Intimità

di spilletta
(/viewuser.php?uid=92780)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intimità ***
Capitolo 2: *** Intimità. Nuove sensazioni ***
Capitolo 3: *** Intimità. Pensieri ***
Capitolo 4: *** INTIMITA'. Il giorno si avvicina ***



Capitolo 1
*** Intimità ***


INTIMITA'

Tre settimane.

Mancavano poco meno di tre settimane al matrimonio. Il tempo era volato, veloce e leggero, accompagnato da una sensazione di pienezza che non mi lasciava un istante. Nel vedere Bella che rinasceva, dopo il taglio netto che aveva dovuto dare alla sua strana relazione con Jacob, avevo permesso alle preoccupazioni di staccarsi da me, come una vecchia pelle da cambiare e gioivo nel sentirmi felice come mai avevo fatto. Forse un po’ baravo, Bella non poteva essere contenta di aver perso un’importante parte di sé come era Jacob Black, ma sapevo anche che lei dipendeva dalle mie emozioni, come io dalle sue, e non volevo aggiungere amarezza ad altra amarezza. Dopotutto aveva scelto me e di questo non potevo che gioire.

Stavo fuggendo da Alice e dai suoi preparativi per il grande evento e per un giorno, un giorno soltanto, avrei portato via anche Bella, come mi aveva pregato insistentemente durante la settimana precedente. Soltanto io e te, aveva detto. Io e lei. Di questo ero un po’ preoccupato, perché il fatto di rimanere completamente soli dava sfogo ad ogni mia fantasia ed il desiderio che catturava entrambe non faceva che acuirsi e dilatarsi in modo spropositato. Ne ero spaventato. Bella invece sembrava non curarsi affatto dell’aspetto pericoloso della nostra vicinanza e questo non mi aiutava affatto. O forse si?

Non era stato difficile convincere Charlie, che aveva soltanto grugnito un malinconico “divertitevi”, senza replicare. Dopotutto fra poco saremmo stati marito e moglie e non aveva appigli per rifiutare a Bella una giornata con il suo futuro sposo.

Respirai a fondo mentre parcheggiavo la macchina nel vialetto di casa Swan. Mi sentivo nervoso, con i sensi all’erta e attento ad ogni cambiamento fino all’inverosimile, come se ci fosse qualcosa di pericoloso in giro. Ma tutto era tranquillo e non avevo motivo di preoccuparmi di altro se non della frenesia di Alice e del malumore di Charlie che mi avrebbe aperto la porta di lì a pochi minuti.

Chissà da dove veniva tutta quell’ansia?

Ecco il capo Swan venire ad aprire la porta, rimuginando pensieri poco carini nei miei confronti. Gli sorrisi apertamente. Charlie rifletteva spesso sull’idea che io fossi probabilmente la persona giusta per Bella, quindi, anche se il suo carattere non gli permetteva di dimostrarlo, sapevo che mi aveva accettato in famiglia e non avrei fatto niente per contrariarlo o dargli un dolore. In fondo stavo per portargli via, in tutti i sensi, la sua unica figlia e mi tormentavo non poco già da solo per tutto quello che la decisione di Bella avrebbe comportato.

Entrai nel soggiorno. Bella scese così velocemente le scale che temetti di doverla riprendere al volo, ma fortunatamente atterrò diritta fra le mie braccia ansiose e la strinsi a me. Finalmente. Quella notte ero stato a caccia e mi era mancata molto. Moltissimo a dire il vero.

“Buongiorno…”

“Giorno… buona caccia?”chiese a bassa voce, alzandosi in punta di piedi per ricevere il mio bacio sulle labbra. Profumava di bagnoschiuma.

“Mmm.. come sempre e tu? Non hai dormito meglio stanotte…“, dissi vedendola assonnata.

“Meglio non direi… – poi si alzò di nuovo per parlarmi vicino all’orecchio, come se ne avessi bisogno- Quando sono sola faccio strani sogni…”.

Non concluse la frase perché Charlie ricomparve in soggiorno guardandoci di sbieco.

“Bè, dove siete diretti?” chiese con apparente noncuranza.

“Pensavo a Blue Lake “ risposi guardando Bella per vedere la sua reazione. Aveva lasciato a me la decisione della meta della giornata e non sapevo se le sarebbe piaciuto.

<< Blue Lake? Ma non è un po’ isolato? >>

I pensieri di Charlie erano alquanto chiari e se avessi potuto sarei arrossito.

<< Bè, ci fermiamo nella zona della pesca, nelle vicinanze dell’albergo, pensavo. Lì ci va diversa gente in questa stagione >>, mi affrettai a precisare per mitigare la preoccupazione che avevo visto in lui.

Charlie aprì la bocca per replicare ma fu zittito da Bella, che dette un taglio alla conversazione mentre mi prendeva per mano avviandosi verso la porta.

<< Dai papà, falla finita. Ci vai spesso anche tu, è un bel posto, no? >>

Sorrisi. Charlie non era del tutto convinto ma aveva capito che sarebbe stato inutile replicare. Così sul suo saluto mi lasciai condurre velocemente fuori di casa ed entrammo in macchina.

<< Uff…libera..>>, disse stirandosi braccia e gambe.

Ridacchiai senza commentare. Bella mi guardò di traverso mentre mettevo in moto e lentamente uscivo dal parcheggio.

<< Pensava quello che sto pensando io? >> Chiese, curiosa.

<< Non so quello che stai pensando tu … ma quello che pensava Charlie l’ho visto molto bene..>> replicai con un gioco di parole. << Lui non lo sa che non ha niente da temere in questo senso >>, conclusi.

Fece un timido sorriso ma non disse niente. Sul momento mi sembrò strano ma smisi in fretta di pensarci per la felicità di sapere che saremmo stati insieme tutta una giornata. Non volevo rovinarmela per nessun motivo al mondo.

Arrivammo nella zona del lago in meno di mezzora e fermai la macchina vicino all’albergo. Il parcheggio era pieno di vetture.

<< Ma rimaniamo davvero qui? >>, disse dispiaciuta facendo il broncio. Era adorabile quando mi guardava così ed io amavo quando il suo disappunto si trasformava in gioia. Infatti le feci l’occhiolino, accondiscendente.

<< Bè..ho dovuto mentire a tuo padre, non ti dispiace, vero? Più su c’è un altro lago, piccolo, dove non va mai nessuno. Il posto è adorabile… volevo andare lì, se per te va bene.. >>.

Il suo sorriso si illuminò. Desideravo stare solo con lei in un posto dove avrei potuto essere me stesso il più possibile. Capii che anche Bella lo desiderava.

Inoltre sapevo che il sole si sarebbe fatto vedere presto e non era il caso che ci fossero in giro sguardi indiscreti.

Lasciammo la macchina dov’era e ci avviammo a piedi. Fino a che non ci fummo allontanati abbastanza dal sentiero lasciai che Bella camminasse con le sue gambe, poi la presi sulle spalle e la portai velocemente su per il pendio della montagna, fino al laghetto.

Davanti a noi lo spettacolo era meraviglioso. La superficie rifletteva i pochi raggi del sole e specchiava le cime delle montagne che lo sovrastavano. Dalla parte opposta una terrazza naturale si apriva su di un grandioso panorama e sugli altri lati eravamo circondati da un bosco fitto, a parte la zona dove eravamo, un piccolo prato che terminava diritto nelle fredde acque del lago.

Distesi una coperta nella zona più assolata e mi ci sedetti, mentre Bella, rapita dalla bellezza del luogo non faceva altro che guardarsi intorno.

<< Non ero mai venuta qui. Perché non mi ci hai mai portata? >>

<< Mm.. il tempo non è stato molto.. L’ho scoperto alla fine della scorsa estate, volevo portartici per il tuo compleanno, poi non c’è stato modo di..>>, dissi lanciandole uno sguardo preoccupato << e quest’anno per noi l’estate inizia ora. Con gli esami e Victoria…prima non era possibile >>.

<< Già..>>, assentì sedendosi accanto a me. << E’ perfetto >>.

<< Perfetto per cosa? >>

Bella arrossì e distolse lo sguardo. Cosa aveva voluto dire?

<< Alice ti sta facendo impazzire con i preparativi, eh? >> chiesi per cambiare argomento. A volte non sapere quello che pensava era davvero frustrante, anche perché era sempre talmente imprevedibile che mi rimaneva difficile capire le sue mosse, pur conoscendola molto bene. Anche se, a dire il vero, avevo fatto molti progressi negli ultimi tempi.

Alzò le spalle. << Un po’…ma il più lo fa lei. D’altra parte..le ho data carta bianca, quindi..>>.

<< Quindi? >>

<< Quindi mi va bene tutto >>.

<< Proprio tutto? Non devi temere di darle un dispiacere se..>>

Mi zittì mettendomi un dito sulla bocca. Era caldo come un tizzone ardente e temetti che le mie labbra andassero a fuoco.

<< Smettila…te l’ho già detto, va bene così. Io mi fido di Alice e poi…non è così importante >>.

Senza volerlo persi il sorriso. Non ero ancora riuscito a capire se la sua repulsione per il matrimonio era reale o se era soltanto dettata dalla paura. Mi sentii, nuovamente e irragionevolmente, rifiutato. Ma non avevo il diritto di provare quelle emozioni, perché mi dicevo che contava solo quello che voleva lei. E lei voleva me, anche con il matrimonio e tutto il resto.

<< Ehi..tutto bene? Ti ho fatto diventare triste…>>, disse guardandomi bene in faccia, preoccupata.

Scossi la testa. << No, no, tutto bene scusa >>

<< Cosa c’è? >>

<< Bella…lo so che te l’ho già detto ma io... io non voglio costringerti a sposarmi, se non vuoi. Il matrimonio dovrebbe essere una cosa che si aspetta con gioia… sei davvero sicura?>>

Mi prese per le spalle e mi costrinse a sdraiarmi. Era sopra di me e il suo profumo mi avvolgeva come una coperta calda. La sua mano indugiava sul mio viso.

<< Che sciocco che sei…Quante volte devo dirtelo, certo che sono sicura. Non devi far caso alle mie ansie..sai come sono. Io voglio sposarti. Con tutto il cuore, se sposarti significa dimostrarti che ti amo al di sopra di tutto. Più che altro voglio essere tua. Tutta tua e in ogni modo possibile. Ti basta questo come rassicurazione? >>

Un’emozione violenta mi colpì improvvisa allo stomaco e le presi il volto tra le mani, immobilizzandolo.

<< Ti amo così tanto…lo sento in ogni parte di me >>, le mormorai prima di baciarla.

Il contatto con la sua bocca mi provocò come sempre miriadi di sensazioni diverse e il mio corpo reagì irrigidendosi immediatamente; impaurito fui costretto subito ad allontanare la fonte del mio piacere. Troppo presto; anzi, ultimamente sempre prima, come se avvertissi a pelle il pericolo che si nascondeva dietro il desiderio di lei che cresceva ogni giorno di più. Inoltre, pensare a quello che avrei tentato di fare, su sua richiesta, non appena sposati non mi aiutava a rilassarmi ma faceva aumentare ancora di più la preoccupazione su ciò che sarebbe potuto accadere.

<< Edward…>>, mormorò dispiaciuta.

La feci rotolare di fianco, accanto a me; non riuscivo a sentirmela così vicino, così a contatto, o meglio, avevo una paura pazzesca perché desideravo troppo quel contatto per me proibito. In fondo, non eravamo mai andati al di là di un semplice bacio e di qualche abbraccio e cambiare abitudini mi spaventava, non sapendo come il mio corpo avrebbe reagito a qualcosa di più ravvicinato ed eccitante.

Rimanemmo per un po’ distesi a guardare il cielo. Bella si stupiva sempre quando osservava la mia pelle esposta al sole e anche in quel momento se ne stava persa nella contemplazione del mio viso che brillava.

<< Non mi abituerò mai alla tua bellezza…>>.

<< E’ tutta colpa della luce..>>, mormorai scherzandoci su.

Sorrise e iniziò lentamente a far scorrere le dita sul mio braccio, fermandosi ogni qual volta i miei occhi si chiudevano o quando percepiva una mia difficoltà. L’adoravo quando si occupava in quel modo di me, attenta alle mie reazioni, troppo spesso esagerate. Esagerate per gli umani, s’intende. Il problema maggiore era che io non conoscevo neanche quale dovessero essere le mie reazioni normali da vampiro, in fatto di sesso, tanto che avrei dovuto fare le cose con così tanta calma e cautela che avrei fatto meglio, probabilmente, a concedermi qualche passo in più per prepararmi. Ma continuavo a rigettare questa ipotesi, non sapendo bene come spiegare a Bella tutto quello che provavo.

Ma cosa fare? Tutto in me arrivava in modo tremendamente più forte e dirompente, ogni sensazione, ogni emozione, qualsiasi tocco e carezza che ricevevo erano decine e decine di volte amplificati rispetto a ciò che anche lei poteva provare. Questo lo sapevo perché ero un acuto osservatore, ma anche perché ne avevo parlato con i miei fratelli, che avevano avuto modo di confrontare la stessa cosa avendola vissuta da uomini e da vampiri.

Bella continuava a torturami con le sue dita. Una tortura deliziosa. Arrivò fino alla fine del braccio, dove iniziava la camicia, mi guardò di sottecchi poi infilò la mano sotto la stoffa, sfiorando la spalla. Rabbrividii. Il suo tocco leggero mi arrivò fin dentro le ossa e mi sentii come percorso da una forte scarica elettrica.

Le presi la mano dolcemente.

<< Bella…>>, sussurrai ad occhi chiusi, per farle capire di fermarsi.

Senza dire niente, approfittò della mia mano nella sua per portarsela al viso e avvicinò le mie dita alle sue labbra, baciandole una ad una. Aprii gli occhi sorpreso. Non lo aveva mai fatto.

Le sue guance erano colorate di rosso acceso ed evitava il mio sguardo, persa anche lei in chissà quali sensazioni. Avrei voluto tanto carezzarla, ma non sapevo dove sarei potuto arrivare prima di non riuscire più a fermarmi. Non era il caso di rischiare, avevamo deciso, anzi, era stata Bella a decidere, quando io avevo provato a rinunciare alle mie pretese.

Il mio dito indice scivolò ignaro nella sua bocca e non riuscii a trattenere un gemito. Stupore? Desiderio? Tant’è che Bella spalancò gli occhi, lasciandomi subito la mano.

<< Scusa…>>, mormorò dispiaciuta.

