They grew closer as Queen got older.

di DazedAndConfused
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’d call that a bargain, the best I ever had. ***
Capitolo 2: *** When my fist clenches, crack it open. ***
Capitolo 3: *** I'll sing my heart out to the infinite sea. ***



Capitolo 1
*** I’d call that a bargain, the best I ever had. ***


Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older.  

Titolo capitolo: I’d call that a bargain, the best I ever had.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #2 - Bargain per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Brian May (comparsa), Roger Taylor, John Deacon, Roy Thomas Baker (comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor, John Deacon e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Note: Non penso che quanto ho raccontato sia mai successo, ma me lo auguro vivamente. E sì, Roger potrà sembrare leggermente OOC, ma secondo me sotto sotto ha un cuore di panna :'3

 

Dedicata a Willie, colei che mi ha fatto amare i Queen per la seconda volta.

 

They grew closer as Queen got older.

I’d call that a bargain, the best I ever had.

 

1975.

 

-Ok ragazzi, facciamo pure una pausa!-

Roger si lasciò scappare un sospiro liberatorio, uscendo allo scoperto da quella che Brian chiamava “la sua armatura”.

Poggiò le fidate bacchette d’acero sullo sgabello e si avviò verso la porta che lo avrebbe condotto da quella stanza insonorizzata al più confortante ambiente dello studio. Più confortante perché c’era il distributore delle bibite, s’intende, mica per altro.

Peccato che a quella macchinetta lo scotch non venisse servito, e questo significava soltanto che si sarebbe dovuto accontentare della birretta ormai calda che Roy aveva abbandonato per aggiungere l’ennesima dose di “Galileo, Galileo” che ormai usciva fuori dalle orecchie di tutti.

La situazione generale era tra le più nere: il glorioso vascello della Regina stava per naufragare miseramente, e l’ultima scialuppa di salvataggio rimasta era quell’album che si stavano accingendo a registrare.

Da esso sarebbero dipese le loro sorti, nel bene e nel male.

E pazienza se Freddie si ostinava a dire che erano i migliori in circolazione e che il mondo era ottuso a non averlo ancora capito... a lui i soldi non erano ancora arrivati, e non gliene sbatteva un cazzo se tutto sarebbe andato inevitabilmente a puttane. Gli servivano i soldi per comprarsi il pane… e la vodka, già.

Certo, gli sarebbe dispiaciuto; d’altronde non era uno stronzo come tutti quanti credevano. Un po’ gli sarebbe dispiaciuto dover buttare giù per il cesso tutto quello che avevano costruito così faticosamente… tutta quella figa persa per strada, ahia… E gli sarebbe dispiaciuto non poter incrociare ogni giorno quel sorriso.

 

I’d gladly lose me to find you,
I’d gladly give up all I had

 

Scosse la testa con foga: che cazzo vado a pensare? si disse tra se e se, controllando se il bicchiere fosse vuoto e, contemporaneamente, causa di quei vaneggiamenti.

Pieno.

-Brutto segno, Meddows-Taylor…- bofonchiò, trangugiandoselo in una frazione di secondo, gli occhi stretti e la mente concentrata nel non dipingere quel volto sulle palpebre chiuse.

 

***

-Ciurma, la pacchia è finita!-

Baker ritornò alla sua postazione e allungò il braccio in direzione del piscio bicchiere di birra che era stato costretto a lasciare in balia di se stesso. Quando la sua mano non acciuffò nient’altro che aria sbuffò scocciato e tornò all’opera.

Dall’angolino nascosto che aveva trovato, Roger indugiava a tornare al lavoro e allungava il collo per vederlo meglio quando sarebbe passato.

Passarono la figura longilinea e i folti ricci di Brian, e i passi lunghi e frettolosi di Freddie, ma di lui nemmeno una traccia.

Preferì evitare di sporgersi ulteriormente, altrimenti sarebbe certamente cascato da quello sgabello traballante, limitandosi a sbuffare in silenzio: da dietro la batteria non ci vedeva un cazzo, e poi era troppo facilmente sgamabile! Che cazzo avrebbe dovuto inventarsi il suo cervello se l’avessero beccato con gli occhi nel sacco?

Roy si accarezzò pensoso il mento e premette il pulsante, avvicinandosi al microfono:

-John, fammi sentire di nuovo quel giro che hai trovato per Sweet Lady…-

Il batterista saltò sul posto, reggendosi a fatica su quel pezzo di legno marcio che aveva il regale compito di sostenere le sue terga, e aguzzò la vista.

Sebbene fosse lontano, poté comunque percepire l’espressione assorta ma allo stesso tempo rapita che John assumeva quando suonava, quell’espressione che lo faceva letteralmente impazzire.

Deaks, come lo chiamavano ormai tutti nel loro entourage, aveva un modo di ridurre gli occhi a due fessure e di distendere le labbra in un mezzo sorriso, che riusciva comunque a far intravedere qualche spicchio di Sole, che Roger non poteva far altro che adorarlo, anche se era costretto a farlo nell’ombra.

 

To win you I’d stand naked, stoned and stabbed

 

Il bassista bloccò le corde con una mano e, scostandosi la cuffia con l’altra, chiese al produttore il suo parere.

-Direi che è molto buono! Potreste usarlo, no?-

Brian si scambiò uno sguardo d’intesa con Freddie, che sorrise compiaciuto; era fatta.

-Per me va benissimo, ma… dov’è Roger?-

 

***

Roger sfilò a capo chino, sotto lo sguardo divertito di Brian e quello severo di Freddie.

-Zuccherino, grazie per aver alzato il tuo culetto d’oro e averci onorato della tua presenza!- gli lanciò una frecciatina quest’ultimo, facendolo scattare.

-Che strano, stavo per dire la stessa cosa!- gli si parò davanti il biondo, a pochi centimetri dagli occhi scuri e gli zigomi alti.

-Lo sai benissimo che di primadonna qui ce n’è una sola, e ce l’hai proprio davanti agli occhi!-

-Veramente, più che primadonna, l’aggettivo che io userei è rompicoglioni!-

-Bada bene, Rog; il nastro di quella tua fottuta canzone su eventuali scopate con il volante ce l’ho ancora io, e potrebbe accidentalmente finire nel cesso!-

Il batterista vacillò un attimo, riprendendo a fissarlo con occhi ancor più vitrei.

-Non ti permetteresti mai di farlo!-

-Ohohoh, questo lo dici tu! Scommettiamo? Mettimi alla prova e non ti deluderò!- sogghignò Freddie, compiaciuto.

Nel frattempo Brian aveva assistito al teatrino messo su dai due litiganti, e aveva ribadito la sua convinzione che quei due sembrassero due galletti in calore prigionieri nello stesso pollaio. John si era limitato a sorridere in segno di assenso, per poi tornare con lo sguardo sul suo fidato strumento, le dita che scorrevano piano sulle corde.

-Beh, vaffanculo! Scordati altri miei “Bismillah, oooh”, coglione! Ne ho le palle piene di fare sempre la parte dell’ eunuco!- Roger dette un calcio alla sedia vicina e si allontanò mentre Freddie, dopo avergli rivolto un dito medio di tutto cuore, si accomodò al pianoforte.

