La Scelta

di MairTonks
(/viewuser.php?uid=94853)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una via piena di bambini. ***
Capitolo 2: *** Quando il destino ci mette lo zampino ***
Capitolo 3: *** La strana facilità con cui il destino riesce a far incontrare due persone. ***
Capitolo 4: *** Tentare di non innamorarsi di lui ***



Capitolo 1
*** Una via piena di bambini. ***


Una via piena di bambini.
 
Dicembre 1962
 
Quel pomeriggio di fine dicembre tutte le strade dell’Inghilterra erano ricoperte da una soffice neve che continuava a scendere lentamente.
Forse era l’aria natalizia, le decorazioni appese alle porte, gli alberi addobbati di mille colori o la risata gioiosa dei bambini che rendeva l’aria quasi magica ed era difficile trattenere un sorriso.
Non tutti sembravano respirare quell’aria di festa.
In una via della periferia di Londra una bambina, nascosta dietro un albero, guardava con invidia un gruppo di bambini che giocava con la neve. Alcuni si lanciavano palle di neve, altri tentavano di costruire un pupazzo e altri ancora si rotolavano ridendo sulla candida distesa bianca che ricopriva il giardino.
Dovevano divertirsi molto visto che alcuni ridevano talmente tanto da finire per terra, stremati dalle troppe risate. Un bambino con indosso un vecchio cappello rosso, probabilmente di seconda mano, lanciò una palla di neve verso di lei centrando in piena faccia e facendole perdere l'equilibrio.
 
-Stai bene?- le urlò il bambino preoccupato mentre tendeva una mano per aiutarla a rialzarsi.
 
La bambina si tolse la neve dagli occhi e fissò quasi con disgusto la mano sporca del che il bambino le tendeva. I suoi genitori le avevano ordinato di non entrare in contatto con i bambini babbani perché erano inferiori e doveva trattarli al pari degli elfi domestici.
 
-Sicura di non esserti fatta male?- le chiese il bambino vedendo che non reagiva e toccandole leggermente una spalla.
 
-Non mi toccare!- esclamò la bambina scostandosi come se si fosse scottata.
Il bambino sembra essersi offeso e rimase lì con gli occhi bassi, come se stesse cercando di scusarsi senza usare le parole. La bambina si alzò lentamente, scrollandosi la neve dai suoi vestiti nuovi e rendendosi conto che il suo vestitino era tutto sporco. Alzò lo sguardo sul bambino davanti a lei e notò che anche i suoi vestiti erano sporchi e bagnati come i suoi.
 
Il panico la invase, si era ridotta allo stesso livello dei bambini babbani? Cosa avrebbero detto i suoi genitori quando l’avrebbero vista così? La paura le salì fino agli occhi e uscì fuori sotto forma di lacrime e singhiozzi.
 
-Perché piangi?- le domandò il bambino fissandola senza però avvicinarsi per paura di essere respinto.
 
La bambina disse qualcosa ma la risposta fu coperta dai singhiozzi e resa incomprensibile dalle labbra bagnate dalle lacrime.
 
-Ehi, se piangi mentre parli non si capisce niente. Fai un bel respiro e poi rispondi- le consigliò il bambino.
 
-Mi sono sporcata il vestito- rispose dopo aver seguito le indicazioni del bambino.
 
-Ahahah-
 
-Casa c’è da ridere?- chiese la bambina stringendo i pugni per la rabbia. Il bambino davanti a lei era piegato in due dalle risate e sembrava non aver sentito la sua domanda.
 
-Beh, non è una cosa molto grave e poi non sei l’unica con i vestiti sporchi. Guarda me ad esempio- rispose il bambino con un sorriso mentre indicava i suoi vestiti tutti bagnati. La bambina ora tremava di rabbia e sentire che un babbano si paragonava a lei la fece infuriare di più.
 
Il bambino continuava a fissarla con un sorriso e la bambina perse il controllo. Da un ramo dell’albero sopra la testa del bambino, cadde una grossa quantità di neve che ricoprì completamente la piccola figura.
Se ne pentì subito: non aveva ancora compiuto undici anni ed era normale che una bambina della sua età perdesse il controllo della magia ma il bambino davanti a lei era stato travolto dalla neve e di lui rimaneva solo il berretto rosso che spiccava sul quel mare di bianco.
 
Quando il bambino riemerse la bambina ritornò a respirare e si precipitò ad aiutarlo.
 
-Scusami, non volevo- si scusò la bambina mentre lo aiutava a togliersi la neve dai vestiti.
 
-Tranquilla, non sei stata tu a far cadere la neve dal ramo, sarebbe impossibile- commentò il bambino.
 
-Io mi chiamo Bradley- si presentò
 
-Io sono Charity- disse lei educatamente, come le era stato insegnato da sua madre.
 
-Che nome strano-
     
-Non è che il tuo sia meglio- commentò lei leggermente offesa.
 
-Ma è bello, è particolare- disse il bambino cercando di farsi perdonare.
 
Charity sorrise e in quel momento si rese conto che il bambino che aveva davanti non era tanto diverso da lei, anche se non era un mago.
 
-Mi dispiace per i tuoi vestiti ma sta tranquilla, tra qualche ora si asciugheranno e ritorneranno come nuovi- la rassicurò Bradley.
 
