Intimità di spilletta (/viewuser.php?uid=92780)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intimità ***
Capitolo 2: *** Intimità. Nuove sensazioni ***
Capitolo 3: *** Intimità. Pensieri ***
Capitolo 4: *** INTIMITA'. Il giorno si avvicina ***
Capitolo 1 *** Intimità ***
INTIMITA'
Tre settimane.
Mancavano poco meno di tre settimane al matrimonio. Il tempo era volato, veloce e leggero, accompagnato da una sensazione di pienezza che non mi lasciava un istante. Nel vedere Bella che rinasceva, dopo il taglio netto che aveva dovuto dare alla sua strana relazione con Jacob, avevo permesso alle preoccupazioni di staccarsi da me, come una vecchia pelle da cambiare e gioivo nel sentirmi felice come mai avevo fatto. Forse un po’ baravo, Bella non poteva essere contenta di aver perso un’importante parte di sé come era Jacob Black, ma sapevo anche che lei dipendeva dalle mie emozioni, come io dalle sue, e non volevo aggiungere amarezza ad altra amarezza. Dopotutto aveva scelto me e di questo non potevo che gioire.
Stavo fuggendo da Alice e dai suoi preparativi per il grande evento e per un giorno, un giorno soltanto, avrei portato via anche Bella, come mi aveva pregato insistentemente durante la settimana precedente. Soltanto io e te, aveva detto. Io e lei. Di questo ero un po’ preoccupato, perché il fatto di rimanere completamente soli dava sfogo ad ogni mia fantasia ed il desiderio che catturava entrambe non faceva che acuirsi e dilatarsi in modo spropositato. Ne ero spaventato. Bella invece sembrava non curarsi affatto dell’aspetto pericoloso della nostra vicinanza e questo non mi aiutava affatto. O forse si?
Non era stato difficile convincere Charlie, che aveva soltanto grugnito un malinconico “divertitevi”, senza replicare. Dopotutto fra poco saremmo stati marito e moglie e non aveva appigli per rifiutare a Bella una giornata con il suo futuro sposo.
Respirai a fondo mentre parcheggiavo la macchina nel vialetto di casa Swan. Mi sentivo nervoso, con i sensi all’erta e attento ad ogni cambiamento fino all’inverosimile, come se ci fosse qualcosa di pericoloso in giro. Ma tutto era tranquillo e non avevo motivo di preoccuparmi di altro se non della frenesia di Alice e del malumore di Charlie che mi avrebbe aperto la porta di lì a pochi minuti.
Chissà da dove veniva tutta quell’ansia?
Ecco il capo Swan venire ad aprire la porta, rimuginando pensieri poco carini nei miei confronti. Gli sorrisi apertamente. Charlie rifletteva spesso sull’idea che io fossi probabilmente la persona giusta per Bella, quindi, anche se il suo carattere non gli permetteva di dimostrarlo, sapevo che mi aveva accettato in famiglia e non avrei fatto niente per contrariarlo o dargli un dolore. In fondo stavo per portargli via, in tutti i sensi, la sua unica figlia e mi tormentavo non poco già da solo per tutto quello che la decisione di Bella avrebbe comportato.
Entrai nel soggiorno. Bella scese così velocemente le scale che temetti di doverla riprendere al volo, ma fortunatamente atterrò diritta fra le mie braccia ansiose e la strinsi a me. Finalmente. Quella notte ero stato a caccia e mi era mancata molto. Moltissimo a dire il vero.
“Buongiorno…”
“Giorno… buona caccia?”chiese a bassa voce, alzandosi in punta di piedi per ricevere il mio bacio sulle labbra. Profumava di bagnoschiuma.
“Mmm.. come sempre e tu? Non hai dormito meglio stanotte…“, dissi vedendola assonnata.
“Meglio non direi… – poi si alzò di nuovo per parlarmi vicino all’orecchio, come se ne avessi bisogno- Quando sono sola faccio strani sogni…”.
Non concluse la frase perché Charlie ricomparve in soggiorno guardandoci di sbieco.
“Bè, dove siete diretti?” chiese con apparente noncuranza.
“Pensavo a Blue Lake “ risposi guardando Bella per vedere la sua reazione. Aveva lasciato a me la decisione della meta della giornata e non sapevo se le sarebbe piaciuto.
<< Blue Lake? Ma non è un po’ isolato? >>
I pensieri di Charlie erano alquanto chiari e se avessi potuto sarei arrossito.
<< Bè, ci fermiamo nella zona della pesca, nelle vicinanze dell’albergo, pensavo. Lì ci va diversa gente in questa stagione >>, mi affrettai a precisare per mitigare la preoccupazione che avevo visto in lui.
Charlie aprì la bocca per replicare ma fu zittito da Bella, che dette un taglio alla conversazione mentre mi prendeva per mano avviandosi verso la porta.
<< Dai papà, falla finita. Ci vai spesso anche tu, è un bel posto, no? >>
Sorrisi. Charlie non era del tutto convinto ma aveva capito che sarebbe stato inutile replicare. Così sul suo saluto mi lasciai condurre velocemente fuori di casa ed entrammo in macchina.
<< Uff…libera..>>, disse stirandosi braccia e gambe.
Ridacchiai senza commentare. Bella mi guardò di traverso mentre mettevo in moto e lentamente uscivo dal parcheggio.
<< Pensava quello che sto pensando io? >> Chiese, curiosa.
<< Non so quello che stai pensando tu … ma quello che pensava Charlie l’ho visto molto bene..>> replicai con un gioco di parole. << Lui non lo sa che non ha niente da temere in questo senso >>, conclusi.
Fece un timido sorriso ma non disse niente. Sul momento mi sembrò strano ma smisi in fretta di pensarci per la felicità di sapere che saremmo stati insieme tutta una giornata. Non volevo rovinarmela per nessun motivo al mondo.
Arrivammo nella zona del lago in meno di mezzora e fermai la macchina vicino all’albergo. Il parcheggio era pieno di vetture.
<< Ma rimaniamo davvero qui? >>, disse dispiaciuta facendo il broncio. Era adorabile quando mi guardava così ed io amavo quando il suo disappunto si trasformava in gioia. Infatti le feci l’occhiolino, accondiscendente.
<< Bè..ho dovuto mentire a tuo padre, non ti dispiace, vero? Più su c’è un altro lago, piccolo, dove non va mai nessuno. Il posto è adorabile… volevo andare lì, se per te va bene.. >>.
Il suo sorriso si illuminò. Desideravo stare solo con lei in un posto dove avrei potuto essere me stesso il più possibile. Capii che anche Bella lo desiderava.
Inoltre sapevo che il sole si sarebbe fatto vedere presto e non era il caso che ci fossero in giro sguardi indiscreti.
Lasciammo la macchina dov’era e ci avviammo a piedi. Fino a che non ci fummo allontanati abbastanza dal sentiero lasciai che Bella camminasse con le sue gambe, poi la presi sulle spalle e la portai velocemente su per il pendio della montagna, fino al laghetto.
Davanti a noi lo spettacolo era meraviglioso. La superficie rifletteva i pochi raggi del sole e specchiava le cime delle montagne che lo sovrastavano. Dalla parte opposta una terrazza naturale si apriva su di un grandioso panorama e sugli altri lati eravamo circondati da un bosco fitto, a parte la zona dove eravamo, un piccolo prato che terminava diritto nelle fredde acque del lago.
Distesi una coperta nella zona più assolata e mi ci sedetti, mentre Bella, rapita dalla bellezza del luogo non faceva altro che guardarsi intorno.
<< Non ero mai venuta qui. Perché non mi ci hai mai portata? >>
<< Mm.. il tempo non è stato molto.. L’ho scoperto alla fine della scorsa estate, volevo portartici per il tuo compleanno, poi non c’è stato modo di..>>, dissi lanciandole uno sguardo preoccupato << e quest’anno per noi l’estate inizia ora. Con gli esami e Victoria…prima non era possibile >>.
<< Già..>>, assentì sedendosi accanto a me. << E’ perfetto >>.
<< Perfetto per cosa? >>
Bella arrossì e distolse lo sguardo. Cosa aveva voluto dire?
<< Alice ti sta facendo impazzire con i preparativi, eh? >> chiesi per cambiare argomento. A volte non sapere quello che pensava era davvero frustrante, anche perché era sempre talmente imprevedibile che mi rimaneva difficile capire le sue mosse, pur conoscendola molto bene. Anche se, a dire il vero, avevo fatto molti progressi negli ultimi tempi.
Alzò le spalle. << Un po’…ma il più lo fa lei. D’altra parte..le ho data carta bianca, quindi..>>.
<< Quindi? >>
<< Quindi mi va bene tutto >>.
<< Proprio tutto? Non devi temere di darle un dispiacere se..>>
Mi zittì mettendomi un dito sulla bocca. Era caldo come un tizzone ardente e temetti che le mie labbra andassero a fuoco.
<< Smettila…te l’ho già detto, va bene così. Io mi fido di Alice e poi…non è così importante >>.
Senza volerlo persi il sorriso. Non ero ancora riuscito a capire se la sua repulsione per il matrimonio era reale o se era soltanto dettata dalla paura. Mi sentii, nuovamente e irragionevolmente, rifiutato. Ma non avevo il diritto di provare quelle emozioni, perché mi dicevo che contava solo quello che voleva lei. E lei voleva me, anche con il matrimonio e tutto il resto.
<< Ehi..tutto bene? Ti ho fatto diventare triste…>>, disse guardandomi bene in faccia, preoccupata.
Scossi la testa. << No, no, tutto bene scusa >>
<< Cosa c’è? >>
<< Bella…lo so che te l’ho già detto ma io... io non voglio costringerti a sposarmi, se non vuoi. Il matrimonio dovrebbe essere una cosa che si aspetta con gioia… sei davvero sicura?>>
Mi prese per le spalle e mi costrinse a sdraiarmi. Era sopra di me e il suo profumo mi avvolgeva come una coperta calda. La sua mano indugiava sul mio viso.
<< Che sciocco che sei…Quante volte devo dirtelo, certo che sono sicura. Non devi far caso alle mie ansie..sai come sono. Io voglio sposarti. Con tutto il cuore, se sposarti significa dimostrarti che ti amo al di sopra di tutto. Più che altro voglio essere tua. Tutta tua e in ogni modo possibile. Ti basta questo come rassicurazione? >>
Un’emozione violenta mi colpì improvvisa allo stomaco e le presi il volto tra le mani, immobilizzandolo.
<< Ti amo così tanto…lo sento in ogni parte di me >>, le mormorai prima di baciarla.
Il contatto con la sua bocca mi provocò come sempre miriadi di sensazioni diverse e il mio corpo reagì irrigidendosi immediatamente; impaurito fui costretto subito ad allontanare la fonte del mio piacere. Troppo presto; anzi, ultimamente sempre prima, come se avvertissi a pelle il pericolo che si nascondeva dietro il desiderio di lei che cresceva ogni giorno di più. Inoltre, pensare a quello che avrei tentato di fare, su sua richiesta, non appena sposati non mi aiutava a rilassarmi ma faceva aumentare ancora di più la preoccupazione su ciò che sarebbe potuto accadere.
<< Edward…>>, mormorò dispiaciuta.
La feci rotolare di fianco, accanto a me; non riuscivo a sentirmela così vicino, così a contatto, o meglio, avevo una paura pazzesca perché desideravo troppo quel contatto per me proibito. In fondo, non eravamo mai andati al di là di un semplice bacio e di qualche abbraccio e cambiare abitudini mi spaventava, non sapendo come il mio corpo avrebbe reagito a qualcosa di più ravvicinato ed eccitante.
Rimanemmo per un po’ distesi a guardare il cielo. Bella si stupiva sempre quando osservava la mia pelle esposta al sole e anche in quel momento se ne stava persa nella contemplazione del mio viso che brillava.
<< Non mi abituerò mai alla tua bellezza…>>.
<< E’ tutta colpa della luce..>>, mormorai scherzandoci su.
Sorrise e iniziò lentamente a far scorrere le dita sul mio braccio, fermandosi ogni qual volta i miei occhi si chiudevano o quando percepiva una mia difficoltà. L’adoravo quando si occupava in quel modo di me, attenta alle mie reazioni, troppo spesso esagerate. Esagerate per gli umani, s’intende. Il problema maggiore era che io non conoscevo neanche quale dovessero essere le mie reazioni normali da vampiro, in fatto di sesso, tanto che avrei dovuto fare le cose con così tanta calma e cautela che avrei fatto meglio, probabilmente, a concedermi qualche passo in più per prepararmi. Ma continuavo a rigettare questa ipotesi, non sapendo bene come spiegare a Bella tutto quello che provavo.
Ma cosa fare? Tutto in me arrivava in modo tremendamente più forte e dirompente, ogni sensazione, ogni emozione, qualsiasi tocco e carezza che ricevevo erano decine e decine di volte amplificati rispetto a ciò che anche lei poteva provare. Questo lo sapevo perché ero un acuto osservatore, ma anche perché ne avevo parlato con i miei fratelli, che avevano avuto modo di confrontare la stessa cosa avendola vissuta da uomini e da vampiri.
Bella continuava a torturami con le sue dita. Una tortura deliziosa. Arrivò fino alla fine del braccio, dove iniziava la camicia, mi guardò di sottecchi poi infilò la mano sotto la stoffa, sfiorando la spalla. Rabbrividii. Il suo tocco leggero mi arrivò fin dentro le ossa e mi sentii come percorso da una forte scarica elettrica.
Le presi la mano dolcemente.
<< Bella…>>, sussurrai ad occhi chiusi, per farle capire di fermarsi.
Senza dire niente, approfittò della mia mano nella sua per portarsela al viso e avvicinò le mie dita alle sue labbra, baciandole una ad una. Aprii gli occhi sorpreso. Non lo aveva mai fatto.
Le sue guance erano colorate di rosso acceso ed evitava il mio sguardo, persa anche lei in chissà quali sensazioni. Avrei voluto tanto carezzarla, ma non sapevo dove sarei potuto arrivare prima di non riuscire più a fermarmi. Non era il caso di rischiare, avevamo deciso, anzi, era stata Bella a decidere, quando io avevo provato a rinunciare alle mie pretese.
Il mio dito indice scivolò ignaro nella sua bocca e non riuscii a trattenere un gemito. Stupore? Desiderio? Tant’è che Bella spalancò gli occhi, lasciandomi subito la mano.
<< Scusa…>>, mormorò dispiaciuta.
Cercai di sorriderle, ancora confuso e dissi a me stesso che poteva essere il momento giusto per farle capire come mi sentivo. No, forse era meglio di no.
Le sfiorai il volto con una carezza, incerto. Dovevo cambiare discorso.
<< Ti va di fare un giro? Potremmo salire sull’albero più alto… >>
<< Mmm… meglio di no…se mi faccio male Alice mi ammazza >>.
Risi. Non era probabile che si facesse male insieme a me, ma Bella era talmente sbadata che effettivamente neanche io potevo controllare ogni suo movimento.