Il volto livido per la rabbia, il batterista si diresse a grandi falcate verso la batteria, ma venne fermato da John.

-Si sentiva la tua mancanza, Rog… C’era un silenzio atroce!- gli sorrise l’amico, e lui non poté che ricambiare sinceramente rincuorato, il passo più leggero e il cuore in gola.

 

I’d pay any price just to win you,
surrender my good life for bad

 

***

Lo studio era praticamente deserto, se si escludeva il ronzio degli amplificatori e quella luce rimasta accesa in cabina. Roger poggiò in silenzio il tè vicino a John e si sedette poco distante da lui, mentre quello lo ringraziò con un sorriso.

-Era una canzone nuova?- gli chiese il biondo, mentre il bassista annuì, da dietro la tazza.

-Sì, ho già incominciato a buttare giù qualche parola…-

-Davvero? Fantastico! Allora che aspetti a farmela sentire?-

John annaspò nel tè, tossendo un po’ e diventando di tutti i colori.

-Ro-Rog… Lo sai che io non… non so cantare.- tagliò corto, poggiando la tazza sul tavolo e nascondendosi il volto con i lunghi capelli.

Così facendo, non era riuscito a vedere il sorrisetto che era appena nato sulle labbra dell’amico, intenerito da quella scenetta.

Roger avrebbe tanto voluto scostargli quei capelli dal viso e accarezzarlo, dirgli che tutte quelle ragazzine petulanti che lo assillavano quotidianamente erano sceme, erano cieche, perché non si erano ancora accorte di quanto lui fosse bello, di quanto fosse meravigliosa l’increspatura che le sue labbra assumevano per ogni nonnulla, di quanto fosse fantastica la sua risata spensierata, e quanto fosse dolce quel suo tono di voce, delicato come una piuma.

 

I know I’m worth nothing without you

 

Avrebbe tanto voluto dirglielo, ma non lo fece: si limitò a scompigliargli un po’ i capelli, ridendo.

-Eddai, non fare così! Siamo solo io e te, mica ti vergognerai!-

John rialzò lo sguardo e lo incatenò al suo: effettivamente in quella stanza erano rimasti solo loro due, e ormai erano troppo amici perché potesse vergognarsi di sicure eventuali stonature che sarebbero venute.

-Ok, e sia! Ma poi non venirmi a dire che non t’avevo avvisato, intesi?- sentenziò con tanto d’indice accusatorio, mentre Roger alzò le mani in segno di resa. Quel gesto fece ridere di gusto il bassista, che si sistemò lo strumento sulle gambe, per poi schiarirsi la voce.

-You’re my sunshine, and I want you to know that my feelings are true… I really love you, you’re my best friend…-

Inconsapevolmente, il batterista si trovò a trattenere il fiato: quelle parole… vuol dire che… io… lui…

-Rog, tutto ok? Hai una brutta cera… Te l’avevo detto che era tutto a tuo rischio e pericolo, eh!- rise John, e il biondo si trattenne dal mandarlo affanculo solo perché il cuore glielo stava vietando con tutte le sue forze.

-Io… sì, sì, tutto ok… Mi è piaciuta un sacco…-

-Ok, ma, per favore, eviteresti di dirmelo con quella faccia? Sai, risulti poco credibile…-

-Vaffanculo, Deaks.-

John scoppiò nuovamente a ridere, ma s’interruppe quando l’amico gli porse una domanda che lo lasciò un po’ perplesso.

-A chi è dedicata?-

-A Veronica… non si era capito?-

 

And like one and one don’t make two

 

Roger deglutì, mandando giù un quantitativo di saliva pari a quello di un lama incazzato nero.

-Sì, sì, certo! Che domanda stupida, ehehehe!- ridacchiò isterico, di un’isteria che perfino il placido Deacon riuscì chiaramente a percepire.

Eccerto, che scemo, è Veronica la sua migliore amica, no? Dai, Roger, sei un povero coglione… Questo è pure diventato padre da poco, figurati se si mette a tubare con un finocchio come te!

-Rog, sicuro di stare bene? Te lo chiedo perché è da un po’ di tempo che ti vedo strano…- continuò John, avvicinandosi a lui con lo sgabello. Il batterista indietreggiò un po’ con il corpo, ma tentò comunque di rilassarsi.

-Deaks, io e te cosa siamo?- disse a voce bassa, ma non abbastanza perché l’amico non sentisse e non sussultasse per quella domanda improvvisa.

-Che… che intendi?-

-Intendo… Io e te che cazzo siamo? Conoscenti? Amici? Colleghi? Migliori amici? No, chiedo così, giusto perché mi è un po’ difficile capirlo…-

 

One and one make one

 

-Andiamo, Rog! Non te la sarai mica presa per il fatto che non sei tu il migliore amico di cui parlo nella canzone, dai! Sapevo che non avrei dovuto cantarla…-

-Sì che me la sono presa, cazzo! Perché non dovrei essermela presa, scusa? Passi la maggior parte del tempo con quella donna e, quando non sei con lei, te ne stai a scrivere canzoni da dedicarle! Ma robe da pazzi…-

-Si chiama amore, deficiente.-

-Eh no, eh! Non venirmi a raccontare la storiellina dell’amore e bla bla bla, perché io ti mando a fanculo, eh John! Non azzardarti nemmeno a tirarmi fuori ‘sta scusa del cazzo!-

Per tutta risposta il bassista si alzò di scatto dallo sgabello e si allontanò di qualche passo: -Si può sapere che ti prende?! Hai preso qualche pasticca?! Fai paura! Io me ne vado, cazzo!-

Detto ciò fece per andarsene dalla stanza, ma l’altro lo chiamò.

-No, fermo! Ti prego…-

Roger sospirò: già dire quel ti prego gli era costato un’immensa fatica, che ora sarebbe aumentata all’inverosimile.

-Non andartene.-

I passi di John morirono sull’uscio, così tornò a sedersi al proprio posto. Non seppe spiegarsi il perché avesse obbedito alla supplica dell’altro: era stato un gesto meccanico, più che altro. Solo meccanico, già.

Seguì qualche minuto di profondo silenzio, quasi religioso, e a Roger la religione non piaceva affatto.

-Grazie.- si limitò a balbettare, i lunghi capelli biondi che lo facevano rassomigliare ad una scolaretta delle elementari.

John ignorò la sua voce flebile: -Mi hai chiesto cosa siamo noi due, vero? Vuoi la verità? Siamo due cretini, ecco cosa siamo: vogliamo un rapporto esclusivo con l’altro e non riusciamo a capire che già lo abbiamo… Non serve eliminare tutto quello che ci circonda, Roger; lo capisce anche un cane che io e te siamo legati, ed eliminando altre “distrazioni” o “perdite di tempo”, come le chiami tu, non risolveremmo nulla, il rapporto non migliorerebbe… Stiamo già bene così, non trovi?-

Il batterista strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e, reprimendo la voglia matta di scoppiare in lacrime, lo fissò dritto negli occhi, le iridi più glaciali del solito, e provò a mantenere un tono di voce calmo:

-John, a me non sta bene così, non ce la faccio più: io ti amo.-

 

And I’m looking for that free ride to me

 

Stette a fissarlo, in attesa di una reazione, fosse un “vaffanculo, finocchio!” detto ridendo o una sberla stampata a cinque dita piene.