-Lo so, ma io voglio che si asciughino adesso- disse Charity con un tono da bambina capricciosa che non ha ancora ottenuto quello che vuole. Ma all’improvviso una strana luce gialla avvolse i due bambini e quando se ne andò avevano entrambi i vestiti asciutti.
Charity guardò Bradley davanti a lei con gli occhi colmi di terrore. Aveva appena fatto una magia davanti ad un babbano e non poteva certo spiegargli che era stata lei.
 
-Wow, qualche ora deve essere già passata!- esclamò il bambino notando i suoi vestiti asciutti.
 
-Già- commentò lei con una risatina nervosa che tentava di nascondere il sollievo.
 
-Si sta facendo tardi e devo tornare a casa. Ci vediamo Bradley- lo salutò Charity allontanandosi prima che il bambino potesse fare altre domande sul fatto appena accaduto.
 
-Aspettami- le urlò Bradley mentre la inseguiva.
-Devo tornare a casa anche io. Io abito al numero 26, te?- le domandò camminando al suo fianco.
 
-Al numero 14- rispose Charity continuando a camminare guardando davanti a se per dare l’impressione di non conoscere il bambino. Se i suoi genitori l’avessero vista parlare con quel bambino sarebbe finita nei guai.  
 
-Ho capito! Abiti in quella grande casa che sembra un castello- disse. La bambina non potè fare a meno di trattenere una risata.    
                                                                                                       
 La sua casa, al contrario di quella della maggior parte dei maghi purosangue che viveva in vie babbana, non era visibile solo ai maghi. I suoi genitori avevano fatto in modo che i babbani ammirassero la grandezza della loro casa e si sentissero inferiori. Succedeva che gli adulti si fermassero ad ammirare la loro casa facendo commenti a voce alta su quanto era grande e bella. Al contrario i bambini la paragonavano ad un castello come quelli che vedevano nei loro libri di favole, dove vi abitavano grandi principi e principesse.  
 
-Io sono arrivata, ci vediamo Bradley- lo salutò qualche minuto dopo mentre rientrava a casa sperando che nessuno dei suoi genitori la vedesse.
 
-Ciao Charity- rispose lui agitando la mano mentre si allontanava.
 
La bambina entrò nella grande casa e raggiunse in fretta la sua camera. Nonostante lo spiacevole inizio, il pomeriggio era stato divertente e quel bambino che aveva conosciuto al parco era davvero simpatico. Mentre tornavano a casa insieme le aveva raccontato della sua battaglia a palle di neve con i suoi amici e univa parole e gesti rendendo tutto più divertente.
 
Una domanda le sorse spontanea: perché i suoi genitori le dicevano sempre di non giocare con i babbani perché erano cattivi? Cosa avevano di sbagliato?
 
 
Angolo Autrice ^^
Salve a tutti!!! So di avere un’altra storia in corso ma questa idea mi piaceva troppo. Come avrete capito questa storia parla di Charity Burbage, la professoressa di babbanologia ad Hogwarst. Mi sono sempre chiesta perché avesse scelto questa professione e ora provo a darmi una risposta^^ .
Ci tengo a precisare che i personaggi (ad eccezione di alcuni che prendo in prestito dalla Rowling) e le date sono di mia invenzione. Non so se Charity fosse una purosangue ma ciò serve a rendere la storia più interessante.
Spero sia di vostro gradimento !!!
                                                        Emily 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quando il destino ci mette lo zampino ***


Quando il destino ci mette lo zampino 

31 Agosto 1963

Charity era seduta su una panchina del parco e aspettava impaziente. Guardava con insistenza la strada davanti a lei in attesa di vedere spuntare da un momento all’altro un bambino della sua età con i capelli marroni e il sorriso sempre sulle labbra. Aveva bisogno di parlargli, lui era l’unico amico che avesse mai avuto, o meglio, l’unico a cui volesse bene.
-Charity!- esclamò una voce alle sue spalle. La bambina si spaventò, era completamente persa nei suoi pensieri e non aveva sentito avvicinarsi il bambino.
-Ciao Bradley- disse lei ma senza allegria. Non avrebbe mai voluto incontrarlo per dirgli che dal giorno successivo non si sarebbe più visti fino a dicembre. Non voleva dirgli che partiva per frequentare una scuola in Scozia e che non avrebbero più giocato insieme come avevano fatto fino al giorno prima.
-Stai bene?- le domandò Bradley sedendosi accanto a lei e aspettando pazientemente che la sua amica le spiegasse il suo problema.
-Sì … cioè no ... in verità … - non sapeva da dove iniziare. Non era facile per lei dirgli addio ma doveva farlo e sparire nel nulla non le sembrava giusto. Doveva farlo, pensò tentando di prendere il coraggio necessario per dargli la notizia. Per evitare di scoppiare a piangere si concentrò su Hogwarst, la scuola dove si sarebbe recata il giorno seguente.
-Fai una cosa, prendi un per respiro e poi dimmi tutto, qualunque cosa- la rassicurò lui diventando improvvisamente serio.
-Ok … volevo dirti che domani parto, vado in Scozia per frequentare una scuola privata e ritornerò solo per Natale.- Lo disse tutto d’un fiato, senza pause perché, se si fosse interrotta, non avrebbe più avuto la forza di ricominciare.
Bradley rimase fermo, immobile per dare il tempo a quelle parole di essere assimilate.
-Quindi da domani non ci vedremo più?- chiese timidamente sperando che tutto ciò fosse solo un brutto scherzo.
-No, ma ci vedremo a dicembre, quando ritornerò per le vacanze di Natale. Possiamo continuare ad essere amici- disse Charity intuendo i pensieri del bambino.
-Si, ma non sarà mai come prima- rispose Bradley.
-Ci proveremo almeno?- domandò la bambina sperando in una risposta affermativa.
-Va bene- disse infine il bambino facendo un sorriso triste.
                                                                     ***
 
