Lo scrigno d'argento

di Changing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il treno dei desideri ***
Capitolo 2: *** Sogni e nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** Un drammatico incidente ***
Capitolo 4: *** Il Diario misterioso ***
Capitolo 5: *** Una familiare mattina di Natale ***
Capitolo 6: *** Decisioni importanti ***
Capitolo 7: *** In viaggio verso Hogwarts ***
Capitolo 8: *** Una pagina nel buio ***
Capitolo 9: *** Vicoli ciechi ***
Capitolo 10: *** Bugie e preoccupazioni ***
Capitolo 11: *** Senza branco ***
Capitolo 12: *** Il Rituale di Salazar ***
Capitolo 13: *** All'ultimo minuto ***
Capitolo 14: *** Numeri magici ***
Capitolo 15: *** L'Altra Foresta ***
Capitolo 16: *** Amore e Potere ***
Capitolo 17: *** L'ultimo salto ***
Capitolo 18: *** Lo scrigno d'argento ***
Capitolo 19: *** Cambiamenti ***



Capitolo 1
*** Il treno dei desideri ***


Prologo
Il treno dei desideri

Astoria abbottonò il cappotto del piccolo Scorpius fino al collo:

- Non ho freddo mamma! - Lei sorrise e guardò il figlio con il cuore colmo di tenerezza.

- Non dimenticarti di scriverci -

-Si... - Il bambino arrossì sotto gli occhi amorevoli della madre, e distolse lo sguardo per nasconderlo anche se, si sa, ad una madre non sfugge mai niente.

Scorpius notò che in lontananza un gruppo indistinto di persone stava fissando suo padre, che ricambiò con un brusco cenno del capo, girandosi dalla parte opposta rispetto a loro. Quella, pensò, doveva essere la famiglia Potter insieme ai Weasley, facilmente riconoscibili dalla moltitudine di chiome di diverse sfumature di rosso che li contraddistingueva. In più vide un uomo sulla cui fronte spiccava il segno di una cicatrice dall'insolita forma a saetta. Quello, pensò, era senza dubbio Harry, il Sopravvissuto. Dovevano essere più o meno tutti. Per le somiglianze con i genitori e da quel poco che suo padre gli aveva raccontato, Scorpius riconobbe tre piccoli Potter e una quantità indecifrabile di Weasley, dei quali due figli di Ron. Fra di loro vide un ragazzo tanto simile ad Harry quanto lui lo era a suo padre

<< Curioso... >>

Vide poi una bambina di circa nove anni dai lunghi e lisci capelli rossi, << tipici del suo clan >> come pensò scettico Scorpius, che giocava a rincorrersi con un altro bambino della sua stessa età, forse suo cugino. C'era poi un ultima bambina, rossa anche lei, ma con i capelli mossi e un po' crespi, tendenti all'aranciato. Aveva probabilmente la sua stessa età e se ne stava appena nascosta dietro sua madre, fissando gli altri suoi parenti con un misto di tristezza e desiderio. Il bambino si interrogò sul vero significato di quello sguardo.

<< Che faccia triste >>

Poi i loro occhi si incontrarono; i suoi, della ragazza, di un caldo color caramello, e quelli di lui grigi, freddi. Lei arrossì e si nascose ancora di più dietro la madre, guardando da un'altra parte.

<< Che ragazza strana. Chissà in che Casa verrà smistata una del genere >>.

- Forza Scorpius è ora di andare, o farai tardi – La voce autoritaria di Draco lo riportò alla realtà.

- Si papà – Il bambino sorrise appena, e il padre lo accarezzò sulla testa in un gesto che risultò meccanico e distaccato.

- Fai buon viaggio – Nessun abbraccio, né parole di conforto. Nel profondo del suo cuore il piccolo Malfoy invidiava molto quelle due famiglie che, a pochi metri dalla loro, diffondevano tutt'intorno un'atmosfera calorosa e spensierata. Tutto ciò che lui aveva sempre desiderato.

Entrò nel vagone e subito, con un fischio, il treno cominciò ad allontanarsi. Salutò con la mano i suoi genitori, poi il suo sguardo si posò sul clan Potter-Weasley, e su quella bambina che dal binario 9 ¾ salutava fratelli e parenti che proprio in quel momento stavano partendo verso il centro dei suoi desideri, verso la causa delle sue insicurezze più profonde.

Albus cercò uno scompartimento libero, il più lontano possibile da suo fratello. In quel momento si rese conto di quanto avrebbe sofferto la mancanza di sua cugina Rose, la sua compagna di giochi preferita, la sua migliore amica da quando erano in fasce. Era davvero insolito il fatto che avesse perduto i suoi poteri quando era ancora bambina. Un'incidente di cui nessuno parlava mai e di cui Rosie stessa non aveva memoria...

Ne trovò uno in cui era seduto solo un ragazzo biondo, anche lui del primo anno:

- Posso sedermi qui? Gli altri sono tutti occupati – Chiese timido.

Il ragazzo, che stava fissando il paesaggio fuori dal finestrino sembrò destarsi da un sonno.

- Mh? Ah sì, fai pure. - Poi tornò a guardare fuori.

Albus si sedette davanti a lui. Sarebbe stato bello farsi subito un amico: almeno non si sarebbe sentito più così spaesato.

- Io sono Albus, primo anno, e tu? -

- Io sono Scorpius, anch'io del primo anno - Albus sorrise, nonostante avesse percepito una certa nota di irritazione nella sua voce, ma la ignorò: anche se all'apparenza non sembrava molto amichevole, c'era qualcosa di interessante in quel ragazzo. Per non lasciar morire la conversazione disse la prima cosa che gli venne in mente.

- In realtà il mio nome completo è Albus Severus... Mi piace molto. Sono gli stessi di due grandi presidi di Hogwarts! Ma comunque tu puoi chiamarmi anche solo Al. È meglio no? – Scorpius accennò ad un mezzo sorriso, poi calò nuovamente il silenzio. Il piccolo Potter, tenace come sempre, tentò ancora di rompere il ghiaccio:

- In che Casa credi che verrai smistato? - Questa volta sembrò aver fatto centro. Gli occhi di Scorpius si fecero immediatamente più attenti. Invece che ingobbito accanto al finestrino si mise a sedere con la schiena dritta e, per la prima volta, lo guardò fisso.

- Ehm.. a dire il vero non ne ho idea... - Disse scuotendo le spalle. Sembrava che volesse aggiungere qualcosa, così Albus attese. - ...La mia famiglia è sempre appartenuta ai Serpeverde, ma a me andrebbe bene qualunque cosa. In fondo la tua Casa viene scelta in base a quello che sei, e quindi dovunque andrò sarà un posto in cui starò bene... almeno spero –

Albus lo guardò allibito, e Scorpius non seppe spiegarsi perché mai avesse detto tutte quelle cose ad un completo estraneo, di solito era un tipo piuttosto taciturno. Forse aveva solo bisogno di parlare. Forse aveva solo bisogno di un amico.

- Perché mi guardi in quel modo? - Albus abbassò lo sguardo e arrossì.

- No è solo che... fino a pochi minuti fa, e ancora un po' adesso, avevo molta paura di essere smistato in Serpeverde perché mio fratello James dice che lì ci vanno tutti i maghi che poi sono diventati malvagi, però dopo le parole di papà, e ora anche grazie a te mi sento un po' più tranquillo. Grazie! - Sorrise timido.

- Ehm... di niente... - Non sapevano come spiegarselo, ma fu proprio in quel momento che nacque fra i due un qualcosa, che con il tempo, non fece altro che rafforzarsi sempre di più, trasformandosi in un forte e profondo legame d'amicizia.




Ehilà!! Spero che questo inizio abbia catturato al vostra curiosità almeno un pochino!
Questo capitolo è solo il prologo e quindi è piuttosto bene, quindi, prima di chiudere e cestinare questa storia vi chiedo di leggere almeno il primo capitolo, giusto per vedere se la fanfic è passabile o è meglio lasciarla nel dimenticatoio =S.
Anche se IL personaggio principale della vicenda è Rose (insieme a Scorpius e per ora anche Albus), nel prologo le ho lasicato un ruolo marginale, ma dal prossimo capitolo le cose cambieranno perché... Bhè se siete interessati lo vedrete da voi!

A presto ^^!!

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Capitolo 2
*** Sogni e nuovi incontri ***


Capitolo 1
Sogni e nuovi incontri

Quattro anni dopo...

Rose si alzò di buon'ora nonostante fosse il primo giorno delle vacanze natalizie. Era sempre stata una tipa mattiniera, ma quello in particolare era un giorno speciale: finalmente avrebbe rivisto Hugo, Albus, il suo cugino preferito nonché migliore amico e tutto il resto della famiglia che frequentava Hogwarts. Già, proprio Hogwarts, il luogo che avrebbe sempre voluto visitare. Tuttavia, per cause a lei sconosciute Rose perse i poteri quando era bambina; i suoi genitori si rifiutavano di parlare dell'accaduto e lei ormai si era abituata a vedere il mondo magico come una realtà immaginaria, favolistica, quasi del tutto inesistente; fatta eccezione per le poche volte che accompagnava la madre a Diagon Alley per fare qualche commissione o andava a casa dei suoi adoratissimi nonni.

Si guardò allo specchio e sistemò gli indomabili capelli rossi raccogliendoli in una coda alta, poi si vestì, com'era suo solito, in modo molto semplice. Non era una di quelle persone che si facevano particolari problemi sul loro aspetto. Certo, a volte avrebbe desiderato volentieri gli occhi chiari di suo padre o i lineamenti del volto più sottili e un fisico più longilineo, ma tutto sommato non aveva né lo spirito, né la voglia di preoccuparvisi troppo.

Scese le scale e andò in cucina, dove trovò i suoi genitori. Suo padre, Ron, stava leggendo il giornale, dal quale alzò gli occhi appena sentì i passi di sua figlia.

- Buongiorno principessa! -

- 'Giorno papà – Lo abbraccio, e scoccò un bacio sulla guancia di Hermione, che era intenta a cucinare. Come al solito l'uso della magia in casa veniva limitato; regola imposta con ferma rigidità da sua madre.

- Ti sei alzata presto. Come mai? -

- Sarà l'abitudine – Mentì Rosie, non volendo ammettere di avere l'eccitazione alle stelle.

- A che ora arriva il treno? - Chiese a Hermione

- Verso mezzogiorno, ma dovremo uscire prima per evitare il traffico – Poi la madre si chinò bisbigliando in modo che solo sua figlia potesse sentirla.

- E poi tuo padre guida peggio di tuo nonno Arthur! -

- Ehi di che cosa state parlando voi due? - Chiese Ron un po' indispettito per essere stato tagliato fuori dalla conversazione.

- Niente! - Risposero all'unisono madre e figlia, guardandosi negli occhi e sorridendo complici.

- Io vado in giardino, farò colazione dopo -

Eh sì, il giardino con i suoi fiori e i suoi colori era l'angolo della casa che Rose preferiva. Vi trovava sempre l'ispirazione adatta per sfogare la sua passione: il disegno. Sin da piccola aveva sempre avuto un certo interesse (e talento) per questo tipo di attività, era un modo come un altro per esprimere i suoi sentimenti, dato che farlo a parole non era esattamente il suo forte.

Prese in mano blocco e matita, sempre a portata di mano, e si sedette sul parato freddo e umido, imperlato ancora di gocce di rugiada, anche se a lei non importava un granché. Si guardò attorno, aspettando che un'illuminazione le arrivasse da un momento all'altro. Poi chiuse gli occhi, mentre i suoi pensieri si concretizzavano sul foglio e nella sua mente.

Una foresta scura e buia, alberi così alti e fitti da non lasciar penetrare alcun raggio di sole. Però c'è un albero, diverso dagli altri. È basso e i suoi rami sono incurvati verso terra, come se volessero proteggere il tronco, o qualcosa al suo interno. Rose si alza in punta di piedi e ne scosta qualcuno con le sue manine, perché è curiosa di vedere cosa si cela dietro quelle fronde. C'è un incavo nel tronco, e quel poco di luce che filtra attraverso le cime degli alberi basta per farle scorgere qualcosa. C'è un improvviso bagliore oscuro, la bambina si sente priva di forze e poi si fa tutto buio.

Rose aprì di colpo gli occhi. Impiegò qualche minuto prima di riuscire a mettere a fuoco la realtà circostante. Guardò il foglio. Senza rendersene conto aveva disegnato un'oggetto, molto simile ad uno scrigno, decorato in modo molto particolareggiato. Linee sinuose serpeggiavano senza alcun criterio geometrico per tutto il coperchio, mentre un serpente, che con il muso sfiorava la sua coda, circondava una pietra incastonata esattamente a metà fra il coperchio e il contenitore.

Non era la prima volta che la ragazza vedeva simili immagini, erano visioni che aveva da quando era piccola. Ebbe l'impulso di stracciare il foglio, ma per qualche motivo non lo fece. Voltò semplicemente pagina e si concentrò su qualcos'altro. Di certo era stato solo un caso.

Continuò a disegnare per tutta la mattina. I fiori del suo giardino, castelli, fate o scene tratte dai suoi libri preferiti: tutto il suo mondo segreto era racchiuso lì, in qualche foglio. Mentre il tempo passava, i raggi del sole cominciavano a penetrare lo spesso strato di nubi che ogni mattina oscuravano Londra, creando dei magnifici fasci di luce. Quell'atmosfera fu interrotta dalla voce di sua madre:

- Tesoro dobbiamo andare o si farà tardi -

<< Quando si dice che il tempo vola... >>

Chiuse il suo album e tornò la razionale e diligente Rose di sempre.

Arrivarono alla stazione appena poco prima che arrivasse il treno. Lo zio Harry e la zia Ginny erano già arrivati da un po'. Si salutarono calorosamente e poco dopo udirono il fischio dell'attesissimo Espresso. Eccoli lì: Hugo, Albus, Lily, Roxanne e tutti gli altri.

Suo fratello le corse incontro e l'abbracciò. Al contrario di lei, Hugo aveva i capelli castani della madre, ma il viso, con le sue lentiggini che gli conferivano un'aria più infantile e innocente, era uguale a quello del padre.

- Mi sei mancata tanto Rosie! -

- Anche tu mostriciattolo. La casa è stata anche troppo tranquilla senza di te – Sorrise e poi andò a salutare gli altri.

- Al!! -

- Rosie finalmente! Sono contento di rivederti! - Si abbracciarono come due fratelli.

- Ho un sacco di cose da raccontarti. Ah a proposito, lo sai che Scorp passa il Natale da noi? E' un miracolo che i suoi gli abbiano dato il permesso. Ti ricordi di Scorpius, vero..? - L'entusiasmo di Rose calò vertiginosamente. Non che avesse nulla in contrario, ma era molto gelosa di suo cugino e per di più, quel ragazzo non le andava granché a genio: era troppo altezzoso e introverso per i suoi gusti.

Rose aveva conosciuto di sfuggita l'amico di Albus uno o due anni prima, alla stazione, anche se aveva solamente una vaga idea di chi fosse. Di lui aveva conservato solo le sensazioni dei loro brevi incontri.

- Si credo di sì... -

In quel momento scese dal treno un ragazzo mediamente alto e con i capelli di un biondo così chiaro da sembrare innaturale.

- Ehi Scorp da questa parte! - Chiamò Albus.

Harry andò ad aiutare Malfoy che di rimando borbottò un grazie:

- Non farci caso 'pà lui è sempre così, ma se ti ha ringraziato vuol dire che lo sente dal profondo del suo cuore – disse con aria teatrale. Scorpius gli diede una “pacca scherzosa”.

- Non sei affatto divertente Al - Poi scoppiarono a ridere.

Nonostante non ci fosse un gran feeling fra i due, Rose dovette ammettere che era davvero carino quando sorrideva, il che non era una cosa assai comune per quel poco che sapeva. Poi lui posò lo sguardo su di lei, come successe quattro anni fa, momento che nessuno dei due aveva dimenticato, benché fingessero di averlo fatto. Il contatto con i suoi occhi grigi la imbarazzò, ma lei era abituata a celare i propri sentimenti e non distolse lo sguardo.

- Tu sei...? - chiese lui.

- Rose. E tu sei Scorpius immagino, Albus parla spesso di te... Beh ora devo andare, mamma e papà mi stanno aspettando. Ci vediamo domani sera alla Tana -

Ogni volta che la vedeva, Scorpius pensava che la cugina di Albus fosse davvero strana, molto strana. Al suo amico si rivolgeva facendo ampi e bellissimi sorrisi, mentre con lui era scostante e distaccata. Un atteggiamento sulla difensiva che a lui era molto familiare.

<< Chi le capisce le donne è bravo >> pensò scacciando il volto di quella ragazza che irrompeva nei suoi pensieri ogni qual volta si incontravano.

...

- Eccoci arrivati! - Disse Harry aiutando i ragazzi a trasportare le valigie – Allora... Scorpius, tu ti sistemerai in stanza con Albus. Per te va bene? -

- Certo -

- Uffa papà ma perché non posso dormire anche io insieme ad Al e a Scorp?! Dopotutto siamo tutti Grifondoro, siamo nella stessa casa che problema c'è? - Albus alzò gli occhi al cielo, mentre il suo amico sbuffò. Stare sotto lo stesso tetto con la piccola e petulane Potter era già abbastanza difficile, non avrebbe sopportato il fatto di condividere con lei anche la stanza, avrebbe preferito di gran lunga Pix.

Proprio in quel momento James passò davanti a loro avviandosi verso le scale. Poggiò il suo baule a terra e si rivolse fra il serio e il sarcastico a sua sorella.

- C'è che sei una rompiscatole Lily! E poi tu in camera con quello lì non ci dormi. Non mi interessa se è della nostra stessa Casa, è pur sempre il figlio di un Man... - Ginny fulminò il figlio con lo sguardo.

- James adesso piantala! Scorpius è un amico di tuo fratello, e in quanto tale, noi... – Disse mettendo una certa enfasi su questo pronome: - ...lo considereremo come uno di famiglia. Non voglio più sentire altre stupidaggini. Fila in camera tua, dopo faremo un discorsetto io e te. Quanto a te signorina, sei una ragazza, e maschi e femmine dormono in stanze separate. Non si discute – Come al solito era riuscita a prendere in mano la situazione, salvando la casa dalla totale distruzione.

James sbuffò e salì le scale; Lily fece altrettanto.

- Grazie mamma!- Disse Albus riconoscente. Dopo quel lungo viaggio non aveva voglia di iniziare l'ennesima discussione a proposito delle sue amicizie.

- Di niente tesoro – Il ragazzo si avviò anche lui al piano di sopra. Per tutto il tempo, Scorpius non aveva emesso un suono, reprimendo solo forti ondate d'odio e stringendo la bacchetta, lottando con tutte le forze contro se stesso per non lanciare una Maledizione Cruciatus contro James. Fece per seguire l'amico ma Ginny gli mise una mano sulla spalla.

- Aspetta - Lui si voltò, preso alla sprovvista. I suoi occhi non tradivano mai emozioni di questo genere, ma ogni singola parola, ogni singolo insulto, o sguardo circospetto che a scuola riceveva, era per lui un'altra ferita che non faceva altro che aumentare il peso che da sempre sopportava: il peso di un Malfoy. Una singola parola, una sequenza di lettere, che causava ogni volta tanta disapprovazione quanto ripudio nel volto di molti maghi e streghe.

Ginny gli sorrise rassicurante, accendendo quella piccola scintilla di calore che provava solo in rarissime occasioni. La donna fece un cenno al marito, che la capì al volo e continuò a trasportare le valigie.

- Non preoccuparti di quello che dice James. E' una testa calda come suo nonno e, anche se ormai frequenta l'ultimo anno, non ha ancora imparato a ragionare prima di parlare -

- A dire il vero non pensa mai! - Urlò Albus da sopra le scale che era riuscito a captare solo un frammento della conversazione, facendo trattenere con molta difficoltà una risata all'amico e a sua madre. Ginny si schiarì la voce per riprendere il suo contegno.

- Il punto è che non devi curarti di lui. Qui sarai sempre il benvenuto, sentiti come se fossi a casa tua -

- La ringrazio, ma non credo che a casa mia riuscirei a divertirmi tanto – Diamine, i Potter, dovevano aver diffuso intorno a loro un essenza all'estratto di Veritaserum o qualcosa di simile. Non poteva fare a meno di essere sincero in loro presenza.

<< Sarà questo che vuol dire sentirsi in famiglia...>>

Ginny lo guardò con tenerezza.

- Chiamami se hai bisogno di qualcosa – Poi lasciò il ragazzo e andò a sbrigare le sue faccende domestiche.

Quella sarebbe stata una vacanza davvero interessante.





Bene bene, che ne pensate della storia fin qui? A dire il vero all'inizio mi ero bloccata su una cosa ridicola: il disegno di Rose! Stavo impazzendo, cambiavo continuamente idea, cancellavo e riscrivevo, cancellavo e riscrivevo... Alla fine ho ricevuto un'illuminazione (come Rosie xD). Ringrazio Flaqui per la sua recensione!!
Spero che continuiate a seguire la storia mi raccomando recensite ^^
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 3
*** Un drammatico incidente ***


Capitolo 2
Un drammatco incidente


Quella sarebbe stata una vacanza terribile! Rose entrò in macchina furiosa.

- Rose non sbattere la portiera! - La rimproverò Hermione. Ron girò le chiavi e mise in moto la macchina che emise uno strano borbottio.

- Qualcosa non va tesoro? - Intanto Hugo la guardava di sottecchi, tra il divertito e lo spaventato. Quando sua sorella era di cattivo umore, sapeva di dover mantenere un'adeguata distanza di sicurezza.

- NIENTE VA TUTTO A MERAVIGLIA! - Sbottò lei scettica, gonfiando le guance e volgendo lo sguardo al susseguirsi di case.

E dire che quella mattina si era svegliata piena di ottimismo. Odiava gli intrusi, odiava qualunque ragazzo-mago all'infuori della sua famiglia, ma, sopratutto, non aveva alcuna voglia di condividere suo cugino con qualcun altro. Lui era l'unica persona in grado di capirla, l'unico con cui potesse condividere il suo entusiasmo e il suo disagio quando si parlava di magia. Ora avrebbe dovuto aspettare che Albus ritornasse dalle vacanze estive per passare un po' di tempo sola con lui; sempre che non si fosse portato ancora dietro il suo amichetto.

- James ridammi la mia bacchetta! - Urlò Lily sull'orlo dell'esasperazione.

- Vieni a prenderla allora! - Nella casa rimbombava il rumore dei passi dei due ragazzi, che si rincorrevano su e giù per le scale. Scorpius e Albus erano seduti in cucina davanti ad una fumante Burrobirra fatta in casa, tentando inutilmente di terminare un saggio di Pozioni sul “Bezoar: dove trovarlo e come usarlo”.

Il giovane Malfoy gettò la piuma sulla pergamena e si stiracchiò:

- Ma a casa tua è sempre così? - L'altro sorrise.

- Assolutamente sì! Ma aspetta di arrivare alla Tana stasera -

- Non vedo l'ora... – Rispose il ragazzo sarcastico, celando il timore di trovarsi fuori posto insieme ad un pizzico di curiosità; anche se, doveva ammetterlo, fino a quel momento non se la stava passando affatto male in casa Potter.

Rose stava sfogliando il suo album per l'ennesima volta. Ogni tanto sorrideva compiaciuta, altre faceva una smorfia insoddisfatta. Si fermò nuovamente davanti all'immagine dello scrigno. Vi passò delicatamente la mano, come se potesse davvero toccare ed accarezzare quelle minuziose rifiniture, che le ricordavano tanto gli antichi gioielli anglosassoni lavorati in filigrana.

- Rose tesoro...? - La madre bussò alla porta, facendo capolino nella stanza: - Posso? - La ragazza le sorrise facendole un cenno con il capo.

- Cosa stai facendo di bello? -

- Rimuginavo sulle mie opere fallite e sui miei successi – Disse porgendole l'album. Hermione lo sfogliò, soffermandosi su ogni disegno e pronunciò come sempre la fatidica frase.

- Oh Rosie, hai davvero molto talento! -

- Grazie mamma – Rispose lei facendo roteare gli occhi. Come le piaceva sentire il suono dei complimenti uscire dalla bocca di una donna tanto intelligente e valorosa! Non c'era persona della quale anelasse di più la stima.

Rose fissò la madre, finché anch'ella non si fermò di fronte all'innaturale precisione dei decori dello scrigno. Si accigliò, visibilmente sorpresa: per quanto talentuosa potesse essere sua figlia, non si aspettava di certo un risultato del genere.

- Anche questa è opera tua? - Disse fissando il disegno perplessa.

- Mmmh - Si limitò a rispondere.

Che delusione: la ragazza non notò alcun segno di preoccupazione o apprensione. Non era qualcosa che aveva a che fare con la perdita dei suoi poteri, almeno per quel che ne sapeva la madre. Sembrava però che avesse dei dubbi.

Era ormai buio quando arrivarono alla Tana. Nonna Molly venne loro incontro con un gran sorriso.

- Nonna! - Esclamò la ragazza correndo ad abbracciarla. Era una delle persone a cui era più affezionata, si sentiva sempre rincuorata dalla sua dolcezza e dall'aura di calore che diffondeva attorno a sé.

- Tesoro mio, come stai? - Rispose la nonna con lo stesso entusiasmo. Salutò tutti gli altri: - Lo zio Charly ha avuto un contrattempo sul lavoro, si smaterializzerà qui a momenti - Aggiunse infine.

Rose notò che all'appello mancavano anche lo zio Harry e la sua famiglia, ma sapeva che sarebbero arrivati di li a momenti. Nel frattempo salutò tutti gli altri parenti, alcuni seduti sul divano, altri sul tavolo della cucina sorseggiando un bicchiere di acquaviola prima di cena. Amava tutto di quella casa: dalla perenne e scherzosa armonia, all'insolito ordine che, secondo nonno Arthur, regnava solo da quando anche l'ultima Weasley era andata via di casa. Inoltre, quello era l'unico luogo dove potesse respirare la vera essenza della magia: non v'era volta che non vedesse girare da solo qualche mestolo in cucina o che in soffitta trovasse antichi album di foto i cui soggetti sembravano avere una vita propria; per non parlare poi dei vecchi esperimenti dello zio George e dello sconosciuto zio Fred, destinati al fallimento.

L'uso della magia in presenza di Rose era stato un punto di grande disaccordo tra Molly ed Hermione, poiché la prima non sentiva ragioni, ed era fermamente convinta che, anche se sua nipote non aveva più poteri magici, questo non la rendeva diversa dai suoi consanguinei. Era pur sempre una Weasley e faceva parte di una famiglia di maghi. Era insensato, quindi, nascondere la vera natura della propria stirpe. Alla fine la battaglia fu vinta dalla più anziana, con grande avvilimento e indignazione di Hermione.

Proprio mentre Rose stava intrattenendo un'interessante discussione sul Quiddich (materia di cui era sempre stata segretamente appassionata) con Molly e Roxanne, sentì una mano scompigliarle i capelli.

- Come sta la mia piccola Rosie? - Rise divertito James.

- Benissimo Jamie! - Disse lei ricambiando il sorriso. Poi passò a zia Ginny, zio Harry, Lily, Albus e con suo rammarico...:

- Scorpius... - Fece un freddo cenno con il capo

- Weasley – Lei lo guardò accigliata.

- Non che la cosa mi dia fastidio, ma che senso ha chiamarmi per cognome se non andiamo nemmeno a scuola insieme? -

- Ah già... Sarà l'abitudine -

- Non dovresti: non siamo mica tutti uguali – Rispose lei voltandogli le spalle per andare ad aiutare la nonna in cucina. A quanto pareva, quel ragazzo riusciva a tirare fuori il suo lato meno cordiale. La voglia di contraddirlo era più forte di lei, anche se non le importava minimamente di come veniva chiamata

<<Bhè ormai quello che è fatto è fatto>>.

Albus, che aveva intuito il perché della momentanea indisposizione di Rose, rassicurò il suo amico.

- Non preoccuparti, non ce l'ha con te –

- Ah , ma chissene importa – Sbottò l'altro.

Cenarono, mangiando a sazietà. In molti erano rimasti sorpresi nello scoprire che il figlio di Draco apparteva alla Casa dei Grifondoro (Ron in particolar modo) e le discussioni verterono tutte sulla scuola e sul torneo di Quiddich. Roxanne era la cercatrice e capitana della squadra dei Grifondoro, Scorpius un cacciatore e James e Fred i battitori. Albus aveva deciso di non fare le selezioni quell'anno, poiché, a sua detta, non era un grande amante della competizione. Per la squadra dei Corvonero giocava Molly come portiere, mentre Louis era il cercatore dei Serpeverde.

Inaspettatamente, Scorpius si trovò molto più interessato e coinvolto in quei discorsi di quanto pensasse, anche se non era un gran conversatore; una situazione molto diversa dalle sue silenziose cene familiari. Tuttavia si accorse che, in questo frangente, Rose rimaneva quasi sempre in silenzio, sorridendo, annuendo, e facendo raramente qualche commento. Quando però nessuno se ne accorgeva, nei suoi occhi passava un'impercettibile ombra di malinconia.

Finita la cena, James azzardò una proposta.

- Che ne dite di una bella partita in giardino? -

- Ci st... - Stava per esultare Fred, quando ricevette uno sguardo minaccioso da Albus e contemporaneamente una gomitata da sua sorella. Fece un cenno con la testa verso Rose, ma lui ci mise un po' a comprendere.

- Oh, ehm... forse non è una buona idea -

La ragazza, che si era accorta di tutto, sorrise ad Albus.

- Ehi guardate che non ce n'è bisogno, sapete che non mi piace giocare a Quiddich. Preferisco guardare... e poi mi piace un sacco disegnarvi! -

- Come vuoi - Rispose James un po' insicuro ma felice di poter giocare senza alcun peso sulla coscienza.

- Io voglio stare in squadra con Domi! - Urlò Lily avvinghiandosi al braccio dell'idolatrata cugina, la quale un po' irritata e un po' compiaciuta asserì.

Uscirono tutti in giardino, dove accesero un grande fuoco perché facesse luce. Rose vi si sedette accanto insieme al suo inseparabile blocco, che aprì aspettando la giusta ispirazione:

- Io, Albus, Lily, Scorpius, Hugo, Molly, Lucy, Roxi, Fred, Louis, Domi... Ci manca un giocatore ma fa lo stesso.-

- Gioco io con voi! - Strillò Victoire dalla finestra del salotto che dava sul giardino.

- Se gioca Vic, gioco anche io. - Rispose Teddy che le cinse i fianchi con le braccia. James simulò un conato di vomito, e Rose ridacchiò fra sé.

- Vorrà dire che ogni tanto ci daremo il cambio -

Prima che cominciassero a giocare, Scorpius si girò d'istinto verso la ragazza, e intravide di nuovo quel lampo di tristezza nei suoi occhi che si perse tra le fiamme.

...

- DANNAZIONE LOUIS PASSA QUELLA PLUFFA!* -

Rose osservava divertita gli insulti che si lanciavano tra di loro i suoi cugini, reprimendo insieme a fragorose risate una forte ondata di desiderio; decise così di concentrarsi sui suoi disegni. Proprio quando stava cominciando a rilassarsi una voce la fece sobbalzare.

- Sei brava – Si voltò di scatto e vide la testa di Scorpius sollevata a pochi centimetri dalla sua spalla e per la sorpresa quasi cadde dal ceppo su cui era seduta. Arrossì violentemente e si alzò in piedi.

- Ma che fai adesso ti metti anche a spaventare la gente? - Lui alzò gli occhi, visibilmente scocciato. Forse non avrebbe dovuto rivolgersi a lui così bruscamente.

- Si può sapere perché ce l'hai tanto con me?- Lei non gli rispose e abbassò lo sguardo, stringendo al petto il suo album. La sua figura si stagliava contro il fuoco che ravvivava ancora di più i riflessi dei suoi capelli rossi e indomabili. Per qualche istante si sentirono solo le urla degli altri ragazzi e il crepitio delle fiamme. Si girò, facendo per andarsene.

- Mi vuoi rispon... - Mentre parlava, Scorpius si era lanciato all'inseguimento della ragazza, ma quando allungò il braccio per fermarla inciampò su un sasso, finendo per spingerla. Si rialzò subito temendo di averle fatto male e si sentì sollevato nel vedere che non era nemmeno caduta, ma quel sollievo durò appena una frazione di secondo: ora era in guai seri.

...

Andato, perso, finito, bruciato. Tutte le sue emozioni si stavano accartocciando tra le fiamme, trasformandosi in cenere. Rose rimase a fissare il fuoco, immobile, finché non sentì la voce Scorpius.

- Oh, ehm... non l'ho fatto apposta – Lei non riuscì a contenersi. Non bastava una scusa per riempire la perdita che aveva appena subito, un evento quasi vicino al lutto.

- E LO CREDO BENE! SE L'AVESSI FATTO APPOSTA A QUEST'ORA SARESTI GIA' MORTO! - La rabbia le ribolliva così forte nelle vene che si sentiva lei stessa parte del fuoco. Sentì gli occhi farsi pungenti.

- Sono solo dei disegni... -

- MALFOY SEI UN'EMERITO IDIOTA!! - Scappò via prima che lui potesse vedere anche una sola lacrima sfiorarle il viso. Non l'avrebbe mai perdonato.





* Logicamente, anche se Louis gioca come cercatore, dubito che i ragazzi possano disporre di un boccino d'oro, quindi ho immaginato che giocassero con qualche cacciatore in più.



Allora che ne dite di questo capitolo? Spero che vi sia piaciuto =). Guai all'orizzonte per il nostro Scorpius. Riuscirà a rimediare?
Mi raccomando recensite!!!
Al prossimo capitolooo
=^w^=

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Capitolo 4
*** Il Diario misterioso ***


Caipitolo 3
Il Diario misterioso

Rimase lì, incapace di ribattere o anche solo di pronunciare delle scuse valide, dato che non ne era mai stato capace. I sentimentalismi non erano mai stati il punto forte di Scorpius. La guardò correre via, dapprima come osservatore, come se non fosse lui uno dei protagonisti di quella scena; poi i suoi sentimenti cambiarono con rapidità, dal semplice, puerile imbarazzo verso un senso di colpa sempre più profondo.

- Cos'è successo? - Albus era dietro di lui, che lo guardava con uno sguardo preoccupato e interrogativo.

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma si accorse che tutta la nuova generazione Weasley-Potter era scesa dalle scope e tenevano gli occhi puntati su di lui, tenendosi a debita distanza ma vicini quel poco che bastava per origliare la conversazione.

- Niente. Tua cugina è strana come al solito - Abbassò lo sguardo.

Albus si crucciò, per niente convinto, ma prima che potesse riprendere il suo interrogatorio, James lo spinse via, avanzando verso Scorpius con un'espressione decisamente priva di qualsiasi intenzione amichevole.

- Tu, razza di... Che cavolo hai fatto a Rose?! - Tirò fuori la bacchetta e la puntò sotto il mento del ragazzo, che lo guardò impassibile, con un disprezzo distaccato.

- Sapevo che non saresti dovuto venire qui, sei un...-

- PIANTALA JAMES! La vuoi piantare con questa storia dei Mangiamorte? Se parli in questo modo sei solo un ottuso. Non sei poi tanto diverso dai nostri compagni di scuola - Albus aveva puntato la bacchetta contro il fratello, anche se sapeva che con le sue parole non ci sarebbe stato bisogno di lanciare alcun incantesimo. E fu così.

James si ritirò lentamente, senza distogliere gli occhi dal suo obbiettivo. Si scrollò di dosso Roxanne e Teddy, che intanto erano accorsi per trattenere l'impeto del ragazzo con scarso successo, poi afferrò la sua scopa e volò via.

I più grandi lo seguirono, gridando il suo nome. Hugo e Lily, bisbigliavano tra di loro, poi la ragazzina corse incontro a Scorpius, che fissava un punto indefinito vicino ai suoi piedi. Lei gli appoggiò una mano sul braccio:

- Dai, non essere triste per quello che ha detto Jamie, sai... - Lui si scostò, palesemente irritato da quell'inaspettato contatto fisico.

- Non sono triste e non ho bisogno della compassione di una mocciosa -

La piccola Lily, invece di piagnucolare come al solito, incrociò le braccia e assunse una comica espressione risentita.

- Bene, fai come ti pare, ma non c'è bisogno di trattarmi male! - Poi girò i tacchi, seguita silenziosamente da Hugo, troppo spaurito per interloquire con l'uno o con l'altro.

...

Rose era seduta per terra, sotto la finestra che dava sulla cucina, con la testa appoggiata sulle ginocchia, gli occhi gonfi e un'insopportabile dolore alle tempie. Non aveva mai provato così tanta rabbia in vita sua.

Si crogiolò a lungo fra ira e disperazione, meditando su come avrebbe dovuto reagire, autocommiserandosi del fatto che, se avesse avuto la magia, avrebbe potuto salvare il suo prezioso album. Con il passare dei minuti, la combinazione tra quell'intensa attività celebrale e i muscoli che perdevano la loro tensione la fecero rilassare; portandola quasi ad assopirsi. Ma la voce squillante della zia Fleur, la ridestò da quel piacevole torpore:

- HAI SCOPERTO QUALCOSA SULLA SCOMPARSA DEI POTERI ROSE?! -

-Shhhh, non urlare Fleur, i ragazzi non devono sentire – La zittì Ginny.

- Oui pardon -

Rose si alzò appena, per poter sentire meglio, ma facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Sentì l'inconfondibile suono di sua madre che si schiariva la voce:

- E' solo un'ipotesi, ma sono sicura di aver già visto quel disegno... Vi ricordate quando circolò la notizia del ritrovamento di un diario contenente le memorie di Peter Minus? Non so dove tengano adesso l'originale, ma venne pubblicato come romanzo; in quanto testimonianza storica della Prima Guerra Magica -

- Sì, ricordo che fece molta notizia, anche se io non ho mai creduto che potesse essere veramente di Minus – Disse Angelina.

- Bene – Riprese Hermione: - In una pagina di quel diario, Peter racconta che nello stesso periodo in cui Voi-Sapete-Chi stava organizzando il suo esercito di Mangiamorte, ancora prima che infliggesse la cicatrice ad Harry... - Fece una breve pausa in cui Rose riuscì ad immaginare, come se lo vedesse davanti a sé, l'espressione tesa della madre. Ma lei voleva che continuasse, bramosa di qualsiasi informazione la riguardasse. Il cuore accelerò fin quasi a uscirle dal petto.

- ...gli ordinò di accompagnarlo in un luogo nel cuore della Foresta Proibita. Gli affidò anche un oggetto della massima importanza. Nella pagina c'era anche la bozza di uno scrigno simile a quello disegnato da Rosie - Si fermò per un breve momento.

- Vuoi dire che secondo te tua figlia avrebbe disegnato lo scrigno di Vold... ehm, volevo dire Voi-Sapete-Chi? - domandò Ginny.

- Non lo so non ne ho idea... - Ci fu un momento di silenzio, interrotto poi dalla voce di Angelina.

- Per me ti stai preoccupando per nulla. Insomma, secondo te Tu-Sai-Chi avrebbe mai affidato a uno come Codaliscia un oggetto “della massima importanza”? - Disse mimando le virgolette con le dita: - Ricordati che non si fidava di nessuno, se non di se stesso. In più tua figlia potrebbe semplicemente averlo ricopiato. Dopotutto il libro è un best-seller e non mi sorprenderei se ne avesse trovato una copia a casa vostra. -

Rose sapeva che sua madre non era molto convinta, nonostante le argomentazioni di sua zia sembrassero non fare una grinza. E non lo era nemmeno lei. Hermione avrebbe indagato, ma lei avrebbe dovuto essere più veloce. Qualunque sarebbe stata la verità, lei sarebbe stata l'ultima a saperlo. Non aveva alcuna intenzione di essere l'ultima ruota del carro, nonostante fosse la diretta interessata.

Un qualunque spettatore avrebbe potuto vedere quasi materialmente al lavoro la mente della ragazza, che in quel momento elaborava, creava e pianificava. Come prima cosa doveva appropriarsi di quel famoso libro. Avrebbe mentito alla madre dicendo che lo trovava molto interessante e che aveva ricopiato il disegno perfezionandolo un po', anche se questo non avrebbe di certo frenato le indagini di Hermione. Poi avrebbe dovuto sapere qualcosa in più sulla Foresta Proibita, ma come?

- Ehi, Rosie ti ho cercata dappertutto... Come stai? - Suo cugino Albus, aveva fatto capolino dall'angolo della casa e le si era avvicinato.

- Shhhhh! - Rose gli si tuffò addosso, chiudendogli la bocca con una mano.

- Qu'est qu'il était? - Fleur si affacciò dalla finestra e si guardò intorno. I due ragazzi si erano nascosti appena in tempo dall'altro lato della casa e respiravano entrambi affannosamente.

- Sarà stata una mia impressione -

Albus teneva le mani sulle ginocchia, ansimando. Quando finalmente riprese fiato si rialzò, osservando con attenzione sua cugina che si era nuovamente seduta a terra, fissando l'orizzonte o forse anche oltre.

- Rosie, so che ce l'hai con Scorpius per quello che ha fatto ma è stato un'incidente lui...- Lei gli fece cenno di tacere, segno che stava pensando.

- Che è successo? Qualcosa non va? - Lei non gli rispose – Ehi Rose, sei ancora con noi? Avanti non tenermi sulle spin...- La ragazza si girò di scatto, visibilmente irritata:

- Albus Severus Potter, vuoi stare un po' zitto? Sto cercando di pensare, dannazione!- In fondo Scorpius non aveva tutti i torti, sua cugina era davvero troppo irascibile.

Calò il silenzio. Passò circa mezz'ora, nella quale Albus si era seduto accanto a lei, appoggiando la testa contro il muro e le braccia sulle ginocchia. Si immerse anche lui nei suoi pensieri, perdendosi nel cielo notturno trapuntato di stelle. Poi lei si decise a parlare:

- Non ho scelta, non potrò mai farcela da sola. Ho bisogno del tuo aiuto -

Gli raccontò tutto d'un fiato della conversazione udita, ma si interruppe poco prima della fine. - Un momento ma... dov'è il tuo amico? -

- Ah, voleva fare due passi. - Poi rise.

- Sai voi due siete molto più simili di quanto possiate immaginare. Quando siete irritati, o peggio, feriti, è meglio starvi alla larga. E poi lui è un tipo solitario di natura– Rose lo guardò di sbieco.

- Perché feriti? - Albus non poté fare a meno di notare un'ombra di pentimento nella sua voce. Ne fu molto contento, questo avrebbe facilitato una possibile riappacificazione, o almeno l'innalzamento di una bandiera bianca.

- Sai, secondo me hai un po' esagerato, in fondo è stato solo un'incidente. Sono convinto che lo sai anche tu – Lei abbassò lo sguardo e si abbracciò le ginocchia.

- Adesso non ha più importanza -

<< E' un buon inizio >> Pensò il ragazzo.

- Tornando a noi, che cosa hai deciso di fare? -

- Domani mattina comincerò le mie ricerche, ti manderò un gufo appena scopro qualcosa -

Passò la serata, e tornarono tutti a casa. Albus si accorse del perpetuo silenzio di Scorpius, eccessivo persino per uno come lui. Non disse niente, non chiese niente. Quando si misero a letto, nel buio della stanza, arrivò il segnale che il ragazzo aspettava.

- Senti Al, credi che tua cugina sia ancora arrabbiata con me? - Ridacchiò di nascosto, aiutato dall'oscurità.

- Beh, sì e no. Diciamo che aiuterebbe se tu le chiedessi scusa - L'altro si mise a sedere.

- Ma ti rendi conto delle cretinate che dici? Ti sembro il tipo sentimentale che va in giro a chiedere scusa? -

- Chiedere scusa non è una cosa da sentimentali, Scorp. Fossi in te troverei un modo per farmi perdonare - Prima di rispondere il ragazzo si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli, poi si buttò sul letto.

- Ma perché ci penso tanto? Chissene frega se quella è arrabbiata con me, non è un problema mio, in fondo non l'ho fatto apposta. Semmai è lei che deve scusarsi per avermi dato dell'idiota senza motivo -

- Ci pensi tanto, perché ti senti in colpa e perché non ti piace ferire le persone, anche se non ne hai l'intenzione - Scorpius, non rispose.

- Buonanotte - Disse Al, ricevendo come risposta solo un indefinito borbottio. Si girò di fianco e si tirò su le coperte. Confidava nel suo amico e sapeva che avrebbe fatto la cosa giusta.

Perse il conto di quanto tempo rimase a fissare il soffitto, il sonno non si decideva ad arrivare.

Scorpius era davvero seccato da tutta quella situazione, e le parole del suo amico avevano avuto come effetto solo quello di infastidirlo.

<< Ma chi si crede di essere, un Oracolo? >>

Era facile parlare per lui, tanto buono e simpatico. Come si fa a farsi perdonare qualcosa che non si è fatto di proposito? Per di più (e sperava che non fosse così), temeva che, ancora una volta, l'avversione che Rose nutriva nei suoi confronti avesse a che fare con il suo cognome. Sapeva bene che suo padre e Ron non erano mai andati d'accordo e non lo avrebbe sorpreso se ciò avesse influenzato le opinioni della ragazza sul suo conto. In fondo chi poteva biasimarla.

Quella sarebbe stata decisamente una lunga notte, ma non solo per Scorpius Hyperion Malfoy.







Lo so, lo so, come capitolo è un pò cortino, ma avevo le mani legate. Ho dovuto dividere questo capitolo in due parti perché altrimenti avrei rischiato di sovraccaricarlo troppo, il prossimo lo pubblicherò prestissimo. Promesso ;)

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Capitolo 5
*** Una familiare mattina di Natale ***


Capitolo 4
Una familiare mattina di Natale

- Buon Nataleeee!! - Scorpius si svegliò provando un lancinante dolore allo stomaco.

