Sequel di Donna detective

di eligiuly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il comissario è sparito ***
Capitolo 2: *** Il gioco delle parti ***
Capitolo 3: *** False piste ***



Capitolo 1
*** Il comissario è sparito ***


Un sole svogliato si sforza di riscaldare una qualunque giornata di novembre, mentre Lisa avvia la monovolume bianca attraverso le strade di Roma, in direzione del commissariato.
Lisa Milani è un'attraente quarantenne, dai folti capelli riccioluti, raccolti in un viso allungato, quasi aristocratico, è sposata con un medico biondo e affascinante, Michele Mattei, primario del reparto di pediatria di Tivoli e tre figli, una femmina, una quindicenne peperino, e due maschietti più piccoli Giacomo e Checco.
Non fa un lavoro qualunque: tra spesa, bucato, capricci e ribellioni adolescenziali, indaga tra le morti violente della capitale, in qualità di ispettore capo.
Parcheggia l'auto, mentre arriva in moto il fidato Nanni Fortuna, ispettore suo sottoposto, ragazzo dai grandi occhi azzurri, il viso dolce, sempre propenso a trovare il lato positivo in mezzo agli orrori del quotidiano.
Nanni ha messo Lisa su un piedistallo, lei rappresenta tutto quello che non ha mai avuto: una famiglia accogliente, intelligenza e sensibilità, fierezza nelle sue intuizioni. Raramente sbaglia ad impostare le indagini. E lui, Nanni, è sempre lì ad ascoltarla, appoggiarla, qualche volta a difenderla (quando non si difende da sé), si nutre della luce riflessa che emana il suo idolo, perché non gli è consentito amarla; lei è moglie, madre, ha una famiglia invidiabile e lui non ha nessun diritto di distruggerla.
Solo una volta è stato tanto stupido da dirle apertamente cosa prova per lei. Lisa dapprima aveva fatto finta di non capire, per proteggere il loro rapporto speciale di lavoro di mutua intesa e collaborazione, poi, dopo un bacio rubato, era stata costretta a spiegargli come stavano le cose.
Gli avrebbe sempre voluto bene, ma lui era solo Nanni, il fidato Nanni che sa sempre cosa lei voglia, cosa sente, a volte anche cosa pensa, perché riesce a leggerle gli sguardi d'intesa.
“Oggi sei mattiniera” esclama sorridente lui, mentre si toglie il casco, scendendo dalla moto.
“Mi sembrava di soffocare a casa.” Risponde lei pensierosa.
La sua famiglia apparentemente perfetta aveva dovuto affrontare tutta una serie di prove drammatiche, prima Michele era stato ingiustamente accusato dell'omicidio dell'ex amante, Giulia, una ginecologa dell'ospedale, poi Ludo aveva perso la sua migliore amica in maniera tragica, il conseguente complotto proprio dentro al suo commissariato e infine ma non meno importante la malattia di Michele. Al marito avevano diagnosticato una cisti, ma lui, per una stupida presunzione di non aggiungerle altre preoccupazioni, le aveva nascosto tutto, anche l'intervento alla testa, preferendo confidarsi con la sua migliore amica, l'avvocato Chiara Valli.
Ecco, questo era stato il peggior tradimento di Michele, l'aveva perdonato per Giulia, la rivale era pure morta, quindi non impensieriva più, ma era stato devastante scoprire che oltre all'irrequieta figlia adolescente, anche suo marito non si fidava di lei.
Nanni la trattiene con delicatezza per un braccio, stampato uno dei suoi sorrisi da eterno Peter Pan, le dice rassicurante: “Credici, andrà tutto per il meglio anche stavolta.”
Non ne è del tutto sicura, si sente stanca, ha dovuto combattere tante battaglie, ma questa è la più devastante di tutte, con Chiara sempre più appiccicata a suo marito, sembra che solo l'amica sia in grado di far fronte alle necessità di Michele.
Un avvocato quarantenne single, che spesso non disdegna qualunque storia pur di riempire una serata solitamente in solitaria davanti ad una scatoletta di tonno.
Lisa non risponde a Nanni, troppo presa dai suoi pensieri.
Non è facile essere madre, moglie, amica, sorella, ispettore e donna, nonostante l'acuta intelligenza si sente sbagliata e fuori posto.
Una poliziotta biondina corre incontro a Nanni e gli butta le braccia al collo, schioccandogli un grosso bacio sulla guancia.
Lisa sorride e avanza verso i colleghi dell'accettazione.
Alessandra e Nanni sono una bella coppia, anche se ultimamente Lisa ha avuto l'impressione che fosse solo una copertura per lui: dopo una prima sorpresa di piacere nello scoprire che si era trovato una ragazza, impegnando così le serate vuote che lo portavano a casa di Lisa a giocare con i suoi figli, si era accorta delle occhiate di gelosia e dei maldestri tentativi di parlare con lei della fidanzata.
