There Where Dreams Lie...

di Bloodlily
(/viewuser.php?uid=45398)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1st Chapter: Fame ***
Capitolo 2: *** 2nd Chapter: Buona Notte... ***
Capitolo 3: *** 3rd Chapter: Il Risveglio ***
Capitolo 4: *** 4th Chapter: Domande, Risposte, Altre Domande ***
Capitolo 5: *** 5th Chapter: Sfuggire Al Cacciatore Bianco ***
Capitolo 6: *** 6th Chapter: Convincere Il Cacciatore A Mollare La Preda... ***
Capitolo 7: *** 7th Chapter: Cupi Sospetti E Prime Impressioni ***



Capitolo 1
*** 1st Chapter: Fame ***


 

Ist Chapter: Fame

 

 

La Going Merry solcava tranquilla le acque della Rotta Maggiore.

Rufy continuava a piagnucolare dietro a Sanji, lamentandosi della sua affamata condizione, ed il povero cuoco non sapeva davvero più come levarselo di torno. Erano settimane che non incontravano un'isola su cui fare rifornimento, e Sanji ormai non nascondeva più la sua preoccupazione, razionando il cibo e tentando di difenderlo dai continui e famelici attacchi, con particolari proteste da parte del capitano e del cecchino.

- Se proprio hai fame, datti da fare a pescare qualcosa! - gli urlò dietro ad un certo punto, voltandosi e fermandosi improvvisamente davanti al suo seccatore. Rufy non riuscì a arrestarsi in tempo, andando così a sbattere contro Sanji per poi cadere a terra con un tonfo. Sembrò pensare qualche attimo sulle parole appena pronunciate dal cuoco, quando il volto gli si illuminò all'improvviso.

- Hai ragione!! - e senza aspettare risposta da parte del nakama, si fiondò sul ponte, lasciandosi dietro un rassegnato Sanji ad accendersi una sigaretta.

- Di cosa mi stupisco ancora... - mormorò infine il biondo, scuotendo la testa.

I suoi occhi si posarono su quella piatta distesa azzurra. Soffiando dalla bocca il fumo bianco, tornò lentamente sui suoi pensieri, accigliandosi un poco. Non iniziavano solo a mancare le provviste e l'acqua potabile, oltre a quello in quel tratto di mare pareva non esserci nulla da pescare. Ed era un gran bel problema.

Nel frattempo il ragazzo di gomma era sotto l'albero maestro, un sorriso che gli attraversava il volto da parte a parte.

- Usoooooooop!! -

- Aaaaaargh! - preso alla sprovvista, intento com'era a scrutare l'orizzonte, per poco Usop non cadde giù dalla coffa. Per lo spavento, il cecchino si ritrovò attaccato come un koala all'albero maestro.

- Rufy, ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo, accidenti a te! -

- Vedi qualcosa all'orizzonte? - chiese il capitano, come se l'altro non avesse detto nulla.

- Ma che razza di domande sono, se avessi visto qualcosa ve lo avrei già detto! - gli brontolò di rimando, tornando a guardare il mare.

- Fa' vedere anche a me! -

Ritrovandoselo davanti all'improvviso, Usop si prese un altro colpo, cadendo all'indietro e sbattendo la testa.

- Ma allora vuoi proprio farmi morire di pauraaaaa? -

- Perché, ti sei spaventato? - Rufy lo guardò con aria curiosa, piegando la testa di lato.

- C-chi? Io spaventato? Ah ah ah ah ah!! Io sono il Capitano Usop, il pirata più coraggioso che abbia mai solcato la Rotta Maggiore! -

Impegnato com'era nel suo discorso, non si accorse nemmeno che Rufy lo stava completamente ignorando, anzi, era intento ad osservare il mare con il cannocchiale alla ricerca di qualcosa di commestibile.

- Rufy, smettila di sbavare, stai allagando tutto qui! Ridammi quel cannocchiale!-

Disturbato da tutto quel baccano, a prua Zoro aprì di malavoglia un occhio, inclinando la testa verso l'alto per osservare i due litiganti. Era appena stato svegliato, ed la cosa lo irritava parecchio.

- Ma è mai possibile che ci deve sempre essere tutto 'sto casino ogni volta che mi metto a dormire? - brontolò.

Per tutta risposta, giusto quando richiuse gli occhi, il cannocchiale gli finì in testa, dove si gonfiò subito un bel bernoccolo.

- Adesso vi faccio vedere io!! -

In meno di un attimo era già sulla coffa, a dare una lezione di buone maniere a quei due imbranati.

Sanji non sembrava essere disturbato da tutta quella confusione, continuando a tenere lo sguardo fisso sul mare, troppo preso nel cercare una possibile soluzione al problema cibo. Le sue riflessioni però furono sviate su una sensazione di bagnato sulla mano sinistra. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco quel pensiero, per poi volgere il suo sguardo verso il basso. Rufy, sgattaloiato via dalla coffa lasciando Usop al suo destino, stava masticando la sua mano, seduto a terra accanto a lui. Aprì leggermente la bocca, non accorgendosi della sigaretta che scivolò dalle sue labbra.

Rimase ad osservare il suo capitano, che continuava imperterrito a masticare. Solo dopo riuscì a riprendersi.

- R-Rufy... cosa... diavolo stai facendo?? - proferì infine con una calma innaturale ed inquietante, una vena pulsante molto ben visibile sopra l'occhio destro.

- Hè ghuoho - rispose Rufy senza smettere di ruminare, per niente intimorito dall'aria minacciosa del suo cuoco.

- Ho capito che hai fame... - la venuzza iniziò a pulsare di più, - Ho capito che non riesci a trovare altro da mangiare... - anche la voce divenne pericolosa, - Ma ti sembra il caso di metterti a mangiare i tuoi nakama? - gli urlò infine, scaraventandolo con un potente calcio lontano da sé (e soprattutto dalla sua mano).

Il corpo di Rufy si schiantò contro dei barili, che finirono in mille pezzi.

Dopo qualche attimo Rufy riemerse dalla polvere, come se nulla fosse successo, spolverando il suo cappello di paglia prima di rimetterselo in testa. Sbuffò sonoramente, guardando di traverso il cuoco.

- Non è colpa mia se hai un odore così invitante e il tuo sapore è così buono... il profumo della tua pelle è come quello dei biscotti che prepari - iniziò a dire con espressione imbronciata, per poi interrompersi.

- Biscotti... - aggiunse infine con aria sognante, riprendendo a sbavare, lo sguardo focalizzato in un punto imprecisato nel vuoto.

Sanji preferì sorvolare sulle ambigue dichiarazioni del suo capitano, passandosi una mano (quella non masticata) sulla faccia. In punta di piedi, iniziò con cautela a dirigersi verso la cucina, approfittando della disattenzione di Rufy, sperando vivamente di non ritrovarselo addosso un'altra volta.

Invano.

Appena Rufy lo notò svignarsela verso la cucina, si rialzò velocemente per seguirlo a ruota, un unico pensiero fisso espresso ad alta voce.

- La cucina!! Si mangiaaaaaa!! -

Con grandissimo sollievo del biondo cuoco, Rufy venne intercettato da un pugno ben assestato di Nami, che lo costrinse a terra a lamentarsi, con entrambe le mani sul bernoccolo. La navigatrice sbuffò sonoramente, osservando con un sopracciglio alzato le botti distrutte.

- Aaah, Nami-chan, sei fantastica, sei ancora più bella quando tiri pugni in testa a Rufy - Sanji era già lì con gli occhi a forma di cuore accanto alla bella navigatrice, tutto preso a farle i complimenti e a trottolarle intorno.

Nami guardò il cuoco, mantenendo la sua espressione accigliata.

- Come siamo messi con le provviste? - gli chiese, assestando un altro pugno al capitano per impedirgli di alzarsi.

- Ehi, perché lo hai fatto? - protestò il ragazzo di gomma.

- Perché mi andava, qualcosa in contrario Rufy? -

- No, nessun problema - replicò con un sorriso il capitano, che pareva volesse rimanere seduto a terra, osservando dal basso il volto di Sanji nuovamente rannuvolato.

- Purtroppo non molto bene, mia adorata Nami-chan - prese a dire il cuoco improvvisamente serio, accendendosi un'altra sigaretta.

- Se non troviamo al più presto un'isola su cui fare rifornimento, direi che se riesco a difendere il cibo da questo essere... - ed in un moto di stizza, un suo calcio calò sulla testa di Rufy, anche se non troppo forte, - riusciremo a tirare al massimo altri due, forse tre giorni. Inoltre è da un po' che cerchiamo inutilmente di pescare qualcosa. E' come se qui non ci fossero pesci, anche se non riesco a capire il motiv... -

Chomp.

- Bischotti... - un sognante Rufy aveva ripreso a masticare la mano di un cuoco davvero molto arrabbiato.

- Mi hai stancato, capitano da strapazzo, adesso basta!! -

Nami restò a guardarli senza fare nulla, spostandosi solo per evitare di essere colpita dall'impeto dei due. Sapeva benissimo che questa volta non bastava dare un pugno in testa a tutti i membri della ciurma per farli stare calmi. Preferiva che si sfogassero battibeccando tra di loro. Almeno per un po' avrebbero dimenticato di essere affamati.

- State solo attenti a non danneggiare la nave - mormorò stancamente, controllando che il Log Pose indicasse ancora la giusta direzione.

- Ehi, ciurma, c'è da correggere la rotta di novanta gradi a dritta! Sapete cosa fare, perciò muovetevi! -

Quella frase fece interrompere istantaneamente tutti i litigi e combattimenti in corso sulla nave.

- Subito Nami-chan!! E' impossibile resisterti quando dai gli ordini in modo così autoritario, sei così affascinante! -

Sanji fu il primo a muoversi, mentre Chopper, nella sua forma del Heavy Point, raggiunse il timone, correggendo la rotta.

Una volta imboccata nuovamente la direzione giusta, un silenzio interrotto solo da brontolii di stomaco tornò a regnare su quella imbarcazione di solito così allegra. Anche Rufy pareva aver perso il suo entusiasmo, steso a pancia in giù sulla polena, la lingua penzolante e gli occhi socchiusi.

Nami guardò Chopper sparire velocemente sottocoperta, tornato nelle dimensioni normali.

Gli unici a non essere affetti in nessun modo da quella carestia forzata sembravano essere Chopper e Robin. Uno rimaneva sempre nella camerata maschile a preparare le sue Rumble Ball, con la scusa che faceva troppo caldo per rimanere in coperta. L'altra, invece, leggeva tranquilla come se nulla fosse, seduta sulla sdraio a poppa.

La navigatrice scosse la testa al pensiero di quei due.

- Beati loro... - sospirò, alzando gli occhi per scrutare il cielo.

Il clima si era stabilizzato, a quanto pareva la prossima isola su cui sarebbero sbarcati sarebbe stata un'isola estiva.

Un lieve sorriso si abbozzò sulle sue labbra.

Non potevano passare ancora troppi giorni prima dello sbarco.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2nd Chapter: Buona Notte... ***


 IInd Chapter: Buona Notte

 

 

Il sole calava lentamente oltre l'orizzonte, tuffandosi in mare lasciandosi dietro un cielo infuocato. L'aria, con il sopraggiungere della notte, si era fatta più fresca, portando sollievo dopo l'arsura del giorno. La Going Merry ondeggiava dolcemente sull'acqua scura, assecondando i movimenti leggeri delle onde.

Nami alzò la testa, sospirando.

Gabbiani all'orizzonte.

L'isola era vicina. Tuttavia era troppo pericoloso continuare la navigazione anche di notte. D'altra parte, si trovavano pur sempre nella Rotta Maggiore. E lei era la navigatrice della ciurma dei pirati di Mugiwara. Nonostante fosse una vera esperta, non poteva mettere a rischio la vita dei suoi nakama. Non se lo sarebbe mai potuta perdonare.

Le tornò alla mente la prima volta che dovette affrontare le insidie di quello strano mare. Un'improvvisa tempesta che stava quasi per affondare la nave. Oppure quando la nave aveva invertito la rotta, senza nemmeno che lei se ne accorgesse, e mille altri episodi.

Non poté non ripensare a Bibi. Era lei che l'aveva aiutata a capire i meccanismi della Rotta Maggiore. Chissà come se la passava ora ad Alabasta...

Si ritrovò addosso un'ondata di malinconia e di tristezza al pensiero dell'amica. Era passato molto tempo da quando si erano lasciati indietro la loro compagna di viaggio. Una volta lasciato alle spalle il Regno di Alabasta, avevano viaggiato a lungo, finendo prima a Jaya e poi a Skypiea, la meravigliosa Isola nel Cielo, visitando altre innumerevoli isole.

Ora era sicuramente molto affezionata anche a Robin, ma Bibi era stata, ed era ancora, la sua prima vera amica. Prima non poteva permettersi di avere amici.

La mano destra si strinse sulla spalla sinistra, all'altezza del suo tatuaggio.

Dove prima c'era il marchio di Arlong, ora c'erano una girandola ed un mandarino.

Dove prima c'era solo dolore, adesso c'erano gioia e speranza.

Tutto grazie a lui.

Sorrise.

- Non potevo fare una scelta migliore partendo insieme a questa banda di scalmanati, Bellmer... - mormorò piano, inspirando profondamente la fresca aria dal profumo salmastro.

Il sole era infine tramontato. Il cielo prima tinto di rosso e arancione, lasciava spazio ai colori più scuri del viola e del blu. Già si potevano osservare innumerevoli stelle, e, in lontananza, la falce della luna crescente.

Con la coda dell'occhio, Nami vide Zoro dirigersi in silenzio verso l'ancora. Lo spadaccino la sollevò senza apparente sforzo, gettandola in mare. La navigatrice aggrottò le sopracciglia. Non si sarebbe mai potuta abituare alla forza sovrannaturale di Zoro. Era davvero un essere umano?

Pensò agli altri membri della ciurma. L'immagine sorridente del suo capitano le sfiorò la mente.

Beh, se non altro, Zoro non era l'unico mostro.

- Ehi, squattrinato! - lo chiamò per attirare la sua attenzione.

- Cosa vuoi, strega? - chiese lui di rimando, con aria estremamente diffidente. Quando c'era di mezzo la navigatrice, lo spadaccino non poteva non essere preoccupato per la sua sorte. Stupida mocciosa. La cosa buffa, e che lo irritava parecchio, era che si lasciava pure fare.

Scrutò la ragazza con aria torva, mentre un sorriso furbetto misto ad un sottile piacere perverso si dipinse sul viso di quest'ultima.

- Allora? Guarda che me ne vado - aggiunse Zoro sempre più irritato, dirigendosi a passi misurati verso la botola che conduceva sottocoperta. Non camminava troppo velocemente per non far vedere che aveva fretta di andarsene, ma nemmeno troppo lentamente per ridurre il tempo di permanenza sul ponte. Lo sguardo della mocciosa non gli piaceva per niente.

Nami stette ad osservarlo per un po', ridacchiando.

- Dato che ci sei, spadaccino povero in canna, ammaina anche le vele - disse lei calma, senza nascondere il divertimento nella sua voce.

Zoro si fermò accanto all'albero maestro, alzando lo sguardo verso il castello di poppa, dove stava Nami.

- E perché dovrei farlo mocciosa, sentiamo? - la voce uscì burbera con un tono di sfida, mentre incrociava le braccia davanti al petto, aspettando una risposta che già conosceva.

Il ghigno che si allargò sul volto della navigatrice non fece altro che confermare le sue certezze. Sbuffò.

- Non ti devo ricordare quanto mi devi, vero Zoro? - lo stuzzicò, sperando in una sua reazione. Si appoggiò con i gomiti sul corrimano, la testa sostenuta da entrambe le mani, il busto sporto in avanti. Non poté fare a mano di sogghignare ancora di più.

Il volto di Zoro si distorse in una smorfia. Si mosse per fare quello che gli era stato implicitamente ordinato.

- Stupida mocciosa, avara, strozzina... - borbottò piano, digrignando i denti, tirando la corda per ammainare la vela.

- Hai detto qualcosa, squattrinato? - domandò innocentemente lei, riuscendo a trattenere a stento una risata.

Lo spadaccino si limitò a non rispondere, cercando di ignorarla con tutte le sue forze. Da parte sua, Nami continuava a godersi quegli istanti, non perdendosi nessuna delle espressioni del nakama.

Lo spadaccino stava salendo sulla coffa per annodare la vela, sempre imprecando e borbottando parole sconnesse, quando Sanji uscì dalla cambusa.

- La cena è pronta Nami-chan, vado a chiamare anche gli altri - le disse vedendola lì accanto, per poi dirigersi verso la botola che conduceva sottocoperta.