Dischiuse appena gli occhi, feriti dalla luce del sole insolitamente abbagliante per un'ordinaria mattina inglese. Un'indistinta figura rossa e rosa incombeva su di lui. Senza bisogno di mettere a fuoco intuì che si trattava, purtroppo, di Lily Potter. La conferma gli arrivò sentendola rimbalzargli sullo stomaco più volte:

- Forza forza è ora di alzarsi, voglio aprire i regali!!-

Poi saltò giù dal suo letto e corse in corridoio, probabilmente per strappare qualche altro malcapitato dalle braccia di Morfeo. Delle urla sovrastarono (con grande stupore del ragazzo) la voce squillante della bambina, che in seguito cominciò a correre ridendo da una parte all'altra della casa.

- LILY IO TI AMMAZZO!! - Senza dubbio era James. Scorpius si buttò il cuscino sulla faccia.

- Al, ringrazia che è Natale, altrimenti per la prima e unica volta il mondo avrebbe visto un'alleanza tra me e tuo fratello -

- 'Giorno anche a te! - Albus era già quasi vestito ed era sulla soglia della porta, disse che avrebbe aspettato il suo amico al piano di sotto.

Con molta difficoltà, Scorpius si alzò dal letto, trascinandosi in giro finché anche lui non fu pronto. Scese le scale. Tutta la famiglia Potter era riunita in salotto; Lily era seduta sulle gambe del fratello maggiore ai piedi dell'albero, a ficcanasare nei regali altrui, Albus stava sistemando alcune palline, cadute a causa dell'iperbolica eccitazione della sorella, mentre Harry e Ginny erano l'uno accanto all'altra sul divano che guardavano con orgoglio e tenerezza i loro figli.

Per un momento, Scorpius si bloccò dietro alla soglia. Quella scena era così piena di armonia che avrebbe voluto restarne fuori, quasi fosse una fragile e incostante bolla di sapone che sarebbe scoppiate con il suo arrivo. Non si sentiva parte di quell'atmosfera, di quella famiglia. Come può un mondo di solitudine e freddezza irrompere in uno scenario di tanto calore e allegria senza frantumarlo, o quanto meno raffreddarlo?

Harry si accorse della sua presenza lo invitò ad entrare con un'espressione rassicurante. Anche Lily vedendolo entrare si animò, se possibile, ancora di più.

- Vieni Scorpius, c'è anche un regalo per te! - Gli disse indicandogli lo spazio vuoto accanto a lei e al fratello. James non fece commenti di alcun genere, evitando persino di guardarlo.

- Tieni! - La bambina gli porse un pacchetto lungo e incartato con una carta lucida verde e scarlatta.

Ringraziò, abbozzando un mezzo sorriso, poi scartò lentamente il pacco. Era una lunga scatola bianca; ne sollevò il coperchio. Conteneva una mazza da Quidditch autografata da Finbar Quigley, il giocatore più famoso della sua squadra preferita: i Ballycastle Bats. Passò con stupore le dita sulla mazza liscia e nuova, che probabilmente non avrebbe mai utilizzato dato che lui era un cacciatore, ma l'avrebbe trattata come un suo personale trofeo.

- E' stata un'idea di Albus, ma l'abbiamo ottenuta solo grazie a mamma, dato che una sua vecchia compagna di squadra era molto amica della famiglia Quigley e... -

- In realtà.. - Ginny interruppe l'inesorabile fiume di parole della figlia – ci sarebbe un altro regalo, anche se non so se ti piacerà tanto quanto questo -

Detto ciò, tirò fuori da non si sa dove un enorme maglione con i colori della sua Casa, forse un po' troppo grande per Scorpius. Vi era ricamata sopra una iniziale del suo nome.

- Oh, mi dispiace se è troppo grande posso...–

- Non importa - Disse infilandoselo.

- E' perfetto così – Sorrise, forse involontariamente, ma senza dubbio di cuore, provocando un impetuoso moto d'affetto materno in Ginny, e anche un po' di compiacimento.

Forse, pensò il ragazzo, il legame di sangue non è necessario per sentirsi parte di una famiglia.

- Sono contenta, di solito non sono molto brava in queste cose. Per fortuna mi hanno dato una mano Lily e Rose - Scorpius si stupì nel sentire il nome di quest'ultima, ma si guardò bene dal non farlo notare, sopratutto per non ricevere un'altra lezione morale dal suo migliore amico.

- Buon Natale – Disse Rose con un tono piuttosto catatonico.

- Rosie, non essere troppo euforica o finirai per travolgermi con la tua energia – Ridacchiò Hugo, approfittando di quel momento di stanchezza della sorella per punzecchiarla, sapendo che non avrebbe avuto la forza di ribattere.

- Hai dormito male cara? -

- Ho avuto un incubo – Mentì la ragazza, tentando di mascherare la verità. Ma solo dopo si rese conto che quella era stata la risposta meno adatta che potesse dare. Sua madre sembrò preoccuparsi.

- Che genere di incubo? -

- Ehm... i... non ricordo, ma ora è tutto passato. Andiamo ad aprire i regali? - Disse mostrando il suo miglior sorriso e spingendo sua madre verso l'albero.

Quella fu una tranquilla mattina di intimità familiare.

<< Ne avevo proprio bisogno >> Rispose Rose.

Non aveva affatto avuto un incubo, bensì, non potendo controllare la curiosità e la bramosia di sapere, aveva letto in una sola notte la copia del ''Diario di Peter Minus'' che aveva rubato di soppiatto dalla libreria. Non aveva ricavato molte informazioni utili, o per lo meno niente che non avrebbe potuto dedurre da sola. L'aveva riletto talmente tante volte che aveva imparato a memoria quasi ogni parola.

 

Caro Diario,

Oggi, è il Gran giorno. Il Padrone mi porterà con sé per il mio primo compito. L'ho visto molto affaticato in questi giorni, dice che non può permettersi errori quando andrà a casa di James. Povero Ramoso, un po' mi sento in colpa per quello che ho fatto. Mi si stringe il cuore ogni volta che lo vedo. E il piccolo Harry... che ragazzino tenero! Ha gli stessi occhi della madre. Comunque sia meglio loro che me. A questo mondo sopravvivono solo i più forti e il Signore Oscuro è il mago più potente di tutti i tempi. E' solo questione di tempo prima che cada Albus Silente e dopo di lui anche il Ministero.
Tornando a noi, il Padrone dice che dobbiamo portare un oggetto nella Foresta Proibita. L'ho visto solo di sfuggita, è uno scrigno interamente d'argento. Ma preferisco non sapere altro, sembra che Lui ci tenga anche più del suo serpente, come si chiama... Nagini? Quando ho provato a toccarlo, per poco non mi lanciava un Avada Kedavra. Non mi sembra una cosa molto intelligente lasciare un oggetto prezioso in un posto come la Foresta Proibita, in una notte di luna piena poi... mah. E sopratutto non capisco perché mi abbia chiesto di venire. Ma per me sarà un'onore offrirgli i miei servigi. Specialmente se così avrò salva la pelle.

E' quasi ora, devo andare.

Seguiva poi la firma ''Codaliscia''

 

- Tesoro, questo è il maglione che ti ha mandato la nonna. - Rose sospirò osservando il regalo di Molly color oro e rosso.

<< Sei una ragazza molto coraggiosa, e sopratutto leale, Rosie. Saresti un perfetto Grifondoro. >>

Sorrise, ripensando alle parole della nonna, anche se non le aveva mai dato molto credito. Non era sicura di meritare una casa così importante. Poi, la sua mente volò involontariamente su Scorpius, il quale probabilmente stava aprendo il suo maglione in quel momento. Si domandò che faccia avrebbe fatto, come avrebbe reagito a quel regalo inatteso. Se non fosse stato per le parole di sua zia Ginny non l'avrebbe mai aiutata a realizzarlo.

 

<< Rose, so che la nonna ti ha insegnato a cucire. Dato che sono negata, ti dispiacerebbe aiutarmi con questi maglioni? >>

<< Certo! >> Aveva risposto lei, raggiante come al solito quando si trattava di lavori manuali che richiedessero un pizzico di creatività.

<< Per chi sono?>>

<< Vediamo... Uno per Al, uno per Lily, a James va ancora bene quello dell'anno scorso, Hugo e ne voglio fare uno anche per un amico di Albus. Agli altri maglioni penserà la mamma.>> Aveva detto aiutandosi a tenere il conto con le dita.

<< Per caso l'amico di Al, è un certo Scorpius? >> Ginny l'aveva guardata stupita.

<< Come fai a saperlo? >>

<< Ho tirato ad indovinare >> Aveva mentito lei serafica. << Perché hai deciso di farlo anche per lui? >> Cercò di nascondere una punta di gelosia.

<< Mmmh... da quel che ho capito, non ha molti amici oltre ad Albus. Conoscendo i Malfoy poi... chissà che genitori si ritrova, si sentirà di certo molto solo. Un regalo di Natale fa sempre bene, non trovi anche tu? >> Lei aveva fatto un cenno con la testa.

<< Però non so che colori scegliere, non conosco i suoi gus... >>

<< Rosso e oro >> Disse Rose senza guardare sua zia e aprendo la valigetta che conteneva fili di varie tinte e aghi di tutte le dimensioni.

<< Perchè proprio questi? >>

<< Sono i colori della sua Casa! E poi...>> Non aveva finito la frase.

- Sono colori caldi. -

-Cosa hai detto tesoro? - Chiese distrattamente Ron, intento a scartare il prevedibile regalo di sua madre.

- Niente – Rispose lei andando a prendere un calamaio e un foglio di pergamena. Doveva parlare con suo cugino. E non solo.




Questo capitolo non è denso di avvenimenti, ma mi è serito più che altro come passaggio per la trama della storia.
Se vi interessa, ho indetto due contests (se al plurale si scrive così =P): Albus Severus Potter's contest e Il sogno è lo specchio dell'anima, per storie originali.

Spero che continuiate a seguirmi =)
Un abbraccio ^___^
Changing

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Capitolo 6
*** Decisioni importanti ***


Capitolo 5
Decisioni importanti



Albus guardò il suo amico scomparire dietro la porta dello stretto ingresso. Anche se per un ragazzo della sua età era dotato di una spiccata sensibilità, a volte persino lui aveva difficoltà a comprendere Scorpius. Era uscito poco dopo aver aperto i regali, dicendo che sarebbe tornato massimo entro un'ora.

- Aspetta ti accompagno –

- No, non preoccuparti. Vado e torno – Aveva risposto.

Era seduto ai piedi del divano e osservava divertito Lily che giocava con la sua nuova Puffola Pigmea. Da quando si era alzato, non aveva ancora rivolto la parola a suo fratello, forse aveva borbottato qualcosa che somigliasse a un « Buon Natale ». Si sentiva in colpa per quel suo ostinato silenzio, ma non aveva ancora intenzione di cedere, sarebbe andato avanti così solo un altro po'.

Un ticchettio insolito lo risvegliò dai suoi pensieri. Un gufo dal piumaggio arruffato becchettava il vetro della finestra vicino al caminetto. Il ragazzo riconobbe immediatamente Hermes, il gufo di sua cugina Rose regalatogli dalla nonna. Corse ad aprire e gli offrì una manciata di briciole, avanzo della colazione che accettò molto volentieri. Srotolò il messaggio che teneva legato alla gracile zampetta.

"Ho bisogno di parlarti il prima possibile. Vediamoci al parco tra dieci minuti.''

«Dieci minuti» commentò Albus «La solita impaziente»

Disse ai suoi genitori che sarebbe andato a fare un saluto a Rose, che viveva a pochi isolati da lì, prese una giacca nera e uscì, camminando con passo lento e rilassato.
Arrivò giusto in tempo. Rose lo aspettava seduta su una panchina, osservando chissà che cosa con sguardo profondo e distante.

- Ehi! - La salutò il ragazzo.

Lei ricambiò con un sorriso. Albus si sedette accanto a lei, aspettando che cominciasse a parlare, ma la ragazza non disse niente.

- Allora, di cosa volevi parlarmi? - esordì il ragazzo.

- Cosa sai dirmi sulla Foresta Proibita? - Lui inarcò le sopracciglia.

- Strano che tu mi faccia questa domanda, di solito sai più cose tu su Hogwarts e il Mondo Magico di quante ne sappia io - Lei gli fece la linguaccia, segretamente compiaciuta di quell'affermazione e si mise a ridere, seguita da suo cugino. Quando si calmarono entrambi lui ricominciò a parlare.

- Vediamo... Non so molto. Tutto quello che posso dirti è che ci abitano creature magiche di tutti i tipi, a noi studenti non è permesso andarci, specialmente di notte. E' più antica della stessa Hogwarts e nessuno sa per certo cosa vi si possa trovare... Ma perché ti interessa così tanto? - Rose esitò prima di rispondere.

- Non so ancora come, ma devo andarci. Lì si potrebbe nascondere la chiave della scomparsa dei miei poteri. - Tirò fuori il Diario di Peter Minus dalla borsa a tracolla che aveva appoggiato accanto a sé e gli fece leggere il paragrafo che menzionava lo scrigno d'argento: - Sì, è senza dubbio molto strano... Ma perché credi che questo abbia a che fare con te? -

- Pochi giorni fa, ho avuto una strana visione. Sai come mi capita quando cerco l'ispirazione no? Chiudo gli occhi e.... Comunque, ho visto un luogo scuro, con molti alberi e alla fine uno scrigno, che ho anche disegnato. Non ti sembra piuttosto strano? -

- In effetti - commentò suo cugino. - Ma come avresti intenzione di arrivare fino alla Foresta Proibita? Non ha senso andare lì, ammesso che tu riesca ad arrivarci, e cominciare a cercare alla cieca uno scrigno in una foresta grande chissà quanto. In fondo non siamo nemmeno sicuri che c'entri qualcosa con i tuoi poteri. E poi ci sei mai stata tu nella Foresta Proibita? - Rose abbassò lo sguardo.

- Non ne ho idea – Disse rispondendo a tutte quelle domande con sole tre parole.

Albus la guardò attentamente. I lunghi capelli le ricadevano disordinati sulle spalle e le incorniciavano il viso. Teneva i pugni stretti sulle ginocchia. Poi alzò lo sguardo, esprimendo una totale e irremovibile determinazione che a lui non sfuggì.

- È proprio importante per te indagare su questa cosa vero? - Lei annuì.

- Voglio andare nella biblioteca di Hogwarts. Se davvero Tom Riddle ha nascosto qualcosa di suo nella Foresta deve esserci pure un indizio. Quella scuola era uno dei posti a cui era più legato. Mi sembra il posto migliore in cui cercare informazioni - Albus sospirò rassegnato.

- C'è qualcosa che posso fare per farti cambiare idea? -

- No. - Sorrise lei raggiante, capendo che il cugino sarebbe stato suo complice. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, quella storia lo intrigava molto e stuzzicava il suo spirito investigativo.

- Cosa dirai a tua madre? E la tua scuola? Farai venire un accidente ai tuoi -

- Mia madre non deve sapere NIENTE! Nessun altro membro della nostra famiglia deve sapere. Cercherò qualche informazione anche se non sarà facile. Poi mi inventerò qualcosa. Alla fine delle vacanze devo essere su quel treno con voi -

Il ragazzo fece una smorfia per niente convinto, ma sapeva di non avere scelta. Già immaginava tutti i problemi che quell'avventura gli avrebbe procurato, anche se in fondo, nutriva un segreto divertimento nel cacciarsi nei guai, anche se era sempre troppo furbo per farsi scoprire come James. Rose lo sapeva bene.

Rimasero lì seduti ancora un po', cercando di dare forma ad un piano concreto, anche se non uscì fuori niente di pratico o facile da mettere in atto. D'un tratto, Albus scorse poco lontano Scorpius che, con una busta in mano, si avviava verso casa. Lo chiamò forte, in modo che potesse sentirlo, con palese riluttanza di Rose.

Si avvicinò alla panchina, ma quando si accorse della presenza della ragazza si irrigidì. Non pensava di incontrarla così presto. Non in quel momento per lo meno. Se Albus avesse scoperto il pacchetto...

- Ehi Scorp, ma dov'eri andato? - Disse il suo amico venendogli incontro. Poi spostò lo sguardo sulla busta rossa che teneva in mano.

- È un regalo? Per chi? - Scorpius non seppe cosa rispondere e lanciò uno sguardo fugace a Rose.

- Ehm... -

- Capisco... - Disse Albus sogghignando.

- Allora è meglio che glielo dai subito – Bisbigliò - Ora devo andare, si è fatto tardi e mamma mi ucciderà se non torno in tempo per pranzo, ci vediamo dopo – Disse in modo che sentisse anche la cugina.

Rose e Scorpius rimasero soli. Lui non aveva idea di come darle il regalo. Più che un regalo era un segno di scuse, tutto qui, ma aveva deciso di chiedere ad Albus di darglielo in un secondo momento da parte sua, o meglio ancora mandarglielo via gufo.

«Maledetto!»

- Forse è meglio che vada – Rose si alzò dalla panchina, rimettendosi la borsa in spalla.

- Aspetta! - La fermò il ragazzo. Si avvicinò a lei che lo guardava accigliata e con un gesto quasi meccanico le porse la busta.

- Buon Natale - Disse prima i andarsene frettolosamente.

...

Rose rimase con il pacchetto in mano, incredula. Guardò Scorpius allontanarsi.

Si lasciò cadere a terra, sull'erba umida e si rigirò tra le mani la busta, non sapendo bene se aprirla o lasciarla lì. Dopo l'astio e l'isteria con cui gli aveva risposto la sera prima, lui le aveva fatto un regalo. Non aveva alcun senso. Alla fine decise di scartarlo, se non altro per correttezza. Aprì la busta lentamente, come se avesse paura che da un momento all'altro uscisse fuori una caccabomba o uno scherzo dei Tiri Vispi Weasley. Estrasse il pacchetto, avvolto in una carta bianca e legato con un sottile nastro dorato di plastica. Lo scartò.
Quasi non riusciva a crederci. Teneva fra le mani un magnifico album rilegato in cuoio bordeaux.

«E' davvero bellissimo» pensò Rose suo malgrado. Lo aprì delicatamente, per paura di romperlo. Vide che sulla prima pagina erano scritta una sola parola in un'elegante e sottile calligrafia.

Scusa.

Più ammirava quel regalo, più si sentiva in colpa, meschina. Sapeva che in fondo il ragazzo non aveva alcuna colpa e non le aveva fatto alcun torto. Sapeva anche che quello di ieri sera era stato solo un incidente, ma era stata troppo orgogliosa e testarda per ammetterlo. Se un ragazzo introverso come Scorpius era arrivato persino a scusarsi in quel modo, lei doveva averlo fatto sentire veramente uno schifo.

Si avviò verso casa sovrappensiero. Non sarebbe mai stata in grado di scusarsi allo stesso modo.

La giornata proseguì in maniera tranquilla, come ogni Natale.

La sera a cena, Rose decise di tentare il tutto per tutto. Doveva, voleva carpire qualche informazione dai suoi genitori, ma doveva anche agire con astuzia e sopratutto cautamente.

- Uffa, non ho alcuna voglia di tornare a scuola – sbuffò suo fratello.

- Non dire queste cose Hugo, devi studiare se nella vita vuoi diventare qualcuno – lo ammonì Hermione. Il bambino lanciò uno sguardo supplichevole al padre.

- Lo so ragazzo mio, nemmeno a me piaceva stud... Ahia! - Si lamentò Ron per un calcio ricevuto da sua moglie che lo guardò malamente. - Volevo dire che ha ragione tua madre -

- Dai Hugo di che ti lamenti? In fondo la tua scuola non è così male... - Esordì Rose tentando di inserirsi nella conversazione.

- Che ne sai tu? Non devi mica studiare cose noiose tipo Erbologia o Storia della Magia... -

- Io le trovo materie interessanti invece. Mi piacerebbe visitare Hogwarts un giorno, deve essere davvero grande per contenere gli studenti di quattro Case diverse che vanno dagli 11 ai 17 anni -

- Ma come tesoro, non ti ricordi che una volta ci siamo stati? - Disse Ron.

- Davvero? - Chiese la ragazza tentando di dissimulare il suo interesse.

- Chi vuole un po' di torta? - Chiese Hermione con voce insolitamente acuta e un sorriso tirato.

- Io. Raccontami papà, quando sono stata a Hogwarts? -

- Vediamo... Avrai avuto sì e no quattro anni, non di più. Si vedeva che ti piaceva tento quel posto. Correvi qua e là in continuazione, pensa che.... -

Un rumore di piatti rotti interruppe il racconto. Tutti si voltarono verso Hermione. A terra, in mezzo ad un mare di cocci bianchi si trovava, ormai distrutta, la torta di mirtilli preparata dalla donna.

- Scusate, è stata colpa mia. Mi dispiace ma credo che questa sera dovremmo fare a meno del dessert. Ora è tardi su, andare a dormire. -

- Ma mamma siamo in vacanza! - Replicò Hugo lagnante.

- Niente ma, a letto. Sono le dieci passate -

Rose diede la buonanotte ai suoi genitori e non aggiunse altro. Fece finta di salire le scale, ma si acquattò silenziosamente nel corridoio, accanto alla porta della cucina. Le voci di Ron e Hermione le arrivarono chiaramente.

- Ma cosa ti è saltato in mente Ronald?! Sei forse impazzito? -

- Perché, cosa ho fatto? - Chiese lui con aria sinceramente innocente.

- Avevamo deciso di non parlare con lei di quel giorno. - Sulla fronte si pronunciarono alcune rughe di preoccupazione, come le succedeva sempre quando si tirava in causa il benessere dei suoi figli.

- Tesoro dovresti saperlo che non le avrei mai detto che l'abbiamo trovata svenuta ai margini della Foresta Proibita. Le stavo solo raccontando che una volta aveva visitato Hogwarts e si era divertita. - La donna sospirò e si appoggiò al bancone della cucina, come se le mancassero le forze per reggersi in piedi.

- Scusami, non avrei dovuto reagire in quel modo, è solo che... - Gli occhi le si velarono di lacrime. Ron si avvicinò a lei e le cinse i fianchi con le braccia, avvicinandola a sé: - Quando quel giorno sparì... ero così preoccupata. Mi sono sentita morire, Ron. E quando l'abbiamo ritrovata... Dio mio, è stato orribile -

Il marito la baciò sulla fronte e con il pollice le accarezzò le mani:

- Lo so amore, lo so. Ma l'importante è che adesso sia qui con noi, felice e serena, anche se non ha più i suoi poteri. - Rimasero abbracciati per lungo tempo, mentre Rose risaliva in silenzio le scale.

Indossò il pigiama e si andò a lavare i denti, con la testa completamente svuotata da ogni pensiero. Quando uscì incrociò suo padre nel corridoio.

- Sei ancora sveglia Rosie? -

- Stavo andando a dormire... - Le venne improvvisamente in mente che non aveva ancora trovato un modo per scusarsi con Scorpius.

- Papà... Come si fa a chiedere scusa? Cioè... non a parole ecco – chiese imbarazzata mordicchiandosi il labbro inferiore. Suo padre si grattò il mento, pensoso.

- Non a parole dici? Immagino che qualunque cosa vada bene, se fatta con intenzioni sincere. Fai quello che sai fare meglio. -

- Papà? - Lo chiamò ancora Rose. Ron si voltò verso sua figlia – Ti voglio bene - Lui la abbracciò.

- Anche io principessa -

Andò in camera. Prese in mano il suo album nuovo di zecca e cominciò a disegnare.

- Allora come è andata? - Chiese Albus seduto sul letto.

- Come è andata cosa? - Scorpius fece finta di non capire. Era riuscito ad evitare l'argomento per tutto il giorno, ma sapeva che non avrebbe potuto sfuggirgli in eterno.

- Sai di cosa sto parlando, è tutto il giorno che cambi discorso. Hai dato a Rose il suo regalo? -

-Non era un regalo. - Precisò l'altro. - Ho solo pagato quello che ho distrutto, tutto qui – Albus alzò gli occhi al cielo-

- Quando la smetterai di nascondere i tuoi veri sentimenti? - Il ragazzo sobbalzò.

- Che cosa? -

- Se ti sei sentito in colpa per quello che è successo ieri, insomma... Non c'è niente di male ogni tanto a dire davvero quello che si prova – Scorpius sospirò in cuor suo.

- Ah, sì. - Disse solo prima di mettersi sotto le coperte per cercare di dormire.

Uno strano rumore lo svegliò nel cuore della notte, della pioggia forse. Dischiuse lievemente gli occhi e guardò l'ora sulla sveglia elettronica vicino al suo letto. Le 3:07 del mattino. Richiuse gli occhi, ignorando quel rumore. Ma non riuscì a riprendere sonno, quel ticchettio incessante non gli permetteva di addormentarsi. Si mise a sedere sul letto e andò verso la finestra per abbassare le serrande. Si fermò però a metà strada.

La causa della sua insonnia non era la pioggia, bensì un gufo dalla livrea color nocciola. Aprì le ante e lo fece entrare. Era di piccole dimensioni e aveva le piume delle ali comicamente arruffate. Portava un foglio quasi più grande di lui, legato con lo stesso nastro dorato che incartava il pacco di Rose.

Lo srotolò e lo girò in modo che i raggi lunari lo illuminassero. Era un disegno, ritraeva lui, con indosso il suo nuovo maglione di casa Weasley-Potter, seduto con una gamba distesa e l'altra no, mentre quella che doveva essere Rose era seduta sorridente di fronte a lui, teneva con le braccia incrociate sul petto il suo nuovo album. La neve scendeva dal cielo e circondava entrambi.

Il disegno, pensò Scorpius, era estremamente realistico. Notò una scritta in basso a destra.

Grazie è bellissimo.

Buon Natale, Scorpius.

Ripiegò il foglio e lo mise fra le pagine del suo libro di Pozioni, al riparo da sguardi indiscreti. Si addormentò subito dopo cullato da una bellissima e sconosciuta sensazione di leggerezza.




Ehilà gente =D
Sono contenta che siate arrivate fin qui, sarei molto felice di leggere le vostre opinioni e considerazioni, belle o brutte che siano. Mi raccomando continuate a leggere questa ff!
A presto
Changing

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Capitolo 7
*** In viaggio verso Hogwarts ***


Capiyolo 6
In viaggio verso Hogwarts




Così tante cose da fare, così poco tempo anche solo per pensarle.

Erano giorni che la famiglia Weasley notava una certa febbrile euforia negli atteggiamenti di Rose. Faceva spesso da pendolare tra casa loro a quella dei Potter, e aveva sempre qualcosa da fare: ''Compiti'', diceva lei. Ad ogni modo i genitori erano felici di vederla così attiva, dopo il pessimo umore che aveva avuto la Vigilia di Natale.

Ogni giorno Rose si incontrava con suo cugino per discutere i dettagli della sua partenza. Purtroppo a loro due si era unito anche Malfoy, nonostante la ragazza fosse stata molto contrariata al riguardo. A sua discolpa Albus, artefice di tutto ciò, aveva detto che il suo amico non apparteneva ufficialmente alla loro famiglia, e che comunque non avrebbero potuto farcela da soli. Le aveva assicurato il suo silenzio.

«Ormai la frittata è fatta» aveva pensato lei rassegnata.

Anche se aveva accettato con piacere il regalo del ragazzo, non significava che da quel momento sarebbero diventati amici della pelle, o che lui avesse la sua totale fiducia. Ma questo sembrava essere chiaro a entrambi. Il loro rapporto si basava momentaneamente solo sul quieto vivere.

...

- Nella vostra scuola c'è una stanza chiamata Stanza delle Necessità, me ne ha parlato papà una volta, anche se zio Harry non era d'accordo – Disse Rose uno di quei pomeriggi, dopo aver sorseggiato un bicchiere colmo di succo d'arancia.

- Ma perché mio padre non mi dice mai queste cose? - aveva ribattuto Albus seccato.

- Comunque – riprese lei imperterrita – sembra che si trovi al settimo piano, di fronte alla statua di Barnaba il Babbeo. Se ci si passa davanti pensando intensamente di cosa si ha bisogno, la Stanza appare con dentro tutto ciò che ti occorre -

- Forte! - esclamò suo cugino – Potresti stare lì. Non credo la conosca nessun altro -

- È quello che avevo pensato anch'io – Asserì Rose con una punta di soddisfazione.

- E per il viaggio? Non ti porterai mica un baule dietro? -

- Oh, per quello non c'è problema, metterò tutto nella mia borsa - Disse battendo la mano su quella che teneva appoggiata alla sedia.

Albus sgranò gli occhi e rise sarcastico:

- Ma quella potrà contenere al massimo una Cioccorana! -

- Il tuo cervello è grande come una Cioccorana, Al – Con la coda dell'occhio vide Scorpius sogghignare. - Basterà utilizzare un incantesimo di Estensione Irriconoscibile -

- Giusto! - Rispose l'altro abbandonandosi sullo schienale della sedia in legno scuro.

- Saprai anche dove e come sistemarti, ma come pensi di arrivarci a scuola? - Le ricordò Scorpius mentre stava finendo di scribacchiare il suo compito di Erbologia impassibile. Era la prima volta che si intrometteva nella conversazione. Solitamente non interveniva, né esprimeva le sue opinioni.

- Ci sto ancora lavorando – mentì Rose.

Il ragazzo aveva proprio colto nel segno. Nonostante avesse pensato a tutto, escogitato ed analizzato ogni più piccolo dettaglio, non aveva ancora idea di come salire su quel treno.

Aggirare i suoi genitori sarebbe stato semplice, abile bugiarda qual'era, ma il problema in sé e per sé era il viaggio. Come avrebbe fatto ad evitare di essere vista da chiunque in uno spazio tanto ristretto?

- Ricordati che la partenza è fra due giorni – la ammonì Albus - Se non escogitiamo qualcosa entro domani, credo che dovrai rinunciare -

- Scherzi? Dovessi infilarmi nel tuo baule, io verrò a Hogwarts -

...

Quella sera Harry e Ginny sarebbero andati fuori per cena. Non succedeva spesso, a causa dei numerosi impegni di entrambi, ma era per loro una sorta di tradizione. Almeno una volta ogni due settimane, si concedevano una serata di intimità di coppia, che nessuno dei tre figli osava ostacolare (sopratutto per paura dell'ira della madre).

I due coniugi erano sulla soglia della porta. Ginny baciò Lily e Albus, riservando solo a James il solito sermone di raccomandazioni che lui ascoltò sbuffando e facendo roteare gli occhi.

- Aspettate un minuto, non trovo il mio portafoglio – esordì all'improvviso Harry mentre frugava nelle tasche della sua giacca – Al, potresti andare a controllare di sopra mentre io guardo in salotto? - Il ragazzo annuì e corse al piano superiore. Cercò nel mobile dell'ingresso, nel cesto della biancheria e persino nell'armadio dei suoi genitori. Poi si voltò, guardando torvo e indeciso il comodino di suo padre. Harry aveva sempre proibito ai suoi figli di aprire il secondo cassetto sin da quando erano piccoli, chissà per quale ragione, dicendo che se loro vi avessero sbirciato dentro sarebbero rimasti pietrificati, così ognuno di loro aveva perso qualunque interesse per quell'oggetto.

- Tesoro, se non ti sbrighi faremo tardi! – Benché Ginny si stesse rivolgendo a suo padre, Albus sentì di doversi affrettare, così abbandonò ogni esitazione e frugò nel primo cassetto, ma vi trovò solo un orologio babbano, regalo di nonno Arthur, un libro e altri oggetti di poco conto. Poiché andava di fretta ne gettò alcuni per terra, per rovistarlo meglio da cima a fondo.

Mise la mano sulla maniglia del secondo cassetto.

« Ma dai, l'avrà detto solo per spaventarci » pensò non credendo del tutto a se stesso. Quando lo aprì con un movimento rapido e secco non successe nulla. C'erano solo un mantello, che gettò a terra e un foglio di pergamena ingiallito, strappato in alcuni punti e completamente vuoto. Il ragazzo la prese e se la rigirò tra le mani; che ci faceva suo padre con un vecchio pezzo di carta vuoto?

- Non importa Al, l'abbiamo trovato! - Lo richiamarono.

Albus scese le scale e salutò i suoi genitori. Harry esortò la moglie ad andare, la quale, sebbene i suoi figli fossero ormai grandi, era sempre un po' restia a lasciarli a casa da soli la sera, fosse anche solo per un paio d'ore.

Cenarono con il cibo che Ginny aveva preparato loro (poiché James non si poteva certo definire un asso ai fornelli, nemmeno con l'aiuto della magia) e poi si sfidarono in un piccolo torneo di Scacchi dei Maghi, dove però vinse sempre il fratello maggiore.

All'improvviso, Albus rammentò del disordine che aveva lasciato in camera dei suoi genitori e andò di sopra per rimettere a posto gli oggetti che aveva sparso sul pavimento, ma con sua enorme sorpresa, lo trovò vuoto. Era assolutamente sicuro di aver lasciato a terra alcuni oggetti, ma non si ricordava affatto di averli riposti nel cassetto.

Si chinò per vedere se qualcosa fosse scivolato sotto il letto, ma quando posò le mani a terra non sentì la familiare morbidezza ruvida della moquette sotto le dita, ma piuttosto una sensazione insolita, soffice e liscia. Fece scivolare il palmo della mano sulla superficie. Strinse impulsivamente il pugno e fra le sue dita scivolò... un pezzo di pavimento? Pian piano si ricomposero fra le sue dita i disegni del mantello che aveva gettato a terra poco prima.

Albus aprì la bocca sbalordito. Sotto il mantello erano nascosti gli oggetti smarriti. Si avvicinò allo specchio accanto al mobile di sua madre e indossò il mantello. Con sbigottimento ancora maggiore (se ciò era possibile), osservò il suo corpo scomparire sotto la protezione del tessuto. Fece un paio di giri su se stesso, poi sentì un idea fulminarlo.

Dimenticandosi nuovamente degli oggetti sparsi a terra. Corse a prendere una pergamena. Doveva scrivere subito a sua cugina Rose.

- Tesoro alzati. Dobbiamo accompagnare tuo fratello alla stazione – La voce di sua madre le arrivò chiaramente dall'uscio della sua camera. Una morsa le avvolse lo stomaco, mettendo in allarme tutti i suoi sensi, intorpiditi per la notte passata in bianco.

Il momento era infine arrivato. Gran parte della riuscita del piano dipendeva dalla sua performance.

- Mamma questa volta non credo che verrò, non mi sento molto bene. -

Sentì la porta cigolare, il cuore cominciò a batterle all'impazzata, come quello di una preda che, nascosta nella sua tana, sente i passi del suo predatore che si avvicina.

Fece due rauchi colpi di tosse e si coprì ancora di più.

Hermione si era seduta sul letto accanto a lei. Le mise la mano sulla fronte, poi le poggiò le labbra su una tempia.

- Sei leggermente calda, ma non credo tu abbia la febbre. Forse è il caso che tu rimanga a letto un altro po' – Rose ringraziò mentalmente la sua emotività e la facilità con cui arrossiva e si accaldava. - Sei sicura di voler rimanere? - Lei annuì. Lo spesso piumone color crema la ricopriva fin sotto gli occhi. - Va bene tesoro, ti mando tuo fratello così lo saluti – Hermione chiamò il nome di Hugo a gran voce, poi baciò la figlia sulla fronte e uscì dalla stanza.

- Aspetta mamma! - Disse Rose appena prima che scomparisse nel corridoio. Lei si voltò. Ci fu un attimo di silenzio.

- No, niente – Non sapeva per quanto tempo non avrebbe visto sua madre, e quando si sarebbero rincontrate lei sarebbe rimasta in punizione a vita. Avrebbe voluto dirle qualcosa, anche se non sapeva esattamente cosa. Il dolore allo stomaco si fece sempre più intenso.

Quando arrivò suo fratello, lei stava ripassando per l'ennesima volta, la strada per arrivare a King's Cross, misurando attentamente la distanza fra una tappa e l'altra.

Lui la squadrò accigliato: era evidentemente sospettoso.

- E così tu stai male... -

- A quanto pare – Rispose lei nascondendo una punta di irritazione.

Hugo la guardò ancora per un po', finché non decise che era altamente improbabile che sua sorella mentisse per non accompagnarlo alla stazione.

- Arrivederci sorellina – Disse avvicinandosi a lei per abbracciarla.

- Ciao Hugo, fai buon viaggio -

Quando sentì la porta di casa sbattere e il rombo della macchina di suo padre, balzò fuori dal letto senza indugio, si mise in spalla lo zaino che aveva nascosto nell'armadio e lasciò sul letto della sua camera un biglietto per sua madre. Di certo non avrebbe dissolto le sue preoccupazioni, ma almeno le avrebbe smorzate un po' facendole sapere che stava bene. Poi corse fuori.

A una cinquantina di metri dal suo giardino c'era una fermata dell'autobus. Nell'attesa dondolò il suo peso da un piede all'altro. Iniziò a fischiettare, sperando che il tempo passasse più in fretta. È incredibile quanto l'ansia distorca la percezione del tempo, ogni secondo sembrava durare più del dovuto. E se fosse arrivata in ritardo? Se il piano fosse andato in fumo per colpa di un autobus che non passava? Forse era un giorno di sciopero. No, non era possibile, si era informata il giorno prima: non avrebbe mai permesso che un dettaglio così sciocco rovinasse tutto. In realtà aspettò per non più di due minuti. Salì sulla vettura e tirò un sospiro di sollievo.

Guardò instancabilmente fuori dal finestrino. Meditò sul fatto che probabilmente il gioco non valeva la candela. In fondo chi le assicurava che le sue teorie fossero fondate? Avrebbe sempre potuto aver preso un abbaglio.

Quando intravide la stazione si alzò e si avvicinò all'uscita. Scese e cercò con lo sguardo un vicolo o una zona al riparo da occhi indiscreti, anche se in fondo i Babbani sono sempre così presi da loro stessi che non si accorgono minimamente di quello che gli succede intorno. Nemmeno di quello che accade nel loro stesso mondo. Optò per un locale poco affollato; c'era solo una donna alla cassa, che aveva l'aria di qualcuno che non vede (e non vive) niente di interessante da un tempo considerevole, pensò Rose. Fece finta di curiosare in giro e quando la donna, la quale non sembrava nemmeno averla notata, si abbassò per cercare qualcosa nel bancone davanti a lei, Rose andò in bagno. Estrasse frettolosamente il mantello che gli aveva dato Albus il giorno prima e lo indossò.

«Se non è fortuna questa ».

Uscì in punta di piedi e si avviò verso la stazione. Fu molto difficile camminare senza urtare nessuno, ma con la massima cautela e opportuni scatti felini riuscì ad arrivare alla colonna fra il binario 9 e 10. Proprio in quel momento una famiglia la stava attraversando. Ci mise un po' per riconoscere Luna Lovegood dietro ad un paio di enormi occhiali dai colori sgargianti e dalla stramba montatura allungata sui lati. Rose soffocò una risata. I due gemelli Lorcan e Lysander stavano, come al solito, discutendo per qualche futile motivo. Nell'aspetto fisico erano molto simili alla madre, ma erano decisamente più imponenti, come lo era del resto loro padre. Rolf Scamandro esortò i due ragazzi a sbrigarsi, altrimenti avrebbero perso il treno. Rose cercò di stargli dietro. Adesso sarebbe arrivata la parte più difficile.

Come previsto, la stazione pullulava di maghi e streghe, alcuni si attardavano sulla banchina discutendo tra di loro, altri si prodigavano in un'interminabile solfa di raccomandazioni ai figli, che ascoltavano esasperati quei discorsi che ormai conoscevano a memoria. Sicuramente Hermione era una di quelle. Il cuore di Rose ricominciò a battere febbrilmente.

L'Espresso scarlatto era fermo sui binari, in attesa di partire.

Per evitare spiacevoli incontri (o scontri), la ragazza si avvicinò al muro di mattoni, camminandovi accostata fino a raggiungere l'ultimo vagone. Come previsto era la zona meno affollata di tutto il treno, nessuno vi era ancora seduto. Avrebbe atteso lì l'arrivo di Albus e Scorpius.

Si sedette nel posto più in fondo e cominciò a osservare il via vai di gente sulla banchina, concentrandosi su qualunque particolare attirasse la sua attenzione. Un ragazzo dei Tassorosso teneva in equilibrio sulla testa una pluffa. Poi la fece cadere, la colpì con il petto e cominciò a colpirla ripetutamente con i piedi cercando di non farla cadere a terra. Le ricordava vagamente uno sport babbano, che chiamavano calcio. Non pensava che esistessero maghi che si interessassero a simili passatempi, oltre a nonno Arthur ovviamente. Poco più in là una bambina dai tratti orientali si esercitava con la bacchetta, creando dei singolari giochi di luci e ombre che si intrecciavano per poi scoppiare in piccole scintille; probabilmente mirava a impressionare i suoi genitori che, ovviamente, la guardavano orgogliosi.***

Distolse istantaneamente lo sguardo, quando sentì una porta aprirsi, ma sfortunatamente non erano né suo cugino, né Malfoy. Erano un gruppetto di tre Serpeverde a lei sconosciuti. Uno di loro, quello dalla stazza più imponente, si guardò intorno e indicò il posto in cui si trovava Rose, la quale ebbe un sussulto, benché sapeva di non poter essere vista:

- Che ne dite di sederci lì? -

La ragazza si sentì mancare: non avrebbe potuto spostarsi di lì senza farsi notare. I ragazzi si avvicinavano sempre di più, passo dopo passo. Ora li separavano cinque posti, ora tre, ora due, uno...

- Ehi Naster, lì c'eravamo prima noi – Un ragazzo smilzo e dagli occhi piccoli si voltò. I capelli erano perfettamente ordinati, ma così pieni di gelatina da sembrare unti e lasciavano perfettamente scoperta una fronte fin troppo ampia.

- Oh, ma guarda chi si vede, il piccolo Potter e il suo amico Rinnegato -

Albus era coperto dalla figura di un altro ragazzo ma Rose poté vedere, per quanto le permettesse il tessuto, che Scorpius teneva gli occhi puntati su Naster. La sua espressione era apparentemente neutra. - ...mi dispiace ma siete arrivati tardi -

- Non ho tempo da perdere, ridateci i nostri posti – ribatte suo cugino. Le Serpi sghignazzarono.

- Sto tremando dalla paura – Disse inscenando una finta tremarella.

Ma Naster non ebbe il tempo di concludere la sua piccola recita che un lampo di luce biancastra lo colpì in pieno petto. Il ragazzo venne sbalzato indietro contro un suo compagno, ma il terzo si spostò appena in tempo, finendo ad appena un respiro da Rose che si appiattì contro il vetro per evitarlo.

A lanciare l'incantesimo era stato Scorpius, che con noncuranza stava già rinfoderando la bacchetta.

- Maledetto! Non credere che un lurido traditore come te possa...- Si sentì un colpo e il ragazzo cadde in avanti.

Scorpius vide Rose togliersi il mantello e accasciarsi sul sedile sospirando. In mano teneva il libro, con il quale probabilmente aveva colpito Francis Thompson.

- Sarebbe meglio se imparassero ad usare la bacchetta invece che la lingua – Disse la ragazza.

- Bel colpo Rosie! - Disse Albus andandosi a sedere accanto alla cugina – ma forse è meglio che ti rimetti il mantello, almeno finché non parte il treno – Lei sbuffò.

- Non hai idea di quanto faccia caldo lì sotto. - Si mise le mani sui fianchi e poi sorrise a Scorpius in un cenno di saluto. Lui distolse lo sguardo e lo spostò su tre Serpeverde.

- E di questi che ne facciamo? -

- Portiamoli nello scompartimento qui accanto, diremo che si stavano esercitando e un incantesimo gli è rimbalzato addosso – Scorpius annuì e insieme cominciarono a trasportare i corpi inermi.

Qualche studente gli lanciò occhiate curiose e interrogative, altri fecero invece delle domande dirette, che solo Albus si preoccupò di soddisfare con risposte evasive.

Quando ritornarono trovarono ancora Rose allo scoperto che guardava i passanti fuori dal finestrino.

- Rose... - la chiamò suo cugino. Lei alzò gli occhi al cielo.

- E va bene... - Si coprì con il mantello e sparì.

Non furono disturbati per il resto del viaggio, tranne che dalla signora del carrello e da Roxanne che, diversamente dal solito, si trattenne per un po' a parlare insieme a loro. Non che la ragazza non amasse la loro compagnia, ma sembrava divertirsi di più con James e suo fratello, insieme ad altri compagni di squadra, per questo Scorpius trovò così strano il suo arrivo.

Quando lei se ne andò, Albus e Rose non fecero altro che parlare di cosa e come fare una volta arrivati, ma lui ascoltò solo parzialmente quei discorsi, limitandosi ad intervenire solo di rado. Per lo più contemplò il paesaggio, senza pensare veramente a un qualcosa di concreto o sensato. Fuori aveva cominciato a nevicare.

Ogni tanto si domandava cosa avesse spinto Rose a compiere quel viaggio, se veramente la sua ricerca fosse così importante per lei, e sopratutto perché. Ma non gli interessava veramente conoscere la risposta, o forse sì, ma lasciò che i suoi pensieri scivolassero via tra i fiocchi di neve.

Un fischio li avvisò che erano in prossimità della stazione. Gli sembrò di sentire la ragazza muoversi davanti a lui, ma non ne era sicuro. Fecero in modo che lei camminasse fra lui e Albus e furono gli ultimi ad uscire, per evitare la calca degli studenti.

Poco dopo arrivarono all'entrata del castello. Mentre stavano ancora scendendo dalla carrozza Albus si avvicinò per bisbigliargli qualcosa.

- Non posso saltare la cerimonia dello Smistamento o la mia famiglia comincerà a farmi troppe domande a cui non saprei come rispondere, accompagna tu Rose alla Stanza delle Necessità, ci vediamo dopo in dormitorio -

Gli seccava parecchio dover saltare la cena, anche se sapeva che il suo amico gli avrebbe sicuramente portato qualcosa, ma almeno non avrebbe assistito alla nenia soporifera del Cappello Parlante. Si separarono all'entrata della Sala Grande.