Ma John rimase in silenzio, quel suo silenzio che Roger detestava fino alla nausea, perché avrebbe tanto voluto poter leggere facilmente nella mente contorta di mister “sto-zitto-ma-in-realtà-sto-pensando-a-come-conquistare-il-mondo”.

Poi, quando la speranza era ormai andata a farsi fottere e il batterista aveva distolto lo sguardo, quello aveva parlato e, com’era nel suo stile, non certo per dire delle parole a caso.

-Anch’io ti amo, Roger, ma non nel modo in cui intendi tu. O meglio… non quanto intendi tu. Il mio non è un amore esclusivo, non è il mio modo d’intendere i sentimenti, questo.-

Taylor lo fissò con gli occhi sbarrati, irrealmente grandi e, quando riuscì a riprendere fiato, balbettò confuso:

-… cosa aspettavi a dirmelo?-

L’amico si appoggiò al tavolo con i gomiti, accomodandosi meglio sulla sedia.

-Quel tanto di tempo che sarebbe servito a te per farti avanti, se mai ce ne fosse stata l’opportunità e se mai avessi avuto motivo di farlo… Non sono una bruna mozzafiato, e no, l’omosessualità non rientrava nei miei ordini del giorno, diciamo. C’ho messo un po’ prima di realizzare tutto quanto.-

Roger si accasciò sulla sedia girevole: -… e adesso che cazzo si fa?-

-Non lo so, Rog. Non lo so.-

-Cristo, sono fottuto. F-o-t-t-u-t-o, capisci? Passo mesi e mesi a rincorrerti e, quando finalmente riesco a raggiungerti, mi scompari da davanti agli occhi! È allucinante, John! Io… Io non riesco a crederci, mi sento male…-

Il volto di John assunse un’espressione triste, ma il ragazzo riuscì a scacciarsi di dosso quell’aria grigia e, tirato un bel respirone, si sporse verso Roger e gli prese le mani nelle sue.

-Non ti sto dicendo che non si può far nulla… È solo che non potrà essere esattamente come vuoi tu, ma ci si avvicinerà molto, te lo prometto.-

-Credi che possa bastarmi, John? Credi che io possa riuscire a farmelo bastare?- il tono della voce di Taylor si era nuovamente incrinato, e sapeva bene che di lì a poco non sarebbe riuscito a trattenersi e sarebbe scoppiato a piangere di fronte a lui.

Quanto cazzo sono patetico?

-Non ho detto questo… Non posso sapere di cos’hai bisogno, ma sono il tuo migliore amico e un po’ ti conosco, no?-

 

I’m looking for you

 

-Ma vaffanculo, va’!- sbottò il biondo e, detto quello, gli prese il viso nelle mani e lo baciò.

John fu colto un po’ alla sprovvista ma, inconsapevolmente, le sue labbra si piegarono presto in un sorrisetto: in un modo o nell’altro, dentro di sé sapeva che prima o poi sarebbe andata a finire così, e la cosa non poté che fargli piacere.

In quel momento non c’erano Freddie, Brian, Veronica o Robert in giro: c’erano solo loro due, e le labbra di Roger che suonavano incredibilmente dolci e morbide.

Scacciò via quei pensieri e incatenò le sue a quelle dell’angelo che lo stava baciando.

Era il miglior affare che avesse mai fatto.

 

***

-… John?-

-Sì?-

-Ti chiedo scusa: non è una fottuta canzonetta…-

John sorrise.

-Lo so.-

 

 

You make me live, whenever this world is cruel to me.

Ommioddio, ce l’ho fatta.

Ce l’ho fatta, cazzooooo!

Non ci credo çç *si commuove*

Ma bando alle ciance e riordiniamo le idee: era esattamente dal 6 dicembre dell’anno scorso che non pubblicavo sui Queen (pubblicavo, sì; quella storia la scrissi ad agosto e mi decisi a pubblicarla solo a dicembre, il che significa che era da più di un anno che non scrivevo sui miei beniamini ;__;).

Forse vi chiederete come mai sono sparita all’improvviso dal fandom e cosa mi ha spinto a ritornare… Probabilmente non ve ne fregherà un emerito cazzus, ma io ve lo dico lo stesso :P
Con i Queen è successo quello che ora mi sta succedendo con i Beatles, anche se con questi ultimi l’impatto è di minor gravità, lo devo ammettere: un anno fa mi sono incazzata da matti per la scarsezza di qualità delle fic e per come cani e porci si guadagnassero chili e chili di recensioni scrivendo un paio di stronzatine dedicate a Freddie (perché sì, quando si parla di ff sui Queen in realtà si parla di fic su Freddie; un po’ come Morrison e i Doors, per capirci.), quando c’era gente in circolazione che scriveva capolavori e non se li filava nessuno.

Sono sempre stata molto gelosa riguardo i Queen: sono stati il primo gruppo rock che ho scelto d’ascoltare con la mia testa, e che non ho sentito per sbaglio dallo stereo di mia madre o dal pc dei miei fratelli… Per questo quando ho visto quella spazzatura su di loro ho deciso di mandare a puttane la mia voglia di scrivere su questa band e di non azzardarmi più ad aprire questa sezione.

Per fortuna Thief_ mi ha fatto cambiare idea e ho potuto leggere la sua meravigliosa Spread your little wings and fly away. di cui sono innamorata all’istante. Ancor oggi, a distanza di mesi, ritengo che sia una delle migliori storie di tutta EFP (e la Willie è d’accordo con me o/)

Mi era quindi tornata voglia di leggere su di loro, ma di scrivere non se ne parlava manco per l’anticamera…

Poi, è successo.

Io e Willie abbiamo incominciato a parlare sempre più spesso dei Queen, io ho ricominciato ad ascoltare le loro canzoni e così via, fino al giorno in cui lei mi ha suggerito di guardarmi il fantastico documentario Days Of Our Lives, e lì è stata la fine. O meglio, il nuovo inizio.

Alla fine del filmato avevo praticamente inzuppato la tastiera e realizzato finalmente che, qualunque cosa dovesse succedere, i Queen resteranno sempre il mio primo amore.

Mi era tornata la voglia di scrivere, finalmente, solo che non sapevo come canalizzarla.

Poi, quasi per caso, sono capitata nella community 3songfic, che ringrazio davvero di cuore per la bellissima idea che hanno avuto, e ho avuto così modo di unire le canzoni di una delle mie band preferite ad un pairing che mi porto nel cuore praticamente da sempre ma su cui non ho mai avuto il coraggio di scrivere.

Roger e John insieme erano fantastici, io li adoro alla follia e credo che siano una delle coppie più belle del Rock n’ Roll (generalmente batterista e bassista insieme fanno faville, basti pensare ad Entwistle e Moon che mi fanno sciogliere sempre *Q*, oppure Adler e McKagan che oddio, insieme sono l’apoteosi della tenerezza, o anche Grohl e Novoselic, gaaaaaaa- ok, basta. Mi fermo, per il vostro bbbene.)