1° Settembre 1963
Charity era sul treno che l’avrebbe condotta alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarst. La tristezza che aveva provato il giorno prima quando era stata costretta a salutare Bradley era svanita quella mattina non appena aveva messo piede nella stazione di King’s Cross.
-Qualcosa dal carrello ragazze?- domandò una voce lungo il corridoio.
-Quattro cioccorane- rispose la ragazzina seduta davanti a lei mentre estraeva le monete per pagare la donna del carrello.
-Ecco a voi- disse la bambina offrendo i dolci che aveva appena comprato alle sue compagne di scompartimento.
-Grazie, ma … - tentò di dire Charity ma le sue parole morirono davanti al sorriso incoraggiante della ragazza.
-Non ci conosciamo neanche!- esclamò la ragazza al suo fianco.
-Lo so, ma abbiamo sette anni per farlo- rispose facendo a tutte l’occhiolino.
-Ah, io sono Mair- si presentò dopo aver aperto la sua cioccorana.
-Io sono Agatha- disse la ragazza accanto a lei.
-Io Samantha- disse a sua volta l’unica ragazza che non aveva ancora parlato.
-Io, invece, sono Charity- si presentò lei.
Beh, quelle ragazze sembravano simpatiche, pensò Charity, sarebbero potute diventare amiche se fossero state smistate nella stessa casa.
- In che casa vorreste finire?- chiese Charity. Voleva conoscere di più quelle ragazze ma, soprattutto, voleva eliminare il silenzio imbarazzante che calava tra persone che si sono appena incontrate.
-Sinceramente non lo so- rispose Mair alzando gli occhi dalla figurina che aveva appena trovato.
-Io in tutte tranne serpe verde- rispose Agatha.
-Anche per me vanno bene tutte, te invece?- disse Samantha.
-A me piacerebbe essere una corvonero, anche se tutta la mia famiglia vorrebbe che fossi una serpe verde.
-Davvero? E dire che mi sembravi simpatica.- commentò Agatha.
-Beh, non tutte i serpe verdi saranno cattivi. Per finire in quella casa ci vogliono molte qualità tipo l’astuzia, l’orgoglio … non solo la cattiveria- spiegò Mair come se volesse evitare una discussione.
-Giusto- disse Charty sulla difensiva.
-Allora spero che sarai una corvonero, almeno potremmo continuare ad essere amiche- disse infine Agatha facendole un sorriso di scusa.
-Potremmo essere amiche anche se finiamo in case diverse, no?- domandò Samantha speranzosa.
-Certo- rispose Agatha.
-Magari finiremo tutte e quattro nella stessa casa- aggiunse Mair con una convinzione che stupì le altre tre ragazze.
-Perché ne sei così sicura?- le chiese Charity.
-Non lo so, è solo una sensazione- rispose.
-Io lo spero tanto- disse Samantha.
-Anche io- disse a sua volta Charity.
-Sarebbe grandioso!- esclamò invece Agatha.
Passarono il resto del viaggio a parlare di quello che avrebbero fatto nei prossimi sette anni, delle materie che avrebbero seguito ma soprattutto gettarono le basi di quella che sarebbe diventata una grande amicizia. Se sarebbero finite nella stessa casa ovviamente …
                                                                  ***
-Wow!- esclamarono gli studenti del primo anno entrando nelle Sala Grande. Iniziarono a guardarsi in giro, a indicare e a commentare ogni piccola cosa. Per loro anche una candela accesa sembrava qualcosa di magico, un po’ forse era dovuto all’emozione di trovarsi finalmente all’interno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarst. Dopo che il preside chiamò il silenzio e il cappello parlante ebbe recitato la sua poesia iniziò lo smistamento. Agatha, Charity, Mair e Samantha si teneva per mano per infondersi coraggio a vicenda e speravano di finire nella stessa casa.
-Bloom Agatha-  chiamò la professoressa. La bambina raggiunse lo sgabello con passo sicuro e, dopo aver fatto l’occhiolino alle sue compagne di viaggio, si aggiustò il cappello sopra il suo caschetto rosso.
-Corvonero!- annunciò dopo qualche minuto. Agatha sorrise e contenta corse verso i suoi nuovi compagni di casa.
-Burbage Charity- esclamò la professoressa e la bambina fu costretta a lasciare le mani delle sue amiche per salire le scale che l’avrebbero portata sotto il giudizio del cappello parlante.
-Bene, bene, … cosa abbiamo qui? Una discendente di una grande famiglia purosangue. Ho già dovuto smistare i tuoi fratelli: tuo fratello Marthin l’ho collocato tra i grifondoro contro le aspettative di tutti mentre con tua sorella Regan ho seguito la tradizione. Cosa farò con te? Bella domanda. Vediamo un po’: hai l’astuzia che caratterizza tua sorella ma anche lo spirito avventuroso di tuo fratello ma ti manca il suo coraggio. Tra le serpi non saresti a tuo agio. Hai un grande cervello quindi per te decido CORVONERO!-
 Dopo che il cappello ebbe terminato il suo monologo Charity si sentì subito più leggera e felice. Fece un bel sorriso alle sue nuove amiche e andò a sedersi tra i Corvonero accanto ad Agatha sperando che anche loro la raggiungessero presto.
-Fletcher Samantha- e anche Samantha fu sottoposta alla prova del cappello per essere assegnata a Corvonero insieme alle sue amiche.
Ora mancava solo Mair che sembrava apparentemente tranquilla ma tremava di paura.
-MacAdams Mair- e finalmente anche lei fu chiamata e potè raggiungere le sue amiche a Corvonero.
Mair aveva avuto ragione, erano finite tutte e quattro nella stessa casa, sarebbero rimaste insieme per sette anni che, se passate con le persone giuste, sarebbero trascorsi in un batter d’occhio.
 
