A Time to Love

di vanillasunshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First signs of autumn ***
Capitolo 2: *** Hear Me Out ***
Capitolo 3: *** Pieces of time ***
Capitolo 4: *** Sound of the sun ***
Capitolo 5: *** Still dreaming ***
Capitolo 6: *** A lost hope ***
Capitolo 7: *** Wish i could forget you ***



Capitolo 1
*** First signs of autumn ***


 

A Stefan era sempre piaciuto l'autunno, forse per il cambiamento della natura che gli ricordava così tanto Mystic Falls, o magari per il fatto che era proprio in quel periodo in cui conobbe Katherine. Lei era stata il suo primo vero amore, e lui, nonostante fossero passati più di cinquant'anni, non riusciva a dimenticarla. Pensare che aveva rinunciato alla sua umanità per un suo capriccio, per quella stupida, folle e meravigliosa idea di passare l'eternità insieme. Dopo la trasformazione lei si era limitata a sparire. Non una parola di conforto, non una parola d'addio, non un ultimo bacio. Scomparve nella nebbia dei primi d'ottobre, lasciando solo un'ombra del suo profumo sul candido collo di Stefan.

Da quel giorno aveva continuato a girare di città in città, cercando nuove emozioni e modi nuovi di sperimentare la sua immortalità, ma non riusciva a sentirsi pieno. Mai sazio di quella voglia frenetica di sangue che Katherine faceva sembrare inesistente, mai libero di seguire quel briciolo di umanità che restava aggrappata ai suoi sentimenti. Il problema è che era più semplice spegnere tutte le emozioni che seguirle; l'istinto animale era più forte di lui.

Si trovava in una cittadina sperduta dell'Oregon, sembrava un posto tranquillo. Questa volta non voleva attirare troppo l'attenzione: pareva un bel posto per provare a costruire qualcosa. Anno: 1927.

Camminando per la strada, vide un locale dal quale proveniva della musica Jazz che in quel periodo affollava tutti i locali. Con un sorrisetto compiaciuto entrò. La cosa si prospettava divertente: un sacco di gente era in mezzo al locale ballando freneticamente, ai lati del locale le giovani coppie ubriache cercavano un angolo tranquillo dove liberare la loro passione.

-Un doppio scotch.- ordinò al bancone.

-Arriva.- e il barista gli lanciò il bicchierino facendolo strisciare sul bancone di legno. Quando si girò lo vide in faccia. Sembrava un tipo comune, dall'espressione furba, capelli neri come la pece contornavano quei suoi occhi verde chiaro.

-Ecco. Tieni il resto.- gli lasciò una banconota. Poi guardò il barista un'altra volta.

-Sai, tu hai qualcosa di famigliare. Ci conosciamo?- lo ammiccò leggermente.

-Non frequento tipi come te.- rispose.

-Ossia?-

-Spocchiosi, snob, egocentrici, stupidi, arroganti,....posso andare avanti quanto vuoi!-

-Detti così sembrano difetti. Comunque calmati, non volevo fare niente di male, solo conversare.-

-Non vuoi fare niente di male? Comincia con l'uscire da questo locale.- lo fissò dritto negli occhi. Stefan allora capì.

-Grazie per il drink.- e si alzò dallo sgabello per andare in mezzo a un gruppo di giovani che stavano ballando, completamente ubriachi: aveva puntato l'obbiettivo.

Il ragazzo sapeva che Stefan non prometteva nulla di buono. Pochi minuti dopo lo scorse su un divanetto in un angolo, insieme alle sue “accompagnatrici” (le ragazze con cui prima si era sfogato sulla pista da ballo). Rideva e scherzava, immerso in un'ubriachezza da baci e alcol. Ma c'era qualcosa di più, i suoi baci su quei bianchi colli erano aggressivi. Mostravano quello che era veramente; quei bianchi denti che si immergevano nella morbida pelle come se fosse burro, sporcandosi di quel rosso particolare, così succoso e caldo. Lasciarsi andare era una bellissima sensazione. Dopo un po', il ragazzo dietro al bancone decise di reagire. Si avvicinò a lui senza la minima paura.

-Esci da qui a fare le tue porcate.- disse fermo.

-Sei alquanto pessimo come proprietario di un locale di divertimento. Non vale più la regola che il cliente ha sempre ragione?- disse ridendo e le ragazze gli vennero dietro con le risate.

-Non quando si hanno dei clienti “particolari”. Vai via ho detto.- esclamò più arrabbiato di prima.

Stefan si arrese alla situazione spassosa, come la definiva lui. E alzandosi si rivolse alle ragazze:

-Scusate tesorini, ma abbiamo un guastafeste. Siete state dolcissime, in tutti i sensi. Ma purtroppo non vi ricorderete niente di questa sera se non che era una piacevole serata in compagnia.- guardò intensamente il barista, porgendogli il bicchiere vuoto che aveva in mano.

