Glaw

di SusieMudBlood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.
 
Ma come si era trovato in quell’enorme casino?!
 
Se l’avesse saputo prima avrebbe evitato accuratamente di pestare Hummel il giorno precedente..
 
***
 
Gli allenamenti di football erano appena finiti .
 
Tutti i giocatori si erano allontanati dal campo per gettarsi nelle docce all’interno
degli spogliatoi.
 
Karofsky camminava lentamente verso l’uscita del campo.
 
Azimio stava facendo un po’ di casino con perché Finn non gli aveva permesso di fare nemmeno un passaggio.
 
Questo  annuiva e faceva finta di seguire i consigli del compagno di squadra. Non aveva proprio voglia di litigare.
Quando Azimio finì la sfuriata Finn si sedette sulle panchine a messaggiare con quella che probabilmente era la ragazza del momento.
 
 ‘’Dave guarda un po’ chi abbiamo qui’’
 
Karosky ,perso nei suoi pensieri, si girò pigramente  verso Azimio per capire di chi stesse parlando.
 
Una figura esile cercava, con una grande smorfia, di farsi spazio tra i giocatori che lo ostacolavano
 
‘’Ehi ragazzina non sai che non si può entrare nello spogliatoio dei maschi?’’ Continuò Azimio facendo ridere vari ragazzi  dietro di lui.
 
Il  ragazzo ignorò Azimio.
 Infondo era abituato a non dare ascolto le battute ripetitive che  gli venivano rifilate per la sua ‘’diversità’’ .
Erano noiosi e non avevano un granchè di repertorio.
 Ogni volta che uno di loro gli rivolgeva la parola  concedeva la stessa attenzione che prestava ad una radio accesa per  riempire il silenzio.
                                                                                                                                                                
 ‘’Frocetto,non mi ascolti?’’incalzò Azimio ‘’ esci subito da qui’’ gli intimò.
 
Kurt alzò gli occhi verso il nero che lo stava provocando.
 
‘’ Guarda che non ci tengo proprio a rimanere qui tra voi scimmioni sudaticci  , sono qui perché mi ci hanno mandato…il professor Shuster mi ha chiesto di te , Finn, si chiedeva quando hai intenzione di dargli la tua ricerca di Spagnolo ’’ disse infine  guardando il quaterback .
 
Ma molti ragazzi intercettarono solo la parola ‘scimmioni’ .
 
‘’ Com’è che ci hai chiamato finocchio? ‘’ Disse Azimio.
 
Kurt era già partito in quarta e stava attraversando la porta.
 
Prima di essere preso per il braccio.
 
Di essere sbattuto contro gli armadietti.
 
E di immaginare i punti precisi in cui sarebbero cresciuti degli antiestetici lividi.
 
‘’Ehi , Ma che problemi ave..’’
 
‘’Com’è che ci hai chiamato  frocetto?’’ Ripetè Azimio .

Kurt si rese conto che l’aveva bloccato contro al muro senza dargli possibilità di muoversi.
 
Ci sarebbe voluto un piccolo sforzo.
 
Solo un piccolo sforzo  per  arrivare alla soglia della porta.
 
Si divincolò sotto la stretta ferrea del nero.
 
‘’ Sai  Hummel? Sono stufo di vederti spargere la tua polverina di fata  in giro per la scuola, avresti davvero bisogno di una lezione… dovresti portarci più rispetto …’’ lo schernì il ragazzo.
 
Kurt sperava davvero che Finn sarebbe intervenuto, ma sembrava che fingesse di non vedere come al solito ….
 
Il primo pugno arrivò dritto in faccia e il ragazzo  per poco  non crollò  in terra per  la potenza della percossa.
 
‘’ Bel sinistro Karofsky!’’ Esclamarono un paio di loro.
 
Kurt cercò di ignorare la testa che girava e il rivolo caldo  che stava scendendo dal labbro.
 
Mentre cercava di rialzarsi  fu  spinto con un calcio contro il pavimento.
 
Tentò di far leva sulle braccia per  sollevarsi ma più si muoveva , più gli arrivavano colpi.
 
Non avendo più la forza di alzarsi si convinse a stare fermo  finchè non avessero finito.
 
Cercò di raggomitolarsi per difendersi un po’.
 
