My story with an Original...with Elijah.

di elyforgotten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Un misterioso coinquilino ***
Capitolo 3: *** Il salvataggio ***
Capitolo 4: *** Qual è la verità? ***
Capitolo 5: *** Un'ambigua alleanza ***
Capitolo 6: *** Attacchi isterici ***
Capitolo 7: *** Le scuse ***
Capitolo 8: *** L'arrivo di Isobel ***
Capitolo 9: *** Sentimenti scoperti ***
Capitolo 10: *** La notte di Halloween ***
Capitolo 11: *** La verità svelata. ***
Capitolo 12: *** Il bacio ***
Capitolo 13: *** La cena galeotta ***
Capitolo 14: *** Periodo post-depressione ***
Capitolo 15: *** Gwendolyn ***
Capitolo 16: *** La scelta ***
Capitolo 17: *** Il litigio ***
Capitolo 18: *** Perfidia. ***
Capitolo 19: *** Inferno + Paradiso ***
Capitolo 20: *** Un cuore e un'anima ***
Capitolo 21: *** Sacrifice ***
Capitolo 22: *** 3 Mesi dopo ***
Capitolo 23: *** La spaccatura ***
Capitolo 24: *** Rebekah ***
Capitolo 25: *** La storia degli Originals ***
Capitolo 26: *** Libertà ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


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MY STORY WITH AN ORIGINAL..WITH ELIJAH.

 

1 capitolo

 

La città di Mystic Falls fa schifo.  

E’ questo quello che ha sempre pensato Briony Callaghan-Forbes (- Si legge Braiony -) del suo paese natale.

Quel paese le aveva portato solo dolore, guai, sofferenze sia psicologiche che fisiche, e numerosi grattacapi per la testa… Ma non avrebbe mai pensato che lì avrebbe trovato l’amore vero… quello per cui vale la pena di vivere.

Ma anche quello che ti squarcia l’anima… il cuore.

Sapeva soltanto che la Morte sarebbe sempre stata un’ombra cupa e persistente qualora avesse accettato di vivere quell’amore totale e distruttivo. Lo sapeva bene… e le conseguenze le avrebbe vissute sulla sua pelle, fino a reciderla e arrivare al suo cuore pulsante.

Questa è una storia d’amore totalmente differente da tutte le altre che avete incontrato.

 

DUE ANNI PRIMA

<< Merda merda >> era questo il pensiero continuo di Briony, mentre guidava in direzione di Mystic Falls. La mano appoggiata stancamente sulla fronte accaldata, i piedi sui pedali non erano sicuri nella guida, come se non volessero accelerare, mentre gli occhi verdi erano pieni di cupa inquietudine. << Questo è un giorno da classificare come uno dei più brutti della mia vita. Me ne pentirò, lo sento. >> Briony sentì una morsa attorcigliarsi all’altezza del petto, come un nodo che sadicamente si ristringe nella maniera più dolorosa.

<< Lasciare la bellissima Seattle per tornare in questo buco di paese, completamente disastrato… Solo io posso farlo..! Dannazione, se mio padre non avesse così insistito… >>

Ma purtroppo Briony era sempre stata un po’ succube del padre Bill:  lui l’aveva cresciuta e quindi si sentiva in diritto di organizzarle la vita; le aveva trovato un lavoro a Seattle, le pagava l’affitto e tutto quello di cui aveva bisogno. Ma quando lei venne licenziata non poteva permettersi di vivere ancora in quel lussuoso appartamento.

Il padre stanco dei continui casini della figlia maggiore l’aveva rispedita a Mystic Falls, dandole persino un compito da svolgere: “Visto che non puoi stare a Seattle, torni a casa tua a Mystic Falls! Così badi un po’ anche a tua sorella Caroline, che è una combina guai peggiore di te.”

<< Fantastico >> Pensava Briony sospirando all’interno della macchina << Non solo devo tornare in quella casa, Dio mi perdoni per entrarci di nuovo, ma devo anche fare da babysitter a quella superficiale della mia sorellastra… Vorrei buttarmi in un fosso in questo momento >>  Ma pensò che forse era meglio risparmiare la sua bella Alfa Romeo nuova di pacco e andare dritti per la strada.

Caroline non era veramente sua sorella, era solo la figlia di Bill avuta con lo sceriffo ForbesBriony era nata invece 9 anni prima da un’altra donna, con cui ormai non aveva più rapporti da molto tempo.

Se la famiglia era il punto debole di tutti, per lei non era nessun punto.

E non perché lo volesse lei ma perché purtroppo i suoi legami familiari erano davvero disfunzionali fin dalla radice, come un albero che non possiede alcun ramo legato all’altro e che finisce inevitabilmente per rinsecchirsi. Credeva davvero di essere capitata per caso in quella famiglia, visto che ognuno era estraneo all’altra e lei lo era molto di più. Per ovvie ragioni.

I rapporti erano freddi anche con Caroline. La “Blond-girl”, così la chiamava sempre, era una ragazzina superficiale, egoista e terribilmente fastidiosa. Anche se non abitavano sotto lo stesso tetto, Briony aveva sempre cercato di prendersi cura della sorella minore, cercando di aiutarla a migliorarsi, soprattutto in fatto di uomini. Caroline prediligeva i ragazzacci, i tipici stronzi e bastardi che facevano solo soffrire, e lei cercava sempre di metterla in guardia visto che aveva più esperienza della biondina.

Ma niente, Caroline faceva sempre di testa sua e non l’ascoltava mai. La sua vita si basava su: cheerleader, shopping, feste con alcool e ragazzacci.

Briony, che era una ragazza di 26 anni più pratica e responsabile, non poteva andare d’accordo di certo con una ragazzina così. Anche se avevano lo stesso sangue, e quello contribuiva solo a farla sentire in obbligo nei confronti della biondina e per l’infanzia felice che avevano passato insieme. Ecco, magari erano proprio i ricordi passati e lontani che la legavano all’unico parente su cui provasse un genuino affetto, anche se mescolato alla stizza – Caroline era in grado di farti esplodere il cervello il 90% delle volte – ed era per questo che si stava dirigendo a Mystic Falls senza fare dietro front.

Sotto la corazza dei litigi, le mancava quella sorellina combina guai e sentiva il sacro dovere di tenerla d’occhio. Briony era da tanto che non parlava con la sorella faccia a faccia, da quando successe quel fatto… Se ne era andata da quella città odiosa e aveva deciso di trasferirsi. Per altri ovvi motivi.

Ora però stava ritornando.

Non poteva sapere che i guai veri sarebbero iniziati adesso. Proprio a Mystic Falls.

 

 

Briony parcheggiò a casa Forbes, il primo posto nel quale doveva fermarsi prima di dirigersi nella sua vera casa natale. Chissà che faccia avrebbe fatto Caroline al suo arrivo… anche lei si sentiva il cuore gonfio di aspettativa. Ma anche di una strana ansia contraddittoria.

Briony cercò di far finta di nulla e scese dall’auto con un forte sospiro. Prima aveva cercato di non focalizzarsi troppo ma in quel momento non poteva non lasciarsi sommergere dal clima di Mystic Falls. Quella città sembrava la soffocasse, ed era arrivata da appena due secondi. Non c’era niente di bello a darle il benvenuto, l’atmosfera era magicamente spettrale, i cieli erano grigi e privi di luce. Non di certo confortevole.

Quella città maledetta le offriva un’orribile e sgradevole sensazione di solitudine. Odiava la solitudine. Trasmetteva tristezza e lei odiava essere triste. Briony Forbes aveva sempre cercato di cavarsela da sola con i propri problemi, ma questo solo per non essere di peso agli altri e dimostrarsi forte. Più forte di quanto fosse.

In realtà tante cose sono solo apparenze.

<< Difatti. Magari da domani Mystic Falls si tramuterà in un parco giochi+casinò. >> pensò Briony cercando di smorzare il malumore.

Passò all’improvviso una bicicletta su cui stava un vecchio signore. Questi passò tutto il tragitto a guardare Briony con uno strano sguardo, come quello di chi non ci si aspetta di vedere una data persona ritenuta forse un’aliena, e rimase con l’espressione da guardone fastidioso fino a quando non svoltò l’angolo.

Briony allora deglutì e si spazzolò i capelli con la mano, cercando di far finta di nulla. Era da tenere in conto simili occhiatacce, uno dei tanti motivi per cui non voleva ritornare.

Ma diamine era passato così tanto tempo…

Briony sentì il nodo ristringersi ancor di più nel petto, fino a dolerle, e i nervi traballare. Non volendo darsi per vinta fece uno sbuffo e si lasciò alle spalle occhiate sgradite, panorami spettrali e brutti pensieri per arrivare fino alla porta dello sceriffo.

Sentendosi più forte, suonò il campanello dopo essersi sistemata ancora i capelli lunghi castani.

Quanti ricordi. Quante volte era dovuta andare a sistemare i casini di Caroline ogni volta che organizzava una festa a casa, ovviamente quando i suoi non c’erano. I vicini chiamavano sempre la polizia per colpa dello schiamazzo e Briony correva ogni volta per assicurare i poliziotti che non sarebbe mai più accaduto. Ovviamente accadeva ogni sabato sera.

 

Quando Caroline le aprì, i loro sguardi si agganciarono così fulmineamente come se fosse stato un incontro dettato dal destino. Passarono parecchi secondi senza dirsi niente né fiatare e rimanendo immobili a fissarsi, sentendo entrambe il legame di sangue farsi ardente nelle vene.

Non avevano niente in comune fisicamente, le due sorelle Forbes, ma nell’occhiata che si lanciavano si poteva identificare una familiarità intensa.

E la mancanza di tutto quel tempo passate lontane si fece sentire più che mai. Un grosso peso sembrò sgravarsi da entrambe, un peso che non pensavano di avere.

Briony le sorrise calorosamente: “Ciao sorellina.” Disse fissandola negli occhi blu e appurandosi dei cambiamenti fisici. Era diventata più alta, il viso era più maturo, gli occhi più chiari del solito e aveva strane occhiaie sotto gli occhi. << Non avrà rinunciato al vizio di far tardi alla sera >> pensò Briony con un sorrisino.

“Oddio Briony!!” urlò di gioia Caroline, uscendo dall’immobilità shockante e abbracciandola fortissimo, in preda a una gioia isterica.

“Ehm, ciao Caroline.” rispose la mora sorpresa nel sentirsi stritolare dal suo abbraccio. Non l’aveva mai salutata in quel modo e non avrebbe mai pensato che la Blond-Girl fosse felice del suo ritorno dopo tutto quel tempo. O forse si era dimenticata di quanto energica fosse la sorellina, davvero stritolante.

O-mio-dio. Questa è da mettere sui giornali!” disse ancora Caroline guardandola estasiata. “Sei sempre tu. Non sei cambiata per niente! Aaaaah facciamo subito un pigiama party!”

“Caroline frena, è solo pomeriggio.” La fermò subito Briony cercando di apparire ragionevole e di non lasciarsi sommergere dall’uragano folle quale era Caroline Forbes. Poi però si rilassò anche lei e le sorrise: “Comunque grazie Caroline, sono contenta ti faccia piacere il mio ritorno. Caspita tu sì che sei davvero cambiata, mi pari un pochino diversa…” Mormorò Briony alla fine guardandola attentamente in viso.

Caroline la fissò allora seria e preoccupata… << Che si fosse accorta? >>

Briony però smorzò la forte tensione con un sorriso splendente:

 “Beh sei diventata più grande, incredibilmente più alta e meno scapestrata!” disse indicandola apertamente, facendo così vedere l’abbigliamento più casual del solito della sorellina. Ovviamente Briony non poteva sapere che lo shopping e gli smalti erano scesi di livello d’importanza da quanto Caroline era un neo-vampiro.

“E’ passato davvero troppo tempo! Ti prego dimmi che non combini i tuoi soliti guai... ormai sei quasi maggiorenne.” disse ancora Briony, finendo con un tono implorante ma un flebile sorriso comparve di nuovo sulle sue labbra.

Caroline tirò allora un sospiro di sollievo: “Oh beh certo, per chi mi hai preso! Vedrai sorellona, non sono più la ragazzina svampita di qualche anno fa, sono davvero cambiata.” mormorò convinta e pavoneggiandosi.

Briony la osservò: era vero, sembrava davvero maturata. Il sorriso era più sereno e espansivo. Emanava gioia come un sole splendente.

“Lo spero proprio perché non voglio più accorrere da te il sabato sera a parlare con dei poliziotti. Sono la sorella maggiore, ma a tutto c’è un limite.”

“Di certo non dovrai preoccuparti di questo!!” Disse Caroline, sottintendendo che c’erano altri casini più gravi di qualche festa mixata ad alcool; infatti Briony si accorse del doppio senso e le chiese in tono preoccupato: “Non mi dire che che ci sono altri guai peggiori in vista..!”

“Oh no!” il sorriso di Caroline era pressoché finto. “Ma che dici! Solo le solite scorribande tra ragazzini, niente di che.”

<< Lo spero >> pensò Briony tra sé e . << Il motore dell’Alfa Romeo è ancora bello acceso, posso sempre partire e andare agli Antipodi. >> La sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato nel suo ritorno ritornò a galla e le strinse lo stomaco in una morsa. Ma si sentiva comunque in dovere di restare, almeno per un po’, giusto per stare con - e controllare soprattutto - la sorellina combina guai.

“Su, entra dai!” La invitò Caroline in casa.

“Ma veramente ero passata di qui per un saluto veloce. Tua madre non c’è?”

Caroline le disse che era fuori in pattuglia e che non tornava prima di sera. Briony allora le disse che sarebbe andata a casa sua e che sarebbe passata di nuovo quando avrebbe avuto più tempo.

“Mi raccomando fatti sentire Briony! Devi raccontarmi un sacco di cose su quello che è successo a Seattle!”

Briony si voltò allora preoccupata.

 << Che sapesse la verità? >> Pensò esterrefatta.

Impossibile. Non l’aveva detto a nessuno, nemmeno al padre.

Ah… ehi Briony.” Caroline la chiamò sottovoce, come se non si volesse far sentire.

“Cerca di tenere un profilo basso, mi raccomando. Forse non lo sai ma la tua cara sorellina ha vinto il rispettabile e onoratissimo premio di Miss Mystic Falls.” E Caroline la guardò come se quel premio fosse sacro e non dovesse essere macchiato da nulla… e da nessuno.

Il viso di Briony allora si incupì. E dire che credeva fino a un secondo prima che almeno Caroline fosse genuinamente felice del suo ritorno e che non mettesse più in primo piano cose superficiali del genere. Ma si trattava pur sempre di Caroline Forbes. Era abituata ai piccoli egoismi della sua sorellina… ma nonostante questo le fece male quella sensazione che riportò dentro di sé.

Salutò velocemente la sorella per non dilungare troppo quella sgradevole conversazione e lontano da occhi indiscreti tornò a casa.

Casa.

Il cuore sobbalzante alla terribile prospettiva.

 

 

Le faceva ancora male vedere quella casa. La casa in cui aveva vissuto per tutta la vita, prima di trasferirsi. Aveva giurato che non ci avrebbe mai più rimesso piede e invece eccola lì.

Non avrebbe mai voluto tornarci ma purtroppo era la sua unica casa e non poteva permettersi un appartamento, neanche in quella fogna di Mystic Falls. Poi suo padre non glielo avrebbe sicuramente pagato.

Quando varcò la soglia si sentì mancare. Le girava vertiginosamente la testa.

<< Stupidi ricordi. Non devo pensarci più >>. Ovviamente il dolore per quello che aveva passato era ancora vivo in lei, l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Niente era stato più come prima da quel giorno… magari il suo corpo era ritornato a posto ma le ferite dell’animo non si sarebbero mai rimarginate. Quello era davvero impossibile perché non conosceva una cura abbastanza potente nel farlo.

 Ma comunque cercò di rilassarsi, altrimenti sarebbe impazzita. Non doveva rendere il suo soggiorno peggiore di quel che già era, e lei tutto era tranne una che si piangeva addosso.

Non avrebbe permesso a quella città di sradicarle di nuovo la vita, e nemmeno i brutti pensieri che la perseguitavano da quando era ritornata. Nossignore. Era pur sempre la figlia di Bill Forbes, forte e indipendente come una leonessa. Anche se Briony in quel momento si sentì una piccola bestiola tremante nel percorrere la vecchia casa. Il viso distorto da una smorfia di rimpianti e sofferenza mai sopita.

L’ambiente comunque era rimasto sempre lo stesso, c’era più polvere e qualche ragnatela. Ma niente che non si potesse sistemare.

La macchia di sangue era invece ancora lì. Era stata impossibile cancellarla del tutto. Ormai sembrava invisibile ad occhio nudo ma lei riusciva a scorgerla ancora perché quell’immagine era seppellita nella sua mente, divenendo indelebile.

La macchia era situata sulla parete dove erano fissati dei quadri.

<< Userò ancora la smacchia tutto >> pensò nevrotica.

 Anche se era inutile… Anche se cancellava quella macchia, il ricordo era ancora vivo dentro di lei e lo sarebbe rimasto per sempre.

Quell’orribile notte...

 

Si fece una doccia e andò al Grill a bere un drink. Voleva rilassarsi e vedere la vecchia gente, anche se di persone simpatiche e socievoli a Mystic Falls ce ne erano ben poche. La maggior parte erano opportunisti ficcanaso che aspettavano il momento buono per giudicarti e cacciarti via con la coda tra le gambe. << Come è successo a me. >>

Briony? Non ci credo, sei tu??” La ragazza si voltò e vide davanti a sé Elena Gilbert. Bella e radiosa come un fiore che sboccia.

“Elena!” Briony l’abbracciò con calore, sorridendo e stranamente felice per quella riunione. Finalmente un benvenuto come si deve, senza occhiatacce o rimproveri.

Elena Gilbert era una delle poche eccezioni di Mystic Falls, quella che faceva parte della prima categoria di “persone simpatiche e socievoli”.

“Sono ritornata proprio oggi! Ti vedo bene! E Jenna come sta?” Briony la tempestò subito di domande visto che la conosceva da tutta una vita. Praticamente Briony faceva parte della sua famiglia visto che era stata la migliore amica di Jenna per tutto il periodo della scuola, nonché amica molto affezionata dello zio John.

“Jenna sta bene. Ora vive con noi dopo tutto quello che è successo…” Elena si incupì all’improvviso.

“Oh già… mi dispiace davvero Elena di non essere venuta al funerale ma avevo un impegno importante di lavoro a Seattle e…

“Non preoccuparti!” rispose Elena frettolosamente per non farla sentire in obbligo “Mi fa piacere comunque che tu sia tornata! Hai intenzione di restare questa volta?”

“Direi di sì…” << Purtroppo. >> pensò. “A Seattle sono stata licenziata e non potevo più permettermi di stare lì, perciò sono tornata a casa dolce casa!!” Fece un sorriso finto che non passò inosservato a Elena, la quale cercò di rincuorarla:

“Deve essere difficile per te stare in quella casa..” mormorò accarezzandole il braccio con un sorriso consolatorio.

Briony si intristì:

“Sì lo è. Non voglio negarlo, ma prima o poi devo fare i conti col passato. Ora voglio chiuderli.”

Elena le sorrise per rincuorarla e le disse che doveva andare, ma che sperava di rivederla presto.

“Certamente! Passerò sicuramente a trovare Jenna per fare due chiacchiere e il piccolo Jeremy!”

“Piccolo Jeremy?!?” rispose Elena ridendo. “Sei rimasta via troppo a lungo e ti sei persa parecchie cose!”

<< E quante cose non sai e non dovrai mai sapere >> Pensò Elena fra sé e sé.

 Si chiese però quanto tempo sarebbe passato prima che Briony si fosse accorta che la sorella in realtà era un vampiro e non più un’umana.

 Briony era una persona molto intelligente e arguta, e soprattutto suo padre era Bill Forbes, uno dei membri del consiglio. Dovevano essere più cauti ora che era tornata. Nessuno doveva sapere il loro segreto.

 

Mentre Briony sorseggiava il suo drink vide anche Carol Lockwood. << Ecco invece una di quelle persone che fanno parte della seconda categoria, quelle spregevoli e opportuniste. Speriamo non mi veda. Non ho voglia di fare una chiacchierata ipocrita con quella serpe >>

Briony non era mai andata d’accordo con i Lockwood: Carol per lei era un’egocentrica arrampicatrice sociale mentre il marito era ancora peggio… si autodefiniva il salvatore di Mystic Falls quando in realtà non aveva mai fatto niente di buono. Il figlio non parliamone. Un cazzone di prima categoria.

Briony cara!” Quando la sottoscritta sentì quella voce da gallina immaginò subito chi fosse. Solo lei poteva parlare così fintamente.

Briony si girò farfugliando qualche parola sgradita e poi mostrò un bel sorriso a 32 denti, ovviamente finto: “Carol! Anche tu qui!” Se non puoi dire ciò che pensi, per educazione o perché sei abituata a tenerti tutto dentro, è molto meglio appendere una maschera sul tuo viso. Molto più salutare per andare avanti senza quei problemi in grado di rovinarti il sonno e angustiarti il risveglio.

La chiacchierata fu breve per fortuna di Briony: parlarono della morte improvvisa del marito, di cui Briony a Seattle si era rallegrata molto, tanto che era andata in un locale a festeggiare perché finalmente quell’idiota del sindaco era schiattato.

E’ una cosa orribile certo, ma quando detesti una persona così tanto non puoi far altro che rallegrarti per la sua dipartita. E’ ipocrita essere gentili al funerale per poi sparlare dietro al morto durante la veglia.

Finalmente Carol se ne andò, così Briony potette finire il suo drink in santa pace senza seccature.

Non ebbe più alcun incontro, rimase sullo sgabello del bancone a guardarsi attorno e a farsi immergere dal clima di Mystic Falls. Si sentì un’estranea e con un medesimo futuro estraneo dinanzi a lei. Ma c’era anche un’aurea inquietante e strana nell’atmosfera… l’aveva sentita fin da quando era uscita dalla macchina… forse era solo suggestione… ovviamente… era passato molto, troppo tempo, da quella notte… Non c’era nulla di cui preoccuparsi, almeno non molto, così si disse per infondersi coraggio.

A fine nottata la ragazza ritornò a casa. L’aspetto della villa di notte era ancora più lugubre, sembrava fosse infestata. Si disse allora che sarebbe stato piacevole avere un po’ di compagnia; era abituata a una vita indipendente ma di certo la solitudine non era fatta per lei. Un po’ di calore e movimento era quello che ci voleva per mobilitare in maniera positiva il suo ritorno.

Le mancavano terribilmente le serate passate con Jenna, poteva cominciare con quello. O magari invitare sua sorella e le sue amiche, senza però fare i soliti schiamazzi da mal di testa cronica.

Mentre entrò in camera da letto, Briony si fermò a guardare alcune vecchie foto in cui inquadravano lei e la madre.

<< Chissà dove sarà ora? >> Pensò << Forse a sorseggiare Moito in qualche spiaggia caraibica >>

Non aveva rapporti con lei da molto tempo, ancor prima che succedesse il fattaccio. Semplicemente le due donne erano incompatibili anche se erano madre e figlia. Non erano mai andate d’accordo, avevano opinioni opposte su tutto e alcune volte erano arrivate pure a dirsi cose orribili. Per di più quella donna l’aveva abbandonata da piccola senza nemmeno una spiegazione… per poi un susseguirsi di apparizioni, menefreghismi e un definitivo abbandono. Un’altra dura ferita da sopportare per il suo animo.

Il rapporto col padre non era poi così migliore ma almeno certe volte, quando la giornata era buona e tirava dalla sua parte, lui la ascoltava e le dava supporto.

Era stato lui a consigliarle infatti ad andare a Seattle e non l’aveva mai ringraziato abbastanza.

Altre foto la ritraevano invece con… Ivan. << Bastardo maniaco >> pensò infuriata. Mise quelle foto orrende in un comodino e si promise che il giorno dopo le avrebbe buttate, ma ora desiderava fare una buona dormita dopo quel lungo e pesante viaggio.

Si stiracchiò lungo il letto, cercando di non dar peso ai brutti pensieri che l’assillavano e alla fine Briony si addentrò nel mondo dei sogni.

 

Briony stava sognando: ma non era un sogno qualunque… sentiva di aver paura ma non poteva fare niente per contrastarla.

Era in una casa molto grande in cui non era mai stata prima d’ora.

Sentiva che stava per accadere qualcosa di orribile, era una sensazione che invase ogni cellula del suo corpo e la fece rabbrividire.

Scese giù nella cantina, come se fosse guidata da una forza invisibile che la manovrava.

Era spaventata a morte ma continava ad andare avanti, deglutendo ogni volta che faceva un passo.

Si trovò all’improvviso davanti a una porta vecchia, chiusa da un chiavistello. Sembrava che una forza magnetica la attirasse dall’interno di quella stanza chiusa, e non poteva fare nulla per contrastarla. Era troppo forte e irresistibile.

Briony aprì facilmente il chiavistello e entrò. Ma ciò che si trovò davanti la lasciò senza fiato e l’urlo le morì in gola: in mezzo a quella piccola stanza buia c’era il cadavere di un uomo a terra… e aveva conficcato nel cuore un pugnale.

Briony si svegliò di soprassalto, respirando a fatica.  Stava sudando e il suo corpo venne sommerso da un tremolio sconosciuto. Il cuore pompava fortissimo, come se stesse per scoppiare.

 Non aveva mai fatto un sogno del genere … sembrava così reale come se stesse nella scenografia di un film di cui lei era attrice.

<< Forse è questa casa maledetta che mi mette suggestione >> pensò cercando di trovare una spiegazione razionale e di non avere paura per un semplice incubo.

Si alzò a bere una camomilla per rilassarsi e cercò poi di riaddormentarsi. Inutilmente. Quel sogno la perseguitò anche nella realtà di quella notte.

 

 

Briony si svegliò male il mattino dopo. Non aveva dormito per niente quella sera dopo il sogno che aveva fatto… anche se più che un sogno sembrava un’allucinazione irrazionale... Tutto era strano, ma quella casa ancor di più: l’aveva già vista da qualche parte ma non si ricordava dove.

Decise di non pensarci più e bevve un thè caldo per rilassarsi. Le piaceva sistemare gli oggetti quindi decise di mettere a posto alcune vecchie foto. Una, la sua preferita, che ritraeva lei e Caroline da bambine la mise sul comodino. Briony la guardò in ogni angolo e poi fece una smorfia convinta.

Si sentiva già meglio, perché dar peso a stupidi incubi senza significato?

Andò a pulire lo specchio della camera, sommerso di polvere. Quando lo ripulì con uno straccio, Briony ne approfittò per specchiarsi. Era sempre stata bella ma non l’aveva mai sfoggiato spudoratamente come sua sorella  vantata per questo. La semplicità andava a pari passo con lei e voleva che si mantenesse tale nella sua vita.

Normalità… magari l’avrebbe avuta proprio a Mystic Falls, nonostante i brutti prognostici. Non doveva farsi grilli mentali inutili... in fondo era da tempo che non succedeva nulla di diabolicamente strano in quella città.

Il suo cellulare all’improvviso vibrò, distogliendola dai suoi pensieri: “Pronto?”

Sorellona? Sono io! Ascolta ti volevo chiedere un favore!”

<< Di già? >> Pensò a malincuore, ma acconsentì da brava sorella maggiore. “Di cosa si tratta?”

“Niente di che, dovresti solo accompagnare me e le altre da un nostro amico! La mia macchina non parte, e la casa è piuttosto distante e sarebbe una cosa piuttosto urgente! Siamo a casa mia!”

“Le altre presumo siano Bonnie e Elena.”

“Chi vuoi che siano.” rispose la biondina ridendo.

“Non preoccuparti Caroline, arrivo da te tra 5 minuti.” Replicò Briony continuando a mettere a posto con l’altra mano.

“Grazie, così magari in serata potremo organizzare una bella festa di benvenuto per te! Che ne dici? Te lo meriti davvero sorellona.”

Il tono dolce di Caroline la prese in contropiede e il braccio di Briony restò a mezz’aria con un oggetto da mettere su un ripiano. Che si volesse far perdonare della sua mancanza di tatto dell’incontro precedente?

“Uhm.. ok. Va bene. Se non disturbo…

“Ma quale disturbo! Ci vediamo tra poco, ti voglio bene!” E riattaccò.

 Briony ci rimase male, anzi di stucco era la parola esatta.

 Da quando in qua la Blond-Girl le diceva “ti voglio bene”? Glielo diceva sempre da bambina ma nell’ultimo periodo le uniche parole carine che le diceva al massimo erano: “Quando cambi colore di capelli? E’ così antiquato! Perché non inizi un corso di palestra per rassodare i muscoli? Vuoi che ti iscriva a un corso? Oh ma guarda quegli occhi!!”

Ma invece i suoi capelli le piacevano molto: erano di un castano scuro e molto lunghi. Il corpo invece era molto minuto e magro ma non era mai stata una tipa sportiva per questione di gusti e comodità. Ciò non andava bene a Caroline, l’eterna cheerleader.

Gli occhi invece erano verdi come lo smeraldo.

Come poteva Caroline definirli “occhi da rana”?? Erano della taglia giusta e di un bellissimo colore.

Tzè. La classica Blond-Girl che giudica tutto.

Ma non sarebbe stata proprio Briony a rovinare tutto o a mettere il muso proprio ora. Fece un sorrisetto, prese le chiavi dell’Alfa-Romeo e partì.

 

Quando arrivò a casa Forbes le tre ragazze erano già fuori ad aspettare, come se avessero una certa fretta.

Il benvenuto comunque lo ricevette alla grande e Briony si sentì invadere da un grandissimo buonumore. E al diavolo i brutti pensieri e sogni strani. Se la sua vita doveva ricominciare lì, doveva riniziare per bene.

“Ehi Briony! Bentornata!” le disse Bonnie ad alta voce, salendo in macchina.

“Ehilà streghetta! Leggi ancora la mano o hai smesso con questo hobby?” Le chiese Briony ridendo.

Le ragazze ebbero un sussulto temendo che avesse scoperto qualcosa, ma in realtà era solo una battuta. Briony conosceva Bonnie da sempre e sapeva la sua passione per la magia e cose varie. Per fortuna le 3 adolescenti ripresero la situazione in mano.

“No no! Sono maturata anche io! Ho smesso con queste cose.” replicò Bonnie agitando le mani.

“Mi fa piacere! Vedo che Caroline non è l’unica a essere maturata, anche se non ha perso i suoi classici vizi. Ma in fondo guardatela.. è salita in macchina già da 5 minuti e non ha ancora cominciato a parlare di ragazzi che non la fileranno mai!”

Briony!” Caroline che era davanti le diede un colpo al braccio. Le ragazze da dietro invece facevano da cornice ai lati positivi – pochi - che accumunavano le sorelle Forbes. L’espansività. “Sarai pur la mia sorella maggiore ma non ti permettere di offendere le mie conquiste amorose! E devi sapere che sono gli altri a inseguire me!” disse lei fintamente offesa, facendo il broncio.

“Sì sì.” rispose Briony ridendo amabilmente. “Come quel ragazzo che ti evitava come la peste.. Come si chiamava? Ah Stefan!”

Le 3 ragazze sussultarono. E’ vero,  Caroline aveva una cotta per Stefan quando lui era arrivato in città: insomma era il classico bello e misterioso, e ovviamente aveva attirato l’attenzione di Caroline.

Ma Elena in quel momento non pensava che l’amica fosse stata così stupida da andare a dire ai quattro venti che le piaceva Stefan! Non a Briony almeno.

Elena guardò male Caroline, che si sentì beccata e disse frettolosamente: “Ma no! Quello non era niente figurati!! Stefan non mi interessa proprio, è troppo cupo per i miei gusti! Ehm.. anche perché sta con Elena ora!”

“Davvero?” chiese Briony sorpresa, guardando la diretta interessata dal retrovisore.

 Elena disse di sì, che stavano insieme da un po’.

“E brava Elena! Ti sei accalappiata il ragazzo misterioso che non filava per niente a Caroline!” Briony continuava a ridere, senza scherno ma solo con innocente ironia.

“E smettila!” Caroline le diede dei colpi al braccio ma sorridendo mentre lo faceva.

“Oh non ti manco più ora?” disse Briony di sfida lanciando un’occhiata divertita alla sorellina, che ricambiò con una smorfia. I classici litigi tra sorelle, ma per nulla pesanti o dolorosi. Le mancavano quelle semplici cose.

“E tu Blond-Girl? Hai fatto conquiste mentre ero via?”

Caroline guardò Bonnie e Elena, poi disse: “Sai no che mi sono lasciata con Matt?”

“Sì e mi dispiace... Sembrava ci tenessi davvero. E’ un bravo ragazzo, perfetto per una scapestrata come te! Ma in fondo sei ancora giovane.. hai tempo per questo.”

Caroline sorrise ma poi si fece cupa… sapeva come avrebbe reagito la sorella quando avrebbe saputo di lei e Tyler.

“Ora però frequento un altro….”

“E chi è?”

<< Cavolo siamo in una curva >> pensò Caroline << Meglio dirglielo in una strada dritta, altrimenti rischiamo di finire fuori strada e di morire tutte! Io no sono già morta, ma le altre… >>

“Beh non me lo vuoi dire?” Briony si voltò curiosa verso Caroline.

“Ehm guarda la strada che è meglio!”

Finalmente la curva finì e stavano percorrendo una strada dritta e larga.

<< Credo non ci sia pericolo di sbandamento qui. Povera me! >>

“Si tratta di Tyler Lockwood. ” disse con un fil di voce

“COSA?” Il grido che fuoriuscì dalla bocca Briony fece drizzare le tre ragazze.

 Dallo spavento per la scoperta, Briony inchiodò col freno e la macchina che stava facendo i 100 km/h sbandò lungo il marciapiede

<< Altro che pericolo di sbandamento! >> Pensò Caroline << Qui finiamo tutte in un fosso! >>

Ma Briony riuscì subito a riprendere il controllo del volante e fermarsi lungo il ciglio della strada. Shockata e con la faccia da schizzata Briony si voltò verso la sorella, senza neanche badare se Elena e Bonnie stessero bene.

 “Stai scherzando vero?? E’ uno scherzo per farmela pagare di averti lasciata sola, così nessuno ti copriva le spalle con la polizia!”

“No no!” le rispose Caroline cercando di calmarla.

 Bonnie e Elena si erano prese un bello spavento ma tacevano da dietro. Arrabbiarsi con Briony era pericoloso per la propria salute, anche se aveva un carattere gentile e altruista. Che se la vedesse Caroline.

“Tyler anche lui è cambiato… lui ci tiene a me.”

“Balle!” urlò Briony ancora shockata. “I tipi come Tyler Lockwood non cambiano! Andiamo, lui era peggio di te alle feste! E’ un cazzone, si crede chissà chi, fa sempre a botte, e il suo stomaco è un pozzo senza fondo visto tutto quell’alcool che si beveva, per non parlare che è un casanova bello e buono! Una volta mi ha pure chiesto di fare una pratica sessuale con della panna o non so cosa…!”

Bonnie si mise a ridere sotto i baffi: Tyler infatti era così un anno fa. Ci provava con ogni ragazza carina, usando il fascino del giocatore di football.

Briony tentò davvero di far cambiare idea alla sorella minore, come se la stesse proteggendo da un drago.

“Per l’amore del cielo sto dicendo la verità! Lui non va bene per te! Non puoi fare sul serio….”

<< E non sai tutta la verità. Lì si che ti prenderesti un colpo >> Pensò Caroline, ma poi tornò seria e guardò la sorella.

Briony rifletti. Noi tutte siamo cambiate, l’hai visto tu stessa. Perché non dai a Tyler il beneficio del dubbio..?”

“Per i Lockwood no…” sospirò Briony, accendendo il motore della macchina.

Caroline capì il vero motivo. La sorella ce l’aveva a morte con quella famiglia, dopo quello che era successo… avevano dato la colpa a lei ingiustamente.. 

Briony, anche se era buona, non dimenticava mai i torti subìti. Era testarda proprio come lei.

“Ma Tyler è un ragazzo… lui non ha colpe.”

“Vedremo” Rispose lei seccata. “E’ la tua vita Caroline e tu sei grande ormai per prendere le tue decisioni, ma nostro padre mi ha mandata qui per tenerti d’occhio e immagino proprio si riferisse a Tyler Lockwood.”

“Ti ha mandata qui papà?” chiese confusa Caroline.

“Sì. Dice che sei troppo combina guai per i suoi gusti e mi ha chiesto di darti una controllata.”

Elena si girò verso Bonnie preoccupata…Forse il padre di Caroline sospettava qualcosa?

“Ma davvero Tyler è un tipo a posto, lo giuro!” ripetè Caroline << A parte il fatto che sia un lupo mannaro ma è un dettaglio irrilevante >>

Briony sospirò esasperata: “Caroline fai come vuoi. Io ti ho avvertita comunque.”

Nessuna delle ragazze osava parlare… Briony continuava a guidare e Caroline le dava indicazioni sulla strada.

Non sopportando il silenzio della sorella maggiore, la implorò con voce supplichevole: “Briony dai, non voglio rovinare tutto proprio ora che sei appena tornata.”

Briony si girò allora verso di lei: Caroline la fissava con uno sguardo da cucciolotto, impossibile resisterle:

“Ma infatti non ce l’ho con te. Sono positiva, ogni tua relazione non è mai durata al di sopra dei due mesi e spero che accada così anche con Tyler Lockwood.”

Caroline la guardò stupita e le rispose che era troppo piena di pregiudizi.

“Ah, io?” rise con un filo d’ironia. “Se Tyler si dimostrerà alla tua altezza, sarò ben felice per te. Ma se dovesse fare qualcosa di sbagliato...”

“Non lo farà!”

“Ok, va bene. Sono esausta, non mi ricordavo che litigare con te fosse così estenuante. Ma ricordati, io ho lavorato a Seattle in un ufficio di un avvocato e so benissimo quali sono tutte le pene e tutti i reati. Tenete bene gli occhi aperte ragazze, in città è arrivato un nuovo sceriffo!” Disse l’ultima frase scherzando in maniera innocente e alzando l’indice.

Ma le tre ragazze la presero invece sul serio. Briony Forbes non era quel tipo di ragazza che si faceva ingannare così facilmente con la storia di attacchi animali o sparizioni improvvise.

“Ecco, è questa la casa!” Caroline indicò all’improvviso casa Salvatore, non appena oltrepassarono il vialetto.

“Che mi venisse un colpo!” Si fece scappare Briony nel guardare la casa: era la stessa del sogno! Non poteva sbagliarsi!

Che diamine poteva significare…Rieccola la brutta sensazione che le ghiacciò le ossa.

“Che succede?” Chiese preoccupata Elena.

Briony si era bloccata ad osservare la casa, il cuore sobbalzante d’ansia e il respiro inchiodato in gola.

 “Credevo fosse abbandonata..” disse infine, deglutendo.

“No,  ora ci vivono Damon e Stefan Salvatore…sono arrivati qui in città poco dopo che tu ti sei trasferita...Stefan è il ragazzo di cui ti parlavamo prima.”

“Sì sì sì.” Disse veloce Briony per smorzare la tensione.

Non voleva che le ragazze sospettassero che lei avesse paura di quella casa; ma a giudicare dal modo in cui aveva urlato, e di come le si erano ingranditi gli occhi dallo spavento, immaginava che se ne fossero accorte.

Caroline, Bonnie e Elena uscirono dalla macchina in silenzio. Le tre erano parecchio nervose...

<< Forse vogliono che mi tolga dai piedi? >>

Sembrava come se stessero aspettando che lei ripartisse.

“Bene... Volete che vi accompagni dentro casa?”

“No!” disse frettolosamente Elena. “Dobbiamo parlare di una cosa importante con Stefan.. Non preoccuparti, ci riporterà lui a casa.”

<< Qui c’è qualcosa che non quadra. >> Pensò Briony stringendo gli occhi.

 Dall’esperienza che aveva avuto a Seattle si era convinta che non bisognava mai fidarsi delle apparenze. E le ragazze volevano apparire normali e serene, ma erano tutt’altro.

“Va bene allora. Ci vediamo!” Fece partire la macchina con un rombo. Le ragazze dopo aver controllato che lei fosse uscita dal vialetto, entrarono dentro casa.

Ma Briony non se ne era andata per niente. Dopo qualche minuto ritornò indietro a piedi, facendo attenzione a non farsi vedere.

Passò il giardino senza far rumore, abbassando lo schiena. Si sentiva una stupida a fare una cose del genere, ma non poteva trattenersi. E non per curiosità ma perché avvertiva qualcosa di strano nell’aria… come un avvertimento… di nuovo… e non le piaceva per niente. Una sensazione ancor più violenta e stritolante delle precedenti.

Proveniva da quella casa forse?

La porta stranamente era aperta e decise allora di entrare piano piano.

<< Cavolo questa è violazione di domicilio. Mi aspettano o 3 mesi di carcere o una multa di 20.000 dollari. Ma non importa, Caroline sta nascondendo qualcosa ne sono sicura... Meglio pagare qualche dollaro che non ho, piuttosto che vedere Caroline in un casino più grande di lei. >>

Briony si nascose dietro a uno scaffale, guardandosi attorno spaesata.

Non c’è che dire.. quella era davvero la casa del suo sogno.

All’improvviso sentì delle voci provenire dal salotto e Briony fece attenzione a non far rumore con i piedi mentre si muoveva.

Meno male che lei era una ragazza piccola di statura, il suo metro e 63 l’avrebbe aiutata sicuramente a non farsi notare e per fortuna non aveva messo nessun profumo quel mattino.

Una volta Briony aveva letto una pratica di un serial killer che uccideva le vittime, tutte donne, in base al loro profumo. Da quel momento poi era stata ben attenta a quale profumo si mettesse.

Si avvicinò ancora di più al salotto, le voci erano più nitide.

“Cosa ne volete fare del corpo ora?? Siete impazziti se credete di riuscire a farla franca!” Questa era la voce di Caroline e sembrava preoccupata e decisamente isterica.

 << E lo credo bene >> pensò Briony << Di che corpo stanno parlando? Oh madonna, Caroline in che guaio ti sei cacciata? >>

“Era l’unico modo per salvare Elena, lui voleva sacrificarla per i suoi piani e non potevamo permetterlo.” Quello che parlava invece doveva essere Stefan.

<< Che espressione cupa >> commentò Briony, ripetendo la stessa definizione della sorella.

Stava succedendo qualcosa in quella casa, sicuramente qualcosa di losco e niente a che vedere con le cose da Cheerleader o shopping. Il cuore di Briony era fermo per la preoccupazione.

“Lo so che ora non abbiamo un buon piano per sconfiggere Klaus, visto che lui era la nostra unica speranza, ma le cose sono precipitate ieri notte e lui si era molto arrabbiato dopo che Damon aveva tentato di ucciderlo.”

<< Oh santa madonna. E io che pensavo che il problema più grosso per Caroline fosse Tyler Lockwood, invece andiamo di male in peggio! Cosa si sono messi a fare? A organizzare piani di omicidi in una casa tetra? >>

“Dove lo tenete ora?” Chiese Bonnie, che rimaneva la più seria.

“Giù in cantina. La porta è serrata, non può scappare.”

<< Merda merda. E’ il sogno che ho fatto… l’uomo morto nella cantina... stanno parlando di lui? >>

Briony non riusciva a credere che quei ragazzi avessero ucciso un uomo ma da come parlavano si intuiva che nascondevano qualcosa di poco chiaro, qualcosa di pericoloso…  Il solo pensiero che il sogno si stesse avverando la fece rabbrividire, ma non riusciva nonostante tutto a fuggire via. Ormai c’era dentro.

“Dobbiamo pensare a cosa faremo adesso… Non sono convinta che ucciderlo sia stata una buona idea.. Klaus è pericoloso…” 

Stefan abbracciò protettivo Elena e le disse che sarebbe andato tutto bene.

<< Bene un corno >>

I ragazzi lasciarono il salotto e andarono verso l’uscita. Briony fece in tempo a nascondersi prima che si accorgessero della sua presenza.

Quando ormai erano già usciti - Stefan le avrebbe accompagnate a casa - Briony si ritrovò sola in quella enorme casa.

<< E ora? Cosa faccio? >> Si domandò disperata.

 Andare alla polizia? Avrebbe coinvolto Caroline e stavolta non sarebbe bastata qualche parolina gentile a un poliziotto per fargliela passare liscia…

Doveva proteggere la sorella, ma a quale costo? Ovviamente qui si parlava di omicidio e non era una cosa da nulla…

Dirlo allo sceriffo sarebbe stato ancora peggio che consegnarla alla polizia.

Ma il sogno era reale, ne era sicura. Lei che andava giù verso la cantina e trovava il cadavere… Doveva fare così? Seguire il sogno premonitore che aveva fatto? Meglio che stare raggomitolata sotto uno scaffale in casa d’altri.

Briony si alzò. Era ancora scossa dopo la scoperta e tremava tutta, come una foglia in preda all’autunno. Si augurò che non ci fosse nessun altro in casa e fece un giro per trovare la cantina.

La trovò facilmente per fortuna. Scese la scale facendo piano, come se ci fossero degli inquilini con l’orecchio teso pronti ad assalirla ad ogni minimo movimento sospetto.

Quando arrivò in cantina si trovò davanti una porta. Era quella del sogno, ne era sicura. Briony stranamente sentì la stessa sensazione che aveva provato nel sogno: la stessa forza potente, calamitante e irresistibile che la dirigeva dentro quella stanza.

Decise di agire, aprì la porta in uno scatto mentre il cuore galoppava impazzito.

Ciò che si ritrovò davanti la lasciò senza fiato.

 

Anche se l’aveva già visto in sogno, vedere la scena con i propri occhi nel mondo reale la traumatizzò.

Aveva già visto dei cadaveri ma questo era diverso…  Più inquietante.

Briony si avvicinò piano, come se quell’essere cadaverico fosse una mummia pronta ad attaccarla. Aveva conficcato nel cuore un pugnale. Istintivamente lo tolse, delicatamente.

<< Poveretto. Infilzato anche da morto…E che strano pugnale >>

Non era un normale coltello da cucina, sembrava un pugnale molto vecchio e infatti c’erano dei resti di resina…di un albero? 

 Briony pensò allora che la sorella fosse entrata in qualche setta satanica che organizzava rituali con resina speciale di qualche albero sconosciuto.

<< Oddio, e ora? >>

Il poveretto era senza dubbio morto, le vene sembravano essersi rinsecchite all’interno della pelle. Cercò di ascoltare se c’era ancora battito ma il cuore non pulsava più. Definitivamente morto.

Ma non poteva lasciarlo lì… era troppo rischioso per tutti. C’erano due opzioni: o chiamare la polizia ma questo avrebbe senz’altro comportato l’arresto di Caroline e chissà quanti anni avrebbe passato in carcere… oppure la soluzione più drastica.

Seppellire il corpo… così sperando in un colpo di fortuna, nessuno se ne sarebbe accorto. E quindi altri reati nella lista.

<< Quello Stefan è proprio tonto. Perché non seppellire il corpo nel bosco? Lasciarlo a casa sua è proprio da stupidi! E se qualcun altro lo avesse visto? Sarebbero andati tutti nei pasticci. >>

Briony credeva di impazzire perchè se avesse nascosto il corpo sarebbe entrata anche lei in tutto quel macello disastroso.

Occultamento di cadavere. Magnifico. E nessuno avrebbe mai creduto nella sua buona fede.

Ma pensò che nessuno avrebbe mai potuto trovare il corpo in un bosco così folto…non in quello di Mystic FallsSoprattutto in quello di Mystic Falls. Purtroppo non era la prima volta che accadeva….

Sperò quindi che la fortuna girasse dalla sua parte quel giorno e cercò di tenersi forte in quella drastica situazione.

Le si strinse però il cuore in una morsa dolente nel pensare che la famiglia di quell’uomo aveva il diritto di sapere la verità sulla sua sparizione…. Ma purtroppo lei doveva badare unicamente al bene di Caroline, era sua sorella, la sua famiglia dopotutto.

<< Sorellina, a casa dovrai farmi un bel discorsetto e spero per te che sia convincente >>

Ma come poteva spiegare un omicidio così efferato? Proprio Caroline poi… così perfettina e alla moda. E le sue amiche, che le aveva sempre considerate delle brave ragazze… << Forse è colpa del nuovo arrivato, quello Stefan col suo fascino da cavaliere misterioso deve averle intontite e manipolate >> Doveva essere per forza così, la Caroline che conosceva non poteva essere così. Non poteva di certo uccidere un uomo, qualunque cosa lui avesse tentato di fare.

Briony si sarebbe pentita certo, avrebbe passato un bel guaio se avesse seppellito un cadavere ma doveva per forza farlo, altrimenti sarebbe stato un vero disastro.

Lasciare lì il corpo incustodito sarebbe stato da incoscienti e non poteva certo fidarsi di quello Stefan, che senza dubbio quell’opera era sua. Doveva pensarci lei quindi. Come al solito doveva rimboccarsi le maniche da sola.

Appartenere alla famiglia Forbes equivaleva ad avere un coraggio folle mista a testardaggine. Era un bene o un male in quel caso?

Sospirando, Briony si martellò le tempie con entrambe le mani – lo stesso vizio di sua sorella – e prese alla fine la sua decisione.

<< Prima sistemo il cadavere. Poi andrò dritta da Caroline a darle due ceffoni e la faccio rinchiudere in un riformatorio. >>

A casa aveva dei vecchi attrezzi, tra cui delle pale e le sarebbero di certo servite. Briony però non riusciva a trovare le chiavi dell’Alfa-Romeo dentro la tasca.

<< Merda che siano cadute in salotto? >> Si alzò quindi, guardando intimidita il cadavere di fronte a lei.

Tanto era morto, non sarebbe andato da nessuna parte. Le incuteva però una strana sensazione…. Come se la stesse guardando da sotto le palpebre abbassate e rinsecchite. Dio, stava diventando pazza.

Uscì in fretta dalla cantina e andò in salotto. Le chiavi erano in bella vista, sotto lo scaffale dove si era nascosta prima.

All’improvviso però sentì dei rumori strani. Come dei tonfi…  

<< Merda, che sia arrivato Stefan o l’altro inquilino? Se si accorge che so tutto mi ammazza! >> pensò angosciata, sgranando gli occhi dal terrore.

Istintivamente tornò giù in cantina a velocità smisurata, ma quando entrò nella stanza il cadavere non c’era più. Scomparso all’improvviso.

 

FINE PRIMO CAPITOLO

Spero che vi sia piaciuto l’inizio della mia storia. ^_^ Le frasi sono state un po’ comiche, forse anche troppo, ma col passare del tempo la vicenda diventerà più intricata e decisamente drammatica... Vedrete cosa ho in mente! Avrete capito che Elijah si è svegliato perché Briony inconsciamente gli ha tolto il pugnale senza sapere del pericolo… nel prossimo vedremo l’incontro!

Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate J

 

 

LEI E' BRIONY, MA IMMAGINATELA CON GLI OCCHI VERDI--> https://www.facebook.com/photo.php?fbid=343840529086498&set=a.304058123064739.1073741828.304027033067848&type=1&theater

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Capitolo 2
*** Un misterioso coinquilino ***


2° CAPITOLO

 

Briony credeva di svenire da un momento all’altro. Era impossibile tutto questo... Il corpo era lì, maledizione! Come aveva potuto essersi volatilizzato nel nulla?

Che si fosse inventata tutto? Forse quella città la stava davvero facendo diventare matta.

Sentì ancora dei rumori rimbombanti

<< Sono spacciata. >> Credeva davvero che sarebbe morta, che Stefan e quell’altro coinquilino l’avrebbero fatta a pezzettini e messa dentro in qualche frigorifero. Ma il pugnale era ancora lì per terra. Lo prese in mano e si alzò.

<< Diamine non mi hanno uccisa quella sera e non mi ucciderà di certo quel ragazzino dalla faccia cupa. >>

Cercava di auto convincersi che ce l’avrebbe fatta a sopravvivere, ma le probabilità erano scarse anche con quel coltello affilato. Quella notte di un anno prima era arrivato il padre a soccorrerla...se no sarebbe schiattata. Ma questa volta era sola.

In una casa che non conosceva e nella quale era entrata furtiva come una ladra. Per di più quel cadavere era letteralmente sparito.

Tremante, uscì dalla cantina e salì piano piano le scale. Il coltello tremava più di lei e finalmente arrivò  vicino al salotto.

Non c’era nessuno, ma quando si voltò vide un uomo per terra stremante.

Lo riconobbe: era l’uomo che qualche minuto prima aveva conficcato nel cuore il coltello!

Briony sgranò gli occhi terrorizzata e tutta tremante. Come faceva a essere lì? Come faceva essere vivo?

Indietreggiò spaventata, pensando di darsela a gambe, ma l’uscita era alle spalle dell’uomo ed era terrorizzata alla sola idea di passargli accanto.

L’uomo ad un tratto alzò il viso, il corpo era senza forze come martoriato, non riusciva ad alzarsi, e le braccia erano in una posizione davvero singolare come se le ossa fossero tutte rotte.

“Non riesco…non riesco a respirare!”

L’uomo boccheggiò e aprì la bocca in cerca di ossigeno.

<< Merda questa volta muore per davvero >> Pensò Briony traumatizzata. Senza perdere tempo, buttò il coltello per terra e si avvicinò all’uomo cercando di tirarlo su:

“Stia calmo! Ora la porti fuori! Si aggrappi a me”

 Briony faceva come meglio poteva, ma l’uomo era molto alto sul metro e 80 e lei faceva fatica a trascinarlo fino all’uscita.  

“Non posso stare in questa casa.” continuare a farneticare il mezzo morto tra le sue braccia.

“Non si preoccupi. La porto via di qui. Si sente bene?”

Che domande. Era ovvio che non stava bene. Un minuto prima era un cadavere rinsecchito e l’attimo dopo era resuscitato magicamente.

 Briony si domandava come fosse successo. Logicamente era impossibile, era sicura che quell’uomo fosse morto… Come poteva essere successo? Aveva già visto cose soprannaturali in passato ma mai una cosa del genere.

Che fosse uno zombie?? Briony spaventata all’idea si bloccò e si girò a guardare dove avesse messo il pugnale…era a qualche metro dietro da lei.

Ma ad un tratto il mezzo morto se ne andò via da lei a velocità supersonica, ai limiti dell’umano, e scappò fuori farfugliando che non poteva stare lì.

Briony allora si prese un colpo. Un minuto prima quel tizio era tra le sue braccia e ora era fuori dalla casa... e tutto era accaduto in un lampo che infatti Briony non era riuscita a focalizzare la scena.

Lo vedeva ora esausto per terra in cerca d’aria, le braccia appoggiate al pavimento.

A quella vista, Briony ebbe quasi pena per quell’uomo. Era per terra senza vita ormai, i vestiti erano tutti malmessi come se fossero stati tagliati, e ora lui la stava fissando.

Lei corse verso di lui ma sempre stando dentro la casa. “Mio Dio. Sta bene? Vuole che la porti in ospedale?”

<< Così vediamo quale spiegazione scientifica può accertare questa miracolosa resurrezione >> Pensò titubante.

Ma l’uomo non rispose, continuava a fissarla con uno sguardo severo … e pericoloso.. Sì quel viso le metteva soggezione… sembrava fosse sul punto di attaccarla.

Infatti all’improvviso si alzò e andò velocemente verso di lei;  ma si fermò con un tonfo sul ciglio della porta, come bloccato da una barriera invisibile.

Briony allora spaventata indietreggiò. Quell’uomo la guardava fisso negli occhi in maniera dura e tetra. Aveva ripreso un po’ di colorito ed era tornato quasi normale. I capelli ancora folti e lucidi gli coprivano gli occhi.

Ad un certo punto lui disse:

“Che cosa è successo?”

Anche se le sembrava morto, la voce invece che Briony sentiva era viva, calda, con uno strano accento. Scandiva bene le parole quando parlava.

Briony lo rimirò per un attimo soggiogata, quasi atterrita, perché non aveva mai sentita una voce così bella.. era ammaliante. Come se facesse soccombere chiunque al suo volere semplicemente col suono della sua voce profonda.

Si riscosse dai suoi pensieri stupidi, scuotendo la testa:

Io…l’ho trovata nella cantina qui morto! O almeno pensavo che lo fosse…” rispose lei titubante guardandolo. La sua espressione era chiaramente sospettosa ma lui non diceva niente, come se non si sentisse in dovere di giustificarsi date le strane apparenze.

Quell’uomo continuava a fissarla, diventando sempre più cupo. Anche lui aveva l’espressione sospetta in viso. Così come lei era titubante nei suoi confronti, anche lui lo era.

Peccato che Briony ne fosse anche spaventata. Mentre quell’uomo sembrava non avere paura di niente. Era perfino scampato alla morte.

“Volevo cercare aiuto” Mentì poi lei, deglutendo. Cercò di trovare una giustificazione plausibile e per far capire che lei non c’entrasse niente con chi l’aveva ridotto in quello stato.

“Ho tolto il coltello e sono corsa via a cercare le chiavi dell’auto. Ma quando sono tornata, lei non c’era più…

L’uomo non diceva una parola, restava immobile sul ciglio della porta con le braccia allargate sullo stipite della porta.

“Se vuole la porto da un medico, non ha una bella cera….”

“No.” Rispose lui subito, come se lei avesse detto un’eresia. Nonostante il tono di voce allarmato, aveva uno sguardo davvero agghiacciante che la fece rabbrividire.

“Mi serve solo un posto sicuro per riprendermi..”

Briony non sapeva cosa fare… da un momento all’altro sarebbe potuto tornare il pazzo omicida, nonché proprietario della casa, e cosa avrebbe potuto dirgli? Meglio svignarsela subito.

Ma che fare col mezzo morto? lo aveva sognato, lo aveva poi salvato contro la sua volontà... e ora che doveva fare con lui? Non poteva lasciarlo lì…era lui la vittima in questa situazione, anche se era risorto in modo inspiegabile…avrebbe capito la verità più avanti, ma ora dovevano andarsene e alla svelta.

Senta…” disse lei facendo un passo avanti e agitando le mani per farsi capire. “E’ pericoloso per lei stare qui. Può venire a casa mia, abito da sola e nessuno la disturberà finché non starà meglio e non si chiarirà tutto.”

Il mezzo morto però non sembrava convinto, la guardava dall’alto al basso come per esaminarla, come se stesse pensando se poteva credere a quella ragazza o no. Il suo sguardo era chiaramente cupo, le labbra serrate.

“Non le farò del male…ma, io posso fidarmi di lei?” Chiese lei impaurita, guardandolo fisso negli occhi per trovarvi una conferma. In fondo Briony si stava mettendo in una bella bega ospitandolo, ma non vedeva altro modo.. Non poteva lasciarlo lì da solo a piede libero come se nulla fosse.

“Posso fidarmi io di lei?” Rispose invece con forza l’uomo misterioso, facendo un passo in avanti, ma restando sempre fuori dalla casa. Era chiaramente riluttante a fidarsi come se dovesse perennemente guardarsi le spalle.

“Sono io che l’ho salvata! Deve per forza fidarsi, non ha scelta.” Esclamò Briony mostrandosi esterrefatta.

Lui la fissò ancora una volta, perplesso sul da farsi, ma poi chiese:

“Dov’è il pugnale?”

Briony allora si girò…era a metà salone. “Se vuole che io mi fida di lei..” continuò lui a dire “Mi deve dare indietro il pugnale.”

<< Sogna! Così poi accoltelli me per vendicarti?? >>

Ma quando si girò verso l’uomo, lo trovò sincero: i suoi occhi sembravano più limpidi, non più scavati. Forse dargli il coltello era una prova per dimostrare che lei non l’avrebbe mai ucciso, come aveva fatto Stefan&company. Era naturale che quell’uomo non si fidasse della prima venuta dopo quello che gli era capitato.

“Va bene.” Sussurrò. “Andiamo pur a prendere l’arma del delitto”

Briony attraversò la casa con passi malfermi, temendo di svenire.

Sentiva lo sguardo fisso dell’uomo sulla sua schiena. Poteva realmente fidarsi di quello sconosciuto? Ebbe di nuovo terrore della sua espressione gelida e di quegli scatti improvvisi come se fosse sul punto di attaccarla. Ma cercò di racimolare coraggio.

Raccolse il coltello e andò davanti all’entrata. “Eccolo. Possiamo andare ora?”

Lui prese il pugnale, sempre guardandola in maniera strana, e se lo mise sotto quello che gli rimaneva della giacca.

Poi si fece da parte, come per lasciarla passare.

Lei strinse gli occhi, chiedendosi come mai fosse così cavalleresco dopo le occhiatacce che le aveva rifilato, ma facendosi coraggio uscì.

In quella casa Briony non respirava più dall’ansia, uscendo finalmente riuscì a respirare in modo naturale.

Quando si girò c’era ancora lui che la fissava con una strana espressione, che Briony non aveva mai visto in nessun altro uomo…come se volesse leggerle la mente. Oppure scavare nei suoi più oscuri segreti.

Arrossì inconsapevolmente.

“La macchina è dietro a quegli alberi…” mormorò timidamente indicando la direzione in cui aveva parcheggiato l’auto.

Si voltò di nuovo verso di lui e notò che la stava ancora scrutando in maniera seria. 

Briony ad un tratto indugiò sui tratti del viso di quell’uomo.

Era un volto unico, fuori dal comune, ineguagliabile, che non aveva pari con quelli che aveva visto in 26 anni di vita. Dovette ammettere che anche in quelle vesti un po’ malconce, quel tizio sembrava l’uomo più affascinante che avesse mai incontrato.

Scorse il reale colore dei suoi occhi. Erano neri, come la notte. Ma senza una stella che brillava in essi.

Briony arrossì per la seconda volta a causa di quei pensieri che non erano assolutamente da lei, anzi, e deglutì per scacciare quello strano tepore al petto.

Badi… non sono una con cui si può scherzare. Lavoravo in una sede legale di omicidi. Chiaro il concetto?” Suonò come un ammonimento per far desistere quel tipo dal fare mosse false con lei oppure per darsi un tono da wonder woman.

Ma non avrebbe convinto neanche un demente fifone, visto come la battuta le uscì.

Nonostante ciò, l’uomo misterioso la prese in parole.

“Sì non ne dubito, visto come abbia violato una casa d’altri.” Affermò alzando scrupolosamente il sopracciglio.

Briony si irrigidì e scelse finalmente di camminare per sciogliere la tensione. Lui dopo un attimo di esitazione la seguì.

“Come mai si trovava da queste parti, se posso chiedere?”

Briony sentì quella voce troppo vicina a lei. Si girò e difatti vide accanto a lei il mezzo-morto, fianco a fianco che quasi i loro vestiti si toccavano. Automaticamente si scansò perché quella presenza la inquietava troppo.

Lei camminava a grandi passi, quasi correndo pur di evitare di imbattersi in Stefan e di non restare troppo vicina all’uomo misterioso, mentre lui camminava lentamente con un gran portamento senza alcuno sforzo.

Sembrava fosse uscito da un’opera teatrale, non da una cantina buia di un seminterrato. Riusciva a tenere bene il passo della ragazza anche senza accelerare.

“Ero passata di qui per caso.. nessun codice violato.” mormorò poi Briony, cercando di non apparire nervosa.

Voleva sviare il discorso, non poteva compromettere Caroline. Forse l’uomo accanto a lei aveva visto solo Stefan mentre lo accoltellava, magari le ragazze non c’entravano niente.

Ahn..” mugugnò lui, continuando a guardare avanti a sé.

Finalmente erano arrivati alla macchina. Briony non avrebbe più sopportato quel silenzio imbarazzante e quella presenza magnetica che la rendeva inquieta. Ebbe davvero una strana sensazione e si chiese se dovesse darsela a gambe.

Ma guardando il viso freddo dell’uomo, intuì che se lei avesse cercato di farlo, lui l’avrebbe inseguita e acciuffata senza sforzo. E chissà poi cosa le avrebbe fatto…

Deglutì terrorizzata.

Aprì velocemente la macchina e mise in moto il motore.

 

Per gran parte del viaggio nessuno dei due parlò. Briony non diceva niente per paura di compromettere Caroline, ed Elijah (non le aveva però ancora rivelato il suo vero nome) guardava pensieroso il panorama fuori dal finestrino.

Avrebbe voluto darsi alla svelta una ripulita, non sopportava più di avere quei vestiti stracciati addosso. E il suo bisogno di sangue stava aumentando. Si girò verso la ragazza. Si chiese se doveva veramente fidarsi di lei, probabilmente era della cerchia di Elena ma non l’aveva mai vista in città.

Gli aveva salvato la vita però… se non era per lei, a quest’ora sarebbe rimasto rinchiuso in quella dannata casa. Per fortuna però ora il coltello l’aveva lui e quindi quei miserabili umani non avrebbero più potuto nuocerlo.

Al solo pensiero di quello che gli avevano combinato quegli stupidi umani, si sentì uno  stupido a sua volta. Come aveva potuto abbassare la guardia? Ma non avrebbe più commesso lo stesso errore… e se quella ragazza faceva parte del loro piano, ci avrebbe messo un attimo a staccarle la testa. Poi sarebbe toccato a Damon Salvatore.

Guardò meglio la sua salvatrice e notò incredibilmente che assomigliava un poco alla sorella, che purtroppo ora non c’era più.

I tratti erano classicamente simili, anche se sua sorella aveva gli occhi blu/grigio mentre quella ragazza li aveva verdi. E a parte alcune sfumature e dettagli.

 La possibilità che ci fosse una seconda doppleganger era remota e impossibile. Solo una coincidenza, in fondo non erano propriamente uguali e la sua vista non era così buona dopo essere stato impalettato, e poi morto per giorni.  

Di certo poteva apparire una bellezza eterea, tipica dei vampiri, ma a quei pensieri non aveva mai dato molta importanza. Da quel punto di vista si riteneva scevro da ogni emozione, e non era il momento… dopotutto quella ragazza non era una vampira, poteva sentire benissimo il suo cuore battere. Ciò gli fece tornare in mente che aveva bisogno assolutamente di forze, non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto resistere o mantenere il controllo di .

Quando Briony si girò verso di lui, notò che anche l’uomo la stava fissando con sguardo penetrante.

“Si sente meglio?” Gli chiese senza pensarci. Lui si voltò guardando la strada: “Sono stato rinchiuso in una squallida cantina per giorni con un pugnale conficcato nel petto, mi dica lei.”

Ma il pugnale era stato conficcato nel cuore, Briony ne era sicura. Almeno al 90%, non era un dottore ma come spiegarsi allora che tutte le vene si erano rinsecchite e il cuore non batteva più?

“Quanto dista casa sua? Sa mi sento ancora leggermente….scosso.” disse l’ultima battuta sorridendo lievemente.

“Ancora qualche Km.” Briony non sapeva come affrontare il discorso…cosa avrebbe fatto dopo?

“Ha intenzione di chiamare la polizia?” gli chiese tentennante.

“No. Me la vedrò da solo” rispose facendosi gelido. 

Briony non si fece sfuggire la minaccia trapelata dal suono di quella voce.

<< Merda merda. Qui si mette male >>

“Ha idea di chi sia stato a farle questo?”

“Forse lo stesso che mi ha rinchiuso là dentro, non crede? In ogni caso non deve preoccuparsi, se lei ne starà fuori non le succederà niente. Ha la mia parola.”

“Rischierebbe grosso se agisse da solo. Meglio che ci pensi  prima di fare qualche sciocchezza...”

“Come le ho già detto…se lei si terrà da parte non correrà alcun rischio. Le sono grato per avermi fatto uscire da lì, ma i nostri rapporti si chiudono qui.” replicò lui gelido, senza tentennamenti, come se volesse chiudere lì la questione e non ammettesse repliche.

Briony non piacque quel tono di voce, infatti si girò verso di lui infuriata:

“Ho corso davvero un gran rischio oggi salvandola. Credevo che sarei morta anche io e speravo di ricevere maggior gratitudine da lei! Non voglio avere in casa un pazzo vendicativo.”

Lui allora le sorrise in maniera enigmatica, non emettendo però parola.

 << Cavolo anche se era morto stecchito, è pur sempre bellissimo >> Pensò Briony in un attimo di follia.

“Non la metterò in pericolo stia certa. Toglierò il disturbo prima di quanto creda”

“Se ne andrà dalla città quindi e non tornerà più?”

Ma lui non rispose. Per un attimo rimase a fissarla con un’espressione che Briony non riuscì a decifrare... poi l’uomo tornò a rimirare il paesaggio, nutrendosi solamente del silenzio.

Finalmente arrivarono a casa sua. Briony non ce la faceva più a stare in uno spazio così ristretto con quell’uomo. Le metteva un’ansia incredibile.. Sembrava che quando la fissasse, volesse… succhiarle l’anima.

Uscì in fretta e furia dalla macchina, seguita da Elijah e lo invitò poi a entrare in casa.

“Mi scuso per il disordine ma purtroppo sono arrivata solo ieri ed è da un po’ che non ci ritornavo.”

“Oh non si disturbi.” Disse Elijah continuando a sorriderle elegantemente. Se Briony non fosse stata tanto traumatizzata sarebbe sicuramente arrossita. “E’ solo un po’ di sporcizia… capisco perfettamente.”

E poi l’uomo misterioso andò dritto in salotto, come si sentisse perfettamente a suo agio lì dentro.

 “Si accomodi pure.” disse Briony con un filo di ironia.

Elijah sembrava essersi ambientato bene nella casa, girava con un portamento così nobile che era difficile da trovare negli uomini d’oggi.

“Se vuole ho un po’ di medicinali…

“No” rispose lui dandole la schiena “Un cambio d’abito però lo gradirei..”

“Ehm sì credo di aver rimasto dei vestiti da uomo di sopra… se vuole...”

Lui ad un tratto girò metà del corpo verso di lei, come se soppesasse ogni mossa. Quel viso freddo, oscurato dai suoi occhi neri, la inquietava come nessuno aveva mai fatto.

<< In che guaio mi sono andata a cacciare? Quest’uomo non può essere umano.. >>

“Bene.” Disse Elijah solamente, cominciando a salire le scale.

Hey un momento, calma!” Briony salì le scale di corsa e si parò davanti a Elijah nel tentativo di fermarlo.

Lui la fissò infastidito, come se fosse un moscerino trovato per caso nel suo cibo. 

Briony deglutì terrorizzata. << Qui è meglio andarci cauti. Non so cosa quest’uomo sia capace di fare >>

“Le porto io l’abito! Dopo tutto quello che ha passato deve riposare… non si sente stanco?”

Elijah ci pensò  e disse di sì.

<< Era una bugia. Questo è sano come un pesce. Non sembra neanche che sia stato accoltellato >>

“Bene allora… Si metta comodo sul divano. Io arrivo tra qualche secondo.” Prima di risalire, Briony si girò verso di lui come se temesse che fosse soltanto frutto di un sogno e che tra poco quell’uomo misterioso sarebbe stato spazzato via come polvere.

Ma non accadde nulla.

Salì velocemente i gradini, cercando di apparire normale.

Non le andava di lasciar solo quell’uomo in casa sua. Anche se non aveva nessun oggetto di valore, era pur sempre imbarazzante. E pericoloso.

Di nuovo si chiese in quale guaio si era andata a cacciare.

 

Elijah intanto si mise comodo sul divano. I suoi sensi erano ancora intorpiditi ma si stava rimettendo in fretta. Aveva bisogno però di sangue e subito.

Aveva dato la sua parola di non far del male a quella ragazza e lui era un uomo d’onore, non infrangeva mai la parola data. A differenza di qualcun altro.

Finchè lei non avrebbe fatto nulla per nuocergli, poteva essere al sicuro. Ma doveva assolutamente farla uscire di lì…così lui sarebbe andato a nutrirsi…e doveva anche obbligarla a non dire niente a nessuno. Non poteva fidarsi completamente di quella sconosciuta, anche se l’aveva aiutato.

D’altronde Elijah non si fidava mai di nessuno.

 

“Eccomi.” Briony arrivò velocemente e gli porse un completo d’abito che aveva rimasto Ivan prima di andarsene per sempre dalla sua vita.

“La ringrazio.” Elijah prese in mano il completo e si guardò attorno. “Spero che questa volta mi faccia andare di sopra altrimenti dovrò cambiarmi qui.” E le fece di nuovo il sorriso sghembo.

“Oh.” Briony arrossì violentemente. “Credo siamo già stati vittime di eventi troppo bizzarri in una giornata, meglio evitarne altri. Comunque, salga pure. La prima camera a destra. Vuole qualcosa da bere intanto?”

“Un thè grazie.”

<< Un thè? >> Pensò ridendo Briony << Questo è morto e vuole solo un…thè? >>

“Sarà fatto.”

 Mentre Elijah saliva le scale, Briony pensava sul da farsi attorcigliandosi nervosamente le mani.

 << E ora cosa faccio? Questo tizio vorrà sicuramente vendicarsi di chi l’ha ucciso..se mai fosse veramente morto…ma certo che lo era, diamine! >> 

Credeva di impazzire.. Il cuore di quel tipo non batteva più, ne era sicura… lui le aveva promesso di non farle del male ma poteva fidarsi veramente? E cosa avrebbe fatto a Caroline?

Pensò che l’unico modo che aveva per salvarsi la pelle era di chiamare il padre… lui avrebbe saputo cosa fare in quei momenti… Era più aggiornato e pronto nel genere di “cose soprannaturali” e lei ne sapeva ben poco…

Prese il cellulare ma sentì dei passi sulla scala.

Quando si girò rimase a bocca aperta.

Quell’uomo con un completo nero era davvero indescrivibile. Era uno degli uomini più affascinanti e desiderabili che avesse mai visto, pensò ancora in un momento di follia. Non lo pensava apposta, era talmente evidente!

“Che cosa sta facendo?” chiese però lui con tono severo, avvicinandosi e tenendo una mano in tasca.

“Il thè è pronto..” farfugliò Briony cercando di nascondere il cellulare.

“Le avevo già detto che non doveva fare niente. Risolverò io tutta questa faccenda.” rispose lui guardandola serio negli occhi. Era chiaramente infastidito, ma era lo stesso freddo e sfuggente… E questo la intimidiva di più.

“Mi dia il cellulare, scanso equivoci.” e le porse la mano gentilmente, ma con un espressione autoritaria.

 Briony non voleva darglielo, voleva chiamare il padre per chiedere aiuto, ma quando quell’uomo gli aveva dato quell’ordine non era riuscita ad opporsi e glielo mise in mano.

Si morse poi nervosa il labbro, chiedendosi perché lo avesse fatto senza lagnarsi.

Lui intanto le sorrise “Brava ragazza.”

Elijah le si avvicinò e quel suo sguardo la indusse a indietreggiare. L’uomo rimase per un attimo calcolato immobile, ma quella poca distanza però fu nuovamente colmata da un altro suo ben calcolato passo in avanti; quegli occhi neri continuavano a studiarla attentamente: “Avrei delle domande da farle. Desiderando chiare risposte.”

“Veramente avrei il sacro santo diritto di farle io.” Replicò io indietreggiando ancora a sguardo basso.

Il tono alla wonder woman non aveva funzionato granchè… sentiva il terrore serrarle la gola mentre continuava allo stesso tempo di racimolare coraggio.

“Lei ha detto che era in vena di scherzare. Nemmeno io lo sono.” Affermò lui di nuovo facendo un altro piccolo passi in avanti.

Briony ebbe una brutta, bruttissima, sensazione. Sentiva gli occhi neri dell'uomo come un tocco di dita gelide. La stava studiando, giudicando... per poi deciderne che farne. Pensò razionalmente come prendere possesso di un coltello senza farsi notare, mentre emotivamente sfuggiva almeno a quegli occhi oscuri, come se sapesse che non doveva guardarli.

Elijah chinò la testa da un lato con uno sguardo inquietante. “Cos’è, ha paura di incrociare il mio sguardo? Le ho detto che non le farò nulla.”

Briony a dispetto delle sue parole sentì di nuovo la paura montare dentro di sé. Quasi quella voce l’avesse ingigantita.

 “Che cosa vuole in realtà?” chiese in un impeto di coraggio, ma sviando continuamente lo sguardo, come se avesse il terrore di incrociare gli occhi neri di quell’uomo. “La avverto che non...”

Ma all’improvviso si sentì bloccare la testa da una mano, costringendola così ad alzare gli occhi e a fermare la voce. Briony cercò di ritirarsi ma la presa dell’uomo sul suo viso era così ferrea che non poteva non sottostare al suo volere.

Il viso dell’uomo si era avvicinato al suo senza neanche accorgersene, e lei neanche in quel momento riuscì nemmeno ad opporsi tanto che la presa era forte, non da farle male ma da costringerla comunque a starsi ferma.

Briony era sicura che le sue guance fossero divampate dal rossore, ma non riusciva a staccarsi da quegli occhi neri e penetranti.

“Ora uscirai a prendere una boccata d’aria. Non dirai a nessuno che io sono qui.” disse lui in un soffio senza tanti preamboli.

“Non dirò a nessuno che lei è qui.” ripeté come una marionetta.

Elijah soddisfatto la lasciò andare. Taglio netto.

Briony non era più sotto il suo controllo ma era come in trance… le girava la testa. Rimase inerme mentre lui girava in tondo per la stanza.

“Ah dimenticavo” mormorò Elijah rivolgendosi alla ragazza in maniera stranamente gentile “Non mi dia più del lei, ormai siamo entrati in una certa confidenza. Mi chiami Elijah.”

Elijah…” Briony ripeté il suo nome nella mente, giudicandolo davvero bello come nome.

“Elijah e poi..?” Intendeva il cognome.

“Elijah e basta” Le sorrise allungandole la mano. Lei la guardò titubante, come se quella mano volesse morderla, ma poi gliela strinse. Era freddissima, come ghiaccio, ma non riuscì a lasciarla andare nonostante tutto.

Briony Callaghan.” Rispose usando il cognome della madre.

“Miss Callaghan..” Affermò lui affascinante, sfoderando un sorriso galante.

La mano di Briony era ancora immobile in quella di Elijah. Lui continuava a fissarla, le loro mani ancora racchiuse dalla stretta.

Briony non osava muoversi. Sentiva le vene raggelarsi di colpo.

E se le avesse fatto del male?

Non riusciva però a staccarsi da quella presa…sembrava ipnotizzata da lui. Un pensiero molto anormale.

Ad un certo punto Elijah si staccò da lei, molto lentamente che quasi Briony ebbe l’impressione che del ghiaccio le fosse scivolato via dalle dita.

Elijah noncurante prese poi a sorseggiare il suo thè con un fare elegante. "Bene, signorina Callagnan." disse galantemente. "Ambisco che le cose molto presto andranno per il meglio e che riusciremo a trovare un accordo basilare. Le do la mia parola che io da parte mia non le farò alcun male, mentre lei..." lasciò la frase in sospeso, in maniera inquietante. "spero che abbia capito che un'intromissione da parte sua non sarebbe proprio incline alla situazione."

Briony traballò. << Ergo, se mi intrometto o commetto qualche casino ai danni di costui saranno davvero guai amari per me. >> Ma come poteva quel tizio parlare tanto elegantemente ma avere allo stesso tempo un comportamento glaciale e terrificante?

Deglutì, sperando di risolvere subito quella disastrata situazione altrimenti sarebbe sul serio finita male per lei.

All'improvviso sentì un lampo attraversarle il cervello: “Devo andare.” disse decisa, ricordando l’ordine che lui le aveva impartito.

“Lo so. Ti aspetto qui Briony. Non fare tardi.” E la guardò di nuovo col suo sorriso sghembo.

Briony non sapeva cosa rispondere... Credeva davvero che la stesse prendendo in giro.

Sapeva solo che doveva andar via di lì e non raccontare a nessuno che quell’uomo misterioso fosse lì.

 

Briony entrò in macchina e accese il riscaldamento per riscaldarsi. Il contatto con la mano di Elijah l’aveva raggelata fin dentro le viscere, impedendole qualunque volontà.

La sua testa ragionava da sola, manovrata da una forza sconosciuta… doveva solamente andare via e non dire a nessuno che lui fosse a casa sua. Niente di difficile.

Accese il motore e andò a casa di sua sorella.

 

Quando arrivò a casa di Caroline, Briony non sapeva bene cosa dirle... la testa le girava fortissimo, non doveva essere lì ma nessuno glielo aveva vietato, giusto?

E si era promessa di fare a Caroline una bella lavata di cervello dopo che aveva sentito quella strana conversazione a casa Salvatore.

Neanche questo nessuno glielo aveva vietato, no? Doveva solo evitare di parlare direttamente di Elijah.

Cercò di rimettere a posto il cervello visto che sembrava che i neuroni facessero il testa coda dal gran che erano incasinati.

 

Quando Caroline aprì la porta, non si aspettò di trovarsi davanti la sorella… sembrava strana...e tesa.

Briony! Non ti aspettavo! Entra!”

Briony entrò senza dire niente… non riusciva neanche a guardare in faccia la sorella.

“Che cosa è accaduto Caroline da quando sono andata via?” Chiese all’improvviso. Caroline si stupì molto della domanda, Briony non era tipo da fare domande personali senza un motivo: “Bè…sono accadute un sacco di cose…tu sei stata via molto.”

“Tipo?” Chiese arrabbiata girandosi verso la biondina. “Tipo architettare piani omicidi nella casa del nuovo arrivato in stile Dario Argento??”

Caroline strabuzzò gli occhi sorpresa.  Che cosa sapeva realmente la sorella? E se avesse scoperto la verità su tutto, cosa avrebbe potuto dire? Se Damon l’avesse saputo l’avrebbe fatta tacere per sempre…

“Non so di cosa parli...” rispose lei ridendo.

“Non fare finta di niente Caroline!” affermò alzando la voce. “Immaginavo che tu e le tue amiche nascondeste qualcosa… ma mai…mai avrei immaginato una cosa del genere! Ti sei fatta forse ammaliare dal fascino di quello Stefan?? Lui vi ha convinto a fare cose pericolose?”

“No no!” Caroline non sapeva come farsi spiegare. Si mise le mani nei capelli nervosa. Era chiaro che Briony sapesse qualcosa.. aveva intuito la sua vera natura?

Briony…ti scongiuro…non devi dire niente!” disse lei avvicinandosi.

“Cosa? Davvero mi chiedi di coprirti? Ho già fatto troppo per te mia cara!”

“Che cosa…che cosa sai?” Chiese Caroline preoccupata.

“So abbastanza per sapere che devi andartene immediatamente da questa città…da quei tuoi amici e da quello Stefan… non devi frequentarli più, è chiaro??” Urlò quelle parole, per far valere la sua autorità di sorella maggiore.

Caroline era sconvolta. Non riusciva a dire niente.

“Forse la tua vita da reginetta della scuola era noiosa per te, ma entrare in tutto questo… Caroline...” 

Briony abbassò il tono della voce, facendosi più dolce. “Se speri di trovare la felicità o emozioni forti facendo cose pericolose, ti sbagli. Non sai i rischi a cui vai incontro! E’ pericoloso!”

“Che cosa sai realmente? Dimmelo!” urlò Caroline ammaliandola negli occhi.  

Briony ormai era sotto il suo controllo, non poteva opporsi.

“Ho ascoltato la tua conversazione con Stefan. So che avete ucciso un uomo e il cadavere era dentro quella casa.” Caroline deglutì. Le cose si stavano mettendo male…La sorella era stata sul punto di scoprire tutto...

Briony poi scosse il viso violentemente come per scacciare quel soggiogamento.

Aveva la testa che girava vertiginosamente.

“Che cosa…che cosa mi hai fatto?” Chiese spaventata Briony, guardandola come se fosse un’aliena.

“Io? Non ho fatto niente! Briony devi ascoltarmi! Non è come sembra!”

“No! Vai via!” Urlò la mora cercando di andarsene. Nelle sua corsa, andò a sbattere il piede contro un tavolo. “Merda!”

Caroline arrivò subito da lei. “Briony! Resta qui!” Ma non fece in tempo a soggiogarla, che Briony la scostò via con violenza urlando di lasciarla stare.

Riuscì a uscire dalla casa e arrivare alla macchina. I vicini preoccupati dalle urla erano tutti in giardino ad assistere alla scena. Caroline allora era rimasta sul ciglio della porta a urlare il suo nome, quando il cellulare vibrò. << Proprio ora dannazione! >>

 “Pronto?” rispose nervosa, guardando Briony salire come una furia impazzita dentro la macchina.

“Care? E’ successo un disastro!” Al telefono era Bonnie e sembrava più preoccupata di lei.

“Che cosa è successo??”

Elijah…non c’è più!” Il tono di Bonnie era davvero allarmante

“Oh mio dio.” Caroline guardò l’auto della sorella dare tutto gas e uscire dal quartiere.

Bonnie…non è tutto. Mia sorella è appena stata qui…

 

 

Elijah continuava la sua visita guidata dentro quella casa: era davvero grande e confortante. Si era nutrito abbastanza e si sentiva molto meglio.

Il vampiro era sicuro che Briony conoscesse Elena altrimenti come spiegarsi che lei era entrata in quella casa indisturbata? Ma era sicuro di non averla mai vista in giro…

Ormai quegli arroganti dei Salvatore si erano già accorti della sua scomparsa e sarebbero sicuramente entrati nel panico. Elijah sorrise freddamente al pensiero. C’era sempre qualcosa di eccitante nel vedere il proprio nemico terrorizzato e poi soccombere.

Non aveva però ammaliato completamente la ragazza...le aveva soltanto ordinato di non dire che lui fosse in quella casa. Poteva pure dare l’allarme ai suoi amici umani, non gli importava. Sarebbe stato come giocare al gatto col topo e stavolta lui non si sarebbe fatto ingannare. Era già successo troppe volte e il suo orgoglio gli imponeva di non fallire più.

Doveva mantenere però la parola data. Non poteva fare del male a quell’umana.. glielo aveva promesso, anche se non sapeva se poteva fidarsi completamente. In un certo senso tuttavia gli era grato e la sua espressione impaurita e allo stesso tempo tragicamente coraggiosa infondeva un senso di protezione anche a un cuore di pietra. Ma in un secondo Elijah si disinteressò di quei pensieri che non combaciavano abitualmente col suo carattere scostante.

Non doveva dimostrare apertamente proprio niente poichè i sentimenti sono la peggior arma a doppio taglio per un vampiro. Sono letali. Sono soltanto un ostacolo e una debolezza. Così gli diceva sempre Klaus..

E aveva ragione. Si era fatto convincere dalle belle parole di Elena, un'altra Petrova, ed era stato fregato.

Ma non sarebbe mai più accaduto. L’armatura che rinchiudeva il suo cuore si fece più spessa e indistruttibile che mai.

All’improvviso sentì una macchina entrare nel viale. Sicuramente era Briony dalla furia in cui correva nel giardino. Aveva notato che non aveva un caratterino molto calmo e equilibrato.

Elijah si pulì bene la bocca per non mostrare le traccia di sangue bevuto, e andò furtivo in cucina.

 

FINE SECONDO CAPITOLO!

 

PS: La sorella a cui si riferiva Elijah non è assolutamente Rebekah, ma un’altra sorella! Infatti come si era capito, Elijah aveva più fratelli e sorelle… Nessuno sa il nome degli altri fratelli e sorelle di Klaus per cui il nome della sorella sarà sottinteso fino a quando non lo scopriremo.

Avrete capito che in questi primi capitoli rappresento Elijah come era nella 2 serie. Ovvero più freddo e inquietante del solito. Poi le cose cambieranno man mano!

Ciao a tutti! Ringrazio come sempre chi legge la storia!

 

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Capitolo 3
*** Il salvataggio ***


3 CAPITOLO

 

Briony entrò in fretta e furia in casa, chiudendo la porta.

Respirava a fatica, si sentiva intrappolata come un pesce in mezzo agli squali.

La testa le girava ancora, era stato un miracolo che non fosse uscita fuoristrada con l’auto.

Sentiva come se Caroline le avesse fatto qualcosa in quella casa… gli occhi le bruciavano e la testa le stava per scoppiare quando lei l’aveva fissata in quel modo… Sapeva che Caroline nascondeva qualcosa di orribile, e il fatto che lei negasse in quel modo non faceva che aumentare i sospetti sulla sorella.

Cominciò a camminare per la casa dondolante. << Devo uscire da questa situazione e subito! >> L’unica soluzione era chiamare il padre ma purtroppo aveva dato il telefono a quell’uomo misterioso… 

Elijah...

Quell’uomo era davvero un mistero sotto tutti i punti di vista. Anche se era freddo come il ghiaccio, la sua calma la metteva terribilmente in soggezione. Soprattutto quando la guardava fisso in quel modo…

Ma non c’era tempo da perdere, si augurò che la linea telefonica fosse stata ripristinata a casa sua e andò verso il telefono di casa.

Purtroppo quando alzò la cornetta, non c’era linea. << Merda >>. Si abbassò per vedere se tutti i fili erano attaccati… Sembrava tutto a posto. L’unica soluzione era cercare un telefono pubblico.

All’improvviso quando si alzò, si ritrovò faccia a faccia con Elijah. Quasi i loro nasi si scontrarono.

Inconsapevolmente Briony urlò dallo spavento. Ma questo venne subito raffreddato dagli occhi gelidi di Elijah, come se quella freddezza ghiacciasse ogni cosa intorno a lui.

Il cuore di Briony batteva all’impazzata, non sapeva se era per la paura o per qualcos’altro…

“Hai fatto presto…dove sei stata?” le chiese lui con un tono gentile, ma pur sempre freddo. Briony sentì il suo respiro solleticarle il viso, facendole scatenare una serie di brividi interminabili. Le venne l’acquolina in bocca e non riuscì a deglutire perché aveva la gola completamente secca.

“In giro..” rispose con un fil di voce, quasi temesse che il suo respiro si scontrasse con quello dell’uomo. Aveva timore anche di un solo semplice contatto.

“Oh davvero? E dove precisamente?” Le chiese lui, arretrando di un passo e liberandola finalmente dal suo sguardo magnetico.

Brony ritornò così a respirare.

“E tu?” Chiese lei a sua volta. “Cosa hai fatto di bello? Sei uscito?” Lo guardò con tutta la discrezione che possedeva: il viso aveva ripreso un buon colorito, era in perfetta forma… anche i capelli erano perfetti senza nessun briciolo di polvere. La labbra erano più rosse del solito…

“Le domande le faccio io” replicò Elijah abbottonandosi un bottone della giacca. Sempre in modo elegante, mai scomposto.

Briony era immobile, non osava dire niente.

“Come hai fatto a trovarmi in quella casa? Perché eri lì?” domandò lui ancora, alzando lo sguardo su di lei.

“Te l’ho già detto, passavo di lì per caso”

Lui la scrutò serio, facendosi scappare un sospiro. “Te l’ho chiesto con le buone, ora dovrò farlo con le cattive”

Si avvicinò pericolosamente a lei come un fulmine, e prima che Briony potesse fare qualcosa le prese la testa con forza come prima. Lei cercò di divincolarsi e di strattonarsi, ma lui era forte. Incredibilmente più forte.

Briony affogò l’urlo in gola e fece agire le mani, che si strinsero al petto di lui al fine di mandarlo via; ma così facendo Elijah riuscì a imprigionarla con più facilità contro il suo petto, cingendole con forza la schiena con l’altro braccio sempre con sguardo severo e noncurante.

Briony avvampò involontariamente per quella strana posizione in cui lei sembrava gli fosse avvinghiata come una cozza, anche se voleva scappare.

Le braccia di Elijah continuavano a imprigionarla e fece lo stesso anche il suo sguardo ammaliatore. La porta della libertà era dietro di lei, ma Briony rimaneva incatenata in quella gabbia di ghiaccio da cui non poteva scappare. Si raggelò.

Lo sguardo di Elijah a sua volta la costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Emanavano una strana luce, impossibile resistergli. “Dimmi tutto quello che sai.” Le ordinò senza preamboli.

“Ho accompagnato mia sorella e le sue amiche a casa Salvatore”

“Tua sorella?”

“Caroline..è la mia sorellastra”

Interessante…continua

“Ho notato che erano molto nervose, come se nascondessero qualcosa così anche io sono entrata in quella casa”

Lui rise “Ti sei messa a origliare?”

“Sì. Loro parlavano con quello Stefan…di un cadavere…ho intuito che avessero ucciso un uomo”

“Sono già morto, non è un problema questo”

“Ho approfittato della loro assenza per andare in cantina…c’eri tu. Disteso con un pugnale nel cuore. L’ho tolto ma tu sei svanito nel nulla. Ho pensato che fossi uno zombie”

Elijah sorrise lievemente “Non è un gran bel complimento da fare, ma lo sopporterò”

“E’ tutto…dopo ti ho visto per terra e ti ho soccorso”

“Brava la mia infermiera” Elijah tolse la presa su di lei e la lasciò andare. 

Briony un attimo prima si sentiva come se stesse galleggiando, ma quando lui spezzò l’incantesimo sembrava come se qualcuno l’avesse tirata fuori dall’acqua con violenza.

Rabbrividì, giudicando il suo respiro completamente insufficiente per creare una frase coerente.

Si sentiva spaesata, la testa come al solito girava vertiginosamente nella più totale confusione.

<< Perché gli ho detto tutte quelle cose…non dovevo. Possibile che lui sia…? Ma il coltello era nel cuore, ne sono sicura >>

Briony indietreggiò spaventata, voleva uscire da quella casa. Voleva scappare da quell’uomo.

“Non devi avere paura” disse lui all’improvviso guardandola, come se avesse intuito i suoi pensieri.

“Ti ho promesso che non ti avrei fatto del male e le promesse io le mantengo sempre.” Continuò ancora con un tono stranamente gentile.

“Chi dice che devo fidarmi davvero di te?” replicò lei alzando il mento.

“Non hai scelta.” questa volta il tono della voce non era carezzevole, era duro come l’acciaio.

Briony si sentì raggelare e si morse nervosamente il labbro. Se non faceva come diceva lui, probabilmente gliel’avrebbe fatta pagare. Promessa o non promessa.

E gli aveva pure parlato di Caroline. Dannazione.

“Chi sei tu?” domandò spaventata, scrutandolo però attentamente

“Credo che tu ormai lo sappia..” giudicò lui, fissandola noncurante.

“No, non lo so! Il pugnale era conficcato nel cuore, non puoi essere un….” Briony non riusciva a dire quella parola…i ricordi di quella notte erano ancora vivi in lei e così dolorosi... Le si mozzò il respiro.

“Avanti. Non è una parolaccia” mormorò Elijah avvicinandosi a lei.

Briony deglutì più volte, pensando che fosse impossibile. Perché doveva ricapitarle una cosa del genere? Non ne aveva già avuto abbastanza?

“Vampiro” disse infine quella parola con disgusto.

“Quindi tu sai di noi? Bene bene. Come?” Le domandò Elijah serio, scrutandola ancora negli occhi.

“Sono affari miei.” disse lei schivando subito il suo sguardo.

 ora sono anche miei visto che sei la mia coinquilina” le sorrise, avvicinandosi però pericolosamente.

Briony allora sgranò gli occhi per quella risposta. “E’ pazzesco.” Mormorò fra sé e sé. “Tu non vivrai qui.” Cercò di far apparire il suo tono più solenne possibile per cercare di apparire convincente. O anche solo per fargli capire che era un’idiozia. Una pazzia.

“No, io invece resterò qui al momento. Non è oggetto di discussione.” Le sue parole erano calme, ben scandite ma Briony non riuscì a non tremare.

Elijah sorrise lievemente, ma ritornò poi subito serio. Come se non avesse compassione di vederla in quello stato. Era freddo, come il ghiaccio.

“Allora?” la incalzò ancora, per farsi dire cosa sapeva sui vampiri.

Lei non accennò minimamente a rispondere perché serrò le labbra, e così Elijah si innervosì, sempre però con la sua solita glacialità:

“Non credo ti piacerebbe essere soggiogata ancora e io non desidero perdere tempo. Quindi perché non collabori, onde evitare problemi incresciosi?”

Lei prese coraggio e lo fissò dritto negli occhi: “Quindi è così….puoi soggiogarmi.. ma non può essere, tu dovresti essere morto anche se sei un…vampiro” commentò ripensando al paletto nel cuore.

 io sono un vampiro…speciale!”

Lei allora lo guardò meglio…era vero, aveva proprio le sembianze del classico vampiro: bello da mozzare il fiato, tenebroso, pelle molto bianca, una forza ai limiti dell’umano…e immortale.

Quindi…hai intenzione di restare qui?” chiese titubante, mascherando più che poteva la sua paura.

“Si!” esclamò in maniera più rilassata, guardandosi attorno “Perché no? Mi piace questa casa” E tornò a fissarla.. Briony aveva l’impressione che la casa non fosse l’unica cosa che gli piacesse. Ma lo sguardo di Elijah comunque rimaneva sempre impenetrabile, difficilissimo tradurne i pensieri.

Purtroppo lei doveva acconsentire. Lui era molto forte, diverso dai vampiri che aveva incontrato nella sua strada…e poteva fare del male a chiunque e quando voleva.

Briony sentiva i nervi a pezzi ma cercò di rimanere dritta ancora per un po’. Se si mostrava così debole di fronte a lui, sarebbe stata la fine. Mai abbassare la guardia, così diceva sempre suo padre.

Elijah poi andò in salotto a sedersi comodante sul divano. Come se avesse bisogno di rilassarsi.

Briony dopo un attimo di esitazione lo seguì.

Nervosa si mise un capello dietro l’orecchio e si avvicinò a lui:

Elijah…te lo devo chiedere. Cosa hai intenzione di fare ora? Mia sorella e le sue amiche si sono fatte manovrare da quello Stefan e probabilmente avevano scoperto chi tu fossi veramente…allora pensavano di difendersi e..”

“Basta.” Rispose lui freddamente, alzando alcune dita della mano per farla zittire.  Quel comportamento poco gentile la fece trasalire.

Lui comunque fece finta di niente: “Se vuoi farmi dire che non farò niente alla tua adorabile sorellina, allora sì. Non è mia intenzione farle alcun male, lei non era presente quando mi hanno…attaccato. E penso che neanche lo sapesse.”

Briony fece un sospiro di sollievo. Meno male, almeno l’incolumità di Caroline era salva. Non seppe perché ma si fidò Era una sensazione a pelle. Anche se provava comunque una paura tremenda.

Ma…” Ribatté Elijah “Ti dovrei far aprire gli occhi sulla compagnia che frequenta tua sorella..non è molto… raccomandabile” Disse alzandosi dal divano.

“In che senso..?” << Se sono meno raccomandabile di te, siamo messi male…Perché sono tornata qui?! >>

“Te lo lascerò scoprire da sola. Ti dico solo che i tuoi amichetti umani sono degli arroganti traditori, e non sono migliori di me. Non devi fidarti.” mormorò serio guardandola negli occhi.

“Questo è un ordine?”

“No. E’ un consiglio.” Sembrava davvero sincero, ma Briony non ci fece molto caso. Quel vampiro la turbava in ogni atteggiamento che faceva.

Elijah concluse lì la conversazione e lasciò la stanza. Briony però lo inseguì, non ancora soddisfatta di quelle risposte misteriose:

"Che farai ora però? Perchè.. perchè ti trovi in questa città, che sta succedendo?"

Elijah si voltò molto lentamente verso di lei, come se non fosse abituato a ricevere una raffica di domande personali. Briony non intuì se la cosa gli creasse disagio, visto lo sguardo imperscrutabile del vampiro, ma lei comunque aveva diritto a delle risposte chiare dopo ciò che era successo.

Elijah le risolve un sorriso enigmatico: "Sei davvero certa di voler sapere la risposta? Talvolta la verità non è piacevole. E tu la stai chiedendo a me." Disse marcando l'ultima parola, come per sottolineare la sua vera natura oscura. Briony deglutì forzatamente:

"Ma voglio saperlo proprio perchè immagino che sarà peggiore di quanto io immagini. Per di più mia sorella ne è coinvolta e diamine ciò non mi piace affatto." rispose lei frettolosa.

Elijah comunque rimase irremovibile, in un completo silenzio. Briony non seppe dove ricavò lo slancio di coraggio con il quale parlò di nuovo: "Qualcun altro al mio posto ti avrebbe lasciato lì senza soccorrerti, se ne sarebbe disinteressato o peggio avrebbe tentato di riaccoltellarti con lo stello pugnale che io ingenuamente ti ho ridato. Per cui merito una spiegazione di tutto questo." Aveva parlato freneticamente, agitata ma con una grande forza nella voce che stava a significare che non si sarebbe arresa.

Elijah sbattè le palpebre, sorpreso da quell'innata testardaggine. Fece di nuovo un flebile sorriso e avanzò improvvisamente di un passo. Non aspettandoselo, Briony indietreggiò impaurita di aver osato troppo e si morse la lingua.

Elijah comunque avanzò verso di lei, facendo rimanere sospesi i loro sconosciuti sguardi. "E di ciò ti ringrazio enormemente." disse con grazia composta, riferendosi al fatto che lo avesse salvato.

Briony allora sbattè le palpebre circospetta. Non si sarebbe aspettata quella risposta e di nuovo fu allibita dell'atteggiamento composto e per nulla feroce di quel vampiro. Tuttavia capì che Elijah non avrebbe aggiunto altro poichè le diede di nuovo le spalle in silenzio totale, segno che non avrebbe aggiunto alcunchè.

Briony si morse il labbro ma restando muta, perchè non voleva abusare troppo della pazienza di quello strano individuo e perchè già si sentiva di aver osato troppo con le parole. Doveva andarci cauta per la propria incolumità, proprio perchè non sapeva cosa diamine stesse succedendo in quella città maledetta e qual'era il ruolo di chi ci viveva.

Vide Elijah prendere la giacca e dirigersi verso la porta. Istintivamente Briony gli chiese: "Dove vai?" << Ma perchè continuo a conversare con lui? Non lo conosco nemmeno e si capta da subito il pericolo mortale nel stare vicino a lui. >> pensò Briony allibita con se stessa.

Elijah comunque le rispose garbatamente: “A fare un giro per la città. Sai noi vampiri non siamo molto sedentari, abbiamo bisogno di cambiare aria.. Ah ti ho lasciato una tazza di thè in cucina, confido che ti faccia rilassare almeno un pò.” Le sorrise prima di andarsene. Un sorriso affascinante, ma terribilmente ambiguo. “A dopo, Briony” E uscì dalla porta.

Le gambe di quella poverina ormai non reggevano più. Sentiva che stava per svenire... Troppe cose erano accadute quel giorno. Scoprire che a Mystic Falls era arrivato un altro vampiro la terrorizzava, anche se aveva delle buone maniere come Elijah. E Caroline cosa ne sapeva di tutto questo?

Non voleva pensarci più. Avrebbe solo voluto rilassarsi e dormire...svegliarsi e accorgersi che era solo un brutto sogno.

Niente di tutto ciò poteva essere reale.

Andò in bagno a sciacquarsi la faccia. Ma neanche quello bastò a calmarla. Andò in cucina e bevve quel poco di thè che era rimasto. Aveva però uno strano sapore…

Suonò all’improvviso il campanello  << Magnifico .  Magari è Elijah che ha dimenticato l’ombrello >> sorrise impazzita fra sé e sé. Abitare con un vampiro super forzuto era strano. Ancora non ci aveva fatto l’abitudine. E non l’avrebbe fatto mai.

Ma quando andò ad aprire si ritrovò di fronte uno sconosciuto. Moro con gli occhi color del ghiaccio.

 

MEZZ’ORA PRIMA.

 Caroline era sul punto di impazzire. Bonnie l’aveva trovata a casa che farneticava sul fatto che la sorella li avesse scoperti. Purtroppo con lei c’era anche Damon;  quando Bonnie aveva telefonato a Caroline, c’era anche lui insieme a lei e aveva ascoltato la strana conversazione con la Barbie-Vampire, e voleva vederci chiaro.

“Basta parlare a vanvera di cose assurde. Dicci cosa è successo con tua sorella! Come si chiama? Brio?”

Briony!” Urlò Caroline che era sul pianto di piangere “Non lo so, è venuta qui da me prima dicendo che noi nascondevamo qualcosa, che dovevo lasciare la città e che era pericoloso rimanere qui…

“Quindi pensi che abbia scoperto di noi? Avanti parla Caroline!” Urlò Damon sbrigativo.

“Non lo so! L’ho ammaliata e penso che lei abbia sentito la nostra conversazione a casa con Stefan!”

“Oh no…” sospirò Bonnie.

“Non ci voleva….dobbiamo per forza farla tacere” E tacere per Damon voleva dire una sola cosa.

“Non ti azzardare Damon! Si tratta di mia sorella!”

“Ma perché non l’hai fatta rimanere qui! Così potevamo farle dimenticare tutto!”

“E’ scappata via come un razzo prima che potessi farlo!” Caroline ormai piangeva a dirotto. Ma non perché era stata scoperta, ma perché aveva paura per la vita di Briony.

“Dobbiamo fare qualcosa” questa volta parlò Bonnie “Sicuramente c’è lei dietro la sparizione di Elijah”

“Come fate a esserne così sicuri?” Chiese Caroline tra un singhiozzo e l’altro

“Ma perché quel tuo cervello biondo non ci arriva?? E’ talmente ovvio! La sorellona segue la sorellina, capisce che è nei guai e vuole vederci chiaro. Trova un cadavere e si fa prendere dal panico! Sinceramente sono colpito che non abbia chiamato la polizia”

Briony non lo avrebbe mai fatto….per me...”

“Sì ma ora ci vado a parlare. E mi farò spiegare cosa diavolo ha combinato.” Ringhiò Damon imbufalito.

“No Damon!” Caroline lo bloccò per un braccio “Non devi farle del male!”

Caroline…” Bonnie la accarezzò a un braccio “Non vorrei essere negativa ma se davvero tua sorella ha aiutato Elijah…non penso che stia granchè bene ora…”

Caroline non poteva sopportarlo. Non poteva sopportare che fosse accaduto qualcosa di male alla sorella per colpa loro.. Elijah era un tipo terrificante... Sicuramente appena si fosse svegliato, si sarebbe adirato a morte col primo che gli capitava davanti: Briony.

Damon le disse: “Andrò a casa sua solo per un controllo…così scoprirò cosa lei sa veramente e che fine ha fatto Elijah”

“Va bene…mi raccomando Damon…” L’implorò ancora Caroline.

“Sì, tu Bonnie chiama Stefan e Elena, e dammi l’indirizzo. Ci vado subito”

 

Briony si trovò davanti a sé un tipo che non aveva mai visto: era alto poco più di lei, indossava un giubbotto di pelle e aveva gli occhi molto azzurri.

“Si?”

“Tu sei la sorella di Caroline?”

“Sì, allora?”

“Bando ai convenevoli. Io sono Damon Salvatore, il fratello maggiore di Stefan. Credo che tu sia entrata di nascosto in casa nostra e ci abbia portato via una cosa molto importante”

Briony deglutì terrorizzata. << Merda Merda! Cosa faccio ora? Non posso certo negare…Caroline come suo solito avrà fatto la spia >>

“Dovevo solamente controllare mia sorella. Si è ficcata in un bel casino e credo che dovrei ringraziare solo te e il tuo adorabile fratello” disse lei, non mostrandosi impaurita.

Damon alterato fece un passo in avanti ma non poteva entrare in casa. “Dovè Elijah?”

“Chi?”

“Non fare la finta tonta bella!”

“Io non so niente” Briony cercò di chiudere la porta ma Damon bruscamente la fermò. Lei cercò di chiuderla fissando i piedi per terra, ma quel ragazzo la aprì violentemente, facendola sbattere per terra.

“Che diavolo credi di fare??” Gli urlò Briony incollerita.

Le stava sanguinando il naso a causa della botta. Il ragazzo stava ancora fermo nell’uscio.

“Vattene o chiamo la polizia!”

“Oh non la chiamerai!” Disse Damon con un sorrisetto “Non l’hai fatto prima e non lo farai ora. Che cuore gentile che hai! Caroline è fortunata ad avere una sorella così protettiva”

“Che puoi saperne tu?” replicò alzandosi e lanciandogli una sguardo torvo.

“Fammi entrare!”

“Neanche per sogno” Disse lei guardandolo in segno di sfida.

Lui allora cercò di ammaliarla. “Fammi subito entrare o butto giù questa schifosa casa”

“Voglio proprio vedere!” Rise Briony per schernirlo.

<< Che succede? >> Pensò Damon. Non riusciva ad ammaliarla. Probabilmente aveva inghiottito della verbena…c’era un solo modo allora per farla uscire. Damon era bravo in queste cose.

“Se tu non esci subito…andrò dritto da quella stupida di tua sorella e non credo che la mia visita le farà piacere!”

Briony guardò Damon disgustata mixata a paura. Allora lui fece il solito sorrisetto da bastardo e fece per andarsene.

“Aspetta!” Urlò Briony uscendo dalla porta per fermarlo.

<< Proprio come pensavo >> Sorrise tra sé e sé. Fu un gioco da ragazzi per lui far cadere a terra quella ragazza inerme.

Briony con un tonfo cadde facendosi male alla schiena

“Ma che diavolo!” Urlò dal dolore.

Damon si mise davanti a lei “Allora forse non ci siamo capiti, ma devi sapere che Elijah è molto pericoloso e noi dobbiamo trovarlo. Quindi o mi dici cosa sai o ti spacco le gambe”

“Fottiti”

“Ah risposta sbagliata! Non credere che sarò gentile soltanto perché sei una bella ragazza”. Si fece più vicino, e arrabbiato la prese per il collo. “Cosa sai realmente di noi?”

Briony non riusciva a respirare, se apriva la bocca poteva solo tossire o emettere dei lamenti. << E questi sarebbero gli amici fidati di mia sorella? >> Pensò ironicamente.

“So quanto basta per volervi lontano da me e da mia sorella” disse con un fil di voce.

“Oh povera tesoruccia” Disse Damon facendo la faccina divertita. “Credo che questo non ti piacerà” E all’improvvisò sfoderò dei denti affilati.

Quel volto spaventoso Briony lo riconosceva…quei denti affilati. Senza dubbio quel bastardo era un vampiro. Quanti ce ne erano a Mystic Falls?? Una mandria?

Briony cercò di divincolarsi urlando, e tentando di trovare nell’erba una cosa affilata. I denti di Damon si fecero più vicini al suo collo…terribilmente vicini. Briony continuava a urlare, cercando di togliere la presa sul suo collo ma inutilmente. Stava delirando dal terrore.

Ad un tratto però la presa violenta sul suo collo scomparve. Finalmente riuscì a respirare.

Sentì una voce…la riconobbe, impossibile sbagliarsi.

 “Voi giovani vampiri siete così stupidi e arroganti.”

Elijah un secondo prima aveva preso con violenza le spalle di Damon e l’aveva lanciato a qualche metro di distanza, permettendo a Briony di liberarsi di lui.

Damon si stava rialzando ma Elijah non gliene diede il tempo che gli sferrò un bel gancio destro da fargli saltare tutti i denti.

Briony cercò di alzare il viso, ma era ancora intontita dalla botta. Non era mai stata così felice di vedere un vampiro. Se non fosse arrivato lui in tempo a quest’ora sarebbe diventata cibo per quel bell’imbusto.

“Strangolare una signorina inerme non è per niente onorevole, neanche per un verme come te.” disse tagliente Elijah.

Gliene stava dando di santa ragione. Il volto di Damon era ricoperto di sangue.

 << Ben gli sta >> Pensò felice Briony. Almeno Elijah manteneva la promessa di non farle del male… Non se lo sarebbe mai aspettata che sarebbe intervenuto in sua difesa.

Briony!” Ad un tratto Elijah si voltò verso di lei. Aveva il volto agghiacciante e terribile. Le mani insanguinate e i capelli gli cadevano nella fronte rendendolo ancora più terrificante. Ma stranamente non ne ebbe paura.

“Vai dentro casa tua!” le ordinò con lo sguardo e con la voce.

“Ma io…

“Vai!” Urlò imperioso ancora tenendo stretto Damon. 

Briony cercò quindi di alzarsi velocemente per scappare, ma venne fermata da un forte suono di clacson.

Riconobbe l’auto. Era quella di Elena Gilbert.

Briony!!” Urlò spaventata Caroline uscendo subito dalla macchina e correndo verso di lei.

“Caroline?” Briony si guardò attorno sbigottita: c’erano Bonnie, Elena e anche Stefan. << Chi l’ha invitato? >> Pensò arrabbiata.

“Fermi! Basta! Fermatevi” Urlò Elena correndo verso Elijah e Damon.

“Che diavolo sta succedendo?” gridò confusa Briony che non ci stava capendo niente.

“Vedo che tutta la troupe si è riunita qui.” disse Elijah in tono ironico lasciando la presa su Damon, che cadde svenuto per terra.

“Elijah ti prego ascoltami...” disse Elena avvicinandosi. “Tu non puoi farmi del male, l’hai detto tu stesso. Mi dispiace per quello che ti abbiamo fatto ma è stato un errore. Me ne sono accorta subito, sarei venuta io a liberarti se non fosse venuta prima Briony.” E la fissò con uno strano sguardo.

“Ah adesso è colpa mia?” commentò Briony con tono sarcastico.

“La signorina Forbes non c’entra niente, anzi come vedete non le ho tolto neanche un capello” mormorò Elijah freddamente.  “Quello invece da attaccare è il signorino qui per terra che ha escogitato un piano diabolico ai miei danni, nonostante io l’avessi avvertito di non farlo. Ormai il patto è rotto, non mi fido più di te Elena”

“No  lo so hai tutte le ragioni. Ti chiedo solo di collaborare con me! Sono successe delle cose da quando tu sei morto. Si tratta di Klaus”

Briony non ci stava capendo più niente. Parlavano di piani, di patti, di morti...e Klaus chi cavolo era?? L’unica cosa certa è che quel Damon era un vampiro e che la stava quasi per uccidere.

“Non me ne frega niente dei vostri piani segreti.” Urlò Briony per farsi ascoltare. “Ma io so una cosa…che quel maledetto stava per uccidermi! Con un tranello mi ha fatto uscire di casa perché non volevo farlo entrare, visto che è un vampiro!”

Dopo aver detto quella parola, Briony si voltò adirata verso Caroline che non emetteva fiato. La biondina si sentiva in colpa per aver permesso tutto questo e non riusciva nemmeno a parlare.

“Damon pagherà per ogni azione sconsiderata che ha fatto, fidati. Ci penserò io stesso a fargliela pagare” Le disse Elijah guardando in modo crudele Damon, il quale si stava rialzando.

Elena che sembrava la più calma di tutti disse sicura:

“Vi prego ragazzi! State calmi ok? Elijah ti prego andiamo da un’altra parte da soli, così parliamo...abbiamo bisogno del tuo aiuto, Klaus è tornato!”

Elijah questa volta la ascoltò attentamente, in silenzio. Elena poi si rivolse a Briony:

Briony! Mi dispiace tanto per quello che è successo con Damon…sono sicura che si tratta di un malinteso..”

“Malinteso un accidente. Stava per strangolarmi soltanto perché non volevo obbedirgli!” Urlò arrabbiata.

“Ha preso la verbena! Ecco perché non sono riuscito a farla parlare con le buone. Ho dovuto farle capire chi comandava così si sarebbe stata zitta” replicò Damon che ormai aveva ripreso le forze e si era alzato.

Verba che?”

“Ah questo è colpa mia. Vedi ho messo un po’ della verbena nel tuo thè perché prevedevo che ti avrebbero cercata per farti domande, ma non credevo si spingessero a tanto. Ma ormai dopo 1000 anni non mi stupisco più di niente.”

Briony non sapeva se doveva preoccuparsi per il fatto che Elijah le avesse messo nel suo thè una specie di droga contro i vampiri, oppure del fatto che fosse così vecchio.

Elena si rivolse a Caroline: “Care occupati di tua sorella, falla calmare”

Caroline allora si avvicinò lentamente alla sorella, come se temesse un suo attacco isterico: “Briony fidati di me. Andrà tutto bene vedrai”

Ma Briony non voleva parlare con lei, infatti si allontanò andando vicino a Elijah:

“Vuoi andare davvero con loro? Sul serio?” Gli chiese sottovoce.

“Oh oh” Esclamò Damon che aveva sentito “La nostra Briony è diventata la nuova socia di Elijah. Giornata piena di sorpresa, non trovate?”

“Zitto bastardo!” Urlò Briony. “Non sono alleata di nessuno io, per quel che mi riguarda voi tutti siete degli sconosciuti da cui stare alla larga. Se non fosse stato per lui..” disse indicando Elijah “il vostro amico mi avrebbe uccisa”

“Sta mentendo. L’avevo soltanto sfiorata” affermò Damon agli altri.

Questo non fece che aumentare la rabbia di Briony, ma Elijah la fermò con un braccio:

“Ora basta con questa sceneggiata. Verrò con te Elena ma la tua spiegazione dovrà essere esauriente. Ho dato la mia parola alla signorina Forbes di tenerla al sicuro quindi mi assicurerò che lei entri in casa senza i due Salvatore.”

Briony si fermò a guardarlo sorpresa. Questo poi non se l’aspettava. Neanche gli altri a giudicare dalle loro reazioni e dalle loro facce sbigottite.

“Ci penserò io a Briony” disse Caroline.

Briony allora la fissò: sarebbe stata una buona giustificazione per farsi spiegare cosa diamine stava succedendo in realtà.

Stefan poi si avvicinò a Elena chiedendole se era sicura di voler star da sola con Elijah, ma lei gli disse che era una prova di fiducia nei suoi confronti per fargli capire che lei era dalla sua parte.

Stefan allora aiutò Damon a salire in auto con Bonnie, la quale si scusò con Briony per quello che era accaduto. Ma lei neanche la ascoltò.

Prima di salire in macchina Damon fece l’occhiolino a Briony, cosa che la fece andare in bestia.

Ormai erano rimasti solo lei, Caroline, Elijah e Elena.

Bene…suppongo che sia ora per la nostra chiacchierata” Disse ad un tratto Elijah rivolgendosi a Elena. La ragazza gli parlò di un posto tranquillo dove potevano parlare soli. I due si incamminarono e prima di svanire dalla sua vista, Elijah si voltò verso Briony.

Anche lei lo guardava… era stato gentile ad aiutarla...non sapeva perché, ma era stato gentile.

 “Vieni entriamo in casa” disse poi dolcemente Caroline, attirando la sua attenzione.

Briony senza dire niente si fece guidare dalla sorella e entrò finalmente in casa. Al sicuro.

 

FINE 3 CAPITOLO

PS: Chiedo scusa a tutte le delena se faccio passare Damon per uno stalker impazzito ma la mia idea era che lui e Briony non andassero per niente d’accordo e ho dovuto trovare una scusa XD Spero vi sia piaciuto il capitolo!

 

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Capitolo 4
*** Qual è la verità? ***


4 CAPITOLO

 

Briony entrò in casa senza dire una parola. La sua vita era stata completamente stravolta in soli due giorni e tutto perché era tornata lì… Aveva persino rischiato la vita. Si toccò il collo dolorante: aveva rimasti dei segni rossi che le facevano un gran male.

“Stai bene?” Le chiese Caroline avvicinandosi preoccupata.

Ma Briony la evitò e se andò nel salone. Caroline la seguì: “Hai intenzione di evitarmi per tutto il tempo?”

“Dopo tutto quello che ho passato…. Non voglio sentire altre bugie o scopiazzature della verità Caroline..” Disse triste Briony.

Ok…hai ragione! Ti ho mentito spudoratamente e mi dispiace! Ma l’ho fatto solo per proteggerti!”

“Ormai ci sono dentro fino al collo Caroline! Non si può più tornare indietro. Cioè insomma che… che cavolo ci fai con quei tipi??” domandò la mora ad alta voce allargando un braccio verso la finestra come se nel suo giardino ci fossero ancora i vampiri.

“Mi dispiace averti coinvolto… e tutta la storia non ti piacerebbe saperla.” Replicò la bionda cercando di proteggersi più che poteva.

“Tua madre immagino che non lo sappia.” affermò Briony sedendosi sul divano.

“No! E non deve sapere niente di tutta questa storia, ti prego!” La implorò la biondina con tono supplicante.

“Caroline, come faccio a stare zitta quando so che frequenti quella gente…

“Beh tu te la spassavi poco fa con un Originario, quindi non farei tanto la gradassa con l’etichetta fantasy.”

“Non è esattamente la stessa cosa perché io ero totalmente inconsapevole di quello che sarebbe successo, mi ci son trovata nel bel mezzo del dirupo prima che me ne accorgessi… Wey aspetta, hai detto Originario?” le chiese interrogativa.

“Sì è uno dei più vecchi vampiri al mondo… Sono stati lui e la sua famiglia a creare i vampiri. Te l’ho detto… una storia molto lunga.”

Briony la guardò stralunata. Pensare di aver avuto a che fare con un tale individuo, le mise inquietudine. “Senti senti, io… non credo di poter razionalizzare una tale roba, cioè io gli ho tolto il pugnale per uno strano istinto, poi è magicamente riapparso tutto intero e pensavo di aver le traveggole io, poi però la storia si è fatta ancor più insidiosa..”

Caroline interruppe il vomito di parole sconclusionato della sorella: “Aspetta aspetta, il pugnale… dove è finito ora?”

“Il pugnale? Ce l’ha lui.”

Briony! E’ l’unica arma che può rendere innocuo uno come lui!”

 “Scusami, sai nessuno mi aveva avvertita, e in pieno delirio ho dovuto far da me.” Briony alzò gli occhi al cielo poi guardò seria la sorella. “Caroline ho bisogno di sapere… Perché sei coinvolta?”

Sì… ti spiegherò tutto.” rispose facendosi più vicina, sebbene tenesse lo sguardo basso.

<< Ma non posso dirti che sono un vampiro, mi dispiace. Non potresti mai sopportarlo e avrei paura che tu lo dicessi a mia madre >> Pensò Caroline tristemente.

“Ma devi promettermi… Che non dirai niente a nessuno!”

“Giudicherò dopo.” affermò Briony poco convinta, mettendosi comoda sul divano.

 

Caroline passò ore e ore a raccontare tutto alla sorella, almeno il minimo indispensabile. Aveva tralasciato il fatto che lei fosse morta e divenuta un vampiro.

“Oddio... no aspetta, fammi capire bene. Questo Klaus… vuole uccidere tutti quanti solo per spezzare una stupida maledizione? Sto cercando di connettere tutto ma è…alquanto bislacco.” Briony la guardò scettica e incredula.

“Proprio così…e gli serve il sangue di Elena e il sacrificio di un vampiro e un lupo mannaro”

“Lupi? Esistono anche loro?” Sgranò completamente gli occhi e si lasciò scappare una risatina.

Sì…ma noi non li abbiamo mai visti.” Mentì. Dirle di Tyler avrebbe fatto scatenare un macello.

Oddio…povera Elena. Non vorrei essere nei suoi panni. Scommetto che conoscendola voleva sacrificarsi e consegnarsi a Klaus senza fare tante storie.”

“Esatto ma Stefan le ha fatto cambiare idea. Dobbiamo combattere Briony! Non possiamo permettere che Klaus uccida le persone che amiamo..”

“Ma da quello che mi hai detto, questo Klaus non si uccide facilmente...”

“Per questo abbiamo chiesto l’aiuto di Elijah.”

Briony passò un secondo in silenzio a meditare, come se fosse apatica, ma poi scoppiò in un’evidente crisi d’allarme. Si issò velocemente in piedi:

“Dobbiamo contattare qualcuno di grosso che conta, uno della politica, degli affari interni, magari hanno una qualche bomba esplosiva per sbarazzarsi di tutto questo macello! Ho dei contatti che contano a Seattle, so come funzionano queste missioni di pallottole. Cioè voglio dire, non penserai davvero che dei semplici cittadini privi d’addestramento possano riuscire contro il più malvagio immortale di tutti i tempi che sta venendo qui! Cioè… è assurdo!” sbraitò tra sé e sé, scompigliandosi i capelli nervosa con una mano.

“Oh no no, questa è una scenata che volevo evitare! Nessun’arma terrena, nessun umano, può aiutarci! La nostra unica speranza è proprio colui che tu hai salvato!” replicò Caroline prontamente alzandosi anche lei per far ragione la sorella.

Briony allora rimase turbata e in silenzio a pensare, a cercare di riprendere il controllo ferreo che si era imposta di avere e di non lasciarsi trasportare da tutte quelle emozioni amplificate che la facevano sentire una bambina sperduta. Quella situazione la stava mettendo alla prova più di quanto credesse, e occorse tutto il suo temperamento per riprendere la calma, perché doveva farlo per uscirne viva. L’esperienza gliene aveva già dato prova e non poteva far andare tutto in malora di nuovo.

Quando si acquietò fece un sospiro grave e alzò la testa al soffitto, come per rimettere in ordine il cervello o cercare un miracolo. La sua mente nel frattempo formulò un pensiero, un nome: Elijah.

Elijah, lui, era la loro unica salvezza. A dir loro.

Elijah… cioè, il tipo in smoking della cantina..” formulò cercando di comprendere da una distanza di sicurezza.

“Sì, ci serve lui.”

“Siete dei grandi strateghi allora, dopo quello che gli avete fatto…! Sarà un uomo d’onore, ma non penso che dimentichi che è rimasto sepolto per giorni in una cantina squallida per colpa vostra.” commentò giudiziosa, ripensando al modo in cui aveva trovato Elijah.

“Beh ho notato che siete tanto in confidenza quindi magari qualcosa si aggiusterà, anche grazie alle tue doti difensive magistrali.” Commentò Caroline con un sorrisetto malizioso.

“Ah ecco, servo a questo. Come cavia umana da riallacciare i rapporti infranti!”

“Non ti sto chiedendo nulla di pericoloso, non te lo permetterei mai, io non volevo che non ne facessi affatto parte perché voglio proteggerti anche io! Però… che ne pensi, tu?” le domandò Caroline gesticolando e facendole intendere l’argomento con sguardo da liceale amante di gossip.

Briony si strinse nelle spalle, cercando di rimanere perlopiù neutrale:

“E’ ambiguo. A parole semplicemente lui mi ha dato la sua parola che non mi avrebbe mai fatto del male. Forse mi è grato per il fatto che io l’abbia liberato... e l’ha dimostrato salvandomi dal tuo amico.”

“Non è un mio amico.”

“Lo spero proprio perché Caroline non sto scherzando, se non fosse arrivato Elijah a quest’ora sarei morta!”

“Mi dispiace, è stata una giornataccia.” Caroline l’abbracciò dolcemente per confortarla. Sperava che quel contatto affettuoso le facesse dimenticare tutto. Non avrebbe mai voluto che Briony sapesse la verità, che entrasse in quel gran casino.

“Perché stai con loro Caroline??” domandò Briony cancellando l’abbraccio “Capisco che vuoi proteggere Elena, ma tu cosa potresti fare contro un vampiro millenario? Assolutamente niente. Tiratene fuori finché sei in tempo.”

“Sono molto cambiata Briony…non voglio scappare. Devo proteggere le persone che amo.” disse con decisione.

“Fai fare il lavoro a chi ne sa più di te. Tu non sei forte abbastanza per sopportare tutto questo… potresti morire per niente Caroline. Io sono tua sorella maggiore e non posso permettere…

“Lo sei e ti voglio bene per questo, ma è la mia decisione che ho preso ben prima che tu arrivassi e non puoi rievocarla solo perché sei tu. Non posso abbandonarli mi dispiace… anche se sarò inutile.” Poi Caroline fissò triste la sorella e si mise a piangere poco a poco. “Credevo…credevo che ti fosse successo qualcosa a causa nostra.” Affermò singhiozzando.

“No! A parte la lotta con Damon sto...benino.” disse l’altra rincuorandola.

“Non è solo per questo…credevamo che Elijah si fosse vendicato su di te dopo quello che gli avevamo fatto.”

Briony la guardò sorpresa, pensando che Elijah doveva avere una brutta reputazione almeno a giudicare dalle parole della sorella, ma comunque la strinse a sé per rincuorarla.

“Beh sono qui no? Dai smettila di piangere, non devi farlo per questo.”

“Elijah è un tipo terrificante... ed è molto potente. Lo dobbiamo tollerare per la nostra salvaguardia ma… è così…” sussurrò Caroline sciogliendo l’abbraccio e asciugandosi gli occhi.

Briony si mise a ridere: “A chi lo dici! Avevo la tremarella ogni volta che gli stavo vicina.. penso che mi abbia soggiogata…a non dire niente sai? Per fortuna altro non è successo.”

“Anche se è affascinante e ti ha aiutata prima, devi stare attenta. Sul serio. Lui manterrà fede alla promessa finché tu non gli romperai le scatole. Pensa solo al suo tornaconto, era disposto a sacrificare Elena pur di arrivare ai suoi scopi.”

“Beh sacrificare Elena sarebbe la via più facile per salvare tutti…

“Ma Briony!”

“Tranquilla Caroline, non lo penso veramente. Dico solo che per uno sconosciuto come Elijah sacrificare una vita sola, cioè quella di Elena, per evitare di mettere in pericolo gli altri è una soluzione plausibile. Ma è ciò che penserebbero Elijah e i tipi come lui. Io non lo farei, cioè come pensarlo, è la tua migliore amica e l'ho vista praticamente crescere.”

“Non voglio coinvolgerti in tutto questo però…” mormorò Caroline abbandonandosi sul divano.

“Ah beh se tu stai dentro, ti seguirò. Ti devo tenere d’occhio, lo sai sono qui per questo.” Disse la mora sorridendole e seguendola.

“Sei la sorellona migliore del mondo, thanks!” rispose Caroline abbracciandola forte.

“Questo però non vuol dire che condivida le tue idee.”

“Oh ma come! Stai qui con Elijah ora e ti preoccupi di gente come Stefan e Damon??”

“Ti ho già detto che non mi è successo niente, e nonostante tutto mi sembra che ci si possa fidare di lui molto più dei tuoi amici… vedi sono sana come un pesce, non mi ha fatto niente e avrebbe potuto… Non dico che diventerò la sua migliore amica e gli racconterò tutta la mia vita, ma come hai detto tu, se io mantengo la parola data cioè di non intralciare i vostri piani, lui non mi farà niente. Mentre Damon Salvatore è una bomba a orologeria pronta a esplodere.” Al solo pensiero che quello là fosse in giro a piede libero le dava sui nervi.

“Damon, è vero, è una testa calda aggressiva ma lui ci può essere utile. Non ti farà più del male, promesso.”

“E quello Stefan? E’ affidabile?”

“Si, Stefan è buono e ama alla follia Elena. Ci proteggeranno vedrai..”

<< Sarebbe meglio chiamare papà ma come spiegarlo a Caroline senza dirgli che lui è un cacciatore di vampiri? >>

“Perché non hai cercato aiuto Caroline? Tua madre ti avrebbe sicuramente aiutata… e papà..”

“No Briony! Mia mamma non te l’ho mai detto ma fa parte del consiglio e sa dell’esistenza dei vampiri. Ci vorrebbero tutti morti...”

“Ma perché? Questa cittadina è un branco di matti. Noi non facciamo niente di male… Caroline prima di tutto bisogna pensare alla proprio vita, perché sacrificarti per quei due vampiri?”

<<  Forse perché lo sono anche io >>

“Ti prego non dire niente a mia madre e neanche a nostro padre. Non voglio farlo preoccupare per nulla.”

“Questo non è nulla, Caroline. E’ un  affare mortale vero e proprio.” la guardò puntigliosa, scuotendo la testa.

“Ma sarebbero in pericolo! Ti prego non devi dire a nessuno la verità, è già abbastanza brutto così!” Caroline non aveva il coraggio di soggiogarla. Per una volta voleva fidarsi senza finzioni o bugie.

“Perché? Per proteggere Stefan e Damon Salvatore? Non mi importa di loro. Mi importa di te.”

“Se venissero a sapere che noi conoscevamo la verità…faremmo una brutta fine anche noi per averli aiutati. E Klaus non ci darebbe pace comunque”

Oddio…. e adesso che farete? Che chance abbiamo?” chiese preoccupata, impallidendo.

“Elena sta convincendo Elijah a aiutarci un’altra volta. Klaus ha fatto un po’ di casini in città ma sembra che se ne sia andato. Si starà riorganizzando per la notte di luna piena.”

“E se scappassimo? Se ce ne andassimo subito senza dir nulla a nessuno?” Briony si rivolse di nuova alla sorella con la stessa urgenza di prima.

“No, non avrebbe senso. Non te lo permetteranno, non dipende solo da me. E poi ci troverebbero.” disse sconsolata.

“Mamma mia… è un inferno.” Bisbigliò Briony lasciandosi andare contro la schienale e mettendosi la testa tra le mani come in stato depressivo.

Non vedeva via d’uscita. Questa volta non si trattava di semplici vampiri, ma di uno forte ai limiti dell’immaginabile che li avrebbe uccisi tutti.

“Posso fidarmi vero Briony?”

Lei la guardò in faccia. Poteva fidarsi? Non ne era sicura, in fondo si trattava pur sempre di vampiri e lei aveva avuto delle brutte esperienze, ma per il momento doveva stare al gioco.

“Non vi farò scoprire Caroline.. spero che la tua fiducia in quelle persone sia ben riposta”

“Si! Non preoccuparti! Bisogna pensare in positivo, sempre..!”

“Sei proprio cambiata lo sai! Non avrei immaginato che Blond-Girl si fosse immischiata in questo genere di cose senza tirarsi indietro dopo una rottura dell’unghia...”

“E’ tutto cambiato Briony..” Caroline avrebbe voluto confidarsi con la sorella, ma era troppo presto. Aveva già sofferto abbastanza per oggi. Non voleva infierire.

“Ora devo andare a casa. Mia madre si chiederà che fine abbia fatto. Sei sicura….di voler star con Elijah?”

Briony si prese qualche secondo per sé.

“Sì, non preoccuparti. Me la vedo io. Tanto ormai… l’inferno brucia e io ci sono. E a dire il vero…se Elijah accetta la proposta di Elena, non immagino un posto più sicuro del stare vicino a lui.”

Caroline la guardò con un sorrisetto malizioso.

“Che c’è?? Non fare la bionda. L’hai detto tu stessa che Elijah è la nostra arma vincente per sconfiggere Klaus, e se sto con lui io sono in una botte di ferro! Non farti strane idee come tuo solito. Starò al mio posto, dovresti farlo anche tu.” commentò per farsi apparire innocente.

Caroline dopo essersi fatta una grossa risata e borbottando un saluto uscì dalla casa, lasciando sola Briony.

 

Finalmente poteva stare in pace e in tranquillità. Si domandò se aveva fatto bene ad accettare tutta quella storia, a fidarsi di Caroline e a non dire niente a nessuno. << Beh poco male. Se succederà qualche casino, chiamerò mio padre che Caroline lo voglia o no. >>

Andò poi in cucina a bere qualcosa di fresco. Sentiva ancora i nervi a fior di pelle perché le sembrava malsano dover stare a diretto contatto con dei mostri… dei vampiri… Briony deglutì sconcertata per il guaio in cui era stata invischiata.

Se solo Caroline non fosse stata una testona peggio di lei…

Quando si girò con la tazzina in mano, si ritrovò all’improvviso di fronte Elijah e presa alla sprovvista fece addirittura cadere per terra il bicchiere.

Come al solito era apparso alle sue spalle in completo silenzio e i loro corpi erano piuttosto vicini. Lo sguardo di Elijah era indecifrabile e calmo.

“Per favore devi smetterla di comparire così all’improvviso se no mi fai venire ogni volta un accidente.” Disse ironicamente Briony.

Lui le sorrise, anche se in modo freddo, e raccolse i cocci di vetro per terra. Si chinò, mettendoli nel tavolo dietro a Briony. Al contatto con il suo braccio, lei sentì una specie di scossa passarle per tutto il corpo fino al midollo.

Si sentiva nervosa. Come le aveva detto Caroline, Elijah anche se era affidabile e un uomo d’onore era pur sempre un vampiro. Un mostro senza anima, così lei li aveva sempre giudicati. Le prove riscontrate un anno fa lo avevano dimostrato.

Cercò di ritornare in sé:

Allora…come è andata con Elena?”

Lui ci pensò , rimettendosi dritto:  “Direi bene. Lei ha fatto la cosa più saggia tentando di accordarsi nuovamente con me. Sa che non ha altra scelta e che devono fidarsi di me questa volta se non vogliono ritrovarsi in situazioni infelici.”

Briony lo guardò titubante.  Non le era sfuggita quella sottile minaccia, d’altronde era un pur sempre un Originario… non credeva che lui intendesse farsi mettere i piedi in testa da dei novellini.

“E ti devo anche ricordare, Briony..” continuò lui sottolineando il suo nome in maniera marcata. Lei interiormente rabbrividì per il modo in cui pronunciava il suo nome. “Che noi tutti abbiamo riposto molta fiducia in te e sarebbe davvero un peccato se la tradissi.”

Eccola un’altra sottile, fredda minaccia. Pur sempre garbata visto che Elijah stava parlando con una ragazza. Ma comunque minaccia era.

Briony tentò di nascondere il tremolio per non farsi abbattere da quella presenza di potere. “Elargisci tante parole di fiducia… ma tu sembri il primo a non concederne liberamente.” Ribattè lei senza un velo di paura e con forza.

Lui tuttavia si limitò a rivolgerle un sorriso quasi gentile. “Non mi avvicino così tanto alle persone per farlo. Non in questo secolo. Ma state certi che se faccio un accordo, lo mantengo sempre.”

Briony lo fissò negli occhi. Non sapeva perché, ma nonostante l’intimidazione iniziale, gli credeva. Anche se pure lei sapeva che non doveva avvicinarsi troppo.

“Terrò la bocca chiusa. Non tradirò Caroline e voglio proteggerla.” Disse lei per convincerlo.

Elijah la guardò in maniera seria, come se stesse in segreto ammirando il legame familiare che quella ragazza proteggeva. Sviò però lo sguardo per riprendere il tipico controllo e indietreggiò di pochi passi.

Lei di sottecchi osservò le sue movenze. Ma potevano davvero fidarsi di lui nel sconfiggere Klaus?

“Caroline infatti mi ha detto tutto… su Stefan e Damon Salvatore. Elena che è una doppleganger e infine Klaus.” disse sospirando

Ahn.. e tu pensi che ti abbia detto tutto?”

“Perché? Manca qualcosa nell’elenco delle peggior disgrazie mai capitate a Mystic Falls?”

Lui le sorrise lievemente. “Forse potrebbe essere al di fuori della tua immaginazione.” Disse come per provocare la sua intelligenza.

“Non penso di aver tralasciato nulla perché altrimenti… sai aggiungendo qualcosina in più potrei sul serio rivolgermi ai miei amici dei servizi segreti.” Disse Briony fintamente audace ma suo malgrado anche per sdrammatizzare.

Elijah tuttavia non la prese così. “Un consiglio anche se non richiesto? Non fare questi generi di atti avventati.” Affermò fermamente diplomatico per poi spostarsi con eleganza inquietante prima verso di lei poi verso la porta.

Temendo allora di aver fatto un grosso errore, Briony tentò di ritornare indietro sui propri passi.

“Stavo scherzando.” farfugliò.

“Ti consiglio di non adoperare anche questa tattica d’ora in poi.” Replicò con un tono che faceva trasparire superiorità arrogante, almeno alle orecchie dell’umana.

Inconsapevolmente, le vennero i fumini al cervello. Fece dei passi in avanti. “Non so che diavolo di accordo avete fatto voialtri, ma in questa casa io non tiro un sasso per poi nascondere…” Non fece in tempo però a finire che venne fermata da una fitta al fianco: cadde per terra stremante e stordita. Ecco gli effetti collaterali della lotta contro Damon.

Sentì i passi di Elijah avvicinarsi a lei, come un rintocco in lontananza, e poi lo vide inginocchiarsi:

“Che succede?” Un interrogativo come tanti, senza troppe preoccupazioni emotive.

Briony però non riusciva a parlare. Aveva male dappertutto: alla schiena, alle braccia, alle gambe.. persino al collo.

Senza pensarci si aggrappò a Elijah per farsi sorreggere. Il contatto col suo corpo freddo la fece sussultare per una paura primordiale ma si adagiò comunque con stanchezza contro il suo petto, respirando a fatica per il dolore.

Lui però rimaneva scostante; non accennava minimamente a sfiorarla come se si fosse barricato e ristretto dentro una barriera. Il petto si era irrigidito quando lei aveva posato la testa su di esso.

Alla fine disse in tono monocorde: “Resta qui. Ti vado a prendere qualcosa” e l’appoggiò a una sedia.

Briony non ebbe nemmeno la forza di ringraziarlo ironicamente. E dire che pensava che fosse un signore d’altri tempi. Bah, cosa poteva aspettarsi da un vampiro?

Elijah arrivò con un asciugamano bagnato con acqua fredda e glielo mise dietro al collo. “Potrei fare molto meglio di così per curarti.”

“Ah sì?” chiese Briony che raggelò al contatto con l’asciugamano.

“Il sangue dei vampiri ha poteri terapeutici. Può guarirti dal dolore.”

Briony non capiva cosa volesse dire, ma quando capì sgranò gli occhi dall’orrore e lo fece allontanare da lei. “Cosa?? Neanche per sogno! Piuttosto mi tengo il male.”

“E’ un’informazione piuttosto utile da non prenderla alla leggera. Il mio sangue poi è più potente, potrebbe guarirti subito se lo volessi.”

“No.” rispose lei, guardandolo dura mentre l'orrore di ciò che era successo anni prima le schiacciava lo stomaco.

Lui guardò la sua espressione in maniera attenta, e ad un tratto il viso divenne glaciale come una lastra di ghiaccio spessa.

“E’ per la tua salute che lo dico, a me non fa alcuna differenza una goccia in meno. Ma se insisti allora tolgo il disturbo.” Replicò freddamente alzandosi di colpo.

“Dove vai?” chiese Briony sconcertata.

“Visto che non tolleri il sangue dei vampiri vuol dire a sua volta che non tolleri la loro presenza, quindi...” dedusse Elijah alzando il sopracciglio.

“No dai…” lo pregò Briony guardandolo negli occhi dal basso.

“Non c’è bisogno di mentire, per me la risposta non avrà valore personale ma pretendo comunque sincerità, senza alcun inganno.” Disse ancora in maniera monocorde, come se apparentemente non gli interessasse il suo parere.