Nami sentì un crampo allo stomaco, e si girò a guardare verso la cucina.

Zoro, ancora appeso in cima all'albero maestro, smise di borbottare, concentrandosi su quello che doveva fare.

Osservò gli altri uscire da sottocoperta, per riunirsi stancamente in cambusa. Lanciò una veloce occhiata verso Nami, che pareva non volesse più divertirsi alle sue spalle, mentre raggiungeva anche lei la cucina. Ancora non aveva visto Rufy schizzare fuori dalla botola al sentore del cibo, e la cosa lo preoccupò un poco.

Infatti si sentivano strani rumori provenire da sottocoperta, e quando già gli altri erano a tavola, vide emergere dalla botola il suo capitano intrappolato nella presa ferrea del cuoco. Quando lo vide si rilassò nuovamente, iniziando a scendere dall'albero maestro.

- Eddai, Sanji, ti ho già detto che non ruberò più il cibo agli altri... - piagnucolava il capitano, mentre veniva trascinato verso la cambusa.

- Sì, come oggi a pranzo, capitano dei miei stivali - disse Sanji guardandolo malamente.

Rufy distolse lo sguardo, guardando di lato, facendo una stranissima espressione.

- Usop non lo mangiava, e quindi ho pensato che sarebbe stato uno spreco buttare via quella carne... - si giustificò, tentando sempre di evitare di incrociare gli occhi con il cuoco che lo teneva saldamente.

- Non tutti si ingozzano come te, e sai benissimo di avere torto - la voce del cuoco era cupa.

Questa volta Rufy non osò replicare, guardando più intensamente un punto nel vuoto.

Sanji sospirò, aveva ormai raggiunto la porta della cucina. Sentì i passi dello spadaccino proprio dietro di lui, e solo in quel momento lasciò la presa dal suo capitano.

Rufy adocchiò i piatti già vuoti dei suoi nakama, tranne tre che erano ancora intatti. Non riuscì a non trattenere un verso di disapprovazione osservando l'esigua quantità di cibo. Si lasciò cadere al suo posto, finendo di mangiare ancor prima che lo spadaccino e il cuoco si potessero sedere.

Sanji strinse i pugni. Appena avesse recuperato delle cibarie, avrebbe cucinato una montagna di manicaretti per la sua ciurma, in particolare per Rufy. Non ne comprendeva il motivo, ma lo faceva sentire male vederlo così. Ma attribuiva la colpa di questa sensazione al ricordo del suo passato. Certo, non si trovavano nemmeno lontanamente nella stessa situazione, ma qui si stava parlando di Monkey D. Rufy e del suo stomaco. Stomaco, più un buco nero, a pensarci bene.

Il capitano appoggiò il mento sul tavolo. Un potente ruggito proveniente dalla sua pancia riempì il silenzio della cucina.

- Fameeeee... - pronunciò appena, per poi beccarsi un pugno in testa da parte di Nami.

- Insomma! Cerca almeno di trattenerti, non ricordarcelo ogni due secondi! Ti sembra forse che noi ci stiamo lamentando? - strepitò verso Rufy, che però già non le degnava più un briciolo attenzione.

Zoro infatti, senza parlare, aveva sporto il suo piatto verso il capitano.

Con un rapido sguardo, Sanji vide che non aveva toccato nulla.

- Tieni Rufy, sennò dopo chi la sente la strega - disse annoiato, mentre Rufy guardava il piatto che gli veniva offerto con le stelline negli occhi.

- Strega a chi, brutto spadaccino squattrinato e scansafatiche? - si alterò Nami, rivolgendo ora la sua ira su Zoro.

- Perché, non lo sei mocciosa? - anche lui alzò la voce, guardando di traverso la navigatrice con aria truce.

- Non ti permetto di chiamare la dolce Nami-chan in quel modo, marimo! Chiedile subito scusa! - Sanji non riuscì a trattenersi, irrompendo nella loro discussione.

- Ecco, almeno una persona che capisce qualcosa! - Nami lanciò uno sguardo ammiccante verso il cuoco, che subito perse la testa.

- Mia dolcissima sirena, per te questo e altro!! - disse, gli occhi a cuore e in preda a strani movimenti del corpo.

Rufy ne approfittò per finire quello che il cuoco aveva ancora nel piatto, allungando velocemente il braccio. Robin sorrise nell'osservarlo, mentre Usop accanto a lei borbottava qualcosa sul fatto che fosse ingiusto che alla fine il capitano avesse mangiato per tre. Lanciò una veloce occhiata a Chopper, seduto di fronte a lui.

- Tuttavia non è un problema per me... - disse quindi con aria di chi la sa lunga, massaggiandosi il mento con una mano, facendo in modo che la piccola renna potesse sentire.

- Io riuscirei a sopravvivere senza mangiare nulla anche per un mese intero... -

Osservò di sottecchi la reazione del medico, che non si fece attendere.

- Dici davvero?? - Chopper osservava Usop ammirato, stelline negli occhi e tutt'intorno.

Usop trattenne un sorrisetto compiaciuto, rimanendo serio.

- Ma certo! Del resto è un'esperienza che ho già vissuto - annuì, toccandosi con un dito la punta del naso.

- Tutto accadde quando ancora abitavo nel mio villaggio natale. Fu un anno di terribile carestia, e quindi... - così il cecchino incominciò a raccontare, la piccola renna che pendeva dalle sue labbra.

Zoro si guardò attorno sbuffando, terribilmente irritato dalle smancerie di quello stupido cuoco, da Nami che civettava con lui per avere un appoggio e per sentirsi dire che era bella, e in qualche modo anche da tutto il resto.

Si alzò in piedi, lasciando la cambusa, passando la mano destra sull'impugnatura delle sue tre fedeli katane.

- Oi, marimo, dove stai andando? - la voce un po' acida di Sanji lo raggiunse.

- Ho il turno di guardia - rispose seccato, prima di sbattere la porta dietro di sé.

 

 

Ormai sulla Going Merry dormivano tutti. Tutti meno Zoro, che approfittava di quell'attimo di tregua per allenarsi. Del resto doveva passare la notte sveglio, non voleva sprecare tempo senza fare nulla.

Tuttavia, dopo appena cento addominali e cento flessioni, si interruppe. Un rumore proveniente da sottocoperta attirò la sua attenzione, e aguzzando gli occhi vide una figura emergere dalla botola. Riconobbe subito la forma di un inconfondibile cappello di paglia sgattaiolare su per le scale, ed introdursi furtivamente in cucina. Ma non si preoccupò più di tanto.

Sanji infatti aveva preso a dormire direttamente in cambusa, per evitare gli spuntini notturni del capitano.

Dopo qualche minuto, infatti, Rufy uscì dalla cambusa piagnucolando, sparendo nuovamente sottocoperta.

Lo spadaccino osservò il suo capitano, ed un sommesso brontolio proveniente dal suo stomaco diede voce ai suoi pensieri. Imprecando, riprese ad allenarsi, anche se con meno vigore delle settimane precedenti.

Altri rumori giunsero al suo orecchio, questa volta diretti verso di lui. Si interruppe nuovamente. Quando fu abbastanza vicino, riuscì a riconoscere Sanji.

- Cosa vuoi, sopracciglio arrotolato? - sbuffò irritato.

- Mi sto allenando - aggiunse subito dopo, volendo troncare la discussione sul nascere. Non aveva proprio voglia di litigare.

Il cuoco però era di parere diverso.

- E' da cinque giorni che salti regolarmente tutti i pasti per darli a Rufy, stupida testa d'alga - disse il biondo pacato, accendendosi lentamente una sigaretta.

Lo spadaccino fece una smorfia mentre riprendeva con i suoi esercizi.

- Non sono affari tuoi, cuocastro da quattro soldi -

- Oh, io invece credo che lo siano eccome, visto che sono il cuoco su questa nave, ed è mia responsabilità assicurarmi che ognuno abbia la sua porzione di cibo - insistette il cuoco.

Zoro ghignò, i muscoli contratti dallo sforzo.

- Del cibo che mi passi tu posso farne quello che voglio -

Sanji fece roteare gli occhi. Quella testa d'insalata riusciva ad essere veramente testarda quando voleva.

- Rufy mi ha raccontato che sei riuscito a rimanere nove giorni senza mangiare - iniziò a dire, e Zoro sentì una nota di rabbia nel tono di voce del biondo.

- E se fosse per me ti lascerei anche morire di fame, ma dopo chi lo sente il capitano? -

Zoro si alzò da terra, sorridendo beffardo al cuoco.

- Sta' pure tranquillo, che non morirò di fame - detto questo, diede le spalle al cuoco, per andare a recuperare i pesi.

Per tutta risposta, lo stomaco di Zoro si fece nuovamente sentire.

Lo spadaccino imprecò mentalmente, quindi non si accorse che Sanji gli si era avvicinato. Un secondo dopo si ritrovò faccia a faccia con il cuoco, che aveva un'espressione davvero arrabbiata... o era preoccupazione?

- Adesso stammi a sentire, stupida testa d'alga che non sei altro - esordì il biondo, puntandogli un dito contro lo sterno.

- Non me ne frega niente se cerchi di fare lo stoico. Non devi dimostrare niente a nessuno, e con le buone o con le cattive, anche se dovessi prenderti a calci in culo per tutto il tempo, tu adesso mangi quello che ti ho preparato, hai capito marimo? -

Zoro non riuscì a replicare nulla. Continuava a fissare il cuoco, che pareva non avere ancora finito. Dopo aver ripreso fiato dopo la prima sfuriata, infatti, Sanji riprese a parlare, anche se con un tono di voce più basso.

- Io so cosa vuol dire avere fame... - disse serissimo in volto.

- E non permetterò mai, mai, che qualcuno dei miei nakama debba patire quello che ho passato io... -

La voce di Sanji si abbassò fino a spegnersi sulle ultime parole.

I due rimasero a guardarsi per un po', prima che Sanji decidesse di tornare in cucina.

- Ti ho lasciato il piatto lì - disse infine noncurante, gettando il mozzicone di sigaretta in mare.

Zoro lo osservò allontanarsi. Vide il piatto per terra, stracolmo di cibo. Lo raccolse, iniziando a mangiare in silenzio.

Cavolo, quanto era buono.

 

 

Sanji tornò in cambusa, sperando vivamente per lo stupido spadaccino di trovare il piatto vuoto il giorno dopo. Guardò le sue coperte stese per terra, sospirando. Sicuramente non era la sistemazione più comoda, ma almeno stando in cucina sarebbe riuscito a proteggere meglio quel poco che era rimasto.

Iniziò a sbottonarsi la camicia, per poi piegarla con cura e appoggiarla sulla panca. Si tolse anche le scarpe, per infine sdraiarsi a terra sopra le coperte.

Kami, se faceva caldo.

Rufy era già arrivato, quindi dubitava che tentasse nuovamente di sgraffignare cibo.

A dispetto di questo, sentì la porta cigolare nuovamente.

Aprì gli occhi imprecando, mettendosi di nuovo a sedere. Socchiuse gli occhi, riconoscendo il suo capitano (di nuovo) sulla soglia.

- Ti ho già detto che non puoi prendere da mangiare, Rufy, non costringermi a spedirti fuori di qui a calci... -

- Questa volta non sono qui per mangiare - sbuffò Rufy contrariato, mettendo su il broncio.

- Perché mi accusi se non ho ancora fatto niente? -

- Se vieni qui di notte è solo per svuotare la dispensa... ed è per colpa tua se sono costretto a dormire sul pavimento di legno della cucina - mormorò stancamente il cuoco.

Il viso del capitano si illuminò con un sorriso.

- Allora ti faccio compagnia! -

Sanji non fece nemmeno in tempo a replicare, che Rufy gli saltò addosso, facendolo stendere nuovamente per terra. In meno di due secondi, il capitano si era accoccolato al suo fianco, poggiando la testa nell'incavo della sua spalla destra.

- Rufy...? - sussurrò piano.

Ma l'altro stava già dormendo.

Il cuoco sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

Osservò per un po' il suo capitano.

- Buona notte -

E si addormentò anche lui.

_______________________________________________________ ____________________________________
Mille grazie per le recensioni ricevute, e grazie anche chi segue la mia FF!!
Per il primo periodo riuscirò ad aggiornare più spesso, in quanto ho i capitoli già pronti, poi lentamente prenderò il mio ritmo normale, trovando il tempo di scrivere quando non lavoro :P

Un saluto a tutti, e alla prossima!!
S t a y T u n e d

Bloodlily

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3rd Chapter: Il Risveglio ***


 IIIrd Chapter: Il Risveglio

 

 

Una nave all'orizzonte.

"Strano, non molti riescono ad arrivare vivi fino a quest’isola...” pensò la ragazza, tirando fuori dalla borsa a tracolla un cannocchiale.

Lo puntò verso il mare, inquadrando la vela che aveva scorto in lontananza. Seguendo la linea dell'albero maestro, si fermò a fissare la bandiera. Sul Jolly Roger, un enorme teschio sorridente con un cappello di paglia in testa sembrò salutarla, mosso dal vento.

- Ah, sono loro... - mormorò appena, tra sé e sé.

Si sedette sull'erba del promontorio, posando il cannocchiale in mezzo ai vari lumacofoni, penne e taccuini fitti di appunti sparsi per terra, andando piuttosto a recuperare il plico degli avvisi di taglia che teneva sempre con sé. Iniziò a sfogliarlo velocemente, per infine tirarne fuori due in particolare. Li mise per terra uno accanto all'altro, studiandoli.

Monkey D. Rufy, ricercato per 100.000.000 Berry, vivo o morto.

Roronoa Zoro, ricercato per 60.000.000 Berry, vivo o morto.

Due membri della ciurma di Mugiwara, di cui uno il capitano.

"Mi sorprende solo che anche gli altri non abbiano una taglia sulla testa, dopo quello che hanno combinato ad Alabasta...”

Si aggiustò meglio gli occhiali sul naso.

- Che faccia da idiota che ha questo qui... - commentò ridacchiando, lanciando un'ultima occhiata alla foto di Rufy.

- Però dalla sua espressione si direbbe che è sicuramente molto felice di essere un pirata... -

Iniziò a raccogliere le sue cose, mettendole al sicuro dentro la borsa. Osservò ancora un po' la barchetta in lontananza, prima sdraiarsi a godersi il bel clima estivo.

Non dovette aspettare molto prima di scivolare nel sonno.

 

 

- Io. Lo. Uccido - scandì Sanji.

- Io. Lo. Disintegro - era già da un po' di tempo che continuava a ripetere quelle parole, come se fossero una specie di mantra.

Come suo solito si era svegliato presto per preparare la colazione per le sue due dee (e per il resto della ciurmaglia, eventualmente). Notò subito l'assenza di Rufy, e di fronte a quel fatto non poté fare a meno di iniziare a preoccuparsi, visto che durante la notte non c'era stato verso di staccarselo di dosso. La sua esperienza gli insegnava che se il capitano spariva dalla sua vista, c'era sempre, sempre un motivo ben preciso.

Ora spostava lo sguardo dal frigo alla dispensa, entrambi completamente svuotati.

Non era nemmeno rimasta una briciola di un qualsiasi qualcosa.

- Kami, nemmeno la farina ha risparmiato! - ringhiò ancora, un'oscura aura omicida che s'infittiva sempre di più intorno alla figura slanciata del cuoco, rendendo l'aria nella cambusa elettrica.

Ener gli avrebbe un baffo, in quel preciso istante.

La mano di Sanji andò in automatico a cercare il pacchetto di sigarette che teneva sempre con sé, continuando a fissare gli scaffali e il frigo. Rufy era anche riuscito a scoprire il doppio fondo dentro l'armadio della dispensa, si ritrovò a pensare.

Lucchetti e catenacci erano una reale necessità, e questa volta Nami non poteva più negare di comprarglieli negando l'evidenza, catalogandoli come una spesa eccessiva ed evitabile.

Quando sentì il pacchetto tra le dita, la tensione diminuì, anche se solo impercettibilmente. Lo aprì, rovistando al suo interno, e ci mise almeno un minuto buono per rendersi conto che aveva finito le sigarette.

L'informazione, infatti, prima di riuscire a raggiungere il cervello, dovette iniziare col superare la barriera dello shock per poi scavalcare innumerevoli pensieri omicidi.

Il pacchetto era vuoto.

Come il frigo.

Come la dispensa.

E gli altri pacchetti erano in camera.

La furia tornò a crescere dentro di lui, tanto che il corpo iniziò a tremare leggermente.

Merda, nemmeno una sigaretta si poteva fumare, in quel momento di disperato bisogno di nicotina!

Solamente lo shock della spiacevole sorpresa lo teneva ancora inchiodato lì. Altrimenti avrebbe già finito di setacciare ogni singolo anfratto della nave per cercare il capitano, trovarlo, e riempirlo di mazzate.