<< Hai fame, vuoi mangiare? >>
Scosse la testa. << No. Voglio solo stare qui distesa con te… chiedo troppo? >>
A questa semplice richiesta mi si allargò il cuore e la presi nuovamente tra le braccia. Il suo cuore batteva forte ma regolare e immaginai si stesse rilassando. Meglio così.
<< Hai freddo? >>
<< Edward…la vuoi piantare di preoccuparti per me? Sto benissimo. Con questo sole poi…tu sei l’antidoto perfetto all’afa…>>, disse sicura di sé e le sue parole accesero un’idea nella mia mente. Pensavo da tempo a dove saremmo potuti andare per la luna di miele ma non era facile trovare il posto adatto ad una coppia come la nostra. La frase di Bella mi fece ricordare che conoscevo invece il luogo ideale dove né folla, né freddo, né altro avrebbero potuto intromettersi tra noi. Dovevo solo ricordarmi di parlarne con Carlisle ed Esme.
<< Che pensi? >> chiese vedendomi assorto.
<< Mmm…ad una sorpresa che ora non posso dirti… >>.
<< Immagino che sia per il..matrimonio..>>
<< Indovinato, quasi..- non resistetti e conclusi la frase - Per la luna di miele..>>.
<< Aah..>>, sussurrò arrossendo un poco. << Immagino che non saprò niente fino a che non saremo arrivati..>>.
Le feci un grande sorriso, pregustando l’idea che avevo avuto e che non era niente male.
<< Indovinato >>, le risposi stringendola un po’ di più a me.
Bella si sciolse dal mio abbraccio e si alzò, mettendosi a sedere con le gambe incrociate. Non mi guardava negli occhi ma mi sfiorava lentamente il braccio con le dita. Sembrava…imbarazzata.
<< Senti…a proposito..>>.
<< Dimmi >>.
La sua mano iniziò a giocare con i bottoni della mia camicia e ogni volta che le dita sfioravano la pelle, pur attraverso la stoffa, riuscivo a malapena a concentrarmi su di lei. Mi sentivo totalmente in balia di desideri potenti che mi scuotevano dentro e mi dilaniavano nell’incertezza.
Un bottone si aprì e scoprii improvviso il piacere della sua mano bollente sulla mia pelle nuda. La fermai di nuovo, ma Bella mi guardò seria, concentrata, quasi determinata a non darmela vinta. Che voleva fare?
<< Lasciami la mano, per favore…>>, disse in un sussurro, ma con voce ferma.
<< Pensavo che fossimo d’accordo…non mi sembra il caso..>>, risposi anch’io seriamente.
<< Non preoccuparti… non è come pensi… è solo che, credo che..>>
<< Credi che? >> La incoraggiai, sentendola incespicare nelle parole.
<< Che, insomma… non pensi che dovremmo conoscerci meglio in quel senso? Non sarebbe più facile, per te, se provassimo qualche…ehm.. mossa? >>
Qualche mossa? Questa Bella mi era totalmente sconosciuta e rimasi per un attimo a bocca aperta, meditando le sue parole. Effettivamente, ci avevo appena pensato. Ma sentirlo dire da lei faceva tutto un altro effetto. Conoscerla meglio…. E’ vero, conoscevo il suo cuore, la sua mente, anche se i pensieri mi restavano oscuri sapevo come era fatta e potevo prevedere, a volte, cosa avrebbe detto; conoscevo i suoi modi di fare, i suoi gusti, ciò che le faceva piacere e ciò che odiava ma…. non conoscevo il suo corpo. E questo non mi avrebbe aiutato per ciò che avevo promesso di fare. Per fare l’amore con lei.
<< Bella…>>, mormorai insicuro. Non sapevo cosa dirle.
<< Non hai sempre fatto così con me? Un po’ alla volta…. Se ci abituassimo ad una maggiore…intimità…potresti provarti, conoscere le tue reazioni..no? >>
<< Ma.. >>, cosa potevo obbiettare sapendo che aveva ragione? Ero soltanto molto spaventato. Molto, molto spaventato.
<< So che per voi è tutto più…forte. Aiutami a capire… aiutami a conoscerti >>.
Sospirai. Stavo per capitolare ancora. Lottavo sempre per impedire a certi desideri di prendere il sopravvento sulla ragione ma in verità, volevo con tutto me stesso lasciarmi andare. Lasciarmi andare almeno un po’. Ma…avrei saputo controllarmi pur nel sopraggiungere del piacere?
Le lasciai la mano.
<< Dimmi la verità…ne hai parlato con Alice? >>
<< Bè… in effetti si… ma l’idea è venuta a me. Ti scoccia che l’abbia fatto? >>
<< No, no, Alice in fondo vede tutto… chissà se…>>, dissi a me stesso, immaginando che mia sorella avrebbe forse potuto vedere come sarebbe andata tra noi. Ma non avrei mai osato chiederle di fare una cosa simile.
<< Lei ha detto che avevo ragione e che sarebbe stato meglio fare le cose per.. gradi… >>.
Mi alzai anch’io a sedere e le sfiorai il volto con una carezza.
<< Cosa intendi..per gradi? Cosa vorresti fare? >>
Arrossì violentemente.
<< Non so..vediamo…impariamo >>.
La guardai negli occhi. Il suo sguardo non era di supplica bensì ci lessi un fermo proposito e un insostenibile desiderio. Chissà cosa leggeva lei nel mio? I miei occhi dovevano essere neri come la pece, era come se il cuore che non avevo pompasse più sangue nelle vene e sentii un leggero formicolio alle dita, mentre l’accarezzavo.
Ok. Decisi che valeva la pena provare.
Le presi il volto tra le mani e la baciai. Non appena approfondii il bacio la mia mente si offuscò, rapita dal sapore della sua bocca, che non bruciava più in gola come i primi tempi, ma accendeva un altro tipo di fuoco in tutto il mio corpo. Era difficile. Bella non si muoveva, non si faceva avanti ma sembrava pazientare e aspettare le mie mosse. Aveva capito. Mi sbottonai la camicia con un gesto rapido e le misi le mani sulle mie spalle, invitandola a togliermela. Mi sarei fatto accarezzare, potevo riuscirci. Era questo che lei voleva, ed anch’io.
Un gemito roco mi uscì di bocca quando mise le palme calde a contatto col mio petto e mi lasciai spingere verso terra quasi privo di forze. Aprii gli occhi. Bella mi guardava con una strana espressione, ma non riuscii a chiederle niente, privo di voce. Iniziò a percorrermi lentamente, titubante, prima con due dita, poi con la mano aperta. Cercavo di resistere alla tentazione di afferrarla e lasciare che il mostro che era in me prendesse il sopravvento. Era un mostro pieno di desiderio, un desiderio duplice, un desiderio pericoloso. Provai a mettere a tacere la sete che si era improvvisamente scatenata in me, prepotente. Perché si era risvegliata?
<< Fermati..fermati ti prego >>, la supplicai.
Bella si allontanò e mi osservò dispiaciuta.
<< Non va... bene? >>
Scossi la testa, incapace di parlare. Dovevo riuscirci. Volevo riuscirci.
Respirai aria pulita, cercando di rilassarmi. Poi le ripresi la mano e cominciai a guidarla sul mio corpo, dal collo alle spalle fino a giungere al torace. Se ero io a muoverle la mano mi sentivo più tranquillo. Il mostro era di nuovo sparito e la sete sembrava un brutto ricordo. Era passata.
Avvicinò il viso e mi baciò dolcemente sulle labbra. Il suo profumo adesso sembrava innocuo, almeno per la parte meno nobile di me, anche se mi stava procurando un piacere indescrivibile, piacere che aumentò quando si spinse a baciarmi ovunque, le guance, la fronte, il naso, la mascella. Sapevo che avrebbero dovuto essere gesti abbastanza innocui ma per me erano piccole esplosioni nucleari che non sapevo come descriverle.
<< Bella… aspetta … >>, rantolai, senza ritegno.
Mi guardò con quei suoi occhi profondi, sorridendo. Sembrava estasiata e non volli fare niente per toglierle quel sorriso. Annuii, quasi ad incoraggiarla.
<< Chiudi gli occhi >>, disse e si avvicinò di nuovo, sfiorandomi con un bacio la base del collo. A quel punto reagii d’impulso e afferrandola fui sopra di lei, mentre la baciavo in un modo che non avevo mai fatto. Quando la mente si ricollegò col corpo mi staccai immediatamente e la guardai con rimprovero. Ma lei non aveva fatto niente di male…. dovevo solo rifarmela con me.
<< Scusa… ma non devi… non posso più di così... Ti ho fatto…male? >>
<< Ma no! Che è successo di sbagliato? >>
Mi misi a sedere raggomitolandomi e afferrando le gambe piegate con le braccia.
<< Niente… è solo che devo andarci piano >>.
Non rispose, forse aspettando che continuassi a parlare. Anche il suo respiro era agitato e mi impediva di rilassarmi e di smaltire l’enorme desiderio che mi aveva confuso i sensi.
<< Hai ragione tu… però devo fare le cose con calma- mi girai a guardarla- Non so descriverti ciò che provo, è così forte… ogni tocco, ogni bacio che mi dai mi sconquassa dentro... Ogni volta che mi sfiori è come se arrivassi fino al centro del mio corpo, come se facessi vibrare una corda tesa fino allo spasimo… Tu sei l’archetto che fa cantare il mio corpo. Non so come spiegartelo…mi capisci? >>
<< Si…e non ho intenzione di forzarti, non voglio farti star male. Faremo con calma… come vuoi tu >>, rispose carezzandomi la schiena. Aprii le braccia e l’accolsi e la cullai, troppo felice di essere riuscito a spiegarle in poche parole tutto quello che la sua vicinanza faceva nascere in me.
<< Era questo che volevi fare oggi? Per questo motivo volevi stare sola con me? >>
<< Mm…anche per questo..>>.
<< Ecco perché ero nervoso…me lo sentivo..>>, ridacchiai.
<< E’ stato così…brutto? >>
Le carezzai i capelli. << E’ stato terribile… >>, dissi serio, scherzando… ovviamente.<< Sei una piccola tentatrice, un’adorabile tentatrice…>>.
<< Si… ma spero di tentarti nel modo giusto..>>
<< Non sai quanto sei brava >>, le risposi. No, sicuramente non se ne rendeva conto.
Sfiorò con le labbra la mia spalla, facendo lentamente risalire poi la bocca fino al collo.
<< Non vuoi..toccarmi? >>
Rabbrividii. No, era troppo.
<< Non credo sia una buona idea… il problema sono io, non tu..>>.
Stette un attimo sovrappensiero, soppesando le mie parole, poi strinse gli occhi annuendo.
<< Ok >>
<< Ok? Cedi così facilmente? >>
<< Bè…hai ragione.. Io non ho il tuo controllo >>.
Risi.
Quel giorno la mia camicia rimase sul prato fino a che il sole non calò dietro le montagne. |
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Capitolo 2 *** Intimità. Nuove sensazioni ***
Ho modificato la one-shot iniziale
perchè mi è venuta l'spirazione per altri brevi
capitoli.
Spero vi piaceranno. Buona lettura.
INTIMITA’.
Nuove sensazioni
Capitolo 2
-Edward, per favore, potresti venire?-
La voce di Esme mi bloccò quasi sulla porta di casa e,
riluttante, mi fermai con un sospiro.
-Edward?-, incalzò mia madre, unendo alla voce un pensiero
ben definito e inequivocabile. Aveva bisogno di me.
Tornai indietro richiudendo la porta e augurandomi di fare
in fretta. Bella mi stava aspettando e quella sera sarebbe stata una
sera speciale.
Seguii voce e pensieri e mi ritrovai nello studio che Esme
utilizzava per i suoi progetti. La trovai seduta davanti al PC, sul
grande
tavolo centrale erano sparsi disegni e decine di riviste di arredamento.
-Mamma?-
Esme, voltandosi si accese in un sorriso e mi venne
incontro. Sembrava felice, ed anche i suoi pensieri lo erano.
-Scusa, stavi andando da Bella? Non ti trattengo molto…-
-Non fa niente. Dimmi…-, le risposi, curioso di non capire
cosa volesse.
Sono sicura che le
piacerà, pensò e l’immagine
di un rudere, una piccola casa diroccata
immersa nella vegetazione, comparve nella sua mente. Aggrottai le
sopracciglia
cercando di mettere a fuoco la situazione, ma lei mi precedette.
-Non è come pensi…la conosci così, ma
è da rifare. Credo che
a Bella piacerà avere un posto tutto vostro. Mi è
venuto in mente proprio oggi
e volevo un tuo parere…-
-Cioè tu vuoi regalare a Bella…-
-Non solo a Bella, tesoro…-
-Ok, bè, a noi.. una casa?-
Esme si illuminò e annuì, stringendomi una mano
tra le sue.
-Che ne dici? Guarda…- disse indicando i disegni sul tavolo
ed in particolare il progetto di un piccolo cottage in pietra,
circondato da
fiori -… potrebbe diventare così. Non
è grande, ma credo che rispecchi il gusto
di Bella e poi è vicino a noi quanto basta-.
Continuavo ad osservare meravigliato quei disegni e provai
ad immaginare Bella seduta lì davanti, circondata da un
cespuglio di rose
rampicanti, o davanti al caminetto acceso che vedevo troneggiare nella
piccola
sala centrale.
-Allora?-
-Mamma…è bellissimo…_
Esme sorrise ancora e cantilenò: -Sapevo che ti sarebbe
piaciuto. Ma a lei piacerà?-
-Ma si, certo, come potrebbe non piacerle? Hai avuto una
grande idea..io non ci avevo neanche pensato..-
-E’ perché sei abituato a stare con noi.. Ma
adesso ti
sposerai. Bella è la prima volta che esce da casa,
vorrà pure un po’
di…indipendenza e noi sappiamo essere così
soffocanti a volte.... Non credi vi
farà bene stare un po’ per conto vostro?-
Rimasi con la bocca aperta. Giusto. Giustissimo. Aveva
ragione. Soltanto tralasciava un piccolo particolare.
-Ma…se le cose vanno come vuole lei, non ci sarà
modo di
sfruttare la casa… dovremo andarcene molto presto. Come
posso tenerla qui da … neonata?-
Esme alzò le spalle. –Ci avevo pensato. Ma non
sappiamo bene
cosa succederà e se anche sarà come dici, la
utilizzerete in un prossimo tempo.
Comunque sarà vostra-.
Il suo ragionamento non faceva una grinza e le sorrisi di
rimando.
-Certamente… Grazie mamma. E’ veramente un gran
bel
regalo…-.
-Adesso vai, non vorrai farla spettare…al resto penso
io…e
Alice-, mi disse spingendomi fuori dello studio.
Mentre salivo in macchina pensai a come Bella avrebbe
accettato la casa e se l’avrebbe accettata, con la sua
idiosincrasia verso ogni
genere di regali. Non potei fare a meno di sorridere al pensiero della
faccia
che avrebbe fatto, ma il buonumore durò poco e il pensiero
che di lì a poco
avrei dovuto ucciderla, si, proprio ucciderla, era inutile che ci
girassi
intorno, mi tolse ogni ottimismo. Non ero pronto. Era una spina nel
fianco che
mi procurava una lenta agonia.