E, per la vostra incolumità, ci tengo ad avvisarvi: questa è la mia prima slash sui Queen.

So che lo slash di loro non è apprezzato, l’ho sperimentato sulla mia pelle tre annetti fa e non è stata per nulla una bella esperienza, ma ho imparato a sbattermene e tirare dritta per la mia strada.

Per cui, se non vi piace lo slash e state per lasciarmi una recensione colma d’insulti, sappiate che il mio indice supremo sta già per cliccare “segnala”. : D

Che altro dirvi? Ah sì, i capitoli di questa raccolta in tutto saranno tre, e credo che ne ambienterò uno per decennio: Settanta, Ottanta e Novanta, quindi.

Il titolo di questa raccolta è uno spezzone di una frase bellissima che Brian ha detto su Roger e John, e che ha contribuito a farmi iniziare questa fic.

 

John and Roger were very close, being the youngest ones in Queen.

In the early days they would always make fun of the stupidest things and laugh constantly.

They were best friends, and they grew closer as Queen got older.

 

Direi che non occorre aggiungere altro, eh? :’)

Il titolo di questo capitolo, invece, è un verso della canzone-tema di questa fic, Bargain degli Who, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete. (Il titolo viene ripreso nei pensieri finali di John, se avete notato LOL)

Ok, la pianto di fare quella che scassa la minchia con note d’autore chilometriche, e che lo fa principalmente per non andare a studiare Hegel e i lipidi, e vi auguro una buona domenica.

Grazie a tutti e grazie a te, Willie, mia love of my life.

 

Dazed;

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Capitolo 2
*** When my fist clenches, crack it open. ***


Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older. 

Titolo capitolo: When my fist clenches, crack it open.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #8 - Behind Blue Eyes per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Roger Taylor, John Deacon, Meg (OC; comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Meg è un mio personaggio originale.

Note: Ribadisco: questi sono tutti miei film mentali, niente di quel che ho narrato è realmente successo. Almeno, credo.

 

Dedicata a Nat, i green eyes più luminosi che io conosca.

 

They grew closer as Queen got older.

When my fist clenches, crack it open.

 

1984.

 

John si passò una mano tra i ricci, per poi scostarla subito abbastanza schifato: grondava sudore, quei riflettori facevano decisamente caldo… Per non parlare di quei dannatissimi pantaloni in pelle! Avrebbe giurato di non riuscire a sentirsi più…

-Porca puttana, gente, non mi sento più i coglioni!- sbraitò Roger, camminando a gambe larghe per non lasciare i pantaloni liberi di limargli i gioielli di famiglia.

Per l’appunto.

Il bassista sorrise: la schiettezza del biondo gli era nota già da un po’ di tempo ma, anche a distanza di anni, un po’ di stupore gli restava comunque nel sentirlo parlare con quel tono.

Certo, neppure lui era mister Bon Ton, ma si avvicinava al prototipo di perfetto inglese più di quanto mister Cornovaglia fosse in grado di fare, questo era poco ma sicuro.

Nel frattempo l’assistente del regista, una ragazzetta magrolina dal viso lungo, gli passò di fianco, fermandosi qualche metro più un là.

La vide intenta a raccogliere le piume che lo stivale di Freddie si ostinava a perdere, nonostante chili e chili di lacca spruzzatagli sopra: al solo pensiero del cantante che calzava uno struzzo imbalsamato, John ridacchiò divertito. Non era qualcosa che si distanziava poi così tanto dalla realtà, a pensarci bene.

La ragazza si rialzò frettolosamente con le piume in mano e passò davanti al batterista, che si sentì in dovere di assestarle una bella pacca sul sedere.

A quel contatto improvviso quella sobbalzò e fece volare in giro tutto quello che aveva faticosamente raccolto fino a qualche secondo prima.

 

No one knows what it's like

to be the bad man

 

Roger pareva non aver notato le mani tremanti della giovane e, imperterrito, le si affiancò, posandole le mani sui fianchi.

John roteò gli occhi e si decise ad intervenire: quella povera ragazza gli stava simpatica, sgobbava come apprendista da mattina a sera e non si meritava di essere bistrattata anche da quel coglione del suo migliore amico.

 

To be the sad man

 

-Rog, lascia in pace questa povera anima in pena, dai…- provò a scostarlo, ma quello restava ben ancorato alla carne di lei che, visibilmente terrorizzata, non la smetteva di tremare come una foglia.

-Deaks, non vedi che siamo impegnati? Vedi di girare al largo e lasciarci tu in santa pace, checcazzo!-

-Hai chiesto alla signorina se è d’accordo riguardo questa tua decisione?-

Il biondo parve pensarci su un attimo, spostando lo sguardo dalla vittima a quello che ormai considerava il suo ex migliore amico.

-Perché, c’è pure bisogno di chiederglielo?- sbottò, stringendosi ancor di più a lei, l’erezione che ormai premeva sui jeans della ragazza.

 

Behind blue eyes

 

-Scusami…- incominciò il bassista, avvicinandoglisi.

-E di cosa?-

-Per questo.- tagliò corto quello, mollandogli un gancio sul naso che lo mise praticamente al tappeto.

 

***

Roger poteva giurare di aver visto una vagonata di tette passargli sotto il naso, ma fu quando mosse le mani per afferrarne qualcuna che realizzò di essere soltanto rintronato per via del destro di John. Parlava gran poco, quello era vero, ma con i fatti ci sapeva fare, bisognava rendergliene atto.

-Com’è, placati i bollenti spiriti?- lo canzonò quello, porgendogli una borsa del ghiaccio che Roger accettò mugugnando.

Si alzò traballante per via dei fumi dell’alcool e si sedette sulla prima sedia che trovò nei paraggi, mentre il bassista continuò a fissarlo impassibile, a braccia conserte.

-Carina la trovata di provarci con l’assistente per farmi ingelosire… Davvero, come posso dire?, di classe.-

 

And no one knows

what it's like to be hated

 

Il batterista sussultò ma fece finta di essere impegnato nel tentare di far andare via quel gonfiore decisamente antiestetico.

-Ma chi ti s’incula…-

-Forse tu?-

Roger si maledisse per avergliela servita proprio su un piatto d’argento e gli scoccò un’occhiataccia infuocata.

-Senti, Roger, io non riesco prop-

-No, sentimi tu, brutto cazzone! Chi ti credi di essere? Credi che il mio mondo giri intorno a te? Beh, mi spiace deluderti, ma non è affatto così! Ho un figlio, io! Comprendi? Un f-i-g-l-i-o!-

-Se è per questo, io ne ho già quattro…- soffiò laconico John, non facendosi tanti problemi a mostrargli il sorrisetto irrisorio che gli stava spuntando sulle labbra.

Ormai il batterista aveva perso la pazienza e così, in un motto del suo caratteristico furore, gli afferrò il colletto.

