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E’ questo quello che ha
sempre pensato BrionyCallaghan-Forbes (-
Si legge Braiony -) del suo paese natale.
Quel paese le aveva
portato solo dolore, guai, sofferenze sia psicologiche che fisiche, e numerosi
grattacapi per la testa… Ma non
avrebbe mai pensato che lì avrebbe trovato l’amore vero… quello per
cui vale la pena di vivere.
Ma anche quello che ti
squarcia l’anima… il cuore.
Sapeva soltanto che la
Morte sarebbe sempre stata un’ombra cupa e persistente qualora avesse accettato
di vivere quell’amore totale e distruttivo. Lo sapeva bene… e
le conseguenze le avrebbe vissute sulla sua pelle, fino a reciderla e arrivare
al suo cuore pulsante.
Questa è una storia d’amore
totalmente differente da tutte le altre che avete incontrato.
DUE ANNI PRIMA
<<
Merda merda >> era questo il pensiero continuo di Briony, mentre guidava in direzione di MysticFalls. La mano
appoggiata stancamente sulla fronte accaldata, i piedi sui pedali non erano
sicuri nella guida, come se non volessero accelerare, mentre gli occhi verdi
erano pieni di cupa inquietudine. << Questo è un giorno da classificare
come uno dei più brutti della mia vita. Me ne pentirò, lo sento. >> Briony sentì una morsa attorcigliarsi all’altezza del
petto, come un nodo che sadicamente si ristringe nella maniera più dolorosa.
<< Lasciare la
bellissima Seattle per tornare in questo buco di paese, completamente disastrato… Solo io posso farlo..! Dannazione, se
mio padre non avesse così insistito… >>
Ma purtroppo Briony era sempre stata un po’ succube del padre
Bill: lui l’aveva cresciuta e quindi si sentiva in diritto di
organizzarle la vita; le aveva trovato un lavoro a Seattle, le pagava l’affitto e tutto
quello di cui aveva bisogno. Ma
quando lei venne licenziata non poteva permettersi di vivere ancora in quel
lussuoso appartamento.
Il padre stanco dei
continui casini della figlia maggiore l’aveva rispedita a MysticFalls, dandole
persino un compito da svolgere: “Visto che non puoi stare a Seattle, torni a
casa tua a MysticFalls!
Così badi un po’ anche a tua sorella Caroline, che è una combina guai peggiore
di te.”
<< Fantastico
>> Pensava Briony sospirando
all’interno della macchina << Non solo devo tornare in quella casa, Dio mi perdoni
per entrarci di nuovo, ma devo anche fare da babysitter a quella superficiale
della mia sorellastra… Vorrei buttarmi in
un fosso in questo momento >> Ma pensò che forse era meglio
risparmiare la sua bella Alfa Romeo nuova di pacco e andare dritti
per la strada.
Caroline non era
veramente sua sorella, era solo la figlia di Bill avuta con lo sceriffo Forbes. Briony era nata
invece 9 anni prima da un’altra donna, con cui ormai non aveva più rapporti da
molto tempo.
Se la famiglia era il
punto debole di tutti, per lei non era nessun punto.
E non perché lo volesse
lei ma perché purtroppo i suoi legami familiari erano davvero disfunzionali fin
dalla radice, come un albero che non possiede alcun ramo legato all’altro e che
finisce inevitabilmente per rinsecchirsi. Credeva davvero di essere capitata
per caso in quella famiglia, visto che ognuno era estraneo all’altra e lei lo
era molto di più. Per ovvie ragioni.
I rapporti erano freddi
anche con Caroline. La “Blond-girl”, così la chiamava
sempre, era una ragazzina superficiale, egoista e terribilmente fastidiosa.
Anche se non abitavano sotto lo stesso tetto, Briony aveva
sempre cercato di prendersi cura della sorella minore, cercando di aiutarla a
migliorarsi, soprattutto in fatto di uomini. Caroline prediligeva i ragazzacci,
i tipici stronzi e bastardi che facevano solo soffrire, e lei cercava sempre di
metterla in guardia visto che aveva più esperienza della biondina.
Ma niente, Caroline
faceva sempre di testa sua e non l’ascoltava mai. La sua vita si basava su:
cheerleader, shopping, feste con alcool e ragazzacci.
Briony, che era una ragazza di 26 anni più
pratica e responsabile, non poteva andare d’accordo di certo con una ragazzina
così. Anche se avevano lo stesso sangue, e quello contribuiva solo a farla
sentire in obbligo nei confronti della biondina e per l’infanzia felice che avevano
passato insieme. Ecco, magari erano proprio i ricordi passati e lontani che la
legavano all’unico parente su cui provasse un genuino affetto, anche se
mescolato alla stizza – Caroline era in grado di farti esplodere il cervello il
90% delle volte – ed era per questo che si stava dirigendo a MysticFalls senza fare
dietro front.
Sotto la corazza dei
litigi, le mancava quella sorellina combina guai e sentiva il sacro dovere di
tenerla d’occhio. Briony era da tanto che
non parlava con la sorella faccia a faccia, da quando successe quel fatto… Se ne era andata da quella città odiosa e aveva
deciso di trasferirsi. Per altri ovvi motivi.
Ora però stava
ritornando.
Non poteva sapere che i
guai veri sarebbero iniziati adesso. Proprio a MysticFalls.
Briony parcheggiò a casa Forbes, il primo posto nel quale doveva fermarsi prima di
dirigersi nella sua vera casa natale. Chissà che faccia avrebbe fatto Caroline
al suo arrivo… anche lei si sentiva il
cuore gonfio di aspettativa. Ma anche di una strana ansia contraddittoria.
Briony cercò di far finta di nulla e scese dall’auto
con un forte sospiro. Prima aveva cercato di non focalizzarsi troppo ma in quel
momento non poteva non lasciarsi sommergere dal clima di MysticFalls. Quella città sembrava la soffocasse, ed era
arrivata da appena due secondi. Non c’era niente di bello a darle il benvenuto,
l’atmosfera era magicamente spettrale, i cieli erano grigi e privi di luce. Non
di certo confortevole.
Quella città maledetta
le offriva un’orribile e sgradevole sensazione di solitudine. Odiava la
solitudine. Trasmetteva tristezza e lei odiava essere triste. BrionyForbes aveva sempre
cercato di cavarsela da sola con i propri problemi, ma questo solo per non
essere di peso agli altri e dimostrarsi forte. Più forte di quanto fosse.
In realtà tante cose
sono solo apparenze.
<< Difatti. Magari
da domani MysticFalls si
tramuterà in un parco giochi+casinò. >> pensò Briony cercando di smorzare il malumore.
Passò all’improvviso una
bicicletta su cui stava un vecchio signore. Questi passò tutto il tragitto a
guardare Briony con uno strano sguardo, come quello
di chi non ci si aspetta di vedere una data persona ritenuta forse un’aliena, e
rimase con l’espressione da guardone fastidioso fino a quando non svoltò l’angolo.
Briony allora deglutì e si spazzolò i capelli
con la mano, cercando di far finta di nulla. Era da tenere in conto simili occhiatacce,
uno dei tanti motivi per cui non voleva ritornare.
Ma diamine era passato
così tanto tempo…
Briony sentì il nodo ristringersi ancor di più
nel petto, fino a dolerle, e i nervi traballare. Non volendo darsi per vinta
fece uno sbuffo e si lasciò alle spalle occhiate sgradite, panorami spettrali e
brutti pensieri per arrivare fino alla porta dello sceriffo.
Sentendosi più forte,
suonò il campanello dopo essersi sistemata ancora i capelli lunghi castani.
Quanti ricordi. Quante
volte era dovuta andare a sistemare i casini di Caroline ogni volta che
organizzava una festa a casa, ovviamente quando i suoi non c’erano. I vicini
chiamavano sempre la polizia per colpa dello schiamazzo e Briony correva ogni volta per assicurare i poliziotti
che non sarebbe mai più accaduto. Ovviamente accadeva ogni sabato sera.
Quando Caroline le
aprì, i loro sguardi si agganciarono così fulmineamente come se fosse
stato un incontro dettato dal destino. Passarono parecchi secondi senza dirsi
niente né fiatare e rimanendo immobili a fissarsi, sentendo entrambe il legame
di sangue farsi ardente nelle vene.
Non avevano niente in
comune fisicamente, le due sorelle Forbes, ma
nell’occhiata che si lanciavano si poteva identificare una familiarità intensa.
E la mancanza di tutto
quel tempo passate lontane si fece sentire più che mai. Un grosso peso sembrò
sgravarsi da entrambe, un peso che non pensavano di avere.
Briony le sorrise calorosamente: “Ciao
sorellina.” Disse fissandola negli occhi blu e appurandosi dei cambiamenti
fisici. Era diventata più alta, il viso era più maturo, gli occhi più chiari del
solito e aveva strane occhiaie sotto gli occhi. << Non avrà rinunciato al
vizio di far tardi alla sera >> pensò Briony con
un sorrisino.
“Oddio Briony!!” urlò di gioia Caroline, uscendo dall’immobilità
shockante e abbracciandola fortissimo, in preda a una gioia isterica.
“Ehm, ciao Caroline.”
rispose la mora sorpresa nel sentirsi stritolare dal suo abbraccio. Non l’aveva
mai salutata in quel modo e non avrebbe mai pensato che la Blond-Girl fosse felice del suo ritorno dopo tutto
quel tempo. O forse si era dimenticata di quanto energica fosse la sorellina,
davvero stritolante.
“O-mio-dio.
Questa è da mettere sui giornali!” disse ancora Caroline guardandola estasiata.
“Sei sempre tu. Non sei cambiata per niente! Aaaaah
facciamo subito un pigiama party!”
“Caroline frena, è solo
pomeriggio.” La fermò subito Briony cercando di
apparire ragionevole e di non lasciarsi sommergere dall’uragano folle quale era
Caroline Forbes. Poi però si rilassò anche lei e le
sorrise: “Comunque grazie Caroline, sono contenta ti faccia piacere il mio
ritorno. Caspita tu sì che sei davvero cambiata, mi pari un pochino diversa…” Mormorò Briony alla
fine guardandola attentamente in viso.
Caroline la fissò allora
seria e preoccupata… << Che si fosse
accorta? >>
Briony però smorzò la forte tensione con un
sorriso splendente:
“Beh sei
diventata più grande, incredibilmente più alta e meno scapestrata!” disse
indicandola apertamente, facendo così vedere l’abbigliamento più casual del
solito della sorellina. Ovviamente Briony non poteva
sapere che lo shopping e gli smalti erano scesi di livello d’importanza da
quanto Caroline era un neo-vampiro.
“E’ passato davvero
troppo tempo! Ti prego dimmi che non combini i tuoi soliti guai... ormai sei
quasi maggiorenne.” disse ancora Briony, finendo
con un tono implorante ma un flebile sorriso comparve di nuovo sulle sue
labbra.
Caroline tirò allora un
sospiro di sollievo: “Oh beh certo, per chi mi hai preso! Vedrai sorellona, non sono più la ragazzina svampita di
qualche anno fa, sono davvero cambiata.” mormorò convinta e pavoneggiandosi.
Briony la osservò: era vero, sembrava
davvero maturata. Il sorriso era più sereno e espansivo. Emanava gioia come un
sole splendente.
“Lo spero proprio perché
non voglio più accorrere da te il sabato sera a parlare con dei poliziotti.
Sono la sorella maggiore, ma a tutto c’è un limite.”
“Di certo non dovrai
preoccuparti di questo!!” Disse Caroline, sottintendendo che c’erano altri
casini più gravi di qualche festa mixata ad alcool; infatti Briony si accorse del doppio senso e le chiese in tono
preoccupato: “Non mi dire che che ci sono altri guai peggiori in
vista..!”
“Oh no!” il sorriso di
Caroline era pressoché finto. “Ma che dici! Solo le solite scorribande tra
ragazzini, niente di che.”
<< Lo spero
>> pensò Briony tra sé e sè. << Il motore dell’Alfa Romeo è ancora bello
acceso, posso sempre partire e andare agli Antipodi. >> La sensazione che
ci fosse qualcosa di sbagliato nel suo ritorno ritornò a galla e le strinse lo
stomaco in una morsa. Ma si sentiva comunque in dovere di restare, almeno per
un po’, giusto per stare con - e controllare soprattutto - la sorellina combina
guai.
“Su, entra dai!” La
invitò Caroline in casa.
“Ma veramente ero passata
di qui per un saluto veloce. Tua madre non c’è?”
Caroline le disse che
era fuori in pattuglia e che non tornava prima di sera. Briony allora le disse che sarebbe andata a casa
sua e che sarebbe passata di nuovo quando avrebbe avuto più tempo.
“Mi raccomando fatti
sentire Briony! Devi raccontarmi un sacco di
cose su quello che è successo a Seattle!”
Briony si voltò allora preoccupata.
<< Che
sapesse la verità? >> Pensò esterrefatta.
Impossibile. Non l’aveva
detto a nessuno, nemmeno al padre.
“Ah…
ehi Briony.” Caroline la chiamò sottovoce, come se
non si volesse far sentire.
“Cerca di tenere un
profilo basso, mi raccomando. Forse non lo sai ma la tua cara sorellina ha
vinto il rispettabile e onoratissimo premio di Miss MysticFalls.” E Caroline la guardò come se quel premio
fosse sacro e non dovesse essere macchiato da nulla…
e da nessuno.
Il viso di Briony allora si incupì. E dire che credeva fino a un
secondo prima che almeno Caroline fosse genuinamente felice del suo ritorno e
che non mettesse più in primo piano cose superficiali del genere. Ma si
trattava pur sempre di Caroline Forbes. Era abituata
ai piccoli egoismi della sua sorellina… ma nonostante
questo le fece male quella sensazione che riportò dentro di sé.
Salutò velocemente la
sorella per non dilungare troppo quella sgradevole conversazione e lontano da
occhi indiscreti tornò a casa.
Casa.
Il cuore sobbalzante
alla terribile prospettiva.
Le faceva ancora male
vedere quella casa. La casa in cui aveva vissuto per tutta la vita, prima di
trasferirsi. Aveva giurato che non ci avrebbe mai più rimesso piede e invece
eccola lì.
Non avrebbe mai voluto
tornarci ma purtroppo era la sua unica casa e non poteva permettersi un
appartamento, neanche in quella fogna di MysticFalls. Poi suo padre non glielo avrebbe sicuramente
pagato.
Quando varcò la soglia
si sentì mancare. Le girava vertiginosamente la testa.
<< Stupidi
ricordi. Non devo pensarci più >>. Ovviamente il dolore per quello che
aveva passato era ancora vivo in lei, l’avrebbe accompagnata per tutta la vita.
Niente era stato più come prima da quel giorno… magari
il suo corpo era ritornato a posto ma le ferite dell’animo non si sarebbero mai
rimarginate. Quello era davvero impossibile perché non conosceva una cura
abbastanza potente nel farlo.
Ma comunque cercò
di rilassarsi, altrimenti sarebbe impazzita. Non doveva rendere il suo
soggiorno peggiore di quel che già era, e lei tutto era tranne una che si
piangeva addosso.
Non avrebbe permesso a
quella città di sradicarle di nuovo la vita, e nemmeno i brutti pensieri che la
perseguitavano da quando era ritornata.Nossignore. Era pur sempre la figlia di
Bill Forbes, forte e indipendente come una
leonessa. Anche se Briony in quel momento
si sentì una piccola bestiola tremante nel percorrere la vecchia casa. Il viso
distorto da una smorfia di rimpianti e sofferenza mai sopita.
L’ambiente comunque era
rimasto sempre lo stesso, c’era più polvere e qualche ragnatela. Ma niente che
non si potesse sistemare.
La macchia di sangue era
invece ancora lì. Era stata impossibile cancellarla del tutto. Ormai sembrava
invisibile ad occhio nudo ma lei riusciva a scorgerla ancora perché
quell’immagine era seppellita nella sua mente, divenendo indelebile.
La macchia era situata
sulla parete dove erano fissati dei quadri.
<< Userò ancora la
smacchia tutto >> pensò nevrotica.
Anche se era inutile… Anche se cancellava quella macchia, il
ricordo era ancora vivo dentro di lei e lo sarebbe rimasto per sempre.
Quell’orribile notte...
Si fece una doccia e
andò al Grill a bere un drink. Voleva rilassarsi e vedere la vecchia gente,
anche se di persone simpatiche e socievoli a MysticFalls ce ne erano ben poche. La maggior parte erano
opportunisti ficcanaso che aspettavano il momento buono per giudicarti e
cacciarti via con la coda tra le gambe. << Come è successo a me. >>
“Briony?
Non ci credo, sei tu??” La ragazza si voltò e vide davanti a sé Elena Gilbert. Bella
e radiosa come un fiore che sboccia.
“Elena!” Briony l’abbracciò con calore, sorridendo e
stranamente felice per quella riunione. Finalmente un benvenuto come si deve,
senza occhiatacce o rimproveri.
Elena Gilbert era una
delle poche eccezioni di MysticFalls, quella che faceva parte della prima categoria di
“persone simpatiche e socievoli”.
“Sono ritornata proprio
oggi! Ti vedo bene! E Jenna come sta?” Briony la
tempestò subito di domande visto che la conosceva da tutta una vita.
Praticamente Briony faceva parte della sua
famiglia visto che era stata la migliore amica di Jenna per tutto il periodo
della scuola, nonché amica molto affezionata dello zio John.
“Jenna sta bene. Ora
vive con noi dopo tutto quello che è successo…”
Elena si incupì all’improvviso.
“Oh già… mi dispiace davvero Elena di non essere venuta al
funerale ma avevo un impegno importante di lavoro a Seattle e…”
“Non preoccuparti!”
rispose Elena frettolosamente per non farla sentire in obbligo “Mi fa piacere
comunque che tu sia tornata! Hai intenzione di restare questa volta?”
“Direi di sì…” << Purtroppo. >> pensò. “A Seattle sono
stata licenziata e non potevo più permettermi di stare lì, perciò sono tornata
a casa dolce casa!!” Fece un sorriso finto che non passò inosservato a Elena,
la quale cercò di rincuorarla:
“Deve essere difficile
per te stare in quella casa..” mormorò accarezzandole il braccio con un sorriso
consolatorio.
Briony si intristì:
“Sì lo è. Non voglio
negarlo, ma prima o poi devo fare i conti col passato. Ora voglio chiuderli.”
Elena le sorrise per
rincuorarla e le disse che doveva andare, ma che sperava di rivederla presto.
“Certamente! Passerò sicuramente
a trovare Jenna per fare due chiacchiere e il piccolo Jeremy!”
“Piccolo Jeremy?!?”
rispose Elena ridendo. “Sei rimasta via troppo a lungo e ti sei persa parecchie
cose!”
<< E quante cose
non sai e non dovrai mai sapere >> Pensò Elena fra sé e sé.
Si chiese però
quanto tempo sarebbe passato prima che Briony si
fosse accorta che la sorella in realtà era un vampiro e non più un’umana.
Briony era una persona molto intelligente e arguta, e
soprattutto suo padre era Bill Forbes, uno dei
membri del consiglio. Dovevano essere più cauti ora che era tornata. Nessuno
doveva sapere il loro segreto.
Mentre Briony sorseggiava il suo drink vide anche Carol Lockwood. << Ecco invece una di quelle persone che
fanno parte della seconda categoria, quelle spregevoli e opportuniste. Speriamo
non mi veda. Non ho voglia di fare una chiacchierata ipocrita con quella serpe
>>
Briony non era mai andata d’accordo con
i Lockwood: Carol per lei era un’egocentrica
arrampicatrice sociale mentre il marito era ancora peggio… si autodefiniva il salvatore di MysticFalls quando in
realtà non aveva mai fatto niente di buono. Il figlio non parliamone. Un cazzone di prima categoria.
“Briony cara!”
Quando la sottoscritta sentì quella voce da gallina immaginò subito chi fosse.
Solo lei poteva parlare così fintamente.
Briony si girò farfugliando qualche parola
sgradita e poi mostrò un bel sorriso a 32 denti, ovviamente finto: “Carol!
Anche tu qui!” Se non puoi dire ciò che pensi, per educazione o perché sei
abituata a tenerti tutto dentro, è molto meglio appendere una maschera sul tuo
viso. Molto più salutare per andare avanti senza quei problemi in grado di
rovinarti il sonno e angustiarti il risveglio.
La chiacchierata fu
breve per fortuna di Briony: parlarono della
morte improvvisa del marito, di cui Briony a
Seattle si era rallegrata molto, tanto che era andata in un locale a
festeggiare perché finalmente quell’idiota del sindaco era schiattato.
E’ una cosa orribile
certo, ma quando detesti una persona così tanto non puoi far altro che
rallegrarti per la sua dipartita. E’ ipocrita essere gentili al funerale per
poi sparlare dietro al morto durante la veglia.
Finalmente Carol se ne
andò, così Briony potette finire il suo
drink in santa pace senza seccature.
Non ebbe più alcun
incontro, rimase sullo sgabello del bancone a guardarsi attorno e a farsi
immergere dal clima di MysticFalls. Si sentì un’estranea e con un medesimo futuro
estraneo dinanzi a lei. Ma c’era anche un’aurea inquietante e strana nell’atmosfera… l’aveva sentita fin da quando era uscita
dalla macchina… forse era solo suggestione…ovviamente… era
passato molto, troppo tempo, da quella notte… Non
c’era nulla di cui preoccuparsi, almeno non molto, così si disse per infondersi
coraggio.
A fine nottata la
ragazza ritornò a casa. L’aspetto della villa di notte era ancora più lugubre,
sembrava fosse infestata. Si disse allora che sarebbe stato piacevole avere un
po’ di compagnia; era abituata a una vita indipendente ma di certo la
solitudine non era fatta per lei. Un po’ di calore e movimento era quello che
ci voleva per mobilitare in maniera positiva il suo ritorno.
Le mancavano
terribilmente le serate passate con Jenna, poteva cominciare con quello. O
magari invitare sua sorella e le sue amiche, senza però fare i soliti schiamazzi
da mal di testa cronica.
Mentre entrò in camera
da letto, Briony si fermò a guardare alcune
vecchie foto in cui inquadravano lei e la madre.
<< Chissà dove
sarà ora? >> Pensò << Forse a sorseggiare Moito in
qualche spiaggia caraibica >>
Non aveva rapporti con
lei da molto tempo, ancor prima che succedesse il fattaccio. Semplicemente le
due donne erano incompatibili anche se erano madre e figlia. Non erano mai
andate d’accordo, avevano opinioni opposte su tutto e alcune volte erano
arrivate pure a dirsi cose orribili. Per di più quella donna l’aveva
abbandonata da piccola senza nemmeno una spiegazione… per
poi un susseguirsi di apparizioni, menefreghismi e un definitivo abbandono. Un’altra
dura ferita da sopportare per il suo animo.
Il rapporto col padre
non era poi così migliore ma almeno certe volte, quando la giornata era buona e
tirava dalla sua parte, lui la ascoltava e le dava supporto.
Era stato lui a
consigliarle infatti ad andare a Seattle e non l’aveva mai ringraziato
abbastanza.
Altre foto la ritraevano
invece con… Ivan. << Bastardo maniaco
>> pensò infuriata. Mise quelle foto orrende in un comodino e si promise
che il giorno dopo le avrebbe buttate, ma ora desiderava fare una buona dormita
dopo quel lungo e pesante viaggio.
Si stiracchiò lungo il
letto, cercando di non dar peso ai brutti pensieri che l’assillavano e alla fine
Briony si addentrò nel mondo dei sogni.
Briony stava sognando: ma non era un
sogno qualunque… sentiva di aver paura ma
non poteva fare niente per contrastarla.
Era in una casa molto
grande in cui non era mai stata prima d’ora.
Sentiva che stava per
accadere qualcosa di orribile, era una sensazione che invase ogni cellula del
suo corpo e la fece rabbrividire.
Scese giù nella cantina,
come se fosse guidata da una forza invisibile che la manovrava.
Era spaventata a morte
ma continava ad andare avanti, deglutendo ogni volta
che faceva un passo.
Si trovò all’improvviso
davanti a una porta vecchia, chiusa da un chiavistello. Sembrava che una forza
magnetica la attirasse dall’interno di quella stanza chiusa, e non poteva fare
nulla per contrastarla. Era troppo forte e irresistibile.
Briony aprì facilmente il chiavistello e entrò. Ma ciò
che si trovò davanti la lasciò senza fiato e l’urlo le morì in gola: in mezzo a
quella piccola stanza buia c’era il cadavere di un uomo a terra… e aveva conficcato nel cuore un pugnale.
Briony si svegliò di soprassalto,
respirando a fatica. Stava sudando e il suo corpo venne sommerso da
un tremolio sconosciuto. Il cuore pompava fortissimo, come se stesse per
scoppiare.
Non aveva mai
fatto un sogno del genere … sembrava così reale come se stesse
nella scenografia di un film di cui lei era attrice.
<< Forse è questa
casa maledetta che mi mette suggestione >> pensò cercando di trovare una
spiegazione razionale e di non avere paura per un semplice incubo.
Si alzò a bere una
camomilla per rilassarsi e cercò poi di riaddormentarsi. Inutilmente. Quel sogno
la perseguitò anche nella realtà di quella notte.
Briony si svegliò male il mattino dopo. Non
aveva dormito per niente quella sera dopo il sogno che aveva fatto… anche se più che un sogno sembrava
un’allucinazione irrazionale... Tutto era strano, ma quella casa ancor di più:
l’aveva già vista da qualche parte ma non si ricordava dove.
Decise di non pensarci
più e bevve un thè caldo per rilassarsi. Le
piaceva sistemare gli oggetti quindi decise di mettere a posto alcune vecchie
foto. Una, la sua preferita, che ritraeva lei e Caroline da bambine la mise sul
comodino. Briony la guardò in ogni angolo e
poi fece una smorfia convinta.
Si sentiva già meglio,
perché dar peso a stupidi incubi senza significato?
Andò a pulire lo
specchio della camera, sommerso di polvere. Quando lo ripulì con uno
straccio, Briony ne approfittò per
specchiarsi. Era sempre stata bella ma non l’aveva mai sfoggiato spudoratamente
come sua sorella nè vantata per questo. La
semplicità andava a pari passo con lei e voleva che si mantenesse tale nella
sua vita.
Normalità… magari l’avrebbe avuta proprio
a MysticFalls,
nonostante i brutti prognostici. Non doveva farsi grilli mentali inutili... in
fondo era da tempo che non succedeva nulla di diabolicamente strano in quella
città.
Il suo cellulare
all’improvviso vibrò, distogliendola dai suoi pensieri: “Pronto?”
“Sorellona?
Sono io! Ascolta ti volevo chiedere un favore!”
<< Di già?
>> Pensò a malincuore, ma acconsentì da brava sorella maggiore. “Di cosa
si tratta?”
“Niente di che, dovresti
solo accompagnare me e le altre da un nostro amico! La mia macchina non parte,
e la casa è piuttosto distante e sarebbe una cosa piuttosto urgente! Siamo a
casa mia!”
“Le altre presumo
siano Bonnie e Elena.”
“Chi vuoi che siano.”
rispose la biondina ridendo.
“Non preoccuparti
Caroline, arrivo da te tra 5 minuti.” Replicò Briony continuando
a mettere a posto con l’altra mano.
“Grazie, così magari in
serata potremo organizzare una bella festa di benvenuto per te! Che ne dici? Te
lo meriti davvero sorellona.”
Il tono dolce di
Caroline la prese in contropiede e il braccio di Briony
restò a mezz’aria con un oggetto da mettere su un ripiano. Che si volesse far
perdonare della sua mancanza di tatto dell’incontro precedente?
“Uhm.. ok. Va bene. Se
non disturbo…”
“Ma quale disturbo! Ci vediamo
tra poco, ti voglio bene!” E riattaccò.
Briony ci rimase male, anzi di stucco era la parola
esatta.
Da quando in
qua la Blond-Girl le diceva “ti voglio
bene”? Glielo diceva sempre da bambina ma nell’ultimo periodo le uniche
parole carine che le diceva al massimo erano: “Quando cambi colore di capelli?
E’ così antiquato! Perché non inizi un corso di palestra per rassodare i
muscoli? Vuoi che ti iscriva a un corso? Oh ma guarda quegli occhi!!”
Ma invece i suoi capelli
le piacevano molto: erano di un castano scuro e molto lunghi. Il corpo invece
era molto minuto e magro ma non era mai stata una tipa sportiva per questione
di gusti e comodità. Ciò non andava bene a Caroline, l’eterna cheerleader.
Gli occhi invece erano
verdi come lo smeraldo.
Come poteva Caroline
definirli “occhi da rana”?? Erano della taglia giusta e di un bellissimo
colore.
Tzè. La classica Blond-Girl che
giudica tutto.
Ma non sarebbe stata
proprio Briony a rovinare tutto o a mettere il
muso proprio ora. Fece un sorrisetto, prese le chiavi dell’Alfa-Romeo e partì.
Quando arrivò a
casa Forbes le tre ragazze erano già fuori
ad aspettare, come se avessero una certa fretta.
Il benvenuto comunque lo
ricevette alla grande e Briony si sentì invadere da
un grandissimo buonumore. E al diavolo i brutti pensieri e sogni strani. Se la
sua vita doveva ricominciare lì, doveva riniziare per
bene.
“Ehi Briony!
Bentornata!” le disse Bonnie ad alta voce, salendo
sù in macchina.
“Ehilà streghetta! Leggi ancora la mano o hai smesso con questo
hobby?” Le chiese Briony ridendo.
Le ragazze ebbero un
sussulto temendo che avesse scoperto qualcosa, ma in realtà era solo una
battuta. Briony conosceva Bonnie da sempre e sapeva la sua passione per la magia
e cose varie. Per fortuna le 3 adolescenti ripresero la situazione in mano.
“No no! Sono maturata anche
io! Ho smesso con queste cose.” replicò Bonnie agitando
le mani.
“Mi fa piacere! Vedo che
Caroline non è l’unica a essere maturata, anche se non ha perso i suoi classici
vizi. Ma in fondo guardatela.. è salita in macchina già da 5 minuti e non ha
ancora cominciato a parlare di ragazzi che non la fileranno mai!”
“Briony!”
Caroline che era davanti le diede un colpo al braccio. Le ragazze da dietro
invece facevano da cornice ai lati positivi – pochi - che accumunavano le
sorelle Forbes. L’espansività. “Sarai pur la mia
sorella maggiore ma non ti permettere di offendere le mie conquiste amorose! E
devi sapere che sono gli altri a inseguire me!” disse lei fintamente offesa,
facendo il broncio.
“Sì sì.” rispose Briony ridendo amabilmente. “Come quel ragazzo che ti
evitava come la peste.. Come si chiamava? Ah Stefan!”
Le 3 ragazze
sussultarono. E’ vero, Caroline aveva una cotta per Stefan quando lui era arrivato in città: insomma era
il classico bello e misterioso, e ovviamente aveva attirato l’attenzione di
Caroline.
Ma Elena in quel momento
non pensava che l’amica fosse stata così stupida da andare a dire ai quattro
venti che le piaceva Stefan! Non a Briony almeno.
Elena guardò male
Caroline, che si sentì beccata e disse frettolosamente: “Ma no! Quello non era
niente figurati!! Stefan non mi interessa
proprio, è troppo cupo per i miei gusti! Ehm.. anche perché sta con Elena ora!”
“Davvero?” chiese Briony sorpresa, guardando la diretta interessata dal
retrovisore.
Elena disse di sì,
che stavano insieme da un po’.
“E brava Elena! Ti sei
accalappiata il ragazzo misterioso che non filava per niente a Caroline!” Briony continuava a ridere, senza scherno ma solo con
innocente ironia.
“E smettila!” Caroline
le diede dei colpi al braccio ma sorridendo mentre lo faceva.
“Oh non ti manco più
ora?” disse Briony a mò di
sfida lanciando un’occhiata divertita alla sorellina, che ricambiò con una
smorfia. I classici litigi tra sorelle, ma per nulla pesanti o dolorosi. Le
mancavano quelle semplici cose.
“E tu Blond-Girl? Hai fatto conquiste mentre ero via?”
Caroline guardò Bonnie e Elena, poi disse: “Sai no che mi sono
lasciata con Matt?”
“Sì e mi dispiace... Sembrava
ci tenessi davvero. E’ un bravo ragazzo, perfetto per una scapestrata come te!
Ma in fondo sei ancora giovane.. hai tempo per questo.”
Caroline sorrise ma poi
si fece cupa… sapeva come avrebbe reagito
la sorella quando avrebbe saputo di lei e Tyler.
“Ora però frequento
un altro….”
“E chi è?”
<< Cavolo siamo in
una curva >> pensò Caroline << Meglio dirglielo in una strada
dritta, altrimenti rischiamo di finire fuori strada e di morire tutte! Io no
sono già morta, ma le altre… >>
“Beh non me lo vuoi
dire?” Briony si voltò curiosa verso
Caroline.
“Ehm guarda la strada
che è meglio!”
Finalmente la curva finì
e stavano percorrendo una strada dritta e larga.
<< Credo non ci
sia pericolo di sbandamento qui. Povera me! >>
“Si tratta di
Tyler Lockwood. ” disse con un fil di voce
“COSA?” Il grido che
fuoriuscì dalla bocca Briony fece drizzare
le tre ragazze.
Dallo spavento per
la scoperta, Briony inchiodò col freno e la
macchina che stava facendo i 100 km/h sbandò lungo il marciapiede
<< Altro che
pericolo di sbandamento! >> Pensò Caroline << Qui finiamo tutte in
un fosso! >>
Ma Briony riuscì subito a riprendere il controllo del
volante e fermarsi lungo il ciglio della strada. Shockata e con la faccia da
schizzata Briony si voltò verso la sorella,
senza neanche badare se Elena e Bonnie stessero
bene.
“Stai scherzando
vero?? E’ uno scherzo per farmela pagare di averti lasciata sola, così nessuno
ti copriva le spalle con la polizia!”
“No no!” le rispose
Caroline cercando di calmarla.
Bonnie e Elena si erano prese un bello spavento ma
tacevano da dietro. Arrabbiarsi con Briony era
pericoloso per la propria salute, anche se aveva un carattere gentile e
altruista. Che se la vedesse Caroline.
“Tyler anche lui è cambiato… lui ci tiene a me.”
“Balle!” urlò Briony ancora shockata. “I tipi come Tyler Lockwood non cambiano! Andiamo, lui era peggio di te
alle feste! E’ un cazzone, si crede chissà chi,
fa sempre a botte, e il suo stomaco è un pozzo senza fondo visto tutto
quell’alcool che si beveva, per non parlare che è un casanova bello e
buono! Una volta mi ha pure chiesto di fare una pratica sessuale con della
panna o non so cosa…!”
Bonnie si mise a ridere sotto i baffi:
Tyler infatti era così un anno fa. Ci provava con ogni ragazza carina, usando
il fascino del giocatore di football.
Briony tentò davvero di far cambiare idea
alla sorella minore, come se la stesse proteggendo da un drago.
“Per l’amore del cielo
sto dicendo la verità! Lui non va bene per te! Non puoi fare sul serio….”
<< E non sai tutta
la verità. Lì si che ti prenderesti un colpo >> Pensò Caroline, ma poi
tornò seria e guardò la sorella.
“Briony rifletti.
Noi tutte siamo cambiate, l’hai visto tu stessa. Perché non dai a Tyler il
beneficio del dubbio..?”
“Per i Lockwoodno…” sospirò Briony, accendendo il motore della macchina.
Caroline capì il vero
motivo. La sorella ce l’aveva a morte con quella famiglia, dopo quello che
era successo… avevano dato la colpa a lei
ingiustamente..
E Briony, anche se era buona, non dimenticava mai i torti
subìti. Era testarda proprio come lei.
“Ma Tyler è un ragazzo… lui non ha colpe.”
“Vedremo” Rispose lei
seccata. “E’ la tua vita Caroline e tu sei grande ormai per prendere le tue
decisioni, ma nostro padre mi ha mandata qui per tenerti d’occhio e immagino
proprio si riferisse a Tyler Lockwood.”
“Ti ha mandata qui
papà?” chiese confusa Caroline.
“Sì. Dice che sei troppo
combina guai per i suoi gusti e mi ha chiesto di darti una controllata.”
Elena si girò
verso Bonniepreoccupata…Forse il
padre di Caroline sospettava qualcosa?
“Ma davvero Tyler è un
tipo a posto, lo giuro!” ripetè Caroline
<< A parte il fatto che sia un lupo mannaro ma è un dettaglio irrilevante
>>
Briony sospirò esasperata: “Caroline fai
come vuoi. Io ti ho avvertita comunque.”
Nessuna delle ragazze
osava parlare…Briony continuava
a guidare e Caroline le dava indicazioni sulla strada.
Non sopportando il
silenzio della sorella maggiore, la implorò con voce supplichevole: “Briony dai, non voglio rovinare tutto proprio ora che
sei appena tornata.”
Briony si girò allora verso di lei:
Caroline la fissava con uno sguardo da cucciolotto,
impossibile resisterle:
“Ma infatti non ce l’ho
con te. Sono positiva, ogni tua relazione non è mai durata al di sopra dei due
mesi e spero che accada così anche con Tyler Lockwood.”
Caroline la guardò
stupita e le rispose che era troppo piena di pregiudizi.
“Ah, io?” rise con un
filo d’ironia. “Se Tyler si dimostrerà alla tua altezza, sarò ben felice per
te. Ma se dovesse fare qualcosa di sbagliato...”
“Non lo farà!”
“Ok, va bene. Sono
esausta, non mi ricordavo che litigare con te fosse così estenuante. Ma
ricordati, io ho lavorato a Seattle in un ufficio di un avvocato e so benissimo
quali sono tutte le pene e tutti i reati. Tenete bene gli occhi aperte ragazze,
in città è arrivato un nuovo sceriffo!” Disse l’ultima frase scherzando in
maniera innocente e alzando l’indice.
Ma le tre ragazze la
presero invece sul serio. BrionyForbes non era quel tipo di ragazza che si faceva
ingannare così facilmente con la storia di attacchi animali o sparizioni
improvvise.
“Ecco, è questa la
casa!” Caroline indicò all’improvviso casa Salvatore, non appena oltrepassarono
il vialetto.
“Che mi venisse un
colpo!” Si fece scappare Briony nel
guardare la casa: era la stessa del sogno! Non poteva sbagliarsi!
Che diamine poteva significare…? Rieccola la
brutta sensazione che le ghiacciò le ossa.
“Che succede?” Chiese
preoccupata Elena.
Briony si era bloccata ad osservare la
casa, il cuore sobbalzante d’ansia e il respiro inchiodato in gola.
“Credevo fosse
abbandonata..” disse infine, deglutendo.
“No, ora ci
vivono Damon e StefanSalvatore…sono arrivati
qui in città poco dopo che tu ti sei trasferita...Stefan è
il ragazzo di cui ti parlavamo prima.”
“Sì sì sì.” Disse
veloce Briony per smorzare la tensione.
Non voleva che le
ragazze sospettassero che lei avesse paura di quella casa; ma a giudicare dal
modo in cui aveva urlato, e di come le si erano ingranditi gli occhi dallo
spavento, immaginava che se ne fossero accorte.
Caroline, Bonnie e Elena uscirono dalla macchina in silenzio. Le
tre erano parecchio nervose...
<< Forse vogliono
che mi tolga dai piedi? >>
Sembrava come se
stessero aspettando che lei ripartisse.
“Bene... Volete che vi
accompagni dentro casa?”
“No!” disse
frettolosamente Elena. “Dobbiamo parlare di una cosa importante con Stefan.. Non preoccuparti, ci riporterà lui a casa.”
<<
Qui c’è qualcosa che non quadra. >> Pensò Briony stringendo gli occhi.
Dall’esperienza
che aveva avuto a Seattle si era convinta che non bisognava mai fidarsi delle apparenze.
E le ragazze volevano apparire normali e serene, ma erano tutt’altro.
“Va bene allora. Ci
vediamo!” Fece partire la macchina con un rombo. Le ragazze dopo aver
controllato che lei fosse uscita dal vialetto, entrarono dentro casa.
Ma Briony non se ne era andata per niente. Dopo qualche
minuto ritornò indietro a piedi, facendo attenzione a non farsi vedere.
Passò il giardino senza
far rumore, abbassando lo schiena. Si sentiva una stupida a fare una cose del
genere, ma non poteva trattenersi. E non per curiosità ma perché avvertiva
qualcosa di strano nell’aria… come un avvertimento… di nuovo… e
non le piaceva per niente. Una sensazione ancor più violenta e stritolante
delle precedenti.
Proveniva da quella casa
forse?
La porta stranamente era
aperta e decise allora di entrare piano piano.
<< Cavolo questa è
violazione di domicilio. Mi aspettano o 3 mesi di carcere o una multa di 20.000
dollari. Ma non importa, Caroline sta nascondendo qualcosa ne sono
sicura... Meglio pagare qualche dollaro che non ho, piuttosto che vedere
Caroline in un casino più grande di lei. >>
Briony si nascose dietro a uno scaffale,
guardandosi attorno spaesata.
Non c’è che dire..
quella era davvero la casa del suo sogno.
All’improvviso sentì
delle voci provenire dal salotto e Briony fece
attenzione a non far rumore con i piedi mentre si muoveva.
Meno male che lei era
una ragazza piccola di statura, il suo metro e 63 l’avrebbe aiutata sicuramente
a non farsi notare e per fortuna non aveva messo nessun profumo quel mattino.
Una volta Briony aveva letto una pratica di un serial killer che
uccideva le vittime, tutte donne, in base al loro profumo. Da quel momento poi
era stata ben attenta a quale profumo si mettesse.
Si avvicinò ancora di
più al salotto, le voci erano più nitide.
“Cosa ne volete fare del
corpo ora?? Siete impazziti se credete di riuscire a farla franca!” Questa era
la voce di Caroline e sembrava preoccupata e decisamente isterica.
<< E lo
credo bene >> pensò Briony <<
Di che corpo stanno parlando? Oh madonna, Caroline in che guaio ti sei
cacciata? >>
“Era l’unico modo per
salvare Elena, lui voleva
sacrificarla per i suoi piani e non potevamo permetterlo.” Quello che parlava
invece doveva essere Stefan.
<< Che espressione
cupa >> commentò Briony, ripetendo la
stessa definizione della sorella.
Stava succedendo
qualcosa in quella casa, sicuramente qualcosa di losco e niente a che vedere
con le cose da Cheerleader o shopping. Il cuore di Briony era
fermo per la preoccupazione.
“Lo so che ora non
abbiamo un buon piano per sconfiggere Klaus, visto che lui era la nostra unica speranza, ma le cose sono precipitate ieri
notte e lui si era molto arrabbiato dopo che Damon aveva tentato di ucciderlo.”
<< Oh santa
madonna. E io che pensavo che il problema più grosso per Caroline fosse
Tyler Lockwood, invece andiamo di male in
peggio! Cosa si sono messi a fare? A organizzare piani di omicidi in una casa
tetra? >>
“Dove lo tenete ora?”
Chiese Bonnie, che rimaneva la più seria.
“Giù in cantina. La
porta è serrata, non può scappare.”
<<
Merda merda. E’ il sogno che ho fatto… l’uomo
morto nella cantina... stanno parlando di lui? >>
Briony non riusciva a credere che quei
ragazzi avessero ucciso un uomo ma da come parlavano si intuiva che
nascondevano qualcosa di poco chiaro, qualcosa di pericoloso… Il
solo pensiero che il sogno si stesse avverando la fece rabbrividire, ma non
riusciva nonostante tutto a fuggire via. Ormai c’era dentro.
“Dobbiamo pensare a cosa
faremo adesso… Non sono convinta che
ucciderlo sia stata una buona idea.. Klaus è pericoloso…”
Stefan abbracciò protettivo Elena e le
disse che sarebbe andato tutto bene.
<< Bene un corno
>>
I ragazzi lasciarono il
salotto e andarono verso l’uscita. Briony fece
in tempo a nascondersi prima che si accorgessero della sua presenza.
Quando ormai erano già
usciti - Stefan le avrebbe accompagnate a
casa - Briony si ritrovò sola in quella
enorme casa.
<< E ora? Cosa
faccio? >> Si domandò disperata.
Andare alla
polizia? Avrebbe coinvolto Caroline e stavolta non sarebbe bastata qualche parolina
gentile a un poliziotto per fargliela passare liscia…
Doveva proteggere
la sorella, ma a quale costo? Ovviamente qui si parlava di omicidio e non era
una cosa da nulla…
Dirlo allo sceriffo
sarebbe stato ancora peggio che consegnarla alla polizia.
Ma il sogno era reale,
ne era sicura. Lei che andava giù verso la cantina e trovava il cadavere… Doveva fare così? Seguire il sogno
premonitore che aveva fatto? Meglio che stare raggomitolata sotto uno scaffale
in casa d’altri.
Briony si alzò. Era ancora scossa dopo la
scoperta e tremava tutta, come una foglia in preda all’autunno. Si augurò che
non ci fosse nessun altro in casa e fece un giro per trovare la cantina.
La trovò facilmente per
fortuna. Scese la scale facendo piano, come se ci fossero degli inquilini con
l’orecchio teso pronti ad assalirla ad ogni minimo movimento sospetto.
Quando arrivò in cantina
si trovò davanti una porta. Era quella del sogno, ne era sicura. Briony stranamente sentì la stessa sensazione che aveva
provato nel sogno: la stessa forza potente, calamitante e irresistibile che la
dirigeva dentro quella stanza.
Decise di agire, aprì la
porta in uno scatto mentre il cuore galoppava impazzito.
Ciò che si ritrovò davanti
la lasciò senza fiato.
Anche se l’aveva già
visto in sogno, vedere la scena con i propri occhi nel mondo reale la
traumatizzò.
Aveva già visto dei
cadaveri ma questo era diverso… Più
inquietante.
Briony si avvicinò piano, come se
quell’essere cadaverico fosse una mummia pronta ad attaccarla. Aveva
conficcato nel cuore un pugnale.Istintivamente lo tolse, delicatamente.
<< Poveretto.
Infilzato anche da morto…E che strano
pugnale >>
Non era un normale
coltello da cucina, sembrava un pugnale molto vecchio e infatti c’erano dei
resti di resina…di un albero?
Briony pensò allora che la sorella fosse entrata
in qualche setta satanica che organizzava rituali con resina speciale di
qualche albero sconosciuto.
<< Oddio, e ora?
>>
Il poveretto era senza
dubbio morto, le vene sembravano essersi rinsecchite all’interno della pelle.
Cercò di ascoltare se c’era ancora battito ma il cuore non pulsava più.
Definitivamente morto.
Ma non poteva
lasciarlo lì… era troppo rischioso per
tutti. C’erano due opzioni: o chiamare la polizia ma questo avrebbe senz’altro
comportato l’arresto di Caroline e chissà quanti anni avrebbe passato in carcere… oppure la soluzione più drastica.
Seppellire il corpo… così sperando in un colpo di fortuna, nessuno
se ne sarebbe accorto. E quindi altri reati nella lista.
<< Quello Stefan è proprio tonto. Perché non seppellire il corpo
nel bosco? Lasciarlo a casa sua è proprio da stupidi! E se qualcun altro lo
avesse visto? Sarebbero andati tutti nei pasticci. >>
Briony credeva di impazzire perchè se avesse nascosto il corpo sarebbe entrata
anche lei in tutto quel macello disastroso.
Occultamento di
cadavere. Magnifico. E nessuno avrebbe mai creduto nella sua buona fede.
Ma pensò che nessuno
avrebbe mai potuto trovare il corpo in un bosco così folto…non in
quello di MysticFalls. Soprattutto in
quello di MysticFalls.
Purtroppo non era la prima volta che accadeva….
Sperò quindi che la
fortuna girasse dalla sua parte quel giorno e cercò di tenersi forte in quella
drastica situazione.
Le si strinse però il cuore
in una morsa dolente nel pensare che la famiglia di quell’uomo aveva il diritto
di sapere la verità sulla sua sparizione…. Ma
purtroppo lei doveva badare unicamente al bene di Caroline, era sua sorella, la
sua famiglia dopotutto.
<< Sorellina, a
casa dovrai farmi un bel discorsetto e spero per te che sia convincente
>>
Ma come poteva spiegare
un omicidio così efferato? Proprio Caroline poi… così perfettina e alla moda. E le sue amiche, che le aveva
sempre considerate delle brave ragazze… <<
Forse è colpa del nuovo arrivato, quello Stefan col
suo fascino da cavaliere misterioso deve averle intontite e manipolate >>
Doveva essere per forza così, la Caroline che conosceva non poteva essere così.
Non poteva di certo uccidere un uomo, qualunque cosa lui avesse tentato di
fare.
Briony si sarebbe pentita certo, avrebbe
passato un bel guaio se avesse seppellito un cadavere ma doveva per forza
farlo, altrimenti sarebbe stato un vero disastro.
Lasciare lì il corpo
incustodito sarebbe stato da incoscienti e non poteva certo fidarsi di
quello Stefan, che senza dubbio quell’opera
era sua. Doveva pensarci lei quindi. Come al solito doveva rimboccarsi le
maniche da sola.
Appartenere alla
famiglia Forbes equivaleva ad avere un
coraggio folle mista a testardaggine. Era un bene o un male in quel caso?
Sospirando, Briony si martellò le tempie con entrambe le mani – lo
stesso vizio di sua sorella – e prese alla fine la sua decisione.
<< Prima sistemo
il cadavere. Poi andrò dritta da Caroline a darle due ceffoni e la faccio rinchiudere
in un riformatorio. >>
A casa aveva dei vecchi
attrezzi, tra cui delle pale e le sarebbero di certo servite. Briony però non riusciva a trovare le chiavi
dell’Alfa-Romeo dentro la tasca.
<< Merda che siano
cadute in salotto? >> Si alzò quindi, guardando intimidita il cadavere di
fronte a lei.
Tanto era morto, non
sarebbe andato da nessuna parte. Le incuteva però una strana sensazione…. Come se la stesse guardando da sotto le
palpebre abbassate e rinsecchite. Dio, stava diventando pazza.
Uscì in fretta dalla
cantina e andò in salotto. Le chiavi erano in bella vista, sotto lo scaffale
dove si era nascosta prima.
All’improvviso però
sentì dei rumori strani. Come dei tonfi…
<< Merda, che sia
arrivato Stefan o l’altro inquilino? Se si
accorge che so tutto mi ammazza! >> pensò angosciata, sgranando gli occhi
dal terrore.
Istintivamente tornò giù
in cantina a velocità smisurata, ma quando entrò nella stanza il cadavere non
c’era più. Scomparso all’improvviso.
FINE PRIMO CAPITOLO
Spero che vi sia
piaciuto l’inizio della mia storia. ^_^ Le frasi sono state un po’
comiche, forse anche troppo, ma col passare del tempo la vicenda diventerà più
intricata e decisamente drammatica... Vedrete cosa ho in mente! Avrete capito
che Elijah si è svegliato perché Briony inconsciamente
gli ha tolto il pugnale senza sapere del pericolo… nel
prossimo vedremo l’incontro!
Grazie a tutti quelli
che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate J
LEI E' BRIONY, MA
IMMAGINATELA CON GLI OCCHI VERDI-->
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Briony credeva di svenire da un momento all’altro.
Era impossibile tutto questo... Il corpo era lì, maledizione! Come aveva potuto
essersi volatilizzato nel nulla?
Che
si fosse inventata tutto? Forse quella città la stava davvero facendo diventare
matta.
Sentì ancora dei rumori
rimbombanti
<< Sono spacciata.
>> Credeva davvero che sarebbe morta, che Stefan e
quell’altro coinquilino l’avrebbero fatta a pezzettini e messa dentro
in qualche frigorifero. Ma il pugnale era ancora lì per terra. Lo prese in mano
e si alzò.
<< Diamine non mi
hanno uccisa quella sera e non mi ucciderà di certo quel ragazzino dalla faccia
cupa. >>
Cercava di auto
convincersi che ce l’avrebbe fatta a sopravvivere, ma le probabilità erano
scarse anche con quel coltello affilato. Quella notte di un anno prima era
arrivato il padre a soccorrerla...se no sarebbe schiattata. Ma questa volta era
sola.
In una casa che non
conosceva e nella quale era entrata furtiva come una ladra. Per di più quel
cadavere era letteralmente sparito.
Tremante, uscì dalla
cantina e salì piano piano le scale. Il coltello tremava più di lei e
finalmente arrivò sù vicino al salotto.
Non c’era nessuno, ma
quando si voltò vide un uomo per terra stremante.
Lo riconobbe: era l’uomo
che qualche minuto prima aveva conficcato nel cuore il coltello!
Briony sgranò gli occhi terrorizzata e
tutta tremante. Come faceva a essere lì? Come faceva essere vivo?
Indietreggiò spaventata,
pensando di darsela a gambe, ma l’uscita era alle spalle dell’uomo ed era
terrorizzata alla sola idea di passargli accanto.
L’uomo ad un tratto alzò
il viso, il corpo era senza forze come martoriato, non riusciva ad alzarsi, e
le braccia erano in una posizione davvero singolare come se le ossa fossero
tutte rotte.
“Non riesco…non riesco a respirare!”
L’uomo boccheggiò e aprì
la bocca in cerca di ossigeno.
<< Merda questa
volta muore per davvero >> Pensò Briony traumatizzata.
Senza perdere tempo, buttò il coltello per terra e si avvicinò all’uomo
cercando di tirarlo su:
“Stia calmo! Ora la
porti fuori! Si aggrappi a me”
Briony faceva come meglio poteva, ma l’uomo era molto
alto sul metro e 80 e lei faceva fatica a trascinarlo fino
all’uscita.
“Non posso stare in questa
casa.” continuare a farneticare il mezzo morto tra le sue braccia.
“Non si preoccupi. La
porto via di qui. Si sente bene?”
Che domande. Era ovvio
che non stava bene. Un minuto prima era un cadavere rinsecchito e l’attimo dopo
era resuscitato magicamente.
Briony si domandava come fosse successo. Logicamente
era impossibile, era sicura che quell’uomo fosse morto… Come
poteva essere successo? Aveva già visto cose soprannaturali in passato ma mai
una cosa del genere.
Che fosse uno
zombie?? Briony spaventata all’idea si
bloccò e si girò a guardare dove avesse messo il pugnale…era a
qualche metro dietro da lei.
Ma ad un tratto il mezzo
morto se ne andò via da lei a velocità supersonica, ai limiti dell’umano, e
scappò fuori farfugliando che non poteva stare lì.
Briony allora si prese un colpo. Un minuto
prima quel tizio era tra le sue braccia e ora era fuori dalla casa... e tutto
era accaduto in un lampo che infatti Briony non
era riuscita a focalizzare la scena.
Lo vedeva ora esausto
per terra in cerca d’aria, le braccia appoggiate al pavimento.
A quella vista, Briony ebbe quasi pena per quell’uomo. Era per terra
senza vita ormai, i vestiti erano tutti malmessi come se fossero stati
tagliati, e ora lui la stava fissando.
Lei corse verso di lui
ma sempre stando dentro la casa. “Mio Dio. Sta bene? Vuole che la porti in
ospedale?”
<< Così vediamo
quale spiegazione scientifica può accertare questa miracolosa resurrezione
>> Pensò titubante.
Ma l’uomo non rispose,
continuava a fissarla con uno sguardo severo … e pericoloso.. Sì quel
viso le metteva soggezione… sembrava fosse
sul punto di attaccarla.
Infatti all’improvviso
si alzò e andò velocemente verso di lei; ma si fermò con un tonfo sul ciglio della
porta, come bloccato da una barriera invisibile.
Briony allora spaventata indietreggiò.
Quell’uomo la guardava fisso negli occhi in maniera dura e tetra. Aveva ripreso
un po’ di colorito ed era tornato quasi normale. I capelli ancora folti e
lucidi gli coprivano gli occhi.
Ad un certo punto lui
disse:
“Che cosa è successo?”
Anche se le sembrava
morto, la voce invece che Briony sentiva
era viva, calda, con uno strano accento. Scandiva bene le parole quando
parlava.
Briony lo rimirò per un attimo soggiogata, quasi
atterrita, perché non aveva mai sentita una voce così bella.. era ammaliante.
Come se facesse soccombere chiunque al suo volere semplicemente col suono della
sua voce profonda.
Si riscosse dai suoi
pensieri stupidi, scuotendo la testa:
“Io…l’ho
trovata nella cantina qui morto! O almeno pensavo che lo fosse…” rispose lei titubante guardandolo. La sua
espressione era chiaramente sospettosa ma lui non diceva niente, come se non si
sentisse in dovere di giustificarsi date le strane apparenze.
Quell’uomo continuava a
fissarla, diventando sempre più cupo. Anche lui aveva l’espressione sospetta in
viso. Così come lei era titubante nei suoi confronti, anche lui lo era.
Peccato che Briony ne fosse anche spaventata. Mentre quell’uomo
sembrava non avere paura di niente. Era perfino scampato alla morte.
“Volevo cercare aiuto”
Mentì poi lei, deglutendo. Cercò di trovare una giustificazione plausibile e
per far capire che lei non c’entrasse niente con chi l’aveva ridotto in quello
stato.
“Ho tolto il coltello e
sono corsa via a cercare le chiavi dell’auto. Ma quando sono tornata, lei non
c’era più…”
L’uomo non diceva una
parola, restava immobile sul ciglio della porta con le braccia allargate sullo
stipite della porta.
“Se vuole la porto da un
medico, non ha una bella cera….”
“No.” Rispose lui
subito, come se lei avesse detto un’eresia. Nonostante il tono di voce
allarmato, aveva uno sguardo davvero agghiacciante che la fece rabbrividire.
“Mi serve solo un posto
sicuro per riprendermi..”
Briony non sapeva cosa fare… da un momento all’altro sarebbe potuto tornare
il pazzo omicida, nonché proprietario della casa, e cosa avrebbe potuto dirgli?
Meglio svignarsela subito.
Ma che fare col mezzo
morto? lo aveva sognato, lo aveva poi salvato contro la sua volontà... e ora
che doveva fare con lui? Non poteva lasciarlo lì…era lui
la vittima in questa situazione, anche se era risorto in modo inspiegabile…avrebbe capito la verità più avanti, ma
ora dovevano andarsene e alla svelta.
“Senta…”
disse lei facendo un passo avanti e agitando le mani per farsi capire. “E’
pericoloso per lei stare qui. Può venire a casa mia, abito da sola e nessuno la
disturberà finché non starà meglio e non si chiarirà tutto.”
Il mezzo morto però non
sembrava convinto, la guardava dall’alto al basso come per esaminarla, come se
stesse pensando se poteva credere a quella ragazza o no. Il suo sguardo era
chiaramente cupo, le labbra serrate.
“Non le farò del male…ma, io posso fidarmi di lei?” Chiese lei
impaurita, guardandolo fisso negli occhi per trovarvi una conferma. In
fondo Briony si stava mettendo in una bella
bega ospitandolo, ma non vedeva altro modo.. Non poteva lasciarlo lì da solo a
piede libero come se nulla fosse.
“Posso fidarmi io di
lei?” Rispose invece con forza l’uomo misterioso, facendo un passo in avanti,
ma restando sempre fuori dalla casa. Era chiaramente riluttante a fidarsi come
se dovesse perennemente guardarsi le spalle.
“Sono io che l’ho
salvata! Deve per forza fidarsi, non ha scelta.” Esclamò Briony mostrandosi esterrefatta.
Lui la fissò ancora una
volta, perplesso sul da farsi, ma poi chiese:
“Dov’è il pugnale?”
Briony allora si girò…era a
metà salone. “Se vuole che io mi fida di lei..” continuò lui a dire “Mi deve
dare indietro il pugnale.”
<< Sogna! Così poi
accoltelli me per vendicarti?? >>
Ma quando si girò verso
l’uomo, lo trovò sincero: i suoi occhi sembravano più limpidi, non più scavati.
Forse dargli il coltello era una prova per dimostrare che lei non l’avrebbe mai
ucciso, come aveva fatto Stefan&company. Era
naturale che quell’uomo non si fidasse della prima venuta dopo quello che gli
era capitato.
“Va bene.” Sussurrò.
“Andiamo pur a prendere l’arma del delitto”
Briony attraversò la casa con passi
malfermi, temendo di svenire.
Sentiva lo sguardo fisso
dell’uomo sulla sua schiena. Poteva realmente fidarsi di quello sconosciuto?
Ebbe di nuovo terrore della sua espressione gelida e di quegli scatti
improvvisi come se fosse sul punto di attaccarla. Ma cercò di racimolare
coraggio.
Raccolse il coltello e
andò davanti all’entrata. “Eccolo. Possiamo andare ora?”
Lui prese il pugnale,
sempre guardandola in maniera strana, e se lo mise sotto quello che gli
rimaneva della giacca.
Poi si fece da parte,
come per lasciarla passare.
Lei strinse gli occhi,
chiedendosi come mai fosse così cavalleresco dopo le occhiatacce che
le aveva rifilato, ma facendosi coraggio uscì.
In quella casa Briony non respirava più dall’ansia, uscendo
finalmente riuscì a respirare in modo naturale.
Quando si girò c’era
ancora lui che la fissava con una strana espressione, che Briony non aveva mai visto in nessun altro uomo…come se volesse leggerle la mente. Oppure scavare
nei suoi più oscuri segreti.
Arrossì
inconsapevolmente.
“La macchina è dietro a
quegli alberi…” mormorò timidamente indicando la
direzione in cui aveva parcheggiato l’auto.
Si voltò di nuovo verso
di lui e notò che la stava ancora scrutando in maniera seria.
Briony ad un tratto indugiò sui tratti del
viso di quell’uomo.
Era un volto unico,
fuori dal comune, ineguagliabile, che non aveva pari con quelli che aveva visto
in 26 anni di vita. Dovette ammettere che anche in quelle vesti un po’
malconce, quel tizio sembrava l’uomo più affascinante che avesse mai
incontrato.
Scorse il reale colore
dei suoi occhi. Erano neri, come la notte. Ma senza una stella che brillava in
essi.
Briony arrossì per la seconda volta a causa
di quei pensieri che non erano assolutamente da lei, anzi, e deglutì per
scacciare quello strano tepore al petto.
“Badi…
non sono una con cui si può scherzare. Lavoravo in una sede legale di omicidi.
Chiaro il concetto?” Suonò come un ammonimento per far desistere quel tipo dal
fare mosse false con lei oppure per darsi un tono da wonder
woman.
Ma non avrebbe convinto
neanche un demente fifone, visto come la battuta le uscì.
Nonostante ciò, l’uomo
misterioso la prese in parole.
“Sì non ne dubito, visto
come abbia violato una casa d’altri.” Affermò alzando scrupolosamente il
sopracciglio.
Briony si irrigidì e scelse finalmente di
camminare per sciogliere la tensione. Lui dopo un attimo di esitazione la
seguì.
“Come mai si trovava da
queste parti, se posso chiedere?”
Briony sentì quella voce troppo vicina a
lei. Si girò e difatti vide accanto a lei il mezzo-morto, fianco a fianco che
quasi i loro vestiti si toccavano. Automaticamente si scansò perché quella
presenza la inquietava troppo.
Lei camminava a grandi
passi, quasi correndo pur di evitare di imbattersi in Stefan e
di non restare troppo vicina all’uomo misterioso, mentre lui camminava
lentamente con un gran portamento senza alcuno sforzo.
Sembrava fosse uscito da
un’opera teatrale, non da una cantina buia di un seminterrato. Riusciva a
tenere bene il passo della ragazza anche senza accelerare.
“Ero passata di qui per
caso.. nessun codice violato.” mormorò poi Briony,
cercando di non apparire nervosa.
Voleva sviare il
discorso, non poteva compromettere Caroline. Forse l’uomo accanto a lei aveva
visto solo Stefan mentre lo accoltellava,
magari le ragazze non c’entravano niente.
“Ahn..”
mugugnò lui, continuando a guardare avanti a sé.
Finalmente erano
arrivati alla macchina. Briony non avrebbe
più sopportato quel silenzio imbarazzante e quella presenza magnetica che la
rendeva inquieta. Ebbe davvero una strana sensazione e si chiese se dovesse
darsela a gambe.
Ma guardando il viso
freddo dell’uomo, intuì che se lei avesse cercato di farlo, lui l’avrebbe
inseguita e acciuffata senza sforzo. E chissà poi cosa le avrebbe fatto…
Deglutì terrorizzata.
Aprì velocemente la
macchina e mise in moto il motore.
Per gran parte del
viaggio nessuno dei due parlò. Briony non
diceva niente per paura di compromettere Caroline, ed Elijah (non le aveva però
ancora rivelato il suo vero nome) guardava pensieroso il panorama fuori dal
finestrino.
Avrebbe voluto darsi
alla svelta una ripulita, non sopportava più di avere quei vestiti stracciati
addosso. E il suo bisogno di sangue stava aumentando. Si girò verso la ragazza.
Si chiese se doveva veramente fidarsi di lei, probabilmente era della cerchia
di Elena ma non l’aveva mai vista in città.
Gli aveva salvato la
vita però… se non era per lei, a quest’ora
sarebbe rimasto rinchiuso in quella dannata casa. Per fortuna però ora il
coltello l’aveva lui e quindi quei miserabili umani non avrebbero più
potuto nuocerlo.
Al solo pensiero di
quello che gli avevano combinato quegli stupidi umani, si sentì
uno stupido a sua volta. Come aveva potuto abbassare la guardia? Ma
non avrebbe più commesso lo stesso errore… e
se quella ragazza faceva parte del loro piano, ci avrebbe messo un attimo a
staccarle la testa. Poi sarebbe toccato a Damon Salvatore.
Guardò meglio la sua
salvatrice e notò incredibilmente che assomigliava un poco alla sorella, che
purtroppo ora non c’era più.
I tratti erano
classicamente simili, anche se sua sorella aveva gli occhi blu/grigio mentre
quella ragazza li aveva verdi. E a parte alcune sfumature e dettagli.
La possibilità che
ci fosse una seconda doppleganger era
remota e impossibile. Solo una coincidenza, in fondo non erano propriamente
uguali e la sua vista non era così buona dopo essere stato impalettato, e poi morto per giorni.
Di certo poteva apparire
una bellezza eterea, tipica dei vampiri, ma a quei pensieri non aveva mai dato
molta importanza. Da quel punto di vista si riteneva scevro da ogni emozione, e
non era il momento… dopotutto quella ragazza non era
una vampira, poteva sentire benissimo il suo cuore battere. Ciò gli fece
tornare in mente che aveva bisogno assolutamente di forze, non sapeva per
quanto ancora avrebbe potuto resistere o mantenere il controllo di sè.
Quando Briony si girò verso di lui, notò che anche l’uomo la
stava fissando con sguardo penetrante.
“Si sente meglio?” Gli
chiese senza pensarci. Lui si voltò guardando la strada: “Sono stato rinchiuso
in una squallida cantina per giorni con un pugnale conficcato nel petto, mi
dica lei.”
Ma il pugnale era stato
conficcato nel cuore, Briony ne era sicura.
Almeno al 90%, non era un dottore ma come spiegarsi allora che tutte le vene si
erano rinsecchite e il cuore non batteva più?
“Quanto dista casa sua?
Sa mi sento ancora leggermente….scosso.” disse
l’ultima battuta sorridendo lievemente.
“Ancora qualche Km.” Briony non sapeva come affrontare il discorso…cosa avrebbe fatto dopo?
“Ha intenzione di
chiamare la polizia?” gli chiese tentennante.
“No. Me la vedrò da
solo” rispose facendosi gelido.
Briony non si fece sfuggire la minaccia
trapelata dal suono di quella voce.
<< Merda merda.
Qui si mette male >>
“Ha idea di chi sia
stato a farle questo?”
“Forse lo stesso che mi
ha rinchiuso là dentro, non crede? In ogni caso non deve preoccuparsi, se lei
ne starà fuori non le succederà niente. Ha la mia parola.”
“Rischierebbe grosso se
agisse da solo. Meglio che ci pensi sù prima
di fare qualche sciocchezza...”
“Come le ho già detto…se lei si terrà da parte non correrà alcun
rischio. Le sono grato per avermi fatto uscire da lì, ma i nostri rapporti si
chiudono qui.” replicò lui gelido, senza tentennamenti, come se volesse
chiudere lì la questione e non ammettesse repliche.
A Briony non piacque quel tono di voce, infatti si girò
verso di lui infuriata:
“Ho corso davvero un
gran rischio oggi salvandola. Credevo che sarei morta anche io e speravo di
ricevere maggior gratitudine da lei! Non voglio avere in casa un pazzo
vendicativo.”
Lui allora le sorrise in
maniera enigmatica, non emettendo però parola.
<< Cavolo
anche se era morto stecchito, è pur sempre bellissimo >> Pensò Briony in un attimo di follia.
“Non la metterò in
pericolo stia certa. Toglierò il disturbo prima di quanto creda”
“Se ne andrà dalla città
quindi e non tornerà più?”
Ma lui non rispose. Per
un attimo rimase a fissarla con un’espressione che Briony non
riuscì a decifrare... poi l’uomo tornò a rimirare il paesaggio, nutrendosi
solamente del silenzio.
Finalmente arrivarono a
casa sua. Briony non ce la faceva più a
stare in uno spazio così ristretto con quell’uomo. Le metteva un’ansia
incredibile.. Sembrava che quando la fissasse, volesse…
succhiarle l’anima.
Uscì in fretta e furia
dalla macchina, seguita da Elijah e lo invitò poi a entrare in casa.
“Mi scuso per il
disordine ma purtroppo sono arrivata solo ieri ed è da un po’ che non ci
ritornavo.”
“Oh non si disturbi.”
Disse Elijah continuando a sorriderle elegantemente. Se Briony non fosse stata tanto traumatizzata sarebbe
sicuramente arrossita. “E’ solo un po’ di sporcizia…
capisco perfettamente.”
E poi l’uomo misterioso
andò dritto in salotto, come si sentisse perfettamente a suo agio lì dentro.
“Si accomodi pure.”
disse Briony con un filo di ironia.
Elijah sembrava essersi
ambientato bene nella casa, girava con un portamento così nobile che era
difficile da trovare negli uomini d’oggi.
“Se vuole ho un po’
di medicinali…”
“No” rispose lui dandole
la schiena “Un cambio d’abito però lo gradirei..”
“Ehm sì credo di aver
rimasto dei vestiti da uomo di sopra… se
vuole...”
Lui ad un tratto girò
metà del corpo verso di lei, come se soppesasse ogni mossa. Quel viso freddo,
oscurato dai suoi occhi neri, la inquietava come nessuno aveva mai fatto.
<< In che guaio mi
sono andata a cacciare? Quest’uomo non può essere umano.. >>
“Bene.” Disse Elijah
solamente, cominciando a salire le scale.
“Hey un
momento, calma!” Briony salì le scale di
corsa e si parò davanti a Elijah nel tentativo di fermarlo.
Lui la fissò
infastidito, come se fosse un moscerino trovato per caso nel
suo cibo.
Briony deglutì terrorizzata. << Qui è
meglio andarci cauti. Non so cosa quest’uomo sia capace di fare >>
“Le porto io l’abito!
Dopo tutto quello che ha passato deve riposare… non si
sente stanco?”
Elijah ci pensò sù e disse di sì.
<< Era una bugia.
Questo è sano come un pesce. Non sembra neanche che sia stato accoltellato
>>
“Bene allora… Si metta comodo sul divano. Io arrivo tra
qualche secondo.” Prima di risalire, Briony si
girò verso di lui come se temesse che fosse soltanto frutto di un sogno e che
tra poco quell’uomo misterioso sarebbe stato spazzato via come polvere.
Ma non accadde nulla.
Salì velocemente i
gradini, cercando di apparire normale.
Non le andava di lasciar
solo quell’uomo in casa sua. Anche se non aveva nessun oggetto di valore, era
pur sempre imbarazzante. E pericoloso.
Di nuovo si chiese in
quale guaio si era andata a cacciare.
Elijah intanto si mise
comodo sul divano. I suoi sensi erano ancora intorpiditi ma si stava rimettendo
in fretta. Aveva bisogno però di sangue e subito.
Aveva dato la sua parola
di non far del male a quella ragazza e lui era un uomo d’onore, non infrangeva
mai la parola data. A differenza di qualcun altro.
Finchè lei non avrebbe fatto nulla per
nuocergli, poteva essere al sicuro. Ma doveva assolutamente farla uscire
di lì…così lui sarebbe andato a nutrirsi…e doveva anche obbligarla a non dire niente a
nessuno. Non poteva fidarsi completamente di quella sconosciuta, anche se
l’aveva aiutato.
D’altronde Elijah non si
fidava mai di nessuno.
“Eccomi.” Briony arrivò velocemente e gli porse un completo
d’abito che aveva rimasto Ivan prima di andarsene per sempre dalla sua vita.
“La ringrazio.” Elijah
prese in mano il completo e si guardò attorno. “Spero che questa volta mi
faccia andare di sopra altrimenti dovrò cambiarmi qui.” E le fece di nuovo il
sorriso sghembo.
“Oh.” Briony arrossì violentemente. “Credo siamo già stati
vittime di eventi troppo bizzarri in una giornata, meglio evitarne altri.
Comunque, salga pure. La prima camera a destra. Vuole qualcosa da bere
intanto?”
“Un thè grazie.”
<< Un thè? >> Pensò ridendo Briony <<
Questo è morto e vuole solo un…thè? >>
“Sarà fatto.”
Mentre Elijah
saliva le scale, Briony pensava sul da
farsi attorcigliandosi nervosamente le mani.
<< E ora
cosa faccio? Questo tizio vorrà sicuramente vendicarsi di chi l’ha ucciso..se
mai fosse veramente morto…ma certo che lo
era, diamine! >>
Credeva di
impazzire.. Il cuore di quel tipo non batteva più, ne era sicura… lui le aveva promesso di non farle del male ma
poteva fidarsi veramente? E cosa avrebbe fatto a Caroline?
Pensò che l’unico modo
che aveva per salvarsi la pelle era di chiamare il padre…
lui avrebbe saputo cosa fare in quei momenti… Era
più aggiornato e pronto nel genere di “cose soprannaturali” e lei ne sapeva
ben poco…
Prese il cellulare
ma sentì dei passi sulla scala.
Quando si girò rimase a
bocca aperta.
Quell’uomo con un
completo nero era davvero indescrivibile. Era uno degli uomini più affascinanti
e desiderabili che avesse mai visto, pensò ancora in un momento di follia. Non
lo pensava apposta, era talmente evidente!
“Che cosa sta facendo?”
chiese però lui con tono severo, avvicinandosi e tenendo una mano in tasca.
“Il thè è pronto..” farfugliò Briony cercando
di nascondere il cellulare.
“Le avevo già detto che
non doveva fare niente. Risolverò io tutta questa faccenda.” rispose lui
guardandola serio negli occhi. Era chiaramente infastidito, ma era lo stesso
freddo e sfuggente… E questo la intimidiva
di più.
“Mi dia il cellulare,
scanso equivoci.” e le porse la mano gentilmente, ma con un espressione
autoritaria.
Briony non voleva darglielo, voleva chiamare il padre
per chiedere aiuto, ma quando quell’uomo gli aveva dato quell’ordine non era
riuscita ad opporsi e glielo mise in mano.
Si morse poi nervosa il
labbro, chiedendosi perché lo avesse fatto senza lagnarsi.
Lui intanto le sorrise
“Brava ragazza.”
Elijah le si avvicinò e
quel suo sguardo la indusse a indietreggiare. L’uomo rimase per un attimo
calcolato immobile, ma quella poca distanza però fu nuovamente colmata da un
altro suo ben calcolato passo in avanti; quegli occhi neri continuavano a
studiarla attentamente: “Avrei delle domande da farle. Desiderando chiare
risposte.”
“Veramente avrei il
sacro santo diritto di farle io.” Replicò io indietreggiando ancora a sguardo
basso.
Il tono alla wonder woman non aveva funzionato granchè…sentiva il terrore serrarle la gola mentre continuava
allo stesso tempo di racimolare coraggio.
“Lei ha detto che era in
vena di scherzare. Nemmeno io lo sono.” Affermò lui di nuovo facendo un altro
piccolo passi in avanti.
Briony ebbe una brutta, bruttissima, sensazione. Sentiva gli occhi neri dell'uomo come un tocco di dita gelide. La stava studiando, giudicando... per poi deciderne che farne. Pensò razionalmente come prendere possesso di un coltello senza farsi notare, mentre emotivamente sfuggiva almeno a quegli occhi oscuri, come se sapesse che non doveva guardarli.
Elijah chinò la testa da
un lato con uno sguardo inquietante. “Cos’è, ha paura di incrociare il mio
sguardo? Le ho detto che non le farò nulla.”
Briony a dispetto delle sue parole sentì di
nuovo la paura montare dentro di sé. Quasi quella voce l’avesse ingigantita.
“Che cosa vuole in
realtà?” chiese in un impeto di coraggio, ma sviando continuamente lo sguardo,
come se avesse il terrore di incrociare gli occhi neri di quell’uomo. “La
avverto che non...”
Ma all’improvviso si
sentì bloccare la testa da una mano, costringendola così ad alzare gli occhi e
a fermare la voce. Briony cercò di
ritirarsi ma la presa dell’uomo sul suo viso era così ferrea che non poteva non
sottostare al suo volere.
Il viso dell’uomo si era
avvicinato al suo senza neanche accorgersene, e lei neanche in quel momento
riuscì nemmeno ad opporsi tanto che la presa era forte, non da farle male ma da
costringerla comunque a starsi ferma.
Briony era sicura che le sue guance fossero
divampate dal rossore, ma non riusciva a staccarsi da quegli occhi neri e
penetranti.
“Ora uscirai a prendere
una boccata d’aria. Non dirai a nessuno che io sono qui.” disse lui in un
soffio senza tanti preamboli.
“Non dirò a nessuno che
lei è qui.” ripeté come una marionetta.
Elijah soddisfatto la
lasciò andare. Taglio netto.
Briony non era più sotto il suo controllo
ma era come in trance… le girava la testa.
Rimase inerme mentre lui girava in tondo per la stanza.
“Ah dimenticavo” mormorò
Elijah rivolgendosi alla ragazza in maniera stranamente gentile “Non mi dia più
del lei, ormai siamo entrati in una certa confidenza. Mi chiami Elijah.”
“Elijah…” Briony ripeté il suo nome nella mente,
giudicandolo davvero bello come nome.
“Elijah e poi..?”
Intendeva il cognome.
“Elijah e basta” Le
sorrise allungandole la mano. Lei la guardò titubante, come se quella mano
volesse morderla, ma poi gliela strinse. Era freddissima, come ghiaccio, ma non
riuscì a lasciarla andare nonostante tutto.
“Briony Callaghan.”
Rispose usando il cognome della madre.
“Miss Callaghan..”
Affermò lui affascinante, sfoderando un sorriso galante.
La mano di Briony era ancora immobile in quella di Elijah. Lui
continuava a fissarla, le loro mani ancora racchiuse dalla stretta.
Briony non osava muoversi. Sentiva le vene
raggelarsi di colpo.
E se le avesse fatto del
male?
Non riusciva però a
staccarsi da quella presa…sembrava ipnotizzata
da lui. Un pensiero molto anormale.
Ad un certo punto Elijah
si staccò da lei, molto lentamente che quasi Briony ebbe
l’impressione che del ghiaccio le fosse scivolato via dalle dita.
Elijah noncurante prese
poi a sorseggiare il suo thè con un fare
elegante. "Bene, signorina Callagnan."
disse galantemente. "Ambisco che le cose molto presto andranno per il
meglio e che riusciremo a trovare un accordo basilare. Le do la mia parola che
io da parte mia non le farò alcun male, mentre lei..." lasciò la frase in
sospeso, in maniera inquietante. "spero che abbia capito che
un'intromissione da parte sua non sarebbe proprio incline alla
situazione."
Briony traballò. << Ergo, se mi intrometto
o commetto qualche casino ai danni di costui saranno davvero guai amari per me.
>> Ma come poteva quel tizio parlare tanto elegantemente ma avere allo
stesso tempo un comportamento glaciale e terrificante?
Deglutì, sperando di
risolvere subito quella disastrata situazione altrimenti sarebbe sul serio
finita male per lei.
All'improvviso sentì un
lampo attraversarle il cervello: “Devo andare.” disse decisa, ricordando
l’ordine che lui le aveva impartito.
“Lo so. Ti aspetto
qui Briony. Non fare tardi.” E la guardò di
nuovo col suo sorriso sghembo.
Briony non sapeva cosa rispondere...
Credeva davvero che la stesse prendendo in giro.
Sapeva solo che doveva
andar via di lì e non raccontare a nessuno che quell’uomo misterioso fosse lì.
Briony entrò in macchina e accese il
riscaldamento per riscaldarsi. Il contatto con la mano di Elijah l’aveva
raggelata fin dentro le viscere, impedendole qualunque volontà.
La sua testa ragionava
da sola, manovrata da una forza sconosciuta…
doveva solamente andare via e non dire a nessuno che lui fosse a casa sua.
Niente di difficile.
Accese il motore e andò
a casa di sua sorella.
Quando arrivò a casa di
Caroline, Briony non sapeva bene cosa
dirle... la testa le girava fortissimo, non doveva essere lì ma nessuno glielo
aveva vietato, giusto?
E si era promessa di
fare a Caroline una bella lavata di cervello dopo che aveva sentito quella
strana conversazione a casa Salvatore.
Neanche questo nessuno
glielo aveva vietato, no? Doveva solo evitare di parlare direttamente di
Elijah.
Cercò di rimettere a
posto il cervello visto che sembrava che i neuroni facessero il testa coda dal
gran che erano incasinati.
Quando Caroline aprì la
porta, non si aspettò di trovarsi davanti la sorella…
sembrava strana...e tesa.
“Briony!
Non ti aspettavo! Entra!”
Briony entrò senza dire niente… non riusciva neanche a guardare in faccia la
sorella.
“Che cosa è accaduto
Caroline da quando sono andata via?” Chiese all’improvviso. Caroline si stupì
molto della domanda, Briony non era tipo da
fare domande personali senza un motivo: “Bè…sono accadute
un sacco di cose…tu sei stata via
molto.”
“Tipo?” Chiese
arrabbiata girandosi verso la biondina. “Tipo architettare piani omicidi nella
casa del nuovo arrivato in stile Dario Argento??”
Caroline strabuzzò gli
occhi sorpresa. Che cosa sapeva realmente la sorella? E se avesse
scoperto la verità su tutto, cosa avrebbe potuto dire? Se Damon l’avesse saputo
l’avrebbe fatta tacere per sempre…
“Non so di cosa
parli...” rispose lei ridendo.
“Non fare finta di
niente Caroline!” affermò alzando la voce. “Immaginavo che tu e le tue amiche
nascondeste qualcosa… ma mai…mai avrei immaginato una cosa del genere! Ti sei
fatta forse ammaliare dal fascino di quello Stefan??
Lui vi ha convinto a fare cose pericolose?”
“No no!” Caroline non
sapeva come farsi spiegare. Si mise le mani nei capelli nervosa. Era chiaro
che Briony sapesse qualcosa.. aveva intuito
la sua vera natura?
“Briony…tiscongiuro…non devi dire niente!” disse lei
avvicinandosi.
“Cosa? Davvero mi chiedi
di coprirti? Ho già fatto troppo per te mia cara!”
“Che cosa…che cosa sai?” Chiese Caroline preoccupata.
“So abbastanza per
sapere che devi andartene immediatamente da questa città…da quei
tuoi amici e da quello Stefan… non devi
frequentarli più, è chiaro??” Urlò quelle parole, per far valere la sua
autorità di sorella maggiore.
Caroline era sconvolta.
Non riusciva a dire niente.
“Forse la tua vita da
reginetta della scuola era noiosa per te, ma entrare in tutto questo… Caroline...”
Briony abbassò il tono della voce,
facendosi più dolce. “Se speri di trovare la felicità o emozioni forti facendo
cose pericolose, ti sbagli. Non sai i rischi a cui vai incontro! E’
pericoloso!”
“Che cosa sai realmente?
Dimmelo!” urlò Caroline ammaliandola negli occhi.
Briony ormai era sotto il suo controllo,
non poteva opporsi.
“Ho ascoltato la tua
conversazione con Stefan. So che avete ucciso un
uomo e il cadavere era dentro quella casa.” Caroline deglutì. Le cose si
stavano mettendo male…La sorella era stata
sul punto di scoprire tutto...
Briony poi scosse il viso violentemente
come per scacciare quel soggiogamento.
Aveva la testa
che girava vertiginosamente.
“Che cosa…che cosa mi hai fatto?” Chiese spaventata Briony, guardandola come se fosse un’aliena.
“Io? Non ho fatto
niente! Briony devi ascoltarmi! Non è come
sembra!”
“No! Vai via!” Urlò la
mora cercando di andarsene. Nelle sua corsa, andò a sbattere il piede contro un
tavolo. “Merda!”
Caroline arrivò subito
da lei. “Briony! Resta qui!” Ma non fece in tempo a
soggiogarla, che Briony la scostò via con
violenza urlando di lasciarla stare.
Riuscì a uscire dalla
casa e arrivare alla macchina. I vicini preoccupati dalle urla erano tutti in
giardino ad assistere alla scena. Caroline allora era rimasta sul ciglio della
porta a urlare il suo nome, quando il cellulare vibrò. << Proprio ora
dannazione! >>
“Pronto?” rispose
nervosa, guardando Briony salire come una
furia impazzita dentro la macchina.
“Care? E’ successo un
disastro!” Al telefono era Bonnie e
sembrava più preoccupata di lei.
“Che cosa è successo??”
“Elijah…non c’è più!”
Il tono di Bonnie era davvero allarmante
“Oh mio dio.” Caroline
guardò l’auto della sorella dare tutto gas e uscire dal quartiere.
“Bonnie…non è
tutto. Mia sorella è appena stata qui…”
Elijah continuava la sua
visita guidata dentro quella casa: era davvero grande e confortante. Si era
nutrito abbastanza e si sentiva molto meglio.
Il vampiro era sicuro
che Briony conoscesse Elena altrimenti come
spiegarsi che lei era entrata in quella casa indisturbata? Ma era sicuro di non
averla mai vista in giro…
Ormai quegli arroganti
dei Salvatore si erano già accorti della sua scomparsa e sarebbero sicuramente
entrati nel panico. Elijah sorrise freddamente al pensiero. C’era sempre
qualcosa di eccitante nel vedere il proprio nemico terrorizzato e poi
soccombere.
Non aveva però ammaliato
completamente la ragazza...le aveva soltanto ordinato di non dire che lui fosse
in quella casa. Poteva pure dare l’allarme ai suoi amici umani, non gli
importava. Sarebbe stato come giocare al gatto col topo e stavolta lui non si
sarebbe fatto ingannare. Era già successo troppe volte e il suo orgoglio gli
imponeva di non fallire più.
Doveva mantenere però la
parola data. Non poteva fare del male a quell’umana.. glielo aveva
promesso, anche se non sapeva se poteva fidarsi completamente. In un certo
senso tuttavia gli era grato e la sua espressione impaurita e allo stesso tempo
tragicamente coraggiosa infondeva un senso di protezione anche a un cuore di
pietra. Ma in un secondo Elijah si disinteressò di quei pensieri che non
combaciavano abitualmente col suo carattere scostante.
Non doveva dimostrare
apertamente proprio niente poichè i sentimenti sono
la peggior arma a doppio taglio per un vampiro. Sono letali. Sono soltanto un
ostacolo e una debolezza. Così gli diceva sempre Klaus..
E aveva ragione. Si era
fatto convincere dalle belle parole di Elena, un'altra Petrova,
ed era stato fregato.
Ma non sarebbe mai più
accaduto. L’armatura che rinchiudeva il suo cuore si fece più spessa e
indistruttibile che mai.
All’improvviso sentì una
macchina entrare nel viale. Sicuramente era Briony dalla
furia in cui correva nel giardino. Aveva notato che non aveva un caratterino
molto calmo e equilibrato.
Elijah si pulì bene la
bocca per non mostrare le traccia di sangue bevuto, e andò furtivo in cucina.
FINE SECONDO CAPITOLO!
PS: La sorella a cui si
riferiva Elijah non è assolutamente Rebekah, ma
un’altra sorella! Infatti come si era capito, Elijah aveva più fratelli e sorelle… Nessuno sa il nome degli altri fratelli e
sorelle di Klaus per cui il nome della sorella sarà sottinteso fino a quando
non lo scopriremo.
Avrete capito che in
questi primi capitoli rappresento Elijah come era nella 2 serie. Ovvero più
freddo e inquietante del solito. Poi le cose cambieranno man mano!
Ciao a tutti! Ringrazio
come sempre chi legge la storia!
Briony entrò in fretta e furia in casa,
chiudendo la porta.
Respirava a fatica, si
sentiva intrappolata come un pesce in mezzo agli squali.
La testa le girava
ancora, era stato un miracolo che non fosse uscita fuoristrada con l’auto.
Sentiva come se Caroline
le avesse fatto qualcosa in quella casa… gli
occhi le bruciavano e la testa le stava per scoppiare quando lei l’aveva
fissata in quel modo… Sapeva che Caroline
nascondeva qualcosa di orribile, e il fatto che lei negasse in quel modo non
faceva che aumentare i sospetti sulla sorella.
Cominciò a camminare per
la casa dondolante. << Devo uscire da questa situazione e subito!
>> L’unica soluzione era chiamare il padre ma purtroppo aveva dato il
telefono a quell’uomo misterioso…
Elijah...
Quell’uomo era davvero
un mistero sotto tutti i punti di vista. Anche se era freddo come il ghiaccio,
la sua calma la metteva terribilmente in soggezione. Soprattutto quando la
guardava fisso in quel modo…
Ma non c’era tempo da
perdere, si augurò che la linea telefonica fosse stata ripristinata a casa sua
e andò verso il telefono di casa.
Purtroppo quando alzò la
cornetta, non c’era linea. << Merda >>. Si abbassò per vedere se
tutti i fili erano attaccati… Sembrava
tutto a posto. L’unica soluzione era cercare un telefono pubblico.
All’improvviso quando si
alzò, si ritrovò faccia a faccia con Elijah. Quasi i loro nasi si scontrarono.
Inconsapevolmente Briony urlò dallo spavento. Ma questo venne subito
raffreddato dagli occhi gelidi di Elijah, come se quella freddezza ghiacciasse
ogni cosa intorno a lui.
Il cuore di Briony batteva all’impazzata, non sapeva se era per la
paura o per qualcos’altro…
“Hai fatto presto…dove sei stata?” le chiese lui con un tono
gentile, ma pur sempre freddo. Briony sentì
il suo respiro solleticarle il viso, facendole scatenare una serie di brividi
interminabili. Le venne l’acquolina in bocca e non riuscì a deglutire perché
aveva la gola completamente secca.
“In giro..” rispose con
un fil di voce, quasi temesse che il suo respiro si scontrasse con quello
dell’uomo. Aveva timore anche di un solo semplice contatto.
“Oh davvero? E dove
precisamente?” Le chiese lui, arretrando di un passo e liberandola finalmente
dal suo sguardo magnetico.
Brony ritornò così a respirare.
“E tu?” Chiese lei a sua
volta. “Cosa hai fatto di bello? Sei uscito?” Lo guardò con tutta la
discrezione che possedeva: il viso aveva ripreso un buon colorito, era in
perfetta forma… anche i capelli erano
perfetti senza nessun briciolo di polvere. La labbra erano più rosse del solito…
“Le domande le faccio
io” replicò Elijah abbottonandosi un bottone della giacca. Sempre in modo
elegante, mai scomposto.
Briony era immobile, non osava dire niente.
“Come hai fatto a
trovarmi in quella casa? Perché eri lì?” domandò lui ancora, alzando lo sguardo
su di lei.
“Te l’ho già detto,
passavo di lì per caso”
Lui la scrutò serio,
facendosi scappare un sospiro. “Te l’ho chiesto con le buone, ora dovrò farlo
con le cattive”
Si avvicinò
pericolosamente a lei come un fulmine, e prima che Briony potesse
fare qualcosa le prese la testa con forza come prima. Lei cercò di divincolarsi
e di strattonarsi, ma lui era forte. Incredibilmente più forte.
Briony affogò l’urlo in gola e fece agire
le mani, che si strinsero al petto di lui al fine di mandarlo via; ma così
facendo Elijah riuscì a imprigionarla con più facilità contro il suo petto,
cingendole con forza la schiena con l’altro braccio sempre con sguardo severo e
noncurante.
Briony avvampò involontariamente per quella
strana posizione in cui lei sembrava gli fosse avvinghiata come una cozza,
anche se voleva scappare.
Le braccia di Elijah
continuavano a imprigionarla e fece lo stesso anche il suo sguardo ammaliatore.
La porta della libertà era dietro di lei, ma Briony rimaneva
incatenata in quella gabbia di ghiaccio da cui non poteva scappare. Si raggelò.
Lo sguardo di Elijah a
sua volta la costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Emanavano una strana
luce, impossibile resistergli. “Dimmi tutto quello che sai.” Le ordinò senza preamboli.
“Ho accompagnato mia
sorella e le sue amiche a casa Salvatore”
“Tua sorella?”
“Caroline..è la mia
sorellastra”
“Interessante…continua”
“Ho notato che erano
molto nervose, come se nascondessero qualcosa così anche io sono entrata in
quella casa”
Lui rise “Ti sei messa a
origliare?”
“Sì. Loro parlavano con
quello Stefan…di un cadavere…ho intuito che avessero ucciso un uomo”
“Sono già morto, non è
un problema questo”
“Ho approfittato della
loro assenza per andare in cantina…c’eri tu.
Disteso con un pugnale nel cuore. L’ho tolto ma tu sei svanito nel nulla. Ho
pensato che fossi uno zombie”
Elijah sorrise
lievemente “Non è un gran bel complimento da fare, ma lo sopporterò”
“E’ tutto…dopo ti ho visto per terra e ti ho soccorso”
“Brava la mia
infermiera” Elijah tolse la presa su di lei e la lasciò andare.
Briony un attimo prima si sentiva come se
stesse galleggiando, ma quando lui spezzò l’incantesimo sembrava come se
qualcuno l’avesse tirata fuori dall’acqua con violenza.
Rabbrividì, giudicando
il suo respiro completamente insufficiente per creare una frase coerente.
Si sentiva spaesata, la
testa come al solito girava vertiginosamente nella più totale confusione.
<< Perché gli ho
detto tutte quelle cose…non dovevo.
Possibile che lui sia…? Ma il coltello era nel
cuore, ne sono sicura >>
Briony indietreggiò spaventata, voleva
uscire da quella casa. Voleva scappare da quell’uomo.
“Non devi avere paura”
disse lui all’improvviso guardandola, come se avesse intuito i suoi pensieri.
“Ti ho promesso che non
ti avrei fatto del male e le promesse io le mantengo sempre.” Continuò ancora
con un tono stranamente gentile.
“Chi dice che devo
fidarmi davvero di te?” replicò lei alzando il mento.
“Non hai scelta.” questa
volta il tono della voce non era carezzevole, era duro come l’acciaio.
Briony si sentì raggelare e si morse
nervosamente il labbro. Se non faceva come diceva lui, probabilmente
gliel’avrebbe fatta pagare. Promessa o non promessa.
E gli aveva pure parlato
di Caroline. Dannazione.
“Chi sei tu?” domandò
spaventata, scrutandolo però attentamente
“Credo che tu ormai lo
sappia..” giudicò lui, fissandola noncurante.
“No, non lo so! Il
pugnale era conficcato nel cuore, non puoi essere un….” Briony non riusciva a dire quella parola…i ricordi di quella notte erano ancora vivi in
lei e così dolorosi... Le si mozzò il respiro.
“Avanti. Non è una
parolaccia” mormorò Elijah avvicinandosi a lei.
Briony deglutì più volte, pensando che
fosse impossibile. Perché doveva ricapitarle una cosa del genere? Non ne aveva
già avuto abbastanza?
“Vampiro” disse infine
quella parola con disgusto.
“Quindi tu sai di noi?
Bene bene. Come?” Le domandò Elijah serio, scrutandola ancora negli occhi.
“Sono affari miei.”
disse lei schivando subito il suo sguardo.
“Bè ora
sono anche miei visto che sei la mia coinquilina” le sorrise, avvicinandosi
però pericolosamente.
Briony allora sgranò gli occhi per quella
risposta. “E’ pazzesco.” Mormorò fra sé e sé. “Tu non vivrai qui.” Cercò di far
apparire il suo tono più solenne possibile per cercare di apparire convincente.
O anche solo per fargli capire che era un’idiozia. Una pazzia.
“No, io invece resterò
qui al momento. Non è oggetto di discussione.” Le sue parole erano calme, ben
scandite ma Briony non riuscì a non
tremare.
Elijah sorrise
lievemente, ma ritornò poi subito serio. Come se non avesse compassione di
vederla in quello stato. Era freddo, come il ghiaccio.
“Allora?” la incalzò
ancora, per farsi dire cosa sapeva sui vampiri.
Lei non accennò
minimamente a rispondere perché serrò le labbra, e così Elijah si innervosì,
sempre però con la sua solita glacialità:
“Non credo ti piacerebbe essere soggiogata ancora e io non desidero perdere tempo. Quindi perché non collabori, onde evitare problemi
incresciosi?”
Lei prese coraggio e lo
fissò dritto negli occhi: “Quindi è così….puoi soggiogarmi..
ma non può essere, tu dovresti essere morto anche se sei un…vampiro” commentò ripensando al paletto nel cuore.
“Bè io
sono un vampiro…speciale!”
Lei allora lo
guardò meglio…era vero, aveva proprio le
sembianze del classico vampiro: bello da mozzare il fiato, tenebroso, pelle
molto bianca, una forza ai limiti dell’umano…e immortale.
“Quindi…hai intenzione
di restare qui?” chiese titubante, mascherando più che poteva la sua paura.
“Si!” esclamò in maniera
più rilassata, guardandosi attorno “Perché no? Mi piace questa casa” E tornò a
fissarla.. Briony aveva l’impressione che
la casa non fosse l’unica cosa che gli piacesse. Ma lo sguardo di Elijah
comunque rimaneva sempre impenetrabile, difficilissimo tradurne i pensieri.
Purtroppo lei doveva
acconsentire. Lui era molto forte, diverso dai vampiri che aveva incontrato
nella sua strada…e poteva fare del male a
chiunque e quando voleva.
Briony sentiva i nervi a pezzi ma cercò di
rimanere dritta ancora per un po’. Se si mostrava così debole di fronte a lui,
sarebbe stata la fine. Mai abbassare la guardia, così diceva sempre suo padre.
Elijah poi andò in salotto
a sedersi comodante sul divano. Come se avesse bisogno di rilassarsi.
Briony dopo un attimo di esitazione lo
seguì.
Nervosa si mise un
capello dietro l’orecchio e si avvicinò a lui:
“Elijah…te lo
devo chiedere. Cosa hai intenzione di fare ora? Mia sorella e le sue amiche si
sono fatte manovrare da quello Stefan e
probabilmente avevano scoperto chi tu fossi veramente…allora pensavano
di difendersi e..”
“Basta.” Rispose lui
freddamente, alzando alcune dita della mano per farla zittire. Quel
comportamento poco gentile la fece trasalire.
Lui comunque fece finta
di niente: “Se vuoi farmi dire che non farò niente alla tua adorabile
sorellina, allora sì. Non è mia intenzione farle alcun male, lei non era
presente quando mi hanno…attaccato. E penso che
neanche lo sapesse.”
Briony fece un sospiro di sollievo. Meno
male, almeno l’incolumità di Caroline era salva. Non seppe perché ma si fidò Era una sensazione a pelle.
Anche se provava comunque una paura tremenda.
“Ma…” Ribatté Elijah
“Ti dovrei far aprire gli occhi sulla compagnia che frequenta tua sorella..non
è molto… raccomandabile” Disse alzandosi
dal divano.
“In che senso..?”
<< Se sono meno raccomandabile di te, siamo messi male…Perché sono tornata qui?! >>
“Te lo lascerò scoprire
da sola. Ti dico solo che i tuoi amichetti umani sono degli arroganti
traditori, e non sono migliori di me. Non devi fidarti.” mormorò serio
guardandola negli occhi.
“Questo è un ordine?”
“No. E’ un consiglio.”
Sembrava davvero sincero, ma Briony non ci
fece molto caso. Quel vampiro la turbava in ogni atteggiamento che faceva.
Elijah concluse lì la
conversazione e lasciò la stanza. Briony però lo inseguì, non ancora soddisfatta di quelle risposte misteriose:
"Che farai ora però? Perchè.. perchè ti trovi in questa città, che sta succedendo?"
Elijah si voltò molto lentamente verso di lei, come se non fosse abituato a ricevere una raffica di domande personali. Briony non intuì se la cosa gli creasse disagio, visto lo sguardo imperscrutabile del vampiro, ma lei comunque aveva diritto a delle risposte chiare dopo ciò che era successo.
Elijah le risolve un sorriso enigmatico: "Sei davvero certa di voler sapere la risposta? Talvolta la verità non è piacevole. E tu la stai chiedendo a me." Disse marcando l'ultima parola, come per sottolineare la sua vera natura oscura. Briony deglutì forzatamente:
"Ma voglio saperlo proprio perchè immagino che sarà peggiore di quanto io immagini. Per di più mia sorella ne è coinvolta e diamine ciò non mi piace affatto." rispose lei frettolosa.
Elijah comunque rimase irremovibile, in un completo silenzio. Briony non seppe dove ricavò lo slancio di coraggio con il quale parlò di nuovo: "Qualcun altro al mio posto ti avrebbe lasciato lì senza soccorrerti, se ne sarebbe disinteressato o peggio avrebbe tentato di riaccoltellarti con lo stello pugnale che io ingenuamente ti ho ridato. Per cui merito una spiegazione di tutto questo." Aveva parlato freneticamente, agitata ma con una grande forza nella voce che stava a significare che non si sarebbe arresa.
Elijah sbattè le palpebre, sorpreso da quell'innata testardaggine. Fece di nuovo un flebile sorriso e avanzò improvvisamente di un passo. Non aspettandoselo, Briony indietreggiò impaurita di aver osato troppo e si morse la lingua.
Elijah comunque avanzò verso di lei, facendo rimanere sospesi i loro sconosciuti sguardi. "E di ciò ti ringrazio enormemente." disse con grazia composta, riferendosi al fatto che lo avesse salvato.
Briony allora sbattè le palpebre circospetta. Non si sarebbe aspettata quella risposta e di nuovo fu allibita dell'atteggiamento composto e per nulla feroce di quel vampiro. Tuttavia capì che Elijah non avrebbe aggiunto altro poichè le diede di nuovo le spalle in silenzio totale, segno che non avrebbe aggiunto alcunchè.
Briony si morse il labbro ma restando muta, perchè non voleva abusare troppo della pazienza di quello strano individuo e perchè già si sentiva di aver osato troppo con le parole. Doveva andarci cauta per la propria incolumità, proprio perchè non sapeva cosa diamine stesse succedendo in quella città maledetta e qual'era il ruolo di chi ci viveva.
Vide Elijah prendere la giacca e dirigersi verso la porta. Istintivamente Briony gli chiese: "Dove vai?" << Ma perchè continuo a conversare con lui? Non lo conosco nemmeno e si capta da subito il pericolo mortale nel stare vicino a lui. >> pensò Briony allibita con se stessa.
Elijah comunque le rispose garbatamente: “A fare un giro per la
città. Sai noi vampiri non siamo molto sedentari, abbiamo bisogno di cambiare
aria.. Ah ti ho lasciato una tazza di thè in
cucina, confido che ti faccia rilassare almeno un pò.” Le sorrise prima di andarsene. Un sorriso affascinante, ma terribilmente ambiguo. “A
dopo, Briony” E uscì dalla porta.
Le gambe di quella
poverina ormai non reggevano più. Sentiva che stava per svenire... Troppe cose
erano accadute quel giorno. Scoprire che a MysticFalls era arrivato un altro vampiro la terrorizzava,
anche se aveva delle buone maniere come Elijah. E Caroline cosa ne sapeva di
tutto questo?
Non voleva pensarci più.
Avrebbe solo voluto rilassarsi e dormire...svegliarsi e accorgersi che era solo
un brutto sogno.
Niente di tutto ciò
poteva essere reale.
Andò in bagno a
sciacquarsi la faccia. Ma neanche quello bastò a calmarla. Andò in cucina e
bevve quel poco di thè che era rimasto.
Aveva però uno strano sapore…
Suonò all’improvviso
il campanello << Magnifico . Magari è Elijah che ha
dimenticato l’ombrello >> sorrise impazzita fra sé e sé. Abitare con un
vampiro super forzuto era strano. Ancora non ci aveva fatto l’abitudine. E non
l’avrebbe fatto mai.
Ma quando andò ad aprire
si ritrovò di fronte uno sconosciuto. Moro con gli occhi color del ghiaccio.
MEZZ’ORA PRIMA.
Caroline era sul
punto di impazzire. Bonnie l’aveva trovata
a casa che farneticava sul fatto che la sorella li avesse scoperti. Purtroppo
con lei c’era anche Damon; quando Bonnie aveva
telefonato a Caroline, c’era anche lui insieme a lei e aveva ascoltato la
strana conversazione con la Barbie-Vampire, e
voleva vederci chiaro.
“Basta parlare a vanvera
di cose assurde. Dicci cosa è successo con tua sorella! Come si chiama? Brio?”
“Briony!”
Urlò Caroline che era sul pianto di piangere “Non lo so, è venuta qui da me
prima dicendo che noi nascondevamo qualcosa, che dovevo lasciare la città e che
era pericoloso rimanere qui…”
“Quindi pensi che abbia
scoperto di noi? Avanti parla Caroline!” Urlò Damon sbrigativo.
“Non lo so! L’ho
ammaliata e penso che lei abbia sentito la nostra conversazione a casa
con Stefan!”
“Oh no…” sospirò Bonnie.
“Non ci voleva….dobbiamo per forza farla tacere” E tacere per
Damon voleva dire una sola cosa.
“Non ti azzardare Damon!
Si tratta di mia sorella!”
“Ma perché non l’hai
fatta rimanere qui! Così potevamo farle dimenticare tutto!”
“E’ scappata via come un
razzo prima che potessi farlo!” Caroline ormai piangeva a dirotto. Ma non
perché era stata scoperta, ma perché aveva paura per la vita di Briony.
“Dobbiamo fare qualcosa”
questa volta parlò Bonnie “Sicuramente c’è lei
dietro la sparizione di Elijah”
“Come fate a esserne
così sicuri?” Chiese Caroline tra un singhiozzo e l’altro
“Ma perché quel tuo
cervello biondo non ci arriva?? E’ talmente ovvio! La sorellona segue
la sorellina, capisce che è nei guai e vuole vederci chiaro. Trova un cadavere
e si fa prendere dal panico! Sinceramente sono colpito che non abbia chiamato
la polizia”
“Briony non
lo avrebbe mai fatto….per me...”
“Sì ma ora ci vado a
parlare. E mi farò spiegare cosa diavolo ha combinato.” Ringhiò Damon
imbufalito.
“No Damon!” Caroline lo
bloccò per un braccio “Non devi farle del male!”
“Caroline…” Bonnie la accarezzò a un braccio “Non vorrei essere
negativa ma se davvero tua sorella ha aiutato Elijah…non penso
che stia granchè bene ora…”
Caroline non poteva
sopportarlo. Non poteva sopportare che fosse accaduto qualcosa di male alla
sorella per colpa loro.. Elijah era un tipo terrificante... Sicuramente appena
si fosse svegliato, si sarebbe adirato a morte col primo che gli capitava
davanti: Briony.
Damon le disse: “Andrò a
casa sua solo per un controllo…così scoprirò
cosa lei sa veramente e che fine ha fatto Elijah”
“Va bene…mi raccomando Damon…”
L’implorò ancora Caroline.
“Sì, tu Bonnie chiama Stefan e
Elena, e dammi l’indirizzo. Ci vado subito”
Briony si trovò davanti a sé un tipo che
non aveva mai visto: era alto poco più di lei, indossava un giubbotto di pelle
e aveva gli occhi molto azzurri.
“Si?”
“Tu sei la sorella di
Caroline?”
“Sì, allora?”
“Bando ai convenevoli.
Io sono Damon Salvatore, il fratello maggiore di Stefan.
Credo che tu sia entrata di nascosto in casa nostra e ci abbia portato via una
cosa molto importante”
Briony deglutì terrorizzata. <<
Merda Merda! Cosa faccio ora? Non posso certo negare…Caroline come
suo solito avrà fatto la spia >>
“Dovevo solamente
controllare mia sorella. Si è ficcata in un bel casino e credo che dovrei
ringraziare solo te e il tuo adorabile fratello” disse lei, non mostrandosi
impaurita.
Damon alterato fece un
passo in avanti ma non poteva entrare in casa. “Dovè Elijah?”
“Chi?”
“Non fare la finta tonta
bella!”
“Io non so niente” Briony cercò di chiudere la porta ma Damon
bruscamente la fermò. Lei cercò di chiuderla fissando i piedi per terra, ma quel
ragazzo la aprì violentemente, facendola sbattere per terra.
“Che diavolo credi di
fare??” Gli urlò Briony incollerita.
Le stava sanguinando il
naso a causa della botta. Il ragazzo stava ancora fermo nell’uscio.
“Vattene o chiamo la
polizia!”
“Oh non la chiamerai!”
Disse Damon con un sorrisetto “Non l’hai fatto prima e non lo farai ora. Che
cuore gentile che hai! Caroline è fortunata ad avere una sorella così
protettiva”
“Che puoi saperne tu?”
replicò alzandosi e lanciandogli una sguardo torvo.
“Fammi entrare!”
“Neanche per sogno”
Disse lei guardandolo in segno di sfida.
Lui allora cercò di
ammaliarla. “Fammi subito entrare o butto giù questa schifosa casa”
“Voglio proprio vedere!”
Rise Briony per schernirlo.
<< Che succede?
>> Pensò Damon. Non riusciva ad ammaliarla. Probabilmente aveva
inghiottito della verbena…c’era un solo modo
allora per farla uscire. Damon era bravo in queste cose.
“Se tu non esci subito…andrò dritto da quella stupida di tua sorella e
non credo che la mia visita le farà piacere!”
Briony guardò Damon disgustata mixata a
paura. Allora lui fece il solito sorrisetto da bastardo e fece per andarsene.
“Aspetta!” Urlò Briony uscendo dalla porta per fermarlo.
<< Proprio come
pensavo >> Sorrise tra sé e sé. Fu un gioco da ragazzi per lui far cadere
a terra quella ragazza inerme.
Briony con un tonfo cadde facendosi male
alla schiena
“Ma che diavolo!” Urlò
dal dolore.
Damon si mise davanti a
lei “Allora forse non ci siamo capiti, ma devi sapere che Elijah è molto
pericoloso e noi dobbiamo trovarlo. Quindi o mi dici cosa sai o ti spacco le
gambe”
“Fottiti”
“Ah risposta sbagliata!
Non credere che sarò gentile soltanto perché sei una bella ragazza”. Si fece
più vicino, e arrabbiato la prese per il collo. “Cosa sai realmente di noi?”
Briony non riusciva a respirare, se apriva
la bocca poteva solo tossire o emettere dei lamenti. << E questi
sarebbero gli amici fidati di mia sorella? >> Pensò ironicamente.
“So quanto basta per
volervi lontano da me e da mia sorella” disse con un fil di voce.
“Oh povera tesoruccia” Disse Damon facendo la faccina divertita.
“Credo che questo non ti piacerà” E all’improvvisò sfoderò dei denti affilati.
Quel volto
spaventoso Briony lo riconosceva…quei denti affilati. Senza dubbio quel
bastardo era un vampiro. Quanti ce ne erano a MysticFalls?? Una mandria?
Briony cercò di divincolarsi urlando, e
tentando di trovare nell’erba una cosa affilata. I denti di Damon si fecero più
vicini al suo collo…terribilmente vicini. Briony continuava a urlare, cercando di togliere la
presa sul suo collo ma inutilmente. Stava delirando dal terrore.
Ad un tratto però la
presa violenta sul suo collo scomparve. Finalmente riuscì a respirare.
Sentì una voce…la riconobbe, impossibile sbagliarsi.
“Voi giovani
vampiri siete così stupidi e arroganti.”
Elijah un secondo prima
aveva preso con violenza le spalle di Damon e l’aveva lanciato a qualche metro
di distanza, permettendo a Briony di
liberarsi di lui.
Damon si stava rialzando
ma Elijah non gliene diede il tempo che gli sferrò un bel gancio destro da
fargli saltare tutti i denti.
Briony cercò di alzare il viso, ma era
ancora intontita dalla botta. Non era mai stata così felice di vedere un
vampiro. Se non fosse arrivato lui in tempo a quest’ora sarebbe diventata cibo
per quel bell’imbusto.
“Strangolare una
signorina inerme non è per niente onorevole, neanche per un verme come te.”
disse tagliente Elijah.
Gliene stava dando di
santa ragione. Il volto di Damon era ricoperto di sangue.
<< Ben gli
sta >> Pensò felice Briony. Almeno Elijah
manteneva la promessa di non farle del male… Non
se lo sarebbe mai aspettata che sarebbe intervenuto in sua difesa.
“Briony!”
Ad un tratto Elijah si voltò verso di lei. Aveva il volto agghiacciante e
terribile. Le mani insanguinate e i capelli gli cadevano nella fronte
rendendolo ancora più terrificante. Ma stranamente non ne ebbe paura.
“Vai dentro casa tua!”
le ordinò con lo sguardo e con la voce.
“Ma io…”
“Vai!” Urlò imperioso
ancora tenendo stretto Damon.
Briony cercò quindi di alzarsi velocemente
per scappare, ma venne fermata da un forte suono di clacson.
Riconobbe l’auto. Era
quella di Elena Gilbert.
“Briony!!”
Urlò spaventata Caroline uscendo subito dalla macchina e correndo verso di lei.
“Caroline?” Briony si guardò attorno sbigottita: c’erano Bonnie, Elena e anche Stefan.
<< Chi l’ha invitato? >> Pensò arrabbiata.
“Fermi! Basta!
Fermatevi” Urlò Elena correndo verso Elijah e Damon.
“Che diavolo sta
succedendo?” gridò confusa Briony che non
ci stava capendo niente.
“Vedo che tutta la
troupe si è riunita qui.” disse Elijah in tono ironico lasciando la presa su
Damon, che cadde svenuto per terra.
“Elijah ti prego
ascoltami...” disse Elena avvicinandosi. “Tu non puoi farmi del male, l’hai
detto tu stesso. Mi dispiace per quello che ti abbiamo fatto ma è stato un
errore. Me ne sono accorta subito, sarei venuta io a liberarti se non fosse
venuta prima Briony.” E la fissò con uno strano
sguardo.
“Ah adesso è colpa mia?”
commentò Briony con tono sarcastico.
“La signorina Forbes non
c’entra niente, anzi come vedete non le ho tolto neanche un capello” mormorò
Elijah freddamente. “Quello invece da attaccare è il signorino qui
per terra che ha escogitato un piano diabolico ai miei danni, nonostante io
l’avessi avvertito di non farlo. Ormai il patto è rotto, non mi fido più di te
Elena”
“No lo so hai
tutte le ragioni. Ti chiedo solo di collaborare con me! Sono successe delle
cose da quando tu sei morto. Si tratta di Klaus”
Briony non ci stava capendo più niente.
Parlavano di piani, di patti, di morti...e Klaus chi cavolo era?? L’unica cosa
certa è che quel Damon era un vampiro e che la stava quasi per uccidere.
“Non me ne frega niente dei
vostri piani segreti.” Urlò Briony per
farsi ascoltare. “Ma io so una cosa…che quel
maledetto stava per uccidermi! Con un tranello mi ha fatto uscire di casa
perché non volevo farlo entrare, visto che è un vampiro!”
Dopo aver detto quella
parola, Briony si voltò adirata verso
Caroline che non emetteva fiato. La biondina si sentiva in colpa per aver
permesso tutto questo e non riusciva nemmeno a parlare.
“Damon pagherà per ogni
azione sconsiderata che ha fatto, fidati. Ci penserò io stesso a fargliela pagare”
Le disse Elijah guardando in modo crudele Damon, il quale si stava rialzando.
Elena che sembrava la
più calma di tutti disse sicura:
“Vi prego ragazzi! State
calmi ok? Elijah ti prego andiamo da un’altra parte da soli, così
parliamo...abbiamo bisogno del tuo aiuto, Klaus è tornato!”
Elijah questa volta la
ascoltò attentamente, in silenzio. Elena poi si rivolse a Briony:
“Briony!
Mi dispiace tanto per quello che è successo con Damon…sono sicura
che si tratta di un malinteso..”
“Malinteso un accidente.
Stava per strangolarmi soltanto perché non volevo obbedirgli!” Urlò arrabbiata.
“Ha preso la verbena!
Ecco perché non sono riuscito a farla parlare con le buone. Ho dovuto farle
capire chi comandava così si sarebbe stata zitta” replicò Damon che ormai aveva
ripreso le forze e si era alzato.
“Verba che?”
“Ah questo è colpa mia.
Vedi ho messo un po’ della verbena nel tuo thè perché
prevedevo che ti avrebbero cercata per farti domande, ma non credevo si
spingessero a tanto. Ma ormai dopo 1000 anni non mi stupisco più di niente.”
Briony non sapeva se doveva preoccuparsi
per il fatto che Elijah le avesse messo nel suo thè una
specie di droga contro i vampiri, oppure del fatto che fosse così vecchio.
Elena si rivolse a
Caroline: “Care occupati di tua sorella, falla calmare”
Caroline allora si
avvicinò lentamente alla sorella, come se temesse un suo attacco isterico: “Briony fidati di me. Andrà tutto bene vedrai”
Ma Briony non voleva parlare con lei, infatti si
allontanò andando vicino a Elijah:
“Vuoi andare davvero con
loro? Sul serio?” Gli chiese sottovoce.
“Oh oh” Esclamò Damon
che aveva sentito “La nostra Briony è
diventata la nuova socia di Elijah. Giornata piena di sorpresa, non trovate?”
“Zitto bastardo!”
Urlò Briony. “Non sono alleata di nessuno io,
per quel che mi riguarda voi tutti siete degli sconosciuti da cui stare alla
larga. Se non fosse stato per lui..” disse indicando Elijah “il vostro amico mi
avrebbe uccisa”
“Sta mentendo. L’avevo
soltanto sfiorata” affermò Damon agli altri.
Questo non fece che
aumentare la rabbia di Briony, ma Elijah la
fermò con un braccio:
“Ora basta con questa
sceneggiata. Verrò con te Elena ma la tua spiegazione dovrà essere esauriente.
Ho dato la mia parola alla signorina Forbes di tenerla
al sicuro quindi mi assicurerò che lei entri in casa senza i due Salvatore.”
Briony si fermò a guardarlo sorpresa.
Questo poi non se l’aspettava. Neanche gli altri a giudicare dalle loro
reazioni e dalle loro facce sbigottite.
“Ci penserò io a Briony” disse Caroline.
Briony allora la fissò: sarebbe stata una
buona giustificazione per farsi spiegare cosa diamine stava succedendo in
realtà.
Stefan poi si avvicinò a Elena chiedendole
se era sicura di voler star da sola con Elijah, ma lei gli disse che era una
prova di fiducia nei suoi confronti per fargli capire che lei era dalla sua
parte.
Stefan allora aiutò Damon a salire in auto
con Bonnie, la quale si scusò con Briony per quello che era accaduto. Ma lei neanche la
ascoltò.
Prima di salire in
macchina Damon fece l’occhiolino a Briony, cosa
che la fece andare in bestia.
Ormai erano rimasti solo
lei, Caroline, Elijah e Elena.
“Bene…suppongo che
sia ora per la nostra chiacchierata” Disse ad un tratto Elijah rivolgendosi a
Elena. La ragazza gli parlò di un posto tranquillo dove potevano parlare soli.
I due si incamminarono e prima di svanire dalla sua vista, Elijah si voltò
verso Briony.
Anche lei lo guardava… era stato gentile ad aiutarla...non sapeva
perché, ma era stato gentile.
“Vieni entriamo in
casa” disse poi dolcemente Caroline, attirando la sua attenzione.
Briony senza dire niente si fece guidare
dalla sorella e entrò finalmente in casa. Al sicuro.
FINE 3 CAPITOLO
PS: Chiedo scusa a tutte
le delena se faccio passare Damon per
uno stalker impazzito ma la mia idea era
che lui e Briony non andassero per niente
d’accordo e ho dovuto trovare una scusa XD Spero vi sia piaciuto il capitolo!
Briony entrò in casa senza dire una parola.
La sua vita era stata completamente stravolta in soli due giorni e tutto perché
era tornata lì… Aveva persino
rischiato la vita. Si toccò il collo dolorante: aveva rimasti dei
segni rossi che le facevano un gran male.
“Stai bene?” Le chiese
Caroline avvicinandosi preoccupata.
Ma Briony la evitò e se andò nel salone. Caroline la
seguì: “Hai intenzione di evitarmi per tutto il tempo?”
“Dopo tutto quello che
ho passato…. Non voglio sentire altre bugie o
scopiazzature della verità Caroline..” Disse triste Briony.
“Ok…hai ragione!
Ti ho mentito spudoratamente e mi dispiace! Ma l’ho fatto solo per
proteggerti!”
“Ormai ci sono dentro
fino al collo Caroline! Non si può più tornare indietro. Cioè insomma che… che cavolo ci fai con quei tipi??” domandò la
mora ad alta voce allargando un braccio verso la finestra come se nel suo
giardino ci fossero ancora i vampiri.
“Mi dispiace
averti coinvolto… e tutta la storia non ti
piacerebbe saperla.” Replicò la bionda cercando di proteggersi più che poteva.
“Tua madre immagino che
non lo sappia.” affermò Briony sedendosi
sul divano.
“No! E non deve sapere
niente di tutta questa storia, ti prego!” La implorò la biondina con tono
supplicante.
“Caroline, come faccio a
stare zitta quando so che frequenti quella gente…”
“Beh tu te la
spassavi poco fa con un Originario, quindi non farei tanto la gradassa con l’etichetta fantasy.”
“Non è esattamente la
stessa cosa perché io ero totalmente inconsapevole di quello che
sarebbe successo, mi ci son trovata nel bel mezzo del dirupo prima che me
ne accorgessi…Wey aspetta,
hai detto Originario?” le chiese interrogativa.
“Sì è uno dei più
vecchi vampiri al mondo… Sono stati
lui e la sua famiglia a creare i vampiri. Te l’ho detto… una
storia molto lunga.”
Briony la guardò stralunata. Pensare di
aver avuto a che fare con un tale individuo, le mise inquietudine. “Senti
senti, io… non credo di poter
razionalizzare una tale roba, cioè io gli ho tolto il pugnale per uno strano
istinto, poi è magicamente riapparso tutto intero e pensavo di aver le
traveggole io, poi però la storia si è fatta ancor più insidiosa..”
Caroline interruppe il
vomito di parole sconclusionato della sorella: “Aspetta aspetta, il pugnale… dove è finito ora?”
“Il pugnale? Ce l’ha
lui.”
“Briony!
E’ l’unica arma che può rendere innocuo uno come lui!”
“Scusami, sai
nessuno mi aveva avvertita, e in pieno delirio ho dovuto far da me.” Briony alzò gli occhi al cielo poi guardò seria la
sorella. “Caroline ho bisogno di sapere… Perché
sei coinvolta?”
“Sì… ti
spiegherò tutto.” rispose facendosi più vicina, sebbene tenesse lo sguardo
basso.
<< Ma non posso
dirti che sono un vampiro, mi dispiace. Non potresti mai sopportarlo e avrei
paura che tu lo dicessi a mia madre >> Pensò Caroline tristemente.
“Ma devi promettermi… Che non dirai niente a nessuno!”
“Giudicherò dopo.”
affermò Briony poco convinta, mettendosi
comoda sul divano.
Caroline passò ore e ore
a raccontare tutto alla sorella, almeno il minimo indispensabile. Aveva tralasciato
il fatto che lei fosse morta e divenuta un vampiro.
“Oddio... no aspetta,
fammi capire bene. Questo Klaus… vuole
uccidere tutti quanti solo per spezzare una stupida maledizione? Sto cercando
di connettere tutto ma è…alquanto
bislacco.” Briony la guardò scettica e
incredula.
“Proprio così…e gli serve il sangue di Elena e il sacrificio di
un vampiro e un lupo mannaro”
“Lupi? Esistono anche
loro?” Sgranò completamente gli occhi e si lasciò scappare una risatina.
“Sì…ma noi
non li abbiamo mai visti.” Mentì. Dirle di Tyler avrebbe fatto scatenare un
macello.
“Oddio…povera Elena.
Non vorrei essere nei suoi panni. Scommetto che conoscendola voleva
sacrificarsi e consegnarsi a Klaus senza fare tante storie.”
“Esatto ma Stefan le ha fatto cambiare idea. Dobbiamo
combattere Briony! Non possiamo permettere che
Klaus uccida le persone che amiamo..”
“Ma da quello che mi hai
detto, questo Klaus non si uccide facilmente...”
“Per questo abbiamo
chiesto l’aiuto di Elijah.”
Briony passò un secondo in silenzio a meditare,
come se fosse apatica, ma poi scoppiò in un’evidente crisi d’allarme. Si issò
velocemente in piedi:
“Dobbiamo contattare
qualcuno di grosso che conta, uno della politica, degli affari interni, magari
hanno una qualche bomba esplosiva per sbarazzarsi di tutto questo macello! Ho
dei contatti che contano a Seattle, so come funzionano queste missioni di
pallottole. Cioè voglio dire, non penserai davvero che dei semplici cittadini
privi d’addestramento possano riuscire contro il più malvagio immortale di
tutti i tempi che sta venendo qui! Cioè… è
assurdo!” sbraitò tra sé e sé, scompigliandosi i capelli nervosa con una mano.
“Oh no no, questa è
una scenata che volevo evitare! Nessun’arma terrena, nessun umano, può
aiutarci! La nostra unica speranza è proprio colui che tu hai salvato!” replicò
Caroline prontamente alzandosi anche lei per far ragione la sorella.
Briony allora rimase turbata e in silenzio
a pensare, a cercare di riprendere il controllo ferreo che si era imposta di
avere e di non lasciarsi trasportare da tutte quelle emozioni amplificate che
la facevano sentire una bambina sperduta. Quella situazione la stava mettendo
alla prova più di quanto credesse, e occorse tutto il suo temperamento per
riprendere la calma, perché doveva farlo per uscirne viva. L’esperienza gliene
aveva già dato prova e non poteva far andare tutto in malora di nuovo.
Quando si acquietò fece
un sospiro grave e alzò la testa al soffitto, come per rimettere in ordine il
cervello o cercare un miracolo. La sua mente nel frattempo formulò un pensiero,
un nome: Elijah.
Elijah, lui, era la loro
unica salvezza. A dir loro.
“Elijah… cioè,
il tipo in smoking della cantina..” formulò cercando di comprendere da una
distanza di sicurezza.
“Sì, ci serve lui.”
“Siete dei grandi
strateghi allora, dopo quello che gli avete fatto…!
Sarà un uomo d’onore, ma non penso che dimentichi che è rimasto sepolto
per giorni in una cantina squallida per colpa vostra.” commentò giudiziosa,
ripensando al modo in cui aveva trovato Elijah.
“Beh ho notato che siete
tanto in confidenza quindi magari qualcosa si aggiusterà, anche grazie alle tue
doti difensive magistrali.” Commentò Caroline con un sorrisetto malizioso.
“Ah ecco, servo a
questo. Come cavia umana da riallacciare i rapporti infranti!”
“Non ti sto chiedendo
nulla di pericoloso, non te lo permetterei mai, io non volevo che non ne
facessi affatto parte perché voglio proteggerti anche io! Però… che ne pensi, tu?” le domandò Caroline
gesticolando e facendole intendere l’argomento con sguardo da liceale amante di
gossip.
Briony si strinse nelle spalle, cercando di
rimanere perlopiù neutrale:
“E’ ambiguo. A parole
semplicemente lui mi ha dato la sua parola che non mi avrebbe mai fatto
del male. Forse mi è grato per il fatto che io l’abbia liberato... e l’ha dimostrato
salvandomi dal tuo amico.”
“Non è un mio amico.”
“Lo spero proprio perché
Caroline non sto scherzando, se non fosse arrivato Elijah a quest’ora sarei
morta!”
“Mi dispiace, è stata
una giornataccia.” Caroline l’abbracciò dolcemente per confortarla. Sperava che
quel contatto affettuoso le facesse dimenticare tutto. Non avrebbe mai voluto
che Briony sapesse la verità, che
entrasse in quel gran casino.
“Perché stai con loro
Caroline??” domandò Briony cancellando
l’abbraccio “Capisco che vuoi proteggere Elena, ma tu cosa potresti fare contro
un vampiro millenario? Assolutamente niente. Tiratene
fuori finché sei in tempo.”
“Sono molto
cambiata Briony…non voglio scappare. Devo
proteggere le persone che amo.” disse con decisione.
“Fai fare il lavoro a
chi ne sa più di te. Tu non sei forte abbastanza per sopportare tutto questo… potresti morire per niente Caroline. Io sono
tua sorella maggiore e non posso permettere…”
“Lo sei e ti voglio bene
per questo, ma è la mia decisione che ho preso ben prima che tu arrivassi e non
puoi rievocarla solo perché sei tu. Non posso abbandonarli mi dispiace… anche se sarò inutile.” Poi Caroline fissò
triste la sorella e si mise a piangere poco a poco. “Credevo…credevo che
ti fosse successo qualcosa a causa nostra.” Affermò singhiozzando.
“No! A parte la lotta
con Damon sto...benino.” disse l’altra rincuorandola.
“Non è solo per questo…credevamo che Elijah si fosse vendicato su di
te dopo quello che gli avevamo fatto.”
Briony la guardò sorpresa, pensando che
Elijah doveva avere una brutta reputazione almeno a giudicare dalle parole
della sorella, ma comunque la strinse a sé per rincuorarla.
“Beh sono qui no?
Dai smettila di piangere, non devi farlo per questo.”
“Elijah è un tipo
terrificante... ed è molto potente. Lo dobbiamo tollerare per la nostra
salvaguardia ma… è così…”
sussurrò Caroline sciogliendo l’abbraccio e asciugandosi gli occhi.
Briony si mise a ridere: “A chi lo dici!
Avevo la tremarella ogni volta che gli stavo vicina.. penso che mi abbia soggiogata…a non dire niente sai? Per fortuna altro
non è successo.”
“Anche se è affascinante
e ti ha aiutata prima, devi stare attenta. Sul serio. Lui manterrà fede alla
promessa finché tu non gli romperai le scatole. Pensa solo al suo
tornaconto, era disposto a sacrificare Elena pur di arrivare ai suoi scopi.”
“Beh sacrificare
Elena sarebbe la via più facile per salvare tutti…”
“Ma Briony!”
“Tranquilla Caroline,
non lo penso veramente. Dico solo che per uno sconosciuto come Elijah
sacrificare una vita sola, cioè quella di Elena, per evitare di mettere in
pericolo gli altri è una soluzione plausibile. Ma è ciò che penserebbero
Elijah e i tipi come lui. Io non lo farei, cioè come pensarlo, è la tua migliore amica e l'ho vista praticamente crescere.”
“Non voglio coinvolgerti
in tutto questo però…” mormorò Caroline
abbandonandosi sul divano.
“Ah beh se tu
stai dentro, ti seguirò. Ti devo tenere d’occhio, lo sai sono qui per questo.”
Disse la mora sorridendole e seguendola.
“Sei la sorellona migliore del mondo, thanks!”
rispose Caroline abbracciandola forte.
“Questo però non vuol
dire che condivida le tue idee.”
“Oh ma come! Stai qui
con Elijah ora e ti preoccupi di gente come Stefan e
Damon??”
“Ti ho già detto che non
mi è successo niente, e nonostante tutto mi sembra che ci si possa fidare
di lui molto più dei tuoi amici… vedi sono
sana come un pesce, non mi ha fatto niente e avrebbe potuto… Non
dico che diventerò la sua migliore amica e gli racconterò tutta la mia vita, ma
come hai detto tu, se io mantengo la parola data cioè di non intralciare i
vostri piani, lui non mi farà niente. Mentre Damon Salvatore è una bomba a
orologeria pronta a esplodere.” Al solo pensiero che quello là fosse in giro a
piede libero le dava sui nervi.
“Damon, è vero, è una
testa calda aggressiva ma lui ci può essere utile. Non ti farà più del male, promesso.”
“E quello Stefan? E’ affidabile?”
“Si, Stefan è buono e ama alla follia Elena. Ci
proteggeranno vedrai..”
<< Sarebbe meglio
chiamare papà ma come spiegarlo a Caroline senza dirgli che lui è un cacciatore
di vampiri? >>
“Perché non hai cercato
aiuto Caroline? Tua madre ti avrebbe sicuramente aiutata… e
papà..”
“No Briony! Mia mamma non te l’ho mai detto ma fa parte del
consiglio e sa dell’esistenza dei vampiri. Ci vorrebbero tutti morti...”
“Ma perché? Questa
cittadina è un branco di matti. Noi non facciamo niente di male… Caroline prima di tutto bisogna pensare alla
proprio vita, perché sacrificarti per quei due vampiri?”
<< Forse
perché lo sono anche io >>
“Ti prego non dire
niente a mia madre e neanche a nostro padre. Non voglio farlo preoccupare per
nulla.”
“Questo non è nulla,
Caroline. E’ un affare mortale vero e proprio.” la guardò
puntigliosa, scuotendo la testa.
“Ma sarebbero in
pericolo! Ti prego non devi dire a nessuno la verità, è già abbastanza brutto
così!” Caroline non aveva il coraggio di soggiogarla. Per una volta voleva
fidarsi senza finzioni o bugie.
“Perché? Per
proteggere Stefan e Damon Salvatore? Non mi
importa di loro. Mi importa di te.”
“Se venissero a sapere
che noi conoscevamo la verità…faremmo una
brutta fine anche noi per averli aiutati. E Klaus non ci darebbe pace comunque”
“Oddio….
e adesso che farete? Che chance abbiamo?” chiese preoccupata,
impallidendo.
“Elena sta convincendo
Elijah a aiutarci un’altra volta. Klaus ha fatto un po’ di casini in città ma
sembra che se ne sia andato. Si starà riorganizzando per la notte di luna
piena.”
“E se scappassimo? Se ce
ne andassimo subito senza dir nulla a nessuno?” Briony si
rivolse di nuova alla sorella con la stessa urgenza di prima.
“No, non avrebbe senso.
Non te lo permetteranno, non dipende solo da me. E poi ci troverebbero.” disse
sconsolata.
“Mamma mia… è un inferno.” Bisbigliò Briony lasciandosi andare contro la schienale e
mettendosi la testa tra le mani come in stato depressivo.
Non vedeva via d’uscita.
Questa volta non si trattava di semplici vampiri, ma di uno forte ai limiti
dell’immaginabile che li avrebbe uccisi tutti.
“Posso fidarmi
vero Briony?”
Lei la guardò in faccia.
Poteva fidarsi? Non ne era sicura, in fondo si trattava pur sempre di vampiri e
lei aveva avuto delle brutte esperienze, ma per il momento doveva stare al
gioco.
“Non vi farò scoprire
Caroline.. spero che la tua fiducia in quelle persone sia ben riposta”
“Si! Non preoccuparti!
Bisogna pensare in positivo, sempre..!”
“Sei proprio cambiata lo
sai! Non avrei immaginato che Blond-Girl si
fosse immischiata in questo genere di cose senza tirarsi indietro dopo una
rottura dell’unghia...”
“E’ tutto cambiato Briony..” Caroline avrebbe voluto confidarsi con la
sorella, ma era troppo presto. Aveva già sofferto abbastanza per oggi. Non voleva
infierire.
“Ora devo andare a casa.
Mia madre si chiederà che fine abbia fatto. Sei sicura….di voler
star con Elijah?”
Briony si prese qualche secondo per sé.
“Sì, non preoccuparti.
Me la vedo io. Tanto ormai… l’inferno
brucia e io ci sono. E a dire il vero…se Elijah
accetta la proposta di Elena, non immagino un posto più sicuro del stare vicino
a lui.”
Caroline la guardò con
un sorrisetto malizioso.
“Che c’è?? Non fare
la bionda. L’hai detto tu stessa che Elijah è la nostra arma vincente per sconfiggere
Klaus, e se sto con lui io sono in una botte di ferro! Non farti strane idee
come tuo solito. Starò al mio posto, dovresti farlo anche tu.” commentò per
farsi apparire innocente.
Caroline dopo essersi
fatta una grossa risata e borbottando un saluto uscì dalla casa, lasciando
sola Briony.
Finalmente poteva stare
in pace e in tranquillità. Si domandò se aveva fatto bene ad accettare tutta
quella storia, a fidarsi di Caroline e a non dire niente a nessuno.
<< Beh poco male. Se succederà qualche casino, chiamerò mio
padre che Caroline lo voglia o no. >>
Andò poi in cucina a
bere qualcosa di fresco. Sentiva ancora i nervi a fior di pelle perché le
sembrava malsano dover stare a diretto contatto con dei mostri… dei vampiri…Briony deglutì sconcertata per il guaio in cui era
stata invischiata.
Se solo Caroline non
fosse stata una testona peggio di lei…
Quando si girò con la
tazzina in mano, si ritrovò all’improvviso di fronte Elijah e presa alla
sprovvista fece addirittura cadere per terra il bicchiere.
Come al solito era
apparso alle sue spalle in completo silenzio e i loro corpi erano piuttosto
vicini. Lo sguardo di Elijah era indecifrabile e calmo.
“Per favore devi
smetterla di comparire così all’improvviso se no mi fai venire ogni volta un
accidente.” Disse ironicamente Briony.
Lui le sorrise, anche se
in modo freddo, e raccolse i cocci di vetro per terra. Si chinò, mettendoli nel
tavolo dietro a Briony. Al contatto con il suo
braccio, lei sentì una specie di scossa passarle per tutto il corpo fino al
midollo.
Si sentiva nervosa. Come
le aveva detto Caroline, Elijah anche se era affidabile e un uomo d’onore era
pur sempre un vampiro. Un mostro senza anima, così lei li aveva sempre
giudicati. Le prove riscontrate un anno fa lo avevano dimostrato.
Cercò di ritornare in
sé:
“Allora…come è
andata con Elena?”
Lui ci pensò sù, rimettendosi dritto: “Direi bene. Lei ha
fatto la cosa più saggia tentando di accordarsi nuovamente con me. Sa che non
ha altra scelta e che devono fidarsi di me questa volta se non vogliono
ritrovarsi in situazioni infelici.”
Briony lo guardò titubante. Non
le era sfuggita quella sottile minaccia, d’altronde era un pur sempre un Originario… non credeva che lui intendesse farsi
mettere i piedi in testa da dei novellini.
“E ti devo anche
ricordare, Briony..” continuò lui sottolineando
il suo nome in maniera marcata. Lei interiormente rabbrividì per il modo in cui
pronunciava il suo nome. “Che noi tutti abbiamo riposto molta fiducia in te e
sarebbe davvero un peccato se la tradissi.”
Eccola un’altra sottile,
fredda minaccia. Pur sempre garbata visto che Elijah stava parlando con una
ragazza. Ma comunque minaccia era.
Briony tentò di nascondere il tremolio per
non farsi abbattere da quella presenza di potere. “Elargisci tante parole
di fiducia… ma tu sembri il primo a non
concederne liberamente.” Ribattè lei senza
un velo di paura e con forza.
Lui tuttavia si limitò a
rivolgerle un sorriso quasi gentile. “Non mi avvicino così tanto alle persone
per farlo. Non in questo secolo. Ma state certi che se faccio un accordo, lo
mantengo sempre.”
Briony lo fissò negli occhi. Non sapeva
perché, ma nonostante l’intimidazione iniziale, gli credeva. Anche se pure lei
sapeva che non doveva avvicinarsi troppo.
“Terrò la bocca chiusa.
Non tradirò Caroline e voglio proteggerla.” Disse lei per convincerlo.
Elijah la guardò in
maniera seria, come se stesse in segreto ammirando il legame familiare che
quella ragazza proteggeva. Sviò però lo sguardo per riprendere il tipico
controllo e indietreggiò di pochi passi.
Lei di sottecchi osservò
le sue movenze. Ma potevano davvero fidarsi di lui nel sconfiggere Klaus?
“Caroline infatti mi ha
detto tutto… su Stefan e
Damon Salvatore. Elena che è una doppleganger e
infine Klaus.” disse sospirando
“Ahn..
e tu pensi che ti abbia detto tutto?”
“Perché? Manca qualcosa
nell’elenco delle peggior disgrazie mai capitate a MysticFalls?”
Lui le sorrise
lievemente. “Forse potrebbe essere al di fuori della tua immaginazione.” Disse
come per provocare la sua intelligenza.
“Non penso di aver
tralasciato nulla perché altrimenti… sai
aggiungendo qualcosina in più potrei sul
serio rivolgermi ai miei amici dei servizi segreti.” Disse Briony fintamente audace ma suo malgrado anche per
sdrammatizzare.
Elijah tuttavia non la
prese così. “Un consiglio anche se non richiesto? Non fare questi generi di
atti avventati.” Affermò fermamente diplomatico per poi spostarsi con eleganza
inquietante prima verso di lei poi verso la porta.
Temendo allora di aver
fatto un grosso errore, Briony tentò di
ritornare indietro sui propri passi.
“Stavo scherzando.”
farfugliò.
“Ti consiglio di non
adoperare anche questa tattica d’ora in poi.” Replicò con un tono che faceva
trasparire superiorità arrogante, almeno alle orecchie dell’umana.
Inconsapevolmente, le
vennero i fumini al cervello. Fece dei
passi in avanti. “Non so che diavolo di accordo avete fatto voialtri, ma in
questa casa io non tiro un sasso per poi nascondere…”
Non fece in tempo però a finire che venne fermata da una fitta al fianco: cadde
per terra stremante e stordita. Ecco gli effetti collaterali della lotta contro
Damon.
Sentì i passi di Elijah
avvicinarsi a lei, come un rintocco in lontananza, e poi lo vide
inginocchiarsi:
“Che succede?” Un
interrogativo come tanti, senza troppe preoccupazioni emotive.
Briony però non riusciva a parlare. Aveva
male dappertutto: alla schiena, alle braccia, alle gambe.. persino al collo.
Senza pensarci si
aggrappò a Elijah per farsi sorreggere. Il contatto col suo corpo freddo la
fece sussultare per una paura primordiale ma si adagiò comunque con stanchezza
contro il suo petto, respirando a fatica per il dolore.
Lui però rimaneva
scostante; non accennava minimamente a sfiorarla come se si fosse barricato e
ristretto dentro una barriera. Il petto si era irrigidito quando lei aveva
posato la testa su di esso.
Alla fine disse in tono
monocorde: “Resta qui. Ti vado a prendere qualcosa” e l’appoggiò a una sedia.
Briony non ebbe nemmeno la forza di
ringraziarlo ironicamente. E dire che pensava che fosse un signore d’altri
tempi. Bah, cosa poteva aspettarsi da un vampiro?
Elijah arrivò con un
asciugamano bagnato con acqua fredda e glielo mise dietro al collo. “Potrei
fare molto meglio di così per curarti.”
“Ah sì?” chiese Briony che raggelò al contatto con l’asciugamano.
“Il sangue dei vampiri
ha poteri terapeutici. Può guarirti dal dolore.”
Briony non capiva cosa volesse dire, ma
quando capì sgranò gli occhi dall’orrore e lo fece allontanare da lei. “Cosa??
Neanche per sogno! Piuttosto mi tengo il male.”
“E’ un’informazione
piuttosto utile da non prenderla alla leggera. Il mio sangue poi è più potente,
potrebbe guarirti subito se lo volessi.”
“No.” rispose lei,
guardandolo dura mentre l'orrore di ciò che era successo anni prima le
schiacciava lo stomaco.
Lui guardò la sua
espressione in maniera attenta, e ad un tratto il viso divenne glaciale come
una lastra di ghiaccio spessa.
“E’ per la tua salute
che lo dico, a me non fa alcuna differenza una goccia in meno. Ma se insisti
allora tolgo il disturbo.” Replicò freddamente alzandosi di colpo.
“Dove vai?” chiese Briony sconcertata.
“Visto che non tolleri
il sangue dei vampiri vuol dire a sua volta che non tolleri la loro presenza,
quindi...” dedusse Elijah alzando il sopracciglio.
“No dai…” lo pregò Briony guardandolo
negli occhi dal basso.
“Non c’è bisogno di
mentire, per me la risposta non avrà valore personale ma pretendo comunque
sincerità, senza alcun inganno.” Disse ancora in maniera monocorde, come se
apparentemente non gli interessasse il suo parere.
Briony lo guardò muta in segno di sfida e
quando stette per parlare lui la interruppe, rimanendo ancora in piedi a
fissarla. “Attenta, non l’ho sottolineato prima ma i legami di fiducia sono
davvero delicati.” Continuò lui con un tono freddo, alzando di più lo sguardo
indecifrabile.
“Non capisco davvero il
senso di questo discorso.. se sei abituato ad avere tutti ai tuoi piedi, con me
mi dispiace ma caschi male.” Replicò Briony di
istinto, fissandolo storta.
Capendo di aver osato
troppo con le parole, a vedersi anche lo sguardo andandosi ombroso del vampiro,
lei deglutì per riprendere il controllo: “Nel senso che ognuno ha i suoi
pensieri e il suo modo di agire.. non puoi pretendere di giudicare visto che
non mi conosci, anche se sei un vampiro con un migliaio di esperienze..” Elijah
perdurò a fissarla con sguardo serio, ma meno affilato di prima, come se
davvero la stesse ascoltando.
Vedendo che la
conversazione stava ritornando in un punto pacato, lei sospirò per liquidare
quell’incomprensione: “Comunque non mi sembra di aver fatto qualcosa di
orribilmente sbagliato... sei tu che hai parlato. In fondo sono immersa in
questo casino apocalittico da poco tempo.” Si giustificò lei decisa.