Salendo le scale incontra Lorenzi trafelato ed è proprio uno spettacolo insolito.
Lorenzi, poliziotto pacione, godereccio e intenditore di donne, era più facile vederlo correre dietro alla procace barista del locale all'angolo che al criminale di turno.
“Lisa, meno male che sei arrivata prima”
“Che succede?” Le premesse non erano delle più rassicuranti.
“Il commissario Giordano è sparito.”
“Come sparito?”
Nanni si è unito a loro, dopo aver notato l'insolito trambusto sulle scale.
“Ha chiamato la moglie tutta agitata, ieri sera non è tornato a casa. Stanotte lo ha aspettato sveglia, pensando fosse stato trattenuto da un'improvvisa indagine, ma stamattina non ce l'ha fatta più e mi ha telefonato per avere notizie.”
“In realtà Giordano ha lasciato l'ufficio alla fine del suo turno delle 21,00” interviene la centralinista, ansiosa di essere utile alle sopraggiunte nuove indagini.
Alberto Giordano è un attempato commissario di polizia, capelli e pizzetto bianchi, di professionalità, correttezza e pacatezza, aveva un profondo rispetto e ammirazione per Lisa, tanto che si era trovato più volte a difenderla anche dall'indifendibile, se glielo chiedeva.
Ora con la scomparsa di Giordano, in attesa delle decisioni di emergenza del questore, lei diventava, di conseguenza, il più alto in grado del commissariato, con la pesante responsabilità di indagare sulle sorti del superiore.
“Nanni, chiamami subito il questore, dobbiamo avvertirlo dell'accaduto.”

Mentre raggiunge gli uffici è presa da un ultimo inutile scrupolo: telefonare al cellulare di Giordano infatti la risposta è deludente: “L'utente selezionato potrebbe avere il cellulare spento.”
“E controlla dov'era il telefonino del commissario prima che fosse spento” poi, a passo spedito si dirige verso l'ufficio del superiore.
Perlustrare la scrivania di Giordano le da una sensazione di fastidio, come se stesse violando un altare sacro.
Vicino al telefono torva un block notes pieno di scarabocchi, come se il commissario fosse stato molto tempo ad ascoltare una conversazione lunga e noiosa. Alcuni cerchi concentrici, una stella sghemba, un asterisco, un numero di nove cifre 451205111 con lo zero tagliato in diagonale e il suo nome LISA calcato più volte, come per sottolineare un concetto.
Lisa prende il cordless del superiore e chiama direttamente da lì il questore, vuole la sua benedizione prima di muoversi, ora non ha più Giordano a coprirle le spalle se sbaglia, ma soprattutto se non fa i passi giusti potrebbe non rivederlo mai più.
Le tremano leggermente le dita mentre compone il numero.
Il questore Gallo Taviani è serio, la voce tremula, sente anche lui il peso della gravità della situazione.
“Milani, direi di non aspettare un minuto di più, non risparmi uomini e mezzi alla ricerca dell'uomo, più il tempo passa e minori possibilità abbiamo di trovarlo vivo...”
Fa una pausa per sottolineare il concetto che gli è venuto proprio bene: “Lascio a lei le indagini, ma mi raccomando, mi tenga costantemente aggiornato, avrò la stampa addosso, senza contare il panico della gente alla notizia che le forze dell'ordine non hanno saputo proteggere uno di loro.”
Bla, bla, bla, discorsi, tanti discorsi inutili, mentre lei si trova con una bomba che presto le sarebbe esplosa tra le mani.
Nanni compare trafelato: “Inutile cercare il segnale del cellulare, il commissario l'ha perso qui. Probabilmente andava di corsa e non si è accorto che gli è caduto.”
Una lunga e noiosa telefonata e poi si è precipitato di corsa, ma per dove?
Perché?
E soprattutto, se stava conducendo un'indagine per conto proprio, perché non ha avvisato nessuno?
Anche a lei era capitato in passato di mettersi nei pasticci, perché aveva ostinatamente seguito una pista da sola, ma, all'ultimo momento, Nanni era sempre accorso a salvarla.
Lisa non si capacita del perché pensi sempre a Nanni da alcune settimane, soprattutto nei momenti meno opportuni, e con lui a un soffio da lei.
A volte le capitava di sognarlo, il sogno era sempre lo stesso, solo con piccoli particolari che variavano a seconda del momento, si vedeva lei mentre si avvicinava a Michele per fare pace e baciarlo, ma, mentre le sue labbra toccavano quelle di lui, si accorgeva che non era Michele quello che stava baciando, ma Nanni. Allora si svegliava tutta sudata e sconvolta, mentre Michele dormiva placidamente al suo fianco nel lettone imbottito e si vergognava del suo stesso subconscio. E rimaneva sveglia, fino all'ora di alzarsi, per non dover continuare il sogno che non le piaceva fare.
