Attentato all'Haymarket Theatre

di Sherlock Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Words, words, words... ***
Capitolo 2: *** Revelations ***
Capitolo 3: *** The show must go on ***
Capitolo 4: *** Ratio ***
Capitolo 5: *** Mistery ***



Capitolo 1
*** Words, words, words... ***


 La pendola in stile Luigi XIV che campeggiava sul camino battè le 9 di sera.
Come di consueto, stavo sfogliando il British Medical Journal. Gli articolisti, in questo numero, si dilungavano in una serie di inutili disquisizioni riguardo al sistema cardio-circolatorio.
Dato che la mia lettura mi annoiava, piegai il periodico e lo posai sul tavolinetto persiano che occupava la mia sinistra.
Mi concentrai sulla sagoma del mio coinquilino.
Holmes era seduto di fronte a me.
Teneva in mano, davanti al volto, alcune carte scolorite dagli acidi e corrose in più punti. Vidi in controluce che Holmes aveva riempito ogni minimo spazio con scritture, linee e mappe.
- Di che tratta il foglio che sta esaminando?- gli chiesi, rompendo il silenzio che durava, ormai, da troppe ore.
Sherlock Holmes abbassò la pagina, inarcando le sopracciglia.
Odiava essere interrotto durante i suoi ragionamenti. Lo sapevo, ma, in quel momento, non m’importava minimamente. Avevo bisogno di parlare. E di sentir parlare.
Holmes sospirò, gettando il foglietto a terra e poggiando la schiena sulla poltrona.
- Sciocchezze.-
Il suo sguardo poi si perse nel bianco del soffitto. A volte Holmes riusciva ad estraniarsi completamente dal mondo che lo circondava.
Per riportarlo alla realtà, ma, soprattutto per ricordargli che aveva un coinquilino che, in quella specifica sera, si sentiva in vena di comunicare, mi schiarii la voce.
Holmes ci mise qualche secondo prima di accorgersi che avevo tentato di richiamare la sua attenzione.
Con rassegnazione, mi fissò, aspettando che io iniziassi a parlare.
A volte, Holmes poteva rivelarsi un ottimo narratore. Quindi, lo incalzai.
- Allora… Ehm… Che ha fatto oggi di interessante?-
- Nulla. O, almeno, nulla che può importarle.-
D’accordo, quella non era la sera in cui Holmes vestiva i panni di buon favellante.
Avevo capito che la sua unica intenzione era far cadere qualunque discussione gli si proponesse. Non ero, però, un uomo votato ad arrendersi:- Vorrà dire che fingerò di interessarmi a qualunque cosa lei abbia fatto.- dissi.
Holmes sorrise, chiudendo gli occhi.- Touchè.- mormorò - Ha un bisogno disperato di sentir parlare, giusto? Ma dato che io non ho intenzione di aprire discussioni… Che ne dice di andare a teatro?-
Lo osservai attentamente.
- Lei sta scherzando, vero? Ormai, in ogni teatro londinese è iniziato lo spettacolo serale…-
-…ma deve ancora iniziare quello notturno.-
- Quello… notturno…- mormorai.
- Non pensi male, Watson! Non la porterei mai in un… teatro per soli uomini! La conosco fin troppo bene… Ne rimarrebbe scioccato.-
Mi sentii punzecchiato.
- Io non ne rimarrei scioccato, Holmes.-
Holmes ridacchiò.
- La smetta, per favore. E solo che io non apprezzo le donne di… facili costumi.-
- Certo.-
Tacemmo.
- Allora… Lo spettacolo teatrale notturno necessita di prenotazioni?- chiesi.
Holmes mi fissò.- Non che io sappia.-
- Beh, allora… Che aspettiamo?-
 

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Capitolo 2
*** Revelations ***