Cercai di sorriderle, ancora confuso e dissi a me stesso che poteva essere il momento giusto per farle capire come mi sentivo. No, forse era meglio di no.

Le sfiorai il volto con una carezza, incerto. Dovevo cambiare discorso.

<< Ti va di fare un giro? Potremmo salire sull’albero più alto… >>

<< Mmm… meglio di no…se mi faccio male Alice mi ammazza >>.

Risi. Non era probabile che si facesse male insieme a me, ma Bella era talmente sbadata che effettivamente neanche io potevo controllare ogni suo movimento.

<< Hai fame, vuoi mangiare? >>

Scosse la testa. << No. Voglio solo stare qui distesa con te… chiedo troppo? >>

A questa semplice richiesta mi si allargò il cuore e la presi nuovamente tra le braccia. Il suo cuore batteva forte ma regolare e immaginai si stesse rilassando. Meglio così.

<< Hai freddo? >>

<< Edward…la vuoi piantare di preoccuparti per me? Sto benissimo. Con questo sole poi…tu sei l’antidoto perfetto all’afa…>>, disse sicura di sé e le sue parole accesero un’idea nella mia mente. Pensavo da tempo a dove saremmo potuti andare per la luna di miele ma non era facile trovare il posto adatto ad una coppia come la nostra. La frase di Bella mi fece ricordare che conoscevo invece il luogo ideale dove né folla, né freddo, né altro avrebbero potuto intromettersi tra noi. Dovevo solo ricordarmi di parlarne con Carlisle ed Esme.

<< Che pensi? >> chiese vedendomi assorto.

<< Mmm…ad una sorpresa che ora non posso dirti… >>.

<< Immagino che sia per il..matrimonio..>>

<< Indovinato, quasi..- non resistetti e conclusi la frase - Per la luna di miele..>>.

<< Aah..>>, sussurrò arrossendo un poco. << Immagino che non saprò niente fino a che non saremo arrivati..>>.

Le feci un grande sorriso, pregustando l’idea che avevo avuto e che non era niente male.

<< Indovinato >>, le risposi stringendola un po’ di più a me.

Bella si sciolse dal mio abbraccio e si alzò, mettendosi a sedere con le gambe incrociate. Non mi guardava negli occhi ma mi sfiorava lentamente il braccio con le dita. Sembrava…imbarazzata.

<< Senti…a proposito..>>.

<< Dimmi >>.

La sua mano iniziò a giocare con i bottoni della mia camicia e ogni volta che le dita sfioravano la pelle, pur attraverso la stoffa, riuscivo a malapena a concentrarmi su di lei. Mi sentivo totalmente in balia di desideri potenti che mi scuotevano dentro e mi dilaniavano nell’incertezza.

Un bottone si aprì e scoprii improvviso il piacere della sua mano bollente sulla mia pelle nuda. La fermai di nuovo, ma Bella mi guardò seria, concentrata, quasi determinata a non darmela vinta. Che voleva fare?

<< Lasciami la mano, per favore…>>, disse in un sussurro, ma con voce ferma.

<< Pensavo che fossimo d’accordo…non mi sembra il caso..>>, risposi anch’io seriamente.

<< Non preoccuparti… non è come pensi… è solo che, credo che..>>

<< Credi che? >> La incoraggiai, sentendola incespicare nelle parole.

<< Che, insomma… non pensi che dovremmo conoscerci meglio in quel senso? Non sarebbe più facile, per te, se provassimo qualche…ehm.. mossa? >>

Qualche mossa? Questa Bella mi era totalmente sconosciuta e rimasi per un attimo a bocca aperta, meditando le sue parole. Effettivamente, ci avevo appena pensato. Ma sentirlo dire da lei faceva tutto un altro effetto. Conoscerla meglio…. E’ vero, conoscevo il suo cuore, la sua mente, anche se i pensieri mi restavano oscuri sapevo come era fatta e potevo prevedere, a volte, cosa avrebbe detto; conoscevo i suoi modi di fare, i suoi gusti, ciò che le faceva piacere e ciò che odiava ma…. non conoscevo il suo corpo. E questo non mi avrebbe aiutato per ciò che avevo promesso di fare. Per fare l’amore con lei.

<< Bella…>>, mormorai insicuro. Non sapevo cosa dirle.

<< Non hai sempre fatto così con me? Un po’ alla volta…. Se ci abituassimo ad una maggiore…intimità…potresti provarti, conoscere le tue reazioni..no? >>

<< Ma.. >>, cosa potevo obbiettare sapendo che aveva ragione? Ero soltanto molto spaventato. Molto, molto spaventato.

 << So che per voi è tutto più…forte. Aiutami a capire… aiutami a conoscerti >>.

Sospirai. Stavo per capitolare ancora. Lottavo sempre per impedire a certi desideri di prendere il sopravvento sulla ragione ma in verità, volevo con tutto me stesso lasciarmi andare. Lasciarmi andare almeno un po’. Ma…avrei saputo controllarmi pur nel sopraggiungere del piacere?

Le lasciai la mano.

<< Dimmi la verità…ne hai parlato con Alice? >>

<< Bè… in effetti si… ma l’idea è venuta a me. Ti scoccia che l’abbia fatto? >>

<< No, no, Alice in fondo vede tutto… chissà se…>>, dissi a me stesso, immaginando che mia sorella avrebbe forse potuto vedere come sarebbe andata tra noi. Ma non avrei mai osato chiederle di fare una cosa simile.

<< Lei ha detto che avevo ragione e che sarebbe stato meglio fare le cose per.. gradi… >>.

Mi alzai anch’io a sedere e le sfiorai il volto con una carezza.

<< Cosa intendi..per gradi? Cosa vorresti fare? >>

Arrossì violentemente.

<< Non so..vediamo…impariamo >>.

La guardai negli occhi. Il suo sguardo non era di supplica bensì ci lessi un fermo proposito e un insostenibile desiderio. Chissà cosa leggeva lei nel mio? I miei occhi dovevano essere neri come la pece, era come se il cuore che non avevo pompasse più sangue nelle vene e sentii un leggero formicolio alle dita, mentre l’accarezzavo.

Ok. Decisi che valeva la pena provare.

Le presi il volto tra le mani e la baciai. Non appena approfondii il bacio la mia mente si offuscò, rapita dal sapore della sua bocca, che non bruciava più in gola come i primi tempi, ma accendeva un altro tipo di fuoco in tutto il mio corpo. Era difficile. Bella non si muoveva, non si faceva avanti ma sembrava pazientare e aspettare le mie mosse. Aveva capito. Mi sbottonai la camicia con un gesto rapido e le misi le mani sulle mie spalle, invitandola a togliermela. Mi sarei fatto accarezzare, potevo riuscirci. Era questo che lei voleva, ed anch’io.

Un gemito roco mi uscì di bocca quando mise le palme calde a contatto col mio petto e mi lasciai spingere verso terra quasi privo di forze. Aprii gli occhi. Bella mi guardava con una strana espressione, ma non riuscii a chiederle niente, privo di voce. Iniziò a percorrermi lentamente, titubante, prima con due dita, poi con la mano aperta. Cercavo di resistere alla tentazione di afferrarla e lasciare che il mostro che era in me prendesse il sopravvento. Era un mostro pieno di desiderio, un desiderio duplice, un desiderio pericoloso. Provai a mettere a tacere la sete che si era improvvisamente scatenata in me, prepotente. Perché si era risvegliata?

<< Fermati..fermati ti prego >>, la supplicai.

Bella si allontanò e mi osservò dispiaciuta.

<< Non va... bene? >>

Scossi la testa, incapace di parlare. Dovevo riuscirci. Volevo riuscirci.

Respirai aria pulita, cercando di rilassarmi. Poi le ripresi la mano e cominciai a guidarla sul mio corpo, dal collo alle spalle fino a giungere al torace. Se ero io a muoverle la mano mi sentivo più tranquillo. Il mostro era di nuovo sparito e la sete sembrava un brutto ricordo. Era passata.

Avvicinò il viso e mi baciò dolcemente sulle labbra. Il suo profumo adesso sembrava innocuo, almeno per la parte meno nobile di me, anche se mi stava procurando un piacere indescrivibile, piacere che aumentò quando si spinse a baciarmi ovunque, le guance, la fronte, il naso, la mascella. Sapevo che avrebbero dovuto essere gesti abbastanza innocui ma per me erano piccole esplosioni nucleari che non sapevo come descriverle.

<< Bella… aspetta … >>, rantolai, senza ritegno.

Mi guardò con quei suoi occhi profondi, sorridendo. Sembrava estasiata e non volli fare niente per toglierle quel sorriso. Annuii, quasi ad incoraggiarla.

<< Chiudi gli occhi >>, disse e si avvicinò di nuovo, sfiorandomi con un bacio la base del collo. A quel punto reagii d’impulso e afferrandola fui sopra di lei, mentre la baciavo in un modo che non avevo mai fatto. Quando la mente si ricollegò col corpo mi staccai immediatamente e la guardai con rimprovero. Ma lei non aveva fatto niente di male…. dovevo solo rifarmela con me.

<< Scusa… ma non devi… non posso più di così... Ti ho fatto…male? >>

<< Ma no! Che è successo di sbagliato? >>

Mi misi a sedere raggomitolandomi e afferrando le gambe piegate con le braccia.

<< Niente… è solo che devo andarci piano >>.

Non rispose, forse aspettando che continuassi a parlare. Anche il suo respiro era agitato e mi impediva di rilassarmi e di smaltire l’enorme desiderio che mi aveva confuso i sensi.

<< Hai ragione tu… però devo fare le cose con calma- mi girai a guardarla- Non so descriverti ciò che provo, è così forte… ogni tocco, ogni bacio che mi dai mi sconquassa dentro... Ogni volta che mi sfiori è come se arrivassi fino al centro del mio corpo, come se facessi vibrare una corda tesa fino allo spasimo… Tu sei l’archetto che fa cantare il mio corpo. Non so come spiegartelo…mi capisci? >>

<< Si…e non ho intenzione di forzarti, non voglio farti star male. Faremo con calma… come vuoi tu >>, rispose carezzandomi la schiena. Aprii le braccia e l’accolsi e la cullai, troppo felice di essere riuscito a spiegarle in poche parole tutto quello che la sua vicinanza faceva nascere in me.

<< Era questo che volevi fare oggi? Per questo motivo volevi stare sola con me? >>

<< Mm…anche per questo..>>.

<< Ecco perché ero nervoso…me lo sentivo..>>, ridacchiai.

<< E’ stato così…brutto? >>

Le carezzai i capelli. << E’ stato terribile… >>, dissi serio, scherzando… ovviamente.<< Sei una piccola tentatrice, un’adorabile tentatrice…>>.

<< Si… ma spero di tentarti nel modo giusto..>>

<< Non sai quanto sei brava >>, le risposi. No, sicuramente non se ne rendeva conto.

Sfiorò con le labbra la mia spalla, facendo lentamente risalire poi la bocca fino al collo.

<< Non vuoi..toccarmi? >>

Rabbrividii. No, era troppo.

<< Non credo sia una buona idea… il problema sono io, non tu..>>.

Stette un attimo sovrappensiero, soppesando le mie parole, poi strinse gli occhi annuendo.

<< Ok >>

<< Ok? Cedi così facilmente? >>

<< Bè…hai ragione.. Io non ho il tuo controllo >>.

Risi.

Quel giorno la mia camicia rimase sul prato fino a che il sole non calò dietro le montagne.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Intimità. Nuove sensazioni ***


Ho modificato la one-shot iniziale perchè mi è venuta l'spirazione per altri brevi capitoli. 

Spero vi piaceranno. Buona lettura.

INTIMITA’. Nuove sensazioni
Capitolo 2

-Edward, per favore, potresti venire?-
La voce di Esme mi bloccò quasi sulla porta di casa e, riluttante, mi fermai con un sospiro.
-Edward?-, incalzò mia madre, unendo alla voce un pensiero ben definito e inequivocabile. Aveva bisogno di me.
Tornai indietro richiudendo la porta e augurandomi di fare in fretta. Bella mi stava aspettando e quella sera sarebbe stata una sera speciale.
Seguii voce e pensieri e mi ritrovai nello studio che Esme utilizzava per i suoi progetti. La trovai seduta davanti al PC, sul grande tavolo centrale erano sparsi disegni e decine di riviste di arredamento.
-Mamma?-
Esme, voltandosi si accese in un sorriso e mi venne incontro. Sembrava felice, ed anche i suoi pensieri lo erano.
-Scusa, stavi andando da Bella? Non ti trattengo molto…-
-Non fa niente. Dimmi…-, le risposi, curioso di non capire cosa volesse.
Sono sicura che le piacerà, pensò e l’immagine di un rudere, una piccola casa diroccata immersa nella vegetazione, comparve nella sua mente. Aggrottai le sopracciglia cercando di mettere a fuoco la situazione, ma lei mi precedette.
-Non è come pensi…la conosci così, ma è da rifare. Credo che a Bella piacerà avere un posto tutto vostro. Mi è venuto in mente proprio oggi e volevo un tuo parere…-
-Cioè tu vuoi regalare a Bella…-
-Non solo a Bella, tesoro…-
-Ok, bè, a noi.. una casa?-
Esme si illuminò e annuì, stringendomi una mano tra le sue.
-Che ne dici? Guarda…- disse indicando i disegni sul tavolo ed in particolare il progetto di un piccolo cottage in pietra, circondato da fiori -… potrebbe diventare così. Non è grande, ma credo che rispecchi il gusto di Bella e poi è vicino a noi quanto basta-.
Continuavo ad osservare meravigliato quei disegni e provai ad immaginare Bella seduta lì davanti, circondata da un cespuglio di rose rampicanti, o davanti al caminetto acceso che vedevo troneggiare nella piccola sala centrale.
-Allora?-
-Mamma…è bellissimo…_
Esme sorrise ancora e cantilenò: -Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ma a lei piacerà?-
-Ma si, certo, come potrebbe non piacerle? Hai avuto una grande idea..io non ci avevo neanche pensato..-
-E’ perché sei abituato a stare con noi.. Ma adesso ti sposerai. Bella è la prima volta che esce da casa, vorrà pure un po’ di…indipendenza e noi sappiamo essere così soffocanti a volte.... Non credi vi farà bene stare un po’ per conto vostro?-
Rimasi con la bocca aperta. Giusto. Giustissimo. Aveva ragione. Soltanto tralasciava un piccolo particolare.
-Ma…se le cose vanno come vuole lei, non ci sarà modo di sfruttare la casa… dovremo andarcene molto presto. Come posso tenerla qui da … neonata?-
Esme alzò le spalle. –Ci avevo pensato. Ma non sappiamo bene cosa succederà e se anche sarà come dici, la utilizzerete in un prossimo tempo. Comunque sarà vostra-.
Il suo ragionamento non faceva una grinza e le sorrisi di rimando.
-Certamente… Grazie mamma. E’ veramente un gran bel regalo…-.
-Adesso vai, non vorrai farla spettare…al resto penso io…e Alice-, mi disse spingendomi fuori dello studio.
Mentre salivo in macchina pensai a come Bella avrebbe accettato la casa e se l’avrebbe accettata, con la sua idiosincrasia verso ogni genere di regali. Non potei fare a meno di sorridere al pensiero della faccia che avrebbe fatto, ma il buonumore durò poco e il pensiero che di lì a poco avrei dovuto ucciderla, si, proprio ucciderla, era inutile che ci girassi intorno, mi tolse ogni ottimismo. Non ero pronto. Era una spina nel fianco che mi procurava una lenta agonia.
Scossi la testa per rigettare le ombre in arrivo. Non volevo comparire da lei con la faccia scura.
Arrivai in tempo per la fine della cena e Bella venne ad accogliermi sulla porta di casa, sorridente, gli occhi sorpresi.
-Ti aspettavo più tardi..-, fu la prima cosa che disse, guardando in sala di sfuggita.
-Ah si?-, risposi, cercando di immaginare quale possibile ragione potesse esserci. Poi ricordai: avevo detto a suo padre che sarei tornato solo l’indomani dalla gita con i miei. Una inopportuna dimenticanza.
Charlie, infatti, si stava preparando per uscire, e a quanto ne sapevo sarebbe stato fuori tutta la notte per la pesca notturna con alcuni amici del paese. Avremmo avuto la casa tutta per noi ma sapevamo che non avrebbe gradito questa possibilità e, anche se non poteva cacciare di casa il suo futuro genero, si sarebbe inutilmente preoccupato. Ero così felice di stare con Bella dopo due giorni di lontananza, a motivo della mia prolungata battuta di caccia con Emmet, che avevo completamente scordato il problema.
-Non essere sciocco…non vedevo l’ora -mormorò pianissimo, prendendomi per mano-…vieni-.