Scossi la testa per rigettare le ombre in arrivo. Non volevo
comparire da lei con la faccia scura.
Arrivai in tempo per la fine della cena e Bella venne ad
accogliermi sulla porta di casa, sorridente, gli occhi sorpresi.
-Ti aspettavo più tardi..-, fu la prima cosa che disse,
guardando in sala di sfuggita.
-Ah si?-, risposi, cercando di immaginare quale possibile
ragione potesse esserci. Poi ricordai: avevo detto a suo padre che
sarei
tornato solo l’indomani dalla gita con i miei. Una
inopportuna dimenticanza.
Charlie, infatti, si stava preparando per uscire, e a quanto
ne sapevo sarebbe stato fuori tutta la notte per la pesca notturna con
alcuni
amici del paese. Avremmo avuto la casa tutta per noi ma sapevamo che
non
avrebbe gradito questa possibilità e, anche se non poteva
cacciare di casa il
suo futuro genero, si sarebbe inutilmente preoccupato. Ero
così felice di stare
con Bella dopo due giorni di lontananza, a motivo della mia prolungata
battuta
di caccia con Emmet, che avevo completamente scordato il problema.
-Non essere sciocco…non vedevo l’ora
-mormorò pianissimo,
prendendomi per mano-…vieni-.
Quando entrai nel soggiorno Charlie
mi rivolse gentilmente
un saluto, distratto dal pensiero di dove potesse essersi cacciato lo
zaino che
aveva preparato nel pomeriggio. Sorrisi. Sapevo che prima o poi avrebbe
detto
qualcosa. Era solo questione di priorità mentali. E di tempo.
Infatti.
Rientrò in sala con un sacco a pelo sotto braccio e una
pesante borsa a tracolla e mise a fuoco la questione.
-Pensavo che fossi ancora via..-, disse in tono monocorde, squadrandomi
con un chiarissimo sguardo indagatore. Anche se non gli avessi letto
nel
pensiero avrei compreso ugualmente le sue paure.
-Siamo tornati prima del previsto, ma più tardi mia madre ha
bisogno di me. Rimarrò poco -, risposi educatamente,
cercando di rimediare. Non
mi piaceva mentire, ma ormai faceva parte del gioco ed era indubbio che
neanche
Charlie ci credesse fino in fondo, ma non aveva modo di controbattere,
né
voglia di entrare nella faccenda.
-Ah, ok-, borbottò poco convinto, continuando a raccogliere
ciò che doveva portare via.
Sapevo che Charlie non ce l’aveva con me, era solo ancora
incapace di accettare il fatto che Bella si sposasse e andasse via di
casa. Lui
non voleva perderla ed io lo capivo benissimo.
Ci sedemmo sul divano davanti alla tv, cercando tra i canali
qualcosa che potesse interessarci.
Vado? Rimango ancora?
Joe mi aspetta…
Detti un colpetto lieve sul braccio a Bella indicandole il
padre, ritto nel mezzo della stanza in piena confusione decisionale.
-Papà? Farai tardi se non vai..-, gli disse guardandolo
severa.
-Ah, certo. Bene. Allora, vado. Mi raccomando …-
-Si, ok, come vuoi. Puoi anche telefonare, va bene?-,
concluse Bella dando voce ai desideri del padre.
Charlie uscì con un sospiro, sbirciando ancora dalla nostra
parte prima di chiudere del tutto la porta d’ingresso.
Tanto lo so cosa
faranno, fu il suo ultimo pensiero.
Sorrisi. Lo pensava continuamente. Come facevo io, del
resto.
-Papà non fa altro che immaginare certe cose… mi
sta facendo
venire i nervi…-, disse continuando a saltellare da un
canale all’altro, in
modo confuso.
Le presi dolcemente la mano, togliendole il telecomando.
-Perché… tu non lo fai?-
Arrossì. –Certo. Forse anche di più. Ma
non è la stessa
cosa, uff..-.
-Già-, ribadii.
Mi lanciò un’occhiata improvvisa.
–Tu..no?-
Sospirai, accavallando le gambe. – Cosa credi?-.
- Mm… perché lo so ti dico di si. Ma se guardo a
come ti
comporti, bè…-.
-Bella, per favore. Devo continuamente censurare ogni
pensiero che ho su di te e non immagini neppure quanto mi prenda questa
…cosa. Inoltre
io sono un vampiro, se te ne fossi scordata e devo comportarmi in modo
“leggermente” diverso dagli altri..-.
-Tante grazie, ogni tanto tendo a dimenticarlo …-
-E sto cercando di fare come hai detto tu… cosa vuoi
ancora?-
Alzò le spalle senza replicare e senza guardarmi.
L’avevo
ferita?
-Bella….-, sussurrai con voce più dolce,
toccandole la
spalla.
Sussultò al mio tocco.
-E fai progressi? Non me ne parli mai…-.
Questa nuova domanda mi confuse e mi ritrovai a balbettare
come un qualsiasi umano.
-Ma..non saprei, cosa dovrei dirti?-, chiesi incerto sulla
risposta.
Alzò ancora le spalle.
- Per esempio se ti stai abituando alla.. vicinanza o se….
faccio…-
-Se fai?-, chiesi allungandomi verso di lei per guardarla in
faccia.
Abbassò la testa.- Bè, se faccio qualcosa di
sbagliato
quando ti... tocco-.
Ah, ecco. Ecco le sue paure.
L’attirai a me, avvolgendola con le braccia. Il suo profumo
mi colpì immediatamente, facendo bruciare gola e stomaco.
Cercai di rilassarmi,
mentre la carezzavo, attento a raffreddarla il meno possibile.
-Amore mio, tu fai sempre tutto bene. Te l’ho ripetuto
centinaia di volte che sono io il problema…-.
Si scostò un poco, dandomi un colpetto con la mano a pugno
sul
torace.
-Non mi aiuti così..-
-Ma…perché?-
-Perché anch’io voglio imparare-
-Bella….io credo che certe cose si imparino strada
facendo…-
-Ecco, appunto-
La guardai incuriosito. C’era ancora qualcosa che non
capivo.
-Bella…che succede?-
-Mm… niente..lascia stare-
Alzai gli occhi al cielo.
-Che hai fatto nel pomeriggio? Sei uscita…-, dissi
preferendo cambiare discorso. Sapevo bene infatti che se volevo farmi
dire
qualcosa dovevo aggirare l’ostacolo e prenderla larga.
Tirò le gambe al petto e si avvolse le ginocchia con le
braccia.
Indossava una semplice tuta poco aderente, ma lo scollo era troppo
ampio, forse
si era allargato con l’uso e lasciava intravedere una parte
della spalla
destra, oltre che tutto il collo.
Stranamente mi venne l’acquolina in bocca.
Ricacciai il veleno giù per gola, irrigidendo i muscoli e
smisi per meno di un secondo di respirare. Bella fortunatamente
sembrò non
accorgersi di nulla.
Annuì, guardando la tv accesa.
-Non posso sapere dove sei stata? E’ un segreto?-
Finalmente si voltò. –Ma no. Ero con Angela, tutto
qui. E
tu?-
-Al solito. Partita a scacchi e due bei libri. No, anzi,
tre-, precisai raccontando in poche parole la mia giornata.
-Ah. Certo. La tua super-lettura-, commentò.
Risi del suo tono canzonatorio e mi riappropriai della sua
mano.
Arrossì. Strano, era stato un semplice gesto di vicinanza.
-Che avete fatto? Chiacchiere tra amiche immagino -.
-Mm..esatto. Niente di importante…-, disse, ma vedendo che
continuavo a guardarla con interesse, continuò, - Mi ha
chiamata a pranzo e
abbiamo fissato di vederci praticamente subito, a casa sua-.
-Angela è una bravissima ragazza, commentai.-
Già, vero-, mormorò piano, quasi imbarazzata.
La tirai nuovamente un poco verso di me, scostandole piano
una ciocca di capelli ribelli dalla fronte. Non riuscivo a capire da
dove
venisse la tensione che sentivo in lei. Che fosse successo qualcosa che
non
voleva dirmi?
-Cos’è questa nuova consuetudine di accogliere il
tuo futuro
sposo senza un bacio?- le sussurrai vicino all’orecchio
facendole venire la
pelle d’oca.
Mi scostai di poco, per guardarla in volto ed evitarle i
brividi. Avevo un enorme desiderio della sua vicinanza. Troppo, troppo
grande.
Ma non dovevo esagerare.
Bella sorrise e si voltò, alzando la testa per ricevere le
mie labbra. Mi avvicinai guardingo, sfiorandole la bocca con la mia,
con la
paura che ricomparisse la reazione che avevo avuto poco prima. Ma il
mostro
sembrava essersi nuovamente acquetato.
Le sorrisi teneramente.- Ti amo. Oggi non te lo avevo ancora
detto-
-Esatto..mi mancava…-, disse sussurrando, lo sguardo
incerto,
per poi tornare a sbirciare la tv. Decisamente qualcosa non andava.
- Bella, per favore, vuoi dirmi cosa c’è? Sei
sfuggente… è
successo qualcosa?-
I suoi occhi, scuri come gocce di cioccolato fondente, si
posarono nuovamente su di me. Poi alzò l’angolo
della bocca formando un timido
sorriso.
Scosse la testa e si gettò tra le mie braccia, dove
l’accolsi, confuso da questi repentini cambiamenti di umore.
-Che c’è…-, le mormorai fra i capelli.
-Niente, davvero. E’ solo che, bè, no..sono solo
le mie
insicurezze. Non ha a che vedere con te..-
-Ah no? Peccato…-, mormorai cercando di strapparle un
sorriso e pensando a cosa potesse riferirsi.
-Eh eh… a dire il vero ti riguarda, però a questo
giro il
problema sono io -.
La scostai un poco per osservarla, con aria interrogativa.
Poi ebbi un’idea.
-Di cosa avete parlato con…Angela?-
Mi guardò spaventata. –Sai tutto!?-
-Ma no, come potrei? Credi che passi il mio tempo a
pedinarti e a indagare su ciò che fai?-
-Un tempo lo facevi…-
-Si, ma un tempo avevo bisogno di farlo. Ora non ce ne
sarebbe motivo. No?-
Meditò qualche secondo sulle mie parole, scosse la testa,
poi tirando su le gambe si inginocchiò sul divano e,
sporgendosi, mi circondò
con le braccia, con un gesto attento e molto lento. Appoggiò
la guancia
nell’incavo del collo e cominciò a carezzarmi
l’altro lato con la mano destra.
Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi la pelle, mentre il suo cuore
raddoppiò
i battiti, irrorando di sangue fresco ogni sua parte. La lasciai fare,
cercando
di bloccare le sensazioni che sentivo nascere dentro.
-Ho bisogno di te…-, disse in un soffio, stringendosi un
po’
di più. – Tanto…tanto..-.
-Scimmietta…sono qui.. stringi pure..-, le sussurrai con il
poco ossigeno che avevo ancora in corpo
Con il braccio con cui la sorreggevo cercai di farla tornare
al suo posto ma lei spostò la gamba sinistra, passando sopra
di me, appoggiato
allo schienale del divano, e si trovò seduta sulle mie gambe.
Sentii il mostro sussultare.
E’ tua.
No.
Mi trasformai in pietra, le braccia conserte lungo i
fianchi. Non volevo allontanarla, ma tutto ciò era davvero
troppo per me.
-Bella…per favore scendi..-, dissi in tono di rimprovero.
Mi guardò seria. Teneva le mani sulle mie spalle per evitare
che i nostri corpi si toccassero troppo, il suo bacino premeva sulle
mie
ginocchia e le sue cosce mi stringevano.
Chiusi gli occhi. Anzi, li serrai cercando di interrompere
la scarica di piacere che mi aveva catturato.
-Edward..guardami…-, mormorò.
L’accontentai a fatica. Ma quella vista non mi
aiutò
affatto. Le labbra erano rosse come sangue e gli occhi lucidi tradivano
la sua
eccitazione che non faceva altro che aumentare a dismisura la mia.
-Scendi… ti prego -, implorai ancora. Lei non si rendeva
conto.
-Cosa ci siamo detti l’altro giorno?-
Scossi la testa. Certo, lo sapevo benissimo. Ma quella
posizione era decisamente troppo…audace.
-Non puoi trasformati in una statua non appena ti sfioro…
come posso capire cosa fare?-
Abbassai la testa. Cosa dovevo dirle? Che poco prima al
mostro era venuta l’acquolina in bocca? Oppure che avevo una
paura pazzesca a
lasciarmi andare?
-No… certo.. però, lascia fare a me.. scendi-.
Non scese, come immaginavo, anzi, strinse di più le gambe
intorno alle mie e le sue guance si imporporarono.
-Edward…-, mormorò in una supplica.
Sospirai, prendendo poca aria che racchiusi nei polmoni. Poi
sigillai nuovamente il mio senso olfattivo, per maggiore sicurezza e la
guardai
negli occhi.
Era così bella.
Ok. Un poco alla volta, mi ripetei.
Delicatamente, prendendola per la vita la riportai seduta accanto
a me e le passai il braccio destro sulle spalle. Poi allungandomi verso
di lei,
le alzai il viso con la sinistra e la baciai. Questo potevo farlo.
Sospirò di piacere.
Per diversi minuti ci scambiammo baci a fior di labbra, o
poco più. Bella era tornata giudiziosa e attendeva da me
ogni mossa, persa tra
le mie braccia. Avevo spento la tv e nel silenzio della casa vuota si
udivano
solo i nostri respiri e i battiti aritmici del suo cuore. Non era la
prima
volta che succedeva, specialmente negli ultimi tempi. Il sapore della
sua
bocca, del suo respiro possedeva per me l’aroma
più inebriante mai conosciuto,
l’unica forza al mondo quasi più potente del
sangue. Di lì a poco avrei fatto
esperienza di qualcosa di ancora più potente, ma fino a quel
momento erano le
sue labbra il tesoro più grande.
La sbirciavo con gli occhi socchiusi. Il mio amore.
Totalmente abbandonata a me, indifferente ad ogni cosa che la
circondava,
esaltava il mio desiderio fino all’inverosimile. Lei si
fidava ciecamente.
Volevo darle di più, qualcosa che non si aspettasse. Ma cosa?
Qualcosa che non avevo mai fatto.
Mi concentrai, per essere sicuro di avere il controllo di
ogni parte del mio corpo e, con le mie, le dischiusi le labbra facendo passare la lingua
nell’interno della
sua bocca. Lì incontrai la sua che mi catturò.
Mio Dio.
Era un fuoco. Calore, calore puro.
Le avevo già molte volte accarezzato le labbra con la
lingua, ma non ero mai venuto totalmente e così intimamente
a contatto con lei.
Era pericoloso.
Bella mi strinse più forte, gettandosi in quel bacio quasi
con furia. Il fuoco che mi bruciava si propagò ovunque e per
un momento persi
lucidità. Mi staccai immediatamente.