-Questa volta l'hai vinta tu, ma non credere che potrai sempre nasconderti. Non da me, Damon.-

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Capitolo 2
*** Hear Me Out ***


 

Damon aveva appena chiuso il locale; ormai lavorava lì da quasi vent'anni e le sue azioni sembravano ripetute meccanicamente: cosa poteva mai succedere in una cittadina sperduta nel mezzo di una brughiera interminabile, con la popolazione che al massimo arrivava a cinquecento persone comprese le galline? Risposta: molto di più di quanto ci si possa aspettare.

Chiusa la porta e spente le luci, uscì in quel freddo leggermente pungente. Avvertì che c'era qualcun altro insieme a lui e non aveva torto.

-Lo sapevo che prima o poi saresti venuto fuori. Ti aspettavo da un po' ormai, quasi non ci speravo più.- gli disse una voce che ben conosceva.

-Come facevi a sapere il mio nome?- chiese Damon.

-Diciamo solo che quelle ragazze erano bene informate. Comunque ho bisogno di risposte da parte tua.-

-E sentiamo, perchè mai dovrei dartele?-

-Prendila così: mi ricambi il favore di non averti strappato il cuore fuori dal petto davanti a tutta quella gente. Sarebbe stata una scena interessante ripensandoci su.-

-Primo: non credo saresti stato talmente stupido da mostrarti in pubblico; secondo: io non ti devo niente; terzo: voglio che tu vada via da Medford.- lo guardò fisso negli occhi.

-Ancora una volta salta fuori il tuo irritante senso di inospitalità. Comunque Medford non sembra male come buco per passarci un pezzetto di eternità.- rise leggermente.

-Si può sapere che cosa vuoi?- domandò seccato Damon.

-Voglio sapere come fai.-

-A fare cosa? Di cosa stai parlando?-

-Intendo dire di come fai a stare qui. Come fai a resistere dallo squartare tutte le persone che stavano ballando poco fa. Come fai a farti spacciare umano.-

-Conosci ciò che sono. E io cosa sei tu. Abbiamo solo fatto scelte diverse.-

-Eppure mi sembra di averti già visto, io ti ho già incontrato, e non riesco a togliermi questo tarlo maledetto dalla testa e mi devi aiutare.-

-Mi dispiace deluderti ma prima di oggi non ti ho mai incontrato.- Damon iniziò a incamminarsi sul marciapiede lievemente illuminato dai lampioni, ma Stefan lo trattenne.

-Dove credi di andare. Non abbiamo ancora finito.- gli ringhiò contro trattenendolo con un braccio.

-Per quanto mi riguarda si. Non ti conosco e non voglio conoscerti. So solo che se resti qui questo non sarà più un posto tanto sicuro e inoltre metteresti a rischio la mia permanenza qui: non sono poi così sceme le persone! Quindi te lo ripeto per l'ultima volta: vattene di qui!- quasi urlò tanto il tono di voce era aggressivo; cercando di divincolarsi, un lembo della sciarpa di Damon cadde. Sul suo collo nudo e pallido spiccava una collanina, non molto appariscente ma tanto significativa quanto era piccola. Non particolare, non molto antica, una semplice collanina con un otto rovesciato. Il simbolo dell'infinito. Stefan se la ricordava come se fosse stato ieri l'ultimo giorno in cui la vide, eppure erano passati ben 63 anni. Se la ricordava in ogni minima sfaccettatura, il problema è che quando la vide lui era al collo di una persona diversa. Non poteva essere una coincidenza. L'unione di un vampiro e quella collana riportava ad un unico nome: Katherine. La sua dolce Katherine; la sua disperazione.

Era una serata come tutte le altre, faceva freddo ma le calde lenzuola di cotone scaldavano abbastanza i loro corpi.

-Vorrei passare tutta la vita con te.- sussurrò Stefan all'orecchio di Katherine, appoggiata su di lui con la faccia nell'incavo del collo.

-La passerai. Ma non a partire da oggi, Mr. Salvatore.- rise lei. A quel punto la notò.

-Ehi, che porti al collo?-

-Non è nulla.-

-E' carina. Ti rispecchia in qualche modo.- lei gli diede un bacio e lentamente si lasciarono cullare dalle braccia di Orfeo.

Il flashback di quel ricordo era come una pellicola in alta definizione. Con gli occhi sbarrati allentò la presa su Damon, il quale non capendo cosa gli fosse preso, si richiuse bene la giacca e si avviò per la strada sparendo poco dopo. Stefan invece rimase sotto la luce di quel lampione a rimuginare sulle varie sensazioni che un così piccolo oggetto gli procurò.

