WHEREVER YOU WILL GO

di Rainbow Symphony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - High School Never Ends ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Titolo: WHEREVER YOU WILL GO

Autore: Rainbow Symphony

Rating: Giallo ma più avanti diverrà rosso.

Avvertenze: Slash – LongFic – AU – Drammatico – Romantico

Paring: Arthur/Merlino (Bradley/Colin) e altri.

Note: Ciao bella gente e.e qui parlano Edian e Suicidal_Love che si unite per conquistare il mondo.

Questa piccola storia è ambientata in un universo alternativo. Come avrete notato vi sono il nome di Bradley e Colin di cui useremo il nome e l’aspetto ma cambieremo i cognomi perché appunto non si riferisco agli attori e.e

Spero commenterete in tanti questo piccolo prologo che è solo l’infarinatura di una situazione più complicata.

Grazie mille dallo Scoiattolo Sadico e Magico (Sui) e Ben Barnes Traverstito da Caspian e Arthur (Edian) *__*/.

 

 

WHEREVER YOU WILL GO

 

Chi non vorrebbe una seconda opportunità nella vita?

 

 

Non era la prima neve della stagione. Camelot, in Inghilterra, si trovava abbastanza a nord per aver già visto alcune albe spruzzate di bianco.

Ma quella non era l’alba, e quella non era una spolverata. Dalla mattina fino al calare delle tenebre erano continuati a cadere fiocchi gelidi che aderivano come una coperta al suolo.

Dinanzi a uno spettacolo così idilliaco nessuno avrebbe mai pensato che Uther avesse intenzione di sporcare quel candore con del sangue innocente.

C’era qualcosa nella neve che addolciva il mondo, rendendolo irreale per un brevissimo istante, irreale come quel boia sul suo palco in attesa della sua vittima.

Merlino alzò gli occhi osservando alcuni uomini di guardia che lo attendevano davanti alla sua cella e deglutì a vuoto.

Sentiva distintamente il gelo penetrargli le ossa e la paura soffocarlo, ma il dolore peggiore erano quelle urla disperate provenienti dall’ultima cella di quella prigione.

Cercò di proferire parola con l’unico risultato di tossire violentemente rabbrividendo visibilmente.

Se l’esecuzione si fosse tenuta qualche giorno più avanti il mago, ne era sicuro, sarebbe morto per quella febbre che in quelle ultime settimane lo aveva accompagnato rammentandogli il suo triste fato.

“E’ ora di andare ad incontrare il creatore” esclamò una sudicia e grassa guardia che, entrata nella cella, lo tirò su osservandolo con i suoi occhi porcini e malevoli.

Merlino tentò di tenersi in piedi a fatica e tossì nuovamente cercando con lo sguardo il suo amante non appena mise piede fuori dal suo angusto giaciglio.

“Arthur” riuscì solo a mormorare prima che il suo aguzzino gli legasse i polsi strettamente trascinandolo come se fosse una bestia da soma. “Arthur ti amo” urlò a fatica sentendosi decisamente patetico a quell’esclamazione.

Non appena, però, fu all’aperto inspirò una boccata d’aria fredda trattenendola nei polmoni a lungo, quindi espirò lentamente.

Nella sua via al patibolo di tanto in tanto un fiocco di neve atterrava sulla punta del suo naso quasi fosse una piuma.

Sorrise cercando di risultare il più sereno possibile, non curandosi minimamente del suo aspetto poco candido.

La camicia era sudicia e lo stesso si poteva dire dei pantaloni. Il viso era pallido e ricoperto da una leggera patina di sudore che incorniciava i grandi occhi blu cerchiati di nero.

Si umettò le labbra secche e salì sul suo personale palco con stanchezza prima che il suo capo venisse posato contro un ceppo di legno.

Dall’alto la voce di Uther risuonò possente facendo tacere quel brusio creatosi nella piazzola della cittadina.

Il silenzio improvviso gli lasciò il tempo di assaporarsi quella dolce pace ricordando il volto dei suoi amici che fino all’ultimo erano stati al suo fianco.

Uther li aveva imprigionati assieme al principe sotto stretto consiglio di Niniana, una giovane donna arrivata a corte pochi mesi prima.

La dama era subito entrata nelle simpatie del Re che con il tempo era divenuto una marionetta nelle sue mani, grazie anche all’aiuto della magia con la quale aveva stregato l’ignaro sovrano.

I tamburi suonarono riecheggiando lugubremente.

“Che questo serva a tutti da lezione. Questo ragazzo, Merlino, è stato giudicato colpevole per aver praticato la magia all’interno di Camelot nonché somministrato all’erede al trono una pozione d’amore per renderlo schiavo di un fittizio desiderio. In conformità con le leggi di Camelot, io, Uther Pendragon, decreto una sola sentenza … la morte.”

