_A Twist In My Story_

di Ili_sere_nere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo o1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo o2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo o3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo o4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo o5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo o6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo o7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo o8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo o9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo o10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo o11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo o12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo o13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo o14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo o15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo o16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo o17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo o18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo o19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo o20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo o21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo o22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo o23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo o24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo o25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo o26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo o27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo o28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo o29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo o30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo o31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo o32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo o33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo o34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo o35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo o36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo o37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo o38 - Epilogo - ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


  


 Prologo
 


<< Anno nuovo, vita nuova! >>
Ecco la solita promessa che ad ogni Capodanno io o i miei amici eravamo abituati a fare, e puntualmente ci ritrovavamo con le nostre vite e i nostri problemi. Ma l'anno che stava per giungere sarebbe stato realmente diverso. Avevo programmato una vacanza che sarebbe durata a lungo, almeno un anno.
Volevo staccare la spina, allontanarmi per un attimo dai problemi che mi assillavano.. volevo solo riposare.
E avevo scelto la mia meta. L'America.
Pensavo che un anno lì sarebbe bastato per svagarmi un attimo.
Il mese successivo prenotai i biglietti ma dovevo scegliere una città precisa...
"New York? Bella ma scontata; Los Angeles? Se vado non ritorno; Miami? Mmm.. Potrebbe andare; Chicago? Anche.."
Continuai a guardare i nomi delle varie città americane quando mi cadde l'occhio su di una in particolare.
"Atlanta! Deciso!"
Ebbene si.. La mia piccola grande svolta avrebbe avuto luogo proprio lì, nella capitale della Virginia.
Peccato non sapere che quella sarebbe stata per davvero una piccola grande svolta.


 

> Spazio Autrice ( per modi di dire )
Ehm..Salve..
 
Iniziamo con una piccola piccola presentazione.. Mi chiamo Serena, sono nata il 22 Luglio del 93, e vivo in provincia di Chieti.
A Twist In My Story è la mia primissima storia, per giunta su quel gran pezzo di figo di Ian Somerhalder..
Cosa mi ha spinto a scriverla? Bella domanda... Scherzo, diciamo che ho una mente molto fantasiosa e in queste sere il mio cervellino ha macinato molto, finendo per produrre questa storia, almeno in parte. Spero che, ehm, vi possa piacere..
Ma prima chiedo scusa per eventuali errori e/o orrori grammaticali o se la storia vi possa sembrare scontata o troppo fantasiosa.
Se avete letto fin qui, non posso far altro che ringraziarvi e dirvi che i primi 3 capitoli sono pronti, ma non li pubblicherò ora. Tra martedì e mercoledì pubblicherò il primo, sempre se non decida di pubblicarlo domani, in modo tale da portarmi avanti con la stesura.
Per cui.. Alla prossima..

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Capitolo 2
*** Capitolo o1 ***





Capitolo 1

Erano passati un paio di mesi da quando ero giunta ad Atlanta ed avevo trovato una piccola abitazione, sebbene molto carina e accogliente, fuori città. Avevo inoltre conosciuto alcuni ragazzi e ragazze del posto con cui ero entrata subito in confidenza e con loro avevo trascorso le mie giornate.
Grazie ad una di loro, Honey, ero riuscita a trovare un posto di lavoro in un bar gestito da alcuni suoi amici in modo tale da poter guadagnare qualcosa da aggiungere così ai risparmi che avevo portato con me dall’Italia.
Erano le 14 del pomeriggio e avrei dovuto attaccare alle 15.30, così decisi di recarmi a piedi a lavoro visto la bella giornata, ma non avevo fatto i conti con il cambiamento del tempo annunciato dal meteo a cui però non credetti all’inizio. Infatti, quando staccai alle 19.30, mi ritrovai  a dover fare i conti con una pioggia scrosciante.
“Ottimo.. Esci con il sole, torni con la pioggia..” sbuffai infastidita dalla cosa. Tutti intorno a me giravano con gli ombrelli aperti, io invece ero ancora ferma sotto la pensilina del bar.
“Ora o mai più” pensai decidendo di affrontare la pioggia.
Cominciai così a correre sperando di non scivolare o sbattere contro qualcuno.
Sentivo a poco a poco i capelli bagnarsi così come i miei abiti. “Da ora in poi crederò al meteo” mi ritrovai a pensare.
Troppo impegnata a insultare mentalmente il meteo, quando svoltai l’angolo mi accorsi a stento di una signora, appena uscita da un bar lì vicino,  contro cui stavo per scontrarmi.
Non so come feci, ma riuscì a evitare l’impatto. Tuttavia caddi rovinosamente per terra.
Mentre ero presa dal massaggiarmi la parte con cui avevo sbattuto a terra, la voce della signora arrivò alle mie orecchie.
< Ehi tutto bene? Ti sei fatta male? > Scossi il capo rimettendomi in piedi.
< Ora passa.. Ma oddio sono bagnata completamente! > risposi accorgendomi che ormai la mia impresa di arrivare sana a casa era completamente andata a quel paese. < Comunque – ripresi a parlare – mi dispiace, stavo per venirle addosso. Ero distratta cioè stavo cercando di tornare a casa il più velocemente possibile ma… > avevo iniziato a parlare velocemente a causa dell’imbarazzo e del leggero nervoso che mi aveva colto. 
< Ehi ehi calmati, su. Non è successo nulla, anzi se non ci sbrighiamo rischi di prenderti un serio malanno! > Un attimo.. “ci?”. Alzai lo sguardo per la prima volta verso la donna osservandola perplessa. Aveva i capelli biondo-castano lunghi almeno fino alle spalle, gli occhi chiari ed un viso simpatico. Non era tanto alta. 
< Sc-scusi, come.. non credo di aver capito > mormorai.  
< Su cara, andiamo. Se mi dici dove abiti ti accompagno a casa > sorrise gentilmente, ed intanto mi coprì con l’ombrello.  
Ringraziai, ma tentai di rifiutare spiegando che le avrei bagnato gli interni dell’auto, ma non volle sapere nulla e mi liquidò con un “Meglio l’auto che tu ”. Così accettai e , dopo averle spiegato dove abitavo, ci dirigemmo verso l’auto sulla quale salimmo. Il viaggio fu tranquillo e lo passammo scambiando qualche parola.
< Vorrei ringraziarla e scusarmi nuovamente con lei.. Comunque piacere, Andrea > sorrisi debolmente, mordendomi il labbro.
< Non preoccuparti e non mi dare del Lei.. Piacere mio Andrea, io sono Julie >. Continuammo a parlare fino a quando Julie non si accorse del mio accento. < Tu non sei americana, giusto? > 
< Oh no, sono italiana. > Sembrò studiarmi in seguito a quell’affermazione.
< Italiana? > annui lei assorta e continuò < Come mai qui ad Atlanta?>. 
Mi passai una mano tra i capelli ancora un po’ umidi. < Volevo staccare la spina e rilassarmi.. Ho preso una cartina e ho iniziato a cerchiare tutte le città americane che mi sarebbe piaciuto visitare, e alla fine ho scelto Atlanta > alzai le spalle, ridacchiando a quella mia spiegazione. Osservai Julie nuovamente assorta mentre guidava, e senza staccare gli occhi dalla strada mi chiese anche l’età. Rimasi un po’ interdetta all’inizio, ma non ci badai molto così le risposi che dovevo compiere 21 anni a Luglio.
Vidi sul suo volto aprirsi un ampio sorriso e fermò l’auto voltandosi verso di me.
< Eccoci arrivate! >  Sorrisi voltando il capo verso il finestrino osservano la mia abitazione. 
< Grazie ancora, mi ha..ehm.. mi hai salvato la vita > le sorrisi allungando la mano verso la maniglia dello sportello quando però Julie richiamò la mia attenzione. 
< Andrea, sentimi.. Io lavoro a qualche isolato da qui lungo questa strada e mi chiedevo se potresti fare un salto domani tipo verso le… 14? > Annui anche se ero leggermente perplessa, lei invece sorrise nuovamente. < Perfetto, tieni. Questo.. –  iniziò a scrivere su di un foglietto con una penna – .. è l’indirizzo mentre questo è il mio numero. Se ci sono problemi mi chiami. Ah, quando arrivi basta che chiedi di Julie! > 
Annui alle sue parole e scesi dall’auto non prima di averla salutata.
Corsi verso la porta di casa e appena sotto il porticato cercai le chiavi dentro la borsa trovandole dopo poco. Entrai così in casa dirigendomi velocemente in bagno dove aprii l’acqua della vasca e poi in camera dove lasciai sul letto la borsa ed il foglietto sulla scrivania. Tornando in bagno iniziai a spogliarmi per poi entrare nella vasca, godendomi finalmente un po’ di caldo in seguito a tutto il freddo preso precedentemente.
Quando uscii mi avvolsi nell’accappatoio e, prendendo un asciugamano dal mobile, cominciai a tamponare i capelli eliminando l’acqua in eccesso. Mi diressi in camera una volta finito e mi vestii mettendo il mio adorato pigiama, ma prima però di lasciarmi cadere sul letto, presi il foglio datomi da Julie, girandomelo tra le mani mentre l’osservavo pensierosa.
Alla fine però decisi di lasciar perdere e mi misi sotto le coperte, prendendo sonno in poco tempo.


Spazio Autrice ( per modo di dire ) 
Salve e buon inizio settimana !
Vi starete chiedendo "Ma non aveva detto che aggiornava tra martedì e mercoledì? ". E invece... Eccomi qui con il primo capitolo! Posto visto che ieri sera ho scritto il capitolo 4 (per strutturarlo è stato un parto) e stamane a scuola ho iniziato la stesura del 5.
Comunque.. riguardo al capitolo cosa dire? Beh.. io racchiuderei il tutto con un'unica frase: "Quando uno scontro ti cambia la vita!" Mi sa tanto la sigla di Kiss Me Licia... Fortunata la nostra Andrea, anche se non lo sa ancora :)
Se vi stato domandando "Ma Ian?" sappiate che lo vedrete molto presto..
Un altro motivo che mi ha fatto postare è stata la statistica della storia.. ovvero.. Sebbene ci siano state solo 3 recensioni, il prologo è stato letto da ben 85 persone! Come ho visto ciò, la mia faccia era tipo questa  °O°, tanto che mi sono chiesta se quella era la mia storia o meno..
Per cui.. Ringrazio chi ha recensito, chi ha letto soltanto, le 4 persone che hanno messo la storia tra i preferiti e le 2 che l'hanno messa tra le seguite. *me si inchina e ringrazia*. Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito maggiormente e vi spinga a recensire..
Un grandissimo bacio..
Probabilmente a Venerdì :)


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Capitolo 3
*** Capitolo o2 ***


 

Capitolo 2

 

Mi svegliai il mattino dopo verso le 11 con un raffreddore allucinante oltre al mal di testa. Presi le medicine dal mobile in camera e mi diressi in cucina per prepararmi la colazione. Quel pomeriggio avrei dovuto andare da Julie, anche se il perché mi era ancora sconosciuto. Pulii i piatti che avevo sporcato e salii al piano superiore, in camera mia, per specchiarmi contro l’ampio specchio attaccato al muro. Dire che avevo una brutta cera era dir poco. Scossi rassegnata il capo e aprii le ante dell’armadio iniziando a controllare cosa potevo mettere. “Aspetta un attimo!” pensai correndo verso il televisore accendendolo e mettendo sul canale del meteo. “Sole.. sole..sole” sospirai contenta ritornando alla ricerca degli abiti. Visto e considerando che avevo ormai il raffreddore, non mi curai più di tanto a scegliere vestiti che mi coprissero troppo e così presi dei pinocchietti color beige e ci abbinai una maglia bianca a mezze maniche. In seguito presi il giacchetto nero in pelle e passai alle scarpe, prendendo dalla scarpiera le mie adorate sneakers nere. Mi diressi in bagno per cercare di dare al mio viso, tramite il trucco, un aspetto migliore. Passai la matita nera sugli occhi e un filo di fard sulle guance per dare un po’ di colore, per poi spazzolare i miei capelli, anche se mi avevano sempre rimproverato per quello..  “Ma sei pazza a pettinare i capelli ricci?!”. Scossi la testa ridacchiando a quel pensiero ma poi mi rattristai pensando alla mia amata Italia, ai miei amici che, grazie a dio, riuscivo a sentire tramite Facebook o Twitter. Mi imposi di non pensarci e quando alzai lo sguardo verso l’orologio mi accorsi che ormai erano le 13 e che tra un’ora sarei dovuta stare lì.

Presi la piccola tracolla che usavo di solito, mettendoci al suo interno lo stretto necessario ed uscii di casa. Camminai in direzione del luogo indicato sul biglietto, calciando di tanto in tanto qualche sassolino che si presentava sulla mia strada.
Ripensavo all’incontro con Julie del giorno precedente e al suo “studiarmi” con lo sguardo. La mia mente mi suggeriva ipotetiche spiegazioni tutte però troppo assurde, così affrettai il passo. “Prima arrivo e prima so” mi ripetevo.

Giunsi così ad un enorme edificio che osservai nei minimi dettagli, corrugando la fronte. Alla fine scrollai le spalle ed entrai. La hall era molto carina. Semplice ma curata, di un tenue color pesca. Dopo quella rapida occhiata in giro, presi a camminare verso la ragazza seduta dietro l’ampio bancone.
< Ehm – mi schiarii la voce – Salve, starei cercando Julie. Mi ha detto di venire verso le 14 e.. si è un po’ presto ma…  >

< Il suo nome? > mi rispose quella senza giri di parole, stoppandomi.

< Andrea Bel… >  La ragazza prese a scrivere e a cliccare sul computer, masticando leggermente la gomma.

< La signora Plec la sta aspettando. Segua il corridoio e bussi alla seconda porta a destra > disse senza neanche alzare lo sguardo verso di me, interrompendomi nuovamente. La guardai inarcando un sopracciglio perplessa, alzando le spalle, decidendo di seguire le sue spiegazioni.
Tuttavia… < Scusi, come ha detto?  >

La bionda mi guardò con uno sguardo che sembrava dire “E poi sono le bionde quelle considerate stupide” < Ho detto di andare dritto.. >

< Sisi, quello l’ho capito. Mi riferivo a quello precedente  >

< La signora Plec la sta aspettando > mormorò perplessa, per poi scuotere il capo con fare scocciato.

“La signora Plec? Perché questo cognome mi è noto? Pensa Andrea, pensa.. Dove lo hai sentito questo cognome?”. Mi grattai la testa pensando e ripresi a camminare fino a quando arrivai alla porta, contro cui era attaccata una targhetta con su scritto “J. Plec”. Decisi di lasciar perdere e bussai aspettando che mi venisse dato il permesso di entrare. Prima di bussare però avevo sentito un chiacchierio provenire da dentro la stanza e distinsi, oltre alla voce di Julie, altre due voci maschili ma non sapevo a chi appartenessero. Finalmente arrivò il permesso ad entrare cosi aprii la porta, varcandone la soglia. Vidi subito Julie sorridere nella mia direzione.
< Andrea! Mi fa piacere che tu abbia accettato.. Signori miei lei è la famosa Andrea! >  “Famosa? Credo di essermi persa qualche cosa” pensai mentre Julie si avvicinò a me. La guardai ricambiando il sorriso e spostai lo sguardo sulle due figure maschili. La prima era un signore, capello corto nero, che metteva un po’ soggezione, l’altro invece era poco più alto del primo, anch’esso con i capelli scuri, ma era ancora girato di spalle intento a rispondere ad un messaggio.

< Andrea ti presento Kevin Williamson >

< Kevin, piacere > sorrise allungando la mano, che strinsi.

< Andrea, piacere mio > sorrisi leggermente imbarazzata. Julie stava per riprendere a parlare quando la mia attenzione fu catturata dal ragazzo misterioso che si stava girando verso di noi. “Oh mamma!” riuscì a pensare solamente, tanto che non mi accorsi che Julie aveva finito di parlare e che quel ragazzo si stava avvicinando verso di me sorridendo.

< Piacere di conoscerti, io sono Ian > disse sorridendo scoprendo i denti bianchi che prima erano nascosti dalle labbra. Mi prese la mano, baciandone il dorso e non potei far altro che osservare la scena assorta, catturata specialmente dai suoi occhi azzurri. Sorridevo come una scema, sentendo le guance arrossire.

< Pi-piacere mio
> mi passai l’altra mano tra i capelli, come ero solita fare nei momenti di imbarazzo o di nervosismo. Il ragazzo mi sorrise e lasciò la mia mano, comunicando a Julie e a Kevin che sarebbe passato più tardi.
< Ehi tu, Somerhalder, avvisa gli altri dicendogli che vorrei parlare con loro, e con te, più tardi >

Il ragazzo annuì ed uscì dalla stanza. Presi a mordermi il labbro inferiore sentendo ancora i battiti del cuore velocizzati.  “Quel gran figo dagli occhi blu mare si chiama Ian.. Ian Somer.. Ian Somerhalder?” Presi a sbattere le palpebre degli occhi ripetutamente, mentre il mio cervello prese a mettere in ordine tutte le nozioni ottenute fino a quel momento. 
“Sei in una stanza con una signora
di nome Julie e di cognome Plec, con lei c’è un suo collega, Kevin Williamson e dalla stanza è appena uscito Ian Somerhalder.. Cioè significa che..” Non conclusi mentalmente il pensiero in quanto lo esternai verbalmente < … sono negli studi di The Vampire Diaries > mormorai lievissima, facendo difficoltà quasi a sentire la mia voce. passai la mano nuovamente tra i capelli che strinsi leggermente tra le dita.
< Andrea tutto bene? > Guardai Julie per un attimo, deglutendo.

< Non sto immaginando nulla, vero? > Sia Julie che Kevin mi guardarono confusi.

< In che senso? > Mi passai la lingua sulle labbra, inumidendole.

< Voi siete i produttori del telefilm The Vampire Diaries, mentre lui – indicai con le dita la porta dietro di me da cui era appena uscito Ian – è un attore della serie.. e io.. ottio io che c’entro qui? > Domandai quasi nel panico, mormorando la parte finale della domanda in italiano.

< Andrea va tutto bene, perché non ti siedi mentre Kevin va a prenderti un bicchiere d’acqua? > mi chiese gentilmente Julie indicandomi la sedia davanti alla scrivania. Annuii semplicemente, per poi sedermi sulla sedia. Cercai di rallentare i battiti del cuore e di riportare il mio respiro alla normalità mentre Kevin mi porse il bicchiere che presi con mani tremanti, bevendo avidamente.

< Andrea, da come ho capito, non serve che ti spieghi chi io e lui siamo. So al 100% che ti stai chiedendo perché ti ho chiesto ieri di venire qui, e sono pronta a dirtelo. Parlando della 3^ serie del nostro show volevamo inserire una figura nuova, che portasse un po’ di scompiglio nella vita di un nostro eroe. Questo nuovo personaggio l’abbiamo ideato proveniente dall’Italia. Ora la questione è questa: abbiamo valutato molto tutte le possibili candidate e molte si avvicinavano alla parte ma ieri.. > Julie sorrise avvicinandosi a me < .. ieri quando parlavo con te mi sono accorta di una cosa ed è per questo motivo che ti ho fatta venire qui. Vorrei che fossi tu a interpretare questo ruolo. Sei italiana e chi meglio di una italiana vera e propria può interpretare questo ruolo? > Julie si sedette sulla sedia davanti alla mia, prendendomi le mani tra le sue < Andrea, non ti sto chiedendo di rispondermi adesso, ma ti sto chiedendo di pensarci almeno fino a domenica e solo allora vorrò sapere la risposta. D’accordo? >

Aprivo e chiudevo la bocca non sapendo cosa dire. Quella situazione era assurda, tutta la faccenda era assurda!

< Julie.. Io.. Io non ho mai recitato come potrei farlo? Non ho esperienza, non so neanche da dove iniziare! > dissi con tono preoccupato.

< Andrea non preoccuparti, siamo a marzo e la seconda stagione finisce ai primi di Maggio, di conseguenza le riprese prenderanno il via solamente  a Luglio. Avrai tutto il tempo per imparare e poi ti aiuteremo noi >.

Non riuscivo a tenere lo sguardo su un punto preciso della stanza. Il mio sguardo vagava ovunque, dal viso di Julie a quello di Kevin per poi passare a guardare la finestra o i quadri appesi alle pareti.

Sospirai guardando allarmata Julie.

< Po
sso dirti, anzi dirvi, una cosa molto schiettamente? > Loro annuirono < Vi state mettendo in pessime mani, sappiatelo! > mormorai sconfortata.
Sentii la loro risata e Kevin assicurarmi di non preoccuparmi e di pensarci in quei 4 giorni.

“Facile per voi non preoccuparvi, tanto quella che farà la figura dell’idiota sarò io” pensai annuendo.

< Bene allora! Andrea grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo. Ora se vuoi scusarci abbiamo una branca di attori da gestire >

Mi alzai dalla sedia e dopo aver salutato entrambi con una stretta di mano uscii dalla stanza, ripercorrendo a ritroso il corridoio, raggiungendo così l’uscita dell’edificio.

L’aria fresca si scontrò contro la mia pelle ancora accaldata, dandomi per qualche secondo sollievo e fece in modo che tornassi a ragionare. Tutto avrei potuto pensare tranne che a quella soluzione. 
Ridacchiando con fare nervoso tra me e me, guardai l’ora al telefono.. “Le 15.50.. Cazzo sono in ritardo!”.

Presi a correre in direzione del bar, sperando che i proprietari non si arrabbiassero per quel mio mostruoso ritardo.


Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon Giorno Ragazze :) 
Come state? Io bene.. Da ieri sono ufficialmente in vacanza *__*
Ma passiamo al capitolo... Sono stati svelati alcuni misteri... Abbiamo scoperto chi è Julie.. In molte mi avete chiesto se era la manager di Ian, se era una sua amica, una sua conoscente ma nessuna di voi ha pensato che forse quella Julie era proprio la nostra amata Plec! ehehe.. Si è scoperto anche il motivo dell'invito.. Beh, magari accadesse una cosa del genere anche a me..  Chissà cosa farà Andrea: Accettare o Non Accettare ?!
Inoltre.. visto chi compare nel capitolo? Il nostro bell' Ian.. è stato un incontro fortuito il loro..
Comunque... passiamo ai ringraziamenti.. Innanzitutto.. Grazie a chi ha letto, a chi ha commentato ( mi rendete molto felice *_* ) , a chi ha messo la storia o tra le preferite o tra le seguite o tra le da ricordare :) Grazie ancora...
Nel prossimo capitolo scopriremo quale sarà la decisione di Andrea... Per cui se volete conoscerla, dovrete aspettare fino a Lunedì ;)
Un bacione grande grande.... Sere ;)

Ps... Se andate sul mio account, troverete i link dei miei profili di Facebook e Twitter .. Chi volesse aggiungermi per chiedere spiegazioni, anticipazioni o semplicemente chiacchierare può farlo tranquillamente, basta che me lo fate sapere... A lunedì ;)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo o3 ***


Informazione di servizio :D Su facebook ho creato un gruppo --->  L'angolo di "_A Twist In My Story_"
in cui potete trovare le schede dei personaggi, oltre agli spoiler. Chiunque volesse aggiungersi è il benvenuto!
Ok.. Ora vi lascio al capitolo.. A dopo..
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Capitolo 3

Il resto della giornata non fu male. I proprietari del bar mi dissero di non preoccuparmi giacché era la prima volta che ritardavo. Tuttavia, per scusarmi, rimasi mezz’ora in più dopo la fine del mio turno, aiutandoli con le pulizie. Tornai quindi a casa verso le 20.30 e appena rientrai la mia mente fece risuonare ancora le parole di Julie. “Vorrei che fossi tu… Vorrei che fossi tu…  Vorrei che fossi tu”.
Dio non potevo crederci. Se qualcuno, prima che partissi, mi avesse detto “Ti scontrerai con Julie Plec, la quale, saputo che sei italiana, ti offrirà un ruolo nel suo show”, giuro che sarei scoppiata a ridergli in faccia. E invece, è accaduto. Come ho fatto a non rendermene conto?! Io, amante di quella serie televisiva, troppo presa dal voler sapere il perché di quell’invito, non ho prestato attenzione ai dettagli, alle persone. Specialmente alle persone e ai loro nomi.
 
Continuando a scuotere il capo, superai la cucina non avendo fame e mi diressi al piano superiore, in camera dove, dopo aver preso il mio portatile, mi sedetti sul letto con la schiena contro la tastiera e accesi il PC. Presi a tamburellare con le dita sulla tastiera aspettando che si caricassero le varie schermate e, appena furono pronte, selezionai con la freccia internet aprendo la pagina di Facebook e di Twitter.
Speravo vivamente di trovare in linea Christian e Silvia, i miei due migliori amici, per poter parlare con loro e farmi consigliare. “Fa che ci siano, ti prego!” ripetevo mentre controllai la lista degli amici senza, però, esisti positivi.
Stavo quasi per chiudere quando il rumore della chat mi fermò dal farlo.

Christian: Sogno o son desto!?
Andrea: Teoricamente dovresti essere a dormire perché lì da te sono le 4.30. In pratica sei sveglio =)
Christian: Ah ah ah.. spiritosa! Che ci fai a quest’ora su facebook?
Andrea:  Questa domanda dovrei farla io a te. 6 ore di fuso orario, ricordi? Sono le 22.30 e questo è il solito orario in cui mi collego. E te? 
Christian: Oh, già. Me ne ero scordato. Comunque, io sono appena rientrato a casa dopo una bella serata con gli altri.
“Gli altri”. Quanto mi mancavano. Loro e le nostre uscite. Alle volte ci definivamo dei ‘vampiri’ poiché prima delle 16 non vedevi mai nessuno di noi in giro. Tornavamo sempre tardi e d’estate eravamo soliti aspettare l’alba mangiando cornetti appena sfornati.
Christian: Ehi, ci sei?
Andrea: Si scusa, pensavo a quanto mi mancate.
Scrissi iniziando a sentire una o due lacrime solcarmi le guance.
Christian: Ehi donna, non provare a piangere perché anche se non ti vedo, ti conosco. Giuro che vengo là e ti meno ù.ù
Andrea: Ok ok.. ho smesso.. Contento?
Christian: Certo! Manchi tanto anche a noi.

Decisi che era il caso di cambiare argomento. Troppi ricordi.
Andrea: Cri, ma Silvia non si collega?
Christian: E’ stata rapita dal suo bel Davide. Settimana a Venezia. Che c’è? Non ti basto più io? Mi tradisci di già?! Mi offendo!
Andrea: Scemo, volevo parlare con entrambi =(
Christian: Girl, what’s happened?
Andrea: Vuoi la versione lunga o quella breve?
Christian: Entrambe
Andrea: Ieri mentre correvo per tornare a casa mi sono scontrata con una signora..
Christian: Sei il solito danno, figlia mia!
Andrea: Mi fai parlare? Comunque.. mi ha gentilmente riaccompagnato a casa e mi ha chiesto di andare il giorno dopo dove lei lavora perché voleva parlarmi. Sono andata lì oggi e non ci crederesti mai. Quella signora era Julie Plec, la produttrice di The Vampire Diaries! Il giorno prima le avevo detto che ero italiana ed è per quel motivo che mi ha convocata là! Vuole che interpreti un personaggio nuovo, anch’esso proveniente dall’Italia.
Christian: E tu non sai che fare, giusto?
Andrea: Giusto =(
Christian: Innanzitutto.. Fattelo dire, la fortuna che hai tu in certi casi non è descrivibile! Ma ti rendi conto? Julie Plec vuole che tu faccia parte dello Show! Comunque.. Io mi chiederei, se fosse successo a me: “Perché non dovrei accettare?”
Andrea: Christian, punto 1, non ho mai recitato in vita mia, tralasciando i filmini scolastici, ma quelli sono un capitolo a sé! Punto 2, dovrei confrontarmi con attori come Ian Somerhalder, Nina Dobrev e Paul Wesley. Come posso io, comune essere umano, a compararmi con loro, stelle hollywoodiane acclamate da milioni di ragazze di tutto il mondo? No, Cri.. Non posso! Mi sentirei un pesce fuor d’acqua!
Christian: E allora? Andrea tu sei troppo pessimista, credi più in te! Sei bella, intelligente e con carisma.. Mettiamo da parte l’essere permalosa e testarda.. Però hai tutte le qualità che non dovrebbero farti dubitare delle tue capacità! Ricordi quando da bambini non volevi salire sull’albero di casa mia per via della tua paura dell’altezza? Ricordi cosa hai fatto?
Andrea: Si, ma cosa c’entra?
Christian: Dimmi cosa hai fatto.
Andrea: Ho passato una settimana davanti all’albero cercando di salirci.. Ma continuo a non capire..
Christian: Non ti sei voluta muovere da quell’albero per nessun motivo.. Ogni giorno cercavi di salire più in alto possibile e anche se cadevi e ti sbucciavi le ginocchia, ci riprovavi. Alla fine ci sei riuscita. Ti eri intestardita  in quel modo perché ti dissi che se non fossi salita su quell’albero con me, non ti avrei parlato più per il resto della mia vita. Non facevi altro che ripetere “Ma io non sono capace.. Ma io ho paura.. Non ci riesco..” e invece? Invece salisti su quell’albero e quando venni, ti trovai sorridente mentre dondolavi le gambe da sopra un ramo. Avevi sconfitto la tua paura. Avevi creduto in te. Ed è questo il punto della questione.. Tu hai paura di credere in te. Non vuoi ritenerti capace di competere contro quegli attori. Questa non è l’Andrea che ho conosciuto. Quindi, alza le chiappe e va a fare il culo a quelli!

Piansi leggendo le parole di Christian. Mi capiva perfettamente. Sapeva guardare e comprendere tutte le mille sfaccettature del mio essere, potendo così aiutarmi, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Andrea: Ti voglio bene, Cri!
Christian: Si si, lo so, lo so.. come potresti vivere senza di me? ;) Quindi devo dedurre che il tuo è un “accetterò la proposta” ?
Andrea: Accetterò la proposta..
Christian: Brava così ti voglio! Ah.. Non è che ti fai dare il numero della Dobrev? O in caso me la porti in Italia?
Andrea: O.o tu sei assurdo! Ma cosa mi chiedi?!
Christian: Su a me vu frega!? Tanto lo so che ti piace Mr Sexy tenebroso dagli occhi azzurri.. Per cui ti sto facendo un favore.. A me la Dobrev così tu ti spupazzi il bell’ Ian!
Andrea: Ahahaha scemo! Comunque l’ho visto.
Christian: Chi?
Andrea: Mr Sexy tenebroso dagli occhi azzurri xD Come sono entrata nello studio di Julie, lui era lì, ma io non l’ho riconosciuto subito. Mi ha salutato con uno stupendo sorriso e con un baciamano.
Christian: Visto? E’ già amore! Quindi.. sai cosa devi fare!
Andrea: Ci rinuncio a capirti xD
Christian: Non so che ore siano da te, ma sappi che mi hai fatto fare la nottata! Sono le 7 e alle 10.30 avrei lezione. Per cui, Amore mio bello, credi in te e tutto andrà meglio. Ora scusami ma almeno 2 ore di sonno me le devo fare.. Se mi addormento mentre quello di filologia spiega, giuro che vengo lì a tormentarti!
Andrea: Ahahaha vai vai.. Scusami per averti rubato le ore di sonno.
Christian: Ma zitta su.. Dai Buonanotte/ Buongiorno.. Ti voglio bene.. E fammi sapere!
Andrea: D’accordo.. Ti voglio bene anche io :)

Christian andò offline e spensi a mia volta il pc vedendo che si era fatta l’1 di notte. Mi alzai dal letto, posando il computer sulla scrivania, e presi da sotto il cuscino il pigiama, indossandolo. Mi sentivo meglio, tuttavia le mie preoccupazioni erano ancora lì, pronte a tendermi un agguato al minimo cenno di distrazione. Sorrisi debolmente mentre mi mettevo sotto le lenzuola.
Avevo deciso e dovevo portare avanti tale decisione. “Costi quel che costi, devo farcela”.
Con quest’ultimo pensiero chiusi gli occhi.


Spazio Autrice ( per modo di dire )
Eccoci di nuovo!
Buongiorno :) Come state? Io bene.. State andando al mare? Se si, beate voi. Io no e non perchè ho gli esami, bensi perchè qui una volta piove, l'altra fa freddo e l'altra ancora fa schifo il tempo. Tutto ciò non fa altro che questa estate sarà infernale. Menomale che mi rifaccio scrivendo, infatti, sono arrivata a scrivere il capitolo 9 e ho già in mente il 10 :D
Passiamo al capitolo.. Può essere considerato un capitolo di passaggio in quanto non accade nulla di clamoroso. Troviamo, però, una bella chiacchierata tra Andrea e Christian, il suo migliore amico. Andrea quindi esterna i suoi dubbi e le sue paure, e afferma che non vuole accettare. Dobbiamo fare santo Christian, perchè senza di lui non ci troveremo qui a leggere di questa storia :) Beh, Christian è andato a scalfire la corazza di Andrea ed è riuscito a farle cambiare idea, mostrando perchè lei poteva, e doveva, accettare...
Passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a chi ha letto anche se non ha recensito,a chi ha letto e recensito, a chi ha messo la storia o tra le preferite o tra le seguite o tra le da ricordare..
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.. Sono curiosa di leggere le vostre recensioni..
Se volete qualche spoiler sul Cap 4, vi dico che ne verrà messo uno domani ed uno giovedì, ma questo solamente nel gruppo per cui per vederli dovete cliccare il link ad inizio pagina *me perfida* :P
Ho detto tutto, credo.. Non mi resta che salutarvi e dirvi che il prossimo aggiornamento sarà come sempre Venerdì..
Baci baciiii..

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Capitolo 5
*** Capitolo o4 ***


Se vi state chiedendo perchè posto di mercoledì, beh, semplice: domani Efp cambia server per cui ci saranno problemi con la visualizzazione e per evitare di non postare venerdì , metti caso non riesca a visualizzare il sito, ho chiesto nel gruppo cosa preferivano..
Per cui.. Eccomi ad aggiornare ! Ehehehe.. su quando aggiornerò ci penso mentre scrivo xD





Capitolo 4

I giorni che mi separavano dalla fatidica domenica, e quindi dall’accettare la proposta, furono normali, tranquilli. Riuscii a sentire Silvia che, come Christian, mi disse di credere in me e di non farmi problemi in quanto avevo tutto ciò che mi serviva. In più, mi disse che sarei diventata la sua fonte di notizie, il suo “spoiler vivente”, come mi aveva definita.
Giunse così domenica. Dopo aver fatto colazione ed essermi vestita, decisi che era il caso di chiamare Julie, comunicandole la decisione presa. Composi il numero portandomi, poi, il telefono vicino all’orecchio. Squillava. “Fa che non risponda!”

<< Pronto, Julie Plec. Con chi parlo? >>
<< Ehm – mi schiarii la voce – Julie, sono Andrea >>
<< Andrea! Hai deciso? Scusa la fretta nel voler sapere la risposta, ma non vedo l’ora di comunicare la notizia a Kevin e al resto del cast! >>
Chiusi gli occhi, deglutendo a vuoto e prima di parlare presi un lungo respiro.
<< Accetto >> mormorai lieve.
<< Andrea, scusami non ho sentito >>
Mi morsi il labbro inferiore stringendo in contemporanea la presa sul telefono.
<< Io.. Accetto la.. la proposta >> La bomba era stata sganciata.
<< Ma questo è fantastico! Domani sei libera? >>
<< Dipende da che ora.. Io lavoro dalle 15.30 alle 19.30 >>
<< Mmm.. Facciamo domani mattina verso le 10.30 qui, così ci prendiamo un caffè insieme e parliamo dei dettagli del contratto. Ah, dovrai comunicare al tuo capo che non potrai andare a lavoro da Luglio in poi, ma credo che questo tu lo sappia già >>
<< Si – annui – ho già accennato a loro la questione >>
<< Perfetto allora.. Vado a comunicare questa splendida notizia al resto della truppa. A domani >>
<< A domani >> mormorai sentendo poi la chiamata venir chiusa.

“ Ora non puoi più tirarti indietro, mia cara”. Ed era vero. Questa sarebbe stata la mia tanto attesa svolta. Ridacchiai contenta ma al tempo stesso, dietro a quella risata, si celava un filo di nervosismo. “Sto per far parte di uno show televisivo di fama mondiale. Chi lo avrebbe mai detto? io no di certo”. Avrei incontrato così Nina, Paul, Candice.. tutto il cast compreso.. “Ian”. Sorrisi a quel pensiero, portando le braccia incrociate dietro la testa, mentre mi lasciavo andare con le spalle contro il materasso, iniziando a fissare il soffitto della mia camera.
Il ricordo di lui nello studio di Julie era ancora vivo in me. Che scema, non lo avevo neanche riconosciuto. Eppure, anche senza riconoscerlo, ero stata rapita da lui, dal suo aspetto, dal suo viso. Ma specialmente dai suoi occhi azzurri, ancora più accesi ed intensi rispetto a quelli che si vedono in televisione.
Scossi vigorosamente il capo scacciando quei pensieri. A cosa andavo a pensare pure io?
Ian stava con Nina ed erano proprio belli insieme. Si poteva notare anche ad occhi chiusi la complicità, l’intesa che li legava. Questo doveva bastare a farmi desistere da qualsiasi cosa.

“Ma se tutto dovesse cambiare?” corrugai la fronte in seguito a quel pensiero. La situazione che stavo per vivere era assurda e, sebbene anche questa ipotesi fosse molto fantasiosa, non potevo sapere cosa sarebbe successo. “E se si dovessero lasciare? Se riuscissi a essergli amica? O forse, qualcosa di più? E se..”
Sbuffai infastidita da tutti quei “se” e quei “forse” che mi frullavano nella testa. Se era destino, sarebbe accaduto. In caso contrario, amen. Non sarebbe morto nessuno. Sarei stata una semplice collega di lavoro.
Fissai per qualche altro minuto il soffitto, aspettando che la mia mente si svuotasse completamente, prima di alzarmi dal letto e avvicinarmi alla finestra. Il tempo fuori non era dei migliori. La pioggia scendeva ormai da due giorni e faceva freddo. Ma non potei reprimere un lieve sorriso. Se non fosse stato per la pioggia tutti questi dilemmi non ci sarebbero stati.
Essendo domenica il bar era chiuso, per cui passai il resto della giornata a casa ad annoiarmi, facendo zapping tra i programmi televisivi o gironzolando su internet tra i vari siti.

Il mattino dopo la sveglia suonò alle 9 in punto. Cosa molto inutile visto che non chiusi occhio per tutta la notte. L’ansia e l’agitazione mi avevano portato a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola, non trovando nessuna posizione comoda in cui addormentarmi. Il materasso ed il cuscino sembravano essere fatti di pietra. Troppo duri. Peccato che era tutta una questione soggettiva.
Mi alzai dal letto per scrutare fuori dalla finestra il tempo. Nuvoloso. Ottimo, anche il tempo era contro di me. Andai ad aprire l’armadio intenta a voler scegliere gli indumenti da indossare. Optai per un jeans chiaro, una maglietta gialla con sopra una felpa verde, e ai piedi delle sneakers bianche. Presi tutti gli indumenti e li depositai sul letto, dirigendomi poi in bagno per lavarmi. Quando mi specchiai, un piccolo sospiro di sollievo abbandonò le mie labbra. Sebbene non avessi dormito la notte, il mio viso non ne stava risentendo troppo. Mi sciacquai con cura e ritornai in camera per prendere i vestiti, che indossai poco dopo. Non volendo esagerare, passai solamente il correttore chiaro sotto gli occhi, la matita nera lungo i contorni degli occhi e il lucido sulle labbra. Per quanto riguardava i capelli, li ravvivai solamente lasciando che quelli ricadessero mossi sulle spalle. “Si, può andare!” mi dissi mentalmente spruzzandomi alcune gocce di profumo.  Uscii nuovamente dal bagno afferrando la borsa, precedentemente lasciata sul letto, e scesi al piano inferiore.
L’orologio segnava le 10. “Ancora mezz’ora” . Presi le chiavi di casa, ed uscii avviandomi all’incontro. Come qualche giorno prima, raggiunsi l’edificio in poco più di venti minuti. Sentivo il cuore battere furiosamente, quasi volesse uscirmi dal petto. Prendendo un lungo respiro, varcai la soglia d’entrata ritrovandomi nella hall. Sapevo cosa dovevo fare, così mi avvicinai al bancone dove,  però, non trovai quella “simpatica” bionda della volta precedente. Al suo posto, infatti, c’era un ragazzo moro, più o meno della mia età, che, vedendomi arrivare, alzò lo sguardo sorridendomi.

<< Posso esserti utile? >>
<< Avrei un appuntamento con Julie >>
Quello aprì maggiormente gli occhi, per poi sorridere con più calore.
<< Tu devi essere Andrea >>
Mi portai una mano sul collo, stringendo leggermente la pelle. << Ecco.. si.. sono io >> mormorai abbassando per un attimo lo sguardo.
<< Scusami, non volevo imbarazzarti o altro >> mormorò repentino << Julie ha parlato così tanto di te a tutti noi che eravamo curiosi di conoscerti. Specialmente gli altri attori . Comunque che maleducato, io sono Samuel. Per gli amici Sam >>
<< Piacere >> sorrisi a Sam, quando all’improvviso la voce di Julie riecheggiò per i corridoi.
<< Sam, Andrea è già arri.. Oh! Eccoti! >> si avvicinò a me, abbracciandomi. << Scusami di averti fatto aspettare. Spero che Sam sia stato gentile con te, vero Sam? >> disse con finto fare minaccioso guardando il ragazzo, per poi ridere entrambi. << Comunque possiamo andare. Gli altri saranno qui solamente verso le 11.15/11.30 >>
Annuii alle sue parole, girandomi poi verso Sam. << Ciao Sam, a presto >>
<< Ciao  >> sorrise.

Presi a camminare al fianco di Julie dirette, come mi aveva spiegato lei, verso il bar in cui erano soliti andare.
<< Bel ragazzo Sam, vero? >> chiese improvvisamente facendomi trasalire.
<< Si.. >> mormorai guardandola curiosa. “E questo che c’entra?”
<< E’ per metà portoghese. La madre è di Lisbona, il padre invece è originario di Dallas. E’ poco più grande di te, di 2 o 3 anni >>

Continuavo a non capire perché mi stesse parlando di lui. i miei dubbi rimasero in quanto giungemmo al bar e Julie, dopo che ordinammo 2 caffè e ci andammo a sedere, prese a parlare del lavoro.

<< Allora, Andrea.. Come già ti ho detto sono contenta che tu abbia accettato. Ho temuto che tu rifiutassi, ma non lo hai fatto >> sorrise aprendo la bustina dello zucchero, addolcendo così il suo caffè << Per quanto riguarda il ruolo.. Dovrai fare una ragazza italiana che si trasferisce a Mystic Falls per finire gli studi, tipo scambio culturale – gesticolò per un momento – Sconvolgerai la vita di alcuni personaggi, Elena e Damon, quest’ultimo in particolare. Ti sto parlando quindi di qualche bacio.... ma questo e molto altro ti sarà spiegato meglio appena io e Kevin finiamo con la stesura della sceneggiatura e di conseguenza dei copioni >> si portò la tazzina alle labbra.
“… Elena e Damon …” La mia mente si era completamente cristallizzata  su questo particolare, facendomi così scordare tutto il resto del discorso. “… quest’ultimo in particolare …” . Vidi Julie riprendere a parlare, ma era come se non riuscissi a sentirla, troppo presa dal metabolizzare quella sua affermazione. “… qualche bacio …”
<< Firmeremo tutto appena torniamo negli studi, d’accordo? Andrea? >>
<< Si? >> mi ripresi guardandola negli occhi, sbattendo le palpebre con fare confuso.
<< Capito quello che ti ho detto? >>
“ No , Julie. Non ho sentito una singola parola di quello che mi hai detto. Sai perché? Semplice, pensavo al fatto che bacerò Ian davanti all’intero cast e alla troupe. Davanti a Nina. Sarà pure un bacio finto ma… e’ pur sempre un bacio!”. Ero tentata di rispondere in questo modo ma evitai.
<< Si, tutto chiaro >> portai la tazzina alle labbra, bevendo il caffè al suo interno. “Io + Ian = Bacio.. Più chiaro di così?”. Scossi leggermente il capo, per scacciare quei pensieri.
Finimmo di bere il caffè e pagammo il conto, tornando negli studi. Appena entrammo nella Hall ad aspettarci c’era Kevin che, come Julie, fu contento del fatto che avessi accettato la proposta.
<< Bene.. abbiamo parlato di un paio di cose, per cui possiamo recarci nel mio studio a firmare le varie scartoffie >>
Ci recammo nello studio e, dopo esserci seduti intorno alla scrivania, Julie e Kevin presero  spiegarmi le ultime formalità, giungendo così alla firma del contratto.
<< E adesso – iniziò Kevin mettendo i documenti in una cartellina, riponendola tra gli scaffali – possiamo andare a conoscere il cast! >>

Uscimmo così dallo studio, camminando l’uno affianco all’altro nel corridoio. Julie mi indicò i vari camerini degli attori, soffermandosi poi davanti ad uno di essi, spiegandomi che quello sarebbe stato il mio. Continuammo a camminare. Riuscivo a sentire, per quanto silenzio si era creato,  il rumore dei nostri passi. “Sta calma, ancora pochi metri.. Ce la puoi fare”.
Julie e Kevin si fermarono davanti ad una porta contro cui era appesa una targhetta “Relax Room”. I due si guardarono sorridendo e spostarono gli occhi su di me. In quel momento sentii  il gran desiderio di scappare a gambe levate , il più velocemente possibile. Ma riuscì a desistere.
<< Pronta a conoscere i tuoi nuovi colleghi? >> Kevin abbassò la maniglia dalla porta, che si aprì lentamente, lasciando scoprire a poco a poco l’arredamento ed alcune delle persone al suo interno.  << Prego >> mi fece il gesto di accomodarmi. Lanciai una veloce occhiata ai due produttori, facendo un passo verso l’interno. “O la va o la spacca!”

Spazio Autrice ( per modo di dire)

Buongiorno ragazze :)
Come state? Io da schifo.. Problemi femminili -.- . 

Angolo Capitolo: Allora.. svelato il primo spoiler, quello della donna al telefono... Andrea ha chiamato Julie e ha accettato. Che brava ragazza ù.ù . Svelto anche l'ultimo.. Quello più enigmatico.. Beh, dopo la proposta, ad Andrea viene spiegata, un pò in fretta, la parte che dovrà interpretare... E' rimasta così O_O quando Julie le ha parlato dei baci.. Povera.. A casa si fa le paranoie su Ian e poi... xD Aaah.. ed è solo l'inizio, ma Andrea non lo sa ancora.. Da come potete vedere nel finale, la nostra Andrea, nel cap 5, farà delle belle conoscenze..

Angolo Ringraziamenti: Grazie a chi ha letto, anche se mi piacerebbe sapere la vostra opinione, a chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da 
ricordare.. Mi fate gongolare sempre :):)

Ok.. Beh.. Buon proseguimento e... mmm.. dai mi sento buona, a venerdì. Se mi funzionerà il sito eheheh :P

Vi ricordo il gruppo --> L'Angolo di "_A Twist In My Story_"

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Capitolo 6
*** Capitolo o5 ***




Capitolo 5

 

“O la va o la spacca”

 

Varcai la soglia ritrovandomi nella Relax Room. Aveva le pareti di un tenue azzurro, divanetti bianchi vicino alle pareti, posti a circondare i tavolini al centro. Appese ai muri c’erano varie mensole, su cui erano sistemati la macchina del caffè e del cappuccino, vari bicchieri, tazze e tazzine, un piccolo frigo ed una vetrina, al cui interno c’erano le brioche e i dolci. 

Il chiacchiericcio che si sentiva dal corridoio si era completamente fermato, lasciando spazio ad un surreale silenzio. “La calma prima della tempesta”.

Julie mi sorrise rapidamente, girandosi verso gli attori seduti di fronte a noi.
<< Ragazzi, come vi avevo accennato giorni fa, la nostra grande famiglia acquista un nuovo membro. Lei – mi circondò la vita con un braccio tirandomi verso di sé  – è Andrea! >>
Vidi i ragazzi sorridermi mormorando un << Ciao! >> e mi passai una mano tra i capelli, quando Julie riprese a parlare. << So che la farete sentire parte della famiglia. Per cui la lascio in buone mani! >> e accompagnò il tutto dandomi delle lievi pacche sulla schiena. << A dopo! >> e, insieme a Kevin, uscì dalla stanza.
Seguii con lo sguardo i loro movimenti, ritrovandomi così a fissare la porta ormai chiusa. Alternai lo sguardo tra la porta e i ragazzi, più e più volte. Mi sentii come se mi avessero preso e gettato al centro di una enorme pista da ballo colma di gente. Se scappavo, mi avrebbero preso per una bambina paurosa, per cui mi feci coraggio e li guardai. “Siamo in pista.. Balliamo!”
Mi umettai le labbra.
<< Ciao >> cercai di sorridere, mostrandomi calma.
Una ragazza dai lunghi capelli castani e dal fisico snello, che riconobbi essere Nina, si alzò dal divanetto su cui era seduta e si avvicinò a me.
<< Ciao, io sono Nina. Spero che ti troverai bene con noi >> mi sorrise tendendo la mano, che afferrai stringendola lievemente. << Vieni, ti presento gli altri >>
Ci avvicinammo ai divanetti e Nina mi fece conoscere i suoi amici. Furono molto gentili e simpatici. Candice era una ragazza stupenda, rispecchiava in pieno la “Caroline” del telefilm. Paul, invece, a differenza del suo personaggio, scherzava e rideva molto di più. Conversai oltre che con gli altri, anche con l’attrice che interpretava Bonnie, Katerina Graham, scoprendo che era completamente differente dal suo personaggio che, beh, non molto amavo.

Sentii il rumore della porta venire aperta.
<< Ehi Som – disse Steven al ragazzo che stava entrando – vieni che ti presentiamo Andrea! >> disse circondandomi la vita con un braccio.
<< Ragazzi – disse quella voce che riconobbi, questa volta, essere di Ian – mi dispiace ma siete arrivati tardi >> sorrise nella mia direzione << Ho conosciuto questa splendida ragazza qualche giorno fa, nello studio di Julie >>
Arrossii a quel ricordo e fui costretta a distogliere lo sguardo dal lui e dal suo viso. “Chissà cosa avrà pensato?!” . Ian mi passò accanto, scompigliandomi i capelli e sussurrandomi un “Ciao Andrea”, e si andò a sedere accanto a Nina, lasciandole un bacio sulla guancia. “Che carini” pensai.

<< Andrea! >> mi girai in direzione della voce che mi aveva chiamato. Era Candice. << Oltre al tuo nome, non conosciamo molto altro >> ed un coro di << Già! >> o di << E’ vero! >> seguì quell’affermazione.
<< Perché non ci parli un po’ di te? >> aggiunse Sara.
Il nervosismo e l’agitazione, precedentemente svaniti, tornarono prepotentemente. Mi morsi il labbro inferiore.
<< Io.. >> “Odio parlare di me “ completai mentalmente. Tuttavia, presi a parlare. << Mi chiamo Andrea Belmonti e sono italiana. A luglio, precisamente il 22, compio 21 anni.. Vivevo in una piccola città sul mare, prima di trasferirmi qui. O meglio, ci vivo tutt’ora lì ma in questo periodo sono qui in.. vacanza >>
<< Sei italiana? Mi piace troppo l’Italia! >> disse con fare sognante Candice.
<< Ha ragione Candice. Sebbene ci sia stato quando avevo poco meno di 20 anni, mi è piaciuta molto >>
“Già, quando era un modello” concordai mentalmente per poi ridacchiare. << Già, è molto bella la mia Italia, sebbene abbia tanti problemi al suo interno. Ma ha una infinità di paesaggi che si susseguono uno dopo l’altro. I paesaggi nel Nord non li potrai mai trovare al Sud, e viceversa. E poi – sorrisi – ad esempio, dove vivo io puoi passare dal mare alla montagna in poco meno di mezz’ora/tre quarti d’ora >> mormorai infine con un tono leggermente triste come sempre accadeva quando parlavo del mio paese.
<< Ti manca molto l’Italia? >> chiese Nina.
<< Abbastanza.. Ma avevo bisogno di questa vacanza per staccare un po’ la spina >> alzai le spalle sospirando.
Continuammo così a parlare. Raccontai loro altro sulla mia vita, su quello che mi piaceva fare, sui miei hobby, e sulla mia famiglia. Loro, successivamente, mi parlarono un po’ di loro e di cosa erano soliti fare.
 

Alzai lo sguardo verso l’orologio appeso al muro. “Wow, già le 14.15!”

<< Hai qualche impegno? >> chiese Ian.
Lo guardai. << Alle 15.30 dovrei stare a lavoro >>
<< E dov’è che lavori? >> chiese Steven sedendosi dopo aver preso un dolcetto da una mensola.
<< Lavoro in un bar in Beckwith Street, vicino ai College e all’Università. O almeno ci lavoro fino a quando non inizieranno le riprese >>
<< Ti possiamo accompagnare noi tanto stiamo andando a pranzo >> affermò gentile Nina, portando la mano su quella di Ian. “Beata te”
<< No, non preoccupatevi. Ma grazie comunque >> mormorai lieve, mettendo le mani nelle tasche << Credo che sia il caso che vada >>
<< Aspetta! >> Candice si alzò, porgendomi un foglio che teneva stretto in una mano << Qui ci sono i nostri numeri, così possiamo essere sempre in contatto. In questo modo, quando ci organizzeremo per stare insieme un po’ tutti quanti, ti possiamo avvisare, e non preoccuparti.. il tuo numero ce lo siamo fatti dare da Julie >> sorrise.
<< Oh.. Grazie mille >> afferrai il foglio, osservandolo per un attimo prima di metterlo in borsa << Beh, a presto allora >>.
Un coro di << Ciao Andrea >> accompagnò la mia uscita dalla stanza. “Dai non è andata male. Sono stati molto carini e gentili”.
 

Ritornai nella hall, passando poi vicino al bancone. Peccato che ora c’era la mia “cara” amica bionda.

Superai il bancone accennando un sorriso ed uscii, iniziando a camminare.
<< Andrea! >> un Samuel ansante per la corsa mi si parò accanto.
<< Sam, ciao >>
<< Stai andando via? >>
<< Sto andando a lavoro, tu? >>
<< Io devo andare all’università. Vuoi per caso un passaggio? >>
<< Non preoccuparti, serio >> sorrisi.
<< Dai su! >> Intanto dalla porta degli studi uscirono Nina ed Ian che, appena mi videro, mi salutarono. Samuel, nel frattempo, mi prese la mano << Dai ti accompagno. Non accetto un no come risposta >>. Vidi di sfuggita la fronte di Ian leggermente corrugarsi, girandosi poi verso Nina. “Sarà tutta una mia fantasia o sembrerebbe che gli abbia dato fastidio? Pfff, ma cosa vado a pensare!”
 

Alla fine accettai l’invito di Sam e mi feci accompagnare al bar. Entrambi nella stessa direzione dovevamo andare. Samuel si rivelò un ragazzo allegro e simpatico, con il senso dell’umorismo. Fu quindi un viaggio molto piacevole.

Giungemmo al bar.
<< Spero di rivederti presto >> arrossii lievemente a quella sua affermazione. Mi salutò con un bacio sulla guancia e ripartì. Scossi il capo ridacchiando ed entrai nel bar, prendendo a lavorare per quegli ultimi mesi.
Il resto della giornata passò rapidamente.
 

Tornai a casa stanchissima tanto che ordinai una piazza per cena, non avendo le forze per cucinare. Mente mangiavo, mi collegai su Facebook, lasciando un post sia a Christian sia a Silvia.


Proposta accettata ;)
Ho conosciuto il resto del cast. Tutti molto gentili ed allegri.
Ps.. Chri, ho il nome della tua amata bulgara.
Pps.. Silvia, se solo sapessi!
Vi voglio bene
 

Spensi il computer e buttai il cartone della pizza, per poi salire in camera. Mi lavai e cambiai, mettendomi poi sotto le coperte chiudendo gli occhi.

 

Il vibrare insistente del telefono mi fece aprire gli occhi, sbuffando contrariata. Allungai la mano afferrandolo. “2 messaggi. Chi diavolo manda messaggi alle 3 di notte?!”

 

From: Numero Sconosciuto

Ehi, sono Sam! Spero che non ti arrabbierai se ho chiesto il tuo numero in giro.. Beh Buonanotte :)”.
 

Alzai un sopracciglio perplessa e prima di rispondere salvai il numero.

 

To: Sam

Lo ammetto. Avrei preferito che tu lo avessi chiesto a me direttamente, ma non mi arrabbierò. Sono troppo stanca ;) Buonanotte..
 

Controllai anche l’altro messaggio e quasi non mi venne un infarto quando lessi il nome sul display.

 

From: Ian

Volevo augurarti buona fortuna per questa tua nuova avventura! Non vedo l’ora di recitare con te. Chissà cosa sa fare questa italiana! ;) Buonanotte, Ian.”
 

Presi a sorridere contenta, rotolandomi sul letto, rileggendo il messaggio. “Non vedo l’ora… “ ridacchiai e risposi.

 

To: Ian

Grazie mille, siete stati molto carini con me oggi. Comunque, proverò a stupirti! :) Buona notte anche a te..”
 

Riposi il telefono sul comodino e, contenta come non mai, presi sonno con il sorriso sulle labbra.




Spazio Autrice ( per modi di dire )

Buona Pomeriggio!

Come state? Io ora meglio. Grazie a Dio dopo aver sclerato fino a, ehm, 10 minuti fa (?) Efp ha ripreso a funzionare! Spero che anche per voi sia così.

Però passiamo al capitolo.. Andrea ha finalmente conosciuto il cast! Come ribadisce anche lei, tutti sono stati molto gentili e l'hanno fatta sentire fuori luogo.

E poi, ecco che riappare il nostro Ian ehehehe.. A fare nuovamente la sua comparsa è stato anche Sam.. Bello anche lui *__* ( chi ha visto la foto sul  gruppo potrà ben capirmi )

Passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a coloro che hanno letto, ribasisco che una vostra opinione mi piacerebbe leggerla ma anche se leggete soltanto non fa nulla. Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare :)

Vi dico che nel prossimo capitolo, che arriverà Lunedì, vedremo Andrea alle prese con ......

Ops.. Devo andare :P

Bacioni e a Lunedì :) Vi aspetto sul gruppo di Facebook ..

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Capitolo 7
*** Capitolo o6 ***




 

Capitolo 6

Passarono alcuni mesi nei quali strinsi maggiormente i rapporti con i ragazzi e le ragazze del cast. Capitò molto spesso, infatti, che alcune sere uscii con loro a cena o per passare delle “normali” serate tra ragazzi. Mi divertii molto. Strinsi molta amicizia con Nina, ma specialmente con Candice, scoprendo quanto fossimo simili. Intanto al cast si aggiunse un altro membro, Joseph Morgan, che avrebbe interpretare il ruolo del temutissimo “Klaus”.

Oltre che con il cast, feci amicizia anche con Samuel, il ragazzo della hall. In quei mesi venne spesso a trovarmi a lavoro per farmi compagnia nei momenti in cui era libero dalle lezioni. Iniziai a sospettare qualcosa su di lui ed infatti, dopo un paio di volte che venne, mi confessò che gli sarebbe piaciuto potermi conoscere maggiormente e che gli interessavo.
 

Giunse così Maggio e con esso la fine della seconda stagione.

Come era mio solito fare il pomeriggio, mi trovavo al bar, dietro al bancone a servire alcuni clienti quando il campanellino, posto sopra la porta d’entrata, suonò.
<< Ciao barista >> Alzai lo sguardo e vidi Samuel avvicinarsi al bancone e sedersi su una sedia.
<< Ciao studente – ridacchiai – vuoi il solito? >> chiesi finendo di ridare il resto ad un cliente. Sam annuii e iniziai a preparargli un decaffeinato.
<< Allora, me la concedi una uscita una di queste sere? >>
<< Ancora? Non demordi proprio, eh? >> risi, prendendo un tazzina in cui versare il caffè. << Tieni >> porsi la tazzina a Sam.
<< Grazie.. E comunque, su.. una uscita piccola.. andiamo a prenderci un gelato >>
<< Sam… >> non completai la frase perché il campanellino della porta suonò nuovamente. << Salve… Ragazze! >>
 

Dalla porta erano infatti entrate Candice e Nina. << Andy! >>

<< A cosa devo la vostra visita? >> sorrisi uscendo da dietro al bancone per andarle ad abbracciare, non rispondendo così a Samuel.
<< Facevamo un giro e ci siamo ricordati dove lavoravi >> disse allegramente Candice.
Essendoci pochi clienti, potei parlare con le due ragazze tranquillamente. Scherzammo e ridemmo molto, quando Candice ebbe una idea.
<< Stasera potremmo uscire tutti quanti e tu – mi indicò – potresti venire con noi! >>
<< Giusto! Andiamo a farci un giro.. che ne so..a spasso per i locali! >> continuò Nina.
Mi morsi il labbro spostando per un attimo lo sguardo su Sam che, sebbene fingesse di non prestare attenzione ai nostri discorsi, sapevo benissimo che non era così.
Candice capì al volo e richiamò l’attenzione di Sam, proponendogli di unirsi a noi per la sera. Sam mi guardò e accettò. Finimmo con il metterci d’accordo e decidemmo di incontrarci tutti per le 21.30 davanti agli studi. Le ragazze andarono poi via e Sam, con un sorriso sulle labbra, si girò verso di me.
<< Non sarà l’uscita che desideravo ma è pur sempre una uscita >>
In risposta gli feci la linguaccia.
Conclusi il lavoro e Sam mi riaccompagnò dicendomi che sarebbe passato verso le 21.15.
 

Entrai in casa di corsa per precipitarmi in bagno dove, dopo essermi velocemente spogliata, entrai nella doccia. Quando uscii mi avvolsi in un telo e raccolsi i capelli in un chignon, dove aver tolto l’acqua in eccesso. Mi recai in camera e presi dal cassetto l’intimo che subito indossai per poi spostarmi davanti all’armadio per scegliere cosa indossare. Rovistai tra le varie maglie, tra i pantaloni, tra le gonne e i vestiti. Non volevo esagerare ma non volevo nemmeno essere troppo acqua e sapone. Optai quindi per un vestito nero, lungo fino a metà coscia, stretto sotto al seno da una cinta rosa chiaro. Presi anche delle decolté non troppo alte, sempre nere.  Lasciai il tutto sul letto e asciugai i capelli. Una volta finito controllai l’ora.. “20.30”. Scesi in cucina a mangiare qualcosa, giusto per non andare fuori a stomaco vuoto e poi risalii. Mi vestii e mi truccai. Passai il correttore sotto gli occhi, poi la matita e l’eyeliner nero, un po’ di fard per dare colore al viso e il lucido sulle labbra alla fragola.

Quando stavo per infilare le scarpe, suonò il campanello della porta. Con le scarpe in una mano e la borsa nell’altra, scesi giù dove aprii la porta rivelando la figura di Sam che, dopo aver spostato lo sguardo su tutta la mia figura, mi sorrise. Mi infilai le scarpe e presi le chiavi di casa potendo così andare.
Ad arrivare agli studi ci mettemmo poco tempo. Scendemmo dall’auto, raggiungendo gli altri e salutandoli.
<< Chi ci manca? >> chiesi a Candice.
<< Ian e Nina. I soliti ritardatari >>
Aspettammo qualche minuto prima di vedere la macchina di Ian svoltare l’angolo e parcheggiarsi davanti a noi.
<< Eccoci, scusate ma la signorina qui presente era lenta nel vestirsi >> mormorò Ian riferendosi a Nina, la quale gli fece una linguaccia in risposta.
Potemmo così andare.
 

Girammo vari locali in cui i ragazzi presero qualcosa da mangiare. Alla fine optammo per un locale poco fuori Atlanta munito di discoteca. Erano più o meno le 23 quando arrivammo al luogo stabilito. Parcheggiammo e scendemmo dalle auto. Candice intanto mi spiegò che conoscevano i proprietari e che quindi avevo prenotato un privè. Entrammo dopo aver superato l’enorme buttafuori posto davanti alla porta. Il locale era immenso, cosa che da fuori non potevo notare. Sulla parte sinistra c’erano i banconi in cui veniva servito da bere e non solo; a destra invece lunghe file di tavolini si susseguivano; al centro invece c’era la pista da ballo, colma di gente. Paul mi fece cenno di seguirli e ci spostammo verso la zona dei tavolini, tuttavia, svoltammo ancora a destra dove era posta una scalinata che conduceva ai privè. O almeno così pensai. Anche qui c’era un buttafuori che ci fece passare. La sala al piano superiore era come quella al piano inferiore, forse più ampia.

Ci spostammo verso i divanetti dove lasciammo le nostre cose. Nina, Candice e le altre ragazze mi tirarono verso la pista da ballo e subito iniziammo a scatenarci. I ragazzi invece si sedettero, iniziando a chiacchierare tra loro. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata verso di loro e molto spesso incrociavo gli occhi di Samuel, altre volte invece quelli di Ian. Dopo un po’ che ballavamo, venimmo raggiunti dai ragazzi. Eccetto da Ian, che rimase seduto.
Risi tantissimo vedendo quei matti ballare. Vidi Steven e Michael fingersi ballerini di lap dance e non potemmo non riprenderli con il telefonino. Appena si accorsero della cosa, scesero dal “palco” e iniziarono a farci il solletico, minacciandoci di non smettere fino a quando quei video non sarebbero spariti dalla circolazione. Dopo tutto quel movimento, stanchi, ritornammo sui divanetti. Sam mi sorrise e mi circondò le spalle con un braccio. Gli sorrisi a mia volta e mi lasciai stringere, troppo stanca per oppormi. Mentre mi allungavo ad afferrare un bicchiere, vidi Ian spostare lo sguardo ed alzarsi con la scusa di andare fuori a fumare una sigaretta. Nina lo guardò confusa, ma lasciò perdere tornando a fare quello che faceva precedentemente.
<< Ragazzi ma che ore sono? >> chiesi sentendomi lievemente stanca.
<< E’ l’1.15 >> mi rispose Paul.
<< Ehi, io devo andare.. Alle 7 attacco a lavorare >> mi mormorò all’orecchio Sam. Annui alzandomi.
<< Ragazzi io vado.. Mi sono divertito molto con voi stasera >>
<< Sam ma non ti porterai via anche Andrea, spero? >> chiese Michael. Sam si girò verso di me, ma non seppi rispondergli ed alzai solamente le spalle. Lui mi sorrise.
<< No, resta qui. Per cui non strapazzatemela troppo >>
 

Sorrisi e dissi loro che accompagnavo fuori Sam. Uscimmo da una porta sul retro che ci venne indicata da un ragazzo che lavorava lì. Appena varcammo la soglia, l’aria fresca mi fece accapponare la pelle surriscaldata.

<< Non c’era bisogno che mi accompagnassi fuori. Stai congelando >> mi disse a mò di rimprovero Sam.
<< Su dai.. che fa! >> risposi sorridendo beffarda. << Anche se non era l’uscita che volevi, mi sono divertita in tua compagnia >> mormorai guardandomi per un attimo la punta delle scarpe. Sam, intanto, si era avvicinato e mi alzò il viso con due dita.

<< Anche io mi sono divertito e.. – si umettò le labbra – non te l’ho detto prima per non farti imbarazzare ma stasera sei proprio bella >>. Sentii le guance andar a fuoco ed ebbi paura di evaporare. Alzai lo sguardo verso il suo viso, abbastanza vicino al mio. Mi morsi il labbro e vidi il suo sguardo posarsi sulle mie labbra. Si avvicinò lentamente e azzerò le distanze. Fu un bacio casto che durò poco. Non riuscivo a parlare e deglutii a vuoto. << Ora è meglio se vada.. Buonanotte >> e così andò via.


Posai una mano sulle labbra, sbattendo le palpebre.
<< Come mai il tuo ragazzo va via e tu non vai con lui? >>. Trasalii quando quella voce mi riportò alla realtà. Mi girai di scatto e notai Ian con le spalle contro la parete.
<< Sai che non si spia? >> chiesi a mia volta, avvicinandomi a lui. Mi guardò inarcando un sopracciglio.
<< Sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda? E comunque, sono fuori da molto prima di voi.. ricordi? >> alzò una mano, mostrando la sigaretta stretta tra le dita. Prese un’ultima boccata, prima di spegnere la sigaretta e gettarla in un cestino. Lo guardai osservandolo con attenzione, prima di rispondergli.
<< Non ti avevo visto.. E poi, lui non è il mio ragazzo. Siamo.. >> “già cosa siamo?” << ..conoscenti, anzi, amici che si stanno conoscendo. >>
Lui annuì poco convinto. << Non credo che lui sia del tuo stesso parere >>
Corrugai la fronte, sbuffando. << Anche se fosse stato il mio ragazzo, sarei stata comunque libera di scegliere se andare con lui o restare qui con voi.. >> dissi leggermente stizzita.
Ian ridacchiò << Rinfodera gli artigli, stavo scherzando >> ed alzò le mani in segno di resa mentre faceva un suo “solito” mezzo sorriso. << Su una cosa concordo con quel tizio – mi guardò da capo a piedi – sei molto bella vestita così >> e detto questo si girò, avvicinandosi alla porta per rientrare. Io dal canto mio, invece, rimasi ferma sul posto. Avevo il cuore che andava a mille e le guance bruciavano. Ringraziai mentalmente il fatto che fosse notte e che quindi non si poteva notare quel rossore. “Che a dirmi di essere bella quella sera fosse stato Sam, era un conto.. Ma che a dirmelo fosse stato anche Ian, beh, quello era certamente un altro paio di maniche!“
<< Che fai, resti lì? >> riprese a parlare Ian, fissandomi con un sopracciglio inarcato, stando sulla soglia della porta. Scossi il capo e camminai a passo svelto verso di lui, rientrando nel locale e tornando dai ragazzi.
<< Credevamo vi foste persi! >> disse Michael. Sorrisi e dissi loro che dopo aver salutato Sam, aspettai  che Ian finisse di fumare.
 

Erano quasi le 4 quando decidemmo di ritornare a casa. Nina, dopo aver detto alcune parole a Ian, il quale annuì, mi disse che mi avrebbero riaccompagnato loro. Appena usciti dal locale ci salutammo tutti e io, Nina e Ian camminammo verso l’auto di quest’ultimo, parcheggiato a qualche metro di distanza. Salimmo in auto ed Ian accese l’auto, non prima di aver sonoramente sbadigliato, beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte di Nina. Ian finse una espressione minacciosa facendo sbuffare Nina e poi, prima di inserire la marcia, si voltò verso di me chiedendomi dove abitassi. Successivamente ingranò la marcia e partimmo.

 

All’interno dell’abitacolo regnava il silenzio, essendo tutti molto stanchi. Persa a contemplare fuori dal finestrino, la voce di Ian, che diceva a Nina che avrebbe accompagnato prima lei così da poter andare velocemente a casa essendo troppo stanco, mi giunse distante.

Dopo un po’ che la macchina percorreva la strada, ci fermammo davanti l’abitazione di Nina. Salutò con un bacio Ian e con lei scesi anche io per salutarla. Rientrai in macchina questa volta sedendomi sul sedile anteriore. Nuovamente il viaggio fu molto silenzioso.  Essendo la strada priva di traffico, ci mettemmo pochi minuti per arrivare davanti casa mia. Tuttavia, in seguito alle frenata di Ian, dalle mani mi cadde il telefonino.
<< Cavolo! >> mi abbassai per raccoglierlo e non notai che anche Ian fece lo stesso. Le nostre mani, chiudendosi entrambe sul telefono, vennero a contatto provocando una leggera scossa in tutto il mio corpo. Alzai di scatto lo sguardo ritrovandomi il viso di Ian a pochi centimetri dal mio. “Cazzo, troppo vicini!” Riuscivo a percepire, sebbene lievemente, il suo respiro infrangersi contro il mio viso e alle mie narici giunse forte l’odore del suo profumo. “Non morire.. continua a respirare.. Dai Andrea!“. Quando anche lui alzò lo sguardo, mi persi in quegli occhi azzurri più lucidi del solito. Si rimise composto e mi porse il telefono che afferrai balbettando un lieve << grazie >>.
<< Beh, grazie ancora sia ehm.. per il telefono che per il passaggio >> cercai di sorridere mostrandomi sicura e portai la mano sulla maniglia della portiera. Mentre la stavo aprendo, la mano di Ian si pose sul mio braccio e delicatamente mi fece voltare nuovamente verso di lui. Tornai ancora una volta a perdermi nei suoi occhi, per poi spostare lo sguardo verso le sue labbra per pochi secondi. Lo vidi sorridere portandomi a mordere il labbro inferiore.
<< Prima che tu scenda c’era una cosa che volevo dirti.. >>. Mi irrigidii a quella sua affermazione ed il cuore perse un battito.
<< O-ovvero? >>
<< Buonanotte >> mormoro dolcemente, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Quando si allontanò, mi passai una mano tra i capelli. << Buona.. Buonanotte anche a te >> dissi solamente, incapace di avere un pensiero logico in quell’istante.

 

Scesi dall’auto e, dopo averlo nuovamente salutato con la mano, presi a camminare sul vialetto di casa mentre cercavo le chiavi. Non riuscii a infilare al primo colpo la chiave nella serratura in quanto il mio corpo era troppo impegnato a tremare. Dopo vari tentativi riuscii ad aprire la porta e ad entrare in casa. Mi appoggiai contro la porta cercando di far tornare il respiro normale e appena questo avvenne, mi tolsi le scarpe e salii in camera dove mi spogliai. Mi andai a lavare e a struccare ed infine mi misi il pigiama, infilandomi successivamente nel letto dove mi addormentai poco dopo, anche se la strana sensazione avuta poco prima stava tornando a galla.

“Come andrà a finire?”

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Salve Ragazzuole :)
Come alcune sanno, sono appena tornata dal mare e come promesso ora aggiornavo, ed eccomi qui ! Ho fatto la lucertola al sole *___* ho la parte davanti leggermente rossa, ma non bruciata, e la parte di dietro ambrata xD stare al sole fino all'1 aveva i suoi effetti collaterali..
Comunque, baldo alle ciancie.. Passiamo al capitolo.. Andrea da una possibilità a Sam, sebbene lui faccia un pò di presse.. A salvare la nostra eroina arrivano le fanciulle del cast.. Beh volessi usci anch'io con loro.. soprattutto vedere Steven e Michael fingere di ballare la lap dance *w* sbavo... Ehm.. *cof cof*.. Guarda un pò Sam e Andrea si son baciati e chi c'era fuori con loro? Ian! Geloso il ragazzo? Chissà.. in molte mi avete detto che è geloso, povero cucciolo.. Bhe.. Ian Ian Ian.. peccato che tu non sappia che il tuo comportamento ti fregherà ù.ù
Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha commentato.. Chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare.. Mi fate sempre gioire :)
Il prossimo capitolo, vi dico la verità, mi è proprio piaciuto scriverlo.. Giàgià.. VI dico che si svolgerà al mare.. se volete sapere dell'altro c'è il gruppo su Fb ;).. Per cui.. A Venerdì :)
baciiiiiiiiii

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Capitolo 8
*** Capitolo o7 ***


Capitolo o7


Capitolo 7

Il vibrare incessante del telefono mi svegliò. Decisi di lasciare perdere e mi girai a pancia in giù, mettendo la testa sotto il cuscino, quando il telefono prese nuovamente a suonare. Sbuffai sollevando la testa e, con un occhio chiuso e l’altro aperto, allungai la mano verso il comodino afferrando quell’infernale aggeggio, premendo poi il tasto verde per accettare la chiamata.

<< Pronto.. >> mormorai con voce assonnata.
<< Buongiorno! >> riconobbi la voce squillante di Candice.

<< Mmmmmm… Ciao.. che vuoi? >>

<< Come siamo gentili, eh? – ridacchiò – Ma sai almeno che ore sono? >> Borbottai qualcosa di poco comprensibile. << E’ mezzogiorno e mezzo! Ti ho mandato decine e decine di messaggi ma vedendo che non rispondevi, ti ho chiamato! >>

Spalancai gli occhi. << Mezzogiorno e mezzo?! Oddio ma quanto ho dormito?! >> mi tirai di scatto a sedere e controllai l’ora sulla sveglia. “Dannazione ha ragione!” << Senti, non è colpa mia.. sono tornata a casa distrutta! >> cercai di discolparmi. Ma era vero. La sera, ormai, la passavo con loro e fare le 3 o le 4 del mattino era diventato di casa. Non che non fossi abituata a ciò ma da quando mi ero trasferita ad Atlanta, quando uscivo, rientravo massimo alle 2.30. E in questo modo passò il mese di Maggio e giunse Giugno.

<< Andrea? Ci sei? >> la voce di Candice mi riportò alla realtà.
<< Sisi scusa.. Dimmi pure.. >>
<< Visto che è una splendida giornata abbiamo deciso di andare al mare. Sei dei nostri? >>
Sbadigliai. << Chi dovremmo essere? Comunque per me va bene… >>
<< Ottimo!! Allora.. Siamo tu, io, Kayla, Sara ci avrebbe raggiunte appena poteva.. poi.. Paul e compagna, ovvero Torrey, Malese, Michael, Steven, Zach.. e credo Ian.. ma puoi sempre chiedere al tuo dolce spasimante di unirsi a noi. >> Il modo in cui però disse di Ian mi fece corrugare la fronte.
<< Perché questo tono parlando di Ian? E’ successo qualcosa? >>
<< … >> Il silenzio di Candice rispose per lei.
<< Che succede? E poi perché non viene anche Nina? >>
Sentii il sospiro di Candice. << Quei due hanno litigato oggi a colazione.. In questi ultimi mesi non sanno fare altro che prendersi a parole.. Chissà cosa sta prendendo ad entrambi! >>
Finimmo di metterci d’accordo per il pomeriggio decidendo di incontrarci in spiaggia per le 14.30 e chiusi la chiamata.

Mi stiracchiai per bene e mi alzai dal letto, dirigendomi in bagno per lavarmi. Mi spogliai ed entrai nella doccia. Ripensare alle parole di Candice fu inevitabile. Avevo notato infatti che in quegli ultimi giorni stavano per la maggior parte delle volte di pessimo umore, specialmente Nina, e, di conseguenza, lontani. Sperai vivamente che le cose tra loro  si sistemassero. “ Quanto mi dispiace, poverini”. Uscii dalla doccia, mi avvolsi con un telo e tamponai con un asciugamano i capelli, lasciandoli ricadere umidi sulle spalle. Ritornai in camera e cercai nell’armadio un costume carino da indossare. Scelsi un costume a fascia, con la parte superiore di color bianco fissata al centro da un cuore verde acqua mentre la parte inferiore era a fantasia bianca, marroncino e verde acqua. Presi un pantaloncino di jeans ed una canotta turchese. Preparai la borsa nella quale misi la crema, il telo, il portafoglio e tutto quello che reputavo utile.
Indossai tutti gli indumenti e poi le infradito scendendo al piano inferiore. L’orologio segnava le 13.15. Mancandoci più di un’ora mi preparai il pranzo optando per qualcosa di leggero come una insalata di patate con fagiolini. Tra il prepararla, mangiarla e lavare i piatti passò un’ora, così, con la borsa in spalla, presi le chiavi di casa e quelle del motorino ed uscii. Salii sul motorino e partii in direzione della spiaggia che raggiunsi in una mezz’oretta. Quando arrivai, sentii delle risate, delle urla e riconobbi alcune voci. Parcheggia e presi a camminare verso di loro.

<< Ciao ragazzi! >>
<< Oh, la dormigliona si è decisa a raggiungerci! >> disse ridacchiando Zach.
<< Simpatico lui >> facendogli poi una linguaccia e raggiunsi le ragazze allungate sui lettini. Candice e Kay tolsero le loro borse da un lettino e mi ci sedetti.
<< Ciao ragazze >> dissi loro sorridendo. Ricambiarono il saluto mentre io iniziai a togliermi i pantaloncini e la maglia per prendere anche io il sole. Qualche fischio accompagnò il tutto ma finsi di non sentirli e mi allungai. I ragazzi ci dissero che sarebbero tornati subito e noi ragazze approfittammo per chiacchierare un po’ liberamente.

Prese dal parlare non ci accorgemmo che alle nostre spalle i ragazzi si stavano avvicinando con dei secchielli colmi d’acqua. Urlammo alzandoci di scatto dai lettini quando ci gettarono l’acqua contro.
<< Ma siete pazzi?! >> dissero Candice e Kayla. Quelli in risposta risero e notai che si era aggiunto Ian. Beh, in costume era veramente mozzafiato.
Io e le ragazze ci guardammo negli occhi e sorridemmo.
<< Io se fossi in voi comincerei a correre >> fece Kayla con fare minaccioso prima di correre verso di loro seguita da Candice, da Torrey ed infine da me. I ragazzi scapparono fingendosi terrorizzati e urlano un << Provate a prenderci! >> . Correndo, in lontananza vidi uno stabilimento balneare e subito mi venne una idea. Mi allontanai così dalle ragazze e , continuando a correre cercando di non farmi vedere dai ragazzi, raggiunsi l’esterno dello stabilimento. “Bingo!” pensai cercando quello che mi serviva, ovvero un tubo di plastica collegato ad un rubinetto. Senza farmi vedere dai proprietari, aprii l’acqua e presi il tubo cercando di tagliare la strada ai ragazzi. Superai un casotto e mi affacciai di poco notando che i ragazzi erano quasi vicini. “3..2..1..” uscì dal mio nascondiglio e quelli si fermarono sorpresi ma, vedendo il tubo che tenevo in mano, la loro espressione fu veramente scioccata.
<< Non lo vorrai mica fare per davvero, spero.. >> disse Paul.
<< E perché mai? >> risposi a mia volta sorridendo.
<< Ci vuoi bene non puoi farci una cosa del genere.. >> continuò Michael.
Intanto dietro di loro le ragazze annuivano sorridendo, mentre riempivano i secchielli di sabbia, pronte a lanciarla contro i ragazzi appena quelli sarebbero stati bagnati.
<< Voi lo avete fatto.. per cui.. >> aprii il blocco dell’acqua e “annaffiai” i ragazzi che tentavano di coprirsi.
<< Oddio è congelata! >> mormorarono un po’ tutti scatenando ancor di più le nostre risate. Richiusi l’acqua. << Non crediate che sia finita qui! >> mormorai poco prima che le ragazze svuotassero i secchielli su di loro, riempiendoli di sabbia. Lasciai cadere il tubo e mi riavvicinai a loro.  << Oh ma che belle cotolette! >> esclamai ridendo.

Questa volta a guardarsi tra di loro furono i ragazzi. << Ora però tocca a noi.. >> disse Ian con fare minaccioso. Il sorriso che era stampato fino a qualche secondo prima sui nostri visi scomparve. Non facemmo in tempo a scappare che i ragazzi ci presero, iniziando a farci il solletico.
<< Dio che schifo!! Siete ricoperti di sabbia! >> urlò schifata Candice mentre Michael la “torturava”, così come Kayla e Zach, Malese e Steven. Io ero ancora ferma sul posto e davanti a me Ian continuava a sogghignare.
<< Che c’è? Non scappi? >> mormorò facendo qualche passo verso di me che, di riflesso, indietreggiai sotto lo sguardo vittorioso di Ian.
<< I-Ian.. cosa hai intenzione di fare? >> chiesi continuando ad indietreggiare. Non mi rispose ma con uno scatto mi prese in spalla. Iniziai a dimenarmi. << Mettimi giù! Ian, subito! >> urlai ma finse di non ascoltare. << Ian! >>.

Finalmente, dopo aver camminato un po’, mi fece ritornare con i piedi sulla sabbia ma non mi lascio stare. Infatti iniziò a farmi il solletico. Risi tantissimo ma tentai comunque di liberarmi dalla sua presa. Sembrai riuscirci e già stavo cantando vittoria ma, invece, velocemente mi prese una mano e, portando una gamba dietro alle mie e facendo leva su di essa, mi fece cadere sulla sabbia. Lo guardai sconvolta mentre lui iniziò a ridere. Colsi quella sua piccola distrazione e gli presi entrambe le mani tirandolo verso la sabbia. Non aspettandoselo, cascò anche lui sulla sabbia. Non avevo calcolato però che, cadendo, me lo sarei ritrovata addosso. Per non pesarmi, Ian si teneva sollevato sui gomiti mentre io, vuoi per ripararmi, vuoi per attutire la caduta, mi ritrovai con le mani poste sopra i suoi pettorali e, rendendomene conto, arrossii violentemente.
<< Pazza, potevo farti male.. Tutto ok? >> chiese gentilmente. Io annuii per poi alzare lo sguardo. “Pessima mossa”. Come accadde quando mi cascò il telefono, mi ritrovai con il viso a pochi centimetri dal suo. Mi morsi il labbro, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi che erano in grado di mandarmi in confusione. << Non dovresti stare troppo al sole, potresti prendere una insolazione.. inoltre, sei già tutta rossa >> continuò lui, sorridendo.
<< Gua-guarda che sto bene.. >> “Raccontane un’altra!” Per la prima volta mi resi conto che, nonostante fossi a conoscenza di dove avessi appoggiato le mani, per tutta la durata di quel nostro scambio di battute, non avevo spostato le mani, fisse ancora sul suo petto. Deglutii inumidendomi le labbra. Ian seguì quel gesto con lo sguardo, prese un lungo respiro scuotendo lievemente il capo e si spostò da sopra di me, rimettendosi in piedi per poi allungarmi una mano per farmi alzare. Guardandolo perplessa e sollevata, afferrai la mano mormorando un << Grazie >>. Lui accennò un sorriso, prendendo a camminare verso gli altri ed io lo seguii.
I ragazzi si andarono a fare la doccia per togliersi la sabbia ancora appiccicata a loro mentre noi ragazze ritornammo sui lettini.

