_A Twist In My Story_ di Ili_sere_nere (/viewuser.php?uid=62293)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo o1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo o2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo o3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo o4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo o5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo o6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo o7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo o8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo o9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo o10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo o11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo o12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo o13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo o14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo o15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo o16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo o17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo o18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo o19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo o20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo o21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo o22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo o23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo o24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo o25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo o26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo o27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo o28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo o29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo o30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo o31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo o32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo o33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo o34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo o35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo o36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo o37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo o38 - Epilogo - ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
<< Anno nuovo, vita nuova! >>
Ecco la solita promessa che ad ogni Capodanno io o i miei amici eravamo abituati a fare, e puntualmente ci ritrovavamo con le nostre vite e i nostri problemi. Ma l'anno che stava per giungere sarebbe stato realmente diverso. Avevo programmato una vacanza che sarebbe durata a lungo, almeno un anno.
Volevo staccare la spina, allontanarmi per un attimo dai problemi che mi assillavano.. volevo solo riposare.
E avevo scelto la mia meta. L'America.
Pensavo che un anno lì sarebbe bastato per svagarmi un attimo.
Il mese successivo prenotai i biglietti ma dovevo scegliere una città precisa...
"New York? Bella ma scontata; Los Angeles? Se vado non ritorno; Miami? Mmm.. Potrebbe andare; Chicago? Anche.."
Continuai a guardare i nomi delle varie città americane quando mi cadde l'occhio su di una in particolare.
"Atlanta! Deciso!"
Ebbene si.. La mia piccola grande svolta avrebbe avuto luogo proprio lì, nella capitale della Virginia.
Peccato non sapere che quella sarebbe stata per davvero una piccola grande svolta.
> Spazio Autrice ( per modi di dire )
Ehm..Salve..
Iniziamo con una piccola piccola presentazione.. Mi chiamo Serena, sono nata il 22 Luglio del 93, e vivo in provincia di Chieti.
A Twist In My Story è la mia primissima storia, per giunta su quel gran pezzo di figo di Ian Somerhalder..
Cosa mi ha spinto a scriverla? Bella domanda... Scherzo, diciamo che ho una mente molto fantasiosa e in queste sere il mio cervellino ha macinato molto, finendo per produrre questa storia, almeno in parte. Spero che, ehm, vi possa piacere..
Ma prima chiedo scusa per eventuali errori e/o orrori grammaticali o se la storia vi possa sembrare scontata o troppo fantasiosa.
Se avete letto fin qui, non posso far altro che ringraziarvi e dirvi che i primi 3 capitoli sono pronti, ma non li pubblicherò ora. Tra martedì e mercoledì pubblicherò il primo, sempre se non decida di pubblicarlo domani, in modo tale da portarmi avanti con la stesura.
Per cui.. Alla prossima.. |
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Capitolo 2 *** Capitolo o1 ***
Capitolo 1
Erano passati un paio di mesi da quando ero giunta ad Atlanta ed avevo trovato una piccola abitazione, sebbene molto carina e accogliente, fuori città. Avevo inoltre conosciuto alcuni ragazzi e ragazze del posto con cui ero entrata subito in confidenza e con loro avevo trascorso le mie giornate.
Grazie ad una di loro, Honey, ero riuscita a trovare un posto di lavoro in un bar gestito da alcuni suoi amici in modo tale da poter guadagnare qualcosa da aggiungere così ai risparmi che avevo portato con me dall’Italia.
Erano le 14 del pomeriggio e avrei dovuto attaccare alle 15.30, così decisi di recarmi a piedi a lavoro visto la bella giornata, ma non avevo fatto i conti con il cambiamento del tempo annunciato dal meteo a cui però non credetti all’inizio. Infatti, quando staccai alle 19.30, mi ritrovai a dover fare i conti con una pioggia scrosciante.
“Ottimo.. Esci con il sole, torni con la pioggia..” sbuffai infastidita dalla cosa. Tutti intorno a me giravano con gli ombrelli aperti, io invece ero ancora ferma sotto la pensilina del bar.
“Ora o mai più” pensai decidendo di affrontare la pioggia.
Cominciai così a correre sperando di non scivolare o sbattere contro qualcuno.
Sentivo a poco a poco i capelli bagnarsi così come i miei abiti. “Da ora in poi crederò al meteo” mi ritrovai a pensare.
Troppo impegnata a insultare mentalmente il meteo, quando svoltai l’angolo mi accorsi a stento di una signora, appena uscita da un bar lì vicino, contro cui stavo per scontrarmi.
Non so come feci, ma riuscì a evitare l’impatto. Tuttavia caddi rovinosamente per terra.
Mentre ero presa dal massaggiarmi la parte con cui avevo sbattuto a terra, la voce della signora arrivò alle mie orecchie.
< Ehi tutto bene? Ti sei fatta male? > Scossi il capo rimettendomi in piedi.
< Ora passa.. Ma oddio sono bagnata completamente! > risposi accorgendomi che ormai la mia impresa di arrivare sana a casa era completamente andata a quel paese. < Comunque – ripresi a parlare – mi dispiace, stavo per venirle addosso. Ero distratta cioè stavo cercando di tornare a casa il più velocemente possibile ma… > avevo iniziato a parlare velocemente a causa dell’imbarazzo e del leggero nervoso che mi aveva colto.
< Ehi ehi calmati, su. Non è successo nulla, anzi se non ci sbrighiamo rischi di prenderti un serio malanno! > Un attimo.. “ci?”. Alzai lo sguardo per la prima volta verso la donna osservandola perplessa. Aveva i capelli biondo-castano lunghi almeno fino alle spalle, gli occhi chiari ed un viso simpatico. Non era tanto alta.
< Sc-scusi, come.. non credo di aver capito > mormorai.
< Su cara, andiamo. Se mi dici dove abiti ti accompagno a casa > sorrise gentilmente, ed intanto mi coprì con l’ombrello.
Ringraziai, ma tentai di rifiutare spiegando che le avrei bagnato gli interni dell’auto, ma non volle sapere nulla e mi liquidò con un “Meglio l’auto che tu ”. Così accettai e , dopo averle spiegato dove abitavo, ci dirigemmo verso l’auto sulla quale salimmo. Il viaggio fu tranquillo e lo passammo scambiando qualche parola.
< Vorrei ringraziarla e scusarmi nuovamente con lei.. Comunque piacere, Andrea > sorrisi debolmente, mordendomi il labbro.
< Non preoccuparti e non mi dare del Lei.. Piacere mio Andrea, io sono Julie >. Continuammo a parlare fino a quando Julie non si accorse del mio accento. < Tu non sei americana, giusto? >
< Oh no, sono italiana. > Sembrò studiarmi in seguito a quell’affermazione.
< Italiana? > annui lei assorta e continuò < Come mai qui ad Atlanta?>.
Mi passai una mano tra i capelli ancora un po’ umidi. < Volevo staccare la spina e rilassarmi.. Ho preso una cartina e ho iniziato a cerchiare tutte le città americane che mi sarebbe piaciuto visitare, e alla fine ho scelto Atlanta > alzai le spalle, ridacchiando a quella mia spiegazione. Osservai Julie nuovamente assorta mentre guidava, e senza staccare gli occhi dalla strada mi chiese anche l’età. Rimasi un po’ interdetta all’inizio, ma non ci badai molto così le risposi che dovevo compiere 21 anni a Luglio.
Vidi sul suo volto aprirsi un ampio sorriso e fermò l’auto voltandosi verso di me.
< Eccoci arrivate! > Sorrisi voltando il capo verso il finestrino osservano la mia abitazione.
< Grazie ancora, mi ha..ehm.. mi hai salvato la vita > le sorrisi allungando la mano verso la maniglia dello sportello quando però Julie richiamò la mia attenzione.
< Andrea, sentimi.. Io lavoro a qualche isolato da qui lungo questa strada e mi chiedevo se potresti fare un salto domani tipo verso le… 14? > Annui anche se ero leggermente perplessa, lei invece sorrise nuovamente. < Perfetto, tieni. Questo.. – iniziò a scrivere su di un foglietto con una penna – .. è l’indirizzo mentre questo è il mio numero. Se ci sono problemi mi chiami. Ah, quando arrivi basta che chiedi di Julie! >
Annui alle sue parole e scesi dall’auto non prima di averla salutata.
Corsi verso la porta di casa e appena sotto il porticato cercai le chiavi dentro la borsa trovandole dopo poco. Entrai così in casa dirigendomi velocemente in bagno dove aprii l’acqua della vasca e poi in camera dove lasciai sul letto la borsa ed il foglietto sulla scrivania. Tornando in bagno iniziai a spogliarmi per poi entrare nella vasca, godendomi finalmente un po’ di caldo in seguito a tutto il freddo preso precedentemente.
Quando uscii mi avvolsi nell’accappatoio e, prendendo un asciugamano dal mobile, cominciai a tamponare i capelli eliminando l’acqua in eccesso. Mi diressi in camera una volta finito e mi vestii mettendo il mio adorato pigiama, ma prima però di lasciarmi cadere sul letto, presi il foglio datomi da Julie, girandomelo tra le mani mentre l’osservavo pensierosa.
Alla fine però decisi di lasciar perdere e mi misi sotto le coperte, prendendo sonno in poco tempo.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Salve e buon inizio settimana !
Vi starete chiedendo "Ma non aveva detto che aggiornava tra martedì e mercoledì? ". E invece... Eccomi qui con il primo capitolo! Posto visto che ieri sera ho scritto il capitolo 4 (per strutturarlo è stato un parto) e stamane a scuola ho iniziato la stesura del 5.
Comunque.. riguardo al capitolo cosa dire? Beh.. io racchiuderei il tutto con un'unica frase: "Quando uno scontro ti cambia la vita!" Mi sa tanto la sigla di Kiss Me Licia... Fortunata la nostra Andrea, anche se non lo sa ancora :)
Se vi stato domandando "Ma Ian?" sappiate che lo vedrete molto presto..
Un altro motivo che mi ha fatto postare è stata la statistica della storia.. ovvero.. Sebbene ci siano state solo 3 recensioni, il prologo è stato letto da ben 85 persone! Come ho visto ciò, la mia faccia era tipo questa °O°, tanto che mi sono chiesta se quella era la mia storia o meno..
Per cui.. Ringrazio chi ha recensito, chi ha letto soltanto, le 4 persone che hanno messo la storia tra i preferiti e le 2 che l'hanno messa tra le seguite. *me si inchina e ringrazia*. Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito maggiormente e vi spinga a recensire..
Un grandissimo bacio..
Probabilmente a Venerdì :)
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Capitolo 3 *** Capitolo o2 ***
Capitolo 2
Mi svegliai il mattino dopo verso le 11 con un raffreddore allucinante oltre al mal di testa. Presi le medicine dal mobile in camera e mi diressi in cucina per prepararmi la colazione. Quel pomeriggio avrei dovuto andare da Julie, anche se il perché mi era ancora sconosciuto. Pulii i piatti che avevo sporcato e salii al piano superiore, in camera mia, per specchiarmi contro l’ampio specchio attaccato al muro. Dire che avevo una brutta cera era dir poco. Scossi rassegnata il capo e aprii le ante dell’armadio iniziando a controllare cosa potevo mettere. “Aspetta un attimo!” pensai correndo verso il televisore accendendolo e mettendo sul canale del meteo. “Sole.. sole..sole” sospirai contenta ritornando alla ricerca degli abiti. Visto e considerando che avevo ormai il raffreddore, non mi curai più di tanto a scegliere vestiti che mi coprissero troppo e così presi dei pinocchietti color beige e ci abbinai una maglia bianca a mezze maniche. In seguito presi il giacchetto nero in pelle e passai alle scarpe, prendendo dalla scarpiera le mie adorate sneakers nere. Mi diressi in bagno per cercare di dare al mio viso, tramite il trucco, un aspetto migliore. Passai la matita nera sugli occhi e un filo di fard sulle guance per dare un po’ di colore, per poi spazzolare i miei capelli, anche se mi avevano sempre rimproverato per quello.. “Ma sei pazza a pettinare i capelli ricci?!”. Scossi la testa ridacchiando a quel pensiero ma poi mi rattristai pensando alla mia amata Italia, ai miei amici che, grazie a dio, riuscivo a sentire tramite Facebook o Twitter. Mi imposi di non pensarci e quando alzai lo sguardo verso l’orologio mi accorsi che ormai erano le 13 e che tra un’ora sarei dovuta stare lì.
Presi la piccola tracolla che usavo di solito, mettendoci al suo interno lo stretto necessario ed uscii di casa. Camminai in direzione del luogo indicato sul biglietto, calciando di tanto in tanto qualche sassolino che si presentava sulla mia strada.
Ripensavo all’incontro con Julie del giorno precedente e al suo “studiarmi” con lo sguardo. La mia mente mi suggeriva ipotetiche spiegazioni tutte però troppo assurde, così affrettai il passo. “Prima arrivo e prima so” mi ripetevo.
Giunsi così ad un enorme edificio che osservai nei minimi dettagli, corrugando la fronte. Alla fine scrollai le spalle ed entrai. La hall era molto carina. Semplice ma curata, di un tenue color pesca. Dopo quella rapida occhiata in giro, presi a camminare verso la ragazza seduta dietro l’ampio bancone.
< Ehm – mi schiarii la voce – Salve, starei cercando Julie. Mi ha detto di venire verso le 14 e.. si è un po’ presto ma… >
< Il suo nome? > mi rispose quella senza giri di parole, stoppandomi.
< Andrea Bel… > La ragazza prese a scrivere e a cliccare sul computer, masticando leggermente la gomma.
< La signora Plec la sta aspettando. Segua il corridoio e bussi alla seconda porta a destra > disse senza neanche alzare lo sguardo verso di me, interrompendomi nuovamente. La guardai inarcando un sopracciglio perplessa, alzando le spalle, decidendo di seguire le sue spiegazioni.
Tuttavia… < Scusi, come ha detto? >
La bionda mi guardò con uno sguardo che sembrava dire “E poi sono le bionde quelle considerate stupide” < Ho detto di andare dritto.. >
< Sisi, quello l’ho capito. Mi riferivo a quello precedente >
< La signora Plec la sta aspettando > mormorò perplessa, per poi scuotere il capo con fare scocciato.
“La signora Plec? Perché questo cognome mi è noto? Pensa Andrea, pensa.. Dove lo hai sentito questo cognome?”. Mi grattai la testa pensando e ripresi a camminare fino a quando arrivai alla porta, contro cui era attaccata una targhetta con su scritto “J. Plec”. Decisi di lasciar perdere e bussai aspettando che mi venisse dato il permesso di entrare. Prima di bussare però avevo sentito un chiacchierio provenire da dentro la stanza e distinsi, oltre alla voce di Julie, altre due voci maschili ma non sapevo a chi appartenessero. Finalmente arrivò il permesso ad entrare cosi aprii la porta, varcandone la soglia. Vidi subito Julie sorridere nella mia direzione.
< Andrea! Mi fa piacere che tu abbia accettato.. Signori miei lei è la famosa Andrea! > “Famosa? Credo di essermi persa qualche cosa” pensai mentre Julie si avvicinò a me. La guardai ricambiando il sorriso e spostai lo sguardo sulle due figure maschili. La prima era un signore, capello corto nero, che metteva un po’ soggezione, l’altro invece era poco più alto del primo, anch’esso con i capelli scuri, ma era ancora girato di spalle intento a rispondere ad un messaggio.
< Andrea ti presento Kevin Williamson >
< Kevin, piacere > sorrise allungando la mano, che strinsi.
< Andrea, piacere mio > sorrisi leggermente imbarazzata. Julie stava per riprendere a parlare quando la mia attenzione fu catturata dal ragazzo misterioso che si stava girando verso di noi. “Oh mamma!” riuscì a pensare solamente, tanto che non mi accorsi che Julie aveva finito di parlare e che quel ragazzo si stava avvicinando verso di me sorridendo.
< Piacere di conoscerti, io sono Ian > disse sorridendo scoprendo i denti bianchi che prima erano nascosti dalle labbra. Mi prese la mano, baciandone il dorso e non potei far altro che osservare la scena assorta, catturata specialmente dai suoi occhi azzurri. Sorridevo come una scema, sentendo le guance arrossire.
< Pi-piacere mio > mi passai l’altra mano tra i capelli, come ero solita fare nei momenti di imbarazzo o di nervosismo. Il ragazzo mi sorrise e lasciò la mia mano, comunicando a Julie e a Kevin che sarebbe passato più tardi.
< Ehi tu, Somerhalder, avvisa gli altri dicendogli che vorrei parlare con loro, e con te, più tardi >
Il ragazzo annuì ed uscì dalla stanza. Presi a mordermi il labbro inferiore sentendo ancora i battiti del cuore velocizzati. “Quel gran figo dagli occhi blu mare si chiama Ian.. Ian Somer.. Ian Somerhalder?” Presi a sbattere le palpebre degli occhi ripetutamente, mentre il mio cervello prese a mettere in ordine tutte le nozioni ottenute fino a quel momento.
“Sei in una stanza con una signora di nome Julie e di cognome Plec, con lei c’è un suo collega, Kevin Williamson e dalla stanza è appena uscito Ian Somerhalder.. Cioè significa che..” Non conclusi mentalmente il pensiero in quanto lo esternai verbalmente < … sono negli studi di The Vampire Diaries > mormorai lievissima, facendo difficoltà quasi a sentire la mia voce. passai la mano nuovamente tra i capelli che strinsi leggermente tra le dita.
< Andrea tutto bene? > Guardai Julie per un attimo, deglutendo.
< Non sto immaginando nulla, vero? > Sia Julie che Kevin mi guardarono confusi.
< In che senso? > Mi passai la lingua sulle labbra, inumidendole.
< Voi siete i produttori del telefilm The Vampire Diaries, mentre lui – indicai con le dita la porta dietro di me da cui era appena uscito Ian – è un attore della serie.. e io.. ottio io che c’entro qui? > Domandai quasi nel panico, mormorando la parte finale della domanda in italiano.
< Andrea va tutto bene, perché non ti siedi mentre Kevin va a prenderti un bicchiere d’acqua? > mi chiese gentilmente Julie indicandomi la sedia davanti alla scrivania. Annuii semplicemente, per poi sedermi sulla sedia. Cercai di rallentare i battiti del cuore e di riportare il mio respiro alla normalità mentre Kevin mi porse il bicchiere che presi con mani tremanti, bevendo avidamente.
< Andrea, da come ho capito, non serve che ti spieghi chi io e lui siamo. So al 100% che ti stai chiedendo perché ti ho chiesto ieri di venire qui, e sono pronta a dirtelo. Parlando della 3^ serie del nostro show volevamo inserire una figura nuova, che portasse un po’ di scompiglio nella vita di un nostro eroe. Questo nuovo personaggio l’abbiamo ideato proveniente dall’Italia. Ora la questione è questa: abbiamo valutato molto tutte le possibili candidate e molte si avvicinavano alla parte ma ieri.. > Julie sorrise avvicinandosi a me < .. ieri quando parlavo con te mi sono accorta di una cosa ed è per questo motivo che ti ho fatta venire qui. Vorrei che fossi tu a interpretare questo ruolo. Sei italiana e chi meglio di una italiana vera e propria può interpretare questo ruolo? > Julie si sedette sulla sedia davanti alla mia, prendendomi le mani tra le sue < Andrea, non ti sto chiedendo di rispondermi adesso, ma ti sto chiedendo di pensarci almeno fino a domenica e solo allora vorrò sapere la risposta. D’accordo? >
Aprivo e chiudevo la bocca non sapendo cosa dire. Quella situazione era assurda, tutta la faccenda era assurda!
< Julie.. Io.. Io non ho mai recitato come potrei farlo? Non ho esperienza, non so neanche da dove iniziare! > dissi con tono preoccupato.
< Andrea non preoccuparti, siamo a marzo e la seconda stagione finisce ai primi di Maggio, di conseguenza le riprese prenderanno il via solamente a Luglio. Avrai tutto il tempo per imparare e poi ti aiuteremo noi >.
Non riuscivo a tenere lo sguardo su un punto preciso della stanza. Il mio sguardo vagava ovunque, dal viso di Julie a quello di Kevin per poi passare a guardare la finestra o i quadri appesi alle pareti.
Sospirai guardando allarmata Julie.
< Posso dirti, anzi dirvi, una cosa molto schiettamente? > Loro annuirono < Vi state mettendo in pessime mani, sappiatelo! > mormorai sconfortata.
Sentii la loro risata e Kevin assicurarmi di non preoccuparmi e di pensarci in quei 4 giorni.
“Facile per voi non preoccuparvi, tanto quella che farà la figura dell’idiota sarò io” pensai annuendo.
< Bene allora! Andrea grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo. Ora se vuoi scusarci abbiamo una branca di attori da gestire >
Mi alzai dalla sedia e dopo aver salutato entrambi con una stretta di mano uscii dalla stanza, ripercorrendo a ritroso il corridoio, raggiungendo così l’uscita dell’edificio.
L’aria fresca si scontrò contro la mia pelle ancora accaldata, dandomi per qualche secondo sollievo e fece in modo che tornassi a ragionare. Tutto avrei potuto pensare tranne che a quella soluzione.
Ridacchiando con fare nervoso tra me e me, guardai l’ora al telefono.. “Le 15.50.. Cazzo sono in ritardo!”.
Presi a correre in direzione del bar, sperando che i proprietari non si arrabbiassero per quel mio mostruoso ritardo.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon Giorno Ragazze :)
Come state? Io bene.. Da ieri sono ufficialmente in vacanza *__*
Ma passiamo al capitolo... Sono stati svelati alcuni misteri... Abbiamo scoperto chi è Julie.. In molte mi avete chiesto se era la manager di Ian, se era una sua amica, una sua conoscente ma nessuna di voi ha pensato che forse quella Julie era proprio la nostra amata Plec! ehehe.. Si è scoperto anche il motivo dell'invito.. Beh, magari accadesse una cosa del genere anche a me.. Chissà cosa farà Andrea: Accettare o Non Accettare ?!
Inoltre.. visto chi compare nel capitolo? Il nostro bell' Ian.. è stato un incontro fortuito il loro..
Comunque... passiamo ai ringraziamenti.. Innanzitutto.. Grazie a chi ha letto, a chi ha commentato ( mi rendete molto felice *_* ) , a chi ha messo la storia o tra le preferite o tra le seguite o tra le da ricordare :) Grazie ancora...
Nel prossimo capitolo scopriremo quale sarà la decisione di Andrea... Per cui se volete conoscerla, dovrete aspettare fino a Lunedì ;)
Un bacione grande grande.... Sere ;)
Ps... Se andate sul mio account, troverete i link dei miei profili di Facebook e Twitter .. Chi volesse aggiungermi per chiedere spiegazioni, anticipazioni o semplicemente chiacchierare può farlo tranquillamente, basta che me lo fate sapere... A lunedì ;)
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Capitolo 4 *** Capitolo o3 ***
Informazione di servizio
:D Su facebook ho creato un gruppo
--->
L'angolo di "_A Twist In My Story_"
in cui potete trovare le
schede dei personaggi, oltre agli spoiler.
Chiunque volesse aggiungersi è il benvenuto!
Ok.. Ora vi lascio al
capitolo.. A dopo..
__________________________________________________________________________________
Capitolo 3
Il
resto della giornata non fu male. I proprietari del
bar mi dissero di non preoccuparmi giacché era la prima
volta che ritardavo.
Tuttavia, per scusarmi, rimasi mezz’ora in più
dopo la fine del mio turno,
aiutandoli con le pulizie. Tornai
quindi a casa verso le 20.30 e appena rientrai
la mia mente fece risuonare ancora le parole di Julie.
“Vorrei che fossi tu…
Vorrei che fossi tu… Vorrei
che fossi
tu”.
Dio non potevo crederci. Se qualcuno, prima che
partissi, mi avesse detto “Ti scontrerai con Julie Plec, la
quale, saputo che
sei italiana, ti offrirà un ruolo nel suo show”,
giuro che sarei scoppiata a
ridergli in faccia. E invece, è accaduto. Come ho fatto a
non rendermene
conto?! Io, amante di quella serie televisiva, troppo presa dal voler
sapere il
perché di quell’invito, non ho prestato attenzione
ai dettagli, alle persone.
Specialmente alle persone e ai loro nomi.
Continuando a scuotere il capo, superai la cucina non
avendo fame e mi diressi al piano superiore, in camera dove, dopo aver
preso il
mio portatile, mi sedetti sul letto con la schiena contro la tastiera e
accesi
il PC. Presi a tamburellare con le dita sulla tastiera aspettando che
si
caricassero le varie schermate e, appena furono pronte, selezionai con
la
freccia internet aprendo la pagina di Facebook e di Twitter.
Speravo vivamente di trovare in linea Christian e
Silvia, i miei due migliori amici, per poter parlare con loro e farmi
consigliare. “Fa che ci siano, ti prego!” ripetevo
mentre controllai la lista
degli amici senza, però, esisti positivi. Stavo
quasi per chiudere quando il rumore della chat mi
fermò dal farlo.
Christian:
Sogno o son desto!?
Andrea:
Teoricamente dovresti
essere a dormire perché
lì da te sono le 4.30. In pratica sei sveglio =)
Christian:
Ah ah ah.. spiritosa!
Che ci fai a quest’ora
su facebook?
Andrea: Questa
domanda dovrei farla io a te. 6 ore di fuso orario, ricordi? Sono le
22.30 e
questo è il solito orario in cui mi collego. E te?
Christian:
Oh, già. Me
ne ero scordato. Comunque, io
sono appena rientrato a casa dopo una bella serata con gli altri.
“Gli
altri”. Quanto mi mancavano. Loro e le nostre
uscite. Alle volte ci definivamo dei ‘vampiri’
poiché prima delle 16 non vedevi
mai nessuno di noi in giro. Tornavamo sempre tardi e d’estate
eravamo soliti
aspettare l’alba mangiando cornetti appena sfornati.
Christian:
Ehi, ci sei?
Andrea:
Si scusa, pensavo a
quanto mi mancate.
Scrissi
iniziando a sentire una o due lacrime solcarmi
le guance.
Christian:
Ehi donna, non provare a
piangere perché
anche se non ti vedo, ti conosco. Giuro che vengo là e ti
meno ù.ù
Andrea:
Ok ok.. ho smesso..
Contento?
Christian:
Certo! Manchi tanto
anche a noi.
Decisi
che era il caso di cambiare argomento. Troppi
ricordi.
Andrea:
Cri, ma Silvia non si
collega?
Christian:
E’ stata
rapita dal suo bel Davide.
Settimana a Venezia. Che c’è? Non ti basto
più io? Mi tradisci di già?! Mi
offendo!
Andrea:
Scemo, volevo parlare
con entrambi =(
Christian:
Girl, what’s
happened?
Andrea:
Vuoi la versione lunga o
quella breve?
Christian: Entrambe
Andrea:
Ieri mentre correvo per
tornare a casa mi sono
scontrata con una signora..
Christian:
Sei il solito danno,
figlia mia!
Andrea:
Mi fai parlare?
Comunque.. mi ha gentilmente
riaccompagnato a casa e mi ha chiesto di andare il giorno dopo dove lei
lavora
perché voleva parlarmi. Sono andata lì oggi e non
ci crederesti mai. Quella
signora era Julie Plec, la produttrice di The Vampire Diaries! Il
giorno prima
le avevo detto che ero italiana ed è per quel motivo che mi
ha convocata là!
Vuole che interpreti un personaggio nuovo, anch’esso
proveniente dall’Italia.
Christian:
E tu non sai che fare,
giusto?
Andrea:
Giusto =(
Christian:
Innanzitutto.. Fattelo
dire, la fortuna che
hai tu in certi casi non è descrivibile! Ma ti rendi conto?
Julie Plec vuole
che tu faccia parte dello Show! Comunque.. Io mi chiederei, se fosse
successo a
me: “Perché non dovrei accettare?”
Andrea: Christian, punto 1, non ho mai
recitato in vita
mia, tralasciando i filmini scolastici, ma quelli sono un capitolo a
sé! Punto
2, dovrei confrontarmi con attori come Ian Somerhalder, Nina Dobrev e
Paul
Wesley. Come posso io, comune essere umano, a compararmi con loro,
stelle
hollywoodiane acclamate da milioni di ragazze di tutto il mondo? No,
Cri.. Non
posso! Mi sentirei un pesce fuor d’acqua!
Christian:
E allora? Andrea tu sei
troppo pessimista,
credi più in te! Sei bella, intelligente e con carisma..
Mettiamo da parte
l’essere permalosa e testarda.. Però hai tutte le
qualità che non dovrebbero
farti dubitare delle tue capacità! Ricordi quando da bambini
non volevi salire
sull’albero di casa mia per via della tua paura
dell’altezza? Ricordi cosa hai
fatto?
Andrea:
Si, ma cosa
c’entra?
Christian: Dimmi cosa hai fatto.
Andrea:
Ho passato una settimana
davanti all’albero
cercando di salirci.. Ma continuo a non capire..
Christian:
Non ti sei voluta
muovere da quell’albero
per nessun motivo.. Ogni giorno cercavi di salire più in
alto possibile e anche
se cadevi e ti sbucciavi le ginocchia, ci riprovavi. Alla fine ci sei
riuscita.
Ti eri intestardita in quel modo perché
ti dissi che se non fossi salita su quell’albero con me, non
ti avrei parlato
più per il resto della mia vita. Non facevi altro che
ripetere “Ma io non sono
capace.. Ma io ho paura.. Non ci riesco..” e invece? Invece
salisti su
quell’albero e quando venni, ti trovai sorridente mentre
dondolavi le gambe da
sopra un ramo. Avevi sconfitto la tua paura. Avevi creduto in te. Ed
è questo
il punto della questione.. Tu hai paura di credere in te. Non vuoi
ritenerti
capace di competere contro quegli attori. Questa non è
l’Andrea che ho
conosciuto. Quindi, alza le chiappe e va a fare il culo a quelli!
Piansi
leggendo le parole di Christian. Mi capiva
perfettamente. Sapeva guardare e comprendere tutte le mille
sfaccettature del
mio essere, potendo così aiutarmi, anche a migliaia di
chilometri di distanza.
Andrea:
Ti voglio bene, Cri!
Christian:
Si si, lo so, lo so..
come potresti vivere
senza di me? ;) Quindi devo dedurre che il tuo è un
“accetterò la proposta” ?
Andrea:
Accetterò la
proposta..
Christian:
Brava così ti
voglio! Ah.. Non è che ti fai
dare il numero della Dobrev? O in caso me la porti in Italia?
Andrea:
O.o tu sei assurdo! Ma
cosa mi
chiedi?!
Christian:
Su a me vu frega!? Tanto
lo
so che ti piace Mr Sexy tenebroso dagli occhi azzurri.. Per cui ti sto
facendo
un favore.. A me la Dobrev così tu ti spupazzi il
bell’ Ian!
Andrea:
Ahahaha scemo! Comunque
l’ho
visto.
Christian:
Chi?
Andrea:
Mr Sexy tenebroso dagli
occhi
azzurri xD Come sono entrata nello studio di Julie, lui era
lì, ma io non l’ho riconosciuto
subito. Mi ha salutato con uno stupendo sorriso e con un baciamano.
Christian:
Visto? E’
già amore! Quindi..
sai cosa devi fare!
Andrea:
Ci rinuncio a capirti xD
Christian:
Non so che ore siano da
te, ma sappi che mi
hai fatto fare la nottata! Sono le 7 e alle 10.30 avrei lezione. Per
cui, Amore
mio bello, credi in te e tutto andrà meglio. Ora scusami ma
almeno 2 ore di
sonno me le devo fare.. Se mi addormento mentre quello di filologia
spiega,
giuro che vengo lì a tormentarti!
Andrea:
Ahahaha vai vai..
Scusami per averti rubato le
ore di sonno.
Christian:
Ma zitta su.. Dai
Buonanotte/ Buongiorno..
Ti voglio bene.. E fammi sapere!
Andrea:
D’accordo.. Ti
voglio bene anche io :)
Christian
andò offline e spensi a mia volta il pc
vedendo che si era fatta l’1 di notte. Mi alzai dal letto,
posando il computer
sulla scrivania, e presi da sotto il cuscino il pigiama, indossandolo.
Mi
sentivo meglio, tuttavia le mie preoccupazioni erano ancora
lì, pronte a
tendermi un agguato al minimo cenno di distrazione. Sorrisi debolmente
mentre
mi mettevo sotto le lenzuola.
Avevo deciso e dovevo portare avanti tale
decisione. “Costi quel che costi, devo farcela”.
Con
quest’ultimo pensiero chiusi gli occhi.
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Eccoci di nuovo!
Buongiorno :) Come state? Io bene.. State andando al mare? Se si, beate
voi. Io no e non perchè ho gli esami, bensi
perchè qui una volta piove, l'altra fa freddo e l'altra
ancora fa schifo il tempo. Tutto ciò non fa altro che questa
estate sarà infernale. Menomale che mi rifaccio scrivendo,
infatti, sono arrivata a scrivere il capitolo 9 e ho già in
mente il 10 :D
Passiamo al capitolo.. Può essere considerato un capitolo di
passaggio in quanto non accade nulla di clamoroso. Troviamo,
però, una bella chiacchierata tra Andrea e Christian, il suo
migliore amico. Andrea quindi esterna i suoi dubbi e le sue paure, e
afferma che non vuole accettare. Dobbiamo fare santo Christian,
perchè senza di lui non ci troveremo qui a leggere di questa
storia :) Beh, Christian è andato a scalfire la corazza di
Andrea ed è riuscito a farle cambiare idea, mostrando
perchè lei poteva, e doveva, accettare...
Passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a chi ha letto anche se non ha
recensito,a chi ha letto e recensito, a chi ha messo la storia o tra le
preferite o tra le seguite o tra le da ricordare..
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.. Sono curiosa di
leggere le vostre recensioni..
Se volete qualche spoiler sul Cap 4, vi dico che ne verrà
messo uno domani ed uno giovedì, ma questo solamente nel
gruppo per cui per vederli dovete cliccare il link ad inizio pagina *me
perfida* :P
Ho detto tutto, credo.. Non mi resta che salutarvi e dirvi che il
prossimo aggiornamento sarà come sempre Venerdì..
Baci baciiii..
|
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Capitolo 5 *** Capitolo o4 ***
Se vi state
chiedendo perchè posto di mercoledì, beh,
semplice: domani Efp cambia server per cui ci saranno problemi con la
visualizzazione e per evitare di non postare venerdì , metti
caso non riesca a visualizzare il sito, ho chiesto nel gruppo cosa
preferivano..
Per cui.. Eccomi ad aggiornare ! Ehehehe.. su
quando aggiornerò ci penso mentre scrivo xD
Capitolo 4
I
giorni che mi separavano dalla fatidica domenica, e
quindi dall’accettare la proposta, furono normali,
tranquilli. Riuscii a
sentire Silvia che, come Christian, mi disse di credere in me e di non
farmi
problemi in quanto avevo tutto ciò che mi serviva. In
più, mi disse che sarei
diventata la sua fonte di notizie, il suo “spoiler
vivente”, come mi aveva
definita.
Giunse così domenica. Dopo aver fatto colazione ed
essermi vestita, decisi che era il caso di chiamare Julie,
comunicandole la
decisione presa. Composi il numero portandomi, poi, il telefono vicino
all’orecchio. Squillava. “Fa che non
risponda!”
<<
Pronto, Julie Plec. Con chi parlo? >>
<< Ehm – mi schiarii la voce – Julie,
sono Andrea
>>
<< Andrea! Hai deciso? Scusa la fretta nel voler
sapere la risposta, ma non vedo l’ora di comunicare la
notizia a Kevin e al
resto del cast! >>
Chiusi gli occhi, deglutendo a vuoto e prima di parlare
presi un lungo respiro.
<< Accetto >> mormorai lieve.
<< Andrea, scusami non ho sentito >>
Mi morsi il labbro inferiore stringendo in
contemporanea la presa sul telefono.
<< Io.. Accetto la.. la proposta >> La
bomba era stata sganciata.
<< Ma questo è fantastico! Domani sei libera?
>>
<< Dipende da che ora.. Io lavoro dalle 15.30
alle 19.30 >>
<< Mmm.. Facciamo domani mattina verso le 10.30
qui, così ci prendiamo un caffè insieme e
parliamo dei dettagli del contratto.
Ah, dovrai comunicare al tuo capo che non potrai andare a lavoro da
Luglio in
poi, ma credo che questo tu lo sappia già >>
<< Si – annui – ho già
accennato a loro la
questione >>
<< Perfetto allora.. Vado a comunicare questa
splendida notizia al resto della truppa. A domani >>
<< A domani >> mormorai sentendo poi la
chiamata venir chiusa.
“
Ora non puoi più tirarti indietro, mia cara”. Ed
era
vero. Questa sarebbe stata la mia tanto attesa svolta. Ridacchiai
contenta ma
al tempo stesso, dietro a quella risata, si celava un filo di
nervosismo. “Sto per far parte di
uno show televisivo di fama
mondiale. Chi lo avrebbe mai detto? io no di certo”. Avrei
incontrato così
Nina, Paul, Candice.. tutto il cast compreso..
“Ian”. Sorrisi a quel pensiero,
portando le braccia incrociate dietro la testa, mentre mi lasciavo
andare con
le spalle contro il materasso, iniziando a fissare il soffitto della
mia camera.
Il ricordo di lui nello studio di Julie era ancora vivo
in me. Che scema, non lo avevo neanche riconosciuto. Eppure, anche
senza
riconoscerlo, ero stata rapita da lui, dal suo aspetto, dal suo viso.
Ma
specialmente dai suoi occhi azzurri, ancora più accesi ed
intensi rispetto a
quelli che si vedono in televisione.
Scossi vigorosamente il capo scacciando quei pensieri. A
cosa andavo a pensare pure io?
Ian stava con Nina ed erano proprio belli insieme. Si
poteva notare anche ad occhi chiusi la complicità,
l’intesa che li legava.
Questo doveva bastare a farmi desistere da qualsiasi cosa.
“Ma
se tutto dovesse cambiare?” corrugai la fronte in
seguito a quel pensiero. La situazione che stavo
per vivere era assurda e,
sebbene anche questa ipotesi fosse molto fantasiosa, non potevo sapere
cosa
sarebbe successo. “E se si dovessero
lasciare? Se riuscissi a essergli
amica? O forse, qualcosa di più? E se..”
Sbuffai infastidita da tutti quei “se” e quei
“forse”
che mi frullavano nella testa. Se era destino, sarebbe accaduto. In
caso
contrario, amen. Non sarebbe morto nessuno. Sarei stata una semplice
collega di
lavoro.
Fissai per qualche altro minuto il soffitto, aspettando
che la mia mente si svuotasse completamente, prima di alzarmi dal letto
e
avvicinarmi alla finestra. Il tempo fuori non era dei migliori. La
pioggia
scendeva ormai da due giorni e faceva freddo. Ma non potei reprimere un
lieve
sorriso. Se non fosse stato per la pioggia tutti questi dilemmi non ci
sarebbero
stati.
Essendo domenica il bar era chiuso, per cui passai il
resto della giornata a casa ad annoiarmi, facendo zapping tra i
programmi
televisivi o gironzolando su internet tra i vari siti.
Il
mattino dopo la sveglia suonò alle 9 in punto. Cosa
molto inutile visto che non chiusi occhio per tutta la notte.
L’ansia e
l’agitazione mi avevano portato a girarmi e rigirarmi tra le
lenzuola, non
trovando nessuna posizione comoda in cui addormentarmi. Il materasso ed
il
cuscino sembravano essere fatti di pietra. Troppo duri. Peccato che era
tutta
una questione soggettiva.
Mi alzai dal letto per scrutare fuori dalla finestra il
tempo. Nuvoloso. Ottimo, anche il tempo era contro di me. Andai ad
aprire
l’armadio intenta a voler scegliere gli indumenti da
indossare. Optai per un
jeans chiaro, una maglietta gialla con sopra una felpa verde, e ai
piedi delle
sneakers bianche. Presi tutti gli indumenti e li depositai sul letto,
dirigendomi poi in bagno per lavarmi. Quando mi specchiai, un piccolo
sospiro
di sollievo abbandonò le mie labbra. Sebbene non avessi
dormito la notte, il
mio viso non ne stava risentendo troppo. Mi sciacquai con cura e
ritornai in
camera per prendere i vestiti, che indossai poco dopo. Non volendo
esagerare, passai
solamente il correttore chiaro sotto gli occhi, la matita nera lungo i
contorni
degli occhi e il lucido sulle labbra. Per quanto riguardava i capelli,
li
ravvivai solamente lasciando che quelli ricadessero mossi sulle spalle.
“Si,
può andare!” mi dissi mentalmente spruzzandomi
alcune gocce di profumo. Uscii
nuovamente dal bagno afferrando la
borsa, precedentemente lasciata sul letto, e scesi al piano inferiore.
L’orologio segnava le 10. “Ancora
mezz’ora” . Presi le
chiavi di casa, ed uscii avviandomi all’incontro. Come
qualche giorno prima,
raggiunsi l’edificio in poco più di venti minuti.
Sentivo il cuore battere
furiosamente, quasi volesse uscirmi dal petto. Prendendo un lungo
respiro,
varcai la soglia d’entrata ritrovandomi nella hall. Sapevo
cosa dovevo fare,
così mi avvicinai al bancone dove,
però,
non trovai quella “simpatica” bionda della volta
precedente. Al suo posto,
infatti, c’era un ragazzo moro, più o meno della
mia età, che, vedendomi
arrivare, alzò lo sguardo sorridendomi.
<<
Posso esserti utile? >>
<< Avrei un appuntamento con Julie >>
Quello aprì maggiormente gli occhi, per poi sorridere
con più calore.
<< Tu devi essere Andrea >>
Mi portai una mano sul collo, stringendo leggermente la
pelle. << Ecco.. si.. sono io >> mormorai
abbassando per un attimo
lo sguardo.
<< Scusami, non volevo imbarazzarti o altro
>> mormorò repentino << Julie ha
parlato così tanto di te a tutti
noi che eravamo curiosi di conoscerti. Specialmente gli altri attori .
Comunque
che maleducato, io sono Samuel. Per gli amici Sam >>
<< Piacere >> sorrisi a Sam, quando
all’improvviso la voce di Julie riecheggiò per i
corridoi.
<< Sam, Andrea è già arri.. Oh!
Eccoti! >>
si avvicinò a me, abbracciandomi. << Scusami
di averti fatto aspettare.
Spero che Sam sia stato gentile con te, vero Sam? >>
disse con finto fare
minaccioso guardando il ragazzo, per poi ridere entrambi.
<< Comunque
possiamo andare. Gli altri saranno qui solamente verso le 11.15/11.30
>>
Annuii alle sue parole, girandomi poi verso Sam.
<< Ciao Sam, a presto >>
<< Ciao
>> sorrise.
Presi
a camminare al fianco di Julie dirette, come mi
aveva spiegato lei, verso il bar in cui erano soliti andare.
<< Bel ragazzo Sam, vero? >> chiese
improvvisamente facendomi trasalire.
<< Si.. >> mormorai guardandola curiosa.
“E
questo che c’entra?”
<< E’ per metà portoghese. La madre
è di Lisbona,
il padre invece è originario di Dallas. E’ poco
più grande di te, di 2 o 3 anni
>>
Continuavo
a non capire perché mi stesse parlando di
lui. i miei dubbi rimasero in quanto giungemmo al bar e Julie, dopo che
ordinammo 2 caffè e ci andammo a sedere, prese a parlare del
lavoro.
<<
Allora, Andrea.. Come già ti ho detto sono
contenta che tu abbia accettato. Ho temuto che tu rifiutassi, ma non lo
hai
fatto >> sorrise aprendo la bustina dello zucchero,
addolcendo così il
suo caffè << Per quanto riguarda il ruolo..
Dovrai fare una ragazza
italiana che si trasferisce a Mystic Falls per finire gli studi, tipo
scambio
culturale – gesticolò per un momento –
Sconvolgerai la vita di alcuni
personaggi, Elena e Damon, quest’ultimo in particolare. Ti
sto parlando quindi
di qualche bacio.... ma questo e molto altro ti sarà
spiegato meglio appena io
e Kevin finiamo con la stesura della sceneggiatura e di conseguenza dei
copioni
>> si portò la tazzina alle labbra.
“…
Elena e Damon …” La mia mente si era completamente
cristallizzata su
questo particolare,
facendomi così scordare tutto il resto del discorso.
“… quest’ultimo in
particolare …” . Vidi Julie riprendere a parlare,
ma era come se non riuscissi
a sentirla, troppo presa dal metabolizzare quella sua affermazione.
“… qualche
bacio …”
<< Firmeremo tutto appena torniamo negli
studi,
d’accordo? Andrea? >>
<< Si? >> mi ripresi guardandola negli
occhi, sbattendo le palpebre con fare confuso.
<< Capito quello che ti ho detto? >>
“ No , Julie. Non ho sentito una singola parola
di
quello che mi hai detto. Sai perché? Semplice, pensavo al
fatto che bacerò Ian
davanti all’intero cast e alla troupe. Davanti a Nina.
Sarà pure un bacio finto
ma… e’ pur sempre un bacio!”. Ero
tentata di rispondere in questo modo ma
evitai.
<< Si, tutto chiaro >> portai
la tazzina
alle labbra, bevendo il caffè al suo interno. “Io
+ Ian = Bacio.. Più chiaro di
così?”. Scossi leggermente il capo, per scacciare
quei pensieri.
Finimmo di bere il caffè e pagammo il conto, tornando
negli studi. Appena entrammo nella Hall ad aspettarci c’era
Kevin che, come
Julie, fu contento del fatto che avessi accettato la proposta.
<< Bene.. abbiamo parlato di un paio di cose, per
cui possiamo recarci nel mio studio a firmare le varie scartoffie
>>
Ci recammo nello studio e, dopo esserci seduti intorno
alla scrivania, Julie e Kevin presero
spiegarmi le ultime formalità, giungendo
così alla firma del contratto.
<< E adesso – iniziò Kevin mettendo
i documenti
in una cartellina, riponendola tra gli scaffali – possiamo
andare a conoscere
il cast! >>
Uscimmo
così dallo studio, camminando l’uno affianco
all’altro nel corridoio. Julie mi indicò i vari
camerini degli attori,
soffermandosi poi davanti ad uno di essi, spiegandomi che quello
sarebbe stato
il mio. Continuammo a camminare. Riuscivo a sentire, per quanto
silenzio si era
creato, il rumore
dei nostri passi. “Sta
calma, ancora pochi metri.. Ce la puoi fare”.
Julie e Kevin si fermarono davanti ad una porta contro
cui era appesa una targhetta “Relax Room”. I due si
guardarono sorridendo e
spostarono gli occhi su di me. In quel momento sentii
il gran desiderio di scappare a gambe levate
, il più velocemente possibile. Ma riuscì a
desistere.
<< Pronta a conoscere i tuoi nuovi colleghi?
>> Kevin abbassò la maniglia dalla porta, che
si aprì lentamente,
lasciando scoprire a poco a poco l’arredamento ed alcune
delle persone al suo
interno. <<
Prego >> mi fece
il gesto di accomodarmi. Lanciai una veloce occhiata ai due produttori,
facendo
un passo verso l’interno. “O la va o la
spacca!”
Spazio Autrice ( per modo di
dire)
Buongiorno ragazze :)
Come state? Io da schifo.. Problemi femminili -.- .
Angolo Capitolo: Allora..
svelato il primo spoiler, quello della donna al telefono... Andrea ha
chiamato Julie e ha accettato. Che brava ragazza
ù.ù . Svelto anche l'ultimo.. Quello
più enigmatico.. Beh, dopo la proposta, ad Andrea viene
spiegata, un pò in fretta, la parte che dovrà
interpretare... E' rimasta così O_O quando Julie le ha
parlato dei baci.. Povera.. A casa si fa le paranoie su Ian e poi... xD
Aaah.. ed è solo l'inizio, ma Andrea non lo sa ancora.. Da
come potete vedere nel finale, la nostra Andrea, nel cap 5,
farà delle belle conoscenze..
Angolo Ringraziamenti: Grazie a
chi ha letto, anche se mi piacerebbe sapere la vostra opinione, a chi
ha recensito, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da
ricordare.. Mi fate gongolare sempre :):)
Ok.. Beh.. Buon proseguimento
e... mmm.. dai mi sento buona, a venerdì. Se mi
funzionerà il sito eheheh :P
Vi ricordo il gruppo -->
L'Angolo di "_A Twist In My Story_"
|
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Capitolo 6 *** Capitolo o5 ***
Capitolo 5
“O la va o la spacca”
Varcai la soglia ritrovandomi nella Relax Room. Aveva le pareti di un tenue azzurro, divanetti bianchi vicino alle pareti, posti a circondare i tavolini al centro. Appese ai muri c’erano varie mensole, su cui erano sistemati la macchina del caffè e del cappuccino, vari bicchieri, tazze e tazzine, un piccolo frigo ed una vetrina, al cui interno c’erano le brioche e i dolci.
Il chiacchiericcio che si sentiva dal corridoio si era completamente fermato, lasciando spazio ad un surreale silenzio. “La calma prima della tempesta”.
Julie mi sorrise rapidamente, girandosi verso gli attori seduti di fronte a noi.
<< Ragazzi, come vi avevo accennato giorni fa, la nostra grande famiglia acquista un nuovo membro. Lei – mi circondò la vita con un braccio tirandomi verso di sé – è Andrea! >>
Vidi i ragazzi sorridermi mormorando un << Ciao! >> e mi passai una mano tra i capelli, quando Julie riprese a parlare. << So che la farete sentire parte della famiglia. Per cui la lascio in buone mani! >> e accompagnò il tutto dandomi delle lievi pacche sulla schiena. << A dopo! >> e, insieme a Kevin, uscì dalla stanza.
Seguii con lo sguardo i loro movimenti, ritrovandomi così a fissare la porta ormai chiusa. Alternai lo sguardo tra la porta e i ragazzi, più e più volte. Mi sentii come se mi avessero preso e gettato al centro di una enorme pista da ballo colma di gente. Se scappavo, mi avrebbero preso per una bambina paurosa, per cui mi feci coraggio e li guardai. “Siamo in pista.. Balliamo!”
Mi umettai le labbra.
<< Ciao >> cercai di sorridere, mostrandomi calma.
Una ragazza dai lunghi capelli castani e dal fisico snello, che riconobbi essere Nina, si alzò dal divanetto su cui era seduta e si avvicinò a me.
<< Ciao, io sono Nina. Spero che ti troverai bene con noi >> mi sorrise tendendo la mano, che afferrai stringendola lievemente. << Vieni, ti presento gli altri >>
Ci avvicinammo ai divanetti e Nina mi fece conoscere i suoi amici. Furono molto gentili e simpatici. Candice era una ragazza stupenda, rispecchiava in pieno la “Caroline” del telefilm. Paul, invece, a differenza del suo personaggio, scherzava e rideva molto di più. Conversai oltre che con gli altri, anche con l’attrice che interpretava Bonnie, Katerina Graham, scoprendo che era completamente differente dal suo personaggio che, beh, non molto amavo.
Sentii il rumore della porta venire aperta.
<< Ehi Som – disse Steven al ragazzo che stava entrando – vieni che ti presentiamo Andrea! >> disse circondandomi la vita con un braccio.
<< Ragazzi – disse quella voce che riconobbi, questa volta, essere di Ian – mi dispiace ma siete arrivati tardi >> sorrise nella mia direzione << Ho conosciuto questa splendida ragazza qualche giorno fa, nello studio di Julie >>
Arrossii a quel ricordo e fui costretta a distogliere lo sguardo dal lui e dal suo viso. “Chissà cosa avrà pensato?!” . Ian mi passò accanto, scompigliandomi i capelli e sussurrandomi un “Ciao Andrea”, e si andò a sedere accanto a Nina, lasciandole un bacio sulla guancia. “Che carini” pensai.
<< Andrea! >> mi girai in direzione della voce che mi aveva chiamato. Era Candice. << Oltre al tuo nome, non conosciamo molto altro >> ed un coro di << Già! >> o di << E’ vero! >> seguì quell’affermazione.
<< Perché non ci parli un po’ di te? >> aggiunse Sara.
Il nervosismo e l’agitazione, precedentemente svaniti, tornarono prepotentemente. Mi morsi il labbro inferiore.
<< Io.. >> “Odio parlare di me “ completai mentalmente. Tuttavia, presi a parlare. << Mi chiamo Andrea Belmonti e sono italiana. A luglio, precisamente il 22, compio 21 anni.. Vivevo in una piccola città sul mare, prima di trasferirmi qui. O meglio, ci vivo tutt’ora lì ma in questo periodo sono qui in.. vacanza >>
<< Sei italiana? Mi piace troppo l’Italia! >> disse con fare sognante Candice.
<< Ha ragione Candice. Sebbene ci sia stato quando avevo poco meno di 20 anni, mi è piaciuta molto >>
“Già, quando era un modello” concordai mentalmente per poi ridacchiare. << Già, è molto bella la mia Italia, sebbene abbia tanti problemi al suo interno. Ma ha una infinità di paesaggi che si susseguono uno dopo l’altro. I paesaggi nel Nord non li potrai mai trovare al Sud, e viceversa. E poi – sorrisi – ad esempio, dove vivo io puoi passare dal mare alla montagna in poco meno di mezz’ora/tre quarti d’ora >> mormorai infine con un tono leggermente triste come sempre accadeva quando parlavo del mio paese.
<< Ti manca molto l’Italia? >> chiese Nina.
<< Abbastanza.. Ma avevo bisogno di questa vacanza per staccare un po’ la spina >> alzai le spalle sospirando.
Continuammo così a parlare. Raccontai loro altro sulla mia vita, su quello che mi piaceva fare, sui miei hobby, e sulla mia famiglia. Loro, successivamente, mi parlarono un po’ di loro e di cosa erano soliti fare.
Alzai lo sguardo verso l’orologio appeso al muro. “Wow, già le 14.15!”
<< Hai qualche impegno? >> chiese Ian.
Lo guardai. << Alle 15.30 dovrei stare a lavoro >>
<< E dov’è che lavori? >> chiese Steven sedendosi dopo aver preso un dolcetto da una mensola.
<< Lavoro in un bar in Beckwith Street, vicino ai College e all’Università. O almeno ci lavoro fino a quando non inizieranno le riprese >>
<< Ti possiamo accompagnare noi tanto stiamo andando a pranzo >> affermò gentile Nina, portando la mano su quella di Ian. “Beata te”
<< No, non preoccupatevi. Ma grazie comunque >> mormorai lieve, mettendo le mani nelle tasche << Credo che sia il caso che vada >>
<< Aspetta! >> Candice si alzò, porgendomi un foglio che teneva stretto in una mano << Qui ci sono i nostri numeri, così possiamo essere sempre in contatto. In questo modo, quando ci organizzeremo per stare insieme un po’ tutti quanti, ti possiamo avvisare, e non preoccuparti.. il tuo numero ce lo siamo fatti dare da Julie >> sorrise.
<< Oh.. Grazie mille >> afferrai il foglio, osservandolo per un attimo prima di metterlo in borsa << Beh, a presto allora >>.
Un coro di << Ciao Andrea >> accompagnò la mia uscita dalla stanza. “Dai non è andata male. Sono stati molto carini e gentili”.
Ritornai nella hall, passando poi vicino al bancone. Peccato che ora c’era la mia “cara” amica bionda.
Superai il bancone accennando un sorriso ed uscii, iniziando a camminare.
<< Andrea! >> un Samuel ansante per la corsa mi si parò accanto.
<< Sam, ciao >>
<< Stai andando via? >>
<< Sto andando a lavoro, tu? >>
<< Io devo andare all’università. Vuoi per caso un passaggio? >>
<< Non preoccuparti, serio >> sorrisi.
<< Dai su! >> Intanto dalla porta degli studi uscirono Nina ed Ian che, appena mi videro, mi salutarono. Samuel, nel frattempo, mi prese la mano << Dai ti accompagno. Non accetto un no come risposta >>. Vidi di sfuggita la fronte di Ian leggermente corrugarsi, girandosi poi verso Nina. “Sarà tutta una mia fantasia o sembrerebbe che gli abbia dato fastidio? Pfff, ma cosa vado a pensare!”
Alla fine accettai l’invito di Sam e mi feci accompagnare al bar. Entrambi nella stessa direzione dovevamo andare. Samuel si rivelò un ragazzo allegro e simpatico, con il senso dell’umorismo. Fu quindi un viaggio molto piacevole.
Giungemmo al bar.
<< Spero di rivederti presto >> arrossii lievemente a quella sua affermazione. Mi salutò con un bacio sulla guancia e ripartì. Scossi il capo ridacchiando ed entrai nel bar, prendendo a lavorare per quegli ultimi mesi.
Il resto della giornata passò rapidamente.
Tornai a casa stanchissima tanto che ordinai una piazza per cena, non avendo le forze per cucinare. Mente mangiavo, mi collegai su Facebook, lasciando un post sia a Christian sia a Silvia.
“Proposta accettata ;)
Ho conosciuto il resto del cast. Tutti molto gentili ed allegri.
Ps.. Chri, ho il nome della tua amata bulgara.
Pps.. Silvia, se solo sapessi!
Vi voglio bene”
Spensi il computer e buttai il cartone della pizza, per poi salire in camera. Mi lavai e cambiai, mettendomi poi sotto le coperte chiudendo gli occhi.
Il vibrare insistente del telefono mi fece aprire gli occhi, sbuffando contrariata. Allungai la mano afferrandolo. “2 messaggi. Chi diavolo manda messaggi alle 3 di notte?!”
“From: Numero Sconosciuto
Ehi, sono Sam! Spero che non ti arrabbierai se ho chiesto il tuo numero in giro.. Beh Buonanotte :)”.
Alzai un sopracciglio perplessa e prima di rispondere salvai il numero.
“To: Sam
Lo ammetto. Avrei preferito che tu lo avessi chiesto a me direttamente, ma non mi arrabbierò. Sono troppo stanca ;) Buonanotte.. “
Controllai anche l’altro messaggio e quasi non mi venne un infarto quando lessi il nome sul display.
“From: Ian
Volevo augurarti buona fortuna per questa tua nuova avventura! Non vedo l’ora di recitare con te. Chissà cosa sa fare questa italiana! ;) Buonanotte, Ian.”
Presi a sorridere contenta, rotolandomi sul letto, rileggendo il messaggio. “Non vedo l’ora… “ ridacchiai e risposi.
“To: Ian
Grazie mille, siete stati molto carini con me oggi. Comunque, proverò a stupirti! :) Buona notte anche a te..”
Riposi il telefono sul comodino e, contenta come non mai, presi sonno con il sorriso sulle labbra.
Spazio Autrice ( per modi di dire )
Buona Pomeriggio!
Come state? Io ora meglio. Grazie a Dio dopo aver sclerato fino a, ehm, 10 minuti fa (?) Efp ha ripreso a funzionare! Spero che anche per voi sia così.
Però passiamo al capitolo.. Andrea ha finalmente conosciuto il cast! Come ribadisce anche lei, tutti sono stati molto gentili e l'hanno fatta sentire fuori luogo.
E poi, ecco che riappare il nostro Ian ehehehe.. A fare nuovamente la sua comparsa è stato anche Sam.. Bello anche lui *__* ( chi ha visto la foto sul gruppo potrà ben capirmi )
Passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a coloro che hanno letto, ribasisco che una vostra opinione mi piacerebbe leggerla ma anche se leggete soltanto non fa nulla. Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare :)
Vi dico che nel prossimo capitolo, che arriverà Lunedì, vedremo Andrea alle prese con ......
Ops.. Devo andare :P
Bacioni e a Lunedì :) Vi aspetto sul gruppo di Facebook ..
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Capitolo 7 *** Capitolo o6 ***
Capitolo 6
Passarono alcuni mesi nei quali strinsi maggiormente i rapporti con i ragazzi e le ragazze del cast. Capitò molto spesso, infatti, che alcune sere uscii con loro a cena o per passare delle “normali” serate tra ragazzi. Mi divertii molto. Strinsi molta amicizia con Nina, ma specialmente con Candice, scoprendo quanto fossimo simili. Intanto al cast si aggiunse un altro membro, Joseph Morgan, che avrebbe interpretare il ruolo del temutissimo “Klaus”.
Oltre che con il cast, feci amicizia anche con Samuel, il ragazzo della hall. In quei mesi venne spesso a trovarmi a lavoro per farmi compagnia nei momenti in cui era libero dalle lezioni. Iniziai a sospettare qualcosa su di lui ed infatti, dopo un paio di volte che venne, mi confessò che gli sarebbe piaciuto potermi conoscere maggiormente e che gli interessavo.
Giunse così Maggio e con esso la fine della seconda stagione.
Come era mio solito fare il pomeriggio, mi trovavo al bar, dietro al bancone a servire alcuni clienti quando il campanellino, posto sopra la porta d’entrata, suonò.
<< Ciao barista >> Alzai lo sguardo e vidi Samuel avvicinarsi al bancone e sedersi su una sedia.
<< Ciao studente – ridacchiai – vuoi il solito? >> chiesi finendo di ridare il resto ad un cliente. Sam annuii e iniziai a preparargli un decaffeinato.
<< Allora, me la concedi una uscita una di queste sere? >>
<< Ancora? Non demordi proprio, eh? >> risi, prendendo un tazzina in cui versare il caffè. << Tieni >> porsi la tazzina a Sam.
<< Grazie.. E comunque, su.. una uscita piccola.. andiamo a prenderci un gelato >>
<< Sam… >> non completai la frase perché il campanellino della porta suonò nuovamente. << Salve… Ragazze! >>
Dalla porta erano infatti entrate Candice e Nina. << Andy! >>
<< A cosa devo la vostra visita? >> sorrisi uscendo da dietro al bancone per andarle ad abbracciare, non rispondendo così a Samuel.
<< Facevamo un giro e ci siamo ricordati dove lavoravi >> disse allegramente Candice.
Essendoci pochi clienti, potei parlare con le due ragazze tranquillamente. Scherzammo e ridemmo molto, quando Candice ebbe una idea.
<< Stasera potremmo uscire tutti quanti e tu – mi indicò – potresti venire con noi! >>
<< Giusto! Andiamo a farci un giro.. che ne so..a spasso per i locali! >> continuò Nina.
Mi morsi il labbro spostando per un attimo lo sguardo su Sam che, sebbene fingesse di non prestare attenzione ai nostri discorsi, sapevo benissimo che non era così.
Candice capì al volo e richiamò l’attenzione di Sam, proponendogli di unirsi a noi per la sera. Sam mi guardò e accettò. Finimmo con il metterci d’accordo e decidemmo di incontrarci tutti per le 21.30 davanti agli studi. Le ragazze andarono poi via e Sam, con un sorriso sulle labbra, si girò verso di me.
<< Non sarà l’uscita che desideravo ma è pur sempre una uscita >>
In risposta gli feci la linguaccia.
Conclusi il lavoro e Sam mi riaccompagnò dicendomi che sarebbe passato verso le 21.15.
Entrai in casa di corsa per precipitarmi in bagno dove, dopo essermi velocemente spogliata, entrai nella doccia. Quando uscii mi avvolsi in un telo e raccolsi i capelli in un chignon, dove aver tolto l’acqua in eccesso. Mi recai in camera e presi dal cassetto l’intimo che subito indossai per poi spostarmi davanti all’armadio per scegliere cosa indossare. Rovistai tra le varie maglie, tra i pantaloni, tra le gonne e i vestiti. Non volevo esagerare ma non volevo nemmeno essere troppo acqua e sapone. Optai quindi per un vestito nero, lungo fino a metà coscia, stretto sotto al seno da una cinta rosa chiaro. Presi anche delle decolté non troppo alte, sempre nere. Lasciai il tutto sul letto e asciugai i capelli. Una volta finito controllai l’ora.. “20.30”. Scesi in cucina a mangiare qualcosa, giusto per non andare fuori a stomaco vuoto e poi risalii. Mi vestii e mi truccai. Passai il correttore sotto gli occhi, poi la matita e l’eyeliner nero, un po’ di fard per dare colore al viso e il lucido sulle labbra alla fragola.
Quando stavo per infilare le scarpe, suonò il campanello della porta. Con le scarpe in una mano e la borsa nell’altra, scesi giù dove aprii la porta rivelando la figura di Sam che, dopo aver spostato lo sguardo su tutta la mia figura, mi sorrise. Mi infilai le scarpe e presi le chiavi di casa potendo così andare.
Ad arrivare agli studi ci mettemmo poco tempo. Scendemmo dall’auto, raggiungendo gli altri e salutandoli.
<< Chi ci manca? >> chiesi a Candice.
<< Ian e Nina. I soliti ritardatari >>
Aspettammo qualche minuto prima di vedere la macchina di Ian svoltare l’angolo e parcheggiarsi davanti a noi.
<< Eccoci, scusate ma la signorina qui presente era lenta nel vestirsi >> mormorò Ian riferendosi a Nina, la quale gli fece una linguaccia in risposta.
Potemmo così andare.
Girammo vari locali in cui i ragazzi presero qualcosa da mangiare. Alla fine optammo per un locale poco fuori Atlanta munito di discoteca. Erano più o meno le 23 quando arrivammo al luogo stabilito. Parcheggiammo e scendemmo dalle auto. Candice intanto mi spiegò che conoscevano i proprietari e che quindi avevo prenotato un privè. Entrammo dopo aver superato l’enorme buttafuori posto davanti alla porta. Il locale era immenso, cosa che da fuori non potevo notare. Sulla parte sinistra c’erano i banconi in cui veniva servito da bere e non solo; a destra invece lunghe file di tavolini si susseguivano; al centro invece c’era la pista da ballo, colma di gente. Paul mi fece cenno di seguirli e ci spostammo verso la zona dei tavolini, tuttavia, svoltammo ancora a destra dove era posta una scalinata che conduceva ai privè. O almeno così pensai. Anche qui c’era un buttafuori che ci fece passare. La sala al piano superiore era come quella al piano inferiore, forse più ampia.
Ci spostammo verso i divanetti dove lasciammo le nostre cose. Nina, Candice e le altre ragazze mi tirarono verso la pista da ballo e subito iniziammo a scatenarci. I ragazzi invece si sedettero, iniziando a chiacchierare tra loro. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata verso di loro e molto spesso incrociavo gli occhi di Samuel, altre volte invece quelli di Ian. Dopo un po’ che ballavamo, venimmo raggiunti dai ragazzi. Eccetto da Ian, che rimase seduto.
Risi tantissimo vedendo quei matti ballare. Vidi Steven e Michael fingersi ballerini di lap dance e non potemmo non riprenderli con il telefonino. Appena si accorsero della cosa, scesero dal “palco” e iniziarono a farci il solletico, minacciandoci di non smettere fino a quando quei video non sarebbero spariti dalla circolazione. Dopo tutto quel movimento, stanchi, ritornammo sui divanetti. Sam mi sorrise e mi circondò le spalle con un braccio. Gli sorrisi a mia volta e mi lasciai stringere, troppo stanca per oppormi. Mentre mi allungavo ad afferrare un bicchiere, vidi Ian spostare lo sguardo ed alzarsi con la scusa di andare fuori a fumare una sigaretta. Nina lo guardò confusa, ma lasciò perdere tornando a fare quello che faceva precedentemente.
<< Ragazzi ma che ore sono? >> chiesi sentendomi lievemente stanca.
<< E’ l’1.15 >> mi rispose Paul.
<< Ehi, io devo andare.. Alle 7 attacco a lavorare >> mi mormorò all’orecchio Sam. Annui alzandomi.
<< Ragazzi io vado.. Mi sono divertito molto con voi stasera >>
<< Sam ma non ti porterai via anche Andrea, spero? >> chiese Michael. Sam si girò verso di me, ma non seppi rispondergli ed alzai solamente le spalle. Lui mi sorrise.
<< No, resta qui. Per cui non strapazzatemela troppo >>
Sorrisi e dissi loro che accompagnavo fuori Sam. Uscimmo da una porta sul retro che ci venne indicata da un ragazzo che lavorava lì. Appena varcammo la soglia, l’aria fresca mi fece accapponare la pelle surriscaldata.
<< Non c’era bisogno che mi accompagnassi fuori. Stai congelando >> mi disse a mò di rimprovero Sam.
<< Su dai.. che fa! >> risposi sorridendo beffarda. << Anche se non era l’uscita che volevi, mi sono divertita in tua compagnia >> mormorai guardandomi per un attimo la punta delle scarpe. Sam, intanto, si era avvicinato e mi alzò il viso con due dita.
<< Anche io mi sono divertito e.. – si umettò le labbra – non te l’ho detto prima per non farti imbarazzare ma stasera sei proprio bella >>. Sentii le guance andar a fuoco ed ebbi paura di evaporare. Alzai lo sguardo verso il suo viso, abbastanza vicino al mio. Mi morsi il labbro e vidi il suo sguardo posarsi sulle mie labbra. Si avvicinò lentamente e azzerò le distanze. Fu un bacio casto che durò poco. Non riuscivo a parlare e deglutii a vuoto. << Ora è meglio se vada.. Buonanotte >> e così andò via.
Posai una mano sulle labbra, sbattendo le palpebre.
<< Come mai il tuo ragazzo va via e tu non vai con lui? >>. Trasalii quando quella voce mi riportò alla realtà. Mi girai di scatto e notai Ian con le spalle contro la parete.
<< Sai che non si spia? >> chiesi a mia volta, avvicinandomi a lui. Mi guardò inarcando un sopracciglio.
<< Sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda? E comunque, sono fuori da molto prima di voi.. ricordi? >> alzò una mano, mostrando la sigaretta stretta tra le dita. Prese un’ultima boccata, prima di spegnere la sigaretta e gettarla in un cestino. Lo guardai osservandolo con attenzione, prima di rispondergli.
<< Non ti avevo visto.. E poi, lui non è il mio ragazzo. Siamo.. >> “già cosa siamo?” << ..conoscenti, anzi, amici che si stanno conoscendo. >>
Lui annuì poco convinto. << Non credo che lui sia del tuo stesso parere >>
Corrugai la fronte, sbuffando. << Anche se fosse stato il mio ragazzo, sarei stata comunque libera di scegliere se andare con lui o restare qui con voi.. >> dissi leggermente stizzita.
Ian ridacchiò << Rinfodera gli artigli, stavo scherzando >> ed alzò le mani in segno di resa mentre faceva un suo “solito” mezzo sorriso. << Su una cosa concordo con quel tizio – mi guardò da capo a piedi – sei molto bella vestita così >> e detto questo si girò, avvicinandosi alla porta per rientrare. Io dal canto mio, invece, rimasi ferma sul posto. Avevo il cuore che andava a mille e le guance bruciavano. Ringraziai mentalmente il fatto che fosse notte e che quindi non si poteva notare quel rossore. “Che a dirmi di essere bella quella sera fosse stato Sam, era un conto.. Ma che a dirmelo fosse stato anche Ian, beh, quello era certamente un altro paio di maniche!“
<< Che fai, resti lì? >> riprese a parlare Ian, fissandomi con un sopracciglio inarcato, stando sulla soglia della porta. Scossi il capo e camminai a passo svelto verso di lui, rientrando nel locale e tornando dai ragazzi.
<< Credevamo vi foste persi! >> disse Michael. Sorrisi e dissi loro che dopo aver salutato Sam, aspettai che Ian finisse di fumare.
Erano quasi le 4 quando decidemmo di ritornare a casa. Nina, dopo aver detto alcune parole a Ian, il quale annuì, mi disse che mi avrebbero riaccompagnato loro. Appena usciti dal locale ci salutammo tutti e io, Nina e Ian camminammo verso l’auto di quest’ultimo, parcheggiato a qualche metro di distanza. Salimmo in auto ed Ian accese l’auto, non prima di aver sonoramente sbadigliato, beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte di Nina. Ian finse una espressione minacciosa facendo sbuffare Nina e poi, prima di inserire la marcia, si voltò verso di me chiedendomi dove abitassi. Successivamente ingranò la marcia e partimmo.
All’interno dell’abitacolo regnava il silenzio, essendo tutti molto stanchi. Persa a contemplare fuori dal finestrino, la voce di Ian, che diceva a Nina che avrebbe accompagnato prima lei così da poter andare velocemente a casa essendo troppo stanco, mi giunse distante.
Dopo un po’ che la macchina percorreva la strada, ci fermammo davanti l’abitazione di Nina. Salutò con un bacio Ian e con lei scesi anche io per salutarla. Rientrai in macchina questa volta sedendomi sul sedile anteriore. Nuovamente il viaggio fu molto silenzioso. Essendo la strada priva di traffico, ci mettemmo pochi minuti per arrivare davanti casa mia. Tuttavia, in seguito alle frenata di Ian, dalle mani mi cadde il telefonino.
<< Cavolo! >> mi abbassai per raccoglierlo e non notai che anche Ian fece lo stesso. Le nostre mani, chiudendosi entrambe sul telefono, vennero a contatto provocando una leggera scossa in tutto il mio corpo. Alzai di scatto lo sguardo ritrovandomi il viso di Ian a pochi centimetri dal mio. “Cazzo, troppo vicini!” Riuscivo a percepire, sebbene lievemente, il suo respiro infrangersi contro il mio viso e alle mie narici giunse forte l’odore del suo profumo. “Non morire.. continua a respirare.. Dai Andrea!“. Quando anche lui alzò lo sguardo, mi persi in quegli occhi azzurri più lucidi del solito. Si rimise composto e mi porse il telefono che afferrai balbettando un lieve << grazie >>.
<< Beh, grazie ancora sia ehm.. per il telefono che per il passaggio >> cercai di sorridere mostrandomi sicura e portai la mano sulla maniglia della portiera. Mentre la stavo aprendo, la mano di Ian si pose sul mio braccio e delicatamente mi fece voltare nuovamente verso di lui. Tornai ancora una volta a perdermi nei suoi occhi, per poi spostare lo sguardo verso le sue labbra per pochi secondi. Lo vidi sorridere portandomi a mordere il labbro inferiore.
<< Prima che tu scenda c’era una cosa che volevo dirti.. >>. Mi irrigidii a quella sua affermazione ed il cuore perse un battito.
<< O-ovvero? >>
<< Buonanotte >> mormoro dolcemente, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Quando si allontanò, mi passai una mano tra i capelli. << Buona.. Buonanotte anche a te >> dissi solamente, incapace di avere un pensiero logico in quell’istante.
Scesi dall’auto e, dopo averlo nuovamente salutato con la mano, presi a camminare sul vialetto di casa mentre cercavo le chiavi. Non riuscii a infilare al primo colpo la chiave nella serratura in quanto il mio corpo era troppo impegnato a tremare. Dopo vari tentativi riuscii ad aprire la porta e ad entrare in casa. Mi appoggiai contro la porta cercando di far tornare il respiro normale e appena questo avvenne, mi tolsi le scarpe e salii in camera dove mi spogliai. Mi andai a lavare e a struccare ed infine mi misi il pigiama, infilandomi successivamente nel letto dove mi addormentai poco dopo, anche se la strana sensazione avuta poco prima stava tornando a galla.
“Come andrà a finire?”
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Salve Ragazzuole :)
Come alcune sanno, sono appena tornata dal mare e come promesso ora aggiornavo, ed eccomi qui ! Ho fatto la lucertola al sole *___* ho la parte davanti leggermente rossa, ma non bruciata, e la parte di dietro ambrata xD stare al sole fino all'1 aveva i suoi effetti collaterali..
Comunque, baldo alle ciancie.. Passiamo al capitolo.. Andrea da una possibilità a Sam, sebbene lui faccia un pò di presse.. A salvare la nostra eroina arrivano le fanciulle del cast.. Beh volessi usci anch'io con loro.. soprattutto vedere Steven e Michael fingere di ballare la lap dance *w* sbavo... Ehm.. *cof cof*.. Guarda un pò Sam e Andrea si son baciati e chi c'era fuori con loro? Ian! Geloso il ragazzo? Chissà.. in molte mi avete detto che è geloso, povero cucciolo.. Bhe.. Ian Ian Ian.. peccato che tu non sappia che il tuo comportamento ti fregherà ù.ù
Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha commentato.. Chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare.. Mi fate sempre gioire :)
Il prossimo capitolo, vi dico la verità, mi è proprio piaciuto scriverlo.. Giàgià.. VI dico che si svolgerà al mare.. se volete sapere dell'altro c'è il gruppo su Fb ;).. Per cui.. A Venerdì :)
baciiiiiiiiii |
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Capitolo 8 *** Capitolo o7 ***
Capitolo o7
Capitolo
7
Il
vibrare incessante del telefono mi svegliò. Decisi di
lasciare perdere e mi
girai a pancia in giù, mettendo la testa sotto il cuscino,
quando il telefono
prese nuovamente a suonare. Sbuffai sollevando la testa e, con un
occhio chiuso
e l’altro aperto, allungai la mano verso il comodino
afferrando quell’infernale
aggeggio, premendo poi il tasto verde per accettare la chiamata.
<<
Pronto.. >> mormorai con voce assonnata.
<<
Buongiorno! >> riconobbi la voce squillante di Candice.
<<
Mmmmmm… Ciao.. che vuoi? >>
<<
Come siamo gentili, eh? – ridacchiò – Ma
sai almeno che ore sono? >>
Borbottai qualcosa di poco comprensibile. << E’
mezzogiorno e mezzo! Ti
ho mandato decine e decine di messaggi ma vedendo che non rispondevi,
ti ho
chiamato! >>
Spalancai
gli occhi. << Mezzogiorno e mezzo?! Oddio ma quanto ho
dormito?! >>
mi tirai di scatto a sedere e controllai l’ora sulla sveglia.
“Dannazione ha
ragione!” << Senti, non è colpa
mia.. sono tornata a casa distrutta!
>> cercai di discolparmi. Ma era vero. La sera, ormai, la
passavo con
loro e fare le 3 o le 4 del mattino era diventato di casa. Non che non
fossi
abituata a ciò ma da quando mi ero trasferita ad Atlanta,
quando uscivo,
rientravo massimo alle 2.30. E in questo modo passò il mese
di Maggio e giunse
Giugno.
<<
Andrea? Ci sei? >> la voce di Candice mi
riportò alla realtà.
<<
Sisi scusa.. Dimmi pure.. >>
<<
Visto che è una splendida giornata abbiamo deciso di andare
al mare. Sei dei
nostri? >>
Sbadigliai.
<< Chi dovremmo essere? Comunque per me va
bene… >>
<<
Ottimo!! Allora.. Siamo tu, io, Kayla, Sara ci avrebbe raggiunte appena
poteva.. poi.. Paul e compagna, ovvero Torrey, Malese, Michael, Steven,
Zach..
e credo Ian.. ma puoi sempre chiedere al tuo dolce spasimante di unirsi
a noi.
>> Il modo in cui però disse di Ian mi fece
corrugare la fronte.
<<
Perché questo tono parlando di Ian? E’ successo
qualcosa? >>
<<
… >> Il silenzio di Candice rispose per lei.
<<
Che succede? E poi perché non viene anche Nina?
>>
Sentii
il sospiro di Candice. << Quei due hanno litigato oggi a
colazione.. In
questi ultimi mesi non sanno fare altro che prendersi a parole..
Chissà cosa
sta prendendo ad entrambi! >>
Finimmo
di metterci d’accordo per il pomeriggio decidendo di
incontrarci in spiaggia
per le 14.30 e chiusi la chiamata.
Mi
stiracchiai per bene e mi alzai dal letto, dirigendomi in bagno per
lavarmi. Mi
spogliai ed entrai nella doccia. Ripensare alle parole di Candice fu
inevitabile. Avevo notato infatti che in quegli ultimi giorni stavano
per la
maggior parte delle volte di pessimo umore, specialmente Nina, e, di
conseguenza, lontani. Sperai vivamente che le cose tra loro si sistemassero.
“ Quanto mi dispiace,
poverini”. Uscii dalla doccia, mi avvolsi con un telo e
tamponai con un
asciugamano i capelli, lasciandoli ricadere umidi sulle spalle.
Ritornai in
camera e cercai nell’armadio un costume carino da indossare.
Scelsi un costume
a fascia, con la parte superiore di color bianco fissata al centro da
un cuore
verde acqua mentre la parte inferiore era a fantasia bianca, marroncino
e verde
acqua. Presi un pantaloncino di jeans ed una canotta turchese. Preparai
la
borsa nella quale misi la crema, il telo, il portafoglio e tutto quello
che
reputavo utile.
Indossai
tutti gli indumenti e poi le infradito scendendo al piano inferiore.
L’orologio
segnava le 13.15. Mancandoci più di un’ora mi
preparai il pranzo optando per
qualcosa di leggero come una insalata di patate con fagiolini. Tra il
prepararla, mangiarla e lavare i piatti passò
un’ora, così, con la borsa in spalla,
presi le chiavi di casa e quelle del motorino ed uscii. Salii sul
motorino e
partii in direzione della spiaggia che raggiunsi in una
mezz’oretta. Quando
arrivai, sentii delle risate, delle urla e riconobbi alcune voci.
Parcheggia e
presi a camminare verso di loro.
<<
Ciao ragazzi! >>
<<
Oh, la dormigliona si è decisa a raggiungerci!
>> disse ridacchiando
Zach.
<<
Simpatico lui >> facendogli poi una linguaccia e
raggiunsi le ragazze
allungate sui lettini. Candice e Kay tolsero le loro borse da un
lettino e mi
ci sedetti.
<<
Ciao ragazze >> dissi loro sorridendo. Ricambiarono il
saluto mentre io
iniziai a togliermi i pantaloncini e la maglia per prendere anche io il
sole.
Qualche fischio accompagnò il tutto ma finsi di non sentirli
e mi allungai. I
ragazzi ci dissero che sarebbero tornati subito e noi ragazze
approfittammo per
chiacchierare un po’ liberamente.
Prese dal parlare non ci accorgemmo che alle
nostre spalle i ragazzi si stavano avvicinando con dei secchielli colmi
d’acqua. Urlammo alzandoci di scatto dai lettini quando ci
gettarono l’acqua
contro.
<<
Ma siete pazzi?! >> dissero Candice e Kayla. Quelli in
risposta risero e
notai che si era aggiunto Ian. Beh, in costume era veramente
mozzafiato.
Io
e le ragazze ci guardammo negli occhi e sorridemmo.
<<
Io se fossi in voi comincerei a correre >> fece Kayla con
fare minaccioso
prima di correre verso di loro seguita da Candice, da Torrey ed infine
da me. I
ragazzi scapparono fingendosi terrorizzati e urlano un <<
Provate a
prenderci! >> . Correndo, in lontananza vidi uno
stabilimento balneare e
subito mi venne una idea. Mi allontanai così dalle ragazze e
, continuando a
correre cercando di non farmi vedere dai ragazzi, raggiunsi
l’esterno dello
stabilimento. “Bingo!” pensai cercando quello che
mi serviva, ovvero un tubo di
plastica collegato ad un rubinetto. Senza farmi vedere dai proprietari,
aprii
l’acqua e presi il tubo cercando di tagliare la strada ai
ragazzi. Superai un
casotto e mi affacciai di poco notando che i ragazzi erano quasi
vicini. “3..2..1..”
uscì dal mio nascondiglio e quelli si fermarono sorpresi ma,
vedendo il tubo
che tenevo in mano, la loro espressione fu veramente scioccata.
<<
Non lo vorrai mica fare per davvero, spero.. >> disse
Paul.
<<
E perché mai? >> risposi a mia volta
sorridendo.
<<
Ci vuoi bene non puoi farci una cosa del genere.. >>
continuò Michael.
Intanto
dietro di loro le ragazze annuivano sorridendo, mentre riempivano i
secchielli
di sabbia, pronte a lanciarla contro i ragazzi appena quelli sarebbero
stati
bagnati.
<<
Voi lo avete fatto.. per cui.. >> aprii il blocco
dell’acqua e
“annaffiai” i ragazzi che tentavano di coprirsi.
<<
Oddio è congelata! >> mormorarono un
po’ tutti scatenando ancor di più le
nostre risate. Richiusi l’acqua. << Non
crediate che sia finita qui!
>> mormorai poco prima che le ragazze svuotassero i
secchielli su di
loro, riempiendoli di sabbia. Lasciai cadere il tubo e mi riavvicinai a
loro. <<
Oh ma che belle
cotolette! >> esclamai ridendo.
Questa
volta a guardarsi tra di loro furono i ragazzi. << Ora
però tocca a noi..
>> disse Ian con fare minaccioso. Il sorriso che era
stampato fino a
qualche secondo prima sui nostri visi scomparve. Non facemmo in tempo a
scappare che i ragazzi ci presero, iniziando a farci il solletico.
<<
Dio che schifo!! Siete ricoperti di sabbia! >>
urlò schifata Candice
mentre Michael la “torturava”, così come
Kayla e Zach, Malese e Steven. Io ero
ancora ferma sul posto e davanti a me Ian continuava a sogghignare.
<<
Che c’è? Non scappi? >>
mormorò facendo qualche passo verso di me che, di
riflesso, indietreggiai sotto lo sguardo vittorioso di Ian.
<<
I-Ian.. cosa hai intenzione di fare? >> chiesi
continuando ad
indietreggiare. Non mi rispose ma con uno scatto mi prese in spalla.
Iniziai a
dimenarmi. << Mettimi giù! Ian, subito!
>> urlai ma finse di non
ascoltare. << Ian! >>.
Finalmente,
dopo aver camminato un po’, mi fece ritornare con i piedi
sulla sabbia ma non
mi lascio stare. Infatti iniziò a farmi il solletico. Risi
tantissimo ma tentai
comunque di liberarmi dalla sua presa. Sembrai riuscirci e
già stavo cantando
vittoria ma, invece, velocemente mi prese una mano e, portando una
gamba dietro
alle mie e facendo leva su di essa, mi fece cadere sulla sabbia. Lo
guardai
sconvolta mentre lui iniziò a ridere. Colsi quella sua
piccola distrazione e
gli presi entrambe le mani tirandolo verso la sabbia. Non
aspettandoselo, cascò
anche lui sulla sabbia. Non avevo calcolato però che,
cadendo, me lo sarei
ritrovata addosso. Per non pesarmi, Ian si teneva sollevato sui gomiti
mentre
io, vuoi per ripararmi, vuoi per attutire la caduta, mi ritrovai con le
mani
poste sopra i suoi pettorali e, rendendomene conto, arrossii
violentemente.
<<
Pazza, potevo farti male.. Tutto ok? >> chiese
gentilmente. Io annuii per
poi alzare lo sguardo. “Pessima mossa”. Come
accadde quando mi cascò il
telefono, mi ritrovai con il viso a pochi centimetri dal suo. Mi morsi
il
labbro, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi che erano in grado di
mandarmi
in confusione. << Non dovresti stare troppo al sole,
potresti prendere
una insolazione.. inoltre, sei già tutta rossa
>> continuò lui,
sorridendo.
<<
Gua-guarda che sto bene.. >> “Raccontane
un’altra!” Per la prima volta mi
resi conto che, nonostante fossi a conoscenza di dove avessi appoggiato
le
mani, per tutta la durata di quel nostro scambio di battute, non avevo
spostato
le mani, fisse ancora sul suo petto. Deglutii inumidendomi le labbra.
Ian seguì
quel gesto con lo sguardo, prese un lungo respiro scuotendo lievemente
il capo
e si spostò da sopra di me, rimettendosi in piedi per poi
allungarmi una mano
per farmi alzare. Guardandolo perplessa e sollevata, afferrai la mano
mormorando un << Grazie >>. Lui
accennò un sorriso, prendendo a
camminare verso gli altri ed io lo seguii.
I
ragazzi si andarono a fare la doccia per togliersi la sabbia ancora
appiccicata
a loro mentre noi ragazze ritornammo sui lettini.
Quando
il mio telefonino iniziò a suonare, lo presi da dentro la
borsa.
<<
Pronto? >>
<<
Ciao Andy >>
<<
Sam >> dissi beccandomi le occhiatine maliziose delle
altre ragazze.
<< Come stai? >>
<<
Bene, te? Comunque quel costume ti sta d’incanto
>>
A
quell’affermazione corrugai la fronte.
<<
Ma che.. come sai che sono in spiaggia? >> ed inizia a
guardarmi in
torno. << Dove sei? >>
<<
Eeeeh.. vuoi sapere troppo >> mi rispose ridacchiando
prima di chiudere
la telefonata.
<<
Sam! Sam! Pfff.. ha chiuso il telefono >>
<<
Perché continuare a parlare al telefono quando posso
parlarti dal vivo?
>> e la voce di Sam giunse alle mie spalle facendomi
girare. <<
Ciao.. E ciao anche a voi ragazze >>. Quelle sorrisero
contraccambiando
il saluto. Sam si avvicinò al mio lettino e, dopo avergli
fatto un po’ di
spazio, si sedette. Le ragazze subito si alzarono e dissero che
sarebbero
andate a controllare dove si fossero cacciati i ragazzi.
<<
Spero di non aver disturbato >> disse Sam riportando lo
sguardo su di me.
<<
Oh no.. per niente >> mi passai la mano tra i capelli.
<<
Comunque – si avvicinò al mio viso, lasciandomi un
dolce bacio sulle labbra –
ciao >>
Ridacchiai.
<< Me lo avevi già detto >>
<<
Si, ma non così >>. Intanto si
allungò con me sul lettino ed insieme
guardammo l’oceano.
Contemplammo a lungo la vasta distesa d’acqua di fronte a
noi fino a quando vedemmo i ragazzi e le ragazze tornare. Ridevano,
specialmente Ian, ma, quando vide con chi ero sul lettino,
mutò espressione
diventando da solare ed allegra a fredda e impassibile. Quei suoi cambi
di
umore iniziavano a mandarmi in tilt. Spesso lo faceva ma non riuscivo a
capire
quale fosse la causa scatenate. Ian si avvicino alla sua roba e prese
il
telefono, riponendolo subito, avendo controllato qualcosa.