Il braccio dell’uomo si levò verso il cielo e nuovamente i tamburi suonarono fino a quando il braccio si abbassò in contemporanea con la lama.

Un’esclamazione d’orrore sfuggì dalle labbra dei presenti ed un gracchiare di un corvo solitario riempì il silenzio che ne conseguì.

Solo nelle prigioni si udì un urlo disperato, seguito subito dopo da un gelido silenzio che restò immutato per giorni.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - High School Never Ends ***


"La dottrina della metempsicosi non è, soprattutto, né assurda né inutile...Non è più sorprendente essere nati due volte che una sola; tutto in natura è risurrezione." (Voltaire)

 

HIGH SCHOOL NEVER ENDS

 

Londra, 16 ottobre 2011.

 

"Bradley?" dei colpi alla porta interruppero l'attività del giovane e assonnato ragazzo biondo, attività che consisteva nell'ignorare la sua sveglia, ovvero Bon Jovi sparato a tutto volume dall'altoparlante del suo iPhone nuovo di zecca.

"Sbrigati, o farai tardi alla nuova scuola!" la voce imperante di suo padre, assieme ai colpi dati alla porta di legno massello, si dileguò con quest'ordine.

Nel suo letto, circondato da poster di rockstar e di band che andavano in voga almeno quarant'anni prima, Bradley si stropicciò gli occhi, allungando il busto nel tentativo di sgranchirsi, neanche fosse un gatto. Quando finalmente - con un bel sospiro - tirò su il busto, il suo primo sguardo andò agli scatoloni ancora mezzi pieni delle sue cose e si guardò intorno cercando di capire dove avrebbe nascosto le sue riviste tutt'altro che pudiche e dove avrebbe impilato CD e DVD.

Sbuffare e balzare giù dal letto fu un tutt'uno.

Cavolo, non aveva mica chiesto lui ai suoi genitori di divorziare, e di certo non aveva chiesto o preferito restare con il padre, ma dato che doveva frequentare ancora un anno di superiori e che la madre era costretta a spostarsi molto spesso per via della sua carriera di direttrice d'orchestra, il giudice divorzista aveva decretato senza possibilità di scampo che lui avrebbe seguito il suo severo paparino nel nuovo lavoro, nientepopodimeno che la direzione di una banca nel centro di Londra, la capitale!

E così il biondo ragazzo che adesso gli restituiva lo sguardo scocciato dallo specchio nell'enorme bagno di marmo bianco, si era trovato a impacchettare ogni singola cosa della sua vita e trasferirle tutte in una villetta appena fuori dalla città, perché era lì che abitavano i ricchi.

Purtroppo, sarebbe stato punito dalla legge se avesse anche impacchettato tutti i suoi amici di Stradford e li avesse portati laggiù, quindi doveva ingoiare tutti i suoi rancori ed esibire un bel sorriso se il prossimo venerdì sera avrebbe voluto uscire di casa piuttosto che restare a vedere un film anni '50 con Anthony Johnson, alias, il caaaro paparino.

Quest'ultimo - neanche avesse il dono della telepatia, cosa che il nostro Bradley cominciava a sospettare - aprì la porta del bagno e poggiò vicino al lavandino le chiavi della sua moto, tenute sempre sotto la sua custodia.

Erano stati questi i patti quando il biondo adolescente aveva voluto una Harley-Davidson, precisamente la 883C Sportser Custom XL.

Rossa. Fiammante.

Lui e il suo migliore amico l'avevano trattata per benino, quella bimba, quando era arrivata direttamente dall'America, solo roba di prima classe per il rampollo di famiglia!

"Ti lascio le chiavi qui, vedi di farmele trovare appese vicino alla porta quando torno stasera, ci siamo intesi?" Anthony puntò il dito con sguardo imperioso.

Bradley annuì, perso nello shampoo della sua doccia mattutina e l'uomo richiuse la porta, con un saluto veloce prima di uscire di casa.

Il ragazzo sospirò appoggiato alle piastrelle del bagno, mentre l'acqua gli scorreva sopra senza che lui la sentisse veramente. Quella situazione odiosa non gli piaceva per niente!

Tirò un pugno al muro e spense l'acqua andandosi a vestire di malumore. Dubitava di riuscire a trovare ragazzi in gamba come quelli con cui era cresciuto.

Se non altro aveva ottenuto di non essere iscritto ad una scuola di ricconi; certo, non una di poveracci, ma perlomeno non sarebbe stata piena di figli di papà che arricciavano il naso ad ogni minimo stravolgimento del loro mondo!