Quando entrai nel soggiorno Charlie mi rivolse gentilmente un saluto, distratto dal pensiero di dove potesse essersi cacciato lo zaino che aveva preparato nel pomeriggio. Sorrisi. Sapevo che prima o poi avrebbe detto qualcosa. Era solo questione di priorità mentali. E di tempo.
Infatti.
Rientrò in sala con un sacco a pelo sotto braccio e una pesante borsa a tracolla e mise a fuoco la questione.
-Pensavo che fossi ancora via..-, disse in tono monocorde, squadrandomi con un chiarissimo sguardo indagatore. Anche se non gli avessi letto nel pensiero avrei compreso ugualmente le sue paure.
-Siamo tornati prima del previsto, ma più tardi mia madre ha bisogno di me. Rimarrò poco -, risposi educatamente, cercando di rimediare. Non mi piaceva mentire, ma ormai faceva parte del gioco ed era indubbio che neanche Charlie ci credesse fino in fondo, ma non aveva modo di controbattere, né voglia di entrare nella faccenda.
-Ah, ok-, borbottò poco convinto, continuando a raccogliere ciò che doveva portare via.
Sapevo che Charlie non ce l’aveva con me, era solo ancora incapace di accettare il fatto che Bella si sposasse e andasse via di casa. Lui non voleva perderla ed io lo capivo benissimo.
Ci sedemmo sul divano davanti alla tv, cercando tra i canali qualcosa che potesse interessarci.
Vado? Rimango ancora? Joe mi aspetta…
Detti un colpetto lieve sul braccio a Bella indicandole il padre, ritto nel mezzo della stanza in piena confusione decisionale.
-Papà? Farai tardi se non vai..-, gli disse guardandolo severa.
-Ah, certo. Bene. Allora, vado. Mi raccomando …-
-Si, ok, come vuoi. Puoi anche telefonare, va bene?-, concluse Bella dando voce ai desideri del padre.
Charlie uscì con un sospiro, sbirciando ancora dalla nostra parte prima di chiudere del tutto la porta d’ingresso.
Tanto lo so cosa faranno, fu il suo ultimo pensiero.
Sorrisi. Lo pensava continuamente. Come facevo io, del resto.
-Papà non fa altro che immaginare certe cose… mi sta facendo venire i nervi…-, disse continuando a saltellare da un canale all’altro, in modo confuso.
Le presi dolcemente la mano, togliendole il telecomando.
-Perché… tu non lo fai?-
Arrossì. –Certo. Forse anche di più. Ma non è la stessa cosa, uff..-.
-Già-, ribadii.
Mi lanciò un’occhiata improvvisa. –Tu..no?-
Sospirai, accavallando le gambe. – Cosa credi?-.
- Mm… perché lo so ti dico di si. Ma se guardo a come ti comporti, bè…-.
-Bella, per favore. Devo continuamente censurare ogni pensiero che ho su di te e non immagini neppure quanto mi prenda questa …cosa. Inoltre io sono un vampiro, se te ne fossi scordata e devo comportarmi in modo “leggermente” diverso dagli altri..-.
-Tante grazie, ogni tanto tendo a dimenticarlo …-
-E sto cercando di fare come hai detto tu… cosa vuoi ancora?-
Alzò le spalle senza replicare e senza guardarmi. L’avevo ferita?
-Bella….-, sussurrai con voce più dolce, toccandole la spalla.
Sussultò al mio tocco.
-E fai progressi? Non me ne parli mai…-.
Questa nuova domanda mi confuse e mi ritrovai a balbettare come un qualsiasi umano.
-Ma..non saprei, cosa dovrei dirti?-, chiesi incerto sulla risposta.
Alzò ancora le spalle.
- Per esempio se ti stai abituando alla.. vicinanza o se…. faccio…-
-Se fai?-, chiesi allungandomi verso di lei per guardarla in faccia.
Abbassò la testa.- Bè, se faccio qualcosa di sbagliato quando ti... tocco-.
Ah, ecco. Ecco le sue paure.
L’attirai a me, avvolgendola con le braccia. Il suo profumo mi colpì immediatamente, facendo bruciare gola e stomaco. Cercai di rilassarmi, mentre la carezzavo, attento a raffreddarla il meno possibile.
-Amore mio, tu fai sempre tutto bene. Te l’ho ripetuto centinaia di volte che sono io il problema…-.
Si scostò un poco, dandomi un colpetto con la mano a pugno sul torace.
-Non mi aiuti così..-
-Ma…perché?-
-Perché anch’io voglio imparare-
-Bella….io credo che certe cose si imparino strada facendo…-
-Ecco, appunto-
La guardai incuriosito. C’era ancora qualcosa che non capivo.
-Bella…che succede?-
-Mm… niente..lascia stare-
Alzai gli occhi al cielo.
-Che hai fatto nel pomeriggio? Sei uscita…-, dissi preferendo cambiare discorso. Sapevo bene infatti che se volevo farmi dire qualcosa dovevo aggirare l’ostacolo e prenderla larga.
Tirò le gambe al petto e si avvolse le ginocchia con le braccia. Indossava una semplice tuta poco aderente, ma lo scollo era troppo ampio, forse si era allargato con l’uso e lasciava intravedere una parte della spalla destra, oltre che tutto il collo.
Stranamente mi venne l’acquolina in bocca.
Ricacciai il veleno giù per gola, irrigidendo i muscoli e smisi per meno di un secondo di respirare. Bella fortunatamente sembrò non accorgersi di nulla.
Annuì, guardando la tv accesa.
-Non posso sapere dove sei stata? E’ un segreto?-
Finalmente si voltò. –Ma no. Ero con Angela, tutto qui. E tu?-
-Al solito. Partita a scacchi e due bei libri. No, anzi, tre-, precisai raccontando in poche parole la mia giornata.
-Ah. Certo. La tua super-lettura-, commentò.
Risi del suo tono canzonatorio e mi riappropriai della sua mano.
Arrossì. Strano, era stato un semplice gesto di vicinanza.
-Che avete fatto? Chiacchiere tra amiche immagino -.
-Mm..esatto. Niente di importante…-, disse, ma vedendo che continuavo a guardarla con interesse, continuò, - Mi ha chiamata a pranzo e abbiamo fissato di vederci praticamente subito, a casa sua-.
-Angela è una bravissima ragazza, commentai.-
Già, vero-, mormorò piano, quasi imbarazzata.
La tirai nuovamente un poco verso di me, scostandole piano una ciocca di capelli ribelli dalla fronte. Non riuscivo a capire da dove venisse la tensione che sentivo in lei. Che fosse successo qualcosa che non voleva dirmi?
-Cos’è questa nuova consuetudine di accogliere il tuo futuro sposo senza un bacio?- le sussurrai vicino all’orecchio facendole venire la pelle d’oca.
Mi scostai di poco, per guardarla in volto ed evitarle i brividi. Avevo un enorme desiderio della sua vicinanza. Troppo, troppo grande. Ma non dovevo esagerare.
Bella sorrise e si voltò, alzando la testa per ricevere le mie labbra. Mi avvicinai guardingo, sfiorandole la bocca con la mia, con la paura che ricomparisse la reazione che avevo avuto poco prima. Ma il mostro sembrava essersi nuovamente acquetato.
Le sorrisi teneramente.- Ti amo. Oggi non te lo avevo ancora detto-
-Esatto..mi mancava…-, disse sussurrando, lo sguardo incerto, per poi tornare a sbirciare la tv. Decisamente qualcosa non andava.
- Bella, per favore, vuoi dirmi cosa c’è? Sei sfuggente… è successo qualcosa?-
 I suoi occhi, scuri come gocce di cioccolato fondente, si posarono nuovamente su di me. Poi alzò l’angolo della bocca formando un timido sorriso.
Scosse la testa e si gettò tra le mie braccia, dove l’accolsi, confuso da questi repentini cambiamenti di umore.
-Che c’è…-, le mormorai fra i capelli.
-Niente, davvero. E’ solo che, bè, no..sono solo le mie insicurezze. Non ha a che vedere con te..-
-Ah no? Peccato…-, mormorai cercando di strapparle un sorriso e pensando a cosa potesse riferirsi.
-Eh eh… a dire il vero ti riguarda, però a questo giro il problema sono io -.
La scostai un poco per osservarla, con aria interrogativa. Poi ebbi un’idea.
-Di cosa avete parlato con…Angela?-
Mi guardò spaventata. –Sai tutto!?-
-Ma no, come potrei? Credi che passi il mio tempo a pedinarti e a indagare su ciò che fai?-
-Un tempo lo facevi…-
-Si, ma un tempo avevo bisogno di farlo. Ora non ce ne sarebbe motivo. No?-
Meditò qualche secondo sulle mie parole, scosse la testa, poi tirando su le gambe si inginocchiò sul divano e, sporgendosi, mi circondò con le braccia, con un gesto attento e molto lento. Appoggiò la guancia nell’incavo del collo e cominciò a carezzarmi l’altro lato con la mano destra. Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi la pelle, mentre il suo cuore raddoppiò i battiti, irrorando di sangue fresco ogni sua parte. La lasciai fare, cercando di bloccare le sensazioni che sentivo nascere dentro.
-Ho bisogno di te…-, disse in un soffio, stringendosi un po’ di più. – Tanto…tanto..-.
-Scimmietta…sono qui.. stringi pure..-, le sussurrai con il poco ossigeno che avevo ancora in corpo
Con il braccio con cui la sorreggevo cercai di farla tornare al suo posto ma lei spostò la gamba sinistra, passando sopra di me, appoggiato allo schienale del divano, e si trovò seduta sulle mie gambe.
Sentii il mostro sussultare.
E’ tua.
No.
Mi trasformai in pietra, le braccia conserte lungo i fianchi. Non volevo allontanarla, ma tutto ciò era davvero troppo per me.
-Bella…per favore scendi..-, dissi in tono di rimprovero.
Mi guardò seria. Teneva le mani sulle mie spalle per evitare che i nostri corpi si toccassero troppo, il suo bacino premeva sulle mie ginocchia e le sue cosce mi stringevano.
Chiusi gli occhi. Anzi, li serrai cercando di interrompere la scarica di piacere che mi aveva catturato.
-Edward..guardami…-, mormorò.
L’accontentai a fatica. Ma quella vista non mi aiutò affatto. Le labbra erano rosse come sangue e gli occhi lucidi tradivano la sua eccitazione che non faceva altro che aumentare a dismisura la mia.
-Scendi… ti prego -, implorai ancora. Lei non si rendeva conto.
-Cosa ci siamo detti l’altro giorno?-
Scossi la testa. Certo, lo sapevo benissimo. Ma quella posizione era decisamente troppo…audace.
-Non puoi trasformati in una statua non appena ti sfioro… come posso capire cosa fare?-
Abbassai la testa. Cosa dovevo dirle? Che poco prima al mostro era venuta l’acquolina in bocca? Oppure che avevo una paura pazzesca a lasciarmi andare?
-No… certo.. però, lascia fare a me.. scendi-.
Non scese, come immaginavo, anzi, strinse di più le gambe intorno alle mie e le sue guance si imporporarono.
-Edward…-, mormorò in una supplica.
Sospirai, prendendo poca aria che racchiusi nei polmoni. Poi sigillai nuovamente il mio senso olfattivo, per maggiore sicurezza e la guardai negli occhi.
Era così bella.
Ok. Un poco alla volta, mi ripetei.
Delicatamente, prendendola per la vita la riportai seduta accanto a me e le passai il braccio destro sulle spalle. Poi allungandomi verso di lei, le alzai il viso con la sinistra e la baciai. Questo potevo farlo.
Sospirò di piacere.
Per diversi minuti ci scambiammo baci a fior di labbra, o poco più. Bella era tornata giudiziosa e attendeva da me ogni mossa, persa tra le mie braccia. Avevo spento la tv e nel silenzio della casa vuota si udivano solo i nostri respiri e i battiti aritmici del suo cuore. Non era la prima volta che succedeva, specialmente negli ultimi tempi. Il sapore della sua bocca, del suo respiro possedeva per me l’aroma più inebriante mai conosciuto, l’unica forza al mondo quasi più potente del sangue. Di lì a poco avrei fatto esperienza di qualcosa di ancora più potente, ma fino a quel momento erano le sue labbra il tesoro più grande.
La sbirciavo con gli occhi socchiusi. Il mio amore. Totalmente abbandonata a me, indifferente ad ogni cosa che la circondava, esaltava il mio desiderio fino all’inverosimile. Lei si fidava ciecamente. Volevo darle di più, qualcosa che non si aspettasse. Ma cosa?
Qualcosa che non avevo mai fatto.
Mi concentrai, per essere sicuro di avere il controllo di ogni parte del mio corpo e, con le mie, le dischiusi le labbra  facendo passare la lingua nell’interno della sua bocca. Lì incontrai la sua che mi catturò.
Mio Dio.
Era un fuoco. Calore, calore puro.
Le avevo già molte volte accarezzato le labbra con la lingua, ma non ero mai venuto totalmente e così intimamente a contatto con lei. Era pericoloso.
Bella mi strinse più forte, gettandosi in quel bacio quasi con furia. Il fuoco che mi bruciava si propagò ovunque e per un momento persi lucidità. Mi staccai immediatamente.
-Bella…-. mormorai a pochi centimetri da lei.
La sentii deglutire, fare un grosso respiro e trattenermi il volto con entrambe le mani.
-Non ti allontanare…-.
-E’ troppo per me..-, risposi con la voce arrochita dall’emozione.
-Sbagliato. Ritenta…-.
Mio malgrado, sorrisi. Ero ancora così spaventato dalle mie reazioni che non riuscivo ad essere totalmente sereno.
La baciai sulle labbra. – Aspetta amore, dammi un minuto-.
Respirai. Ancora sbagliato. Smisi nuovamente. Dovevo ricordarmelo.
Bella mi guardò seriamente concentrata e iniziò a scorrere le sue mani scendendo dal volto al collo, con lentezza, seguendo la linea della muscolatura, poi il contorno della camicia, sul davanti fino a dove era aperta. Abbassò gli occhi e aprì il primo bottone. Le sue dita si insinuarono sotto il tessuto, leggere come ali di farfalla, riscaldandomi la pelle. Non riuscii a trattenere un sordo mugolio. Si bloccò.
-Sto... sbagliando?-, chiese con un tremito nella voce. Lei non voleva che la fermassi ma non voleva neanche farmi stare male.
Scossi la testa, sforzandomi di parlare.
- No amore, sei perfetta… mi piace da impazzire. Ma fai le cose in modo che possa capire le tue mosse…-
-Per prepararti?-
-Si…più o meno…-
Annuì, arrossendo a dismisura prima di tornare ad occuparsi dei bottoni della mia camicia.
Uno dopo l’altro, dolcemente, passando un dito sulla pelle appena scoperta, uno dopo l’altro si aprirono mentre Bella sembrava estasiata, gli occhi lucidi sotto le ciglia scure. Amavo vederla così.
A palme aperte posò le sue piccole mani sul mio petto cominciando a muoverle verso le spalle, raccogliendo la camicia e facendola scivolare via da me. L’aiutai e rimasi ben presto a torso nudo.
Catturò i miei occhi e ci guardammo a lungo, immobili. Poi sentii ancora le sue dita calde sul dorso della mano che risalivano sul braccio, verso la spalla. Continuava a guardarmi, forse per assicurarsi che andasse tutto bene.
Respirare non potevo, parlare neanche. Desideravo farle capire quanto mi piacessero le sue carezze, ma non riuscivo che a rimare immobile e aspettare.
Arrivò alle spalle, sfiorò la base del collo e qui si fermò.
-Chiudi gli occhi…-, mi disse, con la voce appena incerta.
Lo feci, appoggiando la testa sullo schienale del divano.
Sentii un calore sempre maggiore, un fuoco che mi avrebbe presto raggiunto ed ecco, un tocco soffice come una piuma mi sfiorò la clavicola, esitante.
Mio Dio.
Erano le sue labbra.
Mi stava baciando la pelle nuda.
Pazzesco.
No, no.
Il mostro ruggì ancora dentro di me e si impossessò del mio ventre. La presi fra le braccia, incapace di resisterle e in un istante la distesi sul divano gettandomi avido sulle sue labbra.
No.
Con il respiro affannato mi rialzai, prendendomi la testa tra le mani.
Cosa stavo facendo?
-Edward..-, disse, passandomi una mano tra i capelli. – va tutto bene..-
-No che non va bene. Hai visto come ho reagito-, mugolai pieno di vergogna.
-Che problema c’è? Mi sembra normalissimo…-.
Scossi la testa.
Lei non poteva sentire il mostro sussultare, non si accorgeva della lotta che vivevo. Fortunatamente non era la brama del suo sangue che lo faceva ruggire, quanto il desiderio enorme, potente, strabordante che avevo del suo corpo. Un desiderio inumano. Il desiderio di un vampiro. E non era certo meno pericoloso.
-Edward..-, insistette.
La guardai. Con gli occhi supplicanti e preoccupati sembrava proprio piccola. La mia piccola donna.
Le carezzai il viso, sorridendo un po’. – Scusami, ti ho spaventata..-
-Neanche un po’…-
-Bugiarda..-
-Ma no! Dico la verità, anzi… mi piacevi..-, disse abbassando il tono di voce, imbarazzata.
Avrei dovuto immaginarlo. Le dovevo di più.