Angolo Autrice ^^
Sono ritornata dopo tanto, anzi troppo tempo, con un nuovo capitolo. Beh, come avrete notato ci sono nuovi personaggi e vi anticipo che tanti ne compariranno nei prossimi capitoli. Spero commenterete, mi piacerebbe sapere i vostri pareri (anche quelli brutti ovviamente).
Al prossimo capitolo
                                                 Emily 




Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La strana facilità con cui il destino riesce a far incontrare due persone. ***


La strana facilità con cui il destino riesce a far incontrare due persone.
Luglio 1969
-Allora, programmi per l’estate?- chiese Charity alle sue compagne entrando nello scompartimento. Erano tutte lì, impegnate nelle proprie attività: Mair era intenta a leggere un libro babbano a giudicare dalle immagini della copertina, Samantha stava scrivendo una lettera mentre Agatha stava cucendo i lacci alle sue scarpette di danza. Nonostante fosse una strega aveva quella passione babbana che per lei valeva più della sua istruzione magica. Passava tutte le sere a ballare sulle punte seguendo una melodia all’interno della sua testa e le sue compagne non potevano far altro che ammirare la sua eleganza ma soprattutto la sua passione.
-Ballerò e aiuterò mia mamma con la scuola di danza- rispose lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Tutte loro sapevano che sua madre aveva da poco aperto una scuola di danza e che Agatha trascorreva tutti suoi momenti liberi lontano dal periodo scolastico a provare e aiutava sua madre ad insegnare l’arte della danza classica.
-Che novità! Credevo che avresti passato l’intera estate a fare i compiti- commentò Samantha alzando gli occhi dalla lettera che stava scrivendo.
-Come no? Soprattutto in compagni della migliore alunna del nostro corso, la ragazza perfetta- aggiunse Agatha con tono ironico.
-Ti riferisci a Demetra?- domandò Charity divertita dalla conversazione e non sopportando la ragazza in questione. Apparteneva ad un’importante famiglia purosangue ed era una ragazza molto, anzi troppo studiosa e antipatica. Nonostante la conoscesse da quando era bambina a causa dei loro genitori, non aveva mai sopportato il suo sentirsi superiore rispetto agli altri.
-Se tutti fossero come lei insegnare non sarebbe così stancante e faticoso- disse Agatha imitando la loro professoressa di astronomia. Tutte scoppiarono a ridere, compresa Mair che fingeva di leggere il libro che aveva tra le mani ma era molto più interessata al loro discorso che alla storia.
-Il mio compito è andato malissimo, ho fatto molti errori stupidi e con questo voto la mia media si è abbassata. Ho preso solo Oltre Ogni Previsione!- continuò Agatha ad imitare Demetra facendo nuovamente ridere tutte e Mair posò finalmente il suo libro per unirsi alla conversazione delle sue compagne di viaggio.
-Ma ora basta parlare di scuola, non ne voglio più sapere per i prossimi tre mesi. Voi cosa farete?- chiese mentre riponeva ago, filo e scarpette rosa per mettersi comoda e ascoltare.
-Andrò a qualche festa di famiglie purosangue e il massimo del divertimento saranno le domande sulla mia brillante carriera da gente che nemmeno mi conosce- rispose Charity. Se i suoi genitori l’avessero sentita in quel momento l’avrebbero rinchiusa nella sua camera per l’intera estate. Non approvavano il suo punto di vista riguardo maghi e babbani e soprattutto non guardavano di buon occhio le sue amicizie. Non avevano mai avuto niente da dire sulle sue amiche visto che frequentavano Hogwarst ma non aveva mai dimenticato le critiche al suo amico Bradley. Fortunatamente Samantha  rispose a sua volta alla domanda e lei indirizzo i suoi pensieri verso argomenti più piacevoli.
-Non lo so, starò in giro tutta l’estate a non fare niente e magari passerò a trovarvi ogni tanto- disse mentre ripiegava la lettere che stava scrivendo.
-Te Mair?-
-Ehm, probabilmente trascorrerò l’estate dai miei parenti e soprattutto con la mia migliore amica ma tenterò finalmente di terminare la mia storia- rispose.
Quella era la cose che più le piaceva delle sue migliori amiche: nonostante fossero tutte e tre delle streghe non dimenticavano mai la loro origine babbana ma soprattutto non avevano messo da parte i loro interessi che non centravano niente con la magia. Agatha amava la danza classica, Mair i libri babbani e Samantha la sua chitarra, uno strumento che Charity non aveva mai potuto vedere ma di cui aveva sentito tanto parlare.
-Ci vedremo quest’estate vero?- chiese Samantha. Tutte annuirono e iniziarono ad organizzare la loro estate.
                                                                        ***
-Charity cara, hai finalmente deciso cosa fare una volta finita la scuola?- le domandò sua zia Ursula durante una delle tante cene organizzate da sua madre nella loro grande casa.
-Mi piacerebbe diventare guaritrice- rispose Charity educatamente senza però interessarsi molto al discorso della vecchia zia.
-E’ una carriera nobile ma per te avremmo tutti preferito una carriera al Ministero, qualcosa di più adatto al tuo rango- ribatté la zia. Non era la prima volta che Charity sentiva questo discorso: i suoi genitori e perfino sua sorella Regan insistevano nel farle cambiare idea ma lei non voleva rinunciare al suo sogno. Voleva aiutare le persone in difficoltà ma la sua famiglia non accettava il fatto che doveva entrare in contatto con gente che non apparteneva al suo rango.
-Non mi fraintendere cara ma non è consono che una discendente di una grande famiglia purosangue passi il suo tempo a rimediare agli errori di chi non sa usare attentamente la magia- continuò zia Ursula tentando di persuadere la nipote senza successo.
-Scusa zia ma non la pensiamo allo stesso modo e … guarda c’è Orion che mi sta chiamando- disse Charity trovando finalmente il modo di staccarsi di dosso la vecchia signora con le sue idee antiquate.
-Ti ho salvata?- le domandò Orion una volta che riuscì a raggiungerlo.
-Grazie cugino, ti devo un favore- rispose lei sorridendogli. Era l’unico della famiglia a cui tenesse davvero poiché avevano la stessa età e riuscivano a vedersi anche ad Hogwarst anche se lui apparteneva alla casa dei Serpeverde. Andavano molto d’accordo nonostante non vedesse di buon occhio la casa di appartenenza del cugino ma sapeva che lui era diverso, era ambizioso ma non cattivo.