Elijah la guardò serio.
Le labbra serrate:
“Devi ancora dirmi come
mai eri a conoscenza dei vampiri.” Tornò a tastare su quel pulsante perché non
gli piacevano le domande irrisolte.
Lei però lo guardò senza
dire niente.
“Non mi dire che sei una
fan di StephenieMeyer o
che tu abbia fantasticato su libri del genere, non ha la minima idea di come
sono fatti i veri vampiri…io non luccico
per esempio.” rispose Elijah allargando un angolo della bocca.
“Mai letti in vita mia,
solo Bram Stoker.” si giustificò lei,
alzando le spalle.
“Così va meglio.”
Briony però non osava cominciare
l’argomento. Elijah la guardava dall’alto, come se stesse indugiando su cosa
fare con lei.
Briony lo vide tentennare mentre si
avvicinava, inginocchiandosi.
Il suo respiro fin
troppo vicino le sfiorò delicatamente il viso:
“Non vuoi dirmelo?”
Briony deglutì rumorosamente per quel tono
di voce profondo a diretto contatto.
“No.. è che… è personale” disse titubante, abbassando lo
sguardo per scacciare l’ammaliamento dei suoi occhi neri.
“Non sono tipo da
spettegolare in giro.” si giustificò lui, alzando lievemente le spalle.
Briony allora fece un sospiro e cominciò.
“Tempo fa sono stata attaccata..”
“Da un vampiro?”
“Sì… me
la sono vista davvero brutta.. Per fortuna me la sono cavata.”
“Qualcuno devi averti
aiutata. Non mi sembravi allenata contro gli attacchi dei vampiri
prima.” rispose lui alzando lievemente un sopracciglio.
“Sì mi hanno salvata. Ma
non posso dirti chi, questo non riguarda solo me…”
disse abbassando gli occhi, per proteggere la vera identità del padre.
“No. Posso capire che
vuoi lasciare per te la faccenda.” Mormorò lui allontanandosi di poco.
“Non mi soggiogherai
quindi?” la voce di Briony risuonò davvero
sorpresa.
“Sinceramente…no.”
rispose Elijah pensandoci sù.
Lei allora lo guardò
meravigliata.
“E’ una cosa che non ho
mai detto a nessuno quindi…”
“Me lo porterò nella
tomba.” Disse lui con un sorrisetto. Briony ricambiò,
sentendosi più rilassata.
Ormai la tensione era
scesa e chiusero così l’argomento.
“Niente sangue?” chiese
ancora Elijah.
“No no.. domani andrò da
un medico, tanto non ho niente di rotto. E non prenderla sul personale, ormai
ho capito che devo abituarmi alla presenza dei vampiri in questa città anche se
non lo trovo…giusto”
“Sì, posso capire il
primo approccio di voi umani verso di noi. Non dovrebbe essere così
allettante.” Affermò Elijah stranamente senza un tono timoroso ma con una
verità negli occhi da renderla meditabonda.
“Io… io
sto cercando di fare del mio meglio.”
“Ma di nuovo non
lo trovi… giusto.” Ripetè lui,
serio.
Stranamente lei si sentì
trasportata emotivamente da lui in quel momento tanto che le parole le
fuoriuscirono senza passare al cervello.
“Non lo dico
sottoforma di offesa ma... tu è vero, mi hai salvata. Ti ringrazio. E ti credo
quando dici che manterrai la parola data. Ma… è
surreale, non fa parte dell’ordine delle cose. Quelli come voi... non
possono coesistere con gli umani, insomma voi ci mangiate e ci uccidete..!”
“I vampiri qui sono
piuttosto melodrammatici, seguono la poesia del “Non bere sangue umano.”
“Davvero tu fai così?”
Chiese sicura della risposta che però non arrivò. Comunque dalla sua
espressione Briony capì che lui si cibava
di sangue umano…anche lui come gli altri
beveva il sangue delle persone…magari tendendole
una trappola al buio…inseguendole… torturandole.
Si immaginò il volto bellissimo di Elijah tramutarsi in quello micidiale di un
vampiro assetato di sangue.
Rabbrividì al solo
pensiero e divenne improvvisamente bianca in faccia.
Elijah continuava a
fissarla in maniera indecifrabile, incutendole così una strana ansia.
Si mise nervosa un
ciuffo dietro l’orecchio: “Comunque quello che penso io non conta niente…tu puoi stare qui quanto vuoi.” mormorò lei
timorosamente.
“Se lo dici per paura di
una mia ritorsione...”
“No! Davvero.. l’ho già
detto a Caroline, mi fido davvero... non nego che può sembrare strano ma
io da parte mia non creerò problemi su questo punto perchè credo
non ce ne sia bisogno. Puoi restare finchè vuoi."
E proprio ora si sorprese di quella casualità.. fino all'altro ieri pensava
tra sè e sè che
non voleva vivere da sola, che non poteva sopportare la pallida monotonia e
invece... eccola lì. Con un nuovo ambiguo inquilino dalle perfette maniere
eleganti e una natura sovrumana.
"E grazie
ancora... per quello che hai fatto con Damon.” Finì di dire, sorridendogli
lievemente. Ma non accennò a sfiorargli la mano per rendere come dire tangibile
e reale il ringraziamento.
Il solo pensiero di
toccare quella pelle ghiacciata la fece irrigidire, ma qualcosa si agitò a sua
volta dentro il suo petto.. come uno strano e improvviso languore.
“Avrei voluto togliergli
il cuore con le mie mani.” rispose Elijah duramente, facendola tornare alla
realtà.
<< Anche
quando è arrabbiato, rimane sempre freddo e scostante… calma gelida… Certe volte faceva più paura della furia
fisica. >> Pensò Briony soffermandosi
sui lineamenti del suo viso.
“Non sei l’unico.” rispose
ridendo.
“Confido che certi
avvenimenti non accadranno più. Ho fatto una specie di patto con Elena. La
salvaguarderò da Klaus, ho trovato un modo di proteggerla dal sacrificio…ma lo dico anche a te.” E si avvicinò
pericolosamente a lei con sguardo inequivocabile.
“Se uno dei tuoi amici
umani osasse ancora una volta farmi una cosa del genere o avere intenzioni poco
onorevoli nei miei confronti… vi ucciderò,
intesi?” Una minaccia bella e buona. Un’altra.
Briony non osò dire niente e riuscì a
malapena a respirare. Sapeva che mettersi contro un vampiro, un Originario per
giunta, era pericoloso per se stessi e per gli altri. Dovevano fare come
diceva lui…altrimenti…
Si immaginò Elijah che
strappava i cuori dal petto con un’eleganza disumana.. senza nemmeno sporcarsi
né scomporsi.. si sentì attorcigliare dalla paura di quella visione.
“Direi che collaudare
gli accordi con la paura è molto efficace in questi tempi.” Ribattè lei ridendo nervosa. Aveva ancora quella
visione in mente e il cuore non cessava di restare fermo.
Elijah le sorrise
freddamente: “Non adempio alla politica del il fine giustifica i mezzi, ma
certe volte è necessario. Lo capirai anche tu se resterai con noi in questa
lotta.”
Briony tremò impercettibilmente. Capiva
quel ragionamento, in fondo il più forte mangia il più debole e devi saper
lottare.. ma non riuscì a scrollarsi di dosso una brutta sensazione.
Ad un tratto il viso di
Elijah cambiò radicalmente... da freddo e pericoloso passò a un volto più
sereno e rassicurante. Ci avrebbe mai fatto l’abitudine?
“Vuoi che ti aiuti ad
alzarti?” le chiese porgendole elegantemente la mano.
Briony però lo guardò dubbiosa e scettica.
“No! Grazie, faccio da
sola.” disse in fretta e furia, agitando le mani. Prima faceva quei discorsi da
terrore, poi faceva il galante? Incredibile.
“Come vuoi.”
rispose lui calmo e apparentemente disinteressato nel ritirare la mano, e
andandosene infine dalla cucina.
Briony ci mise un po’ ad alzarsi. Le gambe
non stavano in piedi e doveva reggersi stando vicino a una parete, così non
sarebbe caduta. Il collo le bruciava, così come le altre parti del corpo.
Quando arrivò all’inizio
delle scale si fece prendere dallo sconforto. Ci avrebbe messo ore prima di
salirle tutte. Che giornataccia.
Mise una mano sulla
spalliera, tenendo basso il viso a causa di un improvviso sbalzo di sofferenza
fisica.
All’improvviso qualcuno
si avvicinò alla ragazza senza far troppo rumore. Era Elijah.
Lei non ci fece nemmeno
caso, prima di scorgere una sagoma oscura che si era presentata poco prima
vicino a lei. Elijah la guardava serio, immobile come pietra. Un piede era
elegantemente alzato sul secondo gradino, intento anche lui a salire.
Sembrava una
statua vivente. Bellissima ed eterna.
<< Con la sola
differenza che le statue non hanno dei capelli così belli >> Pensò
ironicamente.
Questa volta lui non
disse niente, non le chiese se voleva un aiuto o cos’altro. Si guardavano
soltanto negli occhi, anche se Briony non
ce l’avrebbe fatta ancora per molto a stare in piedi e sopportare allo stesso
tempo quello sguardo magnetico che inspiegabilmente la catturava.
Elijah fece un
impercettibile movimento verso di lei, senza mai distogliere gli occhi, e lei
dalla sorpresa traballò un poco con espressione intimidita. In fondo non erano
ancora così in confidenza, se mai lo sarebbero stati visto il carattere
distante e freddo del vampiro. E per di più lei non era mai stata una tipa
espansiva subito al primo approccio.
Elijah a vedere
l'espressione dell'umana si bloccò un attimo, sempre con quell'espressione
seria permanente. Questa volta lei non fece nulla nè emise
fiato. Sembrava imprigionata suo malgrado in una vibrante
tensione sconosciuta, che durò per secondi interi, infiniti per il suo
cuore.
Poi senza dire niente,
lui delicatamente la prese in braccio e cominciò a salire le scale senza
attendere alcunché.
Briony ne fu davvero sorpresa, ma non si
oppose al gesto, anche perché le braccia di Elijah erano talmente forti che
sarebbe stato impossibile per lei divincolarsi da quella stretta. E forse non
voleva neanche perché si sentiva quasi leggiadra fra quelle braccia.
“Grazie.” sussurrò
flebilmente. Lui non rispose, ma Briony sapeva
che aveva sentito.
Elijah infatti si voltò,
guardandola solo per un attimo.
Decifrare quegli sguardi
era praticamente un mistero; chissà cosa nascondevano quegli occhi neri? Quante
esperienze doveva aver vissuto… cosa si
celava dietro quello sguardo tetro e freddo…
Briony cercò di rimanere immobile come una
salma come la razionalità le suggeriva, ma in breve posò il viso sulla spalla
del vampiro senza neanche accorgersene, come in trans: era come essere
dondolati in una culla mentre si dorme.. ed era così stanca. Chiuse gli occhi,
assaporando l’odore che Elijah emanava. Non era un profumo particolare, ma
le piaceva lo stesso. Non sapeva perché ma il contatto con lui le emetteva
sicurezza. Non paura come aveva creduto qualche attimo prima.
Il giorno dopo Briony, non sapeva come, si risvegliò nel suo letto.
Si era addormentata tra le braccia di Elijah mentre ancora saliva le scale.
I suoi vestiti per
fortuna erano al loro posto, lui l’aveva solo messa a letto cercando di non
svegliarla.
<< E’ stato
gentile >> pensò. Niente a che vedere con i vampiri feroci e sanguinari
con cui aveva avuto a che fare. Ma non doveva farsi illusioni… un
vampiro era sempre un vampiro, non era umano e non aveva un’anima… anche se…
Si sentiva dolorante
dappertutto, ma quel lungo sonno le aveva fatto bene. Si vestì e si preparò per
andare da un medico. In cucina trovò Elijah che sorseggiava il suo solito thè.
“Buongiorno” gli disse
lei con un sorriso timido. Davvero incredibile come era cambiato il suo umore
ma forse la cosa migliore era abituarsi a quella nuova realtà senza troppi
problemi.
“Buongiorno Briony.” rispose lui educato senza però guardarla in
faccia.
“Ti senti meglio
stamattina?” le chiese poi appoggiando il thè sul
tavolo.
“Meglio grazie. Sei
stato gentile, non dovevi.." disse lei, senza alcuna acidità ma semplice
educazione mista a timidezza. Non le era mai capitata prima una situazione del
genere; il disagio quindi calzava a pennello.
Elijah comunque non si
scompose nella sua postura aristocratica e lo guardò con semplicità. "Di
certo non potevo lasciare in quel modo una ragazza in difficoltà, che per di
più ha avuto la gentilezza di ospitarmi. Mi sembrava doveroso." disse
mettendo via un fazzoletto da cucina.
Briony suo malgrado si sentì incendiare le
gote. E non ne sapeva nemmeno il motivo, dato che lei non si aspettava chissà
cosa da lui... proprio niente, semplice educazione da bravo gentiluomo.
Quindi cancellò quel
rossore improvviso come nulla fosse e sviò lo sguardo: "Adesso vado in
città da un dottore.” Ma mentre si voltava, notò che Elijah portava lo
stesso completo nero. “Se vuoi… posso
andare in città a comprare della roba nuova per uomo. Ormai quegli abiti sono
vecchi e usati e inoltre me li voglio sbarazzare.”
“Ci ho già pensato io.
Mi sono procurato degli indumenti nuovi. Grazie per averlo chiesto però.” disse
voltandosi infine verso di lei con un sorriso garbato.
<< E quando se li
è procurati? >> Pensò Briony. <<
Forse li ha rubati a una delle sue vittime… >>
Ma Briony scacciò subito quel pensiero.
Cosa faceva Elijah non le importava, il suo stile di vita era chiaro anche
perché per restare potente e forte bisognava nutrirsi di sangue umano.
Non poteva di certo
imporgli di non cibarsi di ciò, anche perché Elijah aveva fatto ben capire che
se qualcuno lo intralciava gli avrebbe fatto fare una brutta fine… Ma gli abitanti di MysticFalls non erano
stupidi. Tutte quelle sparizioni improvvise avranno suscitato dei sospetti.
Dovevano stare più attenti per la loro incolumità.
Ma così sembrava che lei
si volesse impicciare nella sua vita e quindi decise di tenere la bocca chiusa.
D’altronde si conoscevano soltanto da pochi giorni.. e poi lui se ne
sarebbe andato… non doveva
pensarci sù così tanto.
“Va bene. Fai come se
fossi a casa tua.” Disse Briony infine,
andandosene dalla cucina e sentendo in gola la stranezza di quella battuta.
"Mi fa piacere che
collaboriamo, in una situazione del genere è obbligatorio e necessario se non
si vogliono incorrere a situazioni spiacevoli per tutti." affermò Elijah
all'improvviso col suo classico tono distante.
Lei comunque lo sentì
benissimo e si girò circospetta. Cos'era, un'altra minaccia? Quel vampiro aveva
ben poca fiducia negli altri allora... o forse lui stesso non desiderava
proprio lasciarsi andare. "Che vuoi dire scusa?" domandò lei cercando
di frenare la stizza.
Lui la fissò come nulla
fosse. Rieccola la statua elegante dalla
perfetta linea di ghiaccio: "Non intendevo minacciarti o essere sgarbato e
offensivo, se è questo che pensi. Era solo una semplice constatazione per una
convivenza civile, visto che la realtà là fuori dà già dei problemi non proprio
trascurabili." disse lui in maniera meccanica e diligente, come se fosse
un avvocato di alta classe.
Briony lo guardò di sottecchi, non sapendo
bene se bersela o meno. Quel tipo era davvero un mistero e non aveva alcuna
certezza su come sarebbero andate le cose in futuro. Comunque decise per il quieto
vivere di non darci peso e si girò di nuovo, pronta a uscire.
“Però” la interruppe
Elijah “Se vuoi posso disfarmi io degli abiti.” disse nella classica maniera
educata.
“Oh no, ci voglio
pensare io.”
“Appartenevano ad un
altro tuo coinquilino?” chiese Elijah con un sorrisetto misterioso.
“Sì erano del mio ex.”
“E ora che fine ha
fatto, se posso chiedere?”
“Boh.. sarà morto” Lo
disse con un filo di ironia, ma consciamente Briony sapeva
che era così… Elijah si accorse del doppio
senso ma non fece domande.
<< Meno male. La
cosa che apprezzo di più in Elijah è il fatto di farsi gli affari propri e non
fare domande scomode >> pensò ironicamente.
Si salutarono ancora e
uscì.
Briony era stata dal medico, le aveva
prescritto degli antibiotici e una crema antidolorifica. Sperava che avrebbe
fatto effetto in fretta.
Mentre contava le
medicine, andò a sbattere contro una persona. “Mi scusi!” disse toccandosi la
tempia.
Ma quando lo
guardò in faccia riconobbe il volto dell’uomo che aveva appena scontrato.
“John!!” Urlò sorpresa e
contenta.
“Briony??
Ma.. ma quando sei arrivata?!” le chiese lui abbracciandola istintivamente.
Lei ricambiò
l’abbraccio. Briony e John erano stati
molti amici in passato, avevano frequentato la stessa scuola e lo stesso
gruppo, e le era dispiaciuto molto non sentirlo più per qualche tempo. Lei era
andata a Seattle e lui girava il mondo alla larga da MysticFalls.
“E tu giramondo?? Da
quando MysticFalls è
degna della tua presenza?” gli chiese ridendo.
“Sono tornato dopo che
mio fratello e Miranda sono morti…volevo stare
vicino ai ragazzi.”
“E’ vero…mi dispiace tanto John, deve essere stata dura
anche per te..”
“Sì lo è stato…ma ora sto cercando di tirare avanti. Per il
bene di Elena e Jeremy.”
“Hai fatto bene John…perdere dei genitori così giovani deve essere
stato difficile, soprattutto come loro. I ragazzi devono sentire il calore
della famiglia.” disse Briony in tono
amorevolmente dolce.
John si mise a ridere
scuotendo la testa.
“Beh che c’è?”
gli chiese Briony curiosa.
“Quando sono tornato non
ho ricevuto un abbraccio caloroso. Dire che nessuno è felice di vedermi sarebbe
un eufemismo.”
“Non dire così John... è
vero hai un carattere terribile a volte e un po’ menefreghista ma se dovessi
cercare un amico su cui contare, quello saresti tu.” disse Briony sincera e dandogli una pacca.
“Sei l’unica persona in
questa città che lo pensa davvero.. neanche a casa mia sono ben accetto.”
“Stai da Elena e Jeremy
vero? E…con Jenna.” Non riuscì a trattenere
un risatina.
Jenna detestava
moltissimo John, non solo per il fatto che lui l’avesse trattata come un panno
usato in gioventù, ma anche per tutto il carattere in sé. John non si era mai
fatto scrupoli delle sue azioni, anche se erano sbagliate, e lui aveva ferito
il buon cuore di Jenna.
“Sì guarda, mi odia è a
dir poco. Ogni volta che arrivo cambia direzione in casa e se oso parlarle mi
risponde in malo modo o con battutine acide, e mi urla sempre di andarmene da
quella casa. Ma è anche casa mia e non me ne vado. Inoltre i ragazzi sono
sempre nei guai, gli serve un pugno di ferro in famiglia…Jenna a
volte è troppo permissiva con loro.”
Briony allora pensò se fosse il caso dire a
John che lei sapeva tutto… era al corrente
che John aveva fatto un bel casino in città per proteggere Elena e il suo tentativo
aveva provocato più male che bene. Ma un alleato come lui poteva sempre
servirle. Inoltre erano amici… si fidava di
lui, per davvero.
“Senti John…tu sai che io so?” chiese titubante.
“Sai cosa?”
“Dai lo sai…quellacosa….che deve
rimanere segreta…” parlavano tutti e due a bassa
voce in mezzo al marciapiede perché magari qualcuno poteva girarsi e ascoltare.
John capì cosa lei
intendesse e rimase di stucco. Ovviamente nessuno gli aveva riferito niente.
“Tu quindi sai…”
“Sì lo so. Me ne ha
parlato Caroline.”
John la guardò e,
preoccupato che qualcuno li ascoltasse, le disse nell’orecchio: “Meglio non
parlarne qui. Nessuno deve sapere dei vampiri, Briony.”
“Beh certo per chi
mi hai presa? Mia sorella è stata chiara, o teniamo la bocca chiusa oppure…” Briony fece un
gesto come per dire che le avrebbero mozzato la testa.
“Bene. Sei sempre stata
una ragazza intelligente e so che posso fidarmi di te. Andiamo a casa mia”
“Vuoi dire a casa di
Elena?”
“Sì lì potremmo parlare
in pace…deve essere stato uno shock per
te.” sussurrò dispiaciuto.
Negli occhi di John
trasparì della compassione per lei. Ma lui non poteva sapere che lei sapeva già
da tempo dell’esistenza dei vampiri…prima che
lei ritornasse.
Quando arrivarono a casa
di Elena, John si raccomandò subito con Briony di non dire nulla a Jenna,
la quale non sapeva niente di tutta questa storia.
“Non è giusto che lei
sia all’oscuro di tutto. Prima o poi lo verrà a sapere!” esclamò Briony sconcertata, anche se il buon senso le diceva
di tenere lontano l’amica da tutti questi guai. Eppure le bugie venivano sempre
a galla.. anche se cerchi in tutti i modi di nasconderlo dietro false maschere.
Purtroppo lei ne sapeva qualcosa.
“Io l’ho sempre detto
ad Alaric che è ora di dirle la verità ma
tutti pensano che dalla mia bocca esca solo veleno.”
“Chi è Alaric?”
“L’insegnante di storia
di Elena e Jeremy ma quella è solo una copertura, in realtà lui è uno pseudo
cacciatore di vampiri, venuto in questa città per vendicarsi della morte di sua
moglie”
Brionysbattè le
palpebre, completamente allibita da ciò che era successo in sua assenza:
“Accidenti…non lo
sapevo. Bè ci serve sempre uno che uccida i
vampiri nel peggiore deicasi…non si
sa mai…si è scoperto chi ha ucciso sua
moglie?”
Quando però incrociò le
braccia, sentì una morsa interiore nel petto. Uccidere vampiri… forse
era giusto… in fondo quello era il mestiere
di suo padre e lei aveva assaporato i loro effimeri artigli tempo prima… di certo non meritavano chissà quale compassione… ma il pensiero dell’ospite che aveva in
casa le fece stringere di più quella morsa… nel
ricordarsi la conversazione che avevano avuto, quella stretta si intensificò,
originata dalla paura.
Di certo quel sussulto
improvviso non aveva nulla di positivo, solo dettato dall’auto sopravvivenza.
Che altro doveva esserci? Nulla. In fondo lo conosceva a malapena, ma ne aveva
già assaporato la paura. Anche se in certi occasioni Elijah si era comportato
in maniera stranamente gentile, come un uomo d’altri tempi, Briony non poteva comunque abbassare la guardia né
concedergli la sua piena fiducia. Sarebbe stato da sciocchi.
“Sì. Credo che tu abbia
avuto il “non-onore” di fare la sua conoscenza..”
La risposta di John la
fece ritornare alla realtà.
Briony lo guardò allora sorpresa e ci
arrivò subito. “Fammi indovinare…Damon Salvatore” disse con
un ghigno.
“Sempre lui!”
“Ma perché respira
ancora mi chiedo?? Se ha ucciso tutte quelle persone a sangue freddo e stava
per far fuori pure me, perché gira per la città come se niente fosse??” domandò
sconcertata, mentre una sua vena pulsava per l’odio a causa di ciò che il
vampiro le aveva combinato.
“E’ complicato Briony…. Adesso il periodo buio di Damon sembra sia finito
almeno da quanto dice Elena…”
“E bisogna credere a
tutto quello che dice Elena? Lei è troppo buona e compassionevole, sicuramente
l’avrà soggiogata o robe del genere perché non mi sembrava che il suo periodo
buio fosse finito quando ha tentato di strangolarmi!!”
John si mise a ridere.
“Probabilmente gli hai dato del filo da torcere!”
“Ti giuro non ho fatto
niente per attaccare briga con lui…Damon mi
ha tirato fuori di casa con l’inganno”
“Se tieni alla tua vita, stai lontana da Damon Salvatore.
Avrà sicuramente intortato mezza città con il suo bel faccino e le sue belle parole
convincenti ma con me non attacca. Non mi sono mai fidato di lui e mai lo farò.
Per questo ho tentato di tendergli una trappola...”
“Sì Caroline me l’ha
detto. Ma la tua trappola ti si è rivoltata contro vero? E ora sei tu il
cattivo. Dio, il mondo gira alla rovescia! Dovrebbe essere lui quello
emarginato da tutti, non tu John!” affermò lei guardandolo sincera e
appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Ho commesso molti
errori anche io… tentare di uccidere il
fidanzato di Elena non mi ha fatto molta pubblicità” rispose lui con un filo di
amarezza.
“Ma pensavi di
proteggerla John…Stefan da
quanto mi è stato detto è una brava persona, a differenza del fratello non è
violento come lui e ha un animo buono...ma io non lo so con certezza, non lo
conosco. Però tu hai agito a fin di bene, quale zio vorrebbe che la propria
nipote frequentasse dei vampiri pericolosi?”
“Quindi…tu non
sai tutta la verità?” domandò lui sbattendo le palpebre.
“Cosa? Caroline cosa mi
ha taciuto?” Gli occhi di Briony si
sgranarono dalla preoccupazione.
John pensò allora di non
dir niente a Briony che Caroline fosse un
vampiro, è una cosa che dovevano risolvere loro due.
“Io sono il padre
biologico di Elena”
Briony lo guardò stupefatta: “Cosa?? Ma
stai scherzando spero!”
“No affatto. Elena è
stata data in adozione. Miranda e mio fratello volevano da tempo un figlio e
allora gliel’ho affidata sapendo che era in buone mani”
Briony continuava a guardarlo sorpresa. Non
avrebbe mai immaginato che John avesse avuto una figlia… lo
guardò poi con disapprovazione. Abbandonare un figlio anche se si è giovani è
una cosa spregevole. E lei ne sapeva qualcosa… Di
nuovo quella stretta al petto.
“Non guardarmi
così Briony! Sai benissimo che tipo ero da
giovane! Non mi prendevo nessuna responsabilità, figuriamoci un figlio! Mio
fratello poi se l’è cavata benissimo”
“Adesso si spiega come
mai tutti ce l’abbiano con te” disse Briony scuotendo
la testa e guardandolo torva.
“Ma ora sono tornato
perché voglio prendermi cura sia di lei…sia di
Jeremy. Voglio proteggere la mia famiglia”
“Ma non puoi pretendere
da Elena la tua piena fiducia visto che sei spuntato all’improvviso! Devi darle
un po’ di tempo… ma chi è la madre
scusami?”
“Secondo te?”
Briony ci penso sù.
Arrivare a Damon prima era stato facile ma adesso non aveva nessuna idea. John
era stato con molte donne da giovane e non si era mai fatto alcun problema.
Scosse la testa in segno di diniego.
“Isobel.” rispose John
con un filo di voce.
Briony pensò che due colpi come quelli in
una sola mezz’ora avrebbero fatto venire un infarto a chiunque. Insomma
considerava MysticFalls la
città più deprimente d’America, invece ora scopriva che era invasa da vampiri,
che nel giro di poco tempo moriranno tutti e che John ha fatto una figlia… con Isobel!! C’era da spararsi.
“Briony?
Ci sei ancora?” John la scosse facendosi turbato.
“S-si!
Sono solo….insomma so che tu amavi molto
Isobel, eccome! Ma non pensavo che lei fosse così stupida da farsi mettere
incinta! E tu ovviamente le hai dato corda sul fatto di abbandonare Elena.” Di
nuovo la disapprovazione nel suo viso.
“Non l’ho abbandonata…l’ho solo affidata a uno più esperto”
“Se se…John non cambierai mai!”
“E non è tutto…Isobel è la moglie di Alaric”
“Come? Caroline mi ha
raccontato metà della storia allora!! Con Isobel non sono mai andata d’accordo
tu lo sai, ma non le avrei mai augurato la morte…”
mormorò incupendosi.
“Tecnicamente non è
morta..”
Briony lo guardò come se non capisse…ma poi ci arrivò: “Damon l’ha trasformata non
è vero?”
“Sì…è stato
un suo desiderio. Ormai la vita da umana non le interessava più e voleva diventare
a tutti i costi una vampira…”
“Ho sempre pensato che
Isobel fosse una poco di buona ma non così stupida e incosciente! Si è rovinata
la vita con le sue stesse mani, e non solo la sua…anche quella di
Elena! Dio mio…”
Briony mise la testa tra le mani: tutte quelle
informazione travolgenti la stavano facendo impazzire. Si domandò se sapesse
davvero tutto di quella storia allucinante.
Quando alzò il viso e
guardò John, lesse nel suo volto un pizzico di rabbia. “John...mi dispiace
averlo detto…ma sai Isobel non mi era mai
piaciuta. Posso pensare come abbia convinto Damon a trasformarla. Questo è
il mio punto di vista e non puoi cambiarlo.. e non dire che non ti avevo
avvertito sul suo conto!”
“Sì! Mi ricordo che tu
non sopportavi Isobel…ma credevo che il tuo
giudizio fosse offuscato dalla gelosia” E John la guardò con un sorrisetto
furbo.
Briony gli diede allora un piccola spinta
per scherzare: “Non te la tirare troppo Gilbert! La nostra storia è
incominciata molto dopo che tu avevi mollato la povera Jenna e quando tu ti sei
messo con Isobel la nostra relazione era già finita da tempo quindi perché
dovrei avere dei rimpianti? Siamo andati avanti tutti e due”
“Sì ho visto come sei
andata avanti…con Ivan. Pensavo che ti eri
messa con lui solo per ripicca”
Briony lo guardò in malo modo: “John il
mondo non gira attorno a te, credimi non penso più a te in quel senso da tanti
anni! Inoltre ti potrei sopportare solo come amico…ma come
fidanzato” scosse la testa “Sei irrecuperabile!”
“Bè ora
mi odi anche tu?”
“No John. Siamo amici. E
penso che magari potresti aiutarmi…. Non mi
piace che Caroline sia coinvolta in tutto questo e non sopporto neanche l’idea
che quel Damon la faccia franca!”
“Non sai quante volte ho
provato ad avvertire Elena…ma quando ho
cercato di dar fuoco ai preziosi Salvatore, le mie idee psicotiche sono tabù in
questa famiglia.”
“Nonostante tutto io
penso che tu abbia ragione John… Posso
credere che ci sono alcuni vampiri che combattono la propria natura ma da quel
che ho visto…non riesco a fidarmi
completamente, mi capisci?” Il suo sguardo era terribilmente serio, senza
tentennamenti. Di nuovo il pensiero dell’ospite che aveva in casa la bloccò. E
di nuovo quello sconvolgimento la turbò… forse
perché non ne conosceva la natura e la inquietava saperlo. Si stava
facendo coinvolgere troppo in quella storia e ci sarebbero stato solo
trafitture sanguinarie per lei se non sarebbe stata attenta.
“Ti capisco eccome. Ho
cercato di proteggere Elena dai vampiri per tutta la vita e non sopporto l’idea
che lei li frequenti o addirittura li protegga!” disse John all’improvviso.
Briony assentì con la testa…stava per intraprendere un cammino pericoloso in
cui doveva scegliere se stare dalla parte dei vampiri o combatterli. Se suo
padre lo avesse saputo…
“Briony non
dirmi che lascerai passare quello che ti ha fatto Damon?”
“Neanche per sogno!
Solo che…Caroline ha detto che lui ci serve
perché è molto forte e proteggerà Elena…ma ho
dei grossi dubbi. Non possiamo farlo gironzolare per il paese e attaccare delle
persone così!”
John all’improvviso si
fece serio come se stesse macchinando qualcosa, infatti si avvicinò di più a
lei.
“Se tu stessi dalla
mia parte…”
Ma Briony si scansò subito. “John…non farmi
mettere in guai ancora peggiori”
“Non te lo sto chiedendo…ti chiedo solo di…essere alleati.
Non dico che devi tradire tua sorella o metterti in pericolo ma solo questo. Se
tu scopri qualcosa di grosso, me lo vieni a dire e io farò la stessa cosa.
Insieme proteggeremo le persone che amiamo senza che si facciano alcun male e
alla fine di tutto potremo vendicarci su quell’infido di Damon Salvatore”
Briony lo guardò pensandoci sù… era rischioso ma molto allettante l’idea.. Doveva
parlarne prima con Caroline?
O con
Elijah?
<< No meglio di
no, se scopre che mi sto dividendo dal gruppo di “socializziamo con i vampiri”
per allearmi segretamente con John Gilbert sarebbe capace di strapparmi
il cuore… >> Pensò amaramente
ripensando allo sguardo gelido dell’Originario. Le vennero improvvisamente i
brividi. Si sarebbe mai abituata alla sua presenza e alla tentazione di non
avere quell’ansia terribile quando lo aveva vicino? Un altro brivido di paura
le attraversò la schiena.
Tuttavia non disse niente…doveva pensare bene ai pro e ai contro.
“E visto che siamo
amici.. ti chiedo almeno tu di essere dalla mia parte quando uno degli
amichetti di mia figlia mi minaccia di morte” esclamò poi John.
“Ce l’hanno ancora con
te?”
“Mi odiano più che mai!
Ho solo quest’anello che mi difende ma non so fino a quanto potrò resistere ai
loro attacchi..”
“Non preoccuparti
John..” Briony gli si avvicinò con fare
convinto “Finchè ci sono io qui non permetterò
che uno dei miei amici muoia. Ti difenderò io.” e gli diede una piccola pacca
sulla spalla.
John la ringraziò e gli
disse di pensarci bene alla sua offerta, quando furono interrotti
all’improvviso.
“Bene bene! Cosa abbiamo
qui?” Damon era appena entrato in casa senza che se ne accorgessero.
John sbuffò allora
incollerito:
“Damon. Vedo che non hai
perso l’abitudine di autoinvitarti in casa dove non sei gradito” gli disse John
arrabbiato.
“Mi dispiace dirtelo zio
John ma la padrona di casa mi vuole eccome qui, e ci starò tutto il tempo che
voglio!”
Poi si voltò verso Briony con un sorrisetto: “Ciao sorella di Caroline!
Quanto tempo dall’ultima volta!”
Ma lei non gli diceva
niente, lo guardava soltanto infuriata. Strinse i pugni.
“Credo che siamo partiti
col piede sbagliato, che ne dici di ricominciare? Allora io sono il primo e
unico Damon Salvatore…e tu...” esclamò
puntandole l’indice.
Ma Briony fece un passo indietro pur di non stargli
vicino:
“Non ho alcuna voglia di
rifare la tua conoscenza! Sai ho avuto dolori per tutta la notte e indovina chi
devo ringraziare!”
“Oh bè sono cose che capitano!” disse lui ridendo con
noncuranza.
<< Posso
capire perchè tutte quante gli vadano
dietro come cagnolini >> pensò Briony <<
E’ un bel ragazzo ma se dobbiamo pensare solo a quello non ci sarebbe più
ritegno. >>
“E tu John? Come mai sei
ancora qui, e soprattutto sei vivo? Non ti avevo forse detto che se ti vedevo
ancora sulla mia strada ti avrei ucciso nel sonno?”
John stava per ribattere
ma venne interrotto da Briony: “Ora le cose
sono cambiate, non puoi più fare quello che ti pare andando in giro a
minacciare la gente di morte!”
“Io non minaccio la
“gente”! Minaccio lui!” rispose Damon con un ghigno indicando John.
“Beh ora non lo
minaccerai più! John è mio amico e non permetterò che muoia per colpa tua!”
Damon ci rimase di sasso
e iniziò a guardarli con sospetto.
Poi rise tra sé e sé: “Oh-oh! E brava la nostra Briony!
Prima fa tutta la carina con mister Elijah e ora difende a spada tratta lo zio
John! Assomigli davvero a tua sorella…sempre a
difendere i disperati e quelli senza speranza!”
Briony non sopportava più la sua arroganza
e le sue battutine, se avesse avuto la forza gli avrebbe mollato un bel gancio
destro ma si limitò a dirgli:
“Stammi a sentire!” E si
avvicinò a Damon senza alcuna paura. La determinazione era palpabile negli occhi
verdi. “Non sei nella posizione di dettar legge, soprattutto in questa città
dopo tutto quello che hai combinato! Hai sparpagliato cadaveri ovunque, hai
ucciso il professore dei ragazzi, hai trasformato Vicky Donovan
e la moglie di Alaric nonché madre di Elena
in vampiri! Hai aperto una cripta piena di vampiri soltanto per liberare una
tizia pazza e psicopatica quanto te! Hai ucciso Jeremy che per fortuna è
risorto ma non per merito tuo! E inoltre…”
Questa volta il viso
di Briony si fece più pericoloso e
infuriato: “Ti sei nutrito di mia sorella, l’hai manipolata, usata soltanto per
arrivare ai tuoi infidi piani e per poco non ci rimetteva la pelle! Se
osi ancora far del male a mia sorella o anche solo farla soffrire… questa volta ti ritroverai tu morto nel
sonno!!” Briony urlò quell’ultima frase in
preda alla rabbia e se ne andò con passi decisi, chiudendo subito il discorso.
“Accidenti che
caratterino!” Sentì dire da Damon. La sua corsa fu fermata da Elena che
entrò all’improvviso in casa: “Briony! Che succede?
Come mai tutta questa fretta?”
“Niente niente…. Ho solo bisogno di un po’ d’aria” rispose lei tesa
cercando di andarsene.
“Sì falla respirare
ancora un po’… forse sarà la sua ultima boccata d’aria.” Il vampiro si fece
largo nell’atrio e rise di gusto.
“Ora smettila
Damon” intervenne John alle sue spalle.
“Chi ti ha dato il
permesso di parlare?” E Damon stizzito lo buttò per terra.
Elena sgranò gli occhi
dopo quella scena.
“Ma che sta succedendo?”
chiese confusa guardando entrambi i presenti.
“Oh niente…facevamo una chiacchieratina amichevole”
rispose Damon col suo solito ghigno.
Briony lo guardò allora arrabbiata ma se ne
andò senza dire una parola.
Anche John se ne andò
barcollante lanciando un’ultima occhiataccia a Damon.
Elena si avvicinò così
al vampiro con sguardo intimidito: “Che è successo?”
“John Gilbert e la
sorella di Caroline hanno fatto fronte comune”
“Cosa?”
“Briony si
è messa a difendere John…dice che non
permetterà che nessun altro muoia”
“John deve prendersi le
responsabilità delle sue azioni…forseBriony non sa tutto..”
“No, lo sa fidati! Ma li
ho visti molto in sintonia, forse erano amici o chissà cos’altro! Ma credo che
il suo astio nei miei confronti sia troppo forte per giudicare le cazzate fatte
da John Gilbert”
“Ammetterai che hai un
po’ esagerato con lei..”
“Dovevo farla parlare! E
si era messa a fare la prepotente con me. Comunque non ci vedo niente di buono
in tutto questo”
“Tu vedi complotti
dappertutto” rispose Elena ironizzando.
“Pensaci, se mettiamo
insieme due personalità come quei due è la fine!”
“Briony è
una brava ragazza e inoltre è la sorella di Caroline. La conosco da quando sono
nata ed è la persona più onesta che esista…Non
ci danneggerà”
“Ne sei così sicura? E
penso anche che lei già sapesse dell’esistenza dei vampiri…”
mormorò pensieroso.
“Cosa? Impossibile!”
“Non l’ho trovata molto
sorpresa quando ha scoperto la mia vera identità…era impaurita sì…ma non sorpresa... Penso che non ci dica tutto e
voglio scoprirlo”
“No Damon!” Elena lo
bloccò. “E’ meglio che non ti avvicini più a lei. Ce ne occuperemo noi.”
Il vampiro sospirò
esasperato.
“Ok. Spero che Caroline
abbia fatto bene a dirle la verità. Speriamo che non le venga qualche colpo di
testa”
Elena non rispose.
Briony era andata via da quella casa, si
era fermata su un marciapiede e respirava a fatica. Quel Damon le dava sui
nervi più di qualunque altra persona. In quel momento avrebbe voluto prendere a
pugni qualcuno.
Senza pensarci due volte
cercò il telefono ma poi ricordò di averlo dato a Elijah << Maledizione!
>>
Allora andò verso una
cabina telefonica e compose un numero. Si sentì la voce di John Gilbert dietro
la cornetta: “John sono io”
“Briony!
Stai bene?”
“Sìsì…Volevo dirti che…ci sto” disse in un soffio.
John sorrise: “Hai fatto
la scelta giusta. Mi faccio vivo io”
E chiuse la
comunicazione.
FINE CAPITOLO.
PS: scusate se faccio
apparire sempre Damon come uno stalker impazzito!
E c’è una ragione dietro al comportamento brusco di Briony…lo scoprirete
presto!
Non si riusciva a
spiegare la furia e la rabbia che le attraversava il corpo inesorabilmente.Era come se le si fosse iniettato nelle vene un
desiderio terribile di colpire, di fare del male.
Questo le fece molto
paura. Non avrebbe mai immaginato di poter pensare quelle cose.
Le uniche volte in cui
era ricorsa alla violenza era stato per difendersi… nulla di
più. La sua sopravvivenza era l’unica cosa che aveva contato in quel momento.
Ma quando aveva
accettato l’alleanza diGilbert, le si era formato istintivamente un
sorriso malefico nel viso. La solo idea di farla pagare a Damon Salvatore e a
tutti quei vampiri la eccitava da morire, le offriva un ambiguo senso di
appagamento.
Briony si intravide nello specchio della
cabina telefonica.
Il volto che vide
riflesso non poteva appartenerle. Quel volto distorto e agghiacciante era il
suo? Le sembrò distaccarsi dalla sua stessa faccia, si spaventò di quello che
vide e si allontanò in fretta dal suo riflesso, respirando a fatica.
Era riuscita a
riprendere il controllo di se stessa, era tornata finalmente normale ma il
cuore batteva velocissimo. Il desiderio di vendetta era svanito, così in fretta
come era comparso, lasciando solo confusione.
<< Avrò fatto bene
ad accettare l’offerta di John? >> si chiese ripetutamente Briony, camminando verso il paese.
Non pensava che la loro
alleanza le avrebbe fatto correre dei rischi, ma credeva di aver fatto un
errore nell’accettare così precipitosamente. E se qualcuno lo avesse saputo e
avrebbe frainteso?
Qualcuno come….
Ma smise di pensarci. In
fondo lei e John volevano la stessa cosa. Proteggere le persone che amavano.
Cosa c’era di sbagliato in questo? E se nel pacchetto era incluso anche di
vendicarsi di Damon meglio no? Uno in meno di cui
preoccuparsi.
Ma nonostante tutto quei
pensieri non riuscivano a calmarla. Il cuore non cessava di battere forte per
una schiera di emozioni.
Oltrepassò la piazza con
fare incerto. Si sentiva ancora scossa dopo quello che aveva provato e sentito… Il sangue le ribolliva nelle vene e ormai
stava per scoppiare. Se qualcuno si fosse avvicinato con un fiammifero sulla
sua pelle probabilmente avrebbe preso fuoco.
Sfortuna volle che
incontrò Carol Lockwood.
<< No, non ora ti
prego >> pensò Briony amaramente.
Ma Carol le venne
incontro sorridendole: “Briony! Allora hai deciso di
restare?”
La ragazza non fece in
tempo a rispondere che si ritrovò vicino John Gilbert.
“Buongiorno
Signora Lockwood…Briony.”
L’uomo si voltò verso la ragazza e le sorrise.
“Ciao.” Briony non osava dire nient’altro. Non voleva
rispondere alle domande impertinenti di quella vecchia acida e non voleva
neanche affrontare il discorso con John.
All’improvviso vide in
lontananza una coppia che passeggiava: la donna mostrava delle
case con una cartina in mano a un uomo distinto con un completo nero.
Osservando attentamente notò che quella coppia erano….Elijah
e Jenna?!
Briony spalancò occhi e bocca
contemporaneamente, e senza volerlo esclamò:
“Ma cosa…?” Il suo volto preoccupato e shockato non passò
inosservato a Carol e a John, che si girarono verso la stessa coppia. Jenna poi
notò la loro presenza e corse subito verso di loro.
“Briony!
Elena mi aveva detto che eri tornata!” Jenna le si parò di fronte con un
sorriso estasiato e contento, mentre vicino a lei c’era Elijah che la guardava
fisso negli occhi incuriosito ma con distanza.
Entrambi osservavano con
sospetto i loro strani partner, per motivi diversi: Briony si
chiedeva cosa faceva Elijahcon una ragazza innocente Jenna e cosa
voleva da lei, mentreElijah si
domandò se doveva preoccuparsi dell’ambigua vicinanza tra lei e il diabolico zio Gilbert, che più spesso aveva procurato problemi.
Briony smise di pensare a simili cavolate e
abbracciò la sua amica d’infanzia.
“Jenna!” rispose con
felicità dandole un bacio sulla guancia.
“Mi sei mancata!
Prometti che non scappi più!” mormoròJenna che aveva quasi le lacrime agli occhi.
Briony sorrise e le accarezzò il viso. Era
felicissima di aver visto la sua caraJenna,
erano state molto unite in passato soprattutto nel periodo della scuola e la
considerava una vera e leale amica.
Ma non riusciva a dimenticare… il fastidio quando l’aveva vista a
passeggio con Elijah come due fidanzatini. Jenna non stava forse con
quell’insegnante di storia? Che cosa c’entrava col quel vampiro?
Il fastidio si stava
tramutando in qualcosa che non doveva proprio esistere dentro di lei, e
razionalmente lo definì una sorta di preoccupazione per l’amica.
Briony infatti continuò a fissare Elijah
domandandosi ripetutamente il perché della sua vicinanza con l’ignara Jenna.E allo stesso tempoElijah osservava John e Briony con un espressione fredda, quasi inquietante,
come se avesse già capito tutto.
Briony entrò in panico e abbassò lo sguardo
per non far apparire il suo disagio.
Carol, che finora non
aveva parlato, aveva notato la tensione e disse: “Briony,
probabilmente non conosci Elijah Smith. E’ un esperto di storia ed è venuto
a MysticFalls per
studiare la nostra cultura.”
La ragazza si girò verso
Elijah e sorrise divertita. “Smith?”.
“Sì, non ho ancora avuto
occasione di dirvi che…” Elijah guardò Briony sorridendo gentilmente “La signorina Forbes mi sta ospitando a casa sua in questo momento”
Tutti guardarono Briony sorpresi, inclusoJohn,
che non se l’aspettava.
<< Oh oh.
>>
“Mmm sì..”
rispose lei titubante “Elijah cercava un posto dove stare, abbiamo fatto due
chiacchiere e insomma la mia casa è grande e gli ho offerto di stare lì.” Cercò
di non far trapelare il suo turbamento e che il vampiro si era quasi imposto
nel voler stare a casa sua.
“Non sapevo che cercava
un alloggio, se me lo diceva avrei provveduto sicuramente a procurarne un
altro più… appropriato” disse con un tono
acido Carol.
“No” rispose lui
prontamente “La casa va benissimo. Finchè la
signorina vorrà ospitarmi…” Elijah lasciò la
frase in sospeso, guardandoJohn. E lui ricambiò con uno sguardo
diabolico.
“Briony..”
Carol continuò con le sue domande impertinenti “Non mi hai detto se rimani o
no..”
“Ho deciso di restare.”
rispose convinta.
“Oh bè… sai che dobbiamo parlare di quanto è accaduto… mio marito e tuo padre, come ben sai,
avevano fatto un accordo per il bene di tutti. Pensavamo che tu rimanessi a
Seattle per sempre.”
<< Ti piacerebbe
>>
“Carol ormai la cosa è
risolta no? Il caso è chiuso, non vedo perché dovete trattarmi come la persona
che non sono…” rispose fissandola seriamente ma
con una striscia calda di fastidio che le percorreva sotto la pelle.
“Oh no ma certo!”
rispose nervosa Carol guardandosi attorno “E’ solo che il
tuo ritorno ci ha colti alla sprovvista e immagino che non avessi pensato alle
conseguenze..”
John si intromise nella
discussione “Carol, se Briony vuole
rimanere non vedo il motivo per cui non debba restare. Come ha detto lei, il caso
è risolto e nessuno ne parla più ormai. Sono sicuro che Briony non darà nessun fastidio anzi..”
“Sì però dovete capire… le circostanze… insomma
non farmelo dire così ma lo sai che nella tua famiglia ci sono parecchie cose
in ombra, e il lavoro così adatto alla tua genia non ti aspetta più a Seattle?”
affermòCarol contorcendosi
le mani agitata ma con una sicurezza spavalda nella voce.
Briony sgranò gli occhi allibita. Cosa
sapeva quella vecchia befana? Come osava criticarla per la natura del suo
lavoro, quando non l’aveva neanche scelto lei e aveva solo dato una mano con le
scartoffie nei casi? La stavano davvero trattando come una che ci sguazza nel
soprannaturale, che crea un’allegra combriccola con i mostri, quando la realtà
era ben altra.
Le venne tuttavia da
guardare Elijah di sottecchi per via della nuova situazione che era venuta a
crearsi, ma per fortuna riuscì a focalizzarsi sul mettereCarol al suo posto. Intanto gli altri
guardavano straniti la scena, interrogandosi in silenzio.
“Il mio innocuo e civile
lavoro che ambiva ad aiutare la comunità si è concluso. E… non devo certo essere io dire adesso che ci sono
tante cose in ombre soprattutto in questa cittadina e chi la governa. Purtroppo
non ci si può far niente.” Disse sicura con un sorriso fintamente sarcastico.
Carol stava per
strozzarsi per quella frecciatina, quando per fortuna intervenneJohn.
“Ma!” Questa volta John
alzò la voce “Abbiamo altri problemi a cui pensare. Io in quanto membro del
consiglio sono favorevole che Briony resti e
pace fatta… Andiamo! Non vorrà cacciare
dalla città una ragazza che non ha fatto niente di male!”
Briony guardò John sorpresa e gli sussurrò
un grazie.
Jenna anche lei per una
volta diede ragione a John, e disse che Briony aveva
tutti i diritti di restare e non c’era bisogno di fare tutto quel trambusto.
“Non sono io che l’ho
deciso. Un anno fa il padre di Briony e mio
marito hanno fatto un accordo che doveva essere rispettato. Credevo che lei
fosse tornata solo per venire a trovare la sorella ma vedo che non è così. Deve
essere il capo del consiglio a decidere se puoi rimanere a MysticFalls o no.”
“E chi è il capo del
consiglio?” chiese Briony
“Damon Salvatore”
Il suono di quel nome le
diede una morsa allo stomaco. Restò paralizzata non riuscendo a capire il perché
di tutto questo.
Damon Salvatore….quel vampiro bastardo che non si faceva
alcuno scrupolo ad attaccare le persone e che aveva mentito spudoratamente
sulla sua identità, era capo del consiglio?!
Elijah, che finora non
aveva parlato, disse con un sorriso guardandosi attorno “Andiamo bene.”
Briony sapeva cosa voleva dire… a Damon Salvatore bastava un semplice “no” per
scacciare Briony dalla città e evitare
inutili problemi con quella guastafeste.
Si chiedeva come avesse
fatto ad aver intortato mezza città e mezzo consiglio. Come potevano quei
cretini credergli? Era un imbroglione e li stava ingannando nella maniera più
spregevole.
Un vampiro senza
scrupoli a capo di un consiglio che dava la caccia a dei vampiri. Forse era per
questo che alla fin fine gli innocenti ci rimettevano sempre.
Senza volerlo si mise a
ridere tra sé e sè. Ma non era una risata
comica. Era una risata che faceva male, che tagliava prima di tutta se stessa.
Carol allora la guardò
torva ma non disse niente.
Briony si mise le mani nei capelli cercando
di sistemarseli, ma lo fece per nascondere le lacrime di rabbia che stavano per
fuoriuscire. L’agitazione stava prendendo possesso delle sua ossa così come
l’indignazione che proprio un vampiro doveva decidere per la sua vita… Non ne aveva avute già abbastanza?
“Beh, come è strana la
vita no?”
Nessuno rispose.L’unico che capì che ormai Briony era
al limite fuElijah, che disse a Jenna che il loro giro
turistico era finito e invitò Briony ad
andare a casa con lui.
John però non fu
d’accordo e disse che era meglio se andava a casa diElena,
dove era fra amici. E sottolineò l’ultima parola in modo tagliente, come seElijah non
fosse uno di loro.
John Gilbert non si
fidava dei fratelliSalvatore, figuriamoci di un Originario.
Briony ringraziò John ma disse che sarebbe
andata a casa sua perché era troppo stanca. Elijah allora senza perdere tempo
prese il braccio di Briony e andarono via
di lì.
La presa sul suo braccio
era molto forte ma lei non oppose resistenza. Il gelo della mano di Elijah
invase tutto il suo braccio ma non ammorbidì la rabbia che aveva dentro.
Era troppo arrabbiata… troppo frustata… se
avesse detto una sola parola, sarebbe accaduto il finimondo.
Come prima era ansiosa
di uccidere… di uccidere tutti quelli che
le facevano del male e che osavano contrastarla.
“Dove hai messo la
macchina?” le chiese Elijah all’improvviso.
“Non lo so.” rispose
scontrosa non guardandolo nemmeno.
Elijah lasciò correre
per questa volta e non fece più nessuna domanda. Aveva notato che Briony era agitata, molto agitata. Il suo stato
d’animo sfiorava un furia incontenibile, ma nascondeva una delusione atroce
sotto la superficie e un senso di sconfitta.
Briony sembrò ritornare all’improvviso alla
realtà e sembrò accorgersi solo in quel momento della presa diElijah sul suo
braccio.. la presa di un vampiro che non osava mollarla e
che la teneva in pugno… sembrò tornare
lucida e cercò così di scostarsi per impedirle di toccarla ancora. Non
importava se lui era Elijah, quello che a volte si era dimostrato tanto galante con
lei, perché in quel momento si rese conto che dopotutto era un vampiro. Un
Originario per giunta.
Cose le era saltato per
la testa?
Elijah comunque non
aveva proprio intenzione di lasciarla andare e continuava a camminare,
noncurante delle sue proteste.
“Lasciami.” gli ordinò
lei cercando ancora di scansarsi da quella presa glaciale. Vedendo che lui non
le dava la benché minima occhiata, lei cercò di essere più gentile:
“Per favore.”
Lui però non se la bevve
che infatti sorrise freddamente dall’alto: “Un classico. Voi umani cercate di
risolvere i vostri guai solo con un semplice per favore o mi dispiace, che in
realtà non è nemmeno sincero.”
Briony si irrigidì notevolmente. Credeva di
essere la sola a fare distinzione tra vampiri e umani dopo l’ultima conversazione
con Elijah, ma a quanto pare non era così… e
si poteva intravedere benissimo come quel vampiro orgoglioso la pensasse su
quella differenza.. La sua perenne superiorità l’avrebbe fatta imbestialire ma
in quel momento rimase apatica.
Smise di lottare e si
costrinse a restare al fianco di Elijah. Anche se, nonostante le apparenze,
sembrava che tra di loro stesse per sorgere una barriera invisibile che
permetteva l’uno di vedere l’altro, ma non di entrare in contatto.
Quando finalmente
tornarono a casa nessuno dei due disse niente. Briony si
era un po’ calmata, le mani avevano smesso di tremare dalla rabbia e il suo
cervello non pensava più all’idea di uccidere qualcuno, magari Carol Lockwood. Ma era ancora scossa dalla notizia che Damon
Salvatore fosse il capo del consiglio. Le venne da ridere ma si trattenne.
Elijah aveva osservato
per tutto il viaggio quella strana ragazza. Si chiedeva cosa avessero da
spartire lei e quell’infido di John Gilbert. Li aveva trovati molto in
confidenza e questo non gli aveva fatto per nulla piacere.
John Gilbert era il
tipico individuo che pensava solo al proprio tornaconto, non gli interessava se
qualcuno ci andava di mezzo o soffrisse. Per di più era davvero diabolico nei
suoi piani. L’appellativo meno volgare che Elijah gli venne in mente pensando a
quell’uomo era “feccia umana”.
Elijah però aveva molte
domande da farle. Di cosa stava parlando Carol Lockwood?
Di quale caso? Perché si era arrabbiata in quel modo? Cosa c’era tra lei e John
Gilbert?
Non erano affari suoi,
ma erano tutti sulla stessa barca. E Elijah voleva capire veramente chi aveva
di fronte, senza inutili preamboli.
Briony evitò lo sguardo indagatore che le
lanciava il vampiro in silenzio, e andò direttamente in cucina.
Si sciacquò la faccia
con l’acqua fredda nel lavello.
“Sei silenziosa.” disse
Elijah entrando anche lui in cucina. Appoggiò elegantemente la spalla contro lo
stipite della porta.
“Sono solo un po’ tesa…”
“Per quello che ha detto
Carol Lockwood?” Elijah rise freddo “Non devi
dare peso a tutto quello che dice. Quella donna è una perdente, crede che dopo
la morte del marito sia lei a governare MysticFalls ma in realtà non ha capito niente di tutto
quello che sta succedendo.”
Briony non rispose. Gli dava le spalle.
Elijah si avvicinò lentamente.
Senza fare alcun rumore.
“Non si riferiva a
quello che sta succedendo ora. Si riferiva a un fatto accaduto un
anno fa. Che ti riguarda.” puntualizzò.
Briony si innervosì. Non era proprio il
momento adatto per parlarne. Non voleva… era
ancora arrabbiata… tormentata.
“Che cosa hai
fatto Briony?” Nella sua domanda però non c’era
un tono d’accusa. Voleva solo sapere cosa le era successo.
Ma in quel momento lei
esplose. Si girò verso di lui irritata. Non sembrava neanche più lei. Elijah
vide della rabbia e dell’aggressività repressa in quella ragazza. I suoi occhi
sembravano diventati accesi.
“Mi stai facendo il
terzo grado ed io dovrei pure risponderti semplicemente?" le fuoriuscì un
sorriso tirato, si mise disturbata una mano nei capelli "Dio mio.. tu sei
un vampiro!" gli disse come se fosse quello il gran problema del suo
stato. "Io non ti devo dire proprio niente, anzi sei tu che mi devi
qualcosa! Credi che il fatto che tu sia un maledetto vampiro ti dia qualunque
diritto? Non ce l’hai e mi dispiace infrangere il tuo solido orgoglio, anzi no
non mi dispiace visto che a te non piacciono i falsi buonismi! Ma sono cose che
riguardano solo me. Me soltanto!” Urlò alzando di molto il tono della voce.
Il vampiro non sbattè neanche le palpebre, continuava a fissare la
ragazza con uno sguardo gelido che non faceva trapelare niente. Come se non
fosse affatto interessato al suo stato d’animo deteriorato e spezzato.
Briony deglutì nervosa, e farfugliò un
“lasciatemi in pace” mentre si incamminava fuori dalla cucina come una
furia.
Ma Elijah all’improvviso
la prese per un braccio con forza e le impedì di uscire. Con uno strattone si
ritrovarono vicini, l’uno di fronte all’altra.
Quel gesto così brusco
la prese in contropiede perché finora aveva giudicato quel vampiro misterioso
un tipo freddo, scostante, non incline a mostrare la sua enorme forza fisica.
Infatti lui utilizzava solamente la sua calma gelida e i suoi occhi neri
diabolici per intrappolare le sue vittime.
Si vede che con lei si
divertiva ad usare altri mezzi.
Lo sguardo del vampiro
la incenerì quando Briony tentò di
divincolarsi, inutilmente.
“Tu non vai da nessuna
parte.” disse feroce Elijah.
Probabilmente il tono
della ragazza così irrispettoso nei suoi confronti lo aveva fatto mandare in
bestia.
Briony gli diede dei colpi sul petto per
strattonarsi ma era come se avesse sferrato un pugno a una parete di pietra.
“Lasciami! Io non ho
fatto niente!” gridò col respiro affrettato, non osando guardarlo in faccia.
“Ah no?” chiese Elijah
con un sorrisetto, sollevandole il mento.
Briony non volendo arrossì. Sperò comunque
che il pallore per via della paura facesse soccombere il rossore dovuto
all’imbarazzo di quel gesto.
“Perché, anche tu vorrai
custodirti i tuoi segreti oscuri, Elijah.” Affermò lei poi indossando una
maschera dura perché era l’unico modo per non farsi soccombere da tipi del
genere che pretendevano di possedere il mondo.
Il vampiro perciò
corrugò la fronte, non aspettandosi quella dimostrazione di carattere. La
teneva ancora in pugno, i loro occhi induriti sembravano irrimediabilmente
legati da un filo invisibile.
“Capovolgere la
situazione non ti sarebbe d’aiuto. E non sono stato io a comportarmi da
maleducato adesso.” Replicò lui sicuro ma con un sorriso furbo che gli stirò le
labbra sottili.
Sentendosi
colpita, Briony non riuscì oltre a
sostenere quello sguardo, fu anche troppo per lei, quindi lo abbassò
miserevolmente.Non c’erano vie di fuga, anche volendo non
sarebbe riuscita ad allontanarsi e allora in quella lotta si arrese, lasciando
cadere il braccio esausta.
“E ora che vuoi fare?”
le chiese Elijah in tono disinteressato.
Briony non lo guardò in faccia, tentando di
riprendere il ritmo impazzito del cuore.
“Non ti conviene mai più
rivolgermi un tono del genere.” ribattè lui
subito dopo in tono fermo, non ammorbidendo però la sua presa.
Briony abbassò di più lo sguardo per
sfuggire ai suoi occhi tetri, come una piccola preda.
In realtà era tutta una
finta, non si era arresa e non aveva lasciato da parte il suo odio. Le arrivò
alla testa quella dolce sensazione come quella che aveva provato dentro la
cabina telefonica.
Briony svelta come un serpente si liberò di
lui e si girò prendendo un coltello da uno dei cassetti. Ma Elijah, che aveva
dei buoni riflessi e più esperienza di lei, la fermò bloccandole di nuovo il
braccio.
Il coltello era ancora
impugnato nel palmo della mano di lei, ma la presa dell’Originario sul suo
braccio era così forte da impedirle qualunque movimento. Eppure sarebbe
bastato poco… il coltello era vicinissimo
al petto di Elijah, sopra la clavicola.
Si guardarono negli
occhi in segno di sfida, il respiro di Briony era
stranamente spezzato e cominciava ad avere freddo nel braccio. Lo
sguardo di Elijah invece era duro come il marmo.
Questa volta Briony cedette sul serio. La presa del vampiro sul suo
braccio era talmente forte che lei lasciò cadere per terra il coltello con un
gemito di dolore.
Cadde per terra anche
lei stremante e ormai senza forze. Respirava appena.
Non voleva farsi vedere
debole. Non davanti a un vampiro.
Le vennero le lacrime
agli occhi dalla rabbia.
“Ora cosa fai, piangi?
Che capovolgimento di spettacolo” commentò Elijah con freddezza e risentimento,
alzando il sopracciglio e guardandola dall’alto.
Lei dal canto suo lo
fissò arrabbiata. In lui non vedeva più lo stesso Elijah: bello, elegante e
affascinante, che l’aveva salvata e che si era dimostrato così gentile
portandola a letto a dormire senza neanche torcerle un capello.
Vedeva solo un orribile
vampiro che doveva essere eliminato, con cui non doveva averci niente a che
fare. Uno come lui non ha diritto di vivere. E’ un mostro, solo un mostro.
<< I vampiri e gli
umani non possono vivere nello stesso mondo. Una delle due razze deve per forza
scomparire dalla faccia della terra >> così le diceva sempre
suo padre.
Aveva ragione.
Ad un tratto però
socchiuse le palpebre e le riaprì all’improvviso. Come se si fosse appena
svegliata da un incubo che lei stessa aveva vissuto nella realtà.
Cosa aveva fatto? Perché
si era comportata in quel modo orribile? Cosa le era saltato in testa?
La rabbia e l’odio che
l’avevano percossa qualche attimo prima erano svaniti del tutto. Briony non riusciva a capire, ad immaginare come aveva
potuto pensare quelle cose… e tentare
addirittura di accoltellare Elijah.
Non era più in lei,
il cuore sembrava essersi spento dentro il petto.
Elijah si accorse del
suo cambiamento repentino infatti sbattè le
palpebre, stranito.
Un attimo prima Briony sembrava una furia indemoniata come se fosse
posseduta da Satana in persona, mentre ora era ritornata normale. La stessa
ragazza che l’aveva soccorso a casa Salvatore.
Briony tremava tutta, aveva paura della
reazione di Elijah e della propria. Non aveva mai sferrato un attacco così
violento con un coltello. Sembrava come se il suo cervello non ragionasse più e
il corpo agisse in base ad istinti che non le appartenevano.
Forse davvero era
rimasta troppo traumatizzata dal passato.
“Elijah..” Briony balbettò il suo nome. Non riusciva a guardarlo
in faccia dopo quello che aveva combinato. Temeva un’altra sua reazione brusca
e di scorgere nei suoi occhi l’odio che poco prima l’aveva attraversata.
“Non so cosa mi
sia preso, non stavo pensando… mi dispiace,
non volevo farlo..” Era sul punto di piangere, ma questa volta non dalla
rabbia.
Elijah la osservò
attentamente. Era un buon lettore di menti dopo tutti quei secoli passati a
vivere con gli umani, a scorgere ogni loro incertezza e sentimento. Captava
ogni singolo pensiero anche semplicemente da un battito cardiaco.
Le credeva. Il suo cuore
che ora batteva all’impazzata mostrava la sua paura, come se stesse gridando a
gran voce di ricevere compassione.
Il suo probabilmente era
stato un gesto estremo, folle sì ma dettato dalla frustrazione, dal sapere che
nessuno stava dalla sua parte o la proteggeva. Un gesto umano. Disperato.
Si inginocchiò davanti a
lei e le disse piano: “Non hai fatto niente, tranquilla”
Briony tremava ancora come una foglia, con
gli occhi sbarrati dal terrore, pallida come solo un’umana poteva essere.
Elijah allora ebbe compassione per lei, almeno un po’. Sentì quell’emozione che
aveva assopito per troppi secoli ricrescere lentamente, sorpassando la sua
corazza indistruttibile.
La fece alzare con
delicatezza, cercando di non farle male. Lei continuava invece a guardare in
basso. Non aveva il coraggio di guardarlo.
“Mi dispiace...”
Sussurrò lei debolmente.
Sentendo che lui
rimaneva in silenzio, parlò ancora: “Ma mi dispiace sul serio… non è una bugia.”
Lui allora le sorrise
piano, riuscendo infine a crederle perché era davvero sincera.
“Non preoccuparti. Posso
capire la tua reazione..” incominciò lui.
“No, non puoi capire.”
rispose lei piano.
Briony alzò lo sguardo e lo
guardò. Piangeva.
“Dovresti lasciar
perdere, sul serio. Tu che hai vissuto così tanto tempo capirai che non è sano
scavare sul passato.” Mormorò mestamente.
E lui lo sapeva bene,
fin troppo. Pur di non farsi inseguire dagli errori del passato, si era chiuso
in se stesso, impedendosi di credere in cose a cui un tempo credeva con tutto
se stesso.
Ciò nonostante si
sentiva quasi in obbligo di restare lì ad ascoltare dopo come anche lui le
aveva fatto pressione. “Forse mi interessa.” Disse diplomatico mettendosi le
mani nelle tasche.
Briony allora lo guardò, non più con l’odio
e la rabbia di poco prima. Le sembrò diverso, anche lei si sentì diversa in
quel momento in cui lo guardò col cuore in piena di emozioni traboccanti.
“Ho toppato.” Mormorò
tra sé e sé, scuotendo la testa e avendocela con se stessa. “Oh davvero, ho
toppato alla grande. Forse stare a diretto contatto con i vampiri persino nella
fascia personale mi fa sentire un fiammifero che prende fuoco.” Disse
alla fine con un sorriso finto mentre gli occhi brillavano ancora per le
lacrime.
Elijah tenne gli occhi
stretti fissi su di lei, immobile, non lasciandosi offendere da quel discorso.
Capendo però il
contrario, Briony lo guardò rammaricata.
“Non è per te. La situazione forse ci è sfuggita di mano, ma… sono io. Non si può capire quando il problema
deriva solo da me.” Disse, chiudendosi a riccio e intrecciando le braccia
contro il petto.
Elijah corrucciò le
labbra, meditabondo, e mentre abbassava lo sguardo si avvicinò di un passo.
“Forse confidarsi
aiuterebbe a sgravare i pesi dal cuore. Soprattutto quando hai una vita
preziosa davanti da vivere. Ma forse io sono l’ultimo che dovrebbe essere
testimone di una tale confidenza, vista la situazione.” L’ombra di un sorriso
si affacciò per un attimo sul suo volto marmoreo, ma il colore cupo dei suoi
occhi prevalse, così come la serietà della sua figura.
Briony abbassò lo sguardo, con un sorriso
colpevole. “Mi dispiace per..”
“Capisco.” La interruppe
lui.
“No.” Proruppe lei
d’istinto, non facendocela più a trattenersi o a fingere. Alzò lo sguardo con
un sospiro affranto. “Che sia assurdo, tanto vale esporsi ora, anche con te
perché tanto io..” sviò lo sguardo mordendo il labbro per non mostrarsi così
fragile. Ma alla fine la debolezza del momento vinse. “Io non ho nessuno.”
Le lacrime scendevano
lentamente sul suo viso, ormai che senso aveva essere orgogliosi e dimostrarsi
forti?
Elijah la guardava
stranito e confuso. Per la prima volta non sapeva cosa dire.
“Nessuno mi ha difesa..”
Continuava a sfogarsi, pur un ultimo tentennamento nel nascondersi dietro un
muro. Ma doveva per forza farlo altrimenti sarebbe impazzita come prima. Che
senso aveva tacere ancora la verità? Elijah aveva diritto a una spiegazione e
il suo sguardo serio in quel momento non le metteva alcun disagio. Come se
stesse aspettando di leggerla come un libro nuovo.
Lui aspettava che lei
finisse la sua storia. Non voleva farle pressioni.
“Un anno e mezzo fa… ti ho detto che sono stata attaccata da un
vampiro. Quel vampiro era il mio fidanzato Ivan.” Al solo pensiero di quella
notte si mise a ridere. Il destino a volte era strano. Perché proprio a lei era
capitato questo?
“Stavo tornando a casa.
Avevo passato il pomeriggio a casa di Jenna come sempre. Stavo tornando a casa
a piedi anche se la mia casa era piuttosto distante. In un vicolo davanti a me
notai due persone, due piccioncini che si baciavano. Non ci badai molto, in
fondo era anche buio. Ma avvicinandomi notai una cosa. Il ragazzo era Ivan. Era
come se la terra fosse sprofondata sotto i piedi. Non riuscivo a reggere quella
delusione. Io e Ivan convivevamo insieme da qualche mese, lui aveva intenzioni
serie ma io ero ancora confusa perché ero giovane per impegnarmi sul serio,
anche se Ivan era un bravo ragazzo. Così sembrava. Gli urlai un sacco di cose
orribili: che era un pervertito, un bastardo e che non doveva farsi più vedere
davanti a me. Dalla rabbia che avevo non mi accorsi che la sua bocca era
intrisa di sangue… e corsi via.
Stavo correndo più
veloce che potevo, volevo andarmene da lì e svegliarmi da quell’incubo che
nessuna ragazza vorrebbe mai vivere. Finalmente arrivai vicino a casa. Ma
davanti alla porta notai che lui era lì. Ad aspettarmi.
Gli chiesi con arroganza
cosa volesse da me, lui non si prese neanche la briga di scusarsi o di chiedere
perdono, niente. Voleva solo che lo facessi entrare. Io gli risi in faccia.
Entrai in casa e gli sbattei la porta in faccia. Sentivo però di continuo i
suoi colpi forti sulla porta. Speravo che prima o poi se ne andasse ma non
cessava di battere alla porta e di urlare di farlo entrare. Ormai stanca,
mandai un messaggio a mio padre per chiedergli di venirmi a prendere perché
Ivan sembrava avesse perso il lume della ragione. Non volevo stare in quella casa
con quel matto fuori. Dissi a Ivan di andare all’inferno e di non farsi più
vedere a casa mia. Ma lui con un tono più gentile mi disse che voleva solo
riprendere la sua roba. Per poi scomparire.
Rimasi sorpresa. Pensai
che tanto valeva farlo entrare così me ne sarei sbarazzata subito. Gli aprì la
porta e lo feci entrare. Non l’avessi mai fatto! Mi fece cadere con uno
spintone e ho battuto forte la testa per terra. Non avrei mai immaginato che
avesse una tale forza. Riuscì ad alzarmi traballante ma lui… mi prese alla spalle con una velocità
sorprendente, cercando di soffocarmi. Mi feci prendere dal panico e cominciai
ad urlare disperata. Non riuscivo neanche a pensare il perché di tutto quello.
Provai a graffiarlo, a implorarlo di non farmi del male ma lui mi sussurrava
all’orecchio cose orribili.. inquietanti.. era davvero un mostro, una bestia.
Non pareva neanche più umano. E infatti con una forza disumana Ivan mi sbattè forte contro il muro, tanto che un quadro cadde
sulla mia testa. Ero quasi svenuta. Vedevo il mio sangue sulla parete e non
avevo più la forza di urlare. Credevo che sarei morta… Provai
di nuovo a implorarlo ma lui non mi ascoltava, pareva sul serio un mostro che
mi teneva in pugno.
Lui mi fece alzare
con violenza e vidi la cosa più agghiacciante che avessi mai visto. I
suoi denti…il suo viso. Non poteva essere…! Credevo davvero di impazzire visto che
quello davanti a me non poteva essere reale.. i vampiri non esistono, erano
solo storie dell’orrore. Ma all’improvviso si avvicinò verso il mio collo e mi
mostrò quanto la realtà fosse cruda, mordendomi con avidità, spinto da una
furia cieca. Non importava quanto dolore sentissi, resistetti e cercai di
riprendere le ultime forze rimaste. Urlavo come una pazza, cercando di
divincolarmi, ma senza successo. Volevo andarmene via, volevo che Ivan
bruciasse all’inferno per quello che mi stava facendo.
La porta all’improvviso
si aprì e vidi mio padre. All’inizio non riusciva a capire cosa stesse
succedendo, ma come una furia balzò vicino a Ivan e gli sferrò un bel pugno per
farlo allontanare da me. I due combattevano, non riuscivo a vedere bene perché
ero sul punto di svenire ma notavo che Ivan era in netta difficoltà, come se si
fosse indebolito tutto a un tratto, non riusciva a schivare i colpi di mio padre
che teneva tra le mani un paletto di legno.
Il telefono
all’improvviso squillò. Allora pensai fosse la nostra unica salvezza. Avevo
paura per me… e per mio padre. Credevo che
saremmo morti. Incurante del dolore, mi alzai da terra barcollante e risposi.
Era una mia amica di scuola, Kate. Non mi importava cosa volesse dirmi,
incominciai a urlare disperata dicendo che doveva chiamare subito la polizia,
che Ivan aveva tentato di uccidermi e che stava per uccidere pure mio padre.
Kate presa dal panico disse che avrebbe chiamato subito lo sceriffo. Con un
sospiro, riattaccai; il sangue stava scendendo lungo la fronte e il collo mi
faceva male come se andasse a fuoco. Caddi alla fine con un tonfo sul
pavimento.
Fu mio padre a
svegliarmi. Stava urlando disperato il mio nome. Teneva la mia testa sulle sue
ginocchia e cercava di non far uscire altro sangue. Non riuscivo a parlare. Mi
disse che dovevo stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene e che Ivan era
morto.
Trascorsi tanti giorni
all’ospedale. Non riuscivo a muovermi, forse dallo shock o dal male. Sembravo
in una fase catatonica. Solo mio padre aveva il permesso di parlarmi. La
polizia non mi aveva ancora fatto domande in merito a quello che era successo.
Quando ne fui in grado, chiesi a mio padre come era morto Ivan e lui
impassibile disse che gli aveva infilato un paletto nel cuore, solo così quelli
come lui potevano morire.
Mi disse tutto:
dell’esistenza dei vampiri, che lui era un cacciatore e che Ivan si era
trasformato. Non potevo crederci. Fino ad allora avevo vissuto dentro una
campana di vetro. Come avevo fatto a non accorgermi che i miei genitori
facevano quella vita? Come potevano i vampiri esistere veramente e soprattutto
come c'ero finita di mezzo io?
Mio padre mi disse che
non mi aveva detto niente perché voleva proteggermi. Ero troppo giovane e
impreparata per fare quella vita pericolosa. Mi disse anche che i vampiri
avevano spesso attaccato quella città e che avevano fatto passare l’accaduto
come “attacchi di animali”, ma questa volta non potevano fare la stessa cosa.
Colpa della mia telefonata a Kate, in cui spiegavo che era stato Ivan ad
aggredirmi.
Quando parlai con LizForbes confessai
quello che mio padre mi aveva detto di dire. Avrebbero chiuso il caso in
fretta, scrivendo nelle pratiche che Ivan mi aveva aggredito perché volevo
lasciarlo e mio padre era intervenuto per difendermi, ma aveva dovuto ucciderlo
altrimenti sarebbe finita peggio. Credevo che poi tutto sarebbe andato per il
meglio. Così diceva mio padre.
Ma il peggio sarebbe
venuto dopo. Non avevo messo in conto gli sguardi accusatori dei cittadini, dei
miei compagni e dei miei amici. Tutto lo scandalo e il sospetto perché il
soprannaturale non poteva essere concesso. Non credevano che Ivan potesse aver
fatto una cosa simile, immaginavano che in realtà fosse solo colpa mia, che ero
diventata pazza come mio padre. Tutti infatti vedevano mio padre come uno
stralunato, che andava in giro di nascosto di notte a fare cose terrificanti.
Giravano strane storie sul suo conto. Oltre al fatto che frequentasse degli
uomini. Questa storia aveva creato parecchio scandalo.
E ora che era successa
quella cosa orribile al “povero” Ivan, pensavano che era stata tutta colpa mia
e che mio padre mi aveva coperta. Gli unici che erano rimasti al mio fianco
furono John e Jenna, ma neppure da loro avevo ricevuto davvero comprensione.
Jenna mi stava vicina, mi telefonava sempre ma lo vedevo nei suoi occhi… vedevo il sospetto, e anche la paura. Tra
noi due, Ivan era quello più serio, più fragile e più malleabile. Se uno
metteva i piedi in testa all’altro e che mostrava la sua tremenda
testardaggine, quella ero io. Inoltre la storia che avevo detto alla polizia
sembrava poco plausibile. Ivan un assassino? Da ridere. Un ragazzo così per
bene, di buona famiglia mentre io ero solo la figlia del pazzo Bill Forbes e di una madre che mi aveva abbandonata, come
se quella fosse una mia macchia mostruosa.
John invece non diceva
niente per non turbarmi, lui sapeva che io ero innocente ma non voleva fare
domande inopportune che mi avrebbero destabilizzata.
La versione per il
consiglio era che io non ricordavo niente, ero svenuta prima che Ivan mi
mordesse e non potevo quindi sapere che fosse un vampiro. Mio padre diceva che
era meglio che nessuno sapesse che io ero a conoscenza dei vampiri. Per la mia
sicurezza era meglio così. Era un segreto che condividevamo solo io e lui. Per
questo John non mi faceva domande. Non voleva traumatizzarmi né mettere in
pericolo il consiglio.
Caroline invece… si vergognava di me. E’ vero ora è cambiata, è
diventata più matura e responsabile, ma prima! Era una scolaretta superficiale
e egoista, vedeva la storia di Ivan come un oltraggio, una seccatura. Pensava
che se gli altri mi consideravano una pazza, allora avrebbe considerato pazza pure
lei perché era mia sorella. Era una cosa che non poteva permettersi, non ora
che aveva raggiunto la fama di reginetta della scuola.
Mi chiese qualche volta
come stavo, se avevo gli incubi, ma erano frasi di circostanza. Solo per
dimostrarsi carina quando in realtà non sopportava quello che io e il mio
ragazzo avevamo combinato alla sua reputazione di ragazza perfetta con famiglia
perfetta.
Dopo qualche mese mi
accorsi che ero diventata un’estranea per quella città. Quando ero in giro la
gente mi fissava come se fossi uscita da un manicomio, le telefonate dei miei
amici diminuirono e non potevo confidarmi con nessuno del trauma che avevo
subìto. Sembrava come se fossi una coccia senza guscio.
Nessuno poteva capire
quello che provavo. Quanto dolore sentivo… e
non solo fisico. Non so se tu riesci a capire come ci si sente ad essere odiati
e etichettati ingiustamente come dei mostri e non poter far nulla per
contrastarlo.
Mio padre mi convinse
che sarebbe stato meglio per me andarmene da quella città. Avrebbe pagato lui
le spese e mi avrebbe trovato un lavoro. La trovai una buona idea perché non
volevo più restare lì, emarginata e in preda di un'orribile solitudine, e così
acconsentì.
Il sindaco Lockwood inoltre non tollerava la mia presenza, diceva
che ero pericolosa per l’incolumità della città e perché magari potevo
ricordare tutto e andarlo a spifferare in giro... come se quello che era
accaduto fosse colpa mia! Mio padre e il sindaco fecero così un accordo.. non
mi sarei mai fatta più vedere in città.
Alla mia partenza mi
vennero a salutare John e anche Jenna, che piangeva a dirotto. Avevo sbagliato
a dubitare del loro affetto, soprattutto di quello di Jenna. Aveva solo paura
per me, che questa esperienza mi avesse cambiata per sempre. E John bè…è sempre John. Condivideva i timori del consiglio
cioè che io ricordassi tutto, ma quando aveva saputo quello che mi era successo
era corso subito in ospedale e aveva trascorso notti intere al mio fianco
mentre dormivo, pregando che riuscissi a sopravvivere.
Caroline mi aveva
mandato un messaggio augurandomi buon viaggio e di chiamarla non appena fossi
arrivata a Seattle.
Forse era meglio così.
Dovevo andarmene. Quella città non mi apparteneva e io non appartenevo a lei.
Punto.
E qui finisce la mia
triste storia.”
Elijah aveva passato
quel tempo ad ascoltarla serio senza mai interromperla. Alcune volte la
guardava sorpreso e allibito, non riusciva a credere che gli abitanti di MysticFalls fossero
così meschini e pieni di pregiudizi. Proprio una fogna di città come aveva
sempre pensato.
“Mi dispiace che tu
abbia dovuto sopportare tutto questo.” disse per rincuorarla.
Briony lo guardò leggermente sorpresa. Non
si aspettava il suo dispiacere, tutti le dicevano che Elijah non provava
emozioni. Sentì un improvviso calore nel petto mentre guardava il suo volto di
marmo. Gli sorrise:
“Oh beh… ormai è acqua passata. Ho imparato ad andare
avanti.”
Cercò di asciugare come
meglio poteva le lacrime che continuavano a scendere. Elijah le porse
gentilmente un fazzoletto e lei lo ringraziò.
“La reazione che hai
avuto prima…. è perché hai ancora paura dei
vampiri vero? Provi rabbia per quello che ti è capitato. Non hai ancora voltato
pagina, deduco.”
“Non so cosa mi è successo… ero infinitamente arrabbiata perché non
riuscivo a spiegare come quei rimbecilliti avessero accettato Damon Salvatore
come capo del consiglio..”
“Per Damon
non c’è alcun problema. Lo costringerò io ad acconsentire al tuo
ritorno permanente qui. Se non vuole che un’altra matita gli ricapiti dritto
nel collo o peggio, farà come dico io.”
Briony si mise a ridere. “Da quanto vedo i
tuoi aspri con Damon sono cominciati ben prima che io arrivassi! E meno male
che qualcun altro la pensa come me su di lui.”
“E’ soltanto un
arrogante che crede di avere tutti in pugno solo perché è immortale ma non
basta questo a sopravvivere. Ora ha abbassato la cresta perché ha trovato pane
per i suoi denti.”
“A proposito Elijah… nessuno sa della mia storia… quindi.” Briony gli
lanciò uno sguardo eloquente.
“Come ho detto ieri…non mi piace spettegolare. Puoi stare
tranquilla.” Le rivolse poi un sorriso gentile, che la fece arrossire e le
provocò delle farfalle nello stomaco.
Deglutì cercando di
darsi un contegno e lo ringraziò.
Elijah si fece poi
corrucciato: "Di solito raccontare storie per nulla felici è la mia
specialità. Anche se non mi reca mai gioia. Ma devo dire che la tua storia
supera le mie aspettative." E le rivolse un piccolo sguardo di sostegno,
non di compatimento ma semplicemente comprensione e empatia.
"Oh. Quindi ho
sorpreso un Originario!" disse Briony scherzando
e sgranando gli occhi.
Elijah le fece un
flebile sorriso, rimanendo comunque composto nella sua posizione. Briony si chiese come mai si era sfogata proprio con
lui, con un vampiro poi! Forse perché non la criticava né la giudicava per
quello che aveva fatto, visto che lui sapeva come andasse il mondo e di quante
brutalità ingiuste era afflitto. Non aveva mai pianto per aver perso Ivan, mai.
Forse era senza cuore come loro, ma non riusciva a provare pena o tristezza per
lui.
Inoltre quando Elijah la
guardava in quel modo… non la stava
soggiogando ma sentiva che dentro di sé poteva fidarsi. Anche se era...
“La mia esperienza con
Ivan non è stata molto utile. Non sono riuscita neanche a darti una coltellata
come si deve.” disse scherzando.
“A proposito…” Elijah si avvicinò pensieroso e le sfiorò il
braccio con delicatezza. Il contatto con la sue mano la fece tremare. Era
fredda e gelida. Briony sentì il suo cuore
perdere battiti negli attimi in cui le dita di Elijah scivolavano lungo il suo
braccio. Ma non perché le provocavano del dolore fisico.
“Non ti ho fatto
del male, vero?” chiese lui serio.
“No non preoccuparti,
sto bene.” rispose lei con un fil di voce spezzato per via dei brividi che
l’avevano dominata.
Lui allora la guardò in
viso e Briony temette che riuscisse a
leggerle la mente in quel momento.
Ma invece disse:
“Mi preoccupo eccome. Da
quando hai degli attacchi così isterici e fuori di controllo?”
Briony allora si strinse nelle spalle:
“Avevo della
rabbia repressa… non so neanche io il
perché abbia reagito in maniera così violenta… Mi
sono spaventata di quello che potevo fare…. Non
potevo essere io..” disse in maniera confusa.
“Ho vissuto con voi
umani per tantissimo tempo. Può capitare che dopo esperienze traumatiche uno
possa esplodere. Sfogarsi fa bene…”
“Dici? E se accoltellavo
qualcun altro, magari la signora Lockwood? Non
che non mi piacerebbe ma…mi spaventa questa
parte di me…”
Elijah le sorrise.
“Credimi, tu BrionyForbes sei
una delle persone meno violente e psicopatiche che conosca. E io ho conosciuto
tante persone nella mia vita. Non vedo nulla di malvagio in te.” Il tono di
voce era serio, ma leggero come una carezza di velluto.
Briony lo guardò dritto negli occhi.
Quelli erano occhi
inquisitori, profondi, amareggiati.
Quello che vi lesse la
sorprese. Nei suoi occhi si intravedeva un’ombra remota di emozione – remota ma
c’era - di sentimenti, di compassione… Quella
compassione che non aveva mai visto in nessuno, neppure in un normale essere
umano.. proprio perché lui sapeva la verità e riusciva a comprenderla.
Il supporto di Elijah le
diminuì notevolmente il dolore e la solitudine che aveva provato un anno prima.
Si chiese come mai il
padre diceva sempre che i vampiri non provavano nessuna emozione. Forse alcuni
sì, ma aveva intravisto in Elijah qualcosa di elegantemente puro… Come se avesse un cuore nascosto dietro la sua
corazza di ghiaccio. Niente a che vedere con le storie che le aveva raccontato
suo padre.
Gli sorrise dolcemente,
come se in quel modo lei lo ringraziasse per quello che aveva detto.
“L’unica cosa positiva
di questa giornata… è che ho scoperto
il tuo cognome! Smith? Davvero poco originale, devo dirtelo!”
“A me non sembrava male
accanto il mio nome…” rispose lui pensieroso.
Briony rise, dicendo che stava scherzando.
Calò un silenzio
imbarazzante tra i due. Elijah continuava a fissarla sempre con quel fare
misterioso e indagatore; allora Briony si
imbarazzò e cercò di guardare qualcos’altro. Quello sguardo inquisitorio le
metteva comunque soggezione. Non la solita paura ma… qualcosa in
lui le piaceva…da morire.
“Hai detto che hai
vissuto tante esperienze tra gli umani e che per questo non noti nulla di
malvagio in me…. Ma allora come sembro? Cioè una
normale ragazza umana o…” Lasciò la frase in
sospeso. La sua opinione su di lei la incuriosiva… e
la temeva allo stesso tempo.
Elijah corrugò la
fronte, stringendo gli occhi:
“Non sei per
niente normale… sei solo… senza precedenti, perciò imprevedibile. Nessuno
si sarebbe comportato come hai fatto tu. Ospitarmi e soccorrermi senza fare
inutili storie. Aiutarci pur sapendo i rischi… e
sopportarne il peso senza mai lamentarti. Fare tutto questo per tua sorella e
per degli sconosciuti.”
Elijah la fissò e come
prima le accarezzò il braccio, sempre attento a non farle male. Lo sguardo
attento ma anche assorto.
Quel contatto la fece
sussultare e Briony pregò che lui non se ne
fosse accorto.
Per fortuna Elijah
sembrava assorto nei suoi pensieri.
Infine disse. “Però
avverto grande paura in te… sei piena di contraddizioni..
e piena di dolore e di rabbia, ma ti reprimi.”
Quanto aveva
ragione. Briony aveva sempre avuto un carattere… superbo e per nulla calmo. Ma reprimeva
questo suo lato del carattere per paura dell’opinione che avessero gli altri.
Per paura che si allontanassero. Non era un’eroina senza macchia e senza paura.
A volte la sua forza era pura finzione per dimostrare qualcosa agli altri, una
maschera, cosicché fossero orgogliosi di lei e non l’avrebbero mai abbandonata,
come aveva fatto sua madre… o peggio
tradita, come aveva fatto invece Ivan.
Sì. Era piena di paure.
La più grande era quella di perdere le persone che amava. Non poteva
sopportarlo.
Avrebbe voluto
abbracciare Elijah per dimostrare che aveva ragione. E per contraccambiare in
qualche modo quello che aveva detto.
Ma non riusciva a
muoversi. Aveva troppa paura di quello che sarebbe successo dopo… di provare qualcosa che non doveva.
Non poteva affezionarsi
a un vampiro… avrebbe soltanto sofferto.
Sia lui che lei. Non credeva alle storie impossibili che avevano il lieto fine.
Briony tornò alla realtà scacciando quei
pensieri assurdi e riuscì solo a dire:
“Grazie Elijah.
Nonostante a volte io parli a sproposito, sei davvero una bella persona…più di quanto immagini. Mi fa piacere che tu
sia qui con me e di aver parlato senza inganni… davvero.”
E gli sorrise dimostrando davvero la sua sincerità.
Lui a sua volta le
sorrise gentilmente e alzò la mano dal suo braccio per accarezzarle piano il
viso. La toccò in un modo così delicato, come se avesse paura che quella
ragazza si rompesse come un fragile pezzo di vetro. Come se fosse la prima
volta che si lasciava andare.
“Non avere paura di
seguire quello che sei... qualsiasi cosa tu pensi o provi… La
paura è solo uno spreco di tempo.”
Briony non riusciva a capire quella frase
enigmatica. O forse la capiva perfettamente e aveva paura di ammetterlo.
Ciò nonostante l’agitazione
nello stomaco lasciò spazio alla delusione quando lui, con un piccolo sorriso
di sovrappensiero, indietreggiò di alcuni passi, lasciandola andare e sfumando
completamente l’atmosfera che si stava creando.
Mentre il cuore batteva
ancora veloce si diede della stupida per aver pensato chissà cosa. Non doveva
neanche farlo, e forse era meglio che non fosse accaduto l’avvicinamento che
dentro di sé aveva desiderato con tutte le sue forze.
Mentre Elijah si
allontanava all’interno della cucina, con lo sguardo scostante ripreso, Briony prese quel tempo per riprendere il controllo delle
sue emozioni, anche se fu difficile per come era stata attratta e colpita un
attimo prima, in maniera piuttosto sensazionale.
“Questo vuol dire che
non dovrei avere paura neanche di te? E tu non hai mai sprecato qualcosa per
questo?” lo provocò lei di rimando.
Nel tempo di un secondo,
sembrò come se un lampo gli fosse attraversato nella mente, ricalcando l’antica
armatura che lo circondava. La freddezza del volto dell’Originario venne
incrinata con un sorriso sghembo, rivolto a metà verso di lei:
“Non ti suggerivo
comunque di abbassare la guardia. Non ce n’è mai abbastanza.” Replicò soltanto
e ritornando a quel che stava facendo, come se non volesse proseguire.
Briony cercò di non far finire le cose così,
quando non sapeva neanche come era accaduta quella lontananza repentina dopo
quello che si erano detti, ma all’improvviso sentì dei forti rumori alla porta
che la fecero sobbalzare dalla sorpresa.
“Briony!!!
Dovevamo vederci un’ora fa, dove sei finita?”
Erano gli strilli di
Caroline. Cavoli, con tutto quello che aveva passato si era dimenticata che
dovevano andare a fare shopping.
Non sapendo come congedarsi
senza troppe figuracce, cercò di trovare una qualche via di fuga mettendosi una
mano tra i capelli sciolti ma fu proprio Elijah a farlo per lei, senza troppi
giri di parole, quasi ci fosse abituato da tempo.
“Vai. Non sprecare il
tuo tempo.” Le disse cordiale, lanciandole un’occhiate fugace come se non ci
fosse alcun problema, o magari volesse lui in primis isolarsi dopo aver provato
quel tipo di approccio.
Non voleva esporlo, ma Briony ci rimase male per questo, credeva davvero… tuttavia in silenzio mise a posto in cucina,
pronta a fare ciò che doveva fare e a tornare al mondo reale. Prima che uscisse
però,notò la figura di Elijah
dileguarsi solitaria via di lì, quasi assorbendo uno spazio vuoto.
Briony rimase a guardarlo, non sapendo che
pensare davvero. Forse era troppo paranoica, Elijah l’aveva aiutata a
confidarsi e l’aveva sostenuta per quello, non doveva per questo farsi troppo
viaggi mentali.
Eppure la sensazione di
star percorrendo un terreno minato, col rischio di rompere tutto, c’era in lei.
Voltò lo sguardo,
sospirando per scacciare il disagio.
Forse era stato meglio
così, l’aver lasciato cadere la conversazione e l’essersi bloccati in tempo.
Mentre usciva per
incontrare Caroline, ricordò la sensazione della vicinanza del volto di Elijah
vicino al suo, prima che lui si allontanasse tutto a un tratto.
Fu percorsa da dei
brividi per il desiderio. Si sentì ridicola. Ma allo stesso tempo il suo
cuore muto e solitario tornò a battere impazzito dopo tanto tempo.. come se
qualcuno gli avesse donato improvvisamente vigore.
FINE CAPITOLO
Spero che vi sia piaciuto il
capitolo :--) Briony voleva saltare
addosso ad Elijah ahaha chiamatela scema!!
:D
Aveva ancora quella sensazione addosso,
come se il suo cuore andasse a fuoco.
E l’immagine di Elijah che si avvicinava al
suo viso non riusciva a dimenticarla.
E lui che all’improvviso se ne andava senza
dire una parola? Si chiese perché l’avesse fatto… forse l’aveva solo presa in giro.
Ma domanda ben più importante era perché
lei aveva voluto che lui non se ne andasse? Che continuasse?
Si sentì una stupida…una ridicola. Non aveva forse imparato
la lezione con Ivan? Fidarsi di una persona che è diversa da te, addirittura
non appartiene al tuo mondo, è fatale.
Il suo passato la stava inseguendo un’altra
volta.
Quando vide Elijah in salotto non si
rivolsero nemmeno la parola, a parte un “buongiorno”. Nessuno dei due voleva
affrontare l’argomento. Lui addirittura sembrava non accorgersi della presenza
di Briony, era come se
lei neanche esistesse per lui.
Aveva indossato la solita corazza. Quella
del vampiro freddo senz’anima. E ci riusciva piuttosto bene. Con dispiacere la
ragazza si accorse per la prima volta della tangibilità della barriera
invisibile tra di loro.
<< Perché fa così? >> Si
chiese Briony incerta.
A lei mancava il coraggio e l’ossigeno di chiedergli cosa non andava, ma aveva
anche l’orgoglio ferito. Elijah non la calcolava minimamente, forse un’offesa
sarebbe stata anche più gradevole di quel silenzio tombale e senza motivi.
Forse era stata lei a farsi sciocche illusioni... a credere che stessero instaurando
un rapporto di innocua amicizia, un'alchimia strana che lei mai si sarebbe
aspettata e che aveva scavalcato per un attimo la paura che sentiva nei suoi
confronti...
Forse aveva sbagliato tutto.. sbagliato ad
abbassare la guardia e a concedersi troppo...
Dopo avergli lanciato un’ultima occhiata -
Elijah stava fissando fuori dalla finestra assorto nei suoi pensieri che lei
non avrebbe mai compreso – Briony se
ne andò di casa senza dirgli niente.
E lui non si girò.
Quella mattina incontrò Elena Gilbert.
Elena le offrì di andare a bere qualcosa
e Briony accettò.
Mentre parlavano del più e del meno, Elena cupa le chiese: “Come sta andando
con Elijah?”
Briony sussultò: “Bene.”
“Bene come?” insistette Elena.
“Non mi ha toccata minimamente se è questo
che vuoi sapere” Infatti era proprio questo che la tormentava.
Scosse la testa nervosa, e guardò Elena che
non era convinta della sua risposta.
“Pensi che possiamo fidarci?” domandò la
17enne.
Briony intanto continuava a sorseggiare il suo drink. Fidarsi di lui?
Un attimo prima sembrava un nobile d’altri tempi gentile e affascinante,
l’attimo dopo tornava a essere freddo, un essere impassibile a cui era preclusa
ogni emozione. Semplicemente un vampiro. Cosa poteva aspettarsi?
Ma comunque non sapeva se poteva fidarsi
del suo istinto. Si era sbagliata parecchie volte…
“Sei tu Elena che hai chiesto il suo aiuto”
rispose freddamente.
“Tutti quanti pensano che io sia impazzita.
Chiedere aiuto a un Originario? Sapevo fin dall’inizio le sue intenzioni e
sapevo che pur di arrivare a Klaus, lui mi avrebbe sacrificata. Ma una cosa su
Elijah la so: è un uomo nobile, vive secondo un codice d’onore e se lui fa una
promessa la mantiene sempre. E’ molto attento a come parla, infatti ogni sua
parola d’onore è sacra per lui. Elijah mi ha detto che sconfiggerà Klaus…..e gli credo”
Briony fu sorpresa dalle sue parole. Non immaginava che Elena
avrebbe parlato così di lui… in
quel momento anche lei pensò che aveva avuto la stessa impressione su Elijah…. Lo sentiva a pelle che
era un uomo d’onore. Sebbene qualche volta la intimidiva… in ogni aspetto.
“Ma vedo che non sei tranquilla nonostante
tutto..” mormorò Briony.
“Damon e Stefan non si fidano di lui. Soprattutto Damon
perché si sono scontrati parecchie volte. Il carattere impulsivo e arrogante di
Damon non simpatizza per niente col carattere autoritario, freddo e calcolatore
di Elijah, il quale non sopporta chi gli mette i bastoni tra le ruote o osa
sfidarlo. Ma comunque loro si sono sentiti messi da parte…e hanno paura per me.”
“Pensi che magari Elijah potrebbe
vendicarsi su quello che gli avete fatto? Tentare di ucciderlo intendo?”
“No mi ha dato la sua parola. Ma lui vuole
una cosa in cambio…le scuse
di Damon e Stefan”
“Davvero?” chiese Briony ridendo. Damon che chiede scusa? Era uno
spasso a cui non poteva assolutamente mancare.
“Sì e sono preoccupata. Damon non
acconsentirà mai e non vorrei facesse qualcosa di stupido..”
“Lo farà eccome!
Quasi quasi lo spero…” rispose assorta nei suoi pensieri di
vendetta.
“Briony,
lo so che Damon ti ha fatto del male e so che ha un carattere difficile… ma davvero
c’è anche del buono dentro di lui. Così come c’è del buono in Elijah,
credo che l’avrai notato”
Briony sussultò ancora. Elena stava andando troppo oltre e non
voleva che scoprisse quello che provava… anche
se le apparenze ingannavano, aveva visto davvero gli occhi di Elijah
intristirsi per la sua storia. Gli aveva confidato che era una bella persona.
Ed era così, vampiro o non vampiro.
Briony non disse niente per paura di scoprirsi.
Elena le sorrise allungandole la mano per
stringere la sua.
“Grazie Briony per quello che stai facendo. L’hai presa
piuttosto bene la faccenda dei vampiri.”
“Sono rimasta parecchio traumatizzata
invece. Ma Elena devo dirtelo, non mi piace che Caroline sia coinvolta.”
La 17enne non sapeva cosa rispondere… Caroline l’aveva
pregata di non dire la verità alla sorella, ma andando avanti la situazione si
sarebbe fatta più complicata. E prima o poi Briony lo avrebbe scoperto.
“Non le succederà niente te lo prometto”.
Ma era una promessa vana. Sapeva che più di tutti, Caroline era quella che
correva maggiori pericoli. Lei sarebbe stata il vampiro che Klaus avrebbe
sacrificato nel rituale. Come evitarlo?
“Tu Briony invece non hai paura di quello che
potrebbe succedere a te?”
“No” rispose sicura “Siamo tutti in
pericolo sì, ma perché preoccuparsi prima del tempo? La notte di luna piena è
ancora lontana e non voglio mettermi ansia inutile. E poi stare in casa con un
vampiro invincibile, che ha dato la sua parola di aiutarci, mi aiuta.”
“Ma non ti preoccupa il fatto che Elijah e
Klaus siano fratelli?”
Per poco Briony non fece cadere il bicchiere dallo
shock. Questa parte della storia non la sapeva.
Klaus e Elijah erano fratelli?? Perché non
glielo aveva detto? Com’è possibile che Elijah era disposto a uccidere il
fratello?
In quel momento tutte le certezze che poco
prima aveva pensato sull’Originario, crollarono come castelli di sabbia troppo
deboli da sopravvivere alle onde del mare.
Uccidere il proprio fratello… Lei non ce
l’avrebbe mai fatta. Ovviamente non era un vero e proprio paragone, ma Caroline
poteva anche diventare il nemico più temibile di Mysticfalls comunque
lei non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderla. Qualunque fossero le sue
colpe.
Mentre Elijah lo avrebbe fatto senza tentennamenti… con freddezza
atrocemente impassibile.
Deglutì. L’ombra di compassione che aveva
visto in lui sembrava scomparire dopo quella scoperta. E magari lui non vedeva
del male in lei, proprio perché… era lui il
male. E poteva quindi riconoscerlo.
Elena vide Briony tremare e stringersi nelle spalle, come
se quella notizia l’avesse shockata. Infatti Briony percepì dei pensieri contrastanti nel
suo cervello che si facevano guerra l’un l’altro.
Elena cercò di rincuorarla dicendo che
sarebbe andato tutto bene.
“Ma Elena… come è possibile che siano fratelli? E
perché lo vuole morto allora?”
“E’ una lunga storia ma credo che Elijah
dovrebbe raccontartelo lui stesso..”
“Raccontare cosa?”
Briony riconobbe la voce fredda e calma di Elijah, che si era
avvicinato al loro tavolo senza farsi notare.
“Ah Elijah sei tu.” disse titubante Elena
alzandosi dal tavolo, mentre Briony era
rimasta inchiodata alla sedia a fissarli.
“Stavo raccontando a Briony di te e Klaus..”
“Oh bene.” rispose Elijah voltandosi verso
di lei con un sorriso stampato in faccia. Un sorriso da canaglia. “Come avrai
notato la storia degli Antichi non è propriamente la favola della buona notte.
Elena è rimasta parecchio scottata quando l’ha saputo. Le parole che avrebbe
voluto dire erano sicuramente “OMG”
Lei e Elena lo guardarono allibite. Con
nonchalance Elijah prese il bicchiere di Briony e lo finì, senza neanche guardarla.
Dalla sua espressione, Briony dedusse
che non gli piaceva quel drink ma lo ripose lentamente sul tavolo, sempre senza
guardarla in faccia.
Briony pensò che Caroline gli avrebbe mangiato la faccia per quello ma
anche se la mora aveva qualche commento acido nascosto dentro di sè, pensò che non era il momento adatto per simili
superficialità. Si limitò a guardare Elijah seria, intanto quest'ultimo parlava
tranquillamente con Elena.
La Gilbert poi si rivolse a Briony chiedendole se voleva
venire con loro a casa Salvatore. Elijah la guardò perplesso ma non fece alcuna
opposizione alla sua richiesta.
“Non so se sia il caso..” rispose Briony guardando Elijah di
sottecchi.
“Non mi dispiace affatto… pensavo che non vedessi l’ora” Elena
lasciò la frase in sospeso sorridendo.
Briony capì che si riferiva al fatto che sia Damon e Stefan dovevano chiedere
scusa a Elijah. Sorrise al solo pensiero e disse che sarebbe venuta volentieri.
Elijah e Briony andarono verso l’uscita mentre Elena
andava alla cassa.
Briony avvertì con disagio il solito silenzio tombale albergare tra lei
e il vampiro; una tensione così elettrica da immobilizzarla all'istante per non
azzardare troppo. E non ne sapeva nemmeno le cause... Elijah dopotutto rimaneva
elegante e composto come sempre nella sua posizione, al suo fianco Briony portava le braccia allacciate in grembo e fissava
davanti a sè. Un normale quadretto. Eppure la
tensione c'era, così come il non voler riempire quello spazio con le parole.
La ragazza proprio non comprendeva
l'atteggiamento del vampiro.. aveva notato che era di poche parole e non
concedeva molto di sè, ma continuando così l'avrebbe
fatta impazzire perchè non sopportava le sensazioni
che stava ricavando in quel momento dentro di sè.
Per sciogliere il nervosismo, Briony fece un forte sospiro e mosse un pò
i capelli con la testa. All'improvviso Elijah si voltò verso di lei, come se
avesse captato il disagio in Briony e le sussurrò,
piegandosi piano col busto verso di lei:
"Grazie per il drink."
Briony tremò sentendo il tono di voce elegante del vampiro finalmente
venire alla luce per lei, e soprattutto nell'avvertire il suo respiro così
vicino come l’altra notte. Il suo fiato gelido le aveva toccato per un attimo
il lobo dell’orecchio, facendola avvampare di uno strano calore.
Briony si voltò circospetta ma si accorse che Elijah era già tornato
dritto nella sua posizione. Forse il suo era stato solo un modo educato per
rompere quel silenzio pesante. Quella barriera invisibile più la vedeva meno le
piaceva; avrebbe voluto fargli delle domande ma Elena arrivò da loro, pronta
per andarsene.
Insieme così se ne andarono in silenzio
come nulla fosse.
Verso casa Salvatore.
Appena arrivati Elena invitò Elijah a
entrare e andarono verso il salotto.
Sentirono un gran fracasso provenire verso
l’interno della casa.
Damon e Stefan stavano per fare a botte, entrambi
avevano una presa forte sul collo dell’altro. Elena urlò loro di fermarsi
subito e per fortuna obbedirono senza fare storie. Briony era rimasta immobile non osando
intromettersi, ma quando si voltò automaticamente verso Elijah notò che il
vampiro era… sconvolto.
Sì, il termine adatto era proprio
sconvolto...e amareggiato. Triste. Come se avesse visto quella scena già un
milione di volte, e ogni volta soffriva. Anche se non voleva farlo notare.
Anche lui si voltò verso di lei preoccupato.
Quelli erano occhi provati dalla troppa
vita vissuta, una vita che lui rimpiangeva. Ne era sicura. Briony lo guardò intristita.
Ma non c’era tempo per parlare di quello,
Elena infatti aveva intimato i due fratelli di smettere di lottare ed era
tornata la calma. Per ora. Damon e Stefan si
guardavano in cagnesco.
“Non ci posso credere… l’hai fatto entrare in casa!” accusò
Damon indicando Elijah.
“E che ci fa la sua socia qui??” chiese
ancora parlando di Briony
“Le ho offerto io di venire. Io e Elijah
abbiamo rivisto i termini del nostro accordo.”
“Oh davvero?” chiese Damon in tono ironico.
Questa volta parlò Elijah: “Signori, non
verrà recato danno a nessuno di voi due per mano mia. Chiedo solo una cosa
in cambio… delle
scuse.”
Briony voleva assaporare quel momento fino alla fine. Le veniva da
ridere ma cercava di trattenersi. Il tono di Elijah era fermo e risoluto. La
faccia di Stefan mostrava
una gran sorpresa, mentre Damon era incredulo e offeso. Esclamò un “Delle
cosa??” spalancando la bocca inorridito.
Briony si passò una mano alla bocca, stava sghignazzando. Forse non
era necessario vendicarsi di quello che le aveva fatto. Lo spettacolo che aveva
di fronte valeva più di ogni vendetta.
Il meno restio era Stefan che si avvicinò lentamente a Elijah
sospirando. Non gli stava bene la cosa ma l’avrebbe fatto comunque. Per Elena.
Adesso Briony capì quando Caroline le diceva che Stefan avrebbe fatto
qualsiasi cosa per Elena. In quel momento proprio per lei stava sotterrando
l’orgoglio.
“Mi dispiace per il ruolo che ho avuto
nella tua morte. Proteggevo Elena. Proteggerò sempre Elena.” Disse sicuro.
Sembrava davvero sincero.
“Capisco” Per Elijah era abbastanza.
Damon invece scuoteva la testa furioso e
deluso. Probabilmente compativa il fratello per essersi fatto mettere i piedi
in testa.
“Il sacrificio avverrà, Damon. Bonnie non si farà male e
Elijah ha trovato un modo per salvarmi la vita.”
“E ti fidi di lui?” le chiese con odio.
“Sì mi fido”
Ma Damon non aveva cambiato idea. Non aveva
alcuna intenzione di scusarsi. Li guardava con odio e disprezzo. Tutti quanti.
“Ti avevo detto che avrei trovato un piano.
E l’ho fatto!” disse Elena vittoriosa.
“Potete andare tutti all’inferno!” Urlò
Damon con rabbia. E se ne andò, lanciando un’ultima occhiata di disprezzo al
fratello.
Non fece mai le sue scuse a Elijah, perché
Damon non era tipo da scusarsi soprattutto se credeva di aver ragione.
Stefan si voltò verso Elijah per giustificare il fratello: “E’
arrabbiato con me ora. Gli passerà”
“Forse.” rispose lui, guardando dove era
uscito Damon.
Probabilmente l’odio tra fratelli era un
sentimento che ben conosceva, pensò tristemente Briony.
Lasciarono Elena e Stefan da soli a parlare così Elijah e Briony uscirono.
Mentre si incamminavano, Briony gli chiese: “Non hai
ricevuto le scuse da Damon… che
farai ora?”
“Lascerò perdere… in fondo cosa posso pretendere da un
tipo come lui.”
Briony rise: “Hai ragione. La faccia che ha fatto quando tu gli hai
detto che volevi delle scuse dovrebbe bastarti! Se ci penso mi viene ancora da
ridere”
Elijah rise. Ma rimaneva comunque sempre
serio.
Briony lo fissava mentre camminava, chiedendosi a cosa stesse
pensando.
“Non mi vuoi raccontare la tua storia?” gli
chiese timorosamente.
Lui però la evitò, continuando a guardare
avanti.
Lei allora sospirò: “Il fatto di aver
scoperto che tu e Klaus foste fratelli…mi ha
scossa. Davvero uccideresti il tuo stesso fratello? Perché?”
“Sono successe troppe cose.” rispose lui
con freddezza. Dal tono della sua voce capì che non voleva confidarsi. Non con
lei. Ne fu ferita.
“Pensi che potrei giudicarti? Tu non l’hai
fatto con me, e non lo farò nemmeno io. Voglio solo che… mi parli.” rispose senza alcun
tentennamento. I suoi occhi cercavano quelli neri di Elijah che però facevano
l’esatto opposto.
“Perché?” Chiese lui freddo.
“Come perché? Dopo quello che è
successo ieri… io
mi sono confidata e..”
Ma non finì la frase, Elijah si girò verso
di lei velocemente.
“Il fatto che tu mi abbia raccontato la tua
triste storia non ti dà il diritto di mettere il naso nella mia vita. Credo
quindi che tu abbia equivocato la situazione.” Il suo tono di voce era freddo,
ma duro come l’acciaio. Come se volesse archiviare una volta per
tutte l’argomento, facendole rimpiangere di averlo sollevato.
Briony lo guardò ferita:
“L'unica
persona che lasci entrare e uscire nel tuo mondo privato è te stesso? Il mio
non è un voler ficcanasare, è un modo per conoscere meglio le cose visto che
anche io ci sono dentro con mia sorella. Non vedo nulla di inappropriato, l’hai
detto a Elena, non vedo perché non dovresti ripeterlo pure a me.” Nella sua
voce saccente stranamente si intravide una sottile gelosia.
La freddezza di
Elijah comunque rimaneva tale.
“Elena
e io abbiamo un accordo. Te l’ho detto quando ci siamo incontrati che se ti mettevi
in mezzo…”
“Io
non voglio intralciarvi…confidarsi a cuore aperto è così disdicevole
per la tua razza?”
Ok,
forse aveva esagerato. Non voleva parlare in quel modo, come se l'equivalente
in vampiro fosse mostro. Forse era troppo presto per dirlo ma aveva avuto modo
di vedere che forse alcune realtà erano differenti, così come l'apparenza
Difatti
di fronte allo sguardo ombroso di Elijah, arrossì colta in fallo:
"Scusami.. errare è umano per tutti e il mio secondo nome è errata. Volevo
solo dire che non confidarsi su un grosso problema dovuto al passato può
inacidirti lo stomaco sempre più col passare del tempo. E visto che tu ci tieni
tanto all'apparenza regale non andrebbe molto bene.”
Perdiana,
non andava bene neanche così. Troppo sarcastica. Elijah sembrava uno che non
sapesse neanche cosa fosse il sarcasmo. Infatti riuscì soltanto a sbattere le
palpebre in una maschera di impassibilità. “Non credo di avere problemi.”
replicò automaticamente.
Briony
lo fissò, cercando davvero di capire a cosa pensasse ma le riusciva difficile.
Tutto sembrava complicato con lui, nemmeno lei riusciva a essere pienamente
sincera, come se fare un passo verso di lui significasse incappare in grossi
guai.
"Mi
dispiace... abbiamo sbagliato entrambi a esprimerci, ecco tutto." disse
continuando a camminare. Lui la seguì elegantemente, come nulla fosse."Non c'è bisogno di scusarsi.”
Nonostante
la risposta pacata, a Briony parve una presa in giro.
Come se invece che tranquillizzarla all'apparenza, lui stesse tirando l'acqua
al suo mulino sul fatto che lei non aveva diritto a "ficcanasare.”
<< Non ha parlato, diciamo, da gentiluomo.
Il signorino non è così perfetto come vuol far credere >> pensò irritata.
"Quindi
direi.." disse Elijah all'improvviso. "basta con domande personali
che possono incorrere in dispiacere da chi le porge."
Con
chi credeva di star parlando? Con una che non sapeva fare 2+2? Elijah pareva un
signorotto che aveva frequentato le migliori scuole d'educazione ma se voleva si
cimentava anche lei in quei comizi. Non volle dargliela vinta.
“Potresti
aver ragione. Ma se quelle domande hanno il solo scopo innocente di far luce su
una realtà che li riguarda e che si scaglierà purtroppo presto su di loro,
allora forse quella persona ha diritto di sapere la verità. E più gliela neghi, più
questa persona scava. Ovviamente nei limiti della privacy. La curiosità femminile
non è né un mio difetto né un pregio. Solo un sano desiderio di sapere e
conoscere.”
Quasi
quasi ci credeva pure lei a quel comizio. Elijah si
voltò verso di lei, guardingo e interrogativo. Lo vedeva comunque restio a
assecondare il suo “sano desiderio”, sempre così chiuso in se stesso e guai a
chi osava entrarvi contro il suo assenso, ma almeno un sorriso leggero gli
allungò la linea delle labbra tese.
“Potevi
fare l’avvocato. Hai talento nelle minacce verbali e nel dare ordini fra le righe.”
replicò gesticolando elegantemente con una mano.
Sebbene
il tono fu quello di prima, lei ebbe un tremolio. O lui non voleva capire o lei
non riusciva a farsi capire. Bel disastro visto che era il suo coinquilino. Il
suo cuore si gonfiò inaspettatamente nel pensare a qualcos'altro che non
avrebbe dovuto proprio esistere.
Si
vergognò.
Abbassò
la testa: “Lasciamo perdere. E’ stata una giornata piena, meglio non appesantirla.”
Non
si era accorta che durante la camminata erano giunti al marciapiede. Lei era venuta
con la macchina di Elena, Elijah da solo come sempre. Il vampiro si mise sulla
strada, lei rimase sul ciglio.
“Lo
penso anche io.” Replicò lui alla sua frase, guardandola inespressivo.
Briony
dentro di sé si domandò acidamente perché si comportasse così. Che fosse stato
così pugnalato dal passato da non doverne parlare per non risentire la lama
rigirarsi nella ferita, oppure perché era così distaccato in generale da non
tollerare gente intorno? Purtroppo non ebbe risposta chiara, Elijah rimaneva un lontano
mistero.
Comunque
Briony, sotto l’indisponenza,
il sarcasmo, frasi velate da giudizio, aveva anche un buon cuore. Magari faceva
fatica a far emergerne il meglio dopo come era stato massacrato, ma possedeva
una certa sensibilità unica. Soprattutto se dovuto alla famiglia.
“Mi
dispiace, per qualunque cosa sia accaduto tra te e tuo fratello.”
Elijah
continuò a guardarla nella stessa maniera di prima, assente, vuoto. Ma la sua
risposta le arrivò peggio di una pietra in piena testa: “Come ho detto, la mia
vita non deve rientrare in confessioni non volute. Ti avevo già avvertita,
nessuno al di fuori può capire.. né tantomeno intromettersi.” E così dicendo, con lo stesso sguardo, si
defilò via di lì senza voltarsi indietro, come se avesse appena lasciato uno di
scarso di valore.
Briony
guardò la sua schiena con una delusione tale da pensare fosse stata enormemente
ferita.
<<
Stupida idiota! Cosa credevi? Che sareste diventati ottimi amici o confidenti
alle ore del thè? Hai subito visto il tipo che era
Elijah e ci rimani pure male, stupida! >> E Briony
continuò a darsi degli appellativi non proprio amichevoli.
Ciò
che la faceva bruciare di delusione era che lui l’aveva paragonata a uno
qualsiasi, una sconosciuta che voleva ficcare il naso senza alcuna sensibilità
quando in realtà voleva soltanto capirlo meglio e sostenerlo…
Era una “al di fuori” della sua vita… perché lui
voleva così e sarebbe sempre rimasto così. Aveva interposto un muro che non
dava segni di poter abbattersi. Cosa pretendeva? Si conoscevano comunque da
poco, e Elijah era pur sempre un oscuro Originario.
All’improvviso
però qualcosa scattò nella sua mente mentre si dirigeva a casa. Un lampo
furibondo e d’orgoglio.
No!
Non si sarebbe fatta trattare così, come una marionetta che non deve parlare al
cospetto del grande Originario. Se lui non voleva avere legami, bene, lei
sarebbe comunque vissuta senza di lui. Ma non avrebbe dimenticato quell’insegnamento
di oggi… aveva cercato di comprenderlo, di assisterlo
a suo modo, era stata gentile con lui e aveva anche cercato di farsi spiegare,
e lui le aveva intimato di farsi gli affari suoi e prendendola in giro con
tutta l’eleganza possibile, il che era anche peggio. Andasse al diavolo! Lui e
i suoi odiosi bottoni ben ordinati.
Ecco
cosa si riceveva a preoccuparsi onestamente. Lezione imparata.
Briony andò al Grill per rinfrescarsi le idee. Aveva voglia di bere
qualcosa di buono e dimenticare tutto. Dimenticarsi dei vampiri, di Damon
Salvatore e persino di Elijah. Forse doveva cambiare tattica in generale e pensare solo alla propria sanità fisica e mentale.
Lei aveva agito soltanto con buoni sentimenti.. e lui l’aveva ricambiata aggredendola
semplicemente con lo sguardo.
Forse era così che era solito agire.
Briony deglutì, scacciando la delusione in un altro drink.
Aveva passato ore e ore al bar a bere. Non
era ubriaca fradicia ma c’era quasi arrivata. Briony non si fidò di guidare e decise di
andare a casa a piedi anche se era lontano.
In fondo che pericoli c’erano?
Qualche vampiretto in
giro, niente di strano no?
Si mise a ridere da sola. Ora che le veniva
in mente, il suo cellulare ce l’aveva ancora Elijah.
<< Dannato! >> Pensò.
Mentre si incamminava, notò una macchina
che si era fermata vicino a lei. Dal finestrino si sporse un uomo di mezz’età
che non aveva mai visto. La fischiò e le disse: “Ehi bella! Che ne dici di fare
un salto dentro la mia macchina?”
“Perché invece non sparisci dalla mia
vista?”
Ma non era stata Briony a dirlo. Un uomo si era materializzato
all’improvviso vicino al conducente, con fare pericoloso e inquietante.
Il tipo non se lo fece ripetere due volte e
con una bella sgommata partì di corsa.
Aveva fatto un bel polverone, ma dopo aver
messo bene a fuoco la vista Briony vide
chi era il suo salvatore. Ma di fronte a lei, nell'oscurità della notte, pareva
tutt'altro.
Un cavaliere dal portamento elegante e
nobile. Un cavaliere oscuro e solitario. Un vampiro millenario. L'ultima
persona che Briony si aspettava di vedere.
“Le seccature non hanno fine stasera.”
disse Briony tagliente.
Elijah avanzò lentamente, tenendo una mano
nella tasca: “Ti porto a casa." disse lui avvicinandosi noncurante.
“Ci stavo appunto andando senza il tuo
aiuto.”
“Ho visto come te la cavi bene senza di
me.” sottolineò Elijah.
“Mi segui ora?
Non dovevamo rispettare la nostra reciproca privacy a distanza di sicurezza?” gli
chiese lei a doppio senso, come per colpirlo.
Lui rimase atono: “Non è come
pensi, ero con Jenna e le si è avvicinato l’ex ragazzo di tua sorella, Matt no?
E le ha detto che ti aveva appena vista alzare troppo il gomito nel suo bar.
Jenna non ci aveva dato molta importanza. Ho saputo che è un tuo vizio bere
fino a crollare; i miei complimenti davvero.” Mormorò lui schizzinoso,
inarcando un sopracciglio.
“L’alcool certe volte aiuta a sciogliersi.
Qualcuno dovrebbe prenderne esempio.” Chissà perché intuì che Elijah non aveva
recepito come sempre il sarcasmo. “Ho passato l’età in cui ho bisogno di avere
un padre che mi dia il coprifuoco. Inoltre io reggo benissimo l’alcool, vedi
riesco pure a dirti l’orario...sono...” e guardò l’orologio al polso “le 10 e
mezza. Beh se vogliamo essere esatti sarebbero le 10 e 32.” disse prendendolo
in giro.
Elijah scosse la testa, sempre e comunque
calmo.
“Come mai eri DI NUOVO con Jenna?” chiese Briony sottolineando la
parola “di nuovo.”
“Carol Lockwood le ha affibbiato il compito di farmi
vedere le bellezze della città…sono un
appassionato di storia.” rispose lui semplicemente.
“Ovviamente lo sei.” mormorò con un filo
d’ironia.
“Come mai l’hai chiesto? Ti dà fastidio
forse?” chiese il vampiro con una strana espressione.
“A me? No di certo. Penso però che non sia
accettabile che tutti le mentano in quel modo..” rispose stringendosi nelle
spalle.
“Visto che la pensi così perché non glielo
dici allora?”
“Quasi quasi… così perde la voglia di farti da guida
turistica.” rispose sfidandolo.
Lui rise, mantenendosi cupo. “Stai
bluffando. Continuiamo la conversazione a casa però”
“Io invece voglio restare qui o comunque
per i fatti miei.” replicò lei ombrosa indietreggiando apposta. Perché
ora mò si preoccupava tanto?
“Non credo sia il momento appropriato per
comportarsi da bambini.” le rispose lui più gelido del solito, avvicinandosi.
“Tutti in confronto a te sembrano bambini,
visto che ti credi superiore all'universo intero. Ma ti ricordo che tu sei
sotto il mio tetto. Posso anche non farti più entrare se volessi.”
“Ah si? Fallo allora. Oseresti?” Questa
volta era lui a sfidarla attraverso le sue implacabili fessure nere.
Briony allora sbuffò alterata voltandosi dall’altra parte. Dopo un pò disse: "Senti.. io ci tengo alla mia indipendenza,
alle mie abitudini... ma non per questo non faccio uno sforzo in più per
avvicinarmi e tentare un approccio amichevole, SE questo è voluto dall'altra
parte."
"Ammirato." rispose seccamente
Elijah guardandola in maniera inespressiva.
Lei allora non riuscì a trattenersi e lo
fulminò con lo sguardo. Lui non replicò affatto nè
diede alcun segno di voler approfondire. A suo modo pareva disinteressato.. ma perchè allora si trovava lì? I loro caratteri non avevano
davvero intenzione di combaciare, anche se sembravano attratti da un'aurea
misteriosa e irresistibile. Almeno per lei..
Briony per questo fece finta di nulla pur di esternare un pò di orgoglio e evitò il vampiro con lo sguardo. Faceva
piuttosto freddo quella notte e non aveva neppure un giubbotto. Si strinse
nelle spalle in silenzio.
Elijah sorrise lievemente nel guardarla.
Dopo di che si sfilò galantemente la giacca
in totale silenzio, anche il vento taceva, e cercò di mettergliela attorno le
spalle.
“Che fai?” chiese lei nervosa
allontanandosi come se lui avesse la peste.
“Ti voglio solo aiutare” rispose lui
indossando la solita maschera di freddezza.
“Ah si? Non mi sembravi così gentile
qualche ora fa quando mi hai letteralmente ordinato di farmi gli affari miei
come se fossi una stupida che non capisce.”
Questa volta i lineamenti di
Elijah cambiarono. Erano al buio ma lei li notò.
“Mi dispiace, non volevo essere così
sgarbato. Parlare di Klaus mi rende… nervoso.”
Briony smise di fare commenti scemi e lo guardò seria. Elijah aveva
ancora quell’espressione triste come quando aveva visto litigare Stefan e Damon. Chissà cosa
nascondeva veramente dentro il suo animo corazzato...
“Ti voglio solo mettere la mia giacca attorno
alle spalle. Non ti mangio.” disse lui in modo calmo avvicinandosi.
Briony acconsentì con la testa. Quando Elijah le fu vicino, potette
sentire l’odore della sua pelle e il rumore proveniente dalla sua camicia
bianca ogni volta che muoveva un muscolo del corpo. Si sentì elettrizzata.
Elijah le pose con delicatezza la giacca
sopra le spalle senza neanche sfiorarla, ma bastò quel gesto per farla
arrossire e battere in maniera inspiegabile il cuore. Probabilmente lui se ne
sarebbe accorto visto che aveva un udito sovrumano, ma non disse nulla.
Si diedero una breve occhiata durante quell’atto,
ma nonostante quei brevi secondi Briony aveva avuto
il timore di affogare in quegli occhi neri.
Cercò di riprendere il
contegno: “Quindi mi stavi seguendo” non era una domanda.
“Jenna mi ha detto che non c’era niente di
cui preoccuparsi, perché era solita vederti bere e non era una novità. Ma
temevo che fossi sconvolta o arrabbiata a causa mia. Mi sono così allontanato
da lei con una scusa per venire a controllarti, e ti ho trovata qui… con un balordo pronto a
saltarti addosso.”
Briony lo guardò sorpresa, pensando che davvero una parte del
vampiro era in ansia per la sua incolumità. Come se si sentisse in dovere di
difenderla.
“Me la sarei cavata comunque” rispose
sorridendo, e cercando di diminuire i battiti del suo cuore che era fin troppo
speranzoso di credere magari ad un’illusione sciocca.
“Davvero?” Elijah era sicuro della sua
risposta.
Briony cedette anche se sorrideva.
“Grazie per la preoccupazione allora.”
Lui rise lievemente. “Quindi ora sei calma?
Posso portarti a casa tranquillamente, senza che mi sfuggi chissà dove?”
“Io non fuggo chissà dove.” Replicò lei
sulla difensiva. Se c’era qualcuno che fuggiva non era lei tra i due… “Se ero un po’ alterata credo sia una reazione normale
dopo come mi hai trattata oggi..”
Aveva parlato senza pretendere
chissà cosa, in realtà non voleva riprendere quel discorso perché aveva capito
l’antifona e non voleva obbligarlo a confessare alcunchè…
eppure la risposta di Elijah cambiò di nuovo:
“Sono pronto a dirti tutto se è
questo che vuoi.. anche se detesto rivangare il passato.”
Briony conosceva bene quello sguardo.. quello di chi deve per forza
tenere un segreto, ma andando avanti ti logora fino allo sfinimento perché devi
tenerlo nell’angolo più oscuro dentro di te, e da lì non se ne andrà. Devi
accettare in solitudine la realtà per come è. Anche se la detesti. O ne soffri.
Lei purtroppo l’aveva subìto.
Rimase a fissarlo, come se
volesse davvero entrare dentro di lui. Si sentiva attratta inspiegabilmente da
quell’aurea di mistero. Lui non ricambiava lo sguardo, era assorto nei meandri
della strada deserta, della notte.
Passò una macchina che con i
fari li illuminò.
Briony sorrise dentro di sé: anche se quella barriera invisibile tra
loro sembrava rimanere, comunque era felice che Elijah avesse cambiato idea e
che volesse tentare un altro approccio.
“Va bene. Verrò a casa con te. Ma! A una
condizione” disse alzando l’indice della mano.
“E quale?” domandò lui
voltando lo sguardo verso di lei.
“Rivoglio indietro il mio cellulare.”
“Allora dovremmo per forza andare a casa
tua. L’ho lasciato lì.”
Briony lo guardò scuotendo la testa. “Non t’azzardare mai più a
rubarmi cose mie personali.”
“Se avessi voluto avrei potuto prenderti
qualcos’altro di più personale…”
E le fece il suo solito sorriso sghembo.
Lei allora sgranò gli occhi impaurita.
Elijah d’altro canto rise piano, di gusto.
Era la prima volta che Briony lo
vedeva ridere così…Sembrava…
sereno. Come un normale essere umano, senza pesi sulle spalle.
Il vampiro le mise una mano sulla spalla e
le disse di rilassarsi perchè era
solo una battuta.
Una battuta? Elijah? Briony tuttavia
sentì un formicolio attraversarle la spalla, i nervi si tesero, ma comunque non
poté far altro che ridere a sua volta.
“Va bene dai andiamo! Prima che uno dei due
se ne penta di nuovo!” disse lei scherzando e incominciando a
camminare.
Elijah, continuando a sorridere, le si
affiancò in silenzio. Anche lei sotto sotto stava ancora ridendo.
I suoi sentimenti di rabbia erano ormai
svaniti, lasciando il posto a un senso di serenità e normalità, che entrambi
assaporarono quella sera come se ne fossero affamati.
Dopo tanto tempo di solitudine, camminavano
il loro percorso. Insieme.
FINE CAPITOLO
Come sempre spero che il capitolo non vi
abbia deluso! Aspetto dei vostri commenti ^^
Elijah faceva
suscitare in lei strane emozioni. Non riusciva a spiegarsi il motivo.
Viveva accanto a lui
ogni genere di emozione, dal senso di pace alla rabbia più nera.Così contrastanti ma potenti che la sconvolgevano.
Scendevano fino alle sue profondità, insinuandosi come una maledizione per un
lasso di tempo lungo in cui non le permetteva di riprendere il sano controllo o
di poter in qualche modo contrastarle.
Sarebbe mai riuscita ad
abituarsi? A frenare il battito del suo cuore che galoppava nel petto?
Ora però era serena.
Camminava lentamente
vicino a lui con la sua giacca nelle spalle. A volte assaporava l’odore
proveniente da essa e le piaceva, anche se non era un profumo particolare.
Trasmetteva eleganza indiscussa però, come ogni cosa di lui del resto.
Elijah teneva un
andatura lenta per non farla restare indietro. Qualche volta, mentre
lei era assorta nei suoi pensieri, lui si girava a fissarla ma badando bene a
fare finta di niente. Mentre quando lui guardava avanti, lei lo fissava incuriosita.
Uno scambio di sguardi
segreto. Come se volessero capirsi a vicenda.
Non appena rientrarono
in casa, Briony gli cedette la giacca
ringraziandolo.
Anche se tremò non
appena gliela diede.
Faceva piuttosto freddo
quella sera. Agghiacciante.
“Ti senti bene?”
“Sì davvero, non sono
ubriaca. Anche se sono minuta sopporto bene qualche goccio. Non bevo mica
sangue umano.”
Si accorse troppo tardi
di quello che aveva detto. Maledetta lingua lunga.
Quando si girò verso di
lui, notò che si era allontanato. Era nella penombra della stanza.
“Scusa, battuta
infelice”
“Il tuo era solo
realismo.” rispose cupo mentre le sue mani giocherellavano su una mensola,
quasi indifferenti alla scena.
Briony si sedette tesa sul divano mentre
Elijah rimaneva lontano, immobile. Non riusciva a scorgere bene il suo viso
perché la luce della stanza era molto fioca e lui si era nascosto in un angolo
buio. Sembrava davvero inquietante ma lei cercò di non farci caso.
Aspettò che lui
parlasse, e il momento arrivò quando l’Originario sollevò la testa verso di
lei.
“E’ vero, io e Klaus
siamo fratelli. Tuttavia precisamente siamo come te e Caroline. Siamo
fratellastri.”
“Continua.” Briony lo ascoltava attentamente.
“Mia madre era stata
infedele a mio padre. Eravamo molto uniti come famiglia ma Klaus e mio padre
non andarono mai d’accordo. Mio padre scatenava tutta la sua rabbia su di lui,
e Klaus non poteva farci niente perché ne era intimorito. Quando ci
trasformammo in vampiri si scoprì la verità. Klaus apparteneva a un’altra
specie.”
“In che senso? Non è un
normale vampiro?”
“Il vero padre di Klaus
era un licantropo”
Briony strabuzzò gli occhi per quella storia
impossibile: “Oh mio dio… Così appartiene a
tutte e due le razze non è vero? Come un..”
“Un ibrido. Ma una strega molto potente bloccò la
sua natura di licantropo con una maledizione. Se Klaus riesce a spezzarla
diventerà invincibile. Più potente sia dei vampiri sia dei licantropi. E io non
potrei più fermarlo.”
“Quindi la storia della
maledizione del sole e della luna era una balla? Un tentativo per far sì che le
due razze si combattessero a vicenda, e quando avrebbe avuto tra le mani
la doppelganger e la pietra di
luna, lui sarebbe arrivato trionfante a godere del premio…”
“E’ uno dei suoi soliti
giochetti.” rispose Elijah sorridendo in maniera affilata nella penombra della
stanza.
“Ce la farete a
ucciderlo prima che spezzi la maledizione?”
“Se tutto va come ho
detto sì. Non fallirò.” disse Elijah deciso.
“Ma perché Elijah… perché stare dalla nostra parte? Noi per te
siamo degli sconosciuti, degli umani che abbiamo tentato di ucciderti
oltretutto! Perché voltare le spalle a tuo fratello…
capisco che è pericoloso ma…”
“Se tu fossi al mio
posto faresti la stessa cosa.” rispose serio. Glaciale.
“Non arriverei mai a
uccidere mio fratello. Proverei a fargli cambiare idea, lo implorerei… fino alla fine”
“Pensi che non l’abbia
fatto? Avrei dato la mia vita per lui. Ma è una cosa che non si può sopportare
per oltre 1000 anni. Non merita la nostra comprensione, fidati sulla parola.
Deve essere fermato a qualunque costo.”
Briony ascoltò attentamente la sua diplomazia,
ma c’era qualcosa in profondità che non le tornava.
“Tu sei convinto di fare
la cosa giusta per tutti quanti ma… ce la
farai ad arrivare fino in fondo? Voglio dire può capitare che uno desideri il
proprio fratello morto, basta guardare Stefan e
Damon. Ma alla fine è impossibile farlo. Lui è la tua famiglia.”
“Klaus non era il mio
unico fratello. Avevo dei genitori, altri fratelli, delle sorelle. Lui ha dato
loro la caccia per secoli e me li ha portati via.”
Briony allora vide il volto di Elijah
cambiare repentinamente. Per un attimo aveva visto i suoi occhi intristirsi,
pensando ai ricordi di una normale vecchia vita che gli
mancava terribilmente, soprattutto il valore fondamentale che aveva perso
con tanto cinismo. Briony non riusciva a
sopportare l’intensità di quella nostalgia. Era abissale.
Si alzò, si avvicinò a
lui e davvero addolorata gli disse: “Mi dispiace tantissimo Elijah…”
Solo allora capì il suo
vero tormento. Come aveva potuto criticarlo prima per la sua intenzione di
uccidere Klaus? Si sentì una stupida. Tuttavia voleva confortarlo… fargli
capire che gli era vicina.
“Il difetto più grande
di Klaus è che non sopporta chi lo delude. Tutti noi abbiamo fatto quello
sbaglio. Alcuni gli hanno voltato le spalle. Invece io e mia sorella Rebekah gli siamo rimasti accanto per secoli. Non
volevamo lasciarlo solo. E come ringraziamento del nostro affetto lui ci ha
ripudiati, per le nostre debolezze ha minacciato di ucciderci. E l’ha fatto.
Tutti i membri della mia famiglia sono morti, ha disperso i loro corpi in mare… e io sono riuscito ad andarmene prima che
impazzisse del tutto. Non sono più nella sua cerchia da molto tempo.” I suoi
occhi erano diventati profondissimi, si potevano leggere e lei lo fece,
restandone quasi ammaliata per quel che vi vide.
La famiglia dopotutto
era importante per ogni essere umano. Anche per quelli come lui. I vampiri
dovrebbero provare solo odio, rabbia, repulsione verso i
sentimenti e invece… guardando il
volto di Elijah, Briony pensò che invece
lui era una magnifica eccezione.
Sapere che lui,
dopotutto, aveva conservato questa emozione umana… l’affetto
invalicabile verso la famiglia, le fece riscaldare il cuore.
“Quindi tu sei nato
umano?”
“Sì, eravamo normali… un tempo..” mormorò pensieroso, come se
stesse ricordando cosa significa esserlo.
<< Alla fine
chiunque può provare dei sentimenti umani. Non si può dimenticare la propria
vera natura.. anche se l’hai perduta secoli e secoli fa. Anche se tu stesso la
rinneghi. >> Pensò Briony triste.
“Posso immaginare l’odio
che nutri nei suoi confronti… hai sofferto
molto a causa sua non è vero?”
Elijah comunque cercò di
tenere una compostezza fredda:
“Col tempo ho imparato a
cavarmela da solo. Ma l’unica cosa che mi aiutava a sopravvivere era la
speranza che un giorno mi sarei vendicato di quello che Klaus ci ha fatto.”
“Posso chiederti… il motivo per cui Klaus ce l’avesse anche
con te?”
Elijah la fissò,
accertandosi se doveva esprimere anche quel fattore così importante e letale
per lui. Vedendo gli occhi sinceri e umani della ragazza, fu quasi costretto ad
abbassare i suoi per non cadere in tentazione di sciogliere lui stesso le sue
barriere.
“Credeva che fossi stato
io a far scappare Katerina, poco prima del
sacrificio.” Disse infine, solo quello.
“E perché avrebbe dovuto
pensare una cosa simile? E se anche l’hai fatto…
beh..” non sapeva cosa dire se non: “è stato giusto così. Come anche per Elena
adesso. Non si può ricavare nulla di buono da queste cose orribili.”
La sua comprensione però
non diminuì il ferro che racchiudeva la sua anima, tutt’altro, quasi aumentò i
suoi sensi di colpa dovuti a quella vicenda.
“La storia tuttavia ha
preso una piega che ci ha portato diritti alla rovina Ognuno in seguito ha preso
proprio la propria strada, e fu quella sbagliata.”
“Beh se lui ti vuole
morto per questo, non ti biasimo per quello che provi o come cerchi di
rimediare in questo presente. Ti porti dietro il fardello della rovina di una
famiglia e…” Briony sviò la
testa, scuotendola, forse perché non esistevano le parole adatte per
confortarlo o almeno le cercava con vogliosità fremente perché voleva davvero
farlo, come mai aveva voluto in vita sua.
Con tutto il cuore gli
disse, tornando a guardarlo: “Non ti biasimo per come la pensi, e mi dispiace.”
Elijah recepì la sua
sincerità umana, così come tutta l’atmosfera attorno che quasi si elettrizzò
per le confidenze di cui era stata testimone; come risposta le sorrise
leggermente ma non disse più nulla. Era stanco e molto provato dopo aver
raccontato la verità. Ne soffriva ancora, lo opprimeva. Anche se non voleva
ammetterlo.
Briony infatti notò che era molto turbato.
Forse fargli confessare la verità non era stata una buona mossa. Lei si era
sfogata e finalmente si era liberata di un peso. Ma lui? Come reagiva un
vampiro? Era così diverso da tutti quelli aveva conosciuto… ritenendolo
un vampiro credeva all’inizio che non provasse più niente, ma ora guardandolo
negli occhi…Trovava in lui tutte le caratteristiche
umane immaginabili. Soltanto più amplificate, e certe volte faticavano a
esprimersi. Il che lo rendeva ancora più bello.
Briony alzò la mano per poggiarla sul
braccio di Elijah. Lo fece nel tempo di un battito cardiaco accelerato.
“Siamo dalla tua parte
Elijah. Non ti tenderemo più una trappola, te lo giuro”
Il vampiro guardò quella
mano sul suo braccio e poi fissò Briony in
viso. Intuì che la ragazza sembrava davvero dispiaciuta per lui.
Ma la ignorò. Non poteva
farsi coinvolgere di più. Aveva spalancato oltre ogni misura la sua umanità
quella sera, e seguendo la solita razionalità decise allora di richiuderla
dentro la sua corazza di ghiaccio… incatenandola
in modo più persistente per non farla più uscire così facilmente.
L’umanità è ciò che
rende deboli dei vampiri, fa abbassare la guardia e ti fa fare mosse false,
sciocche. E lui non poteva, non doveva in quel presente.
Scacciò via le emozioni,
un attimo prima fuori controllo, e ritornò freddamente gelido.
Lasciò cadere lentamente
la mano di Briony via dal suo braccio:
“Ho detto tutto quello
che dovevo dirti. Sei pronta a sopportare tutto questo?”
“Sì..”
“Tu forse sei in buona
fede ma… dovresti domandarti se le persone
a cui vuoi bene siano davvero leali con te.”
“Che vuoi dire?” gli
chiese sorpresa, sbattendo le palpebre.
Lui le sorrise
perfidamente, andandosene senza rispondere.
“Aspetta!” Briony lo raggiunse in fretta. Non le piaceva proprio
quando faceva così.
Lui era salito di tre
gradini nelle scale, mentre lei rimase al pian terreno. A fissarlo
interrogativa.
“Il nome John Gilbert ti
dice niente?” le chiese poi Elijah dopo un attimo di silenzio.
“Ah John!” esclamò
sollevata.
“Ah John sì, proprio
lui.” rispose schernendola senza ironia.
“John ha fatto degli
errori come tutti noi. Ma lui vuole soltanto proteggere Elena”
“Cosa ti dice che non
farà qualcos’altro di stupido? Magari dare a Damon un altro pugnale magico?”
“John vive secondo i
suoi ideali. E tra le sue convinzioni c’è la lotta contro i vampiri. E’ fatto
così, ma ora ha capito che non può andare a sbandierare le sue armi anti
vampiro come se niente fosse. Si darà una calmata.”
“Spero tu abbia
ragione.” Dopo aver detto questo, Elijah la guardò un’ultima volta e salì le
scale senza più dir niente.
Lasciando Briony più confusa che mai.
Sui suoi sentimenti.
Su tutto.
Il mattino dopo Briony non vide Elijah. Non lo trovò né in cucina e
nemmeno in salotto.
Notò il suo cellulare,
che era stato messo sul tavolo in cucina in bella vista.
Si chiese allora dove
fosse andato.
Rise tra sé e sé. Si
comportava come una mogliettina. Anche se abitavano sotto lo stesso tetto non
significava che lui doveva farle rapporto di dove andasse o con chi...
Briony uscì poi per andare a casa Gilbert.
Aveva promesso di andare
a trovare Jenna qualche giorno prima ma dopo gli eventi traumatici che aveva
subìto se ne era completamente dimenticata.
Quando bussò alla porta,
le aprì proprio Jenna che non si aspettava una sua visita.
“Non ti mancano le
nostre chiacchierate fino a tarda notte?” le chiese Briony scherzando.
“No scusa è che non me
l’aspettavo! Sei venuta in un brutto momento” rispose tesa
“Che è successo??”
“Abbiamo ricevuto una
visita notturna” John comparve in quel momento in salotto.
“John non è il momento”
rispose brusca Jenna fissandolo torva.
“Briony,
Jenna è troppo tesa e frustata in questo momento per spiegarti ma parlerò io in
sua vece… Isobel è tornata.”
“Isobel?? La madre di…” Briony era
titubante nel parlare di fronte a Jenna.
“Sì esattamente. E’
comparsa ieri notte.”
“Tu Jenna ne sapevi
niente?”