Briony lo guardò muta in segno di sfida e quando stette per parlare lui la interruppe, rimanendo ancora in piedi a fissarla. “Attenta, non l’ho sottolineato prima ma i legami di fiducia sono davvero delicati.” Continuò lui con un tono freddo, alzando di più lo sguardo indecifrabile.

“Non capisco davvero il senso di questo discorso.. se sei abituato ad avere tutti ai tuoi piedi, con me mi dispiace ma caschi male.” Replicò Briony di istinto, fissandolo storta.

Capendo di aver osato troppo con le parole, a vedersi anche lo sguardo andandosi ombroso del vampiro, lei deglutì per riprendere il controllo: “Nel senso che ognuno ha i suoi pensieri e il suo modo di agire.. non puoi pretendere di giudicare visto che non mi conosci, anche se sei un vampiro con un migliaio di esperienze..” Elijah perdurò a fissarla con sguardo serio, ma meno affilato di prima, come se davvero la stesse ascoltando.

Vedendo che la conversazione stava ritornando in un punto pacato, lei sospirò per liquidare quell’incomprensione: “Comunque non mi sembra di aver fatto qualcosa di orribilmente sbagliato... sei tu che hai parlato. In fondo sono immersa in questo casino apocalittico da poco tempo.” Si giustificò lei decisa.

Elijah la guardò serio. Le labbra serrate:

“Devi ancora dirmi come mai eri a conoscenza dei vampiri.” Tornò a tastare su quel pulsante perché non gli piacevano le domande irrisolte.

Lei però lo guardò senza dire niente.

“Non mi dire che sei una fan di Stephenie Meyer o che tu abbia fantasticato su libri del genere, non ha la minima idea di come sono fatti i veri vampiri…io non luccico per esempio.” rispose Elijah allargando un angolo della bocca.

“Mai letti in vita mia, solo Bram Stoker.” si giustificò lei, alzando le spalle.

“Così va meglio.”

Briony però non osava cominciare l’argomento. Elijah la guardava dall’alto, come se stesse indugiando su cosa fare con lei.

Briony lo vide tentennare mentre si avvicinava, inginocchiandosi.

Il suo respiro fin troppo vicino le sfiorò delicatamente il viso:

“Non vuoi dirmelo?”

Briony deglutì rumorosamente per quel tono di voce profondo a diretto contatto.

“No.. è che… è personale” disse titubante, abbassando lo sguardo per scacciare l’ammaliamento dei suoi occhi neri.

“Non sono tipo da spettegolare in giro.” si giustificò lui, alzando lievemente le spalle.

Briony allora fece un sospiro e cominciò. “Tempo fa sono stata attaccata..”

“Da un vampiro?”

Sì… me la sono vista davvero brutta.. Per fortuna me la sono cavata.”

“Qualcuno devi averti aiutata. Non mi sembravi allenata contro gli attacchi dei vampiri prima.” rispose lui alzando lievemente un sopracciglio.

“Sì mi hanno salvata. Ma non posso dirti chi, questo non riguarda solo me…” disse abbassando gli occhi, per proteggere la vera identità del padre.

“No. Posso capire che vuoi lasciare per te la faccenda.” Mormorò lui allontanandosi di poco.

“Non mi soggiogherai quindi?” la voce di Briony risuonò davvero sorpresa.

Sinceramente…no.” rispose Elijah pensandoci .

Lei allora lo guardò meravigliata.

“E’ una cosa che non ho mai detto a nessuno quindi…

“Me lo porterò nella tomba.” Disse lui con un sorrisetto. Briony ricambiò, sentendosi più rilassata.

Ormai la tensione era scesa e chiusero così l’argomento.

“Niente sangue?” chiese ancora Elijah.

“No no.. domani andrò da un medico, tanto non ho niente di rotto. E non prenderla sul personale, ormai ho capito che devo abituarmi alla presenza dei vampiri in questa città anche se non lo trovo…giusto

“Sì, posso capire il primo approccio di voi umani verso di noi. Non dovrebbe essere così allettante.” Affermò Elijah stranamente senza un tono timoroso ma con una verità negli occhi da renderla meditabonda.

Io… io sto cercando di fare del mio meglio.”

“Ma di nuovo non lo trovi… giusto.” Ripetè lui, serio.

Stranamente lei si sentì trasportata emotivamente da lui in quel momento tanto che le parole le fuoriuscirono senza passare al cervello.

 “Non lo dico sottoforma di offesa ma... tu è vero, mi hai salvata. Ti ringrazio. E ti credo quando dici che manterrai la parola data. Ma… è surreale, non fa parte dell’ordine delle cose. Quelli come voi... non possono coesistere con gli umani, insomma voi ci mangiate e ci uccidete..!”

“I vampiri qui sono piuttosto melodrammatici, seguono la poesia del “Non bere sangue umano.”

“Davvero tu fai così?” Chiese sicura della risposta che però non arrivò. Comunque dalla sua espressione Briony capì che lui si cibava di sangue umano…anche lui come gli altri beveva il sangue delle persone…magari tendendole una trappola al buio…inseguendole… torturandole. Si immaginò il volto bellissimo di Elijah tramutarsi in quello micidiale di un vampiro assetato di sangue.

Rabbrividì al solo pensiero e divenne improvvisamente bianca in faccia.

Elijah continuava a fissarla in maniera indecifrabile, incutendole così una strana ansia. 

Si mise nervosa un ciuffo dietro l’orecchio: “Comunque quello che penso io non conta niente…tu puoi stare qui quanto vuoi.” mormorò lei timorosamente.

“Se lo dici per paura di una mia ritorsione...”

“No! Davvero.. l’ho già detto a Caroline, mi fido davvero... non nego che può sembrare strano ma io da parte mia non creerò problemi su questo punto perchè credo non ce ne sia bisogno. Puoi restare finchè vuoi." E proprio ora si sorprese di quella casualità.. fino all'altro ieri pensava tra  e  che non voleva vivere da sola, che non poteva sopportare la pallida monotonia e invece... eccola lì. Con un nuovo ambiguo inquilino dalle perfette maniere eleganti e una natura sovrumana.

 "E grazie ancora... per quello che hai fatto con Damon.” Finì di dire, sorridendogli lievemente. Ma non accennò a sfiorargli la mano per rendere come dire tangibile e reale il ringraziamento.

Il solo pensiero di toccare quella pelle ghiacciata la fece irrigidire, ma qualcosa si agitò a sua volta dentro il suo petto.. come uno strano e improvviso languore.

“Avrei voluto togliergli il cuore con le mie mani.” rispose Elijah duramente, facendola tornare alla realtà.

 << Anche quando è arrabbiato, rimane sempre freddo e scostante… calma gelida… Certe volte faceva più paura della furia fisica. >> Pensò Briony soffermandosi sui lineamenti del suo viso.

“Non sei l’unico.” rispose ridendo.

“Confido che certi avvenimenti non accadranno più. Ho fatto una specie di patto con Elena. La salvaguarderò da Klaus, ho trovato un modo di proteggerla dal sacrificio…ma lo dico anche a te.” E si avvicinò pericolosamente a lei con sguardo inequivocabile.

“Se uno dei tuoi amici umani osasse ancora una volta farmi una cosa del genere o avere intenzioni poco onorevoli nei miei confronti… vi ucciderò, intesi?” Una minaccia bella e buona. Un’altra.

Briony non osò dire niente e riuscì a malapena a respirare. Sapeva che mettersi contro un vampiro, un Originario per giunta, era pericoloso per se stessi e per gli altri. Dovevano fare come diceva lui…altrimenti…

Si immaginò Elijah che strappava i cuori dal petto con un’eleganza disumana.. senza nemmeno sporcarsi né scomporsi.. si sentì attorcigliare dalla paura di quella visione.

“Direi che collaudare gli accordi con la paura è molto efficace in questi tempi.” Ribattè lei ridendo nervosa. Aveva ancora quella visione in mente e il cuore non cessava di restare fermo.

Elijah le sorrise freddamente: “Non adempio alla politica del il fine giustifica i mezzi, ma certe volte è necessario. Lo capirai anche tu se resterai con noi in questa lotta.”

Briony tremò impercettibilmente. Capiva quel ragionamento, in fondo il più forte mangia il più debole e devi saper lottare.. ma non riuscì a scrollarsi di dosso una brutta sensazione.

Ad un tratto il viso di Elijah cambiò radicalmente... da freddo e pericoloso passò a un volto più sereno e rassicurante. Ci avrebbe mai fatto l’abitudine?

“Vuoi che ti aiuti ad alzarti?” le chiese porgendole elegantemente la mano.

Briony però lo guardò dubbiosa e scettica.

“No! Grazie, faccio da sola.” disse in fretta e furia, agitando le mani. Prima faceva quei discorsi da terrore, poi faceva il galante? Incredibile.

“Come vuoi.” rispose lui calmo e apparentemente disinteressato nel ritirare la mano, e andandosene infine dalla cucina.

 

Briony ci mise un po’ ad alzarsi. Le gambe non stavano in piedi e doveva reggersi stando vicino a una parete, così non sarebbe caduta. Il collo le bruciava, così come le altre parti del corpo.

Quando arrivò all’inizio delle scale si fece prendere dallo sconforto. Ci avrebbe messo ore prima di salirle tutte. Che giornataccia.

Mise una mano sulla spalliera, tenendo basso il viso a causa di un improvviso sbalzo di sofferenza fisica.

All’improvviso qualcuno si avvicinò alla ragazza senza far troppo rumore. Era Elijah.

Lei non ci fece nemmeno caso, prima di scorgere una sagoma oscura che si era presentata poco prima vicino a lei. Elijah la guardava serio, immobile come pietra. Un piede era elegantemente alzato sul secondo gradino, intento anche lui a salire.

 Sembrava una statua vivente. Bellissima ed eterna.

<< Con la sola differenza che le statue non hanno dei capelli così belli >> Pensò ironicamente.

Questa volta lui non disse niente, non le chiese se voleva un aiuto o cos’altro. Si guardavano soltanto negli occhi, anche se Briony non ce l’avrebbe fatta ancora per molto a stare in piedi e sopportare allo stesso tempo quello sguardo magnetico che inspiegabilmente la catturava.

Elijah fece un impercettibile movimento verso di lei, senza mai distogliere gli occhi, e lei dalla sorpresa traballò un poco con espressione intimidita. In fondo non erano ancora così in confidenza, se mai lo sarebbero stati visto il carattere distante e freddo del vampiro. E per di più lei non era mai stata una tipa espansiva subito al primo approccio.

Elijah a vedere l'espressione dell'umana si bloccò un attimo, sempre con quell'espressione seria permanente. Questa volta lei non fece nulla  emise fiato. Sembrava imprigionata suo malgrado in una vibrante tensione sconosciuta, che durò per secondi interi, infiniti per il suo cuore.

Poi senza dire niente, lui delicatamente la prese in braccio e cominciò a salire le scale senza attendere alcunché. 

Briony ne fu davvero sorpresa, ma non si oppose al gesto, anche perché le braccia di Elijah erano talmente forti che sarebbe stato impossibile per lei divincolarsi da quella stretta. E forse non voleva neanche perché si sentiva quasi leggiadra fra quelle braccia.

“Grazie.” sussurrò flebilmente. Lui non rispose, ma Briony sapeva che aveva sentito.

Elijah infatti si voltò, guardandola solo per un attimo.

Decifrare quegli sguardi era praticamente un mistero; chissà cosa nascondevano quegli occhi neri? Quante esperienze doveva aver vissuto… cosa si celava dietro quello sguardo tetro e freddo…

Briony cercò di rimanere immobile come una salma come la razionalità le suggeriva, ma in breve posò il viso sulla spalla del vampiro senza neanche accorgersene, come in trans: era come essere dondolati in una culla mentre si dorme.. ed era così stanca. Chiuse gli occhi, assaporando l’odore che Elijah emanava. Non era un profumo particolare, ma le piaceva lo stesso. Non sapeva perché ma il contatto con lui le emetteva sicurezza. Non paura come aveva creduto qualche attimo prima.

 

Il giorno dopo Briony, non sapeva come, si risvegliò nel suo letto. Si era addormentata tra le braccia di Elijah mentre ancora saliva le scale.

I suoi vestiti per fortuna erano al loro posto, lui l’aveva solo messa a letto cercando di non svegliarla.

<< E’ stato gentile >> pensò. Niente a che vedere con i vampiri feroci e sanguinari con cui aveva avuto a che fare. Ma non doveva farsi illusioni… un vampiro era sempre un vampiro, non era umano e non aveva un’anima… anche se…

 

Si sentiva dolorante dappertutto, ma quel lungo sonno le aveva fatto bene. Si vestì e si preparò per andare da un medico. In cucina trovò Elijah che sorseggiava il suo solito thè.

“Buongiorno” gli disse lei con un sorriso timido. Davvero incredibile come era cambiato il suo umore ma forse la cosa migliore era abituarsi a quella nuova realtà senza troppi problemi.

“Buongiorno Briony.” rispose lui educato senza però guardarla in faccia.

“Ti senti meglio stamattina?” le chiese poi appoggiando il thè sul tavolo.

“Meglio grazie. Sei stato gentile, non dovevi.." disse lei, senza alcuna acidità ma semplice educazione mista a timidezza. Non le era mai capitata prima una situazione del genere; il disagio quindi calzava a pennello.

Elijah comunque non si scompose nella sua postura aristocratica e lo guardò con semplicità. "Di certo non potevo lasciare in quel modo una ragazza in difficoltà, che per di più ha avuto la gentilezza di ospitarmi. Mi sembrava doveroso." disse mettendo via un fazzoletto da cucina.

Briony suo malgrado si sentì incendiare le gote. E non ne sapeva nemmeno il motivo, dato che lei non si aspettava chissà cosa da lui... proprio niente, semplice educazione da bravo gentiluomo.

Quindi cancellò quel rossore improvviso come nulla fosse e sviò lo sguardo: "Adesso vado in città da un dottore.” Ma mentre si voltava, notò che Elijah portava lo stesso completo nero. “Se vuoi… posso andare in città a comprare della roba nuova per uomo. Ormai quegli abiti sono vecchi e usati e inoltre me li voglio sbarazzare.”

“Ci ho già pensato io. Mi sono procurato degli indumenti nuovi. Grazie per averlo chiesto però.” disse voltandosi infine verso di lei con un sorriso garbato.

<< E quando se li è procurati? >> Pensò Briony. << Forse li ha rubati a una delle sue vittime… >> Ma Briony scacciò subito quel pensiero. Cosa faceva Elijah non le importava, il suo stile di vita era chiaro anche perché per restare potente e forte bisognava nutrirsi di sangue umano.

Non poteva di certo imporgli di non cibarsi di ciò, anche perché Elijah aveva fatto ben capire che se qualcuno lo intralciava gli avrebbe fatto fare una brutta fine…  Ma gli abitanti di Mystic Falls non erano stupidi. Tutte quelle sparizioni improvvise avranno suscitato dei sospetti. Dovevano stare più attenti per la loro incolumità.

Ma così sembrava che lei si volesse impicciare nella sua vita e quindi decise di tenere la bocca chiusa. D’altronde si conoscevano soltanto da pochi giorni.. e poi lui se ne sarebbe andato…  non doveva pensarci  così tanto.

“Va bene. Fai come se fossi a casa tua.” Disse Briony infine, andandosene dalla cucina e sentendo in gola la stranezza di quella battuta.

"Mi fa piacere che collaboriamo, in una situazione del genere è obbligatorio e necessario se non si vogliono incorrere a situazioni spiacevoli per tutti." affermò Elijah all'improvviso col suo classico tono distante.

Lei comunque lo sentì benissimo e si girò circospetta. Cos'era, un'altra minaccia? Quel vampiro aveva ben poca fiducia negli altri allora... o forse lui stesso non desiderava proprio lasciarsi andare. "Che vuoi dire scusa?" domandò lei cercando di frenare la stizza.

Lui la fissò come nulla fosse. Rieccola la statua elegante dalla perfetta linea di ghiaccio: "Non intendevo minacciarti o essere sgarbato e offensivo, se è questo che pensi. Era solo una semplice constatazione per una convivenza civile, visto che la realtà là fuori dà già dei problemi non proprio trascurabili." disse lui in maniera meccanica e diligente, come se fosse un avvocato di alta classe.

Briony lo guardò di sottecchi, non sapendo bene se bersela o meno. Quel tipo era davvero un mistero e non aveva alcuna certezza su come sarebbero andate le cose in futuro. Comunque decise per il quieto vivere di non darci peso e si girò di nuovo, pronta a uscire.

“Però” la interruppe Elijah “Se vuoi posso disfarmi io degli abiti.” disse nella classica maniera educata.

“Oh no, ci voglio pensare io.”

“Appartenevano ad un altro tuo coinquilino?” chiese Elijah con un sorrisetto misterioso.

“Sì erano del mio ex.”

“E ora che fine ha fatto, se posso chiedere?”

“Boh.. sarà morto” Lo disse con un filo di ironia, ma consciamente Briony sapeva che era così… Elijah si accorse del doppio senso ma non fece domande.

<< Meno male. La cosa che apprezzo di più in Elijah è il fatto di farsi gli affari propri e non fare domande scomode >> pensò ironicamente.

Si salutarono ancora e uscì.

 

Briony era stata dal medico, le aveva prescritto degli antibiotici e una crema antidolorifica. Sperava che avrebbe fatto effetto in fretta.

Mentre contava le medicine, andò a sbattere contro una persona. “Mi scusi!” disse toccandosi la tempia.

 Ma quando lo guardò in faccia riconobbe il volto dell’uomo che aveva appena scontrato.

“John!!” Urlò sorpresa e contenta.

Briony?? Ma.. ma quando sei arrivata?!” le chiese lui abbracciandola istintivamente.

Lei ricambiò l’abbraccio. Briony e John erano stati molti amici in passato, avevano frequentato la stessa scuola e lo stesso gruppo, e le era dispiaciuto molto non sentirlo più per qualche tempo. Lei era andata a Seattle e lui girava il mondo alla larga da Mystic Falls.

“E tu giramondo?? Da quando Mystic Falls è degna della tua presenza?” gli chiese ridendo.

“Sono tornato dopo che mio fratello e Miranda sono morti…volevo stare vicino ai ragazzi.”

“E’ vero…mi dispiace tanto John, deve essere stata dura anche per te..”

“Sì lo è stato…ma ora sto cercando di tirare avanti. Per il bene di Elena e Jeremy.”

“Hai fatto bene John…perdere dei genitori così giovani deve essere stato difficile, soprattutto come loro. I ragazzi devono sentire il calore della famiglia.” disse Briony in tono amorevolmente dolce.

John si mise a ridere scuotendo la testa.

“Beh che c’è?” gli chiese Briony curiosa.

“Quando sono tornato non ho ricevuto un abbraccio caloroso. Dire che nessuno è felice di vedermi sarebbe un eufemismo.”

“Non dire così John... è vero hai un carattere terribile a volte e un po’ menefreghista ma se dovessi cercare un amico su cui contare, quello saresti tu.” disse Briony sincera e dandogli una pacca.

“Sei l’unica persona in questa città che lo pensa davvero.. neanche a casa mia sono ben accetto.”

“Stai da Elena e Jeremy vero? E…con Jenna.” Non riuscì a trattenere un risatina.

Jenna detestava moltissimo John, non solo per il fatto che lui l’avesse trattata come un panno usato in gioventù, ma anche per tutto il carattere in sé. John non si era mai fatto scrupoli delle sue azioni, anche se erano sbagliate, e lui aveva ferito il buon cuore di Jenna.

“Sì guarda, mi odia è a dir poco. Ogni volta che arrivo cambia direzione in casa e se oso parlarle mi risponde in malo modo o con battutine acide, e mi urla sempre di andarmene da quella casa. Ma è anche casa mia e non me ne vado. Inoltre i ragazzi sono sempre nei guai, gli serve un pugno di ferro in famiglia…Jenna a volte è troppo permissiva con loro.”

Briony allora pensò se fosse il caso dire a John che lei sapeva tutto… era al corrente che John aveva fatto un bel casino in città per proteggere Elena e il suo tentativo aveva provocato più male che bene. Ma un alleato come lui poteva sempre servirle. Inoltre erano amici… si fidava di lui, per davvero.

“Senti John…tu sai che io so?” chiese titubante.

“Sai cosa?”

“Dai lo sai…quella cosa….che deve rimanere segreta…” parlavano tutti e due a bassa voce in mezzo al marciapiede perché magari qualcuno poteva girarsi e ascoltare.

John capì cosa lei intendesse e rimase di stucco. Ovviamente nessuno gli aveva riferito niente.

“Tu quindi sai…

“Sì lo so. Me ne ha parlato Caroline.”

John la guardò e, preoccupato che qualcuno li ascoltasse, le disse nell’orecchio: “Meglio non parlarne qui. Nessuno deve sapere dei vampiri, Briony.”

“Beh certo per chi mi hai presa? Mia sorella è stata chiara, o teniamo la bocca chiusa oppure…” Briony fece un gesto come per dire che le avrebbero mozzato la testa.

“Bene. Sei sempre stata una ragazza intelligente e so che posso fidarmi di te. Andiamo a casa mia”

“Vuoi dire a casa di Elena?”

“Sì lì potremmo parlare in pace…deve essere stato uno shock per te.” sussurrò dispiaciuto.

Negli occhi di John trasparì della compassione per lei. Ma lui non poteva sapere che lei sapeva già da tempo dell’esistenza dei vampiri…prima che lei ritornasse.

I due si incamminarono verso casa Gilbert.

 

 

FINE CAPITOLO

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Capitolo 5
*** Un'ambigua alleanza ***


5 CAPITOLO

 

Quando arrivarono a casa di Elena, John si raccomandò subito con Briony di non dire nulla a Jenna, la quale non sapeva niente di tutta questa storia.

“Non è giusto che lei sia all’oscuro di tutto. Prima o poi lo verrà a sapere!” esclamò Briony sconcertata, anche se il buon senso le diceva di tenere lontano l’amica da tutti questi guai. Eppure le bugie venivano sempre a galla.. anche se cerchi in tutti i modi di nasconderlo dietro false maschere. Purtroppo lei ne sapeva qualcosa.

“Io l’ho sempre detto ad Alaric che è ora di dirle la verità ma tutti pensano che dalla mia bocca esca solo veleno.”

“Chi è Alaric?”

“L’insegnante di storia di Elena e Jeremy ma quella è solo una copertura, in realtà lui è uno pseudo cacciatore di vampiri, venuto in questa città per vendicarsi della morte di sua moglie”

Briony sbattè le palpebre, completamente allibita da ciò che era successo in sua assenza:

Accidenti…non lo sapevo.  ci serve sempre uno che uccida i vampiri nel peggiore dei casi…non si sa mai…si è scoperto chi ha ucciso sua moglie?”

Quando però incrociò le braccia, sentì una morsa interiore nel petto. Uccidere vampiri… forse era giusto… in fondo quello era il mestiere di suo padre e lei aveva assaporato i loro effimeri artigli tempo prima… di certo non meritavano chissà quale compassione… ma il pensiero dell’ospite che aveva in casa le fece stringere di più quella morsa… nel ricordarsi la conversazione che avevano avuto, quella stretta si intensificò, originata dalla paura.

Di certo quel sussulto improvviso non aveva nulla di positivo, solo dettato dall’auto sopravvivenza. Che altro doveva esserci? Nulla. In fondo lo conosceva a malapena, ma ne aveva già assaporato la paura. Anche se in certi occasioni Elijah si era comportato in maniera stranamente gentile, come un uomo d’altri tempi, Briony non poteva comunque abbassare la guardia né concedergli la sua piena fiducia. Sarebbe stato da sciocchi.

“Sì. Credo che tu abbia avuto il “non-onore” di fare la sua conoscenza..”

La risposta di John la fece ritornare alla realtà.

Briony lo guardò allora sorpresa e ci arrivò subito. “Fammi indovinare…Damon Salvatore” disse con un ghigno.

“Sempre lui!”

“Ma perché respira ancora mi chiedo?? Se ha ucciso tutte quelle persone a sangue freddo e stava per far fuori pure me, perché gira per la città come se niente fosse??” domandò sconcertata, mentre una sua vena pulsava per l’odio a causa di ciò che il vampiro le aveva combinato.

“E’ complicato Briony…. Adesso il periodo buio di Damon sembra sia finito almeno da quanto dice Elena…

“E bisogna credere a tutto quello che dice Elena? Lei è troppo buona e compassionevole, sicuramente l’avrà soggiogata o robe del genere perché non mi sembrava che il suo periodo buio fosse finito quando ha tentato di strangolarmi!!”

John si mise a ridere. “Probabilmente gli hai dato del filo da torcere!”

“Ti giuro non ho fatto niente per attaccare briga con lui…Damon mi ha tirato fuori di casa con l’inganno”

“Se tieni alla tua vita, stai lontana da Damon Salvatore. Avrà sicuramente intortato mezza città con il suo bel faccino e le sue belle parole convincenti ma con me non attacca. Non mi sono mai fidato di lui e mai lo farò. Per questo ho tentato di tendergli una trappola...”

“Sì Caroline me l’ha detto. Ma la tua trappola ti si è rivoltata contro vero? E ora sei tu il cattivo. Dio, il mondo gira alla rovescia! Dovrebbe essere lui quello emarginato da tutti, non tu John!” affermò lei guardandolo sincera e appoggiandogli una mano sulla spalla.

“Ho commesso molti errori anche io… tentare di uccidere il fidanzato di Elena non mi ha fatto molta pubblicità” rispose lui con un filo di amarezza.

“Ma pensavi di proteggerla John… Stefan da quanto mi è stato detto è una brava persona, a differenza del fratello non è violento come lui e ha un animo buono...ma io non lo so con certezza, non lo conosco. Però tu hai agito a fin di bene, quale zio vorrebbe che la propria nipote frequentasse dei vampiri pericolosi?”

Quindi…tu non sai tutta la verità?” domandò lui sbattendo le palpebre.

“Cosa? Caroline cosa mi ha taciuto?” Gli occhi di Briony si sgranarono dalla preoccupazione.

John pensò allora di non dir niente a Briony che Caroline fosse un vampiro, è una cosa che dovevano risolvere loro due.

“Io sono il padre biologico di Elena”

Briony lo guardò stupefatta: “Cosa?? Ma stai scherzando spero!”

“No affatto. Elena è stata data in adozione. Miranda e mio fratello volevano da tempo un figlio e allora gliel’ho affidata sapendo che era in buone mani”

Briony continuava a guardarlo sorpresa. Non avrebbe mai immaginato che John avesse avuto una figlia… lo guardò poi con disapprovazione. Abbandonare un figlio anche se si è giovani è una cosa spregevole. E lei ne sapeva qualcosa… Di nuovo quella stretta al petto.

“Non guardarmi così Briony! Sai benissimo che tipo ero da giovane! Non mi prendevo nessuna responsabilità, figuriamoci un figlio! Mio fratello poi se l’è cavata benissimo”

“Adesso si spiega come mai tutti ce l’abbiano con te” disse Briony scuotendo la testa e guardandolo torva.

“Ma ora sono tornato perché voglio prendermi cura sia di lei…sia di Jeremy. Voglio proteggere la mia famiglia”

“Ma non puoi pretendere da Elena la tua piena fiducia visto che sei spuntato all’improvviso! Devi darle un po’ di tempo… ma chi è la madre scusami?”

“Secondo te?”

Briony ci penso . Arrivare a Damon prima era stato facile ma adesso non aveva nessuna idea. John era stato con molte donne da giovane e non si era mai fatto alcun problema. Scosse la testa in segno di diniego.

“Isobel.” rispose John con un filo di voce.

Briony pensò che due colpi come quelli in una sola mezz’ora avrebbero fatto venire un infarto a chiunque. Insomma considerava Mystic Falls la città più deprimente d’America, invece ora scopriva che era invasa da vampiri, che nel giro di poco tempo moriranno tutti e che John ha fatto una figlia… con Isobel!! C’era da spararsi.

Briony? Ci sei ancora?” John la scosse facendosi turbato.

S-si! Sono solo….insomma so che tu amavi molto Isobel, eccome! Ma non pensavo che lei fosse così stupida da farsi mettere incinta! E tu ovviamente le hai dato corda sul fatto di abbandonare Elena.” Di nuovo la disapprovazione nel suo viso.

“Non l’ho abbandonata…l’ho solo affidata a uno più esperto”

“Se se…John non cambierai mai!”

“E non è tutto…Isobel è la moglie di Alaric

“Come? Caroline mi ha raccontato metà della storia allora!! Con Isobel non sono mai andata d’accordo tu lo sai, ma non le avrei mai augurato la morte…” mormorò incupendosi.

“Tecnicamente non è morta..”

Briony lo guardò come se non capisse…ma poi ci arrivò: “Damon l’ha trasformata non è vero?”

Sì…è stato un suo desiderio. Ormai la vita da umana non le interessava più e voleva diventare a tutti i costi una vampira…

“Ho sempre pensato che Isobel fosse una poco di buona ma non così stupida e incosciente! Si è rovinata la vita con le sue stesse mani, e non solo la sua…anche quella di Elena! Dio mio…

Briony mise la testa tra le mani: tutte quelle informazione travolgenti la stavano facendo impazzire. Si domandò se sapesse davvero tutto di quella storia allucinante.

Quando alzò il viso e guardò John, lesse nel suo volto un pizzico di rabbia. “John...mi dispiace averlo detto…ma sai Isobel non mi era mai piaciuta. Posso pensare come abbia convinto Damon a trasformarla. Questo è il mio punto di vista e non puoi cambiarlo.. e non dire che non ti avevo avvertito sul suo conto!”

“Sì! Mi ricordo che tu non sopportavi Isobel…ma credevo che il tuo giudizio fosse offuscato dalla gelosia” E John la guardò con un sorrisetto furbo.

Briony gli diede allora un piccola spinta per scherzare: “Non te la tirare troppo Gilbert! La nostra storia è incominciata molto dopo che tu avevi mollato la povera Jenna e quando tu ti sei messo con Isobel la nostra relazione era già finita da tempo quindi perché dovrei avere dei rimpianti? Siamo andati avanti tutti e due”

“Sì ho visto come sei andata avanti…con Ivan. Pensavo che ti eri messa con lui solo per ripicca”

Briony lo guardò in malo modo: “John il mondo non gira attorno a te, credimi non penso più a te in quel senso da tanti anni! Inoltre ti potrei sopportare solo come amico…ma come fidanzato” scosse la testa “Sei irrecuperabile!”

 ora mi odi anche tu?”

“No John. Siamo amici. E penso che magari potresti aiutarmi…. Non mi piace che Caroline sia coinvolta in tutto questo e non sopporto neanche l’idea che quel Damon la faccia franca!”

“Non sai quante volte ho provato ad avvertire Elena…ma quando ho cercato di dar fuoco ai preziosi Salvatore, le mie idee psicotiche sono tabù in questa famiglia.”

“Nonostante tutto io penso che tu abbia ragione John… Posso credere che ci sono alcuni vampiri che combattono la propria natura ma da quel che ho visto…non riesco a fidarmi completamente, mi capisci?” Il suo sguardo era terribilmente serio, senza tentennamenti. Di nuovo il pensiero dell’ospite che aveva in casa la bloccò. E di nuovo quello sconvolgimento la turbò… forse perché non ne conosceva la natura e la inquietava saperlo.  Si stava facendo coinvolgere troppo in quella storia e ci sarebbero stato solo trafitture sanguinarie per lei se non sarebbe stata attenta.

“Ti capisco eccome. Ho cercato di proteggere Elena dai vampiri per tutta la vita e non sopporto l’idea che lei li frequenti o addirittura li protegga!” disse John all’improvviso.

Briony assentì con la testa…stava per intraprendere un cammino pericoloso in cui doveva scegliere se stare dalla parte dei vampiri o combatterli. Se suo padre lo avesse saputo…

Briony non dirmi che lascerai passare quello che ti ha fatto Damon?”

“Neanche per sogno! Solo che…Caroline ha detto che lui ci serve perché è molto forte e proteggerà Elena…ma ho dei grossi dubbi. Non possiamo farlo gironzolare per il paese e attaccare delle persone così!”

John all’improvviso si fece serio come se stesse macchinando qualcosa, infatti si avvicinò di più a lei.

“Se tu stessi dalla mia parte…

Ma Briony si scansò subito. “John…non farmi mettere in guai ancora peggiori”

“Non te lo sto chiedendo…ti chiedo solo di…essere alleati. Non dico che devi tradire tua sorella o metterti in pericolo ma solo questo. Se tu scopri qualcosa di grosso, me lo vieni a dire e io farò la stessa cosa. Insieme proteggeremo le persone che amiamo senza che si facciano alcun male e alla fine di tutto potremo vendicarci su quell’infido di Damon Salvatore”

Briony lo guardò pensandoci sù… era rischioso ma molto allettante l’idea.. Doveva parlarne prima con Caroline?

O con Elijah?  

<< No meglio di no, se scopre che mi sto dividendo dal gruppo di “socializziamo con i vampiri” per allearmi segretamente con John Gilbert sarebbe capace di strapparmi il cuore… >> Pensò amaramente ripensando allo sguardo gelido dell’Originario. Le vennero improvvisamente i brividi. Si sarebbe mai abituata alla sua presenza e alla tentazione di non avere quell’ansia terribile quando lo aveva vicino? Un altro brivido di paura le attraversò la schiena.

Tuttavia non disse niente…doveva pensare bene ai pro e ai contro.

“E visto che siamo amici.. ti chiedo almeno tu di essere dalla mia parte quando uno degli amichetti di mia figlia mi minaccia di morte” esclamò poi John.

“Ce l’hanno ancora con te?”

“Mi odiano più che mai! Ho solo quest’anello che mi difende ma non so fino a quanto potrò resistere ai loro attacchi..”

“Non preoccuparti John..” Briony gli si avvicinò con fare convinto “Finchè ci sono io qui non permetterò che uno dei miei amici muoia. Ti difenderò io.” e gli diede una piccola pacca sulla spalla.

John la ringraziò e gli disse di pensarci bene alla sua offerta, quando furono interrotti all’improvviso.

“Bene bene! Cosa abbiamo qui?” Damon era appena entrato in casa senza che se ne accorgessero.

John sbuffò allora incollerito:

“Damon. Vedo che non hai perso l’abitudine di autoinvitarti in casa dove non sei gradito” gli disse John arrabbiato.

“Mi dispiace dirtelo zio John ma la padrona di casa mi vuole eccome qui, e ci starò tutto il tempo che voglio!”

Poi si voltò verso Briony con un sorrisetto: “Ciao sorella di Caroline! Quanto tempo dall’ultima volta!”

Ma lei non gli diceva niente, lo guardava soltanto infuriata. Strinse i pugni.

“Credo che siamo partiti col piede sbagliato, che ne dici di ricominciare? Allora io sono il primo e unico Damon Salvatore…e tu...” esclamò puntandole l’indice.

Ma Briony fece un passo indietro pur di non stargli vicino:

“Non ho alcuna voglia di rifare la tua conoscenza! Sai ho avuto dolori per tutta la notte e indovina chi devo ringraziare!”

“Oh  sono cose che capitano!” disse lui ridendo con noncuranza.

<< Posso capire perchè tutte quante gli vadano dietro come cagnolini >> pensò Briony << E’ un bel ragazzo ma se dobbiamo pensare solo a quello non ci sarebbe più ritegno. >>

“E tu John? Come mai sei ancora qui, e soprattutto sei vivo? Non ti avevo forse detto che se ti vedevo ancora sulla mia strada ti avrei ucciso nel sonno?”

John stava per ribattere ma venne interrotto da Briony: “Ora le cose sono cambiate, non puoi più fare quello che ti pare andando in giro a minacciare la gente di morte!”

“Io non minaccio la “gente”! Minaccio lui!” rispose Damon con un ghigno indicando John.

“Beh ora non lo minaccerai più! John è mio amico e non permetterò che muoia per colpa tua!”

Damon ci rimase di sasso e iniziò a guardarli con sospetto.

Poi rise tra sé e sé: “Oh-oh! E brava la nostra Briony! Prima fa tutta la carina con mister Elijah e ora difende a spada tratta lo zio John! Assomigli davvero a tua sorella…sempre a difendere i disperati e quelli senza speranza!”

Briony non sopportava più la sua arroganza e le sue battutine, se avesse avuto la forza gli avrebbe mollato un bel gancio destro ma si limitò a dirgli:

“Stammi a sentire!” E si avvicinò a Damon senza alcuna paura. La determinazione era palpabile negli occhi verdi. “Non sei nella posizione di dettar legge, soprattutto in questa città dopo tutto quello che hai combinato! Hai sparpagliato cadaveri ovunque, hai ucciso il professore dei ragazzi, hai trasformato Vicky Donovan e la moglie di Alaric nonché madre di Elena in vampiri! Hai aperto una cripta piena di vampiri soltanto per liberare una tizia pazza e psicopatica quanto te! Hai ucciso Jeremy che per fortuna è risorto ma non per merito tuo! E inoltre…

Questa volta il viso di Briony si fece più pericoloso e infuriato: “Ti sei nutrito di mia sorella, l’hai manipolata, usata soltanto per arrivare ai tuoi infidi piani e per poco non ci rimetteva la pelle! Se osi ancora far del male a mia sorella o anche solo farla soffrire… questa volta ti ritroverai tu morto nel sonno!!” Briony urlò quell’ultima frase in preda alla rabbia e se ne andò con passi decisi, chiudendo subito il discorso.

“Accidenti che caratterino!” Sentì dire da Damon. La sua corsa fu fermata da Elena che entrò all’improvviso in casa: “Briony! Che succede? Come mai tutta questa fretta?”

“Niente niente…. Ho solo bisogno di un po’ d’aria” rispose lei tesa cercando di andarsene.

“Sì falla respirare ancora un po’… forse sarà la sua ultima boccata d’aria.” Il vampiro si fece largo nell’atrio e rise di gusto.

“Ora smettila Damon” intervenne John alle sue spalle.

“Chi ti ha dato il permesso di parlare?” E Damon stizzito lo buttò per terra.

Elena sgranò gli occhi dopo quella scena.

“Ma che sta succedendo?” chiese confusa guardando entrambi i presenti.

“Oh niente…facevamo una chiacchieratina amichevole” rispose Damon col suo solito ghigno.

Briony lo guardò allora arrabbiata ma se ne andò senza dire una parola.

Anche John se ne andò barcollante lanciando un’ultima occhiataccia a Damon.

Elena si avvicinò così al vampiro con sguardo intimidito: “Che è successo?”

“John Gilbert e la sorella di Caroline hanno fatto fronte comune”

“Cosa?”

Briony si è messa a difendere John…dice che non permetterà che nessun altro muoia”

“John deve prendersi le responsabilità delle sue azioni…forse Briony non sa tutto..”

“No, lo sa fidati! Ma li ho visti molto in sintonia, forse erano amici o chissà cos’altro! Ma credo che il suo astio nei miei confronti sia troppo forte per giudicare le cazzate fatte da John Gilbert”

“Ammetterai che hai un po’ esagerato con lei..”

“Dovevo farla parlare! E si era messa a fare la prepotente con me. Comunque non ci vedo niente di buono in tutto questo”

“Tu vedi complotti dappertutto” rispose Elena ironizzando.

“Pensaci, se mettiamo insieme due personalità come quei due è la fine!”

Briony è una brava ragazza e inoltre è la sorella di Caroline. La conosco da quando sono nata ed è la persona più onesta che esista…Non ci danneggerà”

“Ne sei così sicura? E penso anche che lei già sapesse dell’esistenza dei vampiri…” mormorò pensieroso.

“Cosa? Impossibile!”

“Non l’ho trovata molto sorpresa quando ha scoperto la mia vera identità…era impaurita sì…ma non sorpresa... Penso che non ci dica tutto e voglio scoprirlo”

“No Damon!” Elena lo bloccò. “E’ meglio che non ti avvicini più a lei. Ce ne occuperemo noi.”

Il vampiro sospirò esasperato.

“Ok. Spero che Caroline abbia fatto bene a dirle la verità. Speriamo che non le venga qualche colpo di testa”

Elena non rispose.

 

Briony era andata via da quella casa, si era fermata su un marciapiede e respirava a fatica. Quel Damon le dava sui nervi più di qualunque altra persona. In quel momento avrebbe voluto prendere a pugni qualcuno.

Senza pensarci due volte cercò il telefono ma poi ricordò di averlo dato a Elijah << Maledizione! >>

Allora andò verso una cabina telefonica e compose un numero. Si sentì la voce di John Gilbert dietro la cornetta: “John sono io”

Briony! Stai bene?”

Sìsì…Volevo dirti che…ci sto” disse in un soffio.

John sorrise: “Hai fatto la scelta giusta. Mi faccio vivo io”

E chiuse la comunicazione.

 

FINE CAPITOLO.

 

PS: scusate se faccio apparire sempre Damon come uno stalker impazzito! E c’è una ragione dietro al comportamento brusco di Briony…lo scoprirete presto!

 

 

 

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Capitolo 6
*** Attacchi isterici ***


6 CAPITOLO

 

Ormai era fatta.

Non si riusciva a spiegare la furia e la rabbia che le attraversava il corpo inesorabilmente. Era come se le si fosse iniettato nelle vene un desiderio terribile di colpire, di fare del male.

Questo le fece molto paura. Non avrebbe mai immaginato di poter pensare quelle cose.

Le uniche volte in cui era ricorsa alla violenza era stato per difendersi… nulla di più. La sua sopravvivenza era l’unica cosa che aveva contato in quel momento.

Ma quando aveva accettato l’alleanza di Gilbert, le si era formato istintivamente un sorriso malefico nel viso. La solo idea di farla pagare a Damon Salvatore e a tutti quei vampiri la eccitava da morire, le offriva un ambiguo senso di appagamento.

Briony si intravide nello specchio della cabina telefonica.

Il volto che vide riflesso non poteva appartenerle. Quel volto distorto e agghiacciante era il suo? Le sembrò distaccarsi dalla sua stessa faccia, si spaventò di quello che vide e si allontanò in fretta dal suo riflesso, respirando a fatica.

Era riuscita a riprendere il controllo di se stessa, era tornata finalmente normale ma il cuore batteva velocissimo. Il desiderio di vendetta era svanito, così in fretta come era comparso, lasciando solo confusione.

<< Avrò fatto bene ad accettare l’offerta di John? >> si chiese ripetutamente Briony, camminando verso il paese.

Non pensava che la loro alleanza le avrebbe fatto correre dei rischi, ma credeva di aver fatto un errore nell’accettare così precipitosamente. E se qualcuno lo avesse saputo e avrebbe frainteso?

Qualcuno come….

Ma smise di pensarci. In fondo lei e John volevano la stessa cosa. Proteggere le persone che amavano. Cosa c’era di sbagliato in questo? E se nel pacchetto era incluso anche di vendicarsi di Damon meglio no? Uno in meno di cui preoccuparsi.

Ma nonostante tutto quei pensieri non riuscivano a calmarla. Il cuore non cessava di battere forte per una schiera di emozioni.

 

Oltrepassò la piazza con fare incerto. Si sentiva ancora scossa dopo quello che aveva provato e sentito… Il sangue le ribolliva nelle vene e ormai stava per scoppiare. Se qualcuno si fosse avvicinato con un fiammifero sulla sua pelle probabilmente avrebbe preso fuoco.

Sfortuna volle che incontrò Carol Lockwood.

<< No, non ora ti prego >> pensò Briony amaramente.

Ma Carol le venne incontro sorridendole: “Briony! Allora hai deciso di restare?”

La ragazza non fece in tempo a rispondere che si ritrovò vicino John Gilbert.

“Buongiorno Signora Lockwood… Briony.” L’uomo si voltò verso la ragazza e le sorrise.

“Ciao.” Briony non osava dire nient’altro. Non voleva rispondere alle domande impertinenti di quella vecchia acida e non voleva neanche affrontare il discorso con John.

All’improvviso vide in lontananza una coppia che passeggiava: la donna mostrava delle case con una cartina in mano a un uomo distinto con un completo nero. Osservando attentamente notò che quella coppia erano….Elijah e Jenna?!

Briony spalancò occhi e bocca contemporaneamente, e senza volerlo esclamò:

“Ma cosa…?” Il suo volto preoccupato e shockato non passò inosservato a Carol e a John, che si girarono verso la stessa coppia. Jenna poi notò la loro presenza e corse subito verso di loro.

Briony! Elena mi aveva detto che eri tornata!”  Jenna le si parò di fronte con un sorriso estasiato e contento, mentre vicino a lei c’era Elijah che la guardava fisso negli occhi incuriosito ma con distanza.

Entrambi osservavano con sospetto i loro strani partner, per motivi diversi: Briony si chiedeva cosa faceva Elijah con una ragazza innocente Jenna e cosa voleva da lei, mentre Elijah si domandò se doveva preoccuparsi dell’ambigua vicinanza tra lei e il diabolico zio Gilbert, che più spesso aveva procurato problemi.

Briony smise di pensare a simili cavolate e abbracciò la sua amica d’infanzia.

“Jenna!” rispose con felicità dandole un bacio sulla guancia.

“Mi sei mancata! Prometti che non scappi più!” mormorò Jenna che aveva quasi le lacrime agli occhi.

Briony sorrise e le accarezzò il viso. Era felicissima di aver visto la sua cara Jenna, erano state molto unite in passato soprattutto nel periodo della scuola e la considerava una vera e leale amica.

Ma non riusciva a dimenticare… il fastidio quando l’aveva vista a passeggio con Elijah come due fidanzatini. Jenna non stava forse con quell’insegnante di storia? Che cosa c’entrava col quel vampiro?

Il fastidio si stava tramutando in qualcosa che non doveva proprio esistere dentro di lei, e razionalmente lo definì una sorta di preoccupazione per l’amica.

Briony infatti continuò a fissare Elijah domandandosi ripetutamente il perché della sua vicinanza con l’ignara Jenna. E allo stesso tempo Elijah osservava John e Briony con un espressione fredda, quasi inquietante, come se avesse già capito tutto.

Briony entrò in panico e abbassò lo sguardo per non far apparire il suo disagio.

Carol, che finora non aveva parlato, aveva notato la tensione e disse: “Briony, probabilmente non conosci Elijah Smith. E’ un esperto di storia ed è venuto a Mystic Falls per studiare la nostra cultura.”

La ragazza si girò verso Elijah e sorrise divertita. “Smith?”.

“Sì, non ho ancora avuto occasione di dirvi che…” Elijah guardò Briony sorridendo gentilmente “La signorina Forbes mi sta ospitando a casa sua in questo momento”

Tutti guardarono Briony sorpresi, incluso John, che non se l’aspettava.

<< Oh oh. >>

Mmm sì..” rispose lei titubante “Elijah cercava un posto dove stare, abbiamo fatto due chiacchiere e insomma la mia casa è grande e gli ho offerto di stare lì.” Cercò di non far trapelare il suo turbamento e che il vampiro si era quasi imposto nel voler stare a casa sua.

“Non sapevo che cercava un alloggio, se me lo diceva avrei provveduto sicuramente a procurarne un altro più… appropriato” disse con un tono acido Carol.

“No” rispose lui prontamente “La casa va benissimo. Finchè la signorina vorrà ospitarmi…” Elijah lasciò la frase in sospeso, guardando John. E lui ricambiò con uno sguardo diabolico.

Briony..” Carol continuò con le sue domande impertinenti “Non mi hai detto se rimani o no..”

“Ho deciso di restare.” rispose convinta.

“Oh bè… sai che dobbiamo parlare di quanto è accaduto… mio marito e tuo padre, come ben sai, avevano fatto un accordo per il bene di tutti. Pensavamo che tu rimanessi a Seattle per sempre.”

<< Ti piacerebbe >>

“Carol ormai la cosa è risolta no? Il caso è chiuso, non vedo perché dovete trattarmi come la persona che non sono…” rispose fissandola seriamente ma con una striscia calda di fastidio che le percorreva sotto la pelle.

“Oh no ma certo!” rispose nervosa Carol guardandosi attorno “E’ solo che il tuo ritorno ci ha colti alla sprovvista e immagino che non avessi pensato alle conseguenze..”

John si intromise nella discussione “Carol, se Briony vuole rimanere non vedo il motivo per cui non debba restare. Come ha detto lei, il caso è risolto e nessuno ne parla più ormai. Sono sicuro che Briony non darà nessun fastidio anzi..”

“Sì però dovete capire… le circostanze… insomma non farmelo dire così ma lo sai che nella tua famiglia ci sono parecchie cose in ombra, e il lavoro così adatto alla tua genia non ti aspetta più a Seattle?” affermò Carol contorcendosi le mani agitata ma con una sicurezza spavalda nella voce.

Briony sgranò gli occhi allibita. Cosa sapeva quella vecchia befana? Come osava criticarla per la natura del suo lavoro, quando non l’aveva neanche scelto lei e aveva solo dato una mano con le scartoffie nei casi? La stavano davvero trattando come una che ci sguazza nel soprannaturale, che crea un’allegra combriccola con i mostri, quando la realtà era ben altra.

Le venne tuttavia da guardare Elijah di sottecchi per via della nuova situazione che era venuta a crearsi, ma per fortuna riuscì a focalizzarsi sul mettere Carol al suo posto. Intanto gli altri guardavano straniti la scena, interrogandosi in silenzio.

“Il mio innocuo e civile lavoro che ambiva ad aiutare la comunità si è concluso. E… non devo certo essere io dire adesso che ci sono tante cose in ombre soprattutto in questa cittadina e chi la governa. Purtroppo non ci si può far niente.” Disse sicura con un sorriso fintamente sarcastico.

Carol stava per strozzarsi per quella frecciatina, quando per fortuna intervenne John.

“Ma!” Questa volta John alzò la voce “Abbiamo altri problemi a cui pensare. Io in quanto membro del consiglio sono favorevole che Briony resti e pace fatta… Andiamo! Non vorrà cacciare dalla città una ragazza che non ha fatto niente di male!”

Briony guardò John sorpresa e gli sussurrò un grazie.

Jenna anche lei per una volta diede ragione a John, e disse che Briony aveva tutti i diritti di restare e non c’era bisogno di fare tutto quel trambusto.

“Non sono io che l’ho deciso. Un anno fa il padre di Briony e mio marito hanno fatto un accordo che doveva essere rispettato. Credevo che lei fosse tornata solo per venire a trovare la sorella ma vedo che non è così. Deve essere il capo del consiglio a decidere se puoi rimanere a Mystic Falls o no.”

“E chi è il capo del consiglio?” chiese Briony

“Damon Salvatore”

Il suono di quel nome le diede una morsa allo stomaco. Restò paralizzata non riuscendo a capire il perché di tutto questo.

 Damon Salvatore….quel vampiro bastardo che non si faceva alcuno scrupolo ad attaccare le persone e che aveva mentito spudoratamente sulla sua identità, era capo del consiglio?!

Elijah, che finora non aveva parlato, disse con un sorriso guardandosi attorno “Andiamo bene.”

Briony sapeva cosa voleva dire… a Damon Salvatore bastava un semplice “no” per scacciare Briony dalla città e evitare inutili problemi con quella guastafeste.

Si chiedeva come avesse fatto ad aver intortato mezza città e mezzo consiglio. Come potevano quei cretini credergli? Era un imbroglione e li stava ingannando nella maniera più spregevole.

Un vampiro senza scrupoli a capo di un consiglio che dava la caccia a dei vampiri. Forse era per questo che alla fin fine gli innocenti ci rimettevano sempre.

Senza volerlo si mise a ridere tra sé e . Ma non era una risata comica. Era una risata che faceva male, che tagliava prima di tutta se stessa.

Carol allora la guardò torva ma non disse niente.

Briony si mise le mani nei capelli cercando di sistemarseli, ma lo fece per nascondere le lacrime di rabbia che stavano per fuoriuscire. L’agitazione stava prendendo possesso delle sua ossa così come l’indignazione che proprio un vampiro doveva decidere per la sua vita… Non ne aveva avute già abbastanza?

“Beh, come è strana la vita no?”

Nessuno rispose. L’unico che capì che ormai Briony era al limite fu Elijah, che disse a Jenna che il loro giro turistico era finito e invitò Briony ad andare a casa con lui.

John però non fu d’accordo e disse che era meglio se andava a casa di Elena, dove era fra amici. E sottolineò l’ultima parola in modo tagliente, come se Elijah non fosse uno di loro.

John Gilbert non si fidava dei fratelli Salvatore, figuriamoci di un Originario.

Briony ringraziò John ma disse che sarebbe andata a casa sua perché era troppo stanca. Elijah allora senza perdere tempo prese il braccio di Briony e andarono via di lì.

La presa sul suo braccio era molto forte ma lei non oppose resistenza. Il gelo della mano di Elijah invase tutto il suo braccio ma non ammorbidì la rabbia che aveva dentro.

Era troppo arrabbiata… troppo frustata… se avesse detto una sola parola, sarebbe accaduto il finimondo.

Come prima era ansiosa di uccidere… di uccidere tutti quelli che le facevano del male e che osavano contrastarla.

“Dove hai messo la macchina?” le chiese Elijah all’improvviso.

“Non lo so.” rispose scontrosa non guardandolo nemmeno.

Elijah lasciò correre per questa volta e non fece più nessuna domanda. Aveva notato che Briony era agitata, molto agitata. Il suo stato d’animo sfiorava un furia incontenibile, ma nascondeva una delusione atroce sotto la superficie e un senso di sconfitta.

Briony sembrò ritornare all’improvviso alla realtà e sembrò accorgersi solo in quel momento della presa di Elijah sul suo braccio.. la presa di un vampiro che non osava mollarla e che la teneva in pugno… sembrò tornare lucida e cercò così di scostarsi per impedirle di toccarla ancora. Non importava se lui era  Elijah, quello che a volte si era dimostrato tanto galante con lei, perché in quel momento si rese conto che dopotutto era un vampiro. Un Originario per giunta.

Cose le era saltato per la testa?

Elijah comunque non aveva proprio intenzione di lasciarla andare e continuava a camminare, noncurante delle sue proteste.

“Lasciami.” gli ordinò lei cercando ancora di scansarsi da quella presa glaciale. Vedendo che lui non le dava la benché minima occhiata, lei cercò di essere più gentile:

“Per favore.”

Lui però non se la bevve che infatti sorrise freddamente dall’alto: “Un classico. Voi umani cercate di risolvere i vostri guai solo con un semplice per favore o mi dispiace, che in realtà non è nemmeno sincero.”

Briony si irrigidì notevolmente. Credeva di essere la sola a fare distinzione tra vampiri e umani dopo l’ultima conversazione con Elijah, ma a quanto pare non era così… e si poteva intravedere benissimo come quel vampiro orgoglioso la pensasse su quella differenza.. La sua perenne superiorità l’avrebbe fatta imbestialire ma in quel momento rimase apatica.

Smise di lottare e si costrinse a restare al fianco di Elijah. Anche se, nonostante le apparenze, sembrava che tra di loro stesse per sorgere una barriera invisibile che permetteva l’uno di vedere l’altro, ma non di entrare in contatto.

 

Quando finalmente tornarono a casa nessuno dei due disse niente. Briony si era un po’ calmata, le mani avevano smesso di tremare dalla rabbia e il suo cervello non pensava più all’idea di uccidere qualcuno, magari Carol Lockwood. Ma era ancora scossa dalla notizia che Damon Salvatore fosse il capo del consiglio. Le venne da ridere ma si trattenne.

Elijah aveva osservato per tutto il viaggio quella strana ragazza. Si chiedeva cosa avessero da spartire lei e quell’infido di John Gilbert. Li aveva trovati molto in confidenza e questo non gli aveva fatto per nulla piacere.

John Gilbert era il tipico individuo che pensava solo al proprio tornaconto, non gli interessava se qualcuno ci andava di mezzo o soffrisse. Per di più era davvero diabolico nei suoi piani. L’appellativo meno volgare che Elijah gli venne in mente pensando a quell’uomo era “feccia umana”.

Elijah però aveva molte domande da farle. Di cosa stava parlando Carol Lockwood? Di quale caso? Perché si era arrabbiata in quel modo? Cosa c’era tra lei e John Gilbert?

Non erano affari suoi, ma erano tutti sulla stessa barca. E Elijah voleva capire veramente chi aveva di fronte, senza inutili preamboli.

Briony evitò lo sguardo indagatore che le lanciava il vampiro in silenzio, e andò direttamente in cucina.

Si sciacquò la faccia con l’acqua fredda nel lavello.

“Sei silenziosa.” disse Elijah entrando anche lui in cucina. Appoggiò elegantemente la spalla contro lo stipite della porta.

“Sono solo un po’ tesa…

“Per quello che ha detto Carol Lockwood?” Elijah rise freddo “Non devi dare peso a tutto quello che dice. Quella donna è una perdente, crede che dopo la morte del marito sia lei a governare Mystic Falls ma in realtà non ha capito niente di tutto quello che sta succedendo.”

Briony non rispose. Gli dava le spalle.

Elijah si avvicinò lentamente. Senza fare alcun rumore.

“Non si riferiva a quello che sta succedendo ora. Si riferiva a un fatto accaduto un anno fa. Che ti riguarda.” puntualizzò.

Briony si innervosì. Non era proprio il momento adatto per parlarne. Non voleva… era ancora arrabbiata… tormentata.

“Che cosa hai fatto Briony?” Nella sua domanda però non c’era un tono d’accusa. Voleva solo sapere cosa le era successo.

Ma in quel momento lei esplose. Si girò verso di lui irritata. Non sembrava neanche più lei. Elijah vide della rabbia e dell’aggressività repressa in quella ragazza. I suoi occhi sembravano diventati accesi.

“Mi stai facendo il terzo grado ed io dovrei pure risponderti semplicemente?" le fuoriuscì un sorriso tirato, si mise disturbata una mano nei capelli "Dio mio.. tu sei un vampiro!" gli disse come se fosse quello il gran problema del suo stato. "Io non ti devo dire proprio niente, anzi sei tu che mi devi qualcosa! Credi che il fatto che tu sia un maledetto vampiro ti dia qualunque diritto? Non ce l’hai e mi dispiace infrangere il tuo solido orgoglio, anzi no non mi dispiace visto che a te non piacciono i falsi buonismi! Ma sono cose che riguardano solo me. Me soltanto!” Urlò alzando di molto il tono della voce.

Il vampiro non sbattè neanche le palpebre, continuava a fissare la ragazza con uno sguardo gelido che non faceva trapelare niente. Come se non fosse affatto interessato al suo stato d’animo deteriorato e spezzato.

Briony deglutì nervosa, e farfugliò un “lasciatemi in pace” mentre si incamminava fuori dalla cucina come una furia.

Ma Elijah all’improvviso la prese per un braccio con forza e le impedì di uscire. Con uno strattone si ritrovarono vicini, l’uno di fronte all’altra.  

Quel gesto così brusco la prese in contropiede perché finora aveva giudicato quel vampiro misterioso un tipo freddo, scostante, non incline a mostrare la sua enorme forza fisica. Infatti lui utilizzava solamente la sua calma gelida e i suoi occhi neri diabolici per intrappolare le sue vittime.

Si vede che con lei si divertiva ad usare altri mezzi.

Lo sguardo del vampiro la incenerì quando Briony tentò di divincolarsi, inutilmente.

“Tu non vai da nessuna parte.” disse feroce Elijah.

Probabilmente il tono della ragazza così irrispettoso nei suoi confronti lo aveva fatto mandare in bestia.

Briony gli diede dei colpi sul petto per strattonarsi ma era come se avesse sferrato un pugno a una parete di pietra.

“Lasciami! Io non ho fatto niente!” gridò col respiro affrettato, non osando guardarlo in faccia.

“Ah no?” chiese Elijah con un sorrisetto, sollevandole il mento.

Briony non volendo arrossì. Sperò comunque che il pallore per via della paura facesse soccombere il rossore dovuto all’imbarazzo di quel gesto.

“Perché, anche tu vorrai custodirti i tuoi segreti oscuri, Elijah.” Affermò lei poi indossando una maschera dura perché era l’unico modo per non farsi soccombere da tipi del genere che pretendevano di possedere il mondo.

Il vampiro perciò corrugò la fronte, non aspettandosi quella dimostrazione di carattere. La teneva ancora in pugno, i loro occhi induriti sembravano irrimediabilmente legati da un filo invisibile.

“Capovolgere la situazione non ti sarebbe d’aiuto. E non sono stato io a comportarmi da maleducato adesso.” Replicò lui sicuro ma con un sorriso furbo che gli stirò le labbra sottili.

Sentendosi colpita, Briony non riuscì oltre a sostenere quello sguardo, fu anche troppo per lei, quindi lo abbassò miserevolmente.  Non c’erano vie di fuga, anche volendo non sarebbe riuscita ad allontanarsi e allora in quella lotta si arrese, lasciando cadere il braccio esausta.

“E ora che vuoi fare?” le chiese Elijah in tono disinteressato.

Briony non lo guardò in faccia, tentando di riprendere il ritmo impazzito del cuore.

“Non ti conviene mai più rivolgermi un tono del genere.” ribattè lui subito dopo in tono fermo, non ammorbidendo però la sua presa.

Briony abbassò di più lo sguardo per sfuggire ai suoi occhi tetri, come una piccola preda.

In realtà era tutta una finta, non si era arresa e non aveva lasciato da parte il suo odio. Le arrivò alla testa quella dolce sensazione come quella che aveva provato dentro la cabina telefonica.

Briony svelta come un serpente si liberò di lui e si girò prendendo un coltello da uno dei cassetti. Ma Elijah, che aveva dei buoni riflessi e più esperienza di lei, la fermò bloccandole di nuovo il braccio.

Il coltello era ancora impugnato nel palmo della mano di lei, ma la presa dell’Originario sul suo braccio era così forte da impedirle qualunque movimento. Eppure sarebbe bastato poco… il coltello era vicinissimo al petto di Elijah, sopra la clavicola.

Si guardarono negli occhi in segno di sfida, il respiro di Briony era stranamente spezzato  e cominciava ad avere freddo nel braccio. Lo sguardo di Elijah invece era duro come il marmo.

Questa volta Briony cedette sul serio. La presa del vampiro sul suo braccio era talmente forte che lei lasciò cadere per terra il coltello con un gemito di dolore.

Cadde per terra anche lei stremante e ormai senza forze. Respirava appena.

Non voleva farsi vedere debole. Non davanti a un vampiro.

Le vennero le lacrime agli occhi dalla rabbia.

“Ora cosa fai, piangi? Che capovolgimento di spettacolo” commentò Elijah con freddezza e risentimento, alzando il sopracciglio e guardandola dall’alto.

Lei dal canto suo lo fissò arrabbiata. In lui non vedeva più lo stesso Elijah: bello, elegante e affascinante, che l’aveva salvata e che si era dimostrato così gentile portandola a letto a dormire senza neanche torcerle un capello.

Vedeva solo un orribile vampiro che doveva essere eliminato, con cui non doveva averci niente a che fare. Uno come lui non ha diritto di vivere. E’ un mostro, solo un mostro.

<< I vampiri e gli umani non possono vivere nello stesso mondo. Una delle due razze deve per forza scomparire dalla faccia della terra  >> così le diceva sempre suo padre.

Aveva ragione.

Ad un tratto però socchiuse le palpebre e le riaprì all’improvviso. Come se si fosse appena svegliata da un incubo che lei stessa aveva vissuto nella realtà.

Cosa aveva fatto? Perché si era comportata in quel modo orribile? Cosa le era saltato in testa?

La rabbia e l’odio che l’avevano percossa qualche attimo prima erano svaniti del tutto. Briony non riusciva a capire, ad immaginare come aveva potuto pensare quelle cose… e tentare addirittura di accoltellare Elijah.

Non era più in lei, il cuore sembrava essersi spento dentro il petto.

Elijah si accorse del suo cambiamento repentino infatti sbattè le palpebre, stranito.

Un attimo prima Briony sembrava una furia indemoniata come se fosse posseduta da Satana in persona, mentre ora era ritornata normale. La stessa ragazza che l’aveva soccorso a casa Salvatore.

Briony tremava tutta, aveva paura della reazione di Elijah e della propria. Non aveva mai sferrato un attacco così violento con un coltello. Sembrava come se il suo cervello non ragionasse più e il corpo agisse in base ad istinti che non le appartenevano.

Forse davvero era rimasta troppo traumatizzata dal passato.

“Elijah..” Briony balbettò il suo nome. Non riusciva a guardarlo in faccia dopo quello che aveva combinato. Temeva un’altra sua reazione brusca e di scorgere nei suoi occhi l’odio che poco prima l’aveva attraversata.

“Non so cosa mi sia preso, non stavo pensando… mi dispiace, non volevo farlo..” Era sul punto di piangere, ma questa volta non dalla rabbia.

Elijah la osservò attentamente. Era un buon lettore di menti dopo tutti quei secoli passati a vivere con gli umani, a scorgere ogni loro incertezza e sentimento. Captava ogni singolo pensiero anche semplicemente da un battito cardiaco.

Le credeva. Il suo cuore che ora batteva all’impazzata mostrava la sua paura, come se stesse gridando a gran voce di ricevere compassione.

Il suo probabilmente era stato un gesto estremo, folle sì ma dettato dalla frustrazione, dal sapere che nessuno stava dalla sua parte o la proteggeva. Un gesto umano. Disperato.

Si inginocchiò davanti a lei e le disse piano: “Non hai fatto niente, tranquilla”

Briony tremava ancora come una foglia, con gli occhi sbarrati dal terrore, pallida come solo un’umana poteva essere. Elijah allora ebbe compassione per lei, almeno un po’. Sentì quell’emozione che aveva assopito per troppi secoli ricrescere lentamente, sorpassando la sua corazza indistruttibile.

La fece alzare con delicatezza, cercando di non farle male. Lei continuava invece a guardare in basso. Non aveva il coraggio di guardarlo.

“Mi dispiace...” Sussurrò lei debolmente.

Sentendo che lui rimaneva in silenzio, parlò ancora: “Ma mi dispiace sul serio… non è una bugia.”

Lui allora le sorrise piano, riuscendo infine a crederle perché era davvero sincera.

“Non preoccuparti. Posso capire la tua reazione..” incominciò lui.

“No, non puoi capire.” rispose lei piano.

Briony alzò lo sguardo e lo guardò. Piangeva.

“Dovresti lasciar perdere, sul serio. Tu che hai vissuto così tanto tempo capirai che non è sano scavare sul passato.” Mormorò mestamente.

E lui lo sapeva bene, fin troppo. Pur di non farsi inseguire dagli errori del passato, si era chiuso in se stesso, impedendosi di credere in cose a cui un tempo credeva con tutto se stesso.

Ciò nonostante si sentiva quasi in obbligo di restare lì ad ascoltare dopo come anche lui le aveva fatto pressione. “Forse mi interessa.” Disse diplomatico mettendosi le mani nelle tasche.

Briony allora lo guardò, non più con l’odio e la rabbia di poco prima. Le sembrò diverso, anche lei si sentì diversa in quel momento in cui lo guardò col cuore in piena di emozioni traboccanti.

“Ho toppato.” Mormorò tra sé e sé, scuotendo la testa e avendocela con se stessa. “Oh davvero, ho toppato alla grande. Forse stare a diretto contatto con i vampiri persino nella fascia personale mi fa sentire un  fiammifero che prende fuoco.” Disse alla fine con un sorriso finto mentre gli occhi brillavano ancora per le lacrime.

Elijah tenne gli occhi stretti fissi su di lei, immobile, non lasciandosi offendere da quel discorso.

Capendo però il contrario, Briony lo guardò rammaricata. “Non è per te. La situazione forse ci è sfuggita di mano, ma… sono io. Non si può capire quando il problema deriva solo da me.” Disse, chiudendosi a riccio e intrecciando le braccia contro il petto.

Elijah corrucciò le labbra, meditabondo, e mentre abbassava lo sguardo si avvicinò di un passo.

“Forse confidarsi aiuterebbe a sgravare i pesi dal cuore. Soprattutto quando hai una vita preziosa davanti da vivere. Ma forse io sono l’ultimo che dovrebbe essere testimone di una tale confidenza, vista la situazione.” L’ombra di un sorriso si affacciò per un attimo sul suo volto marmoreo, ma il colore cupo dei suoi occhi prevalse, così come la serietà della sua figura.

Briony abbassò lo sguardo, con un sorriso colpevole. “Mi dispiace per..”

“Capisco.” La interruppe lui.

“No.” Proruppe lei d’istinto, non facendocela più a trattenersi o a fingere. Alzò lo sguardo con un sospiro affranto. “Che sia assurdo, tanto vale esporsi ora, anche con te perché tanto io..” sviò lo sguardo mordendo il labbro per non mostrarsi così fragile. Ma alla fine la debolezza del momento vinse. “Io non ho nessuno.”

Le lacrime scendevano lentamente sul suo viso, ormai che senso aveva essere orgogliosi e dimostrarsi forti?

Elijah la guardava stranito e confuso. Per la prima volta non sapeva cosa dire.

“Nessuno mi ha difesa..” Continuava a sfogarsi, pur un ultimo tentennamento nel nascondersi dietro un muro. Ma doveva per forza farlo altrimenti sarebbe impazzita come prima. Che senso aveva tacere ancora la verità? Elijah aveva diritto a una spiegazione e il suo sguardo serio in quel momento non le metteva alcun disagio. Come se stesse aspettando di leggerla come un libro nuovo.

Lui aspettava che lei finisse la sua storia. Non voleva farle pressioni.

“Un anno e mezzo fa… ti ho detto che sono stata attaccata da un vampiro. Quel vampiro era il mio fidanzato Ivan.” Al solo pensiero di quella notte si mise a ridere. Il destino a volte era strano. Perché proprio a lei era capitato questo?

“Stavo tornando a casa. Avevo passato il pomeriggio a casa di Jenna come sempre. Stavo tornando a casa a piedi anche se la mia casa era piuttosto distante. In un vicolo davanti a me notai due persone, due piccioncini che si baciavano. Non ci badai molto, in fondo era anche buio. Ma avvicinandomi notai una cosa. Il ragazzo era Ivan. Era come se la terra fosse sprofondata sotto i piedi. Non riuscivo a reggere quella delusione. Io e Ivan convivevamo insieme da qualche mese, lui aveva intenzioni serie ma io ero ancora confusa perché ero giovane per impegnarmi sul serio, anche se Ivan era un bravo ragazzo. Così sembrava. Gli urlai un sacco di cose orribili: che era un pervertito, un bastardo e che non doveva farsi più vedere davanti a me. Dalla rabbia che avevo non mi accorsi che la sua bocca era intrisa di sangue… e corsi via.

Stavo correndo più veloce che potevo, volevo andarmene da lì e svegliarmi da quell’incubo che nessuna ragazza vorrebbe mai vivere. Finalmente arrivai vicino a casa. Ma davanti alla porta notai che lui era lì. Ad aspettarmi.

Gli chiesi con arroganza cosa volesse da me, lui non si prese neanche la briga di scusarsi o di chiedere perdono, niente. Voleva solo che lo facessi entrare. Io gli risi in faccia. Entrai in casa e gli sbattei la porta in faccia. Sentivo però di continuo i suoi colpi forti sulla porta. Speravo che prima o poi se ne andasse ma non cessava di battere alla porta e di urlare di farlo entrare. Ormai stanca, mandai un messaggio a mio padre per chiedergli di venirmi a prendere perché Ivan sembrava avesse perso il lume della ragione. Non volevo stare in quella casa con quel matto fuori. Dissi a Ivan di andare all’inferno e di non farsi più vedere a casa mia. Ma lui con un tono più gentile mi disse che voleva solo riprendere la sua roba. Per poi scomparire.

Rimasi sorpresa. Pensai che tanto valeva farlo entrare così me ne sarei sbarazzata subito. Gli aprì la porta e lo feci entrare. Non l’avessi mai fatto! Mi fece cadere con uno spintone e ho battuto forte la testa per terra. Non avrei mai immaginato che avesse una tale forza. Riuscì ad alzarmi traballante ma lui… mi prese alla spalle con una velocità sorprendente, cercando di soffocarmi. Mi feci prendere dal panico e cominciai ad urlare disperata. Non riuscivo neanche a pensare il perché di tutto quello. Provai a graffiarlo, a implorarlo di non farmi del male ma lui mi sussurrava all’orecchio cose orribili.. inquietanti.. era davvero un mostro, una bestia. Non pareva neanche più umano. E infatti con una forza disumana Ivan mi sbattè forte contro il muro, tanto che un quadro cadde sulla mia testa. Ero quasi svenuta. Vedevo il mio sangue sulla parete e non avevo più la forza di urlare. Credevo che sarei morta… Provai di nuovo a implorarlo ma lui non mi ascoltava, pareva sul serio un mostro che mi teneva in pugno.

Lui mi fece alzare con violenza e vidi la cosa più agghiacciante che avessi mai visto. I suoi denti…il suo viso. Non poteva essere…!  Credevo davvero di impazzire visto che quello davanti a me non poteva essere reale.. i vampiri non esistono, erano solo storie dell’orrore. Ma all’improvviso si avvicinò verso il mio collo e mi mostrò quanto la realtà fosse cruda, mordendomi con avidità, spinto da una furia cieca. Non importava quanto dolore sentissi, resistetti e cercai di riprendere le ultime forze rimaste. Urlavo come una pazza, cercando di divincolarmi, ma senza successo. Volevo andarmene via, volevo che Ivan bruciasse all’inferno per quello che mi stava facendo.

La porta all’improvviso si aprì e vidi mio padre. All’inizio non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma come una furia balzò vicino a Ivan e gli sferrò un bel pugno per farlo allontanare da me. I due combattevano, non riuscivo a vedere bene perché ero sul punto di svenire ma notavo che Ivan era in netta difficoltà, come se si fosse indebolito tutto a un tratto, non riusciva a schivare i colpi di mio padre che teneva tra le mani un paletto di legno.

Il telefono all’improvviso squillò. Allora pensai fosse la nostra unica salvezza. Avevo paura per me… e per mio padre. Credevo che saremmo morti. Incurante del dolore, mi alzai da terra barcollante e risposi. Era una mia amica di scuola, Kate. Non mi importava cosa volesse dirmi, incominciai a urlare disperata dicendo che doveva chiamare subito la polizia, che Ivan aveva tentato di uccidermi e che stava per uccidere pure mio padre. Kate presa dal panico disse che avrebbe chiamato subito lo sceriffo. Con un sospiro, riattaccai; il sangue stava scendendo lungo la fronte e il collo mi faceva male come se andasse a fuoco. Caddi alla fine con un tonfo sul pavimento.

Fu mio padre a svegliarmi. Stava urlando disperato il mio nome. Teneva la mia testa sulle sue ginocchia e cercava di non far uscire altro sangue. Non riuscivo a parlare. Mi disse che dovevo stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene e che Ivan era morto.

Trascorsi tanti giorni all’ospedale. Non riuscivo a muovermi, forse dallo shock o dal male. Sembravo in una fase catatonica. Solo mio padre aveva il permesso di parlarmi. La polizia non mi aveva ancora fatto domande in merito a quello che era successo. Quando ne fui in grado, chiesi a mio padre come era morto Ivan e  lui impassibile disse che gli aveva infilato un paletto nel cuore, solo così quelli come lui potevano morire.

Mi disse tutto: dell’esistenza dei vampiri, che lui era un cacciatore e che Ivan si era trasformato. Non potevo crederci. Fino ad allora avevo vissuto dentro una campana di vetro. Come avevo fatto a non accorgermi che i miei genitori facevano quella vita? Come potevano i vampiri esistere veramente e soprattutto come c'ero finita di mezzo io?

Mio padre mi disse che non mi aveva detto niente perché voleva proteggermi. Ero troppo giovane e impreparata per fare quella vita pericolosa. Mi disse anche che i vampiri avevano spesso attaccato quella città e che avevano fatto passare l’accaduto come “attacchi di animali”, ma questa volta non potevano fare la stessa cosa. Colpa della mia telefonata a Kate, in cui spiegavo che era stato Ivan ad aggredirmi.

Quando parlai con Liz Forbes confessai quello che mio padre mi aveva detto di dire. Avrebbero chiuso il caso in fretta, scrivendo nelle pratiche che Ivan mi aveva aggredito perché volevo lasciarlo e mio padre era intervenuto per difendermi, ma aveva dovuto ucciderlo altrimenti sarebbe finita peggio. Credevo che poi tutto sarebbe andato per il meglio. Così diceva mio padre.

Ma il peggio sarebbe venuto dopo. Non avevo messo in conto gli sguardi accusatori dei cittadini, dei miei compagni e dei miei amici. Tutto lo scandalo e il sospetto perché il soprannaturale non poteva essere concesso. Non credevano che Ivan potesse aver fatto una cosa simile, immaginavano che in realtà fosse solo colpa mia, che ero diventata pazza come mio padre. Tutti infatti vedevano mio padre come uno stralunato, che andava in giro di nascosto di notte a fare cose terrificanti. Giravano strane storie sul suo conto. Oltre al fatto che frequentasse degli uomini. Questa storia aveva creato parecchio scandalo.

E ora che era successa quella cosa orribile al “povero” Ivan, pensavano che era stata tutta colpa mia e che mio padre mi aveva coperta. Gli unici che erano rimasti al mio fianco furono John e Jenna, ma neppure da loro avevo ricevuto davvero comprensione. Jenna mi stava vicina, mi telefonava sempre ma lo vedevo nei suoi occhi… vedevo il sospetto, e anche la paura. Tra noi due, Ivan era quello più serio, più fragile e più malleabile. Se uno metteva i piedi in testa all’altro e che mostrava la sua tremenda testardaggine, quella ero io. Inoltre la storia che avevo detto alla polizia sembrava poco plausibile. Ivan un assassino? Da ridere. Un ragazzo così per bene, di buona famiglia mentre io ero solo la figlia del pazzo Bill Forbes e di una madre che mi aveva abbandonata, come se quella fosse una mia macchia mostruosa.

John invece non diceva niente per non turbarmi, lui sapeva che io ero innocente ma non voleva fare domande inopportune che mi avrebbero destabilizzata.

La versione per il consiglio era che io non ricordavo niente, ero svenuta prima che Ivan mi mordesse e non potevo quindi sapere che fosse un vampiro. Mio padre diceva che era meglio che nessuno sapesse che io ero a conoscenza dei vampiri. Per la mia sicurezza era meglio così. Era un segreto che condividevamo solo io e lui. Per questo John non mi faceva domande. Non voleva traumatizzarmi né mettere in pericolo il consiglio.

Caroline invece… si vergognava di me. E’ vero ora è cambiata, è diventata più matura e responsabile, ma prima! Era una scolaretta superficiale e egoista, vedeva la storia di Ivan come un oltraggio, una seccatura. Pensava che se gli altri mi consideravano una pazza, allora avrebbe considerato pazza pure lei perché era mia sorella. Era una cosa che non poteva permettersi, non ora che aveva raggiunto la fama di reginetta della scuola.

Mi chiese qualche volta come stavo, se avevo gli incubi, ma erano frasi di circostanza. Solo per dimostrarsi carina quando in realtà non sopportava quello che io e il mio ragazzo avevamo combinato alla sua reputazione di ragazza perfetta con famiglia perfetta.

Dopo qualche mese mi accorsi che ero diventata un’estranea per quella città. Quando ero in giro la gente mi fissava come se fossi uscita da un manicomio, le telefonate dei miei amici diminuirono e non potevo confidarmi con nessuno del trauma che avevo subìto. Sembrava come se fossi una coccia senza guscio.

Nessuno poteva capire quello che provavo. Quanto dolore sentivo… e non solo fisico. Non so se tu riesci a capire come ci si sente ad essere odiati e etichettati ingiustamente come dei mostri e non poter far nulla per contrastarlo.

Mio padre mi convinse che sarebbe stato meglio per me andarmene da quella città. Avrebbe pagato lui le spese e mi avrebbe trovato un lavoro. La trovai una buona idea perché non volevo più restare lì, emarginata e in preda di un'orribile solitudine, e così acconsentì.

Il sindaco Lockwood inoltre non tollerava la mia presenza, diceva che ero pericolosa per l’incolumità della città e perché magari potevo ricordare tutto e andarlo a spifferare in giro... come se quello che era accaduto fosse colpa mia! Mio padre e il sindaco fecero così un accordo.. non mi sarei mai fatta più vedere in città.

Alla mia partenza mi vennero a salutare John e anche Jenna, che piangeva a dirotto. Avevo sbagliato a dubitare del loro affetto, soprattutto di quello di Jenna. Aveva solo paura per me, che questa esperienza mi avesse cambiata per sempre. E John bè…è sempre John. Condivideva i timori del consiglio cioè che io ricordassi tutto, ma quando aveva saputo quello che mi era successo era corso subito in ospedale e aveva trascorso notti intere al mio fianco mentre dormivo, pregando che riuscissi a sopravvivere.

Caroline mi aveva mandato un messaggio augurandomi buon viaggio e di chiamarla non appena fossi arrivata a Seattle.

Forse era meglio così. Dovevo andarmene. Quella città non mi apparteneva e io non appartenevo a lei. Punto.

E qui finisce la mia triste storia.”

Elijah aveva passato quel tempo ad ascoltarla serio senza mai interromperla. Alcune volte la guardava sorpreso e allibito, non riusciva a credere che gli abitanti di Mystic Falls fossero così meschini e pieni di pregiudizi. Proprio una fogna di città come aveva sempre pensato.

“Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo.” disse per rincuorarla.

Briony lo guardò leggermente sorpresa. Non si aspettava il suo dispiacere, tutti le dicevano che Elijah non provava emozioni. Sentì un improvviso calore nel petto mentre guardava il suo volto di marmo. Gli sorrise:

“Oh beh… ormai è acqua passata. Ho imparato ad andare avanti.”

Cercò di asciugare come meglio poteva le lacrime che continuavano a scendere. Elijah le porse gentilmente un fazzoletto e lei lo ringraziò.

“La reazione che hai avuto prima…. è perché hai ancora paura dei vampiri vero? Provi rabbia per quello che ti è capitato. Non hai ancora voltato pagina, deduco.”

“Non so cosa mi è successo… ero infinitamente arrabbiata perché non riuscivo a spiegare come quei rimbecilliti avessero accettato Damon Salvatore come capo del consiglio..”

“Per Damon non c’è alcun problema. Lo costringerò io ad acconsentire al tuo ritorno permanente qui. Se non vuole che un’altra matita gli ricapiti dritto nel collo o peggio, farà come dico io.”

Briony si mise a ridere. “Da quanto vedo i tuoi aspri con Damon sono cominciati ben prima che io arrivassi! E meno male che qualcun altro la pensa come me su di lui.”

“E’ soltanto un arrogante che crede di avere tutti in pugno solo perché è immortale ma non basta questo a sopravvivere. Ora ha abbassato la cresta perché ha trovato pane per i suoi denti.”

“A proposito Elijah… nessuno sa della mia storia… quindi.” Briony gli lanciò uno sguardo eloquente.

“Come ho detto ieri…non mi piace spettegolare. Puoi stare tranquilla.” Le rivolse poi un sorriso gentile, che la fece arrossire e le provocò delle farfalle nello stomaco.

Deglutì cercando di darsi un contegno e lo ringraziò.

Elijah si fece poi corrucciato: "Di solito raccontare storie per nulla felici è la mia specialità. Anche se non mi reca mai gioia. Ma devo dire che la tua storia supera le mie aspettative." E le rivolse un piccolo sguardo di sostegno, non di compatimento ma semplicemente comprensione e empatia.

"Oh. Quindi ho sorpreso un Originario!" disse Briony scherzando e sgranando gli occhi.

Elijah le fece un flebile sorriso, rimanendo comunque composto nella sua posizione. Briony si chiese come mai si era sfogata proprio con lui, con un vampiro poi! Forse perché non la criticava né la giudicava per quello che aveva fatto, visto che lui sapeva come andasse il mondo e di quante brutalità ingiuste era afflitto. Non aveva mai pianto per aver perso Ivan, mai. Forse era senza cuore come loro, ma non riusciva a provare pena o tristezza per lui.

Inoltre quando Elijah la guardava in quel modo… non la stava soggiogando ma sentiva che dentro di sé poteva fidarsi. Anche se era...

“La mia esperienza con Ivan non è stata molto utile. Non sono riuscita neanche a darti una coltellata come si deve.” disse scherzando.

“A proposito…” Elijah si avvicinò pensieroso e le sfiorò il braccio con delicatezza. Il contatto con la sue mano la fece tremare. Era fredda e gelida. Briony sentì il suo cuore perdere battiti negli attimi in cui le dita di Elijah scivolavano lungo il suo braccio. Ma non perché le provocavano del dolore fisico.

 “Non ti ho fatto del male, vero?” chiese lui serio.

“No non preoccuparti, sto bene.” rispose lei con un fil di voce spezzato per via dei brividi che l’avevano dominata.

Lui allora la guardò in viso e Briony temette che riuscisse a leggerle la mente in quel momento.

Ma invece disse:

“Mi preoccupo eccome. Da quando hai degli attacchi così isterici e fuori di controllo?”

Briony allora si strinse nelle spalle:

“Avevo della rabbia repressa… non so neanche io il perché abbia reagito in maniera così violenta… Mi sono spaventata di quello che potevo fare…. Non potevo essere io..” disse in maniera confusa.

“Ho vissuto con voi umani per tantissimo tempo. Può capitare che dopo esperienze traumatiche uno possa esplodere. Sfogarsi fa bene…

“Dici? E se accoltellavo qualcun altro, magari la signora Lockwood? Non che non mi piacerebbe ma…mi spaventa questa parte di me…

Elijah le sorrise. “Credimi, tu Briony Forbes sei una delle persone meno violente e psicopatiche che conosca. E io ho conosciuto tante persone nella mia vita. Non vedo nulla di malvagio in te.” Il tono di voce era serio, ma leggero come una carezza di velluto.

Briony lo guardò dritto negli occhi.

Quelli erano occhi inquisitori, profondi, amareggiati. 

Quello che vi lesse la sorprese. Nei suoi occhi si intravedeva un’ombra remota di emozione – remota ma c’era - di sentimenti, di compassione… Quella compassione che non aveva mai visto in nessuno, neppure in un normale essere umano.. proprio perché lui sapeva la verità e riusciva a comprenderla.

Il supporto di Elijah le diminuì notevolmente il dolore e la solitudine che aveva provato un anno prima.

Si chiese come mai il padre diceva sempre che i vampiri non provavano nessuna emozione. Forse alcuni sì, ma aveva intravisto in Elijah qualcosa di elegantemente puro… Come se avesse un cuore nascosto dietro la sua corazza di ghiaccio. Niente a che vedere con le storie che le aveva raccontato suo padre.

Gli sorrise dolcemente, come se in quel modo lei lo ringraziasse per quello che aveva detto.

“L’unica cosa positiva di questa giornata… è che ho scoperto il tuo cognome! Smith? Davvero poco originale, devo dirtelo!”

“A me non sembrava male accanto il mio nome…” rispose lui pensieroso.

Briony rise, dicendo che stava scherzando.

Calò un silenzio imbarazzante tra i due. Elijah continuava a fissarla sempre con quel fare misterioso e indagatore;  allora Briony si imbarazzò e cercò di guardare qualcos’altro. Quello sguardo inquisitorio le metteva comunque soggezione. Non la solita paura ma… qualcosa in lui le piaceva…da morire.

“Hai detto che hai vissuto tante esperienze tra gli umani e che per questo non noti nulla di malvagio in me…. Ma allora come sembro? Cioè una normale ragazza umana o…” Lasciò la frase in sospeso. La sua opinione su di lei la incuriosiva… e la temeva allo stesso tempo.

Elijah corrugò la fronte, stringendo gli occhi:

“Non sei per niente normale… sei solo… senza precedenti, perciò imprevedibile. Nessuno si sarebbe comportato come hai fatto tu. Ospitarmi e soccorrermi senza fare inutili storie. Aiutarci pur sapendo i rischi… e sopportarne il peso senza mai lamentarti. Fare tutto questo per tua sorella e per degli sconosciuti.”

Elijah la fissò e come prima le accarezzò il braccio, sempre attento a non farle male. Lo sguardo attento ma anche assorto.

Quel contatto la fece sussultare e Briony pregò che lui non se ne fosse accorto.

Per fortuna Elijah sembrava assorto nei suoi pensieri.

Infine disse. “Però avverto grande paura in te… sei piena di contraddizioni.. e piena di dolore e di rabbia, ma ti reprimi.”

Quanto aveva ragione. Briony aveva sempre avuto un carattere… superbo e per nulla calmo. Ma reprimeva questo suo lato del carattere per paura dell’opinione che avessero gli altri. Per paura che si allontanassero. Non era un’eroina senza macchia e senza paura. A volte la sua forza era pura finzione per dimostrare qualcosa agli altri, una maschera, cosicché fossero orgogliosi di lei e non l’avrebbero mai abbandonata, come aveva fatto sua madre… o peggio tradita, come aveva fatto invece Ivan.

Sì. Era piena di paure. La più grande era quella di perdere le persone che amava. Non poteva sopportarlo.

Avrebbe voluto abbracciare Elijah per dimostrare che aveva ragione. E per contraccambiare in qualche modo quello che aveva detto.

Ma non riusciva a muoversi. Aveva troppa paura di quello che sarebbe successo dopo…  di provare qualcosa che non doveva.

Non poteva affezionarsi a un vampiro… avrebbe soltanto sofferto. Sia lui che lei. Non credeva alle storie impossibili che avevano il lieto fine.

Briony tornò alla realtà scacciando quei pensieri assurdi e riuscì solo a dire:

“Grazie Elijah. Nonostante a volte io parli a sproposito, sei davvero una bella persona…più di quanto immagini. Mi fa piacere che tu sia qui con me e di aver parlato senza inganni… davvero.” E gli sorrise dimostrando davvero la sua sincerità.

Lui a sua volta le sorrise gentilmente e alzò la mano dal suo braccio per accarezzarle piano il viso. La toccò in un modo così delicato, come se avesse paura che quella ragazza si rompesse come un fragile pezzo di vetro. Come se fosse la prima volta che si lasciava andare.

“Non avere paura di seguire quello che sei... qualsiasi cosa tu pensi o provi… La paura è solo uno spreco di tempo.”

Briony non riusciva a capire quella frase enigmatica. O forse la capiva perfettamente e aveva paura di ammetterlo.

Ciò nonostante l’agitazione nello stomaco lasciò spazio alla delusione quando lui, con un piccolo sorriso di sovrappensiero, indietreggiò di alcuni passi, lasciandola andare e sfumando completamente l’atmosfera che si stava creando.

Mentre il cuore batteva ancora veloce si diede della stupida per aver pensato chissà cosa. Non doveva neanche farlo, e forse era meglio che non fosse accaduto l’avvicinamento che dentro di sé aveva desiderato con tutte le sue forze.

Mentre Elijah si allontanava all’interno della cucina, con lo sguardo scostante ripreso, Briony prese quel tempo per riprendere il controllo delle sue emozioni, anche se fu difficile per come era stata attratta e colpita un attimo prima, in maniera piuttosto sensazionale.

“Questo vuol dire che non dovrei avere paura neanche di te? E tu non hai mai sprecato qualcosa per questo?” lo provocò lei di rimando.

Nel tempo di un secondo, sembrò come se un lampo gli fosse attraversato nella mente, ricalcando l’antica armatura che lo circondava. La freddezza del volto dell’Originario venne incrinata con un sorriso sghembo, rivolto a metà verso di lei:

“Non ti suggerivo comunque di abbassare la guardia. Non ce n’è mai abbastanza.” Replicò soltanto e ritornando a quel che stava facendo, come se non volesse proseguire.

Briony cercò di non far finire le cose così, quando non sapeva neanche come era accaduta quella lontananza repentina dopo quello che si erano detti, ma all’improvviso sentì dei forti rumori alla porta che la fecero sobbalzare dalla sorpresa.

Briony!!! Dovevamo vederci un’ora fa, dove sei finita?”

Erano gli strilli di Caroline. Cavoli, con tutto quello che aveva passato si era dimenticata che dovevano andare a fare shopping.

Non sapendo come congedarsi senza troppe figuracce, cercò di trovare una qualche via di fuga mettendosi una mano tra i capelli sciolti ma fu proprio Elijah a farlo per lei, senza troppi giri di parole, quasi ci fosse abituato da tempo.

“Vai. Non sprecare il tuo tempo.” Le disse cordiale, lanciandole un’occhiate fugace come se non ci fosse alcun problema, o magari volesse lui in primis isolarsi dopo aver provato quel tipo di approccio.

Non voleva esporlo, ma Briony ci rimase male per questo, credeva davvero… tuttavia in silenzio mise a posto in cucina, pronta a fare ciò che doveva fare e a tornare al mondo reale. Prima che uscisse però,  notò la figura di Elijah dileguarsi solitaria via di lì, quasi assorbendo uno spazio vuoto.

Briony rimase a guardarlo, non sapendo che pensare davvero. Forse era troppo paranoica, Elijah l’aveva aiutata a confidarsi e l’aveva sostenuta per quello, non doveva per questo farsi troppo viaggi mentali.

Eppure la sensazione di star percorrendo un terreno minato, col rischio di rompere tutto, c’era in lei.

Voltò lo sguardo, sospirando per scacciare il disagio.

Forse era stato meglio così, l’aver lasciato cadere la conversazione e l’essersi bloccati in tempo.

Mentre usciva per incontrare Caroline, ricordò la sensazione della vicinanza del volto di Elijah vicino al suo, prima che lui si allontanasse tutto a un tratto.

Fu percorsa da dei brividi per il desiderio. Si sentì ridicola. Ma allo stesso tempo il suo cuore muto e solitario tornò a battere impazzito dopo tanto tempo.. come se qualcuno gli avesse donato improvvisamente vigore.

 

 

FINE CAPITOLO

Spero che vi sia piaciuto il capitolo :--) Briony voleva saltare addosso ad Elijah ahaha chiamatela scema!! :D

 

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Capitolo 7
*** Le scuse ***


7 CAPITOLO

 

Quella notte Briony non aveva dormito per niente.

Aveva ancora quella sensazione addosso, come se il suo cuore andasse a fuoco.

E l’immagine di Elijah che si avvicinava al suo viso non riusciva a dimenticarla.

E lui che all’improvviso se ne andava senza dire una parola? Si chiese perché l’avesse fatto… forse l’aveva solo presa in giro.

Ma domanda ben più importante era perché lei aveva voluto che lui non se ne andasse? Che continuasse?

Si sentì una stupida…una ridicola. Non aveva forse imparato la lezione con Ivan? Fidarsi di una persona che è diversa da te, addirittura non appartiene al tuo mondo, è fatale.

Il suo passato la stava inseguendo un’altra volta.

 

Quando vide Elijah in salotto non si rivolsero nemmeno la parola, a parte un “buongiorno”. Nessuno dei due voleva affrontare l’argomento. Lui addirittura sembrava non accorgersi della presenza di Briony, era come se lei neanche esistesse per lui.

Aveva indossato la solita corazza. Quella del vampiro freddo senz’anima. E ci riusciva piuttosto bene. Con dispiacere la ragazza si accorse per la prima volta della tangibilità della barriera invisibile tra di loro.

<< Perché fa così? >> Si chiese Briony incerta. A lei mancava il coraggio e l’ossigeno di chiedergli cosa non andava, ma aveva anche l’orgoglio ferito. Elijah non la calcolava minimamente, forse un’offesa sarebbe stata anche più gradevole di quel silenzio tombale e senza motivi. Forse era stata lei a farsi sciocche illusioni... a credere che stessero instaurando un rapporto di innocua amicizia, un'alchimia strana che lei mai si sarebbe aspettata e che aveva scavalcato per un attimo la paura che sentiva nei suoi confronti...

Forse aveva sbagliato tutto.. sbagliato ad abbassare la guardia e a concedersi troppo...

Dopo avergli lanciato un’ultima occhiata - Elijah stava fissando fuori dalla finestra assorto nei suoi pensieri che lei non avrebbe mai compreso – Briony se ne andò di casa senza dirgli niente.

E lui non si girò.

 

 

Quella mattina incontrò Elena Gilbert.

Elena le offrì di andare a bere qualcosa e Briony accettò. Mentre parlavano del più e del meno, Elena cupa le chiese: “Come sta andando con Elijah?”

Briony sussultò: “Bene.”

“Bene come?” insistette Elena.

“Non mi ha toccata minimamente se è questo che vuoi sapere” Infatti era proprio questo che la tormentava.

Scosse la testa nervosa, e guardò Elena che non era convinta della sua risposta.

“Pensi che possiamo fidarci?” domandò la 17enne.

Briony intanto continuava a sorseggiare il suo drink. Fidarsi di lui? Un attimo prima sembrava un nobile d’altri tempi gentile e affascinante, l’attimo dopo tornava a essere freddo, un essere impassibile a cui era preclusa ogni emozione. Semplicemente un vampiro. Cosa poteva aspettarsi?

Ma comunque non sapeva se poteva fidarsi del suo istinto. Si era sbagliata parecchie volte…

“Sei tu Elena che hai chiesto il suo aiuto” rispose freddamente.

“Tutti quanti pensano che io sia impazzita. Chiedere aiuto a un Originario? Sapevo fin dall’inizio le sue intenzioni e sapevo che pur di arrivare a Klaus, lui mi avrebbe sacrificata. Ma una cosa su Elijah la so: è un uomo nobile, vive secondo un codice d’onore e se lui fa una promessa la mantiene sempre. E’ molto attento a come parla, infatti ogni sua parola d’onore è sacra per lui. Elijah mi ha detto che sconfiggerà Klaus…..e gli credo”

Briony fu sorpresa dalle sue parole. Non immaginava che Elena avrebbe parlato così di lui… in quel momento anche lei pensò che aveva avuto la stessa impressione su Elijah…. Lo sentiva a pelle che era un uomo d’onore. Sebbene qualche volta la intimidiva… in ogni aspetto.

“Ma vedo che non sei tranquilla nonostante tutto..” mormorò Briony.

“Damon e Stefan non si fidano di lui. Soprattutto Damon perché si sono scontrati parecchie volte. Il carattere impulsivo e arrogante di Damon non simpatizza per niente col carattere autoritario, freddo e calcolatore di Elijah, il quale non sopporta chi gli mette i bastoni tra le ruote o osa sfidarlo. Ma comunque loro si sono sentiti messi da parte…e  hanno paura per me.”

“Pensi che magari Elijah potrebbe vendicarsi su quello che gli avete fatto? Tentare di ucciderlo intendo?”

“No mi ha dato la sua parola. Ma lui vuole una cosa in cambio…le scuse di Damon e Stefan

“Davvero?” chiese Briony ridendo. Damon che chiede scusa? Era uno spasso a cui non poteva assolutamente mancare.

“Sì e sono preoccupata. Damon non acconsentirà mai e non vorrei facesse qualcosa di stupido..”

“Lo farà eccome! Quasi quasi lo spero…” rispose assorta nei suoi pensieri di vendetta.

Briony, lo so che Damon ti ha fatto del male e so che ha un carattere difficile… ma davvero c’è anche del buono dentro di lui. Così come c’è del buono in Elijah, credo che l’avrai notato”

Briony sussultò ancora. Elena stava andando troppo oltre e non voleva che scoprisse quello che provava… anche se le apparenze ingannavano, aveva visto davvero gli occhi di Elijah intristirsi per la sua storia. Gli aveva confidato che era una bella persona. Ed era così, vampiro o non vampiro.

Briony non disse niente per paura di scoprirsi.

Elena le sorrise allungandole la mano per stringere la sua.

“Grazie Briony per quello che stai facendo. L’hai presa piuttosto bene la faccenda dei vampiri.”

“Sono rimasta parecchio traumatizzata invece. Ma Elena devo dirtelo, non mi piace che Caroline sia coinvolta.”

La 17enne non sapeva cosa rispondere… Caroline l’aveva pregata di non dire la verità alla sorella, ma andando avanti la situazione si sarebbe fatta più complicata. E prima o poi Briony lo avrebbe scoperto.

“Non le succederà niente te lo prometto”. Ma era una promessa vana. Sapeva che più di tutti, Caroline era quella che correva maggiori pericoli. Lei sarebbe stata il vampiro che Klaus avrebbe sacrificato nel rituale. Come evitarlo?

“Tu Briony invece non hai paura di quello che potrebbe succedere a te?”

“No” rispose sicura “Siamo tutti in pericolo sì, ma perché preoccuparsi prima del tempo? La notte di luna piena è ancora lontana e non voglio mettermi ansia inutile. E poi stare in casa con un vampiro invincibile, che ha dato la sua parola di aiutarci, mi aiuta.”

“Ma non ti preoccupa il fatto che Elijah e Klaus siano fratelli?”

Per poco Briony non fece cadere il bicchiere dallo shock. Questa parte della storia non la sapeva.

Klaus e Elijah erano fratelli?? Perché non glielo aveva detto? Com’è possibile che Elijah era disposto a uccidere il fratello?

In quel momento tutte le certezze che poco prima aveva pensato sull’Originario, crollarono come castelli di sabbia troppo deboli da sopravvivere alle onde del mare.

Uccidere il proprio fratello… Lei non ce l’avrebbe mai fatta. Ovviamente non era un vero e proprio paragone, ma Caroline poteva anche diventare il nemico più temibile di Mystic falls comunque lei non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderla. Qualunque fossero le sue colpe.

Mentre Elijah lo avrebbe fatto senza tentennamenti… con freddezza atrocemente impassibile.

Deglutì. L’ombra di compassione che aveva visto in lui sembrava scomparire dopo quella scoperta. E magari lui non vedeva del male in lei, proprio perché… era lui il male. E poteva quindi riconoscerlo.

Elena vide Briony tremare e stringersi nelle spalle, come se quella notizia l’avesse shockata. Infatti Briony percepì dei pensieri contrastanti nel suo cervello che si facevano guerra l’un l’altro.

Elena cercò di rincuorarla dicendo che sarebbe andato tutto bene.

“Ma Elena… come è possibile che siano fratelli? E perché lo vuole morto allora?”

“E’ una lunga storia ma credo che Elijah dovrebbe raccontartelo lui stesso..”

“Raccontare cosa?” 

Briony riconobbe la voce fredda e calma di Elijah, che si era avvicinato al loro tavolo senza farsi notare.

“Ah Elijah sei tu.” disse titubante Elena alzandosi dal tavolo, mentre Briony era rimasta inchiodata alla sedia a fissarli.

“Stavo raccontando a Briony di te e Klaus..”

“Oh bene.” rispose Elijah voltandosi verso di lei con un sorriso stampato in faccia. Un sorriso da canaglia. “Come avrai notato la storia degli Antichi non è propriamente la favola della buona notte. Elena è rimasta parecchio scottata quando l’ha saputo. Le parole che avrebbe voluto dire erano sicuramente “OMG”

Lei e Elena lo guardarono allibite. Con nonchalance Elijah prese il bicchiere di Briony e lo finì, senza neanche guardarla. Dalla sua espressione, Briony dedusse che non gli piaceva quel drink ma lo ripose lentamente sul tavolo, sempre senza guardarla in faccia.

Briony pensò che Caroline gli avrebbe mangiato la faccia per quello ma anche se la mora aveva qualche commento acido nascosto dentro di , pensò che non era il momento adatto per simili superficialità. Si limitò a guardare Elijah seria, intanto quest'ultimo parlava tranquillamente con Elena.

La Gilbert poi si rivolse a Briony chiedendole se voleva venire con loro a casa Salvatore. Elijah la guardò perplesso ma non fece alcuna opposizione alla sua richiesta.

“Non so se sia il caso..” rispose Briony guardando Elijah di sottecchi.

“Non mi dispiace affatto… pensavo che non vedessi l’ora” Elena lasciò la frase in sospeso sorridendo.

Briony capì che si riferiva al fatto che sia Damon e Stefan dovevano chiedere scusa a Elijah. Sorrise al solo pensiero e disse che sarebbe venuta volentieri.

Elijah e Briony andarono verso l’uscita mentre Elena andava alla cassa.

Briony avvertì con disagio il solito silenzio tombale albergare tra lei e il vampiro; una tensione così elettrica da immobilizzarla all'istante per non azzardare troppo. E non ne sapeva nemmeno le cause... Elijah dopotutto rimaneva elegante e composto come sempre nella sua posizione, al suo fianco Briony portava le braccia allacciate in grembo e fissava davanti a . Un normale quadretto. Eppure la tensione c'era, così come il non voler riempire quello spazio con le parole.

La ragazza proprio non comprendeva l'atteggiamento del vampiro.. aveva notato che era di poche parole e non concedeva molto di , ma continuando così l'avrebbe fatta impazzire perchè non sopportava le sensazioni che stava ricavando in quel momento dentro di .

Per sciogliere il nervosismo, Briony fece un forte sospiro e mosse un i capelli con la testa. All'improvviso Elijah si voltò verso di lei, come se avesse captato il disagio in Briony e le sussurrò, piegandosi piano col busto verso di lei:

"Grazie per il drink."

Briony tremò sentendo il tono di voce elegante del vampiro finalmente venire alla luce per lei, e soprattutto nell'avvertire il suo respiro così vicino come l’altra notte. Il suo fiato gelido le aveva toccato per un attimo il lobo dell’orecchio, facendola avvampare di uno strano calore.

Briony si voltò circospetta ma si accorse che Elijah era già tornato dritto nella sua posizione. Forse il suo era stato solo un modo educato per rompere quel silenzio pesante. Quella barriera invisibile più la vedeva meno le piaceva; avrebbe voluto fargli delle domande ma Elena arrivò da loro, pronta per andarsene.

Insieme così se ne andarono in silenzio come nulla fosse.

Verso casa Salvatore.

 

Appena arrivati Elena invitò Elijah a entrare e andarono verso il salotto.

Sentirono un gran fracasso provenire verso l’interno della casa.

Damon e Stefan stavano per fare a botte, entrambi avevano una presa forte sul collo dell’altro. Elena urlò loro di fermarsi subito e per fortuna obbedirono senza fare storie. Briony era rimasta immobile non osando intromettersi, ma quando si voltò automaticamente verso Elijah notò che il vampiro era… sconvolto.

Sì, il termine adatto era proprio sconvolto...e amareggiato. Triste. Come se avesse visto quella scena già un milione di volte, e ogni volta soffriva. Anche se non voleva farlo notare.

Anche lui si voltò verso di lei preoccupato.

Quelli erano occhi provati dalla troppa vita vissuta, una vita che lui rimpiangeva. Ne era sicura. Briony lo guardò intristita.

Ma non c’era tempo per parlare di quello, Elena infatti aveva intimato i due fratelli di smettere di lottare ed era tornata la calma. Per ora. Damon e Stefan si guardavano in cagnesco.

“Non ci posso credere… l’hai fatto entrare in casa!” accusò Damon indicando Elijah.

“E che ci fa la sua socia qui??” chiese ancora parlando di Briony

“Le ho offerto io di venire. Io e Elijah abbiamo rivisto i termini del nostro accordo.”

“Oh davvero?” chiese Damon in tono ironico.

Questa volta parlò Elijah: “Signori, non verrà recato danno a nessuno di voi due per mano mia. Chiedo solo una cosa in cambio… delle scuse.”

Briony voleva assaporare quel momento fino alla fine. Le veniva da ridere ma cercava di trattenersi. Il tono di Elijah era fermo e risoluto. La faccia di Stefan mostrava una gran sorpresa, mentre Damon era incredulo e offeso. Esclamò un “Delle cosa??” spalancando la bocca inorridito.

Briony si passò una mano alla bocca, stava sghignazzando. Forse non era necessario vendicarsi di quello che le aveva fatto. Lo spettacolo che aveva di fronte valeva più di ogni vendetta.

Il meno restio era Stefan che si avvicinò lentamente a Elijah sospirando. Non gli stava bene la cosa ma l’avrebbe fatto comunque. Per Elena.

Adesso Briony capì quando Caroline le diceva che Stefan avrebbe fatto qualsiasi cosa per Elena. In quel momento proprio per lei stava sotterrando l’orgoglio.

“Mi dispiace per il ruolo che ho avuto nella tua morte. Proteggevo Elena. Proteggerò sempre Elena.” Disse sicuro.

Sembrava davvero sincero.

“Capisco” Per Elijah era abbastanza.

Damon invece scuoteva la testa furioso e deluso. Probabilmente compativa il fratello per essersi fatto mettere i piedi in testa.

“Il sacrificio avverrà, Damon. Bonnie non si farà male e Elijah ha trovato un modo per salvarmi la vita.”

“E ti fidi di lui?” le chiese con odio.

“Sì mi fido”

Ma Damon non aveva cambiato idea. Non aveva alcuna intenzione di scusarsi. Li guardava con odio e disprezzo. Tutti quanti.

“Ti avevo detto che avrei trovato un piano. E l’ho fatto!” disse Elena vittoriosa.

“Potete andare tutti all’inferno!” Urlò Damon con rabbia. E se ne andò, lanciando un’ultima occhiata di disprezzo al fratello.

Non fece mai le sue scuse a Elijah, perché Damon non era tipo da scusarsi soprattutto se credeva di aver ragione.

Stefan si voltò verso Elijah per giustificare il fratello: “E’ arrabbiato con me ora. Gli passerà”

“Forse.” rispose lui, guardando dove era uscito Damon.

Probabilmente l’odio tra fratelli era un sentimento che ben conosceva, pensò tristemente Briony.

 

Lasciarono Elena e Stefan da soli a parlare così Elijah e Briony uscirono.

Mentre si incamminavano, Briony gli chiese: “Non hai ricevuto le scuse da Damon… che farai ora?”

“Lascerò perdere… in fondo cosa posso pretendere da un tipo come lui.”

Briony rise: “Hai ragione. La faccia che ha fatto quando tu gli hai detto che volevi delle scuse dovrebbe bastarti! Se ci penso mi viene ancora da ridere”

Elijah rise. Ma rimaneva comunque sempre serio.

Briony lo fissava mentre camminava, chiedendosi a cosa stesse pensando.

“Non mi vuoi raccontare la tua storia?” gli chiese timorosamente.

Lui però la evitò, continuando a guardare avanti.

Lei allora sospirò: “Il fatto di aver scoperto che tu e Klaus foste fratelli…mi ha scossa. Davvero uccideresti il tuo stesso fratello? Perché?”

“Sono successe troppe cose.” rispose lui con freddezza. Dal tono della sua voce capì che non voleva confidarsi. Non con lei. Ne fu ferita.

“Pensi che potrei giudicarti? Tu non l’hai fatto con me, e non lo farò nemmeno io. Voglio solo che… mi parli.” rispose senza alcun tentennamento. I suoi occhi cercavano quelli neri di Elijah che però facevano l’esatto opposto.

“Perché?” Chiese lui freddo.

“Come perché? Dopo quello che è successo ieri… io mi sono confidata e..”

Ma non finì la frase, Elijah si girò verso di lei velocemente.

“Il fatto che tu mi abbia raccontato la tua triste storia non ti dà il diritto di mettere il naso nella mia vita. Credo quindi che tu abbia equivocato la situazione.” Il suo tono di voce era freddo, ma duro come l’acciaio.  Come se volesse archiviare una volta per tutte l’argomento, facendole rimpiangere di averlo sollevato.

Briony lo guardò ferita:

“L'unica persona che lasci entrare e uscire nel tuo mondo privato è te stesso? Il mio non è un voler ficcanasare, è un modo per conoscere meglio le cose visto che anche io ci sono dentro con mia sorella. Non vedo nulla di inappropriato, l’hai detto a Elena, non vedo perché non dovresti ripeterlo pure a me.” Nella sua voce saccente stranamente si intravide una sottile gelosia.

La freddezza di Elijah comunque rimaneva tale.

“Elena e io abbiamo un accordo. Te l’ho detto quando ci siamo incontrati che se ti mettevi in mezzo…

“Io non voglio intralciarvi…  confidarsi a cuore aperto è così disdicevole per la tua razza?”

Ok, forse aveva esagerato. Non voleva parlare in quel modo, come se l'equivalente in vampiro fosse mostro. Forse era troppo presto per dirlo ma aveva avuto modo di vedere che forse alcune realtà erano differenti, così come l'apparenza

Difatti di fronte allo sguardo ombroso di Elijah, arrossì colta in fallo: "Scusami.. errare è umano per tutti e il mio secondo nome è errata. Volevo solo dire che non confidarsi su un grosso problema dovuto al passato può inacidirti lo stomaco sempre più col passare del tempo. E visto che tu ci tieni tanto all'apparenza regale non andrebbe molto bene.”

Perdiana, non andava bene neanche così. Troppo sarcastica. Elijah sembrava uno che non sapesse neanche cosa fosse il sarcasmo. Infatti riuscì soltanto a sbattere le palpebre in una maschera di impassibilità. “Non credo di avere problemi.” replicò automaticamente.

Briony lo fissò, cercando davvero di capire a cosa pensasse ma le riusciva difficile. Tutto sembrava complicato con lui, nemmeno lei riusciva a essere pienamente sincera, come se fare un passo verso di lui significasse incappare in grossi guai.

"Mi dispiace... abbiamo sbagliato entrambi a esprimerci, ecco tutto." disse continuando a camminare. Lui la seguì elegantemente, come nulla fosse.  "Non c'è bisogno di scusarsi.”

Nonostante la risposta pacata, a Briony parve una presa in giro. Come se invece che tranquillizzarla all'apparenza, lui stesse tirando l'acqua al suo mulino sul fatto che lei non aveva diritto a "ficcanasare.”

  << Non ha parlato, diciamo, da gentiluomo. Il signorino non è così perfetto come vuol far credere >> pensò irritata.

"Quindi direi.." disse Elijah all'improvviso. "basta con domande personali che possono incorrere in dispiacere da chi le porge."

Con chi credeva di star parlando? Con una che non sapeva fare 2+2? Elijah pareva un signorotto che aveva frequentato le migliori scuole d'educazione ma se voleva si cimentava anche lei in quei comizi. Non volle dargliela vinta.

“Potresti aver ragione. Ma se quelle domande hanno il solo scopo innocente di far luce su una realtà che li riguarda e che si scaglierà purtroppo presto su di loro, allora forse quella persona ha diritto di sapere la verità. E più gliela neghi, più questa persona scava. Ovviamente nei limiti della privacy. La curiosità femminile non è né un mio difetto né un pregio. Solo un sano desiderio di sapere e conoscere.”

Quasi quasi ci credeva pure lei a quel comizio. Elijah si voltò verso di lei, guardingo e interrogativo. Lo vedeva comunque restio a assecondare il suo “sano desiderio”, sempre così chiuso in se stesso e guai a chi osava entrarvi contro il suo assenso, ma almeno un sorriso leggero gli allungò la linea delle labbra tese.

“Potevi fare l’avvocato. Hai talento nelle minacce verbali e nel dare ordini fra le righe.” replicò gesticolando elegantemente con una mano.

Sebbene il tono fu quello di prima, lei ebbe un tremolio. O lui non voleva capire o lei non riusciva a farsi capire. Bel disastro visto che era il suo coinquilino. Il suo cuore si gonfiò inaspettatamente nel pensare a qualcos'altro che non avrebbe dovuto proprio esistere.

Si vergognò.

Abbassò la testa: “Lasciamo perdere. E’ stata una giornata piena, meglio non appesantirla.”

Non si era accorta che durante la camminata erano giunti al marciapiede. Lei era venuta con la macchina di Elena, Elijah da solo come sempre. Il vampiro si mise sulla strada, lei rimase sul ciglio.

“Lo penso anche io.” Replicò lui alla sua frase, guardandola inespressivo.

Briony dentro di sé si domandò acidamente perché si comportasse così. Che fosse stato così pugnalato dal passato da non doverne parlare per non risentire la lama rigirarsi nella ferita, oppure perché era così distaccato in generale da non tollerare gente intorno? Purtroppo non ebbe risposta chiara, Elijah rimaneva un lontano mistero.

Comunque Briony, sotto l’indisponenza, il sarcasmo, frasi velate da giudizio, aveva anche un buon cuore. Magari faceva fatica a far emergerne il meglio dopo come era stato massacrato, ma possedeva una certa sensibilità unica. Soprattutto se dovuto alla famiglia.

“Mi dispiace, per qualunque cosa sia accaduto tra te e tuo fratello.”

Elijah continuò a guardarla nella stessa maniera di prima, assente, vuoto. Ma la sua risposta le arrivò peggio di una pietra in piena testa: “Come ho detto, la mia vita non deve rientrare in confessioni non volute. Ti avevo già avvertita, nessuno al di fuori può capire.. né tantomeno intromettersi.” E così dicendo, con lo stesso sguardo, si defilò via di lì senza voltarsi indietro, come se avesse appena lasciato uno di scarso di valore.

Briony guardò la sua schiena con una delusione tale da pensare fosse stata enormemente ferita.

<< Stupida idiota! Cosa credevi? Che sareste diventati ottimi amici o confidenti alle ore del thè? Hai subito visto il tipo che era Elijah e ci rimani pure male, stupida! >> E Briony continuò a darsi degli appellativi non proprio amichevoli.

Ciò che la faceva bruciare di delusione era che lui l’aveva paragonata a uno qualsiasi, una sconosciuta che voleva ficcare il naso senza alcuna sensibilità quando in realtà voleva soltanto capirlo meglio e sostenerlo… Era una “al di fuori” della sua vita… perché lui voleva così e sarebbe sempre rimasto così. Aveva interposto un muro che non dava segni di poter abbattersi. Cosa pretendeva? Si conoscevano comunque da poco, e Elijah era pur sempre un oscuro Originario.

All’improvviso però qualcosa scattò nella sua mente mentre si dirigeva a casa. Un lampo furibondo e d’orgoglio.

No! Non si sarebbe fatta trattare così, come una marionetta che non deve parlare al cospetto del grande Originario. Se lui non voleva avere legami, bene, lei sarebbe comunque vissuta senza di lui. Ma non avrebbe dimenticato quell’insegnamento di oggi… aveva cercato di comprenderlo, di assisterlo a suo modo, era stata gentile con lui e aveva anche cercato di farsi spiegare, e lui le aveva intimato di farsi gli affari suoi e prendendola in giro con tutta l’eleganza possibile, il che era anche peggio. Andasse al diavolo! Lui e i suoi odiosi bottoni ben ordinati.

Ecco cosa si riceveva a preoccuparsi onestamente. Lezione imparata.

 

 

Briony andò al Grill per rinfrescarsi le idee. Aveva voglia di bere qualcosa di buono e dimenticare tutto. Dimenticarsi dei vampiri, di Damon Salvatore e persino di Elijah. Forse doveva cambiare tattica in generale e pensare solo alla propria sanità fisica e mentale. Lei aveva agito soltanto con buoni sentimenti.. e lui l’aveva ricambiata aggredendola semplicemente con lo sguardo.

Forse era così che era solito agire.

Briony deglutì, scacciando la delusione in un altro drink.

 

Aveva passato ore e ore al bar a bere. Non era ubriaca fradicia ma c’era quasi arrivata. Briony non si fidò di guidare e decise di andare a casa a piedi anche se era lontano.

In fondo che pericoli c’erano? Qualche vampiretto in giro, niente di strano no?

Si mise a ridere da sola. Ora che le veniva in mente, il suo cellulare ce l’aveva ancora Elijah.

<< Dannato!  >> Pensò.

Mentre si incamminava, notò una macchina che si era fermata vicino a lei. Dal finestrino si sporse un uomo di mezz’età che non aveva mai visto. La fischiò e le disse: “Ehi bella! Che ne dici di fare un salto dentro la mia macchina?”

“Perché invece non sparisci dalla mia vista?”

Ma non era stata Briony a dirlo. Un uomo si era materializzato all’improvviso vicino al conducente, con fare pericoloso e inquietante.

Il tipo non se lo fece ripetere due volte e con una bella sgommata partì di corsa.

Aveva fatto un bel polverone, ma dopo aver messo bene a fuoco la vista Briony vide chi era il suo salvatore. Ma di fronte a lei, nell'oscurità della notte, pareva tutt'altro.

Un cavaliere dal portamento elegante e nobile. Un cavaliere oscuro e solitario. Un vampiro millenario. L'ultima persona che Briony si aspettava di vedere.

“Le seccature non hanno fine stasera.” disse Briony tagliente.

Elijah avanzò lentamente, tenendo una mano nella tasca: “Ti porto a casa." disse lui avvicinandosi noncurante.

“Ci stavo appunto andando senza il tuo aiuto.”

“Ho visto come te la cavi bene senza di me.” sottolineò Elijah.

Mi segui ora? Non dovevamo rispettare la nostra reciproca privacy a distanza di sicurezza?” gli chiese lei a doppio senso, come per colpirlo.

Lui rimase atono: “Non è come pensi, ero con Jenna e le si è avvicinato l’ex ragazzo di tua sorella, Matt no? E le ha detto che ti aveva appena vista alzare troppo il gomito nel suo bar. Jenna non ci aveva dato molta importanza. Ho saputo che è un tuo vizio bere fino a crollare; i miei complimenti davvero.” Mormorò lui schizzinoso, inarcando un sopracciglio.

“L’alcool certe volte aiuta a sciogliersi. Qualcuno dovrebbe prenderne esempio.” Chissà perché intuì che Elijah non aveva recepito come sempre il sarcasmo. “Ho passato l’età in cui ho bisogno di avere un padre che mi dia il coprifuoco. Inoltre io reggo benissimo l’alcool, vedi riesco pure a dirti l’orario...sono...” e guardò l’orologio al polso “le 10 e mezza. Beh se vogliamo essere esatti sarebbero le 10 e 32.” disse prendendolo in giro.

Elijah scosse la testa, sempre e comunque calmo.

“Come mai eri DI NUOVO con Jenna?” chiese Briony sottolineando la parola “di nuovo.”

“Carol Lockwood le ha affibbiato il compito di farmi vedere le bellezze della città…sono un appassionato di storia.” rispose lui semplicemente.

“Ovviamente lo sei.” mormorò con un filo d’ironia.

“Come mai l’hai chiesto? Ti dà fastidio forse?” chiese il vampiro con una strana espressione.

“A me? No di certo. Penso però che non sia accettabile che tutti le mentano in quel modo..” rispose stringendosi nelle spalle.

“Visto che la pensi così perché non glielo dici allora?”

“Quasi quasi… così perde la voglia di farti da guida turistica.” rispose sfidandolo.

Lui rise, mantenendosi cupo. “Stai bluffando. Continuiamo la conversazione a casa però”

“Io invece voglio restare qui o comunque per i fatti miei.” replicò lei ombrosa indietreggiando apposta. Perché ora si preoccupava tanto?

“Non credo sia il momento appropriato per comportarsi da bambini.” le rispose lui più gelido del solito, avvicinandosi.

“Tutti in confronto a te sembrano bambini, visto che ti credi superiore all'universo intero. Ma ti ricordo che tu sei sotto il mio tetto. Posso anche non farti più entrare se volessi.”

“Ah si? Fallo allora. Oseresti?” Questa volta era lui a sfidarla attraverso le sue implacabili fessure nere.

Briony allora sbuffò alterata voltandosi dall’altra parte. Dopo un disse: "Senti.. io ci tengo alla mia indipendenza, alle mie abitudini... ma non per questo non faccio uno sforzo in più per avvicinarmi e tentare un approccio amichevole, SE questo è voluto dall'altra parte."

"Ammirato." rispose seccamente Elijah guardandola in maniera inespressiva.

Lei allora non riuscì a trattenersi e lo fulminò con lo sguardo. Lui non replicò affatto diede alcun segno di voler approfondire. A suo modo pareva disinteressato.. ma perchè allora si trovava lì? I loro caratteri non avevano davvero intenzione di combaciare, anche se sembravano attratti da un'aurea misteriosa e irresistibile. Almeno per lei..

Briony per questo fece finta di nulla pur di esternare un di orgoglio e evitò il vampiro con lo sguardo. Faceva piuttosto freddo quella notte e non aveva neppure un giubbotto. Si strinse nelle spalle in silenzio.

Elijah sorrise lievemente nel guardarla.

Dopo di che si sfilò galantemente la giacca in totale silenzio, anche il vento taceva, e cercò di mettergliela attorno le spalle.

“Che fai?” chiese lei nervosa allontanandosi come se lui avesse la peste.

“Ti voglio solo aiutare” rispose lui indossando la solita maschera di freddezza.

“Ah si? Non mi sembravi così gentile qualche ora fa quando mi hai letteralmente ordinato di farmi gli affari miei come se fossi una stupida che non capisce.”

Questa volta i lineamenti di Elijah cambiarono. Erano al buio ma lei li notò.

“Mi dispiace, non volevo essere così sgarbato. Parlare di Klaus mi rende… nervoso.

Briony smise di fare commenti scemi e lo guardò seria. Elijah aveva ancora quell’espressione triste come quando aveva visto litigare Stefan e Damon. Chissà cosa nascondeva veramente dentro il suo animo corazzato...

“Ti voglio solo mettere la mia giacca attorno alle spalle. Non ti mangio.” disse lui in modo calmo avvicinandosi.

Briony acconsentì con la testa. Quando Elijah le fu vicino, potette sentire l’odore della sua pelle e il rumore proveniente dalla sua camicia bianca ogni volta che muoveva un muscolo del corpo. Si sentì elettrizzata.

Elijah le pose con delicatezza la giacca sopra le spalle senza neanche sfiorarla, ma bastò quel gesto per farla arrossire e battere in maniera inspiegabile il cuore. Probabilmente lui se ne sarebbe accorto visto che aveva un udito sovrumano, ma non disse nulla.

Si diedero una breve occhiata durante quell’atto, ma nonostante quei brevi secondi Briony aveva avuto il timore di affogare in quegli occhi neri.

Cercò di riprendere il contegno: “Quindi mi stavi seguendo” non era una domanda.

“Jenna mi ha detto che non c’era niente di cui preoccuparsi, perché era solita vederti bere e non era una novità. Ma temevo che fossi sconvolta o arrabbiata a causa mia. Mi sono così allontanato da lei con una scusa per venire a controllarti, e ti ho trovata qui… con un balordo pronto a saltarti addosso.”

Briony lo guardò sorpresa, pensando che davvero una parte del vampiro era in ansia per la sua incolumità. Come se si sentisse in dovere di difenderla.

“Me la sarei cavata comunque” rispose sorridendo, e cercando di diminuire i battiti del suo cuore che era fin troppo speranzoso di credere magari ad un’illusione sciocca.

“Davvero?” Elijah era sicuro della sua risposta.

Briony cedette anche se sorrideva.

“Grazie per la preoccupazione allora.”

Lui rise lievemente. “Quindi ora sei calma? Posso portarti a casa tranquillamente, senza che mi sfuggi chissà dove?”

“Io non fuggo chissà dove.” Replicò lei sulla difensiva. Se c’era qualcuno che fuggiva non era lei tra i due… “Se ero un po’ alterata credo sia una reazione normale dopo come mi hai trattata oggi..

Aveva parlato senza pretendere chissà cosa, in realtà non voleva riprendere quel discorso perché aveva capito l’antifona e non voleva obbligarlo a confessare alcunchè… eppure la risposta di Elijah cambiò di nuovo:

“Sono pronto a dirti tutto se è questo che vuoi.. anche se detesto rivangare il passato.”

Briony conosceva bene quello sguardo.. quello di chi deve per forza tenere un segreto, ma andando avanti ti logora fino allo sfinimento perché devi tenerlo nell’angolo più oscuro dentro di te, e da lì non se ne andrà. Devi accettare in solitudine la realtà per come è. Anche se la detesti. O ne soffri. Lei purtroppo l’aveva subìto.

Rimase a fissarlo, come se volesse davvero entrare dentro di lui. Si sentiva attratta inspiegabilmente da quell’aurea di mistero. Lui non ricambiava lo sguardo, era assorto nei meandri della strada deserta, della notte.

Passò una macchina che con i fari li illuminò.

Briony sorrise dentro di sé: anche se quella barriera invisibile tra loro sembrava rimanere, comunque era felice che Elijah avesse cambiato idea e che volesse tentare un altro approccio.

“Va bene. Verrò a casa con te. Ma! A una condizione” disse alzando l’indice della mano.

“E quale?” domandò lui voltando lo sguardo verso di lei.

“Rivoglio indietro il mio cellulare.”

“Allora dovremmo per forza andare a casa tua. L’ho lasciato lì.”

Briony lo guardò scuotendo la testa. “Non t’azzardare mai più a rubarmi cose mie personali.”

“Se avessi voluto avrei potuto prenderti qualcos’altro di più personale…” E le fece il suo solito sorriso sghembo.

Lei allora sgranò gli occhi impaurita.

Elijah d’altro canto rise piano, di gusto. Era la prima volta che Briony lo vedeva ridere così… Sembrava… sereno. Come un normale essere umano, senza pesi sulle spalle.

Il vampiro le mise una mano sulla spalla e le disse di rilassarsi perchè era solo una battuta.

Una battuta? Elijah? Briony tuttavia sentì un formicolio attraversarle la spalla, i nervi si tesero, ma comunque non poté far altro che ridere a sua volta.

“Va bene dai andiamo! Prima che uno dei due se ne penta di nuovo!” disse lei scherzando e incominciando a camminare.

Elijah, continuando a sorridere, le si affiancò in silenzio. Anche lei sotto sotto stava ancora ridendo.

I suoi sentimenti di rabbia erano ormai svaniti, lasciando il posto a un senso di serenità e normalità, che entrambi assaporarono quella sera come se ne fossero affamati.

Dopo tanto tempo di solitudine, camminavano il loro percorso. Insieme.

 

FINE CAPITOLO

Come sempre spero che il capitolo non vi abbia deluso! Aspetto dei vostri commenti ^^

 

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Capitolo 8
*** L'arrivo di Isobel ***


8 CAPITOLO

 

Elijah faceva suscitare in lei strane emozioni. Non riusciva a spiegarsi il motivo.

Viveva accanto a lui ogni genere di emozione, dal senso di pace alla rabbia più nera. Così contrastanti ma potenti che la sconvolgevano. Scendevano fino alle sue profondità, insinuandosi come una maledizione per un lasso di tempo lungo in cui non le permetteva di riprendere il sano controllo o di poter in qualche modo contrastarle.

Sarebbe mai riuscita ad abituarsi? A frenare il battito del suo cuore che galoppava nel petto?

Ora però era serena.

Camminava lentamente vicino a lui con la sua giacca nelle spalle. A volte assaporava l’odore proveniente da essa e le piaceva, anche se non era un profumo particolare. Trasmetteva eleganza indiscussa però, come ogni cosa di lui del resto.

Elijah teneva un andatura lenta per non farla restare indietro.  Qualche volta, mentre lei era assorta nei suoi pensieri, lui si girava a fissarla ma badando bene a fare finta di niente. Mentre quando lui guardava avanti, lei lo fissava incuriosita.

Uno scambio di sguardi segreto. Come se volessero capirsi a vicenda.

 

Non appena rientrarono in casa, Briony gli cedette la giacca ringraziandolo.

Anche se tremò non appena gliela diede.

Faceva piuttosto freddo quella sera. Agghiacciante.

“Ti senti bene?”

“Sì davvero, non sono ubriaca. Anche se sono minuta sopporto bene qualche goccio. Non bevo mica sangue umano.”

Si accorse troppo tardi di quello che aveva detto. Maledetta lingua lunga.

Quando si girò verso di lui, notò che si era allontanato. Era nella penombra della stanza.

“Scusa, battuta infelice”

“Il tuo era solo realismo.” rispose cupo mentre le sue mani giocherellavano su una mensola, quasi indifferenti alla scena.

Briony si sedette tesa sul divano mentre Elijah rimaneva lontano, immobile. Non riusciva a scorgere bene il suo viso perché la luce della stanza era molto fioca e lui si era nascosto in un angolo buio. Sembrava davvero inquietante ma lei cercò di non farci caso.

Aspettò che lui parlasse, e il momento arrivò quando l’Originario sollevò la testa verso di lei.

“E’ vero, io e Klaus siamo fratelli. Tuttavia precisamente siamo come te e Caroline. Siamo fratellastri.”

“Continua.” Briony lo ascoltava attentamente.

“Mia madre era stata infedele a mio padre. Eravamo molto uniti come famiglia ma Klaus e mio padre non andarono mai d’accordo. Mio padre scatenava tutta la sua rabbia su di lui, e Klaus non poteva farci niente perché ne era intimorito. Quando ci trasformammo in vampiri si scoprì la verità. Klaus apparteneva a un’altra specie.”

“In che senso? Non è un normale vampiro?”

“Il vero padre di Klaus era un licantropo”

Briony strabuzzò gli occhi per quella storia impossibile: “Oh mio dio… Così appartiene a tutte e due le razze non è vero? Come un..”

“Un ibrido. Ma una strega molto potente bloccò la sua natura di licantropo con una maledizione. Se Klaus riesce a spezzarla diventerà invincibile. Più potente sia dei vampiri sia dei licantropi. E io non potrei più fermarlo.”

“Quindi la storia della maledizione del sole e della luna era una balla? Un tentativo per far sì che le due razze si combattessero a vicenda, e quando avrebbe avuto tra le mani la doppelganger e la pietra di luna, lui sarebbe arrivato trionfante a godere del premio…

“E’ uno dei suoi soliti giochetti.” rispose Elijah sorridendo in maniera affilata nella penombra della stanza.

“Ce la farete a ucciderlo prima che spezzi la maledizione?”

“Se tutto va come ho detto sì. Non fallirò.” disse Elijah deciso.

“Ma perché Elijah… perché stare dalla nostra parte? Noi per te siamo degli sconosciuti, degli umani che abbiamo tentato di ucciderti oltretutto! Perché voltare le spalle a tuo fratello… capisco che è pericoloso ma…

“Se tu fossi al mio posto faresti la stessa cosa.” rispose serio. Glaciale.

“Non arriverei mai a uccidere mio fratello. Proverei a fargli cambiare idea, lo implorerei… fino alla fine”

“Pensi che non l’abbia fatto? Avrei dato la mia vita per lui. Ma è una cosa che non si può sopportare per oltre 1000 anni. Non merita la nostra comprensione, fidati sulla parola. Deve essere fermato a qualunque costo.”

Briony ascoltò attentamente la sua diplomazia, ma c’era qualcosa in profondità che non le tornava.

“Tu sei convinto di fare la cosa giusta per tutti quanti ma… ce la farai ad arrivare fino in fondo? Voglio dire può capitare che uno desideri il proprio fratello morto, basta guardare Stefan e Damon. Ma alla fine è impossibile farlo. Lui è la tua famiglia.”

“Klaus non era il mio unico fratello. Avevo dei genitori, altri fratelli, delle sorelle. Lui ha dato loro la caccia per secoli e me li ha portati via.” 

Briony allora vide il volto di Elijah cambiare repentinamente. Per un attimo aveva visto i suoi occhi intristirsi, pensando ai ricordi di una normale vecchia vita che gli mancava terribilmente, soprattutto il valore fondamentale che aveva perso con tanto cinismo. Briony non riusciva a sopportare l’intensità di quella nostalgia. Era abissale.

Si alzò, si avvicinò a lui e davvero addolorata gli disse: “Mi dispiace tantissimo Elijah…

Solo allora capì il suo vero tormento. Come aveva potuto criticarlo prima per la sua intenzione di uccidere Klaus? Si sentì una stupida. Tuttavia voleva confortarlo… fargli capire che gli era vicina.

“Il difetto più grande di Klaus è che non sopporta chi lo delude. Tutti noi abbiamo fatto quello sbaglio. Alcuni gli hanno voltato le spalle. Invece io e mia sorella Rebekah gli siamo rimasti accanto per secoli. Non volevamo lasciarlo solo. E come ringraziamento del nostro affetto lui ci ha ripudiati, per le nostre debolezze ha minacciato di ucciderci. E l’ha fatto. Tutti i membri della mia famiglia sono morti, ha disperso i loro corpi in mare… e io sono riuscito ad andarmene prima che impazzisse del tutto. Non sono più nella sua cerchia da molto tempo.” I suoi occhi erano diventati profondissimi, si potevano leggere e lei lo fece, restandone quasi ammaliata per quel che vi vide.

 La famiglia dopotutto era importante per ogni essere umano. Anche per quelli come lui. I vampiri dovrebbero provare solo odio, rabbia, repulsione verso i sentimenti e invece… guardando il volto di Elijah, Briony pensò che invece lui era una magnifica eccezione.

Sapere che lui, dopotutto, aveva conservato questa emozione umana… l’affetto invalicabile verso la famiglia, le fece riscaldare il cuore.

“Quindi tu sei nato umano?”

“Sì, eravamo normali… un tempo..” mormorò pensieroso, come se stesse ricordando cosa significa esserlo.

<< Alla fine chiunque può provare dei sentimenti umani. Non si può dimenticare la propria vera natura.. anche se l’hai perduta secoli e secoli fa. Anche se tu stesso la rinneghi. >> Pensò Briony triste.

“Posso immaginare l’odio che nutri nei suoi confronti… hai sofferto molto a causa sua non è vero?”

Elijah comunque cercò di tenere una compostezza fredda:

“Col tempo ho imparato a cavarmela da solo. Ma l’unica cosa che mi aiutava a sopravvivere era la speranza che un giorno mi sarei vendicato di quello che Klaus ci ha fatto.”

“Posso chiederti… il motivo per cui Klaus ce l’avesse anche con te?”

Elijah la fissò, accertandosi se doveva esprimere anche quel fattore così importante e letale per lui. Vedendo gli occhi sinceri e umani della ragazza, fu quasi costretto ad abbassare i suoi per non cadere in tentazione di sciogliere lui stesso le sue barriere.

“Credeva che fossi stato io a far scappare Katerina, poco prima del sacrificio.” Disse infine, solo quello.

“E perché avrebbe dovuto pensare una cosa simile? E se anche l’hai fatto… beh..” non sapeva cosa dire se non: “è stato giusto così. Come anche per Elena adesso. Non si può ricavare nulla di buono da queste cose orribili.”

La sua comprensione però non diminuì il ferro che racchiudeva la sua anima, tutt’altro, quasi aumentò i suoi sensi di colpa dovuti a quella vicenda.

“La storia tuttavia ha preso una piega che ci ha portato diritti alla rovina Ognuno in seguito ha preso proprio la propria strada, e fu quella sbagliata.”

“Beh se lui ti vuole morto per questo, non ti biasimo per quello che provi o come cerchi di rimediare in questo presente. Ti porti dietro il fardello della rovina di una famiglia e…Briony sviò la testa, scuotendola, forse perché non esistevano le parole adatte per confortarlo o almeno le cercava con vogliosità fremente perché voleva davvero farlo, come mai aveva voluto in vita sua.

Con tutto il cuore gli disse, tornando a guardarlo: “Non ti biasimo per come la pensi, e mi dispiace.”

Elijah recepì la sua sincerità umana, così come tutta l’atmosfera attorno che quasi si elettrizzò per le confidenze di cui era stata testimone; come risposta le sorrise leggermente ma non disse più nulla. Era stanco e molto provato dopo aver raccontato la verità. Ne soffriva ancora, lo opprimeva. Anche se non voleva ammetterlo.

Briony infatti notò che era molto turbato. Forse fargli confessare la verità non era stata una buona mossa. Lei si era sfogata e finalmente si era liberata di un peso. Ma lui? Come reagiva un vampiro? Era così diverso da tutti quelli aveva conosciuto… ritenendolo un vampiro credeva all’inizio che non provasse più niente, ma ora guardandolo negli occhi… Trovava in lui tutte le caratteristiche umane immaginabili. Soltanto più amplificate, e certe volte faticavano a esprimersi. Il che lo rendeva ancora più bello.

Briony alzò la mano per poggiarla sul braccio di Elijah. Lo fece nel tempo di un battito cardiaco accelerato.

“Siamo dalla tua parte Elijah. Non ti tenderemo più una trappola, te lo giuro”

Il vampiro guardò quella mano sul suo braccio e poi fissò Briony in viso. Intuì che la ragazza sembrava davvero dispiaciuta per lui.

Ma la ignorò. Non poteva farsi coinvolgere di più. Aveva spalancato oltre ogni misura la sua umanità quella sera, e seguendo la solita razionalità decise allora di richiuderla dentro la sua corazza di ghiaccio… incatenandola in modo più persistente per non farla più uscire così facilmente.

L’umanità è ciò che rende deboli dei vampiri, fa abbassare la guardia e ti fa fare mosse false, sciocche. E lui non poteva, non doveva in quel presente.

Scacciò via le emozioni, un attimo prima fuori controllo, e ritornò freddamente gelido.

Lasciò cadere lentamente la mano di Briony via dal suo braccio:

“Ho detto tutto quello che dovevo dirti. Sei pronta a sopportare tutto questo?”

“Sì..”

“Tu forse sei in buona fede ma… dovresti domandarti se le persone a cui vuoi bene siano davvero leali con te.”

“Che vuoi dire?” gli chiese sorpresa, sbattendo le palpebre.

Lui le sorrise perfidamente, andandosene senza rispondere.

“Aspetta!” Briony lo raggiunse in fretta. Non le piaceva proprio quando faceva così.

Lui era salito di tre gradini nelle scale, mentre lei rimase al pian terreno. A fissarlo interrogativa.

“Il nome John Gilbert ti dice niente?” le chiese poi Elijah dopo un attimo di silenzio.

“Ah John!” esclamò sollevata.

“Ah John sì, proprio lui.” rispose schernendola senza ironia.

“John ha fatto degli errori come tutti noi. Ma lui vuole soltanto proteggere Elena”

“Cosa ti dice che non farà qualcos’altro di stupido? Magari dare a Damon un altro pugnale magico?”

“John vive secondo i suoi ideali. E tra le sue convinzioni c’è la lotta contro i vampiri. E’ fatto così, ma ora ha capito che non può andare a sbandierare le sue armi anti vampiro come se niente fosse. Si darà una calmata.”

“Spero tu abbia ragione.” Dopo aver detto questo, Elijah la guardò un’ultima volta e salì le scale senza più dir niente.

Lasciando Briony più confusa che mai.

Sui suoi sentimenti.

Su tutto.

 

Il mattino dopo Briony non vide Elijah. Non lo trovò né in cucina e nemmeno in salotto.

Notò il suo cellulare, che era stato messo sul tavolo in cucina in bella vista.

Si chiese allora dove fosse andato.

Rise tra sé e sé. Si comportava come una mogliettina. Anche se abitavano sotto lo stesso tetto non significava che lui doveva farle rapporto di dove andasse o con chi...