-John, non possiamo andare avanti così! Non possiamo, l’hai capito? Dobbiamo finirla di culatteggiare! Anzi, sei tu che devi piantarla di ossessionarmi!-

-Cos’è che avrei fatto, io? Ti ricordo che sei stato tu a rimorchiarmi nove anni fa, pezzo d’imbecille che non sei altro!-

 

To be faded to telling only lies

 

-Perché non ce la facevo più a non averti per me!- ringhiò quello per tutta risposta, aggrappandosi alle labbra dell’altro con disperazione.

John si scostò subito, sul viso la sua solita espressione imperturbabile: non gli andava affatto che Roger potesse pensare di usarlo a proprio piacimento, a seconda degli umori della giornata.

-Lo vedi? Sei… sei impossibile, io non ti capirò mai!- sbottò il batterista, celando a stento la delusione per la reazione del compagno.

-Era una delle clausole incluse nel contratto, se ti ricordi: non potrai mai avermi tutto per te, io non sono fatto per questo genere di rapporti…- lo liquidò l’altro, evitando il suo sguardo.

-Lo so, non c’è bisogno che tu me lo ripeta ogni cazzo di volta, Deaks!-

-A quanto pare invece sì, perché non ti decidi a fartelo entrare in quella tua zuccaccia vuota…-

-Sei un pezzo di merda.-

-E tu un vigliacco.-

-Mi chiedo come tu possa piacermi!-

-Io preferisco non pensarci, meglio dimenticare.- tagliò corto il bassista, andandosene via.

 

***

But my dreams they aren't as empty

 

Freddie arrivò canticchiando un paio di versi di Radio Ga Ga, il pacchetto di Lucky Strike già in mano.

Roger era seduto sui gradini degli studios da cinque minuti buoni, intento a giocherellare con una Marlboro rossa accesa, da cui raramente tirava una boccata. 

L’amico gli si accostò e avvicinò la propria sigaretta alla sua, accendendola e soffiando un paio di anelli nella sua direzione.

-Il gin ci voleva proprio, eh amico?-

Roger se ne stette in perfetto silenzio, non sforzandosi neppure di accennare uno di quei sorrisetti di circostanza che aveva sempre a portata di labbra, pronti all’uso.

 

As my conscious seems to be

 

-E comunque sei stato proprio un cafone con Meg, l’assistente di David… L’hai fatta fuggire a gambe levate! Non si fa, Rogerino, non si fa!- lo canzonò nuovamente il cantante, muovendo l’indice con fare sentenzioso.

-Eh, non ho fatto scappare solo lei…- mugugnò l’altro, non badando nemmeno a quel gesto scherzoso che l’amico gli stava rivolgendo.

 

I have hours, only lonely

 

Freddie lo squadrò per un nanosecondo esatto, il tempo di dare modo al suo intuito di fare per bene il proprio dovere.

-C’entra Deaks, eh? Che è successo?-

Roger fece spallucce: era vero che aveva sempre sospettato che quella primadonna sapesse qualcosa (al contrario di Brian, beato ingenuo!), ma non gli piaceva molto parlarne con lui.

Quel giorno, però, voleva sfogarsi e così, sfoggiando la miglior maschera d’indifferenza di cui potesse disporre, si decise a vuotare il sacco. D’altronde anche Freddie era dell’ambiente, no?

-Beh, ecco… Credo sia finita.-

-In che senso “finita”, scusa?-

Il batterista strabuzzò gli occhi e lo incenerì con uno sguardo.

-“Finita” nel senso che è finita, Fred! Finita, out, kaputt, K.O., capito? Ho chiuso con lui, CHIUSO!- ringhiò rabbioso, tirando l’ultima boccata con gli occhi lucidi per la furia che gli stava montando rapida in corpo.

-Uh, davvero? Se non stessi piangendo, oserei dire che tu stia scherzando!-

-Io. Non. Sto. Piangendo.- continuò a borbottare l’altro, asciugandosi in fretta una lacrima che gli era sfuggita dai Ray-Ban.

-No, giusto, hai ragione: tu sudi dagli occhi, vero?-

-Senti, Fred, se oggi hai tanta voglia di sfoggiare il tuo repertorio da cabaret ti conviene farlo con qualcun altro, che io non sono della luna giusta, proprio per nulla!-

-Altrimenti cosa mi fai? Mi pesterai per poi metterti a frignare come una mammoletta? Oh, toh, ma guarda, quest’ultima cosa la stai già facendo!-

-… Vabbè, ho capito che oggi non merito la tua comprensione! Almeno ignorami, ti prego! Almeno questo lo potrai fare, no?- lo supplicò l’altro, mentre la cenere gli sporcava le dita.

-“And just complain, when you’re not there”… Stai finendo come quei ragazzi, Rog.- per tutta risposta Freddie si era voltato a fissarlo irrisorio, per poi ritornare alla propria sigaretta –Stai diventando come loro: moscio e senza spessore o ambizioni… Se fossi stato al posto di Johnny ti avrei mandato affanculo parecchio tempo fa.-

 

My love is vengeance

 

Il biondo a quelle parole s’irrigidì e lo guardò impietrito, gettando finalmente via il mozzicone che gli si stava sbriciolando tra le dita.

-Avanti, ammettilo: stai facendo qualcosa di concreto per tenertelo stretto?- rincarò la dose il cantante, sorridendo compiaciuto quando vide l’amico scuotere la testa, senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo in faccia.

-Deaks è un caro ragazzo e voi due insieme, non esagero se lo dico, rasentate la perfezione… Trovassi io un gioiellino come lui, non me lo lascerei scappar via così facilmente, sai?-

Roger avvampò, la gola improvvisamente secca.

 

That's never free

 

-E… e cosa dovrei fare, scusa?-

-Levati quei cazzo di occhiali e scendi dal piedistallo, Legendary Drummer of Cornwall.-

 

***

Quando Roger arrivò nel parcheggio, le mani cacciate nelle tasche, trovò l’amico quasi dentro al cofano della Porsche, intento a frugare tra cavi, candele e quant’altro.

-Serve una mano?-

Il bassista alzò lo sguardo ma lo riabbassò all’istante: già quell’occhiata di un nanosecondo gli era bastata per fargli circolare la bile nelle vene.

Fantastico, ci mancava solo questa!

-No, grazie, è tutto a posto.-

-Non sapevo che adesso andasse di moda trainare l’auto fino a casa! Perché è così che c’arriverai tu, no?-

John non riuscì a nascondere il sorrisetto che, inconsapevolmente, aveva fatto: era incredibile come quell’umorismo da quattro soldi, di cui il batterista era un grande esperto, riuscisse sempre e comunque a strapparglieli dalle labbra.

-A quanto pare sì, qualche problema?- lo rimbeccò, fingendo nuovamente di controllare i pistoni. Ovviamente si trattava soltanto di una scusa per far sì che quell’aria da tizio abbottonatissimo non crollasse senza alcun indugio, una volta incrociato lo sguardo limpido dell’altro.

 

No one knows what it’s like

 

-Oh, beh… No. No, nessun problema.-

-Perfetto, ne sono felice.- tagliò corto, chiudendo di botto il cofano e fiondandosi al posto del guidatore, ostentando una certa nonchalance nell’accendere l’autovettura. O almeno, nel provarci.

