Quando il cuore respira

di SandTime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Hinata ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Naruto ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Hinata ***


Hinata non aveva mai pensato di poter proferire quelle parole davanti a Naruto, di esternare così palesemente i suoi sentimenti, ma ormai era fatta ed era scesa in prima linea.. non rimaneva altro che attendere il contraccolpo.
Finora era sempre stata paga di quel sentimento che, seppur nascosto, aveva albergato il suo cuore diventandone un abitante fisso, un amico col quale colloquiare e al quale rivolgersi nei momenti di sconforto… ma di recente questo amico avevo preso ad esigere sempre più attenzioni, sempre più spazio e le mura del suo cuore sembravano non essere più sufficienti a trattenerlo; il dolore si placava solo alla vista di Naruto, riconoscendosi in lui: il cuore riprendeva a battere solo alla vista del suo compagno, al ritmo di una battito metafisico…ed ecco che il secondo successivo si fermava di nuovo , ricordandosi che l’oggetto desiderato era anche il più temuto, poiché per un nonnulla era in grado di spedire in paradiso o all’inferno.
Naruto era in grado di restituirle l’aria per respirare che le mancava da tutta una vita, e l’attimo dopo di riprendersela, lasciandola a boccheggiare per giorni, mesi, anni. Il cuore di Hinata era sempre stato combattuto  tra il desiderio di quell’aria e la paura di venirne soffocata, per cui per quanto tentasse di avvicinarglisi veniva sempre sopraffatta da un’emozione troppo grande da sopportare quando lui le dedicava attenzione o da un dolore troppo intenso quando lui non si accorgeva  di lei.
Il suo cuore era a un passo dal soffocamento, quando finalmente lo avevo rivisto, ed il suo vecchio amico le suggeriva “Eccolo è lui finalmente! Che aspetti ? Va da lui, digli che sei felice di vederlo.. no aspetta un momento, ti sta salutando per ultima, non gli sei mancata quanto lui è mancato a te, però ora ti sta rivolgendo quel coinvolgente sorriso, per lo meno accennane uno anche tu…Sono felice, finalmente posso respirare di nuovo…ahia, sbagliavo, fa ancore più male vederlo e non stargli vicino come tu vorresti e, anzi, vedere che sono altri quelli che lo sostengono e gli stanno vicino…tu nella sua vita sei solo una comparsa. Devi fare qualcosa Hinata, io, il tuo cuore, ti sto implorando: non puoi più sottopormi a queste torture, credo che mi spezzerò davvero un giorno”.
E poi ecco che la sua sorgente d’aria rischiava di essere spazzata via definitivamente, quindi non era rimasto altro da fare che rischiare il tutto per tutto nel tentativo di salvarla. Naruto non poteva saperlo che senza di lui anche lei era spacciata… senza più aria ristoratrice anche il suo cuore si sarebbe definitivamente  spezzato…doveva in qualche modo fargli intuire il perché delle sue azioni: se doveva morire, che almeno lui sapesse… ma come fare per spiegargli in un attimo i sentimenti che la divoravano da una vita? Che lui era la sua ancora, la sua aria, il suo inferno e il suo paradiso? E le parole le uscirono automaticamente, capendo in quel momento, quanto semplici e chiare fossero, racchiudevano in se tutto e niente…e alla fine aveva parlato: davanti a suoi occhi increduli e spaventati gli aveva detto di amarlo.
 
Ora giaceva convalescente in una branda nella tenda adibita ad ospedale e il corpo non perdeva occasione per ricordarle ogni momento del combattimento. Era rimasta incosciente per molti giorni e le cose nel villaggio erano tutt’altro che migliorate…presto sarebbe dovuta tronare al suo dovere, ma per il momento poteva riposarsi. Naruto non era venuto a trovarla…chissà cosa pensava ora di lei? Senz’altro che era una persona di poco carattere per aver atteso tutto quel tempo per parlargli…ma per qualche ragione, anche se questo pensiero la terrorizzava, il suo cuore non le doleva alla maniere cui si era abituata: anzi, addirittura respirava! Perché anche se non pensava bene di lei, stava però pensando a lei e questo bastò al suo cuore per lungo tempo.
 