“Nanni, voglio che convochi tutti per una riunione straordinaria, nell'atrio principale.”
“Come agiamo capo?”
Nanni la chiama capo con i colleghi, soprattutto Lorenzi, lo fa in tono scherzoso, per sottolineare la sua tendenza a comandare a bacchetta su tutti, ma in questo momento così drammatico l'espressione è decisamente fuori luogo.
Lancia un'occhiata eloquente e il giovane ispettore Fortuna si precipita a bussare alle porte degli uffici e convocare i colleghi per l'annuncio.
Lisa è ferma e determinata, sa che le decine di sottoposti pendono dalle sue labbra e si aspettano una guida, una certezza per contrastare l'insicurezza causata da quella situazione.
“Vi voglio fuori tutti, ogni strada, ogni vicolo deve essere setacciato, non dovete trascurare nessun indizio, ogni minuto potrebbe essere decisivo per trovare Giordano ancora vivo, per questa ragione da questo momento fino a nuovi ordini sono sospesi tutti i permessi. Grazia richiama in servizio gli uomini a casa, questo caso ha la priorità su tutto. Mi sono spiegata? E ora al lavoro, non voglio vedere nessuna macchina parcheggiata qua fuori. Rossi, lei no, prenda con sé due colleghi e ispezioni il parcheggio. Se il commissario era di corsa come sembra a noi, oppure braccato da qualcuno, potrebbe aver perso qualche altro indizio.”
Lisa è rossa in viso, mentre parla sente gli occhi attenti dei suoi colleghi su di lei, sa che molti di loro non la ritengono all'altezza del compito. Volta il capo e i suoi occhi ritrovano quelli di Nanni rassicuranti che le dicono: “Sei grande, continua così.”
Sembra essere l'unico a non essere preoccupato per la sparizione del commissario, è convinto che Lisa verrà presto a capo del mistero, riportando il superiore sano e salvo.
“Lisa tu sei il mio mito.” le aveva detto quella volta in macchina, l'unica volta che lo aveva visto impacciato, e ora i suoi occhi sembrano ribadire lo stesso concetto.
L'atrio si svuota velocemente e in silenzio, consapevole della serietà del momento.
Lisa invece guarda Nanni e gli chiede: “Portami dalla moglie.”
Dopo la pseudo dichiarazione lei aveva preferito muoversi da sola, con la propria macchina, si era infatti chiesta se la colpa non fosse stata un po' sua: lo aveva illuso ogni giorno, attraverso la vicinanza forzata che gli aveva imposto.
Ma ora deve muoversi in fretta e la moto di Nanni è l'ideale per spostarsi attraverso il traffico caotico della città.
Prende il casco che le porge e gli si siede aggrappata dietro con naturalezza. Anche lui non sembra dar peso a quest'ennesima vicinanza tra loro due. Ma la strana logica di cuore dell'ispettore Fortuna lo porta a ritenere naturale fare qualsiasi cosa per lei.

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Capitolo 2
*** Il gioco delle parti ***


Carla, la moglie del commissario è evidentemente preoccupata, lo si nota dal rugoso viso tirato, il suo è un timore composto. Con calma ricostruisce l'ultimo giorno di vita normale del marito, poche cose, perché gli ultimi ad averlo visto erano in realtà tutti poliziotti.
“Le era sembrato preoccupato?”
Altra domanda inutile, era loro abitudine confidarsi pensieri ed inquietudini anche privati. Per assurdo sapevano di più i colleghi che i familiari della loro complessa vita.
“Posso dare un'occhiata?” Lisa chiede con pudore.
E' ingiusto che lei sia costretta a violare anche l'intimità della casa del suo capo.
Nanni in questo sembra più distaccato, controlla metodicamente alcune carte dello scrittoio in mogano dello studio.
Bollette, un contratto di affitto per la casa a Fregene, un modulo di iscrizione ad un corso di aggiornamento della polizia.
Poi in un cassetto un doppio fondo, una strana lettera color carta da zucchero, dentro due sole parole “SEI MORTO” stampate su un foglio A4 con una stampante laser.
Una lettera anonima, forse Giordano ha pestato i piedi a qualcuno, forse il rancore di un arrestato di un vecchio caso. Impossibile controllarli tutti in poco tempo. Loro di tempo non ne hanno.
Anche se il numero scarabocchiato sul block notes potrebbe rivelare un indizio, poi il suo nome, Lisa, ripassato tre volte, come un'esortazione a sbrigarsi, a capire.
“Ma la stella e i cerchi cosa potrebbero voler dire?” si riscopre a pensare a voce alta.
“Forse niente, potrebbe essere solo uno scarabocchio impaziente.”
Nanni non sorride più, le parole “Sei morto” hanno turbato anche lui.