 Holmes fece fermare la carrozza davanti all’entrata dell’Haymarket Theatre.
La costruzione neoclassica svettava rispetto ai caseggiati circostanti.
- Oh, andiamo, Holmes! Shakespeare? Devo sorbirmi una tragedia di duecento anni fa?- esclamai, piccato, osservando il cartellone.
- Esattamente. Lei vuole sentir chiacchierare, io voglio vedere un dramma. Così saremo entrambi accontentati.-
- Ma perché proprio Shakespeare? Perché proprio l’Haymarket ? Con tutti i teatri che vi sono a Londra…- mi lamentai.
Finse di non sentirmi ed entrò nell’enorme salone.
Voluminosi drappi rossi decoravano le pareti d’ingresso, da dove si ergevano statue di antichi dèi greci e quadri che riproducevano i dipinti di Pompei.
Al botteghino, Holmes mi si parò davanti, poggiando i gomiti sul piccolo davanzale di fronte al vetro e chiedendo all’addetto due posti in platea.
Rimasi sconcertato.
- In platea, Holmes? Non sarebbe meglio una tribuna in galleria? Insomma, a quest’ora ci saranno poche persone, possiamo permetterci di…-
Mi ignorò totalmente.
Mi fece cenno di seguirlo.
- Poteva almeno chiedermi consiglio…- mormorai.
Holmes alzò gli occhi al cielo.
- Pago io, quindi decido io, se non le dispiace!- esclamò.
Incrociai le braccia.
- Lei stesso odia stare in platea…- gli feci osservare.
- Beh, vorrà dire che per questa sera mi adatterò. E anche lei, Watson.-
“Com’è acido!”
- Aspetti… Adattarci? Perché?- domandai incuriosito.
Sorrise eloquente.
- Lei mi ha portato qui per uno scopo…- capii.
- Precisamente. Noi siamo qui per scongiurare un attentato, Watson…-
Ci misi un istante per comprendere l’importanza delle parole che Holmes aveva appena pronunciato.
Sherlock Holmes estrasse dal suo pastrano la sua scatoletta portatabacco d’argento.
- Esattamente alle nostre spalle, in tribuna d’onore, potrà riconoscere…-
-…il Primo Ministro!- esclamai in un soffio, osservando la figura dell’uomo riflessa nello specchio argenteo della scatoletta.
- Non è possibile!- dissi, dopo un breve silenzio – Lei mi ha di nuovo coinvolto in una delle sue avventure, Holmes!-
Il mio interlocutore si limitò ad annuire.
- Non posso sopportarlo… Dannazione, trascorrere una serata tranquilla con lei è impossibile!-
Continuò ad assentire.
- Io volevo solo chiacchierare un po’… Ed invece… Oh, Holmes!- dissi con rabbia crescente.
Holmes mi fissò, chiedendomi pacatamente:- Ha finito?
- Finito? Cosa?!-
- Di sfogarsi… Insomma… L’orchestra sta già accordando gli strumenti e il tempo per le spiegazioni stringe…-
Respirai a fondo, trattenendo l’impulso di dare a Holmes un bel pugno sul naso per la sua prepotenza e il suo egocentrismo.
Holmes interpretò quel gesto come una riconciliazione, ed iniziò a parlare a bassa voce:- Il mese scorso, la moglie del Primo Ministro mi aveva chiesto di vigilare sull’incolumità di suo marito, dato che lei si sentiva tallonata quando si trovava in sua compagnia. Accettai l’incarico di buon grado.
Scoprii molte cose riguardo al nostro Capo del Governo… E sui suoi pedinatori.