I giorni all’ospedali trascorrevano uno dopo l’altro senza che lui si facesse vivo ed Hinata si stava ormai rassegnando all’idea che l’avrebbe rivisto dopo molto tempo: la sua stessa squadra era stata spedita in un’importante missione cui avevano preso parte tutte le altre squadre… sarebbero dunque partiti tutti, compreso Naruto, mentre l’unica rimasta al villaggio sarebbe stata lei. Hinata ormai aveva imparato a conoscere le proprie forze per cui, anche se moriva all’idea di lasciare andare i suoi amici e compagni in missione senza di lei, sapeva di dover aspettare che le forze le tornassero completamente… non ci sarebbe voluto molto; le cure ninja erano veloci, tuttavia non abbastanza… poco male, presto sarebbe tornata in campo.
Naruto sarebbe partito il mattino seguente per una missione di emergenza, lo avevo saputo da un’infermiera, e di nuovo il cuore le si era bloccato: le si erano affacciate alla mente centinaia di visioni di lui in pericolo, stanco, che ce la metta tutta, che rischia la vita… senza che lei potesse far nulla. Quella notte fu molto lunga , il pensiero di lui nell’ennesima battaglia non l’abbandonava, in più i dolori avevano ripreso a tormentarla. Tutto ciò che ricordava di quella notte era un fortissimo dolore al petto e la sensazione di una mano fresca che le sfiorava una guancia… il mattino seguente non avrebbe saputo dire se si fosse trattato di una sogno o meno, tuttavia nella sua stanza era comparso un mazzo di girasoli, di cui nessuno sapeva nulla. Non un biglietto, niente. Che fosse stato davvero lui? Era entrato davvero nella sua stanza, le aveva accarezzato la guancia  e portato dei fiori? La ragione le diceva che era improbabile, che non avrebbe dovuto illudersi a quel modo, e tuttavia il cuore le urlava “ È stato lui! Ascoltami, io lo so, io respiro!” E pian piano avevo portato i fiori al viso, socchiudendo gli occhi al gentile tocco dei petali e al loro tenue profumo. Non conosceva il linguaggio dei fiori e sicuramente per Naruto era lo stesso, ma i girasoli le avevano sempre messo allegria, come se un raggio di sole fluisse in lei tramite loro… le avevano sempre ricordato lui.
Ma ormai lui era partito.

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Capitolo 2
*** Capitolo II - Naruto ***


Naruto era in marcia con la sua squadra dalle prime ora dell’alba, ma era la prima volta faticava così per concentrarsi in pieno nella missione: i suoi pensieri  ritornavano capricciosi a quella notte, come bambini disubbidienti che ignorano gli ammonimenti del padre di stare al loro posto.  Ed ecco che la rivedeva di nuovo in quel letto d’ospedale, la fronte contratta dal dolore, la bocca ansante, sembrava quasi che anche la mente le dolesse, intrappolata in chissà quale incubo. Lui era rimasto pietrificato: non voleva assolutamente svegliarla, ma in qualche maniera doveva farla tranquillizzare. La prima cosa che gli venne in mente fu di posarle una pezza bagnate sulla fronte e rinfrescarle le guance con le sue mani ancora bagnate: se non si fosse calmata a breve, anche se con riluttanza, poiché non voleva essere visto lì, sarebbe dovuto andare a chiamare qualcuno dell’ospedale. Fu allora che lei aprì gli occhi e lo vide. Spuntò un sorriso sulle sue labbra e disse “Naruto…alla fine sei venuto, …ti voglio bene…” e poi tornò a dormire. Naruto si bloccò di scatto: si sentiva un colpevole colto sul fatto…ma colpevole di cosa effettivamente? Bè intanto colpevole di fissare una ragazza a sua insaputa nel bel mezzo della notte, colpevole di non essere andato a trovarla, colpevole di aver continuato a pensare a lei da quel giorno…le sue parole continuavano a ronzargli in testa “Perché io ti amo, ti voglio bene”…”Non va bene Naruto” si disse a bassa voce “non puoi continuare così…guardati sembri un guardone maniaco”. Si accasciò sulla sedia a fianco al letto della ragazza, la schiena scomposta, le braccia penzoloni, gli occhi fissi su di lei. Ciò che gli aveva detto lo avevo tormentato per tutti quei giorni: sapeva che avrebbe dovuto darle una risposta prima o poi ma non ne aveva avuto il coraggio…i combattimenti, i nemici, Sasuke…in quei giorni erano tutti passati in secondo piano, mentre Naruto cercava di capire i sentimenti di Hinata e come risponderle: l’unica donna alla quale sinora aveva guardato era Sakura ed era sempre stato convinto di amarla, ma allora perché si faceva tutte quelle domande su Hinata? Perché le sue parole lo avevano turbato tanto? La guardò di nuovo: ora stava meglio, il respiro affannoso era scomparso. Spesso quando Hinata parlava faceva addirittura fatica a sentirla, tanto flebile era la sua voce… era un controsenso che con quella stessa voce avesse pronunciato parole così... così forti.
Che fare? Più ci rifletteva e più si allontanava dal trovare una risposta soddisfacente: non se la sentiva di ricambiare in pieno i sentimenti di lei e allo stesso tempo era angosciato all’idea che da quel momento in poi tra di loro nulla sarebbe più stato come prima e lui non avrebbe più avuto con se una della sue amiche più care…ma era davvero amicizia?? Quell’interrogatorio con se stesso  lo stava mandando davvero in crisi come non mai…sinora aveva sempre avuto le idee chiare su tutto: il desiderio di diventare hokage, la determinazione nell’allenarsi, il forte affetto per Sakura, la volontà di riportare indietro Sasuke…ora invece non aveva idea di come comportarsi; entro un paio d’ore sarebbe  partito con i maestri Kakashi e Yamato per perorare ancora una volta la causa dell’amico… avrebbe dovuto concentrarsi per l’imminente missione quindi doveva assolutamente chiudere la faccenda di Hinata: le voleva bene, ma come un’amica, niente di più. La decisione era presa! Prese quindi carta e penna per scriverle quanto ma soprattutto in quale modo tenesse a lei, ma dopo le prime due righe la mano si bloccò; si rifiutava di continuare a scrivere, quasi fosse un organo autonomo e pensante, addirittura tremava… e non solo la mano, ma l’intero suo corpo fremeva all’idea di doversi allontanare per sempre da Hinata. Non c’era nulla da fare: non poteva dirle né si né no, quindi avrebbe dovuto assolutamente rimandare…e con questa risoluzione, dopo aver dato un ultimo sguardo alla ragazza, lasciò la tenda.
 