Forse di tempo non ce n'è più.
Perché un misterioso nemico l'ha già rapito e forse ucciso, magari all'interno del commissariato e la cosa spiegherebbe perché Giordano ha perso il cellulare a pochi metri dal suo ufficio.
Ma come aveva potuto fargliela sotto al naso? In casa loro, a pochi metri dagli agenti di guardia?
“Dobbiamo tornare al commissariato, è lì la chiave di tutto.”
Nanni pende dalle sue labbra, annuisce, come se in tutto quel tempo abbia seguito il filo dei suoi pensieri, come se fosse in grado di leggerle dentro.

“Pronto! Manu? Tutto ok?”
La sorella minore di Lisa, una trentenne un po' matta, affascinata dal suono del tamburo del fidanzato dentista africano, matta ma fidata, perché si occupa regolarmente dei suoi tre figli, mentre lei e Michele fanno orari pazzeschi al lavoro.
“Niente Lisa, ho preparato il pranzo, riesci a tornare a casa per un boccone? Ho comprato un meraviglioso sugo alla puttanesca.”
Nanni e Lisa si consultano con un cenno, non era il momento per una pausa, ma tanto prima o dopo avrebbero dovuto mangiare. Tanto valeva fermarsi, anche perché, ci avrebbe scommesso, la sera sarebbe tornata a casa molto tardi.
“Andiamo” è un sussurro, Lisa lascia la moglie di Giordano da sola a malincuore, ma è inevitabile, tutte le piste portano fuori dalla casa, direttamente in commissariato, tra gli appunti sopra alla scrivania.
Un'altra corsa a folle velocità e un'altra frustata alle sue certezze, un'altra giornata così e avrebbe finito per mettere seriamente in discussione tutte le sue scelte di vita.
Un quarto d'ora e aprono la porta di casa Mattei.
I due vengono accolti dalle urla gioiose di Checco e Giacomo che si contendono due macchinine rosse e il borbottio sommesso di Ludo, eternamente convinta di avere il mondo contro.
Manuela è radiosa, felice di essere riuscita ad eguagliare la bravura della sorella.
Nanni invece si è seduto sul divano ad osservare estasiato i figli di Lisa. Lui adora tutto di lei, ma la sua famiglia in particolare gli è rimasta nel cuore.
E' cresciuto in un orfanotrofio, con suor Genziana che le ha fatto da madre, in un'atmosfera necessariamente diversa da quella trovata in casa Mattei.
Manu e Nanni un po' si somigliano, entrambi non si sentono all'altezza della personalità di Lisa, cercano di eguagliarla, ma finiscono inevitabilmente per gravitarle attorno.
Si siedono tutti a tavola, felici di fronte ad un piatto di pasta fumante.
Michele non tornerà a casa per pranzo e per Lisa è un sollievo.
Negli ultimi tempi è di umore scostante, spesso nervoso e polemico con lei; i medici dopo l'intervento l'avevano avvertita, l'uso della morfina crea degli stati di esaltazione alternati alla depressione più nera. Sembra essere diventata il capro espiatorio di lui, oltre che per i figli, ora anche di fronte al marito tutto è colpa sua.
Forse la disprezza, per questo da più di tre mesi non la tocca più.
Lisa interrompe il flusso dei suoi pensieri, come poteva pensare al sesso in quel momento? Con Nanni lì nella stessa stanza a catturare tutto di lei?
Infatti, mentre si siede e svolge il tovagliolo, le chiede con voce ansiosa: “Tutto bene?”
“Sì, sì” risponde lei in un sussurro “sto solo pensando agli appunti che ha lasciato Giordano.”
Ma non è vero e nella stanza sono in due a saperlo.
Ma Nanni la sostiene, come sempre, disinteressatamente: “Cosa ti ha colpito di preciso?”
“Il numero di nove cifre, potrebbe essere qualsiasi cosa.”
“Un cellulare” risponde Ludo di slancio, anche lei presa dai ragionamenti della madre-sbirro.
“Lo escludo, il numero inizia con 45 e poi i cellulari hanno dieci cifre.”
“Potrebbe avere a che fare con una pratica.” propone intelligentemente Nanni.
“L'archivio, lo scaffale 45”.
Né Lisa, né Nanni hanno più fame, sono già in piedi; Lisa bacia meccanicamente figli e sorella e si precipita in strada, deve controllare subito la teoria, il biglietto con su scritto “Sei morto” le brucia ancora in tasca.

Raggiungono quasi correndo l'archivio del seminterrato, non c'è nessuno in giro a notarli, né alcuno di passaggio in grado di aiutarli a spulciare le pratiche dello scaffale 45, tutti occupati nella titanica caccia all'uomo che va avanti ormai da qualche ora.