I movimenti del Primo Ministro venivano registrati, in codice, su foglietti, spediti poi in busta chiusa sempre allo stesso indirizzo.
Ho rintracciato alcune missive, tra cui anche l’ultima inviata, che ho decifrato. Indicava che l’uccisione del “capobranco” avrebbe dovuto aver luogo questa sera stessa, sul tardi, e  in un “luogo dove antiche menti possono aver risalto”.-
Mi presi il mento tra le dita. – Quindi il “capobranco” era il Primo Ministro e… Holmes, aspetti… “Luogo dove antiche menti possono aver risalto” può indicare un’università, non solo un teatro…-
Holmes mi sorrise.
Sì, era riuscito non solo a placarmi, ma anche ad intrigarmi. Date le circostanze, dimenticai la mia rabbia verso i suoi metodi di coinvolgimento e rimandai la seconda sfuriata in un altro momento.
Riprese il discorso:- In effetti, può essere una valida interpretazione del codice. Le “antiche menti” possono indicare gli anziani professori, e, d’altronde, questi possono “aver risalto” durante le loro lezioni. Quindi, avrebbe ragione, Watson, se non fosse che…-
Il primo violino dell’orchestra fece una brutale stonatura.
- Watson, non riesco proprio a capire perché ingaggino nella filarmonica degli incompetenti!-
Si accorse che stava divagando.
Così, riprese immediatamente a narrare ciò che aveva scoperto.
- Gli attentatori sanno che il Primo Ministro viene tutte le sere al secondo spettacolo dell’ Haymarket…-
L’orchestra tacque e si sentì un fruscio di corde da dietro il palco.
Le tende si aprirono.
Fece il suo ingresso in scena una giovane donna, vestita con abiti quattrocenteschi.
- Vede quella ragazza, Watson? E’ il motivo per il quale il Primo Ministro viene in questo teatro, sempre alla seconda rappresentazione…-
- Non mi dica che Giulietta è la sua amante!-
Holmes ridacchiò:- No, no, Watson… La donna che sta interpretando Giulietta è sua figlia.-
Ne rimasi colpito.
- Come? Ma il Capo del Governo non ha prole!-
- Beh, non legittima. La ragazza che ora sta chiamando Romeo è stata concepita prima del matrimonio con la First Lady, la mia cliente.
Sua madre era una donna di basso rango, di cui il Primo Ministro era innamorato. E’morta per complicazioni durante il parto.-
- Come ha scoperto tutte queste cose?-
- Con il potere del travestimento, Watson.- mi disse, sorridendomi. – Ho preso le sembianze di un prete, di un marinaio ed infine di un uomo disperato che cercava una levatrice in gamba per far nascere suo figlio… In quest’ultimo caso, ho potuto parlare con la balia che ha fatto venire alla luce Giulietta, come la chiama lei, Watson… E così, sono venuto a conoscenza del tumultuoso passato del nostro Primo Ministro.-
Poggiai la schiena contro la poltroncina.
Non potevo pretendere di passare una nottata con Holmes in santa pace. Sarebbe stato come negare la stessa natura del mio coinquilino.
Scossi la testa, cercando di liberarmi da ogni pensiero.
Tuffai le mani in tasca ed, inaspettatamente, sentii il gelo della canna del mio revolver.
Holmes me l’aveva appena messa in tasca di nascosto.
Capii, così, che l’avventura poteva rivelarsi pericolosa.
 