Stava ritornando alla sua tenda , ma di nuovo si fermò di colpo rendendosi conto che non poteva lasciarla in quel modo senza neppure salutarla e che probabilmente sarebbe passato del tempo prima di rivederla e quindi del loro chiarimento…doveva fare in modo che capisse che non si era dimenticato di lei. Fu allora che notò, dietro un cespuglio sopravvissuto all’esplosione del giorno precedente, un gruppo di fiori, sembravano girasoli; gli sembrarono la cosa migliore: anche loro, come Hinata, seppur malconci, erano sopravvissuti allo scontro, nonostante la loro e la sua fragile natura avevano dimostrato la loro tenacia e soprattutto avevano conservato la loro bellezza, proprio come… Hinata…? Considerava Hinata una bella ragazza? Se glielo avessero chiesto una settimana prima avrebbe risposto che sì, la trovava bella, ma ora era effettivamente costretto a guardare LEI, a considerare LEI e non l’idea che lui aveva di Hinata. Ormai, accompagnato da questi pensieri, si trovava nuovamente davanti alla tenda dell’ospedale; scostò la tenda ed entrò. Hinata si trovava nella stessa posizione  in cui l’aveva lasciata pochi minuti fa e fortunatamente dormiva di un sonno profondo, il volto corrucciato dal dolore di poco prima aveva lasciato il posto ad un’espressione serena, una fronte liscia, degli occhi dolcemente socchiusi…per la prima volta Naruto la stava veramente guardando e con sorpresa scopriva sempre più dettagli che aveva ignorato o dato per scontati, come quanto lunghe fossero le sue ciglia, quanto affusolate le mani, quanto morbidi e lucenti i capelli, quanto dolci i lineamenti del volto… quanto rosee le sue labbra: non sembravano quasi le labbra di un ammalato, tanto erano rosee e carnose, e improvvisamente si ritrovò a chiedersi come doveva essere toccarle.
Ormai mancava solo un’ora alla partenza e doveva ancora preparare la sua roba: era davvero il momento di andare, quindi poggiò delicatamente i fiori sul comodino accanto al letto e con un sussurro e gli occhi sorridenti disse “Questi sono per te Hinata, a presto”.
Mentre organizzava la sua roba in fretta e furia, nonostante il ritardo accumulato, aveva stampato un sorriso in volto e tra un kunai e una scatola di ramen istantaneo pensava: “Hinata è davvero bella”. :-) 
 

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