- Vieni con me – Non vedere il suo interlocutore gli faceva uno strano effetto, non era nemmeno sicuro che lei lo stesse seguendo, ma continuò lo stesso a camminare in silenzio.

Arrivarono fino al settimo piano, di fronte alla fatidica statua di Barnaba il Babbeo.

- Ok, ora puoi anche levarti il mantello, in giro non c'è nessuno -

Il tessuto invisibile scivolò a terra rivelando la figura di Rose. Vide che aveva le guance arrossate e uno strano luccichio euforico negli occhi. Non riuscì a trattenere una risata nel vedere come i suoi capelli fossero scombinati. La ragazza lo guardò accigliata.

- Che c'è da ridere? -

- Io mi guarderei allo specchio se fossi in te – Lei sembrò allarmarsi e si guardò dapprima i vestiti, lisciando le pieghe della gonna dai motivi scozzesi e stendendo il suo dolcevita grigio, poi alzò gli occhi e notò che una delle tante ciocche ribelli le si attorcigliava fra gli occhi. La scostò con un soffio e si passò una mano tra i capelli, provando a renderli quantomeno presentabili.

Cominciò a camminare avanti e indietro e, organizzati i suoi pensieri, la porta si materializzò davanti ai loro occhi.

Finalmente era arrivata. Con una mano aprì i portoni mastodontici (come lo era ogni cosa di quella meravigliosa scuola). Come previsto si rivelò una stanza piuttosto ampia. In un angolo vide un letto a baldacchino dalle tende bordeaux e dalla testata in mogano, un divanetto e due poltrone di velluto dello stesso colore; molte finestre dalla forma ogivale avrebbero abbondantemente illuminato la stanza di giorno. C'erano anche un tavolo semplice in ciliegio con tre sedie dalla struttura simile, una libreria dello stesso tipo di legno con solo alcuni ripiani stracolmi di libri, (gli altri servivano a contenere quelli che aveva deciso di portare con sé), un armadio dalle dimensioni più modeste e un'altra porta che conduceva a una piccola stanza da bagno. Nel caminetto di pietra, che si trovava di fronte alle poltrone, ardeva già il fuoco.

- Carino – La testa di Scorpius sbirciava da sopra la sua spalla e lei si scostò frettolosamente. Entrò e si buttò di peso sul letto, lasciando cadere la borsa sul pavimento di laminato. Fece un profondo respiro.

Tutta l'ansia che aveva provato quella mattina non era nemmeno lontanamente paragonabile all'eccitazione e alla felicità che in quel momento la facevano sentire così leggera.

- Allora io vado – Disse Scorpius che nel frattempo era rimasto appoggiato alla porta con le braccia conserte.

- Grazie per avermi accompagnata – Lo salutò.

Nel momento stesso in cui la porta si richiuse, sentì le forze abbandonarla lentamente. Nonostante l'euforia, il viaggio l'aveva stancata molto e aveva bisogno di riposo.

Rimase ancora per qualche istante a fissare il soffitto. Da quel momento in poi avrebbe dovuto cavarsela da sola.





*Uhm... Una bambina dai tratti orientali. Vi ricorda qualcuno?




Salve a tutti!
Questo capitolo è stato un po' più lungo degli altri, ma spero che non vi sia dispiaciuto.
Devo dire di non essere molto soddisfatta di come mi è venuto, speravo di fare meglio.
Per scrivere i cognomi dei Serpeverde mi sarebbe piaciuto usare un po' più di fantasia. Il primo, Naster, deriva dall'aggettivo "nasty", che in inglese può avere vari significati tra cui "sgradevole", "brutto", insomma, una sorta di jolly xD. Il secondo invece l'ho chiamato semplicemente Tiresome, letteralmente "seccante".
Ho voluto dare una prima idea di come fosse Scorpius a scuola, oltre che, ovviamente, molto taciturno. Per il suo carattere mi sono leggermente ispirata a Heric (o Akito) Hayama, il personaggio di un anime in Italia conosciuto come Rossana (Kodomo no Omocha). Chissà chi di voi lo conosce, quando avevo cinque anni mi presi persino una cotta per lui ahahahah. Nella mia storia però assumerà dei tratti differenti dalla sua personalità.
Spero di vedervi anche nel prossimo capitolo.
A presto!
Changing.

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Capitolo 8
*** Una pagina nel buio ***


Capitolo 7
Una pagina nel buio





Le prime settimane non furono del tutto infruttuose. Le uniche notizie che ottennero furono dai loro genitori, che ogni giorno inviavano gufi per sapere se qualcuno dei cugini aveva avuto notizie di Rose. Ovviamente Albus faceva finta di non sapere niente, ma gli riusciva molto difficile mentire a tutta la sua famiglia, specialmente alla zia Hermione e a Ron. Molto spesso i ragazzi si riunivano da qualche parte per discuterne e organizzare un eventuale piano di ricerca, ma lui cercava sempre di evitare l'argomento, dicendo che doveva terminare un compito o esercitarsi su un determinato incantesimo. C'erano momenti in cui la tentazione di rivelare la verità lo costringeva ad andarsene e a isolarsi da tutti loro: non era facile sapere tutti i suoi familiari in uno stato di perpetua tensione e irrequietezza. Fortunatamente aveva sempre Scorpius che gli dava man forte, non fosse stato per lui avrebbe retto per non molto il peso della menzogna.

Aveva passato delle ore a studiare quel maledettissimo Diario, ma non ne aveva tratto nulla di concreto. A volte gli sembrava di aver trovato un filo conduttore tra le informazioni sparse qua e là, ma sapeva che gli mancava ancora un dettaglio, quel qualcosa che avrebbe dato un senso a quella poltiglia di informazioni inutili.

A sua cugina Rose poi non era andata granché meglio. Trascorreva ogni singola nottata in biblioteca, ma le sue ricerche si erano fin'ora rivelate vane, nonostante qualche volta l'avessero aiutata sia lui che il suo amico.

Quel pomeriggio avevano lezione di Incantesimi insieme ai Corvonero. Albus faticava a tenere gli occhi aperti e la mente lucida per più di qualche minuto, ma non poteva permettersi di addormentarsi o di saltare una lezione, non quando sapeva di dover affrontare l'esame G.U.F.O. alla fine dell'anno.

Cercò, per quanto arduo fosse, di mantenere una postura eretta, ma più il tempo passava, più sentiva i muscoli rilassarsi. La voce piatta e tranquilla del professor Daredius non migliorava la situazione.

Questo era arrivato ad Hogwarts una decina d'anni fa, quando il professor Vitious andò in pensione. Come lui, era di statura piuttosto bassa, noto sopratutto per la sua corta e ispida barba bianca striata di grigio che, insieme ad una riccia e disordinata matassa di capelli, gli aveva procurato tra gli studenti il soprannome di Santa Claus*. Albus però provava una certa simpatia nei suoi confronti, per via di quella sua aria bonaria e allegra.

Purtroppo però il peso della mancanza di sonno imperversava su di lui.

- Bene, l'argomento di oggi verterà sui Rituali. Chi sa darmi una definizione precisa? -

Molte mani scattarono in aria. Il professore indicò una ragazza che, al contrario di molti suoi compagni di Casa, non aveva nemmeno alzato la mano, ma rispose alla domanda con foce ferma e decisa.

- I Rituali sono delle forme di magia più complesse che devono essere eseguite sotto determinate norme e condizioni. Permettono però di realizzare incantesimi di una potenza che un singolo mago non potrebbe compiere, sebbene richiedano più tempo - Daredius sorrise compiaciuto.

- Benissimo signorina Aiedail**, dieci punti ai Corvonero – Poi si schiarì la voce e continuò il suo discorso.

Albus sentì che il suo corpo scivolava lentamente dalla sedia e faticò a raddrizzarsi.

I Rituali possono avere varie finalità e, come ha già detto la vostra compagna, devono essere eseguiti solo in determinate occasioni e circostanze. - Albus appoggiò un gomito sul banco e vi appoggiò la testa. Sentì gli occhi farsi sempre più pesanti. La vista gli si appannò.

- Sono influenzati da vari fattori alcuni primari altri secondari: il luogo, il clima, ma sopratutto le fasi lunari e le condizioni astronomiche e astrologiche. Inoltre... - Cominciarono a ronzargli le orecchie e da quel momento perse il filo della lezione e utilizzò quel poco di energie che gli rimanevano per lottare contro la stretta ed invitante morsa delle braccia di Morfeo.

...

Demoralizzata. Questa era la parola più indicata a descrivere l'animo di Rose in quel momento. Non solo non aveva ancora scoperto nulla di utile, ma più il tempo passava, più si sentiva preoccupata per la sua famiglia. Erano giorni che non avevano sue notizie ed erano sicuramente in pensiero. Rose sentiva quell'ansia su di sé come se fosse sua e ogni giorno meditava se non fosse meglio rinunciare a tutto e tornare a casa. Doveva trovare un modo per avvisare la sua famiglia che stava bene, ma se avesse spedito un gufo dalla scuola o da Hogsmeade sarebbe stata sicuramente questione di tempo prima che la rintracciassero.

Presa dallo sconforto aveva riletto più di una volta il Diario di Peter Minus, ma dopo la pagina in cui si accennava allo scrigno, non trovò più nemmeno uno straccio di informazione, come se non fosse mai esistito. Albus continuava a insistere sul fatto che quel libro potesse nascondere delle informazioni preziose, ma lei non ci vedeva assolutamente niente, oltre all'inchiostro nero.

In più, ma forse era solo l'ingannevole frutto della sua ansia, aveva la costante sensazione di essere osservata, anche se ciò era impossibile dato il fatto che non lasciava mai la Stanza delle Necessità se non di notte. Inoltre se ciò fosse stato vero non si troverebbe di certo ancora lì.

Decise che avrebbe parlato con Albus e Scorpius.

La luce filtrava dalle finestre donando alle pareti di pietra un colore dorato, mentre il pulviscolo danzava lento e confusionario nell'aria. Rose era distesa prona sul divano, con le gambe dondolanti, leggendo un libro.

La sua tranquillità venne bruscamente interrotta dal cigolio della porta. Scorpius si affacciò e quando la vide entrò richiudendosi la porta alle spalle. Lei lo salutò.

- Albus sta arrivando - Disse lui prima di andarsi a sedere sulla poltrona accanto al fuoco.

Rose riprese la sua lettura, ma ogni tanto lanciava delle occhiate a Scorpius. La affascinava il modo in cui osservava assorto le fiamme che riflettevano il loro bagliore nei suoi occhi grigi: sembrava sempre che guardasse oltre quello che aveva davanti. Si ricordò del breve scontro con il gruppo di Serpeverde sul treno, l'avevano chiamato “Rinnegato”.

- Che stupidi –

- Cosa? - Chiese Scorpius distogliendo lo sguardo dal caminetto.

- No, niente – Rispose voltando pagina.

Lui la guardò con aria interrogativa, poi vide il libro che stava leggendo.

- È il testo di Trasfigurazione del quinto anno quello? - Rose annuì facendo un cenno con la testa.

- Mi piacciono le vostre materie, leggo i vostri libri di scuola da... beh, da tanto – Rispose arrossendo leggermente.

Scorpius tacque per qualche istante.

- Mi sono sempre chiesto perché dai così tanta importanza a questa storia dei poteri. Insomma, che c'è di male a non averli? - Rose aprì la bocca per rispondere, quando proprio in quel momento Albus fece capolino dalla porta.

- Scusate il ritardo. Mi ha trattenuto Roxanne – Alzò gli occhi al cielo in una comica espressione esasperata.

- Ti ha chiesto di nuovo di unirti alla squadra? - Chiese Scorpius.

- Sì – Rispose sedendosi accanto alla cugina che, nel frattempo, si era messa a sedere per fargli spazio e aveva richiuso il libro appoggiandoselo in grembo.

- Non capisco perché continui a rifiutare. Sei un cacciatore fantastico – Albus sbuffò.

- L'avrò detto un centinaio di volte. Non amo la competizione -

- Ma piantala! Non credi nemmeno tu a quello che dici - Ribatté l'altro.

Rose mise fine alla discussione sul nascere. Poi gli comunicò la sua decisione.

- Sentite, so che molti sono in pensiero per me. Sapete che in tutto questo tempo non sono riuscita ad ottenere nulla e io non potrò rimanere qui finché mi pare... - Esitò un attimo. - Credo che tornerò a casa. Dirò che sono scappata perché volevo vedere Hogwarts. Non voglio che ci andiate di mezzo – Nessuno dei due ragazzi disse niente per un po'.

- Forse hai ragione Rosie. In effetti credo che tua madre sia sull'orlo di un crollo emotivo... - La ragazza assunse un espressione contratta e tesa. Scorpius si batté una mano sulla fronte esasperato, poi gli venne un idea.

- Questo sabato abbiamo un'uscita ad Hogsmeade. Potremmo inviare un messaggio ai tuoi. Ti troverebbero in un paio di giorni, ma almeno avrai guadagnato un altro po' di tempo e saprebbero che stai bene -

Rose parve rifletterci su. Alla fine annuì.

- In fondo che potrà mai fare una settimana in più o una in meno? - Sorrise confortata dal fatto che di lì a poco i suoi genitori avrebbero avuto sue notizie, anche se non era molto fiduciosa nella riuscita della sua impresa.

Rimasero a chiacchierare per qualche minuto, ma quando Albus stava per andarsene chiese di nuovo in prestito a Rose il Diario di Peter. Lei glielo diede, anche se lo avvertì che non sarebbe servito a granché.

I giorni della settimana che seguì passarono veloci. Spesso i due Grifondoro andavano a far visita a Rose, ma lei non sembrava ancora aver fatto progressi. Ormai avevano perso la speranza quasi del tutto. Tuttavia Scorpius trovava spesso Albus intento a leggere quel Diario. Diceva che c'era qualcosa che non quadrava. Aveva sottolineato ed evidenziato delle frasi in varie pagine, ma sia agli occhi di Rose che di Scorpius sembravano di poco conto. I due stavano cominciando a preoccuparsi per la quantità di tempo che il ragazzo passava con quel libro, ma entrambi sapevano quanto egli amasse gli enigmi e i misteri.

La notte del venerdì che precedeva la gita ad Hogsmeade, Scorpius dormì un sonno agitato. Si svegliò di soprassalto, con la fronte madida di sudore: aveva avuto un incubo, ma non si ricordava esattamente su cosa. Appoggiò la schiena alla testata lignea del letto, il cuore batteva ancora all'impazzata. Fece un profondo respiro e si girò per rimettersi a dormire, ma notò che il letto accanto al suo era vuoto. Era quello di Albus.

Si alzò e si mise qualcosa addosso, poi andò in Sala Comune. La trovò buia e deserta, ormai persino le braci del camino si erano spente da un pezzo.

«Giuro che se lo becco...!» Pensò imprecando e uscendo dal ritratto della Signora Grassa.

Era sicuro che fosse in biblioteca. Scese le fredde scalinate di pietra nel più totale silenzio. Si chiese se Gazza fosse ancora sveglio; in effetti ogni volta che uno studente era fuori dal letto, il custode era in giro per la ronda notturna e di giorno girovagava per assicurarsi che non venisse commessa nessuna inflazione del regolamento. Possibile che non dormisse mai?!

Finalmente arrivò nella sala, ma anche questa era vuota. Fece un rapido giro tra gli scaffali ma non trovò nessuno. D'un tratto scorse ai piedi della sezione della Storia della Magia un foglio spiegazzato e leggermente accartocciato, lo raccolse e cominciò a leggere. Sembrava che appartenesse al Diario. Scorpius se la mise in tasca, ignorando un orribile presentimento che si stava facendo strada dentro di lui.

Si avviò verso l'uscita con passo svelto, ma appena voltato l'angolo sbatté contro qualcosa, eppure il corridoio era deserto. Sentì una sorta di sibilo, poi venne spinto da una forza invisibile.

- Scorpius sono io – Disse Rose levandosi il Mantello dell'Invisibilità.

- Mi hai fatto prendere un colpo dannazione! - Lei lo guardò torva.

- Sembri più pallido del solito. Albus mi aveva chiesto di incontrarlo in biblioteca. È successo qualcosa? -

Dopo un istante si esitazione il ragazzo le raccontò quello che era successo, infine le chiese:

- Tu non l'hai visto? -

- N-no – balbettò lei. - DOBBIAMO CERCARLO SUBITO! -

- Shhhhh! - Scorpius le mise una mano sulla bocca. Una voce gracchiante echeggiò nel corridoio.

- Chi è là? Studenti fuori dal letto? - Il ragazzo spinse Rose contro il muro e si coprirono entrambi con il Mantello. Da un angolo sbucò il custode che, con in mano una lanterna, continuava a parlare a dei possibili ascoltatori.

- So che siete qui intorno... Se vi prendo saranno guai grossi! Ah, ai miei tempi non si era così permissivi. Si veniva appesi a testa in giù e si veniva frustati! Buone, vecchie punizioni - Man mano che l'uomo si allontanava, la voce divenne sempre più fioca, finché non si spense del tutto.

I due ragazzi nel frattempo erano rimasti l'uno attaccato all'altra trattenendo il respiro. Scorpius copriva Rose con il suo corpo e quando furono sicuri che Gazza se ne fosse andato espirarono e impiegarono qualche secondo per riprendere completamente fiato.

- Ma il vostro custode è sempre così? -

- Purtroppo sì – La ragazza rise divertita, ma tornò quasi subito seria.

- Andiamo a cercare Albus – Lui annuì.

Insieme perlustrarono tutti i bagni (persino quello di Mirtilla Malcontenta!), la Sala Grande, la maggior parte delle aule e persino le cucine, ma di Albus neanche l'ombra. Alla fine decisero di ritornare alla Stanza delle Necessità. Era buia, così il ragazzo accese il camino con un incantesimo. Nessuno dei due disse niente per diversi minuti. Poi Rose interruppe il silenzio:

- Se gli fosse successo qualcosa, io.... - Non riuscì a concludere la frase. Si sedette a terra e abbracciò le ginocchia, appoggiandovi la testa, ma si rifiutò di piangere, o almeno ci provò con tutta se stessa.

Scorpius si sedette accanto a lei.

- Avanti vedrai che starà bene, ne sono sicuro –

Il cuore martellava nel petto di Rose, non sapeva che cosa pensare. La testa iniziò a ronzarle, segno che stava per perdere il controllo delle sue emozioni e la cosa non le piacque affatto.

- Se domani non si farà vedere avviseremo i suoi genitori, vedrai che loro ci aiuteranno. -

- NO! - Gridò la ragazza con voce spezzata, alzando la testa di scatto. Solo dopo qualche secondo si accorse di aver afferrato il braccio di Scorpius. Lo lasciò.

- Scusami, non volevo. È che.... - Non aveva idea di come finire la frase, perché nemmeno lei sapeva cosa volesse dire. Per la prima volta non era in grado di ordinare né comprendere i suoi stessi pensieri. Gli occhi le si inumidirono così dovette portare indietro la testa e sbattere le palpebre più volte per ricacciare indietro le lacrime. - Non voglio che... Non voglio che i miei zii mi odino – Ammise. - Sono un egoista, lo so, ma ho...- Sospirò.

- Paura – Concluse il ragazzo al suo posto. Lei annuì: - La tua famiglia non ti odia, e non credo che lo farà mai. Non è colpa tua se Albus è sparito. Sono sicuro che tutti si sistemerà -

Rose appoggiò il mento sulle ginocchia e si mise a guardare le lingue di fuoco che guizzavano nel camino. Gli occhi le si arrossarono e un lancinante mal di testa tormentava le sue tempie.

- Senti, non sarò Albus ma... insomma, se hai bisogno non farti problemi - La ragazza si voltò a guardarlo. Scorpius le sorrideva per incoraggiarla, un po' incerto forse, ma in qualche modo era rassicurante.

- G-gra... - Non riuscì a finire la frase che delle calde lacrime cominciarono a rigarle il viso, strozzando la frase a metà. Nascose subito la faccia tra le ginocchia. Provò un'altra volta a ringraziarlo ma non riusciva a formulare un suono che avesse alcun senso o che non fosse interrotto da singhiozzi. Aspettò per qualche minuto per riuscire a calmarsi. Pian piano le nubi invisibili che sembravano affollare prepotentemente la sua mente si diradarono. Non sapeva perché, ma il fatto che avesse difficoltà nel parlare le sembrava buffo.

- Che hai da ridere? - Aspettò prima di rispondere, per evitare di interrompersi o di balbettare. Non le piaceva mostrare quel lato così fragile di sé.

- Devo essere messa davvero male se non riesco neanche a dirti grazie -

- Certo che cambi umore in fretta tu -

- Eh, già – Rise di nuovo. Suo malgrado, Rose si sentiva sollevata dalla presenza di Scorpius. Anche se avrebbe tentato in tutti i modi di non farlo, sapeva di avere qualcuno a cui appoggiarsi e questo la faceva stare meglio.

Un raggio di luce ferì gli occhi di Scorpius, che per non venire abbacinato dovette mettersi una mano sulla fronte. La schiena gli doleva, come se avesse dormito tutta la notte su uno scomodo masso di pietra.

Quando la sua vista si fu abituata alla luce, scostò la mano e si guardò intorno. Si trovava ancora nella Stanza delle Necessità, seduto sul divano. Sentì un peso sulla sua spalla destra e voltandosi, vide la testa rossa di Rose, la quale dormiva beatamente con la bocca leggermente dischiusa. Doveva alzarsi, ma non voleva svegliarla. Cercò di scostarsi lentamente, appoggiando la sua testa sul morbido bracciolo. Stava per andarsene, ma si girò un attimo per guardarla di nuovo e la vide rannicchiarsi, stringendosi le braccia. Sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo, prese la coperta sul suo letto e la coprì.

Andando verso la porta inciampò su una pila di libri e imprecò con voce leggermente più alta del dovuto. Rose continuava il suo sonno imperturbata.

«Secondo me quella non si sveglia nemmeno con le cannonate» Ridacchiò, chiudendosi cautamente la porta alle spalle.

Rose sbadigliò. Non aveva idea di che ora fosse. Si stropicciò gli occhi e con la mente e la vista appannati si guardò intorno. Notò che sul tavolino c'era un foglio spiegazzato. Si alzò pacatamente, con un piede ancora nel mondo dei sogni e si avvicinò ad esso. Si sedette e stirò meglio il pezzo di carta per poter leggere meglio, spianandolo e appiattendolo sul tavolo. Doveva essere la pagina di Diario a cui aveva accennato Scorpius. Si fermò per un attimo per cerare di ricordarsi come fosse finita la sera prima, cosa ci facesse sdraiata sul divano e per di più con una coperta addosso, ma con scarso successo. Forse gliel'aveva messa lui.

Scrollò la testa e tornò a concentrarsi, sentendo le guance farsi man mano più calde. Lesse con la massima attenzione. Alcune frasi erano sottolineate.

 

24-07-1980

Caro diario,

In questo periodo non ho molto da fare, a parte ovviamente occuparmi della casa quando il Padrone non c'è. Esce quasi sempre la sera, chissà cosa avrà di tanto importante da fare, probabilmente starà organizzando il prossimo colpo al Ministero. A me non dice mai niente. Ieri sera però è tornato a casa ricoperto di sangue e piume di Ippogrifo. Ho dovuto persino imparare un incantesimo per scrostare la sporcizia dai suoi vestiti. È stato un lavoro disgustoso! Lava, stira, cucina, chiama i Mangiamorte di qua, fai questo di là, neanche fossi un elfo domestico! A volte mi chiedo se non avessi fatto meglio a tenere la bocca chiusa e farmi i fatti miei. Sai, ogni tanto mi mancano Ramoso, Felpato e Lunastorta. I vecchi Malandrini, che nostalgia... Però un po' è stata anche colpa loro. Si sentivano così forti e invincibili, mi hanno escluso talmente tante di quelle volte che ho perso il conto. A chi importa del povero insignificante Peter? Chi era che copriva sempre le loro malefatte, chi qualche volta si prendeva la colpa al posto loro? Esatto proprio il sottoscritto. E loro non mi hanno mai ringraziato veramente, mai una parola di conforto.

Oh, è ora di dare da mangiare a Nagini. Meglio che stia attento questa volta con tutti i barattoli che ci sono qui in giro rischio sempre di confondermi. L'altra volta ho quasi rischiato di dargli da mangiare i peli di una Chimera. E chi lo sente poi il Padrone!

A presto

Peter

 

L'odio che provava per quell'uomo le avrebbe fatto dar fuoco a quella pagina istantaneamente, ma la tentazione non la sfiorò neanche per un'istante: era consapevole che quella poteva essere un aiuto prezioso.

In alto, vicino alla data, era disegnato un cerchio colorato di nero sulla metà sinistra e accanto era segnato il numero -8. Vi era poi un'altra serie di numeri: 1-3-4 con un “?” vicino.

Tutto questo non aveva senso. Almeno apparentemente.






Buondì!
Ok, siamo di sera, ma d'altronde sbaglio sempre i saluti, anche quando incontro delle persone xD
Per chi nel capitolo precedente era rimasto deluso dal fatto che non ci fosse stato qualcosa di più tra Scorpius e Rose, ho concesso loro un po' più di intimità, ma nei capitoli a seguire avranno ancora più occasioni per stare da soli.
Speriamo che il povero Al stia bene ç___ç. Ma che dico, io so già che fine ha fatto u.u!
Spero che continuiate a leggere la mia storia =)
Alla prossima!
Changing

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Capitolo 9
*** Vicoli ciechi ***


Capitolo 8

Vicoli ciechi

A Scorpius quella sembrò la mattinata più lunga della sua vita. Tutto il clan Weasley-Potter aveva notato fin da subito l'assenza di Albus e così fu costretto per innumerevoli volte a dare risposte evasive, cambiare strada nei corridoi, e a star lontano il più possibile da qualunque studente di cui conoscesse il nome. No anzi, da qualunque studente e basta; non che questo gli causasse grandi difficoltà data la sua natura solitaria. Meditava persino di saltare il pranzo, anche se così facendo avrebbe rischiato di destare più di qualche sospetto.

Quando arrivò l'ora della pausa, decise di andare a fare una passeggiata in cortile dato l'insolito tempo favorevole.

Quel giorno i raggi del sole illuminavano tiepidamente il Lago Nero, che, con la sua superficie quasi perfettamente piatta, riluceva come uno specchio.

Scorpius camminava a passo lento intorno al perimetro del lago, cercando di pensare a tutto ciò che avrebbe potuto essergli utile, o di trovare nei suoi ricordi un qualche dettaglio importante. Ma lui non aveva mai avuto una mente pragmatica, benché fosse dotato di una spiccata intuizione, e così si ritrovò a dover riordinare incongruenti congetture senza alcun fondamento. Non si stupì della calma che lo dominava in quel momento. Era come se fosse certo che il suo amico stesse bene. E se lo augurò di cuore.

Decise che se avesse voluto trarre qualche conclusione, doveva vedere Rose.

Si recò, sempre con molta discrezione, alla Stanza delle Necessità, dove trovò la ragazza china su un foglio di carta, sicuramente la pagina del Diario, circondata da pile di libri pericolosamente inclinati.

La ragazza alzò la testa e lo salutò. Sembrava che fosse passata ogni traccia della paura della sera precedente, anche se probabilmente era ancora molto preoccupata.

- Hai fatto progressi? - Chiese Scorpius accomodandosi vicino a lei.

- Non molti a dire la verità – Ammise lei con una punta di vergogna: - Sappiamo – Riprese vedendo che il ragazzo non aveva nulla da aggiungere – che Tu-Sai-Chi doveva proteggere qualcosa. Qualcosa che, a quanto pare, è sfuggita sia a mio zio Harry che allo steso Albus Silente. Ma la domanda è: se da subito ha creato gli Horcrux, e tutti sono stati distrutti, da dove salta fuori questo... scrigno?- Fece una breve pausa, forse per riordinare i suoi pensieri.

...

- In questa pagina, Al ha sottolineato alcune frasi. - Rose avvicinò il foglio a Scorpius e lui si accostò per leggere meglio. Si sentiva sempre strana quando si trovava così vicino a lui.

« Deve essere normale » pensò « in fondo qualunque ragazza si sentirebbe... scombussolata stando così vicino ad un ragazzo... vero? » Era solita, nei suoi soliloqui montali, farsi domande delle quali spesso non voleva conoscere la risposta.

Tornò a concentrarsi sul Diario. In quel momento la priorità assoluta era ritrovare Albus.

- A me sembra che qui parli solo a piume di Ippogrifo e peli di Chimera, ma non capisco perché abbia sottolineato anche “ieri sera” e “barattoli”. -

- Io ho un paio di ipotesi, ma niente di certo. Gli enigmi non sono mai stati il mio forte – Si morse la lingua. Non le piaceva ammettere le suo debolezze. Serviva solo a mettere in luce la sua abissale imperfezione. - Lo “ieri sera” credo sia riferito alla data. Se la pagina risale al 24 Luglio del 1980, allora Tu-Sai-Chi deve essere stato ferito dall'Ippogrifo il 23 Luglio, anche se non capisco cosa ci sia di importante. -

Scorpius annuì, guardando di tanto in tanto la pagina per cercare le frasi e le parole a cui la ragazza faceva riferimento.

- Poi – proseguì Rose – i barattoli. Cose se ne faceva Tu-Sai-Chi con dei barattoli? -

- Una torta ai mirtilli? - Disse scherzosamente Scorpius, benché avesse sempre un'espressione neutra.

- Molto divertente – Replicò lei lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. - Se Al ha sottolineato i peli e le piume, è probabile che tutte queste cose, insieme ad altro contenuto nei barattoli, servissero a qualcosa. Forse ad una pozione -

- Ed ecco il perché di questo casino – Il ragazzo indicò con il mento i libri sparsi sul tavolo e Rose annuì.

- Ho cercato in tutti i libri che avevo ma non ho trovato nessuna pozione che si faccia con peli di Chimera o piume di Ippogrifo – Rose cominciò a spostare lo sguardo da un punto all'altro del pavimento, mordicchiandosi il labbro inferiore.

- Hai scoperto altro? - Chiese alla fine Scorpius, sperando di ricevere una risposta affermativa.

- In realtà no – Ammise la ragazza visibilmente abbattuta: - Però c'è una cosa che mi incuriosisce – Avvicinò il foglio a sé.

- Vedi questo cerchio colorato a metà? Sono sicura di averlo già visto da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove-

- In effetti non è nuovo neanche a me -

- E poi questi numeri... 1,3,4 non ho ancora capito a cosa si riferiscano ma il -8... -

- Il -8? - Replicò Scorpius impaziente di avere tra le mani un risultato concreto.

- B-beh dato che si trova vicino alla data potrebbe indicare 24-8 e quindi il 16 luglio oppure che dal 24 luglio mancano 8 giorni, quindi il 31 luglio -

- E che c'è di strano? - Rose alzò gli occhi ombrati preoccupazione.

- Il 31 luglio è il compleanno di zio Harry... Ma potrebbe anche essere solo un caso – si affrettò a dire con voce poco convinta.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, cercando di collegare le informazioni raccolte.

- Credo che sia meglio che tu vada, se non vuoi che gli altri si preoccupino -

- Non credo che succederebbe – Disse lui scostando la sedia dal tavolo.

Rose non poté fare a meno di provare una fitta al cuore. Si chiedeva come facesse ad apparire sempre così calmo, in qualunque situazione. Persino quando suo cugino gli aveva puntato la bacchetta contro, le aveva raccontato Lily, era rimasto impassibile.

Eppure non credeva affatto che qualunque cosa lo lasciasse indifferente.

- Chiederò informazioni al professore di Pozioni. Gli dirò che è per una ricerca - Scorpius si avviò verso il portone. Mise la mano sulla maniglia ma si fermò, sentendo la voce di Rose.

- Se tu dovessi sparire io mi preoccuperei – Disse la ragazza con tutto il coraggio che aveva. La frase le suonò banale e costruita, e si maledì per la sua mancanza di originalità, ma nonostante ciò gli angoli della bocca del ragazzo si sollevarono in un sorriso velato di ironia.

- Tu ti preoccupi sempre troppo – Poi si richiuse la porta alle spalle.

Eppure a Rose, quella non era sembrata affatto una critica.

...

Scorpius si recò nell'aula di pozioni, dove già numerosi studenti avevano preso posto tra i banchi. Il ragazzo si sedette in fondo all'aula, quasi nessuno si accorse del suo arrivo. Probabilmente quel giorno sarebbe rimasto senza compagno di lavoro.

Seguì la lezione del professor Lumacorno con molta fatica, Pozioni non era la materia in cui eccelleva maggiormente e per di più non aveva un buon rapporto con l'insegnante. No, decisamente c'era una pessima alchimia fra i due. Succedeva di frequente, infatti, che avessero delle discussioni che il più delle volte terminavano con una solenne punizione per il giovane Malfoy. La cosa che più il ragazzo non sopportava erano gli atteggiamenti scostanti e le espressioni piene di disappunto che l'uomo gli riservava in modi più o meno evidenti. Spesso Scorpius sopportava in silenzio, ignorando quelle frecciatine, ma nemmeno lui riusciva eternamente ad incassare colpi senza reagire seppur minimamente. Fortunatamente c'era Albus (che evidentemente godeva di tutta la simpatia di Lumacorno) che riusciva sempre a calmare le acque.

« Dove diavolo sei finito Al? »

La fine della lezione arrivò più in fretta del previsto. Ripose lentamente i libri nella borsa, cercando di prendere tempo mentre gli alunni si riversavano nei corridoi. Lumacorno era intento a riordinare la sua cattedra.

- Professore -

L'uomo alzò gli occhi da una risma di compiti appena ritirati.

- Mi dica, signor Malfoy – Rispose, riprendendo il suo lavoro, senza guardarlo.

« Il signor Malfoy è mio padre » pensò Scorpius, forse borbottandolo a bassa voce.

- Avevo una curiosità riguardo a una pozione della quale non mi ricordo il nome -

Il professore si bloccò all'istante, come una bambola meccanica che ha esaurito la sua carica. Il suo viso sembrò impallidire di colpo. Cominciò freneticamente a mettere tutte le ampolle e le scartoffie che aveva davanti nella borsa e si diresse a grandi passi verso la porta.

- S-scusami mi sono ricordato di avere un impegno urgente – Balbettò.

Scorpius non riusciva a capire la ragione di tanto smarrimento. Probabilmente si era insospettito della sua insolita cortesia, anche se gli sembrava davvero una reazione spropositata.

- Professore è una cosa importante – Disse cercando di tenere il passo.

- Mi dispiace ragazzo, ma ho già avuto troppi guai per colpa di domande inopportune -

- Signore la mia è solo una curiosità non voglio mica uccidere nessuno! - Lui sembrò non ascoltarlo, anzi, accelerò ancora di più.

Allora Scorpius cominciò a correre così forte che lo superò, parandoglisi davanti.

- Senta io non so che problemi ha lei e neanche mi interessa. Mi dica solo se esiste una pozione che si ottiene con piume di Ippogrifo, peli di Chimera e altri ingredienti – L'uomo si fermò e guardò il ragazzo con un cipiglio visibilmente sorpreso. La sua espressione di distese e le spalle si rilassarono. Spostò il peso su una gamba; sembrava che stesse riflettendo seriamente su quella domanda.

- È un po' vaga come descrizione ma no, non credo di aver mai sentito niente del genere. Due ingredienti come quelli sono troppo potenti per entrare nella stessa pozione, succederebbe il finimondo! - Scorpius sospirò, deluso. - Beh, buona giornata – Si congedò il professor Lumacorno, riprendendo la sua camminata con passo più lento e cadenzato. Un volta svoltato l'angolo gli sembrò pesino di sentirlo fischiettare.

Scorpius andò nella direzione opposta, verso il suo dormitorio. In quel momento aveva solo voglia di distendersi un po': quella sarebbe stata un'altra lunga notte di ricerche, ne era certo. Quanti vicoli ciechi avrebbero ancora incontrato lui e Rose prima di arrivare alla verità? Il tempo stringeva, di lì a poco avrebbero scoperto che era scomparso anche...

- Signor Malfoy! - La voce autoritaria della preside McGranitt lo fece voltare.

« E adesso questa che diavolo vuole? ». Nonostante il suo disappunto, Minerva McGranitt era una delle poche persone per cui Scorpius nutriva una profonda e ben celata stima e quindi una delle poche persone che rispettava.

- La stavo cercando signorino – Lo raggiunse in poco tempo. Aveva un'aria preoccupata, come il ragazzo non ne aveva mai viste, se si vuole escludere Rose quando aveva compreso che suo cugino era scomparso. - Le dispiace venire con me nel mio ufficio? - Lui annuì senza replicare, ma non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo e sospirare avvilito. La preside lo ignorò e gli fece strada nel dedalo di corridoi da lui ancora inesplorati di Hogwarts.

Arrivarono davanti alla statua di un gargoyle La donna, che aveva raggiunto ormai un età considerevole, si schiarì la voce.

- Piuma di Fenice – Il gargoyle girò su se stessa rivelando delle scale di pietra che le ruotavano attorno.

Salirono e la McGranitt lo fece accomodare. L'ufficio era molto spazioso e di forma ovale. Gli scaffali che occupavano quasi tutte le pareti erano per lo più ricolmi di libri dalla rilegatura scura in stoffa o in pelle, come tutti i volumi antichi. Sul lato destro della stanza spiccavano i ritratti dei precedenti presidi di Hogwarts. Uno di loro dal mento pronunciato e gli occhi infossati neri come i suoi capelli lo fissava con un misto di altezzosità e distaccato disgusto. Era il quadro di Phineas Nigellus. Riconobbe anche Dilys Derwent, una donna dai lunghi boccoli biondi e un'espressione materna e Armando Dippet. Il ritratto di Albus Silente era momentaneamente vuoto.

Sul tavolo davanti a lui era poggiato, insieme ad un calamaio e alcuni strumenti che non avrebbe saputo identificare, il Cappello Parlante.

- Si sieda Signor Malfoy – Disse indicando la sedia di fronte a lei.

- Ho fatto qualcosa che non va? - Chiese Scorpius, conoscendo benissimo la vera ragione della sua convocazione.

- No no, affatto. Vede, avrà notato anche lei l'assenza del signor Potter suo compagno di stanza, alle lezioni di oggi – Il ragazzo non rispose, si limitò a fare un cenno con il capo. In quelle circostanze era meglio fornire il minor numero di dettagli possibili. - Bene – continuò la preside, scrutandolo attentamente da dietro gli occhiali a mezzaluna. - Lei sa che se uno studente non si sente bene è obbligato a presentarsi in infermeria... -

- Mi scusi professoressa, ma non capisco dove voglia arrivare -

- Il punto è – riprese la donna un po' stizzita per essere stata interrotta: - che non si trova da nessuna parte. I suoi familiari non lo vedono da ieri sera. Lei ne sa qualcosa? - Scorpius scosse le spalle.

- No, mi dispiace –

- È molto strano, eppure voi passate molto tempo insieme. Quando l'ha visto l'ultima volta? -

- Ecco... immagino ieri sera dopo cena. Io mi sono alzato prima di lui per andare nei dormitori perché ero molto stanco e poi sono andato subito a dormire -

Calò un'imbarazzante silenzio, nel quale il ragazzo fece una rapida selezione delle risposte più plausibili ad eventuali domande.

La donna continuava ad osservarlo, probabilmente stava valutando la sua sincerità. Poi inspirò profondamente.

- Ebbene – Riprese incrociando le mani davanti a sé. - la situazione è molto grave, signor Malfoy. Se il signor Potter è realmente scomparso dovremo immediatamente avvisare la famiglia e le autorità. È sicuro di non averlo visto e di non saperne niente di tutta questa faccenda? -

- No signora – La McGranitt sospirò profondamente. Sul suo viso si accentuarono ancora di più le rughe di preoccupazione che le deturpavano la fronte e il contorno degli occhi.

- Bene, può andare allora. Invierò immediatamente un gufo al Ministero. – Disse facendo un cenno rapido ma cortese verso la porta.

Lui salutò garbatamente e se ne andò sollevato che quell'interrogatorio fosse terminato così in fretta. Si era aspettato di peggio.

...

Rose stava stesa sul divano, disegnando da più di quattro ore. Aveva passato tutta la mattinata e il pomeriggio a cercare informazioni sui libri di pozioni che aveva a disposizione, ma dato che non ne era ben fornita, non era ancora riuscita a trovare informazioni utili.

Il sole era tramontato da un'ora buona ormai, nella stanza non si riflettevano nemmeno più i tenui bagliori arancioni del crepuscolo. Le pareti di pietra sembravano essersi tinti di un forte turchese scuro. A Rose piaceva molto quella stanza, ed erano proprio le pareti la cosa che più l'affascinava, grazie alla loro capacità di cambiare colore a seconda dell'ora del giorno. Forse era per quel motivo che quel giorno non faceva altro che disegnare i paesaggi più disparati, anche se per lo più erano scene del tutto catastrofiche.

D'un tratto sentì un forte dolore tra il pollice e l'indice, nei punti in cui la matita toccava le dita, la lasciò scivolare a terra. Le si era formata una piccola escrescenza dura e callosa. Storse la bocca e il naso in una smorfia di disappunto.

« Sarà questo quello che chiamano il callo dello scrittore? » Ci passò sopra il dito.

Faceva molta fatica a distinguere le linee scure sul foglio bianco, e solo ora che si era fermata notò che nella stanza era quasi buio pesto. Si alzò e prese qualche ceppo di legno appoggiato accanto al camino, poi, con un acciarino accese il fuoco.

Si sedette sul morbido tappeto dai complicati e araldici intrecci gialli e rossi che si trovava li davanti e si abbracciò le ginocchia.

Osservò per lungo tempo le fiamme, che sembravano muoversi più incerte e statiche del solito, ma forse era solo una sua impressione. Non sarebbe stata la prima volta che il suo pessimo umore avesse influenzato il suo modo di vedere la realtà.

I suoi pensieri ritornarono inevitabilmente su Albus. Che cosa mai poteva essergli accaduto? Di certo non era scappato di sua spontanea volontà, primo perché non ne avrebbe avuto alcun motivo e, secondo, non sarebbe mai stato così ingenuo da lasciar cadere a terra un foglio con degli appunti così importanti: qualcuno avrebbe potuto trovarlo.

« Ma certo! » Pensò battendo un pugno sulla mano, la pagina era stata lasciata cadere apposta. Quello era di certo un messaggio, un messaggio per lei e per Scorpius.

« Dannazione, non potevi essere un po' più chiaro Al? » Si alzò con rinnovato vigore e ritornò a sedersi vicino al tavolo. Se quella pagina era stata lasciata per loro, allora di certo sarebbero stati in grado di decifrarla.

Quando Scorpius bussò alla sua porta era passata da poco la mezzanotte. Trovò Rose accasciata sui libri e con i capelli sparsi e spettinati. Quando sentì il cigolio della porta, la ragazza si rialzò subito, mettendosi composta e riordinando i capelli.

- Novità? - Gli chiese ancor prima di salutarlo.

- Niente di buono. Lumacorno ha detto che non esiste una pozione che abbia quegli ingredienti perché sono troppo potenti per stare insieme. Come se non bastasse la preside ha già scoperto che Albus è sparito e ha inviato subito un gufo al Ministero. Domani avremo un po' di problemi -

- Come se già non ne avessimo – Sospirò lei. Si passò freneticamente le mani tra i capelli – Aaah, si può sapere cosa diavolo vuole dirci Albus? Maledetto lui e i suoi dannatissimi misteri! - Rose sentì Scorpius emettere un verso indistinto, come un colpo di tosse, poi capì che in realtà stava sghignazzando.

- E meno male che sei tu quella composta e riflessiva! Fino a ieri piangevi come una fontana - Lei arrossì e prese il primo libro che aveva davanti, sbattendolo davanti a sé sfogliandolo furiosamente.

- Non c'entra niente! Non sono mica un blocco di marmo sa?! - Il ragazzo non le rispose, ma continuò ad osservarla ridendo sotto i baffi. Rose sentiva su di sé l'imbarazzante peso di quello sguardo, così cercò di concentrarsi su qualcosa di più utile. Sentiva le tempie pulsarle dalla stanchezza e credeva di avere persino gli occhi più gonfi, o forse era solo la sensazione della stanchezza.

- Hai bisogno di riposarti un po'. - Disse lui dopo un po' come se le avesse letto nel pensiero.

- Non ho sonno – Ribatté lei irritata.

- Mmmmh – Scorpius sembrò riflettere.

- Ti va di andare a fare un giro? - Quella domanda la prese alla sprovvista, tutto si sarebbe aspettata da Scorpius Malfoy meno che una proposta per un bel giretto notturno.

- Ma sei matto?! E dove vorresti andare, di grazia? -

- Se non vieni non lo scoprirai mai – La ragazza alzò gli occhi al cielo. Prese una felpa pesante e il Mantello dell'Invisibilità e si avviò verso il portone.

Fortunatamente non incontrarono Gazza lungo la strada, ma solo un addormentato Sir Nicholas che fluttuava silenzioso tenendo la testa piegata inerme da un lato.

La luce pallida della luna che filtrava dalle ampie vetrate conferiva ai corridoi una tetra atmosfera spettrale, mettendo in risalto i profondi zigomi delle statue dei gargoyle o le insenature delle arcate a ogivale.

I due ragazzi camminarono in silenzio, svoltando a destra e a sinistra finché non arrivarono al piano terra. Rose sperò che il ragazzo non avesse in mente niente stupido o peggio, pericoloso. Strinse più forte i lembi del Mantello che indossavano.

- Si può sapere dove stiamo andando? -

- E tu si può sapere perché non la smetti di chiedermelo? Quando ci arriveremo lo vedrai -

Rose aveva una mezza idea di ritornarsene nella Stanza delle Necessità, anche se con il più delle probabilità avrebbe finito per perdersi. Purtroppo non aveva uno sviluppato senso dell'orientamento.