 Un ulteriore calcio nello stomaco lo fece rotolare su di un fianco.
 
‘’ Non fai più lo spiritoso  quando sei a terra eh?’’
 
Kurt girò il volto nella direzione di Azimio.
 
La voce gli usci rotta e affannata ma ugualmente decisa.
 
‘’ Coraggiosi….davvero, undici contro uno .. davvero..‘’
 
Una  potente  pedata sulla schiena gli impedì  di continuare.
 
‘’Allora non hai capito Hummel? Non devi rivolgerti così a noi , devi portarci rispetto, Checca!’’
 
Kurt non sapeva dire esattamente quanto durò.
 
Gli sembrarono ore.
 
Ogni minuto che passava si sentiva più stanco e dolorante.
 
Sperava con tutto se stesso che si sarebbero stancati presto.
 
‘’Finalmente sembra che si sia zittito per un po’ ‘’ Affermò il giocatore  dando il cinque a Karofsky.
 
Kurt  avrebbe voluto far vedere a quei bastardi  che era in grado di parlare.
 
Quando in effetti non  era così..
 
Prese  un bel respiro  per prepararsi ma  gli uscirono solo violenti colpi di tosse . Si coprì la bocca per evitare che i giocatori notassero che insieme alla tosse il ragazzo stava sputando sangue.
 
Un ultimo cazzotto gli annebbio la vista, l’ultima cosa che vide prima  di svenire fu un coltellino svizzero appena uscito dalla tasca di Karofsky.
 
********
 Era colpa sua.
 
Colpa sua.
 
Esclusivamente di quella  femminuccia di Hummel che andava in giro per i corridoi sprizzando la sua omosessualità da tutti i pori.
Odiava quel ragazzo . Perché non poteva comportarsi come ogni altro ragazzo del McKinley?
Normalmente. Senza mettersi in mostra  con tutte quelle sue mosse da gay, senza andare in giro  con quella sua voce di due ottave più alte del normale.
 
Dio quanto la  odiava quella stupida ragazzina.
 
 
Non l’avrebbe mai voluto incontrare, avrebbe vissuto benissimo senza avere quella checca che girava per le aule del liceo sculettando come una ragazza. Senza mostrare quei pantaloni attillati che delineavano così bene il suo profilo .
 
Dave ma cosa cazzo dici?!
 
 Ecco, era colpa sua.
Non si sarebbe mai fermato ad analizzare un ragazzo , era colpa di quello, era così …così…femminile!Certo .. la spiegazione non poteva essere che quella.  Assomigliava troppo ad una femmina …aveva quella pelle così bianca….quelle braccia così esili…
 
 
Dave ma ti sei fottuto il cervello?!
 
Lo Odiava, Odiava.
 
Non poteva rimanere chiuso in casa a leggere quei stramaledettissimi giornaletti con le copertine patinate che gli piacevano tanto ?
Non poteva spargere i suoi arcobaleni in qualsiasi altra parte del mondo che non fosse il liceo?
No, ovviamente .
Doveva  essere per forza così maledettamente attraente per i corridoi della scuola?
 
Attraente .
 
Lo aveva pensato per davvero.
Appena gli fosse capitato a tiro Hummel lo avrebbe ucciso per avegli fatto pensare queste cose  di lui.
 
La voce di Azimio lo riportò alla  realtà..
 
‘’Dave guarda un po’ chi abbiamo qui’’
 
 
***
 
Lo aveva marchiato.
 
Una sorta di gioia perversa aveva percorso Karofsky una volta  tolto il coltellino dalla pancia lattea  del ragazzo svenuto..
 
Frocio.
 
Ogni lettera pulsava.
Il contrasto tra il colore del liquido che scorreva dai tagli e  il pallore della pelle di Kurt era orribile.
 
Persino Azimio  ne parve spaventato.
 
‘’ Uhm.. ragazzi muoviamoci ad uscire ‘’ Borbottò velocemente.
 
Il gruppo di ragazzi  agghiacciati per la scena si mosse a rilento per prendere la propria roba e avvicinarsi all’uscita.
 
Karofsky rimase da solo  nello spogliatoio..
 
Trasportò Kurt fino al bagno delle femmine e lo depose sul pavimento. Voleva sviare i sospetti , se lo avessero trovato vicino al campo sarebbe stato più che evidente il colpevole.
 
