The Misterious life of Jenny

di zalla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- il sogno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-L’estate è finita ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 – L’incidente al lago ***
Capitolo 4: *** 4. L’ora della verità ***
Capitolo 5: *** 5. Si torna a casa ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- il sogno ***


Un pavimento fatto di erba e freddo,un fiume che scorre nei dintorni,uccellini che cantano felici,rumori degli abitanti di quel posto,”Dove sono?” domandai più a me stessa che a qualcun altro che si trovasse li,sapevo di essere sola,e perduta in un bosco,aprii leggermente gli occhi e mi ritrovai faccia a faccia con l’erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina,con grande sforzo mi alzai da quella posizione,avevo le braccia che mi facevano male,mi sentivo stanca e non capivo bene perché,stropicciai bene gli occhi e ripulii il mio pigiama dal terriccio che vi si era attaccato,girai su me stessa per guardare a pieno il luogo dove mi trovavo,e c’era tutto ciò che avevo sentito,però non mi ero resa conto di una cosa,che li a qualche passo da me si trovava un laghetto,senza pensarci un attimo mi avviai verso di esso,al suo interno c’erano dei piccoli pesciolini che nuotavano felici nel loro habitat,alzai leggermente lo sguardo verso l’alto il sole filtrava leggero tra la boscaglia,e riscaldava quel piccolo posto che sembrava così familiare,ma così lontano dai miei ricordi. Ero li ad ammirare il tutto,e di certo non volevo che il sogno finisse così presto,così presi la decisione di tuffarmi in quel lago infondo non era molto grande perciò non avrei dovuto aver paura di niente e ne di strane creature “Che stupida che sono” mi dissi ma quali creature li vi erano solo innocenti pesciolini,appena finii il mio piccolo monologo mentale su quanto fossi paranoica,tolsi il pigiama e mi buttai completamente nuda dentro l’acqua,prima di riemergere aprii gli occhi sott’acqua trovandomi davanti milioni di pesciolini che mi danzavano incontro nuotai verso l’alto e con un sorriso che mi spuntava sulle labbra ,nuotavo e nuotavo,ma perché ora la superficie mi sembrava così lontana e buia? Non mollai e continuai a nuotare … finalmente dopo un po’ riemersi e con un gran respiro feci entrare più aria possibile nei miei polmoni per poi ributtarla fuori, respiravo velocemente ,dovevo calmarmi altrimenti sarei morta di attacco di panico nuotai verso la rima e uscii da quel lago,riuscii a calmarmi dopo poco e riprendendo a pieno la mia lucidità notai che il sole non filtrava più da quei piccoli spazzi che gli concedevano glia alberi,ora c’era un profondo buio,avevo paura sentivo gli animali del bosco che scappavano rimisi in fretta il mio pigiama e corsi lontano da li in cerca di un riparo,proprio quando stavo per arrivare mi sentii tirare per un piede e cascai bruscamente a terra riuscii in tempo a coprirmi il viso altrimenti sarei finita col naso rotto,mi girai di scatto cercando di liberare la presa,quando lo vidi,era un ragazzo dall’aspetto normale,almeno così sembrava inizialmente,il suo sorriso era inquietante,come il suo aspetto,la sua pelle era leggermente scura color cappuccino direi,capelli neri arruffati,ma che facevano la loro scena e lui era maledettamente bello si era il termine che gli si addiceva,il suo look dark e il suo sguardo da assassino,aprii la bocca e cominciò a parlare era una voce,che metteva i brividi,che quasi sembrasse poterti uccidere –“Molto presto verremo a prenderti,e non riuscirai a scappare da nessuna parte la tua ora è vicina,guardati bene alle spalle gli amici potrebbero essere i nemici,e chi hai al tuo fianco potrebbe averti mentito “ fece una lunga pausa che segui da una sua risata agghiacciante “sei sicura che chi vive con te in casa siano i tuoi veri genitori,sei sicura di essere una ragazza normale che non crede nelle creature malvagie?Se fossi in te mi ricrederai,quando sarai abbastanza grande verrò a prenderti e ti ucciderò,ma prima mi divertirò a torturati..” furono le