizzai del tutto solo dopo qualche secondo.
-A casa.- Borbottai, la voce
bassa ed impastata.
Piegò le labbra in un
sorriso condiscendente e scosse piano la testa, -Domanda sbagliata:
che cazzo credi di fare?-
-La risposta è la
stessa.- Mi sforzai di guardarlo male. Ce l'avevo con lui, anche se
non ricordavo nemmeno bene perché.
-Sai di cosa parlo...- La
sua presa si fece più forte, lo sguardo più duro, -Si
può sapere che cazzo vuoi da me?!- Sbraitò furioso,
esasperato, -Che ci fai qui? Che cazzo pretendi da me?! Mi chiedi di
lasciarti in pace e poi...- Si interruppe e digrigrò qualcosa
fra i denti, distogliendo lo sguardo per cercare di calmarsi.
Improvvisamente
avevo perso la parola. Fossi stata completamente lucida avrei di
sicuro risposto per le rime, ma in quel momento anche solo pensare
a cosa dire era troppo faticoso.
Le sue parole martellavano
le mie tempie e rimbombavano nella mia testa, al punto da farmi
aumentare ancora di più l'emicrania.
-Senti, voglio solo...- Non
potei finire la mia lamentela, le gambe cedettero e se lui non avesse
avuto la prontezza di passarmi un braccio intorno alla schiena per
sorreggermi, probabilmente mi sarei ritrovata a terra.
...andare
a casa.
Lo sentii sospirare
rassegnato sulla mia bocca, -Ma quanto hai bevuto?- Poggiò la
sua fronte sulla mia e fissò i suoi occhi nei miei.
Destabilizzante.
Era destabilizzante sentire
il suo corpo così a stretto contatto con il mio, il suo
respiro fresco sulle mie labbra, i suoi occhi così profondi
che mi scrutavano con un misto di rimprovero e divertimento.
-Non...- Mi schiarii la
gola, le palpebre sempre più pesanti, -Non più di te.-
Una bassa risata bastò
a demolire definitivamente il mio povero e già provato cuore.
Gli occhi si chiusero per il
languore e, desiderosa di sentire di nuovo la consistenza di quelle
labbra sulle mie, staccai di poco la mia fronte dalla sua ed alzai il
mento per strappargli un bacio.
Ad accogliere la mia bocca
però, ci fu solo aria. Tempo un secondo ed i miei piedi ebbero
la stessa...“accoglienza”.
Li mossi nel vuoto confusa e
mi aggrappai a lui con entrambe le braccia. Mi ritrovai così a
sfiorare i suoi capelli con l'avambraccio che gli passava dietro il
collo, mentre l'altro sostava comodamente sul suo petto e poteva
sentire il battito del suo cuore.
-Cosa...? Come...?-
Balbettai intontita. Mi aveva...presa in braccio? Lui? A me? Stavo
sognando?
-Andiamo, ti porto a casa.-
Ti
porto a casa.
A casa. Quelle parole mi
avevano rincuorata parecchio, pensare alla mia casa, al mio letto, ai
miei genitori...era un sollievo.
Certo non lo era essere
portata in braccio quando si aveva la nausea e la testa girava,
ma...essere portata in braccio da lui poteva valere quella tortura.
-Oh, come un principe...!-
Fossi stata sobria mi sarei vergognata da morire di quel tono e di
quella risatina da idiota che mi erano usciti, fortuna che ero andata
fuori di testa e quindi giustificabile.
-Sì, certo.-
Non potevo vederlo per via
degli occhi chiusi e stanchi, ma ero quasi certa che stesse
sorridendo.
Mi addormentai anche io
sorridente, non ricordai nulla del resto, pian piano i rumori intorno
si affievolirono sempre di più fino a diventare inesistenti.
**********
A svegliarmi fu una luce
bianca, accecante ed insopportabile. Ero in ospedale forse? Beh,
visto il mal di testa forte, poteva anche essere. Oppure...stavo
morendo? Ero morta?
-Mettila a letto e basta,
capito?-
Chi aveva parlato? Era una
voce femminile...un angelo?
-Ma sì cazzo, per chi
mi hai preso?-
Impossibile confondere o non
riconoscere quella seconda voce.
Lore.
Mossi la bocca per
chiamarlo, ma la voce non sembrava voler uscire.
Volevo chiedergli di
spegnere quella luce, volevo dirgli che avevo detto una cazzata, che
non volevo che mi evitasse, che lo amavo, che...volevo dirgli così
tante cose, ma le corde vocali non volevano collaborare.
La mia richiesta iniziale fu
esaudita, mi ritrovai immersa completamente nel buio subito dopo,
mentre un odore famigliare e nauseante arrivava dritto dritto alle
mie narici.
L'odore di casa mia. L'odore
di quello schifoso deodorante ambientale che piaceva tanto a mia
madre.
Solo una silenziosa
imprecazione ruppe quel silenzio, -Cazzo...!-
Un sorrisino molesto si
dipinse sulle mie labbra: per chi non conosceva bene casa mia era
facile inciampare in quell'orribile mobiletto contenente le preziose
statuette di Swarovski di mia madre e le bottiglie di vino
invecchiato di mio padre.
Al contatto con il freddo e
morbido materasso del mio letto, mi risvegliai del tutto. -No!-
Strillai come un'aquila, aumentando la stretta delle mie braccia
intorno al suo collo per impedirgli di allontanarsi.
-Lore non te ne andare!-
-Ssh! Zitta o i tuoi mi
uccidono se mi beccano!-
Risi come una scema, -Allora
rimani...dormi con me, ti prego!- Sembravo una povera disperata.
Sorrise sul mio collo
-ancora non lo avevo mollato-, -Sopravvaluti il mio autocontrollo...-
Era una situazione strana,
eravamo praticamente abbracciati sul mio letto. Strana, ma piacevole.
Forse per entrambi, visto che non aveva dato segno nemmeno lui di
volersi staccare.
-Rimani...- Ripetei
semplicemente, questa volta a voce più bassa e flebile.
Fece un respiro più
profondo degli altri, -Perché?- Il suo sussurro al mio
orecchio era quanto di più dolce avessi mai sentito.
-Perché mi sei
mancato e...mi manchi...- Ed era la pura e semplice verità,
-Non voglio più che mi eviti, basta.-
Mi sembrò di sentirlo
irrigidirsi ed esitare sul da farsi per un attimo. Proprio quando
stavo per rimangiarmi quanto detto imbarazzata, depositò un
bacio sul mio collo e mi strinse più forte, -Posso mandare al
diavolo il giuramento fatto allora?- Che bello sentire le sue labbra
ancora a contatto con la mia pelle distendersi in un sorriso.
Le spalle furono scosse da
un fremito violento, -Sì.-
Si sdraiò in silenzio
accanto a me, senza smettere di stringermi a sé. Se era un
sogno non volevo essere svegliata, mi sarei tenuta il mal di testa a
vita.
Mi rannicchiai con la
schiena contro di lui e con le dita accarezzai il suo braccio stretto
intorno alla mia vita, fino ad arrivare al polso.
Sorrisi compiaciuta quando
lo sentii rabbrividire. Giocai con il suo braccialetto per tutto il
tempo, fino ad arrivare a sganciarglielo e sfilarglielo dal polso.
Lui me lo lasciò fare, non disse nulla.
-Mi piacciono le tue braccia
sai?- Stavo già entrando in coma, mancava poco e sarei
crollata.
Dovevo risultare molto
patetica ai suoi occhi, la risata soffocata che arrivò in
risposta ne era la prova.
-E anche i tuoi capelli...-
Mormorai esausta.
Mi accarezzò lui i
capelli dopo quella frase, spostandomeli dal viso e respirando fra di
essi.
-E il tuo profumo...- Stop,
stavo esagerando. Quando mi sarei finalmente addormentata? Quando
avrei smesso di rendermi ridicola?
-Lore?-
-Mmh?- Mi strinse
leggermente più forte.
-Tanti auguri.-
Persi i sensi e mi
addormentai subito dopo, fra le sue braccia...nel buio della mia
camera ed immersa nel suo profumo che mi piaceva tanto.
*Note
dell'autrice più ritardataria e cretina di EFP...sì,
io*
Credo che a questo punto
abbiate molti motivi per prendermi a calci, sono imperdonabile.
Oltretutto sto rispondendo alle recensioni (sempre lenta come una
viscida lumaca, sì) di tre capitoli, non vi spaventate quindi
se vedete arrivare più di una risposta, non sono impazzita,
non ancora xD
Riguardo questo capitolo...è
una vera delusione lo so...e mi dispiace. Lo avevo tutto in mente ed
era perfetto, mettendolo giù si è persa tutta quella
perfezione. Ho intenzione di scrivere come extra questa festa dal
punto di vista di Lore, così da spiegare molte cose, come la
sua reazione alla vista di Ali e i suoi pensieri in quel letto a fine
del capitolo.
Per quanto riguarda
Alice...oddio, è scema c'è poco da fare o dire, più
che ubriaca è proprio scema! Ho cercato di farla essere il
meno coerente possibile e di farla pensare poco, ma non credo di
essere riuscita a renderla credibile come ubriaca xD
Per quanto riguarda la parte
iniziale con Glenda...ho pensato che fosse d'obbligo parlare ancora
di lei, non è stato semplice staccarsi da Domenico per lei,
non volevo che si pensasse che lo fosse stato.
Per quanto riguarda il pezzo
finale invece...Beh, sono entrambi ubriachi, chi più chi meno
-immagino si sia capito chi dei due è messo peggio-, quindi mi
è sembrato plausibile questo riavvicinamento. Così come
lo slancio affettuoso e le frasi di Ali.
Per chi non l'avesse capito
-verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo questo-, la
ragazza che stava baciando Lore era la sorella di Andrea, sì.
L'ha fatto apposta ovviamente, non potendo intromettersi in quello
che faceva Ali per via di quel giuramento si è vendicato su di
lui.
Il Planet 50 è un
locale realmente esistente sui navigli e dove le ragazze possono
davvero salire sui tavoli...l'esperienza di Ali è la mia, le
mie amiche idiote mi hanno spinta a salire sopra ad un tavolino e a
ballare -.- Però mi sono divertita nonostante l'imbarazzo
iniziale u.u
Il giro in limousine per una
festa di compleanno è piuttosto ricorrente a Milano...o
almeno, a me è capitato già 3 volte di salirci in
occasione di feste di amici, non so se sia o no ricorrente a dire il
vero xD
Che ne pensate invece di
Christian e Rossella? Potrà sembrare strano, ma a me piacciono
:)
Nonostante tutto...spero che
il capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia fatto troppo schifo...al
prossimo capitolo, dove assisteremo al risveglio di Ali ;) Come sarà?
Lore ci sarà? Lei si ricorderà quello che è
successo?
Un bacione grandissimo,
grazie di cuore a tutte le meravigliose ragazze che commentano o
commenteranno e a chi legge :)
Un raggio di sole filtrato
dalle tapparelle mi aveva colpito in pieno gli occhi, costringendomi
a rannicchiarmi infreddolita sotto le coperte per sfuggirgli.
Mugugnai un qualcosa di
incomprensibile e mi rigirai su un fianco, sperando che
quell'insopportabile mal di testa cessasse e mi permettesse di
riprendere sonno.
Le lenzuola ed il mio
cuscino avevano un profumo strano, diverso, ma così...piacevole,
buono e...famigliare. Non volevo separarmene.
Ci
misi la bellezza di...tre,
due, uno...secondi
per sbarrare gli occhi incredula e rendermi pienamente conto di dove
fossi. Come diavolo ci ero arrivata in camera mia?! Chi diavolo mi ci
aveva portato?
Mi alzai sui gomiti
stranita, facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo e quindi sui
vestiti sgualciti e stropicciati che avevo ancora indosso dalla sera
prima.
Bene.
Il fatto che fossi ancora vestita mi sembrava una cosa molto, molto
positiva.
Feci per massaggiarmi le
tempie con le mani, quando un qualcosa di non identificato ricadde
con un tonfo sul materasso.
Un
braccialetto?
Lo presi in mano confusa e
lo esaminai rigirandomelo fra le dita. Sì, un braccialetto
della Fossil, indubbiamente maschile a giudicare dal modello e dalla
grandezza. Non ne ero certa, ma mi sembrava di averlo già
visto da qualche parte. Ma...come ci era arrivato lì?
Poteva essere una specie
di...indizio? Possibile che appartenesse a chi mi aveva riportata a
casa? Cenerentola aveva perso la scarpetta?
Mi misi seduta, mi alzai e
barcollai pericolosamente fino alla sedia della scrivania. La
radiosveglia segnava le otto e mezza, quasi sicuramente i miei
genitori erano ancora a letto...per fortuna.
Nella stanza continuava ad
aleggiare lo stesso profumo presente nel mio letto, ma le fitte alla
testa mi impedivano di analizzarlo con la dovuta attenzione per
cercare di capire a chi o a che cosa appartenesse.
Chi poteva sapere dove
abitavo? Qualcuno che mi conosceva. A meno che non avessi dato il mio
indirizzo ad un perfetto estraneo...
No, Mel e Glenda non mi
avrebbero mai lasciata nelle mani di uno sconosciuto con possibili
cattive intenzioni.
Dai
Ali ricorda, ricorda...stavi bevendo qualcosa con Bìa e poi?
Sgranai
gli occhi: Lele! Ricordavo il viso di Lele, lo avevo visto
e...oh.Mio.Dio,
lo avevo...colto di sorpresa alle spalle, avevamo ballato e
io...oddio.
Stavo ancora più da
schifo, ci avevo provato con Lele, con il ragazzo che interessava a
Daniela! Con che faccia li avrei guardati?
Mi spostai i capelli dal
viso e sospirai, mentre una smorfia sofferente prendeva sempre più
forma sul mio viso. Dio, che schifo di sapore di vomito che sentivo
in bocca...per non parlare del mal di testa allucinante...non avrei
più bevuto nemmeno un sorso di spumante, quello era certo.
Un terribile dubbio si
insinuò nella mia mente e i miei sospetti si rivelarono
fondati quando, frugando nella mia pochette, non trovai le mie chiavi
di casa.
Oh cazzo, chiunque mi aveva
riaccompagnata mi aveva fottuto le chiavi!
Passeggiai nervosamente per
la stanza, rischiando quasi un collasso seduta stante.
Oddio,
oddio, oddio!
Ok,
calma.
L'ultimo mio ricordo -sempre che fosse reale e non frutto della mia
immaginazione- portava a Lele, quindi era quasi certo che mi avesse
portata lui a casa. Insomma, non mi avrebbe mai lasciata da sola in
quelle condizioni! Magari con un taxi, mi aveva accompagnata e si era
dovuto per forza tenere le chiavi per richiudere la porta di casa una
volta uscito. Me le avrebbe restituite lunedì sicuramente.
Mi presi la testa fra le
mani cercando di convincermi che le cose fossero andate così.
Del resto, il braccialetto mi era famigliare, quindi non era da
escludere che lo avessi visto addosso a Lele.
L'importante era che non
avessi incontrato Lore...chissà quante stronzate avrei detto e
che figura ci avrei fatto se fosse successo. Mi ero già resa
abbastanza ridicola ballando su quel tavolo oltretutto.
Presi in mano il cellulare,
con la speranza di trovarci un qualche messaggio che mi aiutasse a
ricordare quanto successo la sera prima, ma...niente. Mi aveva
scritto solo Stefano, un mio caro amico in classe con me alle medie.
Ohi
bella, che fai questo pomeriggio? È da un secolo che non ci
vediamo, usciamo? ;)
I miei progetti per la
giornata erano: dormire, dormire e...dormire. Avevo la testa che
stava scoppiando ed il corpo a pezzi.
Decisi di mettermi una tuta
per stare in casa e di struccarmi, visto che il trucco mi era sbavato
a tal punto da farmi sembrare un grazioso panda.
Risposi al messaggio fra un
indumento e l'altro.
Mmm...possiamo
fare domani? Sono esausta oggi...:(
Controllai ogni cassetto
contenente soldi o oggetti di valore nella casa, constatando
sollevata che non mancasse nulla. Persino il mio portafoglio era
ancora come lo avevo lasciato. La cosa mi fece stare molto più
tranquilla ed il pensiero che fosse stato qualcuno di conosciuto e
fidato a riaccompagnarmi si fece sempre più strada nella mia
mente.
Domani
non posso...
Stava cercando di
convincermi ad uscire lo stesso, i puntini di sospensione erano stati
messi proprio per quello. Sospirai; in un modo o nell'altro l'aveva
sempre vinta.
Facciamo
questo pomeriggio allora ;) Mi prenderò un bel caffé
per restare sveglia! :P
Di sicuro mi avrebbe chiesto
di andare al parco, non era tipo da fare giri in posti affollati e
pieni di negozi. Era da sempre cotto di Daniela -che non lo aveva mai
calcolato poveretto-, per quello aveva iniziato ad interessarsi
all'ambiente e agli animali per compiacerla. Poi aveva scoperto che
quelle cose gli interessavano davvero e...era rimasto così,
preferiva girare per i parchi piuttosto che per la città.
Sicura?
;) Non voglio mica parlare ad uno zombie eh!
Mi sforzai di mangiare
qualche biscotto per togliermi quell'orribile saporaccio che avevo in
bocca e presi un Moment, nella speranza di neutralizzare in parte il
mal di testa.
Sicura.
Parco? Dimmi l'ora e ci sarò! :)
Mi rispose poco dopo
dicendomi l'orario e il parco, quello dietro casa mia per facilitarmi
le cose.
Mi buttai sul letto
distrutta e, cuscino stretto al petto, mi rilassai e riaddormentai.
Al resto -come ad esempio contattare Lele su facebook per
ringraziarlo e per scusarmi del mio comportamento-, ci avrei pensato
dopo.
*************************
Parlare con Stefano era
sempre un piacere, mi ero dimenticata di quanto fossero intelligenti
le sue osservazioni.
Mi raccontò della
scuola, dei suoi professori, delle materie in cui era insufficiente e
delle materie in cui invece riusciva meglio. Poi mi raccontò
di una ragazza che aveva conosciuto a scuola e con cui aveva iniziato
ad uscire, cosa che mi aveva fatto immensamente piacere.
Ogni tanto non potevo
trattenere uno sbadiglio, mia madre aveva dovuto buttarmi giù
dal letto a forza alle undici, fosse stato per me non mi sarei alzata
fino alle due del pomeriggio.
-Ah Ali...innamorata di uno
stronzo. Che destino crudele.- Cercava evidentemente di
sdrammatizzare con il suo solito fare ironico, ma non ci era riuscito
un granché.
-Già.- Sorrisi con
poca convinzione.
Non avevo dovuto raccontare
nulla, Ilaria -non sapeva proprio stare zitta- gli aveva già
detto praticamente tutto riguardo Lore.
-Toglimi una curiosità.-
Mi voltai a guardarlo, in
attesa di sentirlo parlare di nuovo. Fissava con sguardo assente
qualcosa alle mie spalle, probabilmente si era incantato a guardare i
passanti come suo solito.
-Per caso questo Lorenzo è
moro?-
Aggrottai la fronte
stranita, annuendo involontariamente, -Sì, perché?-
-Lo hai mai visto indossare
dei pantaloni di una tuta neri...una felpa bianca...?-
-Ma che razza di domande
sono?- Mi accigliai. Che cavolo ne sapevo io di quello che aveva Lore
nell'armadio? Ok, sì, mi ricordavo di avergli visto indossare
qualche volta a scuola dei pantaloni neri e una felpa bianca, ma
quello non c'entrava nulla.
Spostò i suoi occhi
su di me, ignorando la mia precedente risposta. -E solitamente va a
correre?-
-Boh, ma che ne so!- Gonfiai
le guance indispettita; ma che gli era preso?
-Non
ti agitare e non
ti girare, ma credo...- Si morse il labbro ed inclinò di poco
la testa, -Che sia proprio lui.-
Lui?
Spalancai così tanto
la bocca che un intero sciame di api ci sarebbe potuto entrare
tranquillamente, -Mi prendi in giro? Non è divertente.-
Contrassi la mascella irritata.
-Ti giuro che non sto
scherzando,- Alzò le mani arrendevole, -Non lo farei mai.-
Sì, certo, come no.
Il Re degli scherzi non stava scherzando, a chi voleva darla a bere?
Schioccai la lingua seccata,
-Sai quanti ragazzi mori ci saranno in giro a correre la domenica
pomeriggio?- E detto quello indicai un ragazzo che stava passando
davanti alla nostra panchina proprio in quel momento, -Ti stai
sbagliando di sicuro.- Incrociai le braccia al petto risoluta. Volevo
sembrare sicura di me, quando la verità era che non avevo
nemmeno il coraggio di voltarmi per verificare se alle mie spalle ci
fosse davvero chi diceva lui. Insomma, perché sprecare energie
per farlo poi? Era assolutamente impossibile che fosse Lore!
-Certo...ma quanti ragazzi
mori MI fisserebbero male per almeno dieci minuti buoni?- Le sue
sopracciglia si erano arcuate sempre di più man mano che era
andato avanti con la frase.
Solo
uno.
Si lasciò scappare
una leggera risata, -Posso provare una cosa?-
Stavo per dirgli di
smetterla di fare l'idiota, ma la sua mano, scattata in avanti per
sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi aveva zittita
allibita.
-Credo voglia uccidermi.-
Ridacchiò e presi quella sua frase come una conferma a ciò
che aveva detto prima. Era davvero Lore. Dietro di me.
Stupido
cuore, non smettere di battere ora, ti prego.
-Ce n'è un altro
adesso.-
-Smettila di guardare!-
Sbottai rossa di vergogna ed incassando la testa nelle spalle. Bella
figura di merda se fosse stato lui.
-Capelli castani...ha gli
occhiali, ti dice niente?-
Ovviamente pettegolo com'era
non mi aveva dato minimamente ascolto. Aspetta...occhiali? Castano?
Lele?
Mi irrigidii, -Dimmi quando
posso girarmi.- La curiosità aveva avuto la meglio anche su di
me.
Si
sporse per guardarli; non era per niente capace di mostrare un minimo
di discrezione, -Oh, ma Quattrocchi
ci sta salutando.- Fece divertito, agitando a sua volta la mano per
ricambiare.
-Ma sei scemo?!- Tirai un
pugno sul suo braccio stizzita.
-Ah! Manesca, ha
incominciato lui!- Mi criticò, massaggiandosi il punto leso.
-Comunque se ne stanno andando.-
Alzai un sopracciglio
diffidente.
-Davvero!-
Con nonchalance, spostai i
capelli da una spalla e, lentamente, mi voltai per verificare che
avesse detto la verità. Sarebbe stata la prima volta.
La
mascella mi cadde non appena mi accorsi di quanto
Lore e Lele fossero effettivamente stati vicini a me poco prima che
ricominciassero a correre.
Si stavano allontanando per
fortuna, per un attimo avevo temuto che si avvicinassero a noi ed
iniziassero a conversare come se la sera prima non fosse successo
nulla.
Come se non avessi bevuto e
fatto la figura della deficiente per divertirmi e far ingelosire uno.
Come se non ci avessi provato con l'altro...!
Chissà che cosa aveva
pensato Lore vedendomi con Stefano...gli aveva dato fastidio di
sicuro il fatto che fossi con lui. Però non si era avvicinato,
probabilmente per via di quel dannato giuramento...
Quanto avrei voluto poter
andare da lui e parlargli normalmente, senza temere di essere
umiliata o ferita come sempre.
Lo guardai di nuovo ed
aguzzai la vista. Certo che...deglutii, le guance bollenti e la testa
fra le nuvole.
Lore
ha proprio un bel...
-Bel
culo.-
Possibile che la gente
dovesse sempre leggere ciò che pensavo?!
Tirai
un sospiro di sollievo quando mi accorsi della direzione presa dallo
sguardo di Ste; una ragazza passata davanti a noi. O meglio, il
culo
di una ragazza passata davanti a noi. Sempre il solito.
-Potrei quasi offendermi,
non è carino fare apprezzamenti su un'altra donna quando sei
con un'amica.- Mi finsi offesa, non riuscendo tuttavia a trattenere
un sorrisino.
-Chiedo venia.- Fece un
piccolo inchino, -Non ho potuto fare a meno di apprezzare le grazie
di quella dama.- Scherzò, idiota come sempre.
-Perdonato.-
Il cellulare vibrò
nella tasca: Mel mi aveva risposto. Quella mattina le avevo mandato
un messaggio chiedendole se lei si ricordava qualcosa della sera
prima.
Ma
come non ti ricordi niente? Cavoli, eri proprio andata! Comunque
tranquilla, eri in buonissime mani ;)
Tutto
lì? Che voleva dire con quell'ultima frase, nelle mani di chi?
Provai a chiederglielo, ma lei sviò in modo enigmatico dicendo
che aveva finito il credito e che non poteva più rispondere...
Mi alzai in piedi sbuffando,
-Andiamo? Credo di star per vomitare.- Urgeva un cespuglio se il
senso di nausea non fosse passato.
-Uhuh, controllati che ho i
sedili della macchina nuovi.-
Stefano era di un anno più
grande di me -era stato bocciato in prima media per le troppe assenze
dovute a gravi problemi famigliari-, per quello aveva già
preso la patente ed era prossimo ai diciannove anni.
-Non ti prometto nulla.-
Lorenzo's
pov
-Allora era una scusa la
tua!- Lele mi diede una lieve pacca sulla spalla, -Mi sembrava strano
che fossi già stanco!-
Sapevo esattamente a cosa
stava alludendo, mi ero fermato non appena il mio sguardo si era
posato su quella panchina.
L'avevo riconosciuta subito,
anche di spalle, impossibile non notare quelle gambe perfette
accavallate, quel modo di spostarsi i capelli dal viso quando le
ricadevano sugli occhi, quel modo di torturarsi le mani
sovrappensiero quando parlava...
Mi ero bloccato di colpo
dicendo a Lele di proseguire, che ero stanco e che avrei ripreso dopo
essermi riposato un po'.
In realtà mi ero
fermato ad esaminare insospettito quel coglione che era con lei.
Nulla di preoccupante; faccia da idiota, basso, un po'
corpulento...però cazzo, a me chi lo diceva che a lei un tipo
così non poteva piacere? Magari quello era il suo fottuto ed
eccitante sogno erotico.
Valli a capire i desideri
più perversi delle donne.
Ero rimasto fermo come un
cretino indeciso sul da farsi. Tecnicamente quell'inutile giuramento
era stato sciolto, tecnicamente avrei potuto andare da lei ed
intromettermi in quella discussione. Però...era parecchio
sbronza la sera prima, l'avevo vista bere un bel po', poteva anche
essere che non si ricordasse nulla. Poteva anche mandarmi a quel
paese se mi fossi avvicinato.
Cazzo, la situazione era
davvero avvilente; dopo un passo in avanti ce n'erano dieci indietro.
Avrei dovuto fermarla
subito, mentre ballava su quel tavolo, mentre parlava con Bìa,
mandando al diavolo quel giuramento e le varie seghe mentali...Logico
che quella cretina di Bìa avesse in mente un piano, il
messaggio che mi aveva mandato quella mattina stessa ne era la prova.
Ehi bello, dove sei
finito poi ieri sera? Guarda che ti ho visto andare via con la tua
principessina confettosa, non credere che non me ne sia accorta!
Voglio un resoconto poi e no, non mi ringraziare ;) Lo sai che essere
stronza mi viene naturale quasi quanto aiutarti, nessuna fatica!
Quello per lei era aiutarmi,
certo, secondo il suo cervellino malato.
C'era però da
ammettere che il merito di quello che era successo dopo la mezza
scazzottata con Andre era suo. Non le avrei mai e poi mai dato quella
soddisfazione ovviamente, sarebbe andata avanti a pavoneggiarsi per
mesi.
Risvegli piacevoli come
quello non ce n'erano stati da...nemmeno lo ricordavo, forse da
quando ero piccolo e mi svegliavo la mattina di Natale trovando tutto
quello che avevo chiesto nella fantomatica “letterina”.
No,
nemmeno quel paragone andava bene. Decisamente quella mattina era
stata molto
diversa da tutte le altre, non mi sarei mai voluto alzare da quel
letto, non avrei mai voluto togliere il mio braccio dalla sua vita,
la mia mano dai suoi morbidi e profumati capelli.
Gli stessi capelli che avevo
tagliato quella mattina a scuola, per vendicarmi di quello che lei
aveva fatto ai miei occhiali da sole, pagati una fortuna e con
risparmi sudati. Avevo saggiato la loro morbidezza già quel
giorno, quando li avevo buttati nei cessi dei bagni per nascondere le
prove e quando poi mi aveva baciato in ascensore.
Le avevo dato, a malincuore,
la possibilità di vendicarsi porgendole quelle forbici. Avevo
messo da parte l'orgoglio e l'amore verso i miei capelli per via di
quella cosa insopportabile e assillante chiamata “senso di
colpa”. Una rottura di coglioni insomma.
Sapevo di aver esagerato,
anche se mi ero ripetuto per tutta la giornata che non era così.
Mi aspettavo qualsiasi tipo
di taglio ed ero pronto a girare con il cappello per i prossimi mesi
per nascondere la cosa. Una parte di me temeva persino che lei
potesse sfregiarmi la faccia; sapevo che una donna incazzata poteva
essere pericolosa.
Tutto mi aspettavo, tranne
il contatto con quelle morbide labbra, dapprima incerte ed esitanti,
poi sempre più sicure e decise.
Una scarica di brividi mi
aveva attraversato violentemente la schiena, mentre le mie braccia
dotate di volontà propria l'avevano stretta forte a me per
sentire la consistenza di quel corpo caldo contro il mio.
Non
ci avevo capito più nulla, il mio cervello ed il mio odio
verso di lei erano stati messi da parte in un attimo, avevo
completamente perso il controllo delle mie azioni e non mi era mai
successo.
La cosa non mi piaceva affatto e, odiavo ammetterlo, mi spaventava.
Come diavolo era riuscita a monopolizzarmi così?
Per i giorni seguenti avevo
davvero considerato quel bacio come una sorta di sua vendetta per la
storia dei capelli: non riuscivo a pensare ad altro, risentivo in
continuazione il suo sapore in bocca ed il suo profumo sui miei
vestiti. Stavo impazzendo e forse alla fine era veramente quello il
suo scopo. Piccola stronza, che mi aveva fatto?
Quando poi l'avevo vista
spogliarsi in quel treno e muoversi in modo così dannatamente
sensuale -Dio, come poteva quella ragazzina bionda con la faccia da
Barbie essere così eccitante?-, avevo dovuto definitivamente
salutare il mio autocontrollo. Le sarei saltato addosso di lì
a poco se non si fosse poi fermata, la presenza dei nostri compagni
di classe non mi avrebbe minimamente turbato.
Era
un'ossessione, una continua
ossessione,
anche a distanza di mesi.
-Non so di cosa stai
parlando, sono solo fuori allenamento.- Risposi a Lele, distogliendo
mio malgrado lo sguardo da quei due.
Lui aggrottò la
fronte palesemente divertito, -Piuttosto che mettere da parte
l'orgoglio e dire che ti sei fermato a guardare lei, ammetti di
essere una pippa, lodevole.-
Beh, semplicemente perché
ammettere la seconda cosa mi rendeva meno coglione.
-Non dire stronzate come tuo
solito.- Socchiusi gli occhi infastidito, intimandogli così di
non proseguire oltre. Peccato che lui le mie minacce silenziose non
le coglieva mai...o meglio, faceva finta di non coglierle.
-Ah no? Quindi neghi ancora
una volta di essere geloso?-
-Ovviamente.- Stavo
iniziando a spazientirmi.
-Non c'è niente di
male ad essere geloso,- Sfoderò un sorrisone da ebete, -Anche
io sono geloso quando il mio gatto preferisce giocare con mia madre
piuttosto che con me.-
Scossi la testa e gli diedi
una spinta neanche troppo debole, -Ma vai a cagareee!-
Lui scoppiò a ridere,
sfottendomi così per l'ennesima volta. Ci stava prendendo
gusto ultimamente lo stronzo.
-Oh, ci sta guardando!- Alzò
la mano e la sventolò in aria per salutare.
-Ma che cazzo fai?!- Lo
colpii sul braccio. Si faceva pure notare il cretino! Ma come cazzo
faceva ad essere mio amico, chi me lo aveva fatto fare poi di andare
a correre con lui?
-Ahi! Ma era maleducazione
non salutarlo!- Si massaggiò il punto leso stizzito, -Sei
proprio stronzo.-
-Sé sé, corri
va!-
Arcuò un sopracciglio
scettico, -Ma non eri stanco?-
-Prima.- Ripresi a correre e
mi accertai che mi stesse dietro.
-E certo, adesso ti sei
riposato ben bene...- Insinuò malizioso.
Indicai con il mento una
vecchia lì vicino ed il suo adorabile, quanto pulcioso e
puzzolente barboncino, -Ancora una parola e ti strozzo con il
guinzaglio di quel cane, giuro.- E sapeva che non era un giuramento
innocuo, i miei non lo erano mai, mantenevo sempre la parola data.
-Va bene, va bene.- Alzò
le mani arrendevole.
-Coomunque...- Ricominciò
subito dopo, obbligandomi ad alzare gli occhi al cielo, -Guarda che
bel paesaggio...correre con quest'aria fresca, gli uccellini che
cinguettano...-
-I bambini che strillano, le
vecchie che rompono i coglioni...- Proseguii per lui, nervoso ed
irritato. Non mi piaceva l'idea di quei due seduti ancora lì
da soli su quella panchina. Certo, era anche vero che quello aveva la
faccia da emerito idiota e probabilmente non sapeva manco com'era
fatta una donna e dove infilarlo, però...
-Di
buon umore come sempre, eh?- Scherzò il mio ex
migliore
amico. Stavo pensando di prenderlo a calci, era da un po' che non mi
dilettavo con del sano e liberatorio sport.
-Hai intenzione di dirmi poi
cos'è successo ieri sera dopo che ve ne siete andati? Dopo
che...- Stava per scoppiare in una fragorosa risata, -Ti ha dato del
principe?- Ero quasi certo che avesse voluto aggiungere un “Proprio
a te poi”.
Qualcuno doveva darmi la
forza di non correre davvero dietro la vecchia di prima per rubare il
guinzaglio del suo cane ed impiccare il mio amico...
Lo guardai in modo più
che eloquente e, per una volta, riuscì ad intuire la mia
risposta: -No, capito.-
Sarebbe stato più
semplice dirgli che non era successo assolutamente nulla -nulla di
fisico almeno-, ma se lo avessi fatto non avrebbe più smesso
di farmi domande per sapere il resto.
Ripensare
a quel resto,
a quello che lei mi aveva detto dopo, mi fece sorridere di sbieco.
Mi
sei mancato e mi manchi.
Solo sapere che era ubriaca
mi aveva fermato dal prenderla lì, seduta stante, su quel
letto che sapeva di lei. Farle ripetere il mio nome per tutta la
notte, farla gemere con le mie carezze, entrare dentro di lei e
sentirla urlare di nuovo, ancora e ancora, che le ero mancato e che
mi voleva. E Dio, anche lei mi era mancata da morire.
Mi
piacciono le tue braccia, sai?
-Hai intenzione di perdonare
Andre almeno?-
E
anche i tuoi capelli...
-Lore?-
E
il tuo profumo...
-Loreee?-
Lore?
-Lore...Sono tuo padre,
ascoltami o scatenerò la mia temibile spada laser...(*)-
Tanti
auguri.
Me n'ero dovuto andare per
forza quella mattina -eccitato e desideroso di svegliarla, toccarla e
fare l'amore con lei-, a mia madre sarebbe venuto un colpo se non mi
avesse trovato nel mio letto, sarebbe stata capace di chiamare
polizia e carabinieri dalla preoccupazione.
Per non parlare poi del
colpo che sarebbe venuto ai genitori di lei se mi avessero trovato
nel letto della loro adorata ed unica figlia.
Avrei potuto svegliarla,
ma...se lo avessi fatto...non avrei saputo cosa dirle sinceramente.
Senza contare la mancanza di tempo, mia madre si alzava sempre presto
la domenica mattina e mi sarei dovuto sorbire una strigliata lunga
almeno un'ora se non mi fossi affrettato a rientrare.
-Loreeee!-
-Che c'è?!- Sbraitai
isterico voltandomi verso di lui.
Fece un balzo indietro
spaventato e perse il passo, -Oh, calmino! Non mi rispondevi, eri in
un mondo tutto tuo!-
-Non ti rispondevo perché
sei una rottura di coglioni.- Mi avrebbe mandato al manicomio e rughe
e capelli bianchi sarebbero spuntati prima del previsto.
Si accigliò, -Ti ho
semplicemente chiesto se hai intenzione di perdonare Andre...-
Ah già, l'altro mio
ex migliore amico. Quel bastardo figlio di quella puttana di sua
madre.
-Non ci penso nemmeno.-
Doveva pensarci prima di provarci con la mia...con Alice.
-Andiamo...era ubriaco, si
farebbe persino sua nonna in quelle condizioni...-
Lo stava pure giustificando!
Bell'amico, ma da che parte stava?
-Me ne fotto, che si faccia
sua nonna allora, non doveva toccare lei!-
-Ma non è successo
nulla! Sei tu che ti sei fatto sua sorella, sai che è l'unica
persona a cui tiene...-
Strabuzzai gli occhi
indignato, fermandomi di botto, -Stai dalla sua parte?-
Sbuffò esasperato ed
indietreggiò di qualche passo per raggiungermi, -No!
Solo...povera Ele, non c'entrava nulla. Sai che ti muore dietro dalla
prima volta che ti ha visto, potevi evitare di illuderla e trattarla
così.-
Certo, Elena non c'entrava
nulla e forse non mi ero comportato esattamente bene, ma volevo
vendicarmi di Andre e l'unico modo per farlo era coinvolgere una
persona a cui lui teneva molto.
-Lui non si è fatto
nessuno scrupolo a provarci con Alice,- Fece per parlare, ma lo
interruppi, -e non me ne frega un cazzo se aveva bevuto.-
Schioccò la lingua
divertito, incrociò le braccia al petto e si appoggiò
al muretto dietro di lui, -Lore, Lore...quando ammetterai di essere
geloso ed innamorato?-
Cercai
di ignorare quella fitta insistente che aveva iniziato ad
attanagliare il mio stomaco. Innamorato io? Di Alice
Puccio?
Certo, come no. Già ammettere che lei fosse riuscita ad
entrarmi così dentro e a condizionare i miei pensieri ed il
mio modo di agire era un'impresa. Nessuno ci era mai riuscito. Che
cos'aveva lei di diverso?
-Lore...lo sai anche tu che
è inutile aggrapparsi così ostinatamente ad una bugia.-
Una bugia. Mi stavo
aggrappando ad una bugia secondo lui.
Perché continuava a
mettermi in testa strane idee, che cavolo stava dicendo?
-Perché non provi a
parlarle? Perché non le dici...come ti senti?- Propose
addolcendosi.
Lo guardai come se fosse
impazzito, -Ti ho già detto che non ci penso nemmeno, sai che
bella risata si farebbe?- Dirle cosa poi? Che lei era continuamente
nei miei pensieri? Che la desideravo più di qualsiasi altra
cosa? Che mi svegliavo eccitato come un cretino ogni mattina dopo
averla sognata? Che vederla anche solo parlare con un altro mi
mandava il sangue al cervello? In altre parole, rendermi un idiota e
farmi umiliare da lei davanti a tutti?
Mi avrebbe considerato un
pazzo maniaco e sarebbe scappata a gambe levate.
Io davvero non riuscivo a
capire la sua mente contorta...voleva che le stessi lontano e poi mi
chiedeva di non evitarla più. Non mi sarei sorpreso se una
volta che mi fossi riavvicinato mi avrebbe respinto di nuovo.
-Insomma...vi piacete,
questo è evidente. Mettetevi insieme come tutte le coppie
normali.-
Ma sì, detto da Lele
sembrava tutto così semplice. Per forza, lui non aveva a che
fare con un'isterica bionda dalla molteplice personalità.
-Non...- Scossi la testa in
cerca delle parole giuste da usare, -Non dire stronzate, non è
così che funziona. Prima di tutto lei sta ancora con quel
cretino,- Già, che fine aveva fatto quel Matteo? L'aveva
rinchiuso nell'armadio? -Secondo; non mi interessa mettermi con lei,
ci piacciamo solo fisicamente, capirai per un po' di sesso...-
-Piantala di dirlo, sei
patetico.- S'incupì serio, -Lo sai anche tu che non è
più solo una questione fisica.-
Sì, ero patetico. Ma
solo perché avevo permesso ad una cazzo di ragazza di farmi
stare così di merda, com'era potuto succedere? Come avevo
fatto ad affezionarmi a lei?
-Patetico
sarai tu che stai progettando di diventare vegetariano solo per far
colpo su quella.-
Replicai, punto sul vivo.
-QUELLA ha un nome!- Si
stava anche incazzando! -E non cambiare argomento come fai sempre,
con me non attacca!-
-Ma senti, si può
sapere cosa frega a te?! Sono cazzi miei, ok?- Mi massaggiai le
tempie: stavo litigando pure con lui per colpa di Alice, sempre per
colpa sua.
Esci
dalla mia vita, cazzo.
Non avevo nemmeno voglia di
correre, non sarei dovuto uscire e basta.
-Va bene, come vuoi. Cercavo
solo di aiutarti.- Borbottò risentito.
-Evita di farlo d'ora in
poi.- Quella frase concluse il discorso, fino alla fine della corsa
che avevamo ripreso.
Mi dispiaceva litigare con
Lele, ma proprio non lo sopportavo quando si impicciava negli affari
miei; non sapeva nulla e pretendeva di dirmi che cosa fare o non
fare.
-Ho fame.- Ruppe il silenzio
e si guardò intorno con fare quasi cospiratorio, -Mc
Donald's?- Propose ammiccando. Stava cercando di far pace, sapeva che
io per primo non l'avrei mai fatto.