La porta della cambusa si aprì.

- Oi, cuocastro, è pronto il caffè? - Zoro fece la sua apparizione nella stanza.

Sanji gli dava le spalle, senza dar segno di averlo sentito.

Lo spadaccino inarcò un sopracciglio, di solito come minimo gli avrebbe risposto male, anche se alla fine trovava sempre la sua tazza fumante di caffè pronta sul tavolo per lui.

Avanzò nella cucina di qualche passo, poggiando il piatto vuoto della notte precedente sul tavolo. Tornò quindi a guardare la schiena di Sanji, sempre con sospetto. Era anche strano che la sua tazza di caffè non fosse ancora pronta.

Il cuoco si girò lentamente, per fissarlo.

Zoro non riuscì a reprimere un brivido, che gli percorse la schiena.

In quel momento, quando i loro sguardi si incrociarono, l'aura omicida proveniente dal nakama lo investì in pieno, come iniziò a percepire chiaramente l'elettricità che guizzava pericolosa nell'aria.

Strinse con forza la mano intorno alla sua fedele Wado Ichimonji, estraendola di un poco con un lieve “clack”.

Raramente aveva viso il cuoco così arrabbiato.

Meglio essere pronti a difendersi.

- Quell'idiota del nostro capitano ha mangiato anche la polvere del caffè, marimo - gli disse con una calma innaturale il cuoco, senza distogliere gli occhi dallo spadaccino.

- Quindi, niente caffè questa mattina - aggiunse poco dopo.

Se fosse arrivata Nami, si sarebbe calmato un po' con qualche moina.

La stessa cosa se fosse arrivata Robin.

Se fosse arrivato Chopper, difficilmente se la sarebbe presa con lui, e l'altruismo del medico lo avrebbe (forse) fatto desistere dal suo intento di uccidere Rufy.

Se fosse arrivato Usop, gliene avrebbe urlate dietro di tutti i colori, magari lanciandogli pure contro qualcosa, sbattendolo fuori dalla cucina, ma almeno si sarebbe sfogato.

Se.

Ma quella mattina, era arrivato Zoro.

Da una parte, se lo poteva anche aspettare, ogni volta che doveva fare il turno di guardia notturno, la mattina la stupida testa d'alga veniva in cucina a bersi il caffè prima di andare a sonnecchiare da qualche parte sulla nave.

E per quella volta, e solo per quella, il cuoco decise di cercare la complicità dello spadaccino, il cui volto si oscurò alle parole del nakama.

Estrasse ancora un po' di più la lama.

Questa volta non per difesa.

- Cosa vuol dire “anche”? - gli chiese.

Non era una vera e propria domanda. Infatti, sapeva già perfettamente la risposta.

- Ha mangiato il caffè come anche la farina, le uova, il pane, la pasta, il riso, le patate, il burro, lo zucchero, o comunque tutto quello che era rimasto di commestibile - disse il cuoco, sempre con calma.

La calma che precede la tempesta.

In questo caso, la calma che precede lo tsunami.

Passarono lunghi attimi di silenzio.

- Ha mangiato addirittura le verdure che erano rimaste! - sussurrò Sanji, questa volta non riuscendo a nascondere una leggera nota di isteria nella voce.

Zoro non poté non spalancare leggermente gli occhi dalla sorpresa, a quella rivelazione.

Ora iniziava a capire il motivo per cui il cuoco fosse così arrabbiato, ma soprattutto adesso si spiegava lo shock.

Pensò al suo caffè.

E per quella volta, e solo per quella, lo spadaccino decise di diventare il complice del cuoco.

I due nakama si scambiarono un breve sguardo di intesa, che risparmiò loro la seccatura di dover parlare.

Una delle poche cose buone nella loro amicizia, era che spesso bastava anche solo uno sguardo, per capirsi.

In un secondo, si ritrovarono entrambi sul ponte.

- Rufy!! - sbraitarono all'unisono, lo spadaccino che aveva già recuperato le altre due spade. Non si sa bene il come, ma in quel breve lasso di tempo era anche riuscito ad indossare la sua bandana nera dai riflessi verdi.

Da qualche parte in un angolo nascosto della nave, Rufy si premette le mani sulla bocca, come se quel fatto lo aiutasse a celare la sua presenza. Respirava appena, anche il rumore del suo respiro poteva tradirlo, ed essere trovato da quei due non sarebbe stato molto piacevole. Beh, poteva sempre provare a mentire.

Con tutto il casino che i due facevano, inutile dire che avevano svegliato tutta la ciurma.

- Insomma, che diavolo vi salta in mente di fare tutto questo casino all'alba? - Nami uscì sul ponte come una furia sbraitando e puntando il dito contro i due che ancora stavano cercando il capitano, ancora vestita con il pigiama.

Dietro di lei emersero Usop e Chopper, ancora mezzi addormentati e sicuramente privi dell'energia della navigatrice.

- Dove diavolo si è cacciato...? - borbottò Zoro, facendo guizzare gli occhi neri da tutte le parti. Si diresse quindi nella stiva, senza degnare di uno sguardo la mocciosa. Prima che potesse scoppiare, Sanji intervenne, avvicinandosi a lei.

- Perdonaci, Nami cara, ma quell'idiota di Rufy ha fatto fuori tutte le scorte di cibo rimaste - il cuoco era vicino a lei, e la osservava estasiato.

- Sei così carina anche vestita con il pigiama - asserì con l'occhio a cuore, mentre una pericolosa venuzza si gonfiò sulla tempia della navigatrice.

- E tu cosa ci stavi a fare, a dormire in cucina? Non dovevi proteggere le provviste?? - urlò la navigatrice, tirando un furioso pugno sulla testa di Sanji, prima di andare a cercare pure lei il capitano.

Usop, nel frattempo, era caduto in ginocchio sul ponte della nave, piangendo disperato con le mani nei capelli.

- Moriremo! Moriremo tutti di fame! Me lo sentivo che sarebbe andata a finire così!! - continuava a urlare, senza controllo.

La piccola renna, facilmente impressionabile, sentendo le parole del cecchino cadde nel panico più totale, iniziando a correre intorno all'albero maestro, agitando le braccia e lasciando una scia di lacrime.

- Waaaaaa, moriremo! Moriremo! -

Nel frattempo Zoro era riuscito a trovare il ragazzo di gomma, e adesso lo stava massacrando insieme a Sanji, alzando un gran polverone.

A guardare da fuori, sembrava che fosse scoppiata una guerra, su quella nave.

Robin uscì solo in quel momento da sottocoperta.

Si guardò intorno, studiando con attenzione tutta quella confusione, non riuscendo a trattenere un lieve sorriso alla vista di quanto stava succedendo. Con molta calma, prese a camminare verso il castello di prua, appoggiandosi con le braccia sulla balaustra della nave accanto alla polena. Scrutò per un po' l'orizzonte, per poi inclinare la testa leggermente di lato e sorridere di nuovo.

- Terra - disse semplicemente, scostando una ciocca di capelli neri dal viso, riportandola con la mano dietro all'orecchio.

- Hai detto qualcosa, Robin? - Nami, dopo essersi sfogata un po' anche lei, la raggiunse, mentre Zoro e Sanji con una mossa combinata spedirono il loro capitano in mare.

- Waaaaaa, ma così affogherà! - urlò Chopper, sporgendosi un po' oltre il bordo della nave, osservando in preda al panico le bollicine che salivano sulla superficie dell'acqua.

- Se lo è andato a cercare - gli rispose Sanji, sistemandosi la cravatta.

Notò le sue adorabili dee tutte felici a prua, quindi in un trottolio di cuoricini si trovò in mezzo alle due splendide ragazze.

- Mie meravigliose sirene, luci della mia vita, qual è il motivo di cotanta felicità sui vostri bellissimi visini? -

Le due si girarono a guardarlo, sorridendo.

L'occhio a cuore di Sanji schizzò fuori dall'orbita.

- Aaah, siete così carine quando sorridete!! -

Da lontano Zoro osservava la scena.

- Tsk, l'idiota si è fatto abbindolare di nuovo - disse scocciato, ma in quel momento il cuoco era troppo impegnato con le due donzelle per prestargli attenzione. Altrimenti sarebbe finita con un'ennesima litigata.

Con tutta calma, lo spadaccino si riannodò la bandana intorno al braccio, per poi posare con estrema cura, quasi con dolcezza, le sue katane sul ponte.

Voleva aspettare un po' prima di andare a salvare un capitano a caso che stava rischiando di affogare.

Del resto era colpa sua se quella mattina non era riuscito a bere il suo caffè.

Si tuffò in acqua, nei pressi delle bollicine che ancora si vedevano salire in superficie.

Dopo aver ripescato Rufy e portatolo di nuovo al sicuro sul ponte, lo spadaccino notò che anche Chopper e Usop avevano raggiunto gli altri a prua. Parevano tutti molto agitati.

Annoiato si avvicinò pure lui, non prima di aver assicurato nuovamente le sue tre spade al fianco destro, abbandonando al suo destino il ragazzo di gomma, che sputava fuori acqua come una fontanella.

Si grattò dietro alla testa, lanciando un'occhiata interrogativa ai suoi nakama.

Il sole, ormai sorto da parecchio, aveva già iniziato ad asciugare i suoi vestiti.

- Allora, cosa avete da essere così agitati? - chiese con il solito tatto.

- La mia dolcissima Robin-chan ha avvistato terra! - esclamò Sanji senza degnarlo di uno sguardo, troppo preso a tessere lodi e complimenti alla bella archeologa.

- Terra?! - la voce di Rufy li raggiunse, come anche il capitano stesso, che allungando le braccia dal ponte era schizzato a prua. In meno di pochi istanti era seduto sulla polena, carico di entusiasmo.

- Che bello, si mangia!! - esclamò ancora tutto eccitato, senza staccare gli occhi dall'isola, impaziente di arrivare.

- Come se tu non avessi già ripulito il frigo!! - gli urlarono all'unisono i suoi nakama, puntandogli l'indice contro con i denti a squalo.

Il capitano si voltò verso la ciurma, rivelando un sorriso che gli attraversava il volto da un orecchio all'altro.

- Però siamo fortunati e adesso lo possiamo riempire di nuovo, shishishi -

Gli altri non poterono non sorridere di rimando, di fronte a tutto quell'entusiasmo. La rabbia impallidì di fronte allo spirito di avventura della ciurma.

Rufy tornò a guardare l'isola, alzandosi in piedi sulla polena.

- Forza, ciurma, si sbarca!! - urlò a pieni polmoni, e tutti si diedero da fare per avvicinare la Going Merry all'isola.

Terra, finalmente!

 

 

- Non se ne parla neanche! -

- Dai, Nami, è per una giusta causa, io ho fame! -

- Tu ha sempre fame, Rufy, quindi non fai testo! -

- Avara strozzina... -

- Prova a ripeterlo, spadaccino squattrinato!! -

- Sei una strega avara e strozzina! -

- Mia adorata Nami-chan, almeno dammi i soldi per fare un po' di spesa... -

- Ma stiamo scherzando?! Qui chiedono 100.000 Berry a piatto nella bettola più infima della città! Non oso nemmeno immaginare quanto ci possa costare fare la spesa qui! Non mi meraviglia che si chiami Starving Island! -

- Ma... -

- Il discorso finisce qui! Aspetteremo che il Log Pose si riposizioni, e dopo partiamo! Nel frattempo, mangeremo quello che si trova sull'isola! Sono stata abbastanza chiara? -

Mugolii contrariati seguirono la navigatrice, mentre la ciurma la seguiva verso la nave.

- E dopo siamo noi i pirati... - continuava a borbottare Nami tra sé e sé, lanciando occhiatacce ad ogni locanda che incontrava sulla strada.

Gli abitanti di quell'isola avevano fatto del cibo la loro fonte di ricchezza. Starving Island da raggiungere richiedeva molto tempo, e spesso gli equipaggi delle navi di passaggio si trovavano senza cibo prima di arrivarci. E tutti erano disposti a pagare a peso d'oro anche un pezzo di pane ammuffito.

Tutti tranne Nami.

Sanji camminava silenzioso, a dir poco indignato da quella situazione.

Quel modo di vedere le cose andava contro ogni suo principio.

Avrebbe voluto a prendere a calci ogni singolo proprietario di ogni singola locanda.

Non gli piaceva per niente quell'isola.

Nami si fermò di colpo, girandosi verso i suoi nakama con un sorriso molto poco rassicurante sul volto.

Chopper rabbrividì, “nascondendosi” dietro alle gambe di Usop.

Il cecchino guardò la faccia della navigatrice.

- Ohi ohi, non mi piace per niente quella espressione... - disse a mezza voce.

- Potremmo sempre consegnare la testa di quella zucca vuota di Zoro... con tutti i berry che mi deve quello squattrinato... -

Quando si trattava di soldi, Nami sapeva essere davvero perfida.

- Non se ne parla nemmeno! - esclamò subito Rufy, infilandosi il mignolo nel naso.

Solo in quel momento Sanji si guardò un attimo intorno.

- Ehi, ma dov'è finito quel grossissimo idiota? -

 

 

Non si era perso.

Solo, non conosceva ancora bene il luogo.

Stava seguendo gli altri, ma doveva aver girato nel vicolo sbagliato.

Dopo aver percorso più volte lo stesso tratto di strada senza accorgersene, si ritrovò su un promontorio che dava sul mare, fuori città.

Si grattò la testa, guardandosi attorno.

Bah, tanto prima o poi sarebbe arrivato alla nave lo stesso.

Continuò a camminare, ma ad un tratto si trovò steso per terra, a pancia in giù.

- Ma che diavolo... - cominciò ad imprecare, poggiando gli avambracci per terra per sollevare un po' il busto. Girò la testa di lato, per vedere su cosa fosse inciampato.

O per meglio dire, chi.

- Chi è il cretino che non guarda dove cavolo mette i piedi? -

La ragazza non si era mossa di un millimetro, nonostante il brusco risveglio. Teneva ancora gli occhi chiusi, le mani intrecciate dietro alla nuca.

Zoro si sentì punto nell'orgoglio ad essere stato insultato in quel modo.

- Non stavo guardando - borbottò di rimando, irritato.

La ragazza fece una breve pausa. Quindi aprì gli occhi, e spostò leggermente il volto per incontrare lo sguardo dello spadaccino.

Lo guardò per qualche momento.

- Potresti almeno avere la cortesia di levarti di mezzo? Pesi, Roronoa - gli disse con pungente sarcasmo. Infatti Zoro stava ancora per metà sdraiato sopra di lei.

Lui la osservò per un attimo, studiando i suoi occhi verdi dietro agli occhiali.

Poi sorrise beffardo.

- Così la mia fama è giunta fino a qui - disse sornione, iniziando a levarsi dalla ragazza. Si alzò in piedi, sistemando le katane al suo fianco. Prese dunque ad allontanarsi, non le interessava più di tanto quella ragazzina.

- Come è famoso il tuo pessimo senso dell'orientamento... - iniziò a dire lei con noncuranza.

- Si dice che tu riesca a perderti anche seguendo qualcuno - aggiunse con tono canzonatorio.

Zoro si fermò, dandole ancora le spalle. Quella ragazzina non gli piaceva per niente.

- Ma non sapevo fossi anche così rozzo e maleducato - concluse scuotendo la testa.

Subito dopo, la fredda lama della Wado Ichimonji premeva leggermente sulla sua gola, per adesso senza tagliarla.

- Cosa diavolo vuoi da me - chiese Zoro freddamente, senza troppi giri di parole.

Un ghigno soddisfatto si dipinse sul volto di lei.

- Portami dal tuo capitano - fu la risposta.

Zoro la studiò. Non trovò sul suo volto nessuna traccia di paura, solo determinazione.

- Dammi una sola buona ragione per cui dovrei farlo - le intimò, premendo ancora un po' la lama sul suo collo.

Poteva essere una cosa così facile, ucciderla.

E lei ne era perfettamente consapevole.

Voleva metterla alla prova, ma lei non batté ciglio, alla pressione della lama.

Una goccia di sangue andò a sporcare l'erba del prato.

Da una parte si sentiva irritato alla mancanza della reazione desiderata, ma dall'altra non poteva non ammirare il suo coraggio. Una forte convinzione doveva bruciarle dentro, per permetterle di sostenere così facilmente lo sguardo della morte.

Per un attimo, rivide sé stesso.

Ma questo non toglieva il fatto che non la sopportasse.

Il sorrisetto sul volto della ragazza si allargò.

- Voi non avete cibo. Prima che il vostro Log Pose si posizioni, devono passare tre mesi. E non aspettatevi un aiuto da parte degli abitanti. Perché vi faranno morire di fame, se necessario - mentre parlava, la lama della katana continuava a sfregare contro la sua pelle.