“No me la sono
trovata davanti… mi ha chiesto se fossi la
fidanzata di suo marito.. e mi ha confessato di essere la madre di Elena. E’
stato terribile”
“Mi dispiace Jenna che
tu abbia dovuto scoprirlo così.” rispose Briony tristemente.
“Quindi anche tu lo
sapevi?” le chiese arrabbiata e tradita.
“Sì.” Briony dovette ammetterlo per forza. Voleva rincuorare
la sua amica ma non sapeva come. In fondo era lei dalla parte del torto.
“Oh magnifico! Elena lo
sapeva, persino John lo sapeva! E tu me l’hai tenuto nascosto”
“Mi dispiace Jenna, ma
l’ho saputo solo da poco e non sapevo come avresti reagito!”
“Bèh puoi
immaginare che sono fuori di me… mi hanno
mentito tutti! Per questo non posso restare qui.” Jenna fu sul punto di
piangere così salì di corsa le scale sconvolta.
“No aspetta,
Jenna!” Briony cercò di fermarla ma John la
trattenne.
“Le passerà. In fondo io
l’avevo avvisata di non fidarsi di quell’infido di Alaric.”
“Immagino tu non l’abbia
fatto con delicatezza, ma col tuo solito modo” lo schernì.
“Delicatezza non esiste
nel mio vocabolario. E’ colpa mia lo so. Come sempre” rispose in modo ironico.
Briony scosse la testa ma furono interrotti
da Alaric e Elena, che erano appena entrati
in casa per parlare con Jenna.
“Dovè Jenna??”
chiese nervoso il professore.
“Non vuole vederti, mi
dispiace amico” rispose John sorridendo.
“Togliti di mezzo!”. I
due uomini si stavano per mettere le mani addosso ma Briony urlò
loro di fermarsi subito.
Poi sentirono dei passi
lungo le scale. Era Jenna con una valigia in mano.
“Jenna ti prego devo
spiegarti”. Alaric cercò di farla calmare e
di fermarla.
“Non voglio sentire
altre bugie Rick!”
“Zia Jenna dove stai
andando?” Elena era molto preoccupata per sua zia. Si sentiva terribilmente in
colpa per quello che era successo. Avrebbe dovuto dirglielo prima e nel modo
giusto. Non doveva finire così. Non era davvero giusto.
Jenna prese le chiavi
della macchina e si girò nervosa verso i presenti:
“Vado al campus per un
po’. Devo schiarirmi le idee. Non cercatemi!”. Uscì dalla casa sbattendo la
porta in faccia ad Alaric.
La casa allora sprofondò
in un silenzio tombale. Tutti quanti guardavano la porta dove era uscita Jenna
e non osavano dire niente.
“Bèh mi dispiace
molto Alaric. Ma se tu fossi stato più onesto
con lei fin dal principio questo..”
Ma John non finì la
frase che Alaric gli diede un bel cazzotto,
che per poco non lo fece cadere per terra.
Briony e Elena rimasero a bocca aperta a
fissare la scena. Ma quando John vacillò, Briony lo
sorresse cercando di farlo sedere.
“Ma cosa diavolo ti è
venuto in mente?” Urlò ad Alaric
“Se lo meritava da
tempo! Ha messo idee stupide in testa a Jenna e l’ha messa contro di noi!”
“Potete solo prendervela
con voi stessi! Se avesse detto subito la verità a Jenna con calma e con
moderazione, questo non sarebbe successo!”
“Cercavamo solo di
proteggerla Briony! Se la coinvolgevamo in tutto
questo si sarebbe fatta del male!” disse Elena per giustificarsi.
“Balle! Tenere
all’oscuro un familiare di un segreto così importante e pericoloso è sbagliato!
Cercavi solo di proteggere la tua storia d’amore e il tuo piano!” la
ammonì Briony con severità.
“Queste sono parole di
John, non tue..” Elena stentava a credere alle proprie orecchie.
“Ora basta! Ormai Jenna
se n’è andata, quel che fatto è fatto!” Questa volta parlò Alaric, che pareva esausto.
“Magra consolazione”
disse John sottovoce, sputando sangue.
Alaric si avvicinò furibondo a John,
tenendo alto un pugno.
“Non fare un altro
passo!” Urlò Briony cercando di farlo
indietreggiare.
“Tu dovresti essere
l’amica di Jenna, alias alleata di John Gilbert e socia di Elijah. Ti
immaginavo diversa..” Alaric la scrutò
dall’alto in basso.
“Non sono socia e
alleata di nessuno io. Cerco di difendere le persone che amo dal casino che voi
avete combinato”
“Beh se credi di riuscirci
stando dalla sua parte!” urlò indicando John “Credo che avrai un’amara
delusione”
“Senti chi parla..” John
non aveva perso la lingua tagliente.
“Decido da me quello che
devo fare… se devo scegliere dal fidarmi di
uno sconosciuto che è addirittura il “sottoposto” di Damon Salvatore, e non di
un amico che conosco da tutta una vita, mi dispiace ma..”
“Credo sia meglio
finirla qui per oggi…siamo tutti provati..”
Elena cercò di far mantenere la calma come suo solito.
Alaric se ne andò allora lanciando un
ultimo sguardo di sfida sia a Briony sia a
John. Non sarebbe finita lì.
“Lo sai che è colpa tua
non è vero?” disse infine Elena arrabbiandosi con John.
“Elena!”
“Briony, ascolta
tu non sai tutta la storia”
“La so invece, so di
Isobel e del suo piano pazzo di quando ha voluto uccidere Damon e il
tuo fidanzato. Ma mettimi almeno nei panni di John.”
Elena allora scosse la
testa. Era inutile parlare con quei due.
“Voglio che tu te ne
vada” disse al padre con acidità.
“Elena, è tuo
padre.” Briony cercò in tutti i modi di
difendere l’amico.
“E quando mai lo è
stato? Non ha fatto altro che ingannarmi!”
“E cosa pensi che
avrebbe dovuto fare? Quando vedeva che eri persa dietro a tutti quei vampiri? I
genitori non sono sempre dalla nostra parte Elena! Non sempre ci fanno stare
bene! Ma John è qui per te ora… dovresti ascoltarlo perché magari potresti
rimpiangerlo.”
Ma Elena non voleva
più ascoltare… se ne andò in camera sua
senza dire niente.
“Bèh grazie per
averci provato..” le disse John cercando di alzarsi.
“E’ una ragazzina. Crede
che tutti i guai del mondo la perseguitino… ma non si
rende conto che siamo tutti dalla sua stessa parte?”
“Lei non si fida
di me… e non si fiderà neanche di te in
futuro visto quello che hai detto..”
“Io ci sono dentro
perché è coinvolta Caroline, non posso uscirne fuori se lei è dentro.”
“E hai pure Elijah dentro
casa..” puntualizzò John.
“Elijah è comparso nella
mia vita perché seguivo Caroline. Perché sentivo che c’era sotto qualcosa. E
questo perché Elena l’ha coinvolta, non ha impedito che accadesse! Non dovrebbe
stare a piagnucolare tutto il giorno…” disse
infuriata.
“Sei acida questa
mattina.”
“Mi sarò svegliata col
piede sbagliato.”
“Colpa di Elijah?”
domandò John inarcando un sopracciglio.
Briony sussultò ma non lo diede a vedere.
“Ma che… non l’ho neanche visto stamattina!”
John non disse nulla
continuando a fissarla.
“Vuoi che ti aiuti a
medicarti?” gli chiese Briony per scacciare
la tensione.
“No non è niente..”
“Ascolta…dimmi di
Isobel. Perché non mi hai avvertito che sarebbe arrivata?”
“La sua comparsa ha
sorpreso persino me. Non immaginavo venisse adesso. E poi ho provato a
chiamarti ieri sera ma il cellulare era sempre staccato.”
“Oh colpa mia scusa…l’avevo… perso”
“Fingerò di crederci.
Comunque Isobel è comparsa ieri notte per parlare con Elena. Forse ha trovato
il modo di salvare Elena da Klaus”
“E come??”
“Te lo spiegherò dopo. O
meglio te lo spiegherà Isobel. Sei invitata alla riunione di famiglia”
Briony lo fissò. Pensando che avrebbe
rivisto Isobel le si fermò un sorriso malefico in volto.
“Non vedo l’ora.”
<<
Merda Merda. >> Caroline era nel panico assoluto. Girava a non
finire per la casa pensando cosa avrebbe dovuto fare. Teneva il cellulare in
mano e decise di chiamare Stefan.
Nervosa gli
raccontò tutto. La sera prima Caroline era stata costretta a dire la
verità a Matt. Che lei era un vampiro. Lui però non l’aveva presa affatto bene,
l’aveva accusata di aver ucciso sua sorella Vikie ed
era scappato a gambe levate.
“Caroline non hai
proprio idea di dove sia andato?” gli chiese preoccupato Stefan
“No! Lo sto chiamando da
ore ma il cellulare è sempre spento! A casa non c’è e non si è presentato al
lavoro! Stefan ho molta paura, e se lo
andasse a raccontare in giro? Se lo dicesse a mia sorella?? Oddio non voglio
pensarci!” Stava urlando in modo isterico mettendosi quasi a piangere. Non
poteva andare peggio di così per lei… il
ragazzo che un tempo avevo amato la detestava per ciò che era e probabilmente
nel giro di poche ore tutti lo avrebbero saputo... incluso sua madre... e sua
sorella.
“Oggi pomeriggio c’è un
pranzo dai Lockwood e Matt è nel catering.
Provo a vedere lì”
“Va bene. Ci vediamo lì
Caroline! E se lo trovi prima di me, cerca di ammaliarlo..”
“Spero di farlo calmare…Stefan non
voglio fargli del male. Anche se non stiamo più insieme io tengo ancora a
lui..”
“Ti capisco. Cercheremo
di rintracciarlo”
E chiuse la
conversazione.
Briony aveva ricevuto il messaggio da John.
Isobel stava per arrivare a casa di Elena. Ed era lì che stava proprio andando.
Facendo un respiro profondo accese la macchina.
“Sei in anticipo” Fu
John ad aprirle
“Scusami… lei
non è ancora arrivata?”
“No. Stefan è di sopra con Elena. Briony… spero
tu dia il beneficio del dubbio a Isobel. Lei vuole solo..”
“Sì sì ho capito. Vuole
proteggere l’amata figlia dal perfido Klaus.” Disse in tono ironico. “Ma
permettimi di dire che il suo ritorno a MysticFallsè… sospetto. Era
già diabolica ai tempi della scuola, figuriamoci ora.”
“Devi fidarti di
me Briony.”
“Oh io mi fido di te.
Non mi fido di quella…”
“Vedo che ti sono
mancata Briony.” Isobel era sul ciglio della
porta che la fissava divertita.
“Moltissimo infatti. Da
farmi mancare l’aria.” rispose Briony fissandola
dai piedi alla testa. Non era cambiata per niente, era rimasta la stessa
strafottente e arrogante. Anche se ovviamente era cambiata dall’ultima volta in
cui l’aveva vista, quando ancora frequentava le superiori.
“Entra Isobel.” la
invitò John.
“Come??” Chiese
sorpresa Briony.
Isobel sorridendo entrò
in casa, facendo un giro completo attorno a Briony,
come se volesse sfidarla. Continuava a guardarla come se fosse una preda.
“Ti do fastidio forse?”
le chiese Isobel
“Mi facevi orrore prima
quando eri umana, figuriamoci ora...”
“Su Briony, credevo avessimo superato le nostre divergenze..”
“Tu trasmetti cose
losche. Non voglio avere nulla a che fare con te, io.”
“Ma John sì. Ed Elena è
mia figlia. Farò tutto quello che è in mio potere per proteggerla”
“L’hai protetta anche
quando l’hai abbandonata e ti sei data alla “Vampires-mania?”.
“Smettetela signore. Non
afferratevi per i capelli in mia assenza. Vado a chiamare Elena.”
Le due rimasero sole
continuando a guardarsi.
“Cara Briony. Il tempo per te non è passato. Sei rimasta la stessa… piccola ragazza che vuole essere grande e
forte.”
“Anche tu non sei
cambiata. Oh no aspetta credo che questo dipenda dal fatto che il tuo orologio
biologico si sia bloccato molti anni fa. Ed è stata una tua scelta, furba.”
“Noto che il tuo
sarcasmo tagliente è rimasto intatto.”
Briony sogghignò. Ma poi le chiese seria.
“Cosa ci fai qui
Isobel?”
“Sono venuta per Elena”
“Mi dispiace dirtelo ma
abbiamo già un piano a riguardo, che non prevede la tua presenza.”
“Oh Elijah. Come puoi
essere così stupida di fidarti di un Originario? Ti farà a pezzi non appena non
gli sarai più utile.”
“Se l’altra opzione è di
fidarmi di una serpe come te.. sono ben felice di stare dalla parte di un
Originario, che guarda caso ha la piena fiducia di tua figlia... e anche la
mia.” rispose decisa più di quanto non lo fosse mai stata.
Isobel scosse la testa
infastidita. “Non sai davvero chi hai attorno, piccola Forbes.”
Briony non ebbe modo di rispondere perché sentirono
poi i passi di Elena e Stefan che
scendevano le scale. Quando la ragazza si accorse che la madre era lì, guardò
in cagnesco John.
“L’hai fatta entrare!”
“Ho chiesto
a John di riprovarci.” rispose Isobel.
“Isobel ha alcune
informazioni su Klaus, ti prego ascoltala” La pregò John.
“Anche tu sei qui, Briony.” osservò Elena.
“Sì. Spero non vi
dispiaccia. John mi ha chiesto di rimanere ad ascoltare, anche se come voi sono
scettica sulle intenzioni di Isobel.”
Quest’ultima alzò gli
occhi al cielo ma non rispose alla provocazione.
Stefan fece un passo in avanti.
“Va bene. Parla”
“Dall’ ultima volta che
sono stata qui ho fatto il possibile per trovare Klaus. Sapevamo che l’opzione
migliore era trovarlo prima che lui trovasse te.”
“L’opzione migliore per
cosa?”
“Far restare Elena viva.”
Rispose John
“Tu non sei autorizzato
a parlare ok? Non dopo tutto quello che hai fatto!” lo aggredì Elena. John la
guardò dispiaciuto ma non disse niente. Anche Briony taceva.
“Sei riuscita a trovare
Klaus?”
“No nessuno di noi sa
dove sia. Ma gira voce che la doppleganger esiste.
Il che significa che ogni vampiro che vuole entrare nelle grazie di Klaus
cercherà di catturarti.”
“Non me la bevo.
L’ultima volta che sei stata qui hai reso ben chiara l’idea che non te ne frega
niente di me. Adesso tutto a un tratto dovrei credere che vuoi aiutarci?”
<< Infatti, io non
ci casco >> pensò Briony meditabonda.
“Isobel ha sempre
cercato di aiutarci. Sono secoli che Klaus è ossessionato dalla ricerca di
Katherine. Sarebbe bastato che uno dei vampiri usciti dalla cripta spargesse la
voce che Katherine era ancora viva e lo avrebbe portato dritto qui a MysticFalls, dove tu eri
destinata a essere scoperta. Così li abbiamo uccisi.”
“E per poco non avete
ucciso Stefan e Damon!”
“Eh già.” rispose John
che non sembrò per nulla dispiaciuto.
“Posso portarti in un
rifugio sicuro. La proprietà è intestata a te. Nessun vampiro può entrare senza
il tuo permesso. Persino io. Permetti che io ti aiuti Elena.” Esclamò la
vampira.
“Vuoi aiutarmi?”
Isobel la guardò
speranzosa.
“Allora esci da casa
mia!” le urlò con tutta la sua rabbia.
<< Ben detto.
>> pensò Briony.
Isobel se né andò senza
dire nient’altro e Stefan e Elena tornarono
di sopra. Probabilmente a pensare sul da farsi.
“Beh cosa ne pensi?”
chiese poi John a Briony.
“Cosa ne penso? Che
state vagando nel buio! L’idea di intestare una casa a Elena non fermerà di
certo Klaus! Spero che il tuo grande piano non riguardi solo questo.”
“Isobel ci aiuterà a
proteggerla”
“E come? E’ soltanto una
vampira che ha come arma speciale delle unghie finte e delle extenction. Pensi davvero che possa contrastare
uno come Klaus e che oltretutto sia disposta a farlo per un chissà quale amore
materno comparso all’improvviso? Abbiamo Elijah! E’ un originario, può
fermarlo!”
“Non mi fido di Elijah,
è uno degli Antichi. E’ uno dei più pericolosi vampiri che esista sulla faccia
della terra.”
Briony sbuffò spazientita. “La
tua è solo paranoia. Non ti fidavi neanche di Stefan e
guarda un po’: è più incline a proteggere la città più di quanto non lo sia
tu.”
“Da quando patteggi con
i vampiri? Non eravamo alleati noi due?”
“Sì John, lo siamo
ancora. Ma di Isobel non mi fido, di una madre che abbandona spudoratamente la
figlia non mi fiderei mai.” Sentenziò a denti stretti. Capendo di essere andata
oltre sul personale, proseguì velocemente: “E il tuo piano fa acqua da tutte le
parti.”
“E invece riporre la tua
fiducia in Elijah è una mossa stupida!!”
Briony fu dispiaciuta per quella risposta
perché simili frasi andavano a minare la sua sicurezza e anche perché non
voleva far arrabbiare l’amico.
Decise quindi di farlo
ragionare: “John senti facciamo come ha detto lui… il
sacrificio avverrà e nessuno di noi si farà male. Elijah può sconfiggerlo..”
“Sì sì Elijah è la
vostra arma segreta! Ma non mi fido! Ti devo forse ricordare che il suo piano
iniziale era sacrificare Elena senza fare tante storie?”
“Sì me l’ha detto ma ora
il piano è cambiato... ci ha dato la sua parola.”
“Ti fidi davvero delle
parole di un vampiro? Le loro promesse non valgono nulla!”
“E Isobel allora?? E lo
stesso Stefan che rimane qui accanto alla doppelganger nonostante rischi direttamente la pelle?”
“Vedo che così non andiamo
da nessuna parte… ci vediamo al pranzo
dei Lockwood. Elena deve accettare l’assegno per
la fondazione della società storica di sua madre.”
“Mi prometti che fino ad
allora non farai niente di stupido?” lo avvertì Briony.
“E tu mi prometti di non
coinvolgere il tuo amico Originario? Per l’amor del cielo Briony!
Sei una Forbes.”
<< E questo che
significa? >> Ma Briony non disse niente a
parole e si limitò a guardare l’amico. Non poteva promettere una cosa simile.
Aveva già in mente di avvisare Elijah del ritorno di Isobel, perché poteva
interferire con il suo piano o sentirsi tradito da loro.
La questione si stava
notevolmente complicando.
Abbassò lo sguardo senza
rispondere.
“Fai come ti ho detto.”
rispose serio John andandosene.
Doveva davvero seguire
l’intuito di John? Era stata una stupida a fidarsi di Elijah e degli altri
vampiri?
Vampiri che non avevano
tentennato ad aggredirla… la testa le stava
scoppiando.
Pregò il Signore di non
vedere Elijah quel giorno. Non sarebbe riuscita a non dirgli la verità se se lo
fosse trovato davanti.
Il suo sguardo
inquisitore l’avrebbe fatta sicuramente vacillare.
Cosa mai avrebbe potuto
fare lei in una situazione così? Nell’ultimo anno aveva pregato ogni notte di
non incontrare più vampiri. La storia con Ivan l’aveva profondamente ferita e
per poco non ci aveva rimesso la pelle… Doveva
prendere una decisione. Subito.
Le feste dei Lockwood non erano cambiate di una virgola.
Sempre sfarzose.
Eleganti. Gli invitati erano sempre chic, mai fuori posto.
Tutte la gente in vista
di MysticFalls era
presente.
Briony aveva indossato un tubino blu notte,
lungo sopra le ginocchia per l’occasione. Non voleva subire le occhiate
ridicole di Carol Lockwood mentre criticava
il suo abbigliamento.
Si era vestita apposta
per l’occasione.
Alla festa ovviamente
c’era anche Elena, che doveva ritirare un assegno per la fondazione di sua
madre, e Stefan.
Briony si avvicinò a loro. “Ehi ragazzi.
Avete novità?”
“No. Non abbiamo ancora
deciso” rispose Elena fredda.
<< Probabilmente
ce l’ha con me perché ho difeso suo padre. Bah, poco importa >>
pensò Briony.
“Tu che ne pensi?
Conoscevi Isobel prima di noi.” gli chiese Stefan in
tono gentile invece.
“Non così bene. Ha
frequentato per un po’ le superiori qui. Ma non eravamo nella stessa classe, io
ero appena agli inizi della scuola e lei invece stava per andare al college. E’
stato John a presentarmela.”
“Ok. Ti faremo sapere se
succede qualcosa”
<< Spero non
qualcosa di brutto. >>
Briony continuò a girare la casa. Era molto
lussuosa, Carol Lockwood poteva benissimo
permettersi di fare feste del genere.
Da piccola sognava di
poter vivere in una casa così perfetta, grande e lussuosa. Avrebbe attirato
l’attenzione di tutti. Ma dopo aver vissuto esperienze così drammatiche e
traumatiche, il solo desiderio di poter vivere in una casa del genere le sembrò
futile.
Intravide una ragazza
alta bionda con un vestito ovviamente rosso. Il suo preferito.
“Caroline ehi!”
La sorella si girò
sorpresa. << Non ci voleva. Come mai Briony è
qui? >> Si chiese preoccupata Caroline.
“Non mi avevi detto che
venivi.” le chiese divertita Briony.
“Uh Briony? Ciao… e io non
avevo idea che tu frequentassi ancora la casa dei Lockwood”
“John ha insistito che
venissi”
“Ah..” Caroline si
guardò intorno preoccupata. Non aveva ancora visto Matt e aveva paura che
saltasse fuori da un momento all’altro gridando a tutto il mondo che lei era un
vampiro.
“Ti vedo nervosa
Caroline. Cosa c’è?” le chiese Briony preoccupata
“Niente” la risposta
veloce della sorella le fece intuire che qualcosa non andava
“Riguarda l’arrivo della
madre naturale di Elena in città?”
“Ehm sì… non siamo sicuri se possiamo fidarci.” Caroline si
contorceva le mani nervosa. Doveva andarsene da lì.
“Vi capisco… Hai visto John per caso?”
“No mi dispiace.
Scusa sorellona ora devo andare. Ci
sentiamo dopo” E se ne andò senza neanche lasciare che lei la salutasse.
“Ok…” Briony pensò che il suo comportamento era molto
strano. Ma d’altronde chi non era strano in quella città? E oggi proprio non
poteva preoccuparsi dei problemi della sorella.
“Buongiorno.”
Briony all’improvviso sentì una voce
profonda alle sue spalle. La conosceva fin troppo bene e il suo corpo suo
malgrado si elettrizzò.
Si girò e vide davanti a
sé Elijah, ovviamente. Meraviglioso in smoking.
E fu come se fosse
passata una scarica elettrica tra di loro, nell'attimo in cui i loro occhi si
erano incontrati e si erano accorti di quanto splendida era la presenza l'uno
dell'altra. Una piacevole sorpresa. “Elijah… ciao.”
sussurrò lei con un fil di voce, completamente abbagliata dalla sua persona.
Elijah la guardò
attentamente, sempre comunque nella sua aurea di pacatezza, e disse: “Come
siamo eleganti oggi. Credevo non ti piacessero le feste di Carol Lockwood.”
“E credevo che tu non
amassi i ricevimenti noiosi.”
“Questo dipende dalla
compagnia.” Elijah le sorrise in modo affascinante.
"Oh e in mezzo
all'alta popolazione di MysticFalls
ne hai trovata una di tuo gusto?" domandò Briony
curiosa senza nemmeno pensarci.
Elijah alzò il viso
imperscrutabile: "Può darsi... ma e' ancora un pò
presto per espormi. Solo nei casi rari lo faccio." E in mezzo a quel volto
impenetrabile, Briony scorse un leggero ma ambiguo
sorriso. << Quest’uomo è davvero un mistero. E’ difficile capire cosa
pensi o cosa gli interessi veramente. >> Pensò lei, avvertendo una scossa
elettrica trapassarle la schiena.
Briony per un attimo pensò a cosa avrebbe
provato se si sarebbe avvicinata a lui, se avesse perfino osato stringere quel
corpo statuario a sè, inspirato il suo dolore...
scosse la testa per scacciare quei frivoli pensieri e per appianare i battiti
del cuore che erano improvvisamente accelerati come mai avevano fatto. Si stava
facendo coinvolgere da Elijah a tal punto?
Cercò di tornare alla
realtà: “Elijah… devo dirti una cosa..” Briony si incupì, e anche Elijah divenne serio.
“Che succede?”
Briony lo trascinò da una parte senza farsi
vedere.
“Ci sono delle novità.
Non so se ti piaceranno o magari non ti importerà nemmeno, non lo so. Ma in
cuor mio pensavo dovessi saperlo..”
Elijah la guardò pronto
ad ascoltare, ma si materializzò vicino a loro John Gilbert.
“Briony.
Ti stavo cercando. Scusami Elijah ma devo prendere in prestito la tua dama di
compagnia per un secondo.” Gli fece un sorriso ovviamente finto
e prese Briony per un gomito. “Ah c’è
Elena che vuole parlarti immediatamente”.
“Veramente hai appena
interrotto una conversazione.” Gli disse Elijah freddo, non proprio
intenzionato ad allontanarsi.
“Che può essere
rimandata, non è vero Briony?” John la guardò in
un modo che non ammetteva repliche.
Briony restò zitta per qualche secondo ma
poi si arrese.
“Sì…”
Non osava guardare l’espressione di Elijah.
“Perfetto. Elijah
intanto le conviene andare da mia figlia che era molto agitata.” E senza
neanche attendere una risposta, John portò via in fretta e furia Briony in una camera al piano di sopra.
“Gilbert! Cosa ti salta
in testa?” gli urlò lei furiosa togliendo la sua presa dal braccio.
“Cosa salta in testa a
te vorrai dire! Stavi per fare la spia.” la accusò John
“Stavo solo facendo la
cosa giusta. Elijah ci può aiutare.”
“A cosa? A darci una
morte indolore!” John era davvero arrabbiato.
“Oddio John. La tua
persecuzione verso i vampiri è sbagliata! Non capisci che allontani Elena
sempre di più! O nel caso peggiore finirai morto sul pavimento della cucina se
non fai attenzione alla tua lingua lunga!”
“Sto solo facendo quello
che bisogna fare.” disse tagliente
“Davvero? E che cosa?
Aumentare ancor di più il pessimismo in città?” chiese Briony in
tono ironico
“Non ti capisco Briony. Tu più di tutti dovresti avercela con i vampiri.”
“Perché dici così…?” Gli chiese Briony facendosi preoccupata.
“Non fare finta di
niente. In fondo tu lo sai che devono morire tutti.”
“Perché? Perché qualcuno
li ha condannati a vivere questa eterna e infelice vita? Posso darti ragione su
alcuni vampiri che non hanno pietà nell’uccidere gli esseri umani, ma ce ne
sono alcuni che hanno rimasto in cuor loro un briciolo di umanità e che possono
fare del bene più di quanto noi comuni essere umani possiamo fare. Credimi John,
non sono così sprovveduta come tu pensi!”
“E da quando sei così
moralista?”
“Penso che non solo i
vampiri siano creature crudeli e meschine… e
se ci comportiamo come vuoi tu, diventeremo anche noi così… senza
cuore. E non voglio.” mormorò diventando seria.. malinconica.
“Stai vaneggiando. La
presenza di Elijah non ti fa affatto bene.”
Briony non replicò, pensando che la
presenza di Elijah in effetti la stava cambiando. In meglio o in peggio?
“Senti ora devo andare.
Fai la brava ti prego!”
“Non è vero che Elena
aveva bisogno di parlare con Elijah, vero?”
“Era un tentativo per
levarmelo dai piedi così potevo parlare con te.”
Briony non ne poteva più di quei discorsi e
gli disse in tono acido:
“Col tuo permesso ora
vorrei andare!”.
Ma non aspettò neanche
che lui fiatasse, che lei se ne era già andata.
In salotto intanto Elena
stava ringraziano i presenti per la donazione della fondazione di sua madre,
che per lei era molto importante.
Briony cercò Elijah tra la folla, ma non lo
vide purtroppo. Neanche Caroline c’era.
Il discorso di Elena
però fu interrotto. Sentirono un grande tonfo nell’altra sala, come se qualcosa
di molto pesante cadesse dalle scale.
Tutti andarono di corsa
a vedere. Stefan con la sua velocità andò
per primo.
Vicino alla rampa delle
scale, c’era John per terra.
Morto.
FINE CAPITOLO.
PS: Scusate per le
inesattezze della trama. Ho cambiato un po’ di cose perché mi piace il
personaggio di Isobel e volevo farla comparire nella fanfic anche
se in ordine temporale lei non dovrebbe esserci… spero
che il capitolo vi sia piaciuto!
Briony sgranò gli occhi angosciata. Il
corpo di John era lì davanti a lei, immobile. E non respirava.
“John!” Urlò il suo nome
e si precipitò subito da lui.
Erano comparsi anche
Damon e lo sceriffo Forbes a vedere quello
che era successo.
Briony si inginocchiò e gli prese la testa
fra le mani, cercando di vedere se reagiva.
“No no no no”
Continuava a farneticare senza sosta cercando di farlo rinvenire scuotendolo,
ma senza successo.
<< Come è potuto
accadere?? Un minuto prima stava bene! Non avrei dovuto dirgli quelle cose
orribili! >>
Lei non riusciva a
muoversi, continuava a guardare shockata il corpo di John. Non poteva crederci… Non aveva più polso!
Damon all’improvviso gli
prese la mano e con un sorriso disse a tutti: “Sta bene!”
Briony si girò verso di lui sconvolta
“Cosa? Ma non sento più il cuore!”
Damon le fece segno di
starsi zitta e pregò ai presenti di andarsene per lasciare respirare il
moribondo
“Ma Damon, non respira
più. Come è possibile che sia vivo?” gli chiese Carol Lockwood.
“Posso solo dirvi.. che
ha un anello miracoloso”
Briony fece un sospiro di sollievo ed
esclamò: “Dio ti ringrazio!”
“Non è merito di Dio,
fidati.” le disse Damon. Ma lei fece finta di niente. La situazione per fortuna
si era risolta nel migliore dei modi, era questo l’importante.
“Dove lo portiamo ora?”
chiese Carol preoccupata.
“Ci penseremo io e la
sua amica, non preoccupatevi.” disse Damon.
“Briony questa
è una spiacevole
occasione per incontrarsi di nuovo. Stai bene?” Lo sceriffo si avvicinò
lentamente a Briony, mettendole una mano sulla
spalla.
“S-sì.
Sono ancora un po’ traumatizzata dopo quello che è successo.” rispose
titubante.
“Ti capisco. Ma tu non
dovresti stare qui. Sono cose che riguardano solo il consiglio”
“Io rimango con John.”
rispose decisa guardando Damon sospettosa.
“Ti ho detto che..” Lo
sceriffo infatti non voleva coinvolgere dei civili nelle faccende dei vampiri e
robe varie. Doveva rimanere segreta.
“Liz è
inutile continuare a far finta di niente. Anche se non sono un membro del
consiglio, sono comunque figlia di mio padre. So tutto.” Disse Briony velocemente. Non era il momento di discutere di
questioni diplomatiche, non ora.
Liz la fissò sconvolta e preoccupata, ma
non commentò quello che la figliastra le aveva appena confessato: “Ne parliamo
dopo. Confido comunque nella tua discrezione. Damon, ti ringrazio nuovamente.
Lasciamo John nelle vostre mani.”
Dopo aver lanciato
un’ultima occhiata a Briony, Liz andò fuori con la signora Lockwood.
“Giornata movimentata
no?” disse Damon scherzoso.
“Se non aveva l’anello,
sarebbe morto.”
“L’anello gli è sempre
stato utile, anche perché non si è fatto molti amici in città.”
“John non è uno stupido
che si fa cadere dalle scale come se niente fosse. Per me è opera di un..”
“Vampiro sì. E la cosa
non mi piace. In teoria solo io e Stefan siamo
invitati in questa casa”
“E Elijah…” Briony disse
quel nome come se sputasse vetro frantumato. Che fosse opera sua? Per come John
gli si era rivolto? Non poteva essere….
“Esatto. Credo che tu
dovresti chiedere al tuo amico dove fosse qualche minuto fa… potrei chiederglielo io ma ho paura che mi arrivi
un’altra matita nel collo o peggio. Pensaci tu.”
Briony non disse nulla. Il solo pensiero
che Elijah fosse coinvolto la traumatizzò più di quando aveva visto il corpo
morente di John.
Damon mise sulle spalle
il moribondo e cominciò a camminare. La testa di John però era a penzoloni e
andò a sbattere contro una porta. Ovviamente l’aveva fatto apposta.
“Con più delicatezza.
Grazie!” urlò acidamente.
“Questo tipo ha cercato
di farmi alla griglia. Non si merita niente”
“Oh tu invece meriti il
rispetto di tutti noi no?”
Briony stava camminando dietro a Damon, ma
una forza brutale la spinse improvvisamente in un angolo. Non ebbe neanche il
tempo di urlare che Elijah le tappò subito la bocca.
L’Originario si mise un
dito alla bocca, in segno di farla stare zitta.
Briony, avendo recepito il messaggio, disse
a Damon titubante e con voce incerta: “Tu continua e va a cercare Elena. Ti
raggiungo dopo.”
Damon non si era
minimamente accorto della presenza di Elijah, anche perché quando si girò non
c’era più la ragazza. Ma dove fosse andata veramente non gli importò poi granchè.
Elijah intanto l’aveva
presa per un gomito con forza, come aveva fatto prima John, ma ovviamente la
presa di Elijah era molto più potente e questo le fece davvero paura.
Soprattutto perché aveva notato il suo umore ombroso.
“Cosa è successo?”
chiese lui serio, sottolineando ogni parola e fermandosi in un angolo. Lo
sguardo era duro.
“John è caduto e
sembrava morto..” Briony cominciò a
farfugliare sentendo mancare il respiro.
“Non mi interessa di
lui, sto parlando di Isobel che è tornata.”
Briony si bloccò un momento. “Da chi l’hai
saputo?” chiese tesa.
“Ovviamente non da te.”
rispose lui freddo, come risentito.
“Elijah, te lo stavo
appunto dicendo prima ma..”
“Sei stata interrotta e
sei dovuta correre da John Gilbert. Lo capisco ma queste antiquate giustificazioni
le sento da secoli.” mormorò lui freddamente altezzoso per mascherare chissà
cos’altro.
Briony lo guardò buia: “Oggi è stata davvero una
giornata dura. Non ho tempo per i tuoi commenti ironici.”
“E io non ho la minima
intenzione di essere fregato nuovamente.”
“Elijah non è così. Cosa
vuoi che faccia una come Isobel?” chiese lei cercando di giustificarsi.
“Due teste suonano
meglio di una, soprattutto se l’altra è KaterinaPetrova.” Lo sguardo di Elijah era sempre severo, da
apparire scavato nella pietra.
“Katherine? Ma… non era nella cripta?”
“Dopo che sono morto,
l’ordine che ho impartito su di lei si è annullato. Elena mi aveva detto che
era scappata come a suo solito, ma non mi aveva avvertito che
l’ospitavano Stefan e Damon. Questo cambia
tutto, sono secoli che le do la caccia….” Era
chiaramente arrabbiato. E ferito. Il suo astio verso Katherine era rimasto
intatto anche se dava la caccia a Klaus.
“Io non ne sapevo niente…” disse Briony piano.
“Davvero?” domandò
Elijah con un tono strano, come se non le credesse.
“No! Te lo giuro, non
l’ho neanche mai vista questa Katherine!”
Elijah leggeva bene
l’animo delle persone. Intuiva quando mentivano. E Briony gli
sembrava davvero sincera. Lei non sapeva nulla di Katherine ed era innocente
riguardo alla questione di Isobel. Ma era profondamente ferito nell’orgoglio.
Si era promesso che non si sarebbe fatto mai più ingannare da quegli stupidi e
opportunisti esseri umani… La corazza
attorno alla sua anima si rafforzò.
“C’è qualcosa che non mi
convince. Quando sono andato a casa Salvatore non c’era anima viva. Ovviamente
Isobel è qui.”
“Qui? Pensi che sia
stata lei a spingere John?” chiese lei pensierosa.
“Chi altri? Lo ha fatto
per creare un diversivo sicuramente”
La faccia sorpresa
di Briony fece trapelare tutto. Lei aveva
pensato per un attimo che fosse stata opera di Elijah, anche perché non lo
aveva visto nella sala quando Elena faceva il suo discorso. Elijah lo intuì e
anche se non lo fece notare, ne fu ferito. Davvero ferito.
Come se i dubbi della
ragazza distruggessero, anche se in minima parte, la sua corazza di ghiaccio
che aveva plasmato per secoli e secoli.
“Stavi dubitando di me
forse?” chiese in tono pacato, ma facendo intravedere della stizza gelida
raccapricciante.
“No! E’ che John è stato
parecchio arrogante nei tuoi confronti e sappiamo cosa fai tu alle persone che
non ti trattano col dovuto rispetto…”
“Non gli ho tolto
neanche un capello” mormorò lui freddo.
“Sì lo so… ma non puoi biasimarmi se ho avuto dei dubbi…” rispose Briony ridendo.
Però in realtà era parecchio nervosa. Quel suo sguardo come al solito la
inquietava.
“Pensala come vuoi, se
credi questo non sarò io di certo a farti desistere da questo pensiero.” Ribattè lui sviando indifferente lo sguardo. Il tono gelido
e senza vita di Elijah la fece rabbrividire. Come se in apparenza non gli
importasse di nulla, ma lei in fondo sapeva che lo aveva ferito nell'orgoglio
smisurato del suo carattere.
Cercò di dire qualcosa
per giustificarsi ma non le riuscì nulla di sensato, anche perchè
lui la lasciò andare in completo silenzio.
“Dove vai?” gli chiese
impaurita mentre lo vedeva allontanarsi.
“A cercare Elena. E’ in
pericolo.”
“Come?? Vengo con te.”
rispose correndo verso di lui.
“Non pensarci nemmeno.
Tu resti qui.” E non era una richiesta, era un ordine.
“E perché?” gli chiese
questa volta senza paura.
“Sento che Klaus è in
città.” disse l’Originario guardandosi attorno. Come se sentisse il suo odore.
“Oh mio dio...”
“Tieni i tuoi amici al
sicuro.”
“E tu… che farai?” chiese in tono preoccupato.
“Gli darò la caccia”
“Cosa? No! Per riuscire
a sconfiggerlo devi aspettare il momento in cui si trasforma in ibrido, che
sarà più debole. Altrimenti è troppo pericoloso.” Pericoloso per tutti. Persino
per lui. Fu sorpresa della sua enorme preoccupazione verso quel vampiro
millenario.
Elijah stava aprendo la
porta e si fermò, guardandola.
“Cos’è? Ti preoccupi per
me?” chiese con un sorriso sghembo. Ma i suoi occhi rimanevano freddi,
distaccati, facendo trapelare il nulla.
Lei lo guardò. Non
poteva dire di sì, perché non voleva scoprire troppo i suoi sentimenti, e non
poteva neanche dire di no perché sarebbe stata una bugiarda cronica.
“E se anche fosse?”
chiese timidamente.
Lui la fissò immobile.
Non sorrideva più. Sembrava sinceramente colpito. Il nulla nei
suoi occhi scomparve, lasciando intravedere qualcos’altro. Ma Briony non riuscì a scorgerlo con chiarezza.
Elijah lasciò andare la
mano sulla maniglia e la pose sulla guancia destra di Briony.
La sfiorò delicatamente,
come se volesse assaporare il tocco della pelle di lei sotto la sua mano
gelida. Come per imprimere un marchio.
Lui continuava a
fissarla con gli occhi abbassati, ma anche così sembrava riuscisse a sentire il
cuore di Briony che era all’improvviso
accelerato. Lei rimaneva inerme a guardarlo non sapendo cosa dire.
“Resta qui.” disse lui
infine con una voce profonda.
E se ne andò.
L’aria fredda che
proveniva dalla porta aperta la fece rabbrividire. Ma la guancia dove Elijah
aveva messo la mano era calda. Come se ancora la sentisse.
Briony restò un attimo a guardare fuori.
<< Speriamo che
non succeda niente di brutto. Ho un terribile presentimento.
>>
Non riusciva a scordare
quegli occhi neri… magnetici.
Mentre Elijah usciva
intravide nel retro lo sceriffo Forbes e
l’ex ragazzo di Caroline che discutevano animatamente. Non aveva tempo per
quelle sciocchezze ma grazie al suo super udito poteva sentire tutto.
Matt urlava in modo
agitato: “Voglio vedere il fascicolo di Vikie!
Voglio vedere come avete insabbiato il fatto che è stata uccisa da un vampiro!”
Lo sceriffo sembrava
davvero preoccupata, e dopo che lui aveva tentato di metterle le mani addosso
lei aveva reagito, mettendogli le manette ai polsi guardandosi attorno
sospettosa.
Per Elijah quelli non
erano affari suoi, non doveva intervenire ma aveva intuito che c’era qualcosa
che non andava. Se il ragazzo avesse parlato più del dovuto…. Ma non era né il tempo né il luogo per esporsi.
Ci avrebbe pensato
qualcun altro ai loro casini.
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<< Quel bastardo
di Damon è scomparso. Dove avrà portato John? >> Briony continuava
a cercare il vampiro per mezza città, ma non lo trovò.
Andò a casa di Elena, ma
anche lì niente.
Provò a cercare a casa
Salvatore anche se era sicura che la sua presenza non fosse affatto gradita.
E così fu infatti.
Non appena Damon aprì la
porta e vide che davanti a lui c’era Briony, sbuffò.
“Cosa vuoi? Un’altra Forbes tra i piedi, che disgrazia.”
La maggiore delle Forbes fece finta di nulla per il quieto vivere:
“Volevo controllare se
John stesse bene.”
“Non si è ancora
svegliato, mi dispiace.” Stava per chiuderle la porta in faccia ma lei glielo
impedì.
“Dai fai il bravo. Fammi
entrare. Hai notizie di Elena?”
Damon la guardò serio,
rimanendo sull’uscio. “Fai come vuoi ma non toccare niente!” Il solito maniaco
del controllo.
Il cellulare del vampiro
all’improvviso squillò, bloccando quel momento. “Stefan,
come mai sono tornato a casa prima di voi?”
“COSA?!” L’urlò di Damon
la spaventò a morte.
Come una saetta il
vampiro si precipitò in bagno lasciando sola Briony
sull’uscio.
“Ma che succede??” Gli
urlò lei entrando in casa di sua volontà.
“No no no no!”
Le urla di Damon si sentivano fino in salotto e Briony sentì
qualcosa cadere per terra.
<< Che diamine è
successo ancora? >> Si chiese preoccupata Briony.
Dopo qualche minuto
Damon tornò da lei.
“Siamo in un enorme
pasticcio.” disse sconsolato.
<< Ecco. >>“Cioè??”
“Isobel ha rapito Elena
con l’aiuto di Katherine.”
“Com’è possibile??”
Lo sapeva che doveva dare ascolto ai suoi presentimenti, lo sapeva!
“Non c’è tempo
per le spiegazioni, devo andare a cercarla! Da quel che ho capito vogliono fare
uno scambio, la doppelganger e la pietra di
luna in cambio della salvezza di Katherine. Dovevo aspettarmelo!” ringhiò
furioso Damon
“Ma non capisco! Come
hanno fatto a prendere la pietra di luna?”
“L’ha trovata Katherine!
L’avevo nascosta in bagno in mezzo alle saponette. Credevo fosse un buon
nascondiglio”
“Stai scherzando spero?
Hai nascosto un oggetto di tale importanza in bagno??” Briony non
riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Ora non ho tempo per
sopportare i tuoi piagnistei. Vado da Stefan.”
Damon prese il giubbotto ma fu fermato da Briony.
“Elijah ha detto che
sarebbe andato lui a cercare Elena…”
“Elijah? Sa che Elena è
stata rapita?”
“Ha sentito la presenza
di Klaus ed è subito corso via..”
“E tu quando hai parlato
con lui?” le chiese interrogativo.
“Uh… prima..”
“Oh ora capisco. Non
dovevi fargli l’interrogatorio riguardo alla misteriosa caduta di John?”
“Non è stato lui.”
rispose decisa.
“Te lo dico subito… non m’importa niente di quello che combini o
con chi. Ma Elena mi ha pregato di fare il bravo con te e tentare un altro
approccio. Quindi ti avverto… non ti
affezionare a lui.”
Briony si scostò nervosa. “Non vedo perché
debba interessarti.”
“Infatti non mi
interessa! Ma il tuo rapporto con Elijah mi sta creando dei problemi,
soprattutto quando mi ha minacciato di morte nel caso in cui dovessi negare
come capo del consiglio il tuo ritorno a MysticFalls.”
“Davvero l’ha fatto?” I
suoi occhi verdi si illuminarono dalla sorpresa. L’aveva fatto per lei? Il suo
cuore cantò per quella gioia improvvisa.
“Purtroppo sì! Mi ha
preso per la gola e… bèh lasciamo
stare i dettagli cruenti. Ora vado da Stefan.
Resti tu con John va bene?”
“Ok, mi raccomando
portate Elena a casa viva!” lo scongiurò, sinceramente.
E la risposta di Damon
fa la medesima: “E’ quello che spero.” Così dicendo chiuse la porta con furia.
Briony invece restò sola in quella grande
casa.
Pregò che andasse tutto
bene, purtroppo lei in quella situazione non poteva fare nulla per aiutarli.
Aveva però avvertito
John di non fidarsi di Isobel maledizione! E quella bastarda aveva pure rapito
la figlia…
John intanto era ancora
per terra tramortito.
<< Che gli serva
di lezione >> Pensò Briony.
Prese il cellulare e
chiamò Caroline per avvisarla del pericolo, ma il suo telefono era spento.
“Merda!”
Si chiese se doveva
chiamare il padre in quel momento d’emergenza.
<< Ma a quale
scopo? Finirebbe ammazzato pure lui oggi… e
poi sono già nel campo Stefan, Damon e
pure Elijah… >>
Quando pensò a lui,
il cuore perse un battito.
Si sentì una stupida. Ma
non poteva farci niente. Non poteva evitare quello che provava quando stava
accanto a lui e la scossa che sentiva ogni volta che lui la sfiorava.
Aveva cercato con tutte
le sue forze di negare e combattere quell’emozione possessiva e violenta, come
se ne avesse paura, perché ammettere ciò sarebbe stato un grave errore.
<< E’ sbagliato
>> continuava a pensare.
Eppure anche se il loro
rapporto non era giusto o fosse pericoloso… quando
stava con lui si sentiva bene… come non lo
era mai stata. Si sentiva sicura, completa, come se per tutta la vita le fosse
mancato quel pezzo di puzzle per essere veramente intera.
Ma dopo qualche minuto,
la Forbes stava già in ansia tremenda. Non ce la
faceva a starsene sugli allori mentre i suoi amici rischiavano la vita.
Ripeteva sempre gli stessi percorsi alle finestre per vedere se arrivava
qualcuno, ma niente. Il nulla più assoluto mentre la sua ansia cresceva come un
fiore maligno che prende vita.
Le avevano ordinato
espressamente di starsene buona lì e ovviamente non poteva dare loro torto
perché una ragazza senza alcun potere poteva essere solo d’intralcio in uno
scontro, ma comunque odiava sentirsi inerme e inutile. Anche lei poteva fare
qualcosa. Doveva fare qualcosa.
Chiamò di nuovo Caroline
al cellulare. Niente. Briony grugnì tra i denti,
sperando che non le fosse accaduto nulla.
Ad un tratto le passò
per la testa un’idea… di andare a scovarla a casa. Ma
non Caroline, Katherine. Quale luogo migliore di una casa per non far entrare
vampiri? Ovviamente era stra-certo che lei e Isobel si fossero alleate, ergo
quella suddetta casa che doveva proteggere Elena, si era scoperta essere
tutt’altro rifugio. Magari era così… tanto valeva
cercare e provare.
Più sicura di se stessa
e piena di adrenalina per cercare di aiutare i suoi amici, Briony
prese subito le chiavi della macchina, dando un’ultima occhiata al corpo
dormente di John. Per fortuna l’amico le aveva informato dove si trovasse la casa,
altrimenti avrebbe passato tutto il pomeriggio a cercare e non voleva fare la
figura della trottola.
Velocemente se ne andò.
L’ansia tuttavia sostituita, questa volta, da un pizzico di timore che si
inoltrò dentro le ossa.
Ovviamente doveva
restare cauta e in disparte, non poteva passare all’attacco come un’amazzone
contro una vampira e pensarla di passarla liscia. Aver lavorato in uno studio
penale aveva i suoi buon riscontri perché ti faceva rendere conto razionalmente
dei pro e contro, limitati ovviamente in quella sfera giudiziaria, poiché
quando ci si mettevano di mezzo i propri sentimenti quelle regole andavano
letteralmente alla deriva come una nave dimenticata. Cercò comunque di rimanere
calma e razionale, mentre da dietro un folto cespuglio guardava dall’altro lato
della strada la villa segreta di Isobel.
Sembrava vuota,
disabitata all’apparenza, ma aveva ormai imparato che l’apparenza conta ben
poco se non osi oltrepassare il recinto.
Pensò di mandare un
messaggio a Stefan per dirgli dove si trovava ma
pensò che questi avrebbe avvertito anche gli altri, compreso lui, e sarebbe successo il finimondo.
Meglio evitare il patibolo finchè non succedeva
niente.
Si alzò un poco dalla
sua posizione, con l’intento di vedere meglio, quando all’improvviso la porta della
villa si aprì in uno schianto tremendo. Briony dalla
paura si affossò di nuovo a terra, respirando a tentoni.
Era un uomo corpulento e
molto alto, sconosciuto a prima vista; non sembrava curarsi che qualcuno
potesse vederlo e fermarlo, come se avesse una missione vitale fra le mani: e
quella missione era Katherine.
La vampira era issata in
spalle, forse svenuta. Prima che Briony potesse anche
solo architettare un piano, l’uomo scomparve insieme alla vampira.
Completamente stordita, Briony lasciò il suo nascondiglio in un balzo e si ritrovò
nel bel mezzo della strada, guardandosi dappertutto con un fiatone agitato. Non
sapeva perché si sentiva preoccupata, in fondo Katherine non era affar suo,
anzi era una nemica, ma si sentiva i nervi a fior di pelle per tutta quella
situazione a MysticFalls.
Se una vampira
spregiudicata come lei si era fatta rapire da quell’uomo, all’apparenza
semplice, allora tutto poteva accadere… qualunque
cosa di orribile…
Una sensazione
bruciante, come uno strappo indelicato sulla pelle viva, si fece largo dentro
di lei, nel profondo. Perché mentre si guardava attorno con occhi agitati, le
venne in mente una visione di sua sorella che veniva portata via nel medesimo
modo, tra le braccia del nemico più terribile.
Quell’allucinazione
scomparve in un secondo, come se fosse stata una semplice immaginazione, ma Briony percepiva ancora la scia bruciante di quella ferita
che non voleva rimarginarsi. Si sentì lo stomaco sottosopra. Si portò le mani
ai capelli madidi di sudore, cercando di pensare lucidamente.
Ovviamente non poteva
essere vero… no. Caroline era al sicuro, non aveva
senso che Klaus se la prendesse con lei, in fondo era solo un’umana qualsiasi;
Katherine era ben altra merce.
Briony inghiottì il groppo che si era formato sgradevolmente
in gola, recise ogni stupida preoccupazione, e ritornò alla sua Alfa Romeo.
La mano tremò a vista
d’occhio mentre cercava di mettere in moto.
Dopo interminabili ore
finalmente Damon, Stefan e Elena tornarono.
Briony fece un enorme sospiro di sollievo ma questo
venne subito estinto da un’orribile consapevolezza.
<< Elijah dov’è?
>> Pensò preoccupata Briony con un brivido
freddo alla spina dorsale, mentre gli altri parlavano tra loro.Notò però che Elena era sconvolta e così andò da lei.
“Elena! Stai bene? Vuoi
sederti?”
La ragazza era parecchio
pallida, come sperduta:
“Sto bene grazie…. Isobel è morta.”
“Oh…”
Briony non riuscì a dire nient’altro. Non era felice
se qualcuno moriva ma d’altra parte quella era la fine che si meritava. E dire
un semplice “mi dispiace” sarebbe risultato ipocrita.
“Per fortuna
l’obbiettivo di Klaus oggi non era Elena, ma Katherine. Era tutta una trappola,
Klaus ha soggiogato Isobel affinché tradisse Katherine e gliela consegnasse.” Affermò
Stefan.
<< Ecco chi era
quel tipo. Uno sgherro di Klaus. >>
“Allora è davvero nelle
sue mani. Come vi ho detto, qualcuno l’ha catturata.”
“Sì infatti abbiamo saputo
come trasgredisci le regole.” Blaterò Damon sarcastico e gesticolando.
Briony alzò gli occhi al cielo. “E Klaus dov’è?”
“Lontano da noi ora.”
Sulla porta era comparso
Elijah.
Briony sentì indistintamente il rimbalzo del
cuore che arrivò fino in gola per la gioia di vederlo vivo. Lì davanti a lei.
Aveva avuto il
presentimento che Klaus l’avesse catturato e invece… lo
fissò allibita, sgranando gli occhi. Il cuore aveva fatto un doppio rimbalzo,
disobbediente alle sue antiche intenzioni.
Damon le diede una pacca
sul braccio. “Yuhu?? Terra chiama Briony!”
Briony si svegliò come se fosse stata in
trance, e si rivolse prontamente a Elena.
“Come è morta Isobel?”
Le labbra della mora
tremavano:
“E’ morta davanti a me.
Klaus gli aveva ordinato di esporsi al sole senza l’anello.”Elena era ovviamente molto turbata, non lo voleva far
notare ma ne soffriva. In fondo era sua madre.
“Anche se la odiavo… ho sofferto per la sua morte…io…”
Briony per confortarla le mise una mano
sulla spalla. “Lo so. Non devi dire niente in questo momento. Ti aiuteremo a
superarlo.” In una situazione del genere si poteva dire soltanto questo, altre
parole erano superflue.
“Ora però bisogna fare
attenzione a Klaus. Non sappiamo cosa abbia in mente né di dove sia.”
disse Stefan.
“Per questo bisogna
essere più prudenti d’ora in poi. E il fatto che Katerina fosse
a piede libero non ci ha minimamente aiutati.” disse freddo Elijah avanzando di
qualche passo.
“La usavamo solo nel
caso dovessimo scambiarci d’identità. Ci ha fatto credere di essere dalla
nostra parte.” rispose Elena.
“La prossima volta
gradirei esserne informato prima.” Il volto dell’Originario era una maschera
severa.
“Mi dispiace Elijah… non ho pensato minimamente che potesse
succedere una cosa così.” Mormorò Elena titubante.
“Sì e poi ormai Klaus
l’ha catturata. Sicuramente le starà facendo un bel servizio coi fiocchi.” disse
Damon avvicinandosi a Elijah con un sorrisetto. Ovviamente stava cercando di
tenerselo buono e calmo, ma Elijah lo zittì dicendo:
“Tu sta zitto e siediti.”
Damon senza fiatare si
allontanò con la coda tra le gambe. Forse avevano discusso prima in merito alla
faccenda di Katherine. Ma Elijah in quel momento sembrava tranquillo, non più
arrabbiato.
<< Meno male.
>> Pensò Briony.
Non appena Elijah fece
un altro passo in avanti, i suoi occhi saettarono improvvisamente e senza
premeditazione verso quelli di Briony. Ella se ne
accorse e rimase incatenata in quel contatto, non osando fiatare o muoversi.
L'espressione di Elijah era ambigua, come se in qualche modo fosse lieto di
rivederla, ma aveva sempre una traccia di misteriosità che non faceva intendere
perfettamente al 100% le sue intenzioni.
Briony poi non si fece illusioni perchè Elijah distolse lo sguardo con formalità: “Per come
conosco Klaus, non ucciderà subito Katherine. La farà soffrire molto di più… Non gli basterà una morte veloce.”
“E’ quello che spero.” Bofonchiò
Damon tra sé e sé.
“Dal modo in cui il suo
sgherro se l’è portata via… non credo vorrà prenderci
soltanto il thè…” mormorò Briony
in sovrappensiero. Ma l’Originario la udì.
“Sì, è davvero una
sublime circostanza che tu sia riuscita a vedere la cattura di Katherine,
restando rinchiusa in casa come pattuito.”
La sua voce era stata
cordiale, magnificamente cordiale da risultare fintissima.
E il sorrisetto rivelava che si era legato al dito quella trasgressione alle
regole.
Briony ebbe allora un tuffo al cuore e a sua
discolpa arrossì. Diamine, ok non aveva fatto ciò che le era stato chiesto –
ordinato – ma mica potevano pensare che lei facesse da delicato soprammobile.
La ragazza non ebbe modo
di incrociare gli occhi neri del vampiro né di racimolare qualche
giustificazione, che ecco che all’improvviso John si risvegliò in un balzo. Respirava
a fatica.
Damon fu subito da lui e
lo prese per il collo con forza.
“Non sapevo cosa avesse
in mente! Non ne avevo la minima idea! Mi dispiace…”
Disse subito John con un fil di voce. E si rivolse a Elena con gli occhi
supplicanti: “Mi dispiace tantissimo.”
Elena voleva credere
alla sua buona fede e disse così a Damon di lasciarlo andare.Controvoglia il vampiro lo lasciò ma l’uomo era ancora
intontito dopo la caduta.
“Voglio parlare da
sola con lui.” disse Elena ad un tratto.
Stefan acconsentì e la lasciò da sola per
parlare col padre. Damon però rimase nella stanza a far da guardia.
Briony allora si avvicinò a John e gli
sussurrò:
“Posso fidarmi? Stai
bene John?”
“Sì grazie Briony. Ti chiamo dopo. E scusami… per
non averti dato retta.” le mormorò John dispiaciuto.
Lei gli rispose decisa:
“Ne parliamo dopo.”
E lo sguardo saettò di
nuovo verso Elijah, il quale stava fissando Damon di fronte a lui e di
sottecchi anche lei. Non sembrava proprio arrabbiato, tutt’altro. Ma per non
scoprire troppo le sue sensazioni divampanti, Briony
abbassò lo sguardo portando un ciuffo tra le dita e si diresse in un'altra
stanza. Ebbe l'impressione che gli occhi di Elijah fossero piantati sulla sua
schiena.
Illusione? Il cuore
sobbalzante voleva credere il contrario.
Finalmente Elijah
e Briony arrivarono a casa.
Durante il viaggio
avevano scambiato qualche semplice chiacchiera in cui il vampiro le spiegava
quello che era successo con Isobel, ma lei gli rispondeva a monosillabi. Ovviamente
Elijah non si era lasciato scappare anche la paternale:
“Davvero cosa credevi di
risolvere? Hai idea del rischio a cui ti sei sottoposta, oltre ad averci disubbidito
consenzientemente? Non è una partita a chi vince.” Aveva
detto lui facendo girovagare lo sguardo al di là dell’auto.
Lei aveva semplicemente
risposto: “E’ normale che se qualcuno a cui tieni è in pericolo, vuoi far
qualcosa a tutti i costi. Anche la più avventata.” Non intendeva scusarsi per
averci provato, anche perché nessuno si era fatto male a causa sua.
E Elijah aveva dato la
medesima risposta semplice: “Capisco.”
Tuttavia quella
conversazione non era proprio alla cima dei suoi pensieri, sebbene la sensazione
iniziale; c’era una cosa che Briony voleva
assolutamente fare, prima fra tutte, ma non ne aveva avuto il coraggio di farlo
prima davanti agli altri.
Appena giunti a
destinazione, la ragazza fece alcuni passi in avanti, entrando in casa.
Elijah era rimasto per
tutto il resto del tempo inabissato nel silenzio, nell’atrio a fissarla, anche
se lei gli dava le spalle.
Briony all’improvviso si girò, incatenando
così di nuovo i loro sguardi. Sembrava sconvolta ma uno strano sorriso di
sollievo aleggiava sulle labbra. Forse pareva una pazza lunatica ma non le
importava ora.
Prima che potesse
pentirsi, senza tentennamenti, si avvicinò rapidamente a Elijah e lo circondò
in un abbraccio sentito.
D’altra parte, il
vampiro proprio non si aspettò quel gesto caloroso, e rimase immobile e rigido
come una statua di ghiaccio. Sembrava come se i due corpi avessero cozzato nel
contatto.
Lei gli strinse in
maniera più stretta le spalle, osando quindi sorpassare i confini razionali che
si era prefissata. “Dio..” mormorò a lui, o tra sé e sé, ma il sorriso e gli
occhi sollevati erano autentici: “Meno male che sei tutto intero. Non sai
l’ansia che ho avuto in queste ore… Non ce
la facevo più.”
Briony poi appoggiò dolcemente la testa
sulla sua spalla, assaporando quel momento. Si strinse ancora di più a
lui, nonostante il vampiro rimanesse immobile, in un sorpreso e dubbioso
silenzio, e non ricambiasse in alcun modo. La ragazza sentiva l’odore del
vampiro inondarle le narici, facendole venire le vertigini.
Elijah si scosse dalla
sua immobilità e rise piano. “Non dovresti preoccuparti per me Briony.”
Lei allora alzò la
testa. Il volto di Elijah era vicinissimo al suo e Briony subito
perse qualche battito. Lui non accennava minimamente a spostarsi, anzi
continuava a fissarla, in un modo che le metteva agitazione: un’agitazione
diversa rispetto a quella provata nelle ore precedenti.
Il cuore le batteva
impazzito e temette che lui riuscisse a sentirlo e potesse irrigidirsi ancor di
più; ma invece Elijah le sorrise in modo dolce e le mise un ciuffo fuoriposto
dietro l’orecchio.
Briony tremò al suo tocco. Il respiro le si
mozzò in gola. Le ci volle un certo sforzo per stare immobile.
“Nonostante tutto, mi
onora la tua preoccupazione, Briony. Ma sei
davvero troppo altruista. Non pensi che da uno come me bisogna starci solo
lontani?” C’era un sorriso provocatorio sul suo volto ma il tono era quasi
severo, come per avvertirla.
Lei deglutì:
“Me l’hanno detto in
molti. Ma no, non lo penso. Mi sto davvero fidando di te.” rispose, non
spostandosi di un millimetro.
Lui le sorrise ancora,
scuotendo la testa, e le accarezzò una spalla.
“Grazie. Quello che hai
fatto è uno dei pochi contatti umani sinceri che abbia ricevuto nell’ultimo
secolo.”
Lei allora lo guardò
intristita negli occhi. In cuor suo sperava che quell’abbraccio gli desse
conforto e che gli facesse capire che lei era in pena anche per lui, non solo
per gli altri…
Elijah sostenne il suo
sguardo ma la fece allontanare un pò tenendo
entrambe le braccia sulle sue spalle.
Gli rimbalzava in testa
una frase che Klaus gli diceva sempre. << I sentimenti ci rendono deboli
Elijah, soprattutto l’amore. E noi non siamo deboli. Gli umani non contano
nulla per noi, sono solo delle prede. >>
Elijah scosse interiormente
la testa cercando di non pensarci. Non doveva più farsi manipolare dalle
dicerie di quel pazzo di Klaus, anche se un tempo lui le condivideva.
"Bene. Direi che è
stata una serata alquanto movimentata." disse lui adagiando le braccia
lungo i fianchi, indietreggiando anche di un passo per cambiare argomento con
classe.
Briony però non era di tal parere: "Già, e..."
proruppe Briony all'improvviso, osando fare un passo
in avanti nonostante la distanza da lui imposta. "Mi dispiace davvero per
il diverbio che abbiamo avuto. Lo so che ai tuoi occhi posso sembrare strana a
dir poco." fece un risolino. "ma anche se non ti ho difeso
apertamente o non mi sono scusata per aver pensato troppo velocemente, questo
non vuol dire che ci credessi davvero o che peggio volessi farlo." E gli
sfiorò la mano, guardandolo negli occhi per dimostrare la sua sincerità e anche
la complessità del suo carattere in cui razionalità cronica e istintività
emotiva si contrastavano.
Ma Elijah sembrava
occupato a guardare teso e preoccupato la mano di Briony
che gli toccava la sua, piuttosto che le sue parole anche se le trovava di
fondo sincere. Quel tocco non gli dava fastidio, era questo ciò che lo
preoccupava visto che già due approcci emotivi lo avevano reso protagonista con
quella ragazza, e quindi ciò rischiava di abbattere la sua armatura di difesa
contro i sentimenti e di fargli perdere dunque la lucidità in un momento così
critico in cui doveva pensare solo alla vendetta e a nient'altro.
E cosa ancor più
allarmante non era solo preoccupato per l'orgoglio corazzato del suo
carattere...
Si scurì la voce,
riprendendo il freddo controllo: "Ti credo." disse semplicemente
sviando lo sguardo e allontanando la mano, non in modo offensivo ma sempre
elegante, anche se Briony lo guardò di sottecchi e
suo malgrado delusa per quella lontananza voluta.
Elijah mosse in maniera
impercettibile la testa: “Ora devo fare una cosa… ti
dispiace se ti lascio sola un attimo?”
Brionysbattè le
palpebre, presa in contropiede: “No, figurati….
Vado a controllare come sta Elena…ha perso
davvero tanto. Anche se Isobel era ciò che era… non
può dimenticare che fosse sua madre e che è stata lei a metterla al mondo.”
“Hai ragione. Il legame
che ti lega alla famiglia può essere invincibile.” Lo sguardo dell’Originario
si fece scuro.
“E Klaus?” gli chiese
lei titubante. Come nel caso di Isobel, Klaus era sempre il fratello di Elijah.
Elena in cuor suo non aveva mai voluto la morte della madre…
Elijah allora voleva davvero la morte del fratello?
“Questa è un’altra cosa… Lui non è più mio fratello.” mormorò Elijah
serio e fingendosi indifferente.
Briony fece cadere la conversazione lì. Parlare
di Klaus rendeva nervosi sia lui sia lei.
“Va bene... allora
ci vediamo dopo.” disse Briony avanzando,
ma inciampando sbadatamente in avanti. Era stata solo una mancanza di riflessi
ma Elijah invece fu più veloce a raddrizzarla per non farla rischiare di
cadere.
Briony allora si bloccò, col cuore in gola e non
osando guardarlo. Anche lui sembrava sorpreso della sua stessa azione: non
erano intimamente vicini, erano quasi fianco a fianco, con le mani di Elijah
che la sorreggevano fermamente per le spalle. Ma la cosa più importante era
l'elettricità nell'aria che si creava ogni volta.
Fu Elijah come al solito
a scacciare l'imbarazzo e la tensione per riprendere il controllo: "Troppe
emozioni." La giustificò lui per lei con un piccolo sorriso forzato.
Briony si costrinse a sorridere per far finta di
nulla e si drizzò da sola con la schiena, continuando a tenere lo sguardo
sviato. Elijah infine tolse delicatamente le mani dalle spalle della ragazza e
un fuoco dirompente sembrò bruciare in esse, anche se le mani del vampiro erano
sempre fredde. Il motivo di quelle emozioni contrastanti lo intuiva, ma Briony rimase immobile in preda a una forte
inquietudine.
Elijah la salutò con un
sorriso accennato e uscì, anche se ebbe l'impulso di voltarsi indietro
Anche
quell’Originario doveva fare una cosa importante.
Qualche ora prima aveva
pensato che fosse una sciocchezza ma credeva che dovesse farlo. Per il bene di
lei...
Non riuscì a non pensare
a Briony. La sua compassione e la sua generosità
lo riempivano di ammirazione. Lì nella solitudine della città Elijah ammise
quanto si era sentito tentato quando lei l’aveva abbracciato.
Non dal suo sangue, ma
dal suo amore per la vita, dalla sua intelligenza e dal suo coraggio. Possedeva
saggezza, intelligenza e una bellezza radiosa che proveniva dall’interno.
Elijah sorrise tra sé e
sé.
Sebbene Briony somigliasse alla sorella, non la considerava di
certo una sorella minore. Aveva subito notato che lei era una ragazza di
indubbio bell’aspetto, ma non ci aveva dato molta importanza.
Aveva visto per secoli e
secoli bellissime donne, ma le caratteristiche che più lo attraevano verso una
donna non era la bellezza fisica. Era il coraggio e la lealtà che possedevano.
E Briony ne aveva in abbondanza.
Ma soltanto la notte
buia e silenziosa fu depositaria di quei suoi pensieri che lui teneva
nascosti all’interno della sua armatura. Come sempre, Elijah celava
le sue vere emozioni fingendo che non esistessero in lui. Per 1000 anni era
stato il suo modo di vivere.
Senza neanche
accorgersene, si trovò proprio davanti a casa di Caroline Forbes. Era lì che era diretto. Notò che la madre non era
in casa, quindi non c’erano ostacoli.
Quando Caroline aprì fu
molto sorpresa. Non aveva mai parlato direttamente con Elijah, perché non ce ne
era mai stata occasione e perché in un certo senso le incuteva una gran paura.
“Buonasera, spero di non
averti disturbata. Ti ruberò solo un minuto.”
“E’ successo qualcosa?”
Chiese tesa.
“Devo solo
avvertirti che… ho visto il tuo ex ragazzo
e tua madre discutere animatamente oggi. Lui ha scoperto tutto.”
“Ah… lo
so già. E’ venuto a dirmelo. Per fortuna mi ha garantito che non ha detto
niente a mia madre di noi altrimenti sarebbe accaduto un macello. Ma l’ho
ammaliato quindi… non dirà nulla.”
“Bene. Ma non era questo
che mi preoccupava. E se lui fosse andato da tua sorella e non da tua madre? Ti
rendi conto delle conseguenze che avrebbe portato?” chiese lui serio, affilando
lo sguardo.
“Sì… mia
sorella non deve sapere che io sono un vampiro. Ho paura di come reagirebbe…”
“Prima o poi lo scoprirà. Briony è una persona molto intelligente, non ci vorrà
molto prima che capisca la tua vera natura. Voglio solo evitare che lo scopra
in un modo traumatico come è accaduto a Jenna con Isobel. Mi capisci vero?”
Caroline assentì con la
testa.
“Mi auguro che tu glielo
dica al più presto, fallo nella maniera che preferisci: con delicatezza e
calma, oppure mostrale semplicemente i denti. Ma ti avviso che se non avrai il
coraggio di farlo tu… lo farò io.” Proruppe
lui con decisione.
Caroline deglutì spaventata.
Non aveva messo in conto che Elijah si interessasse così tanto al bene di Briony. Sapeva che doveva dirglielo….
Ma le mancava sempre il coraggio.
Senza neanche
accorgersene, Elijah sparì sotto i suoi occhi.
Il vampiro aveva fatto
quello che doveva.
Una ragazza come Briony non meritava di essere ingannata dalle persone
che amava nè tanto meno ferita ingiustamente, per
questo aveva cercato di mantenere le distanze. Lui era pur sempre un vampiro e
gli episodi del passato dimostravano che era proibita la felicità a lui e a
quelli che gli stavano vicino. Si era preoccupato quindi non solo per se
stesso, per il suo amor proprio, ma anche per lei e per ciò che poteva
accadere.
Lo testimoniava anche
come si era bloccato, quasi colto in fallo, quando i Salvatore gli avevano
detto che Briony era andata chissà dove. Si era
domandato, con un’inaspettata preoccupazione, dubbio atroce e umana collera: “Dove è andata?”
Aveva cercato di
riprendere poi il controllo gelido, come in quella notte, ma in quel momento
tuttavia si accorse con sua somma sorpresa che qualche pezzo della sua corazza
di ghiaccio si stava sgretolando… come se
un fuoco improvviso l’avesse travolto.
Elijah cercò di
riprendere il controllo di se stesso, di ricordare chi era e cosa c’era in
ballo. Non doveva permettersi di mostrare sentimenti, di permettere a qualcuno
di far parte della sua vita, o di far pulsare vecchie ferite che non dovevano
venire alla luce per nulla al mondo.
Cercò allora di chiudere
lo spiraglio di umanità che minacciava di aprirsi dopo migliaia di anni. Ma
invano, non appena si ricordò dell’abbraccio che quella ragazza gli aveva concesso…
FINE CAPITOLO.
Spero che vi sia piaciuto J Ringrazio
come sempre chi legge la storia e chi recensisce!
Briony quella sera andò a casa Salvatore
per controllare Elena e anche John. Erano successe troppo cose
drammatiche quel giorno, il loro piano poteva andare storto in poche ore…
E Klaus… dov’era ora? Quali erano le sue intenzioni?
Era nervosa non solo per
quello che era successo a John o a Elena, ma anche per quello che era accaduto
poco prima … aveva abbracciato Elijah... stentava a crederci.
E lui non si
era scostato come se fosse un insetto sgradevole. Briony pensò
che il suo gesto avrebbe preso alla sprovvista il vampiro e aveva temuto una
sua reazione indifferente.
Ma quando lui le aveva
chiesto: ”Non pensi che da uno come me bisogna starci solo lontani?", le
si era riempito il cuore dall'empatia… E dalla
speranza. Suonava come un avvertimento ma forse sotto sotto, in un angolo
buio del suo cuore - che sapeva che lui possedeva ancora - Elijah ci teneva a
lei.
Briony non voleva farsi illusioni
però. Lei era solo un’umana. E lui un vampiro millenario che dopo la dipartita
di Klaus probabilmente se ne sarebbe andato da MysticFalls… e
lei che avrebbe fatto poi?
Elena era in camera
con Stefan, Briony non
voleva disturbarli così cercò John. Era in salotto seduto a guardare il fuoco.
“Ehi John. Stai meglio?”
Gli chiese sedendosi.
“Sì, avevo l’anello. Non
mi sono fatto niente. Più che altro mi sento in colpa per tutto
quello che è successo”
Briony lo guardò. Era chiaramente provato e
dispiaciuto, ma lei non poteva stare zitta e parlare amichevolmente come se
niente fosse.
“Ti avevo avvertito John… Immaginavo che Isobel volesse soltanto fregarci
ma tu..”
“Credi che non mi odi
per questo? Sono stato un ingenuo… ma
non avrei mai pensato che potesse fare una cosa simile… mi
ha mentito. Mi ha detto che avrebbe protetto nostra figlia.”
“Capisco che le tue
intenzioni erano buone. Però per una volta dovevi darmi retta! Quando ti dicevo
che non dovevi fare nulla di stupido. Abbiamo già un piano, atteniamoci a
quello”
“Sei davvero sicura?”
gli chiese guardandola.
“Sì.”
John sospirò esausto.
“Prima ho parlato con
Elena”
“Che ti ha detto? Si è
arrabbiata?”
“Credevo mi mangiasse la
faccia. Ma mi ha lasciato parlare… le ho
spiegato che mi sono fidato di Isobel nel tentativo di proteggerla. Le ho detto
che se voleva che me ne andassi, lo avrei fatto senza fare inutili giri di
parole.”
“E lei?”
“E’ rimasta zitta. Ero
pronto ad andarmene per farla sentire più serena, ma mi ha detto che sono
l’unico genitore che gli rimane. Proverà a non odiarmi.”
“Bè è
un passo avanti no? Ha capito che nonostante tu sia permaloso, egocentrico,
menefreghista e per niente affettuoso, sei comunque suo padre… e ti vuole bene”
“Tu credi?” gli chiese
pensieroso.
“E’ difficile che Elena
odi qualcuno… ha capito che eri in
buona fede. E che ti sei fidato di Isobel semplicemente perché l’ami. Non può
fartene una colpa”
“E’ vero, Isobel è stato
il mio primo grande amore. Credevo che una parte di lei fosse ancora umana… legata ai sentimenti e alle emozioni e invece… mi sbagliavo. Da quando è diventata vampira, è
cambiato tutto.”
“Non è che fosse così
speciale anche prima eh..” rispose lei ridendo.
“No Briony. Ero con lei la notte in cui nacque
Elena, ho visto quanto ha sofferto quando ha dovuto separarsene… e
tu non le hai neanche dato l’occasione di farsi conoscere veramente.”
“Era una sensazione a
pelle. Non mi piaceva e credevo nascondesse qualcosa… il
fatto che fosse imparentata con Katherine me ne da la prova. Ho un sesto
senso!” Esclamò Briony alzando gli
occhi al cielo, come se avesse scoperto chissà quale dono.
John alzò le mani in
segno di resa.
“Mi arrendo, non ti farò
mai cambiare idea su Isobel ma voglio farti capire… che
l’essere vampiri è una maledizione. Non possiamo trattarli come se fossero dei
normali essere umani. Non lo sono più. Il loro istinto è essere predatori e noi
dobbiamo difenderci per forza.”
Briony lo guardò infastidita.
“Oh John ancora con
questa storia? Non ti è ancora bastata la lezione? Basta farneticare su
sterminare tutti i vampiri ecc ecc. Non ora che Elena ti ha dato una
chance”
“Io voglio solo proteggerla… ma cercherò di fidarmi dei fratelli
Salvatore. Terrò gli occhi ben aperti.”
“Mi raccomando…”
“Stai tranquilla. Farò
il bravo”
Briony lo salutò e si alzò pronta ad
andarsene. Ma lui la chiamò:
“Ah Briony… Grazie davvero… per
avermi aiutato”
Lei gli sorrise: “Siamo
amici John. Tu avresti fatto lo stesso”.
John divertito ci
pensò sù e Briony scoppiò
a ridere.
“Ok non voglio sentire
la risposta perché ti conosco! Ci vediamo”.
Briony oltrepassò la sala principale e vide
Elena nelle scale che la chiamò.
“Briony.
Ho sentito la tua voce e sono scesa. Come mai sei qui?”
“Volevo controllare come
stavi.” Sussurrò lei premurosa.
“Grazie ma.. sto bene
ora. Supererò anche questo”
Voleva far finta che
andasse tutto bene, ma la vita di quella ragazza si stava sgretolando senza che
lei potesse farci niente. Prima o poi tutti quei guai l’avrebbero inghiottita.
“Sii forte Elena. Ci
sono tante persone che ti amano e che ti sono vicine.. e mi dispiace se questa
mattina sono stata dura con te ma volevo farti capire che…”.
Briony si fermò, non sapeva bene
come continuare. Voleva far capire a Elena il suo punto di vista senza però
offenderla, o farla star male più di quanto non lo fosse già.
“Non devi aggredire le
persone che tentato di proteggerti, anche se non ti piacciono. John è tuo padre, e
credimi io più di tutti posso immaginare quanti problemi familiari tu abbia
avuto. Ne ho avuti anche io e parecchi..! Ma non sei l’unica che soffre in questa
storia, ci sono tante altre persone che combattono al tuo fianco e che sono
pronte a sacrificarsi per te. E la tua famiglia è una di queste, Elena. Anche
se ti fanno arrabbiare, ti fanno soffrire così tanto che vorresti scappare e
non tornare mai più, loro ti ameranno sempre incondizionatamente, qualunque
decisione tu prenda. Anche se non te ne accorgi ora… lo capirai quando sarai
più matura del tesoro prezioso che hai in mano…”
Elena l’aveva ascoltata
attentamente, sinceramente sorpresa.
Briony aveva ragione: aveva aggredito John
solo per il fatto che lui non la pensava come lei riguardo a Stefan e ai vampiri. I loro pregiudizi li stavano
allontanando. Anche se lei in questa storia era una vittima, doveva cercare di
difendere e rispettare le persone che le stavano accanto.
Elena l’abbracciò.
“Grazie Briony e scusami se mi sono comportata male”
“Ma figurati!” rispose
ridendo.
Elena ricambiò il
sorriso. “Sarà meglio che tu vada ora. Non si sa mai di notte…”
Briony alzò il mento sorridendo. “Ormai
sono un’esperta! Non mi farò di certo uccidere da un vampiro!”
Elena la guardò
pensierosa mentre Briony usciva dalla casa.
<< E’ un esperta?
Che Damon avesse ragione? Che lei sapesse già dell’esistenza dei vampiri e lo
abbia tenuto nascosto di proposito? >> Elena scosse la testa turbata.
<< Ma no. Forse
era solo una battuta! >>
Ma nonostante questo,
non riuscì a convincersi del tutto.
-----*********-----
I giorni passarono
lentamente.
Per fortuna Klaus non
creò altri guai ed Elena e i suoi amici tirarono per un po’ un sospiro di
sollievo, godendosi quel poco di vita normale che gli rimaneva.
Anche Elijah e Briony trascorsero delle belle giornate. Alcune volte –
salvo imprevisti dovuti a piani e pericoli - i due restavano in casa a parlare
della loro vita o meglio, solo Briony si
confidava; Elijah la ascoltava attentamente senza mai interromperla, chiuso nel
suo mondo ma silenzioso ascoltatore, un’ombra da dietro le spalle ma ben
visibile.
Poco a poco si stava
instaurando un legame solido tra loro, un rapporto che rasentava la fiducia e
la stima.
Qualche volta lui
sorrideva mentre Briony gli raccontava dei
fatti divertenti che le erano successi quando era una ragazzina, e molte delle
volte si intristiva quando gli parlava della madre.
Lei e la figlia non
avevano mai avuto un vero e proprio rapporto. La madre passava la maggior parte
del tempo fuori casa e la bambina si sentiva esclusa dalla vita della madre.
Crescendo aveva imparato a cavarsela da sola, senza contare sul suo affetto
materno. Letteralmente abbandonata al suo destino.
Sua madre durante
l'infanzia l'aveva infatti abbandonata da un giorno all'altro e poi era
ritornata quando Briony era un'adolescente.. ma
comunque l'abbandono l'aveva marchiata troppo e non si vedevano quasi mai lo
stesso, per la maggior parte del tempo litigavano oppure non si parlavano neanche… un giorno poi la madre se ne andò di nuovo
senza dire una parola.
Dopo di che non l’aveva
più vista né sentita. Ma il senso di vuoto era sempre rimasto lì nel petto.
Non aveva neanche
chiamato quando la figlia era stata aggredita da Ivan. Niente di niente.
Briony aveva imparato a non soffrire più
per la mancanza della madre, ma si era promessa che Caroline non avrebbe mai
vissuto la sua stessa realtà dolorosa. Anche se lo sceriffo Forbes era una persona attenta e ragionevole era
spesso fuori casa e molte volte si disinteressava dei problemi della figlia.
Per questo ogni volta
che Caroline aveva dei problemi si rivolgeva alla sorella, che era sempre
pronta ad aiutarla e a sostenerla. Anche se il carattere superficiale e egoista
di Caroline non aiutava di certo gli sforzi della sorella maggiore, che si
arrese all’evidenza. Ormai la “Blond-Girl” era grande
e poteva benissimo scegliere la propria vita come meglio credeva.
Elijah aveva commentato dicendo
che la sua famiglia era disastrata quanto la sua. Molte volte erano le persone
più buone a rimetterci. Il vampiro l’avvisò di non fidarsi mai delle persone
che lei teneva di più a cuore perché l’avrebbero sempre fatta sentire succube
dei loro desideri egoistici, piene di debolezze e patetiche illusioni; tanto da
dare ma scarsità di ricevere, e alla fine l’avrebbero pugnalata alle spalle e
tradita.
Briony gli chiese se parlava per esperienza
personale e lui, dopo un accurato silenzio, aveva risposto di sì. Dalla sua
espressione tetra, lei capì tutto. Ormai certe parole erano superflue, come se
davvero lo conoscesse anche senza bisogno di dialogare.
Non avevano avuto altri
contatti dopo l’abbraccio che Briony gli
aveva dato. Ma i due, che fine a qualche tempo prima erano due sconosciuti che
vivevano una vita completamente diversa, legarono molto arrivando persino a
sorridere dietro a un bicchiere di vino e diventare… amici.
Anche se Briony sentiva che il legame con Elijah non era una
semplice amicizia disinteressata. Almeno per lei. Ma cercava di reprimere le
sue vere emozioni, temendo di soffrire o di essere respinta. Il formicolio che
sentiva ogni volta che lui le era vicino o semplicemente la guardava tuttavia era
una chiara avvisaglia. I battiti accelerati del suo cuore lo erano altrettanto.
Una volta Elijah non
aveva saputo trattenersi e le aveva detto che non assomigliava per niente a sua
sorella Caroline. Briony allora lo aveva guardato
interrogativa mentre lui le aveva concesso un breve sorriso indecifrabile prima
di sviare lo sguardo.
Briony non aveva saputo dire sul momento se era
un complimento: le sorelle Forbes erano entrambe
bellissime, testarde fino al midollo, ma laddove Caroline era solare come il
sole Briony era timida come la luna che si nasconde
dietro le nuvole. Ma laddove Caroline era superficiale, schizofrenica,
irritante e egoista, Briony era invece seria, disponibile,
altruista e faceva del suo meglio per non essere un peso ingombrante per gli
altri.
Quindi era giunta al
pensiero che quello dal punto di vista di uno come Elijah era un complimento. E
Briony non era riuscita a non sorridere, cercando
però di non farsi notare. Non voleva velocizzare le cose, sempre per la
questione delle delusioni prevedibili e amare.
Elijah dal canto suo
sembrava facesse finta di niente, non si attaccava intimamente e rimaneva pur
sempre freddo sebbene fosse gentile. Teneva a debita distanza la ragazza sul
punto di vista personale. Non perché volesse farlo, ma doveva.
Per la sua incolumità
non doveva affezionarsi a un umano, soprattutto se era leale e dolce come Briony e persone così i vampiri potevano soltanto dannare
loro la vita..
Non aveva imparato
niente dalle esperienze del passato? Tutte le persone che gli avevano voluto
bene erano rimaste uccise, segnate dalla rovina e marchiate dall’amore che
provavano verso uno come lui… un
Originario. Un essere soprannaturale che aveva dato vita a dei vampiri… dei mostri sanguinari che faticavano a ritrovare
una concezione di umanità.. ma quando lui si era lasciato andare
con Katerina, era stato letteralmente pugnalato
alle spalle e ingannato. Aveva rischiato e abbattuto le sue stesse difese...
per incorrere infine nel solito errore comune. Perciò tutte quelle vicende
avevano contribuito a rafforzare la sua armatura di ghiaccio e a impedire agli
altri di oltrepassarla.
Ma nonostante quei
pensieri, il vampiro non mostrava mai ostilità o rabbia disumana verso Briony; si comportava normalmente. Era arrivato persino a
mostrare il suo lato migliore.
Quello protettivo.
Quello compassionevole. Dei lati umani.
La notte di Halloween.
Tutti erano in
fibrillazione per l’evento tanto amato da tutti.
C’era la fila nei negozi
per accaparrarsi il costume più spaventoso e molti ragazzi stavano preparando i
loro trucchetti per far paura agli
abitanti.
“Il pericolo è dietro
l’angolo oggi, uno come te vorrebbe stare chiuso in casa mentre le fanciulle
vanno fuori?” avevo detto Briony sovrappensiero
mentre metteva a posto le tazze in cucina.
Elijah aveva allora
alzato lo sguardo su di lei, la vedeva solo di spalle da quella posizione ma il
suo sguardo indecifrabile comunque era tutto sulla ragazza. “Ti avrei sempre
descritto come una ragazza che vuole invece evitare i pericoli. Deduco di
essermi sbagliato. Come mai questo desiderio di inoltrarsi nella notte più
oscura dell’anno proprio in questa cittadina?” Aveva spostato elegantemente la
schiena verso la porta, una mano nella tasca.
Nella sua voce ipnotica,
Briony captò curiosità, avvertimento, conoscenza.
Come se lui conoscesse davvero l’oscurità e ci si fosse talmente abituato da
viverci apaticamente.
Briony sentì una stretta al petto per quella
ingiusta deduzione ma si limitò a girare metà viso verso il vampiro. “Non hai
risposto alla mia domanda. Ho la sensazione che non ti affascini più niente.”
Rispose semplicemente.
Elijah si limitò a
guardarla in silenzio. Forse la ragazza aveva colpito un nervo scoperto ma non
volle stressarlo: era una giornata di festa, bando tristezze o preoccupazioni.
E quell’affascinante vampiro nonostante la regale apparenza era così cupo da
indurre ad andare in missione per fargli recuperare un po’ di luce meritevole
in viso.
“Non è un obbligo verso
la tua promessa sulla mia protezione, non sono il tipo da costringere un uomo a
farle da cavaliere al ballo della festa. So cavarmela da sola, ma…” replicò Briony girandosi
verso di lui “per svagarsi decentemente bisogna essere in due.”
Pensò che il vampiro
rifiutasse seduta stante ma quando Briony finalmente
udì: “Qualche ora posso concedermela per la tua idea di svago” credette di aver sentito male.
Lo guardò sorpresa ma
contenta. Non voleva farlo trasparire eloquentemente ma era entusiasta che
avrebbe avuto almeno il modo di far aprire quel vampiro al mondo circostante,
di permettere a se stessa di non aver timore del pericolo e annullare quella barriera
invisibile che li divideva e che le provocava un fastidio tale da sfiorare il
dispiacere e l’estrema curiosità del mistero.
Voleva avvicinarsi. E voleva che lui si avvicinasse a lei.
Impossibile forse, date
le circostanze. Il fascino del mistero e del proibito ti attraeva come la
scogliera più bella del mare, dopotutto. Non esiste raziocinio nel volere
fortemente un qualcosa più grande di te o al di fuori della tua portata.
“Perfetto. Magari
resterai pure sorpreso e non rimpiangerai di avermi seguita, scommettiamo?”
Gli rivolse una smorfia
deliziosa, lui ricambiò aprendo leggermente le labbra in un ghigno sfrontato e
l’arcuata di sopracciglia. Qualcosa di certo lo aveva colpito, non sapeva però
se in negativo.
“Posso almeno dire di
essere lieto di accogliere la sfida.”Replicò
col suo classico modo di fare, girandosi infine verso la porta per uscire via.
Briony fece una smorfia, trattenendosi dallo
sghignazzare e dal chiedersi cosa davvero pensasse Elijah di tutto ciò.
Perlomeno si sarebbe goduti una festa, sperando che niente alla fine la
rovinasse come al solito. Ma almeno adesso, Briony
sentiva di aver conquistato già qualcosa.
Fecero nel pomeriggio un
giro nel paese per vedere come stavano preparando la festa in piazza.
Passeggiavano l’uno di
fianco all’altro, Elijah guardava la scena senza fare commenti di troppo e Briony certe volte lo guardava di sottecchi, non
potendo farne a meno… Dio, quanto era
elegante. Quell’Originario trasudava eleganza da tutti i pori, chiunque
appariva inferiore al suo passare lento.
Lei ne era assoggettata,
così tanto che avrebbe voluto prenderlo, a braccetto ma sapeva che non era una
buona idea. Lui si sarebbe irrigidito per poi distaccarsi. Non erano arrivati
fino a quel punto…Briony poi
era quasi certa che con quel vampiro misterioso fosse impossibile avere dei
rapporti strettamente intimi, visto che non si lasciava mai andare del tutto.
“Mi chiedo come mai voi
amate così tanto questo genere di feste.. Prima urlate a tutto il mondo che
avete paura dei vampiri, e poi vi piace travestirvi in modo patetico e
devo dire… senza alcuno stile. Quelle
maschere sono davvero orribili.” Disse Elijah indicando un negozio che
mostrava delle maschere di mostri in vetrina.
“Non puoi capire certe
cose! Sei troppo vecchio per pensarla come noi giovani.” rispose Briony ridendo e scacciando i brutti pensieri.
“Ho assistito a
tantissimi Halloween e a ragion veduta posso permettermi di fare qualche
confronto.” Mormorò lui con un certo tono altezzoso.
“E sentiamo… quali erano i vecchi trucchi del mestiere
per spaventare? Magari ti sei sbottonato un pochetto?
” domandò allusiva con un sorriso voltandosi verso di lui.
Elijah non rispose alla
sua domanda perché stava fissando freddamente una persona davanti a lui.
Briony sentendo il suo silenzio girò il
viso e notò Elena, Damon e il fido Alaric a
qualche metro davanti a loro.
“Sono più affiatati di
quanto pensassi.” Sussurrò Alaric a
Damon, il quale sorrise maleficamente.
“Guarda chi si rivede!
Festeggerete Halloween con noi?” chiese Damon ridendo, avvicinandosi ai due.
“C’è una festa a scuola
per l’occasione.” disse anche Elena con un sorriso.
“Uhm non so. Credo che
siano invitati solo gli studenti.” Rispose Briony pensierosa.
“Alla fine tutti
trasgrediscono le regole. E poi dopo chi la sente Caroline? Alla sue feste
vuole avere sempre tantissimi invitati per far numero”
“Immaginavo che l’avesse
organizzata lei. Beh non posso che venire per vedere come ha sistemato la
scuola altrimenti domani mi sorbirò due ore in più di dettagli.” rispose
quindi Briony intrecciando le braccia al petto.
“Perfetto! Ci
divertiremo sicuramente!” L’entusiasmo di Damon era chiaramente sospetto. Come
mai era così allegro al pensiero che Elijah e Briony andassero
alla festa?
Briony lanciò una piccola occhiata a
Elijah, chiedendosi perché non avesse detto niente sull’offerta, e poi si
rivolse ad Alaric chiedendogli:
“Alaric scusami.
Hai più sentito Jenna?”
“Purtroppo no. Rifiuta
tutte le mie chiamate” rispose lui triste.
“Anche le mie… dovremmo darle ancora più tempo… è stata molto dura per lei scoprire di
Isobel.”
Elijah pensò infatti che
il termine di tempo che aveva dato a Caroline stava scadendo. Doveva dire
presto la verità… Non potevano andare
avanti così. Non erano affari suoi ma si sentiva in qualche modo indegno della
sincerità con cui Briony gli parlava
sempre. Mentre lui le taceva un fatto così importante pur sapendo che lei
doveva esserne a conoscenza.
Comunque l’Originario
non fece trasparire nessuno di quei pensieri. Rimase eretto e elegante.
“Elijah ovviamente sei
invitato anche tu. Sai com’è bisogna tenere gli occhi aperti, non si sa mai che
Klaus faccia una delle sue entrate ad effetto”
Elijah sorrise affascinante:
“Perché no?”
Ad Alaric scappò una battuta rivolta a Elijah: “In fondo
hai già il costume adatto!”.
Damon rise sotto i baffi
mentre Briony lo fulminò con lo sguardo.
“E tu invece soldatino?
Ti travestirai da prode cacciatore?” mormorò l’Originario con sottile ironia.
Alaric rispose che ci stava pensando.
Briony sospirò per smorzare la tensione. Era
davvero strano come si trovasse al fianco di Elijah, come una sua fida socia,
contro altre persone che dicevano di fare il meglio per la sua cittadina e una
delle quali era una ragazza che conosceva fin dalla nascita. Poteva essere un
azzardo o un allarme ma non ci diede peso in quel momento:
“Beh ci vediamo alla
festa signori! Vestitevi decentemente e non con sacchi della spazzatura.”
disse Briony allontanandosi per chiudere lì
la questione. Elijah invece era rimasto a fissarli col suo solito sguardo di
ghiaccio, e dopo qualche secondo anche lui la seguì.
“Damon cos’hai in
mente?” chiese sottovoce Elena quando ormai Elijah e Briony se
ne erano andati.
“Farle sputare la verità
no?” rispose sorridendo maligno.
“Ti ho detto che non
sono sicura di..”
“Oh andiamo. Ho sempre
sospettato che quella saputella sapesse già dell’esistenza dei vampiri ma
nessuno mi ha dato corda. Inoltre va a passeggio con il signor Originario e la
cosa è molto sospetta.”
“Gli piacerà forse. In
fondo Elijah ha del fascino”
“E’ affascinante anche
vedere una cacciatrice di vampiri che ci prende per il culo?” chiese sprezzante
Damon.
“Ssssh Damon.
Contieniti. ” Alaric lo zittì guardandosi
attorno.
“Che mi sentano pure! Ho
fatto due chiacchiere con LizForbes. Un anno e mezzo fa BrionyForbes fu quasi uccisa dal suo fidanzato. Avevano
detto che era stato per un raptus di gelosia ma la verità è ben diversa. Lui
era un vampiro e Briony con l’aiuto del suo
paparino l’hanno ucciso.”
“Questo non vuol dire
che non sia dalla nostra parte.” disse Elena cercando di difendere Briony.
“L’avercelo taciuto
comporta sicuramente un mistero ben più grande di questo. Caroline sa che il
padre è uno svitato cacciatore di vampiri?”
“Ma va là. Non lo sente
da una vita.”
“E che la madre di Briony scomparsa chissà dove e che discende da una delle
più grandi famiglie di cacciatori d’America la trovi una coincidenza??” chiese
Damon con furia.
“No..” rispose titubante
Elena.
“Ecco. BrionyForbes non è
così innocente come sembra. Scommetto il sangue che ho in cantina che lei e lo
zio John Gilbert hanno fatto un accordo segreto di uccidere tutti i vampiri
presenti in città, tra cui il sottoscritto. E con l’aiuto del suo amico
Originario faranno fuori pure Klaus, sacrificando ciò che è necessario.”
“John non permetterà che
mi accada niente. E lo stesso vale per Briony.”
“Sei troppo ingenua
Elena. Ho conosciuto un paio di cacciatori di vampiri nella mia lunga vita, e
alcuni non si fanno nessuno scrupolo a sacrificare amici o familiari per avere
un minimo di potere o gloria. I vampiri a dirla loro non hanno cuore. Ma i
cacciatori hanno cuore di rettile.”
“Ehi, non generalizzare
tanto.” bofonchiò Alaric difendendo la sua posizione.
“Ok sarà così ma
promettimi che non le farai del male. Damon promettimelo!” lo implorò Elena
parandosi di fronte al vampiro.
“Le farò solo qualche
domanda, tranquilla!” rispose Damon con un ghigno. Ma il suo tono non faceva
presagire niente di buono. “Voi invece tenete occupato Elijah. Con lui nelle
vicinanze non mi sento libero di agire come voglio.”
“Sospetterà qualcosa. E’
furbo.” disse Alaric facendosi cupo.
“Per questo lo abbiamo invitato,
così non si sentirà escluso dal gruppo”
“Non mi piace, non mi
piace..”
“Elena ti ho già detto
che ho la situazione sotto controllo!”
“Quante volte l’avrai
detto?” Chiese Elena in tono ironico.
Damon non rispose, ma
continuava a sorridere con il suo solito ghigno malefico.
Tutti quanti avrebbero
ricordato quella notte… Tutti. Nessuno
escluso.
Briony aveva passato ore a truccarsi e a
mettersi il vestito. Non avrebbe indossato il solito costume da strega, questa
volta aveva avuto un’idea davvero originale.
Si guardò allo specchio.
Stava proprio bene.
Il vestito bianco lungo
fino alle ginocchia metteva in evidenza le forme delicate del suo corpo. Aveva
disegnato delle chiazze rosso sangue lungo il vestito per farlo sembrare più
macabro.
Con della colla speciale
invece aveva attaccato alla schiena delle ali da angelo, ma non erano delle
semplici ali. Le punte erano colorate di nero così come l’estremità.
“Sei un bellissimo
angelo caduto.” mormorò Elijah in modo affascinante mentre la rimirava. La sua
spalla era appoggiata allo stipite della porta, lo sguardo continuava a
penetrarla.
“Oh non mi ero accorta
che fossi qui.” rispose Briony sorpresa
girandosi verso di lui. Le guance avvamparono sentendo il suo sguardo addosso.
Quello sguardo la ammaliava come nessuno aveva mai fatto. E non per colpa di un
potere soprannaturale… ma per qualcosa di
ben diverso che lei ancora temeva.
Abbassò poi il viso per
vedere se avesse qualcosa che non andava nel vestito, visto il modo in cui lui
continuava a fissarla.
Deglutendo tornò a
fissare davanti allo specchio per continuare a truccarsi.
Elijah si avvicinò con
passi lenti, guardandola allo specchio. "Il nero tuttavia non ti si addice
molto." disse gentilmente, come se il colore che andava bene a lei fosse
il bianco, il colore della purezza.
"Cercherò di
trovarlo come un complimento o forse tu non hai ancora visto tutto di me."
replicò lei ammiccando, guardandolo allo specchio.
Elijah le sorrise
garbato. "Raramente cambio idea sulle persone. Ma nonostante la mia considerazione,
sei davvero incantevole. Farai gridare d’invidia tutte le presenti.”
Briony sentì il cuore palpitare furioso, sul
punto di schizzarle fuori dal petto per l'emozione. Il tono di Elijah era stato
garbato ed educato, forse avrebbe fatto quel complimento a qualsiasi altra
ragazza... ma un sorriso venne dipinto comunque sulle sue labbra. Che male
faceva, dopotutto?
“Non dire sciocchezze.”
Bisbigliò lei abbassando lo sguardo.
Briony poi prese una collana con una perla
nera e gli chiese se poteva aiutarla a metterla.
Lei ricambiò il sorriso,
sperando di tenere a bada i battiti del suo cuore, e si girò portandosi i
capelli da una parte.
Lui le mise la collana
delicatamente, e dopo di che appoggiò le mani sulle sue spalle nude.
Briony tremò sentendo il tocco delle sue
mani gelide, ma non per il freddo. Lui la stava guardando ipnotizzato,
adorandola con gli occhi.
Le guance di Briony divennero tutte rosse dall’imbarazzo, e per non
farglielo notare si scostò lievemente. Lui invece abbassò le mani dalle sue
spalle e Briony avvertì una strana scia di
calore su di esse. Rimase comunque dietro di lei a diretto contatto.
“Speriamo davvero di
divertirci stasera. Non mi va di perdere la scommessa.” Sussurrò lei
timidamente.
Sentì il sorriso nella
voce di Elijah. “A me invece non piace sbagliare aspettative.”
Briony sorrise a sguardo basso. Ormai l’aveva
incastrato, voglia o meno, lui doveva venire perché aveva accettato l’offerta e
troppo orgoglioso nel tornare indietro.
Sentì la tensione salire
nella stanza nel sentirlo sempre così vicino alla sua schiena. Una tensione
insopportabile nella sua potenza. Briony in quel
momento quasi si maledisse per la sua volontà di voler avvicinarsi.
Fortunatamente sentì all’improvviso
Elijah indietreggiare di alcuni passi e Briony
ritrovò così la calma e il respiro. Che bella situazione.
“Ma… non
ti sei vestito?” notò poi Briony guardandolo.
“Non ho alcuna
intenzione di mascherarmi.” rispose lui serio, come se la cosa lo aborrisse.
“Sciocchezze. Non
pretendo mica che indossi quelle maschere orribili che ci sono nei negozi, ma
almeno un po’ di trucco..” Briony lo fissò
pensando al modo migliore per renderlo spaventoso. Anche se Elijah era talmente
bello, di una bellezza nobile, che era molto difficile farlo apparire brutto.
“Vieni con me.” gli
disse poi portandolo in bagno.
La prova trucco iniziò.
Elijah aveva brontolato
per tutto il tempo, dicendo che non voleva fare una cosa del genere, ma Briony lo interrompeva seria dicendo che sapeva quello
che faceva.
Dopo una mezz’ora finì.
Era davvero… strabiliante. Aveva colorato di rosso
praticamente metà faccia di Elijah disegnando una spaventosa ragnatela. Come
maschera pensò fosse abbastanza. Al vestiario ci avrebbe pensato dopo.
Concluse gli ultimi
ritocchi, sfumando un po’ il trucco rosso con le dita. Era vicinissima al suo
viso. Gli occhi neri di Elijah la scrutavano seri: “Te ne pentirai.” disse lui
in tono fintamente minaccioso.
Lei gli sorrise
noncurante e lo fece alzare dalla sedia ridendo, porgendogli poi uno specchio.
Elijah pensava che gli
poteva capitare di peggio. In fondo non stava poi così male, decisamente il
trucco gli donava. Era però strano per lui lasciarsi così andare, non c’era
abituato dopo secoli passati in solitudine.
“Grazie.” disse facendo
finta di niente.
“Prego” rispose lei
dandogli un’ultima sistemata al viso. La mano sporca di Briony era sulle sue guancie e cercava di rendere al
meglio la propria opera.
Lui la fissava serio,
immobile con degli occhi inquisitori, profondi.
Briony sentì la mano accaldarsi sulla
guancia fredda del vampiro e si concedette soltanto pochi secondi per fissarlo
ammaliata. Perse un battito, anche due forse, e
balbettando un “Vado a sistemarmi” se ne andò imbarazzata.
Lui guardò dove era
uscita e girandosi verso lo specchio, sorrise.
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Briony stava guidando verso la scuola
superiore di MysticFalls.
Accanto a lei c’era Elijah. Lo guardò attentamente.
Era letteralmente uno
schianto anche se metà faccia era truccata.
Gli aveva dato una
giacca di pelle per farlo apparire più giovane e infatti sembrava uno come
tanti. Solamente più misterioso… e più
affascinante.
Lei invece aveva
raccolto i capelli per far vedere meglio le sue belle ali.
Sperò con tutte le sue
forze che quella serata fosse tranquilla e divertente.
Non immaginava neppure
che sarebbe stata una delle notti peggiore della sua vita e che avrebbe
cambiato la sua intera esistenza. Per sempre.
Non trovò nessun
parcheggio libero vicino alla scuola, così parcheggiò un po’ lontano in
periferia.
“Ci siamo. Mia sorella
starà già scalpitando per il nostro ritardo. Già sento i suoi tacchi che
ticchettano per l’ansia.” disse Briony con un piccolo
sorriso e spegnendo il motore, ma comunque appoggiò delicatamente la testa al poggia
nuca. Si sentiva bene rispetto a prima, in pace. Da quando le sue sensazioni
erano così in contrasto tra loro? Non le piaceva essere lunatica, era una caratterista
Forbes che aveva sempre cercato di abbattere con la
razionalità e la testardaggine. Brutta, bruttissima cosa.
“Tu ami tua sorella, non
è vero?”
La domanda seria di
Elijah la colse in contropiede. Briony si voltò
interrogativa verso di lui.
“Perché me lo chiedi? Mi
pare ovvia la risposta.”
“E nonostante sia ovvio
che tu non hai i mezzi necessari, vuoi proteggerla.” Constatò Elijah con lo
stesso tono di prima, guardando in lontananza col braccio sporto lungo il
finestrino.
A Briony
non piacque quella battuta. “E’ anche ovvio che non posso lasciare mia sorella
da sola in questa situazione che è venuta a crearsi a MysticFalls. Anche se forse sarò inutile ma non importa.
Dove vuoi andare a parare?”
Lungo silenzio e tanti
interrogativi.
“Sul serio Elijah… cosa vorresti dire con le tue domande e
supposizioni ambigue?”
“Soltanto farti aprire
gli occhi.” Rispose lui meccanicamente abbassando il braccio dal finestrino.
Aveva indossato di nuovo la maschera di freddezza che calzava più del trucco di
Halloween. Una maschera che non si sarebbe tolto mai.
“E su cosa scusa?”
Elijah si voltò verso di
lei. Era serio, terribilmente serio. Briony non
potette far altro che deglutire. La tensione stava risalendo, ma diversa da
quella di prima nella camera da letto. Una scossa di paura le attraversò la
schiena e le impedì di parlare.
“Su molte cose.” Fu la
sua risposta ambigua. E chiuse il discorso.
Briony rimase a guardarlo stranita. Di nuovo non
riusciva a comprendere Elijah al di là dell’aurea elegante e della gentilezza d’altri
tempi. O forse in qualche modo aveva captato il messaggio ma si rifiutava di
percepirlo e leggerlo.
Proprio quel giorno in
cui credeva di aver fatto alcuni passi avanti, pur non facendosi vane speranze… le sembrava che fosse stato disgregato tutto il
percorso ai suoi piedi e che stesse lottando non contro una barriera invisibile
ma un muro infrangibile.
Che fosse stata così
sciocca e babbea? Di solito non faceva così. Sapeva sempre cosa fare e non
fare, e i tempi giusti. Era quella in gamba della famiglia.
A malapena deglutì e
riprese il freddo controllo. “Dovremmo andare ora.” Disse voltandosi a guardare
un punto davanti a sé. Si sfilò la cintura e uscì. L’aria fredda le fece bene e
le diede in modo di riordinare le idee. Anche Elijah era sceso e stava sulla
strada, col vento che gli passava tra i capelli e il profilo duramente scolpito.
Un essere nell’oscurità.
Guardandolo Briony pensò a una cosa inevitabile. Doveva aprire gli occhi che lui non fosse un semplice essere umano
e che non poteva comportarsi come tale né fingere di esserlo. La recita sarebbe
valsa per poco e quando il sipario sarebbe sceso le si sarebbe spezzato una
buona parte del cuore.
Voltò lo sguardo,
stringendo i denti con forza. Le sue mere illusioni non avevano voluto che fosse
così.
“Andiamo. La notte sta
salendo.” Disse lui all’improvviso facendole segno di passargli davanti.
Quel gesto da cavaliere
gli riserbò un’occhiataccia da parte della ragazza. Ora come ora non aveva
voglia di partecipare a delle farse; si costrinse a mordersi la lingua e a
camminare come nulla fosse per non rovinare la serata.
Ad un tratto però Briony notò Elijah fare uno scatto nel girarsi all’indietro
e poi anche lei udì un forte tonfo…
Dietro di loro, sul
parabrezza dell’auto, c’era un lupo.
Briony urlò spaventata, portandosi una mano
contro la bocca. Quel grosso lupo continuava a saltellare sulla sua auto
aprendo le sue grosse fauci.
Ma poi il lupo si mise a
ridere come un bambino. Saltò giù dalla macchina, fece le boccacce ai due e
scappò via ridendo.
“Ma… ma
cosa?” Briony non riusciva a crederci.
Non era un vero lupo.
Era uno scherzo! Uno stupido scherzo!
“Brutto pezzo di merda,
se ti prendo..” sbottò adirata pronta a rincorrerlo e conciarlo per le feste,
ma si accorse all’ultimo che Elijah la stava trattenendo a un polso, e che
magari l’aveva trattenuta fin da quando era comparso il finto lupo.
Guardò la mano del
vampiro stretta al suo polso. Non cedette a debolezze. “Puoi lasciarmi ora. Il
lupo degli scherzi se n’è andato.”
Elijah la fissò in
maniera indecifrabile: “Immaginavo non fosse un vero pericolo, ma la notte è
lunga e dovresti stare all’erta per ciò che potrebbe succedere.” Le spiegò
ragionevole, lasciandole il braccio.
Briony sentì una folata di vento ghiacciato passare
nello spazio tra loro due.
“Proprio vero, tante
cose son già accadute e chissà quante altre potrebbero accaderne.” Commentò lei leggermente inacidita.
Guardò poi per filo e per segno se la macchina fosse ammaccata ma per fortuna
non aveva niente di rotto. Delle botte però c’erano eccome e Briony grugnì tra sé e sé.
Elijah si limitò a
guardare, con un lieve sorrisetto sotto i baffi.
“Scusa ma che hai da
ridere?” gli chiese arrabbiata.
“Credevo non ti spaventassero
certi innocui scherzetti.” Commentò lui semplicemente, inclinando la testa da
un lato.
“Uno scherzo che mi poteva
costare caro.” Replicò decisa perlustrando ogni minimo dettaglio della sua
preziosa macchina. “Ma ormai è fatta. Andiamo.”
Lui alzò le spalle
noncurante e cominciò a camminare. “Se vuoi potrei minacciarlo di supplicare il
tuo perdono.”
Nonostante l’andatura
elegante, il tono era stranamente serio e Briony rabbrividì
per quella lieve minaccia. Si immaginò Elijah con le mani sporche di sangue, e
non finto.
Sospirò per allentare la
tensione: “Non scherzare. Tanto ormai è scappato.”
“E con quelle scarpe non
potevi di certo corrergli dietro.” rispose lui guardandole i tacchi alti.
Briony lo fissò stranita per quel cambio d’argomento.
Dunque anche lui proprio aveva un carattere molto più complesso di quello che
sembrava e tridimensionale. La serata delle sorprese. Non era in vena però di
esclamare “Evviva!”
“E sai che il tuo travestimento
ti fa apparire pericoloso?” disse lei scherzando, incominciando a camminare
verso il liceo.
“Lo sono sempre.”
rispose Elijah facendosi cupo.
Briony abbassò lo sguardo. Sì, lo era e lei
non poteva farci niente a proposito.
“Nemmeno il mio
travestimento è poi tanto lontano dalla realtà. Non sono un angelo.” Replicò fredda,
accelerando il passo.
Andarono silenziosi alla
festa, con entrambi dei fardelli pesanti e inudibili sulle spalle.
Caroline aveva fatto un
buon lavoro, non c’è che dire. C’erano ragnatele dappertutto e i muri erano
dipinti di una strana vernice verde fosforescente.
Tutti gli invitati
indossavano delle maschere orribili e urlavano come degli ossessi.
<< Vediamo se
riusciamo a rendere meglio la nottata >> pensò Briony
entrando con Elijah. Per ora non aveva fatto commenti.
“Ehilà! Dunque siete
venuti!” Ed ecco Damon tutto bello pimpante.
Non aveva una maschera
particolare, solo del sangue sparso lungo i vestiti << Spero
finto >> pensò Briony.
Arrivarono anche Stefan e Elena. Lei si era travestita da HermioneGranger e Stefan da uno spaventoso Joker in nero e bianco.
Elena fece i complimenti
a Briony per il vestito e le chiese se
aveva visto Caroline.
“No infatti la cercavo.
Provo a vedere nelle aule. Scusate...” E Briony si
incamminò in cerca della sorella, cogliendo anche la palla al balzo per stare
un po’ da sola. Elijah le lanciò una lieve occhiata per un secondo ma non disse
niente. Si era inoltrato in un mutismo complesso che non poteva né voleva per
ora essere spiegato a parole.
Damon invece guardò Stefan e disse ai presenti che andava a flirtare con
qualche streghetta sexy.
In realtà andava verso
la stessa direzione di Briony.
FINE CAPITOLO.
PS: I travestimenti di
Halloween non me li sono inventati! Nina Dobrev si
è davvero mascherata da HermioneGranger nella festa di Halloween, così come Paul
Wesley e Daniel Gillies (Elijah) aveva in
faccia una specie di ragnatela rossa e un giubbotto di pelle.
Ci sono state degli
approcci tra Briony e Elijah, poi delle divergenze.
Hanno dei caratteri che fanno a botte ma capirete meglio le loro introspezioni
e motivi (soprattutto di quelli di Elijah) più avanti. Sono appunto troppo
complessi e veritieri da spiegare in una singola sera ;)
Briony camminava lungo il corridoio della
scuola al buio. Intorno a lei c’erano ragni, insetti finti pronti a saltarle
nella testa e addirittura qualche scheletro vivente al centro di qualche
stanza.
Si mise a ridere
pensando che quei cosi potesse davvero far paura. Lei poi che ne aveva passate
tante, addirittura scontrarsi con dei vampiri, non poteva di certo farsi intimorire
da una festa per ragazzini.
Non riusciva però a
trovare Caroline.
<< Che si sia
buttata nella mischia a ballare? >>
Quando si voltò per
tornare indietro vide Damon a qualche metro da lei che la fissava.
“Ti sei perso?” gli
urlò.
“No, veramente volevo
far quattro chiacchiere con te da solo”.
Lei sospirò: “Anche se
la mia antipatia nei tuoi confronti è diminuita, questo non vuol dire che io
abbia voglia di parlare con te.”
“Sarò veloce e sintetico.”
Si avvicinò rapido come un felino e in mezzo secondo fu faccia a faccia con
lei.
Il metodo migliore
sarebbe stato soggiogarla per farsi raccontare tutto ma sapeva che lei prendeva
la verbena. Doveva tirarle fuori la verità… con
le buone, o con le cattive.
“Chi è la tua famiglia
in realtà?” le chiese minaccioso
Lei lo guardò sorpresa:
“A te cosa importa…?”
“Oh, ho fatto qualche
ricerca qua e là e indovina un po’… ho scoperto qualcosa di molto fruttifero.
Davvero eravamo parecchio dispiaciuti alla notizia che tu ci abbia mentito
sulla tua vera identità.” rispose piagnucolando.
Lei lo guardò come se
fosse pazzo “Cosa stai farneticando?”
“Sto dicendo che
l’albero genealogico della tua famiglia è pieno e strapieno di schifosi cacciatori
di vampiri! Come me lo spieghi questo? Sei venuta a MysticFalls per svolgere l’ingrato compito di uccidere tutti
i vampiri cattivi? Per poi prenderti il premio come “miglior cacciatrice”
dell’anno?”
Briony sgranò gli occhi divertita e gli
rise in faccia.
“Forse tutto quel sangue
che hai ingerito ti deve aver spento i pochi neuroni che ti erano rimasti.
Addio.” rispose andandosene.
“Alt! Non ho ancora
finito con te.”
Damon la prese furiosamente
per un braccio e la bloccò.
Nella scuola c’era un
rumore assordante grazie alla musica alta. Se qualcuno avesse urlato, nessuno
lo avrebbe sentito.
Intanto alla festa
Elijah girava annoiato per le sale. Aveva notato dei ragazzi che facevano gara
a chi beveva di più e così alzò il sopracciglio con disapprovazione. In verità
si sentiva a disagio e inquieto per tutt’altro motivo, anche se non voleva per
niente darlo a vedere…
Stefan ad un tratto lo raggiunse chiedendogli
se si divertiva.
“Non è il genere di
posto adatto a me.” rispose Elijah guardandosi attorno. Si abbottonò il
giubbotto sempre con fare elegante e lo sguardo indecifrabile sempre rivolto in
cerca di qualcosa.
“Volevamo svagarci un
po’…” disse Stefan come per giustificarsi.
“Così pare.”
Elijah lo fissò serio e
poi gli disse minaccioso: “Non so cosa abbia in mente stasera quello spavaldo
di tuo fratello, ma ti avverto… se ha in
mente uno dei suoi ridicoli piani per ostacolarmi...”
“Perché pensi così?
Damon vuole quello che vuoi tu. Non ti ostacolerà.”
“Lo credo bene. Perché
se vengo a sapere che intralcia i miei piani… gliela
farò pagare. Chiaro?” Non poteva essere più chiaro di così.
“Sappiamo benissimo che
puoi mandarci all’altro mondo semplicemente schioccando le dita, Elijah. Non ti
metteremo i bastoni tra le ruote. “
Elijah sorrise
soddisfatto e se ne andò. L’Originario non avrebbe accettato ulteriori colpi di
testa di Damon Salvatore.
Stefan finalmente continuò a respirare
sereno. Sperò in cuor suo che Damon avesse mantenuto la calma con Briony e le avesse fatto solo qualche domanda. Aveva
notato che lei e Elijah si erano molto avvicinati e loro non potevano
permettersi di metterselo contro.
Elena si avvicinò
a Stefan allarmata.
“Elena che succede?”
La ragazza deglutì e gli
raccontò tutto.
Briony stava fulminando negli occhi Damon.
“Lasciami andare ti conviene.”
Tutti e due si stavano
guardando infuriati, pronti a scattare al minimo cedimento dell’altro. Lo
sguardo di Briony non faceva trapelare
nessuna paura, nessun dolore. Il coraggio sicuramente non le mancava. E neanche
la faccia tosta.
“L’avevo capito
subito sai… tu sapevi tutto di noi fin
dall’inizio. E hai fatta finta di essere la classica ragazza disperata e
impaurita.”
“Quello che faccio non
ti riguarda! E cosa ti importa poi se io sapessi già dell’esistenza dei
vampiri? Tanto meglio, così so come comportarmi con quelli come voi. Quelli
come te.” Ormai stava perdendo la pazienza. Non le andava che quel vampiro la
minacciasse o la intimorisse come le altre volte… Non
doveva cedere. Non poteva permetterglielo.
“La tua famiglia deve
averti insegnato bene il mestiere… fammi
indovinare, ti ha allenato tuo padre?”
“Lui non c’entra niente.
Devi lasciarlo fuori da questa storia! E io non sono una cacciatrice, non ho
mai ucciso nessuno in vita mia, neanche un vampiro se vuoi saperlo!”
“Quale altro segreto ci
hai nascosto? Ti conviene parlarmene subito oppure dovremmo sospettare che ci
vuoi fregare.”
“Sei pazzo! Vedi solo
quello che vuoi vedere! La verità è che stai trovando solo un pretesto per farmi
fuori!” gli urlò arrabbiata.
“A dire il vero… non mi vai per niente a genio. E non ho voglia
di avere un’altra “John-Gilbert in
gonnella” tra i piedi che tenta di farmi arrosto.”
“Vai al diavolo, ne ho
abbastanza.” Rispose liberandosi dalla sua stretta e cercando di andarsene.
Ma Damon era molto più
veloce di lei e la spinse con violenza contro la parete.
“Se farai la brava e mi
dirai il vero ruolo tuo e della tua famiglia in questa faccenda, ti lascerò
andare. Visto? Sto cercando di fare un accordo… amichevole!”
Briony era ancora attaccata alla parete e
respirava a fatica. Cercava di apparire forte ma in realtà era terrorizzata.
Non poteva di certo fuggire, quello stronzo era molto più veloce di lei.
Aggredirlo? Le avrebbe spezzato il collo in dieci secondi.
Briony si voltò lentamente verso di lui.
“Visto che sei tanto bravo, scoprilo da solo.” All’improvviso però le mancarono
le forze e si accasciò per terra tossendo. Vedeva tutto annebbiato e non
riusciva a respirare in quell’ambiente chiuso e tetro. Tuttavia cercò di alzare
la testa per vedere bene in faccia Damon Salvatore.
“Non mi stai rendendo le
cose facili sai? Elena mi ha pregato di non farti male, di chiederti le cose
con delicatezza ma… se tu continui a fare
la dispettosa..” disse lui inginocchiandosi
“Ti ha mandato Elena?”
chiese sconvolta. Non poteva crederci. Damon la stava mettendo sotto torchio
perché glielo aveva chiesto Elena?
“Gliene puoi dare una
colpa? Sei tornata magicamente dal nulla dopo un anno e scopriamo che sei una
cacciatrice e che ti fai gentaglia come John Gilbert e Elijah.”
“Ti ho detto che non
sono una cacciatrice.” anche se era stravolta cercò di far uscire la voce il
più possibile “E mio padre non sa niente di te o di Stefan,
niente!”
Damon la fissò. Forse
stava dicendo la verità. O forse il suo era un tentativo per depistarli.
Comunque lui si era spinto troppo oltre e sicuramente con lui Briony non avrebbe detto niente di vero.
“Va bene puoi andare, ma
non t’azzardare a fare la vittima piagnucolosa dicendo che ti ho violentata o
torturata! Sono innocente come un bambino oggi.” rise alzando le mani “Sei hai
preso poche vitamine e sei svenuta non è un problema mio”.
Lei lo fissò furiosa.
Pregò che il Signore lo fulminasse in quello stesso istante.
Il cellulare di Damon
vibrò e lui rispose prontamente.
Briony approfittò di quell’esitazione per
alzarsi, raccogliere le forze e scappare. Il terrore e la paura possono fare
miracoli e le diedero la spinta necessaria per correre a gambe levate.
“Cosa??” Damon stava
urlando al telefono “Cazzo arrivo subito. Ehi! Dove stai andando tu! Torna qui
o verrai uccisa a morsi!”
Ma Briony non lo ascoltò minimamente, non era così
stupida da credere alla sua buona fede o di dargli ascolto, e uscì da un’uscita
d’emergenza.
“Beh tanto meglio. Se
gli schiavetti di Klaus la trovano avrò una seccatura in meno a cui
pensare.”disse Damon ironicamente.
La festa era stata
violata. Erano stati stupidi a pensare che Klaus in una serata così non
intervenisse scatenando il panico.
Damon ritornò dagli
altri per aiutarli.
Briony era uscita dalla scuola tremando
come una foglia. Le gambe non le reggevano più a forza di correre e le
passarono in testa spaventosi pensieri << Cosa voleva da me Damon? Come
ha saputo tutte quelle cose… e Elena… >>
Briony si sentì ferita e pugnalata alle
spalle. Come le aveva detto Elijah, non bisogna mai fidarsi delle persone che
ammiriamo …. E lei aveva sempre stimato Elena Gilbert, non l’aveva mai
criticata né detto una parola fuori posto su di lei.
E guarda ora… stava
correndo via da quelli che credeva suoi amici.
Si fermò stremante,
ansimando. Ormai quell’odioso di Damon non l’avrebbe più raggiunta per
torchiarla con le sue arroganti insinuazioni.
<< Io una
cacciatrice? >> rise solo al pensiero. Non era riuscita neanche a dare un
bel gancio destro a Damon Salvatore.
Le gambe le dolevano e
alcune foglie le si erano infiltrate nei capelli durante la corsa.
Le balenò in mente in
quel momento che non aveva trovato Caroline.
<< Mio Dio! Dove
sarà finita? Che Damon le abbia fatto del male? >> si chiese angosciata.
Anche se aveva una fifa
nera, Briony camminò verso la scuola. E se
Damon le si fosse parato davanti, questa volta gliene avrebbe urlato di tutti i
colori e infilato il tacco in un occhio. Chissene
frega se erano di un bellissimo color ghiaccio.
Mentre camminava tra le
erbacce però inciampò per terra, ferendosi a un braccio.
<< Merda >>
Era tutta piena di terra
e il suo vestito era tutto rovinato. Ansimò dalla fatica.
“Briony?”
Udì all’improvviso nell’oscurità.
Elijah stentava a
credere che fosse davvero lei ridotta così.
Il vampiro si avvicinò a
lei e la fissò dalla testa ai piedi “Capisco che sia la serata di Halloween ma
credo che tu abbia esagerato un po’.” disse in tono ironico.
Briony lo guardò sorpresa. “Come mai sei
qui?” ma non riuscì a finire in tempo la domanda che cadde su di lui per la scoordinazione
dei piedi affaticati. Maledetti tacchi.
Elijah però la sorresse
eretta senza sforzi. La teneva per i gomiti, osservandola preoccupato. Briony invece teneva lo sguardo basso, non riuscendo a
alzarlo su di lui.
“Cosa ti è venuto in
mente di scappare alla rinfusa? I vampiri di Klaus potevano trovarti subito e
Dio solo sa cosa ti avrebbero fatto.”
“Cosa? C’erano degli
scagnozzi di Klaus alla festa?” gli chiese preoccupata alzando allora lo
sguardo. Notò infatti che il giubbotto di Elijah era tutto sporco di sangue.
“Che è successo?” gli
domandò sfiorandogli la giacca. Tutto a un tratto si sentì in pena.
“Gli ho dato la lezione
che si meritavano” rispose lui impassibile. “Ma quando ho visto che non
arrivavi mi sono preoccupato. Ci stanno pensando Stefan e
Damon ora alla situazione a scuola”
Briony si meravigliò del pensiero che
proprio lui si fosse preoccupato per lei ed era corso a cercarla. Questa volta
non voleva esserne felice ma cavoli, lo era sotto sotto.
“Ma… e
Caroline?” Chiese poi preoccupata.
“E’ con loro.”
“Cosa?? Con quei
vampiri? Perché l’hai lasciata sola?” gli chiese impaurita pronta a correre.
“No!” Elijah la fermò
per il braccio, fissandola cupo. Non poteva andare. Caroline stava combattendo
contro i vampiri e se Briony l’avesse
scoperto così…
“Tua sorella se la può
cavare da sola.” rispose freddo abbassando la mano.
“Ah una ragazza ponpon può battere dei
vampiri?! Io vado da lei.”
“Resta qui.” disse
Elijah sibilando come un serpente, e parandosi di fronte a lei per tagliarle la
strada.
Briony sgranò gli occhi:
“Ma perché? Perché vuoi
impedirmi di andare da mia sorella?”
“Saresti solo d’intralcio”
rispose duro e inflessibile.
Lei lo fissò, ferita
pensando che lui la considerasse solo una bambina. Abbassò lo sguardo per non
incrociare il suo:
“Non mi getterò nel
campo urlando come una pazza, voglio solo controllare che mia sorella sia al
sicuro. Credevo che mi capissi! Io devo proteggere Caroline più di tutti in
questa storia.”
“Tua sorella non ha
bisogno di essere protetta. Lei è come noi.” mormorò Elijah stizzito.
“Come noi chi?”
chiese Briony sbalordita alzando lo
sguardo.
Elijah la guardò negli
occhi. Si era lasciato sfuggire quella frase e ora non poteva più tornare
indietro. Doveva dirle ora la verità, altrimenti sarebbe stato troppo tardi. Aveva
cercato di evitare modi dolorosi, di prendere tempo, di avvertirla più che poteva… ma la realtà era crudele.
“Davvero non l’hai
capito Briony? Il perché tua sorella sia
coinvolta in tutto questo? Lei appartiene al mio mondo, e quello di Stefan e di Damon.” disse con voce profonda, senza
tentennamenti.
“Cosa intendi? Caroline
si è innamorata di un vampiro?” Chiese allibita. Proprio non riusciva a capire
dove Elijah volesse andare a parare.
Calò del silenzio fra di
loro. Potevano sentire soltanto l’ululato del vento freddo che stava raggelando
la ossa di Briony. Lei attese impaziente la
risposta.
Elijah le si avvicinò
con occhi seri:
“No… tua sorella… E’ un vampiro”
Fu come se il mondo le
crollasse addosso. Come se il buio di quella notte senza stelle la inghiottisse
e lei non riuscisse più a risalire in superficie.
Guardò sbigottita Elijah
negli occhi.
“No….”
Disse a bassa voce incredula. Caroline un vampiro? Ma che assurdità stava
dicendo? Era impossibile… non poteva averle
mentito in quel modo!
“No non è vero! Ma che
dici!? Vuoi farmi esplodere per davvero stasera? Non ho intenzione di stare ai
tuoi giochetti ambigui! Mi stai ingannando apposta!” Briony esplose
tutta la sua disperazione e la sua collera.
Elijah cercò di calmarla
ma lei si divincolò da lui:
“Sei un bugiardo! Un
lurido bugiardo! Lasciami!” gli gridò piangendo.
Elijah questa volta la
lasciò andare, guardandola impotente mentre correva verso la scuola.
Aveva fatto quello
che doveva….
<< Sei un
bugiardo! Un lurido bugiardo >> ripensò mille volte a quelle parole dette
con tale odio… Non aveva mai permesso a
nessun essere umano di offenderlo né di criticarlo… tanto
meno dargli del bugiardo. Chi lo aveva fatto, aveva perso la vita.
Scosse la testa. Non
doveva permettere ai sentimenti di interferire.
Lui era lì solo per
uccidere Klaus. Niente di più.
Ma allora perché teneva
così tanto alla vita di quell’umana, considerandola come una cosa preziosa? Perchè desiderava il suo benessere quando aveva fatto dell’indifferenza
la sua arma di vita?
Elijah, che aveva
vissuto benissimo per 1000 anni senza avere accanto nessuno, non riusciva a
capire cosa gli stesse succedendo…
La testa le martellava
duramente come se il cranio volesse scoppiare.
Elijah le aveva appena
confidato che Caroline era un vampiro…. Un
vampiro!
No… non poteva essere quella la verità. Non
poteva crederci.
Doveva prima parlare
con lei…. Sentire con le proprie orecchie la sua
risposta. E se fosse stata quella che temeva? Caroline… come
Ivan.. una bestia senza anima… senza umanità… sua sorella che le aveva taciuto una cosa così grave…
Briony sentì un senso di pesantezza allo
stomaco come mai prima d’ora.
Aprì la porta della
scuola con fatica.
Sentiva dei tonfi e
delle urla provenire dall’interno.
Briony si fece coraggio ed entrò.
Quello che vide la fece
rimanere di sasso.
Stefan e Damon stavano trucidando quelli
che dovevano essere i vampiri di Klaus… Poteva
benissimo scorgere i loro denti affilati pronti a mordere qualunque cosa gli
capitasse davanti.
E con loro… c’era Caroline.
Sembrava avesse una
forza sovrumana mentre buttava all’aria due uomini e li prendeva per la gola
con ferocia.
Quando la sorella aprì
la bocca, Briony non ebbe più dubbi…
Quelli erano denti da
vampiro.
Non osò nemmeno urlare.
O piangere. Rimase paralizzata nel vedere come Caroline si liberava dei
suoi avversari con una furia incontenibile… la
stessa furia che lei aveva patito sulla sua stesse pelle non poco tempo prima.
Il senso di pesantezza
aumentò, fino a schiantarla a terra.
Quando Caroline finì di
uccidere i vampiri si girò e vide Briony che
la guardava terrorizzata. Paralizzata.
Se il cuore di Caroline
non si fosse già fermato qualche mese prima, probabilmente si sarebbe fermato
in quell’istante.
“Oddio…. Briony…” Caroline la fissava spaventata.
L’aveva vista!
Briony aveva scoperto tutto…
Caroline si avvicinò
lentamente, come se temesse una sua reazione isterica:
“Briony….
Mi dispiace! Io… volevo dirtelo ma…”
Briony la guardava impietrita come se lei
fosse una sconosciuta. O peggio ancora…
Stefan e Damon
guardavano shockati la scena.
“Briony,
sono sempre io! Non è cambiato niente! Ti prego ascoltami…”
Provò a sfiorarle il
viso ma notò che la sorella stava perdendo del sangue da un braccio.
<< Oh no. >>
Pensò Caroline impaurita.
Cercò di tenere a freno
il desiderio del sangue, ma non poteva evitare ciò che era veramente.
I suoi occhi
diventarono neri… feroci.. come quelli di
un predatore.
Briony allarmata dal suo sguardo si
allontanò, urlando “Stammi lontana!”
L’istinto di auto
sopravvivenza prevalse: Briony fissava la
sorella con totale shock, come se tutti i passi avanti riguardanti le opinioni
sui vampiri non contassero nulla in quel momento.
Lo shock e il tradimento
prevaricarono ogni cosa, ogni buon senso.
Intanto si erano
avvicinati anche Stefan, Damon e Elena. La
situazione stava precipitando notevolmente.
“Briony… mi
dispiace che tu l’abbia scoperto così…”
incominciò a dire Elena.
Briony si voltò verso di lei, arrabbiata
questa volta. “Voi! E’ tutta colpa vostra! Siete dei meschini traditori! Siete
stati voi a farlo vero??” gridò in preda al risentimento verso Stefan e Damon. “E tu Elena non provare nemmeno a
discolparti! Damon mi ha detto tutto…”
Elena allora interrogò
Damon con lo sguardo, il quale disse: “Ho dovuto per forza dire che mi avevi
inviato tu come tuo messaggero, altrimenti non si calmava!”
Elena scosse la testa e
cercò di scusarsi. “Briony… qualunque cosa ti
abbia detto, noi volevamo soltanto scoprire la verità su di te e..”
“Non ci provare nemmeno!
Non credo a nessuno di voi! Mi avete trattata come se fossi la peggiore delle
traditrici e cosa scopro?? Che mi avete sempre ingannata!” Briony stava urlando con tutta la rabbia e l’orrore
che aveva in corpo e che rischiava di spremerla.
Stefan le si avvicinò: “Posso solo
immaginare come ti senti ora… ma devi crederci, te lo abbiamo taciuto solo per
proteggerti. Per non darti un dolore…”
“E ora credete che non
soffra? A vedere mia sorella…. Così!” rispose
indicandola con disprezzo, pur non volendolo interiormente. Ma ormai si sentiva
sul punto di esplodere, non ce la faceva più a trattenere le sue emozioni che
la divoravano.
Caroline intanto non
osava guardare lo sguardo furibondo e ferito della sorella. Non riusciva
neanche a giustificarsi… ormai era troppo
tardi.
“Briony,
non è cambiato niente in me. E’ vero sono un mostro, ma io ti voglio sempre
bene! Sono sempre tua sorella”.
Ma ormai Briony aveva visto il suo viso…il suo
vero viso. Non era più quella di prima. La realtà era ben diversa.
“No! Dovete lasciarmi in
pace. Non voglio più vedere le vostre facce! Mai più!” urlò la mora
allontanandosi da loro spaesata a passi indietro. Li guardava come se fossero
dei predatori pronti a saltarle addosso e il timore dipinse il suo volto
angosciato.
“Forse potremmo
soggiogarla..” sussurrò Damon.
Briony allora riprese coscienza di sé.
“Non ci pensate nemmeno”
rispose lei “Non voglio essere ingannata una seconda volta.”
Caroline la guardava con
degli occhi senza vita e senza speranza. Sua sorella ora la odiava… niente sarebbe stato più come prima.
“Briony… puoi
pensare quello che vuoi. Puoi pensare che io ti abbia tradita o ingannata. Ma
io non avrei mai voluto che questo accadesse, credimi!” urlò Caroline sul punto
di piangere.
Briony allora la fissò. Era talmente
addolorata dopo quella scoperta che non riusciva neanche più a pensare cosa
fosse giusto o cosa non lo era… Aveva
bisogno d’aria, non riusciva a starsene lì.
“No… non posso… non posso parlare con te ora. Voglio solo
andare a casa.” rispose a bassa voce, cominciando a camminare verso l’uscita.
“No aspetta!” Caroline
provò a fermarla ma Stefan le sbarrò la
strada.
“Si deve calmare ora.
Vedrai col tempo capirà….”
Ma Caroline non era
sicura del suo ottimismo. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo impaurito,
incredulo e pieno d’odio della sorella…
A casa, Briony aveva acceso un fuoco nel camino e continuava a
fissarlo come se fosse in trance. Aveva esaurito tutte le lacrime, non era
neanche più capace di urlare. Era rannicchiata nel divano triste e sconsolata.
Come era potuto accadere??
Ripensando al volto
trasformato della sorella ricominciò a singhiozzare e si tenne la testa fra le
ginocchia.
Non si accorse che la
porta si aprì. Elijah entrò silenziosamente come se non si volesse far sentire.
Notò che Briony era sul divano ma non gli
importò di andare a vedere come stava o di consolarla.
Il suo animo ghiacciato
aveva cominciato finalmente ad avere la meglio sull’anima umana, che sembrava
ricomparsa dopo tutti quei secoli bui e che minacciava più volte di salire in
superficie e scavalcare la sua armatura.
Ma sapeva che non
doveva permetterlo… Non in quella sera. Non
in quella città.
Quando all’improvviso, i
suoi sensi captarono qualcosa… era un
pianto. Un pianto disperato, così umano che fu quasi costretto a voltarsi. Un
pianto che proveniva da occhi troppo belli e delicati per contenerlo.
Quel suono fu quasi un
richiamo per lui, uno spiraglio che gli faceva aprire il suo cuore come nessuno
aveva mai fatto da quando era diventato un vampiro.
Tentò di combatterlo con
forza, per scacciare quei sentimenti sfuggiti al suo controllo
facendoli inabissare così nell’oscurità. Ma non ci riuscì.
Il ghiaccio dei suoi
occhi si sciolse, anche solo per un attimo.
Si avvicinò lentamente
al divano, continuando a guardare che Briony che
singhiozzava. La testa fra le ginocchia. Non si era accorta di lui.
Elijah a quel punto si
irrigidì, non sapendo cosa fare. Era completamente sconvolta.
La mano si alzò come
mossa da una forza a cui lui non poteva opporsi; le dita fredde sfiorarono
lentamente e con delicatezza la spalla di Briony,
come se in quel gesto lui volesse darle un po’ di conforto. O tentare di
calmarla.
Briony sussultò spaventata, quasi temesse
che qualcuno le saltasse addosso da un momento all’altro. Quando i suoi occhi
misero a fuoco e capì che era solamente Elijah, gli rivolse un sorriso
assonnato.
Briony tirò su col naso e si mise a sedere
per bene. Aveva tutti i capelli disordinati, il trucco disfatto e indossava una
coperta per coprirsi dal freddo. Era davvero a pezzi.
Con quel gesto permise a
Elijah di avvicinarsi a lei, e il vampiro dopo un attimo di tentennamento
decise di sedersi affianco.
Con la coda dell’occhio
continuava a fissarla, mentre gli occhi di Briony guardavano
il fuoco con tristezza.
La verità era venuta a
galla.
Per Elijah era inutile
dirle frasi di circostanza come “mi dispiace, andrà tutto bene” perché non le
avrebbe alleviato il dolore che provava.
“Perché non me l’hai
detto prima….?” Il suo era solo un sussurro, ma
Elijah lo sentì benissimo.
“Per lo stesso motivo
per cui tu non hai detto la verità a Jenna.” Sussurrò lui guardando a sua volta
il fuoco.
“Oh.”
Briony non poteva prendersela con lui, in
fondo quello che aveva detto era vero. Non stava a lei dire la verità a Jenna.
E non toccava nemmeno a Elijah dirle la verità… Toccava
a qualcun altro. Ma non avrebbe tollerato ancora a lungo delle simili menzogne.
Briony mise ancora la testa sulle
ginocchia, gli occhi pieni di angoscia.
“Come è potuto
accadere?” sembrava la voce di una bambina che non riusciva a capire i grandi
misteri del mondo.
Elijah parve esitante
nel rispondere:
“Non c’ero a quel tempo
a MysticFalls,
per cui non ho assistito. Sicuramente è morta. E poi è rinata da vampira”
A Briony le si mozzò il respiro al pensiero che la
sorella fosse morta.
Come? Perché?
“Non posso rispondere a
tutte le tue domande Briony, perché non conosco
le risposte. Devi però parlare con tua sorella.”
“Mia sorella è morta…. E quella che ho visto davanti a me per queste
settimane era solo un vampiro con la sua stessa faccia.” Rispose Briony duramente.
Lui allora le sorrise
sarcastico e in maniera sottile. “Credevo avessi superato l’odio per i vampiri.”
“Solo perché sono dalla
vostra parte non significa che è… normale!
E non è giusto! Io mi sono fidata di Elena e dei suoi amici e guarda il
risultato! Hanno stravolto la mia vita e quella di mia sorella…”
Lui la fissò serio e
duro questa volta: “Se loro non fossero intervenuti a quest’ora potresti vedere
tua sorella solo al cimitero, ricordatelo.”
“E pensi che così sia
meglio? E’ un vampiro maledizione! Non posso fare finta che vada tutto bene!
Che mia sorella è la stessa di sempre! Non lo è!” urlò con disprezzo e collera.
Elijah fu profondamente
ferito dalle sue parole e dal tono con cui le diceva. D’altronde cosa poteva
aspettarsi. Umani e Vampiri non potevano condividere la stessa realtà e non
potevano capirsi… né tantomeno provare
sentimenti l’uno per l’altro. Loro li vedevano solo come dei mostri.
Nient’altro. E in fondo era così. E lui era un’amante della cruda verità e non
delle patetiche e sciocche illusioni.
Si sentì quindi un
debole ad aver pensato che non fosse così.. che qualcosa forse potesse essere diverso…
Il suo animo ghiacciato
ritornò come se non fosse mai scomparso. Non lasciò neanche una traccia per far
capire che, qualche minuto prima, uno spiraglio di umanità si era aperto… soltanto per lei.
Tuttavia proprio per le
parole di lei, lo stava richiudendo… incatenando
la sua umanità con più forza e ostinazione in un luogo buio. Come se nulla
fosse accaduto all’interno del suo animo.
Elijah tentò di
ricomporsi. Il tono della sua voce fece trasparire soltanto del ghiaccio
freddo:
“Sei sotto shock ora.” E
si alzò.
Briony, resasi conto di quello che aveva detto,
lo fermò prendendogli la mano.
Lo guardò con degli
occhi supplicanti. Ma questo non fece smuovere la corazza del vampiro neanche
di un centimetro.
Briony deglutì avvertendo il suo sguardo
duro e inflessibile su di sé:
“Elijah… Non
prenderla come un insulto personale. Io non ce l’ho con te! Mi dispiace se non mi
sono fidata di te ma questo discorso non riguarda te o… “
“E allora spiegami.
Perché se detesti tua sorella devi odiare per forza anche me. E’ semplice.” Il
suono della sua voce sembravano delle schegge impazzite di ghiaccio.
Lei lo guardò intristita,
rimembrando solamente il meglio di lui e allontanando il suo orgoglio e paure:
“E’ diverso. Le
circostanze sono tutte diverse! Tu hai già vissuto! Sai controllarti! Ma
mia sorella… non ha neanche 18
anni e la sua vita si è fermata! Non potrà più inseguire i suoi
sogni, non potrà più andare al college, farsi una famiglia e invecchiare! Non
potrà fare più niente di tutto questo! Dovrà sempre vivere nella menzogna,
nell’oscurità, continuando a nascondersi e non potersi legare a nessuno per
paura di ammazzarlo! Come può questa essere chiamata vita? Non aveva controllo
di se stessa da umana figuriamoci ora che è un vampiro. Sicuramente avrà
ucciso qualcuno…” rispose traumatizzata al solo
pensiero.
Dallo sguardo di Elijah
capì che era così.
“Mio dio… e se qualcuno la scopre mentre uccide..?”
“Ormai tutti stanno
bevendo sacche di sangue provenienti dall’ospedale per non destare sospetti.”
“E fino a quanto potrà
durare? Fino a quanto potrà controllare la sua sete di sangue?” gli chiese
disperata.
“Non potrà mai
farlo Briony. E se mai lo farà probabilmente tu
sarai già morta. Ci vogliono secoli per controllare i propri istinti di vampiro.”
Le disse impassibile, mettendole in faccia la dura e cruda realtà senza rimpianti.
Lei lo lasciò andare
sconfitta.
“Mio dio. Mio dio.”
continuava a dire guardando il fuoco.
Elijah la guardò
dall’alto in basso.
Era preoccupato per lei
ed era davvero dispiaciuto per quello che stava passando, perché riusciva a
capire il tormento di perdere un fratello. Ma non aveva dimenticato le parole
dure che Briony gli aveva detto, e anche se
era sconvolta era sicuro che lei le pensasse veramente in fondo.
Lei non avrebbe mai
potuto accettare la sua vera natura e nemmeno rispettarlo, cosa che lui esigeva
sempre.
Come una canaglia priva
di sentimenti, ricaricò la dose: “Prima mi hai dato del bugiardo. La
cosa mi ha ferito.” disse col tono più freddo che potesse avere.
Briony lo guardò spaventata, mentre lui se
ne andava.