Briony uscì poi per andare a casa Gilbert.

Aveva promesso di andare a trovare Jenna qualche giorno prima ma dopo gli eventi traumatici che aveva subìto se ne era completamente dimenticata.

Quando bussò alla porta, le aprì proprio Jenna che non si aspettava una sua visita.

“Non ti mancano le nostre chiacchierate fino a tarda notte?” le chiese Briony scherzando.

“No scusa è che non me l’aspettavo! Sei venuta in un brutto momento” rispose tesa

“Che è successo??”

“Abbiamo ricevuto una visita notturna” John comparve in quel momento in salotto.

“John non è il momento” rispose brusca Jenna fissandolo torva.

Briony, Jenna è troppo tesa e frustata in questo momento per spiegarti ma parlerò io in sua vece… Isobel è tornata.”

“Isobel?? La madre di…” Briony era titubante nel parlare di fronte a Jenna.

“Sì esattamente. E’ comparsa ieri notte.”

“Tu Jenna ne sapevi niente?”

“No me la sono trovata davanti… mi ha chiesto se fossi la fidanzata di suo marito.. e mi ha confessato di essere la madre di Elena. E’ stato terribile”

“Mi dispiace Jenna che tu abbia dovuto scoprirlo così.” rispose Briony tristemente.

“Quindi anche tu lo sapevi?” le chiese arrabbiata e tradita.

“Sì.” Briony dovette ammetterlo per forza. Voleva rincuorare la sua amica ma non sapeva come. In fondo era lei dalla parte del torto.

“Oh magnifico! Elena lo sapeva, persino John lo sapeva! E tu me l’hai tenuto nascosto”

“Mi dispiace Jenna, ma l’ho saputo solo da poco e non sapevo come avresti reagito!”

“Bèh puoi immaginare che sono fuori di me… mi hanno mentito tutti! Per questo non posso restare qui.” Jenna fu sul punto di piangere così salì di corsa le scale sconvolta.

“No aspetta, Jenna!” Briony cercò di fermarla ma John la trattenne.

“Le passerà. In fondo io l’avevo avvisata di non fidarsi di quell’infido di Alaric.”

“Immagino tu non l’abbia fatto con delicatezza, ma col tuo solito modo” lo schernì.

“Delicatezza non esiste nel mio vocabolario. E’ colpa mia lo so. Come sempre” rispose in modo ironico.

Briony scosse la testa ma furono interrotti da Alaric e Elena, che erano appena entrati in casa per parlare con Jenna.

Dovè Jenna??” chiese nervoso il professore.

“Non vuole vederti, mi dispiace amico” rispose John sorridendo.

“Togliti di mezzo!”. I due uomini si stavano per mettere le mani addosso ma Briony urlò loro di fermarsi subito.

Poi sentirono dei passi lungo le scale. Era Jenna con una valigia in mano.

“Jenna ti prego devo spiegarti”. Alaric cercò di farla calmare e di fermarla.

“Non voglio sentire altre bugie Rick!”

“Zia Jenna dove stai andando?” Elena era molto preoccupata per sua zia. Si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo. Avrebbe dovuto dirglielo prima e nel modo giusto. Non doveva finire così. Non era davvero giusto.

Jenna prese le chiavi della macchina e si girò nervosa verso i presenti:

“Vado al campus per un po’. Devo schiarirmi le idee. Non cercatemi!”. Uscì dalla casa sbattendo la porta in faccia ad Alaric.

 

La casa allora sprofondò in un silenzio tombale. Tutti quanti guardavano la porta dove era uscita Jenna e non osavano dire niente.

“Bèh mi dispiace molto Alaric. Ma se tu fossi stato più onesto con lei fin dal principio questo..”

Ma John non finì la frase che Alaric gli diede un bel cazzotto, che per poco non lo fece cadere per terra.

Briony e Elena rimasero a bocca aperta a fissare la scena. Ma quando John vacillò, Briony lo sorresse cercando di farlo sedere.

“Ma cosa diavolo ti è venuto in mente?” Urlò ad Alaric

“Se lo meritava da tempo! Ha messo idee stupide in testa a Jenna e l’ha messa contro di noi!”

“Potete solo prendervela con voi stessi! Se avesse detto subito la verità a Jenna con calma e con moderazione, questo non sarebbe successo!”

“Cercavamo solo di proteggerla Briony! Se la coinvolgevamo in tutto questo si sarebbe fatta del male!” disse Elena per giustificarsi.

“Balle! Tenere all’oscuro un familiare di un segreto così importante e pericoloso è sbagliato! Cercavi solo di proteggere la tua storia d’amore e il tuo piano!” la ammonì Briony con severità.

“Queste sono parole di John, non tue..” Elena stentava a credere alle proprie orecchie.

“Ora basta! Ormai Jenna se n’è andata, quel che fatto è fatto!” Questa volta parlò Alaric, che pareva esausto.

“Magra consolazione” disse John sottovoce, sputando sangue.

Alaric si avvicinò furibondo a John, tenendo alto un pugno.

“Non fare un altro passo!” Urlò Briony cercando di farlo indietreggiare.

“Tu dovresti essere l’amica di Jenna, alias alleata di John Gilbert e socia di Elijah. Ti immaginavo diversa..” Alaric la scrutò dall’alto in basso.

“Non sono socia e alleata di nessuno io. Cerco di difendere le persone che amo dal casino che voi avete combinato”

“Beh se credi di riuscirci stando dalla sua parte!” urlò indicando John “Credo che avrai un’amara delusione”

“Senti chi parla..” John non aveva perso la lingua tagliente.

“Decido da me quello che devo fare… se devo scegliere dal fidarmi di uno sconosciuto che è addirittura il “sottoposto” di Damon Salvatore, e non di un amico che conosco da tutta una vita, mi dispiace ma..”

“Credo sia meglio finirla qui per oggi…siamo tutti provati..” Elena cercò di far mantenere la calma come suo solito.

Alaric se ne andò allora lanciando un ultimo sguardo di sfida sia a Briony sia a John. Non sarebbe finita lì.

“Lo sai che è colpa tua non è vero?” disse infine Elena arrabbiandosi con John.

“Elena!”

Briony, ascolta tu non sai tutta la storia”

“La so invece, so di Isobel e del suo piano pazzo di quando ha voluto uccidere  Damon e il tuo fidanzato. Ma mettimi almeno nei panni di John.”

Elena allora scosse la testa. Era inutile parlare con quei due.

“Voglio che tu te ne vada” disse al padre con acidità.

“Elena, è tuo padre.” Briony cercò in tutti i modi di difendere l’amico.

“E quando mai lo è stato? Non ha fatto altro che ingannarmi!”

“E cosa pensi che avrebbe dovuto fare? Quando vedeva che eri persa dietro a tutti quei vampiri? I genitori non sono sempre dalla nostra parte Elena! Non sempre ci fanno stare bene! Ma John è qui per te ora… dovresti ascoltarlo perché magari potresti rimpiangerlo.”

Ma Elena non voleva più ascoltare… se ne andò in camera sua senza dire niente.

“Bèh grazie per averci provato..” le disse John cercando di alzarsi.

“E’ una ragazzina. Crede che tutti i guai del mondo la perseguitino… ma non si rende conto che siamo tutti dalla sua stessa parte?”

“Lei non si fida di me… e non si fiderà neanche di te in futuro visto quello che hai detto..”

“Io ci sono dentro perché è coinvolta Caroline, non posso uscirne fuori se lei è dentro.”

“E hai pure Elijah dentro casa..” puntualizzò John.

“Elijah è comparso nella mia vita perché seguivo Caroline. Perché sentivo che c’era sotto qualcosa. E questo perché Elena l’ha coinvolta, non ha impedito che accadesse! Non dovrebbe stare a piagnucolare tutto il giorno…” disse infuriata.

“Sei acida questa mattina.”

“Mi sarò svegliata col piede sbagliato.”

“Colpa di Elijah?” domandò John inarcando un sopracciglio.

Briony sussultò ma non lo diede a vedere.

“Ma che… non l’ho neanche visto stamattina!”

John non disse nulla continuando a fissarla.

“Vuoi che ti aiuti a medicarti?” gli chiese Briony per scacciare la tensione.

“No non è niente..”

Ascolta…dimmi di Isobel. Perché non mi hai avvertito che sarebbe arrivata?”

“La sua comparsa ha sorpreso persino me. Non immaginavo venisse adesso. E poi ho provato a chiamarti ieri sera ma il cellulare era sempre staccato.”

“Oh colpa mia scusa…lavevo… perso”

“Fingerò di crederci. Comunque Isobel è comparsa ieri notte per parlare con Elena. Forse ha trovato il modo di salvare Elena da Klaus”

“E come??”

“Te lo spiegherò dopo. O meglio te lo spiegherà Isobel. Sei invitata alla riunione di famiglia”

Briony lo fissò. Pensando che avrebbe rivisto Isobel le si fermò un sorriso malefico in volto.

“Non vedo l’ora.”

 

<< Merda Merda. >> Caroline era nel panico assoluto. Girava a non finire per la casa pensando cosa avrebbe dovuto fare. Teneva il cellulare in mano e decise di chiamare Stefan.

Nervosa gli raccontò tutto. La sera prima Caroline era stata costretta a dire la verità a Matt. Che lei era un vampiro. Lui però non l’aveva presa affatto bene, l’aveva accusata di aver ucciso sua sorella Vikie ed era scappato a gambe levate.

“Caroline non hai proprio idea di dove sia andato?” gli chiese preoccupato Stefan

“No! Lo sto chiamando da ore ma il cellulare è sempre spento! A casa non c’è e non si è presentato al lavoro! Stefan ho molta paura, e se lo andasse a raccontare in giro? Se lo dicesse a mia sorella?? Oddio non voglio pensarci!” Stava urlando in modo isterico mettendosi quasi a piangere. Non poteva andare peggio di così per lei… il ragazzo che un tempo avevo amato la detestava per ciò che era e probabilmente nel giro di poche ore tutti lo avrebbero saputo... incluso sua madre... e sua sorella.

“Oggi pomeriggio c’è un pranzo dai Lockwood e Matt è nel catering. Provo a vedere lì”

“Va bene. Ci vediamo lì Caroline! E se lo trovi prima di me, cerca di ammaliarlo..”

“Spero di farlo calmare… Stefan non voglio fargli del male. Anche se non stiamo più insieme io tengo ancora a lui..”

“Ti capisco. Cercheremo di rintracciarlo”

E chiuse la conversazione.

 

Briony aveva ricevuto il messaggio da John. Isobel stava per arrivare a casa di Elena. Ed era lì che stava proprio andando. Facendo un respiro profondo accese la macchina.

 

“Sei in anticipo” Fu John ad aprirle

Scusami… lei non è ancora arrivata?”

“No. Stefan è di sopra con Elena. Briony… spero tu dia il beneficio del dubbio a Isobel. Lei vuole solo..”

“Sì sì ho capito. Vuole proteggere l’amata figlia dal perfido Klaus.” Disse in tono ironico. “Ma permettimi di dire che il suo ritorno a Mystic Falls è… sospetto. Era già diabolica ai tempi della scuola, figuriamoci ora.”

“Devi fidarti di me Briony.”

“Oh io mi fido di te. Non mi fido di quella…

“Vedo che ti sono mancata Briony.” Isobel era sul ciglio della porta che la fissava divertita.

“Moltissimo infatti. Da farmi mancare l’aria.” rispose Briony fissandola dai piedi alla testa. Non era cambiata per niente, era rimasta la stessa strafottente e arrogante. Anche se ovviamente era cambiata dall’ultima volta in cui l’aveva vista, quando ancora frequentava le superiori.

“Entra Isobel.” la invitò John.

“Come??” Chiese sorpresa Briony.

Isobel sorridendo entrò in casa, facendo un giro completo attorno a Briony, come se volesse sfidarla. Continuava a guardarla come se fosse una preda.

“Ti do fastidio forse?” le chiese Isobel

“Mi facevi orrore prima quando eri umana, figuriamoci ora...”

“Su Briony, credevo avessimo superato le nostre divergenze..”

“Tu trasmetti cose losche. Non voglio avere nulla a che fare con te, io.”

“Ma John sì. Ed Elena è mia figlia. Farò tutto quello che è in mio potere per proteggerla”

“L’hai protetta anche quando l’hai abbandonata e ti sei data alla “Vampires-mania?”.

“Smettetela signore. Non afferratevi per i capelli in mia assenza. Vado a chiamare Elena.”

Le due rimasero sole continuando a guardarsi.

“Cara Briony. Il tempo per te non è passato. Sei rimasta la stessa… piccola ragazza che vuole essere grande e forte.”

“Anche tu non sei cambiata. Oh no aspetta credo che questo dipenda dal fatto che il tuo orologio biologico si sia bloccato molti anni fa. Ed è stata una tua scelta, furba.”

“Noto che il tuo sarcasmo tagliente è rimasto intatto.”

Briony sogghignò. Ma poi le chiese seria.

“Cosa ci fai qui Isobel?”

“Sono venuta per Elena”

“Mi dispiace dirtelo ma abbiamo già un piano a riguardo, che non prevede la tua presenza.”

“Oh Elijah. Come puoi essere così stupida di fidarti di un Originario? Ti farà a pezzi non appena non gli sarai più utile.”

“Se l’altra opzione è di fidarmi di una serpe come te.. sono ben felice di stare dalla parte di un Originario, che guarda caso ha la piena fiducia di tua figlia... e anche la mia.” rispose decisa più di quanto non lo fosse mai stata.

Isobel scosse la testa infastidita. “Non sai davvero chi hai attorno, piccola Forbes.”

Briony non ebbe modo di rispondere perché sentirono poi i passi di Elena e Stefan che scendevano le scale. Quando la ragazza si accorse che la madre era lì, guardò in cagnesco John.

“L’hai fatta entrare!”

“Ho chiesto a John di riprovarci.” rispose Isobel.

“Isobel ha alcune informazioni su Klaus, ti prego ascoltala” La pregò John.

“Anche tu sei qui, Briony.” osservò Elena.

“Sì. Spero non vi dispiaccia. John mi ha chiesto di rimanere ad ascoltare, anche se come voi sono scettica sulle intenzioni di Isobel.”

Quest’ultima alzò gli occhi al cielo ma non rispose alla provocazione.

Stefan fece un passo in avanti.

“Va bene. Parla”

 

“Dall’ ultima volta che sono stata qui ho fatto il possibile per trovare Klaus. Sapevamo che l’opzione migliore era trovarlo prima che lui trovasse te.”

“L’opzione migliore per cosa?”

“Far restare Elena viva.” Rispose John

“Tu non sei autorizzato a parlare ok? Non dopo tutto quello che hai fatto!” lo aggredì Elena. John la guardò dispiaciuto ma non disse niente. Anche Briony taceva.

“Sei riuscita a trovare Klaus?”

“No nessuno di noi sa dove sia. Ma gira voce che la doppleganger esiste. Il che significa che ogni vampiro che vuole entrare nelle grazie di Klaus cercherà di catturarti.”

“Non me la bevo. L’ultima volta che sei stata qui hai reso ben chiara l’idea che non te ne frega niente di me. Adesso tutto a un tratto dovrei credere che vuoi aiutarci?”

<< Infatti, io non ci casco >> pensò Briony meditabonda.

“Isobel ha sempre cercato di aiutarci. Sono secoli che Klaus è ossessionato dalla ricerca di Katherine. Sarebbe bastato che uno dei vampiri usciti dalla cripta spargesse la voce che Katherine era ancora viva e lo avrebbe portato dritto qui a Mystic Falls, dove tu eri destinata a essere scoperta. Così li abbiamo uccisi.”

“E per poco non avete ucciso Stefan e Damon!”

“Eh già.” rispose John che non sembrò per nulla dispiaciuto.

“Posso portarti in un rifugio sicuro. La proprietà è intestata a te. Nessun vampiro può entrare senza il tuo permesso. Persino io. Permetti che io ti aiuti Elena.” Esclamò la vampira.

“Vuoi aiutarmi?”

Isobel la guardò speranzosa.

“Allora esci da casa mia!” le urlò con tutta la sua rabbia.

<< Ben detto. >> pensò Briony.

Isobel se né andò senza dire nient’altro e Stefan e Elena tornarono di sopra. Probabilmente a pensare sul da farsi.

“Beh cosa ne pensi?” chiese poi John a Briony.

“Cosa ne penso? Che state vagando nel buio! L’idea di intestare una casa a Elena non fermerà di certo Klaus! Spero che il tuo grande piano non riguardi solo questo.”

“Isobel ci aiuterà a proteggerla”

“E come? E’ soltanto una vampira che ha come arma speciale delle unghie finte e delle extenction.  Pensi davvero che possa contrastare uno come Klaus e che oltretutto sia disposta a farlo per un chissà quale amore materno comparso all’improvviso? Abbiamo Elijah! E’ un originario, può fermarlo!”

“Non mi fido di Elijah, è uno degli Antichi. E’ uno dei più pericolosi vampiri che esista sulla faccia della terra.”

Briony sbuffò spazientita.  “La tua è solo paranoia. Non ti fidavi neanche di Stefan e guarda un po’: è più incline a proteggere la città più di quanto non lo sia tu.”

“Da quando patteggi con i vampiri? Non eravamo alleati noi due?”

“Sì John, lo siamo ancora. Ma di Isobel non mi fido, di una madre che abbandona spudoratamente la figlia non mi fiderei mai.” Sentenziò a denti stretti. Capendo di essere andata oltre sul personale, proseguì velocemente: “E il tuo piano fa acqua da tutte le parti.”

“E invece riporre la tua fiducia in Elijah è una mossa stupida!!”

Briony fu dispiaciuta per quella risposta perché simili frasi andavano a minare la sua sicurezza e anche perché non voleva far arrabbiare l’amico.

Decise quindi di farlo ragionare: “John senti facciamo come ha detto lui… il sacrificio avverrà e nessuno di noi si farà male. Elijah può sconfiggerlo..”

“Sì sì Elijah è la vostra arma segreta! Ma non mi fido! Ti devo forse ricordare che il suo piano iniziale era sacrificare Elena senza fare tante storie?”

“Sì me l’ha detto ma ora il piano è cambiato... ci ha dato la sua parola.”

“Ti fidi davvero delle parole di un vampiro? Le loro promesse non valgono nulla!”

“E Isobel allora?? E lo stesso Stefan che rimane qui accanto alla doppelganger nonostante rischi direttamente la pelle?”

“Vedo che così non andiamo da nessuna parte… ci vediamo al pranzo dei Lockwood. Elena deve accettare l’assegno per la fondazione della società storica di sua madre.”

“Mi prometti che fino ad allora non farai niente di stupido?” lo avvertì Briony.

“E tu mi prometti di non coinvolgere il tuo amico Originario? Per l’amor del cielo Briony! Sei una Forbes.”

<< E questo che significa? >> Ma Briony non disse niente a parole e si limitò a guardare l’amico. Non poteva promettere una cosa simile. Aveva già in mente di avvisare Elijah del ritorno di Isobel, perché poteva interferire con il suo piano o sentirsi tradito da loro.

La questione si stava notevolmente complicando.

Abbassò lo sguardo senza rispondere.

“Fai come ti ho detto.” rispose serio John andandosene.

Doveva davvero seguire l’intuito di John? Era stata una stupida a fidarsi di Elijah e degli altri vampiri?

Vampiri che non avevano tentennato ad aggredirla… la testa le stava scoppiando.

Pregò il Signore di non vedere Elijah quel giorno. Non sarebbe riuscita a non dirgli la verità se se lo fosse trovato davanti.

Il suo sguardo inquisitore l’avrebbe fatta sicuramente vacillare.

Cosa mai avrebbe potuto fare lei in una situazione così? Nell’ultimo anno aveva pregato ogni notte di non incontrare più vampiri. La storia con Ivan l’aveva profondamente ferita e per poco non ci aveva rimesso la pelle… Doveva prendere una decisione. Subito.

 

Le feste dei Lockwood non erano cambiate di una virgola.

Sempre sfarzose. Eleganti. Gli invitati erano sempre chic, mai fuori posto.

Tutte la gente in vista di Mystic Falls era presente.

Briony aveva indossato un tubino blu notte, lungo sopra le ginocchia per l’occasione. Non voleva subire le occhiate ridicole di Carol Lockwood mentre criticava il suo abbigliamento.

Si era vestita apposta per l’occasione.

Alla festa ovviamente c’era anche Elena, che doveva ritirare un assegno per la fondazione di sua madre, e Stefan.

Briony si avvicinò a loro. “Ehi ragazzi. Avete novità?”

“No. Non abbiamo ancora deciso” rispose Elena fredda.

<< Probabilmente ce l’ha con me perché ho difeso suo padre. Bah, poco importa >> pensò Briony.

“Tu che ne pensi? Conoscevi Isobel prima di noi.” gli chiese Stefan in tono gentile invece.

“Non così bene. Ha frequentato per un po’ le superiori qui. Ma non eravamo nella stessa classe, io ero appena agli inizi della scuola e lei invece stava per andare al college. E’ stato John a presentarmela.”

“Ok. Ti faremo sapere se succede qualcosa”

<< Spero non qualcosa di brutto. >>

Briony continuò a girare la casa. Era molto lussuosa, Carol Lockwood poteva benissimo permettersi di fare feste del genere.

Da piccola sognava di poter vivere in una casa così perfetta, grande e lussuosa. Avrebbe attirato l’attenzione di tutti. Ma dopo aver vissuto esperienze così drammatiche e traumatiche, il solo desiderio di poter vivere in una casa del genere le sembrò futile.

Intravide una ragazza alta bionda con un vestito ovviamente rosso. Il suo preferito.

“Caroline ehi!”

La sorella si girò sorpresa. << Non ci voleva. Come mai Briony è qui? >> Si chiese preoccupata Caroline.

“Non mi avevi detto che venivi.” le chiese divertita Briony.

“Uh BrionyCiao… e io non avevo idea che tu frequentassi ancora la casa dei Lockwood

“John ha insistito che venissi”

“Ah..” Caroline si guardò intorno preoccupata. Non aveva ancora visto Matt e aveva paura che saltasse fuori da un momento all’altro gridando a tutto il mondo che lei era un vampiro.

“Ti vedo nervosa Caroline. Cosa c’è?” le chiese Briony preoccupata

“Niente” la risposta veloce della sorella le fece intuire che qualcosa non andava

“Riguarda l’arrivo della madre naturale di Elena in città?”

“Ehm sì… non siamo sicuri se possiamo fidarci.” Caroline si contorceva le mani nervosa. Doveva andarsene da lì.

“Vi capisco… Hai visto John per caso?”

“No mi dispiace. Scusa sorellona ora devo andare. Ci sentiamo dopo” E se ne andò senza neanche lasciare che lei la salutasse.

Ok…” Briony pensò che il suo comportamento era molto strano. Ma d’altronde chi non era strano in quella città? E oggi proprio non poteva preoccuparsi dei problemi della sorella.

“Buongiorno.”

Briony all’improvviso sentì una voce profonda alle sue spalle. La conosceva fin troppo bene e il suo corpo suo malgrado si elettrizzò.

Si girò e vide davanti a sé Elijah, ovviamente. Meraviglioso in smoking.

E fu come se fosse passata una scarica elettrica tra di loro, nell'attimo in cui i loro occhi si erano incontrati e si erano accorti di quanto splendida era la presenza l'uno dell'altra. Una piacevole sorpresa. “Elijah… ciao.” sussurrò lei con un fil di voce, completamente abbagliata dalla sua persona.

Elijah la guardò attentamente, sempre comunque nella sua aurea di pacatezza, e disse: “Come siamo eleganti oggi. Credevo non ti piacessero le feste di Carol Lockwood.”

“E credevo che tu non amassi i ricevimenti noiosi.”

“Questo dipende dalla compagnia.” Elijah le sorrise in modo affascinante.

"Oh e in mezzo all'alta popolazione di Mystic Falls ne hai trovata una di tuo gusto?" domandò Briony curiosa senza nemmeno pensarci.

Elijah alzò il viso imperscrutabile: "Può darsi... ma e' ancora un presto per espormi. Solo nei casi rari lo faccio." E in mezzo a quel volto impenetrabile, Briony scorse un leggero ma ambiguo sorriso. << Quest’uomo è davvero un mistero. E’ difficile capire cosa pensi o cosa gli interessi veramente. >> Pensò lei, avvertendo una scossa elettrica trapassarle la schiena.

Briony per un attimo pensò a cosa avrebbe provato se si sarebbe avvicinata a lui, se avesse perfino osato stringere quel corpo statuario a , inspirato il suo dolore... scosse la testa per scacciare quei frivoli pensieri e per appianare i battiti del cuore che erano improvvisamente accelerati come mai avevano fatto. Si stava facendo coinvolgere da Elijah a tal punto?

Cercò di tornare alla realtà: “Elijah… devo dirti una cosa..” Briony si incupì, e anche Elijah divenne serio.

“Che succede?”

Briony lo trascinò da una parte senza farsi vedere.

“Ci sono delle novità. Non so se ti piaceranno o magari non ti importerà nemmeno, non lo so. Ma in cuor mio pensavo dovessi saperlo..”

Elijah la guardò pronto ad ascoltare, ma si materializzò vicino a loro John Gilbert.

Briony. Ti stavo cercando. Scusami Elijah ma devo prendere in prestito la tua dama di compagnia per un secondo.” Gli fece un sorriso ovviamente finto e prese Briony per un gomito. “Ah c’è Elena che vuole parlarti immediatamente”.

“Veramente hai appena interrotto una conversazione.” Gli disse Elijah freddo, non proprio intenzionato ad allontanarsi.

“Che può essere rimandata, non è vero Briony?” John la guardò in un modo che non ammetteva repliche.

Briony restò zitta per qualche secondo ma poi si arrese.

Sì…” Non osava guardare l’espressione di Elijah.

“Perfetto. Elijah intanto le conviene andare da mia figlia che era molto agitata.” E senza neanche attendere una risposta, John portò via in fretta e furia Briony in una camera al piano di sopra.

“Gilbert! Cosa ti salta in testa?” gli urlò lei furiosa togliendo la sua presa dal braccio.

“Cosa salta in testa a te vorrai dire! Stavi per fare la spia.” la accusò John

“Stavo solo facendo la cosa giusta. Elijah ci può aiutare.”

“A cosa? A darci una morte indolore!” John era davvero arrabbiato.

“Oddio John. La tua persecuzione verso i vampiri è sbagliata! Non capisci che allontani Elena sempre di più! O nel caso peggiore finirai morto sul pavimento della cucina se non fai attenzione alla tua lingua lunga!”

“Sto solo facendo quello che bisogna fare.” disse tagliente

“Davvero? E che cosa? Aumentare ancor di più il pessimismo in città?” chiese Briony in tono ironico

“Non ti capisco Briony. Tu più di tutti dovresti avercela con i vampiri.”

“Perché dici così…?” Gli chiese Briony facendosi preoccupata.

“Non fare finta di niente. In fondo tu lo sai che devono morire tutti.”

“Perché? Perché qualcuno li ha condannati a vivere questa eterna e infelice vita? Posso darti ragione su alcuni vampiri che non hanno pietà nell’uccidere gli esseri umani, ma ce ne sono alcuni che hanno rimasto in cuor loro un briciolo di umanità e che possono fare del bene più di quanto noi comuni essere umani possiamo fare. Credimi John, non sono così sprovveduta come tu pensi!”

“E da quando sei così moralista?”

“Penso che non solo i vampiri siano creature crudeli e meschine… e se ci comportiamo come vuoi tu, diventeremo anche noi così… senza cuore. E non voglio.” mormorò diventando seria.. malinconica.

“Stai vaneggiando. La presenza di Elijah non ti fa affatto bene.”

Briony non replicò, pensando che la presenza di Elijah in effetti la stava cambiando. In meglio o in peggio?

“Senti ora devo andare. Fai la brava ti prego!”

“Non è vero che Elena aveva bisogno di parlare con Elijah, vero?”

“Era un tentativo per levarmelo dai piedi così potevo parlare con te.”

Briony non ne poteva più di quei discorsi e gli disse in tono acido:

“Col tuo permesso ora vorrei andare!”.

Ma non aspettò neanche che lui fiatasse, che lei se ne era già andata.

 

In salotto intanto Elena stava ringraziano i presenti per la donazione della fondazione di sua madre, che per lei era molto importante.

Briony cercò Elijah tra la folla, ma non lo vide purtroppo. Neanche Caroline c’era.

Il discorso di Elena però fu interrotto. Sentirono un grande tonfo nell’altra sala, come se qualcosa di molto pesante cadesse dalle scale.

Tutti andarono di corsa a vedere. Stefan con la sua velocità andò per primo.

Vicino alla rampa delle scale, c’era John per terra.

Morto.

 

FINE CAPITOLO.

PS: Scusate per le inesattezze della trama. Ho cambiato un po’ di cose perché mi piace il personaggio di Isobel e volevo farla comparire nella fanfic anche se in ordine temporale lei non dovrebbe esserci… spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Commentate!

 

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Capitolo 9
*** Sentimenti scoperti ***


9 CAPITOLO

 

 

Briony sgranò gli occhi angosciata. Il corpo di John era lì davanti a lei, immobile. E non respirava.

“John!” Urlò il suo nome e si precipitò subito da lui.

Erano comparsi anche Damon e lo sceriffo Forbes a vedere quello che era successo.

Briony si inginocchiò e gli prese la testa fra le mani, cercando di vedere se reagiva.

“No no no no” Continuava a farneticare senza sosta cercando di farlo rinvenire scuotendolo, ma senza successo.

<< Come è potuto accadere?? Un minuto prima stava bene! Non avrei dovuto dirgli quelle cose orribili! >>

Lei non riusciva a muoversi, continuava a guardare shockata il corpo di John. Non poteva crederci… Non aveva più polso!

Damon all’improvviso gli prese la mano e con un sorriso disse a tutti: “Sta bene!”

Briony si girò verso di lui sconvolta “Cosa? Ma non sento più il cuore!”

Damon le fece segno di starsi zitta e pregò ai presenti di andarsene per lasciare respirare il moribondo

“Ma Damon, non respira più. Come è possibile che sia vivo?” gli chiese Carol Lockwood.

“Posso solo dirvi.. che ha un anello miracoloso”

Briony fece un sospiro di sollievo ed esclamò: “Dio ti ringrazio!”

“Non è merito di Dio, fidati.” le disse Damon. Ma lei fece finta di niente. La situazione per fortuna si era risolta nel migliore dei modi, era questo l’importante.

“Dove lo portiamo ora?” chiese Carol preoccupata.

“Ci penseremo io e la sua amica, non preoccupatevi.” disse Damon.

Briony questa è una spiacevole occasione per incontrarsi di nuovo. Stai bene?” Lo sceriffo si avvicinò lentamente a Briony, mettendole una mano sulla spalla.

S-sì. Sono ancora un po’ traumatizzata dopo quello che è successo.” rispose titubante.

“Ti capisco. Ma tu non dovresti stare qui. Sono cose che riguardano solo il consiglio”

“Io rimango con John.” rispose decisa guardando Damon sospettosa.

“Ti ho detto che..” Lo sceriffo infatti non voleva coinvolgere dei civili nelle faccende dei vampiri e robe varie. Doveva rimanere segreta.

Liz è inutile continuare a far finta di niente. Anche se non sono un membro del consiglio, sono comunque figlia di mio padre. So tutto.” Disse Briony velocemente. Non era il momento di discutere di questioni diplomatiche, non ora.

Liz la fissò sconvolta e preoccupata, ma non commentò quello che la figliastra le aveva appena confessato: “Ne parliamo dopo. Confido comunque nella tua discrezione. Damon, ti ringrazio nuovamente. Lasciamo John nelle vostre mani.”

Dopo aver lanciato un’ultima occhiata a BrionyLiz andò fuori con la signora Lockwood.

“Giornata movimentata no?” disse Damon scherzoso.

“Se non aveva l’anello, sarebbe morto.”

“L’anello gli è sempre stato utile, anche perché non si è fatto molti amici in città.”

“John non è uno stupido che si fa cadere dalle scale come se niente fosse. Per me è opera di un..”

“Vampiro sì. E la cosa non mi piace. In teoria solo io e Stefan siamo invitati in questa casa”

“E Elijah…” Briony disse quel nome come se sputasse vetro frantumato. Che fosse opera sua? Per come John gli si era rivolto? Non poteva essere….

“Esatto. Credo che tu dovresti chiedere al tuo amico dove fosse qualche minuto fa… potrei chiederglielo io ma ho paura che mi arrivi un’altra matita nel collo o peggio. Pensaci tu.”

Briony non disse nulla. Il solo pensiero che Elijah fosse coinvolto la traumatizzò più di quando aveva visto il corpo morente di John.

Damon mise sulle spalle il moribondo e cominciò a camminare. La testa di John però era a penzoloni e andò a sbattere contro una porta. Ovviamente l’aveva fatto apposta.

“Con più delicatezza. Grazie!” urlò acidamente.

“Questo tipo ha cercato di farmi alla griglia. Non si merita niente”

“Oh tu invece meriti il rispetto di tutti noi no?”

Briony stava camminando dietro a Damon, ma una forza brutale la spinse improvvisamente in un angolo. Non ebbe neanche il tempo di urlare che Elijah le tappò subito la bocca.

L’Originario si mise un dito alla bocca, in segno di farla stare zitta.

Briony, avendo recepito il messaggio, disse a Damon titubante e con voce incerta: “Tu continua e va a cercare Elena. Ti raggiungo dopo.”

Damon non si era minimamente accorto della presenza di Elijah, anche perché quando si girò non c’era più la ragazza. Ma dove fosse andata veramente non gli importò poi granchè.

Elijah intanto l’aveva presa per un gomito con forza, come aveva fatto prima John, ma ovviamente la presa di Elijah era molto più potente e questo le fece davvero paura. Soprattutto perché aveva notato il suo umore ombroso.

“Cosa è successo?” chiese lui serio, sottolineando ogni parola e fermandosi in un angolo. Lo sguardo era duro.

“John è caduto e sembrava morto..” Briony cominciò a farfugliare sentendo mancare il respiro.

“Non mi interessa di lui, sto parlando di Isobel che è tornata.”

Briony si bloccò un momento. “Da chi l’hai saputo?” chiese tesa.

“Ovviamente non da te.” rispose lui freddo, come risentito.

“Elijah, te lo stavo appunto dicendo prima ma..”

“Sei stata interrotta e sei dovuta correre da John Gilbert. Lo capisco ma queste antiquate giustificazioni le sento da secoli.” mormorò lui freddamente altezzoso per mascherare chissà cos’altro.

Briony lo guardò buia: “Oggi è stata davvero una giornata dura. Non ho tempo per i tuoi commenti ironici.”

“E io non ho la minima intenzione di essere fregato nuovamente.”

“Elijah non è così. Cosa vuoi che faccia una come Isobel?” chiese lei cercando di giustificarsi.

“Due teste suonano meglio di una, soprattutto se l’altra è Katerina Petrova.” Lo sguardo di Elijah era sempre severo, da apparire scavato nella pietra.

“Katherine? Ma… non era nella cripta?”

“Dopo che sono morto, l’ordine che ho impartito su di lei si è annullato. Elena mi aveva detto che era scappata come a suo solito, ma non mi aveva avvertito che l’ospitavano Stefan e Damon. Questo cambia tutto, sono secoli che le do la caccia….” Era chiaramente arrabbiato. E ferito. Il suo astio verso Katherine era rimasto intatto anche se dava la caccia a Klaus.

“Io non ne sapevo niente…” disse Briony piano.

“Davvero?” domandò Elijah con un tono strano, come se non le credesse.

“No! Te lo giuro, non l’ho neanche mai vista questa Katherine!”

Elijah leggeva bene l’animo delle persone. Intuiva quando mentivano. E Briony gli sembrava davvero sincera. Lei non sapeva nulla di Katherine ed era innocente riguardo alla questione di Isobel. Ma era profondamente ferito nell’orgoglio. Si era promesso che non si sarebbe fatto mai più ingannare da quegli stupidi e opportunisti esseri umani… La corazza attorno alla sua anima si rafforzò.

“C’è qualcosa che non mi convince. Quando sono andato a casa Salvatore non c’era anima viva. Ovviamente Isobel è qui.”

“Qui? Pensi che sia stata lei a spingere John?” chiese lei pensierosa.

“Chi altri? Lo ha fatto per creare un diversivo sicuramente”

La faccia sorpresa di Briony fece trapelare tutto. Lei aveva pensato per un attimo che fosse stata opera di Elijah, anche perché non lo aveva visto nella sala quando Elena faceva il suo discorso. Elijah lo intuì e anche se non lo fece notare, ne fu ferito. Davvero ferito.

Come se i dubbi della ragazza distruggessero, anche se in minima parte, la sua corazza di ghiaccio che aveva plasmato per secoli e secoli.

“Stavi dubitando di me forse?” chiese in tono pacato, ma facendo intravedere della stizza gelida raccapricciante.

“No! E’ che John è stato parecchio arrogante nei tuoi confronti e sappiamo cosa fai tu alle persone che non ti trattano col dovuto rispetto…

“Non gli ho tolto neanche un capello” mormorò lui freddo.

“Sì lo so… ma non puoi biasimarmi se ho avuto dei dubbi…” rispose Briony ridendo. Però in realtà era parecchio nervosa. Quel suo sguardo come al solito la inquietava.

“Pensala come vuoi, se credi questo non sarò io di certo a farti desistere da questo pensiero.” Ribattè lui sviando indifferente lo sguardo. Il tono gelido e senza vita di Elijah la fece rabbrividire. Come se in apparenza non gli importasse di nulla, ma lei in fondo sapeva che lo aveva ferito nell'orgoglio smisurato del suo carattere.

Cercò di dire qualcosa per giustificarsi ma non le riuscì nulla di sensato, anche perchè lui la lasciò andare in completo silenzio.

“Dove vai?” gli chiese impaurita mentre lo vedeva allontanarsi.

“A cercare Elena. E’ in pericolo.”

“Come?? Vengo con te.” rispose correndo verso di lui.

“Non pensarci nemmeno. Tu resti qui.” E non era una richiesta, era un ordine.

“E perché?” gli chiese questa volta senza paura.

“Sento che Klaus è in città.” disse l’Originario guardandosi attorno. Come se sentisse il suo odore.

“Oh mio dio...”

“Tieni i tuoi amici al sicuro.”

“E tu… che farai?” chiese in tono preoccupato.

“Gli darò la caccia”

“Cosa? No! Per riuscire a sconfiggerlo devi aspettare il momento in cui si trasforma in ibrido, che sarà più debole. Altrimenti è troppo pericoloso.” Pericoloso per tutti. Persino per lui. Fu sorpresa della sua enorme preoccupazione verso quel vampiro millenario.

Elijah stava aprendo la porta e si fermò, guardandola.

“Cos’è? Ti preoccupi per me?” chiese con un sorriso sghembo. Ma i suoi occhi rimanevano freddi, distaccati, facendo trapelare il nulla.

Lei lo guardò. Non poteva dire di sì, perché non voleva scoprire troppo i suoi sentimenti, e non poteva neanche dire di no perché sarebbe stata una bugiarda cronica.

“E se anche fosse?” chiese timidamente.

Lui la fissò immobile. Non sorrideva più. Sembrava sinceramente colpito. Il nulla nei suoi occhi scomparve, lasciando intravedere qualcos’altro. Ma Briony non riuscì a scorgerlo con chiarezza.

Elijah lasciò andare la mano sulla maniglia e la pose sulla guancia destra di Briony.

La sfiorò delicatamente, come se volesse assaporare il tocco della pelle di lei sotto la sua mano gelida. Come per imprimere un marchio.

Lui continuava a fissarla con gli occhi abbassati, ma anche così sembrava riuscisse a sentire il cuore di Briony che era all’improvviso accelerato. Lei rimaneva inerme a guardarlo non sapendo cosa dire.

“Resta qui.” disse lui infine con una voce profonda.

E se ne andò.

L’aria fredda che proveniva dalla porta aperta la fece rabbrividire. Ma la guancia dove Elijah aveva messo la mano era calda. Come se ancora la sentisse.

Briony restò un attimo a guardare fuori.

<< Speriamo che non succeda niente di  brutto. Ho un terribile presentimento. >>

Non riusciva a scordare quegli occhi neri… magnetici.

 

Mentre Elijah usciva intravide nel retro lo sceriffo Forbes e l’ex ragazzo di Caroline che discutevano animatamente. Non aveva tempo per quelle sciocchezze ma grazie al suo super udito poteva sentire tutto.

Matt urlava in modo agitato: “Voglio vedere il fascicolo di Vikie! Voglio vedere come avete insabbiato il fatto che è stata uccisa da un vampiro!”

Lo sceriffo sembrava davvero preoccupata, e dopo che lui aveva tentato di metterle le mani addosso lei aveva reagito, mettendogli le manette ai polsi guardandosi attorno sospettosa.

Per Elijah quelli non erano affari suoi, non doveva intervenire ma aveva intuito che c’era qualcosa che non andava. Se il ragazzo avesse parlato più del dovuto…. Ma non era né il tempo né il luogo per esporsi.

Ci avrebbe pensato qualcun altro ai loro casini.

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<< Quel bastardo di Damon è scomparso. Dove avrà portato John? >> Briony continuava a cercare il vampiro per mezza città, ma non lo trovò.

Andò a casa di Elena, ma anche lì niente.

Provò a cercare a casa Salvatore anche se era sicura che la sua presenza non fosse affatto gradita.

 

E così fu infatti.

Non appena Damon aprì la porta e vide che davanti a lui c’era Briony, sbuffò.

“Cosa vuoi? Un’altra Forbes tra i piedi, che disgrazia.”

La maggiore delle Forbes fece finta di nulla per il quieto vivere:

“Volevo controllare se John stesse bene.”

“Non si è ancora svegliato, mi dispiace.” Stava per chiuderle la porta in faccia ma lei glielo impedì.

“Dai fai il bravo. Fammi entrare. Hai notizie di Elena?”

Damon la guardò serio, rimanendo sull’uscio. “Fai come vuoi ma non toccare niente!” Il solito maniaco del controllo.

Il cellulare del vampiro all’improvviso squillò, bloccando quel momento. “Stefan, come mai sono tornato a casa prima di voi?”

“COSA?!” L’urlò di Damon la spaventò a morte.

Come una saetta il vampiro si precipitò in bagno lasciando sola Briony sull’uscio.

“Ma che succede??” Gli urlò lei entrando in casa di sua volontà.

“No no no no!” Le urla di Damon si sentivano fino in salotto e Briony sentì qualcosa cadere per terra.

<< Che diamine è successo ancora? >> Si chiese preoccupata Briony.

Dopo qualche minuto Damon tornò da lei.

“Siamo in un enorme pasticcio.” disse sconsolato.

<< Ecco. >> “Cioè??”

“Isobel ha rapito Elena con l’aiuto di Katherine.”

“Com’è possibile??” Lo sapeva che doveva dare ascolto ai suoi presentimenti, lo sapeva!

“Non c’è tempo per le spiegazioni, devo andare a cercarla! Da quel che ho capito vogliono fare uno scambio, la doppelganger e la pietra di luna in cambio della salvezza di Katherine. Dovevo aspettarmelo!” ringhiò furioso Damon

“Ma non capisco! Come hanno fatto a prendere la pietra di luna?”

“L’ha trovata Katherine! L’avevo nascosta in bagno in mezzo alle saponette. Credevo fosse un buon nascondiglio”

“Stai scherzando spero? Hai nascosto un oggetto di tale importanza in bagno??” Briony non riusciva a credere alle proprie orecchie.

“Ora non ho tempo per sopportare i tuoi piagnistei. Vado da Stefan.” Damon prese il giubbotto ma fu fermato da Briony.

“Elijah ha detto che sarebbe andato lui a cercare Elena…

“Elijah? Sa che Elena è stata rapita?”

“Ha sentito la presenza di Klaus ed è subito corso via..”

“E tu quando hai parlato con lui?” le chiese interrogativo.

Uh… prima..”

“Oh ora capisco. Non dovevi fargli l’interrogatorio riguardo alla misteriosa caduta di John?”

“Non è stato lui.” rispose decisa.

“Te lo dico subito… non m’importa niente di quello che combini o con chi. Ma Elena mi ha pregato di fare il bravo con te e tentare un altro approccio. Quindi ti avverto… non ti affezionare a lui.”

Briony si scostò nervosa. “Non vedo perché debba interessarti.”

“Infatti non mi interessa! Ma il tuo rapporto con Elijah mi sta creando dei problemi, soprattutto quando mi ha minacciato di morte nel caso in cui dovessi negare come capo del consiglio il tuo ritorno a Mystic Falls.”

“Davvero l’ha fatto?” I suoi occhi verdi si illuminarono dalla sorpresa. L’aveva fatto per lei? Il suo cuore cantò per quella gioia improvvisa.

“Purtroppo sì! Mi ha preso per la gola e… bèh lasciamo stare i dettagli cruenti. Ora vado da Stefan. Resti tu con John va bene?”

“Ok, mi raccomando portate Elena a casa viva!” lo scongiurò, sinceramente.

E la risposta di Damon fa la medesima: “E’ quello che spero.” Così dicendo chiuse la porta con furia.

Briony invece restò sola in quella grande casa.

Pregò che andasse tutto bene, purtroppo lei in quella situazione non poteva fare nulla per aiutarli.

Aveva però avvertito John di non fidarsi di Isobel maledizione! E quella bastarda aveva pure rapito la figlia…

John intanto era ancora per terra tramortito.

<< Che gli serva di lezione >> Pensò Briony.

Prese il cellulare e chiamò Caroline per avvisarla del pericolo, ma il suo telefono era spento.

“Merda!”

Si chiese se doveva chiamare il padre in quel momento d’emergenza.

<< Ma a quale scopo? Finirebbe ammazzato pure lui oggi… e poi sono già nel campo Stefan, Damon e pure Elijah… >>

Quando pensò a lui, il cuore perse un battito.

Si sentì una stupida. Ma non poteva farci niente. Non poteva evitare quello che provava quando stava accanto a lui e la scossa che sentiva ogni volta che lui la sfiorava.

Aveva cercato con tutte le sue forze di negare e combattere quell’emozione possessiva e violenta, come se ne avesse paura, perché ammettere ciò sarebbe stato un grave errore.

<< E’ sbagliato >> continuava a pensare.

Eppure anche se il loro rapporto non era giusto o fosse pericoloso… quando stava con lui si sentiva bene… come non lo era mai stata. Si sentiva sicura, completa, come se per tutta la vita le fosse mancato quel pezzo di puzzle per essere veramente intera.

 

Ma dopo qualche minuto, la Forbes stava già in ansia tremenda. Non ce la faceva a starsene sugli allori mentre i suoi amici rischiavano la vita. Ripeteva sempre gli stessi percorsi alle finestre per vedere se arrivava qualcuno, ma niente. Il nulla più assoluto mentre la sua ansia cresceva come un fiore maligno che prende vita.

Le avevano ordinato espressamente di starsene buona lì e ovviamente non poteva dare loro torto perché una ragazza senza alcun potere poteva essere solo d’intralcio in uno scontro, ma comunque odiava sentirsi inerme e inutile. Anche lei poteva fare qualcosa. Doveva fare qualcosa.

Chiamò di nuovo Caroline al cellulare. Niente. Briony grugnì tra i denti, sperando che non le fosse accaduto nulla.

Ad un tratto le passò per la testa un’idea… di andare a scovarla a casa. Ma non Caroline, Katherine. Quale luogo migliore di una casa per non far entrare vampiri? Ovviamente era stra-certo che lei e Isobel si fossero alleate, ergo quella suddetta casa che doveva proteggere Elena, si era scoperta essere tutt’altro rifugio. Magari era così… tanto valeva cercare e provare.

Più sicura di se stessa e piena di adrenalina per cercare di aiutare i suoi amici, Briony prese subito le chiavi della macchina, dando un’ultima occhiata al corpo dormente di John. Per fortuna l’amico le aveva informato dove si trovasse la casa, altrimenti avrebbe passato tutto il pomeriggio a cercare e non voleva fare la figura della trottola.

Velocemente se ne andò. L’ansia tuttavia sostituita, questa volta, da un pizzico di timore che si inoltrò dentro le ossa.

 

Ovviamente doveva restare cauta e in disparte, non poteva passare all’attacco come un’amazzone contro una vampira e pensarla di passarla liscia. Aver lavorato in uno studio penale aveva i suoi buon riscontri perché ti faceva rendere conto razionalmente dei pro e contro, limitati ovviamente in quella sfera giudiziaria, poiché quando ci si mettevano di mezzo i propri sentimenti quelle regole andavano letteralmente alla deriva come una nave dimenticata. Cercò comunque di rimanere calma e razionale, mentre da dietro un folto cespuglio guardava dall’altro lato della strada la villa segreta di Isobel.

Sembrava vuota, disabitata all’apparenza, ma aveva ormai imparato che l’apparenza conta ben poco se non osi oltrepassare il recinto.

Pensò di mandare un messaggio a Stefan per dirgli dove si trovava ma pensò che questi avrebbe avvertito anche gli altri, compreso lui, e sarebbe successo il finimondo. Meglio evitare il patibolo finchè non succedeva niente.

Si alzò un poco dalla sua posizione, con l’intento di vedere meglio, quando all’improvviso la porta della villa si aprì in uno schianto tremendo. Briony dalla paura si affossò di nuovo a terra, respirando a tentoni.

Era un uomo corpulento e molto alto, sconosciuto a prima vista; non sembrava curarsi che qualcuno potesse vederlo e fermarlo, come se avesse una missione vitale fra le mani: e quella missione era Katherine.

La vampira era issata in spalle, forse svenuta. Prima che Briony potesse anche solo architettare un piano, l’uomo scomparve insieme alla vampira.

Completamente stordita, Briony lasciò il suo nascondiglio in un balzo e si ritrovò nel bel mezzo della strada, guardandosi dappertutto con un fiatone agitato. Non sapeva perché si sentiva preoccupata, in fondo Katherine non era affar suo, anzi era una nemica, ma si sentiva i nervi a fior di pelle per tutta quella situazione a Mystic Falls.

Se una vampira spregiudicata come lei si era fatta rapire da quell’uomo, all’apparenza semplice, allora tutto poteva accadere… qualunque cosa di orribile…

Una sensazione bruciante, come uno strappo indelicato sulla pelle viva, si fece largo dentro di lei, nel profondo. Perché mentre si guardava attorno con occhi agitati, le venne in mente una visione di sua sorella che veniva portata via nel medesimo modo, tra le braccia del nemico più terribile.

Quell’allucinazione scomparve in un secondo, come se fosse stata una semplice immaginazione, ma Briony percepiva ancora la scia bruciante di quella ferita che non voleva rimarginarsi. Si sentì lo stomaco sottosopra. Si portò le mani ai capelli madidi di sudore, cercando di pensare lucidamente.

Ovviamente non poteva essere vero… no. Caroline era al sicuro, non aveva senso che Klaus se la prendesse con lei, in fondo era solo un’umana qualsiasi; Katherine era ben altra merce.

Briony inghiottì il groppo che si era formato sgradevolmente in gola, recise ogni stupida preoccupazione, e ritornò alla sua Alfa Romeo.

La mano tremò a vista d’occhio mentre cercava di mettere in moto.

 

Dopo interminabili ore finalmente Damon, Stefan e Elena tornarono. Briony fece un enorme sospiro di sollievo ma questo venne subito estinto da un’orribile consapevolezza.

<< Elijah dov’è? >> Pensò preoccupata Briony con un brivido freddo alla spina dorsale, mentre gli altri parlavano tra loro. Notò però che Elena era sconvolta e così andò da lei.

“Elena! Stai bene? Vuoi sederti?”

La ragazza era parecchio pallida, come sperduta:

“Sto bene grazie…. Isobel è morta.”

Oh…Briony non riuscì a dire nient’altro. Non era felice se qualcuno moriva ma d’altra parte quella era la fine che si meritava. E dire un semplice “mi dispiace” sarebbe risultato ipocrita.

“Per fortuna l’obbiettivo di Klaus oggi non era Elena, ma Katherine. Era tutta una trappola, Klaus ha soggiogato Isobel affinché tradisse Katherine e gliela consegnasse.” Affermò Stefan.

<< Ecco chi era quel tipo. Uno sgherro di Klaus. >>

“Allora è davvero nelle sue mani. Come vi ho detto, qualcuno l’ha catturata.”

“Sì infatti abbiamo saputo come trasgredisci le regole.” Blaterò Damon sarcastico e gesticolando.

Briony alzò gli occhi al cielo. “E Klaus dov’è?”

“Lontano da noi ora.”

Sulla porta era comparso Elijah.

Briony sentì indistintamente il rimbalzo del cuore che arrivò fino in gola per la gioia di vederlo vivo. Lì davanti a lei.

Aveva avuto il presentimento che Klaus l’avesse catturato e invece… lo fissò allibita, sgranando gli occhi. Il cuore aveva fatto un doppio rimbalzo, disobbediente alle sue antiche intenzioni.

Damon le diede una pacca sul braccio. “Yuhu?? Terra chiama Briony!”

Briony si svegliò come se fosse stata in trance, e si rivolse prontamente a Elena.

“Come è morta Isobel?”

Le labbra della mora tremavano:

“E’ morta davanti a me. Klaus gli aveva ordinato di esporsi al sole senza l’anello.” Elena era ovviamente molto turbata, non lo voleva far notare ma ne soffriva. In fondo era sua madre.

“Anche se la odiavo… ho sofferto per la sua morte… io…

Briony per confortarla le mise una mano sulla spalla. “Lo so. Non devi dire niente in questo momento. Ti aiuteremo a superarlo.” In una situazione del genere si poteva dire soltanto questo, altre parole erano superflue.

“Ora però bisogna fare attenzione a Klaus. Non sappiamo cosa abbia in mente né di dove sia.” disse Stefan.

“Per questo bisogna essere più prudenti d’ora in poi. E il fatto che Katerina fosse a piede libero non ci ha minimamente aiutati.” disse freddo Elijah avanzando di qualche passo.

“La usavamo solo nel caso dovessimo scambiarci d’identità. Ci ha fatto credere di essere dalla nostra parte.” rispose Elena.

“La prossima volta gradirei esserne informato prima.” Il volto dell’Originario era una maschera severa.

“Mi dispiace Elijah… non ho pensato minimamente che potesse succedere una cosa così.” Mormorò Elena titubante.

“Sì e poi ormai Klaus l’ha catturata. Sicuramente le starà facendo un bel servizio coi fiocchi.” disse Damon avvicinandosi a Elijah con un sorrisetto. Ovviamente stava cercando di tenerselo buono e calmo, ma Elijah lo zittì dicendo:

“Tu sta zitto e siediti.”

Damon senza fiatare si allontanò con la coda tra le gambe. Forse avevano discusso prima in merito alla faccenda di Katherine. Ma Elijah in quel momento sembrava tranquillo, non più arrabbiato.

<< Meno male. >> Pensò Briony.

Non appena Elijah fece un altro passo in avanti, i suoi occhi saettarono improvvisamente e senza premeditazione verso quelli di Briony. Ella se ne accorse e rimase incatenata in quel contatto, non osando fiatare o muoversi. L'espressione di Elijah era ambigua, come se in qualche modo fosse lieto di rivederla, ma aveva sempre una traccia di misteriosità che non faceva intendere perfettamente al 100% le sue intenzioni.

Briony poi non si fece illusioni perchè Elijah distolse lo sguardo con formalità: “Per come conosco Klaus, non ucciderà subito Katherine. La farà soffrire molto di più… Non gli basterà una morte veloce.”

“E’ quello che spero.” Bofonchiò Damon tra sé e sé.

“Dal modo in cui il suo sgherro se l’è portata via… non credo vorrà prenderci soltanto il thè…” mormorò Briony in sovrappensiero. Ma l’Originario la udì.

“Sì, è davvero una sublime circostanza che tu sia riuscita a vedere la cattura di Katherine, restando rinchiusa in casa come pattuito.”

La sua voce era stata cordiale, magnificamente cordiale da risultare fintissima. E il sorrisetto rivelava che si era legato al dito quella trasgressione alle regole.

Briony ebbe allora un tuffo al cuore e a sua discolpa arrossì. Diamine, ok non aveva fatto ciò che le era stato chiesto – ordinato – ma mica potevano pensare che lei facesse da delicato soprammobile.

La ragazza non ebbe modo di incrociare gli occhi neri del vampiro né di racimolare qualche giustificazione, che ecco che all’improvviso John si risvegliò in un balzo. Respirava a fatica.

Damon fu subito da lui e lo prese per il collo con forza.

“Damon lascialo!” urlò immediatamente Briony spaventata.

“Non sapevo cosa avesse in mente! Non ne avevo la minima idea! Mi dispiace…” Disse subito John con un fil di voce. E si rivolse a Elena con gli occhi supplicanti: “Mi dispiace tantissimo.”

Elena voleva credere alla sua buona fede e disse così a Damon di lasciarlo andare. Controvoglia il vampiro lo lasciò ma l’uomo era ancora intontito dopo la caduta.

 “Voglio parlare da sola con lui.” disse Elena ad un tratto.

Stefan acconsentì e la lasciò da sola per parlare col padre. Damon però rimase nella stanza a far da guardia.

Briony allora si avvicinò a John e gli sussurrò:

“Posso fidarmi? Stai bene John?”

“Sì grazie Briony. Ti chiamo dopo. E scusami… per non averti dato retta.” le mormorò John dispiaciuto.

Lei gli rispose decisa: “Ne parliamo dopo.”

E lo sguardo saettò di nuovo verso Elijah, il quale stava fissando Damon di fronte a lui e di sottecchi anche lei. Non sembrava proprio arrabbiato, tutt’altro. Ma per non scoprire troppo le sue sensazioni divampanti, Briony abbassò lo sguardo portando un ciuffo tra le dita e si diresse in un'altra stanza. Ebbe l'impressione che gli occhi di Elijah fossero piantati sulla sua schiena.

Illusione? Il cuore sobbalzante voleva credere il contrario.

 

Finalmente Elijah e Briony arrivarono a casa.

Durante il viaggio avevano scambiato qualche semplice chiacchiera in cui il vampiro le spiegava quello che era successo con Isobel, ma lei gli rispondeva a monosillabi. Ovviamente Elijah non si era lasciato scappare anche la paternale:

“Davvero cosa credevi di risolvere? Hai idea del rischio a cui ti sei sottoposta, oltre ad averci disubbidito consenzientemente? Non è una partita a chi vince.” Aveva detto lui facendo girovagare lo sguardo al di là dell’auto.

Lei aveva semplicemente risposto: “E’ normale che se qualcuno a cui tieni è in pericolo, vuoi far qualcosa a tutti i costi. Anche la più avventata.” Non intendeva scusarsi per averci provato, anche perché nessuno si era fatto male a causa sua.

E Elijah aveva dato la medesima risposta semplice: “Capisco.”

Tuttavia quella conversazione non era proprio alla cima dei suoi pensieri, sebbene la sensazione iniziale; c’era una cosa che Briony voleva assolutamente fare, prima fra tutte, ma non ne aveva avuto il coraggio di farlo prima davanti agli altri.

Appena giunti a destinazione, la ragazza fece alcuni passi in avanti, entrando in casa.

Elijah era rimasto per tutto il resto del tempo inabissato nel silenzio, nell’atrio a fissarla, anche se lei gli dava le spalle.

Briony all’improvviso si girò, incatenando così di nuovo i loro sguardi. Sembrava sconvolta ma uno strano sorriso di sollievo aleggiava sulle labbra. Forse pareva una pazza lunatica ma non le importava ora.

Prima che potesse pentirsi, senza tentennamenti, si avvicinò rapidamente a Elijah e lo circondò in un abbraccio sentito.

D’altra parte, il vampiro proprio non si aspettò quel gesto caloroso, e rimase immobile e rigido come una statua di ghiaccio. Sembrava come se i due corpi avessero cozzato nel contatto.

Lei gli strinse in maniera più stretta le spalle, osando quindi sorpassare i confini razionali che si era prefissata. “Dio..” mormorò a lui, o tra sé e sé, ma il sorriso e gli occhi sollevati erano autentici: “Meno male che sei tutto intero. Non sai l’ansia che ho avuto in queste ore… Non ce la facevo più.”

Briony poi appoggiò dolcemente la testa sulla sua spalla, assaporando quel momento. Si strinse ancora di più a lui, nonostante il vampiro rimanesse immobile, in un sorpreso e dubbioso silenzio, e non ricambiasse in alcun modo. La ragazza sentiva l’odore del vampiro inondarle le narici, facendole venire le vertigini.

Elijah si scosse dalla sua immobilità e rise piano. “Non dovresti preoccuparti per me Briony.”

Lei allora alzò la testa. Il volto di Elijah era vicinissimo al suo e Briony subito perse qualche battito. Lui non accennava minimamente a spostarsi, anzi continuava a fissarla, in un modo che le metteva agitazione: un’agitazione diversa rispetto a quella provata nelle ore precedenti.

Il cuore le batteva impazzito e temette che lui riuscisse a sentirlo e potesse irrigidirsi ancor di più; ma invece Elijah le sorrise in modo dolce e le mise un ciuffo fuoriposto dietro l’orecchio.

Briony tremò al suo tocco. Il respiro le si mozzò in gola. Le ci volle un certo sforzo per stare immobile.

“Nonostante tutto, mi onora la tua preoccupazione, Briony. Ma sei davvero troppo altruista. Non pensi che da uno come me bisogna starci solo lontani?” C’era un sorriso provocatorio sul suo volto ma il tono era quasi severo, come per avvertirla.

Lei deglutì:

“Me l’hanno detto in molti. Ma no, non lo penso. Mi sto davvero fidando di te.” rispose, non spostandosi di un millimetro.

Lui le sorrise ancora, scuotendo la testa, e le accarezzò una spalla.

“Grazie. Quello che hai fatto è uno dei pochi contatti umani sinceri che abbia ricevuto nell’ultimo secolo.”

Lei allora lo guardò intristita negli occhi. In cuor suo sperava che quell’abbraccio gli desse conforto e che gli facesse capire che lei era in pena anche per lui, non solo per gli altri…

Elijah sostenne il suo sguardo ma la fece allontanare un  tenendo entrambe le braccia sulle sue spalle.

Gli rimbalzava in testa una frase che Klaus gli diceva sempre. << I sentimenti ci rendono deboli Elijah, soprattutto l’amore. E noi non siamo deboli. Gli umani non contano nulla per noi, sono solo delle prede. >>

Elijah scosse interiormente la testa cercando di non pensarci. Non doveva più farsi manipolare dalle dicerie di quel pazzo di Klaus, anche se un tempo lui le condivideva.

"Bene. Direi che è stata una serata alquanto movimentata." disse lui adagiando le braccia lungo i fianchi, indietreggiando anche di un passo per cambiare argomento con classe.

Briony però non era di tal parere: "Già, e..." proruppe Briony all'improvviso, osando fare un passo in avanti nonostante la distanza da lui imposta. "Mi dispiace davvero per il diverbio che abbiamo avuto. Lo so che ai tuoi occhi posso sembrare strana a dir poco." fece un risolino. "ma anche se non ti ho difeso apertamente o non mi sono scusata per aver pensato troppo velocemente, questo non vuol dire che ci credessi davvero o che peggio volessi farlo." E gli sfiorò la mano, guardandolo negli occhi per dimostrare la sua sincerità e anche la complessità del suo carattere in cui razionalità cronica e istintività emotiva si contrastavano.

Ma Elijah sembrava occupato a guardare teso e preoccupato la mano di Briony che gli toccava la sua, piuttosto che le sue parole anche se le trovava di fondo sincere. Quel tocco non gli dava fastidio, era questo ciò che lo preoccupava visto che già due approcci emotivi lo avevano reso protagonista con quella ragazza, e quindi ciò rischiava di abbattere la sua armatura di difesa contro i sentimenti e di fargli perdere dunque la lucidità in un momento così critico in cui doveva pensare solo alla vendetta e a nient'altro.

E cosa ancor più allarmante non era solo preoccupato per l'orgoglio corazzato del suo carattere...

Si scurì la voce, riprendendo il freddo controllo: "Ti credo." disse semplicemente sviando lo sguardo e allontanando la mano, non in modo offensivo ma sempre elegante, anche se Briony lo guardò di sottecchi e suo malgrado delusa per quella lontananza voluta.

Elijah mosse in maniera impercettibile la testa: “Ora devo fare una cosa… ti dispiace se ti lascio sola un attimo?”

Briony sbattè le palpebre, presa in contropiede: “No, figurati…. Vado a controllare come sta Elena…ha perso davvero tanto. Anche se Isobel era ciò che era… non può dimenticare che fosse sua madre e che è stata lei a metterla al mondo.”

“Hai ragione. Il legame che ti lega alla famiglia può essere invincibile.” Lo sguardo dell’Originario si fece scuro.

“E Klaus?” gli chiese lei titubante. Come nel caso di Isobel, Klaus era sempre il fratello di Elijah. Elena in cuor suo non aveva mai voluto la morte della madre… Elijah allora voleva davvero la morte del fratello?

“Questa è un’altra cosa… Lui non è più mio fratello.” mormorò Elijah serio e fingendosi indifferente.

Briony fece cadere la conversazione lì. Parlare di Klaus rendeva nervosi sia lui sia lei.

“Va bene... allora ci vediamo dopo.” disse Briony avanzando, ma inciampando sbadatamente in avanti. Era stata solo una mancanza di riflessi ma Elijah invece fu più veloce a raddrizzarla per non farla rischiare di cadere.

Briony allora si bloccò, col cuore in gola e non osando guardarlo. Anche lui sembrava sorpreso della sua stessa azione: non erano intimamente vicini, erano quasi fianco a fianco, con le mani di Elijah che la sorreggevano fermamente per le spalle. Ma la cosa più importante era l'elettricità nell'aria che si creava ogni volta.

Fu Elijah come al solito a scacciare l'imbarazzo e la tensione per riprendere il controllo: "Troppe emozioni." La giustificò lui per lei con un piccolo sorriso forzato.

Briony si costrinse a sorridere per far finta di nulla e si drizzò da sola con la schiena, continuando a tenere lo sguardo sviato. Elijah infine tolse delicatamente le mani dalle spalle della ragazza e un fuoco dirompente sembrò bruciare in esse, anche se le mani del vampiro erano sempre fredde. Il motivo di quelle emozioni contrastanti lo intuiva, ma Briony rimase immobile in preda a una forte inquietudine.

Elijah la salutò con un sorriso accennato e uscì, anche se ebbe l'impulso di voltarsi indietro

 

Anche quell’Originario doveva fare una cosa importante.

Qualche ora prima aveva pensato che fosse una sciocchezza ma credeva che dovesse farlo. Per il bene di lei...

Non riuscì a non pensare a Briony. La sua compassione e la sua generosità lo riempivano di ammirazione. Lì nella solitudine della città Elijah ammise quanto si era sentito tentato quando lei l’aveva abbracciato.

Non dal suo sangue, ma dal suo amore per la vita, dalla sua intelligenza e dal suo coraggio. Possedeva saggezza, intelligenza e una bellezza radiosa che proveniva dall’interno.

Elijah sorrise tra sé e sé.

Sebbene Briony somigliasse alla sorella, non la considerava di certo una sorella minore. Aveva subito notato che lei era una ragazza di indubbio bell’aspetto, ma non ci aveva dato molta importanza.

Aveva visto per secoli e secoli bellissime donne, ma le caratteristiche che più lo attraevano verso una donna non era la bellezza fisica. Era il coraggio e la lealtà che possedevano.

Briony ne aveva in abbondanza.

Ma soltanto la notte buia e silenziosa fu depositaria di quei suoi pensieri che lui teneva nascosti  all’interno della sua armatura. Come sempre, Elijah celava le sue vere emozioni fingendo che non esistessero in lui. Per 1000 anni era stato il suo modo di vivere.

Senza neanche accorgersene, si trovò proprio davanti a casa di Caroline Forbes. Era lì che era diretto. Notò che la madre non era in casa, quindi non c’erano ostacoli.

Quando Caroline aprì fu molto sorpresa. Non aveva mai parlato direttamente con Elijah, perché non ce ne era mai stata occasione e perché in un certo senso le incuteva una gran paura.

“Buonasera, spero di non averti disturbata. Ti ruberò solo un minuto.”

“E’ successo qualcosa?” Chiese tesa.

“Devo solo avvertirti che… ho visto il tuo ex ragazzo e tua madre discutere animatamente oggi. Lui ha scoperto tutto.”

Ah… lo so già. E’ venuto a dirmelo. Per fortuna mi ha garantito che non ha detto niente a mia madre di noi altrimenti sarebbe accaduto un macello. Ma l’ho ammaliato quindi… non dirà nulla.”

“Bene. Ma non era questo che mi preoccupava. E se lui fosse andato da tua sorella e non da tua madre? Ti rendi conto delle conseguenze che avrebbe portato?” chiese lui serio, affilando lo sguardo.

Sì… mia sorella non deve sapere che io sono un vampiro. Ho paura di come reagirebbe…

“Prima o poi lo scoprirà. Briony è una persona molto intelligente, non ci vorrà molto prima che capisca la tua vera natura. Voglio solo evitare che lo scopra in un modo traumatico come è accaduto a Jenna con Isobel. Mi capisci vero?”

Caroline assentì con la testa.

“Mi auguro che tu glielo dica al più presto, fallo nella maniera che preferisci: con delicatezza e calma, oppure mostrale semplicemente i denti. Ma ti avviso che se non avrai il coraggio di farlo tu… lo farò io.” Proruppe lui con decisione.

Caroline deglutì spaventata. Non aveva messo in conto che Elijah si interessasse così tanto al bene di Briony. Sapeva che doveva dirglielo…. Ma le mancava sempre il coraggio.

Senza neanche accorgersene, Elijah sparì sotto i suoi occhi.

Il vampiro aveva fatto quello che doveva.

Una ragazza come Briony non meritava di essere ingannata dalle persone che amava tanto meno ferita ingiustamente, per questo aveva cercato di mantenere le distanze. Lui era pur sempre un vampiro e gli episodi del passato dimostravano che era proibita la felicità a lui e a quelli che gli stavano vicino. Si era preoccupato quindi non solo per se stesso, per il suo amor proprio, ma anche per lei e per ciò che poteva accadere.

Lo testimoniava anche come si era bloccato, quasi colto in fallo, quando i Salvatore gli avevano detto che Briony era andata chissà dove. Si era domandato, con un’inaspettata preoccupazione, dubbio atroce e umana collera: “Dove è andata?”

Aveva cercato di riprendere poi il controllo gelido, come in quella notte, ma in quel momento tuttavia si accorse con sua somma sorpresa che qualche pezzo della sua corazza di ghiaccio si stava sgretolando… come se un fuoco improvviso l’avesse travolto.

Elijah cercò di riprendere il controllo di se stesso, di ricordare chi era e cosa c’era in ballo. Non doveva permettersi di mostrare sentimenti, di permettere a qualcuno di far parte della sua vita, o di far pulsare vecchie ferite che non dovevano venire alla luce per nulla al mondo.

Cercò allora di chiudere lo spiraglio di umanità che minacciava di aprirsi dopo migliaia di anni. Ma invano, non appena si ricordò dell’abbraccio che quella ragazza gli aveva concesso…

 

 

 

FINE CAPITOLO.

Spero che vi sia piaciuto J Ringrazio come sempre chi legge la storia e chi recensisce!

 

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Capitolo 10
*** La notte di Halloween ***


10 CAPITOLO

 

Briony quella sera andò a casa Salvatore per controllare Elena e anche John. Erano successe troppo cose drammatiche quel giorno, il loro piano poteva andare storto in poche ore…

Klaus… dov’era ora? Quali erano le sue intenzioni?

Era nervosa non solo per quello che era successo a John o a Elena, ma anche per quello che era accaduto poco prima … aveva abbracciato Elijah... stentava a crederci.

E lui non si era scostato come se fosse un insetto sgradevole. Briony pensò che il suo gesto avrebbe preso alla sprovvista il vampiro e aveva temuto una sua reazione indifferente.

Ma quando lui le aveva chiesto: ”Non pensi che da uno come me bisogna starci solo lontani?", le si era riempito il cuore dall'empatia… E dalla speranza. Suonava come un avvertimento ma forse sotto sotto, in un angolo buio del suo cuore - che sapeva che lui possedeva ancora - Elijah ci teneva a lei.

Briony non voleva farsi illusioni però. Lei era solo un’umana. E lui un vampiro millenario che dopo la dipartita di Klaus probabilmente se ne sarebbe andato da MysticFalls… e lei che avrebbe fatto poi?

 

Elena era in camera con StefanBriony non voleva disturbarli così cercò John. Era in salotto seduto a guardare il fuoco.

“Ehi John. Stai meglio?” Gli chiese sedendosi.

“Sì, avevo l’anello. Non mi sono fatto niente. Più che altro mi sento in colpa per tutto quello che è successo”

Briony lo guardò. Era chiaramente provato e dispiaciuto, ma lei non poteva stare zitta e parlare amichevolmente come se niente fosse.

“Ti avevo avvertito John… Immaginavo che Isobel volesse soltanto fregarci ma tu..”

“Credi che non mi odi per questo? Sono stato un ingenuo…  ma non avrei mai pensato che potesse fare una cosa simile… mi ha mentito. Mi ha detto che avrebbe protetto nostra figlia.”

“Capisco che le tue intenzioni erano buone. Però per una volta dovevi darmi retta! Quando ti dicevo che non dovevi fare nulla di stupido. Abbiamo già un piano, atteniamoci a quello”

“Sei davvero sicura?” gli chiese guardandola.

“Sì.”

John sospirò esausto.

“Prima ho parlato con Elena”

“Che ti ha detto? Si è arrabbiata?”

“Credevo mi mangiasse la faccia. Ma mi ha lasciato parlare… le ho spiegato che mi sono fidato di Isobel nel tentativo di proteggerla. Le ho detto che se voleva che me ne andassi, lo avrei fatto senza fare inutili giri di parole.”

“E lei?”

“E’ rimasta zitta. Ero pronto ad andarmene per farla sentire più serena, ma mi ha detto che sono l’unico genitore che gli rimane. Proverà a non odiarmi.”

 è un passo avanti no? Ha capito che nonostante tu sia permaloso, egocentrico, menefreghista e per niente affettuoso, sei comunque suo padre… e ti vuole bene”

“Tu credi?” gli chiese pensieroso.

“E’ difficile che Elena odi qualcuno…  ha capito che eri in buona fede. E che ti sei fidato di Isobel semplicemente perché l’ami. Non può fartene una colpa”

“E’ vero, Isobel è stato il mio primo grande amore. Credevo che una parte di lei fosse ancora umana… legata ai sentimenti e alle emozioni e invece… mi sbagliavo. Da quando è diventata vampira, è cambiato tutto.”

“Non è che fosse così speciale anche prima eh..”  rispose lei ridendo.

“No Briony.  Ero con lei la notte in cui nacque Elena, ho visto quanto ha sofferto quando ha dovuto separarsene… e tu non le hai neanche dato l’occasione di farsi conoscere veramente.”

“Era una sensazione a pelle. Non mi piaceva e credevo nascondesse qualcosa… il fatto che fosse imparentata con Katherine me ne da la prova. Ho un sesto senso!” Esclamò Briony alzando gli occhi al cielo, come se avesse scoperto chissà quale dono.

John alzò le mani in segno di resa.

“Mi arrendo, non ti farò mai cambiare idea su Isobel ma voglio farti capire… che l’essere vampiri è una maledizione. Non possiamo trattarli come se fossero dei normali essere umani. Non lo sono più. Il loro istinto è essere predatori e noi dobbiamo difenderci per forza.”

Briony lo guardò infastidita.

“Oh John ancora con questa storia? Non ti è ancora bastata la lezione? Basta farneticare su sterminare tutti i vampiri ecc ecc. Non ora che Elena ti ha dato una chance”

“Io voglio solo proteggerla… ma cercherò di fidarmi dei fratelli Salvatore. Terrò gli occhi ben aperti.”

“Mi raccomando…

“Stai tranquilla. Farò il bravo”

Briony lo salutò e si alzò pronta ad andarsene. Ma lui la chiamò:

“Ah Briony… Grazie davvero… per avermi aiutato”

Lei gli sorrise: “Siamo amici John. Tu avresti fatto lo stesso”.

John divertito ci pensò  e Briony scoppiò a ridere.

“Ok non voglio sentire la risposta perché ti conosco! Ci vediamo”.

Briony oltrepassò la sala principale e vide Elena nelle scale che la chiamò.

Briony. Ho sentito la tua voce e sono scesa. Come mai sei qui?”

“Volevo controllare come stavi.” Sussurrò lei premurosa.

“Grazie ma.. sto bene ora. Supererò anche questo”

Voleva far finta che andasse tutto bene, ma la vita di quella ragazza si stava sgretolando senza che lei potesse farci niente. Prima o poi tutti quei guai l’avrebbero inghiottita.

“Sii forte Elena. Ci sono tante persone che ti amano e che ti sono vicine.. e mi dispiace se questa mattina sono stata dura con te ma volevo farti capire che…”.

Briony si fermò, non  sapeva bene come continuare. Voleva far capire a Elena il suo punto di vista senza però offenderla, o farla star male più di quanto non lo fosse già.

“Non devi aggredire le persone che tentato di proteggerti, anche se non ti piacciono. John è tuo padre, e credimi io più di tutti posso immaginare quanti problemi familiari tu abbia avuto. Ne ho avuti anche io e parecchi..! Ma non sei l’unica che soffre in questa storia, ci sono tante altre persone che combattono al tuo fianco e che sono pronte a sacrificarsi per te. E la tua famiglia è una di queste, Elena. Anche se ti fanno arrabbiare, ti fanno soffrire così tanto che vorresti scappare e non tornare mai più, loro ti ameranno sempre incondizionatamente, qualunque decisione tu prenda. Anche se non te ne accorgi ora… lo capirai quando sarai più matura del tesoro prezioso che hai in mano…

Elena l’aveva ascoltata attentamente, sinceramente sorpresa.

Briony aveva ragione: aveva aggredito John solo per il fatto che lui non la pensava come lei riguardo a Stefan e ai vampiri. I loro pregiudizi li stavano allontanando. Anche se lei in questa storia era una vittima, doveva cercare di difendere e rispettare le persone che le stavano accanto.

Elena l’abbracciò.

“Grazie Briony e scusami se mi sono comportata male”

“Ma figurati!” rispose ridendo.

Elena ricambiò il sorriso. “Sarà meglio che tu vada ora. Non si sa mai di notte…

Briony alzò il mento sorridendo. “Ormai sono un’esperta! Non mi farò di certo uccidere da un vampiro!”

Elena la guardò pensierosa mentre Briony usciva dalla casa.

<< E’ un esperta? Che Damon avesse ragione? Che lei sapesse già dell’esistenza dei vampiri e lo abbia tenuto nascosto di proposito? >> Elena scosse la testa turbata.

<< Ma no. Forse era solo una battuta! >>

Ma nonostante questo, non riuscì a convincersi del tutto.

 -----*********-----

 

I giorni passarono lentamente.

Per fortuna Klaus non creò altri guai ed Elena e i suoi amici tirarono per un po’ un sospiro di sollievo, godendosi quel poco di vita normale che gli rimaneva.

Anche Elijah e Briony trascorsero delle belle giornate. Alcune volte – salvo imprevisti dovuti a piani e pericoli - i due restavano in casa a parlare della loro vita o meglio, solo Briony si confidava; Elijah la ascoltava attentamente senza mai interromperla, chiuso nel suo mondo ma silenzioso ascoltatore, un’ombra da dietro le spalle ma ben visibile.

Poco a poco si stava instaurando un legame solido tra loro, un rapporto che rasentava la fiducia e la stima.

Qualche volta lui sorrideva mentre Briony gli raccontava dei fatti divertenti che le erano successi quando era una ragazzina, e molte delle volte si intristiva quando gli parlava della madre.

Lei e la figlia non avevano mai avuto un vero e proprio rapporto. La madre passava la maggior parte del tempo fuori casa e la bambina si sentiva esclusa dalla vita della madre. Crescendo aveva imparato a cavarsela da sola, senza contare sul suo affetto materno. Letteralmente abbandonata al suo destino.

Sua madre durante l'infanzia l'aveva infatti abbandonata da un giorno all'altro e poi era ritornata quando Briony era un'adolescente.. ma comunque l'abbandono l'aveva marchiata troppo e non si vedevano quasi mai lo stesso, per la maggior parte del tempo litigavano oppure non si parlavano neanche… un giorno poi la madre se ne andò di nuovo senza dire una parola.

Dopo di che non l’aveva più vista né sentita. Ma il senso di vuoto era sempre rimasto lì nel petto.

Non aveva neanche chiamato quando la figlia era stata aggredita da Ivan. Niente di niente.

Briony aveva imparato a non soffrire più per la mancanza della madre, ma si era promessa che Caroline non avrebbe mai vissuto la sua stessa realtà dolorosa. Anche se lo sceriffo Forbes era una persona attenta e ragionevole era spesso fuori casa e molte volte si disinteressava dei problemi della figlia.

Per questo ogni volta che Caroline aveva dei problemi si rivolgeva alla sorella, che era sempre pronta ad aiutarla e a sostenerla. Anche se il carattere superficiale e egoista di Caroline non aiutava di certo gli sforzi della sorella maggiore, che si arrese all’evidenza. Ormai la “Blond-Girl” era grande e poteva benissimo scegliere la propria vita come meglio credeva.

Elijah aveva commentato dicendo che la sua famiglia era disastrata quanto la sua. Molte volte erano le persone più buone a rimetterci. Il vampiro l’avvisò di non fidarsi mai delle persone che lei teneva di più a cuore perché l’avrebbero sempre fatta sentire succube dei loro desideri egoistici, piene di debolezze e patetiche illusioni; tanto da dare ma scarsità di ricevere, e alla fine l’avrebbero pugnalata alle spalle e tradita.

Briony gli chiese se parlava per esperienza personale e lui, dopo un accurato silenzio, aveva risposto di sì. Dalla sua espressione tetra, lei capì tutto. Ormai certe parole erano superflue, come se davvero lo conoscesse anche senza bisogno di dialogare.

 

Non avevano avuto altri contatti dopo l’abbraccio che Briony gli aveva dato. Ma i due, che fine a qualche tempo prima erano due sconosciuti che vivevano una vita completamente diversa, legarono molto arrivando persino a sorridere dietro a un bicchiere di vino e diventare… amici.

Anche se Briony sentiva che il legame con Elijah non era una semplice amicizia disinteressata. Almeno per lei. Ma cercava di reprimere le sue vere emozioni, temendo di soffrire o di essere respinta. Il formicolio che sentiva ogni volta che lui le era vicino o semplicemente la guardava tuttavia era una chiara avvisaglia. I battiti accelerati del suo cuore lo erano altrettanto.

Una volta Elijah non aveva saputo trattenersi e le aveva detto che non assomigliava per niente a sua sorella Caroline. Briony allora lo aveva guardato interrogativa mentre lui le aveva concesso un breve sorriso indecifrabile prima di sviare lo sguardo.

Briony non aveva saputo dire sul momento se era un complimento: le sorelle Forbes erano entrambe bellissime, testarde fino al midollo, ma laddove Caroline era solare come il sole Briony era timida come la luna che si nasconde dietro le nuvole. Ma laddove Caroline era superficiale, schizofrenica, irritante e egoista, Briony era invece seria, disponibile, altruista e faceva del suo meglio per non essere un peso ingombrante per gli altri.

Quindi era giunta al pensiero che quello dal punto di vista di uno come Elijah era un complimento. E Briony non era riuscita a non sorridere, cercando però di non farsi notare. Non voleva velocizzare le cose, sempre per la questione delle delusioni prevedibili e amare.

Elijah dal canto suo sembrava facesse finta di niente, non si attaccava intimamente e rimaneva pur sempre freddo sebbene fosse gentile. Teneva a debita distanza la ragazza sul punto di vista personale. Non perché volesse farlo, ma doveva.

Per la sua incolumità non doveva affezionarsi a un umano, soprattutto se era leale e dolce come Briony e persone così i vampiri potevano soltanto dannare loro la vita..

Non aveva imparato niente dalle esperienze del passato? Tutte le persone che gli avevano voluto bene erano rimaste uccise, segnate dalla rovina e marchiate dall’amore che provavano verso uno come lui… un Originario. Un essere soprannaturale che aveva dato vita a dei vampiri… dei mostri sanguinari che faticavano a ritrovare una concezione di umanità..  ma quando lui si era lasciato andare con Katerina, era stato letteralmente pugnalato alle spalle e ingannato. Aveva rischiato e abbattuto le sue stesse difese... per incorrere infine nel solito errore comune. Perciò tutte quelle vicende avevano contribuito a rafforzare la sua armatura di ghiaccio e a impedire agli altri di oltrepassarla.

Ma nonostante quei pensieri, il vampiro non mostrava mai ostilità o rabbia disumana verso Briony; si comportava normalmente. Era arrivato persino a mostrare il suo lato migliore.

Quello protettivo. Quello compassionevole. Dei lati umani.

 

La notte di Halloween.

Tutti erano in fibrillazione per l’evento tanto amato da tutti.

C’era la fila nei negozi per accaparrarsi il costume più spaventoso e molti ragazzi stavano preparando i loro trucchetti per far paura agli abitanti.

“Il pericolo è dietro l’angolo oggi, uno come te vorrebbe stare chiuso in casa mentre le fanciulle vanno fuori?” avevo detto Briony sovrappensiero mentre metteva a posto le tazze in cucina.

Elijah aveva allora alzato lo sguardo su di lei, la vedeva solo di spalle da quella posizione ma il suo sguardo indecifrabile comunque era tutto sulla ragazza. “Ti avrei sempre descritto come una ragazza che vuole invece evitare i pericoli. Deduco di essermi sbagliato. Come mai questo desiderio di inoltrarsi nella notte più oscura dell’anno proprio in questa cittadina?” Aveva spostato elegantemente la schiena verso la porta, una mano nella tasca. 

Nella sua voce ipnotica, Briony captò curiosità, avvertimento, conoscenza. Come se lui conoscesse davvero l’oscurità e ci si fosse talmente abituato da viverci apaticamente.

Briony sentì una stretta al petto per quella ingiusta deduzione ma si limitò a girare metà viso verso il vampiro. “Non hai risposto alla mia domanda. Ho la sensazione che non ti affascini più niente.” Rispose semplicemente.

Elijah si limitò a guardarla in silenzio. Forse la ragazza aveva colpito un nervo scoperto ma non volle stressarlo: era una giornata di festa, bando tristezze o preoccupazioni. E quell’affascinante vampiro nonostante la regale apparenza era così cupo da indurre ad andare in missione per fargli recuperare un po’ di luce meritevole in viso.

“Non è un obbligo verso la tua promessa sulla mia protezione, non sono il tipo da costringere un uomo a farle da cavaliere al ballo della festa. So cavarmela da sola, ma…” replicò Briony girandosi verso di lui “per svagarsi decentemente bisogna essere in due.”

Pensò che il vampiro rifiutasse seduta stante ma quando Briony finalmente udì: “Qualche ora posso concedermela per la tua idea di svago” credette di aver sentito male.

Lo guardò sorpresa ma contenta. Non voleva farlo trasparire eloquentemente ma era entusiasta che avrebbe avuto almeno il modo di far aprire quel vampiro al mondo circostante, di permettere a se stessa di non aver timore del pericolo e annullare quella barriera invisibile che li divideva e che le provocava un fastidio tale da sfiorare il dispiacere e l’estrema curiosità del mistero.

Voleva avvicinarsi.  E voleva che lui si avvicinasse a lei.

Impossibile forse, date le circostanze. Il fascino del mistero e del proibito ti attraeva come la scogliera più bella del mare, dopotutto. Non esiste raziocinio nel volere fortemente un qualcosa più grande di te o al di fuori della tua portata.

“Perfetto. Magari resterai pure sorpreso e non rimpiangerai di avermi seguita, scommettiamo?”

Gli rivolse una smorfia deliziosa, lui ricambiò aprendo leggermente le labbra in un ghigno sfrontato e l’arcuata di sopracciglia. Qualcosa di certo lo aveva colpito, non sapeva però se in negativo.

“Posso almeno dire di essere lieto di accogliere la sfida.”  Replicò col suo classico modo di fare, girandosi infine verso la porta per uscire via.

Briony fece una smorfia, trattenendosi dallo sghignazzare e dal chiedersi cosa davvero pensasse Elijah di tutto ciò. Perlomeno si sarebbe goduti una festa, sperando che niente alla fine la rovinasse come al solito. Ma almeno adesso, Briony sentiva di aver conquistato già qualcosa.

 

Fecero nel pomeriggio un giro nel paese per vedere come stavano preparando la festa in piazza.

Passeggiavano l’uno di fianco all’altro, Elijah guardava la scena senza fare commenti di troppo e Briony certe volte lo guardava di sottecchi, non potendo farne a meno… Dio, quanto era elegante. Quell’Originario trasudava eleganza da tutti i pori, chiunque appariva inferiore al suo passare lento.

Lei ne era assoggettata, così tanto che avrebbe voluto prenderlo, a braccetto ma sapeva che non era una buona idea. Lui si sarebbe irrigidito per poi distaccarsi. Non erano arrivati fino a quel punto… Briony poi era quasi certa che con quel vampiro misterioso fosse impossibile avere dei rapporti strettamente intimi, visto che non si lasciava mai andare del tutto.

“Mi chiedo come mai voi amate così tanto questo genere di feste.. Prima urlate a tutto il mondo che avete paura dei vampiri, e poi vi piace travestirvi in modo patetico e devo dire… senza alcuno stile. Quelle maschere sono davvero orribili.” Disse Elijah indicando un negozio che mostrava delle maschere di mostri in vetrina.

“Non puoi capire certe cose! Sei troppo vecchio per pensarla come noi giovani.” rispose Briony ridendo e scacciando i brutti pensieri.

“Ho assistito a tantissimi Halloween e a ragion veduta posso permettermi di fare qualche confronto.” Mormorò lui con un certo tono altezzoso.

“E sentiamo… quali erano i vecchi trucchi del mestiere per spaventare? Magari ti sei sbottonato un pochetto? ” domandò allusiva con un sorriso voltandosi verso di lui.

Elijah non rispose alla sua domanda perché stava fissando freddamente una persona davanti a lui.

Briony sentendo il suo silenzio girò il viso e notò Elena, Damon e il fido Alaric a qualche metro davanti a loro.

 

“Sono più affiatati di quanto pensassi.” Sussurrò Alaric a Damon, il quale sorrise maleficamente.

“Guarda chi si rivede! Festeggerete Halloween con noi?” chiese Damon ridendo, avvicinandosi ai due.

“C’è una festa a scuola per l’occasione.” disse anche Elena con un sorriso.

“Uhm non so. Credo che siano invitati solo gli studenti.” Rispose Briony pensierosa.

“Alla fine tutti trasgrediscono le regole. E poi dopo chi la sente Caroline? Alla sue feste vuole avere sempre tantissimi invitati per far numero”

“Immaginavo che l’avesse organizzata lei. Beh non posso che venire per vedere come ha sistemato la scuola altrimenti domani mi sorbirò due ore in più di dettagli.” rispose quindi Briony intrecciando le braccia al petto.

“Perfetto! Ci divertiremo sicuramente!” L’entusiasmo di Damon era chiaramente sospetto. Come mai era così allegro al pensiero che Elijah e Briony andassero alla festa?

Briony lanciò una piccola occhiata a Elijah, chiedendosi perché non avesse detto niente sull’offerta, e poi si rivolse ad Alaric chiedendogli:

Alaric scusami. Hai più sentito Jenna?”

“Purtroppo no. Rifiuta tutte le mie chiamate” rispose lui triste.

“Anche le mie… dovremmo darle ancora più tempo…  è stata molto dura per lei scoprire di Isobel.”

Elijah pensò infatti che il termine di tempo che aveva dato a Caroline stava scadendo. Doveva dire presto la verità… Non potevano andare avanti così. Non erano affari suoi ma si sentiva in qualche modo indegno della sincerità con cui Briony gli parlava sempre. Mentre lui le taceva un fatto così importante pur sapendo che lei doveva esserne a conoscenza.

Comunque l’Originario non fece trasparire nessuno di quei pensieri. Rimase eretto e elegante.

“Elijah ovviamente sei invitato anche tu. Sai com’è bisogna tenere gli occhi aperti, non si sa mai che Klaus faccia una delle sue entrate ad effetto”

Elijah sorrise affascinante: “Perché no?”

Ad Alaric scappò una battuta rivolta a Elijah: “In fondo hai già il costume adatto!”.

Damon rise sotto i baffi mentre Briony lo fulminò con lo sguardo.

“E tu invece soldatino? Ti travestirai da prode cacciatore?” mormorò l’Originario con sottile ironia.

Alaric rispose che ci stava pensando.

Briony sospirò per smorzare la tensione. Era davvero strano come si trovasse al fianco di Elijah, come una sua fida socia, contro altre persone che dicevano di fare il meglio per la sua cittadina e una delle quali era una ragazza che conosceva fin dalla nascita. Poteva essere un azzardo o un allarme ma non ci diede peso in quel momento:

“Beh ci vediamo alla festa signori! Vestitevi decentemente e non con sacchi della spazzatura.” disse Briony allontanandosi per chiudere lì la questione. Elijah invece era rimasto a fissarli col suo solito sguardo di ghiaccio, e dopo qualche secondo anche lui la seguì.

 

“Damon cos’hai in mente?” chiese sottovoce Elena quando ormai Elijah e Briony se ne erano andati.

“Farle sputare la verità no?” rispose sorridendo maligno.

“Ti ho detto che non sono sicura di..”

“Oh andiamo. Ho sempre sospettato che quella saputella sapesse già dell’esistenza dei vampiri ma nessuno mi ha dato corda. Inoltre va a passeggio con il signor Originario e la cosa è molto sospetta.”

“Gli piacerà forse. In fondo Elijah ha del fascino”

“E’ affascinante anche vedere una cacciatrice di vampiri che ci prende per il culo?” chiese sprezzante Damon.

Ssssh Damon. Contieniti. ” Alaric lo zittì guardandosi attorno.

“Che mi sentano pure! Ho fatto due chiacchiere con Liz Forbes. Un anno e mezzo fa Briony Forbes fu quasi uccisa dal suo fidanzato. Avevano detto che era stato per un raptus di gelosia ma la verità è ben diversa. Lui era un vampiro e Briony con l’aiuto del suo paparino l’hanno ucciso.”

“Questo non vuol dire che non sia dalla nostra parte.” disse Elena cercando di difendere Briony.

“L’avercelo taciuto comporta sicuramente un mistero ben più grande di questo. Caroline sa che il padre è uno svitato cacciatore di vampiri?”

“Ma va là. Non lo sente da una vita.”

“E che la madre di Briony scomparsa chissà dove e che discende da una delle più grandi famiglie di cacciatori d’America la trovi una coincidenza??” chiese Damon con furia.

“No..” rispose titubante Elena.

“Ecco. Briony Forbes non è così innocente come sembra. Scommetto il sangue che ho in cantina che lei e lo zio John Gilbert hanno fatto un accordo segreto di uccidere tutti i vampiri presenti in città, tra cui il sottoscritto. E con l’aiuto del suo amico Originario faranno fuori pure Klaus, sacrificando ciò che è necessario.”

“John non permetterà che mi accada niente. E lo stesso vale per Briony.”

“Sei troppo ingenua Elena. Ho conosciuto un paio di cacciatori di vampiri nella mia lunga vita, e alcuni non si fanno nessuno scrupolo a sacrificare amici o familiari per avere un minimo di potere o gloria. I vampiri a dirla loro non hanno cuore. Ma i cacciatori hanno cuore di rettile.”

“Ehi, non generalizzare tanto.” bofonchiò Alaric difendendo la sua posizione.

“Ok sarà così ma promettimi che non le farai del male. Damon promettimelo!” lo implorò Elena parandosi di fronte al vampiro.

“Le farò solo qualche domanda, tranquilla!” rispose Damon con un ghigno. Ma il suo tono non faceva presagire niente di buono. “Voi invece tenete occupato Elijah. Con lui nelle vicinanze non mi sento libero di agire come voglio.”

“Sospetterà qualcosa. E’ furbo.” disse Alaric facendosi cupo.

“Per questo lo abbiamo invitato, così non si sentirà escluso dal gruppo”

“Non mi piace, non mi piace..”

“Elena ti ho già detto che ho la situazione sotto controllo!”

“Quante volte l’avrai detto?” Chiese Elena in tono ironico.

Damon non rispose, ma continuava a sorridere con il suo solito ghigno malefico.

Tutti quanti avrebbero ricordato quella notte… Tutti. Nessuno escluso.

 

 

Briony aveva passato ore a truccarsi e a mettersi il vestito. Non avrebbe indossato il solito costume da strega, questa volta aveva avuto un’idea davvero originale.

Si guardò allo specchio. Stava proprio bene.

Il vestito bianco lungo fino alle ginocchia metteva in evidenza le forme delicate del suo corpo. Aveva disegnato delle chiazze rosso sangue lungo il vestito per farlo sembrare più macabro.

Con della colla speciale invece aveva attaccato alla schiena delle ali da angelo, ma non erano delle semplici ali. Le punte erano colorate di nero così come l’estremità.

“Sei un bellissimo angelo caduto.” mormorò Elijah in modo affascinante mentre la rimirava. La sua spalla era appoggiata allo stipite della porta, lo sguardo continuava a penetrarla.

“Oh non mi ero accorta che fossi qui.” rispose Briony sorpresa girandosi verso di lui. Le guance avvamparono sentendo il suo sguardo addosso. Quello sguardo la ammaliava come nessuno aveva mai fatto. E non per colpa di un potere soprannaturale… ma per qualcosa di ben diverso che lei ancora temeva.

Abbassò poi il viso per vedere se avesse qualcosa che non andava nel vestito, visto il modo in cui lui continuava a fissarla.

Deglutendo tornò a fissare davanti allo specchio per continuare a truccarsi.

Elijah si avvicinò con passi lenti, guardandola allo specchio. "Il nero tuttavia non ti si addice molto." disse gentilmente, come se il colore che andava bene a lei fosse il bianco, il colore della purezza.

"Cercherò di trovarlo come un complimento o forse tu non hai ancora visto tutto di me." replicò lei ammiccando, guardandolo allo specchio.

Elijah le sorrise garbato. "Raramente cambio idea sulle persone. Ma nonostante la mia considerazione, sei davvero incantevole. Farai gridare d’invidia tutte le presenti.”

Briony sentì il cuore palpitare furioso, sul punto di schizzarle fuori dal petto per l'emozione. Il tono di Elijah era stato garbato ed educato, forse avrebbe fatto quel complimento a qualsiasi altra ragazza... ma un sorriso venne dipinto comunque sulle sue labbra. Che male faceva, dopotutto?

“Non dire sciocchezze.” Bisbigliò lei abbassando lo sguardo.

Briony poi prese una collana con una perla nera e gli chiese se poteva aiutarla a metterla.

“Certo.” Elijah rispose prontamente, sorridendole gentilmente.

Lei ricambiò il sorriso, sperando di tenere a bada i battiti del suo cuore, e si girò portandosi i capelli da una parte.

Lui le mise la collana delicatamente, e dopo di che appoggiò le mani sulle sue spalle nude.

Briony tremò sentendo il tocco delle sue mani gelide, ma non per il freddo. Lui la stava guardando ipnotizzato, adorandola con gli occhi.

Le guance di Briony divennero tutte rosse dall’imbarazzo, e per non farglielo notare si scostò lievemente. Lui invece abbassò le mani dalle sue spalle e Briony avvertì una strana scia di calore su di esse. Rimase comunque dietro di lei a diretto contatto.

“Speriamo davvero di divertirci stasera. Non mi va di perdere la scommessa.” Sussurrò lei timidamente.

Sentì il sorriso nella voce di Elijah. “A me invece non piace sbagliare aspettative.”

Briony sorrise a sguardo basso. Ormai l’aveva incastrato, voglia o meno, lui doveva venire perché aveva accettato l’offerta e troppo orgoglioso nel tornare indietro.

Sentì la tensione salire nella stanza nel sentirlo sempre così vicino alla sua schiena. Una tensione insopportabile nella sua potenza. Briony in quel momento quasi si maledisse per la sua volontà di voler avvicinarsi.

Fortunatamente sentì all’improvviso Elijah indietreggiare di alcuni passi e Briony ritrovò così la calma e il respiro. Che bella situazione.

Ma… non ti sei vestito?” notò poi Briony guardandolo.

“Non ho alcuna intenzione di mascherarmi.” rispose lui serio, come se la cosa lo aborrisse.

“Sciocchezze. Non pretendo mica che indossi quelle maschere orribili che ci sono nei negozi, ma almeno un po’ di trucco..” Briony lo fissò pensando al modo migliore per renderlo spaventoso. Anche se Elijah era talmente bello, di una bellezza nobile, che era molto difficile farlo apparire brutto.

“Vieni con me.” gli disse poi portandolo in bagno.

La prova trucco iniziò.

 

Elijah aveva brontolato per tutto il tempo, dicendo che non voleva fare una cosa del genere, ma Briony lo interrompeva seria dicendo che sapeva quello che faceva.

Dopo una mezz’ora finì.

Era davvero… strabiliante. Aveva colorato di rosso praticamente metà faccia di Elijah disegnando una spaventosa ragnatela. Come maschera pensò fosse abbastanza. Al vestiario ci avrebbe pensato dopo.

Concluse gli ultimi ritocchi, sfumando un po’ il trucco rosso con le dita. Era vicinissima al suo viso. Gli occhi neri di Elijah la scrutavano seri: “Te ne pentirai.” disse lui in tono fintamente minaccioso.

Lei gli sorrise noncurante e lo fece alzare dalla sedia ridendo, porgendogli poi uno specchio.

Elijah pensava che gli poteva capitare di peggio. In fondo non stava poi così male, decisamente il trucco gli donava. Era però strano per lui lasciarsi così andare, non c’era abituato dopo secoli passati in solitudine.

“Grazie.” disse facendo finta di niente.

“Prego” rispose lei dandogli un’ultima sistemata al viso. La mano sporca di Briony era sulle sue guancie e cercava di rendere al meglio la propria opera.

Lui la fissava serio, immobile con degli occhi inquisitori, profondi.

Briony sentì la mano accaldarsi sulla guancia fredda del vampiro e si concedette soltanto pochi secondi per fissarlo ammaliata.  Perse un battito, anche due forse,  e balbettando un “Vado a sistemarmi” se ne andò imbarazzata.

Lui guardò dove era uscita e girandosi verso lo specchio, sorrise.

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Briony stava guidando verso la scuola superiore di Mystic Falls. Accanto a lei c’era Elijah. Lo guardò attentamente.

Era letteralmente uno schianto anche se metà faccia era truccata.

Gli aveva dato una giacca di pelle per farlo apparire più giovane e infatti sembrava uno come tanti. Solamente più misterioso… e più affascinante.

Lei invece aveva raccolto i capelli per far vedere meglio le sue belle ali.

Sperò con tutte le sue forze che quella serata fosse tranquilla e divertente.

Non immaginava neppure che sarebbe stata una delle notti peggiore della sua vita e che avrebbe cambiato la sua intera esistenza. Per sempre.

 

Non trovò nessun parcheggio libero vicino alla scuola, così parcheggiò un po’ lontano in periferia.

“Ci siamo. Mia sorella starà già scalpitando per il nostro ritardo. Già sento i suoi tacchi che ticchettano per l’ansia.” disse Briony con un piccolo sorriso e spegnendo il motore, ma comunque appoggiò delicatamente la testa al poggia nuca. Si sentiva bene rispetto a prima, in pace. Da quando le sue sensazioni erano così in contrasto tra loro? Non le piaceva essere lunatica, era una caratterista Forbes che aveva sempre cercato di abbattere con la razionalità e la testardaggine. Brutta, bruttissima cosa.

“Tu ami tua sorella, non è vero?”

La domanda seria di Elijah la colse in contropiede. Briony si voltò interrogativa verso di lui.

“Perché me lo chiedi? Mi pare ovvia la risposta.”

“E nonostante sia ovvio che tu non hai i mezzi necessari, vuoi proteggerla.” Constatò Elijah con lo stesso tono di prima, guardando in lontananza col braccio sporto lungo il finestrino.

A Briony non piacque quella battuta. “E’ anche ovvio che non posso lasciare mia sorella da sola in questa situazione che è venuta a crearsi a Mystic Falls. Anche se forse sarò inutile ma non importa. Dove vuoi andare a parare?”

Lungo silenzio e tanti interrogativi.

“Sul serio Elijah… cosa vorresti dire con le tue domande e supposizioni ambigue?”

“Soltanto farti aprire gli occhi.” Rispose lui meccanicamente abbassando il braccio dal finestrino. Aveva indossato di nuovo la maschera di freddezza che calzava più del trucco di Halloween. Una maschera che non si sarebbe tolto mai.

“E su cosa scusa?”

Elijah si voltò verso di lei. Era serio, terribilmente serio. Briony non potette far altro che deglutire. La tensione stava risalendo, ma diversa da quella di prima nella camera da letto. Una scossa di paura le attraversò la schiena e le impedì di parlare.

“Su molte cose.” Fu la sua risposta ambigua. E chiuse il discorso.

Briony rimase a guardarlo stranita. Di nuovo non riusciva a comprendere Elijah al di là dell’aurea elegante e della gentilezza d’altri tempi. O forse in qualche modo aveva captato il messaggio ma si rifiutava di percepirlo e leggerlo.

Proprio quel giorno in cui credeva di aver fatto alcuni passi avanti, pur non facendosi vane speranze… le sembrava che fosse stato disgregato tutto il percorso ai suoi piedi e che stesse lottando non contro una barriera invisibile ma un muro infrangibile.

Che fosse stata così sciocca e babbea? Di solito non faceva così. Sapeva sempre cosa fare e non fare, e i tempi giusti. Era quella in gamba della famiglia.

A malapena deglutì e riprese il freddo controllo. “Dovremmo andare ora.” Disse voltandosi a guardare un punto davanti a sé. Si sfilò la cintura e uscì. L’aria fredda le fece bene e le diede in modo di riordinare le idee. Anche Elijah era sceso e stava sulla strada, col vento che gli passava tra i capelli e il profilo duramente scolpito. Un essere nell’oscurità.

Guardandolo Briony pensò a una cosa inevitabile. Doveva aprire gli occhi che lui non fosse un semplice essere umano e che non poteva comportarsi come tale né fingere di esserlo. La recita sarebbe valsa per poco e quando il sipario sarebbe sceso le si sarebbe spezzato una buona parte del cuore.

Voltò lo sguardo, stringendo i denti con forza. Le sue mere illusioni non avevano voluto che fosse così.

“Andiamo. La notte sta salendo.” Disse lui all’improvviso facendole segno di passargli davanti.

Quel gesto da cavaliere gli riserbò un’occhiataccia da parte della ragazza. Ora come ora non aveva voglia di partecipare a delle farse; si costrinse a mordersi la lingua e a camminare come nulla fosse per non rovinare la serata.

Ad un tratto però Briony notò Elijah fare uno scatto nel girarsi all’indietro e poi anche lei udì un forte tonfo…

Dietro di loro, sul parabrezza dell’auto, c’era un lupo.

 

 

Briony urlò spaventata, portandosi una mano contro la bocca. Quel grosso lupo continuava a saltellare sulla sua auto aprendo le sue grosse fauci.

Ma poi il lupo si mise a ridere come un bambino. Saltò giù dalla macchina, fece le boccacce ai due e scappò via ridendo.

Ma… ma cosa?” Briony non riusciva a crederci.

Non era un vero lupo. Era uno scherzo! Uno stupido scherzo!

“Brutto pezzo di merda, se ti prendo..” sbottò adirata pronta a rincorrerlo e conciarlo per le feste, ma si accorse all’ultimo che Elijah la stava trattenendo a un polso, e che magari l’aveva trattenuta fin da quando era comparso il finto lupo.

Guardò la mano del vampiro stretta al suo polso. Non cedette a debolezze. “Puoi lasciarmi ora. Il lupo degli scherzi se n’è andato.”

Elijah la fissò in maniera indecifrabile: “Immaginavo non fosse un vero pericolo, ma la notte è lunga e dovresti stare all’erta per ciò che potrebbe succedere.” Le spiegò ragionevole, lasciandole il braccio.

Briony sentì una folata di vento ghiacciato passare nello spazio tra loro due.

“Proprio vero, tante cose son già accadute e chissà quante altre potrebbero accaderne.” Commentò lei leggermente inacidita. Guardò poi per filo e per segno se la macchina fosse ammaccata ma per fortuna non aveva niente di rotto. Delle botte però c’erano eccome e Briony grugnì tra sé e sé.

Elijah si limitò a guardare, con un lieve sorrisetto sotto i baffi.

“Scusa ma che hai da ridere?” gli chiese arrabbiata.

“Credevo non ti spaventassero certi innocui scherzetti.” Commentò lui semplicemente, inclinando la testa da un lato.

“Uno scherzo che mi poteva costare caro.” Replicò decisa perlustrando ogni minimo dettaglio della sua preziosa macchina. “Ma ormai è fatta. Andiamo.”

Lui alzò le spalle noncurante e cominciò a camminare. “Se vuoi potrei minacciarlo di supplicare il tuo perdono.”

Nonostante l’andatura elegante, il tono era stranamente serio e Briony rabbrividì per quella lieve minaccia. Si immaginò Elijah con le mani sporche di sangue, e non finto.

Sospirò per allentare la tensione: “Non scherzare. Tanto ormai è scappato.”

“E con quelle scarpe non potevi di certo corrergli dietro.” rispose lui guardandole i tacchi alti.

Briony lo fissò stranita per quel cambio d’argomento. Dunque anche lui proprio aveva un carattere molto più complesso di quello che sembrava e tridimensionale. La serata delle sorprese. Non era in vena però di esclamare “Evviva!”

“E sai che il tuo travestimento ti fa apparire pericoloso?” disse lei scherzando, incominciando a camminare verso il liceo.

“Lo sono sempre.” rispose Elijah facendosi cupo.

Briony abbassò lo sguardo. Sì, lo era e lei non poteva farci niente a proposito.

“Nemmeno il mio travestimento è poi tanto lontano dalla realtà. Non sono un angelo.” Replicò fredda, accelerando il passo.

Andarono silenziosi alla festa, con entrambi dei fardelli pesanti e inudibili sulle spalle.

 

 

Caroline aveva fatto un buon lavoro, non c’è che dire. C’erano ragnatele dappertutto e i muri erano dipinti di una strana vernice verde fosforescente.

Tutti gli invitati indossavano delle maschere orribili e urlavano come degli ossessi.

<< Vediamo se riusciamo a rendere meglio la nottata >> pensò Briony entrando con Elijah. Per ora non aveva fatto commenti.

“Ehilà! Dunque siete venuti!” Ed ecco Damon tutto bello pimpante.

Non aveva una maschera particolare, solo del sangue sparso lungo i vestiti  << Spero finto >> pensò Briony.

Arrivarono anche Stefan e Elena. Lei si era travestita da Hermione Granger e Stefan da uno spaventoso Joker in nero e bianco.

Elena fece i complimenti a Briony per il vestito e le chiese se aveva visto Caroline.

“No infatti la cercavo. Provo a vedere nelle aule. Scusate...” E Briony si incamminò in cerca della sorella, cogliendo anche la palla al balzo per stare un po’ da sola. Elijah le lanciò una lieve occhiata per un secondo ma non disse niente. Si era inoltrato in un mutismo complesso che non poteva né voleva per ora essere spiegato a parole.

Damon invece guardò Stefan e disse ai presenti che andava a flirtare con qualche streghetta sexy.

 

In realtà andava verso la stessa direzione di Briony.

 

FINE CAPITOLO.

PS: I travestimenti di Halloween non me li sono inventati! Nina Dobrev si è davvero mascherata da Hermione Granger nella festa di Halloween, così come Paul Wesley e Daniel Gillies (Elijah) aveva in faccia una specie di ragnatela rossa e un giubbotto di pelle.

Ci sono state degli approcci tra Briony e Elijah, poi delle divergenze. Hanno dei caratteri che fanno a botte ma capirete meglio le loro introspezioni e motivi (soprattutto di quelli di Elijah) più avanti. Sono appunto troppo complessi e veritieri da spiegare in una singola sera ;)

Se avete dubbi o commenti, fate pure!

 

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Capitolo 11
*** La verità svelata. ***


11 CAPITOLO

 

Briony camminava lungo il corridoio della scuola al buio. Intorno a lei c’erano ragni, insetti finti pronti a saltarle nella testa e addirittura qualche scheletro vivente al centro di qualche stanza.

Si mise a ridere pensando che quei cosi potesse davvero far paura. Lei poi che ne aveva passate tante, addirittura scontrarsi con dei vampiri, non poteva di certo farsi intimorire da una festa per ragazzini.

Non riusciva però a trovare Caroline.

<< Che si sia buttata nella mischia a ballare? >>

Quando si voltò per tornare indietro vide Damon a qualche metro da lei che la fissava.

“Ti sei perso?” gli urlò.

“No, veramente volevo far quattro chiacchiere con te da solo”.

Lei sospirò: “Anche se la mia antipatia nei tuoi confronti è diminuita, questo non vuol dire che io abbia voglia di parlare con te.”

“Sarò veloce e sintetico.” Si avvicinò rapido come un felino e in mezzo secondo fu faccia a faccia con lei.

Il metodo migliore sarebbe stato soggiogarla per farsi raccontare tutto ma sapeva che lei prendeva la verbena. Doveva tirarle fuori la verità… con le buone, o con le cattive.

“Chi è la tua famiglia in realtà?” le chiese minaccioso

Lei lo guardò sorpresa: “A te cosa importa…?”

“Oh, ho fatto qualche ricerca qua e là e indovina un po’… ho scoperto qualcosa di molto fruttifero. Davvero eravamo parecchio dispiaciuti alla notizia che tu ci abbia mentito sulla tua vera identità.” rispose piagnucolando.

Lei lo guardò come se fosse pazzo “Cosa stai farneticando?”

“Sto dicendo che l’albero genealogico della tua famiglia è pieno e strapieno di schifosi cacciatori di vampiri! Come me lo spieghi questo? Sei venuta a Mystic Falls per svolgere l’ingrato compito di uccidere tutti i vampiri cattivi? Per poi prenderti il premio come “miglior cacciatrice” dell’anno?”

Briony sgranò gli occhi divertita e gli rise in faccia.

“Forse tutto quel sangue che hai ingerito ti deve aver spento i pochi neuroni che ti erano rimasti. Addio.” rispose andandosene.

“Alt! Non ho ancora finito con te.”

Damon la prese furiosamente per un braccio e la bloccò.

Nella scuola c’era un rumore assordante grazie alla musica alta. Se qualcuno avesse urlato, nessuno lo avrebbe sentito.

 

Intanto alla festa Elijah girava annoiato per le sale. Aveva notato dei ragazzi che facevano gara a chi beveva di più e così alzò il sopracciglio con disapprovazione. In verità si sentiva a disagio e inquieto per tutt’altro motivo, anche se non voleva per niente darlo a vedere…

Stefan ad un tratto lo raggiunse chiedendogli se si divertiva.

“Non è il genere di posto adatto a me.” rispose Elijah guardandosi attorno. Si abbottonò il giubbotto sempre con fare elegante e lo sguardo indecifrabile sempre rivolto in cerca di qualcosa.

“Volevamo svagarci un po’…” disse Stefan come per giustificarsi.

“Così pare.”

Elijah lo fissò serio e poi gli disse minaccioso: “Non so cosa abbia in mente stasera quello spavaldo di tuo fratello, ma ti avverto… se ha in mente uno dei suoi ridicoli piani per ostacolarmi...”

“Perché pensi così? Damon vuole quello che vuoi tu. Non ti ostacolerà.”

“Lo credo bene. Perché se vengo a sapere che intralcia i miei piani… gliela farò pagare. Chiaro?” Non poteva essere più chiaro di così.

“Sappiamo benissimo che puoi mandarci all’altro mondo semplicemente schioccando le dita, Elijah. Non ti metteremo i bastoni tra le ruote. “

Elijah sorrise soddisfatto e se ne andò. L’Originario non avrebbe accettato ulteriori colpi di testa di Damon Salvatore.

Stefan finalmente continuò a respirare sereno. Sperò in cuor suo che Damon avesse mantenuto la calma con Briony e le avesse fatto solo qualche domanda. Aveva notato che lei e Elijah si erano molto avvicinati e loro non potevano permettersi di metterselo contro.

Elena si avvicinò a Stefan allarmata.

“Elena che succede?”

La ragazza deglutì e gli raccontò tutto.

 

 

 

Briony stava fulminando negli occhi Damon. “Lasciami andare ti conviene.”

Tutti e due si stavano guardando infuriati, pronti a scattare al minimo cedimento dell’altro. Lo sguardo di Briony non faceva trapelare nessuna paura, nessun dolore. Il coraggio sicuramente non le mancava. E neanche la faccia tosta.

“L’avevo capito subito sai… tu sapevi tutto di noi fin dall’inizio. E hai fatta finta di essere la classica ragazza disperata e impaurita.”

“Quello che faccio non ti riguarda! E cosa ti importa poi se io sapessi già dell’esistenza dei vampiri? Tanto meglio, così so come comportarmi con quelli come voi. Quelli come te.” Ormai stava perdendo la pazienza. Non le andava che quel vampiro la minacciasse o la intimorisse come le altre volte… Non doveva cedere. Non poteva permetterglielo.

“La tua famiglia deve averti insegnato bene il mestiere… fammi indovinare, ti ha allenato tuo padre?”

“Lui non c’entra niente. Devi lasciarlo fuori da questa storia! E io non sono una cacciatrice, non ho mai ucciso nessuno in vita mia, neanche un vampiro se vuoi saperlo!”

“Quale altro segreto ci hai nascosto? Ti conviene parlarmene subito oppure dovremmo sospettare che ci vuoi fregare.”

“Sei pazzo! Vedi solo quello che vuoi vedere! La verità è che stai trovando solo un pretesto per farmi fuori!” gli urlò arrabbiata.

“A dire il vero… non mi vai per niente a genio. E non ho voglia di avere un’altra “John-Gilbert in gonnella”  tra i piedi che tenta di farmi arrosto.”

“Vai al diavolo, ne ho abbastanza.” Rispose liberandosi dalla sua stretta e cercando di andarsene.

Ma Damon era molto più veloce di lei e la spinse con violenza contro la parete.

“Se farai la brava e mi dirai il vero ruolo tuo e della tua famiglia in questa faccenda, ti lascerò andare. Visto? Sto cercando di fare un accordo… amichevole!”

Briony era ancora attaccata alla parete e respirava a fatica. Cercava di apparire forte ma in realtà era terrorizzata. Non poteva di certo fuggire, quello stronzo era molto più veloce di lei. Aggredirlo? Le avrebbe spezzato il collo in dieci secondi.

Briony si voltò lentamente verso di lui. “Visto che sei tanto bravo, scoprilo da solo.” All’improvviso però le mancarono le forze e si accasciò per terra tossendo. Vedeva tutto annebbiato e non riusciva a respirare in quell’ambiente chiuso e tetro. Tuttavia cercò di alzare la testa per vedere bene in faccia Damon Salvatore.

“Non mi stai rendendo le cose facili sai? Elena mi ha pregato di non farti male, di chiederti le cose con delicatezza ma… se tu continui a fare la dispettosa..” disse lui  inginocchiandosi

“Ti ha mandato Elena?” chiese sconvolta. Non poteva crederci. Damon la stava mettendo sotto torchio perché glielo aveva chiesto Elena?

“Gliene puoi dare una colpa? Sei tornata magicamente dal nulla dopo un anno e scopriamo che sei una cacciatrice e che ti fai gentaglia come John Gilbert e Elijah.”

“Ti ho detto che non sono una cacciatrice.” anche se era stravolta cercò di far uscire la voce il più possibile “E mio padre non sa niente di te o di Stefan, niente!”

Damon la fissò. Forse stava dicendo la verità. O forse il suo era un tentativo per depistarli. Comunque lui si era spinto troppo oltre e sicuramente con lui Briony non avrebbe detto niente di vero.

“Va bene puoi andare, ma non t’azzardare a fare la vittima piagnucolosa dicendo che ti ho violentata o torturata! Sono innocente come un bambino oggi.” rise alzando le mani “Sei hai preso poche vitamine e sei svenuta non è un problema mio”.

Lei lo fissò furiosa. Pregò che il Signore lo fulminasse in quello stesso istante.

Il cellulare di Damon vibrò e lui rispose prontamente.

Briony approfittò di quell’esitazione per alzarsi, raccogliere le forze e scappare. Il terrore e la paura possono fare miracoli e le diedero la spinta necessaria per correre a gambe levate.

“Cosa??” Damon stava urlando al telefono “Cazzo arrivo subito. Ehi! Dove stai andando tu! Torna qui o verrai uccisa a morsi!”

Ma Briony non lo ascoltò minimamente, non era così stupida da credere alla sua buona fede o di dargli ascolto, e uscì da un’uscita d’emergenza.

“Beh tanto meglio. Se gli schiavetti di Klaus la trovano avrò una seccatura in meno a cui pensare.”disse  Damon ironicamente.

La festa era stata violata. Erano stati stupidi a pensare che Klaus in una serata così non intervenisse scatenando il panico.

Damon ritornò dagli altri per aiutarli.

 

 

Briony era uscita dalla scuola tremando come una foglia. Le gambe non le reggevano più a forza di correre e le passarono in testa spaventosi pensieri << Cosa voleva da me Damon? Come ha saputo tutte quelle cose… e Elena… >>

Briony si sentì ferita e pugnalata alle spalle. Come le aveva detto Elijah, non bisogna mai fidarsi delle persone che ammiriamo …. E lei aveva sempre stimato Elena Gilbert, non l’aveva mai criticata né detto una parola fuori posto su di lei.

E guarda ora… stava correndo via da quelli che credeva suoi amici.

 

Si fermò stremante, ansimando. Ormai quell’odioso di Damon non l’avrebbe più raggiunta per torchiarla con le sue arroganti insinuazioni.

<< Io una cacciatrice? >> rise solo al pensiero. Non era riuscita neanche a dare un bel gancio destro a Damon Salvatore.

Le gambe le dolevano e alcune foglie le si erano infiltrate nei capelli durante la corsa.

Le balenò in mente in quel momento che non aveva trovato Caroline.

<< Mio Dio! Dove sarà finita? Che Damon le abbia fatto del male? >> si chiese angosciata.

Anche se aveva una fifa nera, Briony camminò verso la scuola. E se Damon le si fosse parato davanti, questa volta gliene avrebbe urlato di tutti i colori e infilato il tacco in un occhio. Chissene frega se erano di un bellissimo color ghiaccio.

Mentre camminava tra le erbacce però inciampò per terra, ferendosi a un braccio.

<< Merda >>

Era tutta piena di terra e il suo vestito era tutto rovinato. Ansimò dalla fatica.

Briony?” Udì all’improvviso nell’oscurità.

Elijah stentava a credere che fosse davvero lei ridotta così.

Il vampiro si avvicinò a lei e la fissò dalla testa ai piedi “Capisco che sia la serata di Halloween ma credo che tu abbia esagerato un po’.” disse in tono ironico.

Briony lo guardò sorpresa. “Come mai sei qui?” ma non riuscì a finire in tempo la domanda che cadde su di lui per la scoordinazione dei piedi affaticati. Maledetti tacchi.

Elijah però la sorresse eretta senza sforzi. La teneva per i gomiti, osservandola preoccupato. Briony invece teneva lo sguardo basso, non riuscendo a alzarlo su di lui.

“Cosa ti è venuto in mente di scappare alla rinfusa? I vampiri di Klaus potevano trovarti subito e Dio solo sa cosa ti avrebbero fatto.”

“Cosa? C’erano degli scagnozzi di Klaus alla festa?” gli chiese preoccupata alzando allora lo sguardo. Notò infatti che il giubbotto di Elijah era tutto sporco di sangue.

“Che è successo?” gli domandò sfiorandogli la giacca. Tutto a un tratto si sentì in pena.

“Gli ho dato la lezione che si meritavano” rispose lui impassibile. “Ma quando ho visto che non arrivavi mi sono preoccupato. Ci stanno pensando Stefan e Damon ora alla situazione a scuola”

Briony si meravigliò del pensiero che proprio lui si fosse preoccupato per lei ed era corso a cercarla. Questa volta non voleva esserne felice ma cavoli, lo era sotto sotto.

Ma… e Caroline?” Chiese poi preoccupata.

“E’ con loro.”

“Cosa?? Con quei vampiri? Perché l’hai lasciata sola?” gli chiese impaurita pronta a correre.

“No!” Elijah la fermò per il braccio, fissandola cupo. Non poteva andare. Caroline stava combattendo contro i vampiri e se Briony l’avesse scoperto così…

“Tua sorella se la può cavare da sola.” rispose freddo abbassando la mano.

“Ah una ragazza pon pon può battere dei vampiri?! Io vado da lei.”

“Resta qui.” disse Elijah sibilando come un serpente, e parandosi di fronte a lei per tagliarle la strada.

Briony sgranò gli occhi:

“Ma perché? Perché vuoi impedirmi di andare da mia sorella?”

“Saresti solo d’intralcio” rispose duro e inflessibile.

Lei lo fissò, ferita pensando che lui la considerasse solo una bambina. Abbassò lo sguardo per non incrociare il suo:

“Non mi getterò nel campo urlando come una pazza, voglio solo controllare che mia sorella sia al sicuro. Credevo che mi capissi! Io devo proteggere Caroline più di tutti in questa storia.”

“Tua sorella non ha bisogno di essere protetta. Lei è come noi.” mormorò Elijah stizzito.

“Come noi chi?” chiese Briony sbalordita alzando lo sguardo.

Elijah la guardò negli occhi. Si era lasciato sfuggire quella frase e ora non poteva più tornare indietro. Doveva dirle ora la verità, altrimenti sarebbe stato troppo tardi. Aveva cercato di evitare modi dolorosi, di prendere tempo, di avvertirla più che poteva… ma la realtà era crudele.

“Davvero non l’hai capito Briony? Il perché tua sorella sia coinvolta in tutto questo? Lei appartiene al mio mondo, e quello di Stefan e di Damon.” disse con voce profonda, senza tentennamenti.

“Cosa intendi? Caroline si è innamorata di un vampiro?” Chiese allibita. Proprio non riusciva a capire dove Elijah volesse andare a parare.

Calò del silenzio fra di loro. Potevano sentire soltanto l’ululato del vento freddo che stava raggelando la ossa di Briony. Lei attese impaziente la risposta.

Elijah le si avvicinò con occhi seri:

No… tua sorella… E’ un vampiro”

 

Fu come se il mondo le crollasse addosso. Come se il buio di quella notte senza stelle la inghiottisse e lei non riuscisse più a risalire in superficie.

Guardò sbigottita Elijah negli occhi.

No….” Disse a bassa voce incredula. Caroline un vampiro? Ma che assurdità stava dicendo? Era impossibile… non poteva averle mentito in quel modo!

“No non è vero! Ma che dici!? Vuoi farmi esplodere per davvero stasera? Non ho intenzione di stare ai tuoi giochetti ambigui! Mi stai ingannando apposta!” Briony esplose tutta la sua disperazione e la sua collera.

Elijah cercò di calmarla ma lei si divincolò da lui:

“Sei un bugiardo! Un lurido bugiardo! Lasciami!” gli gridò piangendo.

Elijah questa volta la lasciò andare, guardandola impotente mentre correva verso la scuola.

Aveva fatto quello che doveva….

<< Sei un bugiardo! Un lurido bugiardo >> ripensò mille volte a quelle parole dette con tale odio… Non aveva mai permesso a nessun essere umano di offenderlo né di criticarlo… tanto meno dargli del bugiardo.  Chi lo aveva fatto, aveva perso la vita.

Scosse la testa. Non doveva permettere ai sentimenti di interferire.

Lui era lì solo per uccidere Klaus. Niente di più.

Ma allora perché teneva così tanto alla vita di quell’umana, considerandola come una cosa preziosa? Perchè desiderava il suo benessere quando aveva fatto dell’indifferenza la sua arma di vita?

Elijah, che aveva vissuto benissimo per 1000 anni senza avere accanto nessuno, non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo…

 

La testa le martellava duramente come se il cranio volesse scoppiare.

Elijah le aveva appena confidato che Caroline era un vampiro…. Un vampiro!

No… non poteva essere quella la verità. Non poteva crederci.

Doveva prima parlare con lei…. Sentire con le proprie orecchie la sua risposta. E se fosse stata quella che temeva? Caroline… come Ivan.. una bestia senza anima… senza umanità… sua sorella che le aveva taciuto una cosa così grave…

Briony sentì un senso di pesantezza allo stomaco come mai prima d’ora.

 

Aprì la porta della scuola con fatica.

Sentiva dei tonfi e delle urla provenire dall’interno.

Briony si fece coraggio ed entrò.

 

Quello che vide la fece rimanere di sasso.

Stefan e Damon stavano trucidando quelli che dovevano essere i vampiri di Klaus… Poteva benissimo scorgere i loro denti affilati pronti a mordere qualunque cosa gli capitasse davanti.

E con loro… c’era Caroline.

Sembrava avesse una forza sovrumana mentre buttava all’aria due uomini e li prendeva per la gola con ferocia.

Quando la sorella aprì la bocca, Briony non ebbe più dubbi…

Quelli erano denti da vampiro.

Non osò nemmeno urlare. O piangere. Rimase paralizzata nel vedere come Caroline si liberava dei suoi avversari con una furia incontenibile… la stessa furia che lei aveva patito sulla sua stesse pelle non poco tempo prima.

Il senso di pesantezza aumentò, fino a schiantarla a terra.

Quando Caroline finì di uccidere i vampiri si girò e vide Briony che la guardava terrorizzata. Paralizzata.

Se il cuore di Caroline non si fosse già fermato qualche mese prima, probabilmente si sarebbe fermato in quell’istante.

Oddio…Briony…” Caroline la fissava spaventata.

L’aveva vista!

Briony aveva scoperto tutto… 

Caroline si avvicinò lentamente, come se temesse una sua reazione isterica:

Briony…. Mi dispiace! Io… volevo dirtelo ma…

Briony la guardava impietrita come se lei fosse una sconosciuta. O peggio ancora…

Stefan e Damon guardavano shockati la scena.

Briony, sono sempre io! Non è cambiato niente! Ti prego ascoltami…

Provò a sfiorarle il viso ma notò che la sorella stava perdendo del sangue da un braccio.

<< Oh no. >> Pensò Caroline impaurita.

Cercò di tenere a freno il desiderio del sangue, ma non poteva evitare ciò che era veramente.

I suoi occhi diventarono neri… feroci.. come quelli di un predatore.

Briony allarmata dal suo sguardo si allontanò, urlando “Stammi lontana!”

L’istinto di auto sopravvivenza prevalse: Briony fissava la sorella con totale shock, come se tutti i passi avanti riguardanti le opinioni sui vampiri non contassero nulla in quel momento.

Lo shock e il tradimento prevaricarono ogni cosa, ogni buon senso.

Intanto si erano avvicinati anche Stefan, Damon e Elena. La situazione stava precipitando notevolmente.

Briony… mi dispiace che tu l’abbia scoperto così…” incominciò a dire Elena.

Briony si voltò verso di lei, arrabbiata questa volta. “Voi! E’ tutta colpa vostra! Siete dei meschini traditori! Siete stati voi a farlo vero??” gridò in preda al risentimento verso Stefan e Damon. “E tu Elena non provare nemmeno a discolparti! Damon mi ha detto tutto…

Elena allora interrogò Damon con lo sguardo, il quale disse: “Ho dovuto per forza dire che mi avevi inviato tu come tuo messaggero, altrimenti non si calmava!”

Elena scosse la testa e cercò di scusarsi. “Briony… qualunque cosa ti abbia detto, noi volevamo soltanto scoprire la verità su di te e..”

“Non ci provare nemmeno! Non credo a nessuno di voi! Mi avete trattata come se fossi la peggiore delle traditrici e cosa scopro?? Che mi avete sempre ingannata!” Briony stava urlando con tutta la rabbia e l’orrore che aveva in corpo e che rischiava di spremerla.

Stefan le si avvicinò: “Posso solo immaginare come ti senti ora… ma devi crederci, te lo abbiamo taciuto solo per proteggerti. Per non darti un dolore…

“E ora credete che non soffra? A vedere mia sorella…. Così!” rispose indicandola con disprezzo, pur non volendolo interiormente. Ma ormai si sentiva sul punto di esplodere, non ce la faceva più a trattenere le sue emozioni che la divoravano.

Caroline intanto non osava guardare lo sguardo furibondo e ferito della sorella. Non riusciva neanche a giustificarsi… ormai era troppo tardi.

Briony, non è cambiato niente in me. E’ vero sono un mostro, ma io ti voglio sempre bene! Sono sempre tua sorella”.

Ma ormai Briony aveva visto il suo viso…il suo vero viso. Non era più quella di prima. La realtà era ben diversa.

“No! Dovete lasciarmi in pace. Non voglio più vedere le vostre facce! Mai più!” urlò la mora allontanandosi da loro spaesata a passi indietro. Li guardava come se fossero dei predatori pronti a saltarle addosso e il timore dipinse il suo volto angosciato.

“Forse potremmo soggiogarla..” sussurrò Damon.

Briony allora riprese coscienza di sé.

“Non ci pensate nemmeno” rispose lei  “Non voglio essere ingannata una seconda volta.”

Caroline la guardava con degli occhi senza vita e senza speranza. Sua sorella ora la odiava… niente sarebbe stato più come prima.

Briony… puoi pensare quello che vuoi. Puoi pensare che io ti abbia tradita o ingannata. Ma io non avrei mai voluto che questo accadesse, credimi!” urlò Caroline sul punto di piangere.

Briony allora la fissò. Era talmente addolorata dopo quella scoperta che non riusciva neanche più a pensare cosa fosse giusto o cosa non lo era… Aveva bisogno d’aria, non riusciva a starsene lì.

No… non posso… non posso parlare con te ora. Voglio solo andare a casa.” rispose a bassa voce, cominciando a camminare verso l’uscita.

“No aspetta!” Caroline provò a fermarla ma Stefan le sbarrò la strada.

“Si deve calmare ora. Vedrai col tempo capirà….”

Ma Caroline non era sicura del suo ottimismo. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo impaurito, incredulo e pieno d’odio della sorella…

 

A casa, Briony aveva acceso un fuoco nel camino e continuava a fissarlo come se fosse in trance. Aveva esaurito tutte le lacrime, non era neanche più capace di urlare. Era rannicchiata nel divano triste e sconsolata. Come era potuto accadere??

Ripensando al volto trasformato della sorella ricominciò a singhiozzare e si tenne la testa fra le ginocchia.

Non si accorse che la porta si aprì. Elijah entrò silenziosamente come se non si volesse far sentire. Notò che Briony era sul divano ma non gli importò di andare a vedere come stava o di consolarla.

Il suo animo ghiacciato aveva cominciato finalmente ad avere la meglio sull’anima umana, che sembrava ricomparsa dopo tutti quei secoli bui e che minacciava più volte di salire in superficie e scavalcare la sua armatura.

Ma sapeva che non doveva permetterlo… Non in quella sera. Non in quella città.

Quando all’improvviso, i suoi sensi captarono qualcosa… era un pianto. Un pianto disperato, così umano che fu quasi costretto a voltarsi. Un pianto che proveniva da occhi troppo belli e delicati per contenerlo.

Quel suono fu quasi un richiamo per lui, uno spiraglio che gli faceva aprire il suo cuore come nessuno aveva mai fatto da quando era diventato un vampiro.

Tentò di combatterlo con forza, per scacciare quei sentimenti sfuggiti al suo controllo facendoli inabissare così nell’oscurità. Ma non ci riuscì.

Il ghiaccio dei suoi occhi si sciolse, anche solo per un attimo.

Si avvicinò lentamente al divano, continuando a guardare che Briony che singhiozzava. La testa fra le ginocchia. Non si era accorta di lui.

Elijah a quel punto si irrigidì, non sapendo cosa fare. Era completamente sconvolta.

La mano si alzò come mossa da una forza a cui lui non poteva opporsi; le dita fredde sfiorarono lentamente e con delicatezza la spalla di Briony, come se in quel gesto lui volesse darle un po’ di conforto. O tentare di calmarla.

Briony sussultò spaventata, quasi temesse che qualcuno le saltasse addosso da un momento all’altro. Quando i suoi occhi misero a fuoco e capì che era solamente Elijah, gli rivolse un sorriso assonnato.

Briony tirò su col naso e si mise a sedere per bene. Aveva tutti i capelli disordinati, il trucco disfatto e indossava una coperta per coprirsi dal freddo. Era davvero a pezzi.

Con quel gesto permise a Elijah di avvicinarsi a lei, e il vampiro dopo un attimo di tentennamento decise di sedersi affianco.

Con la coda dell’occhio continuava a fissarla, mentre gli occhi di Briony guardavano il fuoco con tristezza.

La verità era venuta a galla.

Per Elijah era inutile dirle frasi di circostanza come “mi dispiace, andrà tutto bene” perché non le avrebbe alleviato il dolore che provava.

“Perché non me l’hai detto prima….?” Il suo era solo un sussurro, ma Elijah lo sentì benissimo.

“Per lo stesso motivo per cui tu non hai detto la verità a Jenna.” Sussurrò lui guardando a sua volta il fuoco.

“Oh.” 

Briony non poteva prendersela con lui, in fondo quello che aveva detto era vero. Non stava a lei dire la verità a Jenna. E non toccava nemmeno a Elijah dirle la verità… Toccava a qualcun altro. Ma non avrebbe tollerato ancora a lungo delle simili menzogne.

Briony mise ancora la testa sulle ginocchia, gli occhi pieni di angoscia.

“Come è potuto accadere?” sembrava la voce di una bambina che non riusciva a capire i grandi misteri del mondo.

Elijah parve esitante nel rispondere:

“Non c’ero a quel tempo a Mystic Falls, per cui non ho assistito. Sicuramente è morta. E poi è rinata da vampira”

Briony le si mozzò il respiro al pensiero che la sorella fosse morta.

Come? Perché?

“Non posso rispondere a tutte le tue domande Briony, perché non conosco le risposte. Devi però parlare con tua sorella.”

“Mia sorella è morta…. E quella che ho visto davanti a me per queste settimane era solo un vampiro con la sua stessa faccia.” Rispose Briony duramente.

Lui allora le sorrise sarcastico e in maniera sottile. “Credevo avessi superato l’odio per i vampiri.”

“Solo perché sono dalla vostra parte non significa che è… normale! E non è giusto! Io mi sono fidata di Elena e dei suoi amici e guarda il risultato! Hanno stravolto la mia vita e quella di mia sorella…

Lui la fissò serio e duro questa volta: “Se loro non fossero intervenuti a quest’ora potresti vedere tua sorella solo al cimitero, ricordatelo.”

“E pensi che così sia meglio? E’ un vampiro maledizione! Non posso fare finta che vada tutto bene! Che mia sorella è la stessa di sempre! Non lo è!” urlò con disprezzo e collera.

Elijah fu profondamente ferito dalle sue parole e dal tono con cui le diceva. D’altronde cosa poteva aspettarsi. Umani e Vampiri non potevano condividere la stessa realtà e non potevano capirsi… né tantomeno provare sentimenti l’uno per l’altro. Loro li vedevano solo come dei mostri. Nient’altro. E in fondo era così. E lui era un’amante della cruda verità e non delle patetiche e sciocche illusioni.

Si sentì quindi un debole ad aver pensato che non fosse così.. che qualcosa forse potesse essere diverso…

Il suo animo ghiacciato ritornò come se non fosse mai scomparso. Non lasciò neanche una traccia per far capire che, qualche minuto prima, uno spiraglio di umanità si era aperto… soltanto per lei.

Tuttavia proprio per le parole di lei, lo stava richiudendo… incatenando la sua umanità con più forza e ostinazione in un luogo buio. Come se nulla fosse accaduto all’interno del suo animo.

Elijah tentò di ricomporsi. Il tono della sua voce fece trasparire soltanto del ghiaccio freddo:

“Sei sotto shock ora.” E si alzò.

Briony, resasi conto di quello che aveva detto, lo fermò prendendogli la mano.

Lo guardò con degli occhi supplicanti. Ma questo non fece smuovere la corazza del vampiro neanche di un centimetro.

Briony deglutì avvertendo il suo sguardo duro e inflessibile su di sé:

Elijah… Non prenderla come un insulto personale. Io non ce l’ho con te! Mi dispiace se non mi sono fidata di te ma questo discorso non riguarda te o… “

“E allora spiegami. Perché se detesti tua sorella devi odiare per forza anche me. E’ semplice.” Il suono della sua voce sembravano delle schegge impazzite di ghiaccio.

Lei lo guardò intristita, rimembrando solamente il meglio di lui e allontanando il suo orgoglio e paure:

“E’ diverso. Le circostanze sono tutte diverse! Tu hai già vissuto! Sai controllarti! Ma mia sorella… non ha neanche 18 anni  e la sua vita si è fermata! Non potrà più inseguire i suoi sogni, non potrà più andare al college, farsi una famiglia e invecchiare! Non potrà fare più niente di tutto questo! Dovrà sempre vivere nella menzogna, nell’oscurità, continuando a nascondersi e non potersi legare a nessuno per paura di ammazzarlo! Come può questa essere chiamata vita? Non aveva controllo di se stessa da umana figuriamoci ora che è un vampiro. Sicuramente avrà ucciso qualcuno…” rispose traumatizzata al solo pensiero.

Dallo sguardo di Elijah capì che era così.

“Mio dio… e se qualcuno la scopre mentre uccide..?”

“Ormai tutti stanno bevendo sacche di sangue provenienti dall’ospedale per non destare sospetti.”

“E fino a quanto potrà durare? Fino a quanto potrà controllare la sua sete di sangue?” gli chiese disperata.

“Non potrà mai farlo Briony. E se mai lo farà probabilmente tu sarai già morta. Ci vogliono secoli per controllare i propri istinti di vampiro.” Le disse impassibile, mettendole in faccia la dura e cruda realtà senza rimpianti.