Finsi di pensarci su, prima
di sorridere convinto, -Ci sto. Ho perso troppi chili oggi, devo
recuperarli.-
Ridacchiò. -Il primo
che arriva alla fermata dell'autobus?-
Pff, sapeva di non potermi
battere, io ero molto più veloce. Lui poteva anche essere più
resistente -era più allenato, correva tutte le domeniche
mattine con suo padre, un Colonnello dei carabinieri-, ma persino mia
nonna sarebbe stata più veloce di lui.
-Ti straccio tanto.-
Affermai sicuro e arrogante.
-Vedremo.-
Avrei dovuto scommettere
soldi sulla vittoria, ci avrei guadagnato, ma eravamo pur sempre
amici, non potevo fargli una cosa del genere poveretto...o forse sì.
-Ah, chi arriva ultimo paga
da mangiare all'altro,- Aggiunsi, prima di scattare in avanti e di
partire senza aspettare il suo “via”.
-Ma che bastardo!-
Risi al vento per
quell'imprecazione, gustandomi già il sapore della vittoria.
Alice's
pov
Lunedì mattina entrai
in classe con la stessa grazia di una ballerina di danza classica, in
punta di piedi. Non volevo farmi notare né da Lele, né
tantomeno da Lore.
Una volta accortami
dell'assenza dei soggetti sopracitati, camminai spedita verso il mio
banco, impaziente di parlare con Mel riguardo ciò che era
successo quel sabato sera.
Non avevo considerato un
piccolissimissimo dettaglio purtroppo; il mazzo di rose rosse
presente sulla cattedra. Il giorno prima era San Valentino. La mia
vita sentimentale era talmente vuota e triste da avermelo fatto
dimenticare.
-Ali!- Mi salutò Lele
sempre con lo stesso entusiasmo, baciandomi sulla guancia amichevole.
Mi aveva colta di sorpresa alle spalle ed insieme a lui c'era proprio
lo stronzo che volevo evitare di vedere.
Lore si diresse senza
salutarmi al suo banco, cosa che mi fece irrigidire nervosa. Era
incazzato con me per come mi ero comportata sabato? Gli aveva dato
fastidio il fatto che avessi ballato in mezzo a tutti quei ragazzi?
Una parte di me gioì inconsapevolmente a quell'eventualità.
-Allora?- Lele mi guardò
in attesa.
Oh cavolo, che mi aveva
detto? Cosa avrei potuto dirgli? Avrei dovuto scusarmi? Avrei dovuto
ringraziarlo per avermi accompagnata a casa? Ma poi era davvero stato
lui?
-Cosa?- Domandai titubante.
-Non hai visto?- Indicò
le rose tutto contento, -Idea mia, ho raccolto io i soldi per
l'iniziativa.- Si pavoneggiò prendendo fra le mani il
biglietto abbandonato vicino ai fiori, me lo porse e mi incitò
a leggerlo.
Alle
ragazze più belle della scuola, Buon San Valentino (anche se
in ritardo), la classe.
-Che...carini.- Mi venne da
sorridere piacevolmente sorpresa, di certo non mi sarei aspettata una
cosa del genere da parte di quel branco di scimmie primitive.
Ovvio che ci fosse lo
zampino di Lele, il rappresentante di classe oltretutto.
-Hanno contribuito tutti,
incredibile vero?-
-Già...- Mi morsi il
labbro a disagio. Era davvero troppo buono a fare finta di nulla dopo
come mi ero comportata...da stronza, contando che fra lui e Daniela
stava nascendo qualcosa.
-Ah, senti,- Lo bloccai
quando fu in procinto di andare a sedersi al suo banco, -Volevo
ringraziarti per...sabato sera.- Oddio, l'avevo detto. Ma sì,
via il dente via il dolore. Ringraziarlo era il minimo, era stato
molto gentile.
-Per cosa?- Arricciò
naso e labbra curioso.
-Per...avermi accompagnata a
casa.- Spiegai esitante. Errore: avrei dovuto stare zitta.
Dalla sua faccia era
assolutamente chiaro che lui non c'entrasse nulla con quella
faccenda.
-Per
quanto mi sarebbe piaciuto accompagnarti a casa tra le mie nobili
braccia come
un principe,-
E per qualche strana ragione ammiccò nel dire quell'ultima
frase, -Non sono stato io a farlo,- Disse divertito, i lineamenti
improvvisamente rilassati, -Dovrai ringraziare qualcun altro.- Fece
girare allusivamente gli occhi per la classe, prima di congedarsi con
un altro sorriso.
No,
un momento, qualcun
altro?
Qualcun altro chi? Oddio, non si stava mica riferendo a Vergata
vero?! No, calma, era impossibile, quello mi avrebbe strappato i
vestiti di dosso pervertito com'era, ne avrebbe approfittato.
Ma allora chi?
-Ti dice nulla questo?-
Dopo lo svogliato e
insonnolito saluto di Mel, le mostrai il fantomatico braccialetto che
mi ero trovata in mano la mattina prima.
Ero decisa a restituirlo a
Lele, convinta che fosse suo, invece avrei fatto un altro buco
nell'acqua se lo avessi fatto.
-Mmm...-
Lo prese in mano e lo rigirò fra le dita, -Lore.- Fu la sua
risposta, o meglio, il suo mugolio
assonnato.
-Cosa?-
Avevo sicuramente
capito
male.
-È
di Lore. Ne sono sicura al cento per cento, eravamo io, lui, Lele,
Giu e Ste in Duomo quando l'ha comprato. Manifestazione.- Scrollò
le spalle e me lo restituì. O meglio, cercò
di restituirmelo visto che le mie mani sudate e tremolanti non ne
volevano sapere di riprenderlo.
-Quindi...- Deglutii,
riuscendo finalmente a fermare il tremolio delle dita, -Lui...?-
-Io e Lele ti abbiamo
lasciata con lui.- Mi informò, leggermente più sveglia.
-Che cosa?!- Strillai
balzando a sedere; fortuna che il prof non era ancora arrivato.
-Calmati, eri in buone
mani,- Ripeté come un'automa le parole che mi aveva scritto
per messaggio. Lei sapeva tutto e non mi aveva detto niente il giorno
prima! Che stronza!
La guardai allibita, le
guance rosse e bollenti come un termosifone, -Perché?! Lo sai
che avrei potuto dirgli qualche stronzata, ero completamente fuori!-
Impallidii di botto, -Oddio...- Mi lasciai ricadere sulla sedia, -E
se lo avessi fatto?- Forse mi evitava perché gli avevo
confessato tutto e non ne voleva sapere niente...
-Questo lo dovrai chiedere a
lui.- Mi rispose, senza scomporsi minimamente.
Le lanciai un'occhiata
risentita, -Non ci penso nemmeno...- Stavo pensando di scappare in
Congo e di crearmi una nuova identità...o perché no, in
Australia, i canguri erano così carini!
-Ali...- Sospirò;
prima reazione che dimostrasse che fosse quantomeno partecipe a
quella discussione, -Ma non capisci che finalmente la situazione si è
un po' sbloccata dopo sabato sera? Odio Bìa, lo sai, ma per
una volta credo che abbia fatto bene a mettersi in mezzo.-
Solo a pensare quella
pazzoide bionda mi saliva un nervoso...! Non avrei dovuto dar retta
alle sue idee cretine ed infantili, mi meravigliavo di me stessa, io
che ero sempre così matura e responsabile.
-Tu e Lore dovete
chiarirvi...e forse, finalmente, la smetterete entrambi di assillare
tutti con i vostri problemi, sia io che Lele siamo un pochino stufi,
sai?-
Lele? Lore parlava di me con
Lele?
Ma
è ovvio Ali, sono amici!
Giusto.
Solo che trovavo strano che lui
potesse
parlare di me
con
i suoi amici.
-Vai. Fatti forza e
parlagli.- Poggiò una mano sulla mia per incoraggiarmi.
-Nononono,
non posso!- E se mi avesse respinta? Ci sarei stata male e non avrei
proprio più potuto guardarlo in faccia...
-Ali, stai soffrendo
comunque...- Mi lesse nel pensiero, -Che senso ha lasciare le cose
così? Chiarisci tutto e mettiti il cuore in pace, per te
stessa.-
Il
solo pensiero di rendermi ridicola, sofferente, innamorata
e fragile, mentre gli confidavo ciò che gli provavo era
logorante, e lo era ancora di più immaginare lui che
sprezzante rideva di me.
-Non reggerei un rifiuto,-
Ammisi con sincerità, gli occhi velati.
-Non puoi sapere che cosa ti
dirà, io sono ottimista e lo è anche Lele,- Mi sorrise
dolce, -Lore ti ama, ne sono sicura. Non l'ho mai visto così
preso da una ragazza e non lo dico solo per farti piacere, non ti
illuderei mai e poi mai.-
Lore
ti ama.
Bastava
così poco per farmi sorridere come una scema, fra le lacrime
che -stronze-
avevano iniziato a traboccare per la paura e l'insicurezza. Bastava
così poco per distruggermi, condizionarmi la giornata, farmi
abbassare le difese...un
ragazzo.
Non uno qualunque, no. Lorenzo-stronzo-Mister Simpatia-Latini, il mio
odioso vicino di casa evitato e odiato per anni.
Odiavo essere debole,
tentavo sempre di non farmi abbattere o ferire, avevo sopportato una
classe di stronze alla Manzoni prima di arrivare al Molinari e non
avevo versato una lacrima nonostante tutte le cattiverie gratuite
dette sul mio conto.
-Non ci crederei nemmeno se
lo vedessi.- Mi asciugai svelta le guance, nascondendomi fra i
capelli per non farmi vedere dagli altri.
Perché avrebbe dovuto
innamorarsi di me? Conoscevo i ragazzi come Lore, ne avevo incontrati
di stronzi, pervertiti, cretini, interessati solo a scoparsi le
ragazze. E sapevo anche che illudersi che lui mi considerasse diversa
non avrebbe portato a nulla. Ero solo una buona -forse- scopata per
lui, come tutte le altre.
Le
altre.
Conficcai le unghie nella
carne del braccio senza rendermene conto.
-Tu sei bellissima,
intelligente, spiritosa, divertente, acida al punto giusto ed ispiri
sesso selvaggio, cazzo!-
Mi lasciai scappare una
risatina e mi voltai verso Mel grata per le sue parole.
-E no, non sono lesbica,-
Alzò un dito per precisarlo, -Ma...cavolo! Sapessi muovermi io
come te! Attiravi ragazzi come una luce con le falene l'altra sera su
quel tavolo!-
Attiravo pervertiti belli e
buoni piuttosto, cosa non molto difficile in una discoteca.
-Non c'è motivo per
cui Lore non possa essersi innamorato di te, capito?-
Annuii meccanicamente, per
nulla convinta. La mia mente stava vagliando centinaia di ipotesi
riguardo quello che poteva essere successo quel sabato sera e nessuna
di quelle mi sembrava vagamente rassicurante.
La lezione incominciò,
ma nemmeno il lento e pacato ciarlare del prof servì a
strapparmi da quei pensieri.
Come avrei potuto iniziare
una conversazione con lui? Dicendogli cosa? Senza alcun dubbio di
dimenticarsi qualsiasi cosa gli abbia detto, visto che avevo bevuto.
Poi?
Poi...non ne avevo la più
pallida idea. Mi aveva riportata a casa, se n'era dovuto andare prima
per colpa mia, gli avevo rovinato la festa di compleanno...forse era
arrabbiato per quello. Per il mio essermi imbucata.
Sospirai e mi tirai indietro
i capelli sconsolata; avrei dovuto ringraziarlo, chissà in che
modo tagliente mi avrebbe risposto.
Nemmeno mi resi conto
dell'inizio dell'intervallo, fu la mano di Mel, passatami davanti
agli occhi più volte, a farmi tornare a scuola in quell'aula.
-Ali? Tutto bene?-
Mi schiarii la voce, -Sì,
tutto bene. Più o meno.-
-Vai, fatti coraggio!-
Voleva incoraggiarmi ovviamente, eppure mi fece sentire ancora peggio
ricordandomi cosa mi aspettava.
Via il dente, via il dolore.
Continuavo a ripetermelo mentre camminavo verso il banco di Lore,
inspiegabilmente staccato e distante da quello di Vergata.
Lui si accorse della mia
presenza prima ancora che parlassi; alzò un sopracciglio a
metà fra il consapevole ed il divertito. Mi aspettava e forse
sapeva già che cosa gli avrei dovuto dire.
-Possiamo parlare?- Oddio,
l'avevo detto. A voce così bassa e roca da risultare quasi
imbarazzante, neanche gli stessi proponendo maliziosa di chiuderci in
uno sgabuzzino a fare chissà cosa...prospettiva allettante
oltretutto.
Non
è il momento di pensare a quello!
Parla e basta!
-Sì, certo.- Avevo
respirato in base alle sue parole: il respiro, da lento e accelerato,
si era calmato un po' dopo quel sì.
Per un attimo, quando aveva
aperto bocca -quella meravigliosa bocca che tormentava i miei sogni-,
avevo temuto che dicesse di no.
-Ok.- Risposta intelligente,
da perfetta idiota. Non ebbi bisogno di voltarmi verso Lele e Giulio,
capirono immediatamente di essere di troppo.
-Vado a prendermi qualcosa
al bar.- Lele mi sorrise dolce e gentile come sempre, prima di
schiarirsi la voce.
-Ah, sì, io...fumo.-
Il progresso di Giulio era quasi commovente, era riuscito a dire
qualcosa che non comprendesse le parole “sesso”, “cazzo”
e “figa”, un vero record. Si capiva perché era
amico di Vergata.
Li guardai andare via
angosciata, riportando lentamente il mio sguardo su di lui che,
caviglie incrociate sul banco e mani in tasca, non si era ancora
mosso dalla sua sedia.
Sai,
vero, che messo in quella posizione inviti inconsapevolmente -o forse
no- qualsiasi essere di sesso femminile a stuprarti?
Per non parlare poi dello
sguardo scazzato che aveva, sembrava proprio voler dire “Ma sì,
fai pure, saltami addosso”, cosa voleva, farmi morire
d'infarto? Una parte di me avrebbe pure voluto sedersi a cavalcioni
su di lui e...
Deglutii più volte a
vuoto. No, no e no. Dovevo controllarmi.
-Allora?- Mi sollecitò,
evidentemente impaziente nonostante cercasse di dimostrare il
contrario.
Allora
se non la pianti rischi seriamente di venire trascinato in uno
stanzino al buio...
-Volevo semplicemente
ringraziarti.- Probabilmente era stata proprio quella sollecitazione
indifferente a darmi la forza di rispondere a tono e alzare il mento.
Tirai
fuori il
braccialetto
dalla tasca, sentendomi stupidamente triste all'idea di
restituirglielo. Era pur sempre...suo. Ed io non avevo niente di suo.
Smettila
di fare la sentimentale!
-E ridarti questo.- Lo feci
penzolare nel vuoto, aspettando che lui mettesse la mano sotto per
riprenderselo, cosa che non fece.
-Ti sei ricordata qualcosa?-
Forse aveva capito che con quell'atteggiamento strafottente non
avrebbe ottenuto molto, per quello tolse la maschera e mostrò
un'espressione quasi interessata.
-No.- Ritrassi la mano sulla
difensiva, stringendo inconsapevolmente il bracciale al petto, -E a
proposito di questo volevo chiederti di dimenticare qualsiasi cosa io
possa aver detto, ero ubriaca.- Specificai, non riuscendo tuttavia a
sostenere il suo sguardo.
Si alzò in piedi, ma
lo intuii solo dal rumore che fecero le gambe della sedia sul
pavimento.
-Eri abbastanza in te da
riconoscermi e ricordarti un paio di cosette.- La sua insinuazione
era pungente, risentita.
A che cavolo si stava
riferendo? Come avrei voluto chiederglielo...
-Sì, ma...- Mi
bloccai impacciata; a dividerci c'era solo il banco, solo un banco mi
divideva dal suo corpo invitante. Un banco. Un banco.
Stavo impazzendo e la testa
mi girava, dovevo smetterla di pensare al banco come ad una
superficie su cui poter fare determinate cose, cazzo!
-Non ricordo comunque
nulla,- Ponderai bene le parole, per evitare una reazione che avrebbe
potuto portare ad un suo ulteriore avvicinamento; non lo avrei
sopportato, -Per questo volevo scusarmi per qualsiasi cavolata mi
possa essere sfuggita.- Ecco, detto così suonava meglio, anche
se scusarsi bruciava parecchio all'orgoglio.
Gli porsi di nuovo il
braccialetto, come diversivo che speravo servisse a distrarlo da ciò
che avevo detto.
Lo osservò per
qualche secondo, poi scosse appena la testa, -Puoi tenerlo.-
Aggrottai la fronte, -Non mi
sta.- La vera domanda che avrei voluto porgli era “Perché?”
Perché avrei dovuto tenerlo, lui non era mica il mio ragazzo.
-Lo puoi regolare, si può
stringere.- Disse semplicemente, senza perdere di vista i miei occhi.
-Non vedo perché
dovrei tenerlo poi...- Mormorai, cercando di non farmi intimidire dal
suo sguardo.
Scrollò le spalle e
sorrise allusivamente, -Mi era sembrato che ti piacesse l'altra
sera.-
Il
fatto che lui sapesse qualcosa che io non ricordavo mi indisponeva.
Era vero, mi piaceva quel braccialetto, nonostante fosse palesemente
da uomo. Mi piaceva perché era suo,
perché mi ricordava lui, perché immaginarlo sul suo
polso, immaginare che avesse il suo profumo...mi faceva impazzire.
-Sì, non è
male.- Ammisi con aria di sufficienza, -Ma non posso comunque
accettarlo.-
Era tutto così
strano, surreale...lui che mi voleva regalare il suo braccialetto,
sembrava una cosa da coppietta. E noi non eravamo affatto una
coppietta, tutt'altro.
-Come vuoi.- Portò in
avanti la mano destra, a palmo aperto, in attesa che glielo
riconsegnassi. Mi maledii più volte per averlo rifiutato e, a
malincuore, fui costretta a ridarglielo.
Era meglio così, non
mi avrebbe fatto bene tenere qualcosa che me lo avrebbe ricordato in
continuazione. E poi quel bracciale non si addiceva di certo a me!
Continua
ad autoconvincerti...
Lo osservai in silenzio
mentre se lo riallacciava al polso e, non sapendo bene cosa dire,
optai per la frase più sentita e spontanea che il mio cervello
riuscì a partorire, -Mi dispiace di averti rovinato la festa,
non era mia intenzione.- Mi morsi il labbro colpevole.
Si appoggiò al banco
con le braccia e si sporse in avanti; il sorrisetto che aveva sulle
labbra non mi piaceva proprio per niente, -Sì che era tua
intenzione, non fare l'angioletto.-
Sgranai gli occhi allibita,
-Come?- Che stava dicendo?
-Il bere, il ballare sul
tavolo, il provarci con Andrea...vuoi forse dire che era tutto
casuale?-
Un
momento, mi ero persa un piccolo passo, provarci
con chi?! Vergata?!
Io avevo...?! Con...Oh.Mio.Dio, che schifo, non riuscivo a crederci!
E la mia faccia dovette dimostrarglielo alla grande.
-Non ricordi nemmeno
questo?- Si stava divertendo a stuzzicarmi lo stronzo.
-Per questo...?- Mi voltai a
guardare Vergata dall'altra parte della classe ed in compagnia di
altri ragazzi, -Avete litigato?- Azzardai ancora più
sbalordita.
Lui s'incupì
all'improvviso, -Non sono affari tuoi.-
Oh-oh, toccato tasto
dolente. Avevano davvero litigato! Perché non ricordavo
niente, perché ero così sfigata?
-Tu...-
Aveva litigato con uno dei suoi migliori amici per me?
Poteva anche essere -vista la sua possessività- che avesse
spaccato una caviglia a Teo, poteva anche essere che avesse picchiato
Matteo, ma...Andrea era un suo amico!
-Non abbiamo litigato.- Mi
interruppe brusco, arretrando di poco.
Voleva negare? Bene, che
continuasse pure con la sua sceneggiata da quattro soldi da uomo
delle caverne orgoglioso, che mi importava.
-Bene io avrei finito,
quello che dovevo dire l'ho detto, grazie.- Sbottai, con la stessa
gentilezza usata da lui poco prima.
-Tutto
qui? Grazie?-
Socchiuse gli occhi e mi fissò di sbieco non convinto.
-Sì.- Attesi qualche
secondo prima di aggiungere, -Che cosa ti aspettavi che ti dicessi?-
Volevo saperlo, per quanto fosse spinosa come domanda.
-Niente.- Risposta troppo
frettolosa per non insospettirmi, -Solo...- Solo? Di nuovo il mio
respiro dipendeva dalle sue parole, -Perché.- Sospirò
in attesa; mi sembrava il prof di geografia quando interrogava, mi
stava quasi mettendo sotto esame. Senza il quasi.
-Perché cosa?- Mai
abbassare la guardia.
-Perché
hai dato retta a Bìa, ti sei ubriacata e...cazzo,
con Andrea!- L'ultima cosa sembrava essere quella che lo indisponeva
di più, l'aveva detto come se il solo pensiero gli fosse
insopportabile. La calma di prima era stata spazzata via dalla rabbia
che quel nome e quel ricordo portavano con sé. Peccato che io
a quel ricordo non potessi darci una sbirciata.
-Io...- Non ero tenuta a
dargli spiegazioni, lo sapevo, ma d'altro canto era anche giusto che
lui capisse il motivo del mio gesto. E poi ero stufa di rispondergli
a tono e litigare con lui.
-Per divertirmi.- Risposi
flebilmente, ma tenendo alta la testa, -Volevo solo divertirmi, mi
dispiace di aver combinato tutto quel casino, ho esagerato.- Speravo
solo che le mie scuse servissero a farlo desistere dal tirare fuori
altre insinuazioni che mi avrebbero messa definitivamente in
difficoltà.
Volevo
divertirmi, sì...ma anche fartela pagare.
Lui annuì pensieroso,
sembrava indeciso se aggiungere qualcosa o starsene zitto.
-Quindi...dato che non ti
ricordi nulla, dovrei far finta di niente riguardo quello che è
successo?- Ed ecco di nuovo la sua maschera di perfetta tranquillità.
-Perché, che è
successo?- Non pensai nemmeno per un secondo, quella frase era uscita
fuori alla velocità della luce.
Scansò il banco e si
fece avanti, mentre le labbra si piegavano in quello che doveva
essere un mezzo sorriso...piuttosto malizioso oltretutto.
Mi paralizzai sul posto e
tremai, incapace di parlare, quando si sporse ed affondò la
sua bocca fra i miei capelli, sfiorando il mio orecchio.
-Mi hai chiesto di dormire
con te...-
Rabbrividii, completamente
stregata dalla sua voce e dal suo fiato caldo sulla mia pelle: le
risatine ed i commenti dei nostri compagni non mi toccavano
minimamente.
-Mi hai detto che ti
mancavo...- Sospirò teatralmente, facendo così
aumentare in modo spropositato i battiti del mio cuore.
Oddio ma che stava facendo?
Davanti a tutti i nostri compagni rimasti in classe poi! Si stava
prendendo gioco di me? Voleva mettermi in difficoltà?
Non riuscivo a capirlo e la
cosa mi spaventava da morire.
-Ed io ti ho spogliata...-
-Lore...- Doveva essere un
rimprovero, ovviamente non ci assomigliava per niente. Era quanto di
più vicino ad un gemito di piacere potesse esserci.
Deglutii
avvampando. Temperatura esterna: boh. Temperatura corporea: alta,
molto
alta.
Il sangue stava ribollendo come l'acqua quando la si metteva sul
fuoco per cucinare.
Una gocciolina di sudore
scivolò lenta sulla mia fronte, così bollente che se
fosse caduta su del ghiaccio lo avrebbe potuto sciogliere seduta
stante.
-Abbiamo
fatto l'amore così tante volte...- La sua mano mi ancorò
un fianco, facendomi sussultare eccitata. Aveva detto fare
l'amore...
-Come non lo facevamo da
troppo tempo.-
Qualcosa
era cambiato nel suo tono; la voce era roca, bassa, eccitata e
quasi...disperata.
Come se per lui trattenersi dal prendermi e toccarmi anche lì,
davanti a tutti, fosse doloroso.
-Hai detto il mio nome così
tante volte che ho perso il conto...- Sorrise, mordendomi piano
l'orecchio e annientando quel poco di autocontrollo rimastomi.
Sgabuzzino.
Buio. Lore.
Quelli erano i pensieri più
o meno coerenti del mio cervello. Un po' fuso, eh? Colpa del caldo.
-Ho dovuto tapparti la bocca
con la mia prima che i tuoi potessero sentirti urlare...-
Mi
irrigidii, sforzandomi di trattenere il respiro il più a lungo
possibile per non lasciarmi assuefare da quel
profumo.
Lo stesso che era rimasto nella mia stanza, sulle mie lenzuola e che
tormentava le mie notti. L'avevo riconosciuto, per quello mi era
risultato fin da subito famigliare.
Tappamela
anche adesso, ti prego.
Mi distanzai da lui per
riacquistare un po' di lucidità, -Ero...- Che vocina stridula
e vacillante, -Vestita domenica mattina.- Quindi le cose non potevano
essere andate come diceva lui.
-Ti ho rivestita per non
farti scoprire dai tuoi genitori.- Con che razza di tono lo diceva,
neanche stesse parlando di qualcosa di noioso e irrilevante.
-Tu...- Mi scostai da lui,
guardandolo ferita e allibita, -È come se avessi approfittato
di me...-
Quell'accusa lo irritò,
-Eri consenziente.- Tagliò corto, con freddezza.
-Lo sarei stata anche con
quell'armadio pervertito che voleva offrirmi da bere al bar se è
per questo. Avevo bevuto, non mi ricordo nulla e tu...non ti sei
fatto nessuno scrupolo!- La cosa mi faceva male, da morire. Pensare
che lui avesse così poco rispetto del mio corpo da prenderselo
anche così, senza il mio permesso e...oddio. Non riuscivo a
fare un ragionamento decente, ero troppo sconvolta.
-Piantala di fare Madre
Teresa di Calcutta, di certo tu non mi hai scoraggiato. E non è
stata la prima volta.-
Morsi l'interno della mia
guancia con forza, cercando di ricacciare indietro le lacrime, -Sì,
ma le altre volte...!-
-Senti,- Mi bloccò
adirato, -A me sinceramente questa cazzo di situazione ha stancato.-
Alzò troppo la voce ed attirò nuovamente l'attenzione
dei nostri compagni che ripresero a confabulare qualcosa.
Pettegoli. Molto più
delle donne. Mi sforzai di ignorarli e mi concentrai solo ed
esclusivamente su di lui.
-Si può sapere che
cosa vuoi Alice?- Era sempre un colpo al cuore sentirlo chiamarmi per
nome, -Vuoi che ti eviti, che ti stia lontano, e alla fine sei sempre
tu che mi tenti e che...- Si bloccò, arrancando un po' con le
parole quando si rese conto di quell'ammissione. Si passò una
mano fra i capelli e sbuffò; il mio pensiero era completamente
fuori luogo, ma così agitato e teso non potevo fare a meno di
trovarlo ancora più bello.
Vederlo così
vulnerabile -a causa mia?- mi stritolò il cuore ed insinuò
un bisogno quasi disperato di abbracciarlo e baciarlo.
Aveva c'entrato
perfettamente il punto. Ero io il problema alla fine; dicevo di
volerlo lontano e poi ero io ad avvicinarmi e a stuzzicarlo.
Cercai
di sviare la sua domanda, -Non capisco che cosa c'entri questo con il
fatto che tu...l'altra sera abbia...insomma...- Arrossii. Ok, forse
stavo esagerando io ad accusarlo in quel modo di aver approfittato di
me. Ero innamorata di lui e lo desideravo...non era difficile credere
che l'alcol mi avesse tolto ogni freno inibitore e che lo avessi,
come dire, incoraggiato parecchio.
-Non cambiare discorso.- Mi
fulminò con lo sguardo, facendomi fremere, -Vuoi che le cose
restino così?- Schioccò la lingua secco, -Anche tu
dovrai fare lo stesso però, sono stufo di questa
situazione...-
Fu il mio turno di guardarlo
male, -Tu?- Aveva appena acceso una miccia, -Tu sei stufo?! E non
pensi minimamente che anche io possa esserlo?!-
-Allora smettila di
tormentarmi, cazzo!- Digrignò fra i denti esasperato.
Scossi la testa sull'orlo
delle lacrime; non saremmo mai arrivati da nessuna parte, dal mio
punto di vista era lui a tormentare me.
-Non hai risposto e sii
chiara stavolta: vuoi che le cose restino così?-
-Così come?- La
campanella era suonata proprio in quel momento e, facendo un casino
pazzesco, i miei compagni stavano tornando ai loro posti.
-Vuoi
che io continui ad evitarti?- Eccola lì LA domanda, quella che
avrebbe determinato il futuro del nostro rapporto, sempre che
rapporto si potesse chiamare quella cosa
che c'era fra di noi.
Vuoi
tu, Alice Puccio, che il ragazzo di cui sei follemente innamorata
continui ad evitarti?
-No.-
Non
voglio che mi eviti, non voglio che tu faccia finta che io non
esista.
Voglio
che tu mi guardi, mi stia vicino, voglio parlarti, toccarti, fare
l'amore con te, essere tua...
Purtroppo il mio fu solo un
sussurro non udibile, visto il rumore che si era creato intorno.
-Beh pensaci e fammi
sapere.- Rispose seccamente, girandosi e sedendosi al suo posto nel
momento in cui il prof fece il suo ingresso.
Andai a sedermi al mio banco
sconsolata; non avevo concluso nulla alla fine ed ero diventata lo
zimbello della classe visto tutte le occhiatine che mi stavano
lanciando gli altri.
-Allora?- Mi sollecitò
Mel, sperando evidentemente in chissà quale cambiamento, -Vi
siete messi...?- Si zittì subito non appena vide la mia
espressione abbattuta e sofferente.
-Oh, cazzo! Quello è
proprio un coglione!- Mi abbracciò, nonostante il prof ci
avesse appena guardato infastidito, -Mi dispiace Ali.- Il prof si
schiarì la voce: nessuno gli badò.
-Grazie.- Mi sforzai di
sorridere, ma non venne fuori niente di vagamente credibile.
-Lì in prima fila, la
smettiamo?- Il prof Ramones ci lanciò un'occhiata scocciata,
prima di incominciare la lezione.
Ci parlò dello stage
previsto per l'inizio del mese prossimo in Inghilterra, precisamente
ad Exeter, -Chi non ha ancora consegnato l'ultima ricevuta del
bollettino postale è pregato di farlo entro domani o resterà
qui, intesi?-
Io sarei stata, ovviamente,
in camera con Mel. Nonostante il nostro non fosse un liceo
linguistico, il prof aveva voluto a tutti i costi che per migliorare
il nostro inglese alloggiassimo presso alcune famiglie e non in
albergo.
-Questo è l'elenco
delle famiglie, con indirizzo e numeri di telefono, da consegnare ai
vostri genitori.- Li distribuì ad ognuno, riprendendo a
parlare subito dopo.
-Mi
raccomando ragazzi,-
sembrava
si stesse riferendo in particolar modo al gruppetto in fondo alla
classe, composto da Vergata, Giulio Marchesi, Lore, Lele e Alberto
Stoppini, -Non voglio ritrovarmi dietro ragazze estranee al gruppo
come durante la gita dell'anno scorso.- Poi spostò lo sguardo
su di me e Mel, -E lo stesso vale per voi signorine, il tempo libero
per abbordare i ragazzi lo avrete, ma durante le escursioni faremo
pur sempre lezione,
ricordatevelo.
Un po' di serietà.-
Diedi un'occhiata alla lista
delle famiglie, troppo entusiasta per risentirmi del rimprovero del
prof, neanche fossi stata un'ochetta che ammiccava a tutti i tipi che
passavano per invitarli a seguirmi.
-Susan e Rod Abbott!-
Indicai i componenti della nostra famiglia a Mel che si affrettò
a leggere a sua volta dal suo foglio.
-Sue
and Rod are very popular, experienced hosts, who love spending time
together as a family. Che
palle, siamo con due vecchi mi sa.-
Finii di leggere la loro
presentazione ed in effetti non si parlava di bambini, quindi
probabilmente dovevano essere due persone anziane. O una coppia
appena sposata.
-Che peccato, mi sarebbe
piaciuto avere bambini in casa.- Due piccoli, adorabili pargoletti
affettuosi.
-No, meglio che non ci siano
poppanti, sai che rottura altrimenti.-
Diedi una sbirciata alle
altre famiglie e sospirai di sollievo dopo aver letto la
presentazione di quella di Lore e Lele.
Emma
and David Watkins have two children, Jacob (14) and Emily (5) who are
lively and playful. They also live with Emma's parents, Audrey and
Ed.
L'unico esemplare femmina
sotto i quaranta in quella casa aveva cinque anni, nulla di
preoccupante.
Non potevo dire lo stesso di
Vergata, che era finito in casa con due ragazze di diciassette e
quindici anni, cosa di cui Angie non sarebbe stata entusiasta.
Nella classe si diffusero
ben presto mormorii, dovuti ai fogli appena consegnati.
-Cazzo di culo che hai
Andre, hai ben due tipe da sbatterti.-
E quello era il commento più
intelligente che avevo sentito, c'era pure di peggio.
-L'ultimo giorno visiteremo
Londra, ma per quanto riguarda gli altri, la mattina frequenterete le
lezioni all'IPC college, mentre il pomeriggio visiteremo le cittadine
intorno.-
Se non altro avremmo visto
Londra, andare in Inghilterra e visitare solo Exeter (chi l'aveva mai
sentita oltretutto?) non sarebbe stato il massimo.
Dopo l'ora di inglese -ora
per nulla pesante visto che il prof aveva semplicemente esposto il
programma di quella settimana e mezza-, ci fu la più odiosa di
tutte, quella di educazione fisica.
-Prof che facciamo oggi?-
Che cosa glielo aveva
chiesto a fare Marco Lazzarini, tanto era ovvio che ci facesse
giocare a calcio...tanto per cambiare.
-Pallavolo.-
Io e Mel ci guardammo
incredule, mentre un dolce coro di “Alleluia” si levava
nelle nostre teste.
Inutile dire che i ragazzi
non la presero altrettanto bene e protestarono parecchio e ad alta
voce.
-Silenzio!- Tuonò
forte il prof, facendo zittire tutti in un attimo, -Si farà
pallavolo. Forza, a due a due voglio vedervi alzare e schiacciare la
palla dall'altra parte della rete. Metto il voto.-
Niente di più facile,
la schiacciata era una delle poche cose che riuscivo a fare. Era in
campo come giocatrice che facevo schifo, non sapevo ricevere.
-Pronta Ali?- Mel mi sorrise
e mi alzò la palla. Saltai e la colpii senza alcuna fatica,
facendola finire dentro al campo dall'altra parte della rete.
Dalla soddisfazione sorrisi,
mentre il mio sguardo si posava involontariamente sulla coppia di
ragazzi poco più distante da me.
Lele stava alzando e sarebbe
toccato a Lore schiacciare. Non mi persi un attimo della sua azione;
il modo in cui aveva saltato, il modo in cui aveva alzato il braccio,
ma soprattutto il modo in cui la sua maglietta si era sollevata a
quel movimento, mostrando una generosa parte dei suoi addominali. Un
momento troppo breve, non sarebbe potuto restare in aria tre ore come
Mila nell'omonimo cartone animato Mila e Shiro due cuori nella
pallavolo?
-Ali?- Mel stava inutilmente
cercando di riportarmi alla realtà e di salvarmi dal possibile
annegamento nella mia stessa bava.
Lore stava sorridendo per
una qualche battuta fatta da Lele e toccava a lui alzare. Inutile
dire che non mi persi nemmeno quel movimento, per quanto potessi
sembrare una maniaca fissa-addominali.
Dio,
che figo...
-Ali!-
Mi voltai appena in tempo
per evitare una pallonata che mi sarebbe arrivata dritta in faccia
altrimenti.
-Scusa Ali!- Teo si grattò
la testa mortificato con aria da cucciolo bastonato.
Strano che proprio la palla
colpita da lui mi stesse arrivando addosso nel momento in cui mi ero
fermata a fissare Lore. Che fosse stata intenzionale la cosa?
Ma no, che razza di ipotesi
ridicole.
-Non ti preoccupare!- Gli
rilanciai la palla sorridendo amichevole, prima di ritornare ai miei
esercizi con Mel.
-Dovrete far finire la palla
dentro al campo dall'altra parte della rete, avete solo un tentativo
ovviamente.- Spiegò il prof, prendendo in mano il registro per
chiamarci a turno ed eseguire il compito.
Il fatto che avessimo un
solo tentativo mi innervosiva, ma fortunatamente mi andò bene.
-Puccio, Zorzi, fate le
squadre. Partita di pallavolo.- Finì di scrivere qualcosa su
dei fogli, poi alzò lo sguardo e attese che eseguissimo le sue
istruzioni.
Mi sembrava di essere
ritornata indietro nel tempo, quando Mel mi aveva sussurrato quelle
famose parole.
Lore
lo lascio a te.
Avevo dovuto prenderlo nella
mia squadra di calcio alla fine e si era creata quella discussione
con Teo per decidere chi altri dovessi scegliere.
-Puccio inizia.-
Ovviamente scelsi Teo, non
potevo rinunciare a lui.
Mel -per un attimo trattenni
il respiro, temendo che scegliesse lei Lore- chiamò Giulio
Marchesi. Io Lele. Ero un controsenso unico sì; volevo Lore ma
non avevo il coraggio di sceglierlo, come la prima volta.
Mel non lo scelse e al turno
dopo, mi fece il favore Lele di sceglierlo per me.
-Lore.- Disse, senza
consultarmi e sbalordendomi.
-Tanto lo so che volevi dire
lui.- Ammiccò subito dopo in mia direzione.
Ormai Mel e Lele mi
conoscevano meglio di me, riuscivano a leggermi dentro e a capirmi.
Giocammo per il resto
dell'ora e vincemmo -stranamente, contando che c'ero io che giocavo
da schifo e portavo sfiga-, poi fu il turno della lezione di chimica.
Avevo
più o meno pensato alle parole da dire a Lore; non volevo che
mi evitasse, ma non volevo nemmeno espormi troppo facendogli capire
quanto tenessi a lui. Perciò gli avrei parlato abbastanza
freddamente, puntando tutto sulla nostra maturità.
-Ci ho pensato su.- Avevo
esordito in autobus, andandogli direttamente incontro.
Non avevamo mai parlato in
autobus, facevamo sempre la strada separatamente nonostante fossimo
sullo stesso mezzo pubblico sia durante l'andata che durante il
ritorno.
Alzò appena le
sopracciglia indifferente, -Sentiamo.-
Se ne stava seduto
abbastanza scompostamente vicino al finestrino, il mento poggiato
sulla mano e una scarpa sullo schienale del sedile avanti.
-Io...non voglio che tu mi
eviti.- Riuscii a dire, tutto d'un fiato e rossa in viso. Volevo
sembrare fredda e distaccata, invece mi stavo mostrando ancora una
volta troppo coinvolta.
-Insomma...- Mi assicurai
che la ragazza seduta davanti a lui non stesse ascoltando; aveva le
cuffie dell'Ipod all'orecchio ed il volume era altissimo, -Siamo due
persone mature...- Ed ecco il mio asso nella manica, la maturità,
-Non ha senso evitarci e comportarci in questo modo.- Non faceva una
piega quello che stavo dicendo, no? Qualcuno mi assecondi e mi dica
di sì.
Lui mi ascoltò non
troppo convinto a giudicare dalla sua espressione, ma non mi
interruppe, -Possiamo anche...provare ad andare d'accordo e parlare
normalmente come persone civili...come due compagni di classe.-
Questa
era la più grande stronzata del secolo e lo stava di sicuro
pensando anche lui. Era come se gli stessi chiedendo di restare
amici,
nonostante l'attrazione fosse ancora palesemente presente fra di noi.
O almeno, da parte mia c'era eccome.
-Come amici?- Ero quasi
certa che volesse aggiungere un “Stai scherzando?”
-No...beh, non potremmo mai
essere amici, è chiaro, ma solo...- Mi stavo ingarbugliando,
non sapevo più che dire, la storia della maturità non
era stata affatto una buona idea.
La verità era che
volevo che mi parlasse, che mi guardasse, che mi sorridesse, avevo
bisogno di lui, volevo averlo vicino, stavo troppo male quando mi
evitava e fingeva che non esistessi.
Ma volevo anche dimenticarlo
e andare avanti, con una storia di solo sesso non sarebbe stato
possibile, ne sarei uscita distrutta.
Perché cavolo dovevo
incasinarmi con discorsi e pensieri contorti e contraddittori? Più
indecisa ed incasinata di me non c'era nessuno.
-Voglio solo...che tu la
smetta di evitarmi.- Ammisi a fatica e sofferente, tenendo sempre lo
sguardo basso per non incontrare i suoi occhi, -Ma anche di...- Mi
torturai il labbro con i denti, -Niente.- Sospirai, portandomi i
capelli dietro le orecchie, -Solo questo. Vorrei che provassimo a
comportarci da persone civili. Da compagni di classe in buoni
rapporti.-
Lo guardai preoccupata, in
attesa di sentirlo parlare. Chissà poi se mi aveva sentita,
avevo cercato di parlare il più piano possibile per non farmi
sentire da nessuno.
Esitò un attimo nel
rispondere, le labbra leggermente piegate in una smorfia pensierosa e
gli occhi fissi nei miei. Poi finalmente scrollò le spalle e
schioccò la lingua, -Ok.-
-Ok?- Feci scettica e
diffidente. Non mi sembrava vero, aveva davvero capito che cosa
intendessi dire? Nemmeno io a momenti avevo compreso il mio discorso.
-Sì, per me va bene.-
Il suo sguardo era così intenso da distrarmi. Sembrava volesse
leggermi dentro.
-Ah.- Cavoli, non me lo
aspettavo. Mi avrebbe quindi parlato normalmente? Senza stuzzicarmi,
insultarmi o prendermi in giro? Avevo davvero ottenuto un risultato
del genere e così facilmente? -Ok.- Ripetei spiazzata, notando
solo in quel momento che la prossima fermata sarebbe stata la nostra.