Respirai forte. Il suo odore era ovunque, saturava l’aria, stava attaccato alla mia pelle, ne ero imbevuto e come filo invisibile mi legava strettamente a lei, alla mia fonte. Un legame stretto, un aroma indispensabile che mi procurava da sempre tormenti e delizie e mi eccitava all’inverosimile.
Mi eccitava. E quel tipo di eccitazione era nuovo per me.
Le ripresi la mano e la riportai sul mio petto.
-Toccami..-, le sussurrai.- ..ancora..-
Sorrise, abbassò gli occhi. – Ok…dimmi se devo fermarmi-.
La lasciai percorrere tutto ciò che voleva e lei disegnò con le mani i contorni dei muscoli, saggiò la consistenza della pelle, ne respirò il profumo. Quando il suo naso mi sfiorava non potevo fare a meno di gemere, senza ritegno, ma non era niente al confronto della reazione che avevo sentito crescere in me poco prima. Il mostro che la voleva adesso era controllato. Incatenato.
Rabbrividii e le fermai la mano quando la sentii arrivare sulla pancia.
Era il limite. Io ero al limite.
-Oh… scusa…-, disse arrossendo.
La strinsi forte a me.
-Ho l’impressione che sarà una lunga notte…-
-Mm..esatto, come hai indovinato?-
Il cuore le batteva forte, cantava un canto delizioso, un canto a me così caro. Con la faccia immersa nei suoi capelli cercavo di riprendere un ritmo più regolare del respiro, stupendomi di come il desiderio mi facesse reagire in modo molto simile a lei. Anche se io il cuore non l’avevo più.
-Ho l’impressione che il cuore batta anche a me e che tu possa sentirlo. Mi piacerebbe che fosse così…-.
-Tu ce l’hai il cuore, anche se non batte...-.
-No, non batte da più di novant’anni…ma con te…Tu non sai quanto mi hai cambiato-
Alzò gli occhi, toccandomi prima il naso, poi le labbra con un dito.
-Ti ho solo aiutato a ritrovarti –
Annuii, commosso.
-Tu non sai come mi sento adesso, qui con te, abbracciato a te, cercando un equilibrio tra ciò che posso e non posso fare, trattenendo una parte di me che vorrebbe… averti e l’altra che vuole imparare, che vuole fare la cosa giusta-.
Mi osservò perplessa. – La decisone di aspettare l’hai presa tu. Per caso vuoi cambiare idea?-.
Ridacchiai. –Ti piacerebbe, eh? No..non mi rimangio niente, volevo solo farti sapere cosa provo, come mi hai chiesto. Scusami se non l’ho mai fatto, ma le sensazioni fisiche, queste sensazioni, per me sono così dirompenti, così…nuove, che mi sconvolgono…difficili da spiegare-
-Ma mi hai già baciata tante di quelle volte…-
Sospirai. – L’ho fatto tante volte come stasera?-
-No, in effetti…no-, precisò arrossendo ancora.
-In certi momenti è come se il cervello si scollegasse…ma io non posso permettermelo con te, è troppo pericoloso…-
Bella si voltò, mi prese il viso tra le mai e mi baciò sulla fronte, poi sul naso e infine sulle labbra.
-Ti capisco… ma non avere paura, ti prego, non averla…-
-Bella…-, dissi con un filo di voce, mentre poggiava la testa sulla spalla, appena sotto il mento.
-Che ne diresti di trasferirci in camera? Tu no, ma io di sicuro starei più comoda-.
Con un sorriso la presi in braccio e neanche un secondo dopo l’avevo deposta sul letto.
Ci baciammo dolcemente. Mi teneva stretto per il collo, le mani tra i miei capelli.
-Mm…non vorrei ma dovrei fare l’umana per cinque minuti …. Posso?-, disse con una smorfia di dispiacere, staccandosi da me.
-Mm… me lo chiedi?-
-Dicevo per dire…Torno subito-, ribadì decisa, prendendo alcune cosa da sopra il cassettone e avviandosi in bagno.
Mi distesi sul piccolo letto, gli occhi al soffitto.
Conoscevo quella stanza ormai meglio di Bella. I miei occhi notavano ogni cosa con attenzione, gli oggetti fuori posto, le piccole crepe nell’intonaco, la tinta un po’ scolorita negli angoli, una ragnatela ripetutamente tessuta dopo ogni pulizia, le ombre degli oggetti prodotte dalla piccola luce del comodino, i libri che si accumulavano sulla scrivania. Tutto era oggetto della mia ammirazione perché tutto parlava di lei.
Mi ricordai del regalo che stava per farci mia madre, una casa tutta per noi. Avrei voluto pensarci io, ma ero troppo occupato con altre… cose, per concentrarmi sui dettagli. Di sicuro Bella avrebbe apprezzato, perché non credo avesse seriamente riflettuto su cosa volesse dire abitare con la mia famiglia, dove la privacy era del tutto inesistente.
Sorrisi. Una casa tutta per noi. Era un’idea allettante. Un’idea che mi piaceva ogni momento di più, specialmente quando pensavo a cosa ci sarebbe servita, e non certo per mangiare o dormire. O forse si? Forse sarei riuscito a strapparle ancora altro tempo prima di trasformarla? Era un pensiero rilassante, anche se non facilmente realizzabile.
Il rumore dell’acqua che scorreva si interruppe. Fra poco sarebbe tornata, coi capelli umidi e un pigiama mezzo bucato.
Bella.
La mia piccola e meravigliosa scimmietta.
Immaginai le sue gambe dentro i pantaloni larghi della tuta e la perfetta curva delle spalle, nascosta sotto i lunghi capelli.
No. Era meglio pensare ad altro.
Mi alzai, sedendomi sul bordo del letto. Mi passai lentamente una mano tra i capelli, sospirando.
Accidenti. Aver allentato le corde che legavano da sempre tutti miei i desideri fisici mi stava cambiando, trasformando ancora. E sapevo che era solo l’inizio.
Bastava pensare a lei, alla sua pelle, alle sue carezze perché mi catturasse una frenesia poco controllabile. E molto poco …. educata, direi, almeno dal punto di vista di Edward Masen Cullen. In certe situazioni mi sentivo veramente portato a riconsiderare la decisione presa, ma sapevo che erano momenti particolari, dove i sensi prendevano il sopravvento su tutto il resto e che dovevo solo tenere duro. No, non avrei cambiato la mia decisione. Ormai non ce n’era motivo. E mancava così poco.
Eccola.
Socchiusi gli occhi per la sorpresa.
Oh. Dov’era finito il pigiama sbrindellato?
Si avvicinò con un mezzo sorriso, il viso rosso, i capelli sparsi sulle spalle e un completo da notte che non avevo mai visto. Un completo che di completo non aveva niente e che lasciava poco spazio alla fantasia. Deglutii, improvvisamente e tremendamente umano.
-Eccomi qua… Ti ho fatto aspettare molto?-
Distolsi lo sguardo con difficoltà dalle sue forme, per annegare nei suoi occhi.
-E questo da dove viene?-, chiesi, indicando il pigiama bianco a pantaloncini corti e canottiera.
Alzò le spalle.- Nuovo acquisto. Ti piace?-
Sospirai rumorosamente. – Certo che mi piace. Però avrei preferito la tua solita tuta -.
-Perché?-, chiese, non troppo candidamente.
-Lo sai bene il perchè. E poi ti fredderai ancora di più. Non vorrai ammalarti proprio adesso…-, replicai, brontolando un po’.
-Non mi ammalo così facilmente io… e poi devo…abituarmi no?-
-A che?-, chiesi senza capire. Certe volte sembrava avere moto più acume e finezza di me nei ragionamenti, anche se io avevo una novantina di anni più di lei. Forse avrei fatto meglio a dire… maliziosità. Bella seduceva in modo del tutto inconsapevole, ma non era stupida.
Si sedette accanto a me, mettendomi una mano sulla gamba. Un gesto che mi fece tremare.
- Alla tua temperatura… Non potrò certo tenermi i..vestiti..-
Certo, giusto. Immaginare il suo corpo nudo mi fece impazzire.
Mi alzai.
-Dove vai?-, chiese preoccupata.
-Da nessuna parte. Ma devo…. -, non terminai la frase, sedendomi sulla sedia a dondolo che mi aveva ospitato per molte notti.
-Vieni qui..-
-Dammi un attimo…-, precisai con un filo di voce.
Bella si sporse sul letto raccogliendo una piccola coperta in pile. Poi entrò sotto le lenzuola, come aveva sempre fatto. Ma ormai la mia fantasia correva a briglia sciolta e non c’era modo di epurarla da tutte quelle immagini e pensieri che mi eccitavano a dismisura.
-Sei preoccupato per qualcosa..o che?-
-Dimmi un po’, avete parlato di…me con Angela, vero?-
-Mm… ci hai quasi dato-., rispose con un sorriso smorzato.
-Perché quasi?-
-Siamo entrati nell’argomento per caso, parlando di Ben e…-
-E?-, insistetti, impaziente.
Bella sembrava incerta ed io ero sempre più curioso.
-E……-, le sussurrai piano, salendo sul letto come un gatto e andandomi a sistemare accanto a lei, sopra le coperte.
Arrossì. – Ma dai, uff..devo proprio dirtelo?-
Oh. Non voleva.
-Oh, bè se non vuoi.. se ti imbarazza così tanto non farlo. Però ricordati che tu puoi parlarmi di tutto… E tra poco saremo sposati…-, dissi cercando di non far trapelare il dispiacere.
-Grazie tanto. Lo ricordavo...-.
-Signora Cullen….-mormorai con un sorriso, sottolineando il cognome, ben sapendo che la imbarazzava moltissimo e le infilai una mano tra i capelli, avvicinandomi piano alla sua bocca.
-Non…-, iniziò a controbattere senza riuscire a terminare la frase e con un sospiro accettò le mie labbra.
-Non vale…. non posso brontolarti se ti comporti così…-
Ridacchiai, carezzandole i capelli.
- Ok. Ti perdono se entri sotto le coperte-, sentenziò.
Sotto le coperte?
-Non mi sembra una buona idea-.
-Buonissima idea invece-, replicò cercando invano di spostarmi per alzare il lenzuolo.
L’accontentai, alzando gli occhi al cielo e cercando comunque di avvolgerla nella coperta di pile, per tenerla almeno al riparo dai brividi. Non sarei mai riuscito a capire come potesse trovare attraente il mio corpo freddo. Ma Bella era così diversa da tutti gli umani che avevo conosciuto e l’attrazione era così variamente sfaccettata e misteriosa che sapevo quanto fosse inutile porsi una simile domanda.
Come avrei potuto immaginare, una gamba uscì dal piccolo bozzolo caldo per finire sopra le mie. Si strinse forte, aggrappandosi al mio petto nudo. Il suo calore mi avvolse. Un calore prepotente, impossibile da escludere con i sensi. La circondai con un braccio, incapace di allontanarla.
-Abbiamo parlato di sesso -, ammise infine, gli occhi socchiusi.- O almeno, lei ne ha parlato…-
Finalmente. Fui felice che avesse deciso di dirmelo; meno di sapere che avevo avuto ragione. I suoi ragionamenti sulla questione “sesso” mi sconvolgevano sempre moltissimo.
-Lo avevo pensato. E cosa ti ha preoccupato così tanto?-, dissi cercando di apparire tranquillo, mentre fremevo nel conoscere la sua risposta.
-Oh, bè, preoccupato.. niente, a dire il vero… Mi sono solo resa conto di , che…insomma Edward – disse alzandosi un poco e appoggiandosi ai cuscini-…io sono un’imbranata totale. Ecco. L’ho detto-.
Trattenni a stento una risata. Bella non capiva l’effetto che aveva su di me, ma sapevo che le sue paure erano vere e non volevo ignorarle.
-E temi di esserlo anche in….quello?-
Annuì, la bocca all’ingiù si era piegata in una piccola smorfia.
Le presi il volto tra le mani, cercando di essere più sincero possibile.
-Amore mio, come posso farti capire che non è di questo che devi preoccuparti? E poi tu non sei come pensi di essere…-
-Lo dici solo per farmi stare meglio-.
-Accidenti Bella, mi vuoi ascoltare?-
Mi guardò, le guance in fiamme.
-Qualsiasi cosa tu fai va bene. Qualsiasi. Tu non ti rendi conto di come sono potenti le tue…  carezze, anche la tua sola vicinanza…-
-Ok-, disse senza guardarmi in faccia.
-Ci credi?-
-Ok-
-Bella!-
-Si, ok, ci credo! Ci credo…-, concluse alzando la voce e mandandomi un veloce sguardo imbarazzato prima di abbassare nuovamente la testa, le braccia intrecciate sul petto.
La osservai bene, piegandomi per trovarle gli occhi.
-Bella?-
-Scusami…sono una cretina-.
La presi tra le braccia, cullandola lentamente.
-No che non lo sei. Sei solo una ragazzina umana un po’ troppo insicura…ma adorabile. Sai che questo tuo imbarazzo mi manda in estasi?-
Corrugò la fronte in un’espressione sorpresa. –Davvero?-
Risi. - Già. Ma non te ne approfittare-.
-Di sicuro-.
Rimanemmo per un po’ abbracciati, scambiandoci qualche carezza, innocua per lei anche se meno per me, sempre in tensione come sul filo di una lama. Bella continuò l’esplorazione della mia pelle nuda con le mani delicate, ogni tanto l’attiravo e la baciavo sulle labbra.
-E’ tardi…non vorresti dormire?-
Scosse il capo.- Quanti giorni mancano?-
Capii a cosa si riferiva. –Sedici. Perché?-
Si alzò, puntellandosi su di un gomito.
-Da una parte non vedo l’ora…-
-E dall’altra ne sei terrorizzata, lo so-, risposi ridendo.
Sorrise e si sporse per baciarmi. La lasciai fare.
-Edward.. faresti una cosa per me?-, chiese. Il suo cuore iniziò a battere furiosamente.
-Dimmi…-, risposi circospetto. I suoi desideri non erano mai stati facili da esaudire, ma adoravo come poneva le questioni e come cercasse di fare di tutto per avermi. Per avere me. Era un pensiero che mi riempiva di orgoglio e che mi faceva sentire leggero.
-Ho bisogno di te…-.
Aggrottai la fronte. Cosa significava?
-Amore..cosa vuoi che faccia?-
Mi sfiorò la guancia con una carezza.
-Non, non credi che sia meglio per te se… mi conosci meglio?-
Mi fu tutto chiaro.
Certo che l’attrazione, la passione era qualcosa di veramente inesorabile e dirompente. Portava a desiderare soltanto di bruciare e bruciare sempre di più. Bruciare insieme. Era un fuoco che ci sconvolgeva. E lei voleva provarlo, ne voleva un assaggio.
-Meglio per me, o per te?-
-Mm… per te di sicuro…ma…-
-Ne abbiamo parlato Bella, non è il caso, non saprei fermarmi. Aspettiamo, ormai…-
Si rannicchiò ancora di più contro di me, affondando la testa nell’incavo del mio braccio.
-Ok…-, rispose senza replicare.
Mi faceva morire quando si arrendeva in quel modo, eccitando ancora di più la mia fantasia.
Strinsi forte le mani a pugno, combattuto. Ce l’avevo con me stesso perché, come sempre, non avrei potuto darle ciò che voleva, ciò di cui aveva bisogno.
Lei se ne accorse e mi circondò i fianchi con le braccia, stringendo forte.
-Non volevo renderti triste. Non importa, lo capisco.. Ti ho solo detto quello che provo, ho sbagliato?-
-No amore, hai fatto bene. Mi dispiace non poter…-
-Shhhh...- disse mettendomi un dito sulle labbra- Ho detto che non importa-.
Ma io la feci scivolare distesa, prendendola per la vita. La sovrastavo, appoggiato su un fianco, deciso a fare un altro passo. La canottiera aderente lasciava vedere le forme dei suoi seni, qualcosa su cui avevo sempre evitato di posare lo sguardo. Quella volta li fissai, per mettermi alla prova. Bella avvampò immediatamente, consapevole dei miei occhi sul suo corpo. Cercò di attirarmi verso di lei, ma non mi feci smuovere, tranquillizzandola con un mezzo sorriso.
Chiuse gli occhi. Il suo petto si alzava e si abbassava ad un ritmo esagerato. Il candore della pelle si era trasformato in un pallido ocra, alla luce arancione della lampada del comodino, il profumo arrivava ad ondate indescrivibili. La volevo. Quanto la volevo. Ma dovevo fare un passo, soltanto uno. Mi abbassai sfiorandole il dorso della mano con le labbra. Rabbrividì, non so se di piacere o per il freddo, ma quando continuai baciandole tutto il braccio ed arrivando fino al collo, non cessò di ansimare e rabbrividire. Forse era piacere.
L’odore del suo collo era delizioso. Mi ci fermai a torturalo con i baci.
-Edward…-, gemette. Sapevo bene cosa stava provando perché lo provavo anch’io. L’eccitazione era ormai una costante quando ero con lei, ma più che mi permettevo gesti come quello, più si faceva presente e dolorosa.
Mi allontanai di poco e la guardai. Rossa in viso, gli occhi lucidi tra le palpebre socchiuse. Era bellissima ed io ero al limite. Se avessi continuato, se solo le avessi sfiorato il seno, non mi sarei più fermato.
Bella mi avrebbe fatto impazzire. Si. Sarei impazzito di piacere insieme a lei.
-Di più non posso fare…mi perdoni?-.
-Vedrò cosa posso fare…-, mormorò ad occhi ancora semichiusi.
Risi, cercando di smorzare la tensione.
La notte era ancora lunga ed era tutta nostra.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Intimità. Pensieri ***