Quando il mio telefonino iniziò a suonare, lo presi da dentro la borsa.
<< Pronto? >>
<< Ciao Andy >>
<< Sam >> dissi beccandomi le occhiatine maliziose delle altre ragazze. << Come stai? >>
<< Bene, te? Comunque quel costume ti sta d’incanto >>
A quell’affermazione corrugai la fronte.
<< Ma che.. come sai che sono in spiaggia? >> ed inizia a guardarmi in torno. << Dove sei? >>
<< Eeeeh.. vuoi sapere troppo >> mi rispose ridacchiando prima di chiudere la telefonata.
<< Sam! Sam! Pfff.. ha chiuso il telefono >>
<< Perché continuare a parlare al telefono quando posso parlarti dal vivo? >> e la voce di Sam giunse alle mie spalle facendomi girare. << Ciao.. E ciao anche a voi ragazze >>. Quelle sorrisero contraccambiando il saluto. Sam si avvicinò al mio lettino e, dopo avergli fatto un po’ di spazio, si sedette. Le ragazze subito si alzarono e dissero che sarebbero andate a controllare dove si fossero cacciati i ragazzi.
<< Spero di non aver disturbato >> disse Sam riportando lo sguardo su di me.
<< Oh no.. per niente >> mi passai la mano tra i capelli.
<< Comunque – si avvicinò al mio viso, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra – ciao >>
Ridacchiai. << Me lo avevi già detto >>
<< Si, ma non così >>. Intanto si allungò con me sul lettino ed insieme guardammo l’oceano.

Contemplammo a lungo la vasta distesa d’acqua di fronte a noi fino a quando vedemmo i ragazzi e le ragazze tornare. Ridevano, specialmente Ian, ma, quando vide con chi ero sul lettino, mutò espressione diventando da solare ed allegra a fredda e impassibile. Quei suoi cambi di umore iniziavano a mandarmi in tilt. Spesso lo faceva ma non riuscivo a capire quale fosse la causa scatenate. Ian si avvicino alla sua roba e prese il telefono, riponendolo subito, avendo controllato qualcosa. “Ma che ha?” pensai continuando a cercar di capirci qualcosa, senza però esiti positivi. Alla fine Ian si rivestì velocemente spiegando di avere una cosa importante da fare. Salutò tutti e si allontanò. Lo guardai fino a quando non scomparve dalla mia visuale e voltai il capo verso gli altri con fare interrogativo. Mi risposero alzando le spalle.
<< Dovrà forse andare a chiarire con Nina >> azzardò Paul trovando l’appoggio dei ragazzi.
<< Sarà ma è strano.. Persino per Andrea, che lo conosce da un paio di mesi,  ha qualcosa che non va. – Puntualizzò Kayla – Non può essere solo la questione Nina, ci deve essere dell’altro >>.
<< Che intendi? >> chiese Steven.
<< Ma su ragazzi.. Sono mesi che Ian si comporta in modo non strano, ma quasi. Gli alti e bassi con Nina saranno incominciati, che ne so, da Maggio! Per cui posso affermare che c’è dell’altro. >> concluse il suo discorso.
“Maggio?” pensai confusa. “Mica..”scossi il capo. Non poteva essere in quel modo. Cioè era assurdo pensare che dopo la sera in cui mi ha riaccompagnato a casa siano iniziati i problemi con Nina. Era così.. Assurdo!
<< Beh.. Noi non possiamo saperlo per cui.. >> iniziò Candice << .. credo che vista l’ora, sia meglio andare  >>. Annuimmo tutti e ci rivestimmo ritornando ai nostri mezzi. Dopo aver salutato tutti, insieme a Sam, mi avviai al motorino.
<< E tu come torni? >> chiesi.
<< Ho la macchina qui vicino >> e mi sorrise.
<< Ok.. >> risposi prendendo il casco ed infilandomelo. Sam continuava a guardarmi come se aspettasse qualcosa. << Ehm.. che c’è? >>
<< Nulla >>
<< E allora perché mi guardi? >>
Sorrise ancora, mettendosi le mani in tasca. << Mi chiedevo se.. fossi libera questa sera.. >>
<< Sam.. – iniziai con voce rammaricata – non per qualcosa ma questa giornata di mare mi ha distrutta per cui vorrei restare a casa stasera. Però se vuoi passare da me.. >>
<< Tranquilla, se sei stanca non ci sono problemi. Ti chiamo domani allora >> e mi baciò per poi allontanarsi. Sospirai e accesi il motorino avviandomi a casa.



Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon pomeriggio! Come state? Spero bene.. Io ho un mal di testa che tra poco mi porta via :( Dovrei finire di scrivere il capitolo 15 e una OS ma se continua il mal di testa mi sa che neanche oggi scrivo -.-
Mi chiedevo chi tra voi ha avuto gli esami? Come vi sono andati secondo voi? A me è passata la voglia di farli sentendo come è stata la prova di matematica :S
Coooomunque, passiamo al capitolo, che dite? Come vi avevo accennato, e come avevo fatto capire dagli spoiler nel gruppo..  Il capitolo si è svolto al mare.. Mi è piaciuto immaginare i ragazzi fare a gavettoni xD Sisi mi sono divertita a scrivere il capitolo.. Poi che carini Andrea e Ian *__* Però poi è arrivato Sam... ed Ian è andato via.. Qui gatta ci cova.. Kayla ha detto la sua.. Chi la condivide??
Beh..beh.. Ahahahah.. il prossimo capitolo.. Ahahahah io spero per voi che non abbiate un infarto  xD
Cooomunque,,, Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare... Vorrei inoltre dirvi che ho scritto una OS a rating rosso su Damon ed Elena *____*
_So Happy I Could Die_

Beh.. che dirvi.. A lunedì.. e vi ricordo che vi aspetto sul gruppo ;) Baciiiii..

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Capitolo 9
*** Capitolo o8 ***


Capitolo o8


Capitolo 8 

Aprii gli occhi ritrovandomi nuovamente in spiaggia. “Ma quando ci sono arrivata?” pensai mettendomi  seduta su quello che riconobbi essere un lettino.
<< Buongiorno >> mi disse una voce soavemente alla mia sinistra. Volsi il capo verso quella direzione finendo per “affogare” negli occhi azzurri di Ian, allungato accanto a me su di un’altra sdraio.

<< G-giorno >> mormorai imbarazzata prima di iniziare a guardarmi intorno.

<< Andrea >> mi chiamò, facendo così riportare la mia attenzione su di lui. << Ho bisogno di dirti una cosa >> si alzò e si venne a sedere davanti a me. Lo guardai confusa.  << So che i miei sbalzi di umore ti mandano in confusione ma vale anche per me.. >> 
Corrugai la fronte non capendo. << Io.. >>
<< Aspetta.. Quello che ti sto cercando di dire è che la causa di ciò.. Sei tu. Andrea mi mandi in confusione tu.. tu.. Dio! Andrea sono innamorato di te! >> concluse portando le sue mani sul mio viso, guardandomi negli occhi. “Oh cazzo! E mo?” << Ma.. – riprese a parlare - .. so che tu stai con quel Sam e che lo ami ma… >>
<< Anche io >> dissi svelta così da interromperlo. Mi guardò confuso.
<< ‘Anche io’ cosa? >>
<< Io.. – mi passai la lingua sulle labbra, inumidendole – Anche io sono innamorata di te >> e abbassai lo sguardo.
Ian sorrise rifacendomi alzare lo sguardo. Si era avvicinato al mio viso. << Non sai quanto questa cosa mi faccia piacere >> sussurrò prima di azzerare le distanza e baciarmi.

Aprii gli occhi di scatto e velocemente mi portai seduta. Ero sul letto, in camera mia e questo voleva dire che.. << Era un sogno >> mormorai lieve mentre portavo una mano sulle labbra. Cambiavano i luoghi ma, da qualche giorno, continuavo a fare lo stesso sogno in cui Ian confessava di amarmi. “E come sempre reagisci nello stesso modo”. Scossi il capo ritornando allungata e, come se non dormissi da anni, appena toccai il cuscino presi velocemente sonno.

Mi svegliai verso le 10.30, tuttavia, tenni ancora gli occhi chiusi. Le immagini del sogno tornarono prepotentemente nella mia testa e dovetti aprire gli occhi. “Sono innamorato di te!“.  Il tono della voce con cui lo aveva detto mi mandava in subbuglio. Sembrava così reale. Mi passai una mano tra i capelli e mi alzai dal letto per dirigermi in bagno. Il mio sguardo cadde sulla scrivania e sulla roba posta sopra di essa. Borsa. Portafoglio. Chiavi.. Copione. E già, copione. Julie e Kevin si erano subito preoccupati di consegnarci i copioni non appena questi sarebbero stati stampati, ovvero la seconda settimana di Giugno. Quando mi venne consegnato, diedi una veloce occhiata ma fui costretta a richiuderlo di scatto dopo che lessi una scena che avrei dovuto girare con Ian. Grazie all’aiuto di Nina, di Candice, ma anche degli altri ragazzi del cast, riuscii a imparare come “studiare” il copione in modo da apprendere velocemente le battute. Come i pomeriggi precedenti, anche quel giorno sarei dovuta recarmi agli studi per provare alcune scene con i ragazzi.
Scossi il capo ed entrai in bagno. “Se non mi spiccio arriverò tardi!”.

Dopo essermi lavata e vestita, presi il copione e scesi al piano inferiore, buttandomi sul divano, iniziando a ripassare le battute dopo essermi preparata un paio di toast. Quel giorno avrei dovuto provare con Ian. Mi morsi il labbro pensando a lui. I rapporti tra lui e Nina erano tornati pacifici. Infatti i due avevano ripreso a parlarsi, a ridere e a scherzare però c’era qualcosa che nel loro rapporto era cambiato. Qualcosa si era rotto. Decisi di non pensarci e guardai l’orologio. Era quasi l’ora di andare, per cui corsi al piano superiore a preparare la borsa, scesi nuovamente giù con le chiavi in mano e presi il copione, buttato sul divano, prima di uscire. Mi avvicinai al motorino, misi il casco, accesi il motore ed infine partii.

Raggiunsi gli studi. Appena entrai, salutai tutti. Ormai mi trattavano come una di famiglia e questo non faceva altro che rendermi maggiormente contenta. Notai subito l’assenza di Sam ma poi mi ricordai che per un mese circa sarebbe dovuto andare dai genitori in Texas. Arrivai nella Relax Room dove trovai i ragazzi. Alcuni provavano, altri invece mangiavano.
<< Ciao ragazzi! >> salutai chiudendomi la porta alle spalle.

I ragazzi mi salutarono e mi accomodai vicino a Zach. Più o meno tutti dovevamo provare almeno una scena, per cui aspettai con calma il mio turno, ridacchiando nel sentire alcune volte i ragazzi sbagliare e fare versi strani. Zach, quando ciò accadeva, si girava verso di me mormorando un << Vedi? Capita a tutti >>. 

Finirono le prove di Kayla e di Steven e Candice si girò verso di me.
<< Signorina Belmonti! Su forza.. dobbiamo provare! >> disse ridacchiando.
Le risposi con una linguaccia e posai le mie cose sul divanetto.

<< Ok! Sono pronta! >> sorrisi prendendomi un applauso scherzoso da parte degli altri.

<< Eccola! Mia cara italiana vediamo cosa sei capace di fare >> disse Ian entrando nella stanza.

Spostammo i tavolini, sistemandoli contro una parete. La scena che dovevamo provare riguardava il primo incontro tra Damon e Ariel, ovvero la ragazza che interpretavo.

<< Ricordi tutto? >> mi chiese Candice mentre  preprarava il copione. Io annuii e le dissi in caso solo di ricordarmi i vari movimenti, visto che tutti non riuscivo a ricordarli. Lei mi fece l’occhiolino e fingendosi una regista disse con tono di voce abbastanza alto << Azione! >>.

La scena era suddivisa in questo modo: Ariel cammina messaggiando al telefono, non vede quindi dove va; Si scontra contro un ragazzo, Damon; I due hanno un battibecco leggermente vivace; Alla fine Damon se ne va. Presi quindi a camminare fingendo di messaggiare e Ian prese anche lui a camminare nella mia stessa direzione, finché non facemmo spalla contro spalla.
Alzai la testa girandomi verso lo ‘sconosciuto’.

<< Mi scusi, ero distratta >> mormorai scusandomi. “Questa scena mi ricorda lo scontro con Julie”.

<< Impara a guardare dove cammini invece di usare il telefono >> rispose scontroso. “Dio, sembra vero".
Come da copione, corrugai la fronte. << Ho detto che mi dispiace >> ribadii leggermente inacidita.
‘Damon’ alzò un sopracciglio << Non so che farmene >> e si rigirò dandomi le spalle.
<< Sei sempre così stronzo con le persone che chiedono scusa, eh? >> dissi stizzita, facendolo fermare.
<< Senti ragazzina – mi inchiodò con lo sguardo facendomi deglutire a vuoto – non sono in vena di scherzare per cui modera i termini >>
<< Oh poverino, ha avuto una giornata storta il signorino. – feci un passo verso di lui – Resta comunque il fatto che sei uno stronzo! >> ribadii sorridendo innocentemente.
Lui socchiuse leggermente gli occhi. << Non sai con chi parli. Si vede che sei nuova di qui >> mormorò solamente.
<< Illuminami! E poi.. Come chi ti dice che sono nuova? >> lo sfidai.
<< Non ho tempo da sprecare con delle bambine. Ho questioni più importanti – si risistemò la giacca – Ti basta sapere che mi chiamo Damon >> e così si girò, riprendendo a camminare.

Io invece strinsi le labbra e i pugni. << La prossima volta ti faccio vedere io se sono una bambina o no. Stronzo! >> mi girai sbuffando e ripresi a camminare.

<< E.. Stop! >> urlò Candice << Andrea sei stata bravissima! >>
<< Lo pensi davvero? >> mormorai imbarazzata mentre mi portavo una mano tra i capelli.
<< Ha ragione – si intromise Ian sorridendo – Devo farti i complimenti. Mi hai stupito! >> e mi scompigliò i capelli.
<< Ian! Devi levarti questo vizio! >> borbottai per poi ridere. << Comunque, grazie mille. Pensavo realmente di non farcela >>
<< Questo è tutto merito del mio metodo >> affermò vittorioso Michael che si beccò un cuscino in faccia tirato da Zach.
Ridacchiai. << Beh allora.. Vittoria! >> e alzai le braccia facendo una V con le dita.

<< Andrea >>
Mi girai verso la voce che mi aveva chiamata. Era Nina.
<< Ehi! >> sorrisi andando da lei che subito mi abbraccio.
<< Speravo di trovarti qui. C’è Julie che vorrebbe sapere come stanno andando le prove >>

La ringraziai e salutai i ragazzi in caso non li avessi visti dopo. Uscii dalla stanza per raggiungere lo studio di Julie e quando fui davanti alla porta, bussai. La voce di Julie mi disse di entrare. Fu molto felice di sapere che le prove andavano molto bene e che avevo instaurato un bel rapporto con i ragazzi.
<< Te lo avevo detto io che non c’era da preoccuparsi! >> disse Julie ridacchiando << Comunque, agli altri è stato già comunicato che le riprese prenderanno il via tre due settimane, quindi il 11 di Luglio >>.

Io annuii ringraziandola per l’informazione ed uscii. Vidi che ormai si erano fatte le 19 e che probabilmente gli altri erano già andati via. Raggiunsi, così, velocemente il motorino. Appena mi ritrovai davanti al mezzo, sentii due mani posarsi sugli occhi. Mi irrigidii immediatamente. “Se è Sam lo uccido!” pensai iniziando però ad avere leggermente paura.
<< Sai cosa succede a coloro che sfidano Damon Salvatore? >> disse una voce in tono serio ma allo stesso tempo seducente al mio orecchio. Mi si mozzò il respiro. Il cuore perse inizialmente un battito e poi prese a battere velocemente, avendo riconosciuto la voce. Portai la mie mani tremanti su quelle poste sopra i miei occhi.
<< Ian vai a quel paese >>

<< Ian? Mi dispiace non conosco chi sia questo Ian >> disse trattenendo una risata e allentò la presa. In questo modo mi diede la possibilità di togliere le mani dai miei occhi e girarmi verso di lui. Ma appena lo feci, buttai un urlo.
<< Toglile! Oddio toglile! >> mi portai le mie mani davanti agli occhi.
<< Ehm.. cosa? >> chiese perplesso.
<< Quelle cose rosse che hai agli occhi! >>
Ian rise di gusto ed io sbirciai aprendo leggermente le dita. “E’ proprio bello…” pensai prima che le immagini del sogno mi si parassero davanti agli occhi.
<< Ehi.. le ho tolte >> mi disse Ian gentilmente mentre mi afferrava le mani. Io scossi il capo, stringendo maggiormente gli occhi. << Giuro, le ho tolte >> continuò con un tono di voce capace di ammaliare. “Altro che poteri vampireschi!”
Aprii piano piano un occhio e, appena constatai che quello che mi aveva detto era la verità, aprii anche l’altro. Non aveva più gli occhi circondati da quelle orribili lenti rosse che davano l’effetto di vampiro assetato. Ora erano tornati ad essere gli occhi azzurri di Ian.
Ian sorrise. << Visto che dicevo la verità? >>. Annuii incapace come sempre di dire qualcosa. << Hai avuto paura? >>
<< Beh, secondo te? Non capita tutti i giorni che un tizio da dietro mi copra gli occhi nel bel mezzo della strada.. o che, sempre quel tizio, abbia delle lenti rosse negli occhi, per cui scusami se ho avuto paura! >> dissi tutto d’un fiato. Piccolo mio difetto: quando ho paura tento a diventare molto acida e sarcastica. Ian, infatti, mi guardò inarcando un sopracciglio, perplesso. << Oh, ehm.. scusa >> dissi lieve, abbassando lo sguardo.
<< Tranquilla, ho un po’ esagerato anche io. Hai ragione >> disse nuovamente in tono gentile, quasi colpevole.
“Brava la scema! Lui voleva scherzare e tu reagisci così?”. << Ian no ma che dici.. Sono io che.. che ho reagito male. Non far caso a quello che ho detto tendo ad essere ‘moooolto ironica’ – mimai le virgolette con le dita – quando mi spavento >>
Ian tornò a sorridermi e sospirai sollevata. << Pace fatta? >> disse alzando il mignolo di una mano. Guardai quel suo gesto inarcando le sopracciglia e a mia volta alzai un mignolo, che strinsi intorno a quello suo.
<< Pace fatta! >> mormorai prima di ridere per l’espressione da bambino felice che fece.
<< Beh scusami ma era uscito per fumare una sigaretta. Devo ritornare dentro a finire la prova trucco e costume. – fece una piccola smorfia – Presto toccherà anche a te e allora capirai cosa significhi! >> Mi salutò lasciandomi un bacio sulla guancia e lo vidi ritornare indietro.
Mi passai la lingua sulle labbra e presi un lungo respiro. “Cuore mio smettila di battere così.. Dovresti reagire così per Sam, non per Ian.”  Abbassai per qualche secondo lo sguardo prima di scuotere la testa e salire sul motorino, volendo tornare a casa. Avevo bisogno di una chiacchierata con i miei amici.

Raggiunsi casa in poco tempo essendo la strada libera. Parcheggiai e di corsa mi precipitai alla porta, che aprii, ed entrai in casa. Salii le scale, salii in camera e presi il portatile, che accesi. Con il computer in mano, mi diressi in cucina e mi sedetti ad una sedia, poggiando il pc sul tavolo. Dopo aver aspettato che si caricasse e che si aprisse la schermata di Msn, questa volta, iniziai a controllare la lista degli amici e subito trovai sia Christian che Silvia.

Andrea: SoS.. Sono nei guai!
Silvia: Andrea? Andreaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
Christian: Silvia -.- contieniti.. Comunque, Donna mia adorata, dicci tutto..

Andrea: Vi ricordate di Sam, il ragazzo della Hall con cui sto uscendo da… un po’?
Christian: Ti ha lasciato?? Sto prenotando il primo aereo per venirgli a spaccare la faccia!
Silvia: Il solito esagerato -.- Comunque, si. Ricordo quel gran bel ragazzo.
Andrea: Ecco.. forse.. non è la persona giusta.
Christian: Perché? Chi hai baciato?
Silvia: Oddio! Oddio! Oddio! Hai baciato Ian, vero? E’ questo che stai tentando di dirci?!?! *__*

Andrea: No, non  ho baciato nessuno tantomeno Ian.. Ma lui c’entra lo stesso. Sono ormai settimane che lo sogno e che ogni volta nel sogno lui confessa di amarmi.. E poi ogni volta che mi sorride o mi sta vicino sento il cuore quasi come se stesse per scoppiare.. Smetto di respirare.. Io.. Non reagisco così con Samuel.. lui mi fa stare bene, è splendido.. è un ragazzo d’oro.. ma..
Christian: Non è la persona giusta..
Andrea: No, non lo è.. Non è lui che è sbagliato, sono io ad essere sbagliata perchè penso ad Ian..
Silvia: Ma non mi avevi detto che stava avendo problemi con la Dobrev?

Andrea: Si.. hanno avuti molti alti e bassi in questi mesi.. Ora però hanno fatto pace solo che sembrano comunque distanti, sebbene ridano e scherzino insieme..
Christian: Vuoi sapere come la penso? Anzi no.. non dirò nulla.. Posso solo dirti di agire come vuoi, come senti di voler agire..

Silvia: Concordo.. Semmai parla con Sam e digli quello che senti..  Capirà..
Andrea: Lo spero tanto..
Silvia: Basta essere tristi, su! Cambiamo argomento.. Ma sai che..

Silvia iniziò a raccontarmi vita, morte e miracoli di Davide, il suo ragazzo. Christian le disse che potevamo scriverci un libro su tutto quello che quei due combinavano. Andammo avanti a lungo fino a quando Christian non ci riportò alla realtà.

Christian: Ragazze io devo andare.. Domani ho un esame che mi vale 8 crediti -.- Per cui, Buonanotte Bimbe ;)
Silvia: Buona fortuna Cricri xD Vado anche io.. Notte :) Andrew, ti voglio bene.. facci sapere ;)
Andrea: Certo :) Buonanotte ragazzi.. E Chri ce la puoi fare!!! Vi voglio bene..

Prima di spegnere il computer controllai la posta. C’erano molte e-mail e quasi tutte di Twitter. Mentre le cancellavo, mi soffermai su di una.
‘Ian Somerhalder ti sta seguendo su Twitter!’. “Oddio..” . Ma quella non era l’unica. Infatti la maggior parte del cast, presente su quel sito, mi stava seguendo e da quanto riportava la data, da più di due mesi. “Mannaggia a me e a quando non controllo la posta!”.
Spensi il pc e presi qualcosa da mangiare velocemente. Con il computer in mano, salii al piano superiore lasciandolo sulla scrivania. Mi andai a lavare e mi cambia, coricandomi poi sotto le lenzuola.


Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buonpomeriggio e Buon inizio settimana! Come va? Qui tutto ok anche se potrebbe andare meglio ma il motivo ve lo spiego alla fine..
Allora allora allora.. Lo ammetto, quando ho scritto l'intro del capitolo 8 ho pensato "Appena scoprono che è tutto un sogno mi ammazzano!" xD Bhe preparatevi perchè non sarà l'ultimo..
Poi.. finalmente hanno dato i copioni e si, alcune ragazze del gruppo avevano capito che la foto che avevo postato stava proprio ad indicare il copione di Andrea. Come vi è sembrata la sua prima prova nel campo recitativo?
Andrea/Ian.. Che carina come scena *__* Si mi piacciono tanto ù.ù Ed ecco poi che ritornano Chris e Silvia, sebbene solo per chat.. Compariranno di persona anche loro, tutto a tempo debito.. Comunque la sottoscritta sa come finire la storia ( e forse come cosa non vi piacerà ) ma tra un pò non so come andare avanti xD L'estate mi si è pappata la fantasia >.< Intanto i capitoli sono scritti fino al 16esimo.
Ringrazio chi ha letto la storia, chi ha recensito ( solo due recensioni ç__ç va be, fa niente.. capita non posso sempre essere abituata alla media di 5 recensioni ù.ù ), chi ha messo la storia tra i preferite/seguite/da ricordare... me ringrazia dal profondo.. Per cui sono buona e lascio uno spoiler anche qui.. ( sarà lo stesso di quello che verrà lasciato sul gruppo ).. A Venerdì ;)

}Spoiler____
 

Camminavamo già da un po’, ma della macchina neanche l’ombra.
<< Ian ma la macchina? >> chiesi curiosa.
<< Diciamo che l’ho parcheggiata vicino casa tua >>. Rimasi sorpresa.  ____ { altri nel gruppo ;)

Avviso
Io non so quanti di voi abbiano saputo di una possibile legge che bloccherebbe la publicazione delle fanfiction online.. Tutto ciò per i diritti d'autore.. Sto nera, anzi nerissima.. Perchè, come la stessa Erika ha detto, qui su EFP tutto è fanfiction, eccetto le Originali. Se però questa legge dov'esse passare, Efp potrebbe essere chiuso! Giuro che se succede mi incazzo come una iena! Per cui se su Fb avete la pagina ufficiale di Efp, andateci e firmate la petizione.. La troverete anche sul mio profilo e sul gruppo di Efp. Fatelo perchè più siamo e meglio è!

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Capitolo 10
*** Capitolo o9 ***


capo9



Capitolo 9

<< Sei uno stronzo! >> dissi furiosa spintonando Ian.
<< E tu una bambina! >> mi rispose a tono.
<< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto! >> alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo ma lui, capendo le mie intenzioni, mi bloccò le mani schiacciandomi poi contro il muro.
Socchiuse gli occhi. << Tu non mi odi, non potrai mai farlo >> disse con voce bassa avvicinandosi maggiormente a me. << E sai perché? Perché tu sei innamorata di me. Credevi davvero che uno come me potesse provare qualcosa per una stupida ragazzina come te? >> Il tono che usò fu duro in quanto doveva ferirmi.
<< Io.. >> deglutii prima di inumidirmi le labbra. “Ora che c’era?” pensai prima di sbuffare abbassando il capo.
<< Andrea! >> disse Candice con fare sconsolato.
La guardai dispiaciuta. << Non ricordo cosa devo dire! Mi dispiace >> mormorai.
Ian intanto aveva lasciato la presa sulle mie mani e mi sorrideva tranquillo. << Non preoccuparti. E’ solo una battuta e poi prima di girare questa scena ci vorrà ancora un po’. Avrai tutto il tempo per impararla. Hai fatto un gran lavoro, Andrea. Quindi.. – mi lasciò un buffetto sul naso – non ti fare paranoie >>.
Tentai di sorridere ma quello che ne uscii fu una smorfia.
<< Ian ha ragione. Hai imparato così tante battute in poco tempo che è normale che qualcuna ti sfugga. L’importante è sapere quelle utili per questa settimana. Il resto verrà da sé >> disse Nina sorridendomi calorosamente.

Il bussare alla porta non mi permise di ringraziarli. A varcare la soglia fu Julie.
<< Ragazzi buon pomeriggio! Allora come procede qui? >>
<< Bene anche se siamo bloccati su una scena >> disse Sara.
Julie corrugò la fronte. << Come mai? >>
<< Ho.. si ecco.. ho un problema con il ricordarmi una battuta >> dissi passandomi una mano tra i capelli.
<< Andrea, anche se domani inizieremo le riprese, so quanto lavoro hai fatto e fidati, lo so. – mi fece l’occhiolino – Per questo sono convinta che ce la farai. E poi, che scena è? >> chiese Julie.
<< La discussione tra Damon ed Ariel dopo che lui uccide un suo amico “licantropo”.. Lei gli dice di odiarlo e via dicendo.. >> disse Ian. Julie annuì e disse nuovamente di non preoccuparmi e di concentrarmi sulle battute del giorno seguente.
<< Comunque ero venuta qui da voi per un altro motivo. Stasera andiamo, come nostro solito, a cenare fuori tutti insieme per festeggiare l’inizio di una nuova stagione di The Vampire Diaries! >> disse provocando l’ilarità generale. << Ma.. quest’anno cambieremo ristorante, o meglio voi cambierete ristorante visto che in quello che sto per proporvi ci sono già andata. Ho colto la palla al balzo approfittando della presenza di Andrea e delle sue origini, questa sera andremo al Maggiano's Little Italy! Cucina italiana da quanto potete capire dal nome. Siete d’accordo? >>
“Maggiano's Little Italy? Ma è il ristorante poco distante da casa mia!“.
I ragazzi accettarono volentieri mormorando un << ogni tanto si deve pur cambiare! >>.
<< Perfetto allora! Ci vediamo tutti alle 20 davanti al ristorante. E – puntò un dito contro di noi – guai a voi se fate tardi dopo cena! Domani la sveglia suona alle 6.30 per tutti! >> sorrise per poi uscire dalla stanza.
<< Non conosco questo ristorante. Inoltre Julie si è scordata di darci l’indirizzo >> disse Candice portandosi l’indice sulle labbra, pensando.
<< E’ vicino casa mia per cui ve lo posso dare io >>. I ragazzi annuirono e mi passarono un foglio e una penna. Finito di scrivere, consegnai il foglio a Candice e guardai l’ora. << Ragazzi credo che per oggi possiamo finire qui, le scene per domani sono state provate. Che ne dite? >>. Tutti furono d’accordo e ci demmo appuntamento davanti al ristorante.

Appena varcai la porta di casa, salii velocemente in bagno per farmi una doccia. Lasciai il telefono sul mobile vicino al lavandino e mi spogliai per entrare nella doccia. Non so quanto tempo trascorsi sotto il getto d’acqua calda, so solo che una coltre di vapore mi stava aspettando. Mi avvolsi nel telo facendo lo stesso con i capelli e controllai il telefono poiché si illuminava. Un messaggio.

From: Sam
Ciao bimba,
Come stai? Spero bene. Volevo avvisarti che probabilmente torno domani sera per cui credo che ci vedremo dopodomani.. Un bacio.. Sam

Sospirai leggendo il testo. “Non ti piacerà quello che vorrò dirti, per niente” e con questo pensiero tornai a prepararmi. Presi dall’armadio una maglietta a maniche corte bianca, sopra ci abbinai un mini top nero e sotto, invece, optai per un pantaloncino di jeans scuro, che arrivava poco sopra il ginocchio. Ai piedi decisi di indossare delle semplici ballerine nere. Finii di vestirmi e passai alla fase trucco. Non esagerai e rimasi quindi sul semplice. Alla fine ripresi il telefono volendo rispondere a Sam, ma non lo feci. Preparai la borsa e mi diedi un’ultima sistemata, questa volta ai capelli.
Ero tornata a casa verso le 17 per cui controllai l’ora, certa che fosse ancora presto. “Le 19.30.. “. Sebbene il ristorante in questione fosse vicino casa mia, decisi di avviarmi lo stesso. Controllai così di aver preso tutto e poi potei uscire.
Me la presi così con comodo, fermandomi alle volte a guardare le vetrine dei negozi, che arrivai lì alle 20.10.
<< Alla faccia del “è vicino casa mia” ! >> disse ridendo Paul, seguito a ruota dagli altri.

Gli risposi facendogli una linguaccia e potemmo così entrare. Ci dirigemmo al nostro tavolo e prendemmo posto. Io mi sedetti di fronte a Candice, la quale accanto a sé aveva Michael. Avrei scommesso che quei due stessero assieme, se non fossi stata certa del fatto che Michael era fidanzato. Il rumore di una sedia che veniva spostata mi destò dai miei pensieri facendomi girare il capo. A spostare la sedia fu Ian.
<< Posso? >> chiese gentilmente. Io annuii.
Arrivò il cameriere e potemmo così ordinare. Il cibo italiano mi era dannatamente mancato anche se cucinato in Italia era tutta un’altra storia. Scoprii inoltre che a gestire il locale era un gruppo di italiani migrato in Georgia. Mangiammo benissimo. Dopo che finimmo il secondo e iniziammo ad aspettare il dolce, Julie si alzò in piedi, tenendo in una mano un bicchiere colmo di vino.
<< Ragazzi.. Ragazzi >> attirò la nostra attenzione tintinnando il bicchiere con un coltello. << Vorrei fare un brindisi.. Siamo giunti all’inizio di una nuova avventura, per cui desidero ringraziare voi attori per le emozioni che ci date ed è grazia a voi se lo Show è amato in tutto il mondo. Non saremmo arrivati qui, alla vigilia delle riprese. Ringrazio inoltre come ogni anno anche Kevin per aver voluto realizzare con me The Vampire Diaries. Beh, quello che volevo dire l’ho detto, per cui.. cincin! >>. Tutti brindammo.
<< Ragazzi, c’è una tradizione da rispettare! >> esclamò Steven.
<< E’ vero! Andrea, essendo l’ultima ad essersi aggiunta al gruppo, ti tocca fare un discorso! >> continuò Nina.
“Discorso? Oddio!” << Io.. io cosa? >>. I ragazzi mi incitarono e alla fine mi arresi alzandomi in piedi. Mi schiarii la voce. << Beh, innanzitutto mi fa ancora strano stare qui, tra voi.. Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata a recitare in The Vampire Diaries? Io no di certo. – ridacchiai – E pensare che tutto nasce dal fatto che stavo per scontrarmi con Julie un pomeriggio. Lei mi ha riaccompagnato a casa ma prima, in macchina, aveva scoperto le mie origini. Il giorno dopo Julie ha voluto incontrarmi e.. – abbassai lo sguardo verso il bicchiere che tenevo in mano – mi fece quella proposta, a mio avviso assurda, di entrare nel cast. Sarei una bugiarda se dicessi che non ho avuto dubbi, perché non è così. La prima risposta che ero intenzionata a dire era un no categorico. Tuttavia due miei amici, i miei migliori amici in Italia, mi hanno fatto cambiare idea e per questo li ringrazio perché se non fosse per loro a quest’ora non sarei qui, in questo ristorante, attorno a questo tavolo, con persone favolose come voi. Spero che le riprese di domani siano grandiose e prive di piccole dimenticanze. Non so che altro dire >> mi portai la mano dietro la nuca, grattandomela con fare imbarazzato.
Un applauso segui il mio discorso. << Beh.. ci manca un Cincin >> mi disse sottovoce Ian.
<< Oh, dimenticavo. Cincin! >>

Finimmo di cenare e ci alzammo da tavola spostandoci all’esterno dal ristorante, restandoci un po’. Julie, visto che si era fatta mezzanotte e mezza, disse che sarebbe andata via visto che la sua sveglia sarebbe suonata alle 5. Pian piano anche gli altri andarono via e rimanemmo io, Ian, Candice, Nina e Paul.
<< Andy ma tu come torni? >> mi chiese Paul.
<< Torno a piedi, sono qui vicina >>
<< Ma che torni a piedi! A quest’ora no di certo! >> disse seria Nina.
<< Ragazzi l’accompagno io, per cui se volete andare fate pure >> disse Ian. Candice e Paul annuirono mentre Nina, nonostante disse che andava bene, sembrò scontenta di quella soluzione.
Li salutai e presi a camminare con Ian verso la macchina.

Camminavamo già da un po’, ma della macchina neanche l’ombra.
<< Ian ma la macchina? >> chiesi curiosa.
<< Diciamo che l’ho parcheggiata vicino casa tua >>. Rimasi sorpresa.
<< E perché mai? >>
<< Pfff, ora vuoi sapere troppo >> mi liquidò così ed io non insistetti.

Durante la camminata parlammo e scherzammo. Arrivammo alla macchina parcheggiata ad una decina di metri da casa mia.
<< Grazie per avermi accompagnata a casa >> sorrisi.
<< Ho fatto il mio dovere >> disse sorridendo a mezza bocca.
<< Allora, ancora grazie e buonanotte >> mi avvicinai a lui, lasciandogli un bacio sulla guancia. Mi allontanai e presi a camminare. Lui rimase lì, appoggiato alla macchina. “Non voltarti. Non voltarti”. Dopo qualche passo mi fermai e mi voltai. “Come non detto”. Ian mi guardò inarcando un sopracciglio.
Mi torturai le dita. << Vuoi entrare a.. bere qualcosa? Per sdebitarmi >>
Ian sorrise e si stacco dall’auto, prendendo a camminare verso di me. Insieme ci avvicinammo a casa mia e, dopo che aprii la porta, entrammo.
<< Carina >> disse, commentando casa.
Ridacchiai. << Già. Semplice ma non troppo. Posso offrirvi del Whisky, o del Bourbon, Signor Salvatore? >> dissi sorridendo mentre mi avvicinavo alla cristalliera, prendendo la bottiglia e due bicchieri.
<< Accetto volentieri. Il  Bourbon non si rifiuta mai >> rispose lui, stando al gioco.
Scossi il capo ridacchiando mentre appoggiavo i bicchieri sul tavolo, prendendo a riempirli. << Tieni >>
<< Grazie >> disse, prendendo il bicchiere e iniziando a sorseggiarlo. Feci lo stesso anche io. << Quindi.. – ruppe lui il silenzio – all’inizio non avresti accettato >>. La sua non era una domanda.
<< No, non avrei accettato >>
<< Perché? Se posso saperlo >>
Abbassai lo sguardo sul bicchiere, prendendo a far girare il contenuto. << Beh Ian, se tu non fossi un attore, e non avessi mai preso lezioni di recitazioni, e ti venisse chiesto di recitare in un telefilm, per giunta di fama mondiale, tu non avresti paura? Io si, e ce l’ho anche adesso. >> finii di bere il mio drink sotto lo sguardo attento di Ian.
<< Però hai accettato >>
<< Come ho detto alla cena, la sera dopo lo scontro con Julie ho parlato con il mio migliore amico. Lui mi ha fatta “ragionare”. Mi ha detto che avevo solamente paura di credere in me, come sempre, che avevo tutte le qualità di cui avevo bisogno >>
<< E aveva ragione >> disse lui sicuro. << Cioè, ti conosco da marzo ma ho capito più o meno come sei. Sei molto razionale solo che questo ti porta al tempo stesso ad essere insicura. Forse non sarai mai convinta delle tue azioni perché le valuterai da cima a fondo. Non che questo non sia giusto ma alle volte non dobbiamo lasciarci impaurire. Per cui posso concordare con il tuo migliore amico. Lo hai fatto ed ecco i risultati >> sorrise calorosamente.

Ridacchiai ma poi il mio sguardo cadde sull’orologio appeso. << Oddio Ian è tardissimo! >> mi alzai in piedi di scatto, seguita da lui che, invece, si alzò con calma. Si erano fatte quasi le 3 e Julie ci aveva avvisati di non far tardi. << Julie ci ammazza! >>
Ian alzò le spalle. << Tranquilla, Julie lo dice ogni anno così ma puntualmente la sera prima delle riprese facciamo tardi. >>
<< Sarà ma.. >> lo guardai alzando un sopracciglio.
Lui rise e io arrossi a quel suo gesto. “Andrea ti prego, contieniti!”.
<< Ho capito.. Dai, vado >>. Io sorrisi prendendo a camminare verso la porta, aprendola. Mi appoggiai, poi, con le spalle contro lo stipite della porta. Lui si avvicinò, uscì e si rigirò verso di me.
<< Non dubitare mai di te, Andrea. Mai. >> disse il tutto guardandomi intensamente con i suoi occhi azzurri.
<< D’accordo >> mormorai lieve, mordendomi un labbro.
<< Buonanotte >> si avvicinò e depositò sulla mia guancia un bacio. Appena il contatto delle sue labbra con la mia pelle finì, girai leggermente il capo trovandomi a pochi, anzi pochissimi, centimetri dalla sua bocca. I nostri nasi si toccavano. I respiri si confondevano. Inspirai il suo profumo, chiudendo gli occhi per un secondo. Quando li riaprii, lui era ancora nella stessa posizione. Non si era spostato di un centimetro. Vidi il suo pomo di Adamo fare su e giù. Alzai lo sguardo incrociando il suo e mi si mozzò il fiato. Quello sguardo lo avevo già visto. Era lo sguardo che aveva usato quel pomeriggio durante le prove. Lo sguardo che usava quando recitava una scena Delena.  Quello con cui guardava Nina. “Nina! Non posso farle questo.. cioè.. Aiuto!”. Ian si era avvicinato leggermente. Potevo sentire il suo naso sfiorarmi la guancia per poi ritornare vicino al mio.
<< I-Ian.. >> dissi balbettando con un filo di voce.
<< Si? >> rispose con un tono di voce decisamente sexy, quasi da censurare. E mi fece deglutire a vuoto.
<< E’… è.. >>. Lui continuò a strusciare il naso contro il mio.
<< “ E’ “, cosa? >> chiese lui quasi malizioso.
<< Tardi.. è tardi >> Annuii alle mie parole. “Perché ho la sensazione che nessuno dei due crede a quanto ho detto?”.
<< D’accordo >> mi rilassai sentendo quella semplice parola. “Stupida.. Coscienza, sta un po’ zitta!”. Peccato che Ian non si spostò, anzi azzerò le distanze lasciandomi un semplice bacio a stampo. “Ti sta baciando, anche se a stampo, ma ti sta baciando”. Le sue labbra erano morbidi. Quel bacio, seppure casto e privo di qualsiasi malizia, mi mandò in confusione. Si staccò da me e sorrise percependo il mio imbarazzo e le mie guance rosse. << Buonanotte, sogni d’oro >> e si allontanò dalla porta, avviandosi alla sua macchina.

 Rimasi impalata a guardarlo camminare, salire sulla macchina e andare via. Mi staccai dallo stipite e rientrai in casa, chiudendo la porta alle spalle e appoggiandomi contro di essa. Avevo il respiro accelerato. Mi portai una mano sulle labbra. << Questa volta non è un sogno, o si? >> e così mi pizzicai il braccio. << Ahia! >>. Dolore uguale realtà. Io non stavo sognando. Era accaduto realmente. Ian mi aveva baciata. Scivolai piano piano a terra, ancora sconvolta. << Ora si che sono nei guai! >> esclamai infine.

 

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buonpomeriggio, buon inizio fine settimana e soprattutto buon primo Luglio! xD
Come state? Io tutto ok :) 
Passiam al capitolo.. Lo ammetto, mi sono state lanciate contro tante imprecazioni per come ho iniziato lo scorso capitolo, ovvero la parte del sogno. Spero che non mi lanciate maledizioni per questo intro.. No, vero? *occhioni da cucciolo* Coooomunque..Il cast è andato a fare una cena tutti insieme la sera prima delle riprese.. Julie ha fatto il suo discorso e, beh, anche ad Andrea è toccato..  Secondo voi, perchè Nina sembrava delusa dalla scelta di Ian di riaccompagnare Andrea? Voi pensateci su ù.ù
E dopo 9 capitoli c'è stato il bacio! Ma non crediate che ora le cose andranno per il meglio.. Non ancora.. Nel capitolo 10 ci sarà un salto temporale di.. mmm.. quache giorno.. Avviso.. ce ne saranno di salti temporali da qui in avanti per pochi e semplici motivi.. Se scrivo giorno per giorno questa Ff non finisce più; la mia ispirazione/fantasia inizia a far cilecca.. cioè mi vengono in mente più i capitoli finali che quelli presenti ma non temente.. fino al capitolo 16 ho scritto.. 
Il Maggiano's Little Italy esiste realmente, solo che per questione di copione ho dovuto spostarlo dal suo luogo. Si perchè si trova quasi fuori Atlanta ma non potevo far camminare Andrea fino all'altro capo della città ù.ù Comunque quel ristorante m'ha messo fame.. Lo voglio provare..
Ah.. Se volete qualche Missing Moment o qualche pov di Ian basta chiedere.. Per il pov di Ian stavo pensando che, sempre ispirazione permettendo, se riesco a finire la ff come ho in mente io e se vedo che riscuote interesse, potrei pensare di fare A Twist in versione di Ian.. ma al momento sono solo supposizioni..
Comunque.. Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra i preferiti/seguite/da ricordare.. e anche chi mi ha messo tra gli autori preferiti *me gongola su questo*

spoiler....

Caricai il braccio destro per poi lasciar scontrare la mia mano, chiusa a pugno, contro la sua guancia
.    ___ Chi avrà l'occhio nero?

A Lunedì ;) ....

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Capitolo 11
*** Capitolo o10 ***


Cap o10


Capitolo 10

 

I giorni che seguirono quella sera furono intensi e faticosi. Non credevo possibile che fare delle riprese fosse così faticoso. Fare, rifare e rifare una scena fino a quando non viene perfetta. Sentivo la testa al limite del consentito, il corpo stremato e la concentrazione andava pian piano scemando. Inoltre non riuscivo a dormire bene, sebbene fossi stanca. La prima settimana fu un vero inferno non solo per le riprese ma anche per un altro motivo, decisamente peggiore, che si chiamava Ian Somerhalder. Dalla sera di quel piccolo bacio, non ci parlammo più, o meglio, scherzavamo, ridevamo e in caso parlavamo anche ma solo quando c’erano tutti. Non capii il perché del suo comportamento. Si sarà pentito? Ma poi, pentito di cosa se è stato un insulso bacio a stampo? E’ stato un suo capriccio del tipo ‘perché non dare un bacio ad Andrea, così inizia a farsi i castelli e ad impazzire?’. Io.. Io non lo capivo. Però presi una decisione. Gli avrei parlato il prima possibile.

Arrivò il fatidico giorno in cui avremmo girato la scena del litigio tra Ariel e Damon. Nei giorni precedenti, provando, avevo verificato che sapevo tutte le battute, quindi mi convinsi di potercela fare.
Mi avvicinai al set. Sentivo l’agitazione salire piano piano ma dovevo farmi forza. “Puoi farcela Andrea!”.

Raggiunsi così la troupe. Tra loro potei ben vedere che c’era anche Ian. “Ovvio Andrea, dovete fare una scena insieme”. Salutai tutti e il regista, appena mi vide, diede l’ok per iniziare le riprese. Ci spostammo così all’interno del salotto di casa Salvatore. Ian si accomodò vicino al camino e prese un bicchiere di vetro al cui interno c’era del “Bourbon”, alias tè alla pesca. Io, invece, mi nascosi dietro al muro. La scena infatti iniziava con una inquadratura su Damon mentre sorseggiava, come al solito, il suo whisky. Ariel sarebbe entrata in segna qualche secondo dopo.

Il regista ordinò il silenzio intorno a noi. << Ragazzi, pronti? Motore e.. Azione! >>. La scena iniziò. Prima di fare la mia comparsa, dovetti aspettare il rumore di una porta che veniva sbattuta. Presi fiato e contai fino a 10. Alla fine, camminando a passo spedito, entrai nel salone fermandomi al centro della stanza.
<< Non si usa bussare a casa tua? >> disse Ian rimanendo sempre di spalle.

<< Parla il vampiro che entra nelle camere da letto mentre la proprietaria dorme >> risposi a tono.
Lui voltò leggermente il capo, portò il bicchiere alle labbra, ingerendo parte del contenuto, e poi riportò l’attenzione sul camino. Io mi avvicinai maggiormente a lui e, portando una mano sulla sua spalla, lo feci voltare verso di me.
<< Esigo che mi si guardi in faccia durante un discorso >> il mio tono fu serio.

Socchiuse gli occhi, poggiando il bicchiere semivuoto sul tavolino. << Tu non esigi un bel niente, specialmente da me >>. 
Deglutii e presi un profondo respiro. << Spiegami perché. Perché lo hai dovuto uccidere? >>
<< Era una minaccia >> spiegò solamente.

<< Una minaccia? – mi avvicinai a lui posandogli l’indice sul petto – L’unica minaccia presente a Mystic Falls ce l’ho ora davanti agli occhi. Sei solamente tu. Tu dovevi morire in quello scontro. Tu. Solo tu! >>

Inarcò un sopracciglio. << Quanto siamo melodrammatiche >>

<< Sei uno stronzo! >> dissi furiosa spintonandolo.

<< E tu una bambina! >> mi rispose a tono.

<< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto! >> alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo ma lui mi bloccò le mani, schiacciandomi contro il muro.

Socchiuse gli occhi. << Tu non mi odi, non potrai mai farlo >> disse con voce bassa avvicinandosi maggiormente a me. << E sai perché? Perché tu sei innamorata di me. Credevi davvero che uno come me potesse provare qualcosa per una stupida ragazzina come te? >>

Era l’ora della verità. << Io..  Tu volevi che io mi fidassi di te. Io mi sono fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. >> abbassai il capo involontariamente.

<< E.. Stop! >> disse il regista. << Ottimo, ora facciamo le inquadrature da vicino >>. Ripetemmo la scena con le altre inquadrature. << Perfetto! Ragazzi, 5 minuti di pausa e riprendiamo >>.

Sospirai. Quella scena era forse la più critica. Più critica di quelle che dovevano ancora essere girate. Più critica del finto bacio. Arrossii rendendomi conto che a quella scena mancava poco. Quando rialzai gli occhi, Ian era scomparso. “Cazzo!”. Mi guardai intorno cercando di capire dove fosse andato. Chiesi anche a qualcuno della troupe che mi disse che era rientrato dentro. Ringraziai e corsi verso l’edificio poco distante. All’interno non c’era nessuno, eccezione fatta per chi lavorava nella Hall. “Sarà andato forse nel suo camerino”.  Camminai quindi in direzione del camerino di Ian, ma il suono di una risata mi fece fermare davanti ad una porta. Davanti al camerino di Nina. La porta ero socchiusa. Mi accostai leggermente cercando di capire chi ci fosse con Nina. “Andrea, sai che non si spia?”. Chi voleva esserci con Nina, se non Ian? I due infatti stavano ridendo per chissà cosa. Ian spostò una ciocca di capelli caduta davanti al viso della ragazza, sorridendo. Pian piano, però, si avvicinò al viso di Nina. Non volli guardare, perciò mi ritrassi indietro. Sentii gli occhi pizzicare e le parole di Ariel tornarmi in mente. “Io mi sono fidata di te..”. Quelle parole che non riuscivo a imparare, ora non volevano uscirmi dalla testa.

Strinsi gli occhi imponendomi di non piangere e ritornai sul set. Ian ci raggiunse poco dopo.
<< Ok.. Riprendiamo da te Andrea. Ripeti l’ultima battuta e continuiamo. Per cui, motore.. E azione! >>

Portai lo sguardo su Ian. La sensazione di essere in procinto di piangere tornò prepotentemente. << Io..  Tu volevi che io mi fidassi di te. Io mi sono fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. >> e, come prima, abbassai il capo, mordendomi le labbra.

<< Hai fatto male. Sono pur sempre un vampiro. >> Lasciò la presa dalle mie mani.

Già. Avevo fatto realmente male. Rialzai il capo e quando lo feci, sentii alcune lacrime solcarmi le guance. Gli occhi di Ian si spalancarono leggermente. Potei leggerci dello stupore in quanto nel copione non era previsto che Ariel piangesse. Tuttavia il regista non bloccò la scena.

<< Sono stata solo una sciocca >> mormorai portando le braccia lungo i fianchi. << Scusami se ti ho rubato del tempo >> dissi atona, priva di emozioni. Superai Ian ed uscii dal salone. Quella mia uscita di scena fu accompagnata qualche secondo dopo dal rumore della porta che veniva nuovamente sbattuta.

<< Stop! Ragazzi è favolosa! >> si complimentò il regista. << Andrea, so che quelle lacrime non erano previste, ma non ho potuto bloccare le riprese. E’ perfetta così. Assolutamente perfetta >>. Cercai di sorridere e ci riuscii. 

Il regista annunciò che, per quella giornata, io avevo finito. Ringraziai e presi ad allontanarmi dal set, volendo tornare a casa il più veloce possibile.
<< Andrea! >> sentii la voce di Ian chiamarmi ma lo ignorai. << Andrea fermati un secondo! >>. Lo sentii correre dietro di me, fino a quando una sua mano non si chiuse intorno ad un mio polso facendomi fermare e poi girare verso di lui. << Finalmente! Ti stavo chiamando >>
<< Scusa, pensavo. Che c’è? >>
Ian inarcò un sopracciglio. << Dovrei farti io questa domanda. Stai bene? >>
<< Si, perfettamente >>. “Bugiarda”.
<< Sicura? Mi sono preoccupato quando hai pianto durante la scena che.. >>
<< Sto bene >> dissi sbrigativa, interrompendolo.

Ian mi guardò con fare interrogativo. << Andrea parla! E’ successo qualcosa con quel Samuel? >> disse stringendo lievemente la presa sul mio polso.
<< Ian non è successo nulla. Ora scusami – mi liberai dalla sua presa – devo andare >> mi girai riprendendo a camminare. Credetti che tutto fosse finito, ma non avevo fatto i conti con la testardaggine di Ian. Mi seguii, bloccandomi nuovamente.
<< Andrea, possiamo parlare cinque minuti? >>
<< No, non possiamo. Devo andare >> e feci per liberarmi dalla sua presa. Mi guardai intorno e mi resi conto di essere a metà strada. In quel momento in quel luogo non c’era nessuno, in quanto erano presi dalle riprese.

<< Spiegami perché non possiamo parlare un attimo >> insistette lui.
Dal canto mio, mi stavo decisamente innervosendo. << Ian lasciami subito. Te lo sto dicendo con le buone. Ho Sam, il mio ragazzo, che mi aspetta. Perché non vai da Nina invece? >> dissi stringendo i denti, acida.
<< Sei gelosa? >> disse sorridendo, facendomi innervosire maggiormente.
Risi nervosa. << Io gelosa? Di chi, scusa? E ora perdonami ma devo andare >>.

Ian mi tirò nuovamente verso di lui. Ciò fu la goccia che fece traboccare il vaso. Caricai il braccio destro per poi lasciar scontrare la mia mano, chiusa a pugno, contro la sua guancia. Ian mi guardò stupito dalla mia reazione. Sapevo dosare la forza, per cui il pugno che gli tirai non gli provocò alcun danno. Come lo sapevo fare? Beh chi potrebbe pensare che un esserino minuto, alto un metro e settanta per sessantacinque chili scarsi, ha fatto per tre anni kick boxing. Quando mi resi conto di ciò che avevo fatto, deglutii.  << Scusa >> dissi girandomi e correndo dentro all’edificio. Che diavolo avevo fatto? Scossi il capo passandomi una mano tra i capelli. “Appena Julie lo saprà!”. Arrivai nel mio camerino e raccolsi le mie cose, uscendo per avviarmi a casa. Nel corridoio incrociai nuovamente Ian, ma, abbassando il capo, lo ignorai.

Raggiunsi casa e mi andai a sedere sul divano. Portai le mani tra i capelli.
<< Cosa diavolo ti è venuto in mente, eh?! Dio, gli ho tirato un pugno! >> scossi il capo con fare nervoso. << Ma lui se le è cercata. Gli ho detto che glielo stavo chiedendo con le buone..  Aaah! Ian Somerhalder va a farti fottere te e quando mi sono.. >>. Sbottai tutto d’un fiato ma mi bloccai sentendo il telefono squillare. Era Sam che mi chiedeva se poteva passare da me. “Sai che ti dico Som? Non mi interessa se sono stata un capriccio per te, io ho Sam”. Mi resi conto che mi stavo facendo problemi inutili. Aspettai che Sam arrivasse.

Il campanello della porta suonò e corsi ad aprire. << Woow, Sam.. sei stato velocis…simo. Tu che diavolo vuoi? >>. Quello alla porta non era di certo Sam. No. Sam era poco più alto rispetto a chi avevo di fronte. Sam, inoltre, non aveva gli occhi azzurri. Ma lui non era Sam. Era Ian.  Senza neanche rispondermi, mi superò entrando dentro. << Non mi pare di averti dato il permesso di entrare in casa mia. – chiusi la porta – In più sto aspettando Sam. Saresti pregato di andare >>. Incrociai le braccia sotto al seno, fissandolo.

<< Dopo il pugno che mi hai tirato ora stai zitta a mi ascolti >> disse serio, avvicinandosi a me. Feci un passo indietro ritrovandomi contro la porta. Ian, posando le mani vicino al mio viso, mi bloccò ogni tentativo di fuga. << Non so perché tu abbia pianto oggi, non so neanche perché ti sei così inacidita con me all’improvviso. L’unica cosa che so è che lo voglio sapere. Voglio sapere cosa hai! >> mi guardò con uno sguardo intenso, magnetico. Non dovevo cedere.

<< Io. Non. Ho. Fatto. Nulla. Ora sei pregato di andare >> scandii ogni singola lettera, parola.
Ian sbatté le mani contro la porta, facendomi impaurire. << Andrea dannazione! Parla! >>
<< Tu vuoi sapere da me cosa ho fatto? Io.. – mi indicai con l’indice – Io vorrei sapere cosa hai fatto tu! Tu che prima mi baci e poi manco mi guardi in faccia se non siamo con gli altri. Tu che ti comporti in modo strano da mesi con me. Quello che dovrebbe parlare sei tu, non io. Io sto reagendo solo di conseguenza! >> urlai.

<< E c’era bisogno di tirarmi un pugno? >> urlò anche lui in risposta.
<< Mi è scappato! Non volevo, ma mi ero imbestialita! Tu mi fai imbestialire! >>

Dopo il nostro urlarci contro, si era creato un silenzio quasi assordante, metaforicamente.
<< Ho rotto con Nina >> disse semplicemente, rompendo il silenzio.
<< Tu cosa? Perché? >>
<< Non riuscivo più a vederla se non come una amica. Sono ormai tre settimane che abbiamo rotto >>

<
< Mi prendi in giro? – mi guardò inarcando un sopracciglio – Oggi, durante la pausa, vi ho visti.. Sembravate tutto tranne che due persone che hanno rotto da poco. E, prima che ti venga in mente, non vi stavo spiando. Mi stavo recando nel camerino a prendere alcun cose e vi ho visti >> dissi discolpandomi.
Ian ridacchiò. << Siamo rimasti amici, ed è giusto così. Non potevamo mandare a quel paese la nostra amicizia né tantomeno potevamo portare scompiglio all’interno del cast >>.

Io guardai lui. Lui guardò me. Il rumore del telefono mi fece distogliere lo sguardo, interrompendo il contatto visivo. Cacciai il telefono dalla tasca.
<< Chi è, lo spasimante? >> disse con una punta di acidità.
<< Era Sam. Si è fermato a comprare delle pizze e ora sta arrivando >> riportai lo sguardo su Ian. Lui annuii, liberandomi, e si mise le mani in tasca. Mi staccai dalla porta, facendo due passi avanti. Ian aprì la porta e sulla soglia si girò verso di me.
<< Beh, buon proseguimento di serata >> disse scendendo le scalette del porticato.
<< Ian >> lo chiamai facendolo fermare. Uscii anche io e feci le scale, bloccandomi dietro di lui. << Mi dispiace >> lo abbracciai poggiando il capo sulla sua schiena. Lo strinsi forte e senti le sue mani posarsi sopra le mie.
<< Ci vediamo sul set. Ciao Andrea >>. Rimasi ferma sulle scale guardandolo andare via. 

Appena la sua auto scomparve dalla mia visuale, feci per entrare in casa.
<< Andrea, scusami per il ritardo >> la voce di Sam mi bloccò. Gli sorrisi ed entrammo dentro, dove cenammo. 

Il resto della serata lo passammo sul divano a vedere un film. Tuttavia, ero mentalmente assente. Ripensavo ad Ian,alla nostra discussione e all’aver scoperto che lui e Nina si erano lasciati. “Che mi avesse baciato per non pensare a Nina?” mi chiesi mentalmente, prendendo a mordermi il labbro inferiore.
<< Un penny per ogni tuo pensiero >>. Fui riportata alla realtà dalla voce di Sam. << Tutto ok? >>

<< Si, scusa mi ero incantata >> sorrisi.
Sam mi prese per i fianchi, portandomi a cavalcioni su di lui. Successivamente mi portò una mano sul viso accarezzandola. << Io so un metodo per non farti pensare. Vuoi provare? >> disse con un tono leggermente malizioso.

Ridacchiai abbassandomi sulle sue labbra, impossessandomene subito. Sam portò le mani sulla mia schiena, accarezzandola dall’alto in basso fino a quando non sorpasso il tessuto, finendo direttamente sulla pelle. Si staccò dalle mie labbra scendendo sul collo, dove succhiò un lembo di pelle. “Domani dovrò indossare un foulard”. Io portai le mani sul suo petto, facendole scivolare fino al bordo della maglia che strinsi. Sam mi guardò con occhi lucidi di eccitazione e, spostando le mie mani, si sfilò la maglietta, rivelando il corpo atletico. Le mie mani tornarono nuovamente sul suo petto, graffiandolo leggermente con le unghie. Sorrisi ritornando poi a baciare le sue labbra, morbide e carnose come quelle di Ian. “Ian? Cosa c’entra ora lui?”. Cercai di togliere dalla mia testa quel pensiero e ci riuscii. Mi tolsi anche la mia di maglietta e le sue mani si chiusero a coppa sui seni, stringendoli leggermente. Sospirai a quel tocco e mi morsi il labbro, inclinando indietro il capo.

Iniziai a muovere leggermente il bacino sopra il suo, portando le labbra sul suo collo alternando i baci ad alcuni colpi con la lingua. “Che buon sapore.. Chissà Ian.. Ancora Ian?!”. 

Questa volta mi irrigidii e Sam se ne accorse.
<< Ehi.. Tutto ok? >>. Deglutii ma non risposi. Sentii un sospiro abbandonare le labbra di Sam e le sue braccia stringermi a sé.
<< Scusa >> mormorai lieve. Lui scosse il capo.
<< Tranquilla.. Non ho fretta >>

 Restammo in quella posizione per non so quanto tempo. Tuttavia Sam, a causa del turno di mattina, dovette andare via. Lo salutai dandogli la buonanotte e ritornai in sala, gettandomi a peso morto sul divano. “Ian cosa diavolo mi hai fatto?”. Presi ancora una volta il telefono. Ian era il mio problema e come tale andava risolto.

To: Ian
Ti va una pizza una di queste sere così parliamo un po’? Da amici si intende

Scrissi ed inviai. Poco dopo giunse un messaggio.

From: Ian
D’accordo. Facciamo il 20. Alle 20 sono da te
.”

To: Ian
Ok.. Ci vediamo domani. Buonanotte

From: Ian
Si. Buonanotte

Lasciai il telefono sul tavolino accanto a me. Non avevo voglia di alzarmi, cosi rimani sul divano dove, dopo qualche minuto, mi addormentai.



Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon Salve a tutte!
Come state? Spero tutto bene.  Io sto bene, anche se ho sonno >.<
Allora.. Allora.. Allora.. Beh, non poteva essere tutto rosa e fiori fin da subito, no? Dovevo far penare un po' Andrea. Ian non le parla per un po' e Andrea lo becca nel camerino di Nina. Si, per la serie "Anche Andrea è gelosa.." e ci rimane male vedendoli. E me lo immagino -.-
Ian inizia a darle noia sebbene Andrea gli dicesse di lasciarla andare.. Dillo una volta, dillo una seconda.. poi una terza.. Alla quarta ad Andrea sono partiti i 5 minuti, come si suol dire. Questa l'ho ripresa da un fatto accaduto ad un mio amico. Ho una mia amica che è su per giù come Andrea e ho atterrato questo mio amico con un pugno. Il tutto scaturito involontariamente. Sapete quando si fa finta di tirarsi i pugni? Ecco, solo che è partito realmente ^^"
Uh, è stato svelato il perchè dello strano comportamento di Nina dello scorso capitolo. I due si erano lasciati ma sono rimasti amici. Grazie a Dio.
Povera Andrea, ora pensa ad Ian anche in situazioni intime con Sam.. Povero Sam, me lo coccolo io se non lo vuole lei ù.ù
Ah, fate attenzione alla data che viene detta. Vediamo se siete bravi e ricordate cosa potrà accadere tra qualche capitolo ù.ù
Ok.. mi sono dilungata troppo.. Per cui.. Grazie a chi legge, a chi commenta, a chi mette la storia tra le preferite/seguite/da ricordare... I love you so much :)

A Venerdì :) __________ Spoiler sul GRUPPO __________

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Capitolo 12
*** Capitolo o11 ***


Capitolo o11


Capitolo 11

 

“19.55”
Mi portai per l’ennesima volta davanti lo specchio. Tutto era al suo posto. I pantaloncini di jeans, la canotta bianca, persino i sandali controllai. “Andrea sei ridicola! E’ una uscita da amici, ricordi? Lo hai detto tu!”. Peccato che non riuscivo a capirlo.

“19.57”
Scesi al piano inferiore tenendo tra le mani la tracolla, che sistemai poi sulla spalla.

“19.58”
“Ricapitoliamo: Sam? Avvisato; Portafoglio? Preso; Telefono? Idem”. Sospirai e guardai l’ora. 

“20.00”. 
Iniziai a torturarmi le mani per l’agitazione.
<< Andrea smettila! Dio sembri una ragazzina in preda agli ormoni! Ricordati: è una uscita tra amici, tu stai con Sam. Lui con.. No.. Eliminiamo questa parte di discorso >> mi passai una mano tra i capelli. Al centesimo sospiro, il campanello suonò. Con fare disinvolto, o almeno sperai che sembrasse così, andai ad aprire la porta.

“Tu fidanzata. Uscita da amici” iniziai a ripetermi nella mente.

Quando aprii, rischiai seriamente di slogarmi la mandibola. Deglutii a vuoto. Jeans scuri a tratti strappati, camicia bianca con i primi 3 bottoni aperti, che lasciavano intravedere parte del petto, capelli scomposti, che lo rendevano maggiormente ‘bello e dannato’. “Cosa dicevo?”. Unica pecca era quella piccola chiazza violacea sotto l’occhio, quasi però scomparsa.
<< Passato il controllo? >> chiese Ian ridacchiando.
Mi inumidii le labbra e alzai lo sguardo verso i suoi occhi. << Stavo.. constatando che.. >> “Andrea da quando sei timida?”
<< Che? >> disse sorridendo beffardo.
<< Che stai bene vestito così >> arrossii. Ian accentuò il sorriso.
<< Grazie. Se non fossi a conoscenza di cosa sei capace, – si indicò il livido – potrei anche affermare che quando arrossisci diventi ancora più dolce >>. Sentii il mio viso raggiungere temperatura elevatissime.
Uscii di casa, distogliendo lo sguardo da lui. << Restiamo qui a parlare o andiamo a mangiare? >>
<< Andiamo. – sorrise – Spero che non ti dispiaccia se andiamo a piedi. Ho prenotato ad una pizzeria nei paraggi >>. Annuii sorridendogli e facendogli cenno di avviarci.

La pizzeria distava da casa mia quindici minuti e per tutto il tragitto, io ed Ian parlammo poco o niente. Ci tenevamo, forse, tutto dentro per dopo? Possibile, fatto sta che arrivammo alla pizzeria ed entrammo. Non mi ci ero mai fermata in quella pizzeria, eppure, vista da dentro era molto bella. Quel giorno c’era molta gente e l’odore delle pizze appena sfornate presente nell’aria mi mise ancora più acquolina. Persa a guardare non mi accorsi che Ian si era avvicinato ad un ragazzo che lavorava là chiedendogli di mostrarci il tavolo.
<< Ehi.. >> richiamò la mia attenzione e, dopo che mi fece un cenno con il capo sorridendo, lo segui fino a quando il cameriere non ci mostrò il tavolo. Ci sedemmo e mentre il cameriere ci lasciava i menù, ripresi a guardarmi in torno. Il nostro tavolo non era posizionato né troppo al centro del locale né troppo ai margini. Da dove stavamo avevo la visione completa della pizzeria. Sentii distrattamente la voce del cameriere dirci che sarebbe passato tra poco per prendere le nostre ordinazioni.
<< Da come ti guardi attorno devo dedurre che non eri mai venuta qui, o sbaglio? >> chiese Ian alzando lo sguardo dal menù, ridacchiando.
<< No, non ero mai entrata qui dentro – presi il menù iniziandolo a sfogliare – anzi, non ci avevo mai fatto caso a questo locale >> dissi leggermente imbarazzata.
<< Non ne rimarrai delusa. Si mangia schifosamente bene >> rise e l’osservai ridere. Non riuscivo ancora a credere che fosse così tranquillo, allegro sebbene avesse rotto da meno di un mese con una ragazza che vedeva ogni giorno. 
Abbassai lo sguardo verso il piatto. C’era qualcosa in me che faceva sì che io mi sentissi in colpa, quasi, nei confronti di Sam. Non era possibile stare con lui e avere per la testa Ian. Non era giusto per lui. Intanto il cameriere era ritornato per cui, sospirando, portai l’attenzione su di lui.
<< I signori cosa desiderano? >>
<< Io prendo una Uno e una Alpha King >> il cameriere annotò tutto.

<< Mentre alla signorina cosa posso portare? >> mi chiese ed riportai lo sguardo sul menù rendendomi conto che lo avevo sfogliato senza prestargli la minima attenzione.
<< Ehm.. Per me può portare.. Ehm.. Una >> “Che diavolo ne so, ho sempre preso la pizza nelle pizzerie italiane” pensai guardando i vari nomi. << Una Hawai ed una Black Jack Porter >> dissi infine senza sapere che pizza avessi preso. Il cameriere finì di annotare e si allontanò.
<< Non credevo che fossi una ragazza dai gusti così “intriganti” >> disse Ian studiandomi con lo sguardo.

Io lo guardai inarcando un sopracciglio. << Perché? >>
<< La tua pizza la dice lunga sui tuoi gusti >>
<< Ah? – ridacchiai guardando prima a destra e poi a sinistra – Cioè volevo dire.. Lo so >>

Ian mi guardò confuso ma dopo un po’ iniziò a ridere. << Non hai la più pallida idea di cosa hai preso, vero? >> disse cercando di contenere le risate. Lo guardai mordendomi il labbro inferiore e alla fine annuii. Ian scosse il capo sorridendo. << Sei assurda.. nel senso buono della parola, si intende. Comunque, sulla tua pizza c’è il prosciutto cotto unito ad alcuni spicchi di ananas. E’ la pizza definita “intrigante” proprio per via di questo connubio di sapori >>.

Rimasi stupita da quella spiegazione. << Deve piacerti molto cucinare >> dissi portando le braccia piegate sul tavolo e appoggiai il mento sulle mani intrecciate. << Sulla tua invece cosa c’è? >>

<< Salsiccia, grana e origano. E si, mi piace cucinare, stare in cucina. E’ una delle mie passioni. Ti farò assaggiare qualcosa di mio prima o poi. Ci stai? >> chiese sorridendo.

Io annuii contenta come una bambina. << E io ti farò assaggiare qualcosa di mio >>. 

Continuammo a parlare di cucina fino a quando non arrivarono le nostre pizze. Quella di Ian prometteva bene, la mia.. sperai di non sentirmi male. Ian mi guardò come chi la sapeva lunga, aspettando una mia mossa.
Presi un pezzo di pizza e iniziai a guardarla. Alla fine mi feci coraggio e diedi un piccolo morso.
<< Responso? >> chiese Ian prima di dare un morso anche alla sua di pizza.
<< Diciamo che è buona ma ho solo morso la parte con il prosciutto. Appena arrivo all’ananas ti farò sapere >> sussurrai quella parte ridacchiando.

Riprendemmo a mangiare intervallando il tutto con qualche chiacchierata sulle riprese. Più andavo avanti a mangiare, più mi resi conto che quella pizza era davvero buona. Ian rise davanti alla mia faccia e si beccò una mia linguaccia.

Ian prese un sorso della sua birra e mi guardò. << Di cosa volevi parlarmi? >>
Presi a rigirarmi il bicchiere semi vuoto tra le mani. << Volevo chiarire o meglio, volevo sapere alcune cose.. >>
Ian annuì. << Porgi pure le tue domande >>
Passai la lingua sulla labbra. << Perché tu e Nina vi siete lasciati? Mi hai detto che non riuscivi più a considerarla la tua ragazza ma.. Non riesco a capire >>
<< Io e Nina ci siamo messi insieme verso la fine della prima stagione di The Vampire Diaries. Lei è fantastica in tutti i sensi e credo che te ne sei resa conto anche tu. -  Io annuii. - Andava tutto alla grande solo che in questi ultimi mesi sentivo che qualcosa non andava. Non per colpa di Nina, ma per colpa mia. Avevo la testa da un’altra parte. Non era giusto che lei continuasse a stare male per colpa mia. Inoltre sono aumentati anche i litigi. Quindi è stata una scelta presa da entrambi. E, beh, ora va decisamente meglio per entrambi >>
<< Cosa ti ha portato ad essere confuso? >>

<< Andrea.. Non credo che ora sia il caso >>
Corrugai la fronte. << Perché? Allora se non vuoi rispondere a questa, dimmi perché mi hai baciata? >>
<< Passo >>
<< Ian! >> insistetti.
Ian prese il bicchiere facendo un sorso. << Volevo baciarti, tutto qui >>
Presi a sbattere le palpebre e corrugai la fronte. “Volevo baciarti, tutto qui. Che diavolo di risposta è?!”. << Quindi è stato tutto un capriccio il tuo? >> chiesi leggermente risentita.
<< Certo che no! >>
<< Da come hai detto non sembrava >> risposi acida.
Ian sbuffò. << Te lo dirò, ma non stasera >> e si alzò dal tavolo.
<< Perché non ora? Ian! >> ma lui si era già alzato ed avvicinato alla cassa per pagare.

Scossi il capo con fare nervoso e mi alzai dalla sedia uscendo poi dal locale senza aspettarlo. Appena varcai la soglia della pizzeria, fui colpita da un vento freddo che mi fece rabbrividire. Pioveva. Sbuffai infastidita dalla cosa e mi appoggiai al muro, aspettando Ian, che uscì poco dopo.
<< Piove >> disse semplicemente lui. Gli scoccai una occhiataccia. << Ci toccherà correre lo sai? >>
<< Se avessi preso la macchina, no >>
<< La finisci di fare l’acida? >> disse leggermente piccato Ian.
Lo guardai sbuffando e mi girai, prendendo a camminare sotto la pioggia verso casa. Pioveva forte quella sera. Il classico temporale estivo. Peccato che qui pioveva a dirotto e tirava un vento freddo. Mi bagnai da cima a fondo in poco tempo. Sentii Ian correre dietro di me e prendermi una mano. Corremmo così, sotto la pioggia, cercando di arrivare il prima possibile a casa. Correvo e ogni tanto guardavo Ian con i capelli completamente bagnati. La camicia bianca gli aderiva addosso come una seconda pelle lasciando intravedere la schiena.

Arrivammo finalmente a casa e ci riparammo sotto il porticato. Dire che eravamo bagnati era dire poco. Sentivo il freddo della pioggia e del vento penetrarmi fin dentro le ossa provocandomi vistosi brividi. Ian se ne accorse e, posizionandosi davanti a me, prese a strusciare le mani sopra alle mie braccia. Sentii pian piano il calore delle sue mani  espandersi alle braccia, sebbene per poco tempo. Alzai lo sguardo verso di lui. Non mi guardava. Probabilmente ce l’aveva con me per il mio comportamento. Delusa, abbassai lo sguardo verso il suo petto. Come per la schiena, anche il petto era ben visibile attraverso la camicia. Mi morsi il labbro cercando di resistere alla voglia di appoggiarci le mani, come quella volta al mare. Sentii il mio respiro accelerare leggermente, provocando l’innalzamento e l’abbassamento veloce del petto. Impegnata a guardare il petto di Ian, non feci caso che anche lui faceva lo stesso con me. Infatti anche la mia di maglia aveva completamente aderito alla pelle lasciando, così, intravedere il reggiseno sottostante.

Il movimento delle mani di Ian cessò improvvisamente. Sentii una sua mano sfiorarmi il braccio fino a salire sulla spalla, poi verso il collo che accarezzò con cura, quasi avesse paura che si potesse rompere da un momento all’altro. Deglutii alzando lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi. La mano dal collo si spostò, poi, sulla guancia. Non so perché, ma posai il capo contro la sua mano, chiudendo gli occhi per godermi maggiormente le sue carezze. Li riaprii e gli occhi di Ian erano ancora puntati sul mio viso. Potevo vedere nel suo sguardo una strana luce. Il pollice della mano passò a tracciare il contorno delle mie labbra, che dischiusi leggermente.
Il viso di Ian si abbassò un po’ alla volta, fino a che non ci trovammo naso a naso. La sua mano era ancora sulla mia guancia ma, successivamente, si spostò dietro alla mia nuca facendomi così avvicinare maggiormente le mie labbra alle sue.

<< Ti ho baciato perché lo volevo, e lo voglio anche adesso. Non sei stata un capriccio, levatelo dalla testa. Sei invece la causa scatenante della mia confusione. Sei il motivo per cui ho lasciato Nina >>

Non ebbi il tempo per controbattere, né per assimilare il tutto perché le sue labbra si posarono sulle mie, ponendo fine a qualunque azione. Le sue labbra sfiorarono gentilmente le mie. Mi abbandonai a quel bacio e posai le mani sul suo petto. Allo strofinamento delle labbra si aggiunse la sua lingua che chiese il permesso, leccando il labbro inferiore. Lasciai che la sua lingua incontrasse la mia, dando vita ad un bacio decisamente diverso da quello della scorsa serata. Le mie mani dal suo petto si spostarono una sul suo collo e l’altra sulla sua guancia. La mano libera di Ian andò a posarsi dietro la mia schiena, facendomi aderire maggiormente al suo corpo. Una scarica di brividi mi percosse il corpo facendomi emettere un leggero gemito. Al diavolo l’essere bagnati dalla testa ai piedi. Al diavolo la pioggia. Al diavolo il vento. Quel bacio durò a lungo. Il primo a rompere il contatto fu Ian, che poggiò la fronte contro la mia. Per quanto il bacio era stato intenso, avevo persino scordato di prendere fiato ed ora mi trovavo ansante contro le sue labbra. Questo avrebbe cambiato molte cose. Forse nulla. Forse tutto. Con gli occhi ancora chiusi, percepii le labbra di Ian lasciarmi dolci baci sulla tempia fino alla guancia, per poi spostarsi sulla punta del naso ed infine nuovamente sulle labbra. Ma questo fu un bacio a fior di labbra.

<< E’ meglio se entri dentro o ti prenderai un malanno >> disse Ian con voce roca.
Incapace di parlare, annuii soltanto. Sciolsi la presa intorno al suo corpo e lui fece lo stesso. Lo guardai di sfuggita mentre prendevo le chiavi. Trovate, aprii la porta e mi girai verso di lui.
<>  sorrisi debolmente.

Ian continuava a guardarmi intensamente tanto che rischiai di sciogliermi in poco tempo. “Carpe Diem, Andrea. Carpe Diem”. Cogli l’attimo. Azzerai nuovamente le distanza stringendomi al corpo di Ian e riportando le mie labbra sulle sue. Avevo appena colto l’attimo.
E rimanemmo lì, sotto il porticato, a baciarci a lungo come due ragazzini ignari del futuro.


Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon Salve!
Si lo so.. Lo so.. Sono le 21 e io di solito aggiorno per le 14 del pomeriggio. Scusatemi ma oggi EFP non aveva voglia di funzionare e ho passato il primo pomeriggio a rinnegarci contro. Per cui, come le ragazze del gruppo sapeva, avevo deciso di postare domani, alla fine però, non sapendo a che ora torno domani, ho deciso di postare in serata.. Beh, l'importante è che abbia aggiornato e spero che con il capitolo mi sia fatta perdonare.. Però chiedo comunque scusa a tutte!
Allora.. Si è svolta la tanto attesa cena tra "amici", ovvero tra Ian ed Andrea.. Se la nostra Andrea era partita con il presupposto 'Questa è una cena fra amici', ha dovuto cambiare idea alla fine. Ehehehe.. Ebbene si! Come avevo fatto intendere con la foto-spoiler, i nostri due protagonisti si son baciati!
Come si metteranno le cose ora tra i nostri protagonisti? E con Sam? (Piccola annotazione.. Le cose prese da loro esistono realmente).
Comunque.. Grazie a chi ha letto, recensito, messo tra le preferite/seguite/da ricordare. Mi sento veramente felice quando leggo che la storia vi piace :) e spero di continuare a leggerli fino a quando non metterò la parole Fine a questa storia.
A Lunedì.. Efp permettendo.

Spoiler..  (altri nel gruppo)

<< Devi chiarire con te stessa. O Sam o Ian. >>
<< Sembra facile da come lo dici >>
<< Non è facile Andrea ma lo diventerebbe se tu avessi chiaro cosa vuoi >> ____________ Chi parlerà con Andrea?


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Capitolo 13
*** Capitolo o12 ***


capitolo o12


Capitolo 12

Avrei preferito non svegliarmi mai. Quella mattina sentivo ogni centimetro del mio corpo dolermi, la testa scoppiare e sentivo o troppo caldo o troppo freddo. In altre parole, mi sentivo decisamente male.
Mi stiracchiai sbadigliando per poi mettermi seduta. Feci per alzarmi dal letto quando un giramento di testa mi costrinse a ritornare seduta. Ero quasi tentata di chiamare Julie o Kevin e avvisarli che quel giorno non sarei andata ma non lo feci. Quel giorno avremmo girato la scena, per quanto mi riguardava, in cui Ariel, dopo essere scappata ad un attacco da parte di un vampiro, raggiunge casa Salvatore tutta barcollante. “Più barcollante di come sto io adesso si muore”. Mi imbottii di farmaci, mi lavai e preparai per andare sul set.

Arrivare sul set cercando di evitare incidenti fu una impresa ardua. Il mio passo incerto non aiutava affatto. Mi diressi nel camerino e mi sedetti sulla sedia, poggiando poi la testa sulla braccia poste sul tavolo. Sentii la porta bussare e, senza alzare il capo dalle braccia, voltai il capo mormorando di entrare. A comparire dalla porta fu Nina. Appena la vidi sentii una fitta al cuore. Le immagini della serata passata con Ian, specialmente del bacio, mi si pararono nella mente. “Sei il motivo per cui ho lasciato Nina”.
<< Ciao Andy >> disse lei sorridendomi prima di corrugare la fronte. << Che hai? >>

<< Non mi sento un gran che bene, tutto qui >> risposi lieve.
Mi guardò rimproverandomi con gli occhi. << Non era il caso di restare a casa? >> mi si avvicinò.

<< Naah. Oggi sul set devo sembrare malconcia per cui non ho visto il motivo per rimanere a casa >> alzai le spalle facendo un sorriso. Nina scosse il capo sospirando e mi accarezzò il capo con una mano.
<< Tra quanto hai le riprese? >>
Alzai lo sguardo verso l’orologio vicino allo specchio. << Tra tre quarti d’ora, perché? >>
Nina mi guardò in silenzio prima di parlare. << Ian mi ha detto che ieri sera siete usciti >>
Blackout totale. Ian cosa aveva fatto?! Deglutii evitando di guardarla in faccia. << Da amici.. siamo usciti da amici >>
Nina sorrise leggermente. << Andrea non mi devi spiegare nulla. Io ed Ian non stiamo più insieme per cui è libero di fare quello che vuole. Siamo rimasti amici. – si appoggiò al muro – Mi ha anche detto che vi siete chiariti su alcune cose, e sono contenta di ciò. C’era un po’ di tensione nell’aria tra voi. Forse gli altri non se ne sono resi conto, ma io si, stando in quei giorni con Ian >> vidi il suo volto rattristirsi.
<< Nina mi dispiace che tra voi sia finita. Mi piacevate così tanto insieme >> mi alzai per avvicinarmi a lei.
Nina scosse il capo sforzandosi di sorridere. << Dispiace anche a me ma sono cose che capitano. – alzò le spalle – Con Sam come va? >>
Ecco il secondo tasto dolente. Sam. << Bene ma.. – iniziai a torturarmi le mani - .. credo che questa storia  finirà. Lui.. Io non sono troppo giusta per lui >>
<< Non si è mai giusti al punto giusto, Andrea >>
<< Si ma.. – sospirai – non posso legarmi ad una persona sapendo che un giorno o l’altro potrei andare via. Farebbe male ad entrambi e non voglio >> mormorai triste abbassando il capo. Era una mezza verità la mia, di certo non potevo dirle che stavo con Sam e baciavo Ian.
<< Dobbiamo uscire tu ed io e andarci a divertire.. A quel paese l’amore! No ragazzo, no problemi! >> disse ridacchiando seguita a ruota da me. << Dai è meglio che io vada, ti devi preparare >>
Sorrisi ringraziandola e la vidi uscire. Prima che la porta si chiudesse, la sua testa sbucò nuovamente. << Finisci le riprese e poi di corsa a casa! >> e così andò via.
Ian aveva ragione. Quella ragazza era fantastica in tutto. Scossi la testa, girandomi per prendere gli abiti di scena, quando fui costretta ad aggrapparmi al muro in seguito ad un forte giramento di testa. Stavo ricominciando a sentire dolore alle tempie e, per placarlo leggermente, iniziai a massaggiarmele con le dita. Mi cambiai ed andai nella sala trucco. 

Dopo una mezz’oretta fui pronta. Teoricamente non doveva piovere, praticamente pioveva. Perché avevo la sensazione che sarei tornata a casa in condizioni di salute peggiori rispetto a quelle in cui mi ero svegliata? Grazie all’ombrello che mi aveva dato Sam in precedenza, mi coprii ed andai sul set. Non avevo potuto passare del tempo con lui perché mi ero svegliata tardi e quindi dovevo correre a cambiarmi. Mi ripromisi quindi di andare da lui dopo le riprese. Salute permettendo.
Kevin appena mi vide, sorrise. << Andrea cambio di programma. Gireremo con la pioggia >>. “Evviva!” pensai ironica mentre annuivo a Kevin.
Mi feci coraggio e chiusi l’ombrello, sentendo la pioggia iniziare a bagnare me e i miei abiti.
<< Ragazzi tutti ai propri posti. Motore.. E, Azione! >>.

Iniziammo a girare la scena. Ariel che cammina nel bosco dopo che incontra Katherine al Grill. Ariel che si imbatte in un vampiro sconosciuto. Lei che tenta di allontanarsi il più velocemente possibile ed il vampiro che le taglia la strada, bloccandola dal collo per poi scaraventandola contro un albero. Lei dolorante ai piedi dell’albero mentre il vampiro, dopo essersi avvicinato a lei velocemente, si abbassa sul collo di Ariel aprendo le fauci. Ariel che tenta di opporsi senza riuscirci e il vampiro che la morde. Ariel che urla di dolore sentendo il vampiro nutrirsi di lei. Un rumore sordo percepito dalla ragazza prima che il vampiro le venga strappato da dosso da un grosso lupo che ringhia contro di loro. Il vampiro ed il lupo iniziano a fronteggiarsi mentre Ariel cerca di mettersi in piedi, barcollante e spossata. Il lupo attacca il vampiro ed Ariel, cercando di non attirare l’attenzione su di lei, inizia ad allontanarsi facendo affidamento sulle pochissime forze che le erano rimaste.