- Ecco – Disse infine Scorpius sfilandosi il Mantello di dosso. Erano nel cortile principale, un' esteso spazio piastrellato in pietra e circondato da un portico sorretto da un colonnato dello stesso materiale. Al centro si trovava un albero, molto antico a giudicare dalla sua imponenza, dal tronco largo e scuro, con lunghi rami che sembravano contorcersi su se stessi, come un panno strizzato per sbarazzarsi dell'acqua in eccesso. Al confronto, i fiori, centinaia o forse qualche migliaio, erano molto più piccoli, non più grandi dell'unghia del suo pollice e di un delicato color rosa. Ondeggiavano in modo quasi impercettibile e il loro fruscio sembrava il sussurro di mille flebili voci.

La voce di Scorpius interruppe la sua contemplazione.

- Accio Nimbus – Si sentì uno scatto e pochi istanti dopo una scopa arrivò da chissà dove verso di loro in volo e il ragazzo l'afferrò. Rose, che aveva già intuito cosa sarebbe successo di lì a poco fece un passo indietro.

- Oh, no – Replicò decisa facendo un ampio gesto con le braccia. - Io lassù non ci salgo – disse indicando la scopa.

- Perché no? -

- Perché... perché no ecco. Ho paura di volare! - Scorpius sbuffò e incrociò le braccia appoggiandole sul manico di quella che riconobbe come una Nimbus 6200.

- Non ci credo. Si vedeva lontano un miglio a Natale, che morivi dalla voglia di giocare a Quiddich con i tuoi cugini -

- E tu invece di giocare perdevi tempo a fissarmi? Dovrei forse sospettare qualcosa? - Non poté fare a meno di rispondere. Solo per il gusto di metterlo in difficoltà e far scomparire quell'aria di presunzione che gli si addiceva ben poco. Come previsto arrossì e distolse lo sguardo.

- Che c'entra, era il turno in cui non giocavo e mi stavo annoiando e... Vabbè se non ti interessa io me ne vado a dormire – Disse mettendosi la scopa in spalla e avviandosi verso lo sgabuzzino da cui era saltata fuori.

- E va bene – Disse Rose dopo che lui ebbe fatto qualche passo.

Per essere stata così poco risoluta si sarebbe tormentata il labbro inferiore per un bel po' di tempo, ma si sarebbe sentita una stupida per ancora più tempo se avesse perso un'occasione come questa e avesse ignorato quel piacevole e spaventoso formicolio che, da quando aveva messo piede fuori dalla Stanza, aveva cominciato a correrle su e giù per la schiena.

Ignorò la fastidiosa espressione compiaciuta di Scorpius e, con molto imbarazzo, si sedette sulla scopa aggrappandosi alla sua schiena, sperando che il suo peso non fosse in qualche modo d'intralcio.

Si alzarono da terra lentamente, e quasi il suo stomaco non fece una capriola su se stesso quando sentì che ogni centimetro del suo corpo si era completamente staccato da terra. Presero sempre più velocità. Superarono il porticato, poi la cima dell'albero, e in poco tempo si ritrovò a sorvolare lo scuro pergolato delle torri di Hogwarts. Il vento freddo della notte le sferzava il viso congelandolo, anche se era troppo presa dal cogliere ogni più piccolo dettaglio di ciò che la circondava per far caso ad una cosa come la temperatura. Di certo avrebbe tramutato tutto quello in magnifici disegni, sentiva già le mani fremerle per l'eccitazione, impazienti di impugnare una matita. Dopo aver volato fra le mura della scuola, Scorpius di allontanò verso il lago Nero, prendendo ancora più velocità. Scese in picchiata verso il basso e per un attimo, Rose temette che sarebbe caduta in acqua e abbracciò istintivamente il ragazzo. A quel gesto la scopa ebbe uno sbalzo improvviso, come se Scorpius avesse perso il controllo. Poi rallentò, planando sopra l'oscuro specchio d'acqua, che si increspò al loro passaggio.

- Non ti facevo così timido! - Urlò lei per surclassare i sibili dell'aria.

Per tutta risposta, Scorpius riprese velocità e salì di qualche metro, per poi fare un rapido avvitamento che spaventò non poco la ragazza.

- Ah beh, scusami tanto! Se fossimo a terra saresti già morto! - Disse tuttavia senza un briciolo di rabbia o risentimento nella sua voce. Ogni secondo che passava, crescevano il suo stupore e l'euforia, come un bambino in un negozio di giocattoli. Probabilmente non avrebbe più sentito una scarica di adrenalina così forte in tutta la sua vita. Il paradiso, pensò, non deve essere poi tanto diverso, come si può essere più felici di così?

La scopa virò nella direzione opposta, dirigendosi verso il perimetro della Foresta Proibita, alla quale però non si avvicinarono troppo. Quel posto le metteva una grande inquietudine, e lo stesso valeva anche per Scorpius.

Ritornarono al castello con più calma, ma non atterrarono nel cortile principale, bensì sulla cima della torre di Astronomia. La Nimbus scese lentamente verso il basso, e solo quando i due ebbero messo piede a terra, Rose si accorse che il suo cuore batteva all'impazzata.

Si appoggiò di peso alla ringhiera e sospirò profondamente.

- Come mai siamo scesi qui? - Chiese dopo un lungo attimo di silenzio.

- Non lo so... - Rispose lui – ...sarà perché questo posto mi è sempre piaciuto. -

Rose annuì, non aveva difficoltà a capirlo, quella torre aveva un certo fascino di notte. Cercò di immaginarla di giorno, di certo la vista del Lago Nerro illuminato dal sole e le verdi colline non doveva essere da meno. Ma le stelle hanno sempre avuto quel fascino ignoto che non possono fare a meno di incantare l'uomo.

- Mi ricorda molto casa mia – aggiunse poi – Noi abbiamo una terrazza molto grande dal quale mia madre studia la luna e le stelle, è un'appassionata di Astronomia -

- Anche a te piace mol....? - Si fermò nel mezzo della frase e, come se fosse stata attraversata da un fulmine si girò di scatto, scrutando il cielo. Dopo un piccolo grido di stupore si portò una mano davanti alla bocca.

- Che ti prende adesso? - Le chiese il ragazzo.

- La luna! Guarda la luna! - Lui fece come le aveva detto. La luna crescente splendeva nella notte, coperta solo sulla metà sinistra. - Ehm... bella, ma cosa c'è di tan... -

- Oh, Scorpius sei un genio! - Esclamò la ragazza gettandogli le braccia al collo. Poi afferrò frettolosamente il Mantello e corse verso le scale e chiocciola che portavano al terzo piano. Non fece in tempo a raggiungerla che la sentì subito ritornare indietro.

- Ehm... è meglio se mi accompagni o potrei finire chissà dove. Sbrigati non c'è tempo da perdere! - Ancora frastornato dal comportamento di Rose, prese la scopa e la seguì senza replicare. Aveva sempre avuto difficoltà a capire le donne.





Mi dispiace, mi dispice, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto di averci messo un'eternità e mezzo ad aggiornare, causa: scuola, viaggi e inconvenienti di varia natura =P
Per ripagarvi dell'attesa ecco un capitolo abbastanza denso di avvenimenti, spero di non avervi delusa!
Non so con precisione quanto ci impiegherò per aggiornare ancora, vi chiedo di avere un po' di pazienza. Sappiate solo che non lascerò mai una storia incompiuta, questa compresa, anche se dovessi metterci un'infinità più un giorno xD
Spero che continuiate a seguire la mia storia e che RECENSIATE (per faboreeee >___<).
A presto (il più presto possibile)
Changing

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Capitolo 10
*** Bugie e preoccupazioni ***


Capitolo 9
Bugie e preoccupazioni


Rose entrò correndo, spalancando il pesante portone della Stanza delle Necessità con tutta la forza che aveva in corpo. Prese a cercare freneticamente tra i pochi volumi che aveva lasciato nella libreria, scorrendo con le dita tutti i titoli, sfiorando appena le copertine rilegare in stoffa scura.

- Eccolo! - Esclamò quasi urlando, non riuscendo a contenere la potenza della sua eccitazione.

Sbatté il tomo sul tavolo, incurante dei libri che, già in precario equilibrio, si riversarono sul pavimento. Sfogliò in fretta le pagine.

- Era così semplice! Oh, quanto sono stupida. - Non riusciva a smettere di sorridere, come se i suoi zigomi si fossero paralizzati.

Scorpius la raggiunse poco dopo e le si sedette di fronte, in attesa che Rose gli spiegasse il motivo di tanta euforia e magari si sedesse.

- Vedi? - Disse la ragazza voltando il libro verso di lui in modo che potesse leggere. Teneva il dito puntato sulla scritta in grassetto che troneggiava a inizio pagina: La Luna e il movimento dei pianeti.

Quello che aveva davanti, riconobbe, era il suo libro di Astronomia del secondo anno. Sommariamente, si ricordava abbastanza bene quel capitolo, infatti non ci mise molto a capire dove Rose volesse arrivare. Colse alcune righe.

Sin dai tempi antichi, i maghi osservarono come la presenza e il moto della luna influenzassero la potenza del flusso di magico. Ancora oggi sono in corso degli studi su questo fenomeno, da cui deriva una delle branchie meno celebri dell'Astrologia, la Plamunitologia. […] A tale scopo, i primi maghi elaborarono un accurato calendario lunare che ne indicasse, giorno per giorno, la posizione e la visibilità. Queste venivano indicati con i seguenti simboli.”

Seguiva poi la legenda del calendario lunare.

 

Parte del risultato di questi studi fu sottratto nel II millennio a.C. ad un mago dell'antica Mesopotamia e diffuso nel mondo dei Babbani”.

- Capisci? - Rose gli sottrasse improvvisamente il libro da sotto il naso e gli porse la pagina del Diario. - Questo simbolo – Disse indicando il cerchio colorato a metà – deve indicare la fase del ciclo lunare di quel giorno – Poi si sedette anche lei e finalmente sembrò calmarsi. - Mi chiedo però a cosa serva se non si tratta di una pozione... - Rimasero in silenzio per un po', ognuno costruendo le proprie congetture. Dopo qualche minuto Scorpius decise che era troppo tardi per ragionare; sentiva che le sue tempie sarebbero esplose se non fosse andato a dormire e così salutò Rose e se ne andò.

Arrivato però alla Sala Comune, non la trovò vuota come si era aspettato. Tutti i Weasley-Potter Grifondoro erano radunati lì. James era seduto su una poltrona e Lily dormiva profondamente tra le sue braccia. Poi notò una figura seduta a gambe conserte sul pavimento che non riconobbe subito a causa della penombra: Roxanne. Suo fratello Fred stava attizzando il fuoco con un lungo arnese di ferro, mentre Hugo era seduto da solo sul divanetto, abbracciandosi le ginocchia.

Appena il ritratto della Signora Grassa si fu richiuso alle sue spalle, gli occhi di tutti i presenti si voltarono meccanicamente verso di lui. Lì saluto con un cenno della mano e fece per avviarsi verso il suo dormitorio.

- Passeggiata notturna? - Gli chiese Roxanne con tono sinceramente cordiale. Scorpius annuì. Notò che James lo stava scrutando con aria inquisitoria, ma non gli rivolse la parola.

- Perché non vieni a sederti qui insieme a noi? - Disse indicando uno spazio vuoto sul tappeto accanto a lei.

- No, grazie sono molto stanco – Roxanne annuì comprensiva. Fra tutti sembrava la più tranquilla.

Li salutò ancora e salì le scale di pietra fino al suo dormitorio. Si richiuse la porta alle spalle, ignaro di essere diventato il nuovo centro della discussione dei Weasley-Potter.

- Per Morgana, Rox! Ma che ti è saltato in mente? - Inveì James.

- Che ho fatto di male? Mi sembrava la cosa giusta da fare, vista la situazione -

Fred intimò loro di abbassare la voce per non svegliare Lily o gli altri compagni.

- Dovresti smetterla con questa storia, James. Scorpius è un bravo ragazzo – Lui borbottò qualcosa di incomprensibile in risposta.

Per qualche minuto si udì solo il crepitare del fuoco e i pensieri e le preoccupazioni di tutti si rivolsero di nuovo ad Albus.

- Secondo me lui sa qualcosa – Aggiunse poi il primogenito dei Potter.

- Chi, Scorpius? - Lui annuì e Roxanne lo guardò visibilmente contrariata.

- Come te la spieghi la sua passeggiata notturna? E poi è stato lui ad aver visto Albus l'ultima volta – Si giustificò l'altro, vedendo che la cugina stava per arrabbiarsi.

- Questo non significa niente! Non puoi accusarlo così solo perché non lo hai mai sopportato... Sono convinta che lui sia preoccupato quanto noi – James alzò gli occhi al cielo. Sentì Lily girarsi dal lato opposto e così cercò di parlare più piano, per quanto la sua voce profonda glielo permettesse.

- Si può sapere perché prendi sempre le sue difese? - A quelle parole si udì un ghigno sommesso di Fred. La ragazza scattò in piedi come se fosse stata seduta su una molla e Hugo sobbalzò spaventato.

- Non è affatto vero! - E detto questo, si avviò indignata verso il suo dormitorio.

- Che ho detto? - Chiese James rivolto a suo cugino maggiore. Lui trattenne un risolino.

- È tutto ok – Poi tornò serio e si mise a fissare le tremolanti lingue di fuoco. - Siamo tutti preoccupati per Al e per Rosie -.

 

Il giorno dopo Scorpius si alzò prima di tutti gli altri per riuscire finalmente a consumare un pasto in tutta tranquillità, evitando il maggior numero di studenti possibile. La scomparsa di Albus era una notizia strettamente riservata e, in quanto tale, l'intera scuola ne era già al corrente. Erano poche, se non di meno, le cose che riuscivano a sorprendere il giovane Malfoy e fra queste, vi era la disumana rapidità con cui le informazioni si diffondevano ad Hogwarts. Se ciò fosse avvenuto anche al di fuori del castello, la Gazzetta del Profeta avrebbe perso ogni utilità.

Per fortuna era arrivato il sabato e non avrebbe avuto lezioni da seguire. Era anche il giorno per la libera uscita ad Hogsmeade, ma lui sarebbe rimasto a scuola per continuare le ricerche e, tutto sommato, non si scoprì poi così dispiaciuto; in fondo non avrebbe saputo con chi andarci.

Come prima cosa, decise di fare un salto in biblioteca. Per quanto ne sapeva lui, esistevano solo quattro processi che potevano essere influenzati dal ciclo lunare: la cottura delle pozioni, la crescita delle piante, gli Incantesimi antecedenti al I secolo d.C. e i Rituali. Le prime potevano essere escluse, poiché avevano appurato che non ne esisteva una che soddisfacesse le loro condizioni. Trovava molto improbabile che fossero implicate le piante, ma non potendo escludere con certezza quest'eventualità, la lasciò come ultima risorsa. Si sarebbe quindi concentrato, insieme a Rose, sulle Magie Antiche e sui Rituali.

Stava già per chiedere informazioni a Madama Pince, quando si bloccò a metà strada. Ad uno dei primi tavoli tra i più vicini all'uscita, erano seduti uno di fronte all'altra Harry Potter e sua moglie. Il marito teneva le braccia appoggiate sul banco e stringeva affettuosamente le mani di Ginny. Stavano in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Ogni tanto alzavano gli occhi, comunicandosi con uno sguardo tutto quello che non avevano potuto spendere in lacrime e parole la notte passata.

Scorpius si avvicinò piano a loro. Appena udirono il rumore dei suoi passi, le teste dei due coniugi scattarono in aria, ma si rilassarono nel vedere che non era, evidentemente, chi si aspettavano che fosse. Nonostante tutto lo accolsero con un sorriso e Ginny si alzò, abbracciandolo inaspettatamente. Si informò di come stesse, della sua salute e del suo rendimento scolastico. Sebbene ci fosse il consueto calore nei suoi modi, l'espressione della donna aveva perso tutta la luce e la serenità che la distinguevano da molte altre.

Anche Harry l'aveva abbracciato, ma si era limitato ad ascoltare le sue risposte e ad annuire. Quando Ginny ebbe finito lo prese da parte e per qualche secondo lo guardò intensamente. Ma sempre con la stessa gentilezza di cui erano capaci i suoi occhi smeraldini.

- Scorpius, io non credo che tu abbia a che fare con questa storia ma... sai, prima Rose e adesso anche Albus. - Fece una luna pausa prima di continuare – Devi rispondermi con la massima sincerità – Il ragazzo avvertì una lancinante stretta allo stomaco. Fino a quel momento non aveva provato alcun senso di colpa celando quel che sapeva, ma vedendo il volto disperato di Ginny e sentendo su di sé il peso della fiducia di Harry, non poteva fare a meno di desiderare di trovarsi in qualunque altro posto.

- Siamo tutti molto preoccupati. Durante le vacanze di Natale tu, Albus e Rose avete passato molto tempo insieme e lei è scappata di casa subito dopo. C'è qualcosa che dovrei sapere? -

« Ancora un altro po'. Solo qualche giorno e poi diremo tutto » Sibilò una voce appena udibile dentro di lui.

Avrebbe voluto confessare tutto in quel preciso istante, affidandosi completamente a coloro che avrebbero potuto aiutarli. Come un lampo, rivide il volto spaventato di Rose, rigato penosamente dalle lacrime e la verità li rimase bloccata in gola.

Scosse la testa in un cenno di diniego. Harry sospirò profondamente, deluso dalla speranza che il ragazzo potesse sapere qualcosa.

« Solo qualche giorno » Ripeté la voce dentro di lui.

Proprio in quel momento entrò trafelata la preside, ma mantenendo sempre il solito contegno. Salutò affettuosamente i coniugi e si scusò per il ritardo, poi li condusse nel suo ufficio, mettendo da parte i mille nostalgici ricordi che le sovvennero.

Scorpius, rimasto solo, riprese la sua ricerca. Chiese informazioni a Madama Pince, con la scusa di dover svolgere un compito e questa, nonostante fosse rimasta perplessa da quella richiesta, gli indicò una dozzina di titoli diversi. Quando li ebbe presi, se li caricò tutti insieme sulle braccia e si sedette barcollante in un angolo appartato. Così cominciò a sfogliare il libro in cima alla pila.

Le ore passavano e solo nel tardo pomeriggio, non protendo ignorare le palpebre pesanti e un forte mal di testa, il giovane Malfoy decise di alzare la testa dai libri. Un intricata moltitudine di formule, incantesimi e informazioni di alcuna utilità vorticava nella sua mente. Abbandonò la schiena sulla sedia e lasciò pendere la testa all'indietro, godendosi per un attimo il debole tepore del fascio di luce dorata che filtrava dalla finestra. Poi si alzò e richiuse “I Druidi: l'alba della magia”. Si alzò con l'intenzione di andare a confrontarsi con Rose, ma non fece in tempo a raggiungere la scalinata più vicina che, voltato l'angolo appena sulla destra della biblioteca, si scontrò con qualcuno di passaggio. Aprì la bocca per scusarsi, ma quello che riconobbe come il professor Paciock lo anticipò.

- Oh, scusami ragazzo non...Scorpius! Ti stavo giusto cercando -

Anche se non ne aveva mai capito il motivo, il suo professore di Erbologia era l'unico che aveva l'abitudine di chiamare i suoi studenti per nome. - Vieni, è meglio se parliamo nel mio ufficio -

L'ufficio del professor Paciock era situato nel corridoio a est del secondo piano. Era una stanzetta di modeste dimensioni, ma in compenso ampiamente illuminata. I muri erano dipinti con una calda tonalità di giallo tendente all'oro. Gli scaffali in legno di noce, che si trovavano sia accanto alla porta che su tutta la parete a la sua sinistra, erano occupati esclusivamente da piante aromatiche e da alcuni fiori che Scorpius non riconobbe. Alla sua destra, vide invece una libreria dalla forma alquanto insolita: sembrava fosse stata intagliata direttamente nel tronco di un albero. La scrivania, che dava le spalle alla finestra, era dello stesso colore degli scaffali e dal taglio semplice e tondeggiante. Sopra si trovavano alcune carte sparse e delle fotografie che lui non riuscì a scorgere.

- Siediti... - Disse con un tono esitante che non lasciava presagire nulla di buono.

- Bene, Scorpius... Non credo che, visti gli ultimi avvenimenti, questo sia il pettegolezzo più discusso tra gli studenti, ma hai saputo che ieri sera lo stanzino delle scope di riserva è stato scassinato e che una di queste è stata ritrovata sulla torre di Astronomia? - Lui scosse la testa e il professore lo guardò contrariato. - Questo è molto strano. Sono venuto a sapere che ieri sera sei uscito fuori orario dal tuo dormitorio. È la verità? -

- Chi gliel'ha detto?! -

- Questo me lo conferma. Scorpius, sai bene che è severamente vietato agli studenti di addentrarsi nei corridoi a notte fonda. E per di più hai anche usufruito del materiale della scuola senza permesso. Hai sempre avuto un carattere particolare, ma da te non me lo sarei mai aspettato – Il ragazzo ascoltava pazientemente la predica, mentre si faceva una vaga idea di chi potesse aver fatto la spia. E subito gli venne in mente un nome. - In qualità di Direttore della tua Casa, purtroppo ho il dovere di punirti. Ma prima vorrei sapere perché eri in giro a quell'ora della notte. - Vedendo che il professore aveva smesso di muovere le labbra e non avendo afferrato il senso delle suo ultime parole, Scorpius gli chiese di ripetere la domanda. Esitò a rispondere.

- Io... ehm... ero preoccupato per Albus e sono uscito a cercarlo -

Benché si fosse aspettato quella risposta, Neville rimaneva sempre molto sorpreso dalle dimostrazioni di amicizia e di lealtà del giovane Malfoy verso Albus. Il loro legame lo aveva sempre lasciato dubbioso e gli era capitato di pensare più di una volta che si sarebbe spezzato da un momento all'altro. Come insegnante, non si era mai lasciato guidare dai pregiudizi o dal risentimento che lo legava al padre, almeno non dopo i primi mesi; ma non era mai riuscito a mettere da parte quel po' di diffidenza che bastava a farlo sorprendere del suo lato Grifondoro.

- Sei un buon amico, ragazzo, ma questo non è compito tuo. Un squadra di Rintracciatori della Sezione dei Minori si sta già occupando del caso. Quindi non voglio che ti immischi più in questa faccenda, siamo intesi? -

Scorpius fece cenno di sì con la testa.

- Posso andare adesso? -

- No, non prima di aver scontato la tua punizione. Giusto questa mattina mi sono arrivate le dieci tonnellate di sterco di drago che avevo ordinato per la serra e le altre piante della scuola e avrei giusto bisogno di una mano per distribuirlo tutto e, adesso... (qui si fermò e guardò il suo orologio da polso) è proprio l'ora giusta! – Poi si chinò e cominciò a frugare in un grosso baule dietro la scrivania.

- È uno scherzo vero? - Chiese Scorpius disgustato alla sola idea, illudendosi di ricevere una risposta affermativa. Già non bastava che, a suo dire (sebbene non fosse del tutto vero), fosse totalmente incapace di occuparsi di una pianta o anche solo di una Puffola Pigmea, ma maneggiare dello sterco di drago! A cosa servivano altrimenti gli elfi domestici?

L'altro si rialzò in piedi e gli porse una paletta da giardinaggio e un paio di guanti da lavoro.

- Assolutamente no -

Si era ormai fatto buio da un pezzo. Rose aveva deciso di mettersi a letto, ma anche se era stesa su un fianco ormai da più di un'ora non riusciva a prendere sonno.

Aveva atteso Scorpius per tutto il pomeriggio ed era rimasta molto delusa dalla sua assenza. Fino a quel momento non si era mai resa conto di quanto la sua collaborazione, ma sopratutto la sua compagnia, sebbene non molto loquace, fossero importanti per lei. L'aiutava molto a non sentirsi sola. Che gli fosse successo qualcosa? O che avesse deciso, dato che era sabato, di andare ad Hogsmeade dimenticandosi della lettera che avrebbe dovuto spedire per lei?

Improvvisamente sentì qualcuno bussare. Poi di nuovo. Si aspettò di vedere la testa platinata di Scorpius spuntare fuori da un momento all'altro, ma ciò non avvenne. Si alzò, lasciando la tiepida sicurezza del suo piumone e si avvicinò al portone in punta di piedi. Il pavimento non le era mai sembrato così freddo. Aprì appena il portone e si affacciò con cautela.

- Scorpius? - Nessuno rispose.

D'un tratto, scorse con la coda dell'occhio un bagliore aranciato provenire dal corridoio di sinistra.

- Mrs. Purr, sei tu? -Riconobbe all'istante la voce rauca e gracchiante del custode – Hai trovato degli studenti fuori dal letto, non è vero? - La luce si faceva sempre più intensa e vicina. Se avesse richiuso immediatamente il portone avrebbe di certo attirato la sua attenzione. Ora sentiva anche il rumore dei suoi passi avvicinarsi. Doveva fare attenzione. Il buio giocava a suo favore. Lentamente, richiuse il portone, cercando di tenere a bada i battiti del suo cuore. Il custode le sembrava più vicino che mai. Quindici metri? O forse dieci?

Quando sentì lo scatto che indicava che il portone si era chiuso, sentì le gambe cederle sotto il suo stesso peso. In quel momento voleva solo trovarsi sana e salva nel suo letto.

Era sicura di non aver immaginato alcun rumore ed era altrettanto sicura che non fosse un caso che, proprio quando aveva aperto la porta, Argus Gazza si trovasse proprio dietro l'angolo.






Ehi bella gente!
Come prima cosa, volevo ringraziare tutte le persone che hanno inserito la storia nelle seguite o nelle preferite. Non avete idea di quanato mi fate contenta =3, anche se ogni tanto mi farebbe piacere leggere più di recensioni -___-".
Vabbè comunque sia non ha granché importanza, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. A me, se devo essere sincera non molto =P, ma i prossimi andranno meglio.
Non so se ci avete fatto caso, ma ultimamente tendo a dirsseminare un po' qui e un po' là i difetti dei miei personaggi. Troppo spesso mi è capitato di leggere di ragazzi bellissimi, intelligentissimi bravi nello sport eccetera eccetera e non c'è niente di più noioso della perfezione stereotipata. Spero di essere riuscita nel mio intento...
Povero Al! Lo rivoglio subito nella mia storia!! Peccato che non si può u.u
Ps. sto apportando delle piccole modifiche nei capitoli precedenti, ma è solo una questione stilistica, la storia è sempre la stessa.
Spero che continuiate a seguirmi ^_____^
A presto

Changing

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Capitolo 11
*** Senza branco ***


Capitolo 10
Senza branco



Scorpius si svegliò sentendo sugli occhi il piacevole tepore dei raggi di sole di tarda mattinata. Si mise pigramente a sedere, cercando di mettere gradualmente a fuoco la realtà, immagini e pensieri. Pian piano si ricordò tutto.

La sera prima aveva aiutato il professor Paciock con le sue piante fino a dopo il tramonto e poi era tornato subito nel suo dormitorio, stremato da tutte quelle ore di lavoro. Nella stanza regnava il silenzio più totale, dovevano essersi già alzati tutti da un pezzo.

Neville Paciock. Sterco. Punizione. D'un tratto si ricordò qualcos'altro. James. Era stato sicuramente lui a spifferare tutto al professore, non c'erano altre spiegazioni. Solo lui e i suoi cugini sapevano della sua “passeggiata” notturna e lui era l'unico dei quattro che avrebbe potuto, o meglio dire voluto, fare una cosa del genere. Sentì all'istante la rabbia fremergli sotto la pelle e un pensiero gli attraversò rapido la mente.

Si vestì in fretta, sistemando la divisa in modo approssimativo, e scese nella Sala Comune. Senza sorprendersi la trovò vuota, tutti gli studenti dovevano essere in biblioteca o nel parco, considerando la bella giornata. Ma a Scorpius non interessava, era deciso a trovare James, anche se avesse dovuto setacciare ogni singolo corridoio di quel maledetto castello.

Scese le scale della torre a est, quella che conduceva al suo dormitorio, e si ritrovò al settimo piano. Passò, senza nemmeno farci caso, la statua di Barnaba il Babbeo di fronte alla quale si trovava la Stanza delle Necessità. Ora la sua mente stava scegliendo l'incantesimo che avrebbe scagliato contro James. Questa volta aveva davvero esagerato.

Proprio un attimo prima che arrivasse in fondo alla scalinata del sesto piano venne distratto da una sgradevole vocetta acuta e sprezzante.

- Oh, ma guarda chi abbiamo qui: il piccolo Rinnegato tutto solo. - Craig Naster accompagnato da Francis Thompson e Tyler Spikestone occupavano quasi tutta la scalinata.

Scorpius non si degnò di rispondergli e cercò di aggirarli con noncuranza. Tuttavia Spikestone, il più corpulento, si spostò urtando il Grifondoro con la spalla. Questo, per la botta ricevuta, per poco non perse l'equilibrio ma riuscì in fretta a rialzarsi. Ignorò gli sghignazzi dei Serpevarde.

- E dimmi, dov'è il tuo amico Malfoy? Per caso si è stufato di te? - Scorpius sentì le dita della mano destra formicolargli e le strinse intorno alla bacchetta.

- Non ora Naster, ho di meglio da fare. Ci vediamo. – Si girò dandogli le spalle, ma non fece in tempo a percorrere tre metri che subito sentì una fitta di dolore alla schiena.

- Stupeficium! – Venne sbalzato contro il muro, anche se fortunatamente l'impatto non fu molto forte. Prima che potesse reagire in qualche modo si accorse che la bacchetta gli era scivolata dalla tasca ed era finita a qualche metro da lui. Allungò una mano per afferrarla ma il piede di Thompson fu più veloce e la calciò ancora più lontano. Quando tentò di rialzarsi, Spikestone gli afferrò le braccia impedendogli di muoversi; più si divincolava, più il ragazzo lo stringeva. Scorpius aveva solo vagamente immaginato la forza del Serpeverde, per via della sua stazza e dei muscoli pronunciati delle braccia, ma non avrebbe mai immaginato che la sua morsa potesse fare così male.

Vide Naster avvicinarsi con aria strafottente e fastidiosamente soddisfatta che tentava di celare una forte indignazione.

- Nessuno può permettersi di ignorarmi, sopratutto uno rifiuto della società come te, Malfoy –

- Uno con la faccia da topo come te dovrebbe saperne più di me sui rifiuti... - Prima che Scorpius potesse aggiungere altro, quello gli sferrò un pugno che colpì il labbro inferiore. Il dolore gli attraversò acuto la mascella, fino alle orecchie per poi scemare, lasciandogli in bocca il retrogusto dolce-aspro del sangue. Era incredibile che un braccio così esile fosse in grado di procurargli una ferita. Sentì i tre ragazzi ridere.

- Che c'è? Adesso non parli più? - Naster alzò il braccio per sferrargli un altro colpo.

- Pietrificus Totalus! - Il ragazzo si fermò improvvisamente, il suo sguardo si svuotò di ogni emozione e cadde a terra con un tonfo sonoro.

- Brutti schifosi, bastardi, vigliacchi! – Dietro Naster, c'era Roxanne Weasley che teneva la bacchetta puntata contro gli altri due ragazzi. Spikestone, per la sorpresa, aveva allentato al stretta intorno alle braccia di Scorpius, il quale riuscì fuggire appena in tempo per evitare un potente schiantesimo che colpì entrambi le due Serpi rimaste. Vennero sbalzati in avanti e, dopo essersi rialzati, lanciarono un brave sguardo terrorizzato dietro di loro per poi fuggire a gambe levate, prima che la ragazza potesse lanciare loro una fattura orcovolante.

Roxanne li guardò sparire e svoltare l'angolo con aria soddisfatta, poi ridacchiò e rinfoderò la bacchetta, mentre Scorpius recuperò la sua.

- Non c'è niente di più divertente che affatturare le Serpi dell'ultimo anno – Ma l'aria beffarda della ragazza sparì quando i suoi occhi si spostarono sul volto di Scorpius. Gli si avvicinò con sguardo sorpreso e contrariato al contempo: - Ma guarda che ti hanno fatto... - Dalla tasca della divisa estrasse un fazzoletto; si avvicinò al ragazzo ma, come se avesse cambiato idea fece un passo indietro e glielo porse. Lui si tamponò la ferita sul labbro. Ad ogni tocco il ragazzo sentiva una leggera fitta di dolore ma non emise un fiato. Quando si fu ripulito glielo restituì e ringraziò.

- Ti ho cercato dappertutto, sai? - Disse Roxanne. Scorpius la guardò interrogativo, inarcando un sopracciglio. - TE NE SEI DIMENTICATO?! Per Merlino non ci posso credere! Lo sai che giorno è oggi? -

- È domenica... Oh cavolo, gli allenamenti! -

- Esatto razza di... - E si interruppe serrando le labbra e i pugni: - ...ti stiamo aspettando da un ora! La prossima settimana giochiamo contro i Corvonero e ti ricordo che lo scorso anno erano sotto di noi SOLO DI 10 PUNTI!... - Il ragazzo cominciava a perdere il filo del discorso. Roxanne non era mai stata un'attenta osservatrice delle regole, ma quando si trattava di Quiddich si trasformava in una rigida e inflessibile dittatrice, il cui spirito di competizione si spingeva ben oltre la soglia comune: - La Coppa deve essere nostra anche quest'anno, Scorpius. Se perdiamo la partita ti caccio dalla squadra, siamo intesi? -

Il ragazzo emise in risposta un borbottio indistinto. Aveva a cuore le sorti della sua squadra ma non sarebbe mai stato in grado di rispondere agli ordini come un perfetto soldatino.



 

Cari mamma e papà.
So che siete in pensiero per me e mi dispiace avervi fatto preoccupare. Sappiate comunque che sto bene e sono al sicuro.
Perdonatemi se sono sparita senza dirvi niente, ma ho dovuto farlo se volevo scrivere qualcosa sui miei poteri. Voi non avete mai voluto raccontarmi nulla per non farmi soffrire, ma io ho il diritto di sapere. Tornerò presto.
Vostra,
Rose

Scrivere quella lettera le aveva suscitato sentimenti contrastanti. Poggiò la penna e si prese qualche minuto per meditarci sopra. La consapevolezza che i suoi genitori erano in pena per lei la faceva star male; tuttavia non poteva negare di provare anche un briciolo di risentimento nei loro confronti, specialmente nei confronti di Hermione poiché lei in particolar modo le aveva impedito anche solo di tentare a recuperare la sua natura perduta.

Rose ripiegò la lettera e la imbustò, pensando che quelle parole sarebbero state sufficienti per limare la preoccupazione dei suoi genitori. Dopotutto, vedendo arrivare uno dei gufi della scuola l'avrebbero rintracciata in men che non si dica.

Dal momento che Scorpius non si era presentato il giorno seguente e anche oggi tardava ad arrivare aveva deciso di andare da sola fino alla voliera. Non riusciva ad attendere oltre. Era ancora suggestionata dall'episodio della notte precedente e, per questa volta, si sarebbe addentrata nella scuola di giorno. In fin dei conti era domenica e molti studenti avrebbero sicuramente approfittato della bella giornata.

Prese il Mantello dell'Invisibilità e uscì. Fortunatamente aveva chiesto giorni prima quale fosse l'ubicazione della voliera; era sempre meglio essere previdenti. I corridoi erano deserti e dalle grandi vetrate penetravano dei pittoreschi fasci di luce dorata.

Si avviò cautamente verso le scale ma, proprio in quel momento, le passò davanti uno Scorpius dall'aria infuriata e con l'occhio destro contornato da un alone violaceo. Aveva anche un taglio sul labbro inferiore.

- Psss, ehi Scorpius! - Lo chiamò a bassa voce nonostante non ci fosse nessun altro nelle vicinanze. Il ragazzo si girò di scatto, riconoscendo subito la sua voce.

- Rose... che diavolo ci fai fuori dalla Stanza? - Il Grifondoro continuava a guardarsi intorno, non sapendo bene dove fosse il suo interlocutore così lei si sfilò di dosso il Mantello.

- Cosa ti è successo?! - Chiese lei preoccupata dimenticandosi per un attimo di essere arrabbiata anche con lui. Scorpius distolse lo sguardo.

- Niente. Comunque non dovresti girare per la scuola in peno giorno – A quelle parole Rose si indignò.

- Se tu fossi venuto prima, non sarei costretta ad uscire di giorno per spedire la mia lettera -

- Ah già... Ieri sono finito in punizione – La sua aria colpevole doveva essere il suo modo di scusarsi e Rose si ammansì. Con molta difficoltà riuscì a farsi raccontare in poche parole cosa gli fosse accaduto la sera prima: - Ma si può sapere chi ti ha fatto quell'occhio nero? - Gli chiese infine. Negli occhi di Scorpius si accese di nuovo la rabbia che lo animava quando lo aveva incontrato poco prima.

- La stessa persona che ha fatto la spia. Tuo cugino. – Disse appoggiando la schiena contro il muro.

- Quale dei tanti? - Ridacchiò Rose strappando un piccolo sorriso anche al ragazzo, che tuttavia svanì in fretta.

- James. Abbiamo litigato e siamo finiti alle mani. Roxanne ha dovuto interrompere l'allenamento – La ragazza spalancò gli occhi.

- James?! - Scorpius annuì: - Non è possibile – Affermò lei con fermezza: - devi esserti sbagliato – Il ragazzo fece un cenno di diniego col capo e mise le braccia conserte.

- Solo lui avrebbe potuto farlo. Gli unici che mi hanno visto sono stati Roxanne, Fred e Hugo e nessuno di loro avrebbe avuto alcun motivo per farmi mettere in punizione – Rose esitò per un attimo, incerta. Eppure tutto ciò non era affatto verosimile. Certo, che a James non andasse a genio Scorpius era un dato di fatto, ma non era nel suo stile rivolgersi ai professori. Di solito si occupava personalmente e in modo diretto delle questioni private, senza ordire furbeschi sotterfugi. Al massimo avrebbe reso Malfoy la vittima di qualche scherzo, (crudele o meno), ma nulla di più.

- James non farebbe mai la spia, non è da lui. Forse ti ha visto qualcuno mentre tornavi in dormitorio -

- Ti dico che è stato lui! Non è altro che un ottuso deficiente -

- Ehi! Capisco che tu sia arrabbiato ma questo non ti da il diritto di insultarlo in questo modo -

- Ah, no? Ti ricordo che per colpa sua ho passato ore a spalare sterco. E in più mi ha anche procurato questo – Affermò indicando il suo occhio destro.

- Non hai prove che sia stato lui e sono sicura che sia stato tu a picchiarlo per primo, dico bene? - Scorpius la guardò sorpresa ma non rispose subito, con grande soddisfazione di Rose che lodò mentalmente la sua capacità di osservazione. Sapendo che Scorpius era da principio furioso con James, era logico pensare che avrebbe voluto vendicarsi e quest'ultimo non era certo il tipo che ricorreva alla violenza senza essere provocato.

- Bene allora fai come ti pare – Disse infine Malfoy prima di andarsene via.

«Se l'è proprio meritato», pensò Rose.

Quando il ragazzo ebbe svoltato l'angolo, lei si rimise il mantello e proseguì per la sua strada.

Arrivò finalmente alle scale che portavano alla voliera. Salì lentamente per godersi almeno un po' il panorama e la vista del Lago Nero, per quanto il mantello le permettesse. Com'erano fortunati gli studenti di Hogwarts! Potevano godere di tutte le bellezze che quel posto aveva da offrire per tutto l'anno. Anche se, probabilmente, nessuno di loro se ne era mai reso conto. Per loro era solo un mucchio di sassi accatastati insieme nel quale dovevano passare nove mesi all'anno. Che sciocchi.

Quando arrivò in cima si fermò per qualche secondo a prendere fiato. La voliera (non molto pulita a dire la verità), era piena di gufi di ogni razza e colore appollaiati sui trespoli. Riconobbe Edwig, la civetta bianca di Albus, Howl il gufo comune di Hugo e altri animali dei suoi cugini. Si sfilò il mantello e si avvicinò ad una grossa ciotola che conteneva del becchime. Ne afferrò una manciata e si guardò intorno. I gufi della scuola dovevano essere quelli dall'aspetto più ordinario e che avrebbero accettato di trasportare la posta di chiunque. Dopo un paio di tentativi falliti e di graffi sulle mani, riuscì ad avvicinare un allocco dal piumaggio marrone e gli occhi scuri. Questo, dall'aria assai poco sveglia, le zampettò vicino e accettò il cibo volentieri. Lei gli tese la lettera con un gesto piccolo e incerto, per paura che potesse essere morsa di nuovo. L'allocco reclinò la testa guardandola curioso, poi afferrò la lettera e spiccò il volo con un balzo. Per poco non accecò la povera Rose aprendo le ali.

«Speriamo bene» pensò. A occhio e croce le rimanevano circa due o tre giorni di tempo.

Ritornò sui suoi passi e quando uscì la travolse un vento gelido che la costrinse a tenere il mantello stretto a sé perché non le scivolasse via. La temperatura era scesa nel giro di pochi minuti. Nel cielo si erano addensati plumbei nuvoloni e l'aria umida presagiva pioggia. Fece qualche altro passo ma fu assalita da un'altra ventata gelida.

«Vattene» Rose trasalì, si voltò di scatto e si guardò intorno. Chi aveva parlato? «Vattene via» Sussurrò di nuovo la voce macabra. Quel sibilo la attraversò come un alito di vento e la ragazza rabbrividì. Cominciò a correre giù per le scale ma dei nuovi rumori la fecero fermare. Dei passi. Delle voci, diverse però dal sussurro precedente, vive e concitate.

- Su, non ti agitare – Una donna dal lungo abito verde e un cappello dello stesso colore stava salendo le scale nella sua direzione, accompagnata da un'altra donna di poco più giovane dai capelli scarmigliati e gli abiti trasandati.

- No, Minerva ti dico che per la scuola si aggira un'aria di morte! L'ho sentita! - Rose cominciò a percorrere le scale all'indietro, facendo attenzione a non fare rumore.

Quando arrivarono in cima, la ragazza si appiattì contro il muro. Ora poteva osservare meglio le due donne. La prima, quella che doveva essere la preside Minerva McGranitt, aveva un viso, deturpato da rughe profonde e un espressione severa, tuttavia gli occhi, incorniciati da un paio di occhiali squadrati, esprimevano una forza d'animo che Rose non poté fare a meno di ammirare. I lisci capelli argentei erano raccolti in un basso chignon, seminascosto sotto il cappello. Sapeva che, se l'avesse conosciuta meglio, avrebbe potuto provare per lei una profonda stima.

La seconda donna aveva invece un aspetto alquanto bizzarro. Oltre agli occhiali spessi e rotondi che ingrandivano i suoi occhi a dismisura, trovava buffa la sua postura incurvata, come se sulla schiena portasse un peso immane.

- Ti prego di non dire queste cose, ti ricordo che è scomparso un ragazzo. - La riproverò Minerva sul volto teso della quale si potevano leggere chiaramente i segni della preoccupazione e dell'ansia: - L'unica aria di morte che si respira è quella della serra di Pomona, dove le sue Mandragore sono vittime di una brutta epidemia -

- Ma Minerva... -

- Non ho detto che non ti credo, Sibilla. Sento anch'io che c'è qualcosa di strano in tutta questa faccenda. Ti ho raccontato di quei biglietti? - Sibilla Cooman annuì e spinse in su gli occhiali.

- Sì me l'avevi accennato, anche se non vedo che cosa ci sia di strano. Uno studente avrà voluto fare la spia senza fare il suo nome. Piuttosto vigliacco direi – La McGranit la guardò con aria grave.

- Certo questo lo potevamo affermare nel caso del biglietto lasciato nello studio del professor Paciock riguardo al giovane Malfoy. Ma per quanto riguarda Angus? A che scopo mandarlo in giro nel cuore della notte? E poi sono preoccupata per questo – La preside tirò fuori da una tasca un liso pezzo di carta. Sibilla lesse ad alta voce.

- “La ragazza che cercate è nel castello” - Rose ebbe un sussulto e le due donne si guardarono intorno: - … sarà stato il vento – disse Sibilla: -... comunque non era il giovane Potter ad essere scomparso? -

- Infatti – Rispose Minerva: - Ma... devi sapere che quando il signor Potter e sua moglie sono venuti a scuola l'altro giorno, mi hanno accennato che la loro nipote, la figlia di Granger e Weasley – E a questo punto i suoi occhi si velarono per un attimo di tenerezza: - era fuggita di casa. -

- Molto strano –

Le due donne rimasero per un attimo in silenzio, ognuna presa dalle proprie congetture. Quando ripresero a parlare, Rose ne approfittò per scendere le scale e, dopo essersi allontanata cominciò a correre. Un tuono aveva annunciato l'inizio di un temporale e lei arrivò appena in tempo per ripararsi sotto l'arcata che costituiva l'entrata a scuola. Diede un ultimo sguardo alle verdi colline, alla foresta e al lago. Vicino alla riva notò un ragazzo dai capelli chiarissimi, quasi albini, che riconobbe come Scorpius. Stava in piedi, sulle sponde del Lago Nero, facendo rimbalzare sassi sulla superficie dell'acqua increspata dalle gocce di pioggia. Vedendolo lì, da solo, si dimenticò ancora una volta di essere arrabbiata con lui e le venne l'impulso di scendere a fargli compagnia. Si sarebbe bagnata, ma forse non era una cattiva idea. Dopotutto aveva delle notizie da comunicargli e poi sapeva bene quanto potesse essere triste e dolorosa la solitudine. Un male così infido che a volte non ci si accorge nemmeno della sua presenza. Nessuno la desidera dal profondo del proprio cuore, nemmeno un lupo senza branco.