-Bella…-. mormorai a pochi centimetri da lei.
La sentii deglutire, fare un grosso respiro e trattenermi il
volto con entrambe le mani.
-Non ti allontanare…-.
-E’ troppo per me..-, risposi con la voce arrochita
dall’emozione.
-Sbagliato. Ritenta…-.
Mio malgrado, sorrisi. Ero ancora così spaventato dalle mie
reazioni che non riuscivo ad essere totalmente sereno.
La baciai sulle labbra. – Aspetta amore, dammi un minuto-.
Respirai. Ancora sbagliato. Smisi nuovamente. Dovevo
ricordarmelo.
Bella mi guardò seriamente concentrata e iniziò a
scorrere
le sue mani scendendo dal volto al collo, con lentezza, seguendo la
linea della
muscolatura, poi il contorno della camicia, sul davanti fino a dove era
aperta.
Abbassò gli occhi e aprì il primo bottone. Le sue
dita si insinuarono sotto il
tessuto, leggere come ali di farfalla, riscaldandomi la pelle. Non
riuscii a
trattenere un sordo mugolio. Si bloccò.
-Sto... sbagliando?-, chiese con un tremito nella voce. Lei
non voleva che la fermassi ma non voleva neanche farmi stare male.
Scossi la testa, sforzandomi di parlare.
- No amore, sei perfetta… mi piace da impazzire. Ma fai le
cose in modo che possa capire le tue mosse…-
-Per prepararti?-
-Si…più o meno…-
Annuì, arrossendo a dismisura prima di tornare ad occuparsi
dei bottoni della mia camicia.
Uno dopo l’altro, dolcemente, passando un dito sulla pelle
appena scoperta, uno dopo l’altro si aprirono mentre Bella
sembrava estasiata,
gli occhi lucidi sotto le ciglia scure. Amavo vederla così.
A palme aperte posò le sue piccole mani sul mio petto
cominciando a muoverle verso le spalle, raccogliendo la camicia e
facendola
scivolare via da me. L’aiutai e rimasi ben presto a torso
nudo.
Catturò i miei occhi e ci guardammo a lungo, immobili. Poi
sentii ancora le sue dita calde sul dorso della mano che risalivano sul
braccio, verso la spalla. Continuava a guardarmi, forse per assicurarsi
che
andasse tutto bene.
Respirare non potevo, parlare neanche. Desideravo farle
capire quanto mi piacessero le sue carezze, ma non riuscivo che a
rimare
immobile e aspettare.
Arrivò alle spalle, sfiorò la base del collo e
qui si fermò.
-Chiudi gli occhi…-, mi disse, con la voce appena incerta.
Lo feci, appoggiando la testa sullo schienale del divano.
Sentii un calore sempre maggiore, un fuoco che mi avrebbe
presto raggiunto ed ecco, un tocco soffice come una piuma mi
sfiorò la
clavicola, esitante.
Mio Dio.
Erano le sue labbra.
Mi stava baciando la pelle nuda.
Pazzesco.
No, no.
Il mostro ruggì ancora dentro di me e si
impossessò del mio
ventre. La presi fra le braccia, incapace di resisterle e in un istante
la
distesi sul divano gettandomi avido sulle sue labbra.
No.
Con il respiro affannato mi rialzai, prendendomi la testa
tra le mani.
Cosa stavo facendo?
-Edward..-, disse, passandomi una mano tra i capelli. – va
tutto bene..-
-No che non va bene. Hai visto come ho reagito-, mugolai
pieno di vergogna.
-Che problema c’è? Mi sembra
normalissimo…-.
Scossi la testa.
Lei non poteva sentire il mostro sussultare, non si
accorgeva della lotta che vivevo. Fortunatamente non era la brama del
suo
sangue che lo faceva ruggire, quanto il desiderio enorme, potente,
strabordante
che avevo del suo corpo. Un desiderio inumano. Il desiderio di un
vampiro. E
non era certo meno pericoloso.
-Edward..-, insistette.
La guardai. Con gli occhi supplicanti e preoccupati sembrava
proprio piccola. La mia piccola donna.
Le carezzai il viso, sorridendo un po’. – Scusami,
ti ho spaventata..-
-Neanche un po’…-
-Bugiarda..-
-Ma no! Dico la verità, anzi… mi piacevi..-,
disse
abbassando il tono di voce, imbarazzata.
Avrei dovuto immaginarlo. Le dovevo di più.
Respirai forte. Il suo odore era ovunque, saturava l’aria,
stava
attaccato alla mia pelle, ne ero imbevuto e come filo invisibile mi
legava
strettamente a lei, alla mia fonte. Un legame stretto, un aroma
indispensabile
che mi procurava da sempre tormenti e delizie e mi eccitava
all’inverosimile.
Mi eccitava. E quel tipo di eccitazione era nuovo per me.
Le ripresi la mano e la riportai sul mio petto.
-Toccami..-, le sussurrai.- ..ancora..-
Sorrise, abbassò gli occhi. – Ok…dimmi
se devo fermarmi-.
La lasciai percorrere tutto ciò che voleva e lei
disegnò con
le mani i contorni dei muscoli, saggiò la consistenza della
pelle, ne respirò
il profumo. Quando il suo naso mi sfiorava non potevo fare a meno di
gemere,
senza ritegno, ma non era niente al confronto della reazione che avevo
sentito
crescere in me poco prima. Il mostro che la voleva adesso era
controllato.
Incatenato.
Rabbrividii e le fermai la mano quando la sentii arrivare
sulla pancia.
Era il limite. Io ero al limite.
-Oh… scusa…-, disse arrossendo.
La strinsi forte a me.
-Ho l’impressione che sarà una lunga
notte…-
-Mm..esatto, come hai indovinato?-
Il cuore le batteva forte, cantava un canto delizioso, un
canto a me così caro. Con la faccia immersa nei suoi capelli
cercavo di
riprendere un ritmo più regolare del respiro, stupendomi di
come il desiderio
mi facesse reagire in modo molto simile a lei. Anche se io il cuore non
l’avevo
più.
-Ho l’impressione che il cuore batta anche a me e che tu
possa sentirlo. Mi piacerebbe che fosse così…-.
-Tu ce l’hai il cuore, anche se non batte...-.
-No, non batte da più di novant’anni…ma
con te…Tu non sai
quanto mi hai cambiato-
Alzò gli occhi, toccandomi prima il naso, poi le labbra con
un dito.
-Ti ho solo aiutato a ritrovarti –
Annuii, commosso.
-Tu non sai come mi sento adesso, qui con te, abbracciato a
te, cercando un equilibrio tra ciò che posso e non posso
fare, trattenendo una
parte di me che vorrebbe… averti e l’altra che
vuole imparare, che vuole fare
la cosa giusta-.
Mi osservò perplessa. – La decisone di aspettare
l’hai presa
tu. Per caso vuoi cambiare idea?-.
Ridacchiai. –Ti piacerebbe, eh? No..non mi rimangio niente,
volevo solo farti sapere cosa provo, come mi hai chiesto. Scusami se
non l’ho
mai fatto, ma le sensazioni fisiche, queste sensazioni, per me sono
così
dirompenti, così…nuove, che mi
sconvolgono…difficili da spiegare-
-Ma mi hai già baciata tante di quelle volte…-
Sospirai. – L’ho fatto tante volte come stasera?-
-No, in effetti…no-, precisò arrossendo ancora.
-In certi momenti è come se il cervello si
scollegasse…ma io
non posso permettermelo con te, è troppo
pericoloso…-
Bella si voltò, mi prese il viso tra le mai e mi
baciò sulla
fronte, poi sul naso e infine sulle labbra.
-Ti capisco… ma non avere paura, ti prego, non
averla…-
-Bella…-, dissi con un filo di voce, mentre poggiava la
testa sulla spalla, appena sotto il mento.
-Che ne diresti di trasferirci in camera? Tu no, ma io di
sicuro starei più comoda-.
Con un sorriso la presi in braccio e neanche un secondo dopo
l’avevo deposta sul letto.
Ci baciammo dolcemente. Mi teneva stretto per il collo, le
mani tra i miei capelli.
-Mm…non vorrei ma dovrei fare l’umana per cinque
minuti ….
Posso?-, disse con una smorfia di dispiacere, staccandosi da me.
-Mm… me lo chiedi?-
-Dicevo per dire…Torno subito-, ribadì decisa,
prendendo
alcune cosa da sopra il cassettone e avviandosi in bagno.
Mi distesi sul piccolo letto, gli occhi al soffitto.
Conoscevo quella stanza ormai meglio di Bella. I miei occhi
notavano ogni cosa con attenzione, gli oggetti fuori posto, le piccole
crepe
nell’intonaco, la tinta un po’ scolorita negli
angoli, una ragnatela
ripetutamente tessuta dopo ogni pulizia, le ombre degli oggetti
prodotte dalla
piccola luce del comodino, i libri che si accumulavano sulla scrivania.
Tutto
era oggetto della mia ammirazione perché tutto parlava di
lei.
Mi ricordai del regalo che stava per farci mia madre, una
casa tutta per noi. Avrei voluto pensarci io, ma ero troppo occupato
con altre…
cose, per concentrarmi sui dettagli. Di sicuro Bella avrebbe
apprezzato, perché
non credo avesse seriamente riflettuto su cosa volesse dire abitare con
la mia
famiglia, dove la privacy era del tutto inesistente.
Sorrisi. Una casa tutta per noi. Era un’idea allettante.
Un’idea che mi piaceva ogni momento di più,
specialmente quando pensavo a cosa
ci sarebbe servita, e non certo per mangiare o dormire. O forse si?
Forse sarei
riuscito a strapparle ancora altro tempo prima di trasformarla? Era un
pensiero
rilassante, anche se non facilmente realizzabile.
Il rumore dell’acqua che scorreva si interruppe. Fra poco
sarebbe tornata, coi capelli umidi e un pigiama mezzo bucato.
Bella.
La mia piccola e meravigliosa scimmietta.
Immaginai le sue gambe dentro i pantaloni larghi della tuta
e la perfetta curva delle spalle, nascosta sotto i lunghi capelli.
No. Era meglio pensare ad altro.
Mi alzai, sedendomi sul bordo del letto. Mi passai
lentamente una mano tra i capelli, sospirando.
Accidenti. Aver allentato le corde che legavano da sempre
tutti miei i desideri fisici mi stava cambiando, trasformando ancora. E
sapevo
che era solo l’inizio.
Bastava pensare a lei, alla sua pelle, alle sue carezze
perché mi catturasse una frenesia poco controllabile. E
molto poco …. educata,
direi, almeno dal punto di vista di Edward Masen Cullen. In certe
situazioni mi
sentivo veramente portato a riconsiderare la decisione presa, ma sapevo
che
erano momenti particolari, dove i sensi prendevano il sopravvento su
tutto il
resto e che dovevo solo tenere duro. No, non avrei cambiato la mia
decisione.
Ormai non ce n’era motivo. E mancava così poco.
Eccola.
Socchiusi gli occhi per la sorpresa.
Oh. Dov’era finito il pigiama sbrindellato?
Si avvicinò con un mezzo sorriso, il viso rosso, i capelli
sparsi sulle spalle e un completo da notte che non avevo mai visto. Un
completo
che di completo non aveva niente e che lasciava poco spazio alla
fantasia.
Deglutii, improvvisamente e tremendamente umano.
-Eccomi qua… Ti ho fatto aspettare molto?-
Distolsi lo sguardo con difficoltà dalle sue forme, per
annegare nei suoi occhi.
-E questo da dove viene?-, chiesi, indicando il pigiama
bianco a pantaloncini corti e canottiera.
Alzò le spalle.- Nuovo acquisto. Ti piace?-
Sospirai rumorosamente. – Certo che mi piace. Però
avrei
preferito la tua solita tuta -.
-Perché?-, chiese, non troppo candidamente.
-Lo sai bene il perchè. E poi ti fredderai ancora di
più.
Non vorrai ammalarti proprio adesso…-, replicai, brontolando
un po’.
-Non mi ammalo così facilmente io… e poi
devo…abituarmi no?-
-A che?-, chiesi senza capire. Certe volte sembrava avere
moto più acume e finezza di me nei ragionamenti, anche se io
avevo una
novantina di anni più di lei. Forse avrei fatto meglio a
dire… maliziosità.
Bella seduceva in modo del tutto inconsapevole, ma non era stupida.
Si sedette accanto a me, mettendomi una mano sulla gamba. Un
gesto che mi fece tremare.
- Alla tua temperatura… Non potrò certo tenermi
i..vestiti..-
Certo, giusto. Immaginare il suo corpo nudo mi fece impazzire.
Mi alzai.
-Dove vai?-, chiese preoccupata.
-Da nessuna parte. Ma devo…. -, non terminai la frase,
sedendomi sulla sedia a dondolo che mi aveva ospitato per molte notti.
-Vieni qui..-
-Dammi un attimo…-, precisai con un filo di voce.
Bella si sporse sul letto raccogliendo una piccola coperta
in pile. Poi entrò sotto le lenzuola, come aveva sempre
fatto. Ma ormai la mia
fantasia correva a briglia sciolta e non c’era modo di
epurarla da tutte quelle
immagini e pensieri che mi eccitavano a dismisura.
-Sei preoccupato per qualcosa..o che?-
-Dimmi un po’, avete parlato di…me con Angela,
vero?-
-Mm… ci hai quasi dato-., rispose con un sorriso smorzato.
-Perché quasi?-
-Siamo entrati nell’argomento per caso, parlando di Ben
e…-
-E?-, insistetti, impaziente.
Bella sembrava incerta ed io ero sempre più curioso.
-E……-, le sussurrai piano, salendo sul letto come
un gatto e
andandomi a sistemare accanto a lei, sopra le coperte.
Arrossì. – Ma dai, uff..devo proprio dirtelo?-
Oh. Non voleva.
-Oh, bè se non vuoi.. se ti imbarazza così tanto
non farlo.
Però ricordati che tu puoi parlarmi di tutto… E
tra poco saremo sposati…-,
dissi cercando di non far trapelare il dispiacere.
-Grazie tanto. Lo ricordavo...-.
-Signora Cullen….-mormorai con un sorriso, sottolineando il
cognome, ben sapendo che la imbarazzava moltissimo e le infilai una
mano tra i
capelli, avvicinandomi piano alla sua bocca.
-Non…-, iniziò a controbattere senza riuscire a
terminare la
frase e con un sospiro accettò le mie labbra.
-Non vale…. non posso brontolarti se ti comporti
così…-
Ridacchiai, carezzandole i capelli.
- Ok. Ti perdono se entri sotto le coperte-, sentenziò.
Sotto le coperte?
-Non mi sembra una buona idea-.
-Buonissima idea invece-, replicò cercando invano di
spostarmi per alzare il lenzuolo.
L’accontentai, alzando gli occhi al cielo e cercando comunque
di avvolgerla nella coperta di pile, per tenerla almeno al riparo dai
brividi.