Lei lo lasciò andare sconfitta.

“Mio dio. Mio dio.” continuava a dire guardando il fuoco.

Elijah la guardò dall’alto in basso.

Era preoccupato per lei ed era davvero dispiaciuto per quello che stava passando, perché riusciva a capire il tormento di perdere un fratello. Ma non aveva dimenticato le parole dure che Briony gli aveva detto, e anche se era sconvolta era sicuro che lei le pensasse veramente in fondo.

Lei non avrebbe mai potuto accettare la sua vera natura e nemmeno rispettarlo, cosa che lui esigeva sempre.

Come una canaglia priva di sentimenti, ricaricò la dose:  “Prima mi hai dato del bugiardo. La cosa mi ha ferito.” disse col tono più freddo che potesse avere.

Briony lo guardò spaventata, mentre lui se ne andava.

Sentì le lacrime salirle amare in gola, il petto le fece male per sopportarle al suo interno. Ma alcune uscirono contro la sua volontà.

Ecco fatto.

Aveva perso tutto.

 

FINE CAPITOLO.

Tombola! Briony ha scoperto tutto! E ora cosa succederà??

Spero che vi piaccia come io abbia rappresentato Elijah J

 

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Capitolo 12
*** Il bacio ***


12 CAPITOLO

 

Briony aveva passato le giornate in pigiama senza uscire di casa, né pettinarsi e senza neanche mangiare. Qualche volta beveva del thè per riscaldarsi visto che l’inverno era alle porte, ma non riusciva minimamente a stare bene.

Girovagava in casa senza neanche sapere il perché lo facesse. Ogni pensiero vorticava nella mente fino ad annientarla.

E Elijah non l’aveva più rivisto, scomparso come se il vento gelido se lo fosse portato via.

Quella frase “Mi hai dato del bugiardo. La cosa mi ha ferito” le balzava in testa ogni secondo, soprattutto il tono freddo e duro con cui l’aveva detto. Non doveva prendersela con lui, accusarlo di chissà cosa e urlargli tutte le sue angosce, sapendo che se disprezzava Caroline, doveva a sua volta disprezzare pure lui.

Ma lei non sapeva più cosa fare… né cosa dire. Tutte le sue certezze erano state capovolte più di una volta.

Immaginava che Caroline bussasse alla sua porta per farsi spiegare ma non l’aveva fatto… forse le stava dando un po’ di tempo per riflettere sul da farsi.

Ma c’era ben poco su cui riflettere. Caroline era un vampiro. E non poteva tornare indietro. Non esisteva alcuna magia capace di risolvere quell’errore…

Pensò alle parole fredde e dure di Elijah. Doveva davvero essere contenta di avere una Caroline, sì vampira, ma almeno sana e salva? Perché se non si fosse trasformata a quest’ora sarebbe…

Ma non poteva fargliela passare liscia così… le aveva mentito nel peggiore dei modi. Quando le avrebbe detto la verità? Fra dieci anni?? Quando si sarebbe accorta che la Blond-girl non cresceva più? Si sentiva davvero tradita… da tutti.

Lei che si era fatta in quattro per aiutarli nel loro piano, e alla fine… ci rimetteva sempre lei. E la sua salute mentale che stava per andare a farsi benedire.

Le immagini angoscianti su ciò che era successo a scuola la assillavano in ogni momento, non dandole alcun modo tregua e nemmeno possibilità di ragionare con calma.

Caroline… la Blond-Girl, sua sorella… un vampiro.

Le venne un nodo alla gola nel ripensare al mutamento di Ivan. Ma dall’altra parte nell’oscurità buia della sua mente si riaffacciò il volto scolpito di Elijah, richiamato a lei così all’improvviso e senza che lei l’avesse cercato, ma causandole comunque dei sinceri battiti sfrenati del cuore.

Dio.. si stava facendo assillare troppo. Non sarebbe andata da nessuna parte così.

Sentì la porta aprirsi all’improvviso alle sue spalle. Ma non le importava granché di chi fosse o che intenzioni avesse. Per come stava, poteva anche lasciarsi morire.

Elijah entrò in cucina e senza neanche chiedere, si versò del thè.

Briony non lo aveva guardato ma sapeva benissimo che era lui.

Ormai era abituata alla sua presenza, al suo modo di muoversi e al suo odore.. poteva riconoscere benissimo quel viso tra milioni.

Elijah voltò mezzo sguardo verso di lei e con un sorriso lievemente sarcastico le disse “Ti vedo a pezzi.”

“Grazie per il complimento, sai com'è una serata piuttosto dura da tutti i fronti.”

“Non sei ancora riuscita a parlare con tua sorella dunque?” domandò. Ma chissà perché, il tono di Elijah le appariva distaccato. Come se in realtà non gli importasse di nulla.

In cuor suo, ne fu ferita.

“No. Sono sempre rimasta in casa… e lei non si è fatta viva” mormorò mestamente.

Elijah si girò completamente verso di lei:

Sai… quando uno ha un problema lo deve affrontare. Anche se comporta dei rischi.. o ti fa soffrire. Vai e affrontalo. Senza perderci niente”

“Come parli bene tu. Hai 1000 anni di esperienze, hai fatto sì che molte cose non ti toccassero più, mentre a me questo non era mai successo… non posso proprio far finta di niente.” replicò lei titubante non osando guardarlo, come se lo temesse.

“C’è sempre una prima volta per tutto.” Disse lui freddamente posando la tazzina sul tavolo, e andandosene.

Lei allora lo chiamò, prendendosi coraggio:

Elijah… mi dispiace. Per come ti ho trattato l’altra sera. Ero fuori di me e sotto shock… ma io non ce l’ho con te. Devi saperlo”

Lui la guardò senza lasciar trasparire quello che pensava o quello che aveva provato, e se ne andò senza risponderle. In fondo lei ci aveva provato... ed era stata umanamente sincera.

Ora toccava a lui fare la prima mossa.

Briony si rigirò e tornò a bere il thè.

 

Il campanello suonò e Briony andò ad aprire blaterando che non voleva essere disturbata.

Caroline era lì davanti a lei, che la guardava intimidita.

La mora si bloccò un attimo nell’avercela di fronte. Il cuore anch’esso paralizzato.

Ma ci mise 3 secondi per ritrovare il controllo.

“Cosa vuoi?” le chiese Briony dura e inflessibile come non era mai stata. Forse perché sul serio non la riconosceva più come sorella.

Quel pensiero egoista e duro la fece trasalire più di quanto si aspettasse, come se se ne vergognasse suo malgrado.

Si morse nervosa il labbro, e Caroline capendo il suo stato d’animo cercò di farsi spiegare.

“Ti prego… lasciami parlare. E dopo tu potrai mandarmi via o urlarmi dietro. Ma ti prego fammi spiegare.” la implorò Caroline.

Briony la fissò per qualche secondo ma poi la fece entrare. In fondo sapeva che la sorella non le avrebbe fatto del male.. non fisicamente.

Caroline cominciò poi a parlare in maniera tesa:

“Io qualche mese fa… ho avuto un grave incidente in macchina con Tyler e Matt. Stavo parecchio male e Damon mi ha dato il suo sangue per guarire.”

“Damon cosa ha fatto??” Ecco che c’entrava sempre lui! Doveva aspettarselo che c’era il suo zampino! Briony si sentì ribollire.

“No Briony, non è come pensi! Il suo sangue mi ha guarito! E stavo bene! Ma purtroppo quella sera… è venuta da me Elena. O meglio pensavo che fosse lei ma in realtà era quella diabolica di Katherine.”

“E cosa voleva da te?”

“Era venuta a conoscenza che io avevo preso del sangue di vampiro e… mi ha soffocata con un cuscino.”

Briony la guardò allibita e completamente sotto shock.

“Oh mio dio… perché? Perché ti ha fatto questo?”

“A lei piace fare del male alla persone. Soprattutto se sono amici di Elena. Si diverte così…

“E dopo? Come lo hai affrontato?” chiese Briony tesa.

“Non puoi immaginare come mi sentissi… avevo un mal di testa atroce e avevo una grande fame… di sangue… e così mi sono nutrita.” Rispose la bionda abbassando completamente lo sguardo sofferente.

“Hai ucciso qualcuno..?” Chiese la mora preoccupata da quella visione.

Sì…” 

Briony chiuse gli occhi dall’angoscia.

“Non riuscivo a trattenermi. Il desiderio era troppo forte! Ma Briony, col tempo ho imparato a controllarmi, riesco a resistere e non faccio più male a nessuno!”

“Lo dici ora… eppure il tuo sguardo… sembrava quello di un mostro…” rispose la mora ricordandosi il volto allucinante che aveva visto la sera di Halloween.

“Ormai questa è la mia natura Briony… non voglio illuderti dicendo che andrà tutto bene ma… sto imparando a conviverci.”

“Come fai? Come fai a mentire a tutti?”

“Beh ho Elena e Stefan che mi aiutano.”

“Già i grandi Salvatori! Se Stefan e Damon non fossero tornati in città questo non sarebbe successo!” urlò Briony arrabbiata.

“Purtroppo quel che fatto è fatto. Credi davvero che mi piaccia essere così? Per niente, ma l’unico modo per salvarmi è infilarmi un paletto nel cuore!” urlò Caroline esausta.

“Non dirlo neanche per scherzo.” rispose Briony facendosi ad un tratto preoccupata.

Caroline allora la guardò con gli occhi pieni di speranza.

“Allora ci tieni ancora a me?”

Briony si morse nervosa il labbro:

Caroline… non lo so. Non riuscirò mai ad abituarmi all’idea che tu sia… così.” Rispose in tono colpevole.

“Questo perché non ti piacciono i vampiri? Elena mi ha detto di Ivan…

“Quella è una storia passata. Non c’entra più, anche se devo ammetterlo… ci è voluto parecchio tempo per superarlo.”

“E papà… sul serio è un cacciatore di vampiri?”

“Sì. Come mia madre.”

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Perché nostro padre mi aveva implorato di mantenere il segreto… credeva che non fossimo abbastanza pronte per… insomma hai capito.”

Caroline si avvicinò.

Briony puoi odiarmi se vuoi ma… è di vitale importanza che tu tenga il segreto.”

“Con tua madre dici? Ho tenuto la bocca chiusa fino a ora quindi…

“Grazie.”

“Lo faccio solo perché non voglio farle venire un infarto. Come è successo a me.” replicò Briony in maniera gelida.

“Mi dispiace così tanto….” Sussurrò Caroline cercando di abbracciarla, però Briony si scostò.

Non era ancora pronta ma Caroline ne fu così ferita che le disse con gli occhi pieni di lacrime.

“Beh almeno tra poco mi caverò dalle scatole.”

“Che vuoi dire?” Briony la guardò questa volta preoccupata.

“Sono un vampiro. E nel rituale di Klaus lui deve sacrificarne uno. Elena pensa che la designata sia io…

Briony sgranò gli occhi incredula: “Che cavolo dici?!”

Era sinceramente preoccupata per la sorella. Anche se era così… anche se era un vampiro e poteva considerarlo sbagliato. Non poteva dimenticare comunque l’affetto che ancora le legava, quanto si sentisse in pena per lei.

“Non ne è sicura, ma probabilmente è così. Klaus lo fa per ferirla, perché gli piace giocare al gatto col topo.”

Briony si sentiva ancora incredula. Aveva gli occhi spalancati dopo quella sconcertante scoperta…  mai avrebbe potuto augurare a Caroline la morte e non poteva finire così.

“Voglio restare sola.” Disse poi sviando lo sguardo.

“Va bene…. Ciao.” rispose Caroline tristemente, andandosene.

Ma Briony non aveva intenzione di restare sola; prese le chiavi della macchina e andò direttamente verso la casa di Elena.

 

Dal rumore dei colpi sulla porta, Elena credeva che fosse arrivato un tornado ma quando aprì era solo Briony che la stava guardando… sconvolta e iper furiosa.

“Devi parlarti subito. Sei sola?” chiese nervosa entrando.

“Sì Briony, ascoltami per quanto riguarda…

“No! Ora parlo io.”

Briony si voltò verso Elena e parlò in preda alla rabbia : “Ti rendi conto di quello che hai fatto Elena?? Hai scatenato quest’inferno, c’hai travolti tutti nella tua lotta personale e con la tua faccina da angioletto mi hai sempre garantito che sarebbe andato tutto bene, che nessuno si sarebbe fatto male!”

Briony che cosa stai insinuando?” chiese lei nervosa.

“Sto insinuando che Caroline è un vampiro, la sua vita è distrutta e per poco morirà in quello stupido rituale per mano di Klaus! E tutto per causa tua! Perché non hai saputo tenere a freno i tuoi egoismi! Pensavi davvero che stare con un vampiro sarebbe stato tutto rosa e fiori?” gridò fuori di sé, senza nemmeno pensarci.

“Ho cercato di evitare che i miei amici venissero coinvolti, ho fatto di tutto! Volevo persino consegnarmi a Klaus!” rispose Elena disperata.

“E’ troppo tardi per fare la martire! L’arrivo di Stefan e la tua storia con lui hanno portato l’arrivo di Katherine qui a Mystic Falls! E sempre Katherine ha ucciso mia sorella per fare un torto a te! E ha dato l’allarme sul fatto che la doppleganger fosse viva e così ecco che arriva Klaus l’Invincibile pronto a uccidere tutti solo per averti!” La stava chiaramente accusando. Se Elena non avesse fatto parte delle loro vite a quest’ora sarebbero tutti in pace e sereni… era un pensiero egoista ma Briony si sentiva sfracellare da tutti quei pensieri dilanianti.

Elena non disse niente. Sapeva che in fondo era colpa sua.

“Non ti discolpi? Perché non dici che andrà tutto bene Elena?? Che mia sorella non morirà??” la accusò Briony con tutta la rabbia che aveva, ricordandosi che soltanto qualche settimana prima Elena le aveva garantito che Caroline non si sarebbe fatta male. Balle!

“Non posso dirlo perché non è la verità!”

“Mi hai mentito Elena… mi hai ingannata. E hai pure lasciato che Damon mi facesse il quarto grado.”

“Credevamo che tu volessi fare del male a Stefan, a Damon e a tutti gli altri vampiri.” Cercava di giustificarsi ma non ci riuscì per niente.

“E non t’importava se quel pazzo di Damon mi uccideva??”

“Non ti ha fatto del male spero…

“No però mi ha dato parecchio fastidio. E pretendo che tu risolva la questione. Pretendo che tu trovi una soluzione al guaio che hai creato perché non intendo permettere che Caroline venga sacrificata in quello stupido rituale!”

“Lo sto appunto facendo, ho fatto un piano con Elijah.”

“Balle! Il piano prevede che Elijah uccida Klaus nel momento della trasformazione in ibrido e per farlo deve uccidere prima il lupo, il vampiro e te! Tu hai già trovato il modo per salvarti dalla morte, ma non hai pensato a Caroline?? Che è spacciata?”

“La proteggeremo, ti do la mia parola!” disse la Gilbert avvicinandosi speranzosa. Briony però indietreggiò, non volendo per niente ammorbidirsi sulla sua presa di posizione.

“Non ti credo più Elena… tutto questo è accaduto per causa tua! E se mia sorella muore… l’avrai sulla coscienza.”

Briony disse le ultime frasi con tutto l’odio che provava e sbatté la porta furiosamente, lasciando Elena da sola a rimuginare sulle sue colpe.

 

 

Forse aveva esagerato con Elena ma se non si sfogava con qualcuno sarebbe esplosa.

Briony non sopportava quando qualcuno la ingannava di proposito e Elena l’aveva fatto, e inoltre aveva messo a repentaglio le loro vite.

Quando arrivò a casa stava ancora respirando a fatica a causa delle sue urla che aveva gridato a Elena. Non si era mai arrabbiata in quel modo, con nessuno.

E tutto per proteggere Caroline.

Rise fra sé e sé. Un attimo prima aveva detto che non sapeva se le voleva ancora bene e un attimo dopo aveva chiaramente minacciato Elena Gilbert per trovare il modo di salvarla.

Stava proprio impazzendo. Non riusciva a tenere a bada le sue emozioni.

Voleva proteggere l’essere che diceva di odiare. Voleva difendere il vampiro che albergava nel corpo della sorella.

Andò a casa e si fece una bella dormita ristoratrice, pregando che non succedesse nient’altro di sconvolgente.

 

 

 

Elijah era andato a casa Salvatore per parlare degli ultimi avvenimenti… quello che era accaduto ad Halloween era solo un avvertimento ma Klaus avrebbe potuto fare di peggio e tra poco ci sarebbe stata la luna piena.

Nessuno aveva idea di dove Klaus fosse né quali erano i suoi piani. Era solo un tentativo per renderli ansiosi prima della sua prossima comparsa ad effetto.

Prima di andarsene, Damon si rivolse a Elijah: “Sai come è finita tra Briony e Caroline?”

“No, so solo che non hanno ancora parlato.”

“Brutta faccenda. Non vorrei che Briony parlasse…

“Non ci tradirà.” Rispose Elijah serio e fulminandolo con lo sguardo.

“La tua fiducia in lei è davvero commovente. Mi sono perso qualcosa?” gli chiese malizioso.

“Niente che ti riguardi Damon. Tu lascia fare a me e vedrai che non ci saranno altri casini.” Replicò Elijah in maniera indifferente.

“Eri a conoscenza del fatto che la famiglia di Briony appartenesse a una stirpe di cacciatori di vampiri?”

“Non ti hanno insegnato che non devi impicciarti nel passato altrui?” rispose l’Originario con un ghigno glaciale.

“Quindi lo sapevi? Attento Elijah, potresti perdere la testa.”

“L’unico che perderà la testa qui sarai tu se non chiudi la bocca.” Disse in tono ironico ma in realtà non stava scherzando per niente.

Damon per fortuna non fiatò, e Elijah se ne andò di lì.

Ormai tutti si stavano accorgendo che si era legato molto a quell’umana… inevitabilmente aveva permesso che accadesse.

E probabilmente l’avrebbero usata contro di lui, come arma a doppio taglio.

Ma non poteva permettere di mostrarsi debole… non ora che stava raggiungendo il suo obbiettivo… dopo tanto tempo.

Doveva rimanere lucido, e i sentimenti tolgono lucidità. Dentro il suo animo ghiacciato cercò così di agire di conseguenza per perorare la causa che l’aveva portato a Mystic Falls, quella causa che era la sua unica ragione di vita. L’unica, non c’era spazio per qualcos’altro.

 

 

Elijah tornò a casa di Briony quando era già notte fonda, ma nonostante l’ora lei era ancora in piedi davanti alla finestra.

“Non riesci a dormire?” le chiese avvicinandosi silenziosamente, come suo solito.

“Ho dormito prima e ora non ho sonno…. Ho parlato con Caroline.”

Elijah continuava a fissare con sguardo serio al di là della finestra.

Briony lo guardò interrogativa: “Non mi chiedi cosa le ho detto?”

“Cosa le hai detto?” chiese freddo Elijah, che sembrava non avesse il minimo interesse a saperlo.

Briony fece finta di niente e gli rispose: “Ha cercato di spiegarmi… per quello che era possibile. Lei non può cambiare la sua natura, così come non posso farlo io. Ma mi sento così… impotente.”

“Quindi?”

“Quindi cosa?”

“L’hai perdonata o no?” Chiese lui voltandosi.

Briony sospirò:

“Non è una cosa che si può perdonare facilmente… insomma lei è morta ed è rinata… sotto quella forma e non so se riuscirò mai ad accettarlo.”

“Ma le vuoi ancora bene.” Non era una domanda.

“Non si può smettere di amare una sorella così dal nulla. Ma… non so se le cose saranno mai come prima.”

“Tu vuoi che tornino come prima?”

Briony guardò gli occhi neri di Elijah che sembravano riflettere la luce della luna. Ne rimase abbagliata, ma cercò di deglutire per tornare a parlare:

“Vorrei far tornare indietro il tempo… così per poter esserci quando lei aveva bisogno di me.”

“Sei in errore se vuoi prenderti la colpa anche di questo. Quello che è successo a Caroline non dipende da te.” Rispose lui voltandosi verso la finestra.

“Ma se io fossi stata qui forse l’avrei evitato! Non ti sei mai sentito in colpa per qualcosa che era successa ai tuoi cari e tu non potevi fare nulla per impedirlo?”

Gli occhi di Elijah si incupirono, anche se lei non riusciva a scorgerli. “Quando ero umano sì… mi è capitato.”

Il vampiro fece scorrere le dita lungo la tenda della finestra, come se stesse guardando qualcosa al di fuori di essa. Ma lo sguardo rimaneva vuoto.

Briony lo guardò.

Per un attimo si chiese che sensazioni avrebbe provato, se quelle mani le avessero accarezzato il corpo sotto i vestiti. Indugiando magari sulla linea del suo collo.

Quella fantasia fece irrigidire qualcosa dentro di lei e sentì le farfalle svolazzare all’interno del suo stomaco.

Cercò di riprendere il controllo di se stessa:

“Ti manca la tua vecchia vita..?” gli chiese con un fil di voce.

Sentì Elijah trasalire:

“Sicuramente ridevo di più.” sorrise amaro.

“Forse perché ti sforzi troppo a apparire freddo e senza emozioni.”

“Come fai a sapere che è una forzatura?” domandò lui curioso, voltandosi verso di lei.

Briony deglutì:

“Sto imparando a conoscerti. Qualche volta vedo che ti lasci andare… che diventi più gentile. Ma poi dopo cambi radicalmente, diventi freddo come il ghiaccio, e tieni così lontano le persone.”

Elijah la fissò guardingo. I suoi occhi neri scavarono dentro quelli verdi di Briony.

“Non puoi capire.” rispose gelido, abbassando poi gli occhi.

Lei allora lo guardò triste. Capiva eccome. Era la solitudine dell’eternità a farlo apparire freddo. E forse tutte le dure circostanze che aveva vissuto lungo il tempo.

Lui all’improvviso disse:

“Sii felice di ciò che hai. In fondo tua sorella è viva e io non mi sono arrabbiato come dovevo quando mi hai recriminato di essere un bugiardo.”

“Per quanto ancora mi terrai il muso? Ti ho già chiesto scusa. Ero sconvolta in quel frangente...”

“Ho ucciso persone per molto meno...” rispose lui cupo.

Briony allora deglutì impaurita.

“Prima cosa da annotare sui vampiri... mai offenderli nei loro punti deboli.”

“E il tuo è l'onore l'ho capito.”

Lui le sorrise affascinante.

Perchè ci tieni tanto all' onore se non hai nulla per cui lottare?”

Elijah stranamente ci rimase di sasso, tanto che passarono parecchi minuti prima che rispondesse. Ma continuò comunque a fissarla negli occhi.

“Un giorno te lo spiegherò.” mormorò mestamente.

“Prima che te ne andrai per sempre?” gli chiese lei intristendosi.

“Cosa ti fa pensare che me ne andrò?” le domandò lui ambiguo, stringendo gli occhi.

Briony lo fissò meravigliata. Come faceva a saperlo? Sapeva che Mystic Falls non era la casa di Elijah e non lo sarebbe mai stata. Probabilmente non si era mai fermato tanto a lungo in un posto per crearsi una vita partendo da zero. Non era proprio il tipo e non poteva farlo essendo ciò che era... e il mistero che si trascinava dietro non la aiutava granchè a scoprire quello che si celava veramente dietro quella barriera invisibile.

Eppure avrebbe voluto con tutto il cuore che lui rimanesse lì… per molto, molto tempo.

Abbassò lo sguardo tristemente:

“Scusami... oggi sono peggio di un funerale. Non ho ancora superato lo shock.”

“Sei umana.” Sussurrò lui scuotendo la testa.

“E questa è una condanna?” gli chiese dubbiosa, alzando lo sguardo.

Lui si avvicinò, scostando le mani dalla tenda. “Tutt’altro.” Rispose con una voce profonda che sembrava provenisse dagli abissi dell’oceano.

Briony scosse la testa. Forse le serviva proprio spegnere le emozioni e non provare più nulla, così non avrebbe più sofferto.

Le venne di nuovo da piangere ma cercò di trattenersi, mordendosi la lingua.

Lui le sorrise e asciugò una piccola lacrima che doveva ancora cadere nelle sue guance.

Per l’ennesima volta Briony tremò sentendo il contatto della sua mano gelida sul viso.

Sotto la luce della luna Elijah appariva ancora più bello… più affascinante.

Lui le sistemava in silenzio i capelli, mettendoli con delicatezza dietro l’orecchio, e lei inevitabilmente sussultò fremendo dal desiderio di avvicinarsi al suo viso.

“Che contraddizione allora. Dunque essere vampiri sarebbe quella la condanna?” lo provocò lei senza pensarci, con un fil di voce, avvicinandosi ammaliata, lentamente.

Non aspettandoselo, Elijah sbattè le palpebre mentre l’atmosfera si caricava d’adrenalina, lo si percepiva sulla pelle. “E’ diverso per noi.” Rispose a bassa voce, guardando simultaneamente le labbra della ragazza.

Secondo l’etichetta, le emozioni per i vampiri erano più amplificate, fuori controllo. Ma che etichetta aveva lui? Briony si sentì completamente annebbiare i sensi, le facoltà mentali, si sentiva sciogliere persino del peso.

“Sì posso solo immaginare.” Replicò soltanto e, non riuscendo più a star nella pelle o a combattere ciò che sentiva, Briony alla luce della luna si avvicinò lentamente, ma con chiare intenzioni, al viso di Elijah.

Ma vedendo che lui restava fermo immobile a scrutarla, senza spronare alcunché, Briony si bloccò lucidamente e si imbarazzò per la sua patetica illusione che anche lui volesse baciarla.

Senza emettere fiato abbassò gli occhi, ma all’improvviso proprio lui le alzò il viso e la baciò delicatamente sulle labbra.

Briony poteva solo sentire il freddo contatto delle labbra magnetiche di Elijah incollate alle sue, il resto non importava.  Si sentì ribollire il sangue ardente e, in un lungo e febbriciante  momento che esplose come una sinfonia d’orchestra, Briony intrecciò le dita nei capelli del vampiro, stringendolo di più a sé mentre Elijah simultaneamente la tenne stretta a sé per la vita.

Parve che nessuno dei due si fosse reso conto totalmente di quanto avrebbe significato o che sensazioni avrebbero provato, fin a quando il bacio fosse per davvero accaduto. La sorpresa del desiderare di non staccare le loro labbra lambite finalmente dopo troppo tempo di negazione, di sentire un blocco enorme battere fortissimo all'altezza del petto, sensazioni vibranti che scorrevano dentro il corpo, fino in punti remoti dell'animo, li scombussolavano fino a chiedersi dove fosse andato il controllo.

In quella tempesta di emozioni, l’unica cosa che lottò veramente furono le loro bocche l’uno contro l’altra, fino a quando Briony, completamente dominata dai suoi sensi, dischiuse le labbra per assaporare il respiro inebriante del vampiro a breve distanza, toccandogli la guancia in un gesto adorante.

Se temette razionalmente che per colpa di quel gesto azzardato e troppo intimo, Elijah si fermasse per impedirle di andare troppo oltre, comunque venne meravigliosamente smentita perché anche lui dopo qualche attimo ricambiò, come se volesse afferrare il suo respiro dissetante col proprio, e premette le labbra con più decisione sulle sue. Le cinse le spalle con il suo braccio forte per stringerla di più a sé. L’altra mano era scesa sul fianco della ragazza, cingendola, in una sorta di scudo protettivo.

Briony fu preda di una forte vertigine. Non aveva mai baciato un vampiro, non aveva neanche mai pensato lontanamente di baciare un vampiro. Ma con Elijah sembrava tutto diverso.. non c’era la paura, non c’era il terrore, c’era solo il desiderio di approfondire sempre di più quel bacio che le mandava in tilt il cervello.

Mai aveva provato niente di simile prima d'ora, niente di così eccitante o piacevole come una scarica elettrica che le percorreva la spina dorsale e che le impediva di pensare. Voleva tutto quello. Sentiva come mai aveva fatto la pressione delle proprie mani che andavano a lambire parti del corpo del vampiro per solidificare ancor di più quell’unione tanto bramata: nei gomiti, nelle spalle, nella nuca. Accadeva velocemente e lentamente allo stesso tempo.

Elijah nel frattempo non la respinse, affatto, l’attirava sempre di più a sé non lasciando mai andare le sue labbra. Come se in quel calore riuscisse a sciogliere il ghiaccio che aveva imprigionato il suo animo da tempo immemore.

Briony incominciò ad accarezzargli il viso, facendosi avvolgere da quel turbine di emozioni.

Quando ad un tratto, Elijah si fermò e la fece allontanare da lui di almeno due passi, così alla svelta che Briony aveva ancora le guance e le labbra rosse. Lei lo guardava interrogativa con occhi socchiusi, chiedendosi se avesse sbagliato qualcosa.

Lo sguardo di lui invece era impenetrabile. La fissava come se fosse incredulo e turbato di ciò che aveva appena fatto, come se... si fosse pentito. Briony ne fu enormemente ferita.

Elijah si voltò verso la finestra. “Hai fatto una cosa stupida Briony.” sussurrò duramente e freddo il suo nome.

Poteva vedere il vampiro solo di profilo ma Briony poteva benissimo percepire il suo turbamento.

“ABBIAMO fatto.” sottolineò acidamente. La ragazza cercava di guardarlo negli occhi, ma lui si ritraeva sempre.

“E non dovrà più ripetersi. Tu mi stai solo ospitando in casa tua per gentilezza ma le cose non dovevano precipitare così. Tu sei un' umana Briony, e credimi le ragazze dolci e carine come te non fanno una bella fine con i vampiri come me, che hanno un solo scopo nella vita: uccidere e manipolare. Questa è la mia vita e non vi è nient'altro di buono, perciò non posso permettere che tu ne faccia parte.”

Ed ecco che aveva rialzato la barriera intorno a lui che sembrava più spessa e alta che mai; lo sguardo di ghiaccio si era rafforzato diventando un iceberg.

Elijah non la voleva tra i piedi, questo era chiarissimo.

Briony iniziarono a luccicare delle lacrime amare negli occhi. Per la delusione, per la rabbia, per essere stata ferita così duramente... per fortuna lui non si era girato verso di lei, perchè non poteva sopportare di leggere in quegli occhi neri della pietà.

Non voleva dargliela vinta così.

“Vai a letto Briony.” disse lui severo senza voltarsi.

“Non serve un tuo ordine soggiogato, ci stavo giusto andando!” rispose lei con rabbia andandosene senza girarsi, ferita dalla diversità dei loro mondi che non era mai stata più palese.

Nemmeno Elijah si voltò, neanche quando sentì che la porta della sua camera chiudersi bruscamente.

Ma era sicuro di aver fatto la cosa più giusta. Doveva per forza farle capire che era pericoloso andare troppo oltre, e non per soli semplici scrupoli di coscienza. L’unica cosa che non poteva permettersi era di lasciarsi andare alle debolezze in un momento come quello, e a tornar a far rivivere antiche ferite che dovevano rimanere cicatrizzate per sempre.

Si toccò le labbra leggermente, assaporando gli attimi in cui aveva toccato dolcemente le labbra di Briony.

Si era lasciato trasportare dalle emozioni di un momento.

Niente di irreparabile, dopo tutto era riuscito a riprendere il controllo e a tornare l’Elijah di sempre.

Quello freddo, autoritario, diabolico… senza scrupoli.

Non c’era spazio per altri sentimenti, nel suo cuore freddo.

 

FINE CAPITOLO!

E finalmente il bacio è arrivato! Yuppi! Però come vedete hanno subito litigato! Ahaha scoprirete le vere intenzioni di Elijah nel prossimo capitolo!!

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Capitolo 13
*** La cena galeotta ***


13 CAPITOLO

 

 

Briony non si era mai sentita così umiliata in tutta la sua vita.

Che cosa aveva fatto di sbagliato? Si era fatta travolgere dalle emozioni quella sera, aveva sentito un formicolio in tutto il corpo nel tentativo di avvicinarsi al viso magnetico di Elijah; in quel momento non aveva minimamente pensato alle conseguenze e neanche a quello che erano. Non le importava quanto fossero diversi, del pericolo che correva.

Credeva che anche lui volesse la stessa cosa e il modo in cui l’aveva stretta tra le sue braccia non tralasciava dubbi. Ma allora perché si era fermato? Perché aveva innalzato una barriera fra loro per intimarle di stargli lontano…?

Briony non si era fatta delle illusioni su Elijah, sapeva che tipo di vita conduceva e quale fosse la sua, ma aveva sentito nascere dentro di lei una strana intesa con quell’essere soprannaturale.

Un’intesa che non aveva mai provato con nessuno, nemmeno con i suoi ex fidanzati. Questo la metteva in allarme, sapeva che era pericoloso e che non doveva aspettarsi niente da lui. Ormai Elijah aveva ben messo in chiaro le cose con una freddezza incredibile.

Ma nonostante questo….

Briony scosse la testa scacciando quei pensieri. Non doveva pensarci! Non poteva farlo! Non con un vampiro… uno che l’aveva appena offesa con tutta la galanteria possibile, il che la faceva arrabbiare ancora di più.

Al diavolo Elijah. Al diavolo la sua educazione e la sua galanteria. Al diavolo la sua calma fredda e quella barriera fra loro che sembrava più spessa e alta che mai.

L’aveva voluto lui. Insomma se lui non voleva avere niente a che fare con lei, quindi Briony avrebbe agito di conseguenza… da domani indifferenza totale, sì.

Presa da un raptus di rabbia, lanciò il cuscino contro la parete.

Sarebbe stato davvero difficile… far sì che lui le stesse indifferente.

 

Per fortuna il mattino seguente non lo incontrò in casa.

Forse aveva avuto la decenza di lasciare quella casa visto che lui non voleva avere niente a che fare con lei. Briony sentì che se stava ancora rinchiusa lì dentro sarebbe impazzita e allora decise di uscire. E chissene frega se avrebbe incontrato Elena, Damon, Caroline… oppure Elijah.

Lei andava dritta per la sua strada.

 

<< Se nessuno sapesse dell’esistenza dei vampiri, questa città sarebbe un mortorio >> pensò Briony mentre camminava nella fredda Mystic Falls.

C’era pochissima gente in giro e di bei negozi aperti ce ne erano ben pochi. Niente di esaltante.

Sbuffando Briony camminava senza una meta precisa, cercando di non pensare al bacio che aveva dato a Elijah..

<< Merda non devo pensarci! >> Chiaramente impossibile. Non era cosa di tutti i giorni baciare un vampiro così bello e misterioso… << No no! >> Continuava a scuotere la testa nevrotica.

Non doveva pensarci… e non poteva neanche comportarsi così in aperta città; già tutti la consideravano una mezza pazza e se poi la vedevano in quello stato…

Fece un respiro profondo e continuò a passeggiare, cercando di non pensare a nulla.

All’improvviso sentì una mano toccarle le spalle. “Briony, ti ho cercata dappertutto.”

Lei sospettosa si voltò e vide davanti a sé John Gilbert.

“Ah John sei tu.”

“Volevo parlare con te… sai ho saputo che tu e Caroline… insomma mi dispiace.”

Quel pensiero le incusse un pizzicore doloroso sulla pelle, l’ennesimo.

“Ah sì, grazie difatti per avermi avvertito John!” disse in tono ironico.

“Non prendertela con me Briony, non toccava a me dirti la verità anche se avrei voluto.”

“E fino a quando aspettavate a dirmela? L’orologio è andato molto avanti da quando sono tornata.”

“Era una scelta di Caroline. Non potevo sorpassarla.”

“Sì certo, da quale cesto di natale prendete giustificazioni così creative in questo paese?” Rispose Briony saccentemente cercando di andarsene da tutti loro.

John però la raggiunse facilmente:

“Non essere arrabbiata con me. Tu cosa avresti fatto al mio posto?”

“Ti avrei messo in allarme. E avrei dato un ultimatum a Caroline. Qualcosa perlomeno. Ma forse noi due abbiamo un modo diverso per interpretare un’amicizia.”

“Senti mi dispiace d’accordo? Ma so per quanto tempo siamo stati amici e ne abbiamo superate tante… ora più che mai avrai bisogno di una spalla.”

<< Una spalla su cui piangere. Quello che mi serve è una spalla da rompere. >>

“Non credo tu sia la persona adatta John. Non sei bravo a consolare le persone.”

“Ok va bene, time-out con le sdolcinature. Allora che mi dici del piano? Sta andando avanti? Nessun ripensamento?” le chiese lui interrogativo.

“Io non so niente.”

“Dai vivi con Elijah e sei a stretto contatto con lui.”

“A me non sembra.” disse Briony pensando agli ultimi avvenimenti successi.

“Sicuramente sei la persona più vicina a lui in questa città e devi indagare più a fondo.”

“A fondo di cosa? Il  piano non è già stato stabilito nei minimi dettagli?”

“Sì ma… non pensare che io sia paranoico ma sento Damon e Stefan bisbigliare a casa di Elena di strane stregonerie… insomma niente di allettante, per cui ti chiedo di indagare nel caso in cui Elijah si tirasse indietro e ci tradisse.”

“Elijah non ci tradirà. Lui più di noi vuole Klaus morto” rispose Briony decisa. Si chiese perché nonostante come l’avesse trattata, si sentisse in dovere di difenderlo… almeno però sul piano dell’onore nessuno poteva criticarlo. Avrebbe mantenuto la parola data.

“E come fai a esserne così sicura se dici che non siete molto in confidenza? Te l’ho già detto. Non mi fido di lui, è un Originario e ha passato millenni a trascinarsi dietro dei cadaveri, a succhiare sangue e a complottare intrighi…

Briony deglutì spaventata. Non aveva mai pensato realmente a Elijah sotto quel punto di vista… l’aveva sempre visto freddo e distaccato. E ora anche inumano.

Cercò di non pensarci, pur di non farsi pungere il cuore di nuovo.

“Quello che ha fatto in passato Elijah non ci riguarda. Mi importa solo di adesso, che lui uccida Klaus.”

“Sì ma a scapito di chi? Di Caroline e di Elena? Sappiamo tutti che la vampira designata a essere sacrificata è tua sorella e non siamo sicuri che Elijah possa tenere in vita Elena…

“Cosa mi chiedi di fare John?” gli chiese per tagliere corto.

“Di fargli domande, di tenerlo sotto torchio... andiamo sei brava a capire quando le persone ti mentono.”

“Davvero? A me non sembra di essere una campionessa…” esclamò lei in tono ironico.

“Andiamo Briony… supererai anche questa. In fondo tu non pochi giorni fa mi hai detto che ci si può fidare dei vampiri, che possono essere buoni…” rispose lui imitando la sua voce bonaria.

“Ho cambiato idea.” disse secca. << I vampiri usano solo una facciata nel mondo umano e appena lasciano trasparire un po’ di sentimenti ecco che ricominciano a fare gli arroganti, glaciali, meschini e ad escluderti dalla propria esistenza >> Pensò Briony infuriata.

“Posso solo immaginare quello che provi… se Elena fosse un… non immagino cosa peggiore.”

“Capisci che non posso far finta di niente John… e scoprirlo in quel modo ha solo appesantito il peso della scoperta.” rispose lei triste per ciò che stava vivendo con Caroline.

Ad un tratto lui la fissò serio.

“Sei al corrente di Tyler Lockwood?”

“E’ il ragazzo di Caroline…” rispose pensierosa

“Se io ti confido ora un altro torbido segreto, mi perdoni per non averti detto di Caroline?” gli chiese speranzoso

“Cos’altro c’è??” chiese allarmata. Oddio un altro guaio proprio no...

“Mi duole informarti che Tyler Lockwood discende da una famiglia di licantropi... per cui anche lui lo è.”

Lei lo fissò allibita e scoppiò a ridere:

“Andiamo John! I licantropi si sono estinti anni fa, Caroline mi ha detto che non ne hanno mai visto uno…” Ma poi si fermò di colpo. Se glielo aveva detto lei era senza dubbio…

“Un’altra bugia...” rispose severa sorridendo amaramente.

“I lupi mannari sono pericolosi quanto i vampiri. Quando si trasformano nella notte di luna piena uccidono istintivamente chiunque gli si pari davanti. Non è decisamente una buona compagnia”

“Di certo non sarà la prima e l’unica che mia sorella frequenta. Ma cosa posso farci? Vietarle di frequentare Tyler? Non mi darebbe ascolto e sul fatto che lui sia pericoloso… beh lei ora sa badare a se stessa da quel punto di vista quindi mi pare inutile avvertirla...”

“Mi dispiace Brion, davvero.”

“Non fa niente… comunque va bene John. Cercherò di scoprire qualcosa di più sulla temuta notte di luna piena”

John allora le sorrise.

“Grazie mille. Allora ci sentiamo?”

“Certo”

John se ne andò lasciandola da sola con i suoi pensieri tartaglianti.

Tyler era un lupo. Caroline una vampira.

E stavano insieme.

Briony non sapeva perché ma le venne da ridere. Certo che sua sorella se li sceglieva proprio bene i fidanzati.

Anche se la facoltà di scelta nelle questioni di cuore è ben poca cosa.

Notò all’improvviso Damon Salvatore a qualche metro da lei che parlava con Liz Forbes.

<< Oh no. Meglio che me la svigni subito >> Pensò allarmata e cercò di dileguarsi il più in fretta possibile.

“Oh guarda chi c’è! Briony!” sentì urlare il suo nome. La voce chiaramente apparteneva a quel furfante di Damon, ma fece finta di niente e continuò ad andare via.

Briony aspetta devo parlarti.” Questa invece era lo sceriffo Forbes.

Briony, farfugliando qualcosa di incomprensibile, si girò verso di loro sfoderando un sorriso finto.

“Ehi salve, qual buon vento.” La voce che le fuoriuscì sembrò quella di un’anatra.

Briony… riguardo a quello che è successo... confido nella tua discrezione. Tuo padre non mi aveva informato che ti aveva detto tutto dei vampiri…” disse Liz a bassa voce.

“Mi dispiace Liz, lo abbiamo taciuto perché papà credeva che fosse necessario per la mia sicurezza.”

“Posso capirlo… ma cerca di stare attenta. La città non è al sicuro ora”

“Non preoccuparti Liz. Damon Salvatore è un ottimo capo del consiglio e sicuramente proteggerà lui la città dai vampiri.” rispose ironica guardando Damon negli occhi.

“Oh ma certo Briony. Farò tutto quello che è in mio potere per evitare che fatti, come quello che ti è accaduto più di un anno fa, si ripetano.” rispose lui sfoderando il suo solito sorrisetto da bastardo.

Briony sorrise nervosamente.

“Ora devo andare. Ragazzi mi raccomando…” cercò di avvertire lo sceriffo.

“Non preoccuparti, ce la caveremo senza problemi.” le rispose Damon convincente prima che lei se ne andasse.

Briony scosse la testa guardandolo infuriata.

“Hai intortato pure lo sceriffo, non posso crederci.”

“Nessuno riesce a resistermi.” rispose Damon con uno strano luccichio negli occhi. Poi dopo si fece più serio e le disse:

“Senti sto cercando di scusarmi per quello che è successo ad Halloween ma tu non mi dai certo vita facile.”

“Dovrei forse ringraziarti?? La faccia tosta a voi non manca.”

“In fondo non ti ho fatta male questa volta no? Il nostro era solo un colloquio confidenziale.”

“Beh io non ho nessuna voglia di raccontare i fatti miei a te e neanche a Elena.”

“A proposito, non sei stata per niente carina con Elena ieri. Non avresti dovuto trattarla così.”

“Ora viene pure a lamentarsi da te? Ho detto solo la verità, niente di più. E’ vero forse ho esagerato perché ero sconvolta, ma chi può darmi torto? In questa città tutti sono pronti ad accoltellarti alla schiena.”

“Proprio per questo ho avuto un’idea a riguardo… riunirci tutti e fare la pace” rispose  il vampiro sorridendo.

“In che senso?” gli chiese interrogativa.

“Domani sera facciamo una cena a casa mia. Noi tutti. Vieni così potremo parlare liberamente… e conoscerci meglio.”

“Mi dispiace ma non ne ho la minima voglia. Mi basta già quel che ho.”

“Andiamo non fare l’antipatica. Potrebbe essere un’occasione per chiedere scusa a Elena e per parlare con Caroline…. Ti do tempo fino a domani mattina. Pensaci.”

Damon se ne andò, lasciando sola Briony con la mente grovigliata.

Una cena? A casa di Damon? Che idea stupida.

 

Quando tornò a casa sfortunatamente c’era anche Elijah, seduto sul divano con un braccio allungato lungo lo schienale. Figuriamoci se non era sempre e comunque elegante lui.

Briony fece però finta di non vederlo e andò in cantina per prendere dei panni asciutti. Purtroppo quando stava per accendere la luce si accorse che la lampadina era fulminata e rimase al buio.

<< Merda >> Pensò Briony. Il buio le aveva sempre fatto paura, fin da bambina. Anche se ora era grande, le sembrava un enorme buco nero senza fine abitato solo da esseri viscidi che spuntavano all'improvviso nell'angolo, pronti a prenderla... deglutì spaventata e cercò a tentoni i panni che le servivano, ma andò a inciampare contro la sedia.

Briony farfugliò qualche parolaccia e cercò di rialzarsi, stando attenta a non sbattere contro uno spigolo.

“Cosa ci fai qui tutta sola?” 

Briony sussultò quando sentì quella voce. Temette che fosse arrivato uno di quei mostri che la spaventava da bambina e invece… era solo la voce profonda di Elijah. Poteva andare peggio ma anche meglio. Il cuore a quella consapevolezza le martellò dolorosamente nel petto.

Briony chiuse gli occhi nervosa. Perché doveva incontrarlo sempre in queste situazioni scomode?

“Mi sono solo ritrovata al buio mentre cercavo una cosa, niente di che." disse non osando muoversi.

Ad un tratto Elijah la prese per le spalle e la fece alzare delicatamente. Lei come un automa si fece guidare da lui, temendo maggiori approcci finchè non fu in piedi, vicino al suo viso come l’altra sera. Le sembrava di poter sentire il suo respiro e Briony ne fu stranamente elettrizzata.

Il buio in quel momento le era di fortuna perchè custodiva il suo rossore, i nervi tesi, i deglutii, magari le sue stesse sensazioni che doveva per forza tenere a freno come dentro in un prisma. Nessuna luce poteva albergarvi. Peccato che il cuore le batteva forte. Come sempre. E un predatore vive soprattutto al buio, ne è quasi la sua tana. Briony ebbe voglia di sbalzare all'indietro per tirarsene fuori.

"Casa agevole e deliziosa ma con le sue trappole" sentenziò Elijah lasciandola andare e indietreggiando, come se intendesse dare ascolto a quel consiglio e ritornare al buio da solo. Briony soffocò una risatina nervosa, non osando comunque fare una mossa.

A chi voleva darla a bere? Quando si trovava vicinissima a quell'uomo non riusciva a controllarsi e si imbarazzava da morire. Quasi sapesse che non poteva nascondergli nulla di ciò che sentiva, nel bene e nel male.

Il suo corpo nuovamente formicolava dall’impazienza nel voler toccare quel viso freddo, inarrivabile e bellissimo nonostante tutto.

Si sentì una stupida.

Non doveva pensare quelle cose.

All’improvviso la luce si accese, il buio si raggomitolò lasciando tornare la realtà su di loro, e Briony aprì gli occhi infastidita da quella luce improvvisa.

Elijah era proprio lì davanti a lei, anche se non era così pericolosamente vicino come prima visto che si era avvicinato alla lampadina.

La stava fissando con un sorriso sghembo

“Bastava chiamarmi.” disse Elijah andandosene dopo averle lanciato un’occhiata furtiva.

“Ora sei pure un mago?” chiese lei in tono ironico, ma ormai lui era risalito.

Briony si dimenticò pure di quello che stava cercando e risalì anche lei.

Elijah era in piedi in salotto appoggiato a una parete.

“Siediti prego.” le disse gentile indicandole la poltrona.

Lei continuava a fissarlo indecisa sul da farsi. In ogni istante lui non abbandonava mai la sua galanteria, tipica di uomini di secoli passati.

La sua gentilezza però le fece male.

Perché ora si comportava così carinamente? Aveva dimenticato quello che era successo..?

Nervosa si mise a sedere senza guardarlo in faccia.

Lui cominciò a parlare in maniera diligente ma anche distaccata:

“Perdonami se sono stato sgarbato o offensivo ieri sera. Non era mia intenzione, ma volevo farti capire che un episodio del genere non deve capitare più. Ritengo che sia la soluzione migliore. Ma ignorarci così non fa bene a nessuno dei due quindi penso… che dovremmo comportarci come prima. Senza interferenze personali però.”

Briony restò di sasso. Doveva far finta di niente? Fare un bel sorrisino e dire che andava tutto bene?

Se acconsentiva si sarebbe dimostrata una totale idiota. Non poteva dimenticare come era stata ferita.

“Visto che siamo in tema di confidenze” cominciò Briony “Come sta andando il piano contro Klaus? Il tuo tentativo di salvare Elena è affidabile? E se Klaus prendesse mia sorella per il sacrificio cosa faremo?”

Elijah la guardò sorpreso: “I dettagli li ho stabiliti con Elena. Sa benissimo a cosa va incontro”

“E mia sorella?”

Briony, il numero di vampiri in questo mondo è enorme più di quanto tu possa immaginare. Per cui non è sicuro che Klaus prenda proprio tua sorella” Le mormorò quasi infastidito.

“E se la prendesse? E’ un rischio che non possiamo snobbare.” Gli disse lei nervosa e preoccupata.

“Escogiteremo un modo. Ma questo non è affar mio, io devo entrare in scena solo quando Klaus è nel momento di transizione” rispose freddo e impassibile.

Briony allora lo guardò. A lui interessava solo uccidere Klaus, non gli importava chi ci rimetteva. Non gli importava di niente e di nessuno, era questa la verità.

Le vennero agli occhi delle lacrime amare che lei subito scacciò orgogliosamente.

“Non te ne importa niente dunque…” disse con un fil di voce che combaciava con quelle lacrime furtive.

“Non ho detto questo” La voce di Elijah invece era chiara, dura, priva di sentimenti. Briony girò lo sguardo per reprimere la debolezza che cercava di scavalcarla e di esprimersi attraverso gli occhi, e fortunatamente ce la fece quando rigirò velocemente lo sguardo con furia orgogliosa, alzandosi:

“E invece sei stato chiarissimo, chiaro e conciso senza sottintesi come sempre. Ma cosa posso aspettarmi da uno che sta per uccidere il proprio fratello? La tua visione di famiglia è totalmente opposta dalla mia, quindi io mi sento in dovere di difenderla a contrario tuo!” Gli urlò con rabbia.

Dopo aver finito di parlare, lo guardò impietrita.

<< Oh-oh. Forse ho esagerato >> Pensò Briony titubante.

E l’aveva fatto.

Il viso di Elijah, che prima era freddo e scostante, si era affilato dopo quelle urla e il suo corpo si sforzava a trattenere l’ira che stava montando in lui.

La famiglia per Elijah era un tasto dolente. E parlargli in quel modo, come se a lui non gliene fregasse niente, l’aveva ferito nell’orgoglio e nell’animo.

Briony sapeva di aver sbagliato a dirgli quelle cose. Ma non osava dire niente, continuava a guardarlo impietrita.

Elijah teneva i pugni fermi dentro le tasche, lo si notava, e la guardava con astio.

Poi le disse con voce freddamente minacciosa: “Attenta Briony. Non dire cose di cui potresti pentirti.” Sembrava davvero un vampiro, di quelli che fanno davvero paura e le minacce sono il loro stile di vita. Anche se lei rimaneva shockata e indifesa, comunque quella sua condizione non sarebbe riuscita a placare l’ira che poteva sopraggiungere in lui.

Per fortuna Elijah riuscì a contenersi per non dire altro o fare qualcosa di spropositato che non era da lui, e se ne andò passando davanti a Briony.  Continuava a fissarla con uno sguardo glaciale, e la spalleggiò mentre le passò accanto. Ovviamente lo aveva fatto apposta.

Lei non emetteva suono. Continuava a pensare a quello che gli aveva detto.

Si stava mettendo tutti contro. Uno per uno.

La testa stava per scoppiarle. Una parte di lei pensava che non doveva farsi scrupoli di coscienza. Elijah era pur sempre un vampiro quindi non provava più nessun sentimento umano e doveva trattarlo di conseguenza… come una bestia in forma umana. Così li aveva sempre descritti suo padre.

Ma lei non poteva pensarla in questo modo. Non più.

Le cose erano troppo cambiate ed era troppo tardi.

Considerare Elijah in quel modo l’avrebbe risollevata per qualche giorno; ma era solo un’amara bugia. Sapeva in cuor suo che lui non era così.

Ormai esausta Briony pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.

 

Briony decise di andare alla cena dei Salvatore. In fondo cosa aveva da perdere?

Si vestì in modo semplice con una camicia e dei pantaloni neri, tenendo i capelli lisci, e partì verso casa Salvatore.

Era nervosa, cercava di cercare qualcosa di positivo ma le risultava difficile. Sapeva che ci sarebbe stata anche Caroline… cosa le avrebbe detto?

Quando parcheggiò notò che c’era già la macchina di Elena.  Facendo un respiro profondo bussò.

Le aprì Stefan: “Buonasera Briony, sono contento che tu sia venuta” Le fece un sorriso gentile.

“Grazie a voi per avermi invitato.” rispose lei contraccambiando il sorriso e entrò.

Quella era la terza volta che entrava in casa Salvatore. La prima è stato quando aveva trovato Elijah mezzo morto in cantina. Quel fatto le aveva cambiato la vita. Per sempre.

E la seconda quando aveva assistito alla richiesta di scuse di Elijah ai fratelli Salvatore. Sorrise a quel ricordo.

“Sei venuta allora!” Damon comparve nel pianerottolo con una donna.

Briony, ti presento Andie Star. E’ una famosa giornalista nonché la mia ragazza” disse Damon che emanava gioia da tutti i pori.

“E’ un piacere conoscerti Briony” Andie le porse la mano gentilmente.

“Il piacere è mio” rispose stringendogliela.

Briony si rivolse a Stefan sottovoce: “Ma possiamo parlare liberamente con lei in casa?”

“Oh non preoccuparti Briony.” disse Damon che aveva sentito “La bocca di Andie è cucita. Non dirà niente sul nostro segreto” 

Briony guardò la donna ed ebbe pietà per lei. << Poverina, sicuramente Damon l’avrà soggiogata a fargli da cagnolino o da vena a domicilio >> Pensò scuotendo la testa.

Nel salone c’era Elena che l’aspettava. “Ciao Briony.” disse la ragazza timidamente.

Briony allora si avvicinò salutandola. Da lontano Damon e Stefan le scrutavano per vedere cosa sarebbe successo.

Briony tossì e decise di fare la prima mossa: “Mi dispiace se ho alzato la voce con te l’altro giorno. Non volevo giudicarti così brutalmente.”

Elena le sorrise di cuore: “Scusami tu per averti mentito per tutto questo tempo. E’ solo che non volevamo farti soffrire… non vedevamo vie d’uscita, capiscici.”

La Forbes assentì con la testa e si strinse nelle spalle per chiudere il discorso. Damon allora entrò nel salone trionfante: “Ottimo! Anche questa è andata! Mettetevi pure comode signore”

Briony ritornò nell’atrio per mettere il cappotto nell’attaccapanni, quando suonò il campanello.

Stefan? Damon?” Urlò Briony chiamandoli.

Non ricevendo risposta, aprì lei di sua iniziativa.

Di fronte a lei c’era Elijah. Sulla porta.

La scena le ricordava la prima volta che l’aveva visto bene in faccia… quando lui di corsa era scappato fuori da quella casa e lei lo aveva osservato impaurita e spaventata... mentre lui la guardava sospettoso e pericoloso.

Lo stesso modo in cui la stava guardando ora.

Briony si sentì stringere la gola per quel deja-vù ma con tante cose diverse nel presente.

“Non pensavo che venissi anche tu.” Balbettò piano lei.

“Lo stesso vale per me.” rispose Elijah severo e fissandola con distacco.

Stavano tutti e due immobili senza alcuna intenzione di prolungare la conversazione, quando arrivò Damon.

“Buonasera, ecco il lord! Entra!”

“Sola una cosa” Lo interruppe Elijah, sorridendo in maniera sottile. “Sai l’ultima volta che sono stato invitato a una cena a casa tua mi avete ucciso. Per due volte.” Sottolineò l’ultima frase con tono cupo.

“Sì ma questa volta la situazione è cambiata. La facciamo per… conoscerci meglio! Per davvero questa volta!” rispose Damon in tono ironico.

Briony assisteva alla scena impietrita.

“Lo spero perché nel caso tu avessi intenzioni poco onorevoli per questa serata ti suggerisco di ripensarci.” disse Elijah in tono incredibilmente minaccioso.

“Non le ho, lo giuro!” rispose Damon alzando le mano per dimostrare la sua innocenza.

Briony deglutì spaventata. Se fosse accaduto come l’altra volta, ci sarebbero stati guai seri. E Elijah era di umore nero. Lo si  percepiva.

“Non serve che ti minacci un’altra volta vero?”

“Per niente. Entra”

Elijah entrò in modo elegante, continuando a ignorare Briony. Non la guardava nemmeno.

Lei si sentì stringere il cuore questa volta.

Comparve ad un tratto nel salone la ragazza di Damon, Andie.

“Miss Star!” esclamò Elijah affascinante.  “E’ un piacere rincontrarla di nuovo” disse avvicinandosi.

“Elijah la trovo bene dall’ultima volta!”

“Beh sono morto e sono rinato, non è stata un’esperienza da niente.” Elijah le sorrise in maniera elegante e facendo finta di nulla.

Briony invece seguì titubante gli altri senza dire niente.

Si sentiva terribilmente a disagio mentre Elijah parlava e rideva normalmente con la giornalista.

Percepì un leggero fastidio mentre li fissava… chissà perché mentre lo guardava e ricordava l’ultima loro vicissitudine tra le tante da quando si erano conosciuti, le venne in mente il detto conosciuto al lavoro: “Non cercare di fotterlo o ti fotterà lui.”

Terribilmente triste riconoscere una certa veridicità sinistra in tutto ciò.

E dire che lei non voleva grane quando era ritornata in quel paese maledetto.

Quando Damon le chiese se voleva un aperitivo, lei accettò volentieri.

<< Proprio quello che mi serve per rimettermi >> Bevve il drink tutto in un sorso andando vicino al tavolo.

Intanto era arrivato pure Alaric che andò subito a chiacchierare con Damon.

“Quante persone mancano?” chiese Elena.

“Caroline mi sembra…

“Oh lei è sempre in ritardo. E’ una sua abitudine” intervenne  Briony.

All’improvviso il campanello suonò nuovamente e Damon andò ad aprire. Non poteva essere Caroline… era ancora presto persino per lei.

“Oh no.” sentirono la voce di Damon dall’atrio.

“Non credo di aver ricevuto l’invito ma spero non vi dispiaccia se mi unisco a voi” John entrò trionfante nel salone sorridendo da canaglia.

Briony gli sorrise. Finalmente una faccia amica.

Tutti i presenti, eccetto Briony, avevano fissato infastiditi John mentre entrava. La sua presenza ovviamente non era gradita. A nessuno piaceva John Gilbert.

“Non credo tu sia il benvenuto” disse duro Alaric

“Invece credo di sì. Non è una rimpatriata pacifica questa? Quale momento migliore per mettere giù le armi e abbracciarci da amici?” esclamò allargando le braccia.

Alaric lo guardò disgustato e arretrò.

John allora abbassò le braccia sospirando, e Briony gli si avvicinò amichevole: “Ehi tutto bene?”

“Constatando che tutti i presenti, incluso mia figlia non mi sopportano… direi bene”

“Io sinceramente mi sento un pesce fuor d’acqua.” rispose lei continuando a guardare l’elegante Elijah.

“E’ una serata come un’altra. Cerca di rilassarti.” E le offrì un drink. Briony sorrise e fecero un cin-cin.

 

Era passata più di una mezz’ora e gli ospiti decisero di sedersi anche se non era ancora arrivata Caroline.

A capotavola si misero sia Damon e sia John.

<< I due capifamiglia >> Pensò Briony ridendo.

Si mise vicino a John e accanto a lei c’era Elena.  Purtroppo dopo qualche secondo di fronte a lei si accomodò Elijah.

Briony allora avvampò e cercò di non incrociare il suo sguardo. Ebbe l’impressione che ogni suo movimento o gesto le avrebbe indotto un’ansia architettata.

John le sussurrò all’orecchio una battuta divertente e lei rise spontanea. Sentiva tuttavia gli occhi inquisitori di Elijah fissi su di sé e istintivamente Briony alzò lo sguardo, incrociando quello di Elijah. Lui la stava osservando serio, con gli occhi neri che anche se distaccati non lasciavano mai il suo viso.

Briony completamente a disagio si versò un altro bicchiere di vino e lo bevve tutto in un sorso, non osando guardare ancora Elijah. Infatti lei distoglieva lo sguardo continuamente, ascoltando le conversazioni di Andie e di Damon. In realtà faceva finta di ascoltare perché tutti i suoi sensi erano tesi e all’erta, poichè sentiva lo sguardo concentrato di Elijah su di sé, eppure anche lui dava l’impressione di ascoltare gli altri presenti come da etichetta.

<< La mia prossima meta sarà il manicomio. Perché mi guarda in continuazione? O lo starà davvero facendo? Che supplizio! >> Pensò Briony nevrotica.

Ebbe l’impulso di bere ancora ma il campanello la fermò.

Questa volta era Caroline, infatti si sentì la sua sonora risata.

Elena si alzò per baciarla sulle guance e Briony per darsi forza bevve un altro sorso e si alzò anche lei.

“Ciao Caroline.” A malapena si reggeva in piedi con tutto il vino che aveva bevuto ma cercò di rimanere seria.

“Ciao Briony.” rispose la bionda sorridendole solare.

Caroline non azzardò comunque un abbraccio, temendo una brusca reazione da parte della sorella maggiore, così si mise subito a sedere tra Elijah e Alaric.

(Quindi ricapitolando a capotavola ci sono Damon e John. Vicino a John ci sono Briony e Elijah. Vicino a Damon ci sono Stefan e Andie. Elena è tra Briony e Stefan. Mentre Caroline si è fatta un po’ stretta per stare tra Elijah e Alaric. Spero abbiate capito le posizioni!)

“Bene siamo tutti qui! Anche se siamo più di quanto avessi previsto…” disse Damon guardando storto John. “Mangiate signori”

 

Tutti mangiavano silenziosamente facendo una chiacchiera tra un boccone e l’altro. Tutti tranne Briony che aveva lo stomaco chiuso, visto gli sguardi repentini che le lanciava Elijah. Nessuno sembrava accorgersene, tranne la sottoscritta.

Briony, perché non mangi? Stai poco bene?” le chiese preoccupata Andie.

Lei alzò la testa spaventata: “Oh no scusate. Non ho molta fame stasera”

John rise:

“Come darle torto. In fondo la concezione di cibo in questa tavola è piuttosto relativo”

Elena lo fulminò con lo sguardo per la battuta di cattivo gusto che il padre aveva detto.

Briony avanti sputa il rospo. In fondo questa è una serata tra amici, per conoscerci meglio e cercare di trovare un punto in comune” cercò di incitarla Stefan.

Briony bevve un altro sorso e disse nervosa: “No davvero sto bene. In fondo se sono qui con VOI, vuol dire che sto cercando di… andare avanti.”

“Una cosa saggia. La vera natura di Damon non mi spaventa affatto e io lo accetto così com’è! Dovresti fare così anche tu!” esclamò gioiosa Andie.

“In fondo l’amore non ha confini no?” si lasciò sfuggire Caroline.

Briony fissò seria la sorella e le chiese, bevendo ancora:

Caroline… come va la tua storia con Tyler?”

Calò il silenzio nella sala. Nessuno si aspettava quella domanda e infatti Caroline ne fu sorpresa.

Bene… Ci vediamo poco perché ora è fuori città” rispose tesa.

“Spero che sarete cauti… insomma non vorrei trovarmi zia di una cucciolata di lupi!” rise tenendo nervosa il bicchiere in mano. Anche John scoppiò a ridere mentre gli altri si erano incupiti.

“Come..?” sussurrò sbigottita Caroline.

“Oh beh un uccellino me lo ha confessato” Chissà perché tutti guardarono John. “Ovviamente posso capire perché me l’hai tenuto nascosto, temevi mi arrabbiassi ancora di più ma guarda… sinceramente non me ne frega niente, basta che non fai una cucciolata di lupastri!” Rispose Briony ridendo da sola. Il vino le stava dando alla testa e aveva il cervello in fiamme. Cercando di darsi un contegno, alzò il viso e chiese pacatamente: “Altro pane?” Cercò  di porgerlo ai presenti, ma nessuno in quel momento ne voleva.

Briony… anche se potessi non potrei averli..” rispose Caroline in maniera titubante e sorridendo nervosa.

Ops è vero. Mi ero dimenticata che voi vampiri… all’interno del vostro corpo siete come morti quindi non potete avere figli. Me l’ero dimenticata, che stupida! E dire che il vostro tocco gelido rimembra proprio i cadaveri.” esclamò Briony ridendo di nuovo. Stava per oltrepassare il limite e Elena le diede una gomitata da sotto il tavolo.

Briony…” le sussurrò lei preoccupata.

La diretta interessata tossì lievemente e cercò di mangiare senza dire nient’altro di stupido. Merda, sul serio aveva detto la parola cadaveri? Ebbe timore di vedere come fosse in quel momento l’espressione di Elijah.

“Damon mi ha detto che tu e John stavate insieme! Che coincidenza! Siamo tutte delle coppie stasera, tu e John, io con Damon, Elena con Stefan… eh  Caroline ha il ragazzo fuori città, Alaric pure e Elijah… beh penso che le donne facciano la fila per lui!” esclamò Andie.

Briony cadde la forchetta dall’ansia e nervosamente la riprese .

“Sei in errore, io e Briony non stiamo più insieme.” rispose John.

Elijah intanto fissava Briony serenamente incuriosito, cosa che non fece altro che aumentare l’ansia della ragazza.

“Quindi è la verità? Stavate davvero insieme?” chiese incredulo Alaric.

“E che sarà mai. Anni or sono! Adesso siamo solo amici...” rispose titubante Briony.

“Ora si spiega tutto… non conosco molto i vostri detti ma penso che si dica << chi si somiglia, si piglia >> !” Disse Elijah sorridendole affascinante e super elegante, ma in qualche modo Briony si sentì colpita da quella maschera.

Tutti intanto scoppiarono a ridere, tranne Briony che continuava a fissarlo infastidita. “E tu invece Elijah? Hai più anni di tutti noi messi insieme, avrai pur passato qualche esperienza amorosa, oppure ti piace sul serio restar da solo come vuoi far apparire?” gli chiese fingendosi curiosa.

“La mia vita privata non reca molto interesse. Le memorie col tempo si perdono ma se ne avessi avute di importanti, me ne ricorderei.” rispose secco per evitare l’argomento.

“Ovviamente.” ripeté Briony sarcastica.

“E inoltre hai detto un’altra cosa errata Andie. Non penso che Jenna voglia ancora stare con Alaric dopo che le ha mentito in quel modo.” rispose John fissando divertito Alaric.

“Hai ragione John! Conosco Jenna da quando ero piccola e dubito che potrà perdonarti. Sorry Alaric!” gli fece eco Briony continuando a sorridere a da sola. I brutti effetti del vino… fanno dire cose che pensi ma che faresti meglio a tenertele per te.

Alaric li guardò arrabbiato.

“Io e Jenna riusciremo a chiarire e la cosa non vi riguarda minimamente. Anzi penso che Jenna sia così stravolta perché ci siete voi, due serpi, che le sussurrate cose sbagliate all’orecchio!”

“Io?” chiese innocente Briony continuando a ridere tra sé e sé.

“Non è colpa nostra se la tua vita sentimentale fa schifo. C’è da dire che ho avuto più fortuna io persino con tua moglie!” esclamò John. Briony cercò di evitare di scoppiare a ridere ma con pochi risultati, visto che sghignazzava sotto i baffi.

Alaric preso dalla rabbia lanciò un piatto diretto a John, che per fortuna riuscì a evitarlo e si spaccò per terra.

Tutti rimasero di stucco, e barcollante Briony si alzò, continuando a ridere:

“E’ meglio che ci alziamo John. I signori qui non capiscono il nostro senso dell’umorismo. O forse si sentono toccati da nervi scoperti, chi lo sa. Che poi Alaric ti avverto. Posso sembrare mezza brilla stasera ma sono seria” disse gesticolando in maniera convulsa “E’ ora che la povera Jenna sappia TUTTA la verità, non credi Alaric che sarebbe ora? Perché siete amanti di tutti questi misteri? Io invece sono un’amante della verità!”

Il professore reagì alzandosi dalla sedia furioso ma Damon lo fermò. “Ehi ehi! State calmi!”

Elijah per non partecipare a quella farsa si sistemava sempre il fazzoletto da tavolo, ma Briony si sentì comunque fulminare da una sua occhiata e allora decise tremolante di andare in bagno per sciacquarsi la faccia e darsi una calmata.

Si era lasciata trasportare troppo. Dannazione alla sua lingua lunga. Si sentiva una profonda idiota e avrebbe voluto scappare via subito per non incrociare ancora lo sguardo di Elijah.

Intanto a tavola discutevano ancora.

John e Alaric stavano quasi per fare a botte ma Stefan e Damon cercavano di tenerli lontani.

Caroline invece sussurrava in maniera demotivata: “Mi odia… non mi accetterà mai.”

Elijah si voltò verso di lei, capendo di chi parlava, e le disse “Non fartene una colpa. E non dare la colpa anche a tua sorella… ora non è in , agisce d’istinto a causa degli eventi che subisce e dice cose che non pensa. L’ho già vista così.”

“Tu credi?”

Elijah non rispose.

“Vi siete calmati?” chiese Briony ancora intontita entrando nel salone.

“E tu Briony invece?” chiese aspra Elena.

“Che volete da me? Ho alzato il gomito e ho detto delle cose che non dovevo dire, vi chiedo umilmente perdono!” esclamò a gran voce cercando di inchinarsi ma se lo avesse fatto probabilmente avrebbe vomitato. Restò quindi in piedi.

“Sono scuse false perché non le pensi veramente...” rispose Elena.

“Senti Elena… cosa vuoi che ti dica?? Non siete neanche capaci di reggere qualche battuta e io davvero sono venuta con le migliori intenzioni ma…. “

“Poi sono arrivata io e ho rovinato tutto.” sussurrò piano Caroline

“Ma no! Non è così!” Briony a forza di urlare aveva la gola secca e bevve un po,’ ma si accorse troppo tardi che non era acqua quella che beveva ma ancora del vino.

Le girò di nuovo la testa, lo stomaco era sottosopra. << Andiamo bene! >>

Con fare incerto si rivolse a tutti puntando il dito. Lasciò vomitare tutti i pensieri che aveva dentro:

“Sapete cosa? Voi fate tutti i moralisti dicendo che non è cambiato niente e che loro..” disse rivolgendosi ai fratelli Salvatore, a Caroline e a Elijah “sono buoni e tutte cazzate varie. Ma la realtà è ben diversa. Loro sono i predatori e noi le prede e infatti per poco non ci rimanevo secca. Agiscono secondo i loro istinti e hanno dimenticato ogni sentimento umano e infatti come diceva il mio buon padre…” Si fermò all’improvviso cercando le parole esatte e amaramente alzò il bicchiere “I vampiri sono solo delle bestie in forma umana. Cin Cin!”

Dopo aver brindato, bevve l’ultimo sorso e per poco non cadde per terra. John per fortuna la sorresse: “Ehi Briony sembra che tu abbia esagerato questa volta con l’alcool.”

Caroline intanto era rimasta senza parole dopo quello che aveva detto la sorella.

“E’ tutta colpa vostra.” Continuava a blaterare Briony senza sosta, non riuscendo neanche a sorreggersi. “Non sarei mai dovuta tornare. Sarei dovuta rimanere a Seattle lontano dai vostri guai e dalla vostra vita deleteria. E’ tutta colpa vostra per come mi state rovinando...” Sentiva le lacrime bruciarle la gola ma quel poco di dignità che le era rimasta le imponeva di non piangere davanti a tutti.

Elijah, guardandola preoccupato, disse:

“Signori la serata finisce qui. E’ stato un piacere e vi ringrazio per la cena. Ora porto a casa l’ubriaca.” E si avvicinò a Briony, tendendo un braccio.

“Sei sicuro?” gli chiese Elena.

“Sì ci penso io a lei.”

“Ah davvero? Ora ti importa qualcosa di me?” gli chiese Briony ridendo in maniera amara.

“Avanti andiamo.” rispose severo Elijah prendendola senza ulteriori chiacchiere per un braccio e sorreggendola per le spalle.

Lei non salutò nemmeno, aveva un mal di testa terribile e se avrebbe aperto bocca probabilmente avrebbe solo riso come una pazza.

 

Elijah condusse Briony a casa ma la sostenne solo sull’atrio perché di lì in poi andò avanti da solo, come se già avesse fatto troppo per lei o dovesse pensare tra sé e . La ragazza lo guardò cercando di rimediare e di trattenerlo: “Non siamo costretti a risolvere la faccenda nel modo peggiore.”

Ma Elijah l’aveva già superata di alcuni passi. “Di certo non con te in queste condizioni.” Disse lui alludendo al suo stato fisico.

Briony rise tra sé e sé, ma non per la sbornia. Ovviamente la sua integrità gli  avrebbe sempre impedito di torcerle un capello qualora fosse sempre stata in condizioni fisiche inferiori alle sue. Nessun favoritismo, e di certo non quella sera ma su quel punto si credeva al sicuro razionalmente, perlomeno.

 Andò in bagno per riprendersi e darsi una sistemata… aveva fatto un bel casino. Ne era consapevole. E non poteva dare colpa all’alcool… era stata solo esclusivamente colpa sua.

Si maledisse per quello che aveva detto << Povera Caroline. Chissà cosa penserà ora? Sono stata troppo infame >>

Quando andò in salotto notò Elijah che la stava fissando serio e glaciale.

Briony si inumidì le labbra, pronta per il confronto: “Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato. Ho superato il limite oggi… in tutti i sensi.” cercò di giustificarsi ma la verità era che non sapeva neppure come fare.

“E’ vero.” rispose lui freddo e tenendo le mani nelle tasche.

Briony fece un profondo sospiro.

“Ho permesso ai miei istinti di guidare le mie azioni e di pretendere che fossero nel giusto per i miei interessi.” Lo guardò per vedere una qualche reazione emotiva ma negli occhi di Elijah vi fu il vuoto.

Deglutì di nuovo e riprese lucidamente: “Ed è stato un errore su tutta la linea. So di aver recato delusioni e fastidi un po’ a tutti. Io non so far altro che questo con le persone che mi stanno vicine.” disse con la rabbia negli occhi rivolta a se stessa. “Deleteria a dir-“

Briony.” La interrupe lui, forse per fermarla dal denigrarsi troppo o per dar voce a ciò che avere da dire lui stesso. “Quello che è successo stasera non dipende da te, almeno non del tutto. Ti sei affidata a una pura e semplice illusione perchè non riuscivi più a sopportare il peso di tutta questa storia, ed è ovvio che tu non puoi vivere con quelli della mia specie… quelli come me.” Mormorò lui gelido e inflessibile.

La ragazza sbattè le palpebre: “No! Cioè, qualche dissidio è normale e c’è stato ma davvero io non ho niente contro di voi, quello che ho detto stasera non lo pensavo!”

“Invece sì Briony. Forse potrai negarlo a te stessa ma è così. I pregiudizi di tuo padre e della tua famiglia sono anche tuoi. Non puoi sostenere questa realtà.” La sua voce era terribilmente severa, così piatta come la lama che stava per conficcarsi nel petto della ragazza.

No… non puoi pretendere di parlare per me.” Briony serrò le labbra e non osò guardarlo in faccia perché non poteva scorgere in quegli occhi l’ombra della colpa, della condanna, dell’indifferenza o peggio pietà. “Non è così, è tutto molto più complesso ma io non avrei mai voluto che accadesse tutto questo.” Cercava di parlare ma le parole facevano la guerra col groppo inchiodato in gola.

Elijah allora si avvicinò, e le disse nel tono più dolce possibile. Briony nel mentre tremò nel saperlo vicino, di timore per ciò che avrebbe detto, un timore in quel momento molto più forte di qualunque altro.

“Sei una brava ragazza Briony, nonostante non ti abbia aiutata a mantenerti o a considerarti tale” cominciò lui “e ti ammiro per il coraggio che hai dimostrato cercando di aiutarci… ma tu meriti la normalità. E quello che possiamo offrirti noi non è niente di normale, e finirebbe per ucciderti. E' palese quindi che non puoi convivere con questo fardello.”

“E quindi…?” chiese lei preoccupata guardandolo.

“Quindi è meglio che me ne vada. Non dovrai più sopportare la mia presenza in casa.” rispose lui infine andandosene.

Forse Briony se lo aspettava già ma quello che non si sarebbe aspettata fu la sensazione che ricavò dentro il petto: come uno scoppio. Vedere Elijah darle le spalle, la loro linea, il volto lontano… era terribile. Più di quanto avesse immaginato.

“Aspetta!” Briony lo fermò bloccandogli il braccio.

Elijah si voltò lentamente verso di lei e quando guardò il viso della ragazza notò che era davvero dispiaciuta. Le lacrime le inondavano il viso e lo guardava con degli occhi supplicanti. Elijah era davvero tentato di rassicurarla o di lascarsi andare ad altre sensazioni umane, ma sapeva che non doveva permettersi di farlo e che sarebbe stato tutto sbagliato.

Avrebbe soltanto rimandato di poco l’inevitabile, creato l'ennesimo errore. Non c’era alcun futuro, era completamente insensato mandare avanti quella situazione.

Briony continuava a tenerlo stretto, come se avesse paura di crollare.

“Non odiarmi anche tu.” gli sussurrò angosciata.

Elijah la guardò serio e invalicabile, come se volesse infrapporre tra loro una barriera, ma dopo qualche secondo tentennò su quelle intenzioni iniziali, e le posò una mano sulla guancia bagnata dalle lacrime.

“Abbi cura di te Briony.” disse in maniera stranamente delicata.

Lei chiuse gli occhi assaporando quel momento di tenerezza, ma all’improvviso non sentì più quel calore confortevole sulla guancia. Quando aprì gli occhi, lui non c’era più.

Se n’era andato…

Briony non si era mai sentita così persa.

 

FINE CAPITOLO!

Accidenti che macello! Avevo già in mente di fare una cena e di far apparire ubriaca Briony ma penso di aver esagerato ahaha

E ora Elijah se n’è andato… ha capito che Briony sarebbe andata in un manicomio per tutte le cose che stavano succedendo e quindi è meglio un taglio netto.

Che ne dite? Vi è piaciuto il capitolo?

A presto!

 

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Capitolo 14
*** Periodo post-depressione ***


14 CAPITOLO

 

“Abbi cura di te..” Queste furono le ultime parole di Elijah quando se ne andò dalla porta di casa. Quando aveva deciso di andarsene.

Briony non voleva crederci. Quando aveva aperto gli occhi, lui non c’era più. Come una foschia di nebbia che viene spazzata via dalla pioggia. Ed era stata lei la causa di tutto questo. Stava affogando nei rimpianti.

<< Io aver cura di me? >> Pensò Briony.

In un solo giorno aveva distrutto tutto, aveva offeso e denigrato le persone che le stavano vicine, e si era comportata come una ragazzina infantile che non sa prendersi le sue responsabilità.

Briony si inginocchiò per terra esausta.

Aveva solo voglio di dormire, di dimenticare tutto…

Altro che normalità… soffrire la solitudine, sapendo di aver umiliato le persone che ama, non rappresentava il tipo di normalità che voleva... tutt’altro. Sarebbe stata inghiottita da un vortice di sofferenza e dolore.

Le venne da ridere… aveva puntato il dito contro tutti quella sera. Definendoli malvagi e senza scrupoli. Ma così facendo… passava lei dalla parte sbagliata.

Credeva che nessuno volesse più avere a che fare con lei.

Ed ecco spuntare il suo inferno personale, pronto a perseguitarla.

 

Aveva pianto tutta la notte. Per sfogo, per dolore, non ne sapeva il motivo.

Era l’unica sua consolazione. L’unica cosa che le rimaneva.

Il campanello suonò all’improvviso.

Ma Briony non aveva nessuna voglia di aprire, non voleva sorbirsi altre recriminazioni e sguardi feriti. Se ne stava accucciata nel letto con un cuscino sopra la testa.

Il campanello però continuava a suonare ininterrottamente senza sosta, e Briony sbuffando fu costretta ad andare a aprire, così avrebbe mandato via a calci nel sedere quel disturbatore.

Fu sorpresa nel ritrovarsi davanti Stefan Salvatore, il quale la guardava scrupoloso.

Briony non doveva avere per niente un bel aspetto. Aveva i capelli scompigliati, non si era levata il trucco l’altra sera quindi il viso era tutto sporco dei residui della matita e del mascara, senza contare che aveva gli occhi gonfi per tutte le lacrime che aveva versato.

“Vuoi darmi anche tu una lezione di vita?” gli chiese sconsolata.

“Sono venuto a vedere come stavi.” mormorò lui con tono gentile.

“Potrai notare che sono uno straccio e non sono in vena di visite”

“Elijah non c’è?”

Briony si fece cupa “Se n’è andato.” Rispose tristemente. E la sua mancanza si faceva già sentire… come avrebbe fatto a sopportarlo? E come aveva fatto a farsi ammaliare in così poco tempo? Purtroppo a quello non c’erano risposte razionali.

“Posso entrare?” le chiese Stefan gentilmente

Lei gli sorrise, concedendogli la sua fiducia: “Sì entra”.

Dopo essere entrato, Briony lo fece accomodare in salotto e gli disse dispiaciuta:

Stefan, mi dispiace per il casino che ho combinato a casa tua.”

“Non preoccuparti. Mi preoccupa solo il tuo stato di salute. La tua reazione di ieri sera era solo un campanello d’allarme e dovevamo prevederlo che sarebbe andata a finire così. Era troppo presto per te… dopo tutto quello che hai passato”

“Credimi.. non avevo premeditato di fare quella scenata. E’ solo che… ho cominciato a bere e a dare corda alle battute di John… e c’era Elijah che mi guardava in quel modo” rispose lei velocemente.

“In quel modo come?”

“Beh Elijah non fa mai trasparire i suoi sentimenti. E’ sempre così freddo e controllato, ma ieri anche se sembrava normale era chiaramente arrabbiato… e ferito per colpa mia”

“Non penso si sia offeso così tanto per quello che hai detto ieri sera” mormorò lui pensieroso sedendosi.

“Non solo per quello… avevamo litigato già nel pomeriggio. L’ho offeso piuttosto pesantemente e quando uno come Elijah viene ferito nell’orgoglio…” Lasciò la frase in sospeso. Non riusciva a scordare lo sguardo gelido e sfuggente del vampiro mentre lei gli urlava parole che non si meritava.

“Sì mio fratello ne è testimone… ma comunque sei tutta intera, di solito Elijah non ci pensa un attimo a farla pagare alle persone che lo offendono” rispose lui guardandola attentamente.

“Con me è stato diverso. Teneva i pugni fermi e mi guardava con astio. Per tutto il giorno…

 << E per non scorgere quello sguardo che mi intimoriva ho cominciato a bere come una scema! >> Pensò arrabbiata.

“Questo non me l’aspettavo” rispose Stefan con tono pensieroso.

“Cosa?”

“Ritieniti fortunata. Se non ti ha tolto un capello e non ti ha preso per il collo… vuol dire che ci tiene davvero a te. Non me lo sarei mai aspettato da uno come lui.” Stefan la osservò come se avesse già capito tutto.

“Ti sbagli. Leggi troppo libri Stefan. Elijah è solo vincolato da un obbligo nei miei riguardi perché l’ho tratto in salvo dalla tua cantina, ed è troppo galante per mettere le mani addosso a una donna. Ha fatto ben intendere cosa pensa di me” rispose delusa, abbassando lo sguardo.

Le sue parole dure dopo il bacio… il modo in cui la fissava freddamente e la teneva lontana… e come se n’era andato. Non le dava granché speranza.

“La rabbia può far dire cosa che non pensiamo. Tu ne sei un esempio”

“Credimi, ho la vaga sensazione che non lo rivedrò mai più.” rispose mettendosi la testa fra le mani. L’espressione perennemente ferita e addolorata.

Stefan cercò di consolarla. Da buon intenditore pensava che il legame che univa quella ragazza con Elijah fosse ben altro di una semplice amicizia o collaborazione.  “Non lo dire. In fondo Elijah deve star qui fino alla notte di luna piena”

“Ma io chiaramente sono fuori dal vostro gruppo dopo quello che ho combinato”

“E chi lo dice? Capita a tutti di avere un momento di debolezza e per quel che mi riguarda, tu sei ancora dei nostri.” rispose lui sorridendole gentilmente

Lei lo guardò strana. Ora capiva come mai Caroline si fidasse ciecamente di Stefan e lo considerasse una brava persona nonostante la sua natura:

“Come fai a essere il fratello di Damon Salvatore?? Sei così gentile a differenza sua”

“Damon ha i suoi lati negativi questo è innegabile, ma davvero quando ci si mette d’impegno sa essere una brava persona”

“Questo non cambia le cose. Sono inutile… potrei soltanto creare casini e problemi. L’ho sempre fatto!”rispose esausta.

“Tua sorella ha bisogno di te”

“Dopo quello che ho detto ieri sera? Dubito fortemente che voglia ancora parlarmi.”

“Credimi tua sorella soffre solo al pensiero che tu la odi. Ma se le fai capire che non è così, le cose possono aggiustarsi.”

“Non ce la farò..” sussurrò per nulla convinta e scuotendo la testa.

“Puoi almeno provarci…” la rincuorò Stefan mettendole una mano sul ginocchio per sostenerla.

Visto che non rispondeva, lui si alzò.

“Pensa a quello che ti ho detto”

“Ok. Grazie Stefan per essere passato” gli disse Briony sincera guardandolo mentre usciva.

Dopo quella conversazione, la ragazza si sentiva più bastarda che mai.

Li aveva accusati di essere delle bestie in forma umana e guarda ora… Stefan non era chiaramente obbligato a venire a casa sua per vedere come stava, invece l’aveva fatto. Senza secondi fini.

Elijah… non poteva condannarlo per averla abbandonata… in fondo anche lei avrebbe fatto lo stesso al posto suo se avesse visto una scena così sclerotica come quella dell’altra sera.

Ma stare da sola non era la medicina che le serviva. La cura era ben altra…

All’improvviso le venne in mente l’immagine di Elijah e fu impossibile scacciarla.

 

 

Briony andò a sistemarsi in camera, si fece coraggio e uscì.

La prima meta, quella più dolorosa, era la casa di Caroline.

Non sapeva ancora cosa le avrebbe detto, come si sarebbe scusata, ma pregò che almeno l’ascoltasse. In fondo Caroline era viva e non poteva permettersi di perderla una seconda volta solo per stupidi pregiudizi.

Oltrepassò la piazza di Mystic Falls a passi veloci, quando notò il suo ex coinquilino che parlava con Carol Lockwood. Le si fermò il cuore per un secondo.

Anche se erano lontanissimi, Briony l’aveva riconosciuto subito.

Quello non era un viso che si poteva vedere tutti i giorni.

Le si formò un groppo alla gola pensando che quello era solo il primo giorno che avrebbe passato senza di lui… senza quel misterioso e affascinante vampiro che le toglieva il sonno.

Perché era così.

Quel vampiro Originario le aveva rubato il cuore, il sonno e il respiro.

Quando si erano baciati la prima volta al chiaro di luna, il cuore le batteva così forte che probabilmente sarebbe scoppiato nel petto.

E ogni volta che lui si avvicinava a lei o la sfiorava delicatamente, le si mozzava il respiro. Non dalla paura… La pelle formicolava di eccitazione quando lui la toccava.

Ma questi sentimenti potevano solo farla star male. Lui non la desiderava, come lei desiderava lui. Appariva così inarrivabile, chiuso e misterioso... così superiore ai suoi occhi. Forse era questo ciò che le piaceva maggiormente di lui.

Elijah aveva un modo tutto suo di entrarle nel cuore e mettere radici. Poteva lasciare che lo facesse? Nonostante i pericoli che correva? L’infelicità sempre pronta nell’angolo a perseguitarla e a disfare tutto ciò che amava? Il cuore batté impazzito in quel momento e le diede la risposta che cercava.

Briony si era immobilizzata a guardarli mentre Elijah si voltò all’improvviso proprio dalla sua parte.

Anche se erano lontani, con la sua vista arguta lui riuscì a scorgerla nettamente.

Quando Briony se ne accorse avvampò dall’imbarazzo e continuò la sua camminata senza osare voltarsi indietro.

Era stata una stupida a pensare quelle cose… qualsiasi cosa lei provasse per Elijah, lui non avrebbe mai ricambiato.

Intanto Elijah la seguiva serio con lo sguardo e solo quando la ragazza uscì dal suo campo visivo, lui tornò a parlare con la signora Lockwood.

 

Briony aveva marciato tesa fino alla casa dei Forbes, e facendo un bel respiro bussò.

Dopo qualche minuto la porta si aprì.

Caroline non si aspettava minimamente la visita della sorella e rimase di sasso.

Briony la salutò piano e chiese se poteva entrare.

Caroline senza dire niente la lasciò passare mentre Briony teneva lo sguardo basso, mordendosi la lingua.

Iera sera…” disse con un fil di voce “Quello che hai sentito non era la verità. Era solo uno sfogo di una stupida ragazza che pensava di essere vittima di chissà quale inganno… mi dispiace Caroline.”

La bionda sospirò amaramente e le disse:

“Sai ho dovuto sorbirmi il disprezzo di Bonnie, di Matt e di mia madre..”

“Cosa? Tua madre lo sa?” le chiese Briony preoccupata.

“L’aveva scoperto ma poi le ho cancellato la memoria.. è stato meglio così.”

“Caroline forse…

“No fammi finire. Ho visto il disprezzo e l’odio negli occhi delle persone a cui volevo più bene. Ma non avrei mai pensato che lo avrei visto anche nei tuoi occhi.” rispose tristemente e amareggiata.

“Sono venuta apposta qui per scusami… per dirti che non penso le cose che ho detto ieri sera..”

Caroline sorrise amaramente:

“Davvero nostro padre fa della propaganda anti vampiro?”

“Lui è un cacciatore… e la sua fede è quella di dare loro la caccia. Ma credo che lui abbia visto solo la parte peggiore dei vampiri. Quella maligna. Non penso abbia mai incontrato nella sua strada vampiri buoni e onesti come Stefan o..”

“E la tua opinione su di noi qual’è? Pensi davvero che noi siamo dei mostri?” le chiese titubante.

Caroline…Briony cominciò a parlare nervosamente “ la prima volta che ho visto qualcuno della tua specie ha tentato di uccidermi a sangue freddo e senza pietà. Ed era qualcuno che diceva di amarmi, che conoscevo da sempre. Sono viva per miracolo grazie a nostro padre. E Damon Salvatore stava per strangolarmi per davvero quando ha saputo che ospitavo Elijah. Ci sono dei vampiri che non hanno diritto a neanche un minimo di compassione e perdono, e che meritano di morire. Però…” Briony la guardò seria.

“C’è anche l’altra parte della medaglia. E’ difficile da notare perché quando ti fai prendere dalla paura, puoi solo scorgere nei vampiri i loro denti bianchi affilati pronti a morderti e lacerarti il collo. Ma alla fine eravate anche voi degli esseri umani. Tu eri un essere umano.”

Briony prese le mani della sorella fra le sue.

“Oh Caroline mi sono sentita morire quando ho saputo la verità. Credevo che la tua vita fosse finita e che niente sarebbe stato più come prima!”

Briony io…

Ma lei la interruppe.

“Quello che voglio farti capire… tu eri morta e probabilmente sarei ritornata per celebrare il tuo funerale! Ma per fortuna il destino mi ha dato una seconda occasione.. ho potuto rivederti sana e salva. Anche in questa veste… ma la cosa più importante è che tu sei viva! Non conta nient’altro per me” Le vennero le lacrime agli occhi dalla commozione.

Anche Caroline non riusciva a tenere a freno le lacrime.

“Oh Briony.” sussurrò Caroline abbracciandola forte.

La sorella maggiore rimase per un attimo immobile, indecisa sul da farsi. Ma poi ricambiò l’abbraccio. Era sempre la sua Blond-Girl, solo un pochino più fredda e forte. Infatti era come se stesse abbracciando un muro di marmo, ma a Briony non importava. Non più.

“Ok la parola viva è un eufemismo però..” disse ridendo fra le lacrime “Posso almeno toccarti e parlarti.” e la pizzicò nel braccio e nei fianchi.

“Sì sì!” rispose felice Caroline.

Briony sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi

“Sicura che stai bene? Sicura che non ti manca nulla?”

“Ho già tutto quello che voglio ora” rispose Caroline ridendo dalla gioia.

“E per il sangue? Come fai a nutrirti?”

Stefan voleva convertirmi a bere sangue animale ma preferisco bere le sacche di sangue provenienti dall’ospedale. Cerchiamo di non dare troppo nell’occhio e di non ferire nessuno”

“E dimmi… Tyler ti rende felice?” le chiese interrogativa.

“Sì davvero. Lo so che nella notte di luna piena può essere pericoloso ma sta facendo esercizio e non reca danno a nessuno”

Briony scoppiò a ridere scuotendo la testa “Che strana coppia.”

“Senti perché non andiamo a casa di Elena?” la incitò Caroline

“Come, perché?” le domandò preoccupata.

“Beh se ce l’hai fatta a scusarti con me, ce la farai pure con Elena”

“Uhm va bene. Sono stata così pessima ieri sera?”

“Posso evitare di commentare?”

“Sì forse è meglio!”

Le due sorelle risero nello stesso istante e più forti che mai uscirono, pronte per la vita e le sfide che le attendevano.

 

Arrivate a casa Gilbert Briony cercò di scusarsi come meglio poteva, ed Elena, che aveva notato che tra le due sorelle ormai le cose erano chiarite, rispose che per lei era tutto a posto e non doveva preoccuparsi.

Briony fece così un sospiro di sollievo. << Almeno questa è fatta >>

C’era anche John in casa e quando comparve in salotto, Elena se ne andò infuriata seguita a ruota da Caroline.

Oh-oh vedo che tu non hai ricevuto il perdono” Disse Briony in tono ironico

“Prima o poi se lo dimenticheranno, in fondo erano delle battute innocue”

Briony scoppiò a ridere “Solo a noi due le tue battute fanno ridere, ma agli altri danno fastidio e non puoi negarlo!”

“Parli tu che ti sei scolata due bottiglie.” rispose puntiglioso.

“Lo so, ma mi conosci quando sono nervosa o ipertesa faccio così… la prossima volta nascondete le bottiglie sopra a un lampadario!”

“Le troveresti anche li!” rispose lui sorridendo.

Ad un tratto John si fece serio “Ho notato che stavi parlando con Caroline e Elena… avete risolto?”

“Sì, ho deciso di fare un passo indietro. Quello che ho detto ieri sera è stato davvero meschino”

“Bestie in forma umana? Neanche io sarei stato capace di dirlo!”

“Grazie per la consolazione. Comunque l’ho già detto… sono cose che non penso. Non più… Non voglio perdere Caroline una seconda volta”

“E Elijah?” chiese guardandola serio.

“Cosa c’entra?” gli chiese lei preoccupata e tesa.

“Sembra che ti interessa molto la sua opinione.”

“Lo stavo conoscendo e sembrava una bella persona…. Ma ora se n’è andato e non penso che voglia vedermi più.” rispose distogliendo lo sguardo.

“Sembri triste a riguardo”

“Eh? No!” esclamò imbarazzata.

John le prese il viso fra le mani per guardarla negli occhi

“Se lo dici tu..”.

Briony lo guardò interrogativa chiedendosi cosa volesse fare, ma senza preavvso John appoggiò le labbra delicatamente sulle sue, schiudendole appena.

La ragazza restò immobile per la sorpresa.

Pensò che era piacevole. Non era tuttavia un cataclisma che le bloccava il cuore come il bacio di Elijah.

Briony lo bloccò mettendogli una mano sul viso e si allontanò piano da lui.

John…” sussurrò flebilmente.

“Scusami pensavo…

“Pensavi male. Noi due stavamo insieme quando io avevo 15 anni e spero che le battutine di ieri non ti abbiano fatto venire strane idee.” gli rispose dura.

“Beh in fondo siamo una bella coppia” esclamò lui sorridendo.

Il viso di Briony si addolcì e gli disse:

“John non scherzare. Sei un mio amico. Forse l’unico amico che ho. E non vorrei che la nostra alleanza si distruggesse per questo…

“Non preoccuparti, non succederà più.”

“Mi dispiace John..” gli mormorò davvero dispiaciuta. Non voleva dare una delusione all’amico perché in fondo gli voleva bene e lo conosceva da tutta una vita. Se non voleva rovinare il loro rapporto, doveva mettere subito le cose in chiaro.

“Tranquilla in fondo era solo un bacio fra due cari amici” rispose lui con un sorriso sarcastico.

“Ok mettiamola così.” Replicò lei allontanandosi.

Sentì all’improvviso dei passi lungo le scale. Era Elena che correva e quasi non cadde dall’ansia.

“Elena? Che è successo?” Le chiese preoccupata Briony.

“Uno stregone di Klaus ha avvicinato Stefan e Damon. Per poco non li uccideva ma è intervenuto Elijah … ma..” disse respirando a fatica

“Ma cosa??” chiese Briony allarmata. Il cuore scalpitava nel petto.

“Non so com’è finita! Elijah ha detto che ci avrebbe pensato lui a sistemarlo ma Stefan ha detto che era uno stregone molto forte e magari da solo non può farcela…

“Oh mio Dio no…” sussurrò angosciata Briony al pensiero che accadesse qualcosa di male a Elijah. Il cuore battè più freneticamente in sintonia con i suoi pensieri.

“Ora dove sono Stefan e Damon?” Chiese John che era il più calmo di tutti.

“Stanno venendo qui. E andremo insieme nel bosco, sicuramente i leccapiedi di Klaus sono lì per non dare nell’occhio.” Intervenne Caroline.

“Ma starete qui a aspettare nel frattempo? Dobbiamo fare qualcosa subito!” Urlò Briony che non riusciva a stare ferma dall’ansia.

Briony, Elijah è un Originario e sa cavarsela”

“L’hai detto tu stessa che un servo della natura se ha abbastanza potere può sconfiggere anche un Originario” rispose Briony con una strana freddezza.

Nessuno rispose. Erano chiaramente preoccupati ma nessuno osava rischiare in prima persona.

Ma Briony non poteva starsene con le mani in mano. Se gli fosse successo qualcosa…

“Devo andare…” disse all’improvviso

Briony dove hai intenzione di..?”

“Tranquilla Caroline mica sono scema! E’ che non mi va di stare qui sapendo che ci sono gli scagnozzi di Klaus in giro… preferisco barricarmi in casa, al sicuro. Fatemi sapere.” rispose veloce andando verso la porta.

Ma John che aveva intuito tutto la seguì fulmineo, e la prese per un braccio prima che uscisse.

“Dove credi di andare?” le chiese furioso.

“A casa.” rispose lei innocente.

“Pensi che me la sia bevuta? Forse loro sì, ma ti conosco troppo bene per sapere che hai qualcosa in mente e non mi piace”

“John lasciami…” disse piano cercando di non farsi sentire da Caroline e Elena. Ma John rafforzò la presa sul suo braccio.

“No tu resti qui! Vuoi davvero rischiare la vita per lui??”

“Insomma Gilbert! Non sei mio padre e non farmi rimpiangere di essere tua amica! Mi dispiace ma se io voglio andare in un posto ci vado! Non sono più una bambina, so badare a me stessa” rispose allontanando il braccio di John.

“Lo vedo… ti stai lanciando in un attacco kamikaze”

Briony lo guardò negli occhi e gli pose una mano sulla spalla per rassicurarlo.

“Non mi succederà niente. Tornerò prima di quanto pensi.”

Briony non..”

Ma i divieti di John erano inutili.

Perché Briony se ne andò fuori dalla casa come un fulmine prima che John finisse la frase.

 

FINE CAPITOLO!

Questa volta ho messo poca azione ma tanti sentimenti!!

Povera Briony chissà cosa succederà nel prossimo capitolo!

Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia J

 

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Capitolo 15
*** Gwendolyn ***


15 CAPITOLO

 

 

Era una follia. Chiaramente.

Cosa mai avrebbe potuto fare lei? Le poche volte che aveva fatto uno pseudo incontro di wrestling contro i vampiri le aveva sempre prese, e non aveva la benché minima chance neanche ora.

Tuttavia non poteva stare con le mani in mano. Non poteva aspettare e sperare che Elijah sarebbe ritornato tutto intero poiché c’erano le probabilità che non fosse così…

Prima si era sentita felice quando Caroline l’aveva perdonata e avevano fatto pace. Ma quella felicità non sarebbe durata a lungo se Elijah fosse morto… portandosi con sé tutto ciò che lei sentiva.

Le si fermò un nodo in gola per l’angoscia e per la paura di arrivare troppo tardi. Lo stomaco sembrò ristringersi, come a significare quanto si fosse legata a quel vampiro originale e che non poteva abbandonarlo nel pericolo.

Briony però non era un’ingenua e non poteva andare nel bosco senza armi. Testarda e folle sì, ma ingenua no. Qualche tempo prima Elijah le aveva dato dei paletti di legno nel caso le fossero serviti; fece una veloce capatina a casa e andò dritta verso il bosco.

 

Il bosco di Mystic Falls era terribilmente tetro e incuteva paura solo a guardarlo.

Chissà quante vittime di vampiri riposavano sotto quella boscaglia…

Briony fece un respiro profondo e si inoltrò nella fitta vegetazione, tenendo un paletto stretto tra le mani.

Un corvo nero passò all'improvviso così vicinissimo a lei da sparpagliarle i capelli in aria; Briony per miracolo riuscì a schiacciare giù in gola il grido di sorpresa e guardò impaurita il corvo che si era posato su un ramo.

Pareva osservarla attraverso i suoi strani occhi gialli, e Briony si sentì tremare per quella nuova strana situazione di cui era vittima. Proprio quando fu sul punto di continuare a camminare, il corvo prese il volo e se ne andò gracchiando.

Briony allora guardò in quella direzione in maniera sbigottita e col fiatone; pareva che quel corvaccio volesse scappare da qualcosa dal modo in cui aveva innalzato le ali e l'aveva fissata un attimo prima di farlo. La ragazza deglutì credendosi paranoica. In fondo era solo un corvo... e i rapaci incutono sempre timore... soprattutto quando ti volano addosso... niente di più..

Cercò quindi di non badarci e andare avanti per la sua meta. Non era lì per guardare gli uccelli ma per salvare Elijah. Peccato che si sentiva i nervi tesi più che mai e non sapeva bene che direzione prendere, così agì d’istinto e si diresse verso l’antica chiesa diroccata risalente a qualche secolo fa… un buon nascondiglio senza dubbio. Cercando di non farsi notare e tenendo i sensi all’erta continuò a camminare.

Dopo mezz’ora di pellegrinaggio Briony si ritrovò davanti alla chiesa di pietra ma non sentì nessun tipo di urla agghiaccianti né il suono di una motosega in azione.

Si mise dietro un albero a guardare se qualcuno uscisse da lì, pronta a saltargli addosso.

Ma all’improvviso sentì dei passi dietro di lei…  Briony deglutì terrorizzata e strinse più forte il paletto. Poteva sentire la presenza di qualcuno dietro di lei, pronto ad attaccarla.

<< Oddio oddio oddio >> Pensò paurosa.

Facendosi coraggio si voltò velocemente tenendo alta la mano dove teneva il paletto, pronta a conficcarlo su qualunque cosa le si fosse messa davanti.

Ma quando mise a fuoco l’essere davanti a lei… Sorpresa! Era Elijah, che la guardava dalla testa ai piedi, ancora più sorpreso e preoccupato di lei.

“Meno male che ti ho trovato!” esclamò con gioia Briony abbassando il paletto.

Ma il viso di Elijah, prima preoccupato per averla trovata lì nel bosco indifesa, si indurì notevolmente. I suoi occhi erano gelidi, privi di increspature.

Le ordinò: “Che cosa fai qui? Non è il momento per le sciocchezze, vattene subito.” La prese per un braccio e cercò così di mandarla via.

“Cosa? Sono venuta ad aiutarti!” Briony cercò di opporsi ma Elijah era infinitamente più forte di lei.

“Non mi serve il tuo aiuto, ora vai se non vuoi avere davvero dei problemi.” Disse di nuovo in maniera seria, dandole una leggera spinta per farla scappare.

La ragazza indietreggiò sinceramente offesa, ma quando notò che Elijah era visibilmente preoccupato sotto quella atroce freddezza, cercò di non procurargli danni: “Volevo solo vedere se avessi bisogno d’aiuto. Posso farti da spalla.” Sussurrò a voce bassa ma decisa.

Elijah l’ascoltò serio, pronto a replicare, ma poi il suo sguardo saettò fulmineo verso qualcosa dietro di lei: dal nulla era spuntato un uomo alto e muscoloso, un essere che li guardava con astio, leccandosi le labbra.

Il movimento di Elijah fu talmente fluido che Briony quasi non se ne accorse. Con una sola mossa lui le afferrò il polso e la tirò dietro di sé, per piazzarsi di fronte a quell’uomo che senza neanche abbassarsi aveva preso da terra un pezzo di legno bianco. Uno stregone….

Briony guardava intimorita da dietro le spalle di Elijah e teneva ben stretto il paletto che sicuramente le sarebbe servito.

“Hai trovato uno spuntino, vampiro?” chiese l’uomo sottolineando l’ultima parola con rabbia.

Elijah con un balzo fu da lui e lo prese per il collo prima che il tizio potesse urlare qualche stregoneria, e contemporaneamente spinse Briony via da lì, urlandole di andarsene.

Ma la ragazza restava immobile a guardare la scena terrorizzata. I due lottavano talmente veloci che non riusciva a capire chi dei due avesse la meglio.

Purtroppo notò che quello stregone non era solo. In quel momento arrivò un altro uomo che guardava avidamente il suo collo e che mostrava i denti affilati.

<< Vampiro >> Deglutì spaventata ma con una rabbia che le scavava addosso, come se vedesse rosso. Non sapeva se era con lo stregone o se fosse passato di lì per caso, d’altronde Mystic Falls era la città dei vampiri adesso, ma non si lasciò cogliere alla sprovvista.

 Quell’essere si avvicinò lentamente a lei, come se non potesse in alcun modo sfuggirgli, e Briony pensò che era inutile scappare così fissava attentamente il vampiro cercando di capire da che parte avrebbe attaccato.

Stava con i sensi allerta e anche se era terrorizzata, Briony sentì una forza esploderle dentro di lei che gridava di uccidere quel vampiro senza pietà. Altrimenti avrebbe potuto ferire Elijah, non solo se stessa e non l’avrebbe permesso.

Il vampiro prese la rincorsa verso di lei allungando le braccia per afferrarle il collo, ma Briony all’ultimo si abbassò cercando di evitarlo. Il vampiro però fu dietro di lei come un fulmine e le circondò le spalle con un braccio.

Briony urlò tentando di divincolarsi e con una rabbia inaudita alzò il paletto e glielo conficcò in un fianco scoperto. Il vampiro urlò di dolore ma riuscì a trovare le forze per farla cadere giù a terra.

Briony in quel momento guardava per terra il vampiro col fiato corto mentre questi stava per darle il colpo finale; cercava qualcosa per colpirlo ma non trovava niente. Strinse i denti per sopportare il dolore, quando tuttavia il nemico si fermò agonizzante e cominciò a sputare sangue.

Elijah dietro di lui gli strappò il cuore dal petto in un nano secondo, e il vampiro cadde ormai morto.

Briony fece un respiro di sollievo, notando che anche lo stregone era morto stecchito con tutta la gola lacerata.

Lei guardò poi Elijah che si stava pulendo elegantemente la bocca sporca di sangue con un fazzoletto.

Quell’Originario a sua volta scrutava profondamente Briony per tutto il tempo, donandole strane sensazioni attorcigliate allo stomaco. La bocca era ancora dipinta di rosso, come se volesse lasciare il segno della lotta e di ciò che i suoi denti erano capaci di fare.

In silenzio Elijah le porse la mano per farla alzare e lei afferrò titubante la presa, cercando di non dare peso al rosso che poco prima aveva macchiato quel viso magnetico. La presa delle loro mani fu così potente che Briony quando si alzò in piedi andò quasi a sbattere contro il petto di Elijah.

Il respiro le si mozzò in gola per la trepidazione, inadeguata in quel momento ma pur sempre esistente. Elijah invece sembrava esserne indifferente tanto che lo sguardo era perso in lontananza.

Briony allora deglutì e si spostò piano, lontano da lui. Sembrava che del ghiaccio l’avesse avvolta.

Lui all’improvviso si voltò verso di lei, dandole così una calcolata attenzione:

“Proprio non ce la fai a smettere di cacciarti nei casini vero?” le chiese serio.

Briony non rispose, tanto ogni sua risposta l’avrebbe fatta apparire ancora più inutile.

Elijah la fissò guardingo:

“Stai bene? Perdi sangue?” E così la esaminò da cima a fondo, ma senza sfiorarla. Quella freddezza di nuovo la ferì. Ma cosa poteva aspettarsi dopo l’ultima volta?

“No tutto a posto.” Rispose lei cercando di evitare il suo sguardo.

“Quando ti avevo detto che sarei andato via da casa tua, intendevo anche che tu non dovevi seguirmi commettendo gesti azzardati.” le recriminò l’Originario con severità e mettendosi una mano in tasca.

“Stavo cercando di darti una mano…” rispose piano Briony.

Elijah la guardò come un padre guarda la propria figlia piccola, e scosse la testa.

“Cosa ti fa pensare che tu debba risolvere i miei problemi?”

“Io mi preoccupo per te, Elijah!” gli urlò lei con passione.

La durezza di Elijah allora si trasformò in dispiacere. Non aveva il diritto di essere arrabbiato con lei. Era così innocente, ingenua in modo commovente, per non parlare di quanto era generosa che gli venne un nodo alla gola.

Una parte di lui era certo su uno dei motivi che lo inducevano a volerla tenere lontano. C’era un prezzo orribile da pagare per chi si avvicinava ai vampiri, soprattutto agli Originari. La storia glielo aveva ben insegnato. E non voleva che lei lo pagasse.

Elijah abbassò lo sguardo, lo rialzò in uno scatto meccanico, tentando di riprendere quel mancato controllo.

“Andiamo, ti porto a casa” Le disse mettendole delicatamente un braccio attorno alle spalle, come se la stesse proteggendo da una presenza invisibile e così solo lui avrebbe potuto toccarla.

Le guance di Briony avvamparono dal rossore, e anche se quel braccio la toccava a stento si sentì comunque rinvigorire.

“E tu stai bene?” gli domandò lei ad un tratto.

Era stata talmente presa dalla situazione che non aveva notato se Elijah fosse stato ferito.

Lui si voltò a guardarla circospetto. Briony avrebbe persino accettato di vendere la sua preziosa auto pur di leggere la mente di quel vampiro. Sembrava che ogni minuto della sua esistenza maledetta combattesse contro un lato di se stesso, contro le sue emozioni, i suoi desideri..

Dopo un attimo di tentennamento, lui rispose: “Sì.”

Lei allora gli sorrise rincuorata. Elijah rimase a soppesare – o rimirare – quel sorriso, poi si voltò per concentrarsi sulla camminata.

Anche Briony fece lo stesso.

Camminarono in silenzio, insieme, come se fossero rinchiusi negli stessi confini. E la linea separatoria non era più chiara e netta come un tempo.

 

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Quando Briony tornò a casa stranamente anche Elijah entrò, così lei lo fissò interrogativa.

“Visto che hai tendenze suicide è meglio che ti tenga d’occhio.” disse Elijah come se le avesse letto la mente.

“Resti a casa mia?” chiese sbalordita Briony che ormai aveva perso le speranze in un suo ritorno.

Lui le sorrise affascinante:

“Se sono ancora ben accetto.”

Il sorriso brillante di Briony fece trapelare tutta la sua felicità, e Elijah lo interpretò come un sì. Stava venendo meno alle sue intenzioni di qualche giorno prima, ma in quel momento decise di fare ciò che voleva, senza pensarci troppo o indugiare. Inoltre magari era più saggio per la protezione della ragazza piuttosto che il contrario, così si autogiustificò.

Briony si avvicinò poi lentamente a lui, incrociando le mani.

“Ti posso chiedere di tenere per te ciò che è successo oggi? Non voglio che gli altri si preoccupino.”

“Mi stai chiedendo di coprire le tue follie?” chiese lui calmo alzando il sopracciglio.

“Beh almeno non sono stata sconsiderata. Mi sono portata dietro il paletto no?” rispose con un sorriso ironico.

Elijah ricambiò il sorriso, anche se in maniera più fredda.

Briony abbassò timidamente lo sguardo poi lo rialzò: “Mi fa piacere che tu abbia deciso di ritornare nonostante tutto. Questa casa ormai si era abituata alla tua presenza, alla sicurezza, e mi appariva tristemente vuota.” Disse sincera ma in tono normale, senza lasciar trasparire sdolcinature o cose del genere. Semplicemente la realtà.

Elijah la fissò serio e in silenzio. Forse anche lui, in un modo o nell’altro, aveva sentito quello strano e sconosciuto senso di vuoto. Magari dovuto all’abitudine o ai rimorsi di coscienza… era meglio pensarla così che qualcos’altro di più personale.

I due si guardarono negli occhi, con un’intensità che faceva fatica a rimanere trattenuta nelle loro iridi incatenate l’uno all’altra.

Improvvisamente furono però interrotti da un forte suono del campanello.

I due si guardarono allora confusi. Dal modo in cui il tizio fuori suonava, doveva avere una grande fretta.

Briony andò ad aprire, sospettando già chi fosse e i fatti le diedero ragione.

John Gilbert era sulla porta che la guardava furioso, ma quando si rese conto che l’amica era ancora viva tirò un sospiro di sollievo.

John…” cominciò a dire Briony.

“Ti posso parlare?” chiese l’uomo guardando sospettoso Elijah.

Il suo sguardo le fece intendere che dovevano parlare da soli.

“Uh sì..” Briony si girò verso Elijah, che per lasciare loro della privacy andò in cucina, ma per sicurezza lei uscì di casa per parlare fuori con John a quattrocchi.

“Stai bene?” le chiese lui ansioso.

“Sì sto bene, ti avevo avvertito di non farti venire ansie inutili. Gli scagnozzi di Klaus infatti sono stati eliminati senza grossi problemi.”

“Non farlo mai più Briony… ti ho sempre creduto una ragazza con la testa e potevi rischiare la vita con poco. E per cosa poi?”

“Beh come vedi nonostante i numerosi tentativi di togliermela, la testa è ancora bella al suo posto… E’ questo l’importante.” Replicò lei semplicemente per non rendere la situazione più grave di ciò che era.

“Questi attacchi suicidi non ti fanno bene.” Poi dopo un attimo lui la guardò serio, come se stesse captando qualcosa.

“E’ tornato a vivere qui?”

“In teoria sì.” Rispose lei nervosa cercando di non fargli capire cosa provasse a tal proposito.

“Me lo immaginavo… devi stare attenta, non puoi abbassare la guardia con uno come lui.”

“Ne abbiamo già parlato.” rispose stizzita.

“Ma vedo che non mi ascolti lo stesso! Ti farà solo soffrire, dannare o peggio!”

“Rischio la vita tutti i giorni da quando sono dalla vostra parte.” gli fece notare sarcastica.

“Sai quello che intendo…

“Ti ho ascoltato e ti ho inteso, okay? Hai nient’altro da dirmi?”

John serrò la bocca in una linea tagliante.“No.” Ma si vedeva che era il contrario.

Briony alzò gli occhi al cielo. “Visto che qui è tutto a posto e riguarda solo me, direi che dovresti davvero andare a dedicarti a questioni più urgenti dove c’è davvero bisogno del tuo ficcanasare ostile.” Gli disse a di battuta ma seria per farlo andare da qualche altra parte a rimuginare, arretrando verso la porta di casa e mostrandogli con la mano il viale di ritorno per fargli ben arrivare il messaggio di quel giorno.

John, dopo un attimo di titubanza in cui sembrava volesse prenderla con la forza, decise di lasciar perdere per quel giorno e se ne andò lanciando soltanto un’occhiataccia a Briony.

Lei esasperata rientrò in casa, sperando che l’amico avesse capito l’antifona. Gli voleva bene e comprendeva da un lato la preoccupazione ma doveva darci un taglio con quell’atteggiamento.

“Elijah?” Urlò il suo nome, rientrando. Non sentendo la risposta si chiese se se ne fosse andato un’altra volta. Lunatico com’era lo avrebbe sicuramente fatto, magari per un qualche codice d’onore infranto.

Ma per fortuna l’Originario tornò dopo qualche minuto.

“Ero tornato a sistemarmi nella mia stanza. Spero non ti dispiaccia.”

“No no, figurati. Bentornato!” Ormai quella casa era anche sua, aveva la tipica semplicità e senso confortevole di un qualcosa di familiare.

Elijah guardò poi la sua co-inquilina in modo curioso ma ben calcolatore. “Cosa voleva John Gilbert?” Il tono sospettoso nella voce. 

Briony deglutì cercando di far finta di nulla:

“Niente, rassicurarsi che la mia testa fosse ancora attaccata al collo.”

“Non posso biasimarlo. Le tue reazioni in questi ultimi giorni sono davvero allarmanti.” rispose lui diventando più freddo.

“Lo so… ero quasi vicina a essere portata a forza in un manicomio. Ma almeno da questa catastrofe ho capito una cosa…. Non posso allontanare le persone a cui voglio bene solo perché non sono come vorrei che fossero. Per amare una rosa, bisogna amare anche le sue spine.”

Alla parola “amore” Elijah si irrigidì ma fece finta di niente:

“Hai chiarito con Caroline?”

“Sì non voglio più litigare con lei… e Elijah per quello che ti ho detto..” Brony cercò di giustificarsi.

“Non preoccuparti, capisco perfettamente.” le rispose con un sorriso sottile, andandosene in cucina.

“No invece devo scusarmi. Non avevo il diritto di trattarti così… mi dispiace.” gli disse lei seguendolo.

Elijah sospirò piano, tenendo alta una mano per bloccare le sue parole:

“Eri disperata… consideralo un capitolo chiuso, ma ti avverto…” E la guardò questa volta minaccioso. Gli occhi neri fissi nei suoi:

“La prossima volta non tollerò simili accuse.” Il tono gelido della sua voce non tralasciava dubbi, anche se Briony dubitava che le avrebbe mai fatto del male… almeno fisicamente.

Deglutì:

“Non succederà, promesso.” Gli rispose convinta e Elijah le sorrise, diventando però ad un tratto serio.

“Cosa c’è tra te e John Gilbert?” Di nuovo il sospetto nella voce.

Lei lo guardò sorpresa, sedendosi:

“Anche tu pensi davvero che ci sia del tenero fra me e lui? E’ un mio caro amico anche se a volte faccio fatica a comprenderlo e a sostenere i suoi giudizi pochi richiesti.”

“E lui ti considera solo un’amica?”

Briony fu sorpresa per quelle domande personali, visto che non era tipico di Elijah farle.

“Beh sì certo… Non c’è nient’altro.” Rispose titubante. Briony ripensò all’ultimo bacio che John le aveva dato ma scosse la testa. Non doveva pensarci, quello non era niente...

Elijah invece non rispose e tornò a posare lo sguardo sulla mensola della cucina. Prese poi due tazze da fare il thè, sempre col suo fare elegante.

Briony lo guardò scettica, rimanendo seduta: "Thè delle 5? Devi sempre essere così aristocratico?" domandò ridendo.

Elijah sorrise lievemente, non guardandola: "Uno è per te, ti farà bene."

"Beh dovrei essere io la padrona di casa e tu l'ospite."

"Questo non vuol dire che non possa fare niente per te." replicò lui semplicemente, preparando meticoloso il thè.

Anche se Elijah aveva parlato in maniera formale, come era solito fare, Briony si sentì sobbalzare il cuore e guardò Elijah intensamente, senza farsi notare. Lui aveva già fatto molto, tanto, per lei.. forse non se ne rendeva conto, o non voleva farlo, ma comunque era successo... stava cominciando ad essere un punto essenziale della sua vita, bene o male che fosse.

"Ecco." Elijah le porse gentilmente una tazza di thè fumante e dal buon odore, e lei lo ringraziò con un sorriso. Entrambi finirono il thè in silenzio, ma lei si accorse stupita che il vampiro la fissava in maniera deliziosa e attenta, come se volesse imprimere nella memoria ogni parte del suo corpo.

Briony arrossì come un pomodoro vedendo il modo in cui lui la guardava, quasi volesse scrutarle l’anima. Oppure rubargliela.

Stava per andare in iperventilazione e si mise indecisa le mani nei capelli.

“Perché mi guardi?” gli chiese timida.

“Mi mancava guardare il tuo viso.” rispose lui profondamente.

Briony restò quasi a bocca aperta dopo quella risposta. Il suo cuore stava battendo all’impazzata e lei cercò di darsi un contegno, di calmarsi, ma senza successo.

Non si sarebbe mai aspettata che Elijah le parlasse in quel modo, l’aveva sempre giudicato un pezzetto di ghiaccio sotto il punto di vista di quelle emozioni.

“Non te l’ho mai detto ma tu mi ricordi qualcuno…” continuò Elijah in tono profondo.

“Una tua ex?” chiese lei titubante. Se la risposta fosse stata sì, ne sarebbe stata molto delusa. Non voleva competere con qualche vampira di una bellezza stratosferica per poi risultare per Elijah soltanto un tenue ricordo di quell’antico amore o un fantasma del passato..

“No. Mia sorella.” Gli occhi di Elijah si intristirono all’improvviso.

“Davvero? Vuoi dire che sono anche io una…

“No no non sei una doppelganger, non sei identica ma fisicamente hai dei tratti in comune con lei… avevo due sorelle. RebekahGwendolynRebekah potrebbe benissimo essere tua sorella, perché anche lei era bionda, alta, un po’ viziata e amava il lusso che le offriva la nostra famiglia. Mentre tu.. assomigli a Gwendolyn. E’ solo una percezione comunque, è una bellezza classica. Aveva pochi anni in meno di me ma dentro era ancora una ragazzina piena di energie, con tanta voglia di divertirsi e di girare il mondo. Purtroppo non ne ha mai avuta occasione.”

Gli occhi di Elijah erano diventati malinconici al ricordo della sua famiglia alla quale era tanto legato.

Ricordi lontani… ma che erano ancora presenti nel suo cuore.

Briony si avvicinò a lui e gli accarezzò leggermente la mano, per imprimere almeno con quel contatto che lei gli era vicina e che lo comprendeva:

“Mi dispiace Elijah… come hai fatto a sopravvivere tutti questi anni senza la tua famiglia?” gli chiese addolorata.

Elijah abbassò lo sguardo sulla mano di Briony che teneva la sua. La ragazza temeva che lui si sarebbe scostato ma invece rimase immobile in quella stessa posizione.

“L’unica cosa che mi ha tenuto  in forze è stato il pensiero che un giorno mi sarei vendicato di Klaus.”

“Ma non hai trovato nessuno con cui condividere l’eternità? Magari una compagna?” chiese lei titubante. Sapeva che Elijah era un tipo molto chiuso e riservato e non gli piaceva parlare della propria vita, ma era troppo curiosa e voleva sapere qualcosa in più su di lui… 

Chi avesse amato. Qual’era la sua donna ideale? Si era mai sposato quando era umano?

“Io non credo nell’amore… Briony.” le disse all’improvviso. Aveva sollevato lo sguardo su di lei, i suoi occhi erano diventati all’improvviso malinconici e scavavano in quelli verdi di Briony. Lei non riuscì a sopportare tanta potenza.

Cercò comunque di racimolare le forze perché voleva sul serio spegnere la malinconia di quel vampiro.

“E’ davvero triste quello che hai appena detto Elijah.” Gli disse dolcemente “Non si può andare avanti in questo mondo senza poter amare qualcuno. Io ne sono stata privata per tanti anni…  e essere vuoti è infernale. Alla fine non conta niente aver vissuto senza aver amato qualcuno con tutto se stesso, anche se ci ha provocato sofferenza. Solo così ci sentiamo veramente vivi." Briony fece una pausa, inumidendosi le labbra visto che Elijah era diventato più cupo ma con negli occhi un'ombra di nostalgia così triste che Briony non aveva mai visto in lui. Non così potente tanto da risucchiarla.

Per questo non riuscì a trattenersi dal domandargli: "Come sei arrivato a questa infausta conclusione, Elijah?" << Non te lo meriti. >> pensò tristemente, giudicando quanto fosse nobile quel vampiro. Ma per lei non era più un semplice vampiro terrificante come gli altri.. era un uomo.

Elijah sviò lo sguardo, mantenendo i lineamenti scavati: "E' passato tanto tempo.. oramai non ha senso rinvangare." disse per chiudere il discorso, anche se Briony intuì che la tristezza non se n'era andata in lui.. e non se ne sarebbe andata mai, se non avesse cambiato le cose.

Quindi replicò: "Ma perchè mandare avanti una credenza sbagliata? Non dovresti."

Sentendosi colpito dal punto di vista personale, Elijah si voltò verso di lei guardandola buio. Briony deglutì, segno che come al solito aveva osato troppo a impicciarsi. Ormai conosceva Elijah dal sapere che non ammetteva controrepliche al suo modo di vivere o dei giudizi. Ma sapeva anche che lei era nel giusto; doveva farsi ascoltare.

"Cambiare idea non è un crimine. Anzi. Rischiare certe volte fa rinascere laddove non farlo ti svuota."

Elijah questa volta la ascoltò senza trafiggerla con lo sguardo o andarle contro. Briony lo intuì dato che lo vide pensarci per poi sorridere lievemente nell'abbassare lo sguardo.

Lei teneva ancora la sua mano su quella di Elijah per confortarlo, quando lui si alzò scostandosi. "Grazie Briony ma... è complicato. Ci sono certe cose che non possono essere sistemate." Disse cercando di apparire educato ma con la stessa ombra nostalgica e cupa negli occhi neri.

Briony comunque non ne fu abbattuta: "Però se lo si vuole davvero, le cose possono andare in maniera diversa e aggiustarsi."

Elijah fu nuovamente colpito dall'innata testardaggine e genuina umanità della ragazza che aveva davanti a . Sbattè le palpebre di fronte a quella innegabile verità e sorrise leggermente, più limpido e sciolto di prima. Si avvicinò, emettendo un silenzioso sospiro e alzando istintivamente una mano per accarezzarle il braccio.

Briony ne rimase stupita, tanto che riuscì solo a fissarlo negli occhi in uno strano silenzio. Scorgeva nello sguardo di Elijah una sfumatura di stima, di gratitudine, di empatia.. di emozione. Rivolta a lei.

Improvvisamente i loro sguardi cambiarono, divenendo più profondi, più legati l'uno all'altra... la mano di Elijah di rimando scese lentamente lungo il braccio della ragazza, fino alla sua mano. Il cuore di Briony iniziò a battere veloce.

Ma proprio come la magia era scesa, se ne andò in fumo: Elijah aprì le labbra in un sospiro, come se avesse appena ritrovato il controllo di e un lampo gli avesse attraversato il cervello. Si allontanò quindi da lei: "Perdonami, mi concederesti qualche ora da vampiro? Dovrei uscire..."

Aveva cambiato in un lampo l'argomento e la situazione, come nulla fosse. Briony fu completamente presa alla sprovvista: “Uh certo! Ci vediamo dopo.” rispose sorpresa e guardandolo mentre usciva educatamente.

Non sapeva se essere contenta di quella conversazione. Cioè era entusiasta che Elijah si fosse aperto con lei, ma non sapeva se gioire quando lui le aveva detto che le ricordava la sorella.

<< Quindi per lui sono solo una specie di sorella? >> Pensò delusa.

Lei d’altro canto non lo vedeva e non l’avrebbe mai visto come un fratello. L’attrazione per lui era troppo forte per considerarla solo un affetto fraterno. Ma per Elijah evidentemente non era così… visto come si era allontanato non appena erano stati emotivamente vicini...

Non la amava… non in quel senso. Non come lei avrebbe voluto.

Briony scosse la testa da quei pensieri contorti. Almeno si era finalmente capito che in Elijah c’era una parte buona che stava salendo in superficie lentamente, e magari lei scoprendola sempre più avrebbe potuto attenuare, anche se di poco, la sua nera solitudine e sofferenza.

 

FINE CAPITOLO!

Perdonatemi se l’ho fatto così corto ma non ero molto ispirata…

E scusatemi se ho inventato il nome della sorella di Elijah! Insomma non posso mica aspettare che Julie Plec faccia risorgere Elijah e i suoi fratelli/sorelle quindi ho preso l’iniziativa!

Vi avverto che i prossimi capitoli saranno mooolto più lunghi così cercherò di finire almeno la prima parte della fanfic per poi passare alla seconda.

 

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Capitolo 16
*** La scelta ***


16 CAPITOLO

 

 

Il ballo dai Lockwood era un evento mondiale a cui mezza Mystic Falls partecipava e attendeva.

Non erano balli studenteschi, ma una cerimonia in grande stile con abiti da cocktail e grande rinfresco. Alla fine si ballava il lento col proprio cavaliere.

Briony non aveva alcuna voglia di andarci ma vedendo che Elijah si stava preparando, mettendosi un elegante completo nero, pensò che non poteva lasciarlo andare da solo in mezzo a tutta quella gente.

<< Scema, non vuoi che qualcun’altra balli con lui e lo acchiappi >> Pensò una vocina dentro di lei.

Anche quello era vero. Al pensiero che Elijah ballasse con qualcun’ altra, ridendo e scherzando, le metteva ansia e nervoso.

In fondo Elijah era un cavaliere molto appetibile… nessuna donna avrebbe potuto resistere al suo fascino. Avrebbe potuto inghiottire chiunque nelle sue iridi nere.

Briony sospirò. Anche lei, suo malgrado, si stava facendo ammaliare da lui tanto da non riuscire più a farne a meno. La scorsa notte aveva lasciato la porta di camera sua mezza socchiusa; non riusciva a prendere sonno e si era rannicchiata su un fianco. Ad un tratto era passato Elijah per il corridoio, lo aveva notato dalla porta mezza socchiusa e perchè i suoi passi eleganti erano inconfondibili.

Nelle remote segrete della sua mente avrebbe tanto voluto che lui si fermasse... che restasse lì con lei, anche solo per parlare... ma sapeva che Elijah non l'avrebbe fatto, che sarebbe sempre rimasto chiuso in se stesso mentre gran parte dei suoi pensieri intraducibili. E infatti Elijah era andato avanti per la sua strada, senza fermarsi da lei, anche se Briony aveva avuto l'impressione che nel percorso i suoi passi avessero tentennato per un attimo.

Stupide fantasie. Doveva essere contenta di ciò che aveva ora, che Elijah era di nuovo in quella casa e avevano instaurato un più saldo legame di fiducia e di una strana amicizia... si era anche un  aperto con lei dopo quella confessione sull'amore.. ma Briony sapeva che se lei avesse osato alzarsi e l'avesse raggiunto, lui l'avrebbe respinta e si sarebbe allontanato. Garbatamente certo ma avrebbe fatto comunque male. Ci sarebbero sempre state quelle barriere infrangibili tra loro, volenti o nolenti.

Delusa, aveva poi tentato di riaddormentarsi. Invano. Si era toccata le labbra e al pensiero del primo e unico bacio che si erano scambiati, queste si erano surriscaldate. Come se un fuoco fosse divampato in lei.

Sospirò di nuovo, ritornando alla realtà. Capì che non avrebbe voluto semplicemente e solo parlare con lui...

“Che c’è? Non vuoi venire?” Le chiese Elijah dalla sua stanza mentre si metteva il fiocco alla cravatta.

Briony allora traballò colta in fallo. Forse Elijah aveva udito i suoi sospiri e aveva ipotizzato che qualcosa non andava. Cercò di riprendere il controllo: “No no figurati, se non vengo dopo chi la sente mia sorella? Sto cercando un vestito adatto” gli urlò da camera sua.

Di vestiti ne aveva eccome ma era talmente indecisa.. uno era troppo scollato, l’altro era troppo corto, un altro era troppo colorato.

Decise alla fine di metterne uno verde acqua con le maniche lunghe ma un po’ corto. << Forse troppo >> Pensò guardandosi allo specchio.

La porta della camera era aperta, passò Elijah con passi eleganti ma si fermò a guardarla, senza farsi notare.

Lo fece senza osare troppo; ma poi i suoi occhi non riuscirono a evitare di focalizzarsi attentamente sulla sua figura mentre la osservava in silenzio. Briony aveva appena alzato la zip del vestito, ma Elijah lo aveva già notato quel particolare e c’era stato qualcosa – qualcosa di stranamente forte in lui – da indurlo a entrare per alzare la cerniera a quella donna. I piedi comunque erano sempre rimasti fissi sul pavimento, mentre quel qualcosa di sconosciuto continuava a vorticare dentro di lui.

Briony si accorse ad un tratto del suo sguardo inquisitore e lo guardò così sorpresa nello specchio.

Senza dire niente però lui continuò a camminare con noncuranza e scese le scale in silenzio, come nulla fosse successo.  Briony allora ebbe l’impulso di cambiarsi ma ormai era tardissimo, e allora dandosi un’ultima ritoccata uscì.

<< In fondo non sono così male. >> Pensò scioccamente che agli occhi di Elijah non risultasse gradevole << Il colore del vestito si intona al colore dei miei occhi >>

Come d’abitudine era venuta la limousine a prenderli, merito di Elijah che aveva fatto pressioni a Carol Lockwood, altrimenti se fosse stato solo per Briony col cavolo che le avrebbe mandato la servitù.

Salirono in macchina tutti e due, e il conducente abbassò un muretto fra lui e gli ospiti per concedere loro della privacy.

Ma nessuno dei due parlò più di tanto; Elijah aveva i nervi tesi, Briony se ne era accorta perché era molto rigido e non osava nemmeno sfiorarla neanche per sbaglio.

Si teneva quasi a debita distanza, e Briony dovette mordersi più volte il labbro per sopportare quell’elettrica tensione in un luogo così al chiuso. Si sentì fremere e uno strano calore nel sangue. Per sciogliere i nervi, si portò una mano sul petto solleticandosi la pelle nuda. Elijah spostò lo sguardo ma parve ancora non guardarla, sebbene Briony stupidamente ne sentisse il peso.

Finalmente arrivarono alla Villa Lockwood e Briony, facendo un profondo respiro,  si girò per aprire la portiera; ma Elijah con velocità gliela aveva già aperta elegantemente e le porgeva la mano per aiutarla a scendere.

Briony gli sorrise timida per quell’atto cavalleresco e scese lentamente per evitare di rompersi il tacco altissimo.

“Eccoci qui.” esclamò Elijah guardando la fitta folla che stava entrando.

“Hanno preso questa festa per un invito alla Casa Bianca?” Chiese ironica Briony guardando le persone che spingevano per entrare. C’era pure un buttafuori.

“I balli nelle ville di lusso vanno sempre di moda e creano un certo seguito”

“E tu ne avrai passati parecchi.” rispose lei sorridendo.

Elijah scosse la testa.

“Sono fuori dalla mondanità da un bel po’ di tempo.” 

Briony si girò verso di lui e notò che non era affatto fuoriposto. Era nato per vivere queste cose. Con la sua eleganza e il suo fascino avrebbe sicuramente lasciato il segno quella sera.

Anche Elijah si girò verso di lei e le sorrise gentilmente, porgendole la mano “Entriamo?”

Briony si voltò verso la folla scatenata. “Entriamo” e strinse forte la mano fredda di Elijah. Ma che stretta alla sua, divenne calda.

----------------*****************------------

 

Appena entrati furono accolti da una vibrante Caroline, che non poteva credere di essere lì.

“Oddio oddio, è fantastico!” esclamò di gioia Caroline visto che adorava quel tipo di cose. Era il suo mondo.

“Eh già.” rispose Briony guardandosi attorno. Lei invece le adorava un po’ meno, troppo chiasso.

Caroline ad un tratto le prese la mano.

“Vieni Briony, voglio farti vedere qualcuno. Elijah ti dispiace se te la rubo?”

Lui la guardò sorpreso e tentennante. Ma poi sorrise freddo:

“No affatto.” E la lasciò andare facendo un passo indietro.

“Ci vediamo dopo signore.” disse lui cordiale, allontanandosi fra la folla.

Briony lo guardò delusa mentre se ne andava, ma fu strattonata dalla sorella.

“Vieni vieni!” disse la biondina facendola andare in un’altra sala.

“Ma chi devi farmi conoscere?” chiese Briony nervosa per come la sballottava da una parte all’altra.

“Oh beh lo conosci già!”

Notò infatti che in quella stanza dove l’aveva portata c’era Tyler Lockwood.

“Tyler?” domandò Briony sbigottita.

“Ciao Briony.” rispose lui timido avvicinandosi. Sapeva che la sorella maggiore della sua fidanzata non era stata molto incline ad accettare la loro relazione all’inizio, e quindi voleva fare bella figura.

“Quando sei tornato?”

“Ieri sera! Mi ha fatto una sorpresa!” rispose Caroline per lui.

“Sono felice che tu sia qui Briony. Spero che la festa ti piaccia e che ti divertirai.” le disse lui gentile come non mai. Voleva fare sul serio buona impressione alla quasi-cognata.

Briony cercò di non fare la guasta feste e di rilassarsi.

“Si è molto bella, grazie per l’invito.”

Tyler si fece serio e le disse piano:

“So che tu sai di noi… e ti ringrazio. Non mi aspettavo che tu mantenessi il segreto e accettassi la nostra storia.”

“Se Caroline è felice, io sono felice per lei. Ma se la farai soffrire immeritatamente…” rispose lei con un tono più cupo.

Caroline alzò gli occhi al cielo.

“Non lo farò, parola di scout.” esclamò Tyler sorridendo apertamente. Briony ricambiò il sorriso per mostrargli che prima stava scherzando. Aveva già accettato la storia fra la sorella e Tyler e in fondo si trattava della sua vita. Poteva fare ciò che voleva se Tyler la rendeva felice e di certo non vedeva la sorellina così radiosa da un bel po’ di tempo.

“Bene, dopo aver fatto le dovute raccomandazioni da brava sorella maggiore, mi ritiro e vi lascio soli soletti.”

Quando stette per andarsene però Caroline la guardò dubbiosa e la fermò con un mormorio. “Briony.”

“Sì Care?”

La sguardo della bionda era ancora accigliato e la mora non ne intuiva l’origine.

“Sei venuta qui con Elijah come accompagnatore?”

La domanda era strana e detto in un tono ancor più strano. Briony intuì che la sorellina era in vena di gossip e fu presa da un nervosismo interiore; non era il momento appropriato e non se la sentiva ancora di confidarsi del tutto. Anche perché nulla c’era a fatti, purtroppo per il suo cuore oggetto di rasoi affilati da quando non apparteneva più solo a lei.

“Uh beh… sembrava più comodo e semplice venire insieme. Tutto qui.” Rispose incurante grattandosi la testa.

Mmm mmm.” Sembrava che la bionda intuisse qualcosa e non volesse mollare l’osso ma la mora le impedì di oltrepassare confini troppo intimi.

“Dai sarà meglio goderci per bene la festa, siamo qui per questo.” Disse infine andandosene senza aggiungere altro.

Come erano diverse le due sorelle. La minore amava stare al centro dell’attenzione e averle tutte per sé, come se ne avesse bisogno per rendere forte e sicuro il proprio cuore. La maggiore invece ne voleva fare volentieri a meno perché le situazioni in cui stava lei al centro la conducevano più che altro nell’ombra più oscura del suo cuore, dimorandovi con tutti i dubbi e paure umane.

Deglutì per riprendere il controllo e far finta di nulla. Fece un giro per la villa, non trovando però il soggetto dei suoi pensieri e degli altri nei suoi confronti.

 

Intanto erano arrivati anche Damon Salvatore e Alaric.

“Hai già visto Briony Forbes?” gli chiese Alaric.

“Perfettamente.” rispose Damon che con la sua vista arguta l’aveva già notata.

“E John?”

“Deve ancora arrivare”

“Dobbiamo tenerli d’occhio Damon. Non mi piacciono quei due, e la scenata dell’altra sera dimostra che sono fuori di testa e che possono metterci i bastoni tra le ruote”

“Concordo con te. Anche se Stefan non è della nostra opinione.”

Stefan è troppo buono e non vuole che ci siano altri morti… e neanche io. Anche se per John Gilbert ci farei un pensierino” rispose Alaric sorridendo al pensiero.

“Non preoccuparti socio. Terremo solo gli occhi aperti e non faremo niente di inappropriato a meno che… loro non facciano mosse false”

Si guardarono e sorrisero malefici nello stesso istante.

 

Briony stava girando fra la folla quando Elijah le si avvicinò da dietro la schiena, anche se la ragazza sentì subito che era lui. La sua presenza magnetica e il suo odore erano differenti da chiunque altro, come se fosse un individuo estraneo agli altri.

“Ho bisogno di te…”  Le sussurrò Elijah all’orecchio.

Briony arrossì violentemente, continuando ad evitare lo sguardo di Elijah. La schiena venne attraversata da una serie di lunghi brividi quando aveva sentito il respiro freddo del vampiro sulla pelle dell’orecchio.

“Non prendermi in giro..!” esclamò avvampando.

Elijah corrugò la fronte, sorridendole poi malizioso.

“Credo di essermi espresso male… Ho bisogno di un favore.”

“Oh. Che cosa?” Gli chiese lei guardandolo. Per fortuna il rossore nelle guance era svanito.

“Dovresti tenere d’occhio John Gilbert per un po’. L’ultima volta che c’è stata un festa si è portato dietro Isobel e per poco Elena non c’ha rimesso la pelle. Non mi fido di lui e visto che tu lo conosci..”