“Ma che ha?” pensai
continuando a cercar di capirci qualcosa, senza però esiti
positivi. Alla fine
Ian si rivestì velocemente spiegando di avere una cosa
importante da fare.
Salutò tutti e si allontanò. Lo guardai fino a
quando non scomparve dalla mia
visuale e voltai il capo verso gli altri con fare interrogativo. Mi
risposero
alzando le spalle.
<<
Dovrà forse andare a chiarire con Nina >>
azzardò Paul trovando
l’appoggio dei ragazzi.
<<
Sarà ma è strano.. Persino per Andrea, che lo
conosce da un paio di mesi, ha
qualcosa che non va. – Puntualizzò Kayla
–
Non può essere solo la questione Nina, ci deve essere
dell’altro >>.
<<
Che intendi? >> chiese Steven.
<<
Ma su ragazzi.. Sono mesi che Ian si comporta in modo non strano, ma
quasi. Gli
alti e bassi con Nina saranno incominciati, che ne so, da Maggio! Per
cui posso
affermare che c’è dell’altro.
>> concluse il suo discorso.
“Maggio?”
pensai confusa. “Mica..”scossi il capo. Non poteva
essere in quel modo. Cioè
era assurdo pensare che dopo la sera in cui mi ha riaccompagnato a casa
siano
iniziati i problemi con Nina. Era così.. Assurdo!
<<
Beh.. Noi non possiamo saperlo per cui.. >>
iniziò Candice << ..
credo che vista l’ora, sia meglio andare
>>. Annuimmo tutti e ci rivestimmo
ritornando ai nostri mezzi.
Dopo aver salutato tutti, insieme a Sam, mi avviai al motorino.
<<
E tu come torni? >> chiesi.
<<
Ho la macchina qui vicino >> e mi sorrise.
<<
Ok.. >> risposi prendendo il casco ed infilandomelo. Sam
continuava a
guardarmi come se aspettasse qualcosa. << Ehm.. che
c’è? >>
<<
Nulla >>
<<
E allora perché mi guardi? >>
Sorrise
ancora, mettendosi le mani in tasca. << Mi chiedevo se..
fossi libera
questa sera.. >>
<<
Sam.. – iniziai con voce rammaricata – non per
qualcosa ma questa giornata di
mare mi ha distrutta per cui vorrei restare a casa stasera.
Però se vuoi
passare da me.. >>
<<
Tranquilla, se sei stanca non ci sono problemi. Ti chiamo domani allora
>> e mi baciò per poi allontanarsi. Sospirai e
accesi il motorino
avviandomi a casa.
Spazio Autrice ( per
modo di dire )
Buon
pomeriggio! Come state? Spero bene.. Io ho un mal di testa che tra poco
mi porta via :( Dovrei finire di scrivere il capitolo 15 e una OS ma se
continua il mal di testa mi sa che neanche oggi scrivo -.-
Mi chiedevo chi tra voi ha avuto gli esami? Come vi sono andati secondo
voi? A me è passata la voglia di farli sentendo come
è stata la prova di matematica :S
Coooomunque, passiamo al capitolo, che dite? Come vi avevo accennato, e
come avevo fatto capire dagli spoiler nel gruppo.. Il
capitolo si è svolto al mare.. Mi è piaciuto
immaginare i ragazzi fare a gavettoni xD Sisi mi sono divertita a
scrivere il capitolo.. Poi che carini Andrea e Ian *__* Però
poi è arrivato Sam... ed Ian è andato via.. Qui
gatta ci cova.. Kayla ha detto la sua.. Chi la condivide??
Beh..beh.. Ahahahah.. il prossimo capitolo.. Ahahahah io spero per voi
che non abbiate un infarto xD
Cooomunque,,, Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha recensito, chi ha
messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare... Vorrei inoltre
dirvi che ho scritto una OS a rating rosso su Damon ed Elena *____*
_So Happy I Could Die_
Beh.. che dirvi.. A lunedì.. e vi ricordo che vi aspetto sul
gruppo ;) Baciiiii..
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Capitolo 9 *** Capitolo o8 ***
Capitolo o8
Capitolo
8
Aprii gli occhi ritrovandomi nuovamente in spiaggia. “Ma
quando ci sono arrivata?” pensai mettendomi
seduta su quello che riconobbi essere un lettino.
<< Buongiorno >> mi disse una voce soavemente
alla mia sinistra. Volsi il capo verso quella direzione finendo per “affogare”
negli occhi azzurri di Ian, allungato accanto a me su di un’altra sdraio.
<< G-giorno >> mormorai imbarazzata prima di
iniziare a guardarmi intorno.
<< Andrea >> mi chiamò, facendo così riportare
la mia attenzione su di lui. << Ho bisogno di dirti una cosa >> si
alzò e si venne a sedere davanti a me. Lo guardai confusa. << So che i miei sbalzi di umore ti
mandano in confusione ma vale anche per me.. >>
Corrugai la fronte non capendo. << Io.. >>
<< Aspetta.. Quello che ti sto cercando di dire è che
la causa di ciò.. Sei tu. Andrea mi mandi in confusione tu.. tu.. Dio! Andrea
sono innamorato di te! >> concluse portando le sue mani sul mio viso,
guardandomi negli occhi. “Oh cazzo! E mo?” << Ma.. – riprese a parlare -
.. so che tu stai con quel Sam e che lo ami ma… >>
<< Anche io >> dissi svelta così da
interromperlo. Mi guardò confuso.
<< ‘Anche io’ cosa? >>
<< Io.. – mi passai la lingua sulle labbra,
inumidendole – Anche io sono innamorata di te >> e abbassai lo sguardo.
Ian sorrise rifacendomi alzare lo sguardo. Si era avvicinato
al mio viso. << Non sai quanto questa cosa mi faccia piacere >>
sussurrò prima di azzerare le distanza e baciarmi.
Aprii gli occhi di scatto e velocemente mi portai seduta.
Ero sul letto, in camera mia e questo voleva dire che.. << Era un sogno
>> mormorai lieve mentre portavo una mano sulle labbra. Cambiavano i
luoghi ma, da qualche giorno, continuavo a fare lo stesso sogno in cui Ian
confessava di amarmi. “E come sempre reagisci nello stesso modo”. Scossi il
capo ritornando allungata e, come se non dormissi da anni, appena toccai il
cuscino presi velocemente sonno.
Mi svegliai verso le 10.30, tuttavia, tenni ancora gli occhi
chiusi. Le immagini del sogno tornarono prepotentemente nella mia testa e
dovetti aprire gli occhi. “Sono innamorato di te!“. Il tono della voce con cui lo aveva detto mi
mandava in subbuglio. Sembrava così reale. Mi passai una mano tra i capelli e
mi alzai dal letto per dirigermi in bagno. Il mio sguardo cadde sulla scrivania
e sulla roba posta sopra di essa. Borsa. Portafoglio. Chiavi.. Copione. E già,
copione. Julie e Kevin si erano subito preoccupati di consegnarci i copioni non
appena questi sarebbero stati stampati, ovvero la seconda settimana di Giugno.
Quando mi venne consegnato, diedi una veloce occhiata ma fui costretta a
richiuderlo di scatto dopo che lessi una scena che avrei dovuto girare con Ian.
Grazie all’aiuto di Nina, di Candice, ma anche degli altri ragazzi del cast,
riuscii a imparare come “studiare” il copione in modo da apprendere velocemente
le battute. Come i pomeriggi precedenti, anche quel giorno sarei dovuta recarmi
agli studi per provare alcune scene con i ragazzi.
Scossi il capo ed entrai in bagno. “Se non mi spiccio
arriverò tardi!”.
Dopo essermi lavata e vestita, presi il copione e scesi al
piano inferiore, buttandomi sul divano, iniziando a ripassare le battute dopo
essermi preparata un paio di toast. Quel giorno avrei dovuto provare con Ian.
Mi morsi il labbro pensando a lui. I rapporti tra lui e Nina erano tornati
pacifici. Infatti i due avevano ripreso a parlarsi, a ridere e a scherzare però
c’era qualcosa che nel loro rapporto era cambiato. Qualcosa si era rotto.
Decisi di non pensarci e guardai l’orologio. Era quasi l’ora di andare, per cui
corsi al piano superiore a preparare la borsa, scesi nuovamente giù con le
chiavi in mano e presi il copione, buttato sul divano, prima di uscire. Mi
avvicinai al motorino, misi il casco, accesi il motore ed infine partii.
Raggiunsi gli studi. Appena entrai, salutai tutti. Ormai mi
trattavano come una di famiglia e questo non faceva altro che rendermi
maggiormente contenta. Notai subito l’assenza di Sam ma poi mi ricordai che per
un mese circa sarebbe dovuto andare dai genitori in Texas. Arrivai nella Relax
Room dove trovai i ragazzi. Alcuni provavano, altri invece mangiavano.
<< Ciao ragazzi! >> salutai chiudendomi la porta
alle spalle.
I ragazzi mi salutarono e mi accomodai vicino a Zach. Più o
meno tutti dovevamo provare almeno una scena, per cui aspettai con calma il mio
turno, ridacchiando nel sentire alcune volte i ragazzi sbagliare e fare versi
strani. Zach, quando ciò accadeva, si girava verso di me mormorando un <<
Vedi? Capita a tutti >>.
Finirono le prove di Kayla e di Steven e Candice
si girò verso di me.
<< Signorina Belmonti! Su forza.. dobbiamo provare!
>> disse ridacchiando.
Le risposi con una linguaccia e posai le mie cose sul
divanetto.
<< Ok! Sono pronta! >> sorrisi prendendomi un
applauso scherzoso da parte degli altri.
<< Eccola! Mia cara italiana vediamo cosa sei capace
di fare >> disse Ian entrando nella stanza.
Spostammo i tavolini, sistemandoli contro una parete. La
scena che dovevamo provare riguardava il primo incontro tra Damon e Ariel,
ovvero la ragazza che interpretavo.
<< Ricordi tutto? >> mi chiese Candice
mentre preprarava il copione. Io annuii
e le dissi in caso solo di ricordarmi i vari movimenti, visto che tutti non
riuscivo a ricordarli. Lei mi fece l’occhiolino e fingendosi una regista disse
con tono di voce abbastanza alto << Azione! >>.
La scena era suddivisa in questo modo: Ariel cammina messaggiando
al telefono, non vede quindi dove va; Si scontra contro un ragazzo, Damon; I
due hanno un battibecco leggermente vivace; Alla fine Damon se ne va. Presi
quindi a camminare fingendo di messaggiare e Ian prese anche lui a camminare
nella mia stessa direzione, finché non facemmo spalla contro spalla.
Alzai la testa girandomi verso lo ‘sconosciuto’.
<< Mi scusi, ero distratta >> mormorai
scusandomi. “Questa scena mi ricorda lo scontro con Julie”.
<< Impara a guardare dove cammini invece di usare il
telefono >> rispose scontroso. “Dio, sembra vero".
Come da copione, corrugai la fronte. << Ho detto che
mi dispiace >> ribadii leggermente inacidita.
‘Damon’ alzò un sopracciglio << Non so che farmene
>> e si rigirò dandomi le spalle.
<< Sei sempre così stronzo con le persone che chiedono
scusa, eh? >> dissi stizzita, facendolo fermare.
<< Senti ragazzina – mi inchiodò con lo sguardo facendomi
deglutire a vuoto – non sono in vena di scherzare per cui modera i termini
>>
<< Oh poverino, ha avuto una giornata storta il
signorino. – feci un passo verso di lui – Resta comunque il fatto che sei uno
stronzo! >> ribadii sorridendo innocentemente.
Lui socchiuse leggermente gli occhi. << Non sai con
chi parli. Si vede che sei nuova di qui >> mormorò solamente.
<< Illuminami! E poi.. Come chi ti dice che sono
nuova? >> lo sfidai.
<< Non ho tempo da sprecare con delle bambine. Ho
questioni più importanti – si risistemò la giacca – Ti basta sapere che mi
chiamo Damon >> e così si girò, riprendendo a camminare.
Io invece strinsi le labbra e i pugni. << La prossima
volta ti faccio vedere io se sono una bambina o no. Stronzo! >> mi girai
sbuffando e ripresi a camminare.
<< E.. Stop! >> urlò Candice << Andrea sei
stata bravissima! >>
<< Lo pensi davvero? >> mormorai imbarazzata
mentre mi portavo una mano tra i capelli.
<< Ha ragione – si intromise Ian sorridendo – Devo farti
i complimenti. Mi hai stupito! >> e mi scompigliò i capelli.
<< Ian! Devi levarti questo vizio! >> borbottai
per poi ridere. << Comunque, grazie mille. Pensavo realmente di non
farcela >>
<< Questo è tutto merito del mio metodo >>
affermò vittorioso Michael che si beccò un cuscino in faccia tirato da Zach.
Ridacchiai. << Beh allora.. Vittoria! >> e alzai
le braccia facendo una V con le dita.
<< Andrea >>
Mi girai verso la voce che mi aveva chiamata. Era Nina.
<< Ehi! >> sorrisi andando da lei che subito mi
abbraccio.
<< Speravo di trovarti qui. C’è Julie che vorrebbe
sapere come stanno andando le prove >>
La ringraziai e salutai i ragazzi in caso non li avessi
visti dopo. Uscii dalla stanza per raggiungere lo studio di Julie e quando fui
davanti alla porta, bussai. La voce di Julie mi disse di entrare. Fu molto
felice di sapere che le prove andavano molto bene e che avevo instaurato un bel
rapporto con i ragazzi.
<< Te lo avevo detto io che non c’era da preoccuparsi!
>> disse Julie ridacchiando << Comunque, agli altri è stato già
comunicato che le riprese prenderanno il via tre due settimane, quindi il 11 di
Luglio >>.
Io annuii ringraziandola per l’informazione ed uscii. Vidi
che ormai si erano fatte le 19 e che probabilmente gli altri erano già andati
via. Raggiunsi, così, velocemente il motorino. Appena mi ritrovai davanti al
mezzo, sentii due mani posarsi sugli occhi. Mi irrigidii immediatamente. “Se è
Sam lo uccido!” pensai iniziando però ad avere leggermente paura.
<< Sai cosa succede a coloro che sfidano Damon
Salvatore? >> disse una voce in tono serio ma allo stesso tempo seducente
al mio orecchio. Mi si mozzò il respiro. Il cuore perse inizialmente un battito
e poi prese a battere velocemente, avendo riconosciuto la voce. Portai la mie
mani tremanti su quelle poste sopra i miei occhi.
<< Ian vai a quel paese >>
<< Ian? Mi dispiace non conosco chi sia questo Ian
>> disse trattenendo una risata e allentò la presa. In questo modo mi diede
la possibilità di togliere le mani dai miei occhi e girarmi verso di lui. Ma
appena lo feci, buttai un urlo.
<< Toglile! Oddio toglile! >> mi portai le mie
mani davanti agli occhi.
<< Ehm.. cosa? >> chiese perplesso.
<< Quelle cose rosse che hai agli occhi! >>
Ian rise di gusto ed io sbirciai aprendo leggermente le
dita. “E’ proprio bello…” pensai prima che le immagini del sogno mi si
parassero davanti agli occhi.
<< Ehi.. le ho tolte >> mi disse Ian gentilmente
mentre mi afferrava le mani. Io scossi il capo, stringendo maggiormente gli
occhi. << Giuro, le ho tolte >> continuò con un tono di voce capace
di ammaliare. “Altro che poteri vampireschi!”
Aprii piano piano un occhio e, appena constatai che quello
che mi aveva detto era la verità, aprii anche l’altro. Non aveva più gli occhi
circondati da quelle orribili lenti rosse che davano l’effetto di vampiro
assetato. Ora erano tornati ad essere gli occhi azzurri di Ian.
Ian sorrise. << Visto che dicevo la verità? >>.
Annuii incapace come sempre di dire qualcosa. << Hai avuto paura?
>>
<< Beh, secondo te? Non capita tutti i giorni che un
tizio da dietro mi copra gli occhi nel bel mezzo della strada.. o che, sempre
quel tizio, abbia delle lenti rosse negli occhi, per cui scusami se ho avuto
paura! >> dissi tutto d’un fiato. Piccolo mio difetto: quando ho paura
tento a diventare molto acida e sarcastica. Ian, infatti, mi guardò inarcando
un sopracciglio, perplesso. << Oh, ehm.. scusa >> dissi lieve,
abbassando lo sguardo.
<< Tranquilla, ho un po’ esagerato anche io. Hai
ragione >> disse nuovamente in tono gentile, quasi colpevole.
“Brava la scema! Lui voleva scherzare e tu reagisci così?”.
<< Ian no ma che dici.. Sono io che.. che ho reagito male. Non far caso a
quello che ho detto tendo ad essere ‘moooolto ironica’ – mimai le virgolette
con le dita – quando mi spavento >>
Ian tornò a sorridermi e sospirai sollevata. << Pace
fatta? >> disse alzando il mignolo di una mano. Guardai quel suo gesto
inarcando le sopracciglia e a mia volta alzai un mignolo, che strinsi intorno a
quello suo.
<< Pace fatta! >> mormorai prima di ridere per
l’espressione da bambino felice che fece.
<< Beh scusami ma era uscito per fumare una sigaretta.
Devo ritornare dentro a finire la prova trucco e costume. – fece una piccola
smorfia – Presto toccherà anche a te e allora capirai cosa significhi! >>
Mi salutò lasciandomi un bacio sulla guancia e lo vidi ritornare indietro.
Mi passai la lingua sulle labbra e presi un lungo respiro.
“Cuore mio smettila di battere così.. Dovresti reagire così per Sam, non per
Ian.” Abbassai per qualche secondo lo
sguardo prima di scuotere la testa e salire sul motorino, volendo tornare a
casa. Avevo bisogno di una chiacchierata con i miei amici.
Raggiunsi casa in poco tempo essendo la strada libera.
Parcheggiai e di corsa mi precipitai alla porta, che aprii, ed entrai in casa.
Salii le scale, salii in camera e presi il portatile, che accesi. Con il
computer in mano, mi diressi in cucina e mi sedetti ad una sedia, poggiando il
pc sul tavolo. Dopo aver aspettato che si caricasse e che si aprisse la
schermata di Msn, questa volta, iniziai a controllare la lista degli amici e
subito trovai sia Christian che Silvia.
Andrea: SoS.. Sono nei
guai!
Silvia: Andrea?
Andreaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
Christian: Silvia -.-
contieniti.. Comunque, Donna mia adorata, dicci tutto..
Andrea: Vi ricordate
di Sam, il ragazzo della Hall con cui sto uscendo da… un po’?
Christian: Ti ha
lasciato?? Sto prenotando il primo aereo per venirgli a spaccare la faccia!
Silvia: Il solito
esagerato -.- Comunque, si. Ricordo quel gran bel ragazzo.
Andrea: Ecco.. forse..
non è la persona giusta.
Christian: Perché? Chi
hai baciato?
Silvia: Oddio! Oddio!
Oddio! Hai baciato Ian, vero? E’ questo che stai tentando di dirci?!?! *__*
Andrea: No, non ho baciato nessuno tantomeno Ian.. Ma lui
c’entra lo stesso. Sono ormai settimane che lo sogno e che ogni volta nel sogno
lui confessa di amarmi.. E poi ogni volta che mi sorride o mi sta vicino sento
il cuore quasi come se stesse per scoppiare.. Smetto di respirare.. Io.. Non
reagisco così con Samuel.. lui mi fa stare bene, è splendido.. è un ragazzo
d’oro.. ma..
Christian: Non è la
persona giusta..
Andrea: No, non lo è..
Non è lui che è sbagliato, sono io ad essere sbagliata perchè penso ad Ian..
Silvia: Ma non mi
avevi detto che stava avendo problemi con la Dobrev?
Andrea: Si.. hanno
avuti molti alti e bassi in questi mesi.. Ora però hanno fatto pace solo che
sembrano comunque distanti, sebbene ridano e scherzino insieme..
Christian: Vuoi sapere
come la penso? Anzi no.. non dirò nulla.. Posso solo dirti di agire come vuoi,
come senti di voler agire..
Silvia: Concordo..
Semmai parla con Sam e digli quello che senti..
Capirà..
Andrea: Lo spero
tanto..
Silvia: Basta essere
tristi, su! Cambiamo argomento.. Ma sai che..
Silvia iniziò a raccontarmi vita, morte e miracoli di
Davide, il suo ragazzo. Christian le disse che potevamo scriverci un libro su
tutto quello che quei due combinavano. Andammo avanti a lungo fino a quando
Christian non ci riportò alla realtà.
Christian: Ragazze io
devo andare.. Domani ho un esame che mi vale 8 crediti -.- Per cui, Buonanotte
Bimbe ;)
Silvia: Buona fortuna
Cricri xD Vado anche io.. Notte :) Andrew, ti voglio bene.. facci sapere ;)
Andrea: Certo :)
Buonanotte ragazzi.. E Chri ce la puoi fare!!! Vi voglio bene..
Prima di spegnere il computer controllai la posta. C’erano
molte e-mail e quasi tutte di Twitter. Mentre le cancellavo, mi soffermai su di
una.
‘Ian Somerhalder ti sta seguendo su Twitter!’. “Oddio..” .
Ma quella non era l’unica. Infatti la maggior parte del cast, presente su quel
sito, mi stava seguendo e da quanto riportava la data, da più di due mesi.
“Mannaggia a me e a quando non controllo la posta!”.
Spensi il pc e presi qualcosa da mangiare velocemente. Con
il computer in mano, salii al piano superiore lasciandolo sulla scrivania. Mi
andai a lavare e mi cambia, coricandomi poi sotto le lenzuola.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buonpomeriggio e Buon
inizio settimana! Come va? Qui tutto ok anche se potrebbe andare meglio
ma il motivo ve lo spiego alla fine..
Allora allora allora.. Lo ammetto, quando ho scritto l'intro del
capitolo 8 ho pensato "Appena scoprono che è tutto un sogno mi
ammazzano!" xD Bhe preparatevi perchè non sarà l'ultimo..
Poi.. finalmente hanno dato i copioni e si, alcune ragazze del gruppo
avevano capito che la foto che avevo postato stava proprio ad indicare
il copione di Andrea. Come vi è sembrata la sua prima prova nel
campo recitativo?
Andrea/Ian.. Che carina come scena *__* Si mi piacciono tanto
ù.ù Ed ecco poi che ritornano Chris e Silvia, sebbene
solo per chat.. Compariranno di persona anche loro, tutto a tempo
debito.. Comunque la sottoscritta sa come finire la storia ( e forse
come cosa non vi piacerà ) ma tra un pò non so come
andare avanti xD L'estate mi si è pappata la fantasia >.<
Intanto i capitoli sono scritti fino al 16esimo.
Ringrazio chi ha letto la storia, chi ha recensito ( solo due
recensioni ç__ç va be, fa niente.. capita non posso
sempre essere abituata alla media di 5 recensioni ù.ù ),
chi ha messo la storia tra i preferite/seguite/da ricordare... me
ringrazia dal profondo.. Per cui sono buona e lascio uno spoiler anche
qui.. ( sarà lo stesso di quello che verrà lasciato sul
gruppo ).. A Venerdì ;)
}Spoiler____
Camminavamo già da un po’, ma della macchina neanche
l’ombra.
<< Ian ma la macchina? >> chiesi curiosa.
<< Diciamo che l’ho parcheggiata vicino casa tua
>>. Rimasi sorpresa. ____ { altri nel gruppo ;)
Avviso
Io
non so quanti di voi abbiano saputo di una possibile legge che
bloccherebbe la publicazione delle fanfiction online.. Tutto ciò
per i diritti d'autore.. Sto nera, anzi nerissima.. Perchè, come
la stessa Erika ha detto, qui su EFP tutto è fanfiction, eccetto
le Originali. Se però questa legge dov'esse passare, Efp
potrebbe essere chiuso! Giuro che se succede mi incazzo come una iena!
Per cui se su Fb avete la pagina ufficiale di Efp, andateci e firmate
la petizione.. La troverete anche sul mio profilo e sul gruppo di Efp.
Fatelo perchè più siamo e meglio è!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo o9 ***
capo9
Capitolo
9
<<
Sei uno stronzo! >> dissi furiosa spintonando
Ian.
<< E tu una bambina! >> mi rispose a tono.
<< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto!
>> alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo ma lui,
capendo le mie
intenzioni, mi bloccò le mani schiacciandomi poi contro il
muro.
Socchiuse gli occhi. << Tu non mi odi, non potrai mai
farlo >> disse con voce bassa avvicinandosi maggiormente
a me. << E
sai perché? Perché tu sei innamorata di me.
Credevi davvero che uno come me
potesse provare qualcosa per una stupida ragazzina come te?
>> Il tono
che usò fu duro in quanto doveva ferirmi.
<< Io.. >> deglutii prima di inumidirmi le
labbra. “Ora che c’era?” pensai prima di
sbuffare abbassando il capo.
<< Andrea! >> disse Candice con fare
sconsolato.
La guardai dispiaciuta. << Non ricordo cosa devo dire!
Mi dispiace >> mormorai.
Ian intanto aveva lasciato la presa sulle mie mani e mi
sorrideva tranquillo. << Non preoccuparti. E’
solo una battuta e poi
prima di girare questa scena ci vorrà ancora un
po’. Avrai tutto il tempo per
impararla. Hai fatto un gran lavoro, Andrea. Quindi.. – mi
lasciò un buffetto
sul naso – non ti fare paranoie >>.
Tentai di sorridere ma quello che ne uscii fu una smorfia.
<< Ian ha ragione. Hai imparato così tante
battute in
poco tempo che è normale che qualcuna ti sfugga.
L’importante è sapere quelle
utili per questa settimana. Il resto verrà da sé
>> disse Nina
sorridendomi calorosamente.
Il
bussare alla porta non mi permise di ringraziarli. A
varcare la soglia fu Julie.
<< Ragazzi buon pomeriggio! Allora come procede qui?
>>
<< Bene anche se siamo bloccati su una scena
>>
disse Sara.
Julie corrugò la fronte. << Come mai?
>>
<< Ho.. si ecco.. ho un problema con il ricordarmi una
battuta >> dissi passandomi una mano tra i capelli.
<< Andrea, anche se domani inizieremo le riprese, so
quanto lavoro hai fatto e fidati, lo so. – mi fece
l’occhiolino – Per questo
sono convinta che ce la farai. E poi, che scena è?
>> chiese Julie.
<< La discussione tra Damon ed Ariel dopo che lui uccide
un suo amico “licantropo”.. Lei gli dice di odiarlo
e via dicendo.. >>
disse Ian. Julie annuì e disse nuovamente di non
preoccuparmi e di concentrarmi
sulle battute del giorno seguente.
<< Comunque ero venuta qui da voi per un altro motivo.
Stasera andiamo, come nostro solito, a cenare fuori tutti insieme per
festeggiare l’inizio di una nuova stagione di The Vampire
Diaries! >>
disse provocando l’ilarità generale.
<< Ma.. quest’anno cambieremo
ristorante, o meglio voi cambierete ristorante visto che in quello che
sto per
proporvi ci sono già andata. Ho colto la palla al balzo
approfittando della
presenza di Andrea e delle sue origini, questa sera andremo al
Maggiano's
Little Italy! Cucina italiana da quanto potete capire dal nome. Siete
d’accordo? >>
“Maggiano's Little Italy? Ma è il ristorante poco
distante
da casa mia!“.
I ragazzi accettarono volentieri mormorando un << ogni
tanto si deve pur cambiare! >>.
<< Perfetto allora! Ci vediamo tutti alle 20 davanti
al ristorante. E – puntò un dito contro di noi
– guai a voi se fate tardi dopo
cena! Domani la sveglia suona alle 6.30 per tutti! >>
sorrise per poi
uscire dalla stanza.
<< Non conosco questo ristorante. Inoltre Julie si
è
scordata di darci l’indirizzo >> disse Candice
portandosi l’indice sulle
labbra, pensando.
<< E’ vicino casa mia per cui ve lo posso dare
io
>>. I ragazzi annuirono e mi passarono un foglio e una
penna. Finito di
scrivere, consegnai il foglio a Candice e guardai l’ora.
<< Ragazzi credo
che per oggi possiamo finire qui, le scene per domani sono state
provate. Che
ne dite? >>. Tutti furono d’accordo e ci demmo
appuntamento davanti al
ristorante.
Appena
varcai la porta di casa, salii velocemente in bagno
per farmi una doccia. Lasciai il telefono sul mobile vicino al
lavandino e mi
spogliai per entrare nella doccia. Non so quanto tempo trascorsi sotto
il getto
d’acqua calda, so solo che una coltre di vapore mi stava
aspettando. Mi avvolsi
nel telo facendo lo stesso con i capelli e controllai il telefono
poiché si
illuminava. Un messaggio.
“From: Sam
Ciao bimba,
Come stai? Spero bene.
Volevo avvisarti che probabilmente torno domani sera per cui credo che
ci
vedremo dopodomani.. Un bacio.. Sam “
Sospirai
leggendo il testo. “Non ti piacerà quello che
vorrò
dirti, per niente” e con questo pensiero tornai a prepararmi.
Presi
dall’armadio una maglietta a maniche corte bianca, sopra ci
abbinai un mini top
nero e sotto, invece, optai per un pantaloncino di jeans scuro, che
arrivava
poco sopra il ginocchio. Ai piedi decisi di indossare delle semplici
ballerine
nere. Finii di vestirmi e passai alla fase trucco. Non esagerai e
rimasi quindi
sul semplice. Alla fine ripresi il telefono volendo rispondere a Sam,
ma non lo
feci. Preparai la borsa e mi diedi un’ultima sistemata,
questa volta ai capelli.
Ero tornata a casa verso le 17 per cui controllai l’ora,
certa che fosse ancora presto. “Le 19.30.. “.
Sebbene il ristorante in
questione fosse vicino casa mia, decisi di avviarmi lo stesso.
Controllai così
di aver preso tutto e poi potei uscire.
Me la presi così con comodo, fermandomi alle volte a
guardare le vetrine dei negozi, che arrivai lì alle 20.10.
<< Alla faccia del “è vicino casa
mia” ! >>
disse ridendo Paul, seguito a ruota dagli altri.
Gli
risposi facendogli una
linguaccia e potemmo così entrare. Ci dirigemmo al
nostro tavolo e prendemmo
posto. Io mi sedetti di fronte a Candice, la quale accanto a
sé aveva Michael. Avrei
scommesso che quei due stessero assieme, se non fossi stata certa del
fatto che
Michael era fidanzato. Il rumore di una sedia che veniva spostata mi
destò dai
miei pensieri facendomi girare il capo. A spostare la sedia fu Ian.
<< Posso? >> chiese gentilmente. Io annuii.
Arrivò il cameriere e potemmo così ordinare. Il
cibo
italiano mi era dannatamente mancato anche se cucinato in Italia era
tutta
un’altra storia. Scoprii inoltre che a gestire il locale era
un gruppo di
italiani migrato in Georgia. Mangiammo benissimo. Dopo che finimmo il
secondo e
iniziammo ad aspettare il dolce, Julie si alzò in piedi,
tenendo in una mano un
bicchiere colmo di vino.
<< Ragazzi.. Ragazzi >> attirò
la nostra
attenzione tintinnando il bicchiere con un coltello. <<
Vorrei fare un
brindisi.. Siamo giunti all’inizio di una nuova avventura,
per cui desidero
ringraziare voi attori per le emozioni che ci date ed è
grazia a voi se lo Show
è amato in tutto il mondo. Non saremmo arrivati qui, alla
vigilia delle
riprese. Ringrazio inoltre come ogni anno anche Kevin per aver voluto
realizzare con me The Vampire Diaries. Beh, quello che volevo dire
l’ho detto,
per cui.. cincin! >>. Tutti brindammo.
<< Ragazzi, c’è una tradizione da
rispettare! >>
esclamò Steven.
<< E’ vero! Andrea, essendo l’ultima
ad essersi
aggiunta al gruppo, ti tocca fare un discorso! >>
continuò Nina.
“Discorso? Oddio!” << Io.. io cosa?
>>. I
ragazzi mi incitarono e alla fine mi arresi alzandomi in piedi. Mi
schiarii la
voce. << Beh, innanzitutto mi fa ancora strano stare qui,
tra voi.. Chi
lo avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata a recitare in The Vampire
Diaries?
Io no di certo. – ridacchiai – E pensare che tutto
nasce dal fatto che stavo
per scontrarmi con Julie un pomeriggio. Lei mi ha riaccompagnato a casa
ma
prima, in macchina, aveva scoperto le mie origini. Il giorno dopo Julie
ha
voluto incontrarmi e.. – abbassai lo sguardo verso il
bicchiere che tenevo in
mano – mi fece quella proposta, a mio avviso assurda, di
entrare nel cast.
Sarei una bugiarda se dicessi che non ho avuto dubbi, perché
non è così. La
prima risposta che ero intenzionata a dire era un no categorico.
Tuttavia due
miei amici, i miei migliori amici in Italia, mi hanno fatto cambiare
idea e per
questo li ringrazio perché se non fosse per loro a
quest’ora non sarei qui, in
questo ristorante, attorno a questo tavolo, con persone favolose come
voi.
Spero che le riprese di domani siano grandiose e prive di piccole
dimenticanze.
Non so che altro dire >> mi portai la mano dietro la
nuca, grattandomela
con fare imbarazzato.
Un applauso segui il mio discorso. << Beh.. ci manca
un Cincin >> mi disse sottovoce Ian.
<< Oh, dimenticavo. Cincin! >>
Finimmo
di cenare e ci alzammo da tavola spostandoci
all’esterno dal ristorante, restandoci un po’.
Julie, visto che si era fatta
mezzanotte e mezza, disse che sarebbe andata via visto che la sua
sveglia
sarebbe suonata alle 5. Pian piano anche gli altri andarono via e
rimanemmo io,
Ian, Candice, Nina e Paul.
<< Andy ma tu come torni? >> mi chiese Paul.
<< Torno a piedi, sono qui vicina >>
<< Ma che torni a piedi! A quest’ora no di
certo!
>> disse seria Nina.
<< Ragazzi l’accompagno io, per cui se volete
andare
fate pure >> disse Ian. Candice e Paul annuirono mentre
Nina, nonostante
disse che andava bene, sembrò scontenta di quella soluzione.
Li salutai e presi a camminare con Ian verso la macchina.
Camminavamo
già da un po’, ma della macchina neanche
l’ombra.
<< Ian ma la macchina? >> chiesi curiosa.
<< Diciamo che l’ho parcheggiata vicino casa
tua
>>. Rimasi sorpresa.
<< E perché mai? >>
<< Pfff, ora vuoi sapere troppo >> mi
liquidò
così ed io non insistetti.
Durante
la camminata parlammo e scherzammo. Arrivammo alla
macchina parcheggiata ad una decina di metri da casa mia.
<< Grazie per avermi accompagnata a casa >>
sorrisi.
<< Ho fatto il mio dovere >> disse
sorridendo a
mezza bocca.
<< Allora, ancora grazie e buonanotte >> mi
avvicinai a lui, lasciandogli un bacio sulla guancia. Mi allontanai e
presi a
camminare. Lui rimase lì, appoggiato alla macchina.
“Non voltarti. Non
voltarti”. Dopo qualche passo mi fermai e mi voltai.
“Come non detto”. Ian mi
guardò inarcando un sopracciglio.
Mi torturai le dita. << Vuoi entrare a.. bere
qualcosa? Per sdebitarmi >>
Ian sorrise e si stacco dall’auto, prendendo a camminare
verso di me. Insieme ci avvicinammo a casa mia e, dopo che aprii la
porta,
entrammo.
<< Carina >> disse, commentando casa.
Ridacchiai. << Già. Semplice ma non troppo.
Posso
offrirvi del Whisky, o del Bourbon, Signor Salvatore? >>
dissi sorridendo
mentre mi avvicinavo alla cristalliera, prendendo la bottiglia e due
bicchieri.
<< Accetto volentieri. Il
Bourbon non si rifiuta mai >> rispose
lui, stando al gioco.
Scossi il capo ridacchiando mentre appoggiavo i bicchieri
sul tavolo, prendendo a riempirli. << Tieni
>>
<< Grazie >> disse, prendendo il bicchiere
e
iniziando a sorseggiarlo. Feci lo stesso anche io. <<
Quindi.. – ruppe
lui il silenzio – all’inizio non avresti accettato
>>. La sua non era una
domanda.
<< No, non avrei accettato >>
<< Perché? Se posso saperlo >>
Abbassai lo sguardo sul bicchiere, prendendo a far girare il
contenuto. << Beh Ian, se tu non fossi un attore, e non
avessi mai preso
lezioni di recitazioni, e ti venisse chiesto di recitare in un
telefilm, per
giunta di fama mondiale, tu non avresti paura? Io si, e ce
l’ho anche adesso.
>> finii di bere il mio drink sotto lo sguardo attento di
Ian.
<< Però hai accettato >>
<< Come ho detto alla cena, la sera dopo lo scontro
con Julie ho parlato con il mio migliore amico. Lui mi ha fatta
“ragionare”. Mi
ha detto che avevo solamente paura di credere in me, come sempre, che
avevo
tutte le qualità di cui avevo bisogno >>
<< E aveva ragione >> disse lui sicuro.
<<
Cioè, ti conosco da marzo ma ho capito più o meno
come sei. Sei molto razionale
solo che questo ti porta al tempo stesso ad essere insicura. Forse non
sarai
mai convinta delle tue azioni perché le valuterai da cima a
fondo. Non che
questo non sia giusto ma alle volte non dobbiamo lasciarci impaurire.
Per cui
posso concordare con il tuo migliore amico. Lo hai fatto ed ecco i
risultati
>> sorrise calorosamente.
Ridacchiai
ma poi il mio sguardo cadde sull’orologio appeso.
<< Oddio Ian è tardissimo! >> mi
alzai in piedi di scatto, seguita
da lui che, invece, si alzò con calma. Si erano fatte quasi
le 3 e Julie ci
aveva avvisati di non far tardi. << Julie ci ammazza!
>>
Ian alzò le spalle. << Tranquilla, Julie lo
dice ogni
anno così ma puntualmente la sera prima delle riprese
facciamo tardi. >>
<< Sarà ma.. >> lo guardai
alzando un
sopracciglio.
Lui rise e io arrossi a quel suo gesto. “Andrea ti prego,
contieniti!”.
<< Ho capito.. Dai, vado >>. Io sorrisi
prendendo
a camminare verso la porta, aprendola. Mi appoggiai, poi, con le spalle
contro
lo stipite della porta. Lui si avvicinò, uscì e
si rigirò verso di me.
<< Non dubitare mai di te, Andrea. Mai. >>
disse
il tutto guardandomi intensamente con i suoi occhi azzurri.
<< D’accordo >> mormorai lieve,
mordendomi un
labbro.
<< Buonanotte >> si avvicinò e
depositò sulla
mia guancia un bacio. Appena il contatto delle sue labbra con la mia
pelle
finì, girai leggermente il capo trovandomi a pochi, anzi
pochissimi, centimetri
dalla sua bocca. I nostri nasi si toccavano. I respiri si confondevano.
Inspirai il suo profumo, chiudendo gli occhi per un secondo. Quando li
riaprii,
lui era ancora nella stessa posizione. Non si era spostato di un
centimetro.
Vidi il suo pomo di Adamo fare su e giù. Alzai lo sguardo
incrociando il suo e
mi si mozzò il fiato. Quello sguardo lo avevo già
visto. Era lo sguardo che
aveva usato quel pomeriggio durante le prove. Lo sguardo che usava
quando
recitava una scena Delena. Quello
con
cui guardava Nina. “Nina! Non posso farle questo..
cioè.. Aiuto!”. Ian si era
avvicinato leggermente. Potevo sentire il suo naso sfiorarmi la guancia
per poi
ritornare vicino al mio.
<< I-Ian.. >> dissi balbettando con un filo
di
voce.
<< Si? >> rispose con un tono di voce
decisamente sexy, quasi da censurare. E mi fece deglutire a vuoto.
<< E’… è..
>>. Lui continuò a strusciare il naso
contro il mio.
<< “ E’ “, cosa?
>> chiese lui quasi malizioso.
<< Tardi.. è tardi >> Annuii
alle mie parole.
“Perché ho la sensazione che nessuno dei due crede
a quanto ho detto?”.
<< D’accordo >> mi rilassai
sentendo quella
semplice parola. “Stupida.. Coscienza, sta un po’
zitta!”. Peccato che Ian non
si spostò, anzi azzerò le distanze lasciandomi un
semplice bacio a stampo. “Ti
sta baciando, anche se a stampo, ma ti sta baciando”. Le sue
labbra erano
morbidi. Quel bacio, seppure casto e privo di qualsiasi malizia, mi
mandò in
confusione. Si staccò da me e sorrise percependo il mio
imbarazzo e le mie
guance rosse. << Buonanotte, sogni d’oro
>> e si allontanò dalla
porta, avviandosi alla sua macchina.
Rimasi
impalata a guardarlo camminare, salire sulla macchina
e andare via. Mi staccai dallo stipite e rientrai in casa, chiudendo la
porta
alle spalle e appoggiandomi contro di essa. Avevo il respiro
accelerato. Mi
portai una mano sulle labbra. << Questa volta non
è un sogno, o si?
>> e così mi pizzicai il braccio.
<< Ahia! >>. Dolore uguale
realtà. Io non stavo sognando. Era accaduto realmente. Ian
mi aveva baciata.
Scivolai piano piano a terra, ancora sconvolta. << Ora si
che sono nei
guai! >> esclamai infine.
Spazio Autrice ( per
modo di dire )
Buonpomeriggio, buon
inizio fine settimana e soprattutto buon primo Luglio! xD
Come state? Io tutto ok :)
Passiam al capitolo.. Lo ammetto, mi sono state lanciate contro tante
imprecazioni per come ho iniziato lo scorso capitolo, ovvero la parte
del sogno. Spero che non mi lanciate maledizioni per questo intro.. No,
vero? *occhioni da cucciolo* Coooomunque..Il cast è andato a
fare una cena tutti insieme la sera prima delle riprese.. Julie ha
fatto il suo discorso e, beh, anche ad Andrea è toccato..
Secondo voi, perchè Nina sembrava delusa dalla
scelta di Ian di riaccompagnare Andrea? Voi pensateci su
ù.ù
E dopo 9 capitoli c'è stato il bacio! Ma non crediate che
ora le cose andranno per il meglio.. Non ancora.. Nel capitolo 10 ci
sarà un salto temporale di.. mmm.. quache giorno.. Avviso..
ce ne saranno di salti temporali da qui in avanti per pochi e semplici
motivi.. Se scrivo giorno per giorno questa Ff non finisce
più; la mia ispirazione/fantasia inizia a far cilecca..
cioè mi vengono in mente più i capitoli finali
che quelli presenti ma non temente.. fino al capitolo 16 ho
scritto..
Il Maggiano's Little Italy esiste realmente, solo che per questione di
copione ho dovuto spostarlo dal suo luogo. Si perchè si trova
quasi fuori Atlanta ma non potevo far camminare Andrea fino all'altro
capo della città ù.ù Comunque quel ristorante m'ha
messo fame.. Lo voglio provare..
Ah.. Se volete qualche Missing Moment o qualche pov di Ian basta
chiedere.. Per il pov di Ian stavo pensando che, sempre ispirazione
permettendo, se riesco a finire la ff come ho in mente io e se vedo che
riscuote interesse, potrei pensare di fare A Twist in versione di Ian..
ma al momento sono solo supposizioni..
Comunque.. Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la
storia tra i preferiti/seguite/da ricordare.. e anche chi mi ha messo
tra gli autori preferiti *me gongola su questo*
spoiler....
Caricai il braccio
destro per poi lasciar scontrare la
mia mano, chiusa a pugno, contro la sua guancia. ___
Chi avrà l'occhio nero?
A Lunedì ;) ....
|
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Capitolo 11 *** Capitolo o10 ***
Cap o10
Capitolo
10
I giorni che seguirono quella
sera furono intensi e
faticosi. Non credevo possibile che fare delle riprese fosse
così faticoso.
Fare, rifare e rifare una scena fino a quando non viene perfetta.
Sentivo la
testa al limite del consentito, il corpo stremato e la concentrazione
andava
pian piano scemando. Inoltre non riuscivo a dormire bene, sebbene fossi
stanca.
La prima settimana fu un vero inferno non solo per le riprese ma anche
per un
altro motivo, decisamente peggiore, che si chiamava Ian Somerhalder.
Dalla sera
di quel piccolo bacio, non ci parlammo più, o meglio,
scherzavamo, ridevamo e
in caso parlavamo anche ma solo quando c’erano tutti. Non
capii il perché del
suo comportamento. Si sarà pentito? Ma poi, pentito di cosa
se è stato un insulso
bacio a stampo? E’ stato un suo capriccio del tipo
‘perché non dare un bacio ad
Andrea, così inizia a farsi i castelli e ad
impazzire?’. Io.. Io non lo capivo.
Però presi una decisione. Gli avrei parlato il prima
possibile.
Arrivò
il fatidico giorno in cui avremmo girato la scena del
litigio tra Ariel e Damon. Nei giorni precedenti, provando, avevo
verificato
che sapevo tutte le battute, quindi mi convinsi di potercela fare.
Mi avvicinai al set. Sentivo l’agitazione salire piano piano
ma dovevo farmi forza. “Puoi farcela Andrea!”.
Raggiunsi così la troupe. Tra loro potei ben vedere che
c’era anche Ian. “Ovvio Andrea, dovete fare una
scena insieme”. Salutai tutti e
il regista, appena mi vide, diede l’ok per iniziare le
riprese. Ci spostammo
così all’interno del salotto di casa Salvatore.
Ian si accomodò vicino al
camino e prese un bicchiere di vetro al cui interno c’era del
“Bourbon”, alias
tè alla pesca. Io, invece, mi nascosi dietro al muro. La
scena infatti iniziava
con una inquadratura su Damon mentre sorseggiava, come al solito, il
suo
whisky. Ariel sarebbe entrata in segna qualche secondo dopo.
Il regista ordinò il
silenzio intorno a noi. <<
Ragazzi, pronti? Motore e.. Azione! >>. La scena
iniziò. Prima di fare la
mia comparsa, dovetti aspettare il rumore di una porta che veniva
sbattuta.
Presi fiato e contai fino a 10. Alla fine, camminando a passo spedito,
entrai
nel salone fermandomi al centro della stanza.
<< Non si usa bussare a casa tua? >> disse
Ian
rimanendo sempre di spalle.
<< Parla il vampiro che entra nelle camere da letto
mentre la proprietaria dorme >> risposi a tono.
Lui voltò leggermente il capo, portò il bicchiere
alle
labbra, ingerendo parte del contenuto, e poi riportò
l’attenzione sul camino.
Io mi avvicinai maggiormente a lui e, portando una mano sulla sua
spalla, lo
feci voltare verso di me.
<< Esigo che mi si guardi in faccia durante un
discorso >> il mio tono fu serio.
Socchiuse gli occhi, poggiando il bicchiere semivuoto sul
tavolino. << Tu non esigi un bel niente, specialmente da
me >>.
Deglutii e presi un profondo respiro. << Spiegami
perché. Perché lo hai dovuto uccidere?
>>
<< Era una minaccia >> spiegò
solamente.
<< Una minaccia? – mi avvicinai a lui
posandogli
l’indice sul petto – L’unica minaccia
presente a Mystic Falls ce l’ho ora
davanti agli occhi. Sei solamente tu. Tu dovevi morire in quello
scontro. Tu.
Solo tu! >>
Inarcò un sopracciglio. << Quanto siamo
melodrammatiche >>
<< Sei uno stronzo! >> dissi furiosa
spintonandolo.
<< E tu una bambina! >> mi rispose a tono.
<< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto!
>> alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo ma lui mi
bloccò le mani,
schiacciandomi contro il muro.
Socchiuse gli occhi. << Tu non mi odi, non potrai mai
farlo >> disse con voce bassa avvicinandosi maggiormente
a me. << E
sai perché? Perché tu sei innamorata di me.
Credevi davvero che uno come me
potesse provare qualcosa per una stupida ragazzina come te?
>>
Era l’ora della verità. << Io.. Tu volevi che io mi
fidassi di te. Io mi sono
fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. >>
abbassai il capo
involontariamente.
<< E.. Stop! >> disse il regista.
<<
Ottimo, ora facciamo le inquadrature da vicino >>.
Ripetemmo la scena con
le altre inquadrature. << Perfetto! Ragazzi, 5 minuti di
pausa e riprendiamo
>>.
Sospirai.
Quella scena era forse la più critica. Più
critica
di quelle che dovevano ancora essere girate. Più critica del
finto bacio.
Arrossii rendendomi conto che a quella scena mancava poco. Quando
rialzai gli
occhi, Ian era scomparso. “Cazzo!”. Mi guardai
intorno cercando di capire dove
fosse andato. Chiesi anche a qualcuno della troupe che mi disse che era
rientrato dentro. Ringraziai e corsi verso l’edificio poco
distante.
All’interno non c’era nessuno, eccezione fatta per
chi lavorava nella Hall.
“Sarà andato forse nel suo camerino”.
Camminai quindi in direzione del camerino di Ian, ma il
suono di una
risata mi fece fermare davanti ad una porta. Davanti al camerino di
Nina. La
porta ero socchiusa. Mi accostai leggermente cercando di capire chi ci
fosse
con Nina. “Andrea, sai che non si spia?”. Chi
voleva esserci con Nina, se non
Ian? I due infatti stavano ridendo per chissà cosa. Ian
spostò una ciocca di
capelli caduta davanti al viso della ragazza, sorridendo. Pian piano,
però, si
avvicinò al viso di Nina. Non volli guardare,
perciò mi ritrassi indietro.
Sentii gli occhi pizzicare e le parole di Ariel tornarmi in mente.
“Io mi sono
fidata di te..”. Quelle parole che non riuscivo a imparare,
ora non volevano
uscirmi dalla testa.
Strinsi gli occhi imponendomi
di non piangere e ritornai sul
set. Ian ci raggiunse poco dopo.
<< Ok.. Riprendiamo da te Andrea. Ripeti
l’ultima
battuta e continuiamo. Per cui, motore.. E azione! >>
Portai lo sguardo su Ian. La sensazione di essere in
procinto di piangere tornò prepotentemente. <<
Io.. Tu volevi che
io mi fidassi di te. Io mi sono
fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. >> e,
come prima,
abbassai il capo, mordendomi le labbra.
<< Hai fatto male. Sono pur sempre un vampiro.
>> Lasciò la presa dalle mie mani.
Già. Avevo fatto realmente male. Rialzai il capo e quando lo
feci, sentii alcune lacrime solcarmi le guance. Gli occhi di Ian si
spalancarono leggermente. Potei leggerci dello stupore in quanto nel
copione
non era previsto che Ariel piangesse. Tuttavia il regista non
bloccò la scena.
<< Sono stata solo una sciocca >> mormorai
portando le braccia lungo i fianchi. << Scusami se ti ho
rubato del tempo
>> dissi atona, priva di emozioni. Superai Ian ed uscii
dal salone.
Quella mia uscita di scena fu accompagnata qualche secondo dopo dal
rumore
della porta che veniva nuovamente sbattuta.
<< Stop! Ragazzi è favolosa!
>> si complimentò
il regista. << Andrea, so che quelle lacrime non erano
previste, ma non
ho potuto bloccare le riprese. E’ perfetta così.
Assolutamente perfetta
>>. Cercai di sorridere e ci riuscii.
Il regista annunciò
che, per quella
giornata, io avevo finito. Ringraziai e presi ad allontanarmi dal set,
volendo
tornare a casa il più veloce possibile.
<< Andrea! >> sentii la voce di Ian
chiamarmi ma
lo ignorai. << Andrea fermati un secondo!
>>. Lo sentii correre
dietro di me, fino a quando una sua mano non si chiuse intorno ad un
mio polso
facendomi fermare e poi girare verso di lui. <<
Finalmente! Ti stavo
chiamando >>
<< Scusa, pensavo. Che c’è?
>>
Ian inarcò un sopracciglio. << Dovrei farti io
questa
domanda. Stai bene? >>
<< Si, perfettamente >>.
“Bugiarda”.
<< Sicura? Mi sono preoccupato quando hai pianto
durante la scena che.. >>
<< Sto bene >> dissi sbrigativa,
interrompendolo.
Ian mi guardò con fare interrogativo. <<
Andrea parla!
E’ successo qualcosa con quel Samuel? >> disse
stringendo lievemente la
presa sul mio polso.
<< Ian non è successo nulla. Ora scusami
– mi liberai
dalla sua presa – devo andare >> mi girai
riprendendo a camminare.
Credetti che tutto fosse finito, ma non avevo fatto i conti con la
testardaggine di Ian. Mi seguii, bloccandomi nuovamente.
<< Andrea, possiamo parlare cinque minuti?
>>
<< No, non possiamo. Devo andare >> e feci
per
liberarmi dalla sua presa. Mi guardai intorno e mi resi conto di essere
a metà
strada. In quel momento in quel luogo non c’era nessuno, in
quanto erano presi
dalle riprese.
<< Spiegami perché non possiamo parlare un
attimo
>> insistette lui.
Dal canto mio, mi stavo decisamente innervosendo. <<
Ian lasciami subito. Te lo sto dicendo con le buone. Ho Sam, il mio
ragazzo,
che mi aspetta. Perché non vai da Nina invece?
>> dissi stringendo i
denti, acida.
<< Sei gelosa? >> disse sorridendo,
facendomi
innervosire maggiormente.
Risi nervosa. << Io gelosa? Di chi, scusa? E ora
perdonami ma devo andare >>.
Ian mi tirò
nuovamente verso di lui. Ciò fu la goccia che
fece traboccare il vaso. Caricai il braccio destro per poi lasciar
scontrare la
mia mano, chiusa a pugno, contro la sua guancia. Ian mi
guardò stupito dalla
mia reazione. Sapevo dosare la forza, per cui il pugno che gli tirai
non gli
provocò alcun danno. Come lo sapevo fare? Beh chi potrebbe
pensare che un
esserino minuto, alto un metro e settanta per sessantacinque chili
scarsi, ha
fatto per tre anni kick boxing. Quando mi resi conto di ciò
che avevo fatto,
deglutii. <<
Scusa >> dissi
girandomi e correndo dentro all’edificio. Che diavolo avevo
fatto? Scossi il
capo passandomi una mano tra i capelli. “Appena Julie lo
saprà!”. Arrivai nel
mio camerino e raccolsi le mie cose, uscendo per avviarmi a casa. Nel
corridoio
incrociai nuovamente Ian, ma, abbassando il capo, lo ignorai.
Raggiunsi
casa e mi andai a sedere sul divano. Portai le
mani tra i capelli.
<< Cosa diavolo ti è venuto in mente, eh?!
Dio, gli ho
tirato un pugno! >> scossi il capo con fare nervoso.
<< Ma lui se
le è cercata. Gli ho detto che glielo stavo chiedendo con le
buone.. Aaah! Ian
Somerhalder va a farti fottere te e
quando mi sono.. >>. Sbottai tutto d’un fiato
ma mi bloccai sentendo il
telefono squillare. Era Sam che mi chiedeva se poteva passare da me.
“Sai che
ti dico Som? Non mi interessa se sono stata un capriccio per te, io ho
Sam”. Mi
resi conto che mi stavo facendo problemi inutili. Aspettai che Sam
arrivasse.
Il campanello della porta suonò e corsi ad aprire.
<<
Woow, Sam.. sei stato velocis…simo. Tu che diavolo vuoi?
>>. Quello alla
porta non era di certo Sam. No. Sam era poco più alto
rispetto a chi avevo di
fronte. Sam, inoltre, non aveva gli occhi azzurri. Ma lui non era Sam.
Era Ian.
Senza neanche
rispondermi, mi superò
entrando dentro. << Non mi pare di averti dato il
permesso di entrare in
casa mia. – chiusi la porta – In più sto
aspettando Sam. Saresti pregato di
andare >>. Incrociai le braccia sotto al seno, fissandolo.
<< Dopo il pugno che mi hai tirato ora stai zitta a mi
ascolti >> disse serio, avvicinandosi a me. Feci un passo
indietro
ritrovandomi contro la porta. Ian, posando le mani vicino al mio viso,
mi
bloccò ogni tentativo di fuga. << Non so
perché tu abbia pianto oggi, non
so neanche perché ti sei così inacidita con me
all’improvviso. L’unica cosa che
so è che lo voglio sapere. Voglio sapere cosa hai!
>> mi guardò con uno
sguardo intenso, magnetico. Non dovevo cedere.
<< Io. Non. Ho. Fatto. Nulla. Ora sei pregato di
andare >> scandii ogni singola lettera, parola.
Ian sbatté le mani contro la porta, facendomi impaurire.
<< Andrea dannazione! Parla! >>
<< Tu vuoi sapere da me cosa ho fatto? Io.. –
mi
indicai con l’indice – Io vorrei sapere cosa hai
fatto tu! Tu che prima mi baci
e poi manco mi guardi in faccia se non siamo con gli altri. Tu che ti
comporti
in modo strano da mesi con me. Quello che dovrebbe parlare sei tu, non
io. Io
sto reagendo solo di conseguenza! >> urlai.
<< E c’era bisogno di tirarmi un pugno?
>> urlò
anche lui in risposta.
<< Mi è scappato! Non volevo, ma mi ero
imbestialita!
Tu mi fai imbestialire! >>
Dopo il nostro urlarci contro,
si era creato un silenzio
quasi assordante, metaforicamente.
<< Ho rotto con Nina >> disse
semplicemente,
rompendo il silenzio.
<< Tu cosa? Perché? >>
<< Non riuscivo più a vederla se non come una
amica.
Sono ormai tre settimane che abbiamo rotto >>
<< Mi prendi in giro? – mi
guardò inarcando un
sopracciglio – Oggi, durante la pausa, vi ho visti..
Sembravate tutto tranne
che due persone che hanno rotto da poco. E, prima che ti venga in
mente, non vi
stavo spiando. Mi stavo recando nel camerino a prendere alcun cose e vi
ho
visti >> dissi discolpandomi.
Ian ridacchiò. << Siamo rimasti amici, ed
è giusto
così. Non potevamo mandare a quel paese la nostra amicizia
né tantomeno
potevamo portare scompiglio all’interno del cast
>>.
Io guardai lui. Lui
guardò me. Il rumore del telefono mi
fece distogliere lo sguardo, interrompendo il contatto visivo. Cacciai
il
telefono dalla tasca.
<< Chi è, lo spasimante? >>
disse con una punta
di acidità.
<< Era Sam. Si è fermato a comprare delle
pizze e ora
sta arrivando >> riportai lo sguardo su Ian. Lui annuii,
liberandomi, e
si mise le mani in tasca. Mi staccai dalla porta, facendo due passi
avanti. Ian
aprì la porta e sulla soglia si girò verso di me.
<< Beh, buon proseguimento di serata >>
disse scendendo
le scalette del porticato.
<< Ian >> lo chiamai facendolo fermare.
Uscii
anche io e feci le scale, bloccandomi dietro di lui. <<
Mi dispiace
>> lo abbracciai poggiando il capo sulla sua schiena. Lo
strinsi forte e
senti le sue mani posarsi sopra le mie.
<< Ci vediamo sul set. Ciao Andrea >>.
Rimasi
ferma sulle scale guardandolo andare via.
Appena la sua auto scomparve
dalla
mia visuale, feci per entrare in casa.
<< Andrea, scusami per il ritardo >> la
voce di
Sam mi bloccò. Gli sorrisi ed entrammo dentro, dove
cenammo.
Il resto della
serata lo passammo sul divano a vedere un film. Tuttavia, ero
mentalmente assente.
Ripensavo ad Ian,alla nostra discussione e all’aver scoperto
che lui e Nina si
erano lasciati. “Che mi avesse baciato per non pensare a
Nina?” mi chiesi
mentalmente, prendendo a mordermi il labbro inferiore.
<< Un penny per ogni tuo pensiero >>. Fui
riportata alla realtà dalla voce di Sam. <<
Tutto ok? >>
<< Si, scusa mi ero incantata >> sorrisi.
Sam mi prese per i fianchi, portandomi a cavalcioni su di
lui. Successivamente mi portò una mano sul viso
accarezzandola. << Io so
un metodo per non farti pensare. Vuoi provare? >> disse
con un tono
leggermente malizioso.
Ridacchiai abbassandomi sulle sue labbra, impossessandomene
subito. Sam portò le mani sulla mia schiena, accarezzandola
dall’alto in basso
fino a quando non sorpasso il tessuto, finendo direttamente sulla
pelle. Si
staccò dalle mie labbra scendendo sul collo, dove
succhiò un lembo di pelle.
“Domani dovrò indossare un foulard”. Io
portai le mani sul suo petto, facendole
scivolare fino al bordo della maglia che strinsi. Sam mi
guardò con occhi
lucidi di eccitazione e, spostando le mie mani, si sfilò la
maglietta,
rivelando il corpo atletico. Le mie mani tornarono nuovamente sul suo
petto,
graffiandolo leggermente con le unghie. Sorrisi ritornando poi a
baciare le sue
labbra, morbide e carnose come quelle di Ian. “Ian? Cosa
c’entra ora lui?”.
Cercai di togliere dalla mia testa quel pensiero e ci riuscii. Mi tolsi
anche
la mia di maglietta e le sue mani si chiusero a coppa sui seni,
stringendoli
leggermente. Sospirai a quel tocco e mi morsi il labbro, inclinando
indietro il
capo.
Iniziai a muovere leggermente il bacino sopra il suo,
portando le labbra sul suo collo alternando i baci ad alcuni colpi con
la
lingua. “Che buon sapore.. Chissà Ian.. Ancora
Ian?!”.
Questa volta mi
irrigidii e Sam se ne accorse.
<< Ehi.. Tutto ok? >>. Deglutii ma non
risposi.
Sentii un sospiro abbandonare le labbra di Sam e le sue braccia
stringermi a
sé.
<< Scusa >> mormorai lieve. Lui scosse il
capo.
<< Tranquilla.. Non ho fretta >>
Restammo
in quella
posizione per non so quanto tempo. Tuttavia Sam, a causa del turno di
mattina,
dovette andare via. Lo salutai dandogli la buonanotte e ritornai in
sala,
gettandomi a peso morto sul divano. “Ian cosa diavolo mi hai
fatto?”. Presi
ancora una volta il telefono. Ian era il mio problema e come tale
andava
risolto.
“To:
Ian
Ti va una pizza una di
queste sere così parliamo un po’? Da amici si
intende”
Scrissi ed inviai. Poco dopo
giunse un messaggio.
“From:
Ian
D’accordo. Facciamo il
20. Alle 20 sono da te.”
“To:
Ian
Ok.. Ci vediamo
domani. Buonanotte”
“From:
Ian
Si. Buonanotte”
Lasciai il telefono sul
tavolino accanto a me. Non avevo
voglia di alzarmi, cosi rimani sul divano dove, dopo qualche minuto, mi
addormentai.
Spazio Autrice ( per
modo di dire )
Buon Salve a tutte!
Come state? Spero tutto bene. Io sto bene, anche se ho sonno
>.<
Allora.. Allora.. Allora.. Beh, non poteva essere tutto rosa e fiori
fin da subito, no? Dovevo far penare un po' Andrea. Ian non le parla
per un po' e Andrea lo becca nel camerino di Nina. Si, per la serie
"Anche Andrea è gelosa.." e ci rimane male vedendoli. E me
lo immagino -.-
Ian inizia a darle noia sebbene Andrea gli dicesse di lasciarla
andare.. Dillo una volta, dillo una seconda.. poi una terza.. Alla
quarta ad Andrea sono partiti i 5 minuti, come si suol dire. Questa
l'ho ripresa da un fatto accaduto ad un mio amico. Ho una mia amica che
è su per giù come Andrea e ho atterrato questo
mio amico con un pugno. Il tutto scaturito involontariamente. Sapete
quando si fa finta di tirarsi i pugni? Ecco, solo che è
partito realmente ^^"
Uh, è stato svelato il perchè dello strano
comportamento di Nina dello scorso capitolo. I due si erano lasciati ma
sono rimasti amici. Grazie a Dio.
Povera Andrea, ora pensa ad Ian anche in situazioni intime con Sam..
Povero Sam, me lo coccolo io se non lo vuole lei
ù.ù
Ah, fate attenzione alla data che viene detta. Vediamo se siete bravi e
ricordate cosa potrà accadere tra qualche capitolo
ù.ù
Ok.. mi sono dilungata troppo.. Per cui.. Grazie a chi legge, a chi
commenta, a chi mette la storia tra le preferite/seguite/da
ricordare... I love you so much :)
A Venerdì :) __________ Spoiler sul GRUPPO __________
|
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Capitolo 12 *** Capitolo o11 ***
Capitolo o11
Capitolo
11
“19.55”
Mi portai per l’ennesima volta davanti lo specchio. Tutto
era al suo posto. I pantaloncini di jeans, la canotta bianca, persino i sandali
controllai. “Andrea sei ridicola! E’ una uscita da amici, ricordi? Lo hai detto
tu!”. Peccato che non riuscivo a capirlo.
“19.57”
Scesi al piano inferiore tenendo tra le mani la tracolla,
che sistemai poi sulla spalla.
“19.58”
“Ricapitoliamo: Sam? Avvisato; Portafoglio? Preso; Telefono?
Idem”. Sospirai e guardai l’ora.
“20.00”.
Iniziai a torturarmi le mani per
l’agitazione.
<< Andrea smettila! Dio sembri una ragazzina in preda
agli ormoni! Ricordati: è una uscita tra amici, tu stai con Sam. Lui con.. No..
Eliminiamo questa parte di discorso >> mi passai una mano tra i capelli.
Al centesimo sospiro, il campanello suonò. Con fare disinvolto, o almeno sperai
che sembrasse così, andai ad aprire la porta.
“Tu fidanzata. Uscita da amici” iniziai a ripetermi nella
mente.
Quando aprii, rischiai seriamente di slogarmi la mandibola.
Deglutii a vuoto. Jeans scuri a tratti strappati, camicia bianca con i primi 3
bottoni aperti, che lasciavano intravedere parte del petto, capelli scomposti,
che lo rendevano maggiormente ‘bello e dannato’. “Cosa dicevo?”. Unica pecca
era quella piccola chiazza violacea sotto l’occhio, quasi però scomparsa.
<< Passato il controllo? >> chiese Ian
ridacchiando.
Mi inumidii le labbra e alzai lo sguardo verso i suoi occhi.
<< Stavo.. constatando che.. >> “Andrea da quando sei timida?”
<< Che? >> disse sorridendo beffardo.
<< Che stai bene vestito così >> arrossii. Ian
accentuò il sorriso.
<< Grazie. Se non fossi a conoscenza di cosa sei
capace, – si indicò il livido – potrei anche affermare che quando arrossisci
diventi ancora più dolce >>. Sentii il mio viso raggiungere temperatura
elevatissime.
Uscii di casa, distogliendo lo sguardo da lui. <<
Restiamo qui a parlare o andiamo a mangiare? >>
<< Andiamo. – sorrise – Spero che non ti dispiaccia se
andiamo a piedi. Ho prenotato ad una pizzeria nei paraggi >>. Annuii
sorridendogli e facendogli cenno di avviarci.
La pizzeria distava da casa mia quindici minuti e per tutto
il tragitto, io ed Ian parlammo poco o niente. Ci tenevamo, forse, tutto dentro
per dopo? Possibile, fatto sta che arrivammo alla pizzeria ed entrammo. Non mi
ci ero mai fermata in quella pizzeria, eppure, vista da dentro era molto bella.
Quel giorno c’era molta gente e l’odore delle pizze appena sfornate presente
nell’aria mi mise ancora più acquolina. Persa a guardare non mi accorsi che Ian
si era avvicinato ad un ragazzo che lavorava là chiedendogli di mostrarci il
tavolo.
<< Ehi.. >> richiamò la mia attenzione e, dopo
che mi fece un cenno con il capo sorridendo, lo segui fino a quando il
cameriere non ci mostrò il tavolo. Ci sedemmo e mentre il cameriere ci lasciava
i menù, ripresi a guardarmi in torno. Il nostro tavolo non era posizionato né
troppo al centro del locale né troppo ai margini. Da dove stavamo avevo la
visione completa della pizzeria. Sentii distrattamente la voce del cameriere
dirci che sarebbe passato tra poco per prendere le nostre ordinazioni.
<< Da come ti guardi attorno devo dedurre che non eri
mai venuta qui, o sbaglio? >> chiese Ian alzando lo sguardo dal menù,
ridacchiando.
<< No, non ero mai entrata qui dentro – presi il menù
iniziandolo a sfogliare – anzi, non ci avevo mai fatto caso a questo locale
>> dissi leggermente imbarazzata.
<< Non ne rimarrai delusa. Si mangia schifosamente
bene >> rise e l’osservai ridere. Non riuscivo ancora a credere che fosse
così tranquillo, allegro sebbene avesse rotto da meno di un mese con una ragazza
che vedeva ogni giorno.
Abbassai lo sguardo verso il piatto. C’era qualcosa in
me che faceva sì che io mi sentissi in colpa, quasi, nei confronti di Sam. Non
era possibile stare con lui e avere per la testa Ian. Non era giusto per lui.
Intanto il cameriere era ritornato per cui, sospirando, portai l’attenzione su
di lui.
<< I signori cosa desiderano? >>
<< Io prendo una Uno e una Alpha King >> il
cameriere annotò tutto.
<< Mentre alla signorina cosa posso portare? >>
mi chiese ed riportai lo sguardo sul menù rendendomi conto che lo avevo
sfogliato senza prestargli la minima attenzione.
<< Ehm.. Per me può portare.. Ehm.. Una >> “Che
diavolo ne so, ho sempre preso la pizza nelle pizzerie italiane” pensai
guardando i vari nomi. << Una Hawai ed una Black Jack Porter >>
dissi infine senza sapere che pizza avessi preso. Il cameriere finì di annotare
e si allontanò.
<< Non credevo che fossi una ragazza dai gusti così
“intriganti” >> disse Ian studiandomi con lo sguardo.
Io lo guardai inarcando un sopracciglio. << Perché?
>>
<< La tua pizza la dice lunga sui tuoi gusti >>
<< Ah? – ridacchiai guardando prima a destra e poi a
sinistra – Cioè volevo dire.. Lo so >>
Ian mi guardò confuso ma dopo un po’ iniziò a ridere.
<< Non hai la più pallida idea di cosa hai preso, vero? >> disse
cercando di contenere le risate. Lo guardai mordendomi il labbro inferiore e
alla fine annuii. Ian scosse il capo sorridendo. << Sei assurda.. nel
senso buono della parola, si intende. Comunque, sulla tua pizza c’è il prosciutto
cotto unito ad alcuni spicchi di ananas. E’ la pizza definita “intrigante”
proprio per via di questo connubio di sapori >>.
Rimasi stupita da quella spiegazione. << Deve piacerti
molto cucinare >> dissi portando le braccia piegate sul tavolo e appoggiai
il mento sulle mani intrecciate. << Sulla tua invece cosa c’è? >>
<< Salsiccia, grana e origano. E si, mi piace
cucinare, stare in cucina. E’ una delle mie passioni. Ti farò assaggiare
qualcosa di mio prima o poi. Ci stai? >> chiese sorridendo.
Io annuii contenta come una bambina. << E io ti farò
assaggiare qualcosa di mio >>.
Continuammo a parlare di cucina fino a
quando non arrivarono le nostre pizze. Quella di Ian prometteva bene, la mia..
sperai di non sentirmi male. Ian mi guardò come chi la sapeva lunga, aspettando
una mia mossa.
Presi un pezzo di pizza e iniziai a guardarla. Alla fine mi
feci coraggio e diedi un piccolo morso.
<< Responso? >> chiese Ian prima di dare un
morso anche alla sua di pizza.
<< Diciamo che è buona ma ho solo morso la parte con
il prosciutto. Appena arrivo all’ananas ti farò sapere >> sussurrai
quella parte ridacchiando.
Riprendemmo a mangiare intervallando il tutto con qualche
chiacchierata sulle riprese. Più andavo avanti a mangiare, più mi resi conto
che quella pizza era davvero buona. Ian rise davanti alla mia faccia e si beccò
una mia linguaccia.
Ian prese un sorso della sua birra e mi guardò. << Di
cosa volevi parlarmi? >>
Presi a rigirarmi il bicchiere semi vuoto tra le mani.
<< Volevo chiarire o meglio, volevo sapere alcune cose.. >>
Ian annuì. << Porgi pure le tue domande >>
Passai la lingua sulla labbra. << Perché tu e Nina vi
siete lasciati? Mi hai detto che non riuscivi più a considerarla la tua ragazza
ma.. Non riesco a capire >>
<< Io e Nina ci siamo messi insieme verso la fine
della prima stagione di The Vampire Diaries. Lei è fantastica in tutti i sensi
e credo che te ne sei resa conto anche tu. - Io annuii. - Andava
tutto alla grande solo che in questi ultimi mesi sentivo che qualcosa non andava.
Non per colpa di Nina, ma per colpa mia. Avevo la testa da un’altra parte. Non
era giusto che lei continuasse a stare male per colpa mia. Inoltre sono
aumentati anche i litigi. Quindi è stata una scelta presa da entrambi. E, beh,
ora va decisamente meglio per entrambi >>
<< Cosa ti ha portato ad essere confuso? >>
<< Andrea.. Non credo che ora sia il caso >>
Corrugai la fronte. << Perché? Allora se non vuoi
rispondere a questa, dimmi perché mi hai baciata? >>
<< Passo >>
<< Ian! >> insistetti.
Ian prese il bicchiere facendo un sorso. << Volevo
baciarti, tutto qui >>
Presi a sbattere le palpebre e corrugai la fronte. “Volevo
baciarti, tutto qui. Che diavolo di risposta è?!”. << Quindi è stato tutto
un capriccio il tuo? >> chiesi leggermente risentita.
<< Certo che no! >>
<< Da come hai detto non sembrava >> risposi
acida.
Ian sbuffò. << Te lo dirò, ma non stasera >> e
si alzò dal tavolo.
<< Perché non ora? Ian! >> ma lui si era già
alzato ed avvicinato alla cassa per pagare.
Scossi il capo con fare nervoso e
mi alzai dalla sedia uscendo poi dal locale senza aspettarlo. Appena varcai la
soglia della pizzeria, fui colpita da un vento freddo che mi fece rabbrividire.
Pioveva. Sbuffai infastidita dalla cosa e mi appoggiai al muro, aspettando Ian,
che uscì poco dopo.
<< Piove >> disse semplicemente lui. Gli scoccai
una occhiataccia. << Ci toccherà correre lo sai? >>
<< Se avessi preso la macchina, no >>
<< La finisci di fare l’acida? >> disse
leggermente piccato Ian.
Lo guardai sbuffando e mi girai, prendendo a camminare sotto
la pioggia verso casa. Pioveva forte quella sera. Il classico temporale estivo.
Peccato che qui pioveva a dirotto e tirava un vento freddo. Mi bagnai da cima a
fondo in poco tempo. Sentii Ian correre dietro di me e prendermi una mano.
Corremmo così, sotto la pioggia, cercando di arrivare il prima possibile a
casa. Correvo e ogni tanto guardavo Ian con i capelli completamente bagnati. La
camicia bianca gli aderiva addosso come una seconda pelle lasciando intravedere
la schiena.
Arrivammo finalmente a casa e ci riparammo sotto il
porticato. Dire che eravamo bagnati era dire poco. Sentivo il freddo della
pioggia e del vento penetrarmi fin dentro le ossa provocandomi vistosi brividi.
Ian se ne accorse e, posizionandosi davanti a me, prese a strusciare le mani sopra
alle mie braccia. Sentii pian piano il calore delle sue mani espandersi alle braccia, sebbene per poco
tempo. Alzai lo sguardo verso di lui. Non mi guardava. Probabilmente ce l’aveva
con me per il mio comportamento. Delusa, abbassai lo sguardo verso il suo
petto. Come per la schiena, anche il petto era ben visibile attraverso la
camicia. Mi morsi il labbro cercando di resistere alla voglia di appoggiarci le
mani, come quella volta al mare. Sentii il mio respiro accelerare leggermente,
provocando l’innalzamento e l’abbassamento veloce del petto. Impegnata a
guardare il petto di Ian, non feci caso che anche lui faceva lo stesso con me.
Infatti anche la mia di maglia aveva completamente aderito alla pelle lasciando,
così, intravedere il reggiseno sottostante.
Il movimento delle mani di Ian cessò improvvisamente. Sentii
una sua mano sfiorarmi il braccio fino a salire sulla spalla, poi verso il
collo che accarezzò con cura, quasi avesse paura che si potesse rompere da un
momento all’altro. Deglutii alzando lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi.
La mano dal collo si spostò, poi, sulla guancia. Non so perché, ma posai il
capo contro la sua mano, chiudendo gli occhi per godermi maggiormente le sue
carezze. Li riaprii e gli occhi di Ian erano ancora puntati sul mio viso.
Potevo vedere nel suo sguardo una strana luce. Il pollice della mano passò a
tracciare il contorno delle mie labbra, che dischiusi leggermente.
Il viso di Ian si abbassò un po’ alla volta, fino a che non
ci trovammo naso a naso. La sua mano era ancora sulla mia guancia ma,
successivamente, si spostò dietro alla mia nuca facendomi così avvicinare
maggiormente le mie labbra alle sue.
<< Ti ho baciato perché lo volevo, e lo voglio anche
adesso. Non sei stata un capriccio, levatelo dalla testa. Sei invece la causa
scatenante della mia confusione. Sei il motivo per cui ho lasciato Nina
>>
Non ebbi il tempo per controbattere, né per assimilare il
tutto perché le sue labbra si posarono sulle mie, ponendo fine a qualunque
azione. Le sue labbra sfiorarono gentilmente le mie. Mi abbandonai a quel bacio
e posai le mani sul suo petto. Allo strofinamento delle labbra si aggiunse la
sua lingua che chiese il permesso, leccando il labbro inferiore. Lasciai che la
sua lingua incontrasse la mia, dando vita ad un bacio decisamente diverso da
quello della scorsa serata. Le mie mani dal suo petto si spostarono una sul suo
collo e l’altra sulla sua guancia. La mano libera di Ian andò a posarsi dietro
la mia schiena, facendomi aderire maggiormente al suo corpo. Una scarica di
brividi mi percosse il corpo facendomi emettere un leggero gemito. Al diavolo
l’essere bagnati dalla testa ai piedi. Al diavolo la pioggia. Al diavolo il
vento. Quel bacio durò a lungo. Il primo a rompere il contatto fu Ian, che
poggiò la fronte contro la mia. Per quanto il bacio era stato intenso, avevo
persino scordato di prendere fiato ed ora mi trovavo ansante contro le sue
labbra. Questo avrebbe cambiato molte cose. Forse nulla. Forse tutto. Con gli
occhi ancora chiusi, percepii le labbra di Ian lasciarmi dolci baci sulla
tempia fino alla guancia, per poi spostarsi sulla punta del naso ed infine
nuovamente sulle labbra. Ma questo fu un bacio a fior di labbra.
<< E’ meglio se entri dentro o ti prenderai un malanno
>> disse Ian con voce roca.
Incapace di parlare, annuii soltanto. Sciolsi la presa
intorno al suo corpo e lui fece lo stesso. Lo guardai di sfuggita mentre
prendevo le chiavi. Trovate, aprii la porta e mi girai verso di lui. <> sorrisi debolmente.
Ian continuava a guardarmi intensamente tanto che rischiai
di sciogliermi in poco tempo. “Carpe Diem, Andrea. Carpe Diem”. Cogli l’attimo.
Azzerai nuovamente le distanza stringendomi al corpo di Ian e riportando le mie
labbra sulle sue. Avevo appena colto l’attimo.
E rimanemmo lì, sotto il
porticato, a baciarci a lungo come due ragazzini ignari del futuro.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon Salve!
Si lo so.. Lo so.. Sono le 21 e io di solito aggiorno per le 14 del
pomeriggio. Scusatemi ma oggi EFP non aveva voglia
di funzionare e ho passato il primo pomeriggio a rinnegarci contro. Per
cui, come le ragazze del gruppo sapeva, avevo deciso di postare domani,
alla fine però, non sapendo a che ora torno domani, ho deciso di
postare in serata.. Beh, l'importante è che abbia
aggiornato e spero che con il capitolo mi sia fatta perdonare..
Però chiedo comunque scusa a tutte!
Allora.. Si è svolta la tanto attesa cena tra "amici", ovvero
tra Ian ed Andrea.. Se la nostra Andrea era partita con il presupposto
'Questa è una cena fra amici', ha dovuto cambiare idea alla
fine. Ehehehe.. Ebbene si! Come avevo fatto intendere con la
foto-spoiler, i nostri due protagonisti si son baciati!
Come si metteranno le cose ora tra i nostri protagonisti? E con Sam?
(Piccola annotazione.. Le cose prese da loro esistono realmente).
Comunque.. Grazie a chi ha letto, recensito, messo tra le
preferite/seguite/da ricordare. Mi sento veramente felice quando leggo
che la storia vi piace :) e spero di continuare a leggerli fino a
quando non metterò la parole Fine a questa storia.
A Lunedì.. Efp permettendo.
Spoiler.. (altri nel gruppo)
<< Devi chiarire con te stessa. O Sam o Ian. >>
<< Sembra facile da come lo dici >>
<< Non è facile Andrea ma lo diventerebbe se tu avessi
chiaro cosa vuoi >> ____________ Chi parlerà con Andrea?
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Capitolo 13 *** Capitolo o12 ***
capitolo o12
Capitolo
12
Avrei preferito non svegliarmi mai. Quella mattina sentivo
ogni centimetro del mio corpo dolermi, la testa scoppiare e sentivo o troppo
caldo o troppo freddo. In altre parole, mi sentivo decisamente male.
Mi stiracchiai sbadigliando per poi mettermi seduta. Feci
per alzarmi dal letto quando un giramento di testa mi costrinse a ritornare
seduta. Ero quasi tentata di chiamare Julie o Kevin e avvisarli che quel giorno
non sarei andata ma non lo feci. Quel giorno avremmo girato la scena, per quanto
mi riguardava, in cui Ariel, dopo essere scappata ad un attacco da parte di un
vampiro, raggiunge casa Salvatore tutta barcollante. “Più barcollante di come
sto io adesso si muore”. Mi imbottii di farmaci, mi lavai e preparai per andare
sul set.
Arrivare sul set cercando di evitare incidenti fu una
impresa ardua. Il mio passo incerto non aiutava affatto. Mi diressi nel
camerino e mi sedetti sulla sedia, poggiando poi la testa sulla braccia poste
sul tavolo. Sentii la porta bussare e, senza alzare il capo dalle braccia,
voltai il capo mormorando di entrare. A comparire dalla porta fu Nina. Appena
la vidi sentii una fitta al cuore. Le immagini della serata passata con Ian,
specialmente del bacio, mi si pararono nella mente. “Sei il motivo per cui ho
lasciato Nina”.
<< Ciao Andy >> disse lei sorridendomi prima di
corrugare la fronte. << Che hai? >>
<< Non mi sento un gran che bene, tutto qui >>
risposi lieve.
Mi guardò rimproverandomi con gli occhi. << Non era il
caso di restare a casa? >> mi si avvicinò.
<< Naah. Oggi sul set devo sembrare malconcia per cui
non ho visto il motivo per rimanere a casa >> alzai le spalle facendo un
sorriso. Nina scosse il capo sospirando e mi accarezzò il capo con una mano.
<< Tra quanto hai le riprese? >>
Alzai lo sguardo verso l’orologio vicino allo specchio.
<< Tra tre quarti d’ora, perché? >>
Nina mi guardò in silenzio prima di parlare. << Ian mi
ha detto che ieri sera siete usciti >>
Blackout totale. Ian cosa aveva fatto?! Deglutii evitando di
guardarla in faccia. << Da amici.. siamo usciti da amici >>
Nina sorrise leggermente. << Andrea non mi devi
spiegare nulla. Io ed Ian non stiamo più insieme per cui è libero di fare
quello che vuole. Siamo rimasti amici. – si appoggiò al muro – Mi ha anche
detto che vi siete chiariti su alcune cose, e sono contenta di ciò. C’era un
po’ di tensione nell’aria tra voi. Forse gli altri non se ne sono resi conto,
ma io si, stando in quei giorni con Ian >> vidi il suo volto
rattristirsi.
<< Nina mi dispiace che tra voi sia finita. Mi piacevate
così tanto insieme >> mi alzai per avvicinarmi a lei.
Nina scosse il capo sforzandosi di sorridere. <<
Dispiace anche a me ma sono cose che capitano. – alzò le spalle – Con Sam come
va? >>
Ecco il secondo tasto dolente. Sam. << Bene ma.. –
iniziai a torturarmi le mani - .. credo che questa storia finirà. Lui.. Io non sono troppo giusta per
lui >>
<< Non si è mai giusti al punto giusto, Andrea
>>
<< Si ma.. – sospirai – non posso legarmi ad una
persona sapendo che un giorno o l’altro potrei andare via. Farebbe male ad
entrambi e non voglio >> mormorai triste abbassando il capo. Era una
mezza verità la mia, di certo non potevo dirle che stavo con Sam e baciavo Ian.
<< Dobbiamo uscire tu ed io e andarci a divertire.. A
quel paese l’amore! No ragazzo, no problemi! >> disse ridacchiando
seguita a ruota da me. << Dai è meglio che io vada, ti devi preparare
>>
Sorrisi ringraziandola e la vidi uscire. Prima che la porta
si chiudesse, la sua testa sbucò nuovamente. << Finisci le riprese e poi
di corsa a casa! >> e così andò via.
Ian aveva ragione. Quella ragazza era fantastica in tutto.
Scossi la testa, girandomi per prendere gli abiti di scena, quando fui
costretta ad aggrapparmi al muro in seguito ad un forte giramento di testa.
Stavo ricominciando a sentire dolore alle tempie e, per placarlo leggermente,
iniziai a massaggiarmele con le dita. Mi cambiai ed andai nella sala trucco.
Dopo una mezz’oretta fui pronta. Teoricamente non doveva piovere, praticamente
pioveva. Perché avevo la sensazione che sarei tornata a casa in condizioni di
salute peggiori rispetto a quelle in cui mi ero svegliata? Grazie all’ombrello
che mi aveva dato Sam in precedenza, mi coprii ed andai sul set. Non avevo
potuto passare del tempo con lui perché mi ero svegliata tardi e quindi dovevo correre
a cambiarmi. Mi ripromisi quindi di andare da lui dopo le riprese. Salute
permettendo.
Kevin appena mi vide, sorrise. << Andrea cambio di
programma. Gireremo con la pioggia >>. “Evviva!” pensai ironica mentre
annuivo a Kevin.
Mi feci coraggio e chiusi l’ombrello, sentendo la pioggia
iniziare a bagnare me e i miei abiti.
<< Ragazzi tutti ai propri posti. Motore.. E, Azione!
>>.
Iniziammo a girare la scena. Ariel che cammina nel bosco
dopo che incontra Katherine al Grill. Ariel che si imbatte in un vampiro
sconosciuto. Lei che tenta di allontanarsi il più velocemente possibile ed il
vampiro che le taglia la strada, bloccandola dal collo per poi scaraventandola
contro un albero. Lei dolorante ai piedi dell’albero mentre il vampiro, dopo
essersi avvicinato a lei velocemente, si abbassa sul collo di Ariel aprendo le
fauci. Ariel che tenta di opporsi senza riuscirci e il vampiro che la morde.
Ariel che urla di dolore sentendo il vampiro nutrirsi di lei. Un rumore sordo
percepito dalla ragazza prima che il vampiro le venga strappato da dosso da un
grosso lupo che ringhia contro di loro. Il vampiro ed il lupo iniziano a
fronteggiarsi mentre Ariel cerca di mettersi in piedi, barcollante e spossata.
Il lupo attacca il vampiro ed Ariel, cercando di non attirare l’attenzione su
di lei, inizia ad allontanarsi facendo affidamento sulle pochissime forze che
le erano rimaste.
Il regista chiamò lo Stop e ci riposammo qualche minuto
facendoci risistemare il trucco. Una truccatrice risistemò il trucco dei morsi
ed il “sangue”. Non so se fosse per via delle riprese, forse anche per la
pioggia, mi sentivo veramente spossata e stanca. Ogni tanto durante le riprese
la vista traballava o si annebbiava. Chiesi ad una ragazza se potesse portarmi
acqua e zucchero. Probabilmente era un calo di zuccheri a farmi quello scherzo.
La ragazza sorrise annuendo e poco dopo tornò con il bicchiere, che rapidamente
svuotai. Sembrava andare meglio, per il momento. Il regista diede nuovamente il
Ciak e riprendemmo a girare dalla fuga di Ariel.
Questa parte di ripresa fu difficile in quanto il tempo non
ci aiutava. Infatti la pioggia passava da una semplice pioggia estiva ad una
vera e propria bufera, costringendoci il più delle volte a stoppare le riprese.
Tutto ciò non fece bene a me e alla mia salute, già abbastanza precaria, e
veniva aggravata dagli abiti bagnati che avevo addosso. Quando la pioggia
sembrò calmarsi le riprese poterono riprendere.
Appena sentii il Ciak del regista, contai fino a dieci prima
di iniziare a correre verso la casa di Damon e di Stefan per chiedere aiuto.