INTIMITA’. Pensieri.

Capitolo 3

 Era una giornata limpida ed era tardissimo.
Appena saltato giù dalla finestra della camera di Bella, mi avevano colpito i tiepidi raggi del primo sole, illuminandomi e rendendomi lucente come uno specchio, avvolgendomi in un abbraccio caldo, simile a quello che avevo appena lasciato per tornarmene a casa. Corsi via, per il bosco, sicuro che nessuno mi avesse visto e mi rifugiai tra le mura della mia stanza.
Avevo lasciato Bella senza salutarla, sprofondata in un sonno cui si era arresa dopo ore ed ore di veglia insieme. Non ne voleva sapere di dormire e sprecare il tempo, diceva, dopo che stavamo saggiando la nostra nuova intimità e le notti non sembravano mai abbastanza lunghe per il desiderio che avevamo l’uno dell’altra. Io cercavo responsabilmente di spingerla riposarsi, e di trattenerla, cercando anche di non rimanere, ma non sempre ci riuscivo, perché non volevo e non potevo separami da lei.
Le avevo lasciato un biglietto: “Farà bel tempo tutto il giorno.. Sarò a casa. Ci sentiamo più tardi. Ti amo”.
Non potevo fare altro. Non potevo neanche tornare, col rischio che poi Charlie aprisse qualche finestra di troppo e si accorgesse che il suo “quasi” genero luccicava al sole.
Mi distesi sul grande letto a baldacchino che troneggiava al centro della camera. Non avevo bisogno di dormire e non ero affatto stanco ma chissà perché i modi di fare umani mi si erano appiccicati addosso, come una veste vecchia e nuova, dimenticata per anni nell’armadio e ritirata fuori più splendida che mai. Erano gesti che vedevo continuamente fare a Bella. In fondo era piacevole distendersi, rilassarsi e pensare - anche se per rilassarmi non avevo bisogno di distendermi; sostanzialmente era piacevole perché i pensieri erano tutti rivolti verso l’unico oggetto del mio amore e ultimamente mi rendevano felice.
Era strano per me sentirmi felice. Bella mi aveva totalmente cambiato ma, durante i quasi due anni trascorsi, non ero mai riuscito davvero ad essere del tutto sereno, sempre preso dal timore di farle male e dalla convinzione di non essere un bene per lei. Era veramente poco tempo che mi sentivo felice. Abbastanza felice. La paura della luna di miele era una paura reale, ma non mi permettevo di pensarci troppo. Volevo essere come Bella mi vedeva. Volevo essere un uomo per lei, un uomo vero. Un uomo che può darle ciò che desidera. Ma sapere ciò che invece ero… ancora mi bloccava. Così ogni momento, migliaia di sentimenti contrastanti si agitavano in me a questo riguardo, cercando di combattere la mia naturale tendenza al pessimismo, che anche Bella mi rimproverava. Quando fingeva di prendermi in giro per questo, mi schernivo dicendo che avevo ben motivo di essere pessimista… Lei sembrava non accorgersi mai della mia natura mostruosa.
Ok. Felice. Sarei stato felice.
Anche la felicità era un sentire cui doversi abituare. Chi, come me, è vissuto sempre cercando di non essere quello che è, corre il rischio di non riconoscere la felicità quando arriva, né di saperla trattenere. Ma ero stato fortunato. Bella aveva fatto anche la mia parte, impedendomi di fuggire. Bella mi aveva salvato.
Vidi, dalla porta socchiusa, un’ombra nel corridoio. Sorrisi. Dai pensieri che, senza volere, percepivo sapevo già chi fosse.
"Entra, Alice", le dissi mentre si era già presentata davanti al letto, guardandomi sorridente.
"Ma prego…non si aspetta più di essere invitati?"
"Mm…è superfluo, sapevo che l’avresti fatto... – disse facendomi l’occhiolino – Posso rubarti qualche minuto?"
Ora glielo dico….ora glielo dico… gli piacerà di sicuro!...
Sospirai. "Basta che non sia per il matrimonio…".
"Ah no, perché chiedere a te?".
Certo. Lo sposo in fondo contava molto poco in questi casi.
Si sedette sul bordo del letto.
"Senti…ho pensato molto a quello che potevo regalarti e ho avuto un’idea…".
"Alice, ma non importa… lo sai che non ho bisogno di niente".
Mi zittì alzando la mano. I suoi pensieri erano limpidi e chiari, ma si sforzava di non pensare ancora al “regalo” in questione.
E’ importante invece… e sai che ci tengo…
"Ok. Avanti. Spara", le dissi già sapendo che con lei non l’avrei comunque spuntata.
"Bene. Ho pensato che ci fosse una cosa che avresti voluto sapere….qualcosa che ti preoccupa molto…".
Io posso vedere come andrà….ti piacerà saperlo….
Capii immediatamente a quale “cosa” si riferiva, e cioè alla prima notte con Bella, e scossi subito la testa.
"No Alice, non …", cercai di bloccarla.
"Ok ok, allora è deciso. Appena riesco a vedere te lo dico! Sarà il mio regalo per te!"
"Alice!". Balzai in piedi, indeciso se essere sollevato o esserne imbarazzato. Sapevo che in una famiglia come la mia, essere imbarazzati per una cosa del genere era del tutto sciocco e inutile, ma io ero quello meno abituato ad essere controllato e messo a nudo, mentre i miei fratelli erano continuamente sottoposti a questo genere di tortura, a causa della mia capacità. Per la prima volta mi accorsi di come si potessero sentire gli altri, privati di ogni genere di privacy, e soprattutto… di questa.
"No, no aspetta, no, non importa. Lascia stare ", provai a dirle. In fondo doveva essere imbarazzante anche per lei spiare il fratello in atteggiamenti così intimi. Ma non era quello che avevo sperato facesse?
Alice si avviò verso la porta. Poi si voltò di scatto.
Uff….cosa c’è che non va? Se ti dico che non c’è problema….
"Uffa. Ti vergogni di me…per caso? Dai, so tutto…so che sei preoccupato".
"Non è questo..è solo che penso sia …brutto per te".
Brutto? Ah... pensa che mi imbarazzerei di una cosa simile? Mm... è più probabile che si imbarazzi lui…
Sospirai. Aveva ragione.
Si avvicinò ancora. Davanti a me sembrava molto più piccola, un delizioso folletto dai capelli neri. Mi sorrise, sfiorandomi la guancia con una carezza.
Nessun segreto fra noi… niente di ciò che ci riguarda deve imbarazzarci, ok?
Annuii.
"Tranquillo. Non sarà tra le cose peggiori che avrò visto..e che vedrò.. e sai che non amo cercare le visioni di proposito, però nel tuo caso farò un’eccezione. E sai perché?"
La guardai negli occhi vivaci e maliziosi.
"Perché?"
"Perché ti voglio bene".
Testone...
"Grazie, Alice. Non te lo avrei chiesto ma… mi sollevi da un peso enorme", dissi felice delle sue parole.
"Lo so. Però aspetta a dirlo…non si sa mai".
Fece per andarsene ma la trattenni. Avevo ancora bisogno di essere rassicurato.
"Credi che… allora credi che sia possibile che vada…male?"
E’ proprio messo male…
"Oh Edward….la vuoi smettere di essere sempre così pessimista? Dicevo per dire! Se vuoi sapere il mio parere penso che andrà benissimo e che hai fatto bene a dare retta a Bella, ok?" Velocissima si gettò contro di me e mi spinse verso il letto, dove mi lasciai cadere. "Lasciati un po’ andare… e torna a fare quello che facevi, che alle cose importanti ci penso io", disse alzando il tono della voce e uscendo dalla stanza. Feci in tempo solo a gridarle un altro grazie prima di vederla svanire oltre il corridoio.
Prego! Pensò.
Mi sentivo più tranquillo. Sapevo bene che ciò che Alice vedeva non sempre accadeva, perché il futuro è in continua evoluzione, ma almeno era qualcosa cui aggrapparmi. Cominciai a sperare che riuscisse presto a “vedere”, nonostante il disagio che avrei provato. Neanche io riuscivo a vedermi in una situazione del genere, ma non perché non ne avessi un pazzesco desiderio, ma soltanto perché mi sentivo così diverso da Bella e non capivo cosa potesse attrarla tanto del mio corpo, se non la bellezza. Come potevano unirsi due corpi così dissimili?
Ok. Basta.
Mi distesi nuovamente cercando di pensare ad altro. Guardi l’orologio. Le otto meno un quarto. Troppo presto. L’avevo lasciata da quasi un’ora ed ero sicuro avrebbe dormito almeno fino a metà mattinata. Almeno, lo speravo per lei, anche se io avrei voluto già vederla. Bella aveva bisogno di dormire.
Continuai a tenere il conto del tempo che scorreva, mentre la camera si inondava di sole, dal lato dove gli alberi non impedivano ai raggi di passare. Un tempo odiavo il sole, o, almeno, lo temevo perché mi impediva di vivere la vita che avrei voluto e non mi procurava gioie particolari, ma mi faceva vivere in interminabili attese e prolungati isolamenti. Da quando stavo con Bella invece il mio atteggiamento era cambiato. Anche se ero comunque impedito nello stare con lei in mezzo alla gente in una giornata di sole, sapevo che lei lo amava e che le faceva bene. Quindi fu naturale anche per me non considerarlo più un nemico. Quando eravamo soli e c’era il sole avevo il vantaggio di poterla stringere fra le braccia senza temere di ghiacciarla con il mio corpo. Il freddo che le procuravo era sempre stato un mio enorme cruccio, che aveva raggiunto il suo apice quella notte in tenda, agli inizi di giugno, durante l’attesa della battaglia con i neonati di Victoria. Se non mi fossi aggrappato all’amore che provavo per lei credo non ce l’avrei fatta a resistere a tutta l’angoscia che provai. Ero dilaniato, avvilito. Mai in vita mia mi ero sentito tanto inutile e incapace. E Jacob ne approfittò - giustamente, dal suo punto di vista.
Chissà se ciò che Bella provava per Jacob non fosse anche attrazione? Certo, dovevo ammettere che non era niente male ed era caldo. Un corpo caldo.
Basta.
Sbirciai ancora l’orologio. Le nove.
Ancora troppo presto per chiamarla.
Dovevo trovare qualcosa da fare. Dovevo calmarmi. Troppi pensieri.
Felice. Io ero felice. Non avevo niente, assolutamente niente che me lo poteva impedire. Niente… tranne me stesso.
Mi alzai e decisi di fare una doccia.
Presi tutto ciò che mi serviva e mi chiusi nel grande bagno che avevo al piano, vicino alla camera.
Feci tutto con calma, quasi a velocità umana, per metterci più tempo.
L’acqua fredda non era mai abbastanza fredda perché la percepissi tale, ma il suo scorrere sulla mia pelle mi rilassò. Inizialmente. Poi mi soffermai a pensare come sarebbe stato fare la doccia insieme a lei e che forse ne avrei avuto l’occasione molto presto e il mio corpo si irrigidì nuovamente. Una tensione pazzesca prese possesso di me. Ma non era paura. Capii subito cos’era. Avevo lasciato andare le redini del mio corpo, dei sensi, come lei mi aveva chiesto, e ciò che stavo sperimentando in tutta la sua potenza era il desiderio. Un’eccitazione che mi sovrastava anche quando lei non c’era. Non che fosse qualcosa di totalmente nuovo. Ma l’avevo sempre controllata, relegata nell’ultima parte dei pensieri, sotterrata sotto una coltre di altri infiniti sentimenti cui davo la precedenza. Ma ora. Ora era tutto diverso. E sbucava fuori da ogni parte, in ogni momento.
Mi rivestii velocemente e scesi in soggiorno. Nessuno. Avevo bisogno di parlare, di distrarmi.
Percepii la presenza di Emmet e Jasper in veranda e li raggiunsi velocemente.