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Capitolo 3
*** The show must go on ***


 Buttai un’occhiata intorno: dalla nostra posizione, potevamo osservare tutto il teatro, galleria compresa, con l’aiuto dello specchietto di Holmes.
- L’assassino si sistemerà certamente in un gabbiotto in galleria. Ma quale?- mormorò Holmes sottovoce.
Dalla mia seggiola, vidi riflettersi sulla scatoletta argentea in mano a Holmes, per un secondo, un baluginio.
Mi alzai di scatto, afferrando Holmes per una manica e trascinandolo su per le scale della galleria.
- Ho visto…- iniziai in un soffio.
Holmes annuì, posandosi un dito sulle labbra, intimandomi, così, di far silenzio.
Gli anni passati in Afghanistan mi avevano permesso di riconoscere lo scintillio di una canna di fucile anche a distanza e nella quasi completa oscurità.
Arrivammo di fronte alla tribuna da dove avevo notato il luccichio sospetto.
Estraemmo lentamente le nostre pistole.
Dall’interno della loggia, sentimmo un lieve rumore di parti meccaniche in movimento. Il killer aveva tolto la sicura.
Facemmo un cenno d’intesa, al che scostai la tenda ed entrai, arma in pugno, nel gabbiotto.
A quanto pare, però, l’attentatore aveva avvertito il fruscio della tenda.
Con uno scatto fulmineo, mi bloccò alla parete, usando la canna del fucile, inoltre, per disarmarmi.
Mi osservò con stupore.
- Non sei Sherlock Holmes…- constatò con voce rauca.
- In effetti, lui non lo è, ma io sì.-
Holmes era entrato qualche istante dopo di me. Teneva sotto tiro l’attentatore con il suo revolver.
Il killer si mise a ridere sommessamente. –Complimenti! Pensavo che non volesse mettere in pericolo nessuno, se non lei stesso… Non mi aspettavo l’intervento del suo braccio destro, Holmes…
- Amo i colpi di scena.- disse serio il mio amico.
Con la coda dell’occhio, avvertii un movimento nell’orchestra. Il primo violino si era alzato, e con lui la seconda tromba.
Il direttore li fulminò con un’occhiata, ma i due non dettero segni d’interesse. Semplicemente, se ne andarono.
Dato che, però, the show must go on, lo spettacolo proseguì.
- Sa, Holmes, anch’io adoro i colpi di scena.-
- Davvero?- disse Holmes. Fece girare il tamburo del revolver. Il colpo era in canna. – Ora lasci andare Watson e mi dia il fucile.-
- Oh, non penso che lo farò, anzi…-
Cercai di avvertire Holmes di ciò che avevo visto…
- Il violino… La tromba…- mormorai.
Holmes mi guardò, inarcando le sopracciglia.
Il cecchino sorrise:- A quanto pare, il suo compagno d’armi ha compreso.
Vidi un lampo negli occhi di Holmes. Aveva capito.
Si voltò di scatto, spostando il tendaggio e avventandosi contro i suoi due assalitori.
Alzai il ginocchio buono e colpii l’attentatore nello stomaco, al che mollò la presa.
Afferrai la canna del fucile, tentando di strapparglielo dalle grinfie.
- Phil!- chiamò l’assassino.
La seconda tromba, atterrata precedentemente da Holmes con un gancio destro, si rialzò, asciugandosi il rivolo di sangue che fuoriusciva dal labbro spaccato.
Nel buio quasi completo, tastai alla ricerca del mio revolver, caduto. Lo trovai appena in tempo.
Sparai al mio aggressore, ferendolo ad un fianco.
Se già prima il rumore della colluttazione aveva attirato gli sguardi degli astanti verso il nostro palchetto, ora la revolverata li gettò completamente nel panico.
Vidi il killer mirare al Primo Ministro, che, indignato, si era alzato dalla poltrona.
Presi a urlare con quanto fiato avevo in gola.
- Primo Ministro! GIU’!-
Devo dire che il mio grido limitò i danni. La fucilata, infatti, colpì il Capo del Governo alla spalla.
Il bossolo del colpo cadde con un tonfo sordo sul tappeto.
Agguantai l’attentatore alle spalle, ma mi ricevetti il calcio del fucile in volto.
Il criminale tentò di svignarsela, ma lo afferrai alle gambe, facendolo cadere.
Holmes era a terra, impegnato a combattere contro il primo violino.
Riuscì, dopo un paio di pugni andati a segno, a scrollarselo di dosso e tentò di raggiungere il suo revolver sul pavimento.
La seconda tromba, ferita, trovò la forza di tirarmi un calcio sulla gamba ormai da anni dolorante, a causa di un proiettile afgano.
Istintivamente, mollai la presa.
L’attentatore fuggì nel caos più totale.
Holmes trovò la pistola, la afferrò ed inseguì il criminale.
Zoppicando, gli andai dietro.
Solo dopo capii che quello che avevo fatto era una idiozia.