Non sarei mai riuscito a capire come potesse trovare attraente il mio
corpo
freddo. Ma Bella era così diversa da tutti gli umani che
avevo conosciuto e
l’attrazione era così variamente sfaccettata e
misteriosa che sapevo quanto
fosse inutile porsi una simile domanda.
Come avrei potuto immaginare, una gamba uscì dal piccolo
bozzolo caldo per finire sopra le mie. Si strinse forte, aggrappandosi
al mio
petto nudo. Il suo calore mi avvolse. Un calore prepotente, impossibile
da
escludere con i sensi. La circondai con un braccio, incapace di
allontanarla.
-Abbiamo parlato di sesso -, ammise infine, gli occhi
socchiusi.- O almeno, lei ne ha parlato…-
Finalmente. Fui felice che avesse deciso di dirmelo; meno di
sapere che avevo avuto ragione. I suoi ragionamenti sulla questione
“sesso” mi
sconvolgevano sempre moltissimo.
-Lo avevo pensato. E cosa ti ha preoccupato così tanto?-,
dissi cercando di apparire tranquillo, mentre fremevo nel conoscere la
sua risposta.
-Oh, bè, preoccupato.. niente, a dire il vero… Mi
sono solo
resa conto di , che…insomma Edward – disse
alzandosi un poco e appoggiandosi ai
cuscini-…io sono un’imbranata totale. Ecco.
L’ho detto-.
Trattenni a stento una risata. Bella non capiva l’effetto
che aveva su di me, ma sapevo che le sue paure erano vere e non volevo
ignorarle.
-E temi di esserlo anche in….quello?-
Annuì, la bocca all’ingiù si era
piegata in una piccola
smorfia.
Le presi il volto tra le mani, cercando di essere più
sincero possibile.
-Amore mio, come posso farti capire che non è di questo che
devi preoccuparti? E poi tu non sei come pensi di essere…-
-Lo dici solo per farmi stare meglio-.
-Accidenti Bella, mi vuoi ascoltare?-
Mi guardò, le guance in fiamme.
-Qualsiasi cosa tu fai va bene. Qualsiasi. Tu non ti rendi
conto di come sono potenti le tue…
carezze, anche la tua sola vicinanza…-
-Ok-, disse senza guardarmi in faccia.
-Ci credi?-
-Ok-
-Bella!-
-Si, ok, ci credo! Ci credo…-, concluse alzando la voce e
mandandomi un veloce sguardo imbarazzato prima di abbassare nuovamente
la
testa, le braccia intrecciate sul petto.
La osservai bene, piegandomi per trovarle gli occhi.
-Bella?-
-Scusami…sono una cretina-.
La presi tra le braccia, cullandola lentamente.
-No che non lo sei. Sei solo una ragazzina umana un po’
troppo insicura…ma adorabile. Sai che questo tuo imbarazzo
mi manda in estasi?-
Corrugò la fronte in un’espressione sorpresa.
–Davvero?-
Risi. - Già. Ma non te ne approfittare-.
-Di sicuro-.
Rimanemmo per un po’ abbracciati, scambiandoci qualche
carezza, innocua per lei anche se meno per me, sempre in tensione come
sul filo
di una lama. Bella continuò l’esplorazione della
mia pelle nuda con le mani
delicate, ogni tanto l’attiravo e la baciavo sulle labbra.
-E’ tardi…non vorresti dormire?-
Scosse il capo.- Quanti giorni mancano?-
Capii a cosa si riferiva. –Sedici. Perché?-
Si alzò, puntellandosi su di un gomito.
-Da una parte non vedo l’ora…-
-E dall’altra ne sei terrorizzata, lo so-, risposi ridendo.
Sorrise e si sporse per baciarmi. La lasciai fare.
-Edward.. faresti una cosa per me?-, chiese. Il suo cuore
iniziò a battere furiosamente.
-Dimmi…-, risposi circospetto. I suoi desideri non erano mai
stati facili da esaudire, ma adoravo come poneva le questioni e come
cercasse
di fare di tutto per avermi. Per avere me. Era un pensiero che mi
riempiva di
orgoglio e che mi faceva sentire leggero.
-Ho bisogno di te…-.
Aggrottai la fronte. Cosa significava?
-Amore..cosa vuoi che faccia?-
Mi sfiorò la guancia con una carezza.
-Non, non credi che sia meglio per te se… mi conosci
meglio?-
Mi fu tutto chiaro.
Certo che l’attrazione, la passione era qualcosa di
veramente inesorabile e dirompente. Portava a desiderare soltanto di
bruciare e
bruciare sempre di più. Bruciare insieme. Era un fuoco che
ci sconvolgeva. E
lei voleva provarlo, ne voleva un assaggio.
-Meglio per me, o per te?-
-Mm… per te di sicuro…ma…-
-Ne abbiamo parlato Bella, non è il caso, non saprei
fermarmi. Aspettiamo, ormai…-
Si rannicchiò ancora di più contro di me,
affondando la
testa nell’incavo del mio braccio.
-Ok…-, rispose senza replicare.
Mi faceva morire quando si arrendeva in quel modo, eccitando
ancora di più la mia fantasia.
Strinsi forte le mani a pugno, combattuto. Ce l’avevo con me
stesso perché, come sempre, non avrei potuto darle
ciò che voleva, ciò di cui
aveva bisogno.
Lei se ne accorse e mi circondò i fianchi con le braccia,
stringendo forte.
-Non volevo renderti triste. Non importa, lo capisco.. Ti ho
solo detto quello che provo, ho sbagliato?-
-No amore, hai fatto bene. Mi dispiace non poter…-
-Shhhh...- disse mettendomi un dito sulle labbra- Ho detto
che non importa-.
Ma io la feci scivolare distesa, prendendola per la vita. La
sovrastavo, appoggiato su un fianco, deciso a fare un altro passo. La
canottiera
aderente lasciava vedere le forme dei suoi seni, qualcosa su cui avevo
sempre
evitato di posare lo sguardo. Quella volta li fissai, per mettermi alla
prova.
Bella avvampò immediatamente, consapevole dei miei occhi sul
suo corpo. Cercò
di attirarmi verso di lei, ma non mi feci smuovere, tranquillizzandola
con un
mezzo sorriso.
Chiuse gli occhi. Il suo petto si alzava e si abbassava ad
un ritmo esagerato. Il candore della pelle si era trasformato in un
pallido
ocra, alla luce arancione della lampada del comodino, il profumo
arrivava ad
ondate indescrivibili. La volevo. Quanto la volevo. Ma dovevo fare un
passo,
soltanto uno. Mi abbassai sfiorandole il dorso della mano con le
labbra.
Rabbrividì, non so se di piacere o per il freddo, ma quando
continuai
baciandole tutto il braccio ed arrivando fino al collo, non
cessò di ansimare e
rabbrividire. Forse era piacere.
L’odore del suo collo era delizioso. Mi ci fermai a
torturalo con i baci.
-Edward…-, gemette. Sapevo bene cosa stava provando
perché
lo provavo anch’io. L’eccitazione era ormai una
costante quando ero con lei, ma
più che mi permettevo gesti come quello, più si
faceva presente e dolorosa.
Mi allontanai di poco e la guardai. Rossa in viso, gli occhi
lucidi tra le palpebre socchiuse. Era bellissima ed io ero al limite.
Se avessi
continuato, se solo le avessi sfiorato il seno, non mi sarei
più fermato.
Bella mi avrebbe fatto impazzire. Si. Sarei impazzito di
piacere insieme a lei.
-Di più non posso fare…mi perdoni?-.
-Vedrò cosa posso fare…-, mormorò ad
occhi ancora
semichiusi.
Risi, cercando di smorzare la tensione.
La notte era ancora lunga ed era tutta nostra.
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Capitolo 3 *** Intimità. Pensieri ***
INTIMITA’. Pensieri.
Capitolo 3
Era
una giornata limpida ed era
tardissimo.
Appena
saltato giù dalla
finestra della camera di Bella, mi avevano colpito i tiepidi raggi del
primo
sole, illuminandomi e rendendomi lucente come uno specchio,
avvolgendomi in un
abbraccio caldo, simile a quello che avevo appena lasciato per
tornarmene a
casa. Corsi via, per il bosco, sicuro che nessuno mi avesse visto e mi
rifugiai
tra le mura della mia stanza.
Avevo
lasciato Bella
senza salutarla, sprofondata in un sonno cui si era arresa dopo ore ed
ore di
veglia insieme. Non ne voleva sapere di dormire e sprecare il tempo,
diceva,
dopo che stavamo saggiando la nostra nuova intimità e le
notti non sembravano
mai abbastanza lunghe per il desiderio che avevamo l’uno
dell’altra. Io cercavo
responsabilmente di spingerla riposarsi, e di trattenerla, cercando
anche di
non rimanere, ma non sempre ci riuscivo, perché non volevo e
non potevo
separami da lei.
Le
avevo lasciato un
biglietto: “Farà bel tempo tutto il giorno..
Sarò a casa. Ci sentiamo più
tardi. Ti amo”.
Non
potevo fare altro.
Non potevo neanche tornare, col rischio che poi Charlie aprisse qualche
finestra di troppo e si accorgesse che il suo
“quasi” genero luccicava al sole.
Mi
distesi sul grande
letto a baldacchino che troneggiava al centro della camera. Non avevo
bisogno
di dormire e non ero affatto stanco ma chissà
perché i modi di fare umani mi si
erano appiccicati addosso, come una veste vecchia e nuova, dimenticata
per anni
nell’armadio e ritirata fuori più splendida che
mai. Erano gesti che vedevo continuamente
fare a Bella. In fondo era piacevole distendersi, rilassarsi e pensare
- anche
se per rilassarmi non avevo bisogno di distendermi; sostanzialmente era
piacevole perché i pensieri erano tutti rivolti verso
l’unico oggetto del mio
amore e ultimamente mi rendevano felice.
Era
strano per me
sentirmi felice. Bella mi aveva totalmente cambiato ma, durante i quasi
due
anni trascorsi, non ero mai riuscito davvero ad essere del tutto
sereno, sempre
preso dal timore di farle male e dalla convinzione di non essere un
bene per
lei. Era veramente poco tempo che mi sentivo felice. Abbastanza felice.
La
paura della luna di miele era una paura reale, ma non mi permettevo di
pensarci
troppo. Volevo essere come Bella mi vedeva. Volevo essere un uomo per
lei, un uomo
vero. Un uomo che può darle ciò che desidera. Ma
sapere ciò che invece ero…
ancora mi bloccava. Così ogni momento, migliaia di
sentimenti contrastanti si
agitavano in me a questo riguardo, cercando di combattere la mia
naturale
tendenza al pessimismo, che anche Bella mi rimproverava. Quando fingeva
di
prendermi in giro per questo, mi schernivo dicendo che avevo ben motivo
di
essere pessimista… Lei sembrava non accorgersi mai della mia
natura mostruosa.
Ok.
Felice. Sarei stato
felice.
Anche
la felicità era un
sentire cui doversi abituare. Chi, come me, è vissuto sempre
cercando di non
essere quello che è, corre il rischio di non riconoscere la
felicità quando
arriva, né di saperla trattenere. Ma ero stato fortunato.
Bella aveva fatto
anche la mia parte, impedendomi di fuggire. Bella mi aveva salvato.
Vidi,
dalla porta
socchiusa, un’ombra nel corridoio. Sorrisi. Dai pensieri che,
senza volere,
percepivo sapevo già chi fosse.
"Entra,
Alice",
le dissi mentre si era già presentata davanti al letto,
guardandomi sorridente.
"Ma
prego…non si
aspetta più di essere invitati?"
"Mm…è
superfluo,
sapevo che l’avresti fatto... – disse facendomi
l’occhiolino – Posso rubarti
qualche minuto?"
Ora
glielo dico….ora
glielo dico… gli piacerà di sicuro!...
Sospirai.
"Basta che
non sia per il matrimonio…".
"Ah
no, perché
chiedere a te?".
Certo.
Lo sposo in fondo
contava molto poco in questi casi.
Si
sedette sul bordo del
letto.
"Senti…ho
pensato
molto a quello che potevo regalarti e ho avuto
un’idea…".
"Alice,
ma non
importa… lo sai che non ho bisogno di niente".
Mi
zittì alzando la mano.
I suoi pensieri erano limpidi e chiari, ma si sforzava di non pensare
ancora al
“regalo” in questione.
E’
importante invece… e
sai che ci tengo…
"Ok.
Avanti.
Spara", le dissi già sapendo che con lei non
l’avrei comunque spuntata.
"Bene.
Ho pensato
che ci fosse una cosa che avresti voluto sapere….qualcosa
che ti preoccupa
molto…".
Io
posso vedere come
andrà….ti piacerà saperlo….
Capii
immediatamente a
quale “cosa” si riferiva, e cioè alla
prima notte con Bella, e scossi subito la
testa.
"No
Alice, non
…", cercai di bloccarla.
"Ok
ok, allora è
deciso. Appena riesco a vedere te lo dico! Sarà il mio
regalo per te!"
"Alice!".
Balzai in piedi, indeciso se essere sollevato o esserne imbarazzato.
Sapevo che
in una famiglia come la mia, essere imbarazzati per una cosa del genere
era del
tutto sciocco e inutile, ma io ero quello meno abituato ad essere
controllato e
messo a nudo, mentre i miei fratelli erano continuamente sottoposti a
questo
genere di tortura, a causa della mia capacità. Per la prima
volta mi accorsi di
come si potessero sentire gli altri, privati di ogni genere di privacy,
e
soprattutto… di questa.
"No,
no aspetta, no,
non importa. Lascia stare ", provai a dirle. In fondo doveva essere
imbarazzante anche per lei spiare il fratello in atteggiamenti
così intimi. Ma
non era quello che avevo sperato facesse?
Alice
si avviò verso la
porta. Poi si voltò di scatto.
Uff….cosa
c’è che non va?
Se ti dico che non c’è problema….
"Uffa.
Ti vergogni
di me…per caso? Dai, so tutto…so che sei
preoccupato".
"Non
è questo..è
solo che penso sia …brutto per te".
Brutto?
Ah... pensa che
mi imbarazzerei di una cosa simile? Mm... è più
probabile che si imbarazzi lui…
Sospirai.
Aveva ragione.
Si
avvicinò ancora.
Davanti a me sembrava molto più piccola, un delizioso
folletto dai capelli
neri. Mi sorrise, sfiorandomi la guancia con una carezza.
Nessun
segreto fra noi…
niente di ciò che ci riguarda deve imbarazzarci, ok?
Annuii.
"Tranquillo.
Non
sarà tra le cose peggiori che avrò visto..e che
vedrò.. e sai che non amo
cercare le visioni di proposito, però nel tuo caso
farò un’eccezione. E sai
perché?"
La
guardai negli occhi
vivaci e maliziosi.
"Perché?"
"Perché
ti voglio
bene".
Testone...
"Grazie,
Alice. Non
te lo avrei chiesto ma… mi sollevi da un peso enorme", dissi
felice delle
sue parole.
"Lo
so. Però aspetta
a dirlo…non si sa mai".
Fece
per andarsene ma la
trattenni. Avevo ancora bisogno di essere rassicurato.