Mi salutarono senza voltarsi, impegnati in non so cosa davanti allo schermo di un portatile.
"Ti sei dovuto nascondere oggi, eh? Potevi restare nel suo letto sotto le coperte…", sogghignò Emmet, come al suo solito.
"Piantala… vorrei vedere te", risposi, per niente risentito. Non era possibile avercela con lui. Per adesso.
"Io non ho di questi problemi" ribadì ridendo.
Senza parole mi feci cadere sul primo scalino davanti all’ingresso, poco lontano da loro, la testa sorretta da un braccio. Dovevo essere l’immagine della preoccupazione.
Mi sentii improvvisamente inondato da una sensazione di calma. Mi voltai. Jasper aveva alzato gli occhi dal PC e mi guardava. Gli feci un cenno col capo prima di ritornare nella solita posizione. I pensieri che avevo non avrebbe potuto cancellarli comunque.
"Che ti prende? E’ successo qualcosa?", disse Emmet.
"Non credo … ", commentò Jasper di rimando. "Penso piuttosto sia per una questione delicata..".
Mi voltai fulminandolo con lo sguardo. Lui sapeva. I suoi pensieri erano chiari.
Emmet ci squadrò con curiosità.
Questione delicata? Di che parlano….
"Alice… Avrei dovuto sapere che non sa tenere la bocca chiusa ", sibilai tra i denti.
"L’avremo saputo ugualmente, Edward. Non sappiamo leggere nel pensiero come te ma basta conoscerti un po’… e conoscere Bella. Immaginavo che ti avrebbe chiesto una cosa simile".
"Lo immaginavi? Ma certo. E siete tutti tranquilli al riguardo?"
Emmet si alzò di scatto e si sedette accanto a me, circondandomi le spalle con un braccio.
"Ehi ragazzi, calma! Ma di che parlate? Mi volete tenere all’oscuro? Cos’è che Bella ti avrebbe chiesto di così importante che ti fa preoccupare?"
Lo guardai di sbieco senza parlare.
"Intuisco qualcosa di serio… ", continuò aspettando una risposta.
Fico! Finalmente una novità….
Silenzio.
"Vedo che sei un osso duro… deve essere una cosa succulenta… Vediamo, di trasformarla te l’ha già chiesto… mmm.."
"Falla finita.", mormorai. Non c’era niente nei suoi pensieri che gli facesse intuire la verità.
Mi sentivo sotto esame, ma forse non era una cattiva idea parlarne con i miei fratelli. Erano gli unici con i quali avrei potuto farlo. E con Carlisle, ben inteso. Ancora però non ne avevo avuto il coraggio.
"Vuole che andiate ad abitare da soli? Oppure..si, ci sono, è gelosa di Tanya, vero? Non vuole che venga al matrimonio!".
Forse ci ho dato…o no?
"Sei lontano Emmet.." sentenziò Jasper ridendo sotto i baffi. Poi cambiò tono di voce, rivolgendosi a me. "Edward?"
Glielo dici tu o lo faccio io? Tanto è questione di tempo…
Annuii.
"Allora? Me lo volete dire oppure è un segreto?", disse Emmet facendo la voce grossa e lanciandoci delle occhiate torve.
In fondo avrebbero potuto aiutarmi..
Sospirai, deciso a dire tutto. Ma non riuscivo a trovare le parole. Troppo imbarazzo.
Non ce la fa..ci penso io…
"Bella ha proposto a Edward una vera luna di miele, prima di essere trasformata ", riassunse Jasper, venendomi in aiuto.
<< Che significa una vera luna di miele? >>
"Emmet…" sospirai ancora, i suoi pensieri erano confusi, " …nel senso di…Insomma, come le coppie umane".
Rimase un attimo con la bocca spalancata, poi tutta la faccia si aprì ad un enorme sorriso.
Nel senso che faranno l’amore? Coppia vampiro/umana? Non ci posso credere…che forza…
"Non ci credo! Ti ha chiesto questo? Proprio questo? Ma senti la nostra Bella" sbottò stringendomi le spalle.
"Non hai altro da dire? Se ti sembra una cosa da ridere…".
Si voltò ad osservare i nostri volti. Io ero teso, Jasper era serio.
Oh oh…l’ho fatto arrabbiare…vacci piano Emmet… per lui è la prima volta…
"Edward è preoccupato, teme di farle del male".
Strinse le braccia al petto, contraendo il volto in una smorfia.
Ah…bè, avevo ragione…ha paura, però..effettivamente…
"No, bè.. non rido di questo. E’ solo che non me lo aspettavo. Ma pensandoci bene è una richiesta..logica, dal suo punto di vista. No? Certo che ti capisco… come farai?"
I pensieri di Emmet erano conformi alle sue parole e di questo gli ero sempre stato grato. Era facile parlare con lui, anche se non era adatto a trattare questioni delicate.
"Logica… si, ma era l’unica richiesta che non avrebbe dovuto farmi. Ho accettato di provare …ma non ho la minima idea di quello che mi aspetta .." mormorai, gettando fuori ciò che mi preoccupava.
I miei fratelli stettero un poco in silenzio.
Che faccio….gli racconto cosa deve fare?....
Mi feci coraggio. Conoscevo ogni cosa in fatto di sesso, anche soltanto perché la vedevo continuamente riproposta delle loro menti e nei pensieri di ogni umano che incontravo, ma parlarne era un'altra cosa ed era la prima volta che cercavo di farlo.
"Emmet….di teoria ne ho fin troppa. Ho solo bisogno di sapere una cosa. Rischio davvero di perdere completamente il controllo della ..ragione? Cosa si… prova?"
Non risposero subito e si lanciarono un’occhiata. I loro pensieri erano confusi.
Jasper si alzò e ci venne accanto, appoggiandosi alla balaustra della terrazza.
"Noi non abbiamo avuto questo problema, quindi è difficile consigliarti. Alice vede la cosa in modo molto positivo e lei ti conosce bene. Perché preoccuparsi troppo?"
Emmet alzò gli occhi al cielo. " Secondo me non sarà facile. Il desiderio sessuale per noi è potente… Per me la ragione scompare in quel momento … effettivamente c’è poco da pensare… " sentenziò quasi orgoglioso delle sue parole.
"Grazie Emmet, mi sei di grande aiuto"
Mm…forse non dovevo dirlo…
"Emmet voleva dire che devi prepararti… E’ vero che sono emozioni forti, ma non completamente ingestibili. Dipende se rimani consapevole di chi hai accanto… e se c’è una persona che può riuscirci, quella sei tu. Non ho mai conosciuto nessuno con un controllo come il tuo, simile a quello di Carlisle. Ma tu ha addirittura messo a tacere la sete verso la tua cantante"
Io l’avrei sicuramente uccisa…come ha fatto Emmet..
"Jasper, non voglio complimenti.."
"Non te ne stavo facendo, mi limitavo a dire le cose come le vedo. Se si trattasse di Emmet non avrei dubbi: lo sconsiglierei, perché ucciderebbe sicuramente la malcapitata.. Dubiterei anche di me, e di chiunque altro. Ma non dubito di te. Capisco la tua paura, ma non fartene dominare…".
Emmet lo guardò a bocca aperta, poi annuì.
Si..è probabile..io sono un bestione.. ma Edward…
"Si..certo.. è quello che penso anch’io…" disse Emmet sorridendo.
"Ma non credete che possa essere…spiacevole per un’umana? Il nostro corpo è così diverso.."
Anche questa volta fu Jasper ad avere la risposta pronta.
"E le ragazze di Denali dove le metti? Loro lo fanno normalmente con gli umani…a quanto ho capito. Se è piacevole per l’uomo, perché non dovrebbe esserlo anche per la donna? "
Certo che…per Bella credo sia..la prima volta…. , pensò Emmet.
Annuii. " Si… è così " a parte il fatto che ne ero felice, non sapevo se questo fosse un bene o un male…
"Magari quello è un problema… però credo che tu sappia come fare " disse continuando sul filo dei suoi pensieri.
"Che vuoi dire? "
"Che devi andarci piano. Ma piano piano parecchio. L’uomo non ne ha bisogno la prima volta, ma loro si. E con un vampiro poi… Tu sarai preso da miliardi di sensazioni diverse e vorrai sempre di più. Devi stare attento…"
"Mi rincuori …" mormorai sconsolato. Emmet aveva ragione.
Porc… non ne dico una giusta…
"Oh, ma dai! Andrà bene… tu non sei come me…" concluse facendomi l’occhiolino. Inizialmente non capii se la sua frase voleva essere un complimento o cosa.
Io sì che sono focoso…io l’ucciderei con la mia passione…
Capii. No. Non era proprio un complimento, dal suo punto di vista.
Quell’apprezzamento mi fece male, quasi come un’occhiata di Jane, tanto da tendere ogni muscolo in modo innaturale. Forse l’orgoglio ferito?
Avvolsi le braccia intorno alle gambe piegate e poggiai la testa sulle ginocchia. Non dovevo prendermela. In fondo neanche io mi conoscevo sotto questo punto di vista e Emmet poteva aver ragione, anche se ne dubitavo. Sentivo una tale forza crescere in me, un’energia prepotente che se non l’avessi lasciata andare credo che sarei presto esploso. Era questo che significava cedere alla passione? Sapevo che l’avrei scoperto molto presto. Con la mia Bella. Ma non potevo lasciare andare di colpo tutta l’energia che percepivo. Dovevo imparare a gestirla e a dosarla. Gestire il desiderio e dosare le mie forze…
Emmet l’ha messo KO… Edward, tutto bene?
Annuii senza parlare.
Sono una bestia… farei meglio a mordermi la lingua… secondo me ce la fa, è troppo innamorato…magari poi però gli piace meno…ma ce la fa… Che bestia…che gli dico ora?...
Mi girai verso Emmet, abbozzando un sorriso. Erano tutti e due preoccupati per me.
"Tutto bene ragazzi. Quindi per voi ce la posso fare… "
"Quando Alice ti dirà cosa vede sarai ancora più tranquillo ", concluse Jasper.
Alice che sbircia la luna di miele dei piccioncini? Fico… poi mi faccio raccontare..
"Non ti provare Emmet…", ringhiai. Un ringhio basso, cupo.
Emmet si alzò di colpo e si mise sulla difensiva. Cercava sempre una scusa per azzuffarsi con qualcuno e adesso aveva trovato un avversario degno della sua voglia di menare le mani. Ne avevo un grande bisogno. Dovevo scaricare la tensione che avevo accumulato.
Finalmente un bello scontro! La giornata inizia bene… però lui bara… ma forse ora non è concentrato..
Gli balzai davanti. Era inutile. Intuivo ogni mossa leggendola nella sua mente, avevo troppi vantaggi.
Dai Edward…fammi vedere chi sei… secondo me non ce la farai ad accontentare Bella…hai troppa paura!...
Scoprii i denti, sibilando. Emmet voleva farmi arrabbiare.
Se non sei capace dimmelo… ti insegno qualche mossa…o magari vengo io…
No. Non voleva farmi arrabbiare, voleva farmi infuriare.
Gli fui addosso e lo scaraventai lontano, ma improvviso un pensiero dolce mi bloccò.
Edward, Emmet …non voglio che lottino fra loro…
Esme. Era comparsa in veranda e guardava preoccupata verso di noi.
Mi tirai indietro e scossi la polvere dai pantaloni puliti.
Oh no….ecco che fa quello che vuole lei…
Gli tirai un amichevole pugno sulla spalla e ci mettemmo a ridere.
"Bestione…"
"Damerino…"
"Ma piantala..non sai nemmeno che vuol dire.. E poi non ne ho più voglia " Era vero. La brevissima lotta con Emmet era servita a placare almeno un po’ il mio nervosismo.
Spero gli sia servito… non possiamo dare molti consigli putroppo…
"Edward… comunque, fai quello che ti senti, tendendo conto principalmente di lei… E scusa il mio poco tatto", mormorò Emmet cercando di concludere la discussione senza farsi sentire da Esme.
Gli sorrisi.
Non era stato poi così difficile parlarne, anche se non era servito a molto.
Una cosa l’avevo capita. Che sarei potuto impazzire di piacere se non fossi stato attento e presente, ma che era possibile gestire le emozioni, come sapevo fare con la sete. Se avevo controllato il desiderio del sangue di Bella, perché non avrei dovuto saper incanalare il desiderio del suo corpo e rimanere lucido?
Il cellulare vibrò insistente nella mia tasca. Era lei.
Lessi il messaggio.
Una sola parola bastò per cancellare ogni residua traccia di tensione: “Arrivo”.
Ero veramente suo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** INTIMITA'. Il giorno si avvicina ***