-Felice di esserti stato utile. Andrai la settimana prossima alla festa di Dafne?- chiese Orion.
-Certo, se non sbaglia ha invitato anche te- rispose lei.
-Sì. Ci saranno anche le tue strambe amiche?-
-Intendi Agatha, Mair e Samantha?- domandò lei ridendo alla definizione che il cugino aveva dato alle sue amiche.
-Sì-
-Ehm.. perché tanto interesse per le mie amiche-
-No, era tanto per sapere e poi volevo chiederti se potevi inviare una lettera da parte mia a Mair … Vorrei scriverle ma non conosco l’indirizzo- confesso Orion diventando improvvisamente rosso.
-Aspetta, mi stai dicendo che a te piace Mair?- domandò Charity quasi urlando.
-Shh … e comunque non ho detto che mi piace. E’ una ragazza molto simpatica e mi fa piacere parlare con lei … -
-Certo, se mi dai la lettera gliela invio domani. Dai, a me puoi dirlo, ti piace?- ritentò Charity sperando di ottenere una confessione dal cugino.
-Un po’… - confessò lui dopo un silenzio imbarazzante.
-Lo sapevo!- esclamò Charity.
-Vuoi smetterla di urlare! E poi come facevi a saperlo?- domandò Orion confuso. Non aveva mai confessato a nessuno della sua cotta e non riusciva a capire come la cugina lo avesse capito.
-Semplice, basta vedere come continui a fissarla durante le lezioni o come non riesci a dire una parola ogni volta che lei potrebbe anche solo sentirti- rispose lei come se fosse la cosa più ovvia.
-Si nota tanto?- chiese Orion preoccupato.
-Abbastanza, lo abbiamo capito tutte tranne lei però. Continua a dire che non potrebbe mai piacere a uno come te-
-Lei è davvero carina, intelligente e simpatica. Piacerebbe a chiunque avesse la fortuna di incontrarla- commentò lui.
-Bene allora sei veramente innamorato e visto che mi hai salvato da zia Ursula le parlerò e metterò una buona parola su di te- propose Charity. In verità non vedeva l’ora di trovare finalmente un ragazzo all’amica. Era l’unica di loro quattro che non aveva un fidanzato e sia lei che Agatha e Samantha si sentivano in colpa tutte le volte che dovevano andare ad un appuntamento e lasciarla sola. Finalmente sarebbero riuscite a organizzare una bella uscita a otto!
-Lo faresti?- domandò Orion incredulo.
-Certo e ti consiglio di vestirti elegante alla festa di Dafne se vuoi farla finalmente cadere ai tuoi piedi- disse Charity mentre si allontanava per evitare di incontrare la zia Ursula e sentire per la centesima volta i suoi discorsi. Riuscì ad arrivare in giardino e da lì proseguì verso il parco poco distante da casa sua. Non aveva più voglia di partecipare alla festa, voleva solo stare da sola  con i suoi pensieri e godersi la serata. Si sedette su una panchina e rimase a osservare il cielo stellato. Era contenta per suo cugino e soprattutto per Mair, quei due sarebbero stati proprio una bella coppia e non vedeva l’ora di dirlo alle sue amiche. Le avrebbe riviste la settimana prossima ma gli mancavano tantissimo e non vedeva l’ora di trascorrere un’intera serata in loro compagnia per aggiornarsi di tutto quello che era successo da quando si erano salutate alla stazione di Londra.
-Charity! Non sapevo fossi tornata- esclamò una voce alle sue spalle. La ragazza si girò di scatto e si trovò davanti il suo vecchio amico d’infanzia.
-Brad, mi hai fatto spaventare- lo salutò correndo ad abbracciarlo.
-Mi ero dimenticato che la mia migliore amica è una fifona- scherzò lui mentre ricambia l’abbraccio.
-Che ci fai qui a quest’ora?- domandò Charity. Non si sarebbe mai aspettata di incontrare il suo amico alle nove di sera in un parco poco frequentato.
-Potrei farti la stessa domanda. Comunque ero venuto a fare una passeggiata, te invece?- rispose.
-Sono scappata dalla festa che i miei genitori hanno organizzato per il mio ritorno, volevo stare un po’ da sola-
-Resterai qui fino a fine Agosto?- le chiese Bradley quando si furono seduti per stare comodi. Senza che nessuno dei due se ne accorgesse erano seduti sulla stessa panchina dove circa sei anni prima Charity aveva annunciato all’amico della sua partenza. E’ strano come a volte il destino  divide le persone con la stessa facilità con cui riesce a farle incontrare.
Su quella vecchia panchina che li aveva visti allontanarsi e riavvicinarsi passarono le ore successive a parlare, o meglio, Brad raccontò alla ragazza le sue avventure mentre Charity si limitò ad ascoltare visto che non poteva descrivere al ragazzo episodi all’interno di una scuola di magia.
-Ti va di vederci domani?- le propose all’improvviso Bradley. Charity era così presa dal modo in cui il ragazzo parlava e gesticolava che aveva perso il filo della conversazione.
-Volentieri- rispose lei incredula e titubante.
-Bene, voglio portarti in un posto. Sei mai sta al cinema?-
-Cinema? Non lo conosco- rispose lei mentre il suo amico scoppiava a ridere.
-Davvero non conosci il cinema?-
-Spiacente ma non ne ho mai sentito parlare-
-Va bene, anche se non lo credo possibile. Vuol dire che lo scoprirai domani pomeriggio. Vengo a prenderti a casa tua?-
-No! E’ meglio se ci vediamo qui- rispose prontamente Charity. Se i suoi genitori avessero saputo che usciva con un babbano non osava nemmeno immaginare la loro reazione. L’avrebbe rinchiusa nella sua camera e fatta uscire solo per andare alla stazione il primo settembre.
-Come vuoi. Allora ci vediamo domani alle tre, buonanotte- la salutò dandole un bacio sulla guancia. Charity rimase lì aspettando che il ragazzo si fosse allontanato per riprendere a respirare normalmente. Non ne conosceva il motivo ma appena il ragazzo le si era avvicinato aveva avvertito uno strano brivido lungo la schiena e dopo che aveva appoggiato le sue labbra sulla guancia sembrava aver lasciato una traccia indelebile sul suo volto. Si alzò dalla panchina e ritornò a casa con uno strano sorriso sul volto. Si sentiva come se il suo mondo avesse iniziato a girare per il verso giusto tanto che non si preoccupò minimamente del rimprovero dei suoi genitori appena la videro entrare dalla porta. Non fece caso alle loro espressioni preoccupate e i loro rimproveri giunsero alle sue orecchie come bisbigli lontani e confusi. Una volta che fu finalmente sola nella sua camera si mise a letto e si addormentò con ancora quello strano sorriso sulle labbra.
 