-… quindi non ti disturbo se mi metto a fumare qui, vero?- continuò il biondo, appoggiandosi al muretto e cercando di accendersi la solita Marlboro.

Vattene, cazzo! Sparisci dalla mia vita, razza di cretino ossigenato!

-No, figurati! Nessun disturbo.-

-Ottimo…- sorrise beffardo l’altro, buttandosi alle spalle l’accendino consumato e fumacchiando con il solito stile da superstar.

Dopo svariati minuti di tentativi di partenza irrimediabilmente falliti, perfino san John Deacon perse la pazienza.

Scese al volo dalla Porsche e, senza tanti convenevoli, si piazzò davanti al batterista a braccia conserte, negli occhi una scintilla di furia che, Roger ne era sicurissimo, stava per scatenare una detonazione ai limiti dell’immaginabile.

-Senti un po’, ne hai ancora per molto?!-

-L’hai detto tu che potevo restare qui, quind-

-Quindi un cazzo, Rog! Va’ via subito o sarò costretto a cacciarti via a calci in culo, intesi?-

Per tutta risposta il biondo si levò gli occhiali da sole e, alzando le mani in segno di resa, gli si avvicinò camminando a piccoli passi.

-Cosa non ti è chiaro delle parole “va’ via”, Roger? Devo farti anche lo spelling?!-

-Deaks, senti, piantiamola… Ci stiamo comportando come dei ragazzetti, non possiamo lasciarci tutto alle spalle e provare a ricominc-

John perse la pazienza e gli saltò addosso, menando pugni in tutte le direzioni, mentre l’amico faticava a tenerlo fermo. Dopo aver evitato una serie considerevole di cazzotti, riuscì finalmente a bloccarlo alla bell’e meglio, mentre quello continuava a divincolarsi e a tentare di liberarsi da quella stretta indesiderata.

-Va’ al diavolo e vedi di restarci, va bene?!- sibilò il bassista, cercando di sfuggirgli.

-Ci sono già, ci sono giàààà!- gli urlò di rimando Roger, la voce già incrinata.

 

To feel these feelings

 

John si bloccò, ansimando e fissandolo con gli occhi irrealmente dilatati.

-Ci sono già, John. Ci siamo già.- tossì l’altro, stringendolo convulsamente –Usciamone insieme, vuoi? Possiamo farlo, possiamo… Possiamo uscirne insieme, noi due!-

-N-no…- il bassista represse un singhiozzo, soffocandolo nella spalla dell’altro.

-John, io…-

-Zitto, zitto! È colpa tua se stiamo così… Io non voglio uscirne, non voglio! È tutta colpa tua, sei un coglione e io ti odio… Ti odio, cazzo!-

Nel dire quelle parole il proverbiale autocontrollo di John era crollato, lasciando spazio alle lacrime che, copiose, gli solcavano il viso prematuramente segnato da qualche ruga.

Roger lo strinse a sé con maggior vigore, in un abbraccio che, inaspettabilmente, trasudava dolcezza da ogni poro.

-Ho bisogno di te, John. Mi spiace solo di aver scelto il modo sbagliato di dimostrartelo, ma ti prometto che d’ora in poi mi sforzerò di cambiare.-

-Le promesse non bastano, non me ne faccio nulla delle tue fottute promesse! È da nove anni che andiamo avanti così, io non ce la faccio più! Mi stai distruggendo, Roger, l’hai capito questo?!- strillò nuovamente quello, annaspando per la mancanza d’aria, senza però divincolarsi dalla stretta del batterista.

 

Like I do

 

-Ma io ho bisogno di te! Davvero, John. Ne ho bisogno: ho bisogno della tua semplicità, del tuo modo di essere, della tua stabilità… Ho bisogno di te più di qualunque altra cosa o persona al mondo! Credimi quando te lo dico, ti prego…-

Il bassista tirò su con il naso e lo squadrò di sottecchi, gli occhi ancora lucidi.

-Ti prego, credimi…- soffiò nuovamente Roger, accarezzandogli la nuca per calmarlo un po’.

Dopo qualche minuto di silenzio, il compagno lo guardò timidamente.

-Posso… posso provarci… Basterà?- gli chiese dunque, rabbrividendo sotto la sua mano.

 

And I blame you

 

Roger sorrise tirato, la voce rotta dall’emozione.

-Andrà tutto bene, vedrai… Ce la faremo, anche stavolta.-

-Anche stavolta?-

-Anche stavolta.-

Il batterista poggiò la propria fronte su quella dell’amico, specchiandosi nei suoi occhi scuri come la brughiera: ancora un piccolo, minuscolo passo e avrebbe raggiunto il posto in cui terra e cielo diventano una sola cosa.

 

 

I’d sit alone and watch your light.

E dopo secoli di assenza, rieccomi qua!

Credevate di esservi finalmente sbarazzati di me, eh? E invece eccomi qui, pronta a tediarvi con le mie immancabili NdA.

Allora, come si è potuto intuire, il capitolo è ambientato sul set del videoclip di Radio Ga Ga, girato nel 1984 (almeno, questo è quel che ipotizzo io, di preciso non so).

Il regista del videoclip era David Mallet e, come ho già avuto modo di precisare, la sua assistente Meg è un personaggio che mi sono inventata di sana pianta.

La vodka a cui accenna Freddie è un chiaro riferimento alla bottiglia che lui e Roger avevano nascosto nell’astronave del videoclip :DD

Devo dire che l’unica cosa di cui vado fiera siano le ultime tre righe: mi sembra superfluo dire che la terra e il cielo siano rispettivamente gli occhi di John e Roger, vero? :’)

E comunque, a mia discolpa posso dire una cosa: IO C’HO PROVATO A FARE ROGER STRONZO, LO GIURO, MA E’ PIU’ FORTE DI ME, JSDHJDFJSD

Davvero, finisco sempre col farlo adorabile e questo mi fa incazzare come una bestia çç L’ho sempre detto che non sono in grado di scrivere oggettivamente sui Queen, non ce la faccio DD:

Ok, mi calmo, promesso.

Il titolo di questo capitolo, invece, è un verso della canzone-tema di questa fic, Behind Blue Eyes degli Who, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete, e tradotto vuol dire “Quando il mio pugno si stringe, aprilo”: non so, mi sembrava dolce e perfetto per la situazione.

Ora non so che altro aggiungere: penso proprio che leverò il disturbo, lasciandovi in balia di quest’esplosione di miele e angst gratuiti.

Arrivedorci e grazie!

 

Dazed;

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Capitolo 3
*** I'll sing my heart out to the infinite sea. ***


Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older. 

Titolo capitolo: I’ll sing my heart out to the infinite sea.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #5 - The Song Is Over per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Roger Taylor, John Deacon, Brian May (comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Note: Sono tutte mie seghe mentali, e mi scuso di rappresentare Roger sempre così OOC, ma lo sto descrivendo come la me di questi ultimi tempi, che non sono propriamente rosei.

 

Dedicata a John e Roger, così lontanamente vicini e a Cecilia, perché il suo nome ci sta sempre bene accanto a quello di Roger.

 

They grew closer as Queen got older.