Il sangue continuava a scorrere. Ma pareva non le importasse più di tanto.

- Io posso aiutarvi - si fece dunque silente, attendendo una risposta.

Zoro inarcò un sopracciglio. Non si fidava per niente di lei.

- E che cosa vorresti in cambio? - chiese, mantenendo la spada nella stessa posizione.

La ragazza sbuffò divertita.

- Almeno queste cose non ti sfuggono, Roronoa - disse ridacchiando, per poi tornare seria.

- Voglio un passaggio fino alla prossima isola. Il mio Log Pose è già posizionato, ed ho abbastanza cibo per affrontare il viaggio -

Zoro ascoltò le sue parole, quindi rinfoderò la katana.

La ragazza si alzò da terra, passandosi una mano sui vestiti per spolverarli un poco. Si sistemò quindi i lunghi capelli biondi, senza badare alla sua ferita al collo. Infatti, aveva già smesso di sanguinare, e il taglio era così sottile che sarebbe guarito in fretta senza lasciare segni.

Lo spadaccino la osservò per qualche istante.

Indossava una canottiera nera, ed una gonna piuttosto corta dello stesso colore. Intorno alla vita, due cinture di cuoio borchiato. Indossava anfibi neri, e calze fino al ginocchio. Disegnini di teschi sparsi un po' dappertutto. Appesa alla spalla destra, una borsa a tracolla, a cui era attaccato un nastro rosso con un campanellino, che tintinnava lievemente ad ogni suo movimento.

La ragazza avvertì il suo sguardo attento su di sé

- Cos'hai da guardare? - gli chiese bruscamente.

Zoro si voltò dall'altra parte, incamminandosi.

- Muoviti, ragazzina - sbottò.

- Guarda che la nave è dall'altra parte - replicò lei graffiante, offesa per essere stata chiamata in quel modo.

Si congelò nella sua posizione, stringendo forte l'impugnatura di una delle katane.

Cosa, cosa gli impediva di zittirla?

Prese un respiro profondo per controllarsi, quindi si voltò per seguirla, imprecando a bassa voce ogni tanto.

Lei infatti si era già incamminata.

Quando sentì i passi di Zoro alle spalle, ghignò soddisfatta.

Alla fine era riuscita a spuntarla.

Dopo un po', però, non sentì più la sua voce brontolare.

Lanciò una breve occhiata oltre le sue spalle, solamente per scoprire che lo spadaccino era sparito.

Sgranò gli occhi, presa alla sprovvista da quella scoperta.

- Non credevo fosse davvero capace di perdersi seguendo qualcuno... - mormorò a mezza voce, per poi cedere ad un moto di stizza.

Tornò indietro per cercarlo.

- Quell'idiota mi farà perdere un mucchio di tempo! -

 

 

Ormai i due erano giunti in prossimità del porto, dopo due ore dal loro incontro. In condizioni normali, dal promontorio al villaggio ci si metteva mezzora, anche di meno, mantenendo un passo sostenuto.

Ma la ragazza aveva avuto qualche difficoltà con lo spadaccino.

Alla fine aveva deciso di legare i loro polsi insieme per evitare di perderlo per l'ennesima volta.

Si era decisamente stufata di corrergli dietro e di cercarlo dappertutto.

Camminavano il più distante possibile l'uno dall'altra, per quanto il nastro rosso lo consentisse. Il campanello tintinnava in mezzo a loro.

Zoro era a dir poco nero dalla rabbia.

E lei non era da meno.

Avevano litigato tutto il tempo, ma adesso pareva ci fosse un momento di stasi.

Erano ormai prossimi alla nave.

Nami stava sul ponte della Merry, osservando il porto.

Appena vide Zoro avvicinarsi, il suo sguardo si indurì.

L'aveva fatta un po' preoccupare, anche se sapeva che il suo nakama sapeva benissimo cavarsela da solo.

- Si può sapere dove diavolo ti eri cacciato?? - gli urlò dalla nave, per poi posare lo sguardo sulla ragazza che lo accompagnava.

- E lei chi è? - chiese ancora, notando il nastro che li univa.

Robin alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, distratta dalle parole della navigatrice. Spostò lo sguardo verso la banchina, e al notare la ragazza spalancò leggermente gli occhi.

- Lei è... - mormorò appena.

L'accompagnatrice di Zoro fece scorrere il suo sguardo sulla nave, per infine incrociare lo sguardo con l'archeologa. Anche lei sgranò gli occhi, sorpresa.

- Miss All Sunday, o meglio, Nico Robin - disse, senza staccare gli occhi da lei.

L'archeologa non rispose, indurendo lo sguardo.

- Credevo fossi morta ad Alabasta - continuò la ragazza.

Nami lanciò una veloce occhiata verso Robin.

Le due parevano conoscersi.

Zoro fissava la ragazza con ulteriore sospetto, incrociando le braccia al petto.

La situazione si fece improvvisamente tesa, e la ragazza ridacchiò, tornando a guardare lo spadaccino.

- Bene, è ora che io vada. Tu conosci la mia proposta - detto questo, aspettò che lo spadaccino slegasse il nastro dal suo polso.

Una volta libera, si incamminò verso il villaggio, consapevole che gli altri tre avevano gli occhi puntati sulla sua schiena.

Preso un vicolo, sparì dalla loro vista.

I tre nakama rimasero ancora un po' a fissare il vuoto, poi Nami tornò a guardare l'archeologa, che aveva un'espressione indecifrabile sul volto.

- Robin? - la chiamò, mentre in silenzio Zoro salì sulla nave.

- Si può sapere chi è quella ragazza? -

____________________________________
Ed ecco che si inizia ad entrare un po' nel vivo della storia... Chiedo venia se i precedenti due capitoli possano essere risultati un po' noiosi, ma mi servivano ad introdurre in modo appropriato il resto della trama, che dal prossimo capitolo prenderà una bella accelerata.
Un grazie a chi mi lascia sempre un commento, e chi segue la mia storia!
Alla prossima!!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

ps: Fatemi sapere che cosa ve ne pare del nuovo personaggio! ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4th Chapter: Domande, Risposte, Altre Domande ***


 IVth Chapter: Domande, Risposte, Altre Domande

 

 

- Dannazione, mi sono di nuovo rovesciato il caffè addosso! -

Il lumacofonino portatile prese ad urlare e sputacchiare, gli occhietti che si agitavano a destra e manca aprendosi e chiudendosi di continuo, un lacrimone che scendeva dall'angolo di quello destro.

- Waaaaaa, scotta, scotta, scottaaaa! Chi è l'imbecille che mi ha distratto facendomi fare questo disastro? Ehi, tu! Vieni qui subito a pulire, razza di decerebrato! -

La ragazza si scostò appena per evitare di essere colpita da uno di quegli sputacchi, il suo volto visibilmente irritato e segnato dall'impazienza. Lo aveva appena chiamato, la conversazione durava da meno di un minuto, e già ne aveva avuto abbastanza per mesi.

Ma perché, perché doveva esistere gente del genere?

- Razza di idiota... - proferì, senza curarsi del fatto di abbassare la voce per non essere sentita.

- Cosa hai detto, piccola mocciosa?! Almeno ti rendi conto a chi hai appena dato dell'idiota? - il lumacofonino riprese ad urlare, questa volta verso di lei, l'espressione arrabbiata che imitava, per quanto potesse, quella del proprietario.

Lei non lo calcolò minimamente.

- Evidentemente non hai ancora capito che se ti chiamo, è perché ho informazioni interessanti per te e per quello che rappresenti... - rispose con tono freddo e distaccato.

Altrimenti eviterei di chiamarti, stupido deficiente...” aggiunse mentalmente.

Kami, quanto odiava trattare con lui anche se spesso si rivelava un ottimo cliente e un ingenuo pollo da spennare, ma questa volta non si poteva proprio evitare una conversazione con l'essere.

- Signore... - Una voce sconosciuta.

- Che cosa vuoi? Non lo vedi che sono occupato, maledizione? -

- M-ma si tratta di una cosa importante... -

La ragazza sospirò pesantemente, cercando di trovare dentro di sé la pazienza e la forza necessaria per non sbattere giù il lumacofono in faccia a quell'idiota. La mancina andò a posarsi sulla sua fronte, il pollice e il medio intenti a massaggiare le tempie per evitare un imminente mal di testa. Che tanto sarebbe arrivato comunque, ma ogni volta si permetteva di sperare che non le venisse.

Per un attimo si chiese come diavolo abbia fatto quell'uomo a scalare le vette del potere...

Che domanda stupida.

Fece una smorfia.

L'unico modo per gli idioti come lui di riuscire ad ottenere certi incarichi, è essere raccomandati. E dopo ce li si doveva subire. Lei, seppure solamente ogni tanto, come tutti i suoi sottoposti, purtroppo per loro sempre. Un moto di pietà per tutti quei poveretti si fece strada dentro di lei. Un sospiro. Ma del resto, meglio loro che lei.

Dopo qualche altro scambio di battute a dir poco irrilevanti e dal contenuto di dubbia intelligenza, l'idiota dall'altra parte del lumacofono sembrò ritrovare interesse nella conversazione con lei.

- Perdonali, sono solamente un branco di smidollati... -

"Come se tu non lo fossi...” si ritrovò a pensare, ma questa volta meglio non proferire parola, altrimenti la lumacofonata non sarebbe più terminata.

E lei con le parole “masochismo gratuito” non ci aveva mai voluto avere niente a che fare, e sicuramente non aveva la minima voglia di iniziare adesso.

- Stavi dicendo, mia cara? -

Lei trattenne una smorfia di disgusto, che altrimenti il lumacofono dall'altra parte avrebbe imitato. Respirò a fondo, per controllarsi. Cosa diavolo era costretta a sentire... Ma soprattutto, con chi diavolo era costretta a parlare...

Un idiota, certo, ma proprio per questo un'utile pedina facile da sfruttare...

Pazienza, pazienza... E ancora, pazienza...

E non dimenticare la parola d'ordine, diplomazia.

Meglio dargli quello che cercava, e tenerselo buono dalla propria parte.

- Ho trovato Nico Robin -

 

 

Tutta la ciurma era riunita in cambusa intorno al tavolo.

Sanji stava preparando qualche spuntino, visto che per sua fortuna Rufy non aveva trovato le provviste di emergenza nascoste nella stiva.

- Perché proprio quello stupido marimo doveva essere avvicinato da una splendida fanciulla, sicuramente quel bruto rozzo e maleducato non l'avrà trattata come si deve... - borbottava piano, concentrato sulla preparazione dei tramezzini quanto su quello che si stavano dicendo gli altri.

Tutti gli occhi erano puntati su Nico Robin, la quale aveva un'espressione cupa sul volto, gli occhi tenuti fissi sulle mani intrecciate sul tavolo.

- Perché eri con lei, spadaccino? - chiese calma a Zoro, senza alzare il volto, ancora pensierosa.

Rufy, per miracolo, se ne stava zitto, almeno per adesso.

Non riusciva a capire bene che cosa stesse succedendo, Zoro aveva incontrato una ragazza che l'aveva riportato alla nave, ma poi il tutto diventava oscuro.

L'unica cosa certa, Robin sembrava essere preoccupata per chissà quale motivo.

- Prima dimmi chi diavolo è - fu la risposta di lui.

Robin stette in silenzio per alcuni attimi, per poi iniziare a parlare.

- Io la conosco con il nome di Asa - prese a dire, l'espressione ancora molto concentrata, con il suo solito tono di voce calmo e misurato.

- Di lei si sa poco o nulla, non so nemmeno se quello sia il suo reale aspetto, visto che cambia spesso identità e nome a seconda di con chi deve trattare... -

Per la prima volta alzò gli occhi sul resto della ciurma.

In quel momento, Sanji portò i tramezzini in tavola, ed il capitano, senza nemmeno guardare il piatto appena portato, allungò istintivamente la mano verso di esso, guidato dall'odore, prese un tramezzino, lo ingurgitò, allungò la mano per il secondo, ed il cuoco, senza staccare gli occhi dall'archeologa, colpì il capitano, che dovette ritirare la mano.

Nel frattempo, gli altri meno Zoro e Robin presero a mangiare la propria porzione, in silenzio, per non interrompere il corso delle spiegazioni.

- Lei è un'informatrice, raccoglie e vende informazioni al migliore offrente, indipendentemente da chi possa essere il migliore offrente... Marines, pirati, semplici cittadini. Non fa differenza. L'importante è avere denaro sufficiente per pagarla. Se si ha bisogno di sapere qualcosa, lei ne è sicuramente a conoscenza, oppure ne viene a conoscenza entro breve tempo. Una potente alleata, capace però di venderti senza alcuno scrupolo per interesse. E' grazie alle sue informazioni se la Marina è riuscita a catturare molti dei criminali latitanti, ed è solo per questo motivo che non ha una taglia sulla testa -

Una breve pausa, prima di proseguire.

- Asa conosce il nome che usavo in Baroque Works perché è stato attraverso Crocodile che ci siamo conosciute. Lei ed io eravamo le uniche a conoscenza della vera identità di Mr. 0, le uniche ad averlo incontrate di persona nella sua veste di capo dell'organizzazione per rovesciare Alabasta. Attraverso la mia taglia, conosce anche il mio vero nome -

Le sue iridi azzurre si spostarono su Nami.

- Fu proprio lei ad informarci del fatto che Miss Wednesday fosse la principessa Bibi di Alabasta, quindi un'infiltrata insieme a Mr. 8. Si presentò al Rain Dinners, ed una volta che mi ha individuata in mezzo alla folla del casinò, mi chiese di condurla da Mr. 0 -

L'archeologa scosse la testa.

- Non so nemmeno come riuscì a venire a conoscenza della Baroque, che comunque era un'organizzazione ben coperta dalla fuga di informazioni... Sicuramente non è da sottovalutare, ha una rete di informazione molto estesa ed efficiente, se è a conoscenza di certe cose quando il mondo intero dovrebbe esserne all'oscuro -

Cadde quindi il silenzio.

Nami irrigidì i muscoli, le labbra serrate in una linea sottile. Di una cosa era certa. Quella ragazzina non le sarebbe mai e poi mai potuta essere simpatica... Quella ragazzina bionda, quella Asa, era stata la causa di tutto il dolore che la sua prima vera amica dovette subire... Non l'avrebbe mai potuta perdonare.

Lo stomaco di Rufy mandò un lieve brontolio, e Sanji, rassegnato, gli lasciò prendere il tanto agognato bis.

- Ma non ho ancora capito perché fosse con Zoro - disse a tono leggero il capitano, evidentemente senza dare peso all'intera situazione. Sicuramente, in quel momento era solo molto felice di poter mangiucchiare il secondo tramezzino.

Tutti gli occhi si spostarono sullo spadaccino, che se ne stava seduto per terra contro una delle pareti libere della cambusa, le mani intrecciate dietro alla nuca e lo sguardo perso a guardare un punto nel soffitto.

Non rispose subito, lasciandosi il tempo di riflettere su quanto aveva appena detto l'archeologa.

Solo dopo gli occhi neri si posarono sul tavolo, verso gli altri.

- In effetti, quella mocciosa aveva l'aria di saperla lunga -

 

 

Fece una smorfia, passando il cotone inzuppato di disinfettante sulla ferita.

-Maledetto spadaccino... - mormorò appena, particolarmente stizzita.

Il taglio era così sottile che non si poteva nemmeno scorgere, ma dava un fastidio neanche lontanamente immaginabile. E bruciava come non mai.

-Questa te la farò pagare, Roronoa, alla prima occasione... - sibilò a denti stretti, per poi iniziare a fasciare il collo con una benda.

Non ci mise molto a curarsi, e dopo aver lanciato una veloce occhiata all'orologio, recuperò la sua borsa dal tavolo.

- Meglio mettersi al lavoro... -

Si sedette per terra, e in un attimo aveva praticamente rovesciato l'intero contenuto della sua borsa lì accanto ed intorno a sé.

Per prima cosa, prese nuovamente in mano il plico degli avvisi di taglia, con aria pensierosa. Ne tirò fuori una in particolare, mettendola sopra a quelle che aveva già guardato quella stessa mattina. Lo sguardo cadde sulla foto posta in centro, su cui si delineava la figura di una bambina dai capelli neri e gli occhi azzurri.

Nico Robin, ricercata per 79.000.000 Berry, viva o morta.

E con sua grande sorpresa, anche lei membro della ciurma dei Mugiwara.

Per un attimo stette ad osservarla, in completo silenzio.