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Capitolo 4
*** Ratio ***


 Trovai Holmes nella via, che tentava di farsi strada tra la folla accalcatasi all’entrata dell’Haymarket.
- Maledizione, maledizione, maledizione!- continuava ad esclamare.
Capii che l’attentatore gli era sfuggito.
Chiamati dal direttore del teatro, giunsero alcuni agenti di Scotland Yard di ronda poco distanti.
Giunsi alle spalle di Holmes:- Allora…
Il mio amico mi fissò con occhi straniati:- Che diavolo ci fa qui!?
- Pensavo le servisse man forte!- gli feci notare, piccato.
Si mise le mani tra i capelli.
- Watson!- mi riprese, correndo verso il teatro, affrontando così nuovamente la ressa.
Gli stetti dietro.
Si precipitò su per le scale che portavano alla galleria e quasi strappò dalla foga il tendone dello scompartimento affittato dal killer.
Non vi era più anima viva.
Una pozza di sangue indicava il punto preciso in cui io avevo sparato al trombettista. Ma sia lui che il suo complice, il violinista, erano spariti.
Sicuramente, il ferito era stato aiutato dal compagno ed i due erano fuggiti non appena avevo seguito Holmes.
Il mio amico crollò sulla poltrona, tenendosi la nuca tra le mani.
- Perché mi ha seguito, Watson? Doveva stare qua, sorvegliare quei due per poi interrogarli… In modo da scoprire il mandante dell’omicidio.-
La sua era un’argomentazione logica.
- A volte, Watson, lei non ragiona.-
Esplosi.- Io non ragiono, Holmes? E’ questo quello che pensa? Io non ho la sua freddezza, sa? Vado ad impulsi, a sensazione! Quante volte l’ho salvata, Holmes, seguendo il mio istinto?-
Avevo toccato il nervo scoperto.
La rabbia e lo sconforto di Holmes si tramutarono in un sorriso.
- Non posso darle torto, Watson.-
- Bene!- esclamai.
- Quindi, la ringrazio per prima, quando mi ha avvertito dell’imminente aggressione.-
Rimasi stupito dai suoi sinceri vocaboli.
- Sa, Watson, sono riuscito a comprendere ciò che mi diceva collegando le sue parole alla stonatura che il primo violino aveva fatto prima che cominciasse il dramma. Ho intuito che quello doveva essere una sorta di segnale… Per avvertire la seconda tromba (che infatti si trovava in seconda fila e non poteva vedere il palchetto dove aveva preso posto il cecchino) che tutto stava procedendo secondo il piano. Immagino che lo sparo fosse previsto per la fine del primo atto. Quando non è avvenuto, i due musici si sono alzati e sono intervenuti.-
Gli agenti di Scotland Yard erano entrati nel teatro e, con essi, anche l’ispettore Lestrade.
Uscimmo dalla tribuna e lo vedemmo salire i gradini.
- Perché quando accade qualcosa di eclatante io trovo sempre lei, Holmes?-
Il mio compagno d’avventure si strinse nelle spalle.
- C’est la vie, Lestrade. Dia la colpa al destino…-
Ridacchiai.
- Volete spiegarmi che cosa è successo? E perché siete conciati così?-
Guardai il nostro vestiario.
Io avevo una manica lacerata ed un taglio sulla guancia, mentre Holmes poteva vantare un pantalone stracciato ad altezza ginocchio, un livido in volto ed un labbro sanguinante.
- E’ appena accaduto l’impensabile, Lestrade. Lei ha salvato la vita al nostro amato Primo Ministro.-
- I… Io?-
Noi due annuimmo.
Lestrade inarcò un sopracciglio.- Un altro successo per Scotland Yard, quindi?
- Esattamente.- affermò Holmes.
Sapevo che non voleva figurare sui giornali…
Una donna sbucò dallo scompartimento del Primo Ministro.
- Allora, dov’è il medico?-
Holmes mi fissò. – Hanno bisogno del suo aiuto, Watson…-
Assentii ed entrai nella tribuna del Capo del Governo, scostando il tendaggio.