“Ma perché tutti mi chiedono di controllare la gente?!” chiese infastidita. Prima John le chiedeva di tenere d’occhio Elijah e ora Elijah le chiedeva di tenere d’occhio John.

Prima o poi la testa le sarebbe esplosa.

“Come?” le domandò lui interrogativo, corrugando la fronte.

Briony si imbalsamò davanti alla sua figura statuaria.

“Niente. Comunque ti sbagli, John non nuocerebbe mai a Elena”

“Non puoi negare però che ha sempre un piano anti-vampiro in mente.”

Briony non rispose. In fondo non poteva dargli torto.

“Quindi devo restargli attaccata tutta la sera?”

Lui le sorrise:

“Niente affatto. Solo qualche minuto per capire le sue intenzioni.”

E si avvicinò lentamente al suo orecchio, sussurrandole: “Ti aspetto nel momento del ballo.”

Briony trasalì sentendo la sua voce così vicina e vibrata da uno strano tono basso che lo rendeva ancora più ammaliante.

Un brivido percorse la sua schiena fino a farla tremare. Perché quel vampiro la metteva sempre in soggezione?

Elijah, sorridendo lievemente, se ne andò.

Briony allora respirò profondamente per riprendere il controllo di se stessa, anche se temeva di avere un crollo prima o poi se sarebbe durata così.

Lasciò da parte gli innumerevoli fremiti e andò a cercare l’amico.

 

Briony infatti trovò John in angolo che parlava con un poliziotto.

<< Oh oh >> Pensò sospettosa.

Quando John si accorse della sua presenza ordinò al poliziotto di andarsene, e si rivolse all’amica:

“Non credevo che venissi anche tu.”

Briony gli sorrise nervosa:

“Cosa stai architettando John?”

“Sto solo facendo quello che voi non fate. Mi assicuro che altri vampiri non entrino in questa casa per evitare che succeda come ad Halloween.”

“Oh bravo… e se li soggiogano?”

“Prendono verbena e sono ben addestrati. Vedrai stasera non ci saranno brutte sorprese”

“Lo spero John… per una volta farebbe comodo.”

I due continuarono a parlare, mentre Alaric e Damon li fissavano attentamente…

 

 

Arrivò finalmente il momento del ballo. Tutti si misero in posizione pronti per iniziare: Caroline e Tyler, e Elena e Stefan stavano già ballando mentre Briony era rimasta ferma a osservarli in un angolo.

Ad un tratto le si avvicinò Elijah e le chiese in modo affascinante: “Miss Forbes, vuole concedermi l’onore di questo ballo?”

Briony arrossì e gli sorrise timida, accettando l’invito. Pregò di non inciampare nei suoi stessi piedi mentre si mettevano al centro della sala, ma la presa di Elijah sulla sua mano era così salda che l’avrebbe sostenuta anche durante una caduta da un grattacielo. 

La ragazza sentì gli sguardi fissi su di lei: quelli preoccupati di Caroline, quelli divertiti di Stefan che aveva già capito tutto, e quello di John che stava quasi per venirgli un infarto.

Briony fece finta di niente e appoggiò piano la testa sulla spalla di Elijah mentre cominciarono a ballare in un lento. Il suo squisito profumo le penetrò nelle narici, invadendola fino a farle venire l’acquolina in bocca. Alzò di scatto la testa per riprendere la calma e così incontrò lo sguardo dell’Originario, che si focalizzò di più sui suoi occhi verdi quando si accorse che anche lei lo stava fissando. Non seppe, Briony, quanti battiti perse perché troppo occupata a farsi allacciare da quello sguardo magnetico e lei si sentiva la calamita.

Cercò di seguire la musica e abbassò lo sguardo per sviare lontano l’elettricità. Cambiò poco, perché le palpebre abbassato del vampiro restavano comunque su di lei. Tutti i suoi sensi erano unicamente collegati alla presenza di Elijah e al tocco della sue mani.

Era consapevole della loro pressione come non lo era mai stata con altri ragazzi. Si sentiva leggiadra, come se stesse galleggiando in un mare di pace, e decise di farsi trasportare da quella lenta danza. La testa del vampiro venne poi rivolta dritto davanti a sé, le pelli dei loro colli quasi si sfioravano; la mano di Elijah ricadeva invece in maniera possessiva lungo la schiena di Briony, e qualche volta la accarezzava lievemente con la punta delle dita, cosa che fece andare ancor di più in iperventilazione la ragazza.

“Rilassati.” le sussurrò Elijah a bassa voce all’orecchio.

Briony deglutì nervosamente, e cercò di dirgli: “Comunque John non ha nessun piano diabolico in mente. Ha solo richiesto della sorveglianza per non far entrare i vampiri di Klaus.”

“Hai svolto bene il tuo lavoro” le rispose orgoglioso.

“Ovviamente.”

“Quindi ora non devo più stargli attaccata?” gli domandò poi sovrappensiero.

A nessuno dei due sfuggi l’analogia della situazione e il modo in cui erano attaccati loro due in quel momento. Elijah la osservò a palpebre abbassate, non diminuendo di un centimetro la presa su di lei:

“No direi di no.”

Briony si sentì infuocare un punto del petto per il tono che Elijah aveva usato. Fosse stato per lei sarebbe rimasta rinchiusa tra quelle braccia per sempre: era una sensazione esaltante, protettiva, meravigliosa. Paradisiaca.

Elijah all’improvviso le fece fare una mezza giravolta su stessa e lei sorrise per quel gesto azzardato. Lui la tenne comunque stressa a sé, facendo scontrare la schiena di lei contro il suo petto.

L’Originario tenne le sue forti braccia nel grembo di Briony e lei sentì il suo fiato freddo sul collo. Ogni volta che lui le sfiorava delicatamente la vita con le dita fredde, sembrava che le lasciasse una scia di fuoco all’interno del suo corpo e subito il cuore di Briony accelerava.

Elijah mise il viso nell’incavo del collo di Briony e ad un tratto respirò inebriante il suo profumo; lei tremò avvertendo quel dolce e incandescente contatto. Chiuse gli occhi assaporando quel momento, estasiata.

Se Elijah avesse voluto probabilmente avrebbe potuto trovare la vena pulsante sul suo collo, e morderla senza che lei si ritirasse. Ma invece lui non fece nulla del genere e le labbra si sollevarono contro il suo orecchio. Briony si immobilizzò, in attesa, col cuore a mille. Teneva ancora gli occhi chiusi, come in un sogno eccitante.

Ma poi in uno scatto veloce, Elijah riprese il controllo sulla danza e lasciò andare quella dolce tentazione di cui per un attimo era stato imprigionato, e fece roteare Briony nuovamente.

Ritornarono a ballare normalmente sebbene Briony sentisse il cervello sottosopra, non riuscendo nemmeno a respirare. Per la sua salute mentale avrebbe dovuto allontanarsi da lui ma non ci riusciva… come se fosse dipendente da un’inebriante droga.

“Credo di non piacere a tua sorella.” Le mormorò Elijah ad un tratto.

Briony allora riprese il controllo delle sue emozioni e lo guardò negli occhi divertita, riconnettendosi con la realtà:

“Cosa?”

“Mi sta fulminando letteralmente con gli occhi.” Rispose lui tenendo alto lo sguardo.

“Ma no… pensi sempre male.” Briony rise per smorzare la tensione.

“Ti dico che è così. Forse non le sta bene che io e te siamo così vicini.” mormorò lui sorridendo in un’ironia sottile.

Briony si girò verso la sorella e notò proprio che Elijah aveva ragione.

Caroline non sembrava minimamente contenta e Briony cercò di evitare il suo sguardo di fuoco.

“Davvero strano... di solito piaccio alle sorelle.” rispose lui pensando tra sé e sé.

“Oh e quindi tu dovresti piacere anche a me?” chiese Briony senza neanche pensarci.

“Che vuoi dire?” le domandò serio, scrutandola attentamente.

“Beh hai detto che ti ricordo tua sorella… Gwendolyn.. dunque per te sono una specie di sorella da adottare?” mormorò nervosa.

Era questo quello che pensava?

L’ansia per il silenzio seguente aumentò a dismisura dentro di lei, corrodendola.

Ma poi lui disse:

“Non dire stupidaggini. Tu non sei affatto come una sorella per me” le rispose Elijah senza remore, guardandola profondamente negli occhi.

Briony fu sopraffatta da quell’ondata di sincerità che non mascherava niente, e rimase soggiogata da quello sguardo penetrante, sperando di scorgerci qualcosa; le sembrò di potersi vedere riflessa nel nero dei suoi occhi.

Quel momento però fu interrotto da delle grida frenetiche non molto lontane da loro, e Briony forzatamente si voltò a vedere cosa succedeva.

John e Damon stavano litigando furiosamente.

“I tuoi amici non riescono proprio a godersi una serata in santa pace.” mormorò Elijah continuando a ballare.

Le cose però stavano peggiorando e Briony fu costretta a intervenire.

“Scusami torno subito.” disse sciogliendo a malincuore la stretta di Elijah.

Briony andò dritto verso i due litiganti ed erano intervenuti intanto anche Elena, Stefan e Alaric.

“Che sta succedendo tra te e Damon?” stava urlando John come un ossesso.

“Niente!” si giustificava Elena con occhi sgranati.

“Non mi sembrava niente.” sibilò suo padre con odio.

“John sei paranoico!” Questa volta fu Damon a intervenire con il suo tono ironico.

“Che cosa state combinando?” chiese Briony spazientita andando vicina a John.

“Ecco la tua salvatrice pronta sempre a difenderti!” Esclamò divertito Damon puntandole un dito contro.

Briony lo fulminò con lo sguardo e chiese ancora cosa stesse succedendo.

“C’è ben poco da spiegare… ho beccato mia figlia e Damon in atteggiamenti molto intimi. Ormai mi sono rassegnato all’idea che tu stia con Stefan, ma è un bravo ragazzo e quindi, per quanto la cosa non mi piaccia rispetto la tua scelta… Ma con Damon?” John disse il  nome in tono aspro.

“Mi sa che hai preso un granchio! Elena con il fratello di Stefan?!” Briony si fece una sonora risata.

Ma notando lo sguardo ferito di Stefan, capì che magari non era così assurdo… Briony guardò Elena con occhi spalancati.

“Io e Damon siamo amici e stavamo solo parlando.”

“A me non sembrava. Ti avverto lurido vampiro..” lo minacciò John con astio.

Damon stava per scalpitare e saltare addosso all’uomo, ma Alaric lo trattene.

“Senti John la cosa riguarda solo me, Elena e mio fratello. Non ti intromettere e sebbene le tue belle parole di fiducia, noto che tu non sei ancora dalla nostra parte” sottolineò Stefan arrabbiato.

“Io voglio solo il bene di Elena, che sarebbe mia figlia e minorenne guarda caso.”

Tutti infatti guardarono Elena che si sentiva sotto accusa.

 “Signori credo che dovreste smetterla di dare spettacolo davanti a tutti.” Elijah si era materializzato improvvisamente a fianco di Briony, che lo guardò presa in contropiede.

Non appena Elijah aveva parlato, tutti si irrigidirono: Alaric  intimò John di andarsene e stranamente l’uomo non replicò, e se ne andò lanciando un’occhiata di un odio ben definito a Damon, mentre Elena scappò via piangendo, seguita a ruota dal corvino.

Briony venne da ridere per quella strana situazione ma quando guardò in faccia il povero Stefan, ebbe pena per lui.

Stefan… è la verità?” chiese titubante.

“Ho sempre saputo che Damon fosse innamorato di Elena”

“E ti sta bene??” gli domandò allarmata. Lei non avrebbe mai tollerato una simile situazione con Caroline… sia per se stessa che per la sorella.

“Non posso cambiare i suoi sentimenti! E almeno questo darà Elena protezione in più… Damon vuole proteggerla quanto me.”

Ma… magari vuole qualcosa di più e qualcosa davvero bolle in pentola! Davvero non farai niente?”

“Mi fido di Elena.” rispose lui con sincerità.

Su questo Briony non poteva dire niente. Elena non era certamente il tipo da andare col fratello del proprio fidanzato... senza contare che il fratello fosse Damon!

“Io ho avuto tanti problemi in famiglia tuttavia mai di questo genere per fortuna” disse Elijah pensieroso.

“Ma cosa potrei fare? Ucciderlo?”

“Sarebbe un’idea..” sussurrò Briony fra sé e sé.

“Damon è mio fratello e anche se è scontroso e odioso a volte… non farà mai del male a Elena… o a me. Per cui non farò niente.”

“Se è questo quello che vuoi…

“Ma c’è un’altra cosa che mi preoccupa… John. La sua reazione fa intendere che ancora ci odia”

“Non posso biasimarlo però, cioè se Damon ci provasse con Caroline anche io avrei avuto quella reazione… con tutto il rispetto Stefan eh.” rispose prontamente Briony.

“Questa volta ha ragione lui, John è una mina vagante.” Si intromise Elijah in modo terribilmente serio e con una strana espressione. Quasi minacciosa.

Briony lo guardò titubante visto che non era la prima volta che vedeva quello sguardo, ma non disse niente.

“Adesso devo andare. Scusate” Stefan se ne andò, probabilmente per andare a parlare con Elena.

Rimasero solo Elijah e Briony.

“Le questioni umane… non potrò mai capirle” mormorò poi Elijah guardandosi attorno in maniera assente.

Briony gli sorrise divertita e gli chiese:

“Invece sì. Si tratta sempre e comunque di protezione da parte di John, anche se un  troppo amplificata. Se qualcuno a cui tenessi andasse con un disgraziato pericoloso come Damon, tu cosa faresti?”

Lui scrollò le spalle indifferente:

“La metterei in guardia poi saranno affari suoi se ascoltare il mio suggerimento o no. E i comportamenti di uno come John Gilbert non hanno minimamente a che fare con i miei.” rispose freddo e cominciando a camminare.

Briony lo guardò scettica ma poi lo seguì, cercando di tenere il suo passo elegante:

“Non volevo di certo fare paragoni ma non ti credo comunque. Se tua sorella fosse al posto di Elena anche tu avresti reagito così, per proteggerla e per avvertirla del pericolo. E’ normale.” rispose scherzando, ma ad Elijah non fece piacere la sua risposta, infatti si girò fulmineo verso di lei.

“Tu non sai niente.” rispose glaciale, come per farle pentire di aver affrontato quel delicato discorso sulla sua famiglia che lui odiava sempre affrontare.

Briony allora lo guardò sorpresa e dispiaciuta. Non pensava di averlo offeso… ma d’altronde capire cosa albergasse veramente nell’animo corazzato dell’Originario era un mistero per lei, che magari non avrebbe mai risolto...

Elijah capendo di aver sbagliato il tono, la guardò in maniera più gentile e le prese la mano.

“Torniamo dagli altri?” chiese con voce neutra, liquidando la questione.

Il ballo però ormai era finito.

“Sì è meglio… parlare di sentimenti non conviene con te." replicò Briony delusa e sviando lo sguardo per non farglielo notare.

Elijah fece un silenzioso sospiro, anche lui sviò lo sguardo. Vicini all'apparenza ma lontani con la mente. Incredibile come fossero cambiate le cose dal ballo.. era tutto magico e perfetto.. ma bastava un niente e la muraglia tra i loro mondi diversi si innalzava sempre, dividendoli. Il cuore di Briony ebbe una frattura per quella triste certezza.

Elijah le lasciò andare la mano con finta indifferenza: "Non c'è bisogno di metterla sul personale. Ero solo contrariato sulle tue parole, mi dispiace se alla fine posso averti offesa. E' abbastanza ora?”

Quel distacco le fece male più di quanto pensasse. Se Elijah credeva sul serio di avere a che fare con una stupida sciocca che poteva metterla al suo posto con qualche parolina, si sbagliava di grosso.

"Certo è abbastanza. In fondo non è successo niente. Non preoccuparti, il tuo onore è ancora intatto." replicò freddissima come non era mai stata e voltandogli le spalle nell'andarsene.

Non gli interessava se lo aveva ferito perchè lui moltissime volte lo aveva fatto con lei. Per una volta le carte dovevano mischiarsi. Ma Briony nonostante l'orgoglio apparente si sentì una sciocca comunque. Perchè si sentì male per quella lontananza, voleva ritornare da lui e confessargli ciò che veramente provava.. ma sarebbe stato l'ennesimo colpo di boia.

Ebbe però l'impressione che lo sguardo di Elijah, che non si era mai sposato dalla sua schiena, fosse stato pervaso da un velo profondo di tristezza e rimorso.

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La serata finì verso mezzanotte, e Caroline chiese a Briony se poteva restare a dormire da lei.

Briony notò che la sorella minore aveva qualcosa che non andava e acconsentì.

Prima andò ad avvertire Elijah che la stava aspettando accanto alla limousine; semplice cortesia visto che entrambi i loro sguardi nell'incontro erano stati distanti. Ma Elijah in profondità sembrò quasi deluso che la ragazza non tornasse a casa con lui, sebbene disse freddamente che non c’era alcun problema.

Briony notò che sotto quella facciata, Elijah era preoccupato per qualcosa e ne fu dispiaciuta per quello che riuscì a intendere perché forse dipendeva da lei. Fu sul punto di pentirsi di quella scelta ma un ultimo orgoglio le impediva di fare la prima mossa e pensò anche che potevano benissimo parlarne il giorno dopo.

Niente che non si potesse rimandare.

 

Briony aveva il sospetto che Caroline volesse parlare di lei e Elijah, ma per fortuna voleva solo confidarsi con lei perché quella sera aveva litigato con Tyler.

<< I soliti litigi fra fidanzatini >> Pensò Briony divertita ma passò la notte a chiacchierare lo stesso con lei, anche se la sua mente era rivolta sempre e comunque a Elijah.

All’eccitazione quando lei aveva sentito il suo fiato freddo sul collo… In un momento di assoluta follia avrebbe voluto che lui le penetrasse il collo con i denti e bevesse il suo sangue. C’era qualcosa di tremendamente eccitante nel pensiero di sentire il fluire del proprio sangue nella bocca di quel vampiro dalla bellezza magnetica e di ghiaccio.

Briony scosse nervosamente la testa, considerando quell’idea totalmente folle e malsana.

Ritornò con la mente anche alla loro ultima disputa... aveva reagito così perchè non voleva far affondare il suo cuore nel mare della delusione, come era già successo altre volte. La sensazione di non poter mai leggere la mente di Eljah  anticipare le sue mosse la limitava perchè si sentiva doppiamente insicura. Non sapeva se doveva osare o meno.. se correre il rischio...

Come nei libri, lasciò che la notte facesse da consigliera.

 

Il giorno dopo Briony tornò a casa alle 2 di pomeriggio e trovò in cucina un biglietto. Di Elijah.

Briony lo lesse velocemente.

Diceva che i fratelli Salvatore ne avevano abbastanza delle scenate di John e volevano prendere dei provvedimenti.  Elijah era d’accordo pienamente ma Elena aveva chiesto di non fare del male al padre; così nella lettera Elijah le chiedeva di parlare con John, così magari lui le avrebbe dato ascolto e non si sarebbe MAI più intromesso.

Il vampiro le dava anche uno specie di ultimatum: lei non poteva stare sia dalla loro parte e sia dalla parte di John. Doveva fare una scelta.

Elijah sarebbe tornato verso le 4 a casa e se lui l’avrebbe trovata in casa, quello era un segnale per fargli intendere che lei stava dalla LORO parte senza sotterfugi.. se lei non fosse venuta, lui avrebbe capito…

 Briony rilesse la lettera una seconda volta e si sedette nervosa, col cuore a mille.

<< Merda Merda. >>

Senza pensarci, prese la giacca e andrò dritta verso casa Gilbert.

 

In dieci minuti arrivò a casa di John e entrò velocemente.

“John devo parlarti.”

“Se è per quello che è successo ieri..” cominciò lui già spazientito.

“No, cioè in parte! Senti non puoi continuare a fare le tue scenate continue con i Salvatore, non va per niente bene anche se avevi ragione.”

“Quindi?” le chiese lui serio.

“Quindi devi smetterla. Damon e Stefan ne hanno parlato e hanno fatto capire chiaramente che non ti sopporteranno più.”

“Cos’è una minaccia?”

“Più o meno.” Rispose lei titubante, attorcigliandosi le mani.

“Io faccio quello che mi pare. Se a loro non sta bene, amen.”

“John ti prego ascoltami, quelli non scherzano ed è meglio se ti fai da parte.”

“Elena è mia figlia e devo proteggerla…

“Lo so lo so, ma ci penseremo noi tranquillo” gli disse Briony mettendogli una mano sulla spalla per convincerlo.

“Noi? Quindi anche tu sei dalla loro parte??”

Lei abbassò lo sguardo, in modo colpevole:

“E’ meglio così John.”

“Lo fai per lui vero??” le urlò arrabbiato, riferendosi ovviamente ad Elijah.

Briony comunque fece finta di niente:

“Faccio quello che è giusto. E lo dico per il tuo bene, non fare più cazzate!”

“Ti prego Briony. Non abbandonarmi proprio ora. Non posso lasciare Elena nelle mani di Damon!” A fine frase John ringhiò.

“Ma non c’è solo Damon… ci sono anche io a proteggerla.” Gli disse Briony convinta.

“Quindi non sei più mia amica? Non farti friggere il cervello a tal punto, Briony.”

“E chi ha detto questo?” replicò lei non badando all’ultima frase per il quieto vivere.

“Non puoi stare da entrambe le parti… ma noi due dovevamo essere alleati in questa storia!”

“No John no…” Briony scuoteva la testa, sentendosi di fronte a un bivio che non avrebbe mai voluto intraprendere.

John sbuffò spazientito, portandosi le mani al viso poi la fissò:

“Ok senti ti lascio un’ora per pensare. Se tu  tornerai qui e mi dirai che sei ancora con me… troveremo un altro modo per proteggere Elena… affronteremo questa disastrosa situazione come avevamo già stabilito e sai benissimo che è la cosa giusta.”

John rimase serio a guardarla, ma vedendo che Briony non replicava se ne andò in camera sua.

Lei intanto lo fissava titubante mentre saliva le scale.

Cosa avrebbe dovuto fare?

Salì in macchina tremando dall’ansia… scegliere l’amicizia o l’amore era terribilmente doloroso e difficile.

Perché era così.

Lei si era innamorata di Elijah, era inutile negarlo. Anche se era un vampiro… anche se stava per correre il pericolo di affogare in quel mare di delusione... non le importava più perché il suo cuore ormai si era offerto totalmente a lui.

Avrebbe potuto mettere la vita nelle sue mani senza rimorsi.

Non riusciva a pensare ad altro. Se non alla sua voce, al suo sguardo ipnotico, al magnetismo della sua personalità. Non desiderava nient’altro, e l'orgoglio e le sue difese di sopravvivenza non potevano farci niente.

Si vergognò per quello che stava pensando, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Troppo impossibile ignorare quel sentimento che era sbocciato, senza premeditazioni o manipolazioni.

Non sarebbe mai riuscita a staccarsene, come se Elijah fosse diventato una droga dalla quale era impossibile disintossicarsi, anche se magari l’avrebbe portata inconsciamente in un oblio oscuro e senza fine.

Pensava però che John era il suo unico amico e le era stato vicino quando era stata attaccata da Ivan… razionalmente poteva anche essere più affidabile, perché l’amico non l’avrebbe mai condotta verso una strada che non era consigliabile di seguire o che la vedeva pericolosa per il suo equilibrio mentale e per il suo cuore fin troppo debole.

Briony si mise la testa fra le mani, pensando cosa fosse giusto fare.

Ma a volte per rendere felice il nostro cuore, non è essenziale una scelta propriamente morale… basta capire cosa si vuole veramente, che cosa sei disposto a rinunciare…

 

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Intanto il tempo passava inesorabilmente.

All’improvviso John sentì suonare il campanello e speranzoso andò ad aprire…

 

Erano le 4.

Elijah era a casa ad attendere Briony.

Si chiese perché era così ansioso nonostante l’apparenza distaccata.. Perché voleva con tutto se stesso che lei tornasse?

Aveva abbassato le difese senza neanche accorgersene, le stava permettendo di far parte della sua vita anche se aveva sempre tracciato dei confini precauzionali per tenere lontano chiunque.

Ma adesso stava per oltrepassare una linea di non ritorno, schiacciando lui stesso ciò che abilmente aveva costruito per secoli e secoli.

Doveva permetterlo? Far risalire le vecchie ferite, nonostante ciò che c’era in ballo? Nonostante quello che lui era e che sarebbe sempre rimasto? Lui non aveva la benché minima intenzione di cambiare: aveva sempre passato la sua vita in solitudine senza mostrare dei sentimenti, o legarsi a qualcuno, e gli era sempre andato bene così.

Non desiderava nient’altro per la sua vita immortale.

Ma era davvero così? Qualcuno avrebbe potuto schiacciare la sua armatura di freddezza e cinismo, facendo intravedere che in lui non c’era solo un dilagante onore ma anche altri, profondissimi, sentimenti. E lei lo stava appunto facendo.

Elijah appoggiò la schiena alla parete del salotto, e aspettò che la porta si aprisse.

Era la prima volta che desiderava ardentemente qualcosa, dopo così tanto tempo. Come se sentisse qualcosa di vivo dentro di sé, e non qualcosa di morto come aveva sempre pensato e fatto credere agli altri.

Ma prima o poi arriva il momento in cui le maschere e le difese cadono… arriva per ogni uomo. E Elijah prima di essere un Originario freddo, un Antico, era stato un uomo.. era umano, più di tutti i suoi fratelli. Con un cuore che non riusciva più a rimanere rinchiuso in un gabbia dalle inferriate così strette da non far attraversare nemmeno un raggio di luce.

“Rischiare certe volte fa rinascere laddove non farlo ti svuota."

 

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Quando John aprì purtroppo per lui non c’era Briony.

Era Jenna, che aveva perso le chiavi, per quello aveva suonato.

Lei entrò fissandolo arrabbiata e infuriata.

Ormai John era solo.

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Briony tornò a casa qualche minuto dopo.

Elijah alzò il viso e la guardò sinceramente meravigliato, mentre lei camminava verso di lui.

“Sei venuta.” mormorò Elijah fissandola ammaliato, e scostando le spalle dalla parete.

Lei ricambiò lo sguardo.

Dal tono con cui lui aveva parlato sembrava…felice. Come non lo aveva mai visto.

Infatti lui le stava sorridendo in un modo che poteva benissimo apparire umano, come se gli avesse scatenato qualcosa di sconosciuto, di vivo.

Deglutì ansiosa.

“Scusami il ritardo… c’era traffico.” rispose lei mettendo via il giubbotto.

Elijah le si avvicinò, fissandola accuratamente.

“Hai parlato con John?”

Sì… spero che faccia come gli ho detto ma ho la vaga sensazione che non si farà più sentire per un po’.”

“Meglio così.” Mormorò Elijah semplicemente tenendo un’espressione sciolta.

Lei si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo.

Il vampiro la analizzò attentamente.

“Grazie Briony. So che ti è costato molto.” rispose sincero.

Lei allora sollevò lo sguardo, incrociando quello del vampiro. Nella lettera lui parlava al plurale, riferendosi se stare dalla parte di John o se stare dalla “loro” parte cioè quella di Damon e company. Ma inconsciamente lei pensò che mentre lui scriveva quella lettera, parlasse unicamente per se stesso.

Come se Elijah le stesse chiedendo di stare al suo fianco. Di accompagnarlo nella sua tetra e vuota immortalità, sopportando il bene e il male insieme.

Briony avvampò per quel pensiero anche perché sapeva che il vampiro non sentiva ciò che sentiva lei, quindi si autodefinì una stupida.

Sospirò:

“John è mio amico sì, ma questo non vuol dire che non devo fargli capire che sta sbagliando. Spero, anzi credo di aver fatto la scelta migliore per me.” rispose timidamente.

Elijah la guardò serio negli occhi. Un senso di ammirazione si pervase all’interno del suo sguardo, rendendolo più limpido e sciogliendo un po’ la freddezza che l’aveva sempre velato. Lei ne rimase abbagliata ma lottò contro tutte le forze del suo cuore per far finta di nulla.

Le parole furono però più veloci del cervello: "Alla fine ho fatto la mia scelta. E non me ne pento affatto."

I loro occhi si incatenarono, anche a lunga distanza. Sembravano legarsi da una scia di elettricità, e lei ne rimase talmente succube da restare immobile senza mai smettere di fissarlo.

Ad un tratto lui si fece più vicino a lei, tenendo sempre gli sguardi legati. Briony sentiva il fruscio della sua camicia quando lui si muoveva e rimase ancora immobile, indecisa su cosa fare.

Avrebbe tanto voluto toccarlo…  ma tenendo a freno gli impulsi, lo guardava soltanto di sottecchi..  Elijah le si mise quasi a fianco, i suoi passi erano stati così leggeri da non sentirli neanche. Teneva lo sguardo basso su di lei, come a prepararsi a dirle qualcosa.

Briony sentiva il fiato mozzo quando si voltò completamente verso di lui; erano più vicini di quanto si aspettasse.

“Non nego che volevo sul serio che tu oltrepassassi quella porta. Anche a qualsiasi orario.”

Quella dichiarazione detta in maniera così profonda valse come un salto del cuore dritto in gola. Quasi ne sentì il rimbalzo per l’emozione.

“Perché?” domandò con un fil di voce ma Elijah non rispose affatto. O meglio non parlò a parole. Perché nel tempo di un battito, lui la attirò a sé – prendendole la nuca con la mano - e la baciò.

Briony sentì come se fosse scoppiata una miccia non appena le loro labbra si scontrarono. Non riuscendo a trattenersi mise una mano sul colletto del vampiro, inarcandosi contro di lui. Inizialmente le labbra del vampiro si adagiarono delicate sulle sue ma si fecero più decise e premette la bocca su quella di lei in un bacio più sicuro.

Briony non voleva rimanerne tramortita ma sentiva un pizzicore allo stomaco, come se temesse un altro suo rifiuto, che lui si sarebbe fermato come l’altra volta. Sentendola a disagio, Elijah sciolse il bacio rimanendo comunque vicinissimo a lei. Briony sentiva il suo respiro delizioso sulla bocca, le sue dita sottili disegnarle il viso. Si sentì deliziata come se avesse miele sul palato

“Perché?”

Elijah sorrise lievemente, l’altra mano scese sul suo fianco. “Davvero ora non lo immagini?”

Riformulò la domanda, sempre col poco fiato che le era rimasto:

Perchè ti sei fermato?”

Elijah allora la fissò negli occhi, con una profondità tale da rendere ben evidente la sua bramosia fino a ora nascosta. Briony se ne sentì preda, totalmente ammaliata.

Quando Elijah si fiondò di nuovo sulle sue labbra, con maggior prepotenza e stringendola di più a sé per la schiena, lei non ebbe più dubbi e ricambiò il bacio come se avesse paura di affogare se non l’avesse fatto.

Elijah le schiuse le labbra con le sue, facendole entrare dentro il suo respiro stranamente caldo e rimasero entrambi aggrappati a quel momento sublime, di perfetta alchimia.

Briony ebbe sul serio difficoltà a mantenere calmo il suo cuore impazzito, la mente completamente sovrastata e quando Elijah inchiodò di nuovo le labbra alle sue, lei gli si aggrappò saldamente alle spalle per prolungare il bacio il più a lungo possibile, quel momento che aveva atteso con ogni cellula da troppo tempo.

Le mani di lui la stringevano gentilmente e con rispetto, come se fosse davvero un uomo d’altri tempi, ma le sue labbra invece erano molto più avide e fameliche, quasi volesse raccogliere ogni granello del respiro di Briony.

Elijah lasciò poi le sue labbra e scese a distribuirle diversi baci sul collo.

Briony in preda alla passione gli raccolse la testa fra le mani, baciandogli i capelli e tutto ciò che trovava, inclinando la schiena verso di lui per sentirlo più vicino. Quando sentì un braccio di Elijah salirle su in alto per la schiena, continuando a stuzzicarla audacemente il collo, Briony alzò gli occhi trepidanti al cielo.

Non riusciva più a respirare. Le mani erano attaccate ai capelli dell’uomo e il sangue stava ribollendo nelle vene, mentre lui continuava a lasciarle una scia torturante di baci sul collo, sempre tenendola stretta a sé.

Lei restò un attimo immobile perché era conscia del pericolo che stava correndo, anche se la testa le girava per via di tutta quella passione e vibrazione che le stava percorrendo in tutto il corpo. E anche perché dopotutto si fidava ciecamente di quel vampiro onorevole.

Elijah rimase ancora un po’ incatenato al suo collo ma poi alzò lentamente il viso, come a imporle un’ulteriore trepidazione.

La guardò con degli occhi pieni di desiderio, chissà se per il suo sangue o per qualcos’altro, e delicatamente la baciò ancora sulle labbra, schiudendole appena e respirando il suo dolce profumo che era simile ad un aroma.

Briony sentì la mente sottosopra e abbassò mollemente lo sguardo, osando a malapena respirare, e appoggiò la fronte sul suo petto. Era completamente sovrastata, come se non solo lei avesse scatenato in Elijah emozioni che gli erano completamente sconosciute.

Il cuore della ragazza era così intensamente attratto da lui, e si era ormai rassegnata all’inevitabile risultato della loro vicinanza, alla necessità di amarlo, ma non aveva previsto questo. Si ricordò un momento passato – forse non tanto passato come credeva, un metà fra il tempo in cui i due erano sfuggenti e restii l’un contro l’altro e in cui cominciavano a conoscersi meglio. – Lei stava scendendo le scale in una semplice vestaglia dopo il risveglio, aveva un braccio in alto sopra la massa raccolta dei capelli, mostrando così la delicatezza della linea del suo corpo, della sua pelle che traspariva al di sopra della vestaglia. Aveva il viso arrossato per il sonno, le palpebre abbassate.

La sua andatura, tutta la sua figura, trapelava un’esuberanza che nella sua semplicità era singolare. Elijah stava passando di lì per caso e non aveva potuto non notare dei passi per le scale: aveva quindi alzato automaticamente lo sguardo verso l’alto, incrociando così la giovane. Gli occhi di Briony aveva luccicato attraverso la velata pesantezza, prima che il resto del corpo si fosse liberato completamente dal sonno, e si accorsero della presenza del vampiro.

Lei allora si era bloccata, rendendosi solo ora conto della situazione. Nonostante la sua pacatezza e fermezza di controllo, Elijah le aveva donato un fugace sorriso:

“Non fate caso a me, devo averle ripetuto più volte del dovere che non intendo sfiorarla.” Aveva detto tranquillo ma vero, sviando lontano lo sguardo. Lei allora si era riscossa, andando da lui senza trapelare alcun timore. Sentendo il rumore dei suoi piedi nudi, Elijah si era voltato verso di lei, scettico. Lei era apparsa la normalità fatta a persona, ma con luccichio di malizia negli occhi verdi: “Non dovevamo darci del tu? Se ho accettato, vuol dire che non ho una così cattiva confidenza su di te.”

Elijah aveva alzato il sopracciglio, rimanendo nella sua aurea di calma. Nonostante le sue allusioni, Briony avrebbe sempre e comunque pensato che una sorta di nobiltà albergava in quel vampiro, strana ma efficace, e quindi il timore per la propria pelle sarebbe automaticamente un po’ diminuito.

Il vampiro aveva preso da uno scaffale dietro di lui un lungo paletto appuntito, facendolo roteare sul palmo come un allenamento: “Le apparenze ingannano sempre. Con questo.” Disse indicando il paletto. “potrei senza fatica eliminare un esercito di vampiri.”

Briony non ebbe saputo se Elijah aveva parlato per essere davvero sincero su tutto, anche sulla sua vera natura, magari per avvertirla di non farsi illusioni sulla sua bontà d’animo e che doveva comunque instaurare una distanza di sicurezza. Però non si era fatta trarre in inganno. “Wow, ti piace essere plateale. Bel lavoro.” Aveva detto tirandosi una spallina della vestaglia.

Elijah comunque aveva continuato a non far caso al suo abbigliamento, un gran gentiluomo.

“Mi meraviglierebbe se tu dicessi così di fronte a un simile spettacolo.”

L’eleganza del vampiro talvolta era stata così inquietante da abbagliarla. Ogni alito del respiro, ogni flusso del sangue, ogni pulsazione del corpo in sua presenza era un bisbiglio attraente che la distoglieva dai suoi scrupoli di attaccarsi a un vampiro, un essere non umano.

Ritornando alla sua domanda, Briony aveva pensato che sicuramente in una situazione simile avrebbe balbettato qualche frase che proclamava la civiltà e la calma, ma in quel momento aveva dato libero sfogo a un altro lato di sé: “Sicuramente la paura mi salirebbe in cima ai capelli, ma finito tutto mi metterei ad applaudire come elogio.”

Elijah allora aveva cambiato espressione, forse non aspettandoselo. Davvero le apparenze ingannano e un’espressione così meravigliosamente compiaciuta Briony in pochi l’aveva vista così fottutamente attraente. Il vampiro aveva poi fatto una smorfia con la bocca, e poi le aveva offerto il paletto. “Tieni.”

“Vuoi incitarmi a pugnalarti come pratica?” aveva chiesto lei adorabilmente dubbiosa.

“Spero proprio non ti verrà in mente. Tranquilla, è solo una precauzione. Non sono l’unico vampiro della città e quindi è cosa saggia premunirsi di armi.” Aveva risposto lui tranquillamente.

Non aspettandoselo, Briony lo avevo preso in mano senza pensarci. Era stato strano come il tempo si racchiudesse per lei in due figure – una umana, l’altro vampiro, proprio l’estremo opposto – e una parte portava l’arma che poteva uccidere l’altro.

“Se non ti sapessi tanto gentiluomo, direi che la tua esclamazione non è delle più lusinghiere. Davvero credi che abbia bisogno di un paletto per difendermi?” lo aveva provocato lei d’istinto, fissandolo negli occhi. Briony era stata perennemente coscia del suo abbigliamento, di come la pelle veniva solleticata, ma il vampiro pareva il contrario. Il suo sguardo era sempre stato su quello di lei, non si era mai abbassato. E forse così era anche peggio, perché Briony ebbe dovuto sostenere quegli occhi neri in cui c’era il rischio di caderci dentro senza un lamento.

Elijah infatti era rimasto in silenzio a guardarla, con un’espressione che lei non ebbe saputo decifrare. Una parte di sé aveva desiderato ardentemente la capitolazione che pure temeva, e allora Briony aveva optato per la scelta più saggia: ovvero porre fine alla conversazione: “Comunque lo tengo, non rifiuto mai i doni. Spero tuttavia non te ne pentirai.” Aveva detto ironica andandosene via di lì, come se fuggire avesse potuto allontanare da lei quella sensazione che aveva riportato dentro di sé.

Aveva però sentito lo sguardo di lui sulla sua schiena, fino a quando non ebbe voltato in un’altra stanza. Entrambi erano stati consci che avrebbe dovuto mantenere un aspetto pratico in tutta quella situazione, un aspetto ragionevolmente pratico. Ma quel qualcosa che poi sarebbe nato tra loro si sarebbe basato su un’inclinazione molto più tenace, intensa e irresistibile di tutto l’intero mucchio dei doveri pratici.

Un velo si sarebbe scostato tra i loro mondi diversi, lo spazio delle loro prospettive avrebbe avuto un nuovo orizzonte… chissà se per breve o per lungo tempo.

Briony in quel momento si riscosse, ritornando alla realtà. Effettivamente davvero il cuore aveva anticipato il giudizio, per lei.

Sembrava passato un secolo ma invece erano passati pochi secondi: era piacevole stare tra le braccia di Elijah, più di quanto avrebbe immaginato; l'odore del vampiro la fece rilassare, ma c’era ancora una cosa che doveva confessargli.

“Elijah?” sussurrò il suo nome a bassa voce, socchiudendo gli occhi.

“Si?” le rispose lui con voce roca, mentre le accarezzava i capelli.

La ragazza non rispose subito perché era titubante se dirglielo o no, ma facendosi coraggio gli mormorò contro il suo petto:

“Ti amo Elijah.” disse con tutto l’amore che aveva in corpo. Finalmente lo aveva detto.

Non ricevendo risposta, Briony si spaventò pensando che avesse fatto male a dirglielo, ma lui ad un tratto le fece alzare il viso, cosicché potessero guardarsi.

Elijah la stava fissando con occhi seri e malinconici, gli stessi di quando lui le aveva confidato che non credeva nell’amore.

Era ancora così? Il suo animo era stato irrimediabilmente corrotto dalle ferite del passato a tal punto da non permettergli di amare più?

Briony deglutì ansiosa, riuscendo a malapena a sostenere quello sguardo.

Ma poi lui le sorrise, accarezzandole la testa. Quel sorriso pieno di dolcezza, nostalgia e tristezza sembrò aver varcato dentro la sua stessa corazza, e piano piano Briony la sentì sgretolare fra le sue mani.

Bastò quel sorriso per farla sentire al sicuro, almeno per ora, e lui poi le baciò delicatamente la fronte.

Con un sospiro lei lo abbracciò forte, come se avesse paura che qualcuno glielo portasse via da un momento all’altro.

Nessuno dei due disse più niente, ma ormai non c’erano più parole per descrivere quel momento che solo loro potevano condividere…

Briony sentì che quel vampiro le stava cambiando la vita in una maniera che non avrebbe mai immaginato.

 

FINE CAPITOLO!

Vi avverto la vostra felicità per il 2 bacio durerà poco! Muahahah nel prossimo capitolo ci saranno altri guai e altri litigi e tanto altro..!!

Spero vi sia piaciuto! E ringrazio come sempre chi legge la mia storia ^^ Spero di ricevere dei vostri commenti :D

 

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Capitolo 17
*** Il litigio ***


17 CAPITOLO

 

 

Di solito non riuscir a dormire alla notte le metteva soltanto cattivo umore e agitazione.

Ma Briony anche se non dormiva, si sentiva bene… in pace. Le veniva da ridere anche se non c’erano motivi. O meglio ce ne erano eccome: ripensava al bacio mozzafiato che Elijah le aveva dato, quando lei gli aveva detto che lo amava e lui gli aveva sorriso con quegli occhi così malinconici e dolci.

Non riusciva a non pensare ad altro se non alle emozioni indescrivibili che le aveva suscitato.

Anche se lui non gli aveva risposto quando lei gli aveva detto “Ti amo”, Briony sapeva lo stesso che una parte del suo cuore, che era sicura che ci fosse ancora dopo tutti quei secoli passati nell’ombra, voleva bene inconsapevolmente a quella strana ragazza. Lo leggeva nei suoi occhi, nel suo sorriso affascinante e nel tono della sua voce profonda.

Lui si era lasciato andare con lei, aveva abbassato le sue difese solo con lei e non le aveva mai fatto del male, anche se le occasioni non gli erano mancate… Non era forse abbastanza questo? Che lui tenesse di più alla sua vita invece che tentare di toglierla, come un normale vampiro avrebbe fatto?

In quel momento Briony si sentì la donna più felice sulla faccia della terra.

Sorridendo, affondò la testa sul cuscino e si addormentò.

 

 

Briony si svegliò sentendo dei rumori provenire dalla cucina.

Sicuramente era Elijah che preparava il suo solito thè… si immobilizzò nel letto come una stupida.

Avrebbe tanto voluto scendere per vederlo ma era anche super imbarazzata.

Cosa avrebbe dovuto dirgli? Cosa avrebbe dovuto fare?

Beh stare nascosta in camera non era sicuramente la soluzione.

Dopo aver indossato una vestaglia scese giù in cucina.

Trovò Elijah in piedi che stava preparando ovviamente il thè. Le dava le spalle ma sicuramente aveva sentito la sua presenza entrare.

Briony si sedette alla tavola e mormorò un buongiorno.

Elijah si voltò verso di lei, e sorridendole disse: “Buongiorno. Spero tu abbia dormito bene.”

“Benissimo” mentì sorridendogli.

Elijah le porse gentilmente una tazzina di thè caldo e lei ringraziandolo incominciò a berlo.

Era sceso un silenzio imbarazzante: lei si contorceva le mani ansiosa perché non sapeva cosa dirgli, e lui era immobile che faceva finta di niente. Sembrava una statua divina.

“E’ tornata Jenna ieri pomeriggio. Le ho chiesto di vederci a casa sua, così avresti potuto vederla anche tu. So che ci tenevi.” disse all’improvviso Elijah.

Lei lo guardò sorpresa. “Non mi aspettavo che sarebbe tornata così presto. E’ un po’ triste però doverle nascondere l’ennesima realtà segreta che è venuta a crearsi.” Mormorò senza neanche pensarci mentre lo sguardo vagava per la stanza.

Elijah le donò per un attimo uno strano sguardo poi tornò a guardare un punto indefinito davanti a sé. “I segreti nuocciono qualsiasi fiducia ma a volte sono necessari. Uno strano bisogno reciproco di proteggersi. Anche se io, da parte mia, non li ho mai tollerati.” Disse misterioso senza darle modo di scavare nei suoi pensieri corazzati.

L’Originario mise poi via la tazzina con un sorriso fascinoso: “E quindi le farai intendere questa nuova realtà che è venuta a crearsi?” domandò di nuovo misteriosamente, senza però fissarla. L’ennesima maniera per metterla in soggezione perché sembrava che fosse andata lei dritto dritto nella sua trappola mentre lui non poteva far altro che stringerla a sé nella sua morsa predatrice.

Briony però allontanò quei pensieri stupidi dalla mente perché in fondo Elijah non l’aveva mai costretta a fare niente che non volesse. Ritornando alla sua domanda, si fece anche lei misteriosa con un pizzico di malizia.

“E quale sarebbe la realtà?” ridomandò per attirare l’attenzione del vampiro.

Questi infatti alzò lo sguardo su di lei, ma non fece trapelare nulla dell’emozione che si dovrebbe provare in certi casi. Lei si sentiva di provare tutto, ogni cosa, mentre lui il chiaro opposto. Forse era questo che più l’attraeva, anche se doveva sentire la delusione attorcigliarle lo stomaco.

Il sorriso che poi Elijah le rivolse la fece sussultare, suo malgrado:

“Devo spiegartelo?” richiese lui, più misterioso che mai, senza lasciarsi troppo andare.

Briony lo guardò fisso negli occhi, in quei pozzi neri in cui era facilissimo annegare, mentre l’aria non circolava come doveva nel suo organismo. Cercò di trovare una risposta a tono, o di continuare quel sortilegio visivo, quando però la suoneria del cellulare la colse di sorpresa.

Salvata dal cellulare, si direbbe.

Briony guardò il display. Era un messaggio di Jenna in cui le chiedeva di vedersi a casa sua. La ragazza quindi prese la palla al balzo per vedere l’amica, e anche per uscire da quell’atmosfera vibrante che era andata a crearsi. In un certo senso le pareva di soffocare.

“E’ Jenna. Devo passare da lei.” Disse con finta noncuranza.

Elijah accolse senza remore e con indifferenza  il cambio di argomento. Come sempre.

 “Ha detto che ci saremmo visti questa sera, a cena.”

“Sì ma con te. Prima dobbiamo conversare da donna a donna.” Rispose Briony ilare andandogli vicino.

Lui le sorrise e si avvicinò lentamente al suo viso, continuando a fissarla profondamente negli occhi. Briony deglutì ansiosa guardandolo con le guance in fiamme.

Ad un tratto Elijah si avvicinò troppo pericolosamente, appoggiando la tazzina nel lavello dietro di lei e sfiorandole così il braccio.

Quel contatto, anche se flebile, le scatenò una tempesta dentro.

Lui non smetteva di guardarla in un modo che la metteva terribilmente in soggezione; e con le loro labbra lontane solamente di qualche centimetro, Elijah le sussurrò a bassa voce:

“Allora ti lascerò andare.”

Briony sentì il suo respiro delizioso sul viso e abbassò lievemente le palpebre, assaporando quella sensazione e il suono della sua dolce minaccia.

Elijah le sorrise e la lasciò andare, camminando a passi indietro. Ormai la sua presa ipnotica era finita ma Briony era ancora un po’ intontita. Come al solito.

Gli disse che sarebbe tornata presto e come risposta ricevette il solito sorriso affascinante di Elijah, ma quella volta il suo cuore galoppò ancor di più dentro il petto.

 L’atmosfera vibrante attorno a lei non cessò di esistere anche dopo essere uscita dalla stanza.

 

Briony credeva che avrebbe visto delle padelle volare in casa Gilbert dopo l’arrivo di Jenna, ma notò che c’era un silenzio tombale. Forse troppo silenzio.

Bussò alla porta e le aprì subito Jenna. Non era cambiata minimamente anzi forse il tour al campus le aveva fatto bene, infatti la vedeva più serena.

“Ciao Jenna. Appena letto il tuo messaggio e sono venuta, come vedi.”

“Grazie.. sono tornata ieri…” rispose lei in un tono stranamente serio.

Briony sospirò bonariamente:

“Come stai?”

“Sto cercando di superare la rabbia e la delusione che ho provato. Rick mi ha chiesto di dargli una seconda possibilità…

Briony aggrottò la fronte:

“Gliela darai?”

“Non lo so Briony… sono ancora ferita per tutte le bugie che mi ha raccontato”

“Posso entrare? Così parliamo meglio”

Jenna acconsentì e la fece entrare.

“Non voglio difenderlo Jenna, ma se ti ha taciuto la verità… è stato solo per proteggerti…  per evitare un dolore che ti avrebbe sicuramente travolta. Non lo sto giustificando per averti mentito per tutto questo tempo… ma mettiti nei suoi panni. Se tu dovessi mantenere un segreto pericoloso… che se svelato farebbe soltanto soffrire le persone che ami… tu cosa faresti?”

Jenna la fissò pensandoci per qualche minuto. Alla fine le sorrise

“Va bene Briony, la tua terapia ha funzionato. Dirò a Alaric di vederci stasera…

“Stasera? Ma dobbiamo venire anche io e Elijah.”

“Non ti dispiace vero? E da quando voi due fate coppia fissa?” domandò lei improvvisamente curiosa.

“Non facciamo coppia fissa!” urlò Briony.

“E perché stai arrossendo come un peperone?” le chiese lei con un sorriso malizioso.

“Jenna!” Briony cercò di evitare l’argomento ma ormai l’amica aveva colto nel segno.

“Quanto ti piace?”

“Cosa intendi per “quanto” ?”

“Oddio allora è una cosa seria…

“Non siamo fidanzati Jenna. Quindi evita commentini piccanti ti prego.” Mormorò Briony agitata.

“Va bene va bene! Ma dimmi tutti i dettagli… sono stata via troppo a lungo!”

Briony la guardò facendosi seria. Parlare di Elijah? Senza dire che era vampiro e tutto il resto? Inventarsi un’altra storia avrebbe comportato solo altre bugie…Jenna non se lo meritava.

“Mi dispiace… non posso dirtelo”

“Un altro dei segreti? Non ti fidi di me?” le chiese l’amica guardandola dispiaciuta.

“Non è colpa tua Jenna… ci sono tante cose che dovresti sapere.. ma non posso dirtele.  Non io. Ti prego di pazientare ancora… e ti supplico Jenna, stai attenta d’ora in avanti.”

Briony mi stai mettendo paura.”

“Dovresti averne. La città non è sicura”

“Che stai dicendo?” le chiese ad un tratto impaurita.

Briony la guardò sconsolata, non sapendo proprio cosa fare.

“Io queste cose non dovrei dirtele!” gridò mettendosi le mani nei capelli.

Jenna allora la guardò come se fosse pazza, non riuscendo a capire. Ma Briony doveva almeno avvertirla, tenerla del tutto all’oscuro era sbagliato:

“Pensi davvero che siano normali tutti questi attacchi di animali?” le chiese Briony all’improvviso.

Jenna ci pensò un attimo :

“In effetti… no. Ma cosa c’entra con me e Alaric?”

“Non erano semplici attacchi di animali. Ma di persone. C’è gente cattiva in giro Jenna… io lo so perché sono in rapporti con lo sceriffo e anche io sono stata attaccata tempo fa… ti ricordi?”

“Sì ma era stato Ivan… per un attacco di gelosia.” rispose Jenna che non riusciva a capire.

“Era una balla. Anche lui faceva parte della categoria “gente cattiva da cui stare alla larga”. Quindi Jenna ti supplico di star attenta, non aprire la porta ad estranei e cerca di uscire il meno possibile.”

“Stai dicendo che ci sono dei serial killer qui a Mystic Falls??”

Briony scosse la testa:

“Più o meno. Ma ti basta sapere questo… per ora. E ti ho già detto anche troppo nei limiti consentiti!”

“Elena è coinvolta vero?”

“Sono tutti coinvolti.”

“Non posso permetterlo! Io devo prendermi cura dei ragazzi!” ribattè Jenna shockata e completamente frastornata.

“Jenna sanno badare a loro stessi, ormai sono grandi e hanno superato delle sfide pericolose che tu neanche immagini! Ti chiedo solo di fidarti di noi… e del nostro buonsenso.”

Jenna allora sospirò, cercando di fidarsi dell’amica:

“Grazie per avermi avvertita. Anche se non sei ancora del tutto sincera”

“Perdonami Jenna…. Non posso proprio..” Lo sguardo di Briony era davvero rammaricato ma Jenna come al solito riuscì a comprenderla.

“Non ti farò più domande tranquilla” rispose mettendole una mano sulla spalla.

Briony le sorrise per tranquillizzarla, la baciò sulle guance e le disse che si sarebbero viste quella sera, in una serata priva di guai.

 

 

 

Qualche ora dopo si ritrovarono tutti a casa Gilbert.

C’erano Briony, Elijah, Jenna, Alaric. E di sopra anche Elena e Stefan.

Alaric cercava in tutti i modi di essere carino con Jenna e di far colpo, ma lei era distante e schiva. Parlava con Elijah di alcuni fatti storici e anche lei sembrava catturata dal fascino del vampiro.

Briony non poteva farci niente. Era difficile se non impossibile, resistere al suo sorriso magnetico.

Elijah possedeva proprio il fascino da predatore dominante, di uno che sapeva che non poteva essere respinto.

Forse era la sua freddezza o il suo sguardo gelido e misterioso, che faceva capitolare le donne ai suoi piedi.

Era il vantaggio di essere vampiri, che donava bellezza e forza disumana.

Anche Stefan era molto carino e il suo fascino da tenebroso aveva fatto urlare il cuore di tante ragazzine al liceo.

Damon… beh poteva anche essere uno stronzo ma non poteva negare che fosse davvero bello. Il suo sorriso ironico catturava le sue vittime designate e i suoi occhi blu facevano svenire.

Ma Elijah…. Aveva qualcosa di diverso. Di magnetico.

Anche quando era infuriato, quando teneva a stento la rabbia e ti guardava con occhi oscuri e gelidi… era sempre bellissimo.

Bello bello, come un Dio immortale.

E ormai il cuore di Briony era suo.

Immaginava che Elijah lo tenesse in mano ancora palpitante. E il sangue che sgorgava lungo le sue mani  e lui le sorrideva delizioso, senza osare schiacciare quel cuore così delicato per paura che si spezzasse…

Briony scosse la testa cercando di non pensare a cose del genere.

Si sedettero tutti a tavola a mangiare.

Jenna parlava ancora dei suoi studi e Elijah le faceva domande sulla cultura di Mystic Falls, intanto Alaric gli lanciava frecciatine odiose.

“Allora Elijah, com’è Briony in veste di padrona di casa?” gli chiese Jenna curiosa.

“Beh Briony… è perfetta in tutto. Non posso di certo lamentarmi.” rispose lui fissando l’interessata.

“Tutti però abbiamo i nostri scheletri nell’armadio…” si intromise Alaric.

“E’ vero ma lei almeno è sempre stata sincera senza secondi fini. Te ne accorgerai di quanto sia unica” rispose Jenna in modo sarcastico.

Briony tentò di darle un calcio sotto il tavolo ma Jenna fu brava a sviarlo e a far finta di niente.

Elijah le sorrise gentilmente e si versò del vino nel bicchiere.

Briony aveva intuito che Alaric voleva parlare da solo con Jenna, e chiese a Elijah di aiutarla a portare via i piatti. Jenna le lanciò un’occhiataccia ma la ragazza fece finta di niente.

“Come mai sei scappata?” le chiese poi Elijah appoggiando i piatti in cucina.

“Dovevamo lasciare soli i due piccioncini.”

Briony lo fissò e gli disse titubante:

“Scuse per le battute di Jenna. Le piace regalare meriti senza senso”

“Perché? Pensi di non meritarti i pregi che ti ha elogiato?” le chiese dubbioso fissandola.

“E’ mia amica e lo dice perché mi vuole bene”

“Hai un’opinione sbagliata su te stessa e sbagli.” Mormorò Elijah scuotendo la testa.

“No, è solo che non mi piace ricevere troppi complimenti” rispose lei un pochino nervosa.

“Allora starò attento a ciò che dirò.” Affermò lui sorridendole affascinante.

“Ma se tu non me ne hai mai fatti di complimenti!” rispose Briony facendo la finta offesa.

Scese qualche secondo di silenzio. Elijah non cessava di fissarla a lungo, facendo perdurare la maestosità del suo viso scolpito.

“Magari non a parole… ma li ho pensati veramente.” mormorò l’Originario con tono di voce sincero, che la costrinse a fissarlo dritto negli occhi neri.

“Davvero? Quali?” gli chiese curiosa ma col cuore palpitante e frenetico.

Quando lui non rispose, lei gli si avvicinò. Nell'altra stanza c'erano le voci ad alto volume di Alaric e Jenna, forse stavano discutendo, mentre in cucina c'era solo silenzio.. ma un silenzio strano, trepidante, d'attesa infinita che li racchiuse stretti come una ragnatela. Una dolce trappola.

“Neanche uno?” domandò lei di nuovo mentre si guardavano negli occhi, incatenandosi a vicenda.

Lui allora la guardò profondamente, poi sviò lo sguardo da lei sfiorandole comunque la guancia, delicatamente, col palmo della sua mano.

Briony allora chiuse gli occhi, posando la guancia nell’incavo della mano del vampiro, quella stessa mano che aveva strappato numerosi cuori e che da tempo stava possedendo il suo nella maniera più totale. Non aveva timore che avrebbe potuto strapparglielo come agli altri e assaporò quel tocco delicato, che esprimeva parole silenziose e soffuse nell'aria carica.

Briony sentì indistintamente la mano di Elijah abbassarsi, come se un pezzetto di ghiaccio stesse scivolando sulla pelle nuda lasciando una deliziosa sensazione. Si fece guidare dai suoi istinti e gli prese la mano con la sua, abbassandola anch'essa all'altezza dei loro petti.

Guardò le loro mani, che sembravano calamitate da elettricità. Briony le vide intrecciarsi, sfiorarsi come ali di farfalla, senza che il cervello avesse impartito un ordine ma solo il cuore avesse agito di sua volontà. Anche Elijah stava guardando le loro mani strette, pensieroso e catturato nel silenzio. Non dava segno di fermarsi come le altre volte, di scansarsi come scottato... era diverso, libero da catene e sul punto di riempire quello spazio cavo che aveva nell'animo.

I loro occhi si sollevarono in sincrono, combaciando l'un con l'altro come se si stessero riflettendo nelle profondità più estreme. Briony si sentì stringere lo stomaco in un nodo, lo sguardo di Elijah andava a farsi sempre più magnetico, tanto da apparire innaturalmente divino.

Il vampiro l'attirò a , in uno scatto elegante ma deciso, e fece rimanere sospeso lo sguardo abbassato verso quello di Briony. La ragazza rimaneva come in apnea o sul punto di buttarsi da un dirupo verso un abisso senza fine. Sentiva il respiro fresco di Elijah abbattersi sul suo volto come se fosse una folata di vento invernale, e rabbrividì. Non seppe chi dei due ebbe preso l'iniziativa, ma all'improvviso sentì le labbra di Elijah attaccate alle sue, lambite come due pezzi che vanno al loro posto.

Contrariamente a prima, Briony sentì un calore divampante crescere nel suo corpo, delle scintille scattavano durante il bacio e pregò che anche Elijah le sentisse. Si strinse di più a lui, un braccio del vampiro arrivò a cingerla.

Le loro menti sapevano che non erano soli in casa e che non era dabbene farlo, per questo non facevano scoccare rumorosamente le labbra e rimanevano quindi attaccate senza lasciar spazio ad altro dividendosi. I loro respiri erano fusi insieme e non c'erano necessità di espirare perchè mai ossigeno più dissetante fu la fiamma che soffiava nel bacio.

In uno slancio passionale, Briony si aggrappò alla sua spalla facendo danzare più avidamente le loro bocche nello stesso modo di prima che soffocava e li faceva appartenere. Non si era mai sentita così ed ebbe la sensazione che anche Elijah non si sentiva così da tantissimo tempo nel modo in cui la stringeva a e non la lasciava andare. Come se il ghiaccio avesse trovato la sua fiamma.

Purtroppo furono interrotti da un colpo di tosse di una persona che era appena entrata in cucina. Elijah si allontanò velocemente da Briony, mentre lei guardava spaesata chi fosse il disturbatore.

Con sorpresa scoprì che era Caroline, che li stava fissando preoccupata.

“Caroline, che ci fai qui?” le chiese Briony respirando a fatica sentendo ancora il fuoco nel sangue, mentre Elijah sembrava essere ritornato una statua di ghiaccio.

La Blond-girl fissò prima Elijah poi sua sorella, e disse solo che era venuta a trovare Elena.

“Bene, noi stavamo sparecchiando…” Briony cercò di smorzare la tensione che era scesa.

Sìsì, ho visto che eravate alquanto impegnati..” rispose acidamente la sorella, guardando di buio l’Originario.

Prima che la situazione degenerasse, Briony racimolò la pazienza e si allontanò da Elijah, non osando guardarlo, e fece intuire a Caroline di seguirla subito in salotto per parlare a quattr’occhi.

 

“Cosa credi di fare?” le chiese Caroline infuriata quando furono lontane da orecchie indiscrete.

“Perché?” domandò Briony innocente.

“Perché è sbagliato Briony!”

“Non me lo farò certo dire da te!” le recriminò la sorella maggiore.

Caroline fece un grosso respiro. Non voleva litigare con lei e nemmeno mettersela contro proprio ora che avevano chiarito tutto e le cose si stavano sistemando… ma appunto per questo non poteva permettere che la sorella si rovinasse con uno come Elijah. Non le piaceva proprio quella storia, proprio no.

“Ok Briony… sono contenta che tu abbia accettato la mia nuova situazione ma farti coinvolgere da un tipo come Elijah… non è per niente raccomandabile.” rispose cercando di farla ragionare.

“Perché, tu lo conosci forse? Ci hai mai parlato per più di 5 minuti, lo hai mai guardato veramente?”

“Non è necessaria una laurea in psicologia per capire che i tipi come Elijah portano solo angosce e pericoli! E’ un Originario, è venuto in questa città col solo e unico intento di usarci nella sua guerra, e non mi pare si sia fatto tanti scrupoli dal minacciarci tutti di vita o di morte. O forse hai problemi di memoria, sorellona?”

Briony si sentì punta sul vivo. “Non voglio sentire questi paternalismi su una situazione apocalittica che abbiamo contribuito tutti a creare, e poi da te che hai una relazione con Tyler! Io ho accettato la vostra storia perché ti rende felice, perché lo ami, ma Tyler non è certamente un tipo a posto! John mi ha messo al corrente dei rischi dell’essere un licantropo!” 

“E’ diverso.. io lo conosco da sempre, e so quali siano i suoi lati sia positivi che negativi… so a cosa vado incontro. E tu? Tyler ha rimasto ancora dentro di sé la sua umanità, ma Elijah è il classico vampiro che ha perso ogni concezione di sentimenti umani, se mai li abbia provati!” Rispose Caroline convinta, e quella convinzione fece sussultare Briony.

“Sei ingiusta Caroline. Tu non lo conosci. E so quel che faccio; non credi che anche io mi sia posta delle domande? Sui rischi che corro? Beh me ne sono fatte fin troppo, ora voglio solo godermi ciò che provo e mettere un freno a tutta quella sofferenza e quei problemi che ho dovuto sopportare. Finalmente direi.”

“Davvero pensi che uno come Elijah non ti farà soffrire? Non ti credevo così ingenua.”

“E io non ti credevo così rompiscatole e moralista. Se mi sono avvicinata a Elijah, vuol dire che ho intravisto qualcosa di buono e speciale in lui. E mi piace…

“Ti farà solo del male..” sussurrò Caroline rammaricata.

“L’amore fa sempre soffrire sorellina. Senza distinzioni.”

Caroline sgranò gli occhi sentendo quella parola.

“Fino a che punto vi siete spinti?”

Briony si sentì andare le guance in fiamme.

“Non ho intenzione di parlare di questo con te, visto l’atteggiamento che stai avendo! Non accetto le tue recriminazioni e poi perché scusa? Elijah è un vampiro, benissimo, non lo sei anche tu?” Le recriminò con acidità.

Caroline allora sbuffò spazientita e coi nervi tesi.

“Fai come vuoi! Poi non venire a lamentarti da me qualora il grande Originario ti squarcerà il cuore vista la sua maestria!”

Briony si irrigidì notevolmente, ma venne di nuovo offuscata dalla rabbia e incomprensione: “Se credi che io veda solo questo lato di lui e che non sia riuscita a vedere nient’altro, mi prendi per la stupida sciocca che non sono. Grazie mille per la fiducia che porti al mio ego, per la mia idea di felicità e per il tuo in bocca al lupo, grazie!” esclamò le ultime frasi con ironia strisciata tra i denti avvelenati e gesticolando con le mani.

“Ti voglio solo avvertire, abbiamo già fin troppi disastri!” le gridò Caroline mentre Briony le dava le spalle.

“Buona cucciolata col tuo Tyler!” le esclamò sarcastica facendo volteggiare la mano in un saluto.

Mentre se ne andava, Briony si rabbuiò pensando alle parole della sorella. Non aveva il diritto di pensare che il legame con Elijah fosse uno dei tanti disastri capitati a Mystic Falls quando in realtà per lei era stata una magnifica e incalcolabile svolta per la sua vita, diventando uno dei punti cardini più importanti della sua permanenza in quella cittadina nefasta, facendola diventare così meno grigia, meno monotona, meno solitaria, meno spezzata.

Ma forse non doveva prendersela tanto con la sorella, forse la sua antipatia per Elijah dipendeva da una paura insita nella propria natura. D’altronde i vampiri “normali” provavano del terrore istintivamente quando incontravano un Originario, il signore di tutti i vampiri. Perché potevano percepire la loro crudeltà, il loro essere senza scrupoli, la loro freddezza. Il loro potere di dominare chiunque.

Alcuni ne giravano alla larga per paura di essere uccisi, altri cercavano di ottenere la loro grazia facendogli da cane da guardia.

Caroline ovviamente faceva parte della prima categoria.

Ma lei aveva visto solo una parte di Elijah… non aveva visto i suoi occhi tristi e malinconici di quando parlava della sua famiglia… o quando si dimostrava gentile e premuroso con Briony quando lei si sentiva a pezzi o sola.

Quelle erano solo recriminazioni gratuite. Niente di più.

 

“Spero di non averti messo in una situazione scomoda.” Le chiese Elijah in tono serio mentre rientravano dentro casa.

“Non preoccuparti. So gestire Caroline e i suoi sbalzi d’umore.”

“Non volevo crearti problemi con tua sorella.” le disse profondamente rammaricato fissandola a metà sguardo.

“Cercava solo di avvertirmi. Tentativo vano. E poi lei è l’ultima che dovrebbe sparpagliare consigli su questioni amorose.”

Elijah le sorrise amaramente.

“Non credi che dovresti ascoltare i suoi consigli? Starmi alla larga?” le domandò lui guardandola negli occhi, quasi con inquietudine o per avvertirla del pericolo che lui costituiva.

“Perché? So che tu non mi faresti mai del male.” Disse lei sincera, ma il suo tono di voce sfibrò da una nota d’indecisione.

Lui la guardò pensieroso, con un sorriso freddo che gli increspava le labbra: "Così disse colui che ha sempre avuto speranza sugli altri ma alla fine se ne è pentito."

Briony non provò paura di quella ingannevole minaccia, infatti sorrise maliziosa, ondeggiando sulle gambe: "Vogliamo davvero tastare quel tasto? La preda che deve aver paura per istinto di sopravvivenza e stare alla larga quindi dal pericolo? Io non sono così."

E si avvicinò lentamente a Elijah, il quale continuava a osservarla pacato e freddo. Gli mise una mano sul petto, continuando a guardarlo senza paura: "E sei proprio tu ad avermi dato la spinta a fidarmi."

Elijah la fissò attento da sotto le palpebre; l'atmosfera si inoltrò in uno strano e ingombrante silenzio. Nel mentre Briony si mordeva il labbro, lui distolse lo sguardo con un lieve sospiro:

“Ti avverto, non sono una brava persona Briony. Alcune parti umane mi mancano e potrei fare delle cose che potrebbero spaventarti. Non hai ancora visto tutto di me.”

Lei lo fissò con sguardo dolce:

“Ti prego non dire così… sei una bella persona, molte tue qualità sono da invidiare. Sei un vampiro ma questo non c'entra perchè sei un uomo nobile Elijah e so che posso fidarmi di te. Anche se questa situazione un di mi disorienta.. ma io lo penso quello che dico.”

Lui tornò a guardarla, sorridendole affascinante per i complimenti che aveva ricevuto, e le accarezzò delicatamente i capelli, illuminato dalla sua positività, altruismo e bontà.

Quel contatto così casuale le scatenò una tempesta dentro e Briony non stette più nella pelle. Si avvicinò al suo viso e agì d'istinto nel prendergli il viso fra le mani e baciandolo con tutta la dolcezza possibile, come a fargli intendere che lei non si pentiva di nulla e non dovevano stare a pensare troppo sulle conseguenze.

Elijah tuttavia restò immobile con gli occhi socchiusi, ancora immerso in pensieri razionali e contrastanti alle emozioni, i quali avevano sempre fatto parte di lui e avevano forgiato il suo animo duro. Aveva ricevuto delle numerose crepe da quando aveva incontrato quella ragazza, piccole ma consistenti crepe. Ma era arduo ricacciare antiche abitudini, soprattutto se l'altra parte era un'umana e agli umani basta poco per spezzarsi e tanto invece per raggiustarsi.

“Buona notte.” gli sussurrò poi Briony, allontanandosi da lui e fissandolo sciolta.

“Buona notte.” le rispose a sua volta Elijah, sorridendole lievemente e non facendole intendere nulla dei suoi pensieri.

Lei voleva restare ancora un po’ con lui, ma forse era meglio fermarsi lì.

Salì le scale, sentendo la sguardo provocatorio di Elijah sulla sua schiena.

 

Quella mattina Elijah uscì presto.

Doveva nutrirsi e inoltre gli piaceva guardare la luce del sole mentre albeggiava.

Anche se doveva essere condannato a vivere una vita nell’oscurità, alla fine avevano trovato uno stratagemma per camminare alla luce del sole e godersi la luminosità dei suoi raggi, anche se quel semplice calore non bastava per sciogliere il ghiaccio che aveva plasmato il suo animo da tempo.

Ma era una delle poche concezioni umane che aveva rimasto in tutti quei secoli passati da vampiro e ormai era diventata una piacevole abitudine.

Rimase immobile a contemplare il sole, e poi vide John Gilbert che trasportava dei grossi scatoloni da quelle parti.

“Cosa stai trasportando, cadaveri di vampiro?” domandò l’Originario non scomponendosi

“Niente affatto. Sono solo i vecchi diari dei miei antenati, li metto in un posto sicuro visto che gran parte della mia famiglia non vuole avere niente a che fare con me”

“Saggia decisione. Ti saluto John.” Disse l’Originario iniziando a camminare.

“Come vanno le cose con Briony?” gli chiese all’improvviso John con un sorrisetto.

“Penso che non ti dovrebbe interessare. Ormai sei fuori.” Rispose Elijah secco.

“No ma vedi.. io tengo molto a lei… e mi dispiacerebbe se stesse male per uno come te, che non merita niente” osservò tagliente.

Elijah lo fissò dalla testa ai piedi:

“Levati dai piedi.” lo minacciò.

“Pensi davvero che lei potrà amarti per ciò che sei veramente? Andiamo! Ti disprezzo ma ti riconosco che sei piuttosto intelligente e furbo, e sai che dico la verità.” John cercava di provocarlo in tutti i modi.

Elijah lo guardò come fa un serpente con la sua preda.

“Ho dato la mia parola a tua figlia che non ti avrei fatto del male. Non farmelo rimpiangere.”

Vedendo che l’uomo deglutiva intimorito, Elijah gli sorrise perfidamente in faccia:

“Sei così stupido e inetto. Disquisisci tanto ma alla fine sei che tu che non ricevi amore da nessuno. Nemmeno da lei.” disse freddo cominciando a camminare, lasciandoselo alle spalle.

“Il suo amore no, ma le sue labbra si!” gli urlò John soddisfatto.

Elijah si fermò rigido e si voltò lentamente verso di lui. Il suo sguardo trapelava una freddezza gelida, che si stava per tramutare in qualcos’altro.

“Ti ha detto che mi ha baciato? Oh non te l’ha detto! Le donne sono fatte così, fanno finta di essere delle donzelle sperdute e innocenti, ma alla fine ce la fanno sempre sotto al naso!”

Elijah lo guardò serio, dubbioso, ma poi gli sorrise sarcastico:

“E dovrei crederti?”

“Ah vedo che non sono il solo che abbia baciato in questo periodo! Bene, vedo che ha seguito il mio consiglio alla lettera!” E si fece una bella risata tra sé e .

Elijah, non sopportandolo più, si avvicinò pericolosamente a lui faccia a faccia.

“Stai attento John Gilbert o ti strappo la lingua” E questa volta non stava ridendo.

“Beh non vuoi sapere il nostro piano segreto? Se non te lo dico io, non lo saprai mai da lei perché sono sicuro che lo negherà fino alla morte, conoscendola. Ti posso dire mio caro Elijah, che la tua Briony ti ha sempre ingannato e ti ha usato per i suoi scopi! E’ una bella ragazza, sa come usare le sue armi e sono sicuro che ti avrà raccontato la sua triste storia per pungere il tuo ben palese complesso del salvatore”

Elijah non aveva ancora abbandonato il suo sguardo minaccioso ma era anche interiormente ferito. Le cicatrici nel suo animo avevan ricominciato a sanguinare.

John continuò: “Lei ce l’ha nel sangue! Il suo odio per i vampiri e la sua natura da cacciatrice… adesso è sopita ma prima o poi verrà a galla e scoppierà! E non avrà nessun riguardo per quelli come te, vedrai se non mi sbaglio! Ti odierà a morte alla fine.”

Elijah furioso lo prese per il collo e lo spinse con violenza contro un albero. Se lo avrebbe stretto ancora di più, probabilmente gli avrebbe staccato il collo senza fatica.

“Sai che non ti sto mentendo… lei vi voleva tutti morti! Tutti, persino sua sorella! Ha soltanto cercato di prendere tempo. Fa male vero? Essere feriti dalle persone che teniamo?” gli chiese John con un sorriso da bastardo stampato sulla faccia.

Elijah non sopportava più quelle parole, che per lui erano come tinte da veleno, e alla fine gli diede una botta così forte che la testa di John Gilbert ruotò di 360°.

Tanto non si sarebbe fatto niente visto che indossava l’anello, ma almeno si era sfogato.

Lo sguardo del vampiro era vuoto, senza vita. Era come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco e avesse smesso di respirare. Una sensazione che conosceva bene quando era umano, ma da quando si era trasformato in vampiro non l’aveva più provata.

Fino a ora.

Non esistevano cure o rimedi per salvaguardare le ferite nella suo animo questa volta, perché il veleno del tradimento era penetrato in profondità, impossibile da sanare.

Era stato così stupido da farsi ingannare una terza volta da un’umana? Prima Katerina, poi Elena Gilbert che lo aveva pugnalato… e adesso… Pensava che non doveva dar peso alle parole di quel pazzo di John Gilbert ma gli era sembrato sincero. Sul bacio che lui e Briony si erano scambiati, sul loro piano di sterminare tutti i vampiri…

In cuor suo Elijah non poteva crederci.

Proprio lei, che era sempre stata così dolce, leale, coraggiosa; a volte si era lasciata andare dicendo cose che non doveva dire ma l’aveva perdonata perché era in stato di shock per via della sorella… ma se fosse tutto vero? Se lei odiava i vampiri a tal punto da volerli morti in segreto? Usando qualsiasi mezzo e stratagemma...

Elijah strinse forte i pugni e guardò con ripugnanza il corpo di John Gilbert.

Con noncuranza lo lasciò lì e si diresse con glacialità disumana verso la casa di Briony.

 

Intanto Briony emanava gioia da tutti i pori. Non le importava dei consigli di sua sorella che non sapeva un fico secco del legame che univa lei e il misterioso vampiro.

La natura di Elijah poteva anche essere pericolosa, ma ormai era totalmente presa da lui che dubitava fortemente che le avrebbe mai fatto del male.

Non dopo quello che era successo tra loro...

Sentì la porta chiudersi con un tonfo e andò a vedere.

Era Elijah.

“Ehi sei tornato!” esclamò avvicinandosi.

“Hai fatto un’altra capatina per vedere le rovine storiche di Mystic Falls?” gli chiese ironica.

Ma notò che lo sguardo di Elijah era vuoto.. Quegli occhi non erano più amareggiati e profondi, come li aveva sempre visti.

Erano gli occhi di uno sconosciuto. Peggio ancora, di uno che voleva strapparti il collo senza neanche dire una parola o mostrare un lieve dispiacere nel viso.

“Stai bene?” gli chiese preoccupata toccandogli il braccio.

Lui fissò la sua presa nel suo braccio, come se fosse stato appena toccato da una che aveva la peste.

Si divincolò da lei in modo freddo, e si allontanò guardando fuori dalla finestra.

Briony lo seguì titubante.

Elijah…?”

Ma lui la interruppe.

“Ti ricordi, quando ti ho detto che non bisogna mai toccare i punti deboli di noi vampiri? Tu mi avevi detto che il mio era l’onore. E’ vero. Non potresti mai immaginare la mia reazione se qualcuno me lo calpestasse… ma la cosa che mi fa ancora più infuriare….” La voce di Elijah tratteneva a stento un’ira incontenibile per un essere umano.

Si girò verso di lei, freddo come il ghiaccio. I suoi occhi furono però attraversati da un lampo di collera.

“E’ essere preso in giro. Soprattutto da un’umana.” Sottolineò l’ultima parola con ripugnanza.

Perché era questo che erano. Un vampiro e un’umana. Il predatore e la preda. Un mostro senza anima e una vittima innocente… o quasi.

Elijah… che cos’hai?” gli chiese preoccupata.

Lui le sorrise mestamente.

“Davvero hai anche la decenza di chiedermelo? Credevi che non me ne sarei accorto del tuo stupido piano?” le chiese serio, stringendole il braccio con una mano in una dura morsa.

“Che piano? Mi stai facendo male..” sussurrò Briony, la quale non poteva credere che quell’essere davanti a lei fosse l’Elijah di sempre.

“Ho fatto due chiacchiere con John Gilbert… Indovina? So tutto Briony. E’ inutile mentire. La verbena potrà anche proteggerti ma posso scegliere altri modi per farti parlare.” Dichiarò lui minaccioso.

“Che stai dicendo?? Che cosa ti ha detto John?”

“L’unica cosa benevola che posso dirti è che spero ti sia goduta il suo bacio. Temo però sarà stato l’ultimo, visto le attuali condizioni del tuo amico.” Affermò lui inumano. Davvero non c’era neanche una luce di umanità nei suoi occhi, faceva rabbrividire fino alla punta dei piedi.

“Cosa? Che diamine stai dicendo?” sussurrò shockata, cercando di pensare.

Dio… il bacio che John le aveva dato quel giorno…

“Stai forse negando l’evidenza?” esclamò Elijah elargendo una risata amara.

“Non è vero! John ti ha mentito! Ma… quando avete parlato?” domandò spaesata.

“Se ti cruccia il pensiero per le sue condizioni, è vivo. Ma…” fece rivolgere l’attenzione della ragazza a se stesso, pressando un pelo la presa sul suo braccio. “Pretendo una risposta chiara.” Finì di dire autoritario e intimidatorio come non mai.

Quell’interrogatorio le stava facendo venire brividi gelidi lungo tutto il corpo, e non sapendo prevenirli parlò solo d’istinto.

“E’ vero John mi ha baciata ma..”

Ahhn…

“Ma non è come pensi tu! E’ stato lui a baciare me, io mi sono ritratta subito!”

“E dovrei credere alla tua buona fede? Ti avevo già chiesto cosa ci fosse tra te e John Gilbert, ma tu hai sempre sviato il discorso sull’inutile legame d’amicizia!” le recriminò Elijah.

“Ma perché è così! Non te l’ho detto… perché era una cosa troppo personale e senza importanza!”

“Oh davvero, come era senza importanza il bacio che ti ho dato? Quanto poteva valere il tuo “Ti amo” se usciva dalla bocca di una bugiarda?” chiese freddo e cinico. La ragazza sentì quel gelo spezzarle il cuore.

“Non è vero… non era una bugia…” mormorò senza forze.

“Ah no? Di solito non si ama chi si tenta di uccidere. Dove coincide il tradimento con l’amore?” rispose Elijah buio e puntiglioso alzando il sopracciglio.

“Io ucciderti? Stai scherzando spero ma non fa davvero ridere. John ti ha riempito la testa di bugie!”

“Perché allora l’ho trovato sincero, spiegami? E tu invece ora ti senti con le spalle al muro perché sei stata scoperta? Io non tollero gli inganni Briony e men che meno chi pensa di farla franca con me." dichiarò minaccioso e glaciale.

"Ma non è così! E' così difficile per te credere che le persone che ti stanno vicine non ti tradiranno o feriranno come è già successo in passato? Io non ti ho tradito!" ribattè Briony con forza.

Il volto di Elijah si fece più scuro per quel giudizio personale. Non era che non si fidava di nessuno, ma teneva sempre alta la guardia e non abbassava mai le difese razionali. Ciò gli aveva permesso di sopravvivere per lunghi secoli. E non avrebbe perso quella furba concezione di vita proprio ora.

"Ti stai difendendo pateticamente nel puntarmi il dito contro?" le domandò terribilmente calmo.

Briony deglutì, sentiva ancora la morsa nel braccio: "Dico solo che ti devi fidare di me."

Elijah alzò corrucciato lo sguardo. Si vedeva dall'ombra dei suoi occhi che ormai era troppo tardi, che la barriera tra loro si era innalzata nuovamente e che lui questa volta non l'avrebbe rimossa per stupide emozioni che non doveva provare perchè lo avrebbero nuociuto.

Nonostante ciò parlò in maniera fredda: "La fiducia porta fiducia. Nonostante le tue belle parole di difesa, Briony Forbes, leggo nei tuoi occhi che c'è qualcos'altro. Per una volta dimmi la verità..” Il volto di Elijah si era all’improvviso fatto più serio, quasi scavato.

Briony scosse la testa:

“John ha travisato le mie intenzioni… è vero all’inizio odiavo i vampiri, hai visto tu stesso la mia reazione quando ho tentato inconsapevolmente di pugnalarti ma era stato solo un raptus di follia! Io non vi odio! Non potrei mai volere la vostra morte! Non ora che Caroline è un vampiro, non dopo quello che è successo tra noi.” Le lacrime le scesero inesorabilmente. Sentiva il cuore spezzarsi mano a mano che lui la guardava in quel modo così freddo e sputava accuse sul suo conto. Nemmeno ora le credeva, forse si era intestardito nel farlo, ma recitava fin troppo bene la parte.

“E cosa è successo tra noi? Sei solo un’umana, io sono un vampiro. Non farti illusioni su qualcosa che non esiste.” disse lui con glacialità. La perfidia che gli dipingeva la voce e gli occhi.

La stava ferendo di proposito. Era quella la sua intenzione. Farla morire di delusione, come era stato ferito lui.

“Come puoi dire queste cose…? Come puoi anche solo pensarle..?” la voce di Briony era strozzata perché stava piangendo troppo. Il petto le faceva male dallo sforzo.

Elijah la guardò dall’alto in basso, come se per lui lei non contasse niente. Come se non gli importasse di farla star male.

“Le tue lacrime non faranno effetto su di me. Non sono più umano e queste sensazioni non le provo più da secoli; se vuoi trovare della comprensione va a chiederla a qualcun altro. Magari a John.” Sussurrò beffardo, mollando finalmente la presa sul suo braccio. Briony stupidamente gli si avvicinò ancora:

“No! Non ho mai voluto John! Non ti ho mai mentito su quello che provavo per te!” gli gridò con tutta la forza che le era rimasta.

Gli sfiorò il viso con entrambe le mani cercando di calmarlo.

“Elijah, io ti amo.” disse sinceramente guardandolo negli occhi.

L’Originario affilò duramente lo sguardo fino a diventare irriconoscibile, come se non avesse affatto sentito quelle parole oppure sì, ma comunque non gli importava nulla. Il ghiaccio prese posto sui suoi occhi.

“Non toccarmi.” le ordinò freddamente faccia a faccia, sovrastandola con la sua stesse indifferenza.

Quella parola ferì Briony come una lama affilata.

Elijah la fece allontanare subito da lui, come se non volesse neanche sentire la sua presenza vicino.

 “Non sentirti in colpa, Briony… anche se devo ammettere che questo tuo atteggiamento colpevole non mi facilita le cose.” sussurrò fintamente benevolo, scuotendo la testa.

“Perché non riesci a credermi? Perché credi alle parole bugiarde di John e non alle mie?” mormorò Briony fra il rimpianto e le lacrime.

“Davvero sono parole così bugiarde, Briony?”

Il suo tono si era calmato e lei deglutì.

All’inizio era vero. Voleva morti tutti i vampiri e aveva fatto un patto con John. Delle volte il sangue le ribolliva con l’intenzione di massacrarli e appariva nello specchio un viso che non le apparteneva. Pericoloso e non suo.

Ma ora le cose erano diverse.

Aveva imparato a vivere con i vampiri, a stimarli, ad accettarli… e a amarli.

Non meritava tutto questo. Lei aveva sempre cercato di fare la cosa giusta. Di seguire il suo cuore che lo aveva condotto da lui.

Elijah la guardò fisso, senza lasciarla parlare:

“Io sono un uomo di parola a contrario tuo, e non ti farò niente come promesso. Ma se fai un altro tentativo per fregarmi ti spezzo come un ramoscello secco, chiaro?” le sibilò cinico. Briony fece solo trapelare un silenzioso sgomento mentre il cuore sembrava lacrimare dentro il petto.

Non riuscì a dire niente, anche perché Elijah la fece scostare in maniera così indifferente e gelida da non apparire veramente lui.

Briony rimase esterrefatta e incredula per quell’atteggiamento che non era da lui. Con la coda dell’occhio lo vide andarsene, senza voltarsi.

La sua felicità si stava sgretolando fra le sue mani.

Rendendosi conto dell’odio che Elijah provava per lei, prese lucidità e lo raggiunse. Non poteva sopportare di vederlo così.

“Aspetta aspetta! Non andare via!” lo supplicò fermandolo per un braccio.

Ma lui si divincolò prontamente e continuò a camminare verso la porta, come se nulla fosse.

Lei ci rimase male, ma non voleva demordere.

Non poteva.

“Perché fai così? Dammi almeno la possibilità di spiegare!” Questa volta lo acciuffò per le maniche della giacca.

Lui sentendosi preso, ringhiò:

“Fa silenzio e non toccarmi.”

Si liberò della sua presa con forza, e lei così si allontanò guardandolo intimidita negli occhi.

Lui la guardò senza alcun rimpianto.

“Non volevi vedere ogni lato di me? Beh, ora ti ho accontentata. Non bisogna mai scavare a fondo su ciò che potrebbe farti del male.” le disse in un’accusa cattiva e fredda.

“Elijah ti prego…” sussurrò lei piangendo.

Il suono della voce tremante di Briony non sfiorò nemmeno l’animo del vampiro. Sembrava che ogni parte di lui fosse corazzata e lei non riusciva ad intravedere neanche un minimo accesso per arrivare al suo cuore. Sembrava essere tutto svanito.

“Ti auguro di passare una bella giornata, Briony.” disse falsamente Elijah sbattendo la porta di casa sua.

La ragazza era rimasta incredula a fissare la porta, dove era appena uscito l’uomo che amava.

Sarebbe mai tornato? L’avrebbe mai perdonata per le cose che gli aveva omesso?

Ma non era colpa sua… lei non voleva fare del male a nessuno. Non aveva mentito quando gli aveva detto che lo amava.

Il cuore le si spezzò nel petto pensando che lui dubitasse del suo amore.

E il modo in cui le si era rivolto… con tanto odio e tanta violenza che la faceva tremare dalla disperazione.

Pianse e pianse.

Non vedeva altre via di fuga se non sfogarsi così.

Si chiese perché Elijah avesse reagito in quel modo. Che il suo lato umano fosse sinceramente compromesso? E se non fosse più tornato come era una volta? Se fosse stato semplicemente… un vampiro senza scrupoli?

Come doveva essere appunto un Originario.

Era tutta colpa di John.

Gli avrebbe fatto pentire di essere nato.

Quel pensiero diede la forza a Briony di non piangere più e di rialzarsi.

<< Sì, andrò da John e mi dirà tutto quanto o lo uccido con le mie stesse mani! >> Pensò con rabbia.

Ma all’improvviso qualcuno suonò il campanello.

Briony pensò speranzosa che dietro la porta ci fosse Elijah.

Magari si era pentito e era venuto a chiederle scusa!

Prontamente Briony andò ad aprire la porta, pregando che fosse lui.

Purtroppo non si trovò davanti Elijah.

Sgranò gli occhi shockata e incredula.

Non si sarebbe mai aspettata di rivederlo.

E proprio oggi che era ridotta così male.

“Ciao tesoro.” disse l’uomo dietro la porta con  un sorriso.

“Papà?”

 

FINE CAPITOLO!!

Eeheh scusate sono stata un po’ dura! Ma le emozioni dei vampiri sono amplificate e Elijah ha esagerato per questo! Si è sentito tradito!

Riuscirà  Briony a fargli capire la verità?

Ed ora è arrivato il paparino… Altri guai in vista! :P

 

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Capitolo 18
*** Perfidia. ***


18 CAPITOLO

 

 

Briony non poteva crederci.

In quella giornata era accaduto di tutto… il duro litigio con Elijah, che l’aveva stravolta e martoriata, ed ora questo?

Suo padre era tornato. Perché?

“Papà?” chiese sbigottita.

“Non sembri felice di vedermi.” constatò il padre.

“No no… è che non me l’aspettavo di vederti così all’improvviso” rispose lei grattandosi la testa nervosa. I suoi occhi erano ancora gonfi dalle lacrime e davvero faceva fatica a reggersi in piedi.

“Sembri davvero sottoshock figliola e penso che non riguardi solamente il mio ritorno.” Osservò il padre.

“In effetti papà oggi non è il momento adatto per fare una riunione di famiglia..” Briony lo guardò titubante. Effettivamente non era in vena per fare 4 chiacchiere con tutta la famiglia riunita e fingere che andasse tutto bene. Quel giorno non era proprio adatto. Si sentiva il cuore a pezzi, impossibile da riunire se Elijah non fosse tornato.

“Peccato. Ero venuto apposta per te.”

“Per me?” chiese sospettosa.

“Davvero non pensavi che la mia ex moglie non mi avrebbe detto che tu sapevi cosa stava succedendo in questa città? Ok che siamo in pessimi rapporti ma quando si tratta di figli…

Briony lo interruppe scandalizzata: “Sei tornato per i vampiri?”

“So che la situazione è critica.”

La ragazza deglutì spaventata.

<< Merda merda. Se venisse a sapere di Caroline e degli altri sarebbe la fine. >>

Briony non sapeva come affrontare il discorso col padre senza farsi scoprire.

“Sai niente sulla loro identità?”

“Per ora no. Ma devo riunirmi col consiglio e magari ti aggiornerò. Credevo che tu non volessi più avere niente a che fare con i vampiri.” disse Bill guardandola serio e dubbioso.

“E’ così… ma sono stata travolta dagli eventi e sono stata catapultata nel tuo mondo papà… e la cosa non mi piace.” rispose secca.

Suo padre  le accarezzò dolcemente il viso.

“Lascia fare a me. Vedrai che andrà tutto bene”

Ma la figlia non era per niente tranquilla. Se suo padre avesse scoperto il loro segreto… l’aveva già visto all’azione e sapeva che non aveva nessun scrupolo a uccidere i vampiri, ma in questo caso era coinvolta sua figlia… Caroline.

Le venne poi da ridere.

“Se ti riunisci col consiglio ricordati ti pestare John Gilbert da parte mia”

“Come?”

“No niente era una battuta… scusa papà per la fredda accoglienza, ma davvero oggi non sono in vena di festeggiare…” gli disse dispiaciuta. La ferita che le aveva provocato Elijah era ancora bollente, e non si sarebbe emarginata tanto facilmente.

Le venne ancora da piangere, ma si trattenne.

“Ora che sono tornato molte cose cambieranno.” Mormorò Bill con un sorriso strano, andandosene.

“Te ne vai di già?”

“Sì, devo vedermi con Carol Lockwood. Ci sentiamo tesoro”

Uscì senza dirle più niente.

Il litigio con Elijah le aveva soffocato il sangue, l’aveva destabilizzata e sciolta in un cumolo di macerie, poi ora suo padre era tornato ed era sulle tracce dei vampiri.

Briony avrebbe tanto voluto strapparsi i capelli dall’angoscia.

----------**********--------

 

 

Quando Carol Lockwood aprì la porta a Bill Forbes, fece un sospiro di sollievo perché non sapeva proprio come affrontare la situazione.

“Penso che tu debba dirmi cosa ti aspetti che faccia” le disse Bill.

“Speravo me lo dicessi tu” replicò Carol guardandolo.

Bill non rispose e Carol gli disse:

“Si tratta di Caroline, Bill! Ricordo il giorno in cui è nata”

“Cosa sanno gli altri del consiglio?”

“Non ho detto una parola. Ho messo insieme i pezzi da sola. Hai qualche idea Bill? Non so come comportarmi…

“E’ un vampiro Carol. Dobbiamo fare tutto ciò che deve essere fatto” rispose Bill freddo.

Sapeva già cosa doveva fare.

 

Briony stava uscendo di matto a casa sua.

Voleva andare a cercare Elijah per chiarire quello che era successo, doveva andare a prendere a pugni il suo caro amico John e doveva scoprire cosa avesse in mente il padre.

Se lei ne avesse parlato con Stefan e company sicuramente avrebbero preso dei provvedimenti e avrebbero ucciso Bill senza pensarci due volte.

Anche se non era il padre migliore del mondo era pur sempre suo padre, e non poteva lasciarlo morire. Inoltre durante l’infanzia gli era stata molto attaccata.

Si stava facendo prendere dal panico ma pensò che l’unica soluzione fosse avvisare Caroline del pericolo e andarsene dalla città per un po’, così non avrebbe visto il padre.

Chiamò la sorella ma non rispondeva nessuno.

<< Cazzo Caroline! Dove sei? >> Pensò angosciata.

Fece 3.000 chiamate ma non rispose nessuno e allora decise di chiamare Tyler: forse lui ne sapeva più di lei di dove fosse finita Caroline.

“Caroline? Ha passato la notte da me ma quando mi sono svegliato stamattina non c’era più. Perché è successo qualcosa?” Chiese preoccupato Tyler.

“No no non preoccuparti. E’ solo che non risponde alle mie chiamate… se tu la senti, chiamami subito! Grazie.”

La situazione stava notevolmente peggiorando.

Il padre era tornato e Caroline era scomparsa. Non poteva essere una coincidenza, ma Briony non poteva neanche credere che suo padre potesse farle del male. In fondo era sua figlia.

<< I vampiri sono i nemici giurati di Bill. Farebbe di tutto per eliminarli, chiunque essi siano >> Pensò Briony amaramente. E lei ne aveva avuto la prova…

<< Mio dio. Che sia andato ancora in quel posto? Impossibile. >> pensò inorridendo.

La ragazza si ricordò che il padre aveva una tana per torturare e uccidere i vampiri senza destare scalpore, ed era proprio a Mystic Falls.

Era una probabilità remota che lui si trovasse lì ma almeno doveva tentare.

Sarebbe andata laggiù per fermare quello che temeva stesse per succedere.

 

 

Caroline proprio in quel momento stava urlando di dolore mentre la luce del sole le trapassava da pelle a pelle, bruciandola. Era incatenata a una sedia, le ferrature erano piene zeppe di verbena e non poteva nemmeno muoversi.

Gridò.

“Ti prego fermati!!” Implorò al padre piangendo.

Bill, forse preso dai rimorsi, abbassò le leva che teneva aperta la finestra in alto; finalmente la stanza ricadde nel buio completo e Caroline tornò a respirare.

“Mi dispiace che sia successo proprio a te.” le disse inginocchiandosi davanti a lei.

“Papà lasciami andare…” lo supplicò con un fil di voce.

“Non posso tesoro, mi dispiace. Sei un vampiro ora” rispose con tono amaro.

“Papà ti prego… non faccio del male a nessuno, devi credermi. Ho imparato a controllarmi.”

“Davvero? Allora avanti! Controlla la tua sete di sangue!” le urlò facendogli vedere una sacca piena di sangue.

Ma Caroline non poteva sopportarlo e anche se lo respingeva con tutte le sue forze, il suo viso si trasformò in quello di un predatore pronto a bere tutto il sangue possibile.

Bill sospirando abbassò la sacca di sangue. Questa era la prova che la figlia che conosceva non c’era più. Quella che si trovava davanti era un vampiro senza anima, nulla di più.

“Sei schiava della tua sete di sangue” le disse con disprezzo.

“Non posso cambiare quello che sono papà..” rispose sconsolata tenendo la testa bassa.

“Sì che puoi! Con la terapia del dolore tu puoi guarire i tuoi istinti da vampiro e riuscire a controllarti!” la guardò deciso e le fece annusare di nuovo il sapore del sangue per vedere la sua reazione.

“Non ci riesco, non ci riesco!” gridò piangendo.

“Devi farlo!”

“Perché mi stai facendo questo?”

“Perché così non sarò costretto a ucciderti”

Caroline lo guardò negli occhi totalmente sorpresa.

All’improvviso sentirono dei forti colpi sulla porta. Caroline riconobbe la voce di Briony.

“Papà?? Sei lì dentro?” gridava lei allarmata.

Briony!!!” Caroline raccolse tutte le sue forse e urlò il nome della sorella piangendo.

“Oddio! Papà che le stai facendo? Fermati! Papà!” Briony urlò disperata dando dei forti colpi alla porta. Ma questa era fatta di ferro e la maniglia si apriva solo con una chiave speciale che possedeva il padre, che sicuramente ora era incastrata dall’altra parte, impedendole di entrare.

“Sto cercando di aiutarla, figliola.” Rispose il padre che non accennava minimamente a aprire la porta.

“Papà, fammi entrare!” gli gridò Briony cercando di forzare la maniglia, ma senza successo. Quella porta era troppo pesante e le facevano male le mani dallo sforzo.

“Non posso, devo finire il mio lavoro.”

Briony si spaventò:

“Caroline, Caroline! Stai bene?” La paura e il sgomento nella voce.

Dall’altra parte percepiva solo dei mormorii:

“Aiuto..” Ormai Caroline non aveva più forze.

Briony smise di dare colpi alla porta perché era inutile. Neanche una bomba atomica l’avrebbe aperta.

Serviva una forza sovrumana.

Si mise disperata le mani nei capelli e prese una decisione avventata: uscì a passi veloci da quel tugurio, inciampando sui suoi stessi piedi e facendo fatica a respirare.

Dopo essere risalita cercò velocemente un posto dove ci fosse campo e chiamò assiduamente col cellulare.

Solo una persona poteva aiutarla.

Pregò Dio che la ascoltasse.

 

 

Dopo alcuni minuti, che le sembrarono delle ore, Elijah comparve improvvisamente alle sue spalle. Un gelo invernale le trapassò la schiena.

“Cos’è che ti ha dato il coraggio di chiamarmi?” le chiese gelido dietro di lei. Gli occhi vuoti ma penetranti.

Briony si girò spaventata, ma vedendo che lui era arrivato fece un sospiro di sollievo.

“Per fortuna sei venuto.”

“Non mi hai dato scelta. Il mio cercapersone vibrava in continuazione e allora sono venuto a controllare. Spero che avrai una spiegazione plausibile, tipo che Klaus è tornato o sta per arrivare un terremoto qui.” si giustificò lui con indifferenza e tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.

“No no!” Briony cominciò a spiegargli tentando di rimanere lucida “Devi aiutarmi! Mio padre tiene prigioniera Caroline in una specie di caverna a qualche miglio da qui! Ha scoperto tutto e ora potrebbe ucciderla!”

Elijah lasciò che Briony finisse la spiegazione, ma poi la guardò totalmente impassibile negli occhi .

“E cosa dovrei fare io?”

Briony si avvicinò con sguardo implorante e gli disse: “La porta è sbarrata e ti chiedo solo di aprirla, così io posso entrare e liberarla.”

“Sei assurda Briony. Non penso che tuo padre ucciderebbe tua sorella.” Mormorò lui pacato sviando lo sguardo altrove.

“Ma stava urlando! Non sai di cosa mio padre sia capace! Ti prego aiutami Elijah…!” Briony lo implorò sul punto di piangere, forse pensando che le sue lacrime avrebbero avuto qualche effetto su di lui… che avessero potuto fare leva sul suo lato umano.

Ma l’unica cosa che ricevette fu una indifferenza terrificante. Elijah la stava inchiodando con lo sguardo in quel momento:

“Perché dovrei farlo? Non mi sporcherò di certo le mani per te.” replicò lui scostante e glaciale.

Briony allora lo guardò negli occhi sorpresa: quelli erano occhi diabolici, ricolmi di malvagità e oscurità. Occhi freddi come il ghiaccio, impenetrabili, infernali, che uccidevano chiunque osasse sfidarlo e che facevano tremare di paura.

“Lo stai facendo apposta vero? Per ferirmi! La tua cattiveria oggi non ha limiti…. Ma non c’entra niente con il litigio che abbiamo avuto, ti chiedo solo di fermare mio padre! E’ così difficile per te? Come puoi essere così senza cuore?”

Briony stava tremando la voce. La sua freddezza la trafiggeva come una lama affilata pronta a trapassarle il cuore.

Le labbra di Elijah si curvarono in un sorriso maligno:

“Certo che posso....sono un essere perfido no? Infatti il cuore non ce l’ho più da tanto tempo. E siccome sono cattivo, ma allo stesso tempo avete tutti bisogno assolutamente di me, mi posso permettere di non intromettermi nelle tue faccende personali.” Mormorò con indifferenza e superiorità, guardandola con quegli occhi terrificanti che facevano rabbrividire.

Briony stentava a credere di assistere a un simile spettacolo che rischiava di tramortirla.

“Non mi interessa.” disse lui ancora, sibilando come un serpente. Lo sguardo tetro.

Gli occhi di Briony erano colmi di lacrime, ma cercò di sorridergli aspra e gli fece un applauso.

“I miei complimenti bravo, reciti la tua parte da vampiro spietato alla perfezione. Dio ma come ho potuto anche pensare di amare uno come te!” Urlò con disperazione cercando di andarsene per non fargli vedere la sua sofferenza.

Non meritava le sue lacrime.

Quegli occhi così minacciosi non meritavano niente.

Elijah però la fermò per un braccio, obbligandola così a guardarlo. In quel momento lui era pieno di collera, la sua voce suonò apertamente ostile:

“Ti ho perdonata una volta la tua sfrontatezza e hai già tradito la mia fiducia nuovamente. Se davvero pensi che io sia quell’essere perfido che le tue parole lasciano intendere, non farò nulla per dissuaderti. Infatti…

Sorrise malefico.

“ Ti lascerò scoprire da sola che razza di essere spregevole io sia.” E la lasciò andare con forza, andandosene subito via con perfetto distacco.

Briony invece era troppo sconvolta anche per piangere. Il dolore le bruciava dentro, dilagante e violento. Era talmente incredula di essere stata trattata così crudelmente e duramente da Elijah, che non riusciva nemmeno a provare rabbia.

L’hai perso” sussurrò una voce dentro lei che cercò di scacciare ma inutilmente.

Lo shock l’aveva paralizzata, ma doveva riprendersi subito.

Doveva andare a cercare aiuto. Caroline aveva bisogno di lei.

Al diavolo Elijah.

Dopo come l’aveva trattata, così crudelmente e senza neanche un minimo di compassione, non meritava che lei lo cercasse ancora.

Si asciugò le lacrime e corse più in fretta che poteva verso la macchina.

Non era ancora tutto perduto.

 

“Tyler anche se non puoi trasformarti in lupo, la tua forza è comunque maggiore rispetto a quella umana no?” gli chiedeva Briony farneticando mentre guidava a tutto gas.

“Sì certo. Ma che sta succedendo??” grido Tyler allarmato stando sul sedile passeggero.

Qualche minuto prima Briony l’aveva trascinato a forza fuori dal Grill facendolo quasi cadere sul marciapiede, e l’aveva obbligato a salire in macchina.

“Mi serve solo sapere questo. La tua forza è in grado di sfondare materiali pesanti tipo il ferro?” gli chiese interrogativa.

“Certamente, anche dei quintali se vuoi.” rispose lui pavoneggiandosi.

“Perfetto, avrò bisogno dei tuoi muscoli allora. Non ti piacerà quello che vedrai, ti avverto.” Mormorò lei a bassa voce.

Tyler la guardò senza capire.

Quel giorno erano tutti strani… prima sua madre che gli faceva strane domande, Caroline era scomparsa e ora Briony sembrava una pazza scatenata. Doveva per forza essere successo qualcosa.

In breve Briony gli spiegò quello che era successo.

 

Quando finalmente arrivarono al rifugio di Bill, stranamente la porta dove era rinchiusa Caroline era stata aperta, e Bill era fuori.

“Papà?” Briony scese le scale guardandolo, seguita da Tyler.

“Cosa fate qui?” chiese Bill guardandoli immobile.

“Siamo venuti a liberare Caroline e tu non ci fermerai.” rispose Briony decisa.

“Non penso sia la cosa giusta..” Suo padre stava per ribattere ma la ragazza chiamò il suo aiutante:

“Tyler?” In un attimo Tyler lo bloccò,  impedendogli di muoversi, e Briony andò verso la porta.

<< Strano che sia aperta >> Pensò.

Ma poco importava; raggiunse Caroline che era immobile ancora legata alla sedia, svenuta e senza forze.

Le pelle era tutta bruciata e faticava a respirare. Era ridotta proprio male… come aveva potuto il padre farle questo? Un’onda di rabbia la invase ma cercò di trattenerla per concentrarsi su Caroline.

Briony tentò di liberarla ma le ferrature che la tenevano legata alle sedia erano troppo robuste

“Maledizione. Tyler? Mi serve il tuo aiuto!”

“E come facciamo con lui?”

“Lo tengo d’occhio, io non preoccuparti.” Lo convinse Briony andando davanti al padre con sguardo omicida.

“Se osi muoverti ci metto un attimo a staccarti il collo.” lo minacciò Tyler con disprezzo, andando dentro la stanza delle torture.

Briony poi scosse la testa inorridita, fissando il padre.

“Come hai potuto farle questo?” gli chiese in tono cupo. Non c’erano scusanti e tutti e due lo sapevano.

“Dovevo aiutarla.”

“E come? Uccidendola?! Credevo che avessi smesso con le tue terapie da manicomio!”

“Ti avevo avvertita che questo era il mio mestiere e il mio modo di fare. Ti ho dato la possibilità di stare dalla mia parte, di seguire le orme della tua famiglia; ma tu non volevi avere niente a che fare con tutto questo…

“E puoi davvero biasimarmi, papà?” domandò lei con rancore.

I ricordi dolorosi vennero a galla come un mare in tempesta.

 

UN ANNO E MEZZO PRIMA –INIZIO FLASHABACK

Briony Forbes era ancora sconvolta dopo essere stata attaccata da Ivan. Niente aveva più senso per lei, il fatto che il suo ragazzo avesse voluto ucciderla la sconvolgeva a morte, e faticava ancora a credere che i vampiri esistessero veramente. Sembrava tutto un incubo ad occhi aperti a cui non c’era risveglio.

Un giorno suo padre la chiamò: le disse che dovevano incontrarsi in uno strano posto appartenente alla loro famiglia da secoli e che si trovava fuori città. Le spiegò dove si trovava il posto esatto e le ordinò di venire subito.

Briony credeva si trattasse di uno scherzo ma decise di andare a vedere.

Forse era una sorpresa per tirarle su il morale... Le serviva proprio dopo ciò che era successo con Ivan.

Ma quando arrivò in quella specie di tugurio buio, Briony sgranò gli occhi inorridita e incredula. Credeva di aver sbagliato posto ma c’era proprio suo padre all’interno.

Lo seguì con sguardo interrogativo e incredulo dentro un’altra ala buia della caverna.

Davanti a lei, legata a una sedia e con la pelle tutta bruciata, c’era una bambina.

Avrà avuto 10-12 anni e cercava di liberarsi da quelle dure ferraglie che le stavano stritolando i polsi. Ormai non aveva neanche più la forza di parlare.

“Papà? Cos’è questa roba?” Briony riuscì solo a dire questo. Era in stato di shock. Non riusciva neanche a muoversi.

“Questo, figliola, è quello che fa la tua famiglia da più di un secolo. Dare la caccia ai vampiri, torturarli fino allo sfinimento per vedere se hanno delle probabilità di redenzione e di non essere più schiavi della loro sete…” Le spiegò brevemente il padre, impassibile.

Briony non poteva crederci… quella bambina era un vampiro? Come era possibile? Quanti ce ne erano?

Indietreggiò spaventata.

“Sembra morta..” osservò sconvolta.

“Oh no è solo svenuta, non preoccuparti. Tra un po’ ricominciamo”

“Ricominciamo?” Briony si voltò preoccupata verso il padre.

“Sì, io e te.” Rispose lui con un sorriso diabolico.

Briony lo guardò inorridita, ma ad un tratto la bambina si svegliò.

Aiutami…” sussurrò questa a bassa voce. Non riusciva neanche ad alzare la testa e perdeva sangue.

Briony provò compassione per lei.

“Papà, è solo una bambina…” mormorò sul punto di piangere.

“Non è più un bambina! E’ un vampiro, un mostro! Non ha più niente di umano e ti ucciderebbe all’istante se la liberassi! Sono solo bestie in forma umana.” urlò Bill con rabbia.

Anche la figlia reagì brusca:

“Ma che hai intenzione di fare? Torturarla? Perché le fai del male in questo modo, papà? Se vuoi davvero ucciderla, uccidila senza farla soffrire così!” Urlò arrabbiata e in preda alla furia.

“Il mio è un modo per cercare di costringerli a non dipendere più dal sangue. E lo faremo insieme Briony. Sei la mia figlia maggiore e fai parte di questa famiglia. E’ il tuo destino.”

E poi le mise in mano una sacca di sangue e le ordinò di metterla sotto al naso della bambina.

Brion guardò quella sacca come se fosse un’insalata piena di vermi e la buttò via: “Non posso farlo! Non voglio!” E si ritirò inorridita in un angolo per non assistere a quella scena disgustosa e terrificante.

“Avanti non fare la codarda! Vuoi davvero che succeda ad altre persone quello che è successo a te? Questi esseri non meritano compassione! Immaginati di vedere Ivan davanti a te!” E bruscamente Bill la prese per un braccio, obbligandola a guardare la bambina.

“Cosa provi?” le chiese freddo.

Briony si sforzò di non guardare quello scempio. E’ vero, provava odio e rabbia per quello che le era capitato ingiustamente. Se ci fosse stato Ivan al posto di quella bambina probabilmente non avrebbe avuto pietà e l’avrebbe ucciso senza rimore.

Ma lì davanti non c’era Ivan. C’era solo una bambina, che non le aveva fatto niente e che non meritava tutto questo.

Se agiva in quel modo, dimostrava che anche lei era come loro. Senza cuore.

Girò il volto, che era rigato dalle lacrime.

“Sei orribile.” mormorò piano.

Il padre vedendo che la figlia non aveva la minima voglia di fare quello che le ordinava, la lasciò andare.

Briony non riusciva neanche a respirare e se l’avesse fatto avrebbe vomitato: “Perché mi fai questo? Non ho già sofferto abbastanza?” chiese angosciata.

“Il dolore ti rende più forte.  E ti darà il coraggio di essere quello che devi diventare.”

“E che cosa? Un’assassina? Una torturatrice?” gridò con orrore e gesticolando.

“Discendi da una nobile famiglia di cacciatori Briony, non puoi fare altrimenti.” le fece notare puntiglioso.

“Col cavolo! Io non ucciderò questa poverina, e non le darò ulteriore dolore!” urlò Briony piena di collera e uscì da quella stanza correndo, anche se non riusciva più a reggersi in piedi.

Salì le scale. Non poteva restare lì, doveva andarsene. Subito. Lontano dai vampiri, da quei mostri, da quelle torture… da tutto. Voleva solo una vita normale come tutte le altre ragazze. Cosa chiedeva in fondo?

Prima di dileguarsi gettò tutta la sua frustrazione sul padre:

“Non cercarmi mai più papà! Io non voglio avere niente a che fare con i vampiri, niente! Voglio vivere la mia vita in tranquillità! Quindi devi lasciarmi stare!” gli gridò con tutta la voce che possedeva. Ed era la verità, non voleva avere niente a che fare con quel mondo. E fuggì via.

“Non puoi scappare dal tuo destino Briony! Presto o tardi lo capirai!” le urlò il padre mentre usciva, ma non lei volle ascoltare.

Non voleva.

Da quel giorno i rapporti tra padre e figlia si erano ovviamente incrinati. Bill era l’unico genitore che le era rimasto, visto che la madre se ne era sempre fregata di lei, ma ora suo padre l’aveva fatta soffrire più di ogni altri.

Non parlarono più di quello che era successo.

Il padre non affrontava mai l’argomento e lei fece altrettanto.

Anche se non gli andava a genio, Bill aveva accettato la sua decisione cioè di non voler diventare una cacciatrice.

Dopo qualche giorno Briony se ne andò dalla città e sentiva il padre ogni tanto, ma solo per formalità.

Niente sarebbe stato più come prima, sebbene magari lui potesse avere ragione riguardo ai vampiri… che erano solo bestie in forma umana.

Ma Briony non voleva pensarci, nessuno l’avrebbe inseguita a Seattle; niente di oscuro e minaccioso poteva ancora farle del male. Non ci sarebbero stati più vampiri nella sua vita… mai più. Questo si promise a sé stessa.

Tuttavia di notte sognava il pianto di quella bambina e il suo tentativo vano di chiedere aiuto. E Briony a volte si svegliava con le lacrime amare che le rigavano la guancia.

 

-FINE FLASHBACK-

 

“Stai bene Caroline?” le domandò Briony preoccupata mentre Tyler appoggiava la vampira delicatamente nel letto.

“Sì grazie” Rispose con un fil di voce mentre Tyler le accarezzava dolcemente i capelli.

“Mi dispiace così tanto..” sussurrò Briony.

“Non è colpa tua sorellona… non è colpa di nessuno…” sussurrò la biondina sconsolata.

“Se becco ancora tuo padre in giro lo ammazzo” minacciò duro Tyler.

“Non ce ne sarà bisogno Tyler. Mentre la liberavi ho parlato con lui, ha detto che se ne sarebbe andato senza fare tante storie. Sinceramente sono rimasta parecchio sorpresa che lui demordesse così senza lottare, ma è davvero partito. Non c’è traccia di lui in città”

E questo era davvero strano.

“Mi odia… nostro padre mi odia Briony…” Caroline pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.

“No Caroline! Lui non ti odia. E’ solo ossessionato nel dovere compiere la sua  “missione”. Ma tu non c’entri in tutto questo” Briony cercò di consolarla ma non sapeva nemmeno come. Non c’erano parole per farle dimenticare quello che aveva subìto. Da suo padre poi.

Quella ferita difficilmente si sarebbe rimarginata. Purtroppo la sorella ne sapeva qualcosa.

“Tua madre non c’è?” le chiese Briony.

“No è fuori.”

Meglio… cerca di non pensarci ok? Devi restare tranquilla per riprenderti. Ti serve qualcosa?” le chiese dolcemente Briony.

Caroline scosse la testa piangendo.

Briony resto io con lei se vuoi andare.” le disse Tyler.

“Grazie Tyler per quello che hai fatto.” Gli rispose Briony mettendogli una mano sulla spalla, per dimostrargli che ormai aveva la sua piena fiducia e gratitudine.

“Amo Caroline e farò tutto quello che posso per proteggerla” rispose sincero.

“Ha davvero bisogno di un ragazzo come te” mormorò lei sorridendogli.

“Ah Briony… hai visto Elijah per caso?” le chiese all’improvviso Caroline.

La sorella si bloccò: “Sì ma non voglio parlarne”

“Ma Briony…

“Sai che detesto darti ragione sorellina, ma davvero non voglio parlarne”

“Però non…” 

Briony comunque non la lasciò parlare.

Ssssh ora devi solo riposare! Non pensarci ok? Devi solo pensare a stare bene”

Caroline assentì con la testa e si mise sotto le coperte.

“Ora resta con il tuo eroe” mormorò Briony sorridendo dolcemente, e uscì.

 

Il freddo della notte la inghiottì e Briony si coprì col giubbotto, pensando a quello che era avvenuto in così poche ore.

Perché le persone che amiamo sono quelle che ci fanno soffrire di più?

Perché quando ci deludono e ci feriscono è come ricevere una pugnalata al cuore, che non si sarebbe mai rimarginata completamente?

Aveva compromesso dolorosamente il rapporto con Elijah e con suo padre.

Si sentì soffocare nel pensare agli occhi diabolici e impenetrabili di Elijah; era come se non lo riconoscesse più.

Come se quel vampiro galante e misterioso che aveva imparato ad amare profondamente avesse cessato di esistere all’improvviso, lasciando trasparire solo il suo lato più oscuro e malvagio.

Ma come aveva fatto a sbagliarsi tanto sul suo conto? Le era sembrato così perfido quando le negava il suo aiuto e la minacciava di farle vedere di cosa fosse capace.

Le lacrime scesero lentamente, non volendo credere alla realtà dei fatti.

Eppure non riusciva ad odiarlo, anche se avrebbe dovuto.

Lei poi che si era promessa più e più volte di non farsi invischiare dalle faccende dei vampiri… di starne alla larga perché ne dipendeva la sua sopravvivenza… e ora stava mettendo la sua stessa vita, il suo cuore proprio nelle mani di un vampiro millenario.

Sapeva che lui, il cuore, glielo poteva distruggere in mille pezzi. Che poteva spremerlo tra le sue mani sanguinarie. Ma glielo aveva concesso comunque e persino adesso non lo rimpiangeva, sebbene il cuore fosse davvero lacerato.

Il colmo della situazione era che lei, dentro di sé, covava ancora la speranza che presto l’Elijah che conosceva sarebbe ritornato, perché quello che aveva visto quel giorno non poteva veramente essere lui.

La speranza di renderlo migliore, di far parte della sua vita e scorgere dentro di lui la sua umanità, non si era ancora affievolita totalmente.

Che terribile condanna era amare un vampiro. Era fatale da ogni punto di vista.

Per non parlare del padre… perché se ne era andato senza fare ulteriori capricci? Lei gli aveva intimato di non farsi più vedere e di andarsene, e lui come niente aveva salito le scale e le aveva sussurrato un “mi dispiace”.

Si chiese se lo avrebbe rivisto mai più.

Se i ricordi dolorosi di qualche anno prima sarebbero riapparsi di nuovo nella sua mente a perseguitarla.

Stremata si addormentò.

 

 

FINE CAPITOLO!

Come mai Bill se ne è già andato?? Gatta ci cova eheheh

Spero di leggere i vostri commenti J

 

 

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Capitolo 19
*** Inferno + Paradiso ***


19 CAPITOLO

 

 

Briony aiutò la sorella a superare quello che era successo, sebbene la ferita fosse ancora aperta, e la copriva con la madre quando le chiedeva cosa le stesse succedendo.

Intanto il padre era svanito nel nulla.

Briony aveva provato a chiamarlo ma non rispondeva. Quasi quasi si preoccupò di dove fosse finito; sperò tuttavia che stesse redimendo i suoi errori e magari era a uno di quei punti d’ascolto dove la gente parlava dei propri problemi.

Si mise a ridere pensando alla scena. “Il mio problema è che do la caccia ai vampiri e non riesco a smetterla. E ho persino torturato mia figlia che guarda caso è un vampiro!”

Ma c’era ben poco da ridere… anche Elijah la preoccupava. E al tempo stesso la intimoriva.

Si richiese ancora come avesse fatto a sbagliarsi tanto sul suo conto; è vero a volte la calma gelida di Elijah non era per niente rassicurante, ma quel giorno i suoi occhi erano stati ostili e diabolici a tal punto da far tremare letteralmente dalla paura.

Si chiese con terrore cosa lui avesse in mente “Ti lascerò scoprire da sola che razza di essere spregevole io sia”, quella frase detta con tanta ostilità e freddezza le rimbombava nella testa.

Il dolore bruciava ancora, e a stento riusciva a sopportarlo.

Non aveva mai provato così tanta disperazione in un arco di tempo così breve e si domandò come mai non le fosse venuto un infarto, visto i colpi mortali che erano stati inflitti al suo cuore che stava piano piano vacillando.

Ricevette all’improvviso una chiamata da Elena.

<< Ecco ci manca solo la ramanzina per averle taciuto quello che è successo. Ma un minimo di tranquillità potete concedermela?? >> Si chiese spazientita.

E non aveva nemmeno voglia di uscire perché quelle nuvolacce nere facevano presagire un bel temporale.

Immaginava già le reazioni di Elena e dei fratelli Salvatore: Come mai non ci hai avvisati?? Come hai potuto permettere che accadesse?? Ora dov’è tuo padre??

Quasi quasi li avrebbe mandati tutti a quel paese. Non erano loro che avevano un padre pazzo che torturava la propria figlia e scompariva poi nel nulla. E non avevano sopportato lo sguardo freddo e minaccioso di Elijah…

<< Ma perché tutte a me? >> Piagnucolò senza sosta mentre usciva.

E la giornata era appena iniziata.

 

 

Mentre camminava per la città, Briony si augurò di non trovarsi davanti John perché altrimenti l’avrebbe pestato a sangue e non sarebbe stata una bella scena raffinata da far vedere a tutti.

Un vento gelido si alzò all’improvviso.

“Buongiorno Briony.”

Quando sentì quella voce fredda e penetrante all’orecchio la riconobbe subito, l’avrebbe riconosciuta tra milioni sebbene la temesse così tanto.

Si voltò rapidamente.

“Elijah.” Replicò seria. Rieccolo il maledetto cavaliere oscuro che infestava i suoi pensieri.

Briony evitò la sua presenza e continuò a camminare dritto davanti a sé. Non sarebbe riuscita a sopportare di vedere ancora quegli occhi…

Ma Elijah era veloce e la raggiunse senza fatica.

“Come va la situazione a casa senza di me?” chiese affascinante e con perfetta noncuranza.

Questo era troppo. Qualche giorno prima la offendeva, la denigrava e la trattava nel modo più crudo possibile senza un minimo di pietà, e ora faceva tutto il curioso e l’affascinante con quel sorriso galante.

I suoi cambiamenti d’umore le facevano girare la testa.

“Perfettamente perché non devo ascoltare le tue angherie.” Rispose dura, cercando di evitare il suo sguardo.

“Così mi ferisci. La solitudine a volte aiuta a chiarirsi le idee.” Continuò lui, continuando a camminare con eleganza, come se non stesse accadendo niente di male.

“E tu come te le chiarisci le idee, facendomi sentire una merda?” sputò lei non riuscendo a trattenersi dall’usare le buone maniere e lanciandogli delle occhiate di fuoco.

Elijah si bloccò a fissarla, forse per farle scontare quel nominativo, ma nella sua glacialità apparve ilare:

“Non dovresti prenderla in quel modo, era solo un consiglio disinteressato. Strano che tu non colga i vantaggi di una lontananza, come dire salutare, data da una circostanza che tu definivi spesso deleteria.” Affermò lui sicuro di sé.

Briony stentò davvero a credere come lui volesse far pendere l’ago insidioso della bilancia a suo favore, non sporcandosi neanche in apparenza, quando in realtà era lui ad aver commesso angherie inimmaginabili nei suoi confronti nell’ultimo periodo e volesse ora farla sentire piccola piccola dinanzi alla sua ben superiore presenza.

Non seppe perché ma le venne da ridere, una risata amara e che le faceva scontare la sua sciocca speranza di essere felice con un tipo del genere.

Non aspettandoselo, Elijah corrugò la fronte.

“Cosa c’è da ridere?”

Briony smise proprio come aveva cominciato e si portò una mano sul viso per riprendere il controllo delle sue emozioni alla deriva. “No niente, ho capito molto bene come si sono messe le cose e non perderò altro tempo ma se tu vuoi… prego.” Gli disse infine con un sorriso che mascherava appena la sua disfatta che sapeva di cenere, cenere che le scendeva addosso implacabile e effimera.

Elijah rimase a studiarla per qualche secondo, sempre con la fronte corrugata, come se fosse un oggetto da laboratorio non ancora conosciuto, ma poi riprese la sua classica calma e si sciolse nella sua stessa postura. Voltò lo sguardo di marmo verso l’alto, con fare indifferente.

“Ho saputo che tuo padre è scomparso, una terribile fatalità.”

Briony aveva avuto intenzione di andarsene via per non vederlo mai più, ma quella frase la bloccò come un macigno seduta stante, una scossa d’avvertimento le arrivò alla mente.

“Tu cosa ne sai?” gli chiese preoccupata.

Elijah allora la guardò dritto negli occhi. C’era ancora l’ombra di oscurità che aveva intravisto l’altro giorno, ma ora erano freddi come le altre volte.

“So più di quanto tu sappia.”

Briony ebbe un colpo al cuore.

Pensò alle sue parole minacciose e perfide: “Ti lascerò scoprire da sola che razza di essere spregevole io sia”.

Cosa… cosa hai fatto?” gli sussurrò ancor di più preoccupata.

“Ho fatto capire chi comanda. Anche se voi Forbes siete davvero testardi, deve essere un vizio di famiglia.” rispose lui piegando le labbra in un sorriso perfidamente minaccioso.

Briony sgranò gli occhi incredula: “E’ colpa tua se è scomparso così all’improvviso vero?”

“Mi stai accusando forse?” domandò lui quasi offeso, inarcando un sopracciglio.

Lei avrebbe voluto mettergli le mani addosso ma sapeva che era inutile. Avrebbe solo peggiorato le cose, e non ne valeva neanche la pena. “Sei un bastardo senza cuore.” mormorò furiosa, serrando i pugni.

“Non sai neanche quello che è successo e già mi lanci simili frecciatine avvelenate? Mi riterrei offeso se già non conoscessi abbastanza il tuo carattere, Briony.” Affermò il vampiro fintamente rammaricato.

“L’hai ucciso...” sussurrò lei con fil di voce, non badandolo.

Briony era letteralmente paralizzata dallo shock. Doveva arrivarci subito. Era impossibile che il padre se ne fosse andato così.. qualcuno doveva averlo obbligato o peggio… Anche se aveva fatto quelle cose orribili, Briony non avrebbe mai voluto la sua morte, perché dopotutto era suo padre ed era lui che l’aveva cresciuta.

“Posso darti la mia parola che non è morto.” mormorò Elijah serio, serrando gli occhi neri.

Briony allora gli sorrise sprezzante:

“E come posso credere a Mr. Originario senza il cuore? La tua parola per me ora vale meno di quella che per te vale per un qualsiasi altro vampiro.”

Un’ombra passò sul volto dell’Originario, come una nube d’inverno sopra un debole sole.

“Se la pensi così, libera di sostenere questo cruccio per la testa. La mia risposta te l’ho data.” rispose lui gelido, andandosene via.

“Non osare andartene così! Elijah!” Cercò di raggiungerlo ma si era volatilizzato via come il vento. Dannazione faceva sempre così: quando lanciava una bomba se ne andava, lavandosene le mani.

In fondo cosa poteva aspettarsi dopo come le si era rivolto.

Chiamò ancora il cellulare del padre ma naturalmente nessuno rispose.

E non sapeva chi cercare per chiedere sue notizie.

<< Merda! >> Pensò infuriata. Se fosse stato ancora nelle vicinanze, Briony gli avrebbe tirato un sasso in testa a quell’Originario che le stava dannando l’esistenza contro il suo volere.

 

 

Quando arrivò a casa di Elena ovviamente tutti le darono addosso: Damon con le sue battute acide disse che lei aveva mandato i rinforzi per uccidere i vampiri una volta per tutte e l’aveva tenuto segreto per questo; Elena le chiese continuamente il motivo perché non li avesse chiamati prima, così avrebbero protetto Caroline.

Solo Stefan, buono com’era, le dava il beneficio del dubbio dicendo che si era trovata spiazzata trovandosi il padre all’improvviso a casa sua e che non era colpa sua se era successo quel casino.

Ma Briony non aveva voglia di stare a sentire le loro accuse, e domandò subito come poteva fare per rintracciare il padre.

“Se è in una cassa da morto sarebbe una ricerca vana.” puntualizzò Damon.

“In effetti dopo quello che ti ha detto Elijah…” sussurrò titubante Elena.

“Ma non può perdere le speranze così. Magari possiamo chiedere a Bonnie di effettuare un incantesimo di locazione.” Suggerì Stefan deciso.

“Sarebbe perfetto, grazie Stefan.” rispose Briony con gratitudine.

“E’ una perdita di tempo!  E poi se lo troviamo che facciamo? Lo riportiamo qui così ci tortura un’altra volta?” chiese Damon infuriato.

“Voglio solo sapere se è vivo e vegeto! E parli tu che sei stato innamorato per 150 anni di una pazza che non ti filava proprio.” rispose Briony acida sfidandolo.

“E’ un colpo basso questo.” mormorò il moro limitandosi a sorridere.

Elena si mise in mezzo tra i due e disse che avrebbe parlato con Bonnie.

 

Briony tornò a casa esausta. La notizia che il padre potesse essere morto l’aveva scombussolata e ancor più sapendo che poteva essere opera di Elijah.

Era questo quello che intendeva quando le aveva minacciato che avrebbe visto di cosa fosse capace?

Si sdraiò sul divano, sfogandosi in piccole e calde lacrime. Perché le faceva questo? Che motivo aveva di odiarla fino a tal punto?

Le sembrò da codarda piangere per un uomo che le stava facendo solo del male, ma non ce la faceva più a trattenersi… il dolore era troppo forte e violento che la stava quasi uccidendo. E doveva in qualche modo farlo fuoriuscire, anche se avesse calpestato la propria dignità o orgoglio.

Pianse ancora, stringendo il cuscino.

Era come se la parte malefica di Elijah fosse risalita dall’inferno per perseguitarla e distruggere ogni suo lato buono e bello.

Le sembrò tutto perduto. Come un sogno sgretolato all’improvviso in un incubo.

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Briony si svegliò di soprassalto quando sentì suonare il telefono; il cuscino era tutto bagnato dalle sue lacrime e le facevano male gli occhi.

<< Prima o poi mi scoppieranno per colpa dei gran pianti che faccio >> Pensò sconsolata.

Era Caroline.

“Pronto?”

“Come mai hai risposto solo ora?”

“Scusa stavo dormendo… dimmi è successo qualcosa?”

“Si tratta di papà.”mormorò seria Caroline.

Bonnie ha scoperto qualcosa?” chiese Briony preoccupata mettendosi seduta.

“No non ha fatto niente perché non ce ne era bisogno. Se tu fossi venuta prima da me e mi avessi ascoltata quella sera, ti saresti evitata un cruccio per la testa.”

“Eh? Che stai dicendo?” domandò Briony che non ci stava capendo più niente.

Dall’altro capo della linea c’era solo silenzio e Briony chiese alla sorella se era ancora viva.

Sìsì… ecco. Papà è vivo ma se n’è andato dalla città perché è stato costretto.”

“E da chi?”

“Da Elijah.”

Appena sentì quel nome, Briony ebbe un tuffo al cuore. Che Elijah fosse coinvolto in tutto questo era chiaro, ma non aveva capito fino in fondo le sue intenzioni.

Non le aveva mai capite, si era lasciata solo trasportare dalla rabbia e dai pregiudizi…

Ascoltò attentamente quello che Caroline le diceva:

“Ero svenuta ma sono riuscita a sentire quello che dicevano. Elijah all’improvviso è entrato e ha scaraventato papà contro la parete. E lo ha soggiogato per bene. Gli ha ordinato di andarsene senza fare storie e di ritornare a Mystic Falls solo se una di noi due glielo avrebbe chiesto.”

Briony era senza fiato. Si dannava per quello che aveva pensato e detto su Elijah… ma perché allora lui si era comportato in modo così crudele? Perché le aveva lasciato credere di essere così senza cuore? Perché le aveva taciuto la verità?

“Non mi ricordo bene, ma ho visto che lui apriva la porta e mi ha fissata a lungo. Ha detto che non ero in pericolo di vita ma era meglio che Bill non continuasse più il suo esperimento e che uscisse dalla stanza, lasciando la porta blindata aperta, così se QUALCUNO voleva liberarmi, l’avrebbe fatto senza seccature”

Briony sentì le sue convinzioni vacillare lentamente, e infine le tremò il cuore. Elijah l’aveva chiaramente aiutata, lasciandole aperta la porta così lei avrebbe salvato la sorella. Si sentì una meschina e una stupida...

Ma… perché non me l’hai detto?” le chiese alzando la voce. Se glielo avesse detto prima… non avrebbe rinfacciato a Elijah cose di cui non aveva colpa, anzi.

Era stato lui, di sua spontanea volontà a sistemare le cose, senza venire a chiedere nulla in cambio o a riscuotere il premio, cioè il suo perdono. Aveva agito in buona fede in silenzio e nell’ombra, facendole credere invece che lui la odiasse e che avesse una natura orribile. Perché?

Voleva aiutarla, ma allo stesso tempo voleva allontanarla. Era qualcosa che non poteva accettare.

“Tu non mi hai lasciato parlare! Appena ho nominato Elijah tu mi hai mangiato la faccia!” Caroline cercò di giustificarsi.

Briony non poteva darle torto.

“Perché nostro padre non mi ha detto che un vampiro gli aveva ordinato di andarsene?”

“Ovviamente Elijah l’avrà soggiogato anche su questo. Gli avrà ordinato di non farne parola con nessuno; forse per lui non era necessario che tu sapessi…

<< Ovviamente lui mi vuole tenere a distanza. >> Pensò amaramente.

“Nostro padre quindi è vivo?”

“Vivissimo anche se Elijah non è stato molto delicato con lui però..”

Briony sghignazzò: sicuramente il vampiro l’aveva conciato per le feste visto le azioni spregevoli che aveva commesso proprio sulla figlia minore. Doveva sembrargli un uomo ignobile.

“Ho capito. Grazie Caroline.” Ormai non poteva dire più niente. Aveva scoperto tutto ma allora perché sentiva quella sensazione di vuoto dentro di sé?

Doveva essere contenta che la speranza che nutriva in Elijah non era stata vana, che non era ancora tutto perduto.

Ma non riusciva a scordare… la collera e lo sguardo ostile che Elijah le aveva rivolto, il dolore lancinante che aveva provato quando lui non riusciva a credere alla veridicità del suo amore, e aveva dato ragione invece alle bugie di John.

Davvero doveva fargliela passare così liscia? Avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo ritornare da lei, ma non poteva di certo calpestare di nuovo la propria dignità, fare finta che andasse tutto bene e che lui non l’avesse fatta soffrire più di ogni altra persona al mondo.

Ma prima di tutto doveva chiedergli perché. Perché aveva indossato quella maschera da vampiro crudele e senza scrupoli con lei. Perché dopo ciò che avevano passato, sembravano essere ritornati al punto di partenza se non peggio. Almeno all’inizio lui non la guardava con tale sufficienza, il suo sguardo non le trafiggeva il cuore come una lama affilata.

Allora forse non si fidava? Non voleva abbassare la barriera intorno a lui con un’umana?

Briony non riusciva a credere che uno come Elijah, così forte, elegante e misterioso, potesse avere paura di essere ferito.

 

Briony chiamò in continuazione Elijah ma lui non rispondeva.

Se non avesse parlato con lui al più presto, i suoi dubbi l’avrebbero divorata. E non sapeva neanche se nell’attimo in cui l’avesse rivisto, si sarebbe catapultata tra le sue braccia o l’avrebbe preso a botte.

All’improvviso suonarono alla porta, Briony si fiondò sperando davvero che fosse lui ma si trovò davanti un signore che non conosceva.

“Buongiorno. Lei è la signorina Forbes-Callaghan vero? Aveva chiamato perché aveva un problema alla TV, se non sbaglio.” Disse il signore leggendo una lista di fogli.

Fuori stava piovendo.

“Oh sì! Mi scusi me ne ero completamente dimenticata.. entri entri!” rispose con un sorriso facendolo entrare.

“Bella casa complimenti.” osservò il signore guardandosi attorno.

“La ringrazio, guardi la tv è laggiù. Si prenda pure tutto il tempo che le serva.”

“Oh ci vorrà poco tempo.”

La ragazza,preoccupata per il tono minaccioso di quella voce, si girò velocemente.

Quel signore stava sfoderando dei denti aguzzi da vampiro e si avvicinava lentamente verso la sua preda con avidità.

Briony indietreggiò spaventata. Che stupida che era stata! Si era fatta fregare dal tizio della TV!

"Finalmente eccoti qui..." sussurrò con bramosia ardente il vampiro.

Briony allora spalancò ancor di più gli occhi. Che diamine voleva quel vampiro da lei? Perchè si trovava proprio lì? Purtroppo lì con lei non aveva nessun tipo di arma, neanche qualcosa di tagliente. Cercò di scappare in cucina, ma il vampiro la prese per le spalle con forza cercando di stritolarla. Briony non riusciva a respirare perché la presa era troppo forte, e cercò di dargli dei calci e di graffiarlo con tutta la forza che aveva in corpo.

Il vampiro però la buttò per terra a pancia in giù con un tonfo, e le alzò la testa con violenza tenendola per i capelli.

“Lasciami!” gridava Briony che cercava di divincolarsi.

"Non ancora, tesoruccio prezioso." disse il vampiro famelico e con una strana vena ironica. "Prima devo.." Ma Briony gli affondò le unghie nel palmo della mano durante quella minaccia, e allora la bestia presa dalla rabbia la morse nel collo con cattiveria.

Briony cominciò a urlare cercando di afferrare qualunque cosa le capitasse tra le mani, ma stava perdendo le forze perché il vampiro continuava a succhiare avido il suo sangue.

Poi all’improvviso lui si fermò e la lasciò andare senza un perchè. Il vampiro aveva la bocca spalancata, sporca del suo sangue, e stava tossendo come se avesse una mosca conficcata nella gola.

Il vampiro si toccò la gola con entrambe le mani, quasi fosse sul punto di scoppiare, e urlò con un ringhio spaventoso.

Briony assisteva alla scena impotente e incredula. Che fosse la verbena? Oggi però non aveva preso il solito thè, almeno credeva.. Stava per svenire per terra quando la porta si spalancò all’improvviso.

Il vampiro smise di urlare e tossire come un ossesso, perché il cuore gli fu strappato velocemente in un lampo.

Briony spalancò gli occhi, tenendo sempre una mano sul collo per cercare di fermare il flusso del sangue.

Era la 3 volta che la salvava? O forse la 4?

Elijah si inginocchiò veloce davanti a lei e prese la sua testa fra le mani. “Briony? Mi senti?” La sua voce profonda era un misto di preoccupazione e angoscia.

“Chiaro e tondo.”  rispose lei mentre lo fissava.

Il viso di Elijah si rilassò lentamente, diventando normale.

“Stai bene? Fammi vedere.” Disse cercando di guardare la ferita.

Briony lo guardò impaurita. Se avesse visto il sangue…

Ma Elijah non ebbe alcun tipo di reazione, si limitò a guardare la ferita sul collo.

“Non è niente, sto bene.” rispose lei scostandosi.

“Lascialo decidere a me.” Elijah si morse il polso e gli offrì il suo sangue per guarire.

Briony si scostò nuovamente. La vista del sangue le faceva venire da vomitare, ancor di più pensare di berlo.

“No sto bene. Ci vorranno solo dei punti.” Rispose tenendo la mano sulla ferita.

Elijah la guardò serio, ma rinunciò senza fiatare.

Si sedette anche lui per terra, forse per farle compagnia o forse perché le appariva esausto e stranamente stanco.

I suoi capelli gocciolavano per colpa della pioggia, alcune gocce scendevano lungo il suo viso e lo faceva apparire ancora più bello. Più tormentato.

La sua bocca era tinta di rosso per colpa del morso che si era procurato per guarirla. Ma lei non ebbe alcuna paura.

Lo guardò dispiaciuta: sembrava così stanco, così senza vita e perso…

“Grazie Elijah.” sussurrò debolmente.

Lui la fissò freddo negli occhi. “Cosa gli hai fatto a quel vampiro? Stava urlando come la sirena di un’ambulanza.”

“Non ne ho idea. Si è paralizzato di colpo.”

“Non può essere stata la verbena. Non fa quell’effetto; sembrava che stesse… soffocando.” mormorò lui pensieroso.

“Sinceramente non ricordo di aver preso la verbena… ho talmente tante cose a cui pensare.. Ma l’importante è che sia morto e stecchito.” rispose decisa.

Briony provò ad alzarsi ma le girava ancora la testa; così Elijah prontamente si alzò e l’aiutò a mettersi in piedi.

Era da tanto che non si trovavano così vicini da potersi sfiorare: Briony poteva sentire l’odore delizioso di Elijah che le era tanto mancato, ma non osò guardarlo in faccia.

Se l’avesse fatto avrebbe ceduto sicuramente.