sue ultime parole perché dopo di ciò spari potando via con se le nuvole che incombevano su quel bosco. “Jenny svegliati è ora di andare a scuola,su sbrigati o farai tardi” sobbalzai dal letto finendo a terra,era solo un sogno,di nuovo lo stesso sogno mi dissi mentalmente,la mamma per fortuna mi aveva svegliato non so cos’altro avrei dovuto vedere,di peggiore di quel tizio che mi annunciava la mia morte sbuffai ,e involontariamente andai a guardare la caviglia da dove mi aveva afferrato “Ci risiamo” dissi rabbrividendo di nuovo avevo le impronte di una mano che si serrava sulla caviglia,ogni volta che facevo quel sogno mi ritrovavo quei segni,l’unica cosa che potevo fare era far finta di niente altrimenti,mi avrebbero presa per pazza oppure avrebbero pensato che qualcuno mi avesse violentato,cosi sarei finita sotto interrogatorio finche non avrei dato loro un nome,scossi la testa a quel pensiero no,troppo pericoloso. La mamma gridò dal piano di sotto ancora una volta “Si mamma,sono sveglia” dissi sbuffando rumorosamente,dopo di che corsi verso il bagno a lavarmi i denti e a pettinarmi i capelli,lunghi capelli rossi,mi guardai nello specchio un ultima volta misi un filo di matita che risaltava i miei occhi color ghiaccio,subito dopo indossai una maglia rossa,e dei jeans decisi di mettere i stivali neri dato che il tempo non prometteva bene. Corsi giù immediatamente mangiai un cornetto e poi dritta a scuola con la bici la tracolla che avevo pesava per via dei libri che vi erano dentro mi stavano quasi distruggendo una spalla. Sono Jenny Stevens, sono una ragazza di 18 anni e frequento il liceo classico,di Monte Carlo,vivo qui da quando sono nata con i miei genitori,credo di essere molto solare e simpatica anche se avvolte so essere molto permalosa,tutti mi domandano perché io abbia gli occhi color ghiaccio e i capelli color fuoco,a differenza della mia famiglia e io molto garbatamente rispondevo,ho ripreso dalla bis nonna ,insomma era quello che mi avevano detto i miei altrimenti quale soluzione ci sarebbe stata. Da 3 anni faccio un sogno molto particolare e mi risveglio con segni strani sulla caviglia come se davvero qualcuno abbia cercato di portarmi via,non l’ho mai detto a nessuno perché potrei finire in un manicomio e l’idea non mi piace molto,la mia vita procede come ho sempre sognato,e se tutto va bene spero di diventare una grande scrittrice quando sarò adulta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-L’estate è finita ***


Per mia fortuna arrivai in tempo a scuola,ci mancava solo che avrei fatto tardi il primo giorno di scuola per di più quando si trattava dell’ultimo anno,eh si l’ultimo anno,finalmente avrei dato la maturità avrei iniziato l’università e chissà cosa sarebbe successo in futuro. Posai la bicicletta al solito posto,tirai fuori dalla borsa le chiavi,con il lucchetto in modo da togliere la catena che avevo messo nel cestello e ci legassi la ruota al porta bici,per carità non che nessuno avrebbe rubato la bici,però meglio essere prudenti non avrei voluto torna a casa a piedi. Feci un grande sospiro con una passata di mano sistemai i miei capelli,strinsi la borsa e mi diressi verso il portone di entrata,ad aspettarmi c’era la mia migliore amica Caroline,bionda,alta,occhi color smeraldo,e semplicemente insopportabile per chi non la conosce,appena mi vide mi corse incontro e mi abbracciò forte –“quando mi sei mancata Rossa lo so che è solo tre giorni che non ci vediamo però sai che odio starti lontana “- sorrisi raggiante ricambiando l’abbraccio –“oh Bionda anche tu mi sei mancata”- mi staccai dal suo abbraccio gentilmente e poggiai le mie mani sulle sue spalle –“pronta per l’ultimo anno?”