Sentì le lacrime salirle
amare in gola, il petto le fece male per sopportarle al suo interno. Ma alcune
uscirono contro la sua volontà.
Ecco fatto.
Aveva perso tutto.
FINE CAPITOLO.
Tombola! Briony ha scoperto tutto! E ora cosa succederà??
Spero che vi piaccia come io abbia
rappresentato Elijah J
Briony aveva passato le giornate in pigiama
senza uscire di casa, né pettinarsi e senza neanche mangiare. Qualche volta
beveva del thè per riscaldarsi visto che
l’inverno era alle porte, ma non riusciva minimamente a stare bene.
Girovagava in casa senza
neanche sapere il perché lo facesse. Ogni pensiero vorticava nella mente fino
ad annientarla.
E Elijah non l’aveva più
rivisto, scomparso come se il vento gelido se lo fosse portato via.
Quella frase “Mi hai
dato del bugiardo. La cosa mi ha ferito” le balzava in testa ogni secondo,
soprattutto il tono freddo e duro con cui l’aveva detto. Non doveva prendersela
con lui, accusarlo di chissà cosa e urlargli tutte le sue angosce, sapendo che
se disprezzava Caroline, doveva a sua volta disprezzare pure lui.
Ma lei non sapeva più
cosa fare… né cosa dire. Tutte le sue
certezze erano state capovolte più di una volta.
Immaginava che Caroline
bussasse alla sua porta per farsi spiegare ma non l’aveva fatto… forse le stava dando un po’ di tempo per
riflettere sul da farsi.
Ma c’era ben poco su cui
riflettere. Caroline era un vampiro. E non poteva tornare indietro. Non
esisteva alcuna magia capace di risolvere quell’errore…
Pensò alle parole fredde
e dure di Elijah. Doveva davvero essere contenta di avere una Caroline, sì
vampira, ma almeno sana e salva? Perché se non si fosse trasformata a
quest’ora sarebbe…
Ma non poteva fargliela
passare liscia così… le aveva mentito nel
peggiore dei modi. Quando le avrebbe detto la verità? Fra dieci anni?? Quando
si sarebbe accorta che la Blond-girl non
cresceva più? Si sentiva davvero tradita… da
tutti.
Lei che si era fatta in
quattro per aiutarli nel loro piano, e alla fine… ci
rimetteva sempre lei. E la sua salute mentale che stava per andare a farsi
benedire.
Le immagini angoscianti
su ciò che era successo a scuola la assillavano in ogni momento, non dandole
alcun modo tregua e nemmeno possibilità di ragionare con calma.
Caroline… la Blond-Girl,
sua sorella… un vampiro.
Le venne un nodo alla
gola nel ripensare al mutamento di Ivan. Ma dall’altra parte nell’oscurità buia
della sua mente si riaffacciò il volto scolpito di Elijah, richiamato a lei
così all’improvviso e senza che lei l’avesse cercato, ma causandole comunque
dei sinceri battiti sfrenati del cuore.
Dio.. si stava facendo
assillare troppo. Non sarebbe andata da nessuna parte così.
Sentì la porta aprirsi
all’improvviso alle sue spalle. Ma non le importava granché di chi fosse o che
intenzioni avesse. Per come stava, poteva anche lasciarsi morire.
Elijah entrò in cucina e
senza neanche chiedere, si versò del thè.
Briony non lo aveva guardato ma sapeva
benissimo che era lui.
Ormai era abituata alla
sua presenza, al suo modo di muoversi e al suo odore.. poteva riconoscere
benissimo quel viso tra milioni.
Elijah voltò mezzo
sguardo verso di lei e con un sorriso lievemente sarcastico le disse “Ti vedo a
pezzi.”
“Grazie per il
complimento, sai com'è una serata piuttosto dura da tutti i fronti.”
“Non sei ancora riuscita
a parlare con tua sorella dunque?” domandò. Ma chissà perché, il tono di Elijah
le appariva distaccato. Come se in realtà non gli importasse di nulla.
In cuor suo, ne fu
ferita.
“No. Sono sempre rimasta
in casa… e lei non si è fatta viva” mormorò
mestamente.
Elijah si girò
completamente verso di lei:
“Sai… quando
uno ha un problema lo deve affrontare. Anche se comporta dei rischi.. o ti fa
soffrire. Vai e affrontalo. Senza perderci niente”
“Come parli bene tu. Hai
1000 anni di esperienze, hai fatto sì che molte cose non ti toccassero più, mentre
a me questo non era mai successo… non posso
proprio far finta di niente.” replicò lei titubante non osando guardarlo, come
se lo temesse.
“C’è sempre una prima
volta per tutto.” Disse lui freddamente posando la tazzina sul tavolo, e
andandosene.
Lei allora lo chiamò,
prendendosi coraggio:
“Elijah… mi
dispiace. Per come ti ho trattato l’altra sera. Ero fuori di me e
sotto shock… ma io non ce l’ho con te. Devi
saperlo”
Lui la guardò senza
lasciar trasparire quello che pensava o quello che aveva provato, e se ne andò
senza risponderle. In fondo lei ci aveva provato... ed era stata umanamente
sincera.
Ora toccava a lui fare
la prima mossa.
Briony si rigirò e tornò a bere il thè.
Il campanello suonò
e Briony andò ad aprire blaterando che non
voleva essere disturbata.
Caroline era lì davanti
a lei, che la guardava intimidita.
La mora si bloccò un
attimo nell’avercela di fronte. Il cuore anch’esso paralizzato.
Ma ci mise 3 secondi per
ritrovare il controllo.
“Cosa vuoi?” le
chiese Briony dura e inflessibile come non
era mai stata. Forse perché sul serio non la riconosceva più come sorella.
Quel pensiero egoista e
duro la fece trasalire più di quanto si aspettasse, come se se ne vergognasse
suo malgrado.
Si morse nervosa il
labbro, e Caroline capendo il suo stato d’animo cercò di farsi spiegare.
“Ti prego… lasciami parlare. E dopo tu potrai mandarmi via
o urlarmi dietro. Ma ti prego fammi spiegare.” la implorò Caroline.
Briony la fissò per qualche secondo ma poi
la fece entrare. In fondo sapeva che la sorella non le avrebbe fatto del male..
non fisicamente.
Caroline cominciò poi a
parlare in maniera tesa:
“Io qualche mese fa… ho avuto un grave incidente in macchina con Tyler
e Matt. Stavo parecchio male e Damon mi ha dato il suo sangue per guarire.”
“Damon cosa ha fatto??”
Ecco che c’entrava sempre lui! Doveva aspettarselo che c’era il suo
zampino! Briony si sentì ribollire.
“No Briony, non è come pensi! Il suo sangue mi ha guarito! E
stavo bene! Ma purtroppo quella sera… è
venuta da me Elena. O meglio pensavo che fosse lei ma in realtà era quella
diabolica di Katherine.”
“E cosa voleva da te?”
“Era venuta a conoscenza
che io avevo preso del sangue di vampiro e… mi
ha soffocata con un cuscino.”
Briony la guardò allibita e completamente
sotto shock.
“Oh mio dio… perché? Perché ti ha fatto questo?”
“A lei piace fare del
male alla persone. Soprattutto se sono amici di Elena. Si diverte così…”
“E dopo? Come lo hai
affrontato?” chiese Briony tesa.
“Non puoi immaginare
come mi sentissi… avevo un mal di testa atroce
e avevo una grande fame… di sangue… e così mi sono nutrita.” Rispose la bionda
abbassando completamente lo sguardo sofferente.
“Hai ucciso qualcuno..?”
Chiese la mora preoccupata da quella visione.
“Sì…”
Briony chiuse gli occhi dall’angoscia.
“Non riuscivo a
trattenermi. Il desiderio era troppo forte! Ma Briony,
col tempo ho imparato a controllarmi, riesco a resistere e non faccio più male
a nessuno!”
“Lo dici ora eppure il
tuo sguardo… sembrava quello di un mostro…” rispose la mora ricordandosi il volto allucinante
che aveva visto la sera di Halloween.
“Ormai questa è la mia
natura Briony… non voglio illuderti dicendo
che andrà tutto bene ma… sto imparando a
conviverci.”
“Come fai? Come fai a
mentire a tutti?”
“Beh ho Elena e Stefan che mi aiutano.”
“Già i grandi Salvatori!
Se Stefan e Damon non fossero tornati in
città questo non sarebbe successo!” urlò Briony arrabbiata.
“Purtroppo quel che
fatto è fatto. Credi davvero che mi piaccia essere così? Per niente, ma l’unico
modo per salvarmi è infilarmi un paletto nel cuore!” urlò Caroline esausta.
“Non dirlo neanche per
scherzo.” rispose Briony facendosi ad un
tratto preoccupata.
Caroline allora la
guardò con gli occhi pieni di speranza.
“Allora ci tieni ancora
a me?”
Briony si morse nervosa il labbro:
“Caroline… non
lo so. Non riuscirò mai ad abituarmi all’idea che tu sia… così.”
Rispose in tono colpevole.
“Questo perché non ti
piacciono i vampiri? Elena mi ha detto di Ivan…”
“Quella è una storia
passata. Non c’entra più, anche se devo ammetterlo… ci
è voluto parecchio tempo per superarlo.”
“E papà… sul serio è un cacciatore di vampiri?”
“Sì. Come mia madre.”
“Perché non me l’hai mai
detto?”
“Perché nostro padre mi
aveva implorato di mantenere il segreto… credeva
che non fossimo abbastanza pronte per… insomma
hai capito.”
Caroline si avvicinò.
“Briony puoi
odiarmi se vuoi ma… è di vitale importanza
che tu tenga il segreto.”
“Con tua madre dici? Ho
tenuto la bocca chiusa fino a ora quindi…”
“Grazie.”
“Lo faccio solo perché non
voglio farle venire un infarto. Come è successo a me.” replicò Briony in maniera gelida.
“Mi dispiace così tanto….” Sussurrò Caroline cercando di abbracciarla,
però Briony si scostò.
Non era ancora pronta ma
Caroline ne fu così ferita che le disse con gli occhi pieni di lacrime.
“Beh almeno tra poco mi
caverò dalle scatole.”
“Che vuoi dire?” Briony la guardò questa volta preoccupata.
“Sono un vampiro. E nel
rituale di Klaus lui deve sacrificarne uno. Elena pensa che la designata
sia io…”
Briony sgranò gli occhi incredula: “Che
cavolo dici?!”
Era sinceramente
preoccupata per la sorella. Anche se era così… anche
se era un vampiro e poteva considerarlo sbagliato. Non poteva dimenticare
comunque l’affetto che ancora le legava, quanto si sentisse in pena per lei.
“Non ne è sicura, ma
probabilmente è così. Klaus lo fa per ferirla, perché gli piace giocare al
gatto col topo.”
Briony si sentiva ancora incredula. Aveva
gli occhi spalancati dopo quella sconcertante scoperta…
mai avrebbe potuto augurare a Caroline la morte e non poteva finire così.
“Voglio restare sola.”
Disse poi sviando lo sguardo.
Ma Briony non aveva intenzione di restare sola; prese le
chiavi della macchina e andò direttamente verso la casa di Elena.
Dal rumore dei colpi
sulla porta, Elena credeva che fosse arrivato un tornado ma quando aprì era
solo Briony che la stava guardando… sconvolta e iper furiosa.
“Devi parlarti subito.
Sei sola?” chiese nervosa entrando.
“Sì Briony, ascoltami per quanto riguarda…”
“No! Ora parlo io.”
Briony si voltò verso Elena e parlò in
preda alla rabbia : “Ti rendi conto di quello che hai fatto Elena?? Hai
scatenato quest’inferno, c’hai travolti tutti nella tua lotta personale e con
la tua faccina da angioletto mi hai sempre garantito che sarebbe andato tutto
bene, che nessuno si sarebbe fatto male!”
“Briony che
cosa stai insinuando?” chiese lei nervosa.
“Sto insinuando che
Caroline è un vampiro, la sua vita è distrutta e per poco morirà in quello
stupido rituale per mano di Klaus! E tutto per causa tua! Perché non hai saputo
tenere a freno i tuoi egoismi! Pensavi davvero che stare con un vampiro sarebbe
stato tutto rosa e fiori?” gridò fuori di sé, senza nemmeno pensarci.
“Ho cercato di evitare
che i miei amici venissero coinvolti, ho fatto di tutto! Volevo persino
consegnarmi a Klaus!” rispose Elena disperata.
“E’ troppo tardi per
fare la martire! L’arrivo di Stefan e la
tua storia con lui hanno portato l’arrivo di Katherine qui a MysticFalls! E sempre
Katherine ha ucciso mia sorella per fare un torto a te! E ha dato l’allarme sul
fatto che la doppleganger fosse viva e così
ecco che arriva Klaus l’Invincibile pronto a uccidere tutti solo per averti!”
La stava chiaramente accusando. Se Elena non avesse fatto parte delle loro vite
a quest’ora sarebbero tutti in pace e sereni… era
un pensiero egoista ma Briony si sentiva
sfracellare da tutti quei pensieri dilanianti.
Elena non disse niente.
Sapeva che in fondo era colpa sua.
“Non ti discolpi? Perché
non dici che andrà tutto bene Elena?? Che mia sorella non morirà??” la
accusò Briony con tutta la rabbia che
aveva, ricordandosi che soltanto qualche settimana prima Elena le aveva garantito
che Caroline non si sarebbe fatta male. Balle!
“Non posso dirlo perché
non è la verità!”
“Mi hai mentito Elena… mi hai ingannata. E hai pure lasciato che Damon
mi facesse il quarto grado.”
“Credevamo che tu
volessi fare del male a Stefan, a Damon e a
tutti gli altri vampiri.” Cercava di giustificarsi ma non ci riuscì per niente.
“E non t’importava se
quel pazzo di Damon mi uccideva??”
“Non ti ha fatto del
male spero…”
“No però mi ha dato
parecchio fastidio. E pretendo che tu risolva la questione. Pretendo che tu
trovi una soluzione al guaio che hai creato perché non intendo permettere che
Caroline venga sacrificata in quello stupido rituale!”
“Lo sto appunto facendo,
ho fatto un piano con Elijah.”
“Balle! Il piano prevede
che Elijah uccida Klaus nel momento della trasformazione in ibrido e per farlo
deve uccidere prima il lupo, il vampiro e te! Tu hai già trovato il modo per
salvarti dalla morte, ma non hai pensato a Caroline?? Che è spacciata?”
“La proteggeremo, ti do
la mia parola!” disse la Gilbert avvicinandosi speranzosa. Briony però indietreggiò, non volendo per niente
ammorbidirsi sulla sua presa di posizione.
“Non ti credo più Elena… tutto questo è accaduto per causa tua! E se mia
sorella muore… l’avrai sulla coscienza.”
Briony disse le ultime frasi con tutto
l’odio che provava e sbatté la porta furiosamente, lasciando Elena da sola a
rimuginare sulle sue colpe.
Forse aveva esagerato
con Elena ma se non si sfogava con qualcuno sarebbe esplosa.
Briony non sopportava quando qualcuno la
ingannava di proposito e Elena l’aveva fatto, e inoltre aveva messo a
repentaglio le loro vite.
Quando arrivò a casa
stava ancora respirando a fatica a causa delle sue urla che aveva gridato a
Elena. Non si era mai arrabbiata in quel modo, con nessuno.
E tutto per proteggere
Caroline.
Rise fra sé e sé. Un
attimo prima aveva detto che non sapeva se le voleva ancora bene e un attimo
dopo aveva chiaramente minacciato Elena Gilbert per trovare il modo di
salvarla.
Stava proprio
impazzendo. Non riusciva a tenere a bada le sue emozioni.
Voleva proteggere
l’essere che diceva di odiare. Voleva difendere il vampiro che albergava nel
corpo della sorella.
Andò a casa e si fece
una bella dormita ristoratrice, pregando che non succedesse nient’altro di
sconvolgente.
Elijah era andato a casa
Salvatore per parlare degli ultimi avvenimenti… quello
che era accaduto ad Halloween era solo un avvertimento ma Klaus avrebbe potuto
fare di peggio e tra poco ci sarebbe stata la luna piena.
Nessuno aveva idea di
dove Klaus fosse né quali erano i suoi piani. Era solo un tentativo per
renderli ansiosi prima della sua prossima comparsa ad effetto.
Prima di andarsene,
Damon si rivolse a Elijah: “Sai come è finita tra Briony e
Caroline?”
“No, so solo che non
hanno ancora parlato.”
“Brutta faccenda. Non
vorrei che Brionyparlasse…”
“Non ci tradirà.”
Rispose Elijah serio e fulminandolo con lo sguardo.
“La tua fiducia in lei è
davvero commovente. Mi sono perso qualcosa?” gli chiese malizioso.
“Niente che ti riguardi Damon.
Tu lascia fare a me e vedrai che non ci saranno altri casini.” Replicò Elijah
in maniera indifferente.
“Eri a conoscenza del
fatto che la famiglia di Briony appartenesse
a una stirpe di cacciatori di vampiri?”
“Non ti hanno insegnato
che non devi impicciarti nel passato altrui?” rispose l’Originario con un
ghigno glaciale.
“Quindi lo sapevi?
Attento Elijah, potresti perdere la testa.”
“L’unico che perderà la
testa qui sarai tu se non chiudi la bocca.” Disse in tono ironico ma in realtà non
stava scherzando per niente.
Damon per fortuna non
fiatò, e Elijah se ne andò di lì.
Ormai tutti si stavano
accorgendo che si era legato molto a quell’umana… inevitabilmente
aveva permesso che accadesse.
E probabilmente
l’avrebbero usata contro di lui, come arma a doppio taglio.
Ma non poteva permettere
di mostrarsi debole… non ora che stava
raggiungendo il suo obbiettivo… dopo tanto
tempo.
Doveva rimanere lucido,
e i sentimenti tolgono lucidità. Dentro il suo animo ghiacciato cercò così di
agire di conseguenza per perorare la causa che l’aveva portato a MysticFalls, quella causa
che era la sua unica ragione di vita. L’unica, non c’era spazio per
qualcos’altro.
Elijah tornò a casa
di Briony quando era già notte fonda, ma
nonostante l’ora lei era ancora in piedi davanti alla finestra.
“Non riesci a dormire?”
le chiese avvicinandosi silenziosamente, come suo solito.
“Ho dormito prima e ora
non ho sonno…. Ho parlato con Caroline.”
Elijah continuava a
fissare con sguardo serio al di là della finestra.
Briony lo guardò interrogativa: “Non mi
chiedi cosa le ho detto?”
“Cosa le hai detto?”
chiese freddo Elijah, che sembrava non avesse il minimo interesse a saperlo.
Briony fece finta di niente e gli rispose:
“Ha cercato di spiegarmi… per quello che
era possibile. Lei non può cambiare la sua natura, così come non posso farlo
io. Ma mi sento così… impotente.”
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“L’hai perdonata o no?”
Chiese lui voltandosi.
Briony sospirò:
“Non è una cosa che si
può perdonare facilmente… insomma lei è
morta ed è rinata… sotto quella forma e non
so se riuscirò mai ad accettarlo.”
“Ma le vuoi ancora
bene.” Non era una domanda.
“Non si può smettere di
amare una sorella così dal nulla. Ma… non
so se le cose saranno mai come prima.”
“Tu vuoi che tornino come
prima?”
Briony guardò gli occhi neri di Elijah che
sembravano riflettere la luce della luna. Ne rimase abbagliata, ma cercò di
deglutire per tornare a parlare:
“Vorrei far tornare
indietro il tempo… così per poter esserci
quando lei aveva bisogno di me.”
“Sei in errore se vuoi
prenderti la colpa anche di questo. Quello che è successo a Caroline non
dipende da te.” Rispose lui voltandosi verso la finestra.
“Ma se io fossi stata
qui forse l’avrei evitato! Non ti sei mai sentito in colpa per qualcosa che era
successa ai tuoi cari e tu non potevi fare nulla per impedirlo?”
Gli occhi di Elijah si
incupirono, anche se lei non riusciva a scorgerli. “Quando ero umano sì… mi è capitato.”
Il vampiro fece scorrere
le dita lungo la tenda della finestra, come se stesse guardando qualcosa al di
fuori di essa. Ma lo sguardo rimaneva vuoto.
Briony lo guardò.
Per un attimo si chiese
che sensazioni avrebbe provato, se quelle mani le avessero accarezzato il corpo
sotto i vestiti. Indugiando magari sulla linea del suo collo.
Quella fantasia fece
irrigidire qualcosa dentro di lei e sentì le farfalle svolazzare all’interno
del suo stomaco.
Cercò di riprendere il
controllo di se stessa:
“Ti manca la tua vecchia
vita..?” gli chiese con un fil di voce.
Sentì Elijah trasalire:
“Sicuramente ridevo di
più.” sorrise amaro.
“Forse perché ti sforzi
troppo a apparire freddo e senza emozioni.”
“Come fai a sapere che è
una forzatura?” domandò lui curioso, voltandosi verso di lei.
Briony deglutì:
“Sto imparando a
conoscerti. Qualche volta vedo che ti lasci andare… che
diventi più gentile. Ma poi dopo cambi radicalmente, diventi freddo come il
ghiaccio, e tieni così lontano le persone.”
Elijah la fissò
guardingo. I suoi occhi neri scavarono dentro quelli verdi di Briony.
“Non puoi capire.”
rispose gelido, abbassando poi gli occhi.
Lei allora lo guardò
triste. Capiva eccome. Era la solitudine dell’eternità a farlo apparire freddo.
E forse tutte le dure circostanze che aveva vissuto lungo il tempo.
Lui all’improvviso
disse:
“Sii felice di ciò che
hai. In fondo tua sorella è viva e io non mi sono arrabbiato come dovevo quando
mi hai recriminato di essere un bugiardo.”
“Per quanto ancora mi
terrai il muso? Ti ho già chiesto scusa. Ero sconvolta in quel frangente...”
“Ho ucciso persone per
molto meno...” rispose lui cupo.
Briony allora deglutì impaurita.
“Prima cosa da annotare
sui vampiri... mai offenderli nei loro punti deboli.”
“E il tuo è l'onore l'ho
capito.”
Lui le sorrise affascinante.
“Perchè ci
tieni tanto all' onore se non hai nulla per cui lottare?”
Elijah stranamente ci
rimase di sasso, tanto che passarono parecchi minuti prima che rispondesse. Ma
continuò comunque a fissarla negli occhi.
“Un giorno te lo
spiegherò.” mormorò mestamente.
“Prima che te ne andrai
per sempre?” gli chiese lei intristendosi.
“Cosa ti fa pensare che
me ne andrò?” le domandò lui ambiguo, stringendo gli occhi.
Briony lo fissò meravigliata. Come faceva a
saperlo? Sapeva che MysticFalls non era la casa di Elijah e non lo sarebbe mai
stata. Probabilmente non si era mai fermato tanto a lungo in un posto per
crearsi una vita partendo da zero. Non era proprio il tipo e non poteva farlo
essendo ciò che era... e il mistero che si trascinava dietro non la
aiutava granchè a scoprire quello che si
celava veramente dietro quella barriera invisibile.
Eppure avrebbe voluto
con tutto il cuore che lui rimanesse lì… per
molto, molto tempo.
Abbassò lo sguardo
tristemente:
“Scusami... oggi sono
peggio di un funerale. Non ho ancora superato lo shock.”
“Sei umana.” Sussurrò
lui scuotendo la testa.
“E questa è una
condanna?” gli chiese dubbiosa, alzando lo sguardo.
Lui si avvicinò,
scostando le mani dalla tenda. “Tutt’altro.” Rispose con una voce profonda che
sembrava provenisse dagli abissi dell’oceano.
Briony scosse la testa. Forse le serviva
proprio spegnere le emozioni e non provare più nulla, così non avrebbe più
sofferto.
Le venne di nuovo da
piangere ma cercò di trattenersi, mordendosi la lingua.
Lui le sorrise e asciugò
una piccola lacrima che doveva ancora cadere nelle sue guance.
Per l’ennesima
volta Briony tremò sentendo il contatto
della sua mano gelida sul viso.
Sotto la luce della luna
Elijah appariva ancora più bello… più
affascinante.
Lui le sistemava in silenzio
i capelli, mettendoli con delicatezza dietro l’orecchio, e lei inevitabilmente
sussultò fremendo dal desiderio di avvicinarsi al suo viso.
“Che contraddizione
allora. Dunque essere vampiri sarebbe quella la condanna?” lo provocò lei senza
pensarci, con un fil di voce, avvicinandosi ammaliata, lentamente.
Non aspettandoselo,
Elijah sbattè le palpebre mentre l’atmosfera si
caricava d’adrenalina, lo si percepiva sulla pelle. “E’ diverso per noi.”
Rispose a bassa voce, guardando simultaneamente le labbra della ragazza.
Secondo l’etichetta, le
emozioni per i vampiri erano più amplificate, fuori controllo. Ma che etichetta
aveva lui? Briony si sentì completamente annebbiare i
sensi, le facoltà mentali, si sentiva sciogliere persino del peso.
“Sì posso solo
immaginare.” Replicò soltanto e, non riuscendo più a star nella pelle o a
combattere ciò che sentiva, Briony alla luce della
luna si avvicinò lentamente, ma con chiare intenzioni, al viso di Elijah.
Ma vedendo che lui
restava fermo immobile a scrutarla, senza spronare alcunché, Briony si bloccò lucidamente e si imbarazzò per la sua
patetica illusione che anche lui volesse baciarla.
Senza emettere fiato
abbassò gli occhi, ma all’improvviso proprio lui le alzò il viso e la baciò
delicatamente sulle labbra.
Briony poteva solo sentire il freddo
contatto delle labbra magnetiche di Elijah incollate alle sue, il resto non
importava. Si sentì ribollire il sangue ardente e, in un lungo e febbriciante momento che esplose come una
sinfonia d’orchestra, Briony intrecciò le
dita nei capelli del vampiro, stringendolo di più a sé mentre Elijah simultaneamente
la tenne stretta a sé per la vita.
Parve che nessuno dei
due si fosse reso conto totalmente di quanto avrebbe significato o che
sensazioni avrebbero provato, fin a quando il bacio fosse per davvero accaduto.
La sorpresa del desiderare di non staccare le loro labbra lambite finalmente dopo
troppo tempo di negazione, di sentire un blocco enorme battere fortissimo
all'altezza del petto, sensazioni vibranti che scorrevano dentro il corpo, fino
in punti remoti dell'animo, li scombussolavano fino a chiedersi dove fosse
andato il controllo.
In quella tempesta di
emozioni, l’unica cosa che lottò veramente furono le loro bocche l’uno contro l’altra,
fino a quando Briony, completamente dominata dai suoi
sensi, dischiuse le labbra per assaporare il respiro inebriante del
vampiro a breve distanza, toccandogli la guancia in un gesto adorante.
Se temette razionalmente
che per colpa di quel gesto azzardato e troppo intimo, Elijah si fermasse per
impedirle di andare troppo oltre, comunque venne meravigliosamente smentita
perché anche lui dopo qualche attimo ricambiò,come se volesse afferrare il suo respiro dissetante
col proprio, e premette le labbra con più decisione sulle sue. Le cinse le
spalle con il suo braccio forte per stringerla di più a sé. L’altra mano era
scesa sul fianco della ragazza, cingendola, in una sorta di scudo protettivo.
Briony fu preda di una forte vertigine. Non
aveva mai baciato un vampiro, non aveva neanche mai pensato lontanamente di
baciare un vampiro. Ma con Elijah sembrava tutto diverso.. non c’era la paura,
non c’era il terrore, c’era solo il desiderio di approfondire sempre di più
quel bacio che le mandava in tilt il cervello.
Mai aveva provato niente
di simile prima d'ora, niente di così eccitante o piacevole come una scarica
elettrica che le percorreva la spina dorsale e che le impediva di pensare.
Voleva tutto quello. Sentiva come mai aveva fatto la pressione delle proprie
mani che andavano a lambire parti del corpo del vampiro per solidificare ancor
di più quell’unione tanto bramata: nei gomiti, nelle spalle, nella nuca.
Accadeva velocemente e lentamente allo stesso tempo.
Elijah nel frattempo non
la respinse, affatto, l’attirava sempre di più a sé non lasciando mai andare le
sue labbra. Come se in quel calore riuscisse a sciogliere il ghiaccio che aveva
imprigionato il suo animo da tempo immemore.
Briony incominciò ad accarezzargli il viso,
facendosi avvolgere da quel turbine di emozioni.
Quando ad un tratto,
Elijah si fermò e la fece allontanare da lui di almeno due passi, così alla
svelta che Briony aveva ancora le guance e
le labbra rosse. Lei lo guardava interrogativa con occhi socchiusi, chiedendosi
se avesse sbagliato qualcosa.
Lo sguardo di lui invece
era impenetrabile. La fissava come se fosse incredulo e turbato di ciò che
aveva appena fatto, come se... si fosse pentito. Briony ne
fu enormemente ferita.
Elijah si voltò verso la
finestra. “Hai fatto una cosa stupida Briony.”
sussurrò duramente e freddo il suo nome.
Poteva vedere il vampiro
solo di profilo ma Briony poteva benissimo
percepire il suo turbamento.
“ABBIAMO fatto.”
sottolineò acidamente. La ragazza cercava di guardarlo negli occhi,
ma lui si ritraeva sempre.
“E non dovrà più
ripetersi. Tu mi stai solo ospitando in casa tua per gentilezza ma le cose non
dovevano precipitare così. Tu sei un' umana Briony, e
credimi le ragazze dolci e carine come te non fanno una bella fine con i
vampiri come me, che hanno un solo scopo nella vita: uccidere e manipolare.
Questa è la mia vita e non vi è nient'altro di buono, perciò non posso
permettere che tu ne faccia parte.”
Ed ecco che aveva
rialzato la barriera intorno a lui che sembrava più spessa e alta che mai; lo
sguardo di ghiaccio si era rafforzato diventando un iceberg.
Elijah non la voleva tra
i piedi, questo era chiarissimo.
A Briony iniziarono a luccicare delle lacrime amare
negli occhi. Per la delusione, per la rabbia, per essere stata ferita così
duramente... per fortuna lui non si era girato verso di lei, perchè non poteva sopportare di leggere in quegli
occhi neri della pietà.
Non voleva dargliela
vinta così.
“Vai a letto Briony.” disse lui severo senza voltarsi.
“Non serve un tuo ordine
soggiogato, ci stavo giusto andando!” rispose lei con rabbia andandosene senza
girarsi, ferita dalla diversità dei loro mondi che non era mai stata più
palese.
Nemmeno Elijah si voltò,
neanche quando sentì che la porta della sua camera chiudersi bruscamente.
Ma era sicuro di aver
fatto la cosa più giusta. Doveva per forza farle capire che era pericoloso
andare troppo oltre, e non per soli semplici scrupoli di coscienza. L’unica
cosa che non poteva permettersi era di lasciarsi andare alle debolezze in un
momento come quello, e a tornar a far rivivere antiche ferite che dovevano
rimanere cicatrizzate per sempre.
Si toccò le labbra
leggermente, assaporando gli attimi in cui aveva toccato dolcemente le labbra
di Briony.
Si era lasciato
trasportare dalle emozioni di un momento.
Niente di irreparabile,
dopo tutto era riuscito a riprendere il controllo e a tornare l’Elijah di
sempre.
Quello freddo,
autoritario, diabolico… senza scrupoli.
Non c’era spazio per
altri sentimenti, nel suo cuore freddo.
FINE CAPITOLO!
E finalmente il bacio è
arrivato! Yuppi! Però come vedete hanno subito
litigato! Ahaha scoprirete le vere
intenzioni di Elijah nel prossimo capitolo!!
Briony non si era mai sentita così umiliata
in tutta la sua vita.
Che cosa aveva fatto di
sbagliato? Si era fatta travolgere dalle emozioni quella sera, aveva sentito un
formicolio in tutto il corpo nel tentativo di avvicinarsi al viso magnetico di
Elijah; in quel momento non aveva minimamente pensato alle conseguenze e
neanche a quello che erano. Non le importava quanto fossero diversi, del
pericolo che correva.
Credeva che anche lui
volesse la stessa cosa e il modo in cui l’aveva stretta tra le sue braccia non
tralasciava dubbi. Ma allora perché si era fermato? Perché aveva innalzato una
barriera fra loro per intimarle di stargli lontano…?
Briony non si era fatta delle illusioni su
Elijah, sapeva che tipo di vita conduceva e quale fosse la sua, ma aveva
sentito nascere dentro di lei una strana intesa con quell’essere
soprannaturale.
Un’intesa che non aveva
mai provato con nessuno, nemmeno con i suoi ex fidanzati. Questo la metteva in
allarme, sapeva che era pericoloso e che non doveva aspettarsi niente da lui.
Ormai Elijah aveva ben messo in chiaro le cose con una freddezza incredibile.
Ma nonostante questo….
Briony scosse la testa scacciando quei
pensieri. Non doveva pensarci! Non poteva farlo! Non con un vampiro… uno che l’aveva appena offesa con tutta la
galanteria possibile, il che la faceva arrabbiare ancora di più.
Al diavolo Elijah. Al
diavolo la sua educazione e la sua galanteria. Al diavolo la sua calma fredda e
quella barriera fra loro che sembrava più spessa e alta che mai.
L’aveva voluto lui.
Insomma se lui non voleva avere niente a che fare con lei, quindi Briony avrebbe agito di conseguenza… da
domani indifferenza totale, sì.
Presa da un raptus di
rabbia, lanciò il cuscino contro la parete.
Sarebbe stato
davvero difficile… far sì che lui le stesse
indifferente.
Per fortuna il mattino
seguente non lo incontrò in casa.
Forse aveva avuto la
decenza di lasciare quella casa visto che lui non voleva avere niente a che
fare con lei. Briony sentì che se stava
ancora rinchiusa lì dentro sarebbe impazzita e allora decise di uscire. E chissene frega se avrebbe incontrato Elena,
Damon, Caroline… oppure Elijah.
Lei andava dritta per la
sua strada.
<< Se nessuno
sapesse dell’esistenza dei vampiri, questa città sarebbe un mortorio >>
pensò Briony mentre camminava nella
fredda MysticFalls.
C’era pochissima gente
in giro e di bei negozi aperti ce ne erano ben pochi. Niente di esaltante.
Sbuffando Briony camminava senza una meta precisa, cercando di
non pensare al bacio che aveva dato a Elijah..
<< Merda non devo
pensarci! >> Chiaramente impossibile. Non era cosa di tutti i giorni
baciare un vampiro così bello e misterioso… <<
No no! >> Continuava a scuotere la testa nevrotica.
Non doveva pensarci… e non poteva neanche comportarsi così in
aperta città; già tutti la consideravano una mezza pazza e se poi la vedevano
in quello stato…
Fece un respiro profondo
e continuò a passeggiare, cercando di non pensare a nulla.
All’improvviso sentì una
mano toccarle le spalle. “Briony, ti ho cercata
dappertutto.”
Lei sospettosa si voltò
e vide davanti a sé John Gilbert.
“Ah John sei tu.”
“Volevo parlare
con te… sai ho saputo che tu e Caroline… insomma mi dispiace.”
Quel pensiero le incusse
un pizzicore doloroso sulla pelle, l’ennesimo.
“Ah sì, grazie difatti per
avermi avvertito John!” disse in tono ironico.
“Non prendertela con
me Briony, non toccava a me dirti la verità
anche se avrei voluto.”
“E fino a quando
aspettavate a dirmela? L’orologio è andato molto avanti da quando sono
tornata.”
“Era una scelta di Caroline.
Non potevo sorpassarla.”
“Sì certo, da quale
cesto di natale prendete giustificazioni così creative in questo paese?”
Rispose Briony saccentemente cercando di
andarsene da tutti loro.
John però la raggiunse
facilmente:
“Non essere arrabbiata
con me. Tu cosa avresti fatto al mio posto?”
“Ti avrei messo in
allarme. E avrei dato un ultimatum a Caroline. Qualcosa perlomeno. Ma forse noi
due abbiamo un modo diverso per interpretare un’amicizia.”
“Senti mi dispiace
d’accordo? Ma so per quanto tempo siamo stati amici e ne abbiamo superate tante… ora più che mai avrai bisogno di una spalla.”
<< Una spalla su
cui piangere. Quello che mi serve è una spalla da rompere. >>
“Non credo tu sia la
persona adatta John. Non sei bravo a consolare le persone.”
“Ok va bene, time-out
con le sdolcinature. Allora che mi dici del piano? Sta andando avanti? Nessun
ripensamento?” le chiese lui interrogativo.
“Io non so niente.”
“Dai vivi con Elijah e
sei a stretto contatto con lui.”
“A me non sembra.”
disse Briony pensando agli ultimi
avvenimenti successi.
“Sicuramente sei la
persona più vicina a lui in questa città e devi indagare più a fondo.”
“A fondo di cosa?
Il piano non è già stato stabilito nei minimi dettagli?”
“Sì ma… non pensare che io sia paranoico ma sento Damon
e Stefan bisbigliare a casa di Elena di
strane stregonerie… insomma niente di allettante, per
cui ti chiedo di indagare nel caso in cui Elijah si tirasse indietro e ci
tradisse.”
“Elijah non ci tradirà.
Lui più di noi vuole Klaus morto” rispose Briony decisa.
Si chiese perché nonostante come l’avesse trattata, si sentisse in dovere
di difenderlo… almeno però sul piano
dell’onore nessuno poteva criticarlo. Avrebbe mantenuto la parola data.
“E come fai a esserne
così sicura se dici che non siete molto in confidenza? Te l’ho già detto. Non
mi fido di lui, è un Originario e ha passato millenni a trascinarsi dietro dei
cadaveri, a succhiare sangue e a complottare intrighi…”
Briony deglutì spaventata. Non aveva mai
pensato realmente a Elijah sotto quel punto di vista… l’aveva
sempre visto freddo e distaccato. E ora anche inumano.
Cercò di non pensarci,
pur di non farsi pungere il cuore di nuovo.
“Quello che ha fatto in
passato Elijah non ci riguarda. Mi importa solo di adesso, che lui uccida Klaus.”
“Sì ma a scapito di chi?
Di Caroline e di Elena? Sappiamo tutti che la vampira designata a essere
sacrificata è tua sorella e non siamo sicuri che Elijah possa tenere in
vita Elena…”
“Cosa mi chiedi di fare
John?” gli chiese per tagliere corto.
“Di fargli domande, di
tenerlo sotto torchio... andiamo sei brava a capire quando le persone ti
mentono.”
“Davvero? A me
non sembra di essere una campionessa…” esclamò
lei in tono ironico.
“Andiamo Briony… supererai anche questa. In fondo tu non pochi
giorni fa mi hai detto che ci si può fidare dei vampiri, che possono
essere buoni…” rispose lui imitando la sua voce
bonaria.
“Ho cambiato idea.”
disse secca. << I vampiri usano solo una facciata nel mondo umano e
appena lasciano trasparire un po’ di sentimenti ecco che ricominciano a fare
gli arroganti, glaciali, meschini e ad escluderti dalla propria esistenza >>
Pensò Briony infuriata.
“Posso solo immaginare
quello che provi… se Elena fosse un… non immagino cosa peggiore.”
“Capisci che non posso
far finta di niente John… e scoprirlo in quel
modo ha solo appesantito il peso della scoperta.” rispose lei triste per ciò
che stava vivendo con Caroline.
Ad un tratto lui la
fissò serio.
“Sei al corrente di
Tyler Lockwood?”
“E’ il ragazzo di Caroline…” rispose pensierosa
“Se io ti confido ora un
altro torbido segreto, mi perdoni per non averti detto di Caroline?” gli chiese
speranzoso
“Cos’altro c’è??” chiese
allarmata. Oddio un altro guaio proprio no...
“Mi duole informarti che
Tyler Lockwood discende da una famiglia di
licantropi... per cui anche lui lo è.”
Lei lo fissò allibita e
scoppiò a ridere:
“Andiamo John! I
licantropi si sono estinti anni fa, Caroline mi ha detto che non ne hanno mai
visto uno…” Ma poi si fermò di colpo. Se glielo
aveva detto lei era senza dubbio…
“I lupi mannari sono
pericolosi quanto i vampiri. Quando si trasformano nella notte di luna piena
uccidono istintivamente chiunque gli si pari davanti. Non è decisamente una
buona compagnia”
“Di certo non sarà la
prima e l’unica che mia sorella frequenta. Ma cosa posso farci? Vietarle di
frequentare Tyler? Non mi darebbe ascolto e sul fatto che lui sia pericoloso… beh lei ora sa badare a se stessa da quel
punto di vista quindi mi pare inutile avvertirla...”
“Mi dispiace Brion, davvero.”
“Non fa niente… comunque va bene John. Cercherò di scoprire
qualcosa di più sulla temuta notte di luna piena”
John allora le sorrise.
“Grazie mille. Allora ci
sentiamo?”
“Certo”
John se ne andò
lasciandola da sola con i suoi pensieri tartaglianti.
Tyler era un lupo. Caroline
una vampira.
E stavano insieme.
Briony non sapeva perché ma le venne da
ridere. Certo che sua sorella se li sceglieva proprio bene i fidanzati.
Anche se la facoltà di
scelta nelle questioni di cuore è ben poca cosa.
Notò all’improvviso Damon
Salvatore a qualche metro da lei che parlava con LizForbes.
<< Oh no. Meglio
che me la svigni subito >> Pensò allarmata e cercò di dileguarsi il più
in fretta possibile.
“Oh guarda chi
c’è! Briony!” sentì urlare il suo nome. La voce chiaramente
apparteneva a quel furfante di Damon, ma fece finta di niente e continuò ad
andare via.
“Briony aspetta
devo parlarti.” Questa invece era lo sceriffo Forbes.
Briony, farfugliando qualcosa di
incomprensibile, si girò verso di loro sfoderando un sorriso finto.
“Ehi salve, qual buon
vento.” La voce che le fuoriuscì sembrò quella di un’anatra.
“Briony… riguardo
a quello che è successo... confido nella tua discrezione. Tuo padre non mi
aveva informato che ti aveva detto tutto dei vampiri…”
disse Liz a bassa voce.
“Mi dispiace Liz, lo abbiamo taciuto perché papà credeva che fosse
necessario per la mia sicurezza.”
“Posso capirlo… ma cerca di stare attenta. La città non è al
sicuro ora”
“Non preoccuparti Liz. Damon Salvatore è un ottimo capo del consiglio e
sicuramente proteggerà lui la città dai vampiri.” rispose ironica guardando
Damon negli occhi.
“Oh ma certo Briony. Farò tutto quello che è in mio potere per evitare
che fatti, come quello che ti è accaduto più di un anno fa, si ripetano.”
rispose lui sfoderando il suo solito sorrisetto da bastardo.
Briony sorrise nervosamente.
“Ora devo andare.
Ragazzi mi raccomando…” cercò di avvertire lo
sceriffo.
“Non preoccuparti, ce la
caveremo senza problemi.” le rispose Damon convincente prima che lei se ne
andasse.
Briony scosse la testa guardandolo
infuriata.
“Hai intortato pure lo
sceriffo, non posso crederci.”
“Nessuno riesce a
resistermi.” rispose Damon con uno strano luccichio negli occhi. Poi dopo si
fece più serio e le disse:
“Senti sto cercando di
scusarmi per quello che è successo ad Halloween ma tu non mi dai certo vita
facile.”
“Dovrei forse
ringraziarti?? La faccia tosta a voi non manca.”
“In fondo non ti ho fatta
male questa volta no? Il nostro era solo un colloquio confidenziale.”
“Beh io non ho nessuna
voglia di raccontare i fatti miei a te e neanche a Elena.”
“A proposito, non sei
stata per niente carina con Elena ieri. Non avresti dovuto trattarla così.”
“Ora viene pure a
lamentarsi da te? Ho detto solo la verità, niente di più. E’ vero forse ho
esagerato perché ero sconvolta, ma chi può darmi torto? In questa città tutti
sono pronti ad accoltellarti alla schiena.”
“Proprio per questo ho avuto
un’idea a riguardo… riunirci tutti e fare
la pace” rispose il vampiro sorridendo.
“In che senso?” gli
chiese interrogativa.
“Domani sera facciamo
una cena a casa mia. Noi tutti. Vieni così potremo parlare liberamente… e conoscerci meglio.”
“Mi dispiace ma non ne
ho la minima voglia. Mi basta già quel che ho.”
“Andiamo non fare
l’antipatica. Potrebbe essere un’occasione per chiedere scusa a Elena e per
parlare con Caroline…. Ti do tempo fino a domani
mattina. Pensaci.”
Damon se ne andò,
lasciando sola Briony con la mente grovigliata.
Una cena? A casa di
Damon? Che idea stupida.
Quando tornò a casa
sfortunatamente c’era anche Elijah, seduto sul divano con un braccio allungato
lungo lo schienale. Figuriamoci se non era sempre e comunque elegante lui.
Briony fece però finta di non vederlo e
andò in cantina per prendere dei panni asciutti. Purtroppo quando stava per
accendere la luce si accorse che la lampadina era fulminata e rimase al buio.
<< Merda >>
Pensò Briony. Il buio le aveva sempre fatto
paura, fin da bambina. Anche se ora era grande, le sembrava un enorme buco nero
senza fine abitato solo da esseri viscidi che spuntavano all'improvviso
nell'angolo, pronti a prenderla... deglutì spaventata e cercò a tentoni i
panni che le servivano, ma andò a inciampare contro la sedia.
Briony farfugliò qualche parolaccia e cercò
di rialzarsi, stando attenta a non sbattere contro uno spigolo.
“Cosa ci fai qui tutta
sola?”
Briony sussultò quando sentì quella voce.
Temette che fosse arrivato uno di quei mostri che la spaventava da bambina
e invece… era solo la voce profonda di
Elijah. Poteva andare peggio ma anche meglio. Il cuore a quella consapevolezza
le martellò dolorosamente nel petto.
Briony chiuse gli occhi nervosa. Perché
doveva incontrarlo sempre in queste situazioni scomode?
“Mi sono solo ritrovata
al buio mentre cercavo una cosa, niente di che." disse non osando
muoversi.
Ad un tratto Elijah la
prese per le spalle e la fece alzare delicatamente. Lei come un automa si fece
guidare da lui, temendo maggiori approcci finchè non
fu in piedi, vicino al suo viso come l’altra sera. Le sembrava di poter sentire
il suo respiro e Briony ne fu stranamente
elettrizzata.
Il buio in quel momento
le era di fortuna perchè custodiva il suo rossore, i
nervi tesi, i deglutii, magari le sue stesse sensazioni che doveva per forza
tenere a freno come dentro in un prisma. Nessuna luce poteva albergarvi.
Peccato che il cuore le batteva forte. Come sempre. E un predatore vive
soprattutto al buio, ne è quasi la sua tana. Briony
ebbe voglia di sbalzare all'indietro per tirarsene fuori.
"Casa agevole e
deliziosa ma con le sue trappole" sentenziò Elijah lasciandola andare e
indietreggiando, come se intendesse dare ascolto a quel consiglio e ritornare
al buio da solo. Briony soffocò una risatina nervosa,
non osando comunque fare una mossa.
A chi voleva darla a
bere? Quando si trovava vicinissima a quell'uomo non riusciva a controllarsi e
si imbarazzava da morire. Quasi sapesse che non poteva nascondergli nulla di
ciò che sentiva, nel bene e nel male.
Il suo corpo nuovamente
formicolava dall’impazienza nel voler toccare quel viso freddo, inarrivabile e
bellissimo nonostante tutto.
Si sentì una stupida.
Non doveva pensare
quelle cose.
All’improvviso la luce
si accese, il buio si raggomitolò lasciando tornare la realtà su di loro,
e Briony aprì gli occhi infastidita da
quella luce improvvisa.
Elijah era proprio lì
davanti a lei, anche se non era così pericolosamente vicino come prima visto
che si era avvicinato alla lampadina.
La stava fissando con un
sorriso sghembo
“Bastava chiamarmi.”
disse Elijah andandosene dopo averle lanciato un’occhiata furtiva.
“Ora sei pure un mago?”
chiese lei in tono ironico, ma ormai lui era risalito.
Briony si dimenticò pure di quello che
stava cercando e risalì anche lei.
Elijah era in piedi in
salotto appoggiato a una parete.
“Siediti prego.” le
disse gentile indicandole la poltrona.
Lei continuava a
fissarlo indecisa sul da farsi. In ogni istante lui non abbandonava mai la sua
galanteria, tipica di uomini di secoli passati.
La sua gentilezza però
le fece male.
Perché ora si comportava
così carinamente? Aveva dimenticato quello che era successo..?
Nervosa si mise a sedere
senza guardarlo in faccia.
Lui cominciò a parlare
in maniera diligente ma anche distaccata:
“Perdonami se sono stato
sgarbato o offensivo ieri sera. Non era mia intenzione, ma volevo
farti capire che un episodio del genere non deve capitare più. Ritengo che
sia la soluzione migliore. Ma ignorarci così non fa bene a nessuno dei due
quindi penso… che dovremmo comportarci come
prima. Senza interferenze personali però.”
Briony restò di sasso. Doveva far finta di
niente? Fare un bel sorrisino e dire che andava tutto bene?
Se acconsentiva si
sarebbe dimostrata una totale idiota. Non poteva dimenticare come era stata ferita.
“Visto che siamo in tema
di confidenze” cominciò Briony “Come sta
andando il piano contro Klaus? Il tuo tentativo di salvare Elena è affidabile?
E se Klaus prendesse mia sorella per il sacrificio cosa faremo?”
Elijah la guardò
sorpreso: “I dettagli li ho stabiliti con Elena. Sa benissimo a cosa va
incontro”
“E mia sorella?”
“Briony, il
numero di vampiri in questo mondo è enorme più di quanto tu possa immaginare.
Per cui non è sicuro che Klaus prenda proprio tua sorella” Le mormorò quasi
infastidito.
“E se la prendesse? E’
un rischio che non possiamo snobbare.” Gli disse lei nervosa e preoccupata.
“Escogiteremo un modo.
Ma questo non è affar mio, io devo entrare in scena solo quando Klaus è nel
momento di transizione” rispose freddo e impassibile.
Briony allora lo guardò. A lui interessava
solo uccidere Klaus, non gli importava chi ci rimetteva. Non gli importava di
niente e di nessuno, era questa la verità.
Le vennero agli occhi
delle lacrime amare che lei subito scacciò orgogliosamente.
“Non te ne
importa niente dunque…” disse con un fil di voce
che combaciava con quelle lacrime furtive.
“Non ho detto questo” La
voce di Elijah invece era chiara, dura, priva di sentimenti. Briony girò lo sguardo per reprimere la debolezza che
cercava di scavalcarla e di esprimersi attraverso gli occhi, e fortunatamente
ce la fece quando rigirò velocemente lo sguardo con furia orgogliosa, alzandosi:
“E invece sei stato
chiarissimo, chiaro e conciso senza sottintesi come sempre. Ma cosa posso
aspettarmi da uno che sta per uccidere il proprio fratello? La tua visione di
famiglia è totalmente opposta dalla mia, quindi io mi sento in dovere di
difenderla a contrario tuo!” Gli urlò con rabbia.
Dopo aver finito di
parlare, lo guardò impietrita.
<< Oh-oh. Forse ho esagerato >> Pensò Briony titubante.
E l’aveva fatto.
Il viso di Elijah, che
prima era freddo e scostante, si era affilato dopo quelle urla e il suo corpo
si sforzava a trattenere l’ira che stava montando in lui.
La famiglia per Elijah
era un tasto dolente. E parlargli in quel modo, come se a lui non gliene
fregasse niente, l’aveva ferito nell’orgoglio e nell’animo.
Briony sapeva di aver sbagliato a dirgli
quelle cose. Ma non osava dire niente, continuava a guardarlo impietrita.
Elijah teneva i pugni
fermi dentro le tasche, lo si notava, e la guardava con astio.
Poi le disse con voce
freddamente minacciosa: “Attenta Briony. Non
dire cose di cui potresti pentirti.” Sembrava davvero un vampiro, di quelli che
fanno davvero paura e le minacce sono il loro stile di vita. Anche se lei
rimaneva shockata e indifesa, comunque quella sua condizione non sarebbe
riuscita a placare l’ira che poteva sopraggiungere in lui.
Per fortuna Elijah
riuscì a contenersi per non dire altro o fare qualcosa di spropositato che non
era da lui, e se ne andò passando davanti a Briony.
Continuava a fissarla con uno sguardo glaciale, e la spalleggiò mentre le
passò accanto. Ovviamente lo aveva fatto apposta.
Lei non emetteva suono.
Continuava a pensare a quello che gli aveva detto.
Si stava mettendo tutti
contro. Uno per uno.
La testa stava per
scoppiarle. Una parte di lei pensava che non doveva farsi scrupoli di
coscienza. Elijah era pur sempre un vampiro quindi non provava più nessun
sentimento umano e doveva trattarlo di conseguenza… come
una bestia in forma umana. Così li aveva sempre descritti suo padre.
Ma lei non poteva
pensarla in questo modo. Non più.
Le cose erano troppo cambiate
ed era troppo tardi.
Considerare Elijah in
quel modo l’avrebbe risollevata per qualche giorno; ma era solo un’amara bugia.
Sapeva in cuor suo che lui non era così.
Ormai esausta Briony pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.
Briony decise di andare alla cena dei
Salvatore. In fondo cosa aveva da perdere?
Si vestì in modo
semplice con una camicia e dei pantaloni neri, tenendo i capelli lisci, e partì
verso casa Salvatore.
Era nervosa, cercava di
cercare qualcosa di positivo ma le risultava difficile. Sapeva che ci sarebbe
stata anche Caroline… cosa le avrebbe
detto?
Quando parcheggiò notò
che c’era già la macchina di Elena. Facendo un respiro profondo
bussò.
Le aprì Stefan: “Buonasera Briony,
sono contento che tu sia venuta” Le fece un sorriso gentile.
“Grazie a voi per avermi
invitato.” rispose lei contraccambiando il sorriso e entrò.
Quella era la terza
volta che entrava in casa Salvatore. La prima è stato quando aveva trovato
Elijah mezzo morto in cantina. Quel fatto le aveva cambiato la vita. Per
sempre.
E la seconda quando
aveva assistito alla richiesta di scuse di Elijah ai fratelli Salvatore.
Sorrise a quel ricordo.
“Sei venuta allora!”
Damon comparve nel pianerottolo con una donna.
“Briony,
ti presento Andie Star. E’ una famosa
giornalista nonché la mia ragazza” disse Damon che emanava gioia da tutti i pori.
“E’ un piacere
conoscerti Briony” Andie le
porse la mano gentilmente.
“Il piacere è mio”
rispose stringendogliela.
Briony si rivolse a Stefan sottovoce: “Ma possiamo parlare liberamente con
lei in casa?”
“Oh non
preoccuparti Briony.” disse Damon che aveva
sentito “La bocca di Andie è cucita. Non
dirà niente sul nostro segreto”
Briony guardò la donna ed ebbe pietà per
lei. << Poverina, sicuramente Damon l’avrà soggiogata a fargli da
cagnolino o da vena a domicilio >> Pensò scuotendo la testa.
Nel salone c’era Elena
che l’aspettava. “Ciao Briony.” disse la ragazza
timidamente.
Briony allora si avvicinò salutandola. Da
lontano Damon e Stefan le scrutavano per
vedere cosa sarebbe successo.
Briony tossì e decise di fare la prima
mossa: “Mi dispiace se ho alzato la voce con te l’altro giorno. Non volevo
giudicarti così brutalmente.”
Elena le sorrise di
cuore: “Scusami tu per averti mentito per tutto questo tempo. E’ solo che non
volevamo farti soffrire… non vedevamo vie
d’uscita, capiscici.”
La Forbes
assentì con la testa e si strinse nelle spalle per chiudere il discorso. Damon
allora entrò nel salone trionfante: “Ottimo! Anche questa è andata! Mettetevi
pure comode signore”
Briony ritornò nell’atrio per mettere il
cappotto nell’attaccapanni, quando suonò il campanello.
“Stefan?
Damon?” Urlò Briony chiamandoli.
Non ricevendo risposta,
aprì lei di sua iniziativa.
Di fronte a lei c’era
Elijah. Sulla porta.
La scena le ricordava la
prima volta che l’aveva visto bene in faccia… quando
lui di corsa era scappato fuori da quella casa e lei lo aveva osservato
impaurita e spaventata... mentre lui la guardava sospettoso e pericoloso.
Lo stesso modo in cui la
stava guardando ora.
Briony si sentì stringere la gola per quel deja-vù ma con tante cose diverse nel presente.
“Non pensavo che venissi
anche tu.” Balbettò piano lei.
“Lo stesso vale per me.”
rispose Elijah severo e fissandola con distacco.
Stavano tutti e due
immobili senza alcuna intenzione di prolungare la conversazione, quando arrivò
Damon.
“Buonasera, ecco il lord!
Entra!”
“Sola una cosa” Lo
interruppe Elijah, sorridendo in maniera sottile. “Sai l’ultima volta che sono
stato invitato a una cena a casa tua mi avete ucciso. Per due volte.”
Sottolineò l’ultima frase con tono cupo.
“Sì ma questa volta la
situazione è cambiata. La facciamo per… conoscerci
meglio! Per davvero questa volta!” rispose Damon in tono ironico.
Briony assisteva alla scena impietrita.
“Lo spero perché nel
caso tu avessi intenzioni poco onorevoli per questa serata ti suggerisco di
ripensarci.” disse Elijah in tono incredibilmente minaccioso.
“Non le ho, lo giuro!”
rispose Damon alzando le mano per dimostrare la sua innocenza.
Briony deglutì spaventata. Se fosse
accaduto come l’altra volta, ci sarebbero stati guai seri. E Elijah era di
umore nero. Lo si percepiva.
“Non serve che ti
minacci un’altra volta vero?”
“Per niente. Entra”
Elijah entrò in modo
elegante, continuando a ignorare Briony. Non la
guardava nemmeno.
Lei si sentì stringere
il cuore questa volta.
Comparve ad un tratto
nel salone la ragazza di Damon, Andie.
“Miss Star!” esclamò
Elijah affascinante. “E’ un piacere rincontrarla di nuovo” disse
avvicinandosi.
“Elijah la trovo bene
dall’ultima volta!”
“Beh sono morto e sono
rinato, non è stata un’esperienza da niente.” Elijah le sorrise in maniera
elegante e facendo finta di nulla.
Briony invece seguì titubante gli altri
senza dire niente.
Si sentiva terribilmente
a disagio mentre Elijah parlava e rideva normalmente con la giornalista.
Percepì un leggero
fastidio mentre li fissava… chissà perché mentre
lo guardava e ricordava l’ultima loro vicissitudine tra le tante da quando si
erano conosciuti, le venne in mente il detto conosciuto al lavoro: “Non cercare
di fotterlo o ti fotterà lui.”
Terribilmente triste
riconoscere una certa veridicità sinistra in tutto ciò.
E dire che lei non
voleva grane quando era ritornata in quel paese maledetto.
Quando Damon le chiese
se voleva un aperitivo, lei accettò volentieri.
<< Proprio quello
che mi serve per rimettermi sù >> Bevve il
drink tutto in un sorso andando vicino al tavolo.
Intanto era arrivato
pure Alaric che andò subito a chiacchierare
con Damon.
“Quante persone
mancano?” chiese Elena.
“Caroline mi sembra…”
“Oh lei è sempre in
ritardo. E’ una sua abitudine” intervenne Briony.
All’improvviso il
campanello suonò nuovamente e Damon andò ad aprire. Non poteva essere Caroline… era ancora presto persino per lei.
“Oh no.” sentirono la
voce di Damon dall’atrio.
“Non credo di aver
ricevuto l’invito ma spero non vi dispiaccia se mi unisco a voi” John entrò
trionfante nel salone sorridendo da canaglia.
Briony gli sorrise. Finalmente una faccia
amica.
Tutti i presenti,
eccetto Briony, avevano fissato infastiditi John
mentre entrava. La sua presenza ovviamente non era gradita. A nessuno piaceva John
Gilbert.
“Non credo tu sia il
benvenuto” disse duro Alaric
“Invece credo di sì. Non
è una rimpatriata pacifica questa? Quale momento migliore per mettere giù le
armi e abbracciarci da amici?” esclamò allargando le braccia.
Alaric lo guardò disgustato e arretrò.
John allora abbassò le
braccia sospirando, e Briony gli si
avvicinò amichevole: “Ehi tutto bene?”
“Constatando che tutti i
presenti, incluso mia figlia non mi sopportano… direi
bene”
“Io sinceramente mi
sento un pesce fuor d’acqua.” rispose lei continuando a guardare l’elegante
Elijah.
“E’ una serata come
un’altra. Cerca di rilassarti.” E le offrì un drink. Briony sorrise
e fecero un cin-cin.
Era passata più di una
mezz’ora e gli ospiti decisero di sedersi anche se non era ancora arrivata
Caroline.
A capotavola si misero
sia Damon e sia John.
<< I due
capifamiglia >> Pensò Briony ridendo.
Si mise vicino a John e
accanto a lei c’era Elena. Purtroppo dopo qualche secondo di fronte
a lei si accomodò Elijah.
Briony allora avvampò e cercò di non
incrociare il suo sguardo. Ebbe l’impressione che ogni suo movimento o gesto le
avrebbe indotto un’ansia architettata.
John le sussurrò
all’orecchio una battuta divertente e lei rise spontanea. Sentiva tuttavia gli
occhi inquisitori di Elijah fissi su di sé e istintivamente Briony alzò lo sguardo, incrociando quello di Elijah.
Lui la stava osservando serio, con gli occhi neri che anche se distaccati non
lasciavano mai il suo viso.
Briony completamente a disagio si versò un
altro bicchiere di vino e lo bevve tutto in un sorso, non osando guardare
ancora Elijah. Infatti lei distoglieva lo sguardo continuamente, ascoltando le
conversazioni di Andie e di Damon.In realtà faceva finta di ascoltare perché
tutti i suoi sensi erano tesi e all’erta, poichè sentiva
lo sguardo concentrato di Elijah su di sé, eppure anche lui dava l’impressione
di ascoltare gli altri presenti come da etichetta.
<< La mia prossima
meta sarà il manicomio. Perché mi guarda in continuazione? O lo starà davvero
facendo? Che supplizio! >> Pensò Briony nevrotica.
Ebbe l’impulso di bere
ancora ma il campanello la fermò.
Questa volta era
Caroline, infatti si sentì la sua sonora risata.
Elena si alzò per
baciarla sulle guance e Briony per darsi
forza bevve un altro sorso e si alzò anche lei.
“Ciao Caroline.” A
malapena si reggeva in piedi con tutto il vino che aveva bevuto ma cercò di
rimanere seria.
“Ciao Briony.” rispose la bionda sorridendole solare.
Caroline non azzardò
comunque un abbraccio, temendo una brusca reazione da parte della sorella
maggiore, così si mise subito a sedere tra Elijah e Alaric.
(Quindi ricapitolando a
capotavola ci sono Damon e John. Vicino a John ci sono Briony e
Elijah. Vicino a Damon ci sono Stefan e Andie. Elena è tra Briony e Stefan. Mentre Caroline si è fatta un po’ stretta per stare
tra Elijah e Alaric. Spero abbiate capito le
posizioni!)
“Bene siamo tutti qui!
Anche se siamo più di quanto avessi previsto…”
disse Damon guardando storto John. “Mangiate signori”
Tutti mangiavano
silenziosamente facendo una chiacchiera tra un boccone e l’altro. Tutti
tranne Briony che aveva lo stomaco chiuso,
visto gli sguardi repentini che le lanciava Elijah. Nessuno sembrava
accorgersene, tranne la sottoscritta.
“Briony,
perché non mangi? Stai poco bene?” le chiese preoccupata Andie.
Lei alzò la testa
spaventata: “Oh no scusate. Non ho molta fame stasera”
John rise:
“Come darle torto. In
fondo la concezione di cibo in questa tavola è piuttosto relativo”
Elena lo fulminò con lo
sguardo per la battuta di cattivo gusto che il padre aveva detto.
“Briony avanti
sputa il rospo. In fondo questa è una serata tra amici, per conoscerci meglio e
cercare di trovare un punto in comune” cercò di incitarla Stefan.
Briony bevve un altro sorso e disse
nervosa: “No davvero sto bene. In fondo se sono qui con VOI, vuol dire che sto
cercando di… andare avanti.”
“Una cosa saggia. La
vera natura di Damon non mi spaventa affatto e io lo accetto così com’è!
Dovresti fare così anche tu!” esclamò gioiosa Andie.
“In fondo l’amore non ha
confini no?” si lasciò sfuggire Caroline.
Briony fissò seria la sorella e le chiese,
bevendo ancora:
“Caroline… come
va la tua storia con Tyler?”
Calò il silenzio nella
sala. Nessuno si aspettava quella domanda e infatti Caroline ne fu sorpresa.
“Bene… Ci
vediamo poco perché ora è fuori città” rispose tesa.
“Spero che sarete cauti… insomma non vorrei trovarmi zia di una
cucciolata di lupi!” rise tenendo nervosa il bicchiere in mano. Anche John
scoppiò a ridere mentre gli altri si erano incupiti.
“Come..?” sussurrò
sbigottita Caroline.
“Oh beh un uccellino me
lo ha confessato” Chissà perché tutti guardarono John. “Ovviamente posso capire
perché me l’hai tenuto nascosto, temevi mi arrabbiassi ancora di più ma guarda… sinceramente non me ne frega niente, basta che
non fai una cucciolata di lupastri!” Rispose Briony ridendo
da sola. Il vino le stava dando alla testa e aveva il cervello in fiamme.
Cercando di darsi un contegno, alzò il viso e chiese pacatamente: “Altro pane?”
Cercò di porgerlo ai presenti, ma nessuno in quel momento ne voleva.
“Briony… anche
se potessi non potrei averli..” rispose Caroline in maniera titubante e
sorridendo nervosa.
“Ops è
vero. Mi ero dimenticata che voi vampiri… all’interno
del vostro corpo siete come morti quindi non potete avere figli. Me l’ero
dimenticata, che stupida! E dire che il vostro tocco gelido rimembra proprio i
cadaveri.” esclamò Briony ridendo di nuovo.
Stava per oltrepassare il limite e Elena le diede una gomitata da sotto il
tavolo.
“Briony…”
le sussurrò lei preoccupata.
La diretta interessata
tossì lievemente e cercò di mangiare senza dire nient’altro di stupido. Merda,
sul serio aveva detto la parola cadaveri? Ebbe timore di vedere come fosse in
quel momento l’espressione di Elijah.
“Damon mi ha detto che
tu e John stavate insieme! Che coincidenza! Siamo tutte delle coppie stasera,
tu e John, io con Damon, Elena con Stefan… eh bè Caroline ha il ragazzo fuori città, Alaric pure e Elijah… beh
penso che le donne facciano la fila per lui!” esclamò Andie.
A Briony cadde la forchetta dall’ansia e nervosamente la
riprese sù.
“Sei in errore, io
e Briony non stiamo più insieme.” rispose
John.
Elijah intanto
fissava Briony serenamente incuriosito,
cosa che non fece altro che aumentare l’ansia della ragazza.
“Quindi è la verità?
Stavate davvero insieme?” chiese incredulo Alaric.
“E che sarà mai. Anni or
sono! Adesso siamo solo amici...” rispose titubante Briony.
“Ora si spiega tutto… non conosco molto i vostri detti ma penso che
si dica << chi si somiglia, si piglia >> !” Disse Elijah
sorridendole affascinante e super elegante, ma in qualche modo Briony si sentì colpita da quella maschera.
Tutti intanto
scoppiarono a ridere, tranne Briony che
continuava a fissarlo infastidita. “E tu invece Elijah? Hai più anni di tutti
noi messi insieme, avrai pur passato qualche esperienza amorosa, oppure ti
piace sul serio restar da solo come vuoi far apparire?” gli chiese fingendosi
curiosa.
“La mia vita privata non
reca molto interesse. Le memorie col tempo si perdono ma se ne avessi avute di
importanti, me ne ricorderei.” rispose secco per evitare l’argomento.
“Ovviamente.” ripeté Briony sarcastica.
“E inoltre hai detto
un’altra cosa errata Andie. Non penso che Jenna
voglia ancora stare con Alaric dopo che le
ha mentito in quel modo.” rispose John fissando divertito Alaric.
“Hai ragione John!
Conosco Jenna da quando ero piccola e dubito che potrà perdonarti. SorryAlaric!” gli fece
eco Briony continuando a sorridere a da
sola. I brutti effetti del vino… fanno dire
cose che pensi ma che faresti meglio a tenertele per te.
Alaric li guardò arrabbiato.
“Io e Jenna riusciremo a
chiarire e la cosa non vi riguarda minimamente. Anzi penso che Jenna sia così
stravolta perché ci siete voi, due serpi, che le sussurrate cose sbagliate
all’orecchio!”
“Io?” chiese
innocente Briony continuando a ridere tra
sé e sé.
“Non è colpa nostra se
la tua vita sentimentale fa schifo. C’è da dire che ho avuto più fortuna io
persino con tua moglie!” esclamò John. Briony cercò
di evitare di scoppiare a ridere ma con pochi risultati, visto che sghignazzava
sotto i baffi.
Alaric preso dalla rabbia lanciò un piatto
diretto a John, che per fortuna riuscì a evitarlo e si spaccò per terra.
Tutti rimasero di
stucco, e barcollante Briony si alzò,
continuando a ridere:
“E’ meglio che ci
alziamo John. I signori qui non capiscono il nostro senso dell’umorismo. O
forse si sentono toccati da nervi scoperti, chi lo sa. Che poi Alaric ti avverto. Posso sembrare mezza brilla stasera
ma sono seria” disse gesticolando in maniera convulsa “E’ ora che la povera
Jenna sappia TUTTA la verità, non credi Alaric che
sarebbe ora? Perché siete amanti di tutti questi misteri? Io invece sono
un’amante della verità!”
Il professore reagì
alzandosi dalla sedia furioso ma Damon lo fermò. “Ehi ehi! State calmi!”
Elijah per non
partecipare a quella farsa si sistemava sempre il fazzoletto da tavolo, ma Briony si sentì comunque fulminare da una sua occhiata e
allora decise tremolante di andare in bagno per sciacquarsi la faccia e darsi
una calmata.
Si era lasciata
trasportare troppo. Dannazione alla sua lingua lunga. Si sentiva una profonda
idiota e avrebbe voluto scappare via subito per non incrociare ancora lo
sguardo di Elijah.
Intanto a tavola
discutevano ancora.
John e Alaric stavano quasi per fare a botte ma Stefan e Damon cercavano di tenerli lontani.
Caroline invece
sussurrava in maniera demotivata: “Mi odia… non
mi accetterà mai.”
Elijah si voltò verso di
lei, capendo di chi parlava, e le disse “Non fartene una colpa. E non dare la
colpa anche a tua sorella… ora non è
in sè, agisce d’istinto a causa degli eventi che
subisce e dice cose che non pensa. L’ho già vista così.”
“Tu credi?”
Elijah non rispose.
“Vi siete calmati?”
chiese Briony ancora intontita entrando nel
salone.
“E tu Briony invece?” chiese aspra Elena.
“Che volete da me? Ho
alzato il gomito e ho detto delle cose che non dovevo dire, vi chiedo umilmente
perdono!” esclamò a gran voce cercando di inchinarsi ma se lo avesse fatto
probabilmente avrebbe vomitato. Restò quindi in piedi.
“Sono scuse false perché
non le pensi veramente...” rispose Elena.
“Senti Elena… cosa vuoi che ti dica?? Non siete neanche
capaci di reggere qualche battuta e io davvero sono venuta con le migliori
intenzioni ma…. “
“Poi sono arrivata io e
ho rovinato tutto.” sussurrò piano Caroline
“Ma no! Non è
così!” Briony a forza di urlare aveva la
gola secca e bevve un po,’ ma si accorse troppo
tardi che non era acqua quella che beveva ma ancora del vino.
Le girò di nuovo la
testa, lo stomaco era sottosopra. << Andiamo bene! >>
Con fare incerto si
rivolse a tutti puntando il dito. Lasciò vomitare tutti i pensieri che aveva
dentro:
“Sapete cosa? Voi fate
tutti i moralisti dicendo che non è cambiato niente e che loro..” disse
rivolgendosi ai fratelli Salvatore, a Caroline e a Elijah “sono buoni e tutte
cazzate varie. Ma la realtà è ben diversa. Loro sono i predatori e noi le prede
e infatti per poco non ci rimanevo secca. Agiscono secondo i loro istinti e
hanno dimenticato ogni sentimento umano e infatti come diceva il mio buon padre…” Si fermò all’improvviso cercando le parole esatte e
amaramente alzò il bicchiere “I vampiri sono solo delle bestie in forma umana.
Cin Cin!”
Dopo aver brindato,
bevve l’ultimo sorso e per poco non cadde per terra. John per fortuna la
sorresse: “Ehi Briony sembra che tu abbia
esagerato questa volta con l’alcool.”
Caroline intanto era
rimasta senza parole dopo quello che aveva detto la sorella.
“E’ tutta colpa vostra.”
Continuava a blaterare Briony senza sosta,
non riuscendo neanche a sorreggersi. “Non sarei mai dovuta tornare. Sarei
dovuta rimanere a Seattle lontano dai vostri guai e dalla vostra vita
deleteria. E’ tutta colpa vostra per come mi state rovinando...” Sentiva le
lacrime bruciarle la gola ma quel poco di dignità che le era rimasta le
imponeva di non piangere davanti a tutti.
Elijah, guardandola
preoccupato, disse:
“Signori la serata
finisce qui. E’ stato un piacere e vi ringrazio per la cena. Ora porto a casa
l’ubriaca.” E si avvicinò a Briony, tendendo un
braccio.
“Sei sicuro?” gli chiese
Elena.
“Sì ci penso io a lei.”
“Ah davvero? Ora ti
importa qualcosa di me?” gli chiese Briony ridendo
in maniera amara.
“Avanti andiamo.”
rispose severo Elijah prendendola senza ulteriori chiacchiere per un braccio e
sorreggendola per le spalle.
Lei non salutò nemmeno,
aveva un mal di testa terribile e se avrebbe aperto bocca probabilmente avrebbe
solo riso come una pazza.
Elijah condusse Briony a casa ma la sostenne solo sull’atrio perché di lì
in poi andò avanti da solo, come se già avesse fatto troppo per lei o dovesse
pensare tra sé e sè. La ragazza lo guardò cercando di
rimediare e di trattenerlo: “Non siamo costretti a risolvere la faccenda nel
modo peggiore.”
Ma Elijah l’aveva già
superata di alcuni passi. “Di certo non con te in queste condizioni.” Disse lui
alludendo al suo stato fisico.
Briony rise tra sé e sé, ma non per la sbornia.
Ovviamente la sua integrità gliavrebbe
sempre impedito di torcerle un capello qualora fosse sempre stata in condizioni
fisiche inferiori alle sue. Nessun favoritismo, e di certo non quella sera ma
su quel punto si credeva al sicuro razionalmente, perlomeno.
Andò in bagno per
riprendersi e darsi una sistemata… aveva fatto
un bel casino. Ne
era consapevole. E non poteva dare colpa all’alcool… era
stata solo esclusivamente colpa sua.
Si maledisse per quello
che aveva detto << Povera Caroline. Chissà cosa penserà ora? Sono stata
troppo infame >>
Quando andò in salotto
notò Elijah che la stava fissando serio e glaciale.
Briony si inumidì le labbra, pronta per il
confronto: “Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato. Ho superato il
limite oggi… in tutti i sensi.” cercò di
giustificarsi ma la verità era che non sapeva neppure come fare.
“E’ vero.” rispose lui
freddo e tenendo le mani nelle tasche.
Briony fece un profondo sospiro.
“Ho permesso ai miei
istinti di guidare le mie azioni e di pretendere che fossero nel giusto per i
miei interessi.” Lo guardò per vedere una qualche reazione emotiva ma negli
occhi di Elijah vi fu il vuoto.
Deglutì di nuovo e riprese
lucidamente: “Ed è stato un errore su tutta la linea. So di aver recato
delusioni e fastidi un po’ a tutti. Io non so far altro che questo con le
persone che mi stanno vicine.” disse con la rabbia negli occhi rivolta a se
stessa. “Deleteria a dir-“
“Briony.”
La interrupe lui, forse per fermarla dal denigrarsi troppo o per dar voce a ciò
che avere da dire lui stesso.“Quello
che è successo stasera non dipende da te, almeno non del tutto. Ti sei affidata
a una pura e semplice illusione perchè non riuscivi
più a sopportare il peso di tutta questa storia, ed è ovvio che tu non puoi
vivere con quelli della mia specie… quelli
come me.” Mormorò lui gelido e inflessibile.
La ragazza sbattè le palpebre: “No! Cioè, qualche dissidio è normale e
c’è stato ma davvero io non ho niente contro di voi, quello che ho detto
stasera non lo pensavo!”
“Invece sì Briony. Forse potrai negarlo a te stessa ma è così. I
pregiudizi di tuo padre e della tua famiglia sono anche tuoi. Non puoi
sostenere questa realtà.” La sua voce era terribilmente severa, così piatta
come la lama che stava per conficcarsi nel petto della ragazza.
“No… non
puoi pretendere di parlare per me.” Briony serrò le
labbra e non osò guardarlo in faccia perché non poteva scorgere in quegli occhi
l’ombra della colpa, della condanna, dell’indifferenza o peggio pietà. “Non è
così, è tutto molto più complesso ma io non avrei mai voluto che accadesse
tutto questo.” Cercava di parlare ma le parole facevano la guerra col
groppo inchiodato in gola.
Elijah allora si
avvicinò, e le disse nel tono più dolce possibile. Briony
nel mentre tremò nel saperlo vicino, di timore per ciò che avrebbe detto, un
timore in quel momento molto più forte di qualunque altro.
“Sei una brava
ragazza Briony, nonostante non ti abbia aiutata
a mantenerti o a considerarti tale” cominciò lui “e ti ammiro per il
coraggio che hai dimostrato cercando di aiutarci… ma
tu meriti la normalità. E quello che possiamo offrirti noi non è niente di
normale, e finirebbe per ucciderti. E' palese quindi che non puoi convivere con
questo fardello.”
“E quindi…?” chiese lei preoccupata guardandolo.
“Quindi è meglio che me
ne vada. Non dovrai più sopportare la mia presenza in casa.” rispose lui infine
andandosene.
Forse Briony se lo aspettava già ma quello che non si sarebbe
aspettata fu la sensazione che ricavò dentro il petto: come uno scoppio. Vedere
Elijah darle le spalle, la loro linea, il volto lontano…
era terribile. Più di quanto avesse immaginato.
“Aspetta!” Briony lo fermò bloccandogli il braccio.
Elijah si voltò
lentamente verso di lei e quando guardò il viso della ragazza notò che era
davvero dispiaciuta. Le lacrime le inondavano il viso e lo guardava con degli
occhi supplicanti. Elijah era davvero tentato di rassicurarla o di lascarsi
andare ad altre sensazioni umane, ma sapeva che non doveva permettersi di farlo
e che sarebbe stato tutto sbagliato.
Avrebbe soltanto
rimandato di poco l’inevitabile, creato l'ennesimo errore. Non c’era alcun
futuro, era completamente insensato mandare avanti quella situazione.
Briony continuava a tenerlo stretto, come
se avesse paura di crollare.
“Non odiarmi anche tu.”
gli sussurrò angosciata.
Elijah la guardò serio e
invalicabile, come se volesse infrapporre tra loro
una barriera, ma dopo qualche secondo tentennò su quelle intenzioni iniziali, e
le posò una mano sulla guancia bagnata dalle lacrime.
“Abbi cura di te Briony.” disse in maniera stranamente delicata.
Lei chiuse gli occhi
assaporando quel momento di tenerezza, ma all’improvviso non sentì più quel
calore confortevole sulla guancia. Quando aprì gli occhi, lui non c’era più.
Se n’era andato…
E Briony non si era mai sentita così persa.
FINE CAPITOLO!
Accidenti che macello!
Avevo già in mente di fare una cena e di far apparire ubriaca Briony ma penso di aver esagerato ahaha
E ora Elijah se
n’è andato… ha capito che Briony sarebbe andata in un manicomio per tutte le
cose che stavano succedendo e quindi è meglio un taglio netto.
“Abbi cura di te..”
Queste furono le ultime parole di Elijah quando se ne andò dalla porta di casa.
Quando aveva deciso di andarsene.
Briony non voleva crederci. Quando aveva
aperto gli occhi, lui non c’era più. Come una foschia di nebbia che viene
spazzata via dalla pioggia. Ed era stata lei la causa di tutto questo. Stava
affogando nei rimpianti.
<< Io aver cura di
me? >> Pensò Briony.
In un solo giorno aveva
distrutto tutto, aveva offeso e denigrato le persone che le stavano vicine, e
si era comportata come una ragazzina infantile che non sa prendersi le sue
responsabilità.
Briony si inginocchiò per terra esausta.
Aveva solo voglio di
dormire, di dimenticare tutto…
Altro che normalità… soffrire la solitudine, sapendo di aver
umiliato le persone che ama, non rappresentava il tipo di normalità che
voleva... tutt’altro. Sarebbe stata inghiottita da un vortice di sofferenza e
dolore.
Le venne da ridere… aveva puntato il dito contro tutti quella
sera. Definendoli malvagi e senza scrupoli. Ma così facendo… passava
lei dalla parte sbagliata.
Credeva che nessuno
volesse più avere a che fare con lei.
Ed ecco spuntare il suo
inferno personale, pronto a perseguitarla.
Aveva pianto tutta la
notte. Per sfogo, per dolore, non ne sapeva il motivo.
Era l’unica sua
consolazione. L’unica cosa che le rimaneva.
Il campanello suonò
all’improvviso.
Ma Briony non aveva nessuna voglia di aprire, non voleva
sorbirsi altre recriminazioni e sguardi feriti. Se ne stava accucciata nel
letto con un cuscino sopra la testa.
Il campanello però
continuava a suonare ininterrottamente senza sosta, e Briony sbuffando
fu costretta ad andare a aprire, così avrebbe mandato via a calci nel sedere
quel disturbatore.
Fu sorpresa nel
ritrovarsi davanti Stefan Salvatore, il
quale la guardava scrupoloso.
Briony non doveva avere per niente un bel
aspetto. Aveva i capelli scompigliati, non si era levata il trucco l’altra sera
quindi il viso era tutto sporco dei residui della matita e del mascara, senza
contare che aveva gli occhi gonfi per tutte le lacrime che aveva versato.
“Vuoi darmi anche tu una
lezione di vita?” gli chiese sconsolata.
“Sono venuto a vedere
come stavi.” mormorò lui con tono gentile.
“Potrai notare che sono
uno straccio e non sono in vena di visite”
“Elijah non c’è?”
Briony si fece cupa “Se n’è andato.”
Rispose tristemente. E la sua mancanza si faceva già sentire… come
avrebbe fatto a sopportarlo? E come aveva fatto a farsi ammaliare in così poco
tempo? Purtroppo a quello non c’erano risposte razionali.
“Posso entrare?” le
chiese Stefan gentilmente
Lei gli sorrise,
concedendogli la sua fiducia: “Sì entra”.
Dopo essere
entrato, Briony lo fece accomodare in
salotto e gli disse dispiaciuta:
“Stefan, mi
dispiace per il casino che ho combinato a casa tua.”
“Non preoccuparti. Mi
preoccupa solo il tuo stato di salute. La tua reazione di
ieri sera era solo un campanello d’allarme e dovevamo prevederlo che sarebbe
andata a finire così. Era troppo presto per te… dopo
tutto quello che hai passato”
“Credimi.. non avevo
premeditato di fare quella scenata. E’ solo che… ho
cominciato a bere e a dare corda alle battute di John… e
c’era Elijah che mi guardava in quel modo” rispose lei velocemente.
“In quel modo come?”
“Beh Elijah non fa mai
trasparire i suoi sentimenti. E’ sempre così freddo e controllato, ma ieri
anche se sembrava normale era chiaramente arrabbiato… e
ferito per colpa mia”
“Non penso si sia offeso
così tanto per quello che hai detto ieri sera” mormorò lui pensieroso sedendosi.
“Non solo per quello… avevamo litigato già nel pomeriggio. L’ho
offeso piuttosto pesantemente e quando uno come Elijah viene ferito nell’orgoglio…” Lasciò la frase in sospeso. Non riusciva a
scordare lo sguardo gelido e sfuggente del vampiro mentre lei gli urlava parole
che non si meritava.
“Sì mio fratello ne
è testimone… ma comunque sei tutta intera,
di solito Elijah non ci pensa un attimo a farla pagare alle persone che lo
offendono” rispose lui guardandola attentamente.
“Con me è stato diverso.
Teneva i pugni fermi e mi guardava con astio. Per tutto il giorno…”
<< E per non
scorgere quello sguardo che mi intimoriva ho cominciato a bere come una scema!
>> Pensò arrabbiata.
“Questo non me
l’aspettavo” rispose Stefan con tono
pensieroso.
“Cosa?”
“Ritieniti fortunata. Se
non ti ha tolto un capello e non ti ha preso per il collo… vuol
dire che ci tiene davvero a te. Non me lo sarei mai aspettato da uno come
lui.” Stefan la osservò come se avesse già
capito tutto.
“Ti sbagli. Leggi troppo
libri Stefan. Elijah è solo vincolato da un
obbligo nei miei riguardi perché l’ho tratto in salvo dalla tua cantina, ed è
troppo galante per mettere le mani addosso a una donna. Ha fatto ben intendere
cosa pensa di me” rispose delusa, abbassando lo sguardo.
Le sue parole dure dopo
il bacio… il modo in cui la fissava
freddamente e la teneva lontana… e come se
n’era andato. Non le dava granché speranza.
“La rabbia può far dire
cosa che non pensiamo. Tu ne sei un esempio”
“Credimi, ho la vaga
sensazione che non lo rivedrò mai più.” rispose mettendosi la testa fra le
mani. L’espressione perennemente ferita e addolorata.
Stefan cercò di consolarla. Da buon
intenditore pensava che il legame che univa quella ragazza con Elijah fosse ben
altro di una semplice amicizia o collaborazione. “Non lo dire. In
fondo Elijah deve star qui fino alla notte di luna piena”
“Ma io chiaramente sono
fuori dal vostro gruppo dopo quello che ho combinato”
“E chi lo dice? Capita a
tutti di avere un momento di debolezza e per quel che mi riguarda, tu sei
ancora dei nostri.” rispose lui sorridendole gentilmente
Lei lo guardò strana.
Ora capiva come mai Caroline si fidasse ciecamente di Stefan e
lo considerasse una brava persona nonostante la sua natura:
“Come fai a essere il
fratello di Damon Salvatore?? Sei così gentile a differenza sua”
“Damon ha i suoi lati
negativi questo è innegabile, ma davvero quando ci si mette d’impegno sa essere
una brava persona”
“Questo non cambia le
cose. Sono inutile… potrei soltanto creare
casini e problemi. L’ho sempre fatto!”rispose esausta.
“Tua sorella ha bisogno
di te”
“Dopo quello che ho
detto ieri sera? Dubito fortemente che voglia ancora parlarmi.”
“Credimi tua sorella
soffre solo al pensiero che tu la odi. Ma se le fai capire che non è così, le
cose possono aggiustarsi.”
“Non ce la farò..”
sussurrò per nulla convinta e scuotendo la testa.
“Puoi almeno provarci…” la rincuorò Stefan mettendole
una mano sul ginocchio per sostenerla.
Visto che non
rispondeva, lui si alzò.
“Pensa a quello che ti
ho detto”
“Ok. Grazie Stefan per essere passato” gli disse Briony sincera guardandolo mentre usciva.
Dopo quella
conversazione, la ragazza si sentiva più bastarda che mai.
Li aveva accusati di
essere delle bestie in forma umana e guarda ora… Stefan non
era chiaramente obbligato a venire a casa sua per vedere come stava, invece
l’aveva fatto. Senza secondi fini.
E Elijah… non poteva condannarlo per averla abbandonata… in fondo anche lei avrebbe fatto lo
stesso al posto suo se avesse visto una scena così sclerotica come quella
dell’altra sera.
Ma stare da sola non era
la medicina che le serviva. La cura era ben altra…
All’improvviso le venne
in mente l’immagine di Elijah e fu impossibile scacciarla.
Briony andò a sistemarsi in camera, si fece
coraggio e uscì.
La prima meta, quella
più dolorosa, era la casa di Caroline.
Non sapeva ancora cosa
le avrebbe detto, come si sarebbe scusata, ma pregò che almeno
l’ascoltasse. In fondo Caroline era viva e non poteva permettersi di perderla
una seconda volta solo per stupidi pregiudizi.
Oltrepassò la piazza
di MysticFalls a
passi veloci, quando notò il suo ex coinquilino che parlava con Carol Lockwood. Le si fermò il cuore per un secondo.
Anche se erano
lontanissimi, Briony l’aveva riconosciuto
subito.
Quello non era un viso
che si poteva vedere tutti i giorni.
Le si formò un groppo
alla gola pensando che quello era solo il primo giorno che avrebbe passato
senza di lui… senza quel misterioso e
affascinante vampiro che le toglieva il sonno.
Perché era così.
Quel vampiro Originario
le aveva rubato il cuore, il sonno e il respiro.
Quando si erano baciati
la prima volta al chiaro di luna, il cuore le batteva così forte che
probabilmente sarebbe scoppiato nel petto.
E ogni volta che lui si
avvicinava a lei o la sfiorava delicatamente, le si mozzava il respiro. Non
dalla paura… La pelle formicolava di
eccitazione quando lui la toccava.
Ma questi sentimenti
potevano solo farla star male. Lui non la desiderava, come lei desiderava lui.
Appariva così inarrivabile, chiuso e misterioso... così superiore ai suoi
occhi. Forse era questo ciò che le piaceva maggiormente di lui.
Elijah aveva un modo
tutto suo di entrarle nel cuore e mettere radici. Poteva lasciare che lo
facesse? Nonostante i pericoli che correva? L’infelicità sempre pronta
nell’angolo a perseguitarla e a disfare tutto ciò che amava? Il cuore batté
impazzito in quel momento e le diede la risposta che cercava.
Briony si era immobilizzata a guardarli
mentre Elijah si voltò all’improvviso proprio dalla sua parte.
Anche se erano lontani,
con la sua vista arguta lui riuscì a scorgerla nettamente.
Quando Briony se ne accorse avvampò dall’imbarazzo e continuò
la sua camminata senza osare voltarsi indietro.
Era stata una stupida a
pensare quelle cose… qualsiasi cosa lei provasse per
Elijah, lui non avrebbe mai ricambiato.
Intanto Elijah la seguiva
serio con lo sguardo e solo quando la ragazza uscì dal suo campo visivo, lui
tornò a parlare con la signora Lockwood.
Briony aveva marciato tesa fino alla casa
dei Forbes, e facendo un bel respiro bussò.
Dopo qualche minuto la
porta si aprì.
Caroline non si
aspettava minimamente la visita della sorella e rimase di sasso.
Briony la salutò piano e chiese se poteva
entrare.
Caroline senza dire
niente la lasciò passare mentre Briony teneva
lo sguardo basso, mordendosi la lingua.
“Ierasera…” disse con un fil di voce “Quello che hai sentito non
era la verità. Era solo uno sfogo di una stupida ragazza che pensava di essere
vittima di chissà quale inganno… mi
dispiace Caroline.”
La bionda sospirò
amaramente e le disse:
“Sai ho dovuto sorbirmi
il disprezzo di Bonnie, di Matt e di mia
madre..”
“Cosa? Tua madre lo sa?”
le chiese Briony preoccupata.
“L’aveva scoperto ma poi
le ho cancellato la memoria.. è stato meglio così.”
“Caroline forse…”
“No fammi finire. Ho
visto il disprezzo e l’odio negli occhi delle persone a cui volevo più bene. Ma
non avrei mai pensato che lo avrei visto anche nei tuoi occhi.” rispose tristemente
e amareggiata.
“Sono venuta apposta qui
per scusami… per dirti che non penso le
cose che ho detto ieri sera..”
Caroline sorrise
amaramente:
“Davvero nostro padre fa
della propaganda anti vampiro?”
“Lui è un cacciatore… e la sua fede è quella di dare loro la
caccia. Ma credo che lui abbia visto solo la parte peggiore dei vampiri. Quella
maligna. Non penso abbia mai incontrato nella sua strada vampiri buoni e onesti
come Stefan o..”
“E la tua opinione su di
noi qual’è? Pensi davvero che noi siamo dei
mostri?” le chiese titubante.
“Caroline…”
Briony cominciò a parlare nervosamente “ la prima
volta che ho visto qualcuno della tua specie ha tentato di uccidermi a sangue
freddo e senza pietà. Ed era qualcuno che diceva di amarmi, che conoscevo da
sempre. Sono viva per miracolo grazie a nostro padre. E Damon Salvatore stava
per strangolarmi per davvero quando ha saputo che ospitavo Elijah. Ci sono dei
vampiri che non hanno diritto a neanche un minimo di compassione e perdono, e
che meritano di morire. Però…” Briony la guardò seria.
“C’è anche l’altra parte
della medaglia. E’ difficile da notare perché quando ti fai prendere dalla
paura, puoi solo scorgere nei vampiri i loro denti bianchi affilati pronti a
morderti e lacerarti il collo. Ma alla fine eravate anche voi degli esseri
umani. Tu eri un essere umano.”
Briony prese le mani della sorella fra le
sue.
“Oh Caroline mi sono
sentita morire quando ho saputo la verità. Credevo che la tua vita fosse finita
e che niente sarebbe stato più come prima!”
“Brionyio…”
Ma lei la interruppe.
“Quello che voglio
farti capire… tu eri morta e probabilmente
sarei ritornata per celebrare il tuo funerale! Ma per fortuna il destino mi ha
dato una seconda occasione.. ho potuto rivederti sana e salva. Anche in
questa veste… ma la cosa più importante è
che tu sei viva! Non conta nient’altro per me” Le vennero le lacrime agli occhi
dalla commozione.
Anche Caroline non
riusciva a tenere a freno le lacrime.
La sorella maggiore
rimase per un attimo immobile, indecisa sul da farsi. Ma poi ricambiò
l’abbraccio. Era sempre la sua Blond-Girl, solo
un pochino più fredda e forte. Infatti era come se stesse abbracciando un muro
di marmo, ma a Briony non importava. Non
più.
“Ok la parola viva è un
eufemismo però..” disse ridendo fra le lacrime “Posso almeno toccarti e
parlarti.” e la pizzicò nel braccio e nei fianchi.
“Sì sì!” rispose felice
Caroline.
Briony sciolse l’abbraccio e la guardò
negli occhi
“Sicura che stai bene? Sicura
che non ti manca nulla?”
“Ho già tutto quello che
voglio ora” rispose Caroline ridendo dalla gioia.
“E per il sangue? Come
fai a nutrirti?”
“Stefan voleva
convertirmi a bere sangue animale ma preferisco bere le sacche di sangue
provenienti dall’ospedale. Cerchiamo di non dare troppo nell’occhio e di non
ferire nessuno”
“E dimmi… Tyler ti rende felice?” le chiese
interrogativa.
“Sì davvero. Lo so che
nella notte di luna piena può essere pericoloso ma sta facendo esercizio e non
reca danno a nessuno”
Briony scoppiò a ridere scuotendo la testa
“Che strana coppia.”
“Senti perché non
andiamo a casa di Elena?” la incitò Caroline
“Come, perché?” le
domandò preoccupata.
“Beh se ce l’hai fatta a
scusarti con me, ce la farai pure con Elena”
“Uhm va bene. Sono stata
così pessima ieri sera?”
“Posso evitare di
commentare?”
“Sì forse è meglio!”
Le due sorelle risero
nello stesso istante e più forti che mai uscirono, pronte per la vita e le
sfide che le attendevano.
Arrivate a casa Gilbert Briony cercò di scusarsi come meglio poteva, ed Elena,
che aveva notato che tra le due sorelle ormai le cose erano chiarite, rispose
che per lei era tutto a posto e non doveva preoccuparsi.
Briony fece così un sospiro di sollievo.
<< Almeno questa è fatta >>
C’era anche John in casa
e quando comparve in salotto, Elena se ne andò infuriata seguita a ruota da
Caroline.
“Oh-oh vedo
che tu non hai ricevuto il perdono” Disse Briony in
tono ironico
“Prima o poi se lo
dimenticheranno, in fondo erano delle battute innocue”
Briony scoppiò a ridere “Solo a noi due le
tue battute fanno ridere, ma agli altri danno fastidio e non puoi negarlo!”
“Parli tu che ti sei
scolata due bottiglie.” rispose puntiglioso.
“Lo so, ma mi conosci
quando sono nervosa o ipertesa faccio così… la
prossima volta nascondete le bottiglie sopra a un lampadario!”
“Le troveresti anche
li!” rispose lui sorridendo.
Ad un tratto John si
fece serio “Ho notato che stavi parlando con Caroline e Elena… avete risolto?”
“Sì, ho deciso di fare
un passo indietro. Quello che ho detto ieri sera è stato davvero meschino”
“Bestie in forma umana?
Neanche io sarei stato capace di dirlo!”
“Grazie per la
consolazione. Comunque l’ho già detto… sono
cose che non penso. Non più… Non voglio
perdere Caroline una seconda volta”
“E Elijah?” chiese
guardandola serio.
“Cosa c’entra?” gli
chiese lei preoccupata e tesa.
“Sembra che ti interessa
molto la sua opinione.”
“Lo stavo conoscendo e
sembrava una bella persona…. Ma ora se n’è
andato e non penso che voglia vedermi più.” rispose distogliendo lo sguardo.
“Sembri triste a
riguardo”
“Eh? No!” esclamò
imbarazzata.
John le prese il viso
fra le mani per guardarla negli occhi
“Se lo dici tu..”.
Briony lo guardò interrogativa chiedendosi
cosa volesse fare, ma senza preavvso John appoggiò le
labbra delicatamente sulle sue, schiudendole appena.
La ragazza restò
immobile per la sorpresa.
Pensò che era piacevole.
Non era tuttavia un cataclisma che le bloccava il cuore come il bacio di
Elijah.
Briony lo bloccò mettendogli una mano sul
viso e si allontanò piano da lui.
“John…”
sussurrò flebilmente.
“Scusami pensavo…”
“Pensavi male. Noi due
stavamo insieme quando io avevo 15 anni e spero che le battutine di ieri non ti
abbiano fatto venire strane idee.” gli rispose dura.
“Beh in fondo siamo una
bella coppia” esclamò lui sorridendo.
Il viso di Briony si addolcì e gli disse:
“John non scherzare. Sei
un mio amico. Forse l’unico amico che ho. E non vorrei che la nostra alleanza
si distruggesse per questo…”
“Non preoccuparti, non
succederà più.”
“Mi dispiace John..” gli
mormorò davvero dispiaciuta. Non voleva dare una delusione all’amico perché in
fondo gli voleva bene e lo conosceva da tutta una vita. Se non voleva rovinare
il loro rapporto, doveva mettere subito le cose in chiaro.
“Tranquilla in fondo era
solo un bacio fra due cari amici” rispose lui con un sorriso sarcastico.
“Ok mettiamola così.”
Replicò lei allontanandosi.
Sentì all’improvviso dei
passi lungo le scale. Era Elena che correva e quasi non cadde dall’ansia.
“Elena? Che è successo?”
Le chiese preoccupata Briony.
“Uno stregone di Klaus
ha avvicinato Stefan e Damon. Per poco non
li uccideva ma è intervenuto Elijah … ma..” disse respirando a fatica
“Ma cosa??” chiese Briony allarmata. Il cuore scalpitava nel petto.
“Non so com’è finita!
Elijah ha detto che ci avrebbe pensato lui a sistemarlo ma Stefan ha detto che era uno stregone molto forte e
magari da solo non può farcela…”
“Oh mio Dio no…” sussurrò angosciata Briony al
pensiero che accadesse qualcosa di male a Elijah. Il cuore battè più freneticamente in sintonia con i suoi
pensieri.
“Ora dove sono Stefan e Damon?” Chiese John che era il più calmo di
tutti.
“Stanno venendo qui. E
andremo insieme nel bosco, sicuramente i leccapiedi di Klaus sono lì per non
dare nell’occhio.” Intervenne Caroline.
“Ma starete qui a
aspettare nel frattempo? Dobbiamo fare qualcosa subito!” Urlò Briony che non riusciva a stare ferma dall’ansia.
“Briony,
Elijah è un Originario e sa cavarsela”
“L’hai detto tu stessa
che un servo della natura se ha abbastanza potere può sconfiggere anche un
Originario” rispose Briony con una strana
freddezza.
Nessuno rispose. Erano
chiaramente preoccupati ma nessuno osava rischiare in prima persona.
Ma Briony non poteva starsene con le mani in mano. Se gli
fosse successo qualcosa…
“Devo andare…” disse all’improvviso
“Briony dove
hai intenzione di..?”
“Tranquilla Caroline
mica sono scema! E’ che non mi va di stare qui sapendo che ci sono gli
scagnozzi di Klaus in giro… preferisco
barricarmi in casa, al sicuro. Fatemi sapere.” rispose veloce andando verso la
porta.
Ma John che aveva
intuito tutto la seguì fulmineo, e la prese per un braccio prima che uscisse.
“Dove credi di andare?”
le chiese furioso.
“A casa.” rispose lei innocente.
“Pensi che me la sia
bevuta? Forse loro sì, ma ti conosco troppo bene per sapere che hai qualcosa in
mente e non mi piace”
“John lasciami…” disse piano cercando di non farsi sentire da
Caroline e Elena. Ma John rafforzò la presa sul suo braccio.
“No tu resti qui! Vuoi
davvero rischiare la vita per lui??”
“Insomma Gilbert! Non
sei mio padre e non farmi rimpiangere di essere tua amica! Mi dispiace ma se io
voglio andare in un posto ci vado! Non sono più una bambina, so badare a me
stessa” rispose allontanando il braccio di John.
“Lo vedo… ti stai lanciando in un attacco kamikaze”
Briony lo guardò negli occhi e gli pose una
mano sulla spalla per rassicurarlo.
“Non mi succederà
niente. Tornerò prima di quanto pensi.”
“Briony non..”
Ma i divieti di John
erano inutili.
Perché Briony se ne andò fuori dalla casa come un fulmine
prima che John finisse la frase.
FINE CAPITOLO!
Questa volta ho messo
poca azione ma tanti sentimenti!!
Povera Briony chissà cosa succederà nel prossimo capitolo!
Cosa mai avrebbe potuto
fare lei? Le poche volte che aveva fatto uno pseudo incontro di wrestling
contro i vampiri le aveva sempre prese, e non aveva la benché minima chance
neanche ora.
Tuttavia non poteva
stare con le mani in mano.Non poteva aspettare e sperare
che Elijah sarebbe ritornato tutto intero poiché c’erano le
probabilità che non fosse così…
Prima si era sentita
felice quando Caroline l’aveva perdonata e avevano fatto pace. Ma quella
felicità non sarebbe durata a lungo se Elijah fosse morto… portandosi
con sé tutto ciò che lei sentiva.
Le si fermò un nodo in
gola per l’angoscia e per la paura di arrivare troppo tardi. Lo stomaco sembrò
ristringersi, come a significare quanto si fosse legata a quel vampiro
originale e che non poteva abbandonarlo nel pericolo.
Briony però non era un’ingenua e non poteva
andare nel bosco senza armi. Testarda e folle sì, ma ingenua no. Qualche tempo
prima Elijah le aveva dato dei paletti di legno nel caso le fossero serviti;
fece una veloce capatina a casa e andò dritta verso il bosco.
Il bosco di MysticFalls era
terribilmente tetro e incuteva paura solo a guardarlo.
Chissà quante vittime di
vampiri riposavano sotto quella boscaglia…
Briony fece un respiro profondo e si
inoltrò nella fitta vegetazione, tenendo un paletto stretto tra le mani.
Un corvo nero passò
all'improvviso così vicinissimo a lei da sparpagliarle i capelli in aria; Briony per miracolo riuscì a schiacciare giù in gola il
grido di sorpresa e guardò impaurita il corvo che si era posato su un ramo.
Pareva osservarla
attraverso i suoi strani occhi gialli, e Briony si
sentì tremare per quella nuova strana situazione di cui era vittima. Proprio
quando fu sul punto di continuare a camminare, il corvo prese il volo e se ne
andò gracchiando.
Briony allora guardò in quella direzione in
maniera sbigottita e col fiatone; pareva che quel corvaccio volesse scappare da
qualcosa dal modo in cui aveva innalzato le ali e l'aveva fissata un attimo
prima di farlo. La ragazza deglutì credendosi paranoica. In fondo era solo un
corvo... e i rapaci incutono sempre timore... soprattutto quando ti volano
addosso... niente di più..
Cercò quindi di non
badarci e andare avanti per la sua meta. Non era lì per guardare gli uccelli ma
per salvare Elijah. Peccato che si sentiva i nervi tesi più che mai e non
sapeva bene che direzione prendere, così agì d’istinto e si diresse
verso l’antica chiesa diroccata risalente a qualche secolo fa… un buon nascondiglio senza dubbio. Cercando
di non farsi notare e tenendo i sensi all’erta continuò a camminare.
Dopo mezz’ora di
pellegrinaggio Briony si ritrovò davanti
alla chiesa di pietra ma non sentì nessun tipo di urla agghiaccianti né il
suono di una motosega in azione.
Si mise dietro un albero
a guardare se qualcuno uscisse da lì, pronta a saltargli addosso.
Ma all’improvviso sentì dei passi dietro
di lei…Briony deglutì
terrorizzata e strinse più forte il paletto. Poteva sentire la
presenza di qualcuno dietro di lei, pronto ad attaccarla.
<<
Oddio oddio oddio >> Pensò paurosa.
Facendosi coraggio si
voltò velocemente tenendo alta la mano dove teneva il paletto, pronta a
conficcarlo su qualunque cosa le si fosse messa davanti.
Ma quando mise a fuoco
l’essere davanti a lei… Sorpresa! Era
Elijah, che la guardava dalla testa ai piedi, ancora più sorpreso e preoccupato
di lei.
“Meno male che ti ho
trovato!” esclamò con gioia Briony abbassando
il paletto.
Ma il viso di Elijah,
prima preoccupato per averla trovata lì nel bosco indifesa, si indurì
notevolmente. I suoi occhi erano gelidi, privi di increspature.
Le ordinò: “Che cosa fai
qui? Non è il momento per le sciocchezze, vattene subito.” La prese per un
braccio e cercò così di mandarla via.
“Cosa? Sono venuta ad
aiutarti!” Briony cercò di opporsi ma
Elijah era infinitamente più forte di lei.
“Non mi serve il tuo
aiuto, ora vai se non vuoi avere davvero dei problemi.” Disse di nuovo in
maniera seria, dandole una leggera spinta per farla scappare.
La ragazza indietreggiò sinceramente
offesa, ma quando notò che Elijah era visibilmente preoccupato sotto quella
atroce freddezza, cercò di non procurargli danni: “Volevo solo vedere se avessi
bisogno d’aiuto. Posso farti da spalla.” Sussurrò a voce bassa ma decisa.
Elijah l’ascoltò serio,
pronto a replicare, ma poi il suo sguardo saettò fulmineo verso qualcosa dietro
di lei: dal nulla era spuntato un uomo alto e muscoloso, un essere che li
guardava con astio, leccandosi le labbra.
Il movimento di Elijah
fu talmente fluido che Briony quasi non se
ne accorse. Con una sola mossa lui le afferrò il polso e la tirò dietro di sé,
per piazzarsi di fronte a quell’uomo che senza neanche abbassarsi aveva preso
da terra un pezzo di legno bianco. Uno stregone….
Briony guardava intimorita da dietro le
spalle di Elijah e teneva ben stretto il paletto che sicuramente le sarebbe
servito.
“Hai trovato uno
spuntino, vampiro?” chiese l’uomo sottolineando l’ultima parola con rabbia.
Elijah con un balzo fu
da lui e lo prese per il collo prima che il tizio potesse urlare qualche
stregoneria, e contemporaneamente spinse Briony via
da lì, urlandole di andarsene.
Ma la ragazza restava
immobile a guardare la scena terrorizzata. I due lottavano talmente veloci che
non riusciva a capire chi dei due avesse la meglio.
Purtroppo notò che
quello stregone non era solo. In quel momento arrivò un altro uomo che guardava
avidamente il suo collo e che mostrava i denti affilati.
<< Vampiro
>> Deglutì spaventata ma con una rabbia che le scavava addosso, come se
vedesse rosso. Non sapeva se era con lo stregone o se fosse passato di lì per
caso, d’altronde MysticFalls era
la città dei vampiri adesso, ma non si lasciò cogliere alla sprovvista.
Quell’essere si
avvicinò lentamente a lei, come se non potesse in alcun modo sfuggirgli,
e Briony pensò che era inutile scappare
così fissava attentamente il vampiro cercando di capire da che parte avrebbe
attaccato.
Stava con i sensi
allerta e anche se era terrorizzata, Briony sentì
una forza esploderle dentro di lei che gridava di uccidere quel vampiro senza
pietà. Altrimenti avrebbe potuto ferire Elijah, non solo se stessa e non
l’avrebbe permesso.
Il vampiro prese la
rincorsa verso di lei allungando le braccia per afferrarle il collo, ma Briony all’ultimo si abbassò cercando di evitarlo. Il
vampiro però fu dietro di lei come un fulmine e le circondò le spalle con un
braccio.
Briony urlò tentando di divincolarsi e con
una rabbia inaudita alzò il paletto e glielo conficcò in un fianco scoperto. Il
vampiro urlò di dolore ma riuscì a trovare le forze per farla cadere giù a
terra.
Briony in quel momento guardava per terra
il vampiro col fiato corto mentre questi stava per darle il colpo finale;
cercava qualcosa per colpirlo ma non trovava niente. Strinse i denti per
sopportare il dolore, quando tuttavia il nemico si fermò agonizzante e cominciò
a sputare sangue.
Elijah dietro di lui gli
strappò il cuore dal petto in un nano secondo, e il vampiro cadde ormai morto.
Briony fece un respiro di sollievo, notando
che anche lo stregone era morto stecchito con tutta la gola lacerata.
Lei guardò poi Elijah
che si stava pulendo elegantemente la bocca sporca di sangue con un fazzoletto.
Quell’Originario a sua
volta scrutava profondamente Briony per
tutto il tempo, donandole strane sensazioni attorcigliate allo stomaco. La
bocca era ancora dipinta di rosso, come se volesse lasciare il segno della
lotta e di ciò che i suoi denti erano capaci di fare.
In silenzio Elijah le
porse la mano per farla alzare e lei afferrò titubante la presa, cercando di
non dare peso al rosso che poco prima aveva macchiato quel viso magnetico. La
presa delle loro mani fu così potente che Briony quando
si alzò in piedi andò quasi a sbattere contro il petto di Elijah.
Il respiro le si mozzò
in gola per la trepidazione, inadeguata in quel momento ma pur sempre
esistente. Elijah invece sembrava esserne indifferente tanto che lo sguardo era
perso in lontananza.
Briony allora deglutì e si spostò piano,
lontano da lui. Sembrava che del ghiaccio l’avesse avvolta.
Lui all’improvviso si
voltò verso di lei, dandole così una calcolata attenzione:
“Proprio non ce la fai a
smettere di cacciarti nei casini vero?” le chiese serio.
Briony non rispose, tanto ogni sua risposta
l’avrebbe fatta apparire ancora più inutile.
Elijah la fissò
guardingo:
“Stai bene? Perdi
sangue?” E così la esaminò da cima a fondo, ma senza sfiorarla. Quella
freddezza di nuovo la ferì. Ma cosa poteva aspettarsi dopo l’ultima volta?
“No tutto a posto.”
Rispose lei cercando di evitare il suo sguardo.
“Quando ti avevo detto
che sarei andato via da casa tua, intendevo anche che tu non dovevi seguirmi
commettendo gesti azzardati.” le recriminò l’Originario con severità e
mettendosi una mano in tasca.
“Stavo cercando di darti
una mano…” rispose piano Briony.
Elijah la guardò come un
padre guarda la propria figlia piccola, e scosse la testa.
“Cosa ti fa pensare che
tu debba risolvere i miei problemi?”
“Io mi preoccupo per te,
Elijah!” gli urlò lei con passione.
La durezza di Elijah
allora si trasformò in dispiacere. Non aveva il diritto di essere arrabbiato
con lei. Era così innocente, ingenua in modo commovente, per non parlare di
quanto era generosa che gli venne un nodo alla gola.
Una parte di lui era
certo su uno dei motivi che lo inducevano a volerla tenere lontano. C’era un
prezzo orribile da pagare per chi si avvicinava ai vampiri, soprattutto agli
Originari. La storia glielo aveva ben insegnato. E non voleva che lei lo
pagasse.
Elijah abbassò lo
sguardo, lo rialzò in uno scatto meccanico, tentando di riprendere quel mancato
controllo.
“Andiamo, ti porto a
casa” Le disse mettendole delicatamente un braccio attorno alle spalle, come se
la stesse proteggendo da una presenza invisibile e così solo lui avrebbe potuto
toccarla.
Le guance di Briony avvamparono dal rossore, e anche se quel
braccio la toccava a stento si sentì comunque rinvigorire.
“E tu stai bene?” gli
domandò lei ad un tratto.
Era stata talmente presa
dalla situazione che non aveva notato se Elijah fosse stato ferito.
Lui si voltò a guardarla
circospetto. Briony avrebbe persino accettato di
vendere la sua preziosa auto pur di leggere la mente di quel vampiro. Sembrava
che ogni minuto della sua esistenza maledetta combattesse contro un lato di se
stesso, contro le sue emozioni, i suoi desideri..
Dopo un attimo di
tentennamento, lui rispose: “Sì.”
Lei allora gli sorrise
rincuorata. Elijah rimase a soppesare – o rimirare – quel sorriso, poi si voltò
per concentrarsi sulla camminata.
Anche Briony fece lo stesso.
Camminarono in silenzio,
insieme, come se fossero rinchiusi negli stessi confini. E la linea separatoria
non era più chiara e netta come un tempo.
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Quando Briony tornò a casa stranamente anche Elijah entrò,
così lei lo fissò interrogativa.
“Visto che hai tendenze suicide
è meglio che ti tenga d’occhio.” disse Elijah come se le avesse letto la mente.
“Resti a casa mia?”
chiese sbalordita Briony che ormai
aveva perso le speranze in un suo ritorno.
Lui le sorrise
affascinante:
“Se sono ancora ben
accetto.”
Il sorriso brillante
di Briony fece trapelare tutta la sua
felicità, e Elijah lo interpretò come un sì. Stava venendo meno alle sue
intenzioni di qualche giorno prima, ma in quel momento decise di fare ciò che
voleva, senza pensarci troppo o indugiare. Inoltre magari era più saggio per la
protezione della ragazza piuttosto che il contrario, così si autogiustificò.
Briony si avvicinò poi lentamente a lui,
incrociando le mani.
“Ti posso chiedere di
tenere per te ciò che è successo oggi? Non voglio che gli altri si preoccupino.”
“Mi stai chiedendo di
coprire le tue follie?” chiese lui calmo alzando il sopracciglio.
“Beh almeno non sono
stata sconsiderata. Mi sono portata dietro il paletto no?” rispose con un
sorriso ironico.
Elijah ricambiò il
sorriso, anche se in maniera più fredda.
Briony abbassò timidamente lo sguardo poi
lo rialzò: “Mi fa piacere che tu abbia deciso di ritornare nonostante tutto.
Questa casa ormai si era abituata alla tua presenza, alla sicurezza, e mi
appariva tristemente vuota.” Disse sincera ma in tono normale, senza lasciar
trasparire sdolcinature o cose del genere. Semplicemente la realtà.
Elijah la fissò serio e
in silenzio. Forse anche lui, in un modo o nell’altro, aveva sentito quello
strano e sconosciuto senso di vuoto. Magari dovuto all’abitudine o ai rimorsi
di coscienza… era meglio pensarla così che
qualcos’altro di più personale.
I due si guardarono
negli occhi, con un’intensità che faceva fatica a rimanere trattenuta nelle
loro iridi incatenate l’uno all’altra.
Improvvisamente furono
però interrotti da un forte suono del campanello.
I due si guardarono
allora confusi. Dal modo in cui il tizio fuori suonava, doveva avere una grande
fretta.
Briony andò ad aprire, sospettando già chi
fosse e i fatti le diedero ragione.
John Gilbert era sulla porta
che la guardava furioso, ma quando si rese conto che l’amica era ancora viva
tirò un sospiro di sollievo.
Il suo sguardo le fece intendere
che dovevano parlare da soli.
“Uh sì..” Briony si girò verso Elijah, che per lasciare loro
della privacy andò in cucina, ma per sicurezza lei uscì di casa per parlare
fuori con John a quattrocchi.
“Stai bene?” le chiese
lui ansioso.
“Sì sto bene, ti avevo
avvertito di non farti venire ansie inutili. Gli scagnozzi di Klaus infatti sono
stati eliminati senza grossi problemi.”
“Non farlo mai più Briony… ti ho sempre creduto una ragazza con la testa
e potevi rischiare la vita con poco. E per cosa poi?”
“Beh come vedi nonostante
i numerosi tentativi di togliermela, la testa è ancora bella al suo posto… E’ questo l’importante.” Replicò lei
semplicemente per non rendere la situazione più grave di ciò che era.
“Questi attacchi suicidi
non ti fanno bene.” Poi dopo un attimo lui la guardò serio, come se stesse
captando qualcosa.
“E’ tornato a vivere
qui?”
“In teoria sì.” Rispose
lei nervosa cercando di non fargli capire cosa provasse a tal proposito.
“Me lo immaginavo… devi stare attenta, non puoi abbassare la
guardia con uno come lui.”
“Ne abbiamo già
parlato.” rispose stizzita.
“Ma vedo che non mi
ascolti lo stesso! Ti farà solo soffrire, dannare o peggio!”
“Rischio la vita tutti i
giorni da quando sono dalla vostra parte.” gli fece notare sarcastica.
“Sai quello che intendo…”
“Ti ho ascoltato e ti ho
inteso, okay? Hai nient’altro da dirmi?”
John serrò la bocca in una
linea tagliante.“No.” Ma si vedeva che era il contrario.
Briony alzò gli occhi al cielo. “Visto che qui è
tutto a posto e riguarda solo me, direi che dovresti davvero andare a dedicarti
a questioni più urgenti dove c’è davvero bisogno del tuo ficcanasare ostile.” Gli
disse a mò di battuta ma seria per farlo andare da
qualche altra parte a rimuginare, arretrando verso la porta di casa e
mostrandogli con la mano il viale di ritorno per fargli ben arrivare il
messaggio di quel giorno.
John, dopo un attimo di
titubanza in cui sembrava volesse prenderla con la forza, decise di lasciar
perdere per quel giorno e se ne andò lanciando soltanto un’occhiataccia a Briony.
Lei esasperata rientrò
in casa, sperando che l’amico avesse capito l’antifona. Gli voleva bene e
comprendeva da un lato la preoccupazione ma doveva darci un taglio con quell’atteggiamento.
“Elijah?” Urlò il suo
nome, rientrando. Non sentendo la risposta si chiese se se ne fosse andato
un’altra volta. Lunatico com’era lo avrebbe sicuramente fatto, magari per un
qualche codice d’onore infranto.
Ma per fortuna
l’Originario tornò dopo qualche minuto.
“Ero tornato a
sistemarmi nella mia stanza. Spero non ti dispiaccia.”
“No no, figurati.
Bentornato!” Ormai quella casa era anche sua, aveva la tipica semplicità e
senso confortevole di un qualcosa di familiare.
Elijah guardò poi la sua
co-inquilina in modo curioso ma ben calcolatore. “Cosa voleva John Gilbert?” Il
tono sospettoso nella voce.
Briony deglutì cercando di far finta di
nulla:
“Niente, rassicurarsi
che la mia testa fosse ancora attaccata al collo.”
“Non posso biasimarlo.
Le tue reazioni in questi ultimi giorni sono davvero allarmanti.” rispose lui
diventando più freddo.
“Lo so… ero quasi vicina a essere portata a forza in un
manicomio. Ma almeno da questa catastrofe ho capito una cosa…. Non posso allontanare le persone a cui voglio bene
solo perché non sono come vorrei che fossero. Per amare una rosa, bisogna amare
anche le sue spine.”
Alla parola “amore”
Elijah si irrigidì ma fece finta di niente:
“Hai chiarito con
Caroline?”
“Sì non voglio più
litigare con lei… e Elijah per quello che
ti ho detto..” Brony cercò di
giustificarsi.
“Non preoccuparti,
capisco perfettamente.” le rispose con un sorriso sottile, andandosene in
cucina.
“No invece devo
scusarmi. Non avevo il diritto di trattarti così… mi
dispiace.” gli disse lei seguendolo.
Elijah sospirò piano,
tenendo alta una mano per bloccare le sue parole:
“Eri disperata… consideralo un capitolo chiuso, ma ti avverto…” E la guardò questa volta minaccioso. Gli occhi
neri fissi nei suoi:
“La prossima volta non
tollerò simili accuse.” Il tono gelido della sua voce non tralasciava dubbi,
anche se Briony dubitava che le avrebbe mai
fatto del male… almeno fisicamente.
Deglutì:
“Non succederà,
promesso.” Gli rispose convinta e Elijah le sorrise, diventando però ad un
tratto serio.
“Cosa c’è tra te e John
Gilbert?” Di nuovo il sospetto nella voce.
Lei lo guardò sorpresa,
sedendosi:
“Anche tu pensi davvero
che ci sia del tenero fra me e lui? E’ un mio caro amico anche se a volte
faccio fatica a comprenderlo e a sostenere i suoi giudizi pochi richiesti.”
“E lui ti considera solo
un’amica?”
Briony fu sorpresa per quelle domande
personali, visto che non era tipico di Elijah farle.
“Beh sì certo… Non c’è nient’altro.” Rispose titubante. Briony ripensò all’ultimo bacio che John le aveva dato
ma scosse la testa. Non doveva pensarci, quello non era niente...
Elijah invece non
rispose e tornò a posare lo sguardo sulla mensola della cucina. Prese poi due
tazze da fare il thè, sempre col suo fare elegante.
Briony lo guardò scettica, rimanendo seduta:
"Thè delle 5? Devi sempre essere così
aristocratico?" domandò ridendo.
Elijah sorrise
lievemente, non guardandola: "Uno è per te, ti farà bene."
"Beh dovrei essere
io la padrona di casa e tu l'ospite."
"Questo non vuol
dire che non possa fare niente per te." replicò lui semplicemente,
preparando meticoloso il thè.
Anche se Elijah aveva
parlato in maniera formale, come era solito fare, Briony
si sentì sobbalzare il cuore e guardò Elijah intensamente, senza farsi notare.
Lui aveva già fatto molto, tanto, per lei.. forse non se ne rendeva conto, o
non voleva farlo, ma comunque era successo... stava cominciando ad essere un
punto essenziale della sua vita, bene o male che fosse.
"Ecco." Elijah
le porse gentilmente una tazza di thè fumante e dal
buon odore, e lei lo ringraziò con un sorriso. Entrambi finirono il thè in silenzio, ma lei si accorse stupita che il vampiro
la fissava in maniera deliziosa e attenta, come se volesse imprimere nella
memoria ogni parte del suo corpo.
Briony arrossì come un pomodoro vedendo il
modo in cui lui la guardava, quasi volesse scrutarle l’anima. Oppure
rubargliela.
Stava per andare in
iperventilazione e si mise indecisa le mani nei capelli.
“Perché mi guardi?” gli
chiese timida.
“Mi mancava guardare il
tuo viso.” rispose lui profondamente.
Briony restò quasi a bocca aperta dopo
quella risposta. Il suo cuore stava battendo all’impazzata e lei cercò di darsi
un contegno, di calmarsi, ma senza successo.
Non si sarebbe mai
aspettata che Elijah le parlasse in quel modo, l’aveva sempre giudicato un
pezzetto di ghiaccio sotto il punto di vista di quelle emozioni.
“Non te l’ho mai detto
ma tu mi ricordi qualcuno…” continuò Elijah in
tono profondo.
“Una tua ex?” chiese lei
titubante. Se la risposta fosse stata sì, ne sarebbe stata molto delusa. Non
voleva competere con qualche vampira di una bellezza stratosferica per poi
risultare per Elijah soltanto un tenue ricordo di quell’antico amore o un
fantasma del passato..
“No. Mia sorella.” Gli
occhi di Elijah si intristirono all’improvviso.
“Davvero? Vuoi dire che
sono anche io una…”
“No no non sei una doppelganger, non sei identica ma fisicamente hai dei
tratti in comune con lei… avevo due
sorelle. Rebekah e Gwendolyn. Rebekah potrebbe benissimo essere tua sorella, perché
anche lei era bionda, alta, un po’ viziata e amava il lusso che le offriva la
nostra famiglia. Mentre tu.. assomigli a Gwendolyn.
E’ solo una percezione comunque, è una bellezza classica. Aveva pochi anni in
meno di me ma dentro era ancora una ragazzina piena di energie, con tanta
voglia di divertirsi e di girare il mondo. Purtroppo non ne ha mai avuta
occasione.”
Gli occhi di Elijah
erano diventati malinconici al ricordo della sua famiglia alla quale era tanto
legato.
Ricordi lontani… ma che erano ancora presenti nel suo cuore.
Briony si avvicinò a lui e gli accarezzò
leggermente la mano, per imprimere almeno con quel contatto che lei gli era
vicina e che lo comprendeva:
“Mi dispiace Elijah… come hai fatto a sopravvivere tutti questi
anni senza la tua famiglia?” gli chiese addolorata.
Elijah abbassò lo
sguardo sulla mano di Briony che teneva la
sua. La ragazza temeva che lui si sarebbe scostato ma invece rimase immobile in
quella stessa posizione.
“L’unica cosa che mi ha
tenuto in forze è stato il pensiero che un giorno mi sarei vendicato
di Klaus.”
“Ma non hai trovato
nessuno con cui condividere l’eternità? Magari una compagna?” chiese lei
titubante. Sapeva che Elijah era un tipo molto chiuso e riservato e non gli
piaceva parlare della propria vita, ma era troppo curiosa e voleva sapere
qualcosa in più su di lui…
Chi avesse amato.
Qual’era la sua donna ideale? Si era mai sposato quando era umano?
“Io non credo nell’amore…Briony.” le disse
all’improvviso. Aveva sollevato lo sguardo su di lei, i suoi occhi erano
diventati all’improvviso malinconici e scavavano in quelli verdi di Briony. Lei non riuscì a sopportare tanta potenza.
Cercò comunque di
racimolare le forze perché voleva sul serio spegnere la malinconia di quel
vampiro.
“E’ davvero
triste quello che hai appena detto Elijah.” Gli disse dolcemente “Non si
può andare avanti in questo mondo senza poter amare qualcuno. Io ne sono stata
privata per tanti anni… e essere vuoti è
infernale. Alla fine non conta niente aver vissuto senza aver amato qualcuno
con tutto se stesso, anche se ci ha provocato sofferenza. Solo così ci sentiamo
veramente vivi." Briony fece una pausa,
inumidendosi le labbra visto che Elijah era diventato più cupo ma con negli
occhi un'ombra di nostalgia così triste che Briony
non aveva mai visto in lui. Non così potente tanto da risucchiarla.
Per questo non riuscì a
trattenersi dal domandargli: "Come sei arrivato a questa infausta
conclusione, Elijah?" << Non te lo meriti. >> pensò
tristemente, giudicando quanto fosse nobile quel vampiro. Ma per lei non era
più un semplice vampiro terrificante come gli altri.. era un uomo.
Elijah sviò lo sguardo,
mantenendo i lineamenti scavati: "E' passato tanto tempo.. oramai non ha
senso rinvangare." disse per chiudere il discorso, anche se Briony intuì che la tristezza non se n'era andata in lui..
e non se ne sarebbe andata mai, se non avesse cambiato le cose.
Quindi replicò: "Ma
perchè mandare avanti una credenza sbagliata? Non
dovresti."
Sentendosi colpito dal
punto di vista personale, Elijah si voltò verso di lei guardandola buio. Briony deglutì, segno che come al solito aveva osato troppo
a impicciarsi. Ormai conosceva Elijah dal sapere che non ammetteva controrepliche
al suo modo di vivere o dei giudizi. Ma sapeva anche che lei era nel giusto;
doveva farsi ascoltare.
"Cambiare idea non
è un crimine. Anzi. Rischiare certe volte fa rinascere laddove non farlo ti
svuota."
Elijah questa volta la
ascoltò senza trafiggerla con lo sguardo o andarle contro. Briony
lo intuì dato che lo vide pensarci sù per poi
sorridere lievemente nell'abbassare lo sguardo.
Lei teneva ancora la sua
mano su quella di Elijah per confortarlo, quando lui si alzò scostandosi.
"Grazie Briony ma... è complicato. Ci sono certe
cose che non possono essere sistemate." Disse cercando di apparire educato
ma con la stessa ombra nostalgica e cupa negli occhi neri.
Briony comunque non ne fu abbattuta: "Però
se lo si vuole davvero, le cose possono andare in maniera diversa e
aggiustarsi."
Elijah fu nuovamente
colpito dall'innata testardaggine e genuina umanità della ragazza che aveva
davanti a sè. Sbattè le
palpebre di fronte a quella innegabile verità e sorrise leggermente, più limpido
e sciolto di prima. Si avvicinò, emettendo un silenzioso sospiro e alzando
istintivamente una mano per accarezzarle il braccio.
Briony ne rimase stupita, tanto che riuscì solo
a fissarlo negli occhi in uno strano silenzio. Scorgeva nello sguardo di Elijah
una sfumatura di stima, di gratitudine, di empatia.. di emozione. Rivolta a
lei.
Improvvisamente i loro
sguardi cambiarono, divenendo più profondi, più legati l'uno all'altra... la
mano di Elijah di rimando scese lentamente lungo il braccio della ragazza, fino
alla sua mano. Il cuore di Briony iniziò a battere
veloce.
Ma proprio come la magia
era scesa, se ne andò in fumo: Elijah aprì le labbra in un sospiro, come se
avesse appena ritrovato il controllo di sè e un lampo
gli avesse attraversato il cervello. Si allontanò quindi da lei:
"Perdonami, mi concederesti qualche ora da vampiro? Dovrei uscire..."
Aveva cambiato in un
lampo l'argomento e la situazione, come nulla fosse. Briony
fu completamente presa alla sprovvista: “Uh certo! Ci vediamo dopo.” rispose
sorpresa e guardandolo mentre usciva educatamente.
Non sapeva se essere
contenta di quella conversazione. Cioè era entusiasta che Elijah si fosse
aperto con lei, ma non sapeva se gioire quando lui le aveva detto che le
ricordava la sorella.
<< Quindi per lui
sono solo una specie di sorella? >> Pensò delusa.
Lei d’altro canto non lo
vedeva e non l’avrebbe mai visto come un fratello. L’attrazione per lui era
troppo forte per considerarla solo un affetto fraterno. Ma per Elijah
evidentemente non era così… visto come si era
allontanato non appena erano stati emotivamente vicini...
Non la amava… non in quel senso. Non come lei avrebbe voluto.
Briony scosse la testa da quei pensieri
contorti. Almeno si era finalmente capito che in Elijah c’era una parte buona
che stava salendo in superficie lentamente, e magari lei scoprendola sempre più
avrebbe potuto attenuare, anche se di poco, la sua nera solitudine e
sofferenza.
FINE CAPITOLO!
Perdonatemi se l’ho
fatto così corto ma non ero molto ispirata…
E scusatemi se ho
inventato il nome della sorella di Elijah! Insomma non posso mica aspettare che
Julie Plec faccia risorgere Elijah e i suoi
fratelli/sorelle quindi ho preso l’iniziativa!
Vi avverto che i
prossimi capitoli saranno mooolto più
lunghi così cercherò di finire almeno la prima parte della fanfic
per poi passare alla seconda.
Il ballo dai Lockwood era un evento mondiale a cui mezza MysticFalls partecipava
e attendeva.
Non erano balli
studenteschi, ma una cerimonia in grande stile con abiti da cocktail e grande
rinfresco. Alla fine si ballava il lento col proprio cavaliere.
Briony non aveva alcuna voglia di andarci
ma vedendo che Elijah si stava preparando, mettendosi un elegante completo
nero, pensò che non poteva lasciarlo andare da solo in mezzo a tutta quella
gente.
<< Scema, non vuoi
che qualcun’altra balli con lui e lo acchiappi >> Pensò una vocina dentro
di lei.
Anche quello era vero.
Al pensiero che Elijah ballasse con qualcun’ altra, ridendo e scherzando, le
metteva ansia e nervoso.
In fondo Elijah era un
cavaliere molto appetibile… nessuna donna
avrebbe potuto resistere al suo fascino. Avrebbe potuto inghiottire chiunque
nelle sue iridi nere.
Briony sospirò. Anche lei, suo malgrado, si
stava facendo ammaliare da lui tanto da non riuscire più a farne a meno. La
scorsa notte aveva lasciato la porta di camera sua mezza socchiusa; non
riusciva a prendere sonno e si era rannicchiata su un fianco. Ad un tratto era
passato Elijah per il corridoio, lo aveva notato dalla porta mezza socchiusa
e perchè i suoi passi eleganti erano
inconfondibili.
Nelle remote segrete
della sua mente avrebbe tanto voluto che lui si fermasse... che restasse lì con
lei, anche solo per parlare... ma sapeva che Elijah non l'avrebbe fatto, che
sarebbe sempre rimasto chiuso in se stesso mentre gran parte dei suoi pensieri
intraducibili. E infatti Elijah era andato avanti per la sua strada, senza
fermarsi da lei, anche se Briony aveva
avuto l'impressione che nel percorso i suoi passi avessero tentennato per un
attimo.
Stupide fantasie. Doveva
essere contenta di ciò che aveva ora, che Elijah era di nuovo in quella casa e
avevano instaurato un più saldo legame di fiducia e di una strana amicizia... si era anche un pò aperto
con lei dopo quella confessione sull'amore.. ma Briony
sapeva che se lei avesse osato alzarsi e l'avesse raggiunto, lui l'avrebbe
respinta e si sarebbe allontanato. Garbatamente certo ma avrebbe fatto comunque
male. Ci sarebbero sempre state quelle barriere infrangibili tra loro, volenti
o nolenti.
Delusa, aveva poi
tentato di riaddormentarsi. Invano. Si era toccata le labbra e al pensiero del
primo e unico bacio che si erano scambiati, queste si erano surriscaldate. Come
se un fuoco fosse divampato in lei.
Sospirò di nuovo,
ritornando alla realtà. Capì che non avrebbe voluto semplicemente e solo
parlare con lui...
“Che c’è? Non vuoi
venire?” Le chiese Elijah dalla sua stanza mentre si metteva il fiocco alla
cravatta.
Briony allora traballò colta in fallo.
Forse Elijah aveva udito i suoi sospiri e aveva ipotizzato che qualcosa non
andava. Cercò di riprendere il controllo: “No no figurati, se non vengo dopo
chi la sente mia sorella? Sto cercando un vestito adatto” gli urlò da camera
sua.
Di vestiti ne aveva
eccome ma era talmente indecisa.. uno era troppo scollato, l’altro era troppo
corto, un altro era troppo colorato.
Decise alla fine di
metterne uno verde acqua con le maniche lunghe ma un po’ corto. << Forse
troppo >> Pensò guardandosi allo specchio.
La porta della camera
era aperta, passò Elijah con passi eleganti ma si fermò a guardarla, senza
farsi notare.
Lo fece senza osare troppo;
ma poi i suoi occhi non riuscirono a evitare di focalizzarsi attentamente sulla
sua figura mentre la osservava in silenzio. Briony
aveva appena alzato la zip del vestito, ma Elijah lo aveva già notato quel
particolare e c’era stato qualcosa – qualcosa di stranamente forte in lui – da
indurlo a entrare per alzare la cerniera a quella donna. I piedi comunque erano
sempre rimasti fissi sul pavimento, mentre quel qualcosa di sconosciuto
continuava a vorticare dentro di lui.
Briony si accorse ad un tratto del suo
sguardo inquisitore e lo guardò così sorpresa nello specchio.
Senza dire niente però
lui continuò a camminare con noncuranza e scese le scale in silenzio, come
nulla fosse successo. Briony allora ebbe
l’impulso di cambiarsi ma ormai era tardissimo, e allora dandosi un’ultima
ritoccata uscì.
<< In fondo non
sono così male. >> Pensò scioccamente che agli occhi di Elijah non
risultasse gradevole << Il colore del vestito si intona
al colore dei miei occhi >>
Come d’abitudine era
venuta la limousine a prenderli, merito di Elijah che aveva fatto pressioni a
Carol Lockwood, altrimenti se fosse stato solo
per Briony col cavolo che le avrebbe
mandato la servitù.
Salirono in macchina
tutti e due, e il conducente abbassò un muretto fra lui e gli ospiti per concedere
loro della privacy.
Ma nessuno dei due parlò
più di tanto; Elijah aveva i nervi tesi, Briony se
ne era accorta perché era molto rigido e non osava nemmeno sfiorarla neanche
per sbaglio.
Si teneva quasi a debita
distanza, e Briony dovette mordersi più
volte il labbro per sopportare quell’elettrica tensione in un luogo così al
chiuso. Si sentì fremere e uno strano calore nel sangue. Per sciogliere i
nervi, si portò una mano sul petto solleticandosi la pelle nuda. Elijah spostò
lo sguardo ma parve ancora non guardarla, sebbene Briony
stupidamente ne sentisse il peso.
Finalmente arrivarono
alla Villa Lockwood e Briony, facendo un profondo respiro, si girò per
aprire la portiera; ma Elijah con velocità gliela aveva già aperta
elegantemente e le porgeva la mano per aiutarla a scendere.
Briony gli sorrise timida per quell’atto
cavalleresco e scese lentamente per evitare di rompersi il tacco altissimo.
“Eccoci qui.” esclamò
Elijah guardando la fitta folla che stava entrando.
“Hanno preso questa
festa per un invito alla Casa Bianca?” Chiese ironica Briony guardando
le persone che spingevano per entrare. C’era pure un buttafuori.
“I balli nelle ville di
lusso vanno sempre di moda e creano un certo seguito”
“E tu ne avrai passati
parecchi.” rispose lei sorridendo.
Elijah scosse la testa.
“Sono fuori dalla
mondanità da un bel po’ di tempo.”
Briony si girò verso di lui e notò che non
era affatto fuoriposto. Era nato per vivere queste cose. Con la sua eleganza e
il suo fascino avrebbe sicuramente lasciato il segno quella sera.
Anche Elijah si girò
verso di lei e le sorrise gentilmente, porgendole la mano “Entriamo?”
Briony si voltò verso la folla scatenata.
“Entriamo” e strinse forte la mano fredda di Elijah. Ma che stretta alla sua,
divenne calda.
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Appena entrati furono
accolti da una vibrante Caroline, che non poteva credere di essere lì.
“Oddio oddio, è
fantastico!” esclamò di gioia Caroline visto che adorava quel tipo di cose. Era
il suo mondo.
“Eh già.” rispose Briony guardandosi attorno. Lei invece le adorava un
po’ meno, troppo chiasso.
Caroline ad un tratto le
prese la mano.
“Vieni Briony, voglio farti vedere qualcuno. Elijah ti
dispiace se te la rubo?”
Lui la guardò sorpreso e
tentennante. Ma poi sorrise freddo:
“No affatto.” E la
lasciò andare facendo un passo indietro.
“Ci vediamo dopo
signore.” disse lui cordiale, allontanandosi fra la folla.
Briony lo guardò delusa mentre se ne
andava, ma fu strattonata dalla sorella.
“Vieni vieni!” disse la
biondina facendola andare in un’altra sala.
“Ma chi devi farmi
conoscere?” chiese Briony nervosa per come
la sballottava da una parte all’altra.
“Oh beh lo conosci già!”
Notò infatti che in
quella stanza dove l’aveva portata c’era Tyler Lockwood.
“Tyler?” domandò Briony sbigottita.
“Ciao Briony.” rispose lui timido avvicinandosi. Sapeva che la
sorella maggiore della sua fidanzata non era stata molto incline ad accettare
la loro relazione all’inizio, e quindi voleva fare bella figura.
“Quando sei tornato?”
“Ieri sera! Mi ha fatto
una sorpresa!” rispose Caroline per lui.
“Sono felice che tu sia
qui Briony. Spero che la festa ti piaccia e che
ti divertirai.” le disse lui gentile come non mai. Voleva fare sul serio buona
impressione alla quasi-cognata.
E Briony cercò di non fare la guasta feste e di
rilassarsi.
“Si è molto bella,
grazie per l’invito.”
Tyler si fece serio e le
disse piano:
“So che tu sai di noi… e ti ringrazio. Non mi aspettavo che tu
mantenessi il segreto e accettassi la nostra storia.”
“Se Caroline è felice,
io sono felice per lei. Ma se la farai soffrire immeritatamente…”
rispose lei con un tono più cupo.
Caroline alzò gli occhi
al cielo.
“Non lo farò, parola di
scout.” esclamò Tyler sorridendo apertamente. Briony ricambiò
il sorriso per mostrargli che prima stava scherzando. Aveva già accettato la
storia fra la sorella e Tyler e in fondo si trattava della sua vita. Poteva
fare ciò che voleva se Tyler la rendeva felice e di certo non vedeva la
sorellina così radiosa da un bel po’ di tempo.
“Bene, dopo aver fatto
le dovute raccomandazioni da brava sorella maggiore, mi ritiro e vi lascio soli
soletti.”
Quando stette per
andarsene però Caroline la guardò dubbiosa e la fermò con un mormorio. “Briony.”
“Sì Care?”
La sguardo della bionda
era ancora accigliato e la mora non ne intuiva l’origine.
“Sei venuta qui con
Elijah come accompagnatore?”
La domanda era strana e
detto in un tono ancor più strano. Briony intuì che
la sorellina era in vena di gossip e fu presa da un nervosismo interiore; non
era il momento appropriato e non se la sentiva ancora di confidarsi del tutto.
Anche perché nulla c’era a fatti, purtroppo per il suo cuore oggetto di rasoi
affilati da quando non apparteneva più solo a lei.
“Uh beh…
sembrava più comodo e semplice venire insieme. Tutto qui.” Rispose incurante
grattandosi la testa.
“Mmmmmm.” Sembrava che la bionda intuisse qualcosa e non
volesse mollare l’osso ma la mora le impedì di oltrepassare confini troppo
intimi.
“Dai sarà meglio goderci
per bene la festa, siamo qui per questo.” Disse infine andandosene senza
aggiungere altro.
Come erano diverse le
due sorelle. La minore amava stare al centro dell’attenzione e averle tutte per
sé, come se ne avesse bisogno per rendere forte e sicuro il proprio cuore. La
maggiore invece ne voleva fare volentieri a meno perché le situazioni in cui
stava lei al centro la conducevano più che altro nell’ombra più oscura del suo
cuore, dimorandovi con tutti i dubbi e paure umane.
Deglutì per riprendere
il controllo e far finta di nulla. Fece un giro per la villa, non trovando però
il soggetto dei suoi pensieri e degli altri nei suoi confronti.
Intanto erano arrivati
anche Damon Salvatore e Alaric.
“Hai già visto BrionyForbes?” gli
chiese Alaric.
“Perfettamente.” rispose
Damon che con la sua vista arguta l’aveva già notata.
“E John?”
“Deve ancora arrivare”
“Dobbiamo tenerli
d’occhio Damon. Non mi piacciono quei due, e la scenata dell’altra sera
dimostra che sono fuori di testa e che possono metterci i bastoni tra le ruote”
“Concordo con te. Anche
se Stefan non è della nostra opinione.”
“Stefan è
troppo buono e non vuole che ci siano altri morti… e
neanche io. Anche se per John Gilbert ci farei un pensierino” rispose Alaric sorridendo al pensiero.
“Non preoccuparti socio.
Terremo solo gli occhi aperti e non faremo niente di inappropriato a meno che… loro non facciano mosse false”
Si guardarono e
sorrisero malefici nello stesso istante.
Briony stava girando fra la folla quando
Elijah le si avvicinò da dietro la schiena, anche se la ragazza sentì subito
che era lui. La sua presenza magnetica e il suo odore erano differenti da
chiunque altro, come se fosse un individuo estraneo agli altri.
“Ho bisogno
di te…” Le sussurrò Elijah
all’orecchio.
Briony arrossì violentemente, continuando
ad evitare lo sguardo di Elijah. La schiena venne attraversata da una serie di
lunghi brividi quando aveva sentito il respiro freddo del vampiro sulla pelle
dell’orecchio.
“Non prendermi in
giro..!” esclamò avvampando.
Elijah corrugò la
fronte, sorridendole poi malizioso.
“Credo di essermi
espresso male… Ho bisogno di un favore.”
“Oh. Che cosa?” Gli
chiese lei guardandolo. Per fortuna il rossore nelle guance era svanito.
“Dovresti tenere
d’occhio John Gilbert per un po’. L’ultima volta che c’è stata un festa si è
portato dietro Isobel e per poco Elena non c’ha rimesso la pelle. Non mi fido
di lui e visto che tu lo conosci..”
“Ma perché tutti mi
chiedono di controllare la gente?!” chiese infastidita. Prima John le chiedeva
di tenere d’occhio Elijah e ora Elijah le chiedeva di tenere d’occhio John.
Prima o poi la testa le
sarebbe esplosa.
“Come?” le domandò lui
interrogativo, corrugando la fronte.
Briony si imbalsamò davanti alla sua figura
statuaria.
“Niente. Comunque ti
sbagli, John non nuocerebbe mai a Elena”
“Non puoi negare però
che ha sempre un piano anti-vampiro in mente.”
Briony non rispose. In fondo non poteva
dargli torto.
“Quindi devo restargli
attaccata tutta la sera?”
Lui le sorrise:
“Niente affatto. Solo
qualche minuto per capire le sue intenzioni.”
E si avvicinò lentamente
al suo orecchio, sussurrandole: “Ti aspetto nel momento del ballo.”