"Credi
che… allora
credi che sia possibile che vada…male?"
E’
proprio messo male…
"Oh
Edward….la vuoi
smettere di essere sempre così pessimista? Dicevo per dire!
Se vuoi sapere il
mio parere penso che andrà benissimo e che hai fatto bene a
dare retta a Bella,
ok?" Velocissima si gettò contro di me e mi spinse verso il
letto, dove mi
lasciai cadere. "Lasciati un po’ andare… e torna a
fare quello che facevi,
che alle cose importanti ci penso io", disse alzando il tono della voce
e
uscendo dalla stanza. Feci in tempo solo a gridarle un altro grazie
prima di
vederla svanire oltre il corridoio.
Prego!
Pensò.
Mi
sentivo più
tranquillo. Sapevo bene che ciò che Alice vedeva non sempre
accadeva, perché il
futuro è in continua evoluzione, ma almeno era qualcosa cui
aggrapparmi.
Cominciai a sperare che riuscisse presto a
“vedere”, nonostante il disagio che
avrei provato. Neanche io riuscivo a vedermi in una situazione del
genere, ma
non perché non ne avessi un pazzesco desiderio, ma soltanto
perché mi sentivo
così diverso da Bella e non capivo cosa potesse attrarla
tanto del mio corpo,
se non la bellezza. Come potevano unirsi due corpi così
dissimili?
Ok.
Basta.
Mi
distesi nuovamente
cercando di pensare ad altro. Guardi l’orologio. Le otto meno
un quarto. Troppo
presto. L’avevo lasciata da quasi un’ora ed ero
sicuro avrebbe dormito almeno
fino a metà mattinata. Almeno, lo speravo per lei, anche se
io avrei voluto già
vederla. Bella aveva bisogno di dormire.
Continuai
a tenere il
conto del tempo che scorreva, mentre la camera si inondava di sole, dal
lato
dove gli alberi non impedivano ai raggi di passare. Un tempo odiavo il
sole, o,
almeno, lo temevo perché mi impediva di vivere la vita che
avrei voluto e non
mi procurava gioie particolari, ma mi faceva vivere in interminabili
attese e
prolungati isolamenti. Da quando stavo con Bella invece il mio
atteggiamento
era cambiato. Anche se ero comunque impedito nello stare con lei in
mezzo alla
gente in una giornata di sole, sapevo che lei lo amava e che le faceva
bene.
Quindi fu naturale anche per me non considerarlo più un
nemico. Quando eravamo
soli e c’era il sole avevo il vantaggio di poterla stringere
fra le braccia
senza temere di ghiacciarla con il mio corpo. Il freddo che le
procuravo era
sempre stato un mio enorme cruccio, che aveva raggiunto il suo apice
quella
notte in tenda, agli inizi di giugno, durante l’attesa della
battaglia con i
neonati di Victoria. Se non mi fossi aggrappato all’amore che
provavo per lei
credo non ce l’avrei fatta a resistere a tutta
l’angoscia che provai. Ero
dilaniato, avvilito. Mai in vita mia mi ero sentito tanto inutile e
incapace. E
Jacob ne approfittò - giustamente, dal suo punto di vista.
Chissà
se ciò che Bella
provava per Jacob non fosse anche attrazione? Certo, dovevo ammettere
che non
era niente male ed era caldo. Un corpo caldo.
Basta.
Sbirciai
ancora
l’orologio. Le nove.
Ancora
troppo presto per
chiamarla.
Dovevo
trovare qualcosa
da fare. Dovevo calmarmi. Troppi pensieri.
Felice.
Io ero felice.
Non avevo niente, assolutamente niente che me lo poteva impedire.
Niente…
tranne me stesso.
Mi
alzai e decisi di fare
una doccia.
Presi
tutto ciò che mi
serviva e mi chiusi nel grande bagno che avevo al piano, vicino alla
camera.
Feci
tutto con calma,
quasi a velocità umana, per metterci più tempo.
L’acqua
fredda non era
mai abbastanza fredda perché la percepissi tale, ma il suo
scorrere sulla mia
pelle mi rilassò. Inizialmente. Poi mi soffermai a pensare
come sarebbe stato
fare la doccia insieme a lei e che forse ne avrei avuto
l’occasione molto
presto e il mio corpo si irrigidì nuovamente. Una tensione
pazzesca prese
possesso di me. Ma non era paura. Capii subito cos’era. Avevo
lasciato andare
le redini del mio corpo, dei sensi, come lei mi aveva chiesto, e
ciò che stavo
sperimentando in tutta la sua potenza era il desiderio.
Un’eccitazione che mi
sovrastava anche quando lei non c’era. Non che fosse qualcosa
di totalmente
nuovo. Ma l’avevo sempre controllata, relegata
nell’ultima parte dei pensieri,
sotterrata sotto una coltre di altri infiniti sentimenti cui davo la
precedenza. Ma ora. Ora era tutto diverso. E sbucava fuori da ogni
parte, in
ogni momento.
Mi
rivestii velocemente e
scesi in soggiorno. Nessuno. Avevo bisogno di parlare, di distrarmi.
Percepii
la presenza di
Emmet e Jasper in veranda e li raggiunsi velocemente.
Mi salutarono
senza voltarsi,
impegnati in non so cosa davanti allo schermo di un portatile.
"Ti sei
dovuto
nascondere oggi, eh? Potevi restare nel suo letto sotto le
coperte…",
sogghignò Emmet, come al suo solito.
"Piantala…
vorrei
vedere te", risposi, per niente risentito. Non era possibile avercela
con
lui. Per adesso.
"Io non ho
di questi
problemi" ribadì ridendo.
Senza
parole mi feci
cadere sul primo scalino davanti all’ingresso, poco lontano
da loro, la testa
sorretta da un braccio. Dovevo essere l’immagine della
preoccupazione.
Mi sentii
improvvisamente
inondato da una sensazione di calma. Mi voltai. Jasper aveva alzato gli
occhi
dal PC e mi guardava. Gli feci un cenno col capo prima di ritornare
nella
solita posizione. I pensieri che avevo non avrebbe potuto cancellarli
comunque.
"Che ti
prende? E’
successo qualcosa?", disse Emmet.
"Non credo
… ",
commentò Jasper di rimando. "Penso piuttosto sia per una
questione
delicata..".
Mi voltai
fulminandolo
con lo sguardo. Lui sapeva. I suoi pensieri erano chiari.
Emmet ci
squadrò con curiosità.
Questione
delicata? Di
che parlano….
"Alice…
Avrei dovuto
sapere che non sa tenere la bocca chiusa ", sibilai tra i denti.
"L’avremo
saputo
ugualmente, Edward. Non sappiamo leggere nel pensiero come te ma basta
conoscerti un po’… e conoscere Bella. Immaginavo
che ti avrebbe chiesto una
cosa simile".
"Lo
immaginavi? Ma
certo. E siete tutti tranquilli al riguardo?"
Emmet si
alzò di scatto e
si sedette accanto a me, circondandomi le spalle con un braccio.
"Ehi
ragazzi, calma!
Ma di che parlate? Mi volete tenere all’oscuro?
Cos’è che Bella ti avrebbe
chiesto di così importante che ti fa preoccupare?"
Lo guardai
di sbieco
senza parlare.
"Intuisco
qualcosa
di serio… ", continuò aspettando una risposta.
Fico!
Finalmente una
novità….
Silenzio.
"Vedo che
sei un
osso duro… deve essere una cosa succulenta…
Vediamo, di trasformarla te l’ha
già chiesto… mmm.."
"Falla
finita.",
mormorai. Non c’era niente nei suoi pensieri che gli facesse
intuire la verità.
Mi sentivo
sotto esame,
ma forse non era una cattiva idea parlarne con i miei fratelli. Erano
gli unici
con i quali avrei potuto farlo. E con Carlisle, ben inteso. Ancora
però non ne
avevo avuto il coraggio.
"Vuole che
andiate
ad abitare da soli? Oppure..si, ci sono, è gelosa di Tanya,
vero? Non vuole che
venga al matrimonio!".
Forse ci
ho dato…o no?
"Sei
lontano Emmet.."
sentenziò Jasper ridendo sotto i baffi. Poi
cambiò tono di voce, rivolgendosi a
me. "Edward?"
Glielo
dici tu o lo
faccio io? Tanto è questione di tempo…
Annuii.
"Allora?
Me lo
volete dire oppure è un segreto?", disse Emmet facendo la
voce grossa e
lanciandoci delle occhiate torve.
In fondo
avrebbero potuto
aiutarmi..
Sospirai,
deciso a dire
tutto. Ma non riuscivo a trovare le parole. Troppo imbarazzo.
Non ce la
fa..ci penso
io…
"Bella ha
proposto a
Edward una vera luna di miele, prima di essere trasformata ", riassunse
Jasper, venendomi in aiuto.
<<
Che significa
una vera luna di miele? >>
"Emmet…"
sospirai ancora, i suoi pensieri erano confusi, " …nel senso
di…Insomma,
come le coppie umane".
Rimase un
attimo con la
bocca spalancata, poi tutta la faccia si aprì ad un enorme
sorriso.
Nel senso
che faranno
l’amore? Coppia vampiro/umana? Non ci posso
credere…che forza…
"Non ci
credo! Ti ha
chiesto questo? Proprio questo? Ma senti la nostra Bella"
sbottò
stringendomi le spalle.
"Non hai
altro da
dire? Se ti sembra una cosa da ridere…".
Si
voltò ad osservare i
nostri volti. Io ero teso, Jasper era serio.
Oh
oh…l’ho fatto
arrabbiare…vacci piano Emmet… per lui
è la prima volta…
"Edward
è preoccupato,
teme di farle del male".
Strinse le
braccia al
petto, contraendo il volto in una smorfia.
Ah…bè,
avevo ragione…ha
paura, però..effettivamente…
"No,
bè.. non rido
di questo. E’ solo che non me lo aspettavo. Ma pensandoci
bene è una
richiesta..logica, dal suo punto di vista. No? Certo che ti
capisco… come
farai?"
I pensieri
di Emmet erano
conformi alle sue parole e di questo gli ero sempre stato grato. Era
facile
parlare con lui, anche se non era adatto a trattare questioni delicate.
"Logica…
si, ma era
l’unica richiesta che non avrebbe dovuto farmi. Ho accettato
di provare …ma non
ho la minima idea di quello che mi aspetta .." mormorai, gettando fuori
ciò che mi preoccupava.
I miei
fratelli stettero
un poco in silenzio.
Che
faccio….gli racconto
cosa deve fare?....
Mi feci
coraggio.
Conoscevo ogni cosa in fatto di sesso, anche soltanto perché
la vedevo
continuamente riproposta delle loro menti e nei pensieri di ogni umano
che
incontravo, ma parlarne era un'altra cosa ed era la prima volta che
cercavo di
farlo.
"Emmet….di
teoria ne
ho fin troppa. Ho solo bisogno di sapere una cosa. Rischio davvero di
perdere
completamente il controllo della ..ragione? Cosa si… prova?"
Non
risposero subito e si
lanciarono un’occhiata. I loro pensieri erano confusi.
Jasper si
alzò e ci venne
accanto, appoggiandosi alla balaustra della terrazza.
"Noi non
abbiamo
avuto questo problema, quindi è difficile consigliarti.
Alice vede la cosa in
modo molto positivo e lei ti conosce bene. Perché
preoccuparsi troppo?"
Emmet
alzò gli occhi al
cielo. " Secondo me non sarà facile. Il desiderio sessuale
per noi è
potente… Per me la ragione scompare in quel momento
… effettivamente c’è poco
da pensare… " sentenziò quasi orgoglioso delle
sue parole.
"Grazie
Emmet, mi
sei di grande aiuto"
Mm…forse
non dovevo
dirlo…
"Emmet
voleva dire
che devi prepararti… E’ vero che sono emozioni
forti, ma non completamente
ingestibili. Dipende se rimani consapevole di chi hai
accanto… e se c’è una
persona che può riuscirci, quella sei tu. Non ho mai
conosciuto nessuno con un
controllo come il tuo, simile a quello di Carlisle. Ma tu ha
addirittura messo
a tacere la sete verso la tua cantante"
Io
l’avrei sicuramente
uccisa…come ha fatto Emmet..
"Jasper,
non voglio
complimenti.."
"Non te ne
stavo
facendo, mi limitavo a dire le cose come le vedo. Se si trattasse di
Emmet non
avrei dubbi: lo sconsiglierei, perché ucciderebbe
sicuramente la malcapitata..
Dubiterei anche di me, e di chiunque altro. Ma non dubito di te.
Capisco la tua
paura, ma non fartene dominare…".
Emmet lo
guardò a bocca
aperta, poi annuì.
Si..è
probabile..io sono
un bestione.. ma Edward…
"Si..certo..
è
quello che penso anch’io…" disse Emmet sorridendo.
"Ma non
credete che
possa essere…spiacevole per un’umana? Il nostro
corpo è così diverso.."
Anche
questa volta fu
Jasper ad avere la risposta pronta.
"E le
ragazze di
Denali dove le metti? Loro lo fanno normalmente con gli
umani…a quanto ho
capito. Se è piacevole per l’uomo,
perché non dovrebbe esserlo anche per la
donna? "
Certo
che…per Bella credo
sia..la prima volta…. , pensò Emmet.
Annuii. "
Si… è così
" a parte il fatto che ne ero felice, non sapevo se questo fosse un
bene o
un male…
"Magari
quello è un
problema… però credo che tu sappia come fare "
disse continuando sul filo
dei suoi pensieri.
"Che vuoi
dire? "
"Che devi
andarci
piano. Ma piano piano parecchio. L’uomo non ne ha bisogno la
prima volta, ma
loro si. E con un vampiro poi… Tu sarai preso da miliardi di
sensazioni diverse
e vorrai sempre di più. Devi stare attento…"
"Mi
rincuori …"
mormorai sconsolato. Emmet aveva ragione.
Porc…
non ne dico una
giusta…
"Oh, ma
dai! Andrà
bene… tu non sei come me…" concluse facendomi
l’occhiolino. Inizialmente
non capii se la sua frase voleva essere un complimento o cosa.
Io
sì che sono focoso…io
l’ucciderei con la mia passione…
Capii. No.
Non era
proprio un complimento, dal suo punto di vista.
Quell’apprezzamento
mi
fece male, quasi come un’occhiata di Jane, tanto da tendere
ogni muscolo in
modo innaturale. Forse l’orgoglio ferito?
Avvolsi le
braccia
intorno alle gambe piegate e poggiai la testa sulle ginocchia. Non
dovevo
prendermela. In fondo neanche io mi conoscevo sotto questo punto di
vista e
Emmet poteva aver ragione, anche se ne dubitavo. Sentivo una tale forza
crescere in me, un’energia prepotente che se non
l’avessi lasciata andare credo
che sarei presto esploso. Era questo che significava cedere alla
passione?
Sapevo che l’avrei scoperto molto presto. Con la mia Bella.
Ma non potevo
lasciare andare di colpo tutta l’energia che percepivo.