- dissi ridendo,lei mi guardo male e storse il naso,adoravo quel suo gesto –“a dire il vero mica tanto, preferirei che l’estate non finisse,so che fa ancora caldo ma,ora con la scuola non possiamo più goderci questi ultimi spazzi di sole”- mi mise le mani sulle guancie e fece un espressione disperata,ci guardammo per un secondo negli occhi e poi scoppiamo a ridere come due pazze,non ci importava della gente che ci guardava,potevano considerarci anche delle stupide,ma a noi non importava niente insieme ci voltammo verso il portone di scuola e con un alzata di spalle ci dirigemmo al suo interno sotto braccio,sicure che i professori fossero già nelle aule ad attenderci .Eccoci di nuovo qui davanti la nostra aula,la lezione di storia stava per iniziare,mancavano due minuti al suono della campanella che avrebbe segnato l’inizio delle lezioni,io e Caroline non ci mettemmo tanto a guardare la cattedra vuota perché sicuramente il professore era a prendere i suoi libri nell’aula docenti,perciò ci accomodammo agli ultimi banchi ma soprattutto vicine. Nel tempo che aspettavamo il nostro prof iniziai a scarabocchiare sul mio quaderno gli occhi che sognavo sempre e che aveva quel ragazzo,erano così pieni di odio che davvero potevano uccidere ecco perché avevo così paura di quel sogno,dopo poco venni interrotta da Care che mi diete una botta sul braccio,la guardai e subito mi indico con la testa il professore appena entrato, così mi voltai verso l’entrata,non era il nostro solito professore ma era uno nuovo,alto,capelli castano scuri un po’ disordinati,una lieve barba sistemata sicuramente quella mattina ne sentivo il profumo,non chiedetemi come facevo,postura elegante … e molto giovane su per giù 25 anni, “wow” pensai tra me e me,avevamo un professore che era quasi nostro coetaneo,mi venne quasi da ridere a pensare una cosa del genere chissà quante d’ora in poi gli avrebbero sbavato dietro ,lo stavo osservando in tutti i suoi lati quando mi rivolse un occhiataccia come se sapeva cose stessi pensando mi girai verso Care che mi rispose con una semplice alzata di spalle –“allora ragazzi”- iniziò a parlare come pensavo ha una voce molto giovanile ma forte per far capire che fosse lui a comandare li dentro –“sono il vostro nuovo professore si storia,a differenza del vostro ex professore,io sono ho studiato i culti di ogni città esistente al mondo,ma...- sospese la frase per qualche secondo nel quale si tolse la giacca e la posò sulla sua sedia – ma le storie antiche che mi interessano di più si trovano in questa città Monte Carlo”- tossi leggermente e prese un libro,non sembrava uno dei nostri chissà da dove l’avesse preso –“ognuno di voi sul banco a delle fotocopie bene quello è l’argomento che studieremo oggi,cioè la città oscura eh già..”- disse lasciando seguire una lunga risata davanti agli occhi sbalorditi dei ragazzi –“ non ditemi che non sapevate che millenni fa Monte Carlo portava questo nome,non avete notato come la luna qui brilli poco? “- continuo a parlare per tutte le sue due ore della maledizione che incombeva da sempre su Monte Carlo che cosa stupida pensai,finalmente la campanella ci salvò,non ero l’unica a non vedere l’ora di andar via tutti si alzarono di corsa per uscire dalla classe io e care essendoci messe agli ultimi posti eravamo fummo le ultime ad uscire,ma in quel momento venni bloccata dal professore,che mi aveva preso per un braccio mi voltai di scatto facendogli lasciare la presa –“ma cosa le prende non ho fatto niente! “ dissi scorbuticamente egli rise e mi rispose –“Oh ma certo mia cara Jenny giusto,volevo solo dirti di prepararti bene ho notato il tuo sguardo annoiato perciò la prossima lezione verrai interrogata”. Guardò l’orologio e poi torno su di me –“ora potete andare farete tardi alla vostra prossima lezione ,senza salutarlo io e Care uscimmo velocemente dall’aula e come in un duetto ci guardammo scioccate e nello stesso momento pronunciammo la stessa frase -“è pazzo”- cercammo di trattenere le risate per quella coincidenza e procedemmo verso le prossime lezioni. La giornata passò velocemente per mia fortuna non incontrai di nuovo quel prof,però la cosa negativa è che ne io ne Caroline potevamo uscire quella sera ,così mentre mi avviavo a prendere la mia bici ci salutammo e ci demmo appuntamento per il giorno seguente. Tornai a casa puntuale per il pranzo come sempre,entrai e con mia grande sorpresa trovai ,la mia adorata cugina Rosalie seduta