INTIMITA’. Il giorno si avvicina.
Capitolo 4

Idiota, l'hai fatto scappare.
Emmet formulò un unico pensiero, con la fronte aggrottata e un ghigno sulla bocca mentre sfrecciava davanti a me tagliandomi la strada per seguire la scia dell'orso che avevo inutilmente braccato.
Malgrado la sete non riuscivo a concentrarmi come sempre e la caccia stava rischiando di finire con un nulla di fatto. Almeno per me.
Jasper e Carlisle stavano seguendo una pista più a nord, probabilmente un branco di alci ed io ero rimasto con Emmet, catturato dall'odore della sua preda preferita, il grizzly. Avevamo ingaggiato una gara il cui premio doveva essere lo sventurato animale ma, all'ultimo mi ero lasciato distrarre, o non so cosa e l'animale si era precipitato sotto ad un dirupo in preda al panico. La sua fuga sarebbe di certo stata breve, lo avrei atterrato in pochi secondi, ma Emmet aveva approfittato della disattenzione e aveva preso il mio posto nella caccia.
Annusai l'aria con disgusto. Nessun puma nei paraggi, o altro grosso felino. Presi la via lungo il fogliame intricato che portava alla cima del monte, lasciando Emmet alle prese con il suo orso. L'aria sibilava intorno a me, sembrava accarezzarmi la pelle, una sensazione che adoravo. La notte stava per finire e già si intravedeva il chiarore dell'alba nascere lungo la linea dell'orizzonte portando con sé l'inizio di un nuovo giorno. Sulla vetta mi fermai ad osservare il panorama. Era inutile, non riuscivo a cacciare. Sempre troppi pensieri. Troppi desideri.
Edward….
Mi voltai per individuare la presenza di Carlisle. Sentivo che si stava avvicinando attraverso il bosco ma fino a che non giunse nei pressi della radura dove mi trovavo non ne scorsi se non il pensiero, costantemente rivolto a me. Odiavo farlo preoccupare, ma sapevo anche che Carlisle amava prendersi cura di qualcuno e, sicuramente amava occuparsi di me.
Eccolo. Ci scambiammo uno sguardo attraverso l'oscurità che andava schiarendo. Vide la mia posizione eretta, priva di ogni velleità predatrice e mi si fece accanto.
"Tutto bene?".
Annuii.
"Non riesco a concentrarmi… e poi non ne ho davvero bisogno", commentai.
Mio padre mi osservò a lungo. "Qual è il problema?".
Sospirai. Carlisle mi conosceva bene.
"Forse sono un po' preoccupato per il matrimonio e …. tutto il resto. Non faccio che pensare a lei. Così non mi era mai successo, se non i primi giorni in cui l'ho conosciuta", gli dissi aprendomi del tutto. Con mio padre non avevo mai avuto problemi a parlare di qualsiasi cosa, almeno fino ad allora.
E' come pensavo, udii nella mia testa.
"Ovvio che non so quanto rispecchi la realtà. Tu sei così diverso da tutti, Edward…", mormorò osservando il cielo per poi tornare a rivolgermi l'attenzione. " Un po' per colpa mia, che ti ho trasmesso la via dell'astinenza dal sangue umano, un po' per come sei fatto, credo che tu abbia sviluppato e accresciuto al massimo un controllo quasi totale su te stesso. Controllare la sete equivale a controllare gli istinti primari, tra i quali c'è anche il desiderio sessuale. Probabilmente, quando ti è capitato di provarlo lo hai represso e messo sotto stretto controllo come la sete, perché anch'esso può generare in noi degli eccessi. Non è difficile da gestire, ma devi essere abituato a farlo. Devi essertene data la possibilità. L'hai mai fatto?".
No, di questo ero sicuro. Le parole di Carlisle mi risultarono più che vere.
"Tu pensi che io riesca a gestirlo?"
"Certo che si! Riuscirai sicuramente, ho fiducia in te Edward. Se c'è una persona che può farlo, questa sei tu."