Angolo Autrice ^^
Sono di nuovo in ritardo e mi dispiace. Non prometto di essere più rapida ad aggiornare ma mi impegnerò a pubblicare il prossimo capitolo il più presto possibile.
Bene passiamo ai commenti del capitolo. Non ce ne sono tanti ma come avrete di certo notato, se avete seguito la storia dall’inizio, ci sono grandi salti temporali. L’idea di descrivere tutti gli anni che Charity e le sue amiche trascorrono ad Hogwarst mi sembrava un po’ noiosa ad essere sincera quindi ho optato per descrivere solo l’ultimo che, ovviamente, è ricco di importanti avvenimenti.
Delle amiche “strambe” di Charity che ve ne pare? Più avanti ve le farò conoscere meglio ma spero che almeno l’idea vi sia piaciuta ^^
Non aggiungo altro, aspetto i vostri di commenti!
A presto
                                                           Emily  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tentare di non innamorarsi di lui ***


Tentare di non innamorarsi di lui

-Dove vai?-

Charity si bloccò con la mano sulla maniglia. Si girò e vide sua sorella Regan che scendeva col suo passo elegante le scale e si avvicinava a lei.

-A fare un giro, mi annoio- rispose lei tentando di mantenere un tono di voce naturale. Era nervosa e aveva paura che qualcuno scoprisse del suo appuntamento con Bradley.  Sua sorella la studiò per qualche secondo, sembrava non fidarsi della sua risposta e fu sul punto di dirle qualcosa ma si limitò a congedarla con un semplice -ritorna per cena- prima di girarsi e andare in salotto. Charity fissò per qualche secondo la figura elegante di sua sorella, fino a quando non vide scomparire i suoi capelli rossi dietro la porta. Tirò un sospiro di sollievo e uscì di corsa, come se temesse che la sorella potesse cambiare idea da un momento all’altro.