in salotto che mi aspettava,appena mi vide mi sorrise allegramente aprendo le braccia e aspettando che io le andassi incontro ad abbracciarla,e così feci,purtroppo potemmo farci sono due chiacchiere sole su come andava dalle sue parti dato che lavorava e viveva fuori città,e riuscii a raccontargli in tempo di come era andato il primo giorno di scuola. Il pranzo fu veloce ma pur sempre buono,mia madre era un ottima cuoca io e Rosalie lavammo i piatti insieme e chiacchierammo per tutto il tempo finche non mi chiese –“Hai più avuto quegli incubi?” la guardai abbassando lo sguardo sul piatto che stavo accuratamente sciacquando –“SI,a dire il vero ed è stato proprio stanotte “- con un cenno del capo gli indicai verso il basso per fargli capire il tutto,e come sempre capi al volo era davvero intelligente –“Ancora quei segni..-“ disse sospirando e poi mi guardò-“Dovresti dirlo ai tuoi lo sai”- poggiai il piatto nella credenza –“Non posso mi prenderebbero per pazza”- annui leggermente,e dopo di che rimanemmo in silenzio per tutto il tempo. Purtroppo il tempo passo in fretta e Rosalie doveva ripartire ,così le ultime parole che mi disse in macchina furono –“cerca nel passato forse ti aiuterà..abbi cura di te piccola mia “- non ebbi modo di capire di cosa parlasse perché la sua macchina era già in moto e parti all’istante tirando fuori la mano salutandomi sorrisi leggermente e alzai la mano in celo salutandola anch’io. Chiacchierai un po’ con mia madre sul primo giorno di scuola evitando di parlare del Professore nuovo,e dopo di che corsi in camera a fare il mucchio di compiti che ci era stato assegnato studiai a fondo storia e sulla stupida maledizione di cui parlava il prof, mentre leggevo quei fogli cominciai a fantasticare su quelle leggende col risultato di addormentarmi e diventar protagonista di esse,sembrava il mio stesso sogno,ma era diverso confusionario ,c’erano angeli e demoni,e un libro si un libro che qualcuno voleva a tutti i costi era quel ragazzo,che ora assomigliava al prof si quel prof mi incuteva talmente tanto terrore da ritrovarmelo nei sogni ed era il male in persona … quello che ricordo dopo è il mio grido disperato e i miei genitori sul mio letto in preda al panico che cercavano di svegliarmi,e grazie a loro uscii da quel brutto sogno –“Oh mamma”- scoppiai a piangere e mi buttai tra le sue braccia,non mi chiesero spiegazioni,ma mi dissero che l’indomani sarei potuta rimanere a casa,si sarebbero presi un giorno di permesso per andare al lago tutti insieme,accettai di buon gusto l’offerta mi rimisi sotto le coperte,mia madre rimase a farmi compagnia finche non sprofondai di nuovo nei sogni,ma per fortuna questa volta era sereno c’era soltanto una donna che popolava il mio sogno era bellissima,mi somigliava molto,si avvicinò verso di me con le braccia aperte e sentii il calore del suo abbraccio,questo mi basto per non farmi fare più brutti incubi fino al giorno seguente. L’estate era finita,o meglio mancava poco che finisse e il giorno dopo sarebbe stato un bel modo per darle un ultimo saluto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 – L’incidente al lago ***


La sveglia per andare a scuola,suono rumorosamente le diedi una botta che la fece cadere a terra. Sbuffai rumorosamente ,mi girai nel letto per vedere se mia madre si trovava ancora li,e invece era sveglia già da un po’,sentivo i suoi passi in cucina,e il rumore delle cose che prendeva per prepararci la colazione,dopo essere rimasta in silenzio ad ascoltare i rumori della casa, mi stiracchiai rigorosamente,e mi alzai dal letto ,misi le pantofole e uscii dalla mia stanza per andare verso la cucina –“Giorno”- dissi sorridendo a mia madre e mio padre appena entrai nella stanza,subito mi vennero entrambi a baciare uno da un lato,una da l’altro le guancie,lo so che era una cosa da bambini ma adoravo quando lo facevano mi sedetti a tavola per fare colazione,mia madre stava preparando il pranzo al sacco,mentre invece mio padre preparava la macchina,finito di fare colazione,lavai accuratamente la mai tazza e il