Visto? Non vi ho abbandonato eheh! Oggi sono persino riuscita a postare due capitoli! (uno per questa ff e uno per l'altra mia long :) ). Questo capitolo non è stato esattamente denso di avvenimenti ma spero che non vi abbia annoiato comunque. Lo spettro della scuola si avvicina e io devo ancora cominciare i compiti delle vacanze u.u evviva evviva! *si ode uno squillo di campane*
Spero che continuiate a seguirmi.
A presto,
Changing




Ps: per le amanti di Draco Malfoy ho aperto un contest sul forum, se avete tempo dategli un occhiata ;) (AAA Patronus cercasi) e un altro contest (Daimon e bacchette magiche)

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Capitolo 12
*** Il Rituale di Salazar ***


Capitolo 11
Il Rituale di Salazar


La pioggia increspava la superficie del Lago Nero dolcemente, ma Scorpius rimaneva lì, a bagnarsi la divisa e a lanciare sassi; dapprima piccoli e piatti, limitandosi a farli rimbalzare sull'acqua, poi sempre più grossi, finché non ebbero più o meno le dimensioni del suo pugno.

Se fuori il tempo trasmetteva una lieve malinconia e sonnolenza, per chi poteva godere del tepore dei camini delle Sale Comuni, dentro l'animo del ragazzo infuriava la tempesta e se ciò si fosse rispecchiato anche all'esterno, questo non avrebbe potuto che farlo sentire meglio. Provava rabbia. Rabbia per l'impotenza che aveva dimostrato di fronte a Naster, rabbia per l'infondato odio di James e di molti compagni nei suoi confronti e rabbia per essere nato in una famiglia così sbagliata. Uno sbaglio, ecco cos'era stata la sua nascita. Nemmeno la sua famiglia si preoccupava per lui; l'ultima lettera che aveva ricevuto da sua madre era di poche righe, e risaliva a quasi due mesi fa, e suo padre... beh, da lui non ne aveva mai ricevuta una. L'unica persona di cui si fidava era misteriosamente scomparsa e lui non sapeva che fare. Era quasi arrivato a pensare di potersi fidare anche di Rose. Dal giorno di Natale il suo modo di rivolgersi a lui si era fatto meno ostile e qualche volta, nei suoi occhi come nelle sue parole, gli era sembrato persino di percepire un tono di scuse o preoccupazione. Ma lui non era mai stato bravo a capire l'animo delle persone, né a comprendere il linguaggio degli occhi; non era come Albus, la cui sensibilità, negli anni, l'avrebbe reso un abile lettore del genere umano.

Cosa aveva mai fatto, Scorpius, per meritarsi tanto disprezzo? Era ancora una volta per colpa del suo nome? O era lui il vero problema? Forse non era nato per stare in mezzo alla gente.

D'un tratto sentì qualcuno toccargli la schiena. Il ragazzo si girò, seccato, ma non vide nessuno.

- Rose, che cosa vuoi? - Chiese guardando dritto davanti a sé, verso una zona in sembrava che non cadesse la pioggia.

Dal nulla fece capolino una disordinata massa di riccioli rossi. Rose fece attenzione a rivolgere la schiena coperta dal Mantello verso la scuola e guardò il ragazzo incerta, ma solo per un attimo, poi parlò decisa.

- Dovresti rientrare a scuola, ti stai bagnando tutto. Vuoi ammalarti per caso? - Per un attimo si era aspettato qualche parola di conforto, di quelle che le ragazze tirano fuori nei momenti peggiori insieme a dei sorrisi rassicuranti, ma, per quel poco che conosceva la ragazza, aveva capito che era molto difficile ricevere da lei gesti di spontanea gentilezza. Glielo impedivano quella diffidenza ed orgoglio inferiori solo ai suoi.

- E a te cosa importa? - Le rispose lui, quasi con il medesimo tono di rimprovero. Rose serrò le labbra e passò qualche secondo prima che rispondesse.

- Ho bisogno anche del tuo aiuto per ritrovare Albus e poi... - Dal movimento del tessuto si capiva che stava giocherellando con le sue dita:-... quando ci siamo incontrati prima mi sono dimenticata di dirti una cosa importante... e... e... - La ragazza si interruppe e fece un grosso starnuto.

- A quanto pare quello che si è ammalato non sono io – Disse Scorpius accennando una smorfia che doveva essere un sorrisetto ironico. Lei lo guardò in tralice.

- Ma chi diavolo me l'ha fatto fare di venirti a chiamare? Tanta preoccupazione per nulla! - Si girò e, dopo essersi coperta di nuovo con il Mantello, cominciò a incamminarsi verso il castello: - Ti aspetto alla Stanza delle Necessità, fai come ti pare altrimenti proseguirò le ricerche da so...- Ma non fece in tempo a terminare la frase che la voce di Scorpius la fece fermare.

- Aspetta! - Le gridò, e in un attimo la raggiunse. Prima che potesse chiedersi come facesse a conoscere la sua posizione anche se era invisibile, vide a terra le impronte fangose che aveva lasciato sull'erba bagnata. Il ragazzo le porse un ammasso di stoffa nera:- È il mio mantello, mettitelo se non vuoi che ti venga anche la febbre – Lei esitò un attimo e poi lo prese. Nello stesso istante in cui lo tenne in mano, lui si avviò verso la scuola.

- Ehi aspettami! - Gli gridò.

- Non ho intenzione di ammalarmi anch'io – Rose, suo malgrado, sorrise. E dire che fino a un istante prima voleva rimanere sotto la pioggia.

In quel momento però voleva concentrarsi solo su suo cugino, così assecondò i battiti del suo cuore e riprese a correre sotto la pioggia.

Quando entrarono nella Stanza delle Necessità, Rose fu felice di sfilarsi di dosso il Mantello dell'Invisibilità e di cambiarsi d'abito. Non c'era sensazione più sgradita di quella di indossare vestiti umidi. Quando uscì dal bagno, nel quale si era cambiata, li stese vicino al camino acceso, in modo che si asciugassero.

- Allora, di cosa dovevi parlarmi? - Le chiese Scorpius mentre lei si accomodava alla sua destra, a capotavola. In mano teneva un grosso libro che sembrava stampato di recente.

- Oggi ho ritrovato questo libro in fondo alla mia borsa. Ero sicura di averlo portato! Avremmo dovuto cercarci subito. - Quando lo posò sul tavolo, il ragazzo poté chiaramente leggere il titolo:

Celare i segreti: famosi e potenti incantesimi di protezione

- Questo non è il mio libro di Incantesimi? – Constatò sorpreso Scorpius. Rose cominciò a sfogliare velocemente le pagine finché non trovò quella desiderata.

- Leggi questa parte – Lui si chinò sul volume:

"Rituali Medievali

Tra il IX e la prima metà del XII secolo venne fatto un largo uso di rudimentali forme di Rituali di Protezione, per via dei numerosi tesori che..".

- No, non lì! Più in basso – La ragazza indicò con il dito una piccola appendice a fondo pagina, uno di quegli approfondimenti che di solito sono saltati sia gli studenti che gli insegnanti, perché considerati inutili dai primi e fuori programma dagli altri.

[3]
Alcune di queste formule innovative vennero importate nel regno di Gibilterra tra il 711 e il 721 dai maghi arabi e arrivarono a noi solo dopo il 1704. Una di queste, conosciuta anticamente come di Rituale dei quattro Elementi, venne perfezionata dal noto rettilofono Salazar Serpeverde, uno dei fondatori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tale formula venne pubblicata alla sua morte a seguito del ritrovamento di alcuni appunti di studio personali ed è conosciuta oggi come “Il Rituale di Salazar”.

Scorpius rimase perplesso.

- Cosa ti fa pensare che questo c'entri con Albus? -

- In realtà non ne sono assolutamente certa, ma sappiamo entrambi che Tu-Sai-Chi era un fanatico in materia. Ti hanno mai raccontato la storia della Camera dei Segreti? - Il ragazzo annuì.

- Quindi, secondo te, non è da escludere che abbia usato questo Rituale di Salazar... -

- Sicuramente lo conosceva. Vale la pena seguire questa pista – Scorpius osservò con quanta animosità parlava della sua nuova scoperta. Anche se piuttosto inconsistente era bastata a ridarle nuovo vigore:- prima ho spedito la lettera ai miei genitori. Mi rimangono sì e no tre giorni, forse anche meno. Il Dipartimento di Ricerca è molto efficiente e, dove non arrivano loro, c'è sempre mia madre – Nonostante stesse sorridendo ironica, nelle sue parole aleggiava un velo di tristezza. Prima che potesse rabbuiarsi a Scorpius venne in mente un'idea.

- Dovremmo cercare nella Sezione Proibita – Rose alzò gli occhi, prima fissi sulle sue dita intrecciate.

- Come mai proprio lì? - Il ragazzo scrollò le spalle.

- È solo una supposizione, ma non credo che un rituale inventato da Serpeverde venga lasciato a disposizione di tutti – Rose rifletté per un attimo e poi asserì.

- Allora ci andremo stanotte -

Scorpius tornò poco dopo alla sua Sala Comune; doveva ancora finire i compiti. Quando arrivò la trovò gremita di studenti: chi seduto sulle poltrone con aria annoiata, chi a studiare e chi invece contrastava il maltempo con il suo buonumore. Di quest'ultimo gruppo faceva parte Roxanne, che stava discutendo di alcuni schemi di Quidditch con Lysander Scamandro, appassionato quanto pessimo nel gioco.

Era un ragazzo alto ma dalla corporatura esile, sul viso ovale risaltavano grandi occhi scuri sormontati da folte sopracciglia bionde, dello stesso colore dorato dei capelli. Non spiccava per ingegno e prontezza di spirito, a differenza del gemello Lorcan che era stato smistato per questo tra i Corvonero, ma era un ragazzo estroverso dal gran cuore e non c'era Grifondoro che non gli fosse affezionato, chi più e chi meno.

Quando la ragazza lo vide, lo salutò con un sorriso e un ampio gesto della mano. Fece per andargli incontro ma Lysander lo precedette.

- Ehi, Malfoy! Mi hanno raccontato: due risse in un giorno, sei grande! - Si congratulò, come se la situazione lo richiedesse. Mostrò il pugno chiuso a Scorpius, facendo segno di batterglielo, ma il ragazzo lo guardò scettico. Tuttavia, Lysander era abituato ai suoi modi di fare, anche se non li aveva mai compresi, e si limitò a scrollare le spalle e a fare qualche altro commento scherzoso sull'allenamento di quella mattina. Per fortuna arrivò Roxanne, la quale impedì che Scorpius mandasse a quel paese qualcuno che non lo meritava.

- Allora, come va l'occhio? - Chiese lei cercando di cambiare argomento.

- Bene – Rispose lui evasivo, desideroso di salire al suo dormitorio per il sovraffollamento della sala. In quel momento notò con la coda dell'occhio che James stava seduto su un divano, guardano il fuoco con la schiena china e i gomiti appoggiati sulle cosce. Aveva un aria assorta e inquieta.

Scorpius liquidò le domande di Roxanne con affermazioni sbrigative, cercando però di non essere sgarbato e andò verso James. Lily gli era seduta accanto e con una pergamena appoggiata sulle gambe tentava distrattamente di scrivere un tema, lanciando ogni tanto qualche occhiata preoccupata al fratello.

Scorpius lo chiamò. Quando James si girò lo fissò guardingo, come un animale che si prepara ad uno scontro diretto. Molti dei ragazzi presenti smisero di parlare, curiosi e desiderosi di altre controversie su cui spettegolare e parteggiare, e il brusio diminuì di molto, quasi cessò.

- Che cosa vuoi? - Chiese il giovane Potter.

- Niente. Solo dirti che mi dispiace per oggi – Rispose l'altro senza tuttavia attendere una risposta e si avviò verso le scale sotto lo sguardo stupito degli studenti, primo fra tutti, quello di James.

La sua non era stata di certo una premeditata uscita scenica. Scorpius non si ricordava di aver mai chiesto scusa a James, anzi, a nessuno, e non aveva di certo intenzione di dare spettacolo di sé davanti all'intera Casa dei Grifondoro.

Appena entrò nella sua stanza si sdraiò pesantemente sul letto e rimase per qualche secondo a fissare il tessuto delle tende rosse sopra di lui. Poco dopo qualcuno bussò alla porta. Non fece in tempo a chiedere chi fosse che Roxanne entrò nella stanza, senza mostrare segni di imbarazzo, come Scorpius si sarebbe aspettato da qualunque ragazza, e senza chiedere il permesso. D'altronde Roxanne non era mai stata un'acuta osservatrice delle norme sociali, comportamentali e via dicendo. Lui si mise a sedere.

- Cosa ci fai qui? - Ma non riuscì a comprendere la sua risposta. Lei appoggiò un fianco ad una colonnina del letto e lo guardò indecifrabile.

- In questo periodo ti comporti in modo strano. C'è qualcosa che non va? - Scorpius, preso alla sprovvista, spostò velocemente lo sguardo da una parte all'altra del letto.

- Ma se mi comporto come al solito... - Replicò non sapendo bene cosa dire. La ragazza incrociò le braccia.

- Non direi. Oggi stavi per saltare un allenamento, e tu in queste cose sei sempre preciso -

- E solo perché ritardo una volta devo avere qualcosa che non va? - Roxanne alzò gli occhi e levò le braccia al cielo in segno di disperazione.

- Non sto dicendo questo, è solo che... Non lo so, non so nemmeno io come spiegartelo. Sei forse preoccupato per Albus? -

- E a te cosa importa? - Disse con voce bassa, quasi borbottando. La ragazza emise un verso seccato.

- Cosa vuol dire “che ti importa”?! - Aveva cominciato a camminare avanti e indietro di fronte al suo letto, gesticolando ampiamente:- Sono tua amica, diavolo! Ci tengo a te... – Qui si fermò per un secondo e Scorpius si chiese da quanto si fosse attribuita quel titolo. Quella notizia lo imbarazzò un po'; non è facile scoprire così all'improvviso di avere un amico:- ...volevo dire, ci teniamo tutti a te, tutti noi Grifondoro e ognuno di noi è preoccupato per Al, vorrei ricordarti che è anche mio cugino! – Adesso aveva capito. Se era tutta una questione di solidarietà fra compagni di Casa poteva anche andarsene a dormire. Non era un valore a cui aveva mai prestato molta fede. O meglio dire, non aveva mai creduto a tutte quelle persone che si professavano amici fedeli e leali o compagni interessati, quando invece non si sprecavano nemmeno a domandarti come stavi.

Così si sdraiò di nuovo, allargando gambe e braccia. Roxanne lo guardò allibita:- Perché fai finta di non ascoltarmi? -

- Perché non stai dicendo niente – La ragazza rimase boccheggiante per qualche istante, incapace di formulare una risposta efficace, magari velata di pungente sarcasmo, ma non le venne in mente niente di geniale, così finì per dire solo quello che le passava per la testa, come sempre.

- Beh, sai che ti dico? Poi non ti lamentare quando sarai da solo, perché la colpa sarà soltanto tua! - Uscì dalla stanza a grandi passi e sbatté la porta dietro di sé. Gli sembrò persino di sentirla inveire contro il suo amico Lysander, che doveva trovarsi sul suo cammino in quel momento. Scorpius si girò sul fianco sinistro.

«Sarà soltanto colpa tua!»

Rose aspettava impaziente l'arrivo di Scorpius. Non riusciva a pensare ad altro che al Rituale di Salazar, provando a collegarlo con le poche informazioni che avevano raccolto; tant'è che quel pomeriggio aveva lavorato tutto il tempo ad un unico disegno, questa volta solo con il carboncino. Si era impegnata a disegnare un oscuro sotterraneo, al termine del quale si trovava una portone chiuso, illuminato dalle due torce appese ai lati. Un soggetto alquanto scarno e banale, forse, ma era stata l'unica cosa che le era venuta in mente. Aveva lavorato tutto il tempo ad approfondire le ombre e a delineare con precisione gli intarsi d'argento e piombo (strano accoppiamento che aveva immaginato) che percorrevano tutti i battenti e i contorni del portone, fino ad incontrarsi al culmine dell'arco a ogivale con il quale questa terminava.

Quando il ragazzo bussò alla porta lei scattò in piedi come un soldato sull'attenti e si precipitò fuori portando con sé il Mantello. Si coprirono e insieme scesero fino al terzo piano. Non incontrarono difficoltà lungo il percorso, trovarono anzi i corridoi completamente deserti e ne furono entrambi sollevati. La loro calma, si dissolse però in un attimo quando arrivarono alle porte della biblioteca.

Le luci erano tutte quante accese e Madama Pince era seduta dietro al suo bancone, con sguardo vigile e attento. Rose non l'aveva mai vista e la prima cosa che le venne in mente fu che assomigliava terribilmente ad un vecchio avvoltoio denutrito. Trovò buffo quel paragone, tanto che dovette tapparsi la bocca per non ridere e Scorpius le lanciò un'occhiata interrogativa a cui lei rispose con una piccola alzata di spalle e un'espressione di scuse, che il ragazzo non poté fraintendere.

Fra le file di scaffali ricolmi di libri, camminavano invece Argus Gazza, con la solita schiena ricurva, la preside McGranitt, un uomo grasso e dall'aria assonnata e Neville Paciock. La professoressa si avvicinò alla bibliotecaria e i due ragazzi si appiattirono contro uno stipite della porta. Avrebbero voluto parlarsi ma in quel momento temevano persino di respirare.

- Non vorresti andare a riposare un po', Irma? - La donna alzò il viso scarno e la guardò con aria di rimprovero, come se la sua fosse stata una proposta inappropriata.

- Non dire sciocchezze Minerva. Non posso andarmene a dormire come se niente fosse mentre un ladro di libri si aggira per la scuola – La preside, abituata alla rigidità di Madama Pince, e sapendo quanto grande fosse il suo amore per il libri, non si curò del modo scortese con cui le aveva risposto ma si limitò a replicare:

- Ti ripeto che non c'è bisogno che anche tu rimanga a sorvegliare la biblioteca. E nessuno ha detto che verranno a rubare i tuoi libri – La donna arricciò il naso e corrugò la fronte. Era davvero una donna bruttissima, non ci sono altri aggettivi più efficaci o eleganti per descriverla.

- Ma il biglietto diceva chiaramente “Attenzione alla biblioteca” -

Rose e Scorpius si guardarono increduli. Com'era possibile che qualcuno fosse venuto a sapere del loro piano?

- Ve lo dico io che cosa sta succedendo. Qualche studente fuori dal letto sta cercando di giocarci tutti e probabilmente a quest'ora se la starà ridendo da qualche parte – La McGranitt ignorò il vecchio custode e si rivolse ancora a Madama Pince, che invece lo stava guardando con approvazione.

- Sì, questo è vero, ma non significa che qualcuno debba venire a rubare i nostri libri -

- I miei libri – Sottolineò la bibliotecaria.

- Che appartengono alla scuola, Irma. Comunque tra poco ci daremo il cambio con gli altri insegnanti, fai come meglio credi – Pronunciò l'ultima frase con aria vagamente rassegnata.

Rose tirò una manica della divisa di Scorpius per richiamare la sua attenzione e gli fece cenno di allontanarsi. Quando furono sicuri di essere distanti abbastanza si sfilarono il Mantello di dosso.

- E adesso che facciamo? - Chiese la ragazza allarmata. L'altro ci rifletté su per qualche istante.

- Beh, abbiamo questo – Disse alzando il mantello che teneva in mano:- basterà non fare rumore -

- La fai facile tu... - bofonchiò Rose: -... e se dovessero scoprirci? Sono troppi e noi non possiamo prendere una ventina di libri dalla Sezione Proibita e andarcene come se niente fosse. Dobbiamo inventarci qualcosa. - Fra i due calò il silenzio.

All'improvviso la ragazza, che stava fissando un punto indefinito del pavimento, notò un movimento con la coda dell'occhio e si ritrovò di nuovo coperta dal Mantello.

- Scorpius, che stai facendo? - Protestò lei cercando si sfilarselo di dosso.

- Ora non c'è tempo, dobbiamo sbrigarci prima che arrivino altri professori. Al momento giusto entra nella biblioteca e fai attenzione a non rimanere scoperta – Rispose rimettendole in testa il Mantello che lei si era sfilata.

Rose non fece in tempo a replicare che sentì il ragazzo bisbigliare delle parole indistinte e poi agitò la bacchetta. Subito uscì da questa un sottile filo candido, che si trasformò poi in un potente fascio di luce argentea che prese una forma indefinita. Rose non riuscì a distinguerla bene, ma sembrava quella di un'animale, sicuramente di un canide, ma non avrebbe saputo dire quale.

Ne rimase immediatamente affascinata: quello doveva essere il famoso Patronus di cui Albus le aveva parlato ma che, stranamente, non le aveva mai voluto mostrarle, nonostante le sue richieste insistenti. Aveva sempre detto che non era un granché, eppure Rose, ora che lo aveva davanti agli occhi, la trovava la magia più affascinante che avesse mai visto.

Stava quasi per togliersi il Mantello quando un braccio di Scorpius, che scrutava i dintorni circospetto, si tese verso di lei facendole segno di rimanere immobile. Il Patronus svoltò l'angolo e andò dritto verso la biblioteca.

«Ma che...» pensò la ragazza tra sé, ma venne interrotta da un vociare indistinto che si fece sempre più forte; sembrava quasi che si stesse avvicinando. Uno scalpitare di passi glielo confermò.

Scorpius cominciò a correre nella direzione opposta. Rose avrebbe voluto gridare, ma si fermò appena in tempo, con il suo nome che le pendeva dalle labbra dischiuse; non voleva rischiare di farsi sentire. Appena un attimo dopo l'uomo grasso che aveva visto nella biblioteca sbucò dal corridoio, correndo all'inseguimento del possibile mago che aveva lanciato il Patronus.

«Ho capito!» esclamò mentalmente Rose:«Ha fatto in modo che rimanessero meno insegnanti in biblioteca. Qualcuno deve essere corso dietro al Patronus e qualcun altro è andato nella direzione opposta, pensando che fosse un diversivo. Bella idea!». Cercò di non perdere altro tempo in altre espressioni entusiastiche e decise senza indugio di procedere da sola.

Si affacciò di nuovo sulla soglia della biblioteca. Madama Pince era in piedi, sempre accanto al bancone con sopra il voluminoso registro e con aria ancora più vigile di prima. Anche la McGranitt non si era lanciata all'inseguimento del Patronus ed era rimasta a sorvegliare le file di scaffali. Rose esitò un attimo, valutando i pro e i contro di quello che stava per fare. La cosa peggiore che le sarebbe potuta accadere era che sarebbe ritornata a casa nel giro di qualche ora, ma la risoluzione del mistero ne sarebbe valsa la pena. Inoltre il fatto che fossero accaduti quegli strani eventi era la prova che lei e Scorpius si trovavano sulla pista giusta.

Si incamminò a passi lenti e misurati verso la Sezione Proibita, che aveva visitato spesso con il ragazzo nelle settimane precedenti. La bibliotecaria non la degnò di uno sguardo. Si fermò davanti al primo scaffale della Sezione e aspettò che la preside si allontanasse. La biblioteca era grande e ci avrebbe messo un po' prima di ritornare lì. Quando fu scomparsa dietro una grossa libreria in mogano, Rose cominciò la sua ricerca. I suoi occhi setacciavano con rapidità i titoli di ogni mensola e quando le sembrava di aver trovato quello giusto lo sfilava molto lentamente e sfogliava l'indice con altrettanta velocità. Poi i suoi occhi caddero su un grosso volume nero, la cui fine scritta dorata sul dorso recitava “I più celebri Rituali oscuri sconosciuti”. Lo prese come aveva fatto con gli altri, tuttavia esitò prima di aprirlo. Ne accarezzò la copertina, liscia, rivestita in cuoio nero. Nonostante dalle pagine chiuse trasparisse un vago giallore sembrava davvero ben tenuto. Chissà quanti anni erano che nessuno lo prendeva in mano. Stava per aprirlo quando, a pochi metri da lei, vide la professoressa McGranitt svoltare l'angolo e venire nella sua direzione. Per la sorpresa lanciò un urletto di spavento appena percettibile, ma abbastanza forte perché la professoressa lo sentisse. Minerva si guardò intorno:

- Chi c'è?! - Chiese decisa. La sua voce risuonò tra gli scaffali.

- Minerva hai trovato qualcosa? - Era Madama Pince, dall'entrata della biblioteca. La preside non rispose. Il cuore di Rose cominciò a martellarle in petto. Cercò di fare un passo indietro, verso la via di fuga più vicina, ma si bloccò all'istante quando lo sguardo della donna si posò su di lei, o meglio le passò attraverso. Eppure sembrava proprio che stesse guardando lei. Rose fece un altro, lento passo indietro, cercando di non fare rumore. La McGranitt sfilò la sua bacchetta dalla tasca della veste che indossava e fece un ampio gesto con la mano:

- Homenum Revel... -

- MINERVA NON PROVARE A LANCIARE INCANTESIMI PERICOLOSI NELLA MIA BIBLIOTECA - Rose non aspettò un momento di più e, dopo qualche rapido passo silenzioso, cominciò a correre verso l'uscita con il volume sottobraccio, coperta dalle voci della bibliotecaria e della preside, che discutevano su quanto un incantesimo di difesa potesse nuocere ai preziosi libri della scuola.

Più si allontanava e più correva veloce, all'inizio per la paura, poi per l'irrefrenabile curiosità di voler sfogliare quelle pagine. A metà strada si fermò appena in tempo per non andare a sbattere contro Scorpius, il quale si era subito girato per vedere chi stesse arrivando, ma si tranquillizzò non vedendo nessuno. La ragazza si sfilò il Mantello.

- Deve essere questo! - esclamò mostrando il libro nero, che lui prese per esaminarlo.

- Come lo sai? - Le domandò un po' perplesso.

- Lo so e basta – ribadì lei con sicurezza e un sorriso che non poteva contenere tutta la sua euforia: - A proposito, come hai fatto a seminare i professori? - Il ragazzo aprì la bocca per risponderle ma lei lo interruppe: - Non importa, me lo dirai dopo, ora torniamo alla Stanza delle Necessità -

- Non chiedermelo allora... - borbottò a bassa voce Scorpius che la seguiva con le mani in tasca, un po' irritato a causa della stanchezza,.

- Ti ho sentito sa'! - Le disse lei che gli saltellava davanti, troppo eccitata per potersi arrabbiare.

 

Nel camino le fiamme guizzavano debolmente, ma la luce era sufficiente perché i due potessero leggervi vicino, seduti sul pavimento. Rose teneva il libro appoggiato sulle gambe conserte e i suoi occhi si muovevano rapidamente, ma il ragazzo non le mise fretta. Era una qualità di Scorpius che aveva imparato ad apprezzare solo quando ne aveva capito il senso. Il fatto che parlasse poco, non aveva nulla a che fare con alcuna asocialità. Rispettava i silenzi di Rose, lasciandola pensare, senza annoiarsi o sbuffare, ed interagiva con gli altri solo quando aveva qualcosa da dire. Con il tempo, si sarebbe resa conto di quanto preferisse lui ad una qualunque loquace compagnia, di quelle comuni, che non fanno altro che parlare senza però dire mai niente.

- Ecco qui – Disse con voce più calma, ora che la sua euforia era leggermente scemata. Cominciò a leggere.

Capitolo VIII: Rituali oscuri di Protezione”

Saltò l'introduzione e passò al primo sotto paragrafo:

"Il Rituale di Salazar Serpeverde

Salazar Serpeverde rielaborò questo incantesimo basandosi su anonimi scritti arabi del VI secolo d.C. Come tutti i Rituali di una certa potenza ed efficacia, il Rituale di Salazar doveva essere eseguito in una notte di luna piena ed erano necessari quattro ingredienti fondamentali, ognuno dei quali rappresentava un elemento naturale (da qui il nome di Rituale dei quattro Elementi): delle piume di Ippogrigo, l'aria, scaglie di Sirena del Mare del Nord, l'acqua, peli di chimera, la terra, e fegato di Drago*, il fuoco. Per assicurare la massima efficacia dell'incantesimo, Serpeverde aggiunse anche un ultimo ingrediente a completamento del Rituale: il sangue di un traditore. Era risaputo, infatti, che i tributi di sangue garantissero una miglior riuscita di qualunque pozione o incantesimo, tuttavia vennero messi al bando nel 1867 dal Decreto di Restrizione delle pratiche magiche Senza Bacchetta. Emanato dal Ministero**."

 

I due ragazzi alzarono lo sguardo, non sapendo bene cosa dire né cosa pensare, evitando di prendere in considerazione le conclusioni peggiori.


********************************************************************

*All'inizio volevo scrivere "fegato di Drago avvelenato", in onore di "Pomi d'ottone e manici di scopa" (beata infanzia!), ma poi mi sono rassegnata all'idea che avrebbe stonato in una maniera clamorosa... ç___ç snif

**Una mia malatissima invenzione




Ehilà! Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare prima di Halloween, nonostante la scuola incomba su di me come un avvoltoio su un moribondo nel desero. Oddio che paragone macabro.... cancellate quello che ho appena detto. (No, non lo cancello perché è parte integrante della mia personalità =P)
Comunque sia mi dispiace aver visto poche recensioni (ok, è inutile mentire, diciamo pure nessuna) nel capitolo precedente, ma so che le cose vanno così... pazienza. Magari però se avete un po' di tempo... =P
Non so quando potrò pubblicare il prossimo capitolo, anche perché sono indecisa tra due possibili sviluppi della storia, uno che lo allungherebbe di tre o quattro capitoli e uno un po' più corto, anche se il finale sarebbe sempre lo stesso.
Bene, mentre io mi perdo nelle mie riflessioni invece di studiare fisica, vi lascio e spero di ritrovarvi anche nel prossimo capitolo.
A bientot!
Changing


Ps: ho indetto altri due contest, il tema è lo stesso: il linguaggio segreto dei fiori, ma uno è per il fandom di Harry Potter e l'altro è per la sezione Originali. Dateci un'occhiata.

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Capitolo 13
*** All'ultimo minuto ***


Capitolo 12
All'ultimo minuto





Passarono un paio di minuti prima che uno dei due dicesse qualcosa.

Un tributo di sangue.

Quelle parole erano incise nei loro occhi e nei loro pensieri, provocando un lungo brivido sulla schiena di Rose e una profonda inquietudine in Scorpius. Ogni traccia di buone speranze sembrava essersi dissolta nell'aria e bruciata insieme alla legna del camino.

A quel punto la ragazza si alzò in piedi e cominciò a misurare la stanza a grandi passi, mentre l'altro continuò a fissare le lingue di fuoco che tremolavano nel camino.

- Bisogna ricreare il rituale – esordì lei d'un tratto. Scorpius la guardò perplesso.

- Per quale motivo? -

- L'unico modo per fare breccia nella Magia di un Rituale è scoprirne il contro incantesimo, oppure riprodurlo così da annullarlo – Dichiarò con aria grave, data la drammaticità dell'evento, ma con la solita sfumatura di saccenza nella voce:- Dobbiamo ancora risolvere l'enigma dei tre numeri:”1, 3 e 4” che ci ha lasciato Albus e trovare gli ingredienti, ma sopratutto... – Disse affrettandosi mettendosi a rovistare nella sua borsa:-... dobbiamo scoprire quando sarà la prossima notte di luna piena – Mentre Rose cercava, Scorpius provò a farsi venire in mente qualche idea. Si era completamente dimenticato dei tre numeri e si era concentrato solo sugli indizi più ovvi.

- Dovremmo recuperare alcune cose nelle scorte personali di Lumacorno, ma non sono sicuro che ci sia tutto – La ragazza tirò fuori un libricino dalla copertina neutra e ne sfogliò frettolosamente alcune pagine. Quando si fermò i suoi occhi si sbarrarono e le guance persero un po' del loro naturale rossore:- È domani – Ci fu altro silenzio. Aveva solo 24 ore di tempo; 24 ore e poi avrebbe dovuto aspettare altri 29 giorni prima di poter ripetere il Rituale. E lei non poteva atendere così a lungo.

- Andiamoci ora. A prendere quello che ci serve, intendo -

- Ma sei impazzita? Saranno le 3 di notte. E dopo quello che è successo in biblioteca, la sorveglianza potrebbe essere aumentata -

- Non mi interessa! E poi noi non dobbiamo andare in biblioteca – inveì Rose:- Voglio ritrovare Albus il prima possibile. Se sei stanco puoi anche andartene a dormire -

- Non sono affatto stanco! - Replicò Scorpius. Ma, non volendo fare la figura del codardo, si alzò anche lui e afferrò il Mantello dell'Invisibilità che avevano abbandonato poco prima sul divano:- Muoviti – Le disse secco. La ragazza non rispose (anche avrebbe preferito avere lei l'ultima parola) perché ormai aveva aperto il portone e lei non voleva rischiare di nuovo di farsi scoprire.

- Il ripostiglio di Lumacorno si trova nei sotterranei – Disse il ragazzo ancora un po' brusco.

- Non c'è bisogno di rispondermi male! -

. Non ti ho risposto male! - Andarono avanti in questo modo, bisbigliando e discutendo coperti dal Mantello finché non si trovarono davanti alla porta del ripostiglio. Scorpius alzò la bacchetta.

- Alohomora – E la serratura scattò, riecheggiando nei deserti corridoi di pietra.

Il ripostiglio era un piccolo stanzino di pianta quadrata largo non più di un metro e mezzo. Gli scaffali che ricoprivano interamente le pareti erano ricolmi di ampolle e barattoli di diverse forme e contenevano gli ingredienti più svariati, di cui Rose riconobbe la maggior parte. Scorpius si sfilò il Mantello di dosso e quando la ragazza fece lo stesso, lui le fece cenno di rimetterselo.

- È meglio che te lo tieni, non si sa mai – Lei esitò per un attimo, riflettendo se dovesse considerare o meno quel consiglio come un gesto di premura. Ma in quel momento Rose non era in vena di accondiscendere alcuna richiesta del ragazzo, così si tolse il Mantello, tenendolo però a portata di mano.

Scorpius si occupò di cercare negli scaffali superiori e lei in quelli inferiori. La ragazza sobbalzò alla vista di un orribile e grosso ragno peloso, sebbene fosse morto e rinchiuso in un barattolo. Malfoy scoprì così che soffriva di aracnofobia.

- Non l'avrei mai detto -

- B-beh, non ci t-trovo niente di strano. Ognuno ha le sue... intolleranze - Si difese lei, sebbene non ce ne fosse motivo, mordicchiandosi il labbro inferiore. Decise di dare le spalle alla causa della sua angoscia.

Non ci misero molto a trovare i peli di chimera e il fegato di Drago, immerso in un torbido liquido giallognolo e maleodorante che fece storcere loro il naso.

- Che schifo – Disse Rose tra sé.

- Ho paura che qui non ci siano né le piume, né le scaglie di sirena... - Disse Scorpius dopo un po'.

- Non c'è un altro posto dove possiamo cercare?.... Magari nelle cucine? - Scorpius aggrottò le sopracciglia.

- Cosa credi che ci diano da mangiare in questa scuola? - La ragazza arricciò le labbra, volendo fare una smorfia di disappunto, ma si ritrovò a dover trattenere un sorriso.

- Ad ogni modo dobbiamo trovare gli ingredienti il prima possibile - Scorpius fece un respiro profondo e cominciò a scendere dalla scala che aveva preso per arrivare ai ripiani più alti. Quando fu sceso si accorse di quanto lo spazio che lo separava da Rose fosse stretto. Eppure, per un secondo (uno solo però) pensò che quella situazione non era poi tanto scomoda e seccante. Ma quel breve istante volò via in un attimo e un forte senso di imbarazzo prese possesso del suo corpo; così aprì la porta, cosicché potesse fare un passo indietro.

- Senti, c'è una cosa che volevo chiederti da un po' – Le disse ricordandosi di una vecchia domanda. E per trovare qualcosa da dire.

Rose, già con le guance in fiamme, si sentì balzare il cuore in gola:- Per... - Ma un rumore lo fece fermare e, senza rifletterci troppo, si parò davanti a Rose, dandole la schiena in modo che, almeno lei, avesse il tempo di coprirsi con il Mantello dell'Invisibilità.

- Che sta succedendo qui? - Una frazione di secondo dopo comparve sulla soglia del ripostiglio il professor Lumacorno, che occupò con la sua stazza quasi tutto l'ingresso. L'uomo guardò sorpreso il suo studente.

- Signor Malfoy... Cosa sta... stai facendo nel mio stanzino a quest'ora della notte? - La sua suonò più come una drammatica esclamazione che come una domanda. Qualunque cosa avesse risposto, Scorpius ne era certo, si sarebbe messo nei guai più di quanto già non fosse. Così fece ciò che meglio gli riusciva e rimase in silenzio:- Vuoi rispondere, per favore? - Ribatté il professore irritato:- o sarò costretto a punirti! - E cosa avrebbe potuto rispondere? Che stava organizzando un Pozione-party e che aveva finito le bibite? La faccia dell'uomo si crucciava sempre più dall'indignazione:- Sai che ti dico? Provvederò immediatamente! - Così dicendo il professore gli afferrò un braccio e lo trascinò fuori dallo stanzino.

Rose guardò quella scena impotente. All'inizio aveva afferrato la maglietta di Scorpius per cercare di trattenerlo, ma lui l'aveva spinta via facendola quasi sbattere contro gli scaffali. Per fortuna riuscì a svicolare fuori prima che il professore chiudesse la porta.

I due, uomo e studente, si allontanavano nella semi oscurità, mentre quest'ultimo cercava di divincolarsi dalla stretta del professore, non molto tenace a dire la verità.

- Mi lasci! Sono in grado di camminare anche da solo – La sua voce era pregna di astio.

- Sia pure – Rispose infine l'altro, provato dallo sforzo di quel breve scontro:- ma non provare a scappare, non ti servirebbe a nulla –

Scorpius ritirò violentemente il braccio e fece roteare la spalla un paio di volte per sciogliere i muscoli contratti, mentre Lumacorno cominciò a vaneggiare come un vecchio che ha finalmente trovato un ascoltatore per le sue storie.

- Oh, sapevo fin dall'inizio che c'entravi tu in questa faccenda, ma nessuno voleva ascoltarmi. Minerva non voleva darmi retta, ma adesso vedrà se non avevo ragione; dovessi somministrarti tutto il Veritaserum che mi è rimasto in dispensa... - Mentre l'uomo proseguiva imperterrito il suo vaniloquio, il ragazzo camminava stanco ed esasperato al suo fianco. Rose, che aveva deciso di seguirli, cercò di attirare la sua attenzione tamburellandogli la schiena. Il suo cuore batteva all'impazzata: si trovava a meno di un metro da uno dei professori di Hogwarts, che avrebbe potuto scoprirla da un momento all'altro.

- Vattene via - Sussurrò Scorpius, aiutato dalla parziale sordità e i discorsi sconclusionati del professore.

- Non voglio che tu venga punito un'altra volta - Gli rispose lei, pentendosene quasi subito. Avrebbe dovuto dire qualcos'altro.

- Questo è un mio problema -

- Non mi interrompere mentre sto parlando signor Malfoy! - Esclamò Lumacorno aspro, guardandolo con disprezzo. Poi incominciò una filippica su quanto i suoi riferimenti genitoriali fossero sbagliati, che lui non si era mai fidato di suo padre eccetera, eccetera...

- Prendi la piuma di Ippogrifo nel nostro dormitorio – Bisbigliò il ragazzo. Rose stava per chiedergli delle spiegazioni, quando il professore si fermò davanti alla statua di un gargoyle e per un istante calò il silenzio.

- Piuma di fenice – Disse l'uomo con tono ufficiale. La statua cominciò a girare su se stessa, rivelando delle scale a chiocciola che le giravano intorno. I due vi salirono sopra.

Rose fece per seguirli, ma fu nuovamente ostacolata da Scorpius e così non fece in tempo. “Che razza di testone” pensò, tuttavia, senza provare alcun risentimento.

Si rese conto in quel momento di quanto fosse esausta e si appoggiò ad una parete, mentre le scale scomparivano come erano apparse. Il ragazzo le aveva detto di cercare nel dormitorio... ma lei non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Su Storia di Hogwarts non era scritta l'ubicazione delle quattro Sale Comuni. Sentì gli occhi farsi pesanti e le gambe molli, così cercò un posto dove sedersi. Poco distante, vide un'armatura che nascondeva sapientemente un arco cieco. Sembrava perfetto per accoccolarvisi qualche minuto, e così fece.

Scorpius era stato troppo vago, forse per la fretta, ma evidentemente credeva che quelle poche informazioni le sarebbero bastate. Provò a pensare a qualcosa, ma la testa le doleva dalla stanchezza e gli occhi le pizzicavano. Faticava a tenerli aperti, così li chiuse, ma avrebbe fatto attenzione a non addormentarsi. Dov'era rimasta? Ah, sì: una piuma nel dormitorio....

 

- E poi le scale hanno cominciato a muoversi e oh, che forza! - Rose, seduta sul morbido tappeto scarlatto nel soggiorno dei Potter, ascoltava piena di invidia e ammirazione i racconti di suo cugino:- James non ci credeva che sarei diventata un Grifondoro e invece aveva torto marcio! Pensa che il Cappello Parlante diceva che sarei stato bene in tutte le Case! – Esclamò con una ingenua eccitazione priva di vanità:- Sono sicuro che tu saresti una Grifondoro o una Corvonero. Però forse... -

- Forse che cosa? - Lo interruppe lei, indispettita all'idea di poter finire in una casa che non fosse la stessa di suo cugino. Albus, con le guance rosse e piene di un viso ancora infantile e gli occhi smeraldini di chi sta per dire qualcosa di proibito rispose:

- Però potresti anche essere una Serpeverde -

- Bleah! - Disse Rose con una comica espressione schifata:- Non scherzare Al! Io non sarò mai una di loro. Piuttosto dimmi cos'è successo dopo – Chiese avida di informazioni.

- Ah, già. Siamo arrivati in cima alle scale e per poco Caldwell non è caduto da sette piani quando la Signora Grassa ci ha salutati -.

- Chi? -

- La Signora Grassa – Albus si avvicinò a sua cugina con aria complice e le bisbigliò nell'orecchio:- È il quadro che nasconde la nostra Sala Comune, ma non devi dirlo a nessuno – Rose annuì con solennità, felice di poter essere la custode un segreto così importante che avesse a che fare con il castello dei suoi sogni. Eppure, sentiva ancora in fondo al cuore un'orribile amarezza:- è una tipa un po' strana – Continuò Albus:- ma a me è simpatica -. Poi la bambina si ricordò di una cosa.

- Ma tu e Jamie non avevate fatto una scommessa a proposito della Casa in cui saresti stato smistato? - L'altro sorrise furbetto.

- Sì, e come sai alla fine ho vinto io -

- E quindi? Ti ha dato quella cosa? - Albus ridacchiò.

- Quando Jamie ha capito di aver perso, ha cominciato ad evitarmi e cambiava discorso in continuazione. Dovevi vederlo, era un vero spasso. Ma so quanto ci tiene al suo tesoro e così ho lasciato che se lo tenesse -

- Sei troppo buono, Al –

 

Un vociare indistinto le fece aprire gli occhi. I corridoi erano illuminati dalla luce bianco-dorata di prima mattina e Rose intravide dall'armatura un viavai di studenti. Doveva essersi addormentata. Come aveva potuto lasciare che ciò accadesse? Aveva perso molte ore preziose.

Meglio qualche ora di riposo in più che una notte di ricerche inutili” disse qualcuno dentro di lei con la voce di Albus.

Si alzò in piedi con cautela, attenta a non scoprirsi con il Mantello. In compenso, mentre dormiva, si era ricordata di dove avrebbe dovuto cercare. E sapeva anche come.
Rose aspettò che gli studenti tornassero nelle loro aule e poi cominciò a cercare l'ingresso per la torre a est. Cercando in quel modo, alla cieca, impiegò più tempo di quanto lei avrebbe voluto, tanto che dopo un'ora si trovò di nuovo a dover evitare gli studenti che si affollarono nei corridoi per il cambio dell'ora. Ma come si sa, non tutti i mali vengono per nuocere.

 

Alcuni Grifondoro del terzo anno non avevano lezione tra le 10 e le 11 e, sebbene i più preferissero passare quel tempo all'aria aperta, c'era sempre qualcuno che prediligeva le comode poltrone della Sala Comune. Dunque, Rose non dovette fare altro che seguirli, evitandosi così anche la fatica di dover aggirare la Signora Grassa. Al contrario di suo cugino, aveva trovato quella donna fastidiosamente egocentrica, poiché, per mostrare agli studenti le sue inesistenti abilità canore, le aveva fatto perdere molto tempo prezioso: ben quattro minuti.

Ma l'attesa venne ripagata quando Rose fece il suo ingresso nella Sala. Nell'istante in cui varcò l'entrata, venne pervasa da un'emozione indescrivibile. Cosa provereste, voi, se poteste visitare Hogwarts? Una sensazione così forte che le fece venir voglia di saltare, fare piroette e toccare qualunque cosa capitasse sotto il suo sguardo; tutto questo, ovviamente, quando i ragazzi che aveva seguito scomparvero nei loro dormitori. Per l'eccitazione si sfilò persino il Mantello. Se avesse potuto avrebbe anche lanciato un grido di gioia, ma sapeva di doversi controllare. Quante volte aveva disegnato quella stanza circolare, con il suo allegro camino, le poltrone scarlatte, i tavolini bassi e il tappeto oro e rosso vermiglio.

Avrebbe trascorso delle ore a curiosare qua e là, ma si costrinse, con grande rammarico, a proseguire la sua ricerca e a lasciare la stanza. Salì le scale di pietra che portavano ai dormitori e cercò quelli maschili del sesto anno. Quando vi entrò, storse la bocca nel vedere il disordine che vi regnava. Sul pavimento, sui letti e sui comodini erano sparsi alla rinfusa libri, pergamene e... indumenti di vario genere. Per Merlino, anche lei era disordinata ma almeno si degnava di tenere le mutande al loro posto! E la sua camera non puzzava di certo in quel modo.

Si guardò intorno e finalmente lo vide. Camminò, facendo attenzione a non calpestare nulla, poi si chinò su un baule ai piedi di un letto. L'aveva riconosciuto subito, più per le numerose ammaccature che per le iniziali dorate “J.S. Potter”. Dopo lunghi minuti di immersione, trovò tra le pagine di un libro di Difesa contro le Arti Oscure la piuma di Ippogrifo che stava cercando. Era ben tenuta per avere quasi trent'anni, sicuramente grazie a un incantesimo di zia Ginny.