***

 "Indovinate chi è appena riuscito a sgraffignare dalla segreteria nome e cognome del nuovo arrivato?" Eoin, davanti la Albion High School, sventolava un foglietto con l'aria compiaciuta di chi è perfettamente riuscito nel suo intento.

I suoi amici accolsero la notizia in maniera diversa, a seconda delle persone: Rupert alzò gli occhi al cielo, completamente rassegnato dalla sua condotta; Santiago si limitò a sorridere scuotendo la testa prima di accendersi la sua Marlboro Light; Thomas rise solamente e gli fece segno d'ok con pollice e indice che formavano un cerchio.

"Dovresti smetterla di fare cazzate del genere" disse Rupert, da sotto i suoi capelli fulvi e fluenti "prima che arrivi la volta buona in cui ti beccheranno. Lì saranno guai!"

Eoin, dopo essersi scansato dagli occhi un ciuffò castano e lungo appartenente a sè stesso, gli rispose con un sorriso malandrino.

"Perché mai dovrebbe arrivare quel giorno, caro San Rupert?" lo prese poi in giro.

"Perché devi scherzarci su?" lo rimbeccò a sua volta il precedente.

"Perché Eoin scherzerà anche con la morte quando lo verrà a trovare. Lui scherza sempre, e su ogni cosa!" la voce annoiata di Santiago sovrastò i loro battibecchi. Alzò il viso guardandoli, mentre alla cieca riponeva l'accendino economico nella borsa. "Credo che ormai sia chiaro per noi. Ed è anche chiaro che Rupert continuerà a cercare di rimetterlo sulla retta via senza speranza, giusto Thom?" il ragazzo dai natali mediterranei - più precisamente spagnoli - fece l'occhiolino al più alto dei loro amici.

Mentre Eoin, Santiago e Rupert erano alti ma dal viso buono e a prima vista del tutto affidabili, la mole di Thomas metteva sempre in soggezione chi non lo conosceva, dati i due metri abbondanti di altezza e gli svariati muscoli che si era fatto lavorando duro in palestra; o forse era anche l'espressione imperscrutabile e il fatto che il suo sorriso veniva allo scoperto solamente con i suoi amici.

Ad ogni modo, quel gigante ricambiò l'occhiolino dell'amico e annuì alle sue parole.

"Ma mentre ti concentri su questi due cazzoni, ti perdi la tua bella!" e indicò un punto imprecisato dietro le spalle di Santiago, verso le imponenti mura bianche della loro scuola.

Il ragazzo latino si voltò immediatamente vedendo che finalmente era arrivata anche la ragazza che da qualche tempo aveva catturato il suo interesse.

Angel era una ragazza di origini cubane e frequentava una classe in meno pur avendo la loro stessa età; aveva perso un anno per il ritardo dell'immigrazione dei suoi genitori, dovuto a cause burocratiche. Ed era molto amica di Katie, una ragazza del loro corso, nonchè la reginetta della scuola, nonostante lei non ne fosse esattamente il prototipo. Non che non fosse bella, anzi! Con i suoi occhi verdi, la sua carnagione candida e i suoi capelli mori e lunghi, lucidi come le ali di un corvo, catturava l'attenzione di tutti i maschi che incrociavano la sua strada, ma sebbene lei assumesse un tono acido in presenza di persone che non sopportava, non aveva mai testimoniato di possedere i comportamenti tipici di una ragazza popolare: non discriminava il gruppo dei Nerd, era andata alla festa con un ragazzo del club dei fumetti e aiutava chiunque fosse in difficoltà.

Ma il loro gruppo - quello di Angel e Katie - contava altri due iscritti: Laura e Colin. Due ragazzi semplici, di una bellezza acqua e sapone, non di quelli che in strada catturano la tua attenzione; frequentavano lo stesso anno di Angel ed erano suoi compagni di classe e anche se arrivavano a scuola mano nella mano, tutti sapevano che erano solamente migliori amici.

Ci avevano provato a stare insieme, ed era andata piuttosto bene fino a che Colin non si era accorto di essere omosessuale, e da allora avevano iniziato questo rapporto d'amicizia che forse nessun altro a parte loro riusciva ad avere, tanto erano uniti.

Entrambi avevano capelli scuri, quasi neri, ma Laura aveva occhi dello stesso colore, mentre Colin aveva lo sguardo color del cielo sereno e senza nuvole. In più era alto venti centimetri buoni in più di Laura ed era molto più magro - non che Laura fosse grassa, anzi era anche più magra di Angel che aveva delle belle curve all'altezza del seno, ma Colin era decisamente troppo magro, purtroppo per costituzione, dato che mangiava più che abbondantemente.