- Cosa diavolo ci fa su quella nave l'ultimo dei Demoni di Ohara... Da quello che so, dovrebbe essere morta sepolta accanto al Poigne Griffe di Alabasta... -

Birubirubiru... Birubirubiru...”

Uno dei lumacofonini neri da intercettazione prese a squillare, e lei non perse tempo a stare dietro ai suoi pensieri, matita e taccuino alla mano.

- Bah, tanto meglio per me se ancora cammina su questo mondo -

Prese dunque ad ascoltare la conversazione appena intercettata, senza però trovarvi nulla di interessante.

Ben presto, anche gli altri due lumacofonini neri presero a squillare, e presto non ebbe più il tempo di pensare ad altro, se non a cercare informazioni utili.

Appena finita una intercettazione, si passava subito ad un'altra, la mancina che di volta in volta andava a sistemare le varie frequenze da controllare, la destrorsa impegnata a prendere appunti su appunti, anche su cose che apparentemente sembravano piuttosto inutili.

Lavorava in silenzio, con metodo, rapida, perfettamente concentrata ed attenta a quello che le accadeva intorno. Non poteva permettersi di venire scoperta.

Pirupirupiru... Pirupirupiru...”

Un suono diverso dalla suoneria dei lumacofonini neri. Ad attirare la sua attenzione, infatti, era il suo lumacofono portatile personale, Burton.

Un sorriso le solcò le labbra, solo una persona era in grado di poterla raggiungere attraverso quel lumacofono... Rispose alla chiamata, senza tuttavia parlare, almeno non prima di sentire la voce dall'altra parte.

Prudenza, mai troppa.

- Ciao bellissima, come stai? -

Subito rilassò i muscoli, che non si era manco accorta di avere irrigidito.

- Vuoi piantarla una buona volta di chiamarmi bellissima? - replicò lei, sempre però con il sorriso sulle labbra.

- Ciao tesoro, come te la passi? -

Inutile provarci, tanto non sarebbe mai cambiato.

- A questo punto preferisco bellissima -

La voce maschile dall'altra parte ridacchiò, il suono della sua voce profondo e calmo, rassicurante.

- Lo penso anche io -

Un breve silenzio dilagò tra i due, gli unici rumori il continuo chiacchiericcio dei tre lumacofoni neri e il continuo frusciare della matita sulla carta.

- Se mi chiama il mio informatore preferito, è perché c'è aria di notizie interessanti... - fu lei la prima a spezzare quel silenzio.

- Non posso chiamarti solo per sapere come stai? - replicò l'altro, con una nota offesa nella voce.

- Finora non lo hai mai fatto, quindi sputa il rospo, che adesso sono curiosa -

La voce dall'altra parte sospirò, e Burton scrollò le antenne da parte a parte. Lei non se ne accorse, troppo intenta ad ascoltare e prendere appunti su quattro diverse conversazioni.

- Uno dei Quattro Imperatori si sta spostando -

Il fruscio della matita si interruppe per un millisecondo, per poi riprendere.

- Ed è solo uno quello che cazzeggia per un periodo di tempo indefinito in un posto altrettanto indefinito e anonimo per poi spostarsi - disse lei, riuscendo a capire perfettamente di chi stesse parlando il suo informatore.

- C'è da immaginarsi che i Sette siano già alle sue calcagna... Si prospettano soldi a palate, gli Astri di Saggezza pagano molto bene -

Un altro sospiro proveniente da Burton.

- Cerca di stare fuori dai guai... -

In quel momento, la ragazza riuscì a trovare una frequenza usata dalla Marina. Quei maledetti avevano la pessima abitudine di cambiare frequenza un giorno sì e l'altro pure.

- Finalmente qualcosa di interessante... - mugugnò appena, tra sé e sé - Senti, ho trovato una frequenza della Marina, stacco. Grazie di tutto, e comunque sai che sto sempre lontana dai guai - detto questo, chiuse la conversazione senza dare all'altro nemmeno il tempo di replicare, prendendo a concentrarsi meglio su uno dei lumacofoni neri, lasciando in secondo piano gli altri due.

Uno stava spiegando una ricetta, simulando una voce di donna, l'altro stava trasmettendo la diretta di un Davy Back Fight.

Il bello è che senza nemmeno rendersene conto, stava prendendo appunti su entrambi.

Infatti il vero lavoro non consisteva tanto nell'intercettazione in sé, piuttosto nel ricavare le informazioni in tutta quella matassa di scritte confuse... Una cosa positiva dei suoi appunti, è che se li avesse letti uno sconosciuto, non sarebbe riuscito a ricavare molto da una frase come “Mettere in forno un componente della ciurma di Foxy a 180° per 20 minuti prendendo il Jolly Roger della squadra avversaria”.

E questa era anche una delle frasi meno complicate in cui ci si poteva imbattere.

- Commodoro Smoker, Signore -

La ragazza prese a ridacchiare. Aveva già avuto modo di conoscere e di collaborare con quell'uomo, e a dire il vero, le stava pure simpatico. Non si era mai divertita così tanto a collaborare con la Marina, stuzzicarlo si rivelava sempre così divertente. Peccato però che se fosse per lui ed il suo particolare e personalissimo senso di giustizia, lei sarebbe stata allegramente sbattuta a marcire in prigione.

- Che cosa vuoi? -

Sempre simpatico, come al solito. Un altro sbuffo divertito.

- Non cambierà mai, ed è per questo che gli vogliamo così tanto bene! - sibilò lei a fior di labbra, scuotendo appena la testa. Riusciva appena a trattenere le risate.

La sua mano continuava a scrivere imperterrita, adesso prendendo note di tutte e tre le conversazioni.

- Abbiamo avvistato una nave pirata, Signore... -

 

 

Dopo aver spiegato in poche parole la proposta di Asa agli altri, Zoro stette in silenzio, attendendo le reazioni dei suoi nakama.

- Ma ci possiamo fidare di lei? -

La voce di Nami riecheggiò nella cambusa, ma in realtà conosceva già la risposta.

- Io non mi fido, ma ho motivo di credere che non abbia mentito sulle informazioni che ci ha fornito, Log Pose e tutto il resto - le rispose Zoro.

- Sono d'accordo con lo spadaccino - replicò Robin.

Una breve pausa, in cui tutti cercavano di trarre qualche soluzione.

- Beh, se ha da mangiare e ci può portare via da qui, non c'è nessun problema - esordì Rufy con un bel sorriso stampato sulla faccia, le mani intrecciate dietro alla nuca.

Una vena pulsante si gonfiò sulla fronte della navigatrice. Si alzò in piedi di scatto, sbattendo il pugno contro la superficie del tavolo.

- Ma allora non hai proprio capito un accidente, come al solito del resto! -

Il volto di Rufy si fece serio, in uno di quei rari momenti in cui ne era capace.

- Se ci rifiutiamo, dobbiamo rimanere qui per tre mesi, sapendo di non avere abbastanza denaro per le provviste, se vogliamo tenerli da parte per la nave -

Tutta la ciurma capì perfettamente che cosa intendesse dire.

Starving Island...

Morire di fame non era certo allettante come idea.

Nessuno replicò alla decisione del capitano.

Del resto, era la cosa più logica da fare.

- Quindi direi che siamo tutti d'accordo, la porteremo con noi! - disse il capitano di buon umore, il sorriso che di nuovo sfiorò le sue labbra.

- E poi io non ci resto qui tre mesi, sai che noia! -

Un'esplosione, appena poco distante dal fianco della nave, fece saltare tutti quanti in piedi, chi per paura, chi per reazione involontaria.

La massa d'acqua appena spostata fece oscillare pericolosamente la Going Merry.

Un altro colpo di cannone, perché ben presto si resero conto che di quello si trattava, e per fortuna anche quello mancò il bersaglio.

Cosa diavolo stava succedendo?

____________________________________________
Dan dan daaaaaaaan! Non potevo non movimentare un po' la vita alla nostra ciurma, altrimenti la storia sarebbe decisamente un po' troppo piatta per i miei gusti. Poi cerco sempre di dare spazio a un po' tutti i personaggi senza mai concentrarmi troppo su Asa, e spero di riuscire a bilanciare bene le cose!
E poi, a proposito di questo, dovevo ritagliare uno spazietto per (il mio adorato) Smokeruccio *_*
E riprendendo una battuta di Asa, che ho messo, lo ammetto, solo perché lo penso io...
- Non cambierà mai, ed è per questo che gli vogliamo così tanto bene! -

Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia, chi l'ha messa tra quelle da seguire e chi lascia delle recensioni!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5th Chapter: Sfuggire Al Cacciatore Bianco ***


 Vth Chapter: Sfuggire Al Cacciatore Bianco

 

 

Due colpi di cannone.

Nulla di buono, in altre parole.

Almeno, questo solamente il pensiero di alcuni, visto che Rufy schizzò fuori dalla cambusa con un sorriso che gli solcava il volto da un orecchio all'altro.

In pochi istanti, tutti se ne stavano sul ponte, a fissare la nave della Marina che li stava attaccando.

- Ohi ohi... - disse Usop, mettendo a fuoco i suoi binocoli.

- Sì! Che bello, la Marina!! Avevo proprio voglia di sgranchirmi un po'! Shishishishi- urlò Rufy in preda all'entusiasmo, in piedi sulla balaustra di tribordo, intento a far scrocchiare i pugni.

- Non per contraddirti, Rufy, ma... fossi in noi, io me la darei a gambe... - disse Usop, il corpo come inchiodato in quel punto alle assi del ponte in preda a incontrollati tremolii.

- Si può sapere il perché? - chiese Sanji, intento a sistemarsi il nodo della cravatta. Si accese una sigaretta, per poi portare le mani in tasca, lo sguardo fisso sulla nave nemica, pronto a combattere.

Zoro, da parte sua, aveva già dipinto sul volto il suo solito sorrisetto beffardo, la mano sinistra posizionata sulla Wado Ichimonji, la cui lama si poteva già intravedere appena.

Robin si teneva in disparte, silenziosa ed impassibile, le braccia incrociate al petto.

Chopper ancora indeciso se prendere coraggio o lasciarsi trasportare dal panico sulla scia del cecchino, si reggeva con gli zoccoli alla balaustra della nave. In ogni caso, pronto a dare il meglio di sé.

Nami non era preoccupata più di tanto. Aveva piena fiducia nei suoi nakama.

Usop, da parte sua, continuava a tremare come una foglia.

- S-su quella nave c-c'è Smoker! -

Qualche attimo di silenzio.

- Che cosa?! - urlarono in coro tutti quanti, gli occhi completamente bianchi rivolti sul cecchino.

Tutti, meno quelli di Rufy, che sorridendo stava ancora guardando avanti.

- Shishishishi, sarà ancora più divertente con il Fumoso! -

 

 

- Avete affondato la nave pirata? -

Il fumo proveniente dai suoi due immancabili sigari riempì l'aria con il suo pungente odore.

- Signore? -

I suoi passi risuonavano cadenzati per corridoio, quasi sovrastando tutto il rumore proveniente dal ponte.

- Vuoi farmi credere che avete sparato due colpi di cannone a vuoto? -

Finì di mettersi la giacca della divisa, senza curarsi del fatto di non avere nulla addosso sotto di essa.

- Stiamo... stiamo aggiustando la traiettoria, Signore -

Un altro sbuffo di fumo, dettato da evidente irritazione.

Smoker evitò di replicare al sottoposto che stava facendo fatica a trotterellargli dietro, spalancando piuttosto la porta che dava sul ponte.

Rapidamente i suoi occhi grigi si spostarono a babordo, per scrutare attenti una nave che ormai sicuramente troppe volte gli era sfuggita dalle mani.

- Tashigi! - la sua voce sembrò arrivare in ogni angolo della nave, e senza curarsi di aspettare chicchessia, prese a camminare sul ponte, completamente privo di interesse di quanto gli stava accadendo intorno.

In mezzo a quel gridare ordini a destra e manca ed il continuo frastuono di passi di tutti quei soldati che si stavano armando, gli sembrò quasi di poterla sentire...

Lei che inciampava da qualche parte nel raggiungerlo.

Per un attimo chiuse gli occhi, e non fu difficile per la sua mente immaginarsela a terra.

Sempre la solita sbadata.

Una vera vergogna.

Tuttavia, lei era l'unica di cui si poteva veramente fidare.

La nave sparò un altro colpo di cannone, colpo che presto ritornò al mittente, esplodendo a poca distanza da dove erano.

- Piantatela di sprecare munizioni, con quelli i colpi di cannone non servono a nulla! - odiava essere costretto ad urlare, ma con tutta la confusione che c'era non poteva evitarlo.

- Commodoro Smoker! -

- Dove diavolo ti eri cacciata? E' da un pezzo che ti cerco! -

Tashigi lo aveva appena raggiunto, la sua katana stretta in entrambe le mani per evitare che cadesse, il volto rosso ed il respiro affannato. E come al solito, indossava una di quelle sue camice floreali di dubbio gusto sotto la giacca della divisa.

Sicuramente fino a quel momento si era persa dietro a chiacchierare con la sua arma, studiandone ogni particolare, come se l'avesse avuta tra le mani per la prima volta, sotto la guida di quel suo stupido libro.

- Mi scusi, non accadrà più! - esclamò lei, inchinandosi di scatto, tanto che gli occhiali le scivolarono dal naso e finirono a terra.

- Oh, no, miei occhiali! -

E subito era a terra anche lei, le mani che perlustravano alla cieca il ponte, mentre la katana, lasciata cadere anch'essa, rotolava da qualche parte facendo inciampare qualche marine disattento o troppo preso dal panico dopo aver visto un tizio gonfiarsi facendo rimbalzare una palla di cannone.

In pochi istanti, un macello.

La volta buona che Tashigi non avrebbe combinato disastri, sarebbe stato sempre e comunque troppo tardi. E quel giorno, il mondo sarebbe finito.

Smoker non perse nemmeno tempo ad alzare gli occhi al cielo, sostituendo piuttosto i due sigari ormai consumati con altri due presi dalla sua giacca. Il tutto con aria assolutamente impassibile, come se non fosse successo nulla. Nel frattempo l'altra aveva recuperato i suoi oggetti.

- Io vado. Tieniti pronta, questa volta li sbattiamo a marcire in galera -

Senza aspettare risposta, si concentrò appena ed il suo corpo perse consistenza, tramutandosi in fumo. Non tutto il corpo, gli bastava trasformare solamente le gambe per essere in grado di muoversi sopra il mare.

Del resto, non gli piaceva per niente trasformarsi completamente.

- Sì, Commodoro Smoker! -

Dopo aver ricevuto conferma di presa visione dei suoi ordini, lasciò tutto nelle sue mani, sapendo che lei avrebbe svolto come sempre un ottimo lavoro.

Non un alito di vento, in quella torrida giornata estiva.

Meglio così.

Il vento era uno dei suoi punti deboli.

Grazie al potere del frutto del diavolo, si diresse verso la nave dei Mugiwara.

Non poté fare a meno di notare che quel ragazzino aveva quel suo solito irritante sorriso stampato sul volto.

 

 

- No, no, no, no, no, no, no!! -

La ragazza sfrecciava il più veloce possibile tra i vicoli deserti della città, diretta al porto.

- Perché proprio adesso Smoker? Con tutti gli stupidi marines che pattugliano le acque della Rotta Maggiore, perché proprio lui, qui? -

Aveva il fiato corto per la corsa, ma non poteva fare a meno di sprecare fiato parlando per potersi sfogare in qualche modo.

Chiuse leggermente gli occhi, raccogliendo le forze necessarie per costringere i muscoli delle gambe a lavorare e scattare ancora più velocemente di quanto già non facessero.

Aveva a malapena fatto in tempo a cambiarsi e recuperare i suoi oggetti più importanti, appunti e lumacofoni, gli oggetti sulla quale nessuno avrebbe mai dovuto mettere le mani, e che per questo motivo portava sempre addosso. Tutto il resto, era ancora sparso alla buona sul pavimento del suo rifugio.

Mentre correva, non si riusciva nemmeno a ricordare se avesse chiuso la porta o meno, prima di schizzare via come una scheggia attraverso il bosco.

Di tutto si aspettava, mentre ascoltava quella intercettazione, tranne di venire a sapere che la marina stesse per attaccare il suo preziosissimo passaggio fino alla prossima isola.

Dentro la sua testa quella stupida conversazione continuava a ripetersi all'infinito.

"- Commodoro Smoker, Signore -

- Che cosa vuoi? -

- Abbiamo avvistato una nave pirata, Signore... -

- E mi lumacofoni per una cosa del genere? -

- E' la nave dei Mugiwara, Signore -”

Strinse i denti, lasciando che i lineamenti del suo volto si indurissero.

Un bel problema.

Un gran bel problema.