Era il tesoro di James. Gli era stata donata da Harry il giorno della sua prima partenza per Hogwarts e lui ne andava molto fiero, oltre a vantarsene oltremisura. Non era quindi un caso che Scorpius ne fosse a conoscenza, dal momento che suo cugino non perdeva mai l'occasione di parlarne ad ogni mago che incontrava. Di quei tempi, poi, una piuma di Ippogrifo era un oggetto raro, dato che erano stati dichiarati specie protetta, ma non era questo il motivo di tanto orgoglio. La realtà era che quella piuma era stata inviata ad Harry dal suo padrino, Sirius Black, di cui James portava il nome.

Rose se la rigirò delicatamente tra le mani, accarezzandone i lisci filamenti argentei. James non aveva mai permesso a nessuno di toccarla, nonostante la mostrasse a chiunque. Un po' le dispiaceva di doverla sottrarre in quel modo a suo cugino, ma era sicura che se avesse saputo il motivo di tutto ciò, lui non avrebbe esitato a dargliela.

Richiuse il baule e poi uscì. Scese le scale sovrappensiero, chiedendosi se Scorpius fosse riuscito a trovare gli ultimi due ingredienti. Si preoccupò sopratutto per il sangue, dato che non le risultava fosse un bene commerciabile. Ma non ebbe il tempo di darsi una risposta che, sulla soglia dell'ultimo scalino, la accolse un'orribile sorpresa.




 

 

Salve a tutti!
Ormai non perdo nemmeno più tempo a scusarmi per il ritardo, tanto l'antifona è sempre la stessa.
Sono proprio contenta di aver rivisto Albus, anche se attraverso un ricordo =P, e voi?
Mi dispiace che questo capitolo sia stato così corto, ma per non sovraccaricarlo troppo ho dovuto spezzarlo in due parti. Quindi, la buona notizia è che il prossimo capitolo, dato che è già scritto, arriverà puntuale la prossima settimana (e magari anche qualche giorno in più, dipende da quanto voglio farvi aspettare mwahahah xD).
Ad ogni modo i capitolo successivi sono già strutturati, quindi anche quelli non dovrebbero tardare ad arrivare. Spero di poter finire la storia entro la fine dell'anno, anzi, DEVO, altrimente non potrò pubblicare le altre mie storie che nel frattempo stanno qui nella mia testolina al calduccio e al riparo dalle intemperie u.u
Fatemi sapere cosa ne pensate ^__^
A presto,

Changing

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Capitolo 14
*** Numeri magici ***


Capitolo 13
Numeri magici




Il respiro le si bloccò in gola. Accompagnata da due maghi in divisa da lavoro, vide Hermione che si guardava attentamente intorno. Aveva la bacchetta tesa in avanti.

- Qui non c'è – Disse a uno dei due uomini alle sue spalle, mentre l'altro, dall'aria incerta ed insicura, controllava a mano le scansie a muro.

- Allora passiamo ai dormitori. È sicura di non aver dimenticato nessun incantesimo? - La donna annuì con aria grave e Rose comprese di che cosa stessero parlando. Se fosse entrata nella stanza solo qualche attimo prima sarebbe stata scoperta dai sortilegi lanciati da sua madre. Tuttavia, nonostante il pericolo più grande sembrasse passato, non si sentiva affatto sollevata. Nel massimo silenzio, scese l'ultimo gradino e si acquattò in un angolo con il cuore a mille.

Sua madre aveva un viso quasi irriconoscibile. Molte volte l'aveva vista in ansia, ma mai il suo volto era stato così solenne, rigido e teso. Sembrava invecchiata di dieci o vent'anni, sebbene non avesse mai considerato il suo viso fresco e giovanile. Hermione si diresse verso le scale, passando pericolosamente vicino a sua figlia. A separarle c'erano solo pochi centimetri. Un passo e sarebbe stato un tripudio di emozioni: gioia, sollievo, commozione, rabbia, paura. Rose trattenne il fiato. Per un attimo la donna esitò, e diede un ultimo sguardo alla Sala; poi, con aria affranta e disillusa, cominciò a salire a passo lento, seguita dai due uomini.

Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime e una morsa lancinante le dilaniò il petto. Sua madre era sempre stata una donna apprensiva, a volte al limite della sopportazione, ma tutta la sua forza e la sua determinazione, Rose le doveva a lei. Vederla così distrutta e preoccupata le causarono un dolore che poche volte sarebbe stato eguagliato. Era stato come assistere al monologo di un eroe tragico. Ma, per quanto la sofferenza la nascondesse, c'era ancora della speranza negli occhi della donna.

Rose asciugò le sue lacrime con la manica del maglioncino che indossava, si alzò, e andò piano e silenziosa verso l'uscita. Poco prima di aprire la serratura lanciò un ultimo sguardo alla Sala Comune con il cuore gonfio di tristezza; vicina eppure così lontana da ciò che voleva. Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che vi avrebbe messo piede.

Chiuso il quadro della Signora Grassa, che per sua fortuna in quel momento non era nel suo ritratto, Rose provò a concentrarsi su ciò che doveva fare in quel momento per allontanare i suoi cupi pensieri. Prima di tutto voleva avvisare Scorpius della sua impresa riuscita.

La Dea bendata, che quel giorno sembrava sorriderle più che mai, volle che il ragazzo passasse in quel momento nel corridoio davanti a lei.

- Pssss, Scorpius! - Bisbigliò. Lui, nonostante il chiacchiericcio di studenti, la riconobbe.

- Rose, dove sei? -

- Dietro la statua della Fenice – Il ragazzo si avvicinò con non-chalance al posto indicato e, dandogli la schiena, parlò cercando di non dare nell'occhio.

- Qui non è sicuro parlare, seguimi -

Passando per corridoi meno affollati entrarono in un'aula vuota.

- Non ne posso davvero più di questo coso! - Disse Rose scocciata, levandosi il Mantello e gettandolo sopra un banco. Sentì il riso sommesso di Scorpius.

- Dovresti pettinarti ogni tanto, sai? - Lei si passò febbrilmente le mani tra i capelli, tentando inutilmente di domarli, ma alla fine si arrese e li raccolse in una coda.

- E tu... sei odioso – Ribatté pungente, non trovando sul momento nulla da criticargli. Era troppo presa da quello che voleva dirgli:- Ho trovato la piuma – Disse mostrandogliela con orgoglio.

- Complimenti -

- Ora mancano solo le squame e il... sangue. Poi penseremo all'enigma dei numeri -

Il ragazzo estrasse dalla tasca una piccola ampollina di vetro e gliela dondolò davanti al viso. Rose intravide delle scaglie lucenti che, colpite dalla luce, mandavano riflessi color zaffiro:- Le hai prese! - Esclamò prendendole:- Ma come hai fatto? -

- Le ho prese ieri sera. Dopo essere stato in presidenza Lumacorno mi ha portato nel suo ufficio per farmi un'altra predica. È pieno di oggetti del genere -

- E... per l'ultima cosa? -

- Penserò anche a quello, tu occupati dei numeri. Vediamoci dopo il tramonto, vicino all'albero dove ci siamo incontrati ieri – Lei annuì. Stavano per separarsi, ma la ragazza non aveva finito di parlare.

- Prima ho incontrato mia madre – Esordì all'improvviso. L'espressione di Scorpius era indecifrabile.

- Di già? Ma hai spedito la lettera solo ieri -

- Forse ho calcolato male i tempi... - Ammise lei abbassando gli occhi.

- Allora... Fai attenzione a non metterti nei guai – Così la lasciò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Con il suo volto impenetrabile e lo sguardo intenso impressi nella mente, Rose rimase in piedi al centro della stanza per qualche istante, incerta e confusa, poi tornò nella Stanza delle Necessità.

Non aveva la più pallida idea di cosa significassero quei numeri: “2, 3, 4”. Si era spremuta le meningi per pensare ad un'ipotetica formula matematica che li potesse correlare e alla fine, dandosi mille volte della stupida, si era ricordata che ad Hogwarts non si studiava matematica e che le uniche nozioni che Albus possedesse in materia risalivano alla scuola elementare.

Quale altra informazione potevano fornirgli quei numeri? Conosceva gli elementi necessari, le modalità, il tempo e...

- Ma certo! - Esclamò battendo un pugno sul bracciolo della poltrona sulla quale si era seduta.

Sapevano quando e come, ma non il dove!

Prima ancora che il suo ragionamento potesse proseguire, Rose prese “Storia di Hogwarts” dalla libreria, dov'era disegnata un'antica mappa del luogo che abbracciava non solo la scuola, ma anche Hogsmeade, il Lago Nero e quasi tutta la Foresta Proibita. Le piaceva molto giocarci quand'era bambina; ci faceva camminare le sue bamboline e inscenava una magica vita al castello; per questo le era subito venuta in mente.

Passò molto tempo, forse un'ora, ma non la colse nessuna geniale intuizione.

2, 3, 4”. Cosa avrebbe scritto lei se fosse stata Albus? Facile a dirsi. Non sapeva nemmeno come avesse fatto il ragazzo a scoprire tutte quelle informazioni (e sopratutto a non averle detto niente!). Forse era proprio quello il problema: doveva ripercorrere gli stessi passi di suo cugino, ricominciare da zero. Era un'idea scomoda e seccante, ma quali alternative aveva, oltre a quella di cercare alla cieca?

Riprese in mano il Diario di Peter Minus. Non aveva certo intenzione di rileggerlo da capo, ma rinfrescarsi la memoria non avrebbe guastato.

Nel libro c'era in realtà un particolare che l'aveva lasciata dubbiosa, ma con tutte le cose che erano accadute aveva deciso di non darvi troppa importanza e se n'era dimenticata. Magari poteva iniziare da lì.

Dopo la memoria del 24 luglio 1980, in cui Peter aveva scritto che quella sera avrebbe portato “un oggetto nella Foresta Proibita”, non c'era più stata neanche una minima allusione al fatto, come se non avesse avuto alcuna importanza. Che all'uomo fosse successo qualcosa che lo aveva indotto a tacere? Eppure era chiaro che Voldemort non fosse a conoscenza di questo diario.

Rose prese in mano la pagina strappata con gli appunti di Albus e la studiò intensamente. La rilesse, considerando anche la virgola più insignificante. Alla fine si soffermò su un piccolo triangolo a fondo pagina, in basso a destra rispetto alle tre cifre. Inizialmente aveva pensato che fosse un semplice scarabocchio, ma solo in quel momento, pensandoci meglio, dubitò della sua ipotesi.

La ragazza era solita, durante l'estate, “prendere in prestito” gli appunti di suo cugino e notava sempre con piacere e gelosia il modo in cui li teneva ordinati. Albus non era una di quelle persone dalla precisione impeccabile o studiosa in maniera quasi maniacale (come lei), ma sapeva aver cura delle cose a cui teneva. Diceva sempre quanto gli piacesse apprendere, (eccezion fatta per Divinazione), perché era una delle cose che gli dava più soddisfazione. Mostrava un vero interesse per qualunque cosa gli fosse sconosciuta.

Al contrario di come sembrava, invece, Rose non amava studiare, né approcciava allo studio con tanto entusiasmo. Certo, leggeva e acquisiva nozioni in gran quantità e varietà, ma non amava lo studio, tranne quelle poche cose che l'affascinavano davvero, come la Trasfigurazione, Pozioni o Antiche Rune per quanto riguardava le materie magiche e l'Arte e la Storia per quelle babbane. Tuttavia si impegnava a fondo in ogni materia, a volte anche fino allo stremo, perché il desiderio di emergere e di sentirsi all'altezza e al pari della sua famiglia erano più forti di qualunque altra cosa.

Tornando alla pagina, era lecito quindi pensare che quel triangolo potesse non essere solo uno scarabocchio. Così cominciò a sfogliare il Diario e si fermò su una a caso. Recava la data “13 Giugno 1980”. Al solito lesse dei disagi e delle paure di Peter e delle infamie dei Mangiamorte, ma si soffermò su un paragrafo in particolare:

 

Ultimamente in casa c'è sempre un gran silenzio, dalla mattina alla sera. Non che qui sia sempre una festa, ma prima in giro c'era sempre qualcuno del gruppo pronto a ricevere ordini o a riferire informazioni.

Il mio Signore ha dato il preciso ordine di non essere disturbato nei prossimi giorni. Passa un sacco di tempo rinchiuso in biblioteca; non sapevo che avesse questa passione...

Scusami, mi sono dovuto interrompere perché il Padrone mi ha mandato a comprare , guarda caso, un libro. Una roba sull'alchimia, i simboli o giù di lì.

Lungo la strada ho incontrato Lily e James insieme a passeggio con il piccolo Harry. Sembravano davvero una famigliola felice. Chissà cosa si prova a farne parte...

 

- E non lo saprai mai, bastardo! - Sibilò la ragazza. Era più forte di lei: era contraria a qualunque tipo di buonismo e al perdono di torti gravi come quello di Minus. Quell'uomo aveva ricevuto dalla vita tutto quello che si era meritato.

Ad ogni modo quella faccenda del libro l'aveva incuriosita: ”alchimia, simboli o giù di lì”. Che Voldemort si stesse preparando per eseguire il rituale?

Rose non sapeva molto sull'alchimia, materia per cui aveva da subito perso interesse. Ma forse era sulla strada giusta.

Non possedeva libri in materia, ma trovò nella sua libreria il “Manuale della simbologia magica: dai druidi agli alchimisti”. Vi era proprio un capitolo sulla numerologia.

Alchimia e numeri vivevano a stretto contatto, poiché essa non era che lo studio delle trasformazioni fisiche e chimiche della materia, attraverso l'uso della magia.

Dopo una lunga introduzione, vi era un elenco dei numeri dall'1 al 100 con il loro relativo significato. Per fortuna a lei ne servivano solo tre.

“ • 2: numero dei contrasti e delle pacificazioni […]

3: numero della natività e della terra, il cui simbolo alchemico è un triangolo rovesciato e attraversato da una linea orizzontale (vedi cap. 3). Legato alla natura e al mondo vegetale dei fiori e delle piante. È anche il numero della perfezione e dell'ottimale.

4: numero della vita e dell'acqua, il cui simbolo alchemico è un triangolo rovesciato   (vedi cap. 3).   Non a caso, i celti eseguivano alcuni dei loro rituali e incantesimi al centro di un triangolo magico, che è il punto di incontro fra tre luoghi da cui scaturisce una vasta energia magica. Esso è legato ad una triade di numeri in successione.

- Bingo! - Rose sentì l'eccitazione salire alle stelle.

Quindi le bastava individuare sulla mappa i tre luoghi rappresentati dai tre numeri.

Il quattro era chiaramente il Lago Nero, abitato da chissà quante misteriose creature magiche, oltre che l'unica grande fonte d'acqua nella zona.

Poi veniva il tre, “simbolo della natività e della terra”. La prima cosa che le venne in mente fu una palude, ma dato che non ve n'erano da quelle parti cestinò subito l'idea. Una seconda opzione fu la Foresta Proibita, ma se lo scrigno d'argento era nascosto lì doveva scartare anche questa ipotesi. Che altro ci poteva essere? D'un tratto si ricordò di una vecchia discussione che aveva avuto con suo padre:

- Quando eravamo al secondo anno perdemmo il treno per Hogwarts e così dovemmo prendere in prestito la macchina di nonno Arthur, te lo ricordi Harry? - Chiese Ron rivolgendosi a suo zio. Lui alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo e con un sorriso tra il comico e il disperato rispose:

- Come dimenticarlo... -

Intanto Rose sgranocchiava con gusto una toast con burro e marmellata di arance.

- E poi cos'è successo? -

- A Harry andò bene, mentre io mi beccai una strillettera da nonna Molly. Ancora me la ricordo. Temevo che sarebbe esplosa da un momento all'altro - La bambina si figurò la scena nella mente e sul suo viso si aprì un largo sorriso, con la bocca ancora piena di pane.

- E sapevate guidare? -

- Beh, sì, insomma... ce la cavammo discretamente – Harry ridacchiò. Sua madre entrò nella stanza in quel momento.

- Eh, già. Per poco non rimanevano schiacciati sotto... -

Il Platano Picchiatore. Dopotutto era un albero magico millenario, sicuramente possedeva una forte energia.

Rimaneva solo il numero due, più difficile da associare a qualcosa rispetto ai precedenti, dato che non era legato a nessun elemento naturale. Sulla mappa erano segnati solo il Lago, la Foresta, Hogsmeade e Hogwarts. Quel disegno risaliva più o meno all'epoca dei Fondatori.

Si era sempre chiesta che aspetto avessero quei quattro maghi così diversi tra loro. Aveva sentito dire che Corvonero era una delle dame più belle e ammirate del suo tempo e che anche il vecchio Serpeverde gareggiasse per la sua mano. Diversità, contrasti... la scuola!

Senza perdere altro tempo, Rose segnò con una matita i luoghi che aveva individuato: il Platano, il Lago e il castello; poi li collegò tra loro. La figura che ne risultò fu un perfetto triangolo isoscele, il cui baricentro si trovava proprio nella Foresta Proibita, ma non al suo interno, come si aspettava, bensì quasi al confine con il territorio della scuola.

Era tardi, il sole aveva cominciato a calare. Uscì di soppiatto e, per fortuna, non trovò ostacoli lungo il percorso. Si chiedeva però come mai una donna scaltra come sua madre non fosse ancora venuta a cercarla nella Stanza delle Necessità. Il fatto che ancora non l'avesse trovata aveva dell'inverosimile.

Scorpius arrivò in tempo all'appuntamento e lei gli comunicò quello che aveva scoperto, poi i due si inoltrarono insieme nella fitta Foresta avvolta dal crepuscolo. C'era pochissima luce, quel tanto che bastava per far vedere loro dove mettevano i piedi. Mentre camminavano a Rose sorse un dubbio.

- Per quello che è successo ieri sera... sì, insomma quando sei finito dalla preside non ti hanno messo in punizione? -

- Sì – Rispose lui: - ma Gazza ormai ha la sua età e... comincia ad avere qualche problema - Alla ragazza sembrò che il suo tono fosse ambiguo, ma preferì non indagare oltre.

- Eccoci – Disse quando raggiunsero il punto segnato sulla mappa. Si erano fermati in uno spiazzo vuoto, ancora umido per la pioggia del giorno prima e circondato da alberi:- Dato che non ho poteri, devi essere tu a tracciare il Cerchio – Pronunciò le ultime parole con un velo di rassegnazione e porse al ragazzo il libro de' “I più celebri Rituali Oscuri sconosciuti”. Questo tipo di magie, trovate le condizioni ottimali, inizia sempre con il tracciare un Cerchio Magico.

Rose avrebbe dovuto avere paura per ciò che li attendeva, l'ignoto; eppure riusciva solo a pensare a quanto le sarebbe piaciuto in quel momento compiere una magia, diventando, almeno un po', parte attiva del Rituale.

Scorpius cominciò a riprodurre i segni indicati dal libro. La sua bacchetta si muoveva con fluidità e precisione, mentre dal terreno nascevano fasci di tenue luce bianca. Ricordava un pittore che disegnava sulla sua tela. Rose assistette a quella scena con spirito di rivalità e smodata ammirazione, lasciando che questi due sentimenti combattessero liberamente e senza controllo.

Quando il ragazzo ebbe completato il disegno le fece cenno di avvicinarsi. La figura che ne era risultata era molto semplice, formata per lo più da circonferenze: una, la più grande, di circa tre metri di diametro, una più piccola al centro, larga un metro o poco meno, e altre quattro, equidistanti tra loro e collegate l'une alle altre da una linea, poste sulla circonferenza più grande.

- Vedi questi quattro cerchi più piccoli? - Chiese il ragazzo puntandovi contro la bacchetta:- Indicano i quattro punti cardinali. Dobbiamo posizionare la piuma a nord... -

- I peli di chimera a sud, le scaglie di sirena a ovest e il fegato di drago a est. Lo so – Il ragazzo la guardò con ostilità, ma non le disse niente. Quel silenzio la fece vergognare per la prima volta della sua saccenza. Strano però che non l'avesse rimproverata o risposto per le rime come al solito.

Facendo finta di niente, Rose posizionò gli oggetti ai loro posti, poi entrò nel cerchio centrale insieme a Scorpius. Appena vi mise piede il cerchio si arricchì al suo interno di nuovi, intricati simboli, che i ragazzi riconobbero come rune celtiche.

- Credo che ora tu debba pronunciare la formula – La ragazza aveva un'aria vagamente assente. Ancora una volta, rimpianse di non avere i suoi poteri.

Scorpius cominciò a leggere di malavoglia. Dover assumere un aria così solenne lo imbarazzava, ma più andava avanti, meno si sentiva impacciato, trasportato come una foglia dalla tempesta dall'energia di quelle parole:

 

- Della natura le forze raduno

Per celare il mio segreto ad ognuno;

Dalla terra io chiedo fortezza

E dall'acqua spirito e potenza

Invoco il fuoco distruttore

Ed il compagno vento illusore.

Per celare il mio segreto ad ognuno

Della natura le forze raduno

Compio così la potente magia

Aprendo il regno dell'utopia

Del tradimento io verso il sangue

di cui la mia lama in ogni era langue -

 

Rose ascoltò estasiata la voce del ragazzo che non era mai stata così chiara e pulita. Sebbene fosse sempre la stessa, dal timbro basso, le sembrò di udirne una completamente nuova, forse per via del ritmo cadenzato e trascinante. Per un attimo credette che avrebbe vacillato e che sarebbe caduta tra le sue braccia, ma piuttosto che subire una simile umiliazione, preferì affondare le unghie nel proprio braccio e imporsi con determinazione di non muoversi. La magia, anche quella oscura, esercitava su di lei un fascino quasi esagerato, e di questo non si accorgeva minimamente.

Quando il ragazzo completò la formula, impugnò la sua bacchetta e, scoprendosi l'avambraccio sinistro, vi appoggiò la punta.

- Scorpius che... - Ma Rose, ancora parzialmente intontita dall'incantesimo, non fece in tempo a finire la frase che vide con orrore il ragazzo imprimersi un lungo taglio, dal quale colarono copiose gocce cremisi, solcando il braccio candido e scivolando a terra:- SCO... - M la ragazza non riuscì a parlare ancora una volta.

Nello stesso istante in cui il sangue aveva toccato il terreno, dalle rune e dal Cerchio si era levato un muro di fuoco smeraldo, le cui fiamme infuriavano tutt'intorno a loro. Solo in quel momento, Rose avvertì la paura, e non poté fare a meno di stringere il braccio del ragazzo, quello sano. Le crepitanti vampate di fuoco cominciarono a vorticare su loro stesse, fino a formare un lungo serpente, un pitone. Questo alzò la testa e sibilò mostrando la lingua biforcuta.

La ragazza rabbrividì: la sua simpatia per i serpenti era seconda solo a quella per i ragni. Il pitone si abbassò e cominciò a strisciare intorno a loro in cerchi concentrici. Scorpius strinse la bacchetta, ma non scagliò alcun incantesimo. Per un attimo i ragazzi temettero che sarebbero stati travolti dalle fiamme, ma queste si alzarono intorno a loro, dissolvendo il pitone e li coprirono come una cupola.

Il cuore di entrambi batteva forsennato, più veloce delle fiamme, e i due chiusero gli occhi, temendo il peggio.

D'un tratto cessò ogni rumore, sibilo, o crepitio e li avvolse un gelo pungente. Aprirono gli occhi.

Si erano aspettati qualunque cosa, ma nessuna immaginazione aveva lontanamente sfiorato ciò che si trovarono davanti.







Eccomi qua, puntuale come vi avevo promesso ;)
Con questo capitolo ho paura di aver realizzato quello che temevo di più: un enorme papocchio. Ma d'altronde mi diverto talmente tanto che.... pazienza! Molti particolari, avendo preso una piega differente da quella che mi aspettavo, non sono esattamente come li avrei voluti, ma che ci volete fare.
La nostra avventura è arrivata nel suo punto cruciale, chisà cosa li aspetta....
Spero che non vi sia passata la voglia di arrivare fino in fondo :)
A presto

Changing

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Capitolo 15
*** L'Altra Foresta ***


Capitolo 14
L'Altra Foresta





Rose e Scorpius si ritrovarono, ancora una volta, in una foresta. Ma non fu tanto questo ciò che li colpì, quanto l'aria innaturale di estraneità e familiarità che entrambi provarono. Tuttavia non esisteva sulla Terra alcun luogo il cui cielo fosse di un denso color porpora nel cuore della notte. Gli alberi, spogli e dal tronco nero, contorti come presi da uno spasmo, li circondavano a perdita d'occhio; quel tanto che una consistente e bassa nebbiolina permetteva loro di vedere. L'aria, invece che di terra bagnata e di foglie, odorava di marcio e di polvere e lasciava in bocca un sapore così orrendo da dare il voltastomaco. Rose dovette trattenersi dal non sputare. Tutt'intorno non si udiva alcun rumore, né un fruscio, né il debole sospiro del vento notturno o i passi di qualche creatura. Tutto taceva, immobile, come pietrificato.

- Hai idea di dove siamo? - Chiese per primo Scorpius, mettendo fine a quell'attimo di smarrimento. La ragazza fece un cenno di diniego con la testa, ancora presa a far congetture.

- È chiaro che non siamo più nella Foresta Proibita -

- Oh beh, grazie! -Ribatté lui sarcastico. Scorpius si guardò intorno. Non c'era traccia di un viale o di un sentiero che potesse indicare loro dove proseguire. Ma la cosa che lo lasciò perplesso più di tutte fu il fatto che sul terreno arido e grigio non c'era nemmeno l'orma di un animale o una foglia secca. Quel posto imprimeva sulla pelle una sensazione di morte.

D'un tratto la ragazza si animò e lo guardò con aria adirata.

- Mi vuoi dire perché diavolo ti sei reciso il braccio? - Disse quasi gridando mentre gli si avvicinava.

- Era necessario -

- Ma che stai dicendo?! - Si infiammò la ragazza, non tollerando una risposta evasiva.

- Serviva il sangue di un traditore e io l'ho versato. O pensavi che avrei potuto trovare a scuola una cosa del genere? - Rose non sapeva cosa rispondere, così gli prese il braccio per osservare la ferita, attenta a non fargli male, ma lui lo ritirò a sé:- Non ce n'è bisogno, ora abbiamo altro a cui pensare – Lei non lo ascoltò e lo riprese ancora una volta.

- Almeno lascia che te lo fasci - Disse cercando di non sembrare troppo gentile o compassionevole:- Se dovesse attaccarci qualcuno... o qualcosa, questo braccio ti sarebbe solo d'impiccio – E prima che il ragazzo potesse protestare lei si sfilò il mantello e strappò una lunga striscia del bordo inferiore.

Scorpius si lasciò bendare malvolentieri, continuando a borbottare che “non ce n'era bisogno”.

- E perché... saresti un traditore? - Chiese la ragazza mentre arrotolava la benda improvvisata intorno al braccio del ragazzo. Scorpius esitò prima di rispondere.

- Io sono il primo Grifondoro di una famiglia appartenente ai Serpeverde da generazioni. Immagino che questo per Salazar sia un tradimento sufficiente. Dopotutto Godric Grifondoro era il suo peggior nemico. -

- E sapevi già che avrebbe funzionato? - Domandò un po' stupita.

- No – Rose legò la benda con un nodo e, sebbene fosse ancora contrariata, preferì chiudere lì la discussione, desiderosa di proseguire.

- Beh, dato che in questo guaio ci siamo insieme, la prossima volta non prendere da solo una decisione del genere. Questa storia è iniziata per colpa mia e non voglio che qualcun altro rimanga coinvolto. Non lo sopporterei - E, allontanandosi di qualche passo, anche lei diede un'occhiata in giro. Passò qualche minuto, il tempo di lasciar dissipare la sua indisposizione.

- E se – parlò lei di nuovo, riflettendo ad alta voce:- fosse stato il Rituale a portarci qui? Deve aver funzionato come una sorta di portale o che so... di Passaporta -

- È possibile – rispose il ragazzo pensoso:- dopotutto non avevamo idea di quello che sarebbe accaduto - Effettivamente non si erano quasi posti il problema. Credevano che una volta eseguito il Rituale di Salazar, trovare Albus sarebbe stato un gioco da ragazzi. Forse avevano agito troppo impulsivamente, ma ormai era fatta:- Comunque stare qui a pensare non servirà a molto. Se Albus è qui in giro dobbiamo muoverci in fretta -

- Sì, ma da che parte? - Nemmeno Scorpius lo sapeva. Entrambi provarono di nuovo a guardarsi intorno, senza ottenere grandi risultati, poi qualcosa attirò l'attenzione del ragazzo.

- Per me dobbiamo andare di là – Disse indicando la direzione alla sua destra.

- Perché proprio da quella parte? - Chiese Rose un po' scettica.

- Guarda i rami degli alberi, non ti sembrano strani? -

La ragazza alzò lo sguardo. All'inizio non le parve di vedere nulla di insolito, poi, con più attenzione, notò che ogni ramo si protendeva nella direzione indicata dal ragazzo. Rose emise una sorta di sbuffo, ancora incerta, ma non trovando un'alternativa più valida asserì:

- Sì... forse hai ragione. Andiamo – Così i due si misero in cammino.

Proseguirono per diversi minuti, chiedendosi se avrebbero trovato Albus alla fine di quel sentiero, o se li aspettava ancora qualche altra sorpresa.

A Rose tornò in mente la sera in cui aveva rischiato di essere scoperta da Gazza. Anche se non ve n'era la certezza era probabile che fosse stata la stessa persona che aveva lasciato alla preside quel biglietto e che avesse fatto la spia al professor Paciock. Ma a che scopo? Possibile che qualcuno stesse seguendo le loro mosse senza che loro se ne accorgessero? Nonostante fossero stati tutti fatti importanti se n'era quasi dimenticata, presa com'era dall'enigma del Rituale.

D'un tratto la sua faccia sbatté contro qualcosa.

- Ahia! - Gridò con rabbia.

Scorpius si era fermato improvvisamente e lei aveva battuto contro la sua schiena.

- La prossima volta avvisami quando ti fermi -

- E tu fai più attenzione a dove cammini – Le rispose lui senza arrabbiarsi troppo:- Guarda, i rami sono di più confusi di prima, non si capisce più dove bisogna andare. - Rose guardò in alto e poi indietro. Anche da dove erano venuti prima i rami non si stendevano più in un unica direzione.

- E adesso che si fa? -

Ma Scorpius non fece in tempo a rispondere che un improvviso scrocchiare e frusciare di rami rotti ruppe bruscamente quel silenzio, facendo sobbalzare i due ragazzi. Il rumore si fece sempre più forte, finché ad esso non si unì un verso orripilante, rauco e graffiante. Poco dopo, una creatura orrenda si appollaiò sopra le loro teste, avvinghiando i suoi artigli ad un ramo.

Il ragazzo fece un balzo indietro e parandosi davanti a Rose sfoderò la bacchetta:

- Reducto! - Ma nessun incantesimo venne lanciato:- Reducto! - Provò di nuovo, ma non accadde nulla. La creatura emise di nuovo quell'orribile verso, ora più simile ad una risata. Essa aveva infatti un brutto viso di donna (che con tutta la poesia del mondo non può essere descritto meglio), e così anche il busto, ma le gambe e le ali, che prendevano il posto delle braccia, erano quelle di un rapace dalle piume sporche e del colore della terra. I lunghi artigli erano lordi di sangue secco e terriccio incrostato, così come i denti gialli e aguzzi che l'arpia mostrò quando aprì la bocca per parlare con voce stridente:

- La tua magia non ha alcun effetto in questo luogo, sacco di putrida carne –

- Chi sei? - Chiese Rose provando ad assumere un tono fermo, e mettendosi accanto al ragazzo. Non aveva intenzione di recitare la parte della dama indifesa. Per due volte di seguito sarebbe stato degradante. L'arpia ghignò.

- Algos è il mio nome, come le mie sorelle e nostro fratello maggiore -

- Sai dirci dove ci troviamo? - L'arpia scoppiò in una lugubre e agghiacciante.

- Dunque vi siete persi, sciocchi mortali di carne marcia. Noi chiamiamo questo luogo l'Altra Foresta... Ma ditemi, cosa sono venuti a fare qui una sporca bastarda e un traditore del suo sangue? - Rose interrogò il ragazzo con lo sguardo e lui le fece un cenno d'assenso.

- Stiamo cercando un nostro amico. Sai dirci dove possiamo trovarlo? – Algos allargò il suo macabro sorriso e inclinando la testa rispose:

- Forse sì e forse no – Scorpius si stava già stufando di quella creatura orrenda e stava per lanciargli contro la bacchetta, ma si fermò sentendo Rose parlare.

- Se ci dirai come trovare Albus ti darò in cambio tutto quello che vorrai – L'arpia scoppiò di nuovo in una rauca gracchiante risata.

- E cosa sareste in grado di offrirmi? -

- Rose ma che cavolo stai dicendo? - Bisbigliò il ragazzo.

- Senti io voglio ritrovare mio cugino, non mi interessa quale prezzo dovrò pagare, ma devo sapere se sta bene – Scorpius avrebbe voluto replicare, ma sapeva bene come si sentisse Rose: anche lui era impaziente di trovare il suo amico. Poi gli venne un idea.

- Se ci aiuti ti donerò i miei poteri – Era la prima cosa che gli era venuta in mente: non sapeva che altro dire. Rose gli strinse l'avambraccio con le dita.

- No, Scorpius! Non è... - L'arpia rispose con un sbuffo annoiato.

- La tua magia non ha alcun valore per me. I vostri servigi mi sarebbero inutili e la vostra carne avrebbe per me un sapore troppo dolce, poiché io mi nutro solo di coloro che non appartengono più al vostro mondo ed errano in questi luoghi in preda ai loro tormenti. Però potrei sempre lasciarvi vagare nella foresta, finché non sarete morti per la fame... - Disse lei con aria famelica, passandosi la lunga lingua violacea sulle labbra, mentre i suoi piccoli occhi gialli scrutavano i due ragazzi con bramosia.

- Deve pur esserci qualcosa che desideri! - Esclamò Rose sull'orlo della disperazione.

Algos rimase in silenzio per qualche istante, senza distogliere lo sguardo dai due. Poi la sua espressione si fece più seria:- Da molti anni, un intruso si aggira per questi boschi. È di aspetto assai succulento, ma il suo orrendo fetore, simile a quello del vostro mondo, mi impedisce di avvicinarmi troppo. Se andate cercando un altro putrido umano come voi, la vostra impresa dovrebbe condurvi da lui -

- E noi cosa dovremmo fare? -

- Una volta sconfitto, l'intruso perderà il suo fetore e allora io e le mie sorelle potremo mangiarlo – ghignò Algos. Rose sentì lo stomaco rivoltarsi dalla nausea e dalla paura.

- In caso voi non riusciate a compiere al vostra missione, io avrò comunque un pasto servito – E ricominciando a ridere l'arpia aprì le ali e spiccò il volo, facendosi largo tra i rami nodosi, spezzandoli con gli artigli.

- Aspetta! - Gridò la ragazza:- Non ci hai ancora detto come trovare Albus - L'arpia si voltò e senza atterrare di nuovo rispose:

- Stupidi mucchi d'ossa marce. Per proseguire dovrete solo aver chiara la meta... Se ciò vi riesce – I due ragazzi guardarono Algos scomparire nel cielo di porpora.

- Schifosa bestiaccia – Disse il ragazzo rinfoderando la bacchetta:- così siamo al punto di partenza -

- Può darsi, ma è meglio non perdere altro tempo. Forse basterà pensare ad Albus, dopotutto questa non è una foresta come le altre -

Il ragazzo sospirò rassegnato e insieme ripresero il cammino.

- Sarà... - mormorò dubbioso.

Procedettero a lungo, ma il paesaggio sembrava non cambiare mai. Nel silenzio, Rose si perse di nuovo nelle sue riflessioni: continuava a pensare a quei biglietti e a chi poteva averli mandati. Voleva saperne di più. Cercò con più attenzione nei suoi ricordi, ma non le sembrava di scoprire niente di nuovo. Ad un certo punto, però, si ricordò di un altra questione lasciata in sospeso.

- Senti Scorpius... Cos'è che volevi chiedermi ieri sera? - Domandò Rose abbassando lo sguardo e sentendosi arrossire al ricordo di come erano stati pericolosamente vicini per un istante. Il ragazzo fece mente locale.

- Ah, sì... Te l'avevo chiesto già una volta, in realtà. Pensavo, all'inizio sei venuta a Hogwarts per sapere di più sui tuoi poteri scomparsi. La cosa è partita da te, insomma... perché ti importava così tanto? - Lei sospirò profondamente.

- Non credo che capiresti -

- È per cercare di capire che te l'ho chiesto, ma fa un po' come ti pare – per qualche istante cadde il silenzio, poi Rose parlò di nuovo.

- E va bene, allora – Più di una volta la discrezione del ragazzo l'aveva fatte sentire a proprio agio. Decise che, in fondo, non era poi un segreto o un concetto inarrivabile per chiunque avesse un po' di sale in zucca. Si prese qualche istante per organizzare il suo discorso:- Beh, di base c'è tutta la storia che è come se mancasse una parte di me, tanto da farmi sentire incompleta, eccetera eccetera. Ma questo forse lo avevi già capito da te – Era la prima volta che parlava così apertamente con qualcuno che non fosse Albus:- Ciò che mi... faceva male più di tutte era vedere la differenza tra me e il resto della mia famiglia. Mia madre non ha né fratelli, né cugini e quindi i miei unici parenti sono sempre stati i Weasley, tranne nonno Edward e nonna Jane. Voglio bene a tutti loro, ai nonni, agli zii e ai miei cugini. Certo, spesso non sopporto quei narcisisti di Louise e Dominique e quando Lily si comporta da egocentrica diventa insopportabile, Molly a volte è un po' noiosa, ma che ci vuoi fare, la famiglia perfetta non esiste... - Disse accennando un mezzo sorriso:- Scusa, stavo divagando. Comunque quello che volevo dire è che loro sono tutto il mio mondo, dato che non nutro un grande fascino per quello dei Babbani, e non sopporto di sentirmi così diversa dalla mia famiglia, come se non c'entrassi assolutamente niente! Ogni volta che si giocava a Quidditch, io non potevo partecipare. Mentre tutti quanti andavano a Hogwarts, io ero a casa da sola, a studiare matematica. Quando Victoire insegnava a Lily e Dominique degli incantesimi per sistemarsi meglio i capelli e farsi più belle, io cambiavo stanza. Tutto ciò che mi rimaneva erano Albus e un album da disegno – Mentre parlava, a Rose erano venuti in mente tanti ricordi più o meno tristi, e in quel momento sentì nel cuore una profonda solitudine.

- Sì... capisco – Rispose Scorpius pensoso:- però mi sembra che tu la faccia più grave di quanto non sia in realtà -

- Che cosa? - Rose cambiò completamente tono di voce. Non si aspettava per forza di essere compresa, come minimo avrebbe ricevuto delle frasi di circostanza, ma un'obiezione no di certo.

- In fondo si tratta solo di uno o due sventolii di bacchetta. Certo, magari non hai potuto giocare a Quidditch e stare con i tuoi cugini per tutto l'anno, ma che importanza ha? La tua famiglia ti apprezza per quello che sei e nessuno ti vorrebbe più bene se tu sapessi far levitare una teiera o sistemarti meglio i capelli -

- Non c'entra niente! Lo sapevo che avrei dovuto starmi zitta... Senti, lascia stare, non ho voglia di sentire la tua predica. Tu non hai idea di cosa voglia dire sentirsi diverso – Ma Rose non fece in tempo a rendersi conto della sciocchezza che aveva detto che il ragazzo le lanciò uno sguardo così duro da farla sentire la persona più meschina del mondo.

- Non parlare di cose che non conosci – Le rispose solo, con freddezza.

Che stupida era stata. Chi più di Scorpius sapeva come ci si sentisse a non far parte di un gruppo? Rallentò il passo e si lasciò precedere. Le tornò in mente il pomeriggio precedente, quando aveva visto il ragazzo sulla riva del lago, solo, che lanciava rabbiosamente sassi sotto la pioggia. Si sentì tremendamente in colpa.

«Stupida, stupida, stupida!» Continuava a ripetersi.

Tuttavia, sentire i suoi antichi disagi sminuiti in quel modo, presi così poco sul serio, l'aveva ferita in ugual misura. L'aveva fatta sentire altrettanto sciocca.

D'un tratto un brivido le corse lungo la schiena.

- Rose – Qualcuno aveva sussurrato il suo nome. Si guardò freneticamente intorno, ma non vide nessuno. Nemmeno il ragazzo.

- Scorpius...? - Disse con il cuore che cominciò a martellarle in petto.

- Rose – La voce si faceva via via più chiara e vicina:- Rose – Era bassa, indefinita, senza tempo.

- Chi c'è?... Chi mi chiama? - Nessuna risposta. Poi il rumore di un soffio di vento.

Rose si girò con il sangue congelato nelle vene, sperando di vedere il viso rassicurante di Scorpius, ma così non fu. La ragazza emise un piccolo urlo per lo spavento. Tra due alberi era apparsa dal nulla una figura alta e solenne, vestita d'ostro e di smeraldo.








Eccomi qui con questo nuovo capitolo relativamente breve, ne sono consapevole e chiedo venia =P ma ho sempre paura di strafare.
Chiedo scusa anche per il ritardo, speravo di poter aggiornare molto prima, ma tra lutti, malattie e compiti ancora da finire a volte diventa davvero difficile.
Spero che continuiate ad avere ancora un po' di pazienza. Intanto ringrazio chi è arrivato fino a qui e che (spero) mi seguirà fino alla fine.
A presto e buon anno a tutti
Changing

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Capitolo 16
*** Amore e Potere ***


Capitolo 15
Amore e Potere




Scorpius camminava assorto nel proprio risentimento. Di nuovo, Rose, come gli altri, aveva sentenziato su affari di cui non sapeva nulla e questo l'aveva ferito più di quanto avrebbe creduto possibile.

Tu non sai cosa vuol dire”. Quante volte anche lui l'aveva pensato? Tuttavia aveva sempre preferito tenersi tutto dentro per non far la vittima o suscitare compassione, non era questo ciò che avrebbe voluto.

Il giovane Malfoy provava sì molto risentimento, ma nel petto sentiva anche una sorta di peso che lo trascinava verso il basso. Era avvilito. Sarebbe stupido e un insulto all'intelligenza del lettore dire che il ragazzo fosse completamente ignaro di cosa provasse (anche se ammetterlo, solo inconsciamente, gli era costato non poco). Tutto questo gli appariva ora strano e complicato, sopratutto perché non riusciva a capire cosa Rose pensasse. Per lui era una specie di amica.

Chissà se tutte le ragazze sono così...” disse tra sé. Il suo pensiero andò allora alla madre: “forse anche lei...”. In fondo di Astoria sapeva molto poco. Quand'era bambino l'aveva sempre trattato con esagerata dolcezza, tanto da farlo sentire una bambola, a volte; poi, crescendo, Scorpius si era chiuso in un ostinato silenzio, sia per via dei maltrattamenti subiti a scuola che per inclinazione personale, ed Astoria si era arresa sin dai primi tentativi di dialogare con il figlio come una volta. Glielo avevano impedito la pigrizia e il disinteresse per i dolori altrui.

Scorpius aveva spesso provato ad odiarla, ma se ne era scoperto incapace. Non era in grado di cancellare le cose buone lasciategli nel cuore dai teneri ricordi d'infanzia. Non l'amava certo più come una volta, ma era pur sempre sua madre.

Improvvisamente il ragazzo si fermò. Da molto tempo stava camminando in silenzio, e solo in quel momento si accorse di non udire altri passi fuorché i suoi. La ragazza non era più dietro di lui. La chiamò più volte:

- Rose... Rose! - Nessuno rispose. Decise di tornare indietro, ripercorrendo gli stessi passi. Incedette con passo rapido, finché non si mise a correre. Com'era possibile perdersi se si stava camminando insieme? Più passi muoveva, più gli sembrava di non star andando da nessuna parte. Il paesaggio gli pareva quasi tutto uguale e non trovava alcun punto di riferimento.

Ad un tratto scorse qualcosa con la coda dell'occhio, un indefinita macchia lucente, e si fermò all'istante. Tra gli alberi, non lontano da lui, scorse con enorme sorpresa una modesta villetta borghese bianca, di quelle tipiche della periferia di Londra o dei piccoli sobborghi inglesi, simile a quella di Albus. Fuori dalla casetta vi era anche un piccolo giardino, circondato da una bassa staccionata bianca che terminava con un cancelletto dello stesso colore. Qualcuno era seduto li fuori.

La scena era così insolita che il ragazzo non poté fare a meno di avvicinarsi.

Nonostante nel cielo non risplendesse nemmeno uno spicchio di pallida luna, quello spazio sembrava illuminato dal sole di metà mattina, di cui Scorpius poteva anche avvertire il tepore.

Si avvicinò circospetto e con la mano stretta attorno alla bacchetta. Su una sedia con lo schienale appena reclinato era seduta una donna.

Scorpius fece altri due passi; ora distava circa una otto metri dal giardino. Il volto della donna era seminascosto da un elegante cappello con un ala ampia.

Il ragazzo fece qualche altro passo. La donna fissava l'orizzonte, come in attesa di qualcosa. Ma il ragazzo non ebbe bisogno di scorgere i suoi lineamenti. Conosceva bene, quel profilo magro, sottile e nobile. Dalle sue labbra affiorò un mormorio involontario, lieve come un respiro:

- Mamma? - E come se avesse gridato il suo nome a squarciagola, la donna si girò e scattò in piedi dalla sorpresa.

Il ragazzo esitò per un'istante, colpito da un'immane confusione.