-Quindi...a domani.-
Gesticolai come una scema nel salutarlo, rigida come un robot e più
nervosa che mai.
-A domani.- Lui fece un
mezzo sorriso, completamente a suo agio. Evidentemente per lui non
cambiava nulla, cosa gli importava che avessi posto dei paletti così
rigidi?
Io stavo male al pensiero di
comportarmi come se fosse solo un semplice compagno di classe, al
pensiero di non poterlo baciare e toccare. Ero un'illusa se pensavo
che per lui fosse un problema.
-Aspetta.-
Mi girai al rallentatore,
come nei film, spostandomi i capelli con una manata neanche troppo
delicata, -Sì?-
Si alzò e mi
raggiunse, sorridendo sornione. Quasi mi venne un infarto quando mi
prese la mano fra le sue.
Sto
sognando.
Fremetti emozionata e lo
osservai speranzosa. Aveva capito che lo amavo e ricambiava?
-Come speri di rientrare a
casa senza queste?- Il sorriso diventò un ghigno, uno dei
soliti usati per sfottermi.
Guardai le mie mani delusa;
le mie chiavi di casa, già. Le aveva ancora lui.
Borbottai un “grazie”,
delusa e ancora scossa per via di quel contatto e scesi velocemente
dall'autobus. Peccato che feci la figura della cretina inciampando su
un tombino lì vicino.
Imprecai fra i denti
irritata ed iniziai a camminare più velocemente per seminarlo.
Ero una stupida, una grandissima stupida; mi ero fatta del male da
sola per l'ennesima volta.
Lorenzo's
pov
-Tu.Sei.Un.Emerito.Coglione.-
Lo
so.
Alzai lo sguardo al cielo,
senza tuttavia distrarmi troppo dal risultato della partita.
Ero andato a casa di Lele
per studiare -ufficialmente-, mentre in realtà stavo
semplicemente approfittando del fatto che lui avesse Sky per seguire
la mia amata Inter in tv.
-Le hai detto che ti sta
bene, ma sei impazzito?!-
Incrociai le braccia al
petto infastidito, cercando di dirottare tutti i miei pensieri
sull'azione appena compiuta da Milito.
-E non fare
quell'espressione da bambino imbronciato, non credere di risparmiarti
i miei rimproveri! Questa volta hai proprio superato te stesso!-
-Hai finito di rompere?- Lo
guardai apparentemente indifferente, -Starei seguendo la partita.-
-Tu sogni di fartela ogni
benedetta notte e le dici che ti va bene!- La voce gli uscì
stridula come quella di una donna isterica in piena fase
pre-mestruale.
Ok, ero stato un coglione.
Ma che cosa avrei potuto dirle? Lei voleva quello? Bene, sarebbe
stata lei a piagnucolare per quella sua scelta, non io di certo.
Aveva già fatto
dietrofront per la storia del giuramento, poteva anche darsi che ci
ripensasse anche su quello visto quanto era incerta e
contraddittoria. E a quel punto a me sarebbe passata la fissa così
come era passata quella per Assassin's Creed(**) che era durata mesi
e mesi. Avrei incontrato un'altra ragazza più figa, capace di
farmela dimenticare e stop.
-Lascia che ti dica una
piccolissima cosa,- Passeggiò per la stanza con l'aria
corrucciata di un attoruncolo nel bel mezzo di una scena drammatica,
-Non puoi essere amico di una ragazza che non solo desideri
fisicamente, ma di cui sei pure innamorato.-
-Finiscila
con questa storia, inizi ad essere monotono.- Seguii il pallone con
lo sguardo, ma ormai, per quanto cercassi di distrarmi, i miei
pensieri erano tutti inevitabilmente concentrati su di lei.
Per
un attimo, mentre parlava e si spostava nervosamente i capelli con la
mano, mi era sembrato che stesse per dirmi qualcos'altro, qualcosa
che andasse ben oltre la semplice richiesta di comportarci da persone
civili.
Sembrava che avesse gli occhi lucidi, sembrava che...mi stesse
implorando
di non evitarla più, di...starle vicino. Come l'altra sera...
Ovviamente mi ero immaginato
tutto, il suo discorso per lei non faceva una piega. Era una ragazza
intelligente e matura -inutile negarlo-, voleva solo che anche io mi
comportassi allo stesso modo, voleva solo che la smettessimo di
stuzzicarci come due bambini. Peccato solo che, come aveva detto
Lele, per me era un tantino più difficile comportarmi da
persona matura quando c'era lei di mezzo. La volevo, la sognavo, la
pensavo in continuazione ed ogni mio gesto dipendeva da lei. Ero un
povero e patetico coglione, ma per fortuna una confessione del genere
restava solamente tra me e me, l'unico che poteva permettersi di
sfottermi era il mio cervello.
-Devi dirglielo che a te
questa cosa non sta bene, devi dirglielo che tu non vuoi solo essere
un compagno di classe!-
-Non ci penso nemmeno!- Era
uscito fuori di testa, l'avevo sempre detto io, -Senti, sono felice
per te e la vegetariana, ok? Ma le cose fra me e Alice stanno
diversamente, non andranno allo stesso modo, è inutile che
continui con i tuoi consigli del cazzo.-
-Non andranno allo stesso
modo solo perché tu non metti da parte il tuo orgoglio. Devi
parlarle, lei non lo farà mai perché ha paura di essere
respinta.-
Mi venne da sorridere
nonostante non ci fosse nulla di divertente in quella faccenda, -Ma
per favore!- Cos'era diventato, il suo psicologo?
-Beh, devi ammettere che fra
i due sei sempre stato tu lo stronzo.-
Io? Certo, lo ero stato, ma
anche lei non era di certo una santarellina.
-Sai
una cosa?- Mi alzai e presi il mio giubbotto, -Mi sono stufato di
starti a sentire, perché non fai un discorso del genere al suo
ragazzo?-
Me lo infilai sorridendo beffardo, -Ah già, perché
forse ti eri dimenticato del fatto che lei ne avesse uno.- La
furbetta col piede in due scarpe. Non mi sarebbe dispiaciuto
provocare di nuovo quel coglione raccontandogli di come la sua
ragazza
gemeva fra le mie braccia.
-No, affatto.- Sospirò
e sembrò sul punto di dire qualcos'altro, prima di scuotere la
testa.
-Ecco.
Spiega a lui come soddisfarla, sono sicuro che anche la tua cara
amichetta
te ne sarà grata.- Insinuai sprezzante, voltandomi per uscire.
Borbottò qualcosa, ma
non lo stetti a sentire, mi ero veramente stancato delle sue
stronzate, così come mi ero stufato dei continui cambiamenti
di lei.
(*) La frase originale
sarebbe “Luke, sono tuo padre”, detta da Darth Vener nel
film Star Wars
(**) Gioco per la
PlayStation 3
Note
dell'autrice
Eccomi qua...ta da da daan!
Ok, ironia a parte, non posso che scusarmi per l'ennesima volta per
avervi fatto aspettare così tanto.
A mia difesa posso solo dire
che ho avuto problemi...la mia situazione famigliare non è
delle migliori e per questo ne risente molto il mio umore mentre
scrivo e rileggo...scusatemi quindi per averci messo così
tanto, so io per prima che è brutto aspettare un capitolo per
così tanto tempo.
Questo è più
un capitolo di passaggio comunque, nel prossimo ci sarà un
piccolo salto temporale e finalmente il viaggio in Inghilterra, dove
si concluderà la storia.
Molte di voi speravano che
fra i due testoni succedesse qualcosa...purtroppo Ali non ricorda
nulla di quel sabato sera e quindi con le sue paranoie e con la sua
richiesta assurda di essere semplici compagni di classe (oddio, da
dove mi è uscita quest'idea non lo so) ha un po' complicato la
situazione. Quanto sono idioti e paranoici 'sti due, fanno esasperare
pure me!
Non temete che presto ci
sarà IL chiarimento, in Inghilterra appunto.
I nomi dei due signori che
ospiteranno Ali e Mel sono un piccolo omaggio ai veri, meravigliosi e
premurosi Susan e Rod che hanno ospitato me quando sono andata in
stage e che porto ancora nel cuore.
Le rose in classe per San
Valentino sono arrivate davvero a me e alle mie compagne...sembrerà
strano, ma non è una cosa inventata xD
Per quanto riguarda la
storia di Elena, la sorella di Andrea...ci sarà un ulteriore
spiegazione nel prossimo capitolo, dove si accennerà un
pochino anche alla famiglia del caro e idiota Vergata -vi è
mancata la sua idiozia in questo capitolo? ;)- e dove i due amici
faranno pace.
Che altro dire, se non che
Lore è un idiota? Ma quanti giri mentali si fa? Sì, lo
so, qui c'è il mio zampino di donna, mea culpa.
Ultimo tasto dolente poi la
finisco di rompere...le recensioni. Risponderò, lo giuro. A
costo di recuperare TUTTE le risposte una volta finita la storia, mi
sto organizzando, risponderò, ci tengo davvero. Siete
meravigliose a commentare, credo mi sia venuto un infarto leggendo le
recensioni dello scorso capitolo.
Sappiate
che vi leggo tutte quante e che vi adoro allo stesso e maniacale
modo, grazie, grazie, grazie.
E mi sembra sempre troppo poco ringraziarvi rispetto a quello che voi
fate per me :)
Sparisco, potete lanciarmi i
pomodori ora. Sia per il ritardo che per questo noioso e lungo
capitolo di passaggio...ma vedrete nel prossimo capitolo che bella
scenetta tra Lore e Ali in aereoporto ;)
Un bacione immenso!
La vostra Bec
ps: Se siete interessate a
contattarmi o ad avere spoiler sul prossimo capitolo vi ricordo che
sul mio profilo troverete il link al mio il forum, al mio account
facebook ed al gruppo dedicato alle mie storie :)
-Spazzolino?- La voce di mia
madre mi raggiunse dal soggiorno, mentre quelle di Brooke e Ridge si
sovrapponevano alla sua; Beautiful time.
-Preso!- Dissi, infilando il
beauty case in valigia.
-E...-
-Pure il dentifricio!- Alzai
gli occhi al cielo divertita. Avevo stilato una lista completa di
tutto quello che avrei dovuto portare già una settimana prima,
di certo non mi sarei dimenticata cose essenziali come quelle!
Ero elettrizzata all'idea di
partire, non ero mai stata così distante da casa. Certo, ero
già andata alle medie in Austria, ma quella volta sarebbe
stata decisamente diversa, ci sarebbero state diverse nazioni ed il
mare a dividerci!
Il telefono squillò
ed io corsi a rispondere in un baleno sapendo già chi fosse:
-Ti porti il phon te? E la
piastra?-
Mel non salutò, non
ce n'era neanche bisogno, quella era la quattordicesima volta che ci
sentivamo per telefono.
-Il phon c'è già,
me l'ha scritto Susan per e-mail. Mi porto la piastra.- Risposi
immediatamente, ricordandomi appunto di mettere la mia mini-piastra
per capelli fra i vestiti.
-Ok e lo shampoo?-
-Lo porto comunque per
sicurezza.- Di sicuro Sue e Rod avevano shampoo e bagnoschiuma in
casa, ma non avrei mai e poi mai chiesto di poterli usare, mi sarei
sentita una sfacciata.
-E come regalo cosa porti?-
Il prof ci aveva detto che
sarebbe stato carino da parte nostra portare un regalino dall'Italia
alla nostra famiglia, così avevo già optato per un
adorabile piattino raffigurante Milano e un pezzo di parmigiano.
-Ok perfetto, io allora
porterò il salame e la pasta. Ultima cosa!-
-Dimmi.- Sospirai divertita,
mettendo il telefono fra la spalla e la guancia.
-Come va con Lore?- Lo
chiese a voce bassa, quasi cospiratoria, neanche mi stesse chiedendo
a che punto ero con il complotto contro il prof Ramones.
Con un piede chiusi la porta
della mia camera per evitare che mia madre captasse qualche stralcio
di quella conversazione, -Come sempre Mel, siamo amici, ricordi?-
Feci vagamente annoiata, sperando che non mi chiedesse altro.
-Vuoi dire che non ha ancora
provato a saltarti addosso in questi giorni?-
Mel era stata assente
l'ultima settimana; era stata poco bene e non sapeva gli ultimi
“sviluppi” riguardo la faccenda. Che poi di sviluppi non
ce n'erano proprio stati.
Da quando gli avevo chiesto
di essere semplici compagni di classe non era successo nulla. Avevamo
parlato solo una volta, in autobus, una mattina. La mattina subito
dopo quell'accordo.
L'avevo raggiunto e salutato
incerta, temendo di disturbarlo o di farlo sbuffare infastidito.
Lui aveva invece risposto
con un mezzo sorriso, una lieve inclinazione delle labbra verso
sinistra, che non voleva dire “levati di torno”, ma non
sembrava nemmeno voler dire “che bello parlare con te”.
-Come va?- Mi ero a tutti i
costi imposta di chiederglielo, da brava conoscente.
-Così e così.-
Il modo in cui lo disse mi fece intuire che non avesse poi tanta
voglia di parlare.
-Oh, anche io.- Annuii come
una scema, lui non aiutava di certo a mandare avanti la
conversazione.
-Pronto per la verifica di
chimica?- Se aveva sperato di snobbarmi si sbagliava di grosso; stavo
mettendomi alla prova, volevo riuscire a comportarmi da persona
matura senza farmi toccare dal suo atteggiamento idiota.
Come volevasi dimostrare,
non sembrò troppo contento della mia insistenza, -No, ma lo
sarà di sicuro Lele.-
E quello che voleva dire?
Annuii di nuovo, arrivandoci solo dopo poco al fatto che intendesse
copiare dal suo compagno di banco.
Sorrisi forzatamente e
spostai la borsa sulla spalla sinistra, per dar modo a quella destra
di riposarsi.
Lui seguì il mio
gesto ed aggrottò la fronte, -Ma quanta roba hai messo lì
dentro?-
Miracolo. Aveva posto lui
una domanda, stava involontariamente incoraggiando la conversazione.
-Non molto. Solo i libri da
portare.- Alzai la spalla libera dalla morsa pressante dei manici
della borsa, sentendola formicolare un po' indolenzita.
-Sì certo, dai qua.-
Me l'aveva strappata di dosso senza che io potessi fare nulla, non me
l'ero nemmeno aspettato.
-Vuoi portarmi la borsa?-
Avevo spalancato la bocca allibita.
Storse le labbra in una
smorfia divertita, mentre afferrava la cerniera, -Naah. Ti pare?- La
stava aprendo e...
Arcuai un sopracciglio,
-Vuoi derubarmi?- Non avevo soldi tanto lì dentro, solo libri
e non credevo affatto che potessero interessargli.
-Potrebbe essere...- Ne
afferrò alcuni e li infilò malamente nel suo zaino
Eastpack nero.
-Attento, me li rovini!-
Protestai, imbarazzata e confusa per via di quel suo gesto carino.
-Sopravvivrai.- Guardò
stranito il libro di storia, per poi spostare il suo sguardo lunatico
su di me, -E questo che te lo sei portata a fare?-
-Il prof ha detto di
portarlo.- Feci altezzosa e sicura di me.
-Sei proprio una secchiona.-
Scosse la testa sorridente, -Lo sanno tutti che spiegherà
letteratura e che l'ora suonerà proprio quando deciderà
di iniziare con storia.-
Socchiusi gli occhi, -Beh io
l'ho portato per sicurezza.- Sibilai risentita.
-In pratica per niente.-
Ribadì svogliato, richiudendo il suo zaino e restituendomi la
borsa.
La ripresi stizzita e
sgranai gli occhi non appena mi resi conto di quanto fosse stato
facile alzarla. Non pesava più un cavolo, sarei riuscita a
tenerla con un mignolo.
-Grazie,- Mormorai, mentre
la rabbia di poco prima scemava, -Però adesso è il tuo
zaino a pesare...- Inutile scacciare i sensi di colpa, c'erano eccome
e si sentivano anche nel mio tono di voce.
Fece spallucce e sorrise
lievemente, -Tanto era mezzo vuoto prima.-
Chissà perché
la cosa non mi sorprendeva più di tanto. -Fare la cartella
alla sera, no?- Eravamo quasi arrivati e lo osservai corrucciata
mentre si alzava dal sedile.
-La sera? Scherzi?- Ghignò
divertito, -E togliermi il divertimento di infilare due libri a
casaccio la mattina prima di uscire?-
Avevo scosso la testa
rassegnata, non potendo impedire ad un sorrisino molesto di spuntare
sulle mie labbra.
Da quella mattina però,
non ci eravamo più detti nulla, se non “Ciao” ogni
volta che ci incontravamo.
Lui non aveva neanche mai
cercato di parlarmi e la cosa mi aveva fatto stare abbastanza male.
Non gli interessava avermi come amica evidentemente. A lui
interessava solo una cosa, come a tutti i ragazzi del resto.
Ad ogni modo, per ripicca,
non gli avevo più parlato nemmeno io. La figura del patetico
cagnolino scodinzolante che cercava in tutti i modi di attaccare
bottone non l'avrei fatta. Non un'altra volta.
-Ah, come siete orgogliosi e
testardi tutti e due!- La voce di Mel mi distrasse dai miei ricordi
riguardanti IL cretino per eccellenza.
-Colpa sua. Lo stronzo è
lui.- Arrotolai la mia felpa Abercrombie e la buttai con stizza fra
gli altri vestiti; parlare di lui mi faceva persino diventare
aggressiva con gli oggetti che mi capitavano a tiro.
-Certo, ma anche tu potresti
dirgli tutta la verità riguardo Matteo...-
Mi
spiace maglioncino nero, carino, morbido e coccoloso, ma adesso tocca
a te.
Parlavo pure con gli
oggetti, sì. Non era normale, no.
-Perché?- Presi il
maglioncino in questione e lo appallottolai, -Presuntuoso com'è
penserà di essere in qualche modo il motivo di questa rottura
fra me e Matt,- A suon di pugni cercai di farlo stare fra gli altri
vestiti che già rendevano la valigia abbondantemente piena, -E
se ne vanterà. E mi metterà di nuovo le mani addosso
con quel sorrisetto odioso e arrogante, ribadirà di nuovo che
sono sua e...- Mi lasciai ricadere sul letto con il magone. Stupidi
sentimenti, sarebbe stato bello poterli mettere da parte a comando.
-Ribadirà che sei sua
perché è geloso, geloso marcio.- Capii che Mel stava
sorridendo dal tono di voce, -E perché ti ama.-
-Sì, certo.- Roteai
gli occhi per la stanza, -E mi porterà in giro per Exeter sul
suo cavallo bianco, con un mazzo di rose rosse in mano e una in
bocca.- Il pensiero mi fece quasi scappare una risatina divertita,
che coprii all'ultimo con la mano.
-Non dire cavolate dai!-
Sbuffò.
Increspai la fronte, -Non
dirle tu le cavolate.-
-Non sono cavolate, so da
fonti attendibili che lui nell'ultimo periodo non è stato con
nessuna. Spiegami questo!- Mi sfidò con arroganza.
Per
quanto la cosa mi facesse piacere e gongolare, era da escludere che
io c'entrassi in qualche modo. Anche perché dall'ultima volta
che eravamo stati insieme -la famosa ultima
volta-
era passato più di un mese. Quindi poteva anche darsi che
fosse stato con qualcuna anche il giorno dopo e che poi non fosse più
andato con nessuna solo nell'ultimo mese per problemi a me
sconosciuti.
-Mmm...non gli si è
più alzato? Ha già bisogno del Viagra alla sua età?-
Ironizzai facendola ridere.
-Ma no! Scema! Logico che
pensa solo a te! Non è schifosamente romantico?-
Se fosse stato vero sì,
ma non ci credevo neanche un po', chissà la sua “fonte
attendibile” che si era fumata.
-Tesorooo!-
Oh
no.
Feci un bel respiro
profondo, nel tentativo di racimolare un po' di pazienza -Scusa, devo
andare; Beautiful è finito.- Spiegai di fretta. Mia madre
tornava a rompere.
-Ok, ok. A domani!-
Raggiunsi mia madre
rassegnata; aveva la testa infilata in un cassetto del suo comodino.
Quasi sicuramente ne avrebbe tirato fuori qualcosa di inutile.
-Che c'è?- Chiesi
impaziente di tornarmene in camera mia.
-Non
ti dimenticare queste!- Tirò fuori una scatola, la
scatola
delle pillole prescritte dal mio ginecologo la settimana prima per
regolarizzare il mio ciclo mestruale e ammiccò neanche le
stesse pubblicizzando in tv.
Arrossii involontariamente,
mentre le afferravo e le nascondevo dentro il bagaglio a mano.
-Una ogni sera, ti chiamerò
io per ricordartelo!-
-Mamma
non sono una deficiente, me ne ricordo da sola!- Non la sopportavo
quando mi trattava come una bambinetta idiota, che cavolo! Mi sarei
messa la sveglia sul cellulare al massimo per ricordarmene, non avevo
certo bisogno della chiamata di mammina.
-Va bene, va bene! Non ti
arrabbiare!-
Stavo già per
tornarmene in camera mia, con il passo delicato di un gorilla
incavolato, quando mi bloccò di nuovo.
-Ti
ricordi quando da piccola dicevi pinnola,
invece
di pillola?- Gli occhi le brillavano al solo ricordo. Oh no,
ricominciava a rivangare aneddoti ridicoli ed imbarazzanti della mia
infanzia per farmi capire che le sarei mancata in quelle due
settimane.
-Sì, mamma.- Alzai
gli occhi al cielo.
-Quanto tempo è
passato e come sei cresciuta.-
La dovetti abbracciare e
rassicurare, conoscendola di lì a poco sarebbe scoppiata a
piangere.
Quel suo momento da madre
apprensiva mi mise addosso un po' di nostalgia ed ansia che decisi di
scacciare con una bella doccia. Peccato che mi vennero in mente altri
pensieri, che negli ultimi dieci minuti avevo cercato di tenere a
debita distanza.
Lore non era stato con
nessuna nell'ultimo periodo.
Perché?
Ed ecco che una delle più
insopportabili e dolorose morse liberavano il mio cuore innamorato ed
insicuro. Che c'entrassi davvero io?
-Ma no.- Dissi ad alta voce,
incavolata con me stessa per averci anche solo pensato.
Era
di sicuro da escludere l'ipotesi detta poco prima a Mel per scherzo,
sapevo bene quanto quel...particolare
gli funzionasse bene. Che gli fossero mancati voglia e tempo? No, la
voglia quello ce l'aveva sempre -ed io lo sapevo bene-, così
come il tempo, lo avrebbe di sicuro trovato se avesse voluto.
Sciacquai con cura i
capelli, liberandoli con le dita dagli ultimi residui di shampoo.
Non
era stato con nessuna. Nessuna
ragazza era stata con lui nell'ultimo periodo, stando a quello che
diceva Mel. Solo -il cuore perse un battito-...io?
Forse era stato Lele a dirlo
e in quel caso sarebbe stato attendibile come informatore.
Restava solo da capire che
lasso di tempo coprisse quel “nell'ultimo periodo”. Una
settimana? Due? Tre?
Sbuffai inviperita, non
avevo motivo di pensarci su, dovevo smetterla.
Dovevo concentrarmi su quel
viaggio: due settimane in Inghilterra erano un sogno! E non me lo
sarei di certo fatta rovinare da uno stupido cretino-barra-animale
come quello!
***************************
-La carta d'identità
l'hai presa?-
Ricominciavamo con l'elenco
delle cose.
-Sì, mamma.- Salutai
Mel con la mano, già in fila insieme al resto della classe e
ai professori per fare il check-in.
-Soldi? Ne hai abbastanza?-
Oh ecco una frase che mi avrebbe fatto adorare mio padre per il resto
della mia vita.
-Non so...- Feci vagamente
pensierosa, -Devo prendere un regalo per la nonna, per voi, per gli
zii e cugini...e la piccola Sara!- Sguardo da cucciolo pronto per
essere sfoderato.
-Ok, bene.- Quel Santo di
mio padre aprì il portafoglio e ne tirò fuori tre
banconote da cinquanta, -Falli cambiare lì poi piccola.-
-Grazie papi.- Lo abbracciai
con trasporto, ma solo dopo aver messo al sicuro nella mia borsa i
soldi. Soldi che sarebbero stati spesi per lo shopping più
selvaggio del mese.
-Hai anche la carta Postepay
con te, no? Se te ne servissero altri dicci pure che li mettiamo noi
sul conto.- Aggiunse mia madre; unica cosa sensata detta in quelle
ultime settimane.
-Ok, grazie.- Li abbracciai
entrambi ancora una volta, prima di salutarli, non senza gli occhi
lucidi. Mi sarebbero mancati ovviamente e già non vedevo l'ora
di chiamarli quella sera per raccontare com'era andato il viaggio.
-Anche i tuoi ti hanno fatto
mille raccomandazioni?- Mi salutò così Mel, dopo aver
schioccato un bacio sulla mia guancia.
Sospirai abbattuta. -Già.
Stasera vogliono che li chiami a tutti i costi.- Beh, davanti ad
un'amica non potevo mica dire che io ero così mammona da voler
sentire mia madre tutte le sere.
-Ti capisco anche troppo
bene.- Scherzò lei.
-Che posti avete?- Ci
interruppe Lele raggiungendoci di corsa. Cavoli, che impazienza
dimostrava. Era così importante per lui sapere dove
poggiassero i nostri regali fondoschiena durante il viaggio?
-18 B. Dovrei essere in
mezzo.- Chissà chi c'era vicino a me.
-14 A. Che figata, sono
vicino al finestrino!- Esultò Mel, facendo caso solo in quel
momento alla disposizione dei posti.
-18 B?- Lele sghignazzò
in modo fin troppo sospetto per i miei gusti, -Ah Mel, tu sei vicino
a Daviddi della 4 C.-
La vidi impallidire e per un
attimo temetti di vederla ruzzolare a terra priva di sensi.
-Mel? Tutto bene?- Le chiesi
per sicurezza.
-Oh Santissimo cazzo
Erectus!- Diventò rossa tutto d'un botto e mi strattonò
per il braccio esaltata, -Quel figo di Daviddi, Ali! Sono vicina a
quel gran pezzo di manzo!-
-Ah sì? Wow!- Peccato
che...-Ehm...ma non so chi sia.-
-Quello con i capelli biondo
cenere, no castano chiaro, insomma...quel colore stupendo! E gli
occhi! E il culo!- Stava vaneggiando, Mel stava vaneggiando! Non era
cosa da tutti i giorni, eh. -Quello lì, alto.- Me lo indicò.
Era di spalle e dovetti ammettere in effetti che il suo lato B da
stupro era la prima cosa che saltava all'occhio.
Lasciai Mel ai suoi sguardi
sognanti e alla sua bava, -Sai chi c'è vicino a me Lele?-
-Mmm...no.- Troppo vago,
troppo vago. Lele stava volutamente mentendo da schifo per lasciarmi
intuire che in realtà sapesse qualcosa, -Io sono vicino alla
Fabi. Sono davanti a te Ali, 19 B!- Aveva cambiato discorso, stava
cercando di farmi insospettire ancora di più.
-Lele.-
Voce ferma, tono che non ammetteva repliche, -Tu sai chi c'è
vicino a me. Parla.- O
ti castro. Pazienza,
Daniela sarebbe andata comunque avanti. In fondo, lei non aveva mai
discriminato gli animali domestici castrati, anzi, li compativa. Al
massimo si sarebbe arrabbiata con me per un po'.
-Io? No, ti ho detto di no.-
La sua di voce era troppo acuta e stridula. Stronzo, poteva almeno
sforzarsi di mentire bene!
-Lele.-
E la minaccia implicita riguardante il suo coso
avrebbe dovuto coglierla da solo, -Non mi ripeterò, muoviti e
parla.-
Si grattò la testa
distrattamente, -Beh...in effetti ora che mi ci fai pensare credo di
sapere chi c'è vicino a te.-
Bene, aveva capito che gli
conveniva collaborare.
-Quindi...?-
-Il 18 C ce l'ha Cassina
della 4C.-
Sospirai di sollievo; non lo
conoscevo, quindi non sarebbe stato un problema mettersi le cuffie,
la musica ed ignorarlo.
Certo, se fosse stato un
figo pazzesco avrei pure potuto mettere l'Ipod da parte e cercare di
fare conversazione.
-Il 18 A ce l'aveva Giulio.-
Fiù, Marchesi. Era un
cretino, ma si poteva sopportare. Pensavo di aver avuto così
tanta sfiga da capitare proprio nel posto accanto all'ultima persona
che avrei desiderato avere vicino.
Un
momento...ma perché aveva?
-Ma soffre di vertigini e
gli dava fastidio stare vicino al finestrino, così l'ha
scambiato con...-
-Con...?!- Sembravo
un'ossessa, stavo trattenendomi dal prenderlo per le spalle e
scuoterlo con violenza.
Rimase zitto per un bel po'
e sorrise lentamente.
Non
dirlo, non dirlo.
-Lore. Lui voleva stare
vicino al finestrino e...-
Non lo lasciai finire di
parlare, ero già corsa fra i nostri compagni di classe
disposta a tutto pur di far cambio di posto con qualsiasi di loro. A
costo di finire nel posto più sfigato e temuto di tutti;
quello vicino ai prof.
-Scordatelo.- Mi aveva
risposto Mel sporgendo le labbra come una bambina sull'orlo di una
crisi isterica, -Sono vicina a Daviddi e non lo cedo.- Bell'amica!
Chiedere a Teo era fuori
discussione: non era in buoni rapporti con Lore e sarebbe stata una
pessima idea farli sedere vicino.
Mi restava Vergata! Insomma,
pur di stare vicino al suo amico idiota avrebbe fatto di tutto, no?
-No Puccio.-
Brutto stronzo, come osava
negarmi un favore del genere?!
-Perché no?-
Cantilenai disperata.
-Perché sono
d'accordo con un amico di non cedere il mio posto a nessuna
nanerottola bionda che venga a reclamarlo.- E detto quello, quasi
dispiaciuto, indicò Lele con il mento.
Maledetto Quattrocchi! Stavo
improvvisamente iniziando ad odiarlo! Qualcosa mi diceva che
c'entrava lui in quella sfortunata “coincidenza”.
-Ragazzi su!- Ci richiamò
il prof, ricordandoci di tenere in mano il documento d'identità
per oltrepassare i controlli.
Quel dannato metal detector
decise di farmi incavolare più di quanto già non lo
fossi, sembrava avercela con me, fui costretta a togliere persino gli
stivali.
Sospirai di sollievo quando,
finalmente, dopo essermi tolta tutto il toglibile, al mio passaggio
non suonò.
-Ok, vai.- La bionda rugosa
che controllava mi fece finalmente passare ed io dovetti mordermi la
lingua per non insultarla.
Brutta
stronza dalla faccia plastificata.
Quasi tutti ebbero lo stesso
problema, cosa che mi rincuorò. Se non altro non ero l'unica
che aveva qualcosa che urtava quelle cazzo di macchine. .
-Mo' s'incazza di brutto,
oh.- Marchesi stava ridacchiando con Lele e solo in quel momento mi
accorsi di chi ci fosse sotto il metal detector.
Solo in maglietta, una
visione; la vecchia rugosa aveva fatto togliere pure la felpa a Lore.
Dalla faccia che aveva sembrava sul punto di prenderla per i capelli
e sbatterle la faccia a terra.
-Non ha proprio pazienza.-
Lele scosse la testa svagato.
Alla fine lo fecero passare
ed i suoi insulti arrivarono chiaramente alle nostre orecchie
nonostante li stesse sibilando.
-Brutta vecchia, stronza,
succhia-cazzi...-
-Lore...!- Solo Lele era
scandalizzato, gli altri idioti si stavano tenendo la pancia dal
ridere.
-Non rompere con i tuoi
rimproveri tu.- Lo zittì subito con un cenno della mano e
sorpassandolo svelto.
Avrei dovuto averlo vicino
pure incavolato, grandioso! Il solo ricordò mi provocò
una vampata insopportabile di calore lungo tutto il corpo.
I controlli successivi
furono più svelti; si limitarono a guardare i nostri documenti
e a frugare nel nostro bagaglio a mano, cosa inutile a mio avviso,
visto e considerato che avevano controllato il contenuto ai metal
detector.
-Ognuno si sieda al suo
posto, non voglio sentirvi litigare per queste cavolate, chiaro?-
La frase del prof mi fece
quasi sperare che Lore si sedesse al posto assegnatogli in
precedenza, ma quando vidi Marchesi seduto lontano da me, una decina
di file più avanti, la speranza venne annientata nel più
crudele dei modi.
Vicino a me, alla mia
destra, si era già seduto quello che Lele aveva chiamato
Cassina; biondino, basso e pieno di brufoli.
Quando sentii la voce di
Lore farsi sempre più vicina, abbassai lo sguardo indifferente
sul mio cellulare e finsi di scrivere un messaggio in realtà
senza senso.
Smise improvvisamente di
parlare una volta arrivato alla fila 18 e vidi di sbieco le sue gambe
ferme vicino al sedile di Cassina.
Stavo sudando nonostante
l'aria condizionata al massimo puntata sulla mia testa; Lore non
sapeva nulla, non sapeva che avrebbe trovato me lì, altrimenti
perché si era fermato così di botto e stava aspettando
così tanto per prendere posto?
-Oh, 18 e 19 eccoci qua.-
Lele arrivò subito dopo; il suo sorriso da ebete mutò
in un secondo e lasciò posto ad una finta espressione stupita.
-Alice! Ma guarda, sei dietro di me!- Non avrebbe potuto fingere
peggio di così, si vedeva lontano un miglio quanto mi stesse
sfottendo.
Mi sforzai di sorridere, ma
venne fuori qualcosa di più simile ad un ghigno assassino.
Lore lo guardò di
traverso, prima di oltrepassare Cassina e me con l'intento di
sedersi.
Le sue gambe sfiorarono
accidentalmente le mie ginocchia e la reazione del mio corpo fu
inevitabile ed immediata. Rabbrividii, mentre lo stomaco pian piano
si contorceva e lanciava scariche di piacere più in basso, fra
le mie di gambe.
-Tu sei nuova della 4B,
vero?- La voce dell'altro tipo accanto a me, Cassina, servì a
togliermi di dosso quella voglia di stuprare l'altro vicino di posto
appena arrivato.
Quando sorrideva quel
Cassina era pure peggio, aveva brufoli anche sul mento.
-L'anno scorso non c'eri.-
Proseguì incurante dei miei pensieri da maniaca pervertita di
poco prima.
-Sì, sono arrivata
solo quest'anno.- Mi imposi di smetterla di fissare quell'enorme
porro che aveva in fronte e che non avevo notato in precedenza.
Lui annuì e le sue
labbra si piegarono in una smorfia quasi maliziosa, -Cosa sei, una
specie di nuova Bìa?-
Lo guardai disorientata e
confusa, -Cosa?- Di sicuro avevo colto sottointesi inesistenti.
-Ma sì...- Mi diede
una lieve gomitata fin troppo confidenziale, -In una classe di soli
ragazzi...ci siamo capiti.- Rise sguaiatamente, risultandomi così
ancora più antipatico e sgradevole. No, i sottointesi c'erano
eccome.
-Occhio Cassi che rischi di
ritrovarti il motorino bruciato se continui.- Lele si sporse dal suo
sedile e scoppiò a ridere dopo aver dirottato il suo sguardo
alla mia sinistra.
-O rischi un taglio di
capelli drastico.- Riprese a scherzare ignorando le occhiatacce di
Lore.
-Tu Lele rischi di
ritrovarti i capelli bruciati se non la pianti. Mentre dormi. Posso
sempre spruzzare il deodorante sul fuoco dell'accendino, sai qual è
il risultato...-
Io sì, lo sapevo. Il
deodorante era infiammabile, sarebbe venuta fuori una fiammata degna
di un lanciafiamme; ricordavo che un mio amico idiota era stato
sospeso dopo averlo utilizzato in classe ed aver quasi dato fuoco al
suo banco.
Evidentemente doveva saperlo
anche Lele, visto che alzò le mani e si risedette composto
zittendosi.
-Ah quindi sei amica di
Bìa?- Contai fino a dieci per non assalire il suo vicino di
posto, che si affacciò subito dopo più pettegolo che
mai, -Grande! Non ci annoieremo di certo in queste due settimane!- Mi
fece l'occhiolino e si passò la sua viscida lingua sul labbro.
-No di certo, avremo il
nostro passatempo personale.- Concordò Cassina, soprannominato
mentalmente Mister Brufolo.
Non riuscivo a credere alle
mie orecchie...stavano scherzando o cosa? Credevano davvero che io
fossi come Bìa? Che fossi una che passava il suo tempo a farsi
sbattere dal primo che passava?
-Ahia,- Lele decise che i
suoi capelli potevano pure essere sacrificati, -Ragazzi andateci
piano, è proprietà privata.-
Lo guardai stizzita ed
irritata, ma così facendo mi persi la reazione di Lore che si
passò un dito sulla gola per intimare Quattrocchi di stare al
suo posto se non voleva essere sgozzato.
-Ma dai!- Stava diventando
una specie di riunione quella, a sporsi adesso era stata la ragazza
dai corti capelli castani seduta davanti a Cassina, -Voi due state
insieme?-
Stava guardando me e Lore
con occhi quasi sognanti.
-No!- Risposi io per
entrambi, con le guance più rosse dei brufoli schiacciati di
Cassina.
-Davvero?- Fu come se non
avessi parlato, l'amico di Mister Brufolo seduto vicino a Lele guardò
Lore vagamente dispiaciuto, -Lore avresti potuto dircelo. Avremmo
evitato di esprimere la nostra approvazione ad alta voce, mi sarei
limitato a farci un pensierino solo a mente.-
Ma...come cavolo si
permetteva! Come se io fossi stata invisibile poi!
-Scusa, ma...- Fui
interrotta bruscamente da Lore un secondo dopo.
-Preferirei
tu evitassi di farlo anche a mente.- La sua risposta, per chi non lo
conosceva bene, poteva quasi sembrare amichevole e scherzosa. Quasi.
Lo
sembrò infatti per quel tizio che rispose con una risata; non
pensava minimamente che quella fosse in realtà una vera e
propria minaccia.
-Eh
vorrà dire che noi ci accontenteremo di Federica
in queste due lunghe settimane...- Concluse quello a metà fra
il divertito e il rassegnato.
Ma cosa mi toccava sentire!
Se non l'avessero subito piantata avrei chiesto un altro posto al
prof spiegandogli la situazione insostenibile.
-Oppure potremmo fare a
turno con la tipa che ha Andre in casa.-
A turno? Oddio, non c'era
limite al peggio.
Ad interrompere quella
surreale discussione, fu la voce dell'hostess che ci chiese di
allacciarci le cinture per il decollo.
Restai zitta durante la
partenza e più nessuno mi rivolse la parola per fortuna.
Certo era difficile
concentrarmi su qualcosa che non fosse Lore. I miei occhi ricadevano
più volte sulle sue gambe fasciate dai jeans, sul -deglutii
accaldata- cavallo dei suoi pantaloni, sul suo gomito poggiato al
bracciolo, sul bracciale che avevo ritrovato quella mattina nel mio
letto...
Era così vicino che
mi sarebbe bastato muovere un braccio o una gamba per toccarlo...Ero
rimasta immobile per tutto il tempo per evitare che accadesse, avevo
i muscoli rigidi e indolenziti.
Mi alzai di scatto con
l'intenzione di andare in bagno: avevo bisogno di far riposare sia il
corpo che la mente.
-Dove vai?- Mister Brufolo
distolse lo sguardo dal suo libro e mi fissò curioso. Troppo
curioso.
-In bagno, ok?!- Alzai la
voce di un'ottava stizzita. Che cavolo, pure ogni mia mossa voleva
sapere?
-Ohoh!- Perché stava
ghignando in quel modo? -Vai in bagno!- Sempre con lo stesso
sogghigno malizioso si voltò verso Lore e gli fece
l'occhiolino. Lui, inorridito, si tolse le cuffiette dell'Ipod, -Sei
improvvisamente andato fuori di testa Cassi?- Fece stranito,
riferendosi alla faccia ebete di Mister Brufolo.
-No.- Cassina mi indicò
sornione, -Sta andando in bagno.-
Non capivo dove volesse
andare a parare e nemmeno Lore sembrava capirlo a giudicare dalla sua
espressione confusa. Perché gliel'aveva detto? Voleva forse
renderla un'informazione di dominio pubblico?
-Cos'è,
una specie di vostro codice segreto, eh? In
bagno...-
Calcò parecchio su quelle due ultime parole e solo allora
intuii a che cosa stesse alludendo.
Oh mio Dio, Mister Brufolo
era un pervertito. Doveva essere uno di quei poveri sfigati
deficienti che passavano il tempo a farsi le seghe davanti ai
giornaletti porno, vedeva perversione e malizia ovunque, anche dove
non c'era!
-NO!- Il mio errore fu
quello di guardare Lore, prima ancora di finire il mio strillo
d'aquila che si affievolì nel momento in cui i miei occhi
incrociarono i suoi.
Chiusa in bagno. Con lui.
Sì.
Impossibile non pensarlo, lo
desideravo troppo.
Non
guardarmi così intensamente, cazzo. Mi uccidi.
Non riuscivo più a
distogliere lo sguardo, i suoi occhi erano diventati magnetici e non
sembravano intenzionati a rilasciare i miei tanto presto. Forse per
via di quel “no” così poco credibile.
-Non dovevi andare in
bagno?-
Mister Brufolo mi fissò
con la faccia di un bimbetto furbo e l'aria di chi la sapeva lunga.
-Sì.- Abbassai la
testa disorientata, per cercare di riprendere un certo contegno dopo
l'ondata di emozioni che mi aveva trasmesso Lore solo guardandomi.
Non riuscivo ad uscirne da quella faccenda, restavo sempre troppo
coinvolta. Amici...come no. 'Sto cazzo.
Pancia in dentro, petto in
fuori e testa alta -assomigliavo vagamente ad una gallina- mi diressi
in bagno, sforzandomi di non girarmi più verso di lui.