Tuttavia rimase più del dovuto. Osservandolo .
 
Quella bianchezza pareva aumentare sempre più e iniziavano a formarsi chiazze viola nei punti in cui era stato colpito.
 
All’improvviso  fu consapevole di ciò che aveva fatto.
 
Le fenditure sulla superficie  della pancia di Kurt erano il colpo di grazia.
Il panico lo pietrificò
 
Non avrebbe potuto sopportare quella vista un secondo di più.
Uscì dal bagno.
Corse verso l’ingresso della scuola.
Avrebbe voluto cancellare quelle immagini impresse nella mente.
 
Hummel per terra.
 
Sanguinante.
 
A causa sua.
 
Aveva picchiato diverse volte, ma non era mai arrivato a una violenza tale.
 
Camminando sovrappensiero non si accorse della figura che lo stava seguendo.
 
Non ebbe i la prontezza di riflessi per  bloccare il fazzoletto  impregnato  di sonnifero che si trovò inaspettatamente sulla sua bocca.
 
Non combatté più di tanto , anzi non combatté affatto.
 
In quel momento non desiderava altro che cadere nell’oblio.
 
***
 
Dave si svegliò con un forte mal di testa.
Si aspettava di sentire la morbidezza del suo letto , di vedere il suo poster del suo team del football appeso alla parete di fronte e di scorgere i suoi libri di testo sparsi sul tappeto  vicino alla borsa dei Titans.
Ma ovviamente non c’era niente di tutto ciò.
 
Perché non era nella sua stanza.
 
Scrutò l’ambiente in cui era capitato.
Era in una specie di cupo , lungo corridoio , sulle pareti c’erano delle lampadine sporche e poco luminescenti che si estendevano per tutta la lunghezza del luogo fino a perdita d’occhio.
 
Ma dove diamine era?!
 
Poi si ricordò.
Si era lasciato sopraffare dal sonnifero  una volta uscito da scuola.
Dopo aver ridotto Hummel in quello stato.
L’immagine del ragazzo steso negli spogliatoi gli riaffiorò nella mente.
Gli venne da vomitare.
 
‘’Ciao Dave’’
 
Il ragazzo saltò  dallo spavento. Da dove veniva quella voce?
Nell’ambiente circostante non c’era nessuno.
Quella voce non sembrava nemmeno umana.
Non sapeva bene se doveva rispondergli ‘’Chi cazzo sei’’ o ‘’Vaffanculo’’
Ma la voce profonda lo anticipò
 
‘’ Voglio fare un gioco con te.’’

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Capitolo 2
*** 2. ***


 
Nota della ''scrittrice'': Se qualcuno non l'avesse capito 'Glaw' è il mix di 'Glee\Saw'.
Per chi non conoscesse Saw basta cliccare qui .




2.


***
‘’Ciao Dave’’
 
Il ragazzo saltò  dallo spavento. Da dove veniva quella voce?
Nella stanza non c’era nessuno.
Quella voce non sembrava nemmeno umana.
Non sapeva bene se doveva rispondergli ‘’Chi cazzo sei’’ o ‘’Vaffanculo’’
Ma la voce metallica lo anticipò
 
‘’ Voglio fare un gioco con te.’’
 
***
Cosa? Un gioco?
 
Cos’era ? Una  specie di candid camera?
Purtroppo le strane macchie scure sulle pareti facevano sembrare quel posto scuro tutto tranne che il luogo per uno scherzo.
Ancora una volta si ritrovo a non rispondere e si limitò ad ascoltare ancora quella strana voce. Atteggiamento davvero poco Karofsky.
 
 
‘’I cerchi metallici che hai avvolti al braccio..’’
 
Dave spostò il su ciò che la voce gli stava indicato. Come aveva fatto a non notare quegli anelli avviluppati sulle braccia?
Mosse lo sguardo più in basso : ne aveva uno su torace e due su entrambi i polpacci.
Il metallo freddo era davvero stretto alla sua pelle, sembrava quasi che entrasse nella sua carne .
Dave era sconcertato.
 
Cosa stava succedendo?
 
‘’ …sono dei dispositivi creati per stringersi man mano fino ad arrivare alle tue ossa e bloccarti completamente la circolazione..’’
 
Un momento.
 