Il regista chiamò lo Stop e ci riposammo qualche minuto facendoci risistemare il trucco. Una truccatrice risistemò il trucco dei morsi ed il “sangue”. Non so se fosse per via delle riprese, forse anche per la pioggia, mi sentivo veramente spossata e stanca. Ogni tanto durante le riprese la vista traballava o si annebbiava. Chiesi ad una ragazza se potesse portarmi acqua e zucchero. Probabilmente era un calo di zuccheri a farmi quello scherzo. La ragazza sorrise annuendo e poco dopo tornò con il bicchiere, che rapidamente svuotai. Sembrava andare meglio, per il momento. Il regista diede nuovamente il Ciak e riprendemmo a girare dalla fuga di Ariel.
Questa parte di ripresa fu difficile in quanto il tempo non ci aiutava. Infatti la pioggia passava da una semplice pioggia estiva ad una vera e propria bufera, costringendoci il più delle volte a stoppare le riprese. Tutto ciò non fece bene a me e alla mia salute, già abbastanza precaria, e veniva aggravata dagli abiti bagnati che avevo addosso. Quando la pioggia sembrò calmarsi le riprese poterono riprendere.

Appena sentii il Ciak del regista, contai fino a dieci prima di iniziare a correre verso la casa di Damon e di Stefan per chiedere aiuto. Con la mano stretta al collo intriso di sangue raggiunsi ansante la porta e presi a bussare con forza. Un improvviso capogiro mi fece indietreggiare leggermente e dovetti sbattere le palpebre per riprendermi. La porta venne aperta come da copione da Ian, nelle vesti di Damon. Il “vampiro” mi guardò prima dalla testa ai piedi e poi si soffermò sulla mano completamente rossa.

<< Che diavolo è successo? >> disse brusco facendo un passo verso di me. Io indietreggiai in risposta.
<< Ariel! >> disse una voce alle spalle di Damon. Era Stefan. Anche lui sgranò gli occhi vedendo in che condizioni ero ridotta. << Ariel per l’amor di Dio, cosa è successo? >>

Dovevo rispondere. Secondo il copione io avrei dovuto rispondere. << Va.. Vampiri… >> Ma non continuai. Era come se sentivo pian piano le loro voci, e la mia, farsi fioche e ovattate. Iniziai a sentire freddo e a tremare vistosamente. Tutto ciò non era nel copione. Come non era da copione il fatto che sentissi la testa esplodere. Aprii e chiusi più e più volte la bocca non riuscendo però a parlare. I volti di Ian e di Paul si fecero preoccupati e al tempo stesso perplessi. Mossi un passo verso di loro e fu una mossa sbagliata. Appena appoggiai il piede, sentii il mio corpo privo di forze e le gambe mi cedettero. Ero pronta a cadere al suolo ma le braccia di Ian mi presero al volo facendomi, così, evitare l’impatto a terra. Mi strinsi al suo petto, poggiando il capo sul punto in cui era situato il cuore.
La voce del regista che chiamava lo Stop fu solo un sussurro.

<< Andrea.. Andrea che hai? >> sentivo sia Ian che Paul chiamarmi ma mi sentivo troppo stanca per rispondere. << Andrea guardami! >> Ian mi prese il viso tra le mani portando i nostri sguardi ad incrociarsi. << Dio ma tu bruci! >> mi fece poggiare nuovamente il capo sul suo petto, prima di prendermi in braccio. Protestare non serviva a niente, specialmente se non avevi le forze e se non volevi che lui ti lasciasse. << Ragazzi dobbiamo portarla dentro. Ha la febbre alta >>.

Non riuscii a cogliere il resto perché, cullata dai battiti del cuore di Ian, mi abbandonai al buio che mi stava circondando la mente e mi addormentai.

Iniziai a poco a poco a riprendere conoscenza. Per prima cosa sentii qualcosa di morbido e caldo sotto di me. Un letto? Possibile. Schiusi leggermente gli occhi e dovetti sbatterli prima di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo. Dopo qualche secondo, riconobbi la stanza. Camera mia quindi questa è casa mia ma.. Come ci ero arrivata? Mi misi seduta, stiracchiandomi leggermente, quando un fitta alla testa mi costrinse a stringere forte gli occhi e a portarmi una mano su di una tempia. Scostai le coperte e scesi dal letto, mettendomi in piedi, sebbene non mi fidassi granché delle mie gambe. Passai davanti allo specchio ed un particolare catturò la mia attenzione. Non avevo più gli abiti di scena addosso. Ora invece indossavo un pantaloncino ed una maglia. La questione era quindi questa: o avevo sognato tutto per cui dovevo cambiarmi ed andare a lavoro o qualcosa mi sfuggiva.. Corrugai la fronte ed aprii la porta, uscendo dalla stanza e scendendo al piano di sotto dove sentivo un vociare provenire dalla sala.
Mi avvicinai silenziosamente fino alla porta, dove mi affacciai con il viso.
Nina, Paul, Candice e Ian erano seduti sul divano a parlare. “Che ci fanno loro qui?”
<< Qualcuno mi spiega che è successo? >> mormorai incerta.
Vidi quattro paia di occhi guardarmi e mi sentii molto in soggezione. Nina e Candice si alzarono in fretta e mi raggiunsero abbracciandomi stretta.
<< Andrea, cielo, che spavento ci hai fatto prendere! >> disse la biondina.
<< Quando ti abbiamo vista inerte tra le braccia di Ian, siamo quasi morte di paura >> aggiunse la mora.
Corrugai la fronte. << Io non.. >> mi bloccai a parlare quando alcuni flash dell’accaduto mi tornarono in mente. << Ricordo di stare girando una scena.. Ero con voi – indicai i due ragazzi ancora seduti – poi.. poi non ricordo >>

<< Hai iniziato a tremare vistosamente. Poi era come se volessi parlare ma non ci riuscivi. Inoltre, non riuscivi a sentirci per cui ci guardavi spaesata. All’inizio pensavamo che ti fossi scordata la battuta però poi.. >> disse Paul, raccontandomi l’accaduto ma venne interrotto da Ian.
<< Poi sei svenuta. Grazie a Dio ti ho presa al volo altrimenti saresti caduta per terra. Mi dici come ti è saltato in mente di venire a lavoro in quelle condizioni, eh? >> disse brusco Ian, avvicinandosi a me con ampie falcate.
Lo guardai spalancando gli occhi, senza sapere cosa dire. << Ian.. >>
<< Ian un corno! Nina, dopo che sei svenuta, ci ha detto che stavi male già prima di venire sul set. Bruciavi, Andrea. Avevi quasi 40 di febbre, te ne rendi conto? >>
“40 di febbre?” Non credevo che la mia salute era veramente così messa male. Abbassai lo sguardo verso il pavimento.
<< Ian ora basta. Non sta bene, non ti ci mettere anche tu nel farle la paternale >> disse seria Nina, abbracciandomi. Mi lasciai stringere. << Andrea andiamo su così ti rimetti a letto e ci misuriamo la febbre, ok? >> mi disse lei gentilmente e salimmo in camera, seguite da Candice. I ragazzi invece rimasero al piano inferiore.

Entrammo in camera e mi coricai nuovamente sul letto, silenziosa. Le due ragazze si sedettero ai piedi del letto.
<< Non far caso a quello che ha detto Ian ora. Si è spaventato come tutti noi quando ti ha vista crollare priva di sensi >> disse Candice.
<< Ha ragione lui. Avevi ragione tu, Nina. Io.. Io dovevo restare a casa. Non.. Non dove-dovevo.. >> non riuscii a continuare perché alcuni singhiozzi non mi permisero di parlare. Iniziai a piangere e le lacrime presero a scorrere sulle guance accaldate.
<< Ehi ehi no.. Andrea non piangere >> disse teneramente Nina abbracciandomi.

<< Mi sento una stupida >> dissi tra un singhiozzo e l’altro.
<< Ma cosa dici, su! Ora – mi mise le mani sulle guance, asciugandomi le lacrime – ci misuriamo la febbre e in caso prendiamo i medicinali >>. Nina mi passò il termometro ed iniziai a misurarmi la febbre. Aspettando quei 5 minuti necessari e in quel lasso di tempo riuscii a calmarmi. Quando ripresi il termometro controllai la temperatura.
<< 39.2 >> dissi infine.
<< E’ ancora alta. Vado a prenderti un bicchiere d’acqua e delle medicine. Nina vieni con me? >>. La bruna annuì ed uscì con Candice dalla stanza non prima di avermi sorriso.

Presi il telefono e composi un messaggio.

To: Sam
:( ho la febbre per cui non posso uscire di casa. Oggi sono per giunta svenuta sul set. Passi?! Xoxo
“ ed inviai.

Qualche secondo dopo arrivò la risposta.

From: Sam
Cucciola mi dispiace :( Vuoi che ti porti qualcosa di buono da mangiare, come un po’ di gelato al cioccolato? Xoxo”

“To: Sam
Siii, gelato al cioccolato! Vieni, eddai vieniii!! :):) “

“From: Sam
Compro il gelato e sono da te ;)”

Adoravo quel ragazzo, era fantastico. Sorrisi ma il sorriso morì quando ricordai del bacio con Ian. Sam aveva il diritto di saperlo e glielo avrei detto.
Sentii la porta aprirsi nuovamente e alzai lo sguardo dal telefono. A portarmi l’acqua e la medicina non fu né Nina né Candice o tantomeno Paul. Fu Ian a varcare la porta.
Abbassai lo sguardo sul telefono, nuovamente.

<< Ti ho portato quello che ti serviva >> disse sedendosi ai piedi del letto. Io annui soltanto mentre presi dalle sue mani bicchiere e pasticca, che velocemente ingoiai.

Nessuno dei due era intenzionato a parlare. Come spesso accadeva, però, fu lui a fare la prima mossa.

<< Mi dispiace per averti urlato contro prima >>. Io continuai a non rispondere. << Mi dispiace per averti fatto sentire una sciocca e mi dispiace perché è per colpa mia se ora stai con la febbre. Se non ti avessi trattenuta sotto il porticato ieri sera forse avremmo evitato lo svenimento >> disse in tono di scusa.
Ringraziai il fatto che avessi il viso rosso per la febbre perché altrimenti avrebbe facilmente notato il rossore aumentare. << Vedo che non vuoi parlarmi >> si alzò dal letto.

<< Sarei dovuta restare a casa. Mi dispiace avervi fatto preoccupare >> dissi continuando a guardare il copriletto. Ian si risedette, questa volta, però, accanto a me.
<< Non fa niente. Ora però sai che quando non ti senti bene è il caso di chiamare e dire “Oggi sto male, resto a casa”, prometti? >> disse facendomi alzare il viso. I nostri sguardi si intrecciarono e mi persi nei suoi occhioni azzurri. Ian mi spostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi e lasciò la sua mano sulla guancia. Era chiaro ormai. Tra i due c’era attrazione e desiderio.

Il bussare della porta ci fece allontanare.
<< Andrea >> dalla porta comparve Sam che lanciò uno sguardo perplesso, e forse a mio avviso poco amichevole, ad Ian ma poi lo ignorò completamente. Si avvicinò a me e, posando una mano su di una mia guancia, incollò le sue labbra alle mie. Non fu uno dei nostri soliti baci. Il suo era un bacio che stava a significare “Lei è mia! Giù le mani”. Appena si staccò, guardai Sam con fare perplesso. Lui in risposta mi sorrise. Lo guardai rimproverandolo per poi ridacchiare.

Ian si alzò dal letto. << Beh io ora devo andare. Rimettiti. Ciao >>. Ecco che ritornò l’Ian freddo e impassibile che lo aveva caratterizzato nei mesi precedenti.

Non feci neanche in tempo a salutarlo perché si chiuse la porta alle sue spalle. “Odio quando si comporta così!”
Riportai lo sguardo su Sam, fulminandolo. << C’era bisogno di quella scenata? >> dissi in tono pacato.
<< Si.. Eravate tu e lui, soli in camera. Era il minimo che dovevo fare >>
<< Sembravi un cane che marcava il territorio sai? >>
Ridacchiò. << Cane o non cane, tu resti mia. E se proprio lo vuoi sapere so essere molto geloso >> mi guardò prima di darmi un altro bacio. << Ho messo il gelato nel frigo >>
<< Mmm.. Gelato! Ho fame >> dissi intrecciando una mano tra i suoi capelli.

Lui sorrise con una strana luce maliziosa negli occhi. << Io anche.. ma non credo solo di gelato >>

<< Sam, sto male.. Finiresti per prendere la febbre anche tu e poi non potresti venire qui se tu ti ammalassi >> dissi strusciando il naso contro il suo.
<< Sei un piccolo diavolo tentatore >> disse con voce roca.
<< Lo so, e ora.. – lo allontanai da me - ..Ora si mangia il gelato >> sorrisi facendo per scendere dal letto. Lui però mi anticipò e mi prese in braccio come una bambina, portandomi al piano inferiore.

Raggiungemmo la cucina e Sam iniziò a riempire un paio di coppette con il gelato. Appena me lo porse, sentii i miei occhi aprirsi maggiormente e mi passai la lingua sulle labbra. Iniziammo a mangiare il gelato e sentii finalmente la sensazione di fresco. Chiusi gli occhi godendomi il sapore del gelato.
<< Quanto hai di febbre? >>
<< Prima avevo 39.2, ora non lo so >> dissi portando un’altra cucchiaiata vicino alle labbra. << Sam.. Dovrei dirti una cosa >> cercai di parlare sembrando calmissima. Sam, poggiando il cucchiaio nella coppetta, mi fece cenno di proseguire. Presi un respiro profondo. << Ieri sera io ed Ian ci siamo baciati >>. “Bomba sganciata!”. Silenzio. Nessuno parlava. Io guardai sul viso di Sam passare una infinità di emozioni. Vedendo che non rispondeva, continuai a parlare. << Si è lasciato con Nina per cui è stato un suo momento di debolezza.. Non ha significato nulla! >>. “Bugia, bugia! Perché non gli dici che hai ricambiato?”
<< Forse per te non ha significato nulla, ma non per lui! >>.
<< Sam che diavolo intendi? >>
<< Tu gli piaci, Andrea. Da quando sei entrata a far parte del cast, Ian è diventato strano e poi.. Toh.. Si lascia con Nina e ti bacia. Apri gli occhi Andrea >>
Trattenni il respiro. Se lo aveva supposto Sam, allora forse lo avevano supposto tutti. Chiusi per pochi secondi.
<< Ti ripeto che non ha significato nulla >>. “Bugia”.

<< Andrea, quanto sei sciocca. Ora capisci perché ho dovuto, come hai detto tu, “marcare il territorio” ? Quello, come tutti gli uomini, non vede l’ora di portarti a letto! >>. Spalancai gli occhi e la bocca, sconcertata.
<< Quindi anche tu hai iniziato a frequentarmi solo per portarmi a letto? >> dissi arrabbiata.
<< Certo che no, anche se siamo andati a letto quasi tre settimane dopo che abbiamo iniziato a frequentarci è stato un bel traguardo! >>.
Non ci vidi più dalla rabbia. Alzai il braccio destro e gli stampai sulla guancia il segno della mia mano. Non aspettandoselo, Sam subì il colpo che lo costrinse a voltare il capo.
<< Esci da casa mia. Ora! >>
<< Andrea.. >>
<< Esci subito da casa mia! >> dissi alzando la voce. Sam non protestò ed uscì. Strinsi gli occhi ed i pugni, facendo sbiancare le nocche. Mi avvicinai al frigo e presi la vaschetta di gelato, salendo poi in camera.
Appena mi misi sul letto, iniziai a mangiare il gelato. Come si era permesso Sam a fare un commento del genere?! 

Finii il gelato e lo posai sul comodino. Il mio sguardo cadde sul telefono. Avrei chiamato Christian, al diavolo i costi. Alzai la cornetta dopo aver comporto il numero.
<< Pronto? >> disse Christian, assonnato?!
<< Dormivi? >>
<< Andrea? >>
<< Vogliamo andare avanti ponendoci domande? >>
<< Perché no? >>
<< Sai che ti odio quando lo fai? >>
<< Invece sai che io ti voglio bene ma ti sto odiando perché stavo dormendo? >> disse infine, sbadigliando.
<< Scusa.. Ma è urgente >>
Sentii un secondo sbadiglio. << Ok, credo di essere mentalmente attivo. Dimmi tutto >>
<< Io ed Ian siamo andati a mangiare una pizza giovedì. Abbiamo chiarito alcune cose. A fine serata.. Ci siamo baciati. Molto. A lungo. Sotto la pioggia… Cazzo abbiamo pomiciato come due ragazzini! >> dissi rendendomene conto.
<< Continua >>
<< Oh, si.. Bacio sotto la pioggia uguale freddo. Freddo uguale malessere. Pioggia sul set più malessere uguale collasso. Sono svenuta perché avevo 40 di febbre. Mi hanno portato a casa.. Comunque.. Tra me ed Ian c’è attrazione. Una fottuta attrazione! >>

<< Andrea so che non è finita qui.. Va avanti >>
<< L’ho detto a Sam, dicendogli che non ha significato nulla perché.. Ah si, aspetta. Ian ha lasciato Nina per me, cosi ha detto. Dicevo.. L’ho detto a Sam e lui ha detto che si sapeva che sarebbe andata a finire così perché da quando sono qui Ian era strano. Abbiamo litigato perché ha detto che tutti gli uomini mi vogliono portare a letto e così anche Ian >>
<< Beh, Andrea, Samuel ha ragione. Sei un bel bocconcino. >>
<< Christian, vaffanculo! Mi ha fatto intendere che ha iniziato a frequentarmi solo per il sesso e che “andare a letto dopo sole 3 settimane è stato un traguardo” >> dissi arrabbiata.
<< Ok.. Allora.. Tu pomici con Ian. Lui lascia Nina per te. Tu stai con Sam e stasera avete litigato perché gli hai detto del bacio. Non ti chiedo perché glielo hai detto visto che mi risponderesti che aveva tutto il diritto di saperlo. Ti dico solo, che intenzioni hai? Vuoi continuare a stare con Sam e baciare Ian? O prendi una decisione? >>
<< Mi aveva già baciata Ian. >>
<< Che? >> disse con tono stupito.
<< Ian mi aveva già baciata una settimana prima, ma poi non mi ha più parlata. Poi una sera che stavo per farlo con Sam, ho iniziato a pensare ad Ian >>
<< Sai di essere in una fottuta situazione? >>
<< Si.. >> dissi solamente << Voglio bene a Sam, sono stati favoloso questi mesi con lui.. però poi Ian ha iniziato ad attirare la mia attenzione e.. – sospirai – non so che fare >>

<< Devi chiarire con te stessa. O Sam o Ian. >>

<< Sembra facile da come lo dici >>
<< Non è facile Andrea ma lo diventerebbe se tu avessi chiaro cosa vuoi >>
<< Non so cosa voglio. Anche se lasciassi Sam, chi me lo dice che poi mi metterei con Ian? Ti ricordo, sono qui in vacanza.. Il fatto che abbia allungato la permanenza fino a Luglio prossimo non vuol dire che resterò qui in eterno! Se mi mettessi con Ian e poi dovessi ritornare in Italia ne morirei.. >>
<< Sono i rischi da correre.. >> mormorò Christian.
<< Sarà ma.. Uff.. odio tutto ciò! >>

<< Basta a lamentarti.. Pensa, invece! E comunque.. Auguri amore mio bello! >>

“Ma che?” << Christian, crepa! Porta male dare gli auguri prima! >>
<< Si ti voglio bene anche io.. Scemarè qui è già il 22 >>
<< Ma qui no! >> dissi ridendo << Comunque grazie mille >>
<< O beh.. Ho fatto anche oggi il tuo grillo parlante, ti ho fatto gli auguri.. Ho finito per oggi o c’è dell’altro? >>
<< Hai finito.. Puoi tornare nel mondo dei sogni >>
<< Ti voglio bene, ma il sonno è sacro! Buonanotte cucciola.. >>
<< Notte scemo >>
<< Evviva la gentilezza, eh? >> disse acido.
<< Ho finito una vaschetta di gelato al cioccolato. Saresti acido anche tu se vivessi una situazione come la mia! >> risposi acida anche io.
<< Buonanotte! >>
<< Nottenotte e sogni d’oro, ciccio >> dissi chiudendo la telefonata.

Non sarebbe stato facile come Christian diceva. No, per niente.



Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno ragazze e buon inizio settimana!
Come state? Io sto un pò così e così.. Dolore alla pancia e taaanto mal di testa >.< perchè non si può abolire il ciclo in estate????
Allora... Dalle recensioni vi ho visto belle contente del bacio tra Ian ed Andrea.. però, vedete cosa succede quando ti baci troppo a lungo sotto la pioggia? Ad Andrea è salita la febbre, per giunta alta, e si è sentita male sul set. Ai ragazzi stava per prendere un infarto, specialmente ad Ian, non a caso Ian è quello che rimprovera Andrea. Però alla fine si scusano entrambi. Peccato che poi arrivi Sam e non è molto contento di vederli insieme. Andrea è tutta un contro senso.. Prima dice che Sam non è quello giusto e poi dice che lo adora.. Mmm.. Ragazza, ma che ci combini? Abbiamo anche scoperto la reazione sia di Nina che di Sam in questo capitolo.. Stimo Nina e odio Sam! Brutto stronzo che fa commenti del genere su Andrea! Che poi uno non si deve arrabbiare! ù.ù
Abbiamo sentito anche Chris cercare di aiutare Andrea... Si ragazze, voi che avevate detto che a parlare con Andrea sarebbe stato Christian, ci avete preso!
Vi dico solo due cose.. Io spero che voi siate state attente a un particolare presente nelle due conversazioni con Nina e con Christian.. e poi.. Credo abbiate capito di cosa tratterà il capitolo 13.. Eheheh ecco perchè vi dissi lunedì scorso.. "State attente alla data!" ..
Ringrazio chi ha letto la storia, chi l'ha recensita, chi l'ha messa tra le preferite/seguite/da ricordare.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!
Un bacione.. A Venerdì ;)

Spoiler___________  

Con la torta tra le mani, Ian si avvicinò a me. Può essere una persona così dannatamente sexy facendo cose quotidiane? Si, Ian poteva. “Sexhalder” pensai e subito ridacchiai.

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Capitolo 14
*** Capitolo o13 ***


Capitolo o13


Capitolo 13

Mi girai mettendomi pancia in giù, stringendo tra le braccia il cuscino e sprofondando maggiormente il viso contro di esso. Con le gambe mi levai le coperte di dosso. Troppo caldo. Il medicinale stava facendo effetto ed io iniziai a sfebbrare. Presi a girarmi e a rigirarmi nel letto, incapace di stare ferma. Quando pensai di poter finalmente dormire, il telefono prese a squillare.
<< Pronto? >> dissi con voce assonnata e scocciata.
<< Tesoro tanti auguri! >>
<< Mamma? Ma che ore sono? >> dissi cercando di trovare con la mano la sveglia.
<< Sono le 10.30 amore >>
Annuii, sebbene non potesse vedermi. "Aspetta..le 10.30? Ma al telefono è mia mamma..ciò vuol dire che..". << Mamma da te saranno le 10.30 ma qui stiamo sei ore indietro e siamo nel cuore della notte >> dissi in tono triste, quasi se volessi piangere.
<< Oddio Andrea scusami! Non riesco ancora a ricordarmi questo particolare >> disse dispiaciuta.
<< Lascia stare.. – sospirai – Papà? >>
<< E’ qui che vuole farti anche lui gli auguri.. Andrea? >>
<< Papiii!! Come stai? >> dissi contenta come una bambina nel sentire la voce di mio padre. Era la persona che mi mancava in assoluto. L'unico uomo che non mi avrebbe mai tradita. Lui. Era tutto il mio mondo.
<< Tesoro il tuo vecchio sta bene. E te? Comunque tanti auguri, anche se ai miei occhi resterai sempre una bambina >>
<< Grazie papi.. Comunque io sto così e così. Ho avuto la febbre alta e quindi prima che mamma chiamasse, stavo riposando >>
<< Mi dispiace.. Stai prendendo qualcosa, si? >>
<< Certo che si, Signore >>. Sentii dalla cornetta mio padre ridere. Ex comandante dell'esercito. Era un uomo rigido con i suoi soldati ma con me era sempre stato un pezzo di pane, ma ciò non vuol dire che quando c'era da punirmi non lo faceva. Quando puniva lo ricordavi a lungo, eccome se lo ricordavi.
<< Bravo soldato.. Comunque ritorna a dormire.. Ci manchi tanto e spero che per Natale ritorni qui da noi >>
<< Certo che si.. Come potrei non venire a Natale >>
<< Ottimo.. Allora dai, buonanotte tesoro mio >>
<< Notte papà, salutami la mamma >>
<< Sarà fatto >> e così chiuse la chiamata.
Con il sorriso sulle labbra, mi alzai dal letto, andando in bagno a lavarmi e a cambiarmi il pigiama per poi tornare a dormire.

<< Sssh! Fa silenzio altrimenti la svegli! >>
<< Ma cosa che questa è peggio di un ghiro! >>

Mugolai girandomi nel letto.
<< Visto scema che la svegliavi! >> e a quella voce seguì il rumore di uno schiaffo. “Schiaffo?”
<< Sentite o la svegliate voi o la sveglio io! >>

Dormivo per cui sognavo di sentire quelle voci. Si, era l’unica spiegazione. Allora perché avevo la sensazione che invece accadesse davvero?
Mi stiracchiai per bene, sbadigliando. Portai le mani sugli occhi strofinandoli prima di aprirli. Misi a fuoco la stanza e successivamente anche le persone presenti.
<< Oddio devo avere la febbre ancora alta >> mormorai chiudendo nuovamente gli occhi. Sentii delle risatine in sottofondo. Sbadigliai riaprendo gli occhi e mettendomi seduta. << Che diavolo fate a casa mia? >> chiesi poco gentile ai ragazzi del cast presenti a casa mia, davanti al mio letto.
<< Auguriii! >> urlarono tutti insieme.
Spalancai gli occhi inizialmente stupita, poi alzai lo sguardo al cielo e ritornai allungata sul letto. << Buona notte! >> accompagnai il tutto prendendo il cuscino e mettendomelo sulla faccia.
<< Andrea! >> dissero sconcertati i ragazzi.
Sbuffai e mi rimisi seduta guardandoli mezza assonnata. << Odio le sorprese. Vi direi molto tranquillamente grazie per gli auguri ma sono due giorni che dormo poco o male per via della febbre. Per cui mi scuso se oggi la mia gentilezza è andata a farsi fottere ma… >>
<< Allora questa torta la posso portare si o no? >> disse Ian entrando in camera mia con la torta in mano, sorridendo e stoppandomi nel parlare.
<< Ad Andrea non piacciono le sorprese e oggi è più acida del solito >> disse fingendosi offeso Steven. Io continuavo a guardare Ian senza parlare.
<< Andrea oggi non scoccia e basta. Julie ci ha dato il giorno libero per venire qui a farle gli auguri e a festeggiare con lei. Inoltre dice che le dispiace non essere venuta anche lei ma sai.. – mi guardò Ian - .. il lavoro è pur sempre lavoro >> sorrise iniziando a sistemare le candeline. Ora che ci facevo caso era davvero enorme come torta ma contando che eravamo parecchi, era il minimo.

Con la torta tra le mani, Ian si avvicinò a me. Può essere una persona così dannatamente sexy facendo cose quotidiane? Si, Ian poteva. “Sexhalder” pensai e subito ridacchiai.
<< Allora signorina.. Vuole o no esprimere il suo desiderio? >> disse con voce.. sensuale? Oddio, stavo veramente iniziando a dare i numeri. 

Ian mi posò la torta sulle ginocchia e si avvicinò agli altri, sempre sorridendo. Lo guardai per un’ultima volta prima di posare lo sguardo sulla torta e sulle candeline. Cosa volevo in quel momento? Avevo tutto quello che una ragazza normale poteva desiderare eppure sapevo che mi mancava qualcosa. O meglio, quel qualcosa ce l’avevo ma non riuscivo a sistemarlo nella mia vita. E quel qualcosa si chiamava Amore. Presi un bel respiro e spensi le candeline. “Vorrei capire quale sia la scelta più giusta!“. Altri auguri seguirono quel momento.

Dopo che la torta fu tagliata e offerta a tutti, decidemmo di scendere al piano inferiore, più precisamente in salone.
<< Andy ma Sam non viene? >>. Alla domanda di Candice, non fui l’unica ad irrigidirsi. Con me, anche Ian lo fece. << E’ successo qualcosa tra voi due? >>
<< Ieri sera abbiamo discusso >> dissi solamente. Vidi di sfuggita Ian guardarmi serio.
<< Ci dispiace >> disse Nina
Io alzai semplicemente le spalle. << Succede.. >>
<< Ma il motivo, se possiamo saperlo? >> disse questa volta Ian beccandosi una occhiata che diceva “Non fingere di non saperlo perché lo sai benissimo che ho litigato per colpa tua!”.
<< Ho detto a Sam una cosa che mi era successa. Lui ha alzato i toni, io ho alzato i toni. Mi ha detto.. Ehm, ci siamo detti delle cose non tanto carine e.. Fine >> dissi guardando negli occhi Ian per tutto il tempo. Dall’espressione sul suo volto, capii subito che Ian aveva compreso di quale evento io parlassi.

Continuammo a parlare, questa volta di altro a lungo. Nina mi disse più e più volte di rimettermi al meglio prima di ritornare sul set altrimenti mi avrebbe rispedita a casa a calci. Giunsero le 17 del pomeriggio e i ragazzi, dopo che ripulirono al posto mio, mi salutarono e andarono via. Tutti tranne Ian. La cosa non passò inosservata agli altri ma non fecero commenti.
Ancora vicina alla porta mi girai per guardare Ian, appoggiato allo stipite della porta del salone. Mi guardai attorno e mi portai la mano al collo.
<< Devi dirmi qualcosa? >> dissi diretta.
Vidi Ian avvicinarsi. Teneva qualcosa in mano, dietro alla schiena. Dal rumore che fece quando camminò sembrò essere una busta. Il mio dubbio fu confermato quando Ian mi mostro una busta con tanto di fiocco.
<< Tieni.. Questo è il regalo che ti abbiamo fatto noi del cast >> e mi consegnò la busta, che presi. Spostai lo sguardo da Ian alla busta. Iniziai ad aprirla e successivamente il pacchetto posto al suo interno. Appena lo scartai rimasi sorpresa da quello che vidi. Due grandi bacheche di legno facevano bella mostra. Attaccate ad esse c’erano un gran numero di foto che ritraevano me e i ragazzi del cast, troupe e produttori compresi. Ai bordi delle bacheche lessi le dediche che mi avevano scritto. Mi morsi il labbro per non piangere. Odiavo le sorprese, non perché non mi piacessero in sé per sé, ma perché mi facevano sentire in debito o fuori posto.

<< Come hai visto ci sono tutte le foto scattate fino ad oggi, più le nostre dediche. L’abbiamo pensata sapendo che se dovessi tornare in Italia potrai sempre ricordarti di noi >> mi spiegò Ian sebbene il tono che usò, ovvero quello gentile, si velò di tristezza.
<< E’ veramente bello. Grazie mille >> alzai lo sguardo verso di lui, sorridendogli.
<< Posso farti una domanda? >>. Io annuii. << Tu e Sam avete litigato perché gli hai detto.. >> lasciò in sospeso la frase.
<< Si, gli ho detto che tu ed io ci siamo baciati. – sospirai – Non è stato contento, come puoi immaginare. Eri cosciente che avrebbero subito pensato a me come la causa della rottura tra te e Nina? >>
Ian mi guardò per un attimo prima di annuire. << Si, sapevo anche che si mormorava che io fossi strano in questi mesi per causa tua. Mi dispiace essere stato la causa del vostro litigio >>
Sorrisi debolmente. << Lascia stare. Quella litigata mi è servita a capire alcune cose che prima mi sfuggivano >>
<< Del tipo? >> si avvicinò ancora.
<< Mi ha detto che tu vuoi solo portarmi a letto, come tutti gli uomini. Dicendo così è come se mi avesse fatto capire che lui ha iniziato a stare con me solo per il sesso e quando gliel’ho fatto notare ha semplicemente risposto di no aggiungendo, però, che il fatto che l’averlo fatto con me è stato un bel traguardo >>.

Sentii Ian irrigidirsi e farsi serio quando dissi l’ultima parte, ovvero quando parlai del fatto che io e Sam fossimo andati a letto. << Mi chiedo come abbia avuto il coraggio di dirti ciò. – scosse il capo – Io.. >> strinse le mani a pugno. << Si dovrebbe vergognare.. Che razza di uomo è!? >> continuò inviperito.
<< Ian – gli presi le mani tra le mie – non serve che ti ci arrabbi pure tu. Non roviniamo questa giornata, ok? E’ il mio compleanno e voglio concludere questa giornata con il sorriso sulle labbra >> mormorai lieve e gentile incrociando i nostri sguardi. In tutti quei mesi non mi ero mai resa conto di quanto io ed Ian eravamo in grado di capirci. Ora invece era tutto diverso. Ogni sguardo, anche quello più piccolo e di sfuggita, celava tante domande a cui rispondere non era possibile. Nascosta dietro di loro c’era anche una sottile attrazione che ci portava a guardarci più del dovuto.
<< E’ meglio se vada. Sarai stanca e vorrai riposare >> disse Ian rompendo il silenzio,

<< Oh, si. Hai.. Hai ragione >> dissi mentre lo guardavo avvicinarsi alla porta e aprirla. << Grazie ancora e ringrazia anche gli altri per il regalo e – sorrisi – per la sorpresa >>
<< Certo. Allora ciao >> disse uscendo dalla porta, iniziando a scendere gli scalini.
<< Ciao >> richiusi la porta e rimasi ferma. Spostai il coperchietto dello spioncino e lo vidi rimanere fermo sull’ultimo scalino per poi girare leggermente il viso verso la porta. Aveva quasi una espressione ferita, triste.

Era così che volevo che ci salutassimo? Solo con un semplice “Ciao”? Una parte di me, la più istintiva, voleva correre da lui, baciarlo e forse non solo quello. L’altra mia parte, quella razionale, invece, riteneva che quel ciao fosse abbastanza. Volevo realmente peggiorare la situazione con Sam?
Appoggiai la fronte contro il legno della porta. “Andrea, scegli”.
 
Aprii di scatto la porta e corsi giù dalle scale.
<< Ian! >> richiamai la sua attenzione.
<< Andrea che succede? >> mi guardò inarcando un sopracciglio.

Stavo veramente per fare la mia scelta?

Mi fermai davanti a lui. Guardandolo negli occhi, posai le mie mani sulle sue guance e, mettendomi sulle punte per essere almeno un po’ alla sua altezza, posai le mie labbra sulle sue. Ian, dopo un primo momento di smarrimento, portò le mani sui miei fianchi stringendoli e attirandomi maggiormente a sé. Mi sentii come non ero mai stata prima. Pensavo e mi chiedevo se lo volevo veramente. Ero assalita dai dubbi ma poi sentii in lontananza il suo cuore battere velocemente. Era un suono magico, un suono dolce. Ora sentivo anche il mio cuore a mille. Li sentii battere insieme mentre lo nostre labbra giocavano armoniosamente l’una con l’altra. La mia testa si ripeteva in continuazione “E’ questo l’amore?”, ma né il mio cuore né quel bacio diedero una risposta. 
Quando sentii la sua mano sfiorare la mia guancia rossa e bollente, i dubbi svanirono. Era come se quel tocco vellutato, quel contatto tra il mio corpo e il suo avesse trasformato in me qualcosa. Si staccò leggermente, posando la sua fronte contro la mia. Mi sorrise e poi avvicinò le mie labbra alle sue accompagnandole con una carezza. Le nostre bocche si unirono nuovamente e io questa volta mi sentii più sicura di me stessa. Risentii di nuovo quel brivido freddo e caldo attraversare ogni cellula del mio corpo. Mossi la mia mano, anche se la mia mente non aveva mai ordinato di farlo. Accadeva tutto senza un perché. Gli sfiorai il fianco e sentì le cuciture della sua maglietta tra le mie dita. Gli accarezzai la schiena e sentii il calore del suo corpo contro la mia mano.

Era bello sentire le nostre labbra giocare. Era fantastico sentire le nostre lingue sfiorarsi gentilmente.
Era come se tutto in quegli istanti fosse dannatamente perfetto.

Avevo fatto veramente la mia scelta? Si, avevo appena fatto la mia scelta.

Spazio Autrice!

Eccomiiiiii! Scusate il ritardo ma oggi stavo a pranzo al McDonald's e sono appena tornata. Sto stanchissima per colpa del caldo >.< Voglio la pioggia! *si mette a fare la danza della pioggia*. Odio il caldo afoso! Dovrei fare i test per la patente, dovrei scrivere il Capitolo 21 ma non me ne tiene voglia!!! ç__________ç HELP!!!!
Dopo questo momento, passiamo al capitolo. Come si sapeva il capitolo avrebbe trattato del compleanno di Andrea. Bellina lei :) Che manco a farla a posta manca una settimana esatta al compleanno della nostra eroina ( e del mio ) xD I genitori di Andrea li rivedremo mooolto più avanti per cui avremo modo di conoscere entrambi meglio. Poi c'è stata la sorpresa dei ragazzi.. Che gentili. Magari venissero da me, specialmente Ian. *Serena sogna un Ian tutto nudo uscire da una mega torta °ç° *. Poi..poi..poi.. Andrea ha deciso! Dopo ben 13 capitoli ha fatto la sua scelta! Ma la sottoscritta, essendo sadica nei confronti dei suoi personaggi, vi dice Non è detta l'ultima! Ehehehe..
Grazie a chi legge, chi recensisce, chi mette la storia tra le preferite/seguite/da ricordare.. I love you! :):)
Beh.. ok.. basta a Lunedì con il capitolo e a domani per le ragazze del gruppo con il primo spoiler :)

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Capitolo 15
*** Capitolo o14 ***


Cap14


AVVISO IMPORTANTE NELLE NOTE. SI PREGA DI LEGGERE.

Capitolo 14
 

Usai i giorni restanti di quella settimana per rimettermi completamente. Ripresi così a girare le scene. Passò in questo modo anche Luglio, ed arrivò Agosto. In quei giorni, dopo che baciai Ian volontariamente, cercai di mettermi in contatto con Sam, senza però avere una risposta.
"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi" sbuffai sonoramente, chiudendo la chiamata. C'era la pausa per cui avevo colto quei minuti per cercare di contattarlo e mi ero spostata fuori dal set, vicino alle attrezzature. Ero persino andata a cercarlo sul lavoro ma mi dissero che si era preso alcuni giorni di riposo.
<< Qualche problema? >> chiese una voce alle mie spalle, facendomi trasalire.
<< Ian >> dissi quando, dopo essermi girata, lo vidi. << Diciamo che tentavo di chiamare Sam, ma o mi rifiuta la chiamata o ha il telefono spento >> spiegai.
Ian si avvicinò. << Io continuo a chiedermi cosa tu abbia visto in lui >>.
<< Ian non cominciare >> dissi fulminandolo con lo sguardo.
<< Che c'e? Hai scelto me! Lo hai detto tu >>
Ricordai che il giorno del mio compleanno, dopo il nostro bacio, gli confessai di aver preso una decisione. Avrei lasciato Sam.
<< Ho detto che avrei lasciato Sam, non che ho scelto te >> puntualizzai.
Ian sbuffò alzando gli occhi al cielo. << Eh allora? Come devo interpretare tutti i nostri baci? >> disse guardandomi malizioso. Arrossii confermando le mie supposizioni passate. Mi stavo comportando come una ragazzina alla sua prima cotta che si ritrovava, quindi, in balia dei suoi ormoni. Con Ian, per non farci vedere, andavamo a nasconderci in qualunque posto per poterci baciare. Comportamento stupido, basti pensare che di noi sospettavano tutti.
<< Ian, fino a quando non parlo con Sam, non ho scelto nessuno. Non posso né dire di aver scelto te né dire di aver lasciato Sam >>
<< D'accordo.. Però - si avvicinò a me - non ancora mi saluti >>. Lo guardai inarcando un sopracciglio. << Salutarmi per bene, dico >> disse sorridendomi e stringendomi i fianchi tra le mani.
<< Aah.. Tu vuoi un bacio >> e lo vidi annuire con in viso l'espressione di un bimbo un po' troppo cresciuto.
Sorrisi e avvicinai il mio viso al suo, fermandomi poi a pochi centimetri dalle tue labbra. << Mi dispiace.. La scena che dobbiamo girare ora dovrà bastarti >> sorrisi. Già. La scena in questione era una signora scena. Si poteva riassumere con “Ariel e Damon si danno alla pazza gioia”. Dire che ero nervosa per quella scena era dire poco, contando che Ian avrebbe indossato solo uno striminzito asciugamano.
Mi allontanai così da lui, dirigendomi nel camerino per cambiarmi ed indossare gli abiti di scena.

Guarda caso, per quella scena avrei dovuto indossare una gonna in jeans, non tanto lunga, ed una camicetta nera. Passai poi in sala trucco dove risistemarono il make-up. Fui così pronta e mi diressi sul set. Ian era già lì completamente nudo, se non fosse per il telo a coprirgli la vita. Dovetti mordermi il labbro inferiore per impormi di stare calma. Come avevo deciso di chiamarlo? Sexhalder? Mai soprannome fu più giusto. Ian era il classico ragazzo che sapeva essere sexy facendo qualsiasi cosa, forse era sexy anche con un sacco di iuta addosso. Fu la voce di Kevin a riportarmi alla realtà.
<< Ian! Andrea! Su in scena che dobbiamo girare >>
<< Vediamo cosa ci combinate voi due ora >> disse Julie. Io ed Ian annuimmo spostandoci all’interno di casa Salvatore. Più precisamente io mi andai a sedere sul letto di camera di Damon, mentre Ian si spostò in bagno, nella doccia.
<< Tutti ai propri posti.. Motore.. Azione! >> urlò Kevin.

Iniziai a guardarmi in torno con fare curioso. Per Ariel, e anche per me a dire la verità, era la prima volta che entrava in quella stanza. Sembrava strano ma da quando iniziammo a girare la terza stagione non ero entrata nella stanza di Damon.
<< Chi ti ha detto di entrare qua dentro? >> disse la voce di Ian, o meglio di Damon, in tono serio. Era fermo sulla soglia della stanza. Come da copione, era uscito dalla doccia per cui si presentava a me completamente bagnato. Non potei evitare di arrossire quando vidi una gocciolina d’acqua che dal collo scendeva verso il petto. Deglutii continuando a spostare lo sguardo verso il basso. Gli guardai il petto sul quale avevo già posato le mani, scesi sul ventre piatto in cui si intravedevano i muscoli. Niente di troppo definito o lievemente accennato. I suoi addominali erano definiti quanto bastavano per essere presi a morsi. “Andrea hai 21 anni non 14!” mi rimproverai mentalmente e ripresi la mia discesa con lo sguardo. Arrivai alla sua V per tre quarti visibile mentre l’ultimo quarto scompariva sotto l’asciugamano. “La battuta Andrea!”. Mi ridestai riportando lo sguardo sul viso di Ian.
<< Conosci il detto chi tace acconsente? Beh, io ho chiesto, nessuno mi ha risposto e l’ho preso per un si >> risposi mettendomi in piedi.
<< Devo cambiarmi. Sei pregata di uscire >> disse passandomi accanto.
<< Da quando sei diventato così pudico? >> voltai il viso verso di lui. Ok. Anche la schiena era da prendere a morsi. Ian, alias Damon, non mi rispose. << Comunque ero qui per parlare con te >>
<< Non sono tenuto ad ascoltarmi >> rispose solamente. Sbuffai avvicinandomi a lui
<< Non devi per forza ascoltare, puoi semplicemente sentire >> sorrisi innocentemente.
Lui si girò guardandomi serio. Fece un passo verso di me e ciò lo portò quasi a toccarmi con il suo corpo. << Io non voglio né sentirti né ascoltarti >>
<< E cosa vorresti fare? >> Vidi il suo sguardo vagare sul mio corpo e sentii la respirazione accelerare. Perché sebbene stessimo recitando, reagivo in quel modo? Ritornò a guardami negli occhi, sorridendomi malizioso. << Scordatelo >>. Alzò un sopracciglio continuando a sorridere strafottente. << Damon, sai che ti dico? Fottiti! >> dissi brusca rigirandomi per uscire da quella stanza. Lui, però, afferrandomi dal polso mi bloccò per poi tirarmi verso di lui. Mi scontrai contro il suo petto e quando alzai il viso verso il suo, lui abbassò il viso facendo congiungere le nostre labbra. Dovevo fingere di divincolarmi e lo feci, ma alla fine, come da copione, portai le mani sul suo collo e poi tra i suoi capelli ancora umidi, stringendoli. Sentii le mani di Ian scendere dalla schiena fino ai glutei, e poi dietro le cosce. Come se non pesassi nulla, mi prese in braccio portandomi a cavalcioni su di lui.

<< E Stop! >> urlò Kevin. << Ottimo.. rimanete così, noi sistemiamo le telecamere e riprendiamo >>.
Per non cadere, dovetti allacciare le gambe intorno alla vita di Ian e cingergli il collo con le braccia. Mi guardai attorno con un po’ di imbarazzo. Tutto durò poco perché Kevin ci richiamò all’ordine.
<< Ian per favore cerca di non farle male ora! >> disse serio ma al tempo stesso divertito Kevin.
<< Conta fino a 5, la ribaci e andiamo.. Motore.. Azione >>.

Riportai l’attenzione su Ian. Dopo poco le sue labbra tornarono sulle mie e lo sentii camminare ad ampie falcate fino a quando la mia schiena non cozzò contro il muro della stanza. “Auch!” pensai. Il bacio cambiò intensità. Da un semplice sfiorarsi di labbra divenne qualcosa di più tanto che avrei voluto chiedere ad Ian “Ehi, ma ti ricordi che siamo sul set?!”, ma preferii non farlo. Percepii la sua lingua farsi spazio tra le mie labbra, fino a quando non raggiunse la mia. Entrambe presero a rincorrersi, a sfiorarsi. Lo sentii mordere il mio labbro inferiore e dovetti premere le unghie contro il palmo della mia mano per non emettere un gemito che stava per abbandonare le mie labbra. Non appena le sue labbra si posarono sul mio collo, mordicchiandolo, le sue mano finirono sulla camicetta. Fu un attimo. Inserendo le dita tra gli spazi tra un bottone e l’altro, Ian fece saltare i bottoni e l’aprì rivelando il reggiseno. Strinsi d’istinto le gambe intorno alla sua vita, avvicinandolo a me. Non me ne curai molto e portai le mani sul suo petto, graffiandolo leggermente fino ad arrivare al bordo dell’asciugamano. “Sei sul set! Sei sul set!”. Un suono gutturale fu soffocato da Ian e le sue mani si strinsero sulle cosce, lasciate scoperte dalla gonna. Portai indietro il capo, chiudendo gli occhi.
<< Stop! >> urlò Kevin. << Ragazzi è favolosa! >> disse riguardandola nello piccolo televisore posto davanti a lui.
Sorrisi contenta sebbene il mio cuore battesse alla follia. D’un tratto la fronte di Ian si poggiò sulla mia spalla. 
<< Ehi che c’è? >> gli sussurrai facendo per scendere.Ian intensificò la stretta sulle cosce e mi strinse maggiormente contro il muro. << Sta buona un attimo >> disse con voce.. Sofferente?
<< Ian che hai? Che succede? >> la mia voce risuonò agitata. Come mi mossi per riportare i piedi a terra, i nostri bacini entrarono a contatto. Mi irrigidii ed il mio respirò si mozzò. “Oh cazzo.. ” pensai “..nel vero senso della parola” aggiunsi. Già, perché ora capivo il motivo per il quale Ian voleva che stessi ferma. Qualcosa, o semmai qualcuno, si era svegliato. Guardai Ian. << Io.. Dio.. Scusa >>. Lui scosse il capo semplicemente. Le mie gambe stavano scivolando e dovetti risistemarmi. Pessima mossa. Finimmo nuovamente per entrare in contatto. Io arrossii e vidi Ian contrarre il viso e stringere gli occhi.
<< Andrea! >> mi rimproverò a bassa voce. << Ok.. Io ora ti rimetto giù ma resti davanti a me fino a quando non usciamo da questa stanza >>. Annuii. Mi rimise per terra e, vedendo che Kevin doveva iniziare una scena con Paul e Nina, ci allontanammo il più velocemente possibile.
<< Andrea! Ian! >> la voce di Julie ci fermò. << Tra qualche giorno “Just Jared” vuole una intervista con voi e con Nina e Paul >>. Noi ringraziammo e ci allontanammo velocemente, Ian avevo bisogno di una doccia fredda.

Eravamo seduti sui divanetti della Relax Room io, Ian, Nina e Paul. Di fronte a noi la giornalista di Just Jared. Era la prima intervista che facevo in tutta la mia vita e restare calmi non fu facile.
<< Ragazzi, vorrei ringraziarvi per la vostra disponibilità e dare il via alle domande.. Partiamo da te, Nina, Hanno ideato cose molto interessanti per Elena nella terza stagione. Che ne pensi della frase di Katherine "Va bene amarli entrambi" ? >> chiese la giornalista.
<< Dio, non lo so. Il fatto è che non si può distinguere chi si ama da chi ti attrae ma credo che Katherine abbia ragione. Ha detto la verità, almeno per una volta, ed ha salvato la giornata! >>
<< Ed ha interrotto un momento di tenerezza fra Elena e Damon >> continuò la giornalista.
Nina ridacchiò. << Si, l'ha fatto >>
<< Elena ha un sacco di scelte davanti a se, o sbaglio? >>
<< Tantissime. Riuscirà a rimanere da sola? Con Damon? Riuscirà a salvare Stefan? Chissà.. >> sorrise lasciando volutamente la frase in sospeso.
<< Non vuoi darci altre anticipazioni vedo. – rise la giornalista – Paul ma passiamo a te. Abbiamo visto nelle ultime puntate della seconda stagione uno Stefan più aggressivo e, si, più vampiro per via di Klaus. Potresti illustrarci questo rapporto Klaus - Stefan? >>
Paul sorrise. << Certo. Beh, Stefan si è trovato davanti ad un bivio con Klaus. Salvare Damon o non salvare Damon? Nonostante tutti gli anni in cui Damon ha cercato di rendere impossibile la vita a Stefan, quest’ultimo ha scelto di salvare la vita al fratello. Ha subito però le conseguenze di questa scelta. Ed ora lo vediamo nella sua natura vampiresca. Klaus era l’unica fonte di salvezza e.. Ha accettato >>
<< Ma quale è lo scopo, il piano di Klaus e come reagirà Stefan quando verrà a conoscenza del bacio tra Damon ed Elena? >>
<< Il piano di Klaus? Non posso dirvi nulla ma è meglio stare tutti attenti. – sorrise – Sulla reazione di Stefan, beh, ci sarà una specie di cambio di personalità tra i due fratelli. Vedremo un Damon più razionale ed umano, mentre avremo uno Stefan sanguinario per cui saputo del bacio penserà “E allora? Non mi interessa, sono più impegnato ad uccidere persone!” ma ciò non vuol dire che non soffrirà >>
<< In pratica ci sarà da preoccuparsi. Bene, bene. Ian, visto che siamo in tema. Che ci puoi dire sul triangolo Damon – Elena – Stefan? >>
<< Innanzitutto, come nelle passate stagioni sarà uno dei temi principali di The Vampire Diaries, oltre al mistero sugli Originali. In questa stagione, però, capiremo come tutto è iniziato. Tornerà anche su come le cose, possano essere difficili per un vampiro >>
<< E su Damon ed Elena? >>
<< Vedrete anche molto di ciò che accadrà tra Damon ed Elena … e potrebbe essere davvero molto! >> sorrise malizioso prima di ridere.
<< Beh, questo è una grande anticipazione per le amanti della coppia Delena. Però.. >> la giornalista posò lo sguardo su di me, che tentai di sorridere calma. << .. sappiamo che la vita di Damon e di Elena sarà sconvolta dall’arrivo di un nuovo personaggio, Ariel. Giungiamo quindi a te, Andrea. Prima però di parlare della serie, vorrei conoscere qualcosa di più di te. Da quanto ho potuto sapere, tu sei italiana. Cosa ti ha portato qui ad Atlanta? >>
<< Una tanto amata vacanza >> la giornalista mi guardò sorpresa.
<< Una vacanza? >>
<< Si. Avevo bisogno di svagarmi un po’ e sono venuta qui ad Atlanta. Ma non sapevo che ciò avrebbe celato una sorpresa come questa >>
<< E come sei entrata a far parte del cast? Non sei una attrice da quanto ho potuto vedere sulla tua biografia >>
<< Già. E se dico di non aver neanche preso una lezione di recitazione in tutta la mia vita rende la situazione ancora più assurda. Mi sono scontrata con Julie un pomeriggio di Marzo. Pioveva ed io ero zuppa come un pulcino e lei, tanto gentile, mi ha offerto un passaggio. Lo ammetto, non l’avevo riconosciuta. In macchina parlammo un po’ e venne a sapere che ero italiana. Mi disse di andare da lei il giorno dopo e.. Puff – gesticolai con le mani – eccomi qui. Non dico che recitare sia facilissimo, anzi ho pensato il più delle volte di scappare a gambe levate ma grazie a Dio, i ragazzi mi hanno aiutata tantissimo ed ora procede tutto a gonfie vele. >> sorrisi.
<< Parliamo di Ariel >>
<< Ariel è anche lei italiana. Può essere un po’ considerato il mio alter ego sotto alcuni aspetti. L’arrivo di Ariel è stato inaugurato con un bell’ incontro – scontro con Damon. Ci saranno così tante discussioni tra quei due >>
<< Ma alla fine.. >>
<< Alla fine.. Vuoi una cosa, vuoi un’altra e quei due cominceranno ad avvicinarsi >>
<< Non ci resta che attendere il 15 settembre per scoprire come andrà questa stagione >>. Pensai che l’intervista fosse finita ed invece.. << Ian, Nina posso farvi un’ultima domanda? – i due annuirono – Sembrerebbe che voi due abbiate rotto il vostro fidanzamento.. >> “Oh diavolo!” << ..E si mormora che tu, Ian, lo abbia fatto perché attratto da Andrea. E’ così? >>
Io mi irrigidii mentre quei due rimasero impassibili, con il sorriso ancora sulle labbra. A parlare fu Ian.
<< Non so chi abbia detto questa voce, so soltanto che sono infondate >>
<< Quindi voi due state ancora insieme? >>
<< Non vedo come questo possa c’entrare con la serie >> disse Nina, ancora cordiale.
<< Giusto. Ragazzi vi ringrazio ancora e vi auguro un buon proseguimento con le riprese. E, Andrea, buona fortuna per questo campo >>

La giornalista, dopo che ci strinse le mani, si allontanò dalla stanza, uscendo.
<< Andrea come ti è apparsa questa intervista? >> chiese Nina rilassandosi.
<< Per essere la prima penso sia andata bene, ma ho temuto per la parte finale >>
<< Beh le interviste non sono mai così preoccupanti ma possono farti molte domande incalzanti e, beh, devi essere bravo tu in quel caso. Comunque aspetterò di vedere la tua espressione appena inizieranno le puntate e verrai assaltata dai fotografi o durante le convention >> rise Paul.
Risi anch’io e sentii il telefono vibrare.

From: Sam
Credo che io e te dobbiamo parlare”

“To: Sam
Si, lo credo anche io. Stasera?”

“From: Sam
Stasera va bene. Al parco”

“To: Sam
D’accordo. Tra un’ora lì”

Vedendo che Sam non rispose, risistemai il telefono al suo posto.
<< Ragazzi io devo andare >>
<< E’ successo qualcosa? >> chiese Ian repentino.
<< Devo parlare con Sam. A domani. Ciao >> salutai i ragazzi. 
Ian continuava a guardarmi con uno sguardo serio e per tranquillizzarlo gli sorrisi ed uscii, pronta a rendere definitiva la mia scelta.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno mie donzelle! Vista la nuova immagine copertina? Vi piace? Sono ancora una principiante con Ps ma ci sto prendendo la mano, su. Come state? Io sto morendo di caldo.. In più sono appena tornata dal fare ripetizioni di matematica ad una ragazzina delle medie.. Ah, che bei tempi quelli..Comunque..
Parliamo prima del capitolo e poi passo all'avviso.
Allora.. In molte mi avete detto di voler Ian al proprio compleanno. Sappiate che io sto pregando di vederlo uscire dalla torta Venerdì! *me incrocia le dita*
Cooomunque.. In molte sarete contente.. Andrea ha deciso di lasciare Sam, ma tutta la discussione la leggeremo nel Capitolo 15. Vi avviso, il capitolo 15 è il capitolo della maxi svolta per cui tenevi pronte! In oltre abbiamo visto Andrea alle prese con la sua prima intervista.. Dai non se l'è cavata male. Ma questa non sarà nè la prima nè l'ultima.. Infatti la rivedremo alla prese di un'altra giornalista poco più avanti. Come vi è sembrata la scena che hanno girato? Mi mordevo le mani quando scrivevo questo capitolo e pensavo "Voglio essere Andrea.. Anzi, voglio essere Nina che se lo sbaciucchia e non solo!" ç__________ç
Comunque, grazie a chi legge, chi recensisce, chi mette la storia tre le preferite/seguite/da ricordare. Giuro vi farò una statua. A tutte.

Dopo le note sul capitolo, passiamo alle questioni serie. Allora settimana prossima, ma neanche, il 20 torna una mia amica dalla Toscana e con lei vengono anche 3 sue amiche e restano fino al 30. Devo fare loro da guida e far vedere loro tutti i posti più belli dell'Abruzzo. Ciò vuol dire che LUNEDì 25 e VENERDì 29 la sottoscritta NON potrà aggiornare. Lo faccio anche per poter scrivere visto che mi sono un pò arenata nel Capitolo 21. Non è colpa mia se mentre scrivo mi vengono in mente i capitoli finali. In più mi sono fissata con il giochino su TVD su Facebook e i primi di agosto ho l'esame teorico per la patente. Non preoccupatevi però. Venerdì sarò qui ad aggiornarvi con il capitolo. Quello sarà il mio regalo per voi, anche se la festeggiata sarei io. Lo faccio solo per Andrea che compie gli anni ù.ù

Comunque.. A Venerdì..

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Capitolo 16
*** Capitolo o15 ***


Cap o15


Capitolo 15

Raggiunsi il parco in mezz'ora. Era giunta l'ora di chiarire con Sam e dirgli la mia decisione. Quando arrivai, vidi che ero la prima tra i due a raggiungere il parco. Mi andai a sedere su una delle panchine poste vicino alla fontana. Ormai, essendo Agosto inoltrato, l'aria iniziava a rinfrescarsi e in giro si poteva vedere meno gente del solito, sebbene fosse ancora numerosa. Presi a torturarmi le dita. Il rumore di passi nella ghiaia mi fece alzare lo sguardo e potei vedere Sam avvicinarsi. Aveva un'aria tesa. Sapeva che quella nostra storia sarebbe finita in quel momento? Forse.
<< Ciao Sam >> dissi quando mi fu vicino.
<< Ciao Andrea, spero di non averti disturbato chiedendoti di venire qui >>

<< No, avevo appena finito di fare un'intervista per Just Jared. E poi in questi giorni ti ho lasciato vari messaggi in segreteria. Sembravi sparito nel nulla >> dissi senza prendere la briga di celare un po' di irritazione.
<< Scusami ma ero tornato dai miei genitori >> disse svelto prima di rilasciare un sospiro. << Senti, prima che tu inizi a parlare avrei una cosa da dirti >>. Perché avevo la sensazione che fosse.. Agitato? Nervoso?
<< Dimmi pure >>
<< Come ti ho appena detto, in questi giorni sono stato in Texas, dai miei genitori. Ho dovuto pensare alla nostra discussione e vorrei scusarmi per quello che ti ho detto. Volevo inoltre spiegarti che non ho iniziato a frequentarti per il sesso ma perché mi interessavi e mi piacevi. Sono stato scortese e maleducato. Lo schiaffo me lo sono meritato >>
<< Molto maleducato >> calcai la cosa. << Non credo che sia finita qua, o sbaglio? >>
<< No, non è finita qua. A Dallas ho rivisto vecchi amici e ho incontrato la mia ex ragazza >>. "Lo avevo detto io che c'era dell'altro!"
<< Continua >>
<< Siamo andati a letto insieme >> disse velocemente, per giunta senza guardarmi in faccia.
Lo guardai con fare stupito. Mi umettai le labbra, improvvisamente secche. << Aspetta, aspetta. Credo o di aver capito male o di non aver compreso bene. Voi cosa? >> dissi cercando di rimanere calma.
<< È stato un momento di debolezza. Io stavo male, lei mi è stata vicina. Ho ripensato a te che baciavi Ian e.. >>
<< "E.." cosa? Alla faccia del momento di debolezza! >>. “Ciao ciao calma”
<< Avresti dovuto non dirmi di Ian >>. "What?"
Ridacchiai nervosa.<< Stai dando la colpa a me? Vuoi farmi davvero credere che avresti preferito non sapere nulla? >> dissi arrabbiata ed incredula. Sam annuì serio. Fu allora che risi. << Puttanate! Quello che vuoi farmi credere è solo una grande stronzata. Sai che sarebbe accaduto se non te lo avessi detto? Eh, lo sai? - mi avvicinai a lui, guardandolo furiosa - Se fosse stato qualcun'altro a dirtelo, tu ti saresti incazzato come una iena e mi saresti venuto ad urlare contro. No.. Non avresti per niente preferito che io stessi zitta >> lo guardai ironica.
<< Beh resta il fatto che tu in mia assenza ti sei data alla pazza gioia sia dentro che fuori dal set con Ian >> disse il suo nome con disprezzo.
<< Stavo recitando sul set, punto uno. Non ci sono andata a letto in seguito ad un "momento di debolezza", punto due. E punto tre, se proprio lo vuoi sapere, si, io e Ian in questi giorni ci siamo avvicinati. Molto. E si, ci siamo anche baciati più e più volte. Ah dimenticavo un ultimo punto, ma non in ordine di importanza. Tu non sei nessuno per giudicare me. Gesù Cristo diceva "Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Fidati. Tu non sarai mai il primo >>.

*Click*

Ci fu un momento di silenzio in cui si potevano udire solo i nostri respiri ed il rumore delle auto che transitavano poco distanti da noi.
Chiusi gli occhi giusto il tempo di riprendere fiato. << Credo che ora non sia più necessario spiegarti il motivo per cui volevo vederti. Finiamola qui >>
<< Quindi è per lui che mi lasci? >>
<< Ti lascio perché sei andato a letto con un'altra. Ti lascio perché ti sei comportato da stronzo con me. Ti lascio per Ian >> strinsi i pugni.
<< Sei sicura che starete insieme? Che lui non tornerà da Nina? >>
<< Non sono sicura di niente ma voglio vivere il momento e se proprio deve accadere, ci voglio sbattere i denti contro. Perché lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti. Io non resterò ad Atlanta per sempre. La mia vita, la mia famiglia, i miei amici sono là, in Italia, e con ciò non dico che non mi stia piacendo quello che ora sto facendo. Mi piace da impazzire ma non è il mio mondo. Voglio vivere il momento per non pensare in un futuro a tutto ciò e dirmi "Andrea sei stata proprio una stupida!". Non voglio né rimpianti, né tanto meno rimorsi >> dissi alla fine abbassando lo sguardo. Presi un profondo respiro e mi concentrai affinché non lasciassi sfuggire al mio controllo le lacrime che sentivo formarsi agli angoli degli occhi.
Sam sospirò. << Mi dispiace per tutto ciò che è accaduto. Vorrei farti sapere che questi mesi sono stati belli con te >>
<< Questo vale anche per me >> riaprii gli occhi.
<< Buona fortuna e stammi bene >> Sam si avvicinò e depositò sulla mia fronte un bacio prima di girarsi ed allontanarsi da me, dal parco.

*Click*

Sentii scorrere sulla mia guancia una lacrima e velocemente la asciugai.

*Click*

Mi voltai. In quel momento c'era solo una persona che avrei voluto vedere e sapevo dove trovarla.

Sulla targhetta attaccata alla porta c’era scritto “I. Somerhalder”. Gli occhi pizzicavano, segno che la necessità di piangere c’era ancora. Prendendo un respiro profondo, suonai al campanello.
La porta venne aperta da un Ian con solo addosso un pantalone di una tuta. L’espressione di stupore presente sul suo volto venne subito sostituita da una preoccupata e seria. Fece subito un passo verso me, arrabbiatissimo.

<< Io gli spacco la faccia a quello stronzo! >> proruppe Ian. Io mi misi davanti a lui e, posando le mani sul suo petto, cercai di farlo rientrare in casa.

*Click*

<< Ian ti prego! Torna dentro >> lo supplicai.
<< Io lo ammazzo! >>
<< Ian guardami >> gli presi il viso tra le mani costringendo i suoi occhi azzurri, ora accesi dalla rabbia, di posarsi nei miei. << Non ce n’è bisogno. Sto bene, non mi ha fatto nulla. Vedi? Sono qui davanti a te. Ho scelto te >> dissi sentendo le lacrime scorrere lungo le mie guance. Ian annuì e poggiò la sua fronte contro la mia. << Entriamo dentro, ti va? >> chiesi facendo un mezzo sorriso.

*Click*

Intrecciando una sua mano con una mia, Ian mi condusse dentro casa sua, chiudendosi poi la porta alle spalle. Era la prima volta che entravo in casa sua e beh, casa mia in confronto a questa sembrava la casa dei puffi. << Ian è.. bellissima >> dissi guardandomi in giro.
<< Ti piace? E pensare che casa mia, quando non lavoro e non ci sono Convention da fare, è a Manhattan >>
<< Mi piace da impazzire! >> mi girai a guardarlo con un ampio sorriso sulle labbra. 
Vidi Ian sorridermi per un attimo, prima di tornare serio.
<< Vuoi spiegarmi cosa è successo con quella sottospecie di uomo? >> disse sprezzante.
Sospirai. << Ian.. >> ma fui costretta ad interrompermi in seguito all’occhiataccia di Ian. Sbuffai. << Possiamo almeno metterci seduti? >>. Ian si diresse quindi in sala e si accomodò sul divano, facendomi cenno di sedermi accanto a lui. << Ci siamo lasciati, che dovrei dirti? >>
<< Perché piangevi? >> disse svelto.
Abbassai lo sguardo verso le mani posate sul grembo. Iniziai a torturarle, nervosa. << E’ andato a letto con la ex >>
<< Cosa? >> disse sbalordito e arrabbiato. No, non arrabbiato bensì furioso.
Gli raccontai dell’incontro e gli dissi che Sam era stato dai genitori in seguito al nostro litigio. Gli dissi che aveva incontrato alcuni amici e la ex. Che si era scusato con me per quello che mi aveva detto e che poi, alla fine mi aveva detto di esserci andato a letto con la ex. Tralascia volutamente la parte in cui io e Sam discutemmo sul mio possibile ritorno in Italia. Non era il momento, né il caso per trattare anche di quella discussione. Per tutto il mio discorso, Ian rimase fermo nella sua posizione sebbene notai le mani chiuse a pugno, strette così forte che le nocche erano livide.
<< Dammi un buon motivo per cui io non debba rompergli la faccia >>. No, Ian così arrabbiato non lo avevo visto. Anzi no, durante il nostro litigio lo vidi arrabbiato ma non come adesso.
Gli presi le mani tra le mie, accarezzandole, vedendo che a poco a poco le rilassò e potei, così, intrecciarle con le mie. << Perché sei con me adesso. Qui. Credo che questo valga più di una generica motivazione >>.
Ian voltò il capo e prese ad accarezzarmi il volto con il dorso di una mano, ancora intrecciata con la mia. << D’accordo >> sorrise anche se percepivo che la tensione era ancora lì. Sospirò. << Andrea, scusami se non faccio la parte del padrone di casa.. – scossi il capo, sorridendogli – Dovrei andarmi a fare una doccia. Oggi è stata un po’ tremenda come giornata e ho bisogno di lavarmi >>. Gli lasciai le mani libere, annuendo. << Comunque fai come se fossi a casa tua. Puoi scorrazzare per casa e nel frigo c’è un po’ di tutto >> ridacchiò, portando me a fare la stessa cosa.
<< Smettila di parlare e va a farti la doccia >>. Ian mi fece una linguaccia ed uscì dalla stanza.
<< Ah, Andrea, – la sua testa sbucò da dietro il muro – vieni ad aiutarmi nel fare il bagno? >> disse ridendo e scomparendo nuovamente prima di rischiare di essere colpito dal cuscino che avevo lanciato.

Quando mi alzai per raccogliere il cuscino, la risata di Ian risuonava ancora per casa. “Che stupido!” pensai. “Per la saga: ‘Insaponami tutto’ “. Tuttavia dopo la scena girata giorni prima, in cui Ian era coperto solamente dall’asciugamano, la mia mente aveva iniziato a pensare ad Ian in modo decisamente poco casto. Perché una donna normale non avrebbe dovuto fare pensieri peccaminosi su un uomo sexy, bello, con un..  gran fisico? Presi a camminare per casa, curiosando qua e là. Ian mi aveva dato il permesso, no? Sulle pareti c’erano molte foto che ritraevano Ian. In alcune era con i ragazzi del cast e della troupe, in altre con amici. Furono alcune a colpire la mia attenzione. Ian era ritratto insieme ad un bimbo dai capelli ricci. Si assomigliavano alla lontana. “Sarà il nipote? Ha sia un fratello che una sorella, quindi è possibile”. Un’altra era stata, invece, scattata all’interno di un aereo. Alle spalle di Ian, c’era una ragazza dai capelli biondi. “La sorella” pensai. Vicino a quella invece, Ian era insieme ad un ragazzo intenti a fare immersioni subacquee. Entrambi occhi azzurri. “Sarà il fratello”. Era bello vedere come Ian fosse legato alla sua famiglia. E veniva dimostrato anche dalla foto in cui era ritratta tutta la famiglia Somerhalder.
Mi rattristai. Mi mancava la mia famiglia e avevo un assoluto bisogno di rivederla. Pregai quindi, che la pausa delle riprese arrivasse il più velocemente possibile. Avrei potuto chiedere ad Ian se volesse accompagnarmi ma poi ci ripensai. Avrebbe potuto pensare chissà cosa. Continuai quel mio giretto turistico in casa Somerhalder. Finito il piano inferiore, mi ritrovai davanti alle scale. “Salgo o non salgo?”. Prendendo un lungo respiro, iniziai a salire le scale. Anche qui, appese alle pareti c’erano molte foto. Queste, però, riguardavano la ISF. Proprio questo suo amore per l’ambiente mi aveva portato a stimare Ian, non solo come attore, ma anche come uomo. Passai davanti alla sua camera da letto e rimasi sulla soglia della stanza. Sorrisi guardandola. Altre foto dei nipoti. “Deve volergli un bene dell’anima”.

Quando decisi che era il caso di ritornare ad aspettarlo sotto, notai una porta aperta da cui proveniva il rumore del getto d’acqua. Il bagno. Scossi il capo. Non potevo entrare lì, Ian era sotto la doccia e.. No, non potevo. Scesi i primi scalini ma poi  mi fermai. “Una sbirciatina non ha mai ucciso nessuno”. Mi stavo appena rendendo conto che l’astinenza provocava seri effetti collaterali. Ritornai indietro e, cercando di fare il meno rumore possibile, mi avvicinai alla porta. Sporsi un po’ il viso attraverso la porta, quando il getto d’acqua cessò. Mi irrigidii e mi girai allontanandomi, ma mi bloccai nuovamente. Volsi il capo verso la porta, mordendomi il labbro. Mi riavvicinai e quando fui davanti alla porta, scossi il capo. “Andrea tuo padre ti ammazzerebbe” pensai chiudendo gli occhi. Sospirai, riaprendo gli occhi e.. “O cazzo!”. La porta davanti a me era aperta ed un Ian bagnato dalla testa ai piedi, coperto da un telo stretto in vita, si presentò davanti a me. Deglutii sentendo la respirazione accelerare.

Ian inarcò un sopracciglio, quando mi vide ferma davanti la porta, poi però sorrise.. Maliziosamente?! << Avevi cambiato idea? >>. Scossi il capo, ancora imbarazzata. << Avevi bisogno di qualcosa? >>.
“Già, Andrea. Avevi bisogno di qualcosa?.. Coscienza, ma stai un po’ zitta!?”. << Io.. io, si beh ecco.. – sospirai – Cercavo il bagno, cioè un altro bagno.. Ed ecco >>. Odiavo essere imbarazzata, come odiavo essere nervosa. Iniziavo a parlare a sproposito.
<< Il bagno, eh? >> chiese sorridendo beffardamente. << Puoi usare questo, tanto io ho finito >> disse spostandosi da davanti alla porta, lasciandomi così la possibilità di entrare. Mormorai un << grazie >> molto lieve prima di rifugiarmi all’interno del bagno, chiudendo la porta. Mi sedetti sul bordo della vasca e posai la testa sopra le mani, chiuse a pugno. “Stupida! Stupida! Stupida Andrea!” pensai mentre mi davo dei lievi colpi con le mani sulla fronte per poi passarmi entrambe le mani tra i capelli. Sentivo caldo, tanto caldo, così mi alzai avvicinandomi al lavandino. Specchiandomi notai, come già supponevo, il mio viso color rosso acceso. “Freddo.. Acqua fredda”. Aprii l’acqua fredda e portai sotto il getto d’acqua i polsi. Mi bagnai poi anche le mani che posai sulle guance. Stavo messa male, molto male. Il contatto con l’acqua fredda mi rilassò e fece sì che la mia mente tornasse a ragionare nel modo giusto.

Chiusi l’acqua e.. “Oddio, dove dovrei asciugarmi adesso?”. Mi guardai intorno cercando un asciugamano che non fosse quello di Ian.
<< Hai bisogno di qualcosa? >> la voce di Ian mi fece trasalire. Mi girai di scatto verso di lui.
<< Devi smetterla di attentare alla mia vita >> risposi seccata.
<< Non è colpa mia se sei così dannatamente distratta >> sorrise Ian che in una mano stringeva un asciugamano. << Ho pensato che ti servisse questo >> alzò la mano che teneva il panno.
Feci un passò per prenderlo, ma Ian lo portò dietro alla schiena, sotto il mio sguardo confuso. << Non ho avuto il piacere di salutarti >> si avvicinò a me, sorridente, fino a trovarsi a pochi centimetri da me.
<< Ian.. >>

<< Un piccolo bacetto >> e mostrò il labbro inferiore, come un bimbo piccolo.
<< Te l’ho mai detto che sei un bimbo un po’ troppo cresciuto? >> gli risposi alzando in alto lo sguardo al cielo. Lui sorrise, aspettando che fossi io a baciarlo. Mi avvicinai a lui e, mettendomi sulle punte, avvicinai i nostri visi. Invece di mirare alle labbra, depositai il bacio su di una sua guancia. Ridacchiando, gli tolsi dalle mani l’asciugamano, potendomi così asciugare. Ian era rimasto fermo al suo posto, stupito da quel mio gesto. Osservandolo mi resi conto che si era rimesso i pantaloni della tuta, ma che il petto era nuovamente scoperto. Scossi il capo, facendogli una linguaccia e posai l’asciugamano nella cesta dei panni da lavare. Per farlo dovetti dargli le spalle e Ian ne approfittò per circondarmi la vita con le braccia. Prese a baciarmi il collo, sensualmente, poi dietro all’orecchio fino alla spalla, e viceversa. Chiusi gli occhi per percepire meglio le sensazioni che provavo sentendo le sue labbra sulla mia pelle.
<< Ian.. >> mormorai posando la nuca contro la sua spalla, e piegando di lato il collo lasciandogli più pelle esposta. Seppi che Ian sorrise dal fatto che sentii la pelle del viso tendersi. Poco dopo, lo sentii mordermi leggermente all’altezza dell’attaccatura del collo. Rabbrividii maggiormente. Il collo era una zona sensibilissima e se stuzzicata troppo rischiavo di non rispondere di me.
<< Credo che interpretare Damon Salvatore ti faccia male >> mormorai prima di mordermi il labbro.

Ridacchiò. << Mi piace invece interpretarlo e poi.. Mi piace mordere te. La tua pelle sa di buono. Sarei capace di stare ore ed ore a passare la mia lingua sul tuo corpo >> mi sussurrò maliziosamente all’orecchio. Era una proposta indecente la sua, per caso? Nella mia mente subito si susseguirono le immagini di me e lui, su di un letto, avvolti nelle lenzuola. Pelle contro pelle. Sentii una fitta al basso ventre. Dannazione mi stavo eccitando.

Mi girai verso di lui e gli cinsi il collo con le braccia. Mi misi poi in punta di piedi e gli lasciai un bacio sul naso, sorridendogli poi. Anche Ian sorrise e si avvicinò al mio viso, baciandomi. Subito le nostre lingue si intrecciarono, si rincorsero, si unirono. Strinsi tra le mani i suoi capelli mentre lui, con le mani sui miei glutei, faceva entrare in contatto i nostri bacini. Indietreggiammo fino a quando con la schiena non toccai l’anta della doccia. Le sue mani continuarono a stringermi a sé, le mie mani iniziarono a vagare sul suo petto scoperto. Una strana consapevolezza sorse in me. Non mi bastava più averlo vicino, non mi bastava più stringerlo, lo volevo con me. Lo volevo in me. E sapevo che la stessa cosa valeva per lui. L’intensità del bacio, i suoi gesti frettolosi e, beh, il rigonfiamento nei pantaloni ne furono la prova.
Le sue labbra tornarono sul mio collo, facendomi portare all’indietro la testa. Le sue mani risalirono fino a sotto il seno per poi finire sulla pancia. Superò il tessuto della maglia e le sue mani tornarono sotto al seno. Scottavo contro la sua pelle.

<< Se non vuoi dillo adesso perché non so se saprei fermarmi >> disse con voce roca Ian. Per fargli capire che non volevo che smettesse, mi sfilai la maglia lasciandola cadere a terra. Lo sguardo di Ian finì sul petto coperto dal reggiseno e poco dopo prese a baciare l’incavo dei seni. Le sue mani si chiusero sui miei fianchi ed io inarcai la schiena, gemendo. Mi aggrappai con le mani all’anta della doccia, conscia che le mie gambe non avrebbero retto il mio peso ancora a lungo. Capendolo, Ian mi prese da dietro le ginocchia sollevandomi e facendomi mettere a cavalcioni contro di lui. Intrecciai le gambe intorno alla sua vita e scesi a baciargli il collo. In quella posizione era impossibile che le nostre intimità non si toccassero e così successe. Una, due, tre volte e continuarono a farlo.

<< Spogliami >> sussurrai priva di pudore contro il suo collo. “E tutta questa sicurezza da dove deriva?”.
L’anta della doccia alle mie spalle fu aperta ed Ian, con me stretta, entrò dentro. Non ci badai molto e rabbrividii quando mi fece sedere su una rientranza del muro. Guardandomi negli occhi, Ian portò le mani sul bottone del pantalone e poi sulla zip, che abbassò. Una volta aperti li fece scivolare lungo le mie gambe fino a quando non li buttò fuori dalla doccia. Mi guardò famelico come un leone affamato che punta la preda. Ora capivo come potevano sentirsi le vittime dei vampiri. Dischiusi le gambe facendo sistemare Ian tra quelle e lo avvicinai a me. Ci baciammo con urgenza. Io lo volevo. Volevo lui come lui voleva me. Interruppi il bacio e poggiai la fronte contro la sua, sospirando contro la sua bocca. Le mie mani scivolarono lungo tutto il suo busto arrivando all’elastico dei pantaloni. Inserii un dito tra l’elastico e la sua pelle. Allungavo e accorciavo l’elastico come per allungare quel momento. Alla fine, con entrambe le mani scostai l’elastico inserendole dentro i pantaloni. Accarezzai le sue gambe, lunghe e muscolose, e volli togliermi uno sfizio. Portai le mani sui suoi glutei, stringendoli tra le dita. Sorrisi vittoriosa.
<< Dillo che lo volevi fare >> mormorò beffardo.
<< Lo volevo fare da molto tempo >> sussurrai maliziosa. Strinsi i bordi del pantalone e lo abbassai, aiutata da lui che se li levò completamente. Dovetti mordermi il labbro quando vidi i boxer neri, che gli coprivano il basso ventre, gonfi. Dio, ero io a fargli quell’effetto? Riportai lo sguardo nei suoi occhi, lucidi e carichi di eccitazione. Ian allungò una mano verso di me, ma quella non si poggiò contro il mio corpo. Poco dopo, infatti, entrambi venimmo investiti dal getto d’acqua. Ciò che non mi permise di gridare per la sorpresa fu la bocca di Ian incollata alla mia. In pochi secondi ci ritrovammo completamente bagnati e i nostri abiti si incollarono a noi come una seconda pelle. Il nostro bacio non si interruppe neanche quando le mani di Ian si chiusero intorno al gancetto del reggiseno, aprendolo. Me lo sfilò in breve tempo, gettandolo poi fuori. Le sue mani raggiunsero i miei seni, adesso scoperti, stringendoli. Gemetti sulle sue labbra. Le mie mani si mossero animate da volontà propria,  raggiungendo nuovamente il suo addome. Accarezzai i suoi muscoli prima di giungere all'elastico dei boxer che afferrai, iniziandolo ad abbassare. Lo volevo? Si, lo volevo con tutta me stessa. Appena i boxer furono sfilati, una mia mano andò a cercare il suo membro. Quando lo trovai, inizia ad accarezzalo scatenando in lui lunghi gemiti di piacere. Mossi la mano lentamente, poi velocizzai per poi nuovamente rallentare.
<< Sei.. Sei.. >> disse con voce roca.
<< Sono cosa? >> chiesi maliziosamente, cambiando nuovamente il ritmo.
I suoi sospiri si fecero veloci e frequenti. Ad un tratto la sua mano si chiuse intorno al polso della mia di mano. Lo guardai preoccupata, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
<< Potrebbe finire tutto se continui >> disse Ian, cercando di riprendere fiato. Arrossii non appena compresi il significato della frase. Non era la prima volta che sentivo una frase simile e non mi ero mai imbarazzata, ma ora, con Ian, la cosa sembrò diversa. Mi sentivo impacciata, a tratti insicura. Mi sentivo in pratica una ragazzina alla sua prima esperienza! Lasciai, quindi, la presa sulla sua erezione.
Le mani di Ian si posarono sulle mie cosce, iniziandole ad accarezzare e a salire fino a quando non incontrarono il tessuto degli slip. Mi guardò negli occhi, come se si aspettasse che mi mettessi ad urlare e a fuggire da lui. Nessun mio segnale o movimento fecero intendere che qualcosa non andava per cui, stringendo il bordo dell'intimo, prese a sfilarmelo. Si riposizionò nuovamente tra le mie gambe e le sue labbra andarono a posarsi sul mio collo succhiandone un lembo di pelle. Intanto una sua mano, risalita fino al fianco, prese ad accarezzarmi la pancia gentilmente e poi, con lentezza quasi esasperante, si intrufolò tra le mie gambe. Mi accarezzò superficialmente all'inizio ma poi, vedendo che il mio corpo rispondeva agli stimoli, passò ad accarezzarmi profondamente. Sentii le sue mani muoversi esperte provocando una infinità di sospiri e gemiti da parte mia. Andai alla ricerca della sua bocca quando il piacere iniziò ad essere troppo intenso. Gli morsi il labbro passandoci subito dopo la lingua prima di soffocare le mie urla di piacere nell'incavo del suo collo. Ian aspettò che riprendessi a respirare regolarmente prima di sfilare le dita.
Ci guardammo a lungo negli occhi. L'azzurro si fuse con il verde in un connubio perfetto. Come se attendesse il mio compenso, gli accarezzai una guancia sorridendogli. E fu allora che lo sentii farsi spazio in me con lentezza e dolcezza. Restò fermo per alcuni secondi dandomi il tempo di abituarmi alla sua presenza. Mossi il bacino per fargli capire che non doveva preoccuparsi. Si mosse in me delicatamente prendendo a velocizzare le spinte ed i movimenti poco a poco. Portai le braccia a cingergli il collo e le gambe si serrarono maggiormente contro il suo bacino. Insieme emettemmo gemiti e sospiri che intervallammo con lunghi baci. Appoggiai la fronte contro la sua e cercai di mantenere gli occhi aperti per potermi godere i continui cambiamenti di espressione sul volto di Ian. Anche lui sembrò tentare ciò, ma con scarsi risultati. Ad ogni spinta la sua fronte si corrugava, gli occhi si stringevano e la sua bocca faceva una smorfia.
Il mio corpo prese a tremare mostrando come fossi vicina al piacere. Ian pure sembrò del mio stesso avviso in quanto i movimenti si fecero più veloci. Ad un tratto fece per uscire da me ma lo bloccai con le gambe, scuotendo il capo.
<< Andrea non ho indosso il preservativo.. Non posso.. >>

<< Prendo la pillola >> dissi svelta. Iniziai a prenderla a soli 14 anni e di certo non perché a quell'età fossi sessualmente attiva. La presi semplicemente per motivi fisici. Il mio ciclo era, come lo definito io, "ballerino" e decisamente doloroso per cui, dopo una visita medica, mi fu prescritta. Ne scoprii i benefici solo tempo dopo quando persi la verginità, a 17 anni, con Christian, che all'epoca ne aveva 18.
In seguito a quella mia risposta, Ian prese a spingere e a muoversi con un ritmo incalzante fino a quando entrambi i nostri corpi non si irrigidirono, lasciandosi cullare e trasportare dall'ondata di piacere. Rimanemmo così, ancora uniti, sotto il getto della doccia in perfetto silenzio che, però, venne interrotto dal mio stomaco che brontolò.
Ian rise. << Credo che sia il caso di uscire, asciugarci e perché no, cenare anche >> sorrise.
Uscimmo dalla doccia e ci avvolgemmo nei teli per poi mettere i nostri vestiti ad asciugare. Per non farmi rimanere nuda, Ian mi prestò un suo boxer ed una sua maglietta. 
Ci vestimmo e quando mi voltai verso Ian lo vidi intento ad osservarmi.
<< Per quanto io ti preferisca priva di abiti, beh, ora sarà dannatamente sexy vederti zompettare per casa mia con indosso le mie cose >> commentò facendomi arrossire.