L'archivio è una stanza pulita ma umida, zeppa di scaffali in ferro zincato distanti tra di loro non più di un metro, spazio sufficiente perché una persona possa raggiungere i fascicoli archiviati ordinatamente in faldoni.
La pratica n. 12051 è vuota, solo qualche appunto a margine della cartella con la calligrafia pesante di Giordano, ma i documenti non sono stati trafugati, il commissario stesso li ha presi per indagarvi personalmente.
Lisa e Nanni si scambiano occhiate interrogative.
“E adesso che si fa?” sembrano dire i loro occhi mentre la luce scompare, lasciandoli completamente al buio, in un camerone senza finestre.
Istintivamente Nanni le si avvicina per proteggerla, come ha fatto tante volte, salvandole la vita.
Ma questa volta è diverso.
Lisa è diversa.
Si lascia avvicinare senza timore da lui.
I loro respiri si confondono, con i battiti dei loro cuori all'impazzata, mentre tendono l'orecchio, per capire se il buio è l'opera di un sabotatore malintenzionato.
Passati alcuni minuti senza che succeda niente, Nanni prende Lisa per mano per condurla a tentoni verso l'uscita.
“Chissà perché gli intelligentoni che hanno progettato questo posto si sono dimenticati le finestre.” si sorprende a pensare a voce alta, ma la sente rotta, fa fatica a parlare, ha le mani sudate, anche la mano che stringe quella di Lisa è sudata.
Cerca di controllarsi, le ha promesso di mettere da parte le illusioni e dedicarsi completamente al lavoro. Ma è una fatica immane, pensarla sempre e solo come il suo capo, mentre lavora ogni giorno gomito a gomito con lei. Tra morti ammazzati, inseguimenti ed arresti, Lisa è la cosa più bella che gli sia mai capitato e non riesce a dimenticarla, nonostante ci sia Ale e la sua stupida perenne gelosia nei confronti di Lisa. Perché Ale ha capito tutto, ha capito che non potrà mai averlo completamente perché il suo cuore è stato irrimediabilmente rapito dall'ispettore capo Lisa Milani.
E ora, in mezzo ad un atrio buio, tra gli scaffali ordinati è costretto a stringersi a lei per cercare a tentoni l'uscita.
“Almeno avessimo lasciato le porte aperte.” riflette lui a voce alta, fermandosi perché non si raccapezza più, in un labirinto dove gli accessi sembrano tutti uguali. Lisa non lo ha sentito fermarsi e per una fatalità che non è una fatalità gli finisce di fronte, pestandogli malamente un piede.
“Ahi” mugugna divertito, ma la situazione è tutt'altro che divertente.
Lui sente che molto presto perderà il controllo, finirà col baciarla di nuovo e questa volta lei non vorrà più saperne niente di lui, lasciandolo per sempre solo a rimpiangerla.
Ma è un istante, il suo profumo è un'essenza preziosa che lo inebria, si fa coraggio e la bacia, ne sarà comunque valsa la pena.
Per lo meno rimarrò per sempre col ricordo di questo momento così intenso da rinunciare a vivere per tutti i giorni a venire.
Lisa lo sorprende, risponde con passione al suo bacio mentre lo accarezza piano la schiena, come quando si ritrovano assieme a cavalcioni sulla sua moto.
Lisa ha agito d'istinto, seguendo un impulso che le è venuto direttamente dal cuore, mentre il  cervello sta lanciando frenetici segnali d'allarme.
Lisa che ti prende?
Cosa stai facendo?
Ma è un lampo, la luce ritorna e i due amici, amanti e colleghi si staccano con imbarazzo, quasi che con la luce loro due si ritrovino simultaneamente nella loro parte.

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Capitolo 3
*** False piste ***


Non hanno nemmeno il tempo di spiegarsi, fuori sentono dei passi, Grazia li sta cercando.
La poliziotta è una giovane il cui lavoro è principalmente in ufficio; negli anni ha maturato un'accurata propensione per la ricerca e l'analisi dei delitti con l'uso di moderni strumenti scientifici. Ha un passato tormentato e un fratello teppista. Dapprima ha legato molto con Lisa poi, con l'arrivo dell'ispettore Spina aveva intessuto con lui una folle relazione clandestina staccandosi dai compagni fino a quando ha preso consapevolezza del essere stata usata.
Grazia viene incontro ai due ispettori molto provata, la scomparsa del loro capo deve essere stata un'esperienza devastante per molti.
“Hanno chiamato i colleghi della Romanina, hanno ritrovato la macchina di Giordano.”
Grazia singhiozza.
“Cosa stai cercando di dirmi?” la voce di Lisa è un soffio, quasi che le manchi la forza per parlare ed esprimere i timori rimasti nascosti nell'archivio del sotterraneo.
“Qualcuno gli ha dato fuoco”.
Lisa trattiene un'esclamazione di orrore portando una mano alla bocca, poi un principio di capogiro la costringe ad afferrarsi alla manica del giubbetto in pelle di Nanni.