cucchiaino che avevo usato per mangiare i cereali,una volta fatto il tutto andai velocemente a vestirmi,indossai una tuta che arrivava al ginocchio,e una canottiera bianca con sopra un giacchetto leggero. Per fortuna le giornate erano ancora calde,perciò non c’era bisogno di un abbigliamento pesante,presi la borsa il costume e un asciugamano che avevo lasciato sulla poltroncina della mia camera. Mentre infilavo tutto in borsa sentii una folata di vento dietro di me,mi voltai di scatto ma non c’era nessuno sicuramente ,la finestra del bagno era aperta,è per questo che non ci diedi tanto peso. Presi la borsa e uscii dalla camera,chiedendo la porta alle mie spalle,andai velocemente al bagno mi pettinai i capelli e raggiunsi i miei che mi stavano aspettando in salotto,tutto era perfettamente pronto perciò appena scesi le scale,mia madre e mio padre mi sorrisero e uscirono di casa,seguiti da me. “Finalmente in macchina” pensai tra me e me quando mio padre mise in moto alzai lo sguardo verso la mia camera ma quello che vidi non mi rese per niente felice,infatti vi era il ragazzo del mio sogno che mi sorrideva malignamente portai le mani sugli occhi ,forse ero ancora assonnata perciò li stroppi acciai,e infatti quando li riaprii non c’era più,mi buttai sul sedile tirando un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi sperando di dormire,il viaggio sarebbe durato due ore perciò,avevo tutto il tempo che volevo. Ci misi poco ad addormentarmi,anche perché quella notte avevo dormito molto male per via dell’incubo,tutta via ,ripresi il sogno ,non quello oscuro ma quello sereno,dove c’era quella figura che mi somigliava molto che mi faceva star serena,che mi abbracciava i suoi occhi erano color paradiso come i miei e questo mi fece pensare alla mamma,eppure era così diversa dalla mai vera e reale mamma che in questo momento mentre io sognavo,si trovava nel sedile avanti a me. Ci misi un po’ a ripensare alle parole di mia cugina Rosalie … “Chissà se .. “ risi di quel pensiero e guardai la donna davanti a me si stava staccando da quell’abbraccio che chissà quanto era durato e mi guardò tristemente,lo sentivo che stava per dirmi qualcosa,ma proprio in quel momento iniziò a dissolversi allungò una mano frettolosamente verso me,e io feci lo stesso sperai di riuscirle a toccare la mano, anch’io e percepire ciò che voleva rivelarmi ma proprio in cui le mie dita stavano per toccare le sue venni riportata alla realtà , saltai dal sedile e spalancai gli occhi spaventata,i miei mi guardarono e risero -:”Siamo arrivati principessa, ehm scusa non avevo visto il dosso” – dopo essermi ripresa e terminato di guardarli come fossero alieni scoppiai in una leggera risata e scossi la testa leggermente per far capire a mio padre che non importava mi stiracchiai per bene, e mi voltai verso lo spettacolo che si estendeva davanti i miei occhi. Scesi dall’auto e tolsi gli occhiali da sole,per ammirare tutti i colori che mi circondavano,di certo avrei potuto farne un quadro,se solo sarei stata un asso nel disegno,mi voltai verso i miei,e andai ad aiutarli i miei per togliere fuori dal portabagagli,le sdraie,l’ombrellone e anche i sacchi a pranzo preparati accuratamente da mia madre,quella stessa mattina. E così dopo aver sistemato le cose sulla piccola riva che dava sul lago, in meno di cinque minuti ,mi spogliai dei vestiti che avevo indosso e mi andai a tuffare nel lago, i miei genitori non mi seguirono non erano abbastanza coraggiosi,dicevano che l’acqua era già troppo fredda per i loro gusti , pensai che erano stupidi perciò,ritornai alla nuotata e decisi di andare ad esplorare i fondali di quel lago, lo so ci ero andata talmente tante volte da conoscere ogni angolo del fondale ma mi piaceva stare sott’acqua la mia resistenza di saper trattenere il fiato era più lunga di tutti i miei amici,presi una grande boccata d’aria e scesi in fondo,aprii gli occhi la vista non era limpida,ma pur sempre riuscivo a vederci qualcosa,e fu in quel caso che notai qualcosa che brillava sotto una roccia,non era nascosto perciò sarei riuscito