Una volta entrata nella
toilette di quel volo di linea della British Airways -che poco aveva
a che fare con i buchi puzzolenti degli aerei italiani-, richiusi la
porta alle mie spalle con un sospiro.
Mi passai le dita fra i
capelli sudaticci e mi feci aria con l'altra mano; che schifo, stavo
sudando come un procione -paragone volutamente insensato- solo per
via di quell'inutile idiota, colpevole di aver mandato in tilt il mio
corpo solo stando fermo...solo con la sua presenza! E più di
lui odiavo me stessa per la mia debolezza!
Ma perché avevo
proposto quella stronzata dell'essere amici? Cazzo, solo in quel
momento mi rendevo veramente conto di quanto fosse stata assurda
quell'idea! Che situazione di merda: avrei dovuto passare i
successivi giorni con Lore davanti al naso, senza poterlo toccare e
dovendo far finta di essere una semplice “amica”.
Un'amica pervertita, innamorata e psicopatica che avrebbe voluto
mettergli le mani addosso in ogni momento e in ogni posto.
Sobbalzai spaventata quando
sentii la maniglia della porta abbassarsi. Cavolo, non l'avevo chiusa
a chiave!
Stavo
per gridare a gran voce che fosse occupato, ma non ne ebbi il tempo.
Il mio corpo si immobilizzò di colpo non appena lo specchio
davanti a me rifletté l'immagine alle mie spalle, non appena
mi svelò chi
fosse entrato proprio in quel momento.
I
capelli spettinati, il respiro affannato, gli occhi scuri e affamati.
Che ci faceva lì
Lore? Che l'avessi involontariamente invitato io a seguirmi poco
prima, con quella risposta incerta?
Aprii la bocca di scatto,
forse per urlare, forse per dire qualcosa, forse semplicemente per la
sorpresa, non lo sapevo nemmeno io che cosa volessi fare, avevo il
cervello impallato.
-Che...?- l'unico verso
strozzato che uscì dalle mie labbra, spento un attimo dopo da
una bocca vorace e famelica che si avventò sulla mia alla
velocità di un falco sulla sua preda.
Fui colta alla sprovvista e
per lo stupore indietreggiai fino ad arrivare a toccare la fredda
ceramica del lavandino.
In quei pochi secondi in cui
le sue mani presero ad accarezzare il mio ventre sotto il
maglioncino, la mia mente riacquistò un decimo di razionalità,
giusto il necessario per sospirare un “Cosa...?” fra un
bacio e l'altro.
Lui non mi rispose e,
sinceramente, al mio corpo scosso da un brivido d'eccitazione dopo
l'altro, una risposta non interessava. Il decimo di razionalità
era morto per la patria, minuto di silenzio...
Negativo, impossibile da
ottenere, i nostri ansiti e gli schiocchi dei nostri baci non si
interrompevano nemmeno per un secondo.
Cinsi il suo collo con le
braccia e la sua vita con le gambe, appoggiandomi del tutto al
lavandino, completamente dimentica del fatto che fossimo in un bagno
pubblico e che se fossimo stati scoperti una bella denuncia -oltre ad
una bella sospensione scolastica- non ce l'avrebbe tolta nessuno.
Oltre poi alla figura di merda ovviamente.
Con dita sicure e decise,
desiderose solo di sentire di nuovo ciò che da troppo tempo mi
mancava, percorsi la linea perfetta dei suoi addominali sotto la sua
felpa e la sua t-shirt, per poi arrivare all'obiettivo puntato
durante tutto il viaggio.
Sospirai e sorrisi sulle sue
labbra, la testa fra le nuvole ed il cuore...andato.
Lo sentii gemere quando
arrivai all'elastico dei suoi boxer e le sue mani corsero subito ai
miei jeans, rischiando quasi di strapparmi la cerniera per la troppa
foga.
Fu il mio turno di gemere,
in modo vergognosamente rumoroso, tanto che temetti per un attimo che
qualcuno potesse avermi sentita.
Oh,
al diavolo le hostess e i professori!
-Lore...- Ansimai mentre mi
aggrappavo alle sue spalle, già consapevole di quello che
stesse per succedere, -Che stiamo...?- Singhiozzai quando entrò
in me, soffocando altri gemiti sul suo collo.
Lo spazio era poco, scomodo
e per assecondare meglio i suoi movimenti avevo dovuto chinare la
testa all'indietro, contro lo specchio, mentre lui mi teneva
sollevate le gambe con le mani.
Respirai sempre più
affannosamente, mordendomi le labbra con i denti per evitare di farmi
scoprire.
Quando parecchi minuti dopo
fui sicura di non essere più sul punto di gridare se avessi
aperto bocca, finii la frase. O meglio, ci provai. -...facendo?-
Qualcosa si doveva essere incastrato in gola, perché la voce
si era sentita appena.
Fissai i miei occhi nei
suoi, -Che...stiamo facendo?- Richiesi a fatica.
Lui fece qualche respiro
profondo, prima di un'ultima spinta che fece venire entrambi. Uscì
da me, facendomi sentire...vuota, sola, incompleta.
-Quello che entrambi
volevamo fare...da più di un mese.- Si stava sistemando in
fretta, quasi si fosse pentito di quanto appena successo e volesse
andarsene il prima possibile.
Perché?
A farmi ridestare da quello
stato di trance fu un rumore alle sue spalle. La porta; qualcuno
aveva bussato.
-Occupato!- Strillai
isterica, sistemando quel disastro a mia volta, nervosa e col cuore a
mille. Ci ero ricascata. Mi aveva di nuovo scopata senza darmi una
spiegazione decente e adesso se ne stava andando come sempre, per
tornarsene a scherzare con il resto della classe come se non fosse
successo nulla.
Perché
Lore?
Lo guardai impotente mentre
si voltava per uscire. -Aspetta qualche secondo tu.- Fece scattare la
serratura -aveva chiuso a chiave prima- e se ne uscì senza
dire altro.
Dimmi
che volevi toglierti solo una voglia, che avevi bisogno di
sfogarti...
Le gambe cedettero e mi
ritrovai a singhiozzare col culo a terra sullo schifoso -era pur
sempre un bagno pubblico- pavimento color senape.
Preferirei
sentirtelo dire...così potrei odiarti definitivamente e
smetterla di illudermi e farmi domande.
Avevo fatto sesso nel bagno
di un aereo...su un lavandino che puzzava di candeggina al limone,
con uno stronzo che avrei dovuto considerare un amico. Non mi
riconoscevo più, che fine aveva fatto Alice? Quella ragazza
controllata e smorfiosa che odiava mostrarsi debole in pubblico, che
si considerava superiore a tutti, che aveva solo una preoccupazione
nella vita, massimo due: arrivare puntuale a scuola e prendere bei
voti.
I pianti per Matt erano solo
pallidi e lontani ricordi, i pianti di una bambina che aveva perso un
giocattolo che le piaceva tanto, niente in confronto a quello che
provavo in quel momento.
Patetica.
Triste. Illusa. Debole. In una parola sola, innamorata.
Ma
non per questo giustificabile. Stavo sbagliando di continuo ed ogni
volta mi ritrovavo sempre nella merda. Mentre lui ne usciva illeso,
per nulla scalfito.
Mi feci forza e a fatica mi
rialzai. Non avevo idea di chi avrei trovato fuori, se qualcuno si
fosse insospettito, o se i prof si fossero accorti della mia assenza.
Avrei inventato una scusa
all'ultimo, dicendo magari che ero stata poco bene e che Lore era
venuto a controllare che fosse tutto apposto. Poco credibile, ma
contavo sulle mie lacrime per rendere plausibile quella spiegazione.
Fortunatamente non ci fu
nessuno ad accogliere quel disastro che era diventata la mia faccia,
arena di una battaglia fra phard e mascara.
Le hostess non erano nei
paraggi e nemmeno la persona che aveva bussato precedentemente alla
porta a quanto pareva.
Doveva aver compreso che il
bagno fosse occupato dopo il mio strillo, indipendentemente dal fatto
che fosse un passeggero inglese o italiano.
Negli sguardi dei signori
che mi avevano notata aleggiavano, a seconda della persona, malizia e
divertimento, disgusto e rimprovero. Quasi tutti quelli dell'ultima
fila avevano intuito qualcosa, ma non mi dissero niente grazie al
cielo. Stavo già morendo di imbarazzo per via delle loro
occhiate.
Mi ricomposi giusto in
tempo, arrivai alla fila 18 con le guance asciutte e con i capelli e
i vestiti al loro posto se non altro.
Cassina stranamente non
disse nulla; mi aspettavo occhiatine, sorrisini, sogghigni...niente
di tutto quello, era rimasto chino sul suo libro e non mi aveva
nemmeno guardata. Decisi che per quello si meritava almeno un punto,
dopo i dieci che aveva perso.
Mi risedetti al mio posto
con nonchalance, decisa a non mostrare allo stronzo quanto mi avesse
ferita per l'ennesima volta. A quello poi ci pensava già il
mio trucco sbavato sistemato alla meno peggio.
Si mosse sul sedile quando
la mia gamba sfiorò la sua per sbaglio, spostandosi quel tanto
che bastava per impedire che succedesse di nuovo. Praticamente si era
allontanato il più possibile, era attaccato al finestrino.
Gli
faceva così schifo anche solo toccarmi dopo che mi aveva
scopata? In bagno poco prima mi era sembrato che fosse quasi disposto
a vendersi l'anima al Diavolo pur di potermi toccare, lo aveva fatto
con così tanta disperazione, voglia, passione e...fame.
Dovevo
smetterla, cazzo! Mi stavo solo facendo del male e deprimendo! Per
cosa poi? Per niente,
lui era il nulla.
Non ne valeva la pena, dovevo smetterla. Dovevo e volevo ritornare la
bambina che piangeva per il suo giocattolo perso.
L'hostess passò per
chiederci di allacciarci nuovamente le cinture, poiché nel
giro di dieci minuti saremmo arrivati a Londra.
Finalmente! Quelle due ore
mi erano sembrate infinite!
Ritirammo i nostri bagagli e
ci preparammo per salire sul pullman che ci avrebbe portato a Exeter
nel giro di poche ore.
-Ho il numero!- Mi tolsi le
cuffie dell'ipod confusa quando Mel si catapultò quasi in
braccio a me, -Ho il numero di Riccardo!-
Corrugai la fronte
perplessa: e mo' chi era quel Riccardo?
-Daviddi.- Mi ricordò,
senza perdere la sua euforia.
-Oh! Wow Mel, che figata!-
Poco credibile. Avevo ancora gli occhi gonfi e provati per il pianto
di prima, -Racconta, di che avete parlato?- Fortuna che lei era
troppo presa dal suo racconto per accorgersene.
Andò avanti a parlare
di quello anche durante il viaggio, elencando in ordine le varie
espressione che Daviddi le aveva mostrato mentre conversavano.
-Secondo me gli piaci.-
Decretai senza alcun dubbio, dopo aver meditato a lungo sul suo
resoconto.
-Dici? Cioè lui è
un gran figo e...abbiamo solo parlato e...oh mamma!- Rise come una
scema, agitandosi sul sedile come se avesse le pulci.
-Mel stai ferma!- Protestò
Lele che, chissà per quale motivo, si era seduto dietro di noi
proprio insieme a Lore. Una persecuzione.
-Scusa.- Fece lei tranquilla
e sempre di buon umore, prima di riprendere a parlare del suo nuovo
amore. Ero quasi certa che nel giro di un mese quel tipo sarebbe
finito nel dimenticatoio, Mel si innamorava e cambiava idea piuttosto
frequentemente.
-Oh, ma cambia 'sta cazzo di
canzone.-
Bastò sentire la voce
di quel coglione di Lore per farmi ricordare ciò che cercavo
invano di rimuovere.
Quello
che entrambi volevamo fare...da più di un mese.
Non avevo riflettuto molto
su quelle parole, le scacciavo tutte le volte che mi ritornavano in
mente, ma...non ci riuscivo mai del tutto, erano sempre lì,
più prepotenti che mai, secondo dopo secondo.
Entrambi.
Anche lui desiderava farlo da più di un mese.
-Sto andando a Exeter, non a
farmi ammazzare.-
-Ancora canzoni deprimenti,
Lele?- Mel poggiò i gomiti sulla spalliera del suo sedile
divertita.
-Non è deprimente!-
Gli acuti di Lele quando si indignava erano comici.
-Pff, ti prego. Evita di
farla sentire all'autista, potrebbe improvvisamente decidere di
suicidarsi.-
-Ti portavi il tuo ipod
allora!- A dire il vero erano entrambi comici, anche se il mio odio
per Lore mi impediva di trovare il tutto divertente.
-How to save a life?- Chiese
Mel curvando un sopracciglio.
-No, Mad World.-
Parlarono per un po' di
musica in generale, quando Vergata -seduto alla nostra destra insieme
a Marchesi- ci interruppe con la domanda più cretina del
secolo. E dire che ne avevo sentite...
-Mel, preferiresti scoparti
Lele o Giu?-
La cosa che mi lasciò
ancora più basita fu sentire Mel rispondere come se la sua
fosse stata una domanda del tutto normale, sembrava una specie di
gioco quello, andò avanti così per la successiva ora. E
lei gli dava pure retta e rispondeva!
-Puccio ora tocca a te.-
-Passo, cedo volentieri il
turno.- Mi rimisi le cuffie e lo ignorai come sempre.
Lui scosse la testa
dispiaciuto, prima di ghignare, -Allora Puccio...preferiresti
scoparti Lore o Valenti?-
Non fui l'unica a tossire
così forte e convulsamente da rischiare un collasso, anche
alle mie spalle c'era stata una reazione simile.
-Nessuno dei due.- Riuscii a
rispondere, dopo essermi ripresa.
-No, cara, “nessuno
dei due” per me vale come un “tutti e due”.- Si
alzò dal suo sedile e si rivolse anche al resto dei ragazzi,
-Ehi, la Puccio vorrebbe farsi sia Lore che Teo!-
Qualche spiritosone ebbe
pure il coraggio di rispondere: -Ma lo sapevamo già!- facendo
ridere tutti.
-Andre
piantala, ricordati che ho il tuo Iphone nuovo
in mano.- Lore si avvicinò al finestrino ed alzò il
braccio destro per mostrare l'oggetto in questione. Quello sembrò
far rinsavire Vergata che si risedette al suo posto allarmato e
leggermente pallido, -Oh, non fare cazzate.-
Il suo cambiamento repentino
di atteggiamento mi fece quasi scoppiare a ridere; era ritornato “a
cuccia” in un attimo e con la coda fra le gambe.
Nelle ultime settimane Lore
e Andrea non si erano neanche rivolti la parola, solo in quegli
ultimi giorni avevano ripreso a parlarsi, seppur piuttosto
freddamente.
-Ascoltiamo un po' di
musica?- Fece Mel per distrarli. Tirò fuori il cellulare e
fece partire una canzone degli 883 che incominciò a
canticchiare poco dopo.
-Chi
le ha inventate le fotografie, chi mi ha convinto a portar qui le
mie, che poi lo sappiamo...scattan le paranoie.-
Pian
piano quasi tutti si aggregarono ed incominciarono a cantare a
squarciagola, roba da far venire un mal di testa cronico.
Quarantacinque
ragazzi
che cantavano “La dura legge del gol” e che quindi
ululavano come se fossero allo stadio: un vero e proprio inferno, la
musica proveniente dal cellulare di Mel era stata sovrastata dalle
loro soavi
voci cavernicole. Roba da pazzi, conoscevano tutte le parole a
memoria poi!
Che
è successo fra te e Lore?
Mel mi passò il suo
block notes dopo averci scritto quella frase, approfittando della
distrazione dei due cretini dietro di noi.
Sospirai: avrei dovuto
immaginare che la cosa non le sarebbe comunque sfuggita.
Le spiegai tutto il più
brevemente possibile e senza scendere nei particolari.
Ci
abbiamo dato dentro in bagno.
Più chiara e breve di
così.
Oh
mio Dio! E me lo dici così?!
Aveva gli occhi fuori dalle
orbite, avevo paura che le cadessero a terra.
Avete
proprio...? Ma nessuno si è accorto di nulla? E cosa vi siete
detti? LUI cosa ha detto?
Con Mel era impossibile
essere breve, così le scrissi tutto quanto, dall'idiozia di
Cassina, alla scopata in bagno.
Non
ci credo...ecco perché è così strano e non ti
toglie gli occhi di dosso!
Mi voltai istintivamente
alle mie spalle per verificare quanto appena letto. Cazzate; Lore
stava ridendo e cantando insieme a quei coglioni dei suoi amici, non
stava di certo guardando me!
-Vai, gli accendini!-
Vergata si alzò in piedi al momento del coro finale della
canzone e sventolò lentamente il suo accendino in aria seguito
dagli altri fumatori.
-Sedetevi o vi sospendo!-
Subito il prof smontò il loro entusiasmo, ridacchiando di
nascosto quando le classi gli obbedirono. Si stava divertendo anche
lui tutto sommato, si vedeva da come canticchiava insieme alla prof
di matematica.
Arrivammo ad Exeter alle
otto di sera, con mezz'ora d'anticipo rispetto alla tabella di
marcia.
Avevo le orecchie che
fumavano, un mal di testa che solo una fidata Tachipirina avrebbe
potuto curare ed una classe che avrebbe dovuto concorrere come classe
più stonata del mondo. Avrebbe di sicuro vinto!
Le
nostre host-family
erano
già arrivate e ci aspettavano pazientemente nell'autogrill
vicino alla stazione dei pullman.
-Antonio
Gubbi and Matteo Valenti.-
Era
una signora anziana dai lunghi capelli bianchi raccolti in una
crocchia ad annunciarci alla famiglia che ci spettava. Il nome di Teo
lo pronunciò Mattìow,
a metà fra il nome italiano Matteo e quello inglese Matthew.
Come
era prevedibile anche la pronuncia del mio nome fu inglesizzata,
ma non mi dispiacque più di tanto sentirmi chiamare Èlis.
Susan era deliziosa, non era
affatto vecchia come si aspettava Mel! Doveva avere più o meno
l'età di mia madre, sui quarantacinque anni, i capelli erano
rossicci, corti e sbarazzini e il viso paffutello esprimeva una
dolcezza infinita, una dolcezza materna e familiare.
-Lorenzo
Latini and Gabriele Mancini.-
Fui distratta da quel nome
proprio nel momento in cui stringevo contenta la mano di Sue. Lore e
Lele si stavano dirigendo -il primo scazzato, il secondo sorridente e
di buon umore- verso la signora bionda che li avrebbe accolti nella
sua casa.
-Is
he your boyfriend?- Solo
quando Susan mi pose quella domanda mi resi conto di essermi
incantata a fissare Lore più del dovuto.
-Oh,
no, no...-
Risposta molto intelligente e arguta.
Mel si lasciò
scappare una risatina che aveva fatto sorridere Susan un po'
imbarazzata e dispiaciuta per il malinteso; la mia prima figura di
merda era andata.
Vicino alla macchina, ad
aspettarci, c'era Rod; alto -altissimo!-, capelli brizzolati, occhi
azzurrissimi e qualche rughetta sulla fronte e intorno alle labbra
tirate in un sorriso.
-Oh
no, it's heavy!- Ero
arrossita come un'idiota quando mi aveva preso la valigia per
portarmela. Non ero nemmeno certa di aver parlato correttamente,
sapevo solo di essere più rossa, di nuovo, dei brufoli di
Cassina. Erano diventati il mio nuovo termine di paragone. Carino,
no?
-That's
ok, I'm the man.- Aveva
riso divertito, prima di prendere anche quella di Mel.
Avrei imparato ad adorare
Rod nei giorni successivi, nonostante continuasse a prendermi in giro
per la mia scarsa altezza. Insisteva con il chiamarmi “The
baby” e faceva battute del tipo “Alzati Alice...ah no,
sei già in piedi!” quando finivamo di mangiare la sera e
ci alzavamo da tavola per sparecchiare.
Sue e Rod erano sposati da
parecchi anni e per la luna di miele erano andati proprio in Italia,
a Venezia. Viaggiavano molto da quando i figli se ne erano andati di
casa, ma non erano mai stati a Milano, anche se ci tenevano molto a
visitarla.
Avevano tre figli grandi
-tutti indipendenti dal punto di vista economico- ed erano già
nonni di una splendida bambina di tre mesi.
Durante il tragitto in
macchina parlammo del college che avremmo dovuto frequentare io e Mel
dalla mattina successiva e della loro casa.
Provai a fare una battuta
sul fatto che per me fosse strano vedere Rod guidare a destra, ma
quasi sicuramente per il nervoso avevo sbagliato a dirla in inglese
dato che loro ci misero un po' a capire.
Io e Mel dormivamo in una
splendida camera matrimoniale ed avevamo il bagno -anche se in comune
con loro- subito alla nostra sinistra nel corridoio.
-Io prendo i primi due, va
bene?- Mel indicò i cassetti dello spazioso armadio che
avevamo a disposizione nella stanza.
-Ok.- Risposi distratta
mentre mi sedevo sul letto. Era morbido, ma non troppo. Perfetto;
odiavo i materassi troppo molli in grado di farti sprofondare.
Sue ci aveva chiamato subito
dopo per dirci che la pizza era pronta e che se volevamo potevamo
mangiare. Una notizia meravigliosa visto che non avevamo mangiato
praticamente niente durante tutto il giorno!
Loro avevano già
mangiato, cenavano sempre alle sei e mezza -un incubo! Io a quell'ora
facevo merenda a casa!- e andavano a letto intorno alle undici, dopo
aver visto un po' di televisione insieme accoccolati sul divano.
Ci fermammo anche noi lì
con loro per un po' quella sera, a cercare di capire quello che le
pubblicità e il film che stavamo guardando dicevano. Parlavano
troppo velocemente e riuscivamo a comprendere veramente poco.
Alle dieci e mezza eravamo
già a terra e esauste andammo a letto.
Il giorno dopo sarebbe stata
Susan ad accompagnarci al college e a mostrarci la strada per i
giorni successivi; nel pomeriggio avremmo invece visitato Exeter da
cima a fondo, con tanto di guida che ci avrebbe spiegato la storia
della città.
-Buonanotte Ali.- Mel si
coprì fino alla testa, -Cerca di non sognare Lore nudo nel tuo
letto,- Il piumone soffocò in parte la sua risata, -Non vorrei
ritrovarti avvinghiata a me...- Ma che stronza! Si stava pure
divertendo!
-E tu vedi di non sognarti
Daviddi mia cara!- Le risposi per le rime, zittendola all'istante.
E fra un punzecchiamento e
l'altro e risate soffocate, ci addormentammo un'ora dopo, ignare del
fatto che la mattina dopo alzarci sarebbe stata un'impresa titanica.
*Note
dell'autrice*
Sì, sono viva e
vegeta...per vostra sfortuna! Non ho scusanti e lo so, ho avuto dei
problemi in famiglia e a causa di questo mi son dovuta trasferire a
casa di mia nonna, dove purtroppo non ho una connessione stabile.
Scriverò comunque, il portatile sarà con me e per
postare potrei eventualmente tornare a casa di pomeriggio e usare la
mia solita connessione.
È
probabile che nei prossimi giorni non riesca ad essere molto presente
sul forum
e su Facebook,
ma accetterò sicuramente qualsiasi richiesta di amicizia e
aggiungerò appena possibile spoilers sul prossimo capitolo ;)
Non ho molto altro da dire,
solo da ringraziare le meravigliose ragazze che mi hanno sostenuta e
scritto nel gruppo su FB, in particolar modo Bea, Dids e Chiara
(Fallsofarc): grazie davvero ragazze per le vostre parole, non saprò
mai come sdebitarmi!
Riguardo questo capitolo non
saprei che dire...solo che la scena in aereo è stata atroce,
sia da scrivere che da rileggere...immagino lo sia stata anche per
voi, non mi è venuta per nulla bene!
Pazientate che ormai ci
siamo, la fine della storia è nei prossimi DUE capitoli...non
so se ci sarà o meno un epilogo, vedrò :)
Una volta conclusa, questa
storia avrà a parte: alcuni pezzi scritti dal punto di vista
di Lore, dei piccoli extra sul futuro di Lore e Ali come coppia e uno
spin-off riguardante le coppie Angelica/Andrea e -forse, non ho
ancora deciso- Lele/Daniela.
In questo capitolo non c'è
stato il chiarimento fra Andrea e Lore, ci sarà sicuramente
nel prossimo. Ancora non hanno fatto pace, i rapporti rimangono un
po' freddini come ha notato anche Ali.
La canzone che i ragazzi
cantano in Pullman è “La dura legge del gol” e
purtroppo è stata cantata anche dai miei compagni di classe
quando siamo andati in Inghilterra...non vi dico che supplizio xD Il
coro finale della canzone poi...stonato al massimo! :P
Beh, credo di aver detto
tutto, vi lascio e spero di riuscire a sentirvi presto con il
prossimo capitolo...
Un bacione grandissimo!
Scusate ancora per il ritardo...
Era da circa dieci minuti
che Susan stava parlando per spiegarci che mezzi avremmo dovuto
prendere per arrivare al college il giorno dopo. Ed era da circa
dieci minuti che annuivo come una scema, ripetendo “Ok”
ogni due per tre. Contavo sul fatto che Mel fosse attenta, visto e
considerato che non aveva di certo pensieri come i miei per la testa.
Ero stufa di subire così
passivamente ed in quel modo, dovevo tirare fuori la grinta e
comportarmi io, almeno in apparenza, da stronza. Non potevo farmi
usare così da Lore, era successo troppe volte e non sarebbe
più successo. A costo di denunciare il tutto al prof, se si
fosse avvicinato di nuovo, non gli avrei lasciato il tempo di
mettermi le mani addosso.
Augurammo una buona giornata
a Sue e scendemmo dall'auto, salutando i nostri compagni arrivati a
destinazione prima di noi.
-Allora? Come è
andata?- Ci chiese Teo.
-Benissimo! I nostri sono
adorabili! Anche se c'è un po' di imbarazzo ancora...- Annuii
a conferma delle parole di Mel; più di una volta la sera prima
ci eravamo morse le labbra nervose ed impacciate non sapendo bene
cosa dire alla nostra famiglia inglese.
-Te?- Mi informai io.
-Così così.
Sembrano simpatici, ma anche noi non ci abbiamo parlato molto.-
Il rumore di una macchina
alle nostre spalle ci fece girare in simultanea: Lele e Lore stavano
scendendo dall'auto di un tipo dai corti capelli neri.
-Io la ammazzo quella
piccola troia.- Salutò così Lo Stronzo per eccellenza,
con un paio di occhiaie che rappresentavano alla grande il suo
nervosismo.
Teo si congedò subito
e tornò dal suo compagno di stanza infastidito dalla presenza
di uno dei due -facile intuire quale-, cosa che avrei voluto fare
anche io: peccato solo che Mel iniziò a chiacchierare proprio
con i due nuovi arrivati, -Perché? Che è successo?-
Domandò curiosa.
-La bambina. Ci sfotte la
stronza.- Non avevo mai sentito Lele insultare qualcuno, -È un
mostro, va in giardino scalza e salta sui nostri letti con i piedi
sporchi di terra.- Dalla sua faccia si intuiva che anche lui fosse
parecchio teso e che non avesse dormito molto.
-Per non parlare del fatto
che non ho mangiato un cazzo stamattina, sono riuscito appena ad
assaggiare un biscotto, subito ha gridato come una cornacchia “No,
sono miei!”- Lo sguardo omicida di Lore e il tono di voce con
cui aveva imitato la bambina -simile a quello di Samara di The ring-
non promettevano nulla di buono.
-Se sbagliamo a parlare in
inglese poi ci prende per il culo.- Lele si sforzò di riderci
sopra, ma era parecchio incazzato.
-Ha
avuto pure il coraggio di inventare
una canzoncina in rima apposta per sfottere i miei capelli
spettinati!-
Ok, a quella frase detta con
quell'aria così oltraggiata da Lore, né io, né
Mel, né tantomeno Lele, riuscimmo a trattenerci dal ridere.
Lui alzò un
sopracciglio indignato, mentre Lele fra le lacrime cercava di parlare
e calmare le risa, -Per forza, stamattina quando ti sei svegliato
sembravi Simba!-
-E tu una talpa, sei andato
a sbattere due volte come un coglione sul comodino senza occhiali.-
Borbottò l'altro in risposta.
-Oh dai, non riuscite a
tenere a bada una bambina?- Li provocò Mel, dandomi una
gomitata divertita.
-Quella è una piccola
pervertita selvaggia!- Entrambi erano stati punti parecchio sul vivo
da quell'insinuazione e la frase risentita di Lele ne era la prova,
-Entra nella nostra stanza mentre ci cambiamo e non possiamo neanche
dirle nulla perché la madre è sempre nei paraggi!-
-Chiudere a chiave?- Propose
Mel guardandoli come se fossero due emeriti imbecilli.
-È rotta la
serratura.- Bofonchiarono a bassa voce loro, infastiditi dalla
successiva e nuova risata della mia amica.
-Ah ma io uno di questi
giorni quando la madre si toglierà dai coglioni la insulto ben
bene, me ne fotto se è una bambina.- Poveretta, già
immaginavo che genere di insulti avrebbe tirato fuori Lore.
La campanella suonò
poco dopo e fortunatamente arrivò il prof a dirci che potevamo
prendere posto nei banchi.
Avremmo fatto un test che ci
avrebbe smistato in base alle nostre capacità. Ovviamente io
sarei finita in mezzo ai più bravi, in inglese me l'ero sempre
cavata, come in tutte le materie del resto...tolta la matematica.
Non fu difficile rispondere
alle domande scritte sul foglio che la nostra insegnante Erika ci
consegnò.
I risultati li avremmo avuti
il giorno dopo, ma ero abbastanza certa di aver risposto a tutto
correttamente.
Nel pomeriggio visitammo la
città con i nostri prof e la guida, un vecchietto che, a detta
di quasi tutti i nostri compagni di classe, parlava come “Mika”.
-Il cantante?- Chiesi
ingenuamente.
-Ma no!- Quasi si
incazzarono Alberto e Giulio, -Il vecchio di Final Fantasy X!-
Annuii, non osando nemmeno
chiedere di che cavolo stessero parlando e limitandomi a guardarli
dall'alto in basso. Cretini.
-Tu sai di che parlano?-
Evitai accuratamente di farmi sentire quando lo chiesi a Mel.
-Sì, è un
gioco della Playstation.- Mi guardò allibita, come se il fatto
che non lo conoscessi fosse un enorme disonore e sacrilegio.
Ogni giorno che passava mi
rendevo conto di essere messa sempre peggio, quella classe era
formata da idioti patentati.
Prima
che potessi arrivare ad eleggerne un capo, con tanto di scettro a
forma di testa di cazzo, il prof ci distrubuì il programma
riguardante i giorni successivi e la cartina della città nel
caso ci perdessimo.
-Uh,
visiteremo le terme di Bath! Ti sei portata il costume?- Che figata!
Mi sarebbe proprio servito un bel bagno rilassante!
-No.
Mi devono arrivare.- Sospirò dispiaciuta.
-Cazzo...ma
allora io con chi faccio il bagno??- Sbuffai; la mia solita sfiga!
Non conoscevo le ragazze dell'altra classe e di certo non avrei
spettegolato con nessuno dei ragazzi.
-Puoi
sempre approfittarne per vedere Lore in costume.- La Regina delle
Stronze era senza alcun dubbio Mel. Cavolo, sembrava farlo apposta a
tirarlo sempre in ballo e a provocarmi così, eppure sapeva
come stavo!
-Già
visto. Posso approfittarne per vedere Daviddi...- Sorrisi
allusivamente. Mi beccai un pugno neanche troppo debole sul braccio
che mi fece esclamare un bell"ahi!" ad alta voce.
-Non
ci provare!- Caspita, come si arrabbiava! Chissà che aveva
quel tipo di speciale, oltre al bel culo ovviamente...
-Gli
occhi sono fatti per guardare!- Tirai fuori la lingua risentita,
prima di voltarmi offesa.
-Sono
d'accordo!- Ma chi cazzo lo aveva interpellato Vergata?! Era spuntato
dal nulla e aveva poggiato un braccio sulla mia spalla e l'altro su
quella di Mel, -Ma nel mio caso voi potete pure toccare!-
-Preferisco
farmi amputare il braccio.- Mel socchiuse gli occhi infastidita,
mentre io mi toglievo di dosso quel suo arto fastidioso e pesante,
-Vergata sai che Angelica se sapesse di queste tue velate proposte
non te la darebbe più? Non potresti più vederla nemmeno
col binocolo.- Quello gli fece togliere, lentamente, il braccio dalla
spalla di Mel, -Ma se tu non glielo dici Puccio...- Ci provò,
con un sorrisetto azzardato all'ultimo e non tanto convinto.
Alzai
gli occhi al cielo. -Piantala e starò zitta.-
-Oh,
Puccio, tu sei un vero tesoro!- Falsissimo, come il suo sorriso, -E
in cambio se vuoi, due botte...-
La
mia espressione lo fece desistere dal continuare, -Come non detto.-
Si defilò e ci lasciò finalmente in pace.
-Tu
sai come si torna a casa, vero?-
Panico.
La domanda di Mel mi aveva spiazzata. Se non altro non sembrava
avercela più per la frase su Daviddi.
-No.
Perché, tu?- Ero certa che lei avesse ascoltato!
Stese
le labbra in una perfetta linea retta; sembrava temere la mia
reazione, -Ehm...no.-
Grandioso.
E quindi? Avremmo vagato per Exeter -che tanto piccola non era- senza
meta?
Fortuna
che avevamo la cartina e che, una volta salutato il resto della
classe, riuscimmo a chiedere ai vari conducenti dei bus che strada
avremmo dovuto fare e con quale mezzo.
Varcammo
la porta di casa Abbott con mezz'ora di ritardo, inventando la scusa
che i prof ci avevano trattenuto più del dovuto. Nessuna delle
due voleva dire che non avevamo capito un cazzo di quello che ci
aveva spiegato quella mattina.
Dopo
aver fatto una bella doccia e dopo aver magiato, Sue fu così
meravigliosa da chiederci se volevamo usare il suo pc.
-Ok,
thank you.- Mi ero dovuta trattenere, o la mia risposta sarebbe stata
"Sì, cazzo!"
-Oh,
c'è Lele connesso!- Esclamai sorpresa, una volta entrata su
facebook. Della classe fra gli amici avevo solo Mel, Teo, Lele e
altri quattro con cui non avevo mai parlato e che probabilmente mi
avevano aggiunta solo per avere un numerino in più nella
lista.
Mel
si sporse e scrisse:
Alice:
Ohi,
ciao! Anche voi potete usare il pc?
Schiacciò
invio ed attese insieme a me la risposta che non tardò ad
arrivare.
Gabriele:
Yess
;) Ho il portatile di mio fratello qui! Voi? Pc della famiglia?
Questa
volta fui io a rispondere:
Alice:
Sì,
Susan ci ha chiesto se volevamo usarlo :) Come va con la bambina?
Riuscite a gestirla? xD
Le
ultime due domande le aveva scritte Mel ridendo.
Gabriele:
Ah
ah. Tutto sotto controllo u.u Il mostro dorme...
Ormai
Mel aveva preso il monopolio della conversazione.
Alice:
Dorme
o è stata avvelenata da Lore? Ha messo il veleno nei
biscotti???
No,
no e no. Cazzo, stavo chattando con Lele, perché doveva sempre
spuntar fuori quell'altro cazzo di nome?! Guardai male Mel che alzò
le spalle con aria innocente.
Gabriele:
No...ma
ci sta pensando, gli hai dato un'idea :D
Ecco.
Appunto. Significava solo una cosa, ovvero che Lore fosse lì
con Lele e che stesse leggendo tutto.
E'
lì? Salutalo e digli che Ali lo ama.
Avevo
cancellato all'ultimo e con disperazione le due parole finali prima
che inviasse, rischiando quasi di rompere la tastiera per la foga con
cui avevo premuto il tasto cancella.
-Ma
sei scema?!- Diedi una spinta a Mel per spostarla, prima che le
venisse in mente di scrivere qualche altra stronzata per divertirsi.
Gabriele:
Ali
cosa?
Rilessi
la frase scritta vicino al nome Alice e inviata da Mel poco prima:
"E' lì? Salutalo e digli che Ali"
-Merda!-
Mi tirai i capelli indietro con così tanta forza da rischiare
di strapparli.
Alice:
Niente.
Mel si stava divertendo a scrivere stronzate.
Sperai
che abboccasse e non chiedesse altro. Stavo disperatamente cercando
un argomento per cambiare discorso, ma non mi veniva in mente nulla.
Gabriele:
Ah,
capito. Comunque sì, è qui, vi saluta anche lui :) Dice
che siete due coglione, soprattutto tu Mellin! xD
Mellin?
Aggrottai la fronte confusa e Mel ridacchiò prima di
avvicinarsi di nuovo.
Mi
voltai di scatto e la fulminai con lo sguardo. Non ci doveva proprio
provare a toccare la tastiera!
-Giuro
che non ti nomino più.- Alzò la mano e la poggiò
sul cuore con aria solenne.
Alice:
Ma
grazie, eh! Pff, parla lui poi! :P Cmq, che fate stasera? Uscite voi?
-Non
esiste che io esca, sono esausta!- Mi lamentai stiracchiandomi
all'indietro, contro lo schienale della sedia.
Gabriele:
Sì,
voi no?
No.
Poteva anche farmi quello sguardo da cucciolo bastonato Mel, ma se
c'era Lore poi era ancora più fuori discussione!
Alice:
Dipende...dove
vi incontrate con gli altri?
Aveva
pure intenzione di uscire e di lasciarmi da sola! Quella traditrice!
Gabriele:
Davanti
a quella specie di piramide in piazza alle otto e mezza...
-Mel
lo sai che se c'è lui io non esco, non voglio vederlo...- Mi
morsi il labbro; in realtà stavo morendo dalla voglia di
vederlo, ma quello restava fra me e me. Ero già abbastanza
incoerente e incomprensibile per me, non c'era bisogno che lo fossi
anche per gli altri.
Alice:
Viene
anche Lore?
-Mel!-
Avevo strillato troppo tardi, lo aveva già inviato. Odiavo il
fatto che ci fosse il mio dannato nome in quella conversazione,
poteva sembrare che fossi sempre io a nominarlo.
Gabriele:
Sì,
perché?E' un problema?
-Osa
scrivere qualche altra stronzata e giuro che ti smerdo davanti a
Daviddi.- La minacciai, poco prima che poggiasse le dita sulle
lettere della tastiera.
Alice:
Eeeeh...sì
e no.
-Non
è una stronzata!- Si difese per evitare di essere presa a
calci.
Gabriele:
Per
Ali?
Quella
stupida cosa viscida, molle e palpitante chiamata cuore, perse un
battito. Era Lele o Lore a scrivere? Lui in ogni caso aveva letto...
Alice:
Ma
no. Solo
che siamo stanche. Facciamo un'altra volta,ok?
Fui
costretta a scrivere, dopo aver fatto un bel respiro profondo. Non
potevo fargli sapere che stessi male per lui e che non volevo vederlo
dopo quello che era successo. Sarebbe stato come fargli capire che
per me quella cosa in bagno era stata importante. Invece doveva
pensare che per me fosse stato solo sesso. Come sempre.
Lo
salutai in fretta e mi disconnessi prima che potesse aggiungere
altro.
Uscimmo
dallo studio e ci dirigemmo in salotto per augurare una buonanotte a
Sue e Rod. Eravamo entrambe stanche; il fuso orario, anche se solo di
un'ora, era una cosa micidiale.
-Hey
girls! Did you have fun?-
Erano
abbracciati sul divano: uno spettacolo adorabile che mi fece fin da
subito sciogliere il cuore. Avrei voluto anche io un amore come il
loro, che durasse nel tempo...e soprattutto avrei voluto avere un
uomo come Rod; premuroso, dolce, divertente e innamorato.
Mel
rispose per entrambe con una delle nostre solite risposte. -Oh yes,
thanks.- Anche durante la cena, dopo aver cercato un po' di
socializzare, non avevamo fatto altro che dire “Yes”,
“No” e “Thank you”. Un vero disastro. Contavo
sul fatto che con il passare dei giorni le cose sarebbero andate
meglio.
Ci congedammo da loro con il
solito imbarazzo per andare di sopra a cambiarci.
-Ci facciamo presentare il
figlio?-
-Mel!- Strillai dopo aver
infilato la testa nella maglietta del pigiama.
-Magari è figo...-
Azzardò con un sorrisetto che non mi piacque per nulla. E
tanti cari saluti a Daviddi...
-E sposato.- Le ricordai.
Avevano pure una figlia di pochi mesi!
-Magari ha degli amici della
nostra età...-
-Glielo chiedi tu a Sue, io
una figura di merda del genere non la voglio fare.- Spostai il
copriletto per sdraiarmi ed affondai comodamente nel materasso una
volta appoggiata la testa sul cuscino.
-Se riesco a formulare una
frase decente.- Scoppiò a ridere divertita ed io la seguii a
ruota ripensando a tutte le cazzate che dovevamo aver detto.
-'Notte Ali.-
-'Notte Mellin.- Mi venne
fuori così, di getto, e solo dopo la sua risatina mi accorsi
di averla chiamata in quel modo.
-Che fai, ti lasci
contagiare da lui adesso?-
Grandioso.
L'avevo appena chiamata come lui
quella sera stessa in chat. Deglutii per tentare di mandare giù
quel nodo fastidioso che si era formato nell'esofago.
-Lo usava solo in prima
questo soprannome, poi non l'ha più usato perché sono
cresciuta in altezza...anche se di poco.- Ci fu un attimo in cui
nessuna delle due parlò, poi riprese a spiegare, -Diceva che
dovevo mangiare gli omogenizzati della Mellin per crescere perché
ero una nana, giocava sul fatto che il mio nome fosse Melanie.-
Non fiatai. Non sapevo cosa
dire e così era nuovamente calato il silenzio.
Mel era più alta di
me, se lei era una nana, io allora cos'ero? Eppure...Mellin sembrava
un soprannome quasi affettuoso, amichevole. Un privilegio che io non
avevo mai conquistato.