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Capitolo 3
*** Pieces of time ***


 Ringrazio tutti di cuore! Sia quelli che recensiscono che quelli alla "leggi-e-fuggi" ahahaha :) spero che vi piaccia il nuovo capitolo! alla prossima xoxo

-Mrs. Katherine, perchè non uscite a fare una passeggiata? Il giardino contornato dalla rugiada ha una bellezza quasi pari alla vostra.-

-Le vostre lusinghe mi fanno arrossire. Comunque ne sarei molto lieta, ma solo se anche voi mi accompagnerete.-

-Ne sarei onorato.-

Uscirono e quei rimasugli di sonno dalla notte se ne andarono, scacciati da un fresco venticello che preannuncia la primavera.

-Lo sa, lei mi è molto caro.-

-Anche lei Mrs. Katherine.-

-Però il vostro cuore mi rimane ancora segreto, perchè non me lo mostrate?-

-Non capisco.-

-Sento che voi vi comportiate come se aveste paura di me, non dovreste.-

-Sono solo un uomo molto cauto. Ecco tutto. Non mi nascondo da voi e di sicuro non mi intimorite.-

-Allora perchè non lasciate che vi mostri il mio mondo?-

-Sono solo un amante della pazienza. Se quello che mi dite voi è vero, vorrei prima aspettare.-

-Ne avrete di tempo per aspettare.-

-Non lo metto in dubbio. Ma i miei sentimenti per lei ancora mi sono lievemente celati dal mistero, un passo così importante richiede del tempo per essere compreso e ammirato.-

-Vi amo Damon.-

Damon si svegliò di soprassalto, coperto di sudore. Non sapeva se per la paura o per l'agitazione. Si voltò a veder l'ora, erano circa le sette di mattina, ma il sole col freddo è più pigro e così non era ancora uscito.

Accanto all'orologio, sul comodino osservò la sua collanina; non era la prima volta che gli procurava quei sogni. Ancora una volta si chiese come mai la conservasse se in realtà non amava la donna che gliela regalò. Si sentiva unito a lei ma non così tanto da definirlo amore.

Ripensò a quello straniero che aveva incontrato la sera precedente, non si ricordava bene se fosse stato un sogno o la realtà. Cosa mai voleva da lui? Che legame aveva con lui? Gli ritornarono in mente i suoi occhi, verdi come la foresta: c'era qualcosa in quelli che lo affascinava. Forse per il fatto che dietro a quegli occhi si celava quella che avrebbe dovuto essere la sua vera natura.

Ormai era da più di trent'anni che lottava contro il suo desiderio insaziabile, ma riteneva i sentimenti una più che giusta ricompensa.

Piano piano si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, l'alba era un momento che non voleva perdersi: significava una nuova lotta.

 

Stefan si sentì strano a svegliarsi ancora in quella città, di solito scappava da situazioni come quella e non vi faceva più ritorno. Allora cosa glielo aveva impedito? Cosa lo tratteneva lì? I suoi ricordi, il suo amore.

Damon era sicuramente connesso con Katherine, quindi si trovava ad un passo più vicino a lei.

Sapeva di essere un sciocco nel continuare a cercarla, ma non poteva farne a meno.

Ma quella mattina nella sua testa comparve un nuovo pensiero insieme a quelli: cosa mai centrava Katherine con quel Damon?

Insomma lui non era altro che un sempliciotto che si era scontrato con lei casualmente e magari le aveva fatto talmente tanta pietà che lei gli donò la sua nuova vita.

Ma allora perchè mai lasciargli quel simbolo, anzi che donarlo a lui prima? Le aveva dato tutto ciò che voleva e quello che ottenne fu un disperato senso di solitudine.

Non sapendo come sfogare la sua mente, prese l'ennesimo diario e ci scrisse solo due parole: “ devo conoscerlo”.

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Capitolo 4
*** Sound of the sun ***


 eccoci qua, ragazze! ancora una volta vi ringrazio tutte e scusatemi se ci ho messo un po' ma ho preferito aspettare e allungare leggermente il capitolo :)
hope you like it!          vanilla

Sembrava che quello fosse un giorno come tutti gli altri, invece il numero dei vampiri in città si era appena raddoppiato. E questo preoccupava molto Damon, non sapendo se l'altro (di cui non conosceva ancora il nome) potesse come lui camminare alla luce del sole. Era una delle cose che lo facevano sentire umano. Un'inezia che però contava molto per lui.

Ma per tutta la mattina in giro non lo vide, iniziò a sperare che se ne fosse andato. Così si sedette al bistrò per una breve colazione prima di riprendere quella che lui credeva l'ennesima monotona giornata a fingere. Stranamente però sentiva dentro di sé che qualcosa sarebbe cambiato per lui....

-Posso sedermi?- gli chiese una voce. Il ragazzo dell'altra sera era dritto di fronte a lui.

-Ancora tu! Non ti avevo detto di sparire?- cercò di trattenersi dall'usare un tono di voce troppo alto, per non spaventare le altre persone.