a tirar fuori quella cosa,nuotai sempre più giù fino ad arrivare a quel masso che nascondeva quella cosa brilluccicante, e solo quando mi avvicinai ancora di più notai che non era niente,perché era svanita,e fu anche nello stesso istante che mi sentii tirare per il collo e stringere,la cosa brutta è che non c’era nessuno dietro di me ne sopra ne davanti,non sapevo come spiegare cosa mi stringesse il collo,cercai di dimenarmi il più possibile per liberarmi ma era impossibile,la scorta di ossigeno era finita,stavo per morire soffocata da un qualcosa di invisibile,sentii una risata la stessa risata,glaciale,e subito dopo una voce “Te l’avevo detto che ti avrei preso prima o poi” era vicino il mio orecchio perché me le sussurro nel modo più freddo possibile,lacrime invisibili uscirono dai miei occhi,poi una speranza,una forza che mi veniva da dentro ,e lei,la donna che nelle ultime ore aveva popolato i miei sogni migliori “ce la puoi fare Jenny,combatti.. combatti il male” la guardai riuscivo a vederla perfettamente come ormai riuscivo a vedere tutto ciò che mi circondava chi mi stava soffocando era lui il ragazzo malvagio dei miei incubi, cercai di concentrarmi chiusi gli occhi e mi calmai,sentii ancora quella forza che mi veniva da dentro,una luce cominciò a puntare dalla parte del cuore e ad espandersi per tutto il mio corpo,il ragazzo dietro di me,strillò per il dolore e svanì non so dove,ma non mi importava,infine la luce svanì,lei mi sorrise con approvazione e spari,ricambiai il sorriso, dopo di che una mano mi afferrò per il braccio,e mi trascinò verso l’alto,poi tutto intorno a me si fece buio.

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Capitolo 4
*** 4. L’ora della verità ***


Come sapete,avevo quasi rischiato di annegare in fondo al lago,per colpa di uno strano essere,ma grazie a quell’angelo,alla strana luce che sono riuscita a emanare dal mio corpo e a mio padre,ora sono viva e vegeta,ma ho comunque bevuto molto acqua,e per questo mi hanno ricoverato subito all’ospedale. Sembrerà strano ma sinceramente credo di essermi ripresa subito dopo essere uscita da quel lago,e non per via della respirazione bocca a bocca che mi era stata fatta,ma a qualcosa che ancora non mi so spiegare.Ora sono sdraiata sul letto con gli occhi chiusi,a fingere di dormire finche i miei non se ne vanno,non mi va di parlare con loro e non mi sembra il caso di raccontargli cosa è successo. La mia fortuna è che mi avevano messo in una stanza privata,dove ci sarei stata solo e soltanto io. Dopo una buona mezz’ora l’infermiera disse ai miei che dovevano star tranquilli e potevano tornare a casa,mi stavo preoccupando che mia madre si opponesse,ma invece acconsenti e dopo un po’,uscirono dalla stanza.Finalmente aprii gli occhi la luce mi dava un po’ fastidio,ma non importava,cominciai a viaggiare con la fantasia per distrarmi un po’,ma tutti i miei pensieri erano rivolti a quella donna che mi aveva salvato la vita… Chi era? E che cosa voleva da me. Mia cugina mi aveva detto una frase molto strana, dovevo cercare nel passato -”Ma che diamine vuol dire cugina!!!”-esclamai involontariamente ad alta voce,cominciai a spremere il cervello,a pensare e pensare,cosa sapeva lei che non sapevo io… -” Ho capito!O almeno lo spero”- perché non ci avevo pensato subito,quale posto migliore di scoprire qualcosa sulla mia nascita,e dell’assenta di mie foto da appena nata se non in un ospedale,sapevo che ero nata li,così avevano detto i miei perciò,avrei potuto cercare il mio certificato di nascita!!Ma come avrei fatto senza un piccolo aiuto?.Mi alzai dal lettino e indossai le ciabatte per uscire dalla stanza e andare a cercare il posto dove tenevano,i certificati delle nascite,ma quando aprii la porta venni bloccata dall’infermiera,”Non ci voleva” pensai tra me e me -”Ehi,tesoro dove vai,devi riposare e non sforzarti”- sorrise dolcemente,e io non potei che ricambiare quel sorriso -”vede …”- dissi cominciando a parlare un po’ imbarazzata -”avrei tanto un desiderio”- dissi guardandola con speranzosi -”Davvero?”