Non un nomignolo affettuoso,
non un soprannome.
Piccola,
tesoro, Ali...
Solo un nome, detto con una
freddezza spiazzante.
Puccio.
Alice.
Come un professore che
scorreva l'ordine alfabetico all'appello, scostante, professionale.
Solo con me lo era.
La gola mi faceva male,
bruciava, così come gli occhi. Mi sentivo come se fossi stata
in cima all'Everest a gridare a squarciagola per ore, senza ottenere
nessun risultato, senza che nessuno potesse sentirmi. Avevo
guadagnato solo un terribile mal di gola, una spossatezza che mi
impediva quasi di tenere gli occhi aperti e una congiuntivite che me
li faceva lacrimare.
-Ali? Oddio Ali, tutto
bene?- Mel accese la luce sul suo comodino e mi scrutò
preoccupata per qualche secondo.
-Sto bene, sì.- Stavo
solo singhiozzando sotto le coperte.
E
che sarà mai, no?
-Oh Ali...- Cos'era quel
tono compassionevole? Non volevo essere compatita.
-Sto bene Mel, sto bene.-
Dissi con voce più ferma.
-Mi dispiace, non avrei
dovuto parlartene.-
Scossi la testa e le lacrime
finirono per bagnare tutto il cuscino, -Sono stata io a chiamarti
così, è stata colpa mia.-
Fece per dire qualcos'altro,
ma io la interruppi svelta, -Dormiamo, ok?-
Era stato solo un attimo di
debolezza, non ce ne sarebbero più stati. In fondo, avevo
sempre saputo di non contare nulla per lui, ero solo un corpo.
Un
giocattolino.
-Buonanotte.- La voce di Mel
era ancora triste, dispiaciuta, ma finsi di non accorgermene.
-'Notte.-
*******************************
La mattina successiva fu
come se la sera prima non ci fossimo dette nulla, Mel non ne fece
parola e la ringraziai mentalmente per quella premura.
Arrivammo in ritardo a
lezione, nessuna delle due aveva sentito il lieve “bip”
della sveglia del cellulare.
Erika
ci scusò, ma fu costretta a farci sedere negli ultimi due
posti liberi rimasti, che erano proprio vicino a...no!
Quasi
miagolai disperata come un gattino ferito quando mi sedetti vicino a
Lore. Mel -quella stronza!- si era seduta nell'altro posto libero,
con l'aria di un My Little Pony -avevo sempre odiato quegli unicorni
colorati!- in mezzo ad un prato fiorito, ovviamente.
Fra Grimoldi e Daviddi.
Imprecai fra me e me un
centinaio di volte prima di prendere un respiro profondo e calmarmi.
Lui fece finta di non
sentirmi, ci avrebbe anche solo dovuto provare a dire qualcosa, ero
talmente incazzata con lui e con me stessa per aver fatto tardi che
probabilmente gli avrei strappato un braccio a morsi!
-Is everything ok?- Mi
chiese Erika, dubitando evidentemente della mia sanità
mentale.
-Yes.- La mia solita
risposta, accompagnata da un mezzo sorriso imbarazzato. Come
spiegarle quale era il problema del resto?
Era una persona adorabile,
gentile e comprensiva, certo. Peccato che tutti questi complimenti
svanirono in un attimo dalla mia testa e lasciarono posto solo ad una
serie di insulti quando ci assegnò un lavoro da svolgere a
coppie.
Coppie! Un lavoro a COPPIE!
Cosa le diceva il cervello?! Quello schifoso pulcino spennacchiato
del cazzo mi aveva messo in coppia con il mio vicino di bianco!
Non avevo nemmeno ascoltato
quello che stava spiegando, così alla fine fui costretta a
sporgermi e a chiedere a Teo in che cosa consistesse quel compito.
-Dobbiamo fare un sondaggio.
Una specie di intervista ai cittadini di Exeter.-
Le
domande le avremmo dovute inventare noi con il nostro compagno
e dovevano riguardare un determinato argomento, tra cui: musica,
cinema, cibo, sport, scuola, lavoro e cultura.
-Facciamo sport.-
Una pericolosa vena
fuoriuscì dalla mia tempia, segno che sarei sbottata a
momenti. Quella giornata era già iniziata di merda, ci mancava
solo che peggiorasse.
-Scordatelo, facciamo
cinema.- Era il più semplice dopotutto e potevamo cavarcela
con poche domande.
Alzò un sopracciglio
scettico, -Tu non sei un'esperta di cinema.- E lui come diavolo
pretendeva di saperlo? -Io lo sono di calcio.-
-SPORT,- Calcai sulla parola
con stizza, -Non parliamo solo di calcio, ma di tutti gli sport. È
un argomento troppo vasto.-
-Perché il cinema
no?-
Ricordavo perfettamente
perché più di una volta ero stata tentata di sgozzarlo
con la lima per le unghie...Dio, era così insopportabile e
petulante!
-Scuola.- Proposi cercando
un compromesso. Ero io quella matura, non dovevo perdere la calma.
Lui sbuffò e si
stiracchiò sullo schienale della sedia, -No, che rottura.-
-Ok, bene, che altro?- Era
difficile guardarlo in faccia, specie perché l'ultima volta
che lo avevo fatto ero spalmata sullo specchio di un bagno pubblico.
Il solo ricordò mi provocò un brivido lungo tutta la
schiena, ma cercai di non darlo a vedere.
Assottigliò gli
occhi, -Musica.-
Sospirai sconfitta; c'era
poco da fare con un cretino del genere e non era più in vena
di discutere.
-D'accordo, musica.-
Accettai mio malgrado.
Lavorare
gomito a gomito con lui fu difficile, soprattutto perché più
di una volta i miei occhi, nonostante non lo volessi, si erano
spostati sulle sue labbra mentre parlava, o sulle sue mani mentre
scriveva.
Non
potevo farci nulla, era più forte di me e quello stronzo era
dannatamente magnetico.
La
cosa positiva fu che non fece nessuna battuta riguardo quanto
successo in aereo, mi sembrò di lavorare con un normale
compagno di classe...anzi, quasi un estraneo.
-How
often do you listen to it?-
Proposi come quinta domanda. Dovevano essere in tutto dieci e noi
eravamo solo a metà.
Lui
chinò il capo sul foglio e scrisse quanto da me detto; da
maniaca psicopatica, non mi persi nemmeno per un secondo quel
movimento. La linea del suo collo, la sua mano decisa che scorreva
sul foglio...ricordavo perfettamente quanto sapeva scorrere decisa
anche sulla mia pelle quando voleva.
Mi
spostai una ciocca di capelli dal viso sbuffando; come cazzo faceva a
starsene in maglietta con quel freddo?! Io fuori tremavo con il
cappotto pesante e due felpe! Se si fosse messo un maglione largo e
anti-stupro sarebbe stato più facile controllarsi poi! Ma una
maglietta a maniche corte, che scendeva fin troppo bene sui suoi
addominali e gli lasciava scoperte le braccia...
-Have
you ever been to a concert?-
Si voltò a guardarmi e attese una qualche mia reazione.
Spostai
il mio sguardo sul suo viso in un lampo, -Ehm...sì.- Non avevo
nemmeno sentito bene che cosa aveva detto, -Va bene.- Speravo solo
che fosse una frase sensata.
Non
smetteva di fissarmi, così mi schiarii la voce ed indicai il
foglio con il mento, -Aggiungi.-
E
piantala di guardarmi così.
Si
lasciò scappare un lieve sorrisino enigmatico che non riuscii
a decifrare, poi ritornò al foglio ed aggiunse quell'ultima
domanda appena detta.
Perché
cavolo sorrideva? Che aveva da sorridere? Rideva di me?
L'arrivo
di Erika pose fine alle mie seghe mentali; le feci leggere le domande
da noi scritte e lei sorrise entusiasta per i nostri risultati. Ce ne
suggerì anche un paio e ci fece l'occhiolino complice prima di
raggiungere gli altri.
Finita
la lezione, ci spiegò che il giorno dopo avremmo dovuto
lavorare ad un progetto con le risposte che avremmo ottenuto dai
cittadini di Exeter. E ci disse che quello stesso pomeriggio avremmo
dovuto andare in giro per ottenerle quelle risposte.
Ergo:
un pomeriggio con Mister Simpatia. Allegria portami via.
-Ali!-
Trucidai
Mel con lo sguardo quando osò
avvicinarsi
a me durante la pausa.
-Eddai,
non fare così! Sono con Daviddi!-
Iniziavo
ad odiarlo parecchio quel tipo, anche se non lo conoscevo. La mia
amica aveva il cervello più bruciato del solito a causa sua.
-E
io sono con Lore.- Un cadavere avrebbe potuto avere una faccia meno
pallida ed inquietante della mia.
-Lo
so,- Stava saltellando contenta, assurdo! -Sarà la volta buona
questa, vi chiarirete, me lo sento!-
-O
ci ammazzeremo a vicenda.-
Fece
una piccola smorfia, -Ma sempre sotto le coperte.-
Avvampai,
ma non demorsi, -Sì, dell'obitorio.-
Scosse
la testa e rise, -Ma come sei macabra, mia cara signora Latini!-
Andai
letteralmente a fuoco sul posto, mentre mi voltavo a destra e a manca
come una pazza per assicurarmi che non ci fosse Lore nei paraggi.
Quella cogliona lo aveva praticamente gridato!
-Pronta
ad intervistare gli Exeteriani con lui tesoro?- Ridacchiò,
senza immaginare che stessi progettando di soffocarla con il cuscino
quella notte stessa.
-Certamente
signora Daviddi!- Trattenni a stento un ringhio, mentre mi fingevo
tranquilla e sorridevo come un felino. Il
gatto Lucifero di Cenerentola aveva preso spunto da me per il suo
ghigno, non lo sapevate?
*************************
Mi
buttai a peso morto sul muretto di fronte alla Cattedrale,
dopo l'ennesimo tentativo fallito.
Cazzo
e stra-cazzo, possibile che nessuno avesse un po' di tempo da
dedicarci? Nemmeno i miei sorrisini erano serviti a farmi ottenere
un'intervista, tutti rispondevano svelti "No time, no time!"
come mi avvicinavo.
-Sarà
più difficile del previsto.- Mormorai sconfitta.
-Il
problema è che tu fermi sempre la gente che cammina, prova a
chiederlo a qualcuno seduto che non può scappare.-
Ah,
il signorino adesso dava pure suggerimenti! Dopo che non aveva
praticamente spiccicato parola per tutto il tempo!
-Provaci
tu, dai.- Lo sfidai punta sul vivo, lanciandogli addosso il block
notes con le domande.
Scrollò
le spalle con un'insopportabile faccia da schiaffi, -Nessun
problema.-
Rimasi
ferma ad osservarlo mentre si allontava spedito verso gli scalini
della piazza; il suo obiettivo? Due ragazze bionde lì sedute
che mangiavano il cibo di Mc Donald's. Anche carine...ovviamente.
Sperai
ardentemente, in tutte le lingue da me conosciute -assai poche
purtroppo-, che quelle gli dessero un bel due di picche e che lo
snobbassero.
Purtroppo
però, dal sorriso di Tanya -amica di Polly e cugina di
Barbie-, le cose non sembravano andare secondo i miei desideri.
La
seconda tipa, da me soprannominata Skipper -sorella di Shelly e
amante di Ken-, mise da parte le patatine e si pulì le mani
con un tovagliolo, sfoderando un sorriso plastificato molto simile a
quello dell'amica.
Rimasi
per ben cinque minuti a rodermi il fegato e ad osservare i sorrisi di
quelle due cretine mentre rispondevano, poi, non resistendo oltre, mi
alzai di scatto e lo raggiunsi.
Le
due ragazze mi esaminarono per un po' perplesse, forse un po'
intimorite dal mio silenzio e dalla mia aria corrucciata. Fu Tanya a
prendere la parola e a chiedere, così velocemente che quasi
non capii, -Is she your girlfriend?-
Stessa
domanda, persona diversa. Ma perché cazzo tutti dovevano
pensare quello?!
Per
un attimo, ma solo per un attimo, fui tentata di rispondere di sì,
che ero la sua ragazza, ma soprattutto che lui era il mio
ragazzo.
Fortuna che rinsavii, giusto in tempo per rispondere con un "No"
piuttosto sgarbato e indignato.
Un
no che aveva coperto un altro no, la risposta incredula e divertita
di Lore. Non mi era piaciuto per nulla il suo tono di voce, sembrava
avesse voluto dire: "Con lei? Non scherzate."
Sorrisi,
o meglio ghignai sprezzante, -Thanks for your time girls.- Me ne
fottevo se la frase poteva essere sbagliata grammaticalmente, -I have
to go now, sorry.- Dissi quasi dispiaciuta. Peccato che avessi lo
sguardo omicida di un pazzo assassino.
Alzai
i tacchi e me ne andai; mi ero pentita alla grande di averlo
raggiunto. Che le intervistasse lui quelle tipe, mi ero stancata del
suo cazzo di modo di fare, mi ero stancata di essere trattata in quel
modo e di essere sfottuta davanti agli altri.
Mi
ero già resa abbastanza ridicola con quella improvvisata, ci
avrei pensato da sola ad intervistare i cittadini di Exeter.
Toh,
guarda!
C'era
un bel biondino proprio lì, sulla panchina dove ero prima, che
stava bevendosi un caffé dello Starbucks! Faceva proprio al
caso mio!
Ero
ad un passo dal raggiungerlo e ad un passo dallo sfoggiare il mio
miglior sorriso da gatta morta, quando, senza rendermene conto, mi
ritrovai a girare su me stessa come una trottola e persi di vista il
mio obiettivo.
-Ma
che cazzo...?-
Guardai
prima il mio braccio, stretto nella morsa decisa ma non troppo forte
di una mano, poi risalii con lo sguardo fino al viso del suo
proprietario che mi fissava a metà fra l'incazzoso e lo
stranito.
-Si
può sapere perché cazzo non ti sei fermata? Ti stavo
chiamando.-
Sì,
sempre con il tuo solito modo di farlo.
Alice.
Puccio.
-Non
ti ho sentito.- Mentii candidamente, strattonando un po' il braccio
per cercare di liberarlo. Niente da fare.
-Non
dire stronzate, mi hai sentito benissimo.- Si stava forse
innervosendo? No, perché quello sarebbe stato il colmo, IO e
solo io avrei dovuto esserlo dopo come si era comportato.
Aggrottai
la fronte in una perfetta interpretazione di ingenuità,
-Volevo solo intervistare quel ragazzo laggiù.- Con la mano
libera indicai la panchina alle mie spalle.
-Ed
è per intervistare quel tipo che te ne sei andata così?-
Un momento. Cos'era quel tono di voce scettico e arrogante?
Quasi
ebbi paura a rispondere. -Sì, certo.- Chissà che
diavolo gli passava per la testa.
-Le
due tipe non c'entrano niente.- Doveva chiaramente essere una
domanda, invece gli uscì come una constatazione ironica.
-No.-
Non mi sarei lasciata sopraffare dai suoi occhi così ipnotici
e dal suo respiro...sempre più vicino alle mie labbra. Oddio.
Inarcò
un sopracciglio per nulla convinto, -Quindi il fatto che quelle due
ci stessero palesemente provando non ti ha infastidita?- Perché
mi sembrava che si fosse avvicinato ancora e che stesse usando il mio
braccio per farmi fare altrettanto?
Scossi
piano la testa, -No.- Voce bassa, troppo bassa. -Perché
avrebbe dovuto?-
-Non
lo so...forse perché...- Mi sorrise a due centimetri dalla
faccia ed il mio cuore annunciò definitivamente la sua resa.
Esploso. Bum. Ciao.
Che
fine avevano fatto i miei propositi di non farmi toccare da lui? La
sua mano sembrava lasciare un'impronta di fuoco sulla mia pelle,
un'impronta che mi faceva rabbrividire come se avessi avuto la febbre
a 40.
-Mi
sembri palesemente...gelosa?-
Forse
perché lo sono, idiota?
Mi
venne fuori una risata isterica, -Scherzi?!- Non riuscivo a smettere
di ridere, cosa molto inquietante oltretutto. Ci aveva azzeccato in
pieno e io gli stavo solo dando prova del fatto che fosse tutto vero
con quell'attacco di ridarella.
-Nervosa?-
No, correzione: Lucifero di Cenerentola aveva imparato da lui
a sorridere.
Sviai
il suo sguardo a disagio, -Io? Figurati.- Mi voltai per assicurarmi
che il biondino fosse ancora lì, ma al suo posto adesso c'era
un vecchietto in compagnia della sua nipotina.
-Tu
piuttosto.- Tornai a guardarlo ed i suoi occhi si dilatarono un
attimo per lo stupore, -Io cosa?-
-Perché
non te ne sei rimasto con le tipette tutte ammiccanti?- Sollevai il
mento di poco, -Perché hai rincorso me?-
Forse
perché stavo andando da quel ragazzo?
Colto
alla sprovvista, balbettò un qualcosa di incomprensibile per
tergiversare e si spettinò i capelli con una mano.
Fui
costretta a mordermi il labbro per trattenere una sonora risata, -Non
credo di aver afferrato il concetto.-
Mi
lasciò il braccio e cercò di ricomporre la sua solita
maschera di strafottenza e sicurezza, -È con te che devo fare
questo cazzo di compito, non con loro.-
-Potevi
pure stare con loro.- Borbottai acida, -Io avevo già
inquadrato il prossimo da intervistare e per colpa tua se n'è
andato!-
Qualcosa
nel suo volto -forse quel lampo divertito negli occhi improvvisamente
rivolti da tutt'altra parte, forse quel sorrisetto trattenuto male e
la testa leggermente inclinata verso il basso- mi fece intuire che
non solo la cosa non gli dispiacesse affatto, ma che avesse persino
qualcosa da nascondere.
Che
mi avesse raggiunta e trattenuta il tempo necessario a far
allontarare il tipo? Ma no...che andavo a pensare! -Propongo
comunque di intervistare le persone separatamente.- Così
sarebbe stato più semplice senza di lui.
Alzò
le braccia e le lasciò ricadere con noncuranza, -Ok, buon
lavoro.-
Tutto
lì? Mi sembrava troppo semplice...
-Grazie,
anche a te.- Ma come eravamo professionali.
-A
me non serve, raggiungo gli altri e vado a fare un giro.- Abbozzò
uno sbadiglio e si girò per andarsene.
-Cosa?
Ma non esiste!- Voleva lasciare tutto quanto a me?!
Sbatté
le palpebre più volte e mi guardò come se fossi una
stupida, -Hai detto tu che vuoi fare tutto da sola.-
-Non
ho detto questo.- Ribadii seria ed incavolata, -Ho detto di
intervistare le persone separatamente.-
Schioccò
la lingua annoiato, -Non ho voglia.-
Aiuto.
Qualcuno mi trattenga prima che lo uccida, -Prego?-
-Non
ho voglia.- Aveva pure il coraggio di ripeterlo!
Se
fossi stata un cartone animato giapponese probabilmente avrei tirato
fuori un martello di piombo e glielo avrei dato in testa, per poi
andarmene adirata con una minacciosa aura rosso fuoco intorno.
Peccato che fossi nel mondo reale.
Mi
massaggiai con movimenti circolari le tempie per cercare di
racimolare un po' di razionalità, -Che tu abbia o no voglia,
questo lavoro va fatto, non posso intervistare venti persone da
sola!-
Si
guardò intorno per qualche secondo con l'aria imbronciata di
un bambino a cui era stato negato un giro sulle giostre, -Mc
Donald's.-
Lo
guardai allibita, -Che cosa?-
Qualcuno
mi aiuti a capire quest'essere cerebroleso.
-Mangiamo
prima qualcosa da Mc Donald's e poi ti aiuto con le interviste.-
Sorrise di sbieco, già sicuro della sua vittoria.
Sbuffai
e, con nonchalance per non dargliela subito vinta, diedi un'occhiata
all'orologio. Strabuzzai gli occhi, -Ma sono solo le cinque!- Troppo
presto per mangiare.
-Io
ho fame. Non ho mangiato un cazzo stamattina e nemmeno a pranzo.-
-Fammi
indovinare, la bambina non ti ha fatto mangiare i suoi biscotti?-
Sghignazzai nel vederlo assumere un'espressione tremendamente
irritata. Proprio non sopportava di essere messo in difficoltà
da una bimba, quella Emily era il mio nuovo idolo.
-Allora?-
Sollecitò impaziente.
Mi
feci pensierosa, -Non lo so. Devo essere a casa presto, cenano alle
sei e mezza da me.-
-Chiama
e dì che stai fuori a mangiare.-
Sobbalzai
a quelle parole dette con quella spontanea naturalezza. Panico.
Stavo
fuori a mangiare. Con lui. A cena. Oddio. Se ne rendeva conto lui che
sarebbe stato una specie di...appuntamento?
-Puccio
entro domani.- Sbuffò quando non ricevette risposta.
Ma
no, quale appuntamento. Ero un'idiota, non ci sarebbe stato mai nulla
di romantico o vagamente simile fra di noi, già che mi
chiamava per cognome con quel tono seccato...
Non
esisteva che restassi da sola in giro con lui. Non dopo quello che mi
aveva fatto, non dopo quello che mi aveva detto. E poi Sue avrebbe
cucinato italiano solo per me e Mel quella sera, quindi...
-Prima
finiamo di intervistare e poi andiamo a mangiare.- Un lieve rossore
colorò le mie guance ed un sorriso incontrollato prese
possesso delle mie labbra.
Il
solo pensiero di stare da sola con lui, di poter sembrare, anche solo
per pochi secondi, la sua ragazza agli occhi degli altri...mi mandava
in tilt il cervello.
Che
coerenza Alice, complimenti! Sei una Cretina con la C maiuscola!
Alzò
gli occhi al cielo, -Ok. Muoviamoci però.- C'era quasi una
nota di...dolcezza nella sua voce e mi era sembrato sul punto di
sorridere poco prima di parlare, -Tu domandi, io scrivo.- Come non
detto, era ritornato al tono scazzato.
*********************
Lore
quando mangiava era un vero spettacolo. Aveva un'espressione troppo
concentrata e seria mentre esaminava il panino che aveva in mano, nel
chiaro tentativo di trovare il punto adatto da mordere senza che
uscisse la salsa.
Dopo
averlo rigirato fra le mani poi mordeva e più di una volta mi
ero fermata imbambolata a guardarlo. Immaginando di essere il panino
ovviamente. Chissà se quando mi aveva morso la spalla mentre
facevamo l'amore aveva la stessa espressione...
-Questo
Mc fa schifo.- Storse il naso in una smorfia sprezzante ed agguantò
un paio di patatine che sparirono subito dopo nella sua bocca.
Mi
riscossi dai miei pensieri e corrugai le sopracciglia, -Che cosa ci
sarebbe di diverso?-
-Mmm...-
Masticò e deglutì prima di rispondere, -Le patatine
sono gommose e non sono per nulla salate. Ed il panino ha un sapore
diverso rispetto a quelli che fanno in Italia.-
Eravamo
uno di fronte all'altra in un tavolo da quattro. Sapevo che esaltarsi
per una cosa del genere era stupido, significava illudersi, eppure
non potevo proprio evitare di farlo.
Ero
da sola fuori con lui. Senza i suoi amici rompicoglioni fra le
scatole. Senza un letto, un lavandino, una scala o altro di mezzo.
Sembravamo una coppia normale, fuori a cena.
Fortunatamente avevamo
finito abbastanza presto con le interviste e dovevo ammettere che
gran parte del merito era suo; tutto sommato, ci sapeva fare con le
persone, quando domandava se avevano un po' di tempo da dedicargli
per rispondere a delle domande, sfoggiava un sorriso che avrebbe
fatto sciogliere persino delle pietre. Io stessa non sarei riuscita a
dirgli di no. Ovviamente agganciava solo ragazze. O signore. Mentre a
me toccavano gli uomini...e i bambini. E ad entrambe le categorie mi
rivolgevo con un sorriso un po' intimidito e un po' implorante.
-Toglimi
una curiosità.-
I
suoi occhi saettarono in un lampo nei miei facendomi vacillare un
attimo.
-Perché
sei venuto qui con me?- Era già da una decina di minuti che mi
ronzava in testa quella domanda e da sola non ero riuscita a darmi
una risposta convincente, -Perché non sei venuto, ad esempio,
con i tuoi amici?-
Non
mi aspettavo che mi rispondesse “Perché volevo stare con
te”, anche se una parte di me ancora lo sperava...volevo solo
che mi desse una spiegazione.
Smise per un attimo di
masticare, evidentemente colto alla sprovvista. Poi si riprese e,
dopo essersi schiarito la voce, si accinse a rispondermi, -Perché
ero fuori con te. Cercare gli altri sarebbe stato...- Si interruppe e
scosse piano la testa, -Troppo faticoso.- Concluse aggrottando la
fronte non tanto convinto.
Mah...a me sembrava una
scusa un po' inventata così all'ultimo secondo.
Meditai sulle sue parole per
un attimo, -Quindi, dato che non avevi voglia di cercarli o di
aspettarli, hai deciso di cenare con me. Con “la Puccio”.-
Il sarcasmo era presente in grande quantità in quella frase,
accompagnato da una buona dose di scetticismo.
Ricambiò con un
sorriso appena accennato, di sfida, -Esatto.-
Evitai di fargli notare
quanto poco convincente risultasse la sua versione, mi limitai a
prendere qualche patatina e a mangiarla nonostante la poca fame.
Avevo
mandato un messaggio a Susan per avvisarla che a causa di un compito
quella sera sarei tornata un pelino più tardi e non avrei
cenato a casa. Lei mi aveva risposto una decina di minuti dopo
dicendo di non preoccuparmi e di divertirmi.
Sospettavo
c'entrasse Mel, doveva aver detto a Sue con chi ero.
-Allora...-
Lo fissai curiosa, in attesa
di sentire che cosa avesse da dire. Sembrava...nervoso. Anche se come
al solito cercava di non darlo a vedere.
-Come va con quel tipo?-
Stava fissando molto interessato la cannuccia della sua bibita, che
aveva iniziato a stritolare con le dita più volte.
Credetti di aver capito
male; stava parlando di...?
Boccheggiai un attimo, prima
di proseguire il corso dei miei pensieri ad alta voce, -Matteo?-
Scrollò le spalle e
piegò del tutto la cannuccia, -Sì, quello.-
Non fiatai, non respirai.
Ero rimasta a bocca aperta, non sapevo che rispondere.
Non sentendo una risposta,
lui finalmente mi guardò e si accorse della mia espressione
poco intelligente, -Che c'è?- Chiese impaziente.
-Tu mi chiedi come va con
Matteo?- Sembrava ancora più strano dirlo ad alta voce.
I casi erano due: o era
scemo, o era scemo.
-Cercavo
solo di conversare,- Alzò un sopracciglio, lo sguardo
impassibile, -Come una persona
civile.-
Tirava persino in ballo le MIE parole, con quella faccia da schiaffi
e quella nota svogliata e strascicata nella voce.
-Come un compagno di classe
forse?- Lo provocai incrociando le braccia al petto. -Non mi sembra
che tu ti sia comportato da compagno di classe in ae...- Mi bloccai
all'ultimo, ma da quel lampo di consapevolezza che vidi passare nei
suoi occhi capii che aveva comunque intuito il resto della frase. Non
che fosse poi tanto difficile.
-Ad ogni modo non sono
affari tuoi.- Conclusi frettolosamente, tappandomi la bocca con la
cannuccia della mia bibita e sorseggiando il più a lungo
possibile per tenerla occupata.
Era calato un pesante ed
imbarazzante silenzio, silenzio spezzato ancora una volta da lui con
una tranquillità disarmante, quasi non fosse successo nulla
poco prima.
-Stasera c'è il
cinema, te lo ricordi?-
Rischiai di strozzarmi con
una patatina. -Cosa? Dove?- Che domande intelligenti...
Mi fissò stranito,
l'ennesima persona che dubitava della mia sanità mentale quel
giorno, -Con la classe.-
-Ah.- Oddio, il cinema. Il
prof ne aveva parlato in pullman il giorno prima, solo che io lo
avevo ascoltato a malapena, con la musica dell'Ipod nelle orecchie e
il chiacchiericcio di quegli idioti dei miei compagni in sottofondo.
-A che ore?- Susan lo sapeva
di sicuro, a tutte le host-family avevano distribuito i programmi
delle nostre giornate. L'unica deficiente che non se lo ricordava ero
io.
-Alle otto.-
-E che cosa vediamo?-
Domandai ostentando indifferenza.
-Quella stronzata di “Alice
in Wonderland”,- Fece una smorfia, -L'alternativa era “Percy
Jackson”.-
Annuii senza scompormi. Bah,
non ci avrei capito molto in ogni caso. I film in inglese erano
sempre stati un problema, parlavano troppo in fretta.
Un momento. Le otto. Erano e
dieci...oh cazzo!
Dopo averlo saputo, mi
ingozzai per finire il prima possibile; erano le sette passate e noi
non avevamo la minima idea di dove fosse il cinema, rischiavamo di
far tardi!
-Muoviti!- Sollecitai
affinché anche lui finisse di mangiare in fretta. Non avremmo
fatto in tempo altrimenti!
-Un attimo, cazzo!- Si
innervosì, rischiando quasi di strozzarsi per la foga con cui
aveva bevuto la Coca Cola. -Che minchia di fretta c'è?-
Sbottò, afferrando all'ultimo una patatina dal suo vassoio che
nel frattempo avevo preso per svuotarlo nel cestino.
-Abbiamo solo...- Diedi
un'occhiata all'orologio dopo aver buttato gli avanzi, -Meno di
un'ora!-
Sbuffò scocciato, -La
prossima volta cenerò sì da solo...-
Alzai gli occhi al cielo,
-Sì, certo. Muoviamoci!-
Alle otto esatte, nessuno
dei due sapeva bene come, eravamo davanti al cinema. Avevamo chiesto
ad almeno una trentina di persone come arrivarci, mentre Mel si era
fatta tranquillamente accompagnare da Rod in macchina.
-Siete sopravvissuti!- Ci
aveva salutato con una risata ed un occhiolino molto esplicativi.
Stavo già per
sorridere divertita, quando la frase del coglione mi smontò.
-Di certo non grazie a lei.-
Lo fulminai con lo sguardo e
quello non fece che mandare in un brodo di giuggiole Mel.
-Che è successo?
Allora?- Mi prese a gomitate più volte curiosa. Si era
avvicinata subito dopo, non appena Lore aveva raggiunto quegli idioti
dei suoi amici.
-Calmati!-
Non servì a nulla il
mio strilletto, Mel continuava imperterrita. -Allora? Allora?-
-Niente, ok?- Alla fine era
vero; non era successo nulla. Avevamo solo mangiato. Stop. Fine.
Continuò ad insistere
anche durante i trailer prima del film.
-La pianti?- Sbottai
esasperata.
Lei mi fece la linguaccia,
prima di alzarsi e di farsi spazio fra le persone già sedute
per uscire dalla fila.
-Dove vai?- Le chiesi a
bassa voce per non disturbare gli altri presenti.
Mi guardò maliziosa e
si sedette nella fila di fronte, proprio vicino alla testa
di...Daviddi.
Con le labbra mimai un
“stronza” per avermi lasciata da sola, ma non potevo fare
a meno di scuotere la testa sorridente.
Al suo posto si sedette Teo,
quindi avevo comunque qualcuno con cui commentare il film. E qualcuno
a cui chiedere delucidazioni riguardo le frasi di cui non riuscivo a
cogliere il significato.
-Hai capito cosa ha detto?-
Sfilai un pop-corn dalla sua ciotola maxi.
-No.- Ridacchiò.
A farmi irrigidire, pochi
minuti dopo, fu un braccio abbandonato mollemente sulla mia spalla di
punto in bianco.
Oddio. Teo mi stava
abbracciando.
Sapeva che eravamo solo
amici, no? Sapeva che ero innamorata di quel cretino di Lore, vero?
E allora perché mi
sembrava che mi stesse stringendo sempre più possessivamente?
Perché mi sembrava che mi stesse attirando verso di lui?
Deglutii più volte, a
disagio, più rossa della divisa di Babbo Natale.
Non c'era niente di male
dopotutto. Dovevo stare calma, era l'abbraccio di un amico.
Mi lasciai quindi
accarezzare i capelli, mi lasciai stringere più forte, lasciai
che la mia testa si appoggiasse al suo braccio, guidata dalle sue
carezze.
C'era qualcosa che non
capivo però. Stavo tremando. Stavo respirando affannosamente,
stavo sudando e sentivo il cuore battere frenetico in ogni singola
vena del mio corpo.
Quando alzai appena la testa
dalla spalla di Teo per dare un'occhiata alla fila di dietro, capii
il perché di tutte quelle emozioni una dopo l'altra.
Mi bastò incontrare
lo sguardo di fuoco di Lore per sentirmi rabbrividire dalla testa ai
piedi. Lo avevo immaginato; il suo sguardo, specie quando era così
arrabbiato ed insistente, riusciva sempre a creare reazioni del
genere nel mio corpo.
Codarda, ritornai subito a
guardare lo schermo davanti a me, fingendo che andasse tutto bene
quando Teo mi chiese se c'era forse qualche problema.
Sentii i suoi occhi bruciare
sulla mia pelle anche durante tutta la seconda metà del film,
mi sembrò che non mi lasciasse andare nemmeno per un secondo.
-Bello, vero?- Teo mi lasciò
andare solo per sgranchirsi le braccia una volta iniziati i titoli di
coda.
-Già.- Sorrisi
cercando di dissimulare il nervosismo.
Restai appiccicata a lui
fino a quando non uscimmo dal cinema. Mel era incollata con l'Attack
a Daviddi e io di restare da sola non ne avevo nessuna voglia. Sapevo
che Lore stava solo aspettando quello per fare una delle sue scenate
da maschio dominante e possessivo. Scenate ridicole che non stavano
né in cielo né in terra.
Dì
la verità, hai paura di un confronto?
Cervello del cazzo...doveva
imparare a spegnersi quando non serviva e non veniva interpellato.
Non avevo paura di un
confronto, volevo solo evitare sceneggiate, punto.
A
te piacciono le sue sceneggiate.
Inciampai sugli scalini
all'ingresso e fu solo grazie al tempestivo aiuto di Teo che non mi
spappolai la faccia a terra.
Sei
mia.
Sì, cazzo, sì.
Anche se lo odiavo, mi piaceva sentirmi dire quelle due paroline. Mi
piaceva immaginare che fosse geloso...ma allo stesso tempo avevo
paura del suo sguardo, del suo tocco, del suo profumo, della sua
voce, del suo calore...tutto di lui mi spaventava, avevo paura di
cedere di nuovo, come era successo in aereo. Forza di volontà:
zero.
-Ali? Tutto bene?-
Annuii, lo sguardo vacuo e
assente.
-Posso accompagnarti a
casa?-
Mi voltai per cercare Mel
con gli occhi e, quando non vidi né lei né Daviddi,
capii che se n'era già andata con il suo bel principe.
Sbuffai; bell'amica. Poteva
almeno avvisare.
Fui costretta a rispondere
di sì senza pensarci a Teo, poiché l'idea di tornare a
casa da sola con il buio non mi entusiasmava affatto.
Quello che non avevo
previsto, di nuovo, era che lui mi circondasse ancora le spalle con
il braccio e si avvicinasse con il viso fino a sfiorare le mie labbra
in un castissimo bacio a stampo.
Mi immobilizzai sul posto
come poco prima, incapace di ricambiare, ma incapace anche di
respingerlo.
Un bacio a stampo. Insomma,
era un bacio fra amici, no? Non c'era nulla di male.
Qualcuno non doveva pensarla
come me, perché Teo fu strattonato abbastanza bruscamente
all'indietro pochi secondi dopo.
-Che cavolo...?-
Solo dopo che le sue labbra
si furono staccate dalle mie potei vedere chi c'era alle sue spalle,
le mani sulle sue braccia, i suoi occhi puntati furiosi nei
miei.
-Qual è il tuo cazzo
di problema?-
Mi sentii morire quando vidi
Teo liberarsi da quella presa, per poi girarsi a fronteggiare Lore.
Avevo più o meno idea
di quale fosse il suo problema: io.
Alcuni dei nostri compagni
se n'erano già andati a casa, altri si stavano radunando
curiosi intorno a noi.
Fortuna che anche i prof se
n'erano andati, ognuno ritornava a casa autonomamente con i bus. Il
nostro coprifuoco era fissato per le dieci, se entro quell'ora non
fossimo stati a casa le famiglie erano tenute a chiamare i prof per
avvisare.
-Lo
vuoi davvero sapere?- Il ghigno di Lore era diverso dai soliti,
era...maligno.
Non c'era quella traccia di ironia che sfoggiava quando guardava me,
non c'era nulla di ironico o divertito in quegli occhi. Riuscivo solo
a leggere rabbia...e cattiveria.
*Note
dell'autrice*
Ennesimo
ritardo...ormai non so neanche più in che modo scusarmi, so di
essere imperdonabile.
Per
chi se lo sta chiedendo, questo sì, è il penultimo
capitolo.
Il
prossimo dovrebbe essere l'ultimo, più l'epilogo.
Probabilmente
in molte si chiederanno il perché del gesto di Teo: c'è
un motivo. E si saprà se non nel prossimo capitolo,
nell'epilogo.
Vi
avevo promesso anche un ritorno in piena regola di Vergata, ma alla
fine sarà nel prossimo, in un pov Lore.
Che
altro dire...ci sarà di sicuro anche Emily nel prossimo
capitolo ;) Su fb in molte hanno espresso la loro ammirazione per
questa bambina pestifera che si diverte a mettere in difficoltà
i poveri Lore e Lele. Ho deciso di farla apparire in una scenetta con
il primo dei due, nonostante non fosse previsto inizialmente.
Un'ultima
cosa: volevo scusarmi per lo scorso capitolo, ho visto che non è
piaciuto molto, spero che questo sia piaciuto un pelino di più
e non vi abbia deluse >.< A me, tanto per cambiare, non piace.
Sarà perché so già che succede e rileggere
quello che scrivo non mi emoziona...
Se
ho trovato il coraggio di postare è stato solo grazie a delle
ragazze che mi hanno dato un parere sincero su fb questo pomeriggio
:)
Bene,
ho finito di rompere, credo di aver detto tutto...
Un
bacione grandissimo! Nel caso non dovessi postare tanto presto -farò
il possibile >.<- auguro a tutte una buona Pasqua :D
Eccomi qua, sono ancora viva e vegeta, sapete già cosa sto per
dire, vero
Eccomi qua, sono ancora viva e vegeta, sapete
già cosa sto per dire, vero? (: Mi scuso per il
ritardo…
Non sapete che ansia postare questo capitolo, che
vi avverto, sarà luuungo e noioso >.<
Scriverlo è stato
difficilissimo, non voleva saperne di uscire. Avevo tutto in testa dal
primo capitolo, ma arrivare finalmente all’ultimo e scrivere una
dichiarazione senza cadere nel banale e sdolcinato è stato difficile.
Non sono sicura di esserci riuscita, come non sono sicura che questo capitolo
sarà di vostro gradimento…spero di sì ovviamente, ma in
caso contrario non esitate a farmi sapere cosa vi ha deluse,
posso sempre aggiungere scene che vorreste vedere nell’epilogo ;)
Dopo questa immensa nota iniziale, vi lascio
finalmente al capitolo, cogliendo l’occasione per ringraziare Bea e Dids per aver letto in anteprima il capitolo e avermi fatto
sapere cosa ne pensavano e JessikinaCullen per la
bellissima immagine che vedete qui sotto.
Ci “vediamo” in fondo nelle note
finali :D
Capitolo 28: Tutta la
verità
Guardavo la scena ad occhi sgranati, facendo
scorrere velocemente lo sguardo da uno all'altro.
Pian piano i nostri compagni se ne stavano
andando, spinti a forza da uno più saggio e
discreto di loro. Avrei eretto una statua in onore di Lele.
-Muoviti! Non c'è niente
da vedere, su!- L'ultimo rimasto a guardare, con la faccia di un allenatore a
bordo ring in un incontro di boxe, era Vergata, trascinato anche lui a
sua volta dall'amico.
-Cazzo no! Ma io ho
scommesso dieci su Lore, voglio vedere!-
I suoi lamenti iniziarono ad arrivare alle mie
orecchie sempre più distanti, fino a quando non
svanirono del tutto.
Eravamo rimasti solo noi
tre. Un bene o un male?
-Sentiamo dai.-
Fissai Teo basita; da
quando riusciva ad essere così arrogante e spaccone? Solitamente il suo
tono era gentile e pacato...o forse ero io che l'avevo
sempre sentito così.
Lore fece un passo in avanti ed istintivamente
arretrai, aggrappandomi alla spalla di Teo ed obbligandolo ad indietreggiare
insieme a me.
-Il problema Teo,-
Sputò fuori il suo nome come se fosse il peggiore degli insulti;
oltretutto prima di allora lo aveva sempre chiamato per cognome, non mi
sembrava una cosa così positiva il fatto che avesse deciso di ritornare
al suo soprannome proprio in quel momento, -Sei tu.- Per un attimo mi
sembrò che i suoi occhi si spostarono su di me, ma forse fu solo
un'impressione, -Tu e la tua patetica, ridicola vendetta.-
Sorpresa, lasciai andare la presa sul braccio di
Teo. Vendetta? Ma di che stava parlando?
Vidi la testa bruna di Teo ondeggiare in un cenno
rassegnato di diniego, -Ancora credi che si tratti di
una vendetta?- Si girò a guardarmi per un attimo e mi sorrise
affettuoso, -A me,- Calcò parecchio su quelle due parole prima di
proseguire, -di Alice importa davvero.-
Oh oh. No, stavamo
andando a toccare un argomento che sinceramente non mi andava di affrontare.
Non così. Non con Teo. Non davanti a Lore.
-Perché tu credi forse...-
-Teo mi
riaccompagni a casa?- Mi ero messa in mezzo ed avevo
interrotto Lore a metà frase. Mi sarei mangiata tutte le dita se avessi
potuto, mi interessava da morire sapere quale sarebbe
stata la sua risposta, ma...avevo già assistito ad una rissa ed era
stata un'esperienza orribile, non volevo che ricapitasse. Non sempre a causa
mia.