Elijah mise una mano sulla sua spalla per rassicurarla, ma la ritrasse subito. Era sfuggente e si era girato per non guardarla in viso.

“Non ho ucciso tuo padre.” mormorò lui profondamente.

Briony lo guardò. Anche se non poteva vederlo in faccia, visto che era girato, poteva immaginare l’espressione tormentata del suo viso.

“Lo so. L’hai soggiogato per farlo partire. Perché non me l’hai detto? Perché ti ostini a comportarti così?”

Elijah si voltò. L’espressione era decisa e non lasciava trasparire alcuna emozione che lei avrebbe sperato di vedere in lui.

“Dovresti sederti, stai vaneggiando.”

Briony scoppiò:

“Stai sviando ancora il discorso! Ogni volta che ti faccio domande personali tu scappi o mi guardi con quegli occhi gelidi, come adesso. Perché mi vuoi a tutti i costi fuori dalla tua vita?”

“Sono comparso qui per caso, Briony. Le mie più sentite scuse se ti ho arrecato così tanti pensieri tortuosi e irrealistici.” Rispose lui freddamente composto, vuoto come un dipinto senza colori.

“Non me ne faccio niente di queste tue scuse altezzose.” Sibilò Briony infastidita.

“Resteresti per molto delusa perché non ho nient’altro da offrirti.” Replicò lui serio e implacabile, come se avesse un interruttore intelligente dentro di sé che gli faceva dire le cose esatte per apparire come il classico Originario.

Ma Briony si limitò a guardarlo con tormento. Quello non era l’Elijah che aveva imparato a conoscere.

C’era qualcosa che la spingeva a rompere la sua maschera di cinismo, e fargli ammettere che sentiva qualcosa, che gli importava di qualcosa.

“Basta ti prego… Ricominci con la solita manfrina che io non devo impicciarmi e che non devo farti domande, con questo tuo dannato atteggiamento altezzoso, ma prima non era così… cos’è cambiato? Ho fatto qualcosa che non dovevo?” gli chiese cercando di capire.

Elijah sospirò spazientito pur cercando di rimanere stabile.

“Ora basta. Sono stanco, e questi discorsi non porteranno da nessuna parte.” Così dicendo si girò, pronto ad andarsene.

Un’altra volta.

“Vuoi che ti preghi in ginocchio? Vuoi che calpesti quel poco di dignità che mi è rimasta? Vuoi il mio sangue come prova che io non ho alcuna intenzione di tradirti?!”

Stava nettamente vaneggiando, e davvero era sul punto di pregarlo in ginocchio o di fare qualsiasi cosa, anche pericolosa, pur di farlo restare lì con lei.

L’amore rende proprio stupidi.

“Cosa vuoi che faccia?” gli chiese ancora implorante. “Ti prego non andare via così.”

Briony ormai non riusciva più a ragionare.

Forse era proprio perché soffriva tanto che lo amava sempre di più. L’eterna stupidaggine di star dietro a chi ci fa del male.

Elijah intanto si era bloccato, in un tetro silenzio, per poi voltarsi lentamente.

Il suo sguardo non era più freddo ma era pieno di intensa vulnerabilità, che faceva male persino a lei che lo guardava.

“Non capisci?” Cominciò a parlare Elijah, con voce spenta e sbiadita.

“E’ proprio per queste tue reazioni che non posso permettere che tu faccia parte della mia vita. Ne rimarresti travolta e distrutta in breve tempo, e alla fine non rimarrà più niente di te. Nonostante la forza di carattere che vuoi dimostrare agli altri, sei terribilmente fragile Briony… troppo. E ci vorrebbe ben poco per uno come me a schiacciarti e a rovinarti l'esistenza.” Disse le ultime frasi con una durezza inaudita, quasi ce l’avesse più con se stesso che con lei.

Briony ascoltava attentamente le parole di Elijah, che potevano sembrare fredde ma sapeva che sotto la facciata nascondevano qualcos’altro. Nei suoi occhi neri non c’era più l’ombra di oscurità e di freddezza; erano davvero vulnerabili e tormentati. Vi era l’ombra del passato che lo perseguitava e che non se ne andava mai.

“Tu vuoi qualcosa che io non posso darti.” Mormorò lui con lo stesso tono di voce.

Briony non aveva neanche più la forza di ribattere o di piangere, se ne stava in piedi come in trance e non le importava neanche più del dolore che sentiva al collo.

Nessun dolore fisico avrebbe eguagliato quello che il suo cuore e il suo animo erano costretti a sopportare.

“Ti ho trattata in quel modo così meschino e crudele solo perché volevo fartela pagare; per quello che John mi aveva confessato. Ma alla fine non ci avevo mai creduto pienamente, sono su questa terra da tanto tempo e leggo bene l’animo delle persone. Ma ero troppo orgoglioso per tornare indietro e ammettere che tu avevi ragione e che io invece avevo torto marcio… Il fatto che tu mi avessi chiesto aiuto nonostante come mi fossi comportato con te, mi aveva offerto un altro pretesto per tenerti lontana una volta per tutte; così avresti finalmente capito che razza di essere cinico io potessi essere, e magari i tuoi sentimenti si sarebbero affievoliti fino a diventare odio. Ti avrebbe dato l’opportunità di allontanarti, di non farti distruggere. Ma sei più furba di quanto pensassi..” sorrise amaramente abbassando lo sguardo.

“Non pensavo venissi a sapere quello che avevo fatto con tuo padre. Sarò pure un vampiro ma i legami familiari per me sono vitali e detesto quando qualcuno minaccia o  fa del male a un membro della propria famiglia. Così ho agito da solo, nell’ombra, convinto che tu non lo scoprissi. Non era necessario….”

Briony era rimasta paralizzata dopo la sua confessione.

Non poteva essere quella la fine. Elijah aveva appena dimostrato che aveva fatto tutto questo per lei, per cercare di tenerla al sicuro da lui e da ciò che la sua natura gli imponeva di essere.

“L’hai fatto per proteggermi? Non ne ho bisogno! E’ vero a volte faccio delle scenate e non ho lo stesso controllo sulle emozioni che hai tu, ma non sono una stupida. So che quell’essere che mi aveva trattata in quel modo così duro non potevi essere realmente tu. Me l’ero immaginata: tu che indossassi la solita maschera di vampiro freddo e senza scrupoli per non permettere a nessuno di avvicinarsi. Ma non ce n’è bisogno. Non con me.” Gli rispose avvicinandosi.

Guardò il suo bellissimo volto di marmo e gli toccò il viso con ambedue le mani:

“E’ vero magari per te non andrò bene, magari non mi ami, ma per me è diverso, non posso cambiare, anche se Dio solo sa quanto avrei voluto farlo in certi momenti. Ma a quanto pare mi ostino a amarti ancora e forse anche di più, malgrado tu mi abbia fatto del male e fatto conoscere il lato peggiore di te.”

Una volta Briony aveva letto una frase: “Si ama ciò che si conosce pienamente.”

E lei l’aveva fatto. Aveva visto il meglio e il peggio di Elijah e ne aveva avuto addirittura paura; ma non poteva pensare di vivere senza di lui. Era pronta ad amarlo senza resistenze. Ad accettarlo.

Elijah all’improvviso abbassò una mano di Briony e la strinse forte a sé, appoggiandola al suo petto. Abbassò poi lo sguardo:

“Mi dispiace Briony… Io non posso farlo. Non hai ancora capito? Tu vuoi qualcosa che io non posso darti. Io non credo a queste cose.” Disse duro e inflessibile “E anche se volessi, presto partirò e me ne andrò per sempre da Mystic Falls.”

Queste erano solo scuse e Briony lo sapeva; non poteva mollare così. Non poteva rinunciare a lui, a ciò che la sua presenza scatenava al suo cuore.

“Ma potrei venire con te…” sussurrò a bassa voce e abbassando la mano. Si accorse che era diventata gelida. Così come il nuovo sguardo di Elijah che si posò su di lei:

“E poi? Non sei una stupida Briony: dovresti accettare il mio stile di vita, il fatto che io resterò per sempre così e tu no. Non penso che tu abbia voglia di diventare un vampiro.” Rispose crudo.

Dalla faccia di Briony, Elijah capì subito i suoi pensieri sul trasformarsi in vampiro. Non lo voleva.

“Infatti. Bruceresti gli anni migliori della tua vita. Dovresti impiegare in modo migliore il tuo… tempo, invece di passarlo con uno come me.” rispose duramente, per convincerla che fosse quella l’unica realtà dei fatti.

Briony allora replicò decisa:

“Ma lascialo decidere a me! Non puoi farti carico di tutto, maledizione! Perchè non puoi offrirti la possibilità di vivere, vivere finalmente e per davvero, e non di far finta! Parli tanto che vuoi proteggermi ma non capisci che così mi fai soffrire ancora di più?” Gli appoggiò con forza le mani sul viso per obbligarlo a vedere veramente il tormento sul suo volto.

Lui tuttavia la guardò negli occhi in maniera impassibile, ferma:

“Non c’è in ballo solo la tua sofferenza, ma anche la mia. Ho amato anche io una donna, era un’umana, come te. Ed è finita nel peggiore dei modi, sia per colpa mia e sia per colpa sua.” Rispose freddo e glaciale.

Parlare di quella vecchia storia lo faceva ancora stare male: era stato ingannato e ferito. Lui! Un Originario!

Briony lo guardò perplessa.

“Sì esatto anche noi vampiri soffriamo le pene d’amore! Ma in tutti questi secoli ho vissuto benissimo da solo senza nessuno che decidesse al posto mio o mi influenzasse, e sono sempre stato felice così perché non mi serve nient’altro.” Disse lui implacabile come la lama che stava per pugnalare il cuore della ragazza. “Mi hanno detto che è un errore comune amare una persona e dargli tutto se stesso; ma è un errore che non farò più…” Mormorò infine freddo, distante e abbassando lentamente, ma con decisione, le sue mani per scostarla via.

Ma non le lasciò solo la mano. Lasciò tutto di lei. Abbandonava l’amore che lei gli aveva offerto. Quel cuore che palpitava solo per lui.

Elijah le lanciò un’ultima occhiata malinconica, e poi se ne andò.

Briony cercò di fermarlo ma era tutto inutile.

Lui non c’era più.

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Passarono settimane.

Di Elijah non aveva più notizie né lo aveva visto in giro. Briony non osava chiedere niente a Elena, cioè se per caso avesse parlato con lui, dato che mancavano 7 giorni alla notte di luna piena.

Erano tutti tesi e nervosi. Molti pensavano che sarebbero morti per mano di Klaus e altri cercavano di darsi coraggio, pensando che sarebbe andato tutto bene.

Briony invece vedeva le giornate passare davanti a lei senza sosta e non le importava niente di niente. Se per caso sarebbe morta o no, poco le importava.

Quando avvenivano delle discussioni su come fermare Klaus, lei non interveniva e non lanciava battute sarcastiche a Damon. Dentro sembrava come morta e non possedeva più la voglia di vita.

Caroline se ne accorse e le chiese cosa le stava succedendo.

“Niente Caroline, sono solo tesa.” rispose nervosa guardando fuori la finestra di casa sua.

Stefan è teso. Damon, anche se sembra pazzo, è teso. Ma tu sembri una morta che cammina, una larva umana che vaga per la casa senza avere niente per cui lottare o vivere.” puntualizzò Caroline, che scorgeva il viso triste della sorella nel vetro della finestra.

“Ho te. Questo mi basta.” sussurrò abbassando lo sguardo.

“Sciocchezze. Io mi farò una vita e tu la tua, ma io sto cercando di andare avanti; tu invece?”

“Non posso mica sprizzare gioia visto che tu potresti morire in quel dannato sacrificio.”

“Non hai sentito il piano di Damon? Se gli scagnozzi di Klaus mi cattureranno, loro verranno a liberarmi. E’ tutto organizzato.”

Sarà… ma non sono molto convinta.” sussurrò a bassa voce.

Caroline vedendo che la sorella stava così male, la abbracciò da dietro e mise il viso nell’incavo della spalla di Briony.

La mora sorrise lievemente e accarezzò le mani della sorella minore che le cingevano la pancia.

“E’ per Elijah vero? Pensi sempre a lui…” mormorò Caroline titubante.

“Non dirlo neppure per scherzo. Non ci penso proprio… è così fiero, freddo, pretende di decidere tutto lui… credimi nella sua apparente perfezione è pieno di difetti.” Rispose aspra Briony.

“Sarà anche così… però tu sei innamorata di lui.”

La veridicità di quelle parole colpì Briony nel petto come una freccia, e così sussultò.

“Con te sarebbe inutile negarlo visto che non mi hai mai vista in questo stato…

“Sì e mi preoccupa.”

“Dovrei essere io la sorella maggiore.” disse sorridendo.

“E questo che vuol dire? Sei così minuta Briony, e i nostri 9 anni di differenza non si notano poi così tanto.” rispose scherzosa.

Briony rise. La Blond-girl l’aveva sempre presa in giro per la sua bassa statura.

“Ma sto bene Caroline, davvero… sto imparando a convivere col fatto che Elijah non farà mai parte della mia vita.” sussurrò triste.

“Però soffri.”

“Che ci vuoi fare? Siamo sempre noi donne quelle che soffriamo le pene!”

“E’ vero! Ho sofferto tanto con Matt… spero che con Tyler andrà bene.”

“Vedrai, sarà così.” Risposte Briony voltandosi e dandole un bacio sulla guancia.

Le due sorelle si abbracciarono fortemente; almeno se le loro storie d’amore andavano male avevano sempre l’una che confortava l’altra.

Briony disse a Caroline che andava su a farsi una doccia ma che poteva restare lì per la cena. La sorella minore acconsentì di buon grado e si mise a sedere guardando la tv (questa volta era arrivato un tecnico vero a sistemarla).

 

Dopo mezz’ora la porta di casa si spalancò all’improvviso e entrarono in fretta e furia Stefan e Elena che sorreggevano un tizio.

“Che succede?” chiese Caroline alzandosi dal divano.

“Degli stregoni ci hanno nuovamente attaccato. Sicuramente era opera di Klaus; stavano per vedere Bonnie e tutto sarebbe andato in malora. Per fortuna è intervenuto Elijah che li ha uccisi, però…

Il tizio che sostenevano alzò la testa. Era Elijah?!

“Sto bene. Non sono un malato terminale.” sussurrò lui aspro liberandosi dalle braccia di Stefan e Elena con tutta l'eleganza possibile.

“Elijah ti hanno colpito duramente… sebbene sei un Originario, hai sempre dei punti deboli. E se tu schiatti, schiattiamo anche noi ricordatelo.” disse Stefan cercando di sorreggerlo.

“Mi hanno a malapena sfiorato” rispose l’Originario rifiutando il loro aiuto con medesima eleganza.

Ma non aveva per niente una bella cera: aveva il volto insanguinato, delle occhiaie scurissime, faceva fatica a reggersi in piedi e a respirare.

“E perché l’avete portato qui?” domandò Caroline sgomenta.

“L’ha detto lui di portarlo da Briony.” Disse Elena.

“No.” Intervenne prontamente Elijah come scottato nell’orgoglio “Mi serve solo un posto sicuro per riprendermi.”

“Che diamine sta succedendo?” domandò allarmata Briony mentre scendeva le scale in vestaglia. Aveva appena finito la doccia e non era ancora presentabile.

“Non potreste venire un altro momento a fare le vostre chiacchiere?” chiese cercando di coprirsi meglio che poteva e scese giù da loro.

L’indignazione di Briony svanì immediatamente sostituita dalla preoccupazione, quando vide Elijah mezzo morto che era sorretto da Stefan.

“Oddio che è successo?!” Briony si avvicinò cercando di capire quanto fosse grave la situazione. La giacca nera di Elijah era sgualcita e gli scendeva del sangue lungo la fronte.

“Serve della medicazione.” disse decisa sfiorandogli il volto.

Elijah la guardò dritto negli occhi, facendole venire una scossa lungo la schiena.

“Sto bene. Devo solo…” Ma Elijah non finì la frase perché era come se non respirasse più.

“Facciamolo sdraiare.” suggerì Elena.

Elijah si fece trascinare e lo stesero lungo il divano mentre Briony lo seguiva sotto shock. Si mise una mano alla bocca sconvolta vedendo in che stato si era ridotto l’uomo che amava.

“Ma com’è successo?” chiese Briony traumatizzata, continuando a guardare Elijah che sembrava morto.

“I soliti stregoni di Klaus… lui ci ha protetto ma non è invincibile come sembra.” Rispose Stefan.

“Sto bene invece.” sussurrò Elijah che sembrava fosse risorto dal mondo dei morti. “Devo solo riposare un po’.” La testa si accasciò comodamente sul cuscino. Si vedeva dall’ombra dei suoi occhi quanto fosse debole ma Stefan non voleva correre rischi:

“Facciamo come dice altrimenti si innervosisce ancora di più.” E suggerì a Briony di dargli del sangue.

“Va bene.” Era consenziente anche a dargli il proprio sangue pur di farlo stare meglio, ma Caroline intervenne dicendo che poteva bastare anche delle sacche di sangue dell’ospedale.

“Oh ma non ce le ho…

“Le ho nel mio zaino, aspetta” Rispose Caroline scuotendo la testa. E meno male che la sorella maggiore stava cercando di dimenticare il bell' Elijah. Era pronta addirittura ad offrirgli il proprio sangue pur di non farlo morire.

Briony si accorse dello sguardo che la Blond-Girl le stava lanciando, ma fece finta di niente.

“Potete andare, resto io con lui.”

Elena e Stefan quindi se ne andarono e furono seguiti anche da Caroline, che la fissava maliziosa.

Ma Briony non ci fece né volle farsi caso; solo una cosa contava in quel momento. L’unica.

Raggiunse immediatamente Elijah e si inginocchiò davanti a lui, fissandolo con sgomento.

L'Originario aveva aperto gli occhi ma faceva fatica a respirare, aveva la fronte imperlata di sudore. Immobile com’era sembrava che fosse morto stecchito. Presa dalla preoccupazione, Briony prese un fazzoletto e lo inumidì con l'acqua, per dargli almeno un  di sollievo.

“Elijah?” Briony sussurrò il suo nome, cominciando a bagnargli il viso con delicatezza.

Al suono della sua voce, Elijah socchiuse le palpebre e le riaprì all’improvviso. Girò il viso e lo sguardo divenne subito magnetico, anche se devastato dalla sofferenza fisica che lui cercava di mascherare con dignità.

“Ehi.” riuscì solo a dire. Briony continuava a fissarlo preoccupata, bagnandogli la fronte col fazzoletto.

Lui con orgoglio se lo tolse via lentamente: "Ho affrontato problemi peggiori.. anche se ora non li rammento."

Se da una parte Briony apprezzò il fatto che Elijah volesse dimostrarsi forte e non farla preoccupare per lui, dall'altra non riusciva proprio a far finta di niente. Abbandonarlo e lasciarlo così? Il suo cuore ebbe un sobbalzo spaventoso, sembrò incrinarsi e le si spezzò il respiro.

Non lo avrebbe mai fatto.

"Sia come sia, io resto." disse determinata continuando col suo lavoro.

Elijah ebbe uno spasmo impercettibile col viso, il respiro si spezzò forse a causa di un improvviso dolore fisico. Briony quindi si bloccò e lo fissò tremendamente preoccupata: "Elijah..?"

Di nuovo al richiamo della sua voce, lui parve ristabilirsi e riprendere le energie. Si rivoltò verso di lei, questa volta con sguardo più profondo e meno serrato. Briony era rimasta bloccata, anch'essa la mano che portava il fazzoletto sul suo collo. Anche il mondo parve fermarsi, zittirsi insieme al vento, quando Elijah alzò la mano lentamente e le sfiorò la guancia con le poche forze che gli erano rimaste.

Briony traballò un poco, non aspettandoselo, ma poi sorrise malinconica per quel gesto dolce e accarezzò la mano di Elijah sulla sua guancia. Alcune lacrime scesero inevitabilmente e bagnarono la mano fredda del vampiro, che fu invaso da una sensazione di umanità e dolcezza indescrivibili.

“Andrà tutto bene, ci penserò io a te.” sussurrò Briony dolcemente, scacciando via la tristezza, e mentre si alzò gli diede un tenue bacio sulla fronte.

Capì che non poteva nascondere ancora il suo amore per Elijah. Le sue parole e i suoi gesti servivano a farglielo capire e lei ne era felice. La paura e l'orgoglio le avrebbe forse riservate per dopo, ma in un momento simile concedette al suo cuore quel  di pace che gli mancava da tanto tempo.

 

Dopo una buona dose di sangue Elijah si rimise in sesto e cercò di alzarsi, ma Briony subito glielo impedì.

“Alt! Dove credi di andare?” gli chiese lei che si era rivestita mettendosi solamente una maglia che poteva sembrare un vestito, lungo fino a sopra il ginocchio.

“Se non mi alzo non posso sapere se sto meglio.” puntualizzò Elijah.

“Ok ma sorreggiti a me.”

Elijah però fece di testa sua e si alzò da solo. Inspirò profondamente.

Sì, stava nettamente meglio.

Si girò verso di lei e le sorrise sghembo: “Grazie Briony. Sei davvero una brava infermiera.”

“Non ho fatto niente di che… puoi restare qui per la notte se vuoi. La tua camera è ancora vuota.” Rispose sollevata e speranzosa. Ma sapeva che lui non avrebbe accettato di rimanere, aveva messo in chiaro le cose con lei.

Elijah infatti non rispose e Briony si voltò pronta ad andarsene, pur di fargli scorgere le sue emozioni che potevano nuocere in quel momento, ma lui la afferrò prontamente per un polso.

Lei sorpresa lo guardò.

“Mi dispiace per quello che ti ho detto…” le mormorò Elijah serio, guardandola dritto negli occhi.

“Non preoccuparti..” rispose lei cercando di evitare il suo sguardo.

“No invece, devo. Ti ho ferita e non lo meritavi.”

“Che senso ha pensarci adesso?” chiese esausta alzando il viso.

Lui la fissò quasi dolcemente, con sguardo indagatore. Era difficile sapere cosa stesse pensando in quel momento.

Si avvicinò alla ragazza in modo elegante, anche se indossava ancora quei vestiti sgualciti.

“Mi sei mancata Briony.” La sua voce era come una carezza, e lei trasalì per il desiderio di volerla sentire di nuovo.

Elijah appoggiò la fronte su quella di Briony e chiuse gli occhi. Come se fosse in pace.

La ragazza avvampò di calore; poteva benissimo sentire il respiro freddo del vampiro solleticarle il viso e il proprio cuore che batteva forte. Desiderò avvicinarsi di più. Ma non poteva farlo. Era tutta una storia impossibile quella, che avrebbe arrecato solo ferite.

Cercò quindi di scostarsi ma la presa di Elijah, sebbene fosse ancora debole, fu forte.

Briony si sentì sovrastare perchè sapeva che il suo cuore e il suo spirito non avrebbero retto per molto ad un tale vicinanza che poteva offuscarle la ragione. Elijah pareva avere l'effetto di una droga su di lei.

Fu lui poi ad allontanarsi dal suo viso, e le parlò in modo serio: “Non posso biasimarti se mi odi o non vuoi avere niente a che fare con me.”

Briony sbattè le palpebre nel non sentire più il suo respiro fresco che le avvolgeva il corpo in uno strano e intenso calore. Riprese in fretta il controllo delle sue emozioni:

“Non è vero. E’ solo che sappiamo tutti e due che è impossibile ed è meglio metterci una pietra sopra fin da subito.” Sussurrò Briony mestamente, la quale però non sembrava minimamente convinta delle sue stesse parole.

“Questo per colpa mia. Per quello che ti ho detto: ti ho fatto chiaramente intendere che non puoi far parte della mia vita sia per il tuo bene che per il mio, e che sarebbe folle ma…” Elijah la guardò intensamente negli occhi, tanto che lei si sentì bruciare nelle sue iridi.

“In questi giorni non ho pensato ad altro che a te. Perseguitavi pure i miei sogni, e rivedevo ancora le tue lacrime e la tua angoscia mentre ti trattavo in quel modo così crudele e meschino." Scosse la testa in maniera severa, come se ce l'avesse con se stesso. "Ho sbagliato tutto con te, i miei comportamenti non sono stati accettabili e me ne pento profondamente."

Briony allora sussultò in preda a un dubbio. Si stava forse rammaricando perchè non era onorevole trattare così una ragazza che gli aveva offerto tutto il suo cuore? Solo questo? Dipendeva solo dal suo codice d'onore e da nient'altro? Si sentì più delusa che mai, il cuore perforato da quella mancanza di sentimenti che lei voleva con tutta se stessa scorgere in lui. Sbagliava.

"Se temi che mi hai ferita ingiustamente e che il tuo onore sia stato scottato... non è così. Io andrò avanti e ti perdono per il tuo comportamento. E' tutto a posto ora?" domandò nella maniera più fredda possibile.

Elijah sbattè le palpebre, scettico: "No Briony.. non si tratta solo di questo. Credevo lo avessi capito."

La ragazza deglutì a forza dinanzi all'intensità di quello sguardo che lei faticava a sostenere con orgoglio.

Elijah fece poi un passo in avanti, i suoi occhi neri erano soffusi di uno strano barlume pieno di fascino sublime. "Sappi questo: in tutti questi secoli non ho mai avuto dubbi, su niente. Ho sempre pensato che mi bastava quello che avevo e non cercavo nient’altro. Avevo tutto sotto controllo. Ma tu Briony Forbes mi hai completamente destabilizzato.” mormorò lui infine sorridendo e scuotendo la testa.

Lei voleva con tutto il suo cuore credergli, con tutte le sue forze aveva sperato di sentire quelle parole. Però era stata troppo ferita…

Sentiva come se il paradiso stesse spalancando le porte di fronte a lei, ma doveva ancora affrontare le fiamme dell’inferno attorno a lei per raggiungerlo. Ce l’avrebbe fatta a raggiungere la felicità con Elijah senza scottarsi mortalmente?

“Sei ubriaco. Ti ho dato troppo sangue.” disse incredula, scuotendo la testa.

“No, sono meravigliosamente sobrio.” rispose lui affascinante. Senza distogliere gli occhi, le scostò con delicatezza i capelli che le erano scivolati davanti al viso.

Lei sussultò per quel delicato gesto, ma che le provocò degli intensi brividi.

Briony sapeva che non avrebbe retto ancora a lungo. Non sarebbe riuscita a sostenere quello sguardo penetrante… se l’avesse fatto, si sarebbe rifugiata tra le sue braccia e gli avrebbe chiesto di restare. Ma poi? Non doveva farsi illusioni perché Elijah aveva messo ben chiaro le cose più volte.

E non voleva sopportare ulteriori delusioni.

Lo fece allontanare mettendogli le mani nel petto, e gli disse di non parlarle più così e di non prenderla in giro.

“Posso capire la tua titubanza però pensaci, quello che ti ho detto erano soltanto delle giustificazioni egoistiche. Lo sai anche tu.” mormorò lui con un tono davvero convincente e i suoi occhi non lo erano da meno.

Briony voleva davvero credergli e sperava che fosse sincero… Il cuore galoppò nel petto ma cercò di ricacciarlo e di farlo stare zitto. “Non è il momento adatto di parlare di queste cose, hai bisogno di riprenderti.” Disse meccanicamente, utilizzando lo stesso gioco di Elijah per scacciare le emozioni. “Ti porto dei vestiti nuovi da metterti.”

E per sfuggire da quella situazione se ne andò senza dire un’altra parola.

Elijah tuttavia la seguì, serio e micidiale, con lo sguardo.

 

Come una codarda, Briony si chiuse nelle sua stanza ansimando. Perché le aveva confessato quelle cose? Voleva forse tornare indietro?

Le venne da sorridere pensando che lui potesse aver cambiato idea e l’avesse pensata per tutto quel periodo, con la stessa intensità con la quale lei aveva pensato a lui.

Ma doveva avere il sangue freddo. Pensare e pensare.

<< Ma pensare a cosa?? >> Si chiese spazientita non sapendo cosa fare.

Quando provò ad accendere la luce notò che la lampadina si era fulminata.

Blaterando, andò a cercare una lampadina nuova e uno sgabello per arrivare al lampadario.

 

Stava ancora provando a svitare la lampadina guasta, quando entrò in camera Elijah che cominciò a fissarla quasi divertito. Si era messo gli abiti nuovi ed era classicamente elegante come sempre.

“Le operazioni domestiche non sono il tuo forte.” esclamò divertito, appoggiando la spalla allo stipite della porta.

“Ce la faccio.” rispose lei decisa, inserendo la lampadina nuova.

“Ce la fai anche a non intestardirti dall’evitarmi?”

Questa volta l’affermazione di Elijah non fu ironica. Arrivò dritta come un proiettile, freddo come l’acciaio, freddo come il suo tono di voce.

Briony si immobilizzò nella sua posizione, non fiatando. Lasciò passare un secondo per riprendere il controllo: “Chi è che evita chi esattamente? Chi ha iniziato questo sadico gioco?”

Capendo di essere in parte colpevole, Elijah sospirò e cominciò a camminare per la stanza, come per trovare un punto logico per iniziare un discorso.

“Te l’ho detto prima: hai tutti i diritti per avercela con me. Ma la situazione era davvero complicata. E’ complicata.” Disse diplomatico.

“E allora perché sei qui?”

Briony con la sua testardaggine remava contro gli intenti di Elijah di iniziare un approccio e continuava a evitarlo nel mandare avanti il suo lavoro. Se Elijah sembrava infastidito da ciò, non lo dimostrò. Ma la guardava di buio, in un angolo solitario.

“Dal canto tuo hai la capacità di non rendere le cose facili, Briony Forbes. Affatto.” Disse come se quella ragazza vicino a lui non fosse proprio adatta a lui. Cielo e terra. Due punti paralleli che non si incontreranno mai.

“Mi dispiace Elijah Mikaelson se ti ho fatto un torto. Ma come hai sempre detto… le faccende di cuore non ti toccano di striscio quindi credo che sopravvivrai.” Rispose Briony aspramente per non farsi sottomettere.

Elijah affilò di più lo sguardo, restando sempre elegantemente immobile, mentre Briony non gli dava alcuna attenzione e finì il lavoro con la lampadina.

Sentendo che il silenzio nell’aria e contemporaneamente la presenza ingombrante di Elijah parevano torturarla come una lama dentro il petto, lei appoggiò una mano al lampadario e prese un profondo respiro, quasi a prepararsi per il discorso che avrebbe fatto:

“Perché dovremmo andare avanti e rischiare, secondo te? Dammi solo una valida ragione perché i tuoi rimorsi di coscienza non mi bastano e io non..” Ma non appena si voltò, trovò Elijah proprio di fronte a lei: immobile coma una statua ma l’espressione era tutto tranne che spenta o inespressiva. A causa di ciò Briony si sentì morire la continuazione della frase in gola, completamente in balia dell’espressione di Elijah e dalle sensazioni che scaturivano in lei.

Il vampiro le si avvicinò, lambendole i gomiti e cominciando a muovere le mani su e giù; Briony sentì delle tali scosse elettriche che si paralizzò.

“Quella risposta verbale non l’ho mai concessa a nessuno. Ma può bastarti sapere che io sono qui, nonostante tutte le verità del passato, nonostante ciò che io stesso ho detto e nonostante tutte le complicazioni che tu vuoi far insorgere?”

Il tono era stato calmo e diplomatico come sempre, ma lo sguardo… quello sguardo predatorio e così magnetico Briony non lo aveva mai visto. La stava tentando come il peccato e lei lucidamente sapeva che se avesse addentato la mela avrebbe sentito il sapore del veleno sul palato.

“Elijah.. queste misteriose deduzioni ritarderanno solamente gli eventi futuri che tu stesso scatenerai per il tuo troppo onore, la tua troppa freddezza e il tuo ostinarti a racchiuderti in un guscio vuoto. E tu, dalla tua alta superiorità, vorresti affibbiare la colpa a me se vedo delle complicazioni in questo rapporto che non ha nome fin dall’inizio?” domandò scettica e puntigliosa, non permettendosi quindi di lasciarsi tentare.

Elijah le sorrise affabile e misterioso, facendo ricadere le mani sui suoi fianchi. Briony era più alta di lui di quasi 10 centimetri perché era rimasta sopra lo sgabello, incapace comunque di muoversi.

“Non era mia intenzione darti la colpa di alcun peccato, Briony.” Disse di nuovo misteriosamente.

Lei deglutì nell’avvertire lo sguardo di Elijah incendiarle il cuore. Sembrava corresse una scossa elettrica tra loro ma lei non riuscì a muoversi per sfuggirle.

Ad un tratto Elijah le prese il viso tra le mani, in una presa delicata ma sicura, e guardandola con occhi socchiusi.

“Che vuoi fare..?” chiese lei con un fil di voce. Non sapeva come era riuscita a parlare, aveva la gola secchissima.

 “Se ci deve essere qualcuno che si prenda la colpa di un peccato, voglio farlo io.” E come reale risposta l’attirò a sé per un bacio. Un bacio desiderato, sofferto, ambito, sognato, torturatore. Un veleno. Il più forte e umano dei peccati.

Briony fu sopraffatta dalle emozioni e si lasciò completamente andare, mentre lui la stringeva forte tra le sue braccia.

“Lo vuoi allora?” le chiese lui con voce roca sulle sue labbra.

Il respiro di Briony si era bloccato in gola, tutti i suoi nervi fremevano nell’attesa. Ma nel tempo di un battito, lei gli strinse le braccia dietro al collo, ricambiando così il bacio con tutto il desiderio che aveva. Ed era un desiderio infinito, intollerabile per un persona sola.

Il suo cuore parlava per lei, sembrava impazzito dentro il petto. Le mani di Elijah invece  erano così gentili, così rispettose mentre la stringeva che le venne un nodo alla gola.

Lentamente la bocca di Elijah diventò più esigente e le sue mani scivolarono lungo la schiena di Briony, avvicinando le sue morbide curve al suo solido corpo.

Briony faceva fatica a respirare e si aggrappava più che poteva alle spalle di Elijah, mentre ricambiava i baci con desiderio e inarcava la schiena in avanti per stringersi di più a lui.

“Sei bellissima. Permettimi di fare ammenda del modo in cui ti ho trattata.” Le sussurrò lui penetrante andando a lambirle audace il collo e sconvolgendole i sensi mentre  le sue mani le accarezzavano possessive la schiena e facendo aderire il suo corpo perfettamente al suo.

Briony sentiva il desiderio trapassarle nel corpo, così violento che minacciava di ardere e consumarla; il sangue stava andando in escandescenza.  In un gesto istintivo lei si sorresse a lui e lo sgabello cadde rumorosamente a terra: nessuno dei due parve averlo sentito, Elijah le aveva afferrato saldamente una gamba per poggiarla contro il suo fianco, e lei faticava a respirare per la propria eccitazione.

Dio… non si era mai sentita così. Le sembrava di andare a fuoco.

Elijah la sorresse di più con la forza delle braccia e cominciò a dirigersi verso il letto. Briony si lasciò andare a lui, osando a malapena respirare.

Gli lambì il petto con le mani, sospirando come se provasse male dal suo stesso desiderio.

Elijah intuì erroneamente il suo gesto e la guardò dubbioso, deponendola terra. “Che c’è?” domandò rauco, rimanendo comunque fermo nel stringerla possessivamente a sé, come se non volesse rinunciarci. Non questa volta.

Briony allora lo guardò intontita, sentendo razionalmente quanto quel rapporto potesse essere velenoso per lei, peggio di una droga. Elijah lo aveva definito un peccato mortale ma che lui voleva compiere con tutto se stesso; per la prima volta in vita sua voleva buttarsi a capofitto nel burrone insidioso dei sentimenti, voleva tentare di lasciarsi andare e ammettere a cuore aperto ciò che sentiva. E il suo sguardo bramoso lo provava.

Anche lo sguardo di Briony parlò, infatti le loro labbra agirono contemporaneamente e andarono a lambirsi, a lottare l’uno con l’altra prima delicatamente poi con più possessività, come se volessero divorarsi e consumarsi. E se per avere un altro bacio come quello, Briony avesse dovuto attraversare l’inferno o rimanere dannata per l’eternità per aver ingoiato di sua spontanea volontà quel veleno… lo avrebbe fatto con la gioia nel cuore.

Può un peccato portare del bene?

Si strinsero l’una all’altra, così possessivamente che sembravano fondersi in un tutt’uno. Ancora vestiti ma nudi nelle loro anime.

"Non fermarti mai." gli sussurrò lei ansante, continuando a baciarlo con tutta se stessa.

Elijah si bloccò a guardarla con occhi socchiusi, ma bastò solo un secondo per riprendere le redini della situazione che sollevò su Briony senza sforzo e la condusse verso il letto; gli sguardi dei due amanti erano legati, desiderosi di appartenersi fino all'ultimo istante.

Elijah si avvicinò al letto e ci si mise a sedere, mettendola a cavalcioni sopra di lui. La fissava con i suoi occhi neri penetranti, sfiorandole poi il viso con una mano senza alcuna incertezza.

Briony a sua volta chiuse gli occhi, accarezzando la sua mano e lasciandosi fuoriuscire un lieve sospiro. Non riusciva a crederci a quello che stavano facendo. Aveva desiderato da tempo quel momento, ma quando lui l’aveva respinta per poi ritornare da lei non voleva credere alla veridicità delle sue parole.

Perché non voleva soffrire di nuovo.

Ma quando anche lei lo guardò negli occhi capì che anche lui la desiderava con la stessa intensità, non esisteva nessuna barriera in quel momento. Potevano essere ghiaccio e fuoco, ma lei era la sua fiamma che lo scioglieva e lui era il suo ghiaccio che la intrappolava a .

Briony si fiondò sulle sue labbra e lui ricambiò subito il bacio, cominciando a sbottonarle i bottoni della maglia e scendendo a baciarle provocatoriamente il collo. Briony alzò il viso al cielo, non respirando a causa di quei baci bollenti.

Le mani di Elijah le lasciarono scoperte le spalle nude e lui ne baciò una, imprimendo una possessiva pressione che le fece accelerare il respiro.

Briony sentiva il cuore martoriarle nel petto, ogni fibra del suo corpo era in iperventilazione, e si lasciò semplicemente andare mentre lui le abbassava con delicata lentezza una spallina del reggiseno, ricominciando a baciarle il collo caldo.

Il cuore divenne per lei una tortura inqualificabile perché le batteva con troppa forza contro il petto. Per sopportarlo si strinse di più a Elijah, fino a quasi stritolarlo. Le mani vagavano sulla linea delle sue spalle, agognando nel sentire i muscoli sotto le sue dita frementi.

Tornarono a baciarsi per poi guardarsi negli occhi, senza inibizioni e in totale alchimia. Briony lo liberò dalla giacca, sempre guardandolo.

Elijah la cinse possessivamente sui fianchi, aderendola di più a sé: “Il controllo che mi sono conquistato con fatica nel corso dei secoli. Sarebbe un bene o un male se lo perdessi?” la tentò con voce rauca, respirandole sulla pelle nuda.

Briony socchiuse gli occhi, vinta dai brividi. Non gliene importava niente del pericolo, non con lui e col suo cuore nelle sue mani.

“Sono tua. Non controllarti.” Lo tentò lei di rimando con un fil di voce ansante, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo con poco pudore. Prolungarono il bacio, rendendo più veloci i movimenti delle loro labbra fino a quando Briony non sentì il tocco dei denti di Elijah sotto la lingua. Non se ne curò.

Senza mai staccarsi, il vampiro la liberò del vestito, gettandolo da qualche parte, e la innalzò di più contro di sé, baciandole avidamente il petto. La sensazione che lei ne ricavò fu così brutale che pensava la stessero marchiando con un fuoco bollente, sempre più a fondo; si sentiva surriscaldare anche al di sotto della pelle, nell’intimo più nascosto. Persino il respiro pareva bruciarle le labbra.

Cercò di tenersi stretta a lui per tentare di rimanere collegata alla realtà, ma lui ad un tratto le mise un braccio sulla schiena e la condusse sul letto. Briony si sentì subito soffocare dal peso di Elijah su di sé, il respiro anch’esso veniva lambito dalle labbra del vampiro, come se davvero fosse un essere predatorio che sottometteva la sua preda. Nonostante lo scombussolamento che la ghermiva, Briony strinse Elijah a sé come a voler fondere i loro corpi in un tutt’uno, avvinghiandoli in una morsa di passione a cui lei pareva assoggettata.

Non potendo più sopportare il proprio desiderio, Briony si inclinò in avanti per liberare finalmente il vampiro dalla camicia e godere appieno di lui come se stesse aspettando il sole dopo un’eterna notte buia. Elijah intuì il suo volere e fece il suo stesso movimento all’indietro, tenendo sospesi i loro respiri inebriati l’uno dall’altra.

Le mani della ragazza agirono delicate ma rapide nel sbottonare i bottoni, senza intoppi creati dalla frenesia, mentre il vampiro reagì nel togliersi totalmente la camicia bianca dalle spalle.

Fu così che Briony rimase completamente avvolta da quella perfezione scultorea, una bellezza che non avrebbe immaginato neanche nei propri sogni che la perseguitavano nelle notti solitarie e ricolme di desiderio represso. Niente poteva avvicinarsi alla realtà e alla sensazione che riportò sotto la pelle, nel proprio cuore impazzito, mentre le mani toccavano ammirate il petto nudo dell’Originario, imprimendosi quella delizia senza eguali.

Elijah le prese il viso fra le mani e lo accostò al suo, respirandovi sopra il suo muto desiderio a cui lui offriva un’incredibile pazienza, mentre le mani eleganti andavano a scendere per accarezzare a sua volta la pelle morbida della ragazza. Briony tenne gli occhi socchiusi, vinta da quel piacere stuzzicante e dai battiti del cuore che pareva rimbombare fin dentro la mente, avvolgendo persino l’atmosfera.

Non seppe intendere chi dei due prese l’iniziativa nell’impossessarsi con bramosia famelica le labbra dell’altra, ma quel gesto portò al ritornare distesi sopra al letto con un tonfo sordo.

Si guardarono con un bagliore ben evidente negli occhi quando si staccarono dal bacio; Briony era ben conscia che lui riusciva a sentire il suono martellante del suo cuore ma non si preoccupò che lui potesse fermarsi, quanto più di cadere in un vortice di desiderio folle quando sentì il vampiro abbassarsi su di lei per incominciare a tracciarle il corpo col tocco delicato delle sue dita, come se la stesse venerando. Le mancò anche totalmente il fiato quando le labbra fredde del vampiro presero il posto delle mani e le lasciarono un’eccitante scia di fuoco ovunque esse si posassero, per poi ritornare  a baciarla sulla bocca on baci divoranti.

Briony lo accoglieva a sé imperterrita, senza paura o inibizioni; le mani scorrevano bramose sulle spalle scolpite del vampiro, non riuscendo a fermarsi, non riuscendo a pensare a niente e non riuscendo nemmeno a evitare di concedere tutta se stessa a quel vampiro millenario senza un briciolo di ripensamento.

Il suo amore per lui l’aveva completamente assalita e non c’era alcuno scudo per difendersi se non cedervi. Solo così, nella sua maniera, riusciva a conquistare la libertà.

Ma un cataclisma si avventò all’improvviso sul suo corpo che quasi rimpianse la vecchia normalità pur di non sentire ogni cellula pervadersi da un calore immenso, in grado quasi di esplodere. Elijah era sceso a torturarla ulteriormente con le labbra, baciandole l’ombelico e poi scendendo sempre più giù, nel basso ventre. L’espressione della ragazza era il puro ritratto dell’estasi, un’estasi quasi spaesata che la rendeva più angelica e incantevole. Era incapace di sostenere la vista, il tatto, la regolarizzazione dei propri polmoni e del cuore, e in un istinto una mano acciuffò il vestito sparpagliato lì accanto e si portò gran parte del tessuto al viso, come per nascondere quell’estasi dall’occhio critico del mondo, anche da Elijah e soprattutto da se stessa, come se fosse troppo. La mano strinse, il respiro baciava il tessuto come per diminuire la passione fremente, per poi liberare le labbra sciolte in un respiri rauchi o assenti. Le mani di Elijah sembravano perlustrare le sue cosce, plasmandole dal suo tocco, scendendo sicure fino al ginocchio.

Briony si tolse dalla faccia completamente l’abito, decidendo di assaporare con ogni lembo di pelle le labbra di Elijah risalire sul suo corpo, infuocandole il sangue ardente, per tornare a baciarle avide la bocca. Briony rispose con più urgenza, come se non ce la facesse più a sopportare quel supplizio e accorse a liberare Elijah dei pantaloni, finendo infine per aggrapparsi a lui e ricavando ulteriormente una sensazione da capogiro che le fece inclinare la testa all’indietro.

Elijah pareva il fascino fatto a persona dal modo in cui le sue mani la tenevano sul ciglio del precipizio, accarezzandole le spalle, le curve, guardando le sue mosse, finendo giù alle gambe che le fece appoggiare simultaneamente al suo bacino.

Briony allora aprì gli occhi e lo guardò, emozionata e con le guance accaldate, i capelli sparsi lungo il cuscino e la pelle avvolta da brividi caldi. Accarezzò il volto magnetico di Elijah, senza incertezze; anche lui ricambiò, ma ancor più profondamente. Si chinò a mordicchiarle senza malizia un orecchio, e sussurrò il suo nome con un intenso desiderio.

Il cuore di Briony accelerò all’impazzata, respirò a fatica quando lo sentì entrare dentro di lei e dovette aggrapparsi alle sue spalle per non scoppiare.

Il gemito che gli fuoriuscì all’Originario e che morì sulle labbra di lei, provocò in Briony la più deliziosa delle sensazioni perché era lei che faceva quell’effetto a Elijah e ciò la inebriò totalmente.

La sconosciuta sensazione che provò mentre Elijah si muoveva sopra di lei, senza fermarsi, si tramutò ben presto in desiderio e passione ancora più ardenti e forti. Briony inarcò la schiena, gemendo, per sentirlo meglio dentro di sé, per sentire tutto di lui anche il suo fodero di male. A quel punto non importava più niente se fosse sbagliato o meno.

Briony Forbes non aveva mai pensato di far l’amore con un vampiro e aveva fatto male… non aveva mai provato simili sensazioni, erano indescrivibili… anche se credeva che fosse tutto merito dell’effetto che Elijah faceva in lei.

Briony gli graffiò le spalle quando lui incominciò a spingere sempre più in profondità, e notò che anche lui aveva il fiato corto proprio come il suo.

Lo strinse forte a sé abbracciandogli la schiena e abbandonandosi totalmente, mentre lui appoggiò le labbra sulla sua fronte, invadendola col suo respiro riscaldato dalla stessa passione. Le sue forti braccia la stringevano mentre continuava a penetrare dentro di lei con tutta la delicatezza possibile che poteva possedere un essere come lui. Era onorevole certo, ma gli istinti predatori appartenevano anche a lui soprattutto in simili momenti.

Ma lei non ebbe alcuna paura di lui perchè fece stringere ancor di più i loro corpi in tutt’uno; ambedue aumentarono così il ritmo languido, soggiogati dal loro stesso desiderio asfissiante.

Era una situazione esaltante che Briony non aveva mai sentito in tutta la sua vita, mai un desiderio così intenso e fremente.  Non riusciva a smettere di assecondarlo, non riusciva a fermarsi nell'incitarlo a farla sempre più sua, sebbene potesse essere pericoloso per lei.

Ma lui non usò mai violenza su di lei, sempre tocchi eccitanti ma precisi e gentili. Attenti unicamente a soddisfare entrambi i loro sensi, a esaudire finalmente ciò che entrambi si erano negati per troppo tempo.

Briony fu estasiata dai suoi modi che non aveva mai visto in nessun altro uomo, e gli baciò desiderosa le spalle, nell'incavo, e gli prese infine il viso tra la mani: in quell'estasi si guardarono negli occhi ricolmi di desiderio. Lo stesso desiderio che li univa in quel momento, che li stava facendo appartenere come una cosa sola. Non c’erano barriere, né tentennamenti né stupide paure. Non quando si sentivano così liberi.

Elijah riuscì a coglierla alla sprovvista con una sua mossa audace e lei gemette più forte, aggrappandosi forzatamente a lui. Si sentiva fin troppa piena di lui, o forse senza di lui non era mai stata veramente completa.

Incredibile come lo incitasse ad andare avanti e non avesse alcuna paura.

Bastava un attimo, un minimo di disattenzione e Elijah avrebbe potuto spaccare le sue fragili ossa, o morderle il collo e succhiarle così tutto il sangue

Ma non lo fece.

Neanche quando la fece girare velocemente su un fianco e cominciò a baciarle in modo divorante e stuzzicante l’incavo del suo collo, e le sue braccia muscolose le cinsero il petto come a sigillare i loro corpi in un tutt’uno. Il cuore della ragazza pareva impazzito e la vibrazione dei suoi respiri parlava per esso. Non era mai stata così consapevole della propria circolazione sanguigna, del calore pulsante del suo corpo, del pompare tonante del cuore.

Venne a mancare il controllo. Si immergevano nelle carni l’uno dell’altra, si riempievano di un’ardente onda di bramosia, accostavano in ogni modo il loro desiderio per raccogliere in sé calore e bisogno inesauribile. Suoni primitivi nell’aria carica e pesante.

Il vampiro nonostante tutto non mostrava nessuna traccia di debolezza né di cedimento mentre faceva l’amore con lei; l’umana lo stringeva a sé senza paura come se volesse entrargli dentro, fondersi con lui, e entrambi affondarono sempre di più in quel vortice di sensazioni e passioni sconvolgenti.

 

FINE CAPITOLO

Uhuh povera me, non volevo passare per una maniaca! Spero vi sia piaciuto!! :D:D

Sinceramente Elijah a letto lo vedrei così, ha una doppia natura quello e la sua calma forzata non mi frega xD  sfortunatamente nel telefilm non abbiamo avuto il piacere di vederlo in tali situazione, quindi io ci ho immaginato sopra ahah Pardon!

Spero di leggere i vostri commenti per un capitolo così importante per i protagonisti e la storia J

 

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Capitolo 20
*** Un cuore e un'anima ***


20 CAPITOLO

 

 

Briony fu la prima a svegliarsi quella mattina.

Le lenzuola erano tutte malmesse e quindi si trovò mezza nuda in stagione invernale senza coperte. Presa dal freddo si coprì come meglio poteva, e quando si girò notò che lui era proprio accanto a lei.

Il viso di Elijah era rivolto verso di lei, un suo braccio le cingeva ancora le spalle con fare protettivo, e stava dormendo serenamente.

Un braccio di Briony invece gli stava toccando ancora il petto nudo, e lei approfittò di quel momento per ammirarlo senza imbarazzo.

Era bellissimo mentre dormiva.

Anche se quegli occhi neri la mettevano sempre in soggezione, quando li teneva chiusi invece suscitavano in lei un senso di dolcezza e serenità.

I capelli gli ricadevano sulla fronte e Briony li sfiorò lievemente per paura di svegliarlo.

Non c’è che dire.

Era l’uomo più affascinante su cui avesse mai posato gli occhi.

Ma non solo per la bellezza fisica. Non era il classico modello palestrato e lampadato; aveva un portamento così nobile e elegante da far invidia ai principi di Inghilterra, il suo sorriso sghembo e il suo volto freddo e inquisitore sembravano scolpiti nel duro marmo, e… che dire dei muscoli.

Briony si fece una risatina.

Di solito Elijah portava sempre la giacca e quindi non l’aveva mai notato, ma era rimasta senza fiato quando lui si era messo sopra di lei nudo. Poteva notare i muscoli ben sodi e delineati delle braccia, rafforzati da chissà quanti combattimenti o allenamenti avvenuti nel passato.

Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai: stare tra le braccia di Elijah per sempre e guardarlo all’infinito. Senza mai stancarsi e magari riportare quell’immagine dentro un ritratto per catturarlo per sempre.

“Elijah?” Sussurrò il suo nome piano.

Mmm?” mormorò lui per dare un segno che fosse sveglio.

Lentamente lui aprì gli occhi e la fissò sorridendole affascinante, tanto da farle perdere un battito.

“Buongiorno” intonò lui con un sorriso.

<< Ecco ci siamo >> Pensò Briony amaramente.

Il viso di Briony si fece più teso e nervoso, e Elijah se ne accorse.

“Cosa c’è?” le chiese interrogativo.

“Dimmi quello che devi dirmi. Ti ascolto” sussurrò lei abbassando lo sguardo.

“Non ti capisco.” le rispose lui guardandola dubbioso. La fronte corrugata.

“So già cosa mi dirai… che è stato uno sbaglio… che non dobbiamo vederci più… farai come al solito, cercherai di evitarmi e te ne andrai da quella porta un’altra volta” disse cercando di non mostrarsi debole e prepararsi.

I dubbi di Briony infatti le tartagliavano la mente. Pensava che la notte scorsa Elijah non fosse veramente in sé e la mattina dopo sarebbe rinsavito ridicendole le stesse cose. Che non potevano stare insieme e che doveva andarsene.

Deglutì spaventata, aspettando una sua risposta.

Elijah sghignazzò ironico: “Non ho alcuna intenzione di dirti delle tali sciocchezze.”

“Ah no?” chiese sorpresa alzando lo sguardo.

“Credevo che le mie parole e quello che è successo ti avessero convinta” rispose guardandola con fare affascinante, ma poi si fece serio “Non vado da nessuna parte. Sono stanco di trovare giustificazioni inutili per farti restare lontana”

“Quindi non pensi più quello che hai detto?”

“Lo penso ancora invece. Penso sia una follia e che questa storia porterà numerose complicazioni... ma che posso dirti? Noi vampiri siamo creature essenzialmente egoiste. Desidero troppo la tua compagnia per privarmene così. Sono stato uno stupido a dirti quelle cose solo per allontanarti, e se ammetto un mio sbaglio vuol dire che non ho intenzione di tornare più indietro per inutili scrupoli di coscienza.” Rispose lui con sincerità e fermezza tali da farle brillare gli occhi.

“Non ti lascerò.” continuò a dire guardandola intensamente negli occhi per convincerla. Le stava accarezzando la linea del mento col pollice.

Briony, felice come non lo era mai stata, gli sorrise dolcemente. Elijah si avvicinò al suo viso e la baciò sulle labbra, schiudendole appena.

Lei poi appoggiò la testa al suo petto, sospirando. Non avrebbe rovinato quel momento facendogli ulteriori domande se credesse o no nell’amore, se era un errore e se fosse pronto a rimanere vicino a lei:

“Ok non ti farò più domande lagnose. Almeno per oggi ti lascerò stare.” Disse mettendosi a ridere.

Anche Elijah rise e le accarezzò dolcemente i capelli. “Meglio così. Non dovremmo cercare sempre qualche spiegazione razionale a quello che ci sta succedendo. Senza pensare inoltre alle continue cose terribili che potrebbero accadere.”

Briony deglutì: “Hai ragione. Non voglio passare questi giorni pensando se sopravvivremo o no al sacrificio. Ci ho già pensato troppo e il mio periodo di depressione è ufficialmente finito.”

“Hai sofferto per colpa mia, vero?” le chiese lui serio con una nota di rammarico nella voce.

“Ora non conta più. Sei qui ora, è questo l’importante.”

Elijah le sorrise sui suoi capelli, stringendola forte a sé.

Lei ad un tratto alzò il viso, guardandolo intensamente e beandosi di quella vista. L’Originario contraccambiò lo sguardo, rimanendo più neutro.

“Devi andare?” gli domandò lei con un languore che stava salendo nel petto.

Elijah alzò il sopracciglio. “No, non ho nessun impegno stamattina.”

Briony sorrise soddisfatta, avvicinandosi di più. Lui seguì attentamente i suoi movimenti ma rimanendo all’apparenza freddo.

La ragazza comunque non si fece abbattere dalla sua compostezza perché intuiva che era una tattica per attirare le prede ancor di più. Lei si sentiva una preda in quel momento che andava tra le braccia del predatore. Ma non le importava.

Alzò il busto tanto abbastanza da depositare le labbra su quelle di Elijah: erano fresche come la neve. Voleva assaporarle sempre di più e così fece, sottolineando l'intimità con la punta delle unghie che gli percorrevano i pettorali.

E contrariamente a prima, Elijah ricambiò con fervore. Non appena aveva sentito il bacio approfondirsi di più, l’odore di Briony farsi maggiormente più vicino, aveva deciso di non trattenersi e l’aveva afferrata con bramosia mettendola a cavalcioni sopra di lui e senza mai smettere di baciarla.

Per quel gesto improvviso e per nulla premeditato, Briony si sentì infuocare anche se rabbrividiva esteriormente. Allacciò subito le braccia dietro al collo di Elijah per spingersi di più verso di lui; le mani del vampiro si muovevano lente e desiderose sulla sua schiena nuda.

Elijah interruppe il bacio solo per sussurrarle:

"Credo davvero di aver trovato qualcosa di finalmente piacevole su cui impegnarmi." Il tono era sempre rimasto neutro e elegante come al solito, ma Briony sentì il cuore scalpitare impazzito come mai era accaduto. Mentre parlava, Elijah le aveva tirato indietro il collo, con una mano fra i suoi capelli, per depositarvi un bacio senza eguali.

Briony così gli mise una mano sulla spalla, facendo una lieve pressione come se volesse fermarlo quando in realtà cercava solo un appiglio per calmare il cuore in burrasca e regolare il respiro appena mozzato.

I suoi tentativi non funzionarono granchè poichè Elijah risalì e intrappolò le sue labbra per poi aprirle audacemente contro le proprie, dando così inizio a un bacio pieno di trasporto. Briony sentì il cuore scoppiare quando lui si propese in avanti, facendo scontrare di più i loro petti e così facendo le ginocchia di lei gli affiancarono tutta la linea dei fianchi.

Briony gemette sommessamente, stringendolo di più a sé. Le mani erano sui suoi capelli setosi, sembrava navigarci dentro. Lui continuava a baciarla in maniera eccitante e splendida; ogni tocco valeva come elettricità unica.

Lei non aveva mai sentito niente di così vivo in tutta la sua vita. Il corpo di Elijah era freddo ma lei ardeva stando vicino a lui.

Gli cinse le spalle ampie con un braccio, e nello stesso momento la mano di lui scese verso il basso della sua schiena e penetrò dentro di lei in un singolo movimento.

Briony si staccò dal bacio perché aveva veramente bisogno di respirare. Ma le sue labbra non trovavano mai l’ossigeno, solo un fuoco divampante che non sembrava mai spegnersi. Quel fuoco le bruciava i polmoni, ogni ragionevolezza. Le scioglieva le ossa e le faceva scalpitare il cuore. Ma lo adorava.

Alzò gli occhi al cielo col respiro ansante, mentre Elijah non cessava a lasciarla andare. La sommergeva di baci bollenti per tutto il collo, non rimanendo mai tentato dal suo sangue come se non fosse quello ciò che desiderava. Non da lei.

La stringeva con possessività a sé, rafforzando il ritmo delle spinte. Briony dovette aggrapparsi a lui per non sciogliersi o urlare. Una simile eccitazione doveva essere illegale, si sentiva sul punto della follia, pronta a saltarci dentro, e niente sarebbe stato più normale da quel momento in poi.

In quella stanza si udivano solo i loro respiri spezzati o ansanti, il rumore delle lenzuola che si disperdevano ogni istante in quei corpi che si muovevano l’uno contro l’altro.

Briony aveva cominciato a assecondarlo, a muovere i fianchi contro di lui sentendo sempre di più il piacere salire. Le mani artigliavano quei capelli, l’unica ancora per non gridare. Le braccia di Elijah salirono per tutta la schiena di Briony, le labbra gelide le baciavano ardentemente una spalla mentre continuava a spingersi dentro di lei e farla sua.

Lei era sua, lui era suo quando il piacere venne e li travolse. Il corpo di Briony pulsò, i polmoni bisognosi d’aria. Le mani di Elijah sembravano artigliarle la schiena nel punto in cui la teneva contro di sé. Il respiro era fermo e gli occhi chiusi sulla sua spalla.

Entrambi si sentirono in pace. Non c’era più un senso di vuoto.

Briony con un sospiro si puntellò in avanti e si distesero lungo il letto, rimanendo uniti.

Dopo qualche attimo di pura pace, lei alzò il viso su di lui per baciarlo. "Ti amo Elijah Mikaelson."

Gli mordicchiò le labbra, portando le mani in alto lungo il letto: "Guai a te se te ne vai ancora." gli sussurrò maliziosa ma sincera.

Elijah sorrise piano e la riportò sotto di lui, tracciandole il volto delicatamente con le dita e disperdendo baci altrettanto delicati. I sorrisi e le proteste di Briony vennero tutti soffocati dalle labbra micidiali di Elijah, che le sussurrò un "sssh" mentre si staccava, continuando ad accarezzarle il viso.

Si guardarono negli occhi, in silenzio ma con un'emozione sorprendente e liberatoria insita in essi. Le parole non servono per spiegare le emozioni, perchè sprecarle quindi quando il tempo corre veloce, quando i pericoli sono dietro l'angolo pronti a disfare ogni cosa bella?

Briony gli prese allora il viso con una mano e lo baciò ardentemente, con ancor più passione di prima. E Elijah ricambiò, deliziandola e trasportandola in un altro mondo in cui esistevano solo loro due.

Briony lo abbracciò con forza a , desiderandolo con tutta se stessa e cingendogli la vita, così Elijah non la fece attendere neanche per un secondo e intrecciò le loro in mani in alto, cominciando a possederla di nuovo.

Il modo in cui la possedeva, come faceva combaciare i loro corpi, come le sue labbra fredde le percorrevano il collo caldo e come le mani erano intrecciate l'un l'altra, era la più alta realizzazione di possesso che Briony avesse mai provato e che nemmeno l'immaginazione poteva eguagliare.

Si sentì sprofondare nel più appagante dei paradisi.

Sembrava che niente li avrebbe mai potuti separare in quel momento.

 

 

 

Briony fu poi costretta a separarsi da Elijah a malincuore perché doveva andare a passare a casa di Caroline.

“Le dirai…?” sussurrò Elijah in tono eloquente mentre si abbottonava la camicia.

Sinceramente… no. Penso che tu l’abbia capito che non le piaci.” gli rispose lei mentre si vestiva.

“Sarebbe l’unica sulla faccia della terra” mormorò lui pavoneggiandosi con enorme fascino. La cravatta era già sul posto.

“Infatti come sarebbe possibile resisterti?” rispose Briony ridendo e avvicinandosi a lui. “Ma non pavoneggiarti cavaliere. Non sono un campo facile da tenere conquistato per sempre.” Gli disse a di sfida a cui Elijah ricambiò con un sorriso sicuro.

“Nella mia lunga vita non sono mai andato in guerra e vedendo ora la posta in gioco lo rimpiango amaramente.” Replicò furbo abbottonandosi i polsini.

Briony rise e gli diede un bacio a fior di labbra; si voltò per mettersi la giacca ma Elijah ad un tratto la prese per un polso e l’attirò a , schiena contro petto, e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo, assaporando il suo profumo.

Briony sentì il suo fiato freddo sul collo e rabbrividì, chiudendo gli occhi.

“Per ora credo di averla presa in pugno, miss.” Le sussurrò affascinante.

Briony sghignazzò tra sé e sé, in balia di quella dolce trappola. Elijah le diede poi un lieve bacio sul collo e la lasciò andare sorridendo.

“Non sperarci troppo.” Replicò lei ammiccando prendendo con maestria la giacca. “Buona giornata!” esclamò gioiosa mentre usciva dalla stanza.

Elijah approfittò di quel momento per analizzare onestamente quello che provava per quella donna.

L’aveva trattata in un modo così crudele senza che lei lo meritasse, cosa che non aveva mai fatto con nessuno, e questo lo faceva preoccupare. Si era fatto prendere e colpire troppo, come non mai.

Un'umana come Briony aveva fatto fuoriuscire un lato di lui che non conosceva, forse perché era rimasto troppo a lungo sepolto nei secoli.

Una volta sua madre gli aveva detto “Devi tenere lontano da te tutto quel che non vuoi perdere” e per la prima volta l’aveva fatto. Aveva anteposto non i suoi egoismi, ma il bene di lei. Sapeva che lui le avrebbe portato solo male e non volendo farle questo, aveva optato per la scelta teoricamente più giusta. Ma che aveva fatto soffrire entrambi per le circostanze abbiette.

Tuttavia però si era spinto troppo oltre: gli era esplosa una furia dentro senza limiti al solo pensiero che lei lo avesse ingannato e tradito; l’aveva ferita di proposito, per vendetta, per farle provare quello che lui aveva sopportato quando John gli aveva confessato la “verità”.

Ora però non poteva tornare indietro, doveva guardare in faccia alla realtà: Briony era diventata troppo importante e preziosa per lui, la desiderava troppo per privarsene e giurò che l’avrebbe protetta da qualsiasi cosa. Persino da se stesso. Avrebbe tenuto cura del suo cuore, così come lei lo aveva aiutato ad allargare le sbarre di ghiaccio che tenevano prigioniero il suo di cuore.

La vendetta non era più quell’unico sentimento che l’aveva spinto a tornare a Mystic Falls.

 

Briony camminava per la città, sognando a occhi aperti su quello che era successo la notte prima e quella mattina. Roba da andare di giri: i suoi occhi scintillavano per l'emozione e il cuore palpitava impazzito. Chi l'avrebbe mai detto fino a qualche giorno prima che lei si sarebbe sentita così con Elijah?

Briony sorrise gioiosa tra e , non riuscendo a non pensare all'eccitazione indescrivibile che provava quando lui la possedeva. Per Dio, quell'uomo era calmo e freddo come il ghiaccio davanti a tutti ma nell'intimità era tutt'altra cosa.. ti prendeva nella maniera più totale e non riuscivi a non pensare ad altro se non a lui.

Ma un vizio Elijah non lo perdeva mai: quello del controllo. Voleva padroneggiare ogni cosa quell'orgoglioso e affascinante vampiro.

In mezzo a tutta quella passione e desiderio, Briony si era sentita infuocare come un accendino acceso e si era messa sopra di lui, semi-sdraiata, muovendosi sinuosa per assaporarlo sempre di più. Le braccia di Elijah l'avevano stretta per la schiena e aveva creduto che ciò lo aggradasse, ma quell'estasi divina era durata solo qualche secondo poichè lui l'aveva riportata obbligatoriamente a velocità vampiresca sotto di e aveva mantenuto sempre lui la padronanza della situazione, come se non accettasse alcuna perdita di controllo a vedersi dalla sua espressione.

Non che la cosa le creasse disturbo o dispiacere visto come si era sentita prendere dalla sua bramosia carnale, tale da mancarle il respiro e farle credere che la stava riempiendo fino all'impossibile. Forse nemmeno una bomba atomica li avrebbe potuti distogliere da quell'estasi insopportabilmente appagante o far staccare i loro corpi avvinghiati dalla passione.

Briony si riscosse dai quei pensieri sognanti per riprendere il controllo almeno in pubblico. Si sentiva le guance accaldate dall'imbarazzo al solo pensiero, ma purtroppo il cuore non poteva farci nulla e le emozioni prendevano il sopravvento.

All'improvviso vide una persona che pochi giorni prima aveva giurato di pestare a sangue.

<< John >> Pensò Briony sentendo la rabbia salire.

Lui quando la notò ebbe pure la faccia tosta di sorriderle e di avvicinarsi.

“Ciao Briony. E’ da tanto tempo che non ti vedevo.” disse sorridendole.

“Già mi sei mancato anche tu amico mio. Soprattutto le tue luride bugie.” rispose lei acida.

“Cos’è, Elijah è venuto a lamentarsi da te? Credevo fosse un galantuomo”

“Non girarci intorno John… non mi sarei mai aspettata che avresti fatto una cosa simile. A me poi!” Urlò Briony che si sentiva davvero tradita.

“Semplicemente non mi è piaciuto il fatto che tu mi abbia voltato così le spalle senza un minimo di preavviso, alleandoti con quei succhia sangue e per giunta ti sei presa un cotta per uno di loro!”

“Sei davvero perfido John…. Le tue bugie e le tue ossessioni rovinano tutto ciò che tocchi!”

“In verità ti ho fatto un favore Briony… ti ho dato l’occasione per vedere con i tuoi occhi di cosa è capace il tuo Elijah. Andiamo! Davvero nutri delle speranze di redimerlo?” le chiese divertito.

“Certamente devo ringraziare te se la mia salute mentale è peggiorata cadendo nei bassi fondi! Grazie mille John!”

Lui la fissò scuotendo la testa: “Sei troppo sentimentale Briony, ma mixata alla tua istintività non viene fuori una bella roba. E alla fine sarò io l’unico a sopportarti, ricordatelo.”

Briony lo guardò seria in viso. Stava tremando dalla rabbia. E lui non sembrava neanche dispiaciuto per tutto quello che aveva fatto!

In un impeto di rabbia gli cacciò un pugno in pieno viso, e John traballante cadde per terra.

Si toccava il naso insanguinante e la guardava incredulo.

Briony senza rimorsi gli disse: “Non t’azzardare mai più a chiamarmi o a cercarmi. Se vengo a sapere che hai fatto un’altra delle tue cazzate, vengo da te e ti mollo un altro pugno. Ti avevo avvertito di stare in disparte e di non fare niente di stupido! Quando mi passerà l’incazzatura, e credo non molto presto, verrò io a cercare te ma non pensare che le cose torneranno come prima.”

Lo guardò un attimo dall’alto in basso e se ne andò lasciandolo per terra.

Forse aveva esagerato, ma i tipi come John Gilbert capiscono solo il linguaggio della violenza per farli stare al loro posto.

 

Quando Caroline vide la sorella a casa sua notò subito che c’era qualcosa di diverso in lei. La squadrò dalla testa ai piedi.

“Che è successo?”

“Ho mollato un gancio destro che poteva dare del filo da torcere anche a Mickey Rourke.” rispose seria Briony senza un minimo di cedimento.

“Cosa?? A chi?”

“A John. Me lo sono visto qualche mezz’ora fa. Non ho resistito, questa volta l’ha fatta grossa.”

“Tutti quanti odiano John in questa città e tu sei sempre stata troppo buona con lui.”

“Possiamo non parlarne? Ho già chiarito con lui che non deve più parlarmi a meno che non faccia la prima mossa io…

“Gli vuoi troppo bene Briony. Nel giro di qualche giorno lo perdonerai, fidati.”

“Non credo proprio. Anche perché non l’ho trovato minimamente dispiaciuto.” Rispose pensierosa.

“Ok ok… Com’è andata ieri sera? Elijah sta meglio?”

“Sì sì è andato tutto bene per fortuna.”

“E’ rimasto a casa tua?”

Sì…” Briony cercò di rimanere calma senza farle capire cosa fosse successo veramente.

E…?” Caroline la guardò attentamente cercando di capire.

“E niente.” Briony non poté evitare di arrossire e Caroline allora capì tutto. Sgranò gli occhi fintamente shockata:

“Oddio non posso crederci! L’avete fatto! L’hai per caso drogato??”

“Caroline! Non ho costretto nessuno, se l’abbiamo fatto vuol dire che entrambi lo volevamo!” rispose Briony offesa.

“Quindi non lo neghi? Ti è dato di volta il cervello per caso? Con Elijah! Proprio colui che dicevi che doveva starti lontano!”

La mora sbuffò:

“Non rovinarmi questo momento. Sono felice, più di così non ti basta? Io e Elijah abbiamo chiarito, lui si era comportato in quel modo solo per proteggermi…

“E quanto tempo passerà prima che ti faccia nuovamente soffrire e ti riduca come uno zombie?” domandò la Blond-Girl saccente.

“Basta Caroline… tra poco ci sarà la notte del sacrificio e voglio godermi questi giorni in tranquillità.” rispose Briony esasperata.

“Oh cristo se rischio di parlare ancora di questa assurda storia da circo mi scoppierà una vena. Fai pure come vuoi ma vedrai se ho ragione.”

“Infatti farò ciò che voglio e nessuno ti chiede di giudicare perchè io non ho bisogno dei tuoi consigli deleteri.”

Si guardarono in cagnesco per qualche minuto, ma poi Caroline abbassò vinta lo sguardo.

“Devo vedere Tyler, è il suo compleanno domani. Ti avevo appunto chiamata per aiutarmi ad addobbare la casa ma credo proprio che tu preferisca gongolare dietro al nemico piuttosto che ritrovare la salute mentale, per cui..” Caroline lasciò in sospeso la frase e non le lasciò nemmeno il tempo di rispondere che già si stava defilando via.

Briony rimase rigida, occhi spalancati e fumini che le uscivano dalle orecchie per via della stizza. Dio, ormai c'aveva fatto il callo col carattere di Caroline ma era davvero dura sopportare. “Sono sicura che la festa sarà grandiosa, visto il tuo umore allegro. Lo spero davvero per Tyler." disse solamente per essere almeno superiore. Dovevano darle una medaglia alla pazienza.

Caroline le lanciò un’occhiataccia prima di uscire.

<< Certo che è davvero incredibile. Prima mi mette ansia sul fatto che soffro e che devo guardare avanti, e ora che sono finalmente felice e in pace mi mette nuovamente ansia. >> pensò Briony allibita.

 

Altre feste. Altri guai in arrivo.

La sera dopo Tyler avrebbe festeggiato il suo 18 compleanno con una festa sfarzosa a casa sua e c’erano quasi 100 invitati.

Caroline aveva organizzato tutto nei minimi particolari e tutti quanti si godevano la festa.

Briony con un completo bianco c’era andata con Elijah, e stavano ridendo e chiacchierando in un angolo della sala.

Caroline andò da loro per avvisarli che era arrivato il taglio della torta; lanciò un’occhiataccia a Elijah e lui le sorrise elegantemente di rimando. Come se non gli importasse della sua frecciatina o forse perché aveva più buone maniere della giovane vampira.

Briony sospirò per la reazione della sorella perchè non riusciva proprio a capire il suo atteggiamento; in fondo Elijah e Caroline appartenevano alla stessa specie ora e quindi dovevano capirsi, ma ovviamente la Blond-Girl era ancora intimorita dal carattere freddo e gelido di Elijah. E dai pregiudizi ovviamente.

Andarono nella sala principale con gli altri: Elijah teneva possessivo un braccio attorno alla schiena di Briony, e lei come al solito ebbe una scossa lungo il corpo.

Forse non si sarebbe mai abituata a comportarsi normalmente con lui senza arrossire come un pompelmo o sobbalzare ogni volta che la sfiorava… la metteva terribilmente in soggezione, anche se cercava di non darlo troppo a vedere. Ma era pressoché impossibile perché il cuore urlava tutta la sua gioia.

Quando Tyler aprì il tappo dello spumante, questi gli andò direttamente in fronte e tutti si fecero una gran risata ma gli augurarono comunque buon compleanno.

Persino Elijah si era rilassato al fianco di Briony e sorrideva come un normale uomo.

Quando ecco invece che entrambi notarono che John era tra gli invitati, proprio lì davanti a loro.

“Lascialo perdere, gli ho già detto chiaro e tondo che non deve più parlarmi…” mormorò Briony per tranquillizzarlo.

Ma Elijah non la stava ascoltando minimamente. Si era paralizzato di colpo e lo guardava con uno sguardo micidiale, fisso negli occhi, come un predatore che fissa la preda.

Briony sentiva la tensione nel corpo del vampiro, come una corrente elettrica che correva sotto la sua pelle. In quel momento lui era totalmente concentrato su John, e la luce nei suoi occhi sembrava una fiamma incandescente.

Non l’aveva mai visto in quello stato; neanche quando lui l’aveva minacciata.

Lei gli toccò la mano fredda per farlo calmare e lo chiamò più volte.

Come risorto, Elijah si voltò verso di lei.

Era gelido e minaccioso come non lo aveva mai visto. Ne ebbe paura.

“Resta qui.” le ordinò senza un minimo di tentennamento nella voce.

Elijah si diresse verso John e i due uomini andarono in un’altra stanza per parlare a quattr’occhi.

Briony guardò la scena a bocca spalancata e poi li seguì.

 

Elijah aveva preso con forza il braccio di John e l’aveva condotto in una stanza che doveva essere la saletta privata del sindaco Lockwood, dove i cittadini tessevano le loro ragnatele per incastrare i vampiri.

Elijah sorrise terrificante e gli andò vicino.

“Cosa dovrei fare con te, John Gilbert? Staccarti la testa a morsi? Lanciarti da quella finestra così ti sfracelleresti al suolo? Oppure magari ti potrei trasformare nell’essere che più detesti al mondo? Che ne pensi, John?”

Il suono della voce di Elijah era terrificante e non stava per niente scherzando. I suoi occhi brillavano famelici all’idea di uccidere quell’uomo di fronte a lui.

“Fallo. E lei ti odierà per sempre.” ribatté John con tono coraggioso.

Elijah sorrise diabolico. “Non devi preoccuparti di quello perché tu sarai sotto terra e non darai più fastidio a nessuno. E noi per fortuna non dovremo più sorbire i tuoi luridi inganni.”

“Non puoi uccidermi.” rispose John che non sembrava minimamente cedere.

Ovviamente si riferiva all’anello.

“Oh il tuo stupido gingillo che porti al dito? Posso staccartelo senza che neanche tu te ne accorga. Sappi che non riceverai un bel trattamento da me, John Gilbert.”

A fine frase l’Originario lo prese per la gola con violenza, sbattendolo contro il muro, e lo fece alzare lungo la parete. Gli strappò dal dito il suo anello e lo lanciò dall’altra parte della stanza come nulla fosse.

John strinse i denti:

“E tutto perché ho detto la verità? Perché penso che non potresti mai fare felice Briony? La condurrai a morte certa, vedrai se non mi sbaglio!” mormorò John con fil di voce. Lo stava letteralmente strangolando.

Elijah, dopo aver sentito quelle parole, strinse la stretta sul suo collo ancora di più. Stava perdendo il suo solito controllo. “Non sono avvezzo a simili messe in discussioni. Sei andato troppo oltre, John Gilbert.”

All’improvviso entrò nella stanza Briony, che sgranò gli occhi incredula vedendo la scena terrificante di fronte a .

Corse verso i due uomini e prese il braccio di Elijah per liberare John dalla sua stretta.

“Elijah fermati!” gli mormorò angosciata dandogli uno scossone.

Briony notò che la faccia di John stava diventando di diversi colori e stava per essere soffocato.

Implorante cercò di convincere Elijah a lasciarlo andare, gridava il suo nome per farlo tornare da lei con la mente, perché sembrava che neanche si fosse accorto della sua presenza.. tanto preso dall’idea di uccidere.

Ma finalmente Elijah si voltò verso di lei, e la vide.

Nel riflesso dei suoi occhi verdi, il vampiro vide il proprio volto agghiacciante e pericoloso, e così tentennò. Il controllo riprese le redini.

Con un ringhio muto, lasciò andare John che si accasciò per terra in cerca d’aria.

Lo sguardo di Elijah però era ancora terrificante e diabolico, e faceva fatica a trattenere i suoi istinti.

Briony gli posò una mano sulla spalla ma lui la scostò velocemente. Alzò senza delicatezza il corpo moribondo di John.

Anche se un attimo prima l’uomo stava per essere fatto fuori, fissò Elijah senza paura in segno di sfida. Cosa che fece andare ancora più in bestia il vampiro, che gli mormorò:

“Allora hai deciso di che morte morire? La testa rotta, una caduta, o risvegliarti in vampiro? Non c’è bisogno di pensarci tanto, è una scelta semplice.”

Il tono glaciale di Elijah fece tremare di paura Briony, la quale assisteva impotente alla scena.

John la guardò in cerca d’aiuto e Elijah allora prese la sua testa tra le mani così che avrebbe guardato solo lui.

“Scegli la caduta? No? Si? No?” Stava letteralmente giocando con lui, toccandogli il petto con l’indice.

Briony lo richiamò per farlo calmare.

Visto che John restava ammutolito e percepiva l’ansia di Briony vicino a lui, Elijah sorrise freddamente e lasciò andare la sua preda.

“Non vale neanche la pena ucciderti.” mormorò alla fine, con perfetta calma.

Elijah lanciò uno sguardo sfuggente a Briony, e se ne andò dalla stanza a passi veloci.

Lei era rimasta paralizzata a guardare la scena senza osare muoversi. Ma quando vide John tremante che strisciava per riprendere l’anello, provò pietà per l’amico e lo aiutò ad alzarsi.

“Stai bene?” gli chiese guardandolo in faccia.

John la fissò respirando a fatica: “Sono stato meglio.”

Prima che John dicesse qualcos’altro, lei lo interruppe: “Te la sei cercata John.”

“Mi sono cercato un pugno nel naso. Come quello che mi hai dato tu. Ma davvero mi vuoi morto Briony..? Dopo tutti questi anni?” le chiese sinceramente dispiaciuto.

Briony lo fissò negli occhi, quegli stessi occhi che le erano sempre stati amici e l’avevano sostenuta nei momenti difficili di gioventù. “No John non ti vorrei mai morto… ma non pensare che non sia più arrabbiata con te.” Gli rispose puntandogli l’indice.

“Mi dispiace…

Lei scosse la testa ancora preoccupata.

“Ora vai a casa John. Devi riposare…” gli disse Briony cercando di aiutarlo a camminare.

“E tu davvero lascerai passare questa cosa?” Le domandò interrogativo. Ovviamente si riferiva a Elijah.

John…” Dalla sua faccia lei gli fece intendere che non doveva intromettersi e così lui non disse più niente.

Dopo aver accompagnato John all’uscita, Briony andò a cercare Elijah.

 

Lo trovò fuori nel balcone a fissare un punto indefinito nel cielo. Aveva entrambe le mani nelle tasche.

“Ehi.” Briony lo raggiunse e gli mise delicatamente una mano sulla spalla.

Lui si girò. Non c’era più traccia di quella furia assassina di prima nei suoi occhi; erano tornati normali e la stavano guardando seri.

“Ho fatto quello che dovevo. Non intendo scusarmi.” disse freddo e inflessibile.

“Va bene, posso capirti.” Rispose lei titubante, cercando di comprenderlo e non di giudicarlo.

“Per tua informazione l’avevo già ucciso quella volta in cui mi aveva confessato tutto di te, ma l’ha salvato l’anello. Volevo soltanto rimediare al mio errore ma non l’avrei ucciso comunque. Sarebbe stato troppo semplice per lui…” mormorò minaccioso sviando lo sguardo.

Briony comunque gli accarezzò una guancia: “Capisco che John meritasse una lezione. Anche io avrei avuto la tua stessa reazione. Ma per fortuna non è successo niente di irreparabile… Voglio solo dirti che non sono venuta qui a giudicarti.” Gli sussurrò sincera.

Elijah allora le sorrise in modo freddo quando si voltò: “Però hai avuto paura che lo uccidessi.”

Briony si umettò le labbra: “E’ vero…. Non lo avrei voluto, ma sapevo in fondo al cuore che non l’avresti fatto. E so quanto l'onore conti per te. Non è onorevole pestare un uomo a terra, un uomo stronzo sì ma pur sempre a terra.” disse l'ultima frase in tono ironico.

Lui alzò il sopracciglio, poi si sciolse e le prese la sua mano e la baciò delicatamente sul dorso:

“Sei troppo buona Briony.” sussurrò lui profondamente. Aveva posato per un attimo la guancia nel dorso della sua mano liscia e calda. 

Lei sorrise per quel gesto dolce.

“Vallo a dire a John e al suo naso rotto” rispose sorridendo.

Elijah sorrise a sua volta, e alzò il viso per guardarla negli occhi.

“Non hai paura di me quindi? Gli Originari non danno vita facile, sappilo.” le chiese profondamente e in modo attento.

Briony deglutì ma replicò con fermezza. “No… ti conosco. So che non sei l’essere che vuoi far sembrare a tutti i costi. Neanche lontanamente.”

Elijah la guardò lievemente interdetto, poi le diede un bacio delicato sulla fronte. Briony si abbandonò con un sospiro tra le sue braccia forti.

Un minuto prima aveva cercato di fermare quelle braccia che stavano cercando di uccidere John, e ora era cullata dolcemente da quelle stesse braccia, senza più alcun timore.

Perché non doveva aver paura.

Aveva già visto il lato peggiore di Elijah; sapeva che non era un normale essere umano e poteva essere pericoloso a volte.

Ma il suo amore per lui era troppo forte per desistere, e non avrebbe mai rinunciato a lui. Le era entrato troppo dentro.

E inoltre era sicura di una cosa… Elijah non aveva ucciso John per paura di ferirla, era questa la ragione che lo aveva fermato.

Un altro evidente segno che dimostrava quanto fosse cambiato… lo poteva percepire anche nel suo volto. Quando si erano incontrati Elijah appariva sempre freddo e scostante, mentre ora invece la barriera tra di loro era molto diminuita; certe volte lui appariva sereno e più sciolto dalle sue stesse catene… e invece altre volte la guardava con degli occhi così malinconici che provavano quanto lui avesse sofferto in passato.

Briony si promise che lei non lo avrebbe mai fatto soffrire. Mai avrebbe voluto vedere il suo volto dipinto dal tradimento a causa sua.

Elijah intanto le accarezzò dolcemente i capelli e le disse che era ora di tornare dagli altri, altrimenti Caroline avrebbe pensato che lui l’avesse rapita.

Briony ridacchiò pensando alla faccia della sorella, e tornarono a godersi la festa.

 

Tyler aveva fatto le cose in grande e aveva predisposto per ognuno dei suoi amici una fastosa limousine che li avrebbe scortati a casa.

Ringraziandolo e facendogli ancora gli auguri, Briony salì nella limousine con Elijah sotto lo sguardo preoccupato di Caroline.

<< A forza di preoccuparsi le verranno le rughe >> Pensò tra sé e sé.

Nell’oscurità della limousine Elijah si ritirò nell’angolo e prese Briony tra le braccia. Le sfiorò le tempie con le labbra, poi le baciò le palpebre, le guance, e finalmente prese possesso della sua bocca con un lento bacio.

Briony si lasciò trasportare da quelle avvolgenti sensazioni che le facevano ribollire il sangue ardente.

Gli accarezzò dolcemente il viso, poi i capelli stringendosi di più a lui; quando alla fine arrivarono a casa e furono costretti a distaccarsi.

“Posso chiederti una cosa?” gli domandò Briony, entrando in casa.

Elijah acconsentì cominciando ad accendere un fuoco in salone, e lei mordendosi le labbra gli chiese di parlarle della sua famiglia. Gli Originari.

Lui si irrigidì subito e la fissò freddo.

“Perché vuoi saperlo?”

“Cosa ci sarebbe di male?” disse lei scrollando le spalle.

Elijah abbassò lo sguardo.

“Ti basta sapere che era tutto quello che avevo. Era la mia forza ma anche la mia debolezza. Ero molto legato a loro, anche se i problemi non mancavano visto i litigi fra Klaus e mio padre. Quando diventammo vampiri tutto cambiò…

Gli occhi di Elijah erano diventati tristi mentre parlava della sua famiglia con così tanto amore.

“E tu?” gli chiese curiosa, avvicinandosi “Eri così come adesso?”

“Avevo i capelli più lunghi.” Rispose lui affascinante alzando la testa, come se ripercorresse i vecchi tempi.

Briony rise. Non se lo immaginava minimamente con i capelli lunghi, anche se era sicura che stesse bene anche con quel taglio.

“E l’onore che ti caratterizza tanto? Possedevi già questa forma di rispetto anche da umano?”

“L’onore è istintivo. Nessuno te lo può dare e nessuno te lo può togliere. E’ qualcosa che dai a te stesso. Anche se quando mi sono trasformato le nostre qualità si sono amplificate.”

Briony avrebbe voluto chiedergli altre cose del suo passato, voleva conoscerlo fino in fondo, ma notò che Elijah era distante e ogni volta che gli faceva domande si irrigidiva e la fissava con occhi freddi, come se non gradisse quel tipo di domande.

Decise così di non fargli interrogativi che lo avrebbero ferito o fatto ricordare dei momenti dolorosi.

Però c'era una cosa in particolare che voleva sapere in tutta quella storia... l'umana di cui si era innamorato e che per colpa sua era stato irrimediabilmente ferito e scottato nell’animo.

“Mi hai parlato di un'umana una volta... della quale eri stato innamorato”

Elijah prontamente si scostò, senza guardarla in faccia. Le rispose gelido, senza far trasparire alcuna emozione. Ovviamente non aveva nessuna voglia di parlarne.

“Non mi ricordo quello che provavo per lei... è passato così tanto tempo che per me non ha più importanza” Così liquidò la questione per farle capire che non voleva aggiungere altro, ma lei continuò ancora:

“Invece lo posso percepire nell'espressione del tuo volto che non è così. Non stai parlando con il cuore ora, è solo un pretesto per..”

Ma Elijah la interruppe bruscamente, guardandola diabolico:

"Io non ho un cuore, Briony." affermò lui con tono spietato, come se stesse rivelando il suo essere un vampiro, e allontanandosi da lei.

Dopo un po' lei lo seguì:

"Eppure io lo sento battere, dentro di te" disse timorosamente.

"È solo una tua illusione" sussurrò il vampiro fissandola con il suo sguardo crudelmente glaciale. 

Briony non capiva se stesse mentendo a se stesso o se stesse lottando per avere ragione. Sapeva soltanto che lui, un cuore, lo aveva… Solo non voleva usarlo. Per quanto non volesse esporsi, per quanto oscurità potesse avere, era stato comunque un essere umano in passato. Certe cose non si possono cancellare.

E lui non aveva forse dimostrato che lo aveva? Quando aveva cercato di tenerla lontana per il suo bene, per paura di ferirla?

Elijah voleva proteggersi dall’amare e invece agiva proprio in nome dell’amore che provava per lei. Anche se non glielo diceva a parole, Briony sapeva che lui si era innamorato di lei. Che la amava.

“Continua pure. Fa finta che non t’importa niente, soltanto di te stesso. E’ una stupida recita che ormai io non mi bevo più”

Questa volta l’espressione di Elijah, non più glaciale, si addolcì lentamente:

“Ora sei in errore, Briony. Ho detto solo la verità. Ho perso la mia umanità tanto tempo fa. Però…” disse avvicinandosi a lei deciso. Gli occhi soffusi da una luce intensa. “Non puoi immaginare quanto tu sia preziosa per me. Quando ho visto la tua capacità di devozione e la tua lealtà ne stato ammiratissimo. E per molto tempo non mi sono nemmeno reso conto di quanto mi piaceva parlare e stare con te. Ho cominciato a desiderare la tua felicità, e quando ti vedevo soffrire sembrava che le tue lacrime mi richiamassero a te per aiutarti ad alleviare il tuo dolore, come se lo sentissi mio.”

Briony rimase completamente paralizzata dalle sue parole e dalla sincerità del suo sguardo ammaliante. Il cuore galoppò nel petto dalla felicità.

Lui le si avvicinò piano, sfiorandole la mano destra con la punta delle dite fredde:

“Anche se non posso offrirti tutto quello di cui hai bisogno, anche se non ho un cuore da darti, spero comunque che tu avrai fiducia in me. Sebbene io sia …”

La sospensione di quella frase fece commuovere Briony. Non riusciva a crederci che Elijah si considerasse un mostro senz’anima.

Briony gli sorrise e gli accarezzò il volto: "So chi sei, Elijah Mikaelson. Nessuno al mondo è immacolato e senza colpe. Anche se possiedi del male, c'è tanto altro dentro di te." rispose lei sicura, guardandolo come se riuscisse a leggere dentro il suo animo e vedesse quanto fosse nobile, così nobile da rendere le sue parole una poesia e i suoi gesti di cristallo.

Elijah la guardò attento e in silenzio, sbattendo lievemente le palpebre. Poi però si fece più serio, come se qualcosa di brutto avesse attraversato all'improvviso la sua mente. Fece abbassare la sua mano: "La porta per andartene sarà sempre aperta, qualora lo vorrai."

Briony rimase interdetta dalle sue ombrose parole ma capì che Elijah era così nobile da darle la libertà di scelta, da lasciarla libera qualora lei avesse ritenuto fosse la scelta più giusta per se stessa. Sfortunatamente intuì che Elijah non era il classico sciocco che credeva ai lieto fine. Tempo prima nemmeno lei ci credeva ma adesso non aveva più paura; voleva andare avanti per la sua strada e perseguire i suoi desideri, ovunque l'avrebbero portata.

Si fece avanti e lo guardò intensamente. Gli toccò il collo con ambedue le mani: "Ciò che voglio è solo qui e non intendo perdermelo." gli sussurrò sincera.

Elijah la guardò profondamente da sotto le palpebre e lei allora prese l'iniziativa nell'avvicinarsi alle sue labbra. Le tastò piano, schiudendole in uno schiocco e, mettendo poi una mano attorno al suo collo, prolungò il bacio. Il vampiro non l'assecondò all'inizio, rimase solamente a recepire il bacio che quell'umana gli donava. Per avvicinarlo di più, Briony gli mise una mano contro la schiena e lo portò ad inclinarsi verso di lei. Sentì allora Elijah rispondere al bacio ma non col desiderio che lei avrebbe voluto. Lo sentiva ancora frenato.

Così si scostò e disse sarcastica: "Devo dedurre che il signore qui presente non voglia esporsi troppo?" << Come sempre >> disse una vocina acida all'interno della sua mente ma lei la scacciò subito per non appesantire il momento fare pressioni sul vampiro che aveva davanti.

Elijah quindi abbassò lo sguardo, sbattendo lievemente le palpebre e facendo un silenzioso sospiro come per appianare le sue stesse sensazioni contrastanti. Un sorriso in breve delineò le sue labbra sottili, rendendolo più affascinante. Alzò lo sguardo, scostandole i capelli che le erano ricaduti in viso per guardarla meglio e per farla soccombere sotto il suo sguardo magnetico:

“Ci sono tanti rischi, non te li immagini neppure." quella doveva essere una minaccia ma non ebbe l'effetto da incuterle paura. Tutt'altro. Briony sentì il desiderio librarsi dentro di lei, come una farfalla che vuole prendere il volo e assaporare la vera vita.

Socchiuse vinta le palpebre, scuotendo piano la testa come per dirgli che non le importava dei rischi. Lo sentì avvicinarsi al suo viso, lei rimase immobile ma trepidante. Sentì le sue dita gelide tracciarle una guancia a brevissima distanza; pensò di averlo udito bisbigliare il suo nome ma non ne fu certa perchè totalmente dominata dalle sensazioni che salivano in lei.

Poi improvvisamente fu lui a correre il rischio e decise di non fuggire più: le sue labbra catturarono quelle di Briony, prendendole in trappola.

Briony colta alla sprovvista da quel gesto - un gesto dettato quasi dal cuore - si aggrappò alle sue spalle come poteva, alzando la punta dei piedi per avvicinarsi di più al suo viso.

Ma fu lui che abbassò la schiena e il volto per approfondire il bacio.

Elijah avvolse le spalle della ragazza con le sue forti braccia, e lei mise le mani dietro al collo del vampiro, abbandonandosi completamente a lui.

Tutta quella scena sembrava il quadro di un pittore: avendo in sottofondo il fuoco ardente, con lui tutto vestito di nero che poteva apparire un demone oscuro che incatenava lei, la ragazza col vestito bianco, la quale poteva sembrare un angelo tra le sue braccia infernali e che stava ricambiando il suo bacio con passione.

Ma un pittore non avrebbe mai potuto catturare o rappresentare l’intensità di quel momento in una tela qualsiasi.

Perché era questo che erano.

Briony era la controparte angelica del demone che insidiava Elijah; lei è lì con lui, l’ultimo appiglio a cui aggrapparsi per non cedere alla solitudine e all'odio che, tra l’altro, gli faceva dire cose che non pensava veramente.

Elijah aveva un cuore.

Aveva un’anima.

E ora aveva anche lei.

 

 

Nei giorni a venire i due cercarono di rilassarsi il più possibile, passeggiando per la città, andando a casa di Jenna per fare due chiacchiere, anche se aveva notato che l’amica pendeva dalle labbra di Elijah ma Briony non poteva farci niente e rideva in silenzio.

Mentre le notti invece si facevano travolgere dai sentimenti che provavano l’un per l’altra. Elijah la spogliava delicatamente, senza alcuna fretta, e sfiorava la sua pelle con le dita fredde, imprimendo nella memoria ogni lato del corpo di quella meravigliosa ragazza.

Briony ormai non aveva più paura che lui la potesse mordere in quei frangenti così intimi, perché lui sopportava il desiderio per il suo sangue soltanto per non farle del male e aveva quindi sottomesso i suoi istinti da vampiro… soltanto per lei.

E lei d’altro canto non riusciva a resistergli in ogni frangente e le sembrava di toccare il cielo con un dito mentre stava con lui.

Rimanevano sdraiati sul letto, le labbra di Elijah erano sui suoi capelli, le mani che le accarezzavano delicatamente la nuca. Lei che teneva il viso sul suo petto, con una sensazione di pace e di benessere tale di credere che avesse trovato il posto giusto per lei.

Entrambi si sentivano come se prima di trovarsi non c'era niente.. solo l'attesa di avere tutto ciò, che mai credevano possibile.

Non parlarono più di argomenti scottanti come la famiglia Originaria, l’umana che lui aveva amato o di altre cose che potevano comunque rattristarlo; quando sarebbe arrivo il momento, lui gliene avrebbe parlato.

Anche lei in fondo aveva i suoi segreti poiché la sua famiglia non poteva ritenersi tanto normale.

Fece però l’errore di confessargli il vero motivo per il quale venne licenziata a Seattle: il suo datore di lavoro le aveva fatto delle avances di troppo e lei per poco non gli aveva mollato un ceffone. Lui ci aveva messo poco a metterla alla porta visto che non era abituato alle segretarie che gli tenevano testa.

Per poco Elijah non partì subito per Seattle a crocefiggere il suo capo fedifrago:

“Lo lincio vivo.” aveva sibilato Elijah terrificante.

Ma Briony riuscì a rassicurarlo, dicendo che in fondo lui non le aveva fatto del male quindi era meglio lasciar perdere visto che non l’aveva detto a nessuno.

Si fece promettere un milione di volte che lui non sarebbe mai andato a cercare il suo ex capo, e alla fine il vampiro si arrese anche se controvoglia.

La notte del sacrificio intanto si stava avvicinando.

C’erano volte in cui Briony si rifiutava di pensarci per vivere quei momenti in tranquillità, ma non riuscì a evitarlo un tardo pomeriggio in cui lei e Elijah stavano seduti sulla veranda, lei accoccolata sul suo petto come se stesse galleggiando in un mare di pace, in cui non c’era il rischio di affogare ma solo di percepire il sole splendente sul viso.

Eppure nonostante la serenità perfetta di quel momento, Briony volle domandargli una cosa che la tartagliava da molto. In fondo non sarebbero giunti fin lì se non fosse così...

“Credi che possiamo governare il nostro destino?”

Le mani di Elijah giocherellavano coi suoi capelli, come fossero fili di un’arpa, la giacca nera era stata sbottonata del tutto come se per una volta volesse incidersi nei suoi ricordi atti puri senza formalità.

Sospirò lievemente, alzando lo sguardo verso il sole che stava ormai tramontando su Mystic Falls:

“Credo che ognuno faccia ciò che può, nei propri limiti per poi arrendersi all’evidenza dei fatti. Certe cose non possono mutare.”

Briony sorrise tra sé e sé. Nonostante il suo rapporto si fosse ampliamente evoluto col vampiro, rimaneva incastrato dentro di lui un cupissimo senso della vita che strisciava nell’amara tristezza.

“Il tuo essere fatalista…” gli rimproverò guardandolo dal basso con un sorriso. Tuttavia ridivenne seria “ma tu non puoi venirmi a parlare di cambiamenti, dovrei essere io a farlo. In 26 anni credo di essere cambiata più volte di te in 1000 anni.”

Lo sguardo di Elijah venne rivolto a lei, le mani che giocherellavano sempre coi suoi capelli ma gli occhi neri non nascondevano la farsa del momento sereno:

“A cosa ti stai riferendo Briony?” Il sospetto nella voce.

La ragazza fece passare alcuni secondi prima di parlare. Ormai c’era dentro, tanto valeva saltare.

“Tuo fratello.”

Subito sentì i muscoli dell’Originario tendersi, irrigidirsi, la sua mano dai suoi capelli si allontanò meccanicamente. Lo sguardo tutto a un tratto si era affilato, dovuto a ricordi che sanguinavano ancora in una ferita aperta.

“Non sto dicendo che c’è una possibilità di evitare un conflitto a fuoco. So che è un argomento spinoso per te ma è tuo fratello e dovrai pensare tu alla sua disfatta.” Gli spiegò lei guardandolo, ma i suoi occhi neri la evitavano così come per evitare quel discorso.  

Briony sospirò, cercando di fargli capire. Non voleva che Elijah in seguito si autodistruggesse dai rimorsi per aver ucciso senza battere ciglio un fratello per cui magari ancora esisteva una speranza, remota ma esistente come in tutti i vampiri.

“So che andrai fino in fondo e che non c’è altro modo per proteggere i miei cari. Ma se lui cambiasse in qualche modo… se tu riuscissi a trovare ciò che vuoi non attraverso la vendetta?”

“Improbabile.” replicò lui gelido. Fermo nella sua posizione, vecchia di anni.

“E perché? Dopotutto è da tanti anni che non lo vedi. E il male che fa agli umani è comunque combaciante alla specie dei vampiri.”

Incredibile come tentasse di difendere un mostro agli occhi di chi a pochi giorni avrebbe dovuto annientarlo. Ma non lo faceva mica per Klaus, lo faceva per Elijah e per ciò che aveva dentro, nel cuore pulsante e disfatto dell’anima.

“Klaus ha fatto della malvagità la sua linea di vita. Ha ucciso tutto ciò che di buono vi era in lui di sua spontanea volontà, rinnegando ogni senso di famiglia. Non c’è modo di cambiarlo, non più.”

La frase finale, fatalista di Elijah fu come un colpo per lei. Perché nonostante volesse apparire retto e sicuro, intuiva che ne soffriva ancora dentro di sé.

Capì sul serio quanto difficile, tortuoso, annientante e mortale, fosse stato l’avere un fratello come Klaus.

Di rigetto Briony pensò a Caroline…. Se lei si fosse in qualche modo trasformata in un mostro senza alcuna possibilità di cambiamento verso una redenzione e l’unica possibilità di salvezza era la morte… forse anche lei sarebbe stata risucchiata da un vortice di vuoto e amarezza di cenere come Elijah. Quasi si sentì la bile in bocca per il retrogusto di quella sconfitta personale.

Fece un lieve e triste sorriso, voltando lo sguardo:

“La sua parte mostruosa deve averlo proprio afferrato senza lasciarli scampo.”

“Non tutti i vampiri sprecano la loro immortalità. Alcuni riescono a viverla in maniera decente. Ma Klaus… forse non è riuscito a trovare l’amore in grado di cambiarlo davvero.”

La risposta sospirata di Elijah la colse in contropiede. Briony si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio.

“Quindi il perfido Klaus che vuole sterminare tutta Mystic Falls è un povero incompreso in cerca d’amore vero?”

Elijah fece una mossa meccanica con la testa:

“Non ha avuto forse uno specchio limpido davanti agli occhi che gli ricordasse sempre cosa fosse ma che poteva anche cambiare. Un po’ come te.” Finì l’ultima frase fissandola in viso.

Briony corrugò la fronte.

“Me?”

Le labbra sottili di Elijah disegnarono un sorriso delicato, come neve bianca che si adagia al suolo, senza formare del ghiaccio. Le sue dita sfiorarono la linea dei suoi occhi verdi, ispezionandoli:

“Ha degli occhi davvero splendidi, Miss Forbes. Sono limpidi, traspaiono tutti i tuoi pensieri. Tu sai chi sono. Certe volte erano proprio i tuoi occhi pieni d’accusa e verità a farmelo ricordare e smetterla di fingere su me stesso o di illudermi su qualche virtù.”

Briony sentì una lama affilata strisciarla dentro la gola, corrosiva e piena di colpa amara.

“Non..”

Elijah la interruppe:

“Forse se Klaus avesse avuto uno specchio come questo davanti, non sarebbe diventato il mostro che è ora.”

Briony ci pensò su, ricordando come guardasse Elijah all’inizio e lo ritenesse un pericolo mortale, pur con bottoni ben ordinati. Non pensava che i suoi occhi trasparenti avessero avuto il potere di far rivalutare all’Originario la sua esistenza, la verità sulla sua natura mostruosa che lui cercava sempre di nascondere dietro un’aurea di galanteria.

Deglutì. Elijah aveva recepito l’insegnamento nella giusta maniera, forse, ma Klaus…

“Sicuramente qualcuno gli avrà urlato in faccia che era un mostro.”

“E’ diverso il modo, come lo recepisce il colpo. E non ho finito. Deve essere anche uno specchio in grado di farti scorgere un’altra via di vita, che ci può essere un altro modo.. una speranza di cambiamento.” Continuò a parlare, dimostrandole ciò che lei aveva fatto per lui.  Briony si sentì sciogliere dentro la profondità del suo sguardo e una palla di fuoco che conteneva fierezza esplose dentro il petto. La bile però continuava a rimanere dentro la bocca, un gusto acre che le bloccava il respiro e le impastava le parole.

Elijah poi socchiuse le palpebre, sviando lo sguardo duro: “Klaus non ha avuto soprattutto questo.”

Briony allora si lasciò scivolare i sensi di colpa precedenti e sospirò. Si chinò su di lui per accarezzargli la mano.

“Tu sicuramente ci hai provato. Se non è riuscito a cambiare o a riconoscere le sue colpe, vuol dire che non è più meritevole del tuo rimorso.” Ed era sicura di ciò che diceva. Giunta fino a quel punto, non era giusto far leva su Elijah su possibilità inesistenti e immeritevoli di cambiamento. Le cose, destino o fatalità, dovevano andare così.

Gli lasciò un lieve bacio sulla guancia:

“Scusa, era un discorso utopistico. Ormai è tardi, la guerra come si dice sta per arrivare e non è possibile ripararsi con scudi d’amore.”

Elijah raddrizzò più la schiena, riprendendo la posizione ordinaria e l’espressione seria, ragionevole e calma. Voltò lo sguardo su di lei:

“Farò tutto ciò che è in mio potere per tenervi al sicuro.”

E lei lo sapeva.

“So quanto vale per te una promessa. Non c’è bisogno di uno specchio per vederti realmente.” Gli mormorò col tono più umano e dolce esistente.

Elijah ne fu talmente colpito che si sentì quasi obbligato a sorridere e a sgretolare un po’ il ferro col quale aveva costruito la sua formidabile corazza. Le prese la mano e ne baciò delicatamente le nocche.

Col cuore gonfio, Briony si accoccolò di nuovo su di lui, come se fosse lo scudo più sicuro e più protettivo che avesse mai avuto al mondo.

 

Ovviamente il pericolo mortale era esistente, era da stupidi non curarsene e certe volte infatti Briony aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa di orribile, che il loro piano non avrebbe funzionato anzi… gli si sarebbe rivoltato contro.

Ma nella vita la cosa migliore era aggrapparsi alle poche certezze, per non sprofondare nel baratro.

Briony ora sentiva che Elijah era una di queste (certezze).

 

FINE CAPITOLO

Vi avverto che il prossimo capitolo sarà più lungo del solito proprio perché ci sarà il sacrificio e voi sapete che succederanno tante cose! E la vita di Briony cambierà notevolmente!

 

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Capitolo 21
*** Sacrifice ***


21 CAPITOLO

 

Il termine del nome “Sacrificio” nei tempi antichi specificava un gesto rituale in cui animali/cose/esseri umani venivano consacrati in favore di una o più entità sovrumane, come atto di adorazione.

Ma quello che sarebbe accaduto quel giorno non aveva niente a che fare col sacro o con l’adorazione.

Aveva solo a che fare con la morte.

 

<< Siamo qui, tutti pronti a realizzare il piano per sopravvivere. Andrà tutto a farsi benedire, me lo sento >> Pensò nevrotica Briony, mentre gli altri discutevano in salotto di casa Salvatore.

L’ordine del giorno era se Elena sarebbe sopravvissuta al sacrificio o no.

Elijah era in piedi e discuteva del piano per eliminare Klaus nei minimi dettagli.

Se non ci fosse stato lui probabilmente non avrebbero avuto alcuna possibilità di vincita.

“Stasera c’è la luna piena, sicuramente Klaus ne approfitterà.”

“Elena ha detto che la maledizione del sole e della luna è falsa. Che è una maledizione su Klaus.” intervenne Stefan.

“Klaus è un vampiro nato da una discendenza di lupi mannari. La maledizione impedisce al sua parte di lupo mannaro di manifestarsi. Ma se la spezza…” Elijah si voltò verso Elena e la fissò attentamente  “sarà un vero ibrido.”

Elena sospirò di paura sentendo tutto quel peso sulle sue spalle. Era lei la chiave della maledizione e molte persone sarebbero state uccise per colpa sua, anche se non lo avrebbe voluto.

Elijah si voltò poi verso Briony e la guardò con i suoi grandi occhi neri penetranti. Aveva notato che lei, più di tutti, era quella più preoccupata e spaventata nonostante all’inizio fosse quella più ottimista, ma non era il momento per tranquillizzarla… Dovevano attuare il loro piano e se qualcosa fosse andato storto tutti ci sarebbero andati di mezzo, persino lei. Non doveva permetterlo.

“Allora perché gli permettiamo di spezzare la maledizione? Possiamo ucciderlo oggi grazie a Bonnie.” Intervenne Damon prontamente.

Stefan gli lanciò un’occhiataccia ma venne interrotto da Elena:

“No Bonnie non può usare tutto quel potere senza morire.”

“Le scriverò un bellissimo elogio funebre” rispose Damon in tono ironico.

“Lo dici perché non ci sei tu con il collo appeso a una corda! Se tu fossi al posto di Bonnie ti sacrificheresti per noi?” Gli chiese Briony guardandolo seria.

“Come puoi dubitare della mia buona fede!” rispose lui sorridendo, ma quel sorriso diabolico non faceva presagire nulla di buono.

Briony scosse la testa ma non rispose alla provocazione.

“Ok come spezziamo questa maledizione?” chiese Stefan.

“Il rituale in sé è molto semplice. Gli ingredienti, per così dire, li sapete già: la pietra di luna, una strega incanalerà il potere della luna piena, dopo di che Klaus essendo sia un vampiro sia un lupo mannaro ne sacrificherà uno per specie”

“E io quando entro in gioco?” chiese Elena.

“Nella parte finale del rituale. Klaus deve bere il sangue della doppleganger fino a farti morire.”

“Ed ecco che entri in gioco tu.” esclamò Briony guardandolo.

Elijah lentamente fece vedere un involucro di vetro che conteneva uno strano liquido giallo.

“Questo è un elisir che ho ottenuto 500 anni fa per Katerina, possiede proprietà mistiche di rianimazione.”

“Quindi morirò?” chiese Elena timorosamente.

“Ma dopo tornerai in vita.” intervenne Briony per rassicurarla.

Damon tuttavia non ci stava più con la testa, si mise a sclerare come un ossesso:

“E’ questo il tuo piano?? Una pozione magica senza data di scadenza?? Se vuoi tornare in vita perché non usi l’anello di John?”

Elijah intervenne infastidito; non gli piaceva che qualcuno gli desse contro.

“L’anello funziona solo sugli essere umani, la doppleganger è un evento soprannaturale, c’è la possibilità che l’anello non funzioni.”

“Preferisco questa possibilità all’elisir!!” commentò acido Damon.

Briony gli lanciò un’occhiataccia e gli disse: “Cosa proponi di fare allora genio? Sperare che Elena risorga dicendo un’Ave Maria? Atteniamoci al piano…

“E se non dovesse funzionare, Elena?” domandò lui evitando le domande di Briony.

“Allora vuol dire che resterò morta.” rispose calma come se non si trattasse della propria vita.

Damon restò a bocca aperta a fissarla allibito, e cercò conforto in Stefan per farla ragionare ma anche lui restava zitto, forse perché non vi era altra scelta.

Indispettito uscì dalla stanza, seguito poi da Stefan; mentre Elijah parlava ancora con Elena:

“Sai c’è una possibilità che l’elisir non funzioni, non voglio ingannarti.” Le disse sincero.

“So i rischi che corro.” rispose lei decisa andandosene dalla stanza.

<< Di certo il coraggio non le manca. E’ proprio una Gilbert. E io sono una Forbes, perché allora mi sento sprofondare non nel divano ma in un profondo baratro nero? >> pensò Briony serrando lo sguardo teso.

Aveva cercato di essere ottimista, di pensare in maniera positiva e che tutto sarebbe andato per il meglio… ma tutte quelle sensazioni sembrarono essere state risucchiate da un bruttissimo presentimento che le fece venire i nervi a fior di pelle. Come quando sei sicuro di essere pronto per l’esame della tua vita ma arrivi in aula con il cervello in completa tabula rosa: impreparato, sperduto, senza più forze o coraggio.

Nella stanza erano rimasti solo Elijah e Briony, la cui mente si stava scervellando da ore per capire come uscirne da quel pasticcio senza grossi danni. Le cose poi si erano nettamente complicate dopo quell’incontro.

“Cos’è che ti preoccupa?” le chiese Elijah all’improvviso voltandosi verso di lei.

Lei sobbalzò dallo stupore e fece un profondo respiro prima di iniziare:

“Tutto mi preoccupa… già il fatto che il tuo espediente per portare in vita Elena può non funzionare, così come tutto il resto…

“Non ho detto questo ma quell’elisir non l’ho mai provato su nessuno e quindi non posso avere la piena certezza.”

“E perché non me l’hai detto prima? Hai detto che era tutto calcolato, che niente sarebbe andato storto..” Briony stava perdendo il controllo e non era più sicura di niente. Tutte le sue illusioni di vittoria si erano improvvisamente volatilizzate al vento. Ma ce ne erano mai state veramente?

 Si alzò tenendosi una mano alla tempia bollente. “Mi sento davvero… nervosa. Tesa. Ed è stupido perché ero quella che faceva in modo di non preoccuparsi più del dovuto e che addirittura sperava di trovare un approccio pacifico con tuo fratello..!”

Elijah, capendo il suo stato d’animo, la interruppe alzando una mano per poi mettergliela sopra una spalla:

“Andrà tutto bene.” rispose lui deciso per rassicurarla.

“Ne sei sicuro? Giuramelo. Non è la prima volta che lo fai ma ho bisogno di sentirlo adesso.” mormorò Briony timorosamente guardandolo negli occhi.

Un lieve sorriso incrinò le labbra del vampiro, ma poi si fece serio. Non c’era traccia di ironia o bugie nel suo viso. Solo sincerità.

La guardò con i suoi occhi neri profondi:

“Te lo giuro Briony. Non accadrà niente, né ai tuoi amici e soprattutto a te. Non lo permetterò.”

La sincerità di quelle parole provenienti dall’animo del vampiro tranquillizzarono almeno un po’ Briony, che sentì le agonie distorcersi pian piano, come ferro che si piega.

Gli sorrise, accarezzandogli la mano. “E alla fine, quando tutto sarà finito, sarò qui.”

Elijah la guardò serio e vigile. “Non ho ancora programmato ciò che farò. Dopo aver..” Le parole c’erano ma non voleva esprimerle direttamente. Serrò le labbra, guardando un punto al di sotto del collo della ragazza e abbassando poi la mano.

“Riuscirai a perdonarti. Tutti in questa storia abbiamo peccato o lo faremo. Ma tu nonostante tutto non hai colpe come gli altri. Fai solo ciò che devi, la cosa giusta.” Gli sussurrò a di certezza, proprio come prima, ma in maniera più risoluta. Elijah non si meritava di soffrire la solitudine o di patire il rimorso, voleva farglielo capire.

Elijah rimase a esaminare le sue parole in silenzio, non esponendo i propri pensieri tortuosi o perplessità. Si limitò alla fine a riprendere l’aria composta nel mettersi le mani in tasca e accennando un piccolo sorriso elegante:

“La cosa giusta forse adesso è di tranquillizzare gli animi surriscaldati dei tuoi amici. Avrei proprio bisogno di una mano da parte tua, a meno che persino tu non voglia far parte dell’allegra brigata.” Disse in maniera cordiale.

Briony non riuscì a non sorridere e abbassò la testa, sentendosi più leggera di prima. Incredibile l’effetto che le faceva quel vampiro.

“La cosa di cui uno ha bisogno in questi casi forse è una sola.” Replicò avanzando verso di lui e stringendolo a sé in un caloroso abbraccio.

Elijah rimase per un attimo immobile per poi alzare il braccio per accarezzarle la testa, sospirando leggermente. Dopo di che pose anche l’altro braccio contro la sua schiena, per dimostrare che non le sarebbe mai accaduto niente di male.

Ma lo sguardo del vampiro era vigile, scostante. Era preoccupato anche lui e stava con i sensi all’erta.

Briony lo percepì e lo circondò di più per le spalle, così che lui non sarebbe mai andato via da lei, e per far sparire tutte le loro preoccupazioni.

Tuttavia nonostante le sue parole di rassicurazione, Elijah non riusciva a essere sereno e calmo.

Sarebbe successo qualcosa quella sera.

Se lo sentiva.

Avrebbe mai potuto evitarlo?

 

 

Intanto a casa Salvatore era arrivata anche Jenna che era stata messa finalmente al corrente da Alaric di tutta la situazione, ed era andata lì per dare una mano.

Briony le chiese se era riuscita a superare lo shock e Jenna rispose che cercava di farcela per il bene dei ragazzi. Briony tuttavia le implorò di stare attenta perché Klaus poteva apparire dovunque, e si raccomandò con lei di non uscire di casa senza qualcuno di loro che la proteggesse.

Prima che spiegassero il piano a Jenna, sentirono delle urla e dei tonfi al piano superiore e Stefan come un fulmine salì le scale.

“Ma che sta succedendo?” chiese Briony preoccupata salendo anche lei, seguita da Jenna e Alaric.

Quando entrarono nella camera di Damon, sgranarono gli occhi dalla sorpresa e dal terrore: Elena era per terra e aveva nella bocca... del sangue? E Stefan stava lottando a forza contro il fratello ma ebbe la peggio, perché Damon gli conficcò un pezzo di legno nello stomaco.

Briony senza accorgersene urlò e andò di fianco a Elena mentre Alaric cercava di calmare Damon, che sembrava posseduto da Satana in persona.

“Ma cosa diavolo vi prende?” gridò Briony allarmata.

“Le ha fatto bere il suo sangue!” Stefan anche se era debole e stava perdendo sangue dalla ferita riuscì a parlare, gelando con uno sguardo il fratello maggiore.

“Cosa?” Urlò Jenna spaventata mentre guardava il sangue che fuoriusciva dalla bocca di Elena, la quale stava piangendo terrorizzata.

“Forza augurami un eternità di sofferenza, credimi ti passerà!” Disse Damon in tono ironico.

“Le hai privato della possibilità di scegliere, come hai potuto?” gli rinfacciò il fratello pronto ad attaccarlo di nuovo.

Briony guardava la scena allibita… E osservando la faccia di Elena capiva che lei non aveva la minima intenzione di diventare vampira. Piuttosto sarebbe morta.

“Almeno sono sicuro che così vivrà!” gridò Damon andandosene dalla stanza.

“No no no.” continuava a blaterare Stefan mezzo svenuto per terra.

Elena gli andò vicina per rincuorarlo e gli disse che sarebbe andato tutto bene.

Incredibile quanto fosse potente la forza di volontà di Elena… stava rincuorando Stefan anche se era lei ad averci rimesso in prima persona.

Briony li guardò sconsolata, capendo a cosa stavano andando tutti incontro e che tutto poteva non filare liscio. Le cose si erano già spinte troppo oltre.

Andò vicino alla ragazza:

“Mi dispiace Elena…” le sussurrò Briony dispiaciuta, prima di uscire.

Intanto giù Damon non aveva ancora raffreddato i bollenti spiriti e stava litigando anche con Elijah.

“Beh sembra che non abbiate più bisogno di questo. Farle bere sangue di vampiro lo ha reso inutile.” Mormorava Elijah mettendo via l’elisir con fare indifferente. “Dì a Elena che tornerò prima del tramonto.”

“Sappiamo entrambi che quell’elisir non avrebbe funzionato comunque” ribatté Damon in tono di sfida.

Elijah, con un sorriso terrificante sulle labbra, si voltò e gli rispose crudo:

“Il problema Damon è che sembri sicuro di quello che dici ma in effetti di sicuro non sai un bel niente. Lei non ti perdonerà mai. E mai per un vampiro è un bel po’ di tempo.”

Dopo di che lasciò Damon a rimuginare sulla gravità della situazione e si incamminò per uscire.

“Te ne vai?” Briony lo rintracciò prima che se ne andasse.

Elijah si voltò sorpreso:

“Sì.. ho bisogno di essere nel pieno delle forze stasera.”

Briony capì al volo cosa intendesse dire e abbassò lo sguardo:

Ok… ci vediamo stasera allora.”

Elijah prima di andarsene fissò inquisitore la ragazza e le mormorò: “Voglio che tu sia al sicuro Briony. Quindi per favore…

Briony lo interruppe prontamente:

“Starò all’erta, mi conosci ormai.”

“E’ proprio perché ti conosco che immagino che tu vorrai seguirci fino al rituale per aiutarci, ma non voglio che tu lo faccia. E’ troppo pericoloso.” Rispose lui inflessibile.

“Certo. Starò a fare da guardia alla casa e aspetterò Caroline.”

Un sorriso sghembo si manifestò sul volto di Elijah, che la guardava in modo penetrante:

Permetti…” Elijah le sfiorò delicatamente il naso con la punta delle dita per esaminarlo da cima a fondo, e poi passò a toccarle il mento.

Briony lo guardò interrogativa chiedendosi se gli fosse dato di volta il cervello.

Dopo un po’ Elijah abbassò la mano e le disse: “Strano che con tutte le bugie che hai appena detto, il naso non si sia allungato.”

Briony arrossì violentemente: “Chi te lo dice che erano bugie?”

Ma ormai era stata scoperta. Elijah la conosceva bene più di quanto lei credesse.

Lui si avvicinò pericolosamente al suo viso. Le loro labbra erano vicinissime e lei tremò sentendo il fiato freddo del vampiro sulla bocca.

“Capisco sempre quando menti.” rispose profondamente, facendola tremare.

Briony infatti era rimasta a fissarlo ipnotizzata, e Elijah indietreggiò poi ridendo con quel sorriso sghembo che le piaceva tanto.

“A stasera.” disse prima di chiudere la porta.

Già… a stasera. Lì da sola, nell’uscio di villa Salvatore, Briony sentì lo stesso baratro di quel mattino pronto a risucchiarla.

 

 

Le ore passarono lentamente come un macigno sul cuore.

Briony tentava in tutti i modi di mettersi in contatto con Caroline ma lei non rispondeva mai.

L’ombra del sospetto cominciava a vagare inesorabilmente nel suo cervello.

<< L’ha presa >> Pensò amaramente staccando il cellulare.

Come una furia andò dai fratelli Salvatore, urlando che non riusciva a trovare Caroline. Ma trovò solo Damon, che sembrava essersi calmato, e Alaric.

“Immaginavamo già che prendessi lei.” disse Alaric tranquillo.

“Si ma allora qual è il vostro piano quindi?? Caroline mi ha detto che tu sapevi come fare per liberarla!” rispose angosciata rivolgendosi a Damon.

“Ci proverò.” sussurrò lui alzando gli occhi al cielo, come se la cosa gli scocciasse.

“Come ci proverai??” domandò lei stridula non sapendo cosa fare.

Damon stava uscendo ma venne fermato da Briony, che voleva delle risposte più precise in merito.

“E ora dove vai? Posso fare qualcosa anche io per mia sorella.”

“Mi saresti solo di intralcio con i tuoi modi di fare-Forbes. Inoltre sto andando da chi saprà dove si trova ora tua sorella. Katherine.”

Briony sgranò gli occhi sorpresa e incredula. Spalancò la bocca ma non fuoriuscì neanche una parola. Dopo aver assorbito lo shock gli gridò in faccia:

“La sgualdrina?? Verrei da lei solo per soffocarla con l’ennesimo cuscino col quale ha soffocato mia sorella! Hai davvero intenzione di mettere la vita di Caroline nella mani di quella stronza? Credevo che il piano riguardasse più di questo! Caroline..”

Damon però le sorrise maligno:

“Se conosci un altro modo fammelo sapere visto che parli tanto.”

Ma…!”  Non fece in tempo a finire la frase che lui si era già dileguato.

Dalla rabbia lei diede un calcio alla sedia, facendola roteare e imprecò qualche parolaccia.

Stava andando tutto a rotoli.

“Fidati, Damon sa quello che fa.” Cercò di consolarla Alaric

“Salverà Caroline così come ha fatto con Elena?” chiese rassegnata.

Non ricevette risposta.

 

Per una volta Damon Salvatore mantenne la parola data.

Dopo qualche ora Caroline la chiamò dicendole che sia lei che Tyler stavano bene. Erano stati aiutati da Matt che era comparso all’improvviso a dare man forte a Damon per liberarsi di uno stregone di Klaus.

Briony si liberò da quel peso dal cuore e tornò a respirare con regolarità. Le disse di nascondersi in un luogo sicuro e che l’avrebbe richiamata più tardi quando tutto sarebbe finito.

<< Per fortuna è salva! Dovrò ringraziare Damon… >> A quel pensiero lo stomaco le si strinse in una morsa.

 

Calò la notte.

Elijah era tornato, e anche Stefan.

Klaus aveva preso Elena; Stefan non aveva potuto ribellarsi purtroppo e aveva visto la ragazza che amava andare dritto verso morte certa.

“Ma il vampiro e il licantropo designati ora non li ha più… chi prenderà al loro posto?”

“Klaus si prepara da millenni per spezzare la maledizione. Sono sicuro che ha un piano di riserva.” rispose Elijah.

All’improvviso il cellulare di Stefan squillò. Era Damon.

Purtroppo gli stava dando la peggiore delle notizie.

Jenna era uscita fuori di casa con l’inganno e Klaus l’aveva presa e trasformata in vampiro. Un altro dolore che Elena avrebbe subìto per aver messo i bastoni tra le ruote al piano di Klaus.

“Jenna cosa??” sussurrò senza voce Briony. Avrebbe voluto urlare ma lo shock le paralizzava la voce.

Quel Klaus doveva essere una creatura davvero ignobile. C’erano tanti vampiri crudeli e spietati al mondo, poteva prendere uno di loro e nessuno ne avrebbe sentito la mancanza. Perché allora prendere una persona gentile e cara come Jenna per sacrificarla in quello stupido rituale?

Perché?

Briony avrebbe voluto piangere ma sapeva che le sue lacrime non avrebbe salvato Jenna dalla morte.

Si fece coraggio e disse che dovevano fare qualcosa e subito! Non potevano permettere che Jenna morisse.

“E’ uno dei giochetti di Klaus. Gli piace far del male alle persone che non c’entrano nulla…” mormorò Elijah mestamente.

“Tuo fratello è spregevole oltre ogni limite. Deve essere fermato a qualunque costo.” rispose Briony decisa, pensando solo a come salvare la sua amica.

“Non preoccupatevi. So quel che devo fare.” mormorò Stefan.

“E cioè?”

“Faremo uno scambio. Darò a Klaus un altro vampiro che vale molto di più di Jenna.”

Briony lo guardò interrogativa mentre Elijah aveva già capito tutto.

“Io.”

 

Briony però non riusciva a calmarsi, continuava a girare per la casa senza sosta, mangiandosi le unghie e pensando al modo migliore per salvare tutti loro da quel guaio pazzesco.

<< Povera Jenna. Non riesco a non pensare a cosa stia passando. Perché ha preso proprio lei? E perché è uscita maledizione!! >> Pensò furiosa. Ma Jenna era solo una vittima. Non doveva dare la colpa a lei.

Klaus avrebbe pagato con la vita se le fosse successo qualcosa. Maledetto! Se qualcuno si meritava il rimorso di Elijah, non era di certo lui.

Si sedette nella terrazza a rimuginare e rimuginare. Senza successo.

All’improvviso avvertì una presenza: Elijah si materializzò vicino a lei con passi lenti. Lei gli rivolse un piccolo sorriso, improvvisamente rincuorata, mentre lui la consolò sedendosi accanto a lei e mettendole un braccio da dietro le spalle:

“Mi dispiace per Jenna. Avrei dovuto prevederlo.” Disse rammaricato.

“Non è colpa tua…” sussurrò lei abbassando lo sguardo.

Quando alzò il viso notò che Elijah era sovrappensiero, e preoccupato…

“Elijah che cos’hai?” gli chiese timorosamente.

“Niente.” Rispose lui gelido evitando il suo sguardo.

“Non è vero… riesco a sentirlo che qualcosa ti preoccupa.” Gli toccò il viso per farlo girare verso di lei, ma lui restava immobile.

“Vuoi tirarti indietro? Non te la senti di uccidere tuo fratello?” Gli domandò ancora. Ma non aveva un tono d’accusa, sebbene sentisse la preoccupazione salirle dentro per le vicende della serata.

Sapeva che per lui la famiglia era importantissima e Klaus era pur sempre suo fratello, anche se un bel bastardo. Se non avesse avuto il coraggio di ucciderlo, lei in fondo al cuore avrebbe capito.

Non potevano biasimarlo se tentennava su una cosa del genere.

Fu lo stesso Elijah a rinfoderare ciò che aveva sempre detto. “Lo ucciderò, te lo giuro. Qualsiasi cosa mi implori per avere pietà di lui, non avrà il minimo effetto su di me.” rispose durissimo.

Era sincero. Poteva percepirlo benissimo. Non avevano niente di cui preoccuparsi perché Elijah non si rimangiava mai la parola data. Anche se era difficile, anche se doveva uccidere una persona che aveva amato.

“Grazie Elijah. A nome di noi tutti. So che è dura per te, anche se non lo vuoi ammettere.” gli mormorò dolcemente posando la testa sulla sua spalla.

Briony sospirò leggermente, sperando che sarebbe andato tutto bene. Aveva paura anche per lui. Un tremendo terrore l’assalì.

E se Klaus gli avesse fatto del male?

Non avrebbe potuto sopportarlo. Gli strinse il braccio fra le mani per sciogliere il nodo serrato che sentiva.

“Stai tranquilla. Non aver paura.” le mormorò Elijah sui suoi capelli, avvertendo che la ragazza fosse spaventata per quello che stava succedendo. Non poteva dirle nient’altro per rassicurarla, Dio solo sapeva quanto tempo era passato da quando Elijah si era veramente preoccupato per una persona e dedicato a lei.

Ma avrebbe lui stesso posto fine alle angherie di Klaus. Parola d’onore.

Furono interrotti all’improvviso da Stefan: “E’ ora.”

Elijah si alzò velocemente pronto per partire.

Briony lo guardò cercando di mantenersi sicura. Qualcosa le stringeva permanentemente la gola. Dio… l’uomo che amava stava andando in uno scontro al 90% fatale, era ovvio che si sentisse paurosa. Per le eroine coraggiose senza macchie c’erano i libri; lei era realista.

“Sei un uomo nobile, Stefan.” mormorò l’Originario in tono sincero.

“E tu lo sei?” chiese il giovane fissandolo.

Elijah si voltò verso di lui incredulo e anche Briony lo guardava interrogativa.

“Siamo nelle tue mani Elijah, dipende tutto da te.”

“Non fallirò.”

“Sai io ho voluto tante volte uccidere mio fratello ma alla fine non ci sono mai riuscito…

Briony sapeva dove Stefan volesse andare a parare. Era la stessa domanda che si era posta lei all’inizio. Poteva un uomo uccidere il proprio fratello a sangue freddo? Lei non ci sarebbe mai riuscita, ma si fidava di Elijah. Non li avrebbe traditi.

“Klaus non era il mio unico fratello… avevo altri fratelli e delle sorelle, una madre e un padre. Avevo una famiglia. Lui ha dato loro la caccia per secoli e me li ha portati via, disperdendo i corpi in mare.” Era la stessa spiegazione che aveva fornito a Briony, ma ogni volta che ne parlava si poteva intravedere negli occhi di Elijah il suo tormento e la sua muta sofferenza.

“Quindi è questo… lo fai per la vendetta.”

“Anche la vendetta può essere onorevole Stefan. Non verrò meno alla parola data” rispose sincero e temibile. Se ci metteva di mezzo l’onore, allora tutti stavano in una botte di ferro. Elijah era il loro asso nella manica.

Stefan allora si rilassò e disse a Briony di restare lì ad aspettare Damon.

 “Va bene… grazie Stefan per tutto quello che stai facendo…” Mormorò  lei timorosamente, ma con una sincerità brillante negli occhi.

Lui le sorrise e rispose che avrebbe fatto tutto il possibile per salvare Jenna e Elena.

Poi Stefan si incamminò verso la foresta, mentre Elijah era rimasto immobile a fissare la ragazza. Lei sentiva il suo sguardo addosso e tentava di rimanere eretta, sicura di sé.

Nel buio della notte si sentiva il rumore degli uccelli, il vento svolazzare gelido tra gli alberi. Nessun rumore però eguagliava quello del suo cuore.

L’Originario si avvicinò lentamente e accarezzò la guancia di Briony, tenendo sempre lo sguardo su di lei.

“Non fare pazzie, Briony.” mormorò sorridendole piano. Ma nei suoi occhi non c’era alcuna traccia di ironia. Era terribilmente serio.

Sì…

Briony deglutì prima che il vampiro posasse le labbra fredde sulle sue.

Lo stomaco le si chiuse, le mani avanzarono a tentoni verso il suo viso e cercò di respirare, ma senza risultato.

La bocca di Elijah si fece improvvisamente tesa e dura, e le sue mani intrappolarono il viso di Briony.

C’era qualcosa di diverso in quel bacio…

Non era come gli altri che si erano scambiati: veloci, dolci o passionali.

Il vampiro la teneva così forte come se volesse imprimere quell’istante nella sua lunga e infinita memoria.

Come un oggetto prezioso da non separarsi mai.

Senza neanche accorgersene una lacrima furtiva scese lungo le guance della ragazza. Non sapeva perché le veniva da piangere; sapeva che sarebbe andato tutto bene e che Elijah sarebbe ritornato presto da lei. Ma un vocina all’interno del suo animo la avvertiva del pericolo.

Quello era, in tutti i sensi, un bacio d’addio.

Se lo sentiva ma non voleva crederci, stentava ad aggrapparsi con tutte le sue forze alle parole che le aveva appena detto Elijah. La sua anima non si era ancora arresa all’evidenza, mentre il suo cuore aveva già cominciato a perdere qualche battito.

Velocemente Elijah si staccò da lei, ma rimase comunque vicinissimo al suo viso e appoggiò la testa sulla fronte calda dell’umana.

“Torna presto..” sussurrò debolmente Briony. “Dobbiamo essere coinvolti ancora in tante altre discussioni.” Finì di dire per smorzare le tensione drammatica.

Sentì la risata del vampiro ma non riuscì a scorgere il suo sorriso.

“Promettimi che starai attenta, che se succede qualcosa tu non verrai cercarmi.” rispose lui profondamente, due attimi prima di staccarsi da lei.

Briony le si mozzò il fiato quando non sentì più il calore che emanava Elijah, come se le avessero tolto una parte di sé, e quando alzò il viso lui non c’era più.

Gli occhi verdi si inumidirono e respirava a fatica. Il cuore era una poltiglia di presentimenti orribili che la schiantavano irrimediabilmente.

Anche se la luna piena era alta e splendente, attorno a lei c’era solo il buio nero della notte.

Il nero è il colore della morte, della sconfitta e della paura…

 

Damon tornò a casa qualche minuto dopo e trovò una Briony scossa e traumatizzata.

Le chiese preoccupato se fosse successo qualcosa, ma lei rispose che non era successo niente. Finora.

Caroline…” All’improvviso Briony si svegliò e riprese il controllo di se stessa “Dov’è? Come sta?”

“Rilassati, sembri una mamma orsa apprensiva. Sta bene, è con Tyler e Matt rinchiusa in una residenza dei Lockwood. Nessuno potrà entrare”

Briony lo fissò dubbiosa. Li aveva aiutati, avevano scampato il pericolo grazie a lui.

La ragazza si alzò da dove era seduta e gli disse sincera: “Grazie Damon… Ti devo molto, hai salvato la vita di mia sorella.”

Damon restò di stucco sentendo quelle parole. “Non ringraziare me. L’ho fatto perché se fosse morta, Elena ne avrebbe sofferto troppo.”

“Lo so però ti ringrazio lo stesso. Se non fosse stato per te, sarebbe stata lei il vampiro designato per il sacrificio..” Briony deglutì nervosamente. Un altro vampiro aveva preso il suo posto; doveva dirglielo ma sapeva che non l’avrebbe presa bene.

“Klaus ha preso un altro vampiro…” sussurrò timorosamente.

“Lo so, ha preso la zia di Elena. Non ho potuto farci niente, Katherine l’ha chiamata fuori di casa fingendosi Elena e…

Ma Briony lo interruppe adirata: “Quindi è colpa di quella dannata stronza? Questa è l’ultima che ci fa… parola d’onore.”

Damon non rispose, sembrava stanco e senza forze.

E il colpo che lei gli avrebbe inferto sarebbe stato durissimo…

Stefan se n’è andato.”

“A salvare Elena.” rispose lui prontamente.

No… è andato a proporre uno scambio a Klaus… lui per Jenna.”

Damon sgranò gli occhi e il viso diventò improvvisamente feroce, come un  toro scatenato.

“Cos’ha fatto lui??”

“Non potevamo permettere che Jenna morisse e Stefan si è offerto per lo scambio di sua spontanea volontà!” mormorò Briony cercando di farlo ragionare.

“Dannazione Stefan!” gridò Damon in collera e diede un pugno alla parete, sfracassandola.

“Tipico di mio fratello, sempre a sistemare i miei casini!”

“Mi dispiace… Davvero. ” disse Briony sinceramente dispiaciuta.

All’improvviso qualcuno bussò alla porta. Briony era rimasta impietrita chiedendosi chi fosse.

Damon aprì: era John.

“Perfetto stavo giusto pensando di mangiare un boccone.” disse in tono ironico.

“Elena non è tornata a casa e sono giorni che non mi risponde, devo vederla.” Rispose lui entrando in casa.

“John!”

Solo sentendo la sua voce, il biondo si accorse che anche lei era lì in casa.

Briony… che sta succedendo? Dov’è Elena?”

Lei gli si avvicinò dispiaciuta e cercò di raccontargli tutto, ma Damon la sorpassò e glielo disse nel modo peggiore.

“Beh sei in ritardo di un giorno e hai una figlia in meno.”

“Di che stai parlando?” Chiese John atterrito.

“L’ ha presa Klaus.”

“Come hai potuto permettere che accadesse? Dovevi tenerla al sicuro! Tutto il tuo piano non era tenerla al sicuro??” John era fuori di sé e stava rinfacciando Damon per aver permesso che succedesse questo alla propria figlia.

Dopo di che fissò Briony. Lei scorse in lui la delusione e la rabbia. L’aveva avvertita milioni di volte di non fidarsi di loro e che non avrebbero mai potuto proteggere veramente Elena da quel mondo sovrannaturale. Quella era l’evidenza dei fatti e lui si sentiva tradito da chi aveva riposto la sua fiducia.

“John... mi dispiace. Stefan e Elijah sono andati a riprenderla, ti assicuro che non è ancora tutto perduto.” Cercò di dire Briony, mettendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo.

“È al sicuro infatti, le ho fatto bere il mio sangue!” rispose Damon.

“Tu cosa??” John non guardava più Briony. Tutti i suoi sensi erano orientati verso il vampiro. Dalla sua faccia si intravedeva che avrebbe tanto voluto ucciderlo con le sue stessi mani. Briony roteò gli occhi: certo che Damon aveva proprio una gran delicatezza nel dare le brutte notizie.

“Quando Klaus ucciderà Elena, lei tornerà in vita. Certo diventerà ciò che tu odi di più al mondo, ma a nessuno importa quello che pensi tu!” rispose lui offensivo.

“Damon!” Briony gli lanciò un’occhiataccia per dirgli di tenere la bocca chiusa.

 John fuori di sé lo afferrò per le spalle, ma il vampiro fu molto più veloce di lui e lo attaccò con uno spintone alla parete.

“Damon smettila!” Gli gridò Briony cercando di mettersi tra i due.

“Non ti conviene farmi arrabbiare ora come ora.” continuava a farneticare Damon.

“Siamo tutti scossi per quello che è successo, quindi ti prego smettila di fare commenti idioti e di prendertela con lui che non c’entra niente ora!”

Damon fissò Briony come un serpente ma decise di lasciar perdere quello sciagurato di Gilbert. Probabilmente era meglio darsi una calmata perché avrebbe potuto andare sul serio fuori di testa. Aveva già fatto troppe cazzate quel giorno e il morso di Tyler stava facendo male.

“Le hai rovinato la vita, lo sai vero?” disse John che si era rimesso in sesto.

“Lo so John,  le ho tolto la possibilità di scelta, le ho distrutto il futuro, sì lo capisco!” Rispose in tono ironico, cosa che fece andare il padre di Elena ancora più in bestia.

“Ma il peggio deve ancora venire.” continuò a dire.

“Com’è possibile che il peggio deve ancora avvenire?” chiese John angosciato.

Briony si girò verso di lui e lo prese per un braccio per portarlo in un’altra stanza così avrebbe potuto spiegargli tutto con calma.

In quel momento lei pensò che la litigata che aveva coinvolto lei e John non avesse più importanza. John ormai aveva pagato le sue colpe nel modo peggiore e più drammatico: perdere la figlia.

Erano tutti sulla stessa barca e uno come John Gilbert poteva sicuramente essere utile per uscirne tutti vivi da quella battaglia.

Mentre gli spiegava ogni cosa, sembrò che il tempo fosse tornato indietro: a quando loro due erano ancora amici e alleati in situazioni pericolose, ma avventurose allo stesso tempo.

Quando erano ancora normali.

 

Intanto erano arrivati anche Alaric, Jeremy e Bonnie e cercavano tutti insieme un modo per evitare che Elena si risvegliasse in vampiro.