- Mamma, che...? - Ma non riuscì a completare la frase. La donna si portò alcune dita sulle labbra, incredula, come a voler trattenere un singhiozzo, mentre i suoi grandi occhi blu scintillavano di commozione. Astoria si mosse verso il figlio e, uscendo dal cancelletto, gli corse in contro e lo strinse in un abbraccio come Scorpius non ne ricordava da tempo, investendolo col suo profumo più dolce.

- Oh, tesoro mio – Disse la donna con voce rotta dall'emozione. Il ragazzo era rimasto pietrificato dalla sorpresa.

- Mamma, che ci fai qui? - La donna attese alcuni istanti prima di rispondere, stringendo il figlio con tutto il suo affetto. Poi lo lasciò e gli accarezzò una guancia con la sua mano calda e morbida. Questa volta però il ragazzo si ritrasse. Trovava sospetta quell'improvvisa ondata di maternità (oltre che, ovviamente, la sua presenza lì). Non voleva tornare ad essere l'oggetto dei capricci affettivi di sua madre. Astoria lo guardava con aria colpevole.

- Piccolo mio, ero così preoccupata... a scuola mi avevano avvertito che eri scomparso ed io... ero disperata. Beato Merlino, non ci vedevo più, credevo di averti perso per sempre -

- Cos'è quella casa? - Chiese lui interrompendo la perorazione emotiva di sua madre. Era sempre più confuso.

- Quella? - Ribadì lei voltandosi un secondo:- Sarà la nostra nuova casa... -

- Che cosa?! - La donna sorrise. Il suo volto, sebbene non avesse ancora l'età per essere solcato dalla vecchiaia, sembrava più fresco e giovanile che mai. Pesino le guance e le sue labbra perfette sembravano più rosee.

- In questo luogo si può avere tutto ciò che si vuole, e l'unica cosa che adesso desidero è di recuperare gli anni perduti insieme al mio bambino... -

- Tu sei fuori di testa! - Inveì il ragazzo. Gli sembrava di trovarsi dentro ad un sogno, o ad un incubo:- Siamo in una foresta fuori dal mondo e tu vorresti vivere qui? - Astoria guardò il figlio comprensiva.

- Dipende solo da con che occhi ti guardi intorno – Detto ciò lo fece voltare e gli posò le mani sugli occhi. Prima che Scorpius potesse ribellarsi, ecco che la madre le tolse.

Ora davanti a lui si stendeva la dolce campagna inglese, fresca, dai colori tenui e armoniosi e piena dei suoni della natura. In lontananza vide un modesto borgo, a cui si arrivava tramite un sentiero ciottolato che terminava davanti al cancelletto bianco. L'aria e l'atmosfera avevano dell'idilliaco.

- Com'è possibile...? - Mormorò Scorpius.

- Te l'avevo detto, no? Qui si può avere tutto ciò che si desidera. Questo posto è magico, Scorpius. -

Il ragazzo non l'avrebbe mai creduto possibile, ma dopotutto quello era proprio ciò che l'arpia gli aveva detto: “basta sapere ciò che si vuole”. Quanto, in fin dei conti aveva sentito la mancanza di una famiglia...

- Perché? - Chiese alla madre:- Perché questo cambio così all'improvviso. Fino a ieri non t'importava niente di me e ora vuoi persino cambiare casa! Tu ami il lusso, i gioielli, i vestiti e tutta quella roba lì... - Il sorriso della donna tremolò appena e il suo sguardo si fece triste.

- Per una madre un figlio viene prima di qualsiasi altra cosa. Ho sbagliato molte cose in questi anni, dando importanza a tante cose inutili... Quando mi avevano detto che eri scomparso mi è crollato il mondo addosso. Ero terrorizzata all'idea che ti fosse accaduto qualcosa, a te, al mio piccolino... Perdonami Scorpius, perdona una madre che ha sbagliato tutto -

Sentire quelle parole lo riempiva di rimpianto e nostalgia. Avrebbe voluto ascoltare le sue scuse per ore, per poterle accettare senza vergogna, ma qualcosa gli impediva di abbandonarsi alla malinconia.

Un soffio di vento tiepido, come non ne aveva mai sentiti, gli sfiorò lieve le guance:- Ti prego Scorpius... vieni con me, posso mostrarti la casa, se vuoi – Il ragazzo esitò.

- Non mi hai ancora detto come sei riuscita ad arrivare fin qui -

- È una lunga storia, ti spiegherò tutto una volta in casa – La donna gli sorrise amorevolmente.

Senza saperne il motivo, Scorpius si ritrasse. Quell'espressione non era mai stata propria della madre, nemmeno nel periodo della sua infanzia. Gli ricordava piuttosto qualcun altro... Lily. Lily Potter-Weasley!

Subito si ricordò che non poteva indugiare oltre insieme a sua madre. Doveva trovare Albus, e prima ancora Rose.

- Non posso. Devo trovare Rose e Albus. – Sul volto della donna di dipinse un espressione addolorata, più di quanto Scorpius si sarebbe aspettato.

- No, ti prego, rimani. Ho fatto così tanta strada per venirti a cercare, non posso separarmi ancora da te, non lo sopporterei – Nonostante tutto il rancore, il ragazzo non poté fare a meno di vacillare ancora nella sua decisione. Parlò con tono meno duro e più pacato.

- Non posso abbandonare i miei amici, hanno bisogno del mio aiuto – Gli occhi della donna di Astoria si riempirono di lacrime, che cominciarono a rigarle il bel viso. Disperata, si gettò ai piedi del ragazzo.

- Non lasciarmi, non te ne andare, perdonami... - Continuava a ripetere senza sosta.

Scorpius balzò indietro ancora una volta e in pochi istanti crollarono la sua debole felicità e le sue avventato speranze. Quella non poteva essere sua madre. Non era un pensiero che poteva spiegare razionalmente, solo una profonda convinzione che gli era affiorata di fronte a quell'esagerato tormento. Solo molti anni dopo, ripensato a questi eventi passati, poté spiegare la sua intuizione.

- Va via, sparisci! - Le urlò e, in un istante tutto ciò che lo circondava, si sgretolò in mille pezzi, come una sfera di cristallo.

 

...

 

Il primo impulso della ragazza fu quello di mettersi a correre, dato che non aveva alcuna arma per difendersi. Tuttavia, il sorriso paterno che si aprì sulla bocca di quell'uomo sedò il suo istinto, lasciando posto alla curiosità. Osservandolo meglio, si accorse che quell'uomo, quel vecchio, non gli era del tutto sconosciuto. Sulla tunica color porpora, risaltava una curata barba canuta, che incorniciava la bocca sottile in una liscia barbetta. Sopra il naso lungo e dritto, erano montati degli occhiali rotondi e dalla montatura dorata, dietro ai quali la fissavano un paio di occhi scuri e intrisi di sapienza. Ma solo quando lo sguardo di Rose si posò sulle mani raggrinzite, vedendo il volume che reggevano, riconobbe quell'uomo.

- Per Merlino! - L'uomo si inchinò in segno di saluto e sorrise ancora.

- Voi giovani d'oggi, sempre ad invocarmi senza alcun pretesto – Disse il mago bonariamente.

- Non ci posso credere... Siete davvero Merlino? Il fondatore dell'Ordine? Che venne ospitato nella Casa dei Serpeverde, sconfisse tredici Ungari Spinati in una notte e fu consigliere e mentore di re Arthur? - Chiese lei tutta d'un fiato. Conosceva molto bene Merlino e la sua storia, poiché aveva letto attentamente e più di una volta la sua biografia, facendone un vero e proprio idolo, per via della grande considerazione che ancora oggi aveva tra i maghi.

- Vedo che sei ben informata sul mio conto, signorina. Il tuo nome è Roseline Jane Weasley, dico bene? - La banale domanda sorse spontanea.

- Come fate a sapere il mio nome? - Chiese, mettendo da parte lo stupore infantile che l'aveva assalita poco prima e riprendendo un po' della sua naturale diffidenza.

- Conosco molte altre cose su di te, signorina. Per esempio, so che tua madre è una strega potente e tuo padre un mago famoso. So anche che perdesti in tenera età i tuoi poteri e che da quel giorno non ti sei più data pace – La ragazza lo guardò torva e, nonostante fosse intimorita dalle sue capacità, non poté fare ameno di provare una punta di vergogna: era così impotente di fronte ad un mago di tanta esperienza e abilità da sentirsi inferiore:- Oh, non preoccuparti – aggiunse Merlino:- sono un abile Legilimens, se non il più esperto. Ricorda che fui io ad inventare quest'arte – La ragazza annuì e si sentì sollevata.

- Allora è davvero un piacere fare la vostra conoscenza – Rispose anche lei accennando ad un inchino:- Ma, perdoni la domanda, lei non dovrebbe essere... ormai... morto? - Il mago fece una piccola risata divertita.

- Sì, effettivamente lo sono, il mio corpo lo è, ma non la mia sapienza, la mia arte e la mia conoscenza. Questi sono valori eterni, che non potranno mai perire e che in questo luogo possono vivere indisturbati – Disse facendo un ampio gesto per indicare la foresta. Rose cominciò a sentirsi euforica, fin quasi a dimenticarsi del suo buonsenso.

- Quindi dovete sapere ancora un sacco di cose! - Esclamò. L'uomo asserì compiaciuto.

- Leggo nei tuoi occhi un ardente desiderio di conoscenza. È raro trovare dei giovani di spirito come te, Roseline Weasley – L'enorme gioia per il complimento ricevuto da una persona così importante, si spense in pochi istanti, sotto il peso di una grave consapevolezza.

- Purtroppo, sebbene le mie ambizioni siano grandi, non potrò mai soddisfarle. Come voi avete detto, io non ho più alcun potere – Parlò con lo sguardo rivolto verso terra, poiché le costava molto ammettere ad un uomo potente una debolezza così degradante. Allora Merlino le si avvicinò e le appoggiò una mano sulle spalle.

- Ma a questo si può facilmente porre rimedio. Nel mio castello (lo vedi? Proprio tra quei due alberi lì in fondo) conservo il mio libro di incantesimi completo. È un volume molto prezioso e altrettanto ricco di informazioni. Sono sicuro di poter trovare una soluzione per ciò che ti affligge -

- Dite sul serio? - La ragazza alzò la testa di scatto e tutti i suoi muscoli si tesero per la sorpresa, mentre il cuore le accelerò in petto.

- Ma certo. Seguirmi nel mio castello – Rispose il mago.

- Signore, sarebbe... sarebbe meraviglioso! -

Rose sentì un'indescrivibile eccitazione attraversarle il corpo, che le procurò dei piacevoli brividi sulla schiena, simili a quelli che aveva provato quella notte con Scorpius, in volo con lui sulla scopa.

«Scorpius... Albus!»

Merlino aveva già cominciato ad avviarsi verso l'imponente costruzione di pietra, che Rose si stupì di non aver notato prima.

- Aspettate! - gridò:- Prima c'è una cosa molto importante che devo fare. Devo ritrovare due amici – L'uomo si accigliò.

- Ma mia cara, gli amici possono aspettare, potrai andarli a cercare più tardi -

- Non posso, mi dispiace – si scusò la ragazza con un nodo alla gola. Rifiutare una simile offerta le richiese una grandissima forza di volontà. Era ad appena qualche passo dal poter recuperare finalmente tutti i suoi poteri perduti, dall'essere finalmente uguale al resto della sua famiglia. A quel punto il volto di Merlino si fece duro e colmo di severità in ogni sua ruga.

- Se ti rifiuterai adesso, potresti non trovarmi più in seguito. Perdersi in questa foresta è molto semplice. Ti sto offrendo di attingere alla mia sapienza, a secoli di conoscenze, e di porre fine ai tuoi affanni. Riflettici bene -

Alle spalle di Merlino sorgeva, più grande di come prima le era sembrato, lo scuro castello di pietra e nelle suo segrete, forse, si trovava la soluzione a tutti i suoi problemi. Ma quanto tempo avrebbe dovuto perdere? Doveva trovare Albus, e prima ancora Scorpius. Senza di lui non si sentiva di andare da nessuna parte. Probabilmente era ancora lì vicino, dopotutto non si erano separati da molto. Sì, prima l'avrebbe cercato, e poi sarebbe tornata lì.

- Mi dispiace – rispose ancora una volta – ma proprio non posso. Ora i miei amici sono più importanti – Quando vide che l'uomo la guardava con disprezzo credette di aver detto la cosa sbagliata. Il castello le sembrò ancora più grande.

- Quindi declini la mia offerta? Respingi le mie premure? Se te ne andrai ora non mi troverai mai più. Solo uno stolto rifiuterebbe – A quelle parole, Rose provò una certa repulsione. Avrebbe anche rifiutato anni di scienza, ma nessuna magia le avrebbe mai dato l'affetto di suo cugino e... sì, anche la compagnia di Scorpius, che non osava definire con un nome diverso. E la sua famiglia? No, tutti loro avevano la priorità, che ciò fosse sciocco o no, quelle erano state fin'ora per lei le cose più importanti e solo ora l'aveva capito veramente.

In più quella storia cominciava a non convincerla affatto.

- Ebbene allora io sono la regina degli stolti! Con permesso, mi congedo – E con questa sarcastica formalità, fece dietro-front, pronta a ritornare sui suoi passi. Percorrendo la strada al contrario, forse, avrebbe ritrovato il giovane Malfoy. Ma un grido rauco le fece accapponare la pelle. Quando si voltò per vedere che cosa ne fosse stata la fonte, vide Merlino i cui occhi ora gialli rilucevano come due fari nell'oscurità e i lunghi capelli bianchi ondeggiavano. L'uomo tendeva le braccia verso di lei emettendo versi simili ad una bestia feroce. Il castello ora era scomparso e il buio inghiottiva tutto alle spalle del mago. Rose lanciò un grido e cominciò a correre. Se avesse avuto una bacchetta avrebbe saputo di certo come reagire, ma in mancanza d'altro non era in grado di fare molto.

Corse a perdifiato, senza mai voltarsi, sentendo solo gli orribili versi di Merlino, o quello che si era finto tale. Si sentiva indifesa, così, sola e disarmata, e anche se non voleva per nessuna ragione abbandonarsi alla paura, avrebbe voluto qualcuno vicino a lei. Correva e correva ancora, facendo più attenzione a dove metteva i piedi piuttosto che alla direzione in cui andava, perché inciampare le sarebbe stato fatale. D'un tratto le grida si fecero lontane fin quasi a scomparire, e Rose sentì il bisogno di voltarsi indietro, ma senza fermarsi.

Aveva appena alzato la testa, quando andò a sbattere contro qualcosa. Questo qualcosa, che lei aveva riconosciuto con la coda dell'occhio, l'aveva cinta con le braccia nel momento in cui gli era venuta addosso, per impedire che entrambi cadessero a terra. Per un momento, nonostante il cuore non si fosse ancora fermato per la lunga corsa, Rose si sentì incredibilmente sollevata di trovarsi tra le braccia di Scorpius, ma non osò indugiare troppo a lungo, così si staccò in fretta da lui.

- Scusami – gli disse.

- Ma dov'eri finita? Mi hai fatto preoccupare -

«Ma se sei tu che sei sparito all'improvviso!» pensò, ma non avendo in quel momento voglia di bisticciare rispose solo:- Ti stavo cercando -

Un momento, aveva detto proprio: «Mi hai fatto preoccupare?».

- Perché stavi correndo in quel modo? -

- Ora non ha più importanza – Rispose lei alzando le spalle, sorridendo tra sé:- Nel frattempo hai trovato qualcosa? - Il ragazzo scosse la testa.

- No, ma laggiù mi sembra di aver visto qualcosa, andiamo? -

I ragazzi camminarono in silenzio per un po'.

- Comunque dovresti guardare più spesso dove cammini. È già la seconda volta che mi vieni addosso oggi – Disse Scorpius all'improvviso, cercando di non far suonare le sue parole come un rimprovero.

- Farò del mio meglio – Ora che era con il ragazzo, Rose aveva ritrovato un po' del suo buonumore, dimenticandosi del perché prima lo avesse perso:- Mi dispiace per quello che ho detto prima, non avevo affatto il diritto di parlare, ho esagerato... un po'... - Scorpius scrollò le spalle.

- Lascia perdere, ormai è passato – La ragazza pensò che invece avrebbe voluto scusarsi meglio, ma non sapeva come.

Poco dopo, i due intravidero un alone verdastro tra i tronchi e la nebbiolina. Avvicinandosi meglio, scoprirono che si trattava di una vasta distesa d'acqua (se quel liquido denso e oleoso poteva definirsi tale) grande pressappoco quanto il Lago Nero.

Dei larghi sassi, vicini tra loro, emergevano quasi in fila dalla superficie, formando come un lungo viale che conduceva ad un'isoletta in mezzo al lago.

- Scorpius, guarda! - Gridò la ragazza tirandolo per un braccio e indicando davanti a sé. Lì, proprio su quella chiazza di terra, dormiva accasciato a terra qualcuno loro noto.

- Albus! - Rose aveva quasi cominciato a correre, ma venne fermata da Scorpius:- Aspetta – Le disse accennando all'isoletta con il capo.

Nella fretta, la ragazza non aveva notato che, accanto a suo cugino, c'era qualcun altro. Una figura, quasi un ombra, che immobile sorvegliava il ragazzo, e quando udì la voce dei ragazzi si voltò verso di loro.








Ebbene, ormai siamo agli sgoccioli della nostra avventura. Il prossimo sarà il capitolo decisivo, seguito ovviamente dall'epilogo.
In realtà il mio cervello non recepisce ancora il fatto che questa storia sta per finire (ancora nessuna euforia, nessuna depressione u.u). È praticamente da più di un anno che va avanti =3.
In realtà all'inizio pensavo che questo capitolo non sarebbe mai uscito fuori, perché era già da molto tempo che volevo apportare una significatva modifica alla storia, o meglio dire a quella di Scorpius, ma ormai era troppo tardi: sarebbe stato un suicidio e un delitto per voi lettori =P. Magari la scriverò nella versione definitiva che terrò solo per me, dato che questa ormai è già stata pubblicata.
Riuscirò mai a mettere da parte la mia fretta?
Io dico di no =)
Continuate a seguirmi, e mi raccomando, Recensite, Recensite, Recensite!
A presto,
Changing

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Capitolo 17
*** L'ultimo salto ***


Capitolo 16
L'ultimo salto





La figura bianca riluceva di una pallida luminescenza appena sopra il corpo di Albus. Fluttuava, eppure pareva immobile.

Rose si scrollò di dosso la mano di Scorpius, che la teneva ancora per il braccio.

. Io voglio andare! - Esclamò con viva intensità.

- Potrebbe trattarsi di un inganno, forse dovremmo... -

- Quello è Albus! Ne sono sicura – Il ragazzo esitò, titubante di fronte a quella sicurezza. Anche lui, come lei, avrebbe voluto agire subito. Sentiva nel petto, nelle braccia, sotto la pelle, lo stesso fuoco che aveva acceso l'irruenza di Rose. Ma se la diffidenza della ragazza, del cui buon senso si fidava, si era spenta nel aver ritrovato finalmente suo cugino, quella di Scorpius si era destata quando aveva visto l'immagine della madre cadere in mille pezzi. Quella foresta non gli piaceva per niente.

- Io vado – Disse Rose, non vedendo alcun segno di risposta. Si allontanò da lui e si avvicinò alla riva del lago.

La figura bianca era rivolta verso di lei , ma la ragazza non riusciva ancora a distinguerne il volto. Era una presenza fievole, trasparente, che dava un idea di incostanza tale da attenuare qualsiasi timore. Ma Rose non avrebbe comunque avuto paura, ora che Albus era così vicino.

Saltò la prima pietra. L'acqua era immobile. Saltò la seconda pietra, poi la terza. Un rumore sordo la fece voltare; Scorpius la stava seguendo e lei non poté fare a meno di ricambiarlo con un sorriso di gratitudine. Avanzò ancora un po', ma una strana sensazione la fece fermare. Si guardò intorno. La superficie del lago era ferma come prima, eppure... venne pervasa da una strana inquietudine.

«No, non posso permettermi di avere paura proprio adesso»

Stava per saltare ancora quando la roccia su cui si trovava tremò. Per fortuna Rose riuscì a non perdere l'equilibrio, spostandosi verso il centro.

- Che succede? - chiamò Scorpius, ma prima che la ragazza potesse rispondere tremò anche la sua pietra.

- Qualcosa ci sta urtando! – Gridò lei.

In quel momento una scia di increspature solcò il lago immobile. Qualcosa si muoveva sotto la superficie. Le pietre ricominciarono a tremare, una dopo l'altra. Era come se un enorme martello le stesse colpendo per farle crollare.

- Rose, corri!- Urlò il ragazzo.

La ragazza, leggermente stordita da quei bruschi movimenti, si riprese più in fretta che poté. Corse, mentre sotto i suoi piedi e dietro di lei tutto tremava. Più di una volta rischiò di cadere in acqua, ma riusciva sempre a riprendere l'equilibrio muovendo le braccia. A causa di questi impedimenti, Scorpius guadagnò terreno. Dopo numerosi balzi avevano percorso più della metà della strada. Rose si voltò per accertarsi che il ragazzo la stesse seguendo senza problemi. Quando lui se ne accorse inveì con rabbia.

- Che aspetti? Non ti fermare! -

Ignorando l'asprezza della sua voce, Rose si girò per proseguire. Ma quell'attimo di esitazione le costò caro. Dall'acqua verdastra spuntò un... qualcosa di lungo e sinuoso che, stagliatosi nel cielo di porpora, cade ai piedi della ragazza, mancandola per un soffio. Rose si ritrasse appena in tempo e, prima che la cosa potesse ritirarsi, si accorse che era ricoperta di lucenti squame d'argento. La cosa scivolò via dalla roccia, lasciando dietro di sé una viscida e umida scia.

Prima che Rose potesse ricominciare a correre, dalle acque melmose emerse una gigantesca creatura, che, non contando ciò che era ancora nascosto in acqua, raggiungeva all'incirca i dieci metri. Il suo corpo, simile a quello di un drago o di un serpente, si ergeva sopra di loro, mentre i suoi occhi di smeraldo li fissavano famelici. Le scaglie rilucevano di una luce opaca.

Il serpente mostrò la nera lingua biforcuta e con un minaccioso sibilo si ritirò nell'acqua per poter sollevare di più la coda.

- Sta per colpirci di nuovo! - Gridò Rose.

Il mostro calò rapido la coda sui due ragazzi. Per un attimo la giovane Weasley rimase pietrificata, non aveva mai visto nulla di simile. Scorpius riuscì a raggiungerla con un balzo e la superò.

- Forza non stare lì impalata! - Il ragazzo sembrava sul punto di volerla trascinare via con la forza, ma lei riprese in fretta coscienza e lo seguì.

Il serpente marino menava colpì rapidi feroci, ma riusciva sempre ad evitare i due per un soffio.

- Ci siamo quasi – Disse la ragazza quando a separarli dall'isoletta c'erano solo due pietre.

Proprio quando stavano per arrivare, la coda del mostrò si parò davanti a loro, impedendogli di proseguire. Scorpius emise un gemito di dolore: per difendere lui e Rose aveva provato a proteggersi con le braccia, ma alcune scaglie taglienti avevano riaperto la ferita nel suo braccio sinistro, lacerando le bende.

Il serpente si innalzò ancora una volta sopra di loro e li guardò con vorace intensità. Stava per inghiottirli.

Malfoy premeva la mano sul braccio, cercando di impedire la fuoriuscita di sangue, mentre Rose cercava disperatamente una via d'uscita intorno a sé.

Il mostro stava per abbattersi su di loro. A quel punto, Rose provò un gesto disperato. Afferrò Scorpius per il mantello e, insieme a lui, si appiattì contro la coda del serpente.

- Ehi, ma che stai facendo?! - Disse lui sorpreso e contrariato, ma la ragazza non gli rispose.

Il mostro si faceva sempre più vicino, rapido ed inesorabile. A pochi metri da loro spalancò le fauci e... un attimo prima che li divorasse, Rose si mosse con uno scatto in avanti, in direzione della foresta, trascinando Scorpius con sé. Il serpente conficcò così i denti aguzzi nella sua stessa carne e, lanciando un grido acuto e straziante, si ritirò nelle acque oscure.

- Forza, sbrighiamoci! - intimò Rose al ragazzo e, insieme, percorsero gli ultimi metri che li separavano dall'isola.

Quando mossero l'ultimo salto le gambe di Rose cedettero e cadde a terra, stanca, spossata dalla fatica e da tutta l'adrenalina che la paura aveva messo in circolo. Anche Scorpius cadde a terra supino accanto a lei.

Entrambi ansimavano pesantemente e le loro fronti erano coperte di sudore freddo.

- Finalmente – disse Scorpius dopo un po':- sembrava che non finisse più – Rose stava ancora riprendendo fiato, così gli rispose solo con un mezzo sorriso.

- Come va il tuo braccio? - gli chiese quando fu in grado di parlare. Il ragazzo scostò via gli ultimi brandelli di stoffa che coprivano la ferita, ed erano rimasti appiccicati per colpa del sangue. Ora il taglio era più scuro profondo e perdeva più sangue di prima. Qualche scaglia argentata era persino rimasta conficcata. La situazione non era allarmante, ma sarebbe potuta degenerare molto facilmente senza una medicazione adeguata.

Rose stava già per strappare ciò che rimaneva del suo mantello, ma Scorpius le fece cenno di fermarsi e si tolse il suo.

- Hai già fatto abbastanza – A Rose non pareva affatto. Le sembrava, invece, di non essere in grado di fare nulla, di aver sempre bisogno dell'aiuto di qualcuno per procedere e questo, oltre che farla sentire grata, la imbarazzava e la infastidiva. Non se la sarebbe certo presa con Scorpius, ridotto in quelle condizioni, piuttosto con se stessa.

- Fermati – gli disse improvvisamente trattenendo una piccola risata. Il ragazzo sembrava avere molte difficoltà a bendarsi con una mano sola, così lo aiutò. Quei contatti fisici, così frequenti ultimamente, le davano ora quasi un senso di piacere; proprio a lei, così reticente ad affezionarsi agli estranei. Ma dopotutto lui non lo era più, ormai. Chissà se invece a Scorpius disturbava quella vicinanza.

Quando Rose alzò lo sguardo i loro occhi si incontrarono per un breve istante e la ragazza sentì un lungo brivido correrle lungo la schiena. Il mondo intorno a lei si dissolse, eccetto quelle iridi grige. Ma il momento fu brevissimo, perché lui distolse lo sguardo e cominciò a guardarsi intorno con aria vaga. Per un attimo le era sembrato di intravedere strani bagliori nei suoi occhi, come dei lampi sfuggenti. Tuttavia non ebbe tempo di chiedersi di più.

Improvvisamente si udì un rumore d'acqua, come un'esplosione. Il serpente marino era riemerso dal lago e ora i suoi occhi erano cremisi d'ira. I ragazzi dovevano rialzarsi in fretta, ma le loro gambe erano ancora intorpidite dalla fatica. Il mostro lanciò ancora una vola un acuto grido di rabbia e di dolore e si avventò rapido su di loro. Entrambi sapevano di non avere alcuna possibilità di fuga.

«Perdonami mamma... papà... vi voglio bene» E con il cuore in gola, Rose chiuse gli occhi.

Un rombo, uno stridio acuto, un altro rombo, poi un altro, un sibilo minaccioso e uno scroscio d'acqua. Poi più nulla.

Piano piano la ragazza dischiuse gli occhi. Davanti a loro non c'era più nulla.

- Che è successo? - chiese guardandosi intorno in cerca del serpente marino.

- Non lo so... Quella cosa si è lanciata su di noi e poi... è come se avesse sbattuto contro un muro invisibile -

- Nessuna creatura di questo mondo può avvicinarsi a questo luogo -

I due ragazzi si girarono di scatto. A parlare era stata la figura bianca, sempre ferma nello stesso punto.

L'isola su cui si trovavano era poco più della metà della Sala Grande. Il terreno era arido e cosparso qua e là di ciuffi di erba di un insolito colore scuro. Al centro esatto sorgeva un alto ed imponente albero di una specie sconosciuta, dal legno nero e le foglie violacee, e le cui radici si snodavano contorte quasi fino al lago.

Ma prima che le venisse in mente di rispondere Rose si ricordò di qualcosa ben più importante. Ignorando completamente la figura bianca corse verso suo cugino. Nella fretta e nella sorpresa non si era nemmeno accorta che, da quando il serpente marino stava per scagliarsi su di loro, non aveva fatto che stringere la mano di Scorpius.

Il ragazzo, vedendo che la figura non si muoveva, la aggirò con diffidenza. D'un tratto intravide con la coda dell'occhio uno strano bagliore. Si fermò e voltò appena la testa. In un incavo nel tronco dell'albero, parzialmente coperto da alcuni rami cadenti, era nascosto un oggetto. Ci mise qualche istante a riconoscerlo: era lo scrigno d'argento. Stava per dirlo a Rose, ma si arrestò un attimo prima. Vedendola chinata su Albus, preoccupata mentre gli teneva la mano, qualcosa glielo impedì. Decise che avrebbe aspettato qualche minuto e andò anche lui dal suo amico.

Albus era seduto a terra, con la schiena appoggiata al tronco dell'albero e la testa leggermente reclinata all'ingiù. Con un respiro così profondo e regolare sembrava che stesse dormendo.

- Albus! - lo chiamò Rose:- Albus, svegliati! - Disse cominciando a percuoterlo, ma lui pareva non udire alcun suono.

- È tutto inutile, non si sveglierà – sentenziò afflitta la figura bianca.

- Sei stato tu a ridurlo così? - inveì Scorpius. L'ombra non rispose.

- Che cosa gli hai fatto? - L'ombra abbassò lo sguardo ed emise un profondo sospiro.

Rose l'osservò meglio. I lineamenti del viso erano sbiaditi come tutto il resto della figura, ma si riusciva ancora a distinguere vagamente le sembianze del volto. Non era di certo bello, anzi, si poteva definire brutto. Il viso era ovale e appena grassoccio, come del resto anche il corpo; gli zigomi erano piatti e bassi, gli occhi piccoli e le labbra sottili erano rinchiuse tra due profondi solchi naso-geninei.

Una bruttezza piuttosto familiare. Più lo fissava e più Rose era certa di aver già visto quel volto da qualche parte.

- Allora, perché non rispondi? - Scorpius si rivolgeva all'ombra con fare intimidatorio, ma lei sembrava non curarsene troppo. Era immersa in una profonda tristezza.

- A che servirebbe, tanto ormai è successo – Rispose.

- Cosa? Cosa hai fatto a mio cugino? - Si alzò di scatto Rose con occhi dardeggianti.

Poi, come un lampo, la folgorò un pensiero che rapido arrivò alle sue labbra. In quella posa, con i vacui occhi rivoti verso il basso, la ragazzo lo aveva riconosciuto.

- Ma tu sei... Peter Minus? - disse a voce alta, un po' incredula, come a volersi convincere della propria supposizione. La figura mosse debolmente il capo in segno d'assenso.







Ma salve!
Credevo che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo, invece ho dovuto dividerlo a metà per non tediarvi troppo (ebbene sì). Ad ogni modo siamo alla nostra conclusione. Torna una vecchia conoscenza, insieme al misterioso scrigno d'argento... Ogni cosa tornerà al suo posto molto presto... forse.
Con il prossimo capitolo dovrei essere puntuale, ma non faccio promesse =P
A presto,
Changing

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Capitolo 18
*** Lo scrigno d'argento ***


Piccola premessa: questo capitolo è un po' più lungo degli altri, spero che non vi dispiaccia,


Capitolo 17

Lo scrigno d'argento





Scorpius, probabilmente, era il più sorpreso tra i due ragazzi. Conosceva molto poco di Minus, un po’ dai discorsi di Albus e un po’ per aver letto distrattamente il Diario, e sapeva quindi che era vagamente implicato in quell'intricato mistero, ma qualunque cosa si sarebbe aspettato meno che di trovare il fantasma di un vecchio Mangiamorte.
Vide il volto di Rose passare rapidamente dallo stupore al profondo disprezzo. Anche lui detestava quell'uomo, per ovvie ragioni, ma l'odio della ragazza lampeggiava con molta più intensità.
Nessuno dei tre parlava. Peter Minus teneva lo sguardo rivolto verso il basso, Rose lo fissava ardente e Scorpius osservava assorto quella scena, sentendosene per un attimo estraniato. Era preso spesso da quegli istanti di riflessione, e questa sua doppia natura, meditativa e combattiva, aveva fatto indugiare il Cappello Parlante per due o tre minuti il giorno dello Smistamento.
Poi Rose spezzò quel silenzio.
- Perché sei ancora qui? Come fantasma, intendo – Chiese sprezzante all’ombra. Cominciava a stufarsi di quella sua inerzia. Il fantasma sembrò destarsi un poco. Finalmente alzò lo sguardo e con una leggera nota di irritazione nella voce, di cui Rose non capì il motivo, replicò:
- Perché su di me incombe una maledizione –
- Quale maledizione? – Minus esitò a rispondere.
- Non posso parlarne... –
- Al diavolo! – sbraitò la ragazza:- A chi vuoi che importi adesso dei tuoi segreti? Sono passati più di vent’anni da quanto quel bastardo del tuo padrone è morto e io voglio sapere cos’è successo a mio cugino e che diamine c’entro io con quello scrigno in tutta questa storia! –
Scorpius si sorprese di questo improvviso scoppio rabbioso. Era come quella sera, quando in preda all’ansia e al timore, la ragazza era scoppiata in lacrime. Rose era come una bomba ad orologeria: incamerava ogni emozione, ogni colpo subito dentro di sé e li comprimeva tutti insieme, soffocandoli, finché tutto non esplodeva, ingigantito, con la forza di un fiume in piena:- Perché tu sai bene di quale scrigno sto parlando, non è vero? –
Malfoy sentì un formicolio sulla nuca, proprio nella direzione in cui si trovava lo scrigno. Sapeva che avrebbe dovuto avvertire Rose della sua presenza, ma una pessima sensazione continuava a trattenerlo. Eppure lui non era mai stato un ragazzo particolarmente sensibile ad alcun tipo di presagio.
Minus sospirò e si prese le braccia, tenendole per i gomiti e appoggiandole al petto. Per un attimo sembrò scosso da un tremito.
- Dopotutto… Non hai tutti i torti – Passò qualche attimo prima che cominciasse a parlare di nuovo e Rose pensò bene di non incitarlo ulteriormente, sebbene fosse molto impaziente di ascoltare la sua storia, che sapeva stava per raccontare.
- Era un po’ di tempo che il mio Signore si comportava in modo strano. Si chiudeva per ore nella sua biblioteca privata o nei sotterranei, insieme ad uno scrigno che aveva ritrovato con alcuni testi appartenuti a Salazar Serpeverde. Passava notti insonni e viaggiava da una parte all’altra dell’Inghilterra per chissà quale ragione… capii che stava lavorando ad un progetto del quale non voleva parlare a nessuno, così, dopo vani tentativi di scoprire qualcosa, decisi di non pensarci più.
Un giorno però, senza preavviso, mi chiese di accompagnarlo per un compito importante. Per la prima volta in vita mia mi sentivo utile. Me la ricordo bene, quella notte. Era il 29 luglio 1980. Ci smaterializzammo in una zona remota della Foresta Proibita, non protetta dagli incantesimi di Hogwarts. Il padrone aveva portato con sé un oggetto avvolto in un panno nero. Sospettavo fosse quello scrigno che custodiva tanto gelosamente.
Tracciò un cerchio magico nel terreno e, dopo aver eseguito uno strano rituale, venimmo inghiottiti da fiamme oscure, che io dovetti alimentare pagando con il mio sangue corrotto. Per la paura mi strinsi al mantello del mio padrone, ma quando tutto si fu dileguato lui mi calciò via e io caddi a terra, riempiendomi di terra e di polvere. Mi alzai in fretta e, chiedendo perdono, lo seguii a testa bassa. Camminammo per ore in questa foresta, dove le fiamme ci avevano portato. Assistetti a scene raccapriccianti, cose che non riesco nemmeno a raccontarvi per l’orrore.
Io non osavo domandare ancora nulla al mio Signore a proposito di quella spedizione. Quando arrivammo sulle soglie di questo lago, il padrone fece sorgere dalle acque questa isoletta e vi pose l’oggetto, liberandolo da quel panno nero e confermando le mie supposizioni. Era proprio lo scrigno d’argento.
La mia curiosità era diventata tale che non riuscii più a contenermi e gli chiesi cosa vi fosse custodito. Lui mi fulminò con lo sguardo, come aveva fatto molte altre volte in quei giorni. Lì per lì temetti che mi avrebbe lanciato una Maledizione Cruciatus, ma poi lui ghignò in modo terrificante e mi disse: “Ebbene, Codaliscia… Dimmi, perché hai tradito i tuoi cari amici?”. Io fui sorpreso da quella domanda, tuttavia risposi che l’avevo fatto perché ero il suo devoto servo, ma non riuscii a finire di parlare che lui mi interruppe: “No, mio viscido compagno”disse“la verità è che tu hai avuto più paura di me che affetto per loro. Dentro di te hanno lottato le forze del Bene e del Male e alla fine ha prevalso la più forte. E dimmi, servo, quanto hai penato per questa battaglia?” In quel momento il mio Signore fissava la luna rossa con un bagliore perverso negli occhi. Io avevo troppa paura per rispondere. Cominciai a tremare al solo pensiero. La sua voce… la sentivo nel mio corpo come un sottile dardo avvelenato: “Non sarebbe meglio se tutto questo non accadesse?” Mi disse “Se si potesse agire consapevolmente nel Male senza che quella fastidiosa vocetta che tutti chiamano coscienza, ci dicesse di non farlo?” A quel punto io non riuscivo più a seguire il suo discorso e risposi che tutto questo era impossibile ma lui mi contraddisse: “Ti sbagli, Codaliscia, basta liberarsi di quella vocina”. Allora capii. Nello scrigno era rinchiusa una parte dell’anima del mio Signore – Peter Minus si fermò un istante:- Quella notte il padrone mi incatenò per sempre a quello scrigno: finché esso sarebbe esistito io sarei stato costretto a sorvegliarlo e a fare in modo che nessuno lo aprisse… - Si fermò ancora:- Da quando ho lasciato la mia vita passata, veglio sullo scrigno in questo luogo di morte, anche se ogni tanto mi posso vagare nel vostro mondo sotto forma di spirito, ma solo per breve tempo.
Quando un mese fa arrivaste al castello, io scoprii subito le vostre intenzioni e cercai in ogni modo di ostacolarvi, per quel poco che potevo fare. Il nipote di Lily e James aveva quasi scoperto tutto e così, preso dal panico, feci la prima cosa che l’istinto mi suggerì e lo portai con me su quest’isola, facendolo cadere in un sonno profondo, dal quale si risveglierà una volta tornato nel suo mondo -
Rose prese qualche attimo per elaborare il racconto che aveva appena ascoltato. La tensione che le attanagliava il petto si alleggerì all’istante, sapendo che suo cugino non aveva subito alcun danno permanente.
- Perché tutto questo, la vicenda della maledizione intendo, non l’hai scritto sul tuo diario? – Chiese poi.
- Prima di tornare indietro, il Signore Oscuro cancellò la mia memoria e lanciò un potente incantesimo di protezione sullo scrigno. Un incantesimo, molto potente e complicato… –
Rose cominciava finalmente a capire.
- E… di cosa si trattava? –
- Ogni mago o strega che avrebbe toccato lo scrigno viene sarebbe stato privato dei suoi poteri –
Tutto tacque per qualche istante, come accade sempre dopo una grande rivelazione.
Così era in quel modo che Rose aveva perso i suoi poteri. La ragazza aveva sempre convissuto con quello che lei vedeva come un handicap, ma sentire quelle parole aveva concretizzato il fatto che lei non sarebbe mai stata come gli altri, come il resto della sua famiglia.
Tu hai perso i tuoi poteri” è una frase che nessuno le aveva mai detto esplicitamente, nemmeno quando, al compimento dei suoi undici anni non arrivò alcuna lettera da Hogwarts, come invece era accaduto a tutti i suoi cugini. L’aveva capito da sola.
Ancora però non sapeva come era riuscita ad arrivare in quella Foresta a soli tre anni. Ad ogni modo dubitava che Minus conoscesse la risposta e, a dirla tutta, in quel momento i suoi pensieri navigavano in acque più tormentose.
- Sei stato tu a lasciare quei messaggi ai professori? – esordì Scorpius all’improvviso.
- Sì –
- E sei stato sempre tu a bussare alla mia porta tre notti fa? – disse Rose, più con tono di affermazione che di domanda.
- Si… - rispose sempre Minus.
La ragazza fissò il fantasma per qualche secondo forse minuti, poi cominciò a guardarsi intorno.
- Dov’è? – Chiese:- Dov’è quel maledetto affare? – Scorpius intuì che stesse parlando dello scrigno. Avrebbe voluto fermarla, ma non fece in tempo. Rose si voltò verso l’albero. Quando vide l’oggetto rimase impietrita per un istante. Eccola lì, finalmente, la causa di tutte le sue sventure.
- Che vuoi fare, Rose? – Le chiese Scorpius concitato.
- Voglio distruggerlo –
- Non dire assurdità. Abbiamo trovato Albus, lascia perdere lo scrigno e andiamocene –
- No! Quel coso mi ha causato fin troppi problemi. Ha causato problemi a tutti! – Scorpius non riusciva a capire questo improvviso cambio di idea, anche se l’aveva temuto.
La ragazza si diresse verso l’albero. Non fece in tempo a fare due metri che dopo pochi passi venne scaraventata qualche metro più in là, verso la riva. Peter Minus si era come risvegliato da un lungo sonno e l’ombra dei suoi occhi si era accesa di un fuoco combattivo che, probabilmente, non aveva mai avuto nemmeno in vita.
- Non ti avvicinare! Non sai cosa ti aspetta! –
Paventando il peggio, Scorpius si lanciò sul fantasma per cercare di fermarlo ma, ovviamente, fu tutto inutile. Ogni volta che cercava di afferrarlo le sue braccia solcavano il vuoto e avvertivano un profondo senso di freddo.
Rose si rialzò di nuovo.
- Rose! – Scorpius cercò di richiamare la sua attenzione, affinché si accorgesse di quanto inutile fosse tutto ciò, ma lei non lo ascoltava. Proprio quando il ragazzo stava per andare a fermarla di peso, una forza invisibile gli impedì di muoversi e lo immobilizzò a terra supino.
- Che succede? – Chiese ringhiando al fantasma e provando a dimenarsi in tutti i modi, ma non ottenne alcuna risposta.
- Scorpius! – Esclamò allarmata la giovane Weasley.
- Ho detto che non devi avvicinarti! – Gridò il fantasma sempre rivolto a lei, e insieme alle sue parole venne emanata un'altra potente onda d’urto. La ragazza venne sbalzata via di nuovo.
- Rosa, basta! Prendere lo scrigno non ti servirà a niente! – Le gridò allora Scorpius.
- Invece no! – In quel momento il ragazzo si accorse che a Rose brillavano gli occhi. Stava trattenendo le lacrime. Perché? Per quale motivo dovrebbe mettersi a piangere, ora? Rose si asciugò gli occhi con la manica del suo maglioncino rosso.
- Non è giusto! Io… voglio distruggerlo! E’ tutta colpa di quello scrigno se io sono… così – Scorpius voleva controbattere quella stupida affermazione, ma Peter Minus parlò prima di lui.
- Non ho intenzione di uccidervi, se non vi avvicinerete allo scrigno. Andatevene e dimenticate ciò che avete visto –
- Dimenticare? – sbottò Rose:- non si può dimenticare qualcosa a comando. Tutto, anche la cosa più insignificante rimane per sempre dentro di noi, che sia un dispetto, una ferita, uno sguardo o una maledizione. Hai forse dimenticato tutte le cose orribili che ha fatto Voldemort, il modo in cui ti trattava? Hai dimenticato cosa hai fatto a James e Lily Potter? – Peter Minus boccheggiò e abbassò lo sguardo:-  Non ti è bastato quello che hai fatto a loro? –
- Ma… io… non posso. E’… una maledizione… io ho solo avuto paura – Il fantasma continuò a pronunciare frasi sconnesse con un filo di voce, guardando in basso.
Rose non ci pensò due volte e con uno scatto di cui non si sarebbe nemmeno creduta capace si lanciò verso lo scrigno e fece appena in tempo ad afferrarlo. Un attimo dopo, Minus si avventò su di lei con un grido animalesco per l’inganno subito.
Rose balzò di lato e, accostatasi dietro al tronco del grande albero, provò ad aprire lo scrigno. La chiusura consisteva in uno smeraldo circondato da un serpente che si sfiorava la coda con il muso. Era bloccata. «Miseriaccia!»
Ma il fantasma si stava già precipitando nuovamente su di lei; Rose riuscì ad evitarlo in tempo. Allora l’ombra continuò a andarle addosso ancora e ancora, con la mente annebbiata dal rancore e cieco dalla rabbia. «Di questo passo non finiremo mai» pensò lei. Poi la fulminò un pensiero così banale da farla sentire sciocca per non averlo pensato prima. «Però a pensarci bene… è solo un fantasma. E’ trasparente: cosa potrà mai farmi?» Così la ragazza smise di correre da una parte all’altra e si voltò verso Peter Minus, che si avventava rapido su di lei. Il suo viso era così profondamente deturpato da ira, odio e paura, che lei ne ebbe timore, ma non si mosse. Lo vide venirle addosso, sempre più vicino.
L’anima di Minus scivolò attraverso quella di Rose. Per un attimo fu come se nel suo corpo scorressero due vite. Il suo petto fu scosso da un terribile dolore e il suo cuore fu attraversato dalla disperazione più profonda. Dentro di lei avevano posto solo il gelo ed un immenso e lacerante rimorso. Tutto sembrò più buio di quanto già non fosse e, per un attimo, non desiderò altro che morire. Il suo sguardo era fisso a terra. Scorpius vide i suoi occhi svuotarsi della vita, persi nel vuoto e per un istante fu investito da un ondata di terrore, per paura. Rose sembrava essersi tramutata in un fantoccio privo di vita, ma lentamente cercava di riprendersi.
Ma mentre la ragazza lottava per non cadere in un baratro di dolore, Minus le sottrasse lo scrigno stretto tra le sue braccia, facendolo scivolare dolcemente e levitare con la magia. Poco dopo, Rose si risvegliò da quel disperato torpore e cercò di afferrarlo.
Ora il fantasma sembrava, per quanto possa sembrare strano, aver riacquisito un minimo di vitalità e la guardò con aria furbesca.
Fece arrivare lo scrigno sulle cime dell’albero.
- E adesso che farai? – Chiese con un barlume malandrino negli occhi.
Rose preferì non rispondergli. «Che cosa vuole ottenere mettendolo lassù? Crede forse che io soffra di vertigini?». Pensò con un pizzico di rabbia e si chiese se il fantasma non stesse giocando con lei.
Senza fare lunghe riflessioni corse verso l’albero e cercò un modo per arrampicarsi. Cominciò con il mettere un piede nel buco in cui prima era poggiato lo scrigno, poi, aggrappandosi ai rami più bassi iniziò a tirarsi su. Rose non era un tipo molto atletico, abbastanza scarsa in qualunque attività fisica a dire la verità; per di più era quasi priva di energie, nonostante l’adrenalina. Sollevarsi di pochi centimetri fu faticosissimo ma, dopo i primi rami, arrampicarsi fu un po’ più facile. Anche troppo. Quando ormai stava per raggiungere lo scrigno, il ramo su cui poggiava il piede sinistro cominciò a muoversi. «Ma che…?». Prima che potesse completare la frase, ogni fronda dell’albero stava oscillando e contorcendosi e Rose dovette avvinghiarsi con tutte le sue forze al tronco, che sembrava essere l’unico capo saldo.
Nonostante il frusciare delle foglie e lo scricchiolare dei rami, le sembrò di udire la risatina di Peter Minus che da basso guardava tutta la scena.
Mentre tutto intorno a lei si muoveva vorticosamente, il cuore di Rose batteva impazzito nel petto e goccioline di sudore freddo cominciarono ad imperlarle la fronte. «E adesso? Come faccio? Se mi muovo di un solo passo cadrò giù»
- Rose! –
Era la voce di Scorpius. Rafforzando ancora di più la stretta attorno al tronco, la ragazza cercò il viso del ragazzo, ma con tutto quel muoversi le fu impossibile.
- Scorpius non riesco a vederti! – Gridò lei.
- Io invece sì. Posso aiutarti ad arrivare fino allo scrigno, ma devi fare quello che ti dico –
Rose esitò, per nulla convinta. Le sembrava tutto così difficile, se non impossibile. Allora provò a proseguire da sola, ma inevitabilmente traballò. Lanciò un piccolo grido di spavento e per poco non perse l’equilibrio. La testa cominciava a girarle dalla stanchezza e i pensieri si stavano facendo meno lucidi.
- Rose, fa’ come ti dico! – La ragazza sospirò profondamente. In altre occasioni avrebbe presuntuosamente rifiutato, ma le circostanze le imponevano di mettere da parte l’orgoglio e… fidarsi. Strano, però, che il fantasma rimanesse a guardare senza intervenire.
- Va bene! – rispose.
- Quando te lo dirò dovrai saltare sul ramo alla tua destra. Quando questo si sarà sollevato salta subito su quello successivo. Tutto chiaro? –
- Si –
Rose cercò di analizzare i movimenti dei rami, ma tutto nella sua mente era confuso. Allora risparmiò le sue ultime energie.
- ORA! – Rose balzò alla sua destra, senza calcolare dove sarebbe atterrata, ma appena i suoi piedi si sollevarono dal suolo si pentì di non averlo fatto. Sentì il vuoto sotto di sé: non c’era nulla. Stava per cominciare la sua discesa quando urtò fortemente qualcosa con i piedi e si scombussolò tutta. Era atterrata proprio su un ramo, o meglio il ramo, alzandosi, le era arrivato sotto i piedi, e ora si stava sollevando verso l’alto. Allora cercò di non perdere la concentrazione e subito fece come le aveva detto Scorpius.
Seguendo le sue direttive, Rose balzò goffamente da un ramo all’altro, ebbra di stanchezza. Finalmente arrivò vicino alla cima. Ora lo scrigno era molto vicino, ad appena due braccia. Il ramo su cui era poggiato, come il tronco, era immobile.
- Rose, devi saltare! – le urlò il ragazzo.
- Cosa? Ma sei matto? Non arriverò nemmeno a metà –
- Sei arrivata fin lì, non puoi farti prendere ora dal panico. Salta e basta! –
- Io non mi sto facendo prendere dal panico… Ci deve essere un altro modo – rispose ostinata.
- Per la misera, fidati di me! – Quella richiesta così esplicita e diretta la colse di sorpresa. Ora che era arrivata così in alto grazie a lui, Rose non dubitava certo dei consigli di Scorpius, più che altro diffidava delle proprie capacità atletiche, ma non era quella la questione. Saltare sarebbe stato come dire apertamente “mi fido di te” e lei aveva paura a farlo.
Quello non era il momento di prestare attenzioni alle sue turbe caratteriali, lo sapeva e non ne aveva nemmeno la forza, ma i suoi piedi continuavano a rimanere inchiodati lì dov’erano.
- Rose, salta! -
«Non ho alternative» fu tutto quello che riuscì a dirsi. Allentò la stretta. Attese il momento giusto e saltò. Aveva messo tutto in quel salto, energia e paura. Stese le braccia. Le mani sfiorarono il ramo. Rose si aggrappò, ma sotto i piedi le mancava un appiglio. Non aveva abbastanza forza per tirarsi su. Lo scrigno era incastrato fra i rami così fece la prima cosa che le venne in mente. Cominciò a dondolarsi avanti e indietro spostando il proprio peso. Tuttavia la fatica era troppa. La corteccia cominciava a graffiarle i palmi e le dita iniziavano a scivolare, nonostante lei stringesse più forte che poteva. Lo scrigno traballava.
«Avanti cadi… Cadi!» Le braccia le bruciavano dal dolore e le sentiva tirate fino allo spasimo. «Forza!» Una mano scivolò. Le rimanevano pochi secondi. In un ultimo, disperato tentativo provò a strattonare il ramo verso il basso. E lo scrigno cadde. Ma a quel punto, dopo l’ultimo, immane sforzo, anche l’altra mano cedette e lei cominciò a precipitare.
Sentì Scorpius gridare il suo nome. Cadendo di schiena vedeva la cima dell’albero farsi sempre più lontana. Quelle fronde d’ebano sul cielo di porpora e la luna scarlatta sarebbero state un magnifico acquerello, pensò mentre una morsa di paura le inghiottiva il petto. Ecco la fine del suo viaggio.
Improvvisamente la sua caduta si arrestò, così vicina al suolo da poterlo sfiorare con la punta delle dita. Si fermò poi dolcemente a terra.
Una stanchezza profondissima la avvolse dalla testa ai piedi come una coperta, tanto che credeva che sarebbe svenuta da un momento all’altro. Era caduta proprio accanto allo scrigno. Lo fissò con sguardo vacuo e le palpebre semi-chiuse. Aveva fatto tanta strada e non aveva concluso niente.
- Rose… tutto bene? – La ragazza voltò la testa dall’altro lato. Accanto a lei era riverso Scorpius con il volto pallidissimo.
- Sì… sono molto stanca – Ma il pensiero del suo fallimento e dell’ottusità della sua ostinazione le fecero venire un groppo alla gola. Chissà come la considerava ora Scorpius:- Scusami, ho sbagliato tutto – Il ragazzo distolse lo sguardo e rimase in silenzio per qualche istante. Rose si dispiacque al pensiero di averlo deluso.
- Beh, tutto è una parola grossa. Alla fine hai fatto anche qualcosa di buono – Disse con un piccolo accenno di sorriso.
- E sarebbe? – Sulle guance del ragazzo tornò un po’ di colore.
- B-beh ecco… -
- O-Ora basta, avete parlato fin troppo – Disse Minus improvvisamente:- Ti avevo avvertita. Perché non te ne sei andata insieme ai tuoi amici? Adesso sarò costretto a… a… - Il fantasma spostava lo sguardo da una parte all’altra, torcendosi le mani, come se avesse difficoltà a trovare le parole.
- Ad ucciderci? – suggerì Scorpius, molto poco intimorito dalla mancanza di decisione dell’ombra. Peter Minus lo guardò turbato. Sembrava tornato quello di prima.
- Sì… sì, ad uccidervi esatto –
Rose sentì un orribile fitta di nausea. Si voltò di nuovo verso lo scrigno e cominciò a studiarne i dettagli, per allontanare la paura.
- Me lo stavo chiedendo da un po’ – disse il ragazzo:- Perché hai lasciato in vita Albus? –
- Io... immagino… - Il fantasma continuava a torcersi le mani:- E’… E’ che mi ricorda tanto Harry… e James… e Lily… sì, soprattutto Lily, la dolce Lily. Lei era sempre gentile con me… Poi ha sposato James… Adesso mi odia… sì, sono sicuro che adesso mi odia. E me lo merito, me lo merito io… -
Peter Minus era di nuovo in preda al delirio. Quella condizione di limbo, condannato per sempre ad essere sospeso tra vita e morte, doveva averlo condotto alla pazzia. Nonostante il disprezzo, sia Scorpius che Rose ne provarono un briciolo di pena:- Ora tornerà tutto come prima... Tutto come prima… -
«Già» pensò la ragazza. Mentre loro avrebbero avuto una fine ignota, Peter Minus avrebbe vissuto per sempre in quello stato indefinito, in solitudine, nell’oscurità. D’un tratto la prospettiva della morte le apparve meno terribile. Poi guardò meglio la chiusura dello scrigno «Buffo», si disse. Il serpente che circondava la pietra formava proprio un cerchio perfetto. Il cerchio, la forma senza fine. Anche l’esistenza di Peter Minus sarebbe stata senza fine. Un eternità di tristezza e follia.
Rose non l’aveva di certo perdonato, la rabbia per lui era ancora molto forte, ma si chiedeva se il prezzo che stesse pagando non fosse troppo alto. Dopotutto, l’ultima cosa che aveva fatto prima di morire era stato liberare zio Harry dalla prigione. A questo non aveva mai pensato.
Era triste pensare che nessuno avrebbe mai potuto liberarlo da quella maledizione. Non si era nemmeno scordata di quell’orrenda arpia, ora in agguato chissà dove. L’esistenza di Peter era proprio come la chiusura di quello scrigno.
Solo in quel momento Rose si accorse del gran silenzio che aleggiava. Il fantasma aveva smesso di parlare e guardava indeciso i due ragazzi stesi a terra, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata anche ad Albus. La sua fine era vicina.
- Bene… - esordì Minus quasi con aria intimorita: - Credo che sia arrivato il momento di salutarci –
Rose si chiese ancora una volta quale fosse la chiave per aprire lo scrigno. Sembrava non esserci alcun meccanismo. Forse ci voleva un incantesimo o una parola d’ordine.
Minus trasse un profondo respiro.
Sì, forse avrebbe dovuto tentare da subito con una parola d’ordine. Data la complessità degli incantesimi che lo proteggevano sarebbe stata la scelta più logica. Ma quale poteva essere?
- Farò… farò in modo che non sentiate niente –
«Salazar, Lord Voldemort, Tom Orvoloson Riddle, Mangiamorte» le sembravano una meno valida dell’altra. Poi i suoi occhi tornarono su quel serpente. D’un tratto sentì la sua mano farsi più fredda. Scorpius la stava stringendo. Anche lui aveva paura, allora.
- A-Avada… -
Il serpente. Un cerchio senza fine. Se solo qualcuno avesse potuto spezzarlo.
- Kedavr – e Rose pronunciò l’unica cosa che le venne in mente, per puro caso o volere divino.
- Fine –
La serratura scattò e il coperchio si spalancò all’istante. La terra cominciò a tremare. Dallo scrigno uscì un abbagliante fascio di luce.
La vista le si stava annebbiando. Era stanca.
- Rose, che succede? – era la voce di Scorpius, ma lei non aveva la forza di rispondere. Le sembrava anche di udire il rumore dell’Oceano. I suoi occhi erano appena dischiusi, non voleva addormentarsi, ma non riusciva a tenerli del tutto aperti: le bruciavano dalla stanchezza.
Credette di vedere molteplici giochi di luce attorno a lei, che correvano veloci come stelle cadenti ed improvvisamente le venne voglia di sorridere. Ma il cielo scarlatto si stava coprendo di nero e il rumore dell’acqua si faceva sempre più assordante. Che il lago intorno a loro li stesse per sommergere? Ma Rose non aveva più la forza di fare nulla.
«Almeno», pensò con la mente che stava per imbarcarsi nel mare dei sogni, «se annegherò mentre sto dormento non sentirò nulla». E con questo egoistico pensiero chiuse definitivamente gli occhi.