- dissi l’infermiera -”E quale?Se posso aiutarti dimmi pure”- disse molto gentilmente ,così cercai di approfittarne e farmi aiutare da lei,almeno speravo mi aiutasse -”Vede i miei mi hanno detto che sono nata qui-” le dissi con lieve imbarazza -”mi domandavo se avrei potuto vedere il mio certificato di nascita,sono così curiosa”- dissi abbassando di poco lo sguardo “Ti prego di si,di si“ovviamente non glielo dissi ma lo pensai ,ero quasi sicura che non mi ci avrebbe portato poi … -”Ma certo” disse sorridente,per poi avvicinarsi e prendermi sotto braccio -”Appoggiati a me così,arriveremo prima e non ti sforzerai troppo!”- mi guardò sempre con quel dolce sorriso sulle labbra -”Grazie”- mugugnai timidamente.Fortunatamente,il percorso era breve,uscite dalla stanza,camminammo dritte per un po’,per poi svoltare a sinistra,prendere l’ascensore e salire di un piano,e poi bè,poi eccoci arrivate,uscite camminammo di pochi centimetri ed entrammo in una porta,era un piccolo ufficio,ma era pieno di scaffali, e 4 computer sicuramente per salvare molti dati anche li.La ragazza,dico ragazza perché era molto giovane,mi avvicinò a una sedia e mi fece accomodare -”ok dimmi come ti chiami e ti cerco” sorrise,e dopo di che gli dissi nome e cognome.Il tempo sembrava non passare più,credo che mi sono anche addormentata ad un certo punto,la vidi trafficare in ogni singolo scaffale e computer per circa, due ore,vi rendete conto siamo state li due ore “questa cos ami puzza” dissi tra me e me,e infatti dopo poco mi si avvicinò molto avvilita,dicendomi di non aver trovato niente,e che forse avevo sbagliato ospedale,ma la sua faccia la diceva lunga,sapeva quale era la verità e anche io -”Oh che sbadata!Sicuramente si mi sono sbagliata”- risi dolcemente -”sa ero troppo piccola qualche dettaglio mi è sfuggito”- dissi per ammorbidire la tensione,e lei scoppiò a ridere per la battuta.Mi disse di aspettare cinque minuti,per poter spengere i computer,e dopo di che mi riportò in stanza e mi disse di riposare e non andare in giro,le giurai che non l’avrei fatto,e non l’avrei fatto davvero,avevo un gran sonno e dovevo riflettere,l’indomani? Avrei chiamato mia cugina e mi sarei fatta dire tutta la verità prima di parlare con i miei dovevo esserne sicura,anche se era impossibile sbagliarsi, io non avevo ripreso da nessuno dei miei parenti,i miei tratti erano completamente diversi!

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Capitolo 5
*** 5. Si torna a casa ***


Finalmente la mia prigionia,era terminata,potevo tornarmene a casa,l’infermiera che gentilmente mi aveva aiutato,il giorno precedente nella ricerca,mi saluto con un gran sorriso mentre me ne andavo,accompagnata dai miei genitori, sembrava che si fosse tranquillizzata e avesse creduto alla mia balla sul fatto che,magari “avevo” confuso ospedali,e che non era li che ero nata; dopo che i miei firmarono i fogli,felici di rivedermi in forma ci avviammo alla macchina,pronti per riportarmi alla nostra casa,dove mi aspettavano tutti i miei parenti per una piccola festa,ovviamente io sarei stata l’estranea in mezzo a persone che erano sangue del loro sangue,una macchia indistinta,che non si rivedeva in nessuno di loro,non avevo ripreso niente,dicevano sempre assomigli alla tua cara e defunta nonna,eri uguale a lei,sarà ma non ho mai trovato nessuna di queste somiglianze,in nessuna delle sue foto,forse la cosa che ci accomunava era il nostro sorriso,che non si spegneva mai in nessuna situazione,brutta o bella che era.Appena arrivammo a casa,trovai la macchina di mia cugina Rosalie,proprio parcheggiata li, “A quanto pare sono stata fortunata,non dovrò chiamarla” pensai tra me e me,mentre scendevo dalla macchina con l’aiuto di mia madre, - “Grazie” le sussurrai dolcemente,mentre cercai di avviarmi in tutta fretta verso casa,i miei non mi fermarono sapevano,quanto adorassi mia cugina. Spalancai di botto la porta e la vidi sul divano che prendeva una tazza di tè,e mi guardò,come se sapesse già di cosa dovevo parlarle ,annui con faccia seria,e si fece spuntare un sorriso a 32 denti,quando