Cosa?!
Perché aveva quegli aggeggi addosso?!
 
‘’…dovrai  arrivare alla fine del tragitto per salvarti. Il percorso sarà buio e alcune parti del pavimento faranno scattare gli anelli ad un livello di stretta sempre maggiore finchè metallo sarà a contatto con le ossa’’
 
Non capiva.
Che ci faceva lui li?
Dave era quasi del tutto convinto che fosse in qualche modo uno scherzo della sua mente. Forse era un incubo .Un incubo molto, molto realistico.
 
 ‘’Hai dieci minuti a partire da ora . Vivere o morire. A te la scelta…’’
 
Ma stava lo pigliava per il culo o cosa?
 
‘’Senti bastardo fammi uscire da questo fottuto posto o appena ti piglio te la passi brutta’’ Disse Dave intimidatorio.
 
Non l’avesse mai fatto.
Una scarica elettrica lo attraversò da capo a piedi.
Fu talmente improvviso che non ebbe nemmeno il tempo di urlare.
Continuò a contorcersi sotto la scarica per un paio di secondi .
 
‘’Sbraitare contro di me non ti servirà,stai solo perdendo tempo, questo non è che il primo livello del tuo gioco…se non riuscirai ad andare avanti altre persone moriranno con te’’
 
Perfetto.
Aveva ricevuto tre notizie grandiose in meno di un minuto.
Il bastardo poteva mandagli la scossa quando voleva.
Aveva coinvolto altre persone in quel gioco malato.
Avrebbe dovuto fare davvero ciò che gli diceva quel pazzo.
 
Guardo l’orologio al polso
Quel bastardo l’aveva regolato sui minuti che gli mancavano.
 
9.00
 
E un minuto era già passato.
 
Dave si alzò più in fretta possibile e iniziò a camminare verso il corridoio davanti a lui.   Gli anelli gli impedivano  i movimenti.
 
Bella merda   ‘sti cosi mi rallentano pensò il ragazzo.
 
L’illuminazione era davvero scarsa , vedeva a malapena i le sue scarpe .
Al primo bivio andò completamente a fortuna.
 
Ma ovviamente la fortuna non tifava per lui.
Sentì l’anello sul torace penetrare dentro la pelle,
 
Cadde all’indietro per il dolore :era quasi sicuro di aver percepito una costola incrinarsi .
Il male al torace per poco non lo fece svenire
Si guardò la felpa dei Titans che aveva addosso: una grossa macchia rossa si stava espandendo sotto la stretta del metallo.
 Iniziò davvero a spaventarsi.
 
Potè sentire il suo cuore che pompava sempre più forte e che sbatteva forte conto l’anello ferreo.
 
Avrebbe dovuto tranquillizzarsi poichè in quelle condizioni non sarebbe potuto andare da nessuna parte.
E non poteva concedersi  il lusso di fermarsi.
Chiuse gli occhi.
 
Ok …. Dave non  fare cazzate… pensa a qualcosa che ti faccia stare bene
 
Pensò al Football .
Ai suoi amici.
Alle battute di Azimio negli spogliatoi.
 
Niente.
Non riusciva a calmarsi.
 
Improvvisamente due grandi occhi azzurri fecero capitombolo nel suoi pensieri.
 
Due enormi occhi azzurri.
Che per la prima volta non lo guardavano né con terrore né con disprezzo.
Stranamente fu un buon calmante.
 
Cosa..?
Gli occhi della  fatina erano una sorta di calmante?
 
Dave si riscosse dai quei pensieri .
Se ci fosse stato troppo a riflettere probabilmente si sarebbe incazzato con se stesso.
 
Con uno sforzo sovrumano riusci a rialzarsi.
 
7.26
 
Aveva perso due minuti  per quella fottuta stretta.
 
Camminò verso l’altro corridoio del bivio abbastanza lentamente. Ad ogni passo sentiva i dolori del torace ampliarsi su tutto il corpo.
 
Il corridoio si faceva sempre più buio.
 
Dave iniziava a preoccuparsi perché non riusciva a vedere ciò che aveva davanti a se
Tastò a tentoni la parete per vedere dove finisse.
Una parte della parete affondò al tocco del ragazzo .
 
Mossa sbagliata.
 