Complimenti caro lettore, sei arrivato fino al traguardo!! (*rumore di applausi e di campane*)
Finalmente ho partorito questo benedetto capitolo. Non pensavo che sarebbe stato così difficile, sopratutto perché il finale era stato ideato insieme al prologo, anche se l'ho modificato... un centinaio di volte.
Siamo arrivati così all'epilogo della nostra storia, dove verranno chiarite un paio di cose che non ho voluto scrivere in questo capitolo quindi, se avete ancora delle domande, tutto dovrà esservi più chiaro "nella prossima puntata".
Spero di non essere stata troppo scontata o confusionaria, sia per quanto riguarda le scene "d'azione", che per tutto il resto.
A presto
Changing

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Capitolo 19
*** Cambiamenti ***


Breve premessa: il capitolo è un po' più lungo del solito, ma non avevo voglia di dividerlo ancora. Spero che non vi dispiaccia :)




Epilogo

Cambiamenti





 
Fruscii. Sensazioni confuse e inafferrabili la pervadevano senza che lei riuscisse a distinguerne alcuna. Tutto intorno a Rose era vago e tiepido come se una nebbia invisibile avesse intorpidito i suoi sensi. Si sentiva come uno spirito incorporeo. Poi, improvvisamente, qualcosa sembrò delinearsi in quel mondo indefinito: una verde Foresta, illuminata dai dorati raggi di un primo pomeriggio. Lo scenario si fece man mano più nitido e fu come se la ragazza, potesse osservarlo da una finestra apparsa dal nulla.
In quel luogo di serenità stava giocando una bambina di quattro o cinque anni. Saltellava di qua e di là, come stesse danzando in modo teneramente goffo, e di tanto in tanto si fermava per raccogliere un ramoscello o un sassolino che aveva colto la sua attenzione. D’un tratto una profonda inquietudine distorse l’idillio di quell’atmosfera. Rose guardava ansiosamente la Foresta, alla ricerca della minaccia incombente. Cercò e cercò, e mentre cercava l’apprensione si faceva sempre più profonda. Ecco aprirsi in un angolo oscuro due occhi gialli, famelici e bestiali.
«Scappa!» provò a gridare Rose alla bambina, «Corri più lontano che puoi!», ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Dal buio emerse un’ala d’uccello lunga quanto il braccio di un uomo dalle piume brune e sporche, incrostate di fango. L’ala toccò un punto nell’aria davanti a sé ed aprì un vortice scuro a pochi metri dalla bambina.
- Vieni – Disse una voce roca proveniente dal buio:- Vieni –
La piccola si voltò curiosa e guardò l’oscurità con diffidenza.
- Avanti, non aver paura – Ma lei non accennava a muoversi.
Proprio allora passò di lì una fatina che, anche di giorno, emanava una lucina sufficiente per farsi notare. La cosa più importante per una fata è avere una luce brillante: è indice di bellezza. La piccola fata era in viaggio per andare a trovare una sua cara amica, ma purtroppo, non essendo particolarmente intelligente, aveva smarrito la strada. Quando vide apparire dal nulla quel vortice, pensò che fosse una scorciatoia lasciata apposta dalla sua amica, così, dopo essersi guardata intorno un paio di volte, vi entrò.
La bambina rimase incantata da quella creaturina e non ci pensò due volte a seguirla.
«No fermati! Non andare!» Ma i pensieri di Rose furono inutili.
L’ultima cosa che vide della bambina furono i suoi scarmigliati capelli rossi scomparire nell’oscurità e, poco dopo, fu seguita discretamente dalla bestia con gli occhi gialli. Quando si rivelò uscendo alla luce, vide che si trattava di un’orribile arpia. Algos.
«No, no!».
La scena sbiadì.
 
Mormorii indistinti si insinuarono nella sua mente, formicolando, e come se la sua anima stesse ritornando nel proprio corpo, Rose si svegliò, lentamente. Dischiuse gli occhi. Una luce bianco dorata li riempì dolcemente, pizzicandoli un po’. Pian piano sentì di nuovo il peso della sua testa, del petto, delle braccia, del bacino e delle gambe. Passò ancora qualche secondo prima che la sua mente potesse formulare un qualunque pensiero e liberarsi da quel pesante torpore. Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscì solo una specie di gemito confuso.
Molte voci familiari chiamarono il suo nome; una in particolare attirò e destò la sua attenzione.
- M…mamma? – biascicò finalmente la ragazza.
- Sono qui tesoro! – Hermione, infatti, era proprio accanto a lei, che le teneva la mano stretta stretta fra le sue.
Allora Rose provò ad alzarsi con cautela, e, nonostante sua madre cercò di impedirglielo, ci riuscì con molta fatica. Tutte le ossa le dolevano e pareva che i muscoli si stessero svegliando da un lungo sonno, proprio come lei.
Si guardò intorno. Era seduta su un lettino semplice e dalle lenzuola candide. Insieme a sua madre, che la guardava preoccupata e commossa, c’erano anche suo padre, che sedeva accanto a sua moglie con gli occhi lucidi, zio Harry e zia Ginny, anche loro segnati da una profonda preoccupazione che ora si stava alleviando, lasciando posto ad un familiare sollievo. La stanza in cui si trovava ricordava una camera d’ospedale, o il dormitorio di un orfanotrofio, piena com’era di letti uguale al suo; ma aveva un nonsoché di accogliente, o forse era solo la presenza di tante persone care a darle quell’idea. Sul fondo della stanza, vicino alla porta d’ingresso, c’erano due modeste dispense in legno di cedro, colme di ampolle piene di liquidi colorati.
- Dove sono? – mormorò la ragazza, ancora incapace di articolare perfettamente le parole.
- Sei nell’infermeria di Hogwarts, tesoro – Rispose sua madre con un leggero tremolio nella voce. Questa accarezzò sua figlia, più di una volta. Tanto era il sollievo nel suo cuore che delle calde lacrime di gioia premevano per uscire dai suoi occhi, sebbene le fosse stato detto sin dall’inizio che, per fortuna, la ragazza non era in fin di vita. Così Hermione si portò l’altra mano sulla bocca, per impedirsi di scoppiare a piangere.
Ma tutti questi sentimenti non vennero notati dalla figlia, non per insensibilità ma perché era ancora un po’ stordita dal lungo sonno. Qualcuno doveva averle chiesto come si sentiva e lei era quasi sicura di aver mugugnato una qualche risposta. Qualcuno, forse sua madre, le fece bere una pozione che aveva un leggero aroma d’arancia. Nella sua mente riecheggiava solo la parola «Hogwarts». In quel momento le tornarono alla memoria gli ultimi istanti trascorsi nell’Altra Foresta.
Si guardò di nuovo intorno, questa volta con più frenesia, tanto che i suoi parenti quasi sobbalzarono per questo suo improvviso movimento brusco.
Era a Hogwarts! Accanto a lei c’erano i suoi genitori! Quante preoccupazione le vennero in mente tutte insieme! Cosa avrebbe dovuto dire per prima? Tanto veloce fu l’attività del suo cervello che la testa venne trafitta da un dolore lancinante.
- Aaaah! – Disse portandosi le mani alle tempie. Una benda le circondava la testa.
- Non ti agitare Rosie! – Esclamò sua madre alzandosi di nuovo per far calmare sua figlia:- sei ancora convalescente –
Il cuore di Rose sussultò sentendo di nuovo sua madre toccarla amorevolmente e provò una profonda vergogna e senso di colpa. Tuttavia si lasciò sistemare e appoggiò la schiena su un cuscino che le era stato sistemato dietro. Non si sentiva ancora pronta a parlare di ciò che era avvenuto o a chiedere scusa, anche se era nelle sue intenzioni, così domandò quello che le premeva di più al momento.
- Dove sono Albus e Scorpius? – domandò cercandoli per la stanza con gli occhi e soffermandosi sui suoi zii solo per un momento, per timore di incontrare il loro disappunto o peggio, la loro inquietudine. Tuttavia Ginny serbava un’espressione rasserenata ed Harry aveva dipinto in volto un sorriso conciliante.
- Albus sta bene, ieri è stato qui per tutta la giornata – le disse sua zia: - ora credo sia nella sua Sala Comune a riposare -
 Anche la bocca di Rose si aprì in un piccolo sorriso. Per lei fu una notizia meravigliosa. Questo significava che suo cugino si era risvegliato e, soprattutto, che non era ferito in alcun modo.
- E Scorpius? – Chiese con lieve inquietudine, dal momento che non avevano fatto il suo nome in seguito di quello di Albus.
A quel punto Ginny assunse un’aria incerta. I suoi parenti si guardarono l’un l’altro e per un attimo Rose temette il peggio.
- Da quando tre giorni fa vi abbiamo ritrovato sulle rive del lago non si è ancora svegliato. Non sappiamo bene quali siano le sue condizioni, Malfoy è molto riservato al riguardo– sarebbe inappropriato dire che la ragazza fu sollevata di non udire che il ragazzo era morto, ma quella notizia le permetteva di custodire una stilla di speranza. Se lei si era risvegliata anche lui avrebbe dovuto, giusto?
- Prima era sistemato nel letto accanto al tuo, ma quando è arrivato quell’idiota di Malfoy… -
- Ronald non è il momento! – Lo ammonì Hermione sentendo che i toni si stavano facendo troppo concitati. Allora Ron sospirò e si schiarì la voce.
- … quando è arrivato suo padre ha insistito perché venisse spostato laggiù – disse indicando un giaciglio nascosto da una tendina verdastra in un angolo remoto della stanza :- per una questione di privacy – pronunciò queste ultime parole con aria comicamente scettica.
- Ron… - lo richiamò di nuovo sua moglie.
- Che c’è, tu ci credi davvero? –
- Beh, perché no? – Ribatté la donna cercando di mantenere un’aria risoluta, anche se era poco convinta.
- Bene, vado a vedere come sta – disse Rose improvvisamente, provando ad alzarsi, ma venne subito fermata da Hermione.
- Non se ne parla, sei ancora debole e hai bisogno di riposare –
- Non credi che io mi sia già riposata abbastanza? – Le disse evitando toni troppo sarcastici; ma sua madre la guardò ugualmente un po’ stupita.
- Madama Chubbey ha detto espressamente che… -
- Mamma, ora sto bene. Devo solo camminare fino a quel letto – protestò la ragazza cercando di mostrarsi più in forze di quanto fosse in realtà. Doveva ammettere però, che si sentiva piuttosto bene e con la mente lucida per essersi appena svegliata da un così lungo sonno. Forse era stata la pozione che le avevano dato poco prima.
Sua madre stava per controbattere ancora, ma sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla: era quella di Harry.
- Non preoccuparti – le disse: - la aiuteremo io e Ron –
Rose provò una profonda gratitudine verso suo zio; era felice che non serbasse alcun rancore nei suoi confronti, anche se questo non bastava a cancellare il suo senso di colpa.
- Non credo sia una buona idea – ribatté Hermione, sul palese orlo della resa.
- Solo pochi minuti, per favore – in altri momenti Rose si sarebbe imposta con più decisione, ma in quel momento voleva assolutamente evitare ogni tipo di discussione e quindi fece del suo meglio per essere più diplomatica, qualità in lei quasi del tutto assente.
Hermione serrò le labbra dubbiosa, poi sospirò.
- Va bene – la ragazza sorrise: - ma non più di un quarto d’ora –
- Promesso! –
Rose si mise a sedere sul bordo del letto e subito suo padre e suo zio le vennero accanto. Lei, nonostante fosse profondamente grata ad entrambi, provò ad alzarsi da sola, ma non appena scaricò un po’ del suo peso sulle gambe, traballò pericolosamente.
- Ehi ehi, vacci piano tesoro – La ammonì suo padre con dolcezza. Per fortuna i due uomini erano lì a sostenerla.
Le doleva ammetterlo, ma Rose era davvero ancora troppo debole per camminare da sola. Li ringraziò entrambi con sguardo basso, provando un grande imbarazzo.
- Non fare tutto da sola. Siamo qui apposta – Disse Harry sorridendole.
Rose fece un cenno d’assenso e si lasciò condurre ancora un po’ a disagio. Era ansiosa di rivedere il viso di Scorpius, sebbene provasse anche un gran timore.
Quando arrivarono di fronte al letto del ragazzo, Harry scostò la tenda verdina e la prima cosa che la ragazza fece fu cercare Scorpius. Lo trovò, ovviamente, sdraiato sul letto, con il volto disteso e terribilmente pallido, ma non emaciato, e la bocca appena dischiusa. Nonostante l’aspetto poco sano, sembrava stesse dormendo un sonno tranquillo, come quello di un bambino dopo un lungo pomeriggio di giochi. Il cuore e la mente di Rose vennero sconvolti da molteplici sensazioni diverse.
Solo in un secondo momento notò la presenza di un altro uomo, che suppose essere Draco, il quale se ne stava seduto accanto al letto, con il capo sorretto da entrambe le mani. Appena aveva sentito il levarsi della tenda aveva alzato il capo di scatto. Aveva i capelli leggermente scompigliati, dello stesso colore chiaro del figlio, ed il viso sciupato. In ogni lineamento le sembrava di scorgere Scorpius, ma vedeva allo stesso tempo una persona ben diversa, probabilmente a causa dell’estrema indigenza degli occhi e dell’espressione rigida del suo volto.
Dallo sguardo di Draco si capiva che l’uomo stava evidentemente aspettando notizie migliori; quindi, quando ebbe identificato i tre inattesi e sgraditi ospiti, oltre ad una palese sorpresa manifestò un raddoppiato disappunto.
- Cosa volete? Non siete già venuti ieri, tu e tua moglie? – disse rivolto ad Harry.
- Calmati Malfoy – gli intimò Ron: - siamo solo venuti a vedere tuo figlio. Rose ci teneva molto –
Allora lo sguardo dell’uomo si posò su di lei e si fece più sdegnoso e penetrante. Rose si aspettò una frase pungente o sarcastica, ma tutte queste intenzioni rimasero solo nello sguardo dell’uomo, il quale rispose con durezza:
- Come potete vedere non si è ancora svegliato, ma ho intenzione di farlo trasferire al San Mungo il prima possibile… - Draco guardò il figlio e per un attimo, solo per un attimo, si poté intravedere quanto grandi e profondi fossero la preoccupazione e l’affetto dell’uomo. Tutta l’antipatia che inizialmente aveva suscitato si dissolse nel cuore di Rose, che non poté fare a meno di compatirlo, nemmeno quando, ritornato in sé, si rivolse ai suoi zii con astio ancora maggiore:
- Quando tutto questo sarà finito ve la farò pagare per quello che gli avete fatto… Ed ora lasciateci soli –
- La mia famiglia non ha alcuna colpa – proferì la ragazza: - sono io che ho coinvolto Scorpius in una follia della quale anche loro erano all’oscuro –
- Rosie… – cercò di interromperla suo padre.
- No papà. E’ la verità – Rispose lei con il cuore in gola, ma convinta che quella fosse la giusta cosa da fare.
- Allora farò in modo che sia tu a subirne le conseguenze –
- Non ti azzardare a parlare così a mia figlia! - Disse Ron con fare minaccioso, facendo due passi verso Draco, aggirando il letto. Allora Rose lo tenne per la maglietta, senza forza ovviamente, facendogli cenno di fermarsi.
- Mi assumo tutte le mie responsabilità – Rispose la ragazza, lasciando tutti interdetti per la sua dignitosa mancanza di autodifesa: - Per favore, potrei rimanere seduta qui per un po’? -
Draco la fissò per un lungo istante e proprio quando suo padre stava per portarla via, lui acconsentì. Inizialmente mise come condizione che rimanesse lei sola, ma alla fine riuscirono a far in modo che restassero anche Ron e Harry.
I quattro rimasero seduti in silenzio attorno al giaciglio di Scorpius a lungo; Draco sul lato sinistro, Rose, il padre e lo zio su quello destro. Dietro quella tenda, che sembrava lasciare chiusa fuori ogni speranza, tutto appariva più grave e più triste.
Prima che Rose decidesse di tornare a letto, arrivò la grassoccia Madama Chubbey e la ragazza fu costretta ad anticipare la fine della sua visita e i suoi parenti a subire i rimproveri della donna per la loro incoscienza.
Durante il pomeriggio e nei giorni seguenti vennero a trovarla a turno Hugo, Albus, James, Lily, Fred e Roxanne. Poi arrivarono anche Molly e Lucy con i loro genitori e alcuni gufi dalla Francia da parte di Bill, Fleur e i loro figli. Rose fu felicissima di vedere tutti quanti, ma nonostante i suoi sentimenti fossero più gioiosi, erano sempre mitigati dall’ansia per Scorpius. La ragazza fece di tutto per non farlo notare, anche se le frequenti occhiate che lanciava alla tendina verde non sfuggirono a molti.
Albus fu, ovviamente, la persona che fu più felice di rivedere. Dopo un abbraccio così lungo che sembrava non finire più, Rose gli raccontò tutto quel che era accaduto, gli chiese mille volte scusa e domandò se per caso ricordasse qualcosa della notte in cui era stato rapito, anche se lui affermava di avere solo idee molto vaghe. Prima che cadesse in quel lungo sonno si trovava in biblioteca e, preso da chissà quale intuizione aveva deciso di stracciare una pagina del diario per poterla tenere con sé, ma non aveva fatto in tempo a metterla in tasca che tutto era diventato buio.
- Secondo te che fine ha fatto Minus? – Le chiese Albus.
- Non lo so... Prima avrei tanto voluto che venisse divorato dalle arpie, ma ora… non so –
- Sai, io non credo che fosse malvagio fino in fondo… A volte mentre dormivo sognavo di parlarci, a volte anche per ore, o forse ci parlavo davvero. All’inizio lo respingevo, sai, per quello che ha fatto alla mia famiglia, ma più tempo passavo con lui, più lo compativo. In questi anni ha scontato una pena difficile, credo si fosse pentito di tutto il male che aveva causato –
- Con questo non voglio dire che lo considero un santo, ma, da quando l’ho incontrato, non riesco a vederlo più nemmeno come un essere diabolico. Spero che abbia avuto quel che si meritava. –
- Sono sicuro che sia stato così -
Infine il discorso cadde inevitabilmente su Scorpius.
- Non è giusto – disse Rose, sollevata di poter finalmente parlare di ciò che sentiva con un po’ di sincerità: - dovrei esserci io al suo posto. E’ colpa mia se lui si ritrova in quel letto. Ho lasciato che uno sciocco desiderio mi impedisse di vedere che avevo già tanto… Sono stata una delusione per tutti, e me ne vergogno… - Mentre parlava aveva le lacrime agli occhi e quando pronunciò le ultime parole la sua voce quasi si spezzò in singhiozzi, che tentavano palesemente di essere fermati.
Albus aveva ascoltato pazientemente ed ora espresse la sua sincera opinione.
- Ora basta, Rosie – le disse a metà tra il serio e l’incoraggiante: - Continuare ad addossarti la colpa di quello che è successo non serve a niente. Dopotutto non ci hai costretti tu a seguirti in questa cosa – Vedendola ancora perplessa aggiunse: - tutti facciamo degli errori, è un fatto, ma autocommiserarsi per questo non sistemerà le cose –
- E tu cosa suggeriresti di fare? – gli chiese senza scetticismo. Lui ci pensò su e volse per un attimo lo sguardo verso la tenda.
- Per ora non ci resta che sperare… - Poi tornò a guardare sua cugina: - e dare il meglio di noi stessi –
Rose sapeva bene quale fosse l’atteggiamento giusto per affrontare certe cose. A volte però si ha bisogno di sentirselo dire, con semplicità.
- Sì… hai ragione –
Passarono alcuni giorni. Rose si stava ristabilendo con una rapidità sorprendente e, dopo vari accertamenti, era stato stabilito che poteva essere dimessa l’indomani. Viste le sue ottime condizioni avrebbe passato quell’ultima notte da sola, senza la veglia di alcun parente. I frequenti pisolini che faceva durante il giorno le toglievano buona parte del sonno per la sera, così si ritrovava a lungo e di frequente sola con i suoi pensieri.
Per fortuna Albus aveva pensato di portarle il suo album da disegno. Aveva fatto numerosi schizzi durante la sua permanenza nell’infermeria; questa volta però senza alcun elemento fantastico. Niente draghi, niente fate, niente di magico.
Quella sera le era tornato in mente di quando Scorpius l’aveva portata sulla scopa per la prima volta. L’immenso castello di Hogwarts, che si stagliava sopra il lago illuminato dalla luna, era rimasto impresso nella sua memoria come le sensazioni di quella sera. Da più di due ore cercava di mettere tutto questo su carta.
Come al solito, il signor Malfoy sbucò dalla tenda in ora tarda e se ne andò, passando davanti al suo letto con una costruita postura rigida che in realtà rivelava soltanto un’enorme stanchezza. Quando se ne fu andato, Rose fece come di consueto. Scese dal letto e, molto lentamente, si avvicinò a quello di Scorpius, toccando il pavimento freddo con i piedi nudi.
Rose scostò la tenda, in modo che la luce della luna e quella fievole di qualche candela potessero illuminare il pallido volto del ragazzo, tenuto nascosto anche ai raggi del sole. Ogni sera Rose si sedeva lì, accanto a lui. Non parlava ad alta voce, poiché sapeva che il ragazzo non l’avrebbe mai potuta sentire. Le bastava stargli lì accanto, tenendogli la mano. Forse non avrebbe potuto sentirla, ma almeno avrebbe potuto scaldarlo un po’.
Ogni sera le si stringeva il cuore sempre di più. Le anime più romantiche avrebbero ammirato i lineamenti nobili e affascinanti di Scorpius, anche se appena spigolosi, ma Rose, anche se questo non le sfuggiva, vedeva soprattutto il risultato di un errore troppo grande.
«Ti prego, svegliati. Svegliati!» pensava incessantemente con tutte le sue forze.
Tutta quella paura le aveva fatto capire quanto il ragazzo fosse importante per lei. Non sapeva né come né quando di preciso le cose fossero cambiate, ma non perse nemmeno tempo a chiederselo. Il suo pensiero era unico e fisso: «Ti prego, apri gli occhi». Per alcuni giorni Rose aveva persino finto di acuire la sua convalescenza per poter ritardare il suo ritorno a casa, ma nulla era servito agli occhi attenti di Madama Chubbey, che nonostante si fosse accorta del suo inganno l’aveva trattata sempre con dolcezza e cordialità.
Quella sera era l’ultima che passava lì accanto a lui. Poco tempo prima, invece, avrebbe di certo pensato: «Questa è l’ultima notte che passo qui ad Hogwarts».
«Che stupida» si disse, ma con meno severità di come si era criticata in passato.
Non aveva idea i che ora fosse.
Appoggiò la testa sul torace di Scorpius, piano piano, quasi per paura di potergli impedire di respirare.
Le vennero in mente le ultime parole che si erano scambiati prima che lei svenisse: «Alla fine hai fatto anche qualcosa di buono». Rose ci aveva riflettuto molto, ma tutto ciò che vedeva non l’aveva confortata affatto. «Hai fatto molto di più tu per me» pensò con un sorriso amaro.
«Grazie» Le mani di lui erano fredde come il marmo «Mani fredde, cuore caldo».
Poi lasciò che il suo cervello smettesse di pensare e si lasciò cullare dal lento movimento del suo torace e dal soffio del respiro. E così cullata, scivolò nel sonno. Nessun suono era mai stato una più dolce ninnananna.

...

In molti si intristiscono quando si sente che una giovane vita si è spenta, e questa tristezza è dovuta proprio alla brevità del tempo che ha vissuto. Se la prendono con Dio, col Fato, con chiunque sia stato il responsabile di una simile atrocità. Fortunatamente, chiunque sia colui che tesse le intricate trame del destino, aveva altri progetti per Scorpius, al momento.

...

Rose si destò all’improvviso. L’infermeria si era riempita dei colori dell’alba, che quel mattino si riflettevano sulle pareti con tinte insolitamente calde. Quando si fu ripresa dal sonno, sentì che qualcuno le stringeva la mano. Era rimasta per tutto il tempo stretta in quella di Scorpius.
Improvvisamente il suo cuore cominciò a battere veloce.
- Scorpius! – chiamò senza gridare, ma con agitazione.
Le palpebre del ragazzo si mossero appena. Senza volerlo, Rose strinse ancora di più la mano del ragazzo.
- Scorpius svegliati! Sono Rose, mi senti? – Lo scrollò debolmente.
Il giovane Malfoy strizzò gli occhi. Poi, finalmente, li aprì.
Il risveglio non fu diverso da quello di Rose, con la differenza che il ragazzo ci mise più tempo a risvegliarsi. Dal canto suo l’altra, eccitata com’era, non fu molto d’aiuto. Quando lo stordimento del lungo sonno si fu attenuato, e Scorpius fu in grado di conversare, Rose gli spiegò sommariamente quant’era accaduto.
- Mio padre è rimasto qui così tanto? – chiese lui d’un tratto.
- Sì – rispose lei, provando un velo di malinconia: - ti ha vegliato giorno e notte quasi senza sosta. Ti vuole molto bene – Il ragazzo non fece alcun commento, si girò solamente per guardare i primi raggi dell’alba. Rose però era convinta di aver visto un qualche cambiamento nel suo viso.
- Mia madre non c’era, non è vero? – anche se l’aspettava, la ragazza avrebbe preferito evitare quella domanda.
- No… - riuscì solo a dire, sapendo che altri mezzi termini l’avrebbero infastidito: - Zio Harry e zia Ginny sono venuti a trovarti più di una volta e mamma e papà hanno chiesto spesso di te – Il ragazzo sorrise debolmente, sia per la stanchezza che per la delusione per l’aver saputo di Astoria: - Altri sono venuti a trovarti, sai? – Disse la ragazza, che in quel momento aveva una gran voglia di infondergli un po’ di buon umore, e sorrideva a sua volta in preda ad una gioia quasi ridicola.
Scorpius si voltò, non nascondendo la sorpresa dei suoi occhi.
- Davvero? E chi? – chiese.
- Oltre a James, Fred e Roxanne c’era anche uno dei gemelli Scamandro, quello che appartiene alla tua Casa – Il ragazzo non rispose, ma Rose sapeva che lui era felice.
- E tu…come stai? – chiese poi.
- Io bene – rispose sorpresa che la discussione stesse vertendo su di lei: - fra poche ore tornerò a casa – abbassò lo sguardo sulle sue mani. Scorpius le lanciò uno sguardo indecifrabile: - sarà strano, adesso, tornare a casa – aggiunse. Poi rise tra sé: - proprio ora che avevo iniziato a sopportarti –
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- Per favore, chissà dove saresti ora senza di me –rispose con un’ironia che alla ragazza era del tutto sconosciuta. Dopotutto erano ancora tante le cose che non sapeva di Scorpius.
- Hai ragione, anche se mi costa ammetterlo – rispose invece di replicare a suon di battute. E mentre parlava si intuiva dalla sua espressione che per la prima volta stava guardando con un po’ più di benevolenza i propri difetti.
Scorpius si chiese se mentre dormiva non fosse successo qualcosa. Si sentiva strano: turbato, eppure meravigliosamente bene.
- Hai caldo per caso? – gli chiese Rose d’un tratto.
- Un po’… - rispose lui senza pensarci davvero su.
- Aspetta, ti porto dell’acqua –
In effetti, pensò la ragazza, chissà quanto tempo era che il ragazzo non mangiava o beveva qualcosa che non fossero pozioni.
Rose prese un bicchiere che si trovava sul comodino lì accanto e si alzò. Purtroppo nella stanza non c’era alcuna brocca d’acqua. Forse avrebbe dovuto avvisare l’infermiera, anche se, a dire il vero, non ne aveva alcuna voglia… Improvvisamente sentì il bicchiere farsi più pesante e ci mancò poco che non lo lasciasse cadere. Lo sollevò d’istinto, per vedere se non fosse stata la sua immaginazione. Quasi le venne un colpo quando vide che questo s’era riempito d’acqua!
Si voltò di scatto verso Scorpius. Anche lui la guardava sorpresa.
- P-percaso sei stato tu? – la voce le tremava un po’.
- No – rispose lui.
- Ma il bicchiere era vuoto. L’hai visto anche tu? – L’altro annuì.
Pietrificata, Rose fissò il liquido trasparente per alcuni secondi, poi mosse il bicchiere per farlo ondeggiare. Lo toccò. Era freddo e… fluido. Insomma era proprio acqua vera!
- Per Morgana! – esclamò d’un tratto, facendo sobbalzare il ragazzo che si era per un attimo assorto nel contemplare il bicchiere e chi lo teneva in mano: - Questo vuol dire… Merlino, sono stata io! - l’eccitazione le faceva quasi tremare le gambe. Lunghi, elettrizzanti fremiti percorrevano ogni centimetro della sua pelle: - Ti rendi conto, Scorpius? Ho fatto un incantesimo! Io! –
- Questo vuol dire che hai di nuovo i tuoi poteri! Ma com’è possibile? – Disse l’altro ancora incredulo.
Ma la ragazza non lo stava a sentire, presa dall’entusiasmo com’era. Chi può biasimarla.
Rose non riuscì a contenersi e cominciò a saltellare di qua e di là.
- Noncipossocredere noncipossocredere ho dei poteri, ho dei poteri! –
Scorpius rise tra sé; non credeva che l’avrebbe mai vista in un simile stato, celata com’era sempre dalla sua maschera di ostentata superiorità. Sì, pensò, qualcosa era cambiato.
Rose era così dimentica di tutto il resto che rovesciò metà dell’acqua a terra. Poi andò da Scorpius e gli gettò le braccia al collo dalla gioia, rovesciandogli addosso l’altra metà. Allora la ragazza tornò per un attimo in sé e guardò preoccupata la chiazza umida che andava allargandosi sul pigiama grigio di Scorpius. Risollevarono il capo insieme e si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. La ragazza sarebbe scoppiata a ridere, se non si fosse sentita incatenata dallo sguardo di Scorpius, così insolitamente profondo per essere quello di un quindicenne.
A quel punto Rose decise che non avrebbe avuto un’altra occasione, così, dato che quella mattina sembrava che fosse l’istinto a domarla, lo baciò. E senza domandarsi né il come né il perché, Scorpius ricambiò con il medesimo sentimento. Fu un bacio dolce e semplice, privo di avidità, come dovrebbero essere quelli di chi impara per la prima volta ad amare.
Quando quell’istante finì, ci fu un breve attimo di imbarazzo che, stranamente, fu Scorpius a rompere per primo.
- Sei sicura che non sia successo davvero niente mentre dormivo? – le chiese con l’ironia di poco prima.
- Non saprei – rispose lei con un velo di malizia: - ma sicuramente ne dovremo vedere molte, da oggi in poi -

Di lì a pochi istanti arrivò la signora Chubbey per il controllo mattutino del suo paziente e la sua sorpresa fu così grande che credette di avere un’allucinazione. Si dimenticò persino di rimproverare la ragazza per non averla chiamata prima, o forse non lo fece deliberatamente.
Fu per tutti un giorno pieno d’allegria. Draco entrò spalancando le porte e abbracciò suo figlio con le lacrime agli occhi, esprimendo tutto il suo sollievo senza vergogna, cosa che lasciò ragazzo sbigottito e segretamente commosso. Quando Scorpius chiese della madre con l’amaro in bocca, l’uomo si sentì in dovere di dirgli la verità, e con aria afflitta, rispose che era partita per l’America pochi giorni prima, senza preavviso e in compagnia di un mago argentino a lui sconosciuto. Il giovane Malfoy non sembrò stupito, ma non per questo meno deluso.
Nonostante Rose si fu tenuta in disparte durante quell’incontro, aveva capito il senso generale della conversazione e, anche se non sapeva ancora in che modo, gli sarebbe stata accanto, con discrezione.
Quando la ragazza ripeté ai suoi genitori il trucco del bicchiere, suo padre la prese per la vita e la fece roteare dalla gioia, mentre Hermione per poco non svenne. Fu deciso in pochi giorni che sarebbe stata mandata a Hogwarts l’anno successivo, ma nel frattempo avrebbe dovuto studiare tutti i giorni per recuperare le lacune di cinque anni. Certo sarebbe stata un’impresa titanica da portare a termine in sei mesi e mezzo, ma visti l’entusiasmo e l’acume di Rose avevano tutti fiducia in lei, compresa se stessa.
Ma di Scorpius e della giovane Weasley non dirò altro, anche perché hanno ancora tutta la vita davanti e le parole potrebbero seguitarsi fino all’infinito. Lascio il resto alla vostra fantasia: che possa immaginare il resto della loro storia ed inventarne di nuove.




Non credevo sarei mai arrivata fino in fondo, e invece eccomi qua :)
So bene che non è stata una long perfetta sotto molti aspetti. Dopotutto non solo è la mia prima longfiction, ma anche la prima fanfic che io abbia mai scritto. Ci sono molti aspetti che vorrei migliorare del mio modo di scrivere, ma intanto spero di avervi intrattenuta senza farvi rizare troppo capelli o schizzare via gli occhi per colpa della mia sbadataggine :P
Mi sono divertita moltissimo e mia auguro sia stato lo stesso per voi.
Alla prossima storia,
Changing  °\(^____^)/°

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