Briony trasalì sentendo la sua voce così
vicina e vibrata da uno strano tono basso che lo rendeva ancora più ammaliante.
Un brivido percorse la
sua schiena fino a farla tremare. Perché quel vampiro la metteva sempre in
soggezione?
Elijah, sorridendo
lievemente, se ne andò.
Briony allora respirò profondamente
per riprendere il controllo di se stessa, anche se temeva di avere un crollo
prima o poi se sarebbe durata così.
Lasciò da parte gli
innumerevoli fremiti e andò a cercare l’amico.
Briony infatti trovò John in angolo che
parlava con un poliziotto.
<<
Oh oh >> Pensò sospettosa.
Quando John si accorse
della sua presenza ordinò al poliziotto di andarsene, e si rivolse all’amica:
“Non credevo che venissi
anche tu.”
Briony gli sorrise nervosa:
“Cosa stai architettando
John?”
“Sto solo facendo quello
che voi non fate. Mi assicuro che altri vampiri non entrino in questa casa per
evitare che succeda come ad Halloween.”
“Oh bravo… e se li soggiogano?”
“Prendono verbena e sono
ben addestrati. Vedrai stasera non ci saranno brutte sorprese”
“Lo spero John… per una volta farebbe comodo.”
I due continuarono a
parlare, mentre Alaric e Damon li
fissavano attentamente…
Arrivò finalmente il
momento del ballo. Tutti si misero in posizione pronti per iniziare: Caroline e
Tyler, e Elena e Stefan stavano già
ballando mentre Briony era rimasta ferma a
osservarli in un angolo.
Ad un tratto le si
avvicinò Elijah e le chiese in modo affascinante: “Miss Forbes, vuole concedermi l’onore di questo ballo?”
Briony arrossì e gli sorrise timida, accettando
l’invito. Pregò di non inciampare nei suoi stessi piedi mentre si mettevano al
centro della sala, ma la presa di Elijah sulla sua mano era così salda che
l’avrebbe sostenuta anche durante una caduta da un grattacielo.
La ragazza sentì gli
sguardi fissi su di lei: quelli preoccupati di Caroline, quelli divertiti
di Stefan che aveva già capito tutto, e
quello di John che stava quasi per venirgli un infarto.
Briony fece finta di niente e appoggiò
piano la testa sulla spalla di Elijah mentre cominciarono a ballare in un
lento. Il suo squisito profumo le penetrò nelle narici, invadendola fino a
farle venire l’acquolina in bocca. Alzò di scatto la testa per riprendere la
calma e così incontrò lo sguardo dell’Originario, che si focalizzò di più sui
suoi occhi verdi quando si accorse che anche lei lo stava fissando. Non
seppe, Briony, quanti battiti perse perché
troppo occupata a farsi allacciare da quello sguardo magnetico e lei si sentiva
la calamita.
Cercò di seguire la
musica e abbassò lo sguardo per sviare lontano l’elettricità. Cambiò poco,
perché le palpebre abbassato del vampiro restavano comunque su di lei. Tutti i
suoi sensi erano unicamente collegati alla presenza di Elijah e al tocco della
sue mani.
Era consapevole della
loro pressione come non lo era mai stata con altri ragazzi. Si sentiva
leggiadra, come se stesse galleggiando in un mare di pace, e decise di farsi
trasportare da quella lenta danza. La testa del vampiro venne poi rivolta
dritto davanti a sé, le pelli dei loro colli quasi si sfioravano; la mano di
Elijah ricadeva invece in maniera possessiva lungo la schiena di Briony, e qualche volta la accarezzava lievemente con
la punta delle dita, cosa che fece andare ancor di più in iperventilazione la
ragazza.
“Rilassati.” le sussurrò
Elijah a bassa voce all’orecchio.
Briony deglutì nervosamente, e cercò di
dirgli: “Comunque John non ha nessun piano diabolico in mente. Ha solo
richiesto della sorveglianza per non far entrare i vampiri di Klaus.”
“Hai svolto bene il tuo
lavoro” le rispose orgoglioso.
“Ovviamente.”
“Quindi ora non devo più
stargli attaccata?” gli domandò poi sovrappensiero.
A nessuno dei due sfuggi
l’analogia della situazione e il modo in cui erano attaccati loro due in quel
momento. Elijah la osservò a palpebre abbassate, non diminuendo di un
centimetro la presa su di lei:
“No direi di no.”
Briony si sentì infuocare un punto del
petto per il tono che Elijah aveva usato. Fosse stato per lei sarebbe rimasta
rinchiusa tra quelle braccia per sempre: era una sensazione esaltante, protettiva,
meravigliosa. Paradisiaca.
Elijah all’improvviso le
fece fare una mezza giravolta su stessa e lei sorrise per quel gesto azzardato.
Lui la tenne comunque stressa a sé, facendo scontrare la schiena di lei contro
il suo petto.
L’Originario tenne le
sue forti braccia nel grembo di Briony e
lei sentì il suo fiato freddo sul collo. Ogni volta che lui le sfiorava
delicatamente la vita con le dita fredde, sembrava che le lasciasse una scia di
fuoco all’interno del suo corpo e subito il cuore di Briony accelerava.
Elijah mise il viso
nell’incavo del collo di Briony e ad un
tratto respirò inebriante il suo profumo; lei tremò avvertendo quel
dolce e incandescente contatto. Chiuse gli occhi assaporando quel momento,
estasiata.
Se Elijah avesse voluto
probabilmente avrebbe potuto trovare la vena pulsante sul suo collo, e morderla
senza che lei si ritirasse. Ma invece lui non fece nulla del genere e le labbra
si sollevarono contro il suo orecchio. Briony si
immobilizzò, in attesa, col cuore a mille. Teneva ancora gli occhi chiusi, come
in un sogno eccitante.
Ma poi in uno scatto
veloce, Elijah riprese il controllo sulla danza e lasciò andare quella dolce
tentazione di cui per un attimo era stato imprigionato, e fece roteare Briony nuovamente.
Ritornarono a ballare
normalmente sebbene Briony sentisse il
cervello sottosopra, non riuscendo nemmeno a respirare. Per la sua salute
mentale avrebbe dovuto allontanarsi da lui ma non ci riusciva… come
se fosse dipendente da un’inebriante droga.
“Credo di non piacere a
tua sorella.” Le mormorò Elijah ad un tratto.
Briony allora riprese il controllo delle
sue emozioni e lo guardò negli occhi divertita, riconnettendosi con la realtà:
“Cosa?”
“Mi sta fulminando
letteralmente con gli occhi.” Rispose lui tenendo alto lo sguardo.
“Ma no… pensi sempre male.” Briony rise
per smorzare la tensione.
“Ti dico che è così.
Forse non le sta bene che io e te siamo così vicini.” mormorò lui sorridendo in
un’ironia sottile.
Briony si girò verso la sorella e notò
proprio che Elijah aveva ragione.
Caroline non sembrava
minimamente contenta e Briony cercò di
evitare il suo sguardo di fuoco.
“Davvero strano... di
solito piaccio alle sorelle.” rispose lui pensando tra sé e sé.
“Oh e quindi tu dovresti
piacere anche a me?” chiese Briony senza
neanche pensarci.
“Che vuoi dire?” le
domandò serio, scrutandola attentamente.
“Beh hai detto che ti
ricordo tua sorella…Gwendolyn..
dunque per te sono una specie di sorella da adottare?” mormorò nervosa.
Era questo quello che
pensava?
L’ansia per il silenzio
seguente aumentò a dismisura dentro di lei, corrodendola.
Ma poi lui disse:
“Non dire stupidaggini.
Tu non sei affatto come una sorella per me” le rispose Elijah
senza remore, guardandola profondamente negli occhi.
Briony fu sopraffatta da quell’ondata di
sincerità che non mascherava niente, e rimase soggiogata da quello sguardo
penetrante, sperando di scorgerci qualcosa; le sembrò di potersi vedere
riflessa nel nero dei suoi occhi.
Quel momento però fu
interrotto da delle grida frenetiche non molto lontane da loro, e Briony forzatamente si voltò a vedere cosa succedeva.
John e Damon stavano
litigando furiosamente.
“I tuoi amici non
riescono proprio a godersi una serata in santa pace.” mormorò Elijah
continuando a ballare.
Le cose però stavano
peggiorando e Briony fu costretta a
intervenire.
“Scusami torno subito.”
disse sciogliendo a malincuore la stretta di Elijah.
Briony andò dritto verso i due litiganti ed
erano intervenuti intanto anche Elena, Stefan e Alaric.
“Che sta succedendo tra
te e Damon?” stava urlando John come un ossesso.
“Niente!” si
giustificava Elena con occhi sgranati.
“Non mi sembrava
niente.” sibilò suo padre con odio.
“John sei paranoico!”
Questa volta fu Damon a intervenire con il suo tono ironico.
“Che cosa state
combinando?” chiese Briony spazientita
andando vicina a John.
“Ecco la tua salvatrice
pronta sempre a difenderti!” Esclamò divertito Damon puntandole un dito contro.
Briony lo fulminò con lo sguardo e chiese
ancora cosa stesse succedendo.
“C’è ben poco da spiegare… ho beccato mia figlia e Damon in
atteggiamenti molto intimi. Ormai mi sono rassegnato all’idea che tu stia
con Stefan, ma è un bravo ragazzo e quindi, per
quanto la cosa non mi piaccia rispetto la tua scelta… Ma
con Damon?” John disse il nome in tono aspro.
“Mi sa che hai preso un
granchio! Elena con il fratello di Stefan?!” Briony si fece una sonora risata.
Ma notando lo sguardo
ferito di Stefan, capì che magari non era
così assurdo…Briony guardò
Elena con occhi spalancati.
“Io e Damon siamo amici
e stavamo solo parlando.”
“A me non sembrava. Ti
avverto lurido vampiro..” lo minacciò John con astio.
Damon stava per
scalpitare e saltare addosso all’uomo, ma Alaric lo
trattene.
“Senti John la cosa
riguarda solo me, Elena e mio fratello. Non ti intromettere e sebbene le tue
belle parole di fiducia, noto che tu non sei ancora dalla nostra parte”
sottolineò Stefan arrabbiato.
“Io voglio solo il bene
di Elena, che sarebbe mia figlia e minorenne guarda caso.”
Tutti infatti guardarono
Elena che si sentiva sotto accusa.
“Signori credo che
dovreste smetterla di dare spettacolo davanti a tutti.” Elijah si era materializzato
improvvisamente a fianco di Briony, che lo
guardò presa in contropiede.
Non appena Elijah aveva
parlato, tutti si irrigidirono: Alaric
intimò John di andarsene e stranamente l’uomo non replicò, e se ne andò
lanciando un’occhiata di un odio ben definito a Damon, mentre Elena scappò via
piangendo, seguita a ruota dal corvino.
A Briony venne da ridere per quella strana situazione ma
quando guardò in faccia il povero Stefan, ebbe
pena per lui.
“Stefan… è
la verità?” chiese titubante.
“Ho sempre saputo che
Damon fosse innamorato di Elena”
“E ti sta bene??” gli
domandò allarmata. Lei non avrebbe mai tollerato una simile situazione
con Caroline… sia per se stessa che per la
sorella.
“Non posso cambiare i
suoi sentimenti! E almeno questo darà Elena protezione in più… Damon vuole proteggerla quanto me.”
“Ma…
magari vuole qualcosa di più e qualcosa davvero bolle in pentola! Davvero non
farai niente?”
“Mi fido di Elena.”
rispose lui con sincerità.
Su questo Briony non poteva dire niente. Elena non era
certamente il tipo da andare col fratello del proprio fidanzato... senza
contare che il fratello fosse Damon!
“Io ho avuto tanti
problemi in famiglia tuttavia mai di questo genere per fortuna” disse Elijah
pensieroso.
“Ma cosa potrei fare?
Ucciderlo?”
“Sarebbe un’idea..”
sussurrò Briony fra sé e sé.
“Damon è mio fratello e
anche se è scontroso e odioso a volte… non
farà mai del male a Elena… o a me. Per cui
non farò niente.”
“Se è questo quello
che vuoi…”
“Ma c’è un’altra cosa
che mi preoccupa… John. La sua reazione fa
intendere che ancora ci odia”
“Non posso biasimarlo
però, cioè se Damon ci provasse con Caroline anche io avrei avuto quella reazione… con tutto il rispetto Stefan eh.” rispose prontamente Briony.
“Questa volta ha ragione
lui, John è una mina vagante.” Si intromise Elijah in modo terribilmente serio
e con una strana espressione. Quasi minacciosa.
Briony lo guardò titubante visto che non
era la prima volta che vedeva quello sguardo, ma non disse niente.
“Adesso devo andare.
Scusate” Stefan se ne andò, probabilmente
per andare a parlare con Elena.
Rimasero solo Elijah
e Briony.
“Le questioni umane… non potrò mai capirle” mormorò poi Elijah
guardandosi attorno in maniera assente.
Briony gli sorrise divertita e gli chiese:
“Invece sì. Si tratta
sempre e comunque di protezione da parte di John, anche se un pò troppo amplificata. Se qualcuno a cui tenessi
andasse con un disgraziato pericoloso come Damon, tu cosa faresti?”
Lui scrollò le spalle
indifferente:
“La metterei in guardia
poi saranno affari suoi se ascoltare il mio suggerimento o no. E i
comportamenti di uno come John Gilbert non hanno minimamente a che fare con i
miei.” rispose freddo e cominciando a camminare.
Briony lo guardò scettica ma poi lo seguì,
cercando di tenere il suo passo elegante:
“Non volevo di certo
fare paragoni ma non ti credo comunque. Se tua sorella fosse al posto di
Elena anche tu avresti reagito così, per proteggerla e per avvertirla del
pericolo. E’ normale.” rispose scherzando, ma ad Elijah non fece piacere la sua
risposta, infatti si girò fulmineo verso di lei.
“Tu non sai niente.”
rispose glaciale, come per farle pentire di aver affrontato quel delicato
discorso sulla sua famiglia che lui odiava sempre affrontare.
Briony allora lo guardò sorpresa e
dispiaciuta. Non pensava di averlo offeso… ma
d’altronde capire cosa albergasse veramente nell’animo corazzato
dell’Originario era un mistero per lei, che magari non avrebbe mai risolto...
Elijah capendo di aver
sbagliato il tono, la guardò in maniera più gentile e le prese la mano.
“Torniamo dagli altri?”
chiese con voce neutra, liquidando la questione.
Il ballo però ormai era
finito.
“Sì è meglio… parlare di sentimenti non conviene con
te." replicò Briony delusa e sviando
lo sguardo per non farglielo notare.
Elijah fece un
silenzioso sospiro, anche lui sviò lo sguardo. Vicini all'apparenza ma lontani
con la mente. Incredibile come fossero cambiate le cose dal ballo.. era tutto
magico e perfetto.. ma bastava un niente e la muraglia tra i loro mondi diversi
si innalzava sempre, dividendoli. Il cuore di Briony ebbe
una frattura per quella triste certezza.
Elijah le lasciò andare
la mano con finta indifferenza: "Non c'è bisogno di metterla sul
personale. Ero solo contrariato sulle tue parole, mi dispiace se alla fine
posso averti offesa. E' abbastanza ora?”
Quel distacco le fece
male più di quanto pensasse. Se Elijah credeva sul serio di avere a che fare
con una stupida sciocca che poteva metterla al suo posto con qualche parolina,
si sbagliava di grosso.
"Certo è
abbastanza. In fondo non è successo niente. Non preoccuparti, il tuo onore è
ancora intatto." replicò freddissima come non era mai stata e voltandogli
le spalle nell'andarsene.
Non gli interessava se
lo aveva ferito perchè lui moltissime volte
lo aveva fatto con lei. Per una volta le carte dovevano mischiarsi. Ma Briony nonostante l'orgoglio apparente si sentì una
sciocca comunque. Perchè si sentì male per
quella lontananza, voleva ritornare da lui e confessargli ciò che veramente
provava.. ma sarebbe stato l'ennesimo colpo di boia.
Ebbe però l'impressione
che lo sguardo di Elijah, che non si era mai sposato dalla sua schiena, fosse
stato pervaso da un velo profondo di tristezza e rimorso.
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La serata finì verso
mezzanotte, e Caroline chiese a Briony se
poteva restare a dormire da lei.
Briony notò che la sorella minore aveva
qualcosa che non andava e acconsentì.
Prima andò ad avvertire
Elijah che la stava aspettando accanto alla limousine; semplice cortesia visto
che entrambi i loro sguardi nell'incontro erano stati distanti. Ma Elijah in
profondità sembrò quasi deluso che la ragazza non tornasse a casa con lui,
sebbene disse freddamente che non c’era alcun problema.
Briony notò che sotto quella facciata,
Elijah era preoccupato per qualcosa e ne fu dispiaciuta per quello che riuscì a
intendere perché forse dipendeva da lei. Fu sul punto di pentirsi di
quella scelta ma un ultimo orgoglio le impediva di fare la prima mossa e pensò
anche che potevano benissimo parlarne il giorno dopo.
Niente che non si
potesse rimandare.
Briony aveva il sospetto che Caroline
volesse parlare di lei e Elijah, ma per fortuna voleva solo confidarsi con lei
perché quella sera aveva litigato con Tyler.
<< I soliti litigi
fra fidanzatini >> Pensò Briony divertita
ma passò la notte a chiacchierare lo stesso con lei, anche se la sua mente era
rivolta sempre e comunque a Elijah.
All’eccitazione quando
lei aveva sentito il suo fiato freddo sul collo… In
un momento di assoluta follia avrebbe voluto che lui le penetrasse il collo con
i denti e bevesse il suo sangue. C’era qualcosa di tremendamente eccitante nel
pensiero di sentire il fluire del proprio sangue nella bocca di quel vampiro
dalla bellezza magnetica e di ghiaccio.
Briony scosse nervosamente la testa,
considerando quell’idea totalmente folle e malsana.
Ritornò con la mente anche
alla loro ultima disputa... aveva reagito così perchè non
voleva far affondare il suo cuore nel mare della delusione, come era già
successo altre volte. La sensazione di non poter mai leggere la mente di Eljahnè anticipare le
sue mosse la limitava perchè si sentiva
doppiamente insicura. Non sapeva se doveva osare o meno.. se correre il
rischio...
Come nei libri, lasciò
che la notte facesse da consigliera.
Il giorno dopo Briony tornò a casa alle 2 di pomeriggio e trovò in
cucina un biglietto. Di Elijah.
Briony lo lesse velocemente.
Diceva che i fratelli
Salvatore ne avevano abbastanza delle scenate di John e volevano prendere dei
provvedimenti. Elijah era d’accordo pienamente ma Elena aveva
chiesto di non fare del male al padre; così nella lettera Elijah le chiedeva di
parlare con John, così magari lui le avrebbe dato ascolto e non si sarebbe MAI
più intromesso.
Il vampiro le dava anche
uno specie di ultimatum: lei non poteva stare sia dalla loro parte e sia dalla
parte di John. Doveva fare una scelta.
Elijah sarebbe tornato
verso le 4 a casa e se lui l’avrebbe trovata in casa, quello era un segnale per
fargli intendere che lei stava dalla LORO parte senza sotterfugi.. se lei non
fosse venuta, lui avrebbe capito…
Briony rilesse la lettera una seconda volta e si
sedette nervosa, col cuore a mille.
<<
Merda Merda. >>
Senza pensarci, prese la
giacca e andrò dritta verso casa Gilbert.
In dieci minuti arrivò a
casa di John e entrò velocemente.
“John devo parlarti.”
“Se è per quello che è
successo ieri..” cominciò lui già spazientito.
“No, cioè in parte!
Senti non puoi continuare a fare le tue scenate continue con i Salvatore, non
va per niente bene anche se avevi ragione.”
“Quindi?” le chiese lui
serio.
“Quindi devi smetterla.
Damon e Stefan ne hanno parlato e hanno
fatto capire chiaramente che non ti sopporteranno più.”
“Cos’è una minaccia?”
“Più o meno.” Rispose
lei titubante, attorcigliandosi le mani.
“Io faccio quello che mi
pare. Se a loro non sta bene, amen.”
“John ti prego
ascoltami, quelli non scherzano ed è meglio se ti fai da parte.”
“Elena è mia figlia e
devo proteggerla…”
“Lo so lo so, ma ci
penseremo noi tranquillo” gli disse Briony mettendogli
una mano sulla spalla per convincerlo.
“Noi? Quindi anche tu
sei dalla loro parte??”
Lei abbassò lo sguardo,
in modo colpevole:
“E’ meglio così John.”
“Lo fai per lui vero??”
le urlò arrabbiato, riferendosi ovviamente ad Elijah.
Briony comunque fece finta di niente:
“Faccio quello che è
giusto. E lo dico per il tuo bene, non fare più cazzate!”
“Ti prego Briony. Non abbandonarmi proprio ora. Non posso lasciare
Elena nelle mani di Damon!” A fine frase John ringhiò.
“Ma non c’è solo Damon… ci sono anche io a proteggerla.” Gli
disse Briony convinta.
“Quindi non sei più mia
amica? Non farti friggere il cervello a tal punto, Briony.”
“E chi ha detto questo?”
replicò lei non badando all’ultima frase per il quieto vivere.
“Non puoi stare da
entrambe le parti… ma noi due dovevamo essere
alleati in questa storia!”
“No John no…” Briony scuoteva la
testa, sentendosi di fronte a un bivio che non avrebbe mai voluto
intraprendere.
John sbuffò spazientito,
portandosi le mani al viso poi la fissò:
“Ok senti ti lascio
un’ora per pensare. Se tu tornerai qui e mi dirai che sei ancora
con me… troveremo un altro modo per
proteggere Elena… affronteremo questa
disastrosa situazione come avevamo già stabilito e sai benissimo che è la cosa
giusta.”
John rimase serio a guardarla,
ma vedendo che Briony non replicava se ne
andò in camera sua.
Lei intanto lo fissava
titubante mentre saliva le scale.
Cosa avrebbe dovuto
fare?
Salì in macchina
tremando dall’ansia… scegliere l’amicizia o
l’amore era terribilmente doloroso e difficile.
Perché era così.
Lei si era innamorata di
Elijah, era inutile negarlo. Anche se era un vampiro… anche
se stava per correre il pericolo di affogare in quel mare di
delusione... non le importava più perché il suo cuore ormai si era offerto
totalmente a lui.
Avrebbe potuto mettere
la vita nelle sue mani senza rimorsi.
Non riusciva a pensare
ad altro. Se non alla sua voce, al suo sguardo ipnotico, al magnetismo della
sua personalità. Non desiderava nient’altro, e l'orgoglio e le sue difese di
sopravvivenza non potevano farci niente.
Si vergognò per quello
che stava pensando, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Troppo
impossibile ignorare quel sentimento che era sbocciato, senza premeditazioni o
manipolazioni.
Non sarebbe mai riuscita
a staccarsene, come se Elijah fosse diventato una droga dalla quale era
impossibile disintossicarsi, anche se magari l’avrebbe portata inconsciamente
in un oblio oscuro e senza fine.
Pensava però che John
era il suo unico amico e le era stato vicino quando era stata attaccata
da Ivan… razionalmente poteva anche essere
più affidabile, perché l’amico non l’avrebbe mai condotta verso una strada che
non era consigliabile di seguire o che la vedeva pericolosa per il suo
equilibrio mentale e per il suo cuore fin troppo debole.
Briony si mise la testa fra le mani,
pensando cosa fosse giusto fare.
Ma a volte per rendere
felice il nostro cuore, non è essenziale una scelta propriamente morale… basta capire cosa si vuole veramente, che cosa
sei disposto a rinunciare…
----------******************--------------
Intanto il tempo passava
inesorabilmente.
All’improvviso John
sentì suonare il campanello e speranzoso andò ad aprire…
Erano le 4.
Elijah era a casa ad
attendere Briony.
Si chiese perché era
così ansioso nonostante l’apparenza distaccata.. Perché voleva con tutto se
stesso che lei tornasse?
Aveva abbassato le
difese senza neanche accorgersene, le stava permettendo di far parte della sua
vita anche se aveva sempre tracciato dei confini precauzionali per tenere
lontano chiunque.
Ma adesso stava per
oltrepassare una linea di non ritorno, schiacciando lui stesso ciò che
abilmente aveva costruito per secoli e secoli.
Doveva permetterlo? Far
risalire le vecchie ferite, nonostante ciò che c’era in ballo? Nonostante
quello che lui era e che sarebbe sempre rimasto? Lui non aveva la benché minima
intenzione di cambiare: aveva sempre passato la sua vita in solitudine senza
mostrare dei sentimenti, o legarsi a qualcuno, e gli era sempre andato bene
così.
Non desiderava
nient’altro per la sua vita immortale.
Ma era davvero così?
Qualcuno avrebbe potuto schiacciare la sua armatura di freddezza e cinismo,
facendo intravedere che in lui non c’era solo un dilagante onore ma anche
altri, profondissimi, sentimenti. E lei lo stava appunto facendo.
Elijah appoggiò la
schiena alla parete del salotto, e aspettò che la porta si aprisse.
Era la prima volta che
desiderava ardentemente qualcosa, dopo così tanto tempo. Come se sentisse
qualcosa di vivo dentro di sé, e non qualcosa di morto come aveva sempre
pensato e fatto credere agli altri.
Ma prima o poi arriva il
momento in cui le maschere e le difese cadono… arriva
per ogni uomo. E Elijah prima di essere un Originario freddo, un Antico, era
stato un uomo.. era umano, più di tutti i suoi fratelli. Con un cuore che non
riusciva più a rimanere rinchiuso in un gabbia dalle inferriate così strette da
non far attraversare nemmeno un raggio di luce.
“Rischiare certe volte
fa rinascere laddove non farlo ti svuota."
----------------**************-----------
Quando John aprì
purtroppo per lui non c’era Briony.
Era Jenna, che aveva
perso le chiavi, per quello aveva suonato.
Lei entrò fissandolo
arrabbiata e infuriata.
Ormai John era solo.
------------------***************--------------
Briony tornò a casa qualche minuto dopo.
Elijah alzò il viso e la
guardò sinceramente meravigliato, mentre lei camminava verso di lui.
“Sei venuta.” mormorò
Elijah fissandola ammaliato, e scostando le spalle dalla parete.
Lei ricambiò lo sguardo.
Dal tono con cui lui
aveva parlato sembrava…felice. Come non lo aveva
mai visto.
Infatti lui le stava
sorridendo in un modo che poteva benissimo apparire umano, come se gli avesse
scatenato qualcosa di sconosciuto, di vivo.
Deglutì ansiosa.
“Scusami il ritardo… c’era traffico.” rispose lei mettendo via il
giubbotto.
Elijah le si avvicinò,
fissandola accuratamente.
“Hai parlato con John?”
“Sì… spero
che faccia come gli ho detto ma ho la vaga sensazione che non si farà più
sentire per un po’.”
Lei si strinse nelle
spalle, abbassando lo sguardo.
Il vampiro la analizzò
attentamente.
“Grazie Briony. So che ti è costato molto.” rispose sincero.
Lei allora sollevò lo
sguardo, incrociando quello del vampiro. Nella lettera lui parlava al plurale,
riferendosi se stare dalla parte di John o se stare dalla “loro” parte cioè
quella di Damon e company. Ma inconsciamente lei pensò che mentre lui scriveva
quella lettera, parlasse unicamente per se stesso.
Come se Elijah le stesse
chiedendo di stare al suo fianco. Di accompagnarlo nella sua tetra e vuota
immortalità, sopportando il bene e il male insieme.
Briony avvampò per quel pensiero anche
perché sapeva che il vampiro non sentiva ciò che sentiva lei, quindi si
autodefinì una stupida.
Sospirò:
“John è mio amico sì, ma
questo non vuol dire che non devo fargli capire che sta sbagliando. Spero, anzi
credo di aver fatto la scelta migliore per me.” rispose timidamente.
Elijah la guardò serio
negli occhi. Un senso di ammirazione si pervase all’interno del suo sguardo,
rendendolo più limpido e sciogliendo un po’ la freddezza che l’aveva sempre
velato. Lei ne rimase abbagliata ma lottò contro tutte le forze del suo cuore
per far finta di nulla.
Le parole furono però
più veloci del cervello: "Alla fine ho fatto la mia scelta. E non me ne
pento affatto."
I loro occhi si
incatenarono, anche a lunga distanza. Sembravano legarsi da una scia di
elettricità, e lei ne rimase talmente succube da restare immobile senza mai
smettere di fissarlo.
Ad un tratto lui si fece
più vicino a lei, tenendo sempre gli sguardi legati. Briony sentiva
il fruscio della sua camicia quando lui si muoveva e rimase ancora immobile,
indecisa su cosa fare.
Avrebbe tanto
voluto toccarlo… ma tenendo a freno
gli impulsi, lo guardava soltanto di sottecchi.. Elijah le si mise
quasi a fianco, i suoi passi erano stati così leggeri da non sentirli neanche.
Teneva lo sguardo basso su di lei, come a prepararsi a dirle qualcosa.
Briony sentiva il fiato mozzo quando si
voltò completamente verso di lui; erano più vicini di quanto si aspettasse.
“Non nego che volevo sul
serio che tu oltrepassassi quella porta. Anche a qualsiasi orario.”
Quella dichiarazione
detta in maniera così profonda valse come un salto del cuore dritto in gola.
Quasi ne sentì il rimbalzo per l’emozione.
“Perché?” domandò con un
fil di voce ma Elijah non rispose affatto. O meglio non parlò a parole. Perché
nel tempo di un battito, lui la attirò a sé – prendendole la nuca con la
mano - e la baciò.
Briony sentì come se fosse scoppiata una
miccia non appena le loro labbra si scontrarono. Non riuscendo a trattenersi
mise una mano sul colletto del vampiro, inarcandosi contro di lui. Inizialmente
le labbra del vampiro si adagiarono delicate sulle sue ma si fecero più decise
e premette la bocca su quella di lei in un bacio più sicuro.
Briony non voleva rimanerne tramortita ma
sentiva un pizzicore allo stomaco, come se temesse un altro suo rifiuto, che
lui si sarebbe fermato come l’altra volta. Sentendola a disagio, Elijah sciolse
il bacio rimanendo comunque vicinissimo a lei. Briony
sentiva il suo respiro delizioso sulla bocca, le sue dita sottili disegnarle il
viso. Si sentì deliziata come se avesse miele sul palato
“Perché?”
Elijah sorrise
lievemente, l’altra mano scese sul suo fianco. “Davvero ora non lo immagini?”
Riformulò la domanda,
sempre col poco fiato che le era rimasto:
“Perchè ti
sei fermato?”
Elijah allora la fissò
negli occhi, con una profondità tale da rendere ben evidente la sua bramosia
fino a ora nascosta. Briony se ne sentì
preda, totalmente ammaliata.
Quando Elijah si fiondò
di nuovo sulle sue labbra, con maggior prepotenza e stringendola di più a sé
per la schiena, lei non ebbe più dubbi e ricambiò il bacio come se avesse paura
di affogare se non l’avesse fatto.
Elijah le schiuse le
labbra con le sue, facendole entrare dentro il suo respiro stranamente caldo e
rimasero entrambi aggrappati a quel momento sublime, di perfetta alchimia.
Briony ebbe sul serio difficoltà a
mantenere calmo il suo cuore impazzito, la mente completamente sovrastata e
quando Elijah inchiodò di nuovo le labbra alle sue, lei gli si aggrappò
saldamente alle spalle per prolungare il bacio il più a lungo possibile, quel
momento che aveva atteso con ogni cellula da troppo tempo.
Le mani di lui la
stringevano gentilmente e con rispetto, come se fosse davvero un uomo d’altri
tempi, ma le sue labbra invece erano molto più avide e fameliche, quasi volesse
raccogliere ogni granello del respiro di Briony.
Elijah lasciò poi le sue
labbra e scese a distribuirle diversi baci sul collo.
Briony in preda alla passione gli raccolse
la testa fra le mani, baciandogli i capelli e tutto ciò che trovava, inclinando
la schiena verso di lui per sentirlo più vicino. Quando sentì un braccio di
Elijah salirle su in alto per la schiena, continuando a stuzzicarla audacemente
il collo, Briony alzò gli occhi trepidanti
al cielo.
Non riusciva più a
respirare. Le mani erano attaccate ai capelli dell’uomo e il sangue stava
ribollendo nelle vene, mentre lui continuava a lasciarle una scia torturante di
baci sul collo, sempre tenendola stretta a sé.
Lei restò un attimo
immobile perché era conscia del pericolo che stava correndo, anche se la testa
le girava per via di tutta quella passione e vibrazione che le stava
percorrendo in tutto il corpo. E anche perché dopotutto si fidava ciecamente di
quel vampiro onorevole.
Elijah rimase ancora un
po’ incatenato al suo collo ma poi alzò lentamente il viso, come a imporle
un’ulteriore trepidazione.
La guardò con degli
occhi pieni di desiderio, chissà se per il suo sangue o per qualcos’altro, e delicatamente
la baciò ancora sulle labbra, schiudendole appena e respirando il suo dolce
profumo che era simile ad un aroma.
Briony sentì la mente sottosopra e abbassò
mollemente lo sguardo, osando a malapena respirare, e appoggiò la fronte
sul suo petto. Era completamente sovrastata, come se non solo lei avesse
scatenato in Elijah emozioni che gli erano completamente sconosciute.
Il cuore della ragazza
era così intensamente attratto da lui, e si era ormai rassegnata
all’inevitabile risultato della loro vicinanza, alla necessità di amarlo, ma
non aveva previsto questo. Si ricordò
un momento passato – forse non tanto passato come credeva, un metà fra il tempo
in cui i due erano sfuggenti e restii l’un contro l’altro e in cui cominciavano
a conoscersi meglio. – Lei stava scendendo le scale in una semplice vestaglia
dopo il risveglio, aveva un braccio in alto sopra la massa raccolta dei
capelli, mostrando così la delicatezza della linea del suo corpo, della sua
pelle che traspariva al di sopra della vestaglia. Aveva il viso arrossato per
il sonno, le palpebre abbassate.
La sua andatura, tutta
la sua figura, trapelava un’esuberanza che nella sua semplicità era singolare.
Elijah stava passando di lì per caso e non aveva potuto non notare dei passi
per le scale: aveva quindi alzato automaticamente lo sguardo verso l’alto,
incrociando così la giovane. Gli occhi di Briony
aveva luccicato attraverso la velata pesantezza, prima che il resto del corpo
si fosse liberato completamente dal sonno, e si accorsero della presenza del
vampiro.
Lei allora si era
bloccata, rendendosi solo ora conto della situazione. Nonostante la sua
pacatezza e fermezza di controllo, Elijah le aveva donato un fugace sorriso:
“Non fate caso a me,
devo averle ripetuto più volte del dovere che non intendo sfiorarla.” Aveva
detto tranquillo ma vero, sviando lontano lo sguardo. Lei allora si era
riscossa, andando da lui senza trapelare alcun timore. Sentendo il rumore dei
suoi piedi nudi, Elijah si era voltato verso di lei, scettico. Lei era apparsa
la normalità fatta a persona, ma con luccichio di malizia negli occhi verdi:
“Non dovevamo darci del tu? Se ho accettato, vuol dire che non ho una così
cattiva confidenza su di te.”
Elijah aveva alzato il
sopracciglio, rimanendo nella sua aurea di calma. Nonostante le sue allusioni, Briony avrebbe sempre e comunque pensato che una sorta di
nobiltà albergava in quel vampiro, strana ma efficace, e quindi il timore per
la propria pelle sarebbe automaticamente un po’ diminuito.
Il vampiro aveva preso
da uno scaffale dietro di lui un lungo paletto appuntito, facendolo roteare sul
palmo come un allenamento: “Le apparenze ingannano sempre. Con questo.” Disse
indicando il paletto. “potrei senza fatica eliminare un esercito di vampiri.”
Briony non ebbe saputo se Elijah aveva parlato
per essere davvero sincero su tutto, anche sulla sua vera natura, magari per
avvertirla di non farsi illusioni sulla sua bontà d’animo e che doveva comunque
instaurare una distanza di sicurezza. Però non si era fatta trarre in inganno.
“Wow, ti piace essere plateale. Bel lavoro.” Aveva detto tirandosi sù una spallina della vestaglia.
Elijah comunque aveva
continuato a non far caso al suo abbigliamento, un gran gentiluomo.
“Mi meraviglierebbe se
tu dicessi così di fronte a un simile spettacolo.”
L’eleganza del vampiro
talvolta era stata così inquietante da abbagliarla. Ogni alito del respiro,
ogni flusso del sangue, ogni pulsazione del corpo in sua presenza era un
bisbiglio attraente che la distoglieva dai suoi scrupoli di attaccarsi a un
vampiro, un essere non umano.
Ritornando alla sua
domanda, Briony aveva pensato che sicuramente in una
situazione simile avrebbe balbettato qualche frase che proclamava la civiltà e
la calma, ma in quel momento aveva dato libero sfogo a un altro lato di sé:
“Sicuramente la paura mi salirebbe in cima ai capelli, ma finito tutto mi
metterei ad applaudire come elogio.”
Elijah allora aveva
cambiato espressione, forse non aspettandoselo. Davvero le apparenze ingannano
e un’espressione così meravigliosamente compiaciuta Briony
in pochi l’aveva vista così fottutamente attraente. Il vampiro aveva poi fatto
una smorfia con la bocca, e poi le aveva offerto il paletto. “Tieni.”
“Vuoi incitarmi a
pugnalarti come pratica?” aveva chiesto lei adorabilmente dubbiosa.
“Spero proprio non ti
verrà in mente. Tranquilla, è solo una precauzione. Non sono l’unico vampiro
della città e quindi è cosa saggia premunirsi di armi.” Aveva risposto lui
tranquillamente.
Non aspettandoselo, Briony lo avevo preso in mano senza pensarci. Era stato
strano come il tempo si racchiudesse per lei in due figure – una umana, l’altro
vampiro, proprio l’estremo opposto – e una parte portava l’arma che poteva
uccidere l’altro.
“Se non ti sapessi tanto
gentiluomo, direi che la tua esclamazione non è delle più lusinghiere. Davvero
credi che abbia bisogno di un paletto per difendermi?” lo aveva provocato lei
d’istinto, fissandolo negli occhi. Briony era stata
perennemente coscia del suo abbigliamento, di come la pelle veniva solleticata,
ma il vampiro pareva il contrario. Il suo sguardo era sempre stato su quello di
lei, non si era mai abbassato. E forse così era anche peggio, perché Briony ebbe dovuto sostenere quegli occhi neri in cui c’era
il rischio di caderci dentro senza un lamento.
Elijah infatti era
rimasto in silenzio a guardarla, con un’espressione che lei non ebbe saputo
decifrare. Una parte di sé aveva desiderato ardentemente la capitolazione che
pure temeva, e allora Briony aveva optato per la
scelta più saggia: ovvero porre fine alla conversazione: “Comunque lo tengo,
non rifiuto mai i doni. Spero tuttavia non te ne pentirai.” Aveva detto ironica
andandosene via di lì, come se fuggire avesse potuto allontanare da lei quella
sensazione che aveva riportato dentro di sé.
Aveva però sentito lo
sguardo di lui sulla sua schiena, fino a quando non ebbe voltato in un’altra
stanza. Entrambi erano stati consci che avrebbe dovuto mantenere un aspetto
pratico in tutta quella situazione, un aspetto ragionevolmente pratico. Ma quel
qualcosa che poi sarebbe nato tra loro si sarebbe basato su un’inclinazione
molto più tenace, intensa e irresistibile di tutto l’intero mucchio dei doveri
pratici.
Un velo si sarebbe
scostato tra i loro mondi diversi, lo spazio delle loro prospettive avrebbe
avuto un nuovo orizzonte… chissà se per breve o per
lungo tempo.
Briony in quel momento si riscosse, ritornando
alla realtà. Effettivamente davvero il cuore aveva anticipato il giudizio, per
lei.
Sembrava passato un
secolo ma invece erano passati pochi secondi: era piacevole stare tra le
braccia di Elijah, più di quanto avrebbe immaginato; l'odore del vampiro la
fece rilassare, ma c’era ancora una cosa che doveva confessargli.
“Elijah?” sussurrò il
suo nome a bassa voce, socchiudendo gli occhi.
“Si?” le rispose lui con
voce roca, mentre le accarezzava i capelli.
La ragazza non rispose
subito perché era titubante se dirglielo o no, ma facendosi coraggio gli
mormorò contro il suo petto:
“Ti amo Elijah.” disse
con tutto l’amore che aveva in corpo. Finalmente lo aveva detto.
Non ricevendo
risposta, Briony si spaventò pensando che
avesse fatto male a dirglielo, ma lui ad un tratto le fece alzare il viso,
cosicché potessero guardarsi.
Elijah la stava fissando
con occhi seri e malinconici, gli stessi di quando lui le aveva confidato che non
credeva nell’amore.
Era ancora così? Il suo
animo era stato irrimediabilmente corrotto dalle ferite del passato a tal punto
da non permettergli di amare più?
Briony deglutì ansiosa, riuscendo a
malapena a sostenere quello sguardo.
Ma poi lui le sorrise,
accarezzandole la testa. Quel sorriso pieno di dolcezza, nostalgia e tristezza
sembrò aver varcato dentro la sua stessa corazza, e piano piano Briony la sentì sgretolare fra le sue mani.
Bastò quel sorriso per
farla sentire al sicuro, almeno per ora, e lui poi le baciò delicatamente la
fronte.
Con un sospiro lei lo
abbracciò forte, come se avesse paura che qualcuno glielo portasse via da un
momento all’altro.
Nessuno dei due disse
più niente, ma ormai non c’erano più parole per descrivere quel momento che
solo loro potevano condividere…
Briony sentì che quel vampiro le stava
cambiando la vita in una maniera che non avrebbe mai immaginato.
FINE CAPITOLO!
Vi avverto la vostra
felicità per il 2 bacio durerà poco! Muahahah nel
prossimo capitolo ci saranno altri guai e altri litigi e tanto altro..!!
Spero vi sia piaciuto! E
ringrazio come sempre chi legge la mia storia ^^ Spero di ricevere
dei vostri commenti :D
Di solito non riuscir a
dormire alla notte le metteva soltanto cattivo umore e agitazione.
Ma Briony anche se non dormiva, si sentiva bene… in pace. Le veniva da ridere anche se non
c’erano motivi. O meglio ce ne erano eccome: ripensava al bacio mozzafiato che
Elijah le aveva dato, quando lei gli aveva detto che lo amava e lui gli aveva
sorriso con quegli occhi così malinconici e dolci.
Non riusciva a non
pensare ad altro se non alle emozioni indescrivibili che le aveva suscitato.
Anche se lui non gli
aveva risposto quando lei gli aveva detto “Ti amo”, Briony sapeva
lo stesso che una parte del suo cuore, che era sicura che ci fosse ancora dopo
tutti quei secoli passati nell’ombra, voleva bene inconsapevolmente a quella
strana ragazza. Lo leggeva nei suoi occhi, nel suo sorriso affascinante e nel
tono della sua voce profonda.
Lui si era lasciato
andare con lei, aveva abbassato le sue difese solo con lei e non le aveva mai
fatto del male, anche se le occasioni non gli erano mancate… Non era
forse abbastanza questo? Che lui tenesse di più alla sua vita invece che
tentare di toglierla, come un normale vampiro avrebbe fatto?
In quel momentoBriony si
sentì la donna più felice sulla faccia della terra.
Sorridendo, affondò
la testa sul
cuscino e si addormentò.
Briony si svegliò sentendo dei rumori
provenire dalla cucina.
Sicuramente era Elijah
che preparava il suo solito thè… si
immobilizzò nel letto come una stupida.
Avrebbe tanto voluto
scendere per vederlo ma era anche super imbarazzata.
Cosa avrebbe dovuto
dirgli? Cosa avrebbe dovuto fare?
Beh stare nascosta in
camera non era sicuramente la soluzione.
Dopo aver indossato una
vestaglia scese giù in cucina.
Trovò Elijah
in piedi che stava preparando ovviamente il thè.
Le dava le spalle ma sicuramente aveva sentito la sua presenza entrare.
Briony si sedette alla tavola e mormorò un
buongiorno.
Elijah si
voltò verso di lei, e sorridendole disse: “Buongiorno. Spero tu abbia
dormito bene.”
“Benissimo” mentì
sorridendogli.
Elijah le porse
gentilmente una tazzina di thè caldo e lei ringraziandolo
incominciò a berlo.
Era sceso un silenzio
imbarazzante: lei si contorceva le mani ansiosa perché non sapeva cosa dirgli,
e lui era immobile che faceva finta di niente. Sembrava una statua divina.
“E’ tornata Jenna ieri
pomeriggio. Le ho chiesto di vederci a casa sua, così avresti potuto vederla
anche tu. So che ci tenevi.” disse all’improvviso Elijah.
Lei lo guardò sorpresa.
“Non mi aspettavo che sarebbe tornata così presto. E’ un po’ triste però
doverle nascondere l’ennesima realtà segreta che è venuta a crearsi.” Mormorò
senza neanche pensarci mentre lo sguardo vagava per la stanza.
Elijah le donò per un
attimo uno strano sguardo poi tornò a guardare un punto indefinito davanti a
sé. “I segreti nuocciono qualsiasi fiducia ma a
volte sono necessari. Uno strano bisogno reciproco di proteggersi. Anche se io,
da parte mia, non li ho mai tollerati.” Disse misterioso senza darle modo di
scavare nei suoi pensieri corazzati.
L’Originario mise poi
via la tazzina con un sorriso fascinoso: “E quindi le farai intendere questa
nuova realtà che è venuta a crearsi?” domandò di nuovo misteriosamente, senza
però fissarla. L’ennesima maniera per metterla in soggezione perché sembrava
che fosse andata lei dritto dritto nella sua trappola mentre lui non
poteva far altro che stringerla a sé nella sua morsa predatrice.
Briony però allontanò quei pensieri stupidi
dalla mente perché in fondo Elijah non l’aveva mai costretta a fare niente che
non volesse. Ritornando alla sua domanda, si fece anche lei misteriosa con un
pizzico di malizia.
“E quale sarebbe la
realtà?” ridomandò per attirare l’attenzione del vampiro.
Questi infatti alzò lo
sguardo su di lei, ma non fece trapelare nulla dell’emozione che si dovrebbe
provare in certi casi. Lei si sentiva di provare tutto, ogni cosa, mentre lui
il chiaro opposto. Forse era questo che più l’attraeva, anche se doveva sentire
la delusione attorcigliarle lo stomaco.
Il sorriso che poi
Elijah le rivolse la fece sussultare, suo malgrado:
“Devo spiegartelo?”
richiese lui, più misterioso che mai, senza lasciarsi troppo andare.
Briony lo guardò fisso negli occhi, in quei
pozzi neri in cui era facilissimo annegare, mentre l’aria non circolava come
doveva nel suo organismo. Cercò di trovare una risposta a tono, o di continuare
quel sortilegio visivo, quando però la suoneria del cellulare la colse di
sorpresa.
Salvata dal cellulare,
si direbbe.
Briony guardò il display. Era un messaggio
di Jenna in cui le chiedeva di vedersi a casa sua. La ragazza quindi prese la
palla al balzo per vedere l’amica, e anche per uscire da quell’atmosfera
vibrante che era andata a crearsi. In un certo senso le pareva di soffocare.
“E’ Jenna. Devo passare
da lei.” Disse con finta noncuranza.
Elijah accolse senza
remore e con indifferenza il cambio di argomento. Come sempre.
“Ha detto che ci
saremmo visti questa sera, a cena.”
“Sì ma con te. Prima
dobbiamo conversare da donna a donna.” Rispose Briony ilare
andandogli vicino.
Lui le sorrise e si
avvicinò lentamente al suo viso, continuando a fissarla profondamente negli
occhi. Briony deglutì ansiosa guardandolo
con le guance in fiamme.
Ad un tratto Elijah si
avvicinò troppo pericolosamente, appoggiando la tazzina nel lavello dietro di
lei e sfiorandole così il braccio.
Quel contatto, anche se
flebile, le scatenò una tempesta dentro.
Lui non smetteva di
guardarla in un modo che la metteva terribilmente in soggezione; e con le loro
labbra lontane solamente di qualche centimetro, Elijah le sussurrò a bassa
voce:
“Allora ti lascerò
andare.”
Briony sentì il suo respiro delizioso sul
viso e abbassò lievemente le palpebre, assaporando quella sensazione
e il suono della sua dolce minaccia.
Elijah le sorrise e la
lasciò andare, camminando a passi indietro. Ormai la sua presa ipnotica era
finita ma Briony era ancora un po’ intontita.
Come al solito.
Gli disse che sarebbe
tornata presto e come risposta ricevette il solito sorriso affascinante di
Elijah, ma quella volta il suo cuore galoppò ancor di più dentro il petto.
L’atmosfera
vibrante attorno a lei non cessò di esistere anche dopo essere uscita dalla
stanza.
Briony credeva che avrebbe visto delle
padelle volare in casa Gilbert dopo l’arrivo di Jenna, ma notò che c’era un
silenzio tombale. Forse troppo silenzio.
Bussò alla porta e le
aprì subito Jenna. Non era cambiata minimamente anzi forse il tour al campus le
aveva fatto bene, infatti la vedeva più serena.
“Ciao Jenna. Appena
letto il tuo messaggio e sono venuta, come vedi.”
“Grazie.. sono
tornata ieri…” rispose lei in un tono
stranamente serio.
Briony sospirò bonariamente:
“Come stai?”
“Sto cercando di
superare la rabbia e la delusione che ho provato. Rick mi ha chiesto di dargli
una seconda possibilità…”
Briony aggrottò la fronte:
“Gliela darai?”
“Non lo so Briony… sono ancora ferita per tutte le bugie che mi
ha raccontato”
“Posso entrare? Così
parliamo meglio”
Jenna acconsentì e la
fece entrare.
“Non voglio difenderlo
Jenna, ma se ti ha taciuto la verità… è
stato solo per proteggerti… per evitare un
dolore che ti avrebbe sicuramente travolta. Non lo sto giustificando per averti
mentito per tutto questo tempo… ma mettiti
nei suoi panni. Se tu dovessi mantenere un segreto pericoloso… che se svelato farebbe soltanto soffrire
le persone che ami… tu cosa faresti?”
Jenna la fissò
pensandoci per qualche minuto. Alla fine le sorrise
“Va bene Briony, la tua terapia ha funzionato. Dirò a Alaric di vederci stasera…”
“Stasera? Ma dobbiamo
venire anche io e Elijah.”
“Non ti dispiace vero? E
da quando voi due fate coppia fissa?” domandò lei improvvisamente curiosa.
“Non facciamo coppia
fissa!” urlò Briony.
“E perché stai
arrossendo come un peperone?” le chiese lei con un sorriso malizioso.
“Jenna!” Briony cercò di evitare l’argomento ma ormai l’amica
aveva colto nel segno.
“Quanto ti piace?”
“Cosa intendi per
“quanto” ?”
“Oddio allora è una
cosa seria…”
“Non siamo fidanzati
Jenna. Quindi evita commentini piccanti ti
prego.” Mormorò Briony agitata.
“Va bene va bene! Ma
dimmi tutti i dettagli… sono stata via
troppo a lungo!”
Briony la guardò facendosi seria. Parlare
di Elijah? Senza dire che era vampiro e tutto il resto? Inventarsi un’altra
storia avrebbe comportato solo altre bugie…Jenna non
se lo meritava.
“Mi dispiace… non posso dirtelo”
“Un altro dei segreti?
Non ti fidi di me?” le chiese l’amica guardandola dispiaciuta.
“Non è colpa tua Jenna… ci sono tante cose che dovresti sapere.. ma non
posso dirtele. Non io. Ti prego di pazientare ancora… e ti supplico Jenna, stai attenta d’ora in
avanti.”
“Briony mi
stai mettendo paura.”
“Dovresti averne. La
città non è sicura”
“Che stai dicendo?” le
chiese ad un tratto impaurita.
Briony la guardò sconsolata, non sapendo
proprio cosa fare.
“Io queste cose non
dovrei dirtele!” gridò mettendosi le mani nei capelli.
Jenna allora la guardò
come se fosse pazza, non riuscendo a capire. Ma Briony doveva
almeno avvertirla, tenerla del tutto all’oscuro era sbagliato:
“Pensi davvero che siano
normali tutti questi attacchi di animali?” le chiese Briony all’improvviso.
Jenna ci pensò un
attimo sù:
“In effetti… no. Ma cosa c’entra con me e Alaric?”
“Non erano semplici
attacchi di animali. Ma di persone. C’è gente cattiva in giro Jenna… io lo so perché sono in rapporti con lo
sceriffo e anche io sono stata attaccata tempo fa… ti
ricordi?”
“Sì ma era stato Ivan… per un attacco di gelosia.” rispose Jenna che
non riusciva a capire.
“Era una balla. Anche
lui faceva parte della categoria “gente cattiva da cui stare alla larga”.
Quindi Jenna ti supplico di star attenta, non aprire la porta ad estranei e
cerca di uscire il meno possibile.”
“Stai dicendo che ci sono
dei serial killer qui a MysticFalls??”
Briony scosse la testa:
“Più o meno. Ma ti basta
sapere questo… per ora. E ti ho già detto
anche troppo nei limiti consentiti!”
“Elena è coinvolta
vero?”
“Sono tutti coinvolti.”
“Non posso permetterlo!
Io devo prendermi cura dei ragazzi!” ribattè Jenna
shockata e completamente frastornata.
“Jenna sanno badare a
loro stessi, ormai sono grandi e hanno superato delle sfide pericolose che tu
neanche immagini! Ti chiedo solo di fidarti di noi… e
del nostro buonsenso.”
Jenna allora sospirò,
cercando di fidarsi dell’amica:
“Grazie per avermi
avvertita. Anche se non sei ancora del tutto sincera”
“Perdonami Jenna…. Non posso proprio..” Lo sguardo di Briony era davvero rammaricato ma Jenna come al solito
riuscì a comprenderla.
“Non ti farò più domande
tranquilla” rispose mettendole una mano sulla spalla.
Briony le sorrise per tranquillizzarla, la
baciò sulle guance e le disse che si sarebbero viste quella sera, in una serata
priva di guai.
Qualche ora dopo si ritrovarono
tutti a casa Gilbert.
C’erano Briony, Elijah, Jenna, Alaric.
E di sopra anche Elena e Stefan.
Alaric cercava in tutti i modi di essere
carino con Jenna e di far colpo, ma lei era distante e schiva. Parlava con
Elijah di alcuni fatti storici e anche lei sembrava catturata dal fascino del
vampiro.
Briony non poteva farci niente.
Era difficile se non impossibile, resistere al suo sorriso magnetico.
Elijah possedeva proprio
il fascino da predatore dominante, di uno che sapeva che non poteva essere respinto.
Forse era la sua
freddezza o il suo sguardo gelido e misterioso, che faceva capitolare le donne
ai suoi piedi.
Era il vantaggio di
essere vampiri, che donava bellezza e forza disumana.
Anche Stefan era molto carino e il suo fascino da tenebroso
aveva fatto urlare il cuore di tante ragazzine al liceo.
E Damon… beh poteva anche essere uno stronzo ma non
poteva negare che fosse davvero bello. Il suo sorriso ironico catturava le sue
vittime designate e i suoi occhi blu facevano svenire.
Ma Elijah…. Aveva qualcosa di diverso. Di magnetico.
Anche quando era
infuriato, quando teneva a stento la rabbia e ti guardava con occhi oscuri
e gelidi… era sempre bellissimo.
Bello bello, come
un Dio immortale.
E ormai il cuore
di Briony era suo.
Immaginava che Elijah lo
tenesse in mano ancora palpitante. E il sangue che sgorgava lungo le sue
mani e lui le sorrideva delizioso, senza osare schiacciare quel
cuore così delicato per paura che si spezzasse…
Briony scosse la testa cercando di non
pensare a cose del genere.
Si sedettero tutti a
tavola a mangiare.
Jenna parlava ancora dei
suoi studi e Elijah le faceva domande sulla cultura di MysticFalls, intanto Alaric gli
lanciava frecciatine odiose.
“Allora Elijah,
com’è Briony in veste di padrona di casa?”
gli chiese Jenna curiosa.
“Beh Briony… è perfetta in tutto. Non posso di certo
lamentarmi.” rispose lui fissando l’interessata.
“Tutti però abbiamo i
nostri scheletri nell’armadio…” si intromise Alaric.
“E’ vero ma lei almeno è
sempre stata sincera senza secondi fini. Te ne accorgerai di quanto sia unica”
rispose Jenna in modo sarcastico.
Briony tentò di darle un calcio sotto il
tavolo ma Jenna fu brava a sviarlo e a far finta di niente.
Elijah le sorrise
gentilmente e si versò del vino nel bicchiere.
Briony aveva intuito che Alaric voleva parlare da solo con Jenna, e chiese a
Elijah di aiutarla a portare via i piatti. Jenna le lanciò un’occhiataccia ma
la ragazza fece finta di niente.
“Come mai sei scappata?”
le chiese poi Elijah appoggiando i piatti in cucina.
“Dovevamo lasciare soli
i due piccioncini.”
Briony lo fissò e gli disse titubante:
“Scuse per le battute di
Jenna. Le piace regalare meriti senza senso”
“Perché? Pensi di non
meritarti i pregi che ti ha elogiato?” le chiese dubbioso fissandola.
“E’ mia amica e lo dice
perché mi vuole bene”
“Hai un’opinione
sbagliata su te stessa e sbagli.” Mormorò Elijah scuotendo la testa.
“No, è solo che non mi
piace ricevere troppi complimenti” rispose lei un pochino nervosa.
“Allora starò attento a
ciò che dirò.” Affermò lui sorridendole affascinante.
“Ma se tu non me ne hai
mai fatti di complimenti!” rispose Briony facendo
la finta offesa.
Scese qualche secondo di
silenzio. Elijah non cessava di fissarla a lungo, facendo perdurare la
maestosità del suo viso scolpito.
“Magari non a parole… ma li ho pensati veramente.” mormorò
l’Originario con tono di voce sincero, che la costrinse a fissarlo dritto negli
occhi neri.
“Davvero? Quali?” gli
chiese curiosa ma col cuore palpitante e frenetico.
Quando lui non rispose,
lei gli si avvicinò. Nell'altra stanza c'erano le voci ad alto volume di Alaric e Jenna, forse stavano discutendo, mentre in cucina
c'era solo silenzio.. ma un silenzio strano, trepidante, d'attesa infinita che
li racchiuse stretti come una ragnatela. Una dolce trappola.
“Neanche uno?” domandò
lei di nuovo mentre si guardavano negli occhi, incatenandosi a vicenda.
Lui allora la guardò
profondamente, poi sviò lo sguardo da lei sfiorandole comunque la guancia,
delicatamente, col palmo della sua mano.
Briony allora chiuse gli occhi, posando la
guancia nell’incavo della mano del vampiro, quella stessa mano che aveva
strappato numerosi cuori e che da tempo stava possedendo il suo nella maniera
più totale. Non aveva timore che avrebbe potuto strapparglielo come agli altri
e assaporò quel tocco delicato, che esprimeva parole silenziose e soffuse
nell'aria carica.
Briony sentì indistintamente la mano di Elijah
abbassarsi, come se un pezzetto di ghiaccio stesse scivolando sulla pelle nuda
lasciando una deliziosa sensazione. Si fece guidare dai suoi istinti e gli
prese la mano con la sua, abbassandola anch'essa all'altezza dei loro petti.
Guardò le loro mani, che
sembravano calamitate da elettricità. Briony le vide
intrecciarsi, sfiorarsi come ali di farfalla, senza che il cervello avesse
impartito un ordine ma solo il cuore avesse agito di sua volontà. Anche Elijah
stava guardando le loro mani strette, pensieroso e catturato nel silenzio. Non
dava segno di fermarsi come le altre volte, di scansarsi come scottato... era
diverso, libero da catene e sul punto di riempire quello spazio cavo che aveva
nell'animo.
I loro occhi si
sollevarono in sincrono, combaciando l'un con l'altro come se si stessero
riflettendo nelle profondità più estreme. Briony si
sentì stringere lo stomaco in un nodo, lo sguardo di Elijah andava a farsi
sempre più magnetico, tanto da apparire innaturalmente divino.
Il vampiro l'attirò a sè, in uno scatto elegante ma deciso, e fece rimanere
sospeso lo sguardo abbassato verso quello di Briony.
La ragazza rimaneva come in apnea o sul punto di buttarsi da un dirupo verso un
abisso senza fine. Sentiva il respiro fresco di Elijah abbattersi sul suo volto
come se fosse una folata di vento invernale, e rabbrividì. Non seppe chi dei
due ebbe preso l'iniziativa, ma all'improvviso sentì le labbra di Elijah
attaccate alle sue, lambite come due pezzi che vanno al loro posto.
Contrariamente a prima, Briony sentì un calore divampante crescere nel suo corpo,
delle scintille scattavano durante il bacio e pregò che anche Elijah le
sentisse. Si strinse di più a lui, un braccio del vampiro arrivò a cingerla.
Le loro menti sapevano
che non erano soli in casa e che non era dabbene farlo, per questo non facevano
scoccare rumorosamente le labbra e rimanevano quindi attaccate senza lasciar
spazio ad altro nè dividendosi. I loro respiri erano
fusi insieme e non c'erano necessità di espirare perchè
mai ossigeno più dissetante fu la fiamma che soffiava nel bacio.
In uno slancio
passionale, Briony si aggrappò alla sua spalla
facendo danzare più avidamente le loro bocche nello stesso modo di prima che
soffocava e li faceva appartenere. Non si era mai sentita così ed ebbe la
sensazione che anche Elijah non si sentiva così da tantissimo tempo nel modo in
cui la stringeva a sè e non la lasciava andare. Come
se il ghiaccio avesse trovato la sua fiamma.
Purtroppo furono
interrotti da un colpo di tosse di una persona che era appena entrata in
cucina. Elijah si allontanò velocemente da Briony, mentre
lei guardava spaesata chi fosse il disturbatore.
Con sorpresa scoprì che
era Caroline, che li stava fissando preoccupata.
“Caroline, che ci fai
qui?” le chiese Briony respirando a fatica
sentendo ancora il fuoco nel sangue, mentre Elijah sembrava essere ritornato
una statua di ghiaccio.
La Blond-girl fissò prima Elijah poi sua sorella, e disse
solo che era venuta a trovare Elena.
“Bene, noi stavamo sparecchiando…” Briony cercò
di smorzare la tensione che era scesa.
“Sìsì,
ho visto che eravate alquanto impegnati..” rispose acidamente la sorella,
guardando di buio l’Originario.
Prima che la situazione
degenerasse, Briony racimolò la pazienza e si
allontanò da Elijah, non osando guardarlo, e fece intuire a Caroline di
seguirla subito in salotto per parlare a quattr’occhi.
“Cosa credi di fare?” le
chiese Caroline infuriata quando furono lontane da orecchie indiscrete.
“Perché?” domandò Briony innocente.
“Perché è
sbagliato Briony!”
“Non me lo farò certo
dire da te!” le recriminò la sorella maggiore.
Caroline fece un grosso
respiro. Non voleva litigare con lei e nemmeno mettersela contro proprio ora
che avevano chiarito tutto e le cose si stavano sistemando… ma
appunto per questo non poteva permettere che la sorella si rovinasse con uno
come Elijah. Non le piaceva proprio quella storia, proprio no.
“Ok Briony… sono contenta che tu abbia accettato la mia
nuova situazione ma farti coinvolgere da un tipo come Elijah… non
è per niente raccomandabile.” rispose cercando di farla ragionare.
“Perché, tu lo conosci
forse? Ci hai mai parlato per più di 5 minuti, lo hai mai guardato veramente?”
“Non è necessaria una
laurea in psicologia per capire che i tipi come Elijah portano solo angosce e
pericoli! E’ un Originario, è venuto in questa città col solo e unico intento
di usarci nella sua guerra, e non mi pare si sia fatto tanti scrupoli dal
minacciarci tutti di vita o di morte. O forse hai problemi di memoria, sorellona?”
Briony si sentì punta sul vivo. “Non voglio
sentire questi paternalismi su una situazione apocalittica che abbiamo
contribuito tutti a creare, e poi da te che hai una relazione con Tyler! Io ho
accettato la vostra storia perché ti rende felice, perché lo ami, ma Tyler non
è certamente un tipo a posto! John mi ha messo al corrente dei rischi
dell’essere un licantropo!”
“E’ diverso.. io lo
conosco da sempre, e so quali siano i suoi lati sia positivi che negativi… so a cosa vado incontro. E tu? Tyler ha
rimasto ancora dentro di sé la sua umanità, ma Elijah è il classico vampiro che
ha perso ogni concezione di sentimenti umani, se mai li abbia provati!” Rispose
Caroline convinta, e quella convinzione fece sussultare Briony.
“Sei ingiusta Caroline.
Tu non lo conosci. E so quel che faccio; non credi che anche io mi sia posta
delle domande? Sui rischi che corro? Beh me ne sono fatte fin troppo, ora
voglio solo godermi ciò che provo e mettere un freno a tutta quella sofferenza
e quei problemi che ho dovuto sopportare. Finalmente direi.”
“Davvero pensi che uno
come Elijah non ti farà soffrire? Non ti credevo così ingenua.”
“E io non ti credevo
così rompiscatole e moralista. Se mi sono avvicinata a Elijah, vuol dire che ho
intravisto qualcosa di buono e speciale in lui. E mi piace…”
“Ti farà solo del
male..” sussurrò Caroline rammaricata.
“L’amore fa sempre
soffrire sorellina. Senza distinzioni.”
Caroline sgranò gli
occhi sentendo quella parola.
“Fino a che punto vi
siete spinti?”
Briony si sentì andare le guance in fiamme.
“Non ho intenzione di
parlare di questo con te, visto l’atteggiamento che stai avendo! Non accetto le
tue recriminazioni e poi perché scusa? Elijah è un vampiro, benissimo, non lo
sei anche tu?” Le recriminò con acidità.
Caroline allora sbuffò
spazientita e coi nervi tesi.
“Fai come vuoi! Poi non
venire a lamentarti da me qualora il grande Originario ti squarcerà il cuore
vista la sua maestria!”
Briony si irrigidì notevolmente, ma venne di
nuovo offuscata dalla rabbia e incomprensione: “Se credi che io veda solo
questo lato di lui e che non sia riuscita a vedere nient’altro, mi prendi per
la stupida sciocca che non sono. Grazie mille per la fiducia che porti al mio
ego, per la mia idea di felicità e per il tuo in bocca al lupo, grazie!”
esclamò le ultime frasi con ironia strisciata tra i denti avvelenati e
gesticolando con le mani.
“Ti voglio solo
avvertire, abbiamo già fin troppi disastri!” le gridò Caroline mentre Briony le dava le spalle.
“Buona cucciolata col
tuo Tyler!” le esclamò sarcastica facendo volteggiare la mano in un saluto.
Mentre se ne andava, Briony si rabbuiò pensando alle parole della sorella. Non
aveva il diritto di pensare che il legame con Elijah fosse uno dei tanti disastri
capitati a MysticFalls
quando in realtà per lei era stata una magnifica e incalcolabile svolta per la
sua vita, diventando uno dei punti cardini più importanti della sua permanenza
in quella cittadina nefasta, facendola diventare così meno grigia, meno
monotona, meno solitaria, meno spezzata.
Ma forse non doveva
prendersela tanto con la sorella, forse la sua antipatia per Elijah dipendeva
da una paura insita nella propria natura. D’altronde i vampiri “normali”
provavano del terrore istintivamente quando incontravano un Originario, il
signore di tutti i vampiri. Perché potevano percepire la loro crudeltà, il loro
essere senza scrupoli, la loro freddezza. Il loro potere di dominare chiunque.
Alcuni ne giravano alla
larga per paura di essere uccisi, altri cercavano di ottenere la loro grazia
facendogli da cane da guardia.
Caroline ovviamente
faceva parte della prima categoria.
Ma lei aveva visto solo
una parte di Elijah… non aveva visto i suoi
occhi tristi e malinconici di quando parlava della sua famiglia… o
quando si dimostrava gentile e premuroso con Briony quando
lei si sentiva a pezzi o sola.
Quelle erano solo
recriminazioni gratuite. Niente di più.
“Spero di non averti
messo in una situazione scomoda.” Le chiese Elijah in tono serio mentre
rientravano dentro casa.
“Non preoccuparti. So
gestire Caroline e i suoi sbalzi d’umore.”
“Non volevo crearti
problemi con tua sorella.” le disse profondamente rammaricato fissandola a metà
sguardo.
“Cercava solo di
avvertirmi. Tentativo vano. E poi lei è l’ultima che dovrebbe sparpagliare
consigli su questioni amorose.”
Elijah le sorrise
amaramente.
“Non credi che dovresti
ascoltare i suoi consigli? Starmi alla larga?” le domandò lui guardandola negli
occhi, quasi con inquietudine o per avvertirla del pericolo che lui costituiva.
“Perché? So che tu non
mi faresti mai del male.” Disse lei sincera, ma il suo tono di voce sfibrò da
una nota d’indecisione.
Lui la guardò
pensieroso, con un sorriso freddo che gli increspava le labbra: "Così
disse colui che ha sempre avuto speranza sugli altri ma alla fine se ne è
pentito."
Briony non provò paura di quella ingannevole
minaccia, infatti sorrise maliziosa, ondeggiando sulle gambe: "Vogliamo
davvero tastare quel tasto? La preda che deve aver paura per istinto di
sopravvivenza e stare alla larga quindi dal pericolo? Io non sono così."
E si avvicinò lentamente
a Elijah, il quale continuava a osservarla pacato e freddo. Gli mise una mano
sul petto, continuando a guardarlo senza paura: "E sei proprio tu ad
avermi dato la spinta a fidarmi."
Elijah la fissò attento
da sotto le palpebre; l'atmosfera si inoltrò in uno strano e ingombrante
silenzio. Nel mentre Briony si mordeva il labbro, lui
distolse lo sguardo con un lieve sospiro:
“Ti avverto, non sono
una brava persona Briony. Alcune parti umane mi
mancano e potrei fare delle cose che potrebbero spaventarti. Non hai ancora
visto tutto di me.”
Lei lo fissò con sguardo
dolce:
“Ti prego non dire così… sei una bella persona, molte tue qualità sono da
invidiare. Sei un vampiro ma questo non c'entra perchè
sei un uomo nobile Elijah e so che posso fidarmi di te. Anche se questa
situazione un pò di mi disorienta.. ma io lo penso
quello che dico.”
Lui tornò a guardarla,
sorridendole affascinante per i complimenti che aveva ricevuto, e le
accarezzò delicatamente i capelli, illuminato dalla sua positività, altruismo e
bontà.
Quel contatto così
casuale le scatenò una tempesta dentro e Briony non
stette più nella pelle. Si avvicinò al suo viso e agì d'istinto nel prendergli
il viso fra le mani e baciandolo con tutta la dolcezza possibile, come a fargli
intendere che lei non si pentiva di nulla e non dovevano stare a pensare troppo
sulle conseguenze.
Elijah tuttavia restò
immobile con gli occhi socchiusi, ancora immerso in pensieri razionali e
contrastanti alle emozioni, i quali avevano sempre fatto parte di lui e avevano
forgiato il suo animo duro. Aveva ricevuto delle numerose crepe da quando aveva
incontrato quella ragazza, piccole ma consistenti crepe. Ma era arduo
ricacciare antiche abitudini, soprattutto se l'altra parte era un'umana e agli
umani basta poco per spezzarsi e tanto invece per raggiustarsi.
“Buona notte.” gli
sussurrò poi Briony, allontanandosi da
lui e fissandolo sciolta.
“Buona notte.” le
rispose a sua volta Elijah, sorridendole lievemente e non facendole intendere
nulla dei suoi pensieri.
Lei voleva restare
ancora un po’ con lui, ma forse era meglio fermarsi lì.
Salì le scale, sentendo
la sguardo provocatorio di Elijah sulla sua schiena.
Quella mattina Elijah
uscì presto.
Doveva nutrirsi e inoltre
gli piaceva guardare la luce del sole mentre albeggiava.
Anche se doveva essere
condannato a vivere una vita nell’oscurità, alla fine avevano trovato uno
stratagemma per camminare alla luce del sole e godersi la luminosità dei suoi
raggi, anche se quel semplice calore non bastava per sciogliere il ghiaccio che
aveva plasmato il suo animo da tempo.
Ma era una delle poche
concezioni umane che aveva rimasto in tutti quei secoli passati da vampiro e
ormai era diventata una piacevole abitudine.
Rimase immobile a
contemplare il sole, e poi vide John Gilbert che trasportava dei grossi
scatoloni da quelle parti.
“Cosa stai trasportando,
cadaveri di vampiro?” domandò l’Originario non scomponendosi
“Niente affatto. Sono
solo i vecchi diari dei miei antenati, li metto in un posto sicuro visto che
gran parte della mia famiglia non vuole avere niente a che fare con me”
“Saggia decisione. Ti
saluto John.” Disse l’Originario iniziando a camminare.
“Come vanno le cose
con Briony?” gli chiese all’improvviso John con
un sorrisetto.
“Penso che non ti
dovrebbe interessare. Ormai sei fuori.” Rispose Elijah secco.
“No ma vedi.. io tengo
molto a lei… e mi dispiacerebbe se stesse
male per uno come te, che non merita niente” osservò tagliente.
Elijah lo fissò dalla
testa ai piedi:
“Levati dai piedi.” lo
minacciò.
“Pensi davvero che lei
potrà amarti per ciò che sei veramente? Andiamo! Ti disprezzo ma ti riconosco
che sei piuttosto intelligente e furbo, e sai che dico la verità.” John cercava
di provocarlo in tutti i modi.
Elijah lo guardò come fa
un serpente con la sua preda.
“Ho dato la mia parola a
tua figlia che non ti avrei fatto del male. Non farmelo rimpiangere.”
Vedendo che l’uomo
deglutiva intimorito, Elijah gli sorrise perfidamente in faccia:
“Sei così stupido e
inetto. Disquisisci tanto ma alla fine sei che tu che non ricevi amore da
nessuno. Nemmeno da lei.” disse freddo cominciando a camminare, lasciandoselo
alle spalle.
“Il suo amore no, ma le
sue labbra si!” gli urlò John soddisfatto.
Elijah si fermò rigido e
si voltò lentamente verso di lui. Il suo sguardo trapelava una freddezza
gelida, che si stava per tramutare in qualcos’altro.
“Ti ha detto che mi ha
baciato? Oh non te l’ha detto! Le donne sono fatte così, fanno finta di essere
delle donzelle sperdute e innocenti, ma alla fine ce la fanno sempre sotto al
naso!”
Elijah lo guardò serio,
dubbioso, ma poi gli sorrise sarcastico:
“E dovrei crederti?”
“Ah vedo che non sono il
solo che abbia baciato in questo periodo! Bene, vedo che ha seguito il mio
consiglio alla lettera!” E si fece una bella risata tra sé e sè.
Elijah, non
sopportandolo più, si avvicinò pericolosamente a lui faccia a faccia.
“Stai attento John
Gilbert o ti strappo la lingua” E questa volta non stava ridendo.
“Beh non vuoi sapere il
nostro piano segreto? Se non te lo dico io, non lo saprai mai da lei perché
sono sicuro che lo negherà fino alla morte, conoscendola. Ti posso dire mio
caro Elijah, che la tua Briony ti ha sempre
ingannato e ti ha usato per i suoi scopi! E’ una bella ragazza, sa come usare
le sue armi e sono sicuro che ti avrà raccontato la sua triste storia per
pungere il tuo ben palese complesso del salvatore”
Elijah non aveva ancora
abbandonato il suo sguardo minaccioso ma era anche interiormente ferito. Le
cicatrici nel suo animo avevan ricominciato a
sanguinare.
John continuò: “Lei ce
l’ha nel sangue! Il suo odio per i vampiri e la sua natura da cacciatrice… adesso è sopita ma prima o poi verrà a
galla e scoppierà! E non avrà nessun riguardo per quelli come te, vedrai se non
mi sbaglio! Ti odierà a morte alla fine.”
Elijah furioso lo prese
per il collo e lo spinse con violenza contro un albero. Se lo avrebbe stretto
ancora di più, probabilmente gli avrebbe staccato il collo senza fatica.
“Sai che non ti
sto mentendo… lei vi voleva tutti morti!
Tutti, persino sua sorella! Ha soltanto cercato di prendere tempo. Fa male
vero? Essere feriti dalle persone che teniamo?” gli chiese John con un sorriso
da bastardo stampato sulla faccia.
Elijah non sopportava
più quelle parole, che per lui erano come tinte da veleno, e alla fine gli
diede una botta così forte che la testa di John Gilbert ruotò di 360°.
Tanto non si sarebbe
fatto niente visto che indossava l’anello, ma almeno si era sfogato.
Lo sguardo del vampiro
era vuoto, senza vita. Era come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco e
avesse smesso di respirare. Una sensazione che conosceva bene quando era umano,
ma da quando si era trasformato in vampiro non l’aveva più provata.
Fino a ora.
Non esistevano cure o
rimedi per salvaguardare le ferite nella suo animo questa volta, perché il
veleno del tradimento era penetrato in profondità, impossibile da sanare.
Era stato così stupido
da farsi ingannare una terza volta da un’umana? Prima Katerina,
poi Elena Gilbert che lo aveva pugnalato… e adesso… Pensava che non doveva dar peso alle parole di
quel pazzo di John Gilbert ma gli era sembrato sincero. Sul bacio che lui
e Briony si erano scambiati, sul loro piano
di sterminare tutti i vampiri…
In cuor suo Elijah non
poteva crederci.
Proprio lei, che era
sempre stata così dolce, leale, coraggiosa; a volte si era lasciata andare
dicendo cose che non doveva dire ma l’aveva perdonata perché era in stato di
shock per via della sorella… ma se fosse
tutto vero? Se lei odiava i vampiri a tal punto da volerli morti in segreto?
Usando qualsiasi mezzo e stratagemma...
Elijah strinse forte i
pugni e guardò con ripugnanza il corpo di John Gilbert.
Con noncuranza lo lasciò
lì e si diresse con glacialità disumana verso la casa di Briony.
Intanto Briony emanava gioia da tutti i pori. Non le importava
dei consigli di sua sorella che non sapeva un fico secco del legame che univa
lei e il misterioso vampiro.
La natura di Elijah
poteva anche essere pericolosa, ma ormai era totalmente presa da lui che
dubitava fortemente che le avrebbe mai fatto del male.
Non dopo quello che era
successo tra loro...
Sentì la porta chiudersi
con un tonfo e andò a vedere.
Era Elijah.
“Ehi sei tornato!”
esclamò avvicinandosi.
“Hai fatto un’altra
capatina per vedere le rovine storiche di MysticFalls?” gli chiese ironica.
Ma notò che lo sguardo
di Elijah era vuoto.. Quegli occhi non erano più amareggiati e profondi, come
li aveva sempre visti.
Erano gli occhi di uno
sconosciuto. Peggio ancora, di uno che voleva strapparti il collo senza neanche
dire una parola o mostrare un lieve dispiacere nel viso.
“Stai bene?” gli chiese
preoccupata toccandogli il braccio.
Lui fissò la sua presa
nel suo braccio, come se fosse stato appena toccato da una che aveva la peste.
Si divincolò da lei in
modo freddo, e si allontanò guardando fuori dalla finestra.
Briony lo seguì titubante.
“Elijah…?”
Ma lui la interruppe.
“Ti ricordi, quando ti
ho detto che non bisogna mai toccare i punti deboli di noi vampiri? Tu mi avevi
detto che il mio era l’onore. E’ vero. Non potresti mai immaginare la mia
reazione se qualcuno me lo calpestasse… ma
la cosa che mi fa ancora più infuriare….” La
voce di Elijah tratteneva a stento un’ira incontenibile per un essere umano.
Si girò verso di lei,
freddo come il ghiaccio. I suoi occhi furono però attraversati da un lampo di
collera.
“E’ essere preso in
giro. Soprattutto da un’umana.” Sottolineò l’ultima parola con ripugnanza.
Perché era questo che
erano. Un vampiro e un’umana. Il predatore e la preda. Un mostro senza anima e
una vittima innocente… o quasi.
“Elijah… che
cos’hai?” gli chiese preoccupata.
Lui le sorrise
mestamente.
“Davvero hai anche la
decenza di chiedermelo? Credevi che non me ne sarei accorto del tuo stupido
piano?” le chiese serio, stringendole il braccio con una mano in una dura
morsa.
“Che piano? Mi stai
facendo male..” sussurrò Briony, la quale non
poteva credere che quell’essere davanti a lei fosse l’Elijah di sempre.
“Ho fatto due chiacchiere
con John Gilbert… Indovina? So tutto Briony. E’ inutile mentire. La verbena potrà anche
proteggerti ma posso scegliere altri modi per farti parlare.” Dichiarò lui
minaccioso.
“Che stai dicendo?? Che
cosa ti ha detto John?”
“L’unica cosa benevola
che posso dirti è che spero ti sia goduta il suo bacio. Temo però sarà stato l’ultimo,
visto le attuali condizioni del tuo amico.” Affermò lui inumano. Davvero non
c’era neanche una luce di umanità nei suoi occhi, faceva rabbrividire fino alla
punta dei piedi.
“Cosa? Che diamine stai
dicendo?” sussurrò shockata, cercando di pensare.
Dio… il bacio che John le aveva dato quel giorno…
“Stai forse negando
l’evidenza?” esclamò Elijah elargendo una risata amara.
“Non è vero! John ti ha
mentito! Ma… quando avete parlato?” domandò spaesata.
“Se ti cruccia il
pensiero per le sue condizioni, è vivo. Ma…” fece
rivolgere l’attenzione della ragazza a se stesso, pressando un pelo la presa
sul suo braccio. “Pretendo una risposta chiara.” Finì di dire autoritario e
intimidatorio come non mai.
Quell’interrogatorio le
stava facendo venire brividi gelidi lungo tutto il corpo, e non sapendo
prevenirli parlò solo d’istinto.
“E’ vero John mi ha
baciata ma..”
“Ahhn…”
“Ma non è come pensi tu!
E’ stato lui a baciare me, io mi sono ritratta subito!”
“E dovrei credere alla
tua buona fede? Ti avevo già chiesto cosa ci fosse tra te e John Gilbert, ma tu
hai sempre sviato il discorso sull’inutile legame d’amicizia!” le recriminò
Elijah.
“Ma perché è così! Non
te l’ho detto… perché era una cosa troppo
personale e senza importanza!”
“Oh davvero, come era
senza importanza il bacio che ti ho dato? Quanto poteva valere il tuo “Ti amo”
se usciva dalla bocca di una bugiarda?” chiese freddo e cinico. La ragazza
sentì quel gelo spezzarle il cuore.
“Non è vero… non era una bugia…”
mormorò senza forze.
“Ah no? Di solito non si
ama chi si tenta di uccidere. Dove coincide il tradimento con l’amore?” rispose
Elijah buio e puntiglioso alzando il sopracciglio.
“Io ucciderti? Stai
scherzando spero ma non fa davvero ridere. John ti ha riempito la testa di
bugie!”
“Perché allora l’ho
trovato sincero, spiegami? E tu invece ora ti senti con le spalle al muro
perché sei stata scoperta? Io non tollero gli inganni Briony
e men che meno chi pensa di farla franca con
me." dichiarò minaccioso e glaciale.
"Ma non è così! E'
così difficile per te credere che le persone che ti stanno vicine non ti
tradiranno o feriranno come è già successo in passato? Io non ti ho
tradito!" ribattèBriony
con forza.
Il volto di Elijah si
fece più scuro per quel giudizio personale. Non era che non si fidava di
nessuno, ma teneva sempre alta la guardia e non abbassava mai le difese
razionali. Ciò gli aveva permesso di sopravvivere per lunghi secoli. E non
avrebbe perso quella furba concezione di vita proprio ora.
"Ti stai difendendo
pateticamente nel puntarmi il dito contro?" le domandò terribilmente
calmo.
Briony deglutì, sentiva ancora la morsa nel
braccio: "Dico solo che ti devi fidare di me."
Elijah alzò corrucciato
lo sguardo. Si vedeva dall'ombra dei suoi occhi che ormai era troppo tardi, che
la barriera tra loro si era innalzata nuovamente e che lui questa volta non
l'avrebbe rimossa per stupide emozioni che non doveva provare perchè lo avrebbero nuociuto.
Nonostante ciò parlò in
maniera fredda: "La fiducia porta fiducia. Nonostante le tue belle parole
di difesa, BrionyForbes,
leggo nei tuoi occhi che c'è qualcos'altro. Per una volta dimmi la verità..” Il
volto di Elijah si era all’improvviso fatto più serio, quasi scavato.
Briony scosse la testa:
“John ha travisato le mie intenzioni… è vero all’inizio odiavo i vampiri, hai
visto tu stesso la mia reazione quando ho tentato inconsapevolmente di
pugnalarti ma era stato solo un raptus di follia! Io non vi odio! Non potrei
mai volere la vostra morte! Non ora che Caroline è un vampiro, non dopo quello
che è successo tra noi.” Le lacrime le scesero inesorabilmente. Sentiva il
cuore spezzarsi mano a mano che lui la guardava in quel modo così freddo e
sputava accuse sul suo conto. Nemmeno ora le credeva, forse si era intestardito
nel farlo, ma recitava fin troppo bene la parte.
“E cosa è successo tra
noi? Sei solo un’umana, io sono un vampiro. Non farti illusioni su qualcosa che
non esiste.” disse lui con glacialità. La perfidia che gli dipingeva la voce e
gli occhi.
La stava ferendo di
proposito. Era quella la sua intenzione. Farla morire di delusione, come era
stato ferito lui.
“Come puoi dire
queste cose…? Come puoi anche solo pensarle..?”
la voce di Briony era strozzata perché
stava piangendo troppo. Il petto le faceva male dallo sforzo.
Elijah la guardò
dall’alto in basso, come se per lui lei non contasse niente. Come se non gli
importasse di farla star male.
“Le tue lacrime non
faranno effetto su di me. Non sono più umano e queste sensazioni non le provo
più da secoli; se vuoi trovare della comprensione va a chiederla a qualcun
altro. Magari a John.” Sussurrò beffardo, mollando finalmente la presa sul suo
braccio. Briony stupidamente gli si
avvicinò ancora:
“No! Non ho mai voluto
John! Non ti ho mai mentito su quello che provavo per te!” gli gridò con tutta
la forza che le era rimasta.
Gli sfiorò il viso con
entrambe le mani cercando di calmarlo.
“Elijah, io ti amo.”
disse sinceramente guardandolo negli occhi.
L’Originario affilò
duramente lo sguardo fino a diventare irriconoscibile, come se non avesse
affatto sentito quelle parole oppure sì, ma comunque non gli importava nulla.
Il ghiaccio prese posto sui suoi occhi.
“Non toccarmi.” le
ordinò freddamente faccia a faccia, sovrastandola con la sua stesse
indifferenza.
Quella parola ferì Briony come una lama affilata.
Elijah la fece
allontanare subito da lui, come se non volesse neanche sentire la sua presenza
vicino.
“Non sentirti in
colpa, Briony… anche se devo ammettere che
questo tuo atteggiamento colpevole non mi facilita le cose.” sussurrò
fintamente benevolo, scuotendo la testa.
“Perché non riesci a
credermi? Perché credi alle parole bugiarde di John e non alle mie?”
mormorò Briony fra il rimpianto e le
lacrime.
“Davvero sono parole
così bugiarde, Briony?”
Il suo tono si era
calmato e lei deglutì.
All’inizio era vero.
Voleva morti tutti i vampiri e aveva fatto un patto con John. Delle volte il
sangue le ribolliva con l’intenzione di massacrarli e appariva nello specchio
un viso che non le apparteneva. Pericoloso e non suo.
Ma ora le cose erano
diverse.
Aveva imparato a vivere
con i vampiri, a stimarli, ad accettarli… e
a amarli.
Non meritava tutto
questo. Lei aveva sempre cercato di fare la cosa giusta. Di seguire il suo
cuore che lo aveva condotto da lui.
Elijah la guardò fisso,
senza lasciarla parlare:
“Io sono un uomo di
parola a contrario tuo, e non ti farò niente come promesso. Ma se fai un altro
tentativo per fregarmi ti spezzo come un ramoscello secco, chiaro?” le sibilò
cinico. Briony fece solo trapelare un silenzioso
sgomento mentre il cuore sembrava lacrimare dentro il petto.
Non riuscì a dire
niente, anche perché Elijah la fece scostare in maniera così indifferente e
gelida da non apparire veramente lui.
Briony rimase esterrefatta e incredula per
quell’atteggiamento che non era da lui. Con la coda dell’occhio lo vide
andarsene, senza voltarsi.
La sua felicità si stava
sgretolando fra le sue mani.
Rendendosi conto
dell’odio che Elijah provava per lei, prese lucidità e lo raggiunse. Non poteva
sopportare di vederlo così.
“Aspetta aspetta! Non
andare via!” lo supplicò fermandolo per un braccio.
Ma lui si divincolò
prontamente e continuò a camminare verso la porta, come se nulla fosse.
Lei ci rimase male, ma
non voleva demordere.
Non poteva.
“Perché fai così? Dammi
almeno la possibilità di spiegare!” Questa volta lo acciuffò per le maniche
della giacca.
Lui sentendosi preso,
ringhiò:
“Fa silenzio e non
toccarmi.”
Si liberò della sua
presa con forza, e lei così si allontanò guardandolo intimidita negli occhi.
Lui la guardò senza
alcun rimpianto.
“Non volevi vedere ogni
lato di me? Beh, ora ti ho accontentata. Non bisogna mai scavare a fondo su ciò
che potrebbe farti del male.” le disse in un’accusa cattiva e fredda.
“Elijah ti prego…” sussurrò lei piangendo.
Il suono della voce
tremante di Briony non sfiorò nemmeno
l’animo del vampiro. Sembrava che ogni parte di lui fosse corazzata e lei non
riusciva ad intravedere neanche un minimo accesso per arrivare al suo cuore.
Sembrava essere tutto svanito.
“Ti auguro di passare
una bella giornata, Briony.” disse falsamente
Elijah sbattendo la porta di casa sua.
La ragazza era rimasta
incredula a fissare la porta, dove era appena uscito l’uomo che amava.
Sarebbe mai tornato?
L’avrebbe mai perdonata per le cose che gli aveva omesso?
Ma non era colpa sua… lei non voleva fare del male a nessuno. Non aveva
mentito quando gli aveva detto che lo amava.
Il cuore le si spezzò
nel petto pensando che lui dubitasse del suo amore.
E il modo in cui le si
era rivolto… con tanto odio e tanta
violenza che la faceva tremare dalla disperazione.
Pianse e pianse.
Non vedeva altre via di
fuga se non sfogarsi così.
Si chiese perché Elijah
avesse reagito in quel modo. Che il suo lato umano fosse sinceramente
compromesso? E se non fosse più tornato come era una volta? Se fosse
stato semplicemente… un vampiro senza
scrupoli?
Come doveva essere
appunto un Originario.
Era tutta colpa di John.
Gli avrebbe fatto
pentire di essere nato.
Quel pensiero diede la
forza a Briony di non piangere più e di
rialzarsi.
<< Sì, andrò da
John e mi dirà tutto quanto o lo uccido con le mie stesse mani! >> Pensò
con rabbia.
Ma all’improvviso
qualcuno suonò il campanello.
Briony pensò speranzosa che dietro la
porta ci fosse Elijah.
Magari si era pentito e
era venuto a chiederle scusa!
Prontamente Briony andò ad aprire la porta, pregando che fosse
lui.
Purtroppo non si trovò
davanti Elijah.
Sgranò gli occhi
shockata e incredula.
Non si sarebbe mai
aspettata di rivederlo.
E proprio oggi che era
ridotta così male.
“Ciao tesoro.” disse
l’uomo dietro la porta con un sorriso.
“Papà?”
FINE CAPITOLO!!
Eeheh scusate sono stata un po’ dura! Ma
le emozioni dei vampiri sono amplificate e Elijah ha esagerato per questo! Si è
sentito tradito!
Riuscirà Briony a fargli capire la verità?
Ed ora è arrivato
il paparino… Altri guai in vista! :P
In quella giornata era
accaduto di tutto… il duro litigio
con Elijah, che l’aveva stravolta e martoriata, ed ora questo?
Suo padre era tornato.
Perché?
“Papà?” chiese
sbigottita.
“Non sembri felice di
vedermi.” constatò il padre.
“No no… è che non me l’aspettavo di vederti così
all’improvviso” rispose lei grattandosi la testa nervosa. I suoi occhi erano
ancora gonfi dalle lacrime e davvero faceva fatica a reggersi in piedi.
“Sembri davvero
sottoshock figliola e penso che non riguardi solamente il mio ritorno.” Osservò
il padre.
“In effetti papà oggi
non è il momento adatto per fare una riunione di
famiglia..” Briony lo guardò titubante.
Effettivamente non era in vena per fare 4 chiacchiere con tutta la famiglia
riunita e fingere che andasse tutto bene. Quel giorno non era proprio adatto.
Si sentiva il cuore a pezzi, impossibile da riunire se Elijah non
fosse tornato.
“Peccato. Ero venuto
apposta per te.”
“Per me?” chiese
sospettosa.
“Davvero non pensavi che
la mia ex moglie non mi avrebbe detto che tu sapevi cosa stava succedendo in
questa città? Ok che siamo in pessimi rapporti ma quando si tratta di figli…”
Briony lo interruppe scandalizzata: “Sei
tornato per i vampiri?”
“So che la situazione è
critica.”
La ragazza deglutì
spaventata.
<<
Merda merda. Se venisse a sapere di Caroline e degli altri sarebbe la
fine. >>
Briony non sapeva come affrontare il
discorso col padre senza farsi scoprire.
“Sai niente sulla loro
identità?”
“Per ora no. Ma devo
riunirmi col consiglio e magari ti aggiornerò. Credevo che tu non volessi più
avere niente a che fare con i vampiri.” disse Bill guardandola serio e
dubbioso.
“E’ così… ma sono stata travolta dagli eventi e sono stata
catapultata nel tuo mondo papà… e la cosa
non mi piace.” rispose secca.
Suo padre le
accarezzò dolcemente il viso.
“Lascia fare a me.
Vedrai che andrà tutto bene”
Ma la figlia non era per
niente tranquilla. Se suo padre avesse scoperto il loro segreto… l’aveva già visto all’azione e sapeva che non
aveva nessun scrupolo a uccidere i vampiri, ma in questo caso era coinvolta
sua figlia… Caroline.
Le venne poi da ridere.
“Se ti riunisci col
consiglio ricordati ti pestare John Gilbert da parte mia”
“Come?”
“No niente era una battuta… scusa papà per la fredda accoglienza, ma
davvero oggi non sono in vena di festeggiare…”
gli disse dispiaciuta. La ferita che le aveva provocato Elijah era ancora
bollente, e non si sarebbe emarginata tanto facilmente.
Le venne ancora da
piangere, ma si trattenne.
“Ora che sono tornato
molte cose cambieranno.” Mormorò Bill con un sorriso strano, andandosene.
“Te ne vai di già?”
“Sì, devo vedermi con
Carol Lockwood. Ci sentiamo tesoro”
Uscì senza dirle più
niente.
Il litigio con Elijah le
aveva soffocato il sangue, l’aveva destabilizzata e sciolta in un cumolo di
macerie, poi ora suo padre era tornato ed era sulle tracce dei vampiri.
Briony avrebbe tanto voluto strapparsi i
capelli dall’angoscia.
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Quando Carol Lockwood aprì la porta a Bill Forbes,
fece un sospiro di sollievo perché non sapeva proprio come affrontare la
situazione.
“Penso che tu debba
dirmi cosa ti aspetti che faccia” le disse Bill.
“Speravo me lo dicessi
tu” replicò Carol guardandolo.
Bill non rispose e Carol
gli disse:
“Si tratta di Caroline,
Bill! Ricordo il giorno in cui è nata”
“Cosa sanno gli altri
del consiglio?”
“Non ho detto una
parola. Ho messo insieme i pezzi da sola. Hai qualche idea Bill? Non so
come comportarmi…”
“E’ un vampiro Carol.
Dobbiamo fare tutto ciò che deve essere fatto” rispose Bill freddo.
Sapeva già cosa doveva
fare.
Briony stava uscendo di matto a casa sua.
Voleva andare a cercare
Elijah per chiarire quello che era successo, doveva andare a prendere a pugni
il suo caro amico John e doveva scoprire cosa avesse in mente il padre.
Se lei ne avesse parlato
con Stefan e company sicuramente avrebbero
preso dei provvedimenti e avrebbero ucciso Bill senza pensarci due volte.
Anche se non era il
padre migliore del mondo era pur sempre suo padre, e non poteva lasciarlo
morire. Inoltre durante l’infanzia gli era stata molto attaccata.
Si stava facendo prendere
dal panico ma pensò che l’unica soluzione fosse avvisare Caroline del pericolo
e andarsene dalla città per un po’, così non avrebbe visto il padre.
Chiamò la sorella ma non
rispondeva nessuno.
<< Cazzo Caroline!
Dove sei? >> Pensò angosciata.
Fece 3.000 chiamate ma
non rispose nessuno e allora decise di chiamare Tyler: forse lui ne sapeva più
di lei di dove fosse finita Caroline.
“Caroline? Ha passato la
notte da me ma quando mi sono svegliato stamattina non c’era più. Perché è
successo qualcosa?” Chiese preoccupato Tyler.
“No no non preoccuparti.
E’ solo che non risponde alle mie chiamate… se
tu la senti, chiamami subito! Grazie.”
La situazione stava
notevolmente peggiorando.
Il padre era tornato e
Caroline era scomparsa. Non poteva essere una coincidenza, ma Briony non poteva neanche credere che suo padre
potesse farle del male. In fondo era sua figlia.
<< I vampiri sono
i nemici giurati di Bill. Farebbe di tutto per eliminarli, chiunque essi siano
>> Pensò Briony amaramente. E lei ne aveva
avuto la prova…
<< Mio dio. Che
sia andato ancora in quel posto? Impossibile. >> pensò inorridendo.
La ragazza si ricordò
che il padre aveva una tana per torturare e uccidere i vampiri senza destare
scalpore, ed era proprio a MysticFalls.
Era una probabilità
remota che lui si trovasse lì ma almeno doveva tentare.
Sarebbe andata laggiù
per fermare quello che temeva stesse per succedere.
Caroline proprio in quel
momento stava urlando di dolore mentre la luce del sole le trapassava da pelle
a pelle, bruciandola. Era incatenata a una sedia, le ferrature erano piene
zeppe di verbena e non poteva nemmeno muoversi.
Gridò.
“Ti prego fermati!!”
Implorò al padre piangendo.
Bill, forse preso dai
rimorsi, abbassò le leva che teneva aperta la finestra in alto; finalmente la
stanza ricadde nel buio completo e Caroline tornò a respirare.
“Mi dispiace che sia
successo proprio a te.” le disse inginocchiandosi davanti a lei.
“Papà lasciami andare…” lo supplicò con un fil di voce.
“Non posso tesoro, mi
dispiace. Sei un vampiro ora” rispose con tono amaro.
“Papà ti prego… non faccio del male a nessuno, devi credermi.
Ho imparato a controllarmi.”
“Davvero? Allora avanti!
Controlla la tua sete di sangue!” le urlò facendogli vedere una sacca piena di
sangue.
Ma Caroline non poteva
sopportarlo e anche se lo respingeva con tutte le sue forze, il suo viso si
trasformò in quello di un predatore pronto a bere tutto il sangue possibile.
Bill sospirando abbassò
la sacca di sangue. Questa era la prova che la figlia che conosceva non c’era
più. Quella che si trovava davanti era un vampiro senza anima, nulla di più.
“Sei schiava della tua
sete di sangue” le disse con disprezzo.
“Non posso cambiare
quello che sono papà..” rispose sconsolata tenendo la testa bassa.
“Sì che puoi! Con la
terapia del dolore tu puoi guarire i tuoi istinti da vampiro e riuscire a
controllarti!” la guardò deciso e le fece annusare di nuovo il sapore del sangue
per vedere la sua reazione.
“Non ci riesco, non ci
riesco!” gridò piangendo.
“Devi farlo!”
“Perché mi stai facendo
questo?”
“Perché così non sarò
costretto a ucciderti”
Caroline lo guardò negli
occhi totalmente sorpresa.
All’improvviso sentirono
dei forti colpi sulla porta. Caroline riconobbe la voce di Briony.
“Papà?? Sei lì dentro?”
gridava lei allarmata.
“Briony!!!”
Caroline raccolse tutte le sue forse e urlò il nome della sorella piangendo.
“Oddio! Papà che le stai
facendo? Fermati! Papà!” Briony urlò
disperata dando dei forti colpi alla porta. Ma questa era fatta di ferro e la
maniglia si apriva solo con una chiave speciale che possedeva il padre, che
sicuramente ora era incastrata dall’altra parte, impedendole di entrare.
“Sto cercando di aiutarla,
figliola.” Rispose il padre che non accennava minimamente a aprire la porta.
“Papà, fammi entrare!”
gli gridò Briony cercando di forzare la
maniglia, ma senza successo. Quella porta era troppo pesante e le facevano male
le mani dallo sforzo.
“Non posso, devo finire
il mio lavoro.”
Briony si spaventò:
“Caroline, Caroline!
Stai bene?” La paura e il sgomento nella voce.
Dall’altra parte
percepiva solo dei mormorii:
“Aiuto..” Ormai Caroline
non aveva più forze.
Briony smise di dare colpi alla porta
perché era inutile. Neanche una bomba atomica l’avrebbe aperta.
Serviva una forza
sovrumana.
Si mise disperata le
mani nei capelli e prese una decisione avventata: uscì a passi veloci da quel
tugurio, inciampando sui suoi stessi piedi e facendo fatica a respirare.
Dopo essere risalita
cercò velocemente un posto dove ci fosse campo e chiamò assiduamente col
cellulare.
Solo una persona poteva
aiutarla.
Pregò Dio che la
ascoltasse.
Dopo alcuni minuti, che
le sembrarono delle ore, Elijah comparve improvvisamente alle sue spalle. Un
gelo invernale le trapassò la schiena.
“Cos’è che ti ha dato il
coraggio di chiamarmi?” le chiese gelido dietro di lei. Gli occhi
vuoti ma penetranti.
Briony si girò spaventata, ma vedendo che lui era
arrivato fece un sospiro di sollievo.
“Per fortuna sei
venuto.”
“Non mi hai dato scelta.
Il mio cercapersone vibrava in continuazione e allora sono venuto a
controllare. Spero che avrai una spiegazione plausibile, tipo che Klaus è
tornato o sta per arrivare un terremoto qui.” si giustificò lui con
indifferenza e tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.
“No no!” Briony cominciò a spiegargli tentando di rimanere
lucida “Devi aiutarmi! Mio padre tiene prigioniera Caroline in una specie di
caverna a qualche miglio da qui! Ha scoperto tutto e ora potrebbe ucciderla!”
Elijah lasciò che Briony finisse la spiegazione, ma poi la guardò
totalmente impassibile negli occhi .
“E cosa dovrei fare io?”
Briony si avvicinò con sguardo implorante e
gli disse: “La porta è sbarrata e ti chiedo solo di aprirla, così io posso
entrare e liberarla.”
“Sei assurda Briony. Non penso che tuo padre ucciderebbe tua sorella.”
Mormorò lui pacato sviando lo sguardo altrove.
“Ma stava urlando! Non
sai di cosa mio padre sia capace! Ti prego aiutami Elijah…!” Briony lo implorò sul punto di piangere, forse
pensando che le sue lacrime avrebbero avuto qualche effetto su di lui… che avessero potuto fare leva sul suo lato umano.
Ma l’unica cosa che
ricevette fu una indifferenza terrificante. Elijah la stava inchiodando con lo
sguardo in quel momento:
“Perché dovrei farlo?
Non mi sporcherò di certo le mani per te.” replicò lui scostante e glaciale.
Briony allora lo guardò negli occhi
sorpresa: quelli erano occhi diabolici, ricolmi di malvagità e oscurità.
Occhi freddi come il ghiaccio, impenetrabili, infernali, che uccidevano
chiunque osasse sfidarlo e che facevano tremare di paura.
“Lo stai facendo apposta
vero? Per ferirmi! La tua cattiveria oggi non ha limiti….
Ma non c’entra niente con il litigio che abbiamo avuto, ti chiedo solo di
fermare mio padre! E’ così difficile per te? Come puoi essere così senza
cuore?”
A Briony stava tremando la voce. La sua freddezza la
trafiggeva come una lama affilata pronta a trapassarle il cuore.
Le labbra di Elijah si
curvarono in un sorriso maligno:
“Certo che posso....sono
un essere perfido no? Infatti il cuore non ce l’ho più da tanto tempo. E
siccome sono cattivo, ma allo stesso tempo avete tutti bisogno assolutamente di
me, mi posso permettere di non intromettermi nelle tue faccende personali.” Mormorò
con indifferenza e superiorità, guardandola con quegli occhi terrificanti che
facevano rabbrividire.
Briony stentava a credere di assistere a un
simile spettacolo che rischiava di tramortirla.
“Non mi interessa.”
disse lui ancora, sibilando come un serpente. Lo sguardo tetro.
Gli occhi di Briony erano colmi di lacrime, ma cercò di sorridergli
aspra e gli fece un applauso.
“I miei complimenti
bravo, reciti la tua parte da vampiro spietato alla perfezione. Dio ma come ho
potuto anche pensare di amare uno come te!” Urlò con disperazione cercando di
andarsene per non fargli vedere la sua sofferenza.
Non meritava le sue
lacrime.
Quegli occhi così
minacciosi non meritavano niente.
Elijah però la fermò per
un braccio, obbligandola così a guardarlo. In quel momento lui era pieno di
collera, la sua voce suonò apertamente ostile:
“Ti ho perdonata una
volta la tua sfrontatezza e hai già tradito la mia fiducia nuovamente. Se
davvero pensi che io sia quell’essere perfido che le tue parole lasciano
intendere, non farò nulla per dissuaderti. Infatti…”
Sorrise malefico.
“ Ti lascerò scoprire da
sola che razza di essere spregevole io sia.” E la lasciò andare con forza,
andandosene subito via con perfetto distacco.
Briony invece era troppo sconvolta anche
per piangere. Il dolore le bruciava dentro, dilagante e violento. Era talmente
incredula di essere stata trattata così crudelmente e duramente da Elijah, che
non riusciva nemmeno a provare rabbia.
“L’hai perso” sussurrò una voce dentro lei che cercò di scacciare ma
inutilmente.
Lo shock l’aveva
paralizzata, ma doveva riprendersi subito.
Doveva andare a cercare
aiuto. Caroline aveva bisogno di lei.
Al diavolo Elijah.
Dopo come l’aveva
trattata, così crudelmente e senza neanche un minimo di compassione, non
meritava che lei lo cercasse ancora.
Si asciugò le lacrime e
corse più in fretta che poteva verso la macchina.
Non era ancora tutto
perduto.
“Tyler anche se non puoi
trasformarti in lupo, la tua forza è comunque maggiore rispetto a quella umana
no?” gli chiedeva Briony farneticando
mentre guidava a tutto gas.
“Sì certo. Ma che sta
succedendo??” grido Tyler allarmato stando sul sedile passeggero.
Qualche minuto
prima Briony l’aveva trascinato a forza
fuori dal Grill facendolo quasi cadere sul marciapiede, e l’aveva obbligato a
salire in macchina.
“Mi serve solo sapere
questo. La tua forza è in grado di sfondare materiali pesanti tipo il ferro?”
gli chiese interrogativa.
“Certamente, anche dei
quintali se vuoi.” rispose lui pavoneggiandosi.
“Perfetto, avrò bisogno
dei tuoi muscoli allora. Non ti piacerà quello che vedrai, ti avverto.” Mormorò
lei a bassa voce.
Tyler la guardò senza
capire.
Quel giorno erano
tutti strani… prima sua madre che gli
faceva strane domande, Caroline era scomparsa e ora Briony sembrava
una pazza scatenata. Doveva per forza essere successo qualcosa.
In breve Briony gli spiegò quello che era successo.
Quando finalmente
arrivarono al rifugio di Bill, stranamente la porta dove era rinchiusa Caroline
era stata aperta, e Bill era fuori.
“Papà?” Briony scese le scale guardandolo, seguita da Tyler.
“Cosa fate qui?” chiese
Bill guardandoli immobile.
“Siamo venuti a liberare
Caroline e tu non ci fermerai.” rispose Briony decisa.
“Non penso sia la cosa
giusta..” Suo padre stava per ribattere ma la ragazza chiamò il suo aiutante:
“Tyler?” In un attimo
Tyler lo bloccò, impedendogli di muoversi, e Briony andò verso la porta.
<< Strano che sia
aperta >> Pensò.
Ma poco importava;
raggiunse Caroline che era immobile ancora legata alla sedia, svenuta e senza
forze.
Le pelle era tutta
bruciata e faticava a respirare. Era ridotta proprio male… come
aveva potuto il padre farle questo? Un’onda di rabbia la invase ma cercò di
trattenerla per concentrarsi su Caroline.
Briony tentò di liberarla ma le ferrature
che la tenevano legata alle sedia erano troppo robuste
“Maledizione. Tyler? Mi
serve il tuo aiuto!”
“E come facciamo con
lui?”
“Lo tengo d’occhio, io
non preoccuparti.” Lo convinse Briony andando
davanti al padre con sguardo omicida.
“Se osi muoverti ci
metto un attimo a staccarti il collo.” lo minacciò Tyler con disprezzo, andando
dentro la stanza delle torture.
Briony poi scosse la testa inorridita, fissando
il padre.
“Come hai potuto farle
questo?” gli chiese in tono cupo. Non c’erano scusanti e tutti e due lo
sapevano.
“Dovevo aiutarla.”
“E come? Uccidendola?!
Credevo che avessi smesso con le tue terapie da manicomio!”
“Ti avevo avvertita che
questo era il mio mestiere e il mio modo di fare. Ti ho dato la possibilità di
stare dalla mia parte, di seguire le orme della tua famiglia; ma tu non volevi
avere niente a che fare con tutto questo…”
“E puoi davvero
biasimarmi, papà?” domandò lei con rancore.
I ricordi dolorosi
vennero a galla come un mare in tempesta.
UN ANNO E MEZZO PRIMA
–INIZIO FLASHABACK
BrionyForbes era
ancora sconvolta dopo essere stata attaccata da Ivan. Niente aveva più senso
per lei, il fatto che il suo ragazzo avesse voluto ucciderla la sconvolgeva a
morte, e faticava ancora a credere che i vampiri esistessero veramente.
Sembrava tutto un incubo ad occhi aperti a cui non c’era risveglio.
Un giorno suo padre la
chiamò: le disse che dovevano incontrarsi in uno strano posto appartenente alla
loro famiglia da secoli e che si trovava fuori città. Le spiegò dove si trovava
il posto esatto e le ordinò di venire subito.
Briony credeva si trattasse di uno scherzo
ma decise di andare a vedere.
Forse era una sorpresa
per tirarle su il morale... Le serviva proprio dopo ciò che era successo con
Ivan.
Ma quando arrivò in
quella specie di tugurio buio, Briony sgranò
gli occhi inorridita e incredula. Credeva di aver sbagliato posto ma c’era
proprio suo padre all’interno.
Lo seguì con sguardo
interrogativo e incredulo dentro un’altra ala buia della caverna.
Davanti a lei, legata a
una sedia e con la pelle tutta bruciata, c’era una bambina.
Avrà avuto 10-12 anni e
cercava di liberarsi da quelle dure ferraglie che le stavano stritolando i
polsi. Ormai non aveva neanche più la forza di parlare.
“Papà? Cos’è questa
roba?” Briony riuscì solo a dire questo.
Era in stato di shock. Non riusciva neanche a muoversi.
“Questo, figliola, è
quello che fa la tua famiglia da più di un secolo. Dare la caccia ai vampiri,
torturarli fino allo sfinimento per vedere se hanno delle probabilità di
redenzione e di non essere più schiavi della loro sete…”
Le spiegò brevemente il padre, impassibile.
Briony non poteva crederci… quella
bambina era un vampiro? Come era possibile? Quanti ce ne erano?
Indietreggiò spaventata.
“Sembra morta..” osservò
sconvolta.
“Oh no è solo svenuta,
non preoccuparti. Tra un po’ ricominciamo”
“Ricominciamo?” Briony si voltò preoccupata verso il padre.
“Sì, io e te.” Rispose
lui con un sorriso diabolico.
Briony lo guardò inorridita, ma ad un
tratto la bambina si svegliò.
“Aiutami…”
sussurrò questa a bassa voce. Non riusciva neanche ad alzare la testa e perdeva
sangue.
Briony provò compassione per lei.
“Papà, è solo una bambina…” mormorò sul punto di piangere.
“Non è più un bambina!
E’ un vampiro, un mostro! Non ha più niente di umano e ti ucciderebbe
all’istante se la liberassi! Sono solo bestie in forma umana.” urlò Bill con
rabbia.
Anche la figlia reagì
brusca:
“Ma che hai intenzione
di fare? Torturarla? Perché le fai del male in questo modo, papà? Se vuoi
davvero ucciderla, uccidila senza farla soffrire così!” Urlò arrabbiata e in
preda alla furia.
“Il mio è un modo per
cercare di costringerli a non dipendere più dal sangue. E lo faremo
insieme Briony. Sei la mia figlia maggiore e fai
parte di questa famiglia. E’ il tuo destino.”
E poi le mise in mano
una sacca di sangue e le ordinò di metterla sotto al naso della bambina.
Brion guardò quella sacca come se fosse
un’insalata piena di vermi e la buttò via: “Non posso farlo! Non voglio!” E si
ritirò inorridita in un angolo per non assistere a quella scena disgustosa e
terrificante.
“Avanti non fare la
codarda! Vuoi davvero che succeda ad altre persone quello che è successo a te?
Questi esseri non meritano compassione! Immaginati di vedere Ivan davanti a
te!” E bruscamente Bill la prese per un braccio, obbligandola a guardare la
bambina.
“Cosa provi?” le chiese
freddo.
Briony si sforzò di non guardare quello
scempio. E’ vero, provava odio e rabbia per quello che le era capitato
ingiustamente. Se ci fosse stato Ivan al posto di quella bambina probabilmente
non avrebbe avuto pietà e l’avrebbe ucciso senza rimore.
Ma lì davanti non c’era
Ivan. C’era solo una bambina, che non le aveva fatto niente e che non meritava
tutto questo.
Se agiva in quel modo,
dimostrava che anche lei era come loro. Senza cuore.
Girò il volto, che era
rigato dalle lacrime.
“Sei orribile.” mormorò
piano.
Il padre vedendo che la
figlia non aveva la minima voglia di fare quello che le ordinava, la lasciò
andare.
Briony non riusciva neanche a respirare e
se l’avesse fatto avrebbe vomitato: “Perché mi fai questo? Non ho già sofferto
abbastanza?” chiese angosciata.
“Il dolore ti rende più
forte. E ti darà il coraggio di essere quello che devi diventare.”
“E che cosa?
Un’assassina? Una torturatrice?” gridò con orrore e gesticolando.
“Discendi da una nobile
famiglia di cacciatori Briony, non puoi fare
altrimenti.” le fece notare puntiglioso.
“Col cavolo! Io non
ucciderò questa poverina, e non le darò ulteriore dolore!” urlò Briony piena di collera e uscì da quella stanza
correndo, anche se non riusciva più a reggersi in piedi.
Salì le scale. Non
poteva restare lì, doveva andarsene. Subito. Lontano dai vampiri, da quei
mostri, da quelle torture… da tutto. Voleva
solo una vita normale come tutte le altre ragazze. Cosa chiedeva in fondo?
Prima di dileguarsi
gettò tutta la sua frustrazione sul padre:
“Non cercarmi mai più
papà! Io non voglio avere niente a che fare con i vampiri, niente! Voglio
vivere la mia vita in tranquillità! Quindi devi lasciarmi stare!” gli gridò con
tutta la voce che possedeva. Ed era la verità, non voleva avere niente a che
fare con quel mondo. E fuggì via.
“Non puoi scappare dal
tuo destino Briony! Presto o tardi lo capirai!”
le urlò il padre mentre usciva, ma non lei volle ascoltare.
Non voleva.
Da quel giorno i
rapporti tra padre e figlia si erano ovviamente incrinati. Bill era l’unico
genitore che le era rimasto, visto che la madre se ne era sempre fregata di
lei, ma ora suo padre l’aveva fatta soffrire più di ogni altri.
Non parlarono più di
quello che era successo.
Il padre non affrontava
mai l’argomento e lei fece altrettanto.
Anche se non gli andava
a genio, Bill aveva accettato la sua decisione cioè di non voler diventare una
cacciatrice.
Dopo qualche
giorno Briony se ne andò dalla città e
sentiva il padre ogni tanto, ma solo per formalità.
Niente sarebbe stato più
come prima, sebbene magari lui potesse avere ragione riguardo ai vampiri… che erano solo bestie in forma umana.
Ma Briony non voleva pensarci, nessuno l’avrebbe
inseguita a Seattle; niente di oscuro e minaccioso poteva ancora farle del
male. Non ci sarebbero stati più vampiri nella sua vita… mai
più. Questo si promise a sé stessa.
Tuttavia di notte
sognava il pianto di quella bambina e il suo tentativo vano di chiedere aiuto.
E Briony a volte si svegliava con le
lacrime amare che le rigavano la guancia.
-FINE FLASHBACK-
“Stai bene Caroline?” le
domandò Briony preoccupata mentre Tyler
appoggiava la vampira delicatamente nel letto.
“Sì grazie” Rispose con
un fil di voce mentre Tyler le accarezzava dolcemente i capelli.
“Mi dispiace così
tanto..” sussurrò Briony.
“Non è colpa tua sorellona… non è colpa di nessuno…”
sussurrò la biondina sconsolata.
“Se becco ancora tuo
padre in giro lo ammazzo” minacciò duro Tyler.
“Non ce ne sarà bisogno
Tyler. Mentre la liberavi ho parlato con lui, ha detto che se ne sarebbe andato
senza fare tante storie. Sinceramente sono rimasta parecchio sorpresa che lui
demordesse così senza lottare, ma è davvero partito. Non c’è traccia di lui in
città”
E questo era davvero
strano.
“Mi odia… nostro padre mi odia Briony…”
Caroline pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.
“No Caroline! Lui non ti
odia. E’ solo ossessionato nel dovere compiere la sua “missione”. Ma
tu non c’entri in tutto questo” Briony cercò
di consolarla ma non sapeva nemmeno come. Non c’erano parole per farle
dimenticare quello che aveva subìto. Da suo padre poi.
Quella ferita
difficilmente si sarebbe rimarginata. Purtroppo la sorella ne sapeva qualcosa.
“Tua madre non c’è?” le
chiese Briony.
“No è fuori.”
“Meglio… cerca
di non pensarci ok? Devi restare tranquilla per riprenderti. Ti serve
qualcosa?” le chiese dolcemente Briony.
Caroline scosse la testa
piangendo.
“Briony resto
io con lei se vuoi andare.” le disse Tyler.
“Grazie Tyler per quello
che hai fatto.” Gli rispose Briony mettendogli
una mano sulla spalla, per dimostrargli che ormai aveva la sua piena fiducia e
gratitudine.
“Amo Caroline e farò
tutto quello che posso per proteggerla” rispose sincero.
“Ha davvero bisogno di
un ragazzo come te” mormorò lei sorridendogli.
“Ah Briony… hai visto Elijah per caso?” le chiese
all’improvviso Caroline.
La sorella si bloccò:
“Sì ma non voglio parlarne”
“Ma Briony…”
“Sai che detesto darti
ragione sorellina, ma davvero non voglio parlarne”
“Però non…”
Briony comunque non la lasciò parlare.
“Ssssh ora
devi solo riposare! Non pensarci ok? Devi solo pensare a stare bene”
Caroline assentì con la
testa e si mise sotto le coperte.
“Ora resta con il tuo
eroe” mormorò Briony sorridendo dolcemente,
e uscì.
Il freddo della notte la
inghiottì e Briony si coprì col giubbotto,
pensando a quello che era avvenuto in così poche ore.
Perché le persone che
amiamo sono quelle che ci fanno soffrire di più?
Perché quando ci
deludono e ci feriscono è come ricevere una pugnalata al cuore, che non si
sarebbe mai rimarginata completamente?
Aveva compromesso
dolorosamente il rapporto con Elijah e con suo padre.
Si sentì soffocare nel
pensare agli occhi diabolici e impenetrabili di Elijah; era come se non lo
riconoscesse più.
Come se quel vampiro
galante e misterioso che aveva imparato ad amare profondamente avesse cessato
di esistere all’improvviso, lasciando trasparire solo il suo lato più oscuro e
malvagio.
Ma come aveva fatto a
sbagliarsi tanto sul suo conto? Le era sembrato così perfido quando le negava
il suo aiuto e la minacciava di farle vedere di cosa fosse capace.
Le lacrime scesero
lentamente, non volendo credere alla realtà dei fatti.
Eppure non riusciva ad
odiarlo, anche se avrebbe dovuto.
Lei poi che si era
promessa più e più volte di non farsi invischiare dalle faccende dei vampiri… di starne alla larga perché ne dipendeva la
sua sopravvivenza… e ora stava mettendo la
sua stessa vita, il suo cuore proprio nelle mani di un vampiro millenario.
Sapeva che lui, il
cuore, glielo poteva distruggere in mille pezzi. Che poteva spremerlo tra le
sue mani sanguinarie. Ma glielo aveva concesso comunque e persino adesso non lo
rimpiangeva, sebbene il cuore fosse davvero lacerato.
Il colmo della
situazione era che lei, dentro di sé, covava ancora la speranza che presto
l’Elijah che conosceva sarebbe ritornato, perché quello che aveva visto quel
giorno non poteva veramente essere lui.
La speranza di renderlo
migliore, di far parte della sua vita e scorgere dentro di lui la sua umanità,
non si era ancora affievolita totalmente.
Che terribile condanna
era amare un vampiro. Era fatale da ogni punto di vista.
Per non parlare
del padre… perché se ne era andato senza
fare ulteriori capricci? Lei gli aveva intimato di non farsi più vedere e di
andarsene, e lui come niente aveva salito le scale e le aveva sussurrato un “mi
dispiace”.
Si chiese se lo avrebbe
rivisto mai più.
Se i ricordi dolorosi di
qualche anno prima sarebbero riapparsi di nuovo nella sua mente a perseguitarla.
Stremata si addormentò.
FINE CAPITOLO!
Come mai Bill se ne è
già andato?? Gatta ci cova eheheh
Briony aiutò la sorella a superare quello
che era successo, sebbene la ferita fosse ancora aperta, e la copriva con
la madre quando le chiedeva cosa le stesse succedendo.
Intanto il padre era
svanito nel nulla.
Briony aveva provato a chiamarlo ma non
rispondeva. Quasi quasi si preoccupò di dove fosse finito; sperò
tuttavia che stesse redimendo i suoi errori e magari era a uno di quei punti
d’ascolto dove la gente parlava dei propri problemi.
Si mise a ridere
pensando alla scena. “Il mio problema è che do la caccia ai vampiri e non
riesco a smetterla. E ho persino torturato mia figlia che guarda caso
è un vampiro!”
Ma c’era ben poco
da ridere… anche Elijah la preoccupava. E
al tempo stesso la intimoriva.
Si richiese
ancora come avesse fatto a sbagliarsi tanto sul suo conto; è vero a volte
la calma gelida di Elijah non era per niente rassicurante, ma quel
giorno i suoi occhi erano stati ostili e diabolici a tal punto da far
tremare letteralmente dalla paura.
Si chiese con terrore
cosa lui avesse in mente… “Ti
lascerò scoprire da sola che razza di essere spregevole io sia”, quella
frase detta con tanta ostilità e freddezza le rimbombava nella testa.
Il dolore bruciava
ancora, e a stento riusciva a sopportarlo.
Non aveva mai provato
così tanta disperazione in un arco di tempo così breve e si domandò come mai
non le fosse venuto un infarto, visto i colpi mortali che erano stati inflitti
al suo cuore che stava piano piano vacillando.
Ricevette all’improvviso
una chiamata da Elena.
<< Ecco ci manca
solo la ramanzina per averle taciuto quello che è successo. Ma un minimo di
tranquillità potete concedermela?? >> Si chiese spazientita.
E non aveva nemmeno
voglia di uscire perché quelle nuvolacce nere facevano presagire un bel
temporale.
Immaginava già le reazioni
di Elena e dei fratelli Salvatore: Come mai non ci hai avvisati?? Come hai
potuto permettere che accadesse?? Ora dov’è tuo padre??
Quasi quasi li
avrebbe mandati tutti a quel paese. Non erano loro che avevano un padre pazzo
che torturava la propria figlia e scompariva poi nel nulla. E non avevano
sopportato lo sguardo freddo e minaccioso di Elijah…
<< Ma perché tutte
a me? >> Piagnucolò senza sosta mentre usciva.
E la giornata era appena
iniziata.
Mentre camminava per la
città, Briony si augurò di non trovarsi
davanti John perché altrimenti l’avrebbe pestato a sangue e non sarebbe stata
una bella scena raffinata da far vedere a tutti.
Un vento gelido si alzò
all’improvviso.
“Buongiorno Briony.”
Quando sentì quella voce
fredda e penetrante all’orecchio la riconobbe subito, l’avrebbe riconosciuta
tra milioni sebbene la temesse così tanto.
Si voltò rapidamente.
“Elijah.” Replicò
seria. Rieccolo il maledetto cavaliere
oscuro che infestava i suoi pensieri.
Briony evitò la sua presenza e continuò a
camminare dritto davanti a sé. Non sarebbe riuscita a sopportare di vedere
ancora quegli occhi…
Ma Elijah era veloce e
la raggiunse senza fatica.
“Come va la situazione a
casa senza di me?” chiese affascinante e con perfetta noncuranza.
Questo era troppo. Qualche
giorno prima la offendeva, la denigrava e la trattava nel modo più crudo
possibile senza un minimo di pietà, e ora faceva tutto il curioso e
l’affascinante con quel sorriso galante.
I suoi cambiamenti
d’umore le facevano girare la testa.
“Perfettamente perché
non devo ascoltare le tue angherie.” Rispose dura, cercando di evitare il suo
sguardo.
“Così mi ferisci. La
solitudine a volte aiuta a chiarirsi le idee.” Continuò lui, continuando a
camminare con eleganza, come se non stesse accadendo niente di male.
“E tu come te le
chiarisci le idee, facendomi sentire una merda?” sputò lei non riuscendo a
trattenersi dall’usare le buone maniere e lanciandogli delle occhiate di fuoco.
Elijah si bloccò a
fissarla, forse per farle scontare quel nominativo, ma nella sua glacialità
apparve ilare:
“Non dovresti prenderla
in quel modo, era solo un consiglio disinteressato. Strano che tu non colga i
vantaggi di una lontananza, come dire salutare, data da una circostanza che tu
definivi spesso deleteria.” Affermò lui sicuro di sé.
Briony stentò davvero a credere come lui volesse
far pendere l’ago insidioso della bilancia a suo favore, non sporcandosi
neanche in apparenza, quando in realtà era lui ad aver commesso angherie inimmaginabili
nei suoi confronti nell’ultimo periodo e volesse ora farla sentire piccola piccola dinanzi alla sua ben superiore presenza.
Non seppe perché ma le
venne da ridere, una risata amara e che le faceva scontare la sua sciocca
speranza di essere felice con un tipo del genere.
Non aspettandoselo,
Elijah corrugò la fronte.
“Cosa c’è da ridere?”
Briony smise proprio come aveva cominciato e si
portò una mano sul viso per riprendere il controllo delle sue emozioni alla
deriva. “No niente, ho capito molto bene come si sono messe le cose e non
perderò altro tempo ma se tu vuoi… prego.” Gli disse
infine con un sorriso che mascherava appena la sua disfatta che sapeva di
cenere, cenere che le scendeva addosso implacabile e effimera.
Elijah rimase a
studiarla per qualche secondo, sempre con la fronte corrugata, come se fosse un
oggetto da laboratorio non ancora conosciuto, ma poi riprese la sua classica
calma e si sciolse nella sua stessa postura. Voltò lo sguardo di marmo verso l’alto,
con fare indifferente.
“Ho saputo che tuo padre
è scomparso, una terribile fatalità.”
Briony aveva avuto intenzione di andarsene via
per non vederlo mai più, ma quella frase la bloccò come un macigno seduta
stante, una scossa d’avvertimento le arrivò alla mente.
“Tu cosa ne sai?” gli
chiese preoccupata.
Elijah allora la guardò
dritto negli occhi. C’era ancora l’ombra di oscurità che aveva intravisto
l’altro giorno, ma ora erano freddi come le altre volte.
“So più di quanto tu
sappia.”
Briony ebbe un colpo al cuore.
Pensò alle sue parole
minacciose e perfide: “Ti lascerò scoprire da sola che razza di essere
spregevole io sia”.
“Cosa… cosa
hai fatto?” gli sussurrò ancor di più preoccupata.
“Ho fatto capire chi
comanda. Anche se voi Forbes siete davvero
testardi, deve essere un vizio di famiglia.” rispose lui piegando le labbra in
un sorriso perfidamente minaccioso.
Briony sgranò gli occhi incredula: “E’
colpa tua se è scomparso così all’improvviso vero?”
“Mi stai accusando
forse?” domandò lui quasi offeso, inarcando un sopracciglio.
Lei avrebbe voluto
mettergli le mani addosso ma sapeva che era inutile. Avrebbe solo peggiorato le
cose, e non ne valeva neanche la pena. “Sei un bastardo senza cuore.” mormorò
furiosa, serrando i pugni.
“Non sai neanche quello
che è successo e già mi lanci simili frecciatine avvelenate? Mi riterrei offeso
se già non conoscessi abbastanza il tuo carattere, Briony.”
Affermò il vampiro fintamente rammaricato.
“L’hai ucciso...”
sussurrò lei con fil di voce, non badandolo.
Briony era letteralmente paralizzata dallo
shock. Doveva arrivarci subito. Era impossibile che il padre se ne fosse andato
così.. qualcuno doveva averlo obbligato o peggio… Anche
se aveva fatto quelle cose orribili, Briony non
avrebbe mai voluto la sua morte, perché dopotutto era suo padre ed era lui che
l’aveva cresciuta.
“Posso darti la mia
parola che non è morto.” mormorò Elijah serio, serrando gli occhi neri.
Briony allora gli sorrise sprezzante:
“E come posso credere a
Mr. Originario senza il cuore? La tua parola per me ora vale meno di quella che
per te vale per un qualsiasi altro vampiro.”
Un’ombra passò sul volto
dell’Originario, come una nube d’inverno sopra un debole sole.
“Se la pensi così,
libera di sostenere questo cruccio per la testa. La mia risposta te l’ho data.”
rispose lui gelido, andandosene via.
“Non osare andartene
così! Elijah!” Cercò di raggiungerlo ma si era volatilizzato via come il vento.
Dannazione faceva sempre così: quando lanciava una bomba se ne andava,
lavandosene le mani.
In fondo cosa poteva
aspettarsi dopo come le si era rivolto.
Chiamò ancora il
cellulare del padre ma naturalmente nessuno rispose.
E non sapeva chi cercare
per chiedere sue notizie.
<< Merda! >>
Pensò infuriata. Se fosse stato ancora nelle vicinanze, Briony
gli avrebbe tirato un sasso in testa a quell’Originario che le stava dannando l’esistenza
contro il suo volere.
Quando arrivò a casa di
Elena ovviamente tutti le darono addosso: Damon con le sue battute
acide disse che lei aveva mandato i rinforzi per uccidere i vampiri una volta
per tutte e l’aveva tenuto segreto per questo; Elena le chiese continuamente il
motivo perché non li avesse chiamati prima, così avrebbero protetto Caroline.
Solo Stefan, buono com’era, le dava il beneficio del dubbio
dicendo che si era trovata spiazzata trovandosi il padre all’improvviso a casa
sua e che non era colpa sua se era successo quel casino.
Ma Briony non aveva voglia di stare a sentire le loro
accuse, e domandò subito come poteva fare per rintracciare il padre.
“Se è in una cassa da
morto sarebbe una ricerca vana.” puntualizzò Damon.
“In effetti dopo quello
che ti ha detto Elijah…” sussurrò titubante
Elena.
“Ma non può perdere le
speranze così. Magari possiamo chiedere a Bonnie di
effettuare un incantesimo di locazione.” Suggerì Stefan deciso.
“Sarebbe perfetto,
grazie Stefan.” rispose Briony con
gratitudine.
“E’ una perdita di
tempo! E poi se lo troviamo che facciamo? Lo riportiamo qui così ci
tortura un’altra volta?” chiese Damon infuriato.
“Voglio solo sapere se è
vivo e vegeto! E parli tu che sei stato innamorato per 150 anni di una pazza
che non ti filava proprio.” rispose Briony acida
sfidandolo.
“E’ un colpo basso
questo.” mormorò il moro limitandosi a sorridere.
Elena si mise in mezzo
tra i due e disse che avrebbe parlato con Bonnie.
Briony tornò a casa esausta. La notizia che
il padre potesse essere morto l’aveva scombussolata e ancor più sapendo che
poteva essere opera di Elijah.
Era questo quello che
intendeva quando le aveva minacciato che avrebbe visto di cosa fosse capace?
Si sdraiò sul divano, sfogandosi
in piccole e calde lacrime. Perché le faceva questo? Che motivo aveva di
odiarla fino a tal punto?
Le sembrò da codarda
piangere per un uomo che le stava facendo solo del male, ma non ce la faceva
più a trattenersi… il dolore era troppo
forte e violento che la stava quasi uccidendo. E doveva in qualche modo farlo
fuoriuscire, anche se avesse calpestato la propria dignità o orgoglio.
Pianse ancora,
stringendo il cuscino.
Era come se la parte
malefica di Elijah fosse risalita dall’inferno per perseguitarla e distruggere
ogni suo lato buono e bello.
Le sembrò tutto perduto.
Come un sogno sgretolato all’improvviso in un incubo.
Briony si svegliò di soprassalto quando
sentì suonare il telefono; il cuscino era tutto bagnato dalle sue lacrime e le
facevano male gli occhi.
<< Prima o poi mi
scoppieranno per colpa dei gran pianti che faccio >> Pensò sconsolata.
Era Caroline.
“Pronto?”
“Come mai hai risposto
solo ora?”
“Scusa stavo dormendo… dimmi è successo qualcosa?”
“Si tratta di
papà.”mormorò seria Caroline.
“Bonnie ha
scoperto qualcosa?” chiese Briony preoccupata
mettendosi seduta.
“No non ha fatto niente
perché non ce ne era bisogno. Se tu fossi venuta prima da me e mi avessi
ascoltata quella sera, ti saresti evitata un cruccio per la testa.”
“Eh? Che stai dicendo?”
domandò Briony che non ci stava capendo più
niente.
Dall’altro capo della
linea c’era solo silenzio e Briony chiese
alla sorella se era ancora viva.
“Sìsì… ecco.
Papà è vivo ma se n’è andato dalla città perché è stato costretto.”
“E da chi?”
“Da Elijah.”
Appena sentì quel
nome, Briony ebbe un tuffo al cuore. Che
Elijah fosse coinvolto in tutto questo era chiaro, ma non aveva capito fino in
fondo le sue intenzioni.
Non le aveva mai capite,
si era lasciata solo trasportare dalla rabbia e dai pregiudizi…
Ascoltò attentamente
quello che Caroline le diceva:
“Ero svenuta ma sono
riuscita a sentire quello che dicevano. Elijah all’improvviso è entrato e ha
scaraventato papà contro la parete. E lo ha soggiogato per bene. Gli ha
ordinato di andarsene senza fare storie e di ritornare a MysticFalls solo se
una di noi due glielo avrebbe chiesto.”
Briony era senza fiato. Si dannava per
quello che aveva pensato e detto su Elijah… ma
perché allora lui si era comportato in modo così crudele? Perché le aveva
lasciato credere di essere così senza cuore? Perché le aveva taciuto la verità?
“Non mi ricordo bene, ma
ho visto che lui apriva la porta e mi ha fissata a lungo. Ha detto che non ero
in pericolo di vita ma era meglio che Bill non continuasse più il suo
esperimento e che uscisse dalla stanza, lasciando la porta blindata aperta,
così se QUALCUNO voleva liberarmi, l’avrebbe fatto senza seccature”
Briony sentì le sue convinzioni vacillare
lentamente, e infine le tremò il cuore. Elijah l’aveva chiaramente aiutata,
lasciandole aperta la porta così lei avrebbe salvato la sorella. Si sentì una
meschina e una stupida...
“Ma… perché
non me l’hai detto?” le chiese alzando la voce. Se glielo avesse detto prima… non avrebbe rinfacciato a Elijah cose di cui
non aveva colpa, anzi.
Era stato lui, di sua
spontanea volontà a sistemare le cose, senza venire a chiedere nulla in cambio
o a riscuotere il premio, cioè il suo perdono. Aveva agito in buona fede in
silenzio e nell’ombra, facendole credere invece che lui la odiasse e che avesse
una natura orribile. Perché?
Voleva aiutarla, ma allo
stesso tempo voleva allontanarla. Era qualcosa che non poteva accettare.
“Tu non mi hai lasciato
parlare! Appena ho nominato Elijah tu mi hai mangiato la faccia!” Caroline
cercò di giustificarsi.
E Briony non poteva darle torto.
“Perché nostro padre non
mi ha detto che un vampiro gli aveva ordinato di andarsene?”
“Ovviamente Elijah
l’avrà soggiogato anche su questo. Gli avrà ordinato di non farne parola con
nessuno; forse per lui non era necessario che tu sapessi…”
<< Ovviamente lui
mi vuole tenere a distanza. >> Pensò amaramente.
“Nostro padre quindi è
vivo?”
“Vivissimo anche se
Elijah non è stato molto delicato con lui però..”
Briony sghignazzò: sicuramente il vampiro
l’aveva conciato per le feste visto le azioni spregevoli che aveva commesso
proprio sulla figlia minore. Doveva sembrargli un uomo ignobile.
“Ho capito. Grazie
Caroline.” Ormai non poteva dire più niente.Aveva scoperto tutto ma allora perché
sentiva quella sensazione di vuoto dentro di sé?
Doveva essere contenta
che la speranza che nutriva in Elijah non era stata vana, che non era ancora
tutto perduto.
Ma non riusciva a scordare… la collera e lo sguardo ostile che Elijah le
aveva rivolto, il dolore lancinante che aveva provato quando lui non riusciva a
credere alla veridicità del suo amore, e aveva dato ragione invece alle bugie
di John.
Davvero doveva fargliela
passare così liscia? Avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo ritornare da lei, ma
non poteva di certo calpestare di nuovo la propria dignità, fare finta che
andasse tutto bene e che lui non l’avesse fatta soffrire più di ogni altra
persona al mondo.
Ma prima di tutto doveva
chiedergli perché. Perché aveva indossato quella maschera da vampiro crudele e
senza scrupoli con lei. Perché dopo ciò che avevano passato, sembravano essere
ritornati al punto di partenza se non peggio. Almeno all’inizio lui non la
guardava con tale sufficienza, il suo sguardo non le trafiggeva il cuore come
una lama affilata.
Allora forse non si
fidava? Non voleva abbassare la barriera intorno a lui con un’umana?
Briony non riusciva a credere che uno come
Elijah, così forte, elegante e misterioso, potesse avere paura di essere
ferito.
Briony chiamò in continuazione Elijah ma
lui non rispondeva.
Se non avesse parlato
con lui al più presto, i suoi dubbi l’avrebbero divorata. E non sapeva neanche
se nell’attimo in cui l’avesse rivisto, si sarebbe catapultata tra le sue
braccia o l’avrebbe preso a botte.
All’improvviso suonarono
alla porta, Briony si fiondò sperando davvero che
fosse lui ma si trovò davanti un signore che non conosceva.
“Buongiorno. Lei è la
signorina Forbes-Callaghan vero? Aveva
chiamato perché aveva un problema alla TV, se non sbaglio.” Disse il signore
leggendo una lista di fogli.
Fuori stava piovendo.
“Oh sì! Mi scusi me ne
ero completamente dimenticata.. entri entri!” rispose con un
sorriso facendolo entrare.
“Bella casa
complimenti.” osservò il signore guardandosi attorno.
“La ringrazio, guardi la
tv è laggiù. Si prenda pure tutto il tempo che le serva.”
“Oh ci vorrà poco
tempo.”
La ragazza,preoccupata
per il tono minaccioso di quella voce, si girò velocemente.
Quel signore stava
sfoderando dei denti aguzzi da vampiro e si avvicinava lentamente verso la sua
preda con avidità.
Briony indietreggiò spaventata. Che stupida
che era stata! Si era fatta fregare dal tizio della TV!
"Finalmente eccoti
qui..." sussurrò con bramosia ardente il vampiro.
Briony allora spalancò ancor di più gli
occhi. Che diamine voleva quel vampiro da lei? Perchè si
trovava proprio lì? Purtroppo lì con lei non aveva nessun tipo di arma, neanche
qualcosa di tagliente. Cercò di scappare in cucina, ma il vampiro la prese per
le spalle con forza cercando di stritolarla. Briony non
riusciva a respirare perché la presa era troppo forte, e cercò di dargli dei
calci e di graffiarlo con tutta la forza che aveva in corpo.
Il vampiro però la buttò
per terra a pancia in giù con un tonfo, e le alzò la testa con violenza
tenendola per i capelli.
“Lasciami!”
gridava Briony che cercava di divincolarsi.
"Non ancora,
tesoruccio prezioso." disse il vampiro famelico e con una strana vena
ironica. "Prima devo.." Ma Briony gli
affondò le unghie nel palmo della mano durante quella minaccia, e allora la
bestia presa dalla rabbia la morse nel collo con cattiveria.
Briony cominciò a urlare cercando di
afferrare qualunque cosa le capitasse tra le mani, ma stava perdendo le forze
perché il vampiro continuava a succhiare avido il suo sangue.
Poi all’improvviso lui
si fermò e la lasciò andare senza un perchè. Il
vampiro aveva la bocca spalancata, sporca del suo sangue, e stava tossendo come
se avesse una mosca conficcata nella gola.
Il vampiro si toccò la
gola con entrambe le mani, quasi fosse sul punto di scoppiare, e urlò con un
ringhio spaventoso.
Briony assisteva alla scena impotente e
incredula. Che fosse la verbena? Oggi però non aveva preso il solito thè, almeno credeva.. Stava per svenire per terra quando la
porta si spalancò all’improvviso.
Il vampiro smise di
urlare e tossire come un ossesso, perché il cuore gli fu strappato velocemente
in un lampo.
Briony spalancò gli occhi, tenendo sempre
una mano sul collo per cercare di fermare il flusso del sangue.
Era la 3 volta che la
salvava? O forse la 4?
Elijah si inginocchiò
veloce davanti a lei e prese la sua testa fra le mani. “Briony?
Mi senti?” La sua voce profonda era un misto di preoccupazione e angoscia.
“Chiaro e
tondo.” rispose lei mentre lo fissava.
Il viso di Elijah si
rilassò lentamente, diventando normale.
“Stai bene? Fammi
vedere.” Disse cercando di guardare la ferita.
Briony lo guardò impaurita. Se avesse visto
il sangue…
Ma Elijah non ebbe alcun
tipo di reazione, si limitò a guardare la ferita sul collo.
“Non è niente, sto
bene.” rispose lei scostandosi.
“Lascialo decidere a
me.” Elijah si morse il polso e gli offrì il suo sangue per guarire.
Briony si scostò nuovamente. La vista del
sangue le faceva venire da vomitare, ancor di più pensare di berlo.
“No sto bene. Ci
vorranno solo dei punti.” Rispose tenendo la mano sulla ferita.
Elijah la guardò serio,
ma rinunciò senza fiatare.
Si sedette anche lui per
terra, forse per farle compagnia o forse perché le appariva esausto e
stranamente stanco.
I suoi capelli
gocciolavano per colpa della pioggia, alcune gocce scendevano lungo il suo viso
e lo faceva apparire ancora più bello. Più tormentato.
La sua bocca era tinta
di rosso per colpa del morso che si era procurato per guarirla. Ma lei non ebbe
alcuna paura.
Lo guardò dispiaciuta:
sembrava così stanco, così senza vita e perso…
“Grazie Elijah.”
sussurrò debolmente.
Lui la fissò freddo
negli occhi. “Cosa gli hai fatto a quel vampiro? Stava urlando come la sirena
di un’ambulanza.”
“Non ne ho idea. Si è
paralizzato di colpo.”
“Non può essere stata la
verbena. Non fa quell’effetto; sembrava che stesse… soffocando.”
mormorò lui pensieroso.
“Sinceramente non
ricordo di aver preso la verbena… ho
talmente tante cose a cui pensare.. Ma l’importante è che sia morto e
stecchito.” rispose decisa.
Briony provò ad alzarsi ma le girava ancora
la testa; così Elijah prontamente si alzò e l’aiutò a mettersi in piedi.
Era da tanto che non si
trovavano così vicini da potersi sfiorare: Briony poteva
sentire l’odore delizioso di Elijah che le era tanto mancato, ma non osò
guardarlo in faccia.
Se l’avesse fatto
avrebbe ceduto sicuramente.
Elijah mise una mano
sulla sua spalla per rassicurarla, ma la ritrasse subito. Era sfuggente e si
era girato per non guardarla in viso.
“Non ho ucciso tuo
padre.” mormorò lui profondamente.
Briony lo guardò. Anche se non poteva
vederlo in faccia, visto che era girato, poteva immaginare l’espressione
tormentata del suo viso.
“Lo so. L’hai soggiogato
per farlo partire. Perché non me l’hai detto? Perché ti ostini a comportarti
così?”
Elijah si voltò.
L’espressione era decisa e non lasciava trasparire alcuna emozione che lei
avrebbe sperato di vedere in lui.
“Dovresti sederti, stai
vaneggiando.”