“Non può essere già finita.” Ha la voce rotta, a stento trattiene le lacrime.
“Dai Lisa, non fare così – la riscuote Nanni – non è detto che Giordano fosse stato dentro all'abitacolo mentre andava a fuoco la sua macchina. Andiamo sul posto. Non ci resta altro.”
E l'auto è sul ciglio della strada, delimitata dai nastri bianchi e rossi della polizia.
Alcune pattuglie sono parcheggiate in fila ordinatamente lungo la strada diritta, gran parte dei colleghi presenti sono a lei sconosciuti, è intervenuta sul posto un'altra squadra dovrà prendere contatti, capire cosa è avvenuto, chi c'era e cosa hanno trovato, tutto quello che fa di solito diventa più difficoltoso quando deve interfacciarsi con un'altra squadra.
Nanni si attarda, ha riconosciuto Ale in mezzo agli altri agenti.
“Ho trovato io l'auto” le annuncia orgogliosa, mentre Lisa si drizza all'erta, il discorso le interessa.
Di fronte all'ispettore capo Milani, l'agente Alessandra Panto si da un insolito contegno, è intimidita, dire a Nanni che ha trovato un'Alfa Romeo bruciata vicino ad un canale è una cosa, fare rapporto al superiore di lui è un'altra.
“A che ora siete arrivati?”
“Poco dopo l'ora di pranzo, ci abbiamo messo un po' per capire cosa avevamo davanti, siamo rimasti a perlustrare per qualche minuto..”
Ale è sulla difensiva, tenta ostinatamente di dare spiegazioni, come se avesse commesso qualche madornale errore procedurale. Anche Nanni se ne accorge, nonostante sembra sia assorto a catturare un particolare importante, infatti le chiede a bruciapelo: “Ma che ci facevi sulla Tuscolana? Non è la tua zona questa.”
Diventa rossa, si blocca, balbetta delle scuse e abbassa gli occhi.
Lisa deve intervenire, in quelle condizioni non può esserle utile, fa cenno a Nanni di smettere e la allontana da lui prendendola sottobraccio. Ale è a disagio, abituata a rituali formali, viene sorpresa dal contatto fisico mentre fa rapporto a un superiore. Si volta spaventata verso il fidanzato che con un sorriso complice le consiglia di fidarsi.

“Non badare alla gelosia di Nanni, piuttosto raccontami come siete arrivati in questo posto.”
“C'è stata una segnalazione anonima e visto che io e lui, l'agente Sandri, eravamo in zona, siamo venuti a controllare.”
Lisa fa aria con un braccio, continuando ad intimare a Nanni di tenersi alla larga, che si arrangiasse in un altro momento con lei per chiederle cosa faceva lì in servizio, dimentico che nello stesso momento stava con lei a baciarsi in archivio.
“Ottimo lavoro Ale. Posso chiamarti Ale vero? Io avrei ancora bisogno del tuo aiuto prezioso.”
“Comandi ispettore.”
“Bene, dopo mi dirai cosa avete trovato nella macchina del commissario, ma ora ti devo chiedere un favore.” Lisa si guarda attorno, poi parla piano per non farsi sentire troppo dagli altri colleghi. “Ho bisogno di rintracciare il luogo da dove proveniva la telefonata anonima in tempi brevissimi, credi di potercela fare?”
Ale è in grado solo di far sì con la testa, tanto sente su di sé il momento solenne.
“La vita del commissario Giordano dipende anche da quanto velocemente e con discrezione saprai darmi questa informazione.”
Le due donne si salutano formalmente, poi Lisa nota alcuni segnali di Nanni, intento a parlare al cellulare: “Era Grazia, l'ultima telefonata a Giordano è stata fatta da un apparecchio pubblico in un locale del centro di Fregene.”
Ale è ancora a pochi passi, affascinata dal loro modo di procedere con le indagini, non bada ai colleghi intenti nei propri compiti, rimane semplicemente ad ascoltare. Lisa si raccoglie distrattamente i capelli, gesto che fa abitualmente quando cerca di catturare un pensiero.
“Fregene? Però è strano...”
“Giordano aveva una casa a Fregene” la incalza lui, seguendo il filo del suo ragionamento.
“E stava concludendo un accordo per affittarla, ti ricordi il contratto sopra alla sua scrivania?”
Lisa è pensierosa, come sempre l'ovvio la convince poco.
“Sì, ma che senso ha tutta questa storia. Alberto affitta l'appartamento e poi viene rapito?”
“Forse no, ma io andrei comunque a fare un salto a Fregene, se non altro per cercare eventuali testimoni della telefonata.”
In quel mentre si avvicina l'arcigno ispettore Pasquano accompagnato da un agente dai capelli scuri pettinati perfettamente col gel in un grosso ciuffo tutto a destra e che osserva Ale e i due ispettori con aria colpevole.