Con la mano stretta al collo intriso di sangue raggiunsi ansante la porta e
presi a bussare con forza. Un improvviso capogiro mi fece indietreggiare
leggermente e dovetti sbattere le palpebre per riprendermi. La porta venne
aperta come da copione da Ian, nelle vesti di Damon. Il “vampiro” mi guardò
prima dalla testa ai piedi e poi si soffermò sulla mano completamente rossa.
<< Che diavolo è successo? >> disse brusco
facendo un passo verso di me. Io indietreggiai in risposta.
<< Ariel! >> disse una voce alle spalle di
Damon. Era Stefan. Anche lui sgranò gli occhi vedendo in che condizioni ero
ridotta. << Ariel per l’amor di Dio, cosa è successo? >>
Dovevo rispondere. Secondo il copione io avrei dovuto
rispondere. << Va.. Vampiri… >> Ma non continuai. Era come se
sentivo pian piano le loro voci, e la mia, farsi fioche e ovattate. Iniziai a
sentire freddo e a tremare vistosamente. Tutto ciò non era nel copione. Come
non era da copione il fatto che sentissi la testa esplodere. Aprii e chiusi più
e più volte la bocca non riuscendo però a parlare. I volti di Ian e di Paul si
fecero preoccupati e al tempo stesso perplessi. Mossi un passo verso di loro e
fu una mossa sbagliata. Appena appoggiai il piede, sentii il mio corpo privo di
forze e le gambe mi cedettero. Ero pronta a cadere al suolo ma le braccia di
Ian mi presero al volo facendomi, così, evitare l’impatto a terra. Mi strinsi
al suo petto, poggiando il capo sul punto in cui era situato il cuore.
La voce del regista che chiamava lo Stop fu solo un
sussurro.
<< Andrea.. Andrea che hai? >> sentivo sia Ian
che Paul chiamarmi ma mi sentivo troppo stanca per rispondere. << Andrea
guardami! >> Ian mi prese il viso tra le mani portando i nostri sguardi
ad incrociarsi. << Dio ma tu bruci! >> mi fece poggiare nuovamente
il capo sul suo petto, prima di prendermi in braccio. Protestare non serviva a
niente, specialmente se non avevi le forze e se non volevi che lui ti
lasciasse. << Ragazzi dobbiamo portarla dentro. Ha la febbre alta
>>.
Non riuscii a cogliere il resto perché, cullata dai battiti
del cuore di Ian, mi abbandonai al buio che mi stava circondando la mente e mi
addormentai.
Iniziai a poco a poco a riprendere conoscenza. Per prima
cosa sentii qualcosa di morbido e caldo sotto di me. Un letto? Possibile.
Schiusi leggermente gli occhi e dovetti sbatterli prima di mettere a fuoco la
stanza in cui mi trovavo. Dopo qualche secondo, riconobbi la stanza. Camera mia
quindi questa è casa mia ma.. Come ci ero arrivata? Mi misi seduta,
stiracchiandomi leggermente, quando un fitta alla testa mi costrinse a
stringere forte gli occhi e a portarmi una mano su di una tempia. Scostai le
coperte e scesi dal letto, mettendomi in piedi, sebbene non mi fidassi granché
delle mie gambe. Passai davanti allo specchio ed un particolare catturò la mia
attenzione. Non avevo più gli abiti di scena addosso. Ora invece indossavo un
pantaloncino ed una maglia. La questione era quindi questa: o avevo sognato
tutto per cui dovevo cambiarmi ed andare a lavoro o qualcosa mi sfuggiva..
Corrugai la fronte ed aprii la porta, uscendo dalla stanza e scendendo al piano
di sotto dove sentivo un vociare provenire dalla sala.
Mi avvicinai silenziosamente fino alla porta, dove mi
affacciai con il viso.
Nina, Paul, Candice e Ian erano seduti sul divano a parlare.
“Che ci fanno loro qui?”
<< Qualcuno mi spiega che è successo? >>
mormorai incerta.
Vidi quattro paia di occhi guardarmi e mi sentii molto in
soggezione. Nina e Candice si alzarono in fretta e mi raggiunsero abbracciandomi
stretta.
<< Andrea, cielo, che spavento ci hai fatto prendere!
>> disse la biondina.
<< Quando ti abbiamo vista inerte tra le braccia di
Ian, siamo quasi morte di paura >> aggiunse la mora.
Corrugai la fronte. << Io non.. >> mi bloccai a
parlare quando alcuni flash dell’accaduto mi tornarono in mente. <<
Ricordo di stare girando una scena.. Ero con voi – indicai i due ragazzi ancora
seduti – poi.. poi non ricordo >>
<< Hai iniziato a tremare vistosamente. Poi era come
se volessi parlare ma non ci riuscivi. Inoltre, non riuscivi a sentirci per cui
ci guardavi spaesata. All’inizio pensavamo che ti fossi scordata la battuta però
poi.. >> disse Paul, raccontandomi l’accaduto ma venne interrotto da Ian.
<< Poi sei svenuta. Grazie a Dio ti ho presa al volo
altrimenti saresti caduta per terra. Mi dici come ti è saltato in mente di
venire a lavoro in quelle condizioni, eh? >> disse brusco Ian,
avvicinandosi a me con ampie falcate.
Lo guardai spalancando gli occhi, senza sapere cosa dire.
<< Ian.. >>
<< Ian un corno! Nina, dopo che sei svenuta, ci ha
detto che stavi male già prima di venire sul set. Bruciavi, Andrea. Avevi quasi
40 di febbre, te ne rendi conto? >>
“40 di febbre?” Non credevo che la mia salute era veramente
così messa male. Abbassai lo sguardo verso il pavimento.
<< Ian ora basta. Non sta bene, non ti ci mettere
anche tu nel farle la paternale >> disse seria Nina, abbracciandomi. Mi
lasciai stringere. << Andrea andiamo su così ti rimetti a letto e ci
misuriamo la febbre, ok? >> mi disse lei gentilmente e salimmo in camera,
seguite da Candice. I ragazzi invece rimasero al piano inferiore.
Entrammo in camera e mi coricai nuovamente sul letto,
silenziosa. Le due ragazze si sedettero ai piedi del letto.
<< Non far caso a quello che ha detto Ian ora. Si è
spaventato come tutti noi quando ti ha vista crollare priva di sensi >>
disse Candice.
<< Ha ragione lui. Avevi ragione tu, Nina. Io.. Io
dovevo restare a casa. Non.. Non dove-dovevo.. >> non riuscii a continuare
perché alcuni singhiozzi non mi permisero di parlare. Iniziai a piangere e le
lacrime presero a scorrere sulle guance accaldate.
<< Ehi ehi no.. Andrea non piangere >> disse
teneramente Nina abbracciandomi.
<< Mi sento una stupida >> dissi tra un singhiozzo
e l’altro.
<< Ma cosa dici, su! Ora – mi mise le mani sulle
guance, asciugandomi le lacrime – ci misuriamo la febbre e in caso prendiamo i
medicinali >>. Nina mi passò il termometro ed iniziai a misurarmi la
febbre. Aspettando quei 5 minuti necessari e in quel lasso di tempo riuscii a
calmarmi. Quando ripresi il termometro controllai la temperatura.
<< 39.2 >> dissi infine.
<< E’ ancora alta. Vado a prenderti un bicchiere
d’acqua e delle medicine. Nina vieni con me? >>. La bruna annuì ed uscì
con Candice dalla stanza non prima di avermi sorriso.
Presi il telefono e composi un messaggio.
“To: Sam
:( ho la febbre per
cui non posso uscire di casa. Oggi sono per giunta svenuta sul set. Passi?!
Xoxo “ ed inviai.
Qualche secondo dopo arrivò la risposta.
“From: Sam
Cucciola mi dispiace
:( Vuoi che ti porti qualcosa di buono da mangiare, come un po’ di gelato al
cioccolato? Xoxo”
“To: Sam
Siii, gelato al
cioccolato! Vieni, eddai vieniii!! :):) “
“From: Sam
Compro il gelato e
sono da te ;)”
Adoravo quel ragazzo, era fantastico. Sorrisi ma il sorriso
morì quando ricordai del bacio con Ian. Sam aveva il diritto di saperlo e
glielo avrei detto.
Sentii la porta aprirsi nuovamente e alzai lo sguardo dal
telefono. A portarmi l’acqua e la medicina non fu né Nina né Candice o
tantomeno Paul. Fu Ian a varcare la porta.
Abbassai lo sguardo sul telefono, nuovamente.
<< Ti ho portato quello che ti serviva >> disse
sedendosi ai piedi del letto. Io annui soltanto mentre presi dalle sue mani
bicchiere e pasticca, che velocemente ingoiai.
Nessuno dei due era intenzionato a parlare. Come spesso
accadeva, però, fu lui a fare la prima mossa.
<< Mi dispiace per averti urlato contro prima
>>. Io continuai a non rispondere. << Mi dispiace per averti fatto
sentire una sciocca e mi dispiace perché è per colpa mia se ora stai con la
febbre. Se non ti avessi trattenuta sotto il porticato ieri sera forse avremmo
evitato lo svenimento >> disse in tono di scusa.
Ringraziai il fatto che avessi il viso rosso per la febbre
perché altrimenti avrebbe facilmente notato il rossore aumentare. << Vedo
che non vuoi parlarmi >> si alzò dal letto.
<< Sarei dovuta restare a casa. Mi dispiace avervi
fatto preoccupare >> dissi continuando a guardare il copriletto. Ian si
risedette, questa volta, però, accanto a me.
<< Non fa niente. Ora però sai che quando non ti senti
bene è il caso di chiamare e dire “Oggi sto male, resto a casa”, prometti?
>> disse facendomi alzare il viso. I nostri sguardi si intrecciarono e mi
persi nei suoi occhioni azzurri. Ian mi spostò una ciocca di capelli da davanti
agli occhi e lasciò la sua mano sulla guancia. Era chiaro ormai. Tra i due
c’era attrazione e desiderio.
Il bussare della porta ci fece allontanare.
<< Andrea >> dalla porta comparve Sam che lanciò
uno sguardo perplesso, e forse a mio avviso poco amichevole, ad Ian ma poi lo
ignorò completamente. Si avvicinò a me e, posando una mano su di una mia
guancia, incollò le sue labbra alle mie. Non fu uno dei nostri soliti baci. Il
suo era un bacio che stava a significare “Lei è mia! Giù le mani”. Appena si
staccò, guardai Sam con fare perplesso. Lui in risposta mi sorrise. Lo guardai
rimproverandolo per poi ridacchiare.
Ian si alzò dal letto. << Beh io ora devo andare.
Rimettiti. Ciao >>. Ecco che ritornò l’Ian freddo e impassibile che lo
aveva caratterizzato nei mesi precedenti.
Non feci neanche in tempo a salutarlo perché si chiuse la
porta alle sue spalle. “Odio quando si comporta così!”
Riportai lo sguardo su Sam, fulminandolo. << C’era
bisogno di quella scenata? >> dissi in tono pacato.
<< Si.. Eravate tu e lui, soli in camera. Era il
minimo che dovevo fare >>
<< Sembravi un cane che marcava il territorio sai?
>>
Ridacchiò. << Cane o non cane, tu resti mia. E se
proprio lo vuoi sapere so essere molto geloso >> mi guardò prima di darmi
un altro bacio. << Ho messo il gelato nel frigo >>
<< Mmm.. Gelato! Ho fame >> dissi intrecciando
una mano tra i suoi capelli.
Lui sorrise con una strana luce maliziosa negli occhi.
<< Io anche.. ma non credo solo di gelato >>
<< Sam, sto male.. Finiresti per prendere la febbre
anche tu e poi non potresti venire qui se tu ti ammalassi >> dissi
strusciando il naso contro il suo.
<< Sei un piccolo diavolo tentatore >> disse con
voce roca.
<< Lo so, e ora.. – lo allontanai da me - ..Ora si
mangia il gelato >> sorrisi facendo per scendere dal letto. Lui però mi
anticipò e mi prese in braccio come una bambina, portandomi al piano inferiore.
Raggiungemmo la cucina e Sam iniziò a riempire un paio di
coppette con il gelato. Appena me lo porse, sentii i miei occhi aprirsi
maggiormente e mi passai la lingua sulle labbra. Iniziammo a mangiare il gelato
e sentii finalmente la sensazione di fresco. Chiusi gli occhi godendomi il
sapore del gelato.
<< Quanto hai di febbre? >>
<< Prima avevo 39.2, ora non lo so >> dissi
portando un’altra cucchiaiata vicino alle labbra. << Sam.. Dovrei dirti
una cosa >> cercai di parlare sembrando calmissima. Sam, poggiando il
cucchiaio nella coppetta, mi fece cenno di proseguire. Presi un respiro
profondo. << Ieri sera io ed Ian ci siamo baciati >>. “Bomba
sganciata!”. Silenzio. Nessuno parlava. Io guardai sul viso di Sam passare una
infinità di emozioni. Vedendo che non rispondeva, continuai a parlare. <<
Si è lasciato con Nina per cui è stato un suo momento di debolezza.. Non ha
significato nulla! >>. “Bugia, bugia! Perché non gli dici che hai
ricambiato?”
<< Forse per te non ha significato nulla, ma non per
lui! >>.
<< Sam che diavolo intendi? >>
<< Tu gli piaci, Andrea. Da quando sei entrata a far
parte del cast, Ian è diventato strano e poi.. Toh.. Si lascia con Nina e ti
bacia. Apri gli occhi Andrea >>
Trattenni il respiro. Se lo aveva supposto Sam, allora forse
lo avevano supposto tutti. Chiusi per pochi secondi.
<< Ti ripeto che non ha significato nulla >>. “Bugia”.
<< Andrea, quanto sei sciocca. Ora capisci perché ho
dovuto, come hai detto tu, “marcare il territorio” ? Quello, come tutti gli
uomini, non vede l’ora di portarti a letto! >>. Spalancai gli occhi e la
bocca, sconcertata.
<< Quindi anche tu hai iniziato a frequentarmi solo
per portarmi a letto? >> dissi arrabbiata.
<< Certo che no, anche se siamo andati a letto quasi
tre settimane dopo che abbiamo iniziato a frequentarci è stato un bel
traguardo! >>.
Non ci vidi più dalla rabbia. Alzai il braccio destro e gli
stampai sulla guancia il segno della mia mano. Non aspettandoselo, Sam subì il
colpo che lo costrinse a voltare il capo.
<< Esci da casa mia. Ora! >>
<< Andrea.. >>
<< Esci subito da casa mia! >> dissi alzando la
voce. Sam non protestò ed uscì. Strinsi gli occhi ed i pugni, facendo sbiancare
le nocche. Mi avvicinai al frigo e presi la vaschetta di gelato, salendo poi in
camera.
Appena mi misi sul letto, iniziai a mangiare il gelato. Come
si era permesso Sam a fare un commento del genere?!
Finii il gelato e lo posai sul comodino. Il mio sguardo
cadde sul telefono. Avrei chiamato Christian, al diavolo i costi. Alzai la
cornetta dopo aver comporto il numero.
<< Pronto? >> disse Christian, assonnato?!
<< Dormivi? >>
<< Andrea? >>
<< Vogliamo andare avanti ponendoci domande? >>
<< Perché no? >>
<< Sai che ti odio quando lo fai? >>
<< Invece sai che io ti voglio bene ma ti sto odiando
perché stavo dormendo? >> disse infine, sbadigliando.
<< Scusa.. Ma è urgente >>
Sentii un secondo sbadiglio. << Ok, credo di essere
mentalmente attivo. Dimmi tutto >>
<< Io ed Ian siamo andati a mangiare una pizza
giovedì. Abbiamo chiarito alcune cose. A fine serata.. Ci siamo baciati. Molto.
A lungo. Sotto la pioggia… Cazzo abbiamo pomiciato come due ragazzini! >>
dissi rendendomene conto.
<< Continua >>
<< Oh, si.. Bacio sotto la pioggia uguale freddo.
Freddo uguale malessere. Pioggia sul set più malessere uguale collasso. Sono
svenuta perché avevo 40 di febbre. Mi hanno portato a casa.. Comunque.. Tra me
ed Ian c’è attrazione. Una fottuta attrazione! >>
<< Andrea so che non è finita qui.. Va avanti >>
<< L’ho detto a Sam, dicendogli che non ha significato
nulla perché.. Ah si, aspetta. Ian ha lasciato Nina per me, cosi ha detto.
Dicevo.. L’ho detto a Sam e lui ha detto che si sapeva che sarebbe andata a
finire così perché da quando sono qui Ian era strano. Abbiamo litigato perché
ha detto che tutti gli uomini mi vogliono portare a letto e così anche Ian
>>
<< Beh, Andrea, Samuel ha ragione. Sei un bel
bocconcino. >>
<< Christian, vaffanculo! Mi ha fatto intendere che ha
iniziato a frequentarmi solo per il sesso e che “andare a letto dopo sole 3
settimane è stato un traguardo” >> dissi arrabbiata.
<< Ok.. Allora.. Tu pomici con Ian. Lui lascia Nina
per te. Tu stai con Sam e stasera avete litigato perché gli hai detto del
bacio. Non ti chiedo perché glielo hai detto visto che mi risponderesti che
aveva tutto il diritto di saperlo. Ti dico solo, che intenzioni hai? Vuoi
continuare a stare con Sam e baciare Ian? O prendi una decisione? >>
<< Mi aveva già baciata Ian. >>
<< Che? >> disse con tono stupito.
<< Ian mi aveva già baciata una settimana prima, ma
poi non mi ha più parlata. Poi una sera che stavo per farlo con Sam, ho
iniziato a pensare ad Ian >>
<< Sai di essere in una fottuta situazione? >>
<< Si.. >> dissi solamente << Voglio bene
a Sam, sono stati favoloso questi mesi con lui.. però poi Ian ha iniziato ad
attirare la mia attenzione e.. – sospirai – non so che fare >>
<< Devi chiarire con te stessa. O Sam o Ian. >>
<< Sembra facile da come lo dici >>
<< Non è facile Andrea ma lo diventerebbe se tu avessi
chiaro cosa vuoi >>
<< Non so cosa voglio. Anche se lasciassi Sam, chi me
lo dice che poi mi metterei con Ian? Ti ricordo, sono qui in vacanza.. Il fatto
che abbia allungato la permanenza fino a Luglio prossimo non vuol dire che
resterò qui in eterno! Se mi mettessi con Ian e poi dovessi ritornare in Italia
ne morirei.. >>
<< Sono i rischi da correre.. >> mormorò
Christian.
<< Sarà ma.. Uff.. odio tutto ciò! >>
<< Basta a lamentarti.. Pensa, invece! E comunque..
Auguri amore mio bello! >>
“Ma che?” << Christian, crepa! Porta male dare gli
auguri prima! >>
<< Si ti voglio bene anche io.. Scemarè qui è già il
22 >>
<< Ma qui no! >> dissi ridendo << Comunque
grazie mille >>
<< O beh.. Ho fatto anche oggi il tuo grillo parlante,
ti ho fatto gli auguri.. Ho finito per oggi o c’è dell’altro? >>
<< Hai finito.. Puoi tornare nel mondo dei sogni
>>
<< Ti voglio bene, ma il sonno è sacro! Buonanotte
cucciola.. >>
<< Notte scemo >>
<< Evviva la gentilezza, eh? >> disse acido.
<< Ho finito una vaschetta di gelato al cioccolato.
Saresti acido anche tu se vivessi una situazione come la mia! >> risposi
acida anche io.
<< Buonanotte! >>
<< Nottenotte e sogni d’oro, ciccio >> dissi
chiudendo la telefonata.
Non sarebbe stato facile come Christian diceva. No, per
niente.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno ragazze e buon inizio settimana!
Come state? Io sto un pò
così e così.. Dolore alla pancia e taaanto mal di testa
>.< perchè non si può abolire il ciclo in estate????
Allora... Dalle recensioni vi ho visto belle contente del bacio tra Ian
ed Andrea.. però, vedete cosa succede quando ti baci troppo a
lungo sotto la pioggia? Ad Andrea è salita la febbre, per giunta
alta, e si è sentita male sul set. Ai ragazzi stava per prendere
un infarto, specialmente ad Ian, non a caso Ian è quello che
rimprovera Andrea. Però alla fine si scusano entrambi. Peccato
che poi arrivi Sam e non è molto contento di vederli insieme.
Andrea è tutta un contro senso.. Prima dice che Sam non è
quello giusto e poi dice che lo adora.. Mmm.. Ragazza, ma che ci
combini? Abbiamo anche scoperto la reazione sia di Nina che di Sam in
questo capitolo.. Stimo Nina e odio Sam! Brutto stronzo che fa commenti
del genere su Andrea! Che poi uno non si deve arrabbiare!
ù.ù
Abbiamo sentito anche Chris cercare di aiutare Andrea... Si ragazze,
voi che avevate detto che a parlare con Andrea sarebbe stato Christian,
ci avete preso!
Vi dico solo due cose.. Io spero che voi siate state attente a un
particolare presente nelle due conversazioni con Nina e con Christian..
e poi.. Credo abbiate capito di cosa tratterà il capitolo 13..
Eheheh ecco perchè vi dissi lunedì scorso.. "State
attente alla data!" ..
Ringrazio chi ha letto la storia, chi l'ha recensita, chi l'ha messa
tra le preferite/seguite/da ricordare.. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!
Un bacione.. A Venerdì ;)
Spoiler___________
Con la torta tra le mani, Ian si avvicinò a me. Può essere
una persona così dannatamente sexy facendo cose quotidiane? Si, Ian poteva.
“Sexhalder” pensai e subito ridacchiai.
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Capitolo 14 *** Capitolo o13 ***
Capitolo o13
Capitolo
13
Mi girai mettendomi pancia in giù, stringendo tra le braccia
il cuscino e sprofondando maggiormente il viso contro di esso. Con le gambe mi
levai le coperte di dosso. Troppo caldo. Il medicinale stava facendo effetto ed
io iniziai a sfebbrare. Presi a girarmi e a rigirarmi nel letto, incapace di
stare ferma. Quando pensai di poter finalmente dormire, il telefono prese a
squillare.
<< Pronto? >> dissi con voce assonnata e
scocciata.
<< Tesoro tanti auguri! >>
<< Mamma? Ma che ore sono? >> dissi cercando di
trovare con la mano la sveglia.
<< Sono le 10.30 amore >>
Annuii, sebbene non potesse vedermi. "Aspetta..le 10.30?
Ma al telefono è mia mamma..ciò vuol dire che..". << Mamma da te
saranno le 10.30 ma qui stiamo sei ore indietro e siamo nel cuore della notte
>> dissi in tono triste, quasi se volessi piangere.
<< Oddio Andrea scusami! Non riesco ancora a
ricordarmi questo particolare >> disse dispiaciuta.
<< Lascia stare.. – sospirai – Papà? >>
<< E’ qui che vuole farti anche lui gli auguri..
Andrea? >>
<< Papiii!! Come stai? >> dissi contenta come
una bambina nel sentire la voce di mio padre. Era la persona che mi mancava in
assoluto. L'unico uomo che non mi avrebbe mai tradita. Lui. Era tutto il mio
mondo.
<< Tesoro il tuo vecchio sta bene. E te? Comunque
tanti auguri, anche se ai miei occhi resterai sempre una bambina >>
<< Grazie papi.. Comunque io sto così e così. Ho avuto
la febbre alta e quindi prima che mamma chiamasse, stavo riposando >>
<< Mi dispiace.. Stai prendendo qualcosa, si? >>
<< Certo che si, Signore >>. Sentii dalla
cornetta mio padre ridere. Ex comandante dell'esercito. Era un uomo rigido con
i suoi soldati ma con me era sempre stato un pezzo di pane, ma ciò non vuol
dire che quando c'era da punirmi non lo faceva. Quando puniva lo ricordavi a
lungo, eccome se lo ricordavi.
<< Bravo soldato.. Comunque ritorna a dormire.. Ci
manchi tanto e spero che per Natale ritorni qui da noi >>
<< Certo che si.. Come potrei non venire a Natale
>>
<< Ottimo.. Allora dai, buonanotte tesoro mio >>
<< Notte papà, salutami la mamma >>
<< Sarà fatto >> e così chiuse la chiamata.
Con il sorriso sulle labbra, mi alzai dal letto, andando in
bagno a lavarmi e a cambiarmi il pigiama per poi tornare a dormire.
<< Sssh! Fa silenzio altrimenti la svegli! >>
<< Ma cosa che questa è peggio di un ghiro! >>
Mugolai girandomi nel letto.
<< Visto scema che la svegliavi! >> e a quella
voce seguì il rumore di uno schiaffo. “Schiaffo?”
<< Sentite o la svegliate voi o la sveglio io!
>>
Dormivo per cui sognavo di sentire quelle voci. Si, era
l’unica spiegazione. Allora perché avevo la sensazione che invece accadesse
davvero?
Mi stiracchiai per bene, sbadigliando. Portai le mani sugli
occhi strofinandoli prima di aprirli. Misi a fuoco la stanza e successivamente
anche le persone presenti.
<< Oddio devo avere la febbre ancora alta >>
mormorai chiudendo nuovamente gli occhi. Sentii delle risatine in sottofondo.
Sbadigliai riaprendo gli occhi e mettendomi seduta. << Che diavolo fate a
casa mia? >> chiesi poco gentile ai ragazzi del cast presenti a casa mia,
davanti al mio letto.
<< Auguriii! >> urlarono tutti insieme.
Spalancai gli occhi inizialmente stupita, poi alzai lo
sguardo al cielo e ritornai allungata sul letto. << Buona notte! >>
accompagnai il tutto prendendo il cuscino e mettendomelo sulla faccia.
<< Andrea! >> dissero sconcertati i ragazzi.
Sbuffai e mi rimisi seduta guardandoli mezza assonnata.
<< Odio le sorprese. Vi direi molto tranquillamente grazie per gli auguri
ma sono due giorni che dormo poco o male per via della febbre. Per cui mi scuso
se oggi la mia gentilezza è andata a farsi fottere ma… >>
<< Allora questa torta la posso portare si o no?
>> disse Ian entrando in camera mia con la torta in mano, sorridendo e
stoppandomi nel parlare.
<< Ad Andrea non piacciono le sorprese e oggi è più
acida del solito >> disse fingendosi offeso Steven. Io continuavo a
guardare Ian senza parlare.
<< Andrea oggi non scoccia e basta. Julie ci ha dato
il giorno libero per venire qui a farle gli auguri e a festeggiare con lei.
Inoltre dice che le dispiace non essere venuta anche lei ma sai.. – mi guardò
Ian - .. il lavoro è pur sempre lavoro >> sorrise iniziando a sistemare
le candeline. Ora che ci facevo caso era davvero enorme come torta ma contando
che eravamo parecchi, era il minimo.
Con la torta tra le mani, Ian si avvicinò a me. Può essere
una persona così dannatamente sexy facendo cose quotidiane? Si, Ian poteva.
“Sexhalder” pensai e subito ridacchiai.
<< Allora signorina.. Vuole o no esprimere il suo desiderio?
>> disse con voce.. sensuale? Oddio, stavo veramente iniziando a dare i
numeri.
Ian mi posò la torta sulle ginocchia e si avvicinò agli altri, sempre
sorridendo. Lo guardai per un’ultima volta prima di posare lo sguardo sulla
torta e sulle candeline. Cosa volevo in quel momento? Avevo tutto quello che
una ragazza normale poteva desiderare eppure sapevo che mi mancava qualcosa. O
meglio, quel qualcosa ce l’avevo ma non riuscivo a sistemarlo nella mia vita. E
quel qualcosa si chiamava Amore. Presi un bel respiro e spensi le candeline. “Vorrei capire quale sia la scelta più
giusta!“. Altri auguri seguirono quel momento.
Dopo che la torta fu tagliata e offerta a tutti, decidemmo
di scendere al piano inferiore, più precisamente in salone.
<< Andy ma Sam non viene? >>. Alla domanda di
Candice, non fui l’unica ad irrigidirsi. Con me, anche Ian lo fece. << E’
successo qualcosa tra voi due? >>
<< Ieri sera abbiamo discusso >> dissi
solamente. Vidi di sfuggita Ian guardarmi serio.
<< Ci dispiace >> disse Nina
Io alzai semplicemente le spalle. << Succede..
>>
<< Ma il motivo, se possiamo saperlo? >> disse
questa volta Ian beccandosi una occhiata che diceva “Non fingere di non saperlo
perché lo sai benissimo che ho litigato per colpa tua!”.
<< Ho detto a Sam una cosa che mi era successa. Lui ha
alzato i toni, io ho alzato i toni. Mi ha detto.. Ehm, ci siamo detti delle
cose non tanto carine e.. Fine >> dissi guardando negli occhi Ian per
tutto il tempo. Dall’espressione sul suo volto, capii subito che Ian aveva compreso
di quale evento io parlassi.
Continuammo a parlare, questa volta di altro a lungo. Nina
mi disse più e più volte di rimettermi al meglio prima di ritornare sul set
altrimenti mi avrebbe rispedita a casa a calci. Giunsero le 17 del pomeriggio e
i ragazzi, dopo che ripulirono al posto mio, mi salutarono e andarono via.
Tutti tranne Ian. La cosa non passò inosservata agli altri ma non fecero
commenti.
Ancora vicina alla porta mi girai per guardare Ian,
appoggiato allo stipite della porta del salone. Mi guardai attorno e mi portai
la mano al collo.
<< Devi dirmi qualcosa? >> dissi diretta.
Vidi Ian avvicinarsi. Teneva qualcosa in mano, dietro alla
schiena. Dal rumore che fece quando camminò sembrò essere una busta. Il mio
dubbio fu confermato quando Ian mi mostro una busta con tanto di fiocco.
<< Tieni.. Questo è il regalo che ti abbiamo fatto noi
del cast >> e mi consegnò la busta, che presi. Spostai lo sguardo da Ian
alla busta. Iniziai ad aprirla e successivamente il pacchetto posto al suo
interno. Appena lo scartai rimasi sorpresa da quello che vidi. Due grandi
bacheche di legno facevano bella mostra. Attaccate ad esse c’erano un gran
numero di foto che ritraevano me e i ragazzi del cast, troupe e produttori
compresi. Ai bordi delle bacheche lessi le dediche che mi avevano scritto. Mi
morsi il labbro per non piangere. Odiavo le sorprese, non perché non mi
piacessero in sé per sé, ma perché mi facevano sentire in debito o fuori posto.
<< Come hai visto ci sono tutte le foto scattate fino
ad oggi, più le nostre dediche. L’abbiamo pensata sapendo che se dovessi
tornare in Italia potrai sempre ricordarti di noi >> mi spiegò Ian
sebbene il tono che usò, ovvero quello gentile, si velò di tristezza.
<< E’ veramente bello. Grazie mille >> alzai lo
sguardo verso di lui, sorridendogli.
<< Posso farti una domanda? >>. Io annuii.
<< Tu e Sam avete litigato perché gli hai detto.. >> lasciò in
sospeso la frase.
<< Si, gli ho detto che tu ed io ci siamo baciati. –
sospirai – Non è stato contento, come puoi immaginare. Eri cosciente che
avrebbero subito pensato a me come la causa della rottura tra te e Nina?
>>
Ian mi guardò per un attimo prima di annuire. << Si,
sapevo anche che si mormorava che io fossi strano in questi mesi per causa tua.
Mi dispiace essere stato la causa del vostro litigio >>
Sorrisi debolmente. << Lascia stare. Quella litigata
mi è servita a capire alcune cose che prima mi sfuggivano >>
<< Del tipo? >> si avvicinò ancora.
<< Mi ha detto che tu vuoi solo portarmi a letto, come
tutti gli uomini. Dicendo così è come se mi avesse fatto capire che lui ha
iniziato a stare con me solo per il sesso e quando gliel’ho fatto notare ha
semplicemente risposto di no aggiungendo, però, che il fatto che l’averlo fatto
con me è stato un bel traguardo >>.
Sentii Ian irrigidirsi e farsi serio quando dissi l’ultima
parte, ovvero quando parlai del fatto che io e Sam fossimo andati a letto.
<< Mi chiedo come abbia avuto il coraggio di dirti ciò. – scosse il capo
– Io.. >> strinse le mani a pugno. << Si dovrebbe vergognare.. Che
razza di uomo è!? >> continuò inviperito.
<< Ian – gli presi le mani tra le mie – non serve che
ti ci arrabbi pure tu. Non roviniamo questa giornata, ok? E’ il mio compleanno
e voglio concludere questa giornata con il sorriso sulle labbra >>
mormorai lieve e gentile incrociando i nostri sguardi. In tutti quei mesi non mi ero mai resa conto di quanto io ed
Ian eravamo in grado di capirci. Ora invece era tutto diverso. Ogni sguardo,
anche quello più piccolo e di sfuggita, celava tante domande a cui rispondere
non era possibile. Nascosta dietro di loro c’era anche una sottile attrazione
che ci portava a guardarci più del dovuto.
<< E’ meglio se vada. Sarai stanca e vorrai riposare
>> disse Ian rompendo il silenzio,
<< Oh, si. Hai.. Hai ragione >> dissi mentre lo
guardavo avvicinarsi alla porta e aprirla. << Grazie ancora e ringrazia
anche gli altri per il regalo e – sorrisi – per la sorpresa >>
<< Certo. Allora ciao >> disse uscendo dalla
porta, iniziando a scendere gli scalini.
<< Ciao >> richiusi la porta e rimasi ferma.
Spostai il coperchietto dello spioncino e lo vidi rimanere fermo sull’ultimo
scalino per poi girare leggermente il viso verso la porta. Aveva quasi una
espressione ferita, triste.
Era così che volevo che ci salutassimo? Solo con un semplice
“Ciao”? Una parte di me, la più istintiva, voleva correre da lui, baciarlo e
forse non solo quello. L’altra mia parte, quella razionale, invece, riteneva
che quel ciao fosse abbastanza. Volevo realmente peggiorare la situazione con
Sam?
Appoggiai la fronte contro il legno della porta. “Andrea,
scegli”.
Aprii di scatto la porta e corsi giù dalle scale.
<< Ian! >> richiamai la sua attenzione.
<< Andrea che succede? >> mi guardò inarcando un
sopracciglio.
Stavo veramente per
fare la mia scelta?
Mi fermai davanti a lui. Guardandolo negli occhi, posai le
mie mani sulle sue guance e, mettendomi sulle punte per essere almeno un po’
alla sua altezza, posai le mie labbra sulle sue. Ian, dopo un primo momento di
smarrimento, portò le mani sui miei fianchi stringendoli e attirandomi
maggiormente a sé. Mi sentii come non ero mai stata prima. Pensavo e mi
chiedevo se lo volevo veramente. Ero assalita dai dubbi ma poi sentii in
lontananza il suo cuore battere velocemente. Era un suono magico, un suono
dolce. Ora sentivo anche il mio cuore a mille. Li sentii battere insieme mentre
lo nostre labbra giocavano armoniosamente l’una con l’altra. La mia testa si
ripeteva in continuazione “E’ questo l’amore?”, ma né il mio cuore né quel
bacio diedero una risposta.
Quando sentii la sua mano sfiorare la mia guancia rossa e
bollente, i dubbi svanirono. Era come se quel tocco vellutato, quel contatto
tra il mio corpo e il suo avesse trasformato in me qualcosa. Si staccò
leggermente, posando la sua fronte contro la mia. Mi sorrise e poi avvicinò le
mie labbra alle sue accompagnandole con una carezza. Le nostre bocche si
unirono nuovamente e io questa volta mi sentii più sicura di me stessa.
Risentii di nuovo quel brivido freddo e caldo attraversare ogni cellula del mio
corpo. Mossi la mia mano, anche se la mia mente non aveva mai ordinato di
farlo. Accadeva tutto senza un perché. Gli sfiorai il fianco e sentì le
cuciture della sua maglietta tra le mie dita. Gli accarezzai la schiena e
sentii il calore del suo corpo contro la mia mano.
Era bello sentire le nostre labbra giocare. Era fantastico
sentire le nostre lingue sfiorarsi gentilmente.
Era come se tutto in quegli istanti fosse dannatamente
perfetto.
Avevo fatto veramente
la mia scelta? Si, avevo appena fatto la mia scelta.
Spazio Autrice!
Eccomiiiiii!
Scusate il ritardo ma oggi stavo a pranzo al McDonald's e sono appena
tornata. Sto stanchissima per colpa del caldo >.< Voglio la
pioggia! *si mette a fare la danza della pioggia*. Odio il caldo afoso!
Dovrei fare i test per la patente, dovrei scrivere il Capitolo 21 ma
non me ne tiene voglia!!! ç__________ç HELP!!!!
Dopo questo momento, passiamo al capitolo. Come si sapeva il capitolo
avrebbe trattato del compleanno di Andrea. Bellina lei :) Che manco a
farla a posta manca una settimana esatta al compleanno della nostra
eroina ( e del mio ) xD I genitori di Andrea li rivedremo mooolto
più avanti per cui avremo modo di conoscere entrambi meglio. Poi
c'è stata la sorpresa dei ragazzi.. Che gentili. Magari
venissero da me, specialmente Ian. *Serena sogna un Ian tutto nudo
uscire da una mega torta °ç° *. Poi..poi..poi.. Andrea
ha deciso! Dopo ben 13 capitoli ha fatto la sua scelta! Ma la
sottoscritta, essendo sadica nei confronti dei suoi personaggi, vi dice
Non è detta l'ultima! Ehehehe..
Grazie a chi legge, chi recensisce, chi mette la storia tra le preferite/seguite/da ricordare.. I love you! :):)
Beh.. ok.. basta a Lunedì con il capitolo e a domani per le ragazze del gruppo con il primo spoiler :)
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Capitolo 15 *** Capitolo o14 ***
Cap14
AVVISO IMPORTANTE NELLE NOTE. SI PREGA DI LEGGERE.
Capitolo
14
Usai i giorni restanti di quella settimana per rimettermi
completamente. Ripresi così a girare le scene. Passò in questo modo anche
Luglio, ed arrivò Agosto. In quei giorni, dopo che baciai Ian volontariamente,
cercai di mettermi in contatto con Sam, senza però avere una risposta.
"Il cliente da
lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più
tardi" sbuffai sonoramente, chiudendo la chiamata. C'era la pausa per
cui avevo colto quei minuti per cercare di contattarlo e mi ero spostata fuori
dal set, vicino alle attrezzature. Ero persino andata a cercarlo sul lavoro ma
mi dissero che si era preso alcuni giorni di riposo.
<< Qualche problema? >> chiese una voce alle mie
spalle, facendomi trasalire.
<< Ian >> dissi quando, dopo essermi girata, lo
vidi. << Diciamo che tentavo di chiamare Sam, ma o mi rifiuta la chiamata
o ha il telefono spento >> spiegai.
Ian si avvicinò. << Io continuo a chiedermi cosa tu
abbia visto in lui >>.
<< Ian non cominciare >> dissi fulminandolo con
lo sguardo.
<< Che c'e? Hai scelto me! Lo hai detto tu >>
Ricordai che il giorno del mio compleanno, dopo il nostro
bacio, gli confessai di aver preso una decisione. Avrei lasciato Sam.
<< Ho detto che avrei lasciato Sam, non che ho scelto
te >> puntualizzai.
Ian sbuffò alzando gli occhi al cielo. << Eh allora?
Come devo interpretare tutti i nostri baci? >> disse guardandomi
malizioso. Arrossii confermando le mie supposizioni passate. Mi stavo
comportando come una ragazzina alla sua prima cotta che si ritrovava, quindi,
in balia dei suoi ormoni. Con Ian, per non farci vedere, andavamo a nasconderci
in qualunque posto per poterci baciare. Comportamento stupido, basti pensare
che di noi sospettavano tutti.
<< Ian, fino a quando non parlo con Sam, non ho scelto
nessuno. Non posso né dire di aver scelto te né dire di aver lasciato Sam
>>
<< D'accordo.. Però - si avvicinò a me - non ancora mi
saluti >>. Lo guardai inarcando un sopracciglio. << Salutarmi per
bene, dico >> disse sorridendomi e stringendomi i fianchi tra le mani.
<< Aah.. Tu vuoi un bacio >> e lo vidi annuire
con in viso l'espressione di un bimbo un po' troppo cresciuto.
Sorrisi e avvicinai il mio viso al suo, fermandomi poi a
pochi centimetri dalle tue labbra. << Mi dispiace.. La scena che dobbiamo
girare ora dovrà bastarti >> sorrisi. Già. La scena in questione era una
signora scena. Si poteva riassumere con “Ariel e Damon si danno alla pazza
gioia”. Dire che ero nervosa per quella scena era dire poco, contando che Ian
avrebbe indossato solo uno striminzito asciugamano.
Mi allontanai così da lui, dirigendomi nel camerino per
cambiarmi ed indossare gli abiti di scena.
Guarda caso, per quella scena avrei dovuto indossare una
gonna in jeans, non tanto lunga, ed una camicetta nera. Passai poi in sala
trucco dove risistemarono il make-up. Fui così pronta e mi diressi sul set. Ian
era già lì completamente nudo, se non fosse per il telo a coprirgli la vita.
Dovetti mordermi il labbro inferiore per impormi di stare calma. Come avevo
deciso di chiamarlo? Sexhalder? Mai soprannome fu più giusto. Ian era il
classico ragazzo che sapeva essere sexy facendo qualsiasi cosa, forse era sexy
anche con un sacco di iuta addosso. Fu la voce di Kevin a riportarmi alla
realtà.
<< Ian! Andrea! Su in scena che dobbiamo girare
>>
<< Vediamo cosa ci combinate voi due ora >>
disse Julie. Io ed Ian annuimmo spostandoci all’interno di casa Salvatore. Più
precisamente io mi andai a sedere sul letto di camera di Damon, mentre Ian si
spostò in bagno, nella doccia.
<< Tutti ai propri posti.. Motore.. Azione! >>
urlò Kevin.
Iniziai a guardarmi in torno con fare curioso. Per Ariel, e
anche per me a dire la verità, era la prima volta che entrava in quella stanza.
Sembrava strano ma da quando iniziammo a girare la terza stagione non ero
entrata nella stanza di Damon.
<< Chi ti ha detto di entrare qua dentro? >>
disse la voce di Ian, o meglio di Damon, in tono serio. Era fermo sulla soglia
della stanza. Come da copione, era uscito dalla doccia per cui si presentava a
me completamente bagnato. Non potei evitare di arrossire quando vidi una
gocciolina d’acqua che dal collo scendeva verso il petto. Deglutii continuando
a spostare lo sguardo verso il basso. Gli guardai il petto sul quale avevo già
posato le mani, scesi sul ventre piatto in cui si intravedevano i muscoli.
Niente di troppo definito o lievemente accennato. I suoi addominali erano
definiti quanto bastavano per essere presi a morsi. “Andrea hai 21 anni non
14!” mi rimproverai mentalmente e ripresi la mia discesa con lo sguardo. Arrivai
alla sua V per tre quarti visibile mentre l’ultimo quarto scompariva sotto
l’asciugamano. “La battuta Andrea!”. Mi ridestai riportando lo sguardo sul viso
di Ian.
<< Conosci il detto chi tace acconsente? Beh, io ho
chiesto, nessuno mi ha risposto e l’ho preso per un si >> risposi
mettendomi in piedi.
<< Devo cambiarmi. Sei pregata di uscire >>
disse passandomi accanto.
<< Da quando sei diventato così pudico? >>
voltai il viso verso di lui. Ok. Anche la schiena era da prendere a morsi. Ian,
alias Damon, non mi rispose. << Comunque ero qui per parlare con te
>>
<< Non sono tenuto ad ascoltarmi >> rispose
solamente. Sbuffai avvicinandomi a lui
<< Non devi per forza ascoltare, puoi semplicemente
sentire >> sorrisi innocentemente.
Lui si girò guardandomi serio. Fece un passo verso di me e
ciò lo portò quasi a toccarmi con il suo corpo. << Io non voglio né
sentirti né ascoltarti >>
<< E cosa vorresti fare? >> Vidi il suo sguardo
vagare sul mio corpo e sentii la respirazione accelerare. Perché sebbene stessimo
recitando, reagivo in quel modo? Ritornò a guardami negli occhi, sorridendomi
malizioso. << Scordatelo >>. Alzò un sopracciglio continuando a
sorridere strafottente. << Damon, sai che ti dico? Fottiti! >>
dissi brusca rigirandomi per uscire da quella stanza. Lui, però, afferrandomi
dal polso mi bloccò per poi tirarmi verso di lui. Mi scontrai contro il suo
petto e quando alzai il viso verso il suo, lui abbassò il viso facendo
congiungere le nostre labbra. Dovevo fingere di divincolarmi e lo feci, ma alla
fine, come da copione, portai le mani sul suo collo e poi tra i suoi capelli
ancora umidi, stringendoli. Sentii le mani di Ian scendere dalla schiena fino
ai glutei, e poi dietro le cosce. Come se non pesassi nulla, mi prese in
braccio portandomi a cavalcioni su di lui.
<< E Stop! >> urlò Kevin. << Ottimo..
rimanete così, noi sistemiamo le telecamere e riprendiamo >>.
Per non cadere, dovetti allacciare le gambe intorno alla
vita di Ian e cingergli il collo con le braccia. Mi guardai attorno con un po’
di imbarazzo. Tutto durò poco perché Kevin ci richiamò all’ordine.
<< Ian per favore cerca di non farle male ora!
>> disse serio ma al tempo stesso divertito Kevin.
<< Conta fino a 5, la ribaci e andiamo.. Motore..
Azione >>.
Riportai l’attenzione su Ian. Dopo poco le sue labbra
tornarono sulle mie e lo sentii camminare ad ampie falcate fino a quando la mia
schiena non cozzò contro il muro della stanza. “Auch!” pensai. Il bacio cambiò
intensità. Da un semplice sfiorarsi di labbra divenne qualcosa di più tanto che
avrei voluto chiedere ad Ian “Ehi, ma ti ricordi che siamo sul set?!”, ma
preferii non farlo. Percepii la sua lingua farsi spazio tra le mie labbra, fino
a quando non raggiunse la mia. Entrambe presero a rincorrersi, a sfiorarsi. Lo
sentii mordere il mio labbro inferiore e dovetti premere le unghie contro il
palmo della mia mano per non emettere un gemito che stava per abbandonare le
mie labbra. Non appena le sue labbra si posarono sul mio collo,
mordicchiandolo, le sue mano finirono sulla camicetta. Fu un attimo. Inserendo
le dita tra gli spazi tra un bottone e l’altro, Ian fece saltare i bottoni e
l’aprì rivelando il reggiseno. Strinsi d’istinto le gambe intorno alla sua
vita, avvicinandolo a me. Non me ne curai molto e portai le mani sul suo petto,
graffiandolo leggermente fino ad arrivare al bordo dell’asciugamano. “Sei sul
set! Sei sul set!”. Un suono gutturale fu soffocato da Ian e le sue mani si
strinsero sulle cosce, lasciate scoperte dalla gonna. Portai indietro il capo,
chiudendo gli occhi.
<< Stop! >> urlò Kevin. << Ragazzi è
favolosa! >> disse riguardandola nello piccolo televisore posto davanti a
lui.
Sorrisi contenta sebbene il mio cuore battesse alla follia.
D’un tratto la fronte di Ian si poggiò sulla mia spalla.
<< Ehi che c’è?
>> gli sussurrai facendo per scendere.Ian intensificò la stretta sulle cosce e mi strinse
maggiormente contro il muro. << Sta buona un attimo >> disse con
voce.. Sofferente?
<< Ian che hai? Che succede? >> la mia voce
risuonò agitata. Come mi mossi per riportare i piedi a terra, i nostri bacini
entrarono a contatto. Mi irrigidii ed il mio respirò si mozzò. “Oh cazzo.. ”
pensai “..nel vero senso della parola” aggiunsi. Già, perché ora capivo il
motivo per il quale Ian voleva che stessi ferma. Qualcosa, o semmai qualcuno,
si era svegliato. Guardai Ian.
<< Io.. Dio.. Scusa >>. Lui scosse il capo semplicemente. Le mie
gambe stavano scivolando e dovetti risistemarmi. Pessima mossa. Finimmo
nuovamente per entrare in contatto. Io arrossii e vidi Ian contrarre il viso e
stringere gli occhi.
<< Andrea! >> mi rimproverò a bassa voce.
<< Ok.. Io ora ti rimetto giù ma resti davanti a me fino a quando non usciamo
da questa stanza >>. Annuii. Mi rimise per terra e, vedendo che Kevin
doveva iniziare una scena con Paul e Nina, ci allontanammo il più velocemente
possibile.
<< Andrea! Ian! >> la voce di Julie ci fermò.
<< Tra qualche giorno “Just Jared” vuole una intervista con voi e con Nina
e Paul >>. Noi ringraziammo e ci allontanammo velocemente, Ian avevo
bisogno di una doccia fredda.
Eravamo seduti sui divanetti della Relax Room io, Ian, Nina
e Paul. Di fronte a noi la giornalista di Just Jared. Era la prima intervista
che facevo in tutta la mia vita e restare calmi non fu facile.
<< Ragazzi, vorrei ringraziarvi per la vostra
disponibilità e dare il via alle domande.. Partiamo da te, Nina, Hanno ideato
cose molto interessanti per Elena nella terza stagione. Che ne pensi della
frase di Katherine "Va bene amarli entrambi" ? >> chiese la
giornalista.
<< Dio, non lo so. Il fatto è che non si può
distinguere chi si ama da chi ti attrae ma credo che Katherine abbia ragione.
Ha detto la verità, almeno per una volta, ed ha salvato la giornata! >>
<< Ed ha interrotto un momento di tenerezza fra Elena
e Damon >> continuò la giornalista.
Nina ridacchiò. << Si, l'ha fatto >>
<< Elena ha un sacco di scelte davanti a se, o
sbaglio? >>
<< Tantissime. Riuscirà a rimanere da sola? Con Damon?
Riuscirà a salvare Stefan? Chissà.. >> sorrise lasciando volutamente la
frase in sospeso.
<< Non vuoi darci altre anticipazioni vedo. – rise la
giornalista – Paul ma passiamo a te. Abbiamo visto nelle ultime puntate della
seconda stagione uno Stefan più aggressivo e, si, più vampiro per via di Klaus.
Potresti illustrarci questo rapporto Klaus - Stefan? >>
Paul sorrise. << Certo. Beh, Stefan si è trovato
davanti ad un bivio con Klaus. Salvare Damon o non salvare Damon? Nonostante
tutti gli anni in cui Damon ha cercato di rendere impossibile la vita a Stefan,
quest’ultimo ha scelto di salvare la vita al fratello. Ha subito però le
conseguenze di questa scelta. Ed ora lo vediamo nella sua natura vampiresca.
Klaus era l’unica fonte di salvezza e.. Ha accettato >>
<< Ma quale è lo scopo, il piano di Klaus e come
reagirà Stefan quando verrà a conoscenza del bacio tra Damon ed Elena? >>
<< Il piano di Klaus? Non posso dirvi nulla ma è
meglio stare tutti attenti. – sorrise – Sulla reazione di Stefan, beh, ci sarà
una specie di cambio di personalità tra i due fratelli. Vedremo un Damon più
razionale ed umano, mentre avremo uno Stefan sanguinario per cui saputo del
bacio penserà “E allora? Non mi interessa, sono più impegnato ad uccidere
persone!” ma ciò non vuol dire che non soffrirà >>
<< In pratica ci sarà da preoccuparsi. Bene, bene.
Ian, visto che siamo in tema. Che ci puoi dire sul triangolo Damon – Elena –
Stefan? >>
<< Innanzitutto, come nelle passate stagioni sarà uno
dei temi principali di The Vampire Diaries, oltre al mistero sugli Originali.
In questa stagione, però, capiremo come tutto è iniziato. Tornerà anche su come
le cose, possano essere difficili per un vampiro >>
<< E su Damon ed Elena? >>
<< Vedrete anche molto di ciò che accadrà tra Damon ed
Elena … e potrebbe essere davvero molto! >> sorrise malizioso prima di
ridere.
<< Beh, questo è una grande anticipazione per le
amanti della coppia Delena. Però.. >> la giornalista posò lo sguardo su
di me, che tentai di sorridere calma. << .. sappiamo che la vita di Damon
e di Elena sarà sconvolta dall’arrivo di un nuovo personaggio, Ariel. Giungiamo
quindi a te, Andrea. Prima però di parlare della serie, vorrei conoscere
qualcosa di più di te. Da quanto ho potuto sapere, tu sei italiana. Cosa ti ha
portato qui ad Atlanta? >>
<< Una tanto amata vacanza >> la giornalista mi
guardò sorpresa.
<< Una vacanza? >>
<< Si. Avevo bisogno di svagarmi un po’ e sono venuta
qui ad Atlanta. Ma non sapevo che ciò avrebbe celato una sorpresa come questa
>>
<< E come sei entrata a far parte del cast? Non sei
una attrice da quanto ho potuto vedere sulla tua biografia >>
<< Già. E se dico di non aver neanche preso una
lezione di recitazione in tutta la mia vita rende la situazione ancora più
assurda. Mi sono scontrata con Julie un pomeriggio di Marzo. Pioveva ed io ero
zuppa come un pulcino e lei, tanto gentile, mi ha offerto un passaggio. Lo
ammetto, non l’avevo riconosciuta. In macchina parlammo un po’ e venne a sapere
che ero italiana. Mi disse di andare da lei il giorno dopo e.. Puff –
gesticolai con le mani – eccomi qui. Non dico che recitare sia facilissimo,
anzi ho pensato il più delle volte di scappare a gambe levate ma grazie a Dio,
i ragazzi mi hanno aiutata tantissimo ed ora procede tutto a gonfie vele.
>> sorrisi.
<< Parliamo di Ariel >>
<< Ariel è anche lei italiana. Può essere un po’
considerato il mio alter ego sotto alcuni aspetti. L’arrivo di Ariel è stato
inaugurato con un bell’ incontro – scontro con Damon. Ci saranno così tante
discussioni tra quei due >>
<< Ma alla fine.. >>
<< Alla fine.. Vuoi una cosa, vuoi un’altra e quei due
cominceranno ad avvicinarsi >>
<< Non ci resta che attendere il 15 settembre per scoprire
come andrà questa stagione >>. Pensai che l’intervista fosse finita ed
invece.. << Ian, Nina posso farvi un’ultima domanda? – i due annuirono –
Sembrerebbe che voi due abbiate rotto il vostro fidanzamento.. >> “Oh
diavolo!” << ..E si mormora che tu, Ian, lo abbia fatto perché attratto
da Andrea. E’ così? >>
Io mi irrigidii mentre quei due rimasero impassibili, con il
sorriso ancora sulle labbra. A parlare fu Ian.
<< Non so chi abbia detto questa voce, so soltanto che
sono infondate >>
<< Quindi voi due state ancora insieme? >>
<< Non vedo come questo possa c’entrare con la serie
>> disse Nina, ancora cordiale.
<< Giusto. Ragazzi vi ringrazio ancora e vi auguro un
buon proseguimento con le riprese. E, Andrea, buona fortuna per questo campo
>>
La giornalista, dopo che ci strinse le mani, si allontanò
dalla stanza, uscendo.
<< Andrea come ti è apparsa questa intervista?
>> chiese Nina rilassandosi.
<< Per essere la prima penso sia andata bene, ma ho
temuto per la parte finale >>
<< Beh le interviste non sono mai così preoccupanti ma
possono farti molte domande incalzanti e, beh, devi essere bravo tu in quel
caso. Comunque aspetterò di vedere la tua espressione appena inizieranno le
puntate e verrai assaltata dai fotografi o durante le convention >> rise
Paul.
Risi anch’io e sentii il telefono vibrare.
“From: Sam
Credo che io e te
dobbiamo parlare”
“To: Sam
Si, lo credo anche io.
Stasera?”
“From: Sam
Stasera va bene. Al
parco”
“To: Sam
D’accordo. Tra un’ora
lì”
Vedendo che Sam non rispose, risistemai il telefono al suo
posto.
<< Ragazzi io devo andare >>
<< E’ successo qualcosa? >> chiese Ian
repentino.
<< Devo parlare con Sam. A domani. Ciao >>
salutai i ragazzi.
Ian continuava a guardarmi con uno sguardo serio e per
tranquillizzarlo gli sorrisi ed uscii, pronta a rendere definitiva la mia
scelta.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno mie donzelle! Vista la nuova immagine copertina? Vi piace?
Sono ancora una principiante con Ps ma ci sto prendendo la mano,
su. Come state? Io sto morendo di caldo.. In più sono appena
tornata dal fare ripetizioni di matematica ad una ragazzina delle
medie.. Ah, che bei tempi quelli..Comunque..
Parliamo prima del capitolo e poi passo all'avviso.
Allora.. In molte mi avete detto di voler Ian al proprio compleanno.
Sappiate che io sto pregando di vederlo uscire dalla torta
Venerdì! *me incrocia le dita*
Cooomunque.. In molte sarete contente.. Andrea ha deciso di lasciare
Sam, ma tutta la discussione la leggeremo nel Capitolo 15. Vi avviso,
il capitolo 15 è il capitolo della maxi svolta per cui tenevi
pronte! In oltre abbiamo visto Andrea alle prese con la sua prima
intervista.. Dai non se l'è cavata male. Ma questa non
sarà nè la prima nè l'ultima.. Infatti la
rivedremo alla prese di un'altra giornalista poco più avanti.
Come vi è sembrata la scena che hanno girato? Mi mordevo le mani
quando scrivevo questo capitolo e pensavo "Voglio essere Andrea.. Anzi,
voglio essere Nina che se lo sbaciucchia e non solo!"
ç__________ç
Comunque, grazie a chi legge, chi recensisce, chi mette la storia tre
le preferite/seguite/da ricordare. Giuro vi farò una statua. A
tutte.
Dopo
le note sul capitolo, passiamo alle questioni serie. Allora settimana
prossima, ma neanche, il 20 torna una mia amica dalla Toscana e con lei
vengono anche 3 sue amiche e restano fino al 30. Devo fare loro da guida e far vedere loro
tutti i posti più belli dell'Abruzzo. Ciò vuol dire che
LUNEDì 25 e VENERDì 29 la sottoscritta NON potrà
aggiornare. Lo faccio anche per poter scrivere visto che mi sono un
pò arenata nel Capitolo 21. Non è colpa mia se mentre
scrivo mi vengono in mente i capitoli finali. In più mi sono
fissata con il giochino su TVD su Facebook e i primi di agosto ho
l'esame teorico per la patente. Non preoccupatevi però.
Venerdì sarò qui ad aggiornarvi con il capitolo. Quello
sarà il mio regalo per voi, anche se la festeggiata sarei io. Lo
faccio solo per Andrea che compie gli anni ù.ù
Comunque.. A Venerdì..
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Capitolo 16 *** Capitolo o15 ***
Cap o15
Capitolo
15
Raggiunsi
il parco in mezz'ora. Era giunta l'ora di chiarire
con Sam e dirgli la mia decisione. Quando arrivai, vidi che ero la
prima tra i
due a raggiungere il parco. Mi andai a sedere su una delle panchine
poste
vicino alla fontana. Ormai, essendo Agosto inoltrato, l'aria iniziava a
rinfrescarsi e in giro si poteva vedere meno gente del solito, sebbene
fosse
ancora numerosa. Presi a torturarmi le dita. Il rumore di passi nella
ghiaia mi
fece alzare lo sguardo e potei vedere Sam avvicinarsi. Aveva un'aria
tesa.
Sapeva che quella nostra storia sarebbe finita in quel momento? Forse.
<< Ciao Sam >> dissi quando mi fu vicino.
<< Ciao Andrea, spero di non averti disturbato
chiedendoti di venire qui >>
<< No, avevo appena finito di fare
un'intervista per
Just Jared. E poi in questi giorni ti ho lasciato vari messaggi in
segreteria.
Sembravi sparito nel nulla >> dissi senza prendere la
briga di celare un
po' di irritazione.
<< Scusami ma ero tornato dai miei genitori
>>
disse svelto prima di rilasciare un sospiro. << Senti,
prima che tu inizi
a parlare avrei una cosa da dirti >>. Perché
avevo la sensazione che
fosse.. Agitato? Nervoso?
<< Dimmi pure >>
<< Come ti ho appena detto, in questi giorni sono
stato in Texas, dai miei genitori. Ho dovuto pensare alla nostra
discussione
e vorrei scusarmi per quello che ti ho detto. Volevo inoltre spiegarti
che non
ho iniziato a frequentarti per il sesso ma perché mi
interessavi e mi piacevi.
Sono stato scortese e maleducato. Lo schiaffo me lo sono meritato
>>
<< Molto maleducato >> calcai la cosa.
<<
Non credo che sia finita qua, o sbaglio? >>
<< No, non è finita qua. A Dallas ho rivisto
vecchi
amici e ho incontrato la mia ex ragazza >>. "Lo avevo
detto io che
c'era dell'altro!"
<< Continua >>
<< Siamo andati a letto insieme >> disse
velocemente, per giunta senza guardarmi in faccia.
Lo guardai con fare stupito. Mi umettai le labbra,
improvvisamente secche. << Aspetta, aspetta. Credo o di
aver capito male
o di non aver compreso bene. Voi cosa? >> dissi cercando
di rimanere calma.
<< È stato un momento di debolezza. Io stavo
male, lei
mi è stata vicina. Ho ripensato a te che baciavi Ian e..
>>
<< "E.." cosa? Alla faccia del momento di
debolezza! >>. “Ciao ciao calma”
<< Avresti dovuto non dirmi di Ian >>.
"What?"
Ridacchiai nervosa.<< Stai dando la colpa a me? Vuoi
farmi davvero credere che avresti preferito non sapere nulla?
>> dissi
arrabbiata ed incredula. Sam annuì serio. Fu allora che
risi. <<
Puttanate! Quello che vuoi farmi credere è solo una grande
stronzata. Sai che sarebbe
accaduto se non te lo avessi detto? Eh, lo sai? - mi avvicinai a lui,
guardandolo furiosa - Se fosse stato qualcun'altro a dirtelo, tu ti
saresti
incazzato come una iena e mi saresti venuto ad urlare contro. No.. Non
avresti
per niente preferito che io stessi zitta >> lo guardai
ironica.
<< Beh resta il fatto che tu in mia assenza ti sei
data alla pazza gioia sia dentro che fuori dal set con Ian
>> disse il
suo nome con disprezzo.
<< Stavo recitando sul set, punto uno. Non ci sono
andata a letto in seguito ad un "momento di debolezza", punto due. E
punto tre, se proprio lo vuoi sapere, si, io e Ian in questi giorni ci
siamo
avvicinati. Molto. E si, ci siamo anche baciati più e
più volte. Ah dimenticavo
un ultimo punto, ma non in ordine di importanza. Tu non sei nessuno per
giudicare me. Gesù Cristo diceva "Chi è senza
peccato scagli la prima
pietra". Fidati. Tu non sarai mai il primo >>.
*Click*
Ci fu un momento di silenzio in
cui si potevano udire solo i
nostri respiri ed il rumore delle auto che transitavano poco distanti
da noi.
Chiusi gli occhi giusto il tempo di riprendere fiato.
<< Credo che ora non sia più necessario
spiegarti il motivo per cui
volevo vederti. Finiamola qui >>
<< Quindi è per lui che mi lasci?
>>
<< Ti lascio perché sei andato a letto con
un'altra.
Ti lascio perché ti sei comportato da stronzo con me. Ti
lascio per Ian
>> strinsi i pugni.
<< Sei sicura che starete insieme? Che lui non
tornerà
da Nina? >>
<< Non sono sicura di niente ma voglio vivere il
momento e se proprio deve accadere, ci voglio sbattere i denti contro.
Perché
lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti. Io non resterò ad
Atlanta per sempre. La
mia vita, la mia famiglia, i miei amici sono là, in Italia,
e con ciò non dico
che non mi stia piacendo quello che ora sto facendo. Mi piace da
impazzire ma
non è il mio mondo. Voglio vivere il momento per non pensare
in un futuro a
tutto ciò e dirmi "Andrea sei stata proprio una stupida!".
Non voglio
né rimpianti, né tanto meno rimorsi
>> dissi alla fine abbassando lo
sguardo. Presi un profondo respiro e mi concentrai affinché
non lasciassi
sfuggire al mio controllo le lacrime che sentivo formarsi agli angoli
degli
occhi.
Sam sospirò. << Mi dispiace per tutto
ciò che è
accaduto. Vorrei farti sapere che questi mesi sono stati belli con te
>>
<< Questo vale anche per me >> riaprii gli
occhi.
<< Buona fortuna e stammi bene >> Sam si
avvicinò e depositò sulla mia fronte un bacio
prima di girarsi ed allontanarsi
da me, dal parco.
*Click*
Sentii scorrere sulla mia
guancia una lacrima e velocemente
la asciugai.
*Click*
Mi voltai. In quel momento
c'era solo una persona che avrei
voluto vedere e sapevo dove trovarla.
Sulla targhetta attaccata alla
porta c’era scritto “I.
Somerhalder”. Gli occhi pizzicavano,
segno che la necessità di piangere c’era ancora.
Prendendo un respiro profondo,
suonai al campanello.
La porta venne aperta da un Ian con solo addosso un
pantalone di una tuta. L’espressione di stupore presente sul
suo volto venne
subito sostituita da una preoccupata e seria. Fece subito un passo
verso me,
arrabbiatissimo.
<< Io gli spacco la faccia a quello stronzo!
>>
proruppe Ian. Io mi misi davanti a lui e, posando le mani sul suo
petto, cercai
di farlo rientrare in casa.
*Click*
<< Ian ti prego!
Torna dentro >> lo supplicai.
<< Io lo ammazzo! >>
<< Ian guardami >> gli presi il viso tra le
mani
costringendo i suoi occhi azzurri, ora accesi dalla rabbia, di posarsi
nei
miei. << Non ce n’è bisogno. Sto
bene, non mi ha fatto nulla. Vedi? Sono
qui davanti a te. Ho scelto te >> dissi sentendo le
lacrime scorrere
lungo le mie guance. Ian annuì e poggiò la sua
fronte contro la mia. <<
Entriamo dentro, ti va? >> chiesi facendo un mezzo
sorriso.
*Click*
Intrecciando una sua mano con
una mia, Ian mi condusse
dentro casa sua, chiudendosi poi la porta alle spalle. Era la prima
volta che
entravo in casa sua e beh, casa mia in confronto a questa sembrava la
casa dei
puffi. << Ian è.. bellissima >>
dissi guardandomi in giro.
<< Ti piace? E pensare che casa mia, quando non lavoro
e non ci sono Convention da fare, è a Manhattan
>>
<< Mi piace da impazzire! >> mi girai a
guardarlo con un ampio sorriso sulle labbra.
Vidi Ian sorridermi per un attimo,
prima di tornare serio.
<< Vuoi spiegarmi cosa è successo con quella
sottospecie di uomo? >> disse sprezzante.
Sospirai. << Ian.. >> ma fui costretta ad
interrompermi in seguito all’occhiataccia di Ian. Sbuffai.
<< Possiamo
almeno metterci seduti? >>. Ian si diresse quindi in sala
e si accomodò
sul divano, facendomi cenno di sedermi accanto a lui. <<
Ci siamo lasciati,
che dovrei dirti? >>
<< Perché piangevi? >> disse
svelto.
Abbassai lo sguardo verso le mani posate sul grembo. Iniziai
a torturarle, nervosa. << E’ andato a letto con
la ex >>
<< Cosa? >> disse sbalordito e arrabbiato.
No,
non arrabbiato bensì furioso.
Gli raccontai dell’incontro e gli dissi che Sam era stato
dai genitori in seguito al nostro litigio. Gli dissi che aveva
incontrato
alcuni amici e la ex. Che si era scusato con me per quello che mi aveva
detto e
che poi, alla fine mi aveva detto di esserci andato a letto con la ex.
Tralascia volutamente la parte in cui io e Sam discutemmo sul mio
possibile
ritorno in Italia. Non era il momento, né il caso per
trattare anche di quella
discussione. Per tutto il mio discorso, Ian rimase fermo nella sua
posizione
sebbene notai le mani chiuse a pugno, strette così forte che
le nocche erano
livide.
<< Dammi un buon motivo per cui io non debba rompergli
la faccia >>. No, Ian così arrabbiato non lo
avevo visto. Anzi no,
durante il nostro litigio lo vidi arrabbiato ma non come adesso.
Gli presi le mani tra le mie, accarezzandole, vedendo che a
poco a poco le rilassò e potei, così,
intrecciarle con le mie. << Perché
sei con me adesso. Qui. Credo che questo valga più di una
generica motivazione
>>.
Ian voltò il capo e prese ad accarezzarmi il volto con il
dorso di una mano, ancora intrecciata con la mia. <<
D’accordo >>
sorrise anche se percepivo che la tensione era ancora lì.
Sospirò. <<
Andrea, scusami se non faccio la parte del padrone di casa..
– scossi il capo,
sorridendogli – Dovrei andarmi a fare una doccia. Oggi
è stata un po’ tremenda
come giornata e ho bisogno di lavarmi >>. Gli lasciai le
mani libere,
annuendo. << Comunque fai come se fossi a casa tua. Puoi
scorrazzare per
casa e nel frigo c’è un po’ di tutto
>> ridacchiò, portando me a fare la
stessa cosa.
<< Smettila di parlare e va a farti la doccia
>>. Ian mi fece una linguaccia ed uscì dalla
stanza.
<< Ah, Andrea, – la sua testa sbucò
da dietro il muro
– vieni ad aiutarmi nel fare il bagno? >> disse
ridendo e scomparendo
nuovamente prima di rischiare di essere colpito dal cuscino che avevo
lanciato.
Quando mi alzai per raccogliere
il cuscino, la risata di Ian
risuonava ancora per casa. “Che stupido!” pensai.
“Per la saga: ‘Insaponami tutto’
“. Tuttavia dopo la scena girata giorni prima, in cui Ian era
coperto solamente
dall’asciugamano, la mia mente aveva iniziato a pensare ad
Ian in modo
decisamente poco casto. Perché una donna normale non avrebbe
dovuto fare
pensieri peccaminosi su un uomo sexy, bello, con un..
gran fisico? Presi a camminare per casa,
curiosando qua e là. Ian mi aveva dato il permesso, no?
Sulle pareti c’erano
molte foto che ritraevano Ian. In alcune era con i ragazzi del cast e
della
troupe, in altre con amici. Furono alcune a colpire la mia attenzione.
Ian era
ritratto insieme ad un bimbo dai capelli ricci. Si assomigliavano alla
lontana.
“Sarà il nipote? Ha sia un fratello che una
sorella, quindi è possibile”.
Un’altra era stata, invece, scattata all’interno di
un aereo. Alle spalle di
Ian, c’era una ragazza dai capelli biondi. “La
sorella” pensai. Vicino a quella
invece, Ian era insieme ad un ragazzo intenti a fare immersioni
subacquee.
Entrambi occhi azzurri. “Sarà il
fratello”. Era bello vedere come Ian fosse
legato alla sua famiglia. E veniva dimostrato anche dalla foto in cui
era
ritratta tutta la famiglia Somerhalder.
Mi rattristai. Mi mancava la mia famiglia e avevo un
assoluto bisogno di rivederla. Pregai quindi, che la pausa delle
riprese
arrivasse il più velocemente possibile. Avrei potuto
chiedere ad Ian se volesse
accompagnarmi ma poi ci ripensai. Avrebbe potuto pensare
chissà cosa. Continuai
quel mio giretto turistico in casa Somerhalder. Finito il piano
inferiore, mi
ritrovai davanti alle scale. “Salgo o non salgo?”.
Prendendo un lungo respiro,
iniziai a salire le scale. Anche qui, appese alle pareti
c’erano molte foto.
Queste, però, riguardavano la ISF. Proprio questo suo amore
per l’ambiente mi
aveva portato a stimare Ian, non solo come attore, ma anche come uomo.
Passai
davanti alla sua camera da letto e rimasi sulla soglia della stanza.
Sorrisi
guardandola. Altre foto dei nipoti. “Deve volergli un bene
dell’anima”.
Quando decisi che era il caso
di ritornare ad aspettarlo
sotto, notai una porta aperta da cui proveniva il rumore del getto
d’acqua. Il
bagno. Scossi il capo. Non potevo entrare lì, Ian era sotto
la doccia e.. No,
non potevo. Scesi i primi scalini ma poi
mi fermai. “Una sbirciatina non ha mai ucciso
nessuno”. Mi stavo appena
rendendo conto che l’astinenza provocava seri effetti
collaterali. Ritornai
indietro e, cercando di fare il meno rumore possibile, mi avvicinai
alla porta.
Sporsi un po’ il viso attraverso la porta, quando il getto
d’acqua cessò. Mi
irrigidii e mi girai allontanandomi, ma mi bloccai nuovamente. Volsi il
capo verso
la porta, mordendomi il labbro. Mi riavvicinai e quando fui davanti
alla porta,
scossi il capo. “Andrea tuo padre ti ammazzerebbe”
pensai chiudendo gli occhi.
Sospirai, riaprendo gli occhi e.. “O cazzo!”. La
porta davanti a me era aperta
ed un Ian bagnato dalla testa ai piedi, coperto da un telo stretto in
vita, si
presentò davanti a me. Deglutii sentendo la respirazione
accelerare.
Ian inarcò un
sopracciglio, quando mi vide ferma davanti la
porta, poi però sorrise.. Maliziosamente?! <<
Avevi cambiato idea?
>>. Scossi il capo, ancora imbarazzata. <<
Avevi bisogno di
qualcosa? >>.
“Già, Andrea. Avevi bisogno di qualcosa?..
Coscienza, ma
stai un po’ zitta!?”. << Io.. io, si
beh ecco.. – sospirai – Cercavo il
bagno, cioè un altro bagno.. Ed ecco >>.
Odiavo essere imbarazzata, come
odiavo essere nervosa. Iniziavo a parlare a sproposito.
<< Il bagno, eh? >> chiese sorridendo
beffardamente. << Puoi usare questo, tanto io ho finito
>> disse
spostandosi da davanti alla porta, lasciandomi così la
possibilità di entrare.
Mormorai un << grazie >> molto lieve prima
di rifugiarmi
all’interno del bagno, chiudendo la porta. Mi sedetti sul
bordo della vasca e
posai la testa sopra le mani, chiuse a pugno. “Stupida!
Stupida! Stupida
Andrea!” pensai mentre mi davo dei lievi colpi con le mani
sulla fronte per poi
passarmi entrambe le mani tra i capelli. Sentivo caldo, tanto caldo,
così mi
alzai avvicinandomi al lavandino. Specchiandomi notai, come
già supponevo, il
mio viso color rosso acceso. “Freddo.. Acqua
fredda”. Aprii l’acqua fredda e
portai sotto il getto d’acqua i polsi. Mi bagnai poi anche le
mani che posai
sulle guance. Stavo messa male, molto male. Il contatto con
l’acqua fredda mi
rilassò e fece sì che la mia mente tornasse a
ragionare nel modo giusto.
Chiusi l’acqua e..
“Oddio, dove dovrei asciugarmi adesso?”.
Mi guardai intorno cercando un asciugamano che non fosse quello di Ian.
<< Hai bisogno di qualcosa? >> la voce di
Ian mi
fece trasalire. Mi girai di scatto verso di lui.
<< Devi smetterla di attentare alla mia vita
>>
risposi seccata.
<< Non è colpa mia se sei così
dannatamente distratta
>> sorrise Ian che in una mano stringeva un asciugamano.
<< Ho
pensato che ti servisse questo >> alzò la mano
che teneva il panno.
Feci un passò per prenderlo, ma Ian lo portò
dietro alla
schiena, sotto il mio sguardo confuso. << Non ho avuto il
piacere di
salutarti >> si avvicinò a me, sorridente,
fino a trovarsi a pochi
centimetri da me.
<< Ian.. >>
<< Un piccolo bacetto >> e
mostrò il labbro
inferiore, come un bimbo piccolo.
<< Te l’ho mai detto che sei un bimbo un
po’ troppo
cresciuto? >> gli risposi alzando in alto lo sguardo al
cielo. Lui
sorrise, aspettando che fossi io a baciarlo. Mi avvicinai a lui e,
mettendomi
sulle punte, avvicinai i nostri visi. Invece di mirare alle labbra,
depositai
il bacio su di una sua guancia. Ridacchiando, gli tolsi dalle mani
l’asciugamano, potendomi così asciugare. Ian era
rimasto fermo al suo posto,
stupito da quel mio gesto. Osservandolo mi resi conto che si era
rimesso i
pantaloni della tuta, ma che il petto era nuovamente scoperto. Scossi
il capo,
facendogli una linguaccia e posai l’asciugamano nella cesta
dei panni da
lavare. Per farlo dovetti dargli le spalle e Ian ne
approfittò per circondarmi
la vita con le braccia. Prese a baciarmi il collo, sensualmente, poi
dietro
all’orecchio fino alla spalla, e viceversa. Chiusi gli occhi
per percepire
meglio le sensazioni che provavo sentendo le sue labbra sulla mia pelle.
<< Ian.. >> mormorai posando la nuca contro
la
sua spalla, e piegando di lato il collo lasciandogli più
pelle esposta. Seppi
che Ian sorrise dal fatto che sentii la pelle del viso tendersi. Poco
dopo, lo
sentii mordermi leggermente all’altezza
dell’attaccatura del collo. Rabbrividii
maggiormente. Il collo era una zona sensibilissima e se stuzzicata
troppo
rischiavo di non rispondere di me.
<< Credo che interpretare Damon Salvatore ti faccia
male >> mormorai prima di mordermi il labbro.
Ridacchiò. << Mi piace invece interpretarlo e
poi.. Mi
piace mordere te. La tua pelle sa di buono. Sarei capace di stare ore
ed ore a
passare la mia lingua sul tuo corpo >> mi
sussurrò maliziosamente
all’orecchio. Era una proposta indecente la sua, per caso?
Nella mia mente
subito si susseguirono le immagini di me e lui, su di un letto, avvolti
nelle
lenzuola. Pelle contro pelle. Sentii una fitta al basso ventre.
Dannazione mi
stavo eccitando.
Mi girai verso di lui e gli
cinsi il collo con le braccia.
Mi misi poi in punta di piedi e gli lasciai un bacio sul naso,
sorridendogli
poi. Anche Ian sorrise e si avvicinò al mio viso,
baciandomi. Subito le nostre
lingue si intrecciarono, si rincorsero, si unirono. Strinsi tra le mani
i suoi
capelli mentre lui, con le mani sui miei glutei, faceva entrare in
contatto i
nostri bacini. Indietreggiammo fino a quando con la schiena non toccai
l’anta
della doccia. Le sue mani continuarono a stringermi a sé, le
mie mani
iniziarono a vagare sul suo petto scoperto. Una strana consapevolezza
sorse in
me. Non mi bastava più averlo vicino, non mi bastava
più stringerlo, lo volevo
con me. Lo volevo in me. E sapevo
che
la stessa cosa valeva per lui. L’intensità del
bacio, i suoi gesti frettolosi
e, beh, il rigonfiamento nei pantaloni ne furono la prova.
Le sue labbra tornarono sul mio collo, facendomi portare
all’indietro la testa. Le sue mani risalirono fino a sotto il
seno per poi
finire sulla pancia. Superò il tessuto della maglia e le sue
mani tornarono
sotto al seno. Scottavo contro la sua pelle.
<< Se non vuoi dillo adesso perché non so se
saprei
fermarmi >> disse con voce roca Ian. Per fargli capire
che non volevo che
smettesse, mi sfilai la maglia lasciandola cadere a terra. Lo sguardo
di Ian
finì sul petto coperto dal reggiseno e poco dopo prese a
baciare l’incavo dei
seni. Le sue mani si chiusero sui miei fianchi ed io inarcai la
schiena,
gemendo. Mi aggrappai con le mani all’anta della doccia,
conscia che le mie
gambe non avrebbero retto il mio peso ancora a lungo. Capendolo, Ian mi
prese
da dietro le ginocchia sollevandomi e facendomi mettere a cavalcioni
contro di
lui. Intrecciai le gambe intorno alla sua vita e scesi a baciargli il
collo. In
quella posizione era impossibile che le nostre intimità non
si toccassero e
così successe. Una, due, tre volte e continuarono a farlo.
<< Spogliami >> sussurrai priva
di pudore contro
il suo collo. “E tutta questa sicurezza da dove
deriva?”.
L’anta della doccia alle mie spalle fu aperta ed Ian, con me
stretta, entrò dentro. Non ci badai molto e rabbrividii
quando mi fece sedere
su una rientranza del muro. Guardandomi negli occhi, Ian
portò le mani sul
bottone del pantalone e poi sulla zip, che abbassò. Una
volta aperti li fece
scivolare lungo le mie gambe fino a quando non li buttò
fuori dalla doccia. Mi
guardò famelico come un leone affamato che punta la preda.
Ora capivo come
potevano sentirsi le vittime dei vampiri. Dischiusi le gambe facendo
sistemare
Ian tra quelle e lo avvicinai a me. Ci baciammo con urgenza. Io lo
volevo.
Volevo lui come lui voleva me. Interruppi il bacio e poggiai la fronte
contro
la sua, sospirando contro la sua bocca. Le mie mani scivolarono lungo
tutto il
suo busto arrivando all’elastico dei pantaloni. Inserii un
dito tra l’elastico
e la sua pelle. Allungavo e accorciavo l’elastico come per
allungare quel
momento. Alla fine, con entrambe le mani scostai l’elastico
inserendole dentro
i pantaloni. Accarezzai le sue gambe, lunghe e muscolose, e volli
togliermi uno
sfizio. Portai le mani sui suoi glutei, stringendoli tra le dita.
Sorrisi
vittoriosa.
<< Dillo che lo volevi fare >>
mormorò beffardo.
<< Lo volevo fare da molto tempo >>
sussurrai
maliziosa. Strinsi i bordi del pantalone e lo abbassai, aiutata da lui
che se
li levò completamente. Dovetti mordermi il labbro quando
vidi i boxer neri, che
gli coprivano il basso ventre, gonfi. Dio, ero io a fargli
quell’effetto?
Riportai lo sguardo nei suoi occhi, lucidi e carichi di eccitazione.
Ian
allungò una mano verso di me, ma quella non si
poggiò contro il mio corpo. Poco
dopo, infatti, entrambi venimmo investiti dal getto d’acqua.
Ciò che non mi
permise di gridare per la sorpresa fu la bocca di Ian incollata alla
mia. In
pochi secondi ci ritrovammo completamente bagnati e i nostri abiti si
incollarono
a noi come una seconda pelle. Il nostro bacio non si interruppe neanche
quando
le mani di Ian si chiusero intorno al gancetto del reggiseno,
aprendolo. Me lo
sfilò in breve tempo, gettandolo poi fuori. Le sue mani
raggiunsero i miei
seni, adesso scoperti, stringendoli. Gemetti sulle sue labbra. Le mie
mani si
mossero animate da volontà propria,
raggiungendo nuovamente il suo addome. Accarezzai i suoi
muscoli prima
di giungere all'elastico dei boxer che afferrai, iniziandolo ad
abbassare. Lo
volevo? Si, lo volevo con tutta me stessa. Appena i boxer furono
sfilati, una
mia mano andò a cercare il suo membro. Quando lo trovai,
inizia ad accarezzalo
scatenando in lui lunghi gemiti di piacere. Mossi la mano lentamente,
poi velocizzai
per poi nuovamente rallentare.
<< Sei.. Sei.. >> disse con voce roca.
<< Sono cosa? >> chiesi maliziosamente,
cambiando nuovamente il ritmo.
I suoi sospiri si fecero veloci e frequenti. Ad un tratto la
sua mano si chiuse intorno al polso della mia di mano. Lo guardai
preoccupata,
temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
<< Potrebbe finire tutto se continui >>
disse
Ian, cercando di riprendere fiato. Arrossii non appena compresi il
significato
della frase. Non era la prima volta che sentivo una frase simile e non
mi ero
mai imbarazzata, ma ora, con Ian, la cosa sembrò diversa. Mi
sentivo
impacciata, a tratti insicura. Mi sentivo in pratica una ragazzina alla
sua
prima esperienza! Lasciai, quindi, la presa sulla sua erezione.
Le mani di Ian si posarono sulle mie cosce, iniziandole ad
accarezzare e a salire fino a quando non incontrarono il tessuto degli
slip. Mi
guardò negli occhi, come se si aspettasse che mi mettessi ad
urlare e a fuggire
da lui. Nessun mio segnale o movimento fecero intendere che qualcosa
non andava
per cui, stringendo il bordo dell'intimo, prese a sfilarmelo. Si
riposizionò
nuovamente tra le mie gambe e le sue labbra andarono a posarsi sul mio
collo
succhiandone un lembo di pelle. Intanto una sua mano, risalita fino al
fianco,
prese ad accarezzarmi la pancia gentilmente e poi, con lentezza quasi
esasperante, si intrufolò tra le mie gambe. Mi
accarezzò superficialmente all'inizio
ma poi, vedendo che il mio corpo rispondeva agli stimoli,
passò ad accarezzarmi
profondamente. Sentii le sue mani muoversi esperte provocando una
infinità di
sospiri e gemiti da parte mia. Andai alla ricerca della sua bocca
quando il
piacere iniziò ad essere troppo intenso. Gli morsi il labbro
passandoci subito
dopo la lingua prima di soffocare le mie urla di piacere nell'incavo
del suo
collo. Ian aspettò che riprendessi a respirare regolarmente
prima di sfilare le
dita.
Ci guardammo a lungo negli occhi. L'azzurro si fuse con il
verde in un connubio perfetto. Come se attendesse il mio compenso, gli
accarezzai una guancia sorridendogli. E fu allora che lo sentii farsi
spazio in
me con lentezza e dolcezza. Restò fermo per alcuni secondi
dandomi il tempo di
abituarmi alla sua presenza. Mossi il bacino per fargli capire che non
doveva
preoccuparsi. Si mosse in me delicatamente prendendo a velocizzare le
spinte ed
i movimenti poco a poco. Portai le braccia a cingergli il collo e le
gambe si
serrarono maggiormente contro il suo bacino. Insieme emettemmo gemiti e
sospiri
che intervallammo con lunghi baci. Appoggiai la fronte contro la sua e
cercai
di mantenere gli occhi aperti per potermi godere i continui cambiamenti
di
espressione sul volto di Ian. Anche lui sembrò tentare
ciò, ma con scarsi
risultati. Ad ogni spinta la sua fronte si corrugava, gli occhi si
stringevano
e la sua bocca faceva una smorfia.
Il mio corpo prese a tremare mostrando come fossi vicina al
piacere. Ian pure sembrò del mio stesso avviso in quanto i
movimenti si fecero
più veloci. Ad un tratto fece per uscire da me ma lo bloccai
con le gambe,
scuotendo il capo.
<< Andrea non ho indosso il preservativo.. Non posso..
>>
<< Prendo la pillola >> dissi
svelta. Iniziai a
prenderla a soli 14 anni e di certo non perché a
quell'età fossi sessualmente
attiva. La presi semplicemente per motivi fisici. Il mio ciclo era,
come lo
definito io, "ballerino" e decisamente doloroso per cui, dopo una
visita medica, mi fu prescritta. Ne scoprii i benefici solo tempo dopo
quando
persi la verginità, a 17 anni, con Christian, che all'epoca
ne aveva 18.
In seguito a quella mia risposta, Ian prese a spingere e a
muoversi con un ritmo incalzante fino a quando entrambi i nostri corpi
non si
irrigidirono, lasciandosi cullare e trasportare dall'ondata di piacere.
Rimanemmo così, ancora uniti, sotto il getto della doccia in
perfetto silenzio
che, però, venne interrotto dal mio stomaco che
brontolò.
Ian rise. << Credo che sia il caso di uscire,
asciugarci e perché no, cenare anche >>
sorrise.
Uscimmo dalla doccia e ci avvolgemmo nei teli per poi
mettere i nostri vestiti ad asciugare. Per non farmi rimanere nuda, Ian
mi
prestò un suo boxer ed una sua maglietta.
Ci vestimmo e quando mi voltai verso
Ian lo vidi intento ad osservarmi.
<< Per quanto io ti preferisca priva di abiti, beh,
ora sarà dannatamente sexy vederti zompettare per casa mia
con indosso le mie
cose >> commentò facendomi arrossire.
Il resto della serata
passò veloce. Ordinammo del cibo
cinese e lo gustammo in sala. Parlammo, scherzammo e guardammo un po'
la
televisione comodamente allungati sul divano.
Mi cascò l'occhio sull'orologio. "23.30".
<< Dovrei tornare a casa >> mormorai
triste, sprofondando
maggiormente il viso nell'incavo del suo collo.
<< Resta qui stanotte. Con me >> mi rispose
lui
accarezzandomi i capelli.
Lo guardai trattenendo un sorriso. << Dici sul serio?
>>. Lui annuì facendomi sorridere maggiormente.
<< Che ne dici se ci mettiamo a letto visto che domani
ci attendono le riprese? >> chiese Ian, trovandomi
decisamente d'accordo.
Ci spostammo, quindi, al piano superiore in camera e ci
allungammo sul letto, sotto le lenzuola. Un suo braccio andò
a cingermi le
spalle facendomi, così, avvicinare a lui e al suo petto. Mi
strinsi a lui,
coperto nuovamente solo da dei pantaloni.
<< Buonanotte scricciolo >> disse Ian
baciandomi
il capo.
<< Iniziamo già con i soprannomi? - risi,
inspirando
il suo odore - Buonanotte Sexhalder >> risposi.
<< Sexhalder? >> chiese curioso.
<< Si. Sei sexy, molto sexy e inoltre ispiri
molto
sesso. Ma quello di oggi non è stato sesso. No. È
stato qualcosa migliore del
semplice sesso >> dici con voce impastata dal sonno.