Briony scoppiò:
“Stai sviando ancora il
discorso! Ogni volta che ti faccio domande personali tu scappi o mi guardi con
quegli occhi gelidi, come adesso. Perché mi vuoi a tutti i costi fuori dalla
tua vita?”
“Sono comparso qui per
caso, Briony. Le mie più sentite scuse se ti ho
arrecato così tanti pensieri tortuosi e irrealistici.” Rispose lui freddamente
composto, vuoto come un dipinto senza colori.
“Non me ne faccio niente
di queste tue scuse altezzose.” Sibilò Briony infastidita.
“Resteresti per molto
delusa perché non ho nient’altro da offrirti.” Replicò lui serio e implacabile,
come se avesse un interruttore intelligente dentro di sé che gli faceva dire le
cose esatte per apparire come il classico Originario.
Ma Briony si limitò a guardarlo con tormento. Quello non
era l’Elijah che aveva imparato a conoscere.
C’era qualcosa che la
spingeva a rompere la sua maschera di cinismo, e fargli ammettere che sentiva
qualcosa, che gli importava di qualcosa.
“Basta ti prego… Ricominci con la solita manfrina che io
non devo impicciarmi e che non devo farti domande, con questo tuo dannato
atteggiamento altezzoso, ma prima non era così… cos’è
cambiato? Ho fatto qualcosa che non dovevo?” gli chiese cercando di capire.
Elijah sospirò
spazientito pur cercando di rimanere stabile.
“Ora basta. Sono stanco,
e questi discorsi non porteranno da nessuna parte.” Così dicendo si girò,
pronto ad andarsene.
Un’altra volta.
“Vuoi che ti preghi in
ginocchio? Vuoi che calpesti quel poco di dignità che mi è rimasta? Vuoi il mio
sangue come prova che io non ho alcuna intenzione di tradirti?!”
Stava nettamente
vaneggiando, e davvero era sul punto di pregarlo in ginocchio o di fare
qualsiasi cosa, anche pericolosa, pur di farlo restare lì con lei.
L’amore rende proprio
stupidi.
“Cosa vuoi che faccia?”
gli chiese ancora implorante. “Ti prego non andare via così.”
Briony ormai non riusciva più a ragionare.
Forse era proprio perché
soffriva tanto che lo amava sempre di più. L’eterna stupidaggine di star dietro
a chi ci fa del male.
Elijah intanto si era
bloccato, in un tetro silenzio, per poi voltarsi lentamente.
Il suo sguardo non era
più freddo ma era pieno di intensa vulnerabilità, che faceva male persino a lei
che lo guardava.
“Non capisci?” Cominciò
a parlare Elijah, con voce spenta e sbiadita.
“E’ proprio per queste
tue reazioni che non posso permettere che tu faccia parte della mia vita. Ne
rimarresti travolta e distrutta in breve tempo, e alla fine non rimarrà più
niente di te. Nonostante la forza di carattere che vuoi dimostrare agli altri,
sei terribilmente fragile Briony… troppo. E
ci vorrebbe ben poco per uno come me a schiacciarti e a rovinarti l'esistenza.”
Disse le ultime frasi con una durezza inaudita, quasi ce l’avesse più con se
stesso che con lei.
Briony ascoltava attentamente le parole di
Elijah, che potevano sembrare fredde ma sapeva che sotto la facciata
nascondevano qualcos’altro. Nei suoi occhi neri non c’era più l’ombra di
oscurità e di freddezza; erano davvero vulnerabili e tormentati. Vi era l’ombra
del passato che lo perseguitava e che non se ne andava mai.
“Tu vuoi qualcosa che io
non posso darti.” Mormorò lui con lo stesso tono di voce.
Briony non aveva neanche più la forza di
ribattere o di piangere, se ne stava in piedi come in trance e non le importava
neanche più del dolore che sentiva al collo.
Nessun dolore fisico
avrebbe eguagliato quello che il suo cuore e il suo animo erano costretti a
sopportare.
“Ti ho trattata in quel
modo così meschino e crudele solo perché volevo fartela pagare; per quello che
John mi aveva confessato. Ma alla fine non ci avevo mai creduto pienamente,
sono su questa terra da tanto tempo e leggo bene l’animo delle persone. Ma ero
troppo orgoglioso per tornare indietro e ammettere che tu avevi ragione e che
io invece avevo torto marcio… Il fatto che
tu mi avessi chiesto aiuto nonostante come mi fossi comportato con te, mi aveva
offerto un altro pretesto per tenerti lontana una volta per tutte; così avresti
finalmente capito che razza di essere cinico io potessi essere, e magari i tuoi
sentimenti si sarebbero affievoliti fino a diventare odio. Ti avrebbe dato
l’opportunità di allontanarti, di non farti distruggere. Ma sei più furba di
quanto pensassi..” sorrise amaramente abbassando lo sguardo.
“Non pensavo venissi a
sapere quello che avevo fatto con tuo padre. Sarò pure un vampiro ma i legami
familiari per me sono vitali e detesto quando qualcuno minaccia o fa
del male a un membro della propria famiglia. Così ho agito da solo, nell’ombra,
convinto che tu non lo scoprissi. Non era necessario….”
Briony era rimasta paralizzata dopo la sua
confessione.
Non poteva essere quella
la fine. Elijah aveva appena dimostrato che aveva fatto tutto questo per lei,
per cercare di tenerla al sicuro da lui e da ciò che la sua natura gli imponeva
di essere.
“L’hai fatto per
proteggermi? Non ne ho bisogno! E’ vero a volte faccio delle scenate e non ho
lo stesso controllo sulle emozioni che hai tu, ma non sono una stupida. So che
quell’essere che mi aveva trattata in quel modo così duro non potevi essere
realmente tu. Me l’ero immaginata: tu che indossassi la solita maschera di
vampiro freddo e senza scrupoli per non permettere a nessuno di avvicinarsi. Ma
non ce n’è bisogno. Non con me.” Gli rispose avvicinandosi.
Guardò il suo bellissimo
volto di marmo e gli toccò il viso con ambedue le mani:
“E’ vero magari per te
non andrò bene, magari non mi ami, ma per me è diverso, non posso cambiare,
anche se Dio solo sa quanto avrei voluto farlo in certi momenti. Ma a quanto
pare mi ostino a amarti ancora e forse anche di più, malgrado tu mi abbia fatto
del male e fatto conoscere il lato peggiore di te.”
Una volta Briony aveva letto una frase: “Si ama ciò che si
conosce pienamente.”
E lei l’aveva fatto.
Aveva visto il meglio e il peggio di Elijah e ne aveva avuto addirittura paura;
ma non poteva pensare di vivere senza di lui. Era pronta ad amarlo senza
resistenze. Ad accettarlo.
Elijah all’improvviso
abbassò una mano di Briony e la strinse
forte a sé, appoggiandola al suo petto. Abbassò poi lo sguardo:
“Mi dispiace Briony… Io non posso farlo. Non hai ancora capito? Tu
vuoi qualcosa che io non posso darti. Io non credo a queste cose.” Disse duro e
inflessibile “E anche se volessi, presto partirò e me ne andrò per sempre
da MysticFalls.”
Queste erano solo scuse
e Briony lo sapeva; non poteva mollare
così. Non poteva rinunciare a lui, a ciò che la sua presenza scatenava al suo
cuore.
“Ma potrei venire
con te…” sussurrò a bassa voce e abbassando la
mano. Si accorse che era diventata gelida. Così come il nuovo sguardo di Elijah
che si posò su di lei:
“E poi? Non sei una
stupida Briony: dovresti accettare il mio stile
di vita, il fatto che io resterò per sempre così e tu no. Non penso che tu
abbia voglia di diventare un vampiro.” Rispose crudo.
Dalla faccia di Briony, Elijah capì subito i suoi pensieri sul trasformarsi
in vampiro. Non lo voleva.
“Infatti. Bruceresti gli
anni migliori della tua vita. Dovresti impiegare in modo migliore il tuo… tempo, invece di passarlo con uno come me.”
rispose duramente, per convincerla che fosse quella l’unica realtà dei fatti.
Briony allora replicò decisa:
“Ma lascialo decidere a
me! Non puoi farti carico di tutto, maledizione! Perchè non
puoi offrirti la possibilità di vivere, vivere finalmente e per davvero, e non
di far finta! Parli tanto che vuoi proteggermi ma non capisci che così mi fai
soffrire ancora di più?” Gli appoggiò con forza le mani sul viso per obbligarlo
a vedere veramente il tormento sul suo volto.
Lui tuttavia la guardò
negli occhi in maniera impassibile, ferma:
“Non c’è in ballo solo
la tua sofferenza, ma anche la mia. Ho amato anche io una donna, era un’umana,
come te. Ed è finita nel peggiore dei modi, sia per colpa mia e sia per colpa
sua.” Rispose freddo e glaciale.
Parlare di quella
vecchia storia lo faceva ancora stare male: era stato ingannato e ferito. Lui!
Un Originario!
Briony lo guardò perplessa.
“Sì esatto anche noi vampiri
soffriamo le pene d’amore! Ma in tutti questi secoli ho vissuto benissimo da
solo senza nessuno che decidesse al posto mio o mi influenzasse, e sono sempre
stato felice così perché non mi serve nient’altro.” Disse lui implacabile come
la lama che stava per pugnalare il cuore della ragazza. “Mi hanno detto che è
un errore comune amare una persona e dargli tutto se stesso; ma è un errore che
non farò più…” Mormorò infine freddo, distante e
abbassando lentamente, ma con decisione, le sue mani per scostarla via.
Ma non le lasciò solo la
mano. Lasciò tutto di lei. Abbandonava l’amore che lei gli aveva offerto. Quel
cuore che palpitava solo per lui.
Elijah le lanciò
un’ultima occhiata malinconica, e poi se ne andò.
Briony cercò di fermarlo ma era tutto inutile.
Lui non c’era più.
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Passarono settimane.
Di Elijah non aveva più
notizie né lo aveva visto in giro. Briony non
osava chiedere niente a Elena, cioè se per caso avesse parlato con lui, dato
che mancavano 7 giorni alla notte di luna piena.
Erano tutti tesi e
nervosi. Molti pensavano che sarebbero morti per mano di Klaus e altri
cercavano di darsi coraggio, pensando che sarebbe andato tutto bene.
Briony invece vedeva le giornate passare
davanti a lei senza sosta e non le importava niente di niente. Se per caso
sarebbe morta o no, poco le importava.
Quando avvenivano delle
discussioni su come fermare Klaus, lei non interveniva e non lanciava battute
sarcastiche a Damon. Dentro sembrava come morta e non possedeva più la voglia
di vita.
Caroline se ne accorse e
le chiese cosa le stava succedendo.
“Niente Caroline, sono
solo tesa.” rispose nervosa guardando fuori la finestra di casa sua.
“Stefan è
teso. Damon, anche se sembra pazzo, è teso. Ma tu sembri una morta che cammina,
una larva umana che vaga per la casa senza avere niente per cui lottare o
vivere.” puntualizzò Caroline, che scorgeva il viso triste della sorella nel
vetro della finestra.
“Ho te. Questo mi
basta.” sussurrò abbassando lo sguardo.
“Sciocchezze. Io mi farò
una vita e tu la tua, ma io sto cercando di andare avanti; tu invece?”
“Non posso mica
sprizzare gioia visto che tu potresti morire in quel dannato sacrificio.”
“Non hai sentito il
piano di Damon? Se gli scagnozzi di Klaus mi cattureranno, loro verranno a
liberarmi. E’ tutto organizzato.”
“Sarà… ma
non sono molto convinta.” sussurrò a bassa voce.
Caroline vedendo che la
sorella stava così male, la abbracciò da dietro e mise il viso nell’incavo
della spalla di Briony.
La mora sorrise
lievemente e accarezzò le mani della sorella minore che le cingevano la pancia.
“E’ per Elijah vero?
Pensi sempre a lui…” mormorò Caroline titubante.
“Non dirlo neppure per
scherzo. Non ci penso proprio… è così
fiero, freddo, pretende di decidere tutto lui… credimi
nella sua apparente perfezione è pieno di difetti.” Rispose aspra Briony.
“Sarà anche così… però tu sei innamorata di lui.”
La veridicità di quelle
parole colpì Briony nel petto come una
freccia, e così sussultò.
“Con te sarebbe inutile
negarlo visto che non mi hai mai vista in questo stato…”
“Sì e mi preoccupa.”
“Dovrei essere io la
sorella maggiore.” disse sorridendo.
“E questo che vuol dire?
Sei così minuta Briony, e i nostri 9 anni
di differenza non si notano poi così tanto.” rispose scherzosa.
Briony rise. La Blond-girl l’aveva
sempre presa in giro per la sua bassa statura.
“Ma sto bene
Caroline, davvero… sto imparando a
convivere col fatto che Elijah non farà mai parte della mia vita.” sussurrò
triste.
“Però soffri.”
“Che ci vuoi fare? Siamo
sempre noi donne quelle che soffriamo le pene!”
“E’ vero! Ho sofferto
tanto con Matt… spero che con Tyler andrà
bene.”
“Vedrai, sarà così.”
Risposte Briony voltandosi e dandole un
bacio sulla guancia.
Le due sorelle si
abbracciarono fortemente; almeno se le loro storie d’amore andavano male
avevano sempre l’una che confortava l’altra.
Briony disse a Caroline che andava su a
farsi una doccia ma che poteva restare lì per la cena. La sorella minore
acconsentì di buon grado e si mise a sedere guardando la tv (questa volta era
arrivato un tecnico vero a sistemarla).
Dopo mezz’ora la porta
di casa si spalancò all’improvviso e entrarono in fretta e furia Stefan e Elena che sorreggevano un tizio.
“Che succede?” chiese
Caroline alzandosi dal divano.
“Degli stregoni ci hanno
nuovamente attaccato. Sicuramente era opera di Klaus; stavano per vedere Bonnie e tutto sarebbe andato in malora. Per fortuna è
intervenuto Elijah che li ha uccisi, però…”
Il tizio che sostenevano
alzò la testa. Era Elijah?!
“Sto bene. Non sono un
malato terminale.” sussurrò lui aspro liberandosi dalle braccia di Stefan e Elena con tutta l'eleganza possibile.
“Elijah ti hanno
colpito duramente… sebbene sei un
Originario, hai sempre dei punti deboli. E se tu schiatti, schiattiamo anche
noi ricordatelo.” disse Stefan cercando di
sorreggerlo.
“Mi hanno a malapena
sfiorato” rispose l’Originario rifiutando il loro aiuto con medesima eleganza.
Ma non aveva per niente
una bella cera: aveva il volto insanguinato, delle occhiaie scurissime, faceva
fatica a reggersi in piedi e a respirare.
“E perché l’avete
portato qui?” domandò Caroline sgomenta.
“L’ha detto lui di
portarlo da Briony.” Disse Elena.
“No.” Intervenne
prontamente Elijah come scottato nell’orgoglio “Mi serve solo un posto sicuro
per riprendermi.”
“Che diamine sta
succedendo?” domandò allarmata Briony mentre
scendeva le scale in vestaglia. Aveva appena finito la doccia e non era ancora
presentabile.
“Non potreste venire un
altro momento a fare le vostre chiacchiere?” chiese cercando di coprirsi meglio
che poteva e scese giù da loro.
L’indignazione di Briony svanì immediatamente sostituita dalla
preoccupazione, quando vide Elijah mezzo morto che era sorretto da Stefan.
“Oddio che è
successo?!” Briony si avvicinò cercando di
capire quanto fosse grave la situazione. La giacca nera di Elijah era sgualcita
e gli scendeva del sangue lungo la fronte.
“Serve della
medicazione.” disse decisa sfiorandogli il volto.
Elijah la guardò dritto
negli occhi, facendole venire una scossa lungo la schiena.
“Sto bene. Devo solo…” Ma Elijah non finì la frase perché era come se non
respirasse più.
“Facciamolo sdraiare.”
suggerì Elena.
Elijah si fece
trascinare e lo stesero lungo il divano mentre Briony lo
seguiva sotto shock. Si mise una mano alla bocca sconvolta vedendo in che stato
si era ridotto l’uomo che amava.
“Ma com’è successo?”
chiese Briony traumatizzata, continuando
a guardare Elijah che sembrava morto.
“I soliti stregoni
di Klaus… lui ci ha protetto ma non è
invincibile come sembra.” Rispose Stefan.
“Sto bene invece.”
sussurrò Elijah che sembrava fosse risorto dal mondo dei morti. “Devo solo
riposare un po’.” La testa si accasciò comodamente sul cuscino. Si vedeva
dall’ombra dei suoi occhi quanto fosse debole ma Stefan non
voleva correre rischi:
“Facciamo come dice
altrimenti si innervosisce ancora di più.” E suggerì a Briony di dargli del sangue.
“Va bene.” Era
consenziente anche a dargli il proprio sangue pur di farlo stare meglio, ma
Caroline intervenne dicendo che poteva bastare anche delle sacche di
sangue dell’ospedale.
“Oh ma non ce le ho…”
“Le ho nel mio zaino,
aspetta” Rispose Caroline scuotendo la testa. E meno male che la sorella
maggiore stava cercando di dimenticare il bell' Elijah. Era pronta addirittura
ad offrirgli il proprio sangue pur di non farlo morire.
Briony si accorse dello sguardo che
la Blond-Girl le stava lanciando, ma fece
finta di niente.
“Potete andare, resto io
con lui.”
Elena e Stefan quindi se ne andarono e furono seguiti anche da
Caroline, che la fissava maliziosa.
Ma Briony non ci fece né volle farsi caso; solo una cosa
contava in quel momento. L’unica.
Raggiunse immediatamente
Elijah e si inginocchiò davanti a lui, fissandolo con sgomento.
L'Originario aveva
aperto gli occhi ma faceva fatica a respirare, aveva la fronte imperlata di
sudore. Immobile com’era sembrava che fosse morto stecchito. Presa dalla
preoccupazione, Briony prese un fazzoletto
e lo inumidì con l'acqua, per dargli almeno un pò di
sollievo.
“Elijah?” Briony sussurrò il suo nome, cominciando a bagnargli
il viso con delicatezza.
Al suono della sua voce,
Elijah socchiuse le palpebre e le riaprì all’improvviso. Girò il viso e lo
sguardo divenne subito magnetico, anche se devastato dalla sofferenza fisica
che lui cercava di mascherare con dignità.
“Ehi.” riuscì solo a
dire. Briony continuava a fissarlo preoccupata,
bagnandogli la fronte col fazzoletto.
Lui con orgoglio se lo
tolse via lentamente: "Ho affrontato problemi peggiori.. anche se ora non
li rammento."
Se da una parte Briony apprezzò il fatto che Elijah volesse
dimostrarsi forte e non farla preoccupare per lui, dall'altra non riusciva
proprio a far finta di niente. Abbandonarlo e lasciarlo così? Il suo cuore ebbe
un sobbalzo spaventoso, sembrò incrinarsi e le si spezzò il respiro.
Non lo avrebbe mai
fatto.
"Sia come sia, io
resto." disse determinata continuando col suo lavoro.
Elijah ebbe uno spasmo
impercettibile col viso, il respiro si spezzò forse a causa di un improvviso
dolore fisico. Briony quindi si bloccò e lo
fissò tremendamente preoccupata: "Elijah..?"
Di nuovo al richiamo
della sua voce, lui parve ristabilirsi e riprendere le energie. Si rivoltò
verso di lei, questa volta con sguardo più profondo e meno serrato. Briony era rimasta bloccata, anch'essa la mano che
portava il fazzoletto sul suo collo. Anche il mondo parve fermarsi, zittirsi insieme
al vento, quando Elijah alzò la mano lentamente e le sfiorò la guancia con le
poche forze che gli erano rimaste.
Briony traballò un poco, non
aspettandoselo, ma poi sorrise malinconica per quel gesto dolce e
accarezzò la mano di Elijah sulla sua guancia. Alcune lacrime scesero
inevitabilmente e bagnarono la mano fredda del vampiro, che fu invaso da una
sensazione di umanità e dolcezza indescrivibili.
“Andrà tutto bene, ci
penserò io a te.” sussurrò Briony dolcemente,
scacciando via la tristezza, e mentre si alzò gli diede un tenue bacio sulla
fronte.
Capì che non poteva
nascondere ancora il suo amore per Elijah. Le sue parole e i suoi gesti
servivano a farglielo capire e lei ne era felice. La paura e l'orgoglio le
avrebbe forse riservate per dopo, ma in un momento simile concedette al suo
cuore quel pò di pace che gli mancava da
tanto tempo.
Dopo una buona dose di
sangue Elijah si rimise in sesto e cercò di alzarsi, ma Briony subito glielo impedì.
“Alt! Dove credi di
andare?” gli chiese lei che si era rivestita mettendosi solamente una
maglia che poteva sembrare un vestito, lungo fino a sopra il ginocchio.
“Se non mi alzo non
posso sapere se sto meglio.” puntualizzò Elijah.
“Ok ma sorreggiti a me.”
Elijah però fece di
testa sua e si alzò da solo. Inspirò profondamente.
Sì, stava nettamente
meglio.
Si girò verso di lei e
le sorrise sghembo: “Grazie Briony. Sei davvero
una brava infermiera.”
“Non ho fatto niente
di che… puoi restare qui per la notte se
vuoi. La tua camera è ancora vuota.” Rispose sollevata e speranzosa. Ma sapeva
che lui non avrebbe accettato di rimanere, aveva messo in chiaro le cose con
lei.
Elijah infatti non
rispose e Briony si voltò pronta ad
andarsene, pur di fargli scorgere le sue emozioni che potevano nuocere in quel
momento, ma lui la afferrò prontamente per un polso.
Lei sorpresa lo guardò.
“Mi dispiace per quello
che ti ho detto…” le mormorò Elijah serio,
guardandola dritto negli occhi.
“Non preoccuparti..”
rispose lei cercando di evitare il suo sguardo.
“No invece, devo. Ti ho
ferita e non lo meritavi.”
“Che senso ha pensarci
adesso?” chiese esausta alzando il viso.
Lui la fissò quasi
dolcemente, con sguardo indagatore. Era difficile sapere cosa stesse pensando
in quel momento.
Si avvicinò alla ragazza
in modo elegante, anche se indossava ancora quei vestiti sgualciti.
“Mi sei mancata Briony.” La sua voce era come una carezza, e lei trasalì
per il desiderio di volerla sentire di nuovo.
Elijah appoggiò la
fronte su quella di Briony e chiuse gli
occhi. Come se fosse in pace.
La ragazza avvampò di
calore; poteva benissimo sentire il respiro freddo del vampiro solleticarle il
viso e il proprio cuore che batteva forte. Desiderò avvicinarsi di più. Ma non
poteva farlo. Era tutta una storia impossibile quella, che avrebbe arrecato solo
ferite.
Cercò quindi di
scostarsi ma la presa di Elijah, sebbene fosse ancora debole, fu forte.
Briony si sentì sovrastare perchè sapeva che il suo cuore e il suo spirito non
avrebbero retto per molto ad un tale vicinanza che poteva offuscarle la
ragione. Elijah pareva avere l'effetto di una droga su di lei.
Fu lui poi ad
allontanarsi dal suo viso, e le parlò in modo serio: “Non posso biasimarti se
mi odi o non vuoi avere niente a che fare con me.”
Brionysbattè le
palpebre nel non sentire più il suo respiro fresco che le avvolgeva il corpo in
uno strano e intenso calore.Riprese in fretta il controllo delle sue
emozioni:
“Non è vero. E’ solo che
sappiamo tutti e due che è impossibile ed è meglio metterci una pietra sopra
fin da subito.” Sussurrò Briony mestamente, la
quale però non sembrava minimamente convinta delle sue stesse parole.
“Questo per colpa mia.
Per quello che ti ho detto: ti ho fatto chiaramente intendere che non puoi far
parte della mia vita sia per il tuo bene che per il mio, e che sarebbe folle ma…” Elijah la guardò intensamente negli occhi, tanto che
lei si sentì bruciare nelle sue iridi.
“In questi giorni non ho
pensato ad altro che a te. Perseguitavi pure i miei sogni, e rivedevo ancora le
tue lacrime e la tua angoscia mentre ti trattavo in quel modo così crudele e
meschino." Scosse la testa in maniera severa, come se ce l'avesse con se
stesso. "Ho sbagliato tutto con te, i miei comportamenti non sono stati
accettabili e me ne pento profondamente."
Briony allora sussultò in preda a un dubbio.
Si stava forse rammaricando perchè non era
onorevole trattare così una ragazza che gli aveva offerto tutto il suo cuore?
Solo questo? Dipendeva solo dal suo codice d'onore e da nient'altro? Si sentì
più delusa che mai, il cuore perforato da quella mancanza di sentimenti che lei
voleva con tutta se stessa scorgere in lui. Sbagliava.
"Se temi che mi hai
ferita ingiustamente e che il tuo onore sia stato scottato... non è così. Io
andrò avanti e ti perdono per il tuo comportamento. E' tutto a posto ora?"
domandò nella maniera più fredda possibile.
Elijah sbattè le palpebre, scettico: "No Briony.. non si tratta solo di questo. Credevo lo avessi
capito."
La ragazza deglutì a
forza dinanzi all'intensità di quello sguardo che lei faticava a sostenere con
orgoglio.
Elijah fece poi un passo
in avanti, i suoi occhi neri erano soffusi di uno strano barlume pieno di
fascino sublime. "Sappi questo: in tutti questi secoli non ho mai avuto
dubbi, su niente. Ho sempre pensato che mi bastava quello che avevo e non cercavo
nient’altro. Avevo tutto sotto controllo. Ma tu BrionyForbes mi hai completamente destabilizzato.” mormorò
lui infine sorridendo e scuotendo la testa.
Lei voleva con tutto il
suo cuore credergli, con tutte le sue forze aveva sperato di sentire quelle
parole. Però era stata troppo ferita…
Sentiva come se il
paradiso stesse spalancando le porte di fronte a lei, ma doveva ancora
affrontare le fiamme dell’inferno attorno a lei per raggiungerlo. Ce l’avrebbe
fatta a raggiungere la felicità con Elijah senza scottarsi mortalmente?
“Sei ubriaco. Ti ho dato
troppo sangue.” disse incredula, scuotendo la testa.
“No, sono
meravigliosamente sobrio.” rispose lui affascinante. Senza distogliere gli
occhi, le scostò con delicatezza i capelli che le erano scivolati davanti al
viso.
Lei sussultò per quel
delicato gesto, ma che le provocò degli intensi brividi.
Briony sapeva che non avrebbe retto ancora
a lungo. Non sarebbe riuscita a sostenere quello sguardo penetrante… se l’avesse fatto, si sarebbe rifugiata
tra le sue braccia e gli avrebbe chiesto di restare. Ma poi? Non doveva farsi
illusioni perché Elijah aveva messo ben chiaro le cose più volte.
E non voleva sopportare
ulteriori delusioni.
Lo fece allontanare
mettendogli le mani nel petto, e gli disse di non parlarle più così e di non
prenderla in giro.
“Posso capire la tua
titubanza però pensaci, quello che ti ho detto erano soltanto delle
giustificazioni egoistiche. Lo sai anche tu.” mormorò lui con un tono davvero
convincente e i suoi occhi non lo erano da meno.
Briony voleva davvero credergli e
sperava che fosse sincero… Il cuore galoppò
nel petto ma cercò di ricacciarlo e di farlo stare zitto. “Non è il momento
adatto di parlare di queste cose, hai bisogno di riprenderti.” Disse
meccanicamente, utilizzando lo stesso gioco di Elijah per scacciare le
emozioni. “Ti porto dei vestiti nuovi da metterti.”
E per sfuggire da quella
situazione se ne andò senza dire un’altra parola.
Elijah tuttavia la
seguì, serio e micidiale, con lo sguardo.
Come una codarda, Briony si chiuse nelle sua stanza ansimando. Perché le
aveva confessato quelle cose? Voleva forse tornare indietro?
Le venne da sorridere
pensando che lui potesse aver cambiato idea e l’avesse pensata per tutto quel
periodo, con la stessa intensità con la quale lei aveva pensato a lui.
Ma doveva avere il
sangue freddo. Pensare e pensare.
<< Ma pensare a
cosa?? >> Si chiese spazientita non sapendo cosa fare.
Quando provò ad
accendere la luce notò che la lampadina si era fulminata.
Blaterando, andò a
cercare una lampadina nuova e uno sgabello per arrivare al lampadario.
Stava ancora provando a
svitare la lampadina guasta, quando entrò in camera Elijah che cominciò a
fissarla quasi divertito. Si era messo gli abiti nuovi ed era classicamente
elegante come sempre.
“Le operazioni
domestiche non sono il tuo forte.” esclamò divertito, appoggiando la spalla
allo stipite della porta.
“Ce la faccio.” rispose
lei decisa, inserendo la lampadina nuova.
“Ce la fai anche a non
intestardirti dall’evitarmi?”
Questa volta
l’affermazione di Elijah non fu ironica. Arrivò dritta come un proiettile,
freddo come l’acciaio, freddo come il suo tono di voce.
Briony si immobilizzò nella sua posizione,
non fiatando. Lasciò passare un secondo per riprendere il controllo: “Chi è che
evita chi esattamente? Chi ha iniziato questo sadico gioco?”
Capendo di essere in
parte colpevole, Elijah sospirò e cominciò a camminare per la stanza, come per
trovare un punto logico per iniziare un discorso.
“Te l’ho detto prima:
hai tutti i diritti per avercela con me. Ma la situazione era davvero
complicata. E’ complicata.” Disse diplomatico.
“E allora perché sei
qui?”
Briony con la sua testardaggine remava
contro gli intenti di Elijah di iniziare un approccio e continuava a evitarlo
nel mandare avanti il suo lavoro. Se Elijah sembrava infastidito da ciò, non lo
dimostrò. Ma la guardava di buio, in un angolo solitario.
“Dal canto tuo hai la
capacità di non rendere le cose facili, BrionyForbes. Affatto.” Disse come se quella ragazza vicino a lui
non fosse proprio adatta a lui. Cielo e terra. Due punti paralleli che non si
incontreranno mai.
“Mi dispiace
Elijah Mikaelson se ti ho fatto un torto.
Ma come hai sempre detto… le faccende di
cuore non ti toccano di striscio quindi credo che sopravvivrai.” Rispose Briony aspramente per non farsi sottomettere.
Elijah affilò di più lo
sguardo, restando sempre elegantemente immobile, mentre Briony non gli dava alcuna attenzione e finì il lavoro
con la lampadina.
Sentendo che il silenzio
nell’aria e contemporaneamente la presenza ingombrante di Elijah parevano
torturarla come una lama dentro il petto, lei appoggiò una mano al lampadario e
prese un profondo respiro, quasi a prepararsi per il discorso che avrebbe
fatto:
“Perché dovremmo andare
avanti e rischiare, secondo te? Dammi solo una valida ragione perché i tuoi
rimorsi di coscienza non mi bastano e io non..” Ma non appena si voltò, trovò
Elijah proprio di fronte a lei: immobile coma una statua ma l’espressione era
tutto tranne che spenta o inespressiva. A causa di ciò Briony si
sentì morire la continuazione della frase in gola, completamente in balia
dell’espressione di Elijah e dalle sensazioni che scaturivano in lei.
Il vampiro le si
avvicinò, lambendole i gomiti e cominciando a muovere le mani su e giù; Briony sentì delle tali scosse elettriche che si
paralizzò.
“Quella risposta verbale
non l’ho mai concessa a nessuno. Ma può bastarti sapere che io sono qui,
nonostante tutte le verità del passato, nonostante ciò che io stesso ho detto e
nonostante tutte le complicazioni che tu vuoi far insorgere?”
Il tono era stato calmo
e diplomatico come sempre, ma lo sguardo… quello
sguardo predatorio e così magnetico Briony non
lo aveva mai visto. La stava tentando come il peccato e lei lucidamente sapeva
che se avesse addentato la mela avrebbe sentito il sapore del veleno sul
palato.
“Elijah.. queste
misteriose deduzioni ritarderanno solamente gli eventi futuri che tu stesso
scatenerai per il tuo troppo onore, la tua troppa freddezza e il tuo ostinarti
a racchiuderti in un guscio vuoto. E tu, dalla tua alta superiorità, vorresti
affibbiare la colpa a me se vedo delle complicazioni in questo rapporto che non
ha nome fin dall’inizio?” domandò scettica e puntigliosa, non permettendosi
quindi di lasciarsi tentare.
Elijah le sorrise
affabile e misterioso, facendo ricadere le mani sui suoi fianchi. Briony era più alta di lui di quasi 10 centimetri
perché era rimasta sopra lo sgabello, incapace comunque di muoversi.
“Non era mia intenzione
darti la colpa di alcun peccato, Briony.” Disse
di nuovo misteriosamente.
Lei deglutì
nell’avvertire lo sguardo di Elijah incendiarle il cuore. Sembrava corresse una
scossa elettrica tra loro ma lei non riuscì a muoversi per sfuggirle.
Ad un tratto Elijah le
prese il viso tra le mani, in una presa delicata ma sicura, e guardandola con
occhi socchiusi.
“Che vuoi fare..?”
chiese lei con un fil di voce. Non sapeva come era riuscita a parlare, aveva la
gola secchissima.
“Se ci deve essere
qualcuno che si prenda la colpa di un peccato, voglio farlo io.” E come reale
risposta l’attirò a sé per un bacio. Un bacio desiderato, sofferto, ambito,
sognato, torturatore. Un veleno. Il più forte e umano dei peccati.
Briony fu sopraffatta dalle emozioni e si
lasciò completamente andare, mentre lui la stringeva forte tra le sue braccia.
“Lo vuoi allora?” le
chiese lui con voce roca sulle sue labbra.
Il respiro di Briony si era bloccato in gola, tutti i suoi nervi
fremevano nell’attesa. Ma nel tempo di un battito, lei gli strinse le braccia
dietro al collo, ricambiando così il bacio con tutto il desiderio che aveva. Ed
era un desiderio infinito, intollerabile per un persona sola.
Il suo cuore parlava per
lei, sembrava impazzito dentro il petto. Le mani di Elijah
invece erano così gentili, così rispettose mentre la stringeva che
le venne un nodo alla gola.
Lentamente la bocca di
Elijah diventò più esigente e le sue mani scivolarono lungo la schiena di Briony, avvicinando le sue morbide curve al suo solido
corpo.
Briony faceva fatica a respirare e si
aggrappava più che poteva alle spalle di Elijah, mentre ricambiava i baci con
desiderio e inarcava la schiena in avanti per stringersi di più a lui.
“Sei bellissima.
Permettimi di fare ammenda del modo in cui ti ho trattata.” Le sussurrò lui
penetrante andando a lambirle audace il collo e sconvolgendole i sensi
mentrele sue mani le accarezzavano
possessive la schiena e facendo aderire il suo corpo perfettamente al suo.
Briony sentiva il desiderio trapassarle nel
corpo, così violento che minacciava di ardere e consumarla; il sangue stava
andando in escandescenza. In un gesto
istintivo lei si sorresse a lui e lo sgabello cadde rumorosamente a terra:
nessuno dei due parve averlo sentito, Elijah le aveva afferrato saldamente una
gamba per poggiarla contro il suo fianco, e lei faticava a respirare per la
propria eccitazione.
Dio… non si era mai sentita così. Le
sembrava di andare a fuoco.
Elijah la sorresse di
più con la forza delle braccia e cominciò a dirigersi verso il letto. Briony si lasciò andare a lui, osando a malapena
respirare.
Gli lambì il petto con
le mani, sospirando come se provasse male dal suo stesso desiderio.
Elijah intuì
erroneamente il suo gesto e la guardò dubbioso, deponendola terra. “Che c’è?”
domandò rauco, rimanendo comunque fermo nel stringerla possessivamente a sé,
come se non volesse rinunciarci. Non questa volta.
Briony allora lo guardò intontita, sentendo
razionalmente quanto quel rapporto potesse essere velenoso per lei, peggio di
una droga. Elijah lo aveva definito un peccato mortale ma che lui voleva
compiere con tutto se stesso; per la prima volta in vita sua voleva buttarsi a
capofitto nel burrone insidioso dei sentimenti, voleva tentare di lasciarsi
andare e ammettere a cuore aperto ciò che sentiva. E il suo sguardo bramoso lo
provava.
Anche lo sguardo
di Briony parlò, infatti le loro labbra
agirono contemporaneamente e andarono a lambirsi, a lottare l’uno con l’altra
prima delicatamente poi con più possessività, come se volessero divorarsi e
consumarsi. E se per avere un altro bacio come quello, Briony avesse
dovuto attraversare l’inferno o rimanere dannata per l’eternità per aver
ingoiato di sua spontanea volontà quel veleno… lo
avrebbe fatto con la gioia nel cuore.
Può un peccato portare
del bene?
Si strinsero l’una
all’altra, così possessivamente che sembravano fondersi in un tutt’uno. Ancora
vestiti ma nudi nelle loro anime.
"Non fermarti
mai." gli sussurrò lei ansante, continuando a baciarlo con tutta se
stessa.
Elijah si bloccò a
guardarla con occhi socchiusi, ma bastò solo un secondo per riprendere le
redini della situazione che sollevò su Briony senza
sforzo e la condusse verso il letto; gli sguardi dei due amanti erano legati,
desiderosi di appartenersi fino all'ultimo istante.
Elijah si avvicinò al
letto e ci si mise a sedere, mettendola a cavalcioni sopra di lui. La fissava
con i suoi occhi neri penetranti, sfiorandole poi il viso con una mano senza
alcuna incertezza.
Briony a sua volta chiuse gli occhi,
accarezzando la sua mano e lasciandosi fuoriuscire un lieve sospiro. Non
riusciva a crederci a quello che stavano facendo. Aveva desiderato da tempo
quel momento, ma quando lui l’aveva respinta per poi ritornare da lei non
voleva credere alla veridicità delle sue parole.
Perché non voleva
soffrire di nuovo.
Ma quando anche lei lo
guardò negli occhi capì che anche lui la desiderava con la stessa intensità,
non esisteva nessuna barriera in quel momento. Potevano essere ghiaccio e
fuoco, ma lei era la sua fiamma che lo scioglieva e lui era il suo ghiaccio che
la intrappolava a sè.
Briony si fiondò sulle sue labbra e lui
ricambiò subito il bacio, cominciando a sbottonarle i bottoni della maglia e
scendendo a baciarle provocatoriamente il collo. Briony alzò
il viso al cielo, non respirando a causa di quei baci bollenti.
Le mani di Elijah le
lasciarono scoperte le spalle nude e lui ne baciò una, imprimendo una
possessiva pressione che le fece accelerare il respiro.
Briony sentiva il cuore martoriarle nel
petto, ogni fibra del suo corpo era in iperventilazione, e si lasciò
semplicemente andare mentre lui le abbassava con delicata lentezza una spallina
del reggiseno, ricominciando a baciarle il collo caldo.
Il cuore divenne per lei
una tortura inqualificabile perché le batteva con troppa forza contro il petto.
Per sopportarlo si strinse di più a Elijah, fino a quasi stritolarlo. Le mani
vagavano sulla linea delle sue spalle, agognando nel sentire i muscoli sotto le
sue dita frementi.
Tornarono a baciarsi per
poi guardarsi negli occhi, senza inibizioni e in totale alchimia. Briony lo liberò dalla giacca, sempre guardandolo.
Elijah la cinse
possessivamente sui fianchi, aderendola di più a sé: “Il controllo che mi sono
conquistato con fatica nel corso dei secoli. Sarebbe un bene o un male se lo
perdessi?” la tentò con voce rauca, respirandole sulla pelle nuda.
Briony socchiuse gli occhi, vinta dai
brividi. Non gliene importava niente del pericolo, non con lui e col suo cuore
nelle sue mani.
“Sono tua. Non
controllarti.” Lo tentò lei di rimando con un fil di voce ansante, prendendogli
il viso tra le mani e baciandolo con poco pudore. Prolungarono il bacio,
rendendo più veloci i movimenti delle loro labbra fino a quando Briony non sentì il tocco dei denti di Elijah sotto la
lingua. Non se ne curò.
Senza mai staccarsi, il
vampiro la liberò del vestito, gettandolo da qualche parte, e la innalzò di più
contro di sé, baciandole avidamente il petto. La sensazione che lei ne ricavò
fu così brutale che pensava la stessero marchiando con un fuoco bollente,
sempre più a fondo; si sentiva surriscaldare anche al di sotto della pelle,
nell’intimo più nascosto. Persino il respiro pareva bruciarle le labbra.
Cercò di tenersi stretta
a lui per tentare di rimanere collegata alla realtà, ma lui ad un tratto le
mise un braccio sulla schiena e la condusse sul letto. Briony si
sentì subito soffocare dal peso di Elijah su di sé, il respiro anch’esso veniva
lambito dalle labbra del vampiro, come se davvero fosse un essere predatorio
che sottometteva la sua preda. Nonostante lo scombussolamento che la
ghermiva, Briony strinse Elijah a sé come a
voler fondere i loro corpi in un tutt’uno, avvinghiandoli in una morsa di
passione a cui lei pareva assoggettata.
Non potendo più
sopportare il proprio desiderio, Briony si
inclinò in avanti per liberare finalmente il vampiro dalla camicia e godere
appieno di lui come se stesse aspettando il sole dopo un’eterna notte buia.
Elijah intuì il suo volere e fece il suo stesso movimento all’indietro, tenendo
sospesi i loro respiri inebriati l’uno dall’altra.
Le mani della ragazza
agirono delicate ma rapide nel sbottonare i bottoni, senza intoppi creati dalla
frenesia, mentre il vampiro reagì nel togliersi totalmente la camicia bianca
dalle spalle.
Fu così che Briony rimase completamente avvolta da quella
perfezione scultorea, una bellezza che non avrebbe immaginato neanche nei
propri sogni che la perseguitavano nelle notti solitarie e ricolme di desiderio
represso. Niente poteva avvicinarsi alla realtà e alla sensazione che riportò
sotto la pelle, nel proprio cuore impazzito, mentre le mani toccavano ammirate
il petto nudo dell’Originario, imprimendosi quella delizia senza eguali.
Elijah le prese il viso
fra le mani e lo accostò al suo, respirandovi sopra il suo muto desiderio a cui
lui offriva un’incredibile pazienza, mentre le mani eleganti andavano a
scendere per accarezzare a sua volta la pelle morbida della ragazza. Briony tenne gli occhi socchiusi, vinta da quel
piacere stuzzicante e dai battiti del cuore che pareva rimbombare fin dentro la
mente, avvolgendo persino l’atmosfera.
Non seppe intendere chi
dei due prese l’iniziativa nell’impossessarsi con bramosia famelica le labbra
dell’altra, ma quel gesto portò al ritornare distesi sopra al letto con un
tonfo sordo.
Si guardarono con un
bagliore ben evidente negli occhi quando si staccarono dal bacio; Briony era ben conscia che lui riusciva a sentire il
suono martellante del suo cuore ma non si preoccupò che lui potesse fermarsi,
quanto più di cadere in un vortice di desiderio folle quando sentì il vampiro
abbassarsi su di lei per incominciare a tracciarle il corpo col tocco delicato
delle sue dita, come se la stesse venerando. Le mancò anche totalmente il fiato
quando le labbra fredde del vampiro presero il posto delle mani e le lasciarono
un’eccitante scia di fuoco ovunque esse si posassero, per poi ritornare sù a baciarla sulla bocca on baci divoranti.
Briony lo accoglieva a sé imperterrita,
senza paura o inibizioni; le mani scorrevano bramose sulle spalle scolpite del
vampiro, non riuscendo a fermarsi, non riuscendo a pensare a niente e non
riuscendo nemmeno a evitare di concedere tutta se stessa a quel vampiro
millenario senza un briciolo di ripensamento.
Il suo amore per lui
l’aveva completamente assalita e non c’era alcuno scudo per difendersi se non
cedervi. Solo così, nella sua maniera, riusciva a conquistare la libertà.
Ma un cataclisma si
avventò all’improvviso sul suo corpo che quasi rimpianse la vecchia normalità
pur di non sentire ogni cellula pervadersi da un calore immenso, in grado quasi
di esplodere. Elijah era sceso a torturarla ulteriormente con le labbra,
baciandole l’ombelico e poi scendendo sempre più giù, nel basso ventre.
L’espressione della ragazza era il puro ritratto dell’estasi, un’estasi quasi
spaesata che la rendeva più angelica e incantevole. Era incapace di sostenere
la vista, il tatto, la regolarizzazione dei propri polmoni e del cuore, e in un
istinto una mano acciuffò il vestito sparpagliato lì accanto e si portò gran
parte del tessuto al viso, come per nascondere quell’estasi dall’occhio critico
del mondo, anche da Elijah e soprattutto da se stessa, come se fosse troppo. La
mano strinse, il respiro baciava il tessuto come per diminuire la passione
fremente, per poi liberare le labbra sciolte in un respiri rauchi o assenti. Le
mani di Elijah sembravano perlustrare le sue cosce, plasmandole dal suo tocco,
scendendo sicure fino al ginocchio.
Briony si tolse dalla faccia completamente
l’abito, decidendo di assaporare con ogni lembo di pelle le labbra di Elijah risalire
sul suo corpo, infuocandole il sangue ardente, per tornare a baciarle avide la
bocca. Briony rispose con più urgenza, come
se non ce la facesse più a sopportare quel supplizio e accorse a liberare
Elijah dei pantaloni, finendo infine per aggrapparsi a lui e ricavando
ulteriormente una sensazione da capogiro che le fece inclinare la testa
all’indietro.
Elijah pareva il fascino
fatto a persona dal modo in cui le sue mani la tenevano sul ciglio del
precipizio, accarezzandole le spalle, le curve, guardando le sue mosse, finendo
giù alle gambe che le fece appoggiare simultaneamente al suo bacino.
Briony allora aprì gli occhi e lo guardò,
emozionata e con le guance accaldate, i capelli sparsi lungo il cuscino e la
pelle avvolta da brividi caldi. Accarezzò il volto magnetico di Elijah, senza
incertezze; anche lui ricambiò, ma ancor più profondamente. Si chinò a
mordicchiarle senza malizia un orecchio, e sussurrò il suo nome con un intenso
desiderio.
Il cuore di Briony accelerò all’impazzata, respirò a fatica quando
lo sentì entrare dentro di lei e dovette aggrapparsi alle sue spalle per non
scoppiare.
Il gemito che gli
fuoriuscì all’Originario e che morì sulle labbra di lei, provocò in Briony la più deliziosa delle sensazioni perché era
lei che faceva quell’effetto a Elijah e ciò la inebriò totalmente.
La sconosciuta
sensazione che provò mentre Elijah si muoveva sopra di lei, senza fermarsi, si
tramutò ben presto in desiderio e passione ancora più ardenti e forti. Briony inarcò la schiena, gemendo, per sentirlo meglio
dentro di sé, per sentire tutto di lui anche il suo fodero di male. A quel
punto non importava più niente se fosse sbagliato o meno.
BrionyForbes non
aveva mai pensato di far l’amore con un vampiro e aveva fatto male… non aveva mai provato simili sensazioni,
erano indescrivibili… anche se credeva che
fosse tutto merito dell’effetto che Elijah faceva in lei.
Briony gli graffiò le spalle quando lui
incominciò a spingere sempre più in profondità, e notò che anche lui aveva il
fiato corto proprio come il suo.
Lo strinse forte a sé
abbracciandogli la schiena e abbandonandosi totalmente, mentre lui appoggiò le
labbra sulla sua fronte, invadendola col suo respiro riscaldato dalla stessa
passione. Le sue forti braccia la stringevano mentre continuava a penetrare
dentro di lei con tutta la delicatezza possibile che poteva possedere un essere
come lui. Era onorevole certo, ma gli istinti predatori appartenevano anche a
lui soprattutto in simili momenti.
Ma lei non ebbe alcuna
paura di lui perchè fece stringere ancor di
più i loro corpi in tutt’uno; ambedue aumentarono così il ritmo languido,
soggiogati dal loro stesso desiderio asfissiante.
Era una situazione
esaltante che Briony non aveva mai sentito
in tutta la sua vita, mai un desiderio così intenso e fremente. Non
riusciva a smettere di assecondarlo, non riusciva a fermarsi nell'incitarlo a
farla sempre più sua, sebbene potesse essere pericoloso per lei.
Ma lui non usò mai
violenza su di lei, sempre tocchi eccitanti ma precisi e gentili. Attenti
unicamente a soddisfare entrambi i loro sensi, a esaudire finalmente ciò che
entrambi si erano negati per troppo tempo.
Briony fu estasiata dai suoi modi che non
aveva mai visto in nessun altro uomo, e gli baciò desiderosa le spalle,
nell'incavo, e gli prese infine il viso tra la mani: in quell'estasi si
guardarono negli occhi ricolmi di desiderio. Lo stesso desiderio che li univa
in quel momento, che li stava facendo appartenere come una cosa sola. Non
c’erano barriere, né tentennamenti né stupide paure. Non quando si sentivano
così liberi.
Elijah riuscì a
coglierla alla sprovvista con una sua mossa audace e lei gemette più forte,
aggrappandosi forzatamente a lui. Si sentiva fin troppa piena di lui, o forse
senza di lui non era mai stata veramente completa.
Incredibile come lo
incitasse ad andare avanti e non avesse alcuna paura.
Bastava un attimo, un
minimo di disattenzione e Elijah avrebbe potuto spaccare le sue fragili ossa, o
morderle il collo e succhiarle così tutto il sangue
Ma non lo fece.
Neanche quando la fece
girare velocemente su un fianco e cominciò a baciarle in modo divorante e
stuzzicante l’incavo del suo collo, e le sue braccia muscolose le cinsero il
petto come a sigillare i loro corpi in un tutt’uno. Il cuore della ragazza
pareva impazzito e la vibrazione dei suoi respiri parlava per esso. Non era mai
stata così consapevole della propria circolazione sanguigna, del calore
pulsante del suo corpo, del pompare tonante del cuore.
Venne a mancare il
controllo. Si immergevano nelle carni l’uno dell’altra, si riempievano di
un’ardente onda di bramosia, accostavano in ogni modo il loro desiderio per
raccogliere in sé calore e bisogno inesauribile. Suoni primitivi nell’aria
carica e pesante.
Il vampiro nonostante
tutto non mostrava nessuna traccia di debolezza né di cedimento mentre faceva
l’amore con lei; l’umana lo stringeva a sé senza paura come se volesse
entrargli dentro, fondersi con lui, e entrambi affondarono sempre di più in
quel vortice di sensazioni e passioni sconvolgenti.
FINE CAPITOLO
Uhuh povera me, non volevo passare per
una maniaca! Spero vi sia piaciuto!! :D:D
Sinceramente Elijah a
letto lo vedrei così, ha una doppia natura quello e la sua calma forzata non mi
frega xD sfortunatamente nel telefilm
non abbiamo avuto il piacere di vederlo in tali situazione, quindi io ci ho
immaginato sopra ahahPardon!
Spero di leggere i
vostri commenti per un capitolo così importante per i protagonisti e la
storia J
Le lenzuola erano tutte
malmesse e quindi si trovò mezza nuda in stagione invernale senza coperte. Presa dal
freddo si coprì come meglio poteva, e quando si girò notò che lui era
proprio accanto a lei.
Il viso di Elijah era
rivolto verso di lei, un suo braccio le cingeva ancora le spalle con fare
protettivo, e stava dormendo serenamente.
Un braccio di Briony invece gli stava toccando ancora il petto
nudo, e lei approfittò di quel momento per ammirarlo senza imbarazzo.
Era bellissimo mentre
dormiva.
Anche se quegli occhi
neri la mettevano sempre in soggezione, quando li teneva chiusi invece
suscitavano in lei un senso di dolcezza e serenità.
I capelli gli ricadevano
sulla fronte e Briony li sfiorò lievemente
per paura di svegliarlo.
Non c’è che dire.
Era l’uomo più
affascinante su cui avesse mai posato gli occhi.
Ma non solo per la
bellezza fisica. Non era il classico modello palestrato e lampadato; aveva un portamento così nobile e elegante da
far invidia ai principi di Inghilterra, il suo sorriso sghembo e il suo volto
freddo e inquisitore sembravano scolpiti nel duro marmo, e… che
dire dei muscoli.
Briony si fece una risatina.
Di solito Elijah portava
sempre la giacca e quindi non l’aveva mai notato, ma era rimasta senza fiato
quando lui si era messo sopra di lei nudo. Poteva notare i muscoli ben sodi e
delineati delle braccia, rafforzati da chissà quanti combattimenti o
allenamenti avvenuti nel passato.
Avrebbe voluto che quel
momento non finisse mai: stare tra le braccia di Elijah per sempre e guardarlo
all’infinito. Senza mai stancarsi e magari riportare quell’immagine dentro
un ritratto per catturarlo per sempre.
“Elijah?” Sussurrò il
suo nome piano.
“Mmm?”
mormorò lui per dare un segno che fosse sveglio.
Lentamente lui aprì gli
occhi e la fissò sorridendole affascinante, tanto da farle perdere un battito.
“Buongiorno” intonò lui
con un sorriso.
<< Ecco ci siamo
>> Pensò Briony amaramente.
Il viso di Briony si fece più teso e nervoso, e Elijah se ne
accorse.
“Cosa c’è?” le chiese
interrogativo.
“Dimmi quello che devi
dirmi. Ti ascolto” sussurrò lei abbassando lo sguardo.
“Non ti capisco.” le
rispose lui guardandola dubbioso. La fronte corrugata.
“So già cosa mi dirai… che è stato uno sbaglio… che
non dobbiamo vederci più… farai come al
solito, cercherai di evitarmi e te ne andrai da quella porta un’altra volta”
disse cercando di non mostrarsi debole e prepararsi.
I dubbi di Briony infatti le tartagliavano la mente. Pensava che
la notte scorsa Elijah non fosse veramente in sé e la mattina dopo sarebbe
rinsavito ridicendole le stesse cose. Che non potevano stare insieme e che
doveva andarsene.
Deglutì spaventata,
aspettando una sua risposta.
Elijah sghignazzò
ironico: “Non ho alcuna intenzione di dirti delle tali sciocchezze.”
“Ah no?” chiese sorpresa
alzando lo sguardo.
“Credevo che le mie
parole e quello che è successo ti avessero convinta” rispose guardandola con
fare affascinante, ma poi si fece serio “Non vado da nessuna parte. Sono stanco
di trovare giustificazioni inutili per farti restare lontana”
“Quindi non pensi più
quello che hai detto?”
“Lo penso ancora invece.
Penso sia una follia e che questa storia porterà numerose complicazioni... ma
che posso dirti? Noi vampiri siamo creature essenzialmente egoiste. Desidero
troppo la tua compagnia per privarmene così. Sono stato uno stupido a dirti
quelle cose solo per allontanarti, e se ammetto un mio sbaglio vuol dire che
non ho intenzione di tornare più indietro per inutili scrupoli di coscienza.”
Rispose lui con sincerità e fermezza tali da farle brillare gli occhi.
“Non ti lascerò.”
continuò a dire guardandola intensamente negli occhi per convincerla. Le stava
accarezzando la linea del mento col pollice.
Briony, felice come non lo era mai stata,
gli sorrise dolcemente. Elijah si avvicinò al suo viso e la baciò sulle labbra,
schiudendole appena.
Lei poi appoggiò la
testa al suo petto, sospirando. Non avrebbe rovinato quel momento facendogli
ulteriori domande se credesse o no nell’amore, se era un errore e se fosse
pronto a rimanere vicino a lei:
“Ok non ti farò più
domande lagnose. Almeno per oggi ti lascerò stare.” Disse mettendosi a ridere.
Anche Elijah rise e le
accarezzò dolcemente i capelli. “Meglio così. Non dovremmo cercare sempre
qualche spiegazione razionale a quello che ci sta succedendo. Senza pensare
inoltre alle continue cose terribili che potrebbero accadere.”
Briony deglutì: “Hai ragione. Non voglio
passare questi giorni pensando se sopravvivremo o no al sacrificio. Ci ho già
pensato troppo e il mio periodo di depressione è ufficialmente finito.”
“Hai sofferto per colpa
mia, vero?” le chiese lui serio con una nota di rammarico nella voce.
“Ora non conta più. Sei
qui ora, è questo l’importante.”
Elijah le sorrise sui
suoi capelli, stringendola forte a sé.
Lei ad un tratto alzò il
viso, guardandolo intensamente e beandosi di quella vista. L’Originario
contraccambiò lo sguardo, rimanendo più neutro.
“Devi andare?” gli
domandò lei con un languore che stava salendo nel petto.
Elijah alzò il
sopracciglio. “No, non ho nessun impegno stamattina.”
Briony sorrise soddisfatta, avvicinandosi
di più. Lui seguì attentamente i suoi movimenti ma rimanendo all’apparenza
freddo.
La ragazza comunque non
si fece abbattere dalla sua compostezza perché intuiva che era una tattica per
attirare le prede ancor di più. Lei si sentiva una preda in quel momento che
andava tra le braccia del predatore. Ma non le importava.
Alzò il busto tanto
abbastanza da depositare le labbra su quelle di Elijah: erano fresche come la
neve. Voleva assaporarle sempre di più e così fece, sottolineando l'intimità
con la punta delle unghie che gli percorrevano i pettorali.
E contrariamente a
prima, Elijah ricambiò con fervore. Non appena aveva sentito il bacio
approfondirsi di più, l’odore di Briony farsi
maggiormente più vicino, aveva deciso di non trattenersi e l’aveva afferrata
con bramosia mettendola a cavalcioni sopra di lui e senza mai smettere di
baciarla.
Per quel gesto
improvviso e per nulla premeditato, Briony si
sentì infuocare anche se rabbrividiva esteriormente. Allacciò subito le braccia
dietro al collo di Elijah per spingersi di più verso di lui; le mani del
vampiro si muovevano lente e desiderose sulla sua schiena nuda.
Elijah interruppe il
bacio solo per sussurrarle:
"Credo davvero di aver
trovato qualcosa di finalmente piacevole su cui impegnarmi." Il tono era
sempre rimasto neutro e elegante come al solito, ma Briony
sentì il cuore scalpitare impazzito come mai era accaduto. Mentre parlava,
Elijah le aveva tirato indietro il collo, con una mano fra i suoi capelli, per
depositarvi un bacio senza eguali.
Briony così gli mise una mano sulla spalla,
facendo una lieve pressione come se volesse fermarlo quando in realtà cercava
solo un appiglio per calmare il cuore in burrasca e regolare il respiro appena
mozzato.
I suoi tentativi non
funzionarono granchèpoichè
Elijah risalì e intrappolò le sue labbra per poi aprirle audacemente contro le
proprie, dando così inizio a un bacio pieno di trasporto. Briony sentì
il cuore scoppiare quando lui si propese in avanti, facendo scontrare di più i
loro petti e così facendo le ginocchia di lei gli affiancarono tutta la linea
dei fianchi.
Briony gemette sommessamente, stringendolo
di più a sé. Le mani erano sui suoi capelli setosi, sembrava navigarci dentro.
Lui continuava a baciarla in maniera eccitante e splendida; ogni tocco valeva
come elettricità unica.
Lei non aveva mai
sentito niente di così vivo in tutta la sua vita. Il corpo di Elijah era freddo
ma lei ardeva stando vicino a lui.
Gli cinse le spalle
ampie con un braccio, e nello stesso momento la mano di lui scese verso il
basso della sua schiena e penetrò dentro di lei in un singolo movimento.
Briony si staccò dal bacio perché aveva
veramente bisogno di respirare. Ma le sue labbra non trovavano mai l’ossigeno,
solo un fuoco divampante che non sembrava mai spegnersi. Quel fuoco le bruciava
i polmoni, ogni ragionevolezza. Le scioglieva le ossa e le faceva scalpitare il
cuore. Ma lo adorava.
Alzò gli occhi al cielo
col respiro ansante, mentre Elijah non cessava a lasciarla andare. La
sommergeva di baci bollenti per tutto il collo, non rimanendo mai tentato dal
suo sangue come se non fosse quello ciò che desiderava. Non da lei.
La stringeva con
possessività a sé, rafforzando il ritmo delle spinte. Briony dovette
aggrapparsi a lui per non sciogliersi o urlare. Una simile eccitazione doveva
essere illegale, si sentiva sul punto della follia, pronta a saltarci dentro, e
niente sarebbe stato più normale da quel momento in poi.
In quella stanza si
udivano solo i loro respiri spezzati o ansanti, il rumore delle lenzuola che si
disperdevano ogni istante in quei corpi che si muovevano l’uno contro l’altro.
Briony aveva cominciato a assecondarlo, a
muovere i fianchi contro di lui sentendo sempre di più il piacere salire. Le
mani artigliavano quei capelli, l’unica ancora per non gridare. Le braccia di
Elijah salirono per tutta la schiena di Briony,
le labbra gelide le baciavano ardentemente una spalla mentre continuava a
spingersi dentro di lei e farla sua.
Lei era sua, lui era suo
quando il piacere venne e li travolse. Il corpo di Briony pulsò,
i polmoni bisognosi d’aria. Le mani di Elijah sembravano artigliarle la schiena
nel punto in cui la teneva contro di sé. Il respiro era fermo e gli occhi
chiusi sulla sua spalla.
Entrambi si sentirono in
pace. Non c’era più un senso di vuoto.
Briony con un sospiro si puntellò in avanti
e si distesero lungo il letto, rimanendo uniti.
Dopo qualche attimo di
pura pace, lei alzò il viso su di lui per baciarlo. "Ti amo Elijah Mikaelson."
Gli mordicchiò le
labbra, portando le mani in alto lungo il letto: "Guai a te se te ne vai
ancora." gli sussurrò maliziosa ma sincera.
Elijah sorrise piano e
la riportò sotto di lui, tracciandole il volto delicatamente con le dita e
disperdendo baci altrettanto delicati. I sorrisi e le proteste di Briony vennero tutti soffocati dalle labbra micidiali di
Elijah, che le sussurrò un "sssh" mentre si
staccava, continuando ad accarezzarle il viso.
Si guardarono negli
occhi, in silenzio ma con un'emozione sorprendente e liberatoria insita in
essi. Le parole non servono per spiegare le emozioni, perchè
sprecarle quindi quando il tempo corre veloce, quando i pericoli sono dietro
l'angolo pronti a disfare ogni cosa bella?
Briony gli prese allora il viso con una mano e
lo baciò ardentemente, con ancor più passione di prima. E Elijah ricambiò,
deliziandola e trasportandola in un altro mondo in cui esistevano solo loro
due.
Briony lo abbracciò con forza a sè, desiderandolo con tutta se stessa e cingendogli la
vita, così Elijah non la fece attendere neanche per un secondo e intrecciò le
loro in mani in alto, cominciando a possederla di nuovo.
Il modo in cui la
possedeva, come faceva combaciare i loro corpi, come le sue labbra fredde le
percorrevano il collo caldo e come le mani erano intrecciate l'un l'altra, era
la più alta realizzazione di possesso che Briony
avesse mai provato e che nemmeno l'immaginazione poteva eguagliare.
Si sentì sprofondare nel
più appagante dei paradisi.
Sembrava che niente li
avrebbe mai potuti separare in quel momento.
Briony fu poi costretta a separarsi da
Elijah a malincuore perché doveva andare a passare a casa di Caroline.
“Le dirai…?” sussurrò Elijah in tono eloquente mentre si
abbottonava la camicia.
“Sinceramente… no.
Penso che tu l’abbia capito che non le piaci.” gli rispose lei mentre si
vestiva.
“Sarebbe l’unica sulla
faccia della terra” mormorò lui pavoneggiandosi con enorme fascino. La cravatta
era già sul posto.
“Infatti come sarebbe
possibile resisterti?” rispose Briony ridendo
e avvicinandosi a lui. “Ma non pavoneggiarti cavaliere. Non sono un campo
facile da tenere conquistato per sempre.” Gli disse a mò
di sfida a cui Elijah ricambiò con un sorriso sicuro.
“Nella mia lunga vita
non sono mai andato in guerra e vedendo ora la posta in gioco lo rimpiango
amaramente.” Replicò furbo abbottonandosi i polsini.
Briony rise e gli diede un bacio a fior di
labbra; si voltò per mettersi la giacca ma Elijah ad un tratto la prese per un
polso e l’attirò a sè, schiena contro petto, e appoggiò
la testa nell’incavo del suo collo, assaporando il suo profumo.
Briony sentì il suo fiato freddo sul collo
e rabbrividì, chiudendo gli occhi.
“Per ora credo di averla
presa in pugno, miss.” Le sussurrò affascinante.
Briony sghignazzò tra sé e sé, in balia di
quella dolce trappola.Elijah le diede poi un lieve bacio sul
collo e la lasciò andare sorridendo.
“Non sperarci troppo.”
Replicò lei ammiccando prendendo con maestria la giacca. “Buona giornata!”
esclamò gioiosa mentre usciva dalla stanza.
Elijah approfittò di
quel momento per analizzare onestamente quello che provava per quella donna.
L’aveva trattata in un
modo così crudele senza che lei lo meritasse, cosa che non aveva mai fatto con
nessuno, e questo lo faceva preoccupare. Si era fatto prendere e colpire
troppo, come non mai.
Un'umana come Briony aveva fatto fuoriuscire un lato di lui che non
conosceva, forse perché era rimasto troppo a lungo sepolto nei secoli.
Una volta sua madre gli
aveva detto “Devi tenere lontano da te tutto quel che non vuoi perdere” e per
la prima volta l’aveva fatto. Aveva anteposto non i suoi egoismi, ma il bene di
lei. Sapeva che lui le avrebbe portato solo male e non volendo farle
questo, aveva optato per la scelta teoricamente più giusta. Ma che aveva fatto
soffrire entrambi per le circostanze abbiette.
Tuttavia però si era
spinto troppo oltre: gli era esplosa una furia dentro senza limiti al solo
pensiero che lei lo avesse ingannato e tradito; l’aveva ferita di
proposito, per vendetta, per farle provare quello che lui aveva sopportato
quando John gli aveva confessato la “verità”.
Ora però non poteva
tornare indietro, doveva guardare in faccia alla realtà: Briony era diventata troppo importante e preziosa per
lui, la desiderava troppo per privarsene e giurò che l’avrebbe protetta da
qualsiasi cosa. Persino da se stesso. Avrebbe tenuto cura del suo cuore,
così come lei lo aveva aiutato ad allargare le sbarre di ghiaccio che tenevano
prigioniero il suo di cuore.
La vendetta non era più
quell’unico sentimento che l’aveva spinto a tornare a MysticFalls.
Briony camminava per la città, sognando a
occhi aperti su quello che era successo la notte prima e quella mattina. Roba
da andare sù di giri: i suoi occhi scintillavano per
l'emozione e il cuore palpitava impazzito. Chi l'avrebbe mai detto fino a
qualche giorno prima che lei si sarebbe sentita così con Elijah?
Briony sorrise gioiosa tra sè
e sè, non riuscendo a non pensare all'eccitazione
indescrivibile che provava quando lui la possedeva. Per Dio, quell'uomo era
calmo e freddo come il ghiaccio davanti a tutti ma nell'intimità era tutt'altra
cosa.. ti prendeva nella maniera più totale e non riuscivi a non pensare ad
altro se non a lui.
Ma un vizio Elijah non
lo perdeva mai: quello del controllo. Voleva padroneggiare ogni cosa
quell'orgoglioso e affascinante vampiro.
In mezzo a tutta quella
passione e desiderio, Briony si era sentita infuocare
come un accendino acceso e si era messa sopra di lui, semi-sdraiata, muovendosi
sinuosa per assaporarlo sempre di più. Le braccia di Elijah l'avevano stretta
per la schiena e aveva creduto che ciò lo aggradasse, ma quell'estasi divina
era durata solo qualche secondo poichè lui l'aveva
riportata obbligatoriamente a velocità vampiresca sotto di sè
e aveva mantenuto sempre lui la padronanza della situazione, come se non
accettasse alcuna perdita di controllo a vedersi dalla sua espressione.
Non che la cosa le
creasse disturbo o dispiacere visto come si era sentita prendere dalla sua
bramosia carnale, tale da mancarle il respiro e farle credere che la stava
riempiendo fino all'impossibile. Forse nemmeno una bomba atomica li avrebbe
potuti distogliere da quell'estasi insopportabilmente appagante o far staccare
i loro corpi avvinghiati dalla passione.
Briony si riscosse dai quei pensieri sognanti
per riprendere il controllo almeno in pubblico. Si sentiva le guance accaldate
dall'imbarazzo al solo pensiero, ma purtroppo il cuore non poteva farci nulla e
le emozioni prendevano il sopravvento.
All'improvviso vide una
persona che pochi giorni prima aveva giurato di pestare a sangue.
<< John >>
Pensò Briony sentendo la rabbia salire.
Lui quando la notò ebbe
pure la faccia tosta di sorriderle e di avvicinarsi.
“Ciao Briony. E’ da tanto tempo che non ti vedevo.”
disse sorridendole.
“Già mi sei mancato anche
tu amico mio. Soprattutto le tue luride bugie.” rispose lei acida.
“Cos’è, Elijah è venuto
a lamentarsi da te? Credevo fosse un galantuomo”
“Non girarci
intorno John… non mi sarei mai aspettata
che avresti fatto una cosa simile. A me poi!” Urlò Briony che
si sentiva davvero tradita.
“Semplicemente non mi è
piaciuto il fatto che tu mi abbia voltato così le spalle senza un minimo di
preavviso, alleandoti con quei succhia sangue e per giunta ti sei presa un
cotta per uno di loro!”
“Sei davvero
perfido John…. Le tue bugie e le tue ossessioni
rovinano tutto ciò che tocchi!”
“In verità ti ho fatto
un favore Briony… ti ho dato l’occasione
per vedere con i tuoi occhi di cosa è capace il tuo Elijah. Andiamo! Davvero
nutri delle speranze di redimerlo?” le chiese divertito.
“Certamente devo
ringraziare te se la mia salute mentale è peggiorata cadendo nei bassi fondi!
Grazie mille John!”
Lui la fissò scuotendo
la testa: “Sei troppo sentimentale Briony, ma
mixata alla tua istintività non viene fuori una bella roba. E alla fine sarò io
l’unico a sopportarti, ricordatelo.”
Briony lo guardò seria in viso. Stava
tremando dalla rabbia. E lui non sembrava neanche dispiaciuto per tutto quello
che aveva fatto!
In un impeto di rabbia
gli cacciò un pugno in pieno viso, e John traballante cadde per terra.
Si toccava il naso
insanguinante e la guardava incredulo.
Briony senza rimorsi gli disse: “Non
t’azzardare mai più a chiamarmi o a cercarmi. Se vengo a sapere che hai fatto
un’altra delle tue cazzate, vengo da te e ti mollo un altro pugno. Ti avevo
avvertito di stare in disparte e di non fare niente di stupido! Quando mi
passerà l’incazzatura, e credo non molto presto, verrò io a cercare te ma non
pensare che le cose torneranno come prima.”
Lo guardò un attimo
dall’alto in basso e se ne andò lasciandolo per terra.
Forse aveva esagerato,
ma i tipi come John Gilbert capiscono solo il linguaggio della violenza per
farli stare al loro posto.
Quando Caroline vide la
sorella a casa sua notò subito che c’era qualcosa di diverso in lei. La squadrò
dalla testa ai piedi.
“Che è successo?”
“Ho mollato un gancio
destro che poteva dare del filo da torcere anche a Mickey Rourke.” rispose
seria Briony senza un minimo di cedimento.
“Cosa?? A chi?”
“A John. Me lo sono
visto qualche mezz’ora fa. Non ho resistito, questa volta l’ha fatta grossa.”
“Tutti quanti odiano
John in questa città e tu sei sempre stata troppo buona con lui.”
“Possiamo non parlarne?
Ho già chiarito con lui che non deve più parlarmi a meno che non faccia la
prima mossa io…”
“Gli vuoi troppo
bene Briony. Nel giro di qualche giorno lo
perdonerai, fidati.”
“Non credo proprio.
Anche perché non l’ho trovato minimamente dispiaciuto.” Rispose pensierosa.
“Ok ok… Com’è andata ieri sera? Elijah sta meglio?”
“Sì sì è andato tutto
bene per fortuna.”
“E’ rimasto a casa tua?”
“Sì…” Briony cercò di rimanere calma senza farle capire cosa
fosse successo veramente.
“E…?”
Caroline la guardò attentamente cercando di capire.
“E niente.” Briony non poté evitare di arrossire e Caroline allora
capì tutto. Sgranò gli occhi fintamente shockata:
“Oddio non posso
crederci! L’avete fatto! L’hai per caso drogato??”
“Caroline! Non ho
costretto nessuno, se l’abbiamo fatto vuol dire che entrambi lo volevamo!”
rispose Briony offesa.
“Quindi non lo neghi? Ti
è dato di volta il cervello per caso? Con Elijah! Proprio colui che dicevi che
doveva starti lontano!”
La mora sbuffò:
“Non rovinarmi questo
momento. Sono felice, più di così non ti basta? Io e Elijah abbiamo chiarito,
lui si era comportato in quel modo solo per proteggermi…”
“E quanto tempo passerà
prima che ti faccia nuovamente soffrire e ti riduca come uno
zombie?” domandò la Blond-Girl saccente.
“Basta Caroline… tra poco ci sarà la notte del sacrificio e
voglio godermi questi giorni in tranquillità.” rispose Briony esasperata.
“Oh cristo se rischio di
parlare ancora di questa assurda storia da circo mi scoppierà una vena. Fai
pure come vuoi ma vedrai se ho ragione.”
“Infatti farò ciò che
voglio e nessuno ti chiede di giudicare perchè io non
ho bisogno dei tuoi consigli deleteri.”
Si guardarono in
cagnesco per qualche minuto, ma poi Caroline abbassò vinta lo sguardo.
“Devo vedere Tyler, è il
suo compleanno domani. Ti avevo appunto chiamata per aiutarmi ad addobbare la
casa ma credo proprio che tu preferisca gongolare dietro al nemico piuttosto
che ritrovare la salute mentale, per cui..” Caroline lasciò in sospeso la frase
e non le lasciò nemmeno il tempo di rispondere che già si stava defilando via.
Briony rimase rigida, occhi spalancati e fumini che le uscivano dalle orecchie per via della stizza.
Dio, ormai c'aveva fatto il callo col carattere di Caroline ma era davvero dura
sopportare. “Sono sicura che la festa sarà grandiosa, visto il tuo umore
allegro. Lo spero davvero per Tyler." disse solamente per essere almeno
superiore. Dovevano darle una medaglia alla pazienza.
Caroline le lanciò
un’occhiataccia prima di uscire.
<< Certo che è
davvero incredibile. Prima mi mette ansia sul fatto che soffro e che devo
guardare avanti, e ora che sono finalmente felice e in pace mi mette nuovamente
ansia. >> pensò Briony allibita.
Altre feste. Altri guai
in arrivo.
La sera dopo Tyler
avrebbe festeggiato il suo 18 compleanno con una festa sfarzosa a casa sua e
c’erano quasi 100 invitati.
Caroline aveva
organizzato tutto nei minimi particolari e tutti quanti si godevano la festa.
Briony con un completo bianco c’era andata
con Elijah, e stavano ridendo e chiacchierando in un angolo della sala.
Caroline andò da loro
per avvisarli che era arrivato il taglio della torta; lanciò un’occhiataccia a
Elijah e lui le sorrise elegantemente di rimando. Come se non gli
importasse della sua frecciatina o forse perché aveva più buone maniere della
giovane vampira.
Briony sospirò per la reazione della
sorella perchè non riusciva proprio a capire
il suo atteggiamento; in fondo Elijah e Caroline appartenevano alla stessa
specie ora e quindi dovevano capirsi, ma ovviamente la Blond-Girl era
ancora intimorita dal carattere freddo e gelido di Elijah. E dai pregiudizi
ovviamente.
Andarono nella sala
principale con gli altri: Elijah teneva possessivo un braccio attorno alla
schiena di Briony, e lei come al solito
ebbe una scossa lungo il corpo.
Forse non si sarebbe mai
abituata a comportarsi normalmente con lui senza arrossire come un pompelmo o
sobbalzare ogni volta che la sfiorava… la
metteva terribilmente in soggezione, anche se cercava di non darlo troppo a
vedere. Ma era pressoché impossibile perché il cuore urlava tutta la sua gioia.
Quando Tyler aprì il
tappo dello spumante, questi gli andò direttamente in fronte e tutti si fecero
una gran risata ma gli augurarono comunque buon compleanno.
Persino Elijah si era
rilassato al fianco di Briony e sorrideva
come un normale uomo.
Quando ecco invece che
entrambi notarono che John era tra gli invitati, proprio lì davanti a loro.
“Lascialo perdere, gli
ho già detto chiaro e tondo che non deve più parlarmi…” mormorò Briony per tranquillizzarlo.
Ma Elijah non la stava
ascoltando minimamente. Si era paralizzato di colpo e lo guardava con uno
sguardo micidiale, fisso negli occhi, come un predatore che fissa la preda.
Briony sentiva la tensione nel corpo del
vampiro, come una corrente elettrica che correva sotto la sua pelle. In quel
momento lui era totalmente concentrato su John, e la luce nei suoi occhi sembrava
una fiamma incandescente.
Non l’aveva mai visto in
quello stato; neanche quando lui l’aveva minacciata.
Lei gli toccò la mano
fredda per farlo calmare e lo chiamò più volte.
Come risorto, Elijah si
voltò verso di lei.
Era gelido e minaccioso
come non lo aveva mai visto. Ne ebbe paura.
“Resta qui.” le ordinò
senza un minimo di tentennamento nella voce.
Elijah si diresse
verso John e i due uomini andarono in un’altra stanza per parlare a
quattr’occhi.
Briony guardò la scena a bocca spalancata e
poi li seguì.
Elijah aveva preso con
forza il braccio di John e l’aveva condotto in una stanza che doveva essere la
saletta privata del sindaco Lockwood, dove i
cittadini tessevano le loro ragnatele per incastrare i vampiri.
Elijah sorrise
terrificante e gli andò vicino.
“Cosa dovrei fare con
te, John Gilbert? Staccarti la testa a morsi? Lanciarti da quella finestra così
ti sfracelleresti al suolo? Oppure magari ti potrei trasformare nell’essere che
più detesti al mondo? Che ne pensi, John?”
Il suono della voce di Elijah
era terrificante e non stava per niente scherzando. I suoi occhi brillavano
famelici all’idea di uccidere quell’uomo di fronte a lui.
“Fallo. E lei ti odierà
per sempre.” ribatté John con tono coraggioso.
Elijah sorrise
diabolico. “Non devi preoccuparti di quello perché tu sarai sotto terra e non
darai più fastidio a nessuno. E noi per fortuna non dovremo più sorbire i tuoi
luridi inganni.”
“Non puoi uccidermi.”
rispose John che non sembrava minimamente cedere.
Ovviamente si riferiva
all’anello.
“Oh il tuo stupido
gingillo che porti al dito? Posso staccartelo senza che neanche tu te ne
accorga. Sappi che non riceverai un bel trattamento da me, John Gilbert.”
A fine frase
l’Originario lo prese per la gola con violenza, sbattendolo contro il muro, e
lo fece alzare lungo la parete. Gli strappò dal dito il suo anello e lo lanciò
dall’altra parte della stanza come nulla fosse.
John strinse i denti:
“E tutto perché ho detto
la verità? Perché penso che non potresti mai fare felice Briony? La condurrai a morte certa, vedrai se non mi
sbaglio!” mormorò John con fil di voce. Lo stava letteralmente strangolando.
Elijah, dopo aver
sentito quelle parole, strinse la stretta sul suo collo ancora di più. Stava
perdendo il suo solito controllo. “Non sono avvezzo a simili messe in
discussioni. Sei andato troppo oltre, John Gilbert.”
All’improvviso entrò
nella stanza Briony, che sgranò gli occhi
incredula vedendo la scena terrificante di fronte a sè.
Corse verso i due uomini
e prese il braccio di Elijah per liberare John dalla sua stretta.
“Elijah fermati!” gli
mormorò angosciata dandogli uno scossone.
Briony notò che la faccia di John stava
diventando di diversi colori e stava per essere soffocato.
Implorante cercò di
convincere Elijah a lasciarlo andare, gridava il suo nome per farlo tornare da
lei con la mente, perché sembrava che neanche si fosse accorto della sua
presenza.. tanto preso dall’idea di uccidere.
Ma finalmente Elijah si
voltò verso di lei, e la vide.
Nel riflesso dei suoi
occhi verdi, il vampiro vide il proprio volto agghiacciante e
pericoloso, e così tentennò. Il controllo riprese le redini.
Con un ringhio muto,
lasciò andare John che si accasciò per terra in cerca d’aria.
Lo sguardo di Elijah
però era ancora terrificante e diabolico, e faceva fatica a trattenere i suoi
istinti.
Briony gli posò una mano sulla spalla ma
lui la scostò velocemente. Alzò senza delicatezza il corpo moribondo di John.
Anche se un attimo prima
l’uomo stava per essere fatto fuori, fissò Elijah senza paura in segno di
sfida. Cosa che fece andare ancora più in bestia il vampiro, che gli mormorò:
“Allora hai deciso di
che morte morire? La testa rotta, una caduta, o risvegliarti in vampiro? Non
c’è bisogno di pensarci tanto, è una scelta semplice.”
Il tono glaciale di
Elijah fece tremare di paura Briony, la
quale assisteva impotente alla scena.
John la guardò in cerca
d’aiuto e Elijah allora prese la sua testa tra le mani così che avrebbe
guardato solo lui.
“Scegli la caduta? No?
Si? No?” Stava letteralmente giocando con lui, toccandogli il petto con
l’indice.
Briony lo richiamò per farlo calmare.
Visto che John restava
ammutolito e percepiva l’ansia di Briony vicino
a lui, Elijah sorrise freddamente e lasciò andare la sua preda.
“Non vale neanche la
pena ucciderti.” mormorò alla fine, con perfetta calma.
Elijah lanciò uno
sguardo sfuggente a Briony, e se ne andò
dalla stanza a passi veloci.
Lei era rimasta
paralizzata a guardare la scena senza osare muoversi. Ma quando vide John
tremante che strisciava per riprendere l’anello, provò pietà per l’amico e lo
aiutò ad alzarsi.
“Stai bene?” gli chiese
guardandolo in faccia.
John la fissò respirando
a fatica: “Sono stato meglio.”
Prima che John dicesse
qualcos’altro, lei lo interruppe: “Te la sei cercata John.”
“Mi sono cercato un
pugno nel naso. Come quello che mi hai dato tu. Ma davvero mi vuoi morto Briony..? Dopo tutti questi anni?” le chiese sinceramente
dispiaciuto.
Briony lo fissò negli occhi, quegli stessi
occhi che le erano sempre stati amici e l’avevano sostenuta nei momenti
difficili di gioventù. “No John non ti vorrei mai morto… ma
non pensare che non sia più arrabbiata con te.” Gli rispose puntandogli
l’indice.
“Mi dispiace…”
Lei scosse la testa
ancora preoccupata.
“Ora vai a casa John.
Devi riposare…” gli disse Briony cercando di aiutarlo a camminare.
“E tu davvero lascerai
passare questa cosa?” Le domandò interrogativo. Ovviamente si riferiva a
Elijah.
“John…”
Dalla sua faccia lei gli fece intendere che non doveva intromettersi e così lui
non disse più niente.
Dopo aver accompagnato
John all’uscita, Briony andò a cercare
Elijah.
Lo trovò fuori nel
balcone a fissare un punto indefinito nel cielo. Aveva entrambe le mani nelle
tasche.
“Ehi.” Briony lo raggiunse e gli mise delicatamente una mano
sulla spalla.
Lui si girò. Non c’era
più traccia di quella furia assassina di prima nei suoi occhi; erano tornati
normali e la stavano guardando seri.
“Ho fatto quello che
dovevo. Non intendo scusarmi.” disse freddo e inflessibile.
“Va bene, posso
capirti.” Rispose lei titubante, cercando di comprenderlo e non di giudicarlo.
“Per tua informazione
l’avevo già ucciso quella volta in cui mi aveva confessato tutto di te, ma l’ha
salvato l’anello. Volevo soltanto rimediare al mio errore ma non l’avrei ucciso
comunque. Sarebbe stato troppo semplice per lui…”
mormorò minaccioso sviando lo sguardo.
Briony comunque gli accarezzò una guancia:
“Capisco che John meritasse una lezione. Anche io avrei avuto la tua stessa
reazione. Ma per fortuna non è successo niente di irreparabile… Voglio
solo dirti che non sono venuta qui a giudicarti.” Gli sussurrò sincera.
Elijah allora le sorrise
in modo freddo quando si voltò: “Però hai avuto paura che lo uccidessi.”
Briony si umettò le labbra: “E’ vero…. Non lo avrei voluto, ma sapevo in fondo al cuore che
non l’avresti fatto. E so quanto l'onore conti per te. Non è onorevole pestare
un uomo a terra, un uomo stronzo sì ma pur sempre a terra.” disse l'ultima
frase in tono ironico.
Lui alzò il
sopracciglio, poi si sciolse e le prese la sua mano e la baciò delicatamente
sul dorso:
“Sei troppo buona Briony.” sussurrò lui profondamente. Aveva posato per un
attimo la guancia nel dorso della sua mano liscia e calda.
Lei sorrise per quel
gesto dolce.
“Vallo a dire a John e
al suo naso rotto” rispose sorridendo.
Elijah sorrise a sua volta,
e alzò il viso per guardarla negli occhi.
“Non hai paura di me
quindi? Gli Originari non danno vita facile, sappilo.” le chiese profondamente
e in modo attento.
Briony deglutì ma replicò con fermezza. “No… ti conosco. So che non sei l’essere che vuoi far
sembrare a tutti i costi. Neanche lontanamente.”
Elijah la guardò
lievemente interdetto, poi le diede un bacio delicato sulla fronte. Briony si abbandonò con un sospiro tra le sue braccia
forti.
Un minuto prima aveva
cercato di fermare quelle braccia che stavano cercando di uccidere John, e ora
era cullata dolcemente da quelle stesse braccia, senza più alcun timore.
Perché non doveva aver
paura.
Aveva già visto il lato
peggiore di Elijah; sapeva che non era un normale essere umano e poteva essere
pericoloso a volte.
Ma il suo amore per lui
era troppo forte per desistere, e non avrebbe mai rinunciato a lui. Le era
entrato troppo dentro.
E inoltre era sicura di
una cosa… Elijah non aveva ucciso John per
paura di ferirla, era questa la ragione che lo aveva fermato.
Un altro evidente segno
che dimostrava quanto fosse cambiato… lo
poteva percepire anche nel suo volto. Quando si erano incontrati Elijah
appariva sempre freddo e scostante, mentre ora invece la barriera tra di loro
era molto diminuita; certe volte lui appariva sereno e più sciolto dalle
sue stesse catene… e invece altre volte la
guardava con degli occhi così malinconici che provavano quanto lui avesse
sofferto in passato.
Briony si promise che lei non lo avrebbe
mai fatto soffrire. Mai avrebbe voluto vedere il suo volto dipinto dal
tradimento a causa sua.
Elijah intanto le
accarezzò dolcemente i capelli e le disse che era ora di tornare dagli altri,
altrimenti Caroline avrebbe pensato che lui l’avesse rapita.
Briony ridacchiò pensando alla faccia della
sorella, e tornarono a godersi la festa.
Tyler aveva fatto le
cose in grande e aveva predisposto per ognuno dei suoi amici una fastosa
limousine che li avrebbe scortati a casa.
Ringraziandolo e
facendogli ancora gli auguri, Briony salì
nella limousine con Elijah sotto lo sguardo preoccupato di Caroline.
<< A forza di
preoccuparsi le verranno le rughe >> Pensò tra sé e sé.
Nell’oscurità della
limousine Elijah si ritirò nell’angolo e prese Briony tra
le braccia. Le sfiorò le tempie con le labbra, poi le baciò le palpebre, le
guance, e finalmente prese possesso della sua bocca con un lento bacio.
Briony si lasciò trasportare da quelle
avvolgenti sensazioni che le facevano ribollire il sangue ardente.
Gli accarezzò dolcemente
il viso, poi i capelli stringendosi di più a lui; quando alla fine arrivarono a
casa e furono costretti a distaccarsi.
“Posso chiederti una
cosa?” gli domandò Briony, entrando in
casa.
Elijah acconsentì
cominciando ad accendere un fuoco in salone, e lei mordendosi le labbra gli
chiese di parlarle della sua famiglia. Gli Originari.
Lui si irrigidì subito e
la fissò freddo.
“Perché vuoi saperlo?”
“Cosa ci sarebbe di
male?” disse lei scrollando le spalle.
Elijah abbassò lo
sguardo.
“Ti basta sapere che era
tutto quello che avevo. Era la mia forza ma anche la mia debolezza. Ero molto
legato a loro, anche se i problemi non mancavano visto i litigi fra Klaus e mio
padre. Quando diventammo vampiri tutto cambiò…”
Gli occhi di Elijah
erano diventati tristi mentre parlava della sua famiglia con così tanto amore.
“E tu?” gli chiese
curiosa, avvicinandosi “Eri così come adesso?”
“Avevo i capelli più
lunghi.” Rispose lui affascinante alzando la testa, come se ripercorresse i
vecchi tempi.
Briony rise. Non se lo immaginava
minimamente con i capelli lunghi, anche se era sicura che stesse bene anche con
quel taglio.
“E l’onore che ti
caratterizza tanto? Possedevi già questa forma di rispetto anche da umano?”
“L’onore è istintivo.
Nessuno te lo può dare e nessuno te lo può togliere. E’ qualcosa che dai a te
stesso. Anche se quando mi sono trasformato le nostre qualità si sono
amplificate.”
Briony avrebbe voluto chiedergli altre cose
del suo passato, voleva conoscerlo fino in fondo, ma notò che Elijah era
distante e ogni volta che gli faceva domande si irrigidiva e la fissava con
occhi freddi, come se non gradisse quel tipo di domande.
Decise così di non
fargli interrogativi che lo avrebbero ferito o fatto ricordare dei momenti
dolorosi.
Però c'era una cosa in
particolare che voleva sapere in tutta quella storia... l'umana di cui si era
innamorato e che per colpa sua era stato irrimediabilmente ferito e scottato
nell’animo.
“Mi hai parlato di
un'umana una volta... della quale eri stato innamorato”
Elijah prontamente si
scostò, senza guardarla in faccia. Le rispose gelido, senza far trasparire
alcuna emozione. Ovviamente non aveva nessuna voglia di parlarne.
“Non mi ricordo quello
che provavo per lei... è passato così tanto tempo che per me non ha più
importanza” Così liquidò la questione per farle capire che non voleva
aggiungere altro, ma lei continuò ancora:
“Invece lo posso
percepire nell'espressione del tuo volto che non è così. Non stai parlando con
il cuore ora, è solo un pretesto per..”
Ma Elijah la interruppe
bruscamente, guardandola diabolico:
"Io non ho un
cuore, Briony." affermò lui con tono
spietato, come se stesse rivelando il suo essere un vampiro, e allontanandosi
da lei.
Dopo un po' lei lo
seguì:
"Eppure io lo sento
battere, dentro di te" disse timorosamente.
"È solo una tua
illusione" sussurrò il vampiro fissandola con il suo sguardo crudelmente
glaciale.
Briony non capiva se stesse mentendo a se
stesso o se stesse lottando per avere ragione. Sapeva soltanto che lui, un
cuore, lo aveva… Solo non voleva usarlo.
Per quanto non volesse esporsi, per quanto oscurità potesse avere, era stato
comunque un essere umano in passato. Certe cose non si possono cancellare.
E lui non aveva forse
dimostrato che lo aveva? Quando aveva cercato di tenerla lontana per il suo
bene, per paura di ferirla?
Elijah voleva
proteggersi dall’amare e invece agiva proprio in nome dell’amore che provava
per lei. Anche se non glielo diceva a parole, Briony sapeva
che lui si era innamorato di lei. Che la amava.
“Continua pure. Fa finta
che non t’importa niente, soltanto di te stesso. E’ una stupida recita che
ormai io non mi bevo più”
Questa volta
l’espressione di Elijah, non più glaciale, si addolcì lentamente:
“Ora sei in
errore, Briony. Ho detto solo la verità. Ho
perso la mia umanità tanto tempo fa. Però…”
disse avvicinandosi a lei deciso. Gli occhi soffusi da una luce intensa. “Non
puoi immaginare quanto tu sia preziosa per me. Quando ho visto la tua capacità
di devozione e la tua lealtà ne stato ammiratissimo. E per molto tempo non mi
sono nemmeno reso conto di quanto mi piaceva parlare e stare con te. Ho
cominciato a desiderare la tua felicità, e quando ti vedevo soffrire sembrava
che le tue lacrime mi richiamassero a te per aiutarti ad alleviare il tuo
dolore, come se lo sentissi mio.”
Briony rimase completamente paralizzata dalle
sue parole e dalla sincerità del suo sguardo ammaliante. Il cuore galoppò nel
petto dalla felicità.
Lui le si avvicinò
piano, sfiorandole la mano destra con la punta delle dite fredde:
“Anche se non posso
offrirti tutto quello di cui hai bisogno, anche se non ho un cuore da darti,
spero comunque che tu avrai fiducia in me. Sebbene io sia …”
La sospensione di quella
frase fece commuovere Briony. Non riusciva a
crederci che Elijah si considerasse un mostro senz’anima.
Briony gli sorrise e gli accarezzò il volto:
"So chi sei, Elijah Mikaelson. Nessuno al mondo
è immacolato e senza colpe. Anche se possiedi del male, c'è tanto altro dentro
di te." rispose lei sicura, guardandolo come se riuscisse a leggere dentro
il suo animo e vedesse quanto fosse nobile, così nobile da rendere le sue
parole una poesia e i suoi gesti di cristallo.
Elijah la guardò attento
e in silenzio, sbattendo lievemente le palpebre. Poi però si fece più serio,
come se qualcosa di brutto avesse attraversato all'improvviso la sua mente. Fece
abbassare la sua mano: "La porta per andartene sarà sempre aperta, qualora
lo vorrai."
Briony rimase interdetta dalle sue ombrose
parole ma capì che Elijah era così nobile da darle la libertà di scelta, da
lasciarla libera qualora lei avesse ritenuto fosse la scelta più giusta per se
stessa. Sfortunatamente intuì che Elijah non era il classico sciocco che
credeva ai lieto fine. Tempo prima nemmeno lei ci credeva ma adesso non aveva
più paura; voleva andare avanti per la sua strada e perseguire i suoi desideri,
ovunque l'avrebbero portata.
Si fece avanti e lo
guardò intensamente. Gli toccò il collo con ambedue le mani: "Ciò che
voglio è solo qui e non intendo perdermelo." gli sussurrò sincera.
Elijah la guardò
profondamente da sotto le palpebre e lei allora prese l'iniziativa
nell'avvicinarsi alle sue labbra. Le tastò piano, schiudendole in uno schiocco
e, mettendo poi una mano attorno al suo collo, prolungò il bacio. Il vampiro
non l'assecondò all'inizio, rimase solamente a recepire il bacio che quell'umana
gli donava. Per avvicinarlo di più, Briony gli mise
una mano contro la schiena e lo portò ad inclinarsi verso di lei. Sentì allora
Elijah rispondere al bacio ma non col desiderio che lei avrebbe voluto. Lo
sentiva ancora frenato.
Così si scostò e disse sarcastica:
"Devo dedurre che il signore qui presente non voglia esporsi troppo?"
<< Come sempre >> disse una vocina acida all'interno della sua
mente ma lei la scacciò subito per non appesantire il momento nè fare pressioni sul vampiro che aveva davanti.
Elijah quindi abbassò lo
sguardo, sbattendo lievemente le palpebre e facendo un silenzioso sospiro come
per appianare le sue stesse sensazioni contrastanti. Un sorriso in breve
delineò le sue labbra sottili, rendendolo più affascinante. Alzò lo sguardo, scostandole
i capelli che le erano ricaduti in viso per guardarla meglio e per farla
soccombere sotto il suo sguardo magnetico:
“Ci sono tanti rischi,
non te li immagini neppure." quella doveva essere una minaccia ma non ebbe
l'effetto da incuterle paura. Tutt'altro. Briony
sentì il desiderio librarsi dentro di lei, come una farfalla che vuole prendere
il volo e assaporare la vera vita.
Socchiuse vinta le
palpebre, scuotendo piano la testa come per dirgli che non le importava dei
rischi. Lo sentì avvicinarsi al suo viso, lei rimase immobile ma trepidante.
Sentì le sue dita gelide tracciarle una guancia a brevissima distanza; pensò di
averlo udito bisbigliare il suo nome ma non ne fu certa perchè
totalmente dominata dalle sensazioni che salivano in lei.
Poi improvvisamente fu
lui a correre il rischio e decise di non fuggire più: le sue labbra catturarono
quelle di Briony, prendendole in trappola.
Briony colta alla sprovvista da quel gesto
- un gesto dettato quasi dal cuore - si aggrappò alle sue spalle come poteva,
alzando la punta dei piedi per avvicinarsi di più al suo viso.
Ma fu lui che abbassò la
schiena e il volto per approfondire il bacio.
Elijah avvolse le spalle
della ragazza con le sue forti braccia, e lei mise le mani dietro al collo del
vampiro, abbandonandosi completamente a lui.
Tutta quella scena
sembrava il quadro di un pittore: avendo in sottofondo il fuoco ardente, con
lui tutto vestito di nero che poteva apparire un demone oscuro che incatenava
lei, la ragazza col vestito bianco, la quale poteva sembrare un angelo tra le
sue braccia infernali e che stava ricambiando il suo bacio con passione.
Ma un pittore non
avrebbe mai potuto catturare o rappresentare l’intensità di quel momento in una
tela qualsiasi.
Perché era questo che
erano.
Briony era la controparte angelica del
demone che insidiava Elijah; lei è lì con lui, l’ultimo appiglio a cui
aggrapparsi per non cedere alla solitudine e all'odio che, tra l’altro, gli
faceva dire cose che non pensava veramente.
Elijah aveva un cuore.
Aveva un’anima.
E ora aveva anche lei.
Nei giorni a venire i
due cercarono di rilassarsi il più possibile, passeggiando per la città,
andando a casa di Jenna per fare due chiacchiere, anche se aveva notato che
l’amica pendeva dalle labbra di Elijah ma Briony non
poteva farci niente e rideva in silenzio.
Mentre le notti invece
si facevano travolgere dai sentimenti che provavano l’un per l’altra. Elijah la
spogliava delicatamente, senza alcuna fretta, e sfiorava la sua pelle con le
dita fredde, imprimendo nella memoria ogni lato del corpo di quella
meravigliosa ragazza.
Briony ormai non aveva più paura che lui la
potesse mordere in quei frangenti così intimi, perché lui sopportava il
desiderio per il suo sangue soltanto per non farle del male e aveva quindi
sottomesso i suoi istinti da vampiro… soltanto
per lei.
E lei d’altro canto non
riusciva a resistergli in ogni frangente e le sembrava di toccare il cielo con
un dito mentre stava con lui.
Rimanevano sdraiati sul
letto, le labbra di Elijah erano sui suoi capelli, le mani che le accarezzavano
delicatamente la nuca. Lei che teneva il viso sul suo petto, con una sensazione
di pace e di benessere tale di credere che avesse trovato il posto giusto per
lei.
Entrambi si sentivano
come se prima di trovarsi non c'era niente.. solo l'attesa di avere tutto ciò,
che mai credevano possibile.
Non parlarono più di
argomenti scottanti come la famiglia Originaria, l’umana che lui aveva amato o
di altre cose che potevano comunque rattristarlo; quando sarebbe arrivo il
momento, lui gliene avrebbe parlato.
Anche lei in fondo aveva
i suoi segreti poiché la sua famiglia non poteva ritenersi tanto normale.
Fece però l’errore di
confessargli il vero motivo per il quale venne licenziata a Seattle: il suo
datore di lavoro le aveva fatto delle avances di troppo e lei per poco non gli
aveva mollato un ceffone. Lui ci aveva messo poco a metterla alla porta visto
che non era abituato alle segretarie che gli tenevano testa.
Per poco Elijah non
partì subito per Seattle a crocefiggere il suo capo fedifrago:
“Lo lincio vivo.” aveva
sibilato Elijah terrificante.
Ma Briony riuscì a rassicurarlo, dicendo che in fondo lui
non le aveva fatto del male quindi era meglio lasciar perdere visto che non
l’aveva detto a nessuno.
Si fece promettere un
milione di volte che lui non sarebbe mai andato a cercare il suo ex capo, e
alla fine il vampiro si arrese anche se controvoglia.
La notte del sacrificio
intanto si stava avvicinando.
C’erano volte in cui Briony si rifiutava di pensarci per vivere quei momenti in
tranquillità, ma non riuscì a evitarlo un tardo pomeriggio in cui lei e Elijah
stavano seduti sulla veranda, lei accoccolata sul suo petto come se stesse
galleggiando in un mare di pace, in cui non c’era il rischio di affogare ma
solo di percepire il sole splendente sul viso.
Eppure nonostante la
serenità perfetta di quel momento, Briony volle
domandargli una cosa che la tartagliava da molto. In fondo non sarebbero giunti
fin lì se non fosse così...
“Credi che possiamo
governare il nostro destino?”
Le mani di Elijah
giocherellavano coi suoi capelli, come fossero fili di un’arpa, la giacca nera
era stata sbottonata del tutto come se per una volta volesse incidersi nei suoi
ricordi atti puri senza formalità.
Sospirò lievemente,
alzando lo sguardo verso il sole che stava ormai tramontando su MysticFalls:
“Credo che ognuno faccia
ciò che può, nei propri limiti per poi arrendersi all’evidenza dei fatti. Certe
cose non possono mutare.”
Briony sorrise tra sé e sé. Nonostante il suo
rapporto si fosse ampliamente evoluto col vampiro, rimaneva incastrato dentro
di lui un cupissimo senso della vita che strisciava nell’amara tristezza.
“Il tuo essere fatalista…” gli rimproverò guardandolo dal basso con un
sorriso. Tuttavia ridivenne seria “ma tu non puoi venirmi a parlare di cambiamenti,
dovrei essere io a farlo. In 26 anni credo di essere cambiata più volte di te
in 1000 anni.”
Lo sguardo di Elijah
venne rivolto a lei, le mani che giocherellavano sempre coi suoi capelli ma gli
occhi neri non nascondevano la farsa del momento sereno:
“A cosa ti stai
riferendo Briony?” Il sospetto nella voce.
La ragazza fece passare
alcuni secondi prima di parlare. Ormai c’era dentro, tanto valeva saltare.
“Tuo fratello.”
Subito sentì i muscoli
dell’Originario tendersi, irrigidirsi, la sua mano dai suoi capelli si
allontanò meccanicamente. Lo sguardo tutto a un tratto si era affilato, dovuto
a ricordi che sanguinavano ancora in una ferita aperta.
“Non sto dicendo che c’è
una possibilità di evitare un conflitto a fuoco. So che è un argomento spinoso
per te ma è tuo fratello e dovrai pensare tu alla sua disfatta.” Gli spiegò lei
guardandolo, ma i suoi occhi neri la evitavano così come per evitare quel
discorso.
Briony sospirò, cercando di fargli capire. Non
voleva che Elijah in seguito si autodistruggesse dai rimorsi per aver ucciso
senza battere ciglio un fratello per cui magari ancora esisteva una speranza,
remota ma esistente come in tutti i vampiri.
“So che andrai fino in
fondo e che non c’è altro modo per proteggere i miei cari. Ma se lui cambiasse
in qualche modo… se tu riuscissi a trovare ciò che
vuoi non attraverso la vendetta?”
“Improbabile.” replicò
lui gelido. Fermo nella sua posizione, vecchia di anni.
“E perché? Dopotutto è
da tanti anni che non lo vedi. E il male che fa agli umani è comunque combaciante
alla specie dei vampiri.”
Incredibile come
tentasse di difendere un mostro agli occhi di chi a pochi giorni avrebbe dovuto
annientarlo. Ma non lo faceva mica per Klaus, lo faceva per Elijah e per ciò
che aveva dentro, nel cuore pulsante e disfatto dell’anima.
“Klaus ha fatto della
malvagità la sua linea di vita. Ha ucciso tutto ciò che di buono vi era in lui
di sua spontanea volontà, rinnegando ogni senso di famiglia. Non c’è modo di
cambiarlo, non più.”
La frase finale,
fatalista di Elijah fu come un colpo per lei. Perché nonostante volesse
apparire retto e sicuro, intuiva che ne soffriva ancora dentro di sé.
Capì sul serio quanto
difficile, tortuoso, annientante e mortale, fosse stato l’avere un fratello
come Klaus.
Di rigetto Briony pensò a Caroline…. Se lei
si fosse in qualche modo trasformata in un mostro senza alcuna possibilità di
cambiamento verso una redenzione e l’unica possibilità di salvezza era la morte… forse anche lei sarebbe stata risucchiata da un
vortice di vuoto e amarezza di cenere come Elijah. Quasi si sentì la bile in
bocca per il retrogusto di quella sconfitta personale.
Fece un lieve e triste
sorriso, voltando lo sguardo:
“La sua parte mostruosa
deve averlo proprio afferrato senza lasciarli scampo.”
“Non tutti i vampiri
sprecano la loro immortalità. Alcuni riescono a viverla in maniera decente. Ma Klaus… forse non è riuscito a trovare l’amore in grado di
cambiarlo davvero.”
La risposta sospirata di
Elijah la colse in contropiede. Briony si voltò verso
di lui, inarcando un sopracciglio.
“Quindi il perfido Klaus
che vuole sterminare tutta MysticFalls
è un povero incompreso in cerca d’amore vero?”
Elijah fece una mossa
meccanica con la testa:
“Non ha avuto forse uno
specchio limpido davanti agli occhi che gli ricordasse sempre cosa fosse ma che
poteva anche cambiare. Un po’ come te.” Finì l’ultima frase fissandola in viso.
Briony corrugò la fronte.
“Me?”
Le labbra sottili di
Elijah disegnarono un sorriso delicato, come neve bianca che si adagia al
suolo, senza formare del ghiaccio. Le sue dita sfiorarono la linea dei suoi
occhi verdi, ispezionandoli:
“Ha degli occhi davvero
splendidi, Miss Forbes. Sono limpidi, traspaiono
tutti i tuoi pensieri. Tu sai chi sono. Certe volte erano proprio i tuoi occhi
pieni d’accusa e verità a farmelo ricordare e smetterla di fingere su me stesso
o di illudermi su qualche virtù.”
Briony sentì una lama affilata strisciarla
dentro la gola, corrosiva e piena di colpa amara.
“Non..”
Elijah la interruppe:
“Forse se Klaus avesse
avuto uno specchio come questo davanti, non sarebbe diventato il mostro che è
ora.”
Briony ci pensò su, ricordando come guardasse
Elijah all’inizio e lo ritenesse un pericolo mortale, pur con bottoni ben
ordinati. Non pensava che i suoi occhi trasparenti avessero avuto il potere di
far rivalutare all’Originario la sua esistenza, la verità sulla sua natura
mostruosa che lui cercava sempre di nascondere dietro un’aurea di galanteria.
Deglutì. Elijah aveva
recepito l’insegnamento nella giusta maniera, forse, ma Klaus…
“Sicuramente qualcuno gli
avrà urlato in faccia che era un mostro.”
“E’ diverso il modo,
come lo recepisce il colpo. E non ho finito. Deve essere anche uno specchio in
grado di farti scorgere un’altra via di vita, che ci può essere un altro modo..
una speranza di cambiamento.” Continuò a parlare, dimostrandole ciò che lei
aveva fatto per lui.Briony
si sentì sciogliere dentro la profondità del suo sguardo e una palla di fuoco
che conteneva fierezza esplose dentro il petto. La bile però continuava a
rimanere dentro la bocca, un gusto acre che le bloccava il respiro e le
impastava le parole.
Elijah poi socchiuse le
palpebre, sviando lo sguardo duro: “Klaus non ha avuto soprattutto questo.”
Briony allora si lasciò scivolare i sensi di
colpa precedenti e sospirò. Si chinò su di lui per accarezzargli la mano.
“Tu sicuramente ci hai
provato. Se non è riuscito a cambiare o a riconoscere le sue colpe, vuol dire
che non è più meritevole del tuo rimorso.” Ed era sicura di ciò che diceva.
Giunta fino a quel punto, non era giusto far leva su Elijah su possibilità
inesistenti e immeritevoli di cambiamento. Le cose, destino o fatalità,
dovevano andare così.
Gli lasciò un lieve
bacio sulla guancia:
“Scusa, era un discorso
utopistico. Ormai è tardi, la guerra come si dice sta per arrivare e non è possibile
ripararsi con scudi d’amore.”
Elijah raddrizzò più la
schiena, riprendendo la posizione ordinaria e l’espressione seria, ragionevole
e calma. Voltò lo sguardo su di lei:
“Farò tutto ciò che è in
mio potere per tenervi al sicuro.”
E lei lo sapeva.
“So quanto vale per te
una promessa. Non c’è bisogno di uno specchio per vederti realmente.” Gli mormorò
col tono più umano e dolce esistente.
Elijah ne fu talmente
colpito che si sentì quasi obbligato a sorridere e a sgretolare un po’ il ferro
col quale aveva costruito la sua formidabile corazza. Le prese la mano e ne
baciò delicatamente le nocche.
Col cuore gonfio, Briony si accoccolò di nuovo su di lui, come se fosse lo
scudo più sicuro e più protettivo che avesse mai avuto al mondo.
Ovviamente il pericolo
mortale era esistente, era da stupidi non curarsene e certe volte infatti Briony aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa
di orribile, che il loro piano non avrebbe funzionato anzi… gli
si sarebbe rivoltato contro.
Ma nella vita la cosa
migliore era aggrapparsi alle poche certezze, per non sprofondare nel baratro.
E Briony ora sentiva che Elijah era una di queste
(certezze).
FINE CAPITOLO
Vi avverto che il
prossimo capitolo sarà più lungo del solito proprio perché ci sarà il
sacrificio e voi sapete che succederanno tante cose! E la vita di Briony cambierà notevolmente!
Il termine del nome
“Sacrificio” nei tempi antichi specificava un gesto rituale in cui
animali/cose/esseri umani venivano consacrati in favore di una o più entità
sovrumane, come atto di adorazione.
Ma quello che sarebbe
accaduto quel giorno non aveva niente a che fare col sacro o con l’adorazione.
Aveva solo a che fare
con la morte.
<< Siamo qui,
tutti pronti a realizzare il piano per sopravvivere. Andrà tutto a farsi
benedire, me lo sento >> Pensò nevrotica Briony, mentre
gli altri discutevano in salotto di casa Salvatore.
L’ordine del giorno era
se Elena sarebbe sopravvissuta al sacrificio o no.
Elijah era in piedi e
discuteva del piano per eliminare Klaus nei minimi dettagli.
Se non ci fosse stato
lui probabilmente non avrebbero avuto alcuna possibilità di vincita.
“Stasera c’è la luna
piena, sicuramente Klaus ne approfitterà.”
“Elena ha detto che la
maledizione del sole e della luna è falsa. Che è una maledizione su Klaus.”
intervenne Stefan.
“Klaus è un vampiro nato
da una discendenza di lupi mannari. La maledizione impedisce al sua parte di
lupo mannaro di manifestarsi. Ma se la spezza…”
Elijah si voltò verso Elena e la fissò attentamente “sarà un vero
ibrido.”
Elena sospirò di paura
sentendo tutto quel peso sulle sue spalle. Era lei la chiave della maledizione
e molte persone sarebbero state uccise per colpa sua, anche se non lo avrebbe
voluto.
Elijah si voltò poi
verso Briony e la guardò con i suoi grandi
occhi neri penetranti. Aveva notato che lei, più di tutti, era quella più
preoccupata e spaventata nonostante all’inizio fosse quella più ottimista, ma
non era il momento per tranquillizzarla… Dovevano
attuare il loro piano e se qualcosa fosse andato storto tutti ci sarebbero
andati di mezzo, persino lei. Non doveva permetterlo.
“Allora perché gli
permettiamo di spezzare la maledizione? Possiamo ucciderlo oggi grazie a Bonnie.” Intervenne Damon prontamente.
Stefan gli lanciò un’occhiataccia ma venne
interrotto da Elena:
“No Bonnie non può usare tutto quel potere senza morire.”
“Le scriverò un
bellissimo elogio funebre” rispose Damon in tono ironico.
“Lo dici perché non ci
sei tu con il collo appeso a una corda! Se tu fossi al posto di Bonnie ti sacrificheresti per noi?” Gli chiese Briony guardandolo seria.
“Come puoi dubitare
della mia buona fede!” rispose lui sorridendo, ma quel sorriso diabolico non
faceva presagire nulla di buono.
Briony scosse la testa ma non rispose alla
provocazione.
“Ok come spezziamo
questa maledizione?” chiese Stefan.
“Il rituale in sé è
molto semplice. Gli ingredienti, per così dire, li sapete già: la pietra di
luna, una strega incanalerà il potere della luna piena, dopo di che Klaus
essendo sia un vampiro sia un lupo mannaro ne sacrificherà uno per specie”
“E io quando entro in
gioco?” chiese Elena.
“Nella parte finale del
rituale. Klaus deve bere il sangue della doppleganger fino
a farti morire.”
“Ed ecco che entri in
gioco tu.” esclamò Briony guardandolo.
Elijah lentamente fece
vedere un involucro di vetro che conteneva uno strano liquido giallo.
“Questo è un elisir che
ho ottenuto 500 anni fa per Katerina, possiede
proprietà mistiche di rianimazione.”
“Quindi morirò?” chiese
Elena timorosamente.
“Ma dopo tornerai in
vita.” intervenne Briony per rassicurarla.
Damon tuttavia non ci
stava più con la testa, si mise a sclerare come
un ossesso:
“E’ questo il tuo
piano?? Una pozione magica senza data di scadenza?? Se vuoi tornare in vita
perché non usi l’anello di John?”
Elijah intervenne
infastidito; non gli piaceva che qualcuno gli desse contro.
“L’anello funziona solo
sugli essere umani, la doppleganger è un
evento soprannaturale, c’è la possibilità che l’anello non funzioni.”
“Preferisco questa
possibilità all’elisir!!” commentò acido Damon.
Briony gli lanciò un’occhiataccia e gli
disse: “Cosa proponi di fare allora genio? Sperare che Elena risorga dicendo
un’Ave Maria? Atteniamoci al piano…”
“E se non dovesse
funzionare, Elena?” domandò lui evitando le domande di Briony.
“Allora vuol dire che
resterò morta.” rispose calma come se non si trattasse della propria vita.
Damon restò a bocca
aperta a fissarla allibito, e cercò conforto in Stefan per
farla ragionare ma anche lui restava zitto, forse perché non vi era altra
scelta.
Indispettito uscì dalla
stanza, seguito poi da Stefan; mentre Elijah
parlava ancora con Elena:
“Sai c’è una possibilità
che l’elisir non funzioni, non voglio ingannarti.” Le disse sincero.
“So i rischi che corro.”
rispose lei decisa andandosene dalla stanza.
<< Di certo il
coraggio non le manca. E’ proprio una Gilbert. E io sono una Forbes, perché allora mi sento sprofondare non nel divano
ma in un profondo baratro nero? >> pensò Briony
serrando lo sguardo teso.
Aveva cercato di essere
ottimista, di pensare in maniera positiva e che tutto sarebbe andato per il meglio… ma tutte quelle sensazioni sembrarono essere state
risucchiate da un bruttissimo presentimento che le fece venire i nervi a fior
di pelle. Come quando sei sicuro di essere pronto per l’esame della tua vita ma
arrivi in aula con il cervello in completa tabula rosa: impreparato, sperduto,
senza più forze o coraggio.
Nella stanza erano
rimasti solo Elijah e Briony, la cui mente si stava
scervellando da ore per capire come uscirne da quel pasticcio senza grossi
danni. Le cose poi si erano nettamente complicate dopo quell’incontro.
“Cos’è che ti
preoccupa?” le chiese Elijah all’improvviso voltandosi verso di lei.
Lei sobbalzò dallo
stupore e fece un profondo respiro prima di iniziare:
“Tutto mi preoccupa… già il fatto che il tuo espediente per
portare in vita Elena può non funzionare, così come tutto il resto…”
“Non ho detto questo ma
quell’elisir non l’ho mai provato su nessuno e quindi non posso avere la piena
certezza.”
“E perché non me l’hai
detto prima? Hai detto che era tutto calcolato, che niente sarebbe andato
storto..” Briony stava perdendo il
controllo e non era più sicura di niente. Tutte le sue illusioni di vittoria si
erano improvvisamente volatilizzate al vento. Ma ce ne erano mai state
veramente?
Si alzò tenendosi
una mano alla tempia bollente. “Mi sento davvero…
nervosa. Tesa. Ed è stupido perché ero quella che faceva in modo di non
preoccuparsi più del dovuto e che addirittura sperava di trovare un approccio
pacifico con tuo fratello..!”
Elijah, capendo il suo
stato d’animo, la interruppe alzando una mano per poi mettergliela sopra una
spalla:
“Andrà tutto bene.”
rispose lui deciso per rassicurarla.
“Ne sei sicuro?
Giuramelo. Non è la prima volta che lo fai ma ho bisogno di sentirlo adesso.”
mormorò Briony timorosamente guardandolo
negli occhi.
Un lieve sorriso incrinò
le labbra del vampiro, ma poi si fece serio. Non c’era traccia di ironia o
bugie nel suo viso. Solo sincerità.
La guardò con i suoi
occhi neri profondi:
“Te lo giuro Briony. Non accadrà niente, né ai tuoi amici e soprattutto
a te. Non lo permetterò.”
La sincerità di quelle
parole provenienti dall’animo del vampiro tranquillizzarono almeno un po’ Briony, che sentì le agonie distorcersi pian piano, come
ferro che si piega.
Gli sorrise,
accarezzandogli la mano. “E alla fine, quando tutto sarà finito, sarò qui.”
Elijah la guardò serio e
vigile. “Non ho ancora programmato ciò che farò. Dopo aver..” Le parole c’erano
ma non voleva esprimerle direttamente. Serrò le labbra, guardando un punto al
di sotto del collo della ragazza e abbassando poi la mano.
“Riuscirai a perdonarti.
Tutti in questa storia abbiamo peccato o lo faremo. Ma tu nonostante tutto non
hai colpe come gli altri. Fai solo ciò che devi, la cosa giusta.” Gli sussurrò
a mò di certezza, proprio come prima, ma in maniera
più risoluta. Elijah non si meritava di soffrire la solitudine o di patire il
rimorso, voleva farglielo capire.
Elijah rimase a
esaminare le sue parole in silenzio, non esponendo i propri pensieri tortuosi o
perplessità. Si limitò alla fine a riprendere l’aria composta nel mettersi le
mani in tasca e accennando un piccolo sorriso elegante:
“La cosa giusta forse
adesso è di tranquillizzare gli animi surriscaldati dei tuoi amici. Avrei
proprio bisogno di una mano da parte tua, a meno che persino tu non voglia far
parte dell’allegra brigata.” Disse in maniera cordiale.
Briony non riuscì a non sorridere e abbassò la
testa, sentendosi più leggera di prima. Incredibile l’effetto che le faceva
quel vampiro.
“La cosa di cui uno ha bisogno in questi casi forse è una sola.”
Replicò avanzando verso di lui e stringendolo a sé in un caloroso abbraccio.
Elijah rimase per un
attimo immobile per poi alzare il braccio per accarezzarle la testa, sospirando
leggermente. Dopo di che pose anche l’altro braccio contro la sua schiena, per
dimostrare che non le sarebbe mai accaduto niente di male.
Ma lo sguardo del
vampiro era vigile, scostante. Era preoccupato anche lui e stava con i sensi
all’erta.
Briony lo percepì e lo circondò di più per
le spalle, così che lui non sarebbe mai andato via da lei, e per far sparire
tutte le loro preoccupazioni.
Tuttavia nonostante le
sue parole di rassicurazione, Elijah non riusciva a essere sereno e calmo.
Sarebbe successo
qualcosa quella sera.
Se lo sentiva.
Avrebbe mai potuto
evitarlo?
Intanto a casa Salvatore
era arrivata anche Jenna che era stata messa finalmente al corrente da Alaric di tutta la situazione, ed era andata lì per
dare una mano.
Briony le chiese se era riuscita a superare
lo shock e Jenna rispose che cercava di farcela per il bene dei ragazzi. Briony tuttavia le implorò di stare attenta
perché Klaus poteva apparire dovunque, e si raccomandò con lei di non uscire di
casa senza qualcuno di loro che la proteggesse.
Prima che spiegassero il
piano a Jenna, sentirono delle urla e dei tonfi al piano superiore e Stefan come un fulmine salì le scale.
“Ma che sta succedendo?”
chiese Briony preoccupata salendo anche lei,
seguita da Jenna e Alaric.
Quando entrarono nella
camera di Damon, sgranarono gli occhi dalla sorpresa e dal terrore: Elena era
per terra e aveva nella bocca... del sangue? E Stefan stava
lottando a forza contro il fratello ma ebbe la peggio, perché Damon gli
conficcò un pezzo di legno nello stomaco.
Briony senza accorgersene urlò e andò di
fianco a Elena mentre Alaric cercava di
calmare Damon, che sembrava posseduto da Satana in persona.
“Ma cosa diavolo vi
prende?” gridò Briony allarmata.
“Le ha fatto bere il suo
sangue!” Stefan anche se era debole e stava
perdendo sangue dalla ferita riuscì a parlare, gelando con uno sguardo il
fratello maggiore.
“Cosa?” Urlò Jenna
spaventata mentre guardava il sangue che fuoriusciva dalla bocca di Elena, la
quale stava piangendo terrorizzata.
“Forza augurami un
eternità di sofferenza, credimi ti passerà!” Disse Damon in tono ironico.
“Le hai privato della
possibilità di scegliere, come hai potuto?” gli rinfacciò il fratello pronto ad
attaccarlo di nuovo.
Briony guardava la scena allibita… E osservando la faccia di Elena capiva che
lei non aveva la minima intenzione di diventare vampira. Piuttosto sarebbe
morta.
“Almeno sono sicuro che
così vivrà!” gridò Damon andandosene dalla stanza.
“No no no.”
continuava a blaterare Stefan mezzo svenuto
per terra.
Elena gli andò vicina
per rincuorarlo e gli disse che sarebbe andato tutto bene.
Incredibile quanto fosse
potente la forza di volontà di Elena… stava
rincuorando Stefan anche se era lei ad
averci rimesso in prima persona.
Briony li guardò sconsolata, capendo a cosa
stavano andando tutti incontro e che tutto poteva non filare liscio. Le cose si
erano già spinte troppo oltre.
Andò vicino alla
ragazza:
“Mi dispiace Elena…” le sussurrò Briony dispiaciuta,
prima di uscire.
Intanto giù Damon non
aveva ancora raffreddato i bollenti spiriti e stava litigando anche con Elijah.
“Beh sembra che non
abbiate più bisogno di questo. Farle bere sangue di vampiro lo ha reso inutile.”
Mormorava Elijah mettendo via l’elisir con fare indifferente.“Dì a Elena che tornerò prima del tramonto.”
“Sappiamo entrambi che
quell’elisir non avrebbe funzionato comunque” ribatté Damon in tono di sfida.
Elijah, con un sorriso
terrificante sulle labbra, si voltò e gli rispose crudo:
“Il problema Damon è che
sembri sicuro di quello che dici ma in effetti di sicuro non sai un bel niente.
Lei non ti perdonerà mai. E mai per un vampiro è un bel po’ di tempo.”
Dopo di che lasciò Damon
a rimuginare sulla gravità della situazione e si incamminò per uscire.
“Te ne vai?” Briony lo rintracciò prima che se ne andasse.
Elijah si voltò sorpreso:
“Sì.. ho bisogno di
essere nel pieno delle forze stasera.”
Briony capì al volo cosa intendesse dire e
abbassò lo sguardo:
“Ok… ci
vediamo stasera allora.”
Elijah prima di
andarsene fissò inquisitore la ragazza e le mormorò: “Voglio che tu sia al
sicuro Briony. Quindi per favore…”
Briony lo interruppe prontamente:
“Starò all’erta, mi
conosci ormai.”
“E’ proprio perché ti
conosco che immagino che tu vorrai seguirci fino al rituale per aiutarci, ma
non voglio che tu lo faccia. E’ troppo pericoloso.” Rispose lui inflessibile.
“Certo. Starò a fare da
guardia alla casa e aspetterò Caroline.”
Un sorriso sghembo si
manifestò sul volto di Elijah, che la guardava in modo penetrante:
“Permetti…”
Elijah le sfiorò delicatamente il naso con la punta delle dita per esaminarlo
da cima a fondo, e poi passò a toccarle il mento.
Briony lo guardò interrogativa chiedendosi
se gli fosse dato di volta il cervello.
Dopo un po’ Elijah
abbassò la mano e le disse: “Strano che con tutte le bugie che hai appena
detto, il naso non si sia allungato.”
Briony arrossì violentemente: “Chi te lo
dice che erano bugie?”
Ma ormai era stata
scoperta. Elijah la conosceva bene più di quanto lei credesse.
Lui si avvicinò
pericolosamente al suo viso. Le loro labbra erano vicinissime e lei tremò
sentendo il fiato freddo del vampiro sulla bocca.
“Capisco sempre quando
menti.” rispose profondamente, facendola tremare.
Briony infatti era rimasta a fissarlo
ipnotizzata, e Elijah indietreggiò poi ridendo con quel sorriso sghembo che le
piaceva tanto.
“A stasera.” disse prima
di chiudere la porta.
Già… a stasera. Lì da sola, nell’uscio di
villa Salvatore, Briony sentì lo stesso baratro di
quel mattino pronto a risucchiarla.
Le ore passarono
lentamente come un macigno sul cuore.
Briony tentava in tutti i modi di mettersi
in contatto con Caroline ma lei non rispondeva mai.
L’ombra del sospetto
cominciava a vagare inesorabilmente nel suo cervello.
<< L’ha presa
>> Pensò amaramente staccando il cellulare.
Come una furia andò dai
fratelli Salvatore, urlando che non riusciva a trovare Caroline. Ma trovò solo
Damon, che sembrava essersi calmato, e Alaric.
“Immaginavamo già che
prendessi lei.” disse Alaric tranquillo.
“Si ma allora qual è il
vostro piano quindi?? Caroline mi ha detto che tu sapevi come fare per
liberarla!” rispose angosciata rivolgendosi a Damon.
“Ci proverò.” sussurrò
lui alzando gli occhi al cielo, come se la cosa gli scocciasse.
“Come ci proverai??”
domandò lei stridula non sapendo cosa fare.
Damon stava uscendo ma
venne fermato da Briony, che voleva delle
risposte più precise in merito.
“E ora dove vai? Posso
fare qualcosa anche io per mia sorella.”
“Mi saresti solo di
intralcio con i tuoi modi di fare-Forbes. Inoltre sto
andando da chi saprà dove si trova ora tua sorella. Katherine.”
Briony sgranò gli occhi sorpresa e
incredula. Spalancò la bocca ma non fuoriuscì neanche una parola. Dopo aver
assorbito lo shock gli gridò in faccia:
“La sgualdrina?? Verrei
da lei solo per soffocarla con l’ennesimo cuscino col quale ha soffocato mia
sorella! Hai davvero intenzione di mettere la vita di Caroline nella mani di
quella stronza? Credevo che il piano riguardasse più di questo! Caroline..”
Damon però le sorrise
maligno:
“Se conosci un altro
modo fammelo sapere visto che parli tanto.”
“Ma…!” Non
fece in tempo a finire la frase che lui si era già dileguato.
Dalla rabbia lei diede
un calcio alla sedia, facendola roteare e imprecò qualche parolaccia.
Stava andando tutto a
rotoli.
“Fidati, Damon sa quello
che fa.” Cercò di consolarla Alaric
“Salverà Caroline così
come ha fatto con Elena?” chiese rassegnata.
Non ricevette risposta.
Per una volta Damon
Salvatore mantenne la parola data.
Dopo qualche ora
Caroline la chiamò dicendole che sia lei che Tyler stavano bene. Erano stati
aiutati da Matt che era comparso all’improvviso a dare man forte a Damon per
liberarsi di uno stregone di Klaus.
Briony si liberò da quel peso dal cuore e
tornò a respirare con regolarità.Le disse di nascondersi in un luogo sicuro
e che l’avrebbe richiamata più tardi quando tutto sarebbe finito.
<< Per fortuna è
salva! Dovrò ringraziare Damon… >> A
quel pensiero lo stomaco le si strinse in una morsa.
Calò la notte.
Elijah era tornato, e
anche Stefan.
Klaus aveva preso
Elena; Stefan non aveva potuto ribellarsi
purtroppo e aveva visto la ragazza che amava andare dritto verso morte certa.
“Ma il vampiro e il
licantropo designati ora non li ha più… chi
prenderà al loro posto?”
“Klaus si prepara da
millenni per spezzare la maledizione. Sono sicuro che ha un piano di riserva.”
rispose Elijah.
All’improvviso il
cellulare di Stefan squillò. Era Damon.
Purtroppo gli stava
dando la peggiore delle notizie.
Jenna era uscita fuori
di casa con l’inganno e Klaus l’aveva presa e trasformata in vampiro. Un altro
dolore che Elena avrebbe subìto per aver messo i bastoni tra le ruote al piano
di Klaus.
“Jenna cosa??” sussurrò
senza voce Briony. Avrebbe voluto urlare ma lo
shock le paralizzava la voce.
Quel Klaus doveva essere
una creatura davvero ignobile. C’erano tanti vampiri crudeli e spietati al mondo,
poteva prendere uno di loro e nessuno ne avrebbe sentito la mancanza. Perché
allora prendere una persona gentile e cara come Jenna per sacrificarla in
quello stupido rituale?
Perché?
Briony avrebbe voluto piangere ma sapeva
che le sue lacrime non avrebbe salvato Jenna dalla morte.
Si fece coraggio e disse
che dovevano fare qualcosa e subito! Non potevano permettere che Jenna morisse.
“E’ uno dei giochetti di
Klaus. Gli piace far del male alle persone che non c’entrano nulla…” mormorò Elijah mestamente.
“Tuo fratello è
spregevole oltre ogni limite. Deve essere fermato a qualunque costo.”
rispose Briony decisa, pensando solo a come
salvare la sua amica.
“Non preoccupatevi. So
quel che devo fare.” mormorò Stefan.
“E cioè?”
“Faremo uno scambio.
Darò a Klaus un altro vampiro che vale molto di più di Jenna.”
Briony lo guardò interrogativa mentre
Elijah aveva già capito tutto.
“Io.”
Briony però non riusciva a calmarsi,
continuava a girare per la casa senza sosta, mangiandosi le unghie e pensando
al modo migliore per salvare tutti loro da quel guaio pazzesco.
<< Povera Jenna. Non
riesco a non pensare a cosa stia passando. Perché ha preso proprio lei? E
perché è uscita maledizione!! >> Pensò furiosa. Ma Jenna era solo una
vittima. Non doveva dare la colpa a lei.
Klaus avrebbe pagato con
la vita se le fosse successo qualcosa. Maledetto! Se qualcuno si meritava il
rimorso di Elijah, non era di certo lui.
Si sedette nella
terrazza a rimuginare e rimuginare. Senza successo.
All’improvviso avvertì
una presenza: Elijah si materializzò vicino a lei con passi lenti. Lei gli
rivolse un piccolo sorriso, improvvisamente rincuorata, mentre lui la consolò sedendosi
accanto a lei e mettendole un braccio da dietro le spalle:
“Mi dispiace per Jenna.
Avrei dovuto prevederlo.” Disse rammaricato.
“Non è colpa tua…” sussurrò lei abbassando lo sguardo.
Quando alzò il viso notò
che Elijah era sovrappensiero, e preoccupato…
“Elijah che cos’hai?”
gli chiese timorosamente.
“Niente.” Rispose lui
gelido evitando il suo sguardo.
“Non è vero… riesco a sentirlo che qualcosa ti preoccupa.”
Gli toccò il viso per farlo girare verso di lei, ma lui restava immobile.
“Vuoi tirarti indietro?
Non te la senti di uccidere tuo fratello?” Gli domandò ancora. Ma non aveva un
tono d’accusa, sebbene sentisse la preoccupazione salirle dentro per le vicende
della serata.
Sapeva che per lui la
famiglia era importantissima e Klaus era pur sempre suo fratello, anche se un
bel bastardo. Se non avesse avuto il coraggio di ucciderlo, lei in fondo al
cuore avrebbe capito.
Non potevano biasimarlo
se tentennava su una cosa del genere.
Fu lo stesso Elijah a rinfoderare
ciò che aveva sempre detto. “Lo ucciderò, te lo giuro. Qualsiasi cosa mi
implori per avere pietà di lui, non avrà il minimo effetto su di me.” rispose
durissimo.
Era sincero. Poteva
percepirlo benissimo. Non avevano niente di cui preoccuparsi perché Elijah non
si rimangiava mai la parola data. Anche se era difficile, anche se doveva
uccidere una persona che aveva amato.
“Grazie Elijah. A nome
di noi tutti. So che è dura per te, anche se non lo vuoi ammettere.” gli
mormorò dolcemente posando la testa sulla sua spalla.
Briony sospirò leggermente, sperando che sarebbe
andato tutto bene. Aveva paura anche per lui. Un tremendo terrore l’assalì.
E se Klaus gli avesse
fatto del male?
Non avrebbe potuto
sopportarlo. Gli strinse il braccio fra le mani per sciogliere il nodo serrato
che sentiva.
“Stai tranquilla. Non
aver paura.” le mormorò Elijah sui suoi capelli, avvertendo che la ragazza
fosse spaventata per quello che stava succedendo. Non poteva dirle nient’altro
per rassicurarla, Dio solo sapeva quanto tempo era passato da quando Elijah si
era veramente preoccupato per una persona e dedicato a lei.
Ma avrebbe lui stesso
posto fine alle angherie di Klaus. Parola d’onore.
Furono interrotti
all’improvviso da Stefan: “E’ ora.”
Elijah si alzò
velocemente pronto per partire.
Briony lo guardò cercando di mantenersi sicura.
Qualcosa le stringeva permanentemente la gola. Dio… l’uomo
che amava stava andando in uno scontro al 90% fatale, era ovvio che si sentisse
paurosa. Per le eroine coraggiose senza macchie c’erano i libri; lei era
realista.
“Sei un uomo
nobile, Stefan.” mormorò l’Originario in tono
sincero.
“E tu lo sei?” chiese il
giovane fissandolo.
Elijah si voltò verso di
lui incredulo e anche Briony lo guardava
interrogativa.
“Siamo nelle tue mani
Elijah, dipende tutto da te.”
“Non fallirò.”
“Sai io ho voluto tante
volte uccidere mio fratello ma alla fine non ci sono mai riuscito…”
Briony sapeva dove Stefan volesse
andare a parare. Era la stessa domanda che si era posta lei all’inizio. Poteva
un uomo uccidere il proprio fratello a sangue freddo? Lei non ci sarebbe mai
riuscita, ma si fidava di Elijah. Non li avrebbe traditi.
“Klaus non era il mio
unico fratello… avevo altri fratelli e
delle sorelle, una madre e un padre. Avevo una famiglia. Lui ha dato loro la
caccia per secoli e me li ha portati via, disperdendo i corpi in mare.” Era la
stessa spiegazione che aveva fornito a Briony, ma
ogni volta che ne parlava si poteva intravedere negli occhi di Elijah il suo
tormento e la sua muta sofferenza.
“Quindi è questo… lo fai per la vendetta.”
“Anche la vendetta può
essere onorevole Stefan. Non verrò meno alla
parola data” rispose sincero e temibile. Se ci metteva di mezzo l’onore, allora
tutti stavano in una botte di ferro. Elijah era il loro asso nella manica.
Stefan allora si rilassò e disse a Briony di restare lì ad aspettare Damon.
“Va bene… grazie Stefan per
tutto quello che stai facendo…”
Mormorò lei timorosamente, ma con una sincerità brillante negli
occhi.
Lui le sorrise e rispose
che avrebbe fatto tutto il possibile per salvare Jenna e Elena.
Poi Stefan si incamminò verso la foresta, mentre Elijah
era rimasto immobile a fissare la ragazza. Lei sentiva il suo sguardo addosso e
tentava di rimanere eretta, sicura di sé.
Nel buio della notte si
sentiva il rumore degli uccelli, il vento svolazzare gelido tra gli alberi.
Nessun rumore però eguagliava quello del suo cuore.
L’Originario si avvicinò
lentamente e accarezzò la guancia di Briony,
tenendo sempre lo sguardo su di lei.
“Non fare pazzie, Briony.” mormorò sorridendole piano. Ma nei suoi occhi non
c’era alcuna traccia di ironia. Era terribilmente serio.
“Sì…”
Briony deglutì prima che il vampiro posasse
le labbra fredde sulle sue.
Lo stomaco le si chiuse,
le mani avanzarono a tentoni verso il suo viso e cercò di respirare, ma senza
risultato.
La bocca di Elijah si
fece improvvisamente tesa e dura, e le sue mani intrappolarono il viso di Briony.
C’era qualcosa di
diverso in quel bacio…
Non era come gli altri
che si erano scambiati: veloci, dolci o passionali.
Il vampiro la teneva
così forte come se volesse imprimere quell’istante nella sua lunga e infinita
memoria.
Come un oggetto prezioso
da non separarsi mai.
Senza neanche
accorgersene una lacrima furtiva scese lungo le guance della ragazza. Non sapeva
perché le veniva da piangere; sapeva che sarebbe andato tutto bene e che Elijah
sarebbe ritornato presto da lei. Ma un vocina all’interno del suo animo la
avvertiva del pericolo.
Quello era, in tutti i
sensi, un bacio d’addio.
Se lo sentiva ma non voleva
crederci, stentava ad aggrapparsi con tutte le sue forze alle parole che le
aveva appena detto Elijah. La sua anima non si era ancora arresa
all’evidenza, mentre il suo cuore aveva già cominciato a perdere qualche
battito.
Velocemente Elijah si
staccò da lei, ma rimase comunque vicinissimo al suo viso e appoggiò la testa
sulla fronte calda dell’umana.
“Torna presto..”
sussurrò debolmente Briony. “Dobbiamo essere
coinvolti ancora in tante altre discussioni.” Finì di dire per smorzare le
tensione drammatica.
Sentì la risata del
vampiro ma non riuscì a scorgere il suo sorriso.
“Promettimi che starai
attenta, che se succede qualcosa tu non verrai cercarmi.” rispose lui
profondamente, due attimi prima di staccarsi da lei.
A Briony le si mozzò il fiato quando non sentì più il
calore che emanava Elijah, come se le avessero tolto una parte di sé, e quando
alzò il viso lui non c’era più.
Gli occhi verdi si inumidirono
e respirava a fatica. Il cuore era una poltiglia di presentimenti orribili che
la schiantavano irrimediabilmente.
Anche se la luna piena
era alta e splendente, attorno a lei c’era solo il buio nero della notte.
Il nero è il colore
della morte, della sconfitta e della paura…
Damon tornò a casa
qualche minuto dopo e trovò una Briony scossa
e traumatizzata.
Le chiese preoccupato se
fosse successo qualcosa, ma lei rispose che non era successo niente. Finora.
“Caroline…”
All’improvviso Briony si svegliò e riprese
il controllo di se stessa “Dov’è? Come sta?”
“Rilassati, sembri una
mamma orsa apprensiva. Sta bene, è con Tyler e Matt rinchiusa in una residenza
dei Lockwood. Nessuno potrà entrare”
Briony lo fissò dubbiosa. Li aveva aiutati,
avevano scampato il pericolo grazie a lui.
La ragazza si alzò da
dove era seduta e gli disse sincera: “Grazie Damon… Ti
devo molto, hai salvato la vita di mia sorella.”
Damon restò di stucco
sentendo quelle parole. “Non ringraziare me. L’ho fatto perché se fosse morta,
Elena ne avrebbe sofferto troppo.”
“Lo so però ti ringrazio
lo stesso. Se non fosse stato per te, sarebbe stata lei il vampiro designato
per il sacrificio..” Briony deglutì
nervosamente. Un altro vampiro aveva preso il suo posto; doveva dirglielo ma
sapeva che non l’avrebbe presa bene.
“Klaus ha preso un
altro vampiro…” sussurrò timorosamente.
“Lo so, ha preso la zia
di Elena. Non ho potuto farci niente, Katherine l’ha chiamata fuori di casa
fingendosi Elena e…”
Ma Briony lo interruppe adirata: “Quindi è colpa di
quella dannata stronza? Questa è l’ultima che ci fa… parola
d’onore.”
Damon non rispose,
sembrava stanco e senza forze.
E il colpo che lei gli
avrebbe inferto sarebbe stato durissimo…
“Stefan se
n’è andato.”
“A salvare Elena.”
rispose lui prontamente.
“No… è
andato a proporre uno scambio a Klaus… lui
per Jenna.”
Damon sgranò gli occhi e
il viso diventò improvvisamente feroce, come un toro scatenato.
“Cos’ha fatto lui??”
“Non potevamo permettere
che Jenna morisse e Stefan si è offerto per
lo scambio di sua spontanea volontà!” mormorò Briony cercando
di farlo ragionare.
“Dannazione Stefan!” gridò Damon in collera e diede un pugno alla
parete, sfracassandola.
“Tipico di mio fratello,
sempre a sistemare i miei casini!”
“Mi dispiace… Davvero. ” disse Briony sinceramente
dispiaciuta.
All’improvviso qualcuno
bussò alla porta. Briony era rimasta
impietrita chiedendosi chi fosse.
Damon aprì: era John.
“Perfetto stavo giusto
pensando di mangiare un boccone.” disse in tono ironico.
“Elena non è tornata a
casa e sono giorni che non mi risponde, devo vederla.” Rispose lui entrando in
casa.
“John!”
Solo sentendo la sua
voce, il biondo si accorse che anche lei era lì in casa.
“Briony… che
sta succedendo? Dov’è Elena?”
Lei gli si avvicinò
dispiaciuta e cercò di raccontargli tutto, ma Damon la sorpassò e glielo disse
nel modo peggiore.
“Beh sei in ritardo di
un giorno e hai una figlia in meno.”
“Di che stai parlando?”
Chiese John atterrito.
“L’ ha presa Klaus.”
“Come hai potuto
permettere che accadesse? Dovevi tenerla al sicuro! Tutto il tuo piano non era
tenerla al sicuro??” John era fuori di sé e stava rinfacciando Damon per aver
permesso che succedesse questo alla propria figlia.
Dopo di che fissò Briony. Lei scorse in lui la delusione e la rabbia. L’aveva
avvertita milioni di volte di non fidarsi di loro e che non avrebbero mai potuto
proteggere veramente Elena da quel mondo sovrannaturale. Quella era l’evidenza
dei fatti e lui si sentiva tradito da chi aveva riposto la sua fiducia.
“John... mi
dispiace. Stefan e Elijah sono andati a
riprenderla, ti assicuro che non è ancora tutto perduto.”Cercò di dire Briony, mettendogli
una mano sulla spalla per rassicurarlo.
“È al sicuro infatti, le
ho fatto bere il mio sangue!” rispose Damon.
“Tu cosa??” John non
guardava più Briony. Tutti i suoi sensi erano
orientati verso il vampiro. Dalla sua faccia si intravedeva che avrebbe tanto
voluto ucciderlo con le sue stessi mani. Briony roteò
gli occhi: certo che Damon aveva proprio una gran delicatezza nel dare le brutte
notizie.
“Quando Klaus ucciderà
Elena, lei tornerà in vita. Certo diventerà ciò che tu odi di più al mondo, ma
a nessuno importa quello che pensi tu!” rispose lui offensivo.
“Damon!” Briony gli lanciò un’occhiataccia per dirgli di tenere
la bocca chiusa.
John fuori di sé
lo afferrò per le spalle, ma il vampiro fu molto più veloce di lui e lo attaccò
con uno spintone alla parete.
“Damon smettila!” Gli
gridò Briony cercando di mettersi tra i
due.
“Non ti conviene farmi
arrabbiare ora come ora.” continuava a farneticare Damon.
“Siamo tutti scossi per
quello che è successo, quindi ti prego smettila di fare commenti idioti e di
prendertela con lui che non c’entra niente ora!”
Damon fissò Briony come un serpente ma decise di lasciar perdere
quello sciagurato di Gilbert. Probabilmente era meglio darsi una calmata perché
avrebbe potuto andare sul serio fuori di testa. Aveva già fatto troppe cazzate
quel giorno e il morso di Tyler stava facendo male.
“Le hai rovinato la vita,
lo sai vero?” disse John che si era rimesso in sesto.
“Lo so
John, le ho tolto la possibilità di scelta, le ho distrutto il
futuro, sì lo capisco!” Rispose in tono ironico, cosa che fece andare il padre
di Elena ancora più in bestia.
“Ma il peggio deve
ancora venire.” continuò a dire.
“Com’è possibile che il
peggio deve ancora avvenire?” chiese John angosciato.
Briony si girò verso di lui e lo prese per
un braccio per portarlo in un’altra stanza così avrebbe potuto spiegargli tutto
con calma.
In quel momento lei
pensò che la litigata che aveva coinvolto lei e John non avesse più importanza.
John ormai aveva pagato le sue colpe nel modo peggiore e più drammatico:
perdere la figlia.
Erano tutti sulla stessa
barca e uno come John Gilbert poteva sicuramente essere utile per uscirne tutti
vivi da quella battaglia.
Mentre gli spiegava ogni
cosa, sembrò che il tempo fosse tornato indietro: a quando loro due erano
ancora amici e alleati in situazioni pericolose, ma avventurose allo stesso
tempo.
Quando erano ancora
normali.
Intanto erano arrivati
anche Alaric, Jeremy e Bonnie e
cercavano tutti insieme un modo per evitare che Elena si risvegliasse in
vampiro.