-Sono una persona cocciuta. O almeno questo è quello che mi dicono alcune persone, che poi sfortunatamente muoiono poco dopo. - accennò a una breve risata -Ti devo parlare.- aggiunse serio poi.

-Non so neanche come ti chiami. Perchè mi dovrei fidare?-

-Mi chiamo Stefan, e poi ti dovresti fidare perchè in fondo sai cosa potrei fare se giusto ne avessi l'intenzione.- quel ricatto Damon sapeva che prima o poi sarebbe saltato fuori.

-Le tue minacce non mi spaventano.- rispose con fermezza Damon, accennando ad alzarsi dal suo posto.

-Forse no, ma in fondo so che vorresti conoscermi meglio anche tu. D'altro canto siamo l'uno l'opposto dell'altro.- aveva colpito nel segno. In fondo Damon non sapeva cosa significasse seguire la “sua natura”, il sangue umano l'aveva assaggiato solo per la trasformazione, e mai più lo fece: gli sembrava che quel liquido rosso in fondo corrispondeva solo a uno sfogo del suo vizio. Ma in fondo alla sua anima, in ogni incessante minuto della sua esistenza c'era una vocina che lo spingeva a saziarsi: in fondo cosa sarebbe cambiato se al mondo vi fosse stata una persona di meno? E lui, per quanto cercasse di non dargli retta o di reprimerla, non riusciva a farla sparire; e lei continuava a torturarlo da dentro.

Damon, assediato ancora da quei pensieri, si risedette lentamente, invitando Stefan a fare lo stesso.

-Come ti ho già detto, ho alcune domande da farti e tu mi risponderai.-iniziò lui con tono convinto.

Damon si limitò a fissarlo negli occhi. Avevano una strana luce, non sapeva dire se data dal bere sangue umano o altro, sapeva soltanto che era affascinante come poche.

-Primo: voglio sapere come ti nutri.-

-Esattamente come fai tu.-

-Non mi prendere in giro; intendo dire con che cosa. Mi sono informato e negli ultimi anni non ci sono state strane sparizioni o morti. Quindi le possibilità restano due: o sei qui solo di passaggio oppure ti nutri in modo diverso. Voglio sapere come.-

-Diciamo che le epidemie sul bestiame sono molto frequenti.- disse sarcastico Damon.

Sul viso di Stefan spuntò uno strano sorrisetto compiaciuto.

-Allora sei un vegetariano. Ho sentito parlare di alcuni come te, ma non ne avevo mai incontrato uno fino ad ora. Di solito, ho sentito dire, non resistono a lungo.- provò a intimorirlo, ma Damon non mosse un muscolo.

-Hai saputo quello che volevi, ora vattene.- esclamò lui.

-Facciamo quattro passi per il parco. Ti conviene venire se non vuoi rimediare a uno dei miei soliti casini, e non mi chiamano squartatore per niente.- ammiccò leggermente Stefan, alzandosi e dirigendosi verso il parco che si trovava oltre la strada.

Uno dei passatempi preferiti della gente di quella cittadina era appunto passeggiare per le stradine di quel piccolo parco, curato alla perfezione come un piccolo angolo di paradiso sulla terra. Gli alberi sembravano decorati a regola d'arte e le foglie, colorate con tonalità dal giallo più intenso al marrone più cupo, contornavano quella che sembrava una magnifica giornata autunnale (o almeno per quello che riguarda il tempo), cadendo al passaggio della gente, creavano una magnifica atmosfera come di una pioggia dorata.

-Adesso voglio sapere io una cosa su di te, Stefan. Come fai a stare alla luce?-

-Giusto. Mi stavo appunto chiedendo perchè non ci fossi ancora arrivato a domandarmelo. Nello stesso modo che fai tu: ho un cimelio che mi protegge.- rispose. Damon lo squadrò velocemente soffermandosi in particolar modo sulle mani: sembravano così sinuose e delicate, ma nascondevano una forza pari solo alla sua faccia tosta

-Scommetto che si tratta del tuo anello. E comunque ti sbagli, io non ho niente del genere.-

-Ne sei certo, Damon? Davvero non hai qualcosa a cui ti aggrappi sentimentalmente e senza il quale ti senti perso? Davvero credi che camminare alla luce del sole sia solo una coincidenza?- domandò con fare retorico, insinuando i dubbi nella sua testa. In realtà Damon sapeva bene come facesse a camminare sotto il sole, che cosa lo portava ogni giorno a mimetizzarsi perfettamente come normale cittadino. E più di mille volte si era soffermato a pensare perchè il sole, così caldo e benefico e magnifico, fosse suo nemico. Ma in fondo era lui quello sbagliato, non il sole. Era lui l'essere contro natura ed era ovvio che la natura si ribellasse a tutto ciò che era.

-Non mi hai ancora fatto la domanda cruciale, Damon. Questo mi sorprende.- esclamò Stefan prendendo un sentiero che si addentrava sempre di più nel cuore del parco.