Il resto della serata passò veloce. Ordinammo del cibo cinese e lo gustammo in sala. Parlammo, scherzammo e guardammo un po' la televisione comodamente allungati sul divano.
Mi cascò l'occhio sull'orologio. "23.30".
<< Dovrei tornare a casa >> mormorai triste, sprofondando maggiormente il viso nell'incavo del suo collo.
<< Resta qui stanotte. Con me >> mi rispose lui accarezzandomi i capelli.
Lo guardai trattenendo un sorriso. << Dici sul serio? >>. Lui annuì facendomi sorridere maggiormente.
<< Che ne dici se ci mettiamo a letto visto che domani ci attendono le riprese? >> chiese Ian, trovandomi decisamente d'accordo.
Ci spostammo, quindi, al piano superiore in camera e ci allungammo sul letto, sotto le lenzuola. Un suo braccio andò a cingermi le spalle facendomi, così, avvicinare a lui e al suo petto. Mi strinsi a lui, coperto nuovamente solo da dei pantaloni.
<< Buonanotte scricciolo >> disse Ian baciandomi il capo.
<< Iniziamo già con i soprannomi? - risi, inspirando il suo odore - Buonanotte Sexhalder >> risposi.
<< Sexhalder? >> chiese curioso.

<< Si. Sei sexy, molto sexy e inoltre ispiri molto sesso. Ma quello di oggi non è stato sesso. No. È stato qualcosa migliore del semplice sesso >> dici con voce impastata dal sonno.
Ian non rispose. Mi strinse maggiormente a sé ed abbracciati ci addormentammo.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma salve!!! Scusate ma sono di fretta perchè ho una festa di 18anni! Eheheh finalmente maggiorenne, vai cazzarola! Ps.. Tanti Auguri anche ad Andrea ù.ù per cui dirò giusto poche poche cose...  Punto 1.. il capitolo è lungo 6 pagine Word ù.ù Punto 2.. Chi viene con me ad ammazzare Sam? Sto stronzo, meno male che, come dice qualcuna di voi, si leva dalle palle! Punto 3.. Awwww che dolce Ian con le foto della famiglia :3 Punto 4.. Eheheh.. E fu così che Ian ed Andrea arrivarono al sodo!!! Ehehehe.. Spero che vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio chi legge, chi commenta, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare... I love U.. 
Nel prossimo capitolo ci saranno vari Flashback :) e sarà un capitolo dedicato ad Andrea.. Comunque vi ricordo che settimana prossima NON ci saranno aggiornamenti.. Per cui.. Ci risentiamo il 1 Agosto :) Altrimenti vi aspetto nel gruppo su Facebook ! Lì troverete le foto citate nel capitolo..

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Capitolo 17
*** Capitolo o16 ***


Cap o16


Capitolo 16

 

Era quasi un’ora che stavo seduta nella sala trucco. Le truccatrici erano tutte impegnate nel truccarmi mentre i parrucchieri si stavano divertendo nel trasformare i miei capelli. Il motivo di tutto quell’interessamento nei miei confronti non era dovuto alle riprese. No, quelle procedevano al meglio e la stagione era iniziata nei migliori dei modi. Quella cura era dovuta al fatto che oggi ci sarebbe stato un servizio fotografico, oltre ad una intervista, interamente dedicata a me da parte della rivista Teen Vogue.

*Inizio Flashback*

Era iniziata la trasmissione della terza serie sulla CW ormai da un paio di settimane e ci trovavamo alle porte di Ottobre. Stavo prendendo tranquillamente un caffè, quando arrivò Julie.
<< Andrea, ciao! >>
<< Ciao grande capo >> sorrisi per poi sorseggiare il caffè.
<< Visto come stanno procedendo bene le puntate? >>
<< Già. E’ strano che non ci siano fans Delena accanite pronte ad uccidermi >>
Julie rise. << Comunque ero venuta a cercarti per un altro motivo. Mi ha chiamato la redazione di Teen Vogue e vorrebbe un’intervista oltre ad un servizio fotografico interamente dedicato a te. >> mi guardò come se aspettasse una mia reazione. << Hanno chiesto se lunedì sei libera >>

*Fine Flashback*

Una volta finito, potei alzarmi e guardarmi allo specchio. Trucco semplice, così come per i capelli che ricadevano lisci sulle mie spalle dove poi si arricciavano leggermente. Avevo indosso un abito carino, bianco. Mi diedi un’ultima occhiata ad uscii dalla sala trucco per recarmi nel luogo in cui si sarebbe tenuta l’intervista e il servizio fotografico, ovvero sul set. Salutai alcuni del cast e mi avvicinai a Julie e a Eva Chen, la giornalista.
<< Ciao Julie e – girandomi verso la donna mora, allungai la mano – salve, sono Andrea Belmonti >> sorrisi.
<< Piacere mio. Sono Eva Chen e grazie per averci concesso l’intervista >> rispose lei. << Iniziamo con le foto, ti va? >>. Io annuii e ci avvicinammo ai fotografi. Eva mi spiegò che oltre alle foto e all’intervista sarebbe stato girato anche un video con il dietro le quinte.
Iniziammo con le foto. Facemmo per prime quelle che richiedevano il tipo di make up molto semplice, quasi acqua e sapone. Tra uno scatto e l’altro dovevo cambiare gli abiti e altre volte il trucco. Mi divertii molto perché in sottofondo era stata messa la canzone Rabiosa di Shakira che mi fece scatenare maggiormente. Ballavo, facevo ciao alla telecamera o, sempre guardando l’obiettivo, facevo alcuni commenti.
Arrivò il momento degli scatti un po’ più sexy. Dovetti indossare delle reggicalze a rete, un corpetto e dei pantaloncini, molto ini, di pelle oltre ad un giubbino, anch’esso di pelle, lungo fino alle caviglie. Ai piedi calzai delle scarpe alte.
<< Andrea mettiti sul divano, con la schiena contro il bracciolo >>. Feci come mi venne detto dal fotografo. << Brava, lascia andare un po’ la testa all’indietro >>. Venne scattata la prima foto. Successivamente ci spostammo verso il muro dove vennero fatte altre foto. << Ottimo, Andrea le ultime due e puoi dedicarti all’intervista >>. Fui costretta a correre nel camerino e a cambiarmi. Quella che dovetti indossare era una maglietta senza maniche, lunga fino ai fianchi e fu l’unico indumento, oltre agli slip, che serviva per le ultime due foto. Venne cambiato anche il trucco, che tornò ad essere quello acqua e sapone. Mi guardai allo specchio e ritornai dal fotografo. Quello che dovevo fare era allungarmi a pancia in giù e passare entrambe le mani tra i capelli. Semplice ma al tempo stesso sensuale.

Durante questi scatti entrò Nina con in mano una telecamera. Restò in silenzio fino a quando il fotografo non mi diede la pausa per poter preparare l’ultimo sfondo.
<< Signori e signore abbiamo con noi Andrea! Fai ciao! >> disse Nina.
<< Nina ti prego! – cercai di allungare la maglia per coprirmi di più – Mi sento mezza nuda! >>
Nina rise portando l’occhio della telecamera contro di lei. << La nostra Ariel è impegnata in un servizio fotografico a mio parere.. – mi guardò facendomi una linguaccia – sexy >> disse l’ultima parola sussurrandola maliziosamente e la puntò nuovamente contro di me.
<< Ciao! Ciao ciao! >> iniziai a salutare sorridendo. << Ah.. Ciao Italia! Mi manchi! >> dissi in italiano, fingendo una espressione triste. << Ok, io devo andare e.. Nina non puntarmi questa cosa ora che mi giro! >>
Lei rise scuotendo il capo. << No no >>. Non mi fidai e presi a camminare all’indietro fino a quando Nina non mi salutò ed uscì. L’incontro con Nina mi fece tornare in mente che non avevo avuto ancora la possibilità di vedere Ian e ciò mi rattristò un po’. Il broncio, però, durò poco in quanto riaffiorò un bel ricordo di qualche mattina prima.

*Inizio Flashback*

Iniziai a percepire i rumori e le cose circostanti a poco a poco. Contro il mio orecchio percepivo il rumore di.. un battito? Tutto il mio capo posava su una superficie calda, morbida e al tempo stesso soda. Strusciai la guancia contro di essa ed inspirai l’odore che mi avvolgeva.
<< Buon giorno >> disse dolcemente una voce vicino al mio orecchio. Alzai il viso e mi scontrai contro due limpidi occhi azzurri ed un sorriso stupendo. Ian.
<< Giorno >> sorrisi a mia volta, stringendolo maggiormente. Mi sentivo felice quella mattina. Ero dove volevo essere, ovvero con lui. La sera precedente eravamo diventati un unico corpo ed era stato tutto perfetto. Nessuno lo aveva programmato. Era.. successo. << Che fai? >> chiesi vedendolo intento nello scrivere qualcosa sul suo I-phone.
<< Niente di che, lascio una cosa su Twitter >> rispose vago al che mi fece corrugare la fronte.
<< Posso sapere cosa? >>. Non mi diede retta.
Finito di scrivere mi passò il telefono. << Guarda >>. Portai lo sguardo sullo schermo del suo telefono e lessi il suo post..

“@iansomerhalder I am so fucking happy right now... Really and truly”. Non riuscì a trattenere il sorriso e qualche lacrima. Ian aveva appena detto al mondo di essere « fottutamente felice adesso. Realmente e veramente » e lo aveva scritto, appena sveglio, la mattina dopo la nostra prima volta insieme.

Che fossi la causa della sua felicità?
Lo guardai con gli occhi lucidi, mordendomi il labbro inferiore per non sorridere come una scema. Lui mi accarezzò le guance lasciando un bacio sulla punta del naso.
Si, ero la causa della sua felicità.

*Fine Flashback*

Sospirai e scossi il capo, recandomi nuovamente sul letto dove mi aspettava Eva.
<< Ti senti agitata? >>
<< A dire la verità no, però mi sento mezza nuda >> dissi perplessa raccogliendo le gambe al petto. Alla fine però ridacchiai. << Diamo il via alle domande >>.

<< Iniziamo parlando un po’ di te e di Ariel. So che questa domanda te l’avranno chiesta in molti, ma come ci si sente a recitare in questo telefilm? Senza contare che questa è la tua prima esperienza lavorativa nel campo della televisione >>

Mi passai una mano tra i capelli. << E’ una esperienza.. elettrizzante. Molto elettrizzante. Non potevo chiedere di meglio come prima apparizione su piccolo schermo >>
<< Julie Plec ha avuto un ruolo importante in tutto questo >>
<< Importante è dire poco. Se non fosse stato per lei, noi ora non saremmo qui a fare questa intervista. E’ stata lei a dirmi di venire negli studi perché voleva parlarmi. In tutta sincerità non mi ero neanche accorta che fosse lei, ero troppo presa dal cercare di tornare a casa sana e salva >>
<< E’ stato quindi un incontro che ti ha cambiato la vita? >>
<< Lo sta facendo temporaneamente. Mi.. mi ha movimentato le giornate, questo si >>
<< Dalla tua risposta posso evincere che non sei sicura di continuare nel campo della recitazione >>
La guardai pensierosa. << Beh, il fatto che io stia qui a recitare è stata pura fortuna. Se volessi farlo seriamente dovrei iniziare a studiare ma ormai è tardi. Ho 21 anni e devo pensare a me e al mio futuro >>
<< C’è qualcosa che ti manca qui ad Atlanta? >>
<< La mia amata Italia. – sorrisi – Mi manca da impazzire. Mi manca la mia famiglia, i miei amici. In pratica le abitudini di una giovane ragazza qualunque non seguita 24 ore su 24. Manco fossi una diva di Hollywood! >>
<< Ti stai riferendo alle foto uscite settimana scorsa >>
<< Si ma preferirei parlarne dopo >>. La giornalista annuì sorridendo.
<< So che sei un’appassionata di The Vampire Diaries. Hai mai desiderato far parte del cast? >>
<< Far parte no, ma ho desiderato incontrarli. Mi sentivo quasi una stalker quando guardavo i loro post su Twitter. – risi – E poi li ho incontrati il giorno in cui ho firmato il contratto. Lo ammetto volevo scappare a gambe levate quel giorno. Troppo nervosa! >>
<< I tuoi amici, la tua famiglia come hanno preso questa notizia? >>
<< La mia famiglia non l’ha presa male, anzi erano entusiasti per me. I miei amici.. Loro non lo hanno saputo subito, fatta eccezione per due miei amici che mi hanno aiutata nella decisione iniziale, quella del dire di si o dire di no a Julie. Non mi sono affatto stupita, quindi, di essermi trovata, nei giorni successivi alla messa in onda dei primi episodi, decine e decine di insulti dei miei amici sia su Twitter che su Facebook per non avergli informati di ciò >> ridacchiai.
<< Come sono andate le riprese fino ad ora? >>
<< Davvero divertenti. Mi sono davvero goduta le riprese e tutti sono veramente, ma veramente gentili. Non sei nervosa quando parli con tutti. Beh, i primi giorni ero nervosa, ma quando poi inizi a parlare con le persone tutto va bene. Mi hanno aiutata nell’imparare i copioni, specialmente Michael >>. Mi avvicinai alla giornalista con il busto. << Devo dirlo altrimenti Trevino mi uccide >> sussurrai per poi ridacchiare e rimettermi composta.
<< Guardi mai i siti internet su The Vampire Diaries per vedere cosa le persone pensano di te? >>
<< Beh, non leggo quello che scrivono su di me. Quando c’è stato l’annuncio ho guardato e non mi ha fatto un bell’effetto perché, sai, a qualcuno piaci a qualcuno non piaci. E’ impossibile che tutti siano d’accordo, quindi devi solo provare a fare del tuo meglio. Devo interpretare Ariel come è secondo me e se a qualcuno piacerà allora sarà andata bene >>
<< Quanto sei simile ad Ariel? >>
<< Togliendo il fatto che entrambe siamo italiane? – risi – Io ed Ariel siamo complementari. Andrea è la ragazza razionale, a tratti insicura proprio a causa del suo valutare tutti i pro e tutti i contro delle decisioni che prende. Però sa quel che fa e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Ariel, invece, è la ragazza impulsiva, sicura di sé. Non le importa se davanti ha un vampiro, un licantropo o una strega. Porta avanti le sue decisioni fino alla fine diventando molto testarda. E non a caso si troverà molto in contrasto con Damon, anche se i due avranno tante cose su cui ragionare. E’ una ragazza coraggiosa e questo sarà la causa di molti eventi >>
<< Ariel/Damon e Andrea/Ian, sorge spontaneo come abbinamento soprattutto, come dicevamo prima, in seguito alle foto uscite qualche settimana fa su US Weekly>>
Storsi la bocca quando Eva pronunciò il nome della rivista americana.

*Inizio Flashback*

Era da poco iniziata la pausa pranzo e stavamo noi ragazzi seduti ad un tavolo all’aperto, quando una Candice impazzita corse verso di noi.
<< Andrea, Ian.. Dovete vedere immediatamente questo! >> disse facendo cadere la rivista sul tavolo davanti a me e a Ian.
<< Che cos’è? >> chiese Ian.
Io intanto presi la rivista e lessi il titolo in copertina. Scritto a caratteri cubitali,
«Lui, lei.. l’altro» era posto al centro di  due foto. Non capii subito ma appena riconobbi le persone ritratte rimasi sorpresa. Le due foto, infatti, erano state scattate il pomeriggio in cui mi incontrai con Sam per parlare. La prima trattava del bacio sulla fronte che Sam mi diede prima di andare via. La seconda.. La seconda invece ritraeva me ed Ian fronte contro fronte davanti casa sua. << I-Ian.. >> dissi balbettando. Lui si girò e puntò lo sguardo sulla copertina.
<< Ma che.. >> mi strappò la rivista dalle mani. << Fottuti paparazzi >> gettò la rivista sul tavolo alzandosi con fare innervosito. Lo guardai accendere una sigaretta e portasela alle labbra. Sospirai e sfogliai le pagine arrivando a quelle cercate.

« Capitolo chiuso tra Nina Dobrev e Ian Somerhalder? »
"Sembrerebbero proprio vere le voci che davano la definitiva rottura tra la bella attrice bulgara, Nina Dobrev (22 anni), e il bel Ian Somerhalder (32 anni). Voci confermate da loro? No, ma dalle foto che seguono. Protagonista non è la nostra Nina, bensì la nuova attrice del cast di The Vampire Diaries, l’italiana Andrea Belmonti (21 anni), avvistata precedentemente in un parco con un bel ragazzo di cui si ignora il nome. Che sia il ragazzo? Tutto è possibile. I due prima litigano in toni accesi..”

Metà pagina era occupata da una foto di me e di Sam che litighiamo. Accanto altre due foto, però, più piccole. Sam che mi bacia la fronte, io che mi asciugo una lacrima.

“.. Poi il ragazzo si avvicina a baciarle la fronte prima di andarsene e lasciare la ragazza sola nel parco. Lei piange e se ne va, triste. Da chi si farà consolare?”

Altra foto. Io ed Ian, davanti casa sua. Io con le mani sul suo petto. Io e lui viso a viso.

“ La ragazza si reca a casa del tenebroso e sexy collega dagli occhi azzurri. Ian sembra inizialmente nervoso per qualcosa che la ragazza gli dice. Tenta di andare da qualche parte ma lei lo blocca. Come mostra la foto i due si ritrovano viso a viso. Che si vogliano baciare? Resta il fatto che i due rientrano mano nella mano in casa e non ne escono fino al mattina seguente.
Vuoi che Ian abbia lasciato Nina per Andrea? E lei il ragazzo per Ian? E pensare che doveva essere solo nel telefilm che la nuova arrivata, Ariel, conquistava il cuore del bel Damon sotto gli occhi di Elena.”

*Fine Flashback*

Ridacchiai nervosa, ritornando nel presente. << Cosa dovrei dire? Credo che Us Weekly si sia divertito nel dire di tutto e di più >> risposi leggermente inacidita e spostai lo sguardo verso la porta. Fu la cosa migliore che potessi fare. Appoggiato contro lo stipite della porta, c’era Ian che mi guardava sorridendo. Gli sorrisi a mia volta, contenta di vederlo. Alla giornalista, e alla telecamera, non sfuggì ciò. La telecamera inquadrò Ian, il quale, sorridendo, mimava uno ‘scusate’ e la giornalista ridacchiò attirando nuovamente la mia attenzione. Guardai Ian in cerca di aiuto. Non sapevo che fare. Lui sorrise ed annuì. Sospirando, voltai il capo verso la giornalista. << Ponga le domande che deve >> dissi solamente.
<< Tu ed il tuo collega, Ian Somerhalder, state insieme? >> “Dritta al punto” pensai.
<< Si >>
<< Da quanto tempo? >>
Ci pensai. << Da Agosto >>
<< E sulla rottura tra Ian e Nina cosa puoi dirci? >>
<< Che non sono io la persona giusta per parlare di ciò. E’ stata una questione tra loro ma lo vedete anche voi. Sono amici e si vogliono bene >>
La giornalista annuì. << Beh, per me può bastare così. Grazie ancora, Andrea. – allungò una mano che strinsi – E buona fortuna per il tuo futuro >>.
<< Grazie e arrivederci >> salutai la giornalista che si alzò dal letto, andando via.

Vidi Ian incamminarsi verso il letto. Lo guardai incuriosita. Si avvicinò fino ad arrivare ai piedi del letto, lasciandosi poi cadere a peso morto sul materasso.
Risi. << Ciao >> mormorai avvicinandomi a lui, che, però, non mi rispose subito.
Infatti, costringendomi a tenermi su con i gomiti, mi circondò la vita con le braccia e poggiò il capo sul mio ventre.
<< Ciao >> mormorò strusciando la guancia. Sembrava stanco.
<< Tutto bene? Mi sembri provato >> dissi accarezzandogli i capelli. Li amavo. Era il tipo di capello che piaceva a me. Lunghi quel tanto che serviva per intrecciarci le dita, mossi, scompigliati ma decisamente morbidi al tatto.
<< Se continui così rischio seriamente di addormentarmi. - sbadigliò - Abbiamo girato una scena abbastanza complessa e l'abbiamo dovuta rifare così tante volte che mi è venuta la nausea! >> disse sbuffando. << Non vedo l'ora di tornare a casa e rigirarmi tra le lenzuola con te >>.
Arrossii guardandomi velocemente intorno. << Ian, ti prego, evita questi commenti almeno quando ci sono giornalisti o fotografi >>
<< È la verità! Non abbiamo più un momento per noi. Inoltre ho bisogno di sentirti mia ancora una volta >> mormorò con tono da bambino capriccioso.
Sorrisi. << Non possiamo farci niente se in questo periodo siamo impegnati tra le riprese, le interviste o i vari servizi fotografici >>. Non ne potevo però più. Ogni giorno tornavamo entrambi stanchi e finivamo sempre per addormentarci.

<< Ancora qualche settimana e ci sarà la pausa >> disse in tono vittorioso. << Poi guai se mi scappi >>. Avrei voluto rispondergli dicendo di non preoccuparsi perché non sarei scappata. No, proprio per niente. << Comunque non mi va a genio il fatto che tu stia così, mezza nuda >> sbottò improvvisamente lasciandomi interdetta.
<< Stai scherzando? >>
<< No! Stai solo con una maglia addosso. Hai le gambe scoperte e poi.. Questo slip non copre quasi nulla >>. "È gelosia la sua, o sbaglio?". Mi venne in mente una cosa.
<< E pensare che Nina è entrata con la telecamera.. >> lasciai in sospeso la frase.
<< Cosa? >> sbottò ad alta voce facendo rigirare alcune persone. "Pessima mossa Andrea".
<< Scherzavo! - dissi sbrigativa - Volevo solo provocarti visto che sei geloso >> sorrisi. Sperai vivamente che mi credesse. Lui mi guardò nuovamente serio.
<< Andrea, vieni a vedere le foto? >> La voce del fotografo richiamò la mia attenzione. Spostai Ian da sopra di me e mi diressi verso il fotografo. Le foto era stupende, una più bella dell’altra.
<< Sono.. Sono bellissime! >> esclamai emozionata. Ian mi raggiunse per poi circondarmi la vita con un braccio.
<< Già.. Non c’è neanche il bisogno di ritoccarle. Hai un corpo perfetto Andrea e fidati di uno che ne ha fotografati di corpi >> mi sorrise il fotografo facendomi arrossire. Ian non gradì molto quell’apprezzamento, o almeno non gradì che a farmelo fosse stato un'altra persona. Strinse la presa intorno ai miei fianchi, spingendomi maggiormente contro di lui.
<< Finisco di revisionarle e lascio una cartellina con le foto a Julie >>.

Ringraziai il fotografo e lo salutai uscendo dalla stanza con Ian. Ian si mostrò stranamente troppo silenzioso. << Ian che c'è? >> chiesi confusa. Lui alzò solamente le spalle con espressione scocciata. << Mi dici cosa diavolo hai ora? >> mi fermai bloccandolo per un polso e tirandolo verso di me.
<< Non ho niente, Andrea >>
<< Si certo. È da quando siamo usciti anzi, è da quando ho finito il servizio che stai muto e nervoso. Credo di avere il diritto di sapere cosa ti prende >>. Lo guardai dritto negli occhi per poi incrociare le braccia sotto al seno. Non riuscivo veramente a capire cosa diavolo avesse.
<< Non ho niente e ora scusami ma sono stanco per cui vorrei andare a casa >> spiegò solamente.
Scossi il capo sbuffando nervosa. << Prego vai pure a casa >> dissi acida voltandomi, poi, dall'altro lato. Presi a camminare verso il mio camerino. Ero seriamente arrabbiata per cui, prima di entrare nella mia stanza, mi fermai a prendere un caffè da un distributore.
<< Non potresti prima coprirti? >> chiese Ian. Prendendo il bicchiere mi voltai verso di lui.
<< È questo il tuo problema? Ti scoccia che stia così in questo momento? >>
<< Si mi scoccia. Come mi scoccia che quel tizio abbia fatto appezzamenti sul tuo corpo e che tu abbia anche gradito >>. "Mistero svelato". Svuotai il bicchierino di caffè velocemente prima di parlare.
<< E cosa avrei dovuto dirgli, eh? Scusami tanto se mi ha fatto piacere ricevere quel complimento. Scusami tanto se ho reagito così ma non capita tutti i giorni di sentirsi dire una cosa del genere da uno dei più conosciuti fotografi. Che poi.. - buttai il bicchierino avvicinandomi a lui - parla colui che si è fatto fotografare nudo >> dissi seria.
<< Non ha senso discutere con te >> commentò.
<< Ma ti senti quando parli? Tu hai dato il via a questa stupida discussione e scema io a darti retta >>
<< Vado a casa. Fatti riportare da Nina o da chi vuoi tu >> disse voltandosi e allontanandosi da dove ci trovavamo.
<< Vaffanculo Ian >> gli gridai contro prima che scomparisse dietro l'angolo.

Alcune persone della troupe si affacciarono richiamate dal tono alto di voce.
<< Andrea ma che succede? Si sentivano le voci dall'entrata tra un po' >>. A parlare fu Paul che indossava ancora i panni di Stefan. << Comunque bel completino >>.
<< Paul non ti ci mettere pure tu se non vuoi un occhio nero >>
<< No grazie. Mi è stato detto che fai male >> disse con voce preoccupata.
Lo guardai fulminandolo, poi, però sospirai. << L'amico tuo è un cretino, ecco quale è il problema! >>. Una sua occhiata confusa mi costrinse a continuare. << Sta facendo il geloso per il semplice fatto che Bruce Weber ha fatto apprezzamenti su di me dicendo che, a differenza di altri corpi da lui fotografati, non ha bisogno di ritocchi di alcun genere perché è perfetto così. Ian se l’è presa perché mi ha fatto piacere sentirmeli dire. Ti rendi conto? E’ geloso di un uomo che potrebbe essere mio padre! Lui fa il geloso. Lui! Mica io, no lui! >> spiegai il tutto gesticolando intensamente.
<< Andrea.. >> iniziò Paul.
<< Andrea un corno, Paul! Quella che dovrebbe essere gelosa qua dovrei essere io, non lui. Io sto con l’uomo più sexy d’America. Io devo sentire tutti i commenti che fanno su di lui su internet o persino da mie amiche. Non è su di lui che milioni di ragazze stanno lanciando maledizioni per farci lasciare. Non aspettano altro se non quello. Io sono quella che ha strappato Ian da Nina distruggendo i sogni di gloria di quelle ragazzine >>  abbassai lo sguardo, stringendo le mani a pugno.
Paul sospirò avvicinandosi a me. << Ehi.. forse ha un po’ esagerato.. >>. Alzai di scatto lo sguardo su di lui. << Ok, ha esagerato però Andrea devi un po’ capirlo. Ha solamente paura che tu venga risucchiata in questo mondo. Ne abbiamo visto di persone cambiare da un giorno all’altro, fidati. E poi – mi scompigliò i capelli – Ian è sempre stato geloso di te da sempre. Persino quando stavi con Sam, ricordi? >>. Annuii semplicemente. Quello era i periodi dei suoi continui cambi di umore che mi mandavano fuori di testa. << Bene per cui ora gli passerà e domani sarà come se non fosse accaduto nulla >>
<< Si ma resta il fatto che mi ha lasciata a piedi ed io non so a chi chiedere >>
<< Ti ha lasciata a piedi? Ti accompagnerei io ma ho un’ultima scena da girare >> disse dispiaciuto.
Alzai le spalle. << Fa niente, – finsi un sorriso – andrò a piedi >>.
<< Andrea è Ottobre inoltrato, sono le 19 e fuori è buio. Da sola dove vorresti andare? >>
Sbuffai. <> gli lasciai un bacio sulla guancia e gli voltai le spalle.
<< Avvisami appena arrivi e chiama se succede qualcosa! >> mi urlò dietro Paul.
Entrata nel camerino mi cambiai velocemente ed uscii per dirigermi verso casa. Ian? Non sapevo che fine avesse fatto ma non mi interessava. Se voleva parlare con me, sapeva dove trovarmi perché io non mi sarei smossa da casa. Anzi fui quasi tentata di andare a ballare ma ci ripensai. Uscii dagli studi e dovetti dar ragione a Paul. Fuori era buio e faceva abbastanza freddo. “Dannato di un Somerhalder geloso!” pensai stringendomi nelle spalle e prendendo a camminare verso casa. Entrai in casa dopo tre quarti d’ora in cui mi ero congelata completamente.

“To: Paul
Sono rientrata a casa. Ah, ti saluta Pingu. E’ qui con me perché mi aveva scambiato per un ghiacciolo con le gambe -.- “

Me l’avrebbe pagata Ian. Eccome se lo avrebbe fatto!


Spazio Autrice ( per modo di dire )

Ma buongiorno e buon lunedì! Sono tornata dopo la settimana di pausa! Vi sono mancata almeno un pochino? Poco poco? xD Scusate se ho pubblicato con un pò di ritardo rispetto al solito orario ma EFP non andava -.- Era meglio se restavano sul vecchio server.. 
Allora, come vi avevo detto il capitolo sarebbe stato dedicato ad Andrea. Servizio fotografico + intervista!
Abbiamo, o meglio, avete scoperto cosa erano quei *Click* dello scorso capitolo. Eh si, i paparazzi! Nell’altro flashback è stato raccontato il risveglio post nottata d’amore. Il tweet di Ian è reale. L’ha scritto davvero. Non so se per una cosa simile ma a me è piaciuto immaginarlo come tale. E’, poi, entrato in scena Sexhalder.. I nostri piccioncini hanno discusso.. Ian geloso alla riscossa! Secondo voi Paul avrà ragione? Le cose si sarebbero sistemate? Vi dico solo di munirvi di pacchetti di fazzoletti Venerdì e che rivedremo qualcuno.
Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare..
Avviso piccino.. Venerdì non so se aggiorno per le 14 o un po’ più tardi perché ho l’esame teorico della patente.. Pregate per me!
PS.. Visto che dal Capitolo 21 mi sono schiodata ( ho scritto fino al 23 + 2 missing moments ), mi sono data a Tvd, nuovamente.. 
_Vermillion_ è la OS a raiting rosso che ho pubblicato ieri. Se qualcuna la volesse leggere mi farebbe piacere. Ok.. basta.. Vi ricordo il gruppo su Facebook  L'angolo di " _A Twist In My Story_ " in cui vengono postati gli spoiler e tante altre cose, tra cui il servizio fotografico di Andrea.. E vi ricordo anche  _So Happy I Could Die_ ..
A Venerdì!

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Capitolo 18
*** Capitolo o17 ***


Cap o17


Capitolo 17

 

Quali furono le ultime parole di Paul? Ah si, ‘ora gli passerà e domani sarà come se non fosse accaduto nulla’. Peccato che l’indovino Paul avesse sbagliato di grosso. Ian, dopo quel litigio, non mi parlò per niente, non rispondeva alle chiamate o ai messaggi. Niente di niente. Giravamo le scene, il regista chiamava lo stop e neanche tre secondi dopo lui spariva. Questo suo comportamento non fece altro che innervosirmi maggiormente.
Approfittai di una giornata priva di riprese per me ed andai a fare quattro passi per le strade della città. Il tempo non prometteva nulla di buono. Nuvole scure e, probabilmente, cariche di pioggia sovrastavano la città. “Poco importa se piove, al massimo mi ammalo nuovamente” pensai lanciando qualche occhiata verso quelle.

Camminai così a lungo che raggiunsi il Centennial Olympic Park. Ero stata lì anche in altre occasioni ma ogni volta era come se fosse la prima. Quel parco era stupendo, ricco di fontane, luci e decorazioni varie. In pratica, era favoloso. Sorrisi scordandomi quasi di Ian e mi avviai verso una panchina, sedendomi poi su di essa. Presi il telefono dalla tasca dei jeans e mi collegai sia a Twitter che a Facebook.
“Oddio ma quante notifiche ci sono!?” pensai spalancando gli occhi. Ero stata taggata in tantissimi post o link, oltre ad avere richieste di amicizia a volontà. Decisi che avrei controllato il tutto una volta tornata a casa per cui mi dedicai a quello che volevo fare.

“@andi_dea_rea: E dicono che sia Londra la città in cui piove maggiormente. Beh, dovrebbero sapere che anche Atlanta, in questo periodo, con le piogge non scherza!Vdicono che sia Londra la città in cui piove maggiomente.

 Presi poi dalla borsa una scheda telefonica e dopo aver composto il numero che compariva sulla scheda, avviai la chiamata verso il telefono di Christian.
<< Pronto? >>
<< Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Cricri, tanti auguri a te! >> gli canticchiai. Quel giorno era infatti il 18 ottobre e Christian faceva 22 anni.
<< Andrea! Credevo che te ne fossi scordata! >>
<< Come potevo scordarmi del compleanno del mio ex ragazzo e attuale migliore amico?! >> chiesi ridacchiando.
<< Ancora qualche minuto e il giorno del mio compleanno finiva. Ma grazie comunque. Come procede lì? >>
<< Balla o verità? >>
Ci fu un momento di silenzio. << Prima di risponderti devo dirti che su internet spopolano le foto tue e di Ian. Comunque, verità >>
<< Tanto per rimanere in tema Ian.. Qualche giorno fa abbiamo discusso. Riassumo molto velocemente.. Il signorino era geloso del fatto che il fotografo Bruce Weber abbia fatto complimenti sul mio corpo. Cioè, come avresti reagito se uno di fama mondiale dicesse che il tuo corpo non deve subire ritocchi perché è perfetto così come è? Dio quell’uomo può essere mio padre, se ci ripenso, e lui è geloso! >> spiegai sentendomi nervosa.
<< Capito.. Beh, Andrea, avrà avuto le sue ragioni e con questo non lo sto giustificando. Pure tu sei gelosa di lui, per cui siete pari >>
<< Scherzi? >> dissi scioccata.
<< Non so come è andata per intero la cosa, non conosco Ian. Conosco solo te e questo non vuol dire che io debba sempre darti ragione >>
Mi imbronciai. << Resta però il fatto che da allora non mi parla, né risponde alle mie chiamate o ai messaggi. Si sta comportando da bambino! >>
<< E tu non sei andata da lui per parlare? >>. “Colpita..”
<< No.. E’ lui che deve venire da me! >>
<< Ecco la seconda bambina della questione >>. “.. e affondata”.
<< Sei insopportabile quando fai così >> dissi.
<< Non è così, e lo sai. Non sopporti che ti venga fatto vedere che sbagli anche tu. Siamo esseri umani, Andrea. Il valutare ogni decisione non ci rende immuni dallo sbagliare ed in questo caso sbagliate entrambi. Lui a non rispondere e te perché stai facendo l’orgogliosa >>
Non ebbi nulla da ridire perché era la verità. Tutti e due ci stavamo comportando da immaturi.
<< Io però oggi non farò nulla >> dissi infine << Comunque sto finendo il tempo per cui.. Ciao Cricri.. Ti voglio bene >>
<< Anche io te ne voglio, e grazie ancora per gli auguri >>.
La telefonata venne chiusa e riposi il telefono in tasca.

Buttai indietro il capo, osservando il cielo grigio. Qualche minuto dopo, sentii alcune gocce colpirmi il viso. Imprecai mentalmente per non essermi portata l’ombrello. A poco a poco l’intensità della pioggia aumentò e fui costretta a ripararmi sotto un gazebo nella speranza che spiovesse.
Le mie speranze furono tutte vane perché la pioggia divenne sempre più intensa e fitta. “Credo che per oggi non tornerò a casa” pensai. Non volevo scomodare nessuno per farmi venire a prendere sapendo che erano impegnati con le riprese per cui mi sedetti in stile indiano a terra. Per passare il tempo navigai su Internet ma mi stancai anche di quello.
Quando ormai le mie speranze stavano diventando vane, poco distante dal gazebo in cui mi ero rifugiata, passò una persona che riconobbi poco dopo.
<< Sam! Ehi Sam! >> mi alzai in piedi muovendo verso destra e verso sinistra il braccio. Il ragazzo si girò nella mia direzione e, dopo un momento di sorpresa, si incammino verso il gazebo.
<< Andrea? Ma che ci fai qui? >>
<< Sam grazie a Dio! Ero venuta a fare quattro passi e poi ha iniziato a piovere.. Me lo dai un passaggio verso casa? >> chiesi facendo gli occhioni dolci.
Sam alzò lo sguardo al cielo. << Odio questa tua espressione, lo sai vero? >> disse ed io annuii contenta. << Vieni qui sotto l’ombrello così andiamo verso la macchina >>.

Non me lo feci ripetere due volte e corsi verso di lui, riparandomi con il suo ombrello.
<< Sam grazie davvero >> dissi sincera.
<< Tranquilla >> fu la sua unica risposta.
Ci avviammo verso la macchina in silenzio. La situazione era alquanto strana. Ci eravamo lasciati, forse, non nei migliore dei modi ma in quel momento ci comportavamo come se non fosse accaduto nulla tra noi.
<< Come... Come va con Ian? >> chiese Sam, rompendo il silenzio.
Mi guardai prima da una parte e poi dall’altra. << Me lo stai chiedendo realmente? >>
<< Ehm, si? >>
Annuii impacciata. << Bene anche se qualche giorno fa abbiamo litigato e non ci parliamo da allora >>
<< Non ti chiederò il motivo. Ma ti chiedo solo questo, sei sicura? >>
Mi fermai costringendo a fare lo stesso anche a lui. << Sam.. Dimmi cosa vuoi sentirti dire e facciamo prima >>
<< Non voglio sentirmi dire nulla, Andrea >>
<< Bene allora evitiamo il discorso Ian >> dissi punta sul vivo.
<< D’accordo, come vuoi tu. Come vanno le riprese? >>
<< Benissimo >> dissi acida.
<< Visto? Parlare con te quando sei arrabbiata è inutile. Ti chiudi a riccio e non fai altro che essere acida >>
<< Sai che ti dico, Sam? Torno a piedi. Grazie comunque per il passaggio >> dissi allontanandomi da lui, bagnandomi sotto la pioggia.
Sam mi bloccò tenendomi per il polso. << Sta zitta e cammina >>. Lo guardai male e rimasi in silenzio mentre continuammo a camminare.

Arrivammo alla macchina ancora in perfetto silenzio e nello stesso modo salimmo dentro. Sam accese l’auto, ingranando poi la marcia, e l’auto prese a muoversi. Io guardai fuori dal finestrino immersa nei miei pensieri. Sentii il telefono vibrare ma appena lessi il nome “Ian”, rifiutai la chiamata. Dopo di quella ne seguirono altre, oltre ai vari messaggi. Non avevo voglia di sentire Ian al momento per cui spensi il telefono.
<< Mi dispiace.. >> esclamò Sam all’improvviso facendomi voltare verso la sua direzione.

<< Di cosa esattamente? >> chiesi socchiudendo gli occhi leggermente.
<< Che tu ed Ian abbiate litigato >>
<< Non devi. Succede di litigare per cui questo non sarà né il primo né l’ultimo >> dissi riportando lo sguardo verso fuori.
<< Mi dispiace anche che tra noi sia finita. Credevo che potesse funzionare tra noi >>
<< Avrebbe potuto funzionare ma.. – corrugai la fronte – abbiamo iniziato anzi, ho iniziato a essere confusa. Poi tu te ne sei uscito con la storia dell’essere andato a letto con la tua ex.. >> dissi irritata.
<< Dopo che tu mi avevi detto di Ian. Non scordare questo particolare >> ribatté lui nello stesso tono.
<< Non lo stavo scordando Sam >> voltai il capo verso di lui.
Sam alzò entrambe le sopracciglia. << Oh no, non lo hai scordato. Hai solamente tralasciato questo particolare >> puntualizzò.
Sbuffai scuotendo il capo. << Dobbiamo riprendere a litigare? >>
<< Io non voglio litigare. Sei tu che mi metti il nervoso >>.
<< Io cosa? >> chiesi alzando i toni. << Sam ferma questa macchina e fammi scendere >>
<< La smetti di fare la bambina? >>
<< Non solo ti do il nervoso, faccio pure la bambina? Qualche altro bel complimento non puoi dirmelo? No, fermati che mi stai facendo arrossire >> dissi ironica portando la mano sulla maniglia dello sportello. << Ora ferma questa macchina! >>
Sam non lo fece ma accelerò. << Stai ferma! >> disse allungando la mano verso di me per farmi rimettere composta.
<< Tu ferma questa macchina! >> insistetti e feci per aprire lo sportello.
Sam per bloccarmi voltò il capo verso di me e, allungando nuovamente la mano verso di me, bloccò il mio intento. Mi scostai dalla sua presa e mi voltai a guardare davanti a me, verso la strada.
Appena lo feci spalancai gli occhi. << Sam la macchina! >> urlai vedendo un auto venirci incontro avendo sorpassato un’altra vettura.
Sam voltò subito il viso verso la strada e fece per sterzare in modo da schivare l’auto. Tuttavia quella ci colpì comunque lateralmente. Accadde tutto velocemente. Riuscii solo a percepire le mie grida e quelle di Sam mentre la macchina, a causa dell’alta velocità con cui viaggiava l’altra, si ribaltò finendo fuori strada, giù per una collinetta. L’auto si ribaltò più volte e noi al suo interno fummo sballottati di qua e di là.

Quando l’auto si fermò, aprii lentamente gli occhi. Ci ritrovavamo con l’auto sottosopra.
<< Sam? Sam come ti senti? >> chiesi lieve sentendo male a tutto il corpo, oltre che a sentirmi stanca. Voltai, per quanto mi era possibile, il capo verso di lui. Lo trovai privo di sensi con varie ferite sul viso da cui usciva il sangue. Fui colta dal panico. << Sam? Oddio.. Sam rispondi? >> chiesi impaurita sentendo le lacrime agli occhi. Non potevamo muoverci in quanto le cinture di sicurezza si erano bloccate.
Da fuori sentii, sebbene leggermente, le voci di alcune persone che ci chiedevano se stessimo bene e di non preoccuparci perché stavano chiamando i soccorsi.
Un forte dolore alla testa mi fece stringere gli occhi e portarmi una mano sulla fronte. Sentii la mano bagnarsi di qualcosa di denso. Portai la mano davanti agli occhi e mi sentii male quando la vidi completamente rossa di sangue. “Oddio!”. Mi agitai nuovamente e più lo facevo e più il dolore alla testa aumentava. La posizione in cui ci trovavamo non ci semplificava affatto le cose.
Cercai di raggiungere la borsa che, in seguito all’impatto, si trovava contro il parabrezza. Iniziai a percepire forti brividi, la testa girare e le palpebre iniziavano a farsi pesanti.
<< Non addormentarti.. Non addormentarti >> presi a ripetermi. Riuscii a prendere da dentro la borsa il telefono e lo accesi.
<< Andrea? >> un mormorio leggero mi fece spostare lo sguardo. Sam si era svegliato. << Che è successo? >>
<< Abbiamo fatto un incidente, Sam >> dissi componendo il numero di Ian anche se iniziavo a non sentire più sensibilità alle mani. << Riesci a muoverti? >> gli chiesi mentre mettevo il vivavoce al telefono.
<< Si ma.. credo di essere bloccato. In più.. Ho sonno >> mormorò chiudendo ed aprendo gli occhi ogni volta sempre più lentamente.
<< Sam resta sveglio >> dissi scuotendolo leggermente. “Dannazione Ian rispondi!” pensai.
La mia vista prese a barcollare e ad appannarsi. << Andrea non addormentarti >> mi dissi anche se iniziai a sentire la mia voce fioca e ovattata.
<< Andrea? >> la voce di Ian al telefono mi riscosse leggermente. << Andrea ci sei? >>
<< Ian.. >> mormorai cercando di farmi sentire.
<< Andrea che succede? Sto cercando di chiamarti da un sacco di tempo e... >>
<< Incidente.. Stradale.. >> dissi lieve.
<< Cosa? Andrea alza la voce >>
<< Incidente Stradale.. Poco lontano dal Centennial Olympic Park >> dissi alzando la voce. Ma questo significò usare quelle poche forze che mi erano rimaste.
<< Andrea come ti senti!? Con chi stai? Andrea? Andrea rispondimi! Andrea!? >> percepii la voce di Ian agitata.
Volevo rispondergli che andava tutto bene, che stavo bene ma non potei. La stanchezza ebbe la meglio e venni risucchiata dentro il buio.

<< Ok.. al mio tre..>>. Percepii il suono di una voce che non conoscevo. << Uno.. Due.. Tre >> e in un attimo la cintura fu sganciata e qualcuno mi prese in braccio.
<< Dobbiamo metterla su di una barella! >> un’ altra voce urlò.
<< Signorina mi sente? Signorina? >>
Cercai di aprire gli occhi ma non ce la feci. Si schiusero leggermente soltanto. << Sam? >> chiesi debolmente.
<< Signorina il suo amico è vivo ma entrambi dovete essere trasportati d’urgenza in ospedale >>.
Ricordai di essere stata allungata su qualcosa, probabilmente la barella.
<< Andrea! Fatemi passare! Andrea! Vi ho detto di lasciarmi passare è la mia ragazza quella! >>. “Ian?” << Andrea.. Mio Dio! Mi senti!? >>
<< Signore mi lasci fare il mio lavoro >>

<< E’ la mia ragazza! Mi dica almeno come sta! >>
<<  La ragazza è debole. Ha perso molto sangue e bisogna portarla d’urgenza in ospedale. Tuttavia era cosciente per qualche secondo >>

Ci fu un lungo silenzio. Il buio tornò prepotentemente a farmi visita. Prima però di arrendermi, sentii un tocco caldo, una stretta alla mano e qualcuno che chiamava il mio nome. Poco dopo non sentii più niente.

Spazio Autrice ( per modo di dire )

*si avvicina piano piano.. si schiarisce la voce* Buongiorno *si copre aspettandosi contro insulti, minacce e chi più ne ha più ne metta* 
Dai non siate cattivi con me.. *occhi da cucciolo* .. Dai, oggi ho fatto anche l'esame della patente.. Siate clementi... Comunque sono stata promossa *__*
Comunque bando alle ciance, parliamo del capitolo.. Paul si sbagliava.. Quei due non hanno fatto pace anzi, neanche si parlavano.. E come accade in questi momenti Andrea chiama Christian (che poi sia anche il suo compleanno, pura coincidenza [ sese ] ).. Ma guarda un pò chi ha fatto nuovamente la sua comparsa!? Sam.. ù.ù peccato che lui a ricomparire e quei due fanno un indicente stradale.. Devo ammetterlo, la storia dell'incidente stradale io l'avevo originalmente pensata per l'epilogo di questa storia ma poi mi sono detto "Si, serena, così è la volta buona che vengono e ti uccidono" , per cui l'ho cambiato. Cosa succederà nel prossimo? Mmm.. oh, beh.. Non dico nulla.. *me sadica*..
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare...
Ho detto quello che dovevo per cui non mi resta che darvi appuntamento a Lunedì!

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Capitolo 19
*** Capitolo o18 ***


Cap o18


Capitolo 18

*titi*

Il buio che mi avvolgeva iniziò poco a poco a scomparire, lasciando lo spazio al bianco. Tutto intorno a me era bianco. Ero immersa in quell'universo privo di colore. Mi guardai attorno spaesata. Volevo tornare a casa, dai miei amici.. Da Ian. Non sentivo nessun dolore eppure.. "Ho avuto l'incidente con l'auto dovrei sentire male" pensai prima che un altro pensiero facesse breccia nella mia testa. "Sono morta". No no no!! Non potevo essere morta. Non dovevo essere morta. Volevo piangere ma non ci riuscivo. Volevo correre lontano da quel posto ma non potevo muovermi. Il mio corpo era come sospeso nell'aria. In quel momento ebbi paura di essere veramente morta. Il mio sguardo venne catturato da un piccolo puntino luminoso poco lontano da me. Non seppi perché ma presi a spostarmi verso quello. "Che strana quella luce". Una parte di me voleva continuare ad avanzare, un'altra parte invece si opponeva.

<< Andrea? >>. Una voce all'improvviso mi fece alzare lo sguardo. Chi era che mi chiamava? << Andrea ti prego svegliati >>. "Svegliarmi? Non capisco".<< Torna da me, ti prego. Torna da me >>. Quella voce era abbattuta, triste. Che quell'uomo stesse piangendo? Ma poi.. Chi era quell'uomo? Sentii una lieve pressione sulla mano, segno che qualcuno la stava stringendo. Il bianco, che fino ad allora era stato l'unico colore presente, iniziò a diventare sempre più scuro fino a quando il nero non tornò ad essere il colore dominante. E persi nuovamente conoscenza.

*titi*

Nuovamente quel rumore.

*titi*

Cos'era a produrlo?

*titi* 

Avrei voluto alzarmi e buttare dalla finestra quell'affare che produceva questo rumore.

*titi*

Iniziai a percepire l'ambiente circostante. Al mio naso giunse l'odore di alcol, di disinfettante. Probabilmente ero in ospedale.

<< Andrea.. Apri gli occhi >>. Nuovamente quella voce. Questa volta però riuscii a sentirla meglio. Era Ian ed era preoccupato per me. Sentii una mano, probabilmente la sua, accarezzarmi la fronte. << Svegliati.. Hai riposato anche troppo, ora devi tornare da me >>
<< Ian.. Sono due giorni che non ti muovi da qui. Sei stanco, va a casa a riposarti >>. Chi era a parlare?
<< Non me ne vado da qui, Nina. Lei è qui per colpa mia. Se.. Se non fossi stato così stupido.. >>
<< Smettila Ian! Tu non centri nulla. Non è stata colpa tua! >>.
Ci fu un lungo silenzio che venne rotto dal rumore di una porta che veniva chiusa.
<< Non so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano, ma tu hai riportato completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che credevo perduta. Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita >>. La voce di Ian risuonò e le sue mani si chiusero intorno al mio viso. << Nonostante il male che ti ho causato non hai mai smesso di voler bene, di amare questo stupido vampiro. - la sua voce si incrinò - Ti amo, Ariel. Ti amo e... Ti prego torna da me >>. Stava recitando. Quella era la battuta delle ultime puntate. Julie non ci aveva detto nulla di più ma ci ha voluto far leggere quelle poche battute che erano state scritte.
Tentai di parlare ma inizialmente non ci riuscii. Provai nuovamente. << Non perdere la tua umanità perché sai di essere un vampiro, un uomo migliore >> Schiusi gli occhi trovando il viso di Ian colmo di stupore. << Proprio in punto di morte dovevi dirmi di amarmi? >> finii di recitare la battuta, accennando un sorriso.
Ian mi guardò come se di fronte a sé avesse un fantasma. Gli occhi spalancati, le labbra schiuse a formare una perfetta O. Temetti per un momento che avesse smesso anche di respirare. Di scatto si alzò dalla sedia e corse ad aprire la porta per uscire dalla stanza. Io, intanto, avevo ripreso completamente conoscenza. Come pensavo mi trovavo in ospedale. Mossi leggermente il corpo notando che, nonostante il fastidio ed il dolore in alcune zone del corpo, non avevo fasciature o ingessature. “Nulla di rotto, almeno”. Però notai molto chiaramente i lividi che ricoprivano le braccia e, come mi toccai la fronte, percepii contro i polpastrelli il tessuto della garza. Non ne capii il perché ma poi mi ricordai della ferita alla testa.

Ian rientrò nella stanza e con lui c’erano anche alcuni ragazzi del cast.
<< Andrea, mio Dio stai bene! >> disse Candice venendomi ad abbracciare e lo stesso fece Nina.
<< Abbiamo temuto il peggio! Ora come ti senti? >> disse la mora guardandomi preoccupata.
Mi tirai su a sedere anche se sentii male. << Sto bene. Chi mi uccide! >> dissi cercando di stemperare un po’ la situazione. << Ma.. Sam? Come sta lui? >> chiesi preoccupata che stesse in condizioni peggiori delle mie.
<< Sta bene anche lui. Qualche santo nel cielo vi vuole bene e ha fatto sì che usciste incolumi da quell’abitacolo. Il massimo che vi siete procurati sono stati alcuni graffi ed escoriazioni sul corpo. – si interruppe Nina – Beh, senza contare che stavate morendo dissanguati ma sono arrivati subito i soccorsi >> concluse.
<< Voglio vederlo >> dissi facendo per scendere dal letto.

<< Andrea tu non ti muovi da qui >> esclamò autoritario Ian.

Non potei controbattere perché in quel momento entrò un medico.
<< Signorina Belmonti vedo che ci siamo svegliate. - disse il medico sorridendomi. - Signori potete uscire? Devo visitarla >>
I ragazzi uscirono ed il medico si avvicinò.
<< Come si sente? >> chiese iniziando a sentirmi il cuore con lo strumento.
<< Come se mi fossi rotolata con tutta l'auto >> dissi sarcastica. Odiavo i medici specialmente quando usavano quel tono.
L'uomo ridacchiò e iniziò a sentirmi dietro la schiena. Mi controllò anche la vista.
<< Sembra che lei stia bene ma sarà il caso che resti qui qualche altro giorno per gli accertamenti >>
<< Come.. Come sta? >>
<< Dice il ragazzo che stava con lei? Sta bene anche lui. Nessuno ha riportato gravi danni. Ma anche per lui vale il dover rimanere qui in ospedale qualche altro giorno >> mi informò prima di uscire e lasciare nuovamente il posto ai ragazzi.
<< Che ti ha detto? >> chiesero in contemporanea i presenti.
<< Che sto bene ma che vuole che resti altri giorni per degli accertamenti >> dissi loro. << Oddio ma questo vuol dire che le riprese verranno rallentate per colpa mia! >> dissi dispiaciuta.
<< Andrea ma cosa dici! Julie era preoccupatissima per te. Infatti dovresti chiamarla >> mi suggerì Steven.
<< Lo farò non appena voi andate via >> dissi prima di sbadigliare.
<< Ragazzi lasciamola riposare >> disse Candice trovando l'appoggio degli altri.

Mi salutarono promettendo di venirmi a trovare fino a quando non fossi uscita. Li ringraziai e prima che Ian uscisse, lo chiamai.
<< Ehi, che succede? >> mi disse sorridendo.
<< Mi dispiace.. >> dissi senza guardarlo negli occhi.
<< Non devi. Non è stata colpa tua >>
<< Si invece. È colpa mia. Se non avessi fatto la stupida in macchina, io e Sam non ci troveremo in questa situazione. È colpa mia! >> dissi sentendo le lacrime scorrere lungo le guance.
Ian mi circondò il corpo con le sue braccia, stringendomi a lui. << Non è colpa tua, non pensare nemmeno una cosa del genere >> e mi baciò il capo, scendendo, poi, lungo la tempia fino alla guancia. Lasciò tanti piccoli baci ed arrivò a baciarmi la punta del naso. << Ho avuto una fottuta paura di perderti. Mi stavo odiando perché se ti avessi persa, l'ultimo ricordo che avresti avuto di me sarebbe stata la mia sfuriata. - mi strinse a se - Non azzardarti a lasciarmi, non così. Non te lo perdonerei mai >> mormorò con voce sofferente.
Mi si strinse il cuore. << Ian.. - dissi portando le mani sulle sue guance - Sono qui, con te. Non mi hai persa e non mi perderai >> sorrisi guardandolo negli occhi.
Ian azzerò le distanze e mi baciò. Fu un bacio che celava tantissimi significati. Con quel bacio ci eravamo ritrovati. Quel bacio nascondeva il sollievo nel poter dire che quella storia era finita nel verso giusto.
<< Ti amo. Questi giorni me l'hanno confermato. Sei importante per me e non voglio perderti. Per cui, si, Andrea Belmonti, il qui presente Ian Joseph Somerhalder ti ama >> disse mostrando uno dei suoi più splendidi sorrisi. Sentii il mio cuore fermarsi, perdere alcuni battiti e poi iniziare a battere velocemente. A conferma di ciò, ci fu il macchinario per tenere sotto controllo il cuore che prese a velocizzare la sua andatura. "Macchina traditrice!". Mordendomi il labbro inferiore, gli gettai le braccia al collo, avvicinandolo maggiormente a me prima di baciarlo nuovamente con più intensità. Ero senza parole. Avrei voluto dirgli che valeva anche per me ma non riuscii a parlare. Lo guardai con gli occhi lucidi quando mi staccai. Appoggiò la fronte contro la mia. << È meglio se vada, o non mi importa se stai in ospedale ma ti faccio mia >> mormorò prima che gli mordessi il labbro inferiore.
<< D'accordo >> affermai staccandomi contro voglia da lui.

Ian uscì avvisandomi che mi avrebbe chiamato prima di andare a dormire. Quando scomparve non potei non sorridere come una scema. Ian mi amava. Ero al settimo cielo. Tuttavia sperai che Ian non ci fosse rimasto male per non aver ricambiato il suo 'Ti amo'.
Presi il telefono e mi collegai su Twitter. Vidi tra i post in cui mi avevano menzionata molti in bocca al lupo da parte del cast, ma anche da parte di persone che non conoscevo. Pregai che i miei genitori non fossero venuti a sapere dell'incidente. Mio padre sarebbe stato capace di venire in America e riportarmi in Italia.

"@andi_dea_rea Hello people! I just woke up! Thank you for your support! I love you ".

Successivamente mi collegai su Facebook e anche li, dopo aver visto le notifiche, tutte inerenti al mio stato di salute, lasciai un post.

"Sono viva e vegeta, non preoccupatevi! .. Ps.. cricri e silviuccia.. He loves me!! "

Finito riposi il telefono sul mobiletto di fianco al letto e scesi dal letto. Volevo vedere come stava Sam.
Uscii dalla stanza e, controllando che non ci fosse nessuno, inizia a camminare per i corridoi alla ricerca della camera di Sam. Dopo vari tentativi la trovai. Sam stava ancora riposando. Mi sentii terribilmente in colpa. Gli strinsi una mano mentre con l'altra gli accarezzai il capo.
<< Mi dispiace tantissimo, Sam >> dissi prima di uscire quando, però, la voce di Sam mi fece fermare.
<< Non è stata colpa tua. Succede >> mormorò accennando un lieve sorriso che contraccambiai, uscendo poi.
Arrivò l'ora della cena e si sa, il mangiare dell'ospedale non è decisamente il massimo. Fui costretta a mangiare tutto in seguito alle minacce dell'infermiera. Ne approfittai per chiamare Julie, la quale mi disse che era felice di sentirmi e di sapere che stessi bene. Inoltre mi avvisò che, fino a quando non mi fossi rimessa completamente a posto, le riprese sarebbero rimaste ferme e che non dovevo sentirmi in colpa perché quella decisione era stata presa dai ragazzi del cast, così da potermi stare vicini. Specialmente Ian.
Era passato un po’ di tempo dalla conversazione con Julie e Ian non aveva ancora chiamato. Probabilmente si era addormentato. Da quello che ero riuscita a sentire durante il mio dormiveglia, Ian era rimasto tutto il tempo con me senza allontanarsi un attimo o tornare a casa. Lo avevo fatto preoccupare davvero tanto.
Vedendo che ormai non chiamava, decisi di mandargli un messaggio.

“To: Ian
So che ti sei addormentato. Per cui ci sentiamo domani.. Grazie per essermi stato vicino.. Buonanotte :)”

Mi rilassai sul letto e, dopo essermi sistemata comoda, chiusi gli occhi addormentandomi poco dopo.

Spazio Autrice ( per modo di dire )

Ma buongiorno mie amate lettrici!
Come state? :) Io bene, scocciata ma bene..
Allora.. Dopo un primo momento di incertezza, Andrea si è finalmente svegliata.. Spero di aver scritto bene la frase in inglese.. Mi sono fatta perdonare per lo scorso capitolo? Dai finalmente spunta un Ti Amo!.. Dopo la paura di averla persa per sempre Ian si è fatto perdonare.. Se vi state chiedendo Ma Andrea non ha detto che lo ama, perché? E semplice.. Andrea, come me, da importanza ai sentimenti.. E se deve dire qualcosa, vuole essere certa di quello che prova.. Ma nei capitoli più avanti verrà spiegato.. Comunque, come ho detto alle ragazze sul gruppo, se tutta va come deve andare A Twist avrà 40 capitoli, più o meno..
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito ( Vi amo perché ci sono state 7 recensioni *___*  arriverò mai a 10? ).. chi ha messo la storia nei preferiti/seguite/da ricordare.. e chi mi ha messo tra gli autori preferiti..
Bene.. io vi do appuntamento a Venerdì.. se qualcuna si vuole aggiungere al gruppo è la benvenuta.. Il link lo trovate sulla mia pagina d’autore.. E troverete il contatto di Twitter e di Face..
A presto!

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Capitolo 20
*** Capitolo o19 ***


Cap o19



Capitolo 19

 

I giorni che dovetti passare in ospedale furono lenti e noiosi. Quel "qualche giorno in più" del medico si trasformò in una permanenza di quasi ben due settimane. Tutto ciò perché per ben tre giorni di seguito avevo avuto la pressione bassa, anche se il medico la definì troppo bassa per gli standard abituali.
Fatto sta che a renderli un po' più movimentati ci pensarono i ragazzi che venivano a trovarmi tutti i giorni, portandomi o dei fiori o, cosa ancora più gradita e appezzata, dei dolcetti.
Era da poco iniziato novembre. Finalmente quei giorni d'agonia finirono e potei tornare a casa. A prendermi venne Ian.
<< Pronta a tornare a casa? >> chiese prendendo la borsa con i vari cambi.
<< Credevo di non uscire mai più. Ma invece.. >> dissi con fare sollevata.
Uscimmo dall'ospedale e raggiungemmo l'auto. Vidi di sfuggita alcuni fotografi e, sbuffando, alzai gli occhi al cielo. "Dovranno fare il loro lavoro ma certe volte non si tollerano!"
<< Che succede? >> chiese Ian guardandomi preoccupato.
<< Fotografi >> dissi solamente, mettendo il broncio.
Ian ridacchiò. << Non li riesci proprio a tollerare, eh? >>. Lo fulminai con lo sguardo. L'espressione di Ian passò dalla scherzosa a quella pensosa, per poi, infine, far comparire un ampio sorriso sulle labbra. "Quel sorriso lo conosco. Guai in vista!". << Devono fare il loro lavoro, no? >>. Non capii il senso di quella sua constatazione per cui lo guardai inarcando un sopracciglio. Lui contraccambiò il mio sguardo e, prima che me ne rendessi conto, mi attirò a sé. Mi strinse i fianchi e posò le sue labbra sulle mie. Oh no, quel bacio non era un classico bacio. No di certo. Quel bacio fu intenso, passionale, a tratti persino erotico. In pratica un bacio da censurare. La sua lingua chiese prepotentemente di accedere nella mia bocca e glielo concessi senza protestare. Toccò la mia ed entrambe presero a rincorrersi, ad aggrovigliarsi. La fine di ogni bacio corrispondeva ad un morso sulle labbra. Una volta io, una volta lui.
Mi persi in quel bacio e gemetti contrariata quando Ian si staccò dalle mie labbra.
Lo sentii ridacchiare. << Ora i fotografi avranno qualcosa su cui lavorare >>. "Chi se ne frega di loro!". Mi erano mancate troppo le sue labbra, il suo corpo vicino al mio. Lui non poteva darmene solo un assaggio, non dopo tutto quel tempo in cui ne ero stata privata. Così strinsi tra le mani il colletto della sua camicia e lo riavvicinai al mio viso, baciandolo. Ian sorrise e mi concedette un altro bacio. Nuovamente, però, si staccò non appena arpionai con le mani i suoi capelli, che strinsi tra le dita. << Siamo in un lungo pubblico e ci sono i fotografi >> disse e prima che potessi protestare aggiunse << Ora che torniamo a casa potremmo recuperare molto tempo >> mormorò malizioso. Lo guardai socchiudendo gli occhi e gonfiai le guance come una bambina.

Aperta la macchina, salimmo e ci avviammo a casa.
<< Casa, dolce casa! >> dissi buttandomi a peso morto sul letto. Strinsi il cuscino tra le braccia ed iniziai a strusciarci contro il viso. << Temevo di non rivederti mai più! >>.
Sentii Ian ridere, segno che mi aveva raggiunta in camera. << Dove ti lascio la borsa? >>
<< Lasciala là, vicino alla sedia >> mormorai troppo presa nel coccolare il mio letto.
Percepii il letto abbassarsi e capii che Ian si era seduto sul letto. Poco dopo, infatti, le sue braccia mi circondarono la vita, tirandomi verso di lui. Mugugnai in segno di protesta.
Ian allentò la presa e, tirandosi su sui gomiti, mi guardò alzando un sopracciglio. << Mi stai veramente rifiutando per.. coccolare il letto? >>. Non gli risposi e strinsi maggiormente la presa sul cuscino. Lui sbuffò e mi lasciò andare, alzandosi poi dal letto. << Coccolati il letto, va! >> disse e si avviò fuori dalla camera. Lo seguii con lo sguardo. Sapevo che fingeva per cui non mi preoccupai ma lo feci fino a quando non sentii il rumore della porta d’entrata che veniva chiusa.
Lasciai la presa sul cuscino e scesi dal letto. Uscii dalla stanza. << Ian? >> lo chiamai ma non ebbi risposta. << Ian scherzavo! >> continuai. Ancora niente. “Che se ne sia andato per davvero?”. Iniziai a cercarlo nelle stanze del piano inferiore ma di Ian neanche l’ombra. Corsi verso la porta d’ingresso aprendola ed uscendo veloce. La mia corsa, però, fu bloccata da qualcuno che mi trattenne dal polso.
<< Dove pensi di andare, eh? >>. A parlare fu lo stesso Ian che mi tirò verso di sé, circondandomi la vita con le braccia e posando le sue labbra sulle mie.
Quando mi staccai, gli sorrisi. << A cercare il mio fidanzato che è andato via senza salutarmi >>.
Lui annuì, corrucciando le labbra. << Che cattivo fidanzato che hai. Ti tengo compagnia io >> sorrise mantenendomi il gioco.
<< Restare in tua compagnia? – finsi di pensarci – Non credo che al mio fidanzato farebbe piacere sapere che sono stata a casa con un alto, bello e affascinante ragazzo, per giunta con gli occhi azzurri >>.
Fece un mezzo sorriso e si avvicinò al mio viso. << E cosa direbbe il tuo ragazzo se ora io ti baciassi? >>
Tracciai con i polpastrelli di una mano il contorno delle sue labbra. “Dio, se mi sono mancate!”. << Non lo so ma.. – alzai lo sguardo verso i suoi occhi – Il mio fidanzato ora non c’è >> dissi alzandomi sulle punte e baciandolo nuovamente.
Ian strinse la stretta delle sue braccia intorno al mio busto. Le sue labbra, d’un tratto, si staccarono dalle mie e scesero lungo il collo. Portai il capo all’indietro lasciandogli più spazio e mugugnai contenta. Iniziò a mordicchiarmi il collo e fui costretta a stringere forte tra i denti il labbro inferiore per non gemere.
<< Andiamo dentro? >> mormorò roco. Non risposi, lo presi soltanto dalla mano e velocemente rientrammo in casa. Il tempo di chiudere la porta ed Ian mi schiacciò contro di essa, baciandomi con foga. Le sue mani finirono sulla pelle dei fianchi lasciati scoperti dalla maglia. Le mie mani si intrecciarono tra i suoi capelli. Ian aderì completamente al mio corpo e mille brividi mi percossero il corpo quando potei percepire il rigonfiamento nei suoi pantaloni scontrarsi contro la mia intimità, coperta dai pantaloni della tuta. Interruppi il bacio e, respirando affannata contro la sua bocca, passai le mani sotto la sua maglietta toccandogli il petto. Glielo graffiai leggermente con le dita e percepii sui polpastrelli il contrarsi dei suoi addominali. Alzando gli occhi, mi scontrai con quelli di Ian che erano accesi, lucidi, di un azzurro intenso. Quasi.. magnetico.
Ian portò le mani sui bottoni della camicetta che indossavo e iniziò a sbottonarla, bottone dopo bottone. Quella lentezza mi stava uccidendo e mi innervosiva il fatto che era solo l’inizio ma io lo volevo subito. Ora! Finì di sbottonare la camicia e con le mani scostò i lembi di essa. Fece tutto guardandomi negli occhi. Sentii il tessuto scivolarmi dalle spalle e scorrere lungo le braccia fino a che non cadde a terra. I suoi polpastrelli tracciarono il contorno delle labbra, scendendo giù lungo il mento. Passarono sulla gola e arrivò all’incavo dei seni. Mi stava sfiorando come se fossi una bambola di porcellana. Inoltre, quei suoi tocchi fecero si che la mia pelle si riempisse di brividi. Sorrise consapevole dell’effetto che aveva su di me. La discesa, però, non era ancora finita. Continuò arrivando alla pancia e si soffermò intorno all’ombelico. Non capivo il perché di tutta quella sua lentezza eppure entrambi avevamo bisogno l’uno dell’altro. Dovetti deglutire quando le sue mani si chiusero sui lacci del pantalone slacciandoli.
<< I-Ian.. >> iniziai ma le sue labbra mi impedirono di continuare. Nel frattempo, i pantaloni mi furono levati.
<< Mi sei mancata. Voglio solo coccolarti come si deve >> mormorò sulle mie labbra prima di prendermi a cavalcioni e dirigersi verso le scale per salire al piano superiore.

Entrò in camera mia e mi depositò sul letto. Lo guardai tirandomi indietro verso i cuscini. Lui si sfilò la maglia e si avvicinò a me sul letto. Non appena mi fu vicino, portai una mano dietro la sua nuca, tirandolo verso di me e lo baciai. Ian si distese sopra di me iniziando a far vagare le mani sul mio corpo, sfiorando ogni centimetro di pelle lasciata scoperta.
Era troppo vestito per cui, spingendolo sul letto, mi portai sopra di lui, seduta sul suo bacino. Scesi a baciargli, a mordicchiargli il collo mentre le mie mani accarezzavano il petto. Si, tutto di lui mi era mancato in quei giorni. Rialzo il busto e porto le mani sulla cinta dei jeans e la slaccio aprendo, poi, i bottoni e la zip. Alzai gli occhi ed incrociai i suoi. Era una visione bellissima. Lui steso sul letto senza maglia ed i pantaloni slacciati. Feci scorrere i pantaloni lungo le sue gambe, sfilandoglieli. Le sue mani si chiusero sui miei fianchi e mi riportarono sul letto.
<< Ehi! – protestai – Volevo star sopra! >> dissi per poi arrossire.
Ian ridacchiò e, sistemandosi tra le mie gambe, mi baciò il collo mentre slacciò rapido il reggiseno, gettandolo poi a terra. Prese a baciarmi il petto e dovetti mordermi il labbro inferiore mentre chiusi gli occhi.
<< Ian.. >> gemetti stringendo le gambe intorno alla sua vita.
Non mi rispose ma continuò a far quello che faceva prima. In più, prese a strusciare il suo bacino contro il mio. Gemetti e gli graffiai la schiena. Le sue mani si chiusero sugli slip e gli bastò poco per sfilarmeli. Rimasi sorpresa dalla sua fretta e lui parve accorgersene.
<< Scusa – mormorò – ma non credo che potrei tollerare i preliminari. Non dopo tutto il tempo in cui non ho potuto averti >> disse con voce roca.
Beh, tutti i torti non li aveva. Anche io ero nelle sue stesse condizioni. Per cui feci lo stesso con i suoi boxer. Non mi ero ancora abituata a vederlo nudo e ogni volta mi faceva uno strano effetto. Ian si sistemò e qualche secondo dopo lo sentii farsi spazio in me. Gettai all’indietro il collo vittima delle sensazioni che provavo in quel momento.
<< Mi.. mi sei mancata. Mi è mancata la tua pelle contro la mia. Il tuo corpo che si modella al mio. Il sentirmi parte di te mi è mancato da pazzi >> disse poggiando la fronte contro la mia.
Gli accarezzai il viso prima di baciargli le labbra. << Mi sei mancato anche tu ma ora siamo io e te, qui insieme >> dissi sorridendogli.
Ian prese a muoversi inizialmente con estrema lentezza, successivamente con vigore ed intensità. Gemetti sentendolo dentro di me. Mi sentii bene in quel momento. Felice come non mai.
La camera si riempì dei nostri sospiri, dei nostri mugolii e del nostro odore.
Le labbra di Ian si avvicinarono al mio orecchio facendomi rabbrividire. << Ti amo >> sussurrò e nell’istante stesso sentii l’orgasmo scorrere in tutto il mio corpo. Gemetti a gran voce e poche spinte dopo anche Ian venne. Respirammo entrambi con fare affannato, guardandoci negli occhi. Non poteva dirmi una cosa del genere senza aspettarsi una mia reazione. Ancora una volta, però, non risposi al suo Ti amo. Non riuscivo a capire il perché, o forse, il motivo lo sapevo. Volevo essere pronta. Volevo che quel ti amo uscisse spontaneo e che significasse molto.
Non appena i nostri respiri tornano regolari, Ian escì da me sistemandosi di fianco. Mi strinsi a lui, poggiando il capo sul suo petto. La mano di Ian prese ad accarezzarmi delicatamente la schiena. Regnò il silenzio per un po’ di tempo. Entrambi eravamo persi nei nostri pensieri.

Sbadigliai all’improvviso.
<< Hai sonno? >> chiese Ian spostandomi alcune ciocche di capelli da davanti agli occhi.
<< Un pochetto. Qualcuno ha deciso di fare attività fisica ed io ero fuori allenamento >> mormorai stringendolo maggiormente.
Ian ridacchiò. << Povera.. Come se non ti fosse piaciuto fare “attività fisica” >> rispose lui malizioso. << Come era? Ah già.. ‘Continua.. Si, ancora..’ >> iniziò a ridire le mie parole facendomi arrossire.
<< Ian! >> esclamai imbarazzata e gli tirai il cuscino in faccia. Ian rise di gusto. Mi voltai su un fianco e gli diedi le spalle. << Buonanotte! >> esclamai chiudendo gli occhi.
<< Eddai, non fare così >> disse lui con una voce da bambino. << Eddai >> mi circondò la vita con le braccia facendo combaciare la mia schiena con il suo petto. << Ti prego >> continuò ed iniziò a baciarmi il collo risalendo fino alla pelle dietro l’orecchio.
Rabbrividii. << Buonanotte! >> ripetei cercando di mantenere un tono di voce serio. Ardua impresa.
Ian sbuffò. << Nina ha organizzato una cena a casa sua stasera. – mi accarezzò i capelli – Se te la senti, andiamo altrimenti stiamo a casa >>
Mi girai verso di lui. << No, ti prego andiamoci. Sono stata allungata su un letto d’ospedale per giorni! Ho bisogno di uscire! >>
Ian sorrise e avvisò per messaggio Nina dicendole che saremmo stati dei loro per la serata.

Candice si alzò dalla sedia con il bicchiere colmo di birra in mano. << Silenzio, silenzio, silenzio! Facciamo un bel brindisi. – si schiarì la voce – Brindiamo innanzitutto a noi e a The Vampire Diaries >>.  Facemmo un primo brindisi e poi riempimmo nuovamente i bicchieri. << E successivamente un bel brindisi ad Andrea che è tornata finalmente tra noi! Cin cin! >>.
Sorrisi e ringraziai i ragazzi. Avevamo mangiato tantissimo ma tutto era buonissimo. Nina ci aveva cucinato molte cose tra cui molte specialità bulgare. Ora, invece, ci stavamo rilassando dopo la grande abbuffata.
Mentre aspettavamo che i caffè fossero pronti, sentii un braccio cingermi le spalle. In pochi secondi mi sentii stretta al petto di Ian.
<< Ehi, voi due! – esclamò Michael – Non iniziate a fare gli sdolcinati o a fare i piccioncini! >>.
Gli altri risero, io arrossì mentre Ian strinse la presa facendo agli altri una linguaccia. Mi baciò una guancia accarezzandomi i capelli. “Pessima mossa, Ian. Pessima mossa”. Iniziai subito a sentire la stanchezza tornare con forza, gli occhi bruciare per il sonno e, dopo qualche secondo, presi a sbadigliare.
<< Ehi.. >> sussurrò Ian teneramente. << Sonno? >>. Annuii semplicemente. << Ragazzi noi andiamo. Andrea è stanca >>. Sentii i ragazzi dirci di non preoccuparci e che ci saremmo visti il giorno dopo. Così ci alzammo e ci avviammo alla porta.
<< ‘otte >> mugugnai assonnata.
Rimanendo stretta ad Ian, raggiunsi la macchina e partimmo. Credevo di star andando a casa, invece.
<< Ti dispiace se resti da me per questa notte? >>. Scossi il capo e, dopo aver appoggiato la fronte contro il finestrino, mi addormentai poco a poco. Riuscii a percepire distrattamente qualcuno, credevo Ian, prendermi in braccio e posarmi su di un.. letto? Non me ne curai molto e strinsi il cuscino tra le braccia. Sorrisi debolmente quando percepii l’odore di Ian. 
Poco prima di lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo, un bacio venne lasciato sulla mia fronte.

Spazio Autrice ( per modo di dire )

Buongiorno fanciulle! Come va? :) Io tuutto ok.. Sto felice come una pasqua.. Visto il video? Spero vi sia piaciuto... A me personalmente non convince molto, però..
Allora.. Allora.. Cosa c'è da dire sul capitolo? Andrea è tornata finalmente a casa dopo due settimane di ricovero. Ian fa il finto offeso ma pooooi fanno "pace" a modo loro xD Beata Andrea.. *me sospira* Poi.. non c'è altro da dire.. è un capitolo tranquillo, di passaggio.. Il prossimo, anch'esso tranquillo, anticiperà cosa accadrà nei capitoli a seguire, o almeno riguardo alcuni.. 
Ringrazio le favolose persone che hanno recensito, chi ha solamente letto e chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare.. E anche chi mi ha messo tra gli autori preferiti :)
Che altro dire? Mmm.. Vi aspetto Lunedì per il capitolo e perchè no, anche sul gruppo ;)

PS__ Lunedì potrei aggiornare o al solito orario ( 14 ) o nel pomeriggio tardi, dipende da cosa faccio per Ferragosto

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Capitolo 21
*** Capitolo o20 ***


Cap o20


Video Trailer

Capitolo 20

 

Eravamo, io ed Ian, nel letto uno contro l'altro. La mia schiena aderiva al suo petto. Le gambe erano intrecciate tra loro. Pelle contro pelle. Si, quella notte avevamo nuovamente fatto l'amore e come sempre era stata una sensazione unica. Cullata dal respiro di Ian, dormivo tranquillamente quando qualcosa interruppe quel momento.

*Drin*

"Sto sognando" pensai e non me ne curai.

*Drin*

Di nuovo quel rumore. Infossai il capo maggiormente contro il cuscino.

*Drin*

Fu, però, quando iniziai a sentire Ian muoversi che fui costretta a rispondere. Tenendo ancora gli occhi chiusi, tastai con la mano il comodino alla ricerca del cordless fino a quando non lo trovai.
<< Li mortacci tua e della tu sorella! Pronto? >> chiesi con voce impastata di sonno. La prima parte era stata formulata in italiano.
<< Non ricordavo di averti insegnato ad essere così fine al telefono >> disse una voce sarcastica. Quella voce la conoscevo ma, sarà stato per colpa del sonno, non riuscii ad associare la voce ad un nome. Notando il mio silenzio la persona continuò a parlare. << Andrea mi senti? Sono la mamma >>. "L'avevo detto io che era familiare come voce".
<< Mamma che diavolo vuoi? >>. Se c'era una cosa che tutti sapevano e che persino Ian aveva capito era che odiavo essere svegliata. Diventavo molto scontrosa.
<< Andrea dormivi? >>
Dovetti contare fino a cinque prima di rispondere. Si, avrei risposto proprio male altrimenti. << No mamma. Giocavo a monopoli anzi, stavo facendo un bel.. Solitario >> dissi con un tono che dal nervoso passò al malizioso. Tuttavia parlavo sempre a bassa voce per non svegliare Ian.
<< Andrea ti prego! >> esclamò scandalizzata mamma. << Non sono in vena di scherzare >>. Il tono serio mi fece inarcare un sopracciglio.
<< Dimmi se è una cosa che richiede tempo o meno >> dissi preparandomi già ad alzarmi dal letto.
<< Quando avevi intenzione di dirmi dell'incidente? >> chiese e dal tono di voce si capì che era arrabbiata.
Mi alzai dal letto cercando di fare il meno rumore possibile ed uscii dalla stanza dirigendomi in sala. << Ok, è una cosa che richiede tempo >> dissi buttandomi a peso morto sul divano.
<< Andrea non scherzare! Ti sembra normale che siano state Giulia e Nicole a dirmelo? A me no! >>
<< Mamma.. >> iniziai ma venni interrotta.
<< Ho rischiato un infarto io, mentre tuo padre era pronto a partire e venire là >>. "Questa è la prova che ho fatto bene a non dire nulla" pensai non appena mi disse delle loro reazioni.
<< Mamma non volevo farvi preoccupare e poi sto bene. Non mi sono rotta nulla, nessun punto. Niente di niente >>
<< Non mi interessa, Andrea! Il fatto che tu stia lì in America non ti da nessun diritto di non dire cose così importanti a noi che siamo i tuoi genitori. Sono più di due settimane che lo so e volevo vedere quando me lo avresti detto! >> disse alterata.
Se volevo finire quella chiamata dovevo dare loro ragione. << D'accordo, ho sbagliato a non dirvelo ma ero in buona fede. Ora, dimmi che non mi hai chiamato nel cuore della notte solo per farmi questa paternale perché ti sbatto il telefono in faccia >>. Volevo dormire, avevo sonno!
<< No, avevo chiamato per altro. Tua cugina Aurora a Gennaio si sposa e vuole che tu venga. Ma aspetta ora te la passo.. Andrea? >>
<< Ehi cuginetta bella, ciao! Come stai? >> chiesi contenta di sentire Aurora.
<< Io tutto bene, te? Ho sentito dell'incidente.. Però so anche che stai bene >>. "Avevo già detto che amavo mia cugina? In caso contrario lo dico adesso!"
<< Si tutto bene adesso. E allora ti sposi, eh? >> chiesi ridacchiando.
<< Ebbene si, dopo sette anni di fidanzamento mi sembrava il minimo. L'invito te l'ho spedito qualche giorno fa per cui ti arriverà. Anche se non so quando >>. Aurora ed il suo fidanzato, nonché futuro marito, Simone, si conoscevano fin da bambini, un po' come me e Christian, solo che i due avevano venticinque anni lei, ventisette lui.
<< Tranquilla, in caso dimmi ora le varie cose così mi do una regolata. Aspetta che prendo carta e penna.. – dissi andando alla ricerca di essi – Ecco dimmi tutto >>
Mia cugina iniziò dicendomi che le nozze si sarebbero celebrate il quindici Gennaio verso le 10.30. Mi disse poi il nome della chiesa e del ristorante. << Ma sai che sull'invito non c'è scritto solo Andrea Belmonti? >> mi disse
<< Che altro dovrebbe esserci scritto scusa? – chiesi ma subito mi risposi da sola – Oh mio Dio.. Dimmi che non è ciò che sto pensando! >> dissi scioccata.
Aurora rise e non fece altro che confermare i miei dubbi. << Ebbene si, oltre ad Andrea Belmonti, sull'invito compare anche il nome di Ian Joseph Somerhalder! È pur sempre il tuo ragazzo! >>
Mi passai una mano tra i capelli. << Aurora! >> l'ammonii bonariamente.
<< Eddai quando mi ricapita una cosa del genere? Comunque prometto che non gli succederà nulla! >>. Aurora, come le altre mie cugine, Giulia e Nicole, era una appassionata di The Vampire Diaries e le piaceva il personaggio di Damon, o meglio Ian. La cosa che mi preoccupava non era lei ma le sue amiche. Temevo che potessero dare di matto vedendo Ian.
<< Cosa ti garantisce che io e lui a gennaio staremo ancora insieme? >>
<< Lo so e basta >> mi rispose semplicemente.

Parlammo ancora qualche minuto prima di dirmi che doveva andare. Le dissi di salutarmi tutti e poi chiusi la chiamata.
Portai le braccia a coprirmi il viso. Non avevo la forza di tornare su in camera. Troppe scale, troppa fatica. Per cui mi rilassai sul divano.
<< Ehi.. >>
La voce di Ian, sebbene assonnata, giunse alle mie orecchie facendomi mettere seduta. << Ian.. Ti ho svegliato. Scusa >> dissi dispiaciuta.
Lui scosse il capo e si venne a mettere a sedere accanto a me. << Mi sarei svegliato comunque non trovandoti nel letto con me >> disse sorridendomi e facendomi sedere su di lui. Mi abbracciò ed io misi il capo sulla sua spalla. << Devo presupporre che al telefono era qualcuno dell’Italia visto che non ci ho capito molto >>. Inarcò un sopracciglio.
Mi strinsi a lui. << Era mia madre. Lei e mio padre hanno scoperto dell’incidente e non erano molto contenti del fatto che non glielo avessi detto >>
<< E come lo hanno scoperto? >>
<< Le mie cugine sono fan di The Vampire Diaries, quindi, hanno letto da qualche sito o altro la notizia >> Ian annuì mentre io sbuffai. << Se devi dire qualcosa dilla. Non fare finta di niente >>.
<< Avresti dovuto dirglielo >> mi rimproverò.
<< Ian non ti ci mettere pure tu, per favore. D’accordo, mi sarò ribaltata con l’auto ma sto bene per cui non ne ho visto il motivo per farlo >>.
Ian alzò gli occhi al cielo. << Lasciamo perdere >>.