“Guardate qui.” cominciò a parlare John “Questo è un incantesimo di qualche secolo fa effettuato da Emily Bennett. Una madre una sera corse da lei per avere i suoi servigi: la figlia bambina stava morendo e non c’era più niente da fare. Così Emily legò la parte vita della madre a quella della figlia, così lei sarebbe sopravvissuta”

“Sappiamo già che Elena sopravviverà… ma sotto forma di vampiro” fece notare Jeremy.

“Non se la sua anima resta intatta” puntualizzò John.

Ovviamente Damon non era d’accordo e come per il piano di Elijah si mise a urlare dicendo che i loro piani non avevano senso, che non c’era alcuna possibilità di riuscita, e che era da cretini sperare che qualche opera divina salvasse Elena.

“Damon le tue sclerate non servono a un tubo di niente.” Gli rimbeccò Briony che non ne poteva più di quegli attacchi sclerotici. Poi però si morse la lingua. A sentire Stefan e i pettegolezzi, Damon era innamorato di Elena, anche se in un modo tutto suo. In qualche maniera capiva il suo bisogno di sfogarsi in quegli attacchi sclerotici quando sapeva l’amata in pericolo.

“Io sclero quanto mi pare. Se non mi volete sentire, suonate una trombetta.”

John si intromise e disse che non avrebbe permesso che la figlia diventasse ciò da cui l’aveva protetta per tutta la vita e che avrebbe fatto quell’incantesimo, che a Damon piacesse o no.

Imbufalito il vampiro se ne andò, imprecando tra sé e sé, e Bonnie incominciò a preparare la magia.

“Sei sicuro? Non sarà pericoloso?” domandò Briony mettendosi vicina a John.

“Se è per salvare Elena, ne vale la pena.” rispose deciso.

Lei gli sorrise amichevolmente e ascoltò Bonnie che effettuava l’incantesimo della sua antenata Emily.

 

Purtroppo Klaus non aveva accettato lo scambio di Jenna con Stefan. Diceva che aveva altri piani per il giovane vampiro e che gli serviva vivo al momento.

Fu così crudele da mettere Elena davanti a una scelta: o la sua famiglia o il ragazzo che amava.

Lei rimase zitta, non voleva subire quel tormento atroce e non aveva il coraggio di scegliere..

Ma Klaus aveva già deciso fin dall’inizio.

Avrebbe sacrificato Jenna. Niente lo avrebbe ostacolato.

Per far stare buono Stefan, lo infilzò con un paletto di legno nello stomaco, non tanto forte da farlo morire ma abbastanza per renderlo inoffensivo.

Klaus chiamò la sua strega personale, Greta, per continuare il sacrificio di sangue.

 

L’incantesimo di Bonnie funzionò.

La forza vitale del genitore fluì nella figlia e sarebbe sopravvissuta anche se Klaus l’avesse dissanguata.

Jeremy intanto stavo continuando a leggere:

“John hai letto questa parte del libro? Dice che quando la figlia ritornò in vita…

Ma John lo interruppe serio: “Ha salvato sua figlia. Ha trovato la pace.”

John…” Jeremy lo guardò dispiaciuto e scosse la testa.

“Perché? Cosa c’è?” chiese angosciata Briony.

“Niente.” rispose freddo John ma lei non ne fu per niente convinta e strappò il libro dalle mani di Jeremy, senza neanche chiedere.

Dopo aver dato un’occhiata, Briony sbiancò letteralmente e fissò John incredula: “Lo sapevi..?”

“Sì.”

“Dunque continui a mentirmi anche se stai per morire. Quando imparerai John..?” domandò Briony, guardandolo arrabbiata. Ma nella sua rabbia c’era solo sofferenza.

Le caddero inevitabilmente delle lacrime amare.

Briony!” John disse il suo nome sorridendo, quasi non avesse paura di morire.

“Sei un cretino John.” sussurrò lei debolmente asciugandosi le lacrime.

“E’ la cosa giusta da fare. Devo salvare Elena a qualunque costo.” rispose deciso.

“Non doveva andare in questo modo…” Briony scuoteva la testa senza sosta e ricominciò a piangere per l’orrore.

All’improvviso lei alzò il viso devastato su di lui e lo guardò negli occhi.

Come avrebbe fatto ad sopportare la morte del suo unico amico? Come sarebbe potuta andare avanti senza il suo sostegno, le loro chiacchierate e i loro litigi che la facevano diventare matta?

Ma gli amici erano questo… ci sostengono in qualunque momento anche se a volte le loro azioni ci fanno soffrire, a loro insaputa.

Briony abbracciò con una forza il suo migliore amico e pianse sul suo petto.

John non se l’aspettava, non dopo il guaio che aveva combinato con Elijah. Ma Briony era talmente buona e compassionevole, che in un momento così drammatico, aveva sotterrato l’ascia di guerra e ora stava piangendo per lui. Perché non voleva che morisse.

“Ti voglio bene John. Te ne ho sempre voluto e non ti ho mai odiato….” Mormorò Briony tra le lacrime.

Lui le accarezzò la testa: “Anche io ti voglio bene, anche se sei terribilmente testarda e non mi dai mai retta. Ma non posso biasimarti… sono stato davvero odioso negli ultimi tempi. Mi dispiace.”

“E’ tutto passato.” rispose decisa. Sapeva che John era sincero e aveva agito, sì in modo sbagliato e cattivo, ma credendo di proteggerla.

Aveva cercato di fare la cosa giusta secondo i suoi ideali, usando però i metodi sbagliati.

Ma Briony non poteva giudicarlo… anche lei si era comportata in modo orribile certe volte.

Quando il destino ci rema contro, è difficile comportarsi normalmente seguendo la propria morale e i propri principi. Appena cominciano i problemi ognuno agisce secondo quanto gli conviene e se necessario, mollare le proprie convinzioni e principi, per resistere a quel destino crudele che era in serbo per loro.

Alaric guardava la scena allibito. Non aveva mai visto nessuno così attaccato a John. Di solito quella serpe quando entrava in una stanza, tutti quanti lo fissavano infastiditi oppure se ne andavano.

John Gilbert si era guadagnato la medaglia di “Peggior stronzo di Mystic Falls”. Ma l’apparenza certe volte inganna… per quanto potesse sembrare cattivo e senza scrupoli, anche John aveva un cuore e qualcuno l’aveva notato e accettato così com’era.

Briony si allontanò da lui lentamente e si asciugò le lacrime.

John andò verso il nipote e gli consegnò una lettera da dare a Elena e disse a Alaric e a Jeremy di prendersi cura l’uno dell’altro.

Quando andò da Briony, lei gli disse:

“Devo andare ora.” gli sussurrò a bassa voce all’orecchio.

“No Briony.” John cercò di impedirglielo, afferrandole la mano.

“E’ giusto così… tu devi proteggere Elena e io…” Abbassò lo sguardo imbarazzata. Non era giusto ferire ancora i sentimenti di John.

“Va bene.” 

Briony non si aspettava quella risposta e lo guardò allibita. Lui le fece l’occhiolino e le disse di stare attenta.

“Ci vediamo presto, amico mio.” disse lei dolcemente non facendosi notare dagli altri mentre se ne andava.

“Non così presto, amica mia. Posso aspettare.” le rispose sorridendole.

Briony si fermò un attimo nell’uscio dell’entrata. Lo avrebbe più rivisto? Avrebbe mai potuto trovare un altro amico come lui? Anche se John era un concentrato di egoismo e strafottenza, era comunque la persona con la quale Briony aveva più legato nei suoi 26 anni.

Ma doveva assolutamente andarsene da lì. C’era un’altra persona, che amava ancora più di John, che aveva bisogno di lei.

Anche se le aveva ordinato mille volte di restarsene lì e di non seguirli, Briony non poteva aspettare.

Non poteva sopportare l’ansia e la preoccupazione non vederlo mai più.

Avrebbe infranto la parola data; ma c’era qualcosa di più importante dell’ onore o della propria integrità.

Lui.

 

Anche Alaric voleva unirsi al gruppo con Bonnie e Damon, ma la strega gli aveva impedito di uscire dalla casa con la magia.

Briony invece era già in marcia.

Nessuno le avrebbe impedito di andare da Elijah.

Nessuno l’avrebbe fermata.

Soprattutto perché non riusciva a cavarsi di dosso l’orribile sensazione che le si era incollata nell’animo…

 

Arrivò nel culmine del sacrificio.

Klaus aveva succhiato tutto il sangue della doppelganger e aspettava con impazienza che il momento della transizione avvenisse.

Briony si appartò dietro un albero ma quando vide una donna per terra senza vita, il cuore le si fermò di botto.

Era Jenna.

Incurante del pericolo, le si avvicinò a falcate e la scosse freneticamente per farla rinvenire. Chiamava il suo nome, il nome della sua più cara amica, la più innocente.

Lacrime bruciarono negli occhi.

La realtà era chiara davanti a lei, bruciante come le stesse lacrime.

Non c’era niente da fare, il paletto era conficcato nel cuore e le vene si erano tutte rinsecchite, fino a diventare grigie. La morte era arrivata da lei.

“Jenna no…” sussurrò debolmente accarezzando il suo viso.

Quel vile di Klaus non aveva accettato lo scambio, l’aveva uccisa senza pietà.

Si immaginava le urla di Elena che lo implorava di lasciarla andare, mentre la povera Jenna guardava impotente il viso terrificante di Klaus che le infilzava il cuore.

La rabbia le esplose nel petto. Avrebbe voluto uccidere quel vampiro con le sue stesse mani, non importava se ci avrebbe rimesso la vita.

Damon intanto stava portando in salvo Elena per metterla al sicuro, quando si accorse della presenza di Briony e aprì gli occhi dallo shock.

Le fece segno di venire lì da lui.

“Cosa diavolo credi di fare?” le domandò infuriato.

“Sono venuta a dare una mano.” rispose lei innocente.

Damon digrignò i denti e le chiese di tenere d’occhio Elena mentre andava dal fratello.

Bonnie intanto stava lanciando la sua potente magia contro Klaus, che stava urlando dal dolore e urlava che lei doveva essere morta.

Per la prima volta Briony godeva della sofferenza altrui. Quell’essere ignobile se lo meritava. Nessuna compassione.

Si avvicinò a loro anche Stefan che lanciò un’occhiataccia a Briony, ma non le chiese il perché fosse lì. L’aveva capito.

“Porta via Elena.” disse debole Stefan a Damon.

“E voi che fate?”

“Non me ne vado finchè lui non muore” rispose Stefan e Briony nei suoi occhi lesse la rabbia disumana che l’aveva percossa un attimo prima.

“Pure io resto.” disse decisa andando al fianco di Stefan.

Damon portò via di corsa Elena e i due si avvicinarono lentamente a Bonnie che stava ultimando l’attacco.

“Dov’è Elijah?” Urlò Briony sopra il rumore dei tuoni, dei fulmini e del vento forte che faceva sventolare ogni cosa.

“Apparirà tra poco!”

Infatti quando Bonnie finì di gridare l’incantesimo contro Klaus, apparve Elijah che camminava sempre elegantemente di fronte al fratello.

“Elijah?” domandò debole Klaus.

“Ciao fratello.” rispose lui di rimando, afferrandogli il cuore in una sola mossa. La sua mano era incastrata nel petto di Klaus e cercava prepotentemente il cuore pulsante.

Briony e gli altri guardavano la scena angosciati.

“In nome della nostra famiglia… Niklaus..” annunciò Elijah, deciso e fatale..

“Non ho disperso i loro corpi in mare!” gridò Klaus allo stremo delle forze.

Elijah si fermò all’improvviso.

“Cosa?” Sussurrò colto in contropiede.

<< Cosa?? >> Pensò anche Briony sentendo le farneticazioni di Klaus.

Non poteva essere…. Quel bastardo stava facendo leva sull’amore che Elijah provava ancora per la sua famiglia, così lo avrebbe lasciato andare. Bastardo!

“Elijah!” Briony gridò il suo nome e lui allora si voltò incredulo. Aprì la bocca paralizzato ma la richiuse subito. Era rigido e serrato come non mai.

“Non credergli! Ti sta mentendo!” gli urlò cercando di farlo ragionare. Anche Stefan gli stava dicendo di non lasciarsi ingannare.

Ma il viso di Elijah era animato da una speranza, a cui non voleva credere, ma che non poteva abbandonare… guardò titubante Briony negli occhi, rimanendo vigile sulla situazione altamente drammatica.

La presa sul cuore di Klaus si era ammorbidita e per la prima volta loro videro Elijah tentennare.

“Vi ucciderò entrambi!” esclamò Bonnie adirata per metterlo in guardia.

“Morirai.” le rispose gelido Elijah fissandola senza paura.

“Non m’importa.”

Elijah si voltò rigido verso il fratello.

“Non potrei mentirti su questo. Ho nascosto i corpi in un luogo sicuro… se mi ucciderai non li troverai mai.” Le parole di Klaus sembravano sincere anche se erano animate dalla fifa di morire da un momento all’altro.

Briony assisteva alla scena con la bocca spalancata… se Elijah gli avesse creduto, sarebbe stata la fine.

“Ti do la mia parola fratello.”

“Elijah non credergli! Sono solo bugie!” Sia Briony che Klaus tentavano di far andare Elijah dalla propria parte, ma lui era immobile. Come una statua. Ma con qualcosa che stava rinascendo in lui.

Infine Elijah si voltò verso Briony, un’ultima volta.

Lei ricambiò lo sguardo, il tormento era pallido in lui. Pregò che lui le credesse e ammazzasse subito il fratello. Pregò che non si lasciasse uccidere.

“Mi dispiace.” mormorò infine Elijah.

Sembrava che lo dicesse a tutti i presenti, ma quegli occhi guardavano solo lei. Scavati dal suo stesso tradimento; speranzosi che avrebbe capito un giorno la sua follia e il suo voltafaccia.

Ma non poteva fare altro in quel momento…

Elijah come un fulmine afferrò Klaus pronto a portarselo via; ma Bonnie corse verso di loro pronta a fermarli e a ucciderli…

“No!” Briony completamente terrorizzata la raggiunse e le bloccò il braccio, prima che la magia colpisse Elijah.

Entrambe finirono a terra, senza forze.

Elijah e Klaus erano spariti nel nulla.

“Cos’hai fatto?!” le urlò Bonnie alzandosi.

Briony invece era rimasta per terra, non riuscendo a respirare.

Le fischiavano le orecchie e la testa le girava.

Ma più di ogni altro, il suo cuore stava bruciando. Le fiamme invadevano il suo petto in una stretta mortale che le mozzava il fiato.

Era rimasta talmente sotto shock che non riusciva nemmeno a piangere.

Non riusciva a credere che Elijah se ne fosse andato…. Che avesse salvato la vita a quella canaglia di Klaus… che avesse mandato a monte tutto… che l’avesse abbandonata.

Fu percossa all’improvviso da dei singhiozzi di dolore che le penetravano il petto fino a farle male; Stefan la afferrò per le spalle e la fece alzare.

Briony si accorse solo allora di essere viva dentro quell’inferno che le succhiava l’anima, e cominciò a dire:

 “No no no… devo trovare Elijah… devo trovarlo.” 

Stefan cercava di sorreggerla, ma lei teneva impuntati i piedi nel terreno e allungava le braccia per liberarsi da lui, continuando a farfugliare parole senza senso dovute allo shock.

All’improvviso un urlo crebbe dentro di lei, un devastante urlo che se non l’avesse fatto fuoriuscire probabilmente sarebbe esplosa: “Lasciami, lasciami! Devo andare da lui! Devo trovarlo!” Ringhiò disperata, cercando di divincolarsi dalla presa di Stefan; ma Bonnie le diede improvvisamente uno schiaffo.

Non le fece male, ma comunque riprese il controllo di se stessa e non urlò più.

“Elijah non c’è più, Briony! Se n’è andato! Ci ha traditi! Fattene una ragione!”

Le parole di Bonnie erano talmente dure, ma così vere che Briony non riuscì nemmeno a replicare.

Se ne stava in piedi con lo sguardo vacuo e senza vita, a guardare un punto indefinito tra gli alberi dove era scomparso Elijah, sperando che prima o poi lui ritornasse.

Ma non ritornò.

Briony deglutì rumorosamente. Una lacrima le scese lungo la guancia, il cuore le si era infranto in mille pezzi che non potevano più ricollocarsi al proprio posto.

Senza dire niente seguì Stefan e Bonnie verso casa, come un fantasma in delirio e senza forza vitale, la quale le era stata strappata nel momento stesso in cui Elijah era scappato…

Le sembrava di andare proprio dritto verso il baratro che aveva malauguratamente intravisto quella mattina… ma mai pensò di caderci in quelle circostanze.

“L’hai perso.” sussurrò una vocina dentro di lei che sembrava godere della sua disperazione.

“L’hai perso.

 

Quando arrivarono a casa, nessuno diede importanza allo stato di shock in cui era Briony e pensavano soltanto a Elena, che non si era ancora risvegliata.

Briony si appoggiò alla parete e non si mosse né disse niente.

Sembrava uno zombie, incapace di credere a quello che era successo. Non sentiva neanche più il suo cuore battere dentro il petto. Un mutismo angosciato.

“E Jenna?” Domandò Alaric arrivando col fiatone.

Damon lo guardò e scosse la testa.

Aveva già capito. Neanche lei ce l’aveva fatta.

“Mi dispiace Jeremy.” disse ancora il vampiro.

Tutti erano disperati, tutti piangevano.

Ma Briony non faceva nulla. Era come se non le importasse più niente; probabilmente se l’avessero uccisa sarebbe stata solo una consolazione per lei.

Tuttavia all’improvviso qualcosa la rianimò.

John le passò accanto e la guardò attentamente.

Lei ricambiò lo sguardo anche se era messa peggio di lui. La disperazione sembrava una cosa viva all’interno del suo viso.

Non c’era bisogno di parole. John sapeva infatti che Klaus era riuscito a farla franca ma non le chiese di Elijah per paura di ferirla.

All’improvviso Elena si risvegliò con un profondo respiro in cerca d’aria.

Era viva. Almeno lei ce l’aveva fatta.

John fece un sospiro di consolazione guardando la figlia, viva e libera.

Poi si girò verso l’amica di sempre.

Entrambi sapevano quello che sarebbe successo.

Si sorrisero per l’ultima volta.

 

 

Briony guardò John mentre usciva dalla casa con passi lenti e deboli. E ad un tratto si accosciò a terra. Senza vita.

Lei rimase per alcuni attimi a guardarlo, poi camminò verso di lui lentamente come se non volesse risvegliarlo.

Si inginocchiò davanti a lui. Aveva gli occhi chiusi e sul viso aveva un’espressione totalmente serena e in pace.

Briony pensava che avesse esaurito le lacrime quel giorno, ma la forza della disperazione e della sofferenza erano ancora vive dentro di lei.

Si mise a scuotere John ininterrottamente, pregandolo di non morire e di non farle del male un’altra volta.

Ma lui non poteva rispondere.

Rendendosi conto che poteva solo sembrare una pazza nevrotica, Briony smise di scuoterlo e appoggiò la testa sul suo petto, piangendo lacrime calde.

Quante altre perdite avrebbe dovuto subire per raggiungere il fondo di quel baratro? Forse l’aveva già raggiunto.

Le sue urla di dolore fecero correre anche gli altri fuori dalla casa.

Stranamente Briony non fu la sola che soffrì per la morte di John Gilbert.

Alla fine si era riscattato, compiendo il gesto più nobile e altruista che esistesse.

 

Quel giorno avvenne un doppio funerale.

Poteva sembrare un film, ma era la realtà. Triste e dolorosa come doveva essere.

Elena si stava preparando in camera, guardando sconsolata delle vecchie foto di famiglia.

Briony entrò a passi indecisi. Sapeva che non c’erano parole per confortarla e per farla sorridere.

Quel giorno, ognuno di loro aveva perso una persona che amavano.

“Mi dispiace Elena che tu abbia subìto tutte queste perdite.” Le sussurrò debolmente.

Lei si girò e la guardò. Anche Elena non aveva più la forza di piangere.

“Jeremy mi ha dato questa. Dice che è da parte di John.” Disse facendo vedere la lettera.

“Se vuoi restare sola…

“No. E’ giusto che tu la legga insieme a me. Tu gli hai voluto bene più di tutti noi messi insieme e meriti di sapere quali fossero le sue ultime parole.”

Con un sorriso forzato, Briony si sedette vicino a lei e lessero la toccante lettera di John Gilbert.

<< Elena, non è facile essere un normale genitore per una figlia straordinaria. Non sono riuscito a farlo. E a causa dei miei pregiudizi ho deluso te. Mi perseguita il pensiero che le cose sarebbe potute andare diversamente, se fossi stato disposto ad accettare il tuo punto di vista.

Per me, è la fine.

 Per te è l’occasione di crescere e un giorno essere un genitore migliore di me con tuo figlio. E’ per tuo figlio che ti do il mio anello.

Non ti chiedo di perdonarmi o di dimenticare tutto. Ti chiedo solo di credere a questo: che tu stia leggendo questa lettera, da umana o da vampira, io ti voglio bene allo stesso modo, come te ne ho sempre voluto e come te ne vorrò sempre.

John. >>

La forza di Elena vacillò e cominciò a piangere leggendo la lettera del padre. Si maledisse per non avergli dato l’opportunità di farsi conoscere e di farsi amare. E ora era troppo tardi.

Briony abbracciò Elena, cercando di confortarla.

Anche lei stava piangendo, seppure il petto non reggesse più lo sforzo continuo.

Sebbene non l’avesse nominata nella lettera, lei sapeva che John stava pensando anche a lei mentre scriveva. Voleva che lo perdonassero per tutte le cose orribili che aveva combinato e che credessero alla fatto che nonostante tutto le avesse amate; di un bene puro e sincero.

Briony si portò una mano alle labbra per cercare di smetterla di piangere e di farsi forza; ma in realtà anche lei provava lo stesso sconforto e sensazione di perdita di Elena.

Il cuore cominciò a creparsi, mentre ripensò nuovamente ad Elijah. A quando lui se ne era andato.

E il cuore le si spezzò, alla prospettiva che non sarebbe ritornato.

 

Tutti quelli che erano sopravvissuti contro Klaus andarono al funerale. Nella tomba di Jenna c’erano tantissimi fiori e anche in quella di John.

Briony si inginocchiò davanti alla tomba dei suoi migliori amici, appoggiando delle rose.

Si mise le dita alle labbra per racchiudere quel bacio soffice e delicato, e ripose la mano sia nella tomba di Jenna sia in quella di John.

Era il suo modo per dire loro addio.

Si alzò poi ad abbracciare Caroline e le sussurrò che almeno lei ce l’aveva fatta e che era contenta di vederla sana e salva. La Blond-girl le disse che doveva parlarle di una cosa urgente ma la sorella maggiore, nervosa, disse non avrebbe retto un altro shock e le rispose che ne avrebbero parlato domani.

In realtà Briony era rinsavita. Non piangeva più e cercava di rimanere il più lucida possibile.

Sapeva quello che doveva fare.

Guardò ancora triste la tomba di Jenna e John, e se ne andò furtiva senza farsi notare.

“Dove stai andando?” Stefan aveva notato che lei aveva in mente qualcosa.

“Lo sai già.” rispose lei seria.

“Ogni mio tentativo di farti ragionare credo che sarebbe vano.”

Briony lo guardò scuotendo la testa:

“Ti prego Stefan… devo trovarlo!”

“Come fai ad amarlo ancora dopo tutto quello che ha fatto?” rispose furioso.

Briony deglutì e cominciò:

“Perché voi non avete visto il suo viso… pensavate solo a cosa sarebbe successo se lui avesse salvato Klaus e al modo migliore per fermarlo. Ma io l’ho visto…. Per la prima volta, da quando lo conosco, ho visto riaffiorare in lui la speranza. La parola “onore” per Elijah assume un significato incomprensibile per noi comuni essere umani, perché nella sua vita eterna gli era rimasto solo quello ed era parte integrante di lui. Ma quando Klaus gli ha offerto la possibilità di rivedere la sua famiglia, la sua parte umana è riaffiorata prepotentemente… così all’improvviso, di getto, e ha messo in secondo piano il suo onore, solo per questo. E’ una colpa? Dobbiamo denigrarlo per aver tentato di salvare la sua famiglia?”

“Elijah ci ha traditi, punto e basta. Non possiamo trovare delle attenuanti per difenderlo… la sua è stata solo ingenuità perché sicuramente le parole di Klaus erano delle crude menzogne e adesso Elijah sarà morto sicuramente”

Briony impallidì:

“Non posso permetterlo. Devo raggiungerlo prima che accada. Devo salvarlo! Non posso permettere che quel sentimento sopito che tanto aspettavo di vedere in lui scompaia come neve al sole…. Non riesco a pensare alla sola idea che non lo rivedrò mai più..”

La voce di Briony era strozzata, ma allo stesso tempo decisa. Gli occhi le si inumidirono un’altra volta, implacabilmente.

Stefan per fortuna la capì:

“Siamo animati dallo stesso sentimento. Il tuo però è l’amore vero, quello per cui vale la pena vivere, e il mio è l’amore fraterno.”

“Che è successo?”

“Damon è stato morso da un lupo. La ferita è grave e devo trovare a tutti i costi una cura. Per cui anche io sto partendo.”

“Tutti e due alla disperata ricerca di salvare a tutti i costi le persone che amiamo!” esclamò ironica.

“Sei sicura di quello che fai?”

“Sì. So che a voi sembrerà che Elijah sia solo un lurido traditore ma non è così! Lui era davvero intenzionato a uccidere Klaus, ma quel verme aveva un asso nella manica e sapeva che suo fratello ci sarebbe cascato. Perché nonostante Elijah lo neghi, c’è ancora un cuore dentro di lui. E quello che ha fatto è la prova tangibile che ce l’ha, che non è quell’essere glaciale che vuole tanto far credere…. Non posso abbandonarlo proprio ora. Non riesco neanche a pensare….” La voce le venne meno.

Il cuore le bruciava ancora per l’abbandono ma non riusciva ad odiare Elijah nonostante tutto. Riusciva soltanto ad amarlo. Lo avrebbe sempre fatto.

Stefan le sorrise:

“Ti auguro buona fortuna Briony.”

Il vampiro era un tipo di solito freddo e lei pensò che non era il caso di abbracciarlo, quindi decise di stringergli solo la mano in segno di saluto.

“Anche a te Stefan. Spero che salverai tuo fratello e che ci rivedremo presto.”

 

Dopo qualche ora si accorsero che Briony era scomparsa.

“Dove diavolo è mia sorella?? Dove è andata??” Caroline stava letteralmente impazzendo.

Stefan andò da lei e disse che non doveva preoccuparsi, che Briony sapeva quello che faceva.

Caroline lo guardò preoccupata e alla fine capì. Era talmente ovvio di dove fosse andata sua sorella.

“E’ andata a cercare Elijah. Ovviamente!” disse adirata allargando le braccia.

Caroline pensò che aveva sottovalutato la forza del sentimento che sua sorella provava per quel vampiro.

E per quell’amore, per quell’ossessione, per quel desiderio, avrebbe pagato caro alla fine.

 

FINE CAPITOLO!!

Allora innanzitutto devo ringraziare l’utente Buffy46 perché è lei che mi mette i capitoli nel sito, poiché non mi va internet e lei gentilmente me li posta, quindi un applauso a Buffy!! 

Spero vi sia piaciuto il capitolo…. Il mio amato John è morto! Nooooo ma ha avuto una fine onorevole! E ora Briony che farà? Si è data alla disperata ricerca del fuggiasco Elijah!

Grazie a tutti, a chi legge e recensisce soprattutto ^^

Ps: perdonate se ho chiamato Katherine “sgualdrina” ma è questo è l’appellativo che Briony in futuro le affibbierà! E non pensate che tra lei e Damon le acque si siano calmate! Continueranno a lanciarsi frecciatine!

 

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Capitolo 22
*** 3 Mesi dopo ***


22 CAPITOLO

 

L’amore è passione, ossessione… qualcuno senza cui non vivi.

 

 

Briony Forbes era cresciuta con la convinzione che i vampiri fossero esseri mostruosi, privi di umanità e di qualunque sentimento. Che fossero solo bestie in forma umana.

Quanto si era sbagliata. Nella realtà non si trattava di mostri da cui potevi nasconderti sotto il letto. Per lei erano diventati quei tipi di mostri che invogliavano le prede a aprire loro la porta, per farli entrare dritto nel cuore pulsante della loro vita.

Se suo padre l’avesse vista in quel momento, mentre guidava a tutto gas in cerca dell’uomo che amava, un vampiro anzi addirittura un Originario, probabilmente gli sarebbe venuto un infarto.

Proprio la figlia maggiore, che doveva essere la più responsabile e la più matura, si era fatta abbindolare come una scema dal bel tenebroso.

E addirittura stava rischiando la vita per lui. E non aveva alcun rimorso nel farlo.

Era stata lei, con tutta la curiosità, le sfide del pericolo e dal più profondo del cuore, a aprire consciamente quella porta, senza poterla mai più richiudere.

<< Merda! >> pensò mentre guidava in mezzo al nulla, dritta forse al disastro. Razionalmente si trattava di una scemenza, la sua.

Ma l’amore non aveva niente a che fare con la razionalità o con la ragione.

Ti afferrava, travolgente come un’onda, e non ti lasciava più. Ti sommerge. E se fosse sparito all’improvviso avrebbe comunque lasciato un segno indelebile nel proprio animo, così da far ricordare quanto era facile soffrire per amore.

L’amore fa soffocare quando non hai la persona amata vicino a te, ti tormenta se non puoi averlo, e lo brami ancora di più quando sfugge dalle tue mani e temi di perderlo.

Era un’ossessione che si faceva largo nell’animo delle persone fino a consumarle inesorabilmente, anche se in teoria l’amore non doveva far soffrire o impazzire.

In teoria.

Ma più uno soffre, più ama di più.

E dopo tutto ciò che lei e Elijah avevano attraversato, il dolore, i dubbi, le paure, gli ostacoli, la diversità, Briony sentiva nascere dentro di lei un sentimento che le divorava e pompava il cuore allo stesso tempo.

Anche se aveva 26 anni, Briony si sentiva ancora una ragazza alla scoperta del mondo perché non aveva mai vissuto pienamente come le sue coetanee; era vissuta fra restrizioni e divieti. Aveva assaporato la gioia della vita solo dopo i 18 anni quando si era imposta che il padre non poteva più ordinarle cosa fare.

La madre, quando era ricomparsa nella sua vita a 13 anni, le intimava sempre di non uscire di casa, che il pericolo era alle porte e che non bisognava fidarsi di nessuno; sembrava talmente convinta di quello che diceva che Briony pensava che la madre fosse pazza.

Bill invece… farfugliava sulla leggenda folle del destino e che lei avrebbe continuato il suo “lavoro” quando lui non avrebbe più potuto. Ma Briony ci badava poco a quello che le diceva perchè sembravano delle sciocchezze senza senso.

Quale destino? E quale mestiere poi?

Il padre era solo un semplice operaio in una fabbrica e non era un lavoro da donna, quindi lei non riusciva a capire cosa volesse intendere.

Alla fine non le era importato di cosa i genitori avessero in serbo per lei e si faceva delle grandi risate con John al bar mentre bevevano.

I genitori si sbagliavano di grosso se pensavano che lei avrebbe fatto tutto ciò che loro le ordinavano. << Il destino ce lo costruiamo noi stessi >> Pensava sempre.

E per quanto riguardava l’amore… la storia con John era stata solo una cotta adolescenziale, non era amore perché erano tutti e due consapevoli che tra loro c’era solo una profonda amicizia e basta; per quanto riguardava Ivan invece… Briony non sapeva se l’avesse amato veramente. Gli anni che aveva passato con lui erano volati via in un lampo e quasi non se n’era accorta. Sicuramente il sentimento che provava non era abbastanza forte per avere intenzioni serie, ma comunque non aveva voluto ferirlo perché lui non se lo meritava.

Ma quando l’aveva aggredita e aveva scoperto la verità, Briony non aveva versato neanche una lacrima per lui. Il suo amore per lei non avrebbe dovuto frenare i suoi istinti da vampiro? Se il suo sentimento era talmente forte, come sosteneva sempre, perché non si era fermato quando l’aveva morsa?

Quando Briony osservava di nascosto Stefan e Elena insieme, invidiava come il vampiro si tratteneva con la sua fidanzata per paura di farle del male. Dunque anche se si era vampiri, si potevano frenare i propri istinti sanguinari. Se lo si voleva veramente con tutto il cuore.

E visto che Ivan non l’aveva fatto, pensò che la sua morte fosse solo una benedizione per lei, un segno del destino per continuare la sua vita come voleva lei. Per cercare qualcos’altro….

E mentre guidava senza sosta fu totalmente conscia di una cosa: non avrebbe mai rinunciato a Elijah, mai. Era lui che aveva aspettato per tutto quel tempo.

Il suo cuore sembrava sanguinare con una lentezza sadica al solo pensiero di perderlo per sempre.

E più quel pensiero di poterlo perdere si faceva strada nella sua mente, più si sentiva sfracellare. Perché lo amava. Lo amava troppo. Più di se stessa.

Nonostante lei dovesse sentirsi tradita come tutti gli altri, in cuor suo non riusciva a odiarlo. Ci aveva provato tante volte ma alla fine non c’era mai riuscita.

Perché Elijah non aveva agito con fini cattivi o egoistici, ma aveva agito col cuore. E questo era più importante di ogni tradimento o abbandono, anche se la feriva.

D’altronde anche lei forse avrebbe fatto la stessa cosa… La famiglia viene prima di tutto.

Col cuore in gola stava vagando senza meta, in cerca di qualcuno che magari non voleva essere trovato o che forse non c’era più…

Briony si sentì come una che si era lanciata in una corsa contro il tempo e capiva che il mondo illusorio che aveva costruito con Elijah si stava sgretolando sotto i suoi piedi, trascinandola a fondo.

 

Dando di continuo gas, pensò che Elijah non poteva essere andato molto lontano con un Klaus così debole e in punto di morte quindi magari si erano appartati in un luogo sicuro, lontano dalla civiltà…

Si diresse verso la campagna.

 

Lo trovò appoggiato a un albero, che fissava un uomo nudo per terra in mezzo agli arbusti. Era Klaus.

Briony fece attenzione a non far rumore per non rompere qualche ramo o foglia per terra, e si ritrovò a qualche metro da lui. Per fortuna era ancora vivo….

“Elijah?” Sussurrò debolmente, fissando emozionata la sua schiena.

Lui lentamente si voltò, come se non si capacitasse che ci fosse qualcuno vicino a lui.

Aveva subito riconosciuto quella voce, per la quale sarebbe stato disposto a attraversare l’inferno o a dannarsi per proteggerla, ma non voleva crederci.

Non aveva il diritto di risentire quella voce dolce e cristallina dopo quello che aveva fatto. Dopo come l’aveva tradita.

Quando si ritrovarono faccia a faccia, Elijah assunse un’espressione indecifrabile, ma scavata, incisiva. Come se ce l’avesse con quella visione davanti a lui o con se stesso. Magari con entrambi. I suoi doveri morali lo infilzavano dentro l’abito perfetto.

Inaspettatamente Briony non perse il controllo delle sue emozioni e si avvicinò con un’espressione fintamente trionfante: “Non sono una che si lascia ingannare facilmente.”

Elijah la fissò vuoto, pensando tuttavia che era davvero così. Ma ora non poteva pensarci.

“Vattene Briony.” Replicò meccanicamente voltando lo sguardo austero e controllato.

La ragazza allora indurì lo sguardo severamente, usando però la pillola del sarcasmo nella voce: “Ho mollato i miei amici senza dire una parola durante il lutto, vuoi forse farmelo rimpiangere con quella tua faccia funeraria e il mezzo morto qui steso a terra? Io direi di fare qualcosa a riguardo.”

Elijah ritornò a fissarla in un lampo. La trafisse con lo sguardo freddo.

“Non puoi fare nulla per me. Per il tuo bene è meglio che te ne vada.”

Briony sgranò gli occhi e si avvicinò ancor di più, questa volta priva di sarcasmo. Il vampiro abbassò lo sguardo verso il corpo del fratello a terra, come se volesse sincerarsi fosse ancora incosciente. Oppure per non dover guardare dritto negli occhi della ragazza la sua colpa.

“Vuoi davvero farmi andar via? Vuoi sul serio andare avanti con questa sciocchezza?”

“E’ la mia famiglia, Briony.”

“Le menzogne meschine di tuo fratello non ti porteranno verso ciò che desideri!”

“Non troverai altre risposte da me se non quella che ti ho già ripetuto.” Replicò ordinario, con la stessa indole che usava nel farsi obbedire. Doveva farla andar via.

Briony serrò di più lo sguardo, scuotendo la testa. Elijah ritornò a guardarla grave, con sensazioni contrastanti dentro di lui che doveva in tutti i modi frenare. Si guardarono dritto in viso, con un’intensità sorprendente ma che testimoniava quanto fossero divisi dai loro obbiettivi diversi, da una via impossibile da percorrere insieme.

Lei nonostante tutto non voleva mollare proprio ora. Nonostante l’evidenza dei fatti, il destino li aveva riuniti. Un’altra volta.

“Non ti lascerò andar via così.”

Vedendo la testardaggine della ragazza, Elijah si voltò preoccupato a guardare lo stato del fratello, ancor steso a terra, e fece poi dei passi veloci verso di lei.

“In che modo devo costringerti? Non hai idea di cosa potrebbe capitare se lui ti vedesse qui.”

L’ordine di Elijah fu detto a chiare lettere, gli occhi neri svelavano il pericolo, ma lei non ne volle sapere.

“Ho fatto tutta questa strada per vederti andare incontro al suicidio senza emettere parola? Non me ne vado senza di te.”

Credette che Elijah stesse per prenderla per un braccio e condurla a forza verso l’auto, invece rimase ad analizzare i suoi lineamenti. La voce di Elijah si ammorbidì, in una lieve carezza. La fissava profondamente tentando di convincerla.

Briony ti supplico torna a casa. Devi pensare a te stessa, non a me. Non deve accaderti qualcosa di male per colpa mia. Vai.”

Nemmeno quello bastò.

“Io sono venuta qui solo per te, per farti tornare a casa! Lui ti ucciderà Elijah! Non puoi credere alle sue bugie!” gli disse facendo fuoriuscire tutta l’angoscia sia nel fisico che nelle parole.

“Devo almeno tentare, non posso lasciar perdere… Ho solo questa possibilità per sapere la verità sulla mia famiglia.” rispose serio e inflessibile.

“Non puoi credergli… dopo tutto quello che ci ha fatto… tuo fratello è perfido. Avrebbe detto qualsiasi cosa in quel momento per salvarsi la pelle. Ma tu non hai avuto il minimo dubbio su di lui, ti sei subito fidato. Perché, Elijah? Hai scelto di abbandonarci lì, in quel modo..” Gli mormorò con le lacrime amare agli occhi ma stringendo i denti per non farle scorrere.

Aveva parlato al plurale ma in realtà lei si riferiva solo a se stessa. Al dolore che aveva provato dentro di sé quando se ne era andato, lasciandolo solo fiamme e vuoto.

Elijah la fissò profondamente dispiaciuto. Avrebbe voluto sfiorarle il viso ma restò inspiegabilmente immobile come una statua.

“Mi dispiace… non volevo ferirti di proposito. Ma non posso andare avanti se non sono certo che tu sei al sicuro, quindi ti prego vattene. So badare a me stesso.” Rispose serio sviando lo sguardo altrove per non incorrere in debolezze.

“Vuoi apparire sempre così saggio ma ti piacciono gli sciocchi suicidi. Non ti abbandonerò proprio ora.”

Elijah allora si voltò, lo sguardo si fece glaciale.

“Ti avevo detto di non cercarmi se fosse successo qualcosa. E ora ti sto dicendo di scappare… obbediscimi per una volta, santo cielo! Lo dico per il tuo bene perché non voglio che ti succeda niente.”

Briony scosse la testa in segno di diniego. Non ce l’avrebbe fatta a lasciarlo lì da solo; abbandonarlo senza sapere se l’avrebbe più rivisto, l’avrebbe fatta impazzire. Poteva anche rispedirla a casa a calci ma lei l'avrebbe ritrovato comunque.

Elijah la fissò penetrante, con dei lampi furiosi negli occhi, pronto a ordinarle ancora una volta di scappare via, ma all’improvviso il corpo di Klaus si mosse con un bisbiglio.

Fu come se una mano fosse passata sulla faccia di Elijah e avesse tolto ciò che vi era prima. La ragazza lesse il terrore e la preoccupazione negli occhi neri di Elijah. E non per se stesso. Si girò verso il fratello senza emettere fiato, poi si voltò velocemente di nuovo verso di lei.

L’afferrò a sé con un braccio, senza preavviso.

Non sembrava un normale abbraccio, anche erano appiccicati, sembrava come se volesse farle da scudo da chissà quale male. La sua mano passò sul suo collo, toccandone la pelle per tenerla ferma; si avvicinò al suo orecchio.

Il sole scottava in mezzo alla campagna ma Briony sentì quel freddo contatto sulla sua pelle e tremò. Entrambi avevano il fiato corto.

“Ti amo”

Parole fugaci. Silenziose. Ma dette con una tale sincerità che Briony quasi svenne tra le sue braccia. Spalancò gli occhi incredula... felice.

Non se l’aspettava che lui glielo avrebbe mai detto. Sempre così freddo, scostante e rigido.

Lei glielo aveva confessato tante volte senza ricevere risposta.

Ma ora, in quel momento di pericolo che poteva essere l’ultimo, Elijah non voleva più trattenersi. Non voleva separarsi da lei senza che sapesse quello che lui provava veramente, e che si era sempre rifiutato di credere o accettare.

Si rese finalmente conto che l’onore non era l’unica parte integrante che gli era rimasto in tutti quei secoli… c’era spazio per qualcos’altro. Di più profondo e vitale…

Ed era rappresentato da lei. Ora più che mai, quando le loro vite erano in gioco, se ne rendeva conto. Quella certezza sembrò far trasalire non solo lei, ma anche lui. La sua armatura così perfetta e glaciale si stava screpolando.

Briony non ebbe neanche il tempo di guardarlo né di rispondergli, perché poi Elijah si girò repentinamente e le si parò davanti per impedire al fratello di toccarla.

Klaus alzò il viso e guardò il sole. La trasformazione era avvenuta. Era un vero e proprio ibrido. Sorrise di gioia e si voltò verso il fratello.

Quando notò Briony che lo stava fissando disgustata da dietro le spalle di Elijah, Klaus le sorrise malefico e disse: “Ti sei portato una bella compagnia Elijah, i miei complimenti.”

“Hai dormito per ben due notti. Dovremmo continuare il viaggio subito senza ulteriori indugi.” rispose Elijah senza ammettere repliche.

Sì… ho solo giusto bisogno di mangiare qualcosa per rimettermi in forze.” esclamò avido guardando l'umana.

Elijah tenne stretto il polso di Briony dietro la sua schiena e sibilò come un serpente, guardando il fratello in modo terrificante e pericoloso:

“Giù le mani.”

Nel suo viso apparve un lampo d’ira, che Klaus non aveva mai visto prima in lui.

Gli sorrise ironico:

“Come siamo permalosi! Signorina, che ne dice di unirsi a noi?” chiese affascinante cercando di guardarla dietro la schiena di Elijah. Briony non osava fiatare ma continuava a fissarlo con disprezzo e odio.

“Lei non viene da nessuna parte.” rispose Elijah glaciale, e non ammetteva nessuna replica.

“E’ un ordine Elijah?”

“Mi hai dato la tua parola che mi avresti portato dalla nostra famiglia. Lei non c’entra e può esserci solo d’intralcio.”

Peccato… mi piacerebbe che lei vedesse la tua faccia commossa mentre ti riunisci alla nostra famiglia.” mormorò sorridendo come una canaglia.

Briony non ce la faceva più a stare in silenzio e mormorò acida:

“Sappiamo entrambi che sono tutti morti e sepolti.”

Klaus la guardò con il fuoco ardente negli occhi:

“Vuoi constatarlo tu stessa? E visto che tu sei già qui, non vedo perché non dovresti partecipare alla rimpatriata!” Rispose avvicinandosi pericolosamente ai due.

Ma Elijah gli si avventò addosso con forza inaudita, prima che l’ibrido sfiorasse Briony. Klaus però era veloce quanto lui e lo afferrò per il collo stendendolo contro un albero. Elijah era forte abbastanza per resistere ed era più muscoloso, ma sapeva che era tutto inutile poiché il fratello era più potente, in quanto ibrido, e farlo arrabbiare avrebbe complicato nettamente le cose.

Briony intanto guardava la scena terrorizzata portandosi la mano alla bocca... quel Klaus faceva sul serio e Elijah non avrebbe resistito ancora a lungo, anche se era un Originario. Cercò di mettersi tra i due per fermare Klaus, ma quando Elijah notò che si stava avvicinando, diede prontamente uno spintone al fratello per farlo allontanare da sé; Klaus lo lasciò perdere e rise cercando i suoi vestiti.

“Ti sei divertito. Mi pare che avessimo un accordo.” disse freddo Elijah mettendosi a posto il colletto della giacca. Briony guardava la scena intimorita chiedendosi se dovesse dare un calcio nel sedere a Klaus. Non la trovò un’idea saggia per quanto desiderata.

Sisi.” rispose intanto Klaus pensieroso.

Elijah gli porse poi gentilmente la giacca.

“Mi hai dato la tua parola Niklaus.”

“Che razza di fratello spezzerebbe questo legame? Anche se hai cercato di uccidermi”

Klaus sentì un mormorio pesante provenire da Briony e la guardò infastidito. Non gli erano mai piaciute le persone che lo sottovalutavano o ridevano di lui.

Elijah cercò di attirare la sua attenzione e lanciò un'occhiata a Briony.

“Avrei potuto ma non l'ho fatto” disse calmo mettendogli la giacca educatamente .

“Ora nessuno può farlo, nemmeno tu” rispose minaccioso fissandolo.

Elijah non fece trasparire alcuna emozione, non aveva mai avuto paura o timore di nessuno ma sapeva che doveva stare all'erta col fratello. Era imprevedibile, e non si sarebbe fatto raggirare un'altra volta.

“Rilassati Elijah. E' tutto perdonato”

Lui gli fece un sorriso sforzato: “E lei?” chiese distaccato rivolgendosi a Briony.

“Sono un signore io. Non le torcerò un capello. Ti do la mia parola.”

Elijah lo fissò per niente rassicurato: sapeva che non doveva fidarsi, che il fratello non si sarebbe fatto alcuno scrupolo anche se Briony era una ragazza, e purtroppo la sua condizione di ibrido gli dava un certo vantaggio.

Ma non potevano fare altro che assecondarlo per il momento.

“Andiamo allora ad assistere a questa farsa.” Disse la ragazza teatralmente.

Klaus si lanciò sfuggire una risatina nell’avviarsi, Elijah fu dietro di lui ma con lo sguardo fisso sulla ragazza. Lei ricambiò, sentendosi meno coraggiosa di quanto volesse apparire; in realtà non le piaceva affatto la situazione che era andata a crearsi ma ci si era buttata dentro per la sua testardaggine e la smania di volere Elijah con sé.

Gli fu almeno grata nel vederlo indietreggiare per stare l’uno accanto all’altra e farle sentire la sua protezione. Sentì il cuore gonfio mentre si guardavano per poi concentrarsi su quel tortuoso cammino.

Elijah non osava esporre troppo il legame con l’umana di fronte al fratello perché sicuramente ne avrebbe approfittato, ma era sempre attento affinché non le si avvicinasse neanche di un centimetro.

Non avrebbe mai voluto che Briony entrasse in tutta quella storia, per di più stare così a diretto contatto con Klaus... ma se stava vicino a lui era più al sicuro che stare a casa indifesa.

L'avrebbe protetta. A ogni costo.

Anche se avrebbe dovuto lottare col fratello.

Ormai glielo aveva già dimostrato ampliamente cosa provava per lei. Di nuovo l’armatura si crepò, quasi non esisteva più per intero, come se fosse soltanto una carcassa da buttare. La maschera che ricopriva interamente la sua anima si abbassò.

Ma sebbene la situazione fosse tragica e pericolosa, entrambi erano sicuri di una cosa, essenziale e importante, anche se l'inferno stava divampando in mezzo a loro, pronto a bruciarli.

Briony timorosamente trovò la mano fredda di Elijah e di nascosto gliela strinse.

 

 

Elijah gli chiese mille volte dove avesse nascosto la loro famiglia ma Klaus sviava sempre la domanda dicendo di aspettare.

Andarono nell'appartamento di Klaus, dove era rinchiusa Katherine e c’era anche qualche stregone di Klaus. Elijah sembrava l'ombra di Briony perchè ad ogni minimo passo lui era accanto a lei, cercando di sbarrare la strada a chiunque volesse toccarla. Lo sguardo era più rigido e duro che mai.

E lei stava dietro di lui, timorosa, cercando di respirare normalmente.

Avrebbe voluto tornarsene a casa con lui, sani e salvi, e vivere la propria vita sereni ma in cuor suo sapeva che non sarebbe finita così. I lieto fine poche volte si realizzano.

Deglutì spaventata e fissò acidamente Katherine che li guardava da dietro uno scaffale.

Non era il momento per cantargliene quattro perché aveva altro a cui pensare ma quando sarebbe venuta l'occasione adatta gliela avrebbe fatta pagare a quella stronza sgualdrina.

All'improvviso qualcuno bussò.

Klaus andò ad aprire e si ritrovarono davanti Stefan Salvatore, più pallido che mai.

“Un'altra anima sperduta che ha bisogno dei miei servigi?”

“Ho bisogno del tuo aiuto Klaus... mio fratello è stato morso da un lupo e so che tu hai una cura.” rispose veloce Stefan guardando Briony preoccupato. Non si aspettava che anche lei fosse arrivata fin lì.

Pure Briony lo guardò accigliata, ma non dissero niente.

“Mi dispiace Stefan ma ora non posso accontentarti, sai com'è mio fratello ha la precedenza in questo caso.” rispose Klaus andandosene in un'altra stanza.

Elijah fece dei passi in avanti e disse educatamente a Stefan:

“Tu capisci quanto è importante la famiglia altrimenti non saresti qui. Mio fratello mi ha dato la sua parola che potrò ricongiungermi alla mia...”

La casa sprofondò in uno strano e terribile silenzio.

Briony si allontanò di qualche passo, guardandosi attorno circospetta. Dove era finito Klaus?

All'improvviso Elijah sentì una voce allarmante dietro le sue spalle:

“E così farò.”

Elijah si voltò di scatto, allarmato dal tono di quella voce, ma non fece in tempo ad agire. Klaus gli conficcò un pugnale nel cuore e Elijah urlò.

Briony non aveva neanche visto Klaus avvicinarsi a Elijah fino a quando non l'aveva sentito urlare di dolore. Quando capì quello che era successo, anche lei urlò dal dolore e dal terrore, che presero ampio possesso di lei.

“Elijah!” Gridò e tentò di correre da lui per aiutarlo.

Uno stregone tuttavia glielo impedì e la afferrò saldamente.

Elijah non credeva che il fratello gli avesse fatto una cosa simile alle spalle. Lo guardò furibondo e glaciale sentendosi tradito da quel sorriso finto e ipocrita. Cercò di fermarlo prendendogli la testa fra le mani e cercando di rimanere aggrappato alla vita il più possibile, ma ormai le forze stavano diminuendo.

L'ultima cosa che vide, mentre cadeva a terra, fu il volto terrorizzato e shockato di Briony: pregò con tutto sé stesso che almeno lei uscisse viva da lì, e che lo perdonasse per averla tradita o stravolto l’esistenza. Imprigionò tutti i suoi sentimenti per lei in quello sguardo scavato e prossimo alla morte, come per non farglieli dimenticare mai. 

Briony si sentì morire quando Elijah cadde al suolo, morto.

Il cuore sprofondò in un abisso di pura sofferenza. Si spezzò. Morì.

“Elijah! Elijah!” gridò in preda a un raptus di follia mixata a dolore;  affondò le unghie nelle mani dello stregone con una forza inaudita che gliela fece addirittura sanguinare.

Si liberò della sua stretta e raggiunse agitata il corpo morente del vampiro, ma Klaus le si parò davanti all’ultimo.

“Dove credi di andare?”

Con una sola mossa la attaccò alla parete, costringendola a guardare l'uomo che amava in quello stato. Come la prima volta che l'aveva visto nella cantina dei Salvatore.

Ma questa volta era diverso.

Era come se quel pugnale avesse trafitto anche lei.

Delle lacrime bollenti scesero lungo il suo viso e tentò in tutti i modi di ribellarsi e di staccarsi dalla parete, ma lo stregone con la magia l'aveva inchiodata al muro.

Provava un dolore fisico talmente forte che un singhiozzo le scoppiò nel polmone, e ansimava dalla sofferenza che sentiva.

“No no no ...” continuava a farneticare tra le lacrime, mentre vedeva impotente il corpo di Elijah per terra. Il viso era rivolto verso l'alto ma Briony aveva sempre in mente come l'aveva guardata prima di cadere a terra.

Con un amore e una speranza così prepotenti e reali da darle la forza necessaria per non arrendersi.

Ricordò la prima volta che l'aveva visto bene in faccia, per terra ansimante fuori dalla casa dei Salvatore e l'aveva fissata sospettoso e incredulo. Possedeva una bellezza regale, che la intrigava e l’attraeva.

Ricordò quando l'aveva salvata da Damon Salvatore e le aveva gridato, col volto agghiacciante e terribile e le mani insanguinate, di scappare dentro casa per mettersi al sicuro.

Ricordò quando le aveva confessato con quegli occhi inquisitori e amareggiati che non vedeva nulla di malvagio in lei.

Ricordò il primo vero bacio che si erano scambiati, ricordò la prima volta che avevano fatto l’amore e quando lui le aveva promesso che non l’avrebbe lasciata mai più….

Il suo corpo si irrigidì, i gomiti scalciarono contro il muro come se volesse sfondarlo e gridò di lasciare andare Elijah, con una forza tale che il collo si contorse dallo sforzo. Le lacrime le bagnarono tutto il viso.

Klaus fece segno al suo stregone di lasciarla libera e lei con un tonfo morto cadde per terra, in cerca d'aria. Ma non c'era un secondo da perdere. Non doveva respirare, non doveva alzarsi, non doveva urlare. Doveva solo trascinarsi vicino a Elijah così lo avrebbe salvato.

Tra le lacrime e il respiro fermo, Briony si trascinò fino al corpo di Elijah, alimentata da una forza interiore che la incoraggiava e la spremeva fino alle ossa.

Era arrivata vicinissima a lui e con trepidazione allungò la mano tremante verso il suo petto, dove era stato infilzato. Ma all'ultimo momento Klaus prese con rudezza il corpo del fratello e lo portò via da lei.

Briony spalancò gli occhi inorridita sentendo che la propria mano toccava solo l'aria, il vuoto più atroce, e si girò verso Klaus infuriata:

“Bastardo! Non hai un briciolo di umanità in te!” disse con la poca voce che le era rimasta.

Poi tossì violentemente come se stesse per sputare del sangue, e Stefan le si avvicinò preoccupato, per aiutarla a sorreggersi.

“Klaus ora basta.” disse lui deciso.

L'ibrido si voltò incredulo che un vampiro di solo 162 anni avesse una tale sfrontatezza verso di lui, ma sorrise soltanto:

“Sono un uomo di parola infatti ho ricongiunto mio fratello alla nostra famiglia, vedete?”

Briony aveva tutti i nervi a pezzi. Le mani le dolevano fino a sanguinare e non sentiva più le gambe. Ma riuscì ad alzare il viso, sorretta da Stefan che guardava anche lui shockato e incredulo quella scena.

Degli scagnozzi di Klaus trasportavano... delle bare?

Erano 5 bare ben richiuse e un'altra di queste era aperta.

Briony credeva che volesse metterci lei lì dentro, per farla morire soffocata, ma ad un tratto Klaus trasportò il corpo di Elijah senza alcuna grazia e lo mise dentro a una bara.

Lei strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, ma non emise alcun suono perché sembrava paralizzata dalla testa in giù.

Niente aveva più senso.

Klaus con un sorrisino fissava il volto di Elijah e richiuse la bara.

“Che stai facendo? Che hai fatto?” Urlò Briony in un lampo di follia. Le sembrava di vivere in un incubo degli orrori. Perché nessuno veniva a svegliarla per allontanarla da quel calvario?

Lui si voltò terrificante e le rispose che lo aveva ricongiunto alla sua famiglia.

Alla fine lei capì.

Nelle altre bare c'era il resto della famiglia Originaria. Non erano morti veramente, erano soltanto inchiodati da quel strano pugnale d'argento e rinchiusi per sempre in una bara indegna.

Quel doppio gioco così schifoso e spregevole diede la forza a Briony per combatterlo e rialzarsi; Stefan cercò di frenarla ma lei lo strattonò via.

“Ti farò sputare l'anima Klaus. Giuro su Dio che ti farò pentire di quello che hai fatto” disse con tutto l'odio che possedeva.

“Mi dispiace cara, ma dovrai sopravvivere senza di lui adesso. Vedrai che sarà felice, in fondo è con la sua famiglia no?”

Briony traballante cercò di raggiungere la bara, ma una forza invisibile la buttò ancora a terra. Sentiva il sangue ribollire e sputare veleno all'interno del suo corpo. L'urlo le si mozzò nella gola, stirò le braccia e le gambe per sopportare quel dolore mortale e cercò alzarsi con ogni forza che aveva.

“Ora basta.” Disse Klaus dando lo stop allo stregone.

Briony non ebbe neanche il tempo di respirare normalmente che Klaus la prese per i capelli, e la fissò dritto negli occhi: “Sono un uomo di parola per cui come promesso non ti farò niente”

Briony fu quasi sul punto di sputargli in faccia e di urlargli di marcire all'inferno, ma Klaus scostò il viso e si rivolse al suo stregone: “Portala via di qui.”

Briony si sentì strattonare e condurre verso la porta con rudezza.

Capendo che tutto stava per finire, che le speranze si erano affievolite in un baleno, giocò l'ultima carta. Quella della pietà e compassione.

Implorò Klaus di lasciar andare Elijah e di prendere lei al suo posto. Se non voleva farla morire, poteva prenderla come sua schiava o alleata, avrebbe fatto tutto quello che lui voleva basta che faceva vivere Elijah.

Non le importava niente della sua vita, se non poteva viverla con lui.

Klaus le rise in faccia e le rispose che lei non aveva niente di utile da offrirgli, anzi, e ordinò ancora al suo scagnozzo di portarla via.

Il cuore di Briony ebbe un sobbalzo, anche se distrutto.

“No! No! StefanStefan!” Chiamò Briony disperata, cercando un suo aiuto, ma lui la guardava triste e impotente. Non era in grado di aiutarla... Nessuno poteva farlo.

Urlando, Briony lanciò un'ultima occhiata angosciata alla bara dove era rinchiuso Elijah, e scoppiò di nuovo a piangere.

Alla ragazza venne un attacco isterico e si disperò in corridoio tra le braccia forti dello stregone;  la prospettiva di lasciare Elijah lì dentro la devastava come nessun altro dramma aveva subìto in passato.

Lo stregone fu costretto a tramortirla altrimenti avrebbe creato soltanto guai. Le sue grida potevano sentirsi anche fino in Bangladesh ed era meglio farla stare zitta.

“Non toccarmi verme, lasciami andare” continuava a blaterare lei, mentre lui effettuava la magia.

Prima di chiudere gli occhi, Briony sentì la voce profonda di Elijah. Quella frase che le aveva riscaldato il cuore e che non avrebbe mai dimenticato:

“Ti amo”

Ma ora quel ricordo tanto bramato era perduto, sfibrato via dalle sue mani come polvere. Gli occhi furono chiusi definitivamente, nel buio silenzioso.

 

 

Briony si svegliò con la testa pulsante e la schiena dolente in casa sua. Non ricordava niente e si guardò intorno sospettosa.

<< Che è successo? Riesco a malapena a muovermi.... Dio che male! Merda… Dov'è Elijah? Che è successo?? >> Si chiese ininterrottamente provando a alzarsi ma la testa le girava dolosamente.

Dalla cucina comparve Caroline, che quando la vide sveglia si precipitò da lei e l'abbracciò:

“Dio mio, per fortuna ti sei svegliata! Credevo che non ce l'avresti fatta!”

“Cosa? Perchè? Che è successo?” Chiese Briony tutta confusa.

“Ti ho trovata qualche ora fa moribonda per terra nel corridoio e ho temuto il peggio! Credevo che ti avessero ammazzata...”

“Ma...” Briony non riusciva a capire ma all'improvviso ricordò tutto.

L'inganno di Klaus.

Il momento terribile in cui aveva conficcato il pugnale nel cuore di Elijah e l'aveva sepolto in una tomba col resto della famiglia...

Briony si portò la mano alla bocca per fermare le lacrime e i respiri affannosi che la stavano torturando.

Si trovava ancora più sola al mondo di quanto fosse stata fino a quel momento.

Non era possibile sostenere lo strazio che aveva provato quando aveva visto Klaus uccidere Elijah a tradimento, e quando lui l'aveva guardata negli occhi un'ultima volta.

Forse non era possibile conoscere un simile dolore e sopravvivere.

Questa volta le ferite del suo cuore non si sarebbero rimarginate, perchè lui non esisteva più. Non ci sarebbe stato più lui a sostenerla, a proteggerla e a infonderle forza. Sentiva il proprio cuore come martoriato.

Briony si aggrappò saldamente alle spalle di Caroline  e diede sfogo al pianto, fino al dolore fisico. Nessuno poteva criticarla per la sua esibita disperazione completa, e la vampira aveva capito tutto ormai.

Cullava la sorella maggiore per confortarla e le disse nell'orecchio che sarebbe andato tutto bene.

Ma Briony sapeva che non era vero, sapeva che quella fase della sua vita si stava concludendo contro la sua volontà. I lieto fine non esistono, non riflettono mai la realtà.

Perché il destino è crudele.

Tutta la gioia che ti offre alla fine te la porta via.

Era tutto iniziato come un sogno…. E finiva come un incubo che non avrebbe lasciato scampo.

 

3 MESI DOPO

Elena e Briony erano quelle che avevano sofferto più di tutti in quella storia perché avevano perso tutto, ma non si erano date per vinte e avevano cercato di darsi da fare come meglio potevano.

Da mesi cercavano di trovare Stefan, che era sotto le grinfie di Klaus, perchè aveva salvato la vita di Damon col suo sangue ma in cambio voleva la piena fedeltà di Stefan.

Briony pensava che se avrebbero trovato Stefan Salvatore, avrebbero trovato anche Klaus e si sarebbe fatta dire, con le buone o con le cattive, dove avesse nascosto il corpo di Elijah.

Ma aveva anche buone intenzioni riguardo a Stefan; non meritava di vivere la sua vita ai piedi di quel viscido di Klaus ed era giusto che tornasse a casa dalle persone che amava. Se almeno avesse aiutato Elena a ricongiunsi con lui, ne sarebbe stata felice perché il loro era vero amore.

Come quello che legava lei e Elijah.

Anche se quando rimaneva sola a casa quel vortice di dolore la inghiottiva, pensando che Elijah non era lì con lei e forse non ci sarebbe mai più stato…

Il suo cuore ne era uscito distrutto dopo quell’esperienza vissuta a casa di Klaus.

Non era così sicura di sapere come fare a respirare senza di lui.

Non era sicura di essere pronta a dire addio a tutto ciò che erano stati…

 

 

Quel giorno era il compleanno di Elena. Diciotto anni.

Caroline naturalmente si era data da fare per prepararle una festa maestosa, ma Elena non voleva festeggiare in quelle condizioni.

“Dovrebbe cercare di guardare avanti. Sono stanca di vederla sempre triste…” disse Caroline mettendo a posto tutti gli addobbi.

“Dovrebbe cercare di svagarsi, questo sì te lo concedo, ma non penso che rinuncerà a trovare Stefan senza lottare.” ripose Briony.

“Sono mesi che vi date alla caccia spietata e Elena sta soffrendo troppo perché è tutto inutile..”

“Perché dici così Caroline? Stefan non era forse tuo amico? Non ti ha aiutata quando ti sei trasformata?”

“Sì..”

“E questo è il ringraziamento? Lui ha bisogno del nostro impegno e sostegno.” Rispose decisa.

“Parli di lui o di Elijah…?”

Briony si immobilizzò di colpo. Raramente sua sorella pronunciava quel nome per paura di turbarla, ma ogni volta che pensava a lui il cuore le bruciava inesorabilmente nel ricordare quell’orribile giorno…

Respirò profondamente e disse:

Caroline… se si trattasse di Tyler, tu come ti comporteresti?”

“Farei come voi. Lo cercherei fino ai confini del mondo ma non mi deprimerei come fate voi due.”

“Non sono depressa.” Rispose  Briony per niente convinta.

“Ah sì? O stai da Elena a architettare qualche piano segreto per trovare i vostri fidanzati scomparsi o te ne stai a casa col musone e a disperarti… Se questa non è depressione…

“Sai com’è, ho dovuto pure sopportare una mezza tortura e stare a diretto contatto con quel viscido di Klaus. Non roba da poco.” Mormorò Briony fintamente ironica, anche se interiormente avrebbe preferito le mille torture dello stregone e le minacce di Klaus, piuttosto che rivedere Elijah in quelle condizioni…  “Non posso mollare Caroline…. Non posso rinunciarci…” finì a bassa voce per nascondere la sua pena.

L’ultima cosa che doveva fare era mollare e dimostrarsi vulnerabile. Elijah la stava aspettando e non poteva deluderlo. Dopo tutto quello che avevano passato, si meritavano entrambi un po’ di felicità.

“Scusami. Non volevo farti sentire ancora più triste.” Sussurrò Caroline dispiaciuta.

Ma all’improvviso la vampira disse:

“Però Elena se la passa meglio di te… insomma lei almeno ha una spalla su cui piangere e che la conforta.”

Briony sapeva a chi si riferisse. Damon Salvatore…

Il fratello di Stefan era stato molto vicino a Elena in quel periodo, forse troppo. Sicuramente covava qualche speranza che lei ricambiasse il suo sentimento.

“Damon non la sta aiutando, se ne sta solo approfittando per provarci con lei, è diverso” rispose acida.

“Ancora con questa storia?”

“Vedrai se non mi sbaglio. Se le cose continuano così, prima che Elena trovi Stefan, ci sarà un avvicinamento pericoloso tra lei e il quasi cognato. E non potrà tornare indietro.”

“La cosa comunque riguarda solo lei.”

Briony sospirò:

“Se John fosse qui….”

Inesorabilmente la ragazza pensò a John in quel momento… le mancava terribilmente e quando poteva andava a trovarlo al cimitero per cercare un po’ di conforto. John era morto per proteggere Elena, e Briony non avrebbe vanificato il suo sacrificio.

“Il tuo amico non voleva che Elena stesse con un vampiro quindi mi pare che neanche Stefan andasse bene.” replicò Caroline.

“No ti sbagli. John aveva accettato Stefan perché era un bravo ragazzo nonostante la sua vera natura, ma disprezzava Damon e aveva ragione. Lui non è una brava persona e se John ora fosse qui direbbe le mie stesse parole!”

“Ma non è qui…

Briony rispose tristemente:

“Infatti ci sono io in sua vece. Non permetterò che sua figlia si distrugga andando con un tipo spregiudicato e per nulla raccomandabile come Damon.”

“Credevo che avessi cambiato idea su di lui dopo che mi aveva salvata”

“Infatti è così. Ma i legami familiari sono sacri per me e se vedo uno che ci prova con la ragazza del proprio fratello, mentre quest’ultimo è sotto sequestro, la trovo una cosa abominevole e meschina.”

“Addirittura!”

Briony si voltò verso di lei e le chiese:

“Se tu fossi stata rapita e io nel frattempo ci provassi spudoratamente con Tyler, tu cosa diresti?”

Lo sguardo di Caroline non tralasciava dubbi.

“Ecco infatti!” rispose Briony vittoriosa.

 

 

Nel pomeriggio Briony andò a trovare Elena ma quando stava per entrare in camera sua, sentì che c’era Damon con lei.

Le stava regalando una collana. La vecchia collana che le aveva regalato Stefan.

Elena ne fu davvero felice e gli chiese se poteva aiutarla a metterla.

Briony borbottò qualcosa e bussò.

“Entra entra!”chiamò Elena dalla sua stanza.

Titubante Briony entrò e si diresse verso Elena, augurandole buon compleanno.

“Caroline ti ammazza se non vieni stasera… so che non è un bel periodo Elena, ti posso capire benissimo, ma almeno questa sera cerchiamo di… non pensare a tutte le cose orribili che ci sono successe”

“Grazie Briony. Hai qualche novità intanto?” le chiese Elena speranzosa.

Lei si incupì deglutendo. Sapeva a cosa si riferiva. Se aveva trovato un minimo appiglio per individuare Stefan.

“No purtroppo… nessuna traccia utile..”

Damon si intromise sorridendo:

“Potete lasciar perdere voi signorine? Fate lavorare me e Alaric!”

Briony gli lanciò un’occhiataccia:

“Preferisco pensarci io grazie.”

Damon alzò le mani in segno di resa e scese giù; dopo un po’ anche Briony se ne andò dalla stanza di Elena.

“Perché le dai false speranze Briony? E’ impossibile trovare Stefan.” le disse Damon guardandola fisso negli occhi in modo intimidatorio.

“Certamente non grazie a te. Dove pensi di trovare tuo fratello sentiamo? Nella scollatura di Elena forse?” gli domandò beffarda.

“Bella questa.” rispose lui ridendo.

“Le stai attaccato come un francobollo, lasciala respirare..” gli mormorò andando verso l’uscita.

“Io faccio quello che mi pare e inoltre cerco soltanto di aiutarla.”

Briony si girò verso di lui adirata:

“Tenendole nascosto che hai trovato l’ultimo luogo in cui Stefan si era recato con Klaus?”

Damon la guardò allibito.

“Credevi che non lo scoprissi? Che hai delle piste giuste per rintracciarlo? Ci sono arrivata anche io sai. Sono determinata quanto o più di te. Purtroppo però quei due si muovono rapidamente ed è difficile sapere dove si trovi ora”

“E perché non lo hai detto a Elena prima?” le chiese Damon titubante.

“Perché voglio vedere quando avrai il coraggio di dirle la verità. Ma sappiamo entrambi che è la tua occasione per provarci con lei e non te la lascerai di certo scappare. Mi sembra una soap opera scadente, i triangoli tra fratelli per la bruna di turno del liceo…” Rispose lei sovrappensiero. Spargere acido su quella situazione le permetteva di non buttarsi troppo dentro nel dramma di quei mesi. Quando soffriva così tanto e non vedeva vie d’uscita, aveva bisogno di spargere veleno altrove per sfogarsi così da pensarci in maniera minore. Una caratteristica non proprio nobile che Caroline aveva eredito da lei, anche se in maniera più allargata. D’altronde nessuno è perfetto e santo in quel mondo.

“Queste parole mi ricordano quelle di quel bastardo di John Gilbert, chissà perché! Ti avrà insegnato bene il mestiere!”

Briony si avvicinò pericolosamente a lui:

“Non hai il diritto di pronunciare il suo nome! E mettitelo bene in testa Damon: non mi fregherai con le tue moine e i tuoi falsi sorrisini. Tu e io abbiamo dei fini diversi in questa storia.”

Damon le sorrise sprezzante.

“Fai come vuoi. Tanto non troverai mai Elijah. Per Stefan ci saranno delle speranze, anche se sono minime, ma lui…. Dovresti interrogare Klaus e non penso che lui avrà la minima voglia di collaborare.” Dopo aver detto questo, Damon se ne andò.

Briony restò lì a rimuginare sulle sue parole.

Non troverai mai Elijah.”

Le venne da piangere pensando a quelle parole così realistiche e vere, ma si morse il labbro per scacciare quei pensieri.

<< Al diavolo! >>

Non doveva farlo…. Non poteva arrendersi e rinunciare a lui. Anche se l’impresa risultava impossibile, lei sarebbe andata avanti e avrebbe salvato Elijah.

A qualunque costo.

 

Quella sera la festa si svolse serenamente e senza colpi di scena imprevisti. Elena per una volta non pensò alle disgrazie che le erano capitate e cercò di rasserenarsi il più possibile.

Dopo la festa però Elena ricevette una chiamata anonima. Era Stefan.

Non aveva sentito la sua voce ma sapeva che era lui.

Avvisò subito Briony della telefonata e lei speranzosa le disse che erano vicinissime a trovarlo e non dovevano mollare.

Le scappò inoltre che aveva delle tracce su dove fosse finito negli ultimi giorni e potevano partire da lì. Elena le chiese adirata perché non glielo aveva detto prima e lei rispose che ci era arrivata seguendo le mosse di Damon, e voleva aspettare fino a quando non avesse trovato il posto esatto in cui si trovava Stefan.

Elena sentendo la verità non rispose niente e disse che l’avrebbe richiamata il giorno dopo.

Per la prima volta Briony sentì la speranza rinascere in lei. Non le importava se qualcuno la smontava dicendo che era impossibile trovare Elijah… ce l’avrebbe fatta, se lo sentiva.

Dopo tanto tempo ritrovò il sorriso.

Infine prese la macchina e andò a casa di Caroline.

Ma qualcuno da dietro gli alberi nell’oscurità, la stava osservando…

 

FINE CAPITOLO

Scusate se non ho aggiornato il capitolo in questi giorni!!

Ahah come vedete gli aspri con Damon non sono finiti e Briony sta cercando di essere una guida per Elena, come avrebbe fatto John se fosse stato vivo.

E chi sarà mai l’essere che segue Briony nell’oscurità?

Come vedete ho seguito le trame del telefilm per poi arrivare (nel più breve tempo possibile) alla liberazione di Elijah. Spero resterete con me fino alla fine J  

 

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Capitolo 23
*** La spaccatura ***


23 CAPITOLO

 

 Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere, non dobbiamo mai smettere di amarle. Le case bruciano…le persone muoiono… ma il vero amore è per sempre.

 

Il mondo è spietato.

Alla fine l’unica persona su cui si può contare, è solo su se stessi.

Perché gli altri non potranno mai capire il dolore che uno sente, potranno sempre metterti una mano sulla spalla e dire “mi dispiace”, ma le loro sono sempre frasi di congettura. Appena le dicono, ti mollano, ti lasciano, sentendosi la coscienza a posto. Però il dolore che senti è sempre lì, in agguato… e la maggior parte delle volte lo devi affrontare da solo.

Non si può mai sapere, infatti, fino a che punto puoi fidarti di una persona… fino a che punto puoi confidarti, o sperare in un suo aiuto fedele e sincero.

Perché Briony in quei lunghi mesi non lo ricevette mai.

 

Il giorno prima aveva litigato duramente con Caroline. Non avevano mai litigato così, neanche quando erano ragazzine. Questa volta la situazione era nettamente sfuggita di mano.

La Blond-Girl era stufa dei continui tentativi vani della sorella maggiore di rintracciare Elijah. Non voleva capire che non c’era più speranza? Che si stava buttando via come uno straccio solo per un semplice amore perduto? Avrebbe addirittura rischiato la vita per contrastare Klaus e questo lei non lo avrebbe permesso.

“Non lo capisci?” le gridava Caroline “E’ tutto inutile, Elijah è andato!”

Briony la guardò ferita e le mormorò a bassa voce:

“Smettila Caroline…

“No smettila tu Briony! Smettila di cercare, smettila di sperare che ritorni, smettila e basta! Elijah se n’è andato, e non tornerà mai più…devi fartene una ragione”

Briony aveva sospirato amaramente guardando fuori dalla finestra. Quante volte aveva visto Elijah fare la stessa cosa. Mettersi dietro la finestra a guardare fuori con occhi amareggiati, freddi e inquisitori. Chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lui per il resto della sua vita immortale.

Ma lui non c’era più.

Quella mancanza le trafiggeva il petto e il cuore, formandole un buco nell’anima che non si sarebbe mai più rimarginato.

Elijah era stata la prima persona in tutta la sua vita che l’aveva incuriosita, che l’aveva attratta in un modo così ambiguo…. E all’inizio ne aveva avuto paura.

Ma alla fine Elijah si era dimostrato un essere migliore più di quanto lui stesso credesse. Le sue virtù non lo facevano apparire perfetto o un eroe senza macchia e senza paura, ma soltanto un uomo. Con profondissimi sentimenti. Così riservato nel modo più seducente e di potere.

Poteva sembrare solo un’attrazione fisica all’inizio, ma non lo era.

Forse la prima cosa che aveva notato in lui era la sua bellezza regale e fiera, ma la parte morale e umana di lui era la parte che Briony amava di più.

Perché quando finalmente lui aveva rivelato il vero se stesso, il vero Elijah, non l’essere glaciale e spregevole che voleva tanto far credere, lei se ne era perdutamente innamorata.

Poiché lei non voleva far altro che questo... conoscerlo, abbassare la maschera che aveva intaccato il suo animo, sfidare a vicenda le proprie certezze e paure, schiacciare quella solitudine tetra che era tanto somigliante alla sua… il legame era tangibile, il più profondo che avesse mai instaurato con un’altra persona, sebbene appartenessero a due razze e mondi diversi.

Avevano tutti e due dei problemi e dei sentimenti repressi quando erano arrivati a Mystic Falls.

Lei aveva bisogno di lui, come lui aveva bisogno di lei.

Perché Caroline allora non riusciva a capirla? Perché non la supportava invece di scoraggiarla così?

“Io non lascerò mai perdere. Non rinuncerò mai a cercarlo.”

“Hai perso il lume della ragione Briony! Questa caccia spietata non ti porterà a niente! Niente!” urlò Caroline cercando di convincerla.

“E dovrei lasciar perdere così? Dimenticare tutto?? Smettere di amarlo? Come puoi pensare di capirmi se credi che io potrei davvero farlo dopo tutto ciò che ho provato?”

“Non posso stare qui a guardarti a braccia incrociata mentre tu diventi sempre di più una larva umana! Questa tua fissazione per Elijah ti sta distruggendo! Se papà fosse qui….”

Ma a quel nome Briony la interruppe subito e l’aggredì a parole:

“Oh santo cielo Caroline! Nostro padre ha la guerra nelle viscere, non starebbe ora a parlare come fai tu, ma andrebbe diritto al sodo! Cioè ucciderebbe il vampiro che ha rapito il cuore della sua povera figlia! Ah ma ucciderebbe anche te sai? Non sono l’unica che corre dei rischi, li corri anche tu se non stai attenta!”

Caroline ascoltò attentamente e deglutì spaventata:

“Devo dirti una cosa… ho chiamato papà.”

“Tu cosa??” Briony aveva la stessa espressione che aveva avuto John quando Damon gli aveva confessato di aver dato il suo sangue a Elena.

“Volevo farlo da tanto tempo ma non ne avevo mai il coraggio. Volevo affrontarlo dopo quella volta…. Ma ne ho avuto veramente l’occasione quando ti vedevo in questo stato. Spero che almeno lui ti faccia cambiare idea.”

“Tu gli hai detto di Elijah??” le urlò adirata e incredula.

La faccia colpevole di Caroline dimostrava tutto.

“Sei così stupida da avergli detto tutto? Dio Caroline, credevo che il tuo cervello sotto quei capelli biondi fosse maturato un po’! Che fossi cresciuta! Ma a quanto vedo la trasformazione non ha fermato solo la tua crescita fisica ma anche quella mentale!” Briony le stava urlando tutte quelle parole orribili ma non le pensava veramente. Era solo arrabbiata e ferita… perché si sentiva sola al mondo. Perché nessuna riusciva a capire il suo dolore.

“Qualcuno doveva pur prendere questa situazione in mano e io l’ho fatto!”

“Oh davvero? E pensi di aver risolto qualcosa chiamando nostro padre??” le chiese acida.

“Se mia madre ha capito quello che sono e mi ha accettata… lo farà anche papà.” Rispose quasi convinta.

E’ vero sua madre, lo sceriffo, aveva scoperto tutto grazie alla spia di Matt. All’inizio non aveva avuto una bella reazione perché si era sentita tradita e ingannata ma alla fine era riuscita ad accettare la nuova natura della figlia. Ma il padre non l’avrebbe mai fatto.

“Verrà prima la fine del mondo.” Rispose Briony in tono ironico.

“Spero che tu lo capisca che l’ho fatto per il tuo bene e per farti rinsavire.”

“No! L’hai fatto per il tuo! Hai pensato solo a te stessa perché non volevi sentirti messa da parte o disprezzata per quello che sei! Speri davvero che papà ti accolga a braccia aperte o che io segua il tuo consiglio? Andrà male in entrambi i casi, mi dispiace”

Dopo aver detto questo, Briony si girò e le voltò le spalle. La discussione era finita e non aveva più voglia di parlarle.

Caroline, capendo che la sorella era davvero arrabbiata con lei, se ne andò senza dire nient’altro.

La sorella maggiore aveva voglia di prendere a calci qualcosa, ma rimase ferma immobile in mezzo alla stanza pensando al casino che aveva combinato Caroline.

Chiamare il loro padre?? Non avrebbe mai trovato altra idea più stupida e letale!

Perché Bill poteva ritornare solo se lei o Caroline glielo chiedevano, così gli aveva ordinato Elijah. Ma lui non era un tipo pacifista e nemmeno sensibile; non avrebbe mai ascoltato Caroline e avrebbe continuato il suo piano da torturatore perverso.

Per non parlare di Elijah…. Chissà cosa le avrebbe gridato e come l’avrebbe convinta a lasciar perdere.

Ma lui non ci sarebbe mai riuscito, neanche se la frustava l’avrebbe convinta.

Briony uscì per prendere una boccata d’aria e andò nel solo luogo in cui non si sentiva esclusa o rifiutata.

 

Briony posò dei fiori freschi nella tomba di John Gilbert e di Jenna Sommers, e si sedette accanto a loro.

Anche se loro non potevano parlarle, lei sapeva che loro la stavano ascoltando e la sostenevano. Solo lì in quel luogo di morte e disperazione, riusciva a sentirsi libera e serena. Almeno in quel momento...

Le scesero delle lacrime sul viso, sfociate raramente nonostante il terribile dolore in quel tempo, e incominciò a parlare con loro.

Chiedeva perché andasse tutto storto. Perché nessuno riusciva a capirla.

Ormai non c’erano più speranze.

Damon, Elena e Alaric erano andati in alcuni luoghi dove si era recato anche Stefan con Klaus ma non ne avevano ricavato niente. Erano addirittura andati a Chicago e Elena era riuscita a parlare con Stefan. Ma non era andata bene purtroppo. Lui le aveva gridato che non voleva più vederla e che quella parte della sua vita con lei era finita.

Ovviamente erano tutte bugie per difenderla da Klaus, però Elena era tornata a casa a mani vuote e più depressa di prima.

La presa di Klaus su Stefan era molto forte perché in un colpo solo avrebbe potuto uccidere tutti e ne aveva la forza.

Briony posò la guancia bagnata dalle lacrime sulla lapide di John, e chiese a bassa voce di suggerirle qualche suo piano diabolico e geniale per fermare Klaus. Sicuramente se fosse stato vivo, lui l’avrebbe aiutata ad annientarlo… e a proteggere Elena.

Da sola non poteva fare tutto.

Maledisse Klaus per quello che aveva fatto.

Lui li aveva uccisi. Lui aveva ammazzato i suoi unici amici che aveva.

E avrebbe pagato caro anche per questo.

“Giuro su Dio che vi vendicherò. Anche se dovesse costarmi la vita lo farò. Non gli lascerò scampo!” disse Briony adirata mentre le lacrime scendevano sulle tombe grigie dei suoi amici scomparsi.

Ormai era scesa la notte e pensò che era meglio tornare a casa. Il cimitero non era un luogo così sicuro di notte.

Dopo aver guardato tristemente le tombe dei suoi amici, Briony si diresse verso casa.

Ma come le altre volte si sentiva seguita… era una sensazione strana e terribile. Però ogni volta che si girava non c’era nessuno. Niente.

Lei tuttavia riusciva comunque a percepire una presenza che la seguiva, che la osservava nell’oscurità.

Ne era sicura come adesso.

Anche questa volta si girò e guardò indietro allungando il collo, ma non c’era anima viva.

Chiuse bene a chiave la porta di casa e andò a letto.

Sola.

Con la sola compagnia delle lacrime che bagnarono il cuscino.

 

Il mattino dopo Briony fu svegliata di soprassalto da dei forti pugni sulla porta. Qualcuno stava bussando in un modo così violento che avrebbe svegliato tutto il vicinato.

Lei sapeva benissimo chi fosse.

Dalla potenza dei colpi poteva essere solo il padre.

Deglutì spaventata.

Sicuramente era venuto lì a dirgliene quattro riguardo a Elijah e a farsi dare una spiegazione esauriente per quello che era successo; i colpi aumentavano e Briony sperava che non avesse la chiave.

Andò giù titubante e ascoltò i colpi che non cessavano di battere la porta.

Era terribilmente spaventata e impaurita.

<< Questa volta mi ammazza. >> Pensò terrorizzata.

Non era mai scappata prima d’ora, aveva sempre affrontato le situazioni a testa alta, ma questa volta Briony uscì dalla porta della cantina in fretta e furia e mise in moto la macchina.

Calcolando la lentezza del garage mentre si apriva, Briony  pensò che il padre avrebbe avuto tutto il tempo per raggiungerla e fermarla, ma pregò Dio che lui non se ne accorgesse.

Per fortuna quando il garage si aprì completamente, lui non c’era pronto ad aspettarla e a riempirla di botte.

Inserì subito la seconda di marcia, il motore imprecò per lo sforzo e diede a tutto gas uscendo dal cortile, mentre il padre, accortosi dell’inganno cercava di correrle dietro urlando chissà quali diavolerie, ma alla fine rinunciò e si fermò in mezzo alla strada.

Briony cominciò a respirare normalmente quando sentì di essere al sicuro. Guidò per il paese per ore non sapendo dove andare, poichè Bill poteva rintracciarla dovunque.

Si sentì una stupida pensando di aver così paura del padre ma era una reazione plausibile, in fondo Bill nel Club dei cacciatori era conosciuto come “Il nazista anti vampiro” e non erano cose su cui scherzare.

<< Chissà se ha già parlato con Caroline… >> Pensò titubante e il termine “parlare” non era proprio esatto, visto che stava già pensando al peggio.

Andò a casa di Elena pensando che almeno lì per il momento poteva sentirsi al sicuro.

Elena, vedendo il volto sbiancato e terrorizzato di Briony, la fece entrare subito chiedendole cosa fosse successo.

Briony le spiegò tutto in pochi minuti e anche Elena sbiancò, visto che nemmeno lei sapeva dell’arrivo di Bill.

“Caroline ha avuto la brillante idea di chiamare nostro padre.”

“Ma scusa Elijah non gli aveva proibito di tornare?”

“Solo nel caso in cui una di noi due l’avesse richiamato… e ora è qui Elena. Me lo sono ritrovato dietro la porta di casa e per la prima volta ho avuto una paura terribile e sono scappata via di corsa con la macchina.”

Elena sorrise pensando a come si fosse defilata a tutto gas per sfuggire all’ira di Bill, ma ritornò seria:

“Pensi davvero che vi farebbe del male..? Voi siete le sue figlie..”

“Dopo quello che ho visto posso pensare di tutto”

All’improvviso il cellulare di Elena vibrò. Era Caroline.

“Care? Stai bene? Briony mi ha raccontato tutto!” disse Elena mettendo il vivavoce.

“Si sto bene… ho parlato a lungo con mio padre. E Elena non ci crederai ma lui mi ha ascoltata senza interrompermi, mi ha detto che gli dispiaceva per quello che mi aveva fatto ma pensava che fosse per il mio bene, così lui non mi avrebbe uccisa… L’ho trovato davvero sincero.”

Briony rise sotto i baffi.

“Papà si è scusato??” chiese incredula.

Briony? Ci sei anche tu?” domandò Caroline che non si era accorta del vivavoce.

“Scusami sorellina ma dai colpi che infieriva sulla mia porta non penso che nostro padre sia di buon umore… l’hai per caso soggiogato?”

“No non ce n’era bisogno… era davvero dispiaciuto per quello che mi aveva fatto.”

“E riguardo a quell’altra cosa…?” chiese titubante.

“Ha detto che ne avrebbe parlato con te”

“Ah be è così… con te fa il buono paparino e con me diventa una specie di killer.” rispose in tono ironico.

Caroline sospirò e disse:

“Vengo da voi ora.”

 

Dopo una mezz’oretta Caroline bussò alla porta. Ma non era sola.

Bill entrò senza neanche essere invitato.

Briony, dopo aver scorto il viso del padre che la stava fissando per nulla impietosito, quasi si soffocò con l’acqua che stava bevendo e indietreggiò spaventata, lanciando un’occhiataccia a Caroline.

Figliola… voglio solo parlare con te” disse Bill avvicinandosi piano.

“Davvero?” rispose pensierosa, cercando fuggiasca un’altra uscita secondaria in casa Gilbert.

“Non ti farò del male. Voglio solo parlare” mormorò lui piano con gentilezza.

Briony sospirò e si arrese:

“Dimmi allora”

“Ho già parlato con tua sorella di quello che è successo… mi dispiace ma mi sembrava l’unico modo per aiutarla…

“Non si può aiutarla, soprattutto in quel modo. Ormai è così.”

“Non posso dire che la situazione mi piaccia anzi penso che cambierà per sempre le nostre vite. Ma Caroline mi ha detto che non fa del male alle persone e le credo… anche se non penso che potrò mai accettarlo…” rispose scuotendo la testa.

“Mi dispiace…” sussurrò Caroline debolmente.

“Tua sorella mi ha anche parlato del vampiro che stai cercando…

Briony lo guardò negli occhi sospettosa. Ovviamente era questo il discorso dove voleva andare a parare. Per Caroline ormai non poteva più fare niente, ma per lei…

“Possiamo parlare in privato?” chiese Bill guardando sia Elena sia Caroline. Le due titubanti lasciarono la stanza, sperando che andasse tutto bene.

Quando furono rimasti soli, Briony lo guardò sprezzante:

“Cosa ti sei portato per punirmi? Una motosega? Una spada?”

“Non scherzare… non potrei mai farti del male. Ma sono preoccupato, Briony. Caroline mi ha detto che non sei più tu da quando hai conosciuto quel vampiro. Però posso aiutarti, sono sicuro che ti ha soggiogato… quel bastardo deve averti impresso il suo potere … è Un Originario e ci si può aspettare di tutto.” rispose duramente chiudendo i pugni della mano.

“No papà... Non sono mai stata soggiogata, quello che ho provato e che provo ancora è reale.” Rispose lei sincera e senza remore.

Il viso di Bill cambiò repentinamente. Prima cercava di apparire sereno e calmo ma adesso il suo volto si stava gonfiando dall’ira e dalla rabbia. Quegli occhi terrificanti sputavano sangue e veleno.

“Non è possibile. Mia figlia non può amare un vampiro! Soprattutto un Originario, il peggiore di tutti! No no, devi esserci una spiegazione per forza…” gridò in preda alla collera.

“So che per te è incomprensibile da capire ma non serve trovare una spiegazione razionale per queste cose, papà.” Rispose lei semplicemente.

Lui la guardò negli occhi inferocito:

“Quindi vuoi dirmi che è vero? Che ami un vampiro e stai rischiando la tua vita per rintracciarlo??” Ormai Bill non aveva più ossigeno nei polmoni dallo sforzo che faceva mentre urlava.

Ma niente lo deluse di più del volto colpevole della figlia.

Quella stupida si era innamorata di un vampiro… proprio lei!

Bill si sentì beffato e un’ondata di sangue gli montò alla testa. Perse il controllo e all’improvviso le diede uno schiaffo così forte da farla capitolare per terra. Briony stramazzò senza un grido.

“Non ho cresciuto una figlia per farla innamorare di un vampiro come una stupida senza cervello! Ascoltami bene signorina, se non ti fermerai tu di tua spontanea volontà e deciderai di lasciar perdere, bene; se no ci penserò io stesso a farti ritornare a posto il cervello, che si è completamente fottuto!” le gridò Bill avvicinandosi a lei pericolosamente.

“E cosa farai sentiamo? Mi riempirai di botte fino a quando non cederò?” gli domandò cercando di fermare il sangue che scorgeva dalla bocca. Restava per terra, debole, ma cercando di fronteggiare il padre. Per tutta la vita lui le aveva imposto il suo stile di vita e i suoi principi. Anche adesso.

“Ti ho cresciuto bene Briony, non farmi rimpiangere tutto il lavoro svolto; non ti permetterò di andare avanti in questa folle tresca amorosa!”

Papà…” sussurrò lei debolmente alzandosi “Tu non lo conosci. Non è come gli altri vampiri che hai cacciato e ucciso… lui…” Lui è Elijah, avrebbe voluto dire, ma come spiegare questa consapevolezza dei fatti a uno sconosciuto? “Renditi conto che non potrei provare ciò che sento senza un buon motivo. Non sto vaneggiando o sotto un incantesimo. Non potrei andar avanti su questa strada senza essere convinta di ciò che ho visto. Ti prego di prendere almeno in considerazione questo perché non puoi giudicare senza prima esserti messo nei miei panni. E potrai trovarlo inconcepibile ma io sono tua figlia e quella persona, lui, mi ama.” Esclamò l’ultima parola con una sincerità commovente, decisa e piena di verità, sperando di convincerlo così della sua buona fede.

Ma questo fece imbufalire Bill ancora di più e fu quasi sul punto di darle un altro schiaffo.

“Non devi neanche pronunciare quella parola… è della tua vita che stiamo parlando! Hai intenzione di buttarti via così? Di dire addio al brillante futuro che il destino aveva in serbo per te?” le urlò adirato.

Briony gli rise allora in faccia:

“E quale futuro? Rintanata a Seattle con la paura costante di essere aggredita da un vampiro? Papà io ora sto bene! Ho superato le mie paure! Non credi che anche io abbia avuto paura, che non avessi delle reticenze ad avvicinarmi ai vampiri dopo quello che era successo…? Ma ho capito che in fondo… ho superato delle barriere che tu con i tuoi paraocchi non puoi neanche immaginare, ho intrapreso delle esperienze con la razza che tu odi che mai mi sarei aspettata di definire incredibili, a tal punto da farmi scoppiare il cuore, e del tutto umane. Sì, papà ecco la parola che non vuoi sentire e che hai sempre negato riguardo a loro… ma io ho visto che alcuni di loro possono esserlo, che possono offrire qualcosa di assolutamente bellissimo e senza eguali…Briony scuoteva ininterrottamente la testa con gli occhi lucidi, come se il suo animo stesse andando a sbattere contro la colonna che rappresentava gli ideali del padre e che il suo corpo cercava in tutti i modi di sfondare. “E con me è successo proprio con lui. Non ti chiedo di smettere di essere un cacciatore ma di..”

“No no, ho ascoltato anche troppo delle tue blasfemie!” gridò incollerito Bill alzando il braccio. “Tutto ciò che dici è surreale, renditi conto tu di questo. Non siamo nel mondo delle favole. E in questa realtà gli umani stanno contro i vampiri! Spero che il tuo cervello rinsavisca Briony. Ho accettato il fatto che tu non volessi diventare una di noi ma questo… non lo posso accettare! Mia figlia non starà con un Originario! Lo ucciderò io stesso prima che tu lo trovi!!” gridò Bill fuori di sé.

Il suo orgoglio di cacciatore era ferito. Non c’era niente di più meschino che avere all’interno della famiglia uno scemo che si faceva incantare dal fascino dei vampiri…

Briony strabuzzò gli occhi terrorizzata.

“Non ce la farai…” rispose decisa.

“Quando uno è dettato dalla disperazione può fare qualunque cosa. E se non mi obbedirai…” Lasciò la frase in sospeso, convinto che lei avesse capito e si girò pronto ad andarsene.

Fu fermato dalle grida di Briony che, giunta a quel punto senza arrivo e ritorno, decise di sfogare tutto ciò che aveva represso e lasciar impresse quelle parole su tutto ciò che le era attorno:

“Sei un mostro papà! Sei un irascibile, dittatore, testardo che pretende sempre di dettar legge sulla vita altrui! Ma sai che ti dico? Basta ora. Sono tua figlia, non una tua creatura a tuo viso e somiglianza, anche se lo vorresti! Parli tanto dei vampiri, che non possiedono più un’anima, che sono delle bestie! Ma qui l’unico mostro sei tu!”

Dopo aver dato sfogo alla sua frustrazione, Briony lo guardò un’ultima volta in maniera dura, senza rimorsi, e salì le scale in fretta rintanandosi in camera di Jenna. Cercando grigia solitudine.

Bill nel frattempo aveva ascoltato attentamente ma non diede peso alle parole dure della figlia. Prima o poi lei avrebbe capito la verità, come stavano veramente le cose…

Sapeva che era difficile, soprattutto perché Briony non era così forte come aveva sempre pensato. Ma la situazione stava degenerando… innamorata di un vampiro?? Non conosceva una punizione peggiore. Però presto tutto sarebbe cambiato… quando avrebbe scoperto la verità. E allora…

Ripose la sua fiducia e la speranza proprio su quello.

 

La notizia che Bill Forbes era tornato arrivò alle orecchie di Damon Salvatore, che non si tranquillizzò per niente pensando che quel pazzo torturatore fosse in giro a Mystic Falls.

Non poteva di certo star lì con le mani in mano perché quell’uomo era una bomba a orologeria pronto a esplodere.

E se non fosse tornato dove era venuto con le buone, ci avrebbe pensato lui stesso.

 

 

Quella sera Caroline incontrò sua sorella nel giardino della casa dei Lockwood per parlare del padre e chiedere cosa fosse successo in sua assenza.

“Te lo spiegherò in poche parole… Nostro padre è completamente fuori di testa.”

Caroline la guardò preoccupata chiedendole cosa era accaduto.

“Semplicemente lui odia i vampiri con tutto se stesso! Ce l’ha nel sangue e non può cambiare! Se pensi che lui ti abbia accettata, sei fuori strada…

Caroline la fissò dispiaciuta e rispose:

“Invece lui non mi farà più del male… l’ho visto nei suoi occhi, Briony: quanto gli dispiaceva per quello che mi aveva fatto.”

“Forse è vero, qualunque padre dovrebbe sentirsi così. Ma non lo voglio qui… voglio che se ne vada.”

“Non puoi scappare da lui per sempre Briony.”

Briony sospirò ma non rispose. Avere vicino il padre non le metteva per niente serenità né tranquillità, soprattutto dopo quello che aveva detto.

Se Bill diceva una cosa, la metteva in atto.

E ora lei doveva pensare pure alle manie anti-vampiresche di suo padre. Prima o poi il cervello le sarebbe scoppiato. Così come prima aveva fatto il cuore.

 

Damon Salvatore trovò Bill Forbes a casa Lockwood e gli chiese se potevano parlare in privato.

“Bene bene. Il papà persecutore è tornato” esclamò divertito chiudendo la porta.

“E tu dovresti essere Damon Salvatore. Il capo del consiglio nonché vampiro centenario. Il consiglio deve essersi proprio rimbecillito per non aver scoperto chi tu fossi veramente. Ma ora le cose sono cambiate”

“No, le farò cambiare io. A partire da te!” Damon gli prese la testa con ferocia fra le mani e lo guardò negli occhi.

“Ti dimenticherai tutto. Te ne andrai da questa città e non tornerai mai più” Lo stava chiaramente soggiogando, ma Bill non faceva una piega.

Che avesse preso la verbena?

“Ok cowboy. Aspettiamo qualche ora e ti rispedirò da dove sei venuto”

“Non funzionerà” rispose l’uomo deciso.

“Come?”

“Non puoi soggiogarmi. Mi sono addestrato per decenni per avere il pieno possesso della mia mente. Non prendo verbena perché è la mia testa che mi protegge da voi.”

Damon gli sorrise diabolico.

“Lo vedremo”

“Sai se magari usassi anche tu quel poco di cervello che ti è rimasto, forse le mie figlie non si troverebbero in questa situazione.”

“E tu sai invece che ho altri modi per fartela pagare oltre il soggiogamento?”

Damon lo morse nel collo con avidità e Bill cercò di resistere ma il vampiro era molto più forte di lui. Sembrava stesse per cedere quando arrivò Caroline in sua difesa e spinse Damon contro la parete per liberare il padre.

Poi lei si morse il polso per dare il suo sangue a Bill, così la ferita sarebbe guarita.

“No, non lo voglio” rispose lui disgustato arretrando di qualche passo.

“Non fare il bambino!” Rispose decisa Caroline mettendogli a forza il polso nella bocca per farlo bere.

“Hai scelto il momento sbagliato per fare a botte” disse Damon rialzandosi.

“Vattene Damon” rispose Caroline senza neanche guardarlo.

Ma lui non ne aveva minimamente intenzione e passò al contrattacco,  buttando Caroline sopra a un tavolo e la prese per la gola:

“Sono più forte di te ragazzina”

“Sì ma io sono più incazzata!” Caroline respinse il colpo e gli diede una grossa testata, che lo fece vacillare di sorpresa, e approfittò di quel momento per portare via il padre.

Anche Briony entrò in casa in quel momento e domandò paralizzata cosa stesse succedendo.

“Damon mi ha attaccato” disse Bill allo stremo delle forze.

“Che?” chiese shockata Briony andando subito da Damon a passi spediti.

“Cosa credi di fare? Me la vedo io con mio padre, tu devi stare al tuo posto!” gli gridò entrando nella stanza dove si trovava il vampiro.

“Ma tu guarda… e io che pensavo di sistemare le cose.” Rispose lui sorridendole in maniera maligna e mettendosi a posto la giacca.

“Non le sistemerai uccidendolo! E perché non l’hai semplicemente soggiogato?”

“Dice che non posso farlo… che ha una specie di copertura mentale.”

Lei lo guardò allibita.

“Cosa? E’ impossibile. Elijah lo ha soggiogato quella volta..”

“Lui era un Originario.”

“Ad ogni modo ci penserò io alla mia famiglia! Tu non devi entrare nelle nostre questioni private, se c’è qualche problema vieni prima a dirlo a me! Non puoi comportarti così come un forsennato!”

Damon sbuffò infastidito:

“Fate come vi pare. Se lui creerà dei problemi sarà solo colpa vostra.”

“Infatti ci penserò io. Tu pensa solo a trovare Stefan.”

 

Dopo aver detto questo, Briony uscì per andare da Caroline, che stava sorreggendo il padre.

“Come sta?”  chiese guardando la sorella.

“Si sta riprendendo. Gli ho dato il mio sangue”

Briony guardò incredula il padre perché non avrebbe mai pensato che acconsentisse.

“Quel tipo è pazzo.” Sussurrò suo padre aprendo gli occhi.

“Non condivido il modo in cui ti ha aggredito perché non aveva il diritto di farlo. Ma su una cosa ha ragione. Devi andartene papà, nessuno ti vuole qui.”

Briony…” Caroline cercò di fermarla ma lei continuò.

“Ce la possiamo cavare anche senza di te. Se tu resti… io non ce la farò a restare serena e tranquilla. Mi creerai solo problemi papà.” Disse sconsolata e senza forze ormai.

“Non lascerò le mie figlie nelle mani di quei cretini del consiglio.” Rispose lui deciso.

La figlia maggiore si inginocchiò davanti a lui e gli disse dolcemente:

“Lo possiamo gestire papà… ce l’abbiamo sempre fatta anche nel peggiore dei casi. E Caroline ora sta bene. Sta imparando a convivere con la sua natura ma se tu resti qui… noi non potremo vivere in pace se prima tu non cambi atteggiamento.”

“Non posso lasciarvi sole.”

“Se tu ci vuoi bene, lo farai. Noi dobbiamo seguire la nostra strada, papà! Che tu lo voglia oppure no. Se avremo bisogno in futuro, ti chiameremo va bene? Ma ti prego basta con le solite farneticazioni sull’uccidere vampiri, che sono il male del mondo eccetera eccetera. Non capisci che con noi sei terribilmente fuori luogo e di cattivo gusto? Ti prego… non ti voglio negare i tuoi diritti di padre, né tantomeno morto… ma non costringermi di sottostare alla situazione che tu vuoi crearmi intorno…

Bill la guardò allora in viso sinceramente colpito, come se solo ora fosse riuscito a capire il problema emotivo della figlia, la sua frustrazione. Ma cosa poteva fare lui altrimenti? Proprio perché le voleva bene, che doveva farle aprire gli occhi.

Ma ora mentre guardava il volto sconfortato della figlia che aveva sempre protetto, pensò umanamente che credeva di ricevere solo il suo odio e disprezzo dopo quel giorno e invece con quelle parole lei risultava una persona migliore di lui. Ancora una volta.

Però non poteva lasciar perdere…

“Non credere che cambierò idea sul tuo vampiro. Non voglio che tu stia con lui. Tu sei mia figlia!”

“Ma sono grande ormai per decidere da sola. E se non vuoi farlo per me, farlo per lei.” Disse rivolgendosi a Caroline “Non credo che a mia sorella faccia bene la tua presenza dopo quello che le hai fatto.”

Bill non osò replicare sentendosi colpevole, e anche Caroline restò zitta con sguardo visibilmente afflitto.

Briony sospirando se ne andò da casa Lockwood con la testa in panne. Finalmente aveva detto quello che pensava al padre e sperò che lui avesse recepito il messaggio.

Non voleva fargli del male ma per tutti era meglio che se ne andasse, perché avrebbe creato solo problemi e non le avrebbe fatto bene. Come erano cambiate le cose da quando era bambina… un tempo era molto più semplice, anche se non aveva mai avuto sua madre al suo fianco. Nonostante alcune difficoltà aveva avuto un’infanzia come tutte le altre… sebbene se lei sentisse sempre un buco scavarle nel petto nel ripensarci…

Briony camminò nel giardino dei Lockwood, cercando di svuotare la mente da quei pensieri tortuosi, ma ancora una volta sentì una presenza alla sue spalle, questa volta più nitida. Sentiva il vento freddo sfiorarle i capelli e tremò pensando che ci fosse qualcuno di pericoloso dietro di lei.

Facendosi coraggio si girò prontamente, ma come al solito non c’era nessuno… Non poteva essere diventata pazza, era sicura che ci fosse qualcuno.

Quand’ecco che si girò e si ritrovò davanti a lei, faccia a faccia, una donna.

Non l’aveva mai vista prima d’ora e aveva un aspetto inquietante al chiaro di luna: aveva i capelli neri lunghi e gli occhi scuri. Era molto alta, sul metro e 75 e aveva la pelle abbronzata.

Briony deglutì pensando che fosse un vampiro, ma la donna misteriosa parlò per prima scandendo bene le parole: “Ciao Briony.”

Lei sussultò stando all’erta. “Come sai il mio nome? Chi sei?”

“E’ inutile che cerchi nella borsa il tuo paletto di legno, Briony. Non sono un vampiro se è questo che vuoi sapere”

Stranamente il suo tempismo e la sincerità di quelle parole la convinsero, e Briony lasciò andare la mano nella borsa. Ma era comunque reticente riguardo a quella misteriosa donna. Cosa voleva da lei?

“Perché mi segui? Sei una schiavetta di Klaus?”

Lei sorrise:

“Tutt’altro. Sono qui per aiutarti; sono un’amica di tua madre”

Briony la guardò sorpresa e scoppiò a ridere.

“Oggi è la giornata della rimpatriata familiare! E cosa vorrebbe da me mia madre?? Sono anni che non la sento”

“Ma non passa giorno che lei non pensi a te” rispose la donna tristemente.

“Si è sempre disinteressata a me in questi anni e non riesco a capire il perché si faccia viva proprio ora” In realtà Briony sospettava benissimo il motivo per cui si rifaceva viva. Forse anche lei voleva farle la ramanzina su Elijah.

Non ne aveva avute abbastanza?

“Lei non è qui. Sono venuta di mia spontanea volontà, per offrirti il mio aiuto.”

“Ah si? E dovrei crederti? Potresti essere un’alleata di Klaus venuta qui per fregarmi, cosa ne posso sapere io se tu sei sincera o no?” rispose Briony sospettosa.

“Non ti posso dare delle prove concrete Briony, ma ti posso giurare che io non ho nulla a che fare col fratello dell’uomo che ami.” Rispose la donna con uno strano tono.

Briony indietreggiò guardinga.

“Tu sai troppe cose per i miei gusti, mentre io non so niente di te.”

“Possiamo parlarne a casa tua se vuoi.” Mormorò in tono innocente.

“Invitarti a casa mia? Non sono stupida!” disse non ancora convinta che lei non fosse un vampiro.

“Non ho mai detto questo. Se vuoi ci possiamo vedere in un semplice bar domani mattina. Credimi voglio solo aiutarti.” Rispose la donna guardandola profondamente negli occhi. I suoi occhi erano così convincenti che quasi Briony non riuscì a sostenerli.

La ragazza le chiese a bassa voce:

“Chi sei tu?”

La donna misteriosa sorrise agghiacciante e allargò le braccia mormorando parole senza senso. All’improvviso comparve un cerchio di fuoco spaventoso che stava per inghiottirle, ma prima che accadesse lei abbassò le braccia e magicamente il fuoco si spense da solo.

“Credo che tu l’abbia capito” rispose sorridendole innocentemente.

Una strega. Ovviamente.

Briony era rimasta senza parole e non osava dire niente. Da quando sua madre frequentava delle streghe? Era sempre stata una tipa solitaria e non incline a fare amicizia.

“Mi farò viva io” rispose la strega dileguandosi nel nulla.

Lasciando Briony più confusa che mai.

E il buco iniziava a spaccarla… ricolmo da bruttissime sensazioni.

 

 

Intanto a casa Lockwood era arrivata pure Elena per fronteggiare Damon. Non poteva comportarsi come un pazzo e fare finta che non fosse successo niente. Prima aveva ammazzato Alaric, anche se aveva l’anello ed era resuscitato, ma comunque non avrebbe dovuto farlo. E ora aveva tentato di uccidere il padre di Caroline. Doveva dargli una calmata e subito.

“Damon perché ti comporti così? Non puoi farlo, non ora, non con me vicino!” Gli Urlò Elena ferita.

“Elena ora smettila! Io non sono Stefan, io non potrò mai essere come lui. Io sono così” gridò lui infericito.

“Beh dovresti cambiare atteggiamento”

“E tu che mi dici Elena? Che stai ingannando Briony in quel modo… proprio tu che ti definisci l’eroina dell’amore!” rispose lui sorridendo come una canaglia.

Lei deglutì sentendosi in colpa.

“Sto solo facendo quello che è giusto….”

“Vallo a dire a Briony allora!”

“Non glielo dirai spero…

“Se mi va… dopo come mi avete trattato dovresti aspettartelo!” rispose diabolico.

“No Damon. No!”

Ma ormai anche Damon era sparito. E quando Damon era incazzato poteva fare di tutto.

 

 

Il giorno dopo Briony ricevette una chiamata dalla sorella che le diceva che il padre aveva acconsentito a partire subito per il bene di tutti, ma chiedeva solo di dire addio alle figlie.

Briony non si sarebbe mai aspettata che il padre accettasse così senza fare storie e si vestì in fretta.

Incontrarono Bill nel centro della città che stava per prendere un taxi.

Si avvicinò lentamente alla figlia minore e l’abbracciò forte, chiedendole di nuovo scusa.

Caroline stava piangendo e disse che ormai era tutto passato, che lo perdonava.

Quando arrivò il momento di Briony, Bill restò un attimo a fissarla indeciso sul da farsi.

Anche lei lo guardava immobile, non volendo fare la prima mossa.

“Figliola, spero che tu abbia capito quello che ti ho detto. Stai percorrendo una strada pericolosa e che ti costerà caro… non è quello che volevo per te.”

Briony si morse le labbra senza replicare.

Bill guardò entrambe le figlie e sorrise:

“Non è un addio questo. Ritornerò quando avrete bisogno di me. Sono vostro padre e per voi ci sarò sempre.”

Caroline tratteneva a stento le lacrime per il genitore, mentre Briony era rimasta fredda come il ghiaccio.

Bill si avvicinò alla figlia maggiore e l’abbracciò prima di salire in macchina; lei non se l’aspettava visto che il padre non era un tipo molto caloroso ma comunque ricambiò l’abbraccio in modo un po’ goffo.

Come le aveva detto Elijah tempo fa, la famiglia è la cosa più importante per ognuno di noi, anche se ti ferisce, anche se ti fa star male più di ogni altra cosa. Ma alla fine non ti abbandona mai.

Ovviamente c’erano delle eccezioni come nel caso di Klaus e di sua madre.

Ma all’improvviso la stretta del padre si fece più dura e micidiale, allora Briony cercò di guardarlo in faccia in maniera interrogativa e confusa, tuttavia lui si avvicinò fulmineo al suo orecchio. Aveva una voce terrificante e diabolica.

“Non credere che lascerò perdere la tua storiella folle con quel vampiro. Non ti permetterò di buttare la tua vita così, anche se mi implorerai di non farlo. Ricordati, non puoi sfuggire al tuo destino Briony.”

La mora restò a bocca aperta e non rispose, paralizzata da quelle parole così dure.

Con un sorrisetto lui si staccò da lei e si precipitò per andare dentro al taxi.

Briony non disse nulla per non turbare Caroline ma era rimasta profondamente ferita: suo padre non perdeva tempo per denigrarla e ordinarle cosa fare.

E ancora con quella storia del destino! Che se lo ficcasse in quel posto il destino!

Adirata non guardò neanche in faccia il padre mentre si girava verso Caroline, la quale lo aveva chiamato dicendogli che sarebbe stata bene, che la sua vita da vampiro non l’avrebbe cambiata.

Lui la guardò sinceramente dispiaciuto ma le rispose:

“Non starai mai bene.”

E così Bill Forbes entrò nel taxi e se ne andò da Mystic Falls, lasciando dietro di sé una scia di ghiaia e fumo.

Briony, mormorando qualcosa d’incomprensibile, si girò dall’altra parte. Sapeva che prima o poi sarebbe ritornato…. Per sua sfortuna.

“Sei contenta ora?” le domandò ad un tratto Caroline adirata.

Briony si girò non capendo perché fosse arrabbiata proprio con lei.

“Come dici?”

“L’hai spinto tu ad andarsene! Poteva rimanere e rimediare a quello che aveva fatto!” le urlò Caroline frustrata.

“E come? Ordinandoci cosa fare per il resto della nostra vita? Nostro padre non è mai stato un tipo a posto Caroline e l’hai provato sulla tua pelle” replicò Briony.

“Tutti noi commettiamo degli sbagli…

Briony non voleva dirle della chiacchierata “amichevole” che lei e il padre avevano appena fatto, per paura di ferirla e di farle vedere chi in realtà fosse suo padre.

Così disse solo:

“E’ meglio così fidati. L’ho fatto per il tuo bene, così non ti saresti ritrovata un’altra volta in una camera oscura delle torture”

Caroline la guardò con le lacrime agli occhi.

“Stai mentendo anche tu Briony. Lo hai fatto solo per te stessa invece! Così papà non ti avrebbe rotto le uova nel paniere nel tentativo di cercare Elijah!”

Lei le sorrise agghiacciante. Fredda.

“E’ vero. Lo ammetto. Principalmente l’ho fatto per me stessa perché non mi sento a mio agio con lui vicino.”

Poi il suo tono si addolcì nell’avvicinarsi alla sorella: “Ma nonostante tutto ho pensato anche a te Caroline. Io penso sempre al tuo bene.”

“Sì come no. Portandomi via mio padre come se fosse un farabutto o un criminale?”

Il sangue le arrivò alla testa e Briony non resistette più.

“Senti Caroline, tu non hai mai vissuto con lui perché tua madre l’ha mollato subito visto che si è accorta che non aveva tutte le rotelle a posto; mentre io ho vissuto con Bill per 18 anni. So come è fatto e non è un padre di cui vantarsi! Se vuoi stare con lui, parti e inseguilo!” rispose acidamente e senza un minimo di rimpianto.

Caroline la guardò paralizzata dalla sorpresa e scosse poi la testa.

“Non mi ero accorta che l’animo ti si fosse indurito fino a questo punto.”

Dopo di che se ne andò lasciando Briony a sbollire la rabbia.

<< Ma tu guarda che roba! Io la difendo, io la proteggo, e questo è il ringraziamento! L’animo mi si sarebbe indurito? Per forza dopo tutte le disgrazie che ho passato… se lei mi capisse veramente non mi avrebbe mai parlato in quel modo… >> Pensò Briony fra sé e sé.

All’improvviso si trovò davanti Damon Salvatore che guardava la scena divertito e stava addirittura per fare un applauso.

“Vedo che sei riuscita a farlo partire. I miei complimenti!”

Briony si strinse nelle braccia e non disse niente.

“Tuo padre mi ha fatto innervosire parecchio e mi ha pure fatto litigare con Elena! Dice che non dovevo comportarmi così perché devo essere buono! Ma io non sono Stefan.” disse agghiacciante.

“Ovvio che no. Sei solo un tipo senza scrupoli e per fortuna anche Elena se n’è accorta. Ma tranquillo ti teniamo così come sei.”

Damon sbuffò adirato per tutta quella situazione incresciosa e confessò tutto:

“Sono stanco di sopportare tutto questo! Che soltanto io devo essere odiato da tutti mentre gli altri fanno i santarellini! L’ho accettato troppo a lungo ma adesso basta!”

“Che intendi? Non ce la fai a fare la parte dell’eroe?” gli chiese lei in tono ironico.

“Qui nessuno è un eroe, Briony. Sotto sotto i tuoi amici sono come me, ma non vogliono ammetterlo.”

“Ma stai zitto.” mormorò lei sorridendo tra sé e .

“La sai la verità invece? Tu sei stata ingannata Briony, fin dall’inizio!”

“Che stai dicendo? Non farmi scherzi Damon.” Lo guardò lei incredula, immobile ma anche tremolante.

“Sono un farabutto ma sono anche sincero. Elena, tua sorella e tutti gli altri invece ti hanno presa in giro! Ti hanno fatto credere di voler ritrovare il povero Elijah e liberarlo dalle grinfie di Klaus, ma non è così. La cara Elena ti sta usando solo per arrivare a Stefan e quando l’avrà trovato, adios Elijah! Devi capire che non possiamo permetterci di far arrabbiare Klaus ancora di più e lui non ti dirà di certo dove ha messo Elijah! E non possiamo rischiare la vita solo per i tuoi desideri, mi dispiace.”

Cosa…?” 

Briony era rimasta paralizzata dallo shock. Non riusciva neanche a parlare, come se fosse stata inchiodata da un traffico assurdo senza accorgersene.

“E’ esatto. Nessuno vuole rischiare per quel traditore! Per me si merita di stare dentro quello tomba dopo come si è comportato con noi. Inoltre se Elijah si risvegliasse, risveglierebbe anche il resto della sua famiglia e non possiamo tenere a bada altri 6 Originari affamati e terrificanti come Klaus. Che posso dirti Briony… non sei l’unica che viene accoltellata alle spalle!”

“Elena mi ha sempre fatto credere di essere dalla mia parte… che avremmo trovato sia Stefan che Elijah insieme…” mormorò come in trance.

“Ovviamente era tutta una copertura per avere il tuo aiuto. Elijah deve restare nella sua bella tomba e tutti quanti erano d’accordo con me.” Rispose lui sincero.

Caroline….” All’improvviso Briony pensò alla sorella. A quando tentava sempre di convincerla a lasciar perdere Elijah… era per questo! Perché nessuno voleva che ritornasse!

“Sei ferita, oh mi dispiace! Penso che potremmo consolarci a vicenda, in fondo io sono stato bandito dalla città per i casini che ho combinato e dicono che dovrei staccare un po’! E tu sei stata ingannata dalle persone che dicevano di volerti bene. Che bella coppia siamo!” disse divertito.

“Taci.” Mormorò acida Briony voltandogli le spalle.

“Vorrà dire che me ne andrò solo soletto!”

Damon così se ne andò trionfante dalla città. Aveva appena dimostrato che nessuno poteva mettergli i piedi in testa e offenderlo in quel modo.

Le sue parole aveva ghiacciato l’animo già irrimediabilmente ferito di Briony.

 Lei infatti si sentiva ferita... non come quando aveva scoperto la verità su Caroline, perché in fondo gliel’avevano taciuto per risparmiarle uno shock, ma questa volta era stata ingannata esclusivamente per farle del male e soffrire proprio al centro del petto.

Era stata usata. Le avevano fatto credere che l’avrebbero aiutata a ritrovare Elijah e invece… nessuno era intenzionato a farlo. Nessuno voleva aiutarla… Tutti le voltavano le spalle…

Per vile vigliaccheria!

E sua sorella che un minuto prima l’aveva accusata di essersi indurita l’animo… erano loro i malvagi! Erano loro che avevano un cuore duro come la pietra, non lei!

Lei che si era sempre prodigata per difenderli e aiutarli! Si era fatta in quattro per sostenere Elena dopo la morte di John e Jenna, e questo era il ringraziamento?

Dio, se non ci teneva così tanto a John, a quest’ora sarebbe andata da Elena e gliene avrebbe dette di tutti i colori…

Ma Briony restò lì in mezzo alla città.

Sola. Immobile. Assediato dal suo dolore.

Non restava altro che piangere ma stranamente non ci riusciva…

Forse aveva ragione John. Come sempre. Alla fine solo lui l’avrebbe sopportata per il suo carattere troppo istintivo, ma purtroppo lui non c’era più…

Era sola in quella guerra… e Elijah era più lontano che mai. Non sentiva più neanche il cuore nel petto da quando lui aveva smesso di esistere. E le speranze si affievolivano ogni giorno, portate via come un soffio di vento.

Cosa aveva fatto di così sbagliato per essere abbandonata da tutti?

All’improvviso vide davanti a sé quella strana donna che aveva visto ieri sera. Le fece segno di venire da lei e Briony andò così verso la sua direzione.

Ormai cosa aveva da perdere?

“Ti vedo shockata. Che è successo?” Le chiese la strega fissandola, anche se il suo tono pareva disinteressato.

“Niente che ti riguardi. Allora dimmi… cosa sai di me?”

“So tutto visto che sono amica di tua madre come ti ho detto ieri… ma non sono tua nemica, Briony. Sono venuta qui solo per aiutarti. Sono una strega e il mio aiuto può farti comodo più di quello che possono offrirti i tuoi amici umani”

“Il loro aiuto non mi servirà granché.” rispose in tono ironico trattenendo le lacrime, che stavano per riemergere. Non voleva piangere in pubblico, teneva sempre il suo dolore per sé e lo sopportava nella solitudine.

La strega a sua volta sospirò, come se già sapesse tutto.

“Cercherò di rintracciare Klaus se è questo che vuoi”

“Davvero puoi farcela?” le chiese Briony speranzosa spalancando gli occhi.

“Non al 100%. Ma sono molto potente e sono vecchia, più di quanto io possa sembrare”

Briony la guardò attentamente. Nella luce del giorno la sue pelle sembrava quasi olivastra. E non era così vecchia anzi poteva dimostrare massimo 35 anni. Aveva il fisico da modella e il viso bellissimo come se fosse appena spuntata da una favola.

“Lo so, la magia fa miracoli e diciamo che d’ora in avanti… sarò la tua spalla fedele!” le disse la donna sorridendo e accarezzandole le spalla.

“Mi dispiace ma ho esaurito la mia quantità di fiducia” rispose Briony debolmente abbassando lo sguardo.

La strega la guardò inquisitrice. Come se le leggesse la mente.

“Dovresti farti aiutare Briony.”

“E chi mi aiuta?” Sussurrò fra le lacrime che, implacabili, stavano per scendere.

Poi Briony riprese il controllo di se stessa e tirò su col naso, asciugandosi in fretta le lacrime.

Non doveva apparire debole. Non ora. Perché non avrebbe mai mollato né rinunciato a trovare Elijah. Al diavolo gli altri!

“Non so neanche il tuo nome” le chiese poi incuriosita.

La strega la guardò e si portò una mano alla testa come se fosse una bambina.

“E’ vero scusami! Mi chiamo Ylenia” Rispose porgendole la mano.

Briony titubante gliela strinse.

Nessuna delle due avrebbe mai dimenticato quel giorno, perché fu la nascita di un’amicizia che non si sarebbe mai spezzata.

Neanche dopo la morte.

 

Quello stesso giorno una persona se ne andava da Mystic Falls.

E tre invece erano appena arrivate.

Un grosso camion era entrato nella cittadina; un uomo scese accompagnato da un altro ragazzo e da una ragazza bionda.

Tutti e tre avevano la pelle bianca.

“Bentornato a casa” Sussurrò l’uomo con una voce agghiacciante.

Stefan deglutì nervosamente guardando Klaus negli occhi.

Erano ritornati dove tutto era iniziato.

 

FINE CAPITOLO!

Spero vi sia piaciuto! Madonna Bill è proprio stronzo! Anche nei momenti d’addio fa il gradasso e l’odioso! Cosa avrà voluto dire?

E Klaus è ritornato! Sto seguendo infatti le vicende della 3 stagione.. ma ancora per poco!

Povera Briony tutti le stanno voltando le spalle…  ma adesso ha trovato una nuova amica, spero che il personaggio di Ylenia vi piacerà! Riserberà tante sorprese e misteri!

 

Ora vi faccio un sondaggio mini mini:

1)    Qual’è il vostro personaggio preferito?

2)    La vostra scena preferita?

3)    Il personaggio che odiate di più?

4)    Cosa vi aspettate nelle prossime puntate?

5)    Elijah e Briony avranno mai un lieto fine?

RISPONDETE IN MOLTI PLEASE!

 

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Capitolo 24
*** Rebekah ***


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24 CAPITOLO

 

 

<< Devo far finta di niente, come nulla fosse, devo far finta di niente! >> Continuava a pensare Briony mentre camminava per la città.

 Tuttavia era un’impresa assai difficile quando nella tua vita niente andava per il verso giusto e tu imperterrita dovevi andare avanti, sbucciandosi i ginocchi nel cammino e rialzandosi e rialzandosi, cercando di vedere il lato positivo.

L’aver scoperto che i suoi cari amici volessero fregarla in un modo così spregevole l’aveva praticamente sconvolta, ma pensava che non fosse saggio prenderli per il collo e urlare tutte le cose non molto carine che stava pensando. Doveva davvero far buon viso a cattivo gioco, l’unico asso che le rimaneva.

Se loro erano così falsi, lei sarebbe stata più falsa di loro; avrebbe fatto finta di niente, avrebbe retto il gioco, sarebbero andati avanti con il piano e quando sarebbe venuto il momento lei si sarebbe staccata da quel branco di ipocriti e avrebbe liberato Elijah con le proprie mani senza chiedere nulla in cambio. Infine se ne sarebbero andati da quella fogna di città, dove nessuno li voleva per come erano realmente.

Più che altro la domanda era… come fare a trovare la tomba di Elijah senza imbattersi nell’ira di Klaus?

Briony non era una stupida e sapeva che non aveva il potere per affrontarlo, nessuno lo aveva… cercava quindi di trovare un espediente per riuscirci senza farsi scoprire.

Magari se quella strega localizzava Klaus in fretta, lei avrebbe potuto seguirlo…

Briony sospirò, stringendosi nella giacca mentre continuava a camminare per sgranchirsi le gambe.

Poteva davvero fidarsi di Ylenia? In fondo non la conosceva e aveva come unica garanzia la sua parola di volerla aiutare… ma dopo tutto quello che aveva passato riusciva a fidarsi a malapena di qualcuno, soltanto su se stessa poteva fare affidamento per ciò che voleva davvero…  ormai aveva esaurito le scorte di fiducia; persino sua sorella le stava voltando le spalle.

E l’unico su cui poteva veramente contare ora non c’era più.

I suoi unici, più importanti, pensieri erano rivolti a Elijah, e ripercorrevano tutte le tappe dei loro momenti insieme, rendendo più speranzosa e amabile come un balsamo l’idea di riaverlo.

La sua mancanza si faceva sentire ogni giorno, sempre di più nella solitudine e il suo sguardo nell’ombra della mente non smetteva mai di perseguitarla, di invocarla. Era un bene o un male per il suo stato d’animo irrequieto?

Era arrivata persino a rimpiangere pure i momenti in cui avevano litigato duramente e in cui lui si era dimostrato crudele… nel cuore rimpiangeva tutto di lui, tanto ne era stata incatenata, anche il suo lato più pericoloso, che poteva farle del male…

E più del suo bacio ricordava quell’attimo bollente in cui loro due sospendevano il proprio respiro, con la sola voglia di appartenersi.

Briony si strinse nelle spalle e continuò a camminare nella strada mentre le foglie le riempivano il cammino.

Le mancavano gli abbracci di Elijah... che la confortavano, riempivano ogni buco del suo animo e le incutevano un’innata sicurezza; anche quando Klaus li aveva presi a lei bastava stare nelle sue braccia per sentirsi sicura e protetta, sebbene il mondo che li circondava stesse cadendo a pezzi.

E ora senza di lui si sentiva nuda, senza difese e vulnerabile.

Certe volte, in qualche momento di follia, o razionalità, pensava di mollare tutto e di dimenticare, facendosi una vita altrove. Era sicura che anche Elijah lo volesse, che lei ricominciasse da capo lontano da lui.

Ma il pensiero svaniva come era venuto. Anche se lei avesse cercato di dimenticarlo, sarebbe comunque sempre stata un guscio vuoto, senza emozioni e senza niente da offrire agli altri, perché tutto quello che aveva dentro l’aveva già donato a lui, irrevocabilmente.

Non c’era spazio per nient’altro, quel sentimento aveva ostruito ogni altro passaggio estraneo nel suo cuore creduto indomito.

Briony di nuovo sospirò, calciando qualche sassolino. Faceva degli incubi la notte... in cui c’era lei che si avvicinava a una tomba chiusa… sapeva che era quella che conteneva il corpo di Elijah, ma lei non arrivava mai abbastanza vicino da poterla aprire… E alla fine si svegliava col fiatone e il sudore freddo, come se avessero piantato il pugnale anche nel suo di cuore.

Ma Briony non si era data per vinta e aveva smesso di versare lacrime solitarie anche nel buio della notte in cui nessuno poteva notarle; doveva dimostrarsi forte e non arrendersi. Perché anche se sarebbe andata incontro al maggiore dei pericoli, lei non avrebbe mai rinunciato a salvarlo; gli altri potevano pensare che Elijah fosse un traditore, che era la lezione che si meritava, ma lei non l’avrebbe mai pensata davvero in quel modo.

Perché loro non lo conoscevano come lei conosceva lui… e nessuno avrebbe potuto mai capirlo nell’animo come faceva lei. E nemmeno amarlo con così tanta disperazione.

Mentre continuava a pensare a Elijah, sentì una voce dolce e cristallina, come quella di un bambina, che la stava chiamando da dietro la schiena.

Ma non la chiamava per nome… era il nome di qualcun altro.

Gwendolyn?”

Appena sentì quel nome familiare, Briony si girò sorpresa per vedere chi fosse.

Quando si girò, si ritrovò davanti una ragazza bionda e molto bella. Avrà avuto l’età di Caroline, sebbene possedesse una bellezza così regale d’altri tempi, quasi appartenente al paradiso; aveva il volto di una bambola incorniciato da bellissimi occhi azzurri, con la pelle molto chiara.

Briony si voltò totalmente verso di lei, circospetta e meditabonda, come se quell’aspetto le rimembrasse un dettaglio sottile ma importante, mentre la ragazza bionda la squadrava dalla testa ai piedi scrupolosamente. Infine sbatté le palpebre confusa e disse soltanto, muovendosi di lì: “No mi scusi, ho sbagliato persona.”

Aveva una voce bellissima, scandita da un accento che Briony non conosceva ma di nuovo le pareva straordinariamente familiare; possedeva una bellezza splendente, e quel colore della pelle…

Briony fu percorsa da un brivido. Chi poteva mai conoscere il nome della sorella di Elijah, che era scomparsa secoli prima?

Non era possibile.

Briony chiamò quella ragazza con una voce animata da una speranza a cui non riusciva a credere.

“Sei Rebekah?”

Era solo un debole sussurro ma la ragazza lo sentì benissimo e si voltò infatti verso di lei.

Sembrava sconvolta del nome che le aveva affibbiato, e Briony dedusse che aveva ragione. Era davvero lei! Ma come era possibile?? Tutta la famiglia di Klaus era sotto terra rinchiusa in quelle tombe…. Come aveva fatto a uscirne? E Elijah, anche lui era libero?

Voleva farle tantissime domande, il corpo fremeva, ma Rebekah le sorrise in maniera glaciale e scomparve in un secondo nel nulla.

Briony cercò di rintracciarla con le mani ma ormai era fatta, l’oggetto del suo insperato desiderio era appena scomparso come un fantasma.

Girovagò invano per tutto il paese nel tentativo di trovarla, di porgerle delle domande senza risposta, ma non la ritrovò.

 

 

“Sei davvero sicura che fosse la sorella di Elijah?” le chiese Ylenia mentre Briony girava in tondo per la casa come se fosse impazzita.

“Sì sicurissima! E’ come lui me l’aveva descritta e sapeva il nome dell’altra sorella, Gwendolyn… non può essere una coincidenza.”

E inoltre quel sorriso freddo… era uguale a quello di Elijah…

Gli assomigliava moltissimo perché avevano la stessa bellezza regale e maestosa. Quell’effetto nato su di lei non poteva essere un falso allarme.

“Hai idea di dove cercarla?”

“Ho guardato dappertutto ma sembra scomparsa!”

“Beh forse ti sei evitata una brutta compagnia, in fondo chi la conosce. Sei sicura che non sia soltanto frutto della tua immaginazione? Posso capire che la tua ragione di vita è salvare Elijah in questo momento ma magari quella ragazza bionda non era sua sorella.” le disse seria Ylenia che cercava una spiegazione razionale a quello che era accaduto.

“Si invece. Lo era.” rispose Briony sicura. Non sapeva perché si era intestardita così tanto ma era una sensazione a pelle… quando aveva visto quella ragazza sapeva che aveva a che fare con Elijah… glielo si leggeva nelle profondità negli occhi.

“Adesso ho bisogno di concentrarmi… sto cercando di rintracciare Klaus ma è difficile senza un minimo appiglio”

“Lo so, ti sto chiedendo molto ma se lo trovi è un passo avanti!” esclamò speranzosa Briony, guardandola negli occhi. In verità si domandava ancora se poteva fidarsi di quella strega ma tanto cosa aveva da perdere? Lei le aveva offerto un aiuto valido, e Briony aveva deciso si raccoglierlo. Doveva giocare tutte le carte in tavola per ritrovare Elijah.

“Farò del mio meglio. E tu per favore non andare in giro per la città a perlustrare ogni ragazza bionda che incontri.” Rispose Ylenia in tono ironico.

“Sicuramente ne vedrò una ora. Devo vedere mia sorella”

 

 

Era davvero difficile far finta di niente e che tutto andasse bene, soprattutto con Caroline, ma Briony si era promessa di non farle sapere cosa aveva scoperto.

Doveva solo fare il loro gioco.

“Stai bene? Ti vedo preoccupata” disse Caroline guardandola negli occhi.

“Sto benissimo, che preoccupazione nuova ci dovrebbe essere?” rispose la sorella maggiore allargando la bocca in un sorriso a 32 denti, ovviamente finto, ma la bionda non se ne accorse e andarono nelle aule della scuola; il giorno dopo sarebbe stato il primo giorno scolastico e stavano organizzando degli scherzi da fare.

“Non penso che voi abbiate del tempo da perdere così…” fece notare Briony guardando dei ragazzi che mettevano della colla nella sedia dei prof.

“Oh dai non rovinarmi questa serata! Stiamo cercando di divertirci! E’ l’ultimo anno!”

“Sì e non verrai promossa se penserai solo a queste baggianate.”

“Parli tu che sei ossessionata dalla tua caccia!”

“Io almeno faccio qualcosa di utile e che penso sia giusto.” Rispose Briony seria.

Caroline sospirò malamente mentre l’altra si dannò per il tono che aveva usato senza darsi il dovuto freno. “Sai sei l’unica che non si sta divertendo… persino Elena c’è, vedi di scioglierti un po’, è per il tuo bene.”

“Ebbene, il metodo non mi convince ma cercherò.”

Andarono in una stanza dove Tyler, Elena e Bonnie avevano appena fatto uno scherzo a Matt e tutti stavano ridendo. Come se tutto fosse magicamente semplice. Beati loro.

“La serata dovrebbe essere riservata ai soli studenti ma per te faremo un eccezione!” disse Tyler sorridendo.

Briony accomodandosi ricambiò il sorriso forzatamente e incominciarono a parlare degli scherzi che avrebbero messo in atto quella sera.

Elena uscì per andare a prendere altri materiali per fare gli scherzi, e all’improvviso il telefono di Briony squillò:

“Pronto?”

“Sono io. L’ho trovato! Il manigoldo l’ho trovato!” Riconobbe subito la voce. Era Ylenia.

Briony si alzò velocemente, facendo roteare la sedia dove era seduta. Gli altri presi dalle loro cose non se ne accorsero.

“Dimmi tutto. Dove si trova?” le chiese prontamente.

Briony calmati… si trova qui. Klaus è a Mystic Falls.”

La ragazza restò un attimo in silenzio a incassare la notizia shoccante. Non poteva essere tornato… non era possibile. Non lì, non adesso.

“Mio dio…” sussurrò debolmente chiudendo la conversazione.

Il cuore stava rimbalzando, ma per la paura.

“Dov’è Elena?” chiese Briony angosciata, guardandosi intorno.

 

Elena stava percorrendo il corridoio della scuola ma all’improvviso si ritrovò davanti l’ultima persona che avrebbe mai sognato di incontrare un’altra volta. Il suo incubo peggiore.

“Ecco la mia doppleganger!” sussurrò una voce diabolica.

“Klaus??” Elena strabuzzò gli occhi spaventata e cercò di scappare, ma il vampiro la prese fortemente per un braccio.

“Questa volta non mi sfuggi! Tu non dovevi essere morta?” le chiese lui terrificante guardandola dritto negli occhi in segno di minaccia per il futuro.

 

Briony intanto era uscita dall’aula per cercare Elena. Se Klaus era tornato non ci vedeva nulla di buono… forse aveva scoperto che la doppleganger era viva, per questo non riusciva a creare i suoi ibridi... ed era tornato sicuramente per fargliela pagare.

Cristo che casino!

In lontananza vide all’improvviso una ragazza bionda che stava camminando a passi lunghi e sinuosi verso di lei; la riconobbe. Era Rebekah.

“Ci si rivede Briony” disse questa sorridendole in modo malefico.

Briony si bloccò indecisa e la guardò attentamente, respirando a fatica per l’ansia di prima.

“Allora non mi sbagliavo… sei la sorella di Elijah.” Le tremavano le mani pensando che aveva di fronte a sé un familiare di Elijah. Era una sensazione davvero strana.

“E di Klaus. Mi ha raccontato di te sai? Sei la ragazzetta di Elijah, stranissimo davvero che abbia deciso finalmente di snodarsi la cravatta in tutto e per tutto.” Rispose l’Originaria esaminandola da cima a fondo, quasi le facesse i raggi-x.

Briony non si preoccupò se poteva risultare bella e accettabile ai suoi occhi, e cominciò ad incalzarla con le domande utili:

“Come fai a essere viva…Credevo…

Ma Rebekah la interruppe subito.

“Sì, sono rimasta 90 anni rinchiusa in quello schifo di tomba ma Klaus mi ha liberata perché cercava una cosa da me… e siamo ritornati per quello, mia cara.”

“E Elijah…? Lui dov’è?” chiese Briony speranzosa guardandola dritto negli occhi.

Rebekah non disse niente e continuò a fissarla con uno strano sorriso ambiguo, girandole intorno. I suoi occhi azzurri brillavano nella penombra.

“Perché non mi rispondi? E’ tuo fratello!”

“Anche Klaus lo è. E se mi metto contro di lui un’altra volta, ritorno dritto sotto terra e non ne ho per niente l’intenzione.”

“Allora lascerai la tua famiglia in questo modo? Non puoi lasciar perdere diamine! Io sto cercando in tutti i modi di riportar in vita Elijah… se sai già chi sono allora ti prego, aiutami...” le mormorò con occhi imploranti, azzardando d’istinto un passo in avanti.

Ma l’altra si ritrasse come fosse stata un insetto: “E perché mai? Non ti conosco nemmeno” la liquidò Rebekah in maniera gelida.

“Ma Elijah mi ha parlato molto di te… so che eravate molto uniti come famiglia e non posso credere che tu voglia abbandonarli così… senza fare nulla.” Briony non voleva arrendersi anche se poteva rischiare grosso.

“Ora devo vivere la mia vita. Per gli altri non posso farci niente.” rispose la vampira seccamente, andandosene.

Ma la mora la raggiunse subito e la prese per un braccio per farla voltare, senza mezzi termini perché non poteva farsela scappare così.

“Klaus ti ucciderà un’altra volta non appena non gli servirai più! Ha fatto lo stesso giochino con Elijah pugnalandolo alle spalle!”

Rebekah indispettita lasciò andare il braccio dalla sua presa e le urlò:

“Lui con me non lo farà! Ora gioia se non ti dispiace devo andare perché ho delle cose divertenti da fare.”

Così dicendo Rebekah si volatilizzò nel nulla come quella mattina, e Briony restò da sola nel corridoio.

Aveva perso il pesce all’amo. Stava nel frattempo succedendo il finimondo. E lei era sola. Ma non si diede per vinta, non poteva mollare proprio ora che aveva trovato un membro della famiglia di Elijah. E doveva darsi da fare contro Klaus.

Corse affannosa lungo il corridoio.

 

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Intanto Caroline si era appartata in un angolo per stare da sola con Tyler, quando entrò all’improvviso una ragazza bionda molto bella che nessuno dei due conosceva.

“Ecco i piccioncini. Tu devi essere la vampira Caroline e tu il licantropo Tyler.”

“Ci conosciamo?” le chiese Caroline preoccupata per quello che aveva appena detto.

Rebekah, allora, le sorrise diabolica.

“Sono la nuova arrivata!” E infine aprì la bocca sfoderando i suoi denti da vampiro e li assalì violentemente.

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Finalmente Briony riuscì a trovarla, ma quando si accorse che Caroline e Tyler era svenuti per terra e perdevano sangue, urlò inorridita.