 Era già successo una volta. Lei e Brad erano intenti a parlare su una panchina quando suo sorella era spuntata dal nulla e l’aveva trascinata via, urlandole che non avrebbe più dovuto rivedere quel ragazzo.

Non aveva intenzione di rivivere quella scena e si diresse il più velocemente possibile alla panchina dove dovevano incontrarsi. Rallentò quando superò i cancelli del parco, non voleva arrivare da lui correndo. Non era quella la ragione principale, lui l’aveva vista conciata in tutti i modi possibili, con la neve tra i capelli, bagnata dalla testa ai piedi e sporca di fango. Ad essere sinceri quella era la prima volta che la vedeva normalmente. Il motivo era un altro. Era agitata, aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere quel pomeriggio ma era anche emozionata.

 Cosa vuoi che succederà?- pensò- è solo una semplice uscita tra amici. E poi sono fidanzata.

Ma questo non ti ha impedito di accettare il suo invito- disse una vocina nella sua testa.

Sono mesi che non lo vedo… Ma il flusso dei suoi pensieri si bloccò quando sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla.

-Allora, pronta per il cinema?- le chiese una voce allegra al suo orecchio. Charity sorrise e uno strano rossore che non aveva mai provato prima e nascose il volto tra i capelli biondi.

-Si- rispose lei qualche attimo dopo girandosi verso di lui. Aveva un bellissimo sorriso stampato in viso e la ragazza non aveva mai visto i suoi occhi azzurri più luminosi.

Si avviarono verso la fermata del pullman e presero il primo per Londra dove Charity scoprì finalmente il cinema. Aveva visto centinaia di sale immense nelle case dei suoi parenti e a Hogwarst ma nessuna come quella. Ci dovevano essere un centinaio di posti a sedere e l’interno era completamente buio. Raggiunsero a fatica i posti segnati suoi foglietti che Brad aveva comprato prima dalla commessa babbana all’ingresso e durante il tragitto Charity aveva tenuto stretta la mano del ragazzo per paura di perdersi nel buio della sala.

Lentamente gli occhi di Charity si abituarono all’oscurità e la ragazza scorse davanti a se due figure abbracciate, o meglio avvinghiate, che si baciavano furiosamente come se tentassero di mangiarsi a vicenda. Le venne uno strano presentimento, se il cinema fosse il luogo dove i ragazzi potevano dar sfogo ai loro desideri? Brad l’aveva portata lì per baciarla? Si spostò senza farsi notare sul lato opposto della sedia, quello più lontano dal ragazzo. Lei non voleva baciare Brad. Lui era il suo migliore amico, possibile che lui provasse qualcosa di più?

-Lo so, la parte più noiosa è l’attesa ma non ti preoccupare, il film inizierà tra poco- la rassicurò Brad, notando i suoi movimenti sulla sedia.

-Quindi questo non è un posto dove i ragazzi portano le ragazza per baciarle?- chiese stupita e rendendosi subito dopo della domanda stupida.

-Oh, ehmm, no! Il cinema è il posto dove vengono proiettati i film. Perché pensi che voglia baciarti?- la voce di Brad lasciava tradire l’imbarazzo e quando si accesero all’improvviso le luci Charity notò uno strano rossore sulle sue gote. Fece per rispondere ma una canzoncina partì e sul muro davanti a lei comparvero delle immagini in movimento. Charity ne rimase incantata. Ci mise un po’ per capire che le immagini si trattavano di persone reali che si muovevano davanti a lei e le ricordavano le fotografie dei maghi che diversamente da quelle babbane si muovevano. Ma queste immagini parlavano, facevano discorsi tra loro, ridevano e piangevano, viaggiavano. Era una cosa che Charity non riusciva a capire. I maghi si vantavano di essere superiori ai babbani perché sapevano fare magie ma non avrebbero mai potuto rievocare una magia pari a quella dal cinema.

Superato lo shock iniziale Charity capì che i movimenti, le parole e le emozioni di quei personaggi non erano a caso ma messe insieme formavano una storia. Brad le spiegò, con lo stesso tono con cui si spiegano le cose hai bambini, che il film consisteva in una storia in cui delle persone recitavano, cioè fingevano di essere i personaggi della storia. Charity trovava incredibile come quelle persone babbane che Brad aveva chiamato attori riuscissero a fingere talmente bene da far sembrare quella la loro storia.

All’improvviso lo schermo divenne completamente nero e a Charity sembrò di essersi svegliata da un sogno e non riusciva a capire cosa fosse successo. La storia si era fermata sul più bello e si voltò verso Brad per vedere se lui sapeva spiegarle il perché. Nello stesso istante anche lui si voltò verso di lei e nessuno dei due riuscì a dire una parola.

Durante il film Charity non si era accorta di essersersi avvicinata al ragazzo. Erano così vicini che lei riusciva a sentire l’odore di mente del suo alito e si chiese se anche lui sentissi il suo. Per un secondo si trovò a pensare se al ragazzo piacesse il profumo del suo alito ma si diede dalla stupida. Lentamente i lori volti si stavano avvicinando, Charity non riusciva ad impedirlo e non riusciva ad allontanarsi.

Ma all’improvviso sullo schermo i personaggi tornavano a interpretare la loro storia ed entrambi i ragazzi ritornarono nelle loro posizioni di partenza. Charity però aveva perso l’entusiasmo di partenza. Quello che non era appena successo la turbava. Da una parte era sollevata perché altrimenti non avrebbe saputo come comportarsi una volta uscita da quella sala buia ma dall’altra parte le dispiaceva. Forse non piaceva abbastanza a Brad da volerla baciare. Forse era stata tutta una sua illusione. Forse non gli piaceva il suo alito.