Ian non rispose. Mi strinse maggiormente a sé ed
abbracciati
ci addormentammo.
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Ma salve!!! Scusate ma sono di fretta perchè ho una festa di
18anni! Eheheh finalmente maggiorenne, vai cazzarola! Ps.. Tanti Auguri
anche ad Andrea ù.ù per cui dirò
giusto poche poche cose... Punto 1.. il capitolo è
lungo 6 pagine Word ù.ù Punto 2.. Chi viene con
me ad ammazzare Sam? Sto stronzo, meno male che, come dice qualcuna di
voi, si leva dalle palle! Punto 3.. Awwww che dolce Ian con le foto
della famiglia :3 Punto 4.. Eheheh.. E fu così che Ian ed
Andrea arrivarono al sodo!!! Ehehehe.. Spero che vi sia piaciuto il
capitolo e ringrazio chi legge, chi commenta, chi ha messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare... I love U..
Nel prossimo capitolo ci saranno vari Flashback :) e sarà un
capitolo dedicato ad Andrea.. Comunque vi ricordo che settimana
prossima NON ci saranno
aggiornamenti.. Per cui.. Ci risentiamo il 1 Agosto :) Altrimenti vi
aspetto nel gruppo su Facebook ! Lì troverete le foto citate nel capitolo..
|
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Capitolo 17 *** Capitolo o16 ***
Cap o16
Capitolo
16
Era quasi un’ora che
stavo seduta nella sala trucco. Le
truccatrici erano tutte impegnate nel truccarmi mentre i parrucchieri
si
stavano divertendo nel trasformare i miei capelli. Il motivo di tutto
quell’interessamento nei miei confronti non era dovuto alle
riprese. No, quelle
procedevano al meglio e la stagione era iniziata nei migliori dei modi.
Quella
cura era dovuta al fatto che oggi ci sarebbe stato un servizio
fotografico,
oltre ad una intervista, interamente dedicata a me da parte della
rivista Teen Vogue.
*Inizio
Flashback*
Era
iniziata la
trasmissione della terza serie sulla CW ormai da un paio di settimane e
ci
trovavamo alle porte di Ottobre. Stavo prendendo tranquillamente un
caffè,
quando arrivò Julie.
<< Andrea, ciao!
>>
<< Ciao grande
capo >> sorrisi per poi sorseggiare il caffè.
<< Visto come
stanno procedendo bene le puntate? >>
<< Già. E’
strano che non ci siano fans Delena accanite pronte ad uccidermi
>>
Julie rise. <<
Comunque ero venuta a cercarti per un altro motivo. Mi ha chiamato la
redazione
di Teen Vogue e vorrebbe un’intervista oltre ad un servizio
fotografico
interamente dedicato a te. >> mi guardò come
se aspettasse una mia
reazione. << Hanno chiesto se lunedì sei
libera >>
*Fine
Flashback*
Una volta finito, potei alzarmi
e guardarmi allo specchio.
Trucco semplice, così come per i capelli che ricadevano
lisci sulle mie spalle
dove poi si arricciavano leggermente. Avevo indosso un abito carino,
bianco. Mi
diedi un’ultima occhiata ad uscii dalla sala trucco per
recarmi nel luogo in
cui si sarebbe tenuta l’intervista e il servizio fotografico,
ovvero sul set.
Salutai alcuni del cast e mi avvicinai a Julie e a Eva Chen, la
giornalista.
<< Ciao Julie e – girandomi verso la donna
mora,
allungai la mano – salve, sono Andrea Belmonti
>> sorrisi.
<< Piacere mio. Sono Eva Chen e grazie per averci
concesso l’intervista >> rispose lei.
<< Iniziamo con le foto, ti
va? >>. Io annuii e ci avvicinammo ai fotografi. Eva mi
spiegò che oltre
alle foto e all’intervista sarebbe stato girato anche un
video con il dietro le
quinte.
Iniziammo con le foto. Facemmo per prime quelle che
richiedevano il tipo di make up molto semplice, quasi acqua e sapone.
Tra uno
scatto e l’altro dovevo cambiare gli abiti e altre volte il
trucco. Mi divertii
molto perché in sottofondo era stata messa la canzone
Rabiosa di Shakira che mi
fece scatenare maggiormente. Ballavo, facevo ciao alla telecamera o,
sempre
guardando l’obiettivo, facevo alcuni commenti.
Arrivò il momento degli scatti un po’
più sexy. Dovetti
indossare delle reggicalze a rete, un corpetto e dei pantaloncini,
molto ini,
di pelle oltre ad un giubbino, anch’esso di pelle, lungo fino
alle caviglie. Ai
piedi calzai delle scarpe alte.
<< Andrea mettiti sul divano, con la schiena contro il
bracciolo >>. Feci come mi venne detto dal fotografo.
<< Brava,
lascia andare un po’ la testa all’indietro
>>. Venne scattata la prima
foto. Successivamente ci spostammo verso il muro dove vennero fatte
altre foto.
<< Ottimo, Andrea le ultime due e puoi dedicarti
all’intervista >>.
Fui costretta a correre nel camerino e a cambiarmi. Quella che dovetti
indossare era una maglietta senza maniche, lunga fino ai fianchi e fu
l’unico
indumento, oltre agli slip, che serviva per le ultime due foto. Venne
cambiato
anche il trucco, che tornò ad essere quello acqua e sapone.
Mi guardai allo
specchio e ritornai dal fotografo. Quello che dovevo fare era
allungarmi a
pancia in giù e passare entrambe le mani tra i capelli.
Semplice ma al tempo
stesso sensuale.
Durante questi scatti
entrò Nina con in mano una telecamera.
Restò in silenzio fino a quando il fotografo non mi diede la
pausa per poter
preparare l’ultimo sfondo.
<< Signori e signore abbiamo con noi Andrea! Fai ciao!
>> disse Nina.
<< Nina ti prego! – cercai di allungare la
maglia per
coprirmi di più – Mi sento mezza nuda!
>>
Nina rise portando l’occhio della telecamera contro di lei.
<< La nostra Ariel è impegnata in un servizio
fotografico a mio parere..
– mi guardò facendomi una linguaccia –
sexy >> disse l’ultima parola sussurrandola
maliziosamente e la puntò nuovamente contro di me.
<< Ciao! Ciao ciao! >> iniziai a salutare
sorridendo. << Ah.. Ciao Italia! Mi manchi!
>> dissi in italiano,
fingendo una espressione triste. << Ok, io devo andare
e.. Nina non
puntarmi questa cosa ora che mi giro! >>
Lei rise scuotendo il capo. << No no >>.
Non mi
fidai e presi a camminare all’indietro fino a quando Nina non
mi salutò ed
uscì. L’incontro con Nina mi fece tornare in mente
che non avevo avuto ancora
la possibilità di vedere Ian e ciò mi
rattristò un po’. Il broncio, però,
durò
poco in quanto riaffiorò un bel ricordo di qualche mattina
prima.
*Inizio
Flashback*
Iniziai
a percepire i
rumori e le cose circostanti a poco a poco. Contro il mio orecchio
percepivo il
rumore di.. un battito? Tutto il mio capo posava su una superficie
calda,
morbida e al tempo stesso soda. Strusciai la guancia contro di essa ed
inspirai
l’odore che mi avvolgeva.
<< Buon giorno
>> disse dolcemente una voce vicino al mio orecchio.
Alzai il viso e mi scontrai
contro due limpidi occhi azzurri ed un sorriso stupendo. Ian.
<< Giorno
>> sorrisi a mia volta, stringendolo maggiormente. Mi
sentivo felice
quella mattina. Ero dove volevo essere, ovvero con lui. La sera
precedente
eravamo diventati un unico corpo ed era stato tutto perfetto. Nessuno
lo aveva
programmato. Era.. successo. << Che fai? >>
chiesi vedendolo
intento nello scrivere qualcosa sul suo I-phone.
<< Niente di
che, lascio una cosa su Twitter >> rispose vago al che mi
fece corrugare
la fronte.
<< Posso sapere
cosa? >>. Non mi diede retta.
Finito di scrivere mi
passò il telefono. << Guarda >>.
Portai lo sguardo sullo schermo
del suo telefono e lessi il suo post..
“@iansomerhalder I am
so fucking happy right
now... Really and truly”. Non riuscì
a trattenere il sorriso e qualche
lacrima. Ian aveva appena detto al mondo di essere «
fottutamente felice adesso. Realmente e veramente »
e lo aveva scritto, appena sveglio, la mattina dopo la nostra prima
volta
insieme.
Che fossi
la causa della sua felicità?
Lo guardai
con gli occhi lucidi, mordendomi il labbro inferiore per non sorridere
come una
scema. Lui mi accarezzò le guance lasciando un bacio sulla
punta del naso.
Si, ero la
causa della sua felicità.
*Fine
Flashback*
Sospirai
e scossi il capo, recandomi nuovamente sul letto dove mi
aspettava Eva.
<< Ti senti agitata? >>
<< A dire la verità no, però mi
sento mezza nuda >>
dissi perplessa raccogliendo le gambe al petto. Alla fine
però ridacchiai.
<< Diamo il via alle domande >>.
<< Iniziamo parlando un po’ di te e di Ariel.
So che
questa domanda te l’avranno chiesta in molti, ma come ci si
sente a recitare in
questo telefilm? Senza contare che questa è la tua prima
esperienza lavorativa
nel campo della televisione >>
Mi passai una mano tra i capelli. << E’ una
esperienza.. elettrizzante. Molto elettrizzante. Non potevo chiedere di
meglio
come prima apparizione su piccolo schermo >>
<< Julie Plec ha avuto un ruolo importante in tutto
questo >>
<< Importante è dire poco. Se non fosse stato
per lei,
noi ora non saremmo qui a fare questa intervista. E’ stata
lei a dirmi di
venire negli studi perché voleva parlarmi. In tutta
sincerità non mi ero
neanche accorta che fosse lei, ero troppo presa dal cercare di tornare
a casa
sana e salva >>
<< E’ stato quindi un incontro che ti ha
cambiato la
vita? >>
<< Lo sta facendo temporaneamente. Mi.. mi ha
movimentato le giornate, questo si >>
<< Dalla tua risposta posso evincere che non sei
sicura di continuare nel campo della recitazione >>
La guardai pensierosa. << Beh, il fatto che io stia
qui a recitare è stata pura fortuna. Se volessi farlo
seriamente dovrei
iniziare a studiare ma ormai è tardi. Ho 21 anni e devo
pensare a me e al mio
futuro >>
<< C’è qualcosa che ti manca qui ad
Atlanta? >>
<< La mia amata Italia. – sorrisi –
Mi manca da
impazzire. Mi manca la mia famiglia, i miei amici. In pratica le
abitudini di
una giovane ragazza qualunque non seguita 24 ore su 24. Manco fossi una
diva di
Hollywood! >>
<< Ti stai riferendo alle foto uscite settimana scorsa
>>
<< Si ma preferirei parlarne dopo >>. La
giornalista annuì sorridendo.
<< So che sei un’appassionata di The Vampire
Diaries.
Hai mai desiderato far parte del cast? >>
<< Far parte no, ma ho desiderato incontrarli. Mi
sentivo quasi una stalker quando guardavo i loro post su Twitter.
– risi – E
poi li ho incontrati il giorno in cui ho firmato il contratto. Lo
ammetto
volevo scappare a gambe levate quel giorno. Troppo nervosa!
>>
<< I tuoi amici, la tua famiglia come hanno preso
questa notizia? >>
<< La mia famiglia non l’ha presa male, anzi
erano
entusiasti per me. I miei amici.. Loro non lo hanno saputo subito,
fatta
eccezione per due miei amici che mi hanno aiutata nella decisione
iniziale,
quella del dire di si o dire di no a Julie. Non mi sono affatto
stupita,
quindi, di essermi trovata, nei giorni successivi alla messa in onda
dei primi
episodi, decine e decine di insulti dei miei amici sia su Twitter che
su
Facebook per non avergli informati di ciò >>
ridacchiai.
<< Come sono andate le riprese fino ad ora?
>>
<< Davvero divertenti. Mi sono davvero goduta le
riprese e tutti sono veramente, ma veramente gentili. Non sei nervosa
quando
parli con tutti. Beh, i primi giorni ero nervosa, ma quando poi inizi a
parlare
con le persone tutto va bene. Mi hanno aiutata nell’imparare
i copioni,
specialmente Michael >>. Mi avvicinai alla giornalista
con il busto.
<< Devo dirlo altrimenti Trevino mi uccide
>> sussurrai per poi
ridacchiare e rimettermi composta.
<< Guardi mai i siti internet su The Vampire Diaries
per vedere cosa le persone pensano di te? >>
<< Beh, non leggo quello che scrivono su di me. Quando
c’è stato l’annuncio ho guardato e non
mi ha fatto un bell’effetto perché, sai,
a qualcuno piaci a qualcuno non piaci. E’ impossibile che
tutti siano
d’accordo, quindi devi solo provare a fare del tuo meglio.
Devo interpretare
Ariel come è secondo me e se a qualcuno piacerà
allora sarà andata bene
>>
<< Quanto sei simile ad Ariel? >>
<< Togliendo il fatto che entrambe siamo italiane?
–
risi – Io ed Ariel siamo complementari. Andrea è
la ragazza razionale, a tratti
insicura proprio a causa del suo valutare tutti i pro e tutti i contro
delle
decisioni che prende. Però sa quel che fa e non si fa
mettere i piedi in testa
da nessuno. Ariel, invece, è la ragazza impulsiva, sicura di
sé. Non le importa
se davanti ha un vampiro, un licantropo o una strega. Porta avanti le
sue
decisioni fino alla fine diventando molto testarda. E non a caso si
troverà
molto in contrasto con Damon, anche se i due avranno tante cose su cui
ragionare.
E’ una ragazza coraggiosa e questo sarà la causa
di molti eventi >>
<< Ariel/Damon e Andrea/Ian, sorge spontaneo come
abbinamento soprattutto, come dicevamo prima, in seguito alle foto
uscite
qualche settimana fa su US Weekly>>
Storsi la bocca quando Eva pronunciò il nome della rivista
americana.
*Inizio
Flashback*
Era da
poco iniziata
la pausa pranzo e stavamo noi ragazzi seduti ad un tavolo
all’aperto, quando
una Candice impazzita corse verso di noi.
<< Andrea, Ian..
Dovete vedere immediatamente questo! >> disse facendo
cadere la rivista
sul tavolo davanti a me e a Ian.
<< Che cos’è?
>> chiese Ian.
Io intanto presi la
rivista e lessi il titolo in copertina. Scritto a caratteri cubitali, «Lui, lei..
l’altro» era posto al centro
di due foto. Non
capii subito ma appena
riconobbi le persone ritratte rimasi sorpresa. Le due foto, infatti,
erano
state scattate il pomeriggio in cui mi incontrai con Sam per parlare.
La prima
trattava del bacio sulla fronte che Sam mi diede prima di andare via.
La
seconda.. La seconda invece ritraeva me ed Ian fronte contro fronte
davanti
casa sua. << I-Ian.. >> dissi balbettando.
Lui si girò e puntò lo
sguardo sulla copertina.
<<
Ma che.. >> mi strappò la rivista dalle mani.
<< Fottuti paparazzi
>> gettò la rivista sul tavolo alzandosi con
fare innervosito. Lo guardai
accendere una sigaretta e portasela alle labbra. Sospirai e sfogliai le
pagine
arrivando a quelle cercate.
«
Capitolo chiuso tra Nina Dobrev e Ian Somerhalder? »
"Sembrerebbero
proprio vere le voci che davano la definitiva rottura tra la bella
attrice
bulgara, Nina Dobrev (22 anni), e il bel Ian Somerhalder (32 anni).
Voci
confermate da loro? No, ma dalle foto che seguono. Protagonista non
è la nostra
Nina, bensì la nuova attrice del cast di The Vampire
Diaries, l’italiana Andrea
Belmonti (21 anni), avvistata precedentemente in un parco con un bel
ragazzo di
cui si ignora il nome. Che sia il ragazzo? Tutto è
possibile. I due prima
litigano in toni accesi..”
Metà
pagina era occupata da una foto di me e di Sam che litighiamo. Accanto
altre
due foto, però, più piccole. Sam che mi bacia la
fronte, io che mi asciugo una
lacrima.
“.. Poi il
ragazzo si avvicina a baciarle la fronte prima di andarsene e lasciare
la
ragazza sola nel parco. Lei piange e se ne va, triste. Da chi si
farà
consolare?”
Altra
foto. Io ed Ian, davanti casa sua. Io con le mani sul suo petto. Io e
lui viso
a viso.
“ La
ragazza si reca a casa del tenebroso e sexy collega dagli occhi
azzurri. Ian
sembra inizialmente nervoso per qualcosa che la ragazza gli dice. Tenta
di
andare da qualche parte ma lei lo blocca. Come mostra la foto i due si
ritrovano viso a viso. Che si vogliano baciare? Resta il fatto che i
due
rientrano mano nella mano in casa e non ne escono fino al mattina
seguente.
Vuoi che
Ian abbia lasciato Nina per Andrea? E lei il ragazzo per Ian? E pensare
che
doveva essere solo nel telefilm che la nuova arrivata, Ariel,
conquistava il
cuore del bel Damon sotto gli occhi di Elena.”
*Fine Flashback*
Ridacchiai
nervosa, ritornando nel presente. << Cosa dovrei
dire? Credo che Us Weekly si sia divertito nel dire di tutto e di
più >>
risposi leggermente inacidita e spostai lo sguardo verso la porta. Fu
la cosa
migliore che potessi fare. Appoggiato contro lo stipite della porta,
c’era Ian
che mi guardava sorridendo. Gli sorrisi a mia volta, contenta di
vederlo. Alla
giornalista, e alla telecamera, non sfuggì ciò.
La telecamera inquadrò Ian, il
quale, sorridendo, mimava uno ‘scusate’ e la
giornalista ridacchiò attirando
nuovamente la mia attenzione. Guardai Ian in cerca di aiuto. Non sapevo
che
fare. Lui sorrise ed annuì. Sospirando, voltai il capo verso
la giornalista.
<< Ponga le domande che deve >> dissi
solamente.
<< Tu ed il tuo collega, Ian Somerhalder, state insieme?
>> “Dritta al punto” pensai.
<< Si >>
<< Da quanto tempo? >>
Ci pensai. << Da Agosto >>
<< E sulla rottura tra Ian e Nina cosa puoi dirci?
>>
<< Che non sono io la persona giusta per parlare di
ciò. E’
stata una questione tra loro ma lo vedete anche voi. Sono amici e si
vogliono
bene >>
La giornalista annuì. << Beh, per me
può bastare così.
Grazie ancora, Andrea. – allungò una mano che
strinsi – E buona fortuna per il
tuo futuro >>.
<< Grazie e arrivederci >> salutai la
giornalista che
si alzò dal letto, andando via.
Vidi
Ian incamminarsi verso il letto. Lo guardai incuriosita. Si
avvicinò fino ad arrivare ai piedi del letto, lasciandosi
poi cadere a peso
morto sul materasso.
Risi. << Ciao >> mormorai avvicinandomi a
lui, che,
però, non mi rispose subito.
Infatti, costringendomi a tenermi su con i gomiti, mi
circondò la
vita con le braccia e poggiò il capo sul mio ventre.
<< Ciao >> mormorò strusciando
la guancia. Sembrava
stanco.
<< Tutto bene? Mi sembri provato >> dissi
accarezzandogli i capelli. Li amavo. Era il tipo di capello che piaceva
a me.
Lunghi quel tanto che serviva per intrecciarci le dita, mossi,
scompigliati ma
decisamente morbidi al tatto.
<< Se continui così rischio seriamente di
addormentarmi. -
sbadigliò - Abbiamo girato una scena abbastanza complessa e
l'abbiamo dovuta
rifare così tante volte che mi è venuta la
nausea! >> disse sbuffando.
<< Non vedo l'ora di tornare a casa e rigirarmi tra le
lenzuola con te
>>.
Arrossii guardandomi velocemente intorno. << Ian, ti
prego,
evita questi commenti almeno quando ci sono giornalisti o fotografi
>>
<< È la verità! Non abbiamo
più un momento per noi. Inoltre
ho bisogno di sentirti mia ancora una volta >>
mormorò con tono da
bambino capriccioso.
Sorrisi. << Non possiamo farci niente se in questo
periodo
siamo impegnati tra le riprese, le interviste o i vari servizi
fotografici
>>. Non ne potevo però più. Ogni
giorno tornavamo entrambi stanchi e
finivamo sempre per addormentarci.
<< Ancora qualche settimana e ci sarà la pausa
>>
disse in tono vittorioso. << Poi guai se mi scappi
>>. Avrei voluto
rispondergli dicendo di non preoccuparsi perché non sarei
scappata. No, proprio
per niente. << Comunque non mi va a genio il fatto che tu
stia così,
mezza nuda >> sbottò improvvisamente
lasciandomi interdetta.
<< Stai scherzando? >>
<< No! Stai solo con una maglia addosso. Hai le gambe
scoperte e poi.. Questo slip non copre quasi nulla >>.
"È gelosia la
sua, o sbaglio?". Mi venne in mente una cosa.
<< E pensare che Nina è entrata con la
telecamera.. >>
lasciai in sospeso la frase.
<< Cosa? >> sbottò ad alta voce
facendo rigirare
alcune persone. "Pessima mossa Andrea".
<< Scherzavo! - dissi sbrigativa - Volevo solo provocarti
visto che sei geloso >> sorrisi. Sperai vivamente che mi
credesse. Lui mi
guardò nuovamente serio.
<< Andrea, vieni a vedere le foto? >> La
voce del
fotografo richiamò la mia attenzione. Spostai Ian da sopra
di me e mi diressi
verso il fotografo. Le foto era stupende, una più bella
dell’altra.
<< Sono.. Sono bellissime! >> esclamai
emozionata. Ian
mi raggiunse per poi circondarmi la vita con un braccio.
<< Già.. Non c’è neanche
il bisogno di ritoccarle. Hai un
corpo perfetto Andrea e fidati di uno che ne ha fotografati di corpi
>>
mi sorrise il fotografo facendomi arrossire. Ian non gradì
molto
quell’apprezzamento, o almeno non gradì che a
farmelo fosse stato un'altra
persona. Strinse la presa intorno ai miei fianchi, spingendomi
maggiormente
contro di lui.
<< Finisco di revisionarle e lascio una cartellina con le
foto a Julie >>.
Ringraziai
il fotografo e lo salutai uscendo dalla stanza con Ian.
Ian si mostrò stranamente troppo silenzioso.
<< Ian che c'è? >>
chiesi confusa. Lui alzò solamente le spalle con espressione
scocciata.
<< Mi dici cosa diavolo hai ora? >> mi
fermai bloccandolo per un
polso e tirandolo verso di me.
<< Non ho niente, Andrea >>
<< Si certo. È da quando siamo usciti anzi,
è da quando ho
finito il servizio che stai muto e nervoso. Credo di avere il diritto
di sapere
cosa ti prende >>. Lo guardai dritto negli occhi per poi
incrociare le
braccia sotto al seno. Non riuscivo veramente a capire cosa diavolo
avesse.
<< Non ho niente e ora scusami ma sono stanco per cui
vorrei
andare a casa >> spiegò solamente.
Scossi il capo sbuffando nervosa. << Prego vai pure a
casa
>> dissi acida voltandomi, poi, dall'altro lato. Presi a
camminare verso
il mio camerino. Ero seriamente arrabbiata per cui, prima di entrare
nella mia
stanza, mi fermai a prendere un caffè da un distributore.
<< Non potresti prima coprirti? >> chiese
Ian.
Prendendo il bicchiere mi voltai verso di lui.
<< È questo il tuo problema? Ti scoccia che
stia così in
questo momento? >>
<< Si mi scoccia. Come mi scoccia che quel tizio abbia
fatto
appezzamenti sul tuo corpo e che tu abbia anche gradito
>>. "Mistero
svelato". Svuotai il bicchierino di caffè velocemente prima
di parlare.
<< E cosa avrei dovuto dirgli, eh? Scusami tanto se mi ha
fatto piacere ricevere quel complimento. Scusami tanto se ho reagito
così ma
non capita tutti i giorni di sentirsi dire una cosa del genere da uno
dei più
conosciuti fotografi. Che poi.. - buttai il bicchierino avvicinandomi a
lui -
parla colui che si è fatto fotografare nudo >>
dissi seria.
<< Non ha senso discutere con te >>
commentò.
<< Ma ti senti quando parli? Tu hai dato il via a questa
stupida discussione e scema io a darti retta >>
<< Vado a casa. Fatti riportare da Nina o da chi vuoi tu
>> disse voltandosi e allontanandosi da dove ci trovavamo.
<< Vaffanculo Ian >> gli gridai contro
prima che
scomparisse dietro l'angolo.
Alcune
persone della troupe si affacciarono richiamate dal tono
alto di voce.
<< Andrea ma che succede? Si sentivano le voci
dall'entrata
tra un po' >>. A parlare fu Paul che indossava ancora i
panni di Stefan.
<< Comunque bel completino >>.
<< Paul non ti ci mettere pure tu se non vuoi un occhio
nero
>>
<< No grazie. Mi è stato detto che fai male
>> disse
con voce preoccupata.
Lo guardai fulminandolo, poi, però sospirai.
<< L'amico tuo
è un cretino, ecco quale è il problema!
>>. Una sua occhiata confusa mi
costrinse a continuare. << Sta facendo il geloso per il
semplice fatto
che Bruce Weber ha fatto apprezzamenti su di me dicendo che, a
differenza di
altri corpi da lui fotografati, non ha bisogno di ritocchi di alcun
genere
perché è perfetto così. Ian se
l’è presa perché mi ha fatto piacere
sentirmeli
dire. Ti rendi conto? E’ geloso di un uomo che potrebbe
essere mio padre! Lui
fa il geloso. Lui! Mica io, no lui! >> spiegai il tutto
gesticolando
intensamente.
<< Andrea.. >> iniziò Paul.
<< Andrea un corno, Paul! Quella che dovrebbe essere
gelosa
qua dovrei essere io, non lui. Io sto con l’uomo
più sexy d’America. Io devo
sentire tutti i commenti che fanno su di lui su internet o persino da
mie
amiche. Non è su di lui che milioni di ragazze stanno
lanciando maledizioni per
farci lasciare. Non aspettano altro se non quello. Io sono quella che
ha
strappato Ian da Nina distruggendo i sogni di gloria di quelle
ragazzine
>> abbassai
lo sguardo, stringendo
le mani a pugno.
Paul sospirò avvicinandosi a me. << Ehi..
forse ha un po’
esagerato.. >>. Alzai di scatto lo sguardo su di lui.
<< Ok, ha
esagerato però Andrea devi un po’ capirlo. Ha
solamente paura che tu venga
risucchiata in questo mondo. Ne abbiamo visto di persone cambiare da un
giorno
all’altro, fidati. E poi – mi scompigliò
i capelli – Ian è sempre stato geloso
di te da sempre. Persino quando stavi con Sam, ricordi?
>>. Annuii
semplicemente. Quello era i periodi dei suoi continui cambi di umore
che mi
mandavano fuori di testa. << Bene per cui ora gli
passerà e domani sarà
come se non fosse accaduto nulla >>
<< Si ma resta il fatto che mi ha lasciata a piedi ed io
non
so a chi chiedere >>
<< Ti ha lasciata a piedi? Ti accompagnerei io ma ho
un’ultima scena da girare >> disse dispiaciuto.
Alzai le spalle. << Fa niente, – finsi un
sorriso – andrò a
piedi >>.
<< Andrea è Ottobre inoltrato, sono le 19 e
fuori è buio. Da
sola dove vorresti andare? >>
Sbuffai. <> gli lasciai un bacio
sulla guancia e
gli voltai le spalle.
<< Avvisami appena arrivi e chiama se succede qualcosa!
>> mi urlò dietro Paul.
Entrata nel camerino mi cambiai velocemente ed uscii per dirigermi
verso casa.
Ian? Non sapevo che fine avesse fatto ma non mi interessava. Se voleva
parlare
con me, sapeva dove trovarmi perché io non mi sarei smossa
da casa. Anzi fui
quasi tentata di andare a ballare ma ci ripensai. Uscii dagli studi e
dovetti
dar ragione a Paul. Fuori era buio e faceva abbastanza freddo.
“Dannato di un
Somerhalder geloso!” pensai stringendomi nelle spalle e
prendendo a camminare
verso casa. Entrai in casa dopo tre quarti d’ora in cui mi
ero congelata
completamente.
“To: Paul
Sono
rientrata a casa. Ah, ti saluta Pingu. E’ qui con me
perché mi aveva scambiato
per un ghiacciolo con le gambe -.- “
Me
l’avrebbe pagata Ian. Eccome se lo avrebbe fatto!
Spazio
Autrice ( per modo di dire )
Ma
buongiorno e buon lunedì! Sono tornata dopo la settimana di
pausa! Vi sono mancata almeno un pochino? Poco poco? xD Scusate se ho
pubblicato con un pò di ritardo rispetto al solito orario ma EFP
non andava -.- Era meglio se restavano sul vecchio server..
Allora, come vi avevo detto il capitolo sarebbe stato dedicato ad
Andrea. Servizio fotografico + intervista!
Abbiamo, o meglio, avete scoperto cosa erano quei *Click* dello
scorso capitolo. Eh si, i paparazzi! Nell’altro flashback
è stato raccontato il
risveglio post nottata d’amore. Il tweet di Ian è
reale. L’ha scritto davvero.
Non so se per una cosa simile ma a me è piaciuto immaginarlo
come tale. E’,
poi, entrato in scena Sexhalder.. I nostri piccioncini hanno discusso..
Ian
geloso alla riscossa! Secondo voi Paul avrà ragione? Le cose
si sarebbero
sistemate? Vi dico solo di munirvi di pacchetti di fazzoletti
Venerdì e che rivedremo qualcuno.
Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare..
Avviso piccino.. Venerdì non so se aggiorno per le 14 o un
po’ più
tardi perché ho l’esame teorico della patente..
Pregate per me!
PS.. Visto
che dal Capitolo 21 mi sono schiodata ( ho scritto fino al 23 + 2
missing moments ), mi sono
data a Tvd, nuovamente..
_Vermillion_
è la OS a raiting rosso che ho pubblicato
ieri. Se qualcuna la volesse leggere mi farebbe piacere. Ok.. basta..
Vi
ricordo il gruppo su Facebook
L'angolo di " _A Twist In My Story_ " in cui vengono
postati gli spoiler e tante altre cose, tra cui il
servizio fotografico di Andrea.. E vi ricordo anche _So Happy I Could Die_
..
A
Venerdì!
|
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Capitolo 18 *** Capitolo o17 ***
Cap o17
Capitolo
17
Quali furono le ultime parole di Paul? Ah si, ‘ora gli passerà e domani sarà come se non fosse accaduto nulla’.
Peccato che l’indovino Paul avesse sbagliato di grosso. Ian, dopo quel litigio,
non mi parlò per niente, non rispondeva alle chiamate o ai messaggi. Niente di
niente. Giravamo le scene, il regista chiamava lo stop e neanche tre secondi
dopo lui spariva. Questo suo comportamento non fece altro che innervosirmi
maggiormente.
Approfittai di una giornata priva di riprese per me ed andai a
fare quattro passi per le strade della città. Il tempo non prometteva nulla di
buono. Nuvole scure e, probabilmente, cariche di pioggia sovrastavano la città.
“Poco importa se piove, al massimo mi ammalo nuovamente” pensai lanciando
qualche occhiata verso quelle.
Camminai così a lungo che raggiunsi il Centennial
Olympic Park. Ero stata lì anche in altre occasioni ma ogni volta era come se
fosse la prima. Quel parco era stupendo, ricco di fontane, luci e decorazioni
varie. In pratica, era favoloso. Sorrisi scordandomi quasi di Ian e mi avviai
verso una panchina, sedendomi poi su di essa. Presi il telefono dalla tasca dei
jeans e mi collegai sia a Twitter che a Facebook.
“Oddio ma quante notifiche ci sono!?” pensai spalancando gli
occhi. Ero stata taggata in tantissimi post o link, oltre ad avere richieste di
amicizia a volontà. Decisi che avrei controllato il tutto una volta tornata a
casa per cui mi dedicai a quello che volevo fare.
“@andi_dea_rea:
E dicono che sia Londra la città in cui piove maggiormente. Beh, dovrebbero
sapere che anche Atlanta, in questo periodo, con le piogge non scherza!Vdicono che sia Londra la città in cui piove
maggiomente. “
Presi poi dalla borsa una scheda
telefonica e dopo aver composto il numero che compariva sulla scheda, avviai la
chiamata verso il telefono di Christian.
<< Pronto? >>
<< Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri
Cricri, tanti auguri a te! >> gli canticchiai. Quel giorno era infatti il
18 ottobre e Christian faceva 22 anni.
<< Andrea! Credevo che te ne fossi scordata! >>
<< Come potevo scordarmi del compleanno del mio ex ragazzo e
attuale migliore amico?! >> chiesi ridacchiando.
<< Ancora qualche minuto e il giorno del mio compleanno
finiva. Ma grazie comunque. Come procede lì? >>
<< Balla o verità? >>
Ci fu un momento di silenzio. << Prima di risponderti devo
dirti che su internet spopolano le foto tue e di Ian. Comunque, verità >>
<< Tanto per rimanere in tema Ian.. Qualche giorno fa
abbiamo discusso. Riassumo molto velocemente.. Il signorino era geloso del
fatto che il fotografo Bruce Weber abbia fatto complimenti sul mio corpo. Cioè,
come avresti reagito se uno di fama mondiale dicesse che il tuo corpo non deve
subire ritocchi perché è perfetto così come è? Dio quell’uomo può essere mio
padre, se ci ripenso, e lui è geloso! >> spiegai sentendomi nervosa.
<< Capito.. Beh, Andrea, avrà avuto le sue ragioni e con
questo non lo sto giustificando. Pure tu sei gelosa di lui, per cui siete pari
>>
<< Scherzi? >> dissi scioccata.
<< Non so come è andata per intero la cosa, non conosco Ian.
Conosco solo te e questo non vuol dire che io debba sempre darti ragione
>>
Mi imbronciai. << Resta però il fatto che da allora non mi
parla, né risponde alle mie chiamate o ai messaggi. Si sta comportando da
bambino! >>
<< E tu non sei andata da lui per parlare? >>.
“Colpita..”
<< No.. E’ lui che deve venire da me! >>
<< Ecco la seconda bambina della questione >>. “.. e
affondata”.
<< Sei insopportabile quando fai così >> dissi.
<< Non è così, e lo sai. Non sopporti che ti venga fatto
vedere che sbagli anche tu. Siamo esseri umani, Andrea. Il valutare ogni
decisione non ci rende immuni dallo sbagliare ed in questo caso sbagliate
entrambi. Lui a non rispondere e te perché stai facendo l’orgogliosa >>
Non ebbi nulla da ridire perché era la verità. Tutti e due ci stavamo
comportando da immaturi.
<< Io però oggi non farò nulla >> dissi infine
<< Comunque sto finendo il tempo per cui.. Ciao Cricri.. Ti voglio bene
>>
<< Anche io te ne voglio, e grazie ancora per gli auguri
>>.
La telefonata venne chiusa e riposi il telefono in tasca.
Buttai indietro il capo, osservando il cielo grigio. Qualche
minuto dopo, sentii alcune gocce colpirmi il viso. Imprecai mentalmente per non
essermi portata l’ombrello. A poco a poco l’intensità della pioggia aumentò e
fui costretta a ripararmi sotto un gazebo nella speranza che spiovesse.
Le mie speranze furono tutte vane perché la pioggia divenne sempre
più intensa e fitta. “Credo che per oggi non tornerò a casa” pensai. Non volevo
scomodare nessuno per farmi venire a prendere sapendo che erano impegnati con
le riprese per cui mi sedetti in stile indiano a terra. Per passare il tempo
navigai su Internet ma mi stancai anche di quello.
Quando ormai le mie speranze stavano diventando vane, poco distante
dal gazebo in cui mi ero rifugiata, passò una persona che riconobbi poco dopo.
<< Sam! Ehi Sam! >> mi alzai in piedi muovendo verso
destra e verso sinistra il braccio. Il ragazzo si girò nella mia direzione e,
dopo un momento di sorpresa, si incammino verso il gazebo.
<< Andrea? Ma che ci fai qui? >>
<< Sam grazie a Dio! Ero venuta a fare quattro passi e poi
ha iniziato a piovere.. Me lo dai un passaggio verso casa? >> chiesi
facendo gli occhioni dolci.
Sam alzò lo sguardo al cielo. << Odio questa tua espressione,
lo sai vero? >> disse ed io annuii contenta. << Vieni qui sotto
l’ombrello così andiamo verso la macchina >>.
Non me lo feci ripetere due volte e corsi verso di lui,
riparandomi con il suo ombrello.
<< Sam grazie davvero >> dissi sincera.
<< Tranquilla >> fu la sua unica risposta.
Ci avviammo verso la macchina in silenzio. La situazione era
alquanto strana. Ci eravamo lasciati, forse, non nei migliore dei modi ma in
quel momento ci comportavamo come se non fosse accaduto nulla tra noi.
<< Come... Come va con Ian? >> chiese Sam, rompendo il
silenzio.
Mi guardai prima da una parte e poi dall’altra. << Me lo
stai chiedendo realmente? >>
<< Ehm, si? >>
Annuii impacciata. << Bene anche se qualche giorno fa
abbiamo litigato e non ci parliamo da allora >>
<< Non ti chiederò il motivo. Ma ti chiedo solo questo, sei
sicura? >>
Mi fermai costringendo a fare lo stesso anche a lui. <<
Sam.. Dimmi cosa vuoi sentirti dire e facciamo prima >>
<< Non voglio sentirmi dire nulla, Andrea >>
<< Bene allora evitiamo il discorso Ian >> dissi punta
sul vivo.
<< D’accordo, come vuoi tu. Come vanno le riprese? >>
<< Benissimo >> dissi acida.
<< Visto? Parlare con te quando sei arrabbiata è inutile. Ti
chiudi a riccio e non fai altro che essere acida >>
<< Sai che ti dico, Sam? Torno a piedi. Grazie comunque per
il passaggio >> dissi allontanandomi da lui, bagnandomi sotto la pioggia.
Sam mi bloccò tenendomi per il polso. << Sta zitta e cammina
>>. Lo guardai male e rimasi in silenzio mentre continuammo a camminare.
Arrivammo alla macchina ancora in perfetto silenzio e nello stesso
modo salimmo dentro. Sam accese l’auto, ingranando poi la marcia, e l’auto
prese a muoversi. Io guardai fuori dal finestrino immersa nei miei pensieri.
Sentii il telefono vibrare ma appena lessi il nome “Ian”, rifiutai la chiamata.
Dopo di quella ne seguirono altre, oltre ai vari messaggi. Non avevo voglia di
sentire Ian al momento per cui spensi il telefono.
<< Mi dispiace.. >> esclamò Sam all’improvviso
facendomi voltare verso la sua direzione.
<< Di cosa esattamente? >> chiesi socchiudendo gli
occhi leggermente.
<< Che tu ed Ian abbiate litigato >>
<< Non devi. Succede di litigare per cui questo non sarà né
il primo né l’ultimo >> dissi riportando lo sguardo verso fuori.
<< Mi dispiace anche che tra noi sia finita. Credevo che
potesse funzionare tra noi >>
<< Avrebbe potuto funzionare ma.. – corrugai la fronte –
abbiamo iniziato anzi, ho iniziato a essere confusa. Poi tu te ne sei uscito
con la storia dell’essere andato a letto con la tua ex.. >> dissi
irritata.
<< Dopo che tu mi avevi detto di Ian. Non scordare questo
particolare >> ribatté lui nello stesso tono.
<< Non lo stavo scordando Sam >> voltai il capo verso
di lui.
Sam alzò entrambe le sopracciglia. << Oh no, non lo hai
scordato. Hai solamente tralasciato questo particolare >> puntualizzò.
Sbuffai scuotendo il capo. << Dobbiamo riprendere a
litigare? >>
<< Io non voglio litigare. Sei tu che mi metti il nervoso
>>.
<< Io cosa? >> chiesi alzando i toni. << Sam
ferma questa macchina e fammi scendere >>
<< La smetti di fare la bambina? >>
<< Non solo ti do il nervoso, faccio pure la bambina?
Qualche altro bel complimento non puoi dirmelo? No, fermati che mi stai facendo
arrossire >> dissi ironica portando la mano sulla maniglia dello sportello.
<< Ora ferma questa macchina! >>
Sam non lo fece ma accelerò. << Stai ferma! >> disse
allungando la mano verso di me per farmi rimettere composta.
<< Tu ferma questa macchina! >> insistetti e feci per
aprire lo sportello.
Sam per bloccarmi voltò il capo verso di me e, allungando
nuovamente la mano verso di me, bloccò il mio intento. Mi scostai dalla sua
presa e mi voltai a guardare davanti a me, verso la strada.
Appena lo feci spalancai gli occhi. << Sam la macchina!
>> urlai vedendo un auto venirci incontro avendo sorpassato un’altra
vettura.
Sam voltò subito il viso verso la strada e fece per sterzare in
modo da schivare l’auto. Tuttavia quella ci colpì comunque lateralmente.
Accadde tutto velocemente. Riuscii solo a percepire le mie grida e quelle di
Sam mentre la macchina, a causa dell’alta velocità con cui viaggiava l’altra, si
ribaltò finendo fuori strada, giù per una collinetta. L’auto si ribaltò più
volte e noi al suo interno fummo sballottati di qua e di là.
Quando l’auto si fermò, aprii lentamente gli occhi. Ci ritrovavamo
con l’auto sottosopra.
<< Sam? Sam come ti senti? >> chiesi lieve sentendo
male a tutto il corpo, oltre che a sentirmi stanca. Voltai, per quanto mi era
possibile, il capo verso di lui. Lo trovai privo di sensi con varie ferite sul
viso da cui usciva il sangue. Fui colta dal panico. << Sam? Oddio.. Sam
rispondi? >> chiesi impaurita sentendo le lacrime agli occhi. Non
potevamo muoverci in quanto le cinture di sicurezza si erano bloccate.
Da fuori sentii, sebbene leggermente, le voci di alcune persone
che ci chiedevano se stessimo bene e di non preoccuparci perché stavano
chiamando i soccorsi.
Un forte dolore alla testa mi fece stringere gli occhi e portarmi
una mano sulla fronte. Sentii la mano bagnarsi di qualcosa di denso. Portai la
mano davanti agli occhi e mi sentii male quando la vidi completamente rossa di
sangue. “Oddio!”. Mi agitai nuovamente e più lo facevo e più il dolore alla
testa aumentava. La posizione in cui ci trovavamo non ci semplificava affatto
le cose.
Cercai di raggiungere la borsa che, in seguito all’impatto, si
trovava contro il parabrezza. Iniziai a percepire forti brividi, la testa
girare e le palpebre iniziavano a farsi pesanti.
<< Non addormentarti.. Non addormentarti >> presi a
ripetermi. Riuscii a prendere da dentro la borsa il telefono e lo accesi.
<< Andrea? >> un mormorio leggero mi fece spostare lo
sguardo. Sam si era svegliato. << Che è successo? >>
<< Abbiamo fatto un incidente, Sam >> dissi componendo
il numero di Ian anche se iniziavo a non sentire più sensibilità alle mani.
<< Riesci a muoverti? >> gli chiesi mentre mettevo il vivavoce al
telefono.
<< Si ma.. credo di essere bloccato. In più.. Ho sonno
>> mormorò chiudendo ed aprendo gli occhi ogni volta sempre più
lentamente.
<< Sam resta sveglio >> dissi scuotendolo leggermente.
“Dannazione Ian rispondi!” pensai.
La mia vista prese a barcollare e ad appannarsi. << Andrea
non addormentarti >> mi dissi anche se iniziai a sentire la mia voce
fioca e ovattata.
<< Andrea? >> la voce di Ian al telefono mi riscosse
leggermente. << Andrea ci sei? >>
<< Ian.. >> mormorai cercando di farmi sentire.
<< Andrea che succede? Sto cercando di chiamarti da un sacco
di tempo e... >>
<< Incidente.. Stradale.. >> dissi lieve.
<< Cosa? Andrea alza la voce >>
<< Incidente Stradale.. Poco lontano dal Centennial Olympic
Park >> dissi alzando la voce. Ma questo significò usare quelle poche
forze che mi erano rimaste.
<< Andrea come ti senti!? Con chi stai? Andrea? Andrea
rispondimi! Andrea!? >> percepii la voce di Ian agitata.
Volevo rispondergli che andava tutto bene, che stavo bene ma non
potei. La stanchezza ebbe la meglio e venni risucchiata dentro il buio.
<< Ok.. al mio tre..>>. Percepii il suono di una voce
che non conoscevo. << Uno.. Due.. Tre >> e in un attimo la cintura
fu sganciata e qualcuno mi prese in braccio.
<< Dobbiamo metterla su di una barella! >> un’ altra
voce urlò.
<< Signorina mi sente? Signorina? >>
Cercai di aprire gli occhi ma non ce la feci. Si schiusero
leggermente soltanto. << Sam? >> chiesi debolmente.
<< Signorina il suo amico è vivo ma entrambi dovete essere
trasportati d’urgenza in ospedale >>.
Ricordai di essere stata allungata su qualcosa, probabilmente la
barella.
<< Andrea! Fatemi passare! Andrea! Vi ho detto di lasciarmi
passare è la mia ragazza quella! >>. “Ian?” << Andrea.. Mio Dio! Mi
senti!? >>
<< Signore mi lasci fare il mio lavoro >>
<< E’ la mia ragazza! Mi dica almeno come sta! >>
<< La ragazza è
debole. Ha perso molto sangue e bisogna portarla d’urgenza in ospedale.
Tuttavia era cosciente per qualche secondo >>
Ci fu un lungo silenzio. Il buio tornò prepotentemente a farmi
visita. Prima però di arrendermi, sentii un tocco caldo, una stretta alla mano
e qualcuno che chiamava il mio nome. Poco dopo non sentii più niente.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
*si
avvicina piano piano.. si schiarisce la voce* Buongiorno *si copre
aspettandosi contro insulti, minacce e chi più ne ha più
ne metta*
Dai non siate cattivi con me.. *occhi da cucciolo* .. Dai, oggi ho
fatto anche l'esame della patente.. Siate clementi... Comunque sono
stata promossa *__*
Comunque bando alle ciance, parliamo del capitolo.. Paul si sbagliava..
Quei due non hanno fatto pace anzi, neanche si parlavano.. E come
accade in questi momenti Andrea chiama Christian (che poi sia anche il
suo compleanno, pura coincidenza [ sese ] ).. Ma guarda un pò
chi ha fatto nuovamente la sua comparsa!? Sam.. ù.ù
peccato che lui a ricomparire e quei due fanno un indicente stradale..
Devo ammetterlo, la storia dell'incidente stradale io l'avevo
originalmente pensata per l'epilogo di questa storia ma poi mi sono
detto "Si, serena, così è la volta buona che vengono e ti
uccidono" , per cui l'ho cambiato. Cosa succederà nel prossimo?
Mmm.. oh, beh.. Non dico nulla.. *me sadica*..
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare...
Ho detto quello che dovevo per cui non mi resta che darvi appuntamento a Lunedì!
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Capitolo 19 *** Capitolo o18 ***
Cap o18
Capitolo
18
*titi*
Il buio che mi avvolgeva iniziò poco a poco a scomparire,
lasciando lo spazio al bianco. Tutto intorno a me era bianco. Ero immersa in
quell'universo privo di colore. Mi guardai attorno spaesata. Volevo tornare a
casa, dai miei amici.. Da Ian. Non sentivo nessun dolore eppure.. "Ho avuto
l'incidente con l'auto dovrei sentire male" pensai prima che un altro
pensiero facesse breccia nella mia testa. "Sono morta". No no no!!
Non potevo essere morta. Non dovevo essere morta. Volevo piangere ma non ci
riuscivo. Volevo correre lontano da quel posto ma non potevo muovermi. Il mio
corpo era come sospeso nell'aria. In quel momento ebbi paura di essere
veramente morta. Il mio sguardo venne catturato da un piccolo puntino
luminoso poco lontano da me. Non seppi perché ma presi a spostarmi verso
quello. "Che strana quella luce". Una parte di me voleva continuare
ad avanzare, un'altra parte invece si opponeva.
<< Andrea? >>. Una voce all'improvviso mi fece
alzare lo sguardo. Chi era che mi chiamava? << Andrea ti prego svegliati
>>. "Svegliarmi? Non capisco".<< Torna da me, ti prego.
Torna da me >>. Quella voce era abbattuta, triste. Che quell'uomo stesse
piangendo? Ma poi.. Chi era quell'uomo? Sentii una lieve pressione sulla mano, segno che qualcuno la
stava stringendo. Il bianco, che fino ad allora era stato l'unico colore
presente, iniziò a diventare sempre più scuro fino a quando il nero non tornò
ad essere il colore dominante. E persi nuovamente conoscenza.
*titi*
Nuovamente quel rumore.
*titi*
Cos'era a produrlo?
*titi*
Avrei voluto alzarmi e buttare dalla finestra quell'affare
che produceva questo rumore.
*titi*
Iniziai a percepire l'ambiente circostante. Al mio naso
giunse l'odore di alcol, di disinfettante. Probabilmente ero in ospedale.
<< Andrea.. Apri gli occhi >>. Nuovamente quella
voce. Questa volta però riuscii a sentirla meglio. Era Ian ed era preoccupato
per me. Sentii una mano, probabilmente la sua, accarezzarmi la fronte. <<
Svegliati.. Hai riposato anche troppo, ora devi tornare da me >>
<< Ian.. Sono due giorni che non ti muovi da qui. Sei
stanco, va a casa a riposarti >>. Chi era a parlare?
<< Non me ne vado da qui, Nina. Lei è qui per colpa
mia. Se.. Se non fossi stato così stupido.. >>
<< Smettila Ian! Tu non centri nulla. Non è stata
colpa tua! >>.
Ci fu un lungo silenzio che venne rotto dal rumore di una
porta che veniva chiusa.
<< Non so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano,
ma tu hai riportato completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che
credevo perduta. Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita >>. La
voce di Ian risuonò e le sue mani si chiusero intorno al mio viso. <<
Nonostante il male che ti ho causato non hai mai smesso di voler bene, di amare
questo stupido vampiro. - la sua voce si incrinò - Ti amo, Ariel. Ti amo e...
Ti prego torna da me >>. Stava recitando. Quella era la battuta delle
ultime puntate. Julie non ci aveva detto nulla di più ma ci ha voluto far
leggere quelle poche battute che erano state scritte.
Tentai di parlare ma inizialmente non ci riuscii. Provai
nuovamente. << Non perdere la tua umanità perché sai di essere un
vampiro, un uomo migliore >> Schiusi gli occhi trovando il viso di Ian
colmo di stupore. << Proprio in punto di morte dovevi dirmi di amarmi?
>> finii di recitare la battuta, accennando un sorriso.
Ian mi guardò come se di fronte a sé avesse un fantasma. Gli
occhi spalancati, le labbra schiuse a formare una perfetta O. Temetti per un
momento che avesse smesso anche di respirare. Di scatto si alzò dalla sedia e
corse ad aprire la porta per uscire dalla stanza. Io, intanto, avevo ripreso
completamente conoscenza. Come pensavo mi trovavo in ospedale. Mossi
leggermente il corpo notando che, nonostante il fastidio ed il dolore in alcune
zone del corpo, non avevo fasciature o ingessature. “Nulla di rotto, almeno”.
Però notai molto chiaramente i lividi che ricoprivano le braccia e, come mi
toccai la fronte, percepii contro i polpastrelli il tessuto della garza. Non ne
capii il perché ma poi mi ricordai della ferita alla testa.
Ian rientrò nella stanza e con lui c’erano anche alcuni
ragazzi del cast.
<< Andrea, mio Dio stai bene! >> disse Candice
venendomi ad abbracciare e lo stesso fece Nina.
<< Abbiamo temuto il peggio! Ora come ti senti?
>> disse la mora guardandomi preoccupata.
Mi tirai su a sedere anche se sentii male. << Sto
bene. Chi mi uccide! >> dissi cercando di stemperare un po’ la
situazione. << Ma.. Sam? Come sta lui? >> chiesi preoccupata che
stesse in condizioni peggiori delle mie.
<< Sta bene anche lui. Qualche santo nel cielo vi vuole
bene e ha fatto sì che usciste incolumi da quell’abitacolo. Il massimo che vi
siete procurati sono stati alcuni graffi ed escoriazioni sul corpo. – si
interruppe Nina – Beh, senza contare che stavate morendo dissanguati ma sono
arrivati subito i soccorsi >> concluse.
<< Voglio vederlo >> dissi facendo per scendere
dal letto.
<< Andrea tu non ti muovi da qui >> esclamò
autoritario Ian.
Non potei controbattere perché in quel momento entrò un
medico.
<< Signorina Belmonti vedo che ci siamo svegliate. - disse
il medico sorridendomi. - Signori potete uscire? Devo visitarla >>
I ragazzi uscirono ed il medico si avvicinò.
<< Come si sente? >> chiese iniziando a sentirmi
il cuore con lo strumento.
<< Come se mi fossi rotolata con tutta l'auto >>
dissi sarcastica. Odiavo i medici specialmente quando usavano quel tono.
L'uomo ridacchiò e iniziò a sentirmi dietro la schiena. Mi
controllò anche la vista.
<< Sembra che lei stia bene ma sarà il caso che resti
qui qualche altro giorno per gli accertamenti >>
<< Come.. Come sta? >>
<< Dice il ragazzo che stava con lei? Sta bene anche
lui. Nessuno ha riportato gravi danni. Ma anche per lui vale il dover rimanere
qui in ospedale qualche altro giorno >> mi informò prima di uscire e
lasciare nuovamente il posto ai ragazzi.
<< Che ti ha detto? >> chiesero in contemporanea
i presenti.
<< Che sto bene ma che vuole che resti altri giorni
per degli accertamenti >> dissi loro. << Oddio ma questo vuol dire
che le riprese verranno rallentate per colpa mia! >> dissi dispiaciuta.
<< Andrea ma cosa dici! Julie era preoccupatissima per
te. Infatti dovresti chiamarla >> mi suggerì Steven.
<< Lo farò non appena voi andate via >> dissi
prima di sbadigliare.
<< Ragazzi lasciamola riposare >> disse Candice
trovando l'appoggio degli altri.
Mi salutarono promettendo di venirmi a trovare fino a quando
non fossi uscita. Li ringraziai e prima che Ian uscisse, lo chiamai.
<< Ehi, che succede? >> mi disse sorridendo.
<< Mi dispiace.. >> dissi senza guardarlo negli
occhi.
<< Non devi. Non è stata colpa tua >>
<< Si invece. È colpa mia. Se non avessi fatto la
stupida in macchina, io e Sam non ci troveremo in questa situazione. È colpa
mia! >> dissi sentendo le lacrime scorrere lungo le guance.
Ian mi circondò il corpo con le sue braccia, stringendomi a
lui. << Non è colpa tua, non pensare nemmeno una cosa del genere >>
e mi baciò il capo, scendendo, poi, lungo la tempia fino alla guancia. Lasciò
tanti piccoli baci ed arrivò a baciarmi la punta del naso. << Ho avuto una fottuta paura di perderti. Mi stavo
odiando perché se ti avessi persa, l'ultimo ricordo che avresti avuto di me
sarebbe stata la mia sfuriata. - mi strinse a se - Non azzardarti a lasciarmi,
non così. Non te lo perdonerei mai >> mormorò con voce sofferente.
Mi si strinse il cuore. << Ian.. - dissi portando le
mani sulle sue guance - Sono qui, con te. Non mi hai persa e non mi perderai
>> sorrisi guardandolo negli occhi.
Ian azzerò le distanze e mi baciò. Fu un bacio che celava
tantissimi significati. Con quel bacio ci eravamo ritrovati. Quel bacio
nascondeva il sollievo nel poter dire che quella storia era finita nel verso
giusto.
<< Ti amo. Questi giorni me l'hanno confermato. Sei
importante per me e non voglio perderti. Per cui, si, Andrea Belmonti,
il qui
presente Ian Joseph Somerhalder ti ama >> disse mostrando uno dei
suoi
più splendidi sorrisi. Sentii il mio cuore fermarsi, perdere
alcuni battiti e poi
iniziare a battere velocemente. A conferma di ciò, ci fu il
macchinario per
tenere sotto controllo il cuore che prese a velocizzare la sua
andatura.
"Macchina traditrice!". Mordendomi il labbro inferiore, gli gettai le
braccia al collo, avvicinandolo maggiormente a me prima di baciarlo
nuovamente
con più intensità. Ero senza parole. Avrei voluto dirgli
che valeva anche per
me ma non riuscii a parlare. Lo guardai con gli occhi lucidi quando mi
staccai. Appoggiò la fronte contro la mia. << È
meglio se vada,
o non mi importa se stai in ospedale ma ti faccio mia >>
mormorò prima
che gli mordessi il labbro inferiore.
<< D'accordo >> affermai staccandomi contro
voglia da lui.
Ian uscì avvisandomi che mi avrebbe chiamato prima di andare
a dormire. Quando scomparve non potei non sorridere come una scema. Ian mi
amava. Ero al settimo cielo. Tuttavia sperai che Ian non ci fosse rimasto male
per non aver ricambiato il suo 'Ti amo'.
Presi il telefono e mi collegai su Twitter. Vidi tra i post
in cui mi avevano menzionata molti in bocca al lupo da parte del cast, ma anche
da parte di persone che non conoscevo. Pregai che i miei genitori non fossero venuti
a sapere dell'incidente. Mio padre sarebbe stato capace di venire in America e
riportarmi in Italia.
"@andi_dea_rea Hello people! I just woke
up! Thank you for your support! I love you ".
Successivamente mi collegai su Facebook e anche li, dopo aver
visto le notifiche, tutte inerenti al mio stato di salute, lasciai un post.
"Sono viva e
vegeta, non preoccupatevi! .. Ps.. cricri e silviuccia.. He loves me!! "
Finito riposi il telefono sul mobiletto di fianco al letto e
scesi dal letto. Volevo vedere come stava Sam.
Uscii dalla stanza e, controllando che non ci fosse nessuno,
inizia a camminare per i corridoi alla ricerca della camera di Sam. Dopo vari
tentativi la trovai. Sam stava ancora riposando. Mi sentii terribilmente in
colpa. Gli strinsi una mano mentre con l'altra gli accarezzai il capo.
<< Mi dispiace tantissimo, Sam >> dissi prima di
uscire quando, però, la voce di Sam mi fece fermare.
<< Non è stata colpa tua. Succede >> mormorò
accennando un lieve sorriso che contraccambiai, uscendo poi.
Arrivò l'ora della cena e si sa, il mangiare dell'ospedale
non è decisamente il massimo. Fui costretta a mangiare tutto in seguito alle
minacce dell'infermiera. Ne approfittai per chiamare Julie, la quale mi disse
che era felice di sentirmi e di sapere che stessi bene. Inoltre mi avvisò che,
fino a quando non mi fossi rimessa completamente a posto, le riprese sarebbero
rimaste ferme e che non dovevo sentirmi in colpa perché quella decisione era
stata presa dai ragazzi del cast, così da potermi stare vicini. Specialmente
Ian.
Era passato un po’ di tempo dalla conversazione con Julie e
Ian non aveva ancora chiamato. Probabilmente si era addormentato. Da quello che
ero riuscita a sentire durante il mio dormiveglia, Ian era rimasto tutto il
tempo con me senza allontanarsi un attimo o tornare a casa. Lo avevo fatto
preoccupare davvero tanto.
Vedendo che ormai non chiamava, decisi di mandargli un
messaggio.
“To: Ian
So che ti sei
addormentato. Per cui ci sentiamo domani.. Grazie per essermi stato vicino..
Buonanotte :)”
Mi rilassai sul letto e, dopo essermi sistemata comoda,
chiusi gli occhi addormentandomi poco dopo.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buongiorno mie amate lettrici!
Come state? :) Io bene, scocciata ma bene..
Allora.. Dopo un primo momento di incertezza, Andrea si è
finalmente svegliata.. Spero di aver scritto bene la frase in inglese..
Mi sono
fatta perdonare per lo scorso capitolo? Dai finalmente spunta un Ti
Amo!.. Dopo
la paura di averla persa per sempre Ian si è fatto perdonare..
Se vi state
chiedendo Ma Andrea non ha detto che lo ama, perché? E
semplice.. Andrea, come
me, da importanza ai sentimenti.. E se deve dire qualcosa, vuole essere
certa
di quello che prova.. Ma nei capitoli più avanti verrà
spiegato.. Comunque, come ho detto alle ragazze sul gruppo, se tutta va
come deve andare A Twist avrà 40 capitoli, più o meno..
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito ( Vi amo perché ci
sono state 7 recensioni *___* arriverò
mai a 10? ).. chi ha messo la storia nei preferiti/seguite/da ricordare.. e chi
mi ha messo tra gli autori preferiti..
Bene.. io vi do appuntamento a Venerdì.. se qualcuna si
vuole aggiungere al gruppo è la benvenuta.. Il link lo trovate sulla mia pagina
d’autore.. E troverete il contatto di Twitter e di Face..
A presto!
|
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Capitolo 20 *** Capitolo o19 ***
Cap o19
Capitolo
19
I
giorni che dovetti passare in ospedale furono lenti e
noiosi. Quel "qualche giorno in più" del medico si
trasformò in una
permanenza di quasi ben due settimane. Tutto ciò
perché per ben tre giorni di
seguito avevo avuto la pressione bassa, anche se il medico la
definì troppo
bassa per gli standard abituali.
Fatto
sta che a renderli un po' più movimentati ci pensarono
i ragazzi che venivano a trovarmi tutti i giorni, portandomi o dei
fiori o,
cosa ancora più gradita e appezzata, dei dolcetti.
Era
da poco iniziato novembre. Finalmente quei giorni
d'agonia finirono e potei tornare a casa. A prendermi venne Ian.
<<
Pronta a tornare a casa? >> chiese prendendo
la borsa con i vari cambi.
<<
Credevo di non uscire mai più. Ma invece.. >>
dissi con fare sollevata.
Uscimmo
dall'ospedale e raggiungemmo l'auto. Vidi di
sfuggita alcuni fotografi e, sbuffando, alzai gli occhi al cielo.
"Dovranno fare il loro lavoro ma certe volte non si tollerano!"
<<
Che succede? >> chiese Ian guardandomi
preoccupato.
<<
Fotografi >> dissi solamente, mettendo il
broncio.
Ian
ridacchiò. << Non li riesci proprio a
tollerare,
eh? >>. Lo fulminai con lo sguardo. L'espressione di Ian
passò dalla
scherzosa a quella pensosa, per poi, infine, far comparire un ampio
sorriso
sulle labbra. "Quel sorriso lo conosco. Guai in vista!".
<<
Devono fare il loro lavoro, no? >>. Non capii il senso di
quella sua
constatazione per cui lo guardai inarcando un sopracciglio. Lui
contraccambiò
il mio sguardo e, prima che me ne rendessi conto, mi attirò
a sé. Mi strinse i
fianchi e posò le sue labbra sulle mie. Oh no, quel bacio
non era un classico
bacio. No di certo. Quel bacio fu intenso, passionale, a tratti persino
erotico. In pratica un bacio da censurare. La sua lingua chiese
prepotentemente
di accedere nella mia bocca e glielo concessi senza protestare.
Toccò la mia ed
entrambe presero a rincorrersi, ad aggrovigliarsi. La fine di ogni
bacio
corrispondeva ad un morso sulle labbra. Una volta io, una volta lui.
Mi
persi in quel bacio e gemetti contrariata quando Ian si
staccò dalle mie labbra.
Lo
sentii ridacchiare. << Ora i fotografi avranno
qualcosa su cui lavorare >>. "Chi se ne frega di loro!".
Mi
erano mancate troppo le sue labbra, il suo corpo vicino al mio. Lui non
poteva
darmene solo un assaggio, non dopo tutto quel tempo in cui ne ero stata
privata.
Così strinsi tra le mani il colletto della sua camicia e lo
riavvicinai al mio
viso, baciandolo. Ian sorrise e mi concedette un altro bacio.
Nuovamente, però,
si staccò non appena arpionai con le mani i suoi capelli,
che strinsi tra le
dita. << Siamo in un lungo pubblico e ci sono i fotografi
>> disse
e prima che potessi protestare aggiunse << Ora che
torniamo a casa
potremmo recuperare molto tempo >> mormorò
malizioso. Lo guardai
socchiudendo gli occhi e gonfiai le guance come una bambina.
Aperta
la macchina, salimmo e ci avviammo a casa.
<<
Casa, dolce casa! >> dissi buttandomi a peso
morto sul letto. Strinsi il cuscino tra le braccia ed iniziai a
strusciarci
contro il viso. << Temevo di non rivederti mai
più! >>.
Sentii
Ian ridere, segno che mi aveva raggiunta in camera.
<< Dove ti lascio la borsa? >>
<<
Lasciala là, vicino alla sedia >> mormorai
troppo presa nel coccolare il mio letto.
Percepii
il letto abbassarsi e capii che Ian si era seduto
sul letto. Poco dopo, infatti, le sue braccia mi circondarono la vita,
tirandomi verso di lui. Mugugnai in segno di protesta.
Ian
allentò la presa e, tirandosi su sui gomiti, mi
guardò
alzando un sopracciglio. << Mi stai veramente rifiutando
per.. coccolare
il letto? >>. Non gli risposi e strinsi maggiormente la
presa sul
cuscino. Lui sbuffò e mi lasciò andare, alzandosi
poi dal letto. <<
Coccolati il letto, va! >> disse e si avviò
fuori dalla camera. Lo seguii
con lo sguardo. Sapevo che fingeva per cui non mi preoccupai ma lo feci
fino a
quando non sentii il rumore della porta d’entrata che veniva
chiusa.
Lasciai
la presa sul cuscino e scesi dal letto. Uscii dalla
stanza. << Ian? >> lo chiamai ma non ebbi
risposta. << Ian
scherzavo! >> continuai. Ancora niente. “Che se
ne sia andato per
davvero?”. Iniziai a cercarlo nelle stanze del piano
inferiore ma di Ian
neanche l’ombra. Corsi verso la porta d’ingresso
aprendola ed uscendo veloce.
La mia corsa, però, fu bloccata da qualcuno che mi trattenne
dal polso.
<<
Dove pensi di andare, eh? >>. A parlare fu lo
stesso Ian che mi tirò verso di sé, circondandomi
la vita con le braccia e
posando le sue labbra sulle mie.
Quando
mi staccai, gli sorrisi. << A cercare il mio
fidanzato che è andato via senza salutarmi >>.
Lui
annuì, corrucciando le labbra. << Che cattivo
fidanzato che hai. Ti tengo compagnia io >> sorrise
mantenendomi il
gioco.
<<
Restare in tua compagnia? – finsi di pensarci – Non
credo che al mio fidanzato farebbe piacere sapere che sono stata a casa
con un
alto, bello e affascinante ragazzo, per giunta con gli occhi azzurri
>>.
Fece
un mezzo sorriso e si avvicinò al mio viso. <<
E
cosa direbbe il tuo ragazzo se ora io ti baciassi? >>
Tracciai
con i polpastrelli di una mano il contorno delle
sue labbra. “Dio, se mi sono mancate!”.
<< Non lo so ma.. – alzai lo
sguardo verso i suoi occhi – Il mio fidanzato ora non
c’è >> dissi
alzandomi sulle punte e baciandolo nuovamente.
Ian
strinse la stretta delle sue braccia intorno al mio
busto. Le sue labbra, d’un tratto, si staccarono dalle mie e
scesero lungo il
collo. Portai il capo all’indietro lasciandogli
più spazio e mugugnai contenta.
Iniziò a mordicchiarmi il collo e fui costretta a stringere
forte tra i denti
il labbro inferiore per non gemere.
<<
Andiamo dentro? >> mormorò roco. Non risposi,
lo presi soltanto dalla mano e velocemente rientrammo in casa. Il tempo
di
chiudere la porta ed Ian mi schiacciò contro di essa,
baciandomi con foga. Le
sue mani finirono sulla pelle dei fianchi lasciati scoperti dalla
maglia. Le
mie mani si intrecciarono tra i suoi capelli. Ian aderì
completamente al mio
corpo e mille brividi mi percossero il corpo quando potei percepire il
rigonfiamento nei suoi pantaloni scontrarsi contro la mia
intimità, coperta dai
pantaloni della tuta. Interruppi il bacio e, respirando affannata
contro la sua
bocca, passai le mani sotto la sua maglietta toccandogli il petto.
Glielo
graffiai leggermente con le dita e percepii sui polpastrelli il
contrarsi dei
suoi addominali. Alzando gli occhi, mi scontrai con quelli di Ian che
erano
accesi, lucidi, di un azzurro intenso. Quasi.. magnetico.
Ian
portò le mani sui bottoni della camicetta che indossavo
e iniziò a sbottonarla, bottone dopo bottone. Quella
lentezza mi stava
uccidendo e mi innervosiva il fatto che era solo l’inizio ma
io lo volevo
subito. Ora! Finì di sbottonare la camicia e con le mani
scostò i lembi di
essa. Fece tutto guardandomi negli occhi. Sentii il tessuto scivolarmi
dalle
spalle e scorrere lungo le braccia fino a che non cadde a terra. I suoi
polpastrelli tracciarono il contorno delle labbra, scendendo
giù lungo il
mento. Passarono sulla gola e arrivò all’incavo
dei seni. Mi stava sfiorando
come se fossi una bambola di porcellana. Inoltre, quei suoi tocchi
fecero si
che la mia pelle si riempisse di brividi. Sorrise consapevole
dell’effetto che
aveva su di me. La discesa, però, non era ancora finita.
Continuò arrivando
alla pancia e si soffermò intorno all’ombelico.
Non capivo il perché di tutta
quella sua lentezza eppure entrambi avevamo bisogno l’uno
dell’altro. Dovetti
deglutire quando le sue mani si chiusero sui lacci del pantalone
slacciandoli.
<<
I-Ian.. >> iniziai ma le sue labbra mi
impedirono di continuare. Nel frattempo, i pantaloni mi furono levati.
<<
Mi sei mancata. Voglio solo coccolarti come si deve
>> mormorò sulle mie labbra prima di prendermi
a cavalcioni e dirigersi
verso le scale per salire al piano superiore.
Entrò
in camera mia e mi depositò sul letto. Lo guardai
tirandomi indietro verso i cuscini. Lui si sfilò la maglia e
si avvicinò a me
sul letto. Non appena mi fu vicino, portai una mano dietro la sua nuca,
tirandolo verso di me e lo baciai. Ian si distese sopra di me iniziando
a far
vagare le mani sul mio corpo, sfiorando ogni centimetro di pelle
lasciata scoperta.
Era
troppo vestito per cui, spingendolo sul letto, mi portai
sopra di lui, seduta sul suo bacino. Scesi a baciargli, a
mordicchiargli il
collo mentre le mie mani accarezzavano il petto. Si, tutto di lui mi
era
mancato in quei giorni. Rialzo il busto e porto le mani sulla cinta dei
jeans e
la slaccio aprendo, poi, i bottoni e la zip. Alzai gli occhi ed
incrociai i
suoi. Era una visione bellissima. Lui steso sul letto senza maglia ed i
pantaloni slacciati. Feci scorrere i pantaloni lungo le sue gambe,
sfilandoglieli.
Le sue mani si chiusero sui miei fianchi e mi riportarono sul letto.
<<
Ehi! – protestai – Volevo star sopra!
>>
dissi per poi arrossire.
Ian
ridacchiò e, sistemandosi tra le mie gambe, mi
baciò il
collo mentre slacciò rapido il reggiseno, gettandolo poi a
terra. Prese a
baciarmi il petto e dovetti mordermi il labbro inferiore mentre chiusi
gli
occhi.
<<
Ian.. >> gemetti stringendo le gambe intorno
alla sua vita.
Non
mi rispose ma continuò a far quello che faceva prima. In
più, prese a strusciare il suo bacino contro il mio. Gemetti
e gli graffiai la
schiena. Le sue mani si chiusero sugli slip e gli bastò poco
per sfilarmeli.
Rimasi sorpresa dalla sua fretta e lui parve accorgersene.
<<
Scusa – mormorò – ma non credo che
potrei tollerare
i preliminari. Non dopo tutto il tempo in cui non ho potuto averti
>>
disse con voce roca.
Beh,
tutti i torti non li aveva. Anche io ero nelle sue
stesse condizioni. Per cui feci lo stesso con i suoi boxer. Non mi ero
ancora
abituata a vederlo nudo e ogni volta mi faceva uno strano effetto. Ian
si
sistemò e qualche secondo dopo lo sentii farsi spazio in me.
Gettai
all’indietro il collo vittima delle sensazioni che provavo in
quel momento.
<<
Mi.. mi sei mancata. Mi è mancata la tua pelle
contro la mia. Il tuo corpo che si modella al mio. Il sentirmi parte di
te mi è
mancato da pazzi >> disse poggiando la fronte contro la
mia.
Gli
accarezzai il viso prima di baciargli le labbra.
<< Mi sei mancato anche tu ma ora siamo io e te, qui
insieme >>
dissi sorridendogli.
Ian
prese a muoversi inizialmente con estrema lentezza,
successivamente con vigore ed intensità. Gemetti sentendolo
dentro di me. Mi
sentii bene in quel momento. Felice come non mai.
La
camera si riempì dei nostri sospiri, dei nostri mugolii e
del nostro odore.
Le
labbra di Ian si avvicinarono al mio orecchio facendomi
rabbrividire. << Ti amo >>
sussurrò e nell’istante stesso sentii
l’orgasmo
scorrere in tutto il mio corpo. Gemetti a gran voce e poche spinte dopo
anche
Ian venne. Respirammo entrambi con fare affannato, guardandoci negli
occhi. Non
poteva dirmi una cosa del genere senza aspettarsi una mia reazione.
Ancora una
volta, però, non risposi al suo Ti amo. Non riuscivo a
capire il perché, o
forse, il motivo lo sapevo. Volevo essere pronta. Volevo che quel ti
amo
uscisse spontaneo e che significasse molto.
Non
appena i nostri respiri tornano regolari, Ian escì da me
sistemandosi di fianco. Mi strinsi a lui, poggiando il capo sul suo
petto. La
mano di Ian prese ad accarezzarmi delicatamente la schiena.
Regnò il silenzio
per un po’ di tempo. Entrambi eravamo persi nei nostri
pensieri.
Sbadigliai
all’improvviso.
<<
Hai sonno? >> chiese Ian spostandomi alcune
ciocche di capelli da davanti agli occhi.
<<
Un pochetto. Qualcuno ha deciso di fare attività
fisica ed io ero fuori allenamento >> mormorai
stringendolo maggiormente.
Ian
ridacchiò. << Povera.. Come se non ti fosse
piaciuto fare “attività fisica”
>> rispose lui malizioso. << Come
era? Ah già.. ‘Continua.. Si, ancora..’
>> iniziò a ridire le mie parole
facendomi arrossire.
<<
Ian! >> esclamai imbarazzata e gli tirai il
cuscino in faccia. Ian rise di gusto. Mi voltai su un fianco e gli
diedi le
spalle. << Buonanotte! >> esclamai
chiudendo gli occhi.
<<
Eddai, non fare così >> disse lui con una
voce da bambino. << Eddai >> mi
circondò la vita con le braccia
facendo combaciare la mia schiena con il suo petto. << Ti
prego >>
continuò ed iniziò a baciarmi il collo risalendo
fino alla pelle dietro
l’orecchio.
Rabbrividii.
<< Buonanotte! >> ripetei cercando
di mantenere un tono di voce serio. Ardua impresa.
Ian
sbuffò. << Nina ha organizzato una cena a casa
sua
stasera. – mi accarezzò i capelli – Se
te la senti, andiamo altrimenti stiamo a
casa >>
Mi
girai verso di lui. << No, ti prego andiamoci. Sono
stata allungata su un letto d’ospedale per giorni! Ho bisogno
di uscire!
>>
Ian
sorrise e avvisò per messaggio Nina dicendole che
saremmo stati dei loro per la serata.
Candice
si alzò dalla sedia con il bicchiere colmo di birra
in mano. << Silenzio, silenzio, silenzio! Facciamo un bel
brindisi. – si
schiarì la voce – Brindiamo innanzitutto a noi e a
The Vampire Diaries
>>. Facemmo
un primo brindisi e
poi riempimmo nuovamente i bicchieri. << E
successivamente un bel
brindisi ad Andrea che è tornata finalmente tra noi! Cin
cin! >>.
Sorrisi
e ringraziai i ragazzi. Avevamo mangiato tantissimo
ma tutto era buonissimo. Nina ci aveva cucinato molte cose tra cui
molte
specialità bulgare. Ora, invece, ci stavamo rilassando dopo
la grande
abbuffata.
Mentre
aspettavamo che i caffè fossero pronti, sentii un
braccio cingermi le spalle. In pochi secondi mi sentii stretta al petto
di Ian.
<<
Ehi, voi due! – esclamò Michael – Non
iniziate a fare
gli sdolcinati o a fare i piccioncini! >>.
Gli
altri risero, io arrossì mentre Ian strinse la presa
facendo agli altri una linguaccia. Mi baciò una guancia
accarezzandomi i
capelli. “Pessima mossa, Ian. Pessima mossa”.
Iniziai subito a sentire la
stanchezza tornare con forza, gli occhi bruciare per il sonno e, dopo
qualche
secondo, presi a sbadigliare.
<<
Ehi.. >> sussurrò Ian teneramente.
<<
Sonno? >>. Annuii semplicemente. << Ragazzi
noi andiamo. Andrea è
stanca >>. Sentii i ragazzi dirci di non preoccuparci e
che ci saremmo
visti il giorno dopo. Così ci alzammo e ci avviammo alla
porta.
<<
‘otte >> mugugnai assonnata.
Rimanendo
stretta ad Ian, raggiunsi la macchina e partimmo.
Credevo di star andando a casa, invece.
<<
Ti dispiace se resti da me per questa notte?
>>. Scossi il capo e, dopo aver appoggiato la fronte
contro il
finestrino, mi addormentai poco a poco. Riuscii a percepire
distrattamente
qualcuno, credevo Ian, prendermi in braccio e posarmi su di un.. letto?
Non me
ne curai molto e strinsi il cuscino tra le braccia. Sorrisi debolmente
quando
percepii l’odore di Ian.
Poco prima di lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo, un bacio venne lasciato sulla mia fronte.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno
fanciulle! Come va? :) Io tuutto ok.. Sto felice come una pasqua..
Visto il video? Spero vi sia piaciuto... A me personalmente non
convince molto, però..
Allora.. Allora.. Cosa c'è da dire sul capitolo? Andrea è
tornata finalmente a casa dopo due settimane di ricovero. Ian fa il
finto offeso ma pooooi fanno "pace" a modo loro xD Beata Andrea.. *me
sospira* Poi.. non c'è altro da dire.. è un capitolo
tranquillo, di passaggio.. Il prossimo, anch'esso tranquillo,
anticiperà cosa accadrà nei capitoli a seguire, o almeno
riguardo alcuni..
Ringrazio le favolose persone che hanno recensito, chi ha solamente
letto e chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare..
E anche chi mi ha messo tra gli autori preferiti :)
Che altro dire? Mmm.. Vi aspetto Lunedì per il capitolo e perchè no, anche sul gruppo ;)
PS__ Lunedì potrei aggiornare o al solito orario ( 14 ) o nel pomeriggio tardi, dipende da cosa faccio per Ferragosto
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Capitolo 21 *** Capitolo o20 ***
Cap o20
Video Trailer
Capitolo
20
Eravamo, io ed Ian, nel letto uno contro l'altro. La mia
schiena aderiva al suo petto. Le gambe erano intrecciate tra loro. Pelle contro
pelle. Si, quella notte avevamo nuovamente fatto l'amore e come sempre era
stata una sensazione unica. Cullata dal respiro di Ian, dormivo tranquillamente
quando qualcosa interruppe quel momento.
*Drin*
"Sto sognando" pensai e non me ne curai.
*Drin*
Di nuovo quel rumore. Infossai il capo maggiormente contro
il cuscino.
*Drin*
Fu, però, quando iniziai a sentire Ian muoversi che fui
costretta a rispondere. Tenendo ancora gli occhi chiusi, tastai con la mano il
comodino alla ricerca del cordless fino a quando non lo trovai.
<< Li mortacci tua e della tu sorella! Pronto?
>> chiesi con voce impastata di sonno. La prima parte era stata formulata
in italiano.
<< Non ricordavo di averti insegnato ad essere così
fine al telefono >> disse una voce sarcastica. Quella voce la conoscevo
ma, sarà stato per colpa del sonno, non riuscii ad associare la voce ad un
nome. Notando il mio silenzio la persona continuò a parlare. << Andrea mi
senti? Sono la mamma >>. "L'avevo detto io che era familiare come
voce".
<< Mamma che diavolo vuoi? >>. Se c'era una cosa
che tutti sapevano e che persino Ian aveva capito era che odiavo essere
svegliata. Diventavo molto scontrosa.
<< Andrea dormivi? >>
Dovetti contare fino a cinque prima di rispondere. Si, avrei
risposto proprio male altrimenti. << No mamma. Giocavo a monopoli anzi, stavo
facendo un bel.. Solitario >> dissi con un tono che dal nervoso passò al
malizioso. Tuttavia parlavo sempre a bassa voce per non svegliare Ian.
<< Andrea ti prego! >> esclamò scandalizzata
mamma. << Non sono in vena di scherzare >>. Il tono serio mi fece
inarcare un sopracciglio.
<< Dimmi se è una cosa che richiede tempo o meno
>> dissi preparandomi già ad alzarmi dal letto.
<< Quando avevi intenzione di dirmi dell'incidente?
>> chiese e dal tono di voce si capì che era arrabbiata.
Mi alzai dal letto cercando di fare il meno rumore possibile
ed uscii dalla stanza dirigendomi in sala. << Ok, è una cosa che richiede
tempo >> dissi buttandomi a peso morto sul divano.
<< Andrea non scherzare! Ti sembra normale che siano
state Giulia e Nicole a dirmelo? A me no! >>
<< Mamma.. >> iniziai ma venni interrotta.
<< Ho rischiato un infarto io, mentre tuo padre era
pronto a partire e venire là >>. "Questa è la prova che ho fatto
bene a non dire nulla" pensai non appena mi disse delle loro reazioni.
<< Mamma non volevo farvi preoccupare e poi sto bene.
Non mi sono rotta nulla, nessun punto. Niente di niente >>
<< Non mi interessa, Andrea! Il fatto che tu stia lì
in America non ti da nessun diritto di non dire cose così importanti a noi che
siamo i tuoi genitori. Sono più di due settimane che lo so e volevo vedere
quando me lo avresti detto! >> disse alterata.
Se volevo finire quella chiamata dovevo dare loro ragione.
<< D'accordo, ho sbagliato a non dirvelo ma ero in buona fede. Ora, dimmi
che non mi hai chiamato nel cuore della notte solo per farmi questa paternale
perché ti sbatto il telefono in faccia >>. Volevo dormire, avevo sonno!
<< No, avevo chiamato per altro. Tua cugina Aurora a
Gennaio si sposa e vuole che tu venga. Ma aspetta ora te la passo.. Andrea?
>>
<< Ehi cuginetta bella, ciao! Come stai? >>
chiesi contenta di sentire Aurora.
<< Io tutto bene, te? Ho sentito dell'incidente.. Però
so anche che stai bene >>. "Avevo già detto che amavo mia cugina? In
caso contrario lo dico adesso!"
<< Si tutto bene adesso. E allora ti sposi, eh?
>> chiesi ridacchiando.
<< Ebbene si, dopo sette anni di fidanzamento mi
sembrava il minimo. L'invito te l'ho spedito qualche giorno fa per cui ti
arriverà. Anche se non so quando >>. Aurora ed il suo fidanzato, nonché
futuro marito, Simone, si conoscevano fin da bambini, un po' come me e
Christian, solo che i due avevano venticinque anni lei, ventisette lui.
<< Tranquilla, in caso dimmi ora le varie cose così mi
do una regolata. Aspetta che prendo carta e penna.. – dissi andando alla
ricerca di essi – Ecco dimmi tutto >>
Mia cugina iniziò dicendomi che le nozze si sarebbero
celebrate il quindici Gennaio verso le 10.30. Mi disse poi il nome della chiesa
e del ristorante. << Ma sai che sull'invito non c'è scritto solo Andrea
Belmonti? >> mi disse
<< Che altro dovrebbe esserci scritto scusa? – chiesi
ma subito mi risposi da sola – Oh mio Dio.. Dimmi che non è ciò che sto
pensando! >> dissi scioccata.
Aurora rise e non fece altro che confermare i miei dubbi.
<< Ebbene si, oltre ad Andrea Belmonti, sull'invito compare anche il nome
di Ian Joseph Somerhalder! È pur sempre il tuo ragazzo! >>
Mi passai una mano tra i capelli. << Aurora! >>
l'ammonii bonariamente.
<< Eddai quando mi ricapita una cosa del genere?
Comunque prometto che non gli succederà nulla! >>. Aurora, come le altre
mie cugine, Giulia e Nicole, era una appassionata di The Vampire Diaries e le
piaceva il personaggio di Damon, o meglio Ian. La cosa che mi preoccupava non
era lei ma le sue amiche. Temevo che potessero dare di matto vedendo Ian.
<< Cosa ti garantisce che io e lui a gennaio staremo
ancora insieme? >>
<< Lo so e basta >> mi rispose semplicemente.
Parlammo ancora qualche minuto prima di dirmi che doveva
andare. Le dissi di salutarmi tutti e poi chiusi la chiamata.
Portai le braccia a coprirmi il viso. Non avevo la forza di
tornare su in camera. Troppe scale, troppa fatica. Per cui mi rilassai sul
divano.
<< Ehi.. >>
La voce di Ian, sebbene assonnata, giunse alle mie orecchie
facendomi mettere seduta. << Ian.. Ti ho svegliato. Scusa >> dissi
dispiaciuta.
Lui scosse il capo e si venne a mettere a sedere accanto a
me. << Mi sarei svegliato comunque non trovandoti nel letto con me
>> disse sorridendomi e facendomi sedere su di lui. Mi abbracciò ed io
misi il capo sulla sua spalla. << Devo presupporre che al telefono era
qualcuno dell’Italia visto che non ci ho capito molto >>. Inarcò un
sopracciglio.
Mi strinsi a lui. << Era mia madre. Lei e mio padre
hanno scoperto dell’incidente e non erano molto contenti del fatto che non
glielo avessi detto >>
<< E come lo hanno scoperto? >>
<< Le mie cugine sono fan di The Vampire Diaries,
quindi, hanno letto da qualche sito o altro la notizia >> Ian annuì
mentre io sbuffai. << Se devi dire qualcosa dilla. Non fare finta di
niente >>.
<< Avresti dovuto dirglielo >> mi rimproverò.
<< Ian non ti ci mettere pure tu, per favore.
D’accordo, mi sarò ribaltata con l’auto ma sto bene per cui non ne ho visto il
motivo per farlo >>.
Ian alzò gli occhi al cielo. << Lasciamo perdere
>>.
Ci furono alcuni minuti di totale silenzio in cui nessuno
dei due aveva voglia parlare.
Con ancora gli occhi chiusi inspirai l’odore di Ian.
<< Mia cugina si sposa a Gennaio >> esclamai all’improvviso.
<< Auguri >> rispose Ian.
Mi staccai dal suo petto in modo da guardarlo in viso.
<< E’ in Italia.. >>
Ian inarcò un sopracciglio. << Andrea devo cavarti le
parole di bocca o mi dici quello che devi dire? >>. Gli sorrisi
maliziosa. << Per quanto la prima opzione sia allettante, non lo farò
quindi parla >>.
Gonfiai le guance come una bambina arrabbiata ma poi mi
rilassai. << Mia cugina si sposa il 15 Gennaio e – lo guardai negli occhi
– vuole che io vada al matrimonio. Per cui dovrei rimanere in Italia almeno per
una settimana, una settimana e mezza >>.
<< E ci voleva così tanto? >> chiese ironico.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani che avevo preso a torturare. <<
Andrea? >>
<< A dire la verità non ha invitato solo me. Al
matrimonio – presi fiato – dovrestivenireanchetu >> dissi rapidamente.
Ian mi guardò confuso. << Puoi ripetere più
lentamente, grazie? >>
Sospirai. << Mia cugina vuole che venga con il mio
ragazzo. Al matrimonio sei stato invitato anche tu ma se non vuoi venire non fa
niente. Da una parte è meglio per te perché così ti eviti le amiche di mia
cugina, o le mie cugine, che sono pazze per te e.. >>
<< Frena, frena, frena. Tua cugina vuole che vada al
matrimonio? >>. Annuii. << D’accordo, verrò con te al matrimonio.
Però prima dovremmo avvisare Julie della nostra assenza. Se si sposa il 15,
dovremmo dire che almeno dal 10 al 16 non ci siamo >>. Lo guardai con le
labbra schiuse e gli occhi leggermente spalancati. Aveva accettato di venire
con me. << Ed ora perché mi guardi con questo musino sorpreso? >>
chiese sorridendomi.
<< Tu.. tu hai accettato di venire con me nonostante
io ti abbia detto che le mie cugine sono pazze di te. Potevi dirmi
tranquillamente di no ed invece.. >>
Sorrise. << Ed invece ho accettato >>
<< Sai cosa vorrà dire tutto ciò? >> . Lui
scosse il capo. << Conoscerai la mia famiglia. Tutta la mia famiglia
>> lo guardai come per dirgli ‘se non hai rifiutato prima, ora
rifiuterai’.