I'll sing my heart out to the infinite sea.

 

1992.

 

Il boato dello stadio pareva seguirlo fin dietro alle quinte, e Roger si ritrovò improvvisamente oppresso da una voglia sfrenata di ammazzarsi di alcool fino allo sfinimento.

E sarebbe tranquillamente riuscito nel proprio intento, se solo non avesse scorto una figura ben conosciuta appoggiata ad un tramezzo, il capo chino e le ginocchia un po’ piegate.

Il batterista gli si avvicinò con il cuore in gola, e bastò quello spostamento d’aria per far trasalire l’altro, intento a massaggiarsi le tempie.

-Roger, che ci fai qui? Sbaglio o avevi l’intenzione di andartene subito, una volta finito il concerto?-

L’altro annuì e sorrise un po’ tirato.

-Le intenzioni c’erano, lo ammetto, ma poi ho cambiato idea… Tu, piuttosto, come stai? Avevo paura che ti fossi sentito male…- farfugliò poi, specialmente sull’ultima frase.

Avevo paura che ti fossi sentito male…

Roger arrossì: era da un po’ di tempo che aveva imparato ad esternare i suoi sentimenti, questo era vero, ma non c’avrebbe mai fatto l’abitudine… e di certo non avrebbe incominciato a farlo con John. 

Il bassista si sciolse in un sorriso tenero, facendolo tremare: aveva dei solchi abbastanza profondi sul viso, ma la dolcezza che emanava la linea delle sue labbra e la sincerità del suo sguardo combaciavano perfettamente con le medesime qualità che aveva avuto nell’ormai lontano 1971.

-Oh,- disse –non volevo farti preoccupare… Sono solo un po’ stanco, tutto qua.-

-La verità è che sei fuori allenamento, Deaks… Ammettilo!- lo canzonò l’amico, mentre John non poté far altro che scoppiare a ridere.

-Touché, Rog. L’hai detto: il vecchio Deaks s’è arrugginito per benino, ormai queste cose non fanno più per me…-

 

The song is over

 

Il batterista captò subito l’argomento verso cui voleva andare a parare, e si guardò bene dall’assecondarlo.

-Sai, stavo pensando se… Ti va di venire nel mio camerino?-

A quella richiesta entrambi arrossirono violentemente, e Roger si maledì per non essere nato senza lingua, rimangiandosi un istante dopo quel pensiero infelice: non avrebbe saputo viverne privato, ci si potevano fare un sacco di cose!

(Ok, questa frase sarebbe da tagliare perché non è propriamente consona al tipo di fanfiction che mi sto cimentando a scrivere, ma tant’è. Sono molto scrupolosa e, se voglio essere il più realista possibile, devo narrare i fatti esattamente come suppongo si siano svolti… Comprese le uscite di cattivo gusto di mister Taylor che, si sa, non conoscono tempi di carestia.)

-Così facciamo due chiacchiere, ti va? È da un sacco di tempo che non ne facciamo un paio!- cercò di riprendersi in corner, tradendosi un po’ per l’emozione e l’imbarazzo.

John studiò il vero significato di “due chiacchiere” e, dopo aver compreso che quell’espressione non aveva apparenti doppi sensi, acconsentì di buon grado, seguendolo in silenzio.

 

***

It’s all behind me

 

Una volta entrati nel camerino, Taylor si maledì per l’atmosfera triste che li stava circondando: nelle sue fantasie da donnicciola infatuata s’era immaginato delle chiacchiere amabili come ai vecchi tempi, qualche carezza e un buon bicchiere di Bordeaux, ma dovette accontentarsi di quel mutismo insistente che si era impadronito di lui e dell’amico.

Per fortuna fu proprio John ad interromperlo, abbandonandosi ad una riflessione quasi distratta.

-Avete fatto un buon lavoro, tu e Brian. C’è un sacco di gente che mi ha stupito… Per esempio la Stansfield con George Michael: quelli sì che erano una coppia! Davvero, davvero bravi.-

Alla parola “coppia” Roger si risvegliò dalla trance in cui era piombato, ma lo ringraziò mentalmente per averlo levato da quell’impaccio.

-Eh già, hai visto? Anche i Metallica e i Guns n’ Roses sono stati fenomenali!-

Con la coda dell’occhio vide il bassista arricciare un po’ il naso, e si affrettò subito a precisare: -Sì, Deaks, lo so, non sono il tuo genere…-

L’altro ridacchiò: -Sono uno stronzo, lo so. Però… devo ammetterlo, gli Extreme mi sono piaciuti, quei ragazzi hanno proprio talento.-

E non solo loro… pensò, cercando di mascherare come meglio poteva tutta la tristezza che lo stava seguendo in perfetto silenzio da mesi e mesi.

Roger pareva aver afferrato il significato di quell’espressione malinconica, ma si diede da fare per non badarvi.

-Non so per quanto tempo ancora potrò restare qui…- intervenne nuovamente Deacon, sospirando –Più tardi devo andare in aeroporto, devo informarmi sugli orari e, se ce la faccio, mi prendo pure il biglietto.-

 

I should have known it

 

Il batterista ignorò volutamente quell’ultimo intervento e, prontamente, gli si parò davanti.

-Il tempo di una canzone, ok? L’ultima canzone ascoltata insieme…-

L’altro lo squadrò un po’ perplesso ma poi si concesse un sorriso.

-Per me va bene.-

Roger ubbidì subito e raggiunse il tavolo in un battibaleno: frugò tra i pochi cd che si era portato in quel camerino e, man mano che se li passava tra le mani tremanti, si accorse di come nessuno sposasse i gusti di John.

-Deaks, err, io… Non ci sono cd funky, qui…- ridacchiò imbarazzato, mentre l’amico gli sorrise gentilmente, avvicinandosi al ripiano dello specchio su cui si stavano accumulando frettolosamente album su album.

Studiò le copertine e ne scelse uno.

 -Questo andrà benissimo.- pronunciò poi, inserendo il cd nell’apposito lettore e abbandonandosi sul divanetto.

Il crescendo di chitarra fece aggrottare la fronte a Roger, che sobbalzò, non appena la batteria iniziò possente a scandire il tempo: Achilles Last Stand dei Led Zeppelin.

John aveva saputo stupirlo per l’ennesima volta, scegliendo uno degli album meno conosciuti della band che aveva saputo infiammare il suo cuore una quindicina d’anni prima.

 

She tried to find me

 

Restava comunque il fatto che non sapesse spiegarsi il motivo per cui avesse scelto proprio quella traccia: che fosse per la durata più che rispettabile? Sarebbe stato un gesto davvero tenero da parte sua… Un gesto alla John, per l’appunto.

-Mi piaceva il titolo…- precisò l’altro, quasi captando le sue congetture, e Roger non poté non arrossire.

Si sedette accanto al bassista e stettero in silenzio, fino a quando Plant non prese a cantare la prima strofa, che ottenne l’effetto di far gelare il sangue nelle vene di entrambi.

Si voltarono di scatto l’uno verso l’altro e iniziarono tutti e due a balbettare frasi sconnesse, che erano più che altro un continuo ripetere il nome altrui, interrompendosi subito dopo.