Smoker non era tipo che si lasciasse corrompere con somme di denaro, o con informazioni utili. Tutt'altro, se gli fosse data l'occasione, non avrebbe esitato ad arrestare pure lei. Perché questa volta non aveva ordini dall'alto a cui piegarsi.

Va bene che non c'era una taglia sulla sua testa, non era ufficialmente una criminale, ma se per sbaglio fosse finita in prigione, e quindi tra le grinfie del governo, difficilmente ne sarebbe uscita. Anzi, molto più probabile che non avrebbe più visto nemmeno la luce del sole.

Come minimo si sarebbe guadagnata un soggiorno gratuito a Impel Down.

Era una miniera di informazioni.

Troppo preziosa per essere lasciata libera.

E lei non se lo poteva permettere.

Nessuno avrebbe mai mosso un dito per aiutarla a riacquistare la libertà, se non una sola persona.

Ma era certa che sarebbero stati molti di più quelli che avrebbero più che volentieri alzato il deretano per ucciderla, se solamente avessero potuto.

- Dannata me che vado a stabilire la mia dannata base dall'altra dannata parte di questa dannata isola, dannato lui e il suo dannatissimo tempismo che capita dannatamente a sproposito! - sbottò in un crescendo di rabbia e frustrazione.

Come diavolo avrebbe fatto a convincere quella testa quadra a lasciare perdere (anche per questa volta) quella banda di pirati? E' come cercare di convincere un leone a mollare la presa su una preda appena catturata...

Doveva inventarsi qualcosa, e alla svelta.

Alzò leggermente lo sguardo da terra.

Per sua fortuna riusciva già a scorgere il porto, e si lasciò sfuggire dalle labbra un breve sospiro di sollievo.

Sospiro di sollievo che si trasformò presto in un verso di disapprovazione quando udì il suono di due colpi di cannone.

- No, no! Così mi bucate la nave! - esclamò, improvvisamente stizzita.

Sbuffò, e ben presto non si poteva più udire il rumore della sua folle corsa, come se i suoi piedi non sbattessero più contro il terreno.

- Spero solo di arrivare in tempo... - mormorò appena.

E sparì dalla vista, come se non ci fosse mai stata.

 

 

Inutile.

Era completamente inutile tentare di colpire in un qualsiasi modo quel marine. Nemmeno il frutto del diavolo di Robin pareva funzionare. Infatti appena trovava un punto che non fosse fumo del corpo di Smoker per tentare di bloccarne i movimenti, a lui bastava semplicemente perdere consistenza, e le sue braccia si trasformavano in piccoli petali rosa per poi scomparire.

- Siete davvero una seccatura - disse tra i denti, per evitare che i suoi due sigari cadessero, ambo le braccia trasformate in fumo fino alle spalle, mentre un pugno di Rufy gli trapassò il volto come se nulla fosse.

- Shishishishi, vedrai che prima o poi lo trovo un modo per colpirti, Fumoso - replicò il Capitano dei Mugiwara, l'unico che sembrava realmente divertirsi in tutta quella faccenda.

In tutto quel trambusto, Nami si ritrovò a ragionare molto in fretta. Per adesso il Commodoro non si preoccupava di lei, preferendo immobilizzare con il fumo gli elementi più pericolosi della ciurma, che tendevano a cercare di rubargli l'arma con la punta in algamatolite marina per tentare un qualcosa.

"Vento... mi serve una corrente d'aria abbastanza forte che lo sposti, non abbiamo altre possibilità contro di lui” realizzò infine la navigatrice, e attraverso il suo Climatackt Tempo prese a sparare bolle di aria fredda sopra il luogo della battaglia ad una velocità frenetica, sperando ardentemente che Smoker non se ne accorgesse essendo occupato a immobilizzare Zoro e Sanji.

"Se riuscissi a creare un moto convettivo, dovrei riuscire a creare del vento che lo sospinga verso l'alto, il tempo di levare l'ancora e scappare...” continuò a pensare nel suo ragionamento, mordicchiandosi concentrata il labbro inferiore nel maneggiare la sua arma di cui ormai aveva imparato a controllarne le reali potenzialità.

- Mh? - il marine alzò un po' la testa, avvertendo l'improvvisa corrente d'aria che non avrebbe dovuto esserci iniziare a sospingerlo con non ancora abbastanza potenza verso l'alto. In questo modo si accorse di quelle strane bolle che gli aleggiavano sulla testa, e non ci mise molto a capire che fossero quelle la causa della corrente.

E la cosa non sfuggi a Nami, che imprecò appena, serrando i denti.

- Tsk, ragazzina, come se non conoscessi i miei stessi punti deboli - disse Smoker, andando a guardare la navigatrice, e riprendendo consistenza, se non per un braccio che teneva bloccati tra le volute di fumo Rufy ai suoi piedi, Sanji un poco più in là e Zoro schiacciato contro l'albero maestro.

Recuperò la sua arma con la mano libera, prima che Robin potesse in qualche modo sottrargliela, e la piantò senza tanti complimenti nel braccio di Rufy, che ben presto tirò fuori la lingua, improvvisamente stanco.

Robin non si lasciò sfuggire l'occasione, incrociando di nuovo le braccia al petto, facendo fiorire più braccia sulle spalle e dietro la schiena del Commodoro. Ma semplicemente egli isolò le parti colpite, che volarono verso l'alto trasportate dall'aria per un po', il tempo di far scomparire gli arti superflui per poi tornare richiamate al loro posto.

- Tanto è inutile, che ci provate, non lo avete ancora capito? - sbottò il marine, riferendosi anche ad Usop che imperterrito continuava a lanciargli addosso le sue munizioni di piombo, che finivano solo per attraversarlo senza arrecare danno.

Era consapevole di non fargli un bel niente, ma preso dal panico, inchiodato sul posto dalle gambe tremolanti, non riusciva a smettere.

Come anche Chopper insisteva nel cercare di liberare Zoro da quella morsa, ma ogni volta che metteva mano sul fumo che bloccava lo spadaccino, esso perdeva consistenza, per poi afferrarlo a sua volta.

E nonostante non riuscisse a concludere nulla, la renna non si dava pace nel continuare a tentare.

Nel frattempo la nave della marina, sotto gli ordini di Tashigi, si stava avvicinando alla nave dei pirati di Mugiwara fin troppo in fretta.

Si trovavano davvero nei guai questa volta.

Smoker uscì dalla corrente d'aria ascensionale, facendo qualche passo in avanti, fissando con i suoi occhi grigi i membri ancora non stretti nella sua morsa, perché comunque anche volendo non avrebbero potuto fare nulla. Forse Nico Robin.

- E adesso, mocciosi, vi sbatto tutti nelle celle dove dovreste stare - sentenziò senza tante remore.

Nami digrignò i denti, febbrilmente cercando una qualsiasi soluzione praticabile ed efficace, senza trovarne alcune. Anche l'archeologa cercava una soluzione, e già adocchiava la nave in avvicinamento, aspettando solo che entrasse nel suo raggio di azione per agire sui marines lì presenti.

- Non ci provare, se tieni alla vita del tuo capitano, Nico Robin. Vivo o morto, non importa per il governo, ma preferirei sbatterlo dentro piuttosto che ammazzarlo - Smoker intuì facilmente le intenzioni di Robin, che dovette desistere.

A quella affermazione del Commodoro, tutti indurirono lo sguardo, tremanti di rabbia, fermandosi sul posto.

Usop finì le sue munizioni.

Ma improvvisamente l'espressione sul volto di Smoker mutò, e il marine si sentì sottrarre la forza e i poteri derivanti dal frutto. Infatti la consistenza del suo fumo venne meno, ritirandosi e tornando ad essere un semplice braccio.

- Ma che diamine... - iniziò a dire, mentre tentò di voltare appena lo sguardo dietro di sé, solo per notare appena una massa di capelli bianchi e lisci come la seta, facilmente associabili a quella terribilmente irritante presenza a lui purtroppo conosciuta.

- Maledetta... - aggiunse subito dopo, digrignando i denti.

Non capendo molto di cosa stesse accadendo, nessuno si azzardò a fare qualcosa, anche se Zoro e Sanji si affrettarono a liberarsi dalla presa di Smoker. Ma nessuno ancora osava nulla, perché il loro capitano stava ancora ansimante ai piedi del marine, che nonostante l'inspiegabile debolezza gli teneva ancora l'arma schiacciata contro la pelle.

E poi non sapevano nemmeno loro cosa stesse succedendo.

- Non così in fretta, Smoker - una voce femminile si levò alle spalle del Commodoro, una voce ben nota a Zoro, che indurì istantaneamente lo sguardo.

- E' lei - sbottò, in modo che tutti potessero sentirlo, e Nami strabuzzò appena gli occhi.

- Ma... quando è salita? - si chiese ad alta voce, dando voce ai pensieri di tutti quanti. Ma poi la presa sul suo bastone si fece più forte ed il suo sguardo si indurì, in un improvviso moto di rabbia verso quella voce, di cui ancora non poteva scorgere la proprietaria.

Anche Robin si irrigidì, muovendosi appena per riuscire a scorgere la ragazza che teneva appoggiato il palmo della mano sinistra sulla schiena del marine. Notò che indossava un guanto verde scuro, dello stesso colore del minerale. Probabilmente l'algamatolite era stata fissata su di esso.

- Cosa diavolo ci fai qui, Shiratsuki1? - chiese Smoker, palesemente irritato, reggendosi ancora a stento in piedi anche se con dell'algamatolite piantata nella schiena. Un lieve sbuffo divertito lo raggiunse, e questo contribuì a stizzirlo ancora di più di quanto già non fosse.

- Sto solamente proteggendo i miei affari, e comunque vedo che non hai perso i tuoi scorbutici modi di fare, Commodoro Smoker - proseguì la ragazza nel rispondergli, adocchiando Rufy a terra. Aggrottò le sopracciglia, mordicchiandosi leggermente il labbro.

Sarebbe stato difficile.

Sarebbe stato molto difficile.

Tornò a sollevare lo sguardo verso il volto del marine, grata del fatto che non potesse vedere la sua espressione. E riprese a parlare, stando attenta a non tradirsi in alcun modo con la voce.

- Quindi, che ne dici, testa quadra, riusciremo a trovare un accordo che comprenda il lasciare libera la ciurma di Mugiwara? -

E il ringhio che seguì le suggerì che sarebbe stata una trattativa molto lunga.

 

 

Shiratsuki1: Nome composta da “shiro”, bianco, e “tsuki”, luna. Quindi “Luna Bianca”

__________________________________________________________________
E finalmente un po' di azione, con nuove rivelazioni!! Un po' di combattimento ci serve, per far sgranchire un po' le gambe a questa avventura che fino ad adesso, lo ammetto, era un po' statica.
Poi c'è di mezzo Smoker...! E' assolutamente troppo adorabile, sperando che non mi senta [suona il campanello di casa] °-°'
Un grazie a Neko, che mi lascia sempre la sua recensione [inchino], un grazie a chi segue la mia storia e a tutti gli altri lettori anonimi!
Alla prossima!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6th Chapter: Convincere Il Cacciatore A Mollare La Preda... ***


 VIth Chapter: Convincere Il Cacciatore A Mollare La Preda...

 

 

La ragazza si voltò verso il mare, osservando la nave della marina decisamente troppo vicina per i suoi gusti.

- Dobbiamo sbrigarci... - mormorò appena, stando ben attenta a non perdere il contatto con Smoker, per il momento ignorandolo.

Fece qualche passo di lato, palesandosi al resto della ciurma, e Zoro spalancò gli occhi, non riconoscendola affatto. Anche se la voce era la medesima, quella ragazza non poteva essere la stessa che aveva incontrato al promontorio.

Quella Shiratsuki non poteva essere Asa.

La ragazza che stava rendendo inoffensivo colui che loro non erano nemmeno riusciti a sfiorare aveva i capelli lisci e bianchi, e profondi occhi viola. Non indossava occhiali, e l'abbigliamento era completamente diverso nello stile, con quei lunghi pantaloni bianchi che le coprivano le gambe, i sandali ai piedi ed una semplice canottiera blu scuro.

Ma non poté fare a meno di notare la benda intorno al suo collo, alla stessa altezza in cui lui stesso aveva ferito Asa.

E si ricordò delle parole di Robin, quando fecero la loro riunione in cambusa.

"- Io la conosco con il nome di Asa. Di lei si sa poco o nulla, non so nemmeno se quello sia il suo reale aspetto, visto che cambia spesso identità e nome a seconda di con chi deve trattare... -”

E questo gli bastava per provare la sua identità.

- Dobbiamo sbrigarci a ribaltare a nostro favore la situazione se vogliamo uscirne in qualche modo - spiegò la ragazza, andando a osservare ogni membro della ciurma. Si trattenne dal sorridere. Non aveva mai trovato così tante persone che la volessero uccidere riunite tutte insieme nello stesso momento e nello stesso luogo.

Beh, a parte qualcuno.

Uno in particolare.

- Tutto quello che vuoi, bellissima creatura che cammini su questa terra - Sanji la osservava completamente rapito, l'unico occhio visibile irrimediabilmente a forma di cuore.

"No... non un altro, me ne basta già uno che fa così...” si ritrovò a pensare lei, mentre l'immagine del suo informatore le attraversava la mente. Tuttavia non ci credeva ancora completamente a quello che vedeva, e il ciarlare che si faceva più vicino dei marine la convinse a rimandare la questione a più tardi.

- Bene. Roronoa, mi serve la tua spada contro la gola del nostro adorabile marine campione di simpatia - e dopo aver dato quella disposizione, Shiratsuki attese, per vedere se quella ciurma si sarebbe fidata abbastanza di lei.

Smoker si mosse appena in avanti sotto le sue mani, tentando di sottrarsi al suo tocco, ma lei lo afferrò con la mano libera, premendo al contempo l'altra contro la sua schiena.

- Dannata ragazzina... Ringrazia quel tuo pezzo di algamatolite, perché altrimenti saresti insieme a loro in qualche prigione dimenticata dal resto del mondo - sibilò Smoker, lasciando cadere sul pavimento della nave i mozziconi dei sigari consunti.

- Fidati, non sai quanto lo sto già facendo - gli rispose lei, ridacchiando appena, notando gli sguardi che si lanciavano gli altri componenti della ciurma tra di loro, per decidere il da farsi.

Un nuovo lamento di Rufy convinse Zoro a muoversi, fregandosene di quello che avrebbero potuto dire gli altri. Sfoderò la Wado Ichimonji, ponendo il filo della lama a poca distanza dalla gola del marine. Gli bastò un calcio per levargli dalle mani l'arma che ancora teneva inchiodato il ragazzo di gomma al pavimento, facendola rotolare qualche metro più in là.

- Uff, grazie Zoro - la voce di Rufy, e il tono così leggero anche se affaticato stonò tantissimo con la situazione tesa che pesava su tutti quanti.

- Non lo sto facendo per te, ragazzina - Zoro nel dire quelle parole si voltò appena verso di lei, per incontrarne gli occhi.

- La cosa è reciproca, nemmeno io lo sto facendo per voi. Siete solo fortunati che ora mi siete utili, Roronoa - sibilò lei di rimando, ricambiando quello sguardo sbieco, provocando nello spadaccino un moto di ira.

E un'altra volta intimamente si chiese che cosa gli impedisse di puntare la sua spada contro di lei, invece che sul marine. O perché non l'avesse fatto prima.

Ma adesso si trovava costretto a collaborare, per salvare e proteggere i suoi nakama. Questo non cambiava il fatto che non la sopportasse, e che non approvava per nulla il suo modo di fare.

Almeno, non più... In passato anche lui avrebbe fatto la stessa cosa.

- Commodoro Smoker! - una voce femminile giunse dal mare, carica di preoccupazione e ira mal celata, ad osservare come la situazione si fosse radicalmente trasformata su quella nave pirata.

Smoker sbuffò, mentalmente immaginandosi il volto del suo sottoposto.

Sicuramente adesso quella sbadata avrebbe ceduto ad una qualsiasi trattativa, pur di non vederlo morire sotto i suoi occhi.

- Adesso io e Smoker facciamo due chiacchiere, Sergente Maggiore, nel frattempo ti pregherei di non ordinare alcun arrembaggio, o potrei accidentalmente spingerlo contro una katana -

- Shiratsuki... - mormorò piano Tashigi, stringendo tra le mani la sua spada. Non aveva dubbi che quella odiosa ragazza lo avrebbe fatto senza alcuna esitazione.

La conosceva anche lei, l'aveva anche già vista, anche se solamente una volta. Li aveva aiutati a catturare un pericoloso criminale, vendendo la sua informazione. Ma lei non era meno criminale di qualsiasi altro farabutto che solcasse quelle acque.

Con un'unica differenza.