Sentì gli anelli stritolare le braccia.
Gli usci un rantolio dalla bocca.
 Scivolò lungo la parete .
Non voleva dare la soddisfazione a quel maniaco che lo stava osservando.
Non si voleva mettersi a gridare per la sofferenza che provava.
Gli girava la testa , era esausto e sentiva che le braccia gli sarebbero cadute a momenti.
 
Respira Dave.
 
Il ragazzo prese un bel respiro , però senti i polmoni stritolati da quello stramaledetto anello .
Ok , respira piano.
Ti ricordi quando il quarterback della squadra avversaria ti aveva steso ai quarti di finale?
Ti aveva davvero ridotto male.
Anche peggio di ora.
Ma ti sei rialzato.
Fai respiri lenti e non muovere le braccia…
 
Tornando in sé Dave guardò  l’orologio
 
5.34
 
Decise che doveva per forza darsi una mossa e tentare di correre anche se il pensava che il torace gli stesse scoppiando e le braccia stessero diventando viola.
 
Dopo un paio di bivi giusti Dave si trovò  davanti due passaggi.
Uno era alto e stretto.
Uno basso e largo.
 
Il primo sembrava davvero troppo stretto per il ragazzo e il secondo per quanto potesse essere basso almeno era praticabile per la sua stazza.
Dave si abbassò velocemente per entrare nel passaggio scelto.
 
Ovviamente l’enigmista aveva immaginato quella scelta.
Crack
Si sentì morire.
Si appoggiò alla parete per sostenersi.
La pressa sul torace era diventata oramai insostenibile.
Avrebbe voluto accasciarsi al pavimento e perdere i sensi
Ma non poteva, se si fermava qualcun altro sarebbe morto per colpa sua.
 
3.45
 
Tre minuti, solo tre minuti.
Cercò di imprimerselo bene in testa per concentrarsi e muoversi.
Si alzò dalla sua posizione e mentre camminava cercò di non perdere conoscenza.
Ad ogni passo avrebbe voluto piangere,strepitare e urlare  : quella lenta tortura lo stava uccidendo.
 
Si trascinò verso l’altro passaggio.
Se si fosse spaventato per il poco spazio in cui doveva passare avrebbe iniziato ad affannarsi  con il risultato di sentire i polmoni contro il metallo di nuovo.
Si, era claustrofobico
 
Chiuse gli occhi.
 Cercò di non toccare nulla così non si sarebbe accorto nemmeno di esserci passato.
 
Appena fuori, controllò l’orologio.
 
1.20
 
Aveva meno di  due minuti per salvarsi la pelle.
Alzò lo sguardo verso ciò che aveva sperato di trovarsi davanti molto prima.
Una porta.
Blindata.
Ma pur sempre una porta.
 

***
 Bip    Bip     Bip
 
Uhm…cos..?
Un raggio che filtrava dalla persiana della stanza si era fermato giusto sulla pallida faccia di Kurt e lo aveva svegliato.
 
Che ore erano?
 
Senza aprire gli occhi spostò la mano verso il comodino con l’intenzione di prendere la sveglia.
Ma il comodino non c’era.
 
Chi aveva spostato il comodino?
 
Kurt ritrasse la mano e aprì gli occhi.
Li lascio vagare un po’ per la stanza che lo circondava.
Era innaturalmente bianca sulle pareti dove invece si era aspettato di vedere il suo amato grigio Dior.
Nemmeno il letto era il suo, era meno morbido del solito e i bordi sembravano metallici.
 
Stava ancora sognando?
 
Kurt alzò la mano per stropicciarsi gli occhi , ma qualcosa lo tirava all’altezza del gomito.
Il ragazzo si fermò a controllare cosa fosse.
Un tubicino trasparente e sottile correva dal suo braccio verso una flebo tenuta in alto da un sostegno.
 
Oh.
Ecco perché non sembrava casa sua.
Era in ospedale.
Improvvisamente le immagini del pomeriggio scorso gli esplosero davanti agli occhi.
Gli insulti.
Le risate.
I dolori.
 
Il ragazzo non si accorse che nel ricordare stava piangendo.
Il cuscino soffocava a malapena i singhiozzi che lo stavano scuotendo.
Ma era ancora troppo debole per sopportare  il ricordo  della violenza.
 
Perse i sensi per un po’.

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