Ci furono alcuni minuti di totale silenzio in cui nessuno dei due aveva voglia parlare.
Con ancora gli occhi chiusi inspirai l’odore di Ian. << Mia cugina si sposa a Gennaio >> esclamai all’improvviso.
<< Auguri >> rispose Ian.
Mi staccai dal suo petto in modo da guardarlo in viso. << E’ in Italia.. >>
Ian inarcò un sopracciglio. << Andrea devo cavarti le parole di bocca o mi dici quello che devi dire? >>. Gli sorrisi maliziosa. << Per quanto la prima opzione sia allettante, non lo farò quindi parla >>.
Gonfiai le guance come una bambina arrabbiata ma poi mi rilassai. << Mia cugina si sposa il 15 Gennaio e – lo guardai negli occhi – vuole che io vada al matrimonio. Per cui dovrei rimanere in Italia almeno per una settimana, una settimana e mezza >>.
<< E ci voleva così tanto? >> chiese ironico. Abbassai lo sguardo sulle mie mani che avevo preso a torturare. << Andrea? >>
<< A dire la verità non ha invitato solo me. Al matrimonio – presi fiato – dovrestivenireanchetu >> dissi rapidamente.
Ian mi guardò confuso. << Puoi ripetere più lentamente, grazie? >>
Sospirai. << Mia cugina vuole che venga con il mio ragazzo. Al matrimonio sei stato invitato anche tu ma se non vuoi venire non fa niente. Da una parte è meglio per te perché così ti eviti le amiche di mia cugina, o le mie cugine, che sono pazze per te e.. >>
<< Frena, frena, frena. Tua cugina vuole che vada al matrimonio? >>. Annuii. << D’accordo, verrò con te al matrimonio. Però prima dovremmo avvisare Julie della nostra assenza. Se si sposa il 15, dovremmo dire che almeno dal 10 al 16 non ci siamo >>. Lo guardai con le labbra schiuse e gli occhi leggermente spalancati. Aveva accettato di venire con me. << Ed ora perché mi guardi con questo musino sorpreso? >> chiese sorridendomi.
<< Tu.. tu hai accettato di venire con me nonostante io ti abbia detto che le mie cugine sono pazze di te. Potevi dirmi tranquillamente di no ed invece.. >>
Sorrise. << Ed invece ho accettato >>
<< Sai cosa vorrà dire tutto ciò? >> . Lui scosse il capo. << Conoscerai la mia famiglia. Tutta la mia famiglia >> lo guardai come per dirgli ‘se non hai rifiutato prima, ora rifiuterai’.
Ian rise. << Vorrà dire che affronterò la tua famiglia >>.
Sorrisi e gli gettai le braccia al collo, stringendomi così a lui. << Mia madre parla bene l’inglese perché è una professoressa di lingue e mio padre lo parla perché è un ex comandante dell’esercito. Potrai rispondere da solo alle loro domande >>.
Ian ricambiò la stretta. << Stai facendo di tutto per farmi cambiare idea, non so se te ne sei resa conto >>. Sorrisi rimanendo in silenzio. << L’importante è che non mi lasci nelle grinfie delle tue cugine e delle loro amiche >>
Ridacchiai e scesi dalle sue gambe, mettendomi in piedi. << Non vedo l’ora di presentarti Christian e Silvia. Sono come fratelli per me! >>.
Ian mi guardò sorridendo. << Devi voler loro molto bene se parlando di loro ti si illuminano gli occhi >>
<< Li conosco da quando siamo bambini e poi Chris è stato anche il mio fidanzata ai tempi delle superiori >>. Lui inarcò un sopracciglio. << Ma ora – dissi sbrigativa vedendo la sua espressione – siamo due amici inseparabili >>.
Mi guardò non ancora del tutto convinto. << D’accordo. Voglio ringraziarlo, dopo tutto, perché se non avesse insistito con te, a quest’ora io e te non saremmo qui. Insieme >>.
Sorrisi intrecciando le mie mani dietro la schiena e mi dondolai un po’ sui talloni. << Visto? Non c’è nessun bisogno di essere gelosi >>.
<< Geloso, io? Non ho mai detto di essere geloso >>
<< La tua faccia parlava per te >>.
Ian socchiuse gli occhi guardandomi minaccioso. << Io non sono geloso >>.
Inarcai un sopracciglio. << Certo certo. Non sei geloso di Christian come non eri geloso di Sam >>.
<< Sam stava con te per cui avevo tutto il diritto di essere geloso >>.
<< Ah ah! – gli puntai contro l’indice di una mano – Hai appena ammesso di essere geloso! >>.
<< Perché tu non sei gelosa di me? >>
<< Io non sono.. Ok, si. Sono gelosa di te perché tu sei solamente mio! >>. Corrucciai le labbra. << E comunque, questo è un colpo basso, Signor Sexhalder >>
Ian mi guardò con fare stupito. << Sexhalder? Ancora con questo soprannome? >>
Annuii riavvicinandomi a lui per poi sedermi nuovamente sulle sue ginocchia. << Si. Tu sei Mr Sexhalder. Tel’ho già detto perché >> gli sorrisi maliziosa, prendendo a giocare con i suoi capelli. I suoi occhi si soffermarono sui miei. Mi guardò intensamente. Sentii le farfalle nello stomaco. << Ian.. So che aspetti da me quelle due piccole parole che tu, invece, mi ripeti sempre. Non credere che io per te non provi le stesse cose ma.. – abbassai lo sguardo – ho bisogno di.. tempo? Non sono una grande esperta in relazioni amorose per cui vorrei dirtelo solo quando sarò pronta >>
Una mano di Ian si sposto sotto il mio mento facendomi alzare il viso. << Ti amo e non mi stancherò mai di dirtelo e non voglio che tu ti senta costretta a dirmelo solo perché lo faccio io. Voglio che il tuo ‘Ti Amo’ sia spontaneo e che tu senta tue quelle parole. Per cui prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno >> sorrise. << Ora perché non torniamo su a dormire, o almeno a coccolarci un po’? Abbiamo ancora un’oretta, un’oretta e mezza prima di doverci preparare per andare sul set >>.
Io annuii e mi rimisi in piedi. << Andiamo? >> chiesi allungando una mano verso di lui che subito afferrò, tirandomi contro di sé. << Ian.. >> non potei continuare perché Ian mi zittì baciandomi.
<< Ora possiamo andare >> disse non appena si staccò dalla mie labbra. Facendomi mettere in piedi, si alzò anche lui e, stringendomi una mano tra la sua, ci spostammo verso le scale. 

Una volta raggiunta la camera, tornammo sotto le lenzuola e mi strinsi a lui.
<< Notte cucciola >> mormorò baciandomi il capo.
 “Cucciola”. Sorrisi a quel suo soprannome e rimasi in silenzio a lungo. Nel frattempo il respiro di Ian si fece regolare, segno che si era addormentato. Mi sollevai tenendomi su con un gomito. Gli osservai il viso. “Voglio che il tuo ‘Ti Amo’ sia spontaneo e che tu senta tue quelle parole”. Le parole di Ian mi tornarono in mente. Avevo bisogno di tempo, molto tempo. O forse, no? Avevo paura, una fottutissima paura di dirgli ti amo perché, una volta detto, mi sarei legata a lui in modo indissolubile. Sarei stata sua, come lui sarebbe stato mio. Ero pronta a dire ti amo ad una persona che, forse, avrei lasciato tra qualche mese? Peccato che ero già sua, anche senza dirglielo. Aveva in mano la mia anima. Il mio corpo. La mia mente. Tutto. << Voglio godermi questi mesi con te. Viverli fino alla fine. Giorno dopo giorno >>. Gli tracciai il profilo del viso, sfiorandolo leggermente con il polpastrello dell’indice, arrivando sulle labbra. << Buona notte amore mio >> mormorai ristringendomi a lui, per poi addormentarmi.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno/Buonasera ( dipende da quando leggerete il capitolo ) e Buon Ferragosto! Come lo state passando? Io ho mangiato come un porcellino e mi sento pienissima! Per cui scusate eventuali errori ma il sonno incombe su di me xD
Allora.. Innanzitutto, capitolo dedicato alla mia Vero che è partita e che non sentirò fino al mese prossimo.. poi.. il capitolo è ambientato una settimana/settimana e mezza più avanti dello scorso.. per cui siamo a metà novembre.. Ritornano in scena i genitori di Andrea.. La madre era poco poco arrabbiata per la questione incidente.. tutti i torti mica li ha..  Poi, Aurora.. è la cugina di Andrea.. Se qualcuno mi aveva detto che avrebbe voluto leggere di Ian in Italia per Natale, beh, ora sa che vedremo i nostri piccioncini in Italia per Gennaio.. Per Natale invece.... eheheheh... Ah, se volete sapere chi ho usato per interpretare i genitori e le cugine di Andrea basta guardare nel gruppo.. lì ci sono le foto.. Inoltre.. Prima spiegazione del perchè Andrea non dice Ti Amo ad Ian.. Non so in quanti la condivideranno però è quello che pensa lei..
Allora... il capitolo 21 è ambientato a Dicembre... e già questo dovrebbe accendervi una lampadina xD Ah, il prossimo avrà un Missing Moment.. o meglio, Sabato pubblicherò la versione estesa di una scena.. non potevo metterla in quanto temevo di superare il raiting arancione.. ù.ù
Ok, non so che dirvi.. Spero vi sia piaciuto e di leggere le vostre recensioni.. Grazie chi ha recensito, messo tra i preferiti/seguiti/da ricordare.. e chi ha letto, oltre a chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Vi auguro ancora una volta un buon Ferragosto.. A Venerdì!..

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Capitolo 22
*** Capitolo o21 ***


Cap o21

Video Trailer

Capitolo 21

<< Muoviti Andrea! >>
La voce di Nina che mi richiamò per l’ennesima volta mi fece sbuffare. << Ecco! Ecco! >>
<< Andrea! – sbottò nuovamente Nina – Muoviti altrimenti chiudono i negozi! >>
Decisi di darle ascolto e affrettai il passo, raggiungendola.
<< Hai qualche idea per il regalo? >>. La guardai con uno sguardo che faceva chiaramente intendere la risposta. << Spiegami cosa hai fatto fino ad adesso? >>
<< Ci sono state le riprese, le uscite con voi, con Ian. Non ho avuto tempo per pensarci >> cercai di discolparmi.
Nina sbuffò scuotendo il capo sconsolata. << Stiamo parlando del regalo per Ian, per il tuo fidanzato, Andrea >>
Eh già. Il regalo ad Ian. Anche novembre era passato e aveva lasciato il posto a Dicembre. Erano i primi giorni del mese. L'8 sarebbe stato il compleanno di Ian e io non avevo la più pallida idea di cosa regalargli. Nulla, nessunissima idea. O erano troppo banali o erano troppo eccessivi.
<< Lo so, lo so ma.. – la guardai con uno sguardo da cucciolo indifeso – Tu sei qui con me perché mi vuoi bene e poi perché sai cosa potrebbe piacere ad Ian >>
Nina alzò gli occhi al cielo. << Ora capisco come fate tu ed Ian a stare insieme. Stesso identico brutto vizio. Su, muoviti prima che cambi idea >> disse prendendo a camminare. Con un gran sorriso sulle labbra, la seguii. Camminammo per un po’ lungo il corridoio del centro commerciale. Guardammo vetrine su vetrine ma non riuscivamo a trovare nulla che non fosse troppo banale o scontato.
<< Che tipo di regalo vuoi fargli? >> chiese Nina.
<< Oh.. ehm.. – mi grattai la testa – io.. >>
<< Ok, lasciamo perdere va >>.
In perfetto silenzio continuammo a guardarci intorno quando ad un certo punto Nina si bloccò di scatto. Andai a sbattere contro di lei. << Auch! Ma perché ti sei fermata? >> chiesi massaggiandomi il naso.
Nina non mi rispose ma mi afferrò il polso, iniziandomi a tirare verso non so dove. << Ho appena avuto una grande idea. Ian apprezzerà molto, sempre se resta in vita dopo averti vista >>.
Non capii inizialmente il senso delle sue parole fino a quando non vidi dove mi stava conducendo. << Nina, no! Mi rifiuto di fare qualunque cosa tu abbia in mente! Io lì dentro non ci entro! >>
<< Vuoi far un bel regalo ad Ian? Allora zitta ed entriamo >>
<< Nina ma.. ma quello è.. >>
<< Si, lo so. Quello è un Sexy Shop ma fidati – mi guardò – mi ringrazierai >> mi sorrise maliziosa.
Smisi di oppormi e feci come mi disse. Non appena entrammo ad accoglierci venne un signore che poteva avere all’incirca una cinquantina d’anni. Era inquietante, e non poco.
<< Signorine posso fare qualcosa per voi? >> chiese l’uomo.
Nina gli sorrise mentre io rimasi ancora perplessa. << La mia amica – fece un cenno del capo verso di me – deve fare un regalo al suo ragazzo e volevamo sapere se lei ha qualcosa di sexy da indossare >>.
L’uomo restò in silenzio per un po’, pensando fino a quando non schioccò le dita. << Ho quello che fa al caso vostro. Seguitemi prego >>.

Nina seguì il signore mentre io rimasi ferma. No, io non mi sarei mossa da là.<< Andrea >> mi rimproverò Nina obbligandola a seguire. Sospirai sconsolata e camminai dietro di lei.
Il signore, che volle essere chiamato Jimmy in quanto altrimenti si sarebbe sentito vecchio, ci condusse verso unostand su cui erano posizionate varie confezioni di abiti e costumi. Poliziotta sexy, seducente croce rossina e così via. Deglutii più e più volte guardando quei “costumi”. Non ero mai stata una santa ma non ero neanche così.. trasgressiva. Ad ogni completo mostrato Nina chiedeva se mi piaceva o meno ed io, puntualmente, negavo con il capo.

Non so quanti costumi ci fece vedere seppi solo che nessuno di quelli mi piaceva. Quando ormai stavo per girare i tacchi e andare via, fu allora che Jimmy catturò la mia attenzione.
<< Abbiamo anche questo. E’ molto semplice.. >>
<< E’ perfetto! >> esclamai interrompendolo. Nina e Jimmy mi guardarono sorpresi. << Si potrebbe provare? >>.
L’uomo annuì. << Ad occhio è croce.. – fece vagare il suo sguardo su tutto il mio corpo – lei dovrebbe portare una quarta coppa A >> disse iniziando a cercare la confezione giusta. << Tenga, il camerino è in fondo a destra >> e mi porse il pacchetto che afferrai.
Io ringraziai e feci un cenno a Nina di seguirmi. Raggiungemmo il “camerino” ed entrai dentro non prima di aver lasciato alcune cose a Nina. Aprii il pacchetto ed estrassi il contenuto. Era un completo intimo semplice ma molto bello. Era in pizzo rosso che lasciava il corpo molto coperto. Al centro del petto faceva bella mostra un grande fiocco anch’esso rosso. Da come ero riuscita a capire, il completo poteva essere aperto non solo grazie ai gancetti posizionati dietro la schiena ma anche sciogliendo il fiocco. Mi controllai allo specchio e, cacciata la testa da dentro il camerino, chiesi a Nina di entrare per darmi un consiglio.
Nina fischiettò. << Come si suol dire, proprio un bel regalo. Non c’è che dire >>.
Increspai un po’ la fronte. << Mica è troppo.. osè? >> chiesi timorosa.
<< Verità o bugia? No.. ti sta d’incanto. Però.. >> disse lasciando in sospeso la frase.
Mi preoccupai. << Però.. ? >>
Sorrise maliziosa. << Credo che Ian non si limiterà a slacciare il fiocco. Credo, invece, che farà come i bambini.. – alzò lo sguardo verso di me, continuando a sorridere – Strapperà tutto >>.
Sentii le guance arrossire. << Nina! >> esclamai con voce stridula.
Lei rise. << Andrea tanto lo so che non sei così pudica, per cui.. Ti aspetto fuori >> ed uscì.
Mi voltai nuovamente verso lo specchio. Perché cercare regali non sapendo se gli sarebbero piaciuti quando potevo regalargli me stessa?

Nei giorni che seguirono dovetti, insieme al resto del cast, mantenere il segreto sulla festicciola che volevamo fare ad Ian per il compleanno. Ciò non passò inosservato ad Ian che puntualmente mi faceva domande su domande del tipo ‘Che succede?’, ‘Sei strana. Che hai?’, ‘Come mai i ragazzi sembrano così strani?’. Ed io puntualmente rispondevo che era per via delle vacanze natalizie. Con Ian non ancora avevo toccato l’argomento Natale. Sapevo che le voleva passare insieme solo che io avevo progettato di tornare in Italia per passare almeno quella festa con i miei. Forse, anche Ian voleva passare Natale con la sua famiglia. “Che faccio?” pensai mentre camminavo lungo il corridoio del set. Vidi all’improvviso Ian venirmi incontro. Non ancora gli avevo fatto gli auguri.
<< Ehi.. >> dissi mentre gli cingevo il collo con le braccia, depositando un leggero bacio sulle labbra.
Ian mi strinse a sé. << Eri sparita. Non riuscivo a trovarti. Sei scappata via questa mattina da casa.. >>
Gli premetti con l’indice la punta del naso. << Piccole commissioni da fare. Ma ora sono qui stretta a te – gli sorrisi – Ian, ascolta.. Quali, si ecco, quali erano i tuoi programmi per Natale? >>
<< Stare con te, perché? >> corrugò la fronte.
<< Ecco.. Io avevo pensato che era il caso di tornare in Italia per passare Natale con la mia famiglia >> abbassai lo sguardo.
<< Ah.. Quindi se ti dicessi che mia madre ci ha invitato a cena per la sera della Vigilia, diresti di no? >>.
“Cosa? Oh mio Dio!”. Erano quattro mesi ormai che stavo con Ian ma non avevamo mai affrontato il discorso ‘Mi fai conoscere i tuoi?’. Quella domanda mi aveva spiazzata, e non poco. Avevo visto la madre, la famiglia di Ian solamente dalle foto e sapere che eravamo stati invitati per Natale, beh, fu una bella sorpresa. << Ian.. >>
<< Dai, li rivedrai il mese prossimo >> disse con espressione da cucciolo indifeso.
<< La tua famiglia potrei vederla tutto l’anno. La mia no >> controbattei.
<< Non è vero. Tutta la mia famiglia al completo non potresti mai vederla >>. Inarcai un sopracciglio. << Ti ricordo che i miei sono divorziati. E’ raro che ci riuniamo tutti quanti >>.
Non sapevo che fare. “Qualcuno mi aiuti!”. << Ci penserò, promesso >>.
Lui annuì e non  mi sfuggì il suo tentativo di celare un sorriso. Che stava macchinando? << Brava, ora scappo che devo girare una scena >> mi baciò velocemente prima di sparire dietro l’angolo.
Scossi il capo sospirando.
<> una voce mi chiamò. Era Paul. Mi fece cenno di andare con lui e lo seguii. << Pronta per portare la torta? >> chiese, facendomi annuire.
Ci spostammo nella stanza in cui avevamo messo la torta nel frigo. Poco dopo entrò anche Candice.
<< Come procedono i preparativi? >> chiese avvicinandosi a noi.
<< Perfettamente >> le risposi.
Aiutati da Candice, finimmo di preparare il tutto. Alzai lo sguardo verso l’orologio. “Chissà tra quanto ci sarà la pausa..”. Il rumore della porta che veniva aperta ci fece irrigidire.
<< Ragazzi tra 5 minuti togliamo la luce. Siete pronti? >> la voce di Julie ci fece rilassare. Ringraziammo per l’avviso. Paul cacciò la torta e, una volta posata sul tavolo, prese le candeline.
<< Quante ne mettiamo? >>
Ci pensai un po’ su. <> dissi.
Finito di posizionare le candele e aver accese, Paul mi consegnò la torta. << Andiamo >>.

Uscimmo dalla stanza e ci avviammo lungo il corridoio che ci avrebbe portato verso il set. Ci fermammo poco prima di svoltare l’angolo e pochi secondi dopo andò via la luce.
<< Vai >> mi sussurrò Candice, dandomi una lieve spinta.
Presi a camminare cercando di non inciampare. La luce, seppur flebile, delle candele mi illuminava il viso. Mentre camminavo andando verso Ian, gli altri avevano iniziato a cantare ‘Tanti Auguri’. Quando vidi il viso di Ian totalmente sorpreso, sul mio viso si aprì un ampio sorriso. Mi fermai davanti a lui, mostrandogli la torta che tenevo tra le mani. Lo sguardo che mi riservò era pieno di sorpresa, confusione.. ma c’era anche felicità, gioia.
<< Esprimi un desiderio >> dissi senza smettere di sorridere per un secondo. Ian guardo le candeline e sul suo volto il sorriso divenne ancora più grande. Rialzò lo sguardo verso di me e, senza rompere mai il contatto visivo con me, spense le candeline. Ciò mi fece arrossire. Quel suo gesto celava al suo interno ben'altro significato. Le luci vennero riaccese e i ragazzi ci raggiunsero iniziando a fare gli auguri ad Ian. Decisi di lasciarli fare e mi avvicinai verso un tavolo sul quale erano stati sistemati bicchieri, piattini, cucchiaini ed alcune bottiglie di spumante. Appoggiai la torta sul tavolo e, prendendo il coltello, iniziai a tagliare la torta in tante fette. Due forti braccia mi cinsero all'improvviso la vita. Sorrisi.
<< Chi devo ringraziare per questa sorpresa? >> mormorò Ian al mio orecchio.
<< Hanno collaborato tutti per cui.. Si, devi ringraziare tutti >> risposi sistemando le fette nei vari piattini.
<< Allora, grazie mille. È stato un bellissimo gesto >>.
Mi girai verso di lui sorridente. << Sono contenta che ti sia piaciuto. – gli spostai alcuni capelli da davanti agli occhi – Ah, tanti auguri >>.
Lui si abbassò con il viso baciandomi. Il bacio si intensificò e venimmo riportati all'ordine da qualcuno, e forse più di uno, che si schiarì la voce. << Ragazzi ci sono i camerini per quello! Appartatevi! >> disse Matt affiancato da Paul che ridacchiava. Io arrossii nuovamente, Ian, invece, mostrò ai due il dito medio.
<< Grazie, si, anche noi ti vogliamo bene >> disse ironico Paul mentre prese per un braccio Ian. << Ora però, andiamo! >> ed iniziarono a trascinarlo con loro.
Risi di gusto. Grandi e grossi ma si comportavano ancora come dei bambini. Presi un bicchiere riempito con lo spumante e, dando un’ultima occhiata ad Ian, iniziai a sorseggiarlo. “Godiamoci la festa”.

Si erano fatte ormai le 3 di notte e dire che stavo per addormentarmi in piedi era dir poco. Ogni tanto barcollavo o sentivo le palpebre chiudersi. Grazie a Dio il fatto che Ian passò quasi l’intera serata a stringermi a sé mi evitò di cadere a terra. Ormai qualcuna aveva preso ad andarsene e dopo l’ennesimo sbadiglio non ce la feci più a resistere. Avevo bisogno di tornare a casa o la sorpresa ad Ian sarebbe andata a farsi benedire. Tirai leggermente un lembo della maglia di Ian, attirando la sua attenzione su di me. << Ian.. Io ho sonno >> dissi con voce da bambina.
Mi sorrise. << D’accordo. Ora andiamo >>. Restammo ancora altri cinque minuti ma poi, dopo aver salutato tutti, ci allontanammo per tornare a casa.

Varcata la soglia di casa sua, mi girai verso di Ian. << Vado un attimo in bagno, ti aspetto su >> dissi per poi lasciargli un fugace bacio sulle labbra. Mi avviai al piano superiore, in particolare nel bagno. Quando, dopo essere entrata, il mio sguardo cadde sulla doccia, le immagini della prima volta con Ian mi tornarono in mente. Posai la borsa sul la borsa sul mobiletto accanto al lavandino ed estrassi dal suo interno il completino comprato con Nina, oltre ad una vestaglietta lunga fino a metà coscia di seta nera. Iniziai a cambiarmi. Ravvivai i capelli bagnandoli con un po’ d’acqua e risistemai anche il trucco. Tolsi, infatti, quello ormai mal ridotto e passai solamente un semplice strato di matita e del lucido rosso.  Una volta finito mi guardai allo specchio. “Cosa ne hai fatto dell’Andrea di prima?” pensai. Indossai la vestaglietta e mi apprestai ad aprire la porta quando sentii Ian entrare in camera.
<< Andrea, sei ancora in bagno? >>
<< Si, ma ho quasi finito! >>
<< Tranquilla.. Ho usato l’altro >>. “Ottimo”.
Aprii piano piano la porta e sporsi di poco il viso per vedere dove fosse Ian. Lo trovai seduto sul letto con le spalle rivolte verso di me. “Vai Andrea!”. Mi feci coraggio e, preso un lungo respiro, uscii dal bagno. Feci schioccare la porta attirando così l’attenzione di Ian che, dopo un primo momento di smarrimento, mi fisso con occhi e bocca spalancati. Non avevo mai usato vestagliette o roba simile, avevo sempre dormito con pantaloncini e canotte.
<< Avrei voluto farti un bel regalo ma.. – dissi iniziando ad avvicinarmi al letto – non sapevo cosa ti sarebbe piaciuto avere. Sono andata con Nina e giuro non andrò più a fare compere con lei >> dissi sentendolo ridacchiare. Mi umettai le labbra. <> e lasciai scivolare la vestaglia di dosso mentre l’espressione di Ian divenne ancora più stupita. << Volevo farti il regalo perfetto. – ridacchiai nervosa – Io sarei il tuo regalo. Anima, corpo, mente. Tutto quello che possiedo te lo sto regalando >> mormorai abbassando lo sguardo sentendomi imbarazzata.
Ian, nel frattempo, si era avvicinato e per tutto il suo spostamento non levò gli occhi da me. Posando una mano sotto il mio mento mi fece alzare il viso, facendo così incrociare i nostri sguardi. I suoi erano lucidi e sul suo viso faceva bella mostra un sorriso.
<< E’ il miglior regalo che potevi mai farmi >> disse sorridendo. Mi prese il viso tra le mani e fece combaciare le nostre labbra. Portai le mani tra i suoi capelli, stringendolo a me. Le sue mani, precedentemente chiuse contro i miei fianchi, si spostarono prima sulla schiena e poi sulla pancia. Risalirono il busto fino a giungere al seno, che strinse prima di arrivare al fiocco posto al centro.<< Posso? >> chiese mentre strinse tra le mani i laccetti del fiocco. Annuii abbassando lo sguardo. Non riuscivo a guardarlo. Ian iniziò a sciogliere il fiocco. << Non devi sentirti in imbarazzo. Non con me. Non dopo tutti questi mesi insieme >> mi rassicurò. Il fiocco fu sciolto e il mio seno fece bella mostra si sé. Inumidendosi le labbra, Ian sfilò il completo dal busto per poi farlo scivolare lungo le gambe, lasciandomi completamente nuda davanti a lui. << Sei bellissima >> disse in tono roco facendomi arrossire. Mi prese le mani e ci avvicinammo al letto. Delicatamente mi fece sedere mentre lui rimase in piedi davanti a me. Poggiando le mani sul materasso di lato ai miei fianchi, inclinò il busto verso di me prendendo a baciarmi il collo fin giù, alla spalla, e viceversa.
<< I-Ian>> dissi sfilandogli la maglia. Finii con le spalle contro il materasso con Ian steso su di me. Pochi minuti e anche Ian fu spogliato dei suoi abiti. Eravamo impazienti di essere un unico corpo, di sentirci profondamente. Nel momento in cui Ian prese a muoversi in me, mi sentii al meglio. Quello era il mio posto felice con la persona che amavo. Non avrei desiderato niente di più, niente di meno. Solamente lui.Le sue spinte si fecero sempre con maggior vigore fino a quando entrambi non giungemmo all’orgasmo che ci lasciò boccheggianti.
Restammo in silenzio. Fronte contro fronte. Bocca contro bocca.
<< E’ l’ora di andare a dormire visto che sono le 5 del mattino passate >> disse lasciandomi un bacio sulla punta del naso non appena riprendemmo a respirare regolarmente. Si risistemò accanto a me e mi strinsi al suo petto.
<< Buonanotte allora >> dissi inspirando il suo odore.
Ridacchiò. << Buonanotte. Ti amo >>
Annuii impercettibilmente. << Lo penso anche io >> mormorai. Tuttavia non seppi mai quale fosse il vero significato di quelle mie parole.


 


Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ehm.. *tossisce* Buongiorno.. Scusate le 3 ore e passa di ritardo ma la sottoscritta è tornata giusto ora a casa da ieri pomeriggio ^^" Da me era festa e ci sono stati i fuochi d'artificio per cui ho fatto la nottata xD Del tipo che ho dormito dalle 6 alle 8 del mattino e poi dalle 9 alle 14 xD
Coomunque.. Ve lo avevo detto che Gennaio avrebbe dovuto farsi accendere qualche lampadina.. Il compleanno di Ian! Povera Andrea che si è andata a fidare di Nina xD E' finita dentro un Sexy Shop ù.ù Però ha preso una cosa bellina --> Andrea's Lingerie  E il nostro caro Ian ha apprezzato ù.ù La versione estesa della notte tra i due verrà pubblicata domani.. Per cui occhio a EFP ;) E chiudo dicendo.. Frase ambigua quella di Andrea..
Prossimo capitolo sembra a Dicembre.. Di cosa parlerà secondo voi?
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti :) Per qualunque cosa vi ricordo il gruppo L'angolo di " _A Twist In My Story_ "
A Domani con il Missing e a Lunedì con il Capitolo :)

°°Angolino Pubblicità°°
Non l'ho mai fatta ma mi piacerebbe se qualcuno di voi leggesse le storie di Lisa_Pan.. La mia dolce metà *__* Scrive una storia su Peter Pan ed una su gli Incubus .. Lo ammetto, non conosco questo gruppo ma come storia mi piace :)

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Capitolo 23
*** Capitolo o22 ***



Video Trailer

Capitolo 22

 

Seduta sul davanzale della finestra della sala di Ian, guardavo l’esterno dell’abitazione. Tutto era bianco. Le case, le strade. Ogni cosa. Qualche giorno dopo il compleanno di Ian, il tempo ad Atlanta era peggiorato portando il freddo, oltre che alla neve che aveva ricoperto tutta la città. Di conseguenza le riprese avevano subito delle variazioni. Fummo, infatti, costretti a girare le scene interne e spostare quelle esterne a quando il tempo non si sarebbe rimesso. Poggiai la mano contro il vetro e il contatto con la superficie fredda mi fece rabbrividire. “Menomale che il camino è acceso”.  Con il respiro feci appannare una parte del vetro e ci scrissi qualcosa sopra.
<< Perché invece di stare là seduta a sporcarmi il vetro, non vieni qui a darmi una mano con le decorazioni? >> esclamò Ian.

Sbuffando voltai il capo verso la sua direzione. In piedi su di una scala, Ian era intento ad addobbare l’albero di Natale. Ricordavo ancora quando lo riportò a casa qualche giorno fa.

*Inizio Flashback*
Avevo appena finito di prepararmi per uscire a cena con i ragazzi quella sera. Come al solito, a prendermi sarebbe venuto Ian. Misi il profumo quando il mio telefono vibrò.

“From: Ian
Spero che tu sia pronta. Tra cinque minuti sono da te. Ah, ho qualcosa che potrebbe piacerti. Ti amo.”

Pochi minuti dopo, un secondo squillo del telefono mi avvisò che Ian era arrivato. Presi le mie cose ed uscii in fretta. Ero curiosa di sapere di cosa stava parlando. Raggiunsi la macchina e salii.
<< Buona sera! >> esclamai sporgendomi verso di lui per baciarlo. Lui, dopo aver contraccambiato il bacio, mi sorrise. << Allora, questa cosa che potrebbe piacermi? >>
<< Sta a casa mia. Se vuoi, visto che siamo in orario, possiamo fermarci da me così lo vedi >> suggerì. Annuii, ormai la pulce nell’orecchio me l’aveva messa, tanto valeva andare fino in fondo con la cosa.

Una volta giunti a casa sua, Ian  mi coprì gli occhi con le mani. << Non sbirciare >>.
<< Così cado! >> protestai.
<< Ti guido io, non cadi >> disse continuando a camminare. Riconobbi le scale del porticato quando fui costretta a farle. << Ora – sentii il  rumore della porta che veniva aperta – conta fino a cinque e poi apri gli occhi. Ok? >>. Ian lasciò la presa su di me. << Cinque.. quattro.. tre.. due.. uno.. apri gli occhi! >> disse con voce entusiasmante.
Con gli occhi chiusi, sorrisi. “Chissà cosa sarà?”. Lentamente aprii gli occhi e per poco non mi strozzai. Posto al centro della sala c’era un abete. Alzai un sopracciglio, dubbiosa. << Un abete? >>
Ian, dal canto suo, era ancora sorridente. << Mancano pochi giorni a Natale e ho pensato che era il caso di comprarlo prima che finissero tutti quelli più belli >>.
*Fine Flashback*

Il fatto che poi smontai Ian dicendogli che non lo avrei aiutato a fare l’albero fu un’altra cosa. Scesi dal davanzale solo per mettermi meglio seduta in modo da avere il corpo rivolto verso di lui. << Mi pareva di essere stata chiara >>.
Ian sbuffò. << Certo, certo. “Io non ti aiuto nel fare l’albero”, me lo ricordo ancora >> disse imitando la mia voce.
Sorrisi. << E allora perché insisti? >>
 << Perchè si. Voglio fare l'albero con la mia ragazza. Con te >> disse deciso.
Odiavo quando usava questa cosa. Mi urtava i nervi e lui lo sapeva benissimo. Ma come ogni volta gliela diedi vinta e mi alzai, raggiungendolo. Forse era proprio per questo che continuava a farlo. “Appunto mentale: non farsi più abbindolare da Ian e dalle sue parole”. << Che coloreti serve? >> dissi abbassandomi verso lo scatolone.
<< Ho messo la rossa, la gialla e la blu. Passami la verde >>
Cercai in mezzo a tutte le palline una verde. Finalmente la trovai solo che nel cacciarla cadde a terra una seconda pallina, che si ruppe. “Maledizione!”.
<< Andrea, le palline! >> disse a mo’ di rimprovero.
Presi un lungo respiro. << Ian non iniziare a giuro che a rompersi non saranno solo le palline dell’albero >> dissi con tono sarcastico, fulminandolo con gli occhi. Alzò lo sguardo verso il soffitto borbottando qualcosa che non compresi.

Passarono in totale silenzio alcuni minuti. Fui la prima a porre fine a ciò, ma solo per avvisarlo che le decorazioni erano finite. Ian scese la scala ed iniziò a richiudere i vari scatoloni. Se c’era un’altra cosa che non sopportavo era quando metteva il muso. Dio, peggio dei bambini! Alzai per pochi secondi lo sguardo al cielo. “Uomo complessato peggio di Damon!”. Sbuffai. << La smetti? >>
Lui mi guardò come se non sapesse di cosa stessi parlando. << Dici a me? >>
<< No, guarda! Dicevo alla fatina dai capelli turchini! >> risposi ironica.
Lui si guardò intorno. << Peccato! Me la sono persa >> e tornò ai suoi scatoloni.

Mi grattai la fronte leggermente nervosa. << Ian, siamo solo io e te in questa casa. Secondo te, a chi dico? >>
<< Beh, chi me lo dice che non vedi fantasmi come Jeremy o qualche amico immaginario?
 >> disse scrollando le spalle.
Lo guardai scioccata. << Punto 1.. non sono scema da vedere fantasmi o amici immaginari. Punto 2.. smettila che mi urti quando fai così! Sei un bambino! Punto 3.. Non mi piace fare l’albero per il semplice fatto che non mi piace il Natale! Contento adesso? >> esclamai alzando la voce.
Ian corrugò la fronte. << Non ti piace il Natale? >>
<< No. Una volta, ora non più >>
<< Perché? A tutti piace il Natale >> e così dicendo si avvicinò a me. << Che senso ha? >>
Mi allontanai da lui, tornando alla finestra. << Da bambina mi piaceva il Natale. Non vedevo l’ora di fare il presepe e l’albero con papà. Poi, poco a poco, ogni Natale era sempre diverso. Lo spirito natalizio non era più quello di quando ero bambina. Arrivò, poi, il giorno che smisi di interessarmi al Natale. Si, ok, lo festeggiavo, facevo i regali e ringraziavo se ne ricevevo ma.. – sospirai guardando fuori – ormai era diventato un giorno come un altro. Niente di più e niente di meno >> dissi alzando le spalle.
Ian si avvicinò a me, mettendosi alle mie spalle, e mi circondò la vita con le braccia. << E qui sbagli. Il Natale non è un obbligo, un vincolo o chissà cosa. Non è nemmeno quello che ci fanno vedere in televisione o sui giornali. – poggiò la guancia contro la mia nuca – L’albero, il presepe sono nati per riunire intorno a sé la propria famiglia o, per chi non l’avesse, gli amici, i conoscenti. Persone che hanno reso speciale la nostra vita >> strinse la presa sulla mia vita. Dal riflesso dello specchio, lo vidi corrugare la fronte. Lo faceva spesso, specialmente se pensava a qualcosa di veramente importante. << Il Natale serve a ricordarci come dovremmo comportarci ogni santo giorno. Tuttavia ce ne scordiamo e addio i buoni propositi. – ridacchiò – Il Natale non può non piacere. Può non piacerti l’idea, la concezione che ci hanno dato di esso ma non il Natale in sé per sé >> concluse facendomi girare verso di sé. << Non ti prometto che da un momento all’altro ti farò innamorare del Natale, ma ti prometto che questo Natale ti piacerà un po’ di più >>. Sorrise prima di baciarmi.
Durante il bacio gli accarezzai la guancia. << Odio il romanticismo. Odio le coppie appiccicose. Odio il continuo sussurrarsi parole carine e dolci all’orecchio. Mi sale il diabete ma.. – lo guardai negli occhi – Dio, non riesco ad odiare tutto ciò se sei tu a dirmele. E.. Mi fido di te. Voglio che questo Natale sia speciale. Rendimelo speciale >> dissi senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Lui sorrise e fu uno dei sorrisi più belli che mi avesse mai fatto. << Non dubitare >> e subito si rifiondò sulle mie labbra.
<< Amore mio >> mormorai dopo vari baci. Percepii Ian irrigidirsi. Lo guardai preoccupata. << Ian cosa.. ? >>
<< Come mi hai chiamato? >>
<< Ian? >>
<< No! Prima >>
Lo guardai confusa. Cosa volevo che gli dicessi? Iniziai a pensarci. “Come l’ho chiamato?”. Stavo per gettare la spugna quando ricordai le parole che avevo usato. “Amore mio”. Non me ne ero resa conto, era stata una cosa spontanea. << Amore mio? >> dissi timorosa.
Gli occhi di Ian si accesero a quelle parole. << Ripetilo >>
<< Amore mio >>. Appena lo dissi Ian mi baciò. << Amore mio >>. Un altro bacio. << Amore mio! Amore mio! >> iniziai a ripetere dopo ogni bacio.
<< Non smettere di dirmelo. Mai >> disse Ian mentre mi prese a cavalcioni e mi condusse sul divano. Per quella sera avevamo finito di mettere gli addobbi. Ora c’era di meglio da fare. E stavolta contavamo solo io e lui.


<< Dove sono i piatti? >> urlai dalla sala mentre finivo di prendere i bicchieri dalla cristalliera. Era così arrivata la Vigilia di Natale. Sebbene saremmo dovuti andare a casa dei genitori di Ian, all’ultimo eravamo, o meglio, Ian era riuscito a spostare la cena a casa sua. Sarei stata meno agitata stando in un luogo che conoscevo, così mi spiegò lui.
<< Nel mobile accanto al divano. Prendi quelli in basso a destra >> urlò a sua volta Ian dalla cucina. Cenando tutti a casa sua, volle cucinare lui. Non mi fece neanche entrare in cucina. “Off Limits” così aveva scritto sul foglio appeso alla porta.
Feci come mi disse e presi dal mobile il servizio di piatti. Ian era peggio di una donna in fatto di servizi di piatti, di posate o di bicchieri. Scossi il capo e guardai l’ora. “Le 19.20”. Tra un’ora circa sarebbe arrivata la famiglia Somerhalder e io dovevo finire di prepararmi. Stava salendo l’agitazione. Decisi di non pensarci e sistemai i piatti. << Quanti ne siamo? >>
<< Undici! >>
Iniziai a sistemare i piatti. “Io.. Ian.. La madre di Ian, il padre, il fratello, la sorella con il marito.. Jaxon.. Ruby.. Aspetta!” << Ian, scusami, quanti siamo? >>
<< Undici >>
Iniziai a farmi un piccolo conteggio nella mente. Non mi tornavano i conti. << Ian, come facciamo ad essere undici? Tu ed io, e siamo due. La tua famiglia, e siamo 7. Ruby e Jaxon. Nove, anche se posso dire otto, visto che Robyn porta il seggiolone per la piccola. Me ne mancano due >>
La risposta di Ian non arrivò subito. << Ci sono due amici di famiglia >>.
Annuii anche se quella risposta non mi convinse e continuai. 

Una volta finito, corsi al piano di sopra avvisando Ian che andavo a farmi una doccia e a prepararmi. C’era qualcosa che non mi aveva convinto nella risposta che avevo ottenuto. “Amici di famiglia. Bah!”. Non gli diedi troppo peso in quanto era tardi. Entrai così nella doccia e velocemente mi lavai. Appena uscii mi avvolsi nell’accappatoio, mi tamponai i capelli eliminando l’acqua in eccesso e mi diressi in camera dove avevo preparato precedentemente gli abiti da indossare. Misi un completo intimo di pizzo nero. Sopra una maglia lunga rossa con maniche a tre quarti ed un pantacollant nero. Ai piedi calzai della ballerine rosse. Presi da un piccolo porta gioie un paio di orecchini pendenti ed una collana. Per finire mi spruzzai addosso alcune gocce di profumo. Un’ultima occhiata allo specchio e feci per uscire dalla stanza quando vidi il mio ferma capelli a forma di rosa rossa. La presi e mi sistemai i capelli fermandoli con esso. Ora potevo andare.

Raggiunsi Ian al piano inferiore. Finalmente era uscito dalla cucina, infatti, stava sistemando le bevande sul tavolo. << Credevo non uscissi più dalla cucina >> dissi avvicinandomi a lui.
Si girò a guardarmi. << E’ quasi l’ora e la famiglia Somerhalder sa essere molto puntuale. – sorrise – Sei bellissima, te l’ho mai detto? >>
Finsi di pensarci. << Così tante volte che se continui finirò per crederci >> dissi sorridendo e avvicinando il mio viso al suo per baciarlo.
Mancavano pochi centimetri alle nostre labbra per toccarsi quando il campanello della porta ci fece bloccare. Ian abbozzò un sorriso. << Te lo avevo detto che sanno essere molto puntuali >>. Mi baciò la fronte e si allontanò da me per andare ad aprire la porta.
Il mio cuore, intanto, aveva preso a battere furiosamente. Avevo paura di non piacere alla famiglia di Ian. Se non gli fossi piaciuta? Se avessero reputato che stavo con il figlio solo per la fama o i soldi? Iniziai a respirare affannosamente mentre mi torturavo le dita delle mani. “Calma Andrea. Puoi farcela!”. Presi un lungo respiro quando giunsero alle mie orecchie voci che non conoscevo. Mi avvicinai alla  porta della sala e rimasi lì, sulla soglia. Ad entrare per prima fu la madre di Ian. Era una signora molto giovanile, alta più o meno quanto me. Appena vide il figlio, lo abbracciò.
<< Tesoro quanto mi sei mancato! >>
<< Anche tu mamma >> rispose un Ian sorridente.
Subito dopo ad entrare fu il padre che, appena vide il figlio, gli diede una pacca sulla spalla. << Ian! >>
<< Ciao papà. Ma gli altri non sono venuti con voi? >>
<< Stanno parcheggiando. – disse il padre che poi mi vide – Ma questa fanciulla è la famosa Andrea? >> chiese il padre di Ian, facendomi arrossire. Anche la madre di Ian spostò lo sguardo su di me. Stando in disparte non si erano accorti della mia presenza. Cercai di sorridere calma.
Ian mi guardò sorridendomi come per infondermi coraggio e tranquillità. E ci riuscì. << Mamma, papà – iniziò Ian avvicinandosi a me, fino a che non mi cinse i fianchi con un braccio – lei è Andrea. Andrea, loro sono i miei genitori >>
Mordendomi le labbra, spostai lo sguardo su di loro. Fu il padre a venirmi incontro con una mano tesa. << Piacere Andrea, io sono il padre di Ian >>
<< Piacere mio di conoscerla signor Somerhalder>> gli strinsi la mano.
<< Signor Somerhalder? Non serve che mi dai del Lei. Chiamami Robert >> disse sorridente.
<< Ci proverò >> abbozzai un sorriso e spostai lo sguardo sulla madre. “Dio abbi pietà di me!”. La madre di Ian mi guardò a lungo. Più che guardarmi, mi stava squadrando dalla testa ai piedi. Brutto segno, bruttissimo segno. Abbassai subito lo sguardo e timorosa lo alzai guardando Ian al mio fianco. Mi strinsi di più a lui. Sul viso della madre di Ian comparve un piccolo sorriso. Si era forse resa conto che la sua presenza mi metteva in soggezione? Alla fine, come aveva fatto il marito, anche lei mi tese la mano. << Io sono Edna, la madre. Tu, quindi, saresti la ragazza che avrebbe fatto perdere la testa a mio figlio? >>
Non sapevo come intendere quella domanda: pura curiosità o dietro di essa celava altro? “Oh, andiamo Andrea! Falle vedere chi sei!”. << Così dicono >> risposi prima che il campanello della porta suonò ancora. Questa volta a comparire dalla porta furono la sorella di Ian con il marito ed i figli, ed il fratello. Entrambi andarono ad abbracciare Ian. Poco dopo in braccio a lui andarono Jaxon e Ruby. Lo guardai per qualche minuto. Ian sarebbe stato  un ottimo padre.
<< Robyn, Bob vi presento anche a voi Andrea >>.
La sorella di Ian mi venne ad abbracciare e rimasi stupita da quel gesto. Infatti, non appena si staccò, la guardai un po’ stupita. << Finalmente ti conosco! Ian mi parla sempre di te e mi sembrava di conoscerti – disse senza smettere di sorridere – Scusami se sono stata troppo avventata >>
<< Oh, no. Non serve che ti scusi, anzi mi ha fatto piacere. E sono contenta anche io di conoscerti >>.

Fu la volta poi del fratello di Ian. Dio, in foto era una cosa, dal vivo era un’altra. Se facevo fatica a resistere agli occhi di Ian, quella sera avrei fatto fatica anche con gli occhi del fratello. << Piacere Robert, ma tutti mi chiamano Bob >>
<< Piacere mio, Bob>> dissi sorridendo. Ian, che aveva posato Jaxon a terra e Ruby alla sorella, ritornò al mio fianco.
<< Ci andiamo ad accomodare intanto, che.. >>. Non completò la frase perché venne interrotto da qualcuno che gli tirò alcuni piccoli strattoni al pantalone.
<< Zio, non ci presenti? >> chiese Jaxon con le guance gonfie.
<< Campione hai ragione >> disse Ian scompigliandogli i capelli ricci e biondi. << Andrea.. >>
<< Io sono Jaxon. Piacere di conoscerla signora >> disse il bambino che si era avvicinato a me. Una fitta al cuore mi venne sentendo la parola signora. D’accordo che i bambini chiamavo signora o signore chiunque, ma sentirselo dire era sempre una pugnalata al cuore.
Mi piegai sulle ginocchia in modo di essere più o meno all’altezza di Jaxon. << Ciao Jaxon. Io sono Andrea e sono molto contenta di conoscerti >> gli sorrisi dandogli un buffetto sul naso.
Il bambino sorrise. << Posso chiamarti Andy? >>. Io annuii sorridente. Il bambino si sporse verso di me lasciandomi un bacio sulla guancia per poi tornare vicino alla madre. Mi toccai la guancia sorridendo ampiamente.
<< Questa piccolina invece è Ruby >> mi disse Trevor, il marito di Robyn. La bambina venne presa tra le mani della madre che si avvicinò a me. << Perché non provi a tenerla in braccio? >> mi chiese porgendomi la bambina.
La guardai spalancando leggermente gli occhi. << Io.. >>
<< Dai >> insistette lei fino a quando non mi lasciò tra le braccia la bambina. << Tienila così, ecco. Brava! >>
Le sorrisi posando lo sguardo, poi, sulla bambina. Era bellissima. Aprì i piccoli occhi e, dopo aver guardato la madre, se li stropicciò. Aveva degli splendidi occhi color nocciola e quelli si posarono su di me, guardandomi curiosa. La piccola iniziò a muovere le manine verso il mio viso fino a toccarmelo. Prese, poi, una ciocca dei miei capelli giocandoci. << E bellissima, Robyn>> dissi estasiata.
Quando riconsegnai la bambina alla madre, trovai Ian intento a fissarmi. Negli occhi una strana luce incorniciava il sorriso presente sul suo viso. Chissà a cosa pensava.

Ci spostammo poi nella sala e ci sedemmo sui divani. I genitori di Ian si sedettero davanti a me sul divano, la sorella sulla destra ed il fratello sulla sinistra. Ian invece era seduto sul tappeto al centro dei divani a giocare con Jaxon. Era divertente vederlo giocare. Si vedeva proprio che viveva per la sua famiglia, per i suoi nipoti. << Tu hai dei nipoti, Andrea? >> chiese la madre di Ian all’improvviso.
Quella domanda mi colse impreparata. << No. Sono figlia unica per cui non so cosa vuol dire avere dei nipoti o famigliari più piccoli. Mi piaceva badare ai cugini o alle sorelline dei miei amici ma.. – scrollai le spalle – più di questo no >>
<< Tuo padre e tua madre cosa fanno? >> continuò lei. “Diamo il via all’interrogatorio”.
<< Mio padre è un ex comandante dell’esercito, mia madre professoressa di lingue >>.
<< Tu, invece, che fai? >>
Guardai involontariamente Ian in cerca di aiuto ma lui, ancora una volta, mi sorrise. << Al momento mi trovo qui ad Atlanta impegnata con le riprese di The Vampire Diaries. Però in Italia quando posso aiuto mia madre e seguo l’università >>
<< Come mai stai con mio figlio? >>. Ecco la domanda da un milione di dollari.
<< Mamma! >> esclamarono in coro Ian, Robyn e Bob mentre Robert interveniva con un << Edna! >>
<< Che c’è? Voglio sapere con chi ho a che fare >>
<< Mamma stai esagerando, basta. Su Andrea sai già tutto quello che devi sapere >> rispose Ian leggermente piccato.
<< Ian non preoccuparti. E’ normale che faccia questa domanda, tiene a te. E poi – sorrisi leggermente – come domanda me l’aspettavo >>. Prendendo un lungo respiro, guardai la madre di Ian. << Non sto con lui né per i soldi, né per la fama o perché è un attore. Quella è forse la parte di lui che mi interessa o piace meno. Sto con lui perché è buono, generoso dentro. Ha grandi valori dentro di lui, valori che al giorno d’oggi sono difficili da trovare. E’ un uomo che non ha paura di dire come la pensa o di fare quello che vuole. – lo guardai sorridendogli – Ama tutto quello che lo circonda dall’universo al singolo individuo. Non è da molti interessarsi al pianeta, all’ambiente per amor proprio e non per i soldi o altre stupide cose materiali. Lui lo fa perché vuole farlo, perché lo reputa giusto. E’ un uomo da stimare in tutti i suoi aspetti >> conclusi scrollando le spalle guardando la signora Somerhalder che, dal canto suo, mi guardò con sguardo intenso. Mi stava ancora studiando, ne ero sicura.
<< Sei, dopo Nina, la prima ragazza che vede Ian per quello che è realmente e non per quello che si vede dai giornali. Ne sei innamorata? >>. Se quella di prima la reputavo una domanda difficile, beh, questa era peggiore.
<< In tutta sincerità, non posso dirle di amarlo per il semplice fatto che non l’ho detto ancora neanche a lui. Non dico di non amarlo anzi, quello che provo per lui è molto vicino all’amore, vicinissimo ma sono una persona complicata. Non credo nel Ti amo detto così per dire. Credo, però, nel Ti amo detto dopo lunghi giorni di attesa. Credo al Ti amo che viene detto spontaneamente, senza pensarci. Il Ti amo che ti smuove tutto il tuo organismo. – feci una pausa, corrugando la fronte – Voglio dirglielo quando sarò sicura che al mio Ti amo entrambi ci crederemo. Non voglio prenderlo in giro per cui.. Sono sulla strada per innamorarmi totalmente di Ian, signora Somerhalder>>
Lei annuì, mostrandomi un ampio sorriso. << Per me va bene così. – si alzò avvicinandosi a me – Benvenuta in famiglia, cara >> disse sorridendomi. Mi alzai e mi lasciai abbracciare.
Fu Bob a porre fine a quel momento. << Non per qualcosa ma io avrei fame >>. Ridemmo tutti.
<< Chi aspettiamo? >> chiese la madre. Quella domanda mi lasciò un po’ spiazzata. Ricordavo che Ian mi aveva detto che, oltre a noi, ci sarebbero stati due amici della sua famiglia. Allora come era possibile che la madre non lo sapesse? Che fosse una sorpresa per loro? 

Ian non rispose per il semplice fatto che il campanello suonò.
<< Sono appena arrivati >> disse Ian scattando in piedi per andare ad aprire la porta. Pochi secondi dopo, Ian rientrò. << Gli ultimi ospiti sono arrivati. Prego accomodatevi >>. Perché stava usando il Voi? Se erano amici di famiglia non avrebbe dovuto usarlo, eppure.. Quando le due figure comparvero dalla porta, persi un battito, spalancai la bocca e sgranai gli occhi. << Mamma, papà, ragazzi, vi presento il Signor e la Signora Belmonti, i genitori di Andrea >>.

 
 

( Continua.. )

 

 

Spazio Autrice ( per modo di dire )


Ma buongiorno! Come state? Io così e così.. Ho la tosse -.- Inoltre sto in piena cascia.. Sono stata sveglia fino alle 3 e mezza per vedere Blue August, il programma condotto da Ian, su internet.. A parte che invece delle 2, è iniziato alle 3 -.- e per giunta di Ian manco l'ombra solo pesci pesci pesci -.-""""
Cooomunque passiamo al capitolo.. Ho dovuto spezzare il capitolo perchè mi sarebbero uscite 8 pagine ^^" A dicembre, dopo il compleanno di Ian, viene natale! Tataaaaan xD  Andrea ha conosciuto la famiglia Somerhalder e ha dovuto fare i conti con la madre di Ian, Edna.. Coomunque.. Andrea è un tipino... si sta lasciando un pò andare.. inizia a voler del romanticismo e ha finalmente chiamato Ian "Amore mio".. Dio sia lodato.. Abbiamo capito cosa tramava Ian per Natale.. Devo però ringraziare la mia Lisa_Pan per il pro Natale.. Senza di lei non avrei saputo cosa scrivere visto che avevo solo i contro :/
Ringrazio chi ha letto, le 6 splendide persone che hanno recensito ( grazie a voi ho toccato la soglia delle 100 recensioni arrivando a 104 *___* ), chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere le vostre opinioni..
Ci risentiamo Venerdì con la seconda parte.. ;) e vi ricordo il gruppo L'angolo di " _A Twist In My Story_ "
Ah.. Ricordo che sabato è stato postato un primo missing moment ;)  

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Capitolo 24
*** Capitolo o23 ***



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Capitolo 23

 

 


Quando le due figure comparvero dalla porta, persi un battito, spalancai la bocca e sgranai gli occhi.
<< Mamma, papà, ragazzi, vi presento il Signor e la Signora Belmonti, i genitori di Andrea >>.
Non badai alle parole di Ian. Ero troppo presa dal guardare sulla soglia della sala mia madre e mio padre. No, doveva essere tutto un sogno. Loro... Loro non potevano essere lì. Loro dovevano essere in Italia, a casa... Mi alzai di scatto dalla poltrona e corsi ad abbracciare i miei genitori.
<< Mamma! >> dissi gettando le braccia al collo di mia madre, stringendola a me.
<< Bambina mia, come mi sei mancata! >> disse sentendo che si stava commuovendo.
<< Anche voi, tanto. Tantissimo! >> le riempii il viso di baci. Sciolsi l’abbraccio da lei e mi lanciai su mio padre. << Papo! >> dissi ormai con voce rotta dalle lacrime mentre affondavo il viso nel petto di mio padre.
Lui mi strinse a sé forte. << Scimmiettina! Quanto ti sei fatta bella! >>
Una volta abbracciato anche lui, mi ripulii il viso dalle lacrime e dal trucco. “Ma chi se ne frega!”. 
Mi ricomposi e mi schiarii la voce ma prima che potessi parlare, Ian mi anticipò. << Era per questo che ti ho chiesto di restare qui ad Atlanta per Natale >> mi sorrise lui.
Mi morsi il labbro prima di mimargli un grazie.
<< Bene, ora che siamo tutti, andiamo che ho fame! >> disse Bob.

Ridacchiando ci andammo a sedere. Io mi sedetti accanto a Ian. I miei ed i suoi genitori si misero l’uno di fronte l’altro in modo da potersi parlare e presentare. Mangiammo benissimo. Ian era un ottimo cuoco, uno dei migliori. “Un uomo da sposare!”. Scossi leggermente il capo. A cosa andavo a pensare pure io. La cena proseguì nei migliori dei modi. I nostri genitori si trovarono d’accordo su molti punti sui quali discutevano, e ciò fu un bene.

Finimmo di mangiare anche il contorno. << Vado a prendere la frutta, scusate >> dissi alzandomi in piedi e dirigendomi in cucina. Non ancora riuscivo a crederci. I miei genitori nella stanza accanto. Ridacchiando e scuotendo il capo leggermente, arrivai in cucina. Quando stavo per prendere il vassoio con  la frutta, sentii dei passi dietro di me, così mi voltai a vedere chi fosse.
<< Mamma >> dissi sorridendole.
<< Tesoro mio, prima non ho avuto la possibilità di parlare con te. Come stai? >>
<< Bene, mamma. Benissimo >> le dissi mentre si avvicinò a me.
<< Sono contenta per te – sorrise accarezzandomi il volto – E con le riprese, come procede? >>
Posai la guancia contro la sua mano. << Tutto alla perfezione. Non ti nascondo che è stancante come lavoro ma qualcuno lo deve pur fare >> dissi scrollando le spalle. La guardai negli occhi e vidi al loro interno che qualcosa la turbava. << Mamma, che c’è? >>
Lei si umettò le labbra. << Sembri felice >>
Corrugai la fronte. << Si lo so. Ho conosciuto persone fantastiche e poi con Ian.. >> sorrisi nominandolo. Al contrario, mia madre divenne ancora più turbata.
<< E’ proprio questo che mi spaventa >>. La guardai confusa. << Non voglio che mia figlia stia male per un attore. Sai che razza di vita hanno e sono preoccupata per te >>
<< Non devi preoccuparti, sono grande abbastanza per prendere le mie decisioni >>
<< Si ma.. >>
<< Se ce ne sarà bisogno, ci sbatterò i denti contro ma fino ad allora – le baciai la  guancia – lasciami agire come reputo giusto >>. Lei annuì. << Brava la mia mammina. Ora però andiamo di là a portare la frutta >>. Presi il vassoio e mi incamminai verso la sala.
<< Mi piace >> esclamò mia madre facendomi arrestare. Voltai il capo verso di lei, guardandola con la fronte corrucciata. << Ian, dico. Mi piace >>
Sorrisi.  << A chi non piace, mamma. E pensare che se tutte le sue fans lo conoscessero realmente, e non solo per il suo essere un attore, fidati, lo amerebbero ancora di più >>. Mi rigirai e ritornai in sala.
 

<< Signori è quasi mezzanotte – disse Ian alzandosi in piedi – e vorrei fare un brindisi se me lo concedete >>. Riempimmo tutti quanti i nostri bicchieri. << Allora vorrei innanzitutto ringraziare tutti voi per essere qui stasera. Grazie veramente perché state rendendo questa serata memorabile. Vorrei ringraziare specialmente i genitori di Andrea per aver accettato di venire ed essersi fatti un lungo viaggio in aereo per fare questa sorpresa alla loro figlia. Andrea, – mi guardò – quando ho chiamato a casa tua per mettermi d’accordo con loro, a rispondere è stato tuo padre. Non ti nego che avevo una paura assurda, specialmente quando gli ho detto che ero il tuo fidanzato. Se ti stai domandano “Gli avrà fatto il terzo grado?”, si, mi ha fatto il terzo grado >>. Ridacchiai. Mio padre sapeva mettere paura quando voleva. << Ma dopo un primo momento di incertezza, tutto è venuto da sé. Vorrei dirvi – Ian tornò a guardare i miei genitori – che avete una figlia splendida. E non lo dico tanto per fare bella figura. Lo dico perché è così. E’ una ragazza forte, determinata ma allo stesso tempo può essere fragile ed insicura. E’ intelligente, è tutto quello che potevo volere da una persona. Per cui grazie per aver messo al mondo una ragazza come lei >> finì lui, guardandomi. Sentivo gli occhi pizzicare. Avrei voluto menarlo davanti a tutti, avrei voluto baciarlo davanti a tutti, farlo mio davanti a tutti. Strinsi le labbra e chiusi gli occhi per non piangere.
<< E’ mezzanotte >> esclamò Edna.
<< Oh, beh allora… Cin cin e Buon Natale! >> disse Ian alzando il bicchiere dando il via al brindisi.
Finii di brindare con tutti e con la scusa di fare una telefonata, uscii fuori alla terrazza. Pochi minuti dopo qualcuno aprì la porta-finestra, raggiungendomi. Non mi fu difficile capire chi fosse.
<< Mi hai stupita, sorpresa. Non credevo che qualcuno potesse farmi una sorpresa del genere >>
<< Sono stato bravo >>. Quella di Ian non fu una domanda, bensì una affermazione.
<< Molto e te ne sono grata >>
<< Quando mi parlavi dell’Italia e dei tuoi genitori, i tuoi occhi diventavano sempre lucidi per cui non mi è stato difficile capire cosa ti sarebbe piaciuto avere come regalo. Tu non chiedi mai. Ho dovuto agire e basta, come fai tu >>
Mi voltai verso di lui. << Vorrei dirti tantissime cose. Cose che neanche io credevo di poter mai dire o pensare ma l’unica cosa che riesco a dirti è che io non ho preso nessun regalo perché ci eravamo ripromessi di non farceli. Mi sto sentendo una stupida >> abbassai lo sguardo verso le ballerine.
Le braccia di Ian mi cinsero in un dolce abbraccio. << Non dovevi farmi nessun regalo. Questo è stato una piccolissima cosa. Io ho te e questo è il miglior regalo che potessi avere. So che ora e anche prima, nel brindisi, sono stato decisamente molto romantico, forse troppo per i tuoi gusti, ma non riesco a fare altrimenti con te. Sei il mio tutto e voglio che continui a ricoprire questo ruolo. Ora e per sempre >>. Allentò la presa quel tanto che bastò per far incrociare i nostri sguardi. << Ti amo e non smetterò di dirtelo >> e mi baciò. Fu qualcosa di intenso, passionale ma allo stesso tempo fu dolce e romantico. 
Il contatto della sua pelle contro la mia mi provocò un formicolio che si estese in tutto il corpo accendendo il mio desiderio. La sua mano si mosse sicura tra i miei capelli attirandomi a lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fecero sfuggire un gemito. I suoi occhi azzurri erano puntati nei miei e mi imprigionarono, facendomi perdere il senso dell'orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove esistevamo solo noi due.
Spinta dal desiderio appoggiai le miei mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel punto mi baciò con tenerezza e trasporto e non potei fare a meno di sciogliermi a quel contatto, tanto da far cedere il mio corpo contro il suo, che mi accolse stringendomi contro il suo petto, dove sentivo battere il suo cuore, alla stessa velocità del mio.
Senza che me ne resi conto, mi trovai bloccata tra il suo corpo e la ringhiera della terrazza. Le sue labbra si spostarono sul collo iniziando, poi, a mordere fino a che non lo percepii succhiarne un lembo di pelle. Gemetti stringendo una mano tra i suoi capelli. Mi fece sedere sulla ringhiera e si sistemò tra le mie gambe. Le sue mani scesero ad esplorare il mio corpo mentre le mie rimasero tra i suoi capelli e sul suo collo. Sentii una mano soffermarsi sul seno da sopra la maglia. L’altra, invece, andò a stringersi contro un mio fianco. Fu un attimo quando nella mia testa passarono alcuni flash della serata. Lo volevo mio ma dovemmo ritornare alla realtà.
<< Ian – gemetti – dobbiamo tornare dentro >> dissi con affanno. Lui però mi ignorò. << Mia.. Tua.. Madre >>.
Fu allora che Ian reagì. Schiarendosi la voce, si ricompose. << Hai ragione >>. Mi aiutò a scendere dalla ringhiera. << Spero che sia stato capace di farti piacere un po’ di più il Natale >> sorrise e prendendomi la mano rientrammo dentro, pronti a goderci ancora qualche minuto di quella splendida serata.

Il Natale passò splendidamente. L’unica nota dolente fu il fatto che i miei genitori non restarono per Capodanno ma ripartirono il 26, a Santo Stefano. Tuttavia, ci mettemmo d’accordo per il mese prossimo. Infatti mancavano poche settimane al matrimonio di mia cugina per cui decidemmo di sentirci uno o due giorni prima della partenza verso l’Italia mia e di Ian.
Passarono i giorni e giunse Capodanno. Io ed Ian avevamo deciso di passarlo a casa in quanto non ci andava di uscire. Troppo caos. Avevamo cucinato insieme. Lui le sue specialità mentre io avevo preparato alcuni piatti italiani, come le lasagne. Mi era mancato da matti prepararle e fui felicissima di sapere che ad Ian piacessero. Finito di cenare e di risistemare ci buttammo comodamente sul divano. Ian era allungato sul divano, io ero allungata sopra di lui. Con il viso posato sul suo petto, sopra al cuore, mi lasciavo coccolare dalle sue mani che, delicatamente, mi accarezzavano i capelli e la schiena. Ero così rilassata che sarei stata capace di addormentarmi ma non potevo e non volevo.
<< Ian se vai avanti così non arriverò a darti il buon anno >> biascicai prima di lasciargli un  bacio sul petto coperto dalla canotta. Sebbene fosse l’ultimo dell’anno, in casa si stava bene perché il camino riscaldava la casa.
Ian inspirò lasciandomi un bacio sul capo. << Mi stavo rilassando anche io, sai? – sbadigliò stropicciandosi poi gli occhi – Ma che ore sono? >>
Guardai l’orologio. << Manca ancora un’ora. Sono solamente le 23 >> risposi alzando il viso dal suo petto per guardarlo negli occhi. Lui mi sorrise ed io avvicinai il mio volto al suo iniziando a lasciargli tanti piccoli baci a stampo. Uno, due, tre fino a che non persi il conto. Stanco forse di quel gioco, di quei baci fugaci e superficiali, Ian, ad un tratto, bloccò il mio viso vicino al suo e, forzando le mia labbra, inserì la sua lingua nella mia bocca, intrecciandola con la mia. Gemetti contro di essa e le mie mani si strinsero ai suoi capelli, come era mio solito fare. Ian si tirò su a sedere costringendomi a mettere a cavalcioni su di lui seduta. Le sue mani corsero immediatamente ai bordi della mia maglietta levandomela e facendo apparire il mio reggiseno rosso, come da tradizione. Il suo viso finì tra il mio seno che prese a baciare. Gettai all’indietro la testa. Fu la volta delle mie mani di prendere i bordi della sua maglia e levarla. Scesi a baciargli il collo mentre le mie mani esploravano i muscoli del suo torace, scendendo, poco a poco, verso i pantaloni. Le sue mani, intanto, si chiusero contro i miei glutei che strinse deciso.
Il tempo di slacciargli la cinta e di sfilargliela dai passanti che la porta suonò. Staccai le labbra dal suo collo e guardai Ian indecisa sul da farsi. La risposta di Ian fu molto chiara e concisa. Rincollò la sua bocca alla mia, travolgendomi in un altro bacio passionale in cui le nostre lingue erano le padrone assolute. Il campanello suonò ancora, e ancora, e ancora fino a che un Ian spazientito non mi fece sedere sul divano e si alzò.
<< Giuro che ora ammazzo chiunque sia! >> borbottò risistemandosi i pantaloni. Lo guardai compiere questi gesti frettolosi, sorridendo nel vedere che effetto avessi su di lui. Si allontanò senza mettersi la maglia ed andò ad aprire. Riuscii a percepire solo il suo << Ma che diavolo.. ? >> prima che un branco di pazzi non entrò nella sala. 
I ragazzi erano venuti da noi. Scattai subito a recuperare la maglia e la indossai.
<< Oh, oh.. Mi sa che abbiamo interrotto qualcosa >> esclamò malizioso Paul prima di prendersi uno scappellotto da parte della moglie. Lo fulminai con gli occhi e vidi che in mano aveva due bottiglie di spumante. La stessa cosa valeva per Michael.
<< Mi spiegate cosa ci fate qui? >> esclamò Ian rientrando in sala.
Fu una dispiaciuta, quanto al tempo stesso divertita, Nina a rispondere. << Sapevamo che eravate rimasti a casa, avevamo pensato di farvi una sorpresa >>
Scuotendo il capo con fare rassegnato, mi alzai in piedi. << Non dovevate scomodarvi con lo spumante. Dateli a me che li metto in frigo >>. Mi feci dare le bottiglie e mi spostai in cucina. Subito dopo tornai dagli altri in sala, trovandoli comodamente seduti o sulle sedie o sui divano. Scoppiai a ridere quando vidi l’espressione di Ian. Sembrava un bambino a cui avessero appena tolto il suo dolce preferito.
<< Andrea, Ian minaccia di uccidermi! >> esclamò Paul con tono da bambino e si beccò uno sguardo omicida da parte del diretto interessato.
Cercando di non ridacchiare, mi avvicinai alla poltrona su cui ero seduto e gli cinsi le spalle con le braccia, poggiando il mento su una di esse. << Ian non minacciare di morte Paul! >> gli dissi prima di lasciargli un bacio sulla guancia. Vidi Paul ridacchiare. << Lo voglio uccidere io! >> esclamai vedendo Paul spalancare gli occhi. Tutti risero e Paul mise il broncio borbottando un << cattivi! >>.

Continuammo a ridere e a scherzare fino a quando la televisione non avvisò che mancavano solo cinque minuti.
<< I bicchieri!! >> esclamò Candice.
<< Li prendo io! Andrea, prendi le bottiglie! >> aggiunse Nina.
Corsi in cucina a prenderle. << Prese! >> dissi tornando in là.
Sistemammo i bicchieri e le bottiglie sul tavolo.
<< Ma ci pensate che anche questo anno è finito? >> esclamò uno stupito Steven.
<< Oddio Stev! Non me lo ricordare! >> rispose Nina.
Già. Quei dodici mesi erano volati. Mi sembrò ieri quando arrivai ad Atlanta, come mi sembrò ieri di aver iniziato a far parte del cast di The Vampire Diaries.
<< Ragazzi, un minuto! >> urlò euforica Candice, che saltellava battendo le mani.
I ragazzi presero le bottiglie di spumante e le agitarono un po’.
<< Ian se casca lo spumante per terra giuro che te lo faccio leccare fino all’ultima goccia. Io non pulisco! >> dissi minacciosa.
«Signori telespettatori, ecco che partono gli ultimi venti secondi!» esclamò la voce del presentatore televisivo.
<< Gli ultimi secondi! >> disse Michael.
<< 10.. 9.. 8.. 7.. 6.. >> iniziammo ad urlare tutti quanti seguendo il conteggio della televisione. << 5.. 4.. 3.. 2.. 1.. Buon Anno! >> urlammo in coro e subito gli spumanti vennero aperti. I bicchieri furono riempiti e consegnati a tutti. Ci fu il brindisi e, una volta terminato, alcune coppie presero a baciarsi.
Io avevo ancora il bicchiere leggermente pieno così come Ian. Sentii un braccio cingermi i fianchi e mi lasciai stringere da Ian. Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. << Buon Anno amore mio >> mormorai sorridendogli teneramente.
<< Buon Anno anche a te >> rispose prima di baciarmi con impeto. Una serie di fischi, di applausi e di incitamenti fecero da sottofondo costringendoci a staccare. Guardai i ragazzi ridendo mentre Ian partì alla carica iniziando a rincorrere Paul. Io e Torrey ci guardammo sconsolate ed entrambe alzammo le spalle. 
Domani sarebbe stato il primo Gennaio. Un altro anno stava per cominciare. Un altro anno pieno di sorprese, gioie e, chi lo sa, forse anche dolori. L’unica cosa di cui non potei dubitare fu il fatto che quell’anno che era appena passato sarebbe rimasto per sempre dentro di me come una scritta indelebile sopra di un muro.

 

 

 

Spazio Autrice ( per modo di dire )

Buongiorno! Come state? Io sto con la tosse e mi sciolgo poco a poco.. Pioggia, vieni a me! *balla la danza della pioggia* Inoltre sto nervosissima! Hanno detto che alla convention di Venezia di fine giugno 2012 ci sarà anche il mio fottutissimo gran pezzo di gnocco inglese alias Joseph Morgan! Devo andarci ma solo per albergo e biglietto per andare mi ci vuole un mutuo in più, ci si deve aggiunge il pass da 250 che voglio io ù.ù c'è il photoshoot *__* Sclero perchè in quel periodo sto sotto esame di stato ç_________ç Qualcuna di venezia che mi ospita? :):):):):):)
Allora.. Ecco a voi la seconda parte.. Che mi dite del capitolo? C'è stato un piccolo scambio di opinioni tra Andrea e sua madre, Cristina.. Lei è decisamente preoccupata per sua figlia e beh, non ha tutti i torti. Ed il discorso di Ian? *____* Beeello lui.. Awwww ad avere Ian come ragazzo *sospira*.. E dopo Natale non poteva che esserci Capodanno.. I nostri piccioncini lo hanno passata a casa ma proprio sul più bello si sono aggiunti gli altri ragazzi..
Prossimo capitolo è ambientato a Gennaio..... Vediamo se qualcuno indovina di cosa parlerà ;)
In questo capitolo i ringraziamenti sono obbligatori.. 11 splendide recensioni *_________* Ma io vi amo follemente ad uno ad uno.. Vi bacerei tutte se non fossi donna ù.ù Allora.. Grazie a chi ha letto, chi ha recensito <3, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare...
Ho deciso di premiarmi... domani verrà postato nella raccolta un nuovo Missing Moment ambientato la sera di capodanno... :3 :3
Per cui, a domani ;) 

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Capitolo 25
*** Capitolo o24 ***


Cap o24

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Capitolo 24

“Informiamo i passeggeri del volo AD 184 per Roma che i processi di imbarco inizieranno con 15 minuti di ritardo. Grazie e ci scusiamo per il ritardo”

Mi lasciai cadere sulla sedia dietro di me con un sonoro sbuffo. “Perché quando viaggio io c’è sempre qualche ritardo?”. Iniziai a guardarmi intorno. Era il 9 Gennaio e ci trovavamo all’aeroporto. Quel giorno saremmo partiti per l’Italia. Non saremmo andati però a casa mia o meglio, saremmo andati a casa mia ma non in quella dove abitavo regolarmente. Mio padre, essendo di Roma, aveva una casa là ed il matrimonio, per l’appunto, si sarebbe svolto nella capitale. L’aeroporto era affollato quella mattina, segno che molti erano in partenza per le vacanze. Poggiai i gomiti sulle gambe e la testa sulle mani prendendo a ricercare Ian che si era allontanato dicendo di andar a prendere la colazione al bar. Peccato che sembrava svanito nel nulla. Sbuffai nuovamente e presi il telefono per lasciare un tweet. Puntai la telecamera del telefono verso di me e mi feci una foto inquadrando anche l’aeroporto alle mie spalle.  La mia faccia diceva tutto.
Aggiunsi poi un commento:  @andi_dea_rea Italia aspettami!! 15 minuti di ritardo.. Non vogliono farmi tornare a casa!>.< “.
Riposi il telefono in tasca. Di Ian ancora nulla. “Ma è andato al Polo Sud a prendere questi caffè?”. Finalmente, però, lo vidi ricomparire. << Pensavo ti fossi perso, sai? >>
Sospirò e mi passò il bicchierone di caffè. << Lasciamo perdere. Sto sperando di aver seminato i fotografi >>. Prese un sorso del suo caffè sedendosi accanto a me. << Del volo hanno detto nulla? >>
Bevvi un lungo sorso. << 15 minuti di ritardo per l’imbarco >>.
Finii di bere il caffè e di mangiare il mio amatissimo muffin al cioccolato giusto in tempo per sentire l’altoparlante comunicare che era possibile iniziare ad imbarcarsi.

<< Andrea dai >> mi incitò Ian.
<< Arrivo, un attimo! >> dissi prendendo la valigia.
<< Hai chiamato i tuoi genitori per metterti d’accordo? >>
<< Secondo te? Credi davvero che io non li abbia chiamati? >> chiesi stizzita. Feci qualche passo e mi bloccai.
<< Andrea, che succede adesso? – chiese – Dai che facciamo tardi >>
“Ora mi ammazza”. << Ehm Ian, c’è un problema. – si girò guardandomi confuso. Mi passai una mano tra i capelli e abbassai lo sguardo – Ecco.. può essere che io abbia.. ehm.. dimenticato.. di.. chiamarli >>
<< Cosa? – chiese sbalordito – E adesso? >> disse alzando lievemente la voce.
Mi guardai intorno sperando che non avessimo attirato attenzione. << Ian risolvo tutto. Ora li chiamo >>. Presi dalla tasca il telefono e dalla borsa la scheda con il credito prepagato.
<< Andrea tra 5 minuti parte il volo e noi dobbiamo sbrigarci >>. Si girò e riprese a camminare. Lo seguii affrettando il passo mentre continuavo a chiamare i miei genitori. Finalmente, dopo vari squilli, qualcuno rispose. Mi misi così d’accordo con mio padre che ci sarebbe venuti a prendere lui per cui gli comunicai verso che ora all’incirca saremmo atterrati. 
Salimmo sull’aereo e prendemmo posto a sedere. Appena vidi dove sarei dovuta stare mi sentii quasi morire. Sentii i battiti del cuore accelerare e alcuni brividi scossero il mio corpo. Una mano si poggiò sulla mia spalla.
<< Ehi, ti senti bene? >> chiese Ian premuroso. Aprii e chiusi la bocca senza dire nulla. Alla fine scossi il capo.
<< Fi-Finestrino.. No >> dissi balbettando.
<< Hai paura dell’aereo? >> alzò un sopracciglio.
<< Ho paura di volare e dell’altezza >>. Avevo una fottuta paura. D’accordo avevo già volato per andare ad Atlanta ma avevo espressamente chiesto di essere messa nei sedili centrali e poi, all’andata, vicino a me c’era un ragazzo che molto gentilmente aveva fatto di tutto per non farmi pensare al volo.
Ian si avvicinò ad una hostess e ci parlò qualche secondo prima di tornare da me.<< Mi ci siedo io, tu siediti al mio posto >>. Gli sorrisi grata.
Quando i motori dell’aereo vennero accesi mi irrigidii. Continuai ad essere rigida anche dopo il decollo e presi a stringere il bracciolo con le mani. All’improvviso sentii un tocco caldo su una di esse. Mi voltai verso di Ian che mi guardava apprensivo.
<< Va tutto bene. Ci sono io con te, ok? >> chiese prendendo ad accarezzarmi il dorso della mano con il pollice prima di lasciarci un bacio. Gli sorrisi e poco a poco presi a rilassarmi.<< Va meglio? >>
<< Si, ora va.. meglio o almeno sto cercando farlo andare meglio >> risposi mordendomi il labbro.
Mi cinse le spalle con il braccio facendomi posare il viso sul suo petto. << Rilassati. Fatti una bella dormita, il viaggio è lungo >> mi baciò la fronte.
<< Non riuscirei a dormire >> gli risposi accoccolandomi meglio contro di lui.

<< Io so come farti rilassare >> disse poco prima di alzarmi il viso e baciarmi. Dovetti ringraziare Ian, la sua bocca perché ebbero su di me un effetto calmante. Scordai dove mi trovavo, chi c’era dentro l’aereo. Scordai persino che qualcuno avrebbe potuto riconoscerci. In quel momento contavamo solo io e lui. Si staccò dalle mie labbra, forse troppo presto per i miei gusti. << Ti sei rilassata, visto? Ora riposa, su >>. Mi risistemai contro di lui e, lasciandomi coccolare da lui e dalla sue carezze sui capelli e sulla schiena, mi addormentai.

Mi mossi leggermente aprendo gli occhi. Mi guardai intorno confusa.
<< Buongiorno o dovrei dire buonasera >> mi sorrise.
Mi stropicciai gli occhi. << Ma che ore sono? >>
Ian alzò il braccio per guardare l’orologio. << Ad Atlanta sarebbero le 13, ci vuole ancora un po’ per arrivare >>
Sbadigliai. << Lo so. All’andata ho passato quasi 12 ore in aereo. – rabbrividii – Quasi 10 ore di viaggio cosa vuoi che siano? >> dissi ironica. “Siamo partiti alle 8.. Sono le 13 circa ad Atlanta quindi..” << Oddio ci mancano ancora cinque ore di viaggio! >> esclamai sconsolata. Ian accanto a me ridacchiò e lo fulminai con lo sguardo.
<< Dai, facciamoci una foto >> disse cacciando il telefono.
<< Ian ti prego mi sono appena svegliata, sono orribile! >> dissi mettendomi le mani sul viso.
<< Dai >> iniziò a farmi il solletico ai fianchi.
<< Ok! Ok! Mi arrendo – ripresi fiato – Facciamoci questa foto >>. Mi strinsi a lui e guardai verso la telecamera. Appena sentii il rumore dello scatto mi rimisi composta.
<< Perché non mi dici qualcosa su tua cugina? Sto andando al suo matrimonio ma non so niente di lei >>
<< Oh, già. Hai ragione. Allora.. – iniziai a pensarci su – Aurora ha 23 anni ed è la figlia del fratello di papà. Siamo molto legate e, sebbene lei viva a Roma ed io dalla parte opposta dell’Italia, ci siamo sempre tenute in contatto e quando una delle due poteva, andava dall’altra. Le voglio un bene assurdo. Lei e Silvia sono le sorelle che non ho avuto >> dissi sorridendo raggiante.
<< E del futuro marito? >>
<< Simone ha 26 anni e conosce Aurora fin da quando erano bambini, un po’ come me e Chris. Sono andati a scuola sempre insieme e, beh, si vedeva chiaramente che tra loro sarebbe nato qualcosa e così è stato. Quando lui le abbia chiesto di sposarlo non lo so. Questi sono i particolari che dovrò farmi dire >>. Ridacchiai.
Continuando a parlare un po’ delle mie cugine e del resto della mia famiglia trascorremmo le rimanenti ore di volo.

“Avvisiamo i gentili passeggeri che tra 10 minuti inizieremo la procedura di atterraggio. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza. Grazie”

Alzai il capo sorridendo e mi girai verso Ian. << Siamo arrivati! >>. Mi sporsi verso di lui per vedere fuori dal finestrino. Eccolo lì nella sua maestosità il Colosseo. Ero tornata in Italia, nella mia Italia, dopo un anno. Mi morsi il labbro sentendo gli occhi pizzicare. Alla fine non riuscii più a trattenermi ed una lacrima mi bagnò la guancia. Fu Ian ad asciugarmela. << Scusa, sto reagendo come una bambina ma.. >>
<< Ma ti mancava. – concluse lui – Non devi sentirti una bambina. Questo tuo lato mi piace e mi fa impazzire. Riesco a vedere un po’ di più l’Andrea che sei >> mi sorrise e io di istinto lo abbracciai.
<< Sei importante per me, sappilo >> gli sussurrai al suo orecchio prima di baciargli le labbra.
<< Signori vi diamo il benvenuto a Roma >> esclamò la hostess.
Io ed Ian ci alzammo e scendemmo dall’aereo spostandoci all’interno dell’aeroporto.  Andammo a recuperare le valigie.
<< Dove ci aspettavano i tuoi? >> chiese Ian iniziandosi a guardare intorno.
<< Ehm a dire la verità non lo so >> gli risposi inarcando un sopracciglio. Iniziai a mia volta a guardarmi intorno quando li notai. Mamma era seduta alle sedie mentre papà, in piedi accanto a lei, teneva in mano un cartellone con scritto “Andrea.. Qui” con tanto di freccia. Sperai vivamente che nessuno avesse fatto caso a loro. << Eccoli là >> indicai ad Ian il quale, vedendo mio padre, rise. Iniziammo ad avvicinarci quando dopo pochi secondi alcune urla ci fecero irrigidire. Alcune.. No, decine.. Neanche! Un centinaio di ragazzine urlanti iniziarono a correre verso di noi. Era mezzanotte e mezza in Italia, ma santo Dio, a quest’ora le bambine non dormono? Non hanno scuola la mattina dopo? Fatto sta che ci ritrovammo bloccati.
<< Ian mi fai un autografo? >>
<< Ian posso fare una foto con te? >>
<< Ian posso.. ? >>
Furono 10 minuti di continui Ian di qua, Ian di là. Ero stanca, avevo sonno e tutto ciò mi rendeva nervosa. Stavo per urlar loro contro quando una ragazzina mi picchiettò leggermente su un braccio. Mi girai verso di lei. Aveva si e no 12 anni, con grandi occhi castani. Accanto a lei c’era una signora, probabilmente la madre. << Potrei fare una foto con lei, signorina Belmonti? >> chiese timida.
Sorrisi. Era la prima ragazzina che sentivo dare del Lei. << Certo cucciola. – dissi sorridendole – Tutte quelle che vuoi >>. La bambina sorrise e si girò verso la madre. << Come ti chiami? >>
<< Chiara >>
<< D’accordo, Chiara. Ci facciamo queste foto? >>. Lei annuì e ci mettemmo in posa mentre la madre scattava le foto. << Ora cucciola devo andare >> le diedi un bacio sulla guancia. << Ciao Chiara, buonanotte. Buona notte anche a lei >> dissi rivolta alla madre. Tornai a guardare Ian e lo trovai ancora circondato di fans. Mi avvicinai e mi feci spazio tra loro. << Scusateci ma noi ora siamo stanchi dopo 10 ore di volo. Per cui, ora, noi ce ne andiamo >> dissi prendendo la mano di Ian e tirandolo via da là.
<< Mi piace quando fai la gelosa >> disse dopo che ci allontanammo.
<< Non ti consiglio di farmi ingelosire >> lo minacciai.
Raggiungemmo finalmente i miei genitori e li abbracciai. Non ci fermammo a chiacchierare semplicemente perché io ed Ian non vedevamo l’ora di buttarci su di un letto e dormire. Raggiungemmo l’auto nel parcheggio e caricammo i bagagli salendo, poi, in auto.
<< Come è andato il viaggio? >> chiese mamma in inglese.
<< Sonno! >> risposi solamente mentre mi accoccolavo contro Ian che mi strinse a sé.
<< Bene, anche se questi viaggio intercontinentali sono sempre stancanti >> rispose invece lui.
<< Ora arrivate a casa e vi mettete a letto a riposare. Domani Ian avrà tutto il tempo di conoscere il resto della famiglia >> disse papà.