Dovevo imparare a gestirla
e a dosarla. Gestire il desiderio e dosare le mie forze…
Emmet
l’ha messo KO…
Edward, tutto bene?
Annuii
senza parlare.
Sono una
bestia… farei
meglio a mordermi la lingua… secondo me ce la fa,
è troppo innamorato…magari
poi però gli piace meno…ma ce la fa…
Che bestia…che gli dico ora?...
Mi girai
verso Emmet,
abbozzando un sorriso. Erano tutti e due preoccupati per me.
"Tutto
bene ragazzi.
Quindi per voi ce la posso fare… "
"Quando
Alice ti
dirà cosa vede sarai ancora più tranquillo ",
concluse Jasper.
Alice che
sbircia la luna
di miele dei piccioncini? Fico… poi mi faccio raccontare..
"Non ti
provare
Emmet…", ringhiai. Un ringhio basso, cupo.
Emmet si
alzò di colpo e
si mise sulla difensiva. Cercava sempre una scusa per azzuffarsi con
qualcuno e
adesso aveva trovato un avversario degno della sua voglia di menare le
mani. Ne
avevo un grande bisogno. Dovevo scaricare la tensione che avevo
accumulato.
Finalmente
un bello
scontro! La giornata inizia bene… però lui
bara… ma forse ora non è
concentrato..
Gli balzai
davanti. Era
inutile. Intuivo ogni mossa leggendola nella sua mente, avevo troppi
vantaggi.
Dai
Edward…fammi vedere
chi sei… secondo me non ce la farai ad accontentare
Bella…hai troppa paura!...
Scoprii i
denti,
sibilando. Emmet voleva farmi arrabbiare.
Se non sei
capace
dimmelo… ti insegno qualche mossa…o magari vengo
io…
No. Non
voleva farmi
arrabbiare, voleva farmi infuriare.
Gli fui
addosso e lo
scaraventai lontano, ma improvviso un pensiero dolce mi
bloccò.
Edward,
Emmet …non voglio
che lottino fra loro…
Esme. Era
comparsa in
veranda e guardava preoccupata verso di noi.
Mi tirai
indietro e
scossi la polvere dai pantaloni puliti.
Oh
no….ecco che fa quello
che vuole lei…
Gli tirai
un amichevole
pugno sulla spalla e ci mettemmo a ridere.
"Bestione…"
"Damerino…"
"Ma
piantala..non
sai nemmeno che vuol dire.. E poi non ne ho più voglia " Era
vero. La
brevissima lotta con Emmet era servita a placare almeno un
po’ il mio
nervosismo.
Spero gli
sia servito…
non possiamo dare molti consigli putroppo…
"Edward…
comunque,
fai quello che ti senti, tendendo conto principalmente di
lei… E scusa il mio
poco tatto", mormorò Emmet cercando di concludere la
discussione senza
farsi sentire da Esme.
Gli
sorrisi.
Non era
stato poi così
difficile parlarne, anche se non era servito a molto.
Una cosa
l’avevo capita.
Che sarei potuto impazzire di piacere se non fossi stato attento e
presente, ma
che era possibile gestire le emozioni, come sapevo fare con la sete. Se
avevo
controllato il desiderio del sangue di Bella, perché non
avrei dovuto saper
incanalare il desiderio del suo corpo e rimanere lucido?
Il
cellulare vibrò
insistente nella mia tasca. Era lei.
Lessi il
messaggio.
Una sola
parola bastò per
cancellare ogni residua traccia di tensione:
“Arrivo”.
Ero
veramente suo.
|
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Capitolo 4 *** INTIMITA'. Il giorno si avvicina ***
INTIMITA’. Il giorno si avvicina.
Capitolo
4
Idiota,
l'hai fatto scappare.
Emmet
formulò un unico pensiero, con la fronte aggrottata e un
ghigno sulla bocca
mentre sfrecciava davanti a me tagliandomi la strada per seguire la
scia dell'orso
che avevo inutilmente braccato.
Malgrado
la sete non riuscivo a concentrarmi come sempre e la caccia stava
rischiando di
finire con un nulla di fatto. Almeno per me.
Jasper
e Carlisle stavano seguendo una pista più a nord,
probabilmente un branco di
alci ed io ero rimasto con Emmet, catturato dall'odore della sua preda
preferita, il grizzly. Avevamo ingaggiato una gara il cui premio doveva
essere
lo sventurato animale ma, all'ultimo mi ero lasciato distrarre, o non
so cosa e
l'animale si era precipitato sotto ad un dirupo in preda al panico. La
sua fuga
sarebbe di certo stata breve, lo avrei atterrato in pochi secondi, ma
Emmet
aveva approfittato della disattenzione e aveva preso il mio posto nella
caccia.
Annusai
l'aria con disgusto. Nessun puma nei paraggi, o altro grosso felino.
Presi la
via lungo il fogliame intricato che portava alla cima del monte,
lasciando
Emmet alle prese con il suo orso. L'aria sibilava intorno a me,
sembrava
accarezzarmi la pelle, una sensazione che adoravo. La notte stava per
finire e
già si intravedeva il chiarore dell'alba nascere lungo la
linea dell'orizzonte
portando con sé l'inizio di un nuovo giorno. Sulla vetta mi
fermai ad osservare
il panorama. Era inutile, non riuscivo a cacciare. Sempre troppi
pensieri.
Troppi desideri.
Edward….
Mi
voltai per individuare la presenza di Carlisle. Sentivo che si stava
avvicinando attraverso il bosco ma fino a che non giunse nei pressi
della
radura dove mi trovavo non ne scorsi se non il pensiero, costantemente
rivolto
a me. Odiavo farlo preoccupare, ma sapevo anche che Carlisle amava
prendersi
cura di qualcuno e, sicuramente amava occuparsi di me.
Eccolo.
Ci scambiammo uno sguardo attraverso l'oscurità che andava
schiarendo. Vide la
mia posizione eretta, priva di ogni velleità predatrice e mi
si fece accanto.
"Tutto
bene?".
Annuii.
"Non
riesco a concentrarmi… e poi non ne ho davvero bisogno",
commentai.
Mio
padre mi osservò a lungo. "Qual è il problema?".
Sospirai.
Carlisle mi conosceva bene.
"Forse
sono un po' preoccupato per il matrimonio e …. tutto il
resto. Non faccio che
pensare a lei. Così non mi era mai successo, se non i primi
giorni in cui l'ho
conosciuta", gli dissi aprendomi del tutto. Con mio padre non avevo mai
avuto problemi a parlare di qualsiasi cosa, almeno fino ad allora.
E'
come pensavo, udii nella mia testa.
"Ovvio
che non so quanto rispecchi la realtà. Tu sei
così diverso da tutti, Edward…",
mormorò osservando il cielo per poi tornare a rivolgermi
l'attenzione. " Un
po' per colpa mia, che ti ho trasmesso la via dell'astinenza dal sangue
umano,
un po' per come sei fatto, credo che tu abbia sviluppato e accresciuto
al
massimo un controllo quasi totale su te stesso. Controllare la sete
equivale a
controllare gli istinti primari, tra i quali c'è anche il
desiderio sessuale.
Probabilmente, quando ti è capitato di provarlo lo hai
represso e messo sotto
stretto controllo come la sete, perché anch'esso
può generare in noi degli
eccessi. Non è difficile da gestire, ma devi essere abituato
a farlo. Devi
essertene data la possibilità. L'hai mai fatto?".
No,
di questo ero sicuro. Le parole di Carlisle mi risultarono
più che vere.
"Tu
pensi che io riesca a gestirlo?"
"Certo
che si! Riuscirai sicuramente, ho fiducia in te Edward. Se
c'è una persona che
può farlo, questa sei tu."
Alzai
le spalle, seguendo riflessioni interiori.
"Mi
sento come in balia di venti fortissimi che mi scuotono fino nelle
viscere. Non
so ben spiegarti, ma è così. Lasciarmi andare a
quelle…. sensazioni è fonte sì
di gioia, ma anche di grande turbamento"."Ti capisco e lo immaginavo.
Ma cosa ti spaventa di più?"
Sapevo
su cosa stava riflettendo, tutto mi era chiaro e decisi di essere del
tutto
sincero con lui. Nei giorni passati avevo parlato dei miei problemi con
Emmet e
Jasper ma a Carlisle non avevo mai detto niente.
"E'
come credi. Tutti lo sapete ormai da tempo. Bella si aspetta qualcosa
da me ma
io, io non so cosa aspettare da me stesso. Non lo so proprio. Emmet e
Jasper
hanno provato ad aiutarmi ma credo mi abbiano confuso ancora di
più le idee.
No, bè, una cosa l'ho capita… che non devo mai
smettere di pensare."
Carlisle
rise. Una risata argentina risuonò in quel piccolo spazio
tra i grandi abeti.
Alzai un sopracciglio, confuso.
"Scusami,
non volevo ridere di te", disse tornando serio."Comprendo le tue
paure".
"Sarebbe
meglio riderci sopra ma io…non ci riesco. Dimmi,
com'è per noi Carlisle? Emmet
mi ha detto qualcosa ma di lui mi fido poco"
"Il
sesso? Qualcosa di molto potente. Potente quasi come il desiderio del
sangue
umano".
Scossi
la testa. "Bè, allora aveva ragione. Perché io
non ne ho mai sentito il
richiamo così forte prima di conoscere Bella?".
"Mm..me
lo sono chiesto anch'io più di una volta in tutti questi
anni e sono giunto ad
una conclusione".
Lo
guardai pendendo dalle sue labbra.
"Perché
temi per lei. Perché ti senti diverso. Ci sono molti
perché, molte risposte,
molte possibili scelte ma non devi temerle".
"Ne
ho ben motivo…"
"In
questo la penso come Bella. Tu non vuoi farle del male e non glielo
farai. Lascia che
ciò che provi esca da te, non lo
imprigionare. Non fa parte della nostra natura…mostruosa,
credimi. E' forte,
si, è inebriante, è vero, ma non porta la morte,
bensì l'unione. Specialmente se
lo fai con la persona che ami".
Non
riuscii a sorridere, anche se sapevo che aveva ragione.
"Ma
se non so contenermi potrei comunque portare morte…. Non
riesco a non
pensarci…", dissi incapace di arrendermi del tutto alla sua
visione
ottimista. "Ho timore di liberare anche il mostro…".
Carlsisle
mi sorrise, per niente scalfito dalle mie parole. I suoi pensieri erano
tutti
positivi.
"Edward,
Edward… dovresti imparare a guardare a te stesso con un po'
più di indulgenza a
volte".
"Tu
lo fai? Sei sempre così…".
"Attento?
Certo, lo devo a tutti gli esseri umani che incontro ogni giorno. Ma
questo non
vuol dire che penso a me stesso come ad un mostro senza cuore. E non lo
penso
certamente di te, che sei la persona più bella che abbia
conosciuto".
Le
ultime parole di Carlisle mi strapparono un sorriso. Abbassai la testa.
Si, lo
sapevo. Lui credeva troppo in me.
"Sai
che ho detto la verità", disse ancora con occhi sinceri e
profondi.
Mi
passai una mano tra i capelli. "Si, lo so, lo so…"
"Edward…".
"Va
tutto bene. Ti ringrazio..".
"Sono
felice per te, molto felice. Sono orgoglioso di mio figlio.
Andrà tutto
splendidamente..tu lo
meriti",
mormorò abbracciandomi.
Lo
strinsi forte. Odorava di buono, odorava di pace. Era l'unico odore che
da sempre
aveva avuto il potere di tranquillizzarmi, che aveva calmato i miei
eccessi
iniziali di vampiro, le inquietudini di un giovane in balia di istinti
forti e
pericolosi. L'odore di mio padre. Perché mio padre lo era
davvero e non tanto
per il fatto di avermi salvato la vita, trasformandomi in essere
immortale,
quanto per tutto quello che in seguito aveva fatto per me. Lui era
sempre stato
presente, sempre.
Una
meteora attraversò il cielo in quell'istante ed alzammo gli
occhi per
osservarla.
"Bella…",
mormorai a me stesso.
"Vuoi
andare da lei?"
Scossi
la testa. "Prima è meglio se caccio…".
Dopo
un ultimo sguardo al cielo che stava facendosi sempre più
chiaro, corremmo nel
folto del bosco alla ricerca di una preda.
Rientrati
a casa ci riavvolse immediatamente l'eccitazione che ferveva per
l'imminente
data del matrimonio.
Mia
madre e Alice correvano qua e là, chi per l'organizzazione
della cerimonia, chi
per la ristrutturazione del cottage. L'unica meno impegnata era
Rosalie, che ci
venne incontro incollandosi ad Emmet come ad un francobollo.
Mi
feci una doccia. Il sole era già sorto e Alice aveva
preannunciato una giornata
priva di nuvole. Fantastico, proprio quello che ci voleva per placare
il mio
desiderio di lei. Non ero riuscito a farle visita durante la notte e
avrei
dovuto escogitare qualcosa. Mia sorella non voleva assolutamente che la
portassi a casa nostra, per non rovinare la sorpresa, diceva, ma non
potevo
neanche comparire a casa Swan, purtroppo.
Entrai
in camera mezzo nudo. Fortunatamente nessuno era nei paraggi, come la
mia mente,
tanto da scordarmi i vestiti da indossare.
Tre
giorni. Mancavano solo tre giorni.
Sospirai,
sedendomi sul bordo del letto. I capelli bagnati gocciolavano perle
d'acqua
lungo il collo, e seguivano la forma dei muscoli per finire assorbite dall'asciugamano legato in
vita. Le poche
parole che avevo scambiato con Carlisle avevano avuto l'effetto di
tranquillizzarmi
a proposito delle paure che avevo, ma non quello di calmare
l'eccitazione che
si faceva sempre più intensa. Ogni giorno di più.
Fui
distratto dalla mia immagine riflessa da una parte dei vetri delle
grandi
finestre della mia stanza. Rimandavano l'immagine di un giovane
assorto, in una
posa immobile, quasi una statua, ma i giochi di luce facevano si che la
mia
pelle non risultasse così bianca, ma riscaldata da un ocra
chiaro, più
naturale, quasi umano. Forse aveva ragione Carlisle quando diceva che
Bella mi
aveva irrimediabilmente cambiato e che in quel momento risultavo il
più umano
nella mia famiglia.
Continuai
ad osservarmi.
Dall'immagine
riflessa passai alle mani, mi toccai il collo. Il mio corpo non era
massiccio
come quello di Emmet, né estremamente muscoloso, ma privo di
ogni difetto come
quello di tutti i vampiri. Non avevo mai riflettuto così
tanto come in quel
periodo sul mio corpo. Bella lo adorava, lo sapevo, lo vedevo e non lo
capivo.
O meglio, lo capivo in parte. Ero bello, ad un occhio umano, ma non mi
aveva mai detto cosa
provava nel toccarmi, come mi sentiva. Come un pezzo di roccia? No,
sapevo di
non essere una pietra ma… ero diverso. Eppure le piacevo.