“Guardate qui.” cominciò
a parlare John “Questo è un incantesimo di qualche secolo fa effettuato da
Emily Bennett. Una madre una sera corse da lei per avere i suoi servigi: la
figlia bambina stava morendo e non c’era più niente da fare. Così Emily legò la
parte vita della madre a quella della figlia, così lei sarebbe sopravvissuta”
“Sappiamo già che
Elena sopravviverà… ma sotto forma di
vampiro” fece notare Jeremy.
“Non se la sua anima
resta intatta” puntualizzò John.
Ovviamente Damon non era
d’accordo e come per il piano di Elijah si mise a urlare dicendo che i loro
piani non avevano senso, che non c’era alcuna possibilità di riuscita, e che
era da cretini sperare che qualche opera divina salvasse Elena.
“Damon le tue sclerate non servono a un tubo di niente.” Gli rimbeccò Briony che non ne poteva più di quegli attacchi sclerotici.
Poi però si morse la lingua. A sentire Stefan e i pettegolezzi,
Damon era innamorato di Elena, anche se in un modo tutto suo. In qualche
maniera capiva il suo bisogno di sfogarsi in quegli attacchi sclerotici quando
sapeva l’amata in pericolo.
“Io sclero
quanto mi pare. Se non mi volete sentire, suonate una trombetta.”
John si intromise e
disse che non avrebbe permesso che la figlia diventasse ciò da cui l’aveva
protetta per tutta la vita e che avrebbe fatto quell’incantesimo, che a Damon
piacesse o no.
Imbufalito il vampiro se
ne andò, imprecando tra sé e sé, e Bonnie incominciò
a preparare la magia.
“Sei sicuro? Non sarà
pericoloso?” domandò Briony mettendosi
vicina a John.
“Se è per salvare Elena,
ne vale la pena.” rispose deciso.
Lei gli sorrise
amichevolmente e ascoltò Bonnie che
effettuava l’incantesimo della sua antenata Emily.
Purtroppo Klaus non
aveva accettato lo scambio di Jenna con Stefan.
Diceva che aveva altri piani per il giovane vampiro e che gli serviva vivo al
momento.
Fu così crudele da
mettere Elena davanti a una scelta: o la sua famiglia o il ragazzo che amava.
Lei rimase zitta, non
voleva subire quel tormento atroce e non aveva il coraggio di scegliere..
Ma Klaus aveva già
deciso fin dall’inizio.
Avrebbe sacrificato
Jenna. Niente lo avrebbe ostacolato.
Per far stare
buono Stefan, lo infilzò con un paletto di legno
nello stomaco, non tanto forte da farlo morire ma abbastanza per renderlo
inoffensivo.
Klaus chiamò la sua
strega personale, Greta, per continuare il sacrificio di sangue.
L’incantesimo di Bonnie funzionò.
La forza vitale del
genitore fluì nella figlia e sarebbe sopravvissuta anche se Klaus l’avesse
dissanguata.
Jeremy intanto stavo
continuando a leggere:
“John hai letto questa
parte del libro? Dice che quando la figlia ritornò in vita…”
Ma John lo interruppe
serio: “Ha salvato sua figlia. Ha trovato la pace.”
“John…”
Jeremy lo guardò dispiaciuto e scosse la testa.
“Perché? Cosa c’è?”
chiese angosciata Briony.
“Niente.” rispose freddo
John ma lei non ne fu per niente convinta e strappò il libro dalle mani di
Jeremy, senza neanche chiedere.
Dopo aver dato
un’occhiata, Briony sbiancò letteralmente e
fissò John incredula: “Lo sapevi..?”
“Sì.”
“Dunque continui a
mentirmi anche se stai per morire. Quando imparerai John..?” domandò Briony, guardandolo arrabbiata. Ma nella sua rabbia
c’era solo sofferenza.
Le caddero
inevitabilmente delle lacrime amare.
“Briony!”
John disse il suo nome sorridendo, quasi non avesse paura di morire.
“Sei un cretino John.”
sussurrò lei debolmente asciugandosi le lacrime.
“E’ la cosa giusta da
fare. Devo salvare Elena a qualunque costo.” rispose deciso.
“Non doveva andare in
questo modo…” Briony scuoteva
la testa senza sosta e ricominciò a piangere per l’orrore.
All’improvviso lei alzò
il viso devastato su di lui e lo guardò negli occhi.
Come avrebbe fatto ad
sopportare la morte del suo unico amico? Come sarebbe potuta andare avanti
senza il suo sostegno, le loro chiacchierate e i loro litigi che la facevano
diventare matta?
Ma gli amici erano questo… ci sostengono in qualunque momento anche se a
volte le loro azioni ci fanno soffrire, a loro insaputa.
Briony abbracciò con una forza il suo
migliore amico e pianse sul suo petto.
John non se l’aspettava,
non dopo il guaio che aveva combinato con Elijah. Ma Briony era
talmente buona e compassionevole, che in un momento così drammatico, aveva
sotterrato l’ascia di guerra e ora stava piangendo per lui. Perché non voleva
che morisse.
“Ti voglio bene John. Te
ne ho sempre voluto e non ti ho mai odiato….”
Mormorò Briony tra le lacrime.
Lui le accarezzò la
testa: “Anche io ti voglio bene, anche se sei terribilmente testarda e non mi
dai mai retta. Ma non posso biasimarti… sono
stato davvero odioso negli ultimi tempi. Mi dispiace.”
“E’ tutto passato.”
rispose decisa. Sapeva che John era sincero e aveva agito, sì in modo sbagliato
e cattivo, ma credendo di proteggerla.
Aveva cercato di fare la
cosa giusta secondo i suoi ideali, usando però i metodi sbagliati.
Ma Briony non poteva giudicarlo… anche
lei si era comportata in modo orribile certe volte.
Quando il destino ci
rema contro, è difficile comportarsi normalmente seguendo la propria morale e i
propri principi. Appena cominciano i problemi ognuno agisce secondo quanto gli
conviene e se necessario, mollare le proprie convinzioni e principi, per
resistere a quel destino crudele che era in serbo per loro.
Alaric guardava la scena allibito. Non
aveva mai visto nessuno così attaccato a John. Di solito quella serpe quando
entrava in una stanza, tutti quanti lo fissavano infastiditi oppure se ne
andavano.
John Gilbert si era
guadagnato la medaglia di “Peggior stronzo di MysticFalls”. Ma l’apparenza certe volte inganna… per
quanto potesse sembrare cattivo e senza scrupoli, anche John aveva un cuore e
qualcuno l’aveva notato e accettato così com’era.
Briony si allontanò da lui lentamente e si
asciugò le lacrime.
John andò verso il
nipote e gli consegnò una lettera da dare a Elena e disse a Alaric e a Jeremy di prendersi cura l’uno dell’altro.
Quando andò da Briony, lei gli disse:
“Devo andare ora.” gli
sussurrò a bassa voce all’orecchio.
“No Briony.” John cercò di impedirglielo, afferrandole la mano.
“E’ giusto così… tu devi proteggere Elena e io…” Abbassò lo sguardo imbarazzata. Non era giusto ferire
ancora i sentimenti di John.
“Va bene.”
Briony non si aspettava quella risposta e
lo guardò allibita.Lui le fece l’occhiolino e le disse di
stare attenta.
“Ci vediamo presto,
amico mio.” disse lei dolcemente non facendosi notare dagli altri mentre se ne
andava.
“Non così presto, amica
mia. Posso aspettare.” le rispose sorridendole.
Briony si fermò un attimo nell’uscio
dell’entrata. Lo avrebbe più rivisto? Avrebbe mai potuto trovare un altro amico
come lui? Anche se John era un concentrato di egoismo e strafottenza, era
comunque la persona con la quale Briony aveva
più legato nei suoi 26 anni.
Ma doveva assolutamente
andarsene da lì. C’era un’altra persona, che amava ancora più di John, che
aveva bisogno di lei.
Anche se le aveva
ordinato mille volte di restarsene lì e di non seguirli, Briony non poteva aspettare.
Non poteva sopportare
l’ansia e la preoccupazione non vederlo mai più.
Avrebbe infranto la
parola data; ma c’era qualcosa di più importante dell’ onore o della propria
integrità.
Lui.
Anche Alaric voleva unirsi al gruppo con Bonnie e Damon, ma la strega gli aveva impedito di
uscire dalla casa con la magia.
Briony invece era già in marcia.
Nessuno le avrebbe
impedito di andare da Elijah.
Nessuno l’avrebbe
fermata.
Soprattutto perché non
riusciva a cavarsi di dosso l’orribile sensazione che le si era incollata nell’animo…
Arrivò nel culmine del
sacrificio.
Klaus aveva succhiato
tutto il sangue della doppelganger e
aspettava con impazienza che il momento della transizione avvenisse.
Briony si appartò dietro un albero ma quando
vide una donna per terra senza vita, il cuore le si fermò di botto.
Era Jenna.
Incurante del pericolo,
le si avvicinò a falcate e la scosse freneticamente per farla rinvenire.
Chiamava il suo nome, il nome della sua più cara amica, la più innocente.
Lacrime bruciarono negli
occhi.
La realtà era chiara
davanti a lei, bruciante come le stesse lacrime.
Non c’era niente da
fare, il paletto era conficcato nel cuore e le vene si erano tutte rinsecchite,
fino a diventare grigie. La morte era arrivata da lei.
“Jenna no…” sussurrò debolmente accarezzando il suo viso.
Quel vile di Klaus non
aveva accettato lo scambio, l’aveva uccisa senza pietà.
Si immaginava le urla di
Elena che lo implorava di lasciarla andare, mentre la povera Jenna guardava
impotente il viso terrificante di Klaus che le infilzava il cuore.
La rabbia le esplose nel
petto. Avrebbe voluto uccidere quel vampiro con le sue stesse mani, non
importava se ci avrebbe rimesso la vita.
Damon intanto stava
portando in salvo Elena per metterla al sicuro, quando si accorse della
presenza di Briony e aprì gli occhi dallo
shock.
Le fece segno di venire
lì da lui.
“Cosa diavolo credi di
fare?” le domandò infuriato.
“Sono venuta a dare una
mano.” rispose lei innocente.
Damon digrignò i denti e
le chiese di tenere d’occhio Elena mentre andava dal fratello.
Bonnie intanto stava lanciando la sua
potente magia contro Klaus, che stava urlando dal dolore e urlava che lei
doveva essere morta.
Per la prima volta Briony godeva della sofferenza altrui. Quell’essere
ignobile se lo meritava. Nessuna compassione.
Si avvicinò a loro
anche Stefan che lanciò un’occhiataccia
a Briony, ma non le chiese il perché fosse lì.
L’aveva capito.
“Porta via Elena.” disse
debole Stefan a Damon.
“E voi che fate?”
“Non me ne vado finchè lui non muore” rispose Stefan e Briony nei suoi occhi lesse la rabbia disumana che
l’aveva percossa un attimo prima.
“Pure io resto.” disse
decisa andando al fianco di Stefan.
Damon portò via di corsa
Elena e i due si avvicinarono lentamente a Bonnie che
stava ultimando l’attacco.
“Dov’è Elijah?”
Urlò Briony sopra il rumore dei tuoni, dei
fulmini e del vento forte che faceva sventolare ogni cosa.
“Apparirà tra poco!”
Infatti quando Bonnie finì di gridare l’incantesimo contro Klaus,
apparve Elijah che camminava sempre elegantemente di fronte al fratello.
“Elijah?” domandò debole
Klaus.
“Ciao fratello.” rispose
lui di rimando, afferrandogli il cuore in una sola mossa. La sua mano era
incastrata nel petto di Klaus e cercava prepotentemente il cuore pulsante.
Briony e gli altri guardavano la scena
angosciati.
“In nome della
nostra famiglia…Niklaus..”
annunciò Elijah, deciso e fatale..
“Non ho disperso i loro
corpi in mare!” gridò Klaus allo stremo delle forze.
Elijah si fermò
all’improvviso.
“Cosa?” Sussurrò colto
in contropiede.
<< Cosa?? >>
Pensò anche Briony sentendo le
farneticazioni di Klaus.
Non poteva essere…. Quel bastardo stava facendo leva sull’amore che
Elijah provava ancora per la sua famiglia, così lo avrebbe lasciato andare.
Bastardo!
“Elijah!” Briony gridò il suo nome e lui allora si voltò
incredulo. Aprì la bocca paralizzato ma la richiuse subito. Era rigido e serrato
come non mai.
“Non credergli! Ti sta
mentendo!” gli urlò cercando di farlo ragionare. Anche Stefan gli
stava dicendo di non lasciarsi ingannare.
Ma il viso di Elijah era
animato da una speranza, a cui non voleva credere, ma che non poteva abbandonare… guardò titubante Briony negli
occhi, rimanendo vigile sulla situazione altamente drammatica.
La presa sul cuore di
Klaus si era ammorbidita e per la prima volta loro videro Elijah tentennare.
“Vi ucciderò entrambi!”
esclamò Bonnie adirata per metterlo in
guardia.
“Morirai.” le rispose
gelido Elijah fissandola senza paura.
“Non m’importa.”
Elijah si voltò rigido
verso il fratello.
“Non potrei mentirti su
questo. Ho nascosto i corpi in un luogo sicuro… se
mi ucciderai non li troverai mai.” Le parole di Klaus sembravano sincere anche
se erano animate dalla fifa di morire da un momento all’altro.
Briony assisteva alla scena con la
bocca spalancata… se Elijah gli avesse
creduto, sarebbe stata la fine.
“Ti do la mia parola
fratello.”
“Elijah non credergli!
Sono solo bugie!” Sia Briony che Klaus
tentavano di far andare Elijah dalla propria parte, ma lui era immobile. Come
una statua. Ma con qualcosa che stava rinascendo in lui.
Infine Elijah si voltò
verso Briony, un’ultima volta.
Lei ricambiò lo sguardo,
il tormento era pallido in lui. Pregò che lui le credesse e ammazzasse subito
il fratello. Pregò che non si lasciasse uccidere.
“Mi dispiace.” mormorò
infine Elijah.
Sembrava che lo dicesse
a tutti i presenti, ma quegli occhi guardavano solo lei. Scavati dal suo stesso
tradimento; speranzosi che avrebbe capito un giorno la sua follia e il suo
voltafaccia.
Ma non poteva fare altro
in quel momento…
Elijah come un fulmine
afferrò Klaus pronto a portarselo via; ma Bonnie corse
verso di loro pronta a fermarli e a ucciderli…
“No!” Briony completamente terrorizzata la raggiunse e le
bloccò il braccio, prima che la magia colpisse Elijah.
Entrambe finirono a
terra, senza forze.
Elijah e Klaus erano
spariti nel nulla.
“Cos’hai fatto?!” le
urlò Bonnie alzandosi.
Briony invece era rimasta per terra, non
riuscendo a respirare.
Le fischiavano le
orecchie e la testa le girava.
Ma più di ogni altro, il
suo cuore stava bruciando. Le fiamme invadevano il suo petto in una stretta
mortale che le mozzava il fiato.
Era rimasta talmente
sotto shock che non riusciva nemmeno a piangere.
Non riusciva a credere
che Elijah se ne fosse andato…. Che avesse
salvato la vita a quella canaglia di Klaus… che
avesse mandato a monte tutto… che l’avesse
abbandonata.
Fu percossa
all’improvviso da dei singhiozzi di dolore che le penetravano il petto fino a
farle male; Stefan la afferrò per le spalle
e la fece alzare.
Briony si accorse solo allora di essere
viva dentro quell’inferno che le succhiava l’anima, e cominciò a dire:
“No no no… devo trovare Elijah… devo
trovarlo.”
Stefan cercava di sorreggerla, ma lei
teneva impuntati i piedi nel terreno e allungava le braccia per liberarsi da
lui, continuando a farfugliare parole senza senso dovute allo shock.
All’improvviso un urlo
crebbe dentro di lei, un devastante urlo che se non l’avesse fatto fuoriuscire
probabilmente sarebbe esplosa: “Lasciami, lasciami! Devo andare da lui! Devo
trovarlo!” Ringhiò disperata, cercando di divincolarsi dalla presa di Stefan; ma Bonnie le
diede improvvisamente uno schiaffo.
Non le fece male, ma
comunque riprese il controllo di se stessa e non urlò più.
“Elijah non c’è
più, Briony! Se n’è andato! Ci ha traditi!
Fattene una ragione!”
Le parole di Bonnie erano talmente dure, ma così vere che Briony non riuscì nemmeno a replicare.
Se ne stava in piedi con
lo sguardo vacuo e senza vita, a guardare un punto indefinito tra gli alberi
dove era scomparso Elijah, sperando che prima o poi lui ritornasse.
Ma non ritornò.
Briony deglutì rumorosamente. Una lacrima
le scese lungo la guancia, il cuore le si era infranto in mille pezzi che non
potevano più ricollocarsi al proprio posto.
Senza dire niente
seguì Stefan e Bonnie verso
casa, come un fantasma in delirio e senza forza vitale, la quale le era stata
strappata nel momento stesso in cui Elijah era scappato…
Le sembrava di andare
proprio dritto verso il baratro che aveva malauguratamente intravisto quella mattina… ma mai pensò di caderci in quelle circostanze.
“L’hai perso.” sussurrò una
vocina dentro di lei che sembrava godere della sua disperazione.
“L’hai perso.”
Quando arrivarono a
casa, nessuno diede importanza allo stato di shock in cui era Briony e pensavano soltanto a Elena, che non si era
ancora risvegliata.
Briony si appoggiò alla parete e non si
mosse né disse niente.
Sembrava uno zombie,
incapace di credere a quello che era successo. Non sentiva neanche più il suo
cuore battere dentro il petto. Un mutismo angosciato.
“E Jenna?” Domandò Alaric arrivando col fiatone.
Damon lo guardò e scosse
la testa.
Aveva già capito.
Neanche lei ce l’aveva fatta.
“Mi dispiace Jeremy.”
disse ancora il vampiro.
Tutti erano disperati,
tutti piangevano.
Ma Briony non faceva nulla. Era come se non le importasse
più niente; probabilmente se l’avessero uccisa sarebbe stata solo una
consolazione per lei.
Tuttavia all’improvviso
qualcosa la rianimò.
John le passò accanto e
la guardò attentamente.
Lei ricambiò lo sguardo
anche se era messa peggio di lui. La disperazione sembrava una cosa viva
all’interno del suo viso.
Non c’era bisogno di
parole. John sapeva infatti che Klaus era riuscito a farla franca ma non le
chiese di Elijah per paura di ferirla.
All’improvviso Elena si
risvegliò con un profondo respiro in cerca d’aria.
Era viva. Almeno lei ce
l’aveva fatta.
John fece un sospiro di
consolazione guardando la figlia, viva e libera.
Poi si girò verso
l’amica di sempre.
Entrambi sapevano quello
che sarebbe successo.
Si sorrisero per
l’ultima volta.
Briony guardò John mentre usciva dalla casa
con passi lenti e deboli. E ad un tratto si accosciò a terra. Senza vita.
Lei rimase per alcuni
attimi a guardarlo, poi camminò verso di lui lentamente come se non volesse
risvegliarlo.
Si inginocchiò davanti a
lui. Aveva gli occhi chiusi e sul viso aveva un’espressione totalmente serena e
in pace.
Briony pensava che avesse esaurito le
lacrime quel giorno, ma la forza della disperazione e della sofferenza erano
ancora vive dentro di lei.
Si mise a scuotere John
ininterrottamente, pregandolo di non morire e di non farle del male un’altra
volta.
Ma lui non poteva
rispondere.
Rendendosi conto che
poteva solo sembrare una pazza nevrotica, Briony smise
di scuoterlo e appoggiò la testa sul suo petto, piangendo lacrime calde.
Quante altre perdite
avrebbe dovuto subire per raggiungere il fondo di quel baratro? Forse l’aveva
già raggiunto.
Le sue urla di dolore
fecero correre anche gli altri fuori dalla casa.
Stranamente Briony non fu la sola che soffrì per la morte di John
Gilbert.
Alla fine si era
riscattato, compiendo il gesto più nobile e altruista che esistesse.
Quel giorno avvenne un
doppio funerale.
Poteva sembrare un film,
ma era la realtà. Triste e dolorosa come doveva essere.
Elena si stava
preparando in camera, guardando sconsolata delle vecchie foto di famiglia.
Briony entrò a passi indecisi. Sapeva che
non c’erano parole per confortarla e per farla sorridere.
Quel giorno, ognuno di
loro aveva perso una persona che amavano.
“Mi dispiace Elena che
tu abbia subìto tutte queste perdite.” Le sussurrò debolmente.
Lei si girò e la guardò.
Anche Elena non aveva più la forza di piangere.
“Jeremy mi ha dato
questa. Dice che è da parte di John.” Disse facendo vedere la lettera.
“Se vuoi restare sola…”
“No. E’ giusto che tu la
legga insieme a me. Tu gli hai voluto bene più di tutti noi messi insieme e
meriti di sapere quali fossero le sue ultime parole.”
Con un sorriso
forzato, Briony si sedette vicino a lei e
lessero la toccante lettera di John Gilbert.
<< Elena, non è
facile essere un normale genitore per una figlia straordinaria. Non sono
riuscito a farlo. E a causa dei miei pregiudizi ho deluso te. Mi perseguita il
pensiero che le cose sarebbe potute andare diversamente, se fossi stato
disposto ad accettare il tuo punto di vista.
Per me, è la fine.
Per te è
l’occasione di crescere e un giorno essere un genitore migliore di me con tuo
figlio. E’ per tuo figlio che ti do il mio anello.
Non ti chiedo di
perdonarmi o di dimenticare tutto. Ti chiedo solo di credere a questo: che tu
stia leggendo questa lettera, da umana o da vampira, io ti voglio bene allo
stesso modo, come te ne ho sempre voluto e come te ne vorrò sempre.
John. >>
La forza di Elena
vacillò e cominciò a piangere leggendo la lettera del padre. Si maledisse per
non avergli dato l’opportunità di farsi conoscere e di farsi amare. E ora era
troppo tardi.
Briony abbracciò Elena, cercando di
confortarla.
Anche lei
stava piangendo, seppure il petto non reggesse più lo sforzo continuo.
Sebbene non l’avesse
nominata nella lettera, lei sapeva che John stava pensando anche a lei mentre
scriveva. Voleva che lo perdonassero per tutte le cose orribili che aveva
combinato e che credessero alla fatto che nonostante tutto le avesse amate; di
un bene puro e sincero.
Briony si portò una mano alle labbra per
cercare di smetterla di piangere e di farsi forza; ma in realtà anche lei
provava lo stesso sconforto e sensazione di perdita di Elena.
Il cuore cominciò a
creparsi, mentre ripensò nuovamente ad Elijah. A quando lui se ne era andato.
E il cuore le si spezzò,
alla prospettiva che non sarebbe ritornato.
Tutti quelli che erano
sopravvissuti contro Klaus andarono al funerale. Nella tomba di Jenna c’erano
tantissimi fiori e anche in quella di John.
Briony si inginocchiò davanti alla tomba
dei suoi migliori amici, appoggiando delle rose.
Si mise le dita alle
labbra per racchiudere quel bacio soffice e delicato, e ripose la mano sia
nella tomba di Jenna sia in quella di John.
Era il suo modo per dire
loro addio.
Si alzò poi ad
abbracciare Caroline e le sussurrò che almeno lei ce l’aveva fatta e che era
contenta di vederla sana e salva. La Blond-girl le
disse che doveva parlarle di una cosa urgente ma la sorella maggiore, nervosa,
disse non avrebbe retto un altro shock e le rispose che ne avrebbero parlato
domani.
In realtà Briony era rinsavita. Non piangeva più e cercava di
rimanere il più lucida possibile.
Sapeva quello che doveva
fare.
Guardò ancora triste la
tomba di Jenna e John, e se ne andò furtiva senza farsi notare.
“Dove stai
andando?” Stefan aveva notato che lei aveva
in mente qualcosa.
“Lo sai già.” rispose
lei seria.
“Ogni mio tentativo di
farti ragionare credo che sarebbe vano.”
Briony lo guardò scuotendo la testa:
“Ti prego Stefan… devo trovarlo!”
“Come fai ad amarlo
ancora dopo tutto quello che ha fatto?” rispose furioso.
Briony deglutì e cominciò:
“Perché voi non avete
visto il suo viso… pensavate solo a cosa
sarebbe successo se lui avesse salvato Klaus e al modo migliore per fermarlo.
Ma io l’ho visto…. Per la prima volta, da quando
lo conosco, ho visto riaffiorare in lui la speranza. La parola “onore” per
Elijah assume un significato incomprensibile per noi comuni essere umani,
perché nella sua vita eterna gli era rimasto solo quello ed era parte
integrante di lui. Ma quando Klaus gli ha offerto la possibilità di rivedere la
sua famiglia, la sua parte umana è riaffiorata prepotentemente…
così all’improvviso, di getto, e ha messo in secondo piano il suo onore, solo
per questo. E’ una colpa? Dobbiamo denigrarlo per aver tentato di salvare la
sua famiglia?”
“Elijah ci ha traditi,
punto e basta. Non possiamo trovare delle attenuanti per difenderlo… la sua è stata solo ingenuità perché
sicuramente le parole di Klaus erano delle crude menzogne e adesso Elijah sarà
morto sicuramente”
Briony impallidì:
“Non posso permetterlo.
Devo raggiungerlo prima che accada. Devo salvarlo! Non posso permettere che
quel sentimento sopito che tanto aspettavo di vedere in lui scompaia come neve
al sole…. Non riesco a pensare alla sola idea
che non lo rivedrò mai più..”
La voce di Briony era strozzata, ma allo stesso tempo decisa. Gli
occhi le si inumidirono un’altra volta, implacabilmente.
Stefan per fortuna la capì:
“Siamo animati dallo
stesso sentimento. Il tuo però è l’amore vero, quello per cui vale la pena
vivere, e il mio è l’amore fraterno.”
“Che è successo?”
“Damon è stato morso da
un lupo. La ferita è grave e devo trovare a tutti i costi una cura. Per cui
anche io sto partendo.”
“Tutti e due alla
disperata ricerca di salvare a tutti i costi le persone che amiamo!” esclamò
ironica.
“Sei sicura di quello
che fai?”
“Sì. So che a voi sembrerà
che Elijah sia solo un lurido traditore ma non è così! Lui era davvero
intenzionato a uccidere Klaus, ma quel verme aveva un asso nella manica e
sapeva che suo fratello ci sarebbe cascato. Perché nonostante Elijah lo neghi,
c’è ancora un cuore dentro di lui. E quello che ha fatto è la prova tangibile
che ce l’ha, che non è quell’essere glaciale che vuole tanto far credere…. Non posso abbandonarlo proprio ora. Non riesco
neanche a pensare….” La voce le venne meno.
Il cuore le bruciava
ancora per l’abbandono ma non riusciva ad odiare Elijah nonostante tutto.
Riusciva soltanto ad amarlo. Lo avrebbe sempre fatto.
Stefan le sorrise:
“Ti auguro buona
fortuna Briony.”
Il vampiro era un tipo
di solito freddo e lei pensò che non era il caso di abbracciarlo, quindi decise
di stringergli solo la mano in segno di saluto.
“Anche a te Stefan. Spero che salverai tuo fratello e che ci rivedremo
presto.”
Dopo qualche ora si
accorsero che Briony era scomparsa.
“Dove diavolo è mia
sorella?? Dove è andata??” Caroline stava letteralmente impazzendo.
Stefan andò da lei e disse che non doveva
preoccuparsi, che Briony sapeva quello che
faceva.
Caroline lo guardò
preoccupata e alla fine capì. Era talmente ovvio di dove fosse andata sua
sorella.
“E’ andata a cercare
Elijah. Ovviamente!” disse adirata allargando le braccia.
Caroline pensò che aveva
sottovalutato la forza del sentimento che sua sorella provava per quel vampiro.
E per quell’amore, per
quell’ossessione, per quel desiderio, avrebbe pagato caro alla fine.
FINE CAPITOLO!!
Allora innanzitutto devo
ringraziare l’utente Buffy46 perché è lei che mi mette i capitoli nel sito,
poiché non mi va internet e lei gentilmente me li posta, quindi un applauso
a Buffy!!
Spero vi sia piaciuto
il capitolo…. Il mio amato John è morto! Nooooo ma ha avuto una fine onorevole! E ora Briony che farà? Si è data alla disperata ricerca del
fuggiasco Elijah!
Grazie a tutti, a chi
legge e recensisce soprattutto ^^
Ps: perdonate se ho chiamato Katherine
“sgualdrina” ma è questo è l’appellativo che Briony in
futuro le affibbierà! E non pensate che tra lei e Damon le acque si siano
calmate! Continueranno a lanciarsi frecciatine!
L’amore
è passione, ossessione… qualcuno senza cui
non vivi.
BrionyForbes era
cresciuta con la convinzione che i vampiri fossero esseri mostruosi, privi di
umanità e di qualunque sentimento. Che fossero solo bestie in forma umana.
Quanto si era sbagliata.
Nella realtà non si trattava di mostri da cui potevi nasconderti sotto il
letto. Per lei erano diventati quei tipi di mostri che invogliavano le prede a
aprire loro la porta, per farli entrare dritto nel cuore pulsante della loro vita.
Se suo padre l’avesse
vista in quel momento, mentre guidava a tutto gas in cerca dell’uomo che amava,
un vampiro anzi addirittura un Originario, probabilmente gli sarebbe venuto un
infarto.
Proprio la figlia
maggiore, che doveva essere la più responsabile e la più matura, si era fatta
abbindolare come una scema dal bel tenebroso.
E addirittura stava
rischiando la vita per lui. E non aveva alcun rimorso nel farlo.
Era stata lei, con tutta
la curiosità, le sfide del pericolo e dal più profondo del cuore, a aprire
consciamente quella porta, senza poterla mai più richiudere.
<< Merda! >>
pensò mentre guidava in mezzo al nulla, dritta forse al disastro. Razionalmente
si trattava di una scemenza, la sua.
Ma l’amore non aveva
niente a che fare con la razionalità o con la ragione.
Ti afferrava,
travolgente come un’onda, e non ti lasciava più. Ti sommerge. E se fosse
sparito all’improvviso avrebbe comunque lasciato un segno indelebile nel
proprio animo, così da far ricordare quanto era facile soffrire per amore.
L’amore fa soffocare
quando non hai la persona amata vicino a te, ti tormenta se non puoi averlo, e
lo brami ancora di più quando sfugge dalle tue mani e temi di perderlo.
Era un’ossessione che si
faceva largo nell’animo delle persone fino a consumarle inesorabilmente, anche
se in teoria l’amore non doveva far soffrire o impazzire.
In teoria.
Ma più uno soffre, più
ama di più.
E dopo tutto ciò che lei
e Elijah avevano attraversato, il dolore, i dubbi, le paure, gli ostacoli, la
diversità, Briony sentiva nascere dentro di
lei un sentimento che le divorava e pompava il cuore allo stesso tempo.
Anche se aveva 26
anni, Briony si sentiva ancora una ragazza
alla scoperta del mondo perché non aveva mai vissuto pienamente come le sue
coetanee; era vissuta fra restrizioni e divieti. Aveva assaporato la gioia
della vita solo dopo i 18 anni quando si era imposta che il padre non poteva
più ordinarle cosa fare.
La madre, quando era
ricomparsa nella sua vita a 13 anni, le intimava sempre di non uscire di casa,
che il pericolo era alle porte e che non bisognava fidarsi di nessuno; sembrava
talmente convinta di quello che diceva che Briony pensava
che la madre fosse pazza.
Bill invece… farfugliava sulla leggenda folle del destino e
che lei avrebbe continuato il suo “lavoro” quando lui non avrebbe più potuto.
Ma Briony ci badava poco a quello che le
diceva perchè sembravano delle sciocchezze
senza senso.
Quale destino? E quale
mestiere poi?
Il padre era solo un
semplice operaio in una fabbrica e non era un lavoro da donna, quindi lei non
riusciva a capire cosa volesse intendere.
Alla fine non le era
importato di cosa i genitori avessero in serbo per lei e si faceva delle grandi
risate con John al bar mentre bevevano.
I genitori si
sbagliavano di grosso se pensavano che lei avrebbe fatto tutto ciò che loro le
ordinavano. << Il destino ce lo costruiamo noi stessi >> Pensava
sempre.
E per quanto riguardava
l’amore… la storia con John era stata solo una
cotta adolescenziale, non era amore perché erano tutti e due consapevoli che
tra loro c’era solo una profonda amicizia e basta; per quanto riguardava
Ivan invece…Briony non
sapeva se l’avesse amato veramente. Gli anni che aveva passato con lui erano
volati via in un lampo e quasi non se n’era accorta. Sicuramente il sentimento
che provava non era abbastanza forte per avere intenzioni serie, ma comunque
non aveva voluto ferirlo perché lui non se lo meritava.
Ma quando l’aveva
aggredita e aveva scoperto la verità, Briony non
aveva versato neanche una lacrima per lui. Il suo amore per lei non avrebbe
dovuto frenare i suoi istinti da vampiro? Se il suo sentimento era talmente
forte, come sosteneva sempre, perché non si era fermato quando l’aveva morsa?
Quando Briony osservava di nascosto Stefan e
Elena insieme, invidiava come il vampiro si tratteneva con la sua fidanzata per
paura di farle del male. Dunque anche se si era vampiri, si potevano frenare i
propri istinti sanguinari. Se lo si voleva veramente con tutto il cuore.
E visto che Ivan non
l’aveva fatto, pensò che la sua morte fosse solo una benedizione per lei, un
segno del destino per continuare la sua vita come voleva lei. Per cercare
qualcos’altro….
E mentre guidava senza
sosta fu totalmente conscia di una cosa: non avrebbe mai rinunciato a Elijah,
mai. Era lui che aveva aspettato per tutto quel tempo.
Il suo cuore sembrava
sanguinare con una lentezza sadica al solo pensiero di perderlo per sempre.
E più quel pensiero di
poterlo perdere si faceva strada nella sua mente, più si sentiva sfracellare.
Perché lo amava. Lo amava troppo. Più di se stessa.
Nonostante lei dovesse
sentirsi tradita come tutti gli altri, in cuor suo non riusciva a odiarlo. Ci
aveva provato tante volte ma alla fine non c’era mai riuscita.
Perché Elijah non aveva
agito con fini cattivi o egoistici, ma aveva agito col cuore. E questo era più
importante di ogni tradimento o abbandono, anche se la feriva.
D’altronde anche lei
forse avrebbe fatto la stessa cosa… La
famiglia viene prima di tutto.
Col cuore in gola stava
vagando senza meta, in cerca di qualcuno che magari non voleva essere trovato o
che forse non c’era più…
Briony si sentì come una che si era
lanciata in una corsa contro il tempo e capiva che il mondo illusorio che aveva
costruito con Elijah si stava sgretolando sotto i suoi piedi, trascinandola a
fondo.
Dando di continuo gas, pensò
che Elijah non poteva essere andato molto lontano con un Klaus così debole e in
punto di morte quindi magari si erano appartati in un luogo sicuro, lontano
dalla civiltà…
Si diresse verso la
campagna.
Lo trovò appoggiato a un
albero, che fissava un uomo nudo per terra in mezzo agli arbusti. Era Klaus.
Briony fece attenzione a non far rumore per non
rompere qualche ramo o foglia per terra, e si ritrovò a qualche metro da lui.
Per fortuna era ancora vivo….
“Elijah?” Sussurrò
debolmente, fissando emozionata la sua schiena.
Lui lentamente si voltò,
come se non si capacitasse che ci fosse qualcuno vicino a lui.
Aveva subito
riconosciuto quella voce, per la quale sarebbe stato disposto a attraversare
l’inferno o a dannarsi per proteggerla, ma non voleva crederci.
Non aveva il diritto di
risentire quella voce dolce e cristallina dopo quello che aveva fatto. Dopo
come l’aveva tradita.
Quando si ritrovarono
faccia a faccia, Elijah assunse un’espressione indecifrabile, ma scavata,
incisiva. Come se ce l’avesse con quella visione davanti a lui o con se stesso.
Magari con entrambi. I suoi doveri morali lo infilzavano dentro l’abito
perfetto.
Inaspettatamente Briony non perse il controllo delle sue emozioni e si
avvicinò con un’espressione fintamente trionfante: “Non sono una che si lascia
ingannare facilmente.”
Elijah la fissò vuoto,
pensando tuttavia che era davvero così. Ma ora non poteva pensarci.
“Vattene Briony.” Replicò meccanicamente voltando lo sguardo austero
e controllato.
La ragazza allora indurì
lo sguardo severamente, usando però la pillola del sarcasmo nella voce: “Ho
mollato i miei amici senza dire una parola durante il lutto, vuoi forse farmelo
rimpiangere con quella tua faccia funeraria e il mezzo morto qui steso a terra?
Io direi di fare qualcosa a riguardo.”
Elijah ritornò a
fissarla in un lampo. La trafisse con lo sguardo freddo.
“Non puoi fare nulla per
me. Per il tuo bene è meglio che te ne vada.”
Briony sgranò gli occhi e si avvicinò ancor di
più, questa volta priva di sarcasmo. Il vampiro abbassò lo sguardo verso il
corpo del fratello a terra, come se volesse sincerarsi fosse ancora
incosciente. Oppure per non dover guardare dritto negli occhi della ragazza la
sua colpa.
“Vuoi davvero farmi
andar via? Vuoi sul serio andare avanti con questa sciocchezza?”
“E’ la mia famiglia, Briony.”
“Le menzogne meschine di
tuo fratello non ti porteranno verso ciò che desideri!”
“Non troverai altre
risposte da me se non quella che ti ho già ripetuto.” Replicò ordinario, con la
stessa indole che usava nel farsi obbedire. Doveva
farla andar via.
Briony serrò di più lo sguardo, scuotendo la
testa. Elijah ritornò a guardarla grave, con sensazioni contrastanti dentro di
lui che doveva in tutti i modi frenare. Si guardarono dritto in viso, con
un’intensità sorprendente ma che testimoniava quanto fossero divisi dai loro
obbiettivi diversi, da una via impossibile da percorrere insieme.
Lei nonostante tutto non
voleva mollare proprio ora. Nonostante l’evidenza dei fatti, il destino li
aveva riuniti. Un’altra volta.
“Non ti lascerò andar
via così.”
Vedendo la testardaggine
della ragazza, Elijah si voltò preoccupato a guardare lo stato del fratello,
ancor steso a terra, e fece poi dei passi veloci verso di lei.
“In che modo devo
costringerti? Non hai idea di cosa potrebbe capitare se lui ti vedesse qui.”
L’ordine di Elijah fu
detto a chiare lettere, gli occhi neri svelavano il pericolo, ma lei non ne volle
sapere.
“Ho fatto tutta questa
strada per vederti andare incontro al suicidio senza emettere parola? Non me ne
vado senza di te.”
Credette che Elijah
stesse per prenderla per un braccio e condurla a forza verso l’auto, invece
rimase ad analizzare i suoi lineamenti. La voce di Elijah si ammorbidì, in una
lieve carezza. La fissava profondamente tentando di convincerla.
“Briony ti
supplico torna a casa. Devi pensare a te stessa, non a me. Non deve accaderti
qualcosa di male per colpa mia. Vai.”
Nemmeno quello bastò.
“Io sono venuta qui solo
per te, per farti tornare a casa! Lui ti ucciderà Elijah! Non puoi credere alle
sue bugie!” gli disse facendo fuoriuscire tutta l’angoscia sia nel fisico che
nelle parole.
“Devo almeno tentare,
non posso lasciar perdere… Ho solo questa
possibilità per sapere la verità sulla mia famiglia.” rispose serio e
inflessibile.
“Non puoi credergli… dopo tutto quello che ci ha fatto… tuo fratello è perfido. Avrebbe detto qualsiasi
cosa in quel momento per salvarsi la pelle. Ma tu non hai avuto il minimo
dubbio su di lui, ti sei subito fidato. Perché, Elijah? Hai scelto di
abbandonarci lì, in quel modo..” Gli mormorò con le lacrime amare agli occhi ma
stringendo i denti per non farle scorrere.
Aveva parlato al plurale
ma in realtà lei si riferiva solo a se stessa. Al dolore che aveva provato
dentro di sé quando se ne era andato, lasciandolo solo fiamme e vuoto.
Elijah la fissò
profondamente dispiaciuto. Avrebbe voluto sfiorarle il viso ma restò
inspiegabilmente immobile come una statua.
“Mi dispiace… non volevo ferirti di proposito. Ma non
posso andare avanti se non sono certo che tu sei al sicuro, quindi ti prego
vattene. So badare a me stesso.” Rispose serio sviando lo sguardo altrove per
non incorrere in debolezze.
“Vuoi apparire sempre
così saggio ma ti piacciono gli sciocchi suicidi. Non ti abbandonerò proprio
ora.”
Elijah allora si voltò,
lo sguardo si fece glaciale.
“Ti avevo detto di non
cercarmi se fosse successo qualcosa. E ora ti sto dicendo di scappare… obbediscimi per una volta, santo cielo! Lo
dico per il tuo bene perché non voglio che ti succeda niente.”
Briony scosse la testa in segno di diniego.
Non ce l’avrebbe fatta a lasciarlo lì da solo; abbandonarlo senza sapere se
l’avrebbe più rivisto, l’avrebbe fatta impazzire. Poteva anche rispedirla a
casa a calci ma lei l'avrebbe ritrovato comunque.
Elijah la fissò
penetrante, con dei lampi furiosi negli occhi, pronto a ordinarle ancora una
volta di scappare via, ma all’improvviso il corpo di Klaus si mosse con un
bisbiglio.
Fu come se una mano
fosse passata sulla faccia di Elijah e avesse tolto ciò che vi era prima. La
ragazza lesse il terrore e la preoccupazione negli occhi neri di Elijah. E non
per se stesso. Si girò verso il fratello senza emettere fiato, poi si voltò
velocemente di nuovo verso di lei.
L’afferrò a sé con un
braccio, senza preavviso.
Non sembrava un normale
abbraccio, anche erano appiccicati, sembrava come se volesse farle da scudo da
chissà quale male. La sua mano passò sul suo collo, toccandone la pelle per
tenerla ferma; si avvicinò al suo orecchio.
Il sole scottava in
mezzo alla campagna ma Briony sentì quel freddo
contatto sulla sua pelle e tremò. Entrambi avevano il fiato corto.
“Ti amo”
Parole fugaci.
Silenziose. Ma dette con una tale sincerità che Briony quasi
svenne tra le sue braccia. Spalancò gli occhi incredula... felice.
Non se l’aspettava che
lui glielo avrebbe mai detto. Sempre così freddo, scostante e rigido.
Lei glielo aveva
confessato tante volte senza ricevere risposta.
Ma ora, in quel momento
di pericolo che poteva essere l’ultimo, Elijah non voleva più trattenersi. Non
voleva separarsi da lei senza che sapesse quello che lui provava veramente, e
che si era sempre rifiutato di credere o accettare.
Si rese finalmente conto
che l’onore non era l’unica parte integrante che gli era rimasto in tutti
quei secoli… c’era spazio per qualcos’altro.
Di più profondo e vitale…
Ed era rappresentato da
lei. Ora più che mai, quando le loro vite erano in gioco, se ne rendeva conto.
Quella certezza sembrò far trasalire non solo lei, ma anche lui. La sua
armatura così perfetta e glaciale si stava screpolando.
Briony non ebbe neanche il tempo di
guardarlo né di rispondergli, perché poi Elijah si girò repentinamente e le si
parò davanti per impedire al fratello di toccarla.
Klaus alzò il viso e
guardò il sole. La trasformazione era avvenuta. Era un vero e proprio ibrido.
Sorrise di gioia e si voltò verso il fratello.
Quando notò Briony che lo stava fissando disgustata da dietro le
spalle di Elijah, Klaus le sorrise malefico e disse: “Ti sei portato una bella
compagnia Elijah, i miei complimenti.”
“Hai dormito per ben due
notti. Dovremmo continuare il viaggio subito senza ulteriori indugi.” rispose
Elijah senza ammettere repliche.
“Sì… ho
solo giusto bisogno di mangiare qualcosa per rimettermi in forze.” esclamò
avido guardando l'umana.
Elijah tenne stretto il
polso di Briony dietro la sua schiena e
sibilò come un serpente, guardando il fratello in modo terrificante e
pericoloso:
“Giù le mani.”
Nel suo viso apparve un
lampo d’ira, che Klaus non aveva mai visto prima in lui.
Gli sorrise ironico:
“Come siamo permalosi!
Signorina, che ne dice di unirsi a noi?” chiese affascinante cercando di
guardarla dietro la schiena di Elijah. Briony non
osava fiatare ma continuava a fissarlo con disprezzo e odio.
“Lei non viene da
nessuna parte.” rispose Elijah glaciale, e non ammetteva nessuna replica.
“E’ un ordine Elijah?”
“Mi hai dato la tua
parola che mi avresti portato dalla nostra famiglia. Lei non c’entra e può
esserci solo d’intralcio.”
“Peccato… mi
piacerebbe che lei vedesse la tua faccia commossa mentre ti riunisci alla
nostra famiglia.” mormorò sorridendo come una canaglia.
Briony non ce la faceva più a stare in
silenzio e mormorò acida:
“Sappiamo entrambi che
sono tutti morti e sepolti.”
Klaus la guardò con il
fuoco ardente negli occhi:
“Vuoi constatarlo tu
stessa? E visto che tu sei già qui, non vedo perché non dovresti partecipare
alla rimpatriata!” Rispose avvicinandosi pericolosamente ai due.
Ma Elijah gli si avventò
addosso con forza inaudita, prima che l’ibrido sfiorasse Briony. Klaus però era veloce quanto lui e lo afferrò per
il collo stendendolo contro un albero. Elijah era forte abbastanza per
resistere ed era più muscoloso, ma sapeva che era tutto inutile poiché il
fratello era più potente, in quanto ibrido, e farlo arrabbiare avrebbe
complicato nettamente le cose.
Briony intanto guardava la scena
terrorizzata portandosi la mano alla bocca... quel Klaus faceva sul serio e
Elijah non avrebbe resistito ancora a lungo, anche se era un Originario. Cercò
di mettersi tra i due per fermare Klaus, ma quando Elijah notò che si stava
avvicinando, diede prontamente uno spintone al fratello per farlo allontanare
da sé; Klaus lo lasciò perdere e rise cercando i suoi vestiti.
“Ti sei divertito. Mi
pare che avessimo un accordo.” disse freddo Elijah mettendosi a posto il colletto
della giacca. Briony guardava la scena intimorita
chiedendosi se dovesse dare un calcio nel sedere a Klaus. Non la trovò un’idea
saggia per quanto desiderata.
“Sisi.”
rispose intanto Klaus pensieroso.
Elijah gli porse poi
gentilmente la giacca.
“Mi hai dato la tua
parola Niklaus.”
“Che razza di fratello
spezzerebbe questo legame? Anche se hai cercato di uccidermi”
Klaus sentì un mormorio
pesante provenire da Briony e la guardò
infastidito. Non gli erano mai piaciute le persone che lo sottovalutavano o
ridevano di lui.
Elijah cercò di attirare
la sua attenzione e lanciò un'occhiata a Briony.
“Avrei potuto ma non
l'ho fatto” disse calmo mettendogli la giacca educatamente .
“Ora nessuno può farlo,
nemmeno tu” rispose minaccioso fissandolo.
Elijah non fece
trasparire alcuna emozione, non aveva mai avuto paura o timore di nessuno ma sapeva
che doveva stare all'erta col fratello. Era imprevedibile, e non si sarebbe
fatto raggirare un'altra volta.
“Rilassati Elijah. E'
tutto perdonato”
Lui gli fece un sorriso
sforzato: “E lei?” chiese distaccato rivolgendosi a Briony.
“Sono un signore io. Non
le torcerò un capello. Ti do la mia parola.”
Elijah lo fissò per
niente rassicurato: sapeva che non doveva fidarsi, che il fratello non si
sarebbe fatto alcuno scrupolo anche se Briony era
una ragazza, e purtroppo la sua condizione di ibrido gli dava un certo
vantaggio.
Ma non potevano fare
altro che assecondarlo per il momento.
“Andiamo allora ad
assistere a questa farsa.” Disse la ragazza teatralmente.
Klaus si lanciò sfuggire
una risatina nell’avviarsi, Elijah fu dietro di lui ma con lo sguardo fisso
sulla ragazza. Lei ricambiò, sentendosi meno coraggiosa di quanto volesse
apparire; in realtà non le piaceva affatto la situazione che era andata a
crearsi ma ci si era buttata dentro per la sua testardaggine e la smania di
volere Elijah con sé.
Gli fu almeno grata nel
vederlo indietreggiare per stare l’uno accanto all’altra e farle sentire la sua
protezione. Sentì il cuore gonfio mentre si guardavano per poi concentrarsi su
quel tortuoso cammino.
Elijah non osava esporre
troppo il legame con l’umana di fronte al fratello perché sicuramente ne
avrebbe approfittato, ma era sempre attento affinché non le si avvicinasse
neanche di un centimetro.
Non avrebbe mai voluto
che Briony entrasse in tutta quella storia,
per di più stare così a diretto contatto con Klaus... ma se stava vicino a lui
era più al sicuro che stare a casa indifesa.
L'avrebbe protetta. A
ogni costo.
Anche se avrebbe dovuto
lottare col fratello.
Ormai glielo aveva già
dimostrato ampliamente cosa provava per lei. Di nuovo l’armatura si crepò,
quasi non esisteva più per intero, come se fosse soltanto una carcassa da
buttare. La maschera che ricopriva interamente la sua anima si abbassò.
Ma sebbene la situazione
fosse tragica e pericolosa, entrambi erano sicuri di una cosa, essenziale e
importante, anche se l'inferno stava divampando in mezzo a loro, pronto a
bruciarli.
Briony timorosamente trovò la mano fredda
di Elijah e di nascosto gliela strinse.
Elijah gli chiese mille volte
dove avesse nascosto la loro famiglia ma Klaus sviava sempre la domanda dicendo
di aspettare.
Andarono
nell'appartamento di Klaus, dove era rinchiusa Katherine e c’era anche qualche
stregone di Klaus. Elijah sembrava l'ombra di Brionyperchè ad ogni minimo passo lui era accanto a lei,
cercando di sbarrare la strada a chiunque volesse toccarla. Lo sguardo era più
rigido e duro che mai.
E lei stava dietro di
lui, timorosa, cercando di respirare normalmente.
Avrebbe voluto
tornarsene a casa con lui, sani e salvi, e vivere la propria vita sereni ma in
cuor suo sapeva che non sarebbe finita così. I lieto fine poche volte si
realizzano.
Deglutì spaventata e
fissò acidamente Katherine che li guardava da dietro uno scaffale.
Non era il momento per
cantargliene quattro perché aveva altro a cui pensare ma quando sarebbe venuta
l'occasione adatta gliela avrebbe fatta pagare a quella stronza sgualdrina.
All'improvviso qualcuno
bussò.
Klaus andò ad aprire e
si ritrovarono davanti Stefan Salvatore,
più pallido che mai.
“Un'altra anima sperduta
che ha bisogno dei miei servigi?”
“Ho bisogno del tuo
aiuto Klaus... mio fratello è stato morso da un lupo e so che tu hai una cura.”
rispose veloce Stefan guardando Briony preoccupato. Non si aspettava che anche lei
fosse arrivata fin lì.
Pure Briony lo guardò accigliata, ma non dissero niente.
“Mi dispiace Stefan ma ora non posso accontentarti, sai com'è mio
fratello ha la precedenza in questo caso.” rispose Klaus andandosene in
un'altra stanza.
Elijah fece dei passi in
avanti e disse educatamente a Stefan:
“Tu capisci quanto è
importante la famiglia altrimenti non saresti qui. Mio fratello mi ha dato la
sua parola che potrò ricongiungermi alla mia...”
La casa sprofondò in uno
strano e terribile silenzio.
Briony si allontanò di qualche passo,
guardandosi attorno circospetta. Dove era finito Klaus?
All'improvviso Elijah
sentì una voce allarmante dietro le sue spalle:
“E così farò.”
Elijah si voltò di
scatto, allarmato dal tono di quella voce, ma non fece in tempo ad agire.Klaus gli conficcò un pugnale nel cuore e Elijah urlò.
Briony non aveva neanche visto Klaus
avvicinarsi a Elijah fino a quando non l'aveva sentito urlare di dolore. Quando
capì quello che era successo, anche lei urlò dal dolore e dal terrore, che
presero ampio possesso di lei.
“Elijah!” Gridò e tentò
di correre da lui per aiutarlo.
Uno stregone tuttavia
glielo impedì e la afferrò saldamente.
Elijah non credeva che
il fratello gli avesse fatto una cosa simile alle spalle. Lo guardò furibondo e
glaciale sentendosi tradito da quel sorriso finto e ipocrita. Cercò di fermarlo
prendendogli la testa fra le mani e cercando di rimanere aggrappato alla vita
il più possibile, ma ormai le forze stavano diminuendo.
L'ultima cosa che vide,
mentre cadeva a terra, fu il volto terrorizzato e shockato di Briony: pregò con tutto sé stesso che almeno lei uscisse
viva da lì, e che lo perdonasse per averla tradita o stravolto l’esistenza.
Imprigionò tutti i suoi sentimenti per lei in quello sguardo scavato e prossimo
alla morte, come per non farglieli dimenticare mai.
Briony si sentì morire quando Elijah cadde
al suolo, morto.
Il cuore sprofondò in un
abisso di pura sofferenza. Si spezzò. Morì.
“Elijah! Elijah!” gridò
in preda a un raptus di follia mixata a dolore; affondò le unghie
nelle mani dello stregone con una forza inaudita che gliela fece addirittura
sanguinare.
Si liberò della sua
stretta e raggiunse agitata il corpo morente del vampiro, ma Klaus le si parò
davanti all’ultimo.
“Dove credi di andare?”
Con una sola mossa la
attaccò alla parete, costringendola a guardare l'uomo che amava in quello
stato. Come la prima volta che l'aveva visto nella cantina dei Salvatore.
Ma questa volta era
diverso.
Era come se quel pugnale
avesse trafitto anche lei.
Delle lacrime bollenti
scesero lungo il suo viso e tentò in tutti i modi di ribellarsi e di staccarsi
dalla parete, ma lo stregone con la magia l'aveva inchiodata al muro.
Provava un dolore fisico
talmente forte che un singhiozzo le scoppiò nel polmone, e ansimava dalla
sofferenza che sentiva.
“No no no ...”
continuava a farneticare tra le lacrime, mentre vedeva impotente il corpo di
Elijah per terra. Il viso era rivolto verso l'alto ma Briony aveva
sempre in mente come l'aveva guardata prima di cadere a terra.
Con un amore e una
speranza così prepotenti e reali da darle la forza necessaria per non
arrendersi.
Ricordò la prima volta
che l'aveva visto bene in faccia, per terra ansimante fuori dalla casa dei
Salvatore e l'aveva fissata sospettoso e incredulo. Possedeva una bellezza
regale, che la intrigava e l’attraeva.
Ricordò quando l'aveva
salvata da Damon Salvatore e le aveva gridato, col volto agghiacciante e
terribile e le mani insanguinate, di scappare dentro casa per mettersi al
sicuro.
Ricordò quando le aveva
confessato con quegli occhi inquisitori e amareggiati che non vedeva nulla di
malvagio in lei.
Ricordò il primo vero
bacio che si erano scambiati, ricordò la prima volta che avevano fatto l’amore
e quando lui le aveva promesso che non l’avrebbe lasciata mai più….
Il suo corpo si
irrigidì, i gomiti scalciarono contro il muro come se volesse sfondarlo e gridò
di lasciare andare Elijah, con una forza tale che il collo si contorse dallo
sforzo. Le lacrime le bagnarono tutto il viso.
Klaus fece segno al suo
stregone di lasciarla libera e lei con un tonfo morto cadde per terra, in cerca
d'aria. Ma non c'era un secondo da perdere. Non doveva respirare, non doveva
alzarsi, non doveva urlare. Doveva solo trascinarsi vicino a Elijah così lo
avrebbe salvato.
Tra le lacrime e il
respiro fermo, Briony si trascinò fino al
corpo di Elijah, alimentata da una forza interiore che la incoraggiava e la
spremeva fino alle ossa.
Era arrivata vicinissima
a lui e con trepidazione allungò la mano tremante verso il suo petto, dove era
stato infilzato. Ma all'ultimo momento Klaus prese con rudezza il corpo del
fratello e lo portò via da lei.
Briony spalancò gli occhi inorridita
sentendo che la propria mano toccava solo l'aria, il vuoto più atroce, e si
girò verso Klaus infuriata:
“Bastardo! Non hai un
briciolo di umanità in te!” disse con la poca voce che le era rimasta.
Poi tossì violentemente
come se stesse per sputare del sangue, e Stefan le si
avvicinò preoccupato, per aiutarla a sorreggersi.
“Klaus ora basta.” disse
lui deciso.
L'ibrido si voltò
incredulo che un vampiro di solo 162 anni avesse una tale sfrontatezza verso di
lui, ma sorrise soltanto:
“Sono un uomo di parola
infatti ho ricongiunto mio fratello alla nostra famiglia, vedete?”
Briony aveva tutti i nervi a pezzi. Le mani
le dolevano fino a sanguinare e non sentiva più le gambe. Ma riuscì ad alzare
il viso, sorretta da Stefan che guardava
anche lui shockato e incredulo quella scena.
Degli scagnozzi di Klaus
trasportavano... delle bare?
Erano 5 bare ben
richiuse e un'altra di queste era aperta.
Briony credeva che volesse metterci lei lì
dentro, per farla morire soffocata, ma ad un tratto Klaus trasportò il corpo di
Elijah senza alcuna grazia e lo mise dentro a una bara.
Lei strabuzzò gli occhi
e spalancò la bocca, ma non emise alcun suono perché sembrava paralizzata dalla
testa in giù.
Niente aveva più senso.
Klaus con un sorrisino
fissava il volto di Elijah e richiuse la bara.
“Che stai facendo? Che
hai fatto?” Urlò Briony in un lampo di
follia. Le sembrava di vivere in un incubo degli orrori. Perché nessuno veniva
a svegliarla per allontanarla da quel calvario?
Lui si voltò terrificante
e le rispose che lo aveva ricongiunto alla sua famiglia.
Alla fine lei capì.
Nelle altre bare c'era
il resto della famiglia Originaria. Non erano morti veramente, erano soltanto
inchiodati da quel strano pugnale d'argento e rinchiusi per sempre in una bara
indegna.
Quel doppio gioco così
schifoso e spregevole diede la forza a Briony per
combatterlo e rialzarsi; Stefan cercò di
frenarla ma lei lo strattonò via.
“Ti farò sputare l'anima
Klaus. Giuro su Dio che ti farò pentire di quello che hai fatto” disse con
tutto l'odio che possedeva.
“Mi dispiace cara, ma
dovrai sopravvivere senza di lui adesso. Vedrai che sarà felice, in fondo è con
la sua famiglia no?”
Briony traballante cercò di raggiungere la
bara, ma una forza invisibile la buttò ancora a terra. Sentiva il sangue
ribollire e sputare veleno all'interno del suo corpo. L'urlo le si mozzò nella
gola, stirò le braccia e le gambe per sopportare quel dolore mortale e cercò
alzarsi con ogni forza che aveva.
“Ora basta.” Disse Klaus
dando lo stop allo stregone.
Briony non ebbe neanche il tempo di
respirare normalmente che Klaus la prese per i capelli, e la fissò dritto negli
occhi: “Sono un uomo di parola per cui come promesso non ti farò niente”
Briony fu quasi sul punto di sputargli in
faccia e di urlargli di marcire all'inferno, ma Klaus scostò il viso e si
rivolse al suo stregone: “Portala via di qui.”
Briony si sentì strattonare e condurre
verso la porta con rudezza.
Capendo che tutto stava
per finire, che le speranze si erano affievolite in un baleno, giocò l'ultima
carta. Quella della pietà e compassione.
Implorò Klaus di lasciar
andare Elijah e di prendere lei al suo posto. Se non voleva farla morire,
poteva prenderla come sua schiava o alleata, avrebbe fatto tutto quello che lui
voleva basta che faceva vivere Elijah.
Non le importava niente
della sua vita, se non poteva viverla con lui.
Klaus le rise in faccia
e le rispose che lei non aveva niente di utile da offrirgli, anzi, e ordinò
ancora al suo scagnozzo di portarla via.
Il cuore di Briony ebbe un sobbalzo, anche se distrutto.
“No! No! Stefan, Stefan!”
Chiamò Briony disperata, cercando un suo
aiuto, ma lui la guardava triste e impotente. Non era in grado di aiutarla...
Nessuno poteva farlo.
Urlando, Briony lanciò un'ultima occhiata angosciata alla bara
dove era rinchiuso Elijah, e scoppiò di nuovo a piangere.
Alla ragazza venne
un attacco isterico e si disperò in corridoio tra le braccia forti dello
stregone; la prospettiva di lasciare Elijah lì dentro la devastava
come nessun altro dramma aveva subìto in passato.
Lo stregone fu costretto
a tramortirla altrimenti avrebbe creato soltanto guai. Le sue grida potevano
sentirsi anche fino in Bangladesh ed era meglio farla stare zitta.
“Non toccarmi verme,
lasciami andare” continuava a blaterare lei, mentre lui effettuava la magia.
Prima di chiudere gli
occhi, Briony sentì la voce profonda di
Elijah. Quella frase che le aveva riscaldato il cuore e che non avrebbe mai
dimenticato:
“Ti amo”
Ma ora quel ricordo
tanto bramato era perduto, sfibrato via dalle sue mani come polvere. Gli occhi
furono chiusi definitivamente, nel buio silenzioso.
Briony si svegliò con la testa pulsante e
la schiena dolente in casa sua. Non ricordava niente e si guardò intorno
sospettosa.
<< Che è successo?
Riesco a malapena a muovermi.... Dio che male! Merda…
Dov'è Elijah? Che è successo?? >> Si chiese ininterrottamente provando a
alzarsi ma la testa le girava dolosamente.
Dalla cucina comparve
Caroline, che quando la vide sveglia si precipitò da lei e l'abbracciò:
“Dio mio, per fortuna ti
sei svegliata! Credevo che non ce l'avresti fatta!”
“Cosa? Perchè? Che è successo?” Chiese Briony tutta
confusa.
“Ti ho trovata qualche
ora fa moribonda per terra nel corridoio e ho temuto il peggio! Credevo che ti
avessero ammazzata...”
“Ma...” Briony non riusciva a capire ma all'improvviso ricordò
tutto.
L'inganno di Klaus.
Il momento terribile in
cui aveva conficcato il pugnale nel cuore di Elijah e l'aveva sepolto in una
tomba col resto della famiglia...
Briony si portò la mano alla bocca per
fermare le lacrime e i respiri affannosi che la stavano torturando.
Si trovava ancora più
sola al mondo di quanto fosse stata fino a quel momento.
Non era possibile
sostenere lo strazio che aveva provato quando aveva visto Klaus uccidere Elijah
a tradimento, e quando lui l'aveva guardata negli occhi un'ultima volta.
Forse non era possibile
conoscere un simile dolore e sopravvivere.
Questa volta le ferite
del suo cuore non si sarebbero rimarginate, perchè lui
non esisteva più. Non ci sarebbe stato più lui a sostenerla, a proteggerla e a
infonderle forza. Sentiva il proprio cuore come martoriato.
Briony si aggrappò saldamente alle spalle
di Caroline e diede sfogo al pianto,
fino al dolore fisico. Nessuno poteva criticarla per la sua esibita disperazione
completa, e la vampira aveva capito tutto ormai.
Cullava la sorella
maggiore per confortarla e le disse nell'orecchio che sarebbe andato tutto
bene.
Ma Briony sapeva che non era vero, sapeva che quella fase
della sua vita si stava concludendo contro la sua volontà. I lieto fine non
esistono, non riflettono mai la realtà.
Perché il destino è
crudele.
Tutta la gioia che ti
offre alla fine te la porta via.
Era tutto iniziato come
un sogno…. E finiva come un incubo che non
avrebbe lasciato scampo.
3 MESI DOPO
Elena e Briony erano quelle che avevano sofferto più di tutti
in quella storia perché avevano perso tutto, ma non si erano date per vinte e
avevano cercato di darsi da fare come meglio potevano.
Da mesi cercavano di
trovare Stefan, che era sotto le grinfie di
Klaus, perchè aveva salvato la vita di
Damon col suo sangue ma in cambio voleva la piena fedeltà di Stefan.
Briony pensava che se avrebbero
trovato Stefan Salvatore, avrebbero trovato
anche Klaus e si sarebbe fatta dire, con le buone o con le cattive, dove avesse
nascosto il corpo di Elijah.
Ma aveva anche buone
intenzioni riguardo a Stefan; non meritava di
vivere la sua vita ai piedi di quel viscido di Klaus ed era giusto che tornasse
a casa dalle persone che amava. Se almeno avesse aiutato Elena a ricongiunsi
con lui, ne sarebbe stata felice perché il loro era vero amore.
Come quello che legava
lei e Elijah.
Anche se quando rimaneva
sola a casa quel vortice di dolore la inghiottiva, pensando che Elijah non era
lì con lei e forse non ci sarebbe mai più stato…
Il suo cuore ne era
uscito distrutto dopo quell’esperienza vissuta a casa di Klaus.
Non era così sicura di
sapere come fare a respirare senza di lui.
Non era sicura di essere
pronta a dire addio a tutto ciò che erano stati…
Quel giorno era il
compleanno di Elena. Diciotto anni.
Caroline naturalmente si
era data da fare per prepararle una festa maestosa, ma Elena non voleva
festeggiare in quelle condizioni.
“Dovrebbe cercare di
guardare avanti. Sono stanca di vederla sempre triste…”
disse Caroline mettendo a posto tutti gli addobbi.
“Dovrebbe cercare di
svagarsi, questo sì te lo concedo, ma non penso che rinuncerà a trovare Stefan senza lottare.” ripose Briony.
“Sono mesi che vi date
alla caccia spietata e Elena sta soffrendo troppo perché è tutto inutile..”
“Perché dici così
Caroline? Stefan non era forse tuo amico?
Non ti ha aiutata quando ti sei trasformata?”
“Sì..”
“E questo è il
ringraziamento? Lui ha bisogno del nostro impegno e sostegno.” Rispose decisa.
“Parli di lui o di Elijah…?”
Briony si immobilizzò di colpo. Raramente
sua sorella pronunciava quel nome per paura di turbarla, ma ogni volta che
pensava a lui il cuore le bruciava inesorabilmente nel ricordare
quell’orribile giorno…
Respirò profondamente e
disse:
“Caroline… se
si trattasse di Tyler, tu come ti comporteresti?”
“Farei come voi. Lo
cercherei fino ai confini del mondo ma non mi deprimerei come fate voi due.”
“Non sono depressa.”
Rispose Briony per niente convinta.
“Ah sì? O stai da Elena
a architettare qualche piano segreto per trovare i vostri fidanzati scomparsi o
te ne stai a casa col musone e a disperarti… Se
questa non è depressione…”
“Sai com’è, ho dovuto
pure sopportare una mezza tortura e stare a diretto contatto con quel viscido
di Klaus. Non roba da poco.” Mormorò Briony
fintamente ironica, anche se interiormente avrebbe preferito le mille torture
dello stregone e le minacce di Klaus, piuttosto che rivedere Elijah in quelle condizioni…“Non
posso mollare Caroline…. Non posso rinunciarci…” finì a bassa voce per nascondere la sua pena.
L’ultima cosa che doveva
fare era mollare e dimostrarsi vulnerabile. Elijah la stava aspettando e non
poteva deluderlo. Dopo tutto quello che avevano passato, si meritavano entrambi
un po’ di felicità.
“Scusami. Non volevo
farti sentire ancora più triste.” Sussurrò Caroline dispiaciuta.
Ma all’improvviso la
vampira disse:
“Però Elena se la passa
meglio di te… insomma lei almeno ha una
spalla su cui piangere e che la conforta.”
Briony sapeva a chi si riferisse.
Damon Salvatore…
Il fratello di Stefan era stato molto vicino a Elena in quel periodo,
forse troppo. Sicuramente covava qualche speranza che lei ricambiasse il suo
sentimento.
“Damon non la sta
aiutando, se ne sta solo approfittando per provarci con lei, è diverso” rispose
acida.
“Ancora con questa
storia?”
“Vedrai se non mi
sbaglio. Se le cose continuano così, prima che Elena trovi Stefan, ci sarà un avvicinamento pericoloso tra lei e il
quasi cognato. E non potrà tornare indietro.”
“La cosa comunque
riguarda solo lei.”
Briony sospirò:
“Se John fosse qui….”
Inesorabilmente la
ragazza pensò a John in quel momento… le
mancava terribilmente e quando poteva andava a trovarlo al cimitero per cercare
un po’ di conforto. John era morto per proteggere Elena, e Briony non avrebbe vanificato il suo sacrificio.
“Il tuo amico non voleva
che Elena stesse con un vampiro quindi mi pare che neanche Stefan andasse bene.” replicò Caroline.
“No ti sbagli. John
aveva accettato Stefan perché era un bravo
ragazzo nonostante la sua vera natura, ma disprezzava Damon e aveva ragione.
Lui non è una brava persona e se John ora fosse qui direbbe le mie stesse
parole!”
“Ma non è qui…”
Briony rispose tristemente:
“Infatti ci sono io in sua
vece. Non permetterò che sua figlia si distrugga andando con un tipo
spregiudicato e per nulla raccomandabile come Damon.”
“Credevo che avessi
cambiato idea su di lui dopo che mi aveva salvata”
“Infatti è così. Ma i
legami familiari sono sacri per me e se vedo uno che ci prova con la ragazza
del proprio fratello, mentre quest’ultimo è sotto sequestro, la trovo una cosa
abominevole e meschina.”
“Addirittura!”
Briony si voltò verso di lei e le chiese:
“Se tu fossi stata
rapita e io nel frattempo ci provassi spudoratamente con Tyler, tu cosa
diresti?”
Lo sguardo di Caroline
non tralasciava dubbi.
“Ecco infatti!”
rispose Briony vittoriosa.
Nel pomeriggio Briony andò a trovare Elena ma quando stava per
entrare in camera sua, sentì che c’era Damon con lei.
Le stava regalando una
collana. La vecchia collana che le aveva regalato Stefan.
Elena ne fu davvero
felice e gli chiese se poteva aiutarla a metterla.
Briony borbottò qualcosa e bussò.
“Entra entra!”chiamò
Elena dalla sua stanza.
Titubante Briony entrò e si diresse verso Elena, augurandole
buon compleanno.
“Caroline ti ammazza se
non vieni stasera… so che non è un bel
periodo Elena, ti posso capire benissimo, ma almeno questa sera cerchiamo di… non pensare a tutte le cose orribili che ci sono
successe”
“Grazie Briony. Hai qualche novità intanto?” le chiese Elena
speranzosa.
Lei si incupì
deglutendo. Sapeva a cosa si riferiva. Se aveva trovato un minimo appiglio per
individuare Stefan.
“No purtroppo… nessuna traccia utile..”
Damon si intromise
sorridendo:
“Potete lasciar perdere
voi signorine? Fate lavorare me e Alaric!”
Briony gli lanciò un’occhiataccia:
“Preferisco pensarci io
grazie.”
Damon alzò le mani in
segno di resa e scese giù; dopo un po’ anche Briony se
ne andò dalla stanza di Elena.
“Perché le dai false speranze Briony? E’ impossibile trovare Stefan.”
le disse Damon guardandola fisso negli occhi in modo intimidatorio.
“Certamente non grazie a
te. Dove pensi di trovare tuo fratello sentiamo? Nella scollatura di Elena
forse?” gli domandò beffarda.
“Bella questa.” rispose
lui ridendo.
“Le stai attaccato come
un francobollo, lasciala respirare..” gli mormorò andando verso l’uscita.
“Io faccio quello che mi
pare e inoltre cerco soltanto di aiutarla.”
Briony si girò verso di lui adirata:
“Tenendole nascosto che
hai trovato l’ultimo luogo in cui Stefan si
era recato con Klaus?”
Damon la guardò
allibito.
“Credevi che non lo
scoprissi? Che hai delle piste giuste per rintracciarlo? Ci sono arrivata anche
io sai. Sono determinata quanto o più di te. Purtroppo però quei due si muovono
rapidamente ed è difficile sapere dove si trovi ora”
“E perché non lo hai
detto a Elena prima?” le chiese Damon titubante.
“Perché voglio vedere
quando avrai il coraggio di dirle la verità. Ma sappiamo entrambi che è la tua
occasione per provarci con lei e non te la lascerai di certo scappare. Mi
sembra una soap opera scadente, i triangoli tra fratelli per la bruna di turno
del liceo…” Rispose lei sovrappensiero. Spargere
acido su quella situazione le permetteva di non buttarsi troppo dentro nel
dramma di quei mesi. Quando soffriva così tanto e non vedeva vie d’uscita,
aveva bisogno di spargere veleno altrove per sfogarsi così da pensarci in
maniera minore. Una caratteristica non proprio nobile che Caroline aveva
eredito da lei, anche se in maniera più allargata. D’altronde nessuno è
perfetto e santo in quel mondo.
“Queste parole mi
ricordano quelle di quel bastardo di John Gilbert, chissà perché! Ti avrà
insegnato bene il mestiere!”
Briony si avvicinò pericolosamente a lui:
“Non hai il diritto di
pronunciare il suo nome! E mettitelo bene in testa Damon: non mi fregherai
con le tue moine e i tuoi falsi sorrisini. Tu e io abbiamo dei fini diversi in
questa storia.”
Damon le sorrise
sprezzante.
“Fai come vuoi. Tanto
non troverai mai Elijah. Per Stefan ci
saranno delle speranze, anche se sono minime, ma lui….
Dovresti interrogare Klaus e non penso che lui avrà la minima voglia di
collaborare.” Dopo aver detto questo, Damon se ne andò.
Briony restò lì a rimuginare sulle sue
parole.
“Non troverai mai
Elijah.”
Le venne da piangere
pensando a quelle parole così realistiche e vere, ma si morse il labbro per
scacciare quei pensieri.
<< Al diavolo!
>>
Non doveva farlo…. Non poteva arrendersi e rinunciare a lui. Anche se
l’impresa risultava impossibile, lei sarebbe andata avanti e avrebbe salvato
Elijah.
A qualunque costo.
Quella sera la festa si
svolse serenamente e senza colpi di scena imprevisti. Elena per una volta non
pensò alle disgrazie che le erano capitate e cercò di rasserenarsi il più
possibile.
Dopo la festa però Elena
ricevette una chiamata anonima. Era Stefan.
Non aveva sentito la sua
voce ma sapeva che era lui.
Avvisò subito Briony della telefonata e lei speranzosa le disse che
erano vicinissime a trovarlo e non dovevano mollare.
Le scappò inoltre che
aveva delle tracce su dove fosse finito negli ultimi giorni e potevano partire
da lì. Elena le chiese adirata perché non glielo aveva detto prima e lei
rispose che ci era arrivata seguendo le mosse di Damon, e voleva aspettare fino
a quando non avesse trovato il posto esatto in cui si trovava Stefan.
Elena sentendo la verità
non rispose niente e disse che l’avrebbe richiamata il giorno dopo.
Per la prima volta Briony sentì la speranza rinascere in lei. Non le
importava se qualcuno la smontava dicendo che era impossibile trovare Elijah… ce l’avrebbe fatta, se lo sentiva.
Dopo tanto tempo ritrovò
il sorriso.
Infine prese la macchina
e andò a casa di Caroline.
Ma qualcuno da dietro
gli alberi nell’oscurità, la stava osservando…
FINE CAPITOLO
Scusate se non ho
aggiornato il capitolo in questi giorni!!
Ahah come vedete gli aspri con Damon non
sono finiti e Briony sta cercando di essere
una guida per Elena, come avrebbe fatto John se fosse stato vivo.
E chi sarà mai l’essere
che segue Briony nell’oscurità?
Come
vedete ho seguito le trame del telefilm per poi arrivare (nel più breve tempo
possibile) alla liberazione di Elijah. Spero resterete con me fino alla fine J
Se
le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere, non
dobbiamo mai smettere di amarle. Le case bruciano…le persone muoiono… ma il vero amore è per sempre.
Il mondo è spietato.
Alla fine l’unica
persona su cui si può contare, è solo su se stessi.
Perché gli altri non
potranno mai capire il dolore che uno sente, potranno sempre metterti una mano
sulla spalla e dire “mi dispiace”, ma le loro sono sempre frasi di congettura.
Appena le dicono, ti mollano, ti lasciano, sentendosi la coscienza a posto.
Però il dolore che senti è sempre lì, in agguato…
e la maggior parte delle volte lo devi affrontare da solo.
Non si può mai sapere,
infatti, fino a che punto puoi fidarti di una persona… fino
a che punto puoi confidarti, o sperare in un suo aiuto fedele e sincero.
Perché Briony in quei lunghi mesi non lo ricevette mai.
Il giorno prima aveva
litigato duramente con Caroline. Non avevano mai litigato così, neanche quando
erano ragazzine. Questa volta la situazione era nettamente sfuggita di mano.
La Blond-Girl era stufa dei continui tentativi vani della
sorella maggiore di rintracciare Elijah. Non voleva capire che non c’era più
speranza? Che si stava buttando via come uno straccio solo per un semplice
amore perduto? Avrebbe addirittura rischiato la vita per contrastare Klaus e
questo lei non lo avrebbe permesso.
“Non lo capisci?” le
gridava Caroline “E’ tutto inutile, Elijah è andato!”
Briony la guardò ferita e le mormorò a
bassa voce:
“Smettila Caroline…”
“No smettila tu Briony! Smettila di cercare, smettila di sperare che
ritorni, smettila e basta! Elijah se n’è andato, e non tornerà mai più…devi fartene una ragione”
Briony aveva sospirato amaramente guardando
fuori dalla finestra. Quante volte aveva visto Elijah fare la stessa cosa.
Mettersi dietro la finestra a guardare fuori con occhi amareggiati, freddi e
inquisitori. Chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lui per il resto della sua
vita immortale.
Ma lui non c’era più.
Quella mancanza le
trafiggeva il petto e il cuore, formandole un buco nell’anima che non si
sarebbe mai più rimarginato.
Elijah era stata la
prima persona in tutta la sua vita che l’aveva incuriosita, che l’aveva
attratta in un modo così ambiguo…. E all’inizio
ne aveva avuto paura.
Ma alla fine Elijah si
era dimostrato un essere migliore più di quanto lui stesso credesse. Le sue
virtù non lo facevano apparire perfetto o un eroe senza macchia e senza paura,
ma soltanto un uomo. Con profondissimi sentimenti. Così riservato nel modo più
seducente e di potere.
Poteva sembrare solo
un’attrazione fisica all’inizio, ma non lo era.
Forse la prima cosa che
aveva notato in lui era la sua bellezza regale e fiera, ma la parte morale e
umana di lui era la parte che Briony amava
di più.
Perché quando finalmente
lui aveva rivelato il vero se stesso, il vero Elijah, non l’essere glaciale e
spregevole che voleva tanto far credere, lei se ne era perdutamente innamorata.
Poiché lei non voleva
far altro che questo... conoscerlo, abbassare la maschera che aveva intaccato
il suo animo, sfidare a vicenda le proprie certezze e paure, schiacciare quella
solitudine tetra che era tanto somigliante alla sua…
il legame era tangibile, il più profondo che avesse mai instaurato con un’altra
persona, sebbene appartenessero a due razze e mondi diversi.
Avevano tutti e due dei
problemi e dei sentimenti repressi quando erano arrivati a MysticFalls.
Lei aveva bisogno di
lui, come lui aveva bisogno di lei.
Perché Caroline allora
non riusciva a capirla? Perché non la supportava invece di scoraggiarla così?
“Io non lascerò mai
perdere. Non rinuncerò mai a cercarlo.”
“Hai perso il lume della
ragione Briony! Questa caccia spietata non ti
porterà a niente! Niente!” urlò Caroline cercando di convincerla.
“E dovrei lasciar
perdere così? Dimenticare tutto?? Smettere di amarlo? Come puoi pensare di
capirmi se credi che io potrei davvero farlo dopo tutto ciò che ho provato?”
“Non posso stare qui a
guardarti a braccia incrociata mentre tu diventi sempre di più una larva umana!
Questa tua fissazione per Elijah ti sta distruggendo! Se papà fosse qui….”
Ma a quel nome Briony la interruppe subito e l’aggredì a parole:
“Oh santo cielo
Caroline! Nostro padre ha la guerra nelle viscere, non starebbe ora a parlare
come fai tu, ma andrebbe diritto al sodo! Cioè ucciderebbe il vampiro che ha
rapito il cuore della sua povera figlia! Ah ma ucciderebbe anche te sai? Non
sono l’unica che corre dei rischi, li corri anche tu se non stai attenta!”
Caroline ascoltò
attentamente e deglutì spaventata:
“Devo dirti una cosa… ho chiamato papà.”
“Tu cosa??” Briony aveva la stessa espressione che aveva avuto
John quando Damon gli aveva confessato di aver dato il suo sangue a Elena.
“Volevo farlo da tanto
tempo ma non ne avevo mai il coraggio. Volevo affrontarlo dopo quella volta…. Ma ne ho avuto veramente l’occasione quando ti
vedevo in questo stato. Spero che almeno lui ti faccia cambiare idea.”
“Tu gli hai detto di
Elijah??” le urlò adirata e incredula.
La faccia colpevole di
Caroline dimostrava tutto.
“Sei così stupida da
avergli detto tutto? Dio Caroline, credevo che il tuo cervello sotto quei
capelli biondi fosse maturato un po’! Che fossi cresciuta! Ma a quanto vedo la
trasformazione non ha fermato solo la tua crescita fisica ma anche quella
mentale!” Briony le stava urlando tutte quelle parole
orribili ma non le pensava veramente. Era solo arrabbiata e ferita… perché si sentiva sola al mondo. Perché
nessuna riusciva a capire il suo dolore.
“Qualcuno doveva pur
prendere questa situazione in mano e io l’ho fatto!”
“Oh davvero? E pensi di
aver risolto qualcosa chiamando nostro padre??” le chiese acida.
“Se mia madre ha capito
quello che sono e mi ha accettata… lo farà
anche papà.” Rispose quasi convinta.
E’ vero sua madre, lo
sceriffo, aveva scoperto tutto grazie alla spia di Matt. All’inizio non aveva
avuto una bella reazione perché si era sentita tradita e ingannata ma alla fine
era riuscita ad accettare la nuova natura della figlia. Ma il padre non
l’avrebbe mai fatto.
“Verrà prima la fine del
mondo.” Rispose Briony in tono ironico.
“Spero che tu lo capisca
che l’ho fatto per il tuo bene e per farti rinsavire.”
“No! L’hai fatto per il
tuo! Hai pensato solo a te stessa perché non volevi sentirti messa da parte o
disprezzata per quello che sei! Speri davvero che papà ti accolga a braccia
aperte o che io segua il tuo consiglio? Andrà male in entrambi i casi, mi
dispiace”
Dopo aver detto
questo, Briony si girò e le voltò le
spalle. La discussione era finita e non aveva più voglia di parlarle.
Caroline, capendo che la
sorella era davvero arrabbiata con lei, se ne andò senza dire nient’altro.
La sorella maggiore
aveva voglia di prendere a calci qualcosa, ma rimase ferma immobile in mezzo
alla stanza pensando al casino che aveva combinato Caroline.
Chiamare il loro padre??
Non avrebbe mai trovato altra idea più stupida e letale!
Perché Bill poteva
ritornare solo se lei o Caroline glielo chiedevano, così gli aveva ordinato
Elijah. Ma lui non era un tipo pacifista e nemmeno sensibile; non avrebbe mai
ascoltato Caroline e avrebbe continuato il suo piano da torturatore perverso.
Per non parlare di Elijah…. Chissà cosa le avrebbe gridato e come l’avrebbe
convinta a lasciar perdere.
Ma lui non ci sarebbe
mai riuscito, neanche se la frustava l’avrebbe convinta.
Briony uscì per prendere una boccata d’aria e
andò nel solo luogo in cui non si sentiva esclusa o rifiutata.
Briony posò dei fiori freschi nella tomba
di John Gilbert e di Jenna Sommers, e si
sedette accanto a loro.
Anche se loro non
potevano parlarle, lei sapeva che loro la stavano ascoltando e la sostenevano.
Solo lì in quel luogo di morte e disperazione, riusciva a sentirsi libera e
serena. Almeno in quel momento...
Le scesero delle lacrime
sul viso, sfociate raramente nonostante il terribile dolore in quel tempo, e
incominciò a parlare con loro.
Chiedeva perché andasse
tutto storto. Perché nessuno riusciva a capirla.
Ormai non c’erano più
speranze.
Damon, Elena e Alaric erano andati in alcuni luoghi dove si era
recato anche Stefan con Klaus ma non ne
avevano ricavato niente. Erano addirittura andati a Chicago e Elena era
riuscita a parlare con Stefan. Ma non era andata
bene purtroppo. Lui le aveva gridato che non voleva più vederla e che quella
parte della sua vita con lei era finita.
Ovviamente erano tutte
bugie per difenderla da Klaus, però Elena era tornata a casa a mani vuote e più
depressa di prima.
La presa di Klaus
su Stefan era molto forte perché in un
colpo solo avrebbe potuto uccidere tutti e ne aveva la forza.
Briony posò la guancia bagnata dalle
lacrime sulla lapide di John, e chiese a bassa voce di suggerirle qualche suo
piano diabolico e geniale per fermare Klaus. Sicuramente se fosse stato vivo,
lui l’avrebbe aiutata ad annientarlo… e a
proteggere Elena.
Da sola non poteva fare
tutto.
Maledisse Klaus per
quello che aveva fatto.
Lui li aveva uccisi. Lui
aveva ammazzato i suoi unici amici che aveva.
E avrebbe pagato caro
anche per questo.
“Giuro su Dio che vi
vendicherò. Anche se dovesse costarmi la vita lo farò. Non gli lascerò scampo!”
disse Briony adirata mentre le lacrime
scendevano sulle tombe grigie dei suoi amici scomparsi.
Ormai era scesa la notte
e pensò che era meglio tornare a casa. Il cimitero non era un luogo così sicuro
di notte.
Dopo aver guardato tristemente
le tombe dei suoi amici, Briony si diresse
verso casa.
Ma come le altre volte
si sentiva seguita… era una sensazione
strana e terribile. Però ogni volta che si girava non c’era nessuno. Niente.
Lei tuttavia riusciva
comunque a percepire una presenza che la seguiva, che la osservava
nell’oscurità.
Ne era sicura come
adesso.
Anche questa volta si
girò e guardò indietro allungando il collo, ma non c’era anima viva.
Chiuse bene a chiave la
porta di casa e andò a letto.
Sola.
Con la sola compagnia
delle lacrime che bagnarono il cuscino.
Il mattino dopo Briony fu svegliata di soprassalto da dei forti pugni
sulla porta. Qualcuno stava bussando in un modo così violento che avrebbe
svegliato tutto il vicinato.
Lei sapeva benissimo chi
fosse.
Dalla potenza dei colpi
poteva essere solo il padre.
Deglutì spaventata.
Sicuramente era venuto
lì a dirgliene quattro riguardo a Elijah e a farsi dare una spiegazione
esauriente per quello che era successo; i colpi aumentavano e Briony sperava che non avesse la chiave.
Andò giù titubante e
ascoltò i colpi che non cessavano di battere la porta.
Era terribilmente
spaventata e impaurita.
<< Questa volta mi
ammazza. >> Pensò terrorizzata.
Non era mai scappata
prima d’ora, aveva sempre affrontato le situazioni a testa alta, ma questa
volta Briony uscì dalla porta della cantina
in fretta e furia e mise in moto la macchina.
Calcolando la lentezza
del garage mentre si apriva, Briony pensò
che il padre avrebbe avuto tutto il tempo per raggiungerla e fermarla, ma pregò
Dio che lui non se ne accorgesse.
Per fortuna quando il
garage si aprì completamente, lui non c’era pronto ad aspettarla e a riempirla
di botte.
Inserì subito la seconda
di marcia, il motore imprecò per lo sforzo e diede a tutto gas uscendo dal
cortile, mentre il padre, accortosi dell’inganno cercava di correrle dietro
urlando chissà quali diavolerie, ma alla fine rinunciò e si fermò in mezzo alla
strada.
Briony cominciò a respirare normalmente
quando sentì di essere al sicuro. Guidò per il paese per ore non sapendo dove
andare, poichè Bill poteva rintracciarla dovunque.
Si sentì una stupida
pensando di aver così paura del padre ma era una reazione plausibile, in fondo
Bill nel Club dei cacciatori era conosciuto come “Il nazista anti vampiro” e
non erano cose su cui scherzare.
<< Chissà se ha
già parlato con Caroline… >> Pensò
titubante e il termine “parlare” non era proprio esatto, visto che stava già
pensando al peggio.
Andò a casa di Elena
pensando che almeno lì per il momento poteva sentirsi al sicuro.
Elena, vedendo il volto
sbiancato e terrorizzato di Briony, la fece
entrare subito chiedendole cosa fosse successo.
Briony le spiegò tutto in pochi minuti e
anche Elena sbiancò, visto che nemmeno lei sapeva dell’arrivo di Bill.
“Caroline ha avuto la
brillante idea di chiamare nostro padre.”
“Ma scusa Elijah non gli
aveva proibito di tornare?”
“Solo nel caso in cui
una di noi due l’avesse richiamato… e ora è
qui Elena. Me lo sono ritrovato dietro la porta di casa e per la prima volta ho
avuto una paura terribile e sono scappata via di corsa con la macchina.”
Elena sorrise pensando a
come si fosse defilata a tutto gas per sfuggire all’ira di Bill, ma ritornò
seria:
“Pensi davvero che vi
farebbe del male..? Voi siete le sue figlie..”
“Dopo quello che ho
visto posso pensare di tutto”
All’improvviso il
cellulare di Elena vibrò. Era Caroline.
“Care? Stai bene? Briony mi ha raccontato tutto!” disse Elena mettendo
il vivavoce.
“Si sto bene… ho parlato a lungo con mio padre. E Elena non ci
crederai ma lui mi ha ascoltata senza interrompermi, mi ha detto che gli
dispiaceva per quello che mi aveva fatto ma pensava che fosse per il mio bene,
così lui non mi avrebbe uccisa… L’ho
trovato davvero sincero.”
Briony rise sotto i baffi.
“Papà si è scusato??”
chiese incredula.
“Briony?
Ci sei anche tu?” domandò Caroline che non si era accorta del vivavoce.
“Scusami sorellina ma
dai colpi che infieriva sulla mia porta non penso che nostro padre sia di
buon umore… l’hai per caso soggiogato?”
“No non ce n’era bisogno… era davvero dispiaciuto per quello che mi
aveva fatto.”
“E riguardo a
quell’altra cosa…?” chiese titubante.
“Ha detto che ne avrebbe
parlato con te”
“Ah be è così… con te
fa il buono paparino e con me diventa una specie di killer.” rispose in tono
ironico.
Caroline sospirò e
disse:
“Vengo da voi ora.”
Dopo una mezz’oretta
Caroline bussò alla porta. Ma non era sola.
Bill entrò senza neanche
essere invitato.
Briony, dopo aver scorto il viso del padre
che la stava fissando per nulla impietosito, quasi si soffocò con l’acqua che
stava bevendo e indietreggiò spaventata, lanciando un’occhiataccia a Caroline.
“Figliola… voglio
solo parlare con te” disse Bill avvicinandosi piano.
“Davvero?” rispose
pensierosa, cercando fuggiasca un’altra uscita secondaria in casa Gilbert.
“Non ti farò del male.
Voglio solo parlare” mormorò lui piano con gentilezza.
Briony sospirò e si arrese:
“Dimmi allora”
“Ho già parlato con tua
sorella di quello che è successo… mi
dispiace ma mi sembrava l’unico modo per aiutarla…”
“Non si può aiutarla,
soprattutto in quel modo. Ormai è così.”
“Non posso dire che la
situazione mi piaccia anzi penso che cambierà per sempre le nostre vite. Ma
Caroline mi ha detto che non fa del male alle persone e le credo… anche se non penso che potrò mai accettarlo…” rispose scuotendo la testa.
“Mi dispiace…” sussurrò Caroline debolmente.
“Tua sorella mi ha anche
parlato del vampiro che stai cercando…”
Briony lo guardò negli occhi sospettosa.
Ovviamente era questo il discorso dove voleva andare a parare. Per Caroline
ormai non poteva più fare niente, ma per lei…
“Possiamo parlare in
privato?” chiese Bill guardando sia Elena sia Caroline. Le due titubanti
lasciarono la stanza, sperando che andasse tutto bene.
Quando furono rimasti
soli, Briony lo guardò sprezzante:
“Cosa ti sei portato per
punirmi? Una motosega? Una spada?”
“Non scherzare… non potrei mai farti del male. Ma sono
preoccupato, Briony. Caroline mi ha detto che
non sei più tu da quando hai conosciuto quel vampiro. Però posso aiutarti, sono
sicuro che ti ha soggiogato… quel bastardo
deve averti impresso il suo potere … è Un Originario e ci si può aspettare di
tutto.” rispose duramente chiudendo i pugni della mano.
“No papà... Non sono mai
stata soggiogata, quello che ho provato e che provo ancora è reale.” Rispose
lei sincera e senza remore.
Il viso di Bill cambiò
repentinamente. Prima cercava di apparire sereno e calmo ma adesso il suo volto
si stava gonfiando dall’ira e dalla rabbia. Quegli occhi terrificanti sputavano
sangue e veleno.
“Non è possibile. Mia
figlia non può amare un vampiro! Soprattutto un Originario, il peggiore di
tutti! No no, devi esserci una spiegazione per forza…”
gridò in preda alla collera.
“So che per te è incomprensibile
da capire ma non serve trovare una spiegazione razionale per queste cose,
papà.” Rispose lei semplicemente.
Lui la guardò negli
occhi inferocito:
“Quindi vuoi dirmi che è
vero? Che ami un vampiro e stai rischiando la tua vita per rintracciarlo??”
Ormai Bill non aveva più ossigeno nei polmoni dallo sforzo che faceva mentre
urlava.
Ma niente lo deluse di
più del volto colpevole della figlia.
Quella stupida si era
innamorata di un vampiro… proprio lei!
Bill si sentì beffato e
un’ondata di sangue gli montò alla testa. Perse il controllo e all’improvviso
le diede uno schiaffo così forte da farla capitolare per terra. Briony stramazzò senza un grido.
“Non ho cresciuto una
figlia per farla innamorare di un vampiro come una stupida senza cervello!
Ascoltami bene signorina, se non ti fermerai tu di tua spontanea volontà e
deciderai di lasciar perdere, bene; se no ci penserò io stesso a farti
ritornare a posto il cervello, che si è completamente fottuto!” le gridò Bill
avvicinandosi a lei pericolosamente.
“E cosa farai sentiamo?
Mi riempirai di botte fino a quando non cederò?” gli domandò cercando di
fermare il sangue che scorgeva dalla bocca. Restava per terra, debole, ma
cercando di fronteggiare il padre. Per tutta la vita lui le aveva imposto il
suo stile di vita e i suoi principi. Anche adesso.
“Ti ho cresciuto
bene Briony, non farmi rimpiangere tutto il
lavoro svolto; non ti permetterò di andare avanti in questa folle tresca
amorosa!”
“Papà…”
sussurrò lei debolmente alzandosi “Tu non lo conosci. Non è come gli altri
vampiri che hai cacciato e ucciso…lui…” Lui è Elijah, avrebbe voluto dire, ma come spiegare
questa consapevolezza dei fatti a uno sconosciuto? “Renditi conto che non
potrei provare ciò che sento senza un buon motivo. Non sto vaneggiando o sotto
un incantesimo. Non potrei andar avanti su questa strada senza essere convinta
di ciò che ho visto. Ti prego di prendere almeno in considerazione questo perché
non puoi giudicare senza prima esserti messo nei miei panni. E potrai trovarlo
inconcepibile ma io sono tua figlia e quella persona, lui, mi ama.” Esclamò l’ultima
parola con una sincerità commovente, decisa e piena di verità, sperando di
convincerlo così della sua buona fede.
Ma questo fece
imbufalire Bill ancora di più e fu quasi sul punto di darle un altro schiaffo.
“Non devi neanche
pronunciare quella parola… è della tua vita
che stiamo parlando! Hai intenzione di buttarti via così? Di dire addio al
brillante futuro che il destino aveva in serbo per te?” le urlò adirato.
Briony gli rise allora in faccia:
“E quale futuro?
Rintanata a Seattle con la paura costante di essere aggredita da un vampiro?
Papà io ora sto bene! Ho superato le mie paure! Non credi che anche io abbia
avuto paura, che non avessi delle reticenze ad avvicinarmi ai vampiri dopo
quello che era successo…? Ma ho capito che
in fondo… ho superato delle barriere che tu
con i tuoi paraocchi non puoi neanche immaginare, ho intrapreso delle
esperienze con la razza che tu odi che mai mi sarei aspettata di definire
incredibili, a tal punto da farmi scoppiare il cuore, e del tutto umane. Sì, papà
ecco la parola che non vuoi sentire e che hai sempre negato riguardo a loro… ma io ho visto che alcuni di loro possono esserlo,
che possono offrire qualcosa di assolutamente bellissimo e senza eguali…” Briony scuoteva ininterrottamente
la testa con gli occhi lucidi, come se il suo animo stesse andando a sbattere
contro la colonna che rappresentava gli ideali del padre e che il suo corpo cercava
in tutti i modi di sfondare. “E con me è successo proprio con lui. Non ti chiedo
di smettere di essere un cacciatore ma di..”
“No no, ho ascoltato
anche troppo delle tue blasfemie!” gridò incollerito Bill alzando il braccio. “Tutto
ciò che dici è surreale, renditi conto tu di questo. Non siamo nel mondo delle
favole. E in questa realtà gli umani stanno contro i vampiri! Spero che il tuo
cervello rinsavisca Briony. Ho accettato il
fatto che tu non volessi diventare una di noi ma questo… non
lo posso accettare! Mia figlia non starà con un Originario! Lo ucciderò io
stesso prima che tu lo trovi!!” gridò Bill fuori di sé.
Il suo orgoglio di
cacciatore era ferito. Non c’era niente di più meschino che avere all’interno
della famiglia uno scemo che si faceva incantare dal fascino dei vampiri…
Briony strabuzzò gli occhi terrorizzata.
“Non ce la farai…” rispose decisa.
“Quando uno è dettato
dalla disperazione può fare qualunque cosa. E se non mi obbedirai…” Lasciò la frase in sospeso, convinto che lei
avesse capito e si girò pronto ad andarsene.
Fu fermato dalle grida
di Briony che, giunta a quel punto senza arrivo
e ritorno, decise di sfogare tutto ciò che aveva represso e lasciar impresse
quelle parole su tutto ciò che le era attorno:
“Sei un mostro papà! Sei
un irascibile, dittatore, testardo che pretende sempre di dettar legge sulla
vita altrui! Ma sai che ti dico? Basta ora. Sono tua figlia, non una tua
creatura a tuo viso e somiglianza, anche se lo vorresti! Parli tanto dei
vampiri, che non possiedono più un’anima, che sono delle bestie! Ma qui l’unico
mostro sei tu!”
Dopo aver dato sfogo
alla sua frustrazione, Briony lo guardò
un’ultima volta in maniera dura, senza rimorsi, e salì le scale in fretta
rintanandosi in camera di Jenna. Cercando grigia solitudine.
Bill nel frattempo aveva
ascoltato attentamente ma non diede peso alle parole dure della figlia. Prima o
poi lei avrebbe capito la verità, come stavano veramente le cose…
Sapeva che era
difficile, soprattutto perché Briony non
era così forte come aveva sempre pensato. Ma la situazione stava degenerando… innamorata di un vampiro?? Non conosceva
una punizione peggiore. Però presto tutto sarebbe cambiato… quando
avrebbe scoperto la verità. E allora…
Ripose la sua fiducia e
la speranza proprio su quello.
La notizia che
Bill Forbes era tornato arrivò alle orecchie
di Damon Salvatore, che non si tranquillizzò per niente pensando che quel pazzo
torturatore fosse in giro a MysticFalls.
Non poteva di certo star
lì con le mani in mano perché quell’uomo era una bomba a orologeria pronto a
esplodere.
E se non fosse tornato
dove era venuto con le buone, ci avrebbe pensato lui stesso.
Quella sera Caroline
incontrò sua sorella nel giardino della casa dei Lockwood per
parlare del padre e chiedere cosa fosse successo in sua assenza.
“Te lo spiegherò in
poche parole… Nostro padre è completamente
fuori di testa.”
Caroline la guardò
preoccupata chiedendole cosa era accaduto.
“Semplicemente lui odia
i vampiri con tutto se stesso! Ce l’ha nel sangue e non può cambiare! Se pensi
che lui ti abbia accettata, sei fuori strada…”
Caroline la fissò
dispiaciuta e rispose:
“Invece lui non mi farà
più del male… l’ho visto nei suoi
occhi, Briony: quanto gli dispiaceva per quello
che mi aveva fatto.”
“Forse è vero, qualunque
padre dovrebbe sentirsi così. Ma non lo voglio qui… voglio
che se ne vada.”
“Non puoi scappare da
lui per sempre Briony.”
Briony sospirò ma non rispose. Avere vicino
il padre non le metteva per niente serenità né tranquillità, soprattutto dopo
quello che aveva detto.
Se Bill diceva una cosa,
la metteva in atto.
E ora lei doveva pensare
pure alle manie anti-vampiresche di suo padre. Prima o poi il cervello le
sarebbe scoppiato. Così come prima aveva fatto il cuore.
Damon Salvatore trovò
Bill Forbes a casa Lockwood e
gli chiese se potevano parlare in privato.
“Bene bene. Il papà
persecutore è tornato” esclamò divertito chiudendo la porta.
“E tu dovresti essere
Damon Salvatore. Il capo del consiglio nonché vampiro centenario. Il consiglio
deve essersi proprio rimbecillito per non aver scoperto chi tu fossi veramente.
Ma ora le cose sono cambiate”
“No, le farò cambiare
io. A partire da te!” Damon gli prese la testa con ferocia fra le mani e lo
guardò negli occhi.
“Ti dimenticherai tutto.
Te ne andrai da questa città e non tornerai mai più” Lo stava chiaramente
soggiogando, ma Bill non faceva una piega.
Che avesse preso la
verbena?
“Ok cowboy. Aspettiamo
qualche ora e ti rispedirò da dove sei venuto”
“Non funzionerà” rispose
l’uomo deciso.
“Come?”
“Non puoi soggiogarmi.
Mi sono addestrato per decenni per avere il pieno possesso della mia mente. Non
prendo verbena perché è la mia testa che mi protegge da voi.”
Damon gli sorrise
diabolico.
“Lo vedremo”
“Sai se magari usassi
anche tu quel poco di cervello che ti è rimasto, forse le mie figlie non si
troverebbero in questa situazione.”
“E tu sai invece che ho
altri modi per fartela pagare oltre il soggiogamento?”
Damon lo morse nel collo
con avidità e Bill cercò di resistere ma il vampiro era molto più forte di lui.
Sembrava stesse per cedere quando arrivò Caroline in sua difesa e spinse Damon
contro la parete per liberare il padre.
Poi lei si morse il
polso per dare il suo sangue a Bill, così la ferita sarebbe guarita.
“No, non lo voglio”
rispose lui disgustato arretrando di qualche passo.
“Non fare il bambino!”
Rispose decisa Caroline mettendogli a forza il polso nella bocca per farlo
bere.
“Hai scelto il momento
sbagliato per fare a botte” disse Damon rialzandosi.
“Vattene Damon” rispose
Caroline senza neanche guardarlo.
Ma lui non ne aveva
minimamente intenzione e passò al contrattacco, buttando Caroline
sopra a un tavolo e la prese per la gola:
“Sono più forte di te
ragazzina”
“Sì ma io sono più
incazzata!” Caroline respinse il colpo e gli diede una grossa testata, che lo
fece vacillare di sorpresa, e approfittò di quel momento per portare via il
padre.
Anche Briony entrò in casa in quel momento e domandò
paralizzata cosa stesse succedendo.
“Damon mi ha attaccato”
disse Bill allo stremo delle forze.
“Che?” chiese
shockata Briony andando subito da Damon a
passi spediti.
“Cosa credi di fare? Me
la vedo io con mio padre, tu devi stare al tuo posto!” gli gridò entrando nella
stanza dove si trovava il vampiro.
“Ma tu guarda… e io che pensavo di sistemare le cose.”
Rispose lui sorridendole in maniera maligna e mettendosi a posto la giacca.
“Non le sistemerai
uccidendolo! E perché non l’hai semplicemente soggiogato?”
“Dice che non
posso farlo… che ha una specie di copertura
mentale.”
Lei lo guardò allibita.
“Cosa? E’ impossibile.
Elijah lo ha soggiogato quella volta..”
“Lui era un Originario.”
“Ad ogni modo ci penserò
io alla mia famiglia! Tu non devi entrare nelle nostre questioni private, se
c’è qualche problema vieni prima a dirlo a me! Non puoi comportarti così come
un forsennato!”
Damon sbuffò
infastidito:
“Fate come vi pare. Se
lui creerà dei problemi sarà solo colpa vostra.”
“Infatti ci penserò io.
Tu pensa solo a trovare Stefan.”
Dopo aver detto
questo, Briony uscì per andare da Caroline,
che stava sorreggendo il padre.
“Come
sta?” chiese guardando la sorella.
“Si sta riprendendo. Gli
ho dato il mio sangue”
Briony guardò incredula il padre perché non
avrebbe mai pensato che acconsentisse.
“Quel tipo è pazzo.”
Sussurrò suo padre aprendo gli occhi.
“Non condivido il modo
in cui ti ha aggredito perché non aveva il diritto di farlo. Ma su una cosa ha
ragione. Devi andartene papà, nessuno ti vuole qui.”
“Briony…”
Caroline cercò di fermarla ma lei continuò.
“Ce la possiamo cavare
anche senza di te. Se tu resti… io non ce
la farò a restare serena e tranquilla. Mi creerai solo problemi papà.” Disse
sconsolata e senza forze ormai.
“Non lascerò le mie
figlie nelle mani di quei cretini del consiglio.” Rispose lui deciso.
La figlia maggiore si
inginocchiò davanti a lui e gli disse dolcemente:
“Lo possiamo
gestire papà… ce l’abbiamo sempre fatta
anche nel peggiore dei casi. E Caroline ora sta bene. Sta imparando a convivere
con la sua natura ma se tu resti qui… noi
non potremo vivere in pace se prima tu non cambi atteggiamento.”
“Non posso lasciarvi
sole.”
“Se tu ci vuoi bene, lo
farai. Noi dobbiamo seguire la nostra strada, papà! Che tu lo voglia oppure no.
Se avremo bisogno in futuro, ti chiameremo va bene? Ma ti prego basta con le
solite farneticazioni sull’uccidere vampiri, che sono il male del mondo
eccetera eccetera. Non capisci che con noi sei
terribilmente fuori luogo e di cattivo gusto? Ti prego…
non ti voglio negare i tuoi diritti di padre, né tantomeno morto…
ma non costringermi di sottostare alla situazione che tu vuoi crearmi intorno…”
Bill la guardò allora in
viso sinceramente colpito, come se solo ora fosse riuscito a capire il problema
emotivo della figlia, la sua frustrazione. Ma cosa poteva fare lui altrimenti?
Proprio perché le voleva bene, che doveva farle aprire gli occhi.
Ma ora mentre guardava
il volto sconfortato della figlia che aveva sempre protetto, pensò umanamente
che credeva di ricevere solo il suo odio e disprezzo dopo quel giorno e invece con
quelle parole lei risultava una persona migliore di lui. Ancora una volta.
Però non poteva
lasciar perdere…
“Non credere che
cambierò idea sul tuo vampiro. Non voglio che tu stia con lui. Tu sei mia
figlia!”
“Ma sono grande ormai
per decidere da sola. E se non vuoi farlo per me, farlo per lei.” Disse
rivolgendosi a Caroline “Non credo che a mia sorella faccia bene la tua
presenza dopo quello che le hai fatto.”
Bill non osò replicare
sentendosi colpevole, e anche Caroline restò zitta con sguardo visibilmente
afflitto.
Briony sospirando se ne andò da casa Lockwood con la testa in panne. Finalmente aveva detto
quello che pensava al padre e sperò che lui avesse recepito il messaggio.
Non voleva fargli del
male ma per tutti era meglio che se ne andasse, perché avrebbe creato solo
problemi e non le avrebbe fatto bene. Come erano cambiate le cose da quando
era bambina… un tempo era molto più
semplice, anche se non aveva mai avuto sua madre al suo fianco. Nonostante
alcune difficoltà aveva avuto un’infanzia come tutte le altre…
sebbene se lei sentisse sempre un buco scavarle nel petto nel ripensarci…
Briony camminò nel giardino dei Lockwood, cercando di svuotare la mente da quei pensieri
tortuosi, ma ancora una volta sentì una presenza alla sue spalle,
questa volta più nitida. Sentiva il vento freddo sfiorarle i capelli e tremò
pensando che ci fosse qualcuno di pericoloso dietro di lei.
Facendosi coraggio si
girò prontamente, ma come al solito non c’era nessuno… Non
poteva essere diventata pazza, era sicura che ci fosse qualcuno.
Quand’ecco che si girò e
si ritrovò davanti a lei, faccia a faccia, una donna.
Non l’aveva mai vista
prima d’ora e aveva un aspetto inquietante al chiaro di luna: aveva i capelli
neri lunghi e gli occhi scuri. Era molto alta, sul metro e 75 e aveva la pelle
abbronzata.
Briony deglutì pensando che fosse un
vampiro, ma la donna misteriosa parlò per prima scandendo bene le parole:
“Ciao Briony.”
Lei sussultò stando
all’erta. “Come sai il mio nome? Chi sei?”
“E’ inutile che cerchi
nella borsa il tuo paletto di legno, Briony. Non
sono un vampiro se è questo che vuoi sapere”
Stranamente il suo
tempismo e la sincerità di quelle parole la convinsero, e Briony
lasciò andare la mano nella borsa. Ma era comunque reticente riguardo a quella
misteriosa donna. Cosa voleva da lei?
“Perché mi segui? Sei
una schiavetta di Klaus?”
Lei sorrise:
“Tutt’altro. Sono qui
per aiutarti; sono un’amica di tua madre”
Briony la guardò sorpresa e scoppiò a
ridere.
“Oggi è la giornata
della rimpatriata familiare! E cosa vorrebbe da me mia madre?? Sono anni che
non la sento”
“Ma non passa giorno che
lei non pensi a te” rispose la donna tristemente.
“Si è sempre
disinteressata a me in questi anni e non riesco a capire il perché si faccia
viva proprio ora” In realtà Briony sospettava
benissimo il motivo per cui si rifaceva viva. Forse anche lei voleva farle la
ramanzina su Elijah.
Non ne aveva avute
abbastanza?
“Lei non è qui. Sono
venuta di mia spontanea volontà, per offrirti il mio aiuto.”
“Ah si? E dovrei
crederti? Potresti essere un’alleata di Klaus venuta qui per fregarmi, cosa ne
posso sapere io se tu sei sincera o no?” rispose Briony
sospettosa.
“Non ti posso dare delle
prove concrete Briony, ma ti posso giurare che
io non ho nulla a che fare col fratello dell’uomo che ami.” Rispose la donna
con uno strano tono.
Briony indietreggiò guardinga.
“Tu sai troppe cose per
i miei gusti, mentre io non so niente di te.”
“Possiamo parlarne a
casa tua se vuoi.” Mormorò in tono innocente.
“Invitarti a casa mia?
Non sono stupida!” disse non ancora convinta che lei non fosse un vampiro.
“Non ho mai detto
questo. Se vuoi ci possiamo vedere in un semplice bar domani mattina. Credimi
voglio solo aiutarti.” Rispose la donna guardandola profondamente negli occhi.
I suoi occhi erano così convincenti che quasi Briony
non riuscì a sostenerli.
La ragazza le chiese a
bassa voce:
“Chi sei tu?”
La donna misteriosa
sorrise agghiacciante e allargò le braccia mormorando parole senza senso.
All’improvviso comparve un cerchio di fuoco spaventoso che stava per
inghiottirle, ma prima che accadesse lei abbassò le braccia e magicamente il
fuoco si spense da solo.
“Credo che tu l’abbia
capito” rispose sorridendole innocentemente.
Una strega. Ovviamente.
Briony era rimasta senza parole e non osava
dire niente. Da quando sua madre frequentava delle streghe? Era sempre stata
una tipa solitaria e non incline a fare amicizia.
“Mi farò viva io”
rispose la strega dileguandosi nel nulla.
Lasciando Briony più confusa che mai.
E il buco iniziava a spaccarla… ricolmo da bruttissime sensazioni.
Intanto a casa Lockwood era arrivata pure Elena per fronteggiare
Damon. Non poteva comportarsi come un pazzo e fare finta che non fosse successo
niente. Prima aveva ammazzato Alaric, anche se
aveva l’anello ed era resuscitato, ma comunque non avrebbe dovuto farlo. E ora
aveva tentato di uccidere il padre di Caroline. Doveva dargli una calmata e
subito.
“Damon perché ti
comporti così? Non puoi farlo, non ora, non con me vicino!” Gli Urlò Elena
ferita.
“Elena ora smettila! Io
non sono Stefan, io non potrò mai essere come
lui. Io sono così” gridò lui infericito.
“Beh dovresti cambiare
atteggiamento”
“E tu che mi dici Elena?
Che stai ingannando Briony in quel modo… proprio tu che ti definisci l’eroina
dell’amore!” rispose lui sorridendo come una canaglia.
Lei deglutì sentendosi
in colpa.
“Sto solo facendo quello
che è giusto….”
“Vallo a dire a Briony allora!”
“Non glielo dirai spero…”
“Se mi va… dopo come mi avete trattato dovresti
aspettartelo!” rispose diabolico.
“No Damon. No!”
Ma ormai anche Damon era
sparito. E quando Damon era incazzato poteva fare di tutto.
Il giorno dopo Briony ricevette una chiamata dalla sorella che le
diceva che il padre aveva acconsentito a partire subito per il bene di tutti,
ma chiedeva solo di dire addio alle figlie.
Briony non si sarebbe mai aspettata che il
padre accettasse così senza fare storie e si vestì in fretta.
Incontrarono Bill nel
centro della città che stava per prendere un taxi.
Si avvicinò lentamente
alla figlia minore e l’abbracciò forte, chiedendole di nuovo scusa.
Caroline stava piangendo
e disse che ormai era tutto passato, che lo perdonava.
Quando arrivò il momento
di Briony, Bill restò un attimo a fissarla
indeciso sul da farsi.
Anche lei lo guardava
immobile, non volendo fare la prima mossa.
“Figliola, spero che tu
abbia capito quello che ti ho detto. Stai percorrendo una strada pericolosa e
che ti costerà caro… non è quello che
volevo per te.”
Briony si morse le labbra senza replicare.
Bill guardò entrambe le
figlie e sorrise:
“Non è un addio questo.
Ritornerò quando avrete bisogno di me. Sono vostro padre e per voi ci sarò
sempre.”
Caroline tratteneva a
stento le lacrime per il genitore, mentre Briony era
rimasta fredda come il ghiaccio.
Bill si avvicinò alla
figlia maggiore e l’abbracciò prima di salire in macchina; lei non se l’aspettava
visto che il padre non era un tipo molto caloroso ma comunque ricambiò
l’abbraccio in modo un po’ goffo.
Come le aveva detto
Elijah tempo fa, la famiglia è la cosa più importante per ognuno di noi, anche
se ti ferisce, anche se ti fa star male più di ogni altra cosa. Ma alla fine
non ti abbandona mai.
Ovviamente c’erano delle
eccezioni come nel caso di Klaus e di sua madre.
Ma all’improvviso la
stretta del padre si fece più dura e micidiale, allora Briony cercò
di guardarlo in faccia in maniera interrogativa e confusa, tuttavia lui si
avvicinò fulmineo al suo orecchio. Aveva una voce terrificante e diabolica.
“Non credere che lascerò
perdere la tua storiella folle con quel vampiro. Non ti permetterò di buttare
la tua vita così, anche se mi implorerai di non farlo. Ricordati, non puoi
sfuggire al tuo destino Briony.”
La mora restò a bocca
aperta e non rispose, paralizzata da quelle parole così dure.
Con un sorrisetto lui si
staccò da lei e si precipitò per andare dentro al taxi.
Briony non disse nulla per non turbare Caroline
ma era rimasta profondamente ferita: suo padre non perdeva tempo per denigrarla
e ordinarle cosa fare.
E ancora con quella
storia del destino! Che se lo ficcasse in quel posto il destino!
Adirata non guardò
neanche in faccia il padre mentre si girava verso Caroline, la quale lo aveva
chiamato dicendogli che sarebbe stata bene, che la sua vita da vampiro non l’avrebbe
cambiata.
Lui la guardò
sinceramente dispiaciuto ma le rispose:
“Non starai mai bene.”
E così Bill Forbes entrò nel taxi e se ne andò da MysticFalls, lasciando
dietro di sé una scia di ghiaia e fumo.
Briony, mormorando qualcosa d’incomprensibile, si
girò dall’altra parte. Sapeva che prima o poi sarebbe ritornato….
Per sua sfortuna.
“Sei contenta ora?” le
domandò ad un tratto Caroline adirata.
Briony si girò non capendo perché fosse
arrabbiata proprio con lei.
“Come dici?”
“L’hai spinto tu ad
andarsene! Poteva rimanere e rimediare a quello che aveva fatto!” le urlò
Caroline frustrata.
“E come? Ordinandoci cosa fare per il resto della nostra vita?
Nostro padre non è mai stato un tipo a posto Caroline e l’hai provato sulla tua
pelle” replicò Briony.
“Tutti noi commettiamo
degli sbagli…”
Briony non voleva dirle della chiacchierata
“amichevole” che lei e il padre avevano appena fatto, per paura di ferirla e di
farle vedere chi in realtà fosse suo padre.
Così disse solo:
“E’ meglio così fidati.
L’ho fatto per il tuo bene, così non ti saresti ritrovata un’altra volta in una
camera oscura delle torture”
Caroline la guardò con
le lacrime agli occhi.
“Stai mentendo anche
tu Briony. Lo hai fatto solo per te stessa
invece! Così papà non ti avrebbe rotto le uova nel paniere nel tentativo di
cercare Elijah!”
Lei le sorrise
agghiacciante. Fredda.
“E’ vero. Lo ammetto.
Principalmente l’ho fatto per me stessa perché non mi sento a mio agio con lui
vicino.”
Poi il suo tono si
addolcì nell’avvicinarsi alla sorella: “Ma nonostante tutto ho pensato anche a
te Caroline. Io penso sempre al tuo bene.”
“Sì come no. Portandomi
via mio padre come se fosse un farabutto o un criminale?”
Il sangue le arrivò alla
testa e Briony non resistette più.
“Senti Caroline, tu non
hai mai vissuto con lui perché tua madre l’ha mollato subito visto che si è
accorta che non aveva tutte le rotelle a posto; mentre io ho vissuto con Bill
per 18 anni. So come è fatto e non è un padre di cui vantarsi! Se vuoi stare
con lui, parti e inseguilo!” rispose acidamente
e senza un minimo di rimpianto.
Caroline la guardò
paralizzata dalla sorpresa e scosse poi la testa.
“Non mi ero accorta che
l’animo ti si fosse indurito fino a questo punto.”
Dopo di che se ne andò
lasciando Briony a sbollire la rabbia.
<< Ma tu guarda
che roba! Io la difendo, io la proteggo, e questo è il ringraziamento! L’animo
mi si sarebbe indurito? Per forza dopo tutte le disgrazie che ho passato… se lei mi capisse veramente non mi avrebbe
mai parlato in quel modo… >>
Pensò Briony fra sé e sé.
All’improvviso si trovò
davanti Damon Salvatore che guardava la scena divertito e stava addirittura per
fare un applauso.
“Vedo che sei riuscita a
farlo partire. I miei complimenti!”
Briony si strinse nelle braccia e non disse
niente.
“Tuo padre mi ha fatto
innervosire parecchio e mi ha pure fatto litigare con Elena! Dice che non
dovevo comportarmi così perché devo essere buono! Ma io non sono Stefan.” disse agghiacciante.
“Ovvio che no. Sei solo
un tipo senza scrupoli e per fortuna anche Elena se n’è accorta. Ma tranquillo
ti teniamo così come sei.”
Damon sbuffò adirato per
tutta quella situazione incresciosa e confessò tutto:
“Sono stanco di
sopportare tutto questo! Che soltanto io devo essere odiato da tutti mentre gli
altri fanno i santarellini! L’ho accettato troppo a lungo ma adesso basta!”
“Che intendi? Non ce la
fai a fare la parte dell’eroe?” gli chiese lei in tono ironico.
“Qui nessuno è un
eroe, Briony. Sotto sotto i tuoi amici
sono come me, ma non vogliono ammetterlo.”
“Ma stai zitto.” mormorò
lei sorridendo tra sé e sè.
“La sai la verità
invece? Tu sei stata ingannata Briony, fin
dall’inizio!”
“Che stai dicendo? Non
farmi scherzi Damon.” Lo guardò lei incredula, immobile ma anche tremolante.
“Sono un farabutto ma
sono anche sincero. Elena, tua sorella e tutti gli altri invece ti hanno presa
in giro! Ti hanno fatto credere di voler ritrovare il povero Elijah e liberarlo
dalle grinfie di Klaus, ma non è così. La cara Elena ti sta usando solo per
arrivare a Stefan e quando l’avrà
trovato, adios Elijah! Devi capire che non
possiamo permetterci di far arrabbiare Klaus ancora di più e lui non ti dirà di
certo dove ha messo Elijah! E non possiamo rischiare la vita solo per i tuoi
desideri, mi dispiace.”
“Cosa…?”
Briony era rimasta paralizzata dallo shock.
Non riusciva neanche a parlare, come se fosse stata inchiodata da un traffico
assurdo senza accorgersene.
“E’ esatto. Nessuno
vuole rischiare per quel traditore! Per me si merita di stare dentro quello
tomba dopo come si è comportato con noi. Inoltre se Elijah si risvegliasse,
risveglierebbe anche il resto della sua famiglia e non possiamo tenere a bada
altri 6 Originari affamati e terrificanti come Klaus. Che posso dirti Briony… non sei l’unica che viene accoltellata alle
spalle!”
“Elena mi ha sempre
fatto credere di essere dalla mia parte… che
avremmo trovato sia Stefan che Elijah insieme…” mormorò come in trance.
“Ovviamente era tutta
una copertura per avere il tuo aiuto. Elijah deve restare nella sua bella tomba
e tutti quanti erano d’accordo con me.” Rispose lui sincero.
“Caroline….”
All’improvviso Briony pensò alla sorella. A quando
tentava sempre di convincerla a lasciar perdere Elijah… era
per questo! Perché nessuno voleva che ritornasse!
“Sei ferita, oh mi
dispiace! Penso che potremmo consolarci a vicenda, in fondo io sono stato bandito
dalla città per i casini che ho combinato e dicono che dovrei staccare un po’!
E tu sei stata ingannata dalle persone che dicevano di volerti bene. Che bella
coppia siamo!” disse divertito.
“Taci.” Mormorò
acida Briony voltandogli le spalle.
“Vorrà dire che me ne
andrò solo soletto!”
Damon così se ne andò
trionfante dalla città. Aveva appena dimostrato che nessuno poteva mettergli i
piedi in testa e offenderlo in quel modo.
Le sue parole aveva
ghiacciato l’animo già irrimediabilmente ferito di Briony.
Lei infatti si
sentiva ferita... non come quando aveva scoperto la verità su Caroline, perché in
fondo gliel’avevano taciuto per risparmiarle uno shock, ma questa volta era
stata ingannata esclusivamente per farle del male e soffrire proprio al centro
del petto.
Era stata usata. Le
avevano fatto credere che l’avrebbero aiutata a ritrovare Elijah e invece… nessuno era intenzionato a farlo. Nessuno
voleva aiutarla… Tutti le voltavano
le spalle…
Per vile vigliaccheria!
E sua sorella che un
minuto prima l’aveva accusata di essersi indurita l’animo… erano
loro i malvagi! Erano loro che avevano un cuore duro come la pietra, non lei!
Lei che si era sempre
prodigata per difenderli e aiutarli! Si era fatta in quattro per sostenere
Elena dopo la morte di John e Jenna, e questo era il ringraziamento?
Dio, se non ci teneva
così tanto a John, a quest’ora sarebbe andata da Elena e gliene avrebbe dette
di tutti i colori…
Ma Briony
restò lì in mezzo alla città.
Sola. Immobile.
Assediato dal suo dolore.
Non restava altro che
piangere ma stranamente non ci riusciva…
Forse aveva ragione
John. Come sempre. Alla fine solo lui l’avrebbe sopportata per il suo carattere
troppo istintivo, ma purtroppo lui non c’era più…
Era sola in quella guerra… e Elijah era più lontano che mai. Non sentiva
più neanche il cuore nel petto da quando lui aveva smesso di esistere. E le
speranze si affievolivano ogni giorno, portate via come un soffio di vento.
Cosa aveva fatto di così
sbagliato per essere abbandonata da tutti?
All’improvviso vide
davanti a sé quella strana donna che aveva visto ieri sera. Le fece segno di
venire da lei e Briony andò così verso la
sua direzione.
Ormai cosa aveva da perdere?
“Ti vedo shockata. Che è
successo?” Le chiese la strega fissandola, anche se il suo tono pareva
disinteressato.
“Niente che ti riguardi.
Allora dimmi… cosa sai di me?”
“So tutto visto che sono
amica di tua madre come ti ho detto ieri… ma
non sono tua nemica, Briony. Sono venuta qui
solo per aiutarti. Sono una strega e il mio aiuto può farti comodo più di
quello che possono offrirti i tuoi amici umani”
“Il loro aiuto non mi
servirà granché.” rispose in tono ironico trattenendo le lacrime, che stavano per
riemergere. Non voleva piangere in pubblico, teneva sempre il suo dolore per sé
e lo sopportava nella solitudine.
La strega a sua volta
sospirò, come se già sapesse tutto.
“Cercherò di
rintracciare Klaus se è questo che vuoi”
“Davvero puoi farcela?”
le chiese Briony speranzosa spalancando gli occhi.
“Non al 100%. Ma sono
molto potente e sono vecchia, più di quanto io possa sembrare”
Briony la guardò attentamente. Nella luce
del giorno la sue pelle sembrava quasi olivastra. E non era così vecchia anzi
poteva dimostrare massimo 35 anni. Aveva il fisico da modella e il viso
bellissimo come se fosse appena spuntata da una favola.
“Lo so, la magia fa
miracoli e diciamo che d’ora in avanti… sarò
la tua spalla fedele!” le disse la donna sorridendo e accarezzandole le spalla.
“Mi dispiace ma ho
esaurito la mia quantità di fiducia” rispose Briony debolmente
abbassando lo sguardo.
La
strega la guardò inquisitrice. Come se le leggesse la mente.
“Dovresti farti
aiutare Briony.”
“E chi mi aiuta?”
Sussurrò fra le lacrime che, implacabili, stavano per scendere.
Poi Briony riprese il controllo di se stessa e tirò su col
naso, asciugandosi in fretta le lacrime.
Non doveva apparire
debole. Non ora. Perché non avrebbe mai mollato né rinunciato a trovare Elijah.
Al diavolo gli altri!
“Non so neanche il tuo
nome” le chiese poi incuriosita.
La strega la guardò e si
portò una mano alla testa come se fosse una bambina.
“E’ vero scusami! Mi
chiamo Ylenia” Rispose porgendole la mano.
Briony titubante gliela strinse.
Nessuna delle due
avrebbe mai dimenticato quel giorno, perché fu la nascita di un’amicizia che
non si sarebbe mai spezzata.
Neanche dopo la morte.
Quello stesso giorno una
persona se ne andava da MysticFalls.
E tre invece erano
appena arrivate.
Un grosso camion era
entrato nella cittadina; un uomo scese accompagnato da un altro ragazzo e da
una ragazza bionda.
Tutti e tre avevano la
pelle bianca.
“Bentornato a casa”
Sussurrò l’uomo con una voce agghiacciante.
Stefan deglutì nervosamente guardando Klaus
negli occhi.
Erano ritornati dove
tutto era iniziato.
FINE CAPITOLO!
Spero vi sia piaciuto!
Madonna Bill è proprio stronzo! Anche nei momenti d’addio fa il gradasso e
l’odioso! Cosa avrà voluto dire?
E Klaus è ritornato! Sto
seguendo infatti le vicende della 3 stagione.. ma ancora per poco!
Povera Briony tutti le stanno voltando le spalle… ma adesso ha trovato una nuova amica,
spero che il personaggio di Ylenia vi
piacerà! Riserberà tante sorprese e misteri!
<< Devo far finta
di niente, come nulla fosse, devo far finta di niente! >> Continuava a
pensare Briony mentre camminava per la
città.
Tuttavia era
un’impresa assai difficile quando nella tua vita niente andava per il verso
giusto e tu imperterrita dovevi andare
avanti, sbucciandosi i ginocchi nel cammino e rialzandosi e rialzandosi,
cercando di vedere il lato positivo.
L’aver scoperto che i
suoi cari amici volessero fregarla in un modo così spregevole l’aveva
praticamente sconvolta, ma pensava che non fosse saggio prenderli per il collo
e urlare tutte le cose non molto carine che stava pensando. Doveva davvero far
buon viso a cattivo gioco, l’unico asso che le rimaneva.
Se loro erano così
falsi, lei sarebbe stata più falsa di loro; avrebbe fatto finta di niente,
avrebbe retto il gioco, sarebbero andati avanti con il piano e quando sarebbe
venuto il momento lei si sarebbe staccata da quel branco di ipocriti e avrebbe
liberato Elijah con le proprie mani senza chiedere nulla in cambio. Infine se
ne sarebbero andati da quella fogna di città, dove nessuno li voleva per come
erano realmente.
Più che altro la
domanda era… come fare a trovare la tomba
di Elijah senza imbattersi nell’ira di Klaus?
Briony non era una stupida e sapeva che non
aveva il potere per affrontarlo, nessuno lo aveva… cercava
quindi di trovare un espediente per riuscirci senza farsi scoprire.
Magari se quella strega
localizzava Klaus in fretta, lei avrebbe potuto seguirlo…
Briony sospirò, stringendosi nella giacca
mentre continuava a camminare per sgranchirsi le gambe.
Poteva davvero fidarsi
di Ylenia? In fondo non la conosceva e aveva come
unica garanzia la sua parola di volerla aiutare… ma
dopo tutto quello che aveva passato riusciva a fidarsi a malapena
di qualcuno, soltanto su se stessa poteva fare affidamento per ciò che
voleva davvero… ormai aveva esaurito le scorte
di fiducia; persino sua sorella le stava voltando le spalle.
E l’unico su cui poteva
veramente contare ora non c’era più.
I suoi unici, più
importanti, pensieri erano rivolti a Elijah, e ripercorrevano tutte le tappe
dei loro momenti insieme, rendendo più speranzosa e amabile come un balsamo
l’idea di riaverlo.
La sua mancanza si
faceva sentire ogni giorno, sempre di più nella solitudine e il suo sguardo
nell’ombra della mente non smetteva mai di perseguitarla, di invocarla. Era un
bene o un male per il suo stato d’animo irrequieto?
Era arrivata persino a
rimpiangere pure i momenti in cui avevano litigato duramente e in cui lui si
era dimostrato crudele… nel cuore
rimpiangeva tutto di lui, tanto ne era stata incatenata, anche il suo lato
più pericoloso, che poteva farle del male…
E più del suo bacio
ricordava quell’attimo bollente in cui loro due sospendevano il proprio
respiro, con la sola voglia di appartenersi.
Briony si strinse nelle spalle e continuò a
camminare nella strada mentre le foglie le riempivano il cammino.
Le mancavano gli
abbracci di Elijah... che la confortavano, riempivano ogni buco del suo animo e
le incutevano un’innata sicurezza; anche quando Klaus li aveva presi a lei
bastava stare nelle sue braccia per sentirsi sicura e protetta, sebbene il
mondo che li circondava stesse cadendo a pezzi.
E ora senza di lui si
sentiva nuda, senza difese e vulnerabile.
Certe volte, in qualche
momento di follia, o razionalità, pensava di mollare tutto e di dimenticare,
facendosi una vita altrove. Era sicura che anche Elijah lo volesse, che lei
ricominciasse da capo lontano da lui.
Ma il pensiero svaniva
come era venuto. Anche se lei avesse cercato di dimenticarlo, sarebbe comunque
sempre stata un guscio vuoto, senza emozioni e senza niente da offrire agli
altri, perché tutto quello che aveva dentro l’aveva già donato a lui,
irrevocabilmente.
Non c’era spazio per
nient’altro, quel sentimento aveva ostruito ogni altro passaggio estraneo nel
suo cuore creduto indomito.
Briony di nuovo sospirò, calciando qualche
sassolino. Faceva degli incubi la notte... in cui c’era lei che si avvicinava a
una tomba chiusa… sapeva che era quella che conteneva
il corpo di Elijah, ma lei non arrivava mai abbastanza vicino da poterla aprire… E alla fine si svegliava col fiatone e il sudore
freddo, come se avessero piantato il pugnale anche nel suo di cuore.
Ma Briony
non si era data per vinta e aveva smesso di versare lacrime solitarie anche nel
buio della notte in cui nessuno poteva notarle; doveva dimostrarsi forte e non
arrendersi. Perché anche se sarebbe andata incontro al maggiore dei pericoli,
lei non avrebbe mai rinunciato a salvarlo; gli altri potevano pensare che
Elijah fosse un traditore, che era la lezione che si meritava, ma lei non
l’avrebbe mai pensata davvero in quel modo.
Perché loro non lo
conoscevano come lei conosceva lui… e
nessuno avrebbe potuto mai capirlo nell’animo come faceva lei. E nemmeno amarlo
con così tanta disperazione.
Mentre continuava a
pensare a Elijah, sentì una voce dolce e cristallina, come quella di un
bambina, che la stava chiamando da dietro la schiena.
Ma non la chiamava
per nome… era il nome di qualcun altro.
“Gwendolyn?”
Appena sentì quel nome
familiare, Briony si girò sorpresa per
vedere chi fosse.
Quando si girò, si
ritrovò davanti una ragazza bionda e molto bella. Avrà avuto l’età di Caroline,
sebbene possedesse una bellezza così regale d’altri tempi, quasi appartenente
al paradiso; aveva il volto di una bambola incorniciato da bellissimi occhi
azzurri, con la pelle molto chiara.
Briony si voltò totalmente verso di lei,
circospetta e meditabonda, come se quell’aspetto le rimembrasse un dettaglio
sottile ma importante, mentre la ragazza bionda la squadrava dalla testa ai
piedi scrupolosamente. Infine sbatté le palpebre confusa e disse soltanto,
muovendosi di lì: “No mi scusi, ho sbagliato persona.”
Aveva una voce
bellissima, scandita da un accento che Briony non
conosceva ma di nuovo le pareva straordinariamente familiare; possedeva una
bellezza splendente, e quel colore della pelle…
Briony fu percorsa da un brivido. Chi
poteva mai conoscere il nome della sorella di Elijah, che era scomparsa secoli
prima?
Non era possibile.
Briony chiamò quella ragazza con una voce
animata da una speranza a cui non riusciva a credere.
“Sei Rebekah?”
Era solo un debole
sussurro ma la ragazza lo sentì benissimo e si voltò infatti verso di lei.
Sembrava sconvolta del
nome che le aveva affibbiato, e Briony dedusse
che aveva ragione. Era davvero lei! Ma come era possibile?? Tutta la famiglia
di Klaus era sotto terra rinchiusa in quelle tombe….
Come aveva fatto a uscirne? E Elijah, anche lui era libero?
Voleva farle tantissime
domande, il corpo fremeva, ma Rebekah le
sorrise in maniera glaciale e scomparve in un secondo nel nulla.
Briony cercò di rintracciarla con le mani
ma ormai era fatta, l’oggetto del suo insperato desiderio era appena scomparso
come un fantasma.
Girovagò invano per
tutto il paese nel tentativo di trovarla, di porgerle delle domande senza
risposta, ma non la ritrovò.
“Sei davvero sicura che
fosse la sorella di Elijah?” le chiese Ylenia mentre Briony girava in tondo per la casa come se fosse
impazzita.
“Sì sicurissima! E’ come
lui me l’aveva descritta e sapeva il nome dell’altra sorella, Gwendolyn… non può essere una coincidenza.”
E inoltre quel
sorriso freddo… era uguale a quello
di Elijah…
Gli assomigliava
moltissimo perché avevano la stessa bellezza regale e maestosa. Quell’effetto
nato su di lei non poteva essere un falso allarme.
“Hai idea di dove
cercarla?”
“Ho guardato dappertutto
ma sembra scomparsa!”
“Beh forse ti sei
evitata una brutta compagnia, in fondo chi la conosce. Sei sicura che non sia
soltanto frutto della tua immaginazione? Posso capire che la tua ragione di
vita è salvare Elijah in questo momento ma magari quella ragazza bionda non era
sua sorella.” le disse seria Ylenia che
cercava una spiegazione razionale a quello che era accaduto.
“Si invece. Lo era.”
rispose Briony sicura. Non sapeva perché si era
intestardita così tanto ma era una sensazione a pelle… quando
aveva visto quella ragazza sapeva che aveva a che fare con Elijah… glielo si leggeva nelle profondità negli
occhi.
“Adesso ho bisogno
di concentrarmi… sto cercando di rintracciare
Klaus ma è difficile senza un minimo appiglio”
“Lo so, ti sto chiedendo
molto ma se lo trovi è un passo avanti!” esclamò speranzosa Briony, guardandola negli occhi. In verità si domandava
ancora se poteva fidarsi di quella strega ma tanto cosa aveva da perdere? Lei
le aveva offerto un aiuto valido, e Briony aveva
deciso si raccoglierlo. Doveva giocare tutte le carte in tavola per ritrovare
Elijah.
“Farò del mio meglio. E
tu per favore non andare in giro per la città a perlustrare ogni ragazza bionda
che incontri.” Rispose Ylenia in tono
ironico.
“Sicuramente ne vedrò
una ora. Devo vedere mia sorella”
Era davvero difficile
far finta di niente e che tutto andasse bene, soprattutto con Caroline,
ma Briony si era promessa di non farle
sapere cosa aveva scoperto.
Doveva solo fare il loro
gioco.
“Stai bene? Ti vedo
preoccupata” disse Caroline guardandola negli occhi.
“Sto benissimo, che
preoccupazione nuova ci dovrebbe essere?” rispose la sorella maggiore
allargando la bocca in un sorriso a 32 denti, ovviamente finto, ma la bionda
non se ne accorse e andarono nelle aule della scuola; il giorno dopo sarebbe
stato il primo giorno scolastico e stavano organizzando degli scherzi da fare.
“Non penso che voi
abbiate del tempo da perdere così…” fece
notare Briony guardando dei ragazzi che
mettevano della colla nella sedia dei prof.
“Oh dai non rovinarmi
questa serata! Stiamo cercando di divertirci! E’ l’ultimo anno!”
“Sì e non verrai
promossa se penserai solo a queste baggianate.”
“Parli tu che sei
ossessionata dalla tua caccia!”
“Io almeno faccio
qualcosa di utile e che penso sia giusto.” Rispose Briony
seria.
Caroline sospirò malamente
mentre l’altra si dannò per il tono che aveva usato senza darsi il dovuto
freno. “Sai sei l’unica che non si sta divertendo…
persino Elena c’è, vedi di scioglierti un po’, è per il tuo bene.”
“Ebbene, il metodo non
mi convince ma cercherò.”
Andarono in una stanza
dove Tyler, Elena e Bonnie avevano appena
fatto uno scherzo a Matt e tutti stavano ridendo. Come se tutto fosse magicamente
semplice. Beati loro.
“La serata dovrebbe
essere riservata ai soli studenti ma per te faremo un eccezione!” disse Tyler
sorridendo.
Briony accomodandosi ricambiò il sorriso
forzatamente e incominciarono a parlare degli scherzi che avrebbero messo in atto
quella sera.
Elena uscì per andare a
prendere altri materiali per fare gli scherzi, e all’improvviso il telefono
di Briony squillò:
“Pronto?”
“Sono io. L’ho trovato!
Il manigoldo l’ho trovato!” Riconobbe subito la voce. Era Ylenia.
Briony si alzò velocemente, facendo roteare
la sedia dove era seduta. Gli altri presi dalle loro cose non se ne accorsero.
“Dimmi tutto. Dove si
trova?” le chiese prontamente.
“Brionycalmati… si trova qui. Klaus è a Mystic
Falls.”
La ragazza restò un
attimo in silenzio a incassare la notizia shoccante. Non poteva essere tornato… non era possibile. Non lì, non adesso.
“Mio dio…” sussurrò debolmente chiudendo la conversazione.
Elena stava percorrendo
il corridoio della scuola ma all’improvviso si ritrovò davanti l’ultima persona
che avrebbe mai sognato di incontrare un’altra volta. Il suo incubo peggiore.
“Ecco la mia doppleganger!” sussurrò una voce diabolica.
“Klaus??” Elena
strabuzzò gli occhi spaventata e cercò di scappare, ma il vampiro la prese
fortemente per un braccio.
“Questa volta non mi
sfuggi! Tu non dovevi essere morta?” le chiese lui terrificante guardandola
dritto negli occhi in segno di minaccia per il futuro.
Briony intanto era uscita dall’aula per
cercare Elena. Se Klaus era tornato non ci vedeva nulla di buono… forse aveva scoperto che la doppleganger era
viva, per questo non riusciva a creare i suoi ibridi... ed era tornato
sicuramente per fargliela pagare.
Cristo che casino!
In lontananza vide
all’improvviso una ragazza bionda che stava camminando a passi lunghi e sinuosi
verso di lei; la riconobbe. Era Rebekah.
“Ci si rivede Briony” disse questa sorridendole in modo malefico.
Briony si bloccò indecisa e la guardò
attentamente, respirando a fatica per l’ansia di prima.
“Allora non mi sbagliavo… sei la sorella di Elijah.” Le tremavano le
mani pensando che aveva di fronte a sé un familiare di Elijah. Era una
sensazione davvero strana.
“E di Klaus. Mi ha raccontato
di te sai? Sei la ragazzetta di Elijah, stranissimo davvero che abbia deciso
finalmente di snodarsi la cravatta in tutto e per tutto.” Rispose l’Originaria
esaminandola da cima a fondo, quasi le facesse i raggi-x.
Briony non si preoccupò se poteva risultare
bella e accettabile ai suoi occhi, e cominciò ad incalzarla con le domande
utili:
“Come fai a essere viva…? Credevo…”
Ma Rebekah la interruppe subito.
“Sì, sono rimasta 90
anni rinchiusa in quello schifo di tomba ma Klaus mi ha liberata perché cercava
una cosa da me… e siamo ritornati per
quello, mia cara.”
“E Elijah…? Lui dov’è?” chiese Briony
speranzosa guardandola dritto negli occhi.
Rebekah non disse niente e continuò a
fissarla con uno strano sorriso ambiguo, girandole intorno. I suoi occhi
azzurri brillavano nella penombra.
“Perché non mi rispondi?
E’ tuo fratello!”
“Anche Klaus lo è. E se
mi metto contro di lui un’altra volta, ritorno dritto sotto terra e non ne ho
per niente l’intenzione.”
“Allora lascerai la tua
famiglia in questo modo? Non puoi lasciar perdere diamine! Io sto cercando in
tutti i modi di riportar in vita Elijah… se
sai già chi sono allora ti prego, aiutami...” le mormorò con occhi imploranti,
azzardando d’istinto un passo in avanti.
Ma l’altra si ritrasse
come fosse stata un insetto: “E perché mai? Non ti conosco nemmeno” la liquidò Rebekah in maniera gelida.
“Ma Elijah mi ha parlato
molto di te… so che eravate molto uniti
come famiglia e non posso credere che tu voglia abbandonarli così… senza fare nulla.” Briony
non voleva arrendersi anche se poteva rischiare grosso.
“Ora devo vivere la mia
vita. Per gli altri non posso farci niente.” rispose la vampira seccamente,
andandosene.
Ma la mora la
raggiunse subito e la prese per un braccio per farla voltare, senza mezzi
termini perché non poteva farsela scappare così.
“Klaus ti ucciderà
un’altra volta non appena non gli servirai più! Ha fatto lo stesso giochino con
Elijah pugnalandolo alle spalle!”
Rebekah indispettita lasciò andare il
braccio dalla sua presa e le urlò:
“Lui con me non lo farà!
Ora gioia se non ti dispiace devo andare perché ho delle cose divertenti da
fare.”
Così dicendo Rebekah si volatilizzò nel nulla come quella mattina,
e Briony restò da sola nel corridoio.
Aveva perso il pesce
all’amo. Stava nel frattempo succedendo il finimondo. E lei era sola. Ma non si
diede per vinta, non poteva mollare proprio ora che aveva trovato un membro
della famiglia di Elijah. E doveva darsi da fare contro Klaus.
Corse affannosa lungo il
corridoio.
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Intanto Caroline si era
appartata in un angolo per stare da sola con Tyler, quando entrò all’improvviso
una ragazza bionda molto bella che nessuno dei due conosceva.
“Ecco i piccioncini. Tu
devi essere la vampira Caroline e tu il licantropo Tyler.”
“Ci conosciamo?” le
chiese Caroline preoccupata per quello che aveva appena detto.
Rebekah, allora, le sorrise diabolica.
“Sono la nuova
arrivata!” E infine aprì la bocca sfoderando i suoi denti da vampiro e li
assalì violentemente.
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Finalmente Briony riuscì a trovarla, ma quando si accorse che
Caroline e Tyler era svenuti per terra e perdevano sangue, urlò inorridita.
“Caroline! Mio dio cosa
hai fatto?” chiese avvicinandosi alla sorella per vedere se stava bene.
L’angoscia non solo per se stessa l’assalì per quella situazione che, volenti e
nolenti, riguardava tutti loro.