Dopo un’oretta buona raggiungemmo casa, scaricammo le valige ed entrammo in casa.
<< Wow.. Non tornavo qui da.. troppo tempo >> dissi guardandomi attorno.
<< Beh, Andrea, mostra ad Ian dove dormirete >> disse mia madre.
Stavo per fare un passo quando papà parlò. << Cara, mostra tu dove loro dormiranno. Devo parlare con Andrea >> disse. Mamma lo guardò come per dirgli ‘Quanto sei esagerato’ e poi chiese ad Ian di seguirla gentilmente. Appena salirono al piano superiore,  mi voltai verso mio padre.  << Sarò chiaro e coinciso. Non mi importa da quanto tempo state insieme né se avete fatto sesso o meno – mi irrigidii arrossendo – sotto il mio tetto e per tutta la durata del vostro alloggio, non voglio sentire un rumore, neanche il più singolo e insonoro rumore. Sono stato chiaro? >>. Lo guardai scioccata ma annuii. << Brava figliola. Ed ora – si avvicinò dandomi un bacio sulla fronte – vai a dormire che sei stanca >>.
Annuendo con fare perplesso, salii le scale dove incrociai mia madre. << Tuo marito è pazzo >> esclamai solamente.
<< Alle volte lo credo anche io >> disse sorridendo. << Buona notte cara >>
<< Notte mamma >>.
Entrai finalmente in camera. Non vidi nessuno ma poi dalla porta del bagno uscì Ian avvolto da un telo in vita. Mi guardò confuso. << Tuo padre ha minacciato di uccidermi? >>
<< No >>
<< Menomale >> rispose avvicinandosi al letto e prendendo un cambio. Mi accorsi che aveva svuotato le valige e sistemato i vari indumenti.
<< Ci ha categoricamente vietato di fare sesso in questa casa per tutta la durata della nostra permanenza >>.
Ian si girò verso di me. << Beh, ha detto in questa casa.. Possiamo tranquillamente farlo da altre parti >> mormorò malizioso.
Sorrisi a mia volta. << Ho alcuni posti in mente che.. – mi avvicinai a lui – che come idea non mi dispiace affatto >>. Una volta raggiunto, mi misi sulle punte e lo baciai. << Peccato che se scopre che tu ed io ci diamo comunque alla pazza gioia, sarà il caso che inizi a cercarti un nome da donna >> dissi ridacchiando. << Comunque vado a farmi una doccia >>. Mi diressi in bagno per lavarmi e poi tornai in camera a vestirmi. Mi coricai a letto vicino a lui. << Mi fa piacere che tu sia qui con me >> dissi stringendomi a lui.
<< E a me fa piacere che tu me lo abbia detto >> rispose prima di baciarmi la fronte. << Buonanotte >>
<< Notte >>



Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Io ancora malaticcia -.-
Coomunque.. I nostri eroi sono giunti in Italia, anche se ad Andrea tra poco veniva un infarto! Yeeeeeeeah! E sono stati anche sommersi dalle fans, specialmente Ian.. Ad Andrea non è andata giù e ha fatto la gelosa.. Sono tornati in scena i genitori di Andrea.. Sul gruppo ci sono le foto di Aurora, di Simone e dei genitori di Andrea.. Il padre di Andrea ha per giunta dettato legge.. Niente sesso sotto il loro tetto xD Allora.. ora ci saranno altri due o tre capitoli ambientati in Italia.. Questo matrimonio mi ha preso un pò di capitoli xD
Poi..Poi..Poi.. Iniziate a viziarmi.. Due capitoli fa 11 recensioni, lo scorso ne ha avute 10.. Io vi amo follemente *_____________* Grazie Grazie Grazie.. Sono le cose più belle che potessi mai leggere :) Per cui.. Grazie ai lettori silenzioni, a chi recensisce, a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare, chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. In più spero di trovare altre di voi nel gruppo che al momento conto 59 splendide persone! 
Che altri dire? Vi aspetto Venerdì ;)

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Capitolo 26
*** Capitolo o25 ***


Cap o25

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Capitolo 25

 

Fu un forte trambusto a svegliarmi. Aprii gli occhi confusa e vidi che Ian dormiva ancora. Sorrisi guardandolo e, prima di alzarmi, gli lasciai una dolce carezza sulla guancia ricoperta da un leggerissimo strato di barba. Mi piaceva il suo viso con un po’ di barba, lo faceva sembrare ancora più uomo. Mi ricordai del motivo per cui mi ero svegliata per cui mi alzai dal letto. Prima, però, di uscire mi diedi una lavata al viso. Quando uscii dal bagno, per il corridoio non c’era nessuno ma il rumore continuava ad esserci. Mi avviai al piano inferiore. Fu allora che vidi chi era la causa di tutto quel frastuono.
<< Aurora! >>
La ragazza, che stava rovistando tra le credenze della cucina, si girò verso di me con espressione spaventata. << Andrea? Oh mio Dio, Andrea! >> corse verso di me e mi abbracciò. << Quanto mi sei mancata!! Quando sei arrivata? Perché non mi hai chiamata? Quanto ti sei fatta bella! Ma lui dov’è? E’ venuto anche lui? >>
Le tappai la bocca con una mano. << Punto uno.. Stavo dormendo e sai che sono di pessimo umore di mattina.. Punto due.. Frena un po’ con le domande >>
<< E che mi sei mancata così tanto! >> disse con occhioni da cucciolo indifeso.
Le sorrisi. << Sono arrivata stanotte e proprio perché era notte non ti ho chiamata. Lui c’è e sta dormendo. Come abbia fatto a non sentire il casino che hai fatto, non lo so neanche io! >>
Lei si portò una mano sulla bocca facendo una espressione mortificata. << La zia mi ha detto di aspettare qua che aveva una sorpresa per me, solo che mi stavo annoiando e lo sai.. la noia mi mette fame >>
Risi. Per quel particolare eravamo identiche, mangiavamo per noia. Ci andammo a sedere intorto al tavolo della cucina. << Allora, donna, hai da raccontarmi come, quando, dove e perché, no perché no, Simone ti ha fatto la proposta >> dissi curiosa al massimo.
Sul viso di Aurora si aprì un grandissimo sorriso. Era follemente innamorata. << Innanzitutto eravamo usciti con gli altri ragazzi. Siamo andati a bere qualcosa e poi a giocare a biliardo. Simone era strano già da qualche giorno per cui ad un certo punto gli ho chiesto cosa gli prendeva e lui mi rispondeva sempre scocciato. L’ho mandato liberamente a quel paese e sono tornata a casa. Fatto sta che alle.. mmm.. alle 3 di notte inizia a suonare il campanello di casa. Sono dovuta correre come una pazza ad aprire prima che i miei si svegliassero. Apro e c’era lui. Come vado per chiudergli la porta in faccia, blocca la porta ad entra. Abbiamo litigato ed urlato come i pazzi, si svegliano i miei e vengono a vedere che diavolo succedeva. Urla di qua, urla di là ad un certo punto esclama ‘Sei una stupida! Io ti amo e per questo voglio sposarti!’ >>
La guardai inarcando un sopracciglio. << Devo fare i complimenti a Simone per il romanticismo! >> dissi ironica.
<< Ma smettila, donna dal cuore di ghiaccio – disse dandomi una spinta – Comunque quando ho sentito quello mi sono bloccata a guardarlo stupita. Lo vedevo trafficare con le tasche della felpa e alla fine, cacciata una scatoletta, si è inginocchiato e mi ha chiesto di sposarlo. E questo è l’anello >> concluse allungando la mano verso di me, mostrandomi l’anello.
<< E’ bellissimo Cip >> dissi abbracciandola.
<< Cip, oddio quanto mi era mancato anche questo. Finalmente Cip ha Ciop! >> disse iniziando a ridere. << Ma ora sei tu a dovermi dire di lui, del sexy e tenebroso Ian Somerhalder – sorrise maliziosa – Come è a letto? >>. “Ecco, appunto”
<< Cip, solita pervertita vedo – mi fece una linguaccia – Lui.. Lui è un ragazzo d’oro, è favoloso. È buono, gentile e premuroso. Però sa essere testardo e geloso ma per il resto.. >> dissi senza smettere di sorridere.
<< Ti ha detto 'ti amo'? >> chiese Aurora.
Annuii. << Me lo ha detto non appena ho aperto gli occhi dopo l'incidente. I giorni prima che lo avessi, io e lui avevamo litigato >>
Lei mi guardava assorta. Conoscendola, sapevo che stava riflettendo su qualcosa. << Lui ti piace, ti prende. Parli di lui con fare sognante, gli occhi ti brillano e non riesci a smettere di sorridere. - si fece d'un tratto seria - Lo ami? >>
Lo amavo? Aurora aveva ragione. Tutto di lui mi piaceva ed io era la prima a dire che quello che provavo per lui era simile all'amore. Ma ora, dopo quasi 5mesi, quei sentimenti si erano trasformati del tutto in amore? << Io.. >>
Il rumore della porta di ingresso che veniva chiusa ci fece voltare verso il corridoio dal quale comparve mia madre. << Eccomi Rory! Ma Andrea.. - alzò la sguardo incrociando il mio - Oh, sei sveglia >>. Sorrisi alzando un sopracciglio. << Ero uscita a prendere i cornetti con cui fare colazione. Tesoro ma Ian? >>. Indicai il piano superiore. << Mentre io e Aurora prepariamo il caffè, perché non vai su a svegliarlo? >>

Mi alzai dalla sedia e mi diressi al piano superiore. Entrai in camera in punta di piedi, il più lentamente possibile. Ian era disteso su un fianco con le braccia stese davanti a lui ed una gamba piegata. Il viso era rilassato con le labbra leggermente schiuse. Gattonai sul letto, avvicinandomi a lui. Mi stesi su di un fianco anche io. << Ian..ehi, su sveglia - sussurrai accarezzandogli il petto. Lui mugugnò qualcosa solamente - Ian..Som..Amore >> dissi lasciandogli piccoli baci sulle labbra. Nel giro di pochi secondi mi ritrovai schiacciata tra il corpo di Ian ed il materasso. Ridacchiai e rabbrividii per via della sua barba che strusciava sul mio collo. << Ian! >> lo rimproverai tra una risata e l'altra. Lui rimase steso sul mio corpo a baciarmi il collo. << Dobbiamo scendere. È pronta la colazione.. Ian! >> dissi prima di lasciargli un pizzicotto sul fianco.
<< Ehi così non vale! - si spostò ritornando allungato sul letto e si stiracchiò - Ma che ore sono? >>
<< L'ora di alzarsi. Mamma ha preparato il caffè e ha comprato i cornetti >>.
Feci per alzarmi ma la mano di Ian mi fermò. Mi tirò verso di lui e mi baciò. << Buongiorno - sussurrò contro le mie labbra. Sorrisi e riportai la bocca sulla sua, ritornando su di lui - Non dovevamo scendere? >> chiese tra un bacio e l'altro.
<< Si, ma avevo fame di te prima >> mormorai maliziosa prendendo a strusciarmi sul suo bacino, trovando il suo membro già eccitato.
<< Andrea - disse bloccandomi - andiamo >>. Mi baciò un'ultima volta prima di rimettermi sul letto, alzarsi e andare in bagno a lavarsi. Gli feci la linguaccia e aspettai che fosse pronto.

Dopo una decina di minuti uscì dal bagno. << Donna! Ora ti chiamerò così >>
<< Gni gni gni – mi fece il verso – Andiamo prima che i tuoi genitori pensino che tu ed io stiamo facendo altro >>
Uscimmo dalla camera e ci dirigemmo verso le scale. Andai avanti prima io e, arrivata verso la fine della scala, mi voltai verso Ian, che mi affiancò poco dopo. Gli mimai un << Pronto? >> a cui rispose con un cenno del capo. Mamma, intanto, si era già accorta di noi e, dopo che sistemò le tazzine sul tavolo, indicò me ed Ian ad Aurora che si girò non capendo. L’espressione confusa che faceva bella mostra sul suo viso lasciò lo spazio ad una perplessa che, pochi secondi dopo, si tramutò in una espressione di puro stupore. Aprì e chiuse la bocca più e più volte e la stessa cosa la fece con gli occhi. Alternò lo sguardo da mia madre a me, per poi finire su Ian.
Decisi che era il caso di parlare o ad Aurora sarebbe venuto un infarto. << Cip, ti presento il mio fidanzato, Ian – spostai lo sguardo su di Ian – Som, lei è mia cugina, Aurora >>
Mia cugina si alzò e si avvicinò a noi, tendendo la mano verso Ian. << Pi-Piacere di.. – deglutì – di conoscerti >>.
Ian, prendendo la sua mano, l’avvicinò alle labbra e depositò sul suo dorso un bacio. << Piacere mio >>. Aurora arrossì violentemente ed io non potei non ridere.
<< Ok, abbiamo fatto le presentazioni. Io ho fame >> dissi avvicinandomi alla tavola.
Vennero a sedersi anche loro e prendemmo così a far colazione. Parlammo anche e Ian ed Aurora presero molta confidenza. 
Sentimmo la porta chiudersi e la figura di mio padre comparire in cucina.
<< Ciao zi >>
<< Ciao pa>>
<< Giorno Signor Belmonti >>. 
Mio padre squadrò Ian e poi sorrise verso me, Aurora e la mamma. << Andrea – prese un sorso di caffè – domani devi andare dal sarto per il vestito >>
<< Vestito? Che vestito? >>. Vidi Aurora puntare lo sguardo verso la finestra. << Ti sei scordata di dirmi qualcosa? >> le chiesi.
Fece un’espressione da bambina innocente. << Beh.. forse ho dimenticato di dirti che saresti stata la mia damigella >>
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. << E quando avresti voluto dirmelo? Il giorno stesso del matrimonio per caso? >>. Vidi il suo viso farsi triste. << D’accordo.. – mi passai una mano tra i capelli – Sarò la tua damigella ma.. se il vestito non mi piace indosserò quello che voglio io, chiaro? >>.
Lei annuì e mi abbraccio. << Grazie grazie! >>

Finimmo di far colazione ed io ed Ian ritornammo in camera. Mi buttai sul letto. << Allora.. Come è mia cugina? >>
Si stese accanto a me. << Divertente. Ora capisco perché le vuoi così bene. Siete quasi identiche >>
Mi strinsi a lui. << E’ l’unica cugina con cui non mi prendo a parole. Nicole e Giulia non le sopporto. Loro saranno quelle che se ti si attaccheranno addosso come cozze, moriranno in una lenta e lunga agonia >>
Ian rise. << La mia piccola donna gelosa >>
<< Ridi, ridi. Voglio vederti ora che le incontri se ridi >> dissi stiracchiandomi. Rimasi ferma sul letto per qualche minuto.
<< A  che pensi? >> chiese Ian baciandomi il capo.
Scossi la testa. << Vieni con me in un posto? – mi guardò confuso ma poi annuì – Bene >> mi alzai e cercai la giubba e la sciarpa. << Andiamo >> dissi una volta trovati.
<< Dove? >>
<< Zitto a vieni con me >>. Lo presi per mano ed iniziai a correre giù dalle scale.

Presi una bella boccata d’aria e feci una piccola giravolta su me stessa.
<< Abbiamo corso come i pazzi per venire al mare? – annuii – Tu sei tutta pazza >> rise.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo. << Questo è il posto in cui venivo sempre ogni volta che stavo a Roma >>
Mi prese per mano e ci andammo a sedere su di una panchina. << Sai cosa mi è tornata in mente? – lo guardai scuotendo il capo – Il mare mi ha fatto pensare a quando siamo andati in spiaggia con i ragazzi. Era passato quanto? Un mese o poco più da quando ci eravamo incontrati >>
Sorrisi. Ricordavo anche io quella giornata. Mi ero divertita tantissimo con i ragazzi.<< Io e te ci eravamo avvicinati >> dissi un po’ più a me che a lui.
<< Già, ma tu stavi con Sam >>
<< E tu con Nina >> Ci fu un lungo silenzio. Guardai davanti a me il mare. << Mi sono sempre chiesta una cosa. Perché me? Perché lasciare Nina? >>
<< Hai sempre attirato su di te la mia attenzione. Arrossivi con poco, entravi nel panico o ti arrabbiavi molto facilmente ed iniziavi a sparlare. Mi piaceva guardarti parlare e vedere come era facile leggere cioè che provavi nei tuoi occhi. – rise ad un certo punto – Il tuo non riconoscermi nello studio di Julie è stato l’inizio di tutto. Li ho pensato che saresti stata una persona con cui sarebbe valsa la pena lavorare, avere un rapporto di amicizia e, perché no, anche qualcosa di più. Con il passare del tempo, però, questi pensieri si sono fatti sempre più forti. Tu reagivi e la mia testa, il mio corpo rispondevano >>
Corrugai la fronte. << Non capisco >>
Ian si umettò le labbra. << La Terra ha il suo satellite, la Luna. Tu eri la Terra, io la Luna. Non riuscivo a star lontano da te, volevo vederti sorridere per quello che dicevo o facevo e questo mi ha portato a raffreddare il rapporto con Nina, fino a che non abbiam deciso di porre fine a ciò >>
<< Quello pazzo sei tu, non io. Se non mi fossi lasciata con Sam? Se non ti avessi scelto avresti mandato a monte due anni di relazione con Nina, te ne rendi conto? >>
Scrollò semplicemente le spalle. << Ero un rischio che ero pronto a correre. Dovevo provarci, e ce l’ho fatta >> mi sorrise baciandomi. Risposi al bacio per poi sospirare. Restammo il resto della mattinata al mare.
Un pensiero, non molto felice,fece breccia nella mia testa. “Non avresti dovuto mai innamorarti di me”.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e Buon inizio settembre, oltre che ad un buon fine settimana.. Come state? Io ancora malata.. E' più di due settimana che ho la tosse >.<"
Comunque.. Allora.. Andrea incontra dopo tanto tempo Aurora. Le due parlano e si raccontane le ultime news.. Aurora fa ad Andrea la domanda da un milione d dollari.. Secondo voi cosa avrebbe risposto Andrea se non fosse entrata la madre? Poi, i nostri piccioncioni si rufugiani al mare.. Eh, già.. proprio il mare.. ricordate il capitolo in questione? :) La frase finale di Andrea? Ambigua. 
Bene.. Ora passiamo ai ringraziamenti... Grazie a coloro che leggono, a chi recensisce ( Grazie quindi alle 8 splendide persone che hanno lasciato un loro parere ), grazie ha chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti..
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere i vostri pareri :)
Un grande bacio.. A Lunedì!


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Capitolo 27
*** Capitolo o26 ***


Cap o25

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Capitolo 26

 

<< Andiamo! >> disse Ian iniziando ad alterarsi.
<< No! >> ribattei incrociando le braccia al petto, seduta sul letto.
<< Non farmiti portare di peso giù, Andrea >> mi minacciò.
<< Fallo, dai! >>aprii le braccia verso di lui.
Ian sbuffò per la centesima volta, puntandomi un dito contro. << Ma ti rendi conto che non vuoi scendere giù perché ci sono le tue cugine? Manco le bambine si comportano così! >>
Inarcai un sopracciglio. << Non le voglio vedere e per la cronaca, le bambine non si comportano così per il semplice fatto che iniziano subito con i dispetti >>.
Erano passati tre giorni dal nostro arrivo. In quei giorni avevo portato Ian, insieme ad Aurora e a Simone, a visitare Roma. Fu molto colpito dal Colosseo, dal Foro e da tutti quei monumenti storici risalenti ai tempi dell’Antica Roma. Ci raccontò che, quando era in Italia come modello, era stato solo a Milano ma che anche Roma gli piaceva. Tuttavia, la serenità di quei giorni era stata rovinata dall’arrivo delle mie cugine, Nicole e Giulia. Non era che le odiavo solo che con loro non avevo un buonissimo rapporto. Forse odiavo Nicole per il suo fare altezzoso da classica ragazza con la puzza sotto il naso. Giulia, invece, era diversa dalla sorella, riuscivo a parlarci anche, solo che spesso, forse sempre, avevamo modi opposti di vedere le cose che ci portavano a scontrarci.
Ian si lasciò cadere sulla poltroncina vicino alla finestra. << Cosa ti cambia vederle ora o no? Tanto o ora o stasera o al matrimonio dovrai comunque vederle ed aver a che fare con loro. Andiamo ora così, come dice il detto, via il dente via il dolore >>
<< Grazie a Dio, questa sera ci sarà Silvia con noi >> borbottai sollevata. Tra qualche ora infatti sarebbero arrivati Christian e Silvia, anche loro invitati al matrimonio. In serata, poi, erano previsti gli addii al nubilato e al celibato. Ian era subito entrato in sintonia anche con Simone ed i suoi amici, sebbene all’inizio fossero molto sorpresi e scioccati di vederlo.

<< Andiamo giù? Devo pure parlare con Aurora, ci manca solo che andate in un locale di spogliarellisti! >>
Risi. << Come se non ci andaste anche voi. Comunque, Aurora non lo sa perché glielo hanno organizzato alcune sue amiche. – dissi alzandomi – Tu hai voluto scendere, tue le possibili conseguenze >>.
Aprii la porta della stanza uscendo seguita a ruota da Ian.

Arrivammo al piano inferiore e ci dirigemmo in sala dove si sentiva un chiacchiericcio. Spiccavano molto le voci dei Nicole e Giulia. “Oche!”. Sbuffando varcai la soglia della sala trovando il resto della mia famiglia seduti sui divani. 
<< Oh, eccoli – disse sorridente mamma – Ian, loro sono le cugine di Andrea, Nicole e Giulia. Ragazze lui è il ragazzo di Andrea >>
Le mie cugine si alzarono subito e vennero davanti a noi. Scontato dire che l’attenzione venne rivolta esclusivamente ad Ian.
<< Piacere, io sono Nicole >> disse la prima porgendo la mano ad Ian. Storsi il naso non tanto per il gesto ma più che altro per il tono e per lo sguardo usato.
Anche Ian se ne rese conto ma riuscì perfettamente a mascherare la sua perplessità perfettamente. << Piacere mio >> rispose lui cordiale.
<< Io invece sono Giulia >> disse la seconda e anche a lei Ian strinse la mano.
Mamma si alzò dicendo che aveva delle commissioni da fare e uscì dalla stanza lasciando me ed Ian nelle grinfie delle mie cugine.
Inutile dire che per tutto il tempo fissarono il mio, e sottolineo mio, ragazzo come se lo volessero mangiare e la cosa mi infastidii non poco tuttavia lasciai correre. Le due iniziarono a far così tante domande ad Ian che temetti non la finissero più.
<< Però Ian, in tutta sincerità, è stato un peccato che tu e Nina abbiate rotto. Eravate così belli insieme >> disse Nicole lanciandomi un’occhiata. Deglutii e mi imposi di mantenere la calma. Risultavo decisamente molto più suscettibile del solito con le mie cugine presenti.
Ian scrollò tranquillamente le spalle. << Succede che alcune coppie scoppino. E’ dispiaciuto anche a me ma si va avanti >> rispose sorridendo intrecciando la sua mano alla mia. “Prenditi questo smorfiosa”.
<< E della mia cuginetta cosa pensi? –  chiese ancora non dandosi per vinta – Così dolce ed innocente? >>
Strinsi di riflesso la mano, e di conseguenza anche quella di Ian. Prontamente, però, lui iniziò ad accarezzarmi il dorso con il pollice, calmandomi in parte. << Andrea sa cosa penso di lei. Ripeterlo non avrebbe senso visto che lo faccio sempre >>. “Ian 1 – 0 Nicole. Palla al centro”. Sorrisi vittoriosa nella sua direzione.
<< Invece.. >> iniziò ancora una volta.
<< Invece nulla. Io ed Ian, il MIO uomo, dobbiamo proprio andare. Abbiamo tantissime cose importanti da fare >> “che restare a parlare con voi” aggiunsi mentalmente.
Ian mi guardò aggrottando le sopracciglia.
<< Oh che peccato ma tanto in questi giorni avremmo modo di vederci >> sorrise Nicole.
Mi alzai in piedi. << Contaci >> dissi e, tirando Ian, uscimmo dalla stanza e successivamente da casa. Chiusi la porta con un gran tonfo. Camminai velocemente e fu solo in seguito ad uno strattone di Ian che mi fermai.
<< Andrea – disse ma non mi voltai e né gli risposi. Ian sospirò e mi circondò il busto con le braccia – Amore mio >> sussurrò al mio orecchio.
<< Te lo avevo detto che non le volevo vedere. Hai visto con che coraggio quella.. quella.. – strinsi le mani a pugni – ci provava con te? Davanti a me che sono per giunta sua cugina, te ne rendi conto? Deve pregare che stasera non beva neanche un drink perché se lo faccio e lei mi provoca, la mando all’ospedale! >> dissi arrabbiata come non mai. Percepivo le unghie conficcarsi nella carne per quanto strinsi i pugni.
Ian sospirò dietro di me. << Non mi interessa di loro, sei tu la mia ragazza o, se vogliamo riprendere le tue parole, sei tu la mia donna – ridacchiò – Lo ammetto, sentirmi definire il tuo uomo mi ha fatto dannatamente piacere >> mi baciò la tempia.

Mi girai sorridendogli. << Io invece mi sono sentita fiera ed orgogliosa di dirlo >>
<< La mia gelosona >> disse. Socchiusi gli occhi facendolo ridere. Sospirai rilassandomi contro il suo corpo. << Alla fine non mi hai più raccontato come è andata la prova del vestito da damigella >>

*Inizio Flashback*
Insieme ad Aurora mi trovavo fuori dal negozio del sarto.
<< Dai, andiamo! >> disse Aurora prendendomi per mano ed entrammo.
Ci venne incontro un signore anziano. Aveva qualcosa di familiare. << Aurora cara e con te hai portato Andrea. Quanto sei cresciuta e fatta bella! >> mi disse sorridendo. Sarà stato il fatto che non risposi o il fatto che lo guardai perplessa, che l’uomo riprese a parlare. << Oh, già. Come puoi ricordarti di me? Sono passati un sacco di anni dall’ultima volta che ci siamo visti >>
<< Andrea lui è il padre di Lucio, l’amico di papà e dello zio. Venivamo qui da bambine. Ricordi tutti quei vestitini carini? >> disse Aurora sorridendo.
Corrugai la fronte iniziando a pensare.<< Oddio, si! >> esclamai.
L’uomo rise. << E già da bambina eri un tipino difficile. Quando mi ha detto se potevo confezionare un abito da damigella, le ho risposto che non c’erano problemi. Quando poi, però, ha aggiunti di fare l’abito pensando a te, beh, ho temuto seriamente di non farcela >>
<< Ma invece ce l’hai fatta ed il vestito è bellissimo! >> aggiunse Aurora.
L’uomo si allontanò per prendere l’abito e tornò pochi minuti dopo con in mano una lunga custodia. Iniziò ad aprirla. << Spero che ti piaccia >> disse estraendo l’abito che, non appena vidi, mi fece rimaner sbalordita. Era un abito semplice ma al tempo stesso elegante in perfetto stile impero di un celeste chiaro, come il cielo sereno, per quanto riguardava il tessuto che partiva da sotto al seno e che scendeva fino ai piedi, e di un celeste ancora più chiaro, quasi bianco, per il corpetto. Sfiorai l’abito delicatamente non riuscendo ancora a parlare.
<< Te lo avevo detto che non te ne saresti pentita >> sussurrò al mio orecchio Aurora.
<< Ci sono i camerini di là. Vieni che così lo proviamo >> mi suggerì l’uomo. Titubante lo seguii. Raggiungemmo il camerino ed entrai provando il vestito. Era perfetto, assolutamente perfetto. Vidi dallo specchio la testa di Aurora scostare la tendina. << Sei bellissima, Ciop. E poi, non so se hai notato il colore. Diciamo che ho pensato di far il tuo abito riprendendo il colore degli occhi del tuo moroso >> ridacchiò.
*Fine Flashback*

<< Bene. Il vestito è semplice ma elegante – sorrisi – E’ celeste. Aurora ha voluto che io indossassi un abito del colore dei tuoi occhi >> sollevai le sopracciglia, scrollando le spalle.
Ian sorrise. << L’importante è che ti piaccia, no? – annuii – Appunto.. ora però dovremmo recarci alla stazione a prendere i tuoi amici >>
<< Vero! Me ne ero scordata! – guardai l’orologio – Sbrighiamoci o faremo tardi >>

Seduti su alcune panchine aspettavamo che il treno arrivasse. Dire che indosso avevamo poche cose era dire una bugia. Cappellino, occhiali e sciarpa. Speravamo che qualcuno non ci riconoscesse perché altrimenti non ne saremmo usciti vivi.
<< A che  ora arrivava il treno? >> chiese Ian, intento a giocare con i miei capelli.
<< 16.12 ma c’è del ritardo visto che sono le 16.30 >> dissi poggiando il capo sulla sua spalla.

“Il treno Pescara-Roma è in arrivo sul binario 5”

La voce dell’altoparlante mi fece scattare in piedi. << Sono quasi arrivati! >> dissi iniziandomi a guardare intorno. Ian scosse il capo divertito. Il treno arrivò e poco dopo un gran numero di persone iniziò a comparire. Cercai di distinguere tra loro Christian e Silvia ma non li vidi fino a quando qualcuno non urlò.
<< Andrea! >> urlò quella che da lontano mi parve essere Silvia. La gente si era girata a guardarci sconvolta. Silvia mi travolse e, abbracciandomi, cademmo in terra. << Andrea, mi sei mancata da fare schifo! >>
Risi di gusto. << Si, ti prego contieniti. Stiamo in stazione! >>
Silvia roteò gli occhi mentre si sollevò da me. << Che noia che sei! >>
<< Sei tu che sei una nana iperattiva >> esclamò qualcuno dietro di lei.
Mi alzai velocemente in piedi e corsi ad abbracciare Christian. << Mon amour.. Quanto mi sei mancato! >> gli lasciai tantissimi baci sulla guancia.
Lui, dal canto suo, mi strinse forte a lui. << Anche tu pulce – mi baciò la tempia – ma è meglio staccarsi prima che il tuo ragazzo mi uccida >>
Non capii a cosa si riferisse fino a quando non mi fece segno di voltarmi verso di Ian. Era rimasto seduto sulla panchina, con le braccia incrociate e guardava verso di noi. Nonostante indossasse gli occhiali, potei facilmente capire che lo sguardo, in quel momento, non era dei più amichevoli e lo si capiva anche dai lineamenti rigidi e contratti del viso. Mi staccai da Christian ridacchiando e mi schiarii la voce. << Christian, Silvia lui è Ian. Ian, loro sono i miei migliori amici >>. Ian si alzò e strinse la mano di Silvia, sorridendole e scambiandosi un bacio sulla guancia. Inutile dire che Silvia, se il suo corpo glielo avesse permesso, si sarebbe sciolta a terra. La stretta di mano tra Ian e Christian fu molto più fredda e tesa. Forse fu solo una mia impressione ma durante la stretta, che per giunta durò anche un po’ troppo, Ian e Christian si fissarono come per studiarsi. Iniziai a pregare tutti i Santi. Non volevo che quei due non andassero d’accordo o che uno dei due provasse gelosia verso l’altro. No, non poteva e non doveva succedere. Mi sarei trovata in mezzo a due fuochi che mi avrebbero letteralmente bruciata. Non sarei stata in grado di scegliere. Mi misi tra i due. << Bene, ora possiamo andare, stiamo attirando troppi sguardi >> dissi e prendendo Ian per mano, iniziai a camminare verso l’uscita della stazione.
Il viaggio verso casa fu molto silenzioso fatto eccezione per alcune uscite di Silvia, attuate per stemperare la situazione. Raggiunta casa, scendemmo tutti e chiesi a Chris e Silvia di andare perché ci avrebbe pensato mia madre a mostrar loro le camere, così mi fermai fuori con Ian. Lo guardai silenziosa con le braccia incrociate.
<< Che c’è? >> disse leggermente infastidito.
<< Tocca a me fare quella domanda, sai? – risposi – Mi spieghi cosa era quello a cui ho assistito prima in stazione? >>. Ian non mi rispose ma rimase fermo nella sua posizione. << Gelosia, ecco come me lo sono spiegato io. Pura e semplice gelosia. E io che ti avevo persino detto che essere gelosi di Christian era inutile >> controbattei fintamente incredula.
<< Non sono geloso! >>
<< Ah no? Ian su, andiamo! >>. Cercai di rimanere calma.
<< E tu, invece? “Mon Amour”? Non riesci a dirmi Ti Amo o chiamarmi in un modo diverso da Ian o Sexhalder, mentre con lui  non ti fai problemi nonostante il fatto che siete stati insieme! >>.
Strinsi i pugni e mi girai rientrando in casa sbattendo la porta. Salii dritta in camera e mi ci chiusi dentro. Non avevo voglia né di vedere né di sentire Ian, no dopo quello che aveva appena detto. Christian e Silvia vennero più e più volte a bussare ma non volli rispondere neanche a loro.

Giunse l’ora dell’addio al nubilato. Quella sera volevo divertirmi per Aurora, per me. Mi preparai per bene e scesi al piano inferiore dove ad aspettarmi c’erano Aurora, Silvia e le varie amiche di mia cugina. Quella sera la sala era piena visto che oltre a noi ragazze c’erano gli amici di Simone, Simone, Chris e… Ian.
<< Allora andiamo a divertirci? >> dissi guardando le ragazze che subito annuirono, alzandosi. << Beh, buona serata ragazzi e Simo, buon addio al celibato! >> dissi sorridendo mentre uscii dalla sala senza degnare di uno sguardo Ian.
Uscii fuori casa e, appoggiandomi ad un albero, presi dalla borsa un pacchetto di sigarette. Non era un tipo che fumava, ma era un piccolo vizio che avevo preso in America. Quando ero nervosa fumavo e in quel momento ero nervosissima. Accesi la sigaretta facendo un lungo tiro.
<< Non ricordavo fumassi >>
Mi voltai in direzione della voce. << Ci sono tante cose di me che o non ricordi o non hai mai saputo. Questa però è del tutto nuova >> esclamai guardando Christian.
<< Che succede? Non è passato indifferente il tuo non salutare il tuo fidanzato superstar >> si avvicinò a me prendendo dalle mie mani il pacchetto.
<< Non mi va di parlarne. Non voglio rovinarmi la serata per lui. Per stasera fingerò di essere single >> dissi facendo altri lunghi tiri.
<< Ho forse combinato qualche casino? >>
<< Chri – finii la sigaretta – il fatto è che lui è geloso e, d’accordo puoi essere geloso quanto vuoi, ma glielo avevo detto di non essere geloso di te. Sei il mio migliore amico, saremmo stati pure insieme, ma ormai è storia vecchia! >>
<< Ti sei appena risposta da sola. – Lo guardai confusa – Forse teme che io provi ancora qualcosa per te >>
<< Che baggianate, su! >>
<< Non credi che la stessa cosa la potresti pensare tu di lui e della mia amata Nina? >>. Lo guardai aggrottando la fronte. Sotto un certo puto di vista aveva ragione. Molte volte avevo temuto che tra Nina ed Ian potesse riaccendersi qualcosa e ogni volta mi davo della stupida.
<< Odio doverti dar ragione >>.
Christian sorrise e gli altri iniziarono ad uscire. << Questo lo prendo io – disse riferendosi al pacchetto – Non voglio che tu fumi >>.
<< Andrea andiamo?! >> urlò Aurora. Diedi un bacio sulla guancia a Christian e corsi verso le ragazze. 
Stavo per salire in auto quando incrociai gli occhi di Ian. Al loro interno vi lessi tristezza e dispiacere ma la rabbia era ancora accesa dentro di me. << Ciop, su! >> mi ridestò la voce di Aurora. Guardai un’ultima volta Ian e sospirando entrai in macchina. Avevo un addio al nubilato, dovevo divertirmi.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buongiorno! Sto per fare una domanda.. A quante di voi tra poco inizierà la scuola? A chi invece l'università? Io inizio lunedì prossimo ç____ç per cui credo che l'aggiornamento per almeno la prima settimana resti alle 14 ma, poi, credo che si sposterà verso le 4.30/5. St'anno è l'ultimo!
Cooomunque.. pensiamo al capitolo.. Ian ha conosciuto Nicole e Giulia. Vostro parere su di loro? Poi c'è stato il flashback con l'episodio dell'abito da damigella. Vorrei metterlo ma poi non me lo apre -.- per dovrò postarlo nel gruppo. Sono arrivati Silvia e Christian. Pescara dovevo mettercela *___* Cooomunque, dicevo.. Sono arrivati e l'aria che tira tra Chris ed Ian non è delle migliori.. Anzi, neanche quella che tira successivamente tra Ian ed Andrea non lo è. Ian alla fine ha sbottato, dicendo quello che pensa. Mosso dalla gelosia, si intende. Secondo voi, Chris ha ragione nel ritenere che la stessa cosa vale per lei? E secondo voi, cosa combinerà Andrea all'addio? A voi libera interpretazione!
Per qualunque cosa vi aspetto sul Gruppo di Face --> L'angolo di " _A Twist In My Story_ "
Altra cosa.. Ricordate la raccolta dei Missing Moments era a raiting rosso? Beh, ho deciso di passarlo all'arancione per il semplice fatto che non tutte le os che comporranno quella raccolta saranno rosse anzi, certe con  il rosso non centreranno
proprio nulla, per cui  ho deciso di abbassarlo dando la possibilità a tutte di leggerlo. Se volete leggerlo, basta cliccare qui ---> _A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
Passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a coloro che leggono, a coloro che recensiscono ( vi adoro sempre di più ), a chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.
Non mi resta che dirvi che spero che il capitolo vi sia piaciuto, di leggere vostre recensioni e a Venerdì ;)

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Capitolo 28
*** Capitolo o27 ***


Cap o27

Video Trailer


Capitolo 27

 

Raggiungemmo il posto designato per l’addio al nubilato, ovvero una discoteca. Entrammo e ci facemmo guidare verso la sala che era stata preparata. Al centro della sala c’era un palco rialzato e intorno a quello il lungo tavolo a U mentre sulla sinistra della sala c’era un piano bar. Quello che mi preoccupava non era il palco posto al centro ma il palo posto sul palco. Iniziai a pensare che Ian tutti i torti non ce li aveva nel sospettare che saremmo finite in mano a spogliarellisti. La prima parte della serata procedette tranquillamente cenammo e bevemmo come in una normalissima cena. O almeno fu così per le altre ragazze perché io venni assillata da domande su domande riguardanti Ian ed il cast di The Vampire Diaries. Furono le domande di mia cugina Nicole a darmi sui nervi.
<< Come mai tu ed il tuo ragazzo non vi siete salutati con un dolcissimo bacio? >>
<< Non amiamo dare spettacolo e le dimostrazioni d’affetto le teniamo per noi >> risposi guardandola con finta calma. Recitare mi era servito a mascherare molto bene certi sentimenti, tra cui l’odio e la rabbia.
Nicole spostò il capo di lato, corrugando la fronte. << Se Ian fosse il mio fidanzato starei sempre vicino a lui, lo bacerei e.. >>
<< E non serve perché il tuo concetto è ben chiaro. Ma, grazie a Dio, tu ed io siamo diverse. Non sono possessiva e lui è libero di far quello che vuole >> presi un bicchiere di vino bianco, non so quanti fino ad allora ne avevo bevuti, e lo svuotai per poi riempirlo nuovamente.
<< Sarà ma secondo me avete litigato. Cosa c’è, ha capito quanto vali e che ha fatto un grave errore a lasciare la Dobrev? >> sorrise.
Strinsi la presa intorno al bicchiere e temetti di frantumarlo. Presi un lungo respiro. << Nicole, Ian è molto più intelligenti di te. Inoltre, carina, sa perfettamente quanto io valga e non si è mai pentito di nessuna sua scelta. Ma poi – scossi il capo sorridendo – che scema a perdere tempo io con te che non sei mai stata con un ragazzo seriamente. Io, a differenza tua, ho fatto le mie esperienze e lo sto facendo ancora. E non parlo di quel tipo di esperienze perché, mia cara cuginetta, in quel settore non ti batterebbe proprio nessuno >>. Bevvi d’un sorso il vino e le sorrisi. << Ah, fammi sapere quando le tue gambe riusciranno a stare una vicina l’altra senza aver nulla in mezzo a loro >> dissi il tutto senza smettere di sorridere e mi alzai dalla sedia avviandomi al piano bar. Mi sentivo dannatamente bene, senza più un peso sullo stomaco. Finalmente avevo detto un po’ di quello che pensavo su di lei. Il resto? Beh, c’era ancora tempo!

Mi sedetti sulla sedia vicino al piano bar e ordinai un Martini che mi venne consegnato poco dopo. Ringraziai e presi un sorso mentre con le dita della mano libera picchiettavo contro il tavolo.
<< Nervosa? >> chiese una voce alla mia destra.
Voltai il capo e mi scontrai con due occhi verdi che non avevo mai visto. Corrugai la fronte. << Diciamo ma.. – lo indicai – tu saresti? >>
<< Federico, piacere >> disse il ragazzo tendendomi la mano.
<< Andrea. Lavori qui? >> chiesi guardando il suo abbigliamento. A prima vista sembrava un cameriere ma non era nessuno di quelli che ci aveva servite.
<< Diciamo – sorrise mentre presi un sorso di Martini – Sei tu la sposa? >>
Mancò poco che quasi mi strozzai. << Ehm, no! – dissi sbrigativa mentre puntai l’indice verso Aurora – Lei lo è. Io sono semplicemente la cugina non  che damigella >>
Lui annuii guardandomi. << Ti ho già vista >>
<< Cosa? >> “Fa che non mi abbia riconosciuta!”
<< Hai un viso familiare ma – scrollò le spalle – potrei sbagliarmi >>
<< Si, ti starai sicuramente sbagliando – dissi prima che le luci vennero spente – Ma che.. ? >>
Federico rise. << Ora scusami ma inizia il mio lavoro >>. Non capii la sua affermazione fino a che non lo vidi farsi passare dal barista una torta a forma.. Ok, era meglio guardare. Mi gustai la scena sorseggiando il mio Martini. La faccia che fece Aurora quando vide la torta era da incorniciare e io risi tantissimo. La torta venne appoggiata su un tavolino e Federico si fermò davanti ad Aurora. Lo vidi prendere le mani di mia cugina e farle strusciare sul suo petto. “Cazzo, era uno spogliarellista!”. Si strappò la camicia rivelando il suo petto muscoloso. “Sei fidanzata, Andrea. F-I-D-A-N-Z-A-T-A! “. Mi girai verso il barman ordinando un secondo Martini. Fu il turno dei pantaloni. Se li fece slacciare da mia cugina e poi li strappo via. Spalancai gli occhi e la bocca quando vidi che indossava un tanga che lasciava ben poco all’immaginazione. Bevvi tutto d’un fiato il Martini. Lo vidi ballare davanti Aurora, strusciarsi su di lei. All’improvviso entrarono altri quattro ragazzi che circondarono Aurora e ci ballarono vicini, sempre se quello poteva significar ballare. Anche essi, pochi secondi dopo, si ritrovarono con in dosso solo dei tanga. Iniziai a sentir caldo, forse stavo esagerando con l’alcool ma non me ne curai.
Finirono di ballare dopo un sacco di tempo e rividi Federico avanzare verso di me. << Ancora qui tu? >> disse sorridente.
Chiusi gli occhi prendendo un lungo respiro. << Già >>. Mi sentivo in totale imbarazzo.
Lui guardò alle mie spalle e poi tornò con lo sguardo su di me. << Sei brilla >>. Storsi il naso e gli mimai con le dita che lo era un po’. << Fidanzata? >> chiese mentre si fece portare due bicchieri di Whiskey. Mi indicai con fare stupito ed annuii. Non riuscivo a parlare, tanto che non rifiutai neanche quando mi passò il drink. Restammo a parlare e a bere per un bel po’. Dire che al terzo bicchiere di Whiskey ero di un livello superiore allo stato brillo non prometteva bene. << Secondo te, sono bello? >> chiese Federico sorridendo malizioso. Io mi morsi il labbro. Era bello? Si, e stare con solo un perizoma addosso non aiutava. << Che c’è, il gatto ti ha morso la lingua? >> mi posò una mano sulla guancia mentre avvicinò di poco il viso al mio. Gli fissai le labbra. Non potevo, amavo Ian. Era colpa dell’alcool, non ragionavo.
<< Andrea! >> una voce squillante mi ridestò. Silvia, con ampie falcate, mi raggiunse  e prendendomi per un polso, mi tirò via. << Scusa ma stiamo andando via >>. Protestai ma alla fine mi girai verso Federico facendogli “Ciao, ciao” con la mano. Silvia mi tirò fin fuori dal locale. << Ma sei impazzita?! >>
<< Non urlare! >> borbottai portandomi la mano sulla testa che girava. Silvia mi mise le mani sulla testa e me la scosse. Barcollai vistosamente.

<< Si, sei ubriaca >>
<< Non è vero.. io sono sanissima! Vedi? >> tentai di mettermi in equilibrio su di un piede ma stavo per cascare e Silvia mi riprese al volo.
<< Certo, stai benissimo >> la vidi guardarsi in giro e sospirare.
Presi a frugare nella borsa e alla fine cacciai una bottiglia di Martini. Silvia mi guardò sconvolta. << Ho fatto la ruffiana con il barman per questa – picchiettai il dito contro il vetro – Un drink? >> chiesi svitando il tappo.
<< Andrea, fermati! – disse bloccando le mie mani – Sei già ubriaca non peggiorare >>
<< Appunto.. Sono ubriaca. Un secondo.. no.. terzo.. – corrugai la fronte – un altro drink non fa male >> aprii la bottiglia, e sollevai la mano. << Su i bicchieri, giù i pensieri ed io non voglio pensare ad Ian, alla nostra litigata, a lui che dice che non lo amo e.. >> mi appoggiai contro il muro, lasciandomi scivolare a terra. Silvia si piegò sulle ginocchia e, dopo avermi tolto la bottiglia dalle mani, mi abbracciò. << Ha detto che io non lo chiamo né Amore o altri soprannomi ma che così ci chiamo Christian. Ha insinuato che tra me e Christian possa esserci ancora qualcosa – dissi mentre sentii le lacrime lungo le guance – Io non amo Christian, amo Ian ma non riesco a dirlo a lui >> mi liberai della stretta di Silvia e mi misi in piedi. << Io, Andrea Belmonti, amo Ian Joseph Somerhalder! >> urlai a gran voce per poi rigirarmi verso Silvia. Anche lei si mise in piedi e riprese la bottiglia. << Tua madre, tuo padre, Ian mi uccideranno. Morirò per questo ma.. – mi allungò la bottiglia – un solo drink, Andrea. Uno solo >>.
Cosa ricordai di quella serata? Beh, di sicuro io e Silvia non facemmo un solo drink ma finimmo la bottiglia. Quando Aurora e le sue amiche uscirono dalla discoteca, ci trovarono allungate su due panchine a cantare a squarciagola ‘Ci son due coccodrilli’.
Continuammo a cantare fino a che non rientrammo a casa. Grazie a Dio erano tutti svegli. Appena vedemmo le facce sconvolte dei presenti, scoppiammo a ridere.
<< Andrea? >> a parlare fu Ian. Lo guardai confusa. << Stai bene? >> Feci per annuire ma alla fine scossi il capo. “Pessima mossa”. Portai una mano sul capo e l’altra sulla bocca. Ian scattò rapido verso di me e mi prese in braccio prima che crollassi a terra, dirigendosi nel bagno.
Non appena mi fui ripresa, mi sciacquai e mi feci condurre a letto. Mi allungai ma non riuscivo a darmi pace. << Fallo smettere! >> sbottai all’improvviso. << Fai smettere di girare il letto! >>
Ian mi prese tra le braccia, stringendomi a lui. << Meglio così? >> chiese. Si, ora stavo decisamente più comoda. << Perché hai bevuto, me lo spieghi? >>
Chiusi gli occhi. << Ho discusso con Nicole e poi non volevo pensare a me e te che litigavamo. Non volevo pensare che tu credessi che tra me e Christian potesse esserci ancora qualcosa. Io non amo lui, non è lui che voglio – mi strinsi a lui, sentendo che il sonno diventava sempre più insopportabile – Amo te >> sussurrai lieve. Non so se Ian lo sentii o meno o se dopo quel mio bisbigliare mi rispose perché mi addormentai.
Il giorno dopo fu uno schifo. Mi risvegliai con un mal di testa incredibile, con lo stomaco sotto sopra e mi sentivo stanchissima. Sia io che Silvia dovemmo subirci il rimprovero, urla per meglio dire, di mia madre e di mio padre. Mi sentii di nuovo una bambina. Nota positiva di quella giornata fu il fatto che io ed Ian facemmo pace. Cosa gli avesse fatto cambiare idea? Non avevo la più pallida idea. Non ricordavo nulla della serata appena trascorsa.

Arrivò così il giorno delle nozze. A svegliare me ed Ian venne mia madre.
<< Andrea su, dobbiamo alzarci >> disse Ian con voce impastata dal sonno e un braccio sugli occhi.
Mi stiracchiai girandomi su un fianco e mi strinsi in perfetto stile koala a lui. << Non mi va >>
<< Si sposa Aurora, tua cugina per cui dobbiamo alzarci >> rispose accarezzandomi la gamba posta sulla sua vita.
Feci finta di alzarmi ma in realtà mi misi a cavalcioni su di lui, poggiando la testa sul suo petto. << E se le mollassi una sola? – a quella domanda ricevetti un pizzicotto come risposta – Si, ho capito. Però, prima.. >> avvicinai il mio viso al suo, baciandolo. Ian mi strinse con un braccio la vita mentre l’altra mano si insinuava tra i miei capelli.
Venne aperta all’improvviso la porta. << Andrea senti io e la mamma.. Andrea! >> la voce seria di mio padre mi fece sobbalzare.
Voltai il capo verso di lui e in pochi secondi mi rimisi seduta composta sul letto. << Giorno papà. Ehm – presi ad allisciare il lenzuolo – dicevi? >> dissi con fare imbarazzato
Mio padre socchiuse gli occhi guardando prima me, poi Ian e ancora me. << Dicevo.. Io e tua madre usciamo e per le 10 siamo a casa. Per quell’ora fatevi trovare pronti >>. Detto ciò, uscì.
Ci furono alcuni secondi di silenzio. << Tuo padre mi odia ed è pronto ad uccidermi >>
<< No, è solo che per lui sono ancora piccola >> esclamai ancora un po’ perplessa. Alla fine sospirai alzandomi dal letto mormorando un << Vado a lavarmi >>. Mi lavai e asciugai i capelli nel giro di mezz’ora e dopo aver indossato l’intimo, uscii dal bagno. Ian finì di sistemare i suoi abiti per la cerimonia ed entrò poi in bagno. Camminai fino all’armadio e tirai fuori la custodia del vestito che aprii. Osservai ancora estasiata quell’abito prima di indossarlo. Anche una volta indosso, continuai a guardarmi allo specchio. Presi una molletta dal cassetto e mi feci un chignon.
<< Sei stupenda >>. La voce di Ian mi ridestò dai miei pensieri.
Gli sorrisi accorgendomi che era già vestito. Smoking nero, camicia bianca e cravatta color beige. << Grazie. Ma accanto a te sfigurerò >>.
Vidi Ian avvicinarsi e mettersi alle mie spalle con le mani sulle mie spalle. << Non dire scemenze. Sei bellissima, e questo vestito ti rende ancora più bella – mi baciò una spalla – Ho una cosa che potrebbe piacerti >>. Portò una mano in una tasca interna dello smoking, prendendo una bustina. Non vidi cosa ne estrasse fino a che non mi ritrovai le mani di Ian davanti agli occhi. Tra le dita teneva una collana con un ciondolo formato da due cuori, uno dentro l’altro. Una volta allacciata al mio collo, guardai il riflesso sullo specchio. << Ora sei ancora più bella >>
<< Ian, non.. non dovevi >> portai una mano sulla collana.
Lui sorrise scrollando le spalle. << Volevo, ora però finiamoci di preparare >>.
Finito di prepararci, i miei tornarono e mi dissero che Aurora aveva bisogno di me. Mi lasciarono così da Aurora mentre loro, insieme ad Ian, si recavano in chiesa. Appena fui da Aurora, corsi da lei e la trovai sul letto con le mani tra i capelli ancora disfatti.
<< Cip, sono qui! >>. Lei alzò gli occhi arrossati. << Perché piangi? Non ancora ti sposi e già ti commuovi? >> dissi prendendole il viso tra le mani.
<< Ho paura >> esclamò con voce tremolante. << Ho paura che Simone possa capire che è uno sbaglio sposarmi. Ho paura di star sbagliando tutto >>
Mi piegai sulle ginocchia. << Tesoro mio, tu e Simone state insieme da 7 anni. Se non vi amaste, fidati, vi sareste già scannati a vicenda e poi.. Cip, Simone ti ama come un pazzo! Dove tu vai, lui va. E poi – la guardai accarezzandole il viso – Non mi sono fatta mezza giornata di aereo, non ho preso a parole Nicole, litigato con Ian e ubriacata per niente! Per cui, ora, chiappe d’oro ti alzi e andiamo al matrimonio >>. Dissi facendola ridere. Le tesi la mano e lei l’afferrò.
<< Ok – sospirò – Facciamo questo matrimonio però devi sistemare i capelli e il trucco >>
<< Faccio io >>. Tra una sistemata e l’altra si fecero le 10.30. << Simone a partire da ora inizierà a sudare a freddo >>. La feci voltare verso di me. << Sei bellissima Cip >> le diedi un bacio sulla guancia prima di abbracciarla.
Finalmente raggiungemmo la chiesa con ben venti minuti di ritardo. Quando partì la marcia nuziale ed entrammo, Simone si rilassò, sospirando. Si, si stava proprio preoccupando. Aurora raggiunse Simone all’altare mentre io mi misi accanto a lei. Li guardai sorridendo prima di far vagare lo sguardo tra gli invitato alla ricerca dei miei favolosi occhi azzurri. Li trovai e mi ci persi. Credetti di averli osservati per qualche minuto ma dovetti scoprire che, invece, avevo passato a guardarli per tutta la durata della cerimonia. Quando il prete dichiarò loro marito e moglie, fui costretta a rompere il contatto visivo con Ian e guardare i due sposi. Partirono gli applausi quando si scambiarono i baci. Foto, abbracci, congratulazioni. Quando varcarono la soglia della chiesa, furono riempiti di riso. Li lasciai godersi quei momenti prima di andare al ristorante e mi avvicinai ad Ian abbracciandolo. Stavo per baciarlo quando un fotografo volle farci delle foto.

Era mezzogiorno ed io avevo una fame da lupi. Il ristorante era stupendo e mangiammo benissimo, oltre che tantissimo. Il taglio della torta venne fatto verso le 18 del pomeriggio. Se prima morivo di fame, ora rischiavo di scoppiare. Mi divertii tantissimo nel vedere Ian alle prese con le amiche di mia cugina. Fece con loro tantissime foto.
<< Ed ora.. il lancio del bouquet! >> urlò Aurora mettendosi al centro della sala. Tutte le invitate, fidanzate o single, si accalcarono a qualche metro da lei. Io, invece, rimasi ferma al mio posto. << Andrea muoviti! >> urlò ancora una volta. Sbuffando, dovetti alzarmi. Mi sistemai il più indietro possibile in modo da evitare di prendere i fiori. << Tre.. Due.. Uno.. Via! >>. Aurora lanciò il bouquet che venne mandato da una parte all’altra della calca. “Cosa trovano di divertente io non lo so”. Pensai facendo per allontanarmi dalla massa.
<< Andrea attenta! >> disse una voce. Mi voltai e dovetti bloccare un oggetto che stava per finirmi in faccia. Svolgendosi tutto molto velocemente, non mi resi conto di cosa fosse l’oggetto. Quando poi, però, guardai cosa avevo tra le mani, sbiancai. Un po’ scombussolato ma ancora integro, il bouquet faceva bella mostra di sé tra le mia mani. Spalancando gli occhi, presi il bouquet e lo lasciai sul tavolo accanto a me. Sperai che nessuno mi avesse visto, peccato che non era così.
<< Ecco la prossima che si sposerà entro un anno! Brava Andrea! >> urlò Aurora saltellando e battendo le mani. Storsi un po’ il naso, guardandoli perplessa. << A quando le nozze?! >> insistette Aurora.
Roteai gli occhi e ritornai al tavolo dove ad aspettarmi c’era un Ian divertito. << Non sapevo che tu ed io ci saremmo sposati entro quest’anno >> disse ridacchiando, stringendomi a sé.
<< Se è per questo non lo sapevo nemmeno io >> dissi posando il capo sulla sua spalla. Il matrimonio non era in quel momento una mia priorità anzi, non lo era mai stata, uno, perché avevo solo ventuno anni, due, perché non ho mai creduto molto nel matrimonio. Avevo sempre detto fin da ragazzina che non mi sarei mai sposata ma che sarei andata a convivere.
Smisi di pensare all’idea del matrimonio, la giornata era ancora lunga ed io avevo delle persone a cui pensare e tra queste c’era Ian. Per il momento mi bastava così. Niente di più, niente di meno.

Angolo Autrice ( per modo di dire )

Ma Buongiorno! Come va? Io divento monotona nel dire che ho la tosse.. Non so voi ma avete visto il nuovo promo di TVD? Io si e stavo così =Q_____ mamma quanto è bello! uno dei promo più belli, insieme a quello della season2, che abbia mai visto *__* Ma lo avete visto Ian? No, ma anche, lo avete visto a Joseph mio? *__________* Amo quell'uomo e amo il suo accento british *w* Per cui non sottovalutate la figura di Jos in questa Ff ù.ù
Passiamo al capitolo.. Abbiamo visto come è andato l'addio al nubilato.. Andrea ha finalmente detto cosa pensava a Nicole di lei, questo anche "grazie" al vino. Che addio al nubilato è se non ci sono gli spogliarellisti? Tadaaan! Ecco gli spogliarellisti e Andrea, incosapevolmente, si intrattiene con uno di loro, Federico. Ci manca poco che Andrea faccia danno ma al suo soccorso viene Silvia. Soccorso che dura poco visto che le due finiscono ad ubriacarsi allegramente. Silvia lo fa per aiutare Andrea, Andrea per dimenticare quanto accaduto. Piccola nota.. Andrea è ubriaca.. per cui non cantate vittoria troppo presto ;)
Giunge il matrimonio! Finalmente! Questo però vuol dire che il soggiorno in Italia è alla fine. Andrea, come sull'amore, ha un visione tutta sua ( ma anche mia ) del matrimonio.. So che non la condividerete, però..
Comunque.. Ringrazio chi sta leggendo la mia storia, chi la commenta *__*, chi la inserisce tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti *me si inchina*
Piccola domanda: La sottoscritto avrebbe bisogno di un grande aiuto da parte vostra.. Mi direste cosa vorreste chiedere ai protagonisti in una possibile Convention, Andrea compresa? Ve lo chiedo perchè mi servirebbero per il Cap35.. Spero che mi aiuterete!! Intanto mi sto cimentando in una nuova Os Delena xD
Bene, vi ringrazio e vi do appuntamento a Lunedì.. Per qualunque cosa vi aspetto sul Gruppo di Face --> L'angolo di " _A Twist In My Story_ "

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Capitolo 29
*** Capitolo o28 ***


Cao o28

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Capitolo 28

Venne così il giorno di dire nuovamente addio all’Italia. Insieme a Silvia e ad Aurora, piansi un fiume di lacrime. Riuscii a salire sull’aereo solo grazie al pensiero che sarei tornata in Italia. “Primo o poi”. Il viaggio di ritorno fu più lungo di quello d’andata e, una volta messo piede in America, ritornammo alle nostre vite, sul set a girare le scene, a uscire con i ragazzi.
Così passò Gennaio lasciando il posto a Febbraio. Eravamo in pausa pranzo quando il telefono di Ian squillò. Ian si allontanò dicendo che era una telefonata importante. Lo guardai incuriosita e lo stesso fecero i ragazzi.
<< Chi sarà secondo te? >> chiese Nina mentre sgranocchiava un grissino.
Scrollai le spalle mentre continuavo a osservare Ian parlare al telefono. << Sarà una telefonata di lavoro come dice lui.. >>
<< Per la serie ‘Ian è al telefono con l’amante’ >> disse scherzando Joseph.
Lo fulminai con gli occhi e lui alzò le mani in segno di resa. << E’ troppo calmo. Se stesse parlando con l’amante, si dovrebbe un minimo agitare, o almeno muoversi impacciato >>. I ragazzi mi guardarono aggrottando la fronte. << Che c’è? Ho studiato il linguaggio del corpo e le microespressioni >>
Stava quasi per finire la pausa quando Ian tornò. << Scusate, il lavoro >>
<< Tutto ok? >> chiesi e lui annuì.
<< Smolder la tua donna può competere con il Dottor Lightman >> disse Michael alzandosi e ritornando sul set con Candice.
<< Dottor Lightman? Che centra ora Lie To Me? >> chiese perplesso Ian. Mossi la mano come per scaricare una mosca e, alzandomi, mi recai sul set a mia volta. << Dai che c’entra? >>
<< Joseph ha detto che parlavi con l’amante ma io gli ho spiegato che eri troppo calmo. Saresti dovuto essere un minimo agitato o roba simile >>
<< Ah già, il tuo amore per Lie To Me ti ha spinto a studiare il linguaggio del corpo. Me ne stavo dimenticando >>
<< Bravo per cui – mi girai verso di lui, poggiando l’indice contro il suo petto – faresti bene a non mentirmi o nascondermi qualcosa perché ti scoprirei >> gli sorrisi e, mettendomi sulle punte, la baciai prima di correre a cambiarmi.

Le riprese furono lunghe e faticose tanto che tornai a casa stanchissima. Mi feci una doccia, indossai qualcosa di comodo e mi buttai sul divano, iniziando a vedere qualcosa in tv. Non trovando nulla spensi e accesi il lettore musicale del telefono. Avrei dovuto prepararmi la cena ma volevo rilassare i muscoli un po’. Iniziai a cambiare traccia dopo traccia non riuscendo a trovare qualcosa che mi piacesse. Finalmente, però, lasciai il lettore su una canzone italiana. Era L’Amore Conta di Ligabue. Non risentivo qualcosa nella mia lingua da tantissimo tempo e iniziavo a temere che di questo passo avrei dimenticato a parlare italiano. Più sentivo la canzone e qui non potevo far altro che associarla a Ian. Iniziai a cantarla mentre chiusi gli occhi.
<< Grazie per il tempo pieno. Grazie per la te più vera. Grazie per i denti stretti, i difetti, per le botte d'allegria, per la nostra fantasia >>
Sebbene odiassi il romanticismo e tutto ciò che ne comportava, non potevo non pensare a Ian durante quella strofa. Sospirai a occhi chiusi quando la canzone finì lasciando il posto a Il centro del mondo. Cantai anche quella e, beh, la voglia di canzoni rilassanti era bella che sparita.
<< Portami ovunque, portami al mare, portami dove non serve sognare! >> cantai aprendo gli occhi. Sobbalzai impaurita quando mi ritrovai il viso di Ian a pochi centimetri dal mio. Mi tolsi una cuffietta. << Volevi farmi morire d’infarto? >> chiesi con una mano sul cuore che batteva da impazzire. << E comunque, come sei entrato? >>.
In risposta Ian mi mostrò le chiavi. << La seconda chiave, ricordi? >>. Annuii. Già, ci eravamo scambiati il duplicato delle chiavi così entrambi eravamo liberi di andare dall’altro.
<< Non mi avevi detto che saresti passato >> corrugai la fronte mettendomi seduto.
Lui sorrise soddisfatto. << Ho preso un po’ di cibo cinese. Io sto morendo di fame, andiamo? >> disse porgendomi la mano che presi per poi alzarmi.
Raggiungemmo la cucina e sistemammo la tavola per cenare.
<< Che cantavi prima? >>
<< Prima che avessi un principio di infarto? Una canzone italiana >> dissi posando l’acqua sul tavolo. Mi girai verso di lui, cingendogli il collo con le braccia. << Sei sempre così il centro del mondo. Ti prendi il mio tempo, ti prendi il mio spazio, ti prendi il mio meglio >> sussurrai contro le sue labbra, prima di lambirle con la lingua.
Ian mi strinse i fianchi intrappolando tra i denti il mio labbro inferiore. << Devo iniziar a prendere lezioni di italiano >>.
Risi e il mio sguardo finì su di una busta posta accanto alla credenza. << Ian, quella busta cosa contiene? >> chiesi scansandolo leggermente e avvicinandomi.
Fui bloccata da Ian, che mi trattenne per un polso. << Sorpresa. Prima ceniamo e prima l’avrai >> disse con un tono di voce sensuale. Mi morsi il labbro e feci come aveva detto.

Ian aveva preso tantissimo da mangiare ma tutto era dannatamente squisito e rifiutare o non assaggiare era un insulto. Mangiammo tutto e quando finimmo Ian si alzò dalla sedia, prendendo le varie scatole e gettandole nel cestino. Credetti che si sarebbe rimesso seduto, invece, prese la busta “misteriosa”, posandola sulla tavola. Stavo per scostare la busta quando Ian mi rimproverò. Si avvicinò ad una credenza e prese il tubetto dello sciroppo al cioccolato che tenevo. “Cioccolato? La cosa si fa.. gustosa”.
Alla fine, Ian prese dalla tasca una benda.
<< Che vorresti fare? >>
<< Questa è una benda per cui.. – scrollò le spalle – ti bendo >> e prima che potessi sfuggirgli, mi bloccò. Mi dovetti arrendere e far bendare. << Su, non fare la musona. Giuro, ti piacerà da.. impazzire >>. Non mi sfuggì quel suo tono malizioso.
Sentii il rumore della busta che veniva aperta e il rumore di qualcosa che veniva appoggiato sul tavolo. La mia sedia venne girata. Il dorso di una mano di Ian mi sfiorò la guancia scendendo, poi, lungo il collo e ciò mi provocò un brivido sulla pelle. Avevo indosso una sua camicia volutamente presa dall’armadio del proprietario di nascosto. L’avevo presa perché sapeva di lui, profumava di lui e volevo sentire il suo odore sempre con me. << Quella camicia ha un’aria familiare, lo sai? Ora capisco perché non la trovavo più >> mormorò basso mentre le sue mani presero a slacciare i bottoni.
<< Ian.. >>. Non potei continuare perché le sue labbra si posarono sulle mie.
<< Sshhh >>. La camicia venne aperta ma non tolta lasciandomi così a petto nudo. Le mani di Ian finirono sulle gambe lasciate scoperte dai pantaloncini mentre le sue labbra stuzzicarono la pelle del collo. Non sentii più il contatto con le mani di Ian perché qualcosa prese a sfiorarmi la gamba. Risalì sul fianco, sulla pancia, arrivò al seno, al collo fino alle labbra che schiusi. Subito dopo, però, non sentii più nulla. Ian mi fece mettere in piedi e mi sfilò il pantaloncino. Qualcosa di umido si posò sulla coscia e sobbalzai quando riconobbi le labbra di Ian. Risalì fino all’incavo del petto che baciò. Si staccò per poi baciarmi le labbra che sapevano di dolce. Avevo un sapore zuccherino, squisito come quello che di solito ha la frutta estiva, come quello che caratterizza le fragole. Fragole? A Febbraio?
<< Ian.. come ti sei procurato le fragole? >> chiesi prima di ritrovare le sue labbra.
<< Ho le mie fonti >> disse avvicinando alla mia bocca la fragola che subito morsi. Dolce, succosa come le fragole estive, come quelle appena colte. Volevo togliermi la benda, tanto ora sapevo che la sorpresa riguardava le fragole. Così feci per levarla me le mani di Ian me lo impedirono. << Non ho ancora finito >>. Corrugai la fronte. Un dito di Ian passò veloce sul mio labbro sporcandolo con qualcosa. Ci passai la lingua sopra. “Cioccolato”.
Sorrisi. << Signor Somerhalder, quale delle sue fantasie erotiche sta per mettere in atto? >>
Finalmente venni liberata dalla benda. Veloce baciai le sue labbra, inserendo le mani al di sotto della sua maglietta, che sfilai. Gli baciai il petto e lo schiacciai al muro. Lo guardai sorridendo maliziosa mentre mi riavvicinai al tavolo. Presi una fragola e il tubetto di cioccolato, riavvicinandomi a lui che mi guardò eccitato e incuriosito. Con la fragola mi sfiorai il petto prima di far la stessa cosa con lui, scendendo fino alla cinta dei pantaloni e risalii. Gli feci mordere la fragola prima di intingerla nel cioccolato e mangiarla.
<< Cioccolato e fragole. Devo dire signor Somerhalder che ha avuto proprio una bella idea >>.

<< Ho sempre belle idee >>
<< Oh no. La bella idea sto per averla io >>. Aprii il tubetto e, capovolgendolo, versai un po’ del contenuto sul suo petto. Il cioccolato prese a gocciolare fino ad arrivare alla pancia. Mi piegai sulle ginocchia e posai le labbra sul suo ombelico. Cacciai la lingua e leccai il cioccolato presente su tutto il petto. Lo “pulii” e mi leccai le labbra. Fu un attimo. Ian mi prese a cavalcioni e mi fece sedere sull’isola della cucina. Mi baciò il collo, il petto, soffermandosi su un seno. Le sue mani invece accarezzavano le cosce, arrivando fino all’inguine. Chiuse le mani sul mio intimo e, facendomi inarcare la schiena, me lo sfilò. Fu il suo turno di usare il cioccolato. Come avevo fatto io, cosparse il mio petto con il cioccolato. Ma non fu l’unico. Infatti continuò sporcandomi la pancia. Il cioccolato colò su ogni centimetro della mia pelle, anche su zone in cui il cioccolato non sarebbe mai dovuto finire.
<< Ricordi cosa ti dissi poco prima di farti mia per la prima volta? – mormorò contro il mio collo – Avrei trascorso ore ed ore a passare la mia lingua su tutto il tuo corpo >>. Quel suo tono basso e roco, unito a quelle parole, mi provocarono una fitta al basso ventre. E così fece. La sua lingua lambì tutto il mio corpo dal seno alla pancia. Leccò l’ombelico e prese a scendere. Inarcai la schiena appena la sua lingua passò sulla pelle del ventre. La sua lingua passò sulla mia intimità provocandomi una serie infinita di brividi e sospiri. Continuò a “pulirmi” alias darmi piacere a lungo, fino a che non si ritenne sazio. La sua bocca tornò sulla mia e le mie mani scesero sui suoi pantaloni che slacciai. Misi la mano al loro interno e toccai la sua erezione prima da sopra i boxer e poi, dopo averlo spogliato dei pantaloni e dell’intimo, potei toccare la pelle. La mia mano si mosse sicura e veloce su di lui andando a tempo con i suoi sospiri. Quando i suoi muscoli iniziarono a contrarsi, Ian mi fece togliere la mano e, prendendomi in braccio, mi portò contro il lavello.
Portai le mani a intrecciarsi tra i suoi capelli mentre le mie gambe si intrecciarono alle sue. Le sue, invece, si posarono una su di una coscia, l’altra dietro la mia schiena. Ian strusciò la sua erezione contro la mia intimità prima di entrare in me con un’unica spinta. Poggiò la fronte contro la mia e per tutto l’amplesso ci guardammo negli occhi, bocca contro bocca. Ogni volta era come se fosse la prima volta con lui. Riusciva a rendere perfetto ed unico ogni minimo dettaglio.
Quando la bolla di piacere si ruppe, affondai il viso nell’incavo del suo collo gemendo e mordendo la pelle della spalla. Lui, invece, continuò a lasciarmi baci su tutta la tempia. Restammo immobili, affannati, l’uno stretto all’altro fino a che il cuore tornò a battere regolarmente e il respirò si calmò.
<< Dovremmo farci una doccia >> suggerì Ian trovandomi assolutamente d’accordo.
Tenendomi in braccio, arrivammo in bagno ed iniziammo a lavarci e, una volta finito, ci vestimmo.

Mi buttai sul letto aspettando che anche Ian facesse lo stesso e non appena si distese al mio fianco, posai il capo sul suo petto, sfiorandolo con i polpastrelli.
<< Non sei brava come dici nel capire se tengo qualcosa nascosto. Sono riuscito a farti la sorpresa senza che tu te ne rendessi conto >>
<< Dettagli – dissi con aria risoluta – Chi ti dice invece che io non avessi capito tutto ma ero solo curiosa di sapere di cosa si trattasse? >>
Ian rise. << Se lo dici tu >>
Lo guardai malissimo e mi misi seduta, incrociando le braccia. << Allora Joseph aveva ragione nel dire che parlavi con l’amante? >> dissi piccata.
Si mise seduto anche lui con le spalle contro la ringhiera del letto. << No, era una telefonata di lavoro inerente all’I. S. Foundation – gli feci segno di continuare – Hanno organizzato una serata benefica con tutte le organizzazioni per la salvaguardia dell’ambiente. Il ricavato verrà usato per la salvaguardia del pianeta >>
Annuii assorta dalle sue parole. << Per cui ti vedrò indossare una tuta aderente verde in perfetto stile Superman? >> chiesi ridacchiando.
<< Simpatica >>
<< Dai, ti donerebbe – mi sporsi verso di lui baciandogli le labbra – Ti dona tutto. Ma come si svolgerà la serata non lo sai? >>
Ian ci pensò un po’. << Non so molto ma so che ci sarà un’asta – lo guardai incuriosita – E vogliono che mi unisca anche io mettendo all’asta un mio bacio >>
Inarcai un sopracciglio. << Un tuo bacio all’asta? Dovresti quindi baciare qualche sconosciuta? – lui annuì – Ah >>
<< Non posso tirarmi indietro. Lo sai che.. >>
<< Lascia stare – sbuffai – Vorrà dire che verrò con tutti i miei risparmi e sfiderò le signore plurimiliardarie che ci saranno >>
Ci furono alcuni minuti di silenzio alquanto strani. << La serata è stata organizzata da una società amica di molte organizzazioni, la Auld’s Society >> disse il nome di questa società con un po’ di preoccupazione.
<< Auld’s Society? Non ho la minima idea di chi siano – scrollai le spalle – Ma ok, se devi andare vai pure. Io ora ho sonno >>. Mi riallungai vicino a lui, chiudendo gli occhi.
<< Semmai se dobbiamo andare. Dovresti accompagnarmi >>.
Io annuii prima di sbadigliare. Auld’s Society. Più ci pensavo e più non riuscivo a venirne fuori. Eppure c’era qualcosa in quel nome che mi metteva una strana ansia addosso. Forse era una semplice ansia per via di un evento mondano come quello. Si, doveva essere per forza quello. Liberai la mente da quel nome e, rilassata, mi addormentai.



Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e Buon inizio settimana! Direi anche buon inizio di scuola -.- Sono finite le vacanze ma fa comunque caldo. Mi stavo per morire di caldo in più su 5 ore, 5 professori a ripeterci "Ragazzi vi ricordo che quest'anno avrete l'esame di stato" -.- ANSIA!!
Cooomunque.. Passiamo a cose più rilassanti.. Andrea ed Ian tornano in America. E dopo tutto questo tempo in astinenza, non potevano non darsi nuovamente da fare sti due ù.ù Cioccolato e Fragole, buon gusto si ù.ù Per quanto riguarda Lie To Me.. Io amo follemente questo telefilm e soprattutto gli argomenti, non a caso sto leggendo un libro di Paul Ekman sulle micro espressioni.. Consiglio di vedere il telefilm e/o di leggere il libro.
Poi poi poi.. Ian e le telefonate di lavoro.. Telefonata per la ISF.. Serata di beneficienza ad opera della Auld's Society ( NdA nome inventato ). Vediamo se a qualcuna di voi si accenderà la lampadina e scoprirà cosa ho in serbo per i nostri piccioncini *risata malefica*
Cooomunque.. Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Grazie mille..
Ora scappo che ho un amico di nome KANT che mi aspetta -.-"
A Venerdì ;) Ps.. Ho scritto una ennesima Os Delena, sempre raiting rosso.. Se qualcuno la volesse leggere il titolo è _Ops.. I Did It Again_

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Capitolo 30
*** Capitolo o29 ***


Cap o29

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Capitolo 29

I giorni che precedettero la serata di beneficenza furono alquanto strani. A renderli tali fu il comportamento di Ian. Alcune volte faceva il misterioso, altre volte sembrava preoccupato. Fare domande equivaleva a far scatenare una guerra. Era diventato molto suscettibile per cui avevo smesso di chiedere come, quando e perché. Questo atteggiamento di Ian non era passato inosservato neanche agli altri ma avevamo giustificato il tutto affermando che era per via della serata che, per Ian, era importante. L’evento si sarebbe tenuto a Cincinnati, in Ohio per cui avevamo preso l’aereo il giorno prima dell’evento.
Uscii dal bagno avvolta in un telo e mi recai in camera. Trovai Ian intendo a vestirsi. Tra un’ora sarebbe venuta la macchina a prenderci.
<< Oh, sei uscita – disse Ian guardandomi dallo specchio – Il vestito sta sul letto >>
<< Vestito? Non avevamo deciso che mi sarei messa uno dei miei? >> dissi corrugando la fronte.
<< Dai per una volta >>. Roteai gli occhi. “Lo fai per una buona causa”. Mi avvicinai al letto e vidi una custodia per vestiti. L’aprii e potei vedere il vestito. Non ci feci molto caso e, prendendolo, iniziai ad indossarlo. Era un vestito di un lilla molto chiaro, quasi bianco, che lasciava scoperta una spalla. Terminava con una fascia ricoperta di strass che stringeva le cosce. Attaccata a questa fascia c’era altro tessuto. Sembrava molto ad uno strascico. Per il resto, però, era molto bello. Lasciai i capelli sciolti sulle spalle. << Sei stupenda >> disse Ian risistemandosi la cravatta.
Sospirai tornando in bagno per truccarmi.

Finalmente la macchina arrivò. Io ed Ian uscimmo di casa per entrare nella limousine che ci avrebbe portato alla Duke Energy Convention Center. Voltai lo sguardo verso Ian intento ad osservare fuori dal finestrino.
<< Teso? >>
Lui voltò il capo verso di me. << Un po’. Dovrei esserci abituato a questi tipi di eventi ma ogni volta è sempre la stessa cosa >>
Portai la mia mano sopra la sua, posata su una gamba, e la strinsi. << Andrà benissimo. Sei una persona fantastica e la tua organizzazione lo stesso. Non hai niente di cui temere >> lo incitai sorridente.
Ian prese un lungo sospiro per poi sorridermi. << Grazie >> e mi baciò il dorso della mano.
La macchina si fermò e l’autista ci informò di essere arrivati. Mi sporsi un po’ per vedere fuori dal finestrino. Una schiera di fotografi e giornalisti erano “sistemati” davanti all’entrata dell’edificio. “Fa che torni sana e salva a casa”. Scendemmo dall’auto e i flash e le domande dei giornalisti ci investirono. Ian rispose a tutte quelle che poteva mentre ci avvicinavamo all’entrata.
Una volta dentro sospirai. << Ce l’abbiamo fatta >>
<< Ian! Che piacere averti qui con noi >> disse un signore mentre si avvicinava a noi.
<< Richard, che piacere rivederti >> disse Ian allungando la mano verso quell’uomo.
Ricambiò la stretta. << Vale anche per me. Ma questa bella signorina è la tua dolce metà? >> chiese l’uomo sorridendomi.
Ian mi sorrise. << Si, lei è la mia dolce metà >>. I due uomini risero.
<< Caro sei qui! C’è il segretario dell’Ufficio Europeo dell'Ambiente che ti cerca ma.. Oh, Signor Somerhalder, buona sera >> disse una signora affiancandosi a Richard.
<< Michelle, buona sera >>.
<< Ian non hai ancora presentato la signorina >> aggiunse l’uomo.
<< Oh, già. Lei è Andrea Belmonti, la mia ragazza non che collega di lavoro.. >>
<< Oh, un’altra collega >> disse Michelle.. Acida? Inarcai un sopracciglio mentre Ian rimase impassibile.
<< Michelle! Scusatela.. Comunque – l’uomo mi tese la mano – Io sono Richard Auld, il proprietario della Auld’s Society. Lei invece è mia moglie >>
<< Piacere di conoscervi >> strinsi la mano dell’uomo mentre la donna mi ignorò bellamente.
I signori ci salutarono dopo averci condotti nella sala. I guardai attorno rendendomi conto di essere circondata da tantissimi personaggi illustri. Rividi la Signor Auld parlare con un’altra ragazza e mi resi conto che aveva un atteggiamento ben diverso da quello mostrato nei miei confronti.
<< Ian, perché quella donna mi odia? >>
Mi sembrò di vedere Ian irrigidirsi leggermente. << E’ una persona molto riservata >>
<< Riservata? Non mi sembra che l’essere riservati comporti odiare qualcuno >> ribadii.
<< Dai, tanto non la rivedrai più. Pensiamo alla serata e non a loro, ok? >> mi guardò con occhi da cucciolo ed io annuii.

Raggiungemmo la sala e potei notare quanta gente ci fosse. Mentre raggiungevamo il nostro tavolo, Ian mi indicò le varie associazioni e i loro rappresentati. C’era il WWF, Greenpeace e una delle più importanti organizzazioni come l’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Dopo il discorso di benvenuto e i ringraziamenti da parte del Signor Auld, iniziò ad essere servita la cena. Ian mi presentò alcuni suoi collaboratori presenti alla serata. Persone stupende con cui mi trovai benissimo. Scoprii tante altre cose sulla ISF una più bella dell’altra e capii sempre di più cosa avesse spinto Ian a dar vita a questa sua attività. Avevo ragione. Quest’uomo era da stimare in tutto e per tutto. Ottimo attore, ottimo uomo. Ottimo, punto. La cena proseguì nei migliori dei modi fino a che non salì sul palco nuovamente il Signor Auld.
<< Signori e Signore, spero che la cena sia stata di vostro gradimento e spero che la serata vada sempre meglio. Se voi me lo permetteste, darei il via all’asta di beneficenza >>
Ci fu un lungo applauso e l’asta ebbe così inizio. Prodotti vari come vestiti, gioielli, decorazioni, antiquariato furono venduti a cifre esorbitanti. Grazie a Dio era un’asta benefica. Sentii il telefono vibrare.

“From: Nina
Allora questa asta?”

“To: Nina
Stanno vendendo di tutto a prezzi esorbitanti!”

“From: Nina
Ahaha, povera Andrea. Hanno già battuto il bacio di Ian?”

Stavo per rispondere quando il Signor Auld riprese a parlare.
<< Signori, farei salire l’ultimo elemento messo all’asta. Signor Somerhalder può raggiungerci sul palco? – Ian si alzò in piedi mentre tutti intorno a lui applaudivano – L’egregio Signor Somerhalder è stato gentile nell’accettare la nostra proposta e mettere all’asta un suo bacio. So che molte signore presenti gradiranno. L’asta parte da un minimo di 5 mila dollari >>

“To: Nina
Somma minima per il bacio di Ian: 5 mila dollari. Scatta l’operazione Ian è mio!”

Se fino a quel momento avevo pensato di poter competere contro le signore presenti all’asta, beh, mi sbagliavo di grosso. Iniziarono subito ad offrire di più. Ma non avevano i loro mariti, fidanzati, amici o conoscenti da baciare? Proprio il mio ragazzo? Sbuffai e tentai la sorte.
<< 30 mila! >> urlai.
<< La signorina al tavolo 759 offre 30 mila. Nessuno rilancia? 30 mila e uno.. 30 mila e due.. >> Ian mi guardò esterrefatto ed io scrollai le spalle. “E ora dove li prendo 30 mila?”.
<< 70 mila! >> proruppe una voce all’improvviso.
<< 70 mila e uno.. 70 mila e due.. E 70 mila e tre! Aggiudicato alla signorina bionda del tavolo 154! >>. Sbuffai mentre percepii di sfuggita Ian irrigidirsi alla vista della “vincitrice”.

“To: Nina
Mi hanno fregato. Ho offerto 30 mila ma una ragazza bionda ha puntato 70 mila -.-“

“From:Nina
Dovevi offrire di più! Ma chi è questa?”

“To: Nina
E da dove li ricacciavo i soldi, eh? Comunque ora ti mando una foto della tizia”.

Puntai la telecamera del telefono verso la ragazza che era salita sul palco. Dio volle che si erano scambiati il bacio mentre ero intenta a parlare con Nina. Buona cosa perché avrei potuto fare danni. Scattai la foto e subito la inviai alla mia amica. Passarono i minuti ma da Nina non arrivò nessuna risposta. Ian, nel frattempo, si era riportato seduto accanto a me. Fece per baciarmi ma mi scansai.
<< Non ti azzardare. Hai appena baciato non so chi per cui a me non baci >> risposi sentendo il telefono vibrare.

“From: Nina
Andrea posso chiamarti?”.

Lessi quel messaggio e una forte ansia prese possesso di me.
<< Ian c’è un posto in cui poter parlare al telefono liberamente? >>. Lui annuì e mi indicò il balcone della sala non prima di avermi chiesto se c’era qualcosa che non andasse. Gli risposi di no e mi avviai fuori, rispondendo a Nina. Pochi secondi ed il telefono squillò. << Hai usato il nome intero. Quanto brutta è la cosa che mi devi dire? >>
<< Io ti consiglierei di sederti >>
Feci come mi aveva detto e mi sedetti su una poltroncina. << Ok, sono seduta >>
<< Andrea, prometti di non agitarti, urlare o dare di matto? >>
<< Nina per.. >>
<< Prometti! >> mi interruppe.
<< Promesso! Ora mi dici quello che devi!? >>
<< Chi ha organizzato la serata? >>
Sbattei un po’ gli occhi con fare confuso. << La Auld’s Society. Ma questo cosa c’entra? >>
Nina sospirò. << Come temevo. Sai delle vecchie relazioni di Ian? >>
<< Nel senso se so con chi stava? Più o meno >>
<< Quella bionda che ha baciato Ian si chiama Megan. E’ la figlia dei signori Auld ma.. >>
<< Ma..? Nina o parli o parli >>
<< Megan Auld, oltre ad essere la figlia degli Auld, è la ragazza con cui Ian è stato prima di me >>
Spalancai la bocca. << Megan? Quella Megan? Stiamo parlando di Megan-ce-l’ho-io-e-ce-l’ho-d’oro? >> chiesi stupita. Ora iniziavo a capire molte cose come, ad esempio, il comportamento di quella signora nei miei confronti. Ed Ian aveva tralasciato quel particolare. << Nina, scusami, ci sentiamo quando torno >>. Prima che potesse rispondere chiusi la chiamata. Mi alzai e tornai dentro. L’asta si era conclusa ormai e tutti erano tornati ai loro tavoli. 