Ian rise. << Vorrà dire che affronterò la tua famiglia
>>.
Sorrisi e gli gettai le braccia al collo, stringendomi così
a lui. << Mia madre parla bene l’inglese perché è una professoressa di
lingue e mio padre lo parla perché è un ex comandante dell’esercito. Potrai
rispondere da solo alle loro domande >>.
Ian ricambiò la stretta. << Stai facendo di tutto per
farmi cambiare idea, non so se te ne sei resa conto >>. Sorrisi rimanendo
in silenzio. << L’importante è che non mi lasci nelle grinfie delle tue
cugine e delle loro amiche >>
Ridacchiai e scesi dalle sue gambe, mettendomi in piedi.
<< Non vedo l’ora di presentarti Christian e Silvia. Sono come fratelli
per me! >>.
Ian mi guardò sorridendo. << Devi voler loro molto
bene se parlando di loro ti si illuminano gli occhi >>
<< Li conosco da quando siamo bambini e poi Chris è
stato anche il mio fidanzata ai tempi delle superiori >>. Lui inarcò un
sopracciglio. << Ma ora – dissi sbrigativa vedendo la sua espressione –
siamo due amici inseparabili >>.
Mi guardò non ancora del tutto convinto. << D’accordo.
Voglio ringraziarlo, dopo tutto, perché se non avesse insistito con te, a
quest’ora io e te non saremmo qui. Insieme >>.
Sorrisi intrecciando le mie mani dietro la schiena e mi
dondolai un po’ sui talloni. << Visto? Non c’è nessun bisogno di essere
gelosi >>.
<< Geloso, io? Non ho mai detto di essere geloso
>>
<< La tua faccia parlava per te >>.
Ian socchiuse gli occhi guardandomi minaccioso. << Io
non sono geloso >>.
Inarcai un sopracciglio. << Certo certo. Non sei
geloso di Christian come non eri geloso di Sam >>.
<< Sam stava con te per cui avevo tutto il diritto di
essere geloso >>.
<< Ah ah! – gli puntai contro l’indice di una mano –
Hai appena ammesso di essere geloso! >>.
<< Perché tu non sei gelosa di me? >>
<< Io non sono.. Ok, si. Sono gelosa di te perché tu
sei solamente mio! >>. Corrucciai le labbra. << E comunque, questo
è un colpo basso, Signor Sexhalder >>
Ian mi guardò con fare stupito. << Sexhalder? Ancora
con questo soprannome? >>
Annuii riavvicinandomi a lui per poi sedermi nuovamente
sulle sue ginocchia. << Si. Tu sei Mr Sexhalder. Tel’ho già detto perché
>> gli sorrisi maliziosa, prendendo a giocare con i suoi capelli. I suoi
occhi si soffermarono sui miei. Mi guardò intensamente. Sentii le farfalle
nello stomaco. << Ian.. So che aspetti da me quelle due piccole parole
che tu, invece, mi ripeti sempre. Non credere che io per te non provi le stesse
cose ma.. – abbassai lo sguardo – ho bisogno di.. tempo? Non sono una grande
esperta in relazioni amorose per cui vorrei dirtelo solo quando sarò pronta
>>
Una mano di Ian si sposto sotto il mio mento facendomi
alzare il viso. << Ti amo e non mi stancherò mai di dirtelo e non voglio
che tu ti senta costretta a dirmelo solo perché lo faccio io. Voglio che il tuo
‘Ti Amo’ sia spontaneo e che tu senta tue quelle parole. Per cui prenditi tutto
il tempo di cui hai bisogno >> sorrise. << Ora perché non torniamo
su a dormire, o almeno a coccolarci un po’? Abbiamo ancora un’oretta, un’oretta
e mezza prima di doverci preparare per andare sul set >>.
Io annuii e mi rimisi in piedi. << Andiamo? >>
chiesi allungando una mano verso di lui che subito afferrò, tirandomi contro di
sé. << Ian.. >> non potei continuare perché Ian mi zittì
baciandomi.
<< Ora possiamo andare >> disse non appena si
staccò dalla mie labbra. Facendomi mettere in piedi, si alzò anche lui e,
stringendomi una mano tra la sua, ci spostammo verso le scale.
Una volta
raggiunta la camera, tornammo sotto le lenzuola e mi strinsi a lui.
<< Notte cucciola >> mormorò baciandomi il capo.
“Cucciola”. Sorrisi a
quel suo soprannome e rimasi in silenzio a lungo. Nel frattempo il respiro di
Ian si fece regolare, segno che si era addormentato. Mi sollevai tenendomi su con
un gomito. Gli osservai il viso. “Voglio che il tuo ‘Ti Amo’ sia spontaneo e
che tu senta tue quelle parole”. Le parole di Ian mi tornarono in mente. Avevo
bisogno di tempo, molto tempo. O forse, no? Avevo paura, una fottutissima paura
di dirgli ti amo perché, una volta detto, mi sarei legata a lui in modo
indissolubile. Sarei stata sua, come lui sarebbe stato mio. Ero pronta a dire
ti amo ad una persona che, forse, avrei lasciato tra qualche mese? Peccato che
ero già sua, anche senza dirglielo. Aveva in mano la mia anima. Il mio corpo.
La mia mente. Tutto. << Voglio godermi questi mesi con te. Viverli fino
alla fine. Giorno dopo giorno >>. Gli tracciai il profilo del viso,
sfiorandolo leggermente con il polpastrello dell’indice, arrivando sulle
labbra. << Buona notte amore mio >> mormorai ristringendomi a lui,
per poi addormentarmi.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno/Buonasera ( dipende da quando leggerete il capitolo ) e Buon
Ferragosto! Come lo state passando? Io ho mangiato come un porcellino e
mi sento pienissima! Per cui scusate eventuali errori ma il sonno
incombe su di me xD
Allora.. Innanzitutto, capitolo dedicato alla mia Vero che è
partita e che non sentirò fino al mese prossimo.. poi.. il
capitolo è ambientato una settimana/settimana e mezza più
avanti dello scorso.. per cui siamo a metà novembre.. Ritornano
in scena i genitori di Andrea.. La madre era poco poco arrabbiata per
la questione incidente.. tutti i torti mica li ha.. Poi, Aurora..
è la cugina di Andrea.. Se qualcuno mi aveva detto che avrebbe
voluto leggere di Ian in Italia per Natale, beh, ora sa che vedremo i
nostri piccioncini in Italia per Gennaio.. Per Natale invece....
eheheheh... Ah, se volete sapere chi ho usato per interpretare i
genitori e le cugine di Andrea basta guardare nel gruppo.. lì ci
sono le foto.. Inoltre.. Prima spiegazione del perchè Andrea non
dice Ti Amo ad Ian.. Non so in quanti la condivideranno però
è quello che pensa lei..
Allora... il capitolo 21 è ambientato a Dicembre... e già
questo dovrebbe accendervi una lampadina xD Ah, il prossimo avrà
un Missing Moment.. o meglio, Sabato pubblicherò la versione
estesa di una scena.. non potevo metterla in quanto temevo di superare
il raiting arancione.. ù.ù
Ok, non so che dirvi.. Spero vi sia piaciuto e di leggere le vostre
recensioni.. Grazie chi ha recensito, messo tra i preferiti/seguiti/da ricordare.. e chi ha letto, oltre a chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Vi auguro ancora una volta un buon Ferragosto.. A
Venerdì!..
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Capitolo 22 *** Capitolo o21 ***
Cap o21
Video Trailer
Capitolo
21
<< Muoviti
Andrea! >>
La voce di Nina che mi richiamò per l’ennesima
volta mi fece
sbuffare. << Ecco! Ecco! >>
<< Andrea! – sbottò nuovamente Nina
– Muoviti
altrimenti chiudono i negozi! >>
Decisi di darle ascolto e affrettai il passo, raggiungendola.
<< Hai qualche idea per il regalo? >>. La
guardai con uno sguardo che faceva chiaramente intendere la risposta.
<<
Spiegami cosa hai fatto fino ad adesso? >>
<< Ci sono state le riprese, le uscite con voi, con
Ian. Non ho avuto tempo per pensarci >> cercai di
discolparmi.
Nina sbuffò scuotendo il capo sconsolata. <<
Stiamo
parlando del regalo per Ian, per il tuo fidanzato, Andrea
>>
Eh già. Il regalo ad Ian. Anche novembre era passato e aveva
lasciato il posto a Dicembre. Erano i primi giorni del mese. L'8
sarebbe stato
il compleanno di Ian e io non avevo la più pallida idea di
cosa regalargli.
Nulla, nessunissima idea. O erano troppo banali o erano troppo
eccessivi.
<< Lo so, lo so ma.. – la guardai con uno
sguardo da
cucciolo indifeso – Tu sei qui con me perché mi
vuoi bene e poi perché sai cosa
potrebbe piacere ad Ian >>
Nina alzò gli occhi al cielo. << Ora capisco
come fate
tu ed Ian a stare insieme. Stesso identico brutto vizio. Su, muoviti
prima che
cambi idea >> disse prendendo a camminare. Con un gran
sorriso sulle
labbra, la seguii. Camminammo per un po’ lungo il corridoio
del centro
commerciale. Guardammo vetrine su vetrine ma non riuscivamo a trovare
nulla che
non fosse troppo banale o scontato.
<< Che tipo di regalo vuoi fargli? >>
chiese
Nina.
<< Oh.. ehm.. – mi grattai la testa –
io.. >>
<< Ok, lasciamo perdere va >>.
In perfetto silenzio continuammo a guardarci intorno quando
ad un certo punto Nina si bloccò di scatto. Andai a sbattere
contro di lei.
<< Auch! Ma perché ti sei fermata?
>> chiesi massaggiandomi il
naso.
Nina non mi rispose ma mi afferrò il polso, iniziandomi a
tirare verso non so dove. << Ho appena avuto una grande
idea. Ian
apprezzerà molto, sempre se resta in vita dopo averti vista
>>.
Non capii inizialmente il senso delle sue parole fino a
quando non vidi dove mi stava conducendo. << Nina, no! Mi
rifiuto di fare
qualunque cosa tu abbia in mente! Io lì dentro non ci entro!
>>
<< Vuoi far un bel regalo ad Ian? Allora zitta ed
entriamo >>
<< Nina ma.. ma quello è.. >>
<< Si, lo so. Quello è un Sexy Shop ma fidati
– mi
guardò – mi ringrazierai >> mi
sorrise maliziosa.
Smisi di oppormi e feci come mi disse. Non appena entrammo
ad accoglierci venne un signore che poteva avere all’incirca
una cinquantina
d’anni. Era inquietante, e non poco.
<< Signorine posso fare qualcosa per voi?
>>
chiese l’uomo.
Nina gli sorrise mentre io rimasi ancora perplessa. <<
La mia amica – fece un cenno del capo verso di me –
deve fare un regalo al suo
ragazzo e volevamo sapere se lei ha qualcosa di sexy da indossare
>>.
L’uomo restò in silenzio per un po’,
pensando fino a quando
non schioccò le dita. << Ho quello che fa al
caso vostro. Seguitemi prego
>>.
Nina seguì il signore mentre io rimasi ferma. No,
io non mi
sarei mossa da là.<< Andrea >>
mi rimproverò Nina obbligandola a
seguire. Sospirai sconsolata e camminai dietro di lei.
Il signore, che volle essere chiamato Jimmy in quanto
altrimenti si sarebbe sentito vecchio, ci condusse verso unostand su
cui erano
posizionate varie confezioni di abiti e costumi. Poliziotta sexy,
seducente
croce rossina e così via. Deglutii più e
più volte guardando quei “costumi”.
Non ero mai stata una santa ma non ero neanche così..
trasgressiva. Ad ogni
completo mostrato Nina chiedeva se mi piaceva o meno ed io,
puntualmente,
negavo con il capo.
Non so quanti costumi ci fece
vedere seppi solo che nessuno
di quelli mi piaceva. Quando ormai stavo per girare i tacchi e andare
via, fu
allora che Jimmy catturò la mia attenzione.
<< Abbiamo anche questo. E’ molto semplice..
>>
<< E’ perfetto! >> esclamai
interrompendolo.
Nina e Jimmy mi guardarono sorpresi. << Si potrebbe
provare? >>.
L’uomo annuì. << Ad occhio
è croce.. – fece vagare il
suo sguardo su tutto il mio corpo – lei dovrebbe portare una
quarta coppa A
>> disse iniziando a cercare la confezione giusta.
<< Tenga, il
camerino è in fondo a destra >> e mi porse il
pacchetto che afferrai.
Io ringraziai e feci un cenno a Nina di seguirmi.
Raggiungemmo il “camerino” ed entrai dentro non
prima di aver lasciato alcune
cose a Nina. Aprii il pacchetto ed estrassi il contenuto. Era un
completo
intimo semplice ma molto bello. Era in pizzo rosso che lasciava il
corpo molto
coperto. Al centro del petto faceva bella mostra un grande fiocco
anch’esso
rosso. Da come ero riuscita a capire, il completo poteva essere aperto
non solo
grazie ai gancetti posizionati dietro la schiena ma anche sciogliendo
il
fiocco. Mi controllai allo specchio e, cacciata la testa da dentro il
camerino,
chiesi a Nina di entrare per darmi un consiglio.
Nina fischiettò. << Come si suol dire, proprio
un bel
regalo. Non c’è che dire >>.
Increspai un po’ la fronte. << Mica
è troppo.. osè?
>> chiesi timorosa.
<< Verità o bugia? No.. ti sta
d’incanto. Però..
>> disse lasciando in sospeso la frase.
Mi preoccupai. << Però.. ? >>
Sorrise maliziosa. << Credo che Ian non si
limiterà a
slacciare il fiocco. Credo, invece, che farà come i
bambini.. – alzò lo sguardo
verso di me, continuando a sorridere – Strapperà
tutto >>.
Sentii le guance arrossire. << Nina! >>
esclamai
con voce stridula.
Lei rise. << Andrea tanto lo so che non sei
così
pudica, per cui.. Ti aspetto fuori >> ed uscì.
Mi voltai nuovamente verso lo specchio. Perché cercare
regali non sapendo se gli sarebbero piaciuti quando potevo regalargli
me stessa?
Nei giorni che seguirono
dovetti, insieme al resto del cast,
mantenere il segreto sulla festicciola che volevamo fare ad Ian per il
compleanno. Ciò non passò inosservato ad Ian che
puntualmente mi faceva domande
su domande del tipo ‘Che succede?’, ‘Sei
strana. Che hai?’, ‘Come mai i ragazzi
sembrano così strani?’. Ed io puntualmente
rispondevo che era per via delle
vacanze natalizie. Con Ian non ancora avevo toccato
l’argomento Natale. Sapevo
che le voleva passare insieme solo che io avevo progettato di tornare
in Italia
per passare almeno quella festa con i miei. Forse, anche Ian voleva
passare
Natale con la sua famiglia. “Che faccio?” pensai
mentre camminavo lungo il
corridoio del set. Vidi all’improvviso Ian venirmi incontro.
Non ancora gli
avevo fatto gli auguri.
<< Ehi.. >> dissi mentre gli cingevo il
collo
con le braccia, depositando un leggero bacio sulle labbra.
Ian mi strinse a sé. << Eri sparita. Non
riuscivo a
trovarti. Sei scappata via questa mattina da casa.. >>
Gli premetti con l’indice la punta del naso. <<
Piccole commissioni da fare. Ma ora sono qui stretta a te –
gli sorrisi – Ian,
ascolta.. Quali, si ecco, quali erano i tuoi programmi per Natale?
>>
<< Stare con te, perché? >>
corrugò la fronte.
<< Ecco.. Io avevo pensato che era il caso di tornare
in Italia per passare Natale con la mia famiglia >>
abbassai lo sguardo.
<< Ah.. Quindi se ti dicessi che mia madre ci ha
invitato a cena per la sera della Vigilia, diresti di no?
>>.
“Cosa? Oh mio Dio!”. Erano quattro mesi ormai che
stavo con Ian
ma non avevamo mai affrontato il discorso ‘Mi fai conoscere i
tuoi?’. Quella
domanda mi aveva spiazzata, e non poco. Avevo visto la madre, la
famiglia di
Ian solamente dalle foto e sapere che eravamo stati invitati per
Natale, beh,
fu una bella sorpresa. << Ian.. >>
<< Dai, li rivedrai il mese prossimo >>
disse
con espressione da cucciolo indifeso.
<< La tua famiglia potrei vederla tutto l’anno.
La mia
no >> controbattei.
<< Non è vero. Tutta la mia famiglia al
completo non
potresti mai vederla >>. Inarcai un sopracciglio.
<< Ti ricordo che
i miei sono divorziati. E’ raro che ci riuniamo tutti quanti
>>.
Non sapevo che fare. “Qualcuno mi aiuti!”.
<< Ci
penserò, promesso >>.
Lui annuì e non mi
sfuggì il suo tentativo di celare un sorriso. Che stava
macchinando? <<
Brava, ora scappo che devo girare una scena >> mi
baciò velocemente prima
di sparire dietro l’angolo.
Scossi il capo sospirando.
<> una voce mi
chiamò. Era
Paul. Mi fece cenno di andare con lui e lo seguii. <<
Pronta per portare
la torta? >> chiese, facendomi annuire.
Ci spostammo nella stanza in cui avevamo messo la torta nel
frigo. Poco dopo entrò anche Candice.
<< Come procedono i preparativi? >> chiese
avvicinandosi a noi.
<< Perfettamente >> le risposi.
Aiutati da Candice, finimmo di preparare il tutto. Alzai lo
sguardo verso l’orologio. “Chissà tra
quanto ci sarà la pausa..”. Il rumore
della porta che veniva aperta ci fece irrigidire.
<< Ragazzi tra 5 minuti togliamo la luce. Siete
pronti? >> la voce di Julie ci fece rilassare.
Ringraziammo per l’avviso.
Paul cacciò la torta e, una volta posata sul tavolo, prese
le candeline.
<< Quante ne mettiamo? >>
Ci pensai un po’ su. <> dissi.
Finito di posizionare le candele e aver accese, Paul mi
consegnò la torta. << Andiamo >>.
Uscimmo dalla stanza e ci
avviammo lungo il corridoio che ci
avrebbe portato verso il set. Ci fermammo poco prima di svoltare
l’angolo e
pochi secondi dopo andò via la luce.
<< Vai >> mi sussurrò Candice,
dandomi una lieve
spinta.
Presi a camminare cercando di non inciampare. La luce,
seppur flebile, delle candele mi illuminava il viso. Mentre camminavo
andando
verso Ian, gli altri avevano iniziato a cantare ‘Tanti
Auguri’. Quando vidi il
viso di Ian totalmente sorpreso, sul mio viso si aprì un
ampio sorriso. Mi
fermai davanti a lui, mostrandogli la torta che tenevo tra le mani. Lo
sguardo
che mi riservò era pieno di sorpresa, confusione.. ma
c’era anche felicità,
gioia.
<< Esprimi un desiderio >> dissi senza
smettere
di sorridere per un secondo. Ian guardo le candeline e sul suo volto il
sorriso
divenne ancora più grande. Rialzò lo sguardo
verso di me e, senza rompere mai
il contatto visivo con me, spense le candeline. Ciò mi fece
arrossire. Quel suo
gesto celava al suo interno ben'altro significato. Le luci vennero
riaccese e i
ragazzi ci raggiunsero iniziando a fare gli auguri ad Ian. Decisi di
lasciarli
fare e mi avvicinai verso un tavolo sul quale erano stati sistemati
bicchieri,
piattini, cucchiaini ed alcune bottiglie di spumante. Appoggiai la
torta sul
tavolo e, prendendo il coltello, iniziai a tagliare la torta in tante
fette.
Due forti braccia mi cinsero all'improvviso la vita. Sorrisi.
<< Chi devo ringraziare per questa sorpresa?
>>
mormorò Ian al mio orecchio.
<< Hanno collaborato tutti per cui.. Si, devi
ringraziare tutti >> risposi sistemando le fette nei vari
piattini.
<< Allora, grazie mille. È stato un bellissimo
gesto
>>.
Mi girai verso di lui sorridente. << Sono contenta che
ti sia piaciuto. – gli spostai alcuni capelli da davanti agli
occhi – Ah, tanti
auguri >>.
Lui si abbassò con il viso baciandomi. Il bacio si
intensificò e venimmo riportati all'ordine da qualcuno, e
forse più di uno, che
si schiarì la voce. << Ragazzi ci sono i
camerini per quello! Appartatevi!
>> disse Matt affiancato da Paul che ridacchiava. Io
arrossii nuovamente,
Ian, invece, mostrò ai due il dito medio.
<< Grazie, si, anche noi ti vogliamo bene
>>
disse ironico Paul mentre prese per un braccio Ian. <<
Ora però, andiamo!
>> ed iniziarono a trascinarlo con loro.
Risi di gusto. Grandi e grossi ma si comportavano ancora
come dei bambini. Presi un bicchiere riempito con lo spumante e, dando
un’ultima occhiata ad Ian, iniziai a sorseggiarlo.
“Godiamoci la festa”.
Si erano fatte ormai le 3 di
notte e dire che stavo per
addormentarmi in piedi era dir poco. Ogni tanto barcollavo o sentivo le
palpebre chiudersi. Grazie a Dio il fatto che Ian passò
quasi l’intera serata a
stringermi a sé mi evitò di cadere a terra. Ormai
qualcuna aveva preso ad
andarsene e dopo l’ennesimo sbadiglio non ce la feci
più a resistere. Avevo
bisogno di tornare a casa o la sorpresa ad Ian sarebbe andata a farsi
benedire.
Tirai leggermente un lembo della maglia di Ian, attirando la sua
attenzione su
di me. << Ian.. Io ho sonno >> dissi con
voce da bambina.
Mi sorrise. << D’accordo. Ora andiamo
>>.
Restammo ancora altri cinque minuti ma poi, dopo aver salutato tutti,
ci
allontanammo per tornare a casa.
Varcata la soglia di casa sua,
mi girai verso di Ian.
<< Vado un attimo in bagno, ti aspetto su
>> dissi per poi
lasciargli un fugace bacio sulle labbra. Mi avviai al piano superiore,
in
particolare nel bagno. Quando, dopo essere entrata, il mio sguardo
cadde sulla
doccia, le immagini della prima volta con Ian mi tornarono in mente.
Posai la
borsa sul la borsa sul mobiletto accanto al lavandino ed estrassi dal
suo
interno il completino comprato con Nina, oltre ad una vestaglietta
lunga fino a
metà coscia di seta nera. Iniziai a cambiarmi. Ravvivai i
capelli bagnandoli
con un po’ d’acqua e risistemai anche il trucco.
Tolsi, infatti, quello ormai
mal ridotto e passai solamente un semplice strato di matita e del
lucido
rosso. Una volta
finito mi guardai allo
specchio. “Cosa ne hai fatto dell’Andrea di
prima?” pensai. Indossai la
vestaglietta e mi apprestai ad aprire la porta quando sentii Ian
entrare in
camera.
<< Andrea, sei ancora in bagno? >>
<< Si, ma ho quasi finito! >>
<< Tranquilla.. Ho usato l’altro
>>. “Ottimo”.
Aprii piano piano la porta e sporsi di poco il viso per
vedere dove fosse Ian. Lo trovai seduto sul letto con le spalle rivolte
verso
di me. “Vai Andrea!”. Mi feci coraggio e, preso un
lungo respiro, uscii dal
bagno. Feci schioccare la porta attirando così
l’attenzione di Ian che, dopo un
primo momento di smarrimento, mi fisso con occhi e bocca spalancati.
Non avevo
mai usato vestagliette o roba simile, avevo sempre dormito con
pantaloncini e
canotte.
<< Avrei voluto farti un bel regalo ma.. –
dissi
iniziando ad avvicinarmi al letto – non sapevo cosa ti
sarebbe piaciuto avere. Sono
andata con Nina e giuro non andrò più a fare
compere con lei >> dissi
sentendolo ridacchiare. Mi umettai le labbra. <> e lasciai scivolare la vestaglia di
dosso mentre l’espressione
di Ian divenne ancora più stupita. << Volevo
farti il regalo perfetto. –
ridacchiai nervosa – Io sarei il tuo regalo. Anima, corpo,
mente. Tutto quello
che possiedo te lo sto regalando >> mormorai abbassando
lo sguardo
sentendomi imbarazzata.
Ian, nel frattempo, si era avvicinato e per tutto il suo
spostamento non levò gli occhi da me. Posando una mano sotto
il mio mento mi
fece alzare il viso, facendo così incrociare i nostri
sguardi. I suoi erano
lucidi e sul suo viso faceva bella mostra un sorriso.
<< E’ il miglior regalo che potevi mai farmi
>>
disse sorridendo. Mi prese il viso tra le mani e fece combaciare le
nostre
labbra. Portai le mani tra i suoi capelli, stringendolo a me. Le sue
mani, precedentemente
chiuse contro i miei fianchi, si spostarono prima sulla schiena e poi
sulla
pancia. Risalirono il busto fino a giungere al seno, che strinse prima
di
arrivare al fiocco posto al centro.<< Posso?
>> chiese mentre
strinse tra le mani i laccetti del fiocco. Annuii abbassando lo
sguardo. Non
riuscivo a guardarlo. Ian iniziò a sciogliere il fiocco.
<< Non devi
sentirti in imbarazzo. Non con me. Non dopo tutti questi mesi insieme
>>
mi rassicurò. Il fiocco fu sciolto e il mio seno fece bella
mostra si sé.
Inumidendosi le labbra, Ian sfilò il completo dal busto per
poi farlo scivolare
lungo le gambe, lasciandomi completamente nuda davanti a lui.
<< Sei
bellissima >> disse in tono roco facendomi arrossire. Mi
prese le mani e
ci avvicinammo al letto. Delicatamente mi fece sedere mentre lui rimase
in
piedi davanti a me. Poggiando le mani sul materasso di lato ai miei
fianchi,
inclinò il busto verso di me prendendo a baciarmi il collo
fin giù, alla
spalla, e viceversa.
<< I-Ian>> dissi sfilandogli la maglia.
Finii
con le spalle contro il materasso con Ian steso su di me. Pochi minuti
e anche
Ian fu spogliato dei suoi abiti. Eravamo impazienti di essere un unico
corpo,
di sentirci profondamente. Nel momento in cui Ian prese a muoversi in
me, mi
sentii al meglio. Quello era il mio posto felice con la persona che
amavo. Non
avrei desiderato niente di più, niente di meno. Solamente
lui.Le sue spinte si
fecero sempre con maggior vigore fino a quando entrambi non giungemmo
all’orgasmo che ci lasciò boccheggianti.
Restammo in silenzio. Fronte contro fronte. Bocca contro
bocca.
<< E’ l’ora di andare a dormire visto
che sono le 5
del mattino passate >> disse lasciandomi un bacio sulla
punta del naso
non appena riprendemmo a respirare regolarmente. Si
risistemò accanto a me e mi
strinsi al suo petto.
<< Buonanotte allora >> dissi inspirando il
suo
odore.
Ridacchiò. << Buonanotte. Ti amo
>>
Annuii impercettibilmente. << Lo penso anche io
>> mormorai. Tuttavia non seppi mai quale fosse il vero
significato di
quelle mie parole.
Spazio Autrice ( per
modo di dire )
Ehm.. *tossisce* Buongiorno.. Scusate le 3 ore e passa di ritardo ma la
sottoscritta è tornata giusto ora a casa da ieri pomeriggio
^^" Da me era festa e ci sono stati i fuochi d'artificio per cui ho
fatto la nottata xD Del tipo che ho dormito dalle 6 alle 8 del mattino
e poi dalle 9 alle 14 xD
Coomunque.. Ve lo avevo detto che Gennaio avrebbe dovuto farsi
accendere qualche lampadina.. Il compleanno di Ian! Povera Andrea che
si è andata a fidare di Nina xD E' finita dentro un Sexy
Shop ù.ù Però ha preso una cosa
bellina -->
Andrea's
Lingerie E il nostro caro Ian ha
apprezzato ù.ù La
versione estesa della notte tra i due verrà pubblicata
domani.. Per cui occhio a EFP ;) E chiudo dicendo.. Frase ambigua
quella di Andrea..
Prossimo capitolo sembra a Dicembre.. Di cosa parlerà
secondo voi?
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti :) Per qualunque cosa vi ricordo il gruppo
L'angolo di " _A Twist In My Story_ "
A Domani con il Missing e a Lunedì con il Capitolo :)
°°Angolino Pubblicità°°
Non l'ho mai fatta ma mi piacerebbe se qualcuno di voi leggesse le
storie di Lisa_Pan.. La mia dolce metà *__* Scrive una
storia su Peter Pan ed una su gli Incubus .. Lo ammetto, non conosco
questo gruppo ma come storia mi piace :)
|
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Capitolo 23 *** Capitolo o22 ***
Video Trailer
Capitolo 22
Seduta sul davanzale della finestra della sala di Ian, guardavo l’esterno dell’abitazione. Tutto era bianco. Le case, le strade. Ogni cosa. Qualche giorno dopo il compleanno di Ian, il tempo ad Atlanta era peggiorato portando il freddo, oltre che alla neve che aveva ricoperto tutta la città. Di conseguenza le riprese avevano subito delle variazioni. Fummo, infatti, costretti a girare le scene interne e spostare quelle esterne a quando il tempo non si sarebbe rimesso. Poggiai la mano contro il vetro e il contatto con la superficie fredda mi fece rabbrividire. “Menomale che il camino è acceso”. Con il respiro feci appannare una parte del vetro e ci scrissi qualcosa sopra.
<< Perché invece di stare là seduta a sporcarmi il vetro, non vieni qui a darmi una mano con le decorazioni? >> esclamò Ian.
Sbuffando voltai il capo verso la sua direzione. In piedi su di una scala, Ian era intento ad addobbare l’albero di Natale. Ricordavo ancora quando lo riportò a casa qualche giorno fa.
*Inizio Flashback*
Avevo appena finito di prepararmi per uscire a cena con i ragazzi quella sera. Come al solito, a prendermi sarebbe venuto Ian. Misi il profumo quando il mio telefono vibrò.
“From: Ian
Spero che tu sia pronta. Tra cinque minuti sono da te. Ah, ho qualcosa che potrebbe piacerti. Ti amo.”
Pochi minuti dopo, un secondo squillo del telefono mi avvisò che Ian era arrivato. Presi le mie cose ed uscii in fretta. Ero curiosa di sapere di cosa stava parlando. Raggiunsi la macchina e salii.
<< Buona sera! >> esclamai sporgendomi verso di lui per baciarlo. Lui, dopo aver contraccambiato il bacio, mi sorrise. << Allora, questa cosa che potrebbe piacermi? >>
<< Sta a casa mia. Se vuoi, visto che siamo in orario, possiamo fermarci da me così lo vedi >> suggerì. Annuii, ormai la pulce nell’orecchio me l’aveva messa, tanto valeva andare fino in fondo con la cosa.
Una volta giunti a casa sua, Ian mi coprì gli occhi con le mani. << Non sbirciare >>.
<< Così cado! >> protestai.
<< Ti guido io, non cadi >> disse continuando a camminare. Riconobbi le scale del porticato quando fui costretta a farle. << Ora – sentii il rumore della porta che veniva aperta – conta fino a cinque e poi apri gli occhi. Ok? >>. Ian lasciò la presa su di me. << Cinque.. quattro.. tre.. due.. uno.. apri gli occhi! >> disse con voce entusiasmante.
Con gli occhi chiusi, sorrisi. “Chissà cosa sarà?”. Lentamente aprii gli occhi e per poco non mi strozzai. Posto al centro della sala c’era un abete. Alzai un sopracciglio, dubbiosa. << Un abete? >>
Ian, dal canto suo, era ancora sorridente. << Mancano pochi giorni a Natale e ho pensato che era il caso di comprarlo prima che finissero tutti quelli più belli >>.
*Fine Flashback*
Il fatto che poi smontai Ian dicendogli che non lo avrei aiutato a fare l’albero fu un’altra cosa. Scesi dal davanzale solo per mettermi meglio seduta in modo da avere il corpo rivolto verso di lui. << Mi pareva di essere stata chiara >>.
Ian sbuffò. << Certo, certo. “Io non ti aiuto nel fare l’albero”, me lo ricordo ancora >> disse imitando la mia voce.
Sorrisi. << E allora perché insisti? >>
<< Perchè si. Voglio fare l'albero con la mia ragazza. Con te >> disse deciso.
Odiavo quando usava questa cosa. Mi urtava i nervi e lui lo sapeva benissimo. Ma come ogni volta gliela diedi vinta e mi alzai, raggiungendolo. Forse era proprio per questo che continuava a farlo. “Appunto mentale: non farsi più abbindolare da Ian e dalle sue parole”. << Che coloreti serve? >> dissi abbassandomi verso lo scatolone.
<< Ho messo la rossa, la gialla e la blu. Passami la verde >>
Cercai in mezzo a tutte le palline una verde. Finalmente la trovai solo che nel cacciarla cadde a terra una seconda pallina, che si ruppe. “Maledizione!”.
<< Andrea, le palline! >> disse a mo’ di rimprovero.
Presi un lungo respiro. << Ian non iniziare a giuro che a rompersi non saranno solo le palline dell’albero >> dissi con tono sarcastico, fulminandolo con gli occhi. Alzò lo sguardo verso il soffitto borbottando qualcosa che non compresi.
Passarono in totale silenzio alcuni minuti. Fui la prima a porre fine a ciò, ma solo per avvisarlo che le decorazioni erano finite. Ian scese la scala ed iniziò a richiudere i vari scatoloni. Se c’era un’altra cosa che non sopportavo era quando metteva il muso. Dio, peggio dei bambini! Alzai per pochi secondi lo sguardo al cielo. “Uomo complessato peggio di Damon!”. Sbuffai. << La smetti? >>
Lui mi guardò come se non sapesse di cosa stessi parlando. << Dici a me? >>
<< No, guarda! Dicevo alla fatina dai capelli turchini! >> risposi ironica.
Lui si guardò intorno. << Peccato! Me la sono persa >> e tornò ai suoi scatoloni.
Mi grattai la fronte leggermente nervosa. << Ian, siamo solo io e te in questa casa. Secondo te, a chi dico? >>
<< Beh, chi me lo dice che non vedi fantasmi come Jeremy o qualche amico immaginario? >> disse scrollando le spalle.
Lo guardai scioccata. << Punto 1.. non sono scema da vedere fantasmi o amici immaginari. Punto 2.. smettila che mi urti quando fai così! Sei un bambino! Punto 3.. Non mi piace fare l’albero per il semplice fatto che non mi piace il Natale! Contento adesso? >> esclamai alzando la voce.
Ian corrugò la fronte. << Non ti piace il Natale? >>
<< No. Una volta, ora non più >>
<< Perché? A tutti piace il Natale >> e così dicendo si avvicinò a me. << Che senso ha? >>
Mi allontanai da lui, tornando alla finestra. << Da bambina mi piaceva il Natale. Non vedevo l’ora di fare il presepe e l’albero con papà. Poi, poco a poco, ogni Natale era sempre diverso. Lo spirito natalizio non era più quello di quando ero bambina. Arrivò, poi, il giorno che smisi di interessarmi al Natale. Si, ok, lo festeggiavo, facevo i regali e ringraziavo se ne ricevevo ma.. – sospirai guardando fuori – ormai era diventato un giorno come un altro. Niente di più e niente di meno >> dissi alzando le spalle.
Ian si avvicinò a me, mettendosi alle mie spalle, e mi circondò la vita con le braccia. << E qui sbagli. Il Natale non è un obbligo, un vincolo o chissà cosa. Non è nemmeno quello che ci fanno vedere in televisione o sui giornali. – poggiò la guancia contro la mia nuca – L’albero, il presepe sono nati per riunire intorno a sé la propria famiglia o, per chi non l’avesse, gli amici, i conoscenti. Persone che hanno reso speciale la nostra vita >> strinse la presa sulla mia vita. Dal riflesso dello specchio, lo vidi corrugare la fronte. Lo faceva spesso, specialmente se pensava a qualcosa di veramente importante. << Il Natale serve a ricordarci come dovremmo comportarci ogni santo giorno. Tuttavia ce ne scordiamo e addio i buoni propositi. – ridacchiò – Il Natale non può non piacere. Può non piacerti l’idea, la concezione che ci hanno dato di esso ma non il Natale in sé per sé >> concluse facendomi girare verso di sé. << Non ti prometto che da un momento all’altro ti farò innamorare del Natale, ma ti prometto che questo Natale ti piacerà un po’ di più >>. Sorrise prima di baciarmi.
Durante il bacio gli accarezzai la guancia. << Odio il romanticismo. Odio le coppie appiccicose. Odio il continuo sussurrarsi parole carine e dolci all’orecchio. Mi sale il diabete ma.. – lo guardai negli occhi – Dio, non riesco ad odiare tutto ciò se sei tu a dirmele. E.. Mi fido di te. Voglio che questo Natale sia speciale. Rendimelo speciale >> dissi senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Lui sorrise e fu uno dei sorrisi più belli che mi avesse mai fatto. << Non dubitare >> e subito si rifiondò sulle mie labbra.
<< Amore mio >> mormorai dopo vari baci. Percepii Ian irrigidirsi. Lo guardai preoccupata. << Ian cosa.. ? >>
<< Come mi hai chiamato? >>
<< Ian? >>
<< No! Prima >>
Lo guardai confusa. Cosa volevo che gli dicessi? Iniziai a pensarci. “Come l’ho chiamato?”. Stavo per gettare la spugna quando ricordai le parole che avevo usato. “Amore mio”. Non me ne ero resa conto, era stata una cosa spontanea. << Amore mio? >> dissi timorosa.
Gli occhi di Ian si accesero a quelle parole. << Ripetilo >>
<< Amore mio >>. Appena lo dissi Ian mi baciò. << Amore mio >>. Un altro bacio. << Amore mio! Amore mio! >> iniziai a ripetere dopo ogni bacio.
<< Non smettere di dirmelo. Mai >> disse Ian mentre mi prese a cavalcioni e mi condusse sul divano. Per quella sera avevamo finito di mettere gli addobbi. Ora c’era di meglio da fare. E stavolta contavamo solo io e lui.
<< Dove sono i piatti? >> urlai dalla sala mentre finivo di prendere i bicchieri dalla cristalliera. Era così arrivata la Vigilia di Natale. Sebbene saremmo dovuti andare a casa dei genitori di Ian, all’ultimo eravamo, o meglio, Ian era riuscito a spostare la cena a casa sua. Sarei stata meno agitata stando in un luogo che conoscevo, così mi spiegò lui.
<< Nel mobile accanto al divano. Prendi quelli in basso a destra >> urlò a sua volta Ian dalla cucina. Cenando tutti a casa sua, volle cucinare lui. Non mi fece neanche entrare in cucina. “Off Limits” così aveva scritto sul foglio appeso alla porta.
Feci come mi disse e presi dal mobile il servizio di piatti. Ian era peggio di una donna in fatto di servizi di piatti, di posate o di bicchieri. Scossi il capo e guardai l’ora. “Le 19.20”. Tra un’ora circa sarebbe arrivata la famiglia Somerhalder e io dovevo finire di prepararmi. Stava salendo l’agitazione. Decisi di non pensarci e sistemai i piatti. << Quanti ne siamo? >>
<< Undici! >>
Iniziai a sistemare i piatti. “Io.. Ian.. La madre di Ian, il padre, il fratello, la sorella con il marito.. Jaxon.. Ruby.. Aspetta!” << Ian, scusami, quanti siamo? >>
<< Undici >>
Iniziai a farmi un piccolo conteggio nella mente. Non mi tornavano i conti. << Ian, come facciamo ad essere undici? Tu ed io, e siamo due. La tua famiglia, e siamo 7. Ruby e Jaxon. Nove, anche se posso dire otto, visto che Robyn porta il seggiolone per la piccola. Me ne mancano due >>
La risposta di Ian non arrivò subito. << Ci sono due amici di famiglia >>.
Annuii anche se quella risposta non mi convinse e continuai.
Una volta finito, corsi al piano di sopra avvisando Ian che andavo a farmi una doccia e a prepararmi. C’era qualcosa che non mi aveva convinto nella risposta che avevo ottenuto. “Amici di famiglia. Bah!”. Non gli diedi troppo peso in quanto era tardi. Entrai così nella doccia e velocemente mi lavai. Appena uscii mi avvolsi nell’accappatoio, mi tamponai i capelli eliminando l’acqua in eccesso e mi diressi in camera dove avevo preparato precedentemente gli abiti da indossare. Misi un completo intimo di pizzo nero. Sopra una maglia lunga rossa con maniche a tre quarti ed un pantacollant nero. Ai piedi calzai della ballerine rosse. Presi da un piccolo porta gioie un paio di orecchini pendenti ed una collana. Per finire mi spruzzai addosso alcune gocce di profumo. Un’ultima occhiata allo specchio e feci per uscire dalla stanza quando vidi il mio ferma capelli a forma di rosa rossa. La presi e mi sistemai i capelli fermandoli con esso. Ora potevo andare.
Raggiunsi Ian al piano inferiore. Finalmente era uscito dalla cucina, infatti, stava sistemando le bevande sul tavolo. << Credevo non uscissi più dalla cucina >> dissi avvicinandomi a lui.
Si girò a guardarmi. << E’ quasi l’ora e la famiglia Somerhalder sa essere molto puntuale. – sorrise – Sei bellissima, te l’ho mai detto? >>
Finsi di pensarci. << Così tante volte che se continui finirò per crederci >> dissi sorridendo e avvicinando il mio viso al suo per baciarlo.
Mancavano pochi centimetri alle nostre labbra per toccarsi quando il campanello della porta ci fece bloccare. Ian abbozzò un sorriso. << Te lo avevo detto che sanno essere molto puntuali >>. Mi baciò la fronte e si allontanò da me per andare ad aprire la porta.
Il mio cuore, intanto, aveva preso a battere furiosamente. Avevo paura di non piacere alla famiglia di Ian. Se non gli fossi piaciuta? Se avessero reputato che stavo con il figlio solo per la fama o i soldi? Iniziai a respirare affannosamente mentre mi torturavo le dita delle mani. “Calma Andrea. Puoi farcela!”. Presi un lungo respiro quando giunsero alle mie orecchie voci che non conoscevo. Mi avvicinai alla porta della sala e rimasi lì, sulla soglia. Ad entrare per prima fu la madre di Ian. Era una signora molto giovanile, alta più o meno quanto me. Appena vide il figlio, lo abbracciò.
<< Tesoro quanto mi sei mancato! >>
<< Anche tu mamma >> rispose un Ian sorridente.
Subito dopo ad entrare fu il padre che, appena vide il figlio, gli diede una pacca sulla spalla. << Ian! >>
<< Ciao papà. Ma gli altri non sono venuti con voi? >>
<< Stanno parcheggiando. – disse il padre che poi mi vide – Ma questa fanciulla è la famosa Andrea? >> chiese il padre di Ian, facendomi arrossire. Anche la madre di Ian spostò lo sguardo su di me. Stando in disparte non si erano accorti della mia presenza. Cercai di sorridere calma.
Ian mi guardò sorridendomi come per infondermi coraggio e tranquillità. E ci riuscì. << Mamma, papà – iniziò Ian avvicinandosi a me, fino a che non mi cinse i fianchi con un braccio – lei è Andrea. Andrea, loro sono i miei genitori >>
Mordendomi le labbra, spostai lo sguardo su di loro. Fu il padre a venirmi incontro con una mano tesa. << Piacere Andrea, io sono il padre di Ian >>
<< Piacere mio di conoscerla signor Somerhalder>> gli strinsi la mano.
<< Signor Somerhalder? Non serve che mi dai del Lei. Chiamami Robert >> disse sorridente.
<< Ci proverò >> abbozzai un sorriso e spostai lo sguardo sulla madre. “Dio abbi pietà di me!”. La madre di Ian mi guardò a lungo. Più che guardarmi, mi stava squadrando dalla testa ai piedi. Brutto segno, bruttissimo segno. Abbassai subito lo sguardo e timorosa lo alzai guardando Ian al mio fianco. Mi strinsi di più a lui. Sul viso della madre di Ian comparve un piccolo sorriso. Si era forse resa conto che la sua presenza mi metteva in soggezione? Alla fine, come aveva fatto il marito, anche lei mi tese la mano. << Io sono Edna, la madre. Tu, quindi, saresti la ragazza che avrebbe fatto perdere la testa a mio figlio? >>
Non sapevo come intendere quella domanda: pura curiosità o dietro di essa celava altro? “Oh, andiamo Andrea! Falle vedere chi sei!”. << Così dicono >> risposi prima che il campanello della porta suonò ancora. Questa volta a comparire dalla porta furono la sorella di Ian con il marito ed i figli, ed il fratello. Entrambi andarono ad abbracciare Ian. Poco dopo in braccio a lui andarono Jaxon e Ruby. Lo guardai per qualche minuto. Ian sarebbe stato un ottimo padre.
<< Robyn, Bob vi presento anche a voi Andrea >>.
La sorella di Ian mi venne ad abbracciare e rimasi stupita da quel gesto. Infatti, non appena si staccò, la guardai un po’ stupita. << Finalmente ti conosco! Ian mi parla sempre di te e mi sembrava di conoscerti – disse senza smettere di sorridere – Scusami se sono stata troppo avventata >>
<< Oh, no. Non serve che ti scusi, anzi mi ha fatto piacere. E sono contenta anche io di conoscerti >>.
Fu la volta poi del fratello di Ian. Dio, in foto era una cosa, dal vivo era un’altra. Se facevo fatica a resistere agli occhi di Ian, quella sera avrei fatto fatica anche con gli occhi del fratello. << Piacere Robert, ma tutti mi chiamano Bob >>
<< Piacere mio, Bob>> dissi sorridendo. Ian, che aveva posato Jaxon a terra e Ruby alla sorella, ritornò al mio fianco.
<< Ci andiamo ad accomodare intanto, che.. >>. Non completò la frase perché venne interrotto da qualcuno che gli tirò alcuni piccoli strattoni al pantalone.
<< Zio, non ci presenti? >> chiese Jaxon con le guance gonfie.
<< Campione hai ragione >> disse Ian scompigliandogli i capelli ricci e biondi. << Andrea.. >>
<< Io sono Jaxon. Piacere di conoscerla signora >> disse il bambino che si era avvicinato a me. Una fitta al cuore mi venne sentendo la parola signora. D’accordo che i bambini chiamavo signora o signore chiunque, ma sentirselo dire era sempre una pugnalata al cuore.
Mi piegai sulle ginocchia in modo di essere più o meno all’altezza di Jaxon. << Ciao Jaxon. Io sono Andrea e sono molto contenta di conoscerti >> gli sorrisi dandogli un buffetto sul naso.
Il bambino sorrise. << Posso chiamarti Andy? >>. Io annuii sorridente. Il bambino si sporse verso di me lasciandomi un bacio sulla guancia per poi tornare vicino alla madre. Mi toccai la guancia sorridendo ampiamente.
<< Questa piccolina invece è Ruby >> mi disse Trevor, il marito di Robyn. La bambina venne presa tra le mani della madre che si avvicinò a me. << Perché non provi a tenerla in braccio? >> mi chiese porgendomi la bambina.
La guardai spalancando leggermente gli occhi. << Io.. >>
<< Dai >> insistette lei fino a quando non mi lasciò tra le braccia la bambina. << Tienila così, ecco. Brava! >>
Le sorrisi posando lo sguardo, poi, sulla bambina. Era bellissima. Aprì i piccoli occhi e, dopo aver guardato la madre, se li stropicciò. Aveva degli splendidi occhi color nocciola e quelli si posarono su di me, guardandomi curiosa. La piccola iniziò a muovere le manine verso il mio viso fino a toccarmelo. Prese, poi, una ciocca dei miei capelli giocandoci. << E bellissima, Robyn>> dissi estasiata.
Quando riconsegnai la bambina alla madre, trovai Ian intento a fissarmi. Negli occhi una strana luce incorniciava il sorriso presente sul suo viso. Chissà a cosa pensava.
Ci spostammo poi nella sala e ci sedemmo sui divani. I genitori di Ian si sedettero davanti a me sul divano, la sorella sulla destra ed il fratello sulla sinistra. Ian invece era seduto sul tappeto al centro dei divani a giocare con Jaxon. Era divertente vederlo giocare. Si vedeva proprio che viveva per la sua famiglia, per i suoi nipoti. << Tu hai dei nipoti, Andrea? >> chiese la madre di Ian all’improvviso.
Quella domanda mi colse impreparata. << No. Sono figlia unica per cui non so cosa vuol dire avere dei nipoti o famigliari più piccoli. Mi piaceva badare ai cugini o alle sorelline dei miei amici ma.. – scrollai le spalle – più di questo no >>
<< Tuo padre e tua madre cosa fanno? >> continuò lei. “Diamo il via all’interrogatorio”.
<< Mio padre è un ex comandante dell’esercito, mia madre professoressa di lingue >>.
<< Tu, invece, che fai? >>
Guardai involontariamente Ian in cerca di aiuto ma lui, ancora una volta, mi sorrise. << Al momento mi trovo qui ad Atlanta impegnata con le riprese di The Vampire Diaries. Però in Italia quando posso aiuto mia madre e seguo l’università >>
<< Come mai stai con mio figlio? >>. Ecco la domanda da un milione di dollari.
<< Mamma! >> esclamarono in coro Ian, Robyn e Bob mentre Robert interveniva con un << Edna! >>
<< Che c’è? Voglio sapere con chi ho a che fare >>
<< Mamma stai esagerando, basta. Su Andrea sai già tutto quello che devi sapere >> rispose Ian leggermente piccato.
<< Ian non preoccuparti. E’ normale che faccia questa domanda, tiene a te. E poi – sorrisi leggermente – come domanda me l’aspettavo >>. Prendendo un lungo respiro, guardai la madre di Ian. << Non sto con lui né per i soldi, né per la fama o perché è un attore. Quella è forse la parte di lui che mi interessa o piace meno. Sto con lui perché è buono, generoso dentro. Ha grandi valori dentro di lui, valori che al giorno d’oggi sono difficili da trovare. E’ un uomo che non ha paura di dire come la pensa o di fare quello che vuole. – lo guardai sorridendogli – Ama tutto quello che lo circonda dall’universo al singolo individuo. Non è da molti interessarsi al pianeta, all’ambiente per amor proprio e non per i soldi o altre stupide cose materiali. Lui lo fa perché vuole farlo, perché lo reputa giusto. E’ un uomo da stimare in tutti i suoi aspetti >> conclusi scrollando le spalle guardando la signora Somerhalder che, dal canto suo, mi guardò con sguardo intenso. Mi stava ancora studiando, ne ero sicura.
<< Sei, dopo Nina, la prima ragazza che vede Ian per quello che è realmente e non per quello che si vede dai giornali. Ne sei innamorata? >>. Se quella di prima la reputavo una domanda difficile, beh, questa era peggiore.
<< In tutta sincerità, non posso dirle di amarlo per il semplice fatto che non l’ho detto ancora neanche a lui. Non dico di non amarlo anzi, quello che provo per lui è molto vicino all’amore, vicinissimo ma sono una persona complicata. Non credo nel Ti amo detto così per dire. Credo, però, nel Ti amo detto dopo lunghi giorni di attesa. Credo al Ti amo che viene detto spontaneamente, senza pensarci. Il Ti amo che ti smuove tutto il tuo organismo. – feci una pausa, corrugando la fronte – Voglio dirglielo quando sarò sicura che al mio Ti amo entrambi ci crederemo. Non voglio prenderlo in giro per cui.. Sono sulla strada per innamorarmi totalmente di Ian, signora Somerhalder>>
Lei annuì, mostrandomi un ampio sorriso. << Per me va bene così. – si alzò avvicinandosi a me – Benvenuta in famiglia, cara >> disse sorridendomi. Mi alzai e mi lasciai abbracciare.
Fu Bob a porre fine a quel momento. << Non per qualcosa ma io avrei fame >>. Ridemmo tutti.
<< Chi aspettiamo? >> chiese la madre. Quella domanda mi lasciò un po’ spiazzata. Ricordavo che Ian mi aveva detto che, oltre a noi, ci sarebbero stati due amici della sua famiglia. Allora come era possibile che la madre non lo sapesse? Che fosse una sorpresa per loro?
Ian non rispose per il semplice fatto che il campanello suonò.
<< Sono appena arrivati >> disse Ian scattando in piedi per andare ad aprire la porta. Pochi secondi dopo, Ian rientrò. << Gli ultimi ospiti sono arrivati. Prego accomodatevi >>. Perché stava usando il Voi? Se erano amici di famiglia non avrebbe dovuto usarlo, eppure.. Quando le due figure comparvero dalla porta, persi un battito, spalancai la bocca e sgranai gli occhi. << Mamma, papà, ragazzi, vi presento il Signor e la Signora Belmonti, i genitori di Andrea >>.
( Continua.. )
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Io così e così.. Ho la tosse -.- Inoltre sto in piena cascia.. Sono stata sveglia fino alle 3 e mezza per vedere Blue August, il programma condotto da Ian, su internet.. A parte che invece delle 2, è iniziato alle 3 -.- e per giunta di Ian manco l'ombra solo pesci pesci pesci -.-""""
Cooomunque passiamo al capitolo.. Ho dovuto spezzare il capitolo perchè mi sarebbero uscite 8 pagine ^^" A dicembre, dopo il compleanno di Ian, viene natale! Tataaaaan xD Andrea ha conosciuto la famiglia Somerhalder e ha dovuto fare i conti con la madre di Ian, Edna.. Coomunque.. Andrea è un tipino... si sta lasciando un pò andare.. inizia a voler del romanticismo e ha finalmente chiamato Ian "Amore mio".. Dio sia lodato.. Abbiamo capito cosa tramava Ian per Natale.. Devo però ringraziare la mia Lisa_Pan per il pro Natale.. Senza di lei non avrei saputo cosa scrivere visto che avevo solo i contro :/
Ringrazio chi ha letto, le 6 splendide persone che hanno recensito ( grazie a voi ho toccato la soglia delle 100 recensioni arrivando a 104 *___* ), chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere le vostre opinioni..
Ci risentiamo Venerdì con la seconda parte.. ;) e vi ricordo il gruppo L'angolo di " _A Twist In My Story_ "
Ah.. Ricordo che sabato è stato postato un primo missing moment ;)
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Capitolo 24 *** Capitolo o23 ***
Video Trailer
Capitolo 23
Quando le due figure comparvero dalla porta, persi un battito, spalancai la bocca e sgranai gli occhi.
<< Mamma, papà, ragazzi, vi presento il Signor e la Signora Belmonti, i genitori di Andrea >>.
Non badai alle parole di Ian. Ero troppo presa dal guardare sulla soglia della sala mia madre e mio padre. No, doveva essere tutto un sogno. Loro... Loro non potevano essere lì. Loro dovevano essere in Italia, a casa... Mi alzai di scatto dalla poltrona e corsi ad abbracciare i miei genitori.
<< Mamma! >> dissi gettando le braccia al collo di mia madre, stringendola a me.
<< Bambina mia, come mi sei mancata! >> disse sentendo che si stava commuovendo.
<< Anche voi, tanto. Tantissimo! >> le riempii il viso di baci. Sciolsi l’abbraccio da lei e mi lanciai su mio padre. << Papo! >> dissi ormai con voce rotta dalle lacrime mentre affondavo il viso nel petto di mio padre.
Lui mi strinse a sé forte. << Scimmiettina! Quanto ti sei fatta bella! >>
Una volta abbracciato anche lui, mi ripulii il viso dalle lacrime e dal trucco. “Ma chi se ne frega!”.
Mi ricomposi e mi schiarii la voce ma prima che potessi parlare, Ian mi anticipò. << Era per questo che ti ho chiesto di restare qui ad Atlanta per Natale >> mi sorrise lui.
Mi morsi il labbro prima di mimargli un grazie.
<< Bene, ora che siamo tutti, andiamo che ho fame! >> disse Bob.
Ridacchiando ci andammo a sedere. Io mi sedetti accanto a Ian. I miei ed i suoi genitori si misero l’uno di fronte l’altro in modo da potersi parlare e presentare. Mangiammo benissimo. Ian era un ottimo cuoco, uno dei migliori. “Un uomo da sposare!”. Scossi leggermente il capo. A cosa andavo a pensare pure io. La cena proseguì nei migliori dei modi. I nostri genitori si trovarono d’accordo su molti punti sui quali discutevano, e ciò fu un bene.
Finimmo di mangiare anche il contorno. << Vado a prendere la frutta, scusate >> dissi alzandomi in piedi e dirigendomi in cucina. Non ancora riuscivo a crederci. I miei genitori nella stanza accanto. Ridacchiando e scuotendo il capo leggermente, arrivai in cucina. Quando stavo per prendere il vassoio con la frutta, sentii dei passi dietro di me, così mi voltai a vedere chi fosse.
<< Mamma >> dissi sorridendole.
<< Tesoro mio, prima non ho avuto la possibilità di parlare con te. Come stai? >>
<< Bene, mamma. Benissimo >> le dissi mentre si avvicinò a me.
<< Sono contenta per te – sorrise accarezzandomi il volto – E con le riprese, come procede? >>
Posai la guancia contro la sua mano. << Tutto alla perfezione. Non ti nascondo che è stancante come lavoro ma qualcuno lo deve pur fare >> dissi scrollando le spalle. La guardai negli occhi e vidi al loro interno che qualcosa la turbava. << Mamma, che c’è? >>
Lei si umettò le labbra. << Sembri felice >>
Corrugai la fronte. << Si lo so. Ho conosciuto persone fantastiche e poi con Ian.. >> sorrisi nominandolo. Al contrario, mia madre divenne ancora più turbata.
<< E’ proprio questo che mi spaventa >>. La guardai confusa. << Non voglio che mia figlia stia male per un attore. Sai che razza di vita hanno e sono preoccupata per te >>
<< Non devi preoccuparti, sono grande abbastanza per prendere le mie decisioni >>
<< Si ma.. >>
<< Se ce ne sarà bisogno, ci sbatterò i denti contro ma fino ad allora – le baciai la guancia – lasciami agire come reputo giusto >>. Lei annuì. << Brava la mia mammina. Ora però andiamo di là a portare la frutta >>. Presi il vassoio e mi incamminai verso la sala.
<< Mi piace >> esclamò mia madre facendomi arrestare. Voltai il capo verso di lei, guardandola con la fronte corrucciata. << Ian, dico. Mi piace >>
Sorrisi. << A chi non piace, mamma. E pensare che se tutte le sue fans lo conoscessero realmente, e non solo per il suo essere un attore, fidati, lo amerebbero ancora di più >>. Mi rigirai e ritornai in sala.
<< Signori è quasi mezzanotte – disse Ian alzandosi in piedi – e vorrei fare un brindisi se me lo concedete >>. Riempimmo tutti quanti i nostri bicchieri. << Allora vorrei innanzitutto ringraziare tutti voi per essere qui stasera. Grazie veramente perché state rendendo questa serata memorabile. Vorrei ringraziare specialmente i genitori di Andrea per aver accettato di venire ed essersi fatti un lungo viaggio in aereo per fare questa sorpresa alla loro figlia. Andrea, – mi guardò – quando ho chiamato a casa tua per mettermi d’accordo con loro, a rispondere è stato tuo padre. Non ti nego che avevo una paura assurda, specialmente quando gli ho detto che ero il tuo fidanzato. Se ti stai domandano “Gli avrà fatto il terzo grado?”, si, mi ha fatto il terzo grado >>. Ridacchiai. Mio padre sapeva mettere paura quando voleva. << Ma dopo un primo momento di incertezza, tutto è venuto da sé. Vorrei dirvi – Ian tornò a guardare i miei genitori – che avete una figlia splendida. E non lo dico tanto per fare bella figura. Lo dico perché è così. E’ una ragazza forte, determinata ma allo stesso tempo può essere fragile ed insicura. E’ intelligente, è tutto quello che potevo volere da una persona. Per cui grazie per aver messo al mondo una ragazza come lei >> finì lui, guardandomi. Sentivo gli occhi pizzicare. Avrei voluto menarlo davanti a tutti, avrei voluto baciarlo davanti a tutti, farlo mio davanti a tutti. Strinsi le labbra e chiusi gli occhi per non piangere.
<< E’ mezzanotte >> esclamò Edna.
<< Oh, beh allora… Cin cin e Buon Natale! >> disse Ian alzando il bicchiere dando il via al brindisi.
Finii di brindare con tutti e con la scusa di fare una telefonata, uscii fuori alla terrazza. Pochi minuti dopo qualcuno aprì la porta-finestra, raggiungendomi. Non mi fu difficile capire chi fosse.
<< Mi hai stupita, sorpresa. Non credevo che qualcuno potesse farmi una sorpresa del genere >>
<< Sono stato bravo >>. Quella di Ian non fu una domanda, bensì una affermazione.
<< Molto e te ne sono grata >>
<< Quando mi parlavi dell’Italia e dei tuoi genitori, i tuoi occhi diventavano sempre lucidi per cui non mi è stato difficile capire cosa ti sarebbe piaciuto avere come regalo. Tu non chiedi mai. Ho dovuto agire e basta, come fai tu >>
Mi voltai verso di lui. << Vorrei dirti tantissime cose. Cose che neanche io credevo di poter mai dire o pensare ma l’unica cosa che riesco a dirti è che io non ho preso nessun regalo perché ci eravamo ripromessi di non farceli. Mi sto sentendo una stupida >> abbassai lo sguardo verso le ballerine.
Le braccia di Ian mi cinsero in un dolce abbraccio. << Non dovevi farmi nessun regalo. Questo è stato una piccolissima cosa. Io ho te e questo è il miglior regalo che potessi avere. So che ora e anche prima, nel brindisi, sono stato decisamente molto romantico, forse troppo per i tuoi gusti, ma non riesco a fare altrimenti con te. Sei il mio tutto e voglio che continui a ricoprire questo ruolo. Ora e per sempre >>. Allentò la presa quel tanto che bastò per far incrociare i nostri sguardi. << Ti amo e non smetterò di dirtelo >> e mi baciò. Fu qualcosa di intenso, passionale ma allo stesso tempo fu dolce e romantico.
Il contatto della sua pelle contro la mia mi provocò un formicolio che si estese in tutto il corpo accendendo il mio desiderio. La sua mano si mosse sicura tra i miei capelli attirandomi a lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fecero sfuggire un gemito. I suoi occhi azzurri erano puntati nei miei e mi imprigionarono, facendomi perdere il senso dell'orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove esistevamo solo noi due.
Spinta dal desiderio appoggiai le miei mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel punto mi baciò con tenerezza e trasporto e non potei fare a meno di sciogliermi a quel contatto, tanto da far cedere il mio corpo contro il suo, che mi accolse stringendomi contro il suo petto, dove sentivo battere il suo cuore, alla stessa velocità del mio.
Senza che me ne resi conto, mi trovai bloccata tra il suo corpo e la ringhiera della terrazza. Le sue labbra si spostarono sul collo iniziando, poi, a mordere fino a che non lo percepii succhiarne un lembo di pelle. Gemetti stringendo una mano tra i suoi capelli. Mi fece sedere sulla ringhiera e si sistemò tra le mie gambe. Le sue mani scesero ad esplorare il mio corpo mentre le mie rimasero tra i suoi capelli e sul suo collo. Sentii una mano soffermarsi sul seno da sopra la maglia. L’altra, invece, andò a stringersi contro un mio fianco. Fu un attimo quando nella mia testa passarono alcuni flash della serata. Lo volevo mio ma dovemmo ritornare alla realtà.
<< Ian – gemetti – dobbiamo tornare dentro >> dissi con affanno. Lui però mi ignorò. << Mia.. Tua.. Madre >>.
Fu allora che Ian reagì. Schiarendosi la voce, si ricompose. << Hai ragione >>. Mi aiutò a scendere dalla ringhiera. << Spero che sia stato capace di farti piacere un po’ di più il Natale >> sorrise e prendendomi la mano rientrammo dentro, pronti a goderci ancora qualche minuto di quella splendida serata.
Il Natale passò splendidamente. L’unica nota dolente fu il fatto che i miei genitori non restarono per Capodanno ma ripartirono il 26, a Santo Stefano. Tuttavia, ci mettemmo d’accordo per il mese prossimo. Infatti mancavano poche settimane al matrimonio di mia cugina per cui decidemmo di sentirci uno o due giorni prima della partenza verso l’Italia mia e di Ian.
Passarono i giorni e giunse Capodanno. Io ed Ian avevamo deciso di passarlo a casa in quanto non ci andava di uscire. Troppo caos. Avevamo cucinato insieme. Lui le sue specialità mentre io avevo preparato alcuni piatti italiani, come le lasagne. Mi era mancato da matti prepararle e fui felicissima di sapere che ad Ian piacessero. Finito di cenare e di risistemare ci buttammo comodamente sul divano. Ian era allungato sul divano, io ero allungata sopra di lui. Con il viso posato sul suo petto, sopra al cuore, mi lasciavo coccolare dalle sue mani che, delicatamente, mi accarezzavano i capelli e la schiena. Ero così rilassata che sarei stata capace di addormentarmi ma non potevo e non volevo.
<< Ian se vai avanti così non arriverò a darti il buon anno >> biascicai prima di lasciargli un bacio sul petto coperto dalla canotta. Sebbene fosse l’ultimo dell’anno, in casa si stava bene perché il camino riscaldava la casa.
Ian inspirò lasciandomi un bacio sul capo. << Mi stavo rilassando anche io, sai? – sbadigliò stropicciandosi poi gli occhi – Ma che ore sono? >>
Guardai l’orologio. << Manca ancora un’ora. Sono solamente le 23 >> risposi alzando il viso dal suo petto per guardarlo negli occhi. Lui mi sorrise ed io avvicinai il mio volto al suo iniziando a lasciargli tanti piccoli baci a stampo. Uno, due, tre fino a che non persi il conto. Stanco forse di quel gioco, di quei baci fugaci e superficiali, Ian, ad un tratto, bloccò il mio viso vicino al suo e, forzando le mia labbra, inserì la sua lingua nella mia bocca, intrecciandola con la mia. Gemetti contro di essa e le mie mani si strinsero ai suoi capelli, come era mio solito fare. Ian si tirò su a sedere costringendomi a mettere a cavalcioni su di lui seduta. Le sue mani corsero immediatamente ai bordi della mia maglietta levandomela e facendo apparire il mio reggiseno rosso, come da tradizione. Il suo viso finì tra il mio seno che prese a baciare. Gettai all’indietro la testa. Fu la volta delle mie mani di prendere i bordi della sua maglia e levarla. Scesi a baciargli il collo mentre le mie mani esploravano i muscoli del suo torace, scendendo, poco a poco, verso i pantaloni. Le sue mani, intanto, si chiusero contro i miei glutei che strinse deciso.
Il tempo di slacciargli la cinta e di sfilargliela dai passanti che la porta suonò. Staccai le labbra dal suo collo e guardai Ian indecisa sul da farsi. La risposta di Ian fu molto chiara e concisa. Rincollò la sua bocca alla mia, travolgendomi in un altro bacio passionale in cui le nostre lingue erano le padrone assolute. Il campanello suonò ancora, e ancora, e ancora fino a che un Ian spazientito non mi fece sedere sul divano e si alzò.
<< Giuro che ora ammazzo chiunque sia! >> borbottò risistemandosi i pantaloni. Lo guardai compiere questi gesti frettolosi, sorridendo nel vedere che effetto avessi su di lui. Si allontanò senza mettersi la maglia ed andò ad aprire. Riuscii a percepire solo il suo << Ma che diavolo.. ? >> prima che un branco di pazzi non entrò nella sala.
I ragazzi erano venuti da noi. Scattai subito a recuperare la maglia e la indossai.
<< Oh, oh.. Mi sa che abbiamo interrotto qualcosa >> esclamò malizioso Paul prima di prendersi uno scappellotto da parte della moglie. Lo fulminai con gli occhi e vidi che in mano aveva due bottiglie di spumante. La stessa cosa valeva per Michael.
<< Mi spiegate cosa ci fate qui? >> esclamò Ian rientrando in sala.
Fu una dispiaciuta, quanto al tempo stesso divertita, Nina a rispondere. << Sapevamo che eravate rimasti a casa, avevamo pensato di farvi una sorpresa >>
Scuotendo il capo con fare rassegnato, mi alzai in piedi. << Non dovevate scomodarvi con lo spumante. Dateli a me che li metto in frigo >>. Mi feci dare le bottiglie e mi spostai in cucina. Subito dopo tornai dagli altri in sala, trovandoli comodamente seduti o sulle sedie o sui divano. Scoppiai a ridere quando vidi l’espressione di Ian. Sembrava un bambino a cui avessero appena tolto il suo dolce preferito.
<< Andrea, Ian minaccia di uccidermi! >> esclamò Paul con tono da bambino e si beccò uno sguardo omicida da parte del diretto interessato.
Cercando di non ridacchiare, mi avvicinai alla poltrona su cui ero seduto e gli cinsi le spalle con le braccia, poggiando il mento su una di esse. << Ian non minacciare di morte Paul! >> gli dissi prima di lasciargli un bacio sulla guancia. Vidi Paul ridacchiare. << Lo voglio uccidere io! >> esclamai vedendo Paul spalancare gli occhi. Tutti risero e Paul mise il broncio borbottando un << cattivi! >>.
Continuammo a ridere e a scherzare fino a quando la televisione non avvisò che mancavano solo cinque minuti.
<< I bicchieri!! >> esclamò Candice.
<< Li prendo io! Andrea, prendi le bottiglie! >> aggiunse Nina.
Corsi in cucina a prenderle. << Prese! >> dissi tornando in là.
Sistemammo i bicchieri e le bottiglie sul tavolo.
<< Ma ci pensate che anche questo anno è finito? >> esclamò uno stupito Steven.
<< Oddio Stev! Non me lo ricordare! >> rispose Nina.
Già. Quei dodici mesi erano volati. Mi sembrò ieri quando arrivai ad Atlanta, come mi sembrò ieri di aver iniziato a far parte del cast di The Vampire Diaries.
<< Ragazzi, un minuto! >> urlò euforica Candice, che saltellava battendo le mani.
I ragazzi presero le bottiglie di spumante e le agitarono un po’.
<< Ian se casca lo spumante per terra giuro che te lo faccio leccare fino all’ultima goccia. Io non pulisco! >> dissi minacciosa.
«Signori telespettatori, ecco che partono gli ultimi venti secondi!» esclamò la voce del presentatore televisivo.
<< Gli ultimi secondi! >> disse Michael.
<< 10.. 9.. 8.. 7.. 6.. >> iniziammo ad urlare tutti quanti seguendo il conteggio della televisione. << 5.. 4.. 3.. 2.. 1.. Buon Anno! >> urlammo in coro e subito gli spumanti vennero aperti. I bicchieri furono riempiti e consegnati a tutti. Ci fu il brindisi e, una volta terminato, alcune coppie presero a baciarsi.
Io avevo ancora il bicchiere leggermente pieno così come Ian. Sentii un braccio cingermi i fianchi e mi lasciai stringere da Ian. Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. << Buon Anno amore mio >> mormorai sorridendogli teneramente.
<< Buon Anno anche a te >> rispose prima di baciarmi con impeto. Una serie di fischi, di applausi e di incitamenti fecero da sottofondo costringendoci a staccare. Guardai i ragazzi ridendo mentre Ian partì alla carica iniziando a rincorrere Paul. Io e Torrey ci guardammo sconsolate ed entrambe alzammo le spalle.
Domani sarebbe stato il primo Gennaio. Un altro anno stava per cominciare. Un altro anno pieno di sorprese, gioie e, chi lo sa, forse anche dolori. L’unica cosa di cui non potei dubitare fu il fatto che quell’anno che era appena passato sarebbe rimasto per sempre dentro di me come una scritta indelebile sopra di un muro.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno! Come state? Io sto con la tosse e mi sciolgo poco a poco.. Pioggia, vieni a me! *balla la danza della pioggia* Inoltre sto nervosissima! Hanno detto che alla convention di Venezia di fine giugno 2012 ci sarà anche il mio fottutissimo gran pezzo di gnocco inglese alias Joseph Morgan! Devo andarci ma solo per albergo e biglietto per andare mi ci vuole un mutuo in più, ci si deve aggiunge il pass da 250 che voglio io ù.ù c'è il photoshoot *__* Sclero perchè in quel periodo sto sotto esame di stato ç_________ç Qualcuna di venezia che mi ospita? :):):):):):)
Allora.. Ecco a voi la seconda parte.. Che mi dite del capitolo? C'è stato un piccolo scambio di opinioni tra Andrea e sua madre, Cristina.. Lei è decisamente preoccupata per sua figlia e beh, non ha tutti i torti. Ed il discorso di Ian? *____* Beeello lui.. Awwww ad avere Ian come ragazzo *sospira*.. E dopo Natale non poteva che esserci Capodanno.. I nostri piccioncini lo hanno passata a casa ma proprio sul più bello si sono aggiunti gli altri ragazzi..
Prossimo capitolo è ambientato a Gennaio..... Vediamo se qualcuno indovina di cosa parlerà ;)
In questo capitolo i ringraziamenti sono obbligatori.. 11 splendide recensioni *_________* Ma io vi amo follemente ad uno ad uno.. Vi bacerei tutte se non fossi donna ù.ù Allora.. Grazie a chi ha letto, chi ha recensito <3, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare...
Ho deciso di premiarmi... domani verrà postato nella raccolta un nuovo Missing Moment ambientato la sera di capodanno... :3 :3
Per cui, a domani ;)
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Capitolo 25 *** Capitolo o24 ***
Cap o24
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Capitolo
24
“Informiamo
i
passeggeri del volo AD 184 per Roma che i processi di imbarco
inizieranno con
15 minuti di ritardo. Grazie e ci scusiamo per il ritardo”
Mi lasciai cadere sulla sedia
dietro di me con un sonoro
sbuffo. “Perché quando viaggio io
c’è sempre qualche ritardo?”. Iniziai a
guardarmi intorno. Era il 9 Gennaio e ci trovavamo
all’aeroporto. Quel giorno
saremmo partiti per l’Italia. Non saremmo andati
però a casa mia o meglio,
saremmo andati a casa mia ma non in quella dove abitavo regolarmente.
Mio
padre, essendo di Roma, aveva una casa là ed il matrimonio,
per l’appunto, si
sarebbe svolto nella capitale. L’aeroporto era affollato
quella mattina, segno
che molti erano in partenza per le vacanze. Poggiai i gomiti sulle
gambe e la
testa sulle mani prendendo a ricercare Ian che si era allontanato
dicendo di
andar a prendere la colazione al bar. Peccato che sembrava svanito nel
nulla.
Sbuffai nuovamente e presi il telefono per lasciare un tweet. Puntai la
telecamera del telefono verso di me e mi feci una foto inquadrando
anche
l’aeroporto alle mie spalle.
La mia
faccia diceva tutto.
Aggiunsi poi un
commento: “
@andi_dea_rea Italia aspettami!! 15 minuti di
ritardo.. Non vogliono
farmi tornare a casa!>.< “.
Riposi il telefono in tasca. Di Ian ancora nulla. “Ma
è
andato al Polo Sud a prendere questi caffè?”.
Finalmente, però, lo vidi
ricomparire. << Pensavo ti fossi perso, sai?
>>
Sospirò e mi passò il bicchierone di
caffè. <<
Lasciamo perdere. Sto sperando di aver seminato i fotografi
>>. Prese un
sorso del suo caffè sedendosi accanto a me. <<
Del volo hanno detto
nulla? >>
Bevvi un lungo sorso. << 15 minuti di ritardo per
l’imbarco >>.
Finii di bere il caffè e di mangiare il mio amatissimo
muffin al cioccolato giusto in tempo per sentire
l’altoparlante comunicare che
era possibile iniziare ad imbarcarsi.
<< Andrea dai >> mi incitò Ian.
<< Arrivo, un attimo! >> dissi prendendo la
valigia.
<< Hai chiamato i tuoi genitori per metterti
d’accordo? >>
<< Secondo te? Credi davvero che io non li abbia
chiamati?
>> chiesi stizzita. Feci qualche passo e mi bloccai.
<< Andrea, che succede adesso? – chiese
– Dai che
facciamo tardi >>
“Ora mi ammazza”. << Ehm Ian,
c’è un problema. – si
girò guardandomi confuso. Mi passai una mano tra i capelli e
abbassai lo sguardo
– Ecco.. può essere che io abbia.. ehm..
dimenticato.. di.. chiamarli >>
<< Cosa? – chiese sbalordito – E
adesso? >>
disse alzando lievemente la voce.
Mi guardai intorno sperando che non avessimo attirato
attenzione. << Ian risolvo tutto. Ora li chiamo
>>. Presi dalla
tasca il telefono e dalla borsa la scheda con il credito prepagato.
<< Andrea tra 5 minuti parte il volo e noi dobbiamo
sbrigarci >>. Si girò e riprese a camminare.
Lo seguii affrettando il
passo mentre continuavo a chiamare i miei genitori. Finalmente, dopo
vari
squilli, qualcuno rispose. Mi misi così d’accordo
con mio padre che ci sarebbe
venuti a prendere lui per cui gli comunicai verso che ora
all’incirca saremmo
atterrati.
Salimmo sull’aereo e prendemmo posto a sedere. Appena vidi
dove
sarei dovuta stare mi sentii quasi morire. Sentii i battiti del cuore
accelerare e alcuni brividi scossero il mio corpo. Una mano si
poggiò sulla mia
spalla.
<< Ehi, ti senti bene? >> chiese Ian
premuroso.
Aprii e chiusi la bocca senza dire nulla. Alla fine scossi il capo.
<< Fi-Finestrino.. No >> dissi balbettando.
<< Hai paura dell’aereo? >>
alzò un
sopracciglio.
<< Ho paura di volare e dell’altezza
>>. Avevo
una fottuta paura. D’accordo avevo già volato per
andare ad Atlanta ma avevo
espressamente chiesto di essere messa nei sedili centrali e poi,
all’andata,
vicino a me c’era un ragazzo che molto gentilmente aveva
fatto di tutto per non
farmi pensare al volo.
Ian si avvicinò ad
una hostess e ci parlò qualche secondo prima di tornare da
me.<< Mi ci
siedo io, tu siediti al mio posto >>. Gli sorrisi grata.
Quando i motori dell’aereo vennero accesi mi irrigidii.
Continuai
ad essere rigida anche dopo il decollo e presi a stringere il bracciolo
con le
mani. All’improvviso sentii un tocco caldo su una di esse. Mi
voltai verso di
Ian che mi guardava apprensivo.
<< Va tutto bene. Ci sono io con te, ok? >>
chiese prendendo ad accarezzarmi il dorso della mano con il pollice
prima di
lasciarci un bacio. Gli sorrisi e poco a poco presi a
rilassarmi.<< Va
meglio? >>
<< Si, ora va.. meglio o almeno sto cercando farlo
andare meglio >> risposi mordendomi il labbro.
Mi cinse le spalle con il braccio facendomi posare il viso
sul suo petto. << Rilassati. Fatti una bella dormita, il
viaggio è lungo
>> mi baciò la fronte.
<< Non riuscirei a dormire >> gli risposi
accoccolandomi meglio contro di lui.
<< Io so come farti rilassare >> disse poco
prima di alzarmi il viso e baciarmi. Dovetti ringraziare Ian, la sua
bocca
perché ebbero su di me un effetto calmante. Scordai dove mi
trovavo, chi c’era
dentro l’aereo. Scordai persino che qualcuno avrebbe potuto
riconoscerci. In
quel momento contavamo solo io e lui. Si staccò dalle mie
labbra, forse troppo
presto per i miei gusti. << Ti sei rilassata, visto? Ora
riposa, su >>.
Mi risistemai contro di lui e, lasciandomi coccolare da lui e dalla sue
carezze
sui capelli e sulla schiena, mi addormentai.
Mi mossi leggermente aprendo
gli occhi. Mi guardai intorno
confusa.
<< Buongiorno o dovrei dire buonasera >> mi
sorrise.
Mi stropicciai gli occhi. << Ma che ore sono?
>>
Ian alzò il braccio per guardare l’orologio.
<< Ad
Atlanta sarebbero le 13, ci vuole ancora un po’ per arrivare
>>
Sbadigliai. << Lo so. All’andata ho passato
quasi 12
ore in aereo. – rabbrividii – Quasi 10 ore di
viaggio cosa vuoi che siano?
>> dissi ironica. “Siamo partiti alle 8.. Sono
le 13 circa ad Atlanta
quindi..” << Oddio ci mancano ancora cinque ore
di viaggio! >>
esclamai sconsolata. Ian accanto a me ridacchiò e lo
fulminai con lo sguardo.
<< Dai, facciamoci una foto >> disse
cacciando
il telefono.
<< Ian ti prego mi sono appena svegliata, sono
orribile! >> dissi mettendomi le mani sul viso.
<< Dai >> iniziò a farmi il
solletico ai
fianchi.
<< Ok! Ok! Mi arrendo – ripresi fiato
– Facciamoci
questa foto >>. Mi strinsi a lui e guardai verso la
telecamera. Appena
sentii il rumore dello scatto mi rimisi composta.
<< Perché non mi dici qualcosa su tua cugina?
Sto
andando al suo matrimonio ma non so niente di lei >>
<< Oh, già. Hai ragione. Allora.. –
iniziai a pensarci
su – Aurora ha 23 anni ed è la figlia del fratello
di papà. Siamo molto legate
e, sebbene lei viva a Roma ed io dalla parte opposta
dell’Italia, ci siamo
sempre tenute in contatto e quando una delle due poteva, andava
dall’altra. Le
voglio un bene assurdo. Lei e Silvia sono le sorelle che non ho avuto
>>
dissi sorridendo raggiante.
<< E del futuro marito? >>
<< Simone ha 26 anni e conosce Aurora fin da quando
erano bambini, un po’ come me e Chris. Sono andati a scuola
sempre insieme e,
beh, si vedeva chiaramente che tra loro sarebbe nato qualcosa e
così è stato.
Quando lui le abbia chiesto di sposarlo non lo so. Questi sono i
particolari
che dovrò farmi dire >>. Ridacchiai.
Continuando a parlare un po’ delle mie cugine e del resto
della mia famiglia trascorremmo le rimanenti ore di volo.
“Avvisiamo
i gentili
passeggeri che tra 10 minuti inizieremo la procedura di atterraggio. Vi
preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza. Grazie”
Alzai il capo sorridendo e mi
girai verso Ian. <<
Siamo arrivati! >>. Mi sporsi verso di lui per vedere
fuori dal
finestrino. Eccolo lì nella sua maestosità il
Colosseo. Ero tornata in Italia,
nella mia Italia, dopo un anno. Mi morsi il labbro sentendo gli occhi
pizzicare. Alla fine non riuscii più a trattenermi ed una
lacrima mi bagnò la
guancia. Fu Ian ad asciugarmela. << Scusa, sto reagendo
come una bambina
ma.. >>
<< Ma ti mancava. – concluse lui –
Non devi sentirti
una bambina. Questo tuo lato mi piace e mi fa impazzire. Riesco a
vedere un po’
di più l’Andrea che sei >> mi
sorrise e io di istinto lo abbracciai.
<< Sei importante per me, sappilo >> gli
sussurrai
al suo orecchio prima di baciargli le labbra.
<< Signori vi diamo il benvenuto a Roma >>
esclamò la hostess.
Io ed Ian ci alzammo e scendemmo dall’aereo spostandoci
all’interno dell’aeroporto. Andammo
a
recuperare le valigie.
<< Dove ci aspettavano i tuoi? >> chiese
Ian
iniziandosi a guardare intorno.
<< Ehm a dire la verità non lo so
>> gli risposi
inarcando un sopracciglio. Iniziai a mia volta a guardarmi intorno
quando li
notai. Mamma era seduta alle sedie mentre papà, in piedi
accanto a lei, teneva
in mano un cartellone con scritto “Andrea.. Qui”
con tanto di freccia. Sperai
vivamente che nessuno avesse fatto caso a loro. << Eccoli
là >>
indicai ad Ian il quale, vedendo mio padre, rise. Iniziammo ad
avvicinarci
quando dopo pochi secondi alcune urla ci fecero irrigidire. Alcune..
No,
decine.. Neanche! Un centinaio di ragazzine urlanti iniziarono a
correre verso
di noi. Era mezzanotte e mezza in Italia, ma santo Dio, a
quest’ora le bambine
non dormono? Non hanno scuola la mattina dopo? Fatto sta che ci
ritrovammo
bloccati.
<< Ian mi fai un autografo? >>
<< Ian posso fare una foto con te? >>
<< Ian posso.. ? >>
Furono 10 minuti di continui Ian di qua, Ian di là. Ero
stanca, avevo sonno e tutto ciò mi rendeva nervosa. Stavo
per urlar loro contro
quando una ragazzina mi picchiettò leggermente su un
braccio. Mi girai verso di
lei. Aveva si e no 12 anni, con grandi occhi castani. Accanto a lei
c’era una
signora, probabilmente la madre. << Potrei fare una foto
con lei,
signorina Belmonti? >> chiese timida.
Sorrisi. Era la prima ragazzina che sentivo dare del Lei.
<< Certo cucciola. – dissi sorridendole
– Tutte quelle che vuoi >>.
La bambina sorrise e si girò verso la madre.
<< Come ti chiami? >>
<< Chiara >>
<< D’accordo, Chiara. Ci facciamo queste foto?
>>. Lei annuì e ci mettemmo in posa mentre la
madre scattava le foto.
<< Ora cucciola devo andare >> le diedi un
bacio sulla guancia.
<< Ciao Chiara, buonanotte. Buona notte anche a lei
>> dissi
rivolta alla madre. Tornai a guardare Ian e lo trovai ancora circondato
di
fans. Mi avvicinai e mi feci spazio tra loro. <<
Scusateci ma noi ora
siamo stanchi dopo 10 ore di volo. Per cui, ora, noi ce ne andiamo
>>
dissi prendendo la mano di Ian e tirandolo via da là.
<< Mi piace quando fai la gelosa >> disse
dopo
che ci allontanammo.
<< Non ti consiglio di farmi ingelosire >>
lo
minacciai.
Raggiungemmo finalmente i miei genitori e li abbracciai. Non
ci fermammo a chiacchierare semplicemente perché io ed Ian
non vedevamo l’ora
di buttarci su di un letto e dormire. Raggiungemmo l’auto nel
parcheggio e
caricammo i bagagli salendo, poi, in auto.
<< Come è andato il viaggio? >>
chiese mamma in
inglese.
<< Sonno! >> risposi solamente mentre mi
accoccolavo contro Ian che mi strinse a sé.
<< Bene, anche se questi viaggio intercontinentali
sono sempre stancanti >> rispose invece lui.
<< Ora arrivate a casa e vi mettete a letto a
riposare. Domani Ian avrà tutto il tempo di conoscere il
resto della famiglia
>> disse papà.
Dopo un’oretta buona
raggiungemmo casa, scaricammo le valige
ed entrammo in casa.
<< Wow.. Non tornavo qui da.. troppo tempo
>>
dissi guardandomi attorno.
<< Beh, Andrea, mostra ad Ian dove dormirete
>>
disse mia madre.
Stavo per fare un passo quando papà parlò.
<< Cara,
mostra tu dove loro dormiranno. Devo parlare con Andrea
>> disse. Mamma
lo guardò come per dirgli ‘Quanto sei
esagerato’ e poi chiese ad Ian di
seguirla gentilmente. Appena salirono al piano superiore, mi voltai verso mio padre. <<
Sarò chiaro e coinciso. Non mi
importa da quanto tempo state insieme né se avete fatto
sesso o meno – mi
irrigidii arrossendo – sotto il mio tetto e per tutta la
durata del vostro
alloggio, non voglio sentire un rumore, neanche il più
singolo e insonoro
rumore. Sono stato chiaro? >>. Lo guardai scioccata ma
annuii. <<
Brava figliola. Ed ora – si avvicinò dandomi un
bacio sulla fronte – vai a
dormire che sei stanca >>.
Annuendo con fare perplesso, salii le scale dove incrociai
mia madre. << Tuo marito è pazzo
>> esclamai solamente.
<< Alle volte lo credo anche io >> disse
sorridendo. << Buona notte cara >>
<< Notte mamma >>.
Entrai finalmente in camera. Non vidi nessuno ma poi dalla
porta del bagno uscì Ian avvolto da un telo in vita. Mi
guardò confuso.
<< Tuo padre ha minacciato di uccidermi? >>
<< No >>
<< Menomale >> rispose avvicinandosi al
letto e
prendendo un cambio. Mi accorsi che aveva svuotato le valige e
sistemato i vari
indumenti.
<< Ci ha categoricamente vietato di fare sesso in questa
casa per tutta la durata della nostra permanenza >>.
Ian si girò verso di me. << Beh, ha detto in
questa
casa.. Possiamo tranquillamente farlo da altre parti >>
mormorò
malizioso.
Sorrisi a mia volta. << Ho alcuni posti in mente che..
– mi avvicinai a lui – che come idea non mi
dispiace affatto >>. Una
volta raggiunto, mi misi sulle punte e lo baciai. <<
Peccato che se
scopre che tu ed io ci diamo comunque alla pazza gioia, sarà
il caso che inizi
a cercarti un nome da donna >> dissi ridacchiando.
<< Comunque vado
a farmi una doccia >>. Mi diressi in bagno per lavarmi e
poi tornai in
camera a vestirmi. Mi coricai a letto vicino a lui. << Mi
fa piacere che
tu sia qui con me >> dissi stringendomi a lui.