“Devo tenerli buoni per
un po’ finché Klaus non finisce il lavoro.” rispose Rebekah semplicemente
con noncuranza mentre guardava il cellulare di Caroline.
“Quale lavoro? Di che
stai parlando?” le chiese Briony arrabbiata
e incredula.
Rebekah, infastidita dalla sua presenza, si
voltò con arroganza e le disse:
“Senti morettina. Non mi
piace il tono con cui mi parli come se fossi convinta di conoscermi. Non è
così, quindi lasciami perdere!”
Dopo di che tornò a
fissare ipnotizzata il cellulare che aveva in mano, cercando di capire come
funzionasse.
Briony la guardò disgustata: sembrava una
Caroline seconda versione dal modo in cui si comportava, così come le aveva
confidato Elijah tempo fa.
“Sai ai miei tempi non
c’erano questo genere di cose. Sono davvero utili!” Esclamò Rebekah contenta come una bambina che ha appena aperto
il regalo di natale, e si fece una foto sorridendo affascinante all’obbiettivo.
“Dov’è Klaus? Che
intenzioni ha?” continuava a chiederle Briony, ma Rebekah non la stava minimamente a sentire e
continuava a giocare col telefono. Briony ebbe
l’impulso di sassarglielo via e di bloccarle la testa
contro la sua per farsi ascoltare, ma seppe che non era affatto una buona idea
e si limitò a stare accanto alla sorella svenuta.
All’improvviso la
vampira fermò la mano e guardò ipnotizzata una foto di Stefan e
Elena.
“Cosa? Ma questa è…?” Ad un tratto si alzò e si avvicinò a Briony velocemente.
“Chi le ha dato questa
collana??” urlò arrabbiata riferendosi alla foto che ritraeva Elena con la
collana che le aveva regalato Stefan.
“E’ un regalo di Stefan.” rispose Briony con
noia.
“E’ mia!! Quella
sgualdrina me l’ha rubata!”
Rebekah sembrava fuori di sé per quella cosa
da nulla e Briony allora la guardò
shockata, come se quella vampira fosse appena uscita da un manicomio anziché da
una tomba.
“Me la vado a
riprendere! Tu vieni con me!” esclamò la vampira all’improvviso prendendo Briony per un braccio e non ammettendo repliche.
“Cosa? Dove?”
domandò Briony sbigottita, facendosi
trascinare a forza dalla vampira. Si girò guardando preoccupata la sorella e il
suo fidanzato che non sembravano volersi svegliare.
“Oh non preoccuparti per
loro. Si riprenderanno tra una mezz’oretta con qualche ossa rotta.”
rispose Rebekah ridendo mentre camminava
verso la palestra.
Briony allora la guardò incredula.
Fisicamente un po’
assomigliava Elijah: avevano lo stesso sorriso quando volevano incutere
perfidia, gli stessi occhi freddi e glaciali all’occorrenza e possedevano tutti
e due una bellezza disumana.
Ma caratterialmente non
gli assomigliava per niente: sembrava più che altro una bambina superficiale e
viziata, non la donna che avrebbe dovuto essere alla sua età.
Non aveva il minimo
rispetto per la vita umana e sembrava che non le importasse niente della sorte
della sua famiglia. Sotto quel punto di vista Rebekah era
molto più simile a Klaus.
Briony deglutì spaventata, convinta di
essere spacciata.
<< Me le sto andando
a cercare, ma dopotutto che altro posso fare? >> pensò angosciata, senza
uno stralcio di piano in testa.
Andarono dentro la
palestra dove Klaus teneva in pugno Elena e con loro c’erano altre due ragazzi
terrorizzati. Sicuramente delle vittime designate di Klaus.
“Rebekah,
ti avevo detto di rimanere in disparte” mormorò Klaus mentre fissava la
sorella.
“Lei ha la mia collana,
guarda!!” rispose lei prontamente facendogli vedere la foto.
“Sei sicura che sia
quella?”
“Sì sono sicura. La
rivoglio!” urlò indispettita come se fosse una bambina a cui è stato appena
rubato il suo gioco preferito.
Ma vedendo che Klaus non
faceva una piega, Rebekah si avvicinò
pericolosamente a Elena.
“Dove l’hai messa brutta
sgualdrina?”
“Io non ce l’ho più..”
sussurrò piano Elena.
“Bugiarda!” Rebekah perse il controllo e la morse avida nel collo,
come una specie di pagamento per il torto subìto.
Briony fissò la scena spaventata non
sapendo che diamine fare in quella specie di circo, mentre Klaus cercò di
dividere le due ragazze.
“Rebekah calmati.”
“Falle dire dove l’ha
nascosta Nik!” gridò lei con ancora il sangue
tra le labbra.
Klaus allora sospirò
cercando di calmarsi e si girò piano verso Elena, la quale perdeva sangue dal
collo.
“Elena fai la brava… dimmi dove hai messo la collana.”
“Non ce l’ho più
lo giuro… l’ha presa Katherine”
Sentendo quel
nome, Briony strabuzzò gli occhi sorpresa.
Cosa c’entrava Katherine in tutto questo?
Inoltre stava perdendo
le speranze nel cercare un vano aiuto da parte della sorella di Elijah. Quella
sembrava una trottola impazzita e poi era molto attaccata a Klaus, visto il
nomignolo affettuoso con cui ancora lo chiamava ancora dopo tanti anni…
Doveva trovare subito
una soluzione a quell’ennesimo problema che si era creato…
ma come?
“Katerina.
Ovviamente” rispose Klaus con un sorrisino.
“Rebekah ti
prego portami Tyler e la sua amichetta. E’ ora di cominciare”
Lei prontamente uscì
dalla palestra, lanciando un’occhiata di traverso a Elena, mentre Briony si voltò ansiosa verso quella direzione. Cosa
volevano fare con sua sorella?
“Briony!
Scusami non ti ho salutata come si deve!” esclamò divertito Klaus come fossero
vecchi amici.
“Va al diavolo.” replicò
lei voltandosi.
Klaus fece una smorfia.
“Non si parla così a un
Originario, modera i termini.”
“Dov’è Elijah? Dove
l’hai messo??” gli domandò infuriata.
“E’ più vicino di
quanto pensi… ma come non riesci a captare
la sua presenza con la tua forza dell’amore?”
Briony si paralizzò sentendo quelle parole.
Anche Elijah era a MysticFalls??
Ma all’improvviso la
porta si aprì. Incredibilmente era Stefan.
“Stefan!”
Urlò Elena sorridendogli dolcemente.
“Stefan??”
Gridò Briony sorpresa di vederlo lì.
“Oh sei arrivato anche
tu! Perfetto!” disse anche Klaus.
“Sono venuto qui per
chiedere il tuo perdono Klaus… e offrirti
nuovamente la mia fiducia” gli confidò Stefan come
da manuale.
“Ormai non posso più
crederti. Mi hai mentito riguardo a Elena”
“Lei non è più niente
per me. Non ti deluderò più, te lo giuro”
“Bene dimostralo!
Uccidili!” disse Klaus rivolgendosi ai due ragazzi terrorizzati che erano
rimasti nella palestra.
Stefan titubante li guardò, poi passò a
Elena, che lo fissò con occhi imploranti.
“Forza squartatore.
Uccidili!”
“No Stefan non farlo.” Si intromise Elena per
scoraggiarlo.
“Zitta!” Klaus arrabbiato
le tirò uno schiaffo così forte che la fece cadere per terra.
Stefan, non sopportando che qualcuno
mettesse le mani addosso alla ragazza che amava, corse infuriato verso Klaus
per fermarlo ma lui si aspettava quella reazione e infatti lo prese per il collo.
“Così lei non conta più
niente per te eh? Le tue bugie stanno aumentando Stefan!”
gli urlò in faccia dandogli uno spintone.
Briony non ce la fece più:
“Come fai a essere così
perfido?? Non vedi che lui sottostà ai tuoi piedi soltanto perché glielo imponi?
Perché ha paura di te? Ma stavolta non farà quello che gli chiedi, non staremo
ai tuoi giochini malati, tutti si accorgeranno che
razza di bestia tu sia, persino tua sorella!” Gridò in preda alla rabbia
improvvisa.
Ma Klaus non la stette
neanche a sentire, anche se mostrò una smorfia infastidita, e disse ancora:
“Beh Stefan allora? Obbedisci uccidili, altrimenti uccido
lei!” gridò avvicinandosi a Elena.
Questa volta la minaccia
era reale e Stefan non poteva permetterlo,
così si avvicinò come un fulmine ai due ragazzi e li morse velocemente.
“Stefan!”
Elena cercò di fermarlo ma fu bloccata da Klaus.
“Bravo squartatore!”
quasi gli fece un applauso dalla contentezza.
Briony intanto guardava la scena impotente
e spaventata.
Cosa avrebbero potuto
fare da soli contro due Originari impazziti?
All’improvviso
entrò Rebekah sorreggendo come delle patate
Caroline e Tyler, i quali si erano risvegliati. C’era anche Bonnie.
“Oh bene ci sei anche
tu! Signori, vi presento mia sorella. Rebekah!”
Klaus la fece mostrare come se fosse un trofeo, e lei sorrise estasiata.
Klaus poi non sorrise
più e si avvicinò alla strega.
“Bonnie allora
te lo ripeterò una volta soltanto… tu sei
una strega no? Trova la soluzione al mio problema e in fretta! Devo sapere
perché non riesco a creare altri ibridi… e
se non mi aiuterai..” Lasciò la frase in sospeso e ad un tratto si avvicinò a
Tyler, facendogli bere il suo sangue.
Nessuno se l’aspettava e
guardarono tutti la scena sotto shock. Il licantropo cercò di
ribellarsi ma alla fine Klaus ruppe il collo al povero Tyler, che cadde per
terra morto.
“Oddio!” Urlò Caroline terrorizzata.
“Lui morirà se non
trovate una soluzione! Come tutti gli altri mezzi ibridi che ho creato!” gridò
Klaus in tono diabolico.
Tutti osservano
terrorizzati il loro amico per terra, la cui vita era appesa a un filo.
“A voi la scelta.”
“Rebekah,
porta fuori il nostro Tyler e la sua concubina.”
“Tua sorella!”
Klaus lasciò perdere
quell’attacco verbale di Caroline in un rotolamento di occhi come se tutto
quello fosse uno spasso, e proseguì con le minacce: “E se qualcuno di loro
scappa, rompigli la spina dorsale.”
Rebekah come un cagnolino obbedì e questo fece
innervosire Briony, che aveva i nervi a fior di
pelle.
“Cos’è adesso è lei la
tua schiavetta?”
Rebekah si voltò guardandola con una strana
espressione, ma non replicò all’offesa e uscì.
“Fa soltanto quello che
le chiedo perché sa che se dovesse deludermi un’altra volta farebbe la fine che
si merita.”
“Mi fai schifo.” Gli
sussurrò disgustata.
“Bando alle ciance. Ora
farò scattare un timer… venti minuti!”
All’improvviso il
cronometro della palestra si accese. I colori rosso fosforescenti brillavano
nell’oscurità e presto quei numeri sarebbero arrivati al conto
finale.
“Quando scadrà il tempo,
mio caro squartatore berrai tutto il sangue della tua amata Elena!”
Stefan guardò Elena spaventato per quello
che Klaus gli stava ordinando, e Briony spalancò
la bocca terrorizzata ma non riuscì a dir niente questa volta.
“No…”
Sussurrò Elena senza via di fuga.
“Sì invece. E non potrà
disobbedirmi.” Rispose Klaus sentendosi potente nel soggiogare Stefan e rubargli ogni goccia d’amore.
“Oh mio dio. Deve
esserci un modo per uscirne.” continuava a blaterare Briony senza
sosta, mettendosi le mani in testa per farsi venire un’idea.
“Non c’è.”
Sussurrò Stefan che aveva perso le
speranze. Klaus se n’era andato ma l’ordine che gli aveva impartito lo stava
divorando dall’interno. E gli stava spezzando il cuore.
Ma Elena all’improvviso
disse:
“Il padre di Caroline
e Briony…Stefan!
Il loro padre riusciva a resistere al soggiogamento, potresti riuscirci anche
tu se ti impegni!”
“Oh sì certo, basterà
qualche decennio di allenamento niente di che!” rispose in tono ironico.
“Stefan guardami
so che puoi farcela”
“Non posso fermarmi
Elena! Io devo fare quello che lui mi dice! Non posso resistere!” urlò
disperato.
“Io so che tu ce la
farai” rispose amorosamente.
“Perché? Perché ti amo?”
“Si perché mi ami Stefan! E dopo tutto quello che ho passato me lo devi!”
“Ssssh zitti!
Parlare di queste cose ora non servirebbe. Chiamo i rinforzi.” si
intromise Briony prendendo il cellulare.
Perché non ci aveva pensato prima??
“Chi?” domandò Elena
sorpresa.
Ma non ebbe neanche il
tempo di chiamarla, che Ylenia comparve
subito come un miraggio divino.
“Sei arrivata al momento
giusto, devi aiutarci!” le disse Briony con
un affanno contento correndo da lei.
Stefan e Elena fissavano sorpresi quella
bellezza alta e bruna che non avevano mai visto prima ma che sembrava,
secondo Briony, la loro unica speranza.
“Sospettavo che Klaus
avesse qualcosa di diabolico in mente. Che è successo?” domandò guardando Stefan e Elena che non ci stavano capendo più niente,
ma ormai il tempo stava per scadere.
“Ha soggiogato lui per
mangiare viva Elena quando scadrà il timer!”
Ylenia scosse la testa desolata.
“Non posso impedirlo… Klaus è un Originario e non potrei
annullare il soggiogamento”
“E quindi cosa potremmo
fare?”
“E me lo chiedi? Perché
restate lì impalati? Scappate!” rispose la strega afferrando Briony per le spalle.
“Anche se volessimo
Klaus è nei paraggi e pure la sua spaventosa sorella” si intromise Elena.
Briony per un momento vide Ylenia tremare, ma credette fosse
stata un’allucinazione. Non c’era tempo per gli indugi:
“C’è un’altra
problema... Klaus ha dato il suo sangue a un licantropo per farlo diventare
un ibrido… puoi aiutare almeno lui?”
Ylenia allora ci pensò un attimo su
per trovare una soluzione.
“Cercherò di fargli
superare la transizione anche se la doppleganger è
viva..” rispose fissando Elena che era la chiave di tutto.
“E’ questo il
punto purtroppo… tutti i suoi ibridi
muoiono perché Elena è viva.”
“Ok facciamo una cosa
alla volta. Io cerco di scoprire qualcosa per far vivere il vostro amico, anche
se si sveglierà sotto forma di ibrido, mi dispiace ma questo accadrà
inesorabilmente.”
“Almeno non sarà morto,
dovresti cercare Bonnie è una strega anche
lei; due teste suonano meglio di una” le disse Briony per
aiutarla.
“Mi sono sempre occupata
da sola di tutto. E tu che farai?” le domandò Ylenia prima
di andarsene.
“Resto di guardia qui… cercherò di impedire a Stefan di
fare qualcosa di cui si pentirebbe per tutta la vita” rispose fissandolo.
“Va bene, state attenti.
Hai il paletto no?”
“Sì ma non sarà
necessario usarlo su di lui”
Ylenia scosse la testa per la sua ingenuità
ma non disse niente per il poco tempo e uscì dalla palestra. Briony sperò con tutto il cuore che almeno salvasse il
ragazzo di Caroline…
I venti minuti del
cronometro finirono. Era venuto il momento.
Tutti e tre si
guardarono spaventati.
Stefan si inginocchiò a terra per
trattenersi. Sudava per lo sforzo e digrignavi i denti. “Elena scappa!” le urlò
disperato, graffiando il pavimento.
“No Stefan ce la puoi fare” gli disse Elena cercando di
aiutarlo.
“Elena ti prego ti prego
ti prego” Stefan era allo stremo delle
forze e cercò di allontanarsi.
“Guardami, sei forte per
contrastarlo. Ti amo e credo in te!”
Ma Stefan stava cambiando repentinamente, che lui lo
volesse o no. Briony scorse i suoi denti
affilati e stava per alzarsi, pronto ad attaccare.
“Elena credo che
dovresti dartela a gambe…” sussurrò Briony spaventata.
“Stefan…”
Ma Elena non voleva cedere perché non voleva abbandonare il ragazzo che amava,
e restava ferma immobile davanti a lui.
All’improvviso Stefan urlò in modo agghiacciante e corse verso Elena
per aggredirla.
Sia
lei che Briony gridarono spaventate per
quello che temevano sarebbe successo, ma si accorsero alla fine che Stefan non aveva nemmeno sfiorato Elena. Si era
appartato in un angolo della palestra e si teneva saldamente a un palo, per
resistere alla sete.
“Elena
corri! Vattene!” le gridò con tutta la forza che aveva in corpo.
“Merda
dai corri!” le urlò Briony convinta
che Stefan non avrebbe resistito a lungo e
prese Elena per un braccio per incitarla, correndo verso l’uscita.
Le
ragazze sentivano la presenza inquietante di Stefan alle
loro spalle; il vampiro aveva una sete insaziabile ma cercava di resistere come
meglio poteva, cercando di aggrapparsi alle pareti della scuola, ma il pericolo
persisteva.
“No
non fermarti Elena anche se vorresti! Nemmeno Stefan lo
vorrebbe, corri!”la incitava di continuo la Forbes nei
momenti in cui Elena si voltava a guardare angosciata il suo amore dannato.
Ma
la loro fuga fu fermata all’improvviso da Klaus, che prese entrambe le ragazze
simultaneamente per il braccio. “Ci incontriamo sempre oggi eh?”
“Lasciaci
andare serpe!” gridò Briony cercando di
liberarsi e dando dei pugni da tutte le parti, dando libero sfogo a ciò che
avrebbe voluto fargli in ogni momento durante i loro incontri.
Klaus
rideva sotto i baffi: “Credi davvero di potermi sconfiggere?”
“Credo
davvero che il tuo momento per pagare arriverà!” gli rispose Briony con una ferocia così determinata che non si era
mai vista in lei e gliela buttò dritta in faccia. Klaus, per un attimo, si bloccò
a guardare il luccichio indemoniato negli occhi della ragazza e l’insidiosa
verità insita in essi, ma in risposta fece solo un sorriso arrogante. Lui era
invincibile e non aveva paura di niente. Cosa credevano?
Briony riuscì
fortunatamente a divincolarsi e corse via senza fiato in una stanza,
dove vi trovò Stefan che stava
per inficcarsi una scopa di legno in pieno
stomaco per fermare la propria sete di sangue.
“Oddio Stefan!” Gridò Briony vedendo
che il vampiro stava per ammazzarsi pur di non far del male a Elena.
Il
suo richiamo fermò il vampiro e subito dopo entrò anche Klaus, che continuava
ad avere in pugno la povera Elena. Stefan così
si fermò titubante.
“E’
incredibile. L’unica cosa più forte del tuo desiderio di sangue è il tuo amore
per questa ragazza!” esclamò Klaus, che non riusciva a credere ai suoi occhi.
“L’amore è così stupido, no, bambolina?” sfidò questa volta la Forbes in un incrocio tra sguardi che Briony rispose solo con ripugnanza, e maledettamente
un senso di sconfitta.
Ma
non c’era tempo per i propri drammi perché il gioco infimo di Klaus non era
finito.
“Perché
non lo spegni?” disse rivolto a Stefan
“No!”
“Oh
andiamo Stefan la tua umanità ti sta
distruggendo. Spegni tue emozioni, starai molto meglio”
“No!”
gridò ancora cercando di ribellarsi a lui.
Ma
Klaus perse la pazienza e lo attaccò alla parete. Briony cercò
di aiutarlo ma fu tutto inutile.
“Spegnilo!!!!” urlò agghiacciante guardandolo negli
occhi. Stefan non riusciva a ribellarsi e
guardava ipnotizzato il suo aguzzino.
“Che
cosa hai fatto?” chiese Elena angosciata mentre osservava il cambiamento negli
occhi di Stefan. Sembravano quelli di un
predatore, non più quelli di un ragazzo innamorato.
“L’ho
guarito.” Rispose Klaus semplicemente.
“Oh
mio dio…” sussurrò Briony incredula
guardando lo Stefan che aveva imparato
a rispettare e che ormai aveva perso tutta la sua umanità, incluso il suo amore
per Elena.
E
tutto per colpa di Klaus!
Briony lo guardò
furiosa e lui si girò proprio verso di lei, guardandola terrificante.
“E
ora cosa devo fare con te?” sussurrò diabolico allungando una mano verso il suo
viso.
Briony indietreggiò
disgustata fissandolo con un odio pieno, e lui per tutta risposta la afferrò
per il collo.
“Vorresti
mio fratello tutto per te?” le recriminò lui tenendola in pugno, alto nel suo potere.
Briony si tenne
stretta alla sua presa per cercare di toglierselo via ma era tutto inutile, la
sua forza umana era troppo debole e nemmeno la lingua lunga poteva rispondere a
tono come avrebbe voluto, forse perché il suo cuore stava sancendo una condanna
definitiva.
Credette che
Klaus stesse per ucciderla e si maledì per gli sforzi persi, ma il vampiro si
limitò a prenderla di peso come nulla fosse e la lanciò lontano da lì a qualche
metro di distanza.
Il
forte impatto fece aprire di netto la porta e il tonfo della caduta la fece
svenire senza forze sul pavimento.
Inconsciamente
voleva resistere ma non poteva; l’oblio la reclamava e ci cadde, pensandosi
sconfitta.
L’Originario
intanto sorrise glaciale di fronte a quel teatrino ben architettato e si rivolse
infine a Stefan.
“Ora.
Squartatore! Bevi dal collo della doppleganger!”
disse mostrando il collo nudo di Elena, come un invito.
Purtroppo Stefan non era più lui. Non era più il ragazzo dolce e
sensibile che Elena aveva conosciuto. Ora era un mostro, senza coscienza.
I
suoi occhi divennero neri dal desiderio e si avvicinò pericolosamente come un
predatore.
“No Stefan no!” gli implorò Elena ma ormai tutto inutile.
Klaus
aveva vinto.
Più
tardi Briony si svegliò respirando a fatica.
Cercò di alzarsi ma la testa le faceva troppo male per colpa della caduta.
Cercò
comunque di issare le gambe e si guardò attorno, ma non c’era anima viva a
scuola.
Le
venne un terribile sospetto e gridò disperata:
“Elena!
Caroline!”
Tuttavia
nessuno rispose.
<<
Dov’è finita Ylenia?? >> Pensò frenetica.
Tenendosi
la testa con una mano cercò di alzarsi e, facendo mente locale di tutti i
danni, si sfogò con una manata contro alla parete, per dimostrare che ce
l’aveva con tutti, col mondo, con se stessa.
<<
Maledizione a me! Ho da ben imparare la lezione! >> pensò gridando dentro
di sé tutta l’angoscia esasperante che covava e che aveva quasi scelto di
avere.
Pianse
lacrime brucianti. Che poteva fare? Niente le stava riuscendo. E la sua forza
d’animo, che credeva integra, si era in quegli attimi sfaldata perché quel
fardello stava diventando troppo pesante da reggere senza prima o poi
inginocchiarsi, e di fronte a sé le parve di avere una guerra senza
vincitori. Persino il suo amore era incluso?
Il
cuore perse dei battiti. E lei il respiro per quel dubbio che odiava avere.
No
questo mai.
Non
poteva cedere alla debolezza del momento. Doveva riconoscere che esisteva, il
suo animo era terribilmente inquieto per quelle sfide ai limiti
dell’impossibile, ma non poteva permetteva a quella debolezza di vincerla.
Perché
non era una fanciulletta come i nemici le
recriminavano sprezzanti.
Sarebbe
andata avanti. Lo aveva giurato. E in fondo ci credeva. E soprattutto lo
voleva.
Facendosi
più coraggio, Briony avanzò di qualche
passo per riprendere equilibrio sia fisico che mentale e si asciugò con una
manata il naso che perdeva sangue.
All’improvviso
comparve qualcuno. Rebekah.
Briony la guardò
apatica, credendo che ormai il pericolo maggiore fosse concluso per quella
sera.
“Non
hai una bella cera.” disse la biondina quasi compatendola.
“Non
grazie a te.” Rispose Briony dura cercando
di mettersi dritta per dimostrare che non temeva realmente quella biondina.
“Oh
dai non tenermi il muso, so essere vendicativa.” Mormorò ridendo con fare
capriccioso.
Briony la guardò
strana alzando il sopracciglio, ma non rispose. Aveva altro a cui pensare.
“Abbiamo
trovato la pozione magica per far vivere Tyler Lockwood”
esclamò Rebekah avvicinandosi a lei.
“Elena… l’avete uccisa?” chiese la mora angosciata.
Anche
se l’aveva ingannata e usata, Briony non
avrebbe mai voluto che morisse così. Provava troppo rispetto per la sua
famiglia per permettere che accadesse.
<<
Povero John, si è sacrificato per nulla >> pensò con le lacrime agli
occhi.
“No!
La soluzione era quella contraria. Il sangue della doppleganger fa
nascere gli ibridi. La strega che ha fatto la maledizione ha architettato
questo trucchetto per impedire a Klaus di
esaudire il suo macabro desiderio”
Briony la guardò
sorpresa e felice. Almeno erano vivi.
“Molto
astuta!” rispose con un sorrisino cominciando a camminare, dando così le spalle
all’Originaria.
Rebekah la
guardò delusa perché la stava ignorando, poi la inseguì.
“Sai
dovrei ucciderti per quel tuo tono arrogante e sfrontato. Ma... mi ispiri
simpatia. Se farai la brava, non ti ucciderò ok? Una promessa è una promessa!”
esclamò elettrizzata con un sorriso solare.
Briony allora la
fissò sorpresa. Erano più o meno le parole che le aveva rivolto Elijah il primo
giorno che si erano conosciuti. Che non le avrebbe fatto del male finché lei
avrebbe tenuto un buon comportamento. E gli aveva dato la sua parola, come ora
aveva fatto sua sorella.
All’improvviso
lo sguardo di Briony venne animato da una
speranza intensa. Forse Rebekah non era
tutta pazza o fedele come un cagnolino a Klaus. Forse poteva davvero aiutarla a
salvare Elijah.
Poco
importa se non voleva fare la brava, forse poteva tentare…
Rebekah,
accortasi del suo sguardo, le sorrise incerta non sapendo per la prima volta
cosa dire, come se si trovasse impacciata di fronte a tale splendente emozione
negli occhi.
E
i suoi di occhi… erano amareggiati, tristi… e malinconici.
Come quelli…
Ma
i pensieri contorti di Briony svanirono
quando Rebekah si dileguò nel nulla
inspiegabilmente, senza dire nient’altro come fosse finito tutto lì.
Brionysbattè le palpebre ma ritornò subito alla realtà
perché doveva andare a cercare sua sorella per vedere se stesse bene.
“Eccoti!
Credevo fossi svanita nel nulla a far chissà cosa!” Ylenia apparve
all’improvviso vicino a lei.
Briony sussultò per
la sorpresa ma si rincuorò vedendo che era Ylenia.
“Mi
hai fatto prendere un colpo! Dov’è mia sorella?”
“Sta
bene non preoccuparti. E’ con Tyler ora. Si è trasformato in un ibrido dopo
aver bevuto il sangue della doppleganger, era
questa la chiave di tutto! Sinceramente non ci sarei mai arrivata….” Rispose quasi offesa e delusa per non aver
risolto lei la situazione.
“Quindi
Klaus se n’è andato con una scorta del sangue di Elena?”
“Boh
ho provato a cercarlo dappertutto ma sembra….
Scomparso! Forse avrà percepito la mia presenza e se l’è data a gambe!”
rispose Ylenia sorridendo fiera cercando di
pompare il petto, facendo così intravedere la sua forza. Come se in qualche
modo Klaus dovesse avere paura di lei. Eppure Briony aveva
avuto un’altra sensazione prima sulla strega...
Comunque
rispose: “Dubito che uno come Klaus abbia paura di qualcosa ora come ora.”
Mormorò Briony.
“Ma
non sento più la sua presenza!” replicò prontamente la strega.
“Meglio
così no?”
Le
due camminarono per un po’ senza dire niente, poi Ylenia saltò sù dicendo:
“Tua
sorella stava quasi per aggredirmi quando mi ha vista. Accidenti! Non credeva
che fossi dalla sua parte e ho dovuto farla addormentare per tenerla buona. É
persino più inviperita di te.”
Briony sgranò gli
occhi terrorizzata, ma Ylenia scoppiò a
ridere per calmarla:
“Rilassati
o ti verrà un collasso. Stanno tutti bene ora!” le pose una mano sulla spalla
per convincerla e così Briony ricominciò a
respirare normalmente.
“E poi…”
<<
Certo che non smette mai un attimo di parlare >> Pensò Briony divertita.
“Tu
dovresti avercela con loro dopo come ti hanno ingannata senza ringraziamenti.
Dovresti smetterla di preoccuparti così tanto.”
All’improvviso
le venne in mente che Ylenia dopotutto
aveva perfettamente ragione. Si era fatta in quattro per aiutarli quella sera
perché c’era una situazione socialmente pericolosa in stile “allarme rosso”, ma
era ora che si arrangiassero.
In
fondo lei non poteva fare per sempre la babysitter a quei ragazzi che avevano
ormai la maggiore età e dovevano riuscire a cavarsela da soli.
Inoltre
era terribilmente stanca…. Voleva dormire per
almeno 10 ore di fila, ma si ricordò di una cosa importantissima.
“Non
c’è tempo per aiutare i ragazzi nelle loro faccende, domani quando sarò ben
riposata e in forma andrò a perlustrare la città per ogni millimetro.”
“E
perché mai? MysticFalls non
è così elettrizzante come New York, Las Vegas..” rispose pensierosa Ylenia.
“Ma
mica per quello! Klaus mi ha fatto intendere che Elijah è più vicino di quanto
pensassi e magari se l’è portato dietro, fino a qui!”
“Klaus
si porterebbe dietro delle tombe?” mormorò Ylenia trattenendo
le risate ma un’ombra passò sui suoi occhi.
Ma Briony non la scorse perché tornò a guardare davanti a
sé:
“Che
posso dirti…. Quell’uomo è completamente fuori
di testa. Ma vale la pena tentare.” Rispose decisa uscendo dalla scuola.
Ylenia dopo un
attimo la seguì:
“E
di sua sorella… la biondina. Che ne pensi?
Potrebbe aiutarci?”
Briony rimase a
guardare il panorama oscuro della città, fintamente normale.
Rebekah… quella
ragazza era un mistero sotto tutti i punti di vista, lo stesso mistero che
aleggiava sulla sua famiglia. Non riusciva a capire cosa in realtà avesse in
mente, cosa nascondeva il suo cuore ombroso o se poteva fidarsi davvero di lei.
Eppure
le era sembrato di scorgere in quei occhi azzurri freddi e tristi… un pallido riflesso del cuore di Elijah.
Il
suo Elijah.
Briony sospirò, come se
attendesse tranquillamente in quel momento il corso del suo destino.
Socchiuse
gli occhi, per riportare un dolce oblio per il suo animo inquieto in cui
cullarsi; si appartò all'ombra, in totale silenzio, come se volesse restare lei
stessa sola. Ma dentro di sé non lo era. Seguì la fervida immaginazione, i
capelli scomposti le ricadevano lungo il viso e le parve, con la fronte, in un
mondo che non era quello del presente ma quello dell'intimo, di sentire il
ricercato contatto di un'altra. Diversi mondi, stessi confini.
*FINE CAPITOLO!*
Spero
che vi sia piaciuto come abbia rappresentato Rebekah!
Vi dico già che lei e Briony avranno un
bellissimo rapporto e che invece si creerà una spaccatura tra lei e la sorella
Caroline!
Ringrazio
come sempre chi sta leggendo la storia!! Adesso i capitoli sono un po’ noiosi
ma quando tornerà Elijah, tutto sarà diverso lo prometto :D La storia
prenderà tutta una piega mia.
Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro
Brionystaccionò ogni centimetro del paese per trovare
qualche traccia che riconducesse a Elijah, ma purtroppo non trovò niente di
niente. Nulla tra le mani che la riconducesse all'oggetto dei suoi desideri.
Sospirò amaramente, guardando il vuoto
di fronte a sé e pensando che tutti i suoi sforzi erano stati inutili e
infruttiferi, e maledisse Klaus per averle dato delle false speranze.
Ma non doveva abbattersi; forse se
fosse stata sola e perduta si sarebbe lasciata andare alla disperazione
per tutti quei fallimenti, ma non lo era.
Ylenia era
molto forte e il suo aiuto da strega poteva esserle utile.
E c’era anche Rebekah…Briony pensò di andare a parlarle quel giorno per
cercare di convincerla a stare dalla sua parte e a sconfiggere Klaus.
Non sarebbe stato facile perché quel
verme comandava tutto e tutti grazie alla sua forza di ibrido e la sorella
infatti gli stava dietro, forse per paura. O per l’affetto che ancora provava
per lui.
Briony si
diresse a scuola.
Col continuo e persistente pensiero
che l’attagliava, di giorno e soprattutto di notte. La tomba dentro la quale
era rinchiuso Elijah… lei nei suoi incubi
gli era vicina ma mai abbastanza per aprirla…
Al solo pensiero che non ce l’avrebbe
fatta nemmeno nella realtà, si sentì una morsa gelata stringerle dolorosamente
lo stomaco.
Il cuore perforato anch’esso da aghi.
Ma le sue determinate mani alla fine
li avrebbe tolti tutti. Sì, li avrebbe tolti tutti...
Era il primo giorno di scuola.
Molti studenti erano tristi e depressi
perché un nuovo anno di studio odioso era giunto, altri invece erano tesi
perché era l’ultimo. La fine della giovinezza.
Ma quell’anno arrivarono due
nuovi studenti…. Bellissimi, stoici e con la
pelle bianchissima.
Anche se non ne aveva più il diritto, Briony entrava a scuola quando voleva per andare a
trovare la sorella e gli altri amici, e non incontrava mai ostacoli visto che
era sempre stata la cocca dei prof ai tempi, anche se qualcosa di buono da
mangiare da offrire aiutava sempre in ciò.
In quel giorno di sole, tutti gli
studenti erano fuori ad allenarsi per gli allenamenti di football.
Caroline era il capo delle cheerleader
e si stavano allenando come d’abitudine; Briony si
avvicinò a lei per salutarla e Caroline fece una pausa.
“Oggi è una giornata piena di
sorprese.” esclamò guardandola.
“Cosa intendi?” le chiese Briony guardando gli altri ragazzi.
“Rebekah si
è iscritta a questa scuola e anche Stefan è
tornato”
“Come?” domandò Briony sorridendo all’idea che dei vampiri centenari,
se non millenari, frequentassero ancora la scuola.
“Non c’è niente da ridere! Non voglio
quella stronza sgualdrina tra i piedi anche a scuola… vorrei
tanto ucciderla con le mie mani!” rispose Caroline arrabbiata.
“Per l’amor del cielo Caroline… è la sorella di Elijah.” Mormorò Briony lanciandole un’occhiataccia.
“Oh certo perché tutto ruota intorno a
te!”
“E non stai facendo anche tu la stessa
cosa? Rebekah apparentemente ha la tua età
e se vuole andare a scuola ci va, e non sarai tu a impedirglielo.”
La sorella minore sgranò gli occhi,
sorpresa per quella risposta.
“Non credo alle mie orecchie, la stai
difendendo?”
“Sono soltanto acuta a differenza di
qualcun altro. Rebekah è un’Originaria,
ricordatelo, e può spazzarci via tutti anche solo schioccando le dita. Non ci conviene
averla contro.”
Ma Caroline non era per niente
d’accordo e scosse indispettita la testa.
“Hai più sentito papà?”
“No, e non ne ho neanche l’intenzione”
rispose Briony duramente.
Caroline sbuffò per come la sorella
parlava di suo padre:
“Fai come ti pare. Se ti chiudi così,
rimarrai sola alla fine”
Briony le
sorrise allora freddamente.
“Meglio soli che
male accompagnati”
All’improvviso spuntò dal nulla
un’altra cheerleader molto carina e bionda. Era Rebekah e
si mise in mezzo alle altre ragazze facendo un po’ di scena.
“Tu che fai?” le chiese Caroline in
tono acido.
“Manca una persona per completare il
gruppo no? E io penso di essere la persona adatta!” rispose l’Originaria
ammiccando e facendo vedere il suo corpo perfetto e statuario.
Tutti i ragazzi, che un minuto prima
si stavano allenando, in quel momento avevano sgranato gli occhi e
avevano la bava alla bocca guardando la nuova arrivata, che poteva benissimo
rubare la corona di Miss reginetta a Caroline Forbes.
“Ah buongiorno non ti avevo vista!”
disse Rebekah ad un tratto rivolgendosi
a Briony. Stranamente le aveva sorriso in
maniera quasi normale, e poi era tornata ad allenarsi con le altre compagne.
Caroline lanciò un’occhiata alla
sorella e andò dalle sue compagne per far valere la sua autorità di capo
squadra.
Rebekah certamente
aveva ricevuto l’approvazione di tutti facendo mille capriole l’una dietro
l’altra, mostrando la sua elasticità e prontezza di riflessi.
“Ma tu guarda come si mette in
mostra!” gridò Caroline infastidita.
“Stai diventando rossa d’invidia sai?”
le rispose Briony ridendo mentre le sue
compagne applaudivano a Rebekah.
“Accidenti che bomba sexy!”
All’improvviso arrivò da loro anche Tyler per fare i complimenti alla bella
vampira.
“Ti prego non farmi vomitare.” mormorò
Caroline adirata per tutta quella situazione.
“Comunque come stai Tyler…? Riesci a reagire alla tua nuova condizione?” gli
chiese Briony sviando il discorso.
“Sto benissimo! Mi sento in forma e
davvero ho tutto quello che desidero!” rispose lui felice come una
pasqua. Sembrava che non si sentisse minimamente uno scherzo della natura,
anzi.
“Sei sicuro di star bene…?” gli chiese Caroline con tono preoccupato.
“Caroline sì! Quante volte te lo devo
ripetere?” urlò Tyler sgarbato e spazientito per le continue allusioni della
fidanzata.
La Blond-girl ci
rimase male e lo guardò dispiaciuta mentre Tyler tornava al campo.
La vampira si girò verso la sorella
per avere un po’ di sostegno, ma la mora le parlò con lo stesso tono che aveva
usato Tyler:
“Sta bene.” Rispose scherzando.
“E’ un ibrido e non è normale”
“Qui nessuno è normale ma se lui sta
bene ed è felice così perché bisogna far sorgere problemi che non esistono?”
Caroline sbuffò perché proprio nessuno
voleva darle retta e rientrò a scuola.
“Ci vediamo.”
Briony scorse
in lontananza Rebekah assillata da qualche
compagno che le faceva sicuramente i complimenti, e notò che anche lei la
stava fissando.
All’uscita da scuola Rebekah trovò Briony ad
aspettarla vicino al portone e che le fece segno di venire da lei.
“Cosa vuoi?” le chiese l’Originaria
gelida avvicinandosi.
“Volevo parlare un attimo con te.”
Rebekah si
guardò intorno sospettosa e la portò in un angolo.
“Ho poco tempo. Meno ancora se intendi
rompermi.”
“Sarò veloce e precisa. Voglio solo
sapere dove Klaus ha nascosto le tombe.” Ogni espressione del viso di Briony trapelava la sua urgenza e il suo bisogno.
Rebekah però le
rise in faccia, sprezzante:
“E perché dovrei dirtelo?”
Briony alzò
le spalle:
“Solidarietà femminile forse. O magari
perché ti sto simpatica come hai detto tu ieri.”
“E’ stato un errore, non devo avere
nulla a che fare con te.” rispose la bionda cercando di distogliere lo sguardo.
“Perché? Te l’ha forse ordinato Klaus?
Sei la sua nuova marionetta?”
Rebekah alzò
così lo sguardo e la fulminò con gli occhi.
“Senti ho tollerato a lungo la tua
strafottenza e arroganza ma la mia pazienza, che è già poca di suo, è arrivata
al limite massimo quindi levati!” rispose in tono brusco e cercando di
scostarsi, ma Briony le fu subito davanti.
Almeno il coraggio ce l’aveva da
vendere.
“Andiamo sii ragionevole! Non vuoi
aiutarmi a salvare la tua famiglia?” le domandò subito la mora impedendole di
muoversi ancora.
“A te interessa solo Elijah.”
Briony deglutì
allora e rispose tristemente:
“E’ vero... Ed é per questo che sai
che non sto mentendo sui miei fini, puoi anche soggiogarmi se vuoi. Ma ti
chiedo di venire incontro alla mia proposta, ti prego, io amo tuo fratello e tu
sei sua sorella... Ti prego, dammi almeno una mano.”
La vampira a suo dire fu veramente
colpita dalle parole sincere della ragazza, dal suo parlare chiaro, senza
schemi, dal suo sentimento umano così esternato al mondo senza alcun dubbio o
paura; ma non poteva comunque aiutarla.
“Ci ucciderà tutti… Klaus
non avrà un minimo tentennamento a spedirci all’altro mondo.”
“Perché hai così paura di tuo
fratello? Sei o non sei un’Originaria scusa? O ti sei persa l'emancipazione
femminile?” domandò Briony facendosi d'istinto
ironica.
Rebekah
avrebbe potuto staccarle il collo per quell'offesa ma le venne solo da roteare
gli occhi.
“Fare i saputi non conta niente in
questo caso perché non sono - non siamo - niente in confronto a lui, e se me lo
metto contro per me è la fine. Se ti dirò quello che so, lui mi ucciderà.
Un’altra volta. E farà lo stesso con te prima che tu salvi Elijah; quindi non
ne ricaveremo nulla alla fine, se non la nostra morte!”
“E dovremmo stare a guardare quello
che lui fa?? Nossignore, non ho attraversato quel pezzo d'inferno per questo;
io non rinuncerò mai e sono disposta a tutto." dopo quella raffica di
parole decise, Briony si inumidì le labbra e si fece
di nuovo sotto: "Elijah…" esclamare solo
quel nome le provocava un male che non conosceva varchi di cura. "mi sta
aspettando. Io devo salvarlo. E so che gli vuoi bene anche tu per la
persona che é. Ti prego, aiutami come puoi.” La implorò Briony senza
alcun imbarazzo o tentennamento. La sincerità negli occhi, legati ad un filo a
quelli della vampira in ascolto.
Non le importava se Rebekah era una sconosciuta o comunque una diabolica Originaria… Era la sorella di Elijah, qualcosa di lui
doveva pur avere, e per lei era vitale il suo aiuto.
La vampira dopo la sua confessione la
guardò dritta negli occhi, rimanendo in silenzio e segretamente impressionata.
Lo sentiva che era sincera… che avrebbe
fatto di tutto per salvare Elijah. La sua forza d’animo e il suo amore
disperato la facevano sembrare così delicata e commovente, che Rebekah non riusciva a negarle un suo aiuto. In
qualche modo provò una forma di empatia verso di lei.
“Le tombe... le trasporta in un camion…” sussurrò poi debolmente.
“In un camion?”
“Sì, lui si sposta con quello così è
sicuro di averle sempre vicine... Ma purtroppo mio fratello è scomparso e non
so dove sia. E con lui sono sparite ovviamente anche le tombe”
Briony allora
imprecò:
“Maledizione! E non hai la minima idea
di dove sia??”
“No. Mi ha lasciata qui da sola senza
neanche avvertirmi!” rispose la vampira adirata per essere stata abbandonata.
“E ora che farai?” le chiese Briony dubbiosa.
“Innanzitutto devo trovare una
sistemazione. Ho dormito per troppo tempo in una sudicia bara e vorrei avere un
bel letto grande e confortante. Per ora sto dai Salvatore”
“Da Stefan e
Damon?” domandò l'altra sorpresa. << E hanno accettato di buon grado?
>>
“Sì. Non avevano altra scelta se non
volevano che li uccidessi!” replicò l'altra come se le avesse letto nel
pensiero.
Briony sospirò
e le sorrise, ringraziandola:
“Grazie per l’informazione Rebekah…. Spero ancora in un tuo aiuto in futuro”
L’Originaria però si richiuse di nuovo
dentro se stessa:
“Mi sono già spinta troppo oltre con
te. Non sperarci così tanto.” Le mormorò seria e fredda, andandosene subito.
Briony tuttavia
sorrise dentro di sé. Aveva lo stesso tono di Elijah quando si sentiva
minacciato o non voleva confessare quello che sentiva; intuiva che anche Rebekah soffriva per quella situazione drastica.
Glielo si leggeva negli occhi e come l’aveva guardata la scorsa notte
dimostrava tutto.
“Perché mi hai chiamata Gwendolyn?” le chiese all’improvviso.
Rebekah si
fermò paralizzata sentendo quel nome. Briony ebbe
l’impressione che stesse tremando ma la vampira si voltò troppo velocemente.
Aveva gli occhi tristi e tremendamente malinconici…
“Credevo fossi mia sorella…” sussurrò debolmente trattenendo a stento le sue emozioni.
Quella scena Briony l’aveva già vissuta:
quando Elijah le aveva parlato della sua famiglia e quando aveva dimostrato
apertamente il suo dolore per quella importante perdita. Le vennero le lacrime
agli occhi pensando a quel giorno… quando
ancora lui era lì, con lei…. Vivo. Quando poteva
ancora stargli accanto e assaporare la sua inebriante vicinanza.
Ad un tratto l’espressione addolorata
nel volto della vampira scomparve e fece allora un sorriso sarcastico: “Ma non
le assomigli per niente! Lei era molto più bella e più alta, mi sono soltanto
confusa perché ti ho vista alle spalle. Non credere di approfittare di questa
situazione per chiedere altre pretese da me. Tu non sei niente.” rispose
seccamente, andandosene via.
Dopo quella reazione chiunque avrebbe
mollato perché Rebekah aveva fatto capire
chiaramente che non voleva aiutare nessuno, se non se stessa, ma Briony invece sentiva la speranza riaffiorare
lentamente dal baratro.
Le reazioni brusche di Rebekah erano soltanto dettate dalla paura di morire
di nuovo e ritrovarsi nuovamente sola. Solamente quello.
La speranza divenne sempre più forte.
Briony stava
ancora guardando Rebekah andarsene via,
quando all’improvviso si materializzò accanto a lei Ylenia,
che le disse:
“Ho delle novità che potrebbero
interessarti.”
Tutte e due stavano spalla contro
spalla e guardavano dritto davanti a loro, senza farsi notare dai passanti.
“Dimmi tutto.”
“Ho seguito Elena e i suoi amici come
mi avevi chiesto, e infatti stanno architettando qualcosa di molto strano.
Passano la maggior parte del tempo in una grotta dei Lockwood”
“In una grotta? A far che?”
chiese Briony cercando di capire cosa
stavano combinando.
“Mi sono intrufolata lì dentro senza
farmi vedere e ho potuto ascoltare le loro conversazioni… a
quanto pare quella grotta è così antica che risale ai tempi dei vichinghi,
infatti ci sono delle scritte nelle pareti in quella lingua”
“E…?”
“Ci sono i nomi degli Originari. Niklaus, Rebekah… e
Elijah” Ylenia sussurrò quel nome
delicatamente per paura di far soffrire ancora Briony; e
infatti lei sussultò sentendo il nome ad alta voce di quel vampiro che le aveva
rubato il cuore e stritolato poi tra le sue mani.
“Elijah si trovava qui millenni fa?”
chiese interrogativa, cercando di non far trapelare la sua tristezza e il
dolore del non averlo più lì con lei.
“Ovviamente non era ancora stata
fondata MysticFalls, ai
quei tempi c’era un villaggio sconosciuto al resto dell’Europa perché
l’America non ancora stata scoperta. Ma adesso viene il bello… c’era un altro nome nelle pareti. Mikael.”
Briony ci
pensò sù e rispose:
“Non mi suona niente”
“Forse perché è il papà Originario”
“E loro come fanno a saperlo??”
“Damon e Katherine l’hanno
rintracciato nell’antico cimitero di Charlotte… è
una storia un po’ lunga, infatti ormai mi stavo addormentando e finivo per
essere scoperta, ma comunque in poche parole quei due hanno rintracciato il
paparino, che guarda un po’ vuole la stessa cosa che vogliamo noi: uccidere
Klaus e dice che ne ha il potere. Purtroppo ora nessuno sa dove sia”
“Si sono fatti scappare Mikael??” gridò Briony senza
volerlo. Certo che i suoi cari amici senza di lei non riuscivano a fare nulla
di buono.
“I vampiri se ne vanno e poi tornano,
tranquilla. Ma la cosa preoccupante è che questo Mikael è
più pericoloso di Klaus e degli altri suoi figli messi insieme; pare la
reincarnazione di Attila e i tuoi amici non sanno se possono fidarsi di lui.”
“E perché io lo vengo a scoprire solo
ora?”
“Beh lo sai che Elena e company te la
stanno facendo sotto il naso da mesi. Ma per fortuna ci sono io che posso
sentire quello che dicono senza farmi vedere.” rispose la strega in tono
ironico.
Briony si
voltò per guardarla. Sorrise al pensiero che magari si fosse trasformata in una
mosca o addirittura in un pipistrello per entrare in quella grotta e spiarli.
Ma all’improvviso si fece seria e le domandò:
“Perché mi stai aiutando Ylenia? Quando ti ho chiesto di seguirli pensavo che
avresti avuto una reazione del tipo “Non sono la tua schiavetta, io ho altro a
cui pensare ecc.” Mentre invece hai subito accettato senza lagnarti… e non mi conosci nemmeno.”
La strega la guardò tristemente.
“Ti conosco invece Briony… più di quanto tu creda.”
La ragazza la fissò non riuscendo a
capire cosa volesse dire, ma Ylenia distolse
subito lo sguardo e cambiò discorso:
“Ora penso che dovresti andare da
Elena. Insomma magari lei può dirti altri particolari che mi sono sfuggiti o
che non ho sentito… fai un
po’ la finta tonta, chiedile se ha trovato qualcosa per incastrare
Klaus; insomma non far intravedere che tu sai tutto. Ci vuole furbizia in
queste cose.”
Tutte e due sorrisero.
“Ormai sto imparando a mentire come
loro! Dovrei riuscire a farmi dire tutto quanto senza problemi. Grazie mille…”
Ylenia le
sorrise senza però girarsi verso di lei.
“Figurati.”
“Buongiorno Elena. Sono passata a
vedere come stavi.” disse subito Briony entrando
a casa sua.
“Non va per niente bene Briony…Stefan è
tornato in città ma non è più lo stesso… sembra cattivo… non prova più niente e mi considera solo una
sacca umana vivente da proteggere fino a quando Klaus è via.” rispose Elena
tristemente.
“Mi dispiace ma sai che lui è stato
costretto farlo.”
“Ma mi sento malissimo ogni volta che
lo vedo così….”
Briony la
guardò negli occhi; poteva notare il suo tormento che faceva in un certo senso
il paio col suo, ma comunque lei era lì per altri scopi. Elena per prima non
aveva ricambiato l'empatia.
“Allora… hai
novità riguardo a Klaus…? Qualcosa bolle in
pentola?” le chiese titubante.
“Oh si! Scusami se non te ne ho
parlato prima, ma ho avuto talmente tante cose per la testa..”
Briony le
sorrise falsamente, facendo finta di niente.
“Non preoccuparti Elena”
Allora la 18enne incominciò a
raccontarle tutto ciò che Briony sapeva già
grazie a Ylenia, e qualche volta lei faceva finta
di mostrarsi sorpresa o shockata dicendo “Oh ma davvero? Mi pare impossibile! E
ora come facciamo? E’ una cosa rischiosa sì sì..”
Briony risultava
così convincente nella scena che nessuno avrebbe potuto accorgersi della
verità.
Dopo aver finito di raccontare, Briony chiese quello che voleva veramente sapere.
“Perché allora non cercate subito
questo Mikael così la facciamo finita?”
“Perché abbiamo la sensazione che
potrebbe ucciderci tutti… e se fosse peggio
di Klaus? Ma la cosa più importante è che Klaus è sparito quindi non abbiamo
nulla in mano! Per questo ora sto andando da Rebekah”
“Da Rebekah?
E perché?” le chiese Briony fermandola.
“Per farmi dire tutto… su Klaus, su Mikael… sulla
sua famiglia.”
“Non penso abbia la minima voglia di
dirtelo.”
“Ho le giuste argomentazioni. In
realtà Mikael ha dato la caccia a Klaus e
a Rebekah per secoli e secoli, e magari se
le diciamo che sta arrivando qui può farsi prendere dalla paura e raccontare
tutto.”
“Perché un padre darebbe la caccia ai
suoi figli?” E subito Briony pensò al suo
di padre. Forse la famiglia non era così bella e sicura come sempre appariva.
“Non te l’ha detto Elijah? Il padre
odiava a morte Klaus quando scoprì la verità sulle sue origini, e Rebekah si mise dalla sua parte… credo
fosse per questo motivo ma non ne sono sicura…”
Briony assentì
con la testa e rispose prontamente:
“Vado io da lei.”
“Come?”
“Parlerò io con Rebekah.”
“Preferisco andarci io.”
Briony scosse
la testa spazientita.
“Scusami Elena ma non penso che
ricaverai granché, anche con la minaccia di Mikael.
Io potrei farla parlare perché… beh insomma
dai resoconti di mia sorella non avete proprio iniziato un approccio favorevole
nei suoi confronti e umanamente parlando io sarei l'unica nel gruppo a
instillarle un po’ di simpatia, o almeno ci provo."
"Non potevamo di certo farle la
parata, insomma é un pericolo!" replicò Elena come offesa sulle sue virtù.
"Ma certo!" rispose l'altra
quasi fosse ovvio ma nel frattempo gli occhi navigavano rigidi nella stanza.
"però nonostante tutto un obiettivo in comune c'è."
"Io per prima voglio tastarlo
quindi cosa cambierebbe me o te."
La Gilbert non voleva proprio cambiare
posizione a suo vantaggio ma qui non si trattava di chi sa fare meglio la capa. Ancora non aveva capito? Come non poteva vedere le
differenze, quelle più importanti, nell'intimo, tra loro due.
"Elena..." La faccia di Briony si fece scura. Seria. Non stava recitando.
"Devo forse farti ricordare che io ho vissuto sulla mia pelle certi
approcci con la famiglia Originaria?"
Elena inghiottì duramente la saliva e Briony notò il tormento e il dilemma sul suo volto perché
sapeva di star dicendo la verità che nessuno voleva udire, che quella parte
della sua vita esisteva alla luce del sole e riguardava soltanto lei, ciò che
aveva passato.
Elena dopotutto era sensibile,
conosceva l'amplesso vorace dei sentimenti della maggiore Forbes
e quanto potesse essere grande e irremovibile un amore dannato.
E per questo Briony
la guardò, senza filtri, a tu per tu, nude nei loro cuori afflitti, per farla
parlare.
<< Avanti Elena so che non hai
il cuore di pietra, ammetti il tuo gioco, ammetti che ti dispiace averlo
intrapreso, e che ti sei fatta trarre nel piano senza volerlo o per paura… ammetti che voi tutti volevate sabotare il mio
sentimento. >>
Se Elena lo avesse ammesso ciò non
avrebbe lenito la ferita del tradimento ma forse l'avrebbe perdonata.
Briony
restava in attesa, sperando che le venisse offerta sana fiducia e rispetto per
ciò per cui lottava con tutta l'anima da mesi. Elena c'era quasi, stava per
dire qualcosa, ma all'ultimo retrocedette e non osò andar oltre:
"Beh certo... La tua posizione é
più considerevole della mia."
Briony
alzò il sopracciglio. Che eufemismo! Ma d'altronde cotanta faccia di bronzo non
le permise più di tanto di avercela per quell'ennesimo voltafaccia e lasciò
perdere lo sforzo vano con un sospiro che diceva tutto e niente.
“Comunque posso lo stesso venire con
te.”
Ora era troppo.
“Credo sia meglio che io ci vada da
sola”
Il tono veloce con cui rispose dovette
aver allarmato Elena:
“Perché? Non ti fidi di me Briony? Ti ho pur detto tutto…”
<< Quello che fa solo comodo e
di grandi speranze di cambiamento non ne ho la scorta. >>
“Non è niente di personale Elena.
Voglio solo andarci da sola perché mi é più comodo” disse fingendosi
distaccata.
“Sicura che non c’è nient’altro?” le
chiese Elena preoccupata.
Briony
ebbe l'impulso di indietreggiare perché non voleva ricevere falsa pena ma per
la sua recita doveva dimostrarsi calma.
“Sicura Elena. Appena avrò finito
verrò da te” rispose Briony cercando di
sorridere e di far trapelare la serenità di un gruppo che oramai non c'era più.
Quando Rebekah aprì
la porta, sbuffò vedendo che era Briony.
“Cosa c’è ancora piantagrane?” le
chiese infastidita restando sull’uscio.
Briony
non badò al nomignolo.
“Damon e Stefan sono
in casa?”
“No, perché?”
“Devo parlarti… so
che mi hai detto che non hai alcuna intenzione di aiutarmi… ma
forse sei tu ad averne bisogno: devi sapere che abbiamo trovato tuo
padre. Mikael.”
Rebekah guardò in
un lampo Briony sotto shock e spalancò gli occhi
terrorizzata.
Briony si
aspettava una reazione drastica ma non così… perché
aveva così paura del padre?
Rebekah riprese
però il controllo di se stessa e urlò adirata:
“Stai bluffendo!
Nessuno sa dove sia!”
“Invece abbiamo scoperto dove era
rinchiuso e ora sta venendo qui a MysticFalls. L'argomento può interessarti?"
Rebekah sapeva
che non stava mentendo e questo la fece innervosire ancora di più… avere alle calcagna il padre era l’ultima cosa
che voleva e ne era spaventata a morte, tanto che non riusciva a parlare.
“Hai paura vero? Tuo padre ha dato la
caccia a te e a Klaus per secoli.” Sussurrò Briony convinta.
“Non avete la minima idea di quello
che avete fatto. Mikael ucciderà non solo
Klaus, ma voi tutti!”
“E allora spiegami la vostra storia
per capire meglio come fare. Siamo disperati Rebekah!
Elena cerca in tutti i modi di liberare Stefan dalle
grinfie di Klaus, e io se non riesco a trovare Elijah rischio veramente di
impazzire! Tutti gli altri stanno completamente allo sbando! Di belle cose qui
scarseggiano quindi ti prego collabora con noi, per il bene della tua famiglia,
e tuo... ti prego..”
Rebekah però
di fronte alla sua implorazione quasi da ceci sulle ginocchiale sorrise perfida.
“Dovrei ucciderti sai?”
“Non lo farai. Mi sono accorta del
modo in cui mi fissavi la prima volta che mi hai vista... Avevi degli occhi
così tristi e malinconici, come bisognosi diqualcosa… Non
sei come Klaus, senza cuore. Ti manca molto la tua famiglia non è vero?” le
chiese Briony avvicinandosi.
Rebekah furibonda
le diede uno spintone per farla allontanare. Per non far intravedere le sue
debolezze.
“Tu non sai niente! Non m’importa
niente se te la sei spassata con Elijah per qualche mese! Tu non mi conosci
affatto, smettila di fare la parte dell’amica con me!”
Briony sospirò
piano, avvicinandosi coraggiosa.
“Mi dispiace, non volevo farti
arrabbiare. Ma siamo tutti sulla stessa barca Rebekah!
Aiutami a capire! Ti prometto che ne varrà la pena.”
Alla fine la vampira si arrese.
“Cosa vuoi sapere?”
“La storia della tua famiglia… dall’inizio”
“Perché? Vuoi guardare gli album di
famiglia forse?”
Briony sorrise.
“Sarebbe divertente ma… mi accontento di sentire la storia da te”
“Va bene. Tanto cosa ho da perdere?
Potrei essere uccisa o da mio fratello o da mia padre, che bella prospettiva!”
mormorò esausta.
Briony allora
la guardò davvero dispiaciuta per quello che le stava succedendo... doveva
essere davvero difficile per una ragazza sopportare tutto quel dolore, quello
sconforto e solitudine. Anche se era un vampiro e poteva quindi annullare ogni emozione… ma evidentemente Rebekah
non lo aveva mai fatto… lei si faceva
consumare dalle sue emozioni e talvolta ne veniva dominata.
La tremenda convinzione di essere soli
al mondo era una sensazione che purtroppo anche Briony conosceva.
Era orribile.
Rebekah cominciò
dunque a parlare della storia degli Originals.
E Briony ascoltò col cuore in gola
nell’ascoltare il passato del vampiro che amava, come era stato uomo.
I loro genitori, Mikael e Esther,
partirono per l’America, consigliati da una strega per sfuggire alla peste in
Europa perché avevano perso un figlio durante l’epidemia. Si trasferirono in un
villaggio abitato da discendenti di licantropi; era pericoloso ma avevano
stabilito una tregua e la famiglia viveva serenamente. Tutti i figli avevano
una loro speciale peculiarità e si facevano ben volere dal villaggio.
A Briony si
illuminarono gli occhi nel pensare a un Elijah come condottiero valoroso,
fiero, onorevole ma perseverante. Come doveva apparirgli divina e senza macchie
la sua esistenza e il suo futuro da invidiare!
Purtroppo però i litigi fra il capo
famiglia e Klaus aumentavano di giorno in giorno perché il padre giudicava il
figlio un fannullone, un ragazzo inutile e senza alcuna virtù. Il resto della famiglia
guardava impotente le scenate quotidiane perché nessuno aveva il coraggio di
ribellarsi all’ira di Mikael, e nemmeno a
contraddirlo.
Perché avevano paura di lui.
L'atmosfera in casa si faceva sempre più pesante.
Un giorno però Klaus e il loro fratello
minore Henryk uscirono fuori di casa nella
notte di luna piena e andarono a vedere i lupi trasformarsi; ma purtroppo il
piccolo Henryk fu morso mortalmente da uno
di loro e non c’era niente da fare per curarlo.
La tregua quindi si ruppe.
Mikael così
escogitò un piano per contrastare i licantropi e diventare più forti di loro,
così nessuno dei suoi figli sarebbe più morto per colpa loro.
“Ma scusa perché non ve ne siete
andati semplicemente dal villaggio?” le chiese Briony convinta
che quella fosse la soluzione più saggia da prendere.
“Per orgoglio. Mio padre non se ne
sarebbe mai andato, ormai quella era la sua casa e per colpa del suo orgoglio
non poteva sopportare di essere inferiore ai licantropi; per cui pensò a un
modo per rendere la sua famiglia più potente… e
immortale. Noi dovevamo mordere più forte di loro e dovevamo essere anche più
veloci di loro. Ecco perché una sera parlò con una strega per parlarle del suo
folle piano”
Rebekah si
sedette e continuò. La strega, che era anche amica di Esther,
si oppose all’idea di Mikael definendola
una blasfemia, una cosa contro natura e non l’avrebbe sicuramente aiutato.
Mikael allora
chiese aiuto alla moglie, perché anche lei era una strega, e dovevano farlo per
difendere i loro figli.
Diventare dei vampiri poteva sembrare
difficile ma in realtà avvenne tutto in una notte; Esther canalizzò
il potere del sole e della luna e la forza vitale di una quercia bianca; poi
con l’inganno fece bere del sangue umano ai suoi figli. Dopo di che Mikael li infilzò al cuore con una spada, e li uccise.
“Mikael vi
ha uccisi?” chiese Briony shockata. Il
respiro bloccato in gola nell’immaginarsi una scena tanto terribile.
Quello che avevano dovuto sopportare
era più forte di quanto avesse immaginato.
“Sì… e
non è stato neanche delicato” rispose Rebekah ferita
ricordando quel doloroso ricordo.
Klaus e i suoi fratelli si
risvegliarono con le vesti coperte di sangue, chiedendosi cosa fosse successo,
quando entrò Mikael portando delle
fanciulle umane pronte per essere divorate da loro. Alcuni si opposero,
disgustati all’idea di uccidere una persona e di berne il sangue, ma Mikael li convinse con la forza, urlando che sarebbero
morti se non l’avessero fatto subito.
E così la trasformazione avvenne.
Immediatamente bruciarono l’albero di
quercia bianca, perché ciò che aveva donato loro l’immortalità poteva anche
toglierla, visto che un paletto del legno di quell’albero poteva ucciderli.
Ma Mikael non
si rese conto di una cosa terribilmente pericolosa e oscura.
Il sangue aveva permesso a loro di
diventare dei vampiri ma diventò anche la loro dipendenza; resistere alla sete
era insostenibile e fu così che nacque la razza predatrice.
Purtroppo quando Klaus si trasformò in
vampiro si scoprì la verità: avendo ucciso un uomo si manifestò anche la sua
parte da lupo mannaro. Questo significava che aveva una discendenza diversa… E che non era quindi un vero Mikaelson ma il figlio nato da un adulterio. Sua madre
allora lo rinnegò e lo maledisse con una maledizione così avrebbe assopito la
sua natura di licantropo, dopo di che gli voltò le spalle.
Intanto i loro sentimenti si erano
amplificati e così come l’orgoglio di Mikael,
che ferito profondamente, uccise mezzo villaggio e preso dall’ira quando
tornò a casa uccise sua moglie, nonché la madre dei suoi figli.
“Ha ucciso tua madre??”
“Disse che le avrebbe spezzato il
cuore così come lei aveva fatto con lui… ma
solo Klaus era presente. La nostra famiglia in seguito si disperse colpita da
quel dramma, ma io restai per seppellire mia madre e Klaus mi aiutò… sapeva che volevo dirle addio un’ultima volta.
Gli dissi che in realtà nostra madre non lo odiava ma aveva solo paura e io gli
promisi che non gli avrei mai voltato le spalle, così come aveva fatto lei, e
che non l’avrei mai abbandonato. Comparve all’improvviso anche Elijah; era
completamente sconvolto per la morte di Esther,
per tutto, ma a tutti i costi voleva dimostrarsi il fiero fratello
maggiore e anche lui promise a Klaus di non voltargli mai le spalle. Restammo
così solo noi tre, insieme. Come una cosa sola, "always
and forever". Ma alla fine come ben sai le
cose andarono diversamente”
Rebekah finì
così la storia degli Originals e Briony restò a bocca aperta, guardandola immobile. Lei
non sapeva tutta la verità allora… Elijah
non le aveva confessato tutto… E lo aveva
scoperto ora da un’altra persona.
“Mi dispiace….
Questa parte della storia non la sapevo.” Rispose ferita nel ricordare ancora
quanto corazzato fosse l’animo di Elijah.
Rebekah capì
il suo stato d’animo e le disse:
“Non colpevolizzare Elijah, lui più di
tutti era attaccato a nostra madre e soffrì moltissimo per quello che le era
accaduto. In tutti quegli anni non parlò mai della sua morte, si rifiutava
persino ad affrontare il discorso con noi. Alla fine andammo avanti con le nostre
vite senza voltarci indietro... lasciandoci il passato alle spalle perché non
potevamo far altro che questo.”
Briony assentì
con la testa. Chissà come aveva sofferto Elijah perdendo la madre in quel modo… a cosa pensava quando era solo…
“Mikael sembra
più crudele di Klaus..” sussurrò con sgomento.
“Infatti. Klaus è vero può sembrare
cattivo ma è solo per colpa di Mikael se è
diventato così.”
“E tu gli resti accanto per la
promessa che gli hai fatto vero? Di non abbandonarlo come aveva fatto sua
madre.” Dedusse Briony guardandola
dolcemente.
“Sì. Una promessa è una promessa”
rispose Rebekah cercando di sorridere.
Briony allora
si accorse che la sorella di Elijah non era una persona così malvagia come gli
altri pensavano. Alla fine, come tutti loro, aveva sofferto e pagava ancora le
conseguenze di quel dolore.
“Ma lui ti ha uccisa, Rebekah… sei rimasta sotto terra per 90 anni”
“Lo so che dovrei avercela con
lui ma… è mio fratello. E io sono un
vampiro. Dovrei passare l’eternità da sola?” chiese malinconicamente.
Briony allora
cercò di farle cambiare idea.
“Ma Klaus non era il tuo unico fratello… e lui sta tenendo in pugno il resto della
tua famiglia, che è rinchiusa da secoli dentro delle bare per chissà quale
ragione contorta!” gridò con disgusto e repulsione.
“Credimi ci sono delle ragioni per
questo. Quando ci siamo trasformati le nostre caratteristiche umane si sono
amplificate. Elijah è virtuoso, io sono testarda e Klaus… non
sopporta chi lo delude. E tutti i membri della mia famiglia hanno fatto questo
errore. Io l’ho commesso più di una volta” rispose tristemente.
Briony la
guardò sinceramente dispiaciuta ma non poteva provare compassione per Klaus.
Qualunque fosse stato il motivo per il quale la sua famiglia lo aveva fatto
arrabbiare, non aveva alcun diritto di ucciderli e poi la ragione per cui aveva
accoltellato Elijah alle spalle era stata davvero ingiusta e meschina.
Non poteva fargliela passare liscia
per quel gesto orribile. Senza contare che proprio loro due gli erano rimasti
accanto per secoli cercando di non farlo sentire solo.
Bella gratitudine…
“Cosa hai fatto per farlo arrabbiare?”
le chiese curiosa.
“E’ acqua passata ormai… scusa ma voglio restare sola ora.”
rispose Rebekah in maniera fredda lasciando
il salotto con passi incerti per riprendere il controllo delle sue emozioni
lasciate alla deriva.
Briony le
sorrise grata e la salutò.
“Certo. E Rebekah?”
La vampira si voltò perplessa sulle
scale.
“Qualunque fosse il motivo, Klaus non
aveva il diritto di fare tutto questo alla tua famiglia. Né di farlo ora.”
E Briony con
una lacrima agli occhi uscì.
Prima di tutto Briony andò ad informare Ylenia di
quello che aveva scoperto - Elena poteva anche aspettare - ma la strega non fu
convinta della parte finale della storia.
“Perché mai Mikael avrebbe
dovuto uccidere la sua graziosa moglie?”
“Forse perché era cornuto.”
“Non mi convince… nella
grotta c’erano dei simboli.. che riguardava anche la maledizione dell’ibrido.
Guarda ho fregato alcune fotografie che ha fatto quel professore di storia.” Ylenia mostrò delle foto che ritraevano i disegni
nella grotta e le fece vedere uno in particolare.
“Questo mostra l’uccisione della
strega Originaria, cioè Esther, ma secondo la
tua versione non ha senso inserire quest’immagine vicino alla maledizione
dell’ibrido.” Disse pensierosa.
“Sì infatti cosa c’entra la morte
di Esther con la maledizione di Klaus?”
Ma immediatamente ad entrambe si
illuminarono gli occhi dalla sorpresa e dallo shock. Avevano capito cosa fosse
successo realmente.
“Mio dio… Non
è stato Mikael a ucciderla..”
Sussurrò Briony paralizzata.
Elijah...
Quante ombre nascondono il tuo passato, e ti perseguitano anche se non potresti
intuirne la vera esistenza.
Briony era
corsa subito da Rebekah per confessarle la
verità e la bionda vedendo la sua faccia sconvolta le aprì la porta,
chiedendo cosa fosse successo ancora.
“Devo farti vedere una cosa.” Briony le fece vedere velocemente sul tavolo le
fotografie della grotta.
“Questi simboli rappresentano la
maledizione dell’ibrido e questa è tua madre! La strega Originaria! La verità é
molto più oscura di quella che tu sai! Non è stato Mikael a
uccidere tua madre, è stato Klaus!” gridò Briony convinta.
Rebekah la
guardò immobile, non riuscendo a crederci:
“Cosa?” sussurrò senza voce. Sembrava
imbalsamata.
“Sì, guarda le immagini! Klaus
sicuramente non avrà retto la delusione che la madre lo avesse ripudiato e l’ha
uccisa in uno scatto d’ira. L’hai detto tu stessa che tuo fratello non sopporta
chi lo delude, e la natura dei licantropi è molto violenta rispetto a quella
dei vampiri.”
“Non è impossibile! Non è vero! Questi
stupidi disegni sono stati fatti da stupide persone che non sapevano niente
della mia famiglia!” urlò Rebekah in preda
alla disperazione e prese con rabbia le fotografie, buttandole nel fuoco come
se non volesse vederle mai più.
“Rebekah ascoltami!
É brutto ma devi crederci! In fondo non hai prove che sia stato proprio tuo
padre a uccidere tua madre, soltanto Klaus era presente! Devi averti mentito
per paura di poterti perdere se avessi scoperto la verità. ” disse Briony convinta, avvicinandosi a lei.
Ma all’improvviso Rebekah ebbe uno scatto d’ira disumano e la prese per
il collo, appiccicandola alla parete come se non ce la facesse a sentirla.
“Stai zitta! Non dire più una sola
parola!” Le gridò in faccia mostrando i suoi occhi neri da predatrice e i denti
affilati. Tutta la rabbia repressa che esplodeva in quel momento.
Briony a
sua volta non osava respirare; restava paralizzata e intimorita a guardare la
vampira, aspettando suo malgrado che il momento passasse. E passò: la presa sul
suo collo si ammorbidì e Rebekah la lasciò
andare senza fiatare.
Aveva uno sguardo vuoto e
profondamente sconvolto a causa di ciò che aveva appena scoperto. Lei più di
tutti amava Klaus, nonostante quello che le aveva fatto, ma qualcosa si ruppe
dentro di lei.
Successe infatti qualcosa che Briony non aveva mai visto prima d’ora: un vampiro
piangeva.
Rebekah si
accasciò per terra e si mise a piangere, dando libero sfogo alla delusione per
colpa della verità, di quell'infame voltafaccia.
Briony guardò
quella piccola creatura non più vampira feroce, così fragile e bella disperarsi
per la propria famiglia, per il proprio cuore distrutto, ed ebbe l’impulso di
abbracciarla.
E lo fece. Con naturalezza.
Tra le sue braccia Rebekah sembrava una bambola di porcellana: Briony le accarezzò dolcemente i capelli biondi,
sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, e cercò di stringere quel corpo
freddo, estraneo al suo per consolarla e per farle percepire la sua vicinanza.
Rebekah piangeva
senza emettere alcun rumore, ma Briony poteva
percepire comunque i suoi deboli singhiozzi. L’Originaria non l’aveva
allontanata con repulsione, si era soltanto arresa a quel gesto d’affetto
sincero che poche volte aveva ricevuto durante la sua vita immortale.
All’improvviso Rebekah smise di piangere e guardò in faccia Briony. Aveva ancora gli occhi azzurri lucidi e tristi, e
il petto tremava dallo sforzo; la stava fissando dubbiosa e in modo strano.
“Elijah…?” Rebekah sussurrò quel nome come se non volesse
crederci.
Briony la
guardò sorpresa, e sussultò come le altre volte che sentiva quel nome
“Come?”
Rebekah la
fissò stordita e parlò a fatica:
“Lo sento… dentro
di te.”
Briony la
guardò senza capire, frastornata, e Rebekah continuò,
dandosi comunque una sistemata:
“Io riesco a percepire cosa contiene
l’animo e il cuore delle persone.. chiamalo un dono datomi dalla mia naturale
emotività. Ho percepito che Stefan amasse
ancora Elena e ho dato l’allarme a Klaus. Non so come dirlo ma… posso sentire la presenza di mio fratello dentro
di te, il tuo amore, e anche se ora è morto il vostro legame non si è mai
spezzato.”
Rebekah infatti
quando si era sentita abbracciare da Briony, non
appena l’aveva toccata, le erano saltate nella mente delle immagini del
fratello... di Elijah mentre sorrideva. Quando era ancora felice e
vivo, realmente…
Era così che lui si sentiva quando era
con lei?
Briony le
sorrise allora dolcemente.
“Pensavo che tu l’avessi già capito
quanto amassi Elijah”
“L’amore è terribilmente
sopravvalutato, un giorno ce l’hai e il giorno dopo non lo possiedi più e poi
ti dedichi a qualcos’altro. Ma quello che provi per lui è tra i sentimenti più
puri e forti che abbia mai visto in tutta la mia vita, e io ho
vissuto parecchio. Wow piantagrane te ne do atto. Finché amerai Elijah con
questa intensità, potrai davvero affrontare ogni cosa.”
Briony sorrise
mestamente per quelle confidenze appena nate e scosse la testa, in modo
bonario:
“Rebekah,
non smetterò mai di pensare a tuo fratello. Anche se è strano, visto che
all’inizio non lo avrei mai immaginato che sarei giunta a questo punto… ma lui mi ha completamente destabilizzata,
sotto tutti i punti di vista. Non posso tornare indietro, lui ha cambiato tutto…persempre…”
Briony la
guardò con sincerità e commozione per farle capire che non sbagliava sul suo
conto.
La vampira, dopo aver ascoltato le sue
umane parole, le sorrise e si alzò scacciando via le ultime lacrime.
“Ti aiuterò Briony.”
Rispose seria.
Briony non credette alle sue orecchie e rimase immobile dalla
sorpresa e dalla felicità; avrebbe voluto abbracciarla di nuovo per dimostrarle
la sua gratitudine ma pensò che era meglio una semplice stretta per le spalle,
per incutere una sorta di fiducia.
“Grazie Rebekah.
Noi due salveremo la tua famiglia” mormorò profondamente.
Se qualcuno avesse visto quella scena
incredibile, probabilmente non ci avrebbe creduto… due
ragazze, una apparentemente troppo giovane e indifesa, alla mercé delle proprie
emozioni; l’altra con lo sguardo maturo e coraggioso anche se nascondeva una
grande fragilità e inquietudine, pensavano di combattere l’essere più
pericoloso e letale che esistesse al mondo.
E lo facevano per amore.
*FINE CAPITOLO.*
Come vi ho fatto già intravedere Briony legherà tantissimo sia con Rebekah sia con Ylenia,
mentre si creerà una spaccatura irreversibile sia con “Santa Elena” sia con
Caroline.
Vi avverto che il prossimo capitolo
sarà L’ULTIMO!! E finirà così la prima parte della mia fanfic!
Stefan e Damon avevano rintracciato Mikael e l’avevano convinto ad aiutarli a sbarazzarsi
di Klaus una volta per tutte.
Tutti dovevano
interpretare la loro parte in maniera eccellente e senza errori, poichè quella sarebbe stata l’unica occasione per
eliminare Klaus e non dovevano lasciarsela scappare. L’unica occasione per
sistemare tutto e riprendersi la propria vita indietro.
Briony andò a casa Salvatore per discutere
del piano: non le piaceva che fossero Damon e Elena a tenere in mano le redini
della situazione e questo la preoccupava perché sapeva già da tempo che quei
due facevano solo i loro porci comodi, fregandosene di quello che lei provava.
Loro volevano solo
sbarazzarsi di Klaus; il salvataggio di Elijah non rientrava nel pacchetto.
Doveva quindi pensarci da sola, andando avanti col suo piano.
Ci andò con Ylenia, essendo una strega molto più forte di Bonnie poteva dare una mano e aiutarla a tenere
d’occhio la situazione, visto che Briony non
si fidava più dei suoi vecchi amici. E ciò non aiutava granchè
ad acquietare la sua ansia su una possibile vincita.
Quando entrò in quella
casa rimase di stucco vedendo il padre di Elijah… Non
si era fatta una precisa idea su come fosse in realtà, non ci aveva neanche mai
pensato più di tanto, ma non ne rimase delusa.
Mikael era alto, con la pelle bianca, gli
occhi chiari e i capelli castani. Aveva un’espressione agghiacciante e
terribile sul viso che faceva tremare dalla paura. Non fu troppo difficile a
pensare come mai uno come Klaus lo temesse.
Briony deglutì timorosamente avvicinandosi
a lui ma non osò dirgli niente… come doveva
comportarsi col padre del vampiro che amava? Era una cosa nuova per lei
constatando anche che il futuro suocero faceva rabbrividire.
Mikael la fissò con un’occhiata perplessa
ma non disse niente, e continuò a parlare con i Salvatore.
Dovevano trovare il modo
per attirare Klaus a MysticFalls e l’unico che poteva farlo era Stefan, ma come fare senza farsi scoprire? Stefan era sotto l’influsso di Klaus e se lui gli faceva
delle domande scomode, avrebbe potuto scoprirsi.
“Dovremmo fare in modo
allora che dica la verità. Stefan non può
mentire a Klaus e quindi dovremmo far succedere qualcosa di eclatante per
davvero” suggerì Ylenia.
Mikael si offrì come espediente: niente
avrebbe fatto più piacere a Klaus di andare a trovare il cadavere del proprio
padre e così diede a Elena un pugnale d’argento, lo stesso che Klaus
aveva inficcato nel cuore di Elijah, così
sarebbe stato per davvero morto e Stefan avrebbe
potuto chiamare Klaus senza indugi.
L’ibrido però durante la
telefonata non fu convinto, anche se Stefan era
sincero, e chiese di poter parlare con Rebekah per
farsi raccontare tutto. Lei ovviamente era dalla loro parte dopo ciò che aveva
scoperto, e confermò che Mikael era morto e
che doveva tornare presto a MysticFalls.
Il piano funzionò e
Elena così staccò il pugnale dal cuore di Michael per farlo rivivere, perché
solo lui aveva la forza per uccidere Klaus.
Tutto stava andando come
previsto e non ci sarebbero stati errori finché qualcuno non avrebbe messo di
mezzo la propria umanità.
Era questo che
preoccupava Elena Gilbert… poteva
veramente fidarsi di Rebekah? O di Stefan? Klaus era il fratello di Rebekah, e
nonostante tutto lei gli voleva ancora bene e poteva quindi tradirli…Stefan anche
se non provava più alcuna emozione umana, poteva cadere nella trappola mentale
di Klaus…
Doveva quindi correre
ai ripari…
------------******-----
“Sei ansiosa?”
domandò Briony sedendosi accanto a Rebekah, la quale si stava dando lo smalto ai piedi.
“Klaus c’è cascato… tra poco tornerà qui e sarà tutto finito.”
“Come ti senti… ad aver visto tuo padre dopo tutto questo
tempo?” chiese titubante rivolgendosi a Mikael disteso
per terra ancora incosciente.
Rebekah aveva lo sguardo vuoto e duro mentre
fissava quel padre da cui era sempre scappata.
“Non sento niente.”
Rispose freddamente.
Briony la guardò ma non potè
per nulla giudicarla. Comprendeva, purtroppo, appieno le ostilità familiari.
All’improvviso Mikael si risvegliò respirando a fatica e fissò la
figlia che non vedeva da secoli. Briony si
alzò preoccupata e si allontanò per lasciare che i due parlassero
tranquillamente.
“Rebekah?”
domandò Mikael confuso.
“Risparmiati le frasi
dolci da genitore, non avranno alcun effetto su di me.” rispose
lei mettendo via lo smalto e alzandosi.
Mikael si parò davanti alla figlia.
“Devi sapere che non ho
mai voluto dare la caccia a te… il mio
bersaglio era solo Klaus”
“Nik era
la mia famiglia, se davi la caccia a lui, la davi anche a me!”
“Dopo tutto quello che
ha fatto lo difendi ancora? Ha ucciso tua madre!”
“Sì e pagherà con la
vita per questo! Ma Nik non era nato assassino… nessuno di noi lo era! Sei stato tu a farci
questo quando ci hai trasformati in vampiri!” gli urlò con tutta la rabbia che
aveva in corpo.
Rebekah incolpava il padre per tutte le
disgrazie che le erano successe e Briony non
poteva darle torto… lui aveva trasformato i
suoi figli in mostri sanguinari solo per uno stupido senso di superiorità e poi
li aveva abbandonati a loro stessi.
“Tu hai distrutto la
nostra famiglia… non lui!” gli rinfacciò
nuovamente, andandosene dalla stanza
“Rebekah…” Mikael cercò di fermarla ma la figlia era irremovibile
sulla sua posizione. Non gli avrebbe mai dato la possibilità di recuperare o di
scusarsi perché ormai era tardi… La
ferita avrebbe bruciato per sempre.
Briony dopo aver visto Rebekah andarsene cercò di seguirla, ma venne bloccata
proprio da Mikael.
“Aspetta.”
All’improvviso il vampiro si avvicinò a lei e la esaminò dalla testa ai piedi,
così come aveva fatto Rebekah la prima
volta che l’aveva vista.
Briony avvampò dall’imbarazzo sentendosi
osservata e magari giudicata, ma non osò dir niente.
“Tu devi essere Briony.” disse lui semplicemente guardandola negli occhi.
“Sì…”
sussurrò lei timidamente stringendosi nelle spalle. In caso normale lei gli
avrebbe dato la mano e gli avrebbe detto “Piacere ecc ecc” ma Briony si sentiva bloccata da quello sguardo
agghiacciante. Di certo non era il tipo di famiglia che si aspettava qualche
anno fa di ricevere in dono dal suo fidanzato: era piuttosto bizzarra e
inquietante la cosa.
“Come sta Elijah?”
chiese all’improvviso Mikael.
Lei sgranò gli occhi
sorpresa e rispose in tono ironico ma tagliente:
“Come pensa che stia? L’altro
suo figlio l’ha messo sotto terra!”
“Lo so dov’è, voglio
solo sapere se prima di morire mio figlio era felice…”
rispose lui facendosi all’improvviso triste.
Briony allora lo guardò cercando le
parole giuste da dire… non si sentiva a suo
agio vicino a quell’uomo terrificante ma dopotutto era il padre di Elijah.
Sembrava che davvero gli importasse qualcosa del figlio maggiore, nonostante
tutto:
“Quando l’ho conosciuto
non lo era… era il classico vampiro, freddo
e senza emozioni. Era in apparenza il mostro che lei aveva creato.” rispose
dura.
Poi i suoi occhi
diventarono lucidi e malinconici ricordando tutto quello che aveva passato
con lui… la paura iniziale quando lo aveva
considerato solo un uomo pericoloso e senza scrupoli; quando lui si era aperto
con lei mostrando il suo lato più nascosto… quello
umano. Mettendo a nudo la sua anima…
Sorrise felice al
pensiero che presto avrebbe rivisto i suoi occhi neri profondi e sarebbe stata
tra le sue braccia forti, al sicuro.
“Ma conoscendolo più a
fondo in realtà non era così… e rispondendo
alla sua domanda, sì era felice. Fino a quando Klaus non lo ha ucciso a
tradimento.” E nuovamente quel vortice di dolore che aveva provato quando aveva
visto Elijah cadere a terra morto la inghiottì come un’onda anomala, e lei
sprofondò in essa.
Briony chiuse gli occhi cercando di
contenere la sua sofferenza e di non farla trasparire; ritornò poi a respirare
normalmente.
Lasciò cadere lì la
conversazione e camminò verso l’uscita, quando all’ultimo si fermò e si voltò
verso Mikael.
“Deve essere orgoglioso
di Elijah. E’ un figlio straordinario.” Mormorò convinta. Non aveva usato il
tempo al passato. Elijah era ancora vivo, lo sarebbe sempre stato dentro
di lei…
Briony andò a cercare Rebekah per vedere come stava dopo la chiacchierata ben
poco amichevole col padre, e infatti la trovò in una stanza sull’orlo di una
crisi di nervi.
“Ha una bella faccia
tosta a interpretare la parte del padre affettuoso proprio ora!” gridò
infuriata.
“Mi dispiace Rebekah… ma forse quello che ha detto è vero. Lui odia
solo Klaus, non te o gli altri tuoi fratelli…”
“No, tu non lo conosci.
C’è una ragione se scappo da lui da secoli. Mio padre non è una brava persona e
non ci si può fidare di lui.”
“Intendi che potrebbe
tradirci?” chiese Briony preoccupata.
“Figurati, aspetta da
tutta una vita il momento giusto per uccidere mio fratello, ma non è questo il
punto. Mikael farebbe qualsiasi cosa, anche
uccidere uno di voi, per riuscire nel suo intento. E’ un uomo senza
scrupoli ricordatelo…” le disse Rebekah in tono serio.
Briony sospirò:
“Stasera non so cosa
succederà e ho davvero paura, sicuramente non tutto andrà come previsto visto
le troppe persone con personalità diverse coinvolte. Ma anche se dovesse
accadere il peggio, se qualcuno di noi morisse… io
andrei avanti per la mia strada. Cercherei tuo fratello anche in punto di
morte. Lo salverò.”
Perché alla fine era
sicura che lui avrebbe fatto lo stesso per lei. E se anche non fosse stato,
così il cuore le diceva con convinzione di agire.
Rebekah le sorrise dolcemente. Quando
qualcuno si mostrava sinceramente solidale con lei, mostrava davvero un lato
che non ti saresti mai aspettato di vedere in un vampiro così vecchio.
“Il tuo coraggio in
amore è lodevole. Non ho mai visto qualcuno amare così tanto Elijah… insomma per carità è bellissimo come un Dio,
chiunque cadrebbe ai suoi piedi ma non ha un carattere facile! Certe volte è
più testardo di me e frena troppo le sue emozioni…”
Anche Briony le sorrise. Era così strano sentire parlare di
Elijah da qualcuno che lo conosceva da sempre... avrebbe tanto voluto sapere
tutto di lui… Ma mille anni erano davvero
tanti, soprattutto se passati o in solitudine o a cercare vendetta contro un
fratello.
Conoscere tutte le
sfumature di una persona, in quel caso, poteva essere fatale.
Comunque si riscosse
prontamente: “Neanche io sono così perfetta sai. Poche persone mi hanno davvero
capita o amata per quel che sono veramente. E tuo fratello è uno di queste, ed
anche la più importante.”
“Mio fratello quando
entra nelle vite altrui si fa un certo senso sentire indispensabile.” Replicò la
bionda sovrappensiero e allontanandosi dall’umana per aprire l’armadio.
“Sei curiosa di vedere
gli altri miei fratelli e Gwendolyn?”
Briony fu sorpresa da quella domanda, anche
perché gli unici suoi pensieri erano rivolti a Elijah, e basta.
“Non ci ho mai pensato… ho sempre sognato il momento in cui liberavo
Elijah ma mai al resto della sua famiglia… spero
non ti dispiaccia…”
“Non preoccuparti,
l’importante alla fine è ritrovarli tutti. Ed essere una famiglia come prima.”
Briony notò che la vampira stava cercando
dei vestiti nell’armadio e si avvicinò sorridendo:
“Sei pronta per il
grande ballo di stasera?”
“Per niente! E’ il mio
primo ballo in assoluto e infatti ora devo prepararmi” rispose l’Originaria
prendendo giù un abito rosso.
“Ma sono le tre…” rispose Briony inarcando
un sopracciglio.
“Non voglio lasciare
nulla al caso.”
Briony la guardò negli occhi. Era così
strano che una ragazza come lei, che aveva vissuto per migliaia di anni, in
realtà non aveva mai assaporato le gioie semplici della vita.
Quante cose stava imparando
in quell’anno.
La abbracciò
delicatamente, senza sforzi, e le disse piano: “Sono sicura che sarai
bellissima e incanterai tutti.”
La vampira ne fu davvero
stupita ma ne rimase interiormente felice per quelle parole rivolte alla sua
persona.
Era incredibile quanto Briony si fosse legata a lei in così pochi giorni; aveva
sentito fin da subito una sintonia speciale con Rebekah e
non riusciva a trovare una spiegazione razionale a questo. Forse perché era
sangue del sangue di Elijah, forse perchè riusciva
a capire il suo dolore… Non sapeva il perché, ma
d’altronde agli affetti non si dava una spiegazione.
Rebekah ricambiò l’abbraccio prima titubante
poi senza resistenze, come se avesse tra le braccia una vera amica o la sua
cara sorella.
Perché sembravano così
ora.
Due sorelle.
“Sta andando tutto alla
grande Briony, calmati.” affermò Ylenia cercando di tranquillizzare l’amica, che si
stava preoccupando per ogni cosa.
“Oh andiamo sei vecchia
abbastanza e credo appunto che tu abbia vissuto quel tanto basta da capire che
niente va mai così alla grande.” Replicò la mora spalancando le braccia sulla
poltrona. “Il punto è che non posso fidarmi di Elena! A lei non interessa
salvare Elijah o il resto della sua famiglia, vuole solo uccidere Klaus per
vivere in pace la sua vita!”
“E non è quello che vuoi
anche tu? La pace tanto attesa?”
“Se Klaus muore come
faccio io a trovare Elijah?? Niente pace dunque. Solo lui sa dove siano
nascoste le dannate tombe!” affermò Briony in
preda a un attimo di sclero.
Ylenia si avvicinò per farla ragionare.
Ovviamente ci aveva pensato anche lei.
“Senti Briony abbiamo Mikael e Rebekah, che sono degli abili predatori da millenni
e sicuramente riusciranno a trovare quelle stramaledette tombe. In
fondo il mondo non è così grande!”
“Sei troppo positiva. E
se li ha sepolti sotto una montagna?” chiese preoccupata.
“Rebekah non
ti aveva parlato forse di un camion che trasporta le tombe? Sicuramente tornerà
con quello stasera!” rispose Ylenia convinta.
“Non lo so… ho una brutta sensazione.”
Infatti Briony aveva un terribile sesto senso, come quando era
venuta la notte di luna piena e tutti sembravano convinti che sarebbe andato
tutto bene, mentre lei in cuor suo sapeva che non era così….
E anche questa volta aveva la stessa sensazione. Orribile.
L’incubo delle sue notti
insonni tornò a perseguitarla.
E se non ci fosse
riuscita a salvare Elijah dalla morte? Nemmeno lei sarebbe riuscita a salvare
se stessa in quel caso…. Sarebbe stata perduta.
“Ti serve una camomilla.”
disse Ylenia preoccupata ad un tratto.
“Non è una camomilla che
mi serve, quello che voglio è…”
<< Qualcuno che mi
sostenga e che mi aiuti a sopportare questo macigno sul cuore. Qualcuno che
troverebbe in un lampo la soluzione dei miei problemi. >>
“Quello che mi serve è
un amico come John” Sussurrò con un sospiro e scuotendo la testa.
La mancanza degli amici
si faceva sentire sempre nel momento del bisogno… Perché
è questo che fanno gli amici. Ti sostengono e ti aiutano.
Sebbene Ylenia e Rebekah fossero
dalla sua parte e stava instaurando con loro un bel rapporto, pensò comunque
che nessuno le sarebbe stato amico come lo era stato John. Nel bene e nel male.
Ylenia le accarezzò la spalla per
confortarla, e per tagliare corto le disse:
“Credimi andrà tutto
bene, cosa potrebbe andare storto?”
Nello stesso momento
però qualcuno aveva già fatto la sua mossa per garantire che il piano potesse
andare a buon fine, ma quello che stava facendo era rischioso e sbagliato.
Elena Gilbert non voleva
lasciare niente al caso e non poteva rischiare di perdere quella battaglia per
colpa di falsi sentimentalismi; per questo ora stava nascondendo nella cantina
dei Salvatore un cadavere di una ragazza.
Aveva un vestito rosso,
i capelli biondi ricadevano sulla fronte facendo notare le vene rinsecchite.
Il pugnale d’argento era
ben piantato nel cuore.
Quella persona era Rebekah.
Gli inconvenienti però
non erano finiti. Qualcuno aveva allagato la palestra, dove doveva tenersi il
ballo di inizio anno e allora la festa si trasferì a casa Lockwood.
Klaus era già arrivato e
si era messo a parlare al microfono gridando la sua euforia, visto che sognava
quel giorno da un migliaio di anni, letteralmente.
Ma l’ibrido non era così
stupido come poteva sembrare, infatti voleva vedere con i suoi occhi il
cadavere di Mikael e chiese a Stefan di portarglielo lì alla festa.
Ovviamente questo se lo
aspettavano infatti Damon aveva un piano di riserva, e così anche Mikael andò al ballo, tenendo stretto l’unica arma che
poteva uccidere un Originario: un paletto di legno proveniente dall’antica
quercia bianca che avevano bruciato 1000 anni fa.
Intanto anche Ylenia era comparsa alla festa per controllare con i
suoi occhi ben attenti la situazione, ma vedeva che qualcosa stava già andando
storto.
Aveva notato che Rebekah non era presente e questo era terribilmente
strano e sospetto, per non parlare delle centinaia di persone invitate, che non
avevano sicuramente nulla a che fare con una festa scolastica.
Si convinse alla fine
che quello non era un semplice ballo tra studenti….
Era qualcosa di peggio.
Un brivido le percorse
la schiena nel pensare a cosa Klaus Mikaleson fosse
capace di fare…
“Mi devo complimentare
col tuo ragazzo, ha organizzato una festa migliore della tua!” esclamò Briony divertita, entrando in casa Lockwood.
“Infatti è impossibile!
Dove ha trovato il tempo di fare una cosa così… pazzesca!
E ha pure chiamato una band!” rispose Caroline offesa.
In effetti feste così
non si vedevano da tanto tempo… forse
questa volta Tyler aveva esagerato.
“Comunque ti devo
parlare di Tyler. C’è qualcosa che non mi convince”
“E cos’è che non ti
convince?” rispose calma Briony guardandosi
attorno.
“Si sta comportando come
lo schiavetto di Klaus! Pensa che lui sia il suo sire visto che l’ha
trasformato in ciò che è ora, e quindi gli è fedele come un cagnolino.”
Briony scoppiò a ridere.
“Ma smettila!
Tyler Lockwood non mi sembra il tipo che si
fa sottomettere”
“L’ha ammesso lui stesso
che Klaus esercita un certo potere su di lui… come
se gli dovesse la vita.”
Ad un tratto Briony si fece seria e preoccupata. Questo non ci
voleva proprio… e se fosse stato Tyler a
mandare a monte il piano per proteggere il suo “sire”? Doveva trovarlo e alla
svelta.
“Stai all’erta Caroline,
mi raccomando.” le sussurrò sotto voce all’orecchio. Infatti Briony non le aveva parlato del piano escogitato
ai danni di Klaus per paura di metterla in pericolo, e anche perché sapeva che
non sarebbe stata per niente d’accordo.
“Non dirmi che hai
architettato un altro piano diabolico per trovare Elijah??” domandò Caroline
spazientita.
Briony voltò il viso e non rispose, ma sua
sorella ormai la conosceva bene e sapeva che era così.
“Oddio! Pure stasera!
Alla mia festa! Non vedi quanta gente c’è? Perché per una volta non lasci
perdere?” urlò Caroline arrabbiata e offesa per quella testardaggine surreale.
Briony allora perse la pazienza. Questo era
troppo per lei: non solo la stava proteggendo dalla minaccia di Klaus e le
aveva pure nascosto la vera natura del padre, solo per non ferirla
ulteriormente, ma ora veniva anche denigrata e offesa. E sempre nel modo
superficiale e egoista tipico di Caroline.
“So benissimo che tutti
voi volete che Elijah resti sotto terra per sempre, ma non succederà!”
rispose Briony acidamente.
“Questo non è vero…”
“Oh andiamo sorellina!
Credi che non sappia quale inganno tu, Elena e i tuoi amici avete impartito
alle mie spalle?? Sapevo che non ti piaceva Elijah ma non avrei mai
creduto che tu mi mentissi fino a questo punto!!”
Non era riuscita a
resistere fino alla fine, e aveva dato sfogo alla rabbia e delusione che aveva
provato quando Damon Salvatore le aveva detto la verità.
“Brionysenti…” Caroline cercò di fermarla per spiegare
tutto, ma la sorella maggiore ritirò con violenza la sua mano e la guardò
furiosa.
“No! Non voglio sentire
altre bugie provenire dalla tua bocca! Ne ho veramente abbastanza!”
Caroline rimase dunque
immobile ricevendo gli insulti della sorella senza replicare… perché
a fatti sapeva che aveva ragione Briony questa
volta, tuttavia aveva agito in buona fede tentando di proteggerla e voleva
far capire il suo pensiero… ma sua sorella non
l’avrebbe mai vista in quel modo, e ora infatti la stava fissando con una tale
delusione che non aveva mai visto in nessuno prima d’ora, non qualcuno che
amava seriamente, e questo la lasciava priva di repliche e piena solo di
rimpianti.
Caroline deglutì col
cuore frantumato mentre Briony abbassò lo
sguardo tormentato e se ne andò.
Forse aveva esagerato o
forse aveva fatto bene, non lo sapeva.
Ma dentro di sé stava
soffrendo. Ancora una volta. Quando sarebbe finito tutto questo?
Briony si ritirò in uno sgabuzzino
per riprendere il controllo di se stessa, quando
vide Ylenia accovacciata per terra che
stava trascinando qualcosa… tre uomini.
“Ylenia??
Che stai facendo?”
La strega alzò lo
sguardo sorpresa e si mise a posto i capelli tutti arruffati e scomposti.
“Faccio piazza pulita!”
rispose sorridendo come se niente fosse, e spostò un corpo senza alcuna
delicatezza in un angolo.
“Ma chi sono questi?”
domandò Briony stentando a crederci.
Ylenia, dopo aver nascosto per bene i
cadaveri accovacciati l’uno sopra l’altro, si alzò e disse.
“Sono luridi ibridi. Ce
ne saranno almeno una ventina!”
“Cosa??”
“Klaus è venuto con i
rinforzi, non è sprovveduto quell’ uomo e sa che esseri del genere
sono molto più forti sia di qualunque vampiro o licantropo. E la magia in
questi casi non è miracolosa… infatti non
penso di farcela a ucciderne degli altri…”
rispose la strega affannosamente. Lo sforzo l’aveva indebolita molto, visto che
non aveva mai combattuto contro degli ibridi prima d’ora e non era preparata.
Il benservito comunque glielo aveva ben dato visto quello spettacolo.
“Non preoccuparti, hai
già fatto un buon lavoro. E ci sono anche Damon e Stefan se
occorre.” Le rispose Briony sorreggendola e
le diede un bicchiere d’acqua.
“Briony c’è
un’altra cosa…” disse Ylenia velocemente,
finendo l’acqua in un sorso.
Lei la guardò
interrogativa, aspettandosi chissà quale catastrofe.
“Rebekah….
Non riesco a trovarla. Non c’è alla festa!” rispose la strega preoccupata.
In effetti anche Briony si era stranita del fatto che non l’avesse
ancora vista…
“Davvero strano… lei ci teneva tantissimo a venire… forse è ancora alle prese con la prova
trucco.” rispose cercando di trovare una spiegazione logica.
Ma pensò comunque
che Rebekah era un’Originaria e sapeva
badare a se stessa. Poi magari stava proprio arrivando in quel
momento.
“Ci penseremo dopo,
aiutami a trovare Tyler. Devo parlargli subito” disse Briony uscendo
da lì.
“Dividiamoci allora, non
ho mai visto così tanta gente neanche agli scioperi dei sindacati!”
Ylenia si stava guardando attorno
scrupolosamente, quando sentì una voce dietro di lei: “Salve. Non abbiamo avuto
l’occasione di presentarci prima.”
Prontamente lei si girò,
e sorrise sarcastica.
“Tu sei Damon, so già
tutto di te. Il fratello tenebroso.”
Damon le sorrise ironico
e lanciò un’occhiata maliziosa al vestito nero che aveva indosso quella sera.
Non era molto corto e nemmeno provocante ma addosso a lei, che era molto alta e
filiforme, le stava d’incanto come se appartenesse davvero a una schiera magica.
“Meglio ancora che tu
sappia delle mie capacità. Giust’appunto spero di
contare sul tuo aiuto stasera.”
“Bada bene, io sono qui
solo per aiutare Briony.”
“Molto nobile da parte
tua ma vogliamo la stessa cosa. Klaus morto.” rispose deciso.
“Non c’è niente che
potrà impedirlo…Mikael ha
l’arma vincente e Stefan è fuori gioco ora,
così non potrà fargli la spia. La cosa che mi preoccupa però sono gli ibridi
che Klaus si è portato dietro.” Disse infine allarmata.
“Ne ho fatto fuori uno
all’entrata” rispose trionfante Damon.
“Sì ma ce ne sono tanti
altri, non vorrei che Klaus ci facesse qualche brutta sorpresa.”
“Non succederà e appunto
per questo vorrei chiederti una cosa…”
Ylenia ascoltò attentamente quello che
Damon Salvatore aveva in mente.
La festa era arrivata
ormai al culmine e Klaus stava sorseggiando un drink quando uno dei suoi ibridi
gli disse che fuori c’era un uomo che voleva parlargli. Il suo nome era Mikael.
Klaus non ne fu per
niente sorpreso, perché si aspettava fosse una trappola, e disse che sarebbe
andato ad accogliere il suo paparino. Sussurrò qualcosa all’orecchio del suo
ibrido più forte e andò ad accogliere Mikael.
Stava andando tutto come
aveva previsto.
Briony finalmente trovò Tyler e lo spinse
in un angolo per parlargli.
“Cosa c’è? Vuoi
convincermi ad aiutarvi a uccidere Klaus?” le chiese lui freddo.
“Ti chiedo solo di dirmi
se sai cosa abbia in mente quel maledetto bifolco.” rispose dura.
“Quel maledetto bifolco è
la persona che mi ha reso ciò che sono”
Briony sospirò.
“Ok va bene, gli sei
fedele perché ti ha reso potente ma non puoi stare dalla sua parte! Cosa
direbbe Caroline?”
“Qualunque cosa abbiate
in mente, voi non riuscirete a sconfiggerlo. E’ sempre un passo davanti a voi.”
“Questa volta abbiamo
noi l’asso nella manica.” affermò sicura di sé.
Tyler si fece prendere
dal panico e la afferrò saldamente per un braccio.
“Mi dispiace ma non
posso permettere che Klaus muoia.”
“Prova a fermarmi.”
Rispose lei con un tono di sfida, non aspettandosi però la reazione brusca del
ragazzo.
Tyler infatti rafforzò
la presa sul suo braccio e la trascinò via da lì.
“Tyler.. Tyler che fai?”
domandò Briony preoccupata cercato di
strattonarsi.
Ma lui non rispondeva,
sembrava totalmente impazzito e aveva uno sguardo da invasato mai visto prima d’ora. Buttò Briony senza tanti preamboli nello stesso sgabuzzino
in cui Ylenia aveva nascosto i cadaveri degli
ibridi.
Lei urlò terrorizzata,
cercando di fuggire.
“Tyler non t’azzardare!!
Tirami fuori di qui!” Ma le sue grida e i suoi colpi alla porta non si udirono
a causa del frastuono della festa, e Tyler la chiuse dentro a chiave così non
ci sarebbero state più sorprese.
Almeno questa era
sistemata.
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Klaus andò verso
l’uscita posteriore della casa Lockwood e
vide che fuori dalla porta c’era quel padre che aveva sempre odiato e
disprezzato.
“Ciao Mikael. Quanto tempo…”
“Niklaus.”
mormorò Mikael freddo, come se non avesse
davvero davanti suo figlio ma un verme lurido che striscia.
“Perché non entri? Oh
aspetta.. non puoi entrare, non sei stato invitato!”
“Potresti uscire tu
invece.”
“Oppure potrei stare a
guardare mentre i miei ibridi ti fanno a pezzi”
All’improvviso dietro
di Mikael spuntarono fuori almeno una
quindicina di ibridi famelici e pronti a servire il loro signore.
“Non possono uccidermi.”
rispose prontamente Michael.
“Vero, ma sarà un
intrattenimento grandioso per la festa… non
devo far altro che schioccare le dita e ti salteranno addosso” Klaus alzò la
mano pronto per dare il via allo spettacolo, ma Mikael sorrise
sprezzante.
“Il lupo grande, grosso
e cattivo! Non sei cambiato, continui a nasconderti dietro ai tuoi giocattolini come un codardo! Però dimentichi
una cosa… sarai stato anche tu a crearli,
ma sono in parte vampiri e posso ammaliarli.”
Klaus non si aspettava
questa mossa infatti fu incredulo quando uno dei suoi ibridi portò Elena vicino
a Mikael.
“Vieni fuori e
affrontami Niklaus! Oppure lei muore!”
Klaus sgranò gli occhi sorpreso,
ma poi sorrise freddo.
“Fa pure, uccidila.”
Elena tremò dalla paura
e implorò Klaus di non farlo.
“No Klaus, lo farà
davvero!”
“Se muore, questi qui
saranno i tuoi ultimi abomini.” fece notare Mikael.
“Non ho bisogno di loro,
mi servono solo per sbarazzarmi di te”
“A quale scopo? Così
potrai vivere per sempre senza nessuno al tuo fianco? Nessuno tiene più a te
ragazzo! Chi ti resta se non coloro che ti sono leali solo perché li hai
costretti?” Gridò Mikael freddo e
insensibile. Klaus stava a sentire con l’espressione sul volto tesa e rigida.
Cercava di non mostrarsi debole, come era sempre stato in gioventù, ma sentendo
le parole dure e vere del padre gli scese una lacrime furtiva sulla guancia.
Lacrima che sapeva di colpevolezza amara.
“Nessuno!” sibilò
ancora Mikael per far capire che stava
dicendo la pura e semplice verità.
Klaus aprì la bocca,
tenendo a freno la sua furia assassina.
“Stai bluffando padre!!!
Uccidila!” gridò imperioso soffocando il rammarico interiore.
“Vieni fuori e
affrontami piccolo codardo! E non dovrò farlo” Mikael cercava
in tutti i modi di colpirlo e spronarlo con le parole, ma Klaus restava fermo
in casa.
“E’ tutta la vita che mi
sottovaluti! Se la uccidi, perderesti la tua merce di scambio perciò allora
avanti fallo! Forza vecchio uccidila!”
Elena guardava sia Mikael che Klaus impaurita, non sapendo cosa fare.
“UCCIDILA!!” Gridò Klaus
con tutta la voce che aveva in corpo e nell’anima.
Mikael sorrise cattivo di fronte alla
debolezza e vigliaccheria del figlio, tenendo stretta Elena.
“L’impulsività Niklaus…. È e sarà sempre l’unica cosa che… ti impedirà di essere veramente grande”
Suo figlio ascoltava
senza replicare, ma cercava di tenere duro per non far scivolare le lacrime che
stavano bruciando i suoi occhi chiari. Invano. La verità bruciava come quelle
lacrime.
Mikael alla fine accoltellò Elena alla
schiena, la quale cadde per terra morta sotto gli occhi increduli e shockati di
Klaus; Mikael sorrise divertito perché
sapeva che quel figlio debole e insulso non avrebbe mai avuto il coraggio di
uscire e affrontarlo. E aveva avuto ragione.
Ma ad un tratto Elena si
alzò come se non fosse stata minimamente ferita. Klaus e Mikael la guardarono meravigliati, e alla fine
capirono che non era Elena.
Era Katherine.
Prontamente la vampira
si girò verso gli ibridi e lanciò contro di loro delle bombe a scoppio che
contenevano lo strozza lupo per metterli fuori gioco.
All’improvviso però
Klaus sentì una presenza oscura dietro le spalle e si voltò, ma non così
velocemente per impedire a Damon Salvatore di conficcargli il pugnale nel
petto. Ma sfortunatamente mancò il cuore.
Klaus urlò in modo
agghiacciante e Damon con una furia inaudita lo spinse per terra, pronto a
finire l’opera… e infine alzò il paletto.
Ylenia stava dietro di lui a controllare
che tutto andasse secondo i piani, e quando aveva visto Elena alias Katherine
alzarsi da terra viva e Damon che stava per uccidere Klaus, aveva tirato un gran
sospiro di sollievo: ma all’improvviso notò la presenza di Stefan in quella stanza.
Il vampiro stava per
correre da Damon, e allora lei si precipitò al suo fianco e lo afferrò
velocemente alle spalle per fermarlo.
Stefan la afferrò per la gola mostrando i
denti, ma Ylenia era più forte di lui e lo
scaraventò contro la parete e lo immobilizzò con la magia per impedirgli di
fermare Damon. Ma all’improvviso qualcun altro la afferrò da dietro, cercando
di strangolarla, e lei prontamente si girò per uccidere chiunque fosse.
Era un ibrido di Klaus,
molto più forte degli altri tre che aveva ucciso, ma che comunque non poteva
respingere gli attacchi della strega e cadde per terra semicosciente.
Ylenia per metterlo fuori gioco tentò di
eliminarlo con una magia molto potente e alzò il braccio, con tutta la forza
che aveva, per impartire il colpo finae.
L’ibrido vedendo
che stava rischiando grosso, giocò l’asso nella manica che il suo padrone gli
aveva confidato. Sapeva che la strega avrebbe abbassato la guardia…
“Agnes ti saluta dal
mondo degli inferi, dove tu l’hai spedita.” sussurrò con voce roca e spietata.
All’improvviso Ylenia si fermò shockata e incredula per quello che
aveva appena sentito. Come poteva sapere…?
Ma quell’attimo di
tentennamento le costò caro, e l’ibrido le diede un pugno così forte che la
fece svenire per terra; così Stefan ebbe
campo libero: perché quando una strega non è più vigile, la magia impartita
qualche attimo prima svanisce.
Briony era riuscita a sfondare la porta
dello sgabuzzino dopo averle dato continuamente dei calci, e uscì velocemente
col fiato corto.
Sapeva dove si stava
tenendo la lotta e corse più veloce della luce, cercando di non inciampare sui
propri piedi. Corse contro l’ansia e il pensiero della sconfitta.
Quando arrivò
nell’uscita posteriore notò che niente stava andando come doveva andare: Ylenia era svenuta per terra… e Stefan stava correndo verso la direzione di Damon.
“Stefan,
no!” gli gridò Briony cercando di fermarlo,
ma lui fuggì in un lampo dal fratello.
Stava andando tutto a
rotoli.
Damon stava per
infierire a Klaus il colpo di grazia, quando fu fermato da Stefan che gli si avventò contro, lasciando libero
Klaus e il paletto cadde per terra.
“Che stai facendo?” Gli
gridò Damon in tono infuriato.
Ma Klaus prontamente ne
approfittò e prese il paletto, correndo fuori di casa.
Mikael non se l’aspettò e non riuscì ad
evitare che il figlio, sottovalutato per tutti quei secoli, lo avesse appena
ucciso.
Infatti Klaus gli
conficcò il paletto nel cuore con tutta la rabbia che possedeva e alla fine il
corpo di Mikael, il padre Originario, bruciò in
pochi secondi.
Klaus aveva infine
vinto.
Damon stava ancora
lottando con Stefan quando si accorse che
il piano era andato in frantumi. Klaus era vivo e aveva appena
ucciso Mikael con l’unica arma che avevano.
“Che cosa hai fatto??”
Urlò Damon al fratello cercando di levarselo di torno.
Stefan lo lasciò andare, visto che ormai
Klaus era salvo, e guardò sconvolto il fratello prima di scappare via.
Damon lanciò un urlo
terrificante per non essere riuscito a uccidere Klaus.
Intanto anche Briony guardava la scena paralizzata e sotto shock:
non riusciva ancora a crederci… Era un
piano perfetto, analizzato sotto tutti i punti di vista e Klaus doveva morire
quella sera.
Doveva morire!
Camminò lentamente, come
se non sentisse più il proprio corpo su di sé e farfugliò frasi senza senso;
aveva lo sguardo vuoto e senza vita.
“Abbiamo perso…” ansimò Briony con
voce rotta. Sembrò cercare un qualche appiglio alla parete per reggersi ma l’unico
che trovò a portata di mano fu la propria rabbia e angoscia piena di delusione nera:
“No! Cazzo! Non ci posso credere! Klaus ha
vinto, un’altra volta! Non è possibile, non è possibile!” gridò Briony in preda a un attacco isterico. Sembrava stesse
per strapparsi tutti i capelli, visto che non riusciva a stare ferma dopo aver
subìto quello shock, e quel dolore fisico sembrava l’unico modo per assopire il
dolore dell’anima.
Alla fine si accasciò
sulle ginocchia, ansimando e trattenendo ancora le mani sui capelli.
La sua voce e i suoi
occhi sputavano veleno, da cui straripava tutto il suo tormento interiore.
Come era potuto accadere
un simile disastro?
Fu raggiunta da una
straziata Ylenia, che stava camminando a gattoni
perché aveva esaurito le forze.
“Briony,
calmati ti prego.” sussurrò avvicinandosi a lei.
La ragazza si voltò
verso la strega. Aveva il volto contratto dallo sfogo, dalla rabbia e dalla
delusione. Sembrava non volesse calmarsi, era completamente fuori di sé.
“No, no!! E’ tutto
finito!! Come faremo adesso? Dio mio!” urlò ancora disperata per quella
sconfitta, stringendo la presa sui capelli e abbassando lo sguardo straziato.
Stava respirando a
fatica, ma in quel momento si rese conto di una cosa terribilmente importante e
vitale.
Non solo il nemico non
era stato sconfitto… non solo i suoi amici e la sua
persona non sarebbero stati in pace…
Non avrebbe mai più
rivisto l’uomo che amava… non avrebbe mai
più visto i suoi occhi neri profondi che l’avevano incantata, e nemmeno il suo
bellissimo sorriso triste che le dava calore… Non
avrebbe mai più sentito le sue forti braccia attorno a sé…. non
sarebbe mai più potuta stare con lui…. Mai.
Il suo sogno era stato
appena infranto in mille pezzi.
“Avevo soltanto questa
possibilità per salvare Elijah… e
l’ho persa… ormai è tutto finito….” Sussurrò debolmente guardando un punto indefinito
sotto di sé.
“Ho fallito... sono
proprio una nullità.” E allora si mise a ridere. Ma non era una risata
piacevole, era una risata che faceva male. Continuava a sghignazzare senza
fermarsi.
Il petto fu percosso da
dei brividi e spasmi di dolore.
Ylenia la fissò strana, come se quella
ragazza avesse perso il lume della ragione e lei non potesse fare niente per
lei, e si rivolse a Damon che era ancora immobile.
“Mi dispiace, è stata
colpa mia. Mi sono fatta prendere alla sprovvista da un ibrido”
Lui sembrò che neanche
sentisse quello che gli aveva appena detto, infatti senza neanche voltarsi uscì,
anche lui in totale shock.
Improvvisamente Briony alzò la testa e spalancò la bocca, come in
cerca d’aria pulita in tutto quel caos. Ne uscì solamente un respiro soffocato.
“Stefan…Stefan! Giuro che quando gli metto le mani addosso…. Perché ci ha traditi?? PERCHE’??”
“E’ inutile pensarci
ora.” disse Ylenia abbassando lo sguardo.
In verità lei si sentiva profondamente colpevole per quella sconfitta… era stata colpa sua, se non si fosse
fermata quando quell’ibrido le aveva detto quella frase….
Ora Klaus sarebbe morto. Si maledisse per quello che aveva combinato e per non
aver mantenuto la dura scorza.
Briony si alzò da terra, anche se non
riusciva per niente a stare in piedi: le gambe non riuscivano a sorreggere lo
shock e il dolore, e la testa le dondolava da tutte le parti.
“Lo ammazzo con le
mie mani… ma prima, devo trovare Klaus!”
“Cosa vorresti fare
sciocca? Ormai è impossibile ucciderlo!” rispose Ylenia preoccupata
per lo stato in cui si trovava Briony.
Uno spasmo infatti
contrasse lo stomaco dell’umana. Briony si
tenne dritta con la mano sulla finestra, rotta per colpa degli scontri
avvenuti, e serrò sempre di più la presa, incurante del dolore alla mano.
“Non importa!! Devo
trovarlo!! Lo legherò da qualche parte e lo torturerò fino a quando non mi dirà
dove ha nascosto Elijah! Giurò sulla mia testa che lo troverò!!” Stava
chiaramente farneticando. Gli occhi non erano più verdi cristallini, sembravano
quelli di qualche demone impazzito pronto a uccidere chiunque le si parasse
davanti.
Serrò sempre di più la
mano su quei piccoli pezzi di vetro, gli stessi pezzi che rappresentavano il
suo cuore in quel momento. La serrò allo stremo, per non sentire il dolore del
suo cuore. Quello alla mano faceva meno male a suo confronto.
“Smettila!” la sgridò Ylenia come se fosse una nuova sorella maggiore e le scansò
via la mano da quella presa sanguinaria.
Briony obbedì ma solo per la poca volontà
fisica. Aveva i respiri strozzati, come se stesse agonizzando, e quando guardò
in basso cercò di respirare con più calma. Le braccia le ricadevano molli
sui fianchi, lo sguardo era vacuo.
<< Forse ha
riacquistato il lume della ragione >> pensò Ylenia,
guardandola.
Tuttavia prima che se ne
accorgesse, Briony scappò via da quella
stanza come una saetta impazzita e corse fuori.
“Briony!!”
Gridò Ylenia per fermarla ma oramai era
tutto inutile.
Anche se l’avesse
fermata, Briony non sarebbe mai stata bene…
Ora era meglio lasciarla
sola con i suoi demoni. Anche perché niente avrebbe potuto alleviare un dolore
che invadeva l’anima.
Briony vagava senza meta nella foresta,
continuava a correre e a correre ma non trovava nessuno.
Era notte fonda e non si
vedeva niente, ma comunque non riusciva a smettere di cercare.
Lei non avrebbe mai
rinunciato, mai. L’aveva promesso.
Girava senza sosta e
guardandosi attorno, ma quello che vedeva era solo il buio di una notte senza
stelle. Il buio del suo animo.
Ebbe uno scatto di
rabbia e gridò ancora una volta:
“Klaus!! Dove sei??
Vieni fuori bastardo!!”
Non ricevette alcuna
risposta.
Vagò ancora per tanto
tempo, continuando a gridare il nome di Klaus, e farneticare parole senza
senso.
All’improvviso Briony inciampò in un ramo e cadde terra, battendo la
fronte. Era sepolta in mezzo a fitti arbusti, e alcune foglie le si erano
finite pure in bocca, così per riuscire a respirare le sputò e ansimò dal
dolore.
Non aveva nemmeno la
forza di alzarsi e decise di rimanere lì immobile.
Un attimo prima si era
fatta solo prendere dalla rabbia e dalla delusione per non aver ucciso Klaus,
ma ora si lasciò inghiottire dalla disperazione e dalla consapevolezza che non
sarebbe riuscita a salvare Elijah… sarebbe
rimasto per sempre dentro quella tomba a morire, pensando che lei lo avesse
abbandonato al suo destino.
Aprì le labbra e si
accorse che stava piangendo. Tutto il viso era ricoperte di lacrime che le
bruciavano la pelle e lo sforzo continuo non le permetteva di respirare, tanto
da arrivare al dolore fisico.
I singhiozzi e i lamenti
per quell’amore perduto le annebbiavano la vista, e il suo cuore le si
avvizziva in petto perché fu privato di quell’amore così grande che l’aveva
sostenuta, che l’aveva fatta impazzire, e resa felice come non lo era mai
stata.
Sentiva che stava
morendo.
Una volta aveva letto
che un forte dolore può mettere fine a una vita umana.
Beh, in quel
momento Briony pensò che sarebbe morta di
dolore perché non avrebbe tollerato a lungo una simile sofferenza. Come se un
cancro maligno le si stesse conficcando in gola.
Il suo corpo fisico
magari poteva resistere, ma la sua anima e il suo cuore ne erano usciti
distrutti completamente.
Perché non riusciva a
essere felice? Perché non era in grado di raggiungere l’unica cosa che amava
più di ogni altra, quella che contava veramente per lei?
Il buio stava invadendo
la sua anima, facendola a pezzi, e Briony per
la prima volta voleva che la morte la venisse a prendere così quel dolore
angosciante sarebbe svanito e sarebbe stata finalmente in pace…
Ma non avvenne.
Continuando a
piangere, Briony strisciò per terra in
mezzo al fango e alle foglie, chiamando il nome di Elijah. Era solo un tenue
sussurro, ma l’amore e la speranza con la quale sussurrava quel nome le diedero
la forza di alzarsi, anche se restava appoggiata alle ginocchia.
Lei non poteva morire,
perché era l’amore per Elijah che la teneva in vita da troppo tempo.
E finché lo avrebbe
amato l’anima del vampiro sarebbe rimasta intatta, anche da morto.
Fra le lacrime spuntò un
sospiro benevolo nel suo viso: non poteva mollare, Elijah non avrebbe mai
rinunciato se si fosse trattato di lei.
Briony raccolse le ultime forze e riuscì ad
alzarsi.
Non sapeva per quanto
tempo camminò, ma all’improvviso notò un’ombra nelle vicinanze.
Anche se gli occhi era
indeboliti per colpa delle lacrime, riuscì a scorgere la figura che si stava
avvicinando.
“Elena..?” domandò
debolmente
“Qualcun altro!”
Katherine…
“Cosa ci fai qui?”
chiese Briony duramente.
“Sto scappando. Se Klaus
mi trova per me è la fine.”
“Auguri.” rispose Briony voltandosi e continuando a camminare.
“Se pensi di poter
salvare Elijah, sprechi le tue energie. Torna a casa è meglio”
“Non ascolto i consigli
degli altri, soprattutto se provengono da serpi come te”
“Ehi saputella non
dimenticare che io vi ho aiutati nel vostro folle piano ma purtroppo è andato
a monte… e di certo non per colpa mia.”
“Infatti dopo aver
salvato Elijah… ucciderò Stefan con le mie mani.” rispose freddamente.
“Cosa?”
“E’ colpa sua che Klaus
è vivo…. se io sono così!” urlò Briony in modo disperato e esausto.
“Stefan non
ha colpa di niente e non te lo lascerò fare.” rispose la vampira avvicinandosi
pericolosamente.
“Non provare neanche a
avvicinarti.” Briony sibilò come una
serpente pronto ad attaccare. Katherine si fermò ma solo perché poche volte
aveva visto una tale forza negli occhi di qualcuno.
Serrò lo sguardo e
arretrò di qualche passo.
“Se vuoi saperlo, Stefan ha agito così per salvare la vita a suo
fratello”
“Non voglio ascoltarti.
Tu per me rimarrai sempre quella che ha ucciso mia sorella e ha fatto in modo
che ciò accadesse anche alla mia amica.” Replicò Briony
duramente senza sconti e camminando per la sua strada. Ora aveva altro a cui
pensare.
“Non costringermi a
perdere ancor più tempo! Dio un’altra Forbessaputella… comunque stammi bene a sentire: tu Stefan non lo tocchi perché sta cercando di riprendere la
sua umanità finalmente.“ le affermò la vampira decisa.
“Ma che vuoi farmi
intendere?” le chiese Briony stralunata, non
riuscendo a capire cosa quella vampira maledetta volesse.
“Klaus mi ha detto che
se avessimo provato a ucciderlo, si era assicurato che Damon lo avrebbe seguito
nella tomba, e allora sono andata a informare Stefan che
suo fratello stava rischiando di rimanere ucciso. Se noi avessimo
ammazzato Klaus, purtroppo anche Damon sarebbe morto e Stefan non
poteva permetterlo.”
“Quello che dici non
ha senso…Stefan ha
perso la sua umanità, non gliene frega più niente del fratello.”
“Questo in apparenza ma
dentro di sé lui ama suo fratello più di chiunque altro... persino più di
Elena. E non merita di essere colpevolizzato.”
Briony, non seppe perché la ascoltò, e infine abbassò
lo sguardo. In effetti era tipico di Stefan sacrificarsi
per le persone che amava. Ma non c’era tempo per pensarci.
“Va bene non lo ucciderò…. Posso capirlo, ma ora fammi passare.”
Katherine tuttavia le si
parò davanti.
“Se vuoi liberare il tuo
amato Elijah non dovresti cercare Klaus, ma Stefan.”
“E perché mai?”
Ci fu un lungo silenzio
prima che Katherine rispondesse.
“Stefan ha
rubato le tombe a Klaus”
Briony sgranò gli occhi sorpresa… non riusciva a crederci.
“Come ha fatto??”
domandò sotto shock.
“Gli ho dato un
piccolo consiglio… diciamo che è la sua
vendetta nei confronti di Klaus” rispose la vampira con un sorriso malefico.
“Non mi stai mentendo
vero?” domandò Briony dubbiosa e reticente,
mentre l’oscurità si faceva più densa attorno a loro e non si udiva alcun
rumore, nemmeno di animale.
“E perché mai? Ho sempre
provato pietà per le anime incomprese e innamorate follemente” rispose la
vampira sorridendo perfidamente ma negli occhi l’ombra del passato nascosto.
Briony si avvicinò a lei e la scongiurò,
anche se a mente fredda si sarebbe schifata per ciò:
“Senti… so
che non ci conosciamo e non ci dobbiamo nulla a vicenda, ma ti prego dimmi dove
si trova Stefan, almeno un appiglio se non è tutta
una menzogna… farò tutto quello che vuoi!”
“Saresti disposta anche
a uccidere?”
“Sì.” rispose
sinceramente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Katherine le sorrise
ancora, ma disse:
“Mi dispiace, non so
dove sia ora. E’ partito qualche ora fa e adesso devo scappare anche io.”
“Ma come faccio a
rintracciarlo?!” gridò Briony cercando di
fermarla. Ora che aveva l’occasione di liberare Elijah non poteva lasciarsela
scappare.
“Chiedi alla tua strega
no? Qualche abracadabra e lo ritroverà sicuramente. Addio” E Katherine svanì
nel nulla non svelando nient’altro.
“No, aspetta!” Briony cercò di rincorrerla ma ormai la vampira non
c’era più.
La ragazza grugnì tra sé
e sé ma all’improvviso però le comparve un sorriso speranzoso. La sofferenza di
prima stava svanendo lentamente.
Non era ancora tutto
perduto.
Quando Ylenia trovò Briony a
casa, tutta coperta di fango e di foglie, che stava farneticando sul fatto
che Stefan avesse rubato le tombe e doveva
rintracciarlo, per poco non le venne un infarto. Ormai poche cose la stranivano
in quella sua lunga vita da strega ma quella ragazza era una fonte inesauribile
di sorprese, nel bene e nel male.
La fece sedere per farla
calmare ma Briony continuava a farneticare.
“Ylenia ti
prego ascoltami! Non c’è un minuto da perdere!” gridava Briony impazzita
cercando di alzarsi.
La strega cercava di
pulirla come meglio poteva, ma visto che Briony non
stava ferma un attimo era un po’ difficile.
“Sei sconvolta, è
naturale. Ora calmati e riposati.”
“No, ma quale riposo! Io
devo partire!”
“Oh sì partire per
cercare Stefan che casualmente ha rubato le
tombe a Klaus! Sinceramente la trovo una cosa impossibile… anche
se fosse per me Klaus avrà già rintracciato Stefan a
quest’ora…” rispose pensierosa Ylenia. Il fatto
che uno come Klaus si fosse fatto fregare in quel modo, non la convinceva per
niente.
“Ti prego aiutami, non
abbandonarmi proprio ora. Ti chiedo solo di rintracciarlo con la magia, sei in
grado di farlo no?”
“Ho perso tantissimo
potere e mi serve del tempo… ma per far
prima avrei bisogno di qualcosa che gli appartiene… o
magari il sangue di un suo familiare”
A Briony si illuminarono gli occhi, sapendo già come
fare.
“A quello ci penserò io.
Tu resta qui e prepara l’incantesimo. Tornerò subito!” rispose velocemente
andandosene via in un battibaleno.
<< Ormai è inutile
fermarla >> Pensò Ylenia sospirando.
<< Quando Briony si mette in testa
una cosa, la porta sempre a termine e nessuno potrebbe ostacolarla >>
Cercò tutto l’occorrente
per fare l’incantesimo di locazione e poi pensò ancora ridendo:
<< Bell’invenzione
l’amore! >>
Ma subito dopo si fece
seria e triste.
“Agnes ti saluta dal
mondo degli inferi, dove tu l’hai spedita”. Quella frase crudele le rimbombava
nella testa e non riusciva a spiegarsi come quell’ibrido sapesse….
Dopo tanto tempo, una
lacrime salata scese lungo la guancia abbronzata della strega.
Mentre Briony bussava come una forsennata a casa Salvatore,
le venne in mente che non aveva visto Rebekah per
tutta la sera.
Le balenò in testa un
terribile sospetto…Rebekah voleva
venire a tutti i costi alla festa e Briony non
l’aveva cercata come doveva, perché prima era stata rinchiusa dentro uno
sgabuzzino da quel pazzo di Tyler poi Klaus era svanito….
Ma doveva pensare anche
a lei… dove poteva essere finita?
Quando Elena le aprì,
senza ulteriori preamboli, le chiese se avesse visto Rebekah.
Elena le disse che non
ne sapeva niente, ma Briony notò che era
visibilmente preoccupata e tesa, e le domandò ancora cosa era successo
all’Originaria.
“Briony….
Ho dovuto farlo!” rispose Elena sentendosi messa al muro.
Lei la guardò con uno
sguardo assassino.
“Elena… che
cosa hai fatto?” Ansimò Briony ansiosa,
sospettando già la terribile risposta.
All’improvviso Damon
comparve nel salone e fece una battuta riguardo alle reali condizioni di Rebekah, e Elena allora lo fulminò con lo sguardo.
Quando Briony capì che era stata accoltellata alle spalle col
pugnale d’argento, per poco non scuoiò viva Elena e si precipitò nella cantina,
dando una spintone a Damon che aveva cercato di fermarla.
Ebbe un deja-vù quando vide il corpo senza vita di Rebekah per terra, e ricordò il primo giorno che aveva
visto Elijah… e gli aveva salvato la vita.
Quel giorno che aveva cambiato la sua esistenza per sempre.
E ora stava salvando
quella della sorella per un altro caso del destino.
Subito tolse il pugnale
dal cuore di Rebekah e salì le scale
cercando di sorreggerla.
“Dove credi di andare
con quel cadavere?” chiese Damon con strafottenza.
Briony lo fissò odiosa e all’improvviso gli
conficcò il pugnale d’argento in piena bocca, facendogli saltare tutti i
denti.
Damon urlò dal male e
cadde a terra.
Briony gli disse di non lagnarsi perché
tanto sarebbe guarito in pochi minuti, e poi guardò fisso Elena.
“Non ti faccio niente
perché voglio troppo bene a tuo padre e a tua zia e so che ne soffrirebbero, ma
fai un’altra cazzata come questa…. E non
rispondo più di me stessa!” disse minacciosa uscendo da quella casa,
sorreggendo il cadavere di Rebekah.
Ormai aveva tutto
l’occorrente: dal pugnale scorgeva il sangue di Damon e aveva liberato Rebekah dalle grinfie di quei pazzi ottusi. Mise il
corpo nel sedile posteriore e ritornò a casa a tutto gas.
L’incantesimo avvenne in
pochi minuti e Ylenia disse a Briony il posto esatto in cui si trovava Stefan. Era in un paesino sperduto a qualche ora da lì e se
si metteva in viaggio subito, l’avrebbe trovato.
“Vengo con te e questa
volta non ammetto repliche signorina.” disse decisa Ylenia.
“Invece replico eccome.
Devi restare qui fino a quando Rebekah non
si sveglia, e inoltre sei troppo stanca per un ulteriore viaggio.”
Vedendo che la strega
non ne aveva minimamente intenzione ed era preoccupata per quello che poteva
succederle, Briony l’abbracciò dolcemente,
collegando insieme nel cervello tutte le cose che quella strega misteriosa
aveva fatto per lei.
“Grazie mille Ylenia per quello che stai facendo. Sono felice di
averti qui, davvero. Non so cosa avrei fatto senza i tuoi aiuti prodigiosi.”
La strega fu sorpresa
dall’abbraccio e da quelle parole così sincere che la fecero commuovere
interiormente. Da troppo tempo non riceveva né calore né amore da qualcuno…
Ma disse soltanto per
tagliare corto:
“Va bene va bene, ti
lascerò andare... ma comunque penso che Rebekah farà
una bella scenata quando si risveglierà e non credo che basterà la mia parola
per fermarla dall’uccidermi. Ho notato che non ha un bel caratterino.” rispose
staccandosi dall’abbraccio. La guardò in un modo che dimostrava che avesse
ragione.
Briony assentì con la testa. Infatti
pensava anche lei che Rebekah dopo il
risveglio avrebbe fatto una bella scenata; ben immaginava quanto sarebbe stata troppo
arrabbiata per pensare razionalmente. Così scrisse velocemente una lettera.
“Falle leggere questa e
non avvicinarti troppo, mi raccomando.”
Ylenia la lesse velocemente.
<< Vado a
salvare tuo fratello. Spero con tutto il cuore di trovare anche il resto della
tua famiglia ma non ti garantisco niente. Ti prego, non fare sciocchezze;
aspetta il mio ritorno e parleremo insieme di quello che è successo, fidati.
Tuo padre è morto e Klaus è scappato… mi dispiace…. Spero comunque che non ti abbatterai perché ti
prometto che tra qualche ora Elijah sarà davanti a te e potrete finalmente
riabbracciarvi.
Briony. >>
Briony stava guidando da qualche ora ed era
difficile resistere al sonno perché era da due giorni che non dormiva, ma si
conficcava le unghie nelle mani per restare sveglia e continuava a guidare.
Il cuore le batteva
all’impazzata al pensiero che presto avrebbe rivisto per davvero il suo Elijah,
e sorrise dentro di sè… forse non doveva
sperarci troppo, visto gli ultimi avvenimenti, ma questa volta era sicurissima.
Lo avrebbe salvato.
Trovare il camion fu
facile in quella cittadina sperduta e entrò senza pensarci due volte.
Forse doveva fare più
attenzione e muoversi lentamente, ma la trepidazione di trovare le bare era
troppo forte e inoltre non pensava che Stefan le
avrebbe fatto del male.
Finalmente le trovò.
Erano 5 bare l’una
vicino all’altra.
Briony si portò la mano alla bocca,
sorridendo felice come non mai, perché finalmente c’era riuscita.
Alla fine l’amore aveva
sconfitto il male.
Si avvicinò alla tomba
più vicina a lei, e la aprì.
Casualmente era vuota.
Briony strabuzzò gli occhi sconvolta, e
aprì le altre velocemente.
Erano tutte vuote.
“ANDIAMO STEFAN!! DOVE
LE HAI MESSE?!” Sentì l’ira montarle lungo il corpo e Briony scavò
a fondo dentro le bare, come se fosse un carcerato che scavava disperatamente
la via di fuga nel terreno della prigione per la pace e la libertà, ma non
trovò niente.
Niente!
Briony si inginocchiò a terra.
Dopo tutto quello che
aveva passato, aveva nuovamente fallito.
Non ebbe neanche la
forza di piangere, perché la sorpresa e lo shock la bloccavano tutta.
Ma qualcuno lassù ce l’aveva
con lei e la sua felicità??
All’improvviso gridò il
nome di Stefan in modo convulso e fu sul
punto di far esplodere quel dannato camion, quando all’improvviso entrò lì
dentro proprio Stefan.
Briony era accovacciata a terra esausta e
lo guardò implorante.
“Stefan ti prego….. dimmi dov’è….?” Chiese
debolmente.
“Tu non dovresti essere
qui.” rispose lui solamente.
“Ti supplico... voglio
solo lui…” sussurrò Briony con
un fil di voce, alzandosi.
“Klaus non può passarla
liscia, deve soffrire come ho sofferto io.” rispose Stefan freddamente
ricordando tutto quello che aveva passato.
Briony cercò di farlo ragionare.
“Mi dispiace, ti ho
incolpato ingiustamente per la sua fuga ma so che sei ritornato lo Stefan di prima…. E so
che non potresti mai negarmi il tuo aiuto proprio ora.”
Lui la guardò negli
occhi indeciso su cosa fare. E’ vero era ritornato quello di prima, ma aveva
anche voglia di vendicarsi di quell’infido di Klaus.
Tuttavia gli faceva male
vedere una ragazza come Briony soffrire in
quel modo… lui sapeva bene cosa
significasse soffrire per amore, un amore ritenuto impossibile da altri, quindi
decise di aiutarla.
“Ok Briony. Le bare non sono qui… non
sono stupido e le ho nascoste separate in un altro luogo.”
Briony fece un sospiro di sollievo e gli
mise le mani sulle spalle.
“Va bene! Allora portami
tu da Elijah. Ti prometto che parlerò con Elena e la riporterò da te se vuoi,
così potrete restare insieme e...”
Ma subito Stefan la interruppe.
“Lei non vuol più stare
con me dopo quello che ho fatto… e non
posso darle torto.”
Briony notò il tormento e il dolore negli
occhi di Stefan, e lo guardò davvero
dispiaciuta. Quanti guai in quel tempo passato a MysticFalls… e tutti guai ingiusti e nefasti.
Ad un tratto lui disse
serio:
“Seguimi.”
Stefan la condusse in una specie di grotta
sotterranea e buia. Poteva sentire il rumore repellente degli animali ma Briony camminò a testa alta sperando che quella fosse
la volta buona.
Altrimenti sarebbe morta
sul serio.
“Eccolo. Elijah è lì
dentro” disse Stefan indicando un punto
indefinito dentro quella strana grotta.
Lei lo guardò dubbiosa,
ma lo sguardo deciso di Stefan la convinse
a proseguire e a fidarsi.
Tremante, entrò dentro a
una galleria e in fondo c’era qualcosa… una
bara.
Briony si morse le labbra e camminò nella
sua direzione. L’incubo che faceva nelle notti insonni pareva aver intercettato
la realtà, fondendosi in un tutt’uno. La ragazza pregò il Signore che non fosse
vuota come le altre o che fosse solo uno scherzo.
Quando si avvicinò alla
bara tanto da toccarla, Briony fece un profondo
respiro che sapeva di deboli ma forti speranze; poi con mani tremanti l’aprì.
Dopo tanto tempo, dopo
tutta quella sofferenza e solitudine, finalmente l’aveva ritrovato.
Elijah, l’uomo che amava
più di se stessa, era lì. Dentro la bara e il pugnale era conficcato
nel cuore.
Briony lasciò libere le lacrime,
accarezzando il suo viso rinsecchito e freddo. Sebbene dovesse aver paura per
quell’ aspetto tetro, lei dentro di sé provava solo un amore sconfinato per
quel vampiro e lo trovava pur sempre bellissimo, anche in quelle condizioni.
Mentre gli toccava
dolcemente i capelli, sentì le ferite del suo cuore rimarginarsi lentamente.
Come se lui le avesse guarite. Lui soltanto.
Gli sussurrò:
“Ti amo Elijah”
Dopo di che, prese il
pugnale fra le mani e lo staccò con forza dal suo cuore.
FINE PRIMA PARTE!!!
Allora con questo
capitolo finisce la prima parte della mia fanfic!
La seconda parte la trovate spulciando il mio profilo, si intitola Over The Deceptionof Life. Guardatela se volete sapere come procede la storia
tra Briony e Elijah e numerose altre cose!
RINGRAZIAMENTI
· Ringrazio
Ariel Winchester dal profondo del cuore perché è stata lei a convincermi a
scrivere questa fanfic, e a pubblicarla! E’
stata lei a spronarmi e a infondermi la passione per la scrittura! La ringrazio
anche per i preziosi consigli e suggerimenti che mi ha dato ogni giorno nelle
nostre lunghe chiacchierate! Voglio solo dirvi che il personaggio di Ylenia è ispirato a lei, perché anche lei è forte,
decisa, simpaticissima e dentro di sé nasconde una grande dolcezza! Ti voglio
bene nefy ;)
· Ringrazio
vivamente anzi mi inginocchio davanti a Buffy46 per avermi sopportata in tutto
questo tempo! Se non lo sapete, è stata lei a pubblicare in questo sito i miei
capitoli perché internet non mi andava e quindi io scrivevo su Word e lei
faceva il lavoro “sporco”, mettendoli in questo sito! Per cui se voi avete
letto fino a qui la mia storia lo dovete a lei, e alla pazienza che mi ha
dedicato!! Ti sono debitrice!! E grazie mille anche a te per i consigli che mi
hai dato! Mi sono stati molto utili!
· Ringrazio
Briony96 per le bellissime e lunghe recensioni che ha scritto in OGNI mio
capitolo! mi fa sempre piacere sapere che qualcuno ami la mia storia!! Grazie
ancora e continua a commentare mi raccomando, anche perché mi faccio sempre
grosse risate mentre parliamo di Damon e dei suoi litigi con Brionyahah
· Ringrazio
Katherine, perché nonostante fosse occupata con lo studio o non fosse in casa
al pc, trovava il tempo per leggere la mia storia
e aveva pure il coraggio di leggere la mia luuungafanfic sul cellulare! Ci vuole un grandissimo coraggio
perché io non lo farei mai e davvero grazie per il supporto e per le recensioni
che mi hai scritto! :D
Scrivevo questa fanfic ogni giorno più che altro per voi! Perché
sapevo che eravate in ansia nel sapere cosa sarebbe successo a Elijah e
company!
In
definitiva ringrazio TUTTI quello che hanno letto i miei
capitoli, che hanno amato questa prima parte della fanfic e
i personaggi della storia! Vi ringrazio vivamente dal profondo del cuore e per
i vostri commenti che mi hanno dato fiducia! Siete fantastici ;)
SPOILER
Sono
buona quindi vi do qualche anticipazione riguardo alla 2 parte della fanfic! Se non volete rovinarvi la sorpresa NON leggete!
· Scopriremo
cosa nasconde Ylenia, il perché vuole a tutti i
costi aiutare Briony e chi è questa famosa
Agnes
· Sarò
fedele al telefilm quindi compariranno Gwendolyn (anche
se in teoria non c’è nel telefilm), e altri due fratelli: Finn e Kol. Il personaggio
di Gwendolyn non sarà molto positivo e
dolce come può sembrare e Briony avrà del
filo da torcere con lei!
· Come
vi ho già detto, si creerà una spaccatura tra Briony e
Caroline e anche con Elena. Con quest’ultima avverrà pure uno scontro fisico!
· Scopriremo
il vero passato di Briony, perché il suo sangue
è così “speciale” e perché Bill parla sempre del destino che deve compiersi
ecc ecc
· Arriverà
anche la madre di Briony, che nasconde un
torbido segreto.
· Ci
saranno dei morti anche fra i personaggi principali.
· La
seconda parte sarà moooolto più drammatica
e oscura rispetto alla prima parte. (Come se non lo fossi già stata
abbastanza ahah)
CURIOSITA’
Per
darvi un’idea di come siano i miei personaggi inventati (nel senso fisico)
posso dirvi che Briony ha le sembianze di
Natalie Portman, tranne per gli occhi verdi (che sono i miei, scusate per
questa fin troppo personale presa di posizione XD)
Mentre Ylenia assomiglia all’attrice ShannynSossamon! Ma ha i capelli più lunghi.