Pregai Teo con lo sguardo di assecondarmi. Volevo solo tornarmene a casa, stavo congelando oltretutto.
-Te lo scordi proprio.- Non era
stata, ovviamente, la sua voce a darmi una risposta. Bensì,
una più fredda e sgarbata.
Non mi scomposi neanche un po', tenni gli occhi
puntati su Teo in attesa di una sua risposta.
-Sì,- Si
rilassò appena, -Andiamo.-
Il mio respiro di sollievo durò poco, una
secca risata stuzzicò tutti i miei sensi e mi stordì.
-Voi non andate da nessuna parte.- Secco e
tagliente anche il suo tono; Lore non era per nulla
intenzionato a darcela vinta così.
Perché? Perché vuoi impedirmi di fuggire?
-Che altro vuoi da me?-
Mi era uscita di getto e con disperazione quella frase. Ero
stufa, stufa di essere presa in giro e trattata come un oggetto, come una
bambolina scema senza personalità, come un giocattolino.
Esci dalla mia vita Lorenzo
Latini, lasciami in pace!
Sia lui che Teo rimasero
sorpresi, evidentemente non si aspettavano che io sbottassi così.
Conoscendo a grandi linee i pensieri bacati delle testoline maschili, fui quasi
certa che entrambi stessero pensando che avessi le mie cose.
-Perché non la pianti con queste sceneggiate
senza senso?!- Perché per me lo erano, senza
senso. Lui non era il mio ragazzo, non aveva nessun diritto di venirmi a dire
chi poteva toccarmi e chi no.
-Senza senso?- Un muscolo guizzò
pericolosamente sulla sua mascella, mentre lui manteneva la consueta calma del serial killer pronto ad impazzire e a non lasciare testimoni
vivi, -Senza senso.- Questa volta lo disse con un tono quasi...
Ma no Alice, te lo sei
immaginata. Non puoi aver sentito una nota triste
nella sua voce.
Era come se...DarthVener di Star Wars si fosse
improvvisamente messo a professare la pace nel mondo. Impossibile.
Sembrò riflettere per qualche secondo, -Tu,- Digrignò fra i denti, improvvisamente adirato; la
calma stava passando, arrivava la tempesta, -Non capisci...- Si avvicinò
così velocemente che nemmeno Teo riuscì ad impedirgli di
prendermi per le spalle, -Un emerito cazzo.-
Sobbalzai a quel contatto. Le sue mani avevano
sfiorato appena il mio collo, scoperto e sprovvisto di sciarpa. Erano
così...calde, forti, familiari. Sulle mia pelle gelida.
Stavo morendo dal freddo e la voglia di gettarsi in quel rifugio caldo e sicuro
che erano le sue braccia mi stava logorando il fegato.
Mi ripresi in tempo per squittire indignata un:
-Io? E tu allora?!-
La sua presa si fece leggermente più
forte, non abbastanza da farmi male però. Invece di infastidirmi, la
cosa mi fece rabbrividire piacevolmente. Ero messa male e mi facevo schifo,
eppure non potevo fare a meno di trovare eccitante
anche quella vicinanza.
I suoi occhi si spostarono svelti e nuovamente
glaciali verso Teo, -Levati dal cazzo.-
Mi ero quasi dimenticata di lui a dire il
vero...con gli occhi di Lore puntati addosso ed il suo fiato sulle mie labbra,
era difficile concentrarsi su altro in effetti.
-Cos-non ci
penso nemmeno!- Risentito, fece per mettersi in mezzo e dividerci, ma
all'ultimo lo bloccai.
-Teo.-
Ero stronza. Stronzissima e
non credevo a quello che stavo per dire, -Vai pure.-
Mi dispiacque da morire per lui, dopo che si era messo in mezzo per difendermi
lo stavo cacciando via così... -Per favore.- Mi morsi il labbro. C'era
anche da dire che era stato lui con quel bacio ad
innescare il tutto. L'attribuirgli un po' di colpa mi fece sentire meglio.
-Posso sbrigarmela da sola.-
Annuii un paio di volte, per rendere più
convincente quella frase.
Lui ci fissò per qualche secondo scettico,
poi, dopo un sospiro, annuì a sua volta, -Ti aspetto
alla fermata dell'autobus.-
-Sé, aspetta pure,-
Lore se non usava il suo solito ghigno da stronzo non
era contento, -Ti consiglio di procurarti delle coperte e un cuscino
perché aspetterai tutta la notte.-
Teo si bloccò e sembrò seriamente
sul punto di tornare indietro e di spaccargli la faccia, non lo avevo mai visto così cupo ed incazzato.
Fortunatamente tentennò solo per un attimo perché, dopo aver dato
una veloce occhiata al mio viso preoccupato, riprese a camminare per poi
sparire dalla nostra visuale svoltato l’angolo.
Soli. Eravamo rimasti da soli in quel viale
freddo e deserto. Ad illuminarci solo le fioche luci del
cinema che stava chiudendo ed il lampione alle nostre spalle.
Il rumore delle macchine che passavano era
alternato dal più chiassoso e rombante rumore degli autobus che
sostavano per pochi secondi alla fermata dall’altro lato della strada.
Con una scrollata di spalle, mi liberai delle sue
mani e mi allontanai quel tanto che bastava a farmi ragionare lucidamente;
avevo bisogno di racimolare un attimo le idee.
Pur di non guardarlo apertamente in volto, fissai
per qualche secondo la nuvoletta di fiato che usciva dalla mia bocca ed infilai
le mani fredde in tasca nella remota speranza che si potessero scaldare.
-Cosa non capisco?-
Domandai ad alta voce, più docilmente questa volta, gli occhi ancora
puntati da tutt’altra parte. Avevo messo da
parte l’arroganza e la rabbia, per lasciar posto ad un tono remissivo,
quasi supplichevole.
Spiegamelo, ti prego.
Aiutami a capirti.
Si passò lentamente una mano sul volto e
sospirò, -A Teo non frega un cazzo di te.-
Per un secondo, prima che la
rabbia mi assalisse di nuovo più prepotente che mai, mi era sembrato che
stesse per dire altro. Poi, come al
solito, come sempre, si era corretto ed aveva sparato una delle sue
solite stronzate.
-Perché a te forse
importa…-
-Vuole solo vendicarsi di me.- Aveva
sovrastato ed interrotto la mia domanda, ignorandola deliberatamente
nonostante fossi più che certa che avesse intuito che cosa stessi per
dire.
Vagliai circa una decina di risposte possibili,
dagli insulti peggiori, alla difesa della mia amicizia con Teo.
Mi stava praticamente
dando di nuovo della bambolina deficiente che si lasciava usare! Bella
considerazione che aveva di me!
Con molta fatica, alla fine, riuscii a
controllarmi e a rispondere con un gelido: -Se anche fosse, non sono affari
tuoi.-
Ebbi l’effetto desiderato, perché
abbandonò subito quella faccia da spaccone menefreghista e si
adirò nuovamente, forse più di prima.
-Sì invece! Cazzo…-
L’ultima parola la digrignò fra sé e sé, stringendo
i pugni fino a farli tremare.
Sembrava essere lui quello esasperato. LUI!
Non resistetti oltre.
Basta.
Aveva superato il limite, IO
avevo superato il limite della sopportazione.
-No!- Strillai incazzata
nera e con la voglia di prenderlo ripetutamente a schiaffi, -No invece!- La mia
voce uscì stridula e sperai ardentemente di riuscire a risparmiarmi la
figuraccia in cui sarei incappata se fossi scoppiata a piangere. Dannata
emotività.
–Tu non sei il mio ragazzo!- Stavo praticamente gridando come una pazza in mezzo alla strada. E
se i vigili di Exeter mi
avessero multato? Amen, che si fottessero
pure loro!
-Non hai nessun diritto di venirmi a dire
queste…cose.- Mi tirai indietro i capelli con
forza, la mano tremante ed incerta, così come le labbra, -Non hai nessun
diritto su di me. Io e solo io posso decidere chi può o non può
toccarmi!-
Schioccò la lingua scuotendo la testa
più e più volte, -E al tuo ragazzo sta bene che tu ti faccia toccare così da me e da Teo?- Il suo tono di
voce feriva ed era più velenoso del morso di un serpente.
Ancora con quella storia?!
Ancora con Matteo?! Possibile che non ci arrivava da
solo al fatto che con Matteo avessi chiuso perché ero innamorata di lui?
-Teo non
è mai andato oltre a quel bacetto e mai ci
andrà!- Non riuscivo a capire se era il freddo o la rabbia a farmi
tremare come una foglia, restava il fatto che
quell’espressione diffidente che gli si era dipinta in volto mi
irritò ulteriormente e mi diede la forza per continuare, -è solo
un amico, se anche provasse a cercare qualcosa di più da me, io…-
Affondai i denti nel labbro con forza, -Lo allontanerei. Non potrei mai
considerarlo in un altro modo.-
Distolse lo sguardo e sorrise sprezzante,
-Probabilmente di Matteo te ne basta già uno.-
A quella frase, qualcosa cambiò dentro di
me; la rabbia c’era ancora, ma si era aggiunto qualcosa d’altro.
Il modo in cui si comportava,
il modo in cui aveva evitato il mio sguardo dopo che avevo appena finito di
parlare, il modo in cui sorrideva, apparentemente arrogante ma in realtà
insicuro, il modo in cui si arrampicava sugli specchi tirando fuori cose che
non c’entravano niente…sembrava che lui facesse di tutto per
smentire quanto gli stessi implicitamente dicendo, sembrava che lui stesso non
potesse credere al fatto che io fossi innamorata di lui. Magari lo aveva pure
pensato, ma ogni volta sembrava autoconvincersi che non era così.
-Io e Matteo ci siamo lasciati mesi fa, razza di idiota!- Sentii le guance bruciare e scottare come olio
bollente per friggere, -Perché credi che mi sia lasciata…- Guardai
i fari di una macchina appena passata allontanarsi sempre di più,
-Toccare…da te altrimenti?-
Non osavo voltarmi verso di lui; ero quasi certa
che stesse boccheggiando, ma non avrei retto il contatto visivo con i suoi
occhi per verificarlo.
Temevo che tirasse fuori qualche altra
insinuazione crudele, invece stava zitto. Era un buon o cattivo segno?
Racimolato un po’ di coraggio, gli lanciai
un’occhiata di sottecchi. Sbatteva le palpebre come se non credesse di essere sveglio, poi sollevò un sopracciglio
stranito, -Che cosa? Perché non me l’hai detto?-
Se non
mi fossi subito precipitata a rispondere decisa e risentita, probabilmente mi
sarei accorta di quella nota stonante di sollievo nella sua voce, ben nascosta
in mezzo a tutta quell’irritazione.
-Perché avrei dovuto
dirtelo?-
Si stizzì, -Ah non lo so, forse
perché facciamo sesso da mesi?- Aveva ripetuto
il “da mesi” per sottolineare la mia frase di poco prima.
-Appunto: sesso. Solo sesso. Ripeto,
perché avrei dovuto dirtelo?- Stavo sbagliando
ad insinuare che fra di noi ci fosse solo quello, ma era diventato un
meccanismo di autodifesa ormai.
-Ma perché sì,
cazzo!- Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi ed anche -e
soprattutto- con quel semplice gesto riusciva ad essere bellissimo.
Incrociai le braccia al petto a disagio e
ondeggiai lievemente sul posto, nervosa e mezza assiderata, -Non sarebbe
cambiato nulla.- Mormorai a bassa voce, sperando che mi avesse sentita e al tempo stesso temendo che l’avesse fatto.
Mi fulminò con lo sguardo, piuttosto
infastidito, -Come fai a dirlo?-
Mi presi qualche secondo di
riflessione, prima di rispondere, -Penso di conoscerti abbastanza bene.
Mi avresti sempre e comunque considerata un giocattolino facilmente usabile da chiunque.
Sbaglio?- Volevo essere ironica, ma c’era troppo risentimento nella mia
voce per lasciar spazio all’ironia.
Provò a rispondere, ma lo interruppi
subito sapendo già che cosa stesse per dire,
-Non provare nemmeno a dire che non è così.- Suonava quasi come
una minaccia e ne andavo fiera.
-Io non sono quel tipo di ragazza, non lo sono
mai stata.- Dissi con rabbia e decisione, -Non permetterei mai al primo che
capita di avvicinarsi e di scoparmi…- Ero stata
il più diretta possibile, lasciare frasi a metà non sarebbe
servito a niente,
Come faceva a non capire che per me lui non era
“chiunque” o il primo che capitava? Che se ero andata a letto con
lui, se mi lasciavo avvicinare e toccare da lui, era perché ne ero innamorata?
Si spettinò i capelli
visibilmente teso, -Non ho mai pensato davvero che tu lo fossi.- Aveva
rimarcato parecchio sulla parola “davvero”, segno che se non altro
riconosceva di avermi fatto credere che lo pensasse.
-Ah no?- Risultavo
abbastanza scettica e petulante, -Le tue parole ed i tuoi gesti mi hanno sempre
lasciato intendere altro.- Almeno su quello forse eravamo d’accordo.
Schioccò la lingua arrogante, -Questo
perché…- Si interruppe di botto, lo
sguardo rivolto altrove, la linea del collo rigida e la mascella contratta.
Sembrava che ci fosse qualcosa dentro di lui che
gli impedisse di continuare e non era la prima volta che accadeva.
-Perché…?- Lo
incoraggiai facendomi involontariamente più vicina a lui. Dov’era finita tutta la sua spavalderia di poco prima?
Che cosa stava per dirmi?
Mi fissò per qualche secondo, serio e
indeciso, ma sempre zitto.
Era più che chiara la risposta: non aveva nessuna intenzione di rispondermi. Non verbalmente almeno.
Mi arresi definitivamente; crollarono tutte le
emozioni in una volta, come un castello di sabbia distrutto da un’onda
troppo violenta perché potesse resistere.
Non riuscivo a capirlo. Non sarei mai riuscita
a capirlo e lui non sembrava intenzionato ad aiutarmi.
Era un fottutissimo vicolo cieco. Un vicolo da cui io
non riuscivo ad uscire, ero bloccata. Sempre lì, sempre allo stesso
punto.
La rabbia, la sofferenza, la speranza…tutto
venne annientato. Non avrei ottenuto niente da lui ed ero stata un’illusa ad averci sperato, un’illusa
che si arrabbiava e strillava come una pazza per nulla.
-Sai una cosa?- Alzai il
mento e feci un passo avanti per arrivargli ad un palmo dal naso.
Il mio corpo si tese a quella vicinanza ed
implorò un contatto. Una tortura crudele per ogni singola fibra della
mia pelle.
Zitto. Zitto, zitto,
zitto! E fermo!
Contrariamente a quanto pensassi,
lui non si mosse di un solo millimetro, non era per nulla intimorito o a
disagio, si limitò a fissarmi dall’alto in basso.
Cazzo, speravo almeno si
allontanasse un po’ per evitare al mio naso di sentire il suo
profumo. Dio, quanto adoravo i profumi
maschili…il suo poi mi mandava il sangue alla testa. L’avrei riconosciuto
fra mille altre fragranze.
-Sono stanca. Stanca di continuare così, stanca delle tue insinuazioni,
delle tue frasi lasciate a metà, del tuo atteggiamento. Tu non
hai mai capito niente di me.-
L’angolo della sua bocca si mosse fulmineo
in una specie di sorriso nervoso, prima di ritornare al suo posto alla stessa
velocità. –Sì, beh, se è per
questo…-
-Non ho finito!- Sbottai
irata. Eccheccazzo!
Sbatté le palpebre
sorpreso e anche risentito, ma non continuò.
-Deficiente, ragiona un attimo, che cosa credi
che volesse dire la frase “la tua puttana ti è fedele” detta
da Matteo?!Perché credi che
l’abbia lasciato, perché credi che stessimo litigando quel giorno?-
Schiuse leggermente la bocca e dilatò gli occhi sorpreso. Non sapevo se continuare a gridare
–le guance rosse, i capelli arruffati per via del mio continuo passarci
le mani e gli occhi lucidi- come una pazza o scoppiare in una risata isterica
–sempre da pazza- per la faccia da pesce lesso che aveva. Sembrava che
l’avesse appena trafitto qualcosa, come gli eroi nei film che sgranano
gli occhi dopo essere stati feriti e guardano increduli il proprio sangue
sgorgare a fiotti. Quante sceneggiate, lui non aveva nulla.
C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi però, quel qualcosa che lo aveva trafitto,
c’era qualcosa in più, non solo sorpresa; me ne resi conto subito.
Come si chiamava? Ah sì, consapevolezza. Aveva capito? Forse. Se
non ci era arrivato confermava il fatto che fosse un
cretino.
Gonfiai le guance e sputai fuori tutto resto, tutto il mio astio, -Per colpa tua!-
Richiuse la bocca con uno scatto secco, -Mia?!- Era ritornato al tono petulante, -E che cosa avrei
fatto, sentiamo…-
Mi hai fatto innamorare, mi sei entrato dentro
ogni giorno sempre di più e mi perseguiti damesi
ormai, anche di notte…Mi stai letteralmente facendo impazzire.
Troppo sdolcinato? Troppo da filmetto americano?
Troppo schietto?
Abbassai lo sguardo e mi fissai i lacci delle
scarpe, mentre sentivo il sangue affluire vergognosamente alle guance, -Mi hai
fatto incazzare…tante di quelle volte.- I denti
battevano, ma non ero ancora del tutto sicura che
fosse per via del freddo, -Mi hai detto un sacco di cattiverie, ti sei fatto
odiare in tutti i modi possibili.-
Vidi di sfuggita che si stava avvicinando, le sue
Nike erano si erano mosse
verso di me.
Ripresi a parlare e, senza che lo volessi, la mia
voce si addolcì -Ma mi hai anche salvato la
vita, mi hai difeso quel giorno da Matteo. Sei corso da me quel pomeriggio,
dopo la chiamata di Mel, quando credevi che mi fosse successo qualcosa e hai
evitato di massacrare Domenico di botte.-
Si bloccò; tenevo ancora gli occhi bassi ma sapevo di averlo colto alla sprovvista. Lui non
immaginava che io fossi a conoscenza di tutta la faccenda, non immaginava che
avessi assistito a tutta la sceneggiata sul pianerottolo quel giorno.
Ginnastica in casa.
Era stata la sua banale giustificazione non
appena gli avevo chiesto perché avesse il fiatone.
Un sorriso si disegnò inconsapevolmente
sulla mia bocca, -Resta il fatto che non sono più riuscita
a farmi toccare da Matteo.-
Stava trattenendo il respiro,
lo sentivo. Bastava parlare di qualcun altro e subito gli
si accendeva quella specie di…gelosia assurda.
-Non da quando sono stata con
te.-
Non da quando ho saggiato il sapore delle tue labbra,
non da quando mi hai fatto capire che cosa volesse
veramente dire “fare l’amore” con qualcuno.
Tornai a guardarlo in faccia e quella volta fu il
suo turno di voltarsi non appena lo feci.
Si stava visibilmente massacrando l’interno guancia ed evitava accuratamente i miei
occhi.
Era…a disagio forse, non sapeva cosa dire,
cosa fare, mi sembrava proprio un pesce fuor d’acqua. Di nuovo.
-Non hai niente da dire?- Il
tono implorante la faceva tanto sembrare una preghiera.
Dimmi qualcosa. Una parola.
Mi fissò così trucemente da farmi
quasi rabbrividire, -Cosa dovrei dire?!- Era stato
brusco, molto brusco. Poi se n’era chiaramente pentito, l’avevo
vista quella luce sconfortata e dispiaciuta nei suoi occhi.
Troppo tardi però. Quello era proprio il
genere di domanda che non mi sarei aspettata e che non
avrei voluto sentire.
Gli voltai le spalle alla velocità della
luce per evitare che mi vedesse star così male.
-Alice…-
La sua voce si disperse nell’aria quando incominciai a correre, il freddo che mi entrava
fin dentro le ossa e la gola che bruciava da morire.
Sapevo che mi avrebbe raggiunta,
era molto più veloce di me e l’unica mia speranza era arrivare
all’angolo della strada e svoltare, lì ci sarebbe stato…
-Non volevo dire quello, ok?-
Mi aveva bloccata
praticamente subito; niente da fare, ero proprio una sega nella corsa.
Con una lentezza esasperante ed uno sguardo
glaciale, fissai la sua mano, stranamente tiepida, stretta al mio polso.
-Lasciami.-
Sbuffò seccato, borbottando qualcosa di incomprensibile. Colsi l’occasione per cercare di
sfuggirgli.
-Stai ferma?-
Le provai tutte; calci, pugni, unghie conficcate
nel braccio sotto il giubbotto. Niente. Non gli facevo
niente, ero scarsa pure a difendermi.
A distrarmi dai miei tentativi di fuga, furono le
risate di alcuni ragazzi dall’altra parte del
marciapiede.
Le parole mi uscirono ancora prima che potessi
controllarle o assicurarmi che fossero giuste dal punto di vista linguistico, -Please, help me!-
I ragazzi –due ragazze e un ragazzo- si
voltarono a guardarci sbalorditi e confabularono qualcosa fra
di loro.
Ecco, quello servì a farmi lasciare di
colpo la mano e a farmi riguadagnare la mia libertà. –Ma che…?-
Ripresi subito a correre e non gli diedi il tempo
di dire altro, avevo appena intravisto la sua
espressione incredula.
Il cuore si alleggerì di un bel po’
non appena, svoltato l’angolo, mi accorsi della presenza di Teo. Era
seduto alla fermata dell’autobus R, quello che mi avrebbe riportata dritta a casa.
-Vuoi starmi a sentire, cazzo?!-
Mi aveva nuovamente raggiunta,
ma ormai non era più un problema.
-No, non voglio starti a sentire, cazzo.-
Lo scimmiottai sprezzante, prima di sbracciarmi in direzione della fermata, -Teo!-
Lui si voltò e sorrise spontaneamente,
alzandosi dalla panchinetta
lì vicino e correndomi in contro. Suscitò, come era prevedibile, le ira di Lore che quasi
ringhiò alla vista del mio amico.
-Nessuno ti vuole qui, sparisci.-
Aveva sibilato, con l’aria di un cane pronto a mordere.
-È stata lei a chiamarmi, quindi
sì, qualcuno mi vuole.- Ribatté Teo,
portando subito dopo il suo sguardo comprensivo su di me.
-Andiamo.- A piccoli e lenti passi, incominciai a dirigermi verso la fermata.
-Non ti conviene metterti in
mezzo Valenti.-
Nonostante fossi di spalle e non potessi vedere
la scena, qualcosa mi diceva che Teo si fosse messo in
mezzo per impedire che Lore cercasse di fermarmi.
-Non conviene a te, sai Lore?-
Mi voltai con il terrore che iniziassero a
picchiarsi lì, in mezzo alla strada.
-Ti devo ancora un favore poi.- La voce di Teo
era da brividi, non aveva nulla di dolce e zuccheroso ed il modo in cui mosse ed indicò la caviglia non mi piacque per
niente. Sembrava fosse pronto ad utilizzarla per prenderlo a calci.
-Perché non torni a
sbatterti Elisabetta e non la pianti di rompere il cazzo, mh?-
Tornai indietro e li fissai senza sapere bene
cosa fare. Perché sempre in situazioni del
genere dovevo andare a finire?
-Teo
andiamo.- Sperare che Lore la smettesse di provocare
era inutile, l’unico era fare affidamento su Matteo.
-Perché non torni tu a sbatterti Elisabetta?- Come non
detto.
Un attimo, cosa aveva appena detto?
Lore…sbattersi…chi?!
Rischiai quasi di soffocare e collassare
lì sul marciapiede, l’aria mi mancava. Avrei dovuto salvare sul
cellulare il numero del pronto soccorso inglese, qualcosa mi diceva
che in quel momento ne avrei avuto bisogno.
Non ero l’unica così sorpresa però, Lore non sembrava da meno. Anche se non sembrava a rischio soffocamento…per il momento.
Poi ci avrei pensato io a strozzarlo.
-Credevi davvero che non avrei mai scoperto che
il mio migliore amico si scopava la mia ragazza?- Teo
strinse i pugni con forza.
Ecco, quello era un dettaglio che mi mancava.
Nessuno dei due aveva accennato una cosa del genere a quanto mi
risultava…a meno che…
In un baleno, il discorso di quella sera
ritornò prepotente nella mia testa.
-Ti
riferisci ad Elisabetta?-
-Sei
informata bene...Comunque no, non mi riferisco solo a lei. Mi riferisco ad ogni
ragazza che mi è piaciuta dalle elementari alla terza media.-
Sgranai gli occhi ricordando soprattutto
l’ultima frase.
-Certo,
da quel punto di vista mi sono vendicato...-
Vendicato. Facendo cosa, portandosi a letto
Elisabetta mentre stava con Teo?
Stetti male al solo pensiero, come poteva essere
sceso così in basso? Con quell’oca bionda piena di piercing che probabilmente le avevano bucato
pure il cervello…
Ad ogni modo, Teo non si fermava più, sembrava aver trovato il momento perfetto per sfogarsi di tutti i
torti subiti, -Cosa doveva essere, una specie di vendetta? Chi te l’ha suggerita, i tuoi nuovi amichetti?-
Lore scosse la testa, l’ombra di un sadico
sorriso a dargli un’aria allarmante, -Non
è colpa mia se con te doveva fingerli gli orgasmi.-
Quello non avrei
decisamente voluto sentirlo. Perché quella di Lore era
una conferma, una conferma dolorosa.
Senza contare che l’ultima cosa di cui
volevo essere messa al corrente era la vita sessuale
di Teo. Non che ci avessi pensato poi molto a quella, ma
chissà perché ero convintissima che lui fosse vergine. Ma probabilmente era troppo pretendere che un ragazzo
diciassettenne lo fosse.
Mi misi in mezzo e, prevedendo la reazione di
Teo, lo bloccai un secondo prima che gli si
scaraventasse addosso.
-Teo ti prego!- Dalla preoccupazione la mia voce tremava, -Andiamo.- Lo
implorai flebilmente.
Lui ingoiò la bile e annuì
lentamente, per poi aggiungere, con aria quasi rammaricata,
–Sei proprio un idiota.-
Lanciai una veloce occhiata a Lore, temendo che
dovessi intervenire ancora, ma lui si limitò ad assottigliare gli occhi infastidito.
-Non ti accorgi di quello che hai, la stai solo
facendo soffrire.-
Il cuore perse un battito
quando mi resi conto che era di me che stesse parlando. Perché aveva detto una cosa del genere, che gli era
venuto in mente?
Incontrai gli occhi di Lore per puro caso, la
curiosità era troppa e la mia intenzione iniziale era
solo quella di dare una sbirciatina al suo volto.
Quello che vidi mi turbò. Erano
così intensi e magnetici, era impossibile spostare lo sguardo, mi stava
come…stregando ed imponendo di non farlo.
Un tamburo sarebbe stato meno ingombrante e
rumoroso del mio cuore che, con quel silenzio che c’era in strada,
probabilmente si stava facendo sentire persino dai due
presenti.
Lessi dispiacere e sofferenza nei suoi occhi, non
c’era nessuna punta di divertimento o sadismo…un momento, dispiacere? No, la compassione no. Tutto tranne la compassione,
non volevo che si dispiacesse per me, non volevo fare pena a nessuno.
-Andiamo Teo.- Riuscii a
distogliere lo sguardo a fatica, era stato doloroso e stancante farlo, specie
perché se fosse stato per me sarei andata avanti a guardarlo tutta la
notte. Ricordavo bene quanto potessero annebbiarsi e
scurirsi di desiderio quelle due pozze ipnotizzanti quando facevamo
l’amore…
L’autobus R stava arrivando e perderlo
avrebbe voluto dire aspettare altri venti minuti prima che ne
arrivasse un altro.
Quello, anche se non a voce, era quasi un addio.
Del resto aveva ragione lui…“cosa
dovrei dire?”
Niente Lore. Non
voglio che tu dica più niente. Hai detto e mi hai deluso già
abbastanza.
Non mi amava. La sua risposta era stata
più che chiara.
Ognuno per la sua strada da ora in poi. Con il
cuore a brandelli. Come diceva la canzone “Me la caverò” di
Max Pezzali?
Poi
mi rialzerò. Ammaccato e non distrutto.
Proprio così, mi rialzerò. Prima o poi.
Teo mi cinse la vita con un braccio e
depositò un dolce e casto bacio fra i miei capelli.
Solo quando l’autobus girò nella via
adiacente e fui sicura di non essere vista da Lore mi
concessi di piangere. Singhiozzai silenziosamente, fra le rassicuranti braccia
del mio amico che mi cullavano come se fossi una bambina.
Lorenzo’spov
Non riuscivo a crederci. Da quando ero uscito da
quel cinema mi sembrava tutto un brutto incubo.
Le sue parole…
Resta
il fatto che non
sono più riuscita a farmi toccare da Matteo. Non da quando sono stata
con te.
Lo stomaco si contorse e fece male come se
qualcuno mi avesse appena tirato un pugno.
Lei e quel coglione si erano lasciati da mesi e
io da bravissimo e degno esemplare della stessa specie
di quel minchione che avevo fatto? L’avevo trattata da puttana. Non era più stata con nessuno dopo di me e io l’avevo
trattata da puttana! Nonostante non avessi mai pensato che lo fosse,
c’era sempre stata quella parte oscura di me, quella parte che si impossessava della mia mente ogni qualvolta si figurava
l’immagine di lei che godeva sotto di lui. Un incubo
che mi faceva star male anche in quel momento.
Sentii qualcosa vibrare nella
tasca e, con la testa completamente svuotata, presi in mano il mio
cellulare.
Metti
la vibrazione.
Mi aveva rotto i coglioni per mesi e mesi mia madre.
Non
lo senti se lo metti silenzioso e io mi preoccupo se non mi rispondi!
Fu solo il desiderio di farlo smettere con
quell’insopportabile ronzio che mi convinse a rispondere. Gettarlo a
terra e spaccarlo non sarebbe stata una buona idea e
sapevo che se avessi schiacciato il tasto rosso per mettere giù, Lele
avrebbe continuato comunque a richiamare finché non avessi risposto. Era
come mia madre.
-Pronto?- Non riconobbi quasi la mia voce,
sembravo un malato in punto di morte.
-Oh Lore?- La voce preoccupata di Lele me ne
diede conferma, -Tutto bene? Ma dove sei? Gli Watkins sono preoccupati, volevano chiamarti loro, ma li ho
convinti a lasciar fare tutto a me dato tu non ci avresti
capito niente se ti avesse parlato Marion.-
Simpatico. Anche se
aveva pienamente ragione, il mio inglese faceva proprio cagare.
-Sono vivo.- Non sembrava
nemmeno una frase ironica, visto il tono di voce morente.
-Lieto di saperlo, credevo che Alice ti avesse
sgozzato e sepolto sotto metri e metri di terra!Allora, come è
andata?-
L’ultima domanda che
avrei voluto sentirmi porre. Mi sedetti sulla panchinetta della fermata, lo sguardo fisso sul muro del
palazzo di fronte.
Che schifo di posto. Non
c’era un minimo di vita lì la sera, erano solo le undici ed era
già tutto deserto.
-Sono un coglione Lele.- Mi lasciai
sfuggire, consapevole che avrebbe infierito con i “Te l’avevo
detto”.
-Questo lo so. Ma che è successo?- Il suo tono si addolcì. Oddio,
peggio di quanto pensassi, chissà che pena dovevo
fargli. Come un cane abbandonato.
Appoggiai il braccio libero sulla gamba sinistra,
mentre con la mano destra stritolavo il telefono così forte che non mi
sarei stupito se si fosse rotto, -Io…non lo so…lei…-
Mi massaggiai la fronte con le dita; ero patetico, non sapevo neanche mettere
su un discorso coerente.
-Ti ha detto che ti ama,
vero?-
Strabuzzai gli occhi stupito:
come cavolo faceva ad andarci sempre così vicino?
-Credo.-
-Credi?- Fece sorpreso e scettico.
-Oh cazzo, non lo so!- Mi innervosii,
-Ha detto che si è lasciata con il tipo e…-
-Lore…- Il tono di un
padre che rimproverava il figlio.
-Che c’è?-
Già lo sapevo cosa stava per dire.
-Ti ha detto che si
è lasciata con lui e tu ancora non sei convinto?! Ma
che hai fatto in tutto ‘sto tempo? Dov’è
lei?-
L’ho
lasciata andare. Con Teo.
Mi sarei applaudito da solo per la mia scemenza.
Il fatto era che…vederla così fragile, ferita, delusa…per
colpa mia.
Teo aveva ragione, per quanto ammetterlo mi
rodeva da morire.
L’avevo fatto soffrire e trattata da
schifo, l’avevo fatta piangere più e più volte,
eppure…possibile che lei fosse davvero
innamorata…di me? Che cosa avevo fatto
per…farmi amare?
-Lore, ci sei?-
-Sì.-
-Ti sei innamorato.-
Oh cazzo. Sì? NoEra da
escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un
"no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un
banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il silEra
da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con un
"no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un
banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il
silenzioEra da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito con
un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche
un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per il
silenzio.Era da escludere che rispondessi di sì, ma rispondere subito
con un "no" isterico mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai
anche un banale quanto più logico “Non lo so”, optando per
il silenzio.? Era da escludere che rispondessi di sì,
ma rispondere subito con un “no” isterico
mi avrebbe inevitabilmente smascherato. Evitai anche un banale quanto
più logico “non lo so”, optando per
il silenzio.
-Ce ne siamo accorti tutti,-
Proseguì lui senza attendere una risposta, -Io e Andre è da mesi
che ci lavoriamo su per farti aprire gli occhi.-
-Che?-
Sbottai indignato, -Bastardi, voi complottate da mesi contro di me e non mi
avete detto niente?-
-Pff, complottare,
che parolone. Comunque approviamo entrambi. Anche Andre, mi ha detto di dirtelo.-
Inarcai un sopracciglio, -Andre approva?- Ma se lui non faceva che ripetere “amare
rende coglioni” e odiava le coppie in generale.
-Certo! Gli mancherai come compagno di
“avventure” single il sabato sera, ma ha detto
che è felice per te.-
-Non l’ha detto con
queste parole.- Capii subito, sorridendo debolmente.
-No infatti. Ha detto
“La figa è la figa oh. L’importante è che la Puccio
ce l’abbia, poi se lui è contento così…meglio,
più fighe per me!”-
Che
perle di saggezza. -Sono quasi commosso.-
-Stavo pensando di metterlo per iscritto,
così ti ricorderai di questa sua deliziosa e rara dimostrazione di intelligenza.-
Risi. Non mi piaceva pensarlo, era troppo
sdolcinato, ma…ero contento di avere amici come loro.
Alzai lo sguardo e vidi arrivare in lontananza
l’autobus. L’ultimo della giornata probabilmente.
-Sai cosa fare adesso, vero?-
-No.- Dissi titubante.
-Sì, lo sai.-
Mi avrebbe sgozzato veramente se mi avesse visto
lì. Che cosa avrei potuto dirle poi? Come? Odiavo sentirmi
così insicuro ed esitante, non mi sentivo così
da…non mi ero mai sentito
così. Ecco perché era tutto così strano e nuovo.
-Lore è la tua ultima occasione. O ci vai adesso o le dici addio, non puoi rimandare.-
Dirle addio.
Dire
addio al suo modo di sorridere quando facciamo l’amore, al suo modo di
arricciare il naso quando qualcosa non le piace, al
suo modo di aggrottare la fronte quando non capisce niente di matematica, al
suo modo di gonfiare le guance quando è arrabbiata, al suo modo di
spostarsi i suoi morbidi capelli quando è nervosa, al suo modo di
ricambiare i baci dapprima timido e impacciato, poi più sicuro e
sensuale, al suo modo di chiamarmi quando raggiunge l’orgasmo. Ai suoi baci, alla sua pelle, al suo tocco, alla sua voce.
-Lore?-
La voce di Lele era distante,
non lo sentivo quasi più.
No. No cazzo, no. Non
volevo dirle addio, lei era e sarebbe rimastamia.
Nessuno avrebbe potuto toccarla, solo io.
Me.
Puoi toccare solo me.
Ero un coglione. Come cazzo avevo
fatto a non capire le sue parole?
Ti…voglio.
Lore
non te ne andare! Rimani…Perché mi sei
mancato e...mi manchi...
Mi
piacciono le tue braccia sai? E anche i tuoi
capelli...E il tuo profumo...
-Lore??-
Stavo seriamente male. Di lì a poco avrei
vomitato tutta la cena se quel qualcosa che
sentivo nello stomaco non avesse smesso di colpirmi e scombussolarmi.
Alice.
Mi odiava. Mi odiava e aveva tutti i motivi del
mondo per avercela con me.
-Oh cazzo Lele!- Mi alzai
di scatto e feci segno all’autista di fermarsi non appena arrivò
alla fermata.
-Oh ti sei svegliato! Ma
buongiorno…- Fece ironico.
-Mi prenderei a sprangate, sono
stato un coglione!-
-L’abbiamo
già detto mi sembra…vuoi una mano con le sprangate?-
Si informò cordiale.
Salii sull’autobus e salutai il conducente
come d’abitudine; non era mica come a Milano lì, i conducenti
erano gentili e meno scazzati.
-Non voglio perderla…- Lo dissi a voce così bassa che stentai a credere che mi
avesse sentito.
Mi ritrovai inevitabilmente ad arrossire per via di alcune occhiate curiose di una signora lì vicino.
Difficile che potesse capirmi, ma era comunque
imbarazzante dirlo in presenza di altri.
-Alleluja, ci
siamo!-
-Piantala di fare l’idiota e renditi
utile!-
-Va bene, va bene…preparati
ad essere schifosamente romantico…-
Tutto
tranne questo.
Avrei preferito ballare la Lambada nudo in cima al Duomo di Milano ad essere sincero.
-Cos-Che?-
Rabbrividii schifato.
-Vuoi farti perdonare?-
Attesi qualche secondo prima di
sospirare e rispondere, -Sì, ma...-
-Niente “ma” e ascoltami…-
Alice’spov
Arrivata in camera, mi buttai a peso morto sul
letto: sentivo che la testa sarebbe scoppiata da un momento all’altro,
non riuscivo a pensare a nulla a causa di quel dolore martellante alle tempie.
Affondata la faccia nel cuscino,
scoppiai di nuovo a piangere, cercando di soffocare i singhiozzi nella morbida
stoffa che già assorbiva le mie lacrime.
Mi ero vergognata da morire in autobus con Teo;
avevo fatto una figura pietosa, eppure lui era rimasto lì ad
accarezzarmi e consolarmi. Era un vero tesoro.
Così come lo erano Mel, Susan e Rod, che
al mio ritorno a casa erano stati molto discreti e
dolci. Mi avevano preparato una camomilla per cercare di tranquillizzarmi e non
mi avevano chiesto nulla.
Mia madre, al contrario, mi avrebbe stressata per sapere tutto per filo e per segno.
Ripensare a mia madre, a mio
padre e al ritorno a Milano in generale, mi fece stare ancora peggio.
Nonostante i miei mi
mancassero da morire, al ritorno a casa tutto quanto sarebbe stato
più…vero, reale. La vita di sempre, senza Lore.
Lo avrei visto a scuola ogni giorno e lo avrei
visto uscire di casa la mattina, avrei potuto
incontrarlo in ascensore o per strada, magari con un’altra
ragazza…solo a pensarci, mi veniva su quel poco che avevo mangiato a cena
e la camomilla.
Dal piano di sotto arrivavano
ovattate le voci preoccupate di Susan e Rod. Sembrava stessero
discutendo con qualcuno, ma lì per lì non mi resi subito conto di
chi fosse, troppo stanca e provata dal pianto.
-Lore, sei fuori di testa? Dove credi di andare?!-
Balzai in piedi in un attimo -con non poche fitte alla testa- al suono della
voce di Mel, sempre più vicina e forte.
Mi precipitai alla porta e la chiusi immediatamente a chiave, il cuore in gola
e gli occhi sgranati mentre poggiavo la fronte sulla superficie fredda di
legno.
Qualcosa sbatté con violenza in
fondo al corridoio e ci misi poco a capire di che si trattasse:
la porta della camera da letto di Sue e Rod. Subito dopo fu la volta della
porta del bagno, accanto alla mia.
Feci scorrere i miei occhi fino alla
maniglia, che fissai come in trance finché non
si abbassò, neanche un secondo dopo.
Sobbalzai sul posto ed il cuore
incominciò a battere così forte da riuscire quasi a coprire del
tutto il rumore del mio respiro affannoso.
-Alice…-
Un sospiro. Stava cercando di calmarsi: aveva
smesso di cercare inutilmente –e istericamente-
di aprire, strattonando la maniglia neanche avesse voluto strapparla dal legno.
-Apri.-
Per
favore.
Fu solo il mio cervello a registrare quelle due
parole, era il desiderio di sentirsele dire ad aver messo mano al mio organo
pensante…uno dei pochi organi funzionanti
rimasti oltretutto, visto che il cuore era evidentemente difettoso.
Non risposi, così la maniglia
riprese ad abbassarsi e alzarsi più volte e violentemente.
-Apri questa cazzo di
porta o giuro che la sfondo.-
Si stava di nuovo spazientendo
e il tono di voce, più che minaccioso, sembrava solo irritato.
Un colpo leggero alla porta. La sua mano forse?
-Sai che sarei capace di farlo.-
Fremetti. No, non era la sua mano. Ero sicura al
cento per cento che si fosse appoggiato anche lui con
la fronte alla porta, la sua voce arrivava più vicina e leggermente
alterata per via del legno non più così distante dalla bocca.
Mi diedi della stupida quando
mi accorsi del sorriso che era spuntato, involontariamente, sulle mie labbra.
Sì, sarebbe stato capace di farlo. Perché
era cretino, impulsivo, egoista e infantile…
Ma
perché era venuto lì? Che cosa voleva
ancora da me?