Non avevano nulla da dirsi, e risero dell’imbarazzo di quella situazione e della loro goffaggine infinita.

Taylor si alzò e si diresse verso il frigo-bar, tirandone fuori due birre fredde al punto giusto. Ne porse una all’amico e sorseggiò la propria standosene appoggiato al mobile.

-Non ti fai mancare proprio nulla, eh?-

-L’hai detto! D’altronde, sono o non sono Roger Taylor?-

-Solita modestia.- sorrise John, bevendo un lungo sorso dalla lattina.

-Si chiama obiettività, Deaks: mi sembra strano che tu non l’abbia ancora imparato, dopo tutti questi anni!-

-Sai com’è, quando hai avuto un amico che andava in giro a dire di essere imparentato con Mercurio, è inevitabile che il cinismo s’impossessi di te…-

Per tutta risposta Roger rise di cuore, dandogli ragione senza alcuna difficoltà.

 

When I walked in through the door,

thought it was me I was looking for

 

-Pensi che Freddie ci stia guardando, in questo momento?-

Il batterista aveva posto quella domanda a bruciapelo, senza levare gli occhi di dosso dalla lattina.

John aveva sussultato ma, cercando di contenere il turbine di emozioni che quella frase aveva scatenato in lui, provò a rispondere con il suo solito aplomb.

-Io… io penso che Freddie ci guardi in qualsiasi momento, Rog.-

Si sciolse in un sorriso e proseguì: -L’ha fatto dall’esatto istante in cui ha smesso di respirare…-

-Lui non ha mai smesso di respirare, John.-

La durezza con cui aveva pronunciato quella frase fece sobbalzare lo stesso batterista, che si affrettò a correggere il tiro.

-Finché ci saranno persone che lo ricorderanno e che continueranno a cantare le sue, le nostre canzoni, non smetterà di farlo.-

John sorrise nuovamente, compiaciuto per il lato sensibile che l’amico gli mostrava sempre: era consapevole di essere l’unico degno di poterlo conoscere, e questo non poteva che renderlo felice.

-Hai detto esattamente quel che penso… Tra cent’anni io finirò nel dimenticatoio, anche se credo che incomincerò a farlo già da domani, ma Freddie sarà ancora sulla cresta dell’onda.-

Quella frase ferì Roger profondamente, facendogli trattenere il fiato inconsapevolmente.

-Non dirlo neanche per scherzo.-

-Cosa, che Freddie sarà ancora di tendenza tra un secolo?-

-Non fare il finto tonto, Deaks, mi hai capito benissimo…-

Il bassista appoggiò il viso su una mano e lo guardò con un sorrisetto innocuo dipinto sulle labbra: -Rog, lo sappiamo benissimo entrambi che è così… Non è forse la verità?-

Per tutta risposta il batterista stette in perfetto silenzio, gesto che Deacon interpretò come un invito a continuare le proprie riflessioni.

-Andiamo, non mi sono fatto vivo neanche quando avete deciso d’istituire questo tributo! E non l’ha notato nessuno, ovviamente…-

-Senti, John, se il tuo intento è quello di farmi incazzare, sono lieto di comunicarti che ci stai riuscendo alla perfezione!- Roger si girò di scatto e gli scoccò un’occhiataccia furiosa –A volte mi domando che cazzo hai in quella testolina! Se a nessuno importasse di te, come spiegheresti la standing ovation che t’hanno fatto prima, quando hai parlato?-

-Quando ho tentato di parlare, semmai…- lo corresse l’amico, sorridendo sornione.

-Beh, lasciatelo dire, sei un cretino anche tu a parlare mentre gli altri ti stanno seppellendo di applausi! Era logico che non si sentisse un cazzo!-

-Era l’emozione, Roger… Se non avessi parlato subito, sarei scappato a gambe levate…-

 

She was the first song I ever sang,

but it stopped as soon as it began

 

Stettero in silenzio per un po’, fin quando il batterista si decise a riprendere il discorso.

-Che effetto ti ha fatto ritornare sul palco?-

John fissò il vuoto per una manciata di secondi, cercando un minimo segnale inviatogli da qualcuno, ma si riscosse e si schiarì la voce.

-Stranissimo… Bello, per carità, ma strano. Mi sembrava di averlo davanti a me in ogni istante…-

-Anch’io avrei giurato di vederlo spuntare dal backstage da un momento all’altro… Gli occhi sono dei grandi ingannatori.- soffiò Roger distratto, perso anch’egli nella ricerca di un volto che non rivedeva da mesi.

-… e i ricordi sono lame affilate, e fanno male.-

 

***

-E comunque, tra me e Brian, non so a chi debba andare il titolo di “re del kitsch”, sai?-

Dopo un paio di minuti di pesante silenzio, John se n’era uscito con quella frase, e Roger non poté esimersi dal ridere sguaiatamente.

-Non dire fesserie! Quel gilet era veramente inguardabile, peggio del mio completo in jeans… Quello di Who Wants To Live Forever, ti ricordi?-

John annuì con il capo e tacque, mentre il batterista lo imitò.

 

Our love is over

 

-Lo abbiamo fatto per te, Rog…- continuò poi il primo, quasi sovrappensiero.

A quelle parole l’amico si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo.

-Cosa?-

-Vestirci di merda…- ridacchiò l’altro, e di conseguenza Taylor lo imitò senza indugio alcuno.

-Guardati, sei bellissimo.-

Quella frase ottenne l’effetto di far arrossire violentemente il batterista, che non esitò a sminuirla.

-John, non dire cazzate, dai…-

-Due angeli in una sola band: troppa grazia, Signore!- lo ignorò l’amico, alzandosi e facendoglisi vicino.

-John, non te ne stai già andando, vero?- balbettò quello, in preda ad un panico sempre più crescente.

 

It’s all behind me

 

Il bassista gli sorrise dolcemente, per poi affondare il volto nei suoi capelli.

-Ricorderò questo profumo per sempre…- mormorò, inspirando il misto di shampoo, fumo e sudore che ormai gli inebriava le narici.

Nel frattempo Roger se ne stava immobile, il fiato sospeso e gli occhi chiari puntati contro il muro.

-C’è tempo per un’altra canzone, ti supplico…-

John gli lasciò un bacio tra i capelli e si allontanò un poco, rivolgendogli nuovamente uno dei suoi sorrisi traboccanti di dolcezza.

-C’è sempre tempo per una canzone, Rog… Ma noi ne abbiamo già ascoltata una e ora è tempo che-

-No, ti prego, non dirlo! Non dirlo, non ti voglio sentire!-

Il batterista si era tappato le orecchie e aveva incominciato a gridare disperatamente.

-Roger, ti prego… Non fare così, mi fai stare male…-

-Ti faccio stare male?! E io cosa dovrei dire, scusa? Mi stai lasciando, è questo quello che stai facendo, vero? Come se vent’anni per te non contassero nulla! Stai buttando giù per il cesso tutto… Tutto!-

-Non… non fare così… sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento…-

Nel sentire quella frase, Roger parve quasi ruggire in preda all’angoscia.

-Io non lo sapevo