Mi riaccomodai accanto ad Ian.
<< Chi era? >>
<< Nina >> risposi fredda. Ian mi guardò confuso ma quando fece per parlare lo interruppi nuovamente. << Scusa ma devo andare al bagno >> e così mi alzai uscendo nuovamente dalla stanza. Percorsi qualche metro quando mi fermai. “Ed ora dove vado?”. Ero stata proprio un genio: cercare un bagno in un edificio completamente a me sconosciuto. Sbuffando mi guardai intorno.
<< Se cerchi il bagno è dall’altra parte >> disse una voce femminile alle mie spalle.
Mi voltai per vedere chi fosse. << Grazie >> risposi atona. Davanti a me, infatti, c’era Megan che mi guardava con un sorriso sulle labbra.
<< Di nulla. Comunque – si avvicinò a me, tendendo una mano – Megan Auld, figlia dei proprietari ed ex ragazza di Ian, ma credo che questo tu lo sappia >>.
Storsi un po’ il naso. << Io sono Andrea Belmonti, collega di Ian e sua attuale compagna >> risposi a tono.
<< Spero che non ti sia arrabbiata per via dell’asta >>
Finsi un sorriso. << E perché mai? E’ un’asta di beneficienza – scrollai le spalle – Ora scusami ma dovrei andare al bagno >>. Mi allontanai il più velocemente possibile da quella serpe. L’avevo sempre odiata perché era una ricreduta, montata e maleducata ma ora.. ora la odiavo in un modo incondizionato.
Varcai la soglia del bagno e mi andai a bagnare i polsi sotto il getto freddo dell’acqua. Feci più respiri per cercare di calmarmi ma ogni volta rivedevo il viso di quella ragazza e la rabbia tornava prepotentemente. Quando, forse, riuscii a calmarmi bussarono alla porta.
<< Andrea, sei qui dentro? >> riconobbi la voce di Ian. Mi asciugai le mani ed uscii. << Ho incontrato Megan e mi ha detto di averti vista agitata per cui mi sono precipitato qui. Tutto bene? >>
Lo guardai negli occhi impassibile. “La calma è la virtù dei forti”. << Cosa dovrebbe non andare, eh? >> chiesi lievemente acida.
<< Non lo so. Sei strana >>
<< Ti sbagli. Io sto benissimo – feci per tornare verso la sala ma Ian mi trattenne – Cosa vuoi sapere, eh? >> mi liberai dalla sua presa. “La calma è la virtù dei forti”.
<< Cosa ti prende? E’ da quando hai ricevuto la telefonata di Nina che sei nervosa e fredda nei miei confronti! >>
<< E’ il minimo! Dovrei essere inferocita con te! Sai perché? Perché hai tralasciato un dettagli stupido per te, ma non per me. La serata è organizzata dalla Auld’s Society – imitai la sua voce – Avevo avuto una strana sensazione, una strana ansia quando ho sentito il nome ma mi ero spiegata con un semplice ‘Sarà per la serata’ >>. Ian continuò a guardarmi confuso. << Cognome Auld come Megan-me-la-tiro-Auld, ti dice qualcosa? Ti sei dimenticato di dirmi che parlavi della famiglia della tua ex ragazza. Ragazza che, per giunta, ti ha baciato e che poi mi è venuta a dire ‘Spero non ti sia arrabbiata’. Ma glielo faccio vedere io come mi arrabbio! >> sbottai innervosita al massimo.
Ian mi misi le mani sopra le spalle. << Non era importante, come hai detto tu stessa. Lei è un capitolo chiuso del mio passato. Non credevo che partecipasse per il semplice fatto che odia questi eventi, specialmente se organizzati dalla sua famiglia >>
<< E non ti è passato per l’anticamera del cervello che, forse, sapendo che c’eri tu e che un tuo bacio veniva messo all’asta, non sarebbe venuta di corsa, eh? >>
<< No e di Megan non me ne frega più un cazzo! Lo vuoi capire? >> urlò lui.
Portai le mani tra i capelli stringendoli. << Tu sei un bambino, Ian! A te non fregherà un cazzo di lei ma a lei frega di te! La sua presenza qui è la prova! >>
Ian divenne furioso e mi schiacciò contro il muro. << Mettiti bene in chiaro una cosa. Io amo te. Voglio te. Sempre e comunque. Cazzo, non te li sei fatta questi problemi con Nina e te li fai per quella scema di Megan? >>. Lo guardai ancora infuriata. << Amo te! – mi baciò con forza e vigore – Solo te >> ancora un altro bacio passionale.
Portai le mani sulle sue guancie attirandolo maggiormente a me. << Deve stare a tremilioni di miliardi di milioni lontana da te. Non voglio che ti stia vicina, che ti guardi. Non voglio che ti ronzi intorno – lo baciai ardentemente prima di mordergli le labbra – Tu sei solo mio. Guai a te se mi ferisci >> dissi a denti stretti e lo baciai. Ian mi strinse contro il muro.
Credetti che i miei problemi si fossero risolti. Peccato non sapere quanto in realtà mi stessi sbagliando.




Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buon pomeriggio! Come state? Questa prima settimana di scuola come sta procedendo? Ho una mega news.. Non ho più la tosse xD Ok, non interessa a nessuno.. Per quanto riguarda scuola sto studiando come n'ossessa -.- non sono pronta psicologicamente a tutto ciò! Come non sono pronta alla prima puntata di The Vampire Diaries.. Non ancora la vedo quindi correrò il più veloce della luce a vederla :3 miiii che ansia, altro che ansia da esame di stato, que è peggio!
Comunque veniamo a noi.. Il comportamento di Ian: uomo strano in quei giorni.. Che sapesse realmente che Megan ci sarebbe stata quella sera o temeva una sua possibile apparizione? Mistero.. Fatto sta che è giunto il giorno dell'evento.. Sono comparsi i Signor Auld, premetto che non so quali siano i loro veri nomi.
Andrea ha tentato di aggiudicarsi il bacio di Ian senza, però, successo.. Ad aggiudicarselo è stato lei, Miss Me la tiro perchè ce l'ho d'oro Megan Auld ù.ù Qualcuna di voi nei commenti ci aveva preso. Nina svela ad Andrea la vera identità della ragazza e Andrea non la prende bene.. Avrei sclerato anche io in quel modo, se non peggio. E qui ritorniamo al primo punto.. Ian sapeva o non sapeva? E se sapeva, perchè nasconderlo ad Andrea? Tatatataaaaaaan.. Fatto sta che dopo la discussione per i nostri piccioncini sembra essere ritornata la calma... Peccato che la frase finale smonti tutto quanto ù.ù Sono aperte le supposizioni.. Inoltre, parlandi di _A Twist_, ho scritto l'ultimo capitolo l'altro ieri ç________ç Ottiii che colpo al cuore che m'è venuto.. Sabato o Domenica scriverò l'epilogo... in pratica saranno 38 capitoli totali.. tuttavia continuerò i Missing.. Ne ho due o tre da scrivere per il momento.. E poi... ? Chi lo sa cosa scriverò, se scriverò xD
Spazio ringraziamenti.. Ringrazio di cuore tutti i lettori silenziosi, i lettori che spendono qualche minuto per recensire i capitoli, senza di voi non saprei che fare, chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Non sarei a questo punto della storia senza di voi #sviolinatatime
Bene, non so che dirvi.. Vado a vedere la puntata e a sbavare davanti ad Ian nudo e al mio gnocco inglese Joseph :3 :3
A Lunedì  :)

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Capitolo 31
*** Capitolo o30 ***


30

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Capitolo 30

 

Ero seduta al parco, non ricordavo come ci ero arrivata. Ero sola, Ian non era con me e anche questo particolare mi era oscuro. Lo vidi però in lontananza. Si stava avvicinando a me, così mi alzai per correre da lui. Ero quasi arrivata da lui quando alle sue spalle comparì una figura che non mi sarei mai aspettata. Megan. Perché lei era con lui? Guardai confusa Ian in cerca di spiegazioni.
<< Andrea mi dispiace ma.. Ho deciso di lasciarti. Non ti amo più. Sembra stupido ma il tuo comportamento restio nel dire ti amo mi ha fatto capire che non ti amo più >>
<< E Megan che c’entra? >> chiesi con voce tremolante. Non volevo piangere.
Lui si girò verso di lei sorridente. << Lei è la mia ragazza – lei contraccambiò il sorriso – Ora scusami ma dobbiamo andare >>. Si rigirarono e prima che potessi dire qualcosa sparirono.
<< Ian! >> urlai mettendomi di scatto a sedere. << Ian! >> urlai ancora una volta. Mi guardai attorno affannata. Tutto intorno a me era buio. Del parco non c’era neanche l’ombra. Mi ritrovavo nella mia stanza. Da sola. Mi passai le mani tra i capelli cercando di calmarmi e mi resi conto che avevo le guance umide, segno che avevo pianto. << Dio sembrava così vero >> sussurrai. Avevo bisogno della voce di Ian, di rassicurazioni. Presi, così, il telefono componendo il numero di Ian.
<< Andrea >>
<< Mi ami? >> chiesi di getto.
<< Ma che..? – sentii un sospiro – Certo che ti amo ma che succede? Sono le 4 del mattino >> disse con voce assonnata.
<< Non mi vuoi lasciare quindi? >>
<< Ma che diavolo ti viene in mente? Ma mi dici che ti prende? >>
Sospirai massaggiandomi una tempia. << Ho fatto un brutto sogno. Mi lasciavi per.. per Megan. Dicevi che non mi amavi più perché io non te lo dicevo mai e.. >>
Lo sentii ridere. << Andrea ti prego! Te l’ho spiegato, io amo te >>
<< D’accordo, scusami >>
<< Non devi. Ora, mettiti a letto e torna a dormire. E sappi che ti amo >>
Annuii sebbene non potesse vedermi. << Ci vediamo tra un paio d’ore >>
<< A dire la verità non ci sono – fece una pausa – Devo recarmi a Columbus per una questione della ISF >>
<< Ah, non lo sapevo >>
<< Cose dell’ultimo momento. Parto alle 8 >> rispose svelto e la cosa mi incuriosii.
<< Va be, allora buona notte >>
<< Notte >> chiuse la chiamata. Si, qualcosa non mi convinceva.

La mattina seguente mi risvegliai a pezzi. Il resto della notte l’avevo passata a rigirarmi nel letto. La preoccupazione per lo strano comportamento di Ian mi aveva assillata per cui, quando mi andai a specchiare prima di uscire, il mio viso mostrava tutti i segni di una notte in bianco. Sperai che le truccatrici non mi uccidessero.
Arrivai agli studi ma prima dovetti passare a prendere un caffè. Entrai nella Relax Room e mi feci un caffè doppio.
<< Hai per caso visto un fantasma? >>
Sussultai e per poco non feci cascare il caffè. << Joseph, sei tu >> dissi guardando chi avesse parlato.
<< Scusa per essere comparso all’improvviso. Tutto bene? Sembra che.. >> lasciò in sospeso la frase ma il movimento della sua mano disse tutto.
Mi andai a sedere su un divanetto. << Ho fatto un brutto anzi, bruttissimo sogno e non sono più riuscita a dormire tranquilla >>
<< Hai sognato veri e propri vampiri? >> chiese sorridendo.
<< Vampiri no. Ho sognato una brutta strega che mi faceva lasciare con Ian >>
<< Brutto affare. Ne vuoi parlare? – scossi vigorosamente il capo – D’accordo ma sai che per qualunque cosa ci sono >> dissi Joseph scompigliandomi i capelli. Sorrise e sul suo viso si formarono le sue classiche fossette che mi facevano impazzire. Lo salutai e rimasi sola nella stanza. Ripensai al sogno. E se fosse così? Se Ian smettesse di amarmi perché io non gli dico che lo amo? Nuovi dubbi tornarono ad assillarmi. << Basta, ho deciso. Stasera gli dico che lo amo >> . Svuotai il bicchiere pronta e carica a recitare.
La porta fu aperta all’improvviso. Ad entrare furono Nina e Paul ma non mi videro subito.
<< Non ho il coraggio, Paul >> disse con tono triste Nina.
<< Devi. Sei sua amica e le vuoi bene >> rispose lui accarezzandole un braccio.
Nina sospirò e spostando lo sguardo mi vide. Strabuzzò gli occhi. << A-Andrea! >>
<< Nina, basta. Andrea capirà >> disse il ragazzo che non mi aveva ancora vista.
<< Capire cosa? – proruppi. Paul si voltò verso di me. Come Nina, strabuzzò gli occhi ed entrambi sbiancarono – Cosa dovrei sapere? >>
<< Vi lascio sole >> disse repentino Paul uscendo dalla stanza. Nina cercò di riprenderlo ma non ci riuscì.
<< Nina! >> richiamai l’attenzione della ragazza.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli. << Mi dovevo fare i fatti miei ma.. – la vidi prendere il telefono – Finisce pure che tu ne eri a conoscenza però.. >> fece una pausa guardandomi con occhi tristi. << In caso contrario sappi che mi dispiace troppo e che non appena torna lo uccidiamo >>. Nina mi allungò il telefono. Abbassai lo sguardo verso lo schermo.
<< Nina è una foto di Ian. Cosa dovrei vederci di strano? >> chiesi perplessa.
<< E se faccio così? >> la vidi spostare un po’ la foto. Aveva messo lo zoom ecco perché l’intero schermo era occupato da lui.
<< Nina, veramente io non capisco cosa.. >> mi bloccai guardando la foto per intero. Alzai lo sguardo verso Nina. << Qua-quando l’avresti.. – presi un lungo respiro – scattata? >> chiesi cercando di mantenere un tono calmo anche se la mia voce tremava.
Nina abbassò lo sguardo. << Meno di un’ora fa >>. Chiusi gli occhi sentendo lo stomaco contrarsi. No, non poteva essere stata appena scattata. Erano le 10 ed Ian a quest’ora era in Columbus, non poteva essere qui.
<< Mi.. mi devo sedere >> dissi tremante raggiungendo una poltroncina. Portai le gambe al petto e incassai la testa tra esse, prendendo a fare lunghi e profondi respiri.
<< Andrea.. >>. Scossi il capo. Meno sentivo, meglio stavo. Non ero in grado di sopportare nessun tipo di commento o altro.

Passarono alcuni minuti di totale silenzio. Entrò nella stanza Joseph che ci guardò. Stava per dire qualcosa ma lo sguardo che gli rivolse Nina fece sì che non parlò. Venne a sedersi accanto a me e mi cinse le spalle con un braccio. La mia mente vagava in pensieri sconnessi tra loro. Non riuscivo più a pensare razionalmente.
Nuovamente la porta si aprì e Candice entrò. Non fece molto caso a chi ci fosse poiché rispondeva ad un messaggio << Ma Andrea e Ian si sono lasciati? No perché l’ho appena visto ad un bar con Megan. Ed erano mooolto vicini >> ripose il telefono in tasca alzando finalmente lo sguardo. << Andrea.. Sei.. Anche tu qui >> disse nel panico.
I visi sconvolti di Nina e Joseph si unirono al mio. Sentivo male al petto, lo stomaco contrarsi, respirare divenne difficile. Tentai di alzarmi, dovevo uscire e prendere aria. Mi sentivo soffocare. Ma appena mi misi in piedi, le gambe cedettero.
Joseph scattò verso di me, prendendomi al volo. << Andrea.. Ehi.. Mi senti? >>
<< Andrea! >> dissero Candice e Nina.
<< Andate a prendere dell’acqua e avvisate Julie che oggi non può recitare >>. Non sentii cosa risposero anzi, non sentii più nulla se non un ronzio nelle orecchie. << No, non piangere Andrea. Shh >>. Bene, non mi ero neanche resa conto di star piangendo e singhiozzando rumorosamente. Joseph mi strinse maggiormente a sé, accarezzandomi i capelli.
Quando ripresi coscienza di me, iniziai a dimenarmi. << Devo andare da Ian! Fammi andare da Ian! >> urlai ma Joseph non si fece impaurire anzi, mi stinse di più. << Joseph lasciami cazzo! Lasciami! >>. Gli tirai dei pugni sul petto sperando che mi lasciasse ma niente. Continuai a dimenarmi fino a che non mi arresi contro il suo petto. << Il sogno di stanotte.. Io lo sapevo.. – singhiozzai – Mi ha detto che mi amava e le mie preoccupazioni erano infondate >> singhiozzai più forte.
<< Ci sarà un motivo. Forse è lei che ha baciato lui. Non farti trarre in inganno >>
<< Non doveva essere qui ad Atlanta, Joseph! Mi aveva detto che alle 8 partiva per Columbus! >> gli urlai contro. Non sapevo perché me la stavo prendendo con lui ma avevo bisogno di sfogarmi.
<< Doveva essere in Columbus? >>
<< Si, dannazione! Questo vuol dire essere in Columbus, eh? Quella stronza! Io la odio e odio anche lui! – nascosi il viso contro il suo petto – Ed io che avrei voluto dirgli che lo amavo >> sussurrai.
Le ragazze rientrarono. << Julie ti ha dato il giorno libero Andrea. Ci dispiace così tanto. Non ha mai fatto così >> disse Nina.
<< Ti accompagno io a casa per cui ragazze avvisate Julie per me >>. Senza mai farmi mettere i piedi per terra, Joseph mi portò in braccio fino alla sua auto. Non mi opposi a nulla perché non avevo la forza per farlo.
 
Joseph raggiunse casa mia in brevissimo tempo e come prima, mi tenne in  braccio.
<< Non sono malata che non posso camminare >> dissi atona.
<< Sarà, ma preferisco tenerti in braccio. Dovresti darmi le chiavi altrimenti non posso aprire >>. Gliele consegnai ed entrammo dentro. Joseph mi allungò sul divano e, piegandosi sulle ginocchia, mi guardò negli occhi. << Vado a prepararti qualcosa di caldo e zuccheroso. Sei pallida e fredda >> mi lasciò un bacio sulla fronte prima di scomparire verso la cucina. Come Joseph mi aveva lasciata così mi ritrovò. << Ehi ti ho portato del tè, sebbene non sia l’ora >> mi passò il tè che presi. Lui si sedette per terra, guardandomi.
<< Scusami per averti urlato contro prima >> sospirai osservando il liquido dentro la tazza.
Joseph scrollò le spalle. << Ne avevi bisogno. Ora come ti senti? >>
Sollevai le sopracciglia. << Come una che è stata appena tradita dal ragazzo. Mi ha mentito, Jos. E sai cosa mi viene in mente? Che forse, quella volta cha dicesti che parlava al telefono con l’amante, non avevi tutti i torti >>. Le mie mani tremarono.

<< Dai no. Scherzavo e poi era una telefonata di lavoro >>
<< Peccato che al ricevimento c’era anche Megan e lei ha offerto 70 mila dollari per il bacio di Ian. Sto iniziando a fare 2+2, Joseph, ed ho paura di scoprire che fa veramente 4 >> mi morsi il labbro.
<< Sembra una di quelle frasi fatte ma mi dispiace e per qualunque cosa puoi contare su di me >> mi accarezzò un guancia.
<< Grazie >> sorseggiai un po’ del tè.
La giornata passò lenta e silenziosa. Joseph rimase con me perché non si fidava di lasciarmi sola in quello stato e fu un bene. 

Eravamo ancora allungati sul divano quando qualcuno suonò alla porta. 
Mi stropicciai gli occhi, probabilmente mi ero addormentata. Andò ad aprire Joseph.
<< E tu che ci fai qui? >> disse una voce che riconobbi essere quella di Ian. Il dolore in mezzo al petto tornò a farsi sentire.
<< Faccio compagnia ad Andrea e le tiro su il morale >> rispose impassibile Joseph.
<< Su il morale? Che è successo? >>
<< Ian, te lo dico da amico. Stai alla larga da Andrea >>
<< Lontano da Andrea? Joseph ti ha dato di matto il cervello? E’ la mia ragazza! >> ribadì alterato Ian.
<< Ora è la tua ragazza. Potevi pensarci questa mattina quando ti sei  baciato con Megan. Si, sappiamo tutto e lo sa anche Andrea per cui.. Va via. Ora >>
Mi alzai di scatto dal divano anche se ebbi un capogiro. Mi avvicinai lentamente alla porta. Posai una mano sulla schiena di Joseph il quale si girò a guardami. Scossi leggermente la testa e guardai Ian. Lo vidi indeciso sul da farsi e ciò non fece che farsi stare solo male.
<< Andrea.. io >> iniziò Ian ma lo interruppi.
<< Non c’è più niente da dire >> portai una mano sul ciondolo che mi aveva regalato al matrimonio di Aurora. La guardai prima di aprire il gancetto. << Credo che questa non abbia più nessun valore >> dissi prendendo una sua mano e lasciandogli la collana sul palmo.
Ian mi guardò con occhi sconvolti e tristi. << Non lo stai facendo sul serio, vero? Andrea! >>.
Non volli sentire altro e chiusi la porta di casa accertandomi di chiuderla dall’interno. Poggiai la fronte contro il legno della porta e piansi ancora una volta.
<< Andrea, sicura di ciò che hai fatto? >> chiese apprensivo Joseph.
Scossi il capo. << Ma continuare era stupido – risposi triste – Jos, resta come me oggi. Non ce la potrei fare a stare qui da sola >>
Lui annuì. << Non serviva chiedermelo, lo avrei fatto comunque >>.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buon pomeriggio!! Come va? :) Io sto stressata! Ho appena finito di studiare e tra poco mi aspetta la guida. Non ho un attimo di pace!!! Però eccomi con l'aggiornamento!
Capitolo Time.. Allora.. Scrivere un intro di quel genere mi mancava.. Non lo scrivevo già da un bel po' e dovevo rimediare.. Andrea e i suoi incubi.. E Megan non può non essere un incubo.. Poche apparizioni quelle della bionda ma che sono bastate a portare scompiglio nella storia di Andrea e di Ian..  Avrà realmente mentito Ian ad Andrea con la questione del viaggio di lavoro per vedersi con Megan o è stato tutto casuale? Fatto sta che è stato beccato da Nina e da Candice.. Povera Andrea, tra poco ci rimetteva la salute.. ç____ç Ma c'è santo Joseph :3 Ve lo avevo detto che per quanto lo adoro, lo avrei inserito nella storia e infatti da ora in poi sarò mooolto più presente ;) Eheheh..  Cooomunque, succo dell a storia? Andrea lascia Ian ridandogli indietro la collana. Come evolverà la cosa? Mistero ù.ù Fatto sta che il prossimo, se non ricordo male, è ambientato 3 settimane dopo.. Mente mia non sbagliare.. 3 Luuuuunghe settimane..
Ringrazio chi ha letto la storia, chi la recensisce, chi la mette tra le preferite/le seguite/da ricordare e chi mi mette tra gli autori preferiti :):)
Il capitolo lo dedico alla mia dolce Lisuccia che oggi fa gli anni ù.ù ( dopo la guida vengo da te ù.ù )
Non mi resta che sperare che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere le vostre opinioni e maledizioni... A venerdì ;)
Questo è il gruppo di Face L'Angolo di " _A Twist In My Story_ "
Questo è il contatto di Fb Serena e quello di Twitter ili_sere_nere 

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Capitolo 32
*** Capitolo o31 ***


31

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Capitolo 31

 

I giorni seguenti furono i più brutti della mia vita. Se non fosse stato per Joseph che veniva ogni giorno da me dopo le riprese, forse, mi sarei lasciata andare ad un lungo ed infinito periodo di tristezza e depressione. Lui era l’unico che sapeva come realmente mi sentivo e stavo.
Tre lunghe settimane erano passate da quando io ed Ian avevamo rotto e ogni notte piangevo. Questo a Joseph non lo dicevo ma riusciva sempre a capirlo. Persino la mia vita era diventata monotona. Mi svegliavo, mangiavo, recitavo, dormivo e poi di nuovo mi svegliavo, mangiavo, recitavo e dormivo. Nina e Candice, ma anche gli altri ragazzi del cast, mi ripeterono quanto io mi stessi distruggendo. Ero dimagrita, ero pallida ed ogni giorno mi sentivo troppo stanca per fare qualsiasi cosa una volta tornata a casa. Anche Ian, secondo loro, non era messo meglio di me. Era facilmente irascibile, dopo il set scompariva e molte anzi, troppe volte fumava. No, nessuno dei due stava bene. Quante sue chiamate, suoi messaggi avevo ignorato o cancellato. Era persino venuto qui ma, essendomi chiusa dall’interno, Ian non riusciva ad entrare.

Ero buttata sul divano, come sempre, e facevo zapping tra i vari programmi senza vederli realmente.
<< Andrea, basta! – sbottò Joseph – Ti rendi conto che non esci più? >>
<< Neanche tu esci. Fai da babysitter a me >> risposi atona.
Lui scosse il capo e venne vicino a me. << Non mi importa se vuoi fare lo zombie o se fingi davanti agli altri. Tu non stai bene e si vede per cui.. >>
<< Per cui? >> dissi guardandolo di sfuggita.
<< Chiamo Nina e Candice e le dico di venire >> rispose usando il tono alla Klaus.
Lo guardai perplessa prima di ignorarlo. << Per fare cosa, poi? Mi chiederanno come sto, faranno le solite domande. No, grazie >> risposi brusca.
<< Se tu ti fossi interessata anche a ciò che ti circondava, avresti saputo che stanno organizzando una festa in maschera. Ma tu eri troppo impegnata a piangerti addosso! >>
Mi alzai di scatto portandomi davanti a lui. << Non hai nessun diritto di parlarmi così! – lo spintonai – Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non fare della mia capito, mia vita! >>
Cercò di bloccarmi le braccia e dopo vari tentativi inutili ci riuscì. << No, non avrò nessun diritto ma ora mi sono stancato di avere a che fare con una bambina. Tutti veniamo feriti da qualcuno, tutti soffriamo ma reagiamo. Cazzo! Reagisci! >>. Mi tirò verso il corridoio in cui, appeso ad una parete, c’era uno specchio. Mi portò davanti ad esso. << Guardati! Non sei tu questa ragazza! – cercai di non guardare il riflesso ma lui mi obbligò stringendo in una mano il mio mento – Dimmi, sei tu questa ragazza? Sei tu questa ragazza che non sa rialzarsi, che non sa tornare alla vita? Dimmelo! >> disse con voce alta ed arrabbiata. << Dimmelo perché se è così allora sei solo una delusione! >>.
Lo avevo sentito urlarmi contro, dirmi tutte le peggiori cose che poteva. Avevo incassato ogni parola come un pugile incassava un colpo. Ma come ogni pugile, dopo troppi colpi ripetuti su un unico punto del corpo, dovetti arrendermi all’evidenza. Non ero forte abbastanza per sopportare una cosa del genere.
<< Non ce la faccio >> sussurrai.
<< Ce la fai! >> controbatté lui.
Scossi il capo. << Non ce la faccio! >>
<< Si invece >>
<< No! >>
<< Si >>
<< No! – urlai divincolandomi dalla sua presa, stringendomi contro lo specchio. << Non ce la posso fare >> risposi con la voce tremolante.
Una sua mano si posò sulla mia spalla e mi girò, facendomi sbattere contro il muro. << Non è vero, sei una pessimo bugiarda >> mi guardò dritto negli occhi anche se era difficile. Joseph era qualche centimetro più alto di Ian per cui, se con Ian i miei occhi erano all’altezza del suo naso, con Joseph, invece, erano all’altezza delle sue labbra o meglio, del suo mento. Odiavo essere bassa rispetto a loro. << Non è vero che non ce la fai. Tu non vuoi riprenderti, è diverso! >> continuò dopo alcuni minuti di silenzio. Mi aveva bloccata al muro portando le mani ai lati del mio viso, mani che si chiusero sulle mie guance. << Non sarò nessuno per dirti cosa fare della tua vita ma sono tuo amico e come tale devo aiutarti. – mi guardò con uno sguardo intenso che mi provocò una strana sensazione – Sei mia amica e sei importante per me. Odio guardarti star male e non poter fare nulla >> distolse lo sguardo dai miei occhi portandolo sulle labbra. I suoi pollici mi accarezzarono le guance prima che spostò le mani, accarezzando il collo fino alle spalle. Chiusi gli occhi quando una miriade di brividi mi attraversarono il corpo. Quando riaprii gli occhi mi scontrai con quelli di Joseph dannatamente vicini. La sua fronte era appoggiata alla mia. << Sei importante per me e non lascerò che tu ti distrugga – sospirò e si staccò da me – Nina e Candice arriveranno tra poco >>
Lo guardai girarsi ed avviare alla porta. << Joseph – chiamai facendolo girare – grazie per.. tutto >>
Lui sorrise. << Prometti che smetterai di essere triste e tornerai il mio zuccherino >>
Storsi il naso. << La smetti a chiamarmi zuccherino? Oltre sul set, mi ci devi chiamare anche nella realtà? – ridemmo – E comunque non vale, tu mi chiami così mentre non so come chiamarti io! >>
Lui sorrise e mi prese una mano. << Per favore, chiamami Klaus >>.
“Infarto tra 3..2..1..eccolo!”. Sorrisi come una stupida prima di mordermi il labbro inferiore. Mi scompigliò i capelli e andò via. Ecco, oltre ai problemi con Ian, ci si metteva anche Joseph. Fottuto pezzo di gnocco inglese!


<< Io opto per costumi strani! >> esclamò Candice beccandosi una occhiata mia e di Nina.
<< Personaggi Disney! >> esclamò Nina indicando un negozio alla nostra sinistra. Candice batté le mani entusiasta della proposta dell’amica e mi tirarono verso il negozio.
Mi guardai intorno e credetti seriamente di essermi persa nel mondo delle favole, e non solo. Quel negozio era fornito di tantissimi tipi di costumi uno più bello dell’altro.
<< Voglio vestirmi da Alice. Sono bionda come lei >> disse Candice prendendo dallo stand il costume.
Nina, con un dito sul mento e l’espressione corrucciata, guardava i vari costumi. << Sono indecisa. Comunque Candice ti odio perché volevo fare il Cappellaio Matto ma ci sei già tu con Alice – borbottò prendendo un costume – Farò Biancaneve, deciso >>
<< No dai! Prendilo perché ho trovato il costume per Andrea! – disse Candice mostrando quello che sarebbe dovuto essere il mio costume – Farai la regina di Cuori >> sorrise.
Inarcai un sopracciglio mentre feci una smorfia. << Questa battuta potevi benissimo evitarla, Candice >>
Nina scosse il capo sconsolata. << Dai, farò il Cappellaio Matto e, Andrea, provatelo >>. Mi fecero gli occhi dolci e sbuffando mi recai nel camerino. Dovetti dar ragione alle mie amiche: ero un bel costume anche se di interpretare la regina di cuori non mi andava. Finii di sistemare le autoreggenti ed il cappellino per poi uscire dal camerino.
<< Andrea ti sta d’incanto. Chissà quanti cuori ruberai stasera >> ridacchiò Candice.
<< Si, a partire da quello di Mr Morgan >> aggiunge Nina.
Le guardai sconvolte. << Voi vi siete bevute il cervello! Punto uno.. Tra me e lui non c’è proprio niente, siamo amici. Gli dovrei fare una statua d’oro solo per come si è comportato con me in questo periodo. Punto due.. Dopo la storia con Ian, non voglio nessuna relazione con un attore! >>
Le due mi guardarono in silenzio. << Non vi siete più parlati? >> chiese Nina.
Rientrai nel camerino per togliermi il vestito. Ci misi più tempo del solito. Non volevo parlare di Ian a Nina sapendo che poi, i due, si sarebbero parlati. Voleva sapere come stavo? Bene, mi chia.. Ok, no. Gli avrei ignorato la chiamata.
Uscii dal camerino con il vestito tra le mani. << Andiamo a pagare. Ho voglia di tornare a casa >>. Le ragazze annuirono e pagammo il conto. La questione Ian non venne più toccata.
<< Allora la festa è domani sera. Come vi siete organizzate? >> chiese Nina.
<< Io vado con Michael >> disse Candice.
Corrugai la fronte. << E poi dite a me! – esclamai beccandomi un’occhiata perplessa – Insinuate che tra me e Joseph ci sia del tenere e tu non dici niente a lei? >> chiesi rivolta a Nina. << Michael passa più tempo con la bionda che con Jenna! Quella che nasconde del tenero non sono io ma è lei >> dissi riferendomi a Candice.
<< Ehi! Tra me e Michael non c’è proprio niente >> disse arrossendo, provocando le risate mie e di Nina.
<< Io verrò con.. Ian >> disse Nina guardandomi con la coda dell’occhio. << Non ti arrabbierai mica, Andrea? >> chiese timorosa.
<< Arrabbiarmi? E per cosa poi? Non stiamo insieme, può fare quello che vuole come ad esempio prendere benzina ed accendino per darsi fuoco >>
<< Non tornerà mai tutto come prima? >>
<< Nina lui ha sbagliato e anche se dovessimo tornare insieme, niente sarà come prima >> poggiai la fronte contro il finestrino. << E comunque chiederò a Joseph di accompagnarmi >>.


“From: Joseph

Zuccherino, cinque minuti e sono da te. Mi raccomando puntuale ;)”

Lessi il messaggio e finii di truccarmi. Sistemai il cappellino sui capelli acconciati con un chignon e mi ricontrollai il trucco. Tutto era in ordine così, con la borsetta in mano e cercando di non cadere dai tacchi, scesi al piano inferiore. Presi come un orologio svizzero, arrivò Joseph. Arrivai alla sua auto e, appena salita, iniziai a ridere di gusto beccandomi uno sguardo confuso.
<< Scusa, scusa ma – tentai di calmarmi – hai ricacciato il costume di Ben Hur? >> chiesi asciugandomi le lacrime che per il troppo ridere erano uscite.
<< Quanto sei divertente – disse sarcastico – E tu che mi dici con questo costume? >> inarcò un sopracciglio.
<< Caroline e Nina mi hanno costretta a comprarlo >> dissi in tono da bambina provocando le risate di Joseph.
<< Questa è l’Andrea che ho conosciuto – disse guardandomi con la coda dell’occhio – e poi, se sorridi, sei ancora più bella >> disse facendomi arrossire e spostare lo sguardo verso fuori.
Fummo gli ultimi ad arrivare al locale e una volta entrati ci guardammo intorno alla ricerca degli altri. Li trovammo poco distanti da noi, seduti ai vari tavolini presenti nella sala. Non fui l’unica a prendere scherzosamente in giro Joseph per il suo costume. Infatti, dopo che li salutammo, i ragazzi in particolare avevano iniziato con le battutine dando il via ad una vera e proprio gara. Noi povere ragazze assistevamo sconsolate a quella scena. Mi fu impossibile non guardarmi intorno alla ricerca di lui. Di Ian. Non era presente con gli altri e questo mi fece star male. Fu un tocco leggero sulla gamba a farmi riprendere. A farlo era stata Nina che voltò il capo verso sinistra. Non capii il suo gesto ma seguii il suo sguardo fino ad incontrare la figura, sebbene di spalle, di Ian. Era poggiato al bancone del locale a bere qualcosa che, a quella distanza, non potevo certamente distinguere. Mi voltai un momento verso Nina mimandole un << come sta? >>. Mi rispose che se proprio volevo saperlo dovevo chiedere a lui. Scossi il capo e tornai a godermi la festa o almeno ci provai. Bevvi, ballai, mi scatenai con gli altri ma ogni volta, ad ogni movimenti, il mio sguardo andava alla ricerca di Ian. Spesso mi distraevo e i ragazzi erano costretti a ripetermi più e più volte domande o affermazioni. All’ennesima frase ripetuta, Joseph si alzò.
<< Ragazzi scusate – mi afferrò un polso – torniamo tra poco >> e iniziò a tirarmi per seguirlo.
<< Jos.. Jos.. Mi stai triturando un polso! >> esclamai lievemente sofferente. Ci fermammo all’improvviso e presi a massaggiarmi il polso. << Che diamine ti è preso, eh? Volevi staccarmi il polso? >>
<< Va da lui e parlaci. Ora >>
Lo guardai allibita. << Tu stavi per mozzarmi una mano per dirmi questo? La mia risposta è no! >>
<< Non essere stupida, Andrea. Sei distratta, le cose ti devono essere ripetute più e più volte. Non credere che non abbia notato il tuo sguardo vagare all’interno del locale e che, ogni volta che seguivo il tuo sguardo, esso finiva su di Ian – arrossii, voltando il viso di lato – Va da lui e parlate, chiaritevi ma dannazione fa qualcosa! >>
<< Non farò niente! Niente di niente, chiaro? >>
<< Non farai nulla, eh? – guardò alle mie spalle e non capii cosa vide tanto da fargli comparire un sorriso sulle labbra – Farò io allora >>. Si avvicinò velocemente a me e, intrappolando il mio viso tra le sue mani, mi baciò. Mi irrigidii all’istante. Quando capii cosa stava accadendo cercai di divincolarmi anche se non ci riuscivo. Fu, però, un attimo. Qualcosa o qualcuno fece staccare Joseph da me.
Riaprii gli occhi scoprendo che la mia visuale era coperta da un’ampia schiena. Camicia nera con le maniche piegate fino ai gomiti, jeans scuri a fasciare le gambe lunghe, scarpa a stivaletto anch’esso nero. Conoscevo poche persone che si vestiva in quel modo anzi, ne conoscevo solo uno. Quella persona era.. era Ian.
<< Non credo che volesse essere baciata >> proruppe Ian in tono serio.
Joseph, invece, era rimasto tranquillissimo, sorridente. << Infatti non volevo baciarla cioè, volevo baciarla ma non in questa situazione – corrugai la fronte – Ora, però, voi due parlate e vi chiarite >>. Diede una pacca sulla spalla di Ian e scompigliò i miei capelli quando ci passò accanto per tornare dagli altri. Lo fissai esterrefatta. Non riuscivo a crederci. Aveva fatto tutto ciò per provocare una reazione in Ian e farci parlare. Scossi il capo incredula. Riportai lo sguardo davanti a me, ritrovando la schiena di Ian. Non si era girato il che mi fece presupporre che di parlare non aveva voglia. Abbassai lo sguardo voltandomi per tornare a sedere.
<< Dovremmo parlare, non credi? >> proruppe all’improvviso la voce di Ian.
<< Ian, io.. >>
<< Andrea, se proprio dobbiamo porre fine a quella che c’è stato tra noi, voglio che sia dopo un chiarimento >>
Annuii senza guardarlo in viso. << Giusto, hai ragione >>
Ian fece cenno di seguirlo e feci come chiedeva. 
Ci spostammo in una sala molto più calma rispetto a quella in cui ci trovavamo prima. Si fermò voltandosi verso di me. Non riuscivo a guardarlo a lungo negli occhi. Ci furono alcuni minuti di silenzio. Lui non parlava. Io non parlavo e non l’avrei fatto per prima in quanto non spettava a me scusarsi. Passarono altri minuti di silenzio al che mi stufai.
<< Ian senti, se dobbiamo parlare, parliamo altrimenti torno dentro dagli altri >> sbottai.
<< D’accordo >> scrollò le spalle.
<< Mi prendi in giro, per caso? Ti partono i cinque minuti quando Joseph mi bacia, mi dici che dobbiamo parlare, ci mettiamo in disparte e quando possiamo parlare non parli! Io non ti capisco anzi, forse non ti ho mai capito! >>
<< Se mi avessi capito, sapresti che la storia del bacio con Megan è tutta una puttanata! >> alzò la voce.
<< Una puttanata? Nina ha fatto una foto a voi due e Candice vi ha visti. Continui ancora a negarlo? >>
<< Si, Megan mi ha baciato. Megan, non io. Credimi su questo Andrea, credimi! Non ti mentirei mai! >>
Lo guardai negli occhi, mordendomi il labbro inferiore. << Lo hai fatto, Ian. Mi hai mentito dicendomi che saresti partito per Columbus quando invece eri ancora qui ad Atlanta >>. Sentii gli occhi pizzicare ma non volevo piangere. Lo avevo fatto per tanto, troppo tempo.
<< Il volo era stato spostato alle 9 per problemi al motore, tuttavia, anche quando furono le 9 non potevamo ancora imbarcarci. Ho avvisato i colleghi che erano già in Columbus dicendo che probabilmente non sarei riuscito ad andare all’incontro e di tenermi aggiornato ogni minuto. Quando stavo per recarmi alla reception per il rimborso del biglietto, ho ricevuto una chiamata. Non ho prestato attenzione sul chi fosse ed ho risposto scoprendo che era Megan – mi guardò aspettando qualche mia reazione che, in verità, non ci fu – Ha detto se potevo raggiungerla perché aveva cose importanti da dirmi, cose che riguardavano un progetto che stavo organizzando con il padre. Sono andato e in quello non mentiva. Aveva veramente delle cose da dirmi sul progetto >> fece una pausa.
<< Come siete finiti a baciavi non mi è ancora chiaro? >> chiesi svelta
<< Siamo andati a parlare in un bar, siamo usciti una volta finito e la stavo salutando dicendo che era il caso di andare perché volevo venire da te e lì mi ha baciato >>
<< Potevi chiamarmi dicendo che il volo era stato spostato! Potevi dirmi che non partivi più! Potevi chiamarmi, questo è il punto! >> gli sbraitai contro. << Potevi farlo ma non ti è neanche passato per l’anticamera del cervello! >>
<< Andrea non ti ho chiamato perché volevo farti una sorpresa facendomi trovare agli studi. Volevo vederti sgranare gli occhi, spalancare la bocca stupita e correre da me. Non l’ho fatto con cattive intenzioni, te lo giuro su ciò che ho di più  importante che ho su questo mondo. Quando poi – abbassò lo sguardo mentre strinse le mani a pugni – quando mi hanno detto che non ti eri sentita bene e che eri tornata a casa, sono corso da te e.. sai come poi è finita >> mormorò basso.
<< E’ così? E’ la verità? Io.. Io non so se crederti o no. Una parte di me lo vorrebbe ma l’altra è troppo ferita ed orgogliosa per farlo – feci un passo verso di lui – Vorrei crederti ma.. >>
Portò le mani sulle mie guance. << Credimi, Andrea, credimi ti prego. Ti amo, ti amo da impazzire. Non voglio perderti, non voglio vivere senza di te! Cazzo, sarei capace di seguirti anche in Italia se tu dovessi mai tornarci. Al diavolo tutto, io voglio te. Ora, domani, tra due settimana, tra vent’anni. Voglio e vorrò solo e sempre te. – mi guardò negli occhi. Mi si strinse il cuore notando i suoi occhi azzurri lucidi fino a che il mio cuore non si ruppe definitivamente vedendo una lacrima solcare la sua guancia – Ti amo e so che mi ami anche tu >> poggiò la sua fronte sulla mia.
Chiusi gli occhi. Avevo bisogno di lui. Quelle tre settimana lontana da lui mi avevano ucciso. Joseph aveva ragione: dovevo rialzarmi, tornare a camminare, tornare a vivere. Ma se la tua vita fosse la persona che ti ha tradito? Poggiai le mia mani su quelle di Ian. << D’accordo ma.. ho bisogno di qualche giorno per, si.. per.. va be hai capito – dissi e lui annuii – Te lo dico ora, non ci sarà una terza chance >> lo guardai negli occhi. Lui scattò e mi prese in braccio facendomi ruotare. << Ian! >> esclamai cercando di scendere.
Mi fece scendere e le sue labbra si fiondarono sulle mie. Fui presa contro piede per cui, dopo un primo momento di spaesamento, mandai all’aria i buoni propositi rispondendo al suo bacio. << No seconde possibilità >> mormorai sulle sue labbra.
<< No seconde possibilità >> ripeté anche lui lieve.
Era ancora dubbiosa. La paura di star nuovamente male era tanta ma ormai ero in gioco. Il mio cuore avrebbe retto ancora un po’ prima di rompersi in mille pezzi.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno!! Come state?? Spero bene.. oggi sono un pò di fretta.. Ci sono le puntate di TVD e di Grey's Anatomy da vedere.. Avrei da fare latino ma i telefilm hanno la priorità.. e poi ho la guida e l'allenamento O__O della serie muoio a fine giornata...
Passiamo al capitolo.. Andrea si è "rinchiusa" in se stessa e a cercare di tirarle su il morale ci sta pensando Joseph.. Si può dire che il rapporto tra i due si sia rafforzato tanto che Andrea considera Joseph un secondo problema.. *tatatataaaaan* Cooomunque.. Altro modo per svagarsi? Una bella festa in costume organizzata da Nina.. Ehehehe Santo Joseph ù.ù se non fosse stato per il suo bacio, Andrea ed Ian non avrebbero chiarito.. Svelato il mistero del bacio.. ù.ù Ora staremo a vedere come Ian cercherà di riottenere la fiducia di Andrea...
Vorrei ringraziare Gilraen Faelivirin per l'immagine di copertina.. Tesoro te lo avevo detto che l'avrei messa ;) Ringrazio anche chi ha letto la storia, le 13 persone che hanno recensito ( ho avuto quasi un infarto ), chi l'ha messa tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. LA fine della storia si avvicina.. Ne mancano 7, epilogo compreso.. ç_____________ç
Ok, basta.. io scappo a vedere la puntata.. xoxo..
A Lunedì ;)

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Capitolo 33
*** Capitolo o32 ***


32

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Capitolo 32

Era passata una tranquilla settimana da quando avevo deciso di dare una seconda occasione ad Ian e sembrava essere tornata un po' di quella serenità perduta. Io, eccezione fatta per una serie di mal di testa, stavo meglio, sorridevo di più e la fame era tornata prepotentemente. Ian stava meglio. Succo della storia? Ritrovarci aveva sortito l'effetto sperato.
Quel pomeriggio avevamo deciso di prenderci una pausa dal lavoro e dagli altri per stare noi due soli, più o meno. Ian aveva proposto un giro allo zoo di Atlanta per vedere un cucciolo di panda da poco nato e rifiutare mi sembrò impossibile. Mi piacevano tantissimo gli animali e non a caso, in Italia, avevo sempre in casa qualche animale che mi scorrazzava tranquillamente. In più, avevamo deciso di andarci anche visto il tempo bello e sereno presente ad Atlanta. Per essere Marzo faceva decisamente caldo per cui optai per una salopette a pantaloncino di jeans, maglietta maniche corte, le mie indivisibili sneakers e a completare il tutto un bel paio di occhiali da sole.
Il campanello della porta suonò per cui andai ad aprire trovandomi, così, la figura di Ian davanti. << Non sentirai caldo con i pantaloni lunghi? >> chiesi abbassando lo sguardo verso le sue gambe. Se non fossi la sua ragazza e non lo avessi visto nudo, giurerei di non averlo mai visto con un pantalone che non fosse lungo.
Lui scrollò le spalle. << Sono leggerissimi e comunque – mi guardò divertito – ciao anche a te >>
Arrossii accorgendomi che aveva ragione. << Oh, ehm.. Ciao Ian >>
Lui sorrise. << Vogliamo andare? >> chiese rivolgendomi il palmo della mano. Guardai il suo palmo, poi i suoi occhi e di nuovo il palmo. Sorrisi e strinsi la sua mano mormorando un << Andiamo >>.
Lo Zoo Atlanta, questo il nome, era stato fondato nel 1889 ed è sempre stato la più antica meta culturale della Georgia, contando più di 1300 animali di specie diversa. Fatti i biglietti, iniziammo il nostro giro.
I primi animali che incontrammo furono gli Orangotango. Non mi avvicinai molto alle barriere. Diciamo che avevo paura che si avvicinassero troppo a me. Ian mi prese in giro, scoppiando a ridere per cui gli mostrai molto gentilmente il dito medio. Mi piegai in due dal ridere quando vidi l’orangotango copiare il mio gesto.
<< Che bella educazione che gli hai dato >> borbottò Ian beccandosi una mia linguaccia.
Proseguimmo il nostro giro. Passammo davanti alle sezioni dedicate agli struzzi e alle giraffe. Feci un gran numero di foto. Quando passammo davanti alla sezione dei leoni, ne vidi due o tre dormire. Sembravano tanti bei mici un po’ cresciuti. Vedemmo i gorilla, le zebre e strane scimmie mai viste in vita mia.
<< Tra poco passiamo davanti ai panda >> mi informò Ian ed infatti, dopo qualche passo, li vedemmo. Erano stupendi, specialmente i cuccioli. Ne vidi uno addormentato su di un ramo. Una zampetta penzoloni mentre un’altra era attaccata ad un ramo lì vicino. Era bellissimo.
<< Ian, sono bellissimi – mi voltai a guardarlo, sentendo gli occhi luccicare – Non avevo mai visto così tanti animali tutti insieme e.. i panda sono bellissimi! >> mi rigirai a guardare il cucciolo. Ne vidi un altro intendo a mangiare il suo bambù.
Elefanti, tigri, capre, tantissimi tipi di uccellini. Ovunque ti giravi vedevi un animale diverso. Temetti di finire la memoria della fotocamera per quante foto stavo facendo.
Ci spostammo poi in un’altra sezione piena di giacimenti d’acqua. A farne da padroni furono i fenicotteri. << Ian! Ian! Ian – dissi strattonandogli un braccio – I fenicotteri! >> presi a battere le mani e a saltellare sul posto. << Andiamo? Dai! Andiamo, andiamo, andiamo! >>
Ian mi guardò perplesso qualche secondo prima di scoppiare a ridere. << Neanche i bambini si comportano in questo modo >>.
Arrivammo alla ringhiera che dava sul laghetto ed una schiera infinita di fenicotteri si mostrò ai nostri occhi. Gli passai la mia macchinetta. << Mi fai una foto? >> mi misi in posa aspettando che scattasse. Appena sentii il rumore dello scatto, presi la macchinetta in mano per vedere come fosse uscita la foto. Ci spostammo di qualche metro ed ci imbattemmo in un laghetto.
<< Ian, cos’è quella macchia blu che si muove? >> chiesi indicando.
Ian socchiuse gli occhi, guardando. << Io non vedo nulla >>
<< Dai! Quello.. Oddio si è mossa! >> esclamai scioccata.
<< Hai ragione. E.. Sono rane? >>
<< Rane? Rane blu? >>. Ci guardammo un po’ perplessi e non appena sentimmo il verso della rana, annuimmo. << Si, sono rane >>
Ci spostammo ancora e vedemmo i lemuri, le lontre, i draghi di komodo, i facoceri. Entrammo dentro una specie di stanza piena di teche. Non appena mi avvicinai ad una di loro, notai cosa contenessero.
<< Serpenti! >> esclamai estasiata. Amavo i serpenti e ne avevo sempre desiderato uno ma non erano animali domestici per cui avevo sempre avuto paura che o mi si mangiassero i miei animali o che mi scappassero, mordendomi. Mi piacevano nonostante tutto. << Ian, mi regali un serpente? >>
<< Sei scema, o cosa? >>. Lo fulminai con gli occhi tornando a dedicarmi ai serpenti. In quella stessa stanza, alcune teche contenevano anche iguane e talpe senza pelo. Quando ne vidi una, ridacchiai. Mentalmente chiamai quella talpa Rufus, come quella di Kim Possible.
Nel pomeriggio ci fu uno spettacolo di gufi e civette ammaestrate. Fu stupendo anche quello.

Avevamo visto l’intero zoo senza mai fermarci ed un certo languore di stomaco iniziava a farsi sentire.
<< Perché non ci fermiamo a mangiare qualcosa? >> propose Ian.
<< Non sono mai stata così d’accordo con te come in questo momento >> affermai.
Così ci spostammo nella zona riservata al ristoro. Stavo per girare verso destra, recandomi così al bar del parco, quando Ian mi prese per mano facendomi proseguire dritto.
<< Ma il bar è da quella parte! >>
<< Si ma noi non mangeremo al bar. Secondo te, io vado in giro con questo cestino tanto per? >> chiese. Dovevo ammetterlo, non avevo fatto caso a cosa tenesse in mano fino a quel momento. Teneva un cestino, tipo quelli da picnic. Corrugai la fronte prima di rilassarla e guardarlo schiudendo la bocca. << Facciamo un picnic? – lui annuì – Non ne ho mai fatto uno in vita mia >>.
<< Sto notando che non hai fatto tante cose in vita tua >>.
Ci pensai un po’. << Già. Un po’ per mancanza di tempo ed un po’ per mancanza di voglia, se devo essere sincera >>.
Arrivammo allo spiazzo erboso destinano al picnic e ci andammo a mettere all’ombra di un ampio albero. Ian, dopo aver posato il cestino sull’erba, tirò fuori un plaid azzurro cielo che stese sull’erba.
Mi andai a sedere e lo guardai, incrociando le gambe. << Hai preparato tutto tu? >> chiesi e lui annuì, sedendosi. Il sole filtrava a malapena tra le foglie e i rami dell’albero ma facemmo in modo di catturarne un piccolo spiraglio di luce. Da quando Ian si era seduto, erano passati alcuni minuti in cui le uniche cose udibili furono il cinguettare degli uccellini e lo scorrere del corso d’acqua  non molto distante da noi.
Mi voltai verso di lui, intento a cacciare i vari contenitori con il cibo. << Grazie >>
Alzò lo sguardo verso il mio viso. << Per cosa? >>
<< Per questo – alzai entrambe le mani, indicando tutto intorno a noi, seguendo il gesto con il capo – E’ stata veramente un’ottima pensata. Mi sono divertita, molto, per cui.. Grazie >>
<< Non devi ringraziarmi. Sapevo che molte cose non avevi mai fatto o visto. Ho solo colto la palla al balzo, tutto qui >>
Annuii. << Sarà ma te ne sono grata >> continuai.
<< Basta ringraziamenti, mangiamo perché ho una certa fame >>
<< Concordo >> dissi afferrando un panino senza sapere cosa ci fosse dentro. Lo scartai e diedi un bel morso. “Buono”.
Anche lui prese a mangiare. Quel giorno non sapevamo cosa dirci, sembravamo due perfetti sconosciuti che si stanno vedendo in appuntamento al buio. Eppure prima non era così.
<< Non riusciamo a parlare >> affermò lui, leggendomi nel pensiero.
<< Vero. Non era così prima >> mormorai guardando il panino.
<< E’ tutta colpa mia >> continuò lui.
<< Si, lo è >> ribadii. Ok, forse mi stavo comportando da sciocca.
<< Mi dispiace, Andrea. Ma ti ripeto che ha fatto tutto Megan, io.. >>
<< Ian, basta, ti prego. Finiremo per litigare e non ho voglia. E’ iniziata così bene questa giornata, non roviniamola >>
Annuì e restò in silenzio. Tutto ciò durò pochi secondi. Non so come ma mi ritrovai a cavalcioni su di lui. Le sue mani sulle mie guance, il suo viso vicino al mio.
<< Non mi importa se litigheremo. Se litighiamo almeno riusciamo a parlarci. Per cui, litighiamo >>
<< Tu sei scemo >> feci per rimettermi seduta sul plaid ma lui mi bloccava. << Ian, per favore, siamo in un luogo visitato da famiglie con bambini, cosa potrebbero pensare vedendoci così, eh? Fammi rimettere seduta. Ora! >> feci ancora per alzarmi ma ancora una volta mi bloccò.
<< Dimmi qualcosa che non mi hai mai detto su di me >>
<< Che richieste fai, scusa?! >>
<< Ti ho chiesto di dirmi qualcosa che non sopporti su di me >>. Scossi il capo esasperata. << Non vuoi iniziare tu, d’accordo inizio io. Non sopporto il tuo essere insicura, testarda e permalosa. Tendi o a scusarti troppe volte in una sola frase o ad essere dannatamente orgogliosa. Certe volte vado in bestia perché non ti piacciono le cose romantiche e se volessi stupirti, non saprei come fare senza cadere nel romanticismo. Certe volte diventi una bambina e mi chiedo coma faccia a sopportarti >>
Spalancai la bocca. << Allora cosa ci stai a fare con me, eh? Tornatene da Megan anzi, vai da Nina. Meglio ancora, va a farti fottere >> esclamai decisamente stufa ed arrabbiata.
<< Sai perché sto con te, eh? Perché ho accettato tutti i tuoi difetti, iniziandoli ad amare perché ti rendono la persona che sei ora, ovvero la persona di cui mi sono innamorato. Quando sei insicura, mi piace abbracciarti e tenerti stretta a me. Mi piace sentire come ti sciogli e ti rilassi. Quando ti intestardisci o fai la permalosa mi piace vedere il broncio che ti si forma in viso. Mi piace perché bastano alcuni miei baci per farti tornare il sorriso. Mi piaci perché, anche se non riesco mai a farti qualcosa di romantico, so che anche una semplice pizza a casa con te può diventare la cosa più romantica che possa esserci su questo mondo. E’ questo perché sei una ragazza che non ha mai chiesto nulla di più di quello che già aveva. Sai farti bastare quello che hai e lo rendi speciale. Dimmi perché non avrei dovuto innamorarmi di te  vedendo tutto ciò >> mi sorrise, accarezzandomi le guance.
Deglutii. Come sempre, mi aveva spiazzato lasciandomi, così, senza parole. << Ian.. >>
Mi posò l’indice sulle labbra. << Non voglio sentire niente che non sia cose che non ti piacciono di me, chiaro? >>
Sospirai. << Sei testardo, orgoglioso e cocciuto peggio di un mulo. Non sopporto quando sei geloso anche di cose o di persone che non devi, vedi Christian o il fotografo della Vogue. Alle volte sei troppo sdolcinato che temo che mi salga il diabete. Non sopporto il tuo comportamento da.. da.. da gatto >>
<< Comportamento da gatto? >> chiese confuso.
<< Si, sei come un grosso micio che si struscia sulle gambe. Con pochi gesti ti fai amare da tutte. Tu non te ne accorgi ma hai un modo di fare che fa credere alle ragazze che tu ci stia provando con loro. Poi, d’accordo essere estroversi, ma lo sei anche troppo! Non ho sopportato la tua uscita prima degli addii al nubilato e al celibato. Quella potevi evitarla – lui annuì, spostandomi alcune ciocche da davanti gli occhi – Ma.. mi piaci perché tieni a me. Mi piace perché hai un modo di fare che conquista tutti, me per prima. Sebbene non sopporti il tuo essere troppo estroverso, mi piace che tu lo sia perché sei riuscito ad integrarti con i miei amici. Mi piace il calore che emani, non solo quello corporeo. Mi riferisco al tuo sguardo. Certe volte, i tuoi occhi mi scaldano in pochi secondi. Apprezzo il fatto che faresti di tutto pur di vedermi sorridere o ridere. Ami gli animali, sei sensibile anche se vuoi farti vedere sempre macho, figo e sexy. Capisci quando qualcosa non va e vuoi aiutare tutti >> conclusi mentre gli accarezzavo il viso.
<< Forse non te lo ricordi, ma hai detto di amarmi >> sussurrò.
<< Cosa? >>
<< In Italia, sei tornata ubriaca fino alle punte dei capelli. Prima di addormentarti mi hai detto che non potevi mai amare Christian perché io ero quello che volevi, quello che.. amavi >>.
<< Non.. non lo ricordavo >>
<< Lo so – sorrise – Ma tranquilla. Sebbene tu mi abbia detto che mi ami, ho finto che tu non lo abbia mai fatto. Voglio che tu sia lucida e che te lo possa ricordare >>.
Mi strinsi a lui, inspirando il suo odore, potendo così percepire il suo cuore battere. << Il giorno in cui è successo quel che è successo, mi ero alzata con la certezza che fossi pronta a dirti quello che sentivo a dirti finalmente quel tanto agognato ‘Ti amo’ – deglutii – Ora avrò bisogno di altro tempo >>
Mi accarezzò i capelli, annuendo. << Lo so e ti capisco >>. Tornò nuovamente il silenzio tra di noi. << Quindi.. Sarei un gatto – annuii poco prima di ritrovarmi con la schiena contro il plaid – Un gatto che si strofina contro le gambe delle persone >> disse mentre le sue mani mi accarezzarono i fianchi e il suo alito mi solleticava il collo.
Quando prese a compiere piccoli movimenti con il corpo che lo portarono a strusciarsi contro il mio, gli misi le mani sulle spalle per farlo alzare. << Ian, sta buono! >>. Non sapevo se ridere, essere contenta o scocciata.
<< Non sei mia da un mese e in questo lungo periodo mi sei mancata >> mi baciò il collo.
Anche lui mi era mancato ma non mi andava di dargli questa soddisfazione. << Ian continuerò a non essere tua se non ti alzi da sopra di me, lasciandomi finire di pranzare >>. Lui sbuffò ma si sposto da me. Potemmo, così, finire di mangiare.
<< Sono piena! >> esclamai mettendo una mano sulla pancia.
<< Anche io. Non credevo di aver cucinato per un esercito >> aggiunse Ian, stendendosi accanto a me.
Guardai con la coda dell’occhio Ian prima di girarmi su un fianco e poggiare il capo sul suo petto. Lui venne preso inizialmente in contropiede ma poi mi strinse a sé. Sentendo il suo cuore battere, una sensazione di benessere iniziò ad espandersi portandomi, così, a chiudere gli occhi. Una mano di Ian mi accarezzava i capelli e la schiena, facendomi rilassare ancora di più, mentre le sue labbra lasciavano tanti piccoli baci sulla fronte. Si, tutto questo mi era mancato da impazzire.
<< Dovremmo tornare a casa >> mormorai lieve.
<< Dovremmo >> ripeté lui.
Presi un lungo respiro stiracchiandomi. << Dovremmo per cui – mi misi seduta – andiamo >>.
Anche Ian si mise seduto e rimettemmo le varie cose apposto e andando a gettare le varie cartacce. Quando feci per riprendere la borsa poggiata sull’erba, un capogiro mi fece barcollare vistosamente. Fu solo grazie ad Ian se non caddi per terra. << Andrea che hai? >>
Scossi il capo mentre portai una mano sulla fronte. << Sto bene, ho solo avuto un giramento. Sarà stato il sole >>.
Ian mi aiutò nel rimettermi in piedi. << Va meglio?  >> chiese ed io annuii.

Quando arrivammo a casa, Ian volle accompagnarmi fin dentro casa temendo un nuovo possibile giramento di testa.
<< Ian non sono malata né in fin di vita. E’ stato solo un capogiro, succede – incrociando, però, il suo sguardo serio scossi il capo – Comunque sia, grazie ancora per questa giornata. E’ stata veramente bellissima >>
<< E’ stato un piacere. Allora.. Ci vediamo sul set >>
<< Ehm.. si, ci.. ci vediamo sul set >>. Fece un passo verso di me e fece il gesto di darmi un bacio sulla guancia. Come accadde molti mesi prima, i nostri visi si trovarono nuovamente vicini. I nasi si toccavano e i respiri si confondevano tra loro. I nostri sguardi caddero sulle labbra dell’altro. “Al diavolo!”. Portai le mani sulle sue guance e lo  baciai. Come se non aspettasse altro, Ian mi strinse a sé ricambiando il bacio e mi schiacciò contro il muro dell’entrata. La sue mani vagarono sulla mia schiena mentre le mie gli accarezzarono il petto. La voglia di risentirsi un unico corpo era tanta e andava placata. I nostri abiti furono molto velocemente gettati sul pavimento. Finalmente pelle contro pelle dopo tanto tempo. Finalmente uniti dopo tanto tempo. Finalmente, dopo tanto tempo, due pezzi di un puzzle avevano trovato la loro giusta collocazione e, di conseguenza, il loro giusto incastro.
Il bello di litigare era proprio quello: una volta finito, si fa subito la pace. Nel nostro caso era passato un mese prima che tutto si sistemasse ma stavamo pur sempre facendo la pace, no?




Spazio Autrice ( per modo di dire )
Ma buonsalve! Come state? Io stressata.. Odio l'orario di scuola..
Ma passiamo alle cose serie.. Il capitolo.. Non sapevo che far fare loro per cui ho optato per una bella uscita allo zoo.. Lo ammetto non ci sono mai andata per cui mi son basata solo sulle foto viste su internet..
I due sono un pò distaccati ma cosa volevate.. Si sono rimessi insieme dopo un presunto/tale tradimento.. Ma alla fine hanno trovato un modo per staser vicini.. Si sono detti cosa odiano e cosa amano l'uno e dell'altro.. Mi è piaciuto tantissimo scrivere quella parte.. E alla fine.. I due riprendono tuuuuuuuuuutti i rapporti xD
Cooomunque.. io spero che qualcuno già dallo scorso capitolo abbia colto i miei indizi nascosti eheheheheh
Cooomunque.. Ringrazio i lettori silenziosi, le 14 persone che hanno commentato facendomi arrivare a 200recensioni, chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha messo tra gli autori :)
Avviso di aver scritto la parole The End ad A Twist.. Ieri infatti ho completato l'epilogo.. Ora mi dedicherò a vai missing moments..
Questo è il gruppo di Face L'Angolo di " _A Twist In My Story_ "
Questo è il contatto di Fb Serena e quello di Twitter ili_sere_nere
Mentre queste sono le altre mie storie
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_

A Venerdì :) Ora lo studio mi aspetta -.-


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Capitolo 34
*** Capitolo o33 ***


33

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Capitolo 33

Aprii di scatto gli occhi e velocemente mi alzai dal letto. Mi portai una mano sulla bocca e corsi in bagno dove, dopo essermi piegata in due sul water, vomitai. Quando finii, mi lavai la bocca e i denti per levarmi quel retrogusto amaro. Mi guardai allo specchio. Ero leggermente pallida, con delle occhiaie, sebbene appena accennate, sotto gli occhi. Erano notti che non riuscivo a dormire tutta la nottata in quando, puntualmente, ero costretta ad alzarmi e a correre in bagno a vomitare. "Sarà qualche virus.. Ne girano tanti di questo genere –  pensai – Si, sarà di certo un virus". Così ritornai in camera. Ian dormiva ancora, segno che non si era reso conto di nulla. Sorrisi guardandolo. Mi piaceva la sensazione del suo corpo vicino al mio durante la notte. Mi piaceva svegliarmi e addormentarmi stretta tra le sue braccia. Tutto ciò mi era mancato veramente tante. Ero contenta che adesso le cose sembrassero essere tornate normali e ora che lo avevo ritrovato, non me lo sarei fatto scappare. Mi coricai nel letto, sotto le lenzuola, e mi avvicinai al corpo di Ian. Poggiai il capo sul suo petto proprio sopra al cuore e, cullata dai suoi battiti, mi addormentai.

Mi rigirai su un fianco strizzando leggermente gli occhi. Le mie mani andarono alla ricerca del corpo di Ian, ma non lo trovarono. La sua parte di letto era tiepida. Aprii, quindi, gli occhi tirandomi su a sedere. Mi stiracchiai, sbadigliando.
<< Buongiorno! Vedo che ci siamo alzate >>. Ian comparve dalla porta con in mano un vassoio con la colazione.
Sorrisi a quella scena e dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non saltargli addosso. Solo un misero boxer lo copriva. << Buongiorno anche a te! Mi sono svegliata perché non ti ho trovato nel letto con me ma.. - guardai il vassoio - sei perdonato >> dissi mentre Ian si avvicinò fino a sedersi sul letto.
<< Spero che sia tutto di tuo gradimento.. Cornetti, fette biscottate con la marmellata e caffè. Tanto caffè. So che la colazione all'americana non ti piace per cui.. >> disse sorridendomi mentre poggiò il vassoio sulle mie gambe.
Guardai con l'acquolina in bocca il contenuto del vassoio. << Tranquillo.. Con la fame che ho mangerei di tutto. Persino te >> dissi maliziosa.
Anche lui mi guardò maliziosamente. << Andrea non mi tentare >>
<< E perché no? Dai.. Sarebbe un bellissimo risveglio >> mormorai spostando il vassoio sul comodino per poi gattonare sul letto verso di lui. <> iniziai a dire con voce da bambina.
Come immaginavo, Ian mi prese per i fianchi portandomi a cavalcioni su di lui. Le sue braccia mi avvolsero la vita mentre le mie gli cinsero il collo. Poggiai la fronte contro la sua, sorridendogli.
<< Io l'ho sempre detto che sei un piccolo diavolo tentatore >> mormorò facendo strusciare i nostri nasi.
<< Si, un piccolo diavoletto che ora si prenderà un tuo bacio >>. Avvicinai le labbra alle sue fino a farle toccare. Dal giorno dell'uscita allo zoo di tempo ne era passato e il nostro rapporto aveva ripreso a macinare. Coppia fissa sul set, coppia fissa nella realtà. Smisi di pensare a quanto accaduto fino a quel momento in quanto le mani di Ian si chiusero a coppa sul mio seno. << Non mi serve tentarti quando so che vuoi la stessa cosa >> sussurrai suadente. Le sue mani si staccarono dal mio seno andandosi a posare sui miei fianchi.
<< Devi mangiare >> mormorò roco.
<< Ma io stavo mangiando te. Cosa posso volere di più? >> riposai le labbra sulle sue.
<< Andrea >> mi riproverò provocando un mio sonoro sbuffo.
Mi alzai da sopra le sue gambe e mi portai seduta sul letto. Abbassai lo sguardo verso il vassoio e il suo contenuto. "Qualcosa non mi torna". << Perché il vassoio è apparecchiato per uno? >> chiesi dubbiosa.
<< Perché, per quante persone doveva essere apparecchiato? >>
<< Semplice, per due >> dissi indicando prima me e poi lui.
Sorrise. << No, questa volta mangi solo tu >>
<< E tu? >>
<< Io ho fatto colazione prima con.. >>
<< Con latte e cereali - lo anticipai concludendo la sua frase - Si lo sappiamo >>
<< Fai la saputella, eh? Vediamo come te la cavi adesso >>. Si portò sopra di me prendendo a farmi il solletico sui fianchi.
<< No!! No!! Ian fermati altrimenti combiniamo un macello con il vassoio >> dissi tra una lacrima ed una risata. Ian si fermò ed una sua mano mi scostò alcuni capelli da davanti agli occhi, il tutto guardandomi negli occhi. << Qualcosa non va? >> chiesi vedendolo assorto.
Scosse il capo, sorridendo. << Va tutto come dovrebbe andare >> mormorò avvicinando lentamente il viso al mio.
Quando mancarono solamente qualche centimetro a dividere le nostre labbra, il telefono di Ian prese a suonare con insistenza.
<< Qualcuno ti cerca >> mormorai poco prima che lui si alzasse, afferrando il telefono.
<< È Robyn. Torno subito >>
<< Vai tranquillo >>
Quando la porta fu chiusa, tornai a guardare il vassoio e il mio stomaco prese a brontolare. Iniziai dal caffè. Il mio dolce ma al tempo stesso amaro amato caffè. Successivamente mangiai metà cornetto, precisamente al cioccolato, e alcune fette biscottate. Stavo per dare un morso alla seconda metà del cornetto quando il mio stomaco ebbe un sussulto. Quella sensazione la conoscevo, oh altro che se la conoscevo. Poggiai subito il cornetto nel vassoio, scattando in piedi, e corsi in bagno. Tre secondi dopo ero piegata ancora una volta contro il water a vomitare. Sicuramente l'accoppiata cornetto-caffè-fette biscottate non aveva fatto bene al mio stomaco già stressato. Una volta finito mi sentii tutto di un botto stanca e mi dovetti sedere per terra con la testa tra le ginocchia.
<< Come ti ho detto era Robyn che.. Andrea? - la voce di Ian giunse dalla camera da letto - Andrea? >>. Giuro, avrei risposto se non fosse stato per quell'enorme senso di spossatezza che sentivo in tutto il corpo. La porta venne aperta. << Andrea, cosa è successo? Sei pallida, che hai? >> chiese agitato.
Stavo per rispondergli che non doveva preoccuparsi quando un ennesimo connotato di vomito spinse per uscire, portandomi nuovamente con la faccia dentro il water. Percepii Ian al mio fianco intento a reggermi sia i capelli ma al tempo stesso reggeva anche me.
Finalmente tutto sembrò placarsi. Con il respiro leggermente affannato, mi rimisi lentamente in posizione eretta. << Non.. Non serviva che tu assistessi a tutto ciò >> mormorai scaricando. Dovetti chiudere gli occhi per via di un capogiro.
<< Si invece che ce ne era bisogno. Non credi che sia l’ora di andare da un dottore? >>.
Mossi il braccio come per scacciare una mosca. <> posai una mano sulla fronte.
<< Appunto. Andrea, sono giorni che vai avanti vomitando. La notte ti agiti e la mattina sei più stanca di quando vai a dormire. E’ Aprile, Andrea. Aprile. Fino ad una settimana fa avevi continui mal di testa. Grazie a dio quelli sono passati. Qui c’è da andare da un medico a vedere cosa ti succede! >>
Mi avvicinai al lavandino dove mi sciacquai la bocca. << Ian, fidati. So quando una cosa è grave o meno e credimi, questo è un semplice virus intestinale >> dissi asciugandomi le mani. Uscii dal bagno per tornare seduta sul letto. << Allora – presi la metà indenne di cornetto – dicevi di Robyn>> morsi il cornetto.
Ian scosse ancora il capo. << Sei assurda delle volte. Comunque, settimana prossima è il compleanno di Jaxon, compie 6 anni e Robyn ci ha chiesto di andare >>
<< Ma certo che andiamo! – dissi entusiasta – Quando compie di preciso gli anni? >>
<< Il 20 >>
<< Venerdì, quindi. Perfetto! >> sorrisi e lo stesso fece Ian.
<< Poi andremo a comprargli il regalo. Ora è meglio vestirsi. Julie ci vuole sul set esattamente – guardò l’orologio – ora! >>


Ian parcheggiò l’auto davanti ad una pizzeria, precisamente la McClain’s Pizzeria. Scendemmo dall’auto e iniziammo ad avviarci verso l’entrata.
<< Gli piacerà secondo te? >> chiesi ad Ian guardando la busta che conteneva il regalo.
<< Fidati, ne andrà pazzo >> mi rispose lui.
Entrammo e subito notammo un gruppo di bambini vicini ad un tavolo e quelli che, a parer nostro, doveva essere i genitori dalla parte opposta. Tra questi notammo Robyn. Lei ci vide e, dopo essersi scusata con alcune signore, si allontanò venendo verso di noi. << Fratellino, Andrea siete arrivati – disse abbracciandoci – Come state? >>
<< Benissimo, Robyn – anticipai Ian – Ed il festeggiato? >>
<< Già, il mio campione dov’è? >>
Fece cenno di seguirla e ci avvicinammo ai ragazzi. << Jaxon vieni. Ci sono Ian ed Andrea >>.
Vedemmo il bambino voltare il capo e correre verso di noi. << Zio! >> il piccolo si lanciò in braccio ad Ian che svelto lo prese, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
<< Ci stiamo facendo degli ometti, eh? >> chiese Ian scompigliando i capelli ricci del nipote. Jaxon annuì e si sporse verso di me.
Lo presi in braccio. << Ma ciao ometto e tanti auguri >> gli sorrisi lasciando a mia volta un bacio sulla sua guancia.
<< Grazie zio, grazie zia Andy >>.
Lo posai a terra e gli allungai il regalo. << Questo è da parte nostra >>. Il piccolo prese la busta dopo aver detto un grazie e si andò a sedere per poter, così, aprire il regalo. Io, intanto, spostai lo sguardo tra gli altri bambini fino ad incontrare lo sguardo di una bambina intenta a guardare Ian con fare preoccupato, quasi spaventato. La piccola si accorse del mio sguardo e arrossì, abbassando il viso. Mi avvicinai a lei e mi piegai sulle ginocchia. Le sorrisi mentre lei mi guardava senza saper che fare.
<< Lui è cattivo – disse con tono innocente, indicando Ian – Ci vorrà mangiare! >>
Rimasi sorpresa. << No, piccina. Lui non è cattivo. Cosa te lo fa pensare? >>
<< Mia sorella lo vede in televisione. Lui uccide le persone! >> disse con labbro tremolante.
Le sorrisi dandole una lieve carezza sul viso. << Ma quella è finzione. Non c’è nulla di cui avere paura, lui è buono buono. Ti fidi ti me? >> Lei annuì. << Ian, puoi venire un attimo? >>
Ian si avvicinò e la piccola si irrigidì leggermente. << Dimmi pure. Ma questa piccola di chi è? >>
<< E’ un’amichetta di Jaxon – lo vidi corrugare la fronte – Piccola, hai visto? Non devi avere paura di lui? >>
<< Paura di me? >>
<< Crede che tu li voglia uccidere >> dissi riprendendo a persuadere la piccola con scarsi risultati. << Ho un’idea. Tu gli farai una richiesta e lui, da bravo, la esaudirà, va bene? >>.
La piccola annuì. << Smetti di mordere le persone? >> chiese guardandolo.
Ian guardò prima me e poi la bambina, sorridendole. << Promesso >> disse mostrando l’indice alla piccola che subito strinse con il suo.
Riposai la piccola a terra e subito tornò dagli altri bambini mentre noi tornammo da Robyn. Parlando con lei scoprì che quella in cui ci trovavamo era la famosa pizzeria che lei gestiva insieme al fratello. Sapevo che avevano una pizzeria ma non credevo che fosse quella. Inoltre, durante la cena venne Jaxon con in mano il regalo che io ed Ian avevamo preso. Lo mostrò alla madre, ringraziandoci e dicendoci che era quella che desiderava. Io ed il fare regali non eravamo mai stati un bell’accoppiamento. Se si doveva fare qualche regalo facevo sempre venire qualcuno con me per aiutarti. Questa volta, trattandosi di Jaxon, era scontato che Ian sarebbe venuto con me. Lasciai scegliere a lui il regalo e prendemmo una macchina telecomandata, per la precisione una fiammante Ferrari.
La cena proseguì nei migliore di migliori dei modi. Parlammo un po’ con tutti e giunse il momento della torta. Quando la vidi, di nuovo la sensazione di disagio nello stomaco tornò. Cercando di nasconderlo, mi alzai dal tavolo mormorando un << Torno subito >>. A passo spedito mi diressi in bagno, vomitando subito dopo. Ok, forse l’idea di Ian di andare dal medico non era tanto cattiva. Eppure ero stata attenta a cosa mangiavo ed invece. Sbuffai dandomi una risistemata e tornai nella sala. Rifiutai la torta quando vennero a portarcela.
Arrivò il momento di salutare tutti. Ringraziammo Robyn per la serata e salutammo Jaxon.
<< Tutto ok? >> chiese all’improvviso Ian.
<< Si, tutto ok >> mormorai sorridendo. Non volevo dar ancora più preoccupazioni ad Ian. Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa. << Ian, ti dispiace se per stanotte dormo a casa mia? >>
<< No, tranquilla. Vuoi che resti? >>
Scossi le spalle. << Come vuoi. Sono stanca per cui preferirei star qui da me >>


Appena parcheggiò, scendemmo dall’auto. Quasi sotto il portico, Ian alzò lo sguardo verso il cielo.
<< C’è la luna piena questa notte >>
Alzai il viso anche io. << Già. Vedremo passare qualche lupo mannaro adesso? >> chiesi scherzosa.
<< Cosa te lo fa pensare, mh? >> continuò Ian in perfetto stile Damon.
Gli sorrisi. << Beh, ho un vampiro proprio qui accanto a me. Come spiegazione è più che ovvia >> conclusi ridendo.
Ian si fece leggermente serio. << La luna piena dovrebbe essere un po’ come il vischio >> affermò facendomi inarcare un sopracciglio.
<< E’ un modo elegante e poetico per dirmi che vuoi baciarmi? >> chiesi avvicinandomi a lui, portando le mani sul suo collo.
Ci pensò un po’ su. << Si, diciamo che lo era >> sorrise e lo stesso feci anche io.
<< Allora crediamo che ci sia il vischio al posto della luna sopra di noi >> mormorai lieve mettendomi sulle punte e avvicinando le mie labbra alle sue.





Spazio Autrice (per modo di dire)

Buongiorno!! Scusate ma come ogni santo venerdì vado di fretta.. C'è la puntata che mi aspetta, lo studio e l'allenamento -.- per cui passiamo rapidi rapidi al capitolo..
Andrea sta male, è questo è un dato ormai più che appurato.. Per giunta non vuole neanche andare dal medico..
Ian l'avvisa che c'è il compleanno del nipote e che la sorella vuole che vadano.. La scena della bimba spaventata è reale.. Ad una convention infatti una bambina aveva paura di Ian, dicendo che era cattivo e che voleva farle del male *__* povera cucciola!
Cooomunque.. Ringrazio le 12 splendide persone che hanno recensito, i lettori silenziosi, coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricorda e chi mi ha tra gli autori preferiti..
La fine della storia è sempre più vicina, ma non temete.. ci saranno un paio di missing :)
Bene, ora scappo!! Baci baci a Lunedì!

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Capitolo 35
*** Capitolo o34 ***


34

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Capitolo 34
 

Sole. Aria fresca. Assoluto relax.
Tre parole che insieme descrivevano me in quel momento. Allungata in terra sopra un telo, mi godevo l'aria pomeridiana di Aprile. La mia stessa idea venne approvata da Candice e da Nina, allungate di fianco a me.
<< Che pace >> borbottai ad occhi chiusi, prendendo una boccata d'aria.
<< Già, concordo >> aggiunse Candice.
<< Questo è il bello del recitare. Riesci ad avere pause lunghe ore quando capita >> concluse Nina, facendoci annuire.
Ricalò il silenzio. Eravamo troppo rilassate per poter portare avanti una conversazione.
<< Ma che ore sono? >> chiesi stropicciando gli occhi.
<< Le 16.15 >> mi rispose Nina.
Candice si mise seduta. << Le 16.15? È da più di un'ora che provano una scena? >> chiese leggermente dubbiosa.
<< Perché, ancora Ian e Matt stanno provando? >>
<< Si, cioè.. Non ci credo. Avranno girato altre scene! >> cercò di spiegarsi la bionda. Ci guardammo stupite e confuse. Che avessero fatto una pausa? O che avessero girato altre scene? Candice, fatto sta, si rimise distesa. << Chi dovrebbe girare dopo di loro, sempre se vadano avanti, si intende? >>
<< Dobbiam girare la prossima io e..oddio, io e? Va bè, io e qualcun'altro >> risposi.
<< Con chi giri poco importa. - Nina guardò Candice - Se vanno avanti così, oggi avremo la giornata libera >>.
Le due risero mentre io mi misi in piedi. << Sperando che non finiscano tra cento anni, vado a prepararmi >> e così dicendo mi diressi verso l'interno degli studi.

Camminando ebbi il tempo di pensare ad una cosa. Erano due giorni che stavo bene. Niente nausee, niente mal di testa, niente stanchezza. Niente di niente, mi sentivo benissimo. "Lo avevo detto io che era un semplice e banale virus stagionale". Feci una piroetta sul posto con annesso saltello alla fine, vittoriosa. Ma si sa, mai dire mai. Infatti, appena fatti due passi, iniziai a non vederci più chiaramente. Il corridoio si era sdoppiato o forse, triplicato e girava su di sé. Mi appoggiai con una mano cercando di far fermare questo movimento. Sembravo esserci riuscita quando, però, alzando lo sguardo percepii  un fortissimo senso di nausea. Corsi verso il primo bagno presente nel corridoio e poco importò se entrai in quello degli uomini.
Slla soglia del bagno mi scontrai con Joseph, che mi guardò cercando di darsi una spiegazione. << Andrea, bagno sbagliato >>
<< Jos levati >> dissi brusca, scostandolo e precipitandomi dentro uno dei bagni. Dovevo imparare a non pensare e a farmi i fatti miei. Era un po’ come quella volta che dissi 'non mi sono mai rotta niente' e tre giorni dopo mi ruppi un braccio.
Quando il mio stomaco sembrò placarsi e tornare alla normale regolarità, uscii dal bagno un po' barcollante. << Prometti di non dire ad Ian niente di tutto ciò >> dissi seria nei confronti di Jos.
<< Ian è cosciente di ciò? >>
<< Si, sa che sono giorni che sto male. Non voglio però allarmarlo ancora per cui sei pregato di non dire nulla >> ribadii ancora una volta.
<< D’accordo, ma ora tu mi spieghi cosa hai >>
Sbuffai. << Hai presente uno di quei virus allo stomaco per cui vomiti? Ecco, quello. Niente di grave >> dissi portandomi le mani sui fianchi.
<< E dal medico ci sei andata? >>
<< No, papà. Non ci sono andata >> dissi iniziando a maledirmi da sola nella testa.
<< Ok , allora andiamo dal medico >> fece un passo versi di me mentre io indietreggiai.
<< No, non hai capito. Niente medico. Tra qualche giorno passa >>
<< E se non passa? >>
<< Oddio Joseph! – esclamai esasperata – Passerà come ogni tipo di malessere. E se non passa, amen. Muoio che ti devo dire! >> mi stropicciai gli occhi con una mano. << Ora, vado che mi devo preparare. E – mi voltai verso di lui, puntandogli un dito contro – Fanne parola con Ian e giuro che ti stacco il cuore. Altro che Klaus >>  e così dicendo uscii dal bagno.

Dio, era passata un'ora da quando avevo lasciato le ragazze, vomitato, incontrato Joseph ed essermi andata a preparare. Un'ora e quelli non avevano ancora finito. Che stessero girando la scalata al monte Everest? Il giro del mondo? Sbuffai infastidita.
Seduta su una sedia con le ruote e con la testa a penzoloni, feci qualche giro sul posto. Una volta a destra, l'altra volta a sinistra. La noia mi stava logorando poco a poco. Mi alzai in piedi, facendo su e giù per la stanza quando passai davanti alla parete con gli specchi. Mi soffermai a guardare il mio riflesso. Il viso mostrava chiari segni di stanchezza dovuti alle infinite notti passate in bagno, anche se in quel momento tutto era celato dal trucco. Lo stesso valeva per il colore della pelle in quel momento più acceso. Passai poi sul seno. Non ero mai stata né una ragazza dal seno prosperoso ma neanche una ragazza priva di seno. Ero proporzionata. "Sbaglio o sono di poco più grandi?" pensai guardando con più attenzione il seno. Mi misi anche di profilo e dannazione! Era di poco più pieno. Passai poi al ventre, trovando anche quella fascia leggermente più piena. "Ecco cosa vuol dire andare a cena dalla madre di Ian". E pensare che di attività ne facevo, eccome!
Stavo per passare alle gambe quando qualcuno bussò alla porta.
<< Ehi fanciulla. Disturbo? >> chiese Nina facendo capolinea nella stanza.
La guardai dal riflesso dello specchio. << No anzi, mi salvi dalla noia >>
Nina rise. << Ma che combini davanti a questo enorme specchio? >>
<< Constatavo il mio non poter fare la modella. - sospirai - Controllavo come stesse reagendo il fisico in seguito a tutto questo virus >>
<< Hai ancora le nausee? >>
<< Ne ho avuta una prima, poco dopo avervi salutato. E no, Ian non lo sa >> dissi bloccando il suo tentativo di parlare.
Mi guardò scuotendo il capo. << Ha ragione Som nel dire che sei testarda >>.
La guardai dallo specchio, facendole una linguaccia. "Ma aspetta..". << Cos'altro ti ha detto il nostro caro Som? >>
<< Ah no mia cara - rise - Non avrai nessuna informazione >>
La guardai male. << Bell'amica >> borbottai.
<< Senti tu, bell'amica bell'amica - cercò qualcosa all'interno della tasca dei pantaloni - questo è l'indirizzo della mia dottoressa >> disse porgendomi il bigliettino da visita. << Fidati, è bravissima >>
<< Grazie ma te l'ho detto è solo.. >>
<< Si, solo un virus. Se questo "virus" continua, prometti che ci andrai? >>
Roteai gli occhi, sbuffando. << Si, te l'ho prometto >>.
<< Ottimo - sorrise vittoriosa - Ah, Julie ha detto di prenderci il resto della giornata perché hanno avuto problemi con alcune attrezzature >> e così dicendo uscì dal mio camerino.