“L'agente Sogno aveva delle informazioni importanti.” esordisce Pasquano, comandante della squadra sopraggiunta sul posto per i rilievi.
“Dica” risponde Milani incoraggiante.
“Eravamo io e l'agente Panto casualmente ehm a passare da queste parti.”
“Sì, questo lo abbiamo appena appurato.” basta che si sbrighi perché facciamo notte.
“Poco prima che ci informassero della telefonata anonima, io avevo già notato delle strane emissioni di fumo provenienti da questa parte.”
“L'hanno incendiata poche ore fa allora.”
“Precisamente” aggiunge l'agente soddisfatto di aver compiuto fino in fondo il proprio dovere.
Ma avevano perso anche troppo tempo. Lisa voleva essere a Fregene prima del tramonto, praticamente un'impresa impossibile in quel pomeriggio di novembre.
Mentre raggiungono la moto e si allacciano i caschi, Nanni chiede a Lisa “Credi che quel Sogno stesse pomiciando con la mia ragazza mentre davano fuoco all'Alfa Romeo di Giordano?”
“E' una possibilità Nanni, la stessa possibilità che alla medesima ora in un posto diverso noi due stessimo facendo la stessa cosa.”
Si interrompe e appoggiandogli una mano sul braccio gli dice: “Se io fossi in te minimo minimo mi farei vedere geloso, la ragazza è intelligente potrebbe pensare che tu ti sia invaghito del tuo capo.”
Nanni apre la bocca per parlare, poi la richiude scuotendo la testa e avvia il motore, avrebbe pensato più tardi ad Alessandra.

Il bar segnalato da Grazia si trova sul lungomare di Fregene in prossimità di uno dei bagni della spiaggia. Dato che la stagione è finita da due mesi, è uno dei pochi locali rimasti aperti, pieno di avventori del posto e che si conoscono tutti per nome.
Non avrebbe dovuto essere un'impresa tanto difficile scoprire chi era venuto a telefonare la sera precedente.
“Cosa vuole che le dica ispettore, qui c'è sempre la fila al telefono, è l'unico locale aperto con un posto pubblico per telefonare e i cellulari qui non prendono, in genere sono ragazzi che vengono a chiamare la fidanzata. E' per questo che qui fuori c'è sempre la coda. Ma a me va sempre bene, nell'attesa ci scappa sempre un paio di birrini.”
“Anche ieri sera erano solo ragazzi a chiamare le rispettive fidanzate?” Lisa insiste per farlo ricordare se ha notato qualcosa, le basterebbe un unico insignificante particolare, poi lei avrebbe saputo farne un indizio.
“Sì, i soliti.”
Un po' delusi dal buco nell'acqua, chiedono informazioni su come raggiungere la seconda casa di Giordano: un senso dovevano pur darlo alla trasferta a Fregene.
Riprendono la Ducati di Nanni e percorrono all'indietro il viale del lungo mare fino a intravvedere la prima area residenziale. L'indirizzo corrisponde a un condominio bianco di sei appartamenti inserito in un piccolo borgo di una decina di altri condomini simili; all'ingresso, appena oltrepassato il cancello, la guardiola con il portiere.
“L'alloggio del Commissario Giordano? Il primo a destra, secondo piano.”
Il portiere ha la custodia delle chiavi, non è difficile accedere al bilocale arredato in maniera semplice ed essenziale, con l'azzurro come colore predominante di pareti e pavimenti.
Nanni e Lisa si mettono subito all'opera perlustrando mobili e cassetti alla ricerca di un qualsiasi indizio, magari lasciato da Giordano stesso.
In camera il letto è disfatto, come se qualcuno sia passato da poco tempo a dormire lì. Nanni le sorride: “Forse il nostro capo aveva una doppia vita.”
Ma lei non trova la battuta divertente.
“Ma non lo vedi che ritmi facciamo tutti i giorni? Riusciamo a malapena a gestire una famiglia, io almeno mi affanno tutti i giorni e ci riesco malamente, figuriamoci se Giordano aveva il tempo per intraprendere una seconda relazione...”
Seguono alcuni minuti di silenzio.
Lei è in ginocchio a controllare i cassetti inferiori di un piccolo armadio mentre lui rovista tra i comodini, entrambi non trovano niente di anomalo.
Ma il silenzio disturba molto di più Lisa delle parole inutili e inizia così a punzecchiarlo.
“Dai Nanni, fammi sentire un po' la tua scenata di gelosia. Cosa dirai ad Alessandra stasera? Mica puoi far finta di niente!”
Lui ci pensa un po' su, l'espressione di uno che sta per scoppiare a ridere e camuffa la migliore espressione seria: “Scusa, ma cosa ci facevi col ciuffo a banana del tuo collega sulla Tuscolana?”