Lei era intoccabile, per ordine dello stesso Governo.

Si limitò a digrignare i denti, Tashigi, senza staccare gli occhi dall'orribile scena che le si parava dinanzi.

La faceva impazzire il fatto che una delle ventuno Owazamono ora premesse contro la gola del suo superiore. Ancora di più, la faceva uscire di senno il fatto che fosse proprio Roronoa Zoro a reggere quella lama.

I loro sguardi si incrociarono, e si incontrarono di nuovo, sapendo perfettamente di essere entrambi manovrati da quella ragazza.

- Le spade stanno piangendo... - sussurrò lei piano, e lui socchiuse gli occhi. Non gli servì sentire effettivamente quelle parole, gliele lesse sulle labbra, prima di distogliere definitivamente lo sguardo.

Nemmeno a lui piaceva quel modo di agire.

Gli ricordava fin troppo il suo modo di fare da cacciatore di taglie, quando gli serviva un ostaggio per entrare in qualche covo di briganti e tagliagole. E quella parte della sua vita se la era lasciata alle spalle, nel momento in cui accettò Rufy come proprio capitano.

- Smettiamola con questa pagliacciata e dimmi cosa vuoi - disse Smoker impaziente, anche perché iniziava a sentire la mancanza del sapore dei suoi sigari tra le labbra. Quanto avrebbe voluto fumare in quel momento.

- Come ti ho già detto prima, voglio che lasci andare la ciurma di Mugiwara - rispose lei velocemente, assumendo un tono da trattativa, senza fare nessun giro di parole - Credo che tu non abbia molta scelta, Smoker, anche perché lo spadaccino qui mi serve solamente per fare scena e inchiodare i tuoi sottoposti dove stanno, sai benissimo che se necessario ti ucciderei io stessa -

- Credi davvero che mi importi di morire, ragazzina? Sono un marine, il mio compito è quello di consegnare i criminali alla giustizia, e sapevo fin dall'inizio a cosa sarei andato incontro -

Lei chiuse gli occhi, scuotendo la testa.

Imprecò mentalmente.

"Maledetta testa quadra, lo sapevo che mi avresti reso la vita difficile...”

Prese un respiro profondo prima di continuare, consapevole di essere l'ago della bilancia che avrebbe decretato il tutto.

Bastava un errore.

Un solo piccolo errore, e avrebbe gettato alle ortiche il lavoro di anni.

Non se lo poteva assolutamente permettere.

Riaprì gli occhi, andando a posare le iridi innaturalmente viola sul marine, che iniziava a dare i primi segni di cedimento sotto quel fin troppo prolungato contatto con l'algamatolite.

- E che mi dici della vita dei tuoi sottoposti, Smoker? -

Lo sentì irrigidirsi sotto la sua mano, e nulla cambiò nella sua espressione, anche perché parlava realmente sul serio.

- Non oseresti, Shiratsuki - replicò Smoker, ma intimamente sapeva di non esserne affatto certo.

Sentì una mano venire meno dal suo corpo, quella senza il guanto, sentendola trafficare con la sua borsa. Ancora non poteva vederla, e se si fosse voltato a guardare avrebbe solamente rischiato di fare un incontro troppo ravvicinato con una katana.

Ma ben presto udì uno sparo, subito seguito dalle urla agonizzanti di uno dei suoi uomini. Davanti a lui, la navigatrice dei Mugiwara si portò una mano alla bocca, cadendo a terra.

Strinse i pugni, sentendo l'odio che già provava per quella maledetta informatrice accrescersi solamente. Nonostante la debolezza, questa non gliela avrebbe fatta passare. Stava già per agire, ma una voce lo trattenne.

- Non osare più fare una cosa simile -

Rufy, finalmente ripresosi, stava in piedi accanto a quella ragazza, tenendole il polso della mano che serrava la pistola. Zoro si lasciò sfuggire un ghigno, finalmente trovando in quella situazione assurda uno spiraglio di speranza.

- Non l'ho colpito in alcun punto vitale - disse lei tranquilla, con la stessa naturalezza di chi esprime una sua opinione sul tempo che fa.

- Ma non è così che facciamo noi le cose - le rispose Rufy, aumentando la forza alla sua presa.

Ed in quel momento Zoro allargò il suo ghigno, andando a rinfoderare la sua spada, allontanandosi silenzioso da Smoker di qualche passo.

Anche Sanji, taciturno, era tornato serio, per raggiungere il fianco di Nami e aiutarla a rialzarsi in piedi.

Shiratsuki non parlò subito, soppesando tutte le possibilità che gli si paravano davanti. In quel momento desiderò ardentemente che Rufy fosse ancora sotto gli effetti del raro minerale, per evitare appunto quella situazione così scomoda.

Come se le cose non fossero già complicate di per sé.

Anche Smoker era immerso nei suoi pensieri, in quegli attimi, perfettamente consapevole di dovere la vita di uno, o forse più dei suoi uomini grazie al gesto di quel dannato ragazzino di gomma.

Sbuffò tra i denti, stizzito, rendendosi conto che ancora una volta lo doveva lasciare andare, per non ritrovarsi in debito con lui un'altra stupida volta.

Il silenzio si protrasse ancora per un poco, e finalmente la ragazza dai capelli bianchi schiuse le labbra per parlare, la decisione dettata dalla necessità.

- D'accordo, si farà a modo tuo, Cappello di Paglia. Lasciami la mano, metterò via la pistola -

Quelle parole dell'informatrice convinsero solamente di più il marine della giustizia della sua decisione, e si decise a fare qualche passo in avanti per sottrarsi al tocco di quella dannata mocciosa, che agitata non poté seguirlo perché ancora intrappolata dalla presa di Rufy.

- Mi sono stancato di voi piratucoli da strapazzo - disse sbuffando, andando a recuperare e ad accendersi finalmente i suoi due sigari, inspirando a fondo per assaporarne l'aroma.

Senza mollare la ragazza, Rufy si voltò a guardare Smoker, serio in volto, attendendo una qualsiasi reazione da parte del Commodoro.

Tutti erano in attesa della sua decisione, su entrambe le navi.

La tensione la si poteva pizzicare come le corde troppo tese di un violino, pronte a saltare alla minima pressione.

- Vi serve quella ragazzina? -

Shiratsuki sussultò, improvvisamente e giustamente in preda al terrore. Istintivamente tirò con forza a sé Rufy, in un vano tentativo di liberarsi. La prospettiva di Impel Down le sembrò così terribilmente vicina, adesso che la possibilità le si parava realmente davanti smettendo di essere una supposizione.

I suoi occhi viola erano fissi sulla schiena del marine, mentre ancora tendeva la mano guantata verso di lui, come se potesse allungarsi come quel ragazzo di gomma per ritornare a toccarlo, assumendo così di nuovo il controllo della situazione.

Controllo che non aveva più.

Odiava, odiava profondamente non avere il controllo, lei, che passava la sua vita a vagliare ogni singola possibilità per ritrovarsi a percorrere le strade più sicure e per non ritrovarsi mai impreparata o colta alla sprovvista.

Odiava profondamente pensare che adesso la sua vita era affidata alla decisione di un'altra persona diversa da sé stessa, e non ad una persona qualsiasi, ma a Rufy Cappello di Paglia, uno dei pirati più imprevedibili che lei avesse mai incrociato sulla sua strada.

Ma soprattutto, odiava profondamente sé stessa in quel momento, per essersi catapultata senza pensare a nessuna conseguenza fuori dal suo rifugio, solo per aiutare un branco di pirati qualsiasi quando avrebbe semplicemente potuto aspettare la nave di passaggio dopo.

Anzi, in realtà doveva assolutamente farlo.

Doveva difendere Robin.

Si morse il labbro inferiore, ma indurì improvvisamente lo sguardo, quando Smoker si voltò verso di lei per osservarla, non volendo in nessun modo dargli la soddisfazione di fargli credere di averla incastrata.

- Rufy... - chiamò titubante Sanji.

Per quanto avesse fatto quella ragazza davanti ai suoi stessi occhi, era pur sempre un esponente del gentil sesso. Sicuramente avrà avuto un buon motivo per arrivare a compiere quelle azioni, e di questo il cuoco ne era profondamente convinto. Non poteva credere, si rifiutava di credere che una qualsiasi donna potesse essere realmente capace di compiere una qualsiasi sorta di atti malvagi.

E Rufy, con enorme sorpresa di tutti quanti, tirò a sé Shiratsuki, abbracciandola, un sorriso enorme stampato sulla faccia.

- Eccome se mi serve! Lei ha da mangiare! -

Il marine lo osservò interdetto, mentre lei strabuzzava gli occhi incredula contro il petto di Cappello di Paglia.

- Tsk - sbottò Smoker, riprendendosi per primo, trovando più che normale una risposta del genere da parte di quel capitano spostato di cervello, - Shiratsuki, faresti meglio a ringraziare quel ragazzino di gomma. Sei solo fortunata ad essere utile per loro - aggiunse di dire subito dopo senza interruzioni, riprendendo le stesse parole che lei aveva utilizzato poco prima, provocando un brivido lungo la schiena della ragazza.

E senza nemmeno aspettare una risposta, avendo recuperato abbastanza forza per tornare ad usufruire dei suoi poteri, si trasformò di nuovo in fumo per tornare sulla sua nave dopo aver recuperato la sua arma.

Lei digrignò i denti, serrando gli occhi, avvertendo perfettamente come il suo corpo tremasse, mentre le voci dei marines si accalcavano sulle sue orecchie, caotiche, soverchiandosi a vicenda.

- Commodoro Smoker! Sta bene? -

- Che razza di domande sono, piuttosto dov'è il marine ferito? -

- E' già stato portato in infermeria, Signore, non è in pericolo di vita -

- Cosa ne facciamo dei Mugiwara, Signore? -

- Davvero li lasciamo andare via così? -

- Adesso sono stanco, vado a riposarmi -

- M-Ma Signore...!! -

- Ho detto che sono stanco! Levate le ancore, marinai! -

E lasciando i suoi sottoposti completamente sconvolti, Smoker sparì sottocoperta, lasciando il resto a Tashigi, che sorrise appena, aspettandosi quella reazione da parte sua.

Lanciò un'ultima occhiata verso la nave di quei pirati che li hanno spinti ad abbandonare Rogue Town per affrontare la Rotta Maggiore, pirati che sembrano continuamente a sfuggire, in un modo o nell'altro, alla cattura da parte loro.

Quindi si voltò, coordinando senza guardarsi indietro gli ordini per salpare. Ben presto la nave della marina si allontanò lasciandosi dietro una Going Merry più silenziosa del solito.

Shiratsuki si trovava ancora intrappolata senza possibilità di muoversi tra le braccia del capitano, anche se ormai da un po' era riuscita a recuperare il suo autocontrollo, smettendo di tremare.

- Grazie... davvero... - si ritrovò a sussurrare, e per una delle rare volte della sua vita diede un reale peso a quelle parole.

Rufy si staccò da lei quel che basta per guardarla negli occhi, completamente raggiante, spiazzando con quella palese sincerità la ragazza, che si ritrovò ad incassare un pochettino la testa tra le spalle.

- Adesso però ci riempi la dispensa come promesso! - esclamò lui.

Lei lo fissò, chiedendosi se quel ragazzo di fronte a sé stesse realmente parlando sul serio. L'idea che quello che l'avesse salvata fosse in fin dei conti del cibo, era una cosa che semplicemente andava molto oltre ogni sua immaginazione. Annuì, incerta, rendendosi conto che lui non aveva nessuna intenzione di mollarla dall'abbraccio.

- Ehm... Sì, la cosa più veloce è raggiungere l'altro capo dell'isola con la nave, nei pressi ho il mio rifugio - disse lei, iniziando anche a rendersi conto dell'atmosfera che la circondava, che fino a quel momento aveva completamente dimenticato travolta dall'entusiasmo esagerato del capitano.

- Bene, avete sentito, ciurma? Salpiamo! - urlò Rufy in preda alla gioia, finalmente lasciando la presa da Shiratsuki portando le braccia verso l'alto. Lei ne approfittò subito per fare qualche passo indietro, intenzionata a prevenire un qualsiasi altro contatto con lui.

Beh, alla fine le cose si erano sistemate per il meglio per Shiratsuki, anche se aveva rischiato fin troppo in prima persona.

Era ufficialmente passeggera di quella nave.

E mentre osservava la ciurma eseguire gli ordini del capitano, si rese conto di quanto la sua presenza su quella caravella fosse sgradita.

Scrollò le spalle.

Infondo, da quando lei veniva accettata da qualcuno...

___________________________________________________
Potrò sembrarvi molto stupida, ma a rileggere il capitolo per scovare e correggere errori, mi sono emozionata da sola u_u' (a proposito, se mi trovate degli orrori ortografici e/o grammaticali, non esitate a segnalarmeli! >.<)
Sparare così ad una persona a caso, a sangue freddo... Sicuramente non ha contribuito molto a farsi accettare sulla Going Merry, però io l'adoro lo stesso, sono così terribilmente di parte :P

Un grazie a chi legge, segue e commenta la mia storia. Se vi piace, o se vi fa totalmente schifo, o se mi volete consigliare di darmi all'ippica, lasciatemelo sapere, che vedrò di rimediare. I commenti di voi lettori sono quelli che convincono gli autori a mandare avanti le loro storie!!
Alla prossima!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7th Chapter: Cupi Sospetti E Prime Impressioni ***


 VIIth Chapter: Cupi Sospetti E Prime Impressioni

 

 

Si posizionò a prua, vicino alla polena, il più lontano possibile dagli altri.

Non si sentiva in alcun modo a disagio, ad esser oggetto di sguardi accusatori e sospettosi, ma preferì stare in disparte per evitare fin dalle prime ore eventuali litigi.

Gli occhi viola stavano fissi sul mare, senza realmente vedere quella piatta distesa azzurra, immersa nei suoi pensieri.

In una comune visione delle cose, avrebbe dovuto sentirsi in debito con quel ragazzino di gomma. Stava ponderando su quanto quella cosa valesse per lei, e quindi decidendo il da farsi per le future scelte.

Non si poteva permettere che vincoli come la lealtà e la gratitudine la potessero legare in alcun modo. Tuttavia in quel frangente si rese conto con irritazione che non si poteva fare a meno di fare i conti con queste due emozioni così scomode.

Una vera seccatura, in altre parole.

Prese a sfilarsi il guanto dalla mancina, con estrema cura e attenzione. Non lo ripose subito nella borsa, tirandone fuori prima una custodia rigida di cuoio rosso, dove ce lo mise dentro per poi far sparire velocemente il tutto, sempre con estrema e misurata calma.

Nessuno dei suoi pensieri le traspariva sul volto immobile, frutto di anni di pratica e di esperienza.

Questa cosa gli ricordava un po' Robin, si ritrovò a pensare Zoro.

Lui era quello che più si teneva vicino ad Asa... o Shiratsuki, o qualunque fosse stato il suo nome. Imperterrito se ne stava con la schiena appoggiata alla balaustra del castello di prua, in diagonale rispetto alla ragazza, senza mai levarle gli occhi di dosso.

Una mossa falsa.

Una qualsiasi mossa falsa, e avrebbe avuto una scusa per ucciderla. E se proprio non ammazzarla, almeno buttarla in mare lasciandola preda dei mostri marini.

Una cosa che lo urtò parecchio, fu che lei non dava nessun segno di essere disturbata da quel trattamento, e si comportava come se vivesse in un suo mondo personale. Ancora peggio, come se stesse facendo una tranquilla crociera, anche se sotto la silenziosa calma apparente che aleggiava sulla nave si agitava un mare sconvolto dai tifoni.

Zoro lanciò un'occhiata sul ponte.

Nami era semplicemente sparita sottocoperta, appena dati gli ordini per salpare. La cosa non lo stupì molto, dopo gli eventi successi poco prima. E notò anche l'assenza di Robin, probabilmente ora in compagnia della navigatrice.

Inarcò un sopracciglio, vedendo Rufy dirigersi verso di loro, con ancora il suo sorriso stampato sulla faccia. Si sentì in qualche modo particolarmente arrabbiato con il suo capitano, in quel momento, conscio del fatto che avevano quella ragazzina tra i piedi solo per la sua promessa di cibo.

E oramai conosceva abbastanza Rufy per sapere che lui avrebbe rovesciato mari e monti guidato dalla prospettiva anche solo di un pezzo di carne. Da aggiungere il fatto che lui fosse semplicemente così.

- Oi Asa! - urlò Rufy ancora dalle scale, e Zoro osservò la ragazza chiudere gli occhi, paziente, per poi voltarsi ad incontrare lo sguardo del capitano.

- Shiratsuki - si limitò a dire, per correggerlo.