"Smetti di guardarla!" Eoin scompigliò i capelli a Santiago e piegò il collo di quest'ultimo sotto il suo braccio, incurante dei tentativi di ribellione. "La consumi!"

Santiago fece qualche verso di disappunto e poi s'impegnò a ribellarsi da quella stretta fino a che non la ebbe vinta.

"Tu smettila di guardare Colin, allora!" esclamò lo spagnolo.

"Lui sì che sarebbe un bel bocconcino!" replicò a sua volta Eoin, messo poi a tacere per un attimo dal compagno di battute.

"Ma non ci hai ancora provato; paura di fallire?"

"Ti piacerebbe!" lo freddò il castano passandosi una mano, come suo solito, fra i folti capelli.

Rupert rimproverò un ridente Thomas con lo sguardo e questo si schiarì la voce con un paio di colpi di tosse.

"Smettetela su! Allora, Eoin, ce lo dici questo nome o no?"

La schermaglia verbale s'interruppe come al solito senza un vincitore ed Eoin sbuffò tirando fuori dalla tasca il foglietto incriminato.

"Bradley Johnson!" recitò leggendo "Nato il 16 gennaio a Stradford, ha frequentato fino ad ora la Stradford High School con ottimi voti ed era nel club di nuoto e suonava il basso nella band della scuola!"

I quattro si scambiarono occhiate perplesse.

"Secondo voi dovremo aspettarci un atleta o una rock star?" Thomas era dannatamente perplesso.

Santiago spense il mozzicone della sua sigaretta e inarcò le sopracciglia. "Non saprei, forse un mix?"

"Sì" gli rispose Eoin "con il maglioncino Lacoste e gli anfibi Brandit, ma và!" fece un verso a metà tra una risata ed uno sbuffo.

"Comunque sia" intervenne Rupert "cercheremo di essere delle persone..." guardò in faccia tutti i suoi amici prima di continuare "..più o meno civili e di farlo sentire a suo agio, giusto?" dentro di sé si chiese ancora una volta perché diamine era amico loro.

"Giusto!" risposero loro in coro e Rupert sorrise. Era amico di quei tre scanzonati per la loro lealtà e solidarietà, e per il fatto che non avrebbe esitato ad affidare la sua vita in mano ad uno qualsiasi di loro; quella era gente dal cuore d'oro, anche se erano degli scapestrati, o forse era lui quello noioso.

All'improvviso, realizzò che tutta la scuola era girata a vedere una moto rossa di quelle che mettono in copertina ai giornali di motori, che stava per essere parcheggiata in mezzo ai loro scooter.

Un ragazzo biondo si tolse il casco e non si curò dei parecchi sguardi che lo avevano preso di mira. Semplicemente aprì il vano portaoggetti di quella meraviglia cromata e ci mise il casco, levandoci la borsa.

Si scompigliò i capelli dorati ravvivandoli e, in mezzo al silenzio carico di attenzioni rivolte a lui - si avvicinò a Santiago.

"Scusa, hai mica da accendere?" chiese molto educatamente.

"Si capisce amico!" il ragazzo latino prese l'accendino dalla tasca in cui lo teneva abitualmente e glielo passò.

"Grazie!" il ragazzo biondo si portò una Lucky Strike alle labbra prima di prendere l'oggetto dalle mani del moro. "Hai una vaga idea del perché tutti mi fissino?" disse poi, dopo aver fatto il primo tiro e aver restituito il momentaneo prestito.

Santiago alzò le spalle. "Forse è per la moto!"

"Già."

Imbarazzati da quelle parole, gli studenti della Albion tornarono a parlare fra di loro, di cose per lo più senza senso, l'importante era far credere che non si erano interrotti per guardare il nuovo arrivato.

Sovrastando il rumore del chiacchiericcio generale, il biondo dalla moto spettacolare si presentò.

"Piacere, Bradley Johnson." gli tese la mano.

Lo spagnolo gliela strinse.

"Santiago. E loro sono Rupert, Eoin e Thomas, e siamo tutti lieti di conoscerti!"

Gli altri tre avevano fatto un cenno del capo quando l'altro gli aveva nominati, come per farsi riconoscere.

"Io questa mattina sarei lieto di conoscere chiunque, dato che voglio al più presto ricominciare ad avere una vita sociale!" esclamò Bradley.

Gli altri tre risero ed Eoin gli strizzò l'occhio. "Ti troverai bene!" disse il castano dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

Dal canto suo il nuovo arrivato scosse le spalle come a voler liquidare il discorso e si guardò intorno. Per una pura combinazione casuale Colin si era girato ad osservare qualcosa dietro di lui, e i loro occhi si incrociarono.

Fu l'ultima cosa che entrambi ricordarono, poi fu il buio.

 

To be continued ...

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