<< E a me fa piacere che tu me lo abbia detto
>>
rispose prima di baciarmi la fronte. << Buonanotte
>>
<< Notte >>
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Ma buongiorno! Come state? Io ancora malaticcia -.-
Coomunque.. I nostri eroi sono giunti in Italia, anche se ad Andrea tra
poco veniva un infarto! Yeeeeeeeah! E sono stati anche sommersi dalle
fans, specialmente Ian.. Ad Andrea non è andata
giù e ha fatto la gelosa.. Sono tornati in scena i genitori
di Andrea.. Sul gruppo ci sono le foto di Aurora, di Simone e dei
genitori di Andrea.. Il padre di Andrea ha per giunta dettato legge..
Niente sesso sotto il loro tetto xD Allora.. ora ci saranno altri due o tre capitoli ambientati in Italia..
Questo matrimonio mi ha preso un pò di capitoli xD
Poi..Poi..Poi.. Iniziate a viziarmi.. Due capitoli fa 11 recensioni, lo
scorso ne ha avute 10.. Io vi amo follemente *_____________* Grazie
Grazie Grazie.. Sono le cose più belle che potessi mai
leggere :) Per cui.. Grazie ai lettori silenzioni, a chi recensisce, a
chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare, chi mi ha
messo tra gli autori preferiti.. In più spero di trovare
altre di voi nel gruppo che al momento conto 59 splendide persone!
Che altri dire? Vi aspetto Venerdì ;)
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Capitolo 26 *** Capitolo o25 ***
Cap o25
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Capitolo
25
Fu un forte trambusto a svegliarmi. Aprii gli occhi confusa
e vidi che Ian dormiva ancora. Sorrisi guardandolo e, prima di alzarmi, gli
lasciai una dolce carezza sulla guancia ricoperta da un leggerissimo strato di
barba. Mi piaceva il suo viso con un po’ di barba, lo faceva sembrare ancora
più uomo. Mi ricordai del motivo per cui mi ero svegliata per cui mi alzai dal
letto. Prima, però, di uscire mi diedi una lavata al viso. Quando uscii dal
bagno, per il corridoio non c’era nessuno ma il rumore continuava ad esserci.
Mi avviai al piano inferiore. Fu allora che vidi chi era la causa di tutto quel
frastuono.
<< Aurora! >>
La ragazza, che stava rovistando tra le credenze della
cucina, si girò verso di me con espressione spaventata. << Andrea? Oh mio
Dio, Andrea! >> corse verso di me e mi abbracciò. << Quanto mi sei
mancata!! Quando sei arrivata? Perché non mi hai chiamata? Quanto ti sei fatta
bella! Ma lui dov’è? E’ venuto anche lui? >>
Le tappai la bocca con una mano. << Punto uno.. Stavo
dormendo e sai che sono di pessimo umore di mattina.. Punto due.. Frena un po’
con le domande >>
<< E che mi sei mancata così tanto! >> disse con
occhioni da cucciolo indifeso.
Le sorrisi. << Sono arrivata stanotte e proprio perché
era notte non ti ho chiamata. Lui c’è e sta dormendo. Come abbia fatto a non
sentire il casino che hai fatto, non lo so neanche io! >>
Lei si portò una mano sulla bocca facendo una espressione
mortificata. << La zia mi ha detto di aspettare qua che aveva una
sorpresa per me, solo che mi stavo annoiando e lo sai.. la noia mi mette fame
>>
Risi. Per quel particolare eravamo identiche, mangiavamo per
noia. Ci andammo a sedere intorto al tavolo della cucina. << Allora,
donna, hai da raccontarmi come, quando, dove e perché, no perché no, Simone ti
ha fatto la proposta >> dissi curiosa al massimo.
Sul viso di Aurora si aprì un grandissimo sorriso. Era
follemente innamorata. << Innanzitutto eravamo usciti con gli altri
ragazzi. Siamo andati a bere qualcosa e poi a giocare a biliardo. Simone era
strano già da qualche giorno per cui ad un certo punto gli ho chiesto cosa gli
prendeva e lui mi rispondeva sempre scocciato. L’ho mandato liberamente a quel
paese e sono tornata a casa. Fatto sta che alle.. mmm.. alle 3 di notte inizia
a suonare il campanello di casa. Sono dovuta correre come una pazza ad aprire
prima che i miei si svegliassero. Apro e c’era lui. Come vado per chiudergli la
porta in faccia, blocca la porta ad entra. Abbiamo litigato ed urlato come i
pazzi, si svegliano i miei e vengono a vedere che diavolo succedeva. Urla di
qua, urla di là ad un certo punto esclama ‘Sei una stupida! Io ti amo e per
questo voglio sposarti!’ >>
La guardai inarcando un sopracciglio. << Devo fare i
complimenti a Simone per il romanticismo! >> dissi ironica.
<< Ma smettila, donna dal cuore di ghiaccio – disse
dandomi una spinta – Comunque quando ho sentito quello mi sono bloccata a
guardarlo stupita. Lo vedevo trafficare con le tasche della felpa e alla fine,
cacciata una scatoletta, si è inginocchiato e mi ha chiesto di sposarlo. E
questo è l’anello >> concluse allungando la mano verso di me, mostrandomi
l’anello.
<< E’ bellissimo Cip >> dissi abbracciandola.
<< Cip, oddio quanto mi era mancato anche questo.
Finalmente Cip ha Ciop! >>
disse iniziando a ridere. << Ma ora sei tu a dovermi dire di lui, del
sexy e tenebroso Ian Somerhalder – sorrise maliziosa – Come è a letto?
>>. “Ecco, appunto”
<< Cip, solita pervertita vedo – mi fece una
linguaccia – Lui.. Lui è un ragazzo d’oro, è favoloso. È buono, gentile e
premuroso. Però sa essere testardo e geloso ma per il resto.. >> dissi
senza smettere di sorridere.
<< Ti ha detto 'ti amo'? >> chiese Aurora.
Annuii. << Me lo ha detto non appena ho aperto gli
occhi dopo l'incidente. I giorni prima che lo avessi, io e lui avevamo litigato
>>
Lei mi guardava assorta. Conoscendola, sapevo che stava
riflettendo su qualcosa. << Lui ti piace, ti prende. Parli di lui con
fare sognante, gli occhi ti brillano e non riesci a smettere di sorridere. - si
fece d'un tratto seria - Lo ami? >>
Lo amavo? Aurora aveva ragione. Tutto di lui mi piaceva ed
io era la prima a dire che quello che provavo per lui era simile all'amore. Ma
ora, dopo quasi 5mesi, quei sentimenti si erano trasformati del tutto in amore?
<< Io.. >>
Il rumore della porta di ingresso che veniva chiusa ci fece
voltare verso il corridoio dal quale comparve mia madre. << Eccomi Rory!
Ma Andrea.. - alzò la sguardo incrociando il mio - Oh, sei sveglia >>.
Sorrisi alzando un sopracciglio. << Ero uscita a prendere i cornetti con
cui fare colazione. Tesoro ma Ian? >>. Indicai il piano superiore.
<< Mentre io e Aurora prepariamo il caffè, perché non vai su a svegliarlo?
>>
Mi alzai dalla sedia e mi diressi al piano superiore. Entrai
in camera in punta di piedi, il più lentamente possibile. Ian era disteso su un
fianco con le braccia stese davanti a lui ed una gamba piegata. Il viso era
rilassato con le labbra leggermente schiuse. Gattonai sul letto, avvicinandomi
a lui. Mi stesi su di un fianco anche io. << Ian..ehi, su sveglia -
sussurrai accarezzandogli il petto. Lui mugugnò qualcosa solamente -
Ian..Som..Amore >> dissi lasciandogli piccoli baci sulle labbra. Nel giro
di pochi secondi mi ritrovai schiacciata tra il corpo di Ian ed il materasso.
Ridacchiai e rabbrividii per via della sua barba che strusciava sul mio collo.
<< Ian! >> lo rimproverai tra una risata e l'altra. Lui rimase
steso sul mio corpo a baciarmi il collo. << Dobbiamo scendere. È pronta
la colazione.. Ian! >> dissi prima di lasciargli un pizzicotto sul fianco.
<< Ehi così non vale! - si spostò ritornando allungato
sul letto e si stiracchiò - Ma che ore sono? >>
<< L'ora di alzarsi. Mamma ha preparato il caffè e ha
comprato i cornetti >>.
Feci per alzarmi ma la mano di Ian mi fermò. Mi tirò verso
di lui e mi baciò. << Buongiorno - sussurrò contro le mie labbra. Sorrisi
e riportai la bocca sulla sua, ritornando su di lui - Non dovevamo scendere?
>> chiese tra un bacio e l'altro.
<< Si, ma avevo fame di te prima >> mormorai
maliziosa prendendo a strusciarmi sul suo bacino, trovando il suo membro già
eccitato.
<< Andrea - disse bloccandomi - andiamo >>. Mi
baciò un'ultima volta prima di rimettermi sul letto, alzarsi e andare in bagno
a lavarsi. Gli feci la linguaccia e aspettai che fosse pronto.
Dopo una decina di minuti uscì dal bagno. << Donna!
Ora ti chiamerò così >>
<< Gni gni gni – mi fece il verso – Andiamo prima che
i tuoi genitori pensino che tu ed io stiamo facendo altro >>
Uscimmo dalla camera e ci dirigemmo verso le scale. Andai
avanti prima io e, arrivata verso la fine della scala, mi voltai verso Ian, che
mi affiancò poco dopo. Gli mimai un << Pronto? >> a cui rispose con
un cenno del capo. Mamma, intanto, si era già accorta di noi e, dopo che
sistemò le tazzine sul tavolo, indicò me ed Ian ad Aurora che si girò non
capendo. L’espressione confusa che faceva bella mostra sul suo viso lasciò lo
spazio ad una perplessa che, pochi secondi dopo, si tramutò in una espressione
di puro stupore. Aprì e chiuse la bocca più e più volte e la stessa cosa la
fece con gli occhi. Alternò lo sguardo da mia madre a me, per poi finire su
Ian.
Decisi che era il caso di parlare o ad Aurora sarebbe venuto
un infarto. << Cip, ti presento il mio fidanzato, Ian – spostai lo
sguardo su di Ian – Som, lei è mia cugina, Aurora >>
Mia cugina si alzò e si avvicinò a noi, tendendo la mano
verso Ian. << Pi-Piacere di.. – deglutì – di conoscerti >>.
Ian, prendendo la sua mano, l’avvicinò alle labbra e
depositò sul suo dorso un bacio. << Piacere mio >>. Aurora arrossì
violentemente ed io non potei non ridere.
<< Ok, abbiamo fatto le presentazioni. Io ho fame
>> dissi avvicinandomi alla tavola.
Vennero a sedersi anche loro e prendemmo così a far
colazione. Parlammo anche e Ian ed Aurora presero molta confidenza.
Sentimmo la
porta chiudersi e la figura di mio padre comparire in cucina.
<< Ciao zi >>
<< Ciao pa>>
<< Giorno Signor Belmonti >>.
Mio padre squadrò
Ian e poi sorrise verso me, Aurora e la mamma. << Andrea – prese un sorso di caffè – domani devi
andare dal sarto per il vestito >>
<< Vestito? Che vestito? >>. Vidi Aurora puntare
lo sguardo verso la finestra. << Ti sei scordata di dirmi qualcosa?
>> le chiesi.
Fece un’espressione da bambina innocente. << Beh..
forse ho dimenticato di dirti che saresti stata la mia damigella >>
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. << E
quando avresti voluto dirmelo? Il giorno stesso del matrimonio per caso?
>>. Vidi il suo viso farsi triste. << D’accordo.. – mi passai una
mano tra i capelli – Sarò la tua damigella ma.. se il vestito non mi piace
indosserò quello che voglio io, chiaro? >>.
Lei annuì e mi abbraccio. << Grazie grazie! >>
Finimmo di far colazione ed io ed Ian ritornammo in camera.
Mi buttai sul letto. << Allora.. Come è mia cugina? >>
Si stese accanto a me. << Divertente. Ora capisco
perché le vuoi così bene. Siete quasi identiche >>
Mi strinsi a lui. << E’ l’unica cugina con cui non mi
prendo a parole. Nicole e Giulia non le sopporto. Loro saranno quelle che se ti
si attaccheranno addosso come cozze, moriranno in una lenta e lunga agonia
>>
Ian rise. << La mia piccola donna gelosa >>
<< Ridi, ridi. Voglio vederti ora che le incontri se
ridi >> dissi stiracchiandomi. Rimasi ferma sul letto per qualche minuto.
<< A che pensi?
>> chiese Ian baciandomi il capo.
Scossi la testa. << Vieni con me in un posto? – mi guardò
confuso ma poi annuì – Bene >> mi alzai e cercai la giubba e la sciarpa.
<< Andiamo >> dissi una volta trovati.
<< Dove? >>
<< Zitto a vieni con me >>. Lo presi per mano ed
iniziai a correre giù dalle scale.
Presi una bella boccata d’aria e feci una piccola giravolta
su me stessa.
<< Abbiamo corso come i pazzi per venire al mare? –
annuii – Tu sei tutta pazza >> rise.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo. << Questo è il
posto in cui venivo sempre ogni volta che stavo a Roma >>
Mi prese per mano e ci andammo a sedere su di una panchina.
<< Sai cosa mi è tornata in mente? – lo guardai scuotendo il capo – Il
mare mi ha fatto pensare a quando siamo andati in spiaggia con i ragazzi. Era
passato quanto? Un mese o poco più da quando ci eravamo incontrati >>
Sorrisi. Ricordavo anche io quella giornata. Mi ero
divertita tantissimo con i ragazzi.<< Io e te ci eravamo avvicinati
>> dissi un po’ più a me che a lui.
<< Già, ma tu stavi con Sam >>
<< E tu con Nina >> Ci fu un lungo silenzio.
Guardai davanti a me il mare. << Mi sono sempre chiesta una cosa. Perché
me? Perché lasciare Nina? >>
<< Hai sempre attirato su di te la mia attenzione.
Arrossivi con poco, entravi nel panico o ti arrabbiavi molto facilmente ed iniziavi
a sparlare. Mi piaceva guardarti parlare e vedere come era facile leggere cioè
che provavi nei tuoi occhi. – rise ad un certo punto – Il tuo non riconoscermi
nello studio di Julie è stato l’inizio di tutto. Li ho pensato che saresti
stata una persona con cui sarebbe valsa la pena lavorare, avere un rapporto di
amicizia e, perché no, anche qualcosa di più. Con il passare del tempo, però,
questi pensieri si sono fatti sempre più forti. Tu reagivi e la mia testa, il
mio corpo rispondevano >>
Corrugai la fronte. << Non capisco >>
Ian si umettò le labbra. << La Terra ha il suo
satellite, la Luna. Tu eri la Terra, io la Luna. Non riuscivo a star lontano da
te, volevo vederti sorridere per quello che dicevo o facevo e questo mi ha
portato a raffreddare il rapporto con Nina, fino a che non abbiam deciso di
porre fine a ciò >>
<< Quello pazzo sei tu, non io. Se non mi fossi
lasciata con Sam? Se non ti avessi scelto avresti mandato a monte due anni di
relazione con Nina, te ne rendi conto? >>
Scrollò semplicemente le spalle. << Ero un rischio che
ero pronto a correre. Dovevo provarci, e ce l’ho fatta >> mi sorrise
baciandomi. Risposi al bacio per poi sospirare. Restammo il resto della
mattinata al mare.
Un pensiero, non molto felice,fece breccia nella mia testa. “Non avresti
dovuto mai innamorarti di me”.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e Buon inizio settembre, oltre che ad un buon fine
settimana.. Come state? Io ancora malata.. E' più di due
settimana che ho la tosse >.<"
Comunque.. Allora.. Andrea incontra dopo tanto tempo Aurora. Le due
parlano e si raccontane le ultime news.. Aurora fa ad Andrea la domanda
da un milione d dollari.. Secondo voi cosa avrebbe risposto Andrea se
non fosse entrata la madre? Poi, i nostri piccioncioni si rufugiani al
mare.. Eh, già.. proprio il mare.. ricordate il capitolo in
questione? :) La frase finale di Andrea? Ambigua.
Bene.. Ora passiamo ai ringraziamenti... Grazie a coloro che leggono, a
chi recensisce ( Grazie quindi alle 8 splendide persone che hanno
lasciato un loro parere ), grazie ha chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti..
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere i vostri pareri :)
Un grande bacio.. A Lunedì!
|
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Capitolo 27 *** Capitolo o26 ***
Cap o25
Video
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Capitolo
26
<< Andiamo!
>> disse Ian iniziando ad alterarsi.
<< No! >> ribattei incrociando le braccia
al
petto, seduta sul letto.
<< Non farmiti portare di peso giù, Andrea
>> mi
minacciò.
<< Fallo, dai! >>aprii le braccia verso di
lui.
Ian sbuffò per la centesima volta, puntandomi un dito
contro. << Ma ti rendi conto che non vuoi scendere
giù perché ci sono le
tue cugine? Manco le bambine si comportano così!
>>
Inarcai un sopracciglio. << Non le voglio vedere e per
la cronaca, le bambine non si comportano così per il
semplice fatto che
iniziano subito con i dispetti >>.
Erano passati tre giorni dal nostro arrivo. In quei giorni
avevo portato Ian, insieme ad Aurora e a Simone, a visitare Roma. Fu
molto
colpito dal Colosseo, dal Foro e da tutti quei monumenti storici
risalenti ai
tempi dell’Antica Roma. Ci raccontò che, quando
era in Italia come modello, era
stato solo a Milano ma che anche Roma gli piaceva. Tuttavia, la
serenità di
quei giorni era stata rovinata dall’arrivo delle mie cugine,
Nicole e Giulia.
Non era che le odiavo solo che con loro non avevo un buonissimo
rapporto. Forse
odiavo Nicole per il suo fare altezzoso da classica ragazza con la
puzza sotto
il naso. Giulia, invece, era diversa dalla sorella, riuscivo a parlarci
anche,
solo che spesso, forse sempre, avevamo modi opposti di vedere le cose
che ci
portavano a scontrarci.
Ian si lasciò cadere sulla poltroncina vicino alla finestra.
<< Cosa ti cambia vederle ora o no? Tanto o ora o stasera
o al matrimonio
dovrai comunque vederle ed aver a che fare con loro. Andiamo ora
così, come
dice il detto, via il dente via il dolore >>
<< Grazie a Dio, questa sera ci sarà Silvia
con noi
>> borbottai sollevata. Tra qualche ora infatti sarebbero
arrivati
Christian e Silvia, anche loro invitati al matrimonio. In serata, poi,
erano
previsti gli addii al nubilato e al celibato. Ian era subito entrato in
sintonia anche con Simone ed i suoi amici, sebbene all’inizio
fossero molto
sorpresi e scioccati di vederlo.
<< Andiamo giù? Devo pure parlare
con Aurora, ci manca
solo che andate in un locale di spogliarellisti! >>
Risi. << Come se non ci andaste anche voi.
Comunque,
Aurora non lo sa perché glielo hanno organizzato alcune sue
amiche. – dissi
alzandomi – Tu hai voluto scendere, tue le possibili
conseguenze >>.
Aprii la porta della stanza uscendo seguita a ruota da Ian.
Arrivammo al piano inferiore e
ci dirigemmo in sala dove si
sentiva un chiacchiericcio. Spiccavano molto le voci dei Nicole e
Giulia.
“Oche!”. Sbuffando varcai la soglia della sala
trovando il resto della mia
famiglia seduti sui divani.
<< Oh, eccoli – disse sorridente mamma
– Ian, loro
sono le cugine di Andrea, Nicole e Giulia. Ragazze lui è il
ragazzo di Andrea
>>
Le mie cugine si alzarono subito e vennero davanti a noi.
Scontato dire che l’attenzione venne rivolta esclusivamente
ad Ian.
<< Piacere, io sono Nicole >> disse la
prima
porgendo la mano ad Ian. Storsi il naso non tanto per il gesto ma
più che altro
per il tono e per lo sguardo usato.
Anche Ian se ne rese conto ma riuscì perfettamente a
mascherare la sua perplessità perfettamente.
<< Piacere mio >>
rispose lui cordiale.
<< Io invece sono Giulia >> disse la
seconda e
anche a lei Ian strinse la mano.
Mamma si alzò dicendo che aveva delle commissioni da fare e
uscì dalla stanza lasciando me ed Ian nelle grinfie delle
mie cugine.
Inutile dire che per tutto il tempo fissarono il mio, e
sottolineo mio, ragazzo come se lo volessero mangiare e la cosa mi
infastidii
non poco tuttavia lasciai correre. Le due iniziarono a far
così tante domande
ad Ian che temetti non la finissero più.
<< Però Ian, in tutta sincerità,
è stato un peccato
che tu e Nina abbiate rotto. Eravate così belli insieme
>> disse Nicole
lanciandomi un’occhiata. Deglutii e mi imposi di mantenere la
calma. Risultavo
decisamente molto più suscettibile del solito con le mie
cugine presenti.
Ian scrollò tranquillamente le spalle. <<
Succede che
alcune coppie scoppino. E’ dispiaciuto anche a me ma si va
avanti >>
rispose sorridendo intrecciando la sua mano alla mia.
“Prenditi questo
smorfiosa”.
<< E della mia cuginetta cosa pensi? – chiese ancora non dandosi
per vinta – Così
dolce ed innocente? >>
Strinsi di riflesso la mano, e di conseguenza anche quella
di Ian. Prontamente, però, lui iniziò ad
accarezzarmi il dorso con il pollice,
calmandomi in parte. << Andrea sa cosa penso di lei.
Ripeterlo non
avrebbe senso visto che lo faccio sempre >>.
“Ian 1 – 0 Nicole. Palla al
centro”. Sorrisi vittoriosa nella sua direzione.
<< Invece.. >> iniziò ancora una
volta.
<< Invece nulla. Io ed Ian, il MIO uomo, dobbiamo
proprio andare. Abbiamo tantissime cose importanti da fare
>> “che
restare a parlare con voi” aggiunsi mentalmente.
Ian mi guardò aggrottando le sopracciglia.
<< Oh che peccato ma tanto in questi giorni avremmo
modo di vederci >> sorrise Nicole.
Mi alzai in piedi. << Contaci >> dissi e,
tirando Ian, uscimmo dalla stanza e successivamente da casa. Chiusi la
porta
con un gran tonfo. Camminai velocemente e fu solo in seguito ad uno
strattone
di Ian che mi fermai.
<< Andrea – disse ma non mi voltai e
né gli risposi.
Ian sospirò e mi circondò il busto con le braccia
– Amore mio >> sussurrò
al mio orecchio.
<< Te lo avevo detto che non le volevo vedere. Hai
visto con che coraggio quella.. quella.. – strinsi le mani a
pugni – ci provava
con te? Davanti a me che sono per giunta sua cugina, te ne rendi conto?
Deve
pregare che stasera non beva neanche un drink perché se lo
faccio e lei mi
provoca, la mando all’ospedale! >> dissi
arrabbiata come non mai.
Percepivo le unghie conficcarsi nella carne per quanto strinsi i pugni.
Ian sospirò dietro di me. << Non mi interessa
di loro,
sei tu la mia ragazza o, se vogliamo riprendere le tue parole, sei tu
la mia
donna – ridacchiò – Lo ammetto, sentirmi
definire il tuo uomo mi ha fatto
dannatamente piacere >> mi baciò la tempia.
Mi girai sorridendogli. << Io invece mi sono
sentita
fiera ed orgogliosa di dirlo >>
<< La mia gelosona >> disse.
Socchiusi gli occhi
facendolo ridere. Sospirai rilassandomi contro il suo corpo.
<< Alla fine
non mi hai più raccontato come è andata la prova
del vestito da damigella
>>
*Inizio
Flashback*
Insieme ad Aurora mi
trovavo fuori dal negozio del sarto.
<< Dai, andiamo!
>> disse Aurora prendendomi per mano ed entrammo.
Ci venne incontro un
signore anziano. Aveva qualcosa di familiare. << Aurora
cara e con te hai
portato Andrea. Quanto sei cresciuta e fatta bella! >> mi
disse
sorridendo. Sarà stato il fatto che non risposi o il fatto
che lo guardai
perplessa, che l’uomo riprese a parlare. << Oh,
già. Come puoi ricordarti
di me? Sono passati un sacco di anni dall’ultima volta che ci
siamo visti
>>
<< Andrea lui è
il padre di Lucio, l’amico di papà e dello zio.
Venivamo qui da bambine.
Ricordi tutti quei vestitini carini? >> disse Aurora
sorridendo.
Corrugai la fronte
iniziando a pensare.<< Oddio, si! >>
esclamai.
L’uomo rise. <<
E già da bambina eri un tipino difficile. Quando mi ha detto
se potevo
confezionare un abito da damigella, le ho risposto che non
c’erano problemi.
Quando poi, però, ha aggiunti di fare l’abito
pensando a te, beh, ho temuto
seriamente di non farcela >>
<< Ma invece ce
l’hai fatta ed il vestito è bellissimo!
>> aggiunse Aurora.
L’uomo si allontanò
per prendere l’abito e tornò pochi minuti dopo con
in mano una lunga custodia.
Iniziò ad aprirla. << Spero che ti piaccia
>> disse estraendo
l’abito che, non appena vidi, mi fece rimaner sbalordita. Era
un abito semplice
ma al tempo stesso elegante in perfetto stile impero di un celeste
chiaro, come
il cielo sereno, per quanto riguardava il tessuto che partiva da sotto
al seno
e che scendeva fino ai piedi, e di un celeste ancora più
chiaro, quasi bianco,
per il corpetto. Sfiorai l’abito delicatamente non riuscendo
ancora a parlare.
<< Te lo avevo
detto che non te ne saresti pentita >>
sussurrò al mio orecchio Aurora.
<< Ci sono i
camerini di là. Vieni che così lo proviamo
>> mi suggerì l’uomo. Titubante
lo seguii. Raggiungemmo il camerino ed entrai provando il vestito. Era
perfetto, assolutamente perfetto. Vidi dallo specchio la testa di
Aurora
scostare la tendina. << Sei bellissima, Ciop. E poi, non
so se hai notato
il colore. Diciamo che ho pensato di far il tuo abito riprendendo il
colore
degli occhi del tuo moroso >> ridacchiò.
*Fine Flashback*
<< Bene. Il
vestito è semplice ma elegante – sorrisi
–
E’ celeste. Aurora ha voluto che io indossassi un abito del
colore dei tuoi
occhi >> sollevai le sopracciglia, scrollando le spalle.
Ian sorrise. << L’importante è che
ti piaccia, no? –
annuii – Appunto.. ora però dovremmo recarci alla
stazione a prendere i tuoi
amici >>
<< Vero! Me ne ero scordata! – guardai
l’orologio –
Sbrighiamoci o faremo tardi >>
Seduti su alcune panchine
aspettavamo che il treno
arrivasse. Dire che indosso avevamo poche cose era dire una bugia.
Cappellino,
occhiali e sciarpa. Speravamo che qualcuno non ci riconoscesse
perché
altrimenti non ne saremmo usciti vivi.
<< A che ora
arrivava il treno? >> chiese Ian, intento a giocare con i
miei capelli.
<< 16.12 ma c’è del ritardo visto
che sono le 16.30
>> dissi poggiando il capo sulla sua spalla.
“Il treno Pescara-Roma è
in arrivo sul
binario 5”
La voce
dell’altoparlante mi fece scattare in piedi.
<< Sono quasi arrivati! >> dissi
iniziandomi a guardare intorno.
Ian scosse il capo divertito. Il treno arrivò e poco dopo un
gran numero di
persone iniziò a comparire. Cercai di distinguere tra loro
Christian e Silvia
ma non li vidi fino a quando qualcuno non urlò.
<< Andrea! >> urlò quella che da
lontano mi
parve essere Silvia. La gente si era girata a guardarci sconvolta.
Silvia mi
travolse e, abbracciandomi, cademmo in terra. << Andrea,
mi sei mancata
da fare schifo! >>
Risi di gusto. << Si, ti prego contieniti. Stiamo in
stazione! >>
Silvia roteò gli occhi mentre si sollevò da me.
<< Che
noia che sei! >>
<< Sei tu che sei una nana iperattiva >>
esclamò
qualcuno dietro di lei.
Mi alzai velocemente in piedi e corsi ad abbracciare Christian.
<< Mon amour.. Quanto mi sei mancato! >>
gli lasciai tantissimi
baci sulla guancia.
Lui, dal canto suo, mi strinse forte a lui. << Anche
tu pulce – mi baciò la tempia – ma
è meglio staccarsi prima che il tuo ragazzo
mi uccida >>
Non capii a cosa si riferisse fino a quando non mi fece
segno di voltarmi verso di Ian. Era rimasto seduto sulla panchina, con
le
braccia incrociate e guardava verso di noi. Nonostante indossasse gli
occhiali,
potei facilmente capire che lo sguardo, in quel momento, non era dei
più
amichevoli e lo si capiva anche dai lineamenti rigidi e contratti del
viso. Mi
staccai da Christian ridacchiando e mi schiarii la voce.
<< Christian,
Silvia lui è Ian. Ian, loro sono i miei migliori amici
>>. Ian si alzò e
strinse la mano di Silvia, sorridendole e scambiandosi un bacio sulla
guancia.
Inutile dire che Silvia, se il suo corpo glielo avesse permesso, si
sarebbe
sciolta a terra. La stretta di mano tra Ian e Christian fu molto
più fredda e
tesa. Forse fu solo una mia impressione ma durante la stretta, che per
giunta
durò anche un po’ troppo, Ian e Christian si
fissarono come per studiarsi.
Iniziai a pregare tutti i Santi. Non volevo che quei due non andassero
d’accordo o che uno dei due provasse gelosia verso
l’altro. No, non poteva e non
doveva succedere. Mi sarei trovata in mezzo a due fuochi che mi
avrebbero
letteralmente bruciata. Non sarei stata in grado di scegliere. Mi misi
tra i
due. << Bene, ora possiamo andare, stiamo attirando
troppi sguardi
>> dissi e prendendo Ian per mano, iniziai a camminare
verso l’uscita della
stazione.
Il viaggio verso casa fu molto silenzioso fatto eccezione
per alcune uscite di Silvia, attuate per stemperare la situazione.
Raggiunta
casa, scendemmo tutti e chiesi a Chris e Silvia di andare
perché ci avrebbe
pensato mia madre a mostrar loro le camere, così mi fermai
fuori con Ian. Lo
guardai silenziosa con le braccia incrociate.
<< Che c’è? >> disse
leggermente infastidito.
<< Tocca a me fare quella domanda, sai? –
risposi – Mi
spieghi cosa era quello a cui ho assistito prima in stazione?
>>. Ian non
mi rispose ma rimase fermo nella sua posizione. <<
Gelosia, ecco come me
lo sono spiegato io. Pura e semplice gelosia. E io che ti avevo persino
detto
che essere gelosi di Christian era inutile >>
controbattei fintamente
incredula.
<< Non sono geloso! >>
<< Ah no? Ian su, andiamo! >>. Cercai di
rimanere calma.
<< E tu, invece? “Mon Amour”? Non
riesci a dirmi Ti
Amo o chiamarmi in un modo diverso da Ian o Sexhalder, mentre con lui non ti fai problemi
nonostante il fatto che
siete stati insieme! >>.
Strinsi i pugni e mi girai rientrando in casa sbattendo la
porta. Salii dritta in camera e mi ci chiusi dentro. Non avevo voglia
né di
vedere né di sentire Ian, no dopo quello che aveva appena
detto. Christian e
Silvia vennero più e più volte a bussare ma non
volli rispondere neanche a
loro.
Giunse l’ora
dell’addio al nubilato. Quella sera volevo
divertirmi per Aurora, per me. Mi preparai per bene e scesi al piano
inferiore
dove ad aspettarmi c’erano Aurora, Silvia e le varie amiche
di mia cugina.
Quella sera la sala era piena visto che oltre a noi ragazze
c’erano gli amici
di Simone, Simone, Chris e… Ian.
<< Allora andiamo a divertirci? >> dissi
guardando le ragazze che subito annuirono, alzandosi. <<
Beh, buona serata
ragazzi e Simo, buon addio al celibato! >> dissi
sorridendo mentre uscii
dalla sala senza degnare di uno sguardo Ian.
Uscii fuori casa e, appoggiandomi ad un albero, presi dalla
borsa un pacchetto di sigarette. Non era un tipo che fumava, ma era un
piccolo
vizio che avevo preso in America. Quando ero nervosa fumavo e in quel
momento
ero nervosissima. Accesi la sigaretta facendo un lungo tiro.
<< Non ricordavo fumassi >>
Mi voltai in direzione della voce. << Ci sono tante
cose di me che o non ricordi o non hai mai saputo. Questa
però è del tutto
nuova >> esclamai guardando Christian.
<< Che succede? Non è passato indifferente il
tuo non
salutare il tuo fidanzato superstar >> si
avvicinò a me prendendo dalle
mie mani il pacchetto.
<< Non mi va di parlarne. Non voglio rovinarmi la
serata per lui. Per stasera fingerò di essere single
>> dissi facendo
altri lunghi tiri.
<< Ho forse combinato qualche casino? >>
<< Chri – finii la sigaretta – il
fatto è che lui è
geloso e, d’accordo puoi essere geloso quanto vuoi, ma glielo
avevo detto di
non essere geloso di te. Sei il mio migliore amico, saremmo stati pure
insieme,
ma ormai è storia vecchia! >>
<< Ti sei appena risposta da sola. – Lo guardai
confusa – Forse teme che io provi ancora qualcosa per te
>>
<< Che baggianate, su! >>
<< Non credi che la stessa cosa la potresti pensare tu
di lui e della mia amata Nina? >>. Lo guardai aggrottando
la fronte. Sotto
un certo puto di vista aveva ragione. Molte volte avevo temuto che tra
Nina ed
Ian potesse riaccendersi qualcosa e ogni volta mi davo della stupida.
<< Odio doverti dar ragione >>.
Christian sorrise e gli altri iniziarono ad uscire. <<
Questo lo prendo io – disse riferendosi al pacchetto
– Non voglio che tu fumi
>>.
<< Andrea andiamo?! >> urlò
Aurora. Diedi un
bacio sulla guancia a Christian e corsi verso le ragazze.
Stavo per salire in
auto quando incrociai gli occhi di Ian. Al loro interno vi lessi
tristezza e
dispiacere ma la rabbia era ancora accesa dentro di me.
<< Ciop, su!
>> mi ridestò la voce di Aurora. Guardai
un’ultima volta Ian e sospirando
entrai in macchina. Avevo un addio al nubilato, dovevo divertirmi.
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Ma buongiorno! Sto per fare una domanda.. A quante di voi tra poco
inizierà la scuola? A chi invece l'università? Io
inizio lunedì prossimo ç____ç per cui
credo che l'aggiornamento per almeno la prima settimana resti alle 14
ma, poi, credo che si sposterà verso le 4.30/5. St'anno
è l'ultimo!
Cooomunque.. pensiamo al capitolo.. Ian ha conosciuto Nicole e Giulia.
Vostro parere su di loro? Poi c'è stato il flashback con
l'episodio dell'abito da damigella. Vorrei metterlo ma poi non me lo
apre -.- per dovrò postarlo nel gruppo. Sono arrivati Silvia
e Christian. Pescara dovevo mettercela *___* Cooomunque, dicevo.. Sono
arrivati e l'aria che tira tra Chris ed Ian non è delle
migliori.. Anzi, neanche quella che tira successivamente tra Ian ed
Andrea non lo è. Ian alla fine ha sbottato, dicendo quello
che pensa. Mosso dalla gelosia, si intende. Secondo voi, Chris ha
ragione nel ritenere che la stessa cosa vale per lei? E secondo voi,
cosa combinerà Andrea all'addio? A voi libera
interpretazione!
Per qualunque cosa vi aspetto sul Gruppo di Face -->
L'angolo di " _A Twist In My
Story_ "
Altra cosa.. Ricordate la raccolta dei Missing Moments era a raiting
rosso? Beh, ho deciso di passarlo all'arancione per il semplice fatto
che non tutte le os che comporranno quella raccolta saranno rosse anzi,
certe con il rosso non centreranno proprio
nulla, per cui ho deciso di abbassarlo dando la
possibilità a tutte di leggerlo. Se
volete leggerlo, basta cliccare qui ---> _A Twist In My
Story_
˜Missing Moments˜
Passiamo ai ringraziamenti..
Grazie a coloro che leggono, a coloro che recensiscono ( vi adoro
sempre di più ), a chi ha messo la storia tra le
preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti.
Non mi resta che dirvi che spero che il capitolo vi sia piaciuto, di
leggere vostre recensioni e a Venerdì ;)
|
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Capitolo 28 *** Capitolo o27 ***
Cap o27
Video
Trailer
Capitolo
27
Raggiungemmo il posto designato
per l’addio al nubilato,
ovvero una discoteca. Entrammo e ci facemmo guidare verso la sala che
era stata
preparata. Al centro della sala c’era un palco rialzato e
intorno a quello il
lungo tavolo a U mentre sulla sinistra della sala c’era un
piano bar. Quello
che mi preoccupava non era il palco posto al centro ma il palo posto
sul palco.
Iniziai a pensare che Ian tutti i torti non ce li aveva nel sospettare
che
saremmo finite in mano a spogliarellisti. La prima parte della serata
procedette tranquillamente cenammo e bevemmo come in una normalissima
cena. O
almeno fu così per le altre ragazze perché io
venni assillata da domande su
domande riguardanti Ian ed il cast di The Vampire Diaries. Furono le
domande di
mia cugina Nicole a darmi sui nervi.
<< Come mai tu ed il tuo ragazzo non vi siete salutati
con un dolcissimo bacio? >>
<< Non amiamo dare spettacolo e le dimostrazioni
d’affetto le teniamo per noi >> risposi
guardandola con finta calma.
Recitare mi era servito a mascherare molto bene certi sentimenti, tra
cui
l’odio e la rabbia.
Nicole spostò il capo di lato, corrugando la fronte.
<< Se Ian fosse il mio fidanzato starei sempre vicino a
lui, lo bacerei
e.. >>
<< E non serve perché il tuo concetto
è ben chiaro.
Ma, grazie a Dio, tu ed io siamo diverse. Non sono possessiva e lui
è libero di
far quello che vuole >> presi un bicchiere di vino
bianco, non so quanti
fino ad allora ne avevo bevuti, e lo svuotai per poi riempirlo
nuovamente.
<< Sarà ma secondo me avete litigato. Cosa
c’è, ha
capito quanto vali e che ha fatto un grave errore a lasciare la Dobrev?
>> sorrise.
Strinsi la presa intorno al bicchiere e temetti di
frantumarlo. Presi un lungo respiro. << Nicole, Ian
è molto più
intelligenti di te. Inoltre, carina, sa perfettamente quanto io valga e
non si
è mai pentito di nessuna sua scelta. Ma poi –
scossi il capo sorridendo – che
scema a perdere tempo io con te che non sei mai stata con un ragazzo
seriamente. Io, a differenza tua, ho fatto le mie esperienze e lo sto
facendo
ancora. E non parlo di quel tipo di esperienze perché, mia
cara cuginetta, in
quel settore non ti batterebbe proprio nessuno >>. Bevvi
d’un sorso il
vino e le sorrisi. << Ah, fammi sapere quando le tue
gambe riusciranno a
stare una vicina l’altra senza aver nulla in mezzo a loro
>> dissi il
tutto senza smettere di sorridere e mi alzai dalla sedia avviandomi al
piano
bar. Mi sentivo dannatamente bene, senza più un peso sullo
stomaco. Finalmente
avevo detto un po’ di quello che pensavo su di lei. Il resto?
Beh, c’era ancora
tempo!
Mi sedetti sulla sedia vicino
al piano bar e ordinai un
Martini che mi venne consegnato poco dopo. Ringraziai e presi un sorso
mentre
con le dita della mano libera picchiettavo contro il tavolo.
<< Nervosa? >> chiese una voce alla mia
destra.
Voltai il capo e mi scontrai con due occhi verdi che non
avevo mai visto. Corrugai la fronte. << Diciamo ma..
– lo indicai – tu
saresti? >>
<< Federico, piacere >> disse il ragazzo
tendendomi la mano.
<< Andrea. Lavori qui? >> chiesi guardando
il
suo abbigliamento. A prima vista sembrava un cameriere ma non era
nessuno di
quelli che ci aveva servite.
<< Diciamo – sorrise mentre presi un sorso di
Martini
– Sei tu la sposa? >>
Mancò poco che quasi mi strozzai. << Ehm, no!
– dissi
sbrigativa mentre puntai l’indice verso Aurora –
Lei lo è. Io sono semplicemente
la cugina non che
damigella >>
Lui annuii guardandomi. << Ti ho già vista
>>
<< Cosa? >> “Fa che non mi abbia
riconosciuta!”
<< Hai un viso familiare ma –
scrollò le spalle –
potrei sbagliarmi >>
<< Si, ti starai sicuramente sbagliando – dissi
prima
che le luci vennero spente – Ma che.. ? >>
Federico rise. << Ora scusami ma inizia il mio lavoro
>>. Non capii la sua affermazione fino a che non lo vidi
farsi passare dal
barista una torta a forma.. Ok, era meglio guardare. Mi gustai la scena
sorseggiando il mio Martini. La faccia che fece Aurora quando vide la
torta era
da incorniciare e io risi tantissimo. La torta venne appoggiata su un
tavolino
e Federico si fermò davanti ad Aurora. Lo vidi prendere le
mani di mia cugina e
farle strusciare sul suo petto. “Cazzo, era uno
spogliarellista!”. Si strappò
la camicia rivelando il suo petto muscoloso. “Sei fidanzata,
Andrea.
F-I-D-A-N-Z-A-T-A! “. Mi girai verso il barman ordinando un
secondo Martini. Fu
il turno dei pantaloni. Se li fece slacciare da mia cugina e poi li
strappo
via. Spalancai gli occhi e la bocca quando vidi che indossava un tanga
che
lasciava ben poco all’immaginazione. Bevvi tutto
d’un fiato il Martini. Lo vidi
ballare davanti Aurora, strusciarsi su di lei. All’improvviso
entrarono altri
quattro ragazzi che circondarono Aurora e ci ballarono vicini, sempre
se quello
poteva significar ballare. Anche essi, pochi secondi dopo, si
ritrovarono con
in dosso solo dei tanga. Iniziai a sentir caldo, forse stavo esagerando
con
l’alcool ma non me ne curai.
Finirono di ballare dopo un sacco di tempo e rividi Federico
avanzare verso di me. << Ancora qui tu? >>
disse sorridente.
Chiusi gli occhi prendendo un lungo respiro. <<
Già
>>. Mi sentivo in totale imbarazzo.
Lui guardò alle mie spalle e poi tornò con lo
sguardo su di
me. << Sei brilla >>. Storsi il naso e gli
mimai con le dita che lo
era un po’. << Fidanzata? >>
chiese mentre si fece portare due
bicchieri di Whiskey. Mi indicai con fare stupito ed annuii. Non
riuscivo a
parlare, tanto che non rifiutai neanche quando mi passò il
drink. Restammo a
parlare e a bere per un bel po’. Dire che al terzo bicchiere
di Whiskey ero di
un livello superiore allo stato brillo non prometteva bene.
<< Secondo
te, sono bello? >> chiese Federico sorridendo malizioso.
Io mi morsi il
labbro. Era bello? Si, e stare con solo un perizoma addosso non
aiutava.
<< Che c’è, il gatto ti ha morso la
lingua? >> mi posò una mano
sulla guancia mentre avvicinò di poco il viso al mio. Gli
fissai le labbra. Non
potevo, amavo Ian. Era colpa dell’alcool, non ragionavo.
<< Andrea! >> una voce squillante mi
ridestò.
Silvia, con ampie falcate, mi raggiunse
e prendendomi per un polso, mi tirò via.
<< Scusa ma stiamo
andando via >>. Protestai ma alla fine mi girai verso
Federico facendogli
“Ciao, ciao” con la mano. Silvia mi tirò
fin fuori dal locale. << Ma sei
impazzita?! >>
<< Non urlare! >> borbottai portandomi la
mano
sulla testa che girava. Silvia mi mise le mani sulla testa e me la
scosse.
Barcollai vistosamente.
<< Si, sei ubriaca >>
<< Non è vero.. io sono sanissima!
Vedi? >>
tentai di mettermi in equilibrio su di un piede ma stavo per cascare e
Silvia
mi riprese al volo.
<< Certo, stai benissimo >> la vidi
guardarsi in
giro e sospirare.
Presi a frugare nella borsa e alla fine cacciai una
bottiglia di Martini. Silvia mi guardò sconvolta.
<< Ho fatto la ruffiana
con il barman per questa – picchiettai il dito contro il
vetro – Un drink?
>> chiesi svitando il tappo.
<< Andrea, fermati! – disse bloccando le mie
mani –
Sei già ubriaca non peggiorare >>
<< Appunto.. Sono ubriaca. Un secondo.. no.. terzo..
–
corrugai la fronte – un altro drink non fa male
>> aprii la bottiglia, e
sollevai la mano. << Su i bicchieri, giù i
pensieri ed io non voglio
pensare ad Ian, alla nostra litigata, a lui che dice che non lo amo e..
>> mi appoggiai contro il muro, lasciandomi scivolare a
terra. Silvia si
piegò sulle ginocchia e, dopo avermi tolto la bottiglia
dalle mani, mi abbracciò.
<< Ha detto che io non lo chiamo né Amore o
altri soprannomi ma che così
ci chiamo Christian. Ha insinuato che tra me e Christian possa esserci
ancora
qualcosa – dissi mentre sentii le lacrime lungo le guance
– Io non amo
Christian, amo Ian ma non riesco a dirlo a lui >> mi
liberai della
stretta di Silvia e mi misi in piedi. << Io, Andrea
Belmonti, amo Ian
Joseph Somerhalder! >> urlai a gran voce per poi
rigirarmi verso Silvia.
Anche lei si mise in piedi e riprese la bottiglia. << Tua
madre, tuo padre,
Ian mi uccideranno. Morirò per questo ma.. – mi
allungò la bottiglia – un solo
drink, Andrea. Uno solo >>.
Cosa ricordai di quella serata? Beh, di sicuro io e Silvia
non facemmo un solo drink ma finimmo la bottiglia. Quando Aurora e le
sue
amiche uscirono dalla discoteca, ci trovarono allungate su due panchine
a
cantare a squarciagola ‘Ci son due coccodrilli’.
Continuammo a cantare fino a che non rientrammo a casa.
Grazie a Dio erano tutti svegli. Appena vedemmo le facce sconvolte dei
presenti,
scoppiammo a ridere.
<< Andrea? >> a parlare fu Ian. Lo guardai
confusa. << Stai bene? >> Feci per annuire
ma alla fine scossi il
capo. “Pessima mossa”. Portai una mano sul capo e
l’altra sulla bocca. Ian
scattò rapido verso di me e mi prese in braccio prima che
crollassi a terra,
dirigendosi nel bagno.
Non appena mi fui ripresa, mi sciacquai e mi feci condurre a
letto. Mi allungai ma non riuscivo a darmi pace. << Fallo
smettere!
>> sbottai all’improvviso. << Fai
smettere di girare il letto!
>>
Ian mi prese tra le braccia, stringendomi a lui. <<
Meglio così? >> chiese. Si, ora stavo
decisamente più comoda. <<
Perché hai bevuto, me lo spieghi? >>
Chiusi gli occhi. << Ho discusso con Nicole e poi non
volevo pensare a me e te che litigavamo. Non volevo pensare che tu
credessi che
tra me e Christian potesse esserci ancora qualcosa. Io non amo lui, non
è lui
che voglio – mi strinsi a lui, sentendo che il sonno
diventava sempre più
insopportabile – Amo te >> sussurrai lieve. Non
so se Ian lo sentii o
meno o se dopo quel mio bisbigliare mi rispose perché mi
addormentai.
Il giorno dopo fu uno schifo. Mi risvegliai con un mal di
testa incredibile, con lo stomaco sotto sopra e mi sentivo
stanchissima. Sia io
che Silvia dovemmo subirci il rimprovero, urla per meglio dire, di mia
madre e
di mio padre. Mi sentii di nuovo una bambina. Nota positiva di quella
giornata
fu il fatto che io ed Ian facemmo pace. Cosa gli avesse fatto cambiare
idea?
Non avevo la più pallida idea. Non ricordavo nulla della
serata appena
trascorsa.
Arrivò
così il giorno delle nozze. A svegliare me ed Ian
venne mia madre.
<< Andrea su, dobbiamo alzarci >> disse Ian
con
voce impastata dal sonno e un braccio sugli occhi.
Mi stiracchiai girandomi su un fianco e mi strinsi in
perfetto stile koala a lui. << Non mi va >>
<< Si sposa Aurora, tua cugina per cui dobbiamo
alzarci >> rispose accarezzandomi la gamba posta sulla
sua vita.
Feci finta di alzarmi ma in realtà mi misi a cavalcioni su
di lui, poggiando la testa sul suo petto. << E se le
mollassi una sola? –
a quella domanda ricevetti un pizzicotto come risposta – Si,
ho capito. Però,
prima.. >> avvicinai il mio viso al suo, baciandolo. Ian
mi strinse con
un braccio la vita mentre l’altra mano si insinuava tra i
miei capelli.
Venne aperta all’improvviso la porta. << Andrea
senti
io e la mamma.. Andrea! >> la voce seria di mio padre mi
fece sobbalzare.
Voltai il capo verso di lui e in pochi secondi mi rimisi
seduta composta sul letto. << Giorno papà. Ehm
– presi ad allisciare il
lenzuolo – dicevi? >> dissi con fare imbarazzato
Mio padre socchiuse gli occhi guardando prima me, poi Ian e
ancora me. << Dicevo.. Io e tua madre usciamo e per le 10
siamo a casa.
Per quell’ora fatevi trovare pronti >>. Detto
ciò, uscì.
Ci furono alcuni secondi di silenzio. << Tuo padre mi
odia ed è pronto ad uccidermi >>
<< No, è solo che per lui sono ancora piccola
>>
esclamai ancora un po’ perplessa. Alla fine sospirai
alzandomi dal letto
mormorando un << Vado a lavarmi >>. Mi
lavai e asciugai i capelli
nel giro di mezz’ora e dopo aver indossato
l’intimo, uscii dal bagno. Ian finì
di sistemare i suoi abiti per la cerimonia ed entrò poi in
bagno. Camminai fino
all’armadio e tirai fuori la custodia del vestito che aprii.
Osservai ancora
estasiata quell’abito prima di indossarlo. Anche una volta
indosso, continuai a
guardarmi allo specchio. Presi una molletta dal cassetto e mi feci un
chignon.
<< Sei stupenda >>. La voce di Ian mi
ridestò
dai miei pensieri.
Gli sorrisi accorgendomi che era già vestito. Smoking nero,
camicia bianca e cravatta color beige. << Grazie. Ma
accanto a te
sfigurerò >>.
Vidi Ian avvicinarsi e mettersi alle mie spalle con le mani
sulle mie spalle. << Non dire scemenze. Sei bellissima, e
questo vestito
ti rende ancora più bella – mi baciò
una spalla – Ho una cosa che potrebbe
piacerti >>. Portò una mano in una tasca
interna dello smoking, prendendo
una bustina. Non vidi cosa ne estrasse fino a che non mi ritrovai le
mani di
Ian davanti agli occhi. Tra le dita teneva una collana con un ciondolo
formato
da due cuori, uno dentro l’altro. Una volta allacciata al mio
collo, guardai il
riflesso sullo specchio. << Ora sei ancora più
bella >>
<< Ian, non.. non dovevi >> portai una mano
sulla collana.
Lui sorrise scrollando le spalle. << Volevo, ora
però
finiamoci di preparare >>.
Finito di prepararci, i miei tornarono e mi dissero che
Aurora aveva bisogno di me. Mi lasciarono così da Aurora
mentre loro, insieme
ad Ian, si recavano in chiesa. Appena fui da Aurora, corsi da lei e la
trovai
sul letto con le mani tra i capelli ancora disfatti.
<< Cip, sono qui! >>. Lei alzò
gli occhi
arrossati. << Perché piangi? Non ancora ti
sposi e già ti commuovi?
>> dissi prendendole il viso tra le mani.
<< Ho paura >> esclamò con voce
tremolante.
<< Ho paura che Simone possa capire che è uno
sbaglio sposarmi. Ho paura
di star sbagliando tutto >>
Mi piegai sulle ginocchia. << Tesoro mio, tu e Simone
state insieme da 7 anni. Se non vi amaste, fidati, vi sareste
già scannati a
vicenda e poi.. Cip, Simone ti ama come un pazzo! Dove tu vai, lui va.
E poi –
la guardai accarezzandole il viso – Non mi sono fatta mezza
giornata di aereo,
non ho preso a parole Nicole, litigato con Ian e ubriacata per niente!
Per cui,
ora, chiappe d’oro ti alzi e andiamo al matrimonio
>>. Dissi facendola
ridere. Le tesi la mano e lei l’afferrò.
<< Ok – sospirò – Facciamo
questo matrimonio però devi
sistemare i capelli e il trucco >>
<< Faccio io >>. Tra una sistemata e
l’altra si
fecero le 10.30. << Simone a partire da ora
inizierà a sudare a freddo
>>. La feci voltare verso di me. << Sei
bellissima Cip >> le
diedi un bacio sulla guancia prima di abbracciarla.
Finalmente raggiungemmo la chiesa con ben venti minuti di
ritardo. Quando partì la marcia nuziale ed entrammo, Simone
si rilassò,
sospirando. Si, si stava proprio preoccupando. Aurora raggiunse Simone
all’altare mentre io mi misi accanto a lei. Li guardai
sorridendo prima di far
vagare lo sguardo tra gli invitato alla ricerca dei miei favolosi occhi
azzurri. Li trovai e mi ci persi. Credetti di averli osservati per
qualche
minuto ma dovetti scoprire che, invece, avevo passato a guardarli per
tutta
la durata della cerimonia. Quando il prete dichiarò loro
marito e moglie, fui
costretta a rompere il contatto visivo con Ian e guardare i due sposi.
Partirono gli applausi quando si scambiarono i baci. Foto, abbracci,
congratulazioni. Quando varcarono la soglia della chiesa, furono
riempiti di
riso. Li lasciai godersi quei momenti prima di andare al ristorante e
mi
avvicinai ad Ian abbracciandolo. Stavo per baciarlo quando un fotografo
volle
farci delle foto.
Era mezzogiorno ed io avevo una
fame da lupi. Il ristorante
era stupendo e mangiammo benissimo, oltre che tantissimo. Il taglio
della torta
venne fatto verso le 18 del pomeriggio. Se prima morivo di fame, ora
rischiavo di
scoppiare. Mi divertii tantissimo nel vedere Ian alle prese con le
amiche di
mia cugina. Fece con loro tantissime foto.
<< Ed ora.. il lancio del bouquet! >>
urlò
Aurora mettendosi al centro della sala. Tutte le invitate, fidanzate o
single,
si accalcarono a qualche metro da lei. Io, invece, rimasi ferma al mio
posto.
<< Andrea muoviti! >> urlò
ancora una volta. Sbuffando, dovetti
alzarmi. Mi sistemai il più indietro possibile in modo da
evitare di prendere i
fiori. << Tre.. Due.. Uno.. Via! >>. Aurora
lanciò il bouquet che
venne mandato da una parte all’altra della calca.
“Cosa trovano di divertente
io non lo so”. Pensai facendo per allontanarmi dalla massa.
<< Andrea attenta! >> disse una voce. Mi
voltai
e dovetti bloccare un oggetto che stava per finirmi in faccia.
Svolgendosi
tutto molto velocemente, non mi resi conto di cosa fosse
l’oggetto. Quando poi,
però, guardai cosa avevo tra le mani, sbiancai. Un
po’ scombussolato ma ancora
integro, il bouquet faceva bella mostra di sé tra le mia
mani. Spalancando gli
occhi, presi il bouquet e lo lasciai sul tavolo accanto a me. Sperai
che
nessuno mi avesse visto, peccato che non era così.
<< Ecco la
prossima che si sposerà entro un anno! Brava Andrea!
>> urlò Aurora
saltellando e battendo le mani. Storsi un po’ il naso,
guardandoli perplessa.
<< A quando le nozze?! >> insistette Aurora.
Roteai gli occhi e ritornai al tavolo dove ad aspettarmi
c’era un Ian divertito. << Non sapevo che tu ed
io ci saremmo sposati
entro quest’anno >> disse ridacchiando,
stringendomi a sé.
<< Se è per questo non lo sapevo nemmeno io
>>
dissi posando il capo sulla sua spalla. Il matrimonio non era in quel
momento
una mia priorità anzi, non lo era mai stata, uno,
perché avevo solo ventuno anni,
due, perché non ho mai creduto molto nel matrimonio. Avevo
sempre detto fin da
ragazzina che non mi sarei mai sposata ma che sarei andata a convivere.
Smisi di pensare all’idea del matrimonio, la giornata era
ancora lunga ed io avevo delle persone a cui pensare e tra queste
c’era Ian.
Per il momento mi bastava così. Niente di più,
niente di meno.
Angolo Autrice ( per modo di
dire )
Ma Buongiorno! Come va? Io
divento monotona nel dire che ho la tosse.. Non so voi ma avete visto
il nuovo promo di TVD? Io si e stavo così =Q_____ mamma
quanto è bello! uno dei promo più belli, insieme
a quello della season2, che abbia mai visto *__* Ma lo avete visto Ian?
No, ma anche, lo avete visto a Joseph mio? *__________* Amo quell'uomo
e amo il suo accento british *w* Per cui non sottovalutate la figura di
Jos in questa Ff ù.ù
Passiamo al capitolo.. Abbiamo visto come è andato l'addio
al nubilato.. Andrea ha finalmente detto cosa pensava a Nicole di lei,
questo anche "grazie" al vino. Che addio al nubilato è se
non ci sono gli spogliarellisti? Tadaaan! Ecco gli spogliarellisti e
Andrea, incosapevolmente, si intrattiene con uno di loro, Federico. Ci
manca poco che Andrea faccia danno ma al suo soccorso viene Silvia.
Soccorso che dura poco visto che le due finiscono ad ubriacarsi
allegramente. Silvia lo fa per aiutare Andrea, Andrea per dimenticare
quanto accaduto. Piccola nota.. Andrea è ubriaca.. per cui
non cantate vittoria troppo presto ;)
Giunge il matrimonio! Finalmente! Questo però vuol dire che
il soggiorno in Italia è alla fine. Andrea, come sull'amore,
ha un visione tutta sua ( ma anche mia ) del matrimonio.. So che non la
condividerete, però..
Comunque.. Ringrazio chi sta leggendo la mia storia, chi la commenta
*__*, chi la inserisce tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi
ha messo tra gli autori preferiti *me si inchina*
Piccola domanda: La sottoscritto avrebbe bisogno di un grande aiuto da
parte vostra.. Mi direste cosa vorreste chiedere ai protagonisti in una
possibile Convention, Andrea compresa? Ve lo chiedo perchè
mi servirebbero per il Cap35.. Spero che mi aiuterete!! Intanto mi sto
cimentando in una nuova Os Delena xD
Bene, vi ringrazio e vi do appuntamento a Lunedì.. Per qualunque cosa vi aspetto sul Gruppo di Face -->
L'angolo di " _A Twist In My
Story_ "
|
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Capitolo 29 *** Capitolo o28 ***
Cao o28
Video
Trailer
Capitolo
28
Venne così il giorno di dire nuovamente addio all’Italia. Insieme
a Silvia e ad Aurora, piansi un fiume di lacrime. Riuscii a salire sull’aereo
solo grazie al pensiero che sarei tornata in Italia. “Primo o poi”. Il viaggio
di ritorno fu più lungo di quello d’andata e, una volta messo piede in America,
ritornammo alle nostre vite, sul set a girare le scene, a uscire con i ragazzi.
Così passò Gennaio lasciando il posto a Febbraio. Eravamo in
pausa pranzo quando il telefono di Ian squillò. Ian si allontanò dicendo che
era una telefonata importante. Lo guardai incuriosita e lo stesso fecero i
ragazzi.
<< Chi sarà secondo te? >> chiese Nina mentre
sgranocchiava un grissino.
Scrollai le spalle mentre continuavo a osservare Ian parlare
al telefono. << Sarà una telefonata di lavoro come dice lui.. >>
<< Per la serie ‘Ian è al telefono con l’amante’
>> disse scherzando Joseph.
Lo fulminai con gli occhi e lui alzò le mani in segno di
resa. << E’ troppo calmo. Se stesse parlando con l’amante, si dovrebbe un
minimo agitare, o almeno muoversi impacciato >>. I ragazzi mi guardarono
aggrottando la fronte. << Che c’è? Ho studiato il linguaggio del corpo e
le microespressioni >>
Stava quasi per finire la pausa quando Ian tornò. <<
Scusate, il lavoro >>
<< Tutto ok? >> chiesi e lui annuì.
<< Smolder la tua donna può competere con il Dottor
Lightman >> disse Michael alzandosi e ritornando sul set con Candice.
<< Dottor Lightman? Che centra ora Lie To Me? >>
chiese perplesso Ian. Mossi la mano come per scaricare una mosca e, alzandomi,
mi recai sul set a mia volta. << Dai che c’entra? >>
<< Joseph ha detto che parlavi con l’amante ma io gli
ho spiegato che eri troppo calmo. Saresti dovuto essere un minimo agitato o
roba simile >>
<< Ah già, il tuo amore per Lie To Me ti ha spinto a
studiare il linguaggio del corpo. Me ne stavo dimenticando >>
<< Bravo per cui – mi girai verso di lui, poggiando
l’indice contro il suo petto – faresti bene a non mentirmi o nascondermi
qualcosa perché ti scoprirei >> gli sorrisi e, mettendomi sulle punte, la
baciai prima di correre a cambiarmi.
Le riprese furono lunghe e faticose tanto che tornai a casa
stanchissima. Mi feci una doccia, indossai qualcosa di comodo e mi buttai sul
divano, iniziando a vedere qualcosa in tv. Non trovando nulla spensi e accesi
il lettore musicale del telefono. Avrei dovuto prepararmi la cena ma volevo
rilassare i muscoli un po’. Iniziai a cambiare traccia dopo traccia non
riuscendo a trovare qualcosa che mi piacesse. Finalmente, però, lasciai il
lettore su una canzone italiana. Era L’Amore Conta di Ligabue. Non risentivo
qualcosa nella mia lingua da tantissimo tempo e iniziavo a temere che di questo
passo avrei dimenticato a parlare italiano. Più sentivo la canzone e qui non
potevo far altro che associarla a Ian. Iniziai a cantarla mentre chiusi gli
occhi.
<< Grazie per il tempo pieno. Grazie per la te più
vera. Grazie per i denti stretti, i difetti, per le botte d'allegria, per la
nostra fantasia >>
Sebbene odiassi il romanticismo e tutto ciò che ne comportava,
non potevo non pensare a Ian durante quella strofa. Sospirai a occhi chiusi
quando la canzone finì lasciando il posto a Il centro del mondo. Cantai anche
quella e, beh, la voglia di canzoni rilassanti era bella che sparita.
<< Portami ovunque, portami al mare, portami dove non
serve sognare! >> cantai aprendo gli occhi. Sobbalzai impaurita quando mi
ritrovai il viso di Ian a pochi centimetri dal mio. Mi tolsi una cuffietta.
<< Volevi farmi morire d’infarto? >> chiesi con una mano sul cuore
che batteva da impazzire. << E comunque, come sei entrato? >>.
In risposta Ian mi mostrò le chiavi. << La seconda
chiave, ricordi? >>. Annuii. Già, ci eravamo scambiati il duplicato delle
chiavi così entrambi eravamo liberi di andare dall’altro.
<< Non mi avevi detto che saresti passato >>
corrugai la fronte mettendomi seduto.
Lui sorrise soddisfatto. << Ho preso un po’ di cibo
cinese. Io sto morendo di fame, andiamo? >> disse porgendomi la mano che
presi per poi alzarmi.
Raggiungemmo la cucina e sistemammo la tavola per cenare.
<< Che cantavi prima? >>
<< Prima che avessi un principio di infarto? Una
canzone italiana >> dissi posando l’acqua sul tavolo. Mi girai verso di
lui, cingendogli il collo con le braccia. << Sei sempre così il centro
del mondo. Ti prendi il mio tempo, ti prendi il mio spazio, ti prendi il mio
meglio >> sussurrai contro le sue labbra, prima di lambirle con la
lingua.
Ian mi strinse i fianchi intrappolando tra i denti il mio
labbro inferiore. << Devo iniziar a prendere lezioni di italiano
>>.
Risi e il mio sguardo finì su di una busta posta accanto
alla credenza. << Ian, quella busta cosa contiene? >> chiesi
scansandolo leggermente e avvicinandomi.
Fui bloccata da Ian, che mi trattenne per un polso. <<
Sorpresa. Prima ceniamo e prima l’avrai >> disse con un tono di voce
sensuale. Mi morsi il labbro e feci come aveva detto.
Ian aveva preso tantissimo da mangiare ma tutto era
dannatamente squisito e rifiutare o non assaggiare era un insulto. Mangiammo
tutto e quando finimmo Ian si alzò dalla sedia, prendendo le varie scatole e
gettandole nel cestino. Credetti che si sarebbe rimesso seduto, invece, prese
la busta “misteriosa”, posandola sulla tavola. Stavo per scostare la busta
quando Ian mi rimproverò. Si avvicinò ad una credenza e prese il tubetto dello
sciroppo al cioccolato che tenevo. “Cioccolato? La cosa si fa.. gustosa”.
Alla fine, Ian prese dalla tasca una benda.
<< Che vorresti fare? >>
<< Questa è una benda per cui.. – scrollò le spalle –
ti bendo >> e prima che potessi sfuggirgli, mi bloccò. Mi dovetti
arrendere e far bendare. << Su, non fare la musona. Giuro, ti piacerà
da.. impazzire >>. Non mi sfuggì quel suo tono malizioso.
Sentii il rumore della busta che veniva aperta e il rumore
di qualcosa che veniva appoggiato sul tavolo. La mia sedia venne girata. Il
dorso di una mano di Ian mi sfiorò la guancia scendendo, poi, lungo il collo e
ciò mi provocò un brivido sulla pelle. Avevo indosso una sua camicia
volutamente presa dall’armadio del proprietario di nascosto. L’avevo presa
perché sapeva di lui, profumava di lui e volevo sentire il suo odore sempre con
me. << Quella camicia ha un’aria familiare, lo sai? Ora capisco perché
non la trovavo più >> mormorò basso mentre le sue mani presero a
slacciare i bottoni.
<< Ian.. >>. Non potei continuare perché le sue
labbra si posarono sulle mie.
<< Sshhh >>. La camicia venne aperta ma non
tolta lasciandomi così a petto nudo. Le mani di Ian finirono sulle gambe
lasciate scoperte dai pantaloncini mentre le sue labbra stuzzicarono la pelle
del collo. Non sentii più il contatto con le mani di Ian perché qualcosa prese
a sfiorarmi la gamba. Risalì sul fianco, sulla pancia, arrivò al seno, al collo
fino alle labbra che schiusi. Subito dopo, però, non sentii più nulla. Ian mi
fece mettere in piedi e mi sfilò il pantaloncino. Qualcosa di umido si posò
sulla coscia e sobbalzai quando riconobbi le labbra di Ian. Risalì fino
all’incavo del petto che baciò. Si staccò per poi baciarmi le labbra che
sapevano di dolce. Avevo un sapore zuccherino, squisito come quello che di
solito ha la frutta estiva, come quello che caratterizza le fragole. Fragole? A
Febbraio?
<< Ian.. come ti sei procurato le fragole? >>
chiesi prima di ritrovare le sue labbra.
<< Ho le mie fonti >> disse avvicinando alla mia
bocca la fragola che subito morsi. Dolce, succosa come le fragole estive, come
quelle appena colte. Volevo togliermi la benda, tanto ora sapevo che la
sorpresa riguardava le fragole. Così feci per levarla me le mani di Ian me lo
impedirono. << Non ho ancora finito >>. Corrugai la fronte. Un dito
di Ian passò veloce sul mio labbro sporcandolo con qualcosa. Ci passai la
lingua sopra. “Cioccolato”.
Sorrisi. << Signor Somerhalder, quale delle sue
fantasie erotiche sta per mettere in atto? >>
Finalmente venni liberata dalla benda. Veloce baciai le sue
labbra, inserendo le mani al di sotto della sua maglietta, che sfilai. Gli
baciai il petto e lo schiacciai al muro. Lo guardai sorridendo maliziosa mentre
mi riavvicinai al tavolo. Presi una fragola e il tubetto di cioccolato,
riavvicinandomi a lui che mi guardò eccitato e incuriosito. Con la fragola mi
sfiorai il petto prima di far la stessa cosa con lui, scendendo fino alla cinta
dei pantaloni e risalii. Gli feci mordere la fragola prima di intingerla nel
cioccolato e mangiarla.
<< Cioccolato e fragole. Devo dire signor Somerhalder
che ha avuto proprio una bella idea >>.
<< Ho sempre belle idee >>
<< Oh no. La bella idea sto per averla io >>.
Aprii il tubetto e, capovolgendolo, versai un po’ del contenuto sul suo petto.
Il cioccolato prese a gocciolare fino ad arrivare alla pancia. Mi piegai sulle
ginocchia e posai le labbra sul suo ombelico. Cacciai la lingua e leccai il
cioccolato presente su tutto il petto. Lo “pulii” e mi leccai le labbra. Fu un
attimo. Ian mi prese a cavalcioni e mi fece sedere sull’isola della cucina. Mi
baciò il collo, il petto, soffermandosi su un seno. Le sue mani invece
accarezzavano le cosce, arrivando fino all’inguine. Chiuse le mani sul mio
intimo e, facendomi inarcare la schiena, me lo sfilò. Fu il suo turno di usare
il cioccolato. Come avevo fatto io, cosparse il mio petto con il cioccolato. Ma
non fu l’unico. Infatti continuò sporcandomi la pancia. Il cioccolato colò su
ogni centimetro della mia pelle, anche su zone in cui il cioccolato non sarebbe
mai dovuto finire.
<< Ricordi cosa ti dissi poco prima di farti mia per
la prima volta? – mormorò contro il mio collo – Avrei trascorso ore ed ore a
passare la mia lingua su tutto il tuo corpo >>. Quel suo tono basso e
roco, unito a quelle parole, mi provocarono una fitta al basso ventre. E così
fece. La sua lingua lambì tutto il mio corpo dal seno alla pancia. Leccò
l’ombelico e prese a scendere. Inarcai la schiena appena la sua lingua passò
sulla pelle del ventre. La sua lingua passò sulla mia intimità provocandomi una
serie infinita di brividi e sospiri. Continuò a “pulirmi” alias darmi piacere a
lungo, fino a che non si ritenne sazio. La sua bocca tornò sulla mia e le mie
mani scesero sui suoi pantaloni che slacciai. Misi la mano al loro interno e
toccai la sua erezione prima da sopra i boxer e poi, dopo averlo spogliato dei
pantaloni e dell’intimo, potei toccare la pelle. La mia mano si mosse sicura e
veloce su di lui andando a tempo con i suoi sospiri. Quando i suoi muscoli
iniziarono a contrarsi, Ian mi fece togliere la mano e, prendendomi in braccio,
mi portò contro il lavello.
Portai le mani a intrecciarsi tra i suoi capelli mentre le
mie gambe si intrecciarono alle sue. Le sue, invece, si posarono una su di una
coscia, l’altra dietro la mia schiena. Ian strusciò la sua erezione contro la
mia intimità prima di entrare in me con un’unica spinta. Poggiò la fronte
contro la mia e per tutto l’amplesso ci guardammo negli occhi, bocca contro
bocca. Ogni volta era come se fosse la prima volta con lui. Riusciva a rendere
perfetto ed unico ogni minimo dettaglio.
Quando la bolla di piacere si ruppe, affondai il viso
nell’incavo del suo collo gemendo e mordendo la pelle della spalla. Lui,
invece, continuò a lasciarmi baci su tutta la tempia. Restammo immobili,
affannati, l’uno stretto all’altro fino a che il cuore tornò a battere
regolarmente e il respirò si calmò.
<< Dovremmo farci una doccia >> suggerì Ian
trovandomi assolutamente d’accordo.
Tenendomi in braccio, arrivammo in bagno ed iniziammo a
lavarci e, una volta finito, ci vestimmo.
Mi buttai sul letto aspettando che anche Ian facesse lo
stesso e non appena si distese al mio fianco, posai il capo sul suo petto,
sfiorandolo con i polpastrelli.
<< Non sei brava come dici nel capire se tengo
qualcosa nascosto. Sono riuscito a farti la sorpresa senza che tu te ne
rendessi conto >>
<< Dettagli – dissi con aria risoluta – Chi ti dice
invece che io non avessi capito tutto ma ero solo curiosa di sapere di cosa si
trattasse? >>
Ian rise. << Se lo dici tu >>
Lo guardai malissimo e mi misi seduta, incrociando le
braccia. << Allora Joseph aveva ragione nel dire che parlavi con
l’amante? >> dissi piccata.
Si mise seduto anche lui con le spalle contro la ringhiera
del letto. << No, era una telefonata di lavoro inerente all’I. S.
Foundation – gli feci segno di continuare – Hanno organizzato una serata
benefica con tutte le organizzazioni per la salvaguardia dell’ambiente. Il
ricavato verrà usato per la salvaguardia del pianeta >>
Annuii assorta dalle sue parole. << Per cui ti vedrò
indossare una tuta aderente verde in perfetto stile Superman? >> chiesi
ridacchiando.
<< Simpatica >>
<< Dai, ti donerebbe – mi sporsi verso di lui
baciandogli le labbra – Ti dona tutto. Ma come si svolgerà la serata non lo
sai? >>
Ian ci pensò un po’. << Non so molto ma so che ci sarà
un’asta – lo guardai incuriosita – E vogliono che mi unisca anche io mettendo
all’asta un mio bacio >>
Inarcai un sopracciglio. << Un tuo bacio all’asta?
Dovresti quindi baciare qualche sconosciuta? – lui annuì – Ah >>
<< Non posso tirarmi indietro. Lo sai che.. >>
<< Lascia stare – sbuffai – Vorrà dire che verrò con
tutti i miei risparmi e sfiderò le signore plurimiliardarie che ci saranno
>>
Ci furono alcuni minuti di silenzio alquanto strani.
<< La serata è stata organizzata da una società amica di molte
organizzazioni, la Auld’s Society >> disse il nome di questa società con
un po’ di preoccupazione.
<< Auld’s Society? Non ho la minima idea di chi siano
– scrollai le spalle – Ma ok, se devi andare vai pure. Io ora ho sonno
>>. Mi riallungai vicino a lui, chiudendo gli occhi.
<< Semmai se dobbiamo andare. Dovresti accompagnarmi
>>.
Io annuii prima di sbadigliare. Auld’s Society. Più ci
pensavo e più non riuscivo a venirne fuori. Eppure c’era qualcosa in quel nome
che mi metteva una strana ansia addosso. Forse era una semplice ansia per via
di un evento mondano come quello. Si, doveva essere per forza quello. Liberai
la mente da quel nome e, rilassata, mi addormentai.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e Buon inizio
settimana! Direi anche buon inizio di scuola -.- Sono finite le vacanze
ma fa comunque caldo. Mi stavo per morire di caldo in più su 5
ore, 5 professori a ripeterci "Ragazzi vi ricordo che quest'anno avrete
l'esame di stato" -.- ANSIA!!
Cooomunque.. Passiamo a cose più rilassanti.. Andrea ed Ian tornano in America.
E dopo tutto questo tempo in astinenza, non potevano non darsi
nuovamente da fare sti due ù.ù Cioccolato e Fragole, buon
gusto si ù.ù Per quanto riguarda Lie To Me.. Io amo
follemente questo telefilm e soprattutto gli argomenti, non a caso sto
leggendo un libro di Paul Ekman sulle micro espressioni.. Consiglio di
vedere il telefilm e/o di leggere il libro.
Poi poi poi.. Ian e le
telefonate di lavoro.. Telefonata per la ISF.. Serata di beneficienza
ad opera della Auld's Society ( NdA nome inventato ). Vediamo se a
qualcuna di voi si accenderà la lampadina e scoprirà cosa
ho in serbo per i nostri piccioncini *risata malefica*
Cooomunque.. Ringrazio chi ha
letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti. Grazie mille..
Ora scappo che ho un amico di nome KANT che mi aspetta -.-"
A Venerdì ;)
Ps.. Ho scritto una ennesima Os Delena, sempre raiting rosso.. Se qualcuno la volesse leggere il titolo è _Ops.. I Did It Again_
|
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Capitolo 30 *** Capitolo o29 ***
Cap o29
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Capitolo
29
I giorni che precedettero la serata di beneficenza furono
alquanto strani. A renderli tali fu il comportamento di Ian. Alcune volte
faceva il misterioso, altre volte sembrava preoccupato. Fare domande equivaleva
a far scatenare una guerra. Era diventato molto suscettibile per cui avevo
smesso di chiedere come, quando e perché. Questo atteggiamento di Ian non era
passato inosservato neanche agli altri ma avevamo giustificato il tutto
affermando che era per via della serata che, per Ian, era importante. L’evento
si sarebbe tenuto a Cincinnati, in Ohio per cui avevamo preso l’aereo il giorno
prima dell’evento.
Uscii dal bagno avvolta in un telo e mi recai in camera.
Trovai Ian intendo a vestirsi. Tra un’ora sarebbe venuta la macchina a prenderci.
<< Oh, sei uscita – disse Ian guardandomi dallo
specchio – Il vestito sta sul letto >>
<< Vestito? Non avevamo deciso che mi sarei messa uno
dei miei? >> dissi corrugando la fronte.
<< Dai per una volta >>. Roteai gli occhi. “Lo
fai per una buona causa”. Mi avvicinai al letto e vidi una custodia per
vestiti. L’aprii e potei vedere il vestito. Non ci feci molto caso e,
prendendolo, iniziai ad indossarlo. Era un vestito di un lilla molto chiaro,
quasi bianco, che lasciava scoperta una spalla. Terminava con una fascia
ricoperta di strass che stringeva le cosce. Attaccata a questa fascia c’era
altro tessuto. Sembrava molto ad uno strascico. Per il resto, però, era molto
bello. Lasciai i capelli sciolti sulle spalle. << Sei stupenda >>
disse Ian risistemandosi la cravatta.
Sospirai tornando in bagno per truccarmi.
Finalmente la macchina arrivò. Io ed Ian uscimmo di casa per
entrare nella limousine che ci avrebbe portato alla Duke Energy Convention
Center. Voltai lo sguardo verso Ian intento ad osservare fuori dal finestrino.
<< Teso? >>
Lui voltò il capo verso di me. << Un po’. Dovrei
esserci abituato a questi tipi di eventi ma ogni volta è sempre la stessa cosa
>>
Portai la mia mano sopra la sua, posata su una gamba, e la
strinsi. << Andrà benissimo. Sei una persona fantastica e la tua
organizzazione lo stesso. Non hai niente di cui temere >> lo incitai
sorridente.
Ian prese un lungo sospiro per poi sorridermi. <<
Grazie >> e mi baciò il dorso della mano.
La macchina si fermò e l’autista ci informò di essere arrivati.
Mi sporsi un po’ per vedere fuori dal finestrino. Una schiera di fotografi e
giornalisti erano “sistemati” davanti all’entrata dell’edificio. “Fa che torni
sana e salva a casa”. Scendemmo dall’auto e i flash e le domande dei
giornalisti ci investirono. Ian rispose a tutte quelle che poteva mentre ci
avvicinavamo all’entrata.
Una volta dentro sospirai. << Ce l’abbiamo fatta
>>
<< Ian! Che piacere averti qui con noi >> disse
un signore mentre si avvicinava a noi.
<< Richard, che piacere rivederti >> disse Ian
allungando la mano verso quell’uomo.
Ricambiò la stretta. << Vale anche per me. Ma questa
bella signorina è la tua dolce metà? >> chiese l’uomo sorridendomi.
Ian mi sorrise. << Si, lei è la mia dolce metà
>>. I due uomini risero.
<< Caro sei qui! C’è il segretario dell’Ufficio
Europeo dell'Ambiente che ti cerca ma.. Oh, Signor Somerhalder, buona sera
>> disse una signora affiancandosi a Richard.
<< Michelle, buona sera >>.
<< Ian non hai ancora presentato la signorina >>
aggiunse l’uomo.
<< Oh, già. Lei è Andrea Belmonti, la mia ragazza non
che collega di lavoro.. >>
<< Oh, un’altra collega >> disse Michelle..
Acida? Inarcai un sopracciglio mentre Ian rimase impassibile.
<< Michelle! Scusatela.. Comunque – l’uomo mi tese la
mano – Io sono Richard Auld, il proprietario della Auld’s Society. Lei invece è
mia moglie >>
<< Piacere di conoscervi >> strinsi la mano
dell’uomo mentre la donna mi ignorò bellamente.
I signori ci salutarono dopo averci condotti nella sala. I
guardai attorno rendendomi conto di essere circondata da tantissimi personaggi
illustri. Rividi la Signor Auld parlare con un’altra ragazza e mi resi conto
che aveva un atteggiamento ben diverso da quello mostrato nei miei confronti.
<< Ian, perché quella donna mi odia? >>
Mi sembrò di vedere Ian irrigidirsi leggermente. << E’
una persona molto riservata >>
<< Riservata? Non mi sembra che l’essere riservati
comporti odiare qualcuno >> ribadii.
<< Dai, tanto non la rivedrai più. Pensiamo alla
serata e non a loro, ok? >> mi guardò con occhi da cucciolo ed io annuii.
Raggiungemmo la sala e potei notare quanta gente ci fosse.
Mentre raggiungevamo il nostro tavolo, Ian mi indicò le varie associazioni e i loro
rappresentati. C’era il WWF, Greenpeace e una delle più importanti
organizzazioni come l’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Dopo il discorso di benvenuto e i ringraziamenti da parte
del Signor Auld, iniziò ad essere servita la cena. Ian mi presentò alcuni suoi
collaboratori presenti alla serata. Persone stupende con cui mi trovai
benissimo. Scoprii tante altre cose sulla ISF una più bella dell’altra e capii
sempre di più cosa avesse spinto Ian a dar vita a questa sua attività. Avevo
ragione. Quest’uomo era da stimare in tutto e per tutto. Ottimo attore, ottimo
uomo. Ottimo, punto. La cena proseguì nei migliori dei modi fino a che non salì
sul palco nuovamente il Signor Auld.
<< Signori e Signore, spero che la cena sia stata di
vostro gradimento e spero che la serata vada sempre meglio. Se voi me lo
permetteste, darei il via all’asta di beneficenza >>
Ci fu un lungo applauso e l’asta ebbe così inizio. Prodotti
vari come vestiti, gioielli, decorazioni, antiquariato furono venduti a cifre
esorbitanti. Grazie a Dio era un’asta benefica. Sentii il telefono vibrare.
“From: Nina
Allora questa asta?”
“To: Nina
Stanno vendendo di
tutto a prezzi esorbitanti!”
“From: Nina
Ahaha, povera Andrea.
Hanno già battuto il bacio di Ian?”
Stavo per rispondere quando il Signor Auld riprese a
parlare.
<< Signori, farei salire l’ultimo elemento messo
all’asta. Signor Somerhalder può raggiungerci sul palco? – Ian si alzò in piedi
mentre tutti intorno a lui applaudivano – L’egregio Signor Somerhalder è stato
gentile nell’accettare la nostra proposta e mettere all’asta un suo bacio. So
che molte signore presenti gradiranno. L’asta parte da un minimo di 5 mila
dollari >>
“To: Nina
Somma minima per il
bacio di Ian: 5 mila dollari. Scatta l’operazione Ian è mio!”
Se fino a quel momento avevo pensato di poter competere
contro le signore presenti all’asta, beh, mi sbagliavo di grosso. Iniziarono
subito ad offrire di più. Ma non avevano i loro mariti, fidanzati, amici o
conoscenti da baciare? Proprio il mio ragazzo? Sbuffai e tentai la sorte.
<< 30 mila! >> urlai.
<< La signorina al tavolo 759 offre 30 mila. Nessuno
rilancia? 30 mila e uno.. 30 mila e due.. >> Ian mi guardò esterrefatto
ed io scrollai le spalle. “E ora dove li prendo 30 mila?”.
<< 70 mila! >> proruppe una voce all’improvviso.
<< 70 mila e uno.. 70 mila e due.. E 70 mila e tre!
Aggiudicato alla signorina bionda del tavolo 154! >>. Sbuffai mentre
percepii di sfuggita Ian irrigidirsi alla vista della “vincitrice”.
“To: Nina
Mi hanno fregato. Ho offerto
30 mila ma una ragazza bionda ha puntato 70 mila -.-“
“From:Nina
Dovevi offrire di più!
Ma chi è questa?”
“To: Nina
E da dove li
ricacciavo i soldi, eh? Comunque ora ti mando una foto della tizia”.
Puntai
la telecamera del telefono verso la ragazza che era salita sul palco. Dio volle
che si erano scambiati il bacio mentre ero intenta a parlare con Nina. Buona
cosa perché avrei potuto fare danni. Scattai la foto e subito la inviai alla
mia amica. Passarono i minuti ma da Nina non arrivò nessuna risposta. Ian, nel
frattempo, si era riportato seduto accanto a me. Fece per baciarmi ma mi
scansai.
<< Non ti azzardare. Hai appena baciato non so chi per
cui a me non baci >> risposi sentendo il telefono vibrare.
“From: Nina
Andrea posso
chiamarti?”.
Lessi quel messaggio e una forte ansia prese possesso di me.
<< Ian c’è un posto in cui poter parlare al telefono
liberamente? >>. Lui annuì e mi indicò il balcone della sala non prima di
avermi chiesto se c’era qualcosa che non andasse. Gli risposi di no e mi avviai
fuori, rispondendo a Nina. Pochi secondi ed il telefono squillò. << Hai usato il nome intero. Quanto brutta è la cosa
che mi devi dire? >>
<< Io ti consiglierei di sederti >>
Feci come mi aveva detto e mi sedetti su una poltroncina.
<< Ok, sono seduta >>
<< Andrea, prometti di non agitarti, urlare o dare di
matto? >>
<< Nina per.. >>
<< Prometti! >> mi interruppe.
<< Promesso! Ora mi dici quello che devi!? >>
<< Chi ha organizzato la serata? >>
Sbattei un po’ gli occhi con fare confuso. << La
Auld’s Society. Ma questo cosa c’entra? >>
Nina sospirò. << Come temevo. Sai delle vecchie
relazioni di Ian? >>
<< Nel senso se so con chi stava? Più o meno >>
<< Quella bionda che ha baciato Ian si chiama Megan.
E’ la figlia dei signori Auld ma.. >>
<< Ma..? Nina o parli o parli >>
<< Megan Auld, oltre ad essere la figlia degli Auld, è
la ragazza con cui Ian è stato prima di me >>
Spalancai la bocca. << Megan? Quella Megan? Stiamo
parlando di Megan-ce-l’ho-io-e-ce-l’ho-d’oro? >> chiesi stupita. Ora
iniziavo a capire molte cose come, ad esempio, il comportamento di quella
signora nei miei confronti. Ed Ian aveva tralasciato quel particolare. <<
Nina, scusami, ci sentiamo quando torno >>. Prima che potesse rispondere
chiusi la chiamata. Mi alzai e tornai dentro. L’asta si era conclusa ormai e
tutti erano tornati ai loro tavoli.
Mi riaccomodai accanto ad Ian.
<< Chi era? >>
<< Nina >> risposi fredda. Ian mi guardò confuso
ma quando fece per parlare lo interruppi nuovamente. << Scusa ma devo
andare al bagno >> e così mi alzai uscendo nuovamente dalla stanza.
Percorsi qualche metro quando mi fermai. “Ed ora dove vado?”. Ero stata proprio
un genio: cercare un bagno in un edificio completamente a me sconosciuto.
Sbuffando mi guardai intorno.
<< Se cerchi il bagno è dall’altra parte >>
disse una voce femminile alle mie spalle.
Mi voltai per vedere chi fosse. << Grazie >>
risposi atona. Davanti a me, infatti, c’era Megan che mi guardava con un
sorriso sulle labbra.
<< Di nulla. Comunque – si avvicinò a me, tendendo una
mano – Megan Auld, figlia dei proprietari ed ex ragazza di Ian, ma credo che
questo tu lo sappia >>.
Storsi un po’ il naso. << Io sono Andrea Belmonti,
collega di Ian e sua attuale compagna >> risposi a tono.
<< Spero che non ti sia arrabbiata per via dell’asta
>>
Finsi un sorriso. << E perché mai? E’ un’asta di
beneficienza – scrollai le spalle – Ora scusami ma dovrei andare al bagno
>>. Mi allontanai il più velocemente possibile da quella serpe. L’avevo
sempre odiata perché era una ricreduta, montata e maleducata ma ora.. ora la
odiavo in un modo incondizionato.
Varcai la soglia del bagno e mi andai a bagnare i polsi
sotto il getto freddo dell’acqua. Feci più respiri per cercare di calmarmi ma
ogni volta rivedevo il viso di quella ragazza e la rabbia tornava
prepotentemente. Quando, forse, riuscii a calmarmi bussarono alla porta.
<< Andrea, sei qui dentro? >> riconobbi la voce
di Ian. Mi asciugai le mani ed uscii. << Ho incontrato Megan e mi ha
detto di averti vista agitata per cui mi sono precipitato qui. Tutto bene?