i miei entrarono in casa - “Vieni ti accompagno su,cuginetta” disse con la sua voce squillante,ma allo stesso tempo dolce, presi il suo braccio molto volentieri, - “Come farei senza di te” scossi la testa divertita,mentre salivo le scale in suo compagnia ;poco dopo ci trovammo nella mia stanza,sedute sul mio letto,la porta ben chiusa,e per sicurezza anche a chiave,per la cena ci sarebbe voluto ancora un po’ dato che stasera a casa mia si sarebbe tenuta una gran festa,mia cugina incrociò le braccia e mi guardò dritta negli occhi e fece un lungo sospiro - “Bene,cominciamo dal fatto,che… questa storia non comincia da 18 anni fa ma da molto prima” si schiarì bene la voce pronta a raccontare,un racconto che sembrava dovesse durare un eternità,ma che sicuramente avrebbe abbreviato il meno possibbile - “Io so di tutto questo perché,mi trovavo qui,quando ti portarono a casa,so che non dovrei raccontartelo io,ma … se tu mi dici di fare sogni strani,forse è perché stai cominciando a ricordare, Jenny,tu non sei umana, tu sei una mezzo sangue”- disse con tono serio e aspettando qualche mia reazione,ma non ne ebbi rimasi li con gli occhi spalancati pronta a sapere la verità “un mezzo sangue” queste parole rimbombarono nella mia mente più e più volte - “ ora ti spiego in che senso,vedi 18,anni fa una creatura meravigliosa bussò alla porta dei tuoi,loro erano convinti che io dormivo,ma so che lei sapeva che io ero li ad ascoltare,perché un giorno ti avessi rivelato ciò che dovevi fare” - annunciò quasi con onore quelle parole - “ Tu sei il frutto proibito,sei nata da una storia tra un demone e un angelo,una cosa che ne Lucifero ne Dio,avrebbero mai tollerato,e se i tuoi genitori fossero stati scoperti,sarebbe stata la fine,riuscirono a salvarti e a portarti qui,o meglio solo tua madre arrivò,tuo padre” - abbassò gli occhi quasi mortificata - “ è morto?” - domandai quasi con le lacrime agli occhi - “ Si,è morto proteggendo tua madre,mentre scappava,dai demoni e dagli arcangeli, il loro compito era di salvare la ragazza,che avrebbe riunito le razze,che avrebbe vinto la guerra,che ormai da millenni,incombeva sulle due specie.I miei zii sono stupidi,e sciocchi,ai tuoi 18 avrebbero dovuto rivelarti la tua identità,avrebbero dovuto darti il ciondolo che tua madre gli disse di custodire ,solo quello ti avrebbe permesso di acquisire i tuoi completi poteri,e allora il tuo maestro sarebbe giunto,per aiutarti e addestrarti”- i suoi occhi erano due fiamme,di speranza perché ci teneva,perché sperava in me così tanto - “Perché ci tieni che io salvi i demoni e gli angeli?”- chiesi con dolcezza - “Perché se non svolgerai il tuo compito e sarai uccisa,tutta l’umanità morirà sommersa dagli inferi”- ammise con orrore e tristezza, non poteva essere,io una semplice e normale ragazza,non potevo essere la figlia di un demone e un angelo,non potevo salvare il mondo,non potevo avere una responsabilità così enorme,non volevo - “Ti prego,basta non voglio sentire altro”- la supplicai con tristezza - “Io sono solo,una secchiona,che non è in grado di salvare nemmeno se stessa,so cosa è successo nel lago,ma non voglio averne a che fare,lasciami sola,ho bisogno di stare sola” - dissi chiudendo gli occhi e coprendomi il viso con le mani,avevo paura,una grande paura,sapevo che infondo era tutto vero,ma non ero abbastanza forte - “Sappi,che so quanto sia dura da accettare,ma siamo nelle tue mani cuginetta”- disse con tristezza e carezzandomi la testa,si alzò dal mio letto per raggiungere i miei al piano di sotto. Passai la serata tra tutti ,quelli che ormai per me erano solo estranei,finsi di divertirmi e di non essere per niente,turbata,almeno riuscii ad arrivare a fine serata,sana e salva,mi buttai sul mio letto,e mi lasciai cullare,dal sonno che mi stava pervadendo,domani sarebbe stato il mio ultimo giorno di riposo poi,sarei tornata alla normale vita di scuola,la mia amica,e tutti i miei compagni e niente di più,niente anomalie,niente stranezze,solo una normale e noiosa e vita

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