- Ma come, tu non sei Asa? - si meravigliò il capitano, andando a grattarsi la testa sotto al cappello. Lo spadaccino sbuffò. Anche in questo non sarebbe mai cambiato.

- Sono anche Asa, quello è il nome del mio altro aspetto. Ma quando sono così mi chiamo Shiratsuki, e preferirei che per il viaggio mi chiamaste in questo modo - spiegò lei pazientemente.

- Vuoi dire che cambi nome quando cambi i vestiti? - continuò a chiedere Rufy curioso, andando a sedersi sulla polena della Going Merry a gambe incrociate, sporto in avanti per osservarla meglio.

- Voglio dire che mi chiamo Asa quando ho i capelli biondi e gli occhi verdi - si lasciò sfuggire un sospiro, passandosi una mano tra i capelli lisci. Le sembrava di spiegare le cose ad un bambino, non credeva ci potesse essere un qualcuno di tanto ingenuo.

- Ma se tu hai i capelli bianchi e gli occhi viola!! - esclamò l'altro, facendole strabuzzare gli occhi, e Zoro notò qualche segno di cedimento nella sua maschera quando la vide posarsi una mano sulla faccia e scuotere la testa, con fare arrendevole.

- Mai sentito parlare di travestimenti, Cappello di Paglia? - fu lei questa volta a fare una domanda, adocchiando la reazione del suo interlocutore senza dover attendere a lungo.

- Sì! Come quando si fanno le feste in maschera! C'è sempre un sacco da mangiare in quelle occasioni! - le rispose immediatamente lui, eccitato dall'idea di avere davanti una ragazza in costume.

- Più o meno... E diciamo che questa “maschera” si chiama Shiratsuki... - acconsentì lei, incerta su come affrontare una persona del genere.

Se lo segnò mentalmente. Avrebbe dovuto evitare il più possibile la compagnia del capitano durante la sua permanenza su quella nave.

- Ma allora questo vuol dire adesso che indossi una parrucca! La voglio provare anche io! - e il braccio del capitano si allungò verso la testa della ragazza, che si scostò celermente.

- Non voglio essere toccata, grazie! - disse lei brusca, e Zoro non poté fare a meno di notare che fosse brava a schivare le mani di Rufy. Non si poteva parlare di lei di una ragazza completamente estranea ai combattimenti.

- Eddai, io voglio vedere come sei realmente!! - la voce di Rufy si levò per la nave, subito seguita dagli strepitii concitati di Shiratsuki.

Zoro si perse a guardarli, riflettendo sul fatto che per quanto brava fosse quella ragazza a mascherare le sue emozioni, non poteva fare a meno di abbandonare il suo autocontrollo, ogni tanto. Ma si chiese se anche quella non fosse tutta una recita costruita per venderla a loro, allo scopo di ottenere un minimo di fiducia.

Indurì lo sguardo.

Lui non si sarebbe mai lasciato abbindolare.

Non si sarebbe mai fidato di lei.

 

 

Usop e Chopper seguivano la scena dall'alto, nascosti sulla coffa in cima all'albero maestro.

Entrambi si sporgevano appena, mani e zoccoli ben artigliati al bordo del legno, nasi poggiati su di esso, l'uno con la faccia livida dalla paura, l'altro con un'espressione a metà tra l'impaurito e l'incomprensione.

Le gambe del cecchino non avevano smesso un attimo di tremolare, anche se trovò molto facile salire lassù in cima ad una velocità pazzesca subito dopo che il capitano aveva dato ordine di salpare.

E per non rimanere completamente solo, si portò dietro anche il piccolo medico, sicuramente quello che più di qualunque altro dei suoi nakama comprendesse la sua paura, l'unico con cui potesse condividerla senza il timore di essere giudicato.

Perché a parte loro due, sembrava che gli altri non avessero mai paura.

Sicuramente non quel pazzo incosciente del loro capitano, che si gettava a capofitto senza nemmeno pensare in una qualunque impresa gli fosse capitata davanti, che tanto si divertiva.

Non Zoro, né Sanji, che grazie alla loro forza e alle loro tecniche così devastanti, aggiungendo anche l'estrema resistenza dei loro corpi unita ad una ferrea volontà, potevano sempre permettersi di confidare nelle proprie capacità, consapevoli del fatto di potersela cavare.

E quei tre, anche in punto di morte, sembravano non provare paura.

Robin raramente la mostrava, su quel suo volto che pareva impassibile. Ma tuttavia anche lei poteva sempre contare sui suoi poteri straordinari, che le avevano consentito in passato di sfuggire per ben venti lunghi anni alla cattura da parte del governo.

Nami era forse quella più sincera a mostrare quel sentimento, ogni tanto. Ma spesso la sua paura veniva attenuata, se non del tutto cancellata dalla presenza dei suoi nakama, di cui si fidava completamente. Oppure, visto il suo carattere, la trasformava in rabbia. Con lei non avrebbe mai potuto condividere quella emozione, perché sapeva già in partenza che più di un pugno in testa, o indifferenza, non avrebbe ricevuto.

Mentre invece la piccola renna era molto più simile a lui.

- I-Io dico che quella lì adesso si trasforma in un animale fe-feroce e uccide Rufy - balbettò Usop, senza staccare gli occhi dalla ragazza che bisticciava con capitano per non essere toccata.

- N-Non dire queste cose!! - replicò Chopper con voce strozzata, immaginandosi quello che la fin troppo fervida immaginazione del cecchino gli stava suggerendo.

- O-O-Oppure lo tocca e lo fa di-diventare cenere - continuò l'altro, ignorando il suo nakama, mentre deglutiva a sua volta dopo quelle sue stesse parole.

- Ti ho detto di smetterlaaa!! - gli zoccoli del medico si staccarono dal legno della coffa per andare a pigiare l'orlo del cappello sugli occhi, come se quel fatto potesse impedirgli di vedere scene troppo paurose, - E comunque c'è Zoro lì con loro, non credo che Rufy sia in pericolo... -

Usop lo guardò un attimo, per poi andare ad osservare lo spadaccino che, come loro, non levava gli occhi di dosso dall'indesiderata ospite. Notò immediatamente quanto fosse teso e pronto ad agire, nonostante avesse assunto la posizione rilassata che usava di solito quando stava per appisolarsi.

Un breve silenzio calò sui due, interrotto solamente dall'entusiasmato chiacchiericcio di Rufy e dalle proteste di Shiratsuki.

- E' strana - fu Chopper a interrompere quel silenzio, mormorando appena quelle parole a bassa voce.

- Mh, hai detto qualcosa? - il cecchino si voltò a guardarlo, distratto.

- Quella ragazza è... è strana - ripeté la piccola renna a voce un poco più alta, per farsi sentire, - Mi fa paura, però sento... come se nascondesse qualcosa... -

- Una come lei nasconde molte cose, Chopper - disse dopo una breve pausa Usop un po' acido, indurendo lo sguardo, - Non mi piace affatto l'idea di dover viaggiare con una che prende a spara al primo che capita - e a quel pensiero un nuovo brivido lo percorse.

Il medico stette in silenzio, senza replicare, anche se l'episodio rievocato dal nakama accanto a lui aggiunse solamente altra paura a quella che già provava nei confronti della ragazza dai capelli bianchi.

- I-Io non mi fiderò mai di quella lì - concluse il cecchino.

Anche lui non si sarebbe fidato, si decise il medico.

Ma non poteva fare a meno di chiedersi che cosa fosse quella vaga tristezza che riusciva a percepire in lei, una percezione derivante dal suo istinto animale.

E sapeva che raramente quelle sue impressioni si sbagliavano.

 

 

Sanji stava in cucina, appoggiato contro la porta chiusa, intento ad osservare a prua attraverso l'oblò. La mancina si portò alle labbra, ed inspirò una boccata di fumo, prima di scostare appena la testa di lato per buttarlo di nuovo fuori in ampie volute.

Riusciva appena a vedere la ragazza, da quel punto, ma per il momento gli stava più che bene, impegnato più nelle sue personali riflessioni piuttosto che ad osservarne lo splendore.

Shiratsuki compariva e scompariva continuamente dalla sua visuale interrotta dall'albero maestro, seguita con foga dal capitano che a quanto pare le voleva saltare addosso per chissà quale motivo. Ma decise che lo potesse anche lasciare fare, senza intervenire.

- La dolce Robin ci ha detto che sei senza scrupoli, perché allora non hai ucciso veramente quel marine come minacciavi? - mormorò appena assottigliando gli occhi, cercando inutilmente di trovare risposta a quella domanda.

Quel fatto che stonava, anche se in modo quasi del tutto impercettibile, nel quadro dipinto dall'archeologa, lo convinse solamente di più a credere all'idea che si era fatto prima, quando Smoker era ancora sulla loro nave in attesa di scoprire se avesse potuto mettere le mani su colei che pochi istanti prima aveva fatto fuoco su uno dei suoi uomini.

Quella ragazza doveva avere uno scopo da raggiungere, un obiettivo, una qualsiasi cosa che l'abbia costretta ad intraprendere questa strada.

Perché nessuna donna poteva essere realmente crudele e spietata, priva di ogni scrupolo o sentimento. E lei lo aveva perfettamente dimostrato, scegliendo di non uccidere chi non centrava nulla.

Anche se chissà di quante vite è stata responsabile di disgrazie...

Ripensò alla bellissima principessa di Alabasta, che fu scoperta dalla Baroque Works grazie alle sue informazioni. Quante lacrime ha versato, quanto ha sofferto per il suo paese, e pensò a come Shiratsuki ne approfittò per fare soldi sulle sue spalle quando Bibi tentava solamente di salvare il suo popolo e impedire una guerra civile.

Sanji strinse i pugni, e prese un altro tiro dalla sua sigaretta, come se la nicotina riuscisse in qualche modo a mantenerlo lucido e concentrato.

- Probabilmente ha bisogno di ingenti quantità di denaro... Anche la bellissima Nami ci tradì rubando la nave e tesori per poter mettere da parte i soldi per comprare il suo stesso villaggio... - anche parlare ad alta voce lo aiutava nei suoi ragionamenti, tentando di giustificare le azioni di quella bellissima ninfa che finalmente si era decisa a difendersi anche con le mani da Rufy, iniziando a colpirlo in testa.

Ne aveva bisogno, di darle credito, per sé stesso.

Perché il suo modo di vedere le donne non poteva essere stravolto, non erano ammesse eccezioni nella sua mente. Se non avesse più potuto credere in quello, avrebbe perso tutto sé stesso, tutta quella parte di sé che non fosse stata legata alla cucina e al suo sogno dell'All Blue.

Se non avesse più potuto credere fermamente nella sua visione del mondo femminile, non avrebbe più potuto ammirare e adorare le sue due bellissime sirene, ed essere il loro cavaliere e protettore.

La sigaretta stava per finire, e lui la spense nel posacenere appoggiato sul piano cottura lì accanto a lui. Scostò un po' lo sguardo da quei due che sembravano di nuovo parlare tranquillamente, e andò al timone per aggiustare la rotta e continuare così a seguire la costa dell'isola.

Quando tornò sulla porta, andò con la mano a cercare nella tasca della giacca un'altra sigaretta, e senza nemmeno accorgersene se la accese.

Posò di nuovo lo sguardo sull'informatrice.

Sorrise appena, osservandone i lineamenti del volto e quei suoi bianchi capelli lisci. Il marimo l'aveva descritta ben più diversa, ma ciò non toglieva il fatto che la trovasse comunque un incanto.

Una così rara bellezza non poteva condurre di propria volontà una vita del genere, ed in un modo o nell'altro si decise che avrebbe scoperto il motivo per il quale facesse tutto questo.

Perché magari non poteva ancora fidarsi di lei.

Ma poteva sicuramente fidarsi delle sue convinzioni.

 

 

- Mi rifiuto di stare sulla stessa nave di quella Shiratsuki! - la voce di Nami riempì la camerata femminile, iraconda.

- Che poi dove dovrebbe dormire, qui, insieme a noi? Ma neanche per sogno! Se vuole dormire in questa stanza come minimo mi paga un milione di Berry a notte! –

La navigatrice vagava per la camera, cercando in qualche modo di sfogare tutta la sua rabbia, mentre Robin la seguiva silenziosa con lo sguardo, senza per ora intervenire.

- Anzi, non li voglio i suoi soldi guadagnati sul sangue, le lacrime e la vita degli altri. Si attacca, quella ragazzina, che dorma sopra un cannone! -

L'archeologa chiuse gli occhi, respirando appena più profondamente, rimanendo seduta sul divano, attendendo semplicemente che Nami si sfogasse.

Nel frattempo, si curò di ascoltare ed osservare attenta la conversazione della suddetta ragazzina con il loro capitano, attraverso gli occhi e le orecchie che aveva fatto discretamente fiorire sotto la polena della Merry.

Sentì il divano cedere un poco sotto il peso della sua amica, che si era infine lasciata sprofondare accanto a lei, e tornò a posare le iridi azzurre sulla navigatrice.

La vide curva in avanti, la testa appoggiata sulle mani.

- Cosa dobbiamo fare, Robin? - chiese quindi, completamente svuotata da qualunque emozione.

Socchiuse gli occhi, l'archeologa, e andò a poggiarle delicatamente un braccio intorno alle spalle per tirarla un poco a sé.

- Hai sentito il capitano, Nami. La porteremo con noi fino alla prossima isola -

- Ma ti rendi conto di cosa significa?! - l'altra sollevò di nuovo irata il viso, solo per incrociare lo sguardo indecifrabile della donna mora seduta accanto a lei, che sospirò mentalmente.

- Come se il capitano cambiasse idea. Non è così semplice, e lo sai -

Nami si morse il labbro inferiore, pienamente consapevole che se quello stupido avesse deciso di fare qualcosa, alla fine li ci avrebbe trascinati dentro tutti quanti. Aggiungendo il fatto che si parlava di cibo, era praticamente impossibile farlo desistere, questa volta.

Distolse in fretta lo sguardo, e notando che non avrebbe aggiunto altro, Robin riprese a parlare, con la sua solita voce pacata e rassicurante.

- L'unica cosa che possiamo fare è tenerla d'occhio, come sto facendo io adesso, e non credo che la cosa sia difficile, visto che qui nessuno ha intenzione di perderla di vista un solo istante... a parte il capitano - e sorrise appena a quella piccola aggiunta finale, potendo vedere come il capitano si divertisse a rincorrerla per poi subirne le conseguenze.

Nami rifletté sulle parole appena dette dalla sua compagna, e presto si alzò dal divano, raggiungendo la scrivania.

- Cosa fai, Nami? - chiese Robin inarcando appena un sopracciglio.

- Scrivo dei turni di guardia. Se Rufy vuole portarsela dietro, esigo che almeno questa volta venga a fatto a modo mio - replicò fredda l'altra, recuperando un foglio per scrivere, - Esigo sapere qualsiasi cosa faccia quella ragazza in ogni momento del giorno e della notte, anche quante volte respira. Non mi fido di lei, se le capitasse l'occasione, ci venderebbe alla primo cliente che capita -

L'archeologa non batté ciglio a quella presa di posizione così drastica, per il semplice fatto che fosse d'accordo.

Così la lasciò fare, senza proporsi di aiutarla, ben sapendo che quello era un modo come un altro per sfogare la rabbia che covava in petto la ragazza dai capelli arancioni, ed era meglio che scaricasse la tensione in questo modo, piuttosto che lasciarsi corrodere.

Piuttosto chiuse gli occhi, tornando a concentrarsi sulla scena che ancora stava andando avanti sul castello di prua della caravella.

Vide Shiratsuki puntare un dito verso l'orizzonte, seguita dall'immediata reazione esagitata del capitano. Le sopracciglia si avvicinarono appena, mentre incrociava le braccia davanti al petto, facendo fiorire un altro paio di occhi che guardasse verso il mare. Essi si mossero un poco, per poi individuare una spiaggia, e poco più in là un basso promontorio con qualche edificio costruito sopra.

- Credo che siamo arrivati al suo rifugio -
 


_________________________________________________________________
Scusatemi il ritardo, ma in questi giorni ho lavorato davvero tantissimo!
Ora si scopre quello che la ciurma ne pensa di lei... Beh Sanji è come al solito assolutamente irrecuperabile ò.ò Non c'è niente da fare, l'unico modo per fargli cambiare idea, è fare di Shiratsuki una con il "pacco sorpresa", ma tranquilli che non accadrà!! [Sanji si riprende da un quasi collasso].
Iniziano a creaersi vari sviluppi e ad intrecciarsi i personaggi, si prevedono intrighi, guai e nuove avventure!
Soliti ringraziamenti a tutti, a chi legge e commenta ^^ Grazie mille!
Alla prossima!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=829300