“Caroline! Mio dio cosa hai fatto?” chiese avvicinandosi alla sorella per vedere se stava bene. L’angoscia non solo per se stessa l’assalì per quella situazione che, volenti e nolenti, riguardava tutti loro.

“Devo tenerli buoni per un po’ finché Klaus non finisce il lavoro.” rispose Rebekah semplicemente con noncuranza mentre guardava il cellulare di Caroline.

“Quale lavoro? Di che stai parlando?” le chiese Briony arrabbiata e incredula.

Rebekah, infastidita dalla sua presenza, si voltò con arroganza e le disse:

“Senti morettina. Non mi piace il tono con cui mi parli come se fossi convinta di conoscermi. Non è così, quindi lasciami perdere!”

Dopo di che tornò a fissare ipnotizzata il cellulare che aveva in mano, cercando di capire come funzionasse.

Briony la guardò disgustata: sembrava una Caroline seconda versione dal modo in cui si comportava, così come le aveva confidato Elijah tempo fa.

“Sai ai miei tempi non c’erano questo genere di cose. Sono davvero utili!” Esclamò Rebekah contenta come una bambina che ha appena aperto il regalo di natale, e si fece una foto sorridendo affascinante all’obbiettivo.

“Dov’è Klaus? Che intenzioni ha?” continuava a chiederle Briony, ma Rebekah non la stava minimamente a sentire e continuava a giocare col telefono. Briony ebbe l’impulso di sassarglielo via e di bloccarle la testa contro la sua per farsi ascoltare, ma seppe che non era affatto una buona idea e si limitò a stare accanto alla sorella svenuta.

All’improvviso la vampira fermò la mano e guardò ipnotizzata una foto di Stefan e Elena.

“Cosa? Ma questa è…?” Ad un tratto si alzò e si avvicinò a Briony velocemente.

“Chi le ha dato questa collana??” urlò arrabbiata riferendosi alla foto che ritraeva Elena con la collana che le aveva regalato Stefan.

“E’ un regalo di Stefan.” rispose Briony con noia.

“E’ mia!! Quella sgualdrina me l’ha rubata!”

Rebekah sembrava fuori di sé per quella cosa da nulla e Briony allora la guardò shockata, come se quella vampira fosse appena uscita da un manicomio anziché da una tomba.

“Me la vado a riprendere! Tu vieni con me!” esclamò la vampira all’improvviso prendendo Briony per un braccio e non ammettendo repliche.

“Cosa? Dove?” domandò Briony sbigottita, facendosi trascinare a forza dalla vampira. Si girò guardando preoccupata la sorella e il suo fidanzato che non sembravano volersi svegliare.

“Oh non preoccuparti per loro. Si riprenderanno tra una mezz’oretta con qualche ossa rotta.” rispose Rebekah ridendo mentre camminava verso la palestra.

Briony allora la guardò incredula.

Fisicamente un po’ assomigliava Elijah: avevano lo stesso sorriso quando volevano incutere perfidia, gli stessi occhi freddi e glaciali all’occorrenza e possedevano tutti e due una bellezza disumana.

Ma caratterialmente non gli assomigliava per niente: sembrava più che altro una bambina superficiale e viziata, non la donna che avrebbe dovuto essere alla sua età.

Non aveva il minimo rispetto per la vita umana e sembrava che non le importasse niente della sorte della sua famiglia. Sotto quel punto di vista Rebekah era molto più simile a Klaus.

Briony deglutì spaventata, convinta di essere spacciata.

<< Me le sto andando a cercare, ma dopotutto che altro posso fare? >> pensò angosciata, senza uno stralcio di piano in testa.

 

 

 

Andarono dentro la palestra dove Klaus teneva in pugno Elena e con loro c’erano altre due ragazzi terrorizzati. Sicuramente delle vittime designate di Klaus.

Rebekah, ti avevo detto di rimanere in disparte” mormorò Klaus mentre fissava la sorella.

“Lei ha la mia collana, guarda!!” rispose lei prontamente facendogli vedere la foto.

“Sei sicura che sia quella?”

“Sì sono sicura. La rivoglio!” urlò indispettita come se fosse una bambina a cui è stato appena rubato il suo gioco preferito.

Ma vedendo che Klaus non faceva una piega, Rebekah si avvicinò pericolosamente a Elena.

“Dove l’hai messa brutta sgualdrina?”

“Io non ce l’ho più..” sussurrò piano Elena.

“Bugiarda!” Rebekah perse il controllo e la morse avida nel collo, come una specie di pagamento per il torto subìto.

Briony fissò la scena spaventata non sapendo che diamine fare in quella specie di circo, mentre Klaus cercò di dividere le due ragazze.

Rebekah calmati.”

“Falle dire dove l’ha nascosta Nik!” gridò lei con ancora il sangue tra le labbra.

Klaus allora sospirò cercando di calmarsi e si girò piano verso Elena, la quale perdeva sangue dal collo.

“Elena fai la brava… dimmi dove hai messo la collana.”

“Non ce l’ho più lo giuro… l’ha presa Katherine”

Sentendo quel nome, Briony strabuzzò gli occhi sorpresa. Cosa c’entrava Katherine in tutto questo?

Inoltre stava perdendo le speranze nel cercare un vano aiuto da parte della sorella di Elijah. Quella sembrava una trottola impazzita e poi era molto attaccata a Klaus, visto il nomignolo affettuoso con cui ancora lo chiamava ancora dopo tanti anni…

Doveva trovare subito una soluzione a quell’ennesimo problema che si era creato… ma come?

Katerina. Ovviamente” rispose Klaus con un sorrisino.

Rebekah ti prego portami Tyler e la sua amichetta. E’ ora di cominciare”

Lei prontamente uscì dalla palestra, lanciando un’occhiata di traverso a Elena, mentre Briony si voltò ansiosa verso quella direzione. Cosa volevano fare con sua sorella?

Briony! Scusami non ti ho salutata come si deve!” esclamò divertito Klaus come fossero vecchi amici.

“Va al diavolo.” replicò lei voltandosi.

Klaus fece una smorfia.

“Non si parla così a un Originario, modera i termini.”

“Dov’è Elijah? Dove l’hai messo??” gli domandò infuriata.

“E’ più vicino di quanto pensi… ma come non riesci a captare la sua presenza con la tua forza dell’amore?”

Briony si paralizzò sentendo quelle parole. Anche Elijah era a Mystic Falls??

Ma all’improvviso la porta si aprì. Incredibilmente era Stefan.

Stefan!” Urlò Elena sorridendogli dolcemente.

Stefan??” Gridò Briony sorpresa di vederlo lì.

“Oh sei arrivato anche tu! Perfetto!” disse anche Klaus.

“Sono venuto qui per chiedere il tuo perdono Klaus… e offrirti nuovamente la mia fiducia” gli confidò Stefan come da manuale.

“Ormai non posso più crederti. Mi hai mentito riguardo a Elena”

“Lei non è più niente per me. Non ti deluderò più, te lo giuro”

“Bene dimostralo! Uccidili!” disse Klaus rivolgendosi ai due ragazzi terrorizzati che erano rimasti nella palestra.

Stefan titubante li guardò, poi passò a Elena, che lo fissò con occhi imploranti.

“Forza squartatore. Uccidili!”

“No Stefan non farlo.” Si intromise Elena per scoraggiarlo.

“Zitta!” Klaus arrabbiato le tirò uno schiaffo così forte che la fece cadere per terra.

Stefan, non sopportando che qualcuno mettesse le mani addosso alla ragazza che amava, corse infuriato verso Klaus per fermarlo ma lui si aspettava quella reazione e infatti lo prese per il collo.

“Così lei non conta più niente per te eh? Le tue bugie stanno aumentando Stefan!” gli urlò in faccia dandogli uno spintone.

Briony non ce la fece più:

“Come fai a essere così perfido?? Non vedi che lui sottostà ai tuoi piedi soltanto perché glielo imponi? Perché ha paura di te? Ma stavolta non farà quello che gli chiedi, non staremo ai tuoi giochini malati, tutti si accorgeranno che razza di bestia tu sia, persino tua sorella!” Gridò in preda alla rabbia improvvisa.

Ma Klaus non la stette neanche a sentire, anche se mostrò una smorfia infastidita, e disse ancora:

“Beh Stefan allora? Obbedisci uccidili, altrimenti uccido lei!” gridò avvicinandosi a Elena.

Questa volta la minaccia era reale e Stefan non poteva permetterlo, così si avvicinò come un fulmine ai due ragazzi e li morse velocemente.

Stefan!” Elena cercò di fermarlo ma fu bloccata da Klaus.

“Bravo squartatore!” quasi gli fece un applauso dalla contentezza.

Briony intanto guardava la scena impotente e spaventata.

Cosa avrebbero potuto fare da soli contro due Originari impazziti?

All’improvviso entrò Rebekah sorreggendo come delle patate Caroline e Tyler, i quali si erano risvegliati. C’era anche Bonnie.

“Oh bene ci sei anche tu! Signori, vi presento mia sorella. Rebekah!” Klaus la fece mostrare come se fosse un trofeo, e lei sorrise estasiata.

Klaus poi non sorrise più e si avvicinò alla strega.

Bonnie allora te lo ripeterò una volta soltanto… tu sei una strega no? Trova la soluzione al mio problema e in fretta! Devo sapere perché non riesco a creare altri ibridi… e se non mi aiuterai..” Lasciò la frase in sospeso e ad un tratto si avvicinò a Tyler, facendogli bere il suo sangue.

Nessuno se l’aspettava e guardarono tutti la scena sotto shock.  Il licantropo cercò di ribellarsi ma alla fine Klaus ruppe il collo al povero Tyler, che cadde per terra morto.

“Oddio!” Urlò Caroline terrorizzata.

“Lui morirà se non trovate una soluzione! Come tutti gli altri mezzi ibridi che ho creato!” gridò Klaus in tono diabolico.

Tutti osservano terrorizzati il loro amico per terra, la cui vita era appesa a un filo.

“A voi la scelta.”

 

Rebekah, porta fuori il nostro Tyler e la sua concubina.”

“Tua sorella!”

Klaus lasciò perdere quell’attacco verbale di Caroline in un rotolamento di occhi come se tutto quello fosse uno spasso, e proseguì con le minacce: “E se qualcuno di loro scappa, rompigli la spina dorsale.”

Rebekah come un cagnolino obbedì e questo fece innervosire Briony, che aveva i nervi a fior di pelle.

“Cos’è adesso è lei la tua schiavetta?”

Rebekah si voltò guardandola con una strana espressione, ma non replicò all’offesa e uscì.

“Fa soltanto quello che le chiedo perché sa che se dovesse deludermi un’altra volta farebbe la fine che si merita.”

“Mi fai schifo.” Gli sussurrò disgustata.

“Bando alle ciance. Ora farò scattare un timer… venti minuti!”

All’improvviso il cronometro della palestra si accese. I colori rosso fosforescenti brillavano nell’oscurità e presto quei numeri sarebbero arrivati al conto finale.  

“Quando scadrà il tempo, mio caro squartatore berrai tutto il sangue della tua amata Elena!”

Stefan guardò Elena spaventato per quello che Klaus gli stava ordinando, e Briony spalancò la bocca terrorizzata ma non riuscì a dir niente questa volta.

No…” Sussurrò Elena senza via di fuga.

“Sì invece. E non potrà disobbedirmi.” Rispose Klaus sentendosi potente nel soggiogare Stefan e rubargli ogni goccia d’amore.

 

“Oh mio dio. Deve esserci un modo per uscirne.” continuava a blaterare Briony senza sosta, mettendosi le mani in testa per farsi venire un’idea.

“Non c’è.” Sussurrò Stefan che aveva perso le speranze. Klaus se n’era andato ma l’ordine che gli aveva impartito lo stava divorando dall’interno. E gli stava spezzando il cuore.

Ma Elena all’improvviso disse:

“Il padre di Caroline e Briony… Stefan! Il loro padre riusciva a resistere al soggiogamento, potresti riuscirci anche tu se ti impegni!”

“Oh sì certo, basterà qualche decennio di allenamento niente di che!” rispose in tono ironico.

Stefan guardami so che puoi farcela”

“Non posso fermarmi Elena! Io devo fare quello che lui mi dice! Non posso resistere!” urlò disperato.

“Io so che tu ce la farai” rispose amorosamente.

“Perché? Perché ti amo?”

“Si perché mi ami Stefan! E dopo tutto quello che ho passato me lo devi!”

Ssssh zitti! Parlare di queste cose ora non servirebbe. Chiamo i rinforzi.” si intromise Briony prendendo il cellulare. Perché non ci aveva pensato prima??

“Chi?” domandò Elena sorpresa.

Ma non ebbe neanche il tempo di chiamarla, che Ylenia comparve subito come un miraggio divino.

“Sei arrivata al momento giusto, devi aiutarci!” le disse Briony con un affanno contento correndo da lei.

Stefan e Elena fissavano sorpresi quella bellezza alta e bruna che non avevano mai visto prima ma che sembrava, secondo Briony, la loro unica speranza.

“Sospettavo che Klaus avesse qualcosa di diabolico in mente. Che è successo?” domandò guardando Stefan e Elena che non ci stavano capendo più niente, ma ormai il tempo stava per scadere.

“Ha soggiogato lui per mangiare viva Elena quando scadrà il timer!”

Ylenia scosse la testa desolata.

“Non posso impedirlo… Klaus è un Originario e non potrei annullare il soggiogamento”

“E quindi cosa potremmo fare?”

“E me lo chiedi? Perché restate lì impalati? Scappate!” rispose la strega afferrando Briony per le spalle.

“Anche se volessimo Klaus è nei paraggi e pure la sua spaventosa sorella” si intromise Elena.

Briony per un momento vide Ylenia tremare, ma credette fosse stata un’allucinazione. Non c’era tempo per gli indugi:

“C’è un’altra problema... Klaus ha dato il suo sangue a un licantropo per farlo diventare un ibrido… puoi aiutare almeno lui?”

Ylenia allora ci pensò un attimo su per trovare una soluzione.

“Cercherò di fargli superare la transizione anche se la doppleganger è viva..” rispose fissando Elena che era la chiave di tutto.

“E’ questo il punto purtroppo… tutti i suoi ibridi muoiono perché Elena è viva.”

“Ok facciamo una cosa alla volta. Io cerco di scoprire qualcosa per far vivere il vostro amico, anche se si sveglierà sotto forma di ibrido, mi dispiace ma questo accadrà inesorabilmente.”

“Almeno non sarà morto, dovresti cercare Bonnie è una strega anche lei; due teste suonano meglio di una” le disse Briony per aiutarla.

“Mi sono sempre occupata da sola di tutto. E tu che farai?” le domandò Ylenia prima di andarsene.

“Resto di guardia qui… cercherò di impedire a Stefan di fare qualcosa di cui si pentirebbe per tutta la vita” rispose fissandolo.

“Va bene, state attenti. Hai il paletto no?”

“Sì ma non sarà necessario usarlo su di lui”

Ylenia scosse la testa per la sua ingenuità ma non disse niente per il poco tempo e uscì dalla palestra. Briony sperò con tutto il cuore che almeno salvasse il ragazzo di Caroline…

 

I venti minuti del cronometro finirono. Era venuto il momento.

Tutti e tre si guardarono spaventati.

Stefan si inginocchiò a terra per trattenersi. Sudava per lo sforzo e digrignavi i denti. “Elena scappa!” le urlò disperato, graffiando il pavimento.

“No Stefan ce la puoi fare” gli disse Elena cercando di aiutarlo.

“Elena ti prego ti prego ti prego” Stefan era allo stremo delle forze e cercò di allontanarsi.

“Guardami, sei forte per contrastarlo. Ti amo e credo in te!”

Ma Stefan stava cambiando repentinamente, che lui lo volesse o no. Briony scorse i suoi denti affilati e stava per alzarsi, pronto ad attaccare.

“Elena credo che dovresti dartela a gambe…” sussurrò Briony spaventata.

Stefan…” Ma Elena non voleva cedere perché non voleva abbandonare il ragazzo che amava, e restava ferma immobile davanti a lui.

All’improvviso Stefan urlò in modo agghiacciante e corse verso Elena per aggredirla.

Sia lei che Briony gridarono spaventate per quello che temevano sarebbe successo, ma si accorsero alla fine che Stefan non aveva nemmeno sfiorato Elena. Si era appartato in un angolo della palestra e si teneva saldamente a un palo, per resistere alla sete.

“Elena corri! Vattene!” le gridò con tutta la forza che aveva in corpo.

“Merda dai corri!” le urlò Briony convinta che Stefan non avrebbe resistito a lungo e prese Elena per un braccio per incitarla, correndo verso l’uscita.

 

 

Le ragazze sentivano la presenza inquietante di Stefan alle loro spalle; il vampiro aveva una sete insaziabile ma cercava di resistere come meglio poteva, cercando di aggrapparsi alle pareti della scuola, ma il pericolo persisteva.

“No non fermarti Elena anche se vorresti! Nemmeno Stefan lo vorrebbe, corri!”la incitava di continuo la Forbes nei momenti in cui Elena si voltava a guardare angosciata il suo amore dannato.

Ma la loro fuga fu fermata all’improvviso da Klaus, che prese entrambe le ragazze simultaneamente per il braccio. “Ci incontriamo sempre oggi eh?”

“Lasciaci andare serpe!” gridò Briony cercando di liberarsi e dando dei pugni da tutte le parti, dando libero sfogo a ciò che avrebbe voluto fargli in ogni momento durante i loro incontri.

Klaus rideva sotto i baffi: “Credi davvero di potermi sconfiggere?”

“Credo davvero che il tuo momento per pagare arriverà!” gli rispose Briony con una ferocia così determinata che non si era mai vista in lei e gliela buttò dritta in faccia. Klaus, per un attimo, si bloccò a guardare il luccichio indemoniato negli occhi della ragazza e l’insidiosa verità insita in essi, ma in risposta fece solo un sorriso arrogante. Lui era invincibile e non aveva paura di niente. Cosa credevano?

Briony riuscì fortunatamente a divincolarsi e corse via senza fiato in una stanza, dove vi trovò Stefan che stava per inficcarsi una scopa di legno in pieno stomaco per fermare la propria sete di sangue.

“Oddio Stefan!” Gridò Briony vedendo che il vampiro stava per ammazzarsi pur di non far del male a Elena.

Il suo richiamo fermò il vampiro e subito dopo entrò anche Klaus, che continuava ad avere in pugno la povera Elena. Stefan così si fermò titubante.

“E’ incredibile. L’unica cosa più forte del tuo desiderio di sangue è il tuo amore per questa ragazza!” esclamò Klaus, che non riusciva a credere ai suoi occhi. “L’amore è così stupido, no, bambolina?” sfidò questa volta la Forbes in un incrocio tra sguardi che Briony rispose solo con ripugnanza, e maledettamente un senso di sconfitta.

Ma non c’era tempo per i propri drammi perché il gioco infimo di Klaus non era finito.

“Perché non lo spegni?” disse rivolto a Stefan

“No!”

“Oh andiamo Stefan la tua umanità ti sta distruggendo. Spegni tue emozioni, starai molto meglio”

“No!” gridò ancora cercando di ribellarsi a lui.

Ma Klaus perse la pazienza e lo attaccò alla parete. Briony cercò di aiutarlo ma fu tutto inutile.

Spegnilo!!!!” urlò agghiacciante guardandolo negli occhi. Stefan non riusciva a ribellarsi e guardava ipnotizzato il suo aguzzino.

“Che cosa hai fatto?” chiese Elena angosciata mentre osservava il cambiamento negli occhi di Stefan. Sembravano quelli di un predatore, non più quelli di un ragazzo innamorato.

“L’ho guarito.” Rispose Klaus semplicemente.

“Oh mio dio…” sussurrò Briony incredula guardando lo Stefan che aveva imparato a rispettare e che ormai aveva perso tutta la sua umanità, incluso il suo amore per Elena.

E tutto per colpa di Klaus!

Briony lo guardò furiosa e lui si girò proprio verso di lei, guardandola terrificante.

“E ora cosa devo fare con te?” sussurrò diabolico allungando una mano verso il suo viso.

Briony indietreggiò disgustata fissandolo con un odio pieno, e lui per tutta risposta la afferrò per il collo. 

“Vorresti mio fratello tutto per te?” le recriminò lui tenendola in pugno, alto nel suo potere. 

Briony si tenne stretta alla sua presa per cercare di toglierselo via ma era tutto inutile, la sua forza umana era troppo debole e nemmeno la lingua lunga poteva rispondere a tono come avrebbe voluto, forse perché il suo cuore stava sancendo una condanna definitiva.

Credette che Klaus stesse per ucciderla e si maledì per gli sforzi persi, ma il vampiro si limitò a prenderla di peso come nulla fosse e la lanciò lontano da lì a qualche metro di distanza.

Il forte impatto fece aprire di netto la porta e il tonfo della caduta la fece svenire senza forze sul pavimento.

Inconsciamente voleva resistere ma non poteva; l’oblio la reclamava e ci cadde, pensandosi sconfitta.

L’Originario intanto sorrise glaciale di fronte a quel teatrino ben architettato e si rivolse infine a Stefan.

 “Ora. Squartatore! Bevi dal collo della doppleganger!” disse mostrando il collo nudo di Elena, come un invito.

Purtroppo Stefan non era più lui. Non era più il ragazzo dolce e sensibile che Elena aveva conosciuto. Ora era un mostro, senza coscienza.

I suoi occhi divennero neri dal desiderio e si avvicinò pericolosamente come un predatore.

“No Stefan no!” gli implorò Elena ma ormai tutto inutile.

Klaus aveva vinto.

 

Più tardi Briony si svegliò respirando a fatica. Cercò di alzarsi ma la testa le faceva troppo male per colpa della caduta.

Cercò comunque di issare le gambe e si guardò attorno, ma non c’era anima viva a scuola.

Le venne un terribile sospetto e gridò disperata:

“Elena! Caroline!”

Tuttavia nessuno rispose.

<< Dov’è finita Ylenia?? >> Pensò frenetica.

Tenendosi la testa con una mano cercò di alzarsi e, facendo mente locale di tutti i danni, si sfogò con una manata contro alla parete, per dimostrare che ce l’aveva con tutti, col mondo, con se stessa.

<< Maledizione a me! Ho da ben imparare la lezione! >> pensò gridando dentro di sé tutta l’angoscia esasperante che covava e che aveva quasi scelto di avere.

Pianse lacrime brucianti. Che poteva fare? Niente le stava riuscendo. E la sua forza d’animo, che credeva integra, si era in quegli attimi sfaldata perché quel fardello stava diventando troppo pesante da reggere senza prima o poi inginocchiarsi, e di fronte a sé le parve di avere una guerra senza vincitori. Persino il suo amore era incluso?

Il cuore perse dei battiti. E lei il respiro per quel dubbio che odiava avere.

No questo mai.

Non poteva cedere alla debolezza del momento. Doveva riconoscere che esisteva, il suo animo era terribilmente inquieto per quelle sfide ai limiti dell’impossibile, ma non poteva permetteva a quella debolezza di vincerla.

Perché non era una fanciulletta come i nemici le recriminavano sprezzanti.

Sarebbe andata avanti. Lo aveva giurato. E in fondo ci credeva. E soprattutto lo voleva.

Facendosi più coraggio, Briony avanzò di qualche passo per riprendere equilibrio sia fisico che mentale e si asciugò con una manata il naso che perdeva sangue.

All’improvviso comparve qualcuno. Rebekah.

Briony la guardò apatica, credendo che ormai il pericolo maggiore fosse concluso per quella sera.

“Non hai una bella cera.” disse la biondina quasi compatendola.

“Non grazie a te.” Rispose Briony dura cercando di mettersi dritta per dimostrare che non temeva realmente quella biondina.

“Oh dai non tenermi il muso, so essere vendicativa.” Mormorò ridendo con fare capriccioso.

Briony la guardò strana alzando il sopracciglio, ma non rispose. Aveva altro a cui pensare.

“Abbiamo trovato la pozione magica per far vivere Tyler Lockwood” esclamò Rebekah avvicinandosi a lei.

Elena… l’avete uccisa?” chiese la mora angosciata.

Anche se l’aveva ingannata e usata, Briony non avrebbe mai voluto che morisse così. Provava troppo rispetto per la sua famiglia per permettere che accadesse.

<< Povero John, si è sacrificato per nulla >> pensò con le lacrime agli occhi.

“No! La soluzione era quella contraria. Il sangue della doppleganger fa nascere gli ibridi. La strega che ha fatto la maledizione ha architettato questo trucchetto per impedire a Klaus di esaudire il suo macabro desiderio”

Briony la guardò sorpresa e felice. Almeno erano vivi.

“Molto astuta!” rispose con un sorrisino cominciando a camminare, dando così le spalle all’Originaria.

Rebekah la guardò delusa perché la stava ignorando, poi la inseguì.

“Sai dovrei ucciderti per quel tuo tono arrogante e sfrontato. Ma... mi ispiri simpatia. Se farai la brava, non ti ucciderò ok? Una promessa è una promessa!” esclamò elettrizzata con un sorriso solare.

Briony allora la fissò sorpresa. Erano più o meno le parole che le aveva rivolto Elijah il primo giorno che si erano conosciuti. Che non le avrebbe fatto del male finché lei avrebbe tenuto un buon comportamento. E gli aveva dato la sua parola, come ora aveva fatto sua sorella.

All’improvviso lo sguardo di Briony venne animato da una speranza intensa. Forse Rebekah non era tutta pazza o fedele come un cagnolino a Klaus. Forse poteva davvero aiutarla a salvare Elijah.

Poco importa se non voleva fare la brava, forse poteva tentare…

Rebekah, accortasi del suo sguardo, le sorrise incerta non sapendo per la prima volta cosa dire, come se si trovasse impacciata di fronte a tale splendente emozione negli occhi.

E i suoi di occhi… erano amareggiati, tristi… e malinconici.

Come quelli…

Ma i pensieri contorti di Briony svanirono quando Rebekah si dileguò nel nulla inspiegabilmente, senza dire nient’altro come fosse finito tutto lì.

Briony sbattè le palpebre ma ritornò subito alla realtà perché doveva andare a cercare sua sorella per vedere se stesse bene.

“Eccoti! Credevo fossi svanita nel nulla a far chissà cosa!” Ylenia apparve all’improvviso vicino a lei.

Briony sussultò per la sorpresa ma si rincuorò vedendo che era Ylenia.

“Mi hai fatto prendere un colpo! Dov’è mia sorella?”

“Sta bene non preoccuparti. E’ con Tyler ora. Si è trasformato in un ibrido dopo aver bevuto il sangue della doppleganger, era questa la chiave di tutto! Sinceramente non ci sarei mai arrivata….” Rispose quasi offesa e delusa per non aver risolto lei la situazione.

“Quindi Klaus se n’è andato con una scorta del sangue di Elena?”

“Boh ho provato a cercarlo dappertutto ma sembra…. Scomparso! Forse avrà percepito la mia presenza e se l’è data a gambe!” rispose Ylenia sorridendo fiera cercando di pompare il petto, facendo così intravedere la sua forza. Come se in qualche modo Klaus dovesse avere paura di lei. Eppure Briony aveva avuto un’altra sensazione prima sulla strega...

Comunque rispose: “Dubito che uno come Klaus abbia paura di qualcosa ora come ora.” Mormorò Briony.

“Ma non sento più la sua presenza!” replicò prontamente la strega.

“Meglio così no?”

Le due camminarono per un po’ senza dire niente, poi Ylenia saltò  dicendo:

“Tua sorella stava quasi per aggredirmi quando mi ha vista. Accidenti! Non credeva che fossi dalla sua parte e ho dovuto farla addormentare per tenerla buona. É persino più inviperita di te.”

Briony sgranò gli occhi terrorizzata, ma Ylenia scoppiò a ridere per calmarla:

“Rilassati o ti verrà un collasso. Stanno tutti bene ora!” le pose una mano sulla spalla per convincerla e così Briony ricominciò a respirare normalmente.

“E poi…

<< Certo che non smette mai un attimo di parlare >> Pensò Briony divertita.

“Tu dovresti avercela con loro dopo come ti hanno ingannata senza ringraziamenti. Dovresti smetterla di preoccuparti così tanto.”

All’improvviso le venne in mente che Ylenia dopotutto aveva perfettamente ragione. Si era fatta in quattro per aiutarli quella sera perché c’era una situazione socialmente pericolosa in stile “allarme rosso”, ma era ora che si arrangiassero.

In fondo lei non poteva fare per sempre la babysitter a quei ragazzi che avevano ormai la maggiore età e dovevano riuscire a cavarsela da soli.

Inoltre era terribilmente stanca…. Voleva dormire per almeno 10 ore di fila, ma si ricordò di una cosa importantissima.

“Non c’è tempo per aiutare i ragazzi nelle loro faccende, domani quando sarò ben riposata e in forma andrò a perlustrare la città per ogni millimetro.”

“E perché mai? Mystic Falls non è così elettrizzante come New York, Las Vegas..” rispose pensierosa Ylenia.

“Ma mica per quello! Klaus mi ha fatto intendere che Elijah è più vicino di quanto pensassi e magari se l’è portato dietro, fino a qui!”

“Klaus si porterebbe dietro delle tombe?” mormorò Ylenia trattenendo le risate ma un’ombra passò sui suoi occhi.

Ma Briony non la scorse perché tornò a guardare davanti a sé:

“Che posso dirti…. Quell’uomo è completamente fuori di testa. Ma vale la pena tentare.” Rispose decisa uscendo dalla scuola.

Ylenia dopo un attimo la seguì:

“E di sua sorella… la biondina. Che ne pensi? Potrebbe aiutarci?”

Briony rimase a guardare il panorama oscuro della città, fintamente normale.

Rebekah… quella ragazza era un mistero sotto tutti i punti di vista, lo stesso mistero che aleggiava sulla sua famiglia. Non riusciva a capire cosa in realtà avesse in mente, cosa nascondeva il suo cuore ombroso o se poteva fidarsi davvero di lei.

Eppure le era sembrato di scorgere in quei occhi azzurri freddi e tristi… un pallido riflesso del cuore di Elijah.

Il suo Elijah.

Briony sospirò, come se attendesse tranquillamente in quel momento il corso del suo destino.

Socchiuse gli occhi, per riportare un dolce oblio per il suo animo inquieto in cui cullarsi; si appartò all'ombra, in totale silenzio, come se volesse restare lei stessa sola. Ma dentro di sé non lo era. Seguì la fervida immaginazione, i capelli scomposti le ricadevano lungo il viso e le parve, con la fronte, in un mondo che non era quello del presente ma quello dell'intimo, di sentire il ricercato contatto di un'altra. Diversi mondi, stessi confini.

 

*FINE CAPITOLO!*

Spero che vi sia piaciuto come abbia rappresentato Rebekah! Vi dico già che lei e Briony avranno un bellissimo rapporto e che invece si creerà una spaccatura tra lei e la sorella Caroline!

 

Ringrazio come sempre chi sta leggendo la storia!! Adesso i capitoli sono un po’ noiosi ma quando tornerà Elijah, tutto sarà diverso lo prometto :D La storia prenderà tutta una piega mia.

 

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Capitolo 25
*** La storia degli Originals ***


25 CAPITOLO

 

 Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro

Briony staccionò ogni centimetro del paese per trovare qualche traccia che riconducesse a Elijah, ma purtroppo non trovò niente di niente. Nulla tra le mani che la riconducesse all'oggetto dei suoi desideri.

Sospirò amaramente, guardando il vuoto di fronte a sé e pensando che tutti i suoi sforzi erano stati inutili e infruttiferi, e maledisse Klaus per averle dato delle false speranze.

Ma non doveva abbattersi; forse se fosse stata sola e perduta si sarebbe lasciata andare alla disperazione per tutti quei fallimenti, ma non lo era.

Ylenia era molto forte e il suo aiuto da strega poteva esserle utile.

E c’era anche Rebekah… Briony pensò di andare a parlarle quel giorno per cercare di convincerla a stare dalla sua parte e a sconfiggere Klaus.

Non sarebbe stato facile perché quel verme comandava tutto e tutti grazie alla sua forza di ibrido e la sorella infatti gli stava dietro, forse per paura. O per l’affetto che ancora provava per lui.

Briony si diresse a scuola.

Col continuo e persistente pensiero che l’attagliava, di giorno e soprattutto di notte. La tomba dentro la quale era rinchiuso Elijah… lei nei suoi incubi gli era vicina ma mai abbastanza per aprirla…

Al solo pensiero che non ce l’avrebbe fatta nemmeno nella realtà, si sentì una morsa gelata stringerle dolorosamente lo stomaco.

Il cuore perforato anch’esso da aghi.

Ma le sue determinate mani alla fine li avrebbe tolti tutti. Sì, li avrebbe tolti tutti...

 

 

Era il primo giorno di scuola.

Molti studenti erano tristi e depressi perché un nuovo anno di studio odioso era giunto, altri invece erano tesi perché era l’ultimo. La fine della giovinezza.

Ma quell’anno arrivarono due nuovi studenti…. Bellissimi, stoici e con la pelle bianchissima.

 

Anche se non ne aveva più il diritto, Briony entrava a scuola quando voleva per andare a trovare la sorella e gli altri amici, e non incontrava mai ostacoli visto che era sempre stata la cocca dei prof ai tempi, anche se qualcosa di buono da mangiare da offrire aiutava sempre in ciò.

In quel giorno di sole, tutti gli studenti erano fuori ad allenarsi per gli allenamenti di football.

Caroline era il capo delle cheerleader e si stavano allenando come d’abitudine; Briony si avvicinò a lei per salutarla e Caroline fece una pausa.

“Oggi è una giornata piena di sorprese.” esclamò guardandola.

“Cosa intendi?” le chiese Briony guardando gli altri ragazzi.

Rebekah si è iscritta a questa scuola e anche Stefan è tornato”

“Come?” domandò Briony sorridendo all’idea che dei vampiri centenari, se non millenari, frequentassero ancora la scuola.

“Non c’è niente da ridere! Non voglio quella stronza sgualdrina tra i piedi anche a scuola… vorrei tanto ucciderla con le mie mani!” rispose Caroline arrabbiata.

“Per l’amor del cielo Caroline… è la sorella di Elijah.” Mormorò Briony lanciandole un’occhiataccia.

“Oh certo perché tutto ruota intorno a te!”

“E non stai facendo anche tu la stessa cosa? Rebekah apparentemente ha la tua età e se vuole andare a scuola ci va, e non sarai tu a impedirglielo.”

La sorella minore sgranò gli occhi, sorpresa per quella risposta.

“Non credo alle mie orecchie, la stai difendendo?”

“Sono soltanto acuta a differenza di qualcun altro. Rebekah è un’Originaria, ricordatelo, e può spazzarci via tutti anche solo schioccando le dita. Non ci conviene averla contro.”

Ma Caroline non era per niente d’accordo e scosse indispettita la testa.

“Hai più sentito papà?”

“No, e non ne ho neanche l’intenzione” rispose Briony duramente.

Caroline sbuffò per come la sorella parlava di suo padre:

“Fai come ti pare. Se ti chiudi così, rimarrai sola alla fine”

Briony le sorrise allora freddamente.

“Meglio soli che male accompagnati”

All’improvviso spuntò dal nulla un’altra cheerleader molto carina e bionda. Era Rebekah e si mise in mezzo alle altre ragazze facendo un po’ di scena.

“Tu che fai?” le chiese Caroline in tono acido.

“Manca una persona per completare il gruppo no? E io penso di essere la persona adatta!” rispose l’Originaria ammiccando e facendo vedere il suo corpo perfetto e statuario.

Tutti i ragazzi, che un minuto prima si stavano allenando, in quel momento avevano sgranato gli occhi  e avevano la bava alla bocca guardando la nuova arrivata, che poteva benissimo rubare la corona di Miss reginetta a Caroline Forbes.

“Ah buongiorno non ti avevo vista!” disse Rebekah ad un tratto rivolgendosi a Briony. Stranamente le aveva sorriso in maniera quasi normale, e poi era tornata ad allenarsi con le altre compagne.

Caroline lanciò un’occhiata alla sorella e andò dalle sue compagne per far valere la sua autorità di capo squadra.

Rebekah certamente aveva ricevuto l’approvazione di tutti facendo mille capriole l’una dietro l’altra, mostrando la sua elasticità e prontezza di riflessi.

“Ma tu guarda come si mette in mostra!” gridò Caroline infastidita.

“Stai diventando rossa d’invidia sai?” le rispose Briony ridendo mentre le sue compagne applaudivano a Rebekah.

“Accidenti che bomba sexy!” All’improvviso arrivò da loro anche Tyler per fare i complimenti alla bella vampira.

“Ti prego non farmi vomitare.” mormorò Caroline adirata per tutta quella situazione.

“Comunque come stai Tyler…? Riesci a reagire alla tua nuova condizione?” gli chiese Briony sviando il discorso.

“Sto benissimo! Mi sento in forma e davvero ho tutto quello che desidero!” rispose  lui felice come una pasqua. Sembrava che non si sentisse minimamente uno scherzo della natura, anzi.

“Sei sicuro di star bene…?” gli chiese Caroline con tono preoccupato.

“Caroline sì! Quante volte te lo devo ripetere?” urlò Tyler sgarbato e spazientito per le continue allusioni della fidanzata.

La Blond-girl ci rimase male e lo guardò dispiaciuta mentre Tyler tornava al campo.

La vampira si girò verso la sorella per avere un po’ di sostegno, ma la mora le parlò con lo stesso tono che aveva usato Tyler:

“Sta bene.” Rispose scherzando.

“E’ un ibrido e non è normale”

“Qui nessuno è normale ma se lui sta bene ed è felice così perché bisogna far sorgere problemi che non esistono?”

Caroline sbuffò perché proprio nessuno voleva darle retta e rientrò a scuola.

“Ci vediamo.”

Briony scorse in lontananza Rebekah assillata da qualche compagno che le faceva sicuramente i complimenti, e notò che anche lei la stava fissando.

 

 

All’uscita da scuola Rebekah trovò Briony ad aspettarla vicino al portone e che le fece segno di venire da lei.

“Cosa vuoi?” le chiese l’Originaria gelida avvicinandosi.

“Volevo parlare un attimo con te.”

Rebekah si guardò intorno sospettosa e la portò in un angolo.

“Ho poco tempo. Meno ancora se intendi rompermi.”

“Sarò veloce e precisa. Voglio solo sapere dove Klaus ha nascosto le tombe.” Ogni espressione del viso di Briony trapelava la sua urgenza e il suo bisogno.

Rebekah però le rise in faccia, sprezzante:

“E perché dovrei dirtelo?”

Briony alzò le spalle:

“Solidarietà femminile forse. O magari perché ti sto simpatica come hai detto tu ieri.”

“E’ stato un errore, non devo avere nulla a che fare con te.” rispose la bionda cercando di distogliere lo sguardo.

“Perché? Te l’ha forse ordinato Klaus? Sei la sua nuova marionetta?”

Rebekah alzò così lo sguardo e la fulminò con gli occhi.

“Senti ho tollerato a lungo la tua strafottenza e arroganza ma la mia pazienza, che è già poca di suo, è arrivata al limite massimo quindi levati!” rispose in tono brusco e cercando di scostarsi, ma Briony le fu subito davanti.

Almeno il coraggio ce l’aveva da vendere.

“Andiamo sii ragionevole! Non vuoi aiutarmi a salvare la tua famiglia?” le domandò subito la mora impedendole di muoversi ancora.

“A te interessa solo Elijah.”

Briony deglutì allora e rispose tristemente:

“E’ vero... Ed é per questo che sai che non sto mentendo sui miei fini, puoi anche soggiogarmi se vuoi. Ma ti chiedo di venire incontro alla mia proposta, ti prego, io amo tuo fratello e tu sei sua sorella... Ti prego, dammi almeno una mano.”

La vampira a suo dire fu veramente colpita dalle parole sincere della ragazza, dal suo parlare chiaro, senza schemi, dal suo sentimento umano così esternato al mondo senza alcun dubbio o paura; ma non poteva comunque aiutarla.

“Ci ucciderà tutti… Klaus non avrà un minimo tentennamento a spedirci all’altro mondo.”

“Perché hai così paura di tuo fratello? Sei o non sei un’Originaria scusa? O ti sei persa l'emancipazione femminile?” domandò Briony facendosi d'istinto ironica.

Rebekah avrebbe potuto staccarle il collo per quell'offesa ma le venne solo da roteare gli occhi.

“Fare i saputi non conta niente in questo caso perché non sono - non siamo - niente in confronto a lui, e se me lo metto contro per me è la fine. Se ti dirò quello che so, lui mi ucciderà. Un’altra volta. E farà lo stesso con te prima che tu salvi Elijah; quindi non ne ricaveremo nulla alla fine, se non la nostra morte!”

“E dovremmo stare a guardare quello che lui fa?? Nossignore, non ho attraversato quel pezzo d'inferno per questo; io non rinuncerò mai e sono disposta a tutto." dopo quella raffica di parole decise, Briony si inumidì le labbra e si fece di nuovo sotto: "Elijah…" esclamare solo quel nome le provocava un male che non conosceva varchi di cura. "mi sta aspettando. Io devo salvarlo. E so che gli vuoi bene anche tu per la persona che é. Ti prego, aiutami come puoi.” La implorò Briony senza alcun imbarazzo o tentennamento. La sincerità negli occhi, legati ad un filo a quelli della vampira in ascolto.

Non le importava se Rebekah era una sconosciuta o comunque una diabolica Originaria… Era la sorella di Elijah, qualcosa di lui doveva pur avere, e per lei era vitale il suo aiuto.

La vampira dopo la sua confessione la guardò dritta negli occhi, rimanendo in silenzio e segretamente impressionata. Lo sentiva che era sincera… che avrebbe fatto di tutto per salvare Elijah. La sua forza d’animo e il suo amore disperato la facevano sembrare così delicata e commovente, che Rebekah non riusciva a negarle un suo aiuto. In qualche modo provò una forma di empatia verso di lei.

“Le tombe... le trasporta in un camion…” sussurrò poi debolmente.

“In un camion?”

“Sì, lui si sposta con quello così è sicuro di averle sempre vicine... Ma purtroppo mio fratello è scomparso e non so dove sia. E con lui sono sparite ovviamente anche le tombe”

Briony allora imprecò:

“Maledizione! E non hai la minima idea di dove sia??”

“No. Mi ha lasciata qui da sola senza neanche avvertirmi!” rispose la vampira adirata per essere stata abbandonata.

“E ora che farai?” le chiese Briony dubbiosa.

“Innanzitutto devo trovare una sistemazione. Ho dormito per troppo tempo in una sudicia bara e vorrei avere un bel letto grande e confortante. Per ora sto dai Salvatore”

“Da Stefan e Damon?” domandò l'altra sorpresa. << E hanno accettato di buon grado? >>

“Sì. Non avevano altra scelta se non volevano che li uccidessi!” replicò l'altra come se le avesse letto nel pensiero.

Briony sospirò e le sorrise, ringraziandola:

“Grazie per l’informazione Rebekah…. Spero ancora in un tuo aiuto in futuro”

L’Originaria però si richiuse di nuovo dentro se stessa:

“Mi sono già spinta troppo oltre con te. Non sperarci così tanto.” Le mormorò seria e fredda, andandosene subito.

Briony tuttavia sorrise dentro di sé. Aveva lo stesso tono di Elijah quando si sentiva minacciato o non voleva confessare quello che sentiva; intuiva che anche Rebekah soffriva per quella situazione drastica. Glielo si leggeva negli occhi e come l’aveva guardata la scorsa notte dimostrava tutto.

“Perché mi hai chiamata Gwendolyn?” le chiese all’improvviso.

Rebekah si fermò paralizzata sentendo quel nome. Briony ebbe l’impressione che stesse tremando ma la vampira si voltò troppo velocemente. Aveva gli occhi tristi e tremendamente malinconici…

“Credevo fossi mia sorella…” sussurrò debolmente trattenendo a stento le sue emozioni. Quella scena Briony l’aveva già vissuta: quando Elijah le aveva parlato della sua famiglia e quando aveva dimostrato apertamente il suo dolore per quella importante perdita. Le vennero le lacrime agli occhi pensando a quel giorno… quando ancora lui era lì, con lei…. Vivo. Quando poteva ancora stargli accanto e assaporare la sua inebriante vicinanza.

Ad un tratto l’espressione addolorata nel volto della vampira scomparve e fece allora un sorriso sarcastico: “Ma non le assomigli per niente! Lei era molto più bella e più alta, mi sono soltanto confusa perché ti ho vista alle spalle. Non credere di approfittare di questa situazione per chiedere altre pretese da me. Tu non sei niente.” rispose seccamente, andandosene via.

Dopo quella reazione chiunque avrebbe mollato perché Rebekah aveva fatto capire chiaramente che non voleva aiutare nessuno, se non se stessa, ma Briony invece sentiva la speranza riaffiorare lentamente dal baratro.

Le reazioni brusche di Rebekah erano soltanto dettate dalla paura di morire di nuovo e ritrovarsi nuovamente sola. Solamente quello.

La speranza divenne sempre più forte.

 

 

Briony stava ancora guardando Rebekah andarsene via, quando all’improvviso si materializzò accanto a lei Ylenia, che le disse:

“Ho delle novità che potrebbero interessarti.”

Tutte e due stavano spalla contro spalla e guardavano dritto davanti a loro, senza farsi notare dai passanti.

“Dimmi tutto.”

“Ho seguito Elena e i suoi amici come mi avevi chiesto, e infatti stanno architettando qualcosa di molto strano. Passano la maggior parte del tempo in una grotta dei Lockwood

“In una grotta? A far che?” chiese Briony cercando di capire cosa stavano combinando.

“Mi sono intrufolata lì dentro senza farmi vedere e ho potuto ascoltare le loro conversazioni… a quanto pare quella grotta è così antica che risale ai tempi dei vichinghi, infatti ci sono delle scritte nelle pareti in quella lingua”

E…?”

“Ci sono i nomi degli Originari. NiklausRebekah… e Elijah” Ylenia sussurrò quel nome delicatamente per paura di far soffrire ancora Briony; e infatti lei sussultò sentendo il nome ad alta voce di quel vampiro che le aveva rubato il cuore e stritolato poi tra le sue mani.

“Elijah si trovava qui millenni fa?” chiese interrogativa, cercando di non far trapelare la sua tristezza e il dolore del non averlo più lì con lei.

“Ovviamente non era ancora stata fondata Mystic Falls, ai quei tempi c’era un villaggio sconosciuto al resto dell’Europa perché l’America non ancora stata scoperta. Ma adesso viene il bello… c’era un altro nome nelle pareti. Mikael.”

Briony ci pensò  e rispose:

“Non mi suona niente”

“Forse perché è il papà Originario”

“E loro come fanno a saperlo??”

“Damon e Katherine l’hanno rintracciato nell’antico cimitero di Charlotte… è una storia un po’ lunga, infatti ormai mi stavo addormentando e finivo per essere scoperta, ma comunque in poche parole quei due hanno rintracciato il paparino, che guarda un po’ vuole la stessa cosa che vogliamo noi: uccidere Klaus e dice che ne ha il potere. Purtroppo ora nessuno sa dove sia”

“Si sono fatti scappare Mikael??” gridò Briony senza volerlo. Certo che i suoi cari amici senza di lei non riuscivano a fare nulla di buono.

“I vampiri se ne vanno e poi tornano, tranquilla. Ma la cosa preoccupante è che questo Mikael è più pericoloso di Klaus e degli altri suoi figli messi insieme; pare la reincarnazione di Attila e i tuoi amici non sanno se possono fidarsi di lui.”

“E perché io lo vengo a scoprire solo ora?”

“Beh lo sai che Elena e company te la stanno facendo sotto il naso da mesi. Ma per fortuna ci sono io che posso sentire quello che dicono senza farmi vedere.” rispose la strega in tono ironico.

Briony si voltò per guardarla. Sorrise al pensiero che magari si fosse trasformata in una mosca o addirittura in un pipistrello per entrare in quella grotta e spiarli. Ma all’improvviso si fece seria e le domandò:

“Perché mi stai aiutando Ylenia? Quando ti ho chiesto di seguirli pensavo che avresti avuto una reazione del tipo “Non sono la tua schiavetta, io ho altro a cui pensare ecc.” Mentre invece hai subito accettato senza lagnarti… e non mi conosci nemmeno.”

La strega la guardò tristemente.

“Ti conosco invece Briony… più di quanto tu creda.”

La ragazza la fissò non riuscendo a capire cosa volesse dire, ma Ylenia distolse subito lo sguardo e cambiò discorso:

“Ora penso che dovresti andare da Elena. Insomma magari lei può dirti altri particolari che mi sono sfuggiti o che non ho sentito… fai un po’  la finta tonta, chiedile se ha trovato qualcosa per incastrare Klaus; insomma non far intravedere che tu sai tutto. Ci vuole furbizia in queste cose.”

Tutte e due sorrisero.

“Ormai sto imparando a mentire come loro! Dovrei riuscire a farmi dire tutto quanto senza problemi. Grazie mille…

Ylenia le sorrise senza però girarsi verso di lei.

“Figurati.”

 

“Buongiorno Elena. Sono passata a vedere come stavi.” disse subito Briony entrando a casa sua.

“Non va per niente bene Briony… Stefan è tornato in città ma non è più lo stesso… sembra cattivo… non prova più niente e mi considera solo una sacca umana vivente da proteggere fino a quando Klaus è via.” rispose Elena tristemente.

“Mi dispiace ma sai che lui è stato costretto farlo.”

“Ma mi sento malissimo ogni volta che lo vedo così….”

Briony la guardò negli occhi; poteva notare il suo tormento che faceva in un certo senso il paio col suo, ma comunque lei era lì per altri scopi. Elena per prima non aveva ricambiato l'empatia.

Allora… hai novità riguardo a Klaus…? Qualcosa bolle in pentola?” le chiese titubante.

“Oh si! Scusami se non te ne ho parlato prima, ma ho avuto talmente tante cose per la testa..”

Briony le sorrise falsamente, facendo finta di niente.

“Non preoccuparti Elena”

Allora la 18enne incominciò a raccontarle tutto ciò che Briony sapeva già grazie a Ylenia, e qualche volta lei faceva finta di mostrarsi sorpresa o shockata dicendo “Oh ma davvero? Mi pare impossibile! E ora come facciamo? E’ una cosa rischiosa sì sì..”

Briony risultava così convincente nella scena che nessuno avrebbe potuto accorgersi della verità.

Dopo aver finito di raccontare, Briony chiese quello che voleva veramente sapere.

“Perché allora non cercate subito questo Mikael così la facciamo finita?”

“Perché abbiamo la sensazione che potrebbe ucciderci tutti… e se fosse peggio di Klaus? Ma la cosa più importante è che Klaus è sparito quindi non abbiamo nulla in mano! Per questo ora sto andando da Rebekah

“Da Rebekah? E perché?” le chiese Briony fermandola.

“Per farmi dire tutto… su Klaus, su Mikael… sulla sua famiglia.”

“Non penso abbia la minima voglia di dirtelo.”

“Ho le giuste argomentazioni. In realtà Mikael ha dato la caccia a Klaus e a Rebekah per secoli e secoli, e magari se le diciamo che sta arrivando qui può farsi prendere dalla paura e raccontare tutto.”

“Perché un padre darebbe la caccia ai suoi figli?” E subito Briony pensò al suo di padre. Forse la famiglia non era così bella e sicura come sempre appariva.

“Non te l’ha detto Elijah? Il padre odiava a morte Klaus quando scoprì la verità sulle sue origini, e Rebekah si mise dalla sua parte… credo fosse per questo motivo ma non ne sono sicura…

Briony assentì con la testa e rispose prontamente:

“Vado io da lei.”

“Come?”

“Parlerò io con Rebekah.”

“Preferisco andarci io.”

Briony scosse la testa spazientita.

“Scusami Elena ma non penso che ricaverai granché, anche con la minaccia di Mikael. Io potrei farla parlare perché… beh insomma dai resoconti di mia sorella non avete proprio iniziato un approccio favorevole nei suoi confronti e umanamente parlando io sarei l'unica nel gruppo a instillarle un po’ di simpatia, o almeno ci provo."

"Non potevamo di certo farle la parata, insomma é un pericolo!" replicò Elena come offesa sulle sue virtù.

"Ma certo!" rispose l'altra quasi fosse ovvio ma nel frattempo gli occhi navigavano rigidi nella stanza. "però nonostante tutto un obiettivo in comune c'è."

"Io per prima voglio tastarlo quindi cosa cambierebbe me o te."

La Gilbert non voleva proprio cambiare posizione a suo vantaggio ma qui non si trattava di chi sa fare meglio la capa. Ancora non aveva capito? Come non poteva vedere le differenze, quelle più importanti, nell'intimo, tra loro due.

"Elena..." La faccia di Briony si fece scura. Seria. Non stava recitando. "Devo forse farti ricordare che io ho vissuto sulla mia pelle certi approcci con la famiglia Originaria?"

Elena inghiottì duramente la saliva e Briony notò il tormento e il dilemma sul suo volto perché sapeva di star dicendo la verità che nessuno voleva udire, che quella parte della sua vita esisteva alla luce del sole e riguardava soltanto lei, ciò che aveva passato.

Elena dopotutto era sensibile, conosceva l'amplesso vorace dei sentimenti della maggiore Forbes e quanto potesse essere grande e irremovibile un amore dannato.

E per questo Briony la guardò, senza filtri, a tu per tu, nude nei loro cuori afflitti, per farla parlare.

<< Avanti Elena so che non hai il cuore di pietra, ammetti il tuo gioco, ammetti che ti dispiace averlo intrapreso, e che ti sei fatta trarre nel piano senza volerlo o per paura… ammetti che voi tutti volevate sabotare il mio sentimento. >>

Se Elena lo avesse ammesso ciò non avrebbe lenito la ferita del tradimento ma forse l'avrebbe perdonata.

Briony restava in attesa, sperando che le venisse offerta sana fiducia e rispetto per ciò per cui lottava con tutta l'anima da mesi. Elena c'era quasi, stava per dire qualcosa, ma all'ultimo retrocedette e non osò andar oltre:

"Beh certo... La tua posizione é più considerevole della mia."

Briony alzò il sopracciglio. Che eufemismo! Ma d'altronde cotanta faccia di bronzo non le permise più di tanto di avercela per quell'ennesimo voltafaccia e lasciò perdere lo sforzo vano con un sospiro che diceva tutto e niente.

“Comunque posso lo stesso venire con te.”

Ora era troppo.

“Credo sia meglio che io ci vada da sola”

Il tono veloce con cui rispose dovette aver allarmato Elena:

“Perché? Non ti fidi di me Briony? Ti ho pur detto tutto…

<< Quello che fa solo comodo e di grandi speranze di cambiamento non ne ho la scorta. >>

“Non è niente di personale Elena. Voglio solo andarci da sola perché mi é più comodo” disse fingendosi distaccata.

“Sicura che non c’è nient’altro?” le chiese Elena preoccupata.

Briony ebbe l'impulso di indietreggiare perché non voleva ricevere falsa pena ma per la sua recita doveva dimostrarsi calma.

“Sicura Elena. Appena avrò finito verrò da te” rispose Briony cercando di sorridere e di far trapelare la serenità di un gruppo che oramai non c'era più.

 

Quando Rebekah aprì la porta, sbuffò vedendo che era Briony.

“Cosa c’è ancora piantagrane?” le chiese infastidita restando sull’uscio.

Briony non badò al nomignolo.

“Damon e Stefan sono in casa?”

“No, perché?”

“Devo parlarti… so che mi hai detto che non hai alcuna intenzione di aiutarmi… ma forse sei tu ad averne bisogno: devi sapere che abbiamo trovato tuo padre. Mikael.”

Rebekah guardò in un lampo Briony sotto shock e spalancò gli occhi terrorizzata.

Briony si aspettava una reazione drastica ma non così… perché aveva così paura del padre?

Rebekah riprese però il controllo di se stessa e urlò adirata:

“Stai bluffendo! Nessuno sa dove sia!”

“Invece abbiamo scoperto dove era rinchiuso e ora sta venendo qui a Mystic Falls. L'argomento può interessarti?"

Rebekah sapeva che non stava mentendo e questo la fece innervosire ancora di più… avere alle calcagna il padre era l’ultima cosa che voleva e ne era spaventata a morte, tanto che non riusciva a parlare.

“Hai paura vero? Tuo padre ha dato la caccia a te e a Klaus per secoli.” Sussurrò Briony convinta.

“Non avete la minima idea di quello che avete fatto. Mikael ucciderà non solo Klaus, ma voi tutti!”

“E allora spiegami la vostra storia per capire meglio come fare. Siamo disperati Rebekah! Elena cerca in tutti i modi di liberare Stefan dalle grinfie di Klaus, e io se non riesco a trovare Elijah rischio veramente di impazzire! Tutti gli altri stanno completamente allo sbando! Di belle cose qui scarseggiano quindi ti prego collabora con noi, per il bene della tua famiglia, e tuo... ti prego..”

Rebekah però di fronte alla sua implorazione quasi da ceci sulle ginocchia  le sorrise perfida.

“Dovrei ucciderti sai?”

“Non lo farai. Mi sono accorta del modo in cui mi fissavi la prima volta che mi hai vista... Avevi degli occhi così tristi e malinconici, come bisognosi diqualcosa… Non sei come Klaus, senza cuore. Ti manca molto la tua famiglia non è vero?” le chiese Briony avvicinandosi.

Rebekah furibonda le diede uno spintone per farla allontanare. Per non far intravedere le sue debolezze.

“Tu non sai niente! Non m’importa niente se te la sei spassata con Elijah per qualche mese! Tu non mi conosci affatto, smettila di fare la parte dell’amica con me!”

Briony sospirò piano, avvicinandosi coraggiosa.

“Mi dispiace, non volevo farti arrabbiare. Ma siamo tutti sulla stessa barca Rebekah! Aiutami a capire! Ti prometto che ne varrà la pena.”

Alla fine la vampira si arrese.

“Cosa vuoi sapere?”

“La storia della tua famiglia… dall’inizio”

“Perché? Vuoi guardare gli album di famiglia forse?”

Briony sorrise.

“Sarebbe divertente ma… mi accontento di sentire la storia da te”

“Va bene. Tanto cosa ho da perdere? Potrei essere uccisa o da mio fratello o da mia padre, che bella prospettiva!” mormorò esausta.

Briony allora la guardò davvero dispiaciuta per quello che le stava succedendo... doveva essere davvero difficile per una ragazza sopportare tutto quel dolore, quello sconforto e solitudine. Anche se era un vampiro e poteva quindi annullare ogni emozione… ma evidentemente Rebekah non lo aveva mai fatto… lei si faceva consumare dalle sue emozioni e talvolta ne veniva dominata.

La tremenda convinzione di essere soli al mondo era una sensazione che purtroppo anche Briony conosceva. Era orribile.

Rebekah cominciò dunque a parlare della storia degli Originals. E Briony ascoltò col cuore in gola nell’ascoltare il passato del vampiro che amava, come era stato uomo.

I loro genitori, Mikael e Esther, partirono per l’America, consigliati da una strega per sfuggire alla peste in Europa perché avevano perso un figlio durante l’epidemia. Si trasferirono in un villaggio abitato da discendenti di licantropi; era pericoloso ma avevano stabilito una tregua e la famiglia viveva serenamente. Tutti i figli avevano una loro speciale peculiarità e si facevano ben volere dal villaggio.

A Briony si illuminarono gli occhi nel pensare a un Elijah come condottiero valoroso, fiero, onorevole ma perseverante. Come doveva apparirgli divina e senza macchie la sua esistenza e il suo futuro da invidiare!

Purtroppo però i litigi fra il capo famiglia e Klaus aumentavano di giorno in giorno perché il padre giudicava il figlio un fannullone, un ragazzo inutile e senza alcuna virtù. Il resto della famiglia guardava impotente le scenate quotidiane perché nessuno aveva il coraggio di ribellarsi all’ira di Mikael, e nemmeno a contraddirlo.

Perché avevano paura di lui. L'atmosfera in casa si faceva sempre più pesante.

Un giorno però Klaus e il loro fratello minore Henryk uscirono fuori di casa nella notte di luna piena e andarono a vedere i lupi trasformarsi; ma purtroppo il piccolo Henryk fu morso mortalmente da uno di loro e non c’era niente da fare per curarlo.

La tregua quindi si ruppe.

Mikael così escogitò un piano per contrastare i licantropi e diventare più forti di loro, così nessuno dei suoi figli sarebbe più morto per colpa loro.

“Ma scusa perché non ve ne siete andati semplicemente dal villaggio?” le chiese Briony convinta che quella fosse la soluzione più saggia da prendere.

“Per orgoglio. Mio padre non se ne sarebbe mai andato, ormai quella era la sua casa e per colpa del suo orgoglio non poteva sopportare di essere inferiore ai licantropi; per cui pensò a un modo per rendere la sua famiglia più potente… e immortale. Noi dovevamo mordere più forte di loro e dovevamo essere anche più veloci di loro. Ecco perché una sera parlò con una strega per parlarle del suo folle piano”

Rebekah si sedette e continuò. La strega, che era anche amica di Esther, si oppose all’idea di Mikael definendola una blasfemia, una cosa contro natura e non l’avrebbe sicuramente aiutato.

Mikael allora chiese aiuto alla moglie, perché anche lei era una strega, e dovevano farlo per difendere i loro figli.

Diventare dei vampiri poteva sembrare difficile ma in realtà avvenne tutto in una notte; Esther canalizzò il potere del sole e della luna e la forza vitale di una quercia bianca; poi con l’inganno fece bere del sangue umano ai suoi figli. Dopo di che Mikael li infilzò al cuore con una spada, e li uccise.

Mikael vi ha uccisi?” chiese Briony shockata. Il respiro bloccato in gola nell’immaginarsi una scena tanto terribile.

Quello che avevano dovuto sopportare era più forte di quanto avesse immaginato.

Sì… e non è stato neanche delicato” rispose Rebekah ferita ricordando quel doloroso ricordo.

Klaus e i suoi fratelli si risvegliarono con le vesti coperte di sangue, chiedendosi cosa fosse successo, quando entrò Mikael portando delle fanciulle umane pronte per essere divorate da loro. Alcuni si opposero, disgustati all’idea di uccidere una persona e di berne il sangue, ma Mikael li convinse con la forza, urlando che sarebbero morti se non l’avessero fatto subito.

E così la trasformazione avvenne.

Immediatamente bruciarono l’albero di quercia bianca, perché ciò che aveva donato loro l’immortalità poteva anche toglierla, visto che un paletto del legno di quell’albero poteva ucciderli.

Ma Mikael non si rese conto di una cosa terribilmente pericolosa e oscura.

Il sangue aveva permesso a loro di diventare dei vampiri ma diventò anche la loro dipendenza; resistere alla sete era insostenibile e fu così che nacque la razza predatrice.

Purtroppo quando Klaus si trasformò in vampiro si scoprì la verità: avendo ucciso un uomo si manifestò anche la sua parte da lupo mannaro. Questo significava che aveva una discendenza diversa… E che non era quindi un vero Mikaelson ma il figlio nato da un adulterio. Sua madre allora lo rinnegò e lo maledisse con una maledizione così avrebbe assopito la sua natura di licantropo, dopo di che gli voltò le spalle.

Intanto i loro sentimenti si erano amplificati e così come l’orgoglio di Mikael, che ferito profondamente, uccise mezzo villaggio e preso dall’ira quando tornò a casa uccise sua moglie, nonché la madre dei suoi figli.

“Ha ucciso tua madre??”

“Disse che le avrebbe spezzato il cuore così come lei aveva fatto con lui… ma solo Klaus era presente. La nostra famiglia in seguito si disperse colpita da quel dramma, ma io restai per seppellire mia madre e Klaus mi aiutò… sapeva che volevo dirle addio un’ultima volta. Gli dissi che in realtà nostra madre non lo odiava ma aveva solo paura e io gli promisi che non gli avrei mai voltato le spalle, così come aveva fatto lei, e che non l’avrei mai abbandonato. Comparve all’improvviso anche Elijah; era completamente sconvolto per la morte di Esther, per tutto, ma a tutti i costi voleva dimostrarsi il fiero fratello maggiore e anche lui promise a Klaus di non voltargli mai le spalle. Restammo così solo noi tre, insieme. Come una cosa sola, "always and forever". Ma alla fine come ben sai le cose andarono diversamente”

Rebekah finì così la storia degli Originals e Briony restò a bocca aperta, guardandola immobile. Lei non sapeva tutta la verità allora… Elijah non le aveva confessato tutto… E lo aveva scoperto ora da un’altra persona.

“Mi dispiace…. Questa parte della storia non la sapevo.” Rispose ferita nel ricordare ancora quanto corazzato fosse l’animo di Elijah.

Rebekah capì il suo stato d’animo e le disse:

“Non colpevolizzare Elijah, lui più di tutti era attaccato a nostra madre e soffrì moltissimo per quello che le era accaduto. In tutti quegli anni non parlò mai della sua morte, si rifiutava persino ad affrontare il discorso con noi. Alla fine andammo avanti con le nostre vite senza voltarci indietro... lasciandoci il passato alle spalle perché non potevamo far altro che questo.”

Briony assentì con la testa. Chissà come aveva sofferto Elijah perdendo la madre in quel modo… a cosa pensava quando era solo…

Mikael sembra più crudele di Klaus..” sussurrò con sgomento.

“Infatti. Klaus è vero può sembrare cattivo ma è solo per colpa di Mikael se è diventato così.”

“E tu gli resti accanto per la promessa che gli hai fatto vero? Di non abbandonarlo come aveva fatto sua madre.” Dedusse Briony guardandola dolcemente.

“Sì. Una promessa è una promessa” rispose Rebekah cercando di sorridere.

Briony allora si accorse che la sorella di Elijah non era una persona così malvagia come gli altri pensavano. Alla fine, come tutti loro, aveva sofferto e pagava ancora le conseguenze di quel dolore.

“Ma lui ti ha uccisa, Rebekah… sei rimasta sotto terra per 90 anni”

“Lo so che dovrei avercela con lui ma… è mio fratello. E io sono un vampiro. Dovrei passare l’eternità da sola?” chiese malinconicamente.

Briony allora cercò di farle cambiare idea.

“Ma Klaus non era il tuo unico fratello… e lui sta tenendo in pugno il resto della tua famiglia, che è rinchiusa da secoli dentro delle bare per chissà quale ragione contorta!” gridò con disgusto e repulsione.

“Credimi ci sono delle ragioni per questo. Quando ci siamo trasformati le nostre caratteristiche umane si sono amplificate. Elijah è virtuoso, io sono testarda e Klaus… non sopporta chi lo delude. E tutti i membri della mia famiglia hanno fatto questo errore. Io l’ho commesso più di una volta” rispose tristemente.

Briony la guardò sinceramente dispiaciuta ma non poteva provare compassione per Klaus. Qualunque fosse stato il motivo per il quale la sua famiglia lo aveva fatto arrabbiare, non aveva alcun diritto di ucciderli e poi la ragione per cui aveva accoltellato Elijah alle spalle era stata davvero ingiusta e meschina.

Non poteva fargliela passare liscia per quel gesto orribile. Senza contare che proprio loro due gli erano rimasti accanto per secoli cercando di non farlo sentire solo.

Bella gratitudine…

“Cosa hai fatto per farlo arrabbiare?” le chiese curiosa.

“E’ acqua passata ormai… scusa ma voglio restare sola ora.” rispose Rebekah in maniera fredda lasciando il salotto con passi incerti per riprendere il controllo delle sue emozioni lasciate alla deriva.

Briony le sorrise grata e la salutò.

“Certo. E Rebekah?”

La vampira si voltò perplessa sulle scale.

“Qualunque fosse il motivo, Klaus non aveva il diritto di fare tutto questo alla tua famiglia. Né di farlo ora.”

Briony con una lacrima agli occhi uscì.

 

 

Prima di tutto Briony andò ad informare Ylenia di quello che aveva scoperto - Elena poteva anche aspettare - ma la strega non fu convinta della parte finale della storia.

“Perché mai Mikael avrebbe dovuto uccidere la sua graziosa moglie?”

“Forse perché era cornuto.”

“Non mi convince… nella grotta c’erano dei simboli.. che riguardava anche la maledizione dell’ibrido. Guarda ho fregato alcune fotografie che ha fatto quel professore di storia.” Ylenia mostrò delle foto che ritraevano i disegni nella grotta e le fece vedere uno in particolare.

“Questo mostra l’uccisione della strega Originaria, cioè Esther, ma secondo la tua versione non ha senso inserire quest’immagine vicino alla maledizione dell’ibrido.” Disse pensierosa.

“Sì infatti cosa c’entra la morte di Esther con la maledizione di Klaus?”

Ma immediatamente ad entrambe si illuminarono gli occhi dalla sorpresa e dallo shock. Avevano capito cosa fosse successo realmente.

“Mio dio… Non è stato Mikael a ucciderla..” Sussurrò Briony paralizzata.

Elijah... Quante ombre nascondono il tuo passato, e ti perseguitano anche se non potresti intuirne la vera esistenza.

 

 

Briony era corsa subito da Rebekah per confessarle la verità e la bionda vedendo la sua faccia sconvolta le aprì la porta, chiedendo cosa fosse successo ancora.

“Devo farti vedere una cosa.” Briony le fece vedere velocemente sul tavolo le fotografie della grotta.

“Questi simboli rappresentano la maledizione dell’ibrido e questa è tua madre! La strega Originaria! La verità é molto più oscura di quella che tu sai! Non è stato Mikael a uccidere tua madre, è stato Klaus!” gridò Briony convinta.

Rebekah la guardò immobile, non riuscendo a crederci:

“Cosa?” sussurrò senza voce. Sembrava imbalsamata.

“Sì, guarda le immagini! Klaus sicuramente non avrà retto la delusione che la madre lo avesse ripudiato e l’ha uccisa in uno scatto d’ira. L’hai detto tu stessa che tuo fratello non sopporta chi lo delude, e la natura dei licantropi è molto violenta rispetto a quella dei vampiri.”

“Non è impossibile! Non è vero! Questi stupidi disegni sono stati fatti da stupide persone che non sapevano niente della mia famiglia!” urlò Rebekah in preda alla disperazione e prese con rabbia le fotografie, buttandole nel fuoco come se non volesse vederle mai più.

Rebekah ascoltami! É brutto ma devi crederci! In fondo non hai prove che sia stato proprio tuo padre a uccidere tua madre, soltanto Klaus era presente! Devi averti mentito per paura di poterti perdere se avessi scoperto la verità. ” disse Briony convinta, avvicinandosi a lei.

Ma all’improvviso Rebekah ebbe uno scatto d’ira disumano e la prese per il collo, appiccicandola alla parete come se non ce la facesse a sentirla.

“Stai zitta! Non dire più una sola parola!” Le gridò in faccia mostrando i suoi occhi neri da predatrice e i denti affilati. Tutta la rabbia repressa che esplodeva in quel momento.

Briony a sua volta non osava respirare; restava paralizzata e intimorita a guardare la vampira, aspettando suo malgrado che il momento passasse. E passò: la presa sul suo collo si ammorbidì e Rebekah la lasciò andare senza fiatare.

Aveva uno sguardo vuoto e profondamente sconvolto a causa di ciò che aveva appena scoperto. Lei più di tutti amava Klaus, nonostante quello che le aveva fatto, ma qualcosa si ruppe dentro di lei.

Successe infatti qualcosa che Briony non aveva mai visto prima d’ora: un vampiro piangeva.

Rebekah si accasciò per terra e si mise a piangere, dando libero sfogo alla delusione per colpa della verità, di quell'infame voltafaccia.

Briony guardò quella piccola creatura non più vampira feroce, così fragile e bella disperarsi per la propria famiglia, per il proprio cuore distrutto, ed ebbe l’impulso di abbracciarla.

E lo fece. Con naturalezza.

Tra le sue braccia Rebekah sembrava una bambola di porcellana: Briony le accarezzò dolcemente i capelli biondi, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, e cercò di stringere quel corpo freddo, estraneo al suo per consolarla e per farle percepire la sua vicinanza.

Rebekah piangeva senza emettere alcun rumore, ma Briony poteva percepire comunque i suoi deboli singhiozzi. L’Originaria non l’aveva allontanata con repulsione, si era soltanto arresa a quel gesto d’affetto sincero che poche volte aveva ricevuto durante la sua vita immortale.

All’improvviso Rebekah smise di piangere e guardò in faccia Briony. Aveva ancora gli occhi azzurri lucidi e tristi, e il petto tremava dallo sforzo; la stava fissando dubbiosa e in modo strano.

Elijah…?” Rebekah sussurrò quel nome come se non volesse crederci.

Briony la guardò sorpresa, e sussultò come le altre volte che sentiva quel nome

“Come?”

Rebekah la fissò stordita e parlò a fatica:

“Lo sento… dentro di te.”

Briony la guardò senza capire, frastornata, e Rebekah continuò, dandosi comunque una sistemata:

“Io riesco a percepire cosa contiene l’animo e il cuore delle persone.. chiamalo un dono datomi dalla mia naturale emotività. Ho percepito che Stefan amasse ancora Elena e ho dato l’allarme a Klaus. Non so come dirlo ma… posso sentire la presenza di mio fratello dentro di te, il tuo amore, e anche se ora è morto il vostro legame non si è mai spezzato.”

Rebekah infatti quando si era sentita abbracciare da Briony, non appena l’aveva toccata, le erano saltate nella mente delle immagini del fratello... di Elijah mentre sorrideva. Quando era ancora felice e vivo, realmente…

Era così che lui si sentiva quando era con lei?

Briony le sorrise allora dolcemente.

“Pensavo che tu l’avessi già capito quanto amassi Elijah”

“L’amore è terribilmente sopravvalutato, un giorno ce l’hai e il giorno dopo non lo possiedi più e poi ti dedichi a qualcos’altro. Ma quello che provi per lui è tra i sentimenti più puri e forti che abbia mai visto in tutta  la mia vita, e io ho vissuto parecchio. Wow piantagrane te ne do atto. Finché amerai Elijah con questa intensità, potrai davvero affrontare ogni cosa.”

Briony sorrise mestamente per quelle confidenze appena nate e scosse la testa, in modo bonario:

Rebekah, non smetterò mai di pensare a tuo fratello. Anche se è strano, visto che all’inizio non lo avrei mai immaginato che sarei giunta a questo punto… ma lui mi ha completamente destabilizzata, sotto tutti i punti di vista. Non posso tornare indietro, lui ha cambiato tutto…per sempre…

Briony la guardò con sincerità e commozione per farle capire che non sbagliava sul suo conto.

La vampira, dopo aver ascoltato le sue umane parole, le sorrise e si alzò scacciando via le ultime lacrime.

“Ti aiuterò Briony.” Rispose seria.

Briony non credette alle sue orecchie e rimase immobile dalla sorpresa e dalla felicità; avrebbe voluto abbracciarla di nuovo per dimostrarle la sua gratitudine ma pensò che era meglio una semplice stretta per le spalle, per incutere una sorta di fiducia.

“Grazie Rebekah. Noi due salveremo la tua famiglia” mormorò profondamente.

Se qualcuno avesse visto quella scena incredibile, probabilmente non ci avrebbe creduto… due ragazze, una apparentemente troppo giovane e indifesa, alla mercé delle proprie emozioni; l’altra con lo sguardo maturo e coraggioso anche se nascondeva una grande fragilità e inquietudine, pensavano di combattere l’essere più pericoloso e letale che esistesse al mondo.

E lo facevano per amore.

 

*FINE CAPITOLO.*

Come vi ho fatto già intravedere Briony legherà tantissimo sia con Rebekah sia con Ylenia, mentre si creerà una spaccatura irreversibile sia con “Santa Elena” sia con Caroline.

Vi avverto che il prossimo capitolo sarà L’ULTIMO!! E finirà così la prima parte della mia fanfic!

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Capitolo 26
*** Libertà ***


26 CAPITOLO

 

 

Quel giorno sarebbe arrivata la resa dei conti.

Stefan e Damon avevano rintracciato Mikael e l’avevano convinto ad aiutarli a sbarazzarsi di Klaus una volta per tutte.

Tutti dovevano interpretare la loro parte in maniera eccellente e senza errori, poichè quella sarebbe stata l’unica occasione per eliminare Klaus e non dovevano lasciarsela scappare. L’unica occasione per sistemare tutto e riprendersi la propria vita indietro.

Briony andò a casa Salvatore per discutere del piano: non le piaceva che fossero Damon e Elena a tenere in mano le redini della situazione e questo la preoccupava perché sapeva già da tempo che quei due facevano solo i loro porci comodi, fregandosene di quello che lei provava.

Loro volevano solo sbarazzarsi di Klaus; il salvataggio di Elijah non rientrava nel pacchetto. Doveva quindi pensarci da sola, andando avanti col suo piano.

Ci andò con Ylenia, essendo una strega molto più forte di Bonnie poteva dare una mano e aiutarla a tenere d’occhio la situazione, visto che Briony non si fidava più dei suoi vecchi amici. E ciò non aiutava granchè ad acquietare la sua ansia su una possibile vincita.

Quando entrò in quella casa rimase di stucco vedendo il padre di Elijah… Non si era fatta una precisa idea su come fosse in realtà, non ci aveva neanche mai pensato più di tanto, ma non ne rimase delusa.

Mikael era alto, con la pelle bianca, gli occhi chiari e i capelli castani. Aveva un’espressione agghiacciante e terribile sul viso che faceva tremare dalla paura. Non fu troppo difficile a pensare come mai uno come Klaus lo temesse.

Briony deglutì timorosamente avvicinandosi a lui ma non osò dirgli niente… come doveva comportarsi col padre del vampiro che amava? Era una cosa nuova per lei constatando anche che il futuro suocero faceva rabbrividire.

Mikael la fissò con un’occhiata perplessa ma non disse niente, e continuò a parlare con i Salvatore.

Dovevano trovare il modo per attirare Klaus a Mystic Falls e l’unico che poteva farlo era Stefan, ma come fare senza farsi scoprire? Stefan era sotto l’influsso di Klaus e se lui gli faceva delle domande scomode, avrebbe potuto scoprirsi.

“Dovremmo fare in modo allora che dica la verità. Stefan non può mentire a Klaus e quindi dovremmo far succedere qualcosa di eclatante per davvero” suggerì Ylenia.

Mikael si offrì come espediente: niente avrebbe fatto più piacere a Klaus di andare a trovare il cadavere del proprio padre e così diede a Elena un pugnale d’argento, lo stesso che Klaus aveva inficcato nel cuore di Elijah, così sarebbe stato per davvero morto e Stefan avrebbe potuto chiamare Klaus senza indugi.

L’ibrido però durante la telefonata non fu convinto, anche se Stefan era sincero, e chiese di poter parlare con Rebekah per farsi raccontare tutto. Lei ovviamente era dalla loro parte dopo ciò che aveva scoperto, e confermò che Mikael era morto e che doveva tornare presto a Mystic Falls.

Il piano funzionò e Elena così staccò il pugnale dal cuore di Michael per farlo rivivere, perché solo lui aveva la forza per uccidere Klaus.

Tutto stava andando come previsto e non ci sarebbero stati errori finché qualcuno non avrebbe messo di mezzo la propria umanità.

Era questo che preoccupava Elena Gilbert… poteva veramente fidarsi di Rebekah? O di Stefan? Klaus era il fratello di Rebekah, e nonostante tutto lei gli voleva ancora bene e poteva quindi tradirli… Stefan anche se non provava più alcuna emozione umana, poteva cadere nella trappola mentale di Klaus…

Doveva quindi correre ai ripari…

------------******-----

 

“Sei ansiosa?” domandò Briony sedendosi accanto a Rebekah, la quale si stava dando lo smalto ai piedi.

“Klaus c’è cascato… tra poco tornerà qui e sarà tutto finito.”

“Come ti senti… ad aver visto tuo padre dopo tutto questo tempo?” chiese titubante rivolgendosi a Mikael disteso per terra ancora incosciente.

Rebekah aveva lo sguardo vuoto e duro mentre fissava quel padre da cui era sempre scappata.

“Non sento niente.” Rispose freddamente.

Briony la guardò ma non potè per nulla giudicarla. Comprendeva, purtroppo, appieno le ostilità familiari.

All’improvviso Mikael si risvegliò respirando a fatica e fissò la figlia che non vedeva da secoli. Briony si alzò preoccupata e si allontanò per lasciare che i due parlassero tranquillamente.

Rebekah?” domandò Mikael confuso.

“Risparmiati le frasi dolci da genitore, non avranno alcun effetto su di me.” rispose lei  mettendo via lo smalto e alzandosi.

Mikael si parò davanti alla figlia.

“Devi sapere che non ho mai voluto dare la caccia a te… il mio bersaglio era solo Klaus”

Nik era la mia famiglia, se davi la caccia a lui, la davi anche a me!”

“Dopo tutto quello che ha fatto lo difendi ancora? Ha ucciso tua madre!”

“Sì e pagherà con la vita per questo! Ma Nik non era nato assassino… nessuno di noi lo era! Sei stato tu a farci questo quando ci hai trasformati in vampiri!” gli urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.

Rebekah incolpava il padre per tutte le disgrazie che le erano successe e Briony non poteva darle torto… lui aveva trasformato i suoi figli in mostri sanguinari solo per uno stupido senso di superiorità e poi li aveva abbandonati a loro stessi.

“Tu hai distrutto la nostra famiglia… non lui!” gli rinfacciò nuovamente, andandosene dalla stanza

Rebekah…” Mikael cercò di fermarla ma la figlia era irremovibile sulla sua posizione. Non gli avrebbe mai dato la possibilità di recuperare o di scusarsi perché ormai era tardi…  La ferita avrebbe bruciato per sempre.

Briony dopo aver visto Rebekah andarsene cercò di seguirla, ma venne bloccata proprio da Mikael.

“Aspetta.” All’improvviso il vampiro si avvicinò a lei e la esaminò dalla testa ai piedi, così come aveva fatto Rebekah la prima volta che l’aveva vista.

Briony avvampò dall’imbarazzo sentendosi osservata e magari giudicata, ma non osò dir niente.

“Tu devi essere Briony.” disse lui semplicemente guardandola negli occhi.

Sì…” sussurrò lei timidamente stringendosi nelle spalle. In caso normale lei gli avrebbe dato la mano e gli avrebbe detto “Piacere ecc ecc” ma Briony si sentiva bloccata da quello sguardo agghiacciante. Di certo non era il tipo di famiglia che si aspettava qualche anno fa di ricevere in dono dal suo fidanzato: era piuttosto bizzarra e inquietante la cosa.

“Come sta Elijah?” chiese all’improvviso Mikael.

Lei sgranò gli occhi sorpresa e rispose in tono ironico ma tagliente:

“Come pensa che stia? L’altro suo figlio l’ha messo sotto terra!”

“Lo so dov’è, voglio solo sapere se prima di morire mio figlio era felice…” rispose lui facendosi all’improvviso triste.

Briony allora lo guardò cercando le parole giuste da dire… non si sentiva a suo agio vicino a quell’uomo terrificante ma dopotutto era il padre di Elijah. Sembrava che davvero gli importasse qualcosa del figlio maggiore, nonostante tutto:

“Quando l’ho conosciuto non lo era… era il classico vampiro, freddo e senza emozioni. Era in apparenza il mostro che lei aveva creato.” rispose dura.

Poi i suoi occhi diventarono lucidi e malinconici ricordando tutto quello che aveva passato con lui… la paura iniziale quando lo aveva considerato solo un uomo pericoloso e senza scrupoli; quando lui si era aperto con lei mostrando il suo lato più nascosto… quello umano. Mettendo a nudo la sua anima…

Sorrise felice al pensiero che presto avrebbe rivisto i suoi occhi neri profondi e sarebbe stata tra le sue braccia forti, al sicuro.

“Ma conoscendolo più a fondo in realtà non era così… e rispondendo alla sua domanda, sì era felice. Fino a quando Klaus non lo ha ucciso a tradimento.” E nuovamente quel vortice di dolore che aveva provato quando aveva visto Elijah cadere a terra morto la inghiottì come un’onda anomala, e lei sprofondò in essa.

Briony chiuse gli occhi cercando di contenere la sua sofferenza e di non farla trasparire; ritornò poi a respirare normalmente.

Lasciò cadere lì la conversazione e camminò verso l’uscita, quando all’ultimo si fermò e si voltò verso Mikael.

“Deve essere orgoglioso di Elijah. E’ un figlio straordinario.” Mormorò convinta. Non aveva usato il tempo al passato. Elijah era ancora vivo, lo sarebbe sempre stato dentro di lei…

 

 

Briony andò a cercare Rebekah per vedere come stava dopo la chiacchierata ben poco amichevole col padre, e infatti la trovò in una stanza sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ha una bella faccia tosta a interpretare la parte del padre affettuoso proprio ora!” gridò infuriata.

“Mi dispiace Rebekah… ma forse quello che ha detto è vero. Lui odia solo Klaus, non te o gli altri tuoi fratelli…

“No, tu non lo conosci. C’è una ragione se scappo da lui da secoli. Mio padre non è una brava persona e non ci si può fidare di lui.”

“Intendi che potrebbe tradirci?” chiese Briony preoccupata.

“Figurati, aspetta da tutta una vita il momento giusto per uccidere mio fratello, ma non è questo il punto. Mikael farebbe qualsiasi cosa, anche uccidere uno di voi, per riuscire nel suo intento. E’ un uomo senza scrupoli ricordatelo…” le disse Rebekah in tono serio.

Briony sospirò:

“Stasera non so cosa succederà e ho davvero paura, sicuramente non tutto andrà come previsto visto le troppe persone con personalità diverse coinvolte. Ma anche se dovesse accadere il peggio, se qualcuno di noi morisse… io andrei avanti per la mia strada. Cercherei tuo fratello anche in punto di morte. Lo salverò.”

Perché alla fine era sicura che lui avrebbe fatto lo stesso per lei. E se anche non fosse stato, così il cuore le diceva con convinzione di agire.

Rebekah le sorrise dolcemente. Quando qualcuno si mostrava sinceramente solidale con lei, mostrava davvero un lato che non ti saresti mai aspettato di vedere in un vampiro così vecchio.

“Il tuo coraggio in amore è lodevole. Non ho mai visto qualcuno amare così tanto Elijah… insomma per carità è bellissimo come un Dio, chiunque cadrebbe ai suoi piedi ma non ha un carattere facile! Certe volte è più testardo di me e frena troppo le sue emozioni…

Anche Briony le sorrise. Era così strano sentire parlare di Elijah da qualcuno che lo conosceva da sempre... avrebbe tanto voluto sapere tutto di lui… Ma mille anni erano davvero tanti, soprattutto se passati o in solitudine o a cercare vendetta contro un fratello.

Conoscere tutte le sfumature di una persona, in quel caso, poteva essere fatale.

Comunque si riscosse prontamente: “Neanche io sono così perfetta sai. Poche persone mi hanno davvero capita o amata per quel che sono veramente. E tuo fratello è uno di queste, ed anche la più importante.”

“Mio fratello quando entra nelle vite altrui si fa un certo senso sentire indispensabile.” Replicò la bionda sovrappensiero e allontanandosi dall’umana per aprire l’armadio.

“Sei curiosa di vedere gli altri miei fratelli e Gwendolyn?”

Briony fu sorpresa da quella domanda, anche perché gli unici suoi pensieri erano rivolti a Elijah, e basta.

“Non ci ho mai pensato… ho sempre sognato il momento in cui liberavo Elijah ma mai al resto della sua famiglia… spero non ti dispiaccia…

“Non preoccuparti, l’importante alla fine è ritrovarli tutti. Ed essere una famiglia come prima.”

Briony notò che la vampira stava cercando dei vestiti nell’armadio e si avvicinò sorridendo:

“Sei pronta per il grande ballo di stasera?”

“Per niente! E’ il mio primo ballo in assoluto e infatti ora devo prepararmi” rispose l’Originaria prendendo giù un abito rosso.

“Ma sono le tre…” rispose Briony inarcando un sopracciglio.

“Non voglio lasciare nulla al caso.”

Briony la guardò negli occhi. Era così strano che una ragazza come lei, che aveva vissuto per migliaia di anni, in realtà non aveva mai assaporato le gioie semplici della vita.

Quante cose stava imparando in quell’anno.

La abbracciò delicatamente, senza sforzi, e le disse piano: “Sono sicura che sarai bellissima e incanterai tutti.”

La vampira ne fu davvero stupita ma ne rimase interiormente felice per quelle parole rivolte alla sua persona.

Era incredibile quanto Briony si fosse legata a lei in così pochi giorni; aveva sentito fin da subito una sintonia speciale con Rebekah e non riusciva a trovare una spiegazione razionale a questo. Forse perché era sangue del sangue di Elijah, forse perchè riusciva a capire il suo dolore… Non sapeva il perché, ma d’altronde agli affetti non si dava una spiegazione.

Rebekah ricambiò l’abbraccio prima titubante poi senza resistenze, come se avesse tra le braccia una vera amica o la sua cara sorella.

Perché sembravano così ora.

Due sorelle.

 

 

“Sta andando tutto alla grande Briony, calmati.” affermò Ylenia cercando di tranquillizzare l’amica, che si stava preoccupando per ogni cosa.

“Oh andiamo sei vecchia abbastanza e credo appunto che tu abbia vissuto quel tanto basta da capire che niente va mai così alla grande.” Replicò la mora spalancando le braccia sulla poltrona. “Il punto è che non posso fidarmi di Elena! A lei non interessa salvare Elijah o il resto della sua famiglia, vuole solo uccidere Klaus per vivere in pace la sua vita!”

“E non è quello che vuoi anche tu? La pace tanto attesa?”

“Se Klaus muore come faccio io a trovare Elijah?? Niente pace dunque. Solo lui sa dove siano nascoste le dannate tombe!” affermò Briony in preda a un attimo di sclero.

Ylenia si avvicinò per farla ragionare. Ovviamente ci aveva pensato anche lei.

“Senti Briony abbiamo Mikael e Rebekah, che sono degli abili predatori da millenni e  sicuramente riusciranno a trovare quelle stramaledette tombe. In fondo il mondo non è così grande!”

“Sei troppo positiva. E se li ha sepolti sotto una montagna?” chiese preoccupata.

Rebekah non ti aveva parlato forse di un camion che trasporta le tombe? Sicuramente tornerà con quello stasera!” rispose Ylenia convinta.

“Non lo so… ho una brutta sensazione.”

 Infatti Briony aveva un terribile sesto senso, come quando era venuta la notte di luna piena e tutti sembravano convinti che sarebbe andato tutto bene, mentre lei in cuor suo sapeva che non era così…. E anche questa volta aveva la stessa sensazione. Orribile.

L’incubo delle sue notti insonni tornò a perseguitarla.

E se non ci fosse riuscita a salvare Elijah dalla morte? Nemmeno lei sarebbe riuscita a salvare se stessa in quel caso…. Sarebbe stata perduta.

“Ti serve una camomilla.” disse Ylenia preoccupata ad un tratto.

“Non è una camomilla che mi serve, quello che voglio è…

<< Qualcuno che mi sostenga e che mi aiuti a sopportare questo macigno sul cuore. Qualcuno che troverebbe in un lampo la soluzione dei miei problemi. >>

“Quello che mi serve è un amico come John” Sussurrò con un sospiro e scuotendo la testa.

La mancanza degli amici si faceva sentire sempre nel momento del bisogno… Perché è questo che fanno gli amici. Ti sostengono e ti aiutano.

Sebbene Ylenia e Rebekah fossero dalla sua parte e stava instaurando con loro un bel rapporto, pensò comunque che nessuno le sarebbe stato amico come lo era stato John. Nel bene e nel male.

Ylenia le accarezzò la spalla per confortarla, e per tagliare corto le disse:

“Credimi andrà tutto bene, cosa potrebbe andare storto?”

 

Nello stesso momento però qualcuno aveva già fatto la sua mossa per garantire che il piano potesse andare a buon fine, ma quello che stava facendo era rischioso e sbagliato.

Elena Gilbert non voleva lasciare niente al caso e non poteva rischiare di perdere quella battaglia per colpa di falsi sentimentalismi; per questo ora stava nascondendo nella cantina dei Salvatore un cadavere di una ragazza.

Aveva un vestito rosso, i capelli biondi ricadevano sulla fronte facendo notare le vene rinsecchite.

Il pugnale d’argento era ben piantato nel cuore.

Quella persona era Rebekah.

 

Gli inconvenienti però non erano finiti. Qualcuno aveva allagato la palestra, dove doveva tenersi il ballo di inizio anno e allora la festa si trasferì a casa Lockwood.

Klaus era già arrivato e si era messo a parlare al microfono gridando la sua euforia, visto che sognava quel giorno da un migliaio di anni, letteralmente.

Ma l’ibrido non era così stupido come poteva sembrare, infatti voleva vedere con i suoi occhi il cadavere di Mikael e chiese a Stefan di portarglielo lì alla festa.

Ovviamente questo se lo aspettavano infatti Damon aveva un piano di riserva, e così anche Mikael andò al ballo, tenendo stretto l’unica arma che poteva uccidere un Originario: un paletto di legno proveniente dall’antica quercia bianca che avevano bruciato 1000 anni fa.

 

Intanto anche Ylenia era comparsa alla festa per controllare con i suoi occhi ben attenti la situazione, ma vedeva che qualcosa stava già andando storto.

Aveva notato che Rebekah non era presente e questo era terribilmente strano e sospetto, per non parlare delle centinaia di persone invitate, che non avevano sicuramente nulla a che fare con una festa scolastica.

Si convinse alla fine che quello non era un semplice ballo tra studenti…. Era qualcosa di peggio.

Un brivido le percorse la schiena nel pensare a cosa Klaus Mikaleson fosse capace di fare…

 

“Mi devo complimentare col tuo ragazzo, ha organizzato una festa migliore della tua!” esclamò Briony divertita, entrando in casa Lockwood.

“Infatti è impossibile! Dove ha trovato il tempo di fare una cosa così… pazzesca! E ha pure chiamato una band!” rispose Caroline offesa.

In effetti feste così non si vedevano da tanto tempo… forse questa volta Tyler aveva esagerato.

“Comunque ti devo parlare di Tyler. C’è qualcosa che non mi convince”

“E cos’è che non ti convince?” rispose calma Briony guardandosi attorno.

“Si sta comportando come lo schiavetto di Klaus! Pensa che lui sia il suo sire visto che l’ha trasformato in ciò che è ora, e quindi gli è fedele come un cagnolino.”

Briony scoppiò a ridere.

“Ma smettila! Tyler Lockwood non mi sembra il tipo che si fa sottomettere”

“L’ha ammesso lui stesso che Klaus esercita un certo potere su di lui… come se gli dovesse la vita.”

Ad un tratto Briony si fece seria e preoccupata. Questo non ci voleva proprio… e se fosse stato Tyler a mandare a monte il piano per proteggere il suo “sire”? Doveva trovarlo e alla svelta.

“Stai all’erta Caroline, mi raccomando.” le sussurrò sotto voce all’orecchio. Infatti Briony  non le aveva parlato del piano escogitato ai danni di Klaus per paura di metterla in pericolo, e anche perché sapeva che non sarebbe stata per niente d’accordo.

“Non dirmi che hai architettato un altro piano diabolico per trovare Elijah??” domandò Caroline spazientita.

Briony voltò il viso e non rispose, ma sua sorella ormai la conosceva bene e sapeva che era così.

“Oddio! Pure stasera! Alla mia festa! Non vedi quanta gente c’è? Perché per una volta non lasci perdere?” urlò Caroline arrabbiata e offesa per quella testardaggine surreale.

Briony allora perse la pazienza. Questo era troppo per lei: non solo la stava proteggendo dalla minaccia di Klaus e le aveva pure nascosto la vera natura del padre, solo per non ferirla ulteriormente, ma ora veniva anche denigrata e offesa. E sempre nel modo superficiale e egoista tipico di Caroline.

“So benissimo che tutti voi volete che Elijah resti sotto terra per sempre, ma non succederà!” rispose Briony acidamente.

“Questo non è vero…

“Oh andiamo sorellina! Credi che non sappia quale inganno tu, Elena e i tuoi amici avete impartito alle mie spalle?? Sapevo che  non ti piaceva Elijah ma non avrei mai creduto che tu mi mentissi fino a questo punto!!”

Non era riuscita a resistere fino alla fine, e aveva dato sfogo alla rabbia e delusione che aveva provato quando Damon Salvatore le aveva detto la verità.

Briony senti…” Caroline cercò di fermarla per spiegare tutto, ma la sorella maggiore ritirò con violenza la sua mano e la guardò furiosa.

“No! Non voglio sentire altre bugie provenire dalla tua bocca! Ne ho veramente abbastanza!”

Caroline rimase dunque immobile ricevendo gli insulti della sorella senza replicare… perché a fatti sapeva che aveva ragione Briony questa volta, tuttavia aveva agito in buona fede tentando di proteggerla e voleva far capire il suo pensiero… ma sua sorella non l’avrebbe mai vista in quel modo, e ora infatti la stava fissando con una tale delusione che non aveva mai visto in nessuno prima d’ora, non qualcuno che amava seriamente, e questo la lasciava priva di repliche e piena solo di rimpianti.

Caroline deglutì col cuore frantumato mentre Briony abbassò lo sguardo tormentato e se ne andò.

Forse aveva esagerato o forse aveva fatto bene, non lo sapeva.

Ma dentro di sé stava soffrendo. Ancora una volta. Quando sarebbe finito tutto questo?

 

Briony si ritirò in uno sgabuzzino per  riprendere il controllo di se stessa, quando vide Ylenia accovacciata per terra che stava trascinando qualcosa… tre uomini.

Ylenia?? Che stai facendo?”

La strega alzò lo sguardo sorpresa e si mise a posto i capelli tutti arruffati e scomposti.

“Faccio piazza pulita!” rispose sorridendo come se niente fosse, e spostò un corpo senza alcuna delicatezza in un angolo.

“Ma chi sono questi?” domandò Briony stentando a crederci.

Ylenia, dopo aver nascosto per bene i cadaveri accovacciati l’uno sopra l’altro, si alzò e disse.

“Sono luridi ibridi. Ce ne saranno almeno una ventina!”

“Cosa??”

“Klaus è venuto con i rinforzi,  non è sprovveduto quell’ uomo e sa che esseri del genere sono molto più forti sia di qualunque vampiro o licantropo. E la magia in questi casi non è miracolosa… infatti non penso di farcela a ucciderne degli altri…” rispose la strega affannosamente. Lo sforzo l’aveva indebolita molto, visto che non aveva mai combattuto contro degli ibridi prima d’ora e non era preparata. Il benservito comunque glielo aveva ben dato visto quello spettacolo.

“Non preoccuparti, hai già fatto un buon lavoro. E ci sono anche Damon e Stefan se occorre.” Le rispose Briony sorreggendola e le diede un bicchiere d’acqua.

Briony c’è un’altra cosa…” disse Ylenia velocemente, finendo l’acqua in un sorso.

Lei la guardò interrogativa, aspettandosi chissà quale catastrofe.

Rebekah…. Non riesco a trovarla. Non c’è alla festa!” rispose la strega preoccupata.

In effetti anche Briony si era stranita del fatto che non l’avesse ancora vista…

“Davvero strano… lei ci teneva tantissimo a venire… forse è ancora alle prese con la prova trucco.” rispose cercando di trovare una spiegazione logica.

Ma pensò comunque che Rebekah era un’Originaria e sapeva badare a se stessa. Poi magari stava proprio arrivando in quel momento.

“Ci penseremo dopo, aiutami a trovare Tyler. Devo parlargli subito” disse Briony uscendo da lì.

“Dividiamoci allora, non ho mai visto così tanta gente neanche agli scioperi dei sindacati!”

 

Ylenia si stava guardando attorno scrupolosamente, quando sentì una voce dietro di lei: “Salve. Non abbiamo avuto l’occasione di presentarci prima.”

Prontamente lei si girò, e sorrise sarcastica.

“Tu sei Damon, so già tutto di te. Il fratello tenebroso.”

Damon le sorrise ironico e lanciò un’occhiata maliziosa al vestito nero che aveva indosso quella sera. Non era molto corto e nemmeno provocante ma addosso a lei, che era molto alta e filiforme, le stava d’incanto come se appartenesse davvero a una schiera magica.

“Meglio ancora che tu sappia delle mie capacità. Giust’appunto spero di contare sul tuo aiuto stasera.”

“Bada bene, io sono qui solo per aiutare Briony.”

“Molto nobile da parte tua ma vogliamo la stessa cosa. Klaus morto.” rispose deciso.

“Non c’è niente che potrà impedirlo… Mikael ha l’arma vincente e Stefan è fuori gioco ora, così non potrà fargli la spia. La cosa che mi preoccupa però sono gli ibridi che Klaus si è portato dietro.” Disse infine allarmata.

“Ne ho fatto fuori uno all’entrata” rispose trionfante Damon.

“Sì ma ce ne sono tanti altri, non vorrei che Klaus ci facesse qualche brutta sorpresa.”

“Non succederà e appunto per questo vorrei chiederti una cosa…

Ylenia ascoltò attentamente quello che Damon Salvatore aveva in mente.

 

La festa era arrivata ormai al culmine e Klaus stava sorseggiando un drink quando uno dei suoi ibridi gli disse che fuori c’era un uomo che voleva parlargli. Il suo nome era Mikael.

Klaus non ne fu per niente sorpreso, perché si aspettava fosse una trappola, e disse che sarebbe andato ad accogliere il suo paparino. Sussurrò qualcosa all’orecchio del suo ibrido più forte e andò ad accogliere Mikael.

Stava andando tutto come aveva previsto.

 

Briony finalmente trovò Tyler e lo spinse in un angolo per parlargli.

“Cosa c’è? Vuoi convincermi ad aiutarvi a uccidere Klaus?” le chiese lui freddo.

“Ti chiedo solo di dirmi se sai cosa abbia in mente quel maledetto bifolco.” rispose dura.

“Quel maledetto bifolco è la persona che mi ha reso ciò che sono”

Briony sospirò.

“Ok va bene, gli sei fedele perché ti ha reso potente ma non puoi stare dalla sua parte! Cosa direbbe Caroline?”

“Qualunque cosa abbiate in mente, voi non riuscirete a sconfiggerlo. E’ sempre un passo davanti a voi.”

“Questa volta abbiamo noi l’asso nella manica.” affermò sicura di sé.

Tyler si fece prendere dal panico e la afferrò saldamente per un braccio.

“Mi dispiace ma non posso permettere che Klaus muoia.”

“Prova a fermarmi.” Rispose lei con un tono di sfida, non aspettandosi però la reazione brusca del ragazzo.

Tyler infatti rafforzò la presa sul suo braccio e la trascinò via da lì.

“Tyler.. Tyler che fai?” domandò Briony preoccupata cercato di strattonarsi.

Ma lui non rispondeva, sembrava totalmente impazzito e aveva uno sguardo da invasato mai visto prima d’ora.  Buttò Briony senza tanti preamboli nello stesso sgabuzzino in cui Ylenia aveva nascosto i cadaveri degli ibridi.

Lei urlò terrorizzata, cercando di fuggire.

“Tyler non t’azzardare!! Tirami fuori di qui!” Ma le sue grida e i suoi colpi alla porta non si udirono a causa del frastuono della festa, e Tyler la chiuse dentro a chiave così non ci sarebbero state più sorprese.

Almeno questa era sistemata.

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Klaus andò verso l’uscita posteriore della casa Lockwood e vide che fuori dalla porta c’era quel padre che aveva sempre odiato e disprezzato.

“Ciao Mikael. Quanto tempo…

Niklaus.” mormorò Mikael freddo, come se non avesse davvero davanti suo figlio ma un verme lurido che striscia.

“Perché non entri? Oh aspetta.. non puoi entrare, non sei stato invitato!”

“Potresti uscire tu invece.”

“Oppure potrei stare a guardare mentre i miei ibridi ti fanno a pezzi”

All’improvviso dietro di Mikael spuntarono fuori almeno una quindicina di ibridi famelici e pronti a servire il loro signore.

“Non possono uccidermi.” rispose prontamente Michael.

“Vero, ma sarà un intrattenimento grandioso per la festa… non devo far altro che schioccare le dita e ti salteranno addosso” Klaus alzò la mano pronto per dare il via allo spettacolo, ma Mikael sorrise sprezzante.

“Il lupo grande, grosso e cattivo! Non sei cambiato, continui a nasconderti dietro ai tuoi giocattolini come un codardo! Però dimentichi una cosa… sarai stato anche tu a crearli, ma sono  in parte vampiri e posso ammaliarli.”

Klaus non si aspettava questa mossa infatti fu incredulo quando uno dei suoi ibridi portò Elena vicino a Mikael.

“Vieni fuori e affrontami Niklaus! Oppure lei muore!”

Klaus sgranò gli occhi sorpreso, ma poi sorrise freddo.

“Fa pure, uccidila.”

Elena tremò dalla paura e implorò Klaus di non farlo.

“No Klaus, lo farà davvero!”

“Se muore, questi qui saranno i tuoi ultimi abomini.” fece notare Mikael.

“Non ho bisogno di loro, mi servono solo per sbarazzarmi di te”

“A quale scopo? Così potrai vivere per sempre senza nessuno al tuo fianco? Nessuno tiene più a te ragazzo! Chi ti resta se non coloro che ti sono leali solo perché li hai costretti?” Gridò Mikael freddo e insensibile. Klaus stava a sentire con l’espressione sul volto tesa e rigida. Cercava di non mostrarsi debole, come era sempre stato in gioventù, ma sentendo le parole dure e vere del padre gli scese una lacrime furtiva sulla guancia. Lacrima che sapeva di colpevolezza amara.

“Nessuno!” sibilò ancora Mikael per far capire che stava dicendo la pura e semplice verità.

Klaus aprì la bocca, tenendo a freno la sua furia assassina.

“Stai bluffando padre!!! Uccidila!” gridò imperioso soffocando il rammarico interiore.

“Vieni fuori e affrontami piccolo codardo! E non dovrò farlo” Mikael cercava in tutti i modi di colpirlo e spronarlo con le parole, ma Klaus restava fermo in casa.

“E’ tutta la vita che mi sottovaluti! Se la uccidi, perderesti la tua merce di scambio perciò allora avanti fallo! Forza vecchio uccidila!”

Elena guardava sia Mikael che Klaus impaurita, non sapendo cosa fare.

“UCCIDILA!!” Gridò Klaus con tutta la voce che aveva in corpo e nell’anima.

Mikael sorrise cattivo di fronte alla debolezza e vigliaccheria del figlio, tenendo stretta Elena.

“L’impulsività Niklaus…. È e sarà sempre l’unica cosa che… ti impedirà di essere veramente grande”

Suo figlio ascoltava senza replicare, ma cercava di tenere duro per non far scivolare le lacrime che stavano bruciando i suoi occhi chiari. Invano. La verità bruciava come quelle lacrime.

Mikael alla fine accoltellò Elena alla schiena, la quale cadde per terra morta sotto gli occhi increduli e shockati di Klaus; Mikael sorrise divertito perché sapeva che quel figlio debole e insulso non avrebbe mai avuto il coraggio di uscire e affrontarlo. E aveva avuto ragione.

Ma ad un tratto Elena si alzò come se non fosse stata minimamente ferita. Klaus e Mikael la guardarono meravigliati, e alla fine capirono che non era Elena.

Era Katherine.

Prontamente la vampira si girò verso gli ibridi e lanciò contro di loro delle bombe a scoppio che contenevano lo strozza lupo per metterli fuori gioco.

All’improvviso però Klaus sentì una presenza oscura dietro le spalle e si voltò, ma non così velocemente per impedire a Damon Salvatore di conficcargli il pugnale nel petto. Ma sfortunatamente mancò il cuore.

Klaus urlò in modo agghiacciante e Damon con una furia inaudita lo spinse per terra, pronto a finire l’opera… e infine alzò il paletto.

 

Ylenia stava dietro di lui a controllare che tutto andasse secondo i piani, e quando aveva visto Elena alias Katherine alzarsi da terra viva e Damon che stava per uccidere Klaus, aveva tirato un gran sospiro di sollievo: ma all’improvviso notò la presenza di Stefan in quella stanza.

Il vampiro stava per correre da Damon, e allora lei si precipitò al suo fianco e lo afferrò velocemente alle spalle per fermarlo.

Stefan la afferrò per la gola mostrando i denti, ma Ylenia era più forte di lui e lo scaraventò contro la parete e lo immobilizzò con la magia per impedirgli di fermare Damon. Ma all’improvviso qualcun altro la afferrò da dietro, cercando di strangolarla, e lei prontamente si girò per uccidere chiunque fosse.

Era un ibrido di Klaus, molto più forte degli altri tre che aveva ucciso, ma che comunque non poteva respingere gli attacchi della strega e cadde per terra semicosciente.

Ylenia per metterlo fuori gioco tentò di eliminarlo con una magia molto potente e alzò il braccio, con tutta la forza che aveva, per impartire il colpo finae.

 L’ibrido vedendo che stava rischiando grosso, giocò l’asso nella manica che il suo padrone gli aveva confidato. Sapeva che la strega avrebbe abbassato la guardia…

“Agnes ti saluta dal mondo degli inferi, dove tu l’hai spedita.” sussurrò con voce roca e spietata.

All’improvviso Ylenia si fermò shockata e incredula per quello che aveva appena sentito. Come poteva sapere…?

Ma quell’attimo di tentennamento le costò caro, e l’ibrido le diede un pugno così forte che la fece svenire per terra; così Stefan ebbe campo libero: perché quando una strega non è più vigile, la magia impartita qualche attimo prima svanisce.

 

Briony era riuscita a sfondare la porta dello sgabuzzino dopo averle dato continuamente dei calci, e uscì velocemente col fiato corto.

Sapeva dove si stava tenendo la lotta e corse più veloce della luce, cercando di non inciampare sui propri piedi. Corse contro l’ansia e il pensiero della sconfitta.

Quando arrivò nell’uscita posteriore notò che niente stava andando come doveva andare: Ylenia era svenuta per terra… e Stefan stava correndo verso la direzione di Damon.

Stefan, no!” gli gridò Briony cercando di fermarlo, ma lui fuggì in un lampo dal fratello.

Stava andando tutto a rotoli.

Damon stava per infierire a Klaus il colpo di grazia, quando fu fermato da Stefan che gli si avventò contro, lasciando libero Klaus e il paletto cadde per terra.

“Che stai facendo?” Gli gridò Damon in tono infuriato.

Ma Klaus prontamente ne approfittò e prese il paletto, correndo fuori di casa.

Mikael non se l’aspettò e non riuscì ad evitare che il figlio, sottovalutato per tutti quei secoli, lo avesse appena ucciso.

Infatti Klaus gli conficcò il paletto nel cuore con tutta la rabbia che possedeva e alla fine il corpo di Mikael, il padre Originario, bruciò in pochi secondi.

Klaus aveva infine vinto.

 

Damon stava ancora lottando con Stefan quando si accorse che il piano era andato in frantumi. Klaus era vivo e aveva appena ucciso Mikael con l’unica arma che avevano.

“Che cosa hai fatto??” Urlò Damon al fratello cercando di levarselo di torno.

Stefan lo lasciò andare, visto che ormai Klaus era salvo, e guardò sconvolto il fratello prima di scappare via.

Damon lanciò un urlo terrificante per non essere riuscito a uccidere Klaus.

Intanto anche Briony guardava la scena paralizzata e sotto shock: non riusciva ancora a crederci… Era un piano perfetto, analizzato sotto tutti i punti di vista e Klaus doveva morire quella sera.

Doveva morire!

Camminò lentamente, come se non sentisse più il proprio corpo su di sé e farfugliò frasi senza senso; aveva lo sguardo vuoto e senza vita.

“Abbiamo perso…” ansimò Briony con voce rotta. Sembrò cercare un qualche appiglio alla parete per reggersi ma l’unico che trovò a portata di mano fu la propria rabbia e angoscia piena di delusione nera:

 “No! Cazzo! Non ci posso credere! Klaus ha vinto, un’altra volta! Non è possibile, non è possibile!” gridò Briony in preda a un attacco isterico. Sembrava stesse per strapparsi tutti i capelli, visto che non riusciva a stare ferma dopo aver subìto quello shock, e quel dolore fisico sembrava l’unico modo per assopire il dolore dell’anima.

Alla fine si accasciò sulle ginocchia, ansimando e trattenendo ancora le mani sui capelli.

La sua voce e i suoi occhi sputavano veleno, da cui straripava tutto il suo tormento interiore.

Come era potuto accadere un simile disastro?

Fu raggiunta da una straziata Ylenia, che stava camminando a gattoni perché aveva esaurito le forze.

Briony, calmati ti prego.” sussurrò avvicinandosi a lei.

La ragazza si voltò verso la strega. Aveva il volto contratto dallo sfogo, dalla rabbia e dalla delusione. Sembrava non volesse calmarsi, era completamente fuori di sé.

“No, no!! E’ tutto finito!! Come faremo adesso? Dio mio!” urlò ancora disperata per quella sconfitta, stringendo la presa sui capelli e abbassando lo sguardo straziato.

Stava respirando a fatica, ma in quel momento si rese conto di una cosa terribilmente importante e vitale.

Non solo il nemico non era stato sconfitto… non solo i suoi amici e la sua persona non sarebbero stati in pace…

Non avrebbe mai più rivisto l’uomo che amava… non avrebbe mai più visto i suoi occhi neri profondi che l’avevano incantata, e nemmeno il suo bellissimo sorriso triste che le dava calore… Non avrebbe mai più sentito le sue forti braccia attorno a sé…. non sarebbe mai più potuta stare con lui…. Mai.

Il suo sogno era stato appena infranto in mille pezzi.

“Avevo soltanto questa possibilità per salvare Elijah… e l’ho persa… ormai è tutto finito….” Sussurrò debolmente guardando un punto indefinito sotto di sé.

“Ho fallito... sono proprio una nullità.” E allora si mise a ridere. Ma non era una risata piacevole, era una risata che faceva male. Continuava a sghignazzare senza fermarsi.

Il petto fu percosso da dei brividi e spasmi di dolore.

Ylenia la fissò strana, come se quella ragazza avesse perso il lume della ragione e lei non potesse fare niente per lei, e si rivolse a Damon che era ancora immobile.

“Mi dispiace, è stata colpa mia. Mi sono fatta  prendere alla sprovvista da un ibrido”

Lui sembrò che neanche sentisse quello che gli aveva appena detto, infatti senza neanche voltarsi uscì, anche lui in totale shock.

Improvvisamente Briony alzò la testa e spalancò la bocca, come in cerca d’aria pulita in tutto quel caos. Ne uscì solamente un respiro soffocato.

Stefan… Stefan! Giuro che quando gli metto le mani addosso…. Perché ci ha traditi?? PERCHE’??”

“E’ inutile pensarci ora.” disse Ylenia abbassando lo sguardo. In verità lei si sentiva profondamente colpevole per quella sconfitta… era stata colpa sua, se non si fosse fermata quando quell’ibrido le aveva detto quella frase…. Ora Klaus sarebbe morto. Si maledisse per quello che aveva combinato e per non aver mantenuto la dura scorza.

Briony si alzò da terra, anche se non riusciva per niente a stare in piedi: le gambe non riuscivano a sorreggere lo shock e il dolore, e la testa le dondolava da tutte le parti.

“Lo ammazzo con le mie mani… ma prima, devo trovare Klaus!”

“Cosa vorresti fare sciocca? Ormai è impossibile ucciderlo!” rispose Ylenia preoccupata per lo stato in cui si trovava Briony.

Uno spasmo infatti contrasse lo stomaco dell’umana. Briony si tenne dritta con la mano sulla finestra, rotta per colpa degli scontri avvenuti, e serrò sempre di più la presa, incurante del dolore alla mano.

“Non importa!! Devo trovarlo!! Lo legherò da qualche parte e lo torturerò fino a quando non mi dirà dove ha nascosto Elijah! Giurò sulla mia testa che lo troverò!!” Stava chiaramente farneticando. Gli occhi non erano più verdi cristallini, sembravano quelli di qualche demone impazzito pronto a uccidere chiunque le si parasse davanti.

Serrò sempre di più la mano su quei piccoli pezzi di vetro, gli stessi pezzi che rappresentavano il suo cuore in quel momento. La serrò allo stremo, per non sentire il dolore del suo cuore. Quello alla mano faceva meno male a suo confronto.

“Smettila!” la sgridò Ylenia come se fosse una nuova sorella maggiore e le scansò via la mano da quella presa sanguinaria.

Briony obbedì ma solo per la poca volontà fisica. Aveva i respiri strozzati, come se stesse agonizzando, e quando guardò in basso cercò di respirare con più calma. Le braccia le ricadevano molli sui fianchi, lo sguardo era vacuo.

<< Forse ha riacquistato il lume della ragione >> pensò Ylenia, guardandola.

Tuttavia prima che se ne accorgesse, Briony scappò via da quella stanza come una saetta impazzita e corse fuori.

Briony!!” Gridò Ylenia per fermarla ma oramai era tutto inutile.

Anche se l’avesse fermata, Briony non sarebbe mai stata bene…

Ora era meglio lasciarla sola con i suoi demoni. Anche perché niente avrebbe potuto alleviare un dolore che invadeva l’anima.

 

Briony vagava senza meta nella foresta, continuava a correre e a correre ma non trovava nessuno.

Era notte fonda e non si vedeva niente, ma comunque non riusciva a smettere di cercare.

Lei non avrebbe mai rinunciato, mai. L’aveva promesso.

Girava senza sosta e guardandosi attorno, ma quello che vedeva era solo il buio di una notte senza stelle. Il buio del suo animo.

Ebbe uno scatto di rabbia e gridò ancora una volta:

“Klaus!! Dove sei?? Vieni fuori bastardo!!”

Non ricevette alcuna risposta.

Vagò ancora per tanto tempo, continuando a gridare il nome di Klaus, e farneticare parole senza senso.

All’improvviso Briony inciampò in un ramo e cadde terra, battendo la fronte. Era sepolta in mezzo a fitti arbusti, e alcune foglie le si erano finite pure in bocca, così per riuscire a respirare le sputò e ansimò dal dolore.

Non aveva nemmeno la forza di alzarsi e decise di rimanere lì immobile.

Un attimo prima si era fatta solo prendere dalla rabbia e dalla delusione per non aver ucciso Klaus, ma ora si lasciò inghiottire dalla disperazione e dalla consapevolezza che non sarebbe riuscita a salvare Elijah… sarebbe rimasto per sempre dentro quella tomba a morire, pensando che lei lo avesse abbandonato al suo destino.

Aprì le labbra e si accorse che stava piangendo. Tutto il viso era ricoperte di lacrime che le bruciavano la pelle e lo sforzo continuo non le permetteva di respirare, tanto da arrivare al dolore fisico.

I singhiozzi e i lamenti per quell’amore perduto le annebbiavano la vista, e il suo cuore le si avvizziva in petto perché fu privato di quell’amore così grande che l’aveva sostenuta, che l’aveva fatta impazzire, e resa felice come non lo era mai stata.

Sentiva che stava morendo.

Una volta aveva letto che un forte dolore può mettere fine a una vita umana.

Beh, in quel momento Briony pensò che sarebbe morta di dolore perché non avrebbe tollerato a lungo una simile sofferenza. Come se un cancro maligno le si stesse conficcando in gola.

Il suo corpo fisico magari poteva resistere, ma la sua anima e il suo cuore ne erano usciti distrutti completamente.

Perché non riusciva a essere felice? Perché non era in grado di raggiungere l’unica cosa che amava più di ogni altra, quella che contava veramente per lei?

Il buio stava invadendo la sua anima, facendola a pezzi, e Briony per la prima volta voleva che la morte la venisse a prendere così quel dolore angosciante sarebbe svanito e sarebbe stata finalmente in pace…

Ma non avvenne.

Continuando a piangere, Briony strisciò per terra in mezzo al fango e alle foglie, chiamando il nome di Elijah. Era solo un tenue sussurro, ma l’amore e la speranza con la quale sussurrava quel nome le diedero la forza di alzarsi, anche se restava appoggiata alle ginocchia.

Lei non poteva morire, perché era l’amore per Elijah che la teneva in vita da troppo tempo.

E finché lo avrebbe amato l’anima del vampiro sarebbe rimasta intatta, anche da morto.

Fra le lacrime spuntò un sospiro benevolo nel suo viso: non poteva mollare, Elijah non avrebbe mai rinunciato se si fosse trattato di lei.

Briony raccolse le ultime forze e riuscì ad alzarsi.

Non sapeva per quanto tempo camminò, ma all’improvviso notò un’ombra nelle vicinanze.

Anche se gli occhi era indeboliti per colpa delle lacrime, riuscì a scorgere la figura che si stava avvicinando.

“Elena..?” domandò debolmente

“Qualcun altro!”

Katherine…

“Cosa ci fai qui?” chiese Briony duramente.

“Sto scappando. Se Klaus mi trova per me è la fine.”

“Auguri.” rispose Briony voltandosi e continuando a camminare.

“Se pensi di poter salvare Elijah, sprechi le tue energie. Torna a casa è meglio”

“Non ascolto i consigli degli altri, soprattutto se provengono da serpi come te”

“Ehi saputella non dimenticare che io vi ho aiutati nel vostro folle piano ma purtroppo è andato a monte… e di certo non per colpa mia.”

“Infatti dopo aver salvato Elijah… ucciderò Stefan con le mie mani.” rispose freddamente.

“Cosa?”

“E’ colpa sua che Klaus è vivo…. se io sono così!” urlò Briony in modo disperato e esausto.

Stefan non ha colpa di niente e non te lo lascerò fare.” rispose la vampira avvicinandosi pericolosamente.

“Non provare neanche a avvicinarti.” Briony sibilò come una serpente pronto ad attaccare. Katherine si fermò ma solo perché poche volte aveva visto una tale forza negli occhi di qualcuno.

Serrò lo sguardo e arretrò di qualche passo.

“Se vuoi saperlo, Stefan ha agito così per salvare la vita a suo fratello”

“Non voglio ascoltarti. Tu per me rimarrai sempre quella che ha ucciso mia sorella e ha fatto in modo che ciò accadesse anche alla mia amica.” Replicò Briony duramente senza sconti e camminando per la sua strada. Ora aveva altro a cui pensare.

“Non costringermi a perdere ancor più tempo! Dio un’altra Forbes saputella… comunque stammi bene a sentire: tu Stefan non lo tocchi perché sta cercando di riprendere la sua umanità finalmente.“ le affermò la vampira decisa.

“Ma che vuoi farmi intendere?” le chiese Briony stralunata, non riuscendo a capire cosa quella vampira maledetta volesse.

“Klaus mi ha detto che se avessimo provato a ucciderlo, si era assicurato che Damon lo avrebbe seguito nella tomba, e allora sono andata a informare Stefan che suo  fratello stava rischiando di rimanere ucciso. Se noi avessimo ammazzato Klaus, purtroppo anche Damon sarebbe morto e Stefan non poteva permetterlo.”

“Quello che dici non ha senso… Stefan ha perso la sua umanità, non gliene frega più niente del fratello.”

“Questo in apparenza ma dentro di sé lui ama suo fratello più di chiunque altro... persino più di Elena. E non merita di essere colpevolizzato.”

Briony, non seppe perché la ascoltò, e infine abbassò lo sguardo. In effetti era tipico di Stefan sacrificarsi per le persone che amava. Ma non c’era tempo per pensarci.

“Va bene non lo ucciderò…. Posso capirlo, ma ora fammi passare.”

Katherine tuttavia le si parò davanti.

“Se vuoi liberare il tuo amato Elijah non dovresti cercare Klaus, ma Stefan.”

“E perché mai?”

Ci fu un lungo silenzio prima che Katherine rispondesse.

Stefan ha rubato le tombe a Klaus”

Briony sgranò gli occhi sorpresa… non riusciva a crederci.

“Come ha fatto??” domandò sotto shock.

“Gli ho dato un piccolo consiglio… diciamo che è la sua vendetta nei confronti di Klaus” rispose la vampira con un sorriso malefico.

“Non mi stai mentendo vero?” domandò Briony dubbiosa e reticente, mentre l’oscurità si faceva più densa attorno a loro e non si udiva alcun rumore, nemmeno di animale.

“E perché mai? Ho sempre provato pietà per le anime incomprese e innamorate follemente” rispose la vampira sorridendo perfidamente ma negli occhi l’ombra del passato nascosto.

Briony si avvicinò a lei e la scongiurò, anche se a mente fredda si sarebbe schifata per ciò:

Senti… so che non ci conosciamo e non ci dobbiamo nulla a vicenda, ma ti prego dimmi dove si trova Stefan, almeno un appiglio se non è tutta una menzogna… farò tutto quello che vuoi!”

“Saresti disposta anche a uccidere?”

“Sì.” rispose sinceramente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Katherine le sorrise ancora, ma disse:

“Mi dispiace, non so dove sia ora. E’ partito qualche ora fa e adesso devo scappare anche io.”

“Ma come faccio a rintracciarlo?!” gridò Briony cercando di fermarla. Ora che aveva l’occasione di liberare Elijah non poteva lasciarsela scappare.

“Chiedi alla tua strega no? Qualche abracadabra e lo ritroverà sicuramente. Addio” E Katherine svanì nel nulla non svelando nient’altro.

“No, aspetta!” Briony cercò di rincorrerla ma ormai la vampira non c’era più.

La ragazza grugnì tra sé e sé ma all’improvviso però le comparve un sorriso speranzoso. La sofferenza di prima stava svanendo lentamente.

Non era ancora tutto perduto.

 

Quando Ylenia trovò Briony a casa, tutta coperta di fango e di foglie, che stava farneticando sul fatto che Stefan avesse rubato le tombe e doveva rintracciarlo, per poco non le venne un infarto. Ormai poche cose la stranivano in quella sua lunga vita da strega ma quella ragazza era una fonte inesauribile di sorprese, nel bene e nel male.

La fece sedere per farla calmare ma Briony continuava a farneticare.

Ylenia ti prego ascoltami! Non c’è un minuto da perdere!” gridava Briony impazzita cercando di alzarsi.

La strega cercava di pulirla come meglio poteva, ma visto che Briony non stava ferma un attimo era un po’ difficile.

“Sei sconvolta, è naturale. Ora calmati e riposati.”

“No, ma quale riposo! Io devo partire!”

“Oh sì partire per cercare Stefan che casualmente ha rubato le tombe a Klaus! Sinceramente la trovo una cosa impossibile… anche se fosse per me Klaus avrà già rintracciato Stefan a quest’ora…” rispose pensierosa Ylenia. Il fatto che uno come Klaus si fosse fatto fregare in quel modo, non la convinceva per niente.

“Ti prego aiutami, non abbandonarmi proprio ora. Ti chiedo solo di rintracciarlo con la magia, sei in grado di farlo no?”

“Ho perso tantissimo potere e mi serve del tempo… ma per far prima avrei bisogno di qualcosa che gli appartiene… o magari il sangue di un suo familiare”

Briony si illuminarono gli occhi, sapendo già come fare.

“A quello ci penserò io. Tu resta qui e prepara l’incantesimo. Tornerò subito!” rispose velocemente andandosene via in un battibaleno.

<< Ormai è inutile fermarla >> Pensò Ylenia sospirando. << Quando Briony si mette in testa una cosa, la porta sempre a termine e nessuno potrebbe ostacolarla >>

Cercò tutto l’occorrente per fare l’incantesimo di locazione e poi pensò ancora ridendo:

<< Bell’invenzione l’amore! >>

Ma subito dopo si fece seria e triste.

“Agnes ti saluta dal mondo degli inferi, dove tu l’hai spedita”. Quella frase crudele le rimbombava nella testa e non riusciva a spiegarsi come quell’ibrido sapesse….

Dopo tanto tempo, una lacrime salata scese lungo la guancia abbronzata della strega.

 

 

Mentre Briony bussava come una forsennata a casa Salvatore, le venne in mente che non aveva visto Rebekah per tutta la sera.

Le balenò in testa un terribile sospetto… Rebekah voleva venire a tutti i costi alla festa e Briony non l’aveva cercata come doveva, perché prima era stata rinchiusa dentro uno sgabuzzino da quel pazzo di Tyler poi Klaus era svanito….

Ma doveva pensare anche a lei… dove poteva essere finita?

Quando Elena le aprì, senza ulteriori preamboli, le chiese se avesse visto Rebekah.

Elena le disse che non ne sapeva niente, ma Briony notò che era visibilmente preoccupata e tesa, e le domandò ancora cosa era successo all’Originaria.

Briony…. Ho dovuto farlo!” rispose Elena sentendosi messa al muro.

Lei la guardò con uno sguardo assassino.

Elena… che cosa hai fatto?” Ansimò Briony ansiosa, sospettando già la terribile risposta.

All’improvviso Damon comparve nel salone e fece una battuta riguardo alle reali condizioni di Rebekah, e Elena allora lo fulminò con lo sguardo.

Quando Briony capì che era stata accoltellata alle spalle col pugnale d’argento, per poco non scuoiò viva Elena e si precipitò nella cantina, dando una spintone a Damon che aveva cercato di fermarla.

Ebbe un deja-vù quando vide il corpo senza vita di Rebekah per terra, e ricordò il primo giorno che aveva visto Elijah… e gli aveva salvato la vita. Quel giorno che aveva cambiato la sua esistenza per sempre.

E ora stava salvando quella della sorella per un altro caso del destino.

Subito tolse il pugnale dal cuore di Rebekah e salì le scale cercando di sorreggerla.

“Dove credi di andare con quel cadavere?” chiese Damon con strafottenza.

Briony lo fissò odiosa e all’improvviso gli conficcò il pugnale d’argento in piena bocca, facendogli saltare tutti i denti.

Damon urlò dal male e cadde a terra.

Briony gli disse di non lagnarsi perché tanto sarebbe guarito in pochi minuti, e poi guardò fisso Elena.

“Non ti faccio niente perché voglio troppo bene a tuo padre e a tua zia e so che ne soffrirebbero, ma fai un’altra cazzata come questa…. E non rispondo più di me stessa!” disse minacciosa uscendo da quella casa, sorreggendo il cadavere di Rebekah.

Ormai aveva tutto l’occorrente: dal pugnale scorgeva il sangue di Damon e aveva liberato Rebekah dalle grinfie di quei pazzi ottusi. Mise il corpo nel sedile posteriore e ritornò a casa a tutto gas.

 

L’incantesimo avvenne in pochi minuti e Ylenia disse a Briony il posto esatto in cui si trovava Stefan. Era in un paesino sperduto a qualche ora da lì e se si metteva in viaggio subito, l’avrebbe trovato.

“Vengo con te e questa volta non ammetto repliche signorina.” disse decisa Ylenia.

“Invece replico eccome. Devi restare qui fino a quando Rebekah non si sveglia, e inoltre sei troppo stanca per un ulteriore viaggio.”

Vedendo che la strega non ne aveva minimamente intenzione ed era preoccupata per quello che poteva succederle, Briony l’abbracciò dolcemente, collegando insieme nel cervello tutte le cose che quella strega misteriosa aveva fatto per lei.

“Grazie mille Ylenia per quello che stai facendo. Sono felice di averti qui, davvero. Non so cosa avrei fatto senza i tuoi aiuti prodigiosi.”

La strega fu sorpresa dall’abbraccio e da quelle parole così sincere che la fecero commuovere interiormente. Da troppo tempo non riceveva né calore né amore da qualcuno…

Ma disse soltanto per tagliare corto:

“Va bene va bene, ti lascerò andare... ma comunque penso che Rebekah farà una bella scenata quando si risveglierà e non credo che basterà la mia parola per fermarla dall’uccidermi. Ho notato che non ha un bel caratterino.” rispose staccandosi dall’abbraccio. La guardò in un modo che dimostrava che avesse ragione.

Briony assentì con la testa. Infatti pensava anche lei che Rebekah dopo il risveglio avrebbe fatto una bella scenata; ben immaginava quanto sarebbe stata troppo arrabbiata per pensare razionalmente. Così scrisse velocemente una lettera.

“Falle leggere questa e non avvicinarti troppo, mi raccomando.”

Ylenia la lesse velocemente.

 << Vado a salvare tuo fratello. Spero con tutto il cuore di trovare anche il resto della tua famiglia ma non ti garantisco niente. Ti prego, non fare sciocchezze; aspetta il mio ritorno e parleremo insieme di quello che è successo, fidati. Tuo padre è morto e Klaus è scappato… mi dispiace…. Spero comunque che non ti abbatterai perché ti prometto che tra qualche ora Elijah sarà davanti a te e potrete finalmente riabbracciarvi.

Briony. >>

 

 

Briony stava guidando da qualche ora ed era difficile resistere al sonno perché era da due giorni che non dormiva, ma si conficcava le unghie nelle mani per restare sveglia e continuava a guidare.

Il cuore le batteva all’impazzata al pensiero che presto avrebbe rivisto per davvero il suo Elijah, e sorrise dentro di sè… forse non doveva sperarci troppo, visto gli ultimi avvenimenti, ma questa volta era sicurissima.

Lo avrebbe salvato.

 

 

Trovare il camion fu facile in quella cittadina sperduta e entrò senza pensarci due volte.

Forse doveva fare più attenzione e muoversi lentamente, ma la trepidazione di trovare le bare era troppo forte e inoltre non pensava che Stefan le avrebbe fatto del male.

Finalmente le trovò.

Erano 5 bare l’una vicino all’altra.

Briony si portò la mano alla bocca, sorridendo felice come non mai, perché finalmente c’era riuscita.

Alla fine l’amore aveva sconfitto il male.

Si avvicinò alla tomba più vicina a lei, e la aprì.

Casualmente era vuota.

Briony strabuzzò gli occhi sconvolta, e aprì le altre velocemente.

Erano tutte vuote.

 

“ANDIAMO STEFAN!! DOVE LE HAI MESSE?!” Sentì l’ira montarle lungo il corpo e Briony scavò a fondo dentro le bare, come se fosse un carcerato che scavava disperatamente la via di fuga nel terreno della prigione per la pace e la libertà, ma non trovò niente.

Niente!

Briony si inginocchiò a terra.

Dopo tutto quello che aveva passato, aveva nuovamente fallito.

Non ebbe neanche la forza di piangere, perché la sorpresa e lo shock la bloccavano tutta.

Ma qualcuno lassù ce l’aveva con lei e la sua felicità??

All’improvviso gridò il nome di Stefan in modo convulso e fu sul punto di far esplodere quel dannato camion, quando all’improvviso entrò lì dentro proprio Stefan.

Briony era accovacciata a terra esausta e lo guardò implorante.

Stefan ti prego….. dimmi dov’è….?” Chiese debolmente.

“Tu non dovresti essere qui.” rispose lui solamente.

“Ti supplico... voglio solo lui…” sussurrò Briony con un fil di voce, alzandosi.

“Klaus non può passarla liscia, deve soffrire come ho sofferto io.” rispose Stefan freddamente ricordando tutto quello che aveva passato.

Briony cercò di farlo ragionare.

“Mi dispiace, ti ho incolpato ingiustamente per la sua fuga ma so che sei ritornato lo Stefan di prima…. E so che non potresti mai negarmi il tuo aiuto proprio ora.”

Lui la guardò negli occhi indeciso su cosa fare. E’ vero era ritornato quello di prima, ma aveva anche voglia di vendicarsi di quell’infido di Klaus.

Tuttavia gli faceva male vedere una ragazza come Briony soffrire in quel modo… lui sapeva bene cosa significasse soffrire per amore, un amore ritenuto impossibile da altri, quindi decise di aiutarla.

“Ok Briony. Le bare non sono qui… non sono stupido e le ho nascoste separate in un altro luogo.”

Briony fece un sospiro di sollievo e gli mise le mani sulle spalle.

“Va bene! Allora portami tu da Elijah. Ti prometto che parlerò con Elena e la riporterò da te se vuoi, così potrete restare insieme e...”

Ma subito Stefan la interruppe.

“Lei non vuol più stare con me dopo quello che ho fatto… e non posso darle torto.”

Briony notò il tormento e il dolore negli occhi di Stefan, e lo guardò davvero dispiaciuta. Quanti guai in quel tempo passato a Mystic Falls… e tutti guai ingiusti e nefasti.

Ad un tratto lui disse serio:

Seguimi.”

 

Stefan la condusse in una specie di grotta sotterranea e buia. Poteva sentire il rumore repellente degli animali ma Briony camminò a testa alta sperando che quella fosse la volta buona.

Altrimenti sarebbe morta sul serio.

“Eccolo. Elijah è lì dentro” disse Stefan indicando un punto indefinito dentro quella strana grotta.

Lei lo guardò dubbiosa, ma lo sguardo deciso di Stefan la convinse a proseguire e a fidarsi.

Tremante, entrò dentro a una galleria e in fondo c’era qualcosa… una bara.

Briony si morse le labbra e camminò nella sua direzione. L’incubo che faceva nelle notti insonni pareva aver intercettato la realtà, fondendosi in un tutt’uno. La ragazza pregò il Signore che non fosse vuota come le altre o che fosse solo uno scherzo.

Quando si avvicinò alla bara tanto da toccarla, Briony fece un profondo respiro che sapeva di deboli ma forti speranze; poi con mani tremanti l’aprì.

 

 

Dopo tanto tempo, dopo tutta quella sofferenza e solitudine, finalmente l’aveva ritrovato.

Elijah, l’uomo che amava più di se stessa, era lì. Dentro la bara e il pugnale era conficcato nel cuore.

Briony lasciò libere le lacrime, accarezzando il suo viso rinsecchito e freddo. Sebbene dovesse aver paura per quell’ aspetto tetro, lei dentro di sé provava solo un amore sconfinato per quel vampiro e lo trovava pur sempre bellissimo, anche in quelle condizioni.

Mentre gli toccava dolcemente i capelli, sentì le ferite del suo cuore rimarginarsi lentamente. Come se lui le avesse guarite. Lui soltanto.

Gli sussurrò:

“Ti amo Elijah”

Dopo di che, prese il pugnale fra le mani e lo staccò con forza dal suo cuore.

 

FINE PRIMA PARTE!!!

 

Allora con questo capitolo finisce la prima parte della mia fanfic! La seconda parte la trovate spulciando il mio profilo, si intitola Over The Deception of Life. Guardatela se volete sapere come procede la storia tra Briony e Elijah e numerose altre cose!

 

RINGRAZIAMENTI

·        Ringrazio Ariel Winchester dal profondo del cuore perché è stata lei a convincermi a scrivere questa fanfic, e a pubblicarla! E’ stata lei a spronarmi e a infondermi la passione per la scrittura! La ringrazio anche per i preziosi consigli e suggerimenti che mi ha dato ogni giorno nelle nostre lunghe chiacchierate! Voglio solo dirvi che il personaggio di Ylenia è ispirato a lei, perché anche lei è forte, decisa, simpaticissima e dentro di sé nasconde una grande dolcezza! Ti voglio bene nefy ;)

·        Ringrazio vivamente anzi mi inginocchio davanti a Buffy46 per avermi sopportata in tutto questo tempo! Se non lo sapete, è stata lei a pubblicare in questo sito i miei capitoli perché internet non mi andava e quindi io scrivevo su Word e lei faceva il lavoro “sporco”, mettendoli in questo sito! Per cui se voi avete letto fino a qui la mia storia lo dovete a lei, e alla pazienza che mi ha dedicato!! Ti sono debitrice!! E grazie mille anche a te per i consigli che mi hai dato! Mi sono stati molto utili! 

·        Ringrazio Briony96 per le bellissime e lunghe recensioni che ha scritto in OGNI mio capitolo! mi fa sempre piacere sapere che qualcuno ami la mia storia!! Grazie ancora e continua a commentare mi raccomando, anche perché mi faccio sempre grosse risate mentre parliamo di Damon e dei suoi litigi con Briony ahah

·         Ringrazio Katherine, perché nonostante fosse occupata con lo studio o non fosse in casa al pc, trovava il tempo per leggere la mia storia e aveva pure il coraggio di leggere la mia luuunga fanfic sul cellulare! Ci vuole un grandissimo coraggio perché io non lo farei mai e davvero grazie per il supporto e per le recensioni che mi hai scritto! :D

     Scrivevo questa fanfic ogni giorno più che altro per voi! Perché sapevo che eravate in ansia nel sapere cosa sarebbe successo a Elijah e company!

 

In definitiva ringrazio TUTTI quello che hanno letto i miei capitoli, che hanno amato questa prima parte della fanfic e i personaggi della storia! Vi ringrazio vivamente dal profondo del cuore e per i vostri commenti che mi hanno dato fiducia! Siete fantastici ;)

 

 

SPOILER

Sono buona quindi vi do qualche anticipazione riguardo alla 2 parte della fanfic! Se non volete rovinarvi la sorpresa NON leggete!

·        Scopriremo cosa nasconde Ylenia, il perché vuole a tutti i costi aiutare Briony e chi è questa famosa Agnes

·        Sarò fedele al telefilm quindi compariranno Gwendolyn (anche se in teoria non c’è nel telefilm), e altri due fratelli: Finn e Kol. Il personaggio di Gwendolyn non sarà molto positivo e dolce come può sembrare e Briony avrà del filo da torcere con lei!

·        Come vi ho già detto, si creerà una spaccatura tra Briony e Caroline e anche con Elena. Con quest’ultima avverrà pure uno scontro fisico!

·        Scopriremo il vero passato di Briony, perché il suo sangue è così “speciale” e perché Bill parla sempre del destino che deve compiersi ecc ecc

·        Arriverà anche la madre di Briony, che nasconde un torbido segreto.

·        Ci saranno dei morti anche fra i personaggi principali.

·        La seconda parte sarà moooolto più drammatica e oscura rispetto alla prima parte. (Come se non lo fossi già stata abbastanza ahah)

 

CURIOSITA’

Per darvi un’idea di come siano i miei personaggi inventati (nel senso fisico) posso dirvi che Briony ha le sembianze di Natalie Portman, tranne per gli occhi verdi (che sono i miei, scusate per questa fin troppo personale presa di posizione XD)

Mentre Ylenia assomiglia all’attrice Shannyn Sossamon! Ma ha i capelli più lunghi. 

GRAZIE MILLE A TUTTI! <3

Ci vediamo l’anno prossimo!

 

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