Passai
la mano lungo tutto il braccio, facendo scorrere le dita sulla pelle
come una
carezza. Rabbrividii. Mi sentivo caldo, morbido… normale. Ma
era relativo, Bella
non poteva percepirmi nello stesso modo. Feci scendere la mano lungo il
torace,
fino a posarla sulle gambe piegate. Al pensiero delle sue dita che mi
esploravano
sussultai e una fitta mi colpì lo stomaco. Come avrei potuto
resistere alle sue
carezze senza assalirla? Chiusi gli occhi, lasciandomi andare
all'indietro e
piombando di schiena sul copriletto dorato.
No.
Ci sarei riuscito.
Ma….anche
se avessi saputo dosare le mie carezze, come avrei potuto darle piacere
al
momento giusto? Ero freddo e forse anche troppo…duro per lei.
Sorrisi
a questo pensiero imbarazzante.
Mio
Dio. Ero a preoccuparmi di una cosa che non vedevo l'ora si avverasse.
Mi
sfiorai nuovamente la pancia con la punta delle dita. No, non era
affatto una
buona idea. L'immagine di Bella era troppo presente e l'eccitazione si
stava
imponendo troppo rapidamente per formulare qualsiasi pensiero potesse
servirmi.
Ok. Avevo
esagerato.
Mi
alzai immediatamente cercando cosa indossare, slip, pantaloni,
maglietta e
camicia. Non sarebbe stata la prima volta che cedevo al piacere, ma non
era
qualcosa che amassi fare. Come aveva detto Carlisle ero molto
controllato.
Troppo. Ricordai il periodo in cui mi ero allontanato da lui e da Esme,
gli
anni della ribellione. Avevo ucciso, bevuto sangue umano, ma non ero
mai stato
del tutto fuori controllo. Mai.
Solo
Bella aveva avuto quel potere su di me.
Mi
piegai in due improvvisamente, inginocchiandomi sul pavimento.
Pazzesco. Cosa
avevo innescato? Delle ripetute ondate di eccitazione mi agitavano il
corpo,
concentrate nel basso ventre e resistere era un'impresa impossibile.
Appoggiai
le mani per terra, stringendo i denti e aspettando.
Scimmietta,
non posso neppure pensarti, adesso?
Ecco,
arrivava. Lasciare andare, dovevo lasciare andare quell'energia.
Strinsi
le gambe, inutili altri gesti e un ringhio sordo mi squassò
il torace, uscendo
dalla gola.
Dio.
Libero.
Ansimai,
prendendomi la testa tra le mani.
Come
avrei resistito altri tre giorni?
Mi
rivestii in fretta. Forse era meglio se quel giorno non l'avessi vista.
No, ma
cosa andavo pensando? Avevo bisogno di vederla, al diavolo il mio corpo
inquieto e in ebollizione!
Mentre
uscivo dal retro, intercettai i pensieri di Alice che mi stava
cercando. Poco
educatamente non mi feci trovare e mi precipitai su per il pendio del
colle,
dirigendomi verso la mia radura. La nostra radura. Avevo bisogno di
stare da
solo.
Il
sole andava e veniva dietro le nubi, ancora basso sull'orizzonte. Era
ancora
molto presto.
Sentivo
addosso le sensazioni di poco prima, anche se la tensione si era del
tutto
calmata. Mi distesi sull'erba fresca.
Stupido,
Edward. Stare con lei è la gioia più grande che
tu abbia mai provato in tutta
l'esistenza, non lasciarti dominare da altri pensieri, né
distrarre dalla passione.
Tutto ciò avrà il suo corso, come la vita, come
le cose del mondo cui, bene o
male, appartieni.
Respirai
a pieni polmoni l'aria fresca della mattina. Stormi di uccelli
volteggiavano
sopra di me, le piume brillanti, colpite dai primi raggi del sole.
Desideravo
vederla, solo quello.
Improvvisamente
mi tornò alla mente una cosa importante da fare, qualcosa
che la riguardava da
molto vicino. L'orologio segnava le sette e mezzo. Potevo provare.
Cercai il
numero e composi la chiamata.
"Pronto,
Edward?", rispose subito la voce squillante.
"Seth,
si, sono io, scusa se ti chiamo così presto".
"Fa
niente, sono sveglio da un bel po'. Posso aiutarti?".
Poteva
farlo? Speravo proprio di si.
"Lo
spero. Dovresti fare una cosa per me, anzi, per Bella. So che lei ci
tiene
molto, ma non te lo chiederebbe mai… Così lo
faccio io al suo posto. Puoi
rintracciare Jacob e costringerlo a venire al matrimonio? Anche solo
per una
visita".
"Uao,
Edward. Proprio tu me lo chiedi?"
"Si,
proprio io, ti sembra strano?"
"Conoscendoti…no.
Bè, non so, posso provarci"
"Mi
faresti proprio un gran favore Seth"
"Si
si, vedrai che lo convinciamo! Ma…sei davvero sicuro? No,
perché Jake è un
casinista quando vuole".
Sospirai.
Certo che avrei preferito non ci fosse, ma ciò che Bella
amava io non potevo
odiare.
"E'
il mio regalo"
"Ah,
ok".
"Grazie
Seth, ci conto"
"Edward?"
"Si?"
"Sei
proprio una gran brava persona tu…".
Sorrisi
nel riattaccare. Se avesse potuto leggermi nel pensiero non avrebbe
avuto la
stessa opinione di me. Lo facevo per lei. Soltanto per lei.
Se
Jake fosse venuto ne sarebbe stata felice, si sarebbe sentita completa.
Ed io
volevo che fosse felice.
Intrecciai
le braccia dietro la testa, ritornando a guardare il cielo. La
telefonata con
Seth mi avevo messo di buonumore e non intendevo farmelo guastare col
pensiero
di Jacob Black.
Potevano
bastare già i problemi che avevo per conto mio e non volevo
attardarmi su
considerazioni pericolose per il mio fragile stato emotivo. E Jacob era
una di
queste.
Tornai
a guardare il cellulare. Prima di venire via da casa le avevo mandato
un
messaggio in cui le dicevo dove ero diretto. Sapevo che non mi avrebbe
raggiunto fin lassù, ma speravo mi dicesse di andarla a
prendere vicino a casa,
o che comunque avremmo trovato il modo di vederci.
Nessuna
risposta. Ma era ancora presto.
Il
sole si alzò nel cielo, fino a sfiorare le punte
più alte dei grandi alberi
nella parte bassa della radura. Gli insetti passeggiavano ignari su di
me,
immobile nell'erba. Avrei voluto che lei fosse lì.
Perché non chiamava e non
rispondeva al messaggio? Ormai sarà stata sveglia e in piena
attività.
Forse
stava facendo qualcosa che non voleva dirmi? Forse c'entrava Jacob?
Mm…no.
E poi, se fosse stato così, non avrei dovuto comunque
preoccuparmene.
Chiusi
gli occhi. Il tempo solitamente per me passava veloce, anche se non ne
ero mai stato
veramente consapevole. Ma l'attesa si stava facendo snervante.
Più dell'attesa,
il non sapere dove fosse o cosa stesse facendo.
Ripensai
a come ci eravamo lasciati il giorno precedente. Bella mi aveva
rimproverato, è
vero, diceva che ero troppo teso, mentre io le facevo notare che quella
preoccupata era lei, piena di ansie per la cerimonia. Ma,
effettivamente, io
per una cosa, lei per un'altra, eravamo tutti e due molto nervosi.
Presi
nuovamente il cellulare e la chiamai. Squillò a vuoto per
diversi secondi. Poi
riattaccai. Nessuna risposta. Che strano.
Il
momento di solitudine era finito, poteva bastare. Dovevo vederla.
Mi
alzai in fretta, intenzionato a scendere a valle e presi velocemente la
via del
ritorno. Ma non feci che pochi passi, relativamente alla mia
velocità, quando
captai odore di sangue umano. Mi bloccai ai limiti della radura, in
difesa.
Qualcuno stava forse salendo per il sentiero? Dietro un albero, rimasi
in
ascolto del rumore dei passi che ancora non udivo. Poi, ecco, iniziai a
distinguere i battiti di un cuore, un suono che aveva qualcosa di
familiare.
Poi mi colpì quel aroma delizioso che stuzzicò la
mia sete e mi illuminò in un
sorriso. Bella. Era lei.
Feci
appena in tempo a realizzare l'idea che me la vidi comparire in fondo
all'ultima discesa che portava alla radura, seminascosta nell'abetia.
Affannata
e rossa dalla salita, gli occhi bassi, fissi sul terreno, non si ero
accorta
che la stavo osservando.
Bella.
Fui
improvvisamente sommerso da un mare di dolcezza. Ma non le andai
incontro, non
volevo spaventarla né cedere a quella forte emozione. Mi
sedetti sul ciglio del
sentiero, in modo molto visibile, attendendo pazientemente che si
accorgesse di
me. Una curva, pochi alberi frammezzo ed eccola. Alzò gli
occhi e mi vide. Sorrise,
accelerò il passo. Le risparmiai gli ultimi metri e la presi
fra le braccia.
Finalmente.
"Edward…",
mi strinse forte.
"Che
ci fai qui? Perché non mi hai risposto?"
I
suoi occhi brillarono. "Volevo farti una sorpresa. Ho visto il tuo
messaggio…".
"E
se fossi già venuto via?"
"Mm…ci
avresti messo poco a ritornare…"
"Già..-
mormorai con il viso fra i suoi capelli-…avevo proprio
bisogno di vederti"
"Ed
io di fare una passeggiata in montagna"
La
guardai confuso.
"Scemo.
Se la montagna non va da Maometto…"
Risi.
Che stupido.
La
sollevai da terra stringendola delicatamente per la vita e lei mi cinse
il
collo con le braccia, baciandomi cautamente sulle labbra.
"Torniamo
nella radura?"
Ci
sedemmo nella parte più assolata del prato e la feci
stendere sulla mia felpa,
dato che l'erba era ancora umida dalla rugiada della notte. Poi
l'abbracciai,
odorando la sua pelle, il naso affondato tra il collo e la spalla.
"Tutto
bene?", chiese dopo un po'.
Annuii
senza muovermi.
"Edward?
Se continui non rispondo di me…".
Mi
aprii in un sorriso. "Ti basta così poco?".
"Tu
non ti rendi conto…"
"Neanche
tu…", replicai ridacchiando. Capivo cosa voleva dire ma non
poteva mettere
sullo stesso piano il mio il folle desiderio e il suo.
Mi
prese il viso tra le mani. "No, sul serio, stai bene?".
"Perché?",
chiesi senza capire.
"Alice
mi ha detto di averti visto strano".
"In
visione?"
"No,
questa mattina. Cos'è successo a caccia?".
A
mia sorella non sfuggiva proprio niente. Doveva avermi visto scappare
da casa
senza salutare nessuno. Sospirai. Che potevo dirle? Che morivo dal
desiderio di
averla? Che il mio corpo stava esplodendo?
"Bè,
no a caccia non è successo niente, tutto normale. Avevo
bisogno di stare un po'
da solo…".
"Oh,
allora ti ho disturbato…".
"Era
riferito alla mia famiglia. A volte sanno essere un po' ingombranti",
precisai, dicendo però una mezza verità."Non
vedevo l'ora di stare con
te…"
"Mm…anch'io
a dir la verità". Intrecciò le mani nei miei
capelli, guardandomi fisso negli
occhi. "In questi giorni non sono tranquilla fino a che non ti
vedo…"
"Solo
in questi giorni?"
"Bè,
in questi giorni di più… Ti amo"
Le
carezzai una guancia con il dorso delle dita. Si stava già
colorando di rosso.
"Ti
amo anch'io…"
"E?"
Abbassai
la testa. Era perspicace. Feci un mezzo sorriso, quello che le piaceva
tanto.
"Lo
sai bene. Non farmici pensare"
Alzò
gli occhi al cielo lasciandosi cadere sulla felpa, una mano nella mia.
"Non
puoi darmi nessuna indicazione su dove andremo? Alice vuole farmi anche
la
valigia…..sembra che io non possa più fare niente
da sola.. Ma è questo che
vuol dire entrare nella tua famiglia?".
Risi
del suo tono un po' scocciato e mi distesi accanto a lei.
"Un
po'…..si, purtroppo per te. La tirannia di mia sorella Alice
è totale per
quanto riguarda moda, viaggi e roba simile. Poi per il resto,
bè, ci
conosci…"
"E
il nostro viaggio?"
"Eh
no, di questo non ti dirò niente. E' una sorpresa".
"Non
mi piacciono le sorprese….", disse piagnucolando.
"Questa
ti piacerà…", mormorai avvicinandomi alle labbra
per baciarla. Rapidamente
le sue mani scesero dalle spalle verso i fianchi e si aggrapparono alla
camicia, sfilandola dai pantaloni. Poi si mossero calde e titubanti
sulla mia
schiena nuda. Gemetti, appeso ad un filo di controllo.
"Bella…",
sussurrai con voce roca, dedicandomi a piccoli baci sul collo e sulle
spalle.
Staccai una mano da terra e la posai sui suoi fianchi, carezzandoli,
insicuro.
Sentivo aumentare il fuoco che mi bruciava, ma la mente era ancora ben
consapevole di cosa stava facendo e azzardai un gesto ancora
più audace, dai
fianchi alla coscia, poi la presi da dietro sollevandola un po' verso
di me,
che le stavo sopra, sostenuto dall'altro braccio, fino a fare aderire
il suo
corpo al mio. Potente. Un calore impressionante sembrò
ustionarmi anche
attraverso i tessuti che cui separavano.
Bella
si aggrappò forte al collo e alla mia bocca. Quel momento
sembrò non finire
mai. Non volevo che finisse. Ma l'eccitazione cresceva, qualcosa dentro
di me
esultava e non potevo premettermelo. Sospirai, riportandola
delicatamente a
terra.
Premette
la faccia sul mio petto, rossa in viso. Aveva capito.
Mi
ci volle qualche minuto prima di potermi del tutto staccare da lei e
rimettermi
a sedere.
"Edward…",
disse dopo molto silenzio. "Passerà molto tempo prima di
poter tornare
qui, vero?".
La
radura. Vero. Mancava così poco che non avremmo
più avuto modo di farlo e poi…
poi saremmo partiti e dopodichè sarebbe stato ancora
più difficile poterci
tornare.
"Probabile..",
risposi alzando le spalle.
"Bè,
peccato… sono affezionata a questo posto. E' qualcosa che mi
mancherà".
Mi
voltai per guardarla bene in viso.
"Bella,
amore, spero di non farti mai mancare niente. Spero, voglio che tu
sia…felice
con me..", dissi in preda ad una strana emozione.
Sorrise
abbassando un po' gli occhi. "Quando dico che una cosa mi
mancherà non è
che un modo di dire…. Io voglio stare con te, dove.. non
è importante.."
"E
la tua casa? Non ti mancherà?".
"Dovunque
tu sia. Quella sarà la mia casa".
Ebbi
la sensazione dello scorrere di una lacrima lungo il viso, uscita
dall'angolo
dell'occhio. Invece era il suo dito.
Curioso.
Era già una parte di me.
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