Il pensiero che lui fosse
dall’altra parte, che la sua pelle stesse toccando quello stesso legno
che stavo toccando io, mi mandò il sangue al cervello.
-Vattene.- Dissi
solamente, a fatica per via della gola secca.
-No.- La sua risposta, più testarda di
quella di un bambino.
Mentre cercavo di mettere su una frase più o meno logica che lo inducesse ad andarsene,
ascoltai Susan e Rod parlare con tono autoritario che non ammetteva repliche;
stavano tentando di convincerlo –con le buone- ad uscire da casa loro.
Nel sentire la parola “police” in mezzo a quel discorso, sbiancai.
-Lore, stai esagerando. Sue vuole chiamare la
polizia, lascia…- La parola “stare” si perse nell’aria
e la voce calma e razionale di Mel si interruppe.
-Che chiamino chi
vogliono ‘sti inglesotti di campagna, io non mi muovo di qui.-
Ma era impazzito?! Sue
avrebbe chiamato persino la polizia –logico, un tipo era
entrato a forza a casa sua e minacciava di buttare giù una porta-
e quello non faceva una piega?
Ma cos’aveva al posto del cervello,
segatura?!
-Alice.-
Sussultai nel risentire il mio nome pronunciato
in quel modo così…deciso ma al tempo stesso gentile. Così giusto.
-Apri, devo
parlarti.-
Questa volta il “ti prego”
c’era veramente, era solo nascosto e schiacciato sotto chili e chili di orgoglio maschile.
L’attimo dopo quelle parole, a rompere il
silenzio ci fu solo il mio respiro pesante.
Voleva parlarmi. Eppure
credevo non avesse niente da dire, pensai acida e ferita.
Gli occhi pizzicarono ed il cuore
sprofondò nel petto quando valutai
l’ipotesi di lasciare che arrivasse la polizia e di non ascoltare
ciò che avesse da dirmi.
E se
mi avesse ferita di nuovo? L’aveva fatto talmente tante volte...
Scossi la testa e una lacrima scivolò
lesta sulla mia guancia; dovevo ascoltarlo, avrei avuto rimpianti per tutta la
vita altrimenti.
La mia mano si mosse praticamente
da sola, scivolò lentamente in basso, fino alla chiave che, dopo un
sospiro, rigirai.
Speravo così di evitare altre figuracce
con la mia host-family. Non volevo tirare in mezzo
anche Sue e Rod e non volevo che la loro porta venisse
buttata giù a causa mia.
Quello che vidi, una volta aperta la porta, mi
sconvolse a tal punto da farmi girare pericolosamente la testa.
Déjà vu.
I capelli scarmigliati, bagnati –doveva
aver iniziato a piovere-, le guance arrossate per via del freddo, il petto che
si alzava e abbassava velocemente, quasi quanto la maniglia della
porta un attimo prima, e gli occhi…gli occhi erano fuoco puro,
nonostante fuori ci fossero due gradi in croce.
Quanto aveva corso sotto la pioggia? Pensai ai
dieci minuti di camminata che io e Mel facevamo
regolarmente ogni volta che scendevamo alla fermata dell’autobus.
Déjà vu.
Ginnastica in casa.
Quel pomeriggio aveva negato l’evidenza.
Non aveva ammesso di aver corso come un forsennato solo per venire da me,
preoccupato che mi fosse successo qualcosa dato che
non rispondevo al telefono…che scusa avrebbe trovato in quel momento se
gli avessi fatto una domanda simile?
-Hey little girl, is
everything ok? Should I get rid of him?-
Spostai lo sguardo su Rod, stordita e confusa
dagli occhi magnetici su cui si erano posati i miei poco prima.
Spremetti le meningi nel tentativo di formulare
una frase in inglese di senso compiuto per rispondere alla domanda di Rod. In
quel momento non riuscivo a parlare nemmeno in italiano, quindi pensare ad
un’altra lingua era il doppio più difficile del solito.
-No, it isn’t
necessary, thank you. Can you…-
Incassai la testa nelle spalle imbarazzata, -Letus alone, please?- Le guance
erano talmente bollenti da aver quasi fatto asciugare del
tutto la lacrima di poco prima.
Volevo e non volevo al
tempo stesso, restare da sola con lui: avevo paura di quello che avrebbe potuto
dirmi e di crollare, come già successo, sotto i suoi occhi.
Avrei voluto che Mel restasse con me, come
supporto, ma lei, dopo aver tranquillizzato Sue e Rod con il suo inglese
stentato, mi sorrise incoraggiante e si girò per andarsene insieme a loro.
Bella stronza! Mi
abbandonava così? Perché? E che cosa avrebbe voluto dire quel sorrisino?
-Dì quello che devi
dire e poi vattene.- Mormorai, una volta rimasta sola con lui, sforzandomi di
sostenere il suo sguardo.
Esitò incerto per qualche secondo, poi,
smosso forse dall’irritazione palese che stava prendendo sempre
più forma sul suo viso, fece un passo in avanti e parlò, -Oh al
diavolo il discorso di Lele, improvviso.- Borbottò.
Mio malgrado, alzai un
sopracciglio confusa; e quello che voleva dire?
Troppo presa ad
analizzare quella frase, mi accorsi della sua vicinanza solo quando mi
sfiorò una guancia con le nocche della sua mano.
Colta completamente alla sprovvista e sbalordita
da quel gesto, sgranai gli occhi allibita e mi
allontanai fino a sbattere con la testa su un quadro di Parigi appeso al muro
dietro di me. Il cuore batteva furiosamente nel petto, mentre toccavo la parte
lesa e mi assicuravo con un’occhiata veloce che il quadro di Sue fosse
sopravvissuto all’impatto.
Che cazzo gli era preso?!
Aveva forse sbattuto la testa da qualche parte?! Mi
stava sfottendo o cosa?! Lo guardai a fatica, sempre
con lo sguardo di una che aveva appena visto un elefante rosa nel cielo.
Lui non sembrava troppo turbato dal mio essermi
scostata, al contrario, aveva abbassato lentamente la mano rimasta ancora a
mezz’aria e aveva abbozzato un breve e carezzevole sorriso.
Sorriso che, tra parentesi, mi irritò
parecchio. Cazzo aveva da sorridere? Si divertiva così
tanto? Già, certo, ero io quella che stava da schifo e che si stava rodendo il fegato.
I suoi occhi saettarono svelti dal quadro a me,
-Quando hai bevuto, quella sera…- Iniziò
improvvisamente nervoso, la fronte aggrottata e l’aria di uno che non
aveva la più pallida idea di quello che stesse per dire. Sembrava comunque più che deciso a continuare per mia
sfortuna, -Il giorno della mia festa di compleanno…-
Ricordai con un sussulto quella sera. O meglio, quello che accadde prima
di quella folle bevuta con quella pazza di Bìa.
Inarcò un sopracciglio
divertito, -Mi hai paragonato ad un principe.-
Uhssignur! E questa da dove
usciva? Avevo davvero detto una stronzata del genere?
Arrossii fino alla punta dei capelli senza
perdermi per un solo millesimo di secondo i suoi movimenti: forse neanche tanto
involontariamente, stava facendo altri passi in avanti verso di me.
-Mi hai detto che non
volevi più che ti evitassi,- Si fece improvvisamente serio e pensieroso,
-E hai voluto che dormissi con te.-
Conficcai le unghie nei palmi delle mani e feci
aderire completamente la schiena al muro per stare il più possibile alla
larga da lui.
Perché mi
stava dicendo quelle cose? Dove voleva arrivare?
-Sì, ricordo bene la storia,- Dissi acida come un limone.
-Perché,
che è successo?-
-Mi
hai detto che ti mancavo...Ed io ti ho
spogliata...Abbiamo fatto l'amore così tante volte, come non lo facevamo
da troppo tempo…-
-Mi hai scopata e riscopata,
poi mi hai rivestita per non farti beccare dai miei
genitori.- Sibilai a denti stretti.
-Ti
ho rivestita per non farti scoprire dai tuoi
genitori.-
Basta. Dio, come odiavo risentire quelle parole,
come odiavo risentire la sua voce mentre le
pronunciava.
Qualcosa di invisibile,
bollente e soffocante mi stava circondando la gola come un wrestler
e mi impediva di respirare. La testa girava e le mie gambe avrebbero
ceduto, me lo sentivo.
-No.- Quel suo “no” deciso mi
riportò alla realtà, -Non è successo niente quella sera.-
Appoggiò le mani ai lati del mio viso per bloccarmi lì dove mi
ero incastrata da sola, al muro, non appena cercai di sfuggirgli.
Il mio petto sfiorava il suo ogni qualvolta incameravo
ossigeno, troppo spesso a dire il vero, visto che il wrestler
invisibile mi aveva mollata e mi permetteva nuovamente
di respirare, fin troppo velocemente.
Quella stupida morsa decise piuttosto di
dedicarsi con più cura e attenzione al mio ventre, stritolato e in preda
a fitte violente come sempre quando lui era così vicino.
-Eri così ubriaca che immaginavo non ti saresti più ricordata niente il giorno dopo.- Un
lampo indefinibile attraversò i suoi occhi, -Proprio per questo mi sono
limitato a sdraiarmi vicino a te, come mi avevi chiesto.-
Come era
semplice lasciarsi ingannare ancora una volta da lui, così vicino e
così apparentemente…sincero.
Perché
avrebbe dovuto semplicemente sdraiarsi vicino
a me senza far nulla? Mi risultava piuttosto difficile
credere che non avesse approfittato della situazione come mi aveva raccontato
in precedenza.
-Avevo intenzione di andarmene non appena ti fossi addormentata, ma stavo così…bene che- Puntò gli occhi sul
pavimento ed evitò con cura i miei, -Alla fine mi sono addormentato e la
mattina dopo…- Si morse il labbro con forza, -Non ho avuto il coraggio di
svegliarti, non sapevo cosa dirti.-
Dove vuoi andare a parare?
Avevo la testa ammassata di punti di domanda
enormi ed il cuore che lottava per non farsi false speranze.
Non mi illudere.
-Non avrei dovuto farti credere
di averne approfittato…- Disse piano, quasi stesse parlando da
solo.
Lì ci sarebbe stato bene un “mi
dispiace”. Peccato che, parlando di Lore, era difficile che si lasciasse
andare a certe frasi e si scusasse.
Sbattei velocemente le palpebre, sforzandomi di
non mostrare nessuna emozione e di trovare una
spiegazione a tutta quella situazione irreale, -Quindi…sei venuto qui
solo per dirmi questo?-
Scosse la testa ed avanzò con il viso,
fino a fermarsi a soli pochi millimetri dal mio.
Era così vicino che se mi fossi mossa le
mie labbra avrebbero sfiorato irrimediabilmente le sue.
Mi veniva da piangere. Perché nonostante
tutto desideravo più di ogni altra cosa al
mondo farlo. Sentire di nuovo il suo sapore, potermi
aggrappare alle sue spalle come sempre e lasciare che fossero le sue braccia,
strette forti intorno alla mia schiena, a sorreggermi.
Lo sentii mormorare un “cazzo”, prima
di fissarmi di nuovo, così intensamente da farmi veramente, per la prima
volta, sperare in una specie
di…dichiarazione?
Cogliona, mi sto illudendo di nuovo,
nonostante avessi giurato a me stessa di non farlo più.
Ma
perché allora aveva corso sotto la pioggia per poter parlare con me? Cosa c’era di così importante da dire?
-Non sono portato per queste stronzate,
non credo di aver mai detto nulla di vagamente…dolce,- Rabbrividì inorridito,
neanche gli avessero appena proposto di mangiarsi uno scarafaggio, -Nemmeno a
mia madre o alle mie sorelle.-
Ero ancora più confusa. –Io…non
ci sto capendo nulla.- Ammisi afflitta.
Non si premurò di spiegarmi, andò
avanti con il suo discorso senza senso, -Il paragone con il principe era quanto
di più distante dalla realtà potessi
trovare. Ho visto che tipo era quel Matteo. Tutto rose e
cioccolatini…conciato come solo mio nonno potrebbe
andare in giro vestito.-
Rose e…cioccolatini? Come sapeva delle rose
e dei cioccolatini? La mia faccia mostrò alla perfezione i miei dubbi e lui, almeno a quella mia curiosità,
rispose, anche se con una certa riluttanza, -L’ho
chiesto a Mel.-
Istintivamente lanciai un’occhiata dietro
la spalla di Lore, quasi pensando di trovarci Mel ad origliare. –Che cosa?- Traditrice, non mi aveva detto nulla!
Mi ignorò.
Probabilmente per lui era più comodo farlo, per evitare spiegazioni
imbarazzanti. -Io sono l’opposto.- Proseguì,
staccando una mano dal muro e poggiandola al mio fianco in un gesto
quasi…protettivo.
Fremetti come una cretina al contatto con le sue
dita che, lievi e gentili, accarezzavano pian piano la mia pelle sotto la stoffa del mio
pigiama.
-Non sono il tipo che porta la colazione a letto
alla sua ragazza e la sveglia con un bacio, non sono il tipo che compra dei
fiori, non sono il tipo che cucina,- Si
accigliò, -Non sono neanche capace di farmi un toast senza bruciarlo.-
Mi ero persa dopo quel “non sono il tipo
che cucina”. Non riuscivo a credere a quello che stava dicendo, quelle
parole…
Il
giro in carrozza…
-Sono allergico al pelo del
cavallo, quindi niente giri in carrozza.-
Arricciò il naso schifato al solo pensiero.
Il
castello…
-Non abito in un castello, anzi, vivo in uno
schifoso appartamento con i miei nella periferia della grigia, triste e piovosa
Milano.-
Le
scarpette di cristallo…
-Non credo esistano scarpe di cristallo, ma nel
caso…con la mancia di mia madre dubito potrei
comprartele.-
Un singhiozzo molto simile ad una risata
uscì dalle mie labbra. Quelle erano le stesse identiche cose che avevo
scritto in un mio tema alle elementari, “Il mio
principe azzurro”.
Come faceva a sapere tutto quello se non lo aveva
mai letto?
Solo poche persone lo avevano fatto a quanto ne
sapevo: la maestra, mia madre, mio padre –che aveva assicurato con
certezza che se la sua bambina avesse avuto bisogno di un principe, lui ci
sarebbe sempre stato per renderla felice-, Ilaria,
Daniela, Angelica e…Mel.
Avrei dovuto immaginarlo, Mel
non sapeva proprio stare zitta e tenere per sé le
cose. Lo aveva trovato nella mia libreria un pomeriggio che era venuta a
trovarmi e lo aveva voluto leggere a tutti i costi.
Il fatto che quella traditrice glielo avesse
riferito era oltremodo imbarazzante…di sicuro lui aveva pensato che fossi
una cretina, illusa ed ingenua ochetta…quel tema andava bruciato…
-Perché mi stai
dicendo tutto questo?- Lo accusai, spaventata da quello che sarebbe potuto
succedere se mi fossi di nuovo fidata di lui.
Quelle erano solo
parole…parole scritte anni e anni prima da una bambina piccola e sciocca,
che sperava che il suo principe preferito, quello di Cenerentola, uscisse dalla
televisione e la portasse nel suo castello.
-Perché…- Schioccò la lingua nervoso, poi, uno strano luccichio ravvivò
i suoi occhi e l’attimo dopo le mie labbra si ritrovarono intente a muoversi su quelle di quel coglione patentato.
Colta alla sprovvista dalla foga
di lui, diedi un altro colpo con la testa al muro dietro, ma non ci feci
caso; mi avvinghiai a lui stile koala, desiderando che quel momento non finisse
mai.
Lore.
Lore. Lore.
Solo a questo riuscivo a pensare, il cervello si
era incantato e ripeteva all’infinito lo stesso nome, seguito
sempre dalla stessa frase.
Ti
amo.
Tornai in me una volta infilata una mano fra i
suoi capelli e l’altra sotto il suo giubbotto per accarezzargli la
schiena.
D’istinto, gli morsi il labbro e strinsi la
ciocca che avevo in mano con forza, per poi tirarla
indietro fino a quando non si staccò completamente dalla mia bocca e mi
permise di tornare a respirare.
Era un osso duro, ce ne avevo
messi di tempo e di forza per farlo allontanare.
-Ah!- Fece portandosi una mano al labbro nel momento
esatto in cui fu costretto ad arrendersi.
-Come…?- Iniziai, salvo poi accorgermi che
c’era solo un modo per fargli capire quanto fossi
indignata.
Fu una bella soddisfazione –come sempre del
resto- colpirlo in viso con il palmo della mia mano. Non mi era mai piaciuta la
violenza, eppure quando si trattava di lui provavo una strana sensazione, quasi
di appagamento, nel ferirlo. Forse
perché lui aveva fatto lo stesso con me, anche se le mie ferite non
erano visibili dall’esterno.
-Come cazzo ti permetti?!
Credi ancora di poterti prendere la libertà di
fare quello che vuoi con me?!- Strillai, accaldata come una teiera sul fuoco,
accantonando per un attimo il pensiero che sia Rod che Mel e Sue mi avrebbero
sicuramente sentita. Se non altro i due terzi del “pubblico” non mi
avrebbero capita.
I suoi occhi lampeggiarono di una rabbia non rivolta però a me, almeno così non sembrava,
-Io lo voglio.-
Mi spiazzò per l’ennesima volta.
Voleva cosa? Sembrava tanto un “sì” matrimoniale.
Lo
voglio.
Come suonava bene.
-Voglio essere libero, Alice.-
Libero? Da me?Non fiatai, trattenni
il respiro finché non riprese a parlare.
Non si avvicinò –saggia mossa- ma si vedeva lontano un miglio quanto stesse
smaniando per farlo, cosa che in parte speravo facesse.
Stupida.
-Voglio essere libero di poter prendere a calci
qualsiasi coglione osi sfiorarti o infastidirti.-
Non era quello che mi aspettavo di sentire e i
miei occhi in fuori dablackmoor, lo stesso
“grazioso” pesce nero con gli occhi sporgenti che aveva Daniela, dimostravano
alla grande quanto fossi sorpresa.
-Voglio essere libero di poterti prendere e
baciare quando voglio.-
Rabbrividii di piacere al solo pensiero.
Quando voglio.
Anche in
quel momento quindi?
-N-Non…-
Balbettai tremando come un pulcino.
Il “ti avvicinare” non riuscii a
pronunciarlo perché il suo braccio passò dietro alla mia schiena
e mi attirò a sé come poco prima, -Voglio essere libero di
poterti considerare mia.- Concluse appoggiando la sua fronte sulla mia.
-Voglio essere il tuo ragazzo.- Si liberò di quella frase con un sospiro, quasi si fosse
tolto un enorme peso di dosso.
Di tutte le reazioni possibili, la risata
isterica era senza alcun dubbio la più stupida.
Purtroppo non potei trattenermi, gli risi in faccia così forte che per
poco non lacrimai.
-Tu…? Stai scherzando? C’è una
candid camera, vero?- Feci per sciogliere quella
specie di abbraccio, ma lui non sembrò per
nulla intenzionato a collaborare.
Socchiuse le palpebre, -Credi davvero che sarei
capace di dirti questo per scherzo?-
Poggiai le mani sul suo petto per cercare di
mettere distanza fra i nostri visi, -Ormai non mi sorprendo più di nulla quando si tratta di te.- Abbassai la testa a disagio.
Continuavo a dimenarmi come un pesciolino
–il blackmoon di Daniela tornava sempre utile-
nella rete, con scarsi risultati perché la libertà a cui agognavo non arrivò.
-Non mi crederesti nemmeno se ti dicessi…-
Si bloccò titubante e chiuse gli occhi, cosa che feci anche io, con il
cuore carico di aspettative.
Se ti dicessi…?
Stavo per prenderlo per le spalle e scuoterlo
come una pazza isterica pronta per essere internata.
Cosa? COSA?!
-Che da quando mi hai dato
quel cazzo di bacio in ascensore non riesco a toglierti dalla testa?-
Mi ero aspettata una continuazione diversa ad
essere sincera, ma non rimasi delusa da quella, il suo
sorriso rendeva dolce l’intera
frase, compreso “quel cazzo”.
Non
riesco a toglierti dalla testa.
Nemmeno io. Da mesi ormai.
Quando mi resi pienamente
conto di quello che aveva appena detto, rischiai seriamente il collasso.
-Che mi piacciono da morire i
tuoi capelli, le tue braccia e il tuo profumo?- Sorrise, per un qualcosa che a
me sfuggiva.
Braccia? Che
c’entravano le mie braccia? Repressi l’istinto di esaminarle e di
annusarle come un cane randagio e cercai di prestare attenzione a quello che
doveva ancora dire.
-E che…- Il suo sorriso
si spense e lasciò posto ad uno sguardo così intenso che fece
automaticamente risalire le mie mani dal suo petto alle sue spalle per ridurre
la lontananza far i nostri corpi.
Sbuffò e un adorabile broncio prese forma
sul suo viso, –Insomma, tutto questo solo per dirti
che…- Si passò una mano fra i capelli in un gesto molto teatrale,
-credo…di essere innamorato di te.-
Il mio corpo si immobilizzò
ed ebbi quasi la sensazione che fosse successa la stessa cosa anche al mio
cuore.
Fossi stata in ospedale probabilmente il monitor
avrebbe segnato una luuunga
linea dritta, come succedeva nei film quando crepava
qualcuno…
Oddio, ero morta? Un infarto? Da piccola mi ero
vista tutte le cassette di “Esplorando il corpo umano”,
ma nessuna di quelle mi aveva preparata ad una reazione del genere,
nessuna di quelle spiegava che cosa succedesse al cuore dopo una frase come
quella.
Sentii il rimbombo di quelle parole nella mia
testa così tante volte che pensai di essermelo immaginato.
Capita, no? Che la mente
giochi brutti scherzi e che ci faccia sentire quello che vorremmo sentirci
dire.
-Sono fottutamente innamorato di te, Alice.- Sbatté le palpebre sorpreso, come se si stesse rendendo conto solo
in quel momento dell’autenticità delle sue parole.
Era impossibile non credergli. Impossibile
provare anche solo a pensare che stesse mentendo, perché si vedeva che
era maledettamente sincero. Aveva usato lo stesso tono deciso di quando mi aveva detto quel “Sei mia” mesi
prima. Senza alcuna esitazione.
Per me fu come ricevere un altro colpo dritto al
petto, sentivo distintamente i battiti impazziti del cuore in ogni singola
vena.
Oh
allora sono viva…
Si schiaffeggiò leggermente la fronte con
la mano libera,-Non so nemmeno da quanto, so solo che
le cose stanno così. E che mi ci sono voluti due amici
più coglioni di me per accorgermene.-
La sua fronte si aggrottò sempre di
più mentre il soffitto e la sua faccia diventavano sempre più
lontani.
-Alice?-
Alice
‘sto cazzo! Prima mi ammazzi con un’uscita del genere e poi ti
preoccupi?!
Le mie gambe si stavano afflosciando come se il
mio scheletro osseo fosse sparito tutto d’un tratto, se non ero ancora
col culo a terra era solo
grazie al suo braccio che mi sorreggeva.
-Perché adesso?- Dissi a voce così
bassa che stentai a credere che mi avesse sentita.
Sono fottutamente innamorato di te, Alice.
Scossi la testa e lo bloccai con un –Basta!- ancor prima che mi rispondesse. Sembravo
una psicopatica, ma quella frase mi aveva
psicologicamente e fisicamente sconvolta.
Quando
capì che era inutile continuare a sorreggere un sacco di patate,
lasciò che mi sedessi lentamente sulla moquette per poi fare lo stesso,
-Perché non voglio perderti.- Soffiò troppo serio, a soli pochi millimetri dal mio viso.
Perché non voglio perderti.
Poteva il proprio corpo sciogliersi come ghiaccio al sole?
C’era però
ancora una parte di me che si rifiutava di credergli: il cuore. Lo stesso
organo che stava pompando sangue così velocemente da rischiare di
esplodere.
E se il cuore fosse scoppiato avrebbe spappolato
tutto il resto, mi avrebbe definitivamente distrutta…senza
contare che con un cuore ridotto in poltiglia non sarei riuscita a vivere. Per
quello non potevo permettermi di credere a quello che stava dicendo.
-Sono stato un coglione, lo so…- Si vedeva
lontano un miglio quanto stesse facendo fatica ad
insultarsi da solo, neanche stesse scalando l’Everest e avesse il
fiatone. Al solito: stupido orgoglio maschile.
Si mordicchiò il labbro, il tono di voce
leggermente ansioso, -Solo immaginarti con qualcuno che non sia
io mi manda il sangue al cervello, mi ha sempre mandato il sangue al
cervello…pensare a quelle cazzo di mani di Matteo su di te…- La sua
presa sul mio braccio divenne più forte.
Alzai la testa di scatto facendolo sussultare,
-Perché, credi che l’idea di quella Bìa
o di quella Anna che spalmavano le loro cazzo di tettone addosso a te mi rendesse felice?!-
Animata dalla rabbia, mi rimisi in piedi e lo
sovrastai, -Credi che non sia stato frustrante per me sognare di fare
l’amore con te ogni notte e svegliarmi da sola, nel mio letto, sudata e
accaldata?!-
Ma
stavo davvero dicendo cose del genere ad alta voce? Sì, a giudicare dal
suo sorriso.
-E non fare quel tuo cazzo di solito sorrisino,
eh!- Mi infiammai; difficile dire se fossi più
imbarazzata o più incazzata.
-Cos’è,
ti fa sentire così figo sentirti dire queste
cose?!- Lo spintonai con tutta la mia forza e fece un
piccolo passo indietro: ebbi quasi l’impressione che il suo fu solo un
gesto compassionevole, un contentino, visto e considerato che con i miei
muscoli gelatinosi, mi era sembrato quasi di colpire un muro.
-Ho pianto per mesi, sono stata trattata
più volte come una puttana e, come regina delle beffe, mi sono innamorata
di te che passavi dall’ignorarmi al trattarmi quasi…- Avvampai e
frenai a stento l’istinto di mettermi le mani in faccia come una bimbetta
per nascondermi, -Con dolcezza…- Conclusi sommessamente.
Mi morsi l’interno
guancia, -E adesso, adesso,
vieni a dirmi che mi ami?- Non riuscii a dirlo senza una punta di imbarazzo.
Mi
ami.
Lui.Amare.Me.
Il cervello mi aveva
abbandonato ormai, il Furby della mia cuginetta
aveva di sicuro un quoziente intellettivo superiore al mio…
Avessi avuto uno specchio davanti –ed un
cervello funzionante-, mi sarei vergognata da morire
delle mie condizioni pietose.
Il pigiama di HelloKitty era a dir poco vergognoso, per non parlare del
sorriso da idiota che mi era spuntato sulle labbra salate e bagnate dalle
lacrime dopo aver detto quell’ultima frase.
Nessun sorriso odioso,
nessuna traccia di sarcasmo nella sua voce, solo…dispiacere, -Sì.-
-Tu sei matto.- Brontolai,
asciugandomi le lacrime con una veloce passata di mano, -E io ti odio.-
Lui annuì più volte
pensieroso, -E pensi di poter stare con un ragazzo che odi?- Il
nervosismo era svanito e aveva lasciato il posto ad un sollevato mezzo sorriso
non appena mi aveva visto annuire a mia volta.
Non sarebbe stato semplice stare con lui: era
eccessivamente geloso, idiota,
immaturo, stronzo e…ed era lui, punto. Mi ero
innamorata di lui così come era. Geloso,
idiota, immaturo e stronzo. Fosse
stato diverso, le cose sarebbero andate diversamente.
-Sarà difficile…ma
immagino che si possa fare.- Feci una smorfia indifferente.
Lasciai, senza che l’emozione prendesse il
sopravvento su di me, che la sua mano mi cingesse la
vita e mi stringesse a sé in un semplice abbraccio.
Non potevo mettermi a saltare come una bimbaminchia, né potevo strozzarlo come invece
avrebbe voluto fare l’altra parte di me.
Alice innamorata vs. Alice incazzata
e ferita.
Chi avrebbe vinto?
-Anche se ti ci vorrà
più di questo discorso delirante e improvvisato per farti perdonare.-
Le sue labbra, affondate nei miei capelli,
protestarono vigorosamente, -Come delirante? Non faceva una piega! Contando poi che non me l’ero preparato!-
-E si
vedeva…-
-Ah-ah.-
Permalosetto…
Restammo così per qualche altro secondo,
non mi rendevo ancora conto di quello che fosse successo.
-Questa non sarà una
fiaba.- Dissi fra me e me sovrappensiero,
tenendo sempre a freno l’entusiasmo. Lo avrei lasciato andare una volta
rimasta da sola nella mia camera…magari saltando sul letto e salendo sui
mobili, prendendo a pugni il cuscino, o gridando come una pazza a squarciagola
ridendo e piangendo insieme. Cose da diciassettenne
innamorata, cose ridicole che si vedevano solo nei film insomma.
-Sarà un bel casino.-
Aggiunse lui, senza staccare di un solo centimetro le sue
labbra dal mio orecchio.
Lo stomaco si aggrovigliò nel sentire quel
sospiro caldo sulla mia pelle, -Anche perché al posto del principe
c’è uno stronzo.-
Dissi allusivamente.
Lo sentii sorridere, -E al posto della
principessa c’è una nanerottola isterica.-
Arcuai un sopracciglio, -Toglimi
una curiosità…- Sorvolai su quel “nanerottola
isterica”, ero troppo su di giri in quel momento per prendermela, -Che
cosa prevedeva che dicessi il discorso di Lele?-
Oh al
diavolo il discorso di Lele, improvviso.
Si irrigidì,
-Credimi…non vuoi saperlo.- Scosse la testa divertito e inorridito al
tempo stesso.
No, decisamente
preferivo non saperlo. Il discorso contorto che aveva fatto lui mi sarebbe
bastato per un bel po’.
*Note
dell’autrice*
Siete
autorizzate ad uccidermi per il finale più brutto del secolo…so
che non è così che vi aspettavate il tutto e nemmeno io avrei
voluto scriverlo così, nella mia testa era
molto più bello.
Spero
almeno di recuperare con l’epilogo dove, come avevo promesso, si
vedrà anche Emily, la bambina della host-family di Lore, e si
capirà il perché del bacio di Teo.
Ah e
spiegherò come Lore e Vergata hanno fatto pace,
dimentico sempre di scriverlo quel pezzo >.<
Ringrazio
di cuore tutte le meravigliose ragazze del gruppo su facebook che hanno atteso trepidanti questo capitolo e
spero di averle deluse meno di quanto pensi…
Vi
mando un megabacione e vi aspetto –sempre che
non vi avrò fatto odiare la storia con
questo….coso chiamato capitolo- per
l’epilogo, dove Lore e Ali saranno una coppia –un po’ cretina
visto i soggetti: lo stronzo e la nanerottola
isterica fissata con i principi- e dove ci saranno momenti a rating moooltoarancioni ;) Come dire,
saranno una coppia a tutti gli
effetti :P
Capitolo 30 *** Epilogo: La Nana Isterica e Lo Stronzo ***
No, non è un miraggio, questo capitolo c’è davvero
No, non è un miraggio, questo
capitolo c’è davvero.
Solo una parola prima di lasciarvi alla
lettura: grazie. Per aver pazientato così tanto, per aver seguito questa
storia, per avermi sostenuta fino ad ora. Grazie di cuore davvero.
Questo capitolo è per voi, nelle
note finali poi spiegherò bene che ne sarà di Lore, Ali e di
tutti gli altri.
Nel frattempo, vi auguro una buona
lettura e spero che questo finale non vi faccia troppo schifo…
Epilogo: La nana isterica e lo stronzo
Era
stato difficile convincere Sue e Rod ad appoggiare la nostra versione dei fatti
con i prof.
Avevano
più o meno capito che cos’era successo e la sera prima non avevano
smesso un attimo di sorridermi allusivamente.
Rod
aveva iniziato pure con la canzoncina “Perché la bimba ha un
ragazzo” al posto di “Perché è un bravo
ragazzo” in inglese. Imbarazzante da morire.
Ero
andata a letto con un sorriso talmente cretino sulle labbra, che la mattina
dopo quando mi ero svegliata con la faccia paralizzata in quella stessa
espressione, Mel aveva incominciato a ridere e non aveva più smesso.
All’ennesima
risatina, sbottai pettinandomi con troppa foga una ciocca di capelli, -La
pianti?- Incontrai il suo sguardo divertito e colpevole allo specchio.
-È
più forte di me.- Si difese lei con un piccolo broncio, -Hai una faccia
troppo…da principessa Disney!- Rise di nuovo e crollò a pancia in
giù sul letto.
Storsi
il naso e poggiai la spazzola sul comò lì vicino, -Si può
sapere perché cavolo ridi adesso?-
-Il
tuo principe…Lore…Oddio non ce la faccio!- Stava lacrimando e
soffocando fra un calcio in aria e l’altro.
Diventai
rossa fino alla punta dei capelli. Quella stronza aveva praticamente origliato
tutto, quando Lore si era girato –dopo un saluto decisamente nervoso ed
impacciato- per andarsene, era stata colta in flagrante in cima alle scale,
proprio dietro al muro che conduceva al corridoio dove stavamo parlando.
-Non
sei affatto divertente.- Borbottai stizzita, pur non riuscendo a trattenere un
sorriso –l’ennesimo- al ricordo della sera precedente.
Non
avevo chiuso occhio tutta la notte, ovviamente, il silenzio che aleggiava nel
buio della nostra camera veniva ogni tanto interrotto da una risatina frivola e
sciocca, soffocata dalle coperte e degna di una bambina dell’asilo.
-No,
le tue risatine notturne non lo erano. Sembrava di essere in camera con la
bambina di The Ring.- Si mise a sedere e sbadigliò nel chiaro tentativo
di farmi capire che non aveva dormito nulla a causa mia.
Di
nuovo, le mie guance si tinsero di un imbarazzante ed evidente bordeaux, -Mi
dispiace.- Dissi, per niente dispiaciuta in realtà.
Quella,
anche se stavo crepando dal sonno in quel momento, era stata la notte
più bella della mia vita. Mi sentivo così…leggera e libera
e…scema, ma felice. Se continuavo così col cavolo che sarei
riuscita a mostrarmi un minimo arrabbiata con Lore per tutto quello che mi
aveva fatto passare, ero già alla fase del “Tutto
perdonato”, condizionata dal cuore e dagli ormoni in subbuglio…da
quanto non facevamo...?
-Ali?-
Troppo,
troppo tempo.
-Ali!-
Deglutii
saliva a vuoto quando trovai la mano di Mel a due centimetri dalla faccia.
Quando si era avvicinata? Non me n’ero neanche accorta.
-Va
bene che sei innamorata, che il broccolo è finalmente riuscito a fare
due più due e che la sua dichiarazione era da prima fila al cinema, mi
pento anzi di non aver preso i pop-corn,- Si corrucciò un attimo, prima
di proseguire, -Ma ti prego, basta con quella faccia!-
Feci
una smorfia risentita, -Quale faccia? Quella da principessa Disney?- Chiesi
sbattendo le palpebre ingenuamente.
-No.
Quella di prima era da principessa, questa sembrava più da depravata. A
che stavi pensando?- Mi diede una gomitata e sorrise maliziosa.
-A
niente.- Scattai subito sulla difensiva. Troppo in fretta.
Arcuò
un sopracciglio senza smettere di sorridere, -Sì certo, ma…- Si
bloccò ed esaminò ad occhi sgranati il mio reggiseno.
Mi
osservai a mia volta, quasi sperando che la mia seconda si fosse magicamente
trasformata in una terza e che lo stupore di Mel fosse dovuto a quello.
-Che c’è?-
Aggrottai la fronte a disagio, constatato che la mia seconda era rimasta
–purtroppo- tale.
-Hai
messo un reggiseno nero di pizzo.- Boccheggiò senza distogliere lo
sguardo.
Arricciai
le labbra perplessa, -Sì e allora?-
-Hai
messo un reggiseno nero di pizzo!-
Ripeté con più veemenza, -Dove li hai lasciati i pulcini, i
coniglietti ed Hello Kitty?-
Arrossii
furiosamente. Ma porco cazzo…aveva capito! Non le sfuggiva proprio
niente!
-Nel
cassetto.- Sviai i suoi occhi e mi finsi intenta a cercare i vestiti da
indossare nell’armadio.
Mi
ero messa quel reggiseno perché…beh, oltre ad essere il meno
infantile che avevo, era il più sexy e quel giorno mi andava di sentirmi
così. Non c’era niente di male, no?
La
sentii ridere, ma questa volta la sua non sembrava una risata di scherno,
sembrava veramente contenta, -Avete già intenzione di darci dentro, eh?
Dove, nei bagni del college?-
Alzai
un sopracciglio ironica, -Certo, perché non sui banchi di qualche aula
deserta?-
-Aaaah!- Mi indicò e scattò in piedi saltellando
come se fosse stata su un braciere rovente, -Visto che ci avevi pensato,
ninfomane che non sei altro!-
-Stai
zitta!- Strillai, correndo immediatamente a chiudere a chiave la porta, prima
solo appoggiata.
Fece
una smorfia, -Come se potessero capirci.-
-Meglio
non rischiare.- Afferrai una canotta grigiolina e me
la infilai, stando ben attenta a non spettinarmi i capelli appena sistemati.
-Hai
intenzione di andare in giro così e crepare di freddo?- Corrugò
la fronte, infagottata ben bene nel suo soffocante maglione di lana.
Dio,
quanto era stressante! Lo stava facendo apposta, sapeva benissimo che stavo
iniziando ad agitarmi all’idea che avrei incontrato Lore di lì a
poco.
-E tu
hai intenzione di commentare tutto quello che faccio?- Sbuffai ed afferrai la
mia felpa Abercrombie preferita.
-Stavo
solo chiedendo.- Sporse il labbro inferiore, ma il suo broncio durò poco
perché subito dopo sorrise quasi commossa, -Wow…stai
veramente…-
Risi
questa volta, nascondendo a stento un certo imbarazzo,-Sto veramente…?-
Dissi allargando le braccia per mostrarmi, gli occhi leggermente lucidi per
l’emozione.
-Benissimo.
Conoscendolo ti salterà addosso appena ti vede.-
Un
brivido mi attraversò la schiena al pensiero. Speriamo.
-Dici?-
Mi morsi il labbro incerta. Non avevo portato vestitini o gonne dietro, niente
di elegante insomma, per quello avevo optato per un paio di jeans e felpa
stretti in vita e stivali di camoscio. Non avevo tirato su del tutto la
cerniera della felpa, allo scopo di far vedere una buona parte di pelle
lasciata scoperta dalla canotta sotto.
-Morirai
di freddo.- Mi ricordò lei, mentre mi sistemavo all’ultimo gli
occhi dando un’ulteriore passata di mascara.
Scrollai
le spalle, -Me la caverò con una Tachipirina.-
Uscimmo
di casa, ignorando gli sguardi maliziosi di Sue che mi augurava una buonissima giornata. Fortuna che Rod era
già uscito, non osavo immaginare cosa avrebbe detto e con quanta
malizia. Era peggio di una donna.
L’aria
fredda di marzo mi colpì in pieno viso non appena misi piede fuori casa.
Mel
aveva ragione, come sempre. Sarei morta di freddo, il cappotto non mi copriva
abbastanza.
Restammo
zitte per tutte il viaggio in bus, mentre l’agitazione pian piano si
faceva sempre più spazio dentro di me.
Oddio
cosa avrei dovuto dirgli? Avrei dovuto baciarlo per salutarlo, no? Ma davanti a
tutta la classe? Cazzo…E dire che non era mica il mio primo ragazzo, con
Matteo non ero così nervosa. Ma c’era anche da dire che di Matteo
mi importava molto di meno. Senza contare che un sorriso di Matteo non aveva il
potere di mandare a puttane testa e cuore.
Arrivati
al college, incontrammo nell’atrio Vergata e Marchesi, il primo con un
sorriso ebete stampato in faccia, il secondo con gli occhi talmente socchiusi
da sembrare addormentato in piedi.
-Ah
che donna…- Sospirò Vergata, scuotendo la testa mentre riponeva il
cellulare nella tasca dei jeans.
-Attento
Vergata che rischi la castrazione immediata se non la pianti…Ti ricordo
che Angelica è una mia amica.- Lo salutai così, le braccia
conserte ed il sopracciglio alzato. Ed il cuore che esplodeva nell’attesa
dell’arrivo di qualcun altro.
-Ma
infatti è proprio di lei che sto parlando.- Rispose senza perdere il
sorriso, -Come cazzo fa una donna ad avere una mente così perversa non
lo so.-
-Ok,
ok, basta.- Alzai le mani sconvolta, decisa a non voler sapere altro. Che Angie non fosse poi così diversa da Vergata per
certi aspetti non era una novità, ma preferivo comunque non avere nessun
dettaglio.
-Pff, niente in confronto a quello che fa la mia
ragazza con la panna.-
La sua voce divertita e pavoneggiante mi
colpì dritta al cuore come la freccia di cupido: quello stupido organo
si bloccò per un millesimo di secondo, prima di ricominciare a battere
così forte da coprire qualsiasi altro suono alle mie orecchie.
La.Mia.Ragazza.
L’aveva
detto con una spontaneità disarmante, come se avesse pronunciato quelle
paroline chissà quante altre volte.
Quel
“mia” poi suonava così bene, così possessivo e al
tempo stesso orgoglioso…
Ero
così presa dai miei pensieri, che sobbalzai e arrossii quando il suo
braccio mi circondò le spalle.
Troppi
colpi al cuore, troppi. Sarei morta giovane.
-Ah
lo sapevo che dietro a quella faccia da santarellina c’era
dell’altro…- Commentò Andrea sornione, per nulla sorpreso di
quel gesto.
Sembravano
entrambi calmi e a loro agio, come se io e Lore stessimo insieme da sempre, ma
mi bastò lanciare una veloce occhiata al mio ragazzo per accorgermi di
quella linea tesa sul suo collo e di quel brevissimo istante in cui
l’angolo delle sue labbra tremò, rivelando in realtà tutto
il suo nervosismo.
Mi
stampai in faccia un broncio offeso e mi schiarii la voce, per assicurarmi di
essere ancora in grado di parlare, -Certe cose non dovrebbero restare private?-
Lo accusai, dandogli una lieve gomitata.