>>
Lo guardai negli occhi impassibile. “La calma è la virtù dei
forti”. << Cosa dovrebbe non andare, eh? >> chiesi lievemente
acida.
<< Non lo so. Sei strana >>
<< Ti sbagli. Io sto benissimo – feci per tornare
verso la sala ma Ian mi trattenne – Cosa vuoi sapere, eh? >> mi liberai
dalla sua presa. “La calma è la virtù dei forti”.
<< Cosa ti prende? E’ da quando hai ricevuto la
telefonata di Nina che sei nervosa e fredda nei miei confronti! >>
<< E’ il minimo! Dovrei essere inferocita con te! Sai
perché? Perché hai tralasciato un dettagli stupido per te, ma non per me. La
serata è organizzata dalla Auld’s Society – imitai la sua voce – Avevo avuto
una strana sensazione, una strana ansia quando ho sentito il nome ma mi ero
spiegata con un semplice ‘Sarà per la serata’ >>. Ian continuò a
guardarmi confuso. << Cognome Auld come Megan-me-la-tiro-Auld, ti dice
qualcosa? Ti sei dimenticato di dirmi che parlavi della famiglia della tua ex
ragazza. Ragazza che, per giunta, ti ha baciato e che poi mi è venuta a dire
‘Spero non ti sia arrabbiata’. Ma glielo faccio vedere io come mi arrabbio!
>> sbottai innervosita al massimo.
Ian mi misi le mani sopra le spalle. << Non era
importante, come hai detto tu stessa. Lei è un capitolo chiuso del mio passato.
Non credevo che partecipasse per il semplice fatto che odia questi eventi,
specialmente se organizzati dalla sua famiglia >>
<< E non ti è passato per l’anticamera del cervello
che, forse, sapendo che c’eri tu e che un tuo bacio veniva messo all’asta, non
sarebbe venuta di corsa, eh? >>
<< No e di Megan non me ne frega più un cazzo! Lo vuoi
capire? >> urlò lui.
Portai le mani tra i capelli stringendoli. << Tu sei
un bambino, Ian! A te non fregherà un cazzo di lei ma a lei frega di te! La sua
presenza qui è la prova! >>
Ian divenne furioso e mi schiacciò contro il muro. <<
Mettiti bene in chiaro una cosa. Io amo te. Voglio te. Sempre e comunque.
Cazzo, non te li sei fatta questi problemi con Nina e te li fai per quella
scema di Megan? >>. Lo guardai ancora infuriata. << Amo te! – mi
baciò con forza e vigore – Solo te >> ancora un altro bacio passionale.
Portai le mani sulle sue guancie attirandolo maggiormente a
me. << Deve stare a tremilioni di miliardi di milioni lontana da te. Non
voglio che ti stia vicina, che ti guardi. Non voglio che ti ronzi intorno – lo
baciai ardentemente prima di mordergli le labbra – Tu sei solo mio. Guai a te
se mi ferisci >> dissi a denti stretti e lo baciai. Ian mi strinse contro
il muro.
Credetti che i miei problemi si fossero risolti. Peccato non
sapere quanto in realtà mi stessi sbagliando.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buon pomeriggio! Come state?
Questa prima settimana di scuola come sta procedendo? Ho una mega
news.. Non ho più la tosse xD Ok, non interessa a nessuno.. Per
quanto riguarda scuola sto studiando come n'ossessa -.- non sono pronta
psicologicamente a tutto ciò! Come non sono pronta alla prima
puntata di The Vampire Diaries.. Non ancora la vedo quindi
correrò il più veloce della luce a vederla :3 miiii che
ansia, altro che ansia da esame di stato, que è peggio!
Comunque veniamo a noi.. Il comportamento di Ian: uomo strano in quei
giorni.. Che sapesse realmente che Megan ci sarebbe stata quella sera o
temeva una sua possibile apparizione? Mistero.. Fatto sta che è
giunto il giorno dell'evento.. Sono comparsi i Signor Auld, premetto
che non so quali siano i loro veri nomi.
Andrea ha tentato di aggiudicarsi il bacio di Ian senza, però,
successo.. Ad aggiudicarselo è stato lei, Miss Me la tiro
perchè ce l'ho d'oro Megan Auld ù.ù Qualcuna di
voi nei commenti ci aveva preso. Nina svela ad Andrea la vera
identità della ragazza e Andrea non la prende bene.. Avrei
sclerato anche io in quel modo, se non peggio. E qui ritorniamo al
primo punto.. Ian sapeva o non sapeva? E se sapeva, perchè
nasconderlo ad Andrea? Tatatataaaaaaan.. Fatto sta che dopo la
discussione per i nostri piccioncini sembra essere ritornata la
calma... Peccato che la frase finale smonti tutto quanto
ù.ù Sono aperte le supposizioni.. Inoltre, parlandi di _A
Twist_, ho scritto l'ultimo capitolo l'altro ieri
ç________ç Ottiii che colpo al cuore che m'è
venuto.. Sabato o Domenica scriverò l'epilogo... in pratica
saranno 38 capitoli totali.. tuttavia continuerò i Missing.. Ne
ho due o tre da scrivere per il momento.. E poi... ? Chi lo sa cosa
scriverò, se scriverò xD
Spazio ringraziamenti.. Ringrazio di cuore tutti i lettori silenziosi,
i lettori che spendono qualche minuto per recensire i capitoli, senza
di voi non saprei che fare, chi ha messo la storia tra le preferite/da
ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Non
sarei a questo punto della storia senza di voi #sviolinatatime
Bene, non so che dirvi.. Vado a vedere la puntata e a sbavare davanti ad Ian nudo e al mio gnocco inglese Joseph :3 :3
A Lunedì :)
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Capitolo 31 *** Capitolo o30 ***
30
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Capitolo
30
Ero seduta al parco, non
ricordavo come ci ero arrivata. Ero
sola, Ian non era con me e anche questo particolare mi era oscuro. Lo
vidi però
in lontananza. Si stava avvicinando a me, così mi alzai per
correre da lui. Ero
quasi arrivata da lui quando alle sue spalle comparì una
figura che non mi
sarei mai aspettata. Megan. Perché lei era con lui? Guardai
confusa Ian in
cerca di spiegazioni.
<< Andrea mi dispiace ma.. Ho deciso di lasciarti. Non
ti amo più. Sembra stupido ma il tuo comportamento restio
nel dire ti amo mi ha
fatto capire che non ti amo più >>
<< E Megan che c’entra? >> chiesi
con voce
tremolante. Non volevo piangere.
Lui si girò verso di lei sorridente. << Lei
è la mia
ragazza – lei contraccambiò il sorriso –
Ora scusami ma dobbiamo andare
>>. Si rigirarono e prima che potessi dire qualcosa
sparirono.
<< Ian! >> urlai mettendomi di scatto a
sedere.
<< Ian! >> urlai ancora una volta. Mi
guardai attorno affannata. Tutto
intorno a me era buio. Del parco non c’era neanche
l’ombra. Mi ritrovavo nella
mia stanza. Da sola. Mi passai le mani tra i capelli cercando di
calmarmi e mi
resi conto che avevo le guance umide, segno che avevo pianto.
<< Dio
sembrava così vero >> sussurrai. Avevo bisogno
della voce di Ian, di
rassicurazioni. Presi, così, il telefono componendo il
numero di Ian.
<< Andrea >>
<< Mi ami? >> chiesi di getto.
<< Ma che..? – sentii un sospiro –
Certo che ti amo ma
che succede? Sono le 4 del mattino >> disse con voce
assonnata.
<< Non mi vuoi lasciare quindi? >>
<< Ma che diavolo ti viene in mente? Ma mi dici che ti
prende? >>
Sospirai massaggiandomi una tempia. << Ho fatto un
brutto sogno. Mi lasciavi per.. per Megan. Dicevi che non mi amavi
più perché
io non te lo dicevo mai e.. >>
Lo sentii ridere. << Andrea ti prego! Te l’ho
spiegato, io amo te >>
<< D’accordo, scusami >>
<< Non devi. Ora, mettiti a letto e torna a dormire. E
sappi che ti amo >>
Annuii sebbene non potesse vedermi. << Ci vediamo tra
un paio d’ore >>
<< A dire la verità non ci sono –
fece una pausa –
Devo recarmi a Columbus per una questione della ISF >>
<< Ah, non lo sapevo >>
<< Cose dell’ultimo momento. Parto alle 8
>>
rispose svelto e la cosa mi incuriosii.
<< Va be, allora buona notte >>
<< Notte >> chiuse la chiamata. Si,
qualcosa non
mi convinceva.
La mattina seguente mi
risvegliai a pezzi. Il resto della
notte l’avevo passata a rigirarmi nel letto. La
preoccupazione per lo strano
comportamento di Ian mi aveva assillata per cui, quando mi andai a
specchiare
prima di uscire, il mio viso mostrava tutti i segni di una notte in
bianco.
Sperai che le truccatrici non mi uccidessero.
Arrivai agli studi ma prima dovetti passare a prendere un
caffè. Entrai nella Relax Room e mi feci un caffè
doppio.
<< Hai per caso visto un fantasma? >>
Sussultai e per poco non feci cascare il caffè.
<<
Joseph, sei tu >> dissi guardando chi avesse parlato.
<< Scusa per essere comparso all’improvviso.
Tutto
bene? Sembra che.. >> lasciò in sospeso la
frase ma il movimento della
sua mano disse tutto.
Mi andai a sedere su un divanetto. << Ho fatto un
brutto anzi, bruttissimo sogno e non sono più riuscita a
dormire tranquilla
>>
<< Hai sognato veri e propri vampiri? >>
chiese
sorridendo.
<< Vampiri no. Ho sognato una brutta strega che mi
faceva lasciare con Ian >>
<< Brutto affare. Ne vuoi parlare? – scossi
vigorosamente il capo – D’accordo ma sai che per
qualunque cosa ci sono
>> dissi Joseph scompigliandomi i capelli. Sorrise e sul
suo viso si
formarono le sue classiche fossette che mi facevano impazzire. Lo
salutai e rimasi
sola nella stanza. Ripensai al sogno. E se fosse così? Se
Ian smettesse di
amarmi perché io non gli dico che lo amo? Nuovi dubbi
tornarono ad assillarmi.
<< Basta, ho deciso. Stasera gli dico che lo amo
>> . Svuotai il
bicchiere pronta e carica a recitare.
La porta fu aperta all’improvviso. Ad entrare furono Nina e
Paul ma non mi videro subito.
<< Non ho il coraggio, Paul >> disse con
tono
triste Nina.
<< Devi. Sei sua amica e le vuoi bene >>
rispose
lui accarezzandole un braccio.
Nina sospirò e spostando lo sguardo mi vide.
Strabuzzò gli
occhi. << A-Andrea! >>
<< Nina, basta. Andrea capirà >>
disse il
ragazzo che non mi aveva ancora vista.
<< Capire cosa? – proruppi. Paul si
voltò verso di me.
Come Nina, strabuzzò gli occhi ed entrambi sbiancarono
– Cosa dovrei sapere?
>>
<< Vi lascio sole >> disse repentino Paul
uscendo dalla stanza. Nina cercò di riprenderlo ma non ci
riuscì.
<< Nina! >> richiamai
l’attenzione della
ragazza.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli. <<
Mi
dovevo fare i fatti miei ma.. – la vidi prendere il telefono
– Finisce pure che
tu ne eri a conoscenza però.. >> fece una
pausa guardandomi con occhi
tristi. << In caso contrario sappi che mi dispiace troppo
e che non
appena torna lo uccidiamo >>. Nina mi allungò
il telefono. Abbassai lo sguardo
verso lo schermo.
<< Nina è una foto di Ian. Cosa dovrei vederci
di
strano? >> chiesi perplessa.
<< E se faccio così? >> la vidi
spostare un po’
la foto. Aveva messo lo zoom ecco perché l’intero
schermo era occupato da lui.
<< Nina, veramente io non capisco cosa.. >>
mi
bloccai guardando la foto per intero. Alzai lo sguardo verso Nina.
<<
Qua-quando l’avresti.. – presi un lungo respiro
– scattata? >> chiesi
cercando di mantenere un tono calmo anche se la mia voce tremava.
Nina abbassò lo sguardo. << Meno di
un’ora fa
>>. Chiusi gli occhi sentendo lo stomaco contrarsi. No,
non poteva essere
stata appena scattata. Erano le 10 ed Ian a quest’ora era in
Columbus, non
poteva essere qui.
<< Mi.. mi devo sedere >> dissi tremante
raggiungendo una poltroncina. Portai le gambe al petto e incassai la
testa tra
esse, prendendo a fare lunghi e profondi respiri.
<< Andrea.. >>. Scossi il capo. Meno
sentivo,
meglio stavo. Non ero in grado di sopportare nessun tipo di commento o
altro.
Passarono alcuni minuti di
totale silenzio. Entrò nella
stanza Joseph che ci guardò. Stava per dire qualcosa ma lo
sguardo che gli
rivolse Nina fece sì che non parlò. Venne a
sedersi accanto a me e mi cinse le
spalle con un braccio. La mia mente vagava in pensieri sconnessi tra
loro. Non
riuscivo più a pensare razionalmente.
Nuovamente la porta si aprì e Candice entrò. Non
fece molto
caso a chi ci fosse poiché rispondeva ad un messaggio
<< Ma Andrea e Ian
si sono lasciati? No perché l’ho appena visto ad
un bar con Megan. Ed erano
mooolto vicini >> ripose il telefono in tasca alzando
finalmente lo
sguardo. << Andrea.. Sei.. Anche tu qui >>
disse nel panico.
I visi sconvolti di Nina e Joseph si unirono al mio. Sentivo
male al petto, lo stomaco contrarsi, respirare divenne difficile.
Tentai di
alzarmi, dovevo uscire e prendere aria. Mi sentivo soffocare. Ma appena
mi misi
in piedi, le gambe cedettero.
Joseph scattò verso di me, prendendomi al volo.
<<
Andrea.. Ehi.. Mi senti? >>
<< Andrea! >> dissero Candice e Nina.
<< Andate a prendere dell’acqua e avvisate
Julie che
oggi non può recitare >>. Non sentii cosa
risposero anzi, non sentii più
nulla se non un ronzio nelle orecchie. << No, non
piangere Andrea. Shh
>>. Bene, non mi ero neanche resa conto di star piangendo
e singhiozzando
rumorosamente. Joseph mi strinse maggiormente a sé,
accarezzandomi i capelli.
Quando ripresi coscienza di me, iniziai a dimenarmi.
<< Devo andare da Ian! Fammi andare da Ian!
>> urlai ma Joseph non
si fece impaurire anzi, mi stinse di più. <<
Joseph lasciami cazzo! Lasciami!
>>. Gli tirai dei pugni sul petto sperando che mi
lasciasse ma niente.
Continuai a dimenarmi fino a che non mi arresi contro il suo petto.
<< Il
sogno di stanotte.. Io lo sapevo.. – singhiozzai –
Mi ha detto che mi amava e
le mie preoccupazioni erano infondate >> singhiozzai
più forte.
<< Ci sarà un motivo. Forse è lei
che ha baciato lui.
Non farti trarre in inganno >>
<< Non doveva essere qui ad Atlanta, Joseph! Mi aveva
detto che alle 8 partiva per Columbus! >> gli urlai
contro. Non sapevo
perché me la stavo prendendo con lui ma avevo bisogno di
sfogarmi.
<< Doveva essere in Columbus? >>
<< Si, dannazione! Questo vuol dire essere in
Columbus, eh? Quella stronza! Io la odio e odio anche lui! –
nascosi il viso
contro il suo petto – Ed io che avrei voluto dirgli che lo
amavo >>
sussurrai.
Le ragazze rientrarono. << Julie ti ha dato il giorno
libero Andrea. Ci dispiace così tanto. Non ha mai fatto
così >> disse
Nina.
<< Ti accompagno io a casa per cui ragazze avvisate
Julie per me >>. Senza mai farmi mettere i piedi per
terra, Joseph mi
portò in braccio fino alla sua auto. Non mi opposi a nulla
perché non avevo la
forza per farlo.
Joseph raggiunse casa mia in brevissimo tempo e come prima,
mi tenne in braccio.
<< Non sono malata che non posso camminare
>>
dissi atona.
<< Sarà, ma preferisco tenerti in braccio.
Dovresti
darmi le chiavi altrimenti non posso aprire >>. Gliele
consegnai ed
entrammo dentro. Joseph mi allungò sul divano e, piegandosi
sulle ginocchia, mi
guardò negli occhi. << Vado a prepararti
qualcosa di caldo e zuccheroso.
Sei pallida e fredda >> mi lasciò un bacio
sulla fronte prima di
scomparire verso la cucina. Come Joseph mi aveva lasciata
così mi ritrovò.
<< Ehi ti ho portato del tè, sebbene non sia
l’ora >> mi passò il
tè che presi. Lui si sedette per terra, guardandomi.
<< Scusami per averti urlato contro prima
>>
sospirai osservando il liquido dentro la tazza.
Joseph scrollò le spalle. << Ne avevi bisogno.
Ora
come ti senti? >>
Sollevai le sopracciglia. << Come una che è
stata appena
tradita dal ragazzo. Mi ha mentito, Jos. E sai cosa mi viene in mente?
Che
forse, quella volta cha dicesti che parlava al telefono con
l’amante, non avevi
tutti i torti >>. Le mie mani tremarono.
<< Dai no. Scherzavo e poi era una telefonata
di
lavoro >>
<< Peccato che al ricevimento c’era
anche Megan e lei
ha offerto 70 mila dollari per il bacio di Ian. Sto iniziando a fare
2+2,
Joseph, ed ho paura di scoprire che fa veramente 4 >> mi
morsi il labbro.
<< Sembra una di quelle frasi fatte ma mi dispiace e
per qualunque cosa puoi contare su di me >> mi
accarezzò un guancia.
<< Grazie >> sorseggiai un po’
del tè.
La giornata passò lenta e silenziosa. Joseph rimase con me
perché non si fidava di lasciarmi sola in quello stato e fu
un bene.
Eravamo
ancora allungati sul divano quando qualcuno suonò alla
porta.
Mi stropicciai
gli occhi, probabilmente mi ero addormentata. Andò ad aprire
Joseph.
<< E tu che ci fai qui? >> disse una voce
che
riconobbi essere quella di Ian. Il dolore in mezzo al petto
tornò a farsi
sentire.
<< Faccio compagnia ad Andrea e le tiro su il morale
>> rispose impassibile Joseph.
<< Su il morale? Che è successo?
>>
<< Ian, te lo dico da amico. Stai alla larga da Andrea
>>
<< Lontano da Andrea? Joseph ti ha dato di matto il
cervello? E’ la mia ragazza! >>
ribadì alterato Ian.
<< Ora è la tua ragazza. Potevi pensarci
questa
mattina quando ti sei baciato
con Megan.
Si, sappiamo tutto e lo sa anche Andrea per cui.. Va via. Ora
>>
Mi alzai di scatto dal divano anche se ebbi un capogiro. Mi
avvicinai lentamente alla porta. Posai una mano sulla schiena di Joseph
il
quale si girò a guardami. Scossi leggermente la testa e
guardai Ian. Lo vidi
indeciso sul da farsi e ciò non fece che farsi stare solo
male.
<< Andrea.. io >> iniziò Ian ma
lo interruppi.
<< Non c’è più niente da
dire >> portai una mano
sul ciondolo che mi aveva regalato al matrimonio di Aurora. La guardai
prima di
aprire il gancetto. << Credo che questa non abbia
più nessun valore
>> dissi prendendo una sua mano e lasciandogli la collana
sul palmo.
Ian mi guardò con occhi sconvolti e tristi. <<
Non lo
stai facendo sul serio, vero? Andrea! >>.
Non volli sentire altro e chiusi la porta di casa
accertandomi di chiuderla dall’interno. Poggiai la fronte
contro il legno della
porta e piansi ancora una volta.
<< Andrea, sicura di ciò che hai fatto?
>>
chiese apprensivo Joseph.
Scossi il capo. << Ma continuare era stupido –
risposi
triste – Jos, resta come me oggi. Non ce la potrei fare a
stare qui da sola
>>
Lui annuì. << Non serviva chiedermelo, lo
avrei fatto
comunque >>.
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Buon pomeriggio!! Come va? :) Io sto stressata! Ho appena finito di
studiare e tra poco mi aspetta la guida. Non ho un attimo di pace!!!
Però eccomi con l'aggiornamento!
Capitolo Time.. Allora.. Scrivere un intro di quel genere mi mancava..
Non lo scrivevo già da un bel po' e dovevo rimediare..
Andrea e i suoi incubi.. E Megan non può non essere un
incubo.. Poche apparizioni quelle della bionda ma che sono bastate a
portare scompiglio nella storia di Andrea e di Ian..
Avrà realmente mentito Ian ad Andrea con la
questione del viaggio di lavoro per vedersi con Megan o è
stato tutto casuale? Fatto sta che è stato beccato da Nina e
da Candice.. Povera Andrea, tra poco ci rimetteva la salute..
ç____ç Ma c'è santo Joseph :3 Ve lo
avevo detto che per quanto lo adoro, lo avrei inserito nella storia e
infatti da ora in poi sarò mooolto più presente
;) Eheheh.. Cooomunque, succo dell a storia? Andrea lascia
Ian ridandogli indietro la collana. Come evolverà la cosa?
Mistero ù.ù Fatto sta che il prossimo, se non
ricordo male, è ambientato 3 settimane dopo.. Mente mia non
sbagliare.. 3 Luuuuunghe settimane..
Ringrazio chi ha letto la storia, chi la recensisce, chi la mette tra
le preferite/le seguite/da ricordare e chi mi mette tra gli autori
preferiti :):)
Il capitolo lo dedico alla mia dolce Lisuccia che oggi fa gli anni
ù.ù ( dopo la guida vengo da te
ù.ù )
Non mi resta che sperare che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere
le vostre opinioni e maledizioni... A venerdì ;)
Questo è il gruppo di Face L'Angolo
di " _A Twist In My Story_ "
Questo è il contatto di Fb Serena
e quello di
Twitter ili_sere_nere
|
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Capitolo 32 *** Capitolo o31 ***
31
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Capitolo
31
I giorni seguenti furono i più brutti della mia vita. Se non
fosse stato per Joseph che veniva ogni giorno da me dopo le riprese, forse, mi
sarei lasciata andare ad un lungo ed infinito periodo di tristezza e
depressione. Lui era l’unico che sapeva come realmente mi sentivo e stavo.
Tre lunghe settimane erano passate da quando io ed Ian
avevamo rotto e ogni notte piangevo. Questo a Joseph non lo dicevo ma riusciva
sempre a capirlo. Persino la mia vita era diventata monotona. Mi svegliavo,
mangiavo, recitavo, dormivo e poi di nuovo mi svegliavo, mangiavo, recitavo e
dormivo. Nina e Candice, ma anche gli altri ragazzi del cast, mi ripeterono
quanto io mi stessi distruggendo. Ero dimagrita, ero pallida ed ogni giorno mi
sentivo troppo stanca per fare qualsiasi cosa una volta tornata a casa. Anche
Ian, secondo loro, non era messo meglio di me. Era facilmente irascibile, dopo
il set scompariva e molte anzi, troppe volte fumava. No, nessuno dei due stava
bene. Quante sue chiamate, suoi messaggi avevo ignorato o cancellato. Era
persino venuto qui ma, essendomi chiusa dall’interno, Ian non riusciva ad
entrare.
Ero buttata sul divano, come sempre, e facevo zapping tra i
vari programmi senza vederli realmente.
<< Andrea, basta! – sbottò Joseph – Ti rendi conto che
non esci più? >>
<< Neanche tu esci. Fai da babysitter a me >>
risposi atona.
Lui scosse il capo e venne vicino a me. << Non mi
importa se vuoi fare lo zombie o se fingi davanti agli altri. Tu non stai bene
e si vede per cui.. >>
<< Per cui? >> dissi guardandolo di sfuggita.
<< Chiamo Nina e Candice e le dico di venire >>
rispose usando il tono alla Klaus.
Lo guardai perplessa prima di ignorarlo. << Per fare
cosa, poi? Mi chiederanno come sto, faranno le solite domande. No, grazie
>> risposi brusca.
<< Se tu ti fossi interessata anche a ciò che ti
circondava, avresti saputo che stanno organizzando una festa in maschera. Ma tu
eri troppo impegnata a piangerti addosso! >>
Mi alzai di scatto portandomi davanti a lui. << Non
hai nessun diritto di parlarmi così! – lo spintonai – Non sei nessuno per dirmi
cosa devo o non fare della mia capito, mia vita! >>
Cercò di bloccarmi le braccia e dopo vari tentativi inutili
ci riuscì. << No, non avrò nessun diritto ma ora mi sono stancato di
avere a che fare con una bambina. Tutti veniamo feriti da qualcuno, tutti
soffriamo ma reagiamo. Cazzo! Reagisci! >>. Mi tirò verso il corridoio in
cui, appeso ad una parete, c’era uno specchio. Mi portò davanti ad esso.
<< Guardati! Non sei tu questa ragazza! – cercai di non guardare il riflesso
ma lui mi obbligò stringendo in una mano il mio mento – Dimmi, sei tu questa
ragazza? Sei tu questa ragazza che non sa rialzarsi, che non sa tornare alla
vita? Dimmelo! >> disse con voce alta ed arrabbiata. << Dimmelo
perché se è così allora sei solo una delusione! >>.
Lo avevo sentito urlarmi contro, dirmi tutte le peggiori
cose che poteva. Avevo incassato ogni parola come un pugile incassava un colpo.
Ma come ogni pugile, dopo troppi colpi ripetuti su un unico punto del corpo,
dovetti arrendermi all’evidenza. Non ero forte abbastanza per sopportare una
cosa del genere.
<< Non ce la faccio >> sussurrai.
<< Ce la fai! >> controbatté lui.
Scossi il capo. << Non ce la faccio! >>
<< Si invece >>
<< No! >>
<< Si >>
<< No! – urlai divincolandomi dalla sua presa,
stringendomi contro lo specchio. << Non ce la posso fare >> risposi
con la voce tremolante.
Una sua mano si posò sulla mia spalla e mi girò, facendomi
sbattere contro il muro. << Non è vero, sei una pessimo bugiarda >>
mi guardò dritto negli occhi anche se era difficile. Joseph era qualche
centimetro più alto di Ian per cui, se con Ian i miei occhi erano all’altezza
del suo naso, con Joseph, invece, erano all’altezza delle sue labbra o meglio,
del suo mento. Odiavo essere bassa rispetto a loro. << Non è vero che non
ce la fai. Tu non vuoi riprenderti, è diverso! >> continuò dopo alcuni
minuti di silenzio. Mi aveva bloccata al muro portando le mani ai lati del mio
viso, mani che si chiusero sulle mie guance. << Non sarò nessuno per dirti
cosa fare della tua vita ma sono tuo amico e come tale devo aiutarti. – mi
guardò con uno sguardo intenso che mi provocò una strana sensazione – Sei mia
amica e sei importante per me. Odio guardarti star male e non poter fare nulla
>> distolse lo sguardo dai miei occhi portandolo sulle labbra. I suoi
pollici mi accarezzarono le guance prima che spostò le mani, accarezzando il
collo fino alle spalle. Chiusi gli occhi quando una miriade di brividi mi
attraversarono il corpo. Quando riaprii gli occhi mi scontrai con quelli di
Joseph dannatamente vicini. La sua fronte era appoggiata alla mia. << Sei
importante per me e non lascerò che tu ti distrugga – sospirò e si staccò da me
– Nina e Candice arriveranno tra poco >>
Lo guardai girarsi ed avviare alla porta. << Joseph –
chiamai facendolo girare – grazie per.. tutto >>
Lui sorrise. << Prometti che smetterai di essere
triste e tornerai il mio zuccherino >>
Storsi il naso. << La smetti a chiamarmi zuccherino?
Oltre sul set, mi ci devi chiamare anche nella realtà? – ridemmo – E comunque
non vale, tu mi chiami così mentre non so come chiamarti io! >>
Lui sorrise e mi prese una mano. << Per favore,
chiamami Klaus >>.
“Infarto tra 3..2..1..eccolo!”. Sorrisi come una stupida
prima di mordermi il labbro inferiore. Mi scompigliò i capelli e andò via.
Ecco, oltre ai problemi con Ian, ci si metteva anche Joseph. Fottuto pezzo di
gnocco inglese!
<< Io opto per costumi strani! >> esclamò
Candice beccandosi una occhiata mia e di Nina.
<< Personaggi Disney! >> esclamò Nina indicando
un negozio alla nostra sinistra. Candice batté le mani entusiasta della
proposta dell’amica e mi tirarono verso il negozio.
Mi guardai intorno e credetti seriamente di essermi persa
nel mondo delle favole, e non solo. Quel negozio era fornito di tantissimi tipi
di costumi uno più bello dell’altro.
<< Voglio vestirmi da Alice. Sono bionda come lei
>> disse Candice prendendo dallo stand il costume.
Nina, con un dito sul mento e l’espressione corrucciata,
guardava i vari costumi. << Sono indecisa. Comunque Candice ti odio
perché volevo fare il Cappellaio Matto ma ci sei già tu con Alice – borbottò
prendendo un costume – Farò Biancaneve, deciso >>
<< No dai! Prendilo perché ho trovato il costume per
Andrea! – disse Candice mostrando quello che sarebbe dovuto essere il mio
costume – Farai la regina di Cuori >> sorrise.
Inarcai un sopracciglio mentre feci una smorfia. <<
Questa battuta potevi benissimo evitarla, Candice >>
Nina scosse il capo sconsolata. << Dai, farò il
Cappellaio Matto e, Andrea, provatelo >>. Mi fecero gli occhi dolci e
sbuffando mi recai nel camerino. Dovetti dar ragione alle mie amiche: ero un
bel costume anche se di interpretare la regina di cuori non mi andava. Finii di
sistemare le autoreggenti ed il cappellino per poi uscire dal camerino.
<< Andrea ti sta d’incanto. Chissà quanti cuori
ruberai stasera >> ridacchiò Candice.
<< Si, a partire da quello di Mr Morgan >>
aggiunge Nina.
Le guardai sconvolte. << Voi vi siete bevute il
cervello! Punto uno.. Tra me e lui non c’è proprio niente, siamo amici. Gli
dovrei fare una statua d’oro solo per come si è comportato con me in questo
periodo. Punto due.. Dopo la storia con Ian, non voglio nessuna relazione con
un attore! >>
Le due mi guardarono in silenzio. << Non vi siete più
parlati? >> chiese Nina.
Rientrai nel camerino per togliermi il vestito. Ci misi più
tempo del solito. Non volevo parlare di Ian a Nina sapendo che poi, i due, si
sarebbero parlati. Voleva sapere come stavo? Bene, mi chia.. Ok, no. Gli avrei
ignorato la chiamata.
Uscii dal camerino con il vestito tra le mani. <<
Andiamo a pagare. Ho voglia di tornare a casa >>. Le ragazze annuirono e
pagammo il conto. La questione Ian non venne più toccata.
<< Allora la festa è domani sera. Come vi siete
organizzate? >> chiese Nina.
<< Io vado con Michael >> disse Candice.
Corrugai la fronte. << E poi dite a me! – esclamai
beccandomi un’occhiata perplessa – Insinuate che tra me e Joseph ci sia del
tenere e tu non dici niente a lei? >> chiesi rivolta a Nina. <<
Michael passa più tempo con la bionda che con Jenna! Quella che nasconde del
tenero non sono io ma è lei >> dissi riferendomi a Candice.
<< Ehi! Tra me e Michael non c’è proprio niente
>> disse arrossendo, provocando le risate mie e di Nina.
<< Io verrò con.. Ian >> disse Nina guardandomi
con la coda dell’occhio. << Non ti arrabbierai mica, Andrea? >>
chiese timorosa.
<< Arrabbiarmi? E per cosa poi? Non stiamo insieme,
può fare quello che vuole come ad esempio prendere benzina ed accendino per
darsi fuoco >>
<< Non tornerà mai tutto come prima? >>
<< Nina lui ha sbagliato e anche se dovessimo tornare
insieme, niente sarà come prima >> poggiai la fronte contro il
finestrino. << E comunque chiederò a Joseph di accompagnarmi >>.
“From: Joseph
Zuccherino, cinque
minuti e sono da te. Mi raccomando puntuale ;)”
Lessi il messaggio e finii di
truccarmi. Sistemai il cappellino sui capelli acconciati con un chignon e mi
ricontrollai il trucco. Tutto era in ordine così, con la borsetta in mano e
cercando di non cadere dai tacchi, scesi al piano inferiore. Presi come un
orologio svizzero, arrivò Joseph. Arrivai alla sua auto e, appena salita,
iniziai a ridere di gusto beccandomi uno sguardo confuso.
<< Scusa, scusa ma – tentai
di calmarmi – hai ricacciato il costume di Ben Hur? >> chiesi
asciugandomi le lacrime che per il troppo ridere erano uscite.
<< Quanto sei divertente –
disse sarcastico – E tu che mi dici con questo costume? >> inarcò un
sopracciglio.
<< Caroline e Nina mi hanno
costretta a comprarlo >> dissi in tono da bambina provocando le risate di
Joseph.
<< Questa è l’Andrea che ho
conosciuto – disse guardandomi con la coda dell’occhio – e poi, se sorridi, sei
ancora più bella >> disse facendomi arrossire e spostare lo sguardo verso
fuori.
Fummo gli ultimi ad arrivare al
locale e una volta entrati ci guardammo intorno alla ricerca degli altri. Li
trovammo poco distanti da noi, seduti ai vari tavolini presenti nella sala. Non
fui l’unica a prendere scherzosamente in giro Joseph per il suo costume.
Infatti, dopo che li salutammo, i ragazzi in particolare avevano iniziato con
le battutine dando il via ad una vera e proprio gara. Noi povere ragazze
assistevamo sconsolate a quella scena. Mi fu impossibile non guardarmi intorno
alla ricerca di lui. Di Ian. Non era presente con gli altri e questo mi fece star
male. Fu un tocco leggero sulla gamba a farmi riprendere. A farlo era stata
Nina che voltò il capo verso sinistra. Non capii il suo gesto ma seguii il suo
sguardo fino ad incontrare la figura, sebbene di spalle, di Ian. Era poggiato
al bancone del locale a bere qualcosa che, a quella distanza, non potevo
certamente distinguere. Mi voltai un momento verso Nina mimandole un <<
come sta? >>. Mi rispose che se proprio volevo saperlo dovevo chiedere a
lui. Scossi il capo e tornai a godermi la festa o almeno ci provai. Bevvi,
ballai, mi scatenai con gli altri ma ogni volta, ad ogni movimenti, il mio
sguardo andava alla ricerca di Ian. Spesso mi distraevo e i ragazzi erano
costretti a ripetermi più e più volte domande o affermazioni. All’ennesima
frase ripetuta, Joseph si alzò.
<< Ragazzi scusate – mi
afferrò un polso – torniamo tra poco >> e iniziò a tirarmi per seguirlo.
<< Jos.. Jos.. Mi stai
triturando un polso! >> esclamai lievemente sofferente. Ci fermammo
all’improvviso e presi a massaggiarmi il polso. << Che diamine ti è
preso, eh? Volevi staccarmi il polso? >>
<< Va da lui e parlaci. Ora
>>
Lo guardai allibita. << Tu
stavi per mozzarmi una mano per dirmi questo? La mia risposta è no! >>
<< Non essere stupida,
Andrea. Sei distratta, le cose ti devono essere ripetute più e più volte. Non
credere che non abbia notato il tuo sguardo vagare all’interno del locale e
che, ogni volta che seguivo il tuo sguardo, esso finiva su di Ian – arrossii,
voltando il viso di lato – Va da lui e parlate, chiaritevi ma dannazione fa
qualcosa! >>
<< Non farò niente! Niente
di niente, chiaro? >>
<< Non farai nulla, eh? –
guardò alle mie spalle e non capii cosa vide tanto da fargli comparire un
sorriso sulle labbra – Farò io allora >>. Si avvicinò velocemente a me e,
intrappolando il mio viso tra le sue mani, mi baciò. Mi irrigidii all’istante.
Quando capii cosa stava accadendo cercai di divincolarmi anche se non ci
riuscivo. Fu, però, un attimo. Qualcosa o qualcuno fece staccare Joseph da me.
Riaprii gli occhi scoprendo che
la mia visuale era coperta da un’ampia schiena. Camicia nera con le maniche
piegate fino ai gomiti, jeans scuri a fasciare le gambe lunghe, scarpa a
stivaletto anch’esso nero. Conoscevo poche persone che si vestiva in quel modo
anzi, ne conoscevo solo uno. Quella persona era.. era Ian.
<< Non credo che volesse
essere baciata >> proruppe Ian in tono serio.
Joseph, invece, era rimasto
tranquillissimo, sorridente. << Infatti non volevo baciarla cioè, volevo
baciarla ma non in questa situazione – corrugai la fronte – Ora, però, voi due
parlate e vi chiarite >>. Diede una pacca sulla spalla di Ian e
scompigliò i miei capelli quando ci passò accanto per tornare dagli altri. Lo
fissai esterrefatta. Non riuscivo a crederci. Aveva fatto tutto ciò per
provocare una reazione in Ian e farci parlare. Scossi il capo incredula.
Riportai lo sguardo davanti a me, ritrovando la schiena di Ian. Non si era
girato il che mi fece presupporre che di parlare non aveva voglia. Abbassai lo
sguardo voltandomi per tornare a sedere.
<< Dovremmo parlare, non
credi? >> proruppe all’improvviso la voce di Ian.
<< Ian, io.. >>
<< Andrea, se proprio
dobbiamo porre fine a quella che c’è stato tra noi, voglio che sia dopo un
chiarimento >>
Annuii senza guardarlo in viso.
<< Giusto, hai ragione >>
Ian fece cenno di seguirlo e feci
come chiedeva.
Ci spostammo in una sala molto più calma rispetto a quella in
cui ci trovavamo prima. Si fermò voltandosi verso di me. Non riuscivo a
guardarlo a lungo negli occhi. Ci furono alcuni minuti di silenzio. Lui non
parlava. Io non parlavo e non l’avrei fatto per prima in quanto non spettava a
me scusarsi. Passarono altri minuti di silenzio al che mi stufai.
<< Ian senti, se dobbiamo
parlare, parliamo altrimenti torno dentro dagli altri >> sbottai.
<< D’accordo >> scrollò
le spalle.
<< Mi prendi in giro, per
caso? Ti partono i cinque minuti quando Joseph mi bacia, mi dici che dobbiamo
parlare, ci mettiamo in disparte e quando possiamo parlare non parli! Io non ti
capisco anzi, forse non ti ho mai capito! >>
<< Se mi avessi capito,
sapresti che la storia del bacio con Megan è tutta una puttanata! >> alzò
la voce.
<< Una puttanata? Nina ha
fatto una foto a voi due e Candice vi ha visti. Continui ancora a negarlo?
>>
<< Si, Megan mi ha baciato.
Megan, non io. Credimi su questo Andrea, credimi! Non ti mentirei mai! >>
Lo guardai negli occhi,
mordendomi il labbro inferiore. << Lo hai fatto, Ian. Mi hai mentito
dicendomi che saresti partito per Columbus quando invece eri ancora qui ad
Atlanta >>. Sentii gli occhi pizzicare ma non volevo piangere. Lo avevo
fatto per tanto, troppo tempo.
<< Il volo era stato
spostato alle 9 per problemi al motore, tuttavia, anche quando furono le 9 non
potevamo ancora imbarcarci. Ho avvisato i colleghi che erano già in Columbus
dicendo che probabilmente non sarei riuscito ad andare all’incontro e di
tenermi aggiornato ogni minuto. Quando stavo per recarmi alla reception per il
rimborso del biglietto, ho ricevuto una chiamata. Non ho prestato attenzione
sul chi fosse ed ho risposto scoprendo che era Megan – mi guardò aspettando
qualche mia reazione che, in verità, non ci fu – Ha detto se potevo
raggiungerla perché aveva cose importanti da dirmi, cose che riguardavano un
progetto che stavo organizzando con il padre. Sono andato e in quello non mentiva.
Aveva veramente delle cose da dirmi sul progetto >> fece una pausa.
<< Come siete finiti a
baciavi non mi è ancora chiaro? >> chiesi svelta
<< Siamo andati a parlare
in un bar, siamo usciti una volta finito e la stavo salutando dicendo che era
il caso di andare perché volevo venire da te e lì mi ha baciato >>
<< Potevi chiamarmi dicendo
che il volo era stato spostato! Potevi dirmi che non partivi più! Potevi
chiamarmi, questo è il punto! >> gli sbraitai contro. << Potevi
farlo ma non ti è neanche passato per l’anticamera del cervello! >>
<< Andrea non ti ho
chiamato perché volevo farti una sorpresa facendomi trovare agli studi. Volevo
vederti sgranare gli occhi, spalancare la bocca stupita e correre da me. Non
l’ho fatto con cattive intenzioni, te lo giuro su ciò che ho di più importante che ho su questo mondo. Quando poi
– abbassò lo sguardo mentre strinse le mani a pugni – quando mi hanno detto che
non ti eri sentita bene e che eri tornata a casa, sono corso da te e.. sai come
poi è finita >> mormorò basso.
<< E’ così? E’ la verità?
Io.. Io non so se crederti o no. Una parte di me lo vorrebbe ma l’altra è
troppo ferita ed orgogliosa per farlo – feci un passo verso di lui – Vorrei
crederti ma.. >>
Portò le mani sulle mie guance.
<< Credimi, Andrea, credimi ti prego. Ti amo, ti amo da impazzire. Non
voglio perderti, non voglio vivere senza di te! Cazzo, sarei capace di seguirti
anche in Italia se tu dovessi mai tornarci. Al diavolo tutto, io voglio te.
Ora, domani, tra due settimana, tra vent’anni. Voglio e vorrò solo e sempre te.
– mi guardò negli occhi. Mi si strinse il cuore notando i suoi occhi azzurri
lucidi fino a che il mio cuore non si ruppe definitivamente vedendo una lacrima
solcare la sua guancia – Ti amo e so che mi ami anche tu >> poggiò la sua
fronte sulla mia.
Chiusi gli occhi. Avevo bisogno
di lui. Quelle tre settimana lontana da lui mi avevano ucciso. Joseph aveva
ragione: dovevo rialzarmi, tornare a camminare, tornare a vivere. Ma se la tua
vita fosse la persona che ti ha tradito? Poggiai le mia mani su quelle di Ian.
<< D’accordo ma.. ho bisogno di qualche giorno per, si.. per.. va be hai
capito – dissi e lui annuii – Te lo dico ora, non ci sarà una terza chance
>> lo guardai negli occhi. Lui scattò e mi prese in braccio facendomi
ruotare. << Ian! >> esclamai cercando di scendere.
Mi fece scendere e le sue labbra
si fiondarono sulle mie. Fui presa contro piede per cui, dopo un primo momento
di spaesamento, mandai all’aria i buoni propositi rispondendo al suo bacio.
<< No seconde possibilità >> mormorai sulle sue labbra.
<< No seconde possibilità
>> ripeté anche lui lieve.
Era ancora dubbiosa. La paura di
star nuovamente male era tanta ma ormai ero in gioco. Il mio cuore avrebbe
retto ancora un po’ prima di rompersi in mille pezzi.
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno!! Come state?? Spero bene.. oggi sono un pò di
fretta.. Ci sono le puntate di TVD e di Grey's Anatomy da vedere..
Avrei da fare latino ma i telefilm hanno la priorità.. e poi ho
la guida e l'allenamento O__O della serie muoio a fine giornata...
Passiamo al capitolo.. Andrea si è "rinchiusa" in se stessa e a
cercare di tirarle su il morale ci sta pensando Joseph.. Si può
dire che il rapporto tra i due si sia rafforzato tanto che Andrea
considera Joseph un secondo problema.. *tatatataaaaan* Cooomunque..
Altro modo per svagarsi? Una bella festa in costume organizzata da
Nina.. Ehehehe Santo Joseph ù.ù se non fosse stato per il
suo bacio, Andrea ed Ian non avrebbero chiarito.. Svelato il mistero
del bacio.. ù.ù Ora staremo a vedere come Ian
cercherà di riottenere la fiducia di Andrea...
Vorrei ringraziare Gilraen Faelivirin per l'immagine di copertina..
Tesoro te lo avevo detto che l'avrei messa ;) Ringrazio anche chi ha
letto la storia, le 13 persone che hanno recensito ( ho avuto quasi un
infarto ), chi l'ha messa tra le preferite/seguite/da ricordare e chi
mi ha messo tra gli autori preferiti.. LA fine della storia si
avvicina.. Ne mancano 7, epilogo compreso..
ç_____________ç
Ok, basta.. io scappo a vedere la puntata.. xoxo..
A Lunedì ;)
|
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Capitolo 33 *** Capitolo o32 ***
32
Video
Trailer
Capitolo
32
Era passata una tranquilla settimana
da quando avevo deciso
di dare una seconda occasione ad Ian e sembrava essere tornata un po'
di quella
serenità perduta. Io, eccezione fatta per una serie di mal
di testa, stavo
meglio, sorridevo di più e la fame era tornata
prepotentemente. Ian stava
meglio. Succo della storia? Ritrovarci aveva sortito l'effetto sperato.
Quel pomeriggio avevamo deciso di
prenderci una pausa dal
lavoro e dagli altri per stare noi due soli, più o meno. Ian
aveva proposto un
giro allo zoo di Atlanta per vedere un cucciolo di panda da poco nato e
rifiutare mi sembrò impossibile. Mi piacevano tantissimo gli
animali e non a
caso, in Italia, avevo sempre in casa qualche animale che mi
scorrazzava
tranquillamente. In più, avevamo deciso di andarci anche
visto il tempo bello e
sereno presente ad Atlanta. Per essere Marzo faceva decisamente caldo
per cui
optai per una salopette a pantaloncino di jeans, maglietta maniche
corte, le
mie indivisibili sneakers e a completare il tutto un bel paio di
occhiali da
sole.
Il campanello della porta
suonò per cui andai ad aprire
trovandomi, così, la figura di Ian davanti. <<
Non sentirai caldo con i
pantaloni lunghi? >> chiesi abbassando lo sguardo verso
le sue gambe. Se
non fossi la sua ragazza e non lo avessi visto nudo, giurerei di non
averlo mai
visto con un pantalone che non fosse lungo.
Lui scrollò le spalle.
<< Sono leggerissimi e comunque
– mi guardò divertito – ciao anche a te
>>
Arrossii accorgendomi che aveva
ragione. << Oh, ehm..
Ciao Ian >>
Lui sorrise. <<
Vogliamo andare? >> chiese
rivolgendomi il palmo della mano. Guardai il suo palmo, poi i suoi
occhi e di
nuovo il palmo. Sorrisi e strinsi la sua mano mormorando un
<< Andiamo
>>.
Lo Zoo Atlanta, questo il nome, era
stato fondato nel 1889
ed è sempre stato la più antica meta culturale
della Georgia, contando più di
1300 animali di specie diversa. Fatti i biglietti, iniziammo il nostro
giro.
I primi animali che incontrammo
furono gli Orangotango. Non
mi avvicinai molto alle barriere. Diciamo che avevo paura che si
avvicinassero
troppo a me. Ian mi prese in giro, scoppiando a ridere per cui gli
mostrai
molto gentilmente il dito medio. Mi piegai in due dal ridere quando
vidi
l’orangotango copiare il mio gesto.
<< Che bella educazione
che gli hai dato >>
borbottò Ian beccandosi una mia linguaccia.
Proseguimmo il nostro giro. Passammo
davanti alle sezioni
dedicate agli struzzi e alle giraffe. Feci un gran numero di foto.
Quando
passammo davanti alla sezione dei leoni, ne vidi due o tre dormire.
Sembravano
tanti bei mici un po’ cresciuti. Vedemmo i gorilla, le zebre
e strane scimmie
mai viste in vita mia.
<< Tra poco passiamo
davanti ai panda >> mi
informò Ian ed infatti, dopo qualche passo, li vedemmo.
Erano stupendi,
specialmente i cuccioli. Ne vidi uno addormentato su di un ramo. Una
zampetta
penzoloni mentre un’altra era attaccata ad un ramo
lì vicino. Era bellissimo.
<< Ian, sono bellissimi
– mi voltai a guardarlo,
sentendo gli occhi luccicare – Non avevo mai visto
così tanti animali tutti
insieme e.. i panda sono bellissimi! >> mi rigirai a
guardare il
cucciolo. Ne vidi un altro intendo a mangiare il suo bambù.
Elefanti, tigri, capre, tantissimi
tipi di uccellini.
Ovunque ti giravi vedevi un animale diverso. Temetti di finire la
memoria della
fotocamera per quante foto stavo facendo.
Ci spostammo poi in
un’altra sezione piena di giacimenti
d’acqua. A farne da padroni furono i fenicotteri.
<< Ian! Ian! Ian –
dissi strattonandogli un braccio – I fenicotteri!
>> presi a battere le
mani e a saltellare sul posto. << Andiamo? Dai! Andiamo,
andiamo,
andiamo! >>
Ian mi guardò perplesso
qualche secondo prima di scoppiare a
ridere. << Neanche i bambini si comportano in questo modo
>>.
Arrivammo alla ringhiera che dava sul
laghetto ed una
schiera infinita di fenicotteri si mostrò ai nostri occhi.
Gli passai la mia
macchinetta. << Mi fai una foto? >> mi misi
in posa aspettando che
scattasse. Appena sentii il rumore dello scatto, presi la macchinetta
in mano
per vedere come fosse uscita la foto. Ci spostammo di qualche metro ed
ci
imbattemmo in un laghetto.
<< Ian,
cos’è quella macchia blu che si muove?
>> chiesi indicando.
Ian socchiuse gli occhi, guardando.
<< Io non vedo
nulla >>
<< Dai! Quello.. Oddio
si è mossa! >> esclamai
scioccata.
<< Hai ragione. E..
Sono rane? >>
<< Rane? Rane blu?
>>. Ci guardammo un po’
perplessi e non appena sentimmo il verso della rana, annuimmo.
<< Si,
sono rane >>
Ci spostammo ancora e vedemmo i
lemuri, le lontre, i draghi
di komodo, i facoceri. Entrammo dentro una specie di stanza piena di
teche. Non
appena mi avvicinai ad una di loro, notai cosa contenessero.
<< Serpenti!
>> esclamai estasiata. Amavo i
serpenti e ne avevo sempre desiderato uno ma non erano animali
domestici per
cui avevo sempre avuto paura che o mi si mangiassero i miei animali o
che mi
scappassero, mordendomi. Mi piacevano nonostante tutto.
<< Ian, mi regali
un serpente? >>
<< Sei scema, o cosa?
>>. Lo fulminai con gli
occhi tornando a dedicarmi ai serpenti. In quella stessa stanza, alcune
teche
contenevano anche iguane e talpe senza pelo. Quando ne vidi una,
ridacchiai.
Mentalmente chiamai quella talpa Rufus, come quella di Kim Possible.
Nel pomeriggio ci fu uno spettacolo
di gufi e civette
ammaestrate. Fu stupendo anche quello.
Avevamo visto l’intero zoo
senza mai fermarci ed un certo
languore di stomaco iniziava a farsi sentire.
<< Perché
non ci fermiamo a mangiare qualcosa?
>> propose Ian.
<< Non sono mai stata
così d’accordo con te come in
questo momento >> affermai.
Così ci spostammo nella
zona riservata al ristoro. Stavo per
girare verso destra, recandomi così al bar del parco, quando
Ian mi prese per
mano facendomi proseguire dritto.
<< Ma il bar
è da quella parte! >>
<< Si ma noi non
mangeremo al bar. Secondo te, io vado
in giro con questo cestino tanto per? >> chiese. Dovevo
ammetterlo, non
avevo fatto caso a cosa tenesse in mano fino a quel momento. Teneva un
cestino,
tipo quelli da picnic. Corrugai la fronte prima di rilassarla e
guardarlo
schiudendo la bocca. << Facciamo un picnic? –
lui annuì – Non ne ho mai
fatto uno in vita mia >>.
<< Sto notando che non
hai fatto tante cose in vita
tua >>.
Ci pensai un po’.
<< Già. Un po’ per mancanza di tempo
ed un po’ per mancanza di voglia, se devo essere sincera
>>.
Arrivammo allo spiazzo erboso
destinano al picnic e ci
andammo a mettere all’ombra di un ampio albero. Ian, dopo
aver posato il
cestino sull’erba, tirò fuori un plaid azzurro
cielo che stese sull’erba.
Mi andai a sedere e lo guardai,
incrociando le gambe.
<< Hai preparato tutto tu? >> chiesi e lui
annuì, sedendosi. Il
sole filtrava a malapena tra le foglie e i rami dell’albero
ma facemmo in modo
di catturarne un piccolo spiraglio di luce. Da quando Ian si era
seduto, erano
passati alcuni minuti in cui le uniche cose udibili furono il
cinguettare degli
uccellini e lo scorrere del corso d’acqua
non molto distante da noi.
Mi voltai verso di lui, intento a
cacciare i vari
contenitori con il cibo. << Grazie >>
Alzò lo sguardo verso il
mio viso. << Per cosa?
>>
<< Per questo
– alzai entrambe le mani, indicando
tutto intorno a noi, seguendo il gesto con il capo –
E’ stata veramente
un’ottima pensata. Mi sono divertita, molto, per cui.. Grazie
>>
<< Non devi
ringraziarmi. Sapevo che molte cose non
avevi mai fatto o visto. Ho solo colto la palla al balzo, tutto qui
>>
Annuii. <<
Sarà ma te ne sono grata >>
continuai.
<< Basta
ringraziamenti, mangiamo perché ho una certa
fame >>
<< Concordo
>> dissi afferrando un panino senza
sapere cosa ci fosse dentro. Lo scartai e diedi un bel morso.
“Buono”.
Anche lui prese a mangiare. Quel
giorno non sapevamo cosa
dirci, sembravamo due perfetti sconosciuti che si stanno vedendo in
appuntamento al buio. Eppure prima non era così.
<< Non riusciamo a
parlare >> affermò lui,
leggendomi nel pensiero.
<< Vero. Non era
così prima >> mormorai
guardando il panino.
<< E’ tutta
colpa mia >> continuò lui.
<< Si, lo è
>> ribadii. Ok, forse mi stavo
comportando da sciocca.
<< Mi dispiace, Andrea.
Ma ti ripeto che ha fatto
tutto Megan, io.. >>
<< Ian, basta, ti
prego. Finiremo per litigare e non
ho voglia. E’ iniziata così bene questa giornata,
non roviniamola >>
Annuì e restò
in silenzio. Tutto ciò durò pochi secondi. Non
so come ma mi ritrovai a cavalcioni su di lui. Le sue mani sulle mie
guance, il
suo viso vicino al mio.
<< Non mi importa se
litigheremo. Se litighiamo almeno
riusciamo a parlarci. Per cui, litighiamo >>
<< Tu sei scemo
>> feci per rimettermi seduta
sul plaid ma lui mi bloccava. << Ian, per favore, siamo
in un luogo
visitato da famiglie con bambini, cosa potrebbero pensare vedendoci
così, eh?
Fammi rimettere seduta. Ora! >> feci ancora per alzarmi
ma ancora una
volta mi bloccò.
<< Dimmi qualcosa che
non mi hai mai detto su di me
>>
<< Che richieste fai,
scusa?! >>
<< Ti ho chiesto di
dirmi qualcosa che non sopporti su
di me >>. Scossi il capo esasperata. << Non
vuoi iniziare tu,
d’accordo inizio io. Non sopporto il tuo essere insicura,
testarda e permalosa.
Tendi o a scusarti troppe volte in una sola frase o ad essere
dannatamente
orgogliosa. Certe volte vado in bestia perché non ti
piacciono le cose
romantiche e se volessi stupirti, non saprei come fare senza cadere nel
romanticismo. Certe volte diventi una bambina e mi chiedo coma faccia a
sopportarti >>
Spalancai la bocca. <<
Allora cosa ci stai a fare con
me, eh? Tornatene da Megan anzi, vai da Nina. Meglio ancora, va a farti
fottere
>> esclamai decisamente stufa ed arrabbiata.
<< Sai
perché sto con te, eh? Perché ho accettato
tutti i tuoi difetti, iniziandoli ad amare perché ti rendono
la persona che sei
ora, ovvero la persona di cui mi sono innamorato. Quando sei insicura,
mi piace
abbracciarti e tenerti stretta a me. Mi piace sentire come ti sciogli e
ti
rilassi. Quando ti intestardisci o fai la permalosa mi piace vedere il
broncio
che ti si forma in viso. Mi piace perché bastano alcuni miei
baci per farti
tornare il sorriso. Mi piaci perché, anche se non riesco mai
a farti qualcosa
di romantico, so che anche una semplice pizza a casa con te
può diventare la
cosa più romantica che possa esserci su questo mondo.
E’ questo perché sei una
ragazza che non ha mai chiesto nulla di più di quello che
già aveva. Sai farti
bastare quello che hai e lo rendi speciale. Dimmi perché non
avrei dovuto
innamorarmi di te vedendo
tutto ciò
>> mi sorrise, accarezzandomi le guance.
Deglutii. Come sempre, mi aveva
spiazzato lasciandomi, così,
senza parole. << Ian.. >>
Mi posò l’indice
sulle labbra. << Non voglio sentire
niente che non sia cose che non ti piacciono di me, chiaro?
>>
Sospirai. << Sei
testardo, orgoglioso e cocciuto
peggio di un mulo. Non sopporto quando sei geloso anche di cose o di
persone
che non devi, vedi Christian o il fotografo della Vogue. Alle volte sei
troppo
sdolcinato che temo che mi salga il diabete. Non sopporto il tuo
comportamento
da.. da.. da gatto >>
<< Comportamento da
gatto? >> chiese confuso.
<< Si, sei come un
grosso micio che si struscia sulle
gambe. Con pochi gesti ti fai amare da tutte. Tu non te ne accorgi ma
hai un
modo di fare che fa credere alle ragazze che tu ci stia provando con
loro. Poi,
d’accordo essere estroversi, ma lo sei anche troppo! Non ho
sopportato la tua
uscita prima degli addii al nubilato e al celibato. Quella potevi
evitarla –
lui annuì, spostandomi alcune ciocche da davanti gli occhi
– Ma.. mi piaci
perché tieni a me. Mi piace perché hai un modo di
fare che conquista tutti, me
per prima. Sebbene non sopporti il tuo essere troppo estroverso, mi
piace che
tu lo sia perché sei riuscito ad integrarti con i miei
amici. Mi piace il
calore che emani, non solo quello corporeo. Mi riferisco al tuo
sguardo. Certe
volte, i tuoi occhi mi scaldano in pochi secondi. Apprezzo il fatto che
faresti
di tutto pur di vedermi sorridere o ridere. Ami gli animali, sei
sensibile
anche se vuoi farti vedere sempre macho, figo e sexy. Capisci quando
qualcosa
non va e vuoi aiutare tutti >> conclusi mentre gli
accarezzavo il viso.
<< Forse non te lo
ricordi, ma hai detto di amarmi
>> sussurrò.
<< Cosa?
>>
<< In Italia, sei
tornata ubriaca fino alle punte dei
capelli. Prima di addormentarti mi hai detto che non potevi mai amare
Christian
perché io ero quello che volevi, quello che.. amavi
>>.
<< Non.. non lo
ricordavo >>
<< Lo so –
sorrise – Ma tranquilla. Sebbene tu mi
abbia detto che mi ami, ho finto che tu non lo abbia mai fatto. Voglio
che tu
sia lucida e che te lo possa ricordare >>.
Mi strinsi a lui, inspirando il suo
odore, potendo così
percepire il suo cuore battere. << Il giorno in cui
è successo quel che è
successo, mi ero alzata con la certezza che fossi pronta a dirti quello
che
sentivo a dirti finalmente quel tanto agognato ‘Ti
amo’ – deglutii – Ora avrò
bisogno di altro tempo >>
Mi accarezzò i capelli,
annuendo. << Lo so e ti capisco
>>. Tornò nuovamente il silenzio tra di noi.
<< Quindi.. Sarei un
gatto – annuii poco prima di ritrovarmi con la schiena contro
il plaid – Un
gatto che si strofina contro le gambe delle persone >>
disse mentre le
sue mani mi accarezzarono i fianchi e il suo alito mi solleticava il
collo.
Quando prese a compiere piccoli
movimenti con il corpo che
lo portarono a strusciarsi contro il mio, gli misi le mani sulle spalle
per
farlo alzare. << Ian, sta buono! >>. Non
sapevo se ridere, essere
contenta o scocciata.
<< Non sei mia da un
mese e in questo lungo periodo mi
sei mancata >> mi baciò il collo.
Anche lui mi era mancato ma non mi
andava di dargli questa
soddisfazione. << Ian continuerò a non essere
tua se non ti alzi da sopra
di me, lasciandomi finire di pranzare >>. Lui
sbuffò ma si sposto da me. Potemmo,
così, finire di mangiare.
<< Sono piena!
>> esclamai mettendo una mano
sulla pancia.
<< Anche io. Non
credevo di aver cucinato per un
esercito >> aggiunse Ian, stendendosi accanto a me.
Guardai con la coda
dell’occhio Ian prima di girarmi su un
fianco e poggiare il capo sul suo petto. Lui venne preso inizialmente
in
contropiede ma poi mi strinse a sé. Sentendo il suo cuore
battere, una
sensazione di benessere iniziò ad espandersi portandomi,
così, a chiudere gli
occhi. Una mano di Ian mi accarezzava i capelli e la schiena, facendomi
rilassare ancora di più, mentre le sue labbra lasciavano
tanti piccoli baci
sulla fronte. Si, tutto questo mi era mancato da impazzire.
<< Dovremmo tornare a
casa >> mormorai lieve.
<< Dovremmo
>> ripeté lui.
Presi un lungo respiro
stiracchiandomi. << Dovremmo
per cui – mi misi seduta – andiamo
>>.
Anche Ian si mise seduto e rimettemmo
le varie cose apposto
e andando a gettare le varie cartacce. Quando feci per riprendere la
borsa
poggiata sull’erba, un capogiro mi fece barcollare
vistosamente. Fu solo grazie
ad Ian se non caddi per terra. << Andrea che hai?
>>
Scossi il capo mentre portai una mano
sulla fronte. <<
Sto bene, ho solo avuto un giramento. Sarà stato il sole
>>.
Ian mi aiutò nel
rimettermi in piedi. << Va
meglio? >>
chiese ed io annuii.
Quando arrivammo a casa, Ian volle
accompagnarmi fin dentro
casa temendo un nuovo possibile giramento di testa.
<< Ian non sono malata
né in fin di vita. E’ stato
solo un capogiro, succede – incrociando, però, il
suo sguardo serio scossi il
capo – Comunque sia, grazie ancora per questa giornata.
E’ stata veramente
bellissima >>
<< E’ stato
un piacere. Allora.. Ci vediamo sul set
>>
<< Ehm.. si, ci.. ci
vediamo sul set >>. Fece un
passo verso di me e fece il gesto di darmi un bacio sulla guancia. Come
accadde
molti mesi prima, i nostri visi si trovarono nuovamente vicini. I nasi
si
toccavano e i respiri si confondevano tra loro. I nostri sguardi
caddero sulle
labbra dell’altro. “Al diavolo!”. Portai
le mani sulle sue guance e lo baciai.
Come se non aspettasse altro, Ian mi
strinse a sé ricambiando il bacio e mi schiacciò
contro il muro dell’entrata.
La sue mani vagarono sulla mia schiena mentre le mie gli accarezzarono
il
petto. La voglia di risentirsi un unico corpo era tanta e andava
placata. I
nostri abiti furono molto velocemente gettati sul pavimento. Finalmente
pelle
contro pelle dopo tanto tempo. Finalmente uniti dopo tanto tempo.
Finalmente,
dopo tanto tempo, due pezzi di un puzzle avevano trovato la loro giusta
collocazione e, di conseguenza, il loro giusto incastro.
Il bello di litigare era proprio
quello: una volta finito,
si fa subito la pace. Nel nostro caso era passato un mese prima che
tutto si
sistemasse ma stavamo pur sempre facendo la pace, no?
Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buonsalve! Come state? Io stressata.. Odio l'orario di scuola..
Ma passiamo alle cose serie.. Il capitolo.. Non sapevo che far fare
loro per cui ho optato per una bella uscita allo zoo.. Lo ammetto non
ci sono mai andata per cui mi son basata solo sulle foto viste su
internet..
I due sono un pò distaccati ma cosa volevate.. Si sono
rimessi insieme dopo un presunto/tale tradimento.. Ma alla fine hanno
trovato un modo per staser vicini.. Si sono detti cosa odiano e cosa
amano l'uno e dell'altro.. Mi è piaciuto tantissimo scrivere
quella parte.. E alla fine.. I due riprendono tuuuuuuuuuutti i rapporti
xD
Cooomunque.. io spero che qualcuno già dallo scorso capitolo
abbia colto i miei indizi nascosti eheheheheh
Cooomunque.. Ringrazio i lettori silenziosi, le 14 persone che hanno
commentato facendomi arrivare a 200recensioni, chi ha messo la storia
tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori
:)
Avviso di aver scritto la parole The End ad A Twist.. Ieri infatti ho
completato l'epilogo.. Ora mi dedicherò a vai missing
moments..
Questo è il gruppo di Face L'Angolo
di " _A Twist In My Story_ "
Questo è il contatto di Fb Serena
e quello di
Twitter ili_sere_nere
Mentre queste sono le altre mie storie
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
A Venerdì :) Ora lo studio mi aspetta -.-
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Capitolo 34 *** Capitolo o33 ***
33
Video
Trailer
Capitolo
33
Aprii di scatto gli occhi e velocemente mi alzai dal letto.
Mi portai una mano sulla bocca e corsi in bagno dove, dopo essermi piegata in
due sul water, vomitai. Quando finii, mi lavai la bocca e i denti per levarmi
quel retrogusto amaro. Mi guardai allo specchio. Ero leggermente pallida, con
delle occhiaie, sebbene appena accennate, sotto gli occhi. Erano notti che non
riuscivo a dormire tutta la nottata in quando, puntualmente, ero costretta ad
alzarmi e a correre in bagno a vomitare. "Sarà qualche virus.. Ne girano
tanti di questo genere – pensai – Si,
sarà di certo un virus". Così ritornai in camera. Ian dormiva ancora,
segno che non si era reso conto di nulla. Sorrisi guardandolo. Mi piaceva la
sensazione del suo corpo vicino al mio durante la notte. Mi piaceva svegliarmi
e addormentarmi stretta tra le sue braccia. Tutto ciò mi era mancato veramente
tante. Ero contenta che adesso le cose sembrassero essere tornate normali e ora
che lo avevo ritrovato, non me lo sarei fatto scappare. Mi coricai nel letto,
sotto le lenzuola, e mi avvicinai al corpo di Ian. Poggiai il capo sul suo
petto proprio sopra al cuore e, cullata dai suoi battiti, mi addormentai.
Mi rigirai su un fianco strizzando leggermente gli occhi. Le
mie mani andarono alla ricerca del corpo di Ian, ma non lo trovarono. La sua
parte di letto era tiepida. Aprii, quindi, gli occhi tirandomi su a sedere. Mi
stiracchiai, sbadigliando.
<< Buongiorno! Vedo che ci siamo alzate >>. Ian
comparve dalla porta con in mano un vassoio con la colazione.
Sorrisi a quella scena e dovetti usare tutto il mio
autocontrollo per non saltargli addosso. Solo un misero boxer lo copriva.
<< Buongiorno anche a te! Mi sono svegliata perché non ti ho trovato nel
letto con me ma.. - guardai il vassoio - sei perdonato >> dissi mentre
Ian si avvicinò fino a sedersi sul letto.
<< Spero che sia tutto di tuo gradimento.. Cornetti,
fette biscottate con la marmellata e caffè. Tanto caffè. So che la colazione
all'americana non ti piace per cui.. >> disse sorridendomi mentre poggiò
il vassoio sulle mie gambe.
Guardai con l'acquolina in bocca il contenuto del vassoio.
<< Tranquillo.. Con la fame che ho mangerei di tutto. Persino te >>
dissi maliziosa.
Anche lui mi guardò maliziosamente. << Andrea non mi
tentare >>
<< E perché no? Dai.. Sarebbe un bellissimo risveglio
>> mormorai spostando il vassoio sul comodino per poi gattonare sul letto
verso di lui. <> iniziai a dire con voce da
bambina.
Come immaginavo, Ian mi prese per i fianchi portandomi a
cavalcioni su di lui. Le sue braccia mi avvolsero la vita mentre le mie gli
cinsero il collo. Poggiai la fronte contro la sua, sorridendogli.
<< Io l'ho sempre detto che sei un piccolo diavolo
tentatore >> mormorò facendo strusciare i nostri nasi.
<< Si, un piccolo diavoletto che ora si prenderà un
tuo bacio >>. Avvicinai le labbra alle sue fino a farle toccare. Dal
giorno dell'uscita allo zoo di tempo ne era passato e il nostro rapporto aveva
ripreso a macinare. Coppia fissa sul set, coppia fissa nella realtà. Smisi di
pensare a quanto accaduto fino a quel momento in quanto le mani di Ian si
chiusero a coppa sul mio seno. << Non mi serve tentarti quando so che
vuoi la stessa cosa >> sussurrai suadente. Le sue mani si staccarono dal
mio seno andandosi a posare sui miei fianchi.
<< Devi mangiare >> mormorò roco.
<< Ma io stavo mangiando te. Cosa posso volere di più?
>> riposai le labbra sulle sue.
<< Andrea >> mi riproverò provocando un mio
sonoro sbuffo.
Mi alzai da sopra le sue gambe e mi portai seduta sul letto.
Abbassai lo sguardo verso il vassoio e il suo contenuto. "Qualcosa non mi
torna". << Perché il vassoio è apparecchiato per uno? >>
chiesi dubbiosa.
<< Perché, per quante persone doveva essere
apparecchiato? >>
<< Semplice, per due >> dissi indicando prima me
e poi lui.
Sorrise. << No, questa volta mangi solo tu >>
<< E tu? >>
<< Io ho fatto colazione prima con.. >>
<< Con latte e cereali - lo anticipai concludendo la
sua frase - Si lo sappiamo >>
<< Fai la saputella, eh? Vediamo come te la cavi
adesso >>. Si portò sopra di me prendendo a farmi il solletico sui
fianchi.
<< No!! No!! Ian fermati altrimenti combiniamo un
macello con il vassoio >> dissi tra una lacrima ed una risata. Ian si
fermò ed una sua mano mi scostò alcuni capelli da davanti agli occhi, il tutto
guardandomi negli occhi. << Qualcosa non va? >> chiesi vedendolo
assorto.
Scosse il capo, sorridendo. << Va tutto come dovrebbe
andare >> mormorò avvicinando lentamente il viso al mio.
Quando mancarono solamente qualche centimetro a dividere le
nostre labbra, il telefono di Ian prese a suonare con insistenza.
<< Qualcuno ti cerca >> mormorai poco prima che
lui si alzasse, afferrando il telefono.
<< È Robyn. Torno subito >>
<< Vai tranquillo >>
Quando la porta fu chiusa, tornai a guardare il vassoio e il
mio stomaco prese a brontolare. Iniziai dal caffè. Il mio dolce ma al tempo
stesso amaro amato caffè. Successivamente mangiai metà cornetto, precisamente
al cioccolato, e alcune fette biscottate. Stavo per dare un morso alla seconda
metà del cornetto quando il mio stomaco ebbe un sussulto. Quella sensazione la
conoscevo, oh altro che se la conoscevo. Poggiai subito il cornetto nel vassoio,
scattando in piedi, e corsi in bagno. Tre secondi dopo ero piegata ancora una
volta contro il water a vomitare. Sicuramente l'accoppiata cornetto-caffè-fette
biscottate non aveva fatto bene al mio stomaco già stressato. Una volta finito
mi sentii tutto di un botto stanca e mi dovetti sedere per terra con la testa
tra le ginocchia.
<< Come ti ho detto era Robyn che.. Andrea? - la voce
di Ian giunse dalla camera da letto - Andrea? >>. Giuro, avrei risposto
se non fosse stato per quell'enorme senso di spossatezza che sentivo in tutto
il corpo. La porta venne aperta. << Andrea, cosa è successo? Sei pallida,
che hai? >> chiese agitato.
Stavo per rispondergli che non doveva preoccuparsi quando un
ennesimo connotato di vomito spinse per uscire, portandomi nuovamente con la
faccia dentro il water. Percepii Ian al mio fianco intento a reggermi sia i
capelli ma al tempo stesso reggeva anche me.
Finalmente tutto sembrò placarsi. Con il respiro leggermente affannato, mi
rimisi lentamente in posizione eretta. << Non.. Non serviva che tu
assistessi a tutto ciò >> mormorai scaricando. Dovetti chiudere gli occhi
per via di un capogiro.
<< Si invece che ce ne era bisogno. Non credi che sia
l’ora di andare da un dottore? >>.
Mossi il braccio come per scacciare una mosca.
<> posai una mano sulla fronte.
<< Appunto. Andrea, sono giorni che vai avanti
vomitando. La notte ti agiti e la mattina sei più stanca di quando vai a
dormire. E’ Aprile, Andrea. Aprile. Fino ad una settimana fa avevi continui mal
di testa. Grazie a dio quelli sono passati. Qui c’è da andare da un medico a
vedere cosa ti succede! >>
Mi avvicinai al lavandino dove mi sciacquai la bocca.
<< Ian, fidati. So quando una cosa è grave o meno e credimi, questo è un
semplice virus intestinale >> dissi asciugandomi le mani. Uscii dal bagno
per tornare seduta sul letto. << Allora – presi la metà indenne di
cornetto – dicevi di Robyn>> morsi il cornetto.
Ian scosse ancora il capo. << Sei assurda delle volte.
Comunque, settimana prossima è il compleanno di Jaxon, compie 6 anni e Robyn ci
ha chiesto di andare >>
<< Ma certo che andiamo! – dissi entusiasta – Quando
compie di preciso gli anni? >>
<< Il 20 >>
<< Venerdì, quindi. Perfetto! >> sorrisi e lo
stesso fece Ian.
<< Poi andremo a comprargli il regalo. Ora è meglio
vestirsi. Julie ci vuole sul set esattamente – guardò l’orologio – ora!
>>
Ian parcheggiò l’auto davanti ad una
pizzeria, precisamente la McClain’s Pizzeria. Scendemmo dall’auto e iniziammo
ad avviarci verso l’entrata.
<< Gli piacerà secondo te? >> chiesi ad Ian
guardando la busta che conteneva il regalo.
<< Fidati, ne andrà pazzo >> mi rispose lui.
Entrammo e subito notammo un gruppo di bambini vicini ad un
tavolo e quelli che, a parer nostro, doveva essere i genitori dalla parte
opposta. Tra questi notammo Robyn. Lei ci vide e, dopo essersi scusata con
alcune signore, si allontanò venendo verso di noi. << Fratellino, Andrea
siete arrivati – disse abbracciandoci – Come state? >>
<< Benissimo, Robyn – anticipai Ian – Ed il
festeggiato? >>
<< Già, il mio campione dov’è? >>
Fece cenno di seguirla e ci avvicinammo ai ragazzi. <<
Jaxon vieni. Ci sono Ian ed Andrea >>.
Vedemmo il bambino voltare il capo e correre verso di noi.
<< Zio! >> il piccolo si lanciò in braccio ad Ian che svelto lo
prese, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
<< Ci stiamo facendo degli ometti, eh? >> chiese
Ian scompigliando i capelli ricci del nipote. Jaxon annuì e si sporse verso di
me.
Lo presi in braccio. << Ma ciao ometto e tanti auguri
>> gli sorrisi lasciando a mia volta un bacio sulla sua guancia.
<< Grazie zio, grazie zia Andy >>.
Lo posai a terra e gli allungai il regalo. << Questo è
da parte nostra >>. Il piccolo prese la busta dopo aver detto un grazie e
si andò a sedere per poter, così, aprire il regalo. Io, intanto, spostai lo
sguardo tra gli altri bambini fino ad incontrare lo sguardo di una bambina
intenta a guardare Ian con fare preoccupato, quasi spaventato. La piccola si
accorse del mio sguardo e arrossì, abbassando il viso. Mi avvicinai a lei e mi
piegai sulle ginocchia. Le sorrisi mentre lei mi guardava senza saper che fare.
<< Lui è cattivo – disse con tono innocente, indicando
Ian – Ci vorrà mangiare! >>
Rimasi sorpresa. << No, piccina. Lui non è cattivo.
Cosa te lo fa pensare? >>
<< Mia sorella lo vede in televisione. Lui uccide le
persone! >> disse con labbro tremolante.
Le sorrisi dandole una lieve carezza sul viso. << Ma
quella è finzione. Non c’è nulla di cui avere paura, lui è buono buono. Ti fidi
ti me? >> Lei annuì. << Ian, puoi venire un attimo? >>
Ian si avvicinò e la piccola si irrigidì leggermente.
<< Dimmi pure. Ma questa piccola di chi è? >>
<< E’ un’amichetta di Jaxon – lo vidi corrugare la
fronte – Piccola, hai visto? Non devi avere paura di lui? >>
<< Paura di me? >>
<< Crede che tu li voglia uccidere >> dissi
riprendendo a persuadere la piccola con scarsi risultati. << Ho un’idea.
Tu gli farai una richiesta e lui, da bravo, la esaudirà, va bene? >>.
La piccola annuì. << Smetti di mordere le persone?
>> chiese guardandolo.
Ian guardò prima me e poi la bambina, sorridendole. <<
Promesso >> disse mostrando l’indice alla piccola che subito strinse con
il suo.
Riposai la piccola a terra e subito tornò dagli altri bambini mentre noi
tornammo da Robyn. Parlando con lei scoprì che quella in cui ci trovavamo era
la famosa pizzeria che lei gestiva insieme al fratello. Sapevo che avevano una
pizzeria ma non credevo che fosse quella. Inoltre, durante la cena venne Jaxon
con in mano il regalo che io ed Ian avevamo preso. Lo mostrò alla madre,
ringraziandoci e dicendoci che era quella che desiderava. Io ed il fare regali
non eravamo mai stati un bell’accoppiamento. Se si doveva fare qualche regalo
facevo sempre venire qualcuno con me per aiutarti. Questa volta, trattandosi di
Jaxon, era scontato che Ian sarebbe venuto con me. Lasciai scegliere a lui il
regalo e prendemmo una macchina telecomandata, per la precisione una fiammante
Ferrari.
La cena proseguì nei migliore di migliori dei modi. Parlammo
un po’ con tutti e giunse il momento della torta. Quando la vidi, di nuovo la
sensazione di disagio nello stomaco tornò. Cercando di nasconderlo, mi alzai
dal tavolo mormorando un << Torno subito >>. A passo spedito mi
diressi in bagno, vomitando subito dopo. Ok, forse l’idea di Ian di andare dal
medico non era tanto cattiva. Eppure ero stata attenta a cosa mangiavo ed
invece. Sbuffai dandomi una risistemata e tornai nella sala. Rifiutai la torta
quando vennero a portarcela.
Arrivò il momento di salutare tutti. Ringraziammo Robyn per
la serata e salutammo Jaxon.
<< Tutto ok? >> chiese all’improvviso Ian.
<< Si, tutto ok >> mormorai sorridendo. Non
volevo dar ancora più preoccupazioni ad Ian. Salimmo in macchina e ci dirigemmo
verso casa. << Ian, ti dispiace se per stanotte dormo a casa mia?
>>
<< No, tranquilla. Vuoi che resti? >>
Scossi le spalle. << Come vuoi. Sono stanca per cui
preferirei star qui da me >>
Appena parcheggiò, scendemmo dall’auto. Quasi sotto il
portico, Ian alzò lo sguardo verso il cielo.
<< C’è la luna piena questa notte >>
Alzai il viso anche io. << Già. Vedremo passare
qualche lupo mannaro adesso? >> chiesi scherzosa.
<< Cosa te lo fa pensare, mh? >> continuò Ian in
perfetto stile Damon.
Gli sorrisi. << Beh, ho un vampiro proprio qui accanto
a me. Come spiegazione è più che ovvia >> conclusi ridendo.
Ian si fece leggermente serio. << La luna piena
dovrebbe essere un po’ come il vischio >> affermò facendomi inarcare un
sopracciglio.
<< E’ un modo elegante e poetico per dirmi che vuoi
baciarmi? >> chiesi avvicinandomi a lui, portando le mani sul suo collo.
Ci pensò un po’ su. << Si, diciamo che lo era >>
sorrise e lo stesso feci anche io.
<< Allora crediamo che ci sia il vischio al posto
della luna sopra di noi >> mormorai lieve mettendomi sulle punte e
avvicinando le mie labbra alle sue.
Spazio Autrice (per modo di dire)
Buongiorno!! Scusate ma come ogni santo venerdì vado di fretta..
C'è la puntata che mi aspetta, lo studio e l'allenamento -.- per
cui passiamo rapidi rapidi al capitolo..
Andrea sta male, è questo è un dato ormai più che
appurato.. Per giunta non vuole neanche andare dal medico..
Ian l'avvisa che c'è il compleanno del nipote e che la sorella
vuole che vadano.. La scena della bimba spaventata è reale.. Ad
una convention infatti una bambina aveva paura di Ian, dicendo che era
cattivo e che voleva farle del male *__* povera cucciola!
Cooomunque.. Ringrazio le 12 splendide persone che hanno recensito, i
lettori silenziosi, coloro che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricorda e chi mi ha tra gli autori preferiti..
La fine della storia è sempre più vicina, ma non temete.. ci saranno un paio di missing :)
Bene, ora scappo!! Baci baci a Lunedì!
|
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Capitolo 35 *** Capitolo o34 ***
34
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Capitolo
34
Sole.
Aria fresca. Assoluto relax.
Tre
parole che insieme descrivevano me in quel momento.
Allungata in terra sopra un telo, mi godevo l'aria pomeridiana di
Aprile. La
mia stessa idea venne approvata da Candice e da Nina, allungate di
fianco a me.
<<
Che pace >> borbottai ad occhi chiusi,
prendendo una boccata d'aria.
<<
Già, concordo >> aggiunse Candice.
<<
Questo è il bello del recitare. Riesci ad avere
pause lunghe ore quando capita >> concluse Nina,
facendoci annuire.
Ricalò
il silenzio. Eravamo troppo rilassate per poter
portare avanti una conversazione.
<<
Ma che ore sono? >> chiesi stropicciando gli
occhi.
<<
Le 16.15 >> mi rispose Nina.
Candice
si mise seduta. << Le 16.15? È da
più di
un'ora che provano una scena? >> chiese leggermente
dubbiosa.
<<
Perché, ancora Ian e Matt stanno provando? >>
<<
Si, cioè.. Non ci credo. Avranno girato altre
scene! >> cercò di spiegarsi la bionda. Ci
guardammo stupite e confuse.
Che avessero fatto una pausa? O che avessero girato altre scene?
Candice, fatto
sta, si rimise distesa. << Chi dovrebbe girare dopo di
loro, sempre se
vadano avanti, si intende? >>
<<
Dobbiam girare la prossima io e..oddio, io e? Va
bè, io e qualcun'altro >> risposi.
<<
Con chi giri poco importa. - Nina guardò Candice -
Se vanno avanti così, oggi avremo la giornata libera
>>.
Le
due risero mentre io mi misi in piedi. << Sperando
che non finiscano tra cento anni, vado a prepararmi >> e
così dicendo mi
diressi verso l'interno degli studi.
Camminando
ebbi il tempo di pensare ad una cosa. Erano due
giorni che stavo bene. Niente nausee, niente mal di testa, niente
stanchezza.
Niente di niente, mi sentivo benissimo. "Lo avevo detto io che era un
semplice e banale virus stagionale". Feci una piroetta sul posto con
annesso saltello alla fine, vittoriosa. Ma si sa, mai dire mai.
Infatti, appena
fatti due passi, iniziai a non vederci più chiaramente. Il
corridoio si era
sdoppiato o forse, triplicato e girava su di sé. Mi
appoggiai con una mano
cercando di far fermare questo movimento. Sembravo esserci riuscita
quando,
però, alzando lo sguardo percepii
un
fortissimo senso di nausea. Corsi verso il primo bagno presente nel
corridoio e
poco importò se entrai in quello degli uomini.
Slla
soglia del bagno mi scontrai con Joseph, che mi guardò
cercando di darsi una spiegazione. << Andrea, bagno
sbagliato >>
<<
Jos levati >> dissi brusca, scostandolo e
precipitandomi dentro uno dei bagni. Dovevo imparare a non pensare e a
farmi i
fatti miei. Era un po’ come quella volta che dissi 'non mi
sono mai rotta
niente' e tre giorni dopo mi ruppi un braccio.
Quando
il mio stomaco sembrò placarsi e tornare alla normale
regolarità, uscii dal bagno un po' barcollante.
<< Prometti di non dire
ad Ian niente di tutto ciò >> dissi seria nei
confronti di Jos.
<<
Ian è cosciente di ciò? >>
<<
Si, sa che sono giorni che sto male. Non voglio
però allarmarlo ancora per cui sei pregato di non dire nulla
>> ribadii
ancora una volta.
<<
D’accordo, ma ora tu mi spieghi cosa hai >>
Sbuffai.
<< Hai presente uno di quei virus allo
stomaco per cui vomiti? Ecco, quello. Niente di grave >>
dissi portandomi
le mani sui fianchi.
<<
E dal medico ci sei andata? >>
<<
No, papà. Non ci sono andata >> dissi
iniziando a maledirmi da sola nella testa.
<<
Ok , allora andiamo dal medico >> fece un
passo versi di me mentre io indietreggiai.
<<
No, non hai capito. Niente medico. Tra qualche
giorno passa >>
<<
E se non passa? >>
<<
Oddio Joseph! – esclamai esasperata –
Passerà come
ogni tipo di malessere. E se non passa, amen. Muoio che ti devo dire!
>>
mi stropicciai gli occhi con una mano. << Ora, vado che
mi devo
preparare. E – mi voltai verso di lui, puntandogli un dito
contro – Fanne
parola con Ian e giuro che ti stacco il cuore. Altro che Klaus
>> e
così dicendo uscii dal bagno.
Dio,
era passata un'ora da quando avevo lasciato le ragazze,
vomitato, incontrato Joseph ed essermi andata a preparare. Un'ora e
quelli non
avevano ancora finito. Che stessero girando la scalata al monte
Everest? Il
giro del mondo? Sbuffai infastidita.
Seduta
su una sedia con le ruote e con la testa a penzoloni,
feci qualche giro sul posto. Una volta a destra, l'altra volta a
sinistra. La
noia mi stava logorando poco a poco. Mi alzai in piedi, facendo su e
giù per la
stanza quando passai davanti alla parete con gli specchi. Mi soffermai
a
guardare il mio riflesso. Il viso mostrava chiari segni di stanchezza
dovuti
alle infinite notti passate in bagno, anche se in quel momento tutto
era celato
dal trucco. Lo stesso valeva per il colore della pelle in quel momento
più
acceso. Passai poi sul seno. Non ero mai stata né una
ragazza dal seno
prosperoso ma neanche una ragazza priva di seno. Ero proporzionata.
"Sbaglio
o sono di poco più grandi?" pensai guardando con
più attenzione il seno.
Mi misi anche di profilo e dannazione! Era di poco più
pieno. Passai poi al
ventre, trovando anche quella fascia leggermente più piena.
"Ecco cosa
vuol dire andare a cena dalla madre di Ian". E pensare che di
attività ne
facevo, eccome!
Stavo
per passare alle gambe quando qualcuno bussò alla
porta.
<<
Ehi fanciulla. Disturbo? >> chiese Nina
facendo capolinea nella stanza.
La
guardai dal riflesso dello specchio. << No anzi, mi
salvi dalla noia >>
Nina
rise. << Ma che combini davanti a questo enorme
specchio? >>
<<
Constatavo il mio non poter fare la modella. -
sospirai - Controllavo come stesse reagendo il fisico in seguito a
tutto questo
virus >>
<<
Hai ancora le nausee? >>
<<
Ne ho avuta una prima, poco dopo avervi salutato. E
no, Ian non lo sa >> dissi bloccando il suo tentativo di
parlare.
Mi
guardò scuotendo il capo. << Ha ragione Som
nel
dire che sei testarda >>.
La
guardai dallo specchio, facendole una linguaccia.
"Ma aspetta..". << Cos'altro ti ha detto il nostro caro
Som?
>>
<<
Ah no mia cara - rise - Non avrai nessuna
informazione >>
La
guardai male. << Bell'amica >> borbottai.
<<
Senti tu, bell'amica bell'amica - cercò qualcosa
all'interno della tasca dei pantaloni - questo è l'indirizzo
della mia
dottoressa >> disse porgendomi il bigliettino da visita.
<< Fidati,
è bravissima >>
<<
Grazie ma te l'ho detto è solo.. >>
<<
Si, solo un virus. Se questo "virus"
continua, prometti che ci andrai? >>
Roteai
gli occhi, sbuffando. << Si, te l'ho prometto
>>.
<<
Ottimo - sorrise vittoriosa - Ah, Julie ha detto di
prenderci il resto della giornata perché hanno avuto
problemi con alcune
attrezzature >> e così dicendo uscì
dal mio camerino.
Sbuffai
spazientita. Avevo fame, terribilmente fame. Ero
ancora nel mio camerino a rigirarmi il bigliettino datomi da Nina. Ian,
tramite
un cameraman, mi aveva avvisata che mancavano ancora una mezz'oretta
abbondante
ma avevo comunque deciso di aspettarlo. Il mio stomaco
brontolò rumorosamente. Avevo
una voglia matta di.. di.. Zucchero filato! Anzi no, volevo le
noccioline! No,
no! Avevo voglia di Nutella. Oh si, Nutella. Con il pensiero fisso
della
nutella mi toccai il collo.