Alzai le spalle, seguendo riflessioni interiori.
"Mi sento come in balia di venti fortissimi che mi scuotono fino nelle viscere. Non so ben spiegarti, ma è così. Lasciarmi andare a quelle…. sensazioni è fonte sì di gioia, ma anche di grande turbamento"."Ti capisco e lo immaginavo. Ma cosa ti spaventa di più?"
Sapevo su cosa stava riflettendo, tutto mi era chiaro e decisi di essere del tutto sincero con lui. Nei giorni passati avevo parlato dei miei problemi con Emmet e Jasper ma a Carlisle non avevo mai detto niente.
"E' come credi. Tutti lo sapete ormai da tempo. Bella si aspetta qualcosa da me ma io, io non so cosa aspettare da me stesso. Non lo so proprio. Emmet e Jasper hanno provato ad aiutarmi ma credo mi abbiano confuso ancora di più le idee. No, bè, una cosa l'ho capita… che non devo mai smettere di pensare."
Carlisle rise. Una risata argentina risuonò in quel piccolo spazio tra i grandi abeti. Alzai un sopracciglio, confuso.
"Scusami, non volevo ridere di te", disse tornando serio."Comprendo le tue paure".
"Sarebbe meglio riderci sopra ma io…non ci riesco. Dimmi, com'è per noi Carlisle? Emmet mi ha detto qualcosa ma di lui mi fido poco"
"Il sesso? Qualcosa di molto potente. Potente quasi come il desiderio del sangue umano".
Scossi la testa. "Bè, allora aveva ragione. Perché io non ne ho mai sentito il richiamo così forte prima di conoscere Bella?".
"Mm..me lo sono chiesto anch'io più di una volta in tutti questi anni e sono giunto ad una conclusione".
Lo guardai pendendo dalle sue labbra.
"Perché temi per lei. Perché ti senti diverso. Ci sono molti perché, molte risposte, molte possibili scelte ma non devi temerle".
"Ne ho ben motivo…"
"In questo la penso come Bella. Tu non vuoi farle del male e non glielo farai.  Lascia che ciò che provi esca da te, non lo imprigionare. Non fa parte della nostra natura…mostruosa, credimi. E' forte, si, è inebriante, è vero, ma non porta la morte, bensì l'unione. Specialmente se lo fai con la persona che ami".
Non riuscii a sorridere, anche se sapevo che aveva ragione.
"Ma se non so contenermi potrei comunque portare morte…. Non riesco a non pensarci…", dissi incapace di arrendermi del tutto alla sua visione ottimista. "Ho timore di liberare anche il mostro…".
Carlsisle mi sorrise, per niente scalfito dalle mie parole. I suoi pensieri erano tutti positivi.
"Edward, Edward… dovresti imparare a guardare a te stesso con un po' più di indulgenza a volte".
"Tu lo fai? Sei sempre così…".
"Attento? Certo, lo devo a tutti gli esseri umani che incontro ogni giorno. Ma questo non vuol dire che penso a me stesso come ad un mostro senza cuore. E non lo penso certamente di te, che sei la persona più bella che abbia conosciuto".
Le ultime parole di Carlisle mi strapparono un sorriso. Abbassai la testa. Si, lo sapevo. Lui credeva troppo in me.
"Sai che ho detto la verità", disse ancora con occhi sinceri e profondi.
Mi passai una mano tra i capelli. "Si, lo so, lo so…"
"Edward…".
"Va tutto bene. Ti ringrazio..".
"Sono felice per te, molto felice. Sono orgoglioso di mio figlio. Andrà tutto splendidamente..tu  lo meriti", mormorò abbracciandomi.
Lo strinsi forte. Odorava di buono, odorava di pace. Era l'unico odore che da sempre aveva avuto il potere di tranquillizzarmi, che aveva calmato i miei eccessi iniziali di vampiro, le inquietudini di un giovane in balia di istinti forti e pericolosi. L'odore di mio padre. Perché mio padre lo era davvero e non tanto per il fatto di avermi salvato la vita, trasformandomi in essere immortale, quanto per tutto quello che in seguito aveva fatto per me. Lui era sempre stato presente, sempre.
Una meteora attraversò il cielo in quell'istante ed alzammo gli occhi per osservarla.
"Bella…", mormorai a me stesso.
"Vuoi andare da lei?"
Scossi la testa. "Prima è meglio se caccio…".
Dopo un ultimo sguardo al cielo che stava facendosi sempre più chiaro, corremmo nel folto del bosco alla ricerca di una preda.
Rientrati a casa ci riavvolse immediatamente l'eccitazione che ferveva per l'imminente data del matrimonio. 
Mia madre e Alice correvano qua e là, chi per l'organizzazione della cerimonia, chi per la ristrutturazione del cottage. L'unica meno impegnata era Rosalie, che ci venne incontro incollandosi ad Emmet come ad un francobollo.
Mi feci una doccia. Il sole era già sorto e Alice aveva preannunciato una giornata priva di nuvole. Fantastico, proprio quello che ci voleva per placare il mio desiderio di lei. Non ero riuscito a farle visita durante la notte e avrei dovuto escogitare qualcosa. Mia sorella non voleva assolutamente che la portassi a casa nostra, per non rovinare la sorpresa, diceva, ma non potevo neanche comparire a casa Swan, purtroppo.
Entrai in camera mezzo nudo. Fortunatamente nessuno era nei paraggi, come la mia mente, tanto da scordarmi i vestiti da indossare.
Tre giorni. Mancavano solo tre giorni.
Sospirai, sedendomi sul bordo del letto. I capelli bagnati gocciolavano perle d'acqua lungo il collo, e seguivano la forma dei muscoli per finire assorbite  dall'asciugamano legato in vita. Le poche parole che avevo scambiato con Carlisle avevano avuto l'effetto di tranquillizzarmi a proposito delle paure che avevo, ma non quello di calmare l'eccitazione che si faceva sempre più intensa. Ogni giorno di più.
Fui distratto dalla mia immagine riflessa da una parte dei vetri delle grandi finestre della mia stanza. Rimandavano l'immagine di un giovane assorto, in una posa immobile, quasi una statua, ma i giochi di luce facevano si che la mia pelle non risultasse così bianca, ma riscaldata da un ocra chiaro, più naturale, quasi umano. Forse aveva ragione Carlisle quando diceva che Bella mi aveva irrimediabilmente cambiato e che in quel momento risultavo il più umano nella mia famiglia.
Continuai ad osservarmi.
Dall'immagine riflessa passai alle mani, mi toccai il collo. Il mio corpo non era massiccio come quello di Emmet, né estremamente muscoloso, ma privo di ogni difetto come quello di tutti i vampiri. Non avevo mai riflettuto così tanto come in quel periodo sul mio corpo. Bella lo adorava, lo sapevo, lo vedevo e non lo capivo. O meglio, lo capivo in parte. Ero bello, ad un occhio umano, ma non mi aveva mai detto cosa provava nel toccarmi, come mi sentiva. Come un pezzo di roccia? No, sapevo di non essere una pietra ma… ero diverso. Eppure le piacevo.
Passai la mano lungo tutto il braccio, facendo scorrere le dita sulla pelle come una carezza. Rabbrividii. Mi sentivo caldo, morbido… normale. Ma era relativo, Bella non poteva percepirmi nello stesso modo. Feci scendere la mano lungo il torace, fino a posarla sulle gambe piegate. Al pensiero delle sue dita che mi esploravano sussultai e una fitta mi colpì lo stomaco. Come avrei potuto resistere alle sue carezze senza assalirla? Chiusi gli occhi, lasciandomi andare all'indietro e piombando di schiena sul copriletto dorato.
No. Ci sarei riuscito.
Ma….anche se avessi saputo dosare le mie carezze, come avrei potuto darle piacere al momento giusto? Ero freddo e forse anche troppo…duro per lei.
Sorrisi a questo pensiero imbarazzante.
Mio Dio. Ero a preoccuparmi di una cosa che non vedevo l'ora si avverasse.
Mi sfiorai nuovamente la pancia con la punta delle dita. No, non era affatto una buona idea. L'immagine di Bella era troppo presente e l'eccitazione si stava imponendo troppo rapidamente per formulare qualsiasi pensiero potesse servirmi.
Ok. Avevo esagerato.
Mi alzai immediatamente cercando cosa indossare, slip, pantaloni, maglietta e camicia. Non sarebbe stata la prima volta che cedevo al piacere, ma non era qualcosa che amassi fare. Come aveva detto Carlisle ero molto controllato. Troppo. Ricordai il periodo in cui mi ero allontanato da lui e da Esme, gli anni della ribellione. Avevo ucciso, bevuto sangue umano, ma non ero mai stato del tutto fuori controllo. Mai.
Solo Bella aveva avuto quel potere su di me.
Mi piegai in due improvvisamente, inginocchiandomi sul pavimento. Pazzesco. Cosa avevo innescato? Delle ripetute ondate di eccitazione mi agitavano il corpo, concentrate nel basso ventre e resistere era un'impresa impossibile. Appoggiai le mani per terra, stringendo i denti e aspettando.
Scimmietta, non posso neppure pensarti, adesso?
Ecco, arrivava. Lasciare andare, dovevo lasciare andare quell'energia.
Strinsi le gambe, inutili altri gesti e un ringhio sordo mi squassò il torace, uscendo dalla gola.
Dio.
Libero.
Ansimai, prendendomi la testa tra le mani.
Come avrei resistito altri tre giorni?
Mi rivestii in fretta. Forse era meglio se quel giorno non l'avessi vista. No, ma cosa andavo pensando? Avevo bisogno di vederla, al diavolo il mio corpo inquieto e in ebollizione!
Mentre uscivo dal retro, intercettai i pensieri di Alice che mi stava cercando. Poco educatamente non mi feci trovare e mi precipitai su per il pendio del colle, dirigendomi verso la mia radura. La nostra radura. Avevo bisogno di stare da solo.
Il sole andava e veniva dietro le nubi, ancora basso sull'orizzonte. Era ancora molto presto.
Sentivo addosso le sensazioni di poco prima, anche se la tensione si era del tutto calmata. Mi distesi sull'erba fresca.
Stupido, Edward. Stare con lei è la gioia più grande che tu abbia mai provato in tutta l'esistenza, non lasciarti dominare da altri pensieri, né distrarre dalla passione. Tutto ciò avrà il suo corso, come la vita, come le cose del mondo cui, bene o male, appartieni.
Respirai a pieni polmoni l'aria fresca della mattina. Stormi di uccelli volteggiavano sopra di me, le piume brillanti, colpite dai primi raggi del sole.
Desideravo vederla, solo quello.
Improvvisamente mi tornò alla mente una cosa importante da fare, qualcosa che la riguardava da molto vicino. L'orologio segnava le sette e mezzo. Potevo provare. Cercai il numero e composi la chiamata.
"Pronto, Edward?", rispose subito la voce squillante.
"Seth, si, sono io, scusa se ti chiamo così presto".
"Fa niente, sono sveglio da un bel po'. Posso aiutarti?".
Poteva farlo? Speravo proprio di si.
"Lo spero. Dovresti fare una cosa per me, anzi, per Bella. So che lei ci tiene molto, ma non te lo chiederebbe mai… Così lo faccio io al suo posto. Puoi rintracciare Jacob e costringerlo a venire al matrimonio? Anche solo per una visita".
"Uao, Edward. Proprio tu me lo chiedi?"
"Si, proprio io, ti sembra strano?"
"Conoscendoti…no. Bè, non so, posso provarci"
"Mi faresti proprio un gran favore Seth"
"Si si, vedrai che lo convinciamo! Ma…sei davvero sicuro? No, perché Jake è un casinista quando vuole".
Sospirai. Certo che avrei preferito non ci fosse, ma ciò che Bella amava io non potevo odiare.
"E' il mio regalo"
"Ah, ok".
"Grazie Seth, ci conto"
"Edward?"
"Si?"
"Sei proprio una gran brava persona tu…".
Sorrisi nel riattaccare. Se avesse potuto leggermi nel pensiero non avrebbe avuto la stessa opinione di me. Lo facevo per lei. Soltanto per lei.
Se Jake fosse venuto ne sarebbe stata felice, si sarebbe sentita completa. Ed io volevo che fosse felice.
Intrecciai le braccia dietro la testa, ritornando a guardare il cielo. La telefonata con Seth mi avevo messo di buonumore e non intendevo farmelo guastare col pensiero di Jacob Black.
Potevano bastare già i problemi che avevo per conto mio e non volevo attardarmi su considerazioni pericolose per il mio fragile stato emotivo. E Jacob era una di queste.
Tornai a guardare il cellulare. Prima di venire via da casa le avevo mandato un messaggio in cui le dicevo dove ero diretto. Sapevo che non mi avrebbe raggiunto fin lassù, ma speravo mi dicesse di andarla a prendere vicino a casa, o che comunque avremmo trovato il modo di vederci.
Nessuna risposta. Ma era ancora presto.
Il sole si alzò nel cielo, fino a sfiorare le punte più alte dei grandi alberi nella parte bassa della radura. Gli insetti passeggiavano ignari su di me, immobile nell'erba. Avrei voluto che lei fosse lì. Perché non chiamava e non rispondeva al messaggio? Ormai sarà stata sveglia e in piena attività.
Forse stava facendo qualcosa che non voleva dirmi? Forse c'entrava Jacob?
Mm…no. E poi, se fosse stato così, non avrei dovuto comunque preoccuparmene.
Chiusi gli occhi. Il tempo solitamente per me passava veloce, anche se non ne ero mai stato veramente consapevole. Ma l'attesa si stava facendo snervante. Più dell'attesa, il non sapere dove fosse o cosa stesse facendo.
Ripensai a come ci eravamo lasciati il giorno precedente. Bella mi aveva rimproverato, è vero, diceva che ero troppo teso, mentre io le facevo notare che quella preoccupata era lei, piena di ansie per la cerimonia. Ma, effettivamente, io per una cosa, lei per un'altra, eravamo tutti e due molto nervosi.
Presi nuovamente il cellulare e la chiamai. Squillò a vuoto per diversi secondi. Poi riattaccai. Nessuna risposta. Che strano.
Il momento di solitudine era finito, poteva bastare. Dovevo vederla.
Mi alzai in fretta, intenzionato a scendere a valle e presi velocemente la via del ritorno. Ma non feci che pochi passi, relativamente alla mia velocità, quando captai odore di sangue umano. Mi bloccai ai limiti della radura, in difesa. Qualcuno stava forse salendo per il sentiero? Dietro un albero, rimasi in ascolto del rumore dei passi che ancora non udivo. Poi, ecco, iniziai a distinguere i battiti di un cuore, un suono che aveva qualcosa di familiare. Poi mi colpì quel aroma delizioso che stuzzicò la mia sete e mi illuminò in un sorriso. Bella. Era lei.
Feci appena in tempo a realizzare l'idea che me la vidi comparire in fondo all'ultima discesa che portava alla radura, seminascosta nell'abetia. Affannata e rossa dalla salita, gli occhi bassi, fissi sul terreno, non si ero accorta che la stavo osservando.
Bella.
Fui improvvisamente sommerso da un mare di dolcezza. Ma non le andai incontro, non volevo spaventarla né cedere a quella forte emozione. Mi sedetti sul ciglio del sentiero, in modo molto visibile, attendendo pazientemente che si accorgesse di me. Una curva, pochi alberi frammezzo ed eccola. Alzò gli occhi e mi vide. Sorrise, accelerò il passo. Le risparmiai gli ultimi metri e la presi fra le braccia. Finalmente.
"Edward…", mi strinse forte.
"Che ci fai qui? Perché non mi hai risposto?"
I suoi occhi brillarono. "Volevo farti una sorpresa. Ho visto il tuo messaggio…".
"E se fossi già venuto via?"
"Mm…ci avresti messo poco a ritornare…"
"Già..- mormorai con il viso fra i suoi capelli-…avevo proprio bisogno di vederti"
"Ed io di fare una passeggiata in montagna"
La guardai confuso.
"Scemo. Se la montagna non va da Maometto…"
Risi. Che stupido.
La sollevai da terra stringendola delicatamente per la vita e lei mi cinse il collo con le braccia, baciandomi cautamente sulle labbra.
"Torniamo nella radura?"
Ci sedemmo nella parte più assolata del prato e la feci stendere sulla mia felpa, dato che l'erba era ancora umida dalla rugiada della notte. Poi l'abbracciai, odorando la sua pelle, il naso affondato tra il collo e la spalla.
"Tutto bene?", chiese dopo un po'.
Annuii senza muovermi.
"Edward? Se continui non rispondo di me…".
Mi aprii in un sorriso. "Ti basta così poco?".
"Tu non ti rendi conto…"
"Neanche tu…", replicai ridacchiando. Capivo cosa voleva dire ma non poteva mettere sullo stesso piano il mio il folle desiderio e il suo.
Mi prese il viso tra le mani. "No, sul serio, stai bene?".
"Perché?", chiesi senza capire.
"Alice mi ha detto di averti visto strano".
"In visione?"
"No, questa mattina. Cos'è successo a caccia?".
A mia sorella non sfuggiva proprio niente. Doveva avermi visto scappare da casa senza salutare nessuno. Sospirai. Che potevo dirle? Che morivo dal desiderio di averla? Che il mio corpo stava esplodendo?
"Bè, no a caccia non è successo niente, tutto normale. Avevo bisogno di stare un po' da solo…".
"Oh, allora ti ho disturbato…".
"Era riferito alla mia famiglia. A volte sanno essere un po' ingombranti", precisai, dicendo però una mezza verità."Non vedevo l'ora di stare con te…"
"Mm…anch'io a dir la verità". Intrecciò le mani nei miei capelli, guardandomi fisso negli occhi. "In questi giorni non sono tranquilla fino a che non ti vedo…"
"Solo in questi giorni?"
"Bè, in questi giorni di più… Ti amo"
Le carezzai una guancia con il dorso delle dita. Si stava già colorando di rosso.
"Ti amo anch'io…"
"E?"
Abbassai la testa. Era perspicace. Feci un mezzo sorriso, quello che le piaceva tanto.
"Lo sai bene. Non farmici pensare"
Alzò gli occhi al cielo lasciandosi cadere sulla felpa, una mano nella mia.
"Non puoi darmi nessuna indicazione su dove andremo? Alice vuole farmi anche la valigia…..sembra che io non possa più fare niente da sola.. Ma è questo che vuol dire entrare nella tua famiglia?".
Risi del suo tono un po' scocciato e mi distesi accanto a lei.
"Un po'…..si, purtroppo per te. La tirannia di mia sorella Alice è totale per quanto riguarda moda, viaggi e roba simile. Poi per il resto, bè, ci conosci…"
"E il nostro viaggio?"
"Eh no, di questo non ti dirò niente. E' una sorpresa".
"Non mi piacciono le sorprese….", disse piagnucolando.
"Questa ti piacerà…", mormorai avvicinandomi alle labbra per baciarla. Rapidamente le sue mani scesero dalle spalle verso i fianchi e si aggrapparono alla camicia, sfilandola dai pantaloni. Poi si mossero calde e titubanti sulla mia schiena nuda. Gemetti, appeso ad un filo di controllo.
"Bella…", sussurrai con voce roca, dedicandomi a piccoli baci sul collo e sulle spalle. Staccai una mano da terra e la posai sui suoi fianchi, carezzandoli, insicuro. Sentivo aumentare il fuoco che mi bruciava, ma la mente era ancora ben consapevole di cosa stava facendo e azzardai un gesto ancora più audace, dai fianchi alla coscia, poi la presi da dietro sollevandola un po' verso di me, che le stavo sopra, sostenuto dall'altro braccio, fino a fare aderire il suo corpo al mio. Potente. Un calore impressionante sembrò ustionarmi anche attraverso i tessuti che cui separavano.
Bella si aggrappò forte al collo e alla mia bocca. Quel momento sembrò non finire mai. Non volevo che finisse. Ma l'eccitazione cresceva, qualcosa dentro di me esultava e non potevo premettermelo. Sospirai, riportandola delicatamente a terra.
Premette la faccia sul mio petto, rossa in viso. Aveva capito.
Mi ci volle qualche minuto prima di potermi del tutto staccare da lei e rimettermi a sedere.
"Edward…", disse dopo molto silenzio. "Passerà molto tempo prima di poter tornare qui, vero?".
La radura. Vero. Mancava così poco che non avremmo più avuto modo di farlo e poi… poi saremmo partiti e dopodichè sarebbe stato ancora più difficile poterci tornare.
"Probabile..", risposi alzando le spalle.
"Bè, peccato… sono affezionata a questo posto. E' qualcosa che mi mancherà".
Mi voltai per guardarla bene in viso.
"Bella, amore, spero di non farti mai mancare niente. Spero, voglio che tu sia…felice con me..", dissi in preda ad una strana emozione.
Sorrise abbassando un po' gli occhi. "Quando dico che una cosa mi mancherà non è che un modo di dire…. Io voglio stare con te, dove.. non è importante.."
"E la tua casa? Non ti mancherà?".
"Dovunque tu sia. Quella sarà la mia casa".
Ebbi la sensazione dello scorrere di una lacrima lungo il viso, uscita dall'angolo dell'occhio. Invece era il suo dito.
Curioso. Era già una parte di me.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=830766