Nonostante quei pensieri che le svolazzavano per la testa riuscì a seguire la storia fino alla fine. Rimase incantata da ogni piccola immagine che compariva davanti ai suoi occhi. Sapeva che ogni dettaglio era vero, ogni pianta, ogni animale, ogni lacrima erano veri. E la cosa che più la sconcertava era che quella storia era ambientata a migliaia di chilometri da quella sala buia. Neanche il migliore dei maghi, nemmeno Albus Silente sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere. Quella era magia per Charity, le emozioni che quelle persone le avevano trasmesso e il fatto che i babbani erano riusciti a farle vedere una storia. Quella era vera magia per lei.

Quando uscirono dal cinema continuarono a parlare del film e Charity sembrava felice come una bambina. Appena fuori da cinema Brad si fermò davanti ad una bancarella dove una signora di mezza età dai vaporosi capelli bianchi vendeva degli stecchi ricoperti da una sostanza rosa come i suoi capelli. Il ragazzo comprò due di quegli stecchi e uno lo porse a Charity che lo guardò con aria interrogativa.

-E’ possibile che non conosci neanche questo? Nel college femminile dove studi avete anche del tempo per divertirvi?- le chiese mentre rideva.

-Studiamo molto- rispose lei senza sapere bene cosa dire. Non poteva dirle che abitava in un mondo dove cose del genere non esistono.

-Si chiama zucchero filato. Provalo-le spiegò e per provarle la commestibilità di quella sostanza rosa ne prese un pezzo e la mise in bocca. Charity lo guardò come se si aspettasse di vederlo soffocare da un momento all’altro. Ma con grande sorpresa lo inghiottì e con un sorriso ne prese un altro pezzo.

-Dai, provalo- la incoraggiò.

Charity prese un pezzo di quella sostanza rosa e con aria interrogativa e allo stesso tempo spaventata se la mise in bocca. Masticò lentamente come se dovesse sputarla ma man mano sentì un gusto dolce. Sapeva di zucchero e scoprì che quel sapore non le dispiaceva.

-Buono!- esclamò prendendone un altro pezzo, questa volta più grande del primo che quasi non riusciva a masticare. Brad la guardava sorridendo mentre mangiava il suo zucchero filato con più contegno di Charity. La ragazza era stata completamente conquistata da quella sostanza rosa e appiccicosa che non le importava di tutte le regole sul comportamento di una signora. Altro che cioccorane che saltano fuori dalla confezione o le figurine dei personaggi famosi che ti fanno l’occhiolino, pensò. I babbani avevano inventato qualcosa di molto meglio come lo zucchero filato e il cinema. Lo zucchero filato aveva il potere di appiccicarti le dita e non scappava mentre il cinema riusciva a trasmetterti emozioni diverse dal rispetto per maghi che aveva compiuto imprese che difficilmente lei riusciva anche solo ad immaginare.

-Ehi, lo hai finito- le fece notare Brad. Charity non se ne era neanche accorta e stava continuando ad afferrare aria. Immersa nei suoi pensieri non si era neanche accorta di aver finito lo zucchero filato.

-Oh, già – disse sentendosi come una bambina che vuole ancora il dolce.

-Dai, tieni questo- le disse Brad dandole quello che rimaneva del suo.

-No, sto bene così- rispose ma l’occhiata di desiderio che lanciò al dolce del suo amico fece cadere la sua piccola bugia.

-Non ti preoccupare, tanto a me non va più e sarebbe uno spreco buttarlo, no?- tentò di convincerla. Ma la ragazza non sembrava voler accettare così il ragazzo prese l’ultimo boccone di zucchero filato e tentò di farglielo mangiare a tradimento. Charity fu colta alla sprovvista e il ragazzo riuscì nella sua impresa e lei fu obbligata a mangiarlo.

-Sei buffa, sai? – disse Brad ridendo. Erano quasi vicino a casa sua e la ragazza si guardava intorno sperando di non incontrare nessuno che conoscesse i suoi genitori e la potesse vedere in compagnia di un babbano.

-Perché? – chiese lei fingendosi offesa, sapeva che l’amico stava scherzando.

-Hai un po’ di zucchero qui- notò il ragazzo mentre le poggiava una mano vicino alle labbra e si avvicinava sempre di più al suo viso. Charity sentì di nuovo l’odore di menta ma questa volta misto a zucchero filato e intuì quello che il ragazzo stava per fare.

-Scusa ma ora devo andare- disse mentre si spostava dal ragazzo. Per un momento avrebbe desiderato che la baciasse e sentì di nuovo la sensazione che aveva provato al cinema poco prima.

-Oh si, si è fatto tardi- osservò il ragazzo guardando l’orologio per tentare di nascondere alla ragazza le gote tinte di rosso.

-Ci vediamo Brad- lo salutò Charity correndo verso casa sua. Sentì a malapena la risposta del ragazzo e quando si voltò lo vide con la mano ancora alzata in segno di saluto. Ora capiva cosa stava succedendo. Brad doveva essersi preso una cotta per lei. Lei? Lei doveva tentare di non innamorarsi di lui.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=847581