Sbuffai spazientita. Avevo fame, terribilmente fame. Ero ancora nel mio camerino a rigirarmi il bigliettino datomi da Nina. Ian, tramite un cameraman, mi aveva avvisata che mancavano ancora una mezz'oretta abbondante ma avevo comunque deciso di aspettarlo. Il mio stomaco brontolò rumorosamente. Avevo una voglia matta di.. di.. Zucchero filato! Anzi no, volevo le noccioline! No, no! Avevo voglia di Nutella. Oh si, Nutella. Con il pensiero fisso della nutella mi toccai il collo.
Uscii dal camerino iniziando a gironzolare per i corridoi alla ricerca di qualcosa che contenesse della Nutella. Non mi sarei data pace fino a quando non l'avessi trovata. Ma cosa vuoi trovare in degli studi se non attrezzature?
<< Ehi >> una voce mi chiamò. Ian.
<< Ciao - mormorai baciandolo a fior di labbra - finito? >>
<< Ancora venti minuti. Abbiam chiesto una pausa perché non ne potevamo più. E tu, invece, che combinavi? >>
<< Ho voglia di Nutella >>
Mi guardò incuriosito. << Nutella? >>
<< Si - dissi con voce da bambina - andiamo a prenderci una crêpes? >> chiesi facendo gli occhi da cucciolo.
Ian scosse il capo sconsolato ma alla fine accettò. Ci dirigemmo ad un bar e prendemmo la mia crêpes, potendo così tornare agli studi.
Mi gustai quella delizia fino a quando non mi passò la voglia. << Non mi va più >> dissi passandola a lui.
<< Tante storie e non ti va più? Non sei arrivata neanche a metà! >>
<< E allora? È troppo grande e tutta non la voglio >> dissi acida più di quanto in realtà volessi sembrare. Ian ne rimase stupito. Mi accorsi subito di quanto accaduto. << Scusa ma il mio stomaco sembra essersi riempito tutto in una volta >> aggiunsi dispiaciuta.
<< Tranquilla, ora però devo tornare sul set >> mi baciò velocemente prima di allontanarsi.
Appena voltò l’angolo, mi diressi verso i camerini. 
Entrai aprendo di scatto la porta. << Andiamo >>
Un'occhiata sospesa e confusa fu ciò che Joseph mi riservò. << Cosa scusa? >>
<< Ho detto andiamo, mi devi accompagnare del medico >>
<< E perché io? Vai con Ian o con Nina >>
<< Ian è ancora sul set. Nina lo andrebbe a dire ad Ian. Tra me e te c'è più feeling per cui non lo diresti ad Ian - lo guardai sorridendo - E poi sai che sono stata ancora male oggi >> dissi inchiodandolo.

Il medico suggeritomi da Nina distava qualche miglio dagli studi, all'in circa quindici minuti in macchina. Joseph accostò l’auto e scendemmo.
<< Ti sei quindi decisa che quello che hai non è un semplice virus? >>
<< No, sono convinta che è un semplice virus e sono qui per dimostrarvelo >> dissi mentre le porte automatiche si aprirono.
<< Hai un appuntamento? >>
Mi grattai dietro al collo, guardando altrove. << Dovevo? >>. Joseph scosse il capo. Mi avvicinai alla segretaria. << Ehm, salve >>
<< Salve, mi dica >>
<< Ecco, si potrebbe incontrare la dottoressa? Però.. Ecco non ho appuntamento >>
La donna aprì un’agenda, incominciando a controllare tra i vari appuntamenti. << C’è un posto tra mezz’ora. Se mi da il cognome, per favore >>
<< Grazie mille! Belmonti >>. La donna scrisse mentre io mi andai a sedere accanto a Joseph. << Ora ho un appuntamento >>
Tra una chiacchiera e l’altra, il tempo passò. Avevo la testa poggiata contro la sua spalla quando vidi uscire dallo studio del medico una signora.
<< Belmonti? >> chiese la dottoressa ed io alzai la mano.
<< Eccomi – mi voltai verso Joseph – mi aspetti qui? >> e lui annuì.
<< Prego si accomodi – feci un sorriso in segno di gratitudine ed entrai nello studio – Si metta seduta. Sono la Dottoressa Berges, in cosa posso esserle utile? >>
<< Piacere. Ecco mi ha consigliato di venire una mia amica ma anche sua paziente, Nina  >>
<< Nina? Oh, la signorina Dobrev. Deduco quindi che lei sia la famosa collega con le nausee – la guardai perplessa – Oh, scusatemi ma conosco Nina da molto tempo e quando viene mi racconta come procede il lavoro. Mi aveva accennato di una sua collega che stava male >>
<< Bene >>
<< Comunque, mi spieghi tutto >>
<< Beh, ho un virus e sono certa che sia uno di quei virus dello stomaco. I miei colleghi no >>
<< Cosa gli fa credere che sia un virus? Ha avuto qualche sintomo? >>
<< Sono stata da fine febbraio/inizi marzo fino ai primi del mese con il mal di testa,  poi però è svanito e sono iniziate le nausee >>
Lei annuì. << Facciamo qualche controllo, le va? – annuii – Bene allora si segga sul lettino e tolga la maglia >>. Mi sentii il cuore, i bronchi, controllò la vista. Tutto era in regola. << Per favore si stenda >>. Tastò fegato e milza constatando che stavano bene. Scese poi sulla pancia e anche lì niente di anomalo, o almeno per me lo era. Il medico, infatti, aveva leggermente corrugato la fronte. << Tutto regolare? Niente di strano in questi ultimi mesi? >>
<< Strano? No, tutto alla perfezione >>. Non era successo o non successo nulla in questi mesi tanto da allarmarmi.
Il medico annuì sebbene poco convinto. Scese sul ventre, tastando anche quello. << Le dispiace se facciamo un’analisi del sangue e giusto per sicurezza una ecografia? >>.  La donna prese la siringa e mi estrasse del sangue. Si scusò un attimo andando nella stanza accanto per far fare le analisi e prendere l’attrezzatura per l’ecografia. Ritornò con l’apparecchio. << Ora sentirà un po’ di freddo ma non si preoccupi >>. Mi spalmò il gel e iniziò a controllare. << Per cui non ha rilevato nulla di insolito? >>
<< No. Avrei dovuto? >>
La risposta che ricevetti fu un semplice sorriso alquanto enigmatico. Risistemò l’apparecchio e ripulì il gel dalla mia pancia. << Abbiamo finito >>
<< Allora, avevo ragione nel dire che non mi dovevo preoccupare? >>
La donna ridacchiò. << Oh, certo. Lei sta benissimo e si fidi di me, tra qualche giorno non avrà più nausee. Comunque se aspetta un quarto d’ora le daremo i risultati delle analisi >>
<< D’accordo e grazie >> uscii dallo studio e tornai da Joseph.
<< Allora? >> chiese non appena mi vide.
<< Sto bene, ve lo avevo detto che era un semplice virus >> dissi con tono vittorioso.
<< Possiamo andare quindi? >>
<< Dobbiamo aspettare il risultato delle analisi >>

“From: Ian
Ehi, ma dove sei?”

“To: Ian
Ho accompagnato Joseph a ritirare delle analisi. Stiamo tornando”

Aspettammo quanto dovuto e finalmente mi diedero le analisi. Entrammo in macchina, tornando agli studi.
<< Non apri? >> chiese Joseph iniziando a parcheggiare.
<< Ora apro, con calma! >> esclamai sorridente. Aprii la busta tirando fuori il foglio che conteneva. Iniziai a leggerlo sentendomi sempre più soddisfatta nell’aver avuto ragione. Continuai a leggere fino a quando non arrivai alle conclusioni. Il sorriso che avevo sulle labbra sparì poco a poco, lasciando il posto all’incredulità.
<< Allora? >> chiese Joseph che non si era reso conto del mio cambiamento di espressione.
<< Era.. Era un.. – mi schiarii la voce – era un virus, come dicevo io >> sospirai voltandomi verso di lui e fingendo un sorriso.
<< Mi costa ammetterlo ma avevi ragione >> disse iniziando a ridere e scendendo dall’auto. << Che fai resti lì? >>

<< No, eccomi – scesi dall’auto – Tu vai, devo fare una telefonata >>. Aspettai che Joseph entrò prima di riportare l’attenzione sul foglio. Si, qualcosa che non andava c’era e me ne sarei dovuta accorgere anche.

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e buon inizio settimana! Come state? A me sta tornando la tosse -.- AAA Cercasi Sistema Immunitario funzionante...Anche oggi di fretta.. lo studio m'attende -.-"
Allora.. Punto 1.. Andrea.. Come è il detto, Mai Dire Mai? Ecco, ora l'ha capito anche lei, nuovamente.. Non ha fatto in tempo a dire che stava bene che ha avuto un ennessimo attacco di nause che la porta a rifugiarsi nel bagno degli uomini, dove incontra Joseph.. Come Ian, anche Joseph è preoccupato della saluta di Andrea che è di coccio e non vuole andare dal medico.. Tuttavia alla fine cede e si fa accompagnare da Joseph stesso. Inoltre non poteva mancare anche Ian e la scena del dolce.. Alla fine, stufa, Andrea decide di andar dal medico che da una risposta molto criptica... Succo della storia? Andrea aveva ragione..... O quasi... :3 ehehehehe...
Ora.. Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che hanno recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori.. Grazie mille :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non mi resta che dirvi a Venerdì :) 

-altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_

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Capitolo 36
*** Capitolo o35 ***


35

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Capitolo 35

 

Le mani di Joseph erano chiuse sul mio viso, la sua fronte contro la mia e le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
<< Speravo non dovesse finire in questo modo >> mormorò parlando sulla mia bocca.
<< Crepa >> risposi dura, guardandolo con astio.
Lui scosse il capo, sorridendo. << Vediamo se questa bocca sa fare anche dell’altro >>. Spalancai gli occhi e cercai di oppormi ma non ci riuscii. La sua bocca forzò la mia dando vita ad un bacio violento. La sua bocca si mosse avida contro la mia e la sua lingua ispezionò la mia bocca. “Lingua?”
<< Stop! >> urlò Kevin e colsi quel momento per mordere la lingua di Joseph.
<< Ahia! >> si lamentò lui.
<< Che succede? >> chiese Julie confusa.
<< Mi ha morso! >> esclamò Joseph indicandomi.
<< Mi ha messo la lingua in bocca! >> risposi con il suo stesso tono.
<< Chi ha messo la lingua in bocca a chi? >>. Ecco, ci mancava anche Ian.
<< Era per rendere la cosa più realistica possibile! >> si giustificò Jos.
<< Te lo faccio vedere io la più realistica possibile! >> lo minacciò Ian e scoppiai a ridere divertita.
<< Ok, basta! Torniamo a girare >> ci rimproverò Kevin.
Quella che stavamo girando era l’ultima puntata che avrebbe sancito la fine di quella stagione e l’inizio delle vacanze. Stava finendo quella mia strana ma emozionante avventura in The Vampire Diaries. La scena che stavamo per interpretare vedeva l’uccisione della mia povera Ariel da parte di Klaus. Aspettammo il via di Kevin che non tardò ad arrivare.
<< Che diavolo succede qui? >> esclamò la voce di Ian.
Joseph si allontanò dalle mie labbra, guardando alle mie spalle. << Guarda, guarda il maggiore dei Salvatore. Cerchi sempre di interrompermi. Prima Elena, ora lei >> sorrise sprezzante. “Oh, guarda! Le fossette!” pensai ma subito dovetti tornare in me. Joseph mi fece girare, stringendomi a lui con un braccio sulla mia vita.
<< Lasciala. Andare. Ora! >> disse Ian a denti stretti.
Sentii una mano di Jos accarezzarmi la schiena e fermarsi in mezzo ad essa, l’altra, invece, si chiuse sul mio mento, voltandomi il viso verso di lui.
<< Salvatore, di addio alla ragazza – strusciò il naso contro la mia guancia – Saresti stata un’ottima vampira >> sussurrò al mio orecchio. Ci fu un ennesimo stop da parte di Kevin. Venni sostituita da un fantoccio in quanto dovevamo fingere che il braccio di Klaus trafisse il corpo di Ariel. Mentre i ragazzi giravano la scena e sistemavano le inquadrature, le truccatrici e le costumiste fecero il loro dovere, passandomi una maglia intrisa di sangue. Tornai nuovamente sul set non appena la scena venne girata e ripresi il mio posto accanto a Joseph. Finsi di respirare affannosamente mentre guardai verso lo “squarcio”.
<< Ariel! >> esclamò sconvolto Ian.
<< Non dannarti l’anima nel darle il tuo sangue, non la salverà. Nessuno potrà salvarla >> sorrise Joseph lasciandomi cadere per terra. Ian corse verso di me, prendendomi poi tra le braccia. << Ve lo avevo detto: l’amore è la più grande debolezza per un vampiro >> e così uscì di scena.
Ian iniziò ad accarezzarmi i capelli ed il viso. << Non so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano, ma tu hai riportato completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che credevo perduta. Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita >>. La voce di Ian si incrinò. << Nonostante il male che ti ho causato non hai mai smesso di voler bene, di amare questo stupido vampiro. – fece un lungo respiro - Ti amo, Ariel. Ti amo e... Ti prego torna da me >>
Abbozzai un sorriso. << Non perdere la tua umanità perché sai di essere un vampiro, un uomo migliore. Proprio in punto di morte dovevi dirmi di amarmi? >> cercai di essere leggermente divertita.
<< Mi.. Mi dispiace così tanto >> disse lui.
Con quella poca forza che secondo il copione avrei dovuto avere, portai una mano sulla guancia di Ian. Scossi il capo senza smettere di sorridere. << Ti amo e non potevo chiedere di meglio >>. Lo guardai ancora per pochi secondi prima di fingere la mia morte.
<< E.. Stop! >> urlò Kevin << Perfetta! >>
<< Non so voi ma abbiamo appena concluso anche questa stagione. Mi complimento con tutti voi! >> disse una Julie emozionata e tutti applaudimmo. << Ragazzi ci vediamo domani a party della The Cw! >>

La Convention era stata organizzata dalla The Cw e interessava non solo The Vampire Diarie, ma tutti i telefilm trasmessi su di esso. Erano varie sessioni con almeno due cast al giorno. Noi fummo uniti al cast di The Secret Circle: il pomeriggio loro, la sera noi.
Eravamo io, Ian, Paul, Torrey e Nina all’interno della limousine che ci stava portando verso l’evento. Ero un tantino nervosa e sperai di non fare brutte figure.
<< E’ la prima convention che fai, vero? >> mi chiese Paul.
<< Si e sono un fascio di nervi >> risposi cercando di essere calma.
<< Si sente >> disse Ian mentre mi massaggiava il collo. << Dovresti essere più rilassata >>
<< Ian ha ragione – aggiunse Nina – E’ solo il momento poi, una volta entrata, ti sentirai tranquilla come non mai >>
<< Voi lo dire per abitudine. Io non mi rilasserò tanto facilmente >> borbottai.
Torrey ridacchiò. << Tranquilla. Anche la mia prima volta che ho percorso il red carpet ero nervosissima. Ho rischiato di rimanere anche nell’auto per quanto era tesa. Poi, però, mi sono fatta forza e coraggio, sono scesa e ho percorse il tappeto rosso. Ogni preoccupazione, ogni paura era sparita >>
Sospirai. << Speriamo che sia come dici tu, Torrey >> dissi stringendo la mano di Ian.
<< Ragazzi, siamo arrivati. Aspettiamo che arrivi anche l’altre auto e potete uscire >>. Dovevano arrivare infatti le auto che portavano Candice, Michael, Joseph e Katherina ma anche Kevin, Julie. << Arrivate >>
Lo sportello fu aperto da Paul. Fu lui il primo ad uscire insieme a Torrey, poi Nina, Ian ed infine io. Un’immensa folla circondava l’edificio. Fotografi e giornalisti da tutte le parti. Se fino a quel momento ero stata bene, ora credevo che le nausee stessero per ritornare prepotentemente.
Rimasi ferma sul mio posto fino a quando un braccio non mi cinse la vita.
<< Va tutto bene >> mi sussurrò all’orecchio Ian. Lo guardai sospirando. Presi coraggio ed iniziai a camminare. Subito i flash iniziarono. No, non ero abituata a tutto ciò.
<< Ian di qua >>
<< Ian di là >> dissero le voci delle ragazze e dei fotografi che richiamavano la sua attenzione per fare le foto.

Non seppi mai come facemmo a raggiungere gli altri ragazzi ai piedi del tappeto rosso.
<< Ragazzi, sapete come funziona >>
Feci vagare il mio sguardo tra i presenti impaurita. << Io non lo so >> esclamai con tono leggermente più acuto.
<< Andrea, è molto semplice. Non appena uno di noi sta per andare verso il terzo stop, parte l’altro. Ma tanto per qualunque cosa ci siamo noi >>
Passarono, così, i vari ragazzi. Sembravano così a loro agio su quel tappeto. Quanto avrei voluto esserlo anche io.
<< Ian, il prossimo sei tu >> avvertì una voce. Ian annuì ed io di scatto gli arpionai il braccio.
<< Non mi lasciare da sola! >> dissi presa dalla paura.
<< Andrea.. >>
<< Ti prego! >> mi sentivo nel pallone. Rischiavo di farmi venire un infarto a solo ventuno anni.
<< Ian vai >> ancora una volta, una voce ci avvertì. Guardai Ian con fare implorante. Lui guardò alle sue spalle e poi me. Le sue mani si chiusero sul mio viso e le sue labbra catturarono le mie. Come sempre, le sue labbra avevano un effetto calmante. << Ian! >>
Si staccò da me. << Sono davanti a te >> mi baciò la fronte e iniziò a percorrere il tappeto rosso.
Iniziai a distruggermi le dita per via dell’ansia. Mi guardai intorno e in quel momento tutte le attenzioni erano per Ian. << Andrea, preparati. La prossima sei tu >>. Presi lunghi respiri. “Ce la posso fare” continuai a ripetermi nella testa. Si, io ce la potevo fare. << Andrea, puoi andare >>. Mossi un primo passo sul tappeto. “Ok, fuori uno. Altri sei metri di tappeto”. Camminai fino al primo stop e mi fermai voltandomi verso la folla ed i vari fotografi. Cercai di mostrarmi tranquilla, serena e sorridente. Tuttavia mi sentii molto impacciata. Mi fecero segno di riprendere a camminare e così feci. Più camminavo, più iniziavo a sentirmi rilassata e ciò si vide quando, giunta al terzo stop, feci il gesto di mandare un bacio. Guardai di sfuggita Ian e lo vidi ridere guardandomi. Gli feci una linguaccia.
Finalmente il tappeto finì, facendomi tornare dai ragazzi. << Visto? Ce l’hai fatta! >> mi disse Ian cingendomi le spalle con un braccio. Lo guardai seria prima di rilassarmi contro il suo corpo. L’ostacolo tappeto rosso era appena stato sconfitto, ora bisognava affrontare altri nemici ancora più insidiosi: le domande dei fans!

Tutti insieme aspettavamo che il presentatore desse il via alle presentazioni. Dopo qualche secondo iniziarono a chiamare.
<< Signori e signori, in questa fresca sera di Maggio, io darei un caloroso benvenuto al Cast di The Vampire Diaries! >>. Venimmo chiamati uno per uno. Io mi accomodai tra Joseph e Ian. Una volta in cui tutti ci fummo accomodati, il presentatore diede il via alle domande. Subito le prima domande furono tutte per Ian, Paul e Nina. Alcune vennero poste anche agli altri mentre io continuavo a sperare di non dover rispondere neanche ad una.
<< Vorrei fare una domanda generale ed una domanda ad Ian. E’ mai capitato di andare oltre durante le riprese di qualche scena bollente? >>
<< Andati oltre nel senso che mentre giravamo, facevamo anche qualcosa o nel senso che siamo mai andati oltre in seguito ad una di queste riprese? >> chiese un Ian divertito.
<< Va be, Ian, in che senso non serve comunque no, cioè per quanto mi riguarda non sono mai andato oltre – rispose Paul – poi se qualcuno è andato oltre, ben per loro >> completò malizioso. Anche gli altri si associarono alla risposta di Paul.
<< Io e Nina, durante la prima serie, non abbiamo sentito lo stop e abbiam continuato a baciarci >> rispose Ian. Io, invece, rimasi in silenzio, uno, perché dopo una scena bollente con Ian, eravamo soliti sparire a placare gli istinti, due, perché era successo che mentre giravamo, scappasse qualcos’altro. Ecco spiegato il tono divertito di Ian.
<< Il momento più imbarazzante? >>
Il primo a rispondere fu Paul. << Joseph ed io giravamo una scena di quelle sanguinarie per cui eravamo tutti e due intrisi di “sangue”. Avevo la bocca piena di liquido rosso pronto a farne colare un po’ dalla bocca, quando me ne va di traverso un po’ e per non strozzarmi l’ho sputato via >>
<< Peccato che me lo abbia sputato addosso >> completò Joseph scatenando le risate generali.
<< Amico, me ne vergogno ancora >>
Il momento imbarazzante di Nina fu una caduta sul set. Rimase con il tacco incastrato. Joseph, invece, si squarciò i pantaloni di scena. Toccò ad Ian rispondere.
Ridacchiò. << Il momento più imbarazzante non è più il restare nudi per intere giornate a girare. Ora, invece, detto francamente è quello di eccitarsi durante una scena un po’ spinta >>.
Quasi mi strozzai al ricordo di quella scena. Ora toccava a me. << Avete presente il momento imbarazzante di Ian? Bene, avete anche il mio >>
<< Stavo girando con lei >> aggiunse Ian prima di beccarsi una mia gomitata e un coro di ‘Ooh!’ e di risatine si propagò nella sala.
<< La domanda per Ian invece era se tra lui e Damon ci fosse qualche legame >>
Ian ci pensò un po’. << Togliendo la parte da spietato vampiro succhia sangue, Damon ed io siamo uguali. Lottiamo per avere ciò che vogliamo e non ci importa di andare contro tutti e tutti. Il fatto che Damon sia un vampiro, non toglie il fatto che è pur sempre un uomo con dei sentimenti. Preferirebbe soffrire lui al posto della donna che ama >> completò abbozzando un sorriso e guardandomi con la coda dell’occhio e subito le mie guance arrossirono. Mi voltai verso Joseph intento a sorridere e gli mimai un ‘odio quando fa così’, sorridendo.
<< Io avrei una domanda per Andrea. Com'è stare con Ian Somerhalder? E' così stupendo come se lo immaginano le fan oppure c’è dell’altro? >>
Sbuffai. << Ian è una noia >> dissi iniziando a ridere. << No, scherzo. Ian è.. – il mio sorriso divenne ancora più grande – non ci sono parole per descriverlo. Basta che sappiate che mi ripeto sempre che se voi fans lo conosceste come lo conosciamo noi, beh, ve ne innamorereste ancora di più >>
Un’altra ragazza si alzò in piedi. << La mia domanda è per Ian. Durante il tuo presunto o tale fidanzamento con Nina, il gossip parlava di una proposta di matrimonio. E’ vera o meno? E ora che stai con Andrea, le chiederai di sposarti? >>
Spalancai gli occhi e la bocca sentendo quelle parole mentre Ian rise. << Ti ho chiesto di sposarmi? – chiese voltandosi verso Nina che, ridendo, scosse il capo – No, non le ho chiesto di sposarmi. Per quanto riguarda sposarmi, dovreste chiederlo ad Andrea. E’ lei che ha preso un bouquet ad un matrimonio! >>
Lo guardai scioccata. Si, Ian sapeva essere un grande stronzo quando ci si metteva di impegno. Mi schiarii la voce. << Secondo voi mi dovrei sposare con lui? – chiesi alla folla che subito rispose con un si e alcune urlarono che se non lo volevo io, se lo sarebbero prese loro – Comunque, bisogna vedere come.. come procederà la nostra relazione >>
<< Quale è il tuo punto di vista sul matrimonio? >>
Ecco la domanda che volevo evitare. “Mannaggia ad Ian e al suo scarica barile!”. << Ora verrò linciata ma.. il matrimonio non è nelle mie priorità. Non credo molto nel matrimonio sono più per la convivenza ma ciò non toglie che potrei cambiare idea. Solo che.. – storsi il naso – tra matrimonio e convivenza non ci vedo molta differenza. >> Vidi alcune espressioni perplesse sul viso delle ragazze ma anche su quello di Ian. << Sono un tipo abbastanza complicato, lo so >>
<< Ragazzi ancora un’altra domanda. I nostri ragazzi devono andare >>
<< Io volevo chiedere ad Andrea cosa deciderà di fare dopo The Vampire Diaries? Diventerà un'attrice professionista o semplicemente ritornerà alla vita di tutti i giorni come una ragazza ‘normale’? >>
<< Come dissi qualche mese fa, la mia esperienza qui a The Vampire Diaries è stata casuale. Per intraprendere la carriera avrei dovuto studiare molto tempo fa. Ho ventuno anni, sono in ritardo >>
Con la mia ultima domanda venne chiusa la conferenza dando così inizio al party.

Sentendo un caldo assurdo, uscii fuori a prendere una bella boccata d’aria quando venni raggiunta da Ian.
<< Ehi >> disse avvicinandosi a me.
<< Ehi >>
<< Così non vuoi sposarti >> esordì.
<< Ian, ho detto che non è nelle mie priorità e che non mi piace, non che non mi sposerò >>
<< Quindi se io ora ti chiedessi di sposarmi, rifiuteresti? >>
Lo guardai perplessa. << Ian, che domande fai? >>
<< Rispondi. Se io ora mi mettessi in ginocchio con un anello in mano, come mi diresti? >>
Aprii e chiusi la bocca. << Non lo so cosa ti direi e poi che ne so! Di certo non vai in giro con un anello in tasca aspettando proprio oggi per chiedermelo >>
<< Sicura? >>
Mi si mozzò il respiro. << Ian, no! Cioè, no.. Non puoi uscirtene con queste cose >> dissi facendomi cogliere dal panico e dalla paura, soprattutto quando Ian portò una mano all’interno della giacca, come se stesse cercando qualcosa. Sudavo a freddo continuando a scuotere la testa e sussurrare dei no.
<< Ragazzi cosa ci fate qui? >> . Sopragiunse Nina.
Non guardai Nina troppo presa nel seguire i movimenti di Ian. E finalmente tolse la mano dalla tasca interno estraendo.. il telefono? Mi rilassai vistosamente. << Ero venuto a cercare Andrea, ma ora rientro >> e così Ian ci lasciò sole.
Nina corrugò la fronte. << E’ successo qualcosa? >>
<< Lui.. io.. matrimonio.. >>
<< Andrea calmati! – portò le mani sulle mie spalle – Ricomincia però con calma >>
Sospirai. << Ian è venuto fuori e ha iniziato a parlare di matrimonio. Mi ha chiesto cosa gli avrei risposto. Gli ho detto che non lo sapevo e che non poteva uscirsene  con ciò. Ha continuato dicendomi cosa gli avrei risposto se mi avesse chiesto ora di sposarlo. Sono andata nel pallone e poi sei arrivata tu >>
<< Non vuoi sposare Ian? >>
<< Non è che non voglio, è che non sono pronta. Nina, Dio, non mi piace il matrimonio. Ho visto coppie essere felici fino a quando non si sono sposate. – scossi il capo – Non potrei farcela >>
<< Andrea sono paure comuni. Chiunque avrebbe paura di un matrimonio.. >>
<< No, Nina, non capisci >>. La sua fronte si corrugò, così decisi di mostrarle il perché. Aprii dalla borsa cacciando un libretto e glielo passai.
<< Andrea cosa è ? – chiese poco prima di aprirlo e non appena lo fece, rimase sconvolta. Alzò lo sguardo incrociando i miei occhi – Dimmi che non sono quelli che sembrano >>
<< Ora capisci perché non posso? >>
<< Andrea.. >>
<< Prometti che non gli dirai nulla. Nina, promettimelo! >> la supplicai.
Lei sospirò rassegnata. << Lo farò >> mi ripassò il libretto e l’abbracciai.
<< Grazie >>
<< Non dovresti ringraziarmi >>
<< Lo so >>

Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno e Buon fine settimana! Alloooora.. Sono di fretta, sai che novità.. La nuova puntata mi aspetta e anche lo studio -.-""
Cooomunque.. Allora.. Piaciuto l'inizio? xD Mi mancava scrivere questi intro così facilmente equivocabili *risata malefica* fatto sta che Josephuccio mio ha approfittato per mette la lingua in bocca ad Andrea ù.ù Cooomunque.. Ricordate la scena recitata? E' stata la primissima provata da Andrea ed Ian poco dopo essersi conosciuti :) qui c'è un mega spoilerono per la storia su TVD che teoricamente starei scrivendo.. Anyway.. Ricordate perchè vi chiesi di scrivere possibili domande? Ecco, qui c'è la spiegazione.. Mi servivano per questo "evento".. Spero di non avervi annoiate!!
Scena finale ricca di "Perchè".. Secondo voi Ian l'anello ce lo aveva davvero in tasca? E Nina cosa avrà visto di così sconvolgente? Mistero ù.ù
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, che mettono tra le preferite/seguite/da ricordare. e chi mi ha tra gli autori! *_*
A Lunedì! :* -altre mie storie:

_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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Capitolo 37
*** Capitolo o36 ***


36

Video Trailer

Capitolo 36

 

L’orologio sul telefono segnava le 2 di notte. Ero seduta su una piccola sdraio posta fuori dal set, in mezzo ad uno spiazzo in cui si poteva vedere il cielo. Ed era proprio quello che stavo facendo. Comodamente allungata, guardai le stelle sopra di me, immersa nei miei pensieri. Era Maggio, ormai. Anche questa stagione di The Vampire Diaries stava volgendo al termine. L’estate stava tornando. Mi rattristai. Stava per finire tutto.
<< Anche a me piace stare ore ed ore a guardare il cielo stellato. Specialmente se ho molto da pensare >> esclamò una voce facendomi sobbalzare per lo spavento.
Voltai il capo verso la voce. << Klaus >> mormorai sorridendo.
<< Per favore, chiamami Joseph >> disse con tono alla Klaus facendoci poi ridere. << Scusa, non volevo spaventarti >>
Scossi il capo, sorridendogli. << Che fai qui? >>
<< La stessa cosa che fai anche tu >> rispose. << Posso sedermi? >>.
<< Si, certo >> gli risposi tornando a guardare il cielo. Ci fu un lungo silenzio. << Maggio >> mormorai, sospirando.
<< Già, è volato questo anno >>. Annuii. Era vero. I mesi trascorsi erano stati uno più bello dell’altro. Ognuno caratterizzato da un qualcosa. I rapporti con gli altri era cresciuto di giorno in giorno. Non ce l’avrei mai potuta fare senza di loro. << Andrea >> mi richiamò Joseph. Voltai il capo verso di lui. << Sei molto pensierosa. E’ successo qualcosa? >>.
Scrollai le spalle sorridendo amaramente. Riportai lo sguardo al cielo. << Vado via >>
<< Ho detto qualcosa di sbagliato? >> chiese confuso.
Ridacchiai. << Non in quel senso. – voltai il capo verso Joseph. Presi un lungo respiro – Torno in Italia >>.
Vidi il suo viso riempirsi di stupore. << Quando? >>
<< Mese prossimo >>
<< Scherzi? Non puoi dirmi una cosa del genere! Cioè.. Lo sanno gli altri? Ed Ian, lo sa? >>
<< Non scherzo, Jos. Sono serissima purtroppo >> dissi abbassando lo sguardo. << Ian e gli altri non lo sanno. Solo Nina lo sa >>
<< Ian ha il diritto di saperlo, Andrea. E’ il tuo ragazzo, lui.. – mi guardò intensamente – ha tutto il diritto di saperlo. Stai per lasciarlo, come credi si sentirà scoprendo che era all’oscuro di tutto? Credi che non se la prenderà con Nina per non averglielo detto o per non averti fermata? >>
<< Non riesco a dirglielo. Se.. Se glielo dicessi lui non mi lascerebbe tornare. Verrebbe con me – alzai lo sguardo sentendo alcune lacrime scorrere sulle guance – Lo dice sempre che se mai fossi tornata in Italia, lui mi avrebbe seguita. Non mi avrebbe lasciata sola >> scossi il capo.
<< Andrea.. >>
<< Non gli ho detto ancora Ti amo, Joseph. – lo guardo ormai piangendo – E non gliel’ho ancora detto perché una volta detto, andarmene sarebbe stato ancora più doloroso. Non gliel’ho ancora detto perché quando glielo stavo per dire è successo il casino con Megan! >>
<< Tu lo ami? >>
<< Follemente >>
<< Proprio perché lo ami, deve saperlo >> mi abbracciò.
<< Non voglio che molli tutto per me. Questo è il suo mondo, la sua vita.. Sono stata io a.. a intromettermi in tutto ciò. Non voglio che mi segua e che un giorno dica che è stato il suo più grosso sbaglio >>. Ormai non riuscivo più a controllare i singhiozzi.
<< Lui ti ama e ci tiene a te per cui, fidati, non potrà mai dire una cosa del genere >> mi disse lui premuroso. << Che strano.. qualche settimana fa giravamo la scena di me che ti uccidevo ed ora, guardaci! Se mi vedessero non sarei più credibile nei panni di Klaus >>.
Ridacchiai staccandomi da lui. << Mi scusi, Lord Niklaus >> feci un cenno di scuse.
<< Klaus basta >> sorrise.
<< Sai, amo il tuo accento inglese. Mi è sempre piaciuto >> sorrisi.
<< Davvero? >>
Annuii convintissima e lui sorrise. << Amo anche queste fossette – passai il polpastrello dell’indice su di esse - Se non fosse stato per Ian, probabilmente ci avrei provato con te >>.

<< Mannaggia >> finse del rammarico facendomi ridere.
Sospirai. << Grazie Jos >>
<< Di nulla >> sorrise alzandosi. << Credo di dover andare. Ci vediamo prima che tu parta? >>. Annuii. << Perfetto. Buonanotte Andrea >>
<< Notte anche a te >>. E Joseph si allontanò. Tornai a guardare le stelle. Non sarei riuscita a dirlo ad Ian. Gli avevo stravolto la vita con la mia presenza. “Alle volte i segreti sono utili per sopravvivere” pensai aprendo la borsa e prendo il libretto mostrato giorni prima a Nina. Lo aprii guardando il contenuto. Spostai il biglietto dell’aereo, trovando i risultati delle vecchie analisi. Sospirai richiudendo il tutto. Si, i segreti, sebbene questi fossero dolorosi, ci avrebbero consesso di continuare a vivere.


Qualche mattina dopo, approfittando dell’inizio delle vacanze, mi recai nello studio di Julie.
<< Andrea accomodati >>
<< Ciao Grande Capo >> dissi sorridendo.
<< Italiana – rispose anche lei sorridendo – Dimmi pure, hai detto che volevi parlarmi >>
Abbassai per un attimo lo sguardo. << Si – mi schiarii la voce – Questa esperienza è stata la più bella di tutta la mia vita oltre che essere stata quella più strana e inimmaginabile. Siete diventati una grande famiglia per me in cui tu e Kevin siete le colonne portanti. Non riuscirò mai a ripagarvi per la fiducia che avete avuto in me >>
Julie mi guardò in silenzio prima di sospirare. << Penso di aver capito cosa stai per dirmi e la mia risposta è: sei sicura di questo? >>
<< Julie.. >> iniziai ma venni bloccata.
<< Andrea parlerò molto chiaramente ed una sola volta. Hai deciso di partire, sei sicura di ciò? Una volta iniziato non si torna indietro e non mi riferisco allo Show, perché sai perfettamente che se avessimo bisogno di Ariel, dovresti tornare qui – annuii cosciente – Ma sai che questa tua decisione potrebbe aver ripercussioni non solo su di te, ma anche su una persona in particolare? >> “Ian” << Andrea tengo a tutti voi, ma tengo allo Show. Non posso permettermi di perdere un personaggio importante come Ian e non ti nego che ho sempre avuto paura di questa relazione proprio per questo. Spero che Ian sia a conoscenza di tutto ciò ma vedendo il suo essere tranquillo deduco di no – mi irrigidii – e lo deduco anche dal modo in cui hai appena reagito. Lo dico ora e non lo dirò più: se Ian ne risentirà, giuro su Dio che verrò di persona a prenderti in Italia e ti riporterò qui in America a calci, sono stata chiara? >>
Annuii decisamente impaurita. << Devo prenotare già il biglietto per tornare >> dissi cercando di sdrammatizzare ma non ebbe effetto anzi, fu peggio. << Julie so i rischi che corro ma non posso rimanere qui. Ho i miei amici, la mia famiglia in Italia e – mi torturai le dita – la mia vita è lì >>
Julie si schiarì la voce. << D’accordo ma ti ripeto, sei sicura, perché in caso contrario ti obbligherò a restare qui? – annuii convinta – Va bene >> si alzò in piedi e feci la stessa cosa. << E’ stato bello lavorare con te >>
<< Anche per me. Sono contenta di avervi conosciuto >> dissi prima di abbracciarla. << Salutami Kevin >>

<< Sarà fatto >>
Le sorrisi un’ultima volta prima di uscire da quel luogo che non avrei più rivisto.


<< Nono.. Dai, dai! >> disse euforica Candice mentre sfidava Michael alla Wii.
Eravamo tutti riuniti a casa mia in quanto avevo deciso di dare una cena per la fine delle riprese. Joseph e Nina la definirono una sorta di ‘ultima cena’ ma la ritenevo una definizione esagerata. Forse non troppo esagerata. Finii di portare le cose in tavola e potemmo sederci.
<< Finalmente assaggerò la cucina italiana fatta da una italiana >> esclamò Paul.
Risi. << Non potrai dimenticarti della mia cucina >> dissi orgogliosa. La cucina italiana era una delle cucine più buone che avessi mai assaggiato ed anche Ian ne era rimasto colpito.
Paul prese una bella forchettata di quanto preparato e la portò alla bocca. Rimase in silenzio qualche minuto mentre masticava con fare da perfetto degustatore e ciò non fece altro che farci ridere. Quando ritenne di aver masticato abbastanza, ingoiò. Altri minuti di silenzio.
<< Paul ora ci facciamo vecchi >> proruppe Nina.
Paul posò la forchetta nel piatto e mi guardò. << Andrea – calò nuovamente il silenzio – questa è la cosa più buona che io abbia mai mangiato! >> esclamò tutto d’un fiato quasi con occhi lucidi.
Risi di gusto. << La cucina italiana e in particolari, le cucine regionali sono imbattibili >> dissi con fare altezzoso prima di prendermi una lieve spinta da Ian.
<< Ma zitta! >> disse facendo ridere tutti quanti.
Li guardai e subito una morsa allo stomaco mi colpì. Come avrei fatto senza di loro? Senza più vederli ogni giorno? Ognuno di loro aveva preso qualcosa di me ed Ian aveva preso la cosa più importante, il mio cuore.
<< Andrea, stai bene? >> chiese una preoccupata Candice.
Corrugai la fronte. << C-Come? >>.
Tutti mi stavano guardando confusi e preoccupati, specialmente Nina e Joseph. Ian, invece, era già accanto a me. << Stai bene? >> mi chiese ed io annuii. Lo vidi alzare la mano e il suo dorso passare sulla guancia. << Allora come mai questa lacrima? >>
“Lacrima?” << Lacrima? >> diedi voce ai miei pensieri.
<< Stavamo ridendo e tu ci guardavi. Eri triste in volto e poi è scesa la lacrima >> mi spiegò Ian.
Chiusi un attimo gli occhi prima di scuotere gli occhi, sorridendo. << Mi sono incantata a pensare. Niente di preoccupante >> dissi mostrando un mega sorriso.
La cena riprese a svolgersi tranquilla e serena ma ad ogni risata, battuta o scherzo sentivo sempre di più il bisogno di allontanarmi prima di cedere, scoppiando il lacrime. “Maledetti ormoni!”. Il mio telefono prese a squillare per cui, mormorando uno ‘scusate’, mi diressi verso il balcone. Aprii il telefono e lessi a chi appartenesse la chiamata. Nina. “Nina?” corrugai la fronte.
<< Consideralo un aiuto >> esclamò lei comparendo dalla porta finestra.
La guardai sospirando e mi appoggiai contro la ringhiera. << Grazie. Ero quasi sul punto di scoppiare >>
<< Lo so e si vedeva. Durante tutta la cena non hai fatto altro che essere strana. Ti estranei >>
Abbassai lo sguardo verso la punta delle scarpe. << Lo so, me ne sto rendendo conto ma è più forte di me! Vi guardo ridere e fare tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora e penso a quanto sono stata bene con voi. Subito dopo, poi, penso che tra pochi giorni partirò lasciando alle spalle voi, tutto quello che p accaduto. Partirò lasciando a voi qualcosa di me. Partirò.. – mi bloccai sentendo le lacrime bagnarmi le guance – partirò lasciando Ian >>
Pochi secondi dopo sentii le braccia di Nina cingermi il corpo, stringendomi a sé. << Sei ancora in tempo a cambiare idea >> mi sussurrò ad un orecchio.
<< Non posso. – mi staccai da lei – Era una vacanza questa, ricordi? Ecco il brutto delle vacanze: prima o poi finiscono e questa è giunta al termine >>
Nina mi guardò asciugandomi le lacrime. << Rientriamo o credo che verrà Ian a cercarsi >> mi sorrise dolcemente.
Io annuii e prima di seguirla la bloccai. << Grazie e scusa se ti ho messo in mezzo con questa storia >>. Lei mi guardò scuotendo il capo in chiaro segno di lasciar perdere.


<< Dio, sono stanchissimo. Mangiare così tanto non mi ha fatto bene >> mormorò Ian, lasciandosi cadere sul letto. Portò un braccio sotto la testa mentre l’altra mano si posò sulla pancia, chiudendo gli occhi.
Mi coricai accanto a lui. << Se mangi tanto poi metterai la pancetta >> dissi prendendo tra le dita un lembo di pelle.
Lui corrucciò le labbra prima di stendersi sopra di me. Mi guardò negli occhi, serio. << Che c’è che non va? E non dirmi niente perché ti si legge negli occhi che qualcosa ti turba >>
Nina aveva ragione. Il mio comportamento aveva acceso molte spie di allarme. << Ian, sto bene e fidati, è così >>
<< Ed il tuo strano comportamento? >>
<< Stanchezza. Da quando abbiamo finito le riprese non ci siamo ancora fermati per più di cinque minuti. Un po’ di sano riposo e tutto passa >> sorrisi anche se sapevo che non sarebbe passato nulla.
Lui annuì. << Ritornando alla questione pancia – scese a baciarmi il collo – io saprei come smaltire >> concluse in tono malizioso.
Risi mentre gli presi il viso tra le mani, obbligando le nostre bocche a scontrarsi. Gli abiti furono subito tolti di mezzo. La pelle entrò in contatto, le mani si cercarono fino a intrecciarsi, le bocche si unirono ed i corpi trovarono l’incastro perfetto. Mi sentii sua ancora una volta e volevo ricordare quella sera. Volevo ricordare ogni singola volta con Ian. Tutti i dettagli, tutte le novità, i baci, le carezze, i sospiri e le espressioni. Tutto. Quella fu la serata più bella in assoluto, la miglior sera ma si sa, l’ultimo giorno di una vacanza è sempre il più bello, il più speciale fra tutti.




Spazio Autrice
Buongiorno e buon inizio settimana! Siamo giunti al penultimo capitolo.. e già, nessuna storia è infinita, nemmeno la mia ç___ç Venerdì sarà l'ultimo capitolo se non contiamo l'Epilogo che verrà postato Lunedì. Che dolore al cuore.. Dopo 5 lunghi mesi questa storia sta giungendo al termine.. La sottoscritta si impegna a non piangere..
Ma passiamo al capitolo.. Allora.. Cosa ha mostrato Andrea a Nina nello scorso capitolo? I biglietti dell'aereo. E già, Andrea ha deciso di partire, di lasciare l'America.. di lasciare Ian. Molte di voi non saranno d'accordo con la decisione di Andrea di tacere con questa storia con Ian.. a dire la verità non l'appoggio neanche io ma.. non sono sicura di poter agire diversamente se dovesse capitare anche a me.. A sapere della partenza di Andrea sono solo Nina e Joseph.. Qualcuna di voi pensa che loro ad Ian glielo diranno? E Julie? Julie, beh, ha detto la sua sulla relazione tra i due.. E si, tutti i torti forse non li ha.. Ma va be...
Ringrazio tutte coloro che leggono, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e chi mi ha tra gli autori! Grazie di cuore!
A Venerdì..

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Capitolo 38
*** Capitolo o37 ***


37

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Capitolo 37

 

POV ANDREA

Mi svegliai verso le 5 del mattino. Avevo preparato il giorno prima, approfittando dell’assenza di Ian, le valigie. Avevo lasciato nell’armadio poche anzi, pochissime cose viste che il grosso stava a casa mia. Mi alzai e andai a lavarmi per poi vestirmi. Giugno era arrivato. Era arrivato veramente il giorno di partire e tornare in Italia? Era giunto il giorno di dire addio a tutto, a tutti? Ad Ian?
Ferma davanti allo specchio guardai l’immagine riflessa. Piangere fu inevitabile. Dovevo essere forte. Ero stata sempre consapevole del mio possibile addio a tutto ciò ma ora, ora che dovevo andar via, avevo paura. Non sarei stata capace di farlo ma dovevo, specialmente adesso.  Le cose erano cambiate, tutto era cambiato a partire da me. Sentivo dentro di me la morte nel cuore, sensazione accresciuta anche per via dei segreti che in quei giorni avevo accumulato.
Uscii dal bagno e sorrisi tra le lacrime davanti all’immagine di Ian steso nel letto a dormire. Spostai lo sguardo verso la scrivania, trovando quello che stavo cercando. Carta e penna. Con l’occorrente in mano scesi al piano inferiore e mi andai a sedere in cucina. Guardai quel foglio bianco per minuti infiniti in cerca delle parole più giuste, meno scontate da usare.

Ehi Som o meglio, ehi Amore,
Già Amore.. So che avresti voluto sentirtelo dire sempre e non solo quelle poche, forse pochissime volte in cui ho usato questo nomignolo. Ora penserai: “Ma siamo sempre in tempo per incominciare!” ma fidati, non c’è più questo tempo. Il nostro tempo si è concluso.
Mentre starai leggendo questa lettera io sarò già in volo. Ti prego non venire a riprendermi. 
Non voglio che tu lasci tutto per me.
Non voglio io, Ian.
Non voglio ciò.
Non voglio che tu mi segua.
E non prendertela con nessuno dei ragazzi.. Non prendertela con Nina o con Joseph perché li ho obbligati io, in segno di amicizia, a tacere su tutto. Troverai qualcuna migliore di me, capace di esternare i propri sentimenti e capace di non avere segreti. Qualcuna che non sarò io, qualcuna che merita realmente di amarti come tu meriti.
Ricordi al tuo compleanno cosa ti dissi? Tutto di me ti appartiene e sarà sempre così. In Italia torna un corpo vuoto perché l’anima rimane qui in America.
Avrei voluto dirti tante cose in questi mesi ma non l’ho fatto. Sei stata la persona più splendida che io abbia incontrato, la persona che ha saputo capire, accettare e comprendere le mie mille sfaccettature sapendole amare. Sei un uomo stupendo Ian per cui non perdere la testa per me, non dannarti l’anima per me. Non fare nulla per me. Non ti dirò “Non mi dimenticare perché io non lo farò”, no, perché tu devi dimenticarmi. Manda avanti la tua vita. Promettimelo.
So che queste parole non hanno senso, non più, ma prima o poi sarebbero dovute venir fuori. Ti amo nonostante il male che so di starti causando. Sappi che rivolgo ogni mio pensiero a te perché sei costantemente vivo in me.
Ora credo che sarà il caso di alzarmi da questa sedia e andare all’aeroporto.
Stammi bene, vivi la tua vita senza di me. Ama, sposati, creati una famiglia ma dimenticami.

Ti Amo,
Andrea

Rilessi quanto scritto e ritornai su. Mi avvicinai ad Ian e gli accarezzai il viso delicatamente potendo, così, memorizzare ogni particolare del suo viso. Posai la lettera accanto a lui e mi diressi verso la porta. Presi la borsa e mi voltai un’ultima volta verso la camera.
<< Goodbye my love >> sussurrai uscendo, il taxi sarebbe arrivato a momenti.


Raggiunsi il poco tempo l’aeroporto e mi accomodai nella sala d’aspetto. Guardai e riguardai il telefono aspettando di leggere il nome di Ian sul display, di sentire la sua voce dirmi di non partire. Mi aspettavo, altrimenti, di vederlo comparire di corsa dentro l’aeroporto e bloccarmi contro il muro, baciarmi fino a farmi perdere la memoria. Scossi il capo sentendo una lacrima solcare una guancia e subito la asciugai.

“I passeggeri del volo CD747 Atlanta – Roma sono pregati di recarsi al Gate 5”

Mi alzai in piedi prendendo un lungo respiro. Mi voltai verso la porta e quando capii che nessuno sarebbe arrivato a fermarmi, mi diressi al Gate. “Goodbye”.


POV IAN

Mi svegliai per via del telefono di casa che prese a suonare senza sosta. Quando, però, andai per rispondere, smise di suonare. Sbuffai stropicciandomi gli occhi.
<< Andrea >> mormorai con voce impastata dal sonno e allungai il braccio verso la sua porzione di letto. Stranamente la trovai vuota anzi, trovai qualcosa. Una lettera. La presi e notai la firma di Andrea. Non era mai stata un tipo da lettere semplicemente perché se aveva qualcosa da dire, la diceva tranquillamente in faccia. Iniziai, così, a leggere la lettera come se nulla fosse ma più andavo avanti e più quanto era scritto diventava per me incomprensibile. Lessi e rilessi più volte quella lettera.
Mi alzai di scatto dal letto e aprii l’armadio. Solo la mia roba compariva mentre quella di Andrea era scomparsa. Entrai nel bagno, corsi al piano inferiore ma di Andrea o di una minima sua cosa neanche l’ombra.
<< Andrea? Andrea dove diavolo sei? >> urlai facendo sopra e sotto per casa quando ricordai un particolare. Aveva parlato di Nina e di Joseph. Corsi in camera e presi in fretta e in furia il telefono, componendo il numero di Nina.
<< Ian, buongiorno >> disse la sua voce al telefono.
<< Dove è? >>
<< Che? >>
<< Ho detto dove sta? >>
<< Ian.. Ma chi? >>
<< Non fingere con me Nina, dannazione! >> sbottai leggermente nervoso.
<< Ian non sto fingendo e senza che ti scaldi tanto. Dimmi che succede! >>
<< Dove cazzo è Andrea? Tu lo sai, sei sua complice di tutta questa stronzata insieme a Joseph! Dimmi dove cazzo sta?! >> ormai avevo perso la pazienza e mi dispiaceva prendermela con Nina ma in quel momento me la sarei presa anche con una mosca.
Il silenzio di Nina non fece altro che aumentare il mio nervosismo. << Ian.. >>
Mi lasciai cadere sul letto sentendo il suo tono di voce. << Dimmi che non è vero, Nina. Ti prego dimmi che non è andata via >> dissi cercando di non far tremolare la voce.
<< Glielo avevo detto che doveva confessartelo ma ha detto che non ce la faceva, che non aveva il coraggio. Mi ha fatto giurare di non dire nulla. Ian, mi dispiace così tanto >>
<< Sei mia amica prima di tutto, cazzo! Sei anche la mia ex ragazza! Dovresti essere più legata a me! Dovevi dirmelo, Nina! >> le urlai contro sentendo alcune lacrime solcarmi le guance. Dio, non piangevo mai e non come in quel momento.
<< Ian so che mi stai odiando e hai tutti i motivi ma non ho potuto dirtelo. Sai che ti ho detto sempre tutto, specialmente su Andrea. Ti ho detto cose che non potevo nemmeno dirtele ma questo.. – fece una pausa, sospirando – questa volta non ho potuto >> mi disse decisamente dispiaciuta.
Strinsi i pugni con forza e chiusi la chiamata. Guardai lo schermo del telefono e subito il numero di Andrea comparì sul display. Uno.. Due.. Tre squilli.

“Siamo spiacenti ma il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi”.

Chiusi anche questa chiamata e lanciai il telefono nella stanza. Vaffanculo il fatto che fosse un I-Phone, Andrea era più importante di qualunque altra cosa.
Mi lasciai cadere sul letto seduto e mi portai le mani tra i capelli, stringendoli. Se ne era andata per sempre lasciandomi qui. Ero cosciente del fatto che Andrea non sarebbe rimasta qui per sempre ma credevo che se avesse avuto una buona ragione, lo avrebbe fatto ed io.. io ce lo avevo un buon motivo. Allungai un braccio verso il comodino ed aprii il cassetto. Frugai al suo interno trovando quanto cercato. Una scatolina piccola di velluto azzurro. La sfiorai delicatamente prima di aprirla. Al suo interno, custodito come il più prezioso dei doni, c’era un anello. Sebbene fosse stata una cosa affrettata, avevo comprato quell’anello in Italia. Era un anello semplice in quanto ad Andrea le cose elaborate non piacevano. L’anello terminava con un diamante posto al centro di un piccolo cuore. Ero andato con Silvia il giorno dopo il matrimonio a prenderlo, approfittando del fatto che Andrea dovesse preparare la valigia. Silvia aveva promesso di non dire nulla all’amica ma di farle sapere quando glielo avrei dato. Quella che era legata all’anello non era una vera e propria proposta di matrimonio ma ci si avvicinava molto. Avevo pur sempre 33 anni anzi, quasi 34, era l’ora di mettere su famiglia. Presi l’anello e lo guardai. In quell’anello avevo riposto tutte le mie fiducie ed ero pronto a darglielo tra qualche giorno, ora, invece, non glielo avrei più potuto dare.
Un moto di rabbia si impadronì di me. Riposta la scatolina nel cassetto, misi a soqquadro la stanza. Una volta finito, mi vestii ed uscii di casa. L’aria fresca mi avrebbe aiutato a sopportare l’idea di non poter più avere Andrea con me nella mia vita.


Mi recai in spiaggia. Risi di me stesso visto che tra tutti i posti avevo scelto proprio quello in cui io ed Andrea ci eravamo avvicinati. Mi sedetti sulla riva e mi misi a guardare il mare.
<< Sei prevedibile >> Mi voltai incrociando gli occhi di Nina. Riportai gli occhi sulle onde che si infrangevano sul bagnasciuga. << Non ti dirò di parlarmi ma se vorrai sfogarti, io ci sono e sempre ci sarò >>. La sentii sedersi al mio fianco.
Abbozzai un sorriso anche se quel che ne venne fuori fu una smorfia. << Da quanto lo sapevi? >>
<< Andrea me lo ha detto la sera del party >> Annuii e lei sospirò.  << Ian, non so cosa l’abbia spinta ad andarsene ma fidati, la causa non sei tu. Ci teneva troppo a te – mi posò una mano dietro la schiena, accarezzandola – Avrà avuto motivi più grandi di lei che non poteva dirci e dirti. Non avercela con lei >> disse posando il capo contro la mia spalla.
<< Pensi che tornerà mai? – la sentii scuotere il capo – Lo penso anche io >> dissi rammaricato.
<< Resterai, però, sempre nella sua vita come lei resterà sempre nella tua. Vi rincontrerete, fidati, in un modo o nell’altro ma lo farete >> disse Nina alzando il capo e sorridendomi.
Risposi al suo sorriso e le scompigliai i capelli. Chissà se il nostro destino si sarebbe mai rincontrato o se eravamo destinati a non stare insieme. Era presto, troppo presto per saperlo ma nella vita non si poteva mai dire ma ed io non volevo dirlo.





Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno ç_____ç Siamo giuste così all'ultimo capitolo di questa storia che ci ha tenuto compagnia per tutto questo tempo! Ma ok, i ringraziamenti li farò Lunedì perchè altrimenti mi metto a piangere ç_________ç Ah, ma non temete.. Ci sono 3 missing moments pronti pronti.. Per cui da Lunedì occhio alla Raccolta di Missing linkata sotto ù.ù
*cof cof* Allora.. Andrea se ne va dall'America, probabilmente per sempre. E no, non ha informato Ian. Ha fatto tutto segretamente e alla fine gli ha lasciato una lettera.. Non so in quante di voi saranno d'accordo con il comportamento di Andrea ma per lei era la miglior cosa... Senza contare che c'è il mistero Analisi.. che sia dovuto anche a quello? Mistero.. Resta il fatto che forse neanche Andrea è così sicura di volersene andare...
Passiamo al Pov Ian.. Credo che svegliarsi e trovare al posto della propria donna una lettera, beh, non credo che sia una bella cosa..E si, forse la sua reazione, ovvero il prendersela con Nina non è così infondata.. La scena finale tra Nina ed Ian mi è piaciuta tantissima.. Altra questione.. Anello.. Ian aveva un anello...
Piccola parentesi.. Chi segue la storia Far Away From You di ArchiviandoSogni_ ( e se non lo fate, fatelo ) avrà notato somiglianze in due punti di questo capito con l'ultimo capitolo pubblicato di quella storia.. Ci tengo a dire che ho parlato con l'autrice, avvisandola di tale situazione, specificando CATEGORICAMENTE che non vi è alcun plagio in quanto il mio capitolo è stato scritto esattamente il 15/settembre mentre il capitolo di Far Away è stato pubblicato il 6/ottobre.. per cui NON VI E' alcuno plagio... Questa piccola parentesi era fondamentale per evitare spiacevoli inconvenienti ù.ù
E dopo ciò, passiamo ai ringraziamenti.. Grazie a coloro che leggono silenziosamente, a coloro che hanno recensito, a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti.. Vi ringrazio di cuore..  Ora però scappo!!
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Capitolo 39
*** Capitolo o38 - Epilogo - ***


38

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Epilogo

Dicembre, 24 2012 

Aprii gli occhi quando ormai il giorno aveva lasciato il posto alla notte. Mi stropicciai gli occhi sporgendomi, poi, verso il comodino per vedere che ore fossero. “18.27”. Mi portai seduta e mi passai le mani prima sul viso e poi tra i capelli. Scesi dal letto andando in bagno per darmi una svegliata completa e quando uscii, il mio sguardo andò a finire sulla bacheca di legno appesa al muro della mia camera. Era la bacheca che i ragazzi mi avevano regalato per il compleanno. Mi avvicinai e con le dita sfiorai foto dopo foto e quando raggiunsi quella con Ian, una stretta allo stomaco mi prese. Erano passati sei mesi dal mio ritorno in Italia e in quei mesi avevo rifiutato di collegarmi su Internet o sullo stesso Facebook, incapace di sopportare la vista delle foto di Ian. Come una scema, però, non potei rinunciare a vedere The Vampire Diaries. Ogni scena con Ian era una pugnalata al cuore che mi procurava sempre una serie infinita di pianti che preoccupavano anche mia madre. Veniva sempre a sedersi accanto a me e mi stringeva a sé, mormorandomi che andava tutto bene ed io, stanca, le rispondevo sempre male. So che lo faceva per me ma non riuscivo a stare meglio.

*Inizio Flashback*
Ian era appena passato sullo schermo ed io ero scoppiata a piangere. Mia madre, come sempre nell’ultimo periodo, venne accanto a me e mi cinse le spalle con un braccio.
<< Tesoro, calmati >> mi disse con tono dispiaciuto.
<< E come faccio a calmarmi, eh? Come faccio, dimmelo! – i singhiozzi mi squarciarono il petto – Lui è dall’altra parte dell’oceano, dovrei essere lì con lui >>
<< Allora perché sei qui? >>
Smisi di respirare. << Non.. Non potevo restare >>
Mia mamma mi guardò seria. << Te lo dissi, tesoro, che ero scettica ma tu.. >>
<< Volevo sbatterci i denti contro e ora li ho sbattuti, sei contenta? >>
<< Andrea, come potrei essere contenta di vedere mia figlia soffrire per amore?! >>
Mi portai le mani sul viso lasciando alle lacrime scorrere lungo le guance. << Mamma – alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi – lo sai perché sono tornata in Italia >> le dissi ormai rassegnata.
Mi accarezzò la schiena. << Lo so, tesoro. Lo so ma sai anche che non condivido il fatto che tu non abbia detto nulla ad Ian. Non se lo meritava >> mi disse bonariamente.
La guardai prima di spostare lo sguardo verso la finestra. Chi ha inventato la frase ‘E vissero felici e contenti’ meriterebbe di essere preso a calci nel culo, violentemente.
*Fine Flashback*

Proprio la finestra in quel momento stavo guardando. Ritornai nel presente e mi diressi al piano inferiore. Scesi le scale arrivando in cucina. Mamma era intenta a preparare le varie stuzzicherie che avremmo mangiato quella sera.
Sentendo i miei passi, si voltò. << Buongiorno dormigliona, ti sei svegliata >>
Le sorrisi. << Avevo bisogno di riposare. Non dormo molto in questi giorni >> dissi sarcastica.
Lei ridacchiò. << Ci farai l’abitudine, tranquilla >>
<< Speriamo – sospirai – ma.. dov’è? >> chiesi guardandomi intorno, sentendo la casa troppo silenziosa.
<< E’ con tuo padre a fare un giro >>
<< A quest’ora? Gli verrà un accidente! >> dissi andando alla ricerca del telefono di casa per chiamare mio padre.
<< E’ coperto dalla testa ai piedi, Andrea! >>.
<< Non mi interessa, a quest’ora si gela! >> dissi componendo il numero.
Stavo per dare l’avvio alla chiamata quando la porta d’ingresso fu aperta e chiusa. << Io ed il campione siamo tornati! >>
Scattai verso il corridoio. << Papà, ma ti pare l’ora di portarlo fuori? >> chiesi stizzita andandogli incontro.
Lui mi guardò confuso. << Tu riposavi e lui si stava agitando >>
Scossi la testa rassegnata mentre mi piegavo verso il passeggino. << Vieni qui, amore della mamma >> sorrisi stringendo al petto Dean. Mi sorrise contento, tendendo le manine verso il mio viso.
<< Credo sia contento di rivederti >> disse mamma.
<< Ti sono mancata amore? >> gli chiesi mentre gli baciavo le guance paffute. Perché avevo lasciato l’America? Per lui. Le analisi che feci avevano si detto che non era nulla di grave ma avevano constatato che ero incinta, in quei giorni, di ben tre mesi. Ecco spiegato il perché dei miei continui malesseri. Avevo nascosto a tutti questo particolare. Dean aveva poco più di un mese. Era nato, infatti, ai primi di novembre, precisamente il 6, e alla nascita pesava tre chili per quarantaquattro e quattro centimetri. Aveva i capelli scuri e gli occhi di un tenue verdino. Sul collo spiccava una voglia di cioccolato. Perché avevo lo strano presentimento che avesse preso tutto dal padre e nulla da me? Ma era semplice da capire: il padre era decisamente bello e il figlio non poteva che essere come lui. “Tale padre, tale figlio”. Gli sfiorai il naso con il polpastrello dell’indice poco prima che iniziò ad agitarsi.
<< Credo cha abbia fame >>
<< Dici? – mi feci un rapido conto delle ore dall’ultima poppata – Si, credo tu abbia ragione >> presi Dean e salii in camera e, una volta messa sul letto, gli diedi da mangiare. Guardandolo mangiare mi venne in mente quando Nina venne a conoscenza di Dean.

*Inizio Flashback*
Erano le 3 di notte quando il telefono prese a squillare. << Ma che diavolo.. ? >>. Cercai il telefonino con la mano e risposi senza vedere chi fosse. << Pronto? >>
<< Wow, quanto sei contenta di sentirmi >>
Corrugai la fronte, confusa. Parlava in inglese, era una voce femminile. << Ehm.. Nina? >>
<< Ti sei già scordata di me? Ma bene! >>
Mi passai la mano tra i capelli. << Nina è notte fonda, sto dormendo – sbuffai affondando il viso nel cuscino – Come stai? >>
<< Bene, te? Come è stato il tuo ritorno alla vita di tutti i giorni? >>
<< Nina.. >> iniziai sospirando.
<< Ok, cambio domanda. Come stai? >>
<< Da schifo. – sospirai – Lui? >>
<< Da schifo. Julie sclera con lui ogni 3x2. Non è concentrato, non è lui, Andrea. Non è più lui. Non sorride, sta sempre solo. Dell’Ian di qualche mese fa non ne è rimasto proprio nulla >> Abbassai lo sguardo sentendomi in colpa. Lo sapevo che in quel momento avevo tutto il cast contro per via di quella situazione e me lo meritavo. Ero pronta a farle un’altra domanda quando il pianto acuto di Dean mi precedette. Spalancai occhi e bocca in preda al panico. << Andrea chi è che piange? >>
Mi alzai di scatto andando verso la culla. << Nessuno >> dissi in fretta.

<< Sembra un bambino >>
<< Un bambino in casa mia alle tre di notte che piange? Ma che idee ti vengono in mente! >>. Cercai in ogni modo di far tranquillizzare Dean ma fu tutto completamente inutile. << Nina dammi qualche minuto >> posai il telefono sul cassettone e mi sporsi a prendere Dean. In un primo momento si agitò di più poi, però, iniziò a calmarsi non appena iniziai a sussurrargli una ninna nanna. Dopo qualche minuto si riaddormentò tra le mie braccia. Tenendolo stretto a me, recuperai il telefono. << Nina.. >>
<< Devi dirmi per caso qualcosa? >> chiese serissima e molto arrabbiata.
<< Mettiti comoda perché è un po’ lunga come cosa >>
<< Ho tutto il tempo che vuoi >>
*Fine Flashback*

<< Andrea! Silvia è arrivata! >> la voce di mia madre mi riportò al presente. Facendo molta attenzione, presi Dean, risistemandomi, e scesi al piano inferiore. Trovai Silvia seduta in cucina che parlottava con mia madre.
<< Voi due, avete finito di complottare non so cosa? >>
Mia mamma roteò gli occhi tornando a cucinare mentre Silvia si avvicino a Dean. << Ma ciao amore di zia! >> mi strappò dalle braccia Dean, iniziandolo a coccolare.
<< Silvia, per favore, non è un Cicciobello! >>
<< Ma ci assomiglia. Vero tesoro mio che sei un piccolo CiccioBello versione reale? >> disse con voce da bambina. Sapevo che le persone davanti agli animali e/o ai bambini si rincoglionivano molto ma non credevo così tanto. Mi ripresi subito però in quanto parlavo di Silvia.
<< Perché invece di perdere tempo non prendete i piatti e andate a mettere la tavola? >>
<< Mamma ma se saranno le sette scarse >> esclamai riprendendo Dean tra le braccia.
<< Ehm – fece Silvia – a dire il vero sono quasi le otto >>. La guardai scioccata. Quanto tempo ero stata ad allattare Dean? Dio, perdersi nei ricordi oltre a far male, come nel mio caso, faceva perdere la cognizione del tempo.
Silvia ed io ci spostammo in sala. Silvia si dedicò a mettere i piatti in tavola mentre io badavo a Dean. All’inizio non me ne ero resa conto ma oltre a me e alla mia famiglia, dovevano esserci Silvia, Chris e le corrispettive famiglie, come sempre avevamo fatto. Corrugai la fronte non vedendo Christian.
<< Silvia, ma Chris? >> chiesi sfiorando il capo di Dean.
Silvia scrollò le spalle. << Stavo per uscire per andarlo a prendere quando mi ha scritto che aveva un contrattempo e che ci avrebbe raggiunti qui. Altro non so >>. Annuii lasciando correre.
<< Un contrattempo? Strano. Chris non ha mai contrattempi, è sempre troppo organizzato >> mormorai scrollando le spalle.
Verso le 21 ci raggiunsero le famiglie di Silvia e di Christian e ancora una volta di Christian neanche l’ombra.
<< Antonella – mi rivolsi alla madre di Chris – ma Christian? >> chiesi anche a lei sperando di ottenere più informazioni.
<< Tesoro, a dire il vero non lo so neanche io. E’ uscito di corsa di casa verso le sette dicendo che aveva una questione da risolvere e che probabilmente avrebbe tardato di qualche minuto >>
<< Oh, ok. Allora in caso ora lo chiamo >>. Chiesi a mia madre di tenermi Dean e mi spostai un attimo lungo il corridoio. Composi il numero di Chris. Il telefono squillò a vuoto. Riprovai altre tre volte e tutte le volte nessuna risposta. “Se non risponde neanche questa volta, il telefono glielo faccia ingoiare!”. Sbuffando leggermente innervosita provai per l’ultima volta.

<< Pronto? >>
<< Dove cazzo sei? >>
<< Buongiorno finezza, eh? >>
<< Fai meno il simpaticone. Sono le nove e dieci, dove diavolo sei? >>
<< Sto.. Sto arrivando >>
Socchiusi gli occhi percependo qualcosa che non andava. << Che stai nascondendo? >>
<< Io? Nulla! >> rispose svelto.
<< Christian Carpi parla altrimenti vengo a prenderti a calci nel sedere da qui fino all’eternità! >>
Lo sentii respirare un po’ affannato. << Senti, invece di rompermi perché non mi apri che fuori fa freddo? >> e così dicendo chiuse la chiamata.
Mi diressi alla porta d’ingresso, aprendola. << Ti farei restare qui fuori al freddo al gelo >>
Lui ghignò. << Mi ami troppo per farlo >>
Inarcai un sopracciglio divertita. << L’ultima volta che lo hai detto di sei ritrovato con 6 punti di sutura sul sopracciglio >>
Roteò gli occhi. << Fidati, se non mi ami ora, mi amerai più tardi – lo guardai confusa ma prima che potessi chiedere spiegazioni riprese a parlare – Ho famissima! >> e si diresse in sala dove salutò i presenti.
Io ero ancora confusa per quella sua uscita. “Se non mi ami ora, mi amerai più tardi” Che diavolo voleva dire? Cosa aveva combinato fino a quel momento? Se c’erano persone di cui potevo avere paura, quelle erano Silva e Christian. Erano capaci di attuare qualsiasi piano, malefico e non. Sospirando decisi di lasciar perdere e raggiunsi tutti in salone, decisa a godermi per quanto possibile questo Natale.


Sospirai posando la mano sulla pancia. Dio, non ricordavo che il cenone di Natale avesse la capacità di mettermi K.O. in così poco tempo. Non avevo neanche finito di mangiare il secondo che già mi sentivo scoppiare. Eh già, la cucina di mamma non la batteva nessuno. Durante tutta la cena avevo lanciato sguardi in direzione di Christian cercando di comprendere ciò che mi era ancora celato. Lo avevo visto molte volte prendere il telefono e rispondere a qualche messaggio. In una di queste occasioni, però, il suo telefono squillò e si allontanò a rispondere. Al suo ritorno, alla domanda di Silvia sul chi fosse stato a chiamarlo rispose con una semplice scrollata del capo. Si,qualcosa in Christian quel giorno non mi convinceva per niente.
<< Andrea, mi aiuti a portare i piatti? >> chiese mia madre ed io annuii. Presi i piatti riportandoli in cucina e li misi sull’isola. Mi sciacquai le mani pronta a prendere la frutta quando il campanello suonò. << Tesoro, va ad aprire mentre porto questo in sala >> disse prendendo dalle mie mani il vassoio con la frutta.
Mi incamminai lungo il corridoio, giungendo alla porta che aprii. I miei occhi si spalancarono, il cuore perse un battito non appena vidi chi avessi davanti. << I-Ian >> dissi in un sussurro.
<< Ciao Andrea >> Dio come mi era mancata la sua voce.
Spostai lo sguardo da destra a sinistra incapace di tenerli fissi su di lui. Mi sentivo in tremenda agitazione. Volevo stringerlo a me, tenerlo così stretto da sentire i corpi fondersi. Avrei voluto baciarlo fino allo svenimento ma non potevo. << Cosa.. Cosa ci fai qui? >>
<< So che avevi detto di non seguirti e ho rispetto la tua decisione fino  a quando ho potuto. Tuttavia, dopo sei mesi, non c’è l’ho più fatta. A dire la verità sono stati Nina e gli altri a spedirmi qui in Italia >>
“Vuoi vedere che centra anche Chris in questa faccenda?” << E come sapevi che questa era casa mia? >>
<< Ho avuto un piccolo aiuto – “Si, Christian centra in questa faccenda” – ma posso.. >> disse gesticolando con le mani.
<< Oh, si certo – mi spostai da davanti alla porta – Prego, entra >> aspettai che lui entrasse e mi richiusi la porta alle spalle. Non riuscivo a credere che Ian fosse proprio qui davanti a me. << Come.. come stai? >>
<< Mi sei mancata >> rispose invece lui.
<< Ian.. >> scossi il capo incapace di dire qualcosa di sensato.
Si avvicinò a passi ampi a me e mi abbracciò di slancio. << Mi sei mancata da fare schifo. Ho cercato di dimenticarti, di mandare avanti la mia vita ma non ci sono riuscito. Ogni cosa che facevo, ogni decisione che prendevo nella mia mente c’eri sempre e solo tu >>
Misi in qualche modo le mani sul suo petto e, facendo un po’ di pressione, sciolsi l’abbraccio. << Ian, non possiamo >>
<< Perché, Andrea? Perché? – mi strinsi il viso tra le mani, guardandomi con i suoi occhi azzurri – Perché non possiamo? Mi ha dimenticato, non mi ami più o non mi hai mai amato? >> disse con voce sofferente.
<< Che diamine dici! Certo che ti ho amato – posai le mani sulle sue – ma ciò non vuol dire che tra noi possa continuare >> tolsi le sue mani dalle mie guance. << Troppe bugie, Ian, troppi misteri da entrambe le parti e non riesco a continuare una storia del genere >>
<< Bugie, misteri? >>
Sospirai guardando verso la porta della sala. << Ian, perdonami, ma in questo momento sono impegnata e non posso darti retta – quelle parole mi uscirono colme di sofferenza – Per favore va via, dimenticami >>
<< La finiamo qui così? >> chiese lui incredulo, deluso.
<< Si, Ian. La finiamo qui anzi, è finita dal giorno in cui sono tornata qui in Italia >> risposi seria cercando di non far trapelare nessuna emozione.
Lui annuii e si diresse verso la porta, si girò verso di me. << D’accordo – mi baciò la fronte – Stammi bene Andrea >>
Strinsi in una mano la porta. << Stammi bene anche tu >>. Aspettai che si voltò e feci per chiudere.
<< Andrea, c’è Dean che vuole la sua mamma >> disse Silvia comparendo nel corridoio con mio figlio tra le braccia. Voltai di scatto il viso verso Silvia guardandola incredula. Non poteva non aver sentito che stavo parlando con Ian, non poteva non essersene resa conto e lei che faceva? Compariva all’improvviso con Dean e, guarda caso, parlava in inglese.
<< Silvia! >> esclamai facendo per chiudere immediatamente la porta ma non avevo fatto i conti con Ian che, sentito l’esclamazione di Silvia, si era girato ed era tornato indietro.
Bloccò, infatti, la porta e facendo forza la riaprì. << Dean? Mamma? >> chiese guardandomi confuso ma al tempo stesso serio.
<< Ian non centri nulla con questa storia. Va via! >> gli dissi scontrosa.
<< Non centro nulla? Hai un figlio! Abbi almeno la decenza di dirmi la verità sul perché non vuoi che tu ed io torniamo insieme invece di dire puttanate! >> esclamò arrabbiato.
Dean, intanto, iniziò a piangere e Silvia non riusciva a calmarlo. << Dovreste vergognarvi! Discutere davanti ad un bambino così piccolo – esclamò mia madre comparendo nel corridoio – Non si comportano così due genitori davanti al proprio figlio >>
Ian guardò prima mia madre, poi me, poi Dean e ancora una volta me. << Proprio figlio? >>
<< Grazie Silvia e grazie mamma >> dissi sarcastica maledicendole mentalmente.
<< Non ho mai approvato la tua decisione, Andrea. Ora è il momento di dirgli la verità >>
<< Verità? – chiese Ian – Che verità Andrea? >>. Non gli risposi. << Andrea che verità? >>
<< Dean è tuo figlio >> a parlare fu Christian.
<< Avete finito a immischiarvi in questioni che non vi riguardano? >> sbottai questa volta innervosita. Raggiunsi mia madre in brevissimo tempo e presi dalle sue braccia Dean, stringendolo a me. Subito entrambi ci calmammo. Sentii sussurrare mia madre a Chris e a Silvia di tornare di là, lasciandoci soli. Percepii, infatti, la porta chiudersi. Guardai Dean che mi sorrise.
<< Andrea >> Ian ruppe il silenzio in cui eravamo rinchiusi.
<< Che vuoi sapere e facciamo prima >> dissi brusca.
<< Il bambino.. >>
<< Si chiama Dean e si, è tuo figlio. E se proprio lo vuoi sapere ha poco più di un mese >>
<< Questo spiega i tuoi continui malesseri >> “Capitan Ovvio” << Da quando sapevi di essere incinta? >>
<< Da aprile >>
<< E non mi hai mai detto nulla. Perché? >>
<< Non è più importante >>
Una sua mano si chiuse sulla mia spalla facendomi girare verso di lui. Continuai, però, a non guardarlo negli occhi. << Per me, tutto quello che riguarda te e ora – abbassò lo sguardo verso Dean, sfiorandogli i capelli – anche lui è importante >>
Mi morsi il labbro non riuscendo più a trattenere qualche lacrima. << Temevo di compromettere la tua carriera, temevo che se me ne fossi andata tu mi avresti seguito – abbassai lo sguardo verso Dean, stringendolo a me – Non volevo essere un peso per te. Un figlio è una grande responsabilità >>
<< Già, una grande responsabilità anche crescerlo da sola – scosse il capo sconsolato – L’ho sempre saputo che qualcosa in te non andava, eri troppo strana negli ultimo giorni >>
<< Non volevo che tu fossi costretto a prenderti responsabilità che forse neanche volevi >>
<< Andrea, come hai potuto pensare che non volessi avere un figlio con te, eh? Avrei pagato oro per avere una famiglia con te >>
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi. << Mi.. Mi dispiace così tanto Ian di essere fuggita in quel modo, lasciandoti solamente una lettera ma non ce la potevo fare! Sono stata così stupida! >> dissi scoppiando a piangere.
Ian mi strinse facendo attenzione a Dean. << Va tutto bene, ci sono qui io ora. Non sei più sola >> mi sussurrò all’orecchio. Rimasi stretta a lui fino a quando non mi calmai cullata dalle sue carezze. Si distaccò di qualche centimetro ed io di istinto serrai i pugni contro la sua maglia. << Ehi, ehi.. Non vado via ma voglio parlare guardandoti negli occhi. Ecco, così va meglio >>
Dean agitò le braccia verso Ian. << Credo che voglia venire in braccio a te >>
<< Io.. ehm.. >> iniziò impacciato.
<< Ian – gli allungai Dean – lo sai fare, su >> Prese un po’ impacciatamente Dean. << Amore della mamma, ti presento il tuo papà >>
Gli occhi di Ian si illuminarono ancora di più. << E’ veramente bello >> disse guardandomi emozionato.
Gli sorrisi. << Avrà gli occhi verdi e sarà moro. Non poteva non essere bello come il padre >>
<< E come la madre >> aggiunse lui sorridendomi e facendomi arrossire. << Raccontami di lui, di tutto quello che è successo >>
Gli raccontai di questi lunghi sei mesi lontano da lui, gli raccontai di quando scoprii che ero incinta, di come procedette la gravidanza e di quando venni ricoverata in ospedale in seguito alle rotture delle acque. Ian fece attenzione ad ogni singola parola, ad ogni particolare mentre accarezzava Dean che, in braccio al padre, sorrideva agitando le piccole mani verso di lui.

<< E questo è tutto >> conclusi il mio racconto. Ian resto in silenzio assorto nei suoi pensieri. << Ian, che c’è? >>
<< Cosa hai intenzione di fare adesso? >>
<< In che senso, scusa? >>
<< Con me, con Dean. Con.. Noi >>
Già. Non potevo privare Ian di vedere suo figlio come non potevo far crescere Dean senza la presenza del padre. << Io.. Non lo so >>
<< Torna con me in America >>
Lo guardai a bocca aperta. << Ian.. non posso >>
<< Si che puoi ma il fatto è che non vuoi >> completò la frase con un tono di voce leggermente più basso. Mi diedi della stupida da sola. << Nella lettera mi hai scritto che io avevo la tua anima, ora sono qui perché l’anima senza il corpo non può esistere ed io non posso avere uno senza l’altro >>. Lo guardai negli occhi incerta sul da farsi << Non farlo per me ma per Dean – guardai mio figlio e poi nuovamente Ian – Fallo per Dean e per questo >>. Mi passò Dean e portò una mano dentro la tasca dei pantaloni mentre con l’altra prese la mia mano sinistra. Lo guardai confusa e scioccata quando comparii sul mio anulare un anello.
<< I-I-Ian ma che..? >>
<< L’ho comprato a Gennaio pensando che sarebbe stato un buon motivo per farti restare accanto a me ma non ho fatto in tempo a dartelo, per cui lo faccio ora. Andrea, abbiamo un figlio ed è la cosa più bella che potesse capitarmi dopo l’averti conosciuta. Abbiamo avuto alti e bassi, litigi su litigi ma abbiamo vissuto momenti che nessuno potrà mai farci scordare. Voglio avere altre infinite litigate con te perché so che per ogni litigio corrisponderà fare la pace. Voglio svegliarmi la mattina, andare a dormire e trovarti al mio fianco – mi circondò con un braccio la vita, avvicinandomi a lui e posò la fronte contro la mia – Voglio passare il resto della mia vita con te perché ti amo e non potrei mai smetterlo di farlo. Non mi metterò in ginocchio, tranquilla >>
Lo guardai negli occhi cercando di trattenere le lacrime. Mi portai una mano sulla bocca imponendomi di non piangere. << Tu sei.. Tu sei..>>
<< Bello? Sexy? Dannatamente innamorato della sua donna? >>
<< Pazzo. Tu sei completamente pazzo >> gli dissi sorridendo tra le lacrime mentre portai la mano libera su di una sua guancia.
<< Lo prendo per un si, quindi? >> disse sorridendo a sua volta. Sospirai e annuii. << E’ la cosa più bella che potessi mai dirmi >>
<< Non è vero. Ti amo, questa è la cosa più bella >>
Il suo sorriso si accentuò ancora di più. << Si, questa è la cosa più bella che avessi mai voluto sentirmi dire da te >> avvicinò il suo viso al mio facendo toccare le nostre labbra. Non persi neanche un secondo e subito aprii le labbra, ritrovando il contatto con la sua lingua. Tutto quello mi era mancato. Che stupida nell’aver creduto di poterlo dimenticare, di poter scordare i mesi insieme.
<< Ve ne prego! C’è un minore, contenetevi! >> esclamò la voce divertita di Christian.
Mi staccai da Ian guardando Christian. << Scemo >> dissi mentre gli sorrisi sentendo le braccia di Ian tenermi stretta a lui. Sempre guardando Chris gli mimai un ‘grazie’.
<< Oh, Dio sia ringraziato! Avete fatto pace>> esclamò Silvia tutta pimpante.
<< Sempre a farvi i fatti degli altri >> dissi facendo loro una linguaccia mentre mossi l’anulare per far notare l’anello.
Dalla porta della sala comparì mia madre, sorridente anche lei. << Ian, caro, perché non ti fermi qui visto che ci sei? >>
<< Non vorrei disturbare >> disse lui.
<< Oh, nessun disturbo >>
Ci spostammo in sala raggiungendo il resto degli invitati proprio qualche minuto prima della mezzanotte. Insieme ad Ian, coccolammo Dean per il resto della serata. Guardandoli capii finalmente il grosso sbaglio che avevo commesso. Non avrei mai potuto vivere senza di loro perché, in un modo o nell’altro, erano stati le svolte più belle nella mia vita.


..The End..
( o forse no? )




Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno :(:( E così la parola fine venne messa alla storia :(:( Mi piange troppo il cuore :( ç___ç Giuro che appena finisco di studiare contatterò una ad una di voi e la ringrazierò :)
Allora.. Il capitolo è spostato di sei mesi.. ovvero Dicembre ed in particolare a Natale... E che regalo poteva fare Chris ad Andrea se non Ian? ù.ù Si è svelato il mistero analisi! Andrea era incinta ù.ù ma molte di voi lo avevano già capito.. Ecco perchè Andrea se ne andà dall'America.. Paura, pura e semplice paura.. Ma alla fine tutto si è risolto per il meglio.. Il (o forse no?) sta ad indicare come non è sicuro un possibile seguito, non è sicuro neanche che la storia sia conclusa totalmente. Per cui è uno spiraglio aperto.. So che molte di voi ora diranno "Noooo, basta!" ma se questo ultimo anno mi stresserà abbastanza allora fidatevi, il continuo di A Twist e la nuova storia su TVD partiranno..
Cooomunque.. Vi ringrazio di cuore per tutti questi mesi insieme, per tutte le vostre belle recensioni e per tutti gli scleri attuati all'interno del gruppo.. Dio se mi avessero detto che mi sarei affezionata così tanto a voi, alla mia piccola bambina beh, avrei iniziato a scrivere molto tempo fa.. Beh, ora è meglio se vado perchè altrimenti piango ç____ç
PS___ CALENDARIO MISSING : Missing1 - Venerdì 21; Missing2 - Lunedì 24; Missing3 - Venerdì 28 ... Per cui attenzione alla raccolta sui Missing..

-Altre mie storie:

_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
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Vi amo!


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