-Che cosa ci fai qui?- disse con un sol fiato, il tono di voce si era affievolito: quasi come se avesse paura della risposta.

-Esatto. Ecco la domanda giusta. La risposta purtroppo non ti è concessa. Sappi solo che resterò qui per un po', mi dovrai fare da guida.- rise leggermente.

In quel momento Damon non ci vide più, in uno scatto d'ira si trovò di fronte a Stefan e nel tempo di un istante lo afferrò per la gola spingendolo contro un albero lì vicino. Stefan spezzò un ramoscello lì vicino e glielo conficco nel ventre. La presa di Damon sul suo collo si allentò fino a sparire, per poi vederlo accasciarsi a terra dal dolore.

-Ecco quali sono gli svantaggi della tua dieta. Comunque, se proprio ci tieni, sono qui per divertirmi e da quando ti ho incontrato non faccio altro che rallegrarmi della tua compagnia. Non saremmo male come compagni di viaggio.-

-Cosa vuoi da me?- disse con voce fioca tra i lamenti.

-Voglio indirizzarti sulla giusta via, non ti opporre a quello che sei.-

-Non voglio essere un mostro come te.- e con un gesto si sfilò via il ramoscello, urlando dalla fitta di dolore provata.

-Il nostro è un mondo eterno. Gli esseri umani non sono eterni: perchè cercare di imitare qualcosa di imperfetto quando sei la perfezione. Non esistono limiti per noi, Damon. E io ti voglio insegnare questo.-

-Non è vero. Non hai mai nostalgia di ciò che eri prima, di ciò che sentivi prima? Scommetto che ti senti così perchè non hai amato o non sei stato amato da nessuno.- rispose cercando di alzarsi da terra, della ferita non era rimasta che la macchia di sangue sulla camicia.

-Vuoi sapere la verità? La donna che ti ha regalato quel ciondolo. Ecco perchè sono qui.- Damon bloccò il suo respiro.

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Capitolo 5
*** Still dreaming ***


eccomi qui, ragazze! non riesco a crederci!!!!! 200 visite?!?!?! WOW!!! è molto più di quanto avrei potuto immaginare: vi adoro tutte. scusate per i tempi di attesa ma d'ora in poi cercherò di postare un capitolo a settimana. ENJOY!! :)                     vanilla

  

-Come conosci Katherine?- domandò Damon con aria stupita.

-Diciamo che non sei il solo ad essere entrato nelle sue grazie.-

-Si, ma non capisco cosa c'entri questo con me.-

-Io l'amavo....- sussurrò Stefan. Dirlo a qualcuno che capisse cosa intendeva era come liberarsi di un peso: infondo Damon sapeva esattamente quale poteva essere il potere persuasivo di Katherine.

L'unica risposta di Damon fu un lieve sospiro: non tanto perchè stava pensando a Katherine, ma perchè ricordava perfettamente la loro relazione. Lei lo amava e lui no. Semplice.

Purtroppo la parola “semplice” o “no” non rientrava nel vocabolario di Katherine, che faceva di tutto pur di ammaliarlo.

-Lo sai che lei ti stava prendendo in giro?- chiese Damon voltandosi verso Stefan.

-Come fai a saperlo?-

-Stiamo parlando di Katherine Pierce, giusto?- , Stefan annuì, -Allora lo so per certo.-

-E comunque il suo ciondolo. Ecco perchè sono qui. Ho passato l'intera notte a cercare di capire cosa fosse passato nella sua mente prima di dartelo. Insomma io l'amavo con tutto me stesso!- Stefan quasi urlò per il rancore.

-Me l'ha data e basta. Nessuna promessa solenne, nessun patto d'amore. Solo un semplice regalo.-

-Non ti credo.- disse sorridendo Stefan -Non è possibile che abbia deciso di lasciarti un oggetto così importante per lei.-

-Cosa?- sussurrò Damon non capendo.

-Ahhhh. Non ti ha detto niente, eh? Quindi non sai nulla riguardo a cosa stai portando al collo, vero?-

-Pensavo fosse solo un simbolo della sua mania per me, niente di più.- minimizzò Damon.

-Niente affatto. Quello è forse la cosa a cui più era legata... ma mai si decise di rivelarmi cosa vi celasse dietro. Per colpa della mia...follia per lei, ho fatto ricerche su ricerche, incontrato persone, fatto cose....e stavo per mollare tutto. Ma poi, la rivelazione. Sono dovuto risalire quasi a duecento anni prima, ma ho trovato scritti riguardo a una certa Katerina Petrova....-

-Fammi indovinare: alias Katherine Pierce.- rispose sarcastico Damon.

-Esattamente! Ma non hai ancora sentito il bello: in quei libri si diceva che la signorina in questione fu diseredata dalla famiglia, ma a quei tempi poteva essere dovuto a un sacco di cause, quindi era come cercare un ago in un pagliaio....-

-Senti, sinceramente, mi dispiace molto per la tua delusione, ma io con Katherine ho chiuso da anni e non me ne importa più di tanto; quindi se sei qui per raccontarmi storielle inventate su di lei, puoi anche restare qui da solo...- si voltò come per andare via; più si incuriosiva su quella storia e quei ricordi, e più trovava difficile ritornare alla “sua” realtà. Si sentì trattenuto per un braccio.

-Mi devi stare ad ascoltare.- disse Stefan sillabando tutte le parole, negli occhi gli si leggeva rabbia, così come in quelli di Damon era presente la determinazione.

-Il nocciolo della questione è che lei era una persona diversa prima della trasformazione, e...-

-Bella scoperta genio, tutti lo eravamo!- esclamò Damon beffandosi di lui.

-...lei ha avuto una bambina.- disse tutto d'un fiato, finendo la frase.

-Non mi sembra un fatto così eclatante: anche io prima di incontrare Katherine ero andato con molte ragazze e non mi meraviglierei se qualcuna di loro fosse rimasta incinta, ma di sicuro non mi faccio problemi per ciò.- rispose seccato Damon, mostrando un minimo di malizia presente nel suo carattere.

-La sua umanità, Damon. Ti ha donato la sua umanità, o almeno quello che ne resta dato il disprezzo che prova per tutti gli esseri viventi.- sussurrò Stefan all'orecchio di Damon; quest'ultimo rimase immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé. Possibile che lei avesse fatto un gesto così per lui? Lui glielo aveva ripetuto mille volte che non era innamorato di lei, solo molto affezionato.

Ripensando al loro rapporto, a Damon venne il dubbio che forse illudere Katherine con quei regali, con il suo comportamento e con quelle notti d'amore interminabili, non fosse stata una grande idea. Insomma lui le trattava tutte così le donne, come poteva pensare che Katherine si potesse innamorare di lui a tal punto da volerlo al suo affianco per sempre?

Per sempre era una parola troppo grossa, persino per Katherine che, rendendosi conto dello sbaglio con Damon, lo abbandonò per rincorrere qualcun altro.

-Quindi fammi capire bene: tu sei innamorato di lei e scoprendo che mi ha dato questo- indicandosi il ciondolo -pensi di essere più vicino a lei per ritrovarla?-

-Allora non sei così stupido come credevo! Diciamo che in buona parte ci hai azzeccato.- era ritornato lo Stefan di prima: non più quello a cui brillavano gli occhi parlando di Katherine, ma quello che sfotte ininterrottamente tutto e tutti.

-Lasciatelo dire: stai sprecando il tuo tempo. Non ho voglia di aiutarti col tuo stupido piano e di sicuro non ho voglia di riprendere la faccenda “Katherine”. Trovati qualcun altro da torturare con i tuoi sensi di colpi.- Damon si liberò dalla presa di Stefan sul suo braccio, e fece un paio di passi in avanti, riprendendo la via per la strada.

-Facciamo un patto: tu aiutami e io me ne andrò via, e ti giuro che non ritornerò più e, ovviamente, non ti farò alcun male.- incalzò Stefan parlando alle spalle di Damon. Quest'ultimo si girò per rispondere.

-No Stefan. Non faccio patti con te: non li manterresti. E di sicuro non te ne andresti.- lo fissò dritto negli occhi: in quell'istante gli sembrava l'essere più patetico sulla faccia della terra.

-Neanche se io ti promettessi che imparerò a non cibarmi più di umani?-

-Stai scherzando, vero?- rise Damon a quella domanda.

P.S. alzino la mano quante, per un secondo, hanno pensato a dei baby-Damon in questo capitolo ahahaha

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Capitolo 6
*** A lost hope ***


Lo so ce mi starete tutte odiando a questo punto, e, credetemi, mi odio molto anche io! ma purtroppo quella casa della tortura chiamata scuola non mi lascia un giorno libero e inoltre mi è capitato il blocco-dello scrittore :)
Per rimediare ho pensato a farvi un regalino: se ci saranno abbastanza recensioni per questo capitolo, ne posterò un altro entro la fine della settimana altrimenti dovrete attendere lunedì.....(ahahah si lo so che sono un po' perfida)
Perciò non mi dilungo e vi lascio subito alla lettura! Hope you like it! :)                   vanilla

 

-Facciamo un patto: tu aiutami e io me ne andrò via, e ti giuro che non ritornerò più e, ovviamente, non ti farò alcun male.- incalzò Stefan parlando alle spalle di Damon. Quest'ultimo si girò per rispondere.

-No Stefan. Non faccio patti con te: non li manterresti. E di sicuro non te ne andresti.- lo fissò dritto negli occhi: in quell'istante gli sembrava l'essere più patetico sulla faccia della terra.

-Neanche se io ti promettessi che imparerò a non cibarmi più di umani?-

-Stai scherzando, vero?- rise Damon a quella domanda.

 

-No, Damon. Non scherzo. Devo riaverla e farò di tutto per ritrovarla, compreso allearmi con te.- Damon notò che il suo sguardo si era incupito, quegli occhi verdi si erano riempiti di un velo di disperazione. Non sapeva cosa fare.

In realtà non ci pensò più di tanto: doveva dare una scossa alla sua vita e forse quello Stefan poteva aiutarlo.

-D'accordo. Ma detto io le regole: niente comportamenti strani, niente scene in pubblico, farai ogni cosa che ti dirò di fare.....-stava andando avanti ancora a parlare quando Stefan lo fermò con una risatina.

-Credi davvero di essere il capo della situazione? Ti ho chiesto il tuo aiuto, non ti ho detto che farò il tuo zerbino. Che tu lo voglia ammettere o no, siamo nella stessa barca. Quindi il fatto è questo: io e te non avremo alcun contatto al di fuori dell'ambito Katherine- disse l'ultima parola mimando le virgolette -Allora....abbiamo un patto?- domandò proponendo la mano tesa a Damon.

Quest'ultimo la fissò intensamente: era proprio così che voleva cambiare vita? Tirando fuori i fantasmi del passato? Poi alzò lo sguardo verso la faccia di Stefan, i suoi occhi verdi erano tesi e concentrati, pieni di determinazione.

Sapeva che c'era qualcosa di strano in lui, qualcosa che ancora restava nascosto.

Che fare a quel punto? Seguire l'istinto che lo portava a stringere quel patto o dare ragione alla sua testa che gli diceva esattamente l'opposto? Quella mano rimaneva tesa difronte a Damon in cerca di una risposta, che non tardò ad arrivare.

Si strinsero la mano sancendo un patto che li avrebbe spinti oltre i loro più remoti confini interiori. Si strinsero la mano come due gentiluomini in un caldo pomeriggio di metà autunno.

-E sia. So già che me ne pentirò.- esclamò Damon.

-Speravo che dicessi così; in verità credo che non aspettavi altro che una opportunità come la mia: sappiamo entrambi che la tua vita era vuota e logora. Quindi prego.-

-Di cosa, scusa?-

-Di averti dato una scossa; di aver ammesso l'esistenza di ciò da cui tu ti nascondi da sempre; di averti ricordato qual'è la tua natura.-

-Sai, credo che alla fine fra noi due l'anello debole sia tu.-

-E sentiamo, cosa te lo farebbe credere?-

-Il fatto che non sono io quello che dà la caccia ad una vampira da oltre trent'anni per una sua ossessione, per esempio. O forse per il fatto che in realtà quello che non vuole accettare una parte della sua natura sei tu. O anche che magari ti senti terribilmente solo e abbandonato al punto tale che ti vedi costretto a chiedere il mio aiuto per uno stralcio di compagnia dato che a questo mondo non hai che nemici.-

-E quale sarebbe la conclusione?-

-La conclusione è che sono io a dire prego. Di conseguenza sei tu quello che dovrebbe chiedere grazie.- Damon, detto ciò, accennò a un lieve sorrisetto.

-Non ti dirò mai grazie, Damon. Sarò pure disperato ma non sono stupido.- rispose serio Stefan; con quelle frasi si sentiva lievemente colpito: com'era possibile che lui, lo squartatore dal cuore di ghiaccio, venisse ferito da delle stupide affermazioni dette da uno qualunque?

-Allora diciamo che il giorno in cui mi dirai grazie, quella sarà la mia ricompensa.-

Ormai il parco iniziava a diventare più affollato, stava diventando una discussione pericolosa in mezzo a tutta quella gente, soprattutto perchè Damon aveva paura della reazione di Stefan. Con un cenno del capo salutò Stefan, lasciandolo lì da solo. Camminava voltandogli le spalle.

-Ehi Damon!- si sentì chiamare di nuovo da quella voce.

-Cosa vuoi ancora?- rispose seccato, voltandosi leggermente verso Stefan.

-.....Grazie....- sussurrò tutto in un fiato; probabilmente le persone normali non avrebbero potuto percepirlo, ma lui lo sentì forte come se una folata di vento lo colpisse in piena faccia. Un sorrisino beffardo comparve sulle sue labbra.

-Bé, Stefan, stai attento: la tua umanità si nota.- detto questo si voltò definitivamente per ritornare alla sua quasi-normale giornata in stile “Damon”.

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Capitolo 7
*** Wish i could forget you ***


 

-Chi era quello?-

-O stai zitto, per favore. Non ti ci metter pure tu!- esclamò Damon.

-Sembra carino....-

-Di grazia cosa te lo farebbe pensare? Di carino in lui c'è solo il modo in cui si veste. Tutto il resto è marcio come il suo ego gigantesco!- disse ancora spazientito.

-Allora vedi che avevo ragione: qualcosa di carino in lui c'è. Comunque non mi hai ancora risposto. Chi è il misterioso ragazzo con cui stavi parlando?-

-Mi ha detto che si chiama Stefan, e voleva solo il mio aiuto....- sussurrò Damon.

-Aspetta un attimo. Tu, Damon, che aiuti uno sconosciuto? Che fine ha fatto il Damon da “Io resto sempre da solo, sono un solitario” ?- chiese imitando buffamente la sua voce.

-Quand'è che la smetterai di prendermi in giro, Alexander?-

-Lo sai che ti odio quando usi il mio nome per intero? Perchè sei così irritabile?- domandò il migliore amico di Damon.

-Quel ragazzo ha tirato fuori un vecchio argomento.....Katherine....- disse balbettando Damon.

-Aspetta: quella Katherine? Quella dall'anima nera come i corvi e sfruttatrice come un industriale?-

-E queste da dove le hai tirate fuori?- lo guardò allibito Damon.

-Sono le stesse identiche parole che hai usato per definirla l'ultima volta che ne hai parlato....-

-Alex....ero ubriaco....non puoi prendere sul serio quello che dico quando sono ubriaco!-

-Fatto sta che è ritornata fuori, e scommetto che dentro di te si sta scatenando un'altra guerra interiore. Lei è andata via, lo vuoi capire una volta per tutte?-

-Hai sbagliato di grosso: io non penso più a lei da un pezzo; dico solo che mi fa un po' strano che un tizio, identico a me, tutto a un tratto spunta fuori e mi chiede di aiutarlo riguardo a lei solo perchè io conservo ancora la sua collanina....insomma è così difficile essere lasciati in pace per uno come me?-

-Caro mio, da che mondo è mondo, penso che il fatto che tu sia un vampiro non aiuta molto.- la mise sul ridere Alex.

-Si, ma anche tu lo sei. Allora perchè con te tutto funziona e invece io sembro un continuo inciampare nel tempo?-

Era il luogo ideale per parlarne; dentro il locale di Damon, lui dietro il bancone del bar mentre Alex serviva ai tavoli. Non era ancora ora di pranzo il che rendeva il locale vuoto, se non con qualcuno seduto sui divanetti a ubriacarsi e a non prendersi troppo sul serio per la vita schifosa che conduceva.

-Io ho accettato uno stile diverso di vita, e questo pone fra di noi molte, moooolte differenze.- gli sorrise.

-Non ti sto criticando perchè ti cibi di sangue umano Alex, sei il mio migliore amico e so che non fai male a nessuno, anche se i continui furti all'ospedale ti rendono un po' vulnerabile. Quello che non riesco a spiegarmi è: perchè da quando l'ho incontrato non riesco più a staccare la mente da Katherine o da lui?- lo fissò dritto negli occhi, sperava di trovare la risposta nello sguardo dell'amico, che aveva alcuni decenni in più di lui di esperienza.

-Mi sembri veramente disperato: accetta il fatto che pensi ancora a lei e falla finita. Non muore nessuno se dici che ti sei innamorato.-

-Non mi sono innamorato di lei, e mai lo sarò, lo sai. È quello Stefan che mi ha sconvolto.-

-Lui?...- domandò stranito Alex -aspetta, non è che per caso ti stai.....insomma non può essere che....sia proprio Stefan a scombussolarti e non il collegamento fra voi due e Katherine?-

-Cosa??-

-Insomma, magari ti ha colpito in un modo che magari io non posso capire e hai solo le idee un po' confuse ecco....-

-Scusa ma continuo a non capirti.- rispose Damon guardando l'amico con lo sguardo confuso.

-Facciamo così: ora tu vai a casa, ti rilassi e provi a fare un po' di chiarezza. Per oggi ci penso io qui.-

-Sul serio faresti questo per me?-

-Certo, se no a che servono i migliori amici? Coraggio, vai a casa a stenderti un po', ci rivediamo stasera.- gli disse carinamente.

Damon lo ringraziò con lo sguardo e sorridendogli; prese cappotto e cappello e uscì dopo aver dato una pacca sulla schiena all'amico per salutarlo: con Alex non servivano parole.

Cosa voleva intendere Alex con quelle frasi?” era l'unica domanda che gli attanagliò la testa per l'intera giornata, e per quanto si sforzasse non riusciva a trovargli una soluzione o se l'aveva trovata, inconsciamente non la voleva accettare. Ma una soluzione c'era e Alex la conosceva bene.



AriaSolis: grazie mille per il tuo appoggio!! adoro le tue recensioni!!! continua a scriverle ;)

Salve a tutte ragazze, e scusatemi per l'ennesimo ritardo, però vi prometto che durante le vacanza natalizie i capitoli fioccheranno come la neve ahahaha
Vi prego recensite perchè mi fa un piacere immenso sapere cosa ne pensate!!! vi adoro tutte :)                         vanilla

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