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Capitolo 5
*** Mistery ***


 Il giorno successivo vidi a terra il foglietto che la sera prima Holmes aveva gettato con tanta noncuranza.
Vi lessi sopra la decifrazione del codice che i criminali avevano usato per comunicare gli spostamenti del Primo Ministro e una piccola mappa dell’Haymarket tracciata da Holmes. Le frecce indicavano gli scompartimenti in galleria, corredati da un “?” e da un “Probabile posizione”.
Holmes entrò nella stanza.
- Meno male che questo foglio conteneva sciocchezze…- lo ripresi.
Holmes sorrise, prendendo posto in poltrona.
- Come faceva a sapere che gli attentatori avrebbero agito al secondo spettacolo, Holmes?- gli chiesi.
- Semplicemente perché la figlia del Primo Ministro recita esclusivamente all’ultima rappresentazione giornaliera.-
- Capisco.- mormorai.
Mi sentivo tremendamente in colpa per essermi fatto sfuggire i complici del killer. E così quasi non avevo il coraggio di chiederglielo.
Alla fine, la curiosità prese il sopravvento.
- Chi pensa sia il mandante?-
Holmes fissò la parete.- Le mie ipotesi variano da un avversario politico ad una potenza straniera a cui la morte del Primo Ministro farebbe piuttosto comodo. Ma non ho alcuna certezza, temo.-
Tacqui per un secondo.
Rammentai solo in quell’attimo un particolare insolito che mi aveva colpito.
- Il cecchino la conosceva, Holmes!-
Si mise a ridere. – Certo che mi conosceva! Sono stato io a sbatterlo in prigione, mesi fa!
- Sul serio?- dissi – Quel tale è evaso?-
- L’unico appunto positivo che devo fare a Scotland Yard – iniziò Holmes – è la sicurezza del carcere di Pentonville. No, Watson. Quell’uomo è stato rilasciato perché gli era stato affibbiato un buon avvocato. Il punto importante su cui voglio far soffermare la sua attenzione, dottore, è un altro: come faceva a sapere che io sarei intervenuto per fermarlo?-
Increspai le labbra. – Non riesco a dare una risposta.-
Holmes si fece scivolare sulla parete.
- Nemmeno io.- dichiarò. – Probabilmente sono venuti a sapere per vie traverse che la First Lady si era rivolta a me per occuparmi del caso dei pedinamenti alla sua persona…-
Seguì un breve silenzio.
Holmes afferrò il suo Stradivari.
Iniziò a pizzicargli le corde.
- Mi permette di suonare qualcosa? Non riesco a togliermi dalla testa quell’orribile stonatura di ieri sera da parte di quel criminale del primo violino…-
Sorrisi.
- Ma certo. Suoni pure in santa pace, Holmes. Io devo andare da Mary…-
Holmes storse il naso, sospirò, ed attaccò la melodia.
Era un brano piuttosto malinconico.
Alzai gli occhi al cielo. Avevo capito che voleva farmi restare.
Ma uscire con Mary era più importate di qualunque altra cosa… Anche di Holmes?
Afferrato il cappello ed impugnato il bastone da passeggio, mi voltai verso di lui.
- Non tarderò…-
La musica si interruppe.
- Perfetto! Allora prenoto all’Haymarket per il primo spettacolo. Ieri le ho fatto perdere il dramma, devo farmi perdonare…-
Mi affacciai alla sua camera.
- Mi giura che non andremo lì per eludere un altro attentato?-
Holmes sorrise.- Glielo giuro.-
- Bene… Allora prenoti per tre. Mary verrà molto volentieri… Ama Shakespeare, a differenza mia…-
- Ma io odio lei…- lo sentii sussurrare.
- Come dice?-
- Oh, niente, Watson!- esclamò. Poi, si schiarì la voce - Buona passeggiata.-
Chiusi la porta alle mie spalle.
Questa volta lo avevo incastrato. O, almeno, ci speravo.
Infatti, quella sera non venne a teatro.
Disse che aveva appena avuto un nuovo incarico e che non poteva non iniziare le indagini.
Solo successivamente Holmes fece la conoscenza della mia adorata Mary… Ad una cena al Royal tutt’altro che perfetta e  che, ancor oggi, stento a dimenticare.

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