-Vuoi
farmi credere che tutto quello che abbiamo fatto è rimasto privato?-
Lore inarcò un sopracciglio scettico ed indicò Mel con il mento.
No.
Effettivamente no, le mie amiche sapevano tutto. Ma dirlo così in
pubblico era un’altra cosa!
Stavo
per esternarlo ad alta voce, quando una scritta verde sul suo braccio, lasciato
scoperto dalle maniche arrotolate del maglione, mi fece aggrottare la fronte
perplessa, -Cos’hai qui?- Chiesi, scansandolo
per poterlo esaminare meglio.
-Quel
piccolo mostro stamattina era in vena di giocare.- Assottigliò gli occhi
ed esaminò a sua volta la scritta infastidito.
E...EMI…EMILY
La
grafia era tremolante, incerta e decisamente grande, tanto da occupare quasi
tutto l’avambraccio.
-Ah,
a quanto pare la piccola riesce ancora a tenervi testa, eh?- Domandai
divertita, mordendomi il labbro subito dopo per l’imbarazzo che tutta
quella situazione così nuova portava con sé.
Scherzare
con lui era…strano. Strano, nuovo ed elettrizzante.
E
tanti cari saluti all’arrabbiatura…bastava che un suo braccio si
poggiasse sulle mie spalle, bastava che il suo corpo sfiorasse il mio, per
farmi perdere completamente la ragione. E l’orgoglio.
Lui
ghignò soddisfatto, quasi avesse intuito i miei pensieri, e un lampo di
puro e sadico divertimento gli attraversò gli occhi, -Aspetta di vedere
com’è conciato Lele.- Sembrava un
bambino che attendeva impaziente i risultati di un suo scherzo.
Si
voltò e il sopracitato amico fece la sua comparsa proprio in quel
momento, un qualcosa di non identificato a circondargli la fronte a mo’
di bandana e…un adesivo sulla guancia?
-Lele!- Mel ridacchiò sorpresa, -Che cavolo ti
è successo?-
Lui
boccheggiò indignato, la faccia paonazza e i capelli scarmigliati,
-Quella piccola stronza! Aveva detto che sarebbe andato via, invece è
indelebile!-
Non
capii a cosa si stesse riferendo finché la fascia che aveva in fronte
non venne bruscamente spostata dalla sua mano, mostrando la scritta rossa che
campeggiava evidente e sfacciata sulla sua pelle.
Scoppiai
a ridere e lo stesso fecero Mel, Vergata e Marchesi.
-Oddio!-
Fu tutto ciò che riuscii a dire tra le lacrime che le risa portavano,
sentendomi anche in colpa dopo aver visto l’espressione risentita di
Lele.
Ma la
scritta “I LOVE YOU” sulla fronte era troppo…troppo! Oltretutto aveva pure tutta la
pelle arrossata, chiaro segno che avesse cercato di toglierla con scarsi
risultati.
-Grazie.
Dopo tutta la mattina passata a farmi sfottere da questo qui,- Indicò
Lore stizzito, -Mi mancava pure questa.- Sbuffò diventando, se possibile,
ancora più rosso.
-Oh
andiamo Lele, se non riesci ad impedire ad una bambina di scriverti addosso
dichiarazioni d’amore mica è colpa mia…- Lore si morse il
labbro nell’evidente tentativo di trattenere una risata.
Il
sopracciglio sinistro di Lele si alzò pericolosamente, -La dichiarazione
avrebbe dovuto scriverla a te, visto che le hai promesso di aspettare che
cresca per sposartela.-
Mi
voltai di scatto verso il mio ragazzo,
gli occhi sgranati e una gran voglia di prenderlo a sprangate. Non era
più tanto in vena di ridere, chissà perché.
-Neanche
avevo capito quello che mi aveva chiesto!- Si difese lui alzando le mani e
prossimo ad essere strozzato, -E poi è solo una bambina, i bambini vanno
assecondati.-
-Certo.-
Mormorai condiscendente, in un tono di voce che poteva solo voler dire
“Non pensare di cavartela così”.
Le
lezioni iniziarono per sua fortuna, così non ebbi il tempo di aggiungere
nessuna minaccia.
Come
era prevedibile, il prof Ramones prese in disparte
me, Lore, Lele e Mel per chiederci ulteriori spiegazioni riguardo la sera
prima.
Ufficialmente
Lore, alle undici di sera –un’ora dopo il coprifuoco imposto-, non
era ancora rientrato a casa Watkins per cause di forza maggiori, ovvero, era
stato male e, non ricordando bene la strada per tornare a casa sua, si era
diretto dagli Abbott, la cui abitazione era molto più vicina al cinema,
prendendo l’autobus R per chiedere di poter usare un telefono. Ovviamente
il suo cellulare, secondo la nostra versione dei fatti, era scarico.
Stupida
versione accampata in aria in un minuto esatto e assolutamente poco credibile,
ma assecondata da Lele che, con un’espressione da cucciolo innocente, si
era detto molto preoccupato per le condizioni dell’amico: già al
cellulare –prima che si scaricasse-, dal tono di voce, Lore gli era parso
decisamente indisposto.
-Tu
come mai non eri con lui Mancini?-
Era
comodo avere Lele dalla propria parte. I prof lo adoravano troppo per dubitare
seriamente di lui. Perché avrebbero dovuto? Era il cocco dei cocchi,
responsabile, intelligente, maturo e blablabla…
-Ero
stanco e, dato che Latini si era fermato a chiacchierare con Vergata, sono
tornato a casa da solo.- Se non avessi saputo come erano andate veramente le
cose gli avrei creduto quasi sicuramente.
Dovetti
tirare una gomitata a Lore per impedirgli di scoppiare a ridere. Eravamo
quattro idioti e non potevamo trovare una versione dei fatti più cretina
di quella.
Se
non altro Sue e Rod avrebbero confermato il fatto che Lore fosse andato a casa
loro per cercare un telefono e non avrebbero detto nulla sulle minacce di
sfondare la porta.
A
sostenere quel ridicolo teatrino si aggiunse il terzo idiota appena citato, che
annuì a conferma di quanto detto dall’amico, -Esatto. Ci siamo
fumati una sigaretta e abbiamo commentato le tipe che passavano.- Vergata
ghignò e, per quanto quell’uscita fosse acuta quanto il suo
cervello, riuscì a risultare quasi credibile.
-Quindi
le voci che vedono Latini e Valenti sull’orlo di una possibile rissa sono
infondate?- Il prof arcuò un sopracciglio severo.
-Esattamente.-
Istintivamente
guardai male Jacopo Garbatelli, l’unico che
poteva aver detto la verità al prof.
Se ne
stava in disparte come suo solito, mentre il resto della classe faceva casino
fra i banchi dell’aula in attesa che il prof finisse con la ramanzina.
-E
Valenti può confermare?-
Cazzo.
Mi irrigidii; non avevo parlato con Teo, non avevo preso in considerazione
l’eventualità che potesse essere interpellato.
-Certo.-
Aveva risposto Lore sicuro, senza battere ciglio.
Come
diavolo riusciva ad essere così dannatamente certo della cosa ancora non
lo avevo capito.
Il
prof, con un cenno della mano, chiamò Teo che ci venne in contro
stranito.
-Sì,
prof?- Chiese, lanciando di sfuggita un’occhiata piuttosto ostile a Lore.
Oddio,
non era propriamente un buon segno…
-Valenti.
Mi risulta che tu sia arrivato a casa alle undici meno venti ieri sera. Come
mai?-
Di
male in peggio. Lo cercai con gli occhi per implorarlo di aiutarci, ma lui non
ricambiò, si limitò ad annuire serio in direzione del prof,
-Sì prof, ma ho avvisato la mia famiglia che il ritardo era dovuto al
fatto che avrei accompagnato la Puccio e la Zorzi a casa.-
Ecco,
adesso sarebbe uscita tutta la veri…cosa? La Zorzi?
Ma Mel non era con noi, che stava dicendo?
-E Gubbi dov’era?-
Gubbi era il compagno di stanza di Teo. Ed era tornato
a casa da solo, senza aspettare Teo.
-Non
aveva voglia di venire, così è tornato a casa da solo. Io invece
ho preferito accompagnare le due ragazze, mi sembrava brutto lasciarle da
sole.- Teo scrollò le spalle con noncuranza, prima di alzare un
sopracciglio curioso, -C’è qualche problema?-
Non
era possibile! Ci stava coprendo! E senza che io avessi strisciato ai suoi
piedi per implorarlo di farlo!
Lo
guardai rispondere alle successive domande del prof senza capire il
perché di quel comportamento. Che gli era preso?
Spostai
allora il mio sguardo su Lore che, gli occhi socchiusi, lo fissava con aria
sospettosa, diffidente. Chissà che diavolo gli passava per la mente.
La
nostra versione dei fatti faceva acqua da tutte le parti, ma il prof
capì ben presto che continuare con quell’interrogatorio non
avrebbe portato da nessuna parte, specie se nessuno collaborava, -Se vi so
ancora fuori dalle vostre case oltre l’orario stabilito giuro che
chiamerò i vostri genitori per avvisarli e una bella sospensione non ve
la risparmierà nessuno! Andate a sedervi su, prima che cambi idea e
decida di farvi sospendere ora. Non voglio sentire più niente del
genere, intesi?-
Annuimmo
tutti quanti e sparimmo subito dalla sua visuale per entrare in classe.
Porca
miseria, c’era mancato poco. Avevamo rischiato tutti una bella
sospensione, fortuna che Teo aveva avuto la prontezza di assecondarci.
-Tu
sai perché l’ha fatto?- Domandai di sfuggita a Lore, prima che ci
sedessimo entrambi nei primi posti liberi trovati.
Era
stato spontaneo sedermi vicino a lui, del resto, non era mica la prima volta,
mi ero trovata ad averlo come compagno di banco già un paio di volte in
passato. E sul momento mi ero scordata di quanto fosse deleterio per la mia
salute mentale…
-Non
chiedermi di capire la mente di quell’idiota, so solo che è sempre
troppo in mezzo ai coglioni.- L’aveva sussurrato a bassa voce, la mascella
contratta e i muscoli irrigiditi.
-Avrebbe
anche potuto non farlo.- Lo difesi risoluta. Non mi andava che parlasse di Teo
in quel modo, non dopo che ci aveva praticamente parato il culo con i prof.
-Sì
e lasciare che tu venga sospesa?- una risatina sprezzante accompagnò
quelle parole, -È troppo schifosamente preso da te per lasciare che
succeda.- Ringhiò poi, nervoso come un leone in gabbia.
Sbattei
le palpebre sorpresa e meditai per un attimo sulle sue parole, in attesa di
trovare qualcosa da dire che fosse abbastanza convincente da poter smentire la
sua affermazione. Sapevo però che aveva ragione.
Sbuffai,
-Dobbiamo parlare di questo proprio adesso?- Corrugai la fronte un po’
stizzita.
Sospirò,
rilassò le spalle e si voltò verso di me, più tranquillo,
-E di cosa vorresti parlare?-
Un
po’ titubante e a disagio, solleticai con le mie dita il suo avambraccio
appoggiato al banco, facendolo sussultare lievemente, -Posso scriverti
anch’io il mio nome addosso?- Scherzai per smorzare un po’ la
tensione. Non c’era nulla di malizioso in quella frase, ma lui come al
solito travisò e mi rispose a modo suo.
Scostò
la sedia dal banco e mi si avvicinò, -Oh, potrai farlo quante volte
vorrai…- Una strana luce attraversò i suoi occhi particolarmente
eccitati, -Con le unghie, sulla mia schiena.-
Non
avevo fatto in tempo a meravigliarmi per tutta quella sospetta
magnanimità iniziale che ero subito arrossita per il modo in cui aveva
terminato la frase. Finivo sempre per lasciarmi imbarazzare da certe sue uscite
tremendamente idiote e…stuzzicanti.
-Idiota.- Borbottai voltandomi di scatto per non mostrargli
quella debolezza che si stava espandendo sempre di più sulle mie guance.
Lo
sentii ridacchiare sommessamente mentre fingevo con nonchalance di prendere
appunti su quello che Erika stava scrivendo alla lavagna.
Anche
se all’apparenza mi mostravo attenta alla lezione, in realtà non
facevo che pensare a lui e a quella vicinanza tremenda da sopportare.
Era
difficile impedire al mio occhio di cadere di tanto in tanto sul suo braccio,
sul profilo del suo viso, sulla sua mano che giochicchiava con la penna.
Teneva
il viso appoggiato al palmo della mano e si lasciava andare spesso a sonori
sbuffi annoiati.
Più
di una volta mi aveva scoperta ad osservarlo, più di una volta mi ero
insultata mentalmente e avevo distolto lo sguardo ignorando i suoi ghigni maledettamente
provocanti.
Appunto
mentale delle 9.40: mai più sedersi vicino a lui se volevo stare attenta
alla lezione o capirci almeno qualcosa.
Il
vero corto circuito del cervello arrivò quando la sua mano si
appoggiò, con studiata indifferenza, sulla mia gamba.
Oh stramaledettissimocazzodicane!
Non
riuscii ad impedirmi di sussultare a quel contatto.
Lo
guardai agitata e rossa di vergogna, ma tutto quello che vidi fu lo stesso
sorrisetto indisponente di poco prima. Fingeva pure di guardare la lavagna il
signorino!
Avrei
voluto dirgli di toglierla o farlo io stessa, più che altro
perché se ci avessero beccato sarebbe stato imbarazzante da morire, ma
avevo il corpo paralizzato e la bocca secca ed impastata.
E
mentre cercavo di ignorare le fitte e i brividi che da quella mano arrivavano
poco più in alto, con una parte della mia mente mi pentii di non aver
messo una gonna nella valigia…
-Èlis? Lorénzo?-
Quello
spavento servì a farmi scrollare la gamba e a fargli spostare la mano di
lì.
-Y-Yes?- Sorrisi affabile alla cara insegnante di
inglese che aveva deciso di rompere le scatole proprio in quel momento con la
sua orribile vocetta.
Lo
sguardo malizioso e allo stesso tempo di rimprovero che Erika ci lanciò
mi fece sprofondare metri e metri sotto terra. Ci aveva chiaramente beccati,
bella figura di merda.
Proseguì
con la lezione senza rispondermi, anche se continuava a tenerci d’occhio
di tanto in tanto.
Finita
quell’ora –di tortura-, mi diressi a passo spedito verso il bagno
del secondo piano, sempre deserto a quanto ne sapevo.
Ero
troppo incavolata con quel cretino, era completamente fuori di testa, cosa gli
era saltato in mente? Bisognava assolutamente porre dei limiti, mettere dei
paletti, mi aveva fatto fare una figura del cazzo! Poteva almeno evitare di
farsi beccare! E quella stronza di Erika poi? Poteva almeno lasciarlo fare!
Sì,
ok, ero contraddittoria, lo sapevo.
Non
vedevo l’ora di bagnarmi quei tizzoni ardenti che erano le mie guance con
un po’ d’acqua fresca. Avrei tolto il fondotinta, pazienza, in quel
momento stavo troppo crepando dal caldo per pensare a qualsiasi altra cosa.
Per
quello mi scappò un urletto sorpreso quando un
braccio mi afferrò per la vita e mi trascinò all’indietro
senza che io potessi far nulla. O volessi.
-Dove
credi di andare Alice Puccio?- Mormorò
divertito al mio orecchio.
Il
suo respiro solleticò e rinfrescò per poco quel pomodoro bollente
che avevo al posto della guancia.
Presi
un respiro profondo, mi liberai della sua presa e mi voltai, -In bagno Lorenzo Latini.- Sostenere decisa il suo
sguardo non era facile, il mio cuore batteva contro il petto alla stessa
velocità con cui poteva battere una palla da basket sul pavimento
colpita più e più volte ad altezza ridotta da un bravo giocatore.
Inclinò
la testa e sorrise sicuro di sé, -Senza di me?- Il tono in cui lo disse,
quello sguardo da felino predatore…esortavano al suicidio i miei poveri
neuroni.
Deglutii,
-Esatto.- Mi sforzai di non cedere, ma pensarlo era una cosa…metterla in
atto un’altra.
Fece
un passo in avanti e si chinò con il viso. Ok, avevo già
vistosamente perso, gli occhi erano diventati troppo pesanti per tenerli del
tutto aperti.
-Non
mi sembra vero di poterti baciare quando voglio…- Soffiò a due
centimetri dalla mia bocca.
-Lo…-
Mandai giù altra saliva a vuoto, -Lo facevi anche prima.- Dissi con un
filo di voce, trattenendo a malapena il basso istinto di afferrarlo per i
capelli, spingerlo al muro e farmelo nel modo più selvaggio possibile.
Non
c’era nulla che mi impediva di farlo, nulla. E quel pensiero mi stava
facendo impazzire.
La
sua risata soffocata permise al suo respiro d’infrangersi nuovamente
sulle mie palpebre già precariamente sollevate, che vacillarono ancora e
si abbassarono del tutto.
-Vero.-
Poggiò la sua fronte sulla mia e le sue labbra ci misero ben poco a
trovare le mie, già dischiuse ed impazienti.
Non
aspettavo altro da giorni e giorni; mi alzai sulle punte dei piedi e mi
aggrappai a lui come se stessi affogando in mezzo al mare e lui fosse il mio
salvagente personale.
Finii
automaticamente indietro contro il muro. Un giorno o l’altro ce lo avrei
sbattuto di sicuro io contro ad una parete…ma in quel momento andava
decisamente bene così.
Risentire
il suo sapore, le sue braccia così strette intorno alla mia vita, il suo
corpo così a stretto contatto con il mio...mi sembrava di sognare, era
tutto troppo bello per essere vero.
Si
staccò dalla mia bocca ed iniziò a depositare baci sul collo e
sulle spalle. Slacciò presto la cerniera della felpa e me la
sfilò, lasciando che cadesse a terra con un tonfo.
Rimasta
solo in canotta, rabbrividii e mi strinsi di più a lui. Allargai le
gambe e gli permisi di posizionarcisi in mezzo, mentre le mie mani correvano
febbrili ed impazienti sotto il suo maglione per accarezzargli il petto, gli
addominali, la schiena. Tutto.
Fu
quando arrivò a dedicarsi al mio seno, liberato da tutta la fastidiosa
stoffa che lo ricopriva, che riacquistai un attimo di lucidità.
-Aspetta.-
La mia voce, così bassa e roca, si perse facilmente nell’aria e
non venne udita.
-Lore…- Ci riprovai di nuovo, ma quello
probabilmente fu scambiato per un gemito dovuto al…oddio.
Mi
lasciai scappare un vero gemito di piacere e mi inarcai quando infilò le
dita sotto l’orlo dei miei jeans, ma all’ultimo, proprio quando
stava iniziando a scendere –pazza!-,
lo bloccai posandoci sopra la mia di mano.
-Aspetta.-
Ansimai, questa volta più forte.
Alzò
lo sguardo confuso ed eccitato, un’adorabile smorfia di irritazione
dipinta in faccia per essere stato interrotto, -Che c’è?-
Aspettai
che il respiro si regolarizzasse almeno un po’ prima di rispondere, -Ci
sono delle…condizioni che vorrei dettare.- Affondai i denti nel labbro:
avevo ancora il fiatone ed ansimavo come se avessi appena corso per chilometri
e chilometri.
-Condizioni?- Difficile capire se fosse
più indispettito o divertito, probabilmente entrambe le cose.
Annuii
seria. Non sapevo se la voce avrebbe o no retto, quindi era meglio limitarsi ad
un cenno con la testa.
-E
devi proprio dettarle adesso?- Fece scocciato, la mano appoggiata…lì che fece per scendere ad
accarezzarmi.
-Sì.- Socchiusi gli occhi e tolsi definitivamente
la sua mano per evitare che gli ormoni prendessero il sopravvento, -Sì
se non vuoi andare in bianco per i prossimi mesi.-
Mi
guardò di sbieco, corrucciato, -Quindi posso scegliere fra
l’averti adesso senza ascoltare le tue condizioni inutili e andare poi in
bianco per mesi, o ascoltare le tue condizioni ora e non andare in bianco?-
Ci
avevo capito ben poco del suo discorso, ma non mi diede nemmeno il tempo di
analizzarlo perché si rispose automaticamente da solo subito dopo, un
sorriso malizioso a rendere il suo viso tremendamente magnetico, -Scelgo di
averti adesso, ai prossimi mesi ci penserò poi.- Mi ritrovai la sua
bocca incollata alla mia e per un attimo la libidine prese nuovamente il
sopravvento su di me.
-No.- Mi lamentai sbuffando come una locomotiva, -Non
te la caverai così.-
Lo
allontanai, mio malgrado, per riprendere un attimo il fiato. Non potevo
lasciare le cose così, bisognava chiarire alcuni punti.
Mi
sistemai bene la canotta e mi riallacciai il reggiseno senza guardarlo in
faccia, ma sapevo che era seccato e parecchio.
Mi
schiarii la voce ed alzai lo sguardo per trafiggerlo con una delle mie peggiori
occhiatacce, -Punto primo,- Alzai l’indice con fare serio e autoritario,
-Non saremo una di quelle coppiette sdolcinate e appiccicose che si sentono per
telefono tutti i giorni per ore e che iniziano con la storia del “no,
riattacca prima tu”.- Assurdo che proprio io stessi dettando una
condizione del genere, vero? Io che avrei voluto starci sempre al telefono con
lui, solo per sentire la sua voce e per ripetere all’infinito quanto
l’amassi…ma, suvvia, dovevo restare con i piedi per terra, lui non
era tipo da telefonate sdolcinate e io non volevo assolutamente diventare il
tipo di ragazza assillante e noiosa che lo cercava ogni due secondi.
Lui
non ribatté, ma ebbi l’impressione che il mio cipiglio corrucciato
lo stesse divertendo parecchio a giudicare dalla piega delle sue labbra.
-Punto
secondo: niente smancerie a scuola, non voglio distrazioni.- Chissà
perché qualcosa mi diceva che quella regola non sarebbe stata
rispettata, da me per prima…
Alzò
un sopracciglio per nulla convinto dalle mie parole, segno che probabilmente
stava pensando la stessa identica cosa.
-Punto
terzo…- Mi bloccai quando lo vidi avvicinarsi così tanto da
confondere il suo respiro con il mio. Di nuovo.
-Sei
mia.- Soffiò sulle mie labbra, con la sua solita faccia da schiaffi ed
il tono che non ammetteva repliche. –Mia e di nessun altro.- Avvertii
un’evidente nota di orgoglio e presunzione dietro quelle parole e fu solo
il desiderio di mostrarmi indifferente alla cosa, non irritata o eccitata come
un animale in calore, ad impedirmi di saltargli addosso come il sopracitato
animale imbizzarrito e/o in calore.
-L’hai
già detto mi sembra…sei ripetitivo.- Feci annoiata, distogliendo
comunque lo sguardo dal suo così -troppo- vicino.
Scrollò
le spalle, -Mi piace ribadirlo.- Replicò tranquillo.
Oh e a me piace che tu lo ribadisca.
Non
avevo ancora finito di formulare quel pensiero da dodicenne innamorata, che due
dita si posarono sotto il mio mento per obbligarmi a guardarlo bene in faccia.
Oh maledizione! Stavo arrossendo come una scema!
-E poi…- Sorrise.
E
poi?! Cos’era quella pausa?! Mi stava volutamente lasciando sulle spine
lo stronzo!
Rimase
zitto e la mia curiosità raggiunse livelli insopportabili.
Schiaffeggiai
la sua mano risentita, -Poi?- Sollecitai con voce stridula, fulminandolo con lo
sguardo per quella provocazione bella e buona.
Il
suo sorriso si accentuò mentre si carezzava il mento con fare pensieroso.
-Ora
è ufficiale diciamo.-
Mi
accorsi solo in quel momento, quando sgonfiai le guance, di aver trattenuto il
respiro nel frattempo.
Lo
fissai truce per qualche altro secondo, prima di farmi coraggio e, sguardo
basso, dire quello che mai avrei pensato di dire, -Così come lo è
il fatto che tu sia mio.-
Silenzio.
Era
da un bel po’ che volevo precisarlo –insomma, lui lo faceva sempre
con me!-, ma non pensavo sarebbe stato così
imbarazzante farlo ad alta voce, in quel corridoio così deserto e
silenzioso.
-Ah
sì?- Rispose dopo secondi che mi parvero un’eternità, in un
tono un po’ troppo rilassato e svagato per i miei gusti.
-Dico
sul serio,- Tornai a guardarlo e socchiusi gli occhi innervosita, -Prova anche
solo a toccare o a farti toccare da un’altra ragazza e giuro che spacco
la faccia a tutti e due.- Meglio mettere subito in chiaro le cose, mi ero anche
trattenuta e censurata, avrei fatto di molto peggio. Se c’era una cosa
che non tolleravo era il tradimento, non avrei sopportato l’idea di
essere presa per il culo, l’idea di lui con un’altra, l’idea
che potesse gettare alle ortiche la fiducia che gli stavo concedendo.
Quella
faccia da schiaffi lasciò posto ad un sorriso sghembo che poco mi
rassicurava, -Uh, gelosa e violenta? Eccitante.-
Arrossii
ma la mia espressione non si addolcì per niente, -Sono seria.-
Alzò
gli occhi al cielo e, cogliendomi alla sprovvista, mi attirò a sé
passandomi un braccio intorno alla schiena, -Questo significa che non
potrò neanche baciare Mel sulla guancia tutte le mattine?-
Incurvò un sopracciglio a mo’ di sfida.
Cercai
di mantenere un tono di voce abbastanza neutro, -Certo che potrai farlo.-
Sfoggiai un sorriso più falso di una moneta da cinque sterline,
-Ovviamente anche io continuerò a baciare sulla guancia Teo, Lele e,
perché no, anche Vergata.- Sbattei le palpebre con fare ingenuo.
A
quei nomi, il suo volto si incupì e sembrò perdere qualsiasi
traccia di svago.
-Col
cazzo, Valenti penserà chissà cosa se…-
Roteai
gli occhi scocciata, -Teo non penserà nulla.
È semplicemente un amico e sempre lo sarà, ok?-
-È
innamorato di te.- La sua voce si fece bassa e
rabbiosa ed il suo braccio dietro la mia schiena mi strinse maggiormente al suo
petto, facendomi per un attimo vacillare sulla risposta.
-Lo so.- Dissi semplicemente, mordendomi il labbro, -Ma io non
sono innamorata di lui.-
Avvertii
i suoi muscoli distendersi, al contrario dell’aria che si fece
particolarmente tesa.
Lui
l’aveva detto a me, esplicitamente.
A modo suo certo, ma l’aveva fatto.
Sono fottutamente innamorato di te.
Io
no.
Per
quello presi fiato e proseguii imperterrita con un: -Lo sono di te.-
Il
“te” finale si perse nell’aria. O meglio, si perse fra le sue
labbra che catturarono le mie a metà frase.
Le
sue mani si spostarono svelte dalla schiena alle mie cosce, per sollevarmi e
posarmi malamente su un banco lì vicino.
Le
mie di mani, corsero fra i suoi capelli che accarezzai, strinsi e tirai
più volte, mentre le mie gambe gli circondavano con forza i fianchi per
far aderire il più possibile il suo bacino al mio.
-Lore…- Qualsiasi cosa avessi voluto dire, fui
interrotta dal suono della campanella che ci annunciò bruscamente la
fine della pausa pranzo.
-Si
fotta la campanella.- Mormorò roco al mio orecchio, -Ti voglio. Adesso.-
Gemetti
non appena la sua mano riprese da dove si era fermata in precedenza, sbottonandomi
i jeans in un attimo ed oltrepassando le mie mutandine grigie di Titty. Perché cazzo non mi ero portata le mutandine
nere di pizzo che facevano pandan con il reggiseno?!
Oh al diavolo, tanto manco se n’era accorto. Di certo l’ultima cosa
a cui stava pensando era il pennuto giallo stampato lì sotto.
L’unica idiota che ci pensava in un momento del genere ero io!
Scese
a baciarmi e leccarmi il seno, scostando nuovamente il reggiseno da me
accuratamente scelto e sistemato quella mattina.
-Se
ci beccano qui…- Ansai fra un gemito e l’altro, -Siamo fottuti.-
Oh eravamo sì fottuti. Ci stavamo
fottendo a vicenda.
Ridacchiò
a contatto con la mia pelle, ma non disse nulla. Sentii solo la sua mano sotto
le mie mutande lavorare più in profondità
e…
-Ah!-
Oh.Mio.Dio, era uscito da me quella specie di urlo
che ancora rimbombava in quel silenzioso corridoio?
Mi
morsi le labbra così forte da farle quasi sanguinare per impedire ad un
altro grido di uscire.
-Sssh…-Rabbrividii quando Lore tornò a
baciarmi, probabilmente per aiutarmi nel mio intento di stare zitta, -Anche se
mi fa eccitare da morire sentirti gemere…- Non poteva dirmi quelle cose, non poteva! –Se ti sentono siamo
sì fottuti.-
Inghiottii
un bel po’ di saliva, rischiando seriamente di strozzarmi, -Basta.- Boccheggiai con un filo di voce, arrivata ormai al
limite.
Gli
afferrai l’orlo dei jeans e slacciai, con mani tremolanti e
febbricitanti, cintura, bottone e cerniera. Lo sentii sospirare quando liberai
la sua sempre più evidente eccitazione, e fremere quando la sfiorai non
tanto casualmente.
-Ti
voglio. Adesso.- Ripetei le sue stesse parole di poco prima, con l’unica
differenza che io sembravo una pazza isterica.
Mi
afferrò per i fianchi per sistemarsi meglio fra le mie gambe e
automaticamente scivolai in avanti con il bacino, ritrovandomi invece con la
testa piegata e a contatto con il muro dietro.
Fu
completamente diverso lasciarsi andare a lui quella volta. Se ripensavo alla
paura che mi ero sentita addosso tutte le volte passate…quella paura di
essere respinta, di soffrire, di essere lasciata sola…era svanito tutto,
mi sentivo talmente leggera che la testa girava pericolosamente, neanche avessi
bevuto litri e litri di vino.
Entrò
dentro di me e le mie unghie lo presero in parola, affondando con forza nella
sua carne per lasciargli dentro il mio nome. Un nome che speravo non se ne
sarebbe mai andato e avrebbe sempre, sempre lasciato traccia nel suo cuore.
********************
Il
pavimento lucido e liscio dell’aeroporto si stagliava immenso davanti a
noi, sembrava non finire mai.
Appoggiai
male il piede e presi una storta, rischiando di inciampare e cadere per
l’ennesima volta da quando avevo messo naso fuori dalla porta dei cessi.
-Cazzo!-
Fu tutto ciò che uscì dalle mie labbra, arrossate e gonfie per
via dei baci che mi ero scambiata poco prima in bagno con il mio ragazzo.
-Oh,
se riusciamo a raggiungerli scopatina in aereo poi?-
Rise Lore, che nonostante la situazione drammatica riusciva a non trascurare la
sua vena da schifoso porco pervertito.
Lo
spinsi e persi l’equilibrio di nuovo; quasi mi ritrovai con la faccia a
terra in mezzo a tutta quella massa di gente, -Idiota! Prima pensiamo a non
perdere l’aereo!- Strillai –sibilai piuttosto, con quel poco fiato
che mi era rimasto in corpo per via della corsa.
Ci
eravamo appartati, come due coglioni, nella toilette degli uomini
–perché il signorino non ne voleva sapere di entrare in quella
delle donne, lasciando Vergata a fare la guardia con i prof. Non potevamo fare
una mossa più cazzuta di quella. E io, che ero
la prima della classe, la più brava e studiosa, come cavolo avevo fatto
ad affidarmi a quella scimmia? Colpa dell’amore e degli ormoni, addio
cervello.
Andrea
avrebbe dovuto avvisarci se il Ramones avesse
sospettato qualcosa o se la classe si fosse spostata, cosa che invece non aveva
fatto dato che, usciti dal bagno, ci eravamo accorti con orrore che i nostri
compagni non c’erano più nel bar di fronte.
Stavamo
correndo come dei forsennati da una vita, quando finalmente li scorgemmo
davanti al negozio della Harrods, punto di ritrovo stabilito precedentemente
per imbarcarci.
Vergata
ghignò compiaciuto vedendoci arrivare tutti trafelati.
-Bastardo…-
Aveva esordito Lore con il fiatone, -Avresti dovuto avvisarci.-
-Era
una vendetta ragazzi, insomma, vogliamo piantarla qui di trombare come ricci?-
Aveva poggiato le mani sui fianchi e aveva scosso la testa in segno di
rimprovero, -Alla faccia di chi non tromba da due settimane poi!- Era a dir poco sconvolto, traumatizzato, come
se non si capacitasse lui stesso della cosa.
In
lontananza, in mezzo ad alcuni ragazzi dell’altra classe, intravidi Teo e
gli sorrisi.
Gli
avevo chiesto spiegazioni riguardo quel bacio a stampo datomi al cinema e lui,
guance rosse e sguardo abbassato, aveva detto di averlo fatto solo per aiutarmi
a far aprire gli occhi a Lore. Un vero tesoro.
Speravo
con tutto il cuore che potesse dimenticarsi presto di me e di innamorarsi di
qualcun’altra, si meritava proprio di essere felice.
-Cazzi
tuoi.- Lore abbandonò il braccio sul mio collo sorridendo sornione.
-Eh
sì, cazzo mio. In questi giorni era terribilmente…-
-Vergata!-
Potevo fare concorrenza ad un’aquila in quanto a strilli, -Fai schifo!-
Mi tappai le orecchie sconvolta mentre lui continuava tranquillo ad elencare le
cose che lui, il suo coso e Federica
avevano fatto in bagno quei giorni.
-Oh Puccio, non fare la finta verginella su. E comunque alla
tua amica Angelica piaceva essere messa al corrente sulle condizioni del
mio…-
-Cazzo!-
Conclusi io in contemporanea, -La vuoi smettere?-
Quel
coglione incominciò a ridere, seguito pure dall’altro coglione: il
mio ragazzo.
-Ridi,
ridi…- Lo incitai sorridendo malignamente, -Che intanto la scopata in
aereo te la scordi.-
Chissà
come mai la sua risata si era spenta, -Ma dai, si scherzava.-
Basta.
Se l’era definitivamente giocata, niente da fare.
-Certo,
come no.- Feci per andarmene e raggiungere Mel, ma
all’ultimo mi bloccò allacciandomi un fianco.
-Offesa?-
Difficile dire se mi stesse prendendo per il culo o se fosse realmente
dispiaciuto. Sapeva recitare così dannatamente bene lo stronzo.
-Sì
e lo sarò ancora per molto se non mi garantisci che non ci sarà
nessun’altra mentre stai con me.- Ero seria, il fatto che avesse cercato
di sviare il discorso qualche giorno prima non mi andava ancora giù.
Schioccò
la lingua divertito e pensieroso, -Era il punto…?-
-Non
importa, lo rispetterai?- Perché il mio tono di voce implorante ed i
miei occhioni da gatto di Shrek
erano così…umilianti? Perché se non l’avesse fatto
non ci poteva essere storia fra di noi.
Mi
guardò per qualche secondo, prima di sospirare rassegnato, -Ok, questa
cosa la dirò una volta sola, ricordatela bene perché non la
ripeterò…-
Ero
davvero curiosa di sentire quale cavolata –perché da lui mi
aspettavo solo quello ormai- avrebbe tirato fuori.
Non
opposi resistenza quando avanzò con il viso per portarlo a due
centimetri dal mio naso, -Da quando sono stato la prima volta con te…le
altre ragazze…non mi eccitano.- Distolse subito lo sguardo come se avesse
fatto chissà quale confessione imbarazzante.
-Dovrebbe
essere romantico questo?- Chiesi alzando un sopracciglio.
-Esatto.
Le altre non le vedo Puccio, capisci?- Si morse il
labbro ed evitò accuratamente i miei occhi, quasi…a disagio?
-Non
lo avrei mai detto Latini, ma basta poco per imbarazzarti, lo eri di meno
quando mi hai detto che eri “fottutamente innamorato di me”.- Mimai
le virgolette trattenendo a stento un sorriso.
Fece
una smorfietta contrariata, -Perché ero preso
dalla foga del momento quando l’ho detto.-
-Oh,
quindi adesso che non c’è la “foga del momento” ti
imbarazzi?- Stavo per mettermi a ridere.
-La
pianti di mimare tutto? Ci sono tantissimi altri modi per usarle quelle
mani…-
Andavamo
a parare sempre lì alla fine. Roteai gli occhi, -Tipo?-
-Se
sarete così gentile da accompagnarmi in bagno durante il volo Vostra
Bassezza, ve lo mostrerò.-
Gli
tirai un debole –il fatto che ci avessi messo tutta la mia forza era
irrilevante- pugno sul braccio che lo fece scoppiare a ridere come un pazzo.
-Vaffanculo, tu e la tua stronzaggine.- Gli feci la
linguaccia prima di scostarmi, -E la sveltina in bagno te la scordi.-
Fui
intransigente su quel punto, il volo lo passai a stuzzicarlo con spostamenti di
capelli, accidentali carezze al seno
mentre mi slacciavo la felpa e sguardi maliziosi.
Ogni
volta che, a gesti, mi faceva capire di andare in bagno, io scuotevo la testa e
mi mordevo il labbro vittoriosa. Niente bagno. Così imparava a dire
stronzate. Anche se sapevo bene che, in qualità di Principe Stronzo, era
nella sua natura farlo.
Non
lo avrei ammesso, non davanti a lui e non in quel momento, ma mi andava bene
così, lo amavo anche per il suo carattere di merda. Probabilmente se
fosse stato un ennesimo Matteo l’avrei trovato noioso. Fosse stato come
il Ronchini, mi sarei lasciata abbindolare solo da
belle parole e nient’altro…fosse stato come il Valenti,
l’avrei considerato solo un amico.
Ma
lui era il Latini. Il vicino di casa
che mi aveva ignorata per anni, provocata, tagliato i capelli –a
proposito, dovevo ancora vendicarmi sui suoi-, baciata, salvato la vita, scopata,
fatta innamorare, impazzire, soffrire…fino a qualche giorno prima. Ne
aveva di cose da scontare il signorino. Ma c’era tempo, a Milano.
Del
resto, tutti i principi nelle fiabe dovevano penare un bel po’ per avere
la principessa. Questa era decisamente tutt’altro che ordinaria come
storia, visto che Lo Stronzo aveva già avuto la principessa nanerottola
e isterica –come mi aveva definito lui, senza sconfiggere draghi,
arrampicarsi su torri, duellare con una spada o uccidere la Strega del Mare.
Sì, il mio film Disney preferito era La Sirenetta.
-A
che pensi?- Mi chiese lui stranito, prima di salire sul pullman che ci avrebbe
riportato davanti alla scuola.
Oh,
doveva essersi accorto del mio ghigno. -A niente…-
Solo a come staremo insieme qui a casa, a
come andranno avanti le cose, a quello che succederà. E a che principe
potresti assomigliare.
Bisognava
crearne uno tutto daccapo, non ricordavo ne esistesse uno stronzo…
Beh,
ci si poteva lavorare.
*Note
dell’autrice*
Dedico questo capitolo a Mirya. Ancora un grazie immenso per tutto e un mi dispiace
per gli ultimi avvenimenti.
Ci
credete se vi dico che mi stan tremando le mani? Sono
troppo emotiva, lo so, ma mi dispiace troppo concludere questa storia. Con un
epilogo che non mi convince, ma che spero sia almeno piaciuto a voi.
Per
chi non ha intenzione di leggere eventuali extra che comprendono pezzi di Tra
l’odio e l’amore pov Lore (simili a questo
pubblicato mesi fa), missingmoments
futuri Lore/Ali e piccoli spin-off riguardanti le coppie Andrea/Angelica e
Daniela/Lele, la storia si conclude qui. Grazie per avermi seguita e sostenuta
con recensioni, letture, preferiti, seguite e ricordate. Spero di avervi
strappato qualche sorriso e di avervi fatto trascorrere ore piacevoli con questa
storia :)
Per
le altre…beh questo è un arrivederci, perché come ho
già detto ci sarà ancora molto altro su questa coppia
–purtroppo per voi xD- e su tutti gli altri
personaggi. Teo? Mel? Glenda? Rossella? La situazione
familiare di Lore? Ovviamente nei missingmoments futuri (molto simili ad un seguito per certi versi,
ma a spezzoni) si parlerà anche di tutto questo, di idee sul futuro dei
due signorini ne ho in abbondanza.
Arrivata
a questo punto non so che altro dire. Se non grazie a TUTTE le ragazze che mi
hanno sostenuta in questa follia, che si sono preoccupate per me, per i miei
problemi familiari, che mi hanno fatto sapere quanto le emozionava questa
storia con una recensione o con un commento su facebook,
ma anche grazie alle lettrici silenziose che hanno fatto tantissimo anche solo
facendomi sapere che c’erano, leggendo o aggiungendomi ai
preferiti/seguiti/da ricordare. Devo tutto quanto a voi. Le emozioni provate
mentre scrivevo, i sorrisi da idiota davanti al pc
mentre scrivevo le battute di Vergata…tutto questo non ci sarebbe stato
senza di voi.
Grazie
a Bea e Dids, due meravigliose
scrittrici e amiche. Come avrei fatto senza di voi?
Ah e
mi è stato chiesto da una ragazza, cosa che faccio con piacere, di
precisare per una sua amica che non tutte le storie vanno a finire bene come
questa. Purtroppo non tutti gli stronzi sono come Lore, che comunque non
è perfetto, ma…dai, un pochino si è rifatto alla fine, no?
;)
Un’ultima
cosa poi la pianto di rompere. Qualche giorno fa ho pubblicato un nuovo
schifo…sì, proprio così, continuo a rompere con altri
personaggi.
Ai
vostri commenti risponderò da ora in poi, tecnicamente adesso
avrò un po’ di tempo per respirare senza continuare ad impormi
“Scrivi che c’è gente che aspetta di leggere!”.
Vi
mando un megastragrande bacione e vi ringrazio ancora dal profondo del cuore.