“No, no, non ci siamo” lo prende in giro apertamente; il gioco piace ad entrambi, anche se Nanni è un pessimo attore “non sei credibile quando ti arrabbi.”
Lui glissa la risata, invece rincara la dose: “Ma davvero, secondo te stavano a pomiciare in servizio?”
“Forse sì, o più probabilmente no...”
“Che intendi dire?” Nanni ha in mano alcuni scontrini che mescola nervosamente come fossero carte da gioco.
“Intendo dire ispettore Fortuna che l'agente Panto voleva solamente farle credere di aver avuto una sbandata con l'agente... fammi un po' ricordare.. ah sì Sogno...”
“Ottima deduzione” Nanni ha sollevato il naso dalle ricevute che faceva finta di controllare “Ma che ne dice della reazione avuta dall'ispettore Milani, l'ispettore Fortuna non se ne capacita tuttora.”
“Vedi Nanni, mi dispiace, io” e mentre balbetta una spiegazione si accorge degli scontrini in mano di lui, glieli toglie per controllarli sul serio, ce n'è uno della sera precedente con timbro Bar Centrale ore 20,15. “Bingo!” esclama.
Poi, dalla faccia disorientata di lui, si ricorda dell'ennesimo discorso di scuse che stava improntando.
“Sto passando un periodo un po' strano con Michele, a volte mi sento disorientato, vedi prima mi hai preso alla sprovvista. Mi dispiace, non volevo illuderti un'altra volta e rovinare la tua storia con Alessandra”
Il telefono suona e i due sembrano ancor di più in imbarazzo, la fastidiosa suoneria sincopa ha interrotto un istante irripetibile.”
Lisa rimane a non più di venti centimetri da lui e attende con pazienza che risponda.
“Pronto Ale? Si siamo ancora a Fregene, non credo staremo qui ancora per molto. Vuoi parlare con Lisa? Sì è qui con me, ma se è per la telefonata anonima puoi riferire a me. Aspetta...” Prende un pezzo di carta e scrive un numero di telefono, lo sottolinea più volte prima di aggiungere a lato Bar Centrale, Fregene. E' il terzo indizio che porta allo stesso locale, un po' troppe le coincidenze tutte in una volta. Ma non può mettere giù, deve fare il suo dovere di fidanzato geloso.
Si allontana qualche passo da Lisa per non correre il rischio di mettersi a ridere in un momento così solenne, si volta verso la finestra e parlando sottovoce le chiede: “Ale, sei sicura di essere andata solo di pattuglia con quel tuo collega di prima?”
La risposta è un'esplosione di improperi, tanto che Nanni, allucinato, è costretto ad allontanare l'altoparlante del cellulare girandolo in direzione di Lisa per farle sentire l'esplosione risentita.
“Senti Ale, ho capito che vuoi attaccare briga stasera, io starei ancora lavorando, ne parliamo dopo o quando ti sarai calmata.”
Nel mentre Lisa apre la porta del bagno, lì si nota il passaggio di qualcuno intenzionato ad incastrare il commissario: vestiti da donna lasciati in giro, un paio di mutandine appese al lampadario e dei preservativi colorati schierati sopra alla lavatrice. La persona aveva commesso un unico errore: erano tutti oggetti nuovi, appena comprati, messi apposta per causare uno scandalo.
Recupera un sacco nero della spazzatura e ripulisce la stanza.
“Che hai intenzione di fare?” chiede lui preoccupato, entrambi consapevoli che quel gesto significa alterare delle prove.
“Li tengo, forse un giorno li mostrerò a Farnese come prova che qualcuno vuole depistare le indagini e infangare la reputazione di Alberto. Per il momento solo io e te abbiamo visto e ce lo teniamo per noi.”
Chiudono l'appartamento senza riconsegnare le chiavi al portiere, in mano di Lisa saranno al sicuro e si eviteranno oltre manomissioni.
“Torniamo al bar?” Chiede Nanni perplesso, fuori è diventato buio fitto, altre indagini si sarebbero rivelate difficoltose per entrambi.
“Lasciamo stare, torniamo a casa. Piuttosto posso chiederti un favore?”
Lui si illumina, solo la parola favore gli fa immensamente piacere: “Certo.” le risponde porgendole il casco rosso che ha comprato appositamente per darle un passaggio ogni volta.
“Vorrei portare io la moto.” le chiede seria.
Sente il bisogno di scaricare rabbia e tensioni accumulate durante la giornata.
La lascia sistemarsi come vuole e poi le si aggrappa dietro.
In quel preciso momento Lisa capisce di aver fatto una sciocchezza, che sentirlo aggrappato le avrebbe tolto il respiro per tutto il viaggio. Ma lui capisce la sua esitazione e, mentre la frenesia lo divora dentro, le urla quasi distaccato “Vai tranquilla, sarò un gentiluomo.”

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