Uscii
dal camerino iniziando a gironzolare per i corridoi
alla ricerca di qualcosa che contenesse della Nutella. Non mi sarei
data pace
fino a quando non l'avessi trovata. Ma cosa vuoi trovare in degli studi
se non
attrezzature?
<<
Ehi >> una voce mi chiamò. Ian.
<<
Ciao - mormorai baciandolo a fior di labbra -
finito? >>
<<
Ancora venti minuti. Abbiam chiesto una pausa
perché non ne potevamo più. E tu, invece, che
combinavi? >>
<<
Ho voglia di Nutella >>
Mi
guardò incuriosito. << Nutella?
>>
<<
Si - dissi con voce da bambina - andiamo a
prenderci una crêpes?
>> chiesi facendo gli occhi da cucciolo.
Ian
scosse il capo sconsolato ma alla fine accettò. Ci
dirigemmo ad un bar e prendemmo la mia crêpes,
potendo così tornare agli studi.
Mi
gustai quella delizia fino a quando non mi passò la
voglia. << Non mi va più >>
dissi passandola a lui.
<<
Tante storie e non ti va più? Non sei arrivata
neanche a metà! >>
<<
E allora? È troppo grande e tutta non la voglio
>> dissi acida più di quanto in
realtà volessi sembrare. Ian ne rimase
stupito. Mi accorsi subito di quanto accaduto. << Scusa
ma il mio stomaco
sembra essersi riempito tutto in una volta >> aggiunsi
dispiaciuta.
<<
Tranquilla, ora però devo tornare sul set >>
mi baciò velocemente prima di allontanarsi.
Appena
voltò l’angolo, mi diressi verso i
camerini.
Entrai
aprendo di scatto la porta. << Andiamo >>
Un'occhiata
sospesa e confusa fu ciò che Joseph mi riservò.
<< Cosa scusa? >>
<<
Ho detto andiamo, mi devi accompagnare del medico
>>
<<
E perché io? Vai con Ian o con Nina >>
<<
Ian è ancora sul set. Nina lo andrebbe a dire ad
Ian. Tra me e te c'è più feeling per cui non lo
diresti ad Ian - lo guardai
sorridendo - E poi sai che sono stata ancora male oggi >>
dissi
inchiodandolo.
Il
medico suggeritomi da Nina distava qualche miglio dagli
studi, all'in circa quindici minuti in macchina. Joseph
accostò l’auto e
scendemmo.
<<
Ti sei quindi decisa che quello che hai non è un
semplice virus? >>
<<
No, sono convinta che è un semplice virus e sono
qui per dimostrarvelo >> dissi mentre le porte
automatiche si aprirono.
<<
Hai un appuntamento? >>
Mi
grattai dietro al collo, guardando altrove. <<
Dovevo? >>. Joseph scosse il capo. Mi avvicinai alla
segretaria. <<
Ehm, salve >>
<<
Salve, mi dica >>
<<
Ecco, si potrebbe incontrare la dottoressa? Però..
Ecco non ho appuntamento >>
La
donna aprì un’agenda, incominciando a controllare
tra i
vari appuntamenti. << C’è un posto
tra mezz’ora. Se mi da il cognome, per
favore >>
<<
Grazie mille! Belmonti >>. La donna scrisse
mentre io mi andai a sedere accanto a Joseph. << Ora ho
un appuntamento >>
Tra
una chiacchiera e l’altra, il tempo passò. Avevo
la
testa poggiata contro la sua spalla quando vidi uscire dallo studio del
medico
una signora.
<<
Belmonti? >> chiese la dottoressa ed io alzai
la mano.
<<
Eccomi – mi voltai verso Joseph – mi aspetti qui?
>> e lui annuì.
<<
Prego si accomodi – feci un sorriso in segno di
gratitudine ed entrai nello studio – Si metta seduta. Sono la
Dottoressa
Berges, in cosa posso esserle utile? >>
<<
Piacere. Ecco mi ha consigliato di venire una mia
amica ma anche sua paziente, Nina
>>
<<
Nina? Oh, la signorina Dobrev. Deduco quindi che
lei sia la famosa collega con le nausee – la guardai
perplessa – Oh, scusatemi
ma conosco Nina da molto tempo e quando viene mi racconta come procede
il
lavoro. Mi aveva accennato di una sua collega che stava male
>>
<<
Bene >>
<<
Comunque, mi spieghi tutto >>
<<
Beh, ho un virus e sono certa che sia uno di quei
virus dello stomaco. I miei colleghi no >>
<<
Cosa gli fa credere che sia un virus? Ha avuto
qualche sintomo? >>
<<
Sono stata da fine febbraio/inizi marzo fino ai
primi del mese con il mal di testa,
poi
però è svanito e sono iniziate le nausee
>>
Lei
annuì. << Facciamo qualche controllo, le va?
–
annuii – Bene allora si segga sul lettino e tolga la maglia
>>. Mi sentii
il cuore, i bronchi, controllò la vista. Tutto era in
regola. << Per
favore si stenda >>. Tastò fegato e milza
constatando che stavano bene.
Scese poi sulla pancia e anche lì niente di anomalo, o
almeno per me lo era. Il
medico, infatti, aveva leggermente corrugato la fronte.
<< Tutto
regolare? Niente di strano in questi ultimi mesi? >>
<<
Strano? No, tutto alla perfezione >>. Non era
successo o non successo nulla in questi mesi tanto da allarmarmi.
Il
medico annuì sebbene poco convinto. Scese sul ventre,
tastando
anche quello. << Le dispiace se facciamo
un’analisi del sangue e giusto
per sicurezza una ecografia? >>.
La donna prese la siringa e mi estrasse del sangue. Si
scusò un attimo
andando nella stanza accanto per far fare le analisi e prendere
l’attrezzatura
per l’ecografia. Ritornò con
l’apparecchio. << Ora sentirà un
po’ di
freddo ma non si preoccupi >>. Mi spalmò il
gel e iniziò a controllare. <<
Per cui non ha rilevato nulla di insolito? >>
<<
No. Avrei dovuto? >>
La
risposta che ricevetti fu un semplice sorriso alquanto
enigmatico. Risistemò l’apparecchio e
ripulì il gel dalla mia pancia. <<
Abbiamo finito >>
<<
Allora, avevo ragione nel dire che non mi dovevo
preoccupare? >>
La
donna ridacchiò. << Oh, certo. Lei sta
benissimo e
si fidi di me, tra qualche giorno non avrà più
nausee. Comunque se aspetta un
quarto d’ora le daremo i risultati delle analisi
>>
<<
D’accordo e grazie >> uscii dallo studio e
tornai da Joseph.
<<
Allora? >> chiese non appena mi vide.
<<
Sto bene, ve lo avevo detto che era un semplice
virus >> dissi con tono vittorioso.
<<
Possiamo andare quindi? >>
<<
Dobbiamo aspettare il risultato delle analisi
>>
“From: Ian
Ehi, ma dove sei?”
“To: Ian
Ho accompagnato Joseph
a ritirare delle analisi. Stiamo tornando”
Aspettammo
quanto dovuto e finalmente mi diedero le analisi.
Entrammo in macchina, tornando agli studi.
<<
Non apri? >> chiese Joseph iniziando a
parcheggiare.
<<
Ora apro, con calma! >> esclamai sorridente.
Aprii la busta tirando fuori il foglio che conteneva. Iniziai a
leggerlo
sentendomi sempre più soddisfatta nell’aver avuto
ragione. Continuai a leggere
fino a quando non arrivai alle conclusioni. Il sorriso che avevo sulle
labbra
sparì poco a poco, lasciando il posto
all’incredulità.
<<
Allora? >> chiese Joseph che non si era reso
conto del mio cambiamento di espressione.
<<
Era.. Era un.. – mi schiarii la voce – era un
virus, come dicevo io >> sospirai voltandomi verso di lui
e fingendo un
sorriso.
<<
Mi costa ammetterlo ma avevi ragione >> disse
iniziando a ridere e scendendo dall’auto. <<
Che fai resti lì? >>
<<
No,
eccomi – scesi dall’auto – Tu vai, devo
fare
una telefonata >>. Aspettai che Joseph entrò
prima di riportare
l’attenzione sul foglio. Si, qualcosa che non andava
c’era e me ne sarei dovuta
accorgere anche.
Spazio
Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e buon inizio settimana! Come state? A me sta tornando la
tosse -.- AAA Cercasi Sistema Immunitario funzionante...Anche oggi di
fretta.. lo studio m'attende -.-"
Allora.. Punto 1.. Andrea.. Come è il detto, Mai Dire Mai?
Ecco, ora l'ha capito anche lei, nuovamente.. Non ha fatto in tempo a
dire che stava bene che ha avuto un ennessimo attacco di nause che la
porta a rifugiarsi nel bagno degli uomini, dove incontra Joseph.. Come
Ian, anche Joseph è preoccupato della saluta di Andrea che
è di coccio e non vuole andare dal medico.. Tuttavia alla
fine cede e si fa accompagnare da Joseph stesso. Inoltre non poteva
mancare anche Ian e la scena del dolce.. Alla fine, stufa, Andrea
decide di andar dal medico che da una risposta molto criptica... Succo
della storia? Andrea aveva ragione..... O quasi... :3 ehehehehe...
Ora.. Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che hanno recensito, chi
ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha
tra gli autori.. Grazie mille :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non mi resta che dirvi a
Venerdì :)
-altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
|
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Capitolo 36 *** Capitolo o35 ***
35
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Capitolo
35
Le mani di Joseph erano chiuse
sul mio viso, la sua fronte
contro la mia e le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
<< Speravo non dovesse finire in questo modo
>>
mormorò parlando sulla mia bocca.
<< Crepa >> risposi dura, guardandolo con
astio.
Lui scosse il capo, sorridendo. << Vediamo se questa
bocca sa fare anche dell’altro >>. Spalancai
gli occhi e cercai di
oppormi ma non ci riuscii. La sua bocca forzò la mia dando
vita ad un bacio
violento. La sua bocca si mosse avida contro la mia e la sua lingua
ispezionò
la mia bocca. “Lingua?”
<< Stop! >> urlò Kevin e colsi
quel momento per
mordere la lingua di Joseph.
<< Ahia! >> si lamentò lui.
<< Che succede? >> chiese Julie confusa.
<< Mi ha morso! >> esclamò
Joseph indicandomi.
<< Mi ha messo la lingua in bocca! >>
risposi
con il suo stesso tono.
<< Chi ha messo la lingua in bocca a chi?
>>.
Ecco, ci mancava anche Ian.
<< Era per rendere la cosa più realistica
possibile!
>> si giustificò Jos.
<< Te lo faccio vedere io la più realistica
possibile!
>> lo minacciò Ian e scoppiai a ridere
divertita.
<< Ok, basta! Torniamo a girare >> ci
rimproverò
Kevin.
Quella che stavamo girando era l’ultima puntata che avrebbe
sancito la fine di quella stagione e l’inizio delle vacanze.
Stava finendo
quella mia strana ma emozionante avventura in The Vampire Diaries. La
scena che
stavamo per interpretare vedeva l’uccisione della mia povera
Ariel da parte di
Klaus. Aspettammo il via di Kevin che non tardò ad arrivare.
<< Che diavolo succede qui? >>
esclamò la voce
di Ian.
Joseph si allontanò dalle mie labbra, guardando alle mie
spalle. << Guarda, guarda il maggiore dei Salvatore.
Cerchi sempre di
interrompermi. Prima Elena, ora lei >> sorrise
sprezzante. “Oh, guarda!
Le fossette!” pensai ma subito dovetti tornare in me. Joseph
mi fece girare,
stringendomi a lui con un braccio sulla mia vita.
<< Lasciala. Andare. Ora! >> disse Ian a
denti
stretti.
Sentii una mano di Jos accarezzarmi la schiena e fermarsi in
mezzo ad essa, l’altra, invece, si chiuse sul mio mento,
voltandomi il viso
verso di lui.
<< Salvatore, di addio alla ragazza –
strusciò il naso
contro la mia guancia – Saresti stata un’ottima
vampira >> sussurrò al
mio orecchio. Ci fu un ennesimo stop da parte di Kevin. Venni
sostituita da un
fantoccio in quanto dovevamo fingere che il braccio di Klaus trafisse
il corpo
di Ariel. Mentre i ragazzi giravano la scena e sistemavano le
inquadrature, le
truccatrici e le costumiste fecero il loro dovere, passandomi una
maglia
intrisa di sangue. Tornai nuovamente sul set non appena la scena venne
girata e
ripresi il mio posto accanto a Joseph. Finsi di respirare
affannosamente mentre
guardai verso lo “squarcio”.
<< Ariel! >> esclamò sconvolto
Ian.
<< Non dannarti l’anima nel darle il tuo
sangue, non
la salverà. Nessuno potrà salvarla
>> sorrise Joseph lasciandomi cadere
per terra. Ian corse verso di me, prendendomi poi tra le braccia.
<< Ve
lo avevo detto: l’amore è la più grande
debolezza per un vampiro >> e
così uscì di scena.
Ian iniziò ad accarezzarmi i capelli ed il viso.
<<
Non so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano, ma tu hai riportato
completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che
credevo perduta.
Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita
>>. La voce di Ian si
incrinò. << Nonostante il male che ti ho
causato non hai mai smesso di
voler bene, di amare questo stupido vampiro. – fece un lungo
respiro - Ti amo,
Ariel. Ti amo e... Ti prego torna da me >>
Abbozzai un sorriso. << Non perdere la tua
umanità perché sai di essere
un vampiro, un uomo migliore. Proprio in punto di morte dovevi dirmi di
amarmi?
>> cercai di essere leggermente divertita.
<< Mi.. Mi dispiace così tanto
>> disse lui.
Con quella poca forza che secondo il copione avrei dovuto
avere, portai una mano sulla guancia di Ian. Scossi il capo senza
smettere di
sorridere. << Ti amo e non potevo chiedere di meglio
>>. Lo guardai
ancora per pochi secondi prima di fingere la mia morte.
<< E.. Stop! >> urlò Kevin
<< Perfetta!
>>
<< Non so voi ma abbiamo appena concluso anche questa
stagione. Mi complimento con tutti voi! >> disse una
Julie emozionata e
tutti applaudimmo. << Ragazzi ci vediamo domani a party
della The Cw!
>>
La Convention era stata
organizzata dalla The Cw e
interessava non solo The Vampire Diarie, ma tutti i telefilm trasmessi
su di
esso. Erano varie sessioni con almeno due cast al giorno. Noi fummo
uniti al
cast di The Secret Circle: il pomeriggio loro, la sera noi.
Eravamo io, Ian, Paul, Torrey e Nina all’interno della
limousine che ci stava portando verso l’evento. Ero un
tantino nervosa e sperai
di non fare brutte figure.
<< E’ la prima convention che fai, vero?
>> mi
chiese Paul.
<< Si e sono un fascio di nervi >> risposi
cercando di essere calma.
<< Si sente >> disse Ian mentre mi
massaggiava
il collo. << Dovresti essere più rilassata
>>
<< Ian ha ragione – aggiunse Nina –
E’ solo il momento
poi, una volta entrata, ti sentirai tranquilla come non mai
>>
<< Voi lo dire per abitudine. Io non mi
rilasserò
tanto facilmente >> borbottai.
Torrey ridacchiò. << Tranquilla. Anche la mia
prima
volta che ho percorso il red carpet ero nervosissima. Ho rischiato di
rimanere
anche nell’auto per quanto era tesa. Poi, però, mi
sono fatta forza e coraggio,
sono scesa e ho percorse il tappeto rosso. Ogni preoccupazione, ogni
paura era
sparita >>
Sospirai. << Speriamo che sia come dici tu, Torrey
>> dissi stringendo la mano di Ian.
<< Ragazzi, siamo arrivati. Aspettiamo che arrivi
anche l’altre auto e potete uscire >>. Dovevano
arrivare infatti le auto
che portavano Candice, Michael, Joseph e Katherina ma anche Kevin,
Julie. <<
Arrivate >>
Lo sportello fu aperto da Paul. Fu lui il primo ad uscire
insieme a Torrey, poi Nina, Ian ed infine io. Un’immensa
folla circondava l’edificio.
Fotografi e giornalisti da tutte le parti. Se fino a quel momento ero
stata
bene, ora credevo che le nausee stessero per ritornare prepotentemente.
Rimasi ferma sul mio posto fino a quando un braccio non mi
cinse la vita.
<< Va tutto bene >> mi sussurrò
all’orecchio
Ian. Lo guardai sospirando. Presi coraggio ed iniziai a camminare.
Subito i
flash iniziarono. No, non ero abituata a tutto ciò.
<< Ian di qua >>
<< Ian di là >> dissero le voci
delle ragazze e
dei fotografi che richiamavano la sua attenzione per fare le foto.
Non seppi mai come facemmo a
raggiungere gli altri ragazzi
ai piedi del tappeto rosso.
<< Ragazzi, sapete come funziona >>
Feci vagare il mio sguardo tra i presenti impaurita.
<< Io non lo so >> esclamai con tono
leggermente più acuto.
<< Andrea, è molto semplice. Non appena uno di
noi sta
per andare verso il terzo stop, parte l’altro. Ma tanto per
qualunque cosa ci
siamo noi >>
Passarono, così, i vari ragazzi. Sembravano così
a loro agio
su quel tappeto. Quanto avrei voluto esserlo anche io.
<< Ian, il prossimo sei tu >>
avvertì una voce.
Ian annuì ed io di scatto gli arpionai il braccio.
<< Non mi lasciare da sola! >> dissi presa
dalla
paura.
<< Andrea.. >>
<< Ti prego! >> mi sentivo nel pallone.
Rischiavo di farmi venire un infarto a solo ventuno anni.
<< Ian vai >> ancora una volta, una voce ci
avvertì. Guardai Ian con fare implorante. Lui
guardò alle sue spalle e poi me.
Le sue mani si chiusero sul mio viso e le sue labbra catturarono le
mie. Come
sempre, le sue labbra avevano un effetto calmante. <<
Ian! >>
Si staccò da me. << Sono davanti a te
>> mi
baciò la fronte e iniziò a percorrere il tappeto
rosso.
Iniziai a distruggermi le dita per via dell’ansia. Mi
guardai intorno e in quel momento tutte le attenzioni erano per Ian.
<<
Andrea, preparati. La prossima sei tu >>. Presi lunghi
respiri. “Ce la
posso fare” continuai a ripetermi nella testa. Si, io ce la
potevo fare.
<< Andrea, puoi andare >>. Mossi un primo
passo sul tappeto. “Ok,
fuori uno. Altri sei metri di tappeto”. Camminai fino al
primo stop e mi fermai
voltandomi verso la folla ed i vari fotografi. Cercai di mostrarmi
tranquilla,
serena e sorridente. Tuttavia mi sentii molto impacciata. Mi fecero
segno di
riprendere a camminare e così feci. Più
camminavo, più iniziavo a sentirmi
rilassata e ciò si vide quando, giunta al terzo stop, feci
il gesto di mandare
un bacio. Guardai di sfuggita Ian e lo vidi ridere guardandomi. Gli
feci una
linguaccia.
Finalmente il tappeto finì, facendomi tornare dai ragazzi.
<< Visto? Ce l’hai fatta! >> mi
disse Ian cingendomi le spalle con
un braccio. Lo guardai seria prima di rilassarmi contro il suo corpo.
L’ostacolo tappeto rosso era appena stato sconfitto, ora
bisognava affrontare
altri nemici ancora più insidiosi: le domande dei fans!
Tutti insieme aspettavamo che
il presentatore desse il via
alle presentazioni. Dopo qualche secondo iniziarono a chiamare.
<< Signori e signori, in questa fresca sera di Maggio,
io darei un caloroso benvenuto al Cast di The Vampire Diaries!
>>.
Venimmo chiamati uno per uno. Io mi accomodai tra Joseph e Ian. Una
volta in
cui tutti ci fummo accomodati, il presentatore diede il via alle
domande.
Subito le prima domande furono tutte per Ian, Paul e Nina. Alcune
vennero poste
anche agli altri mentre io continuavo a sperare di non dover rispondere
neanche
ad una.
<< Vorrei fare una domanda generale ed una domanda ad
Ian. E’ mai capitato di andare oltre durante le riprese di
qualche scena
bollente? >>
<< Andati oltre nel senso che mentre giravamo,
facevamo anche qualcosa o nel senso che siamo mai andati oltre in
seguito ad
una di queste riprese? >> chiese un Ian divertito.
<< Va be, Ian, in che senso non serve comunque no,
cioè per quanto mi riguarda non sono mai andato oltre
– rispose Paul – poi se
qualcuno è andato oltre, ben per loro >>
completò malizioso. Anche gli
altri si associarono alla risposta di Paul.
<< Io e Nina, durante la prima serie, non abbiamo
sentito lo stop e abbiam continuato a baciarci >> rispose
Ian. Io, invece,
rimasi in silenzio, uno, perché dopo una scena bollente con
Ian, eravamo soliti
sparire a placare gli istinti, due, perché era successo che
mentre giravamo,
scappasse qualcos’altro. Ecco spiegato il tono divertito di
Ian.
<< Il momento più imbarazzante?
>>
Il primo a rispondere fu Paul. << Joseph ed io
giravamo una scena di quelle sanguinarie per cui eravamo tutti e due
intrisi di
“sangue”. Avevo la bocca piena di liquido rosso
pronto a farne colare un po’
dalla bocca, quando me ne va di traverso un po’ e per non
strozzarmi l’ho sputato
via >>
<< Peccato che me lo abbia sputato addosso
>>
completò Joseph scatenando le risate generali.
<< Amico, me ne vergogno ancora >>
Il momento imbarazzante di Nina fu una caduta sul set.
Rimase con il tacco incastrato. Joseph, invece, si squarciò
i pantaloni di
scena. Toccò ad Ian rispondere.
Ridacchiò. << Il momento più
imbarazzante non è più il
restare nudi per intere giornate a girare. Ora, invece, detto
francamente è
quello di eccitarsi durante una scena un po’ spinta
>>.
Quasi mi strozzai al ricordo di quella scena. Ora toccava a
me. << Avete presente il momento imbarazzante di Ian?
Bene, avete anche
il mio >>
<< Stavo girando con lei >> aggiunse Ian
prima
di beccarsi una mia gomitata e un coro di ‘Ooh!’ e
di risatine si propagò nella
sala.
<< La domanda per Ian invece era se tra lui e Damon ci
fosse qualche legame >>
Ian ci pensò un po’. << Togliendo la
parte da spietato
vampiro succhia sangue, Damon ed io siamo uguali. Lottiamo per avere
ciò che
vogliamo e non ci importa di andare contro tutti e tutti. Il fatto che
Damon
sia un vampiro, non toglie il fatto che è pur sempre un uomo
con dei
sentimenti. Preferirebbe soffrire lui al posto della donna che ama
>>
completò abbozzando un sorriso e guardandomi con la coda
dell’occhio e subito
le mie guance arrossirono. Mi voltai verso Joseph intento a sorridere e
gli
mimai un ‘odio quando fa così’,
sorridendo.
<< Io avrei una domanda per Andrea. Com'è
stare con
Ian Somerhalder? E' così stupendo come se lo immaginano le
fan oppure c’è
dell’altro? >>
Sbuffai. << Ian è una noia >>
dissi iniziando a
ridere. << No, scherzo. Ian è.. – il
mio sorriso divenne ancora più
grande – non ci sono parole per descriverlo. Basta che
sappiate che mi ripeto
sempre che se voi fans lo conosceste come lo conosciamo noi, beh, ve ne
innamorereste ancora di più >>
Un’altra ragazza si alzò in piedi.
<< La mia domanda è
per Ian. Durante il tuo presunto o tale fidanzamento con Nina, il
gossip
parlava di una proposta di matrimonio. E’ vera o meno? E ora
che stai con
Andrea, le chiederai di sposarti? >>
Spalancai gli occhi e la bocca sentendo quelle parole mentre
Ian rise. << Ti ho chiesto di sposarmi? –
chiese voltandosi verso Nina
che, ridendo, scosse il capo – No, non le ho chiesto di
sposarmi. Per quanto
riguarda sposarmi, dovreste chiederlo ad Andrea. E’ lei che
ha preso un bouquet
ad un matrimonio! >>
Lo guardai scioccata. Si, Ian sapeva essere un grande
stronzo quando ci si metteva di impegno. Mi schiarii la voce.
<< Secondo
voi mi dovrei sposare con lui? – chiesi alla folla che subito
rispose con un si
e alcune urlarono che se non lo volevo io, se lo sarebbero prese loro
–
Comunque, bisogna vedere come.. come procederà la nostra
relazione >>
<< Quale è il tuo punto di vista sul
matrimonio?
>>
Ecco la domanda che volevo evitare. “Mannaggia ad Ian e al
suo scarica barile!”. << Ora verrò
linciata ma.. il matrimonio non è
nelle mie priorità. Non credo molto nel matrimonio sono
più per la convivenza
ma ciò non toglie che potrei cambiare idea. Solo che..
– storsi il naso – tra
matrimonio e convivenza non ci vedo molta differenza. >>
Vidi alcune
espressioni perplesse sul viso delle ragazze ma anche su quello di Ian.
<< Sono un tipo abbastanza complicato, lo so
>>
<< Ragazzi ancora un’altra domanda. I nostri
ragazzi
devono andare >>
<< Io volevo chiedere ad Andrea cosa deciderà
di fare
dopo The Vampire Diaries? Diventerà un'attrice
professionista o semplicemente
ritornerà alla vita di tutti i giorni come una ragazza
‘normale’? >>
<< Come dissi qualche mese fa, la mia esperienza qui a
The Vampire Diaries è stata casuale. Per intraprendere la
carriera avrei dovuto
studiare molto tempo fa. Ho ventuno anni, sono in ritardo
>>
Con la mia ultima domanda venne chiusa la conferenza dando
così inizio al party.
Sentendo un caldo assurdo,
uscii fuori a prendere una bella
boccata d’aria quando venni raggiunta da Ian.
<< Ehi >> disse avvicinandosi a me.
<< Ehi >>
<< Così non vuoi sposarti >>
esordì.
<< Ian, ho detto che non è nelle mie
priorità e che
non mi piace, non che non mi sposerò >>
<< Quindi se io ora ti chiedessi di sposarmi,
rifiuteresti? >>
Lo guardai perplessa. << Ian, che domande fai?
>>
<< Rispondi. Se io ora mi mettessi in ginocchio con un
anello in mano, come mi diresti? >>
Aprii e chiusi la bocca. << Non lo so cosa ti direi e
poi che ne so! Di certo non vai in giro con un anello in tasca
aspettando
proprio oggi per chiedermelo >>
<< Sicura? >>
Mi si mozzò il respiro. << Ian, no!
Cioè, no.. Non
puoi uscirtene con queste cose >> dissi facendomi
cogliere dal panico e
dalla paura, soprattutto quando Ian portò una mano
all’interno della giacca,
come se stesse cercando qualcosa. Sudavo a freddo continuando a
scuotere la
testa e sussurrare dei no.
<< Ragazzi cosa ci fate qui? >> .
Sopragiunse
Nina.
Non guardai Nina troppo presa nel seguire i movimenti di
Ian. E finalmente tolse la mano dalla tasca interno estraendo.. il
telefono? Mi
rilassai vistosamente. << Ero venuto a cercare Andrea, ma
ora rientro
>> e così Ian ci lasciò sole.
Nina corrugò la fronte. << E’
successo qualcosa?
>>
<< Lui.. io.. matrimonio.. >>
<< Andrea calmati! – portò le mani
sulle mie spalle –
Ricomincia però con calma >>
Sospirai. << Ian è venuto fuori e ha iniziato
a
parlare di matrimonio. Mi ha chiesto cosa gli avrei risposto. Gli ho
detto che
non lo sapevo e che non poteva uscirsene
con ciò. Ha continuato dicendomi cosa gli avrei
risposto se mi avesse
chiesto ora di sposarlo. Sono andata nel pallone e poi sei arrivata tu
>>
<< Non vuoi sposare Ian? >>
<< Non è che non voglio, è che non
sono pronta. Nina,
Dio, non mi piace il matrimonio. Ho visto coppie essere felici fino a
quando
non si sono sposate. – scossi il capo – Non potrei
farcela >>
<< Andrea sono paure comuni. Chiunque avrebbe paura di
un matrimonio.. >>
<< No, Nina, non capisci >>. La sua fronte
si
corrugò, così decisi di mostrarle il
perché. Aprii dalla borsa cacciando un
libretto e glielo passai.
<< Andrea cosa è ? – chiese poco
prima di aprirlo e
non appena lo fece, rimase sconvolta. Alzò lo sguardo
incrociando i miei occhi –
Dimmi che non sono quelli che sembrano >>
<< Ora capisci perché non posso?
>>
<< Andrea.. >>
<< Prometti che non gli dirai nulla. Nina,
promettimelo! >> la supplicai.
Lei sospirò rassegnata. << Lo farò
>> mi ripassò
il libretto e l’abbracciai.
<< Grazie >>
<< Non dovresti ringraziarmi >>
<< Lo so >>
Spazio Autrice ( per modo di
dire )
Buongiorno e Buon fine settimana! Alloooora.. Sono di fretta, sai che
novità.. La nuova puntata mi aspetta e anche lo studio -.-""
Cooomunque.. Allora.. Piaciuto l'inizio? xD Mi mancava scrivere questi
intro così facilmente equivocabili *risata malefica* fatto
sta che Josephuccio mio ha approfittato per mette la lingua in bocca ad
Andrea ù.ù Cooomunque.. Ricordate la scena
recitata? E' stata la primissima provata da Andrea ed Ian poco dopo
essersi conosciuti :) qui c'è un mega spoilerono per la
storia su TVD che teoricamente starei scrivendo.. Anyway.. Ricordate
perchè vi chiesi di scrivere possibili domande? Ecco, qui
c'è la spiegazione.. Mi servivano per questo "evento"..
Spero di non avervi annoiate!!
Scena finale ricca di "Perchè".. Secondo voi Ian l'anello ce
lo aveva davvero in tasca? E Nina cosa avrà visto di
così sconvolgente? Mistero ù.ù
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, che mettono
tra le preferite/seguite/da ricordare. e chi mi ha tra gli autori! *_*
A Lunedì! :* -altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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Capitolo 37 *** Capitolo o36 ***
36
Video
Trailer
Capitolo
36
L’orologio sul
telefono segnava le 2 di notte. Ero seduta su
una piccola sdraio posta fuori dal set, in mezzo ad uno spiazzo in cui
si
poteva vedere il cielo. Ed era proprio quello che stavo facendo.
Comodamente
allungata, guardai le stelle sopra di me, immersa nei miei pensieri.
Era
Maggio, ormai. Anche questa stagione di The Vampire Diaries stava
volgendo al
termine. L’estate stava tornando. Mi rattristai. Stava per
finire tutto.
<< Anche a me piace stare ore ed ore a guardare il
cielo stellato. Specialmente se ho molto da pensare >>
esclamò una voce
facendomi sobbalzare per lo spavento.
Voltai il capo verso la voce. << Klaus >>
mormorai sorridendo.
<< Per favore, chiamami Joseph >> disse con
tono
alla Klaus facendoci poi ridere. << Scusa, non volevo
spaventarti
>>
Scossi il capo, sorridendogli. << Che fai qui?
>>
<< La stessa cosa che fai anche tu >>
rispose.
<< Posso sedermi? >>.
<< Si, certo >> gli risposi tornando a
guardare
il cielo. Ci fu un lungo silenzio. << Maggio
>> mormorai,
sospirando.
<< Già, è volato questo anno
>>. Annuii. Era
vero. I mesi trascorsi erano stati uno più bello
dell’altro. Ognuno
caratterizzato da un qualcosa. I rapporti con gli altri era cresciuto
di giorno
in giorno. Non ce l’avrei mai potuta fare senza di loro.
<< Andrea
>> mi richiamò Joseph. Voltai il capo verso di
lui. << Sei molto
pensierosa. E’ successo qualcosa? >>.
Scrollai le spalle sorridendo amaramente. Riportai lo
sguardo al cielo. << Vado via >>
<< Ho detto qualcosa di sbagliato? >>
chiese
confuso.
Ridacchiai. << Non in quel senso. – voltai il
capo verso
Joseph. Presi un lungo respiro – Torno in Italia
>>.
Vidi il suo viso riempirsi di stupore. << Quando?
>>
<< Mese prossimo >>
<< Scherzi? Non puoi dirmi una cosa del genere!
Cioè..
Lo sanno gli altri? Ed Ian, lo sa? >>
<< Non scherzo, Jos. Sono serissima purtroppo
>>
dissi abbassando lo sguardo. << Ian e gli altri non lo
sanno. Solo Nina
lo sa >>
<< Ian ha il diritto di saperlo, Andrea. E’ il
tuo
ragazzo, lui.. – mi guardò intensamente
– ha tutto il diritto di saperlo. Stai
per lasciarlo, come credi si sentirà scoprendo che era
all’oscuro di tutto?
Credi che non se la prenderà con Nina per non averglielo
detto o per non averti
fermata? >>
<< Non riesco a dirglielo. Se.. Se glielo dicessi lui
non mi lascerebbe tornare. Verrebbe con me – alzai lo sguardo
sentendo alcune
lacrime scorrere sulle guance – Lo dice sempre che se mai
fossi tornata in
Italia, lui mi avrebbe seguita. Non mi avrebbe lasciata sola
>> scossi il
capo.
<< Andrea.. >>
<< Non gli ho detto ancora Ti amo, Joseph. – lo
guardo
ormai piangendo – E non gliel’ho ancora detto
perché una volta detto, andarmene
sarebbe stato ancora più doloroso. Non gliel’ho
ancora detto perché quando
glielo stavo per dire è successo il casino con Megan!
>>
<< Tu lo ami? >>
<< Follemente >>
<< Proprio perché lo ami, deve saperlo
>> mi
abbracciò.
<< Non voglio che molli tutto per me. Questo è
il suo
mondo, la sua vita.. Sono stata io a.. a intromettermi in tutto
ciò. Non voglio
che mi segua e che un giorno dica che è stato il suo
più grosso sbaglio
>>. Ormai non riuscivo più a controllare i
singhiozzi.
<< Lui ti ama e ci tiene a te per cui, fidati, non
potrà mai dire una cosa del genere >> mi disse
lui premuroso. <<
Che strano.. qualche settimana fa giravamo la scena di me che ti
uccidevo ed
ora, guardaci! Se mi vedessero non sarei più credibile nei
panni di Klaus >>.
Ridacchiai staccandomi da lui. << Mi scusi, Lord
Niklaus >> feci un cenno di scuse.
<< Klaus basta >> sorrise.
<< Sai, amo il tuo accento inglese. Mi è
sempre
piaciuto >> sorrisi.
<< Davvero? >>
Annuii convintissima e lui sorrise. << Amo anche
queste fossette – passai il polpastrello
dell’indice su di esse - Se non fosse
stato per Ian, probabilmente ci avrei provato con te >>.
<< Mannaggia >> finse del rammarico
facendomi
ridere.
Sospirai. << Grazie Jos >>
<< Di nulla >> sorrise alzandosi.
<< Credo
di dover andare. Ci vediamo prima che tu parta? >>.
Annuii. <<
Perfetto. Buonanotte Andrea >>
<< Notte anche a te >>. E Joseph si
allontanò.
Tornai a guardare le stelle. Non sarei riuscita a dirlo ad Ian. Gli
avevo
stravolto la vita con la mia presenza. “Alle volte i segreti
sono utili per
sopravvivere” pensai aprendo la borsa e prendo il libretto
mostrato giorni
prima a Nina. Lo aprii guardando il contenuto. Spostai il biglietto
dell’aereo,
trovando i risultati delle vecchie analisi. Sospirai richiudendo il
tutto. Si,
i segreti, sebbene questi fossero dolorosi, ci avrebbero consesso di
continuare
a vivere.
Qualche mattina dopo, approfittando dell’inizio delle
vacanze, mi recai nello studio di Julie.
<< Andrea accomodati >>
<< Ciao Grande Capo >> dissi sorridendo.
<< Italiana – rispose anche lei sorridendo
– Dimmi
pure, hai detto che volevi parlarmi >>
Abbassai per un attimo lo sguardo. << Si – mi
schiarii
la voce – Questa esperienza è stata la
più bella di tutta la mia vita oltre che
essere stata quella più strana e inimmaginabile. Siete
diventati una grande
famiglia per me in cui tu e Kevin siete le colonne portanti. Non
riuscirò mai a
ripagarvi per la fiducia che avete avuto in me >>
Julie mi guardò in silenzio prima di sospirare.
<<
Penso di aver capito cosa stai per dirmi e la mia risposta
è: sei sicura di
questo? >>
<< Julie.. >> iniziai ma venni bloccata.
<< Andrea parlerò molto chiaramente ed una
sola volta.
Hai deciso di partire, sei sicura di ciò? Una volta iniziato
non si torna
indietro e non mi riferisco allo Show, perché sai
perfettamente che se avessimo
bisogno di Ariel, dovresti tornare qui – annuii cosciente
– Ma sai che questa
tua decisione potrebbe aver ripercussioni non solo su di te, ma anche
su una
persona in particolare? >> “Ian”
<< Andrea tengo a tutti voi, ma
tengo allo Show. Non posso permettermi di perdere un personaggio
importante
come Ian e non ti nego che ho sempre avuto paura di questa relazione
proprio
per questo. Spero che Ian sia a conoscenza di tutto ciò ma
vedendo il suo
essere tranquillo deduco di no – mi irrigidii – e
lo deduco anche dal modo in
cui hai appena reagito. Lo dico ora e non lo dirò
più: se Ian ne risentirà,
giuro su Dio che verrò di persona a prenderti in Italia e ti
riporterò qui in
America a calci, sono stata chiara? >>
Annuii decisamente impaurita. << Devo prenotare
già il
biglietto per tornare >> dissi cercando di sdrammatizzare
ma non ebbe
effetto anzi, fu peggio. << Julie so i rischi che corro
ma non posso
rimanere qui. Ho i miei amici, la mia famiglia in Italia e –
mi torturai le
dita – la mia vita è lì >>
Julie si schiarì la voce. <<
D’accordo ma ti ripeto,
sei sicura, perché in caso contrario ti
obbligherò a restare qui? – annuii
convinta – Va bene >> si alzò in
piedi e feci la stessa cosa. << E’
stato bello lavorare con te >>
<< Anche per me. Sono contenta di avervi conosciuto
>> dissi prima di abbracciarla. << Salutami
Kevin >>
<< Sarà fatto >>
Le sorrisi un’ultima volta prima di uscire da quel
luogo che
non avrei più rivisto.
<< Nono.. Dai, dai! >> disse euforica
Candice mentre
sfidava Michael alla Wii.
Eravamo tutti riuniti a casa mia in quanto avevo deciso di
dare una cena per la fine delle riprese. Joseph e Nina la definirono
una sorta
di ‘ultima cena’ ma la ritenevo una definizione
esagerata. Forse non troppo
esagerata. Finii di portare le cose in tavola e potemmo sederci.
<< Finalmente assaggerò la cucina italiana
fatta da
una italiana >> esclamò Paul.
Risi. << Non potrai dimenticarti della mia cucina
>> dissi orgogliosa. La cucina italiana era una delle
cucine più buone
che avessi mai assaggiato ed anche Ian ne era rimasto colpito.
Paul prese una bella forchettata di quanto preparato e la
portò alla bocca. Rimase in silenzio qualche minuto mentre
masticava con fare
da perfetto degustatore e ciò non fece altro che farci
ridere. Quando ritenne
di aver masticato abbastanza, ingoiò. Altri minuti di
silenzio.
<< Paul ora ci facciamo vecchi >> proruppe
Nina.
Paul posò la forchetta nel piatto e mi guardò.
<<
Andrea – calò nuovamente il silenzio –
questa è la cosa più buona che io abbia
mai mangiato! >> esclamò tutto d’un
fiato quasi con occhi lucidi.
Risi di gusto. << La cucina italiana e in particolari,
le cucine regionali sono imbattibili >> dissi con fare
altezzoso prima di
prendermi una lieve spinta da Ian.
<< Ma zitta! >> disse facendo ridere tutti
quanti.
Li guardai e subito una morsa allo stomaco mi colpì. Come
avrei fatto senza di loro? Senza più vederli ogni giorno?
Ognuno di loro aveva
preso qualcosa di me ed Ian aveva preso la cosa più
importante, il mio cuore.
<< Andrea, stai bene? >> chiese una
preoccupata
Candice.
Corrugai la fronte. << C-Come? >>.
Tutti mi stavano guardando confusi e preoccupati,
specialmente Nina e Joseph. Ian, invece, era già accanto a
me. << Stai
bene? >> mi chiese ed io annuii. Lo vidi alzare la mano e
il suo dorso
passare sulla guancia. << Allora come mai questa lacrima?
>>
“Lacrima?” << Lacrima?
>> diedi voce ai miei
pensieri.
<< Stavamo ridendo e tu ci guardavi. Eri triste in
volto e poi è scesa la lacrima >> mi
spiegò Ian.
Chiusi un attimo gli occhi prima di scuotere gli occhi,
sorridendo. << Mi sono incantata a pensare. Niente di
preoccupante
>> dissi mostrando un mega sorriso.
La cena riprese a svolgersi tranquilla e serena ma ad ogni
risata, battuta o scherzo sentivo sempre di più il bisogno
di allontanarmi
prima di cedere, scoppiando il lacrime. “Maledetti
ormoni!”. Il mio telefono
prese a squillare per cui, mormorando uno
‘scusate’, mi diressi verso il
balcone. Aprii il telefono e lessi a chi appartenesse la chiamata.
Nina.
“Nina?” corrugai la fronte.
<< Consideralo un aiuto >>
esclamò lei
comparendo dalla porta finestra.
La guardai sospirando e mi appoggiai contro la ringhiera.
<< Grazie. Ero quasi sul punto di scoppiare
>>
<< Lo so e si vedeva. Durante tutta la cena non hai
fatto altro che essere strana. Ti estranei >>
Abbassai lo sguardo verso la punta delle scarpe. << Lo
so, me ne sto rendendo conto ma è più forte di
me! Vi guardo ridere e fare
tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora e penso a quanto sono stata
bene con
voi. Subito dopo, poi, penso che tra pochi giorni partirò
lasciando alle spalle
voi, tutto quello che p accaduto. Partirò lasciando a voi
qualcosa di me.
Partirò.. – mi bloccai sentendo le lacrime
bagnarmi le guance – partirò
lasciando Ian >>
Pochi secondi dopo sentii le braccia di Nina cingermi il
corpo, stringendomi a sé. << Sei ancora in
tempo a cambiare idea >>
mi sussurrò ad un orecchio.
<< Non posso. – mi staccai da lei –
Era una vacanza
questa, ricordi? Ecco il brutto delle vacanze: prima o poi finiscono e
questa è
giunta al termine >>
Nina mi guardò asciugandomi le lacrime. <<
Rientriamo
o credo che verrà Ian a cercarsi >> mi sorrise
dolcemente.
Io annuii e prima di seguirla la bloccai. << Grazie e
scusa se ti ho messo in mezzo con questa storia >>. Lei
mi guardò
scuotendo il capo in chiaro segno di lasciar perdere.
<< Dio, sono stanchissimo. Mangiare così tanto
non mi
ha fatto bene >> mormorò Ian, lasciandosi
cadere sul letto. Portò un
braccio sotto la testa mentre l’altra mano si posò
sulla pancia, chiudendo gli
occhi.
Mi coricai accanto a lui. << Se mangi tanto poi metterai
la pancetta
>> dissi prendendo tra le dita un lembo di pelle.
Lui corrucciò le labbra prima di stendersi sopra di me. Mi
guardò negli occhi, serio. << Che
c’è che non va? E non dirmi niente
perché ti si legge negli occhi che qualcosa ti turba
>>
Nina aveva ragione. Il mio comportamento aveva acceso molte
spie di allarme. << Ian, sto bene e fidati, è
così >>
<< Ed il tuo strano comportamento? >>
<< Stanchezza. Da quando abbiamo finito le riprese non
ci siamo ancora fermati per più di cinque minuti. Un
po’ di sano riposo e tutto
passa >> sorrisi anche se sapevo che non sarebbe passato
nulla.
Lui annuì. << Ritornando alla questione pancia
– scese
a baciarmi il collo – io saprei come smaltire
>> concluse in tono
malizioso.
Risi mentre gli presi il viso tra le mani, obbligando le
nostre bocche a scontrarsi. Gli abiti furono subito tolti di mezzo. La
pelle
entrò in contatto, le mani si cercarono fino a intrecciarsi,
le bocche si
unirono ed i corpi trovarono l’incastro perfetto. Mi sentii
sua ancora una
volta e volevo ricordare quella sera. Volevo ricordare ogni singola
volta con
Ian. Tutti i dettagli, tutte le novità, i baci, le carezze,
i sospiri e le
espressioni. Tutto. Quella fu la serata più bella in
assoluto, la miglior sera
ma si sa, l’ultimo giorno di una vacanza è sempre
il più bello, il più speciale
fra tutti.
Spazio
Autrice
Buongiorno e buon inizio settimana! Siamo giunti al penultimo
capitolo.. e già, nessuna storia è infinita,
nemmeno la mia ç___ç Venerdì
sarà l'ultimo capitolo se non contiamo l'Epilogo che
verrà postato Lunedì. Che dolore al cuore.. Dopo
5 lunghi mesi questa storia sta giungendo al termine.. La sottoscritta
si impegna a non piangere..
Ma passiamo al capitolo.. Allora.. Cosa ha mostrato Andrea a Nina nello
scorso capitolo? I biglietti dell'aereo. E già, Andrea ha
deciso di partire, di lasciare l'America.. di lasciare Ian. Molte di
voi non saranno d'accordo con la decisione di Andrea di tacere con
questa storia con Ian.. a dire la verità non l'appoggio
neanche io ma.. non sono sicura di poter agire diversamente se dovesse
capitare anche a me.. A sapere della partenza di Andrea sono solo Nina
e Joseph.. Qualcuna di voi pensa che loro ad Ian glielo diranno? E
Julie? Julie, beh, ha detto la sua sulla relazione tra i due.. E si,
tutti i torti forse non li ha.. Ma va be...
Ringrazio tutte coloro che leggono, coloro che recensiscono, chi ha
messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e chi mi ha tra gli
autori! Grazie di cuore!
A Venerdì..
-altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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Capitolo 38 *** Capitolo o37 ***
37
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Capitolo
37
POV ANDREA
Mi
svegliai verso le 5 del mattino. Avevo preparato il
giorno prima, approfittando dell’assenza di Ian, le valigie.
Avevo lasciato
nell’armadio poche anzi, pochissime cose viste che il grosso
stava a casa mia.
Mi alzai e andai a lavarmi per poi vestirmi. Giugno era arrivato. Era
arrivato
veramente il giorno di partire e tornare in Italia? Era giunto il
giorno di
dire addio a tutto, a tutti? Ad Ian?
Ferma davanti allo specchio guardai l’immagine riflessa.
Piangere fu inevitabile. Dovevo essere forte. Ero stata sempre
consapevole del
mio possibile addio a tutto ciò ma ora, ora che dovevo andar
via, avevo paura.
Non sarei stata capace di farlo ma dovevo, specialmente adesso. Le cose erano cambiate,
tutto era cambiato a
partire da me. Sentivo dentro di me la morte nel cuore, sensazione
accresciuta
anche per via dei segreti che in quei giorni avevo accumulato.
Uscii dal bagno e sorrisi tra le lacrime davanti
all’immagine di Ian steso nel letto a dormire. Spostai lo
sguardo verso la scrivania,
trovando quello che stavo cercando. Carta e penna. Con
l’occorrente in mano
scesi al piano inferiore e mi andai a sedere in cucina. Guardai quel
foglio
bianco per minuti infiniti in cerca delle parole più giuste,
meno scontate da
usare.
Ehi
Som o meglio, ehi Amore,
Già Amore.. So che avresti voluto
sentirtelo dire sempre e non solo quelle poche, forse pochissime volte
in cui
ho usato questo nomignolo. Ora penserai: “Ma siamo sempre in
tempo per
incominciare!” ma fidati, non c’è
più questo tempo. Il nostro tempo si è
concluso.
Mentre starai leggendo questa lettera io
sarò già in volo. Ti prego non venire a
riprendermi.
Non voglio che tu lasci
tutto per me.
Non voglio io, Ian.
Non voglio ciò.
Non voglio che
tu mi segua.
E non prendertela con nessuno dei
ragazzi.. Non prendertela con Nina o con Joseph perché li ho
obbligati io, in
segno di amicizia, a tacere su tutto. Troverai qualcuna migliore di me,
capace
di esternare i propri sentimenti e capace di non avere segreti.
Qualcuna che
non sarò io, qualcuna che merita realmente di amarti come tu
meriti.
Ricordi al tuo compleanno cosa ti dissi?
Tutto di me ti appartiene e sarà sempre così. In
Italia torna un corpo vuoto
perché l’anima rimane qui in America.
Avrei voluto dirti tante cose in questi
mesi ma non l’ho fatto. Sei stata la persona più
splendida che io abbia
incontrato, la persona che ha saputo capire, accettare e comprendere le
mie
mille sfaccettature sapendole amare. Sei un uomo stupendo Ian per cui
non
perdere la testa per me, non dannarti l’anima per me. Non
fare nulla per me.
Non ti dirò “Non mi dimenticare perché
io non lo farò”, no, perché tu devi
dimenticarmi. Manda avanti la tua vita. Promettimelo.
So che queste parole non hanno senso,
non più, ma prima o poi sarebbero dovute venir fuori. Ti amo
nonostante il male
che so di starti causando. Sappi che rivolgo ogni mio pensiero a te
perché sei
costantemente vivo in me.
Ora credo che sarà il caso di alzarmi da questa sedia e
andare all’aeroporto.
Stammi bene, vivi la tua vita senza di me. Ama, sposati, creati una
famiglia ma
dimenticami.
Ti
Amo,
Andrea
Rilessi quanto scritto e
ritornai su. Mi avvicinai ad Ian e
gli accarezzai il viso delicatamente potendo, così,
memorizzare ogni
particolare del suo viso. Posai la lettera accanto a lui e mi diressi
verso la
porta. Presi la borsa e mi voltai un’ultima volta verso la
camera.
<< Goodbye my love >> sussurrai uscendo, il
taxi
sarebbe arrivato a momenti.
Raggiunsi il poco tempo l’aeroporto e mi accomodai nella sala
d’aspetto. Guardai e riguardai il telefono aspettando di
leggere il nome di Ian
sul display, di sentire la sua voce dirmi di non partire. Mi aspettavo,
altrimenti, di vederlo comparire di corsa dentro l’aeroporto
e bloccarmi contro
il muro, baciarmi fino a farmi perdere la memoria. Scossi il capo
sentendo una
lacrima solcare una guancia e subito la asciugai.
“I passeggeri del volo
CD747 Atlanta – Roma sono pregati di recarsi al Gate
5”
Mi alzai in piedi prendendo un
lungo respiro. Mi voltai
verso la porta e quando capii che nessuno sarebbe arrivato a fermarmi,
mi
diressi al Gate. “Goodbye”.
POV IAN
Mi svegliai per via del
telefono di casa che prese a suonare
senza sosta. Quando, però, andai per rispondere, smise di
suonare. Sbuffai
stropicciandomi gli occhi.
<< Andrea >> mormorai con voce impastata
dal
sonno e allungai il braccio verso la sua porzione di letto. Stranamente
la
trovai vuota anzi, trovai qualcosa. Una lettera. La presi e notai la
firma di
Andrea. Non era mai stata un tipo da lettere semplicemente
perché se aveva
qualcosa da dire, la diceva tranquillamente in faccia. Iniziai,
così, a leggere
la lettera come se nulla fosse ma più andavo avanti e
più quanto era scritto
diventava per me incomprensibile. Lessi e rilessi più volte
quella lettera.
Mi alzai di scatto dal letto e aprii l’armadio. Solo la mia
roba compariva mentre quella di Andrea era scomparsa. Entrai nel bagno,
corsi
al piano inferiore ma di Andrea o di una minima sua cosa neanche
l’ombra.
<< Andrea? Andrea dove diavolo sei? >>
urlai
facendo sopra e sotto per casa quando ricordai un particolare. Aveva
parlato di
Nina e di Joseph. Corsi in camera e presi in fretta e in furia il
telefono,
componendo il numero di Nina.
<< Ian, buongiorno >> disse la sua voce al
telefono.
<< Dove è? >>
<< Che? >>
<< Ho detto dove sta? >>
<< Ian.. Ma chi? >>
<< Non fingere con me Nina, dannazione! >>
sbottai leggermente nervoso.
<< Ian non sto fingendo e senza che ti scaldi tanto.
Dimmi che succede! >>
<< Dove cazzo è Andrea? Tu lo sai, sei sua
complice di
tutta questa stronzata insieme a Joseph! Dimmi dove cazzo sta?!
>> ormai
avevo perso la pazienza e mi dispiaceva prendermela con Nina ma in quel
momento
me la sarei presa anche con una mosca.
Il silenzio di Nina non fece altro che aumentare il mio
nervosismo. << Ian.. >>
Mi lasciai cadere sul letto sentendo il suo tono di voce.
<< Dimmi che non è vero, Nina. Ti prego dimmi
che non è andata via
>> dissi cercando di non far tremolare la voce.
<< Glielo avevo detto che doveva confessartelo ma ha
detto che non ce la faceva, che non aveva il coraggio. Mi ha fatto
giurare di
non dire nulla. Ian, mi dispiace così tanto >>
<< Sei mia amica prima di tutto, cazzo! Sei anche la
mia ex ragazza! Dovresti essere più legata a me! Dovevi
dirmelo, Nina! >>
le urlai contro sentendo alcune lacrime solcarmi le guance. Dio, non
piangevo
mai e non come in quel momento.
<< Ian so che mi stai odiando e hai tutti i motivi ma
non ho potuto dirtelo. Sai che ti ho detto sempre tutto, specialmente
su
Andrea. Ti ho detto cose che non potevo nemmeno dirtele ma questo..
– fece una pausa,
sospirando – questa volta non ho potuto >> mi
disse decisamente
dispiaciuta.
Strinsi i pugni con forza e chiusi la chiamata. Guardai lo
schermo del telefono e subito il numero di Andrea comparì
sul display. Uno..
Due.. Tre squilli.
“Siamo
spiacenti ma il
cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La
preghiamo di riprovare
più tardi”.
Chiusi anche questa chiamata e
lanciai il telefono nella
stanza. Vaffanculo il fatto che fosse un I-Phone, Andrea era
più importante di
qualunque altra cosa.
Mi lasciai cadere sul letto seduto e mi portai le mani tra i
capelli, stringendoli. Se ne era andata per sempre lasciandomi qui. Ero
cosciente del fatto che Andrea non sarebbe rimasta qui per sempre ma
credevo
che se avesse avuto una buona ragione, lo avrebbe fatto ed io.. io ce
lo avevo
un buon motivo. Allungai un braccio verso il comodino ed aprii il
cassetto.
Frugai al suo interno trovando quanto cercato. Una scatolina piccola di
velluto
azzurro. La sfiorai delicatamente prima di aprirla. Al suo interno,
custodito
come il più prezioso dei doni, c’era un anello.
Sebbene fosse stata una cosa
affrettata, avevo comprato quell’anello in Italia. Era un
anello semplice in
quanto ad Andrea le cose elaborate non piacevano. L’anello
terminava con un
diamante posto al centro di un piccolo cuore. Ero andato con Silvia il
giorno
dopo il matrimonio a prenderlo, approfittando del fatto che Andrea
dovesse
preparare la valigia. Silvia aveva promesso di non dire nulla
all’amica ma di
farle sapere quando glielo avrei dato. Quella che era legata
all’anello non era
una vera e propria proposta di matrimonio ma ci si avvicinava molto.
Avevo pur
sempre 33 anni anzi, quasi 34, era l’ora di mettere su
famiglia. Presi l’anello
e lo guardai. In quell’anello avevo riposto tutte le mie
fiducie ed ero pronto
a darglielo tra qualche giorno, ora, invece, non glielo avrei
più potuto dare.
Un moto di rabbia si impadronì di me. Riposta la
scatolina
nel cassetto, misi a soqquadro la stanza. Una volta finito, mi vestii
ed uscii
di casa. L’aria fresca mi avrebbe aiutato a sopportare
l’idea di non poter più
avere Andrea con me nella mia vita.
Mi recai in spiaggia. Risi di me stesso visto che tra tutti
i posti avevo scelto proprio quello in cui io ed Andrea ci eravamo
avvicinati.
Mi sedetti sulla riva e mi misi a guardare il mare.
<< Sei prevedibile >> Mi voltai incrociando
gli
occhi di Nina. Riportai gli occhi sulle onde che si infrangevano sul
bagnasciuga. << Non ti dirò di parlarmi ma se
vorrai sfogarti, io ci sono
e sempre ci sarò >>. La sentii sedersi al mio
fianco.
Abbozzai un sorriso anche se quel che ne venne fuori fu una
smorfia. << Da quanto lo sapevi? >>
<< Andrea me lo ha detto la sera del party
>>
Annuii e lei sospirò. <<
Ian, non
so cosa l’abbia spinta ad andarsene ma fidati, la causa non
sei tu. Ci teneva
troppo a te – mi posò una mano dietro la schiena,
accarezzandola – Avrà avuto
motivi più grandi di lei che non poteva dirci e dirti. Non
avercela con lei
>> disse posando il capo contro la mia spalla.
<< Pensi che tornerà mai? – la
sentii scuotere il capo
– Lo penso anche io >> dissi rammaricato.
<< Resterai, però, sempre nella sua vita come
lei
resterà sempre nella tua. Vi rincontrerete, fidati, in un
modo o nell’altro ma
lo farete >> disse Nina alzando il capo e sorridendomi.
Risposi al suo sorriso e le scompigliai i capelli. Chissà se
il nostro destino si sarebbe mai rincontrato o se eravamo destinati a
non stare
insieme. Era presto, troppo presto per saperlo ma nella vita non si
poteva mai
dire ma ed io non volevo dirlo.
Spazio Autrice ( per modo
di dire )
Buongiorno ç_____ç Siamo giuste così
all'ultimo capitolo di questa storia che ci ha tenuto compagnia per
tutto questo tempo! Ma ok, i ringraziamenti li farò
Lunedì perchè altrimenti mi metto a piangere
ç_________ç Ah, ma non temete.. Ci sono 3 missing
moments pronti pronti.. Per cui da Lunedì occhio alla
Raccolta di Missing linkata sotto ù.ù
*cof cof* Allora.. Andrea se ne va dall'America, probabilmente per
sempre. E no, non ha informato Ian. Ha fatto tutto segretamente e alla
fine gli ha lasciato una lettera.. Non so in quante di voi saranno
d'accordo con il comportamento di Andrea ma per lei era la miglior
cosa... Senza contare che c'è il mistero Analisi.. che sia
dovuto anche a quello? Mistero.. Resta il fatto che forse neanche
Andrea è così sicura di volersene andare...
Passiamo al Pov Ian.. Credo che svegliarsi e trovare al posto della
propria donna una lettera, beh, non credo che sia una bella cosa..E si,
forse la sua reazione, ovvero il prendersela con Nina non è
così infondata.. La scena finale tra Nina ed Ian mi
è piaciuta tantissima.. Altra questione.. Anello.. Ian aveva un anello...
Piccola parentesi.. Chi segue la storia Far Away From You
di ArchiviandoSogni_ ( e se non lo fate, fatelo )
avrà notato somiglianze in due punti di questo capito con
l'ultimo capitolo pubblicato di quella storia.. Ci tengo a dire che ho
parlato con l'autrice, avvisandola di tale situazione, specificando
CATEGORICAMENTE che non vi è alcun plagio in quanto il mio
capitolo è stato scritto esattamente il 15/settembre mentre
il capitolo di Far Away è stato pubblicato il 6/ottobre..
per cui NON VI E' alcuno plagio... Questa piccola parentesi era
fondamentale per evitare spiacevoli inconvenienti
ù.ù
E dopo ciò, passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a coloro che
leggono silenziosamente, a coloro che hanno recensito, a chi ha messo
la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli
autori preferiti.. Vi ringrazio di cuore.. Ora però scappo!!
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Capitolo 39 *** Capitolo o38 - Epilogo - ***
38
Video
Trailer
Epilogo
Dicembre, 24 2012
Aprii gli occhi quando ormai il
giorno aveva lasciato il
posto alla notte. Mi stropicciai gli occhi sporgendomi, poi, verso il
comodino
per vedere che ore fossero. “18.27”. Mi portai
seduta e mi passai le mani prima
sul viso e poi tra i capelli. Scesi dal letto andando in bagno per
darmi una
svegliata completa e quando uscii, il mio sguardo andò a
finire sulla bacheca
di legno appesa al muro della mia camera. Era la bacheca che i ragazzi
mi
avevano regalato per il compleanno. Mi avvicinai e con le dita sfiorai
foto
dopo foto e quando raggiunsi quella con Ian, una stretta allo stomaco
mi prese.
Erano passati sei mesi dal mio ritorno in Italia e in quei mesi avevo
rifiutato
di collegarmi su Internet o sullo stesso Facebook, incapace di
sopportare la
vista delle foto di Ian. Come una scema, però, non potei
rinunciare a vedere
The Vampire Diaries. Ogni scena con Ian era una pugnalata al cuore che
mi
procurava sempre una serie infinita di pianti che preoccupavano anche
mia
madre. Veniva sempre a sedersi accanto a me e mi stringeva a
sé, mormorandomi
che andava tutto bene ed io, stanca, le rispondevo sempre male. So che
lo
faceva per me ma non riuscivo a stare meglio.
*Inizio
Flashback*
Ian era appena passato sullo schermo ed io ero scoppiata a piangere.
Mia madre,
come sempre nell’ultimo periodo, venne accanto a me e mi
cinse le spalle con un
braccio.
<< Tesoro,
calmati >> mi disse con tono dispiaciuto.
<< E come faccio
a calmarmi, eh? Come faccio, dimmelo! – i singhiozzi mi
squarciarono il petto –
Lui è dall’altra parte dell’oceano,
dovrei essere lì con lui >>
<< Allora perché
sei qui? >>
Smisi di respirare.
<< Non.. Non potevo restare >>
Mia mamma mi guardò
seria. << Te lo dissi, tesoro, che ero scettica ma tu..
>>
<< Volevo
sbatterci i denti contro e ora li ho sbattuti, sei contenta?
>>
<< Andrea, come
potrei essere contenta di vedere mia figlia soffrire per amore?!
>>
Mi portai le mani sul
viso lasciando alle lacrime scorrere lungo le guance. <<
Mamma – alzai lo
sguardo incrociando i suoi occhi – lo sai perché
sono tornata in Italia
>> le dissi ormai rassegnata.
Mi accarezzò la
schiena. << Lo so, tesoro. Lo so ma sai anche che non
condivido il fatto
che tu non abbia detto nulla ad Ian. Non se lo meritava
>> mi disse
bonariamente.
La guardai prima di
spostare lo sguardo verso la finestra. Chi ha inventato la frase
‘E vissero
felici e contenti’ meriterebbe di essere preso a calci nel
culo, violentemente.
*Fine Flashback*
Proprio la finestra in quel
momento stavo guardando.
Ritornai nel presente e mi diressi al piano inferiore. Scesi le scale
arrivando
in cucina. Mamma era intenta a preparare le varie stuzzicherie che
avremmo
mangiato quella sera.
Sentendo i miei passi, si voltò. << Buongiorno
dormigliona, ti sei svegliata >>
Le sorrisi. << Avevo bisogno di riposare. Non dormo
molto in questi giorni >> dissi sarcastica.
Lei ridacchiò. << Ci farai
l’abitudine, tranquilla
>>
<< Speriamo – sospirai – ma..
dov’è? >> chiesi
guardandomi intorno, sentendo la casa troppo silenziosa.
<< E’ con tuo padre a fare un giro
>>
<< A quest’ora? Gli verrà un
accidente! >> dissi
andando alla ricerca del telefono di casa per chiamare mio padre.
<< E’ coperto dalla testa ai piedi, Andrea!
>>.
<< Non mi interessa, a quest’ora si gela!
>>
dissi componendo il numero.
Stavo per dare l’avvio alla chiamata quando la porta
d’ingresso fu aperta e chiusa. << Io ed il
campione siamo tornati!
>>
Scattai verso il corridoio. << Papà, ma ti
pare l’ora
di portarlo fuori? >> chiesi stizzita andandogli incontro.
Lui mi guardò confuso. << Tu riposavi e lui si
stava
agitando >>
Scossi la testa rassegnata mentre mi piegavo verso il
passeggino. << Vieni qui, amore della mamma
>> sorrisi stringendo
al petto Dean. Mi sorrise contento, tendendo le manine verso il mio
viso.
<< Credo sia contento di rivederti >> disse
mamma.
<< Ti sono mancata amore? >> gli chiesi
mentre
gli baciavo le guance paffute. Perché avevo lasciato
l’America? Per lui. Le
analisi che feci avevano si detto che non era nulla di grave ma avevano
constatato che ero incinta, in quei giorni, di ben tre mesi. Ecco
spiegato il
perché dei miei continui malesseri. Avevo nascosto a tutti
questo particolare.
Dean aveva poco più di un mese. Era nato, infatti, ai primi
di novembre,
precisamente il 6, e alla nascita pesava tre chili per quarantaquattro
e
quattro centimetri. Aveva i capelli scuri e gli occhi di un tenue
verdino. Sul
collo spiccava una voglia di cioccolato. Perché avevo lo
strano presentimento
che avesse preso tutto dal padre e nulla da me? Ma era semplice da
capire: il
padre era decisamente bello e il figlio non poteva che essere come lui.
“Tale
padre, tale figlio”. Gli sfiorai il naso con il polpastrello
dell’indice poco
prima che iniziò ad agitarsi.
<< Credo cha abbia fame >>
<< Dici? – mi feci un rapido conto delle ore
dall’ultima poppata – Si, credo tu abbia ragione
>> presi Dean e salii in
camera e, una volta messa sul letto, gli diedi da mangiare. Guardandolo
mangiare mi venne in mente quando Nina venne a conoscenza di Dean.
*Inizio
Flashback*
Erano le 3 di notte
quando il telefono prese a squillare. << Ma che diavolo..
? >>.
Cercai il telefonino con la mano e risposi senza vedere chi fosse.
<<
Pronto? >>
<< Wow, quanto
sei contenta di sentirmi >>
Corrugai la fronte,
confusa. Parlava in inglese, era una voce femminile. <<
Ehm.. Nina?
>>
<< Ti sei già
scordata di me? Ma bene! >>
Mi passai la mano tra
i capelli. << Nina è notte fonda, sto dormendo
– sbuffai affondando il
viso nel cuscino – Come stai? >>
<< Bene, te?
Come è stato il tuo ritorno alla vita di tutti i giorni?
>>
<< Nina..
>> iniziai sospirando.
<< Ok, cambio
domanda. Come stai? >>
<< Da schifo. –
sospirai – Lui? >>
<< Da schifo.
Julie sclera con lui ogni 3x2. Non è concentrato, non
è lui, Andrea. Non è più
lui. Non sorride, sta sempre solo. Dell’Ian di qualche mese
fa non ne è rimasto
proprio nulla >> Abbassai lo sguardo sentendomi in colpa.
Lo sapevo che
in quel momento avevo tutto il cast contro per via di quella situazione
e me lo
meritavo. Ero pronta a farle un’altra domanda quando il
pianto acuto di Dean mi
precedette. Spalancai occhi e bocca in preda al panico.
<< Andrea chi è
che piange? >>
Mi alzai di scatto
andando verso la culla. << Nessuno >> dissi
in fretta.
<< Sembra un
bambino >>
<< Un bambino in
casa mia alle tre di notte che piange? Ma che idee ti vengono in mente!
>>. Cercai in ogni modo di far tranquillizzare Dean ma fu
tutto
completamente inutile. << Nina dammi qualche minuto
>> posai il
telefono sul cassettone e mi sporsi a prendere Dean. In un primo
momento si
agitò di più poi, però,
iniziò a calmarsi non appena iniziai a sussurrargli una
ninna nanna. Dopo qualche minuto si riaddormentò tra le mie
braccia. Tenendolo
stretto a me, recuperai il telefono. << Nina..
>>
<< Devi dirmi
per caso qualcosa? >> chiese serissima e molto arrabbiata.
<< Mettiti
comoda perché è un po’ lunga come cosa
>>
<< Ho tutto il
tempo che vuoi >>
*Fine Flashback*
<< Andrea! Silvia
è arrivata! >> la voce di mia
madre mi riportò al presente. Facendo molta attenzione,
presi Dean,
risistemandomi, e scesi al piano inferiore. Trovai Silvia seduta in
cucina che
parlottava con mia madre.
<< Voi due, avete finito di complottare non so cosa?
>>
Mia mamma roteò gli occhi tornando a cucinare mentre Silvia
si avvicino a Dean. << Ma ciao amore di zia!
>> mi strappò dalle
braccia Dean, iniziandolo a coccolare.
<< Silvia, per favore, non è un Cicciobello!
>>
<< Ma ci assomiglia. Vero tesoro mio che sei un
piccolo CiccioBello versione reale? >> disse con voce da
bambina. Sapevo
che le persone davanti agli animali e/o ai bambini si rincoglionivano
molto ma
non credevo così tanto. Mi ripresi subito però in
quanto parlavo di Silvia.
<< Perché invece di perdere tempo non prendete
i
piatti e andate a mettere la tavola? >>
<< Mamma ma se saranno le sette scarse >>
esclamai riprendendo Dean tra le braccia.
<< Ehm – fece Silvia – a dire il vero
sono quasi le
otto >>. La guardai scioccata. Quanto tempo ero stata ad
allattare Dean?
Dio, perdersi nei ricordi oltre a far male, come nel mio caso, faceva
perdere
la cognizione del tempo.
Silvia ed io ci spostammo in sala. Silvia si dedicò a
mettere i piatti in tavola mentre io badavo a Dean.
All’inizio non me ne ero
resa conto ma oltre a me e alla mia famiglia, dovevano esserci Silvia,
Chris e
le corrispettive famiglie, come sempre avevamo fatto. Corrugai la
fronte non
vedendo Christian.
<< Silvia, ma Chris? >> chiesi sfiorando il
capo
di Dean.
Silvia scrollò le spalle. << Stavo per uscire
per
andarlo a prendere quando mi ha scritto che aveva un contrattempo e che
ci
avrebbe raggiunti qui. Altro non so >>. Annuii lasciando
correre.
<< Un contrattempo? Strano. Chris non ha mai
contrattempi, è sempre troppo organizzato >>
mormorai scrollando le
spalle.
Verso le 21 ci raggiunsero le famiglie di Silvia e di
Christian e ancora una volta di Christian neanche l’ombra.
<< Antonella – mi rivolsi alla madre di Chris
– ma
Christian? >> chiesi anche a lei sperando di ottenere
più informazioni.
<< Tesoro, a dire il vero non lo so neanche io.
E’
uscito di corsa di casa verso le sette dicendo che aveva una questione
da
risolvere e che probabilmente avrebbe tardato di qualche minuto
>>
<< Oh, ok. Allora in caso ora lo chiamo >>.
Chiesi a mia madre di tenermi Dean e mi spostai un attimo lungo il
corridoio.
Composi il numero di Chris. Il telefono squillò a vuoto.
Riprovai altre tre
volte e tutte le volte nessuna risposta. “Se non risponde
neanche questa volta,
il telefono glielo faccia ingoiare!”. Sbuffando leggermente
innervosita provai
per l’ultima volta.
<< Pronto? >>
<< Dove cazzo sei? >>
<< Buongiorno finezza, eh? >>
<< Fai meno il simpaticone. Sono le nove e dieci, dove
diavolo sei? >>
<< Sto.. Sto arrivando >>
Socchiusi gli occhi percependo qualcosa che non andava.
<< Che stai nascondendo? >>
<< Io? Nulla! >> rispose svelto.
<< Christian Carpi parla altrimenti vengo a prenderti
a calci nel sedere da qui fino all’eternità!
>>
Lo sentii respirare un po’ affannato. << Senti,
invece
di rompermi perché non mi apri che fuori fa freddo?
>> e così dicendo
chiuse la chiamata.
Mi diressi alla porta d’ingresso, aprendola. <<
Ti
farei restare qui fuori al freddo al gelo >>
Lui ghignò. << Mi ami troppo per farlo
>>
Inarcai un sopracciglio divertita. << L’ultima
volta
che lo hai detto di sei ritrovato con 6 punti di sutura sul
sopracciglio
>>
Roteò gli occhi. << Fidati, se non mi ami ora,
mi
amerai più tardi – lo guardai confusa ma prima che
potessi chiedere spiegazioni
riprese a parlare – Ho famissima! >> e si
diresse in sala dove salutò i
presenti.
Io ero ancora confusa per quella sua uscita. “Se non mi ami
ora, mi amerai più tardi” Che diavolo voleva dire?
Cosa aveva combinato fino a
quel momento? Se c’erano persone di cui potevo avere paura,
quelle erano Silva
e Christian. Erano capaci di attuare qualsiasi piano, malefico e non.
Sospirando decisi di lasciar perdere e raggiunsi tutti in salone,
decisa a
godermi per quanto possibile questo Natale.
Sospirai posando la mano sulla pancia. Dio, non ricordavo
che il cenone di Natale avesse la capacità di mettermi K.O.
in così poco tempo.
Non avevo neanche finito di mangiare il secondo che già mi
sentivo scoppiare.
Eh già, la cucina di mamma non la batteva nessuno. Durante
tutta la cena avevo
lanciato sguardi in direzione di Christian cercando di comprendere
ciò che mi
era ancora celato. Lo avevo visto molte volte prendere il telefono e
rispondere
a qualche messaggio. In una di queste occasioni, però, il
suo telefono squillò
e si allontanò a rispondere. Al suo ritorno, alla domanda di
Silvia sul chi
fosse stato a chiamarlo rispose con una semplice scrollata del capo.
Si,qualcosa in Christian quel giorno non mi convinceva per niente.
<< Andrea, mi aiuti a portare i piatti? >>
chiese mia madre ed io annuii. Presi i piatti riportandoli in cucina e
li misi
sull’isola. Mi sciacquai le mani pronta a prendere la frutta
quando il
campanello suonò. << Tesoro, va ad aprire
mentre porto questo in sala >>
disse prendendo dalle mie mani il vassoio con la frutta.
Mi incamminai lungo il corridoio, giungendo alla porta che
aprii. I miei occhi si spalancarono, il cuore perse un battito non
appena vidi
chi avessi davanti. << I-Ian >> dissi in un
sussurro.
<< Ciao Andrea >> Dio come mi era mancata
la sua
voce.
Spostai lo sguardo da destra a sinistra incapace di tenerli
fissi su di lui. Mi sentivo in tremenda agitazione. Volevo stringerlo a
me,
tenerlo così stretto da sentire i corpi fondersi. Avrei
voluto baciarlo fino
allo svenimento ma non potevo. << Cosa.. Cosa ci fai qui?
>>
<< So che avevi detto di non seguirti e ho rispetto la
tua decisione fino a
quando ho potuto.
Tuttavia, dopo sei mesi, non c’è l’ho
più fatta. A dire la verità sono stati
Nina e gli altri a spedirmi qui in Italia >>
“Vuoi vedere che centra anche Chris in questa
faccenda?”
<< E come sapevi che questa era casa mia? >>
<< Ho avuto un piccolo aiuto – “Si,
Christian centra
in questa faccenda” – ma posso.. >>
disse gesticolando con le mani.
<< Oh, si certo – mi spostai da davanti alla
porta –
Prego, entra >> aspettai che lui entrasse e mi richiusi
la porta alle
spalle. Non riuscivo a credere che Ian fosse proprio qui davanti a me.
<<
Come.. come stai? >>
<< Mi sei mancata >> rispose invece lui.
<< Ian.. >> scossi il capo incapace di dire
qualcosa di sensato.
Si avvicinò a passi ampi a me e mi abbracciò di
slancio.
<< Mi sei mancata da fare schifo. Ho cercato di
dimenticarti, di mandare
avanti la mia vita ma non ci sono riuscito. Ogni cosa che facevo, ogni
decisione
che prendevo nella mia mente c’eri sempre e solo tu
>>
Misi in qualche modo le mani sul suo petto e, facendo un po’
di pressione, sciolsi l’abbraccio. << Ian, non
possiamo >>
<< Perché, Andrea? Perché?
– mi strinsi il viso tra le
mani, guardandomi con i suoi occhi azzurri –
Perché non possiamo? Mi ha
dimenticato, non mi ami più o non mi hai mai amato?
>> disse con voce
sofferente.
<< Che diamine dici! Certo che ti ho amato –
posai le
mani sulle sue – ma ciò non vuol dire che tra noi
possa continuare >>
tolsi le sue mani dalle mie guance. << Troppe bugie, Ian,
troppi misteri
da entrambe le parti e non riesco a continuare una storia del genere
>>
<< Bugie, misteri? >>
Sospirai guardando verso la porta della sala. << Ian,
perdonami, ma in questo momento sono impegnata e non posso darti retta
– quelle
parole mi uscirono colme di sofferenza – Per favore va via,
dimenticami
>>
<< La finiamo qui così? >>
chiese lui incredulo,
deluso.
<< Si, Ian. La finiamo qui anzi, è finita dal
giorno
in cui sono tornata qui in Italia >> risposi seria
cercando di non far
trapelare nessuna emozione.
Lui annuii e si diresse verso la porta, si girò verso di me.
<< D’accordo – mi baciò la
fronte – Stammi bene Andrea >>
Strinsi in una mano la porta. << Stammi bene anche tu
>>. Aspettai che si voltò e feci per chiudere.
<< Andrea, c’è Dean che vuole la sua
mamma >>
disse Silvia comparendo nel corridoio con mio figlio tra le braccia.
Voltai di
scatto il viso verso Silvia guardandola incredula. Non poteva non aver
sentito
che stavo parlando con Ian, non poteva non essersene resa conto e lei
che faceva?
Compariva all’improvviso con Dean e, guarda caso, parlava in
inglese.
<< Silvia! >> esclamai facendo per chiudere
immediatamente la porta ma non avevo fatto i conti con Ian che, sentito
l’esclamazione
di Silvia, si era girato ed era tornato indietro.
Bloccò, infatti, la porta e facendo forza la
riaprì.
<< Dean? Mamma? >> chiese guardandomi
confuso ma al tempo stesso
serio.
<< Ian non centri nulla con questa storia. Va via!
>> gli dissi scontrosa.
<< Non centro nulla? Hai un figlio! Abbi almeno la
decenza di dirmi la verità sul perché non vuoi
che tu ed io torniamo insieme
invece di dire puttanate! >> esclamò
arrabbiato.
Dean, intanto, iniziò a piangere e Silvia non riusciva a
calmarlo. << Dovreste vergognarvi! Discutere davanti ad
un bambino così
piccolo – esclamò mia madre comparendo nel
corridoio – Non si comportano così
due genitori davanti al proprio figlio >>
Ian guardò prima mia madre, poi me, poi Dean e ancora una
volta me. << Proprio figlio? >>
<< Grazie Silvia e grazie mamma >> dissi
sarcastica maledicendole mentalmente.
<< Non ho mai approvato la tua decisione, Andrea. Ora
è il momento di dirgli la verità >>
<< Verità? – chiese Ian –
Che verità Andrea? >>.
Non gli risposi. << Andrea che verità?
>>
<< Dean è tuo figlio >> a
parlare fu Christian.
<< Avete finito a immischiarvi in questioni che non vi
riguardano? >> sbottai questa volta innervosita.
Raggiunsi mia madre in
brevissimo tempo e presi dalle sue braccia Dean, stringendolo a me.
Subito
entrambi ci calmammo. Sentii sussurrare mia madre a Chris e a Silvia di
tornare
di là, lasciandoci soli. Percepii, infatti, la porta
chiudersi. Guardai Dean
che mi sorrise.
<< Andrea >> Ian ruppe il silenzio in cui
eravamo rinchiusi.
<< Che vuoi sapere e facciamo prima >>
dissi
brusca.
<< Il bambino.. >>
<< Si chiama Dean e si, è tuo figlio. E se
proprio lo
vuoi sapere ha poco più di un mese >>
<< Questo spiega i tuoi continui malesseri
>>
“Capitan Ovvio” << Da quando sapevi
di essere incinta? >>
<< Da aprile >>
<< E non mi hai mai detto nulla. Perché?
>>
<< Non è più importante
>>
Una sua mano si chiuse sulla mia spalla facendomi girare
verso di lui. Continuai, però, a non guardarlo negli occhi.
<< Per me,
tutto quello che riguarda te e ora – abbassò lo
sguardo verso Dean,
sfiorandogli i capelli – anche lui è importante
>>
Mi morsi il labbro non riuscendo più a trattenere qualche
lacrima. << Temevo di compromettere la tua carriera,
temevo che se me ne
fossi andata tu mi avresti seguito – abbassai lo sguardo
verso Dean,
stringendolo a me – Non volevo essere un peso per te. Un
figlio è una grande
responsabilità >>
<< Già, una grande responsabilità
anche crescerlo da
sola – scosse il capo sconsolato – L’ho
sempre saputo che qualcosa in te non
andava, eri troppo strana negli ultimo giorni >>
<< Non volevo che tu fossi costretto a prenderti
responsabilità che forse neanche volevi >>
<< Andrea, come hai potuto pensare che non volessi
avere un figlio con te, eh? Avrei pagato oro per avere una famiglia con
te
>>
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi. << Mi.. Mi
dispiace così tanto Ian di essere fuggita in quel modo,
lasciandoti solamente
una lettera ma non ce la potevo fare! Sono stata così
stupida! >> dissi
scoppiando a piangere.
Ian mi strinse facendo attenzione a Dean. << Va tutto
bene, ci sono qui io ora. Non sei più sola >>
mi sussurrò all’orecchio.
Rimasi stretta a lui fino a quando non mi calmai cullata dalle sue
carezze. Si
distaccò di qualche centimetro ed io di istinto serrai i
pugni contro la sua maglia.
<< Ehi, ehi.. Non vado via ma voglio parlare guardandoti
negli occhi.
Ecco, così va meglio >>
Dean agitò le braccia verso Ian. << Credo che
voglia
venire in braccio a te >>
<< Io.. ehm.. >> iniziò
impacciato.
<< Ian – gli allungai Dean – lo sai
fare, su >>
Prese un po’ impacciatamente Dean. << Amore
della mamma, ti presento il
tuo papà >>
Gli occhi di Ian si illuminarono ancora di più.
<< E’
veramente bello >> disse guardandomi emozionato.
Gli sorrisi. << Avrà gli occhi verdi e
sarà moro. Non
poteva non essere bello come il padre >>
<< E come la madre >> aggiunse lui
sorridendomi
e facendomi arrossire. << Raccontami di lui, di tutto
quello che è
successo >>
Gli raccontai di questi lunghi sei mesi lontano da lui, gli
raccontai di quando scoprii che ero incinta, di come procedette la
gravidanza e
di quando venni ricoverata in ospedale in seguito alle rotture delle
acque. Ian
fece attenzione ad ogni singola parola, ad ogni particolare mentre
accarezzava
Dean che, in braccio al padre, sorrideva agitando le piccole mani verso
di lui.
<< E questo
è tutto >> conclusi il mio racconto.
Ian resto in silenzio assorto nei suoi pensieri. << Ian,
che c’è?
>>
<< Cosa hai intenzione di fare adesso?
>>
<< In che senso, scusa? >>
<< Con me, con Dean. Con.. Noi >>
Già. Non potevo privare Ian di vedere suo figlio come non
potevo far crescere Dean senza la presenza del padre. <<
Io.. Non lo so
>>
<< Torna con me in America >>
Lo guardai a bocca aperta. << Ian.. non posso
>>
<< Si che puoi ma il fatto è che non vuoi
>>
completò la frase con un tono di voce leggermente
più basso. Mi diedi della
stupida da sola. << Nella lettera mi hai scritto che io
avevo la tua
anima, ora sono qui perché l’anima senza il corpo
non può esistere ed io non
posso avere uno senza l’altro >>. Lo guardai
negli occhi incerta sul da
farsi << Non farlo per me ma per Dean – guardai
mio figlio e poi
nuovamente Ian – Fallo per Dean e per questo
>>. Mi passò Dean e portò
una mano dentro la tasca dei pantaloni mentre con l’altra
prese la mia mano
sinistra. Lo guardai confusa e scioccata quando comparii sul mio
anulare un
anello.
<< I-I-Ian ma che..? >>
<< L’ho comprato a Gennaio pensando che sarebbe
stato
un buon motivo per farti restare accanto a me ma non ho fatto in tempo
a
dartelo, per cui lo faccio ora. Andrea, abbiamo un figlio ed
è la cosa più
bella che potesse capitarmi dopo l’averti conosciuta. Abbiamo
avuto alti e
bassi, litigi su litigi ma abbiamo vissuto momenti che nessuno
potrà mai farci
scordare. Voglio avere altre infinite litigate con te perché
so che per ogni
litigio corrisponderà fare la pace. Voglio svegliarmi la
mattina, andare a
dormire e trovarti al mio fianco – mi circondò con
un braccio la vita,
avvicinandomi a lui e posò la fronte contro la mia
– Voglio passare il resto
della mia vita con te perché ti amo e non potrei mai
smetterlo di farlo. Non mi
metterò in ginocchio, tranquilla >>
Lo guardai negli occhi cercando di trattenere le lacrime. Mi
portai una mano sulla bocca imponendomi di non piangere.
<< Tu sei.. Tu
sei..>>
<< Bello? Sexy? Dannatamente innamorato della sua
donna? >>
<< Pazzo. Tu sei completamente pazzo >> gli
dissi sorridendo tra le lacrime mentre portai la mano libera su di una
sua
guancia.
<< Lo prendo per un si, quindi? >> disse
sorridendo a sua volta. Sospirai e annuii. <<
E’ la cosa più bella che
potessi mai dirmi >>
<< Non è vero. Ti amo, questa è la
cosa più bella
>>
Il suo sorriso si accentuò ancora di più.
<< Si,
questa è la cosa più bella che avessi mai voluto
sentirmi dire da te >>
avvicinò il suo viso al mio facendo toccare le nostre
labbra. Non persi neanche
un secondo e subito aprii le labbra, ritrovando il contatto con la sua
lingua.
Tutto quello mi era mancato. Che stupida nell’aver creduto di
poterlo
dimenticare, di poter scordare i mesi insieme.
<< Ve ne prego! C’è un minore,
contenetevi! >>
esclamò la voce divertita di Christian.
Mi staccai da Ian guardando Christian. << Scemo
>> dissi mentre gli sorrisi sentendo le braccia di Ian
tenermi stretta a
lui. Sempre guardando Chris gli mimai un ‘grazie’.
<< Oh, Dio sia ringraziato! Avete fatto
pace>>
esclamò Silvia tutta pimpante.
<< Sempre a farvi i fatti degli altri >>
dissi
facendo loro una linguaccia mentre mossi l’anulare per far
notare l’anello.
Dalla porta della sala comparì mia madre, sorridente anche
lei.
<< Ian, caro, perché non ti fermi qui visto
che ci sei? >>
<< Non vorrei disturbare >> disse lui.
<< Oh, nessun disturbo >>
Ci spostammo in sala raggiungendo il resto degli invitati
proprio qualche minuto prima della mezzanotte. Insieme ad Ian,
coccolammo Dean
per il resto della serata. Guardandoli capii finalmente il grosso
sbaglio che
avevo commesso. Non avrei mai potuto vivere senza di loro
perché, in un modo o
nell’altro, erano stati le svolte più belle nella
mia vita.
..The End..
( o
forse no? )
Spazio Autrice ( per
modo di dire )
Buongiorno :(:( E così la parola fine venne messa alla
storia :(:( Mi piange troppo il cuore :( ç___ç
Giuro che appena finisco di studiare contatterò una ad una
di voi e la ringrazierò :)
Allora.. Il capitolo è spostato di sei mesi.. ovvero
Dicembre ed in particolare a Natale... E che regalo poteva fare Chris
ad Andrea se non Ian? ù.ù Si è svelato
il mistero analisi! Andrea era incinta ù.ù ma
molte di voi lo avevano già capito.. Ecco perchè
Andrea se ne andà dall'America.. Paura, pura e semplice
paura.. Ma alla fine tutto si è risolto per il meglio.. Il
(o forse no?) sta ad indicare come non è sicuro un possibile
seguito, non è sicuro neanche che la storia sia conclusa
totalmente. Per cui è uno spiraglio aperto.. So che molte di
voi ora diranno "Noooo, basta!" ma se questo ultimo anno mi
stresserà abbastanza allora fidatevi, il continuo di A Twist
e la nuova storia su TVD partiranno..
Cooomunque.. Vi ringrazio di cuore per tutti questi mesi insieme, per
tutte le vostre belle recensioni e per tutti gli scleri attuati
all'interno del gruppo.. Dio se mi avessero detto che mi sarei
affezionata così tanto a voi, alla mia piccola bambina beh,
avrei iniziato a scrivere molto tempo fa.. Beh, ora è meglio
se vado perchè altrimenti piango ç____ç
PS___ CALENDARIO MISSING : Missing1 - Venerdì 21; Missing2 -
Lunedì 24; Missing3 - Venerdì 28 ... Per cui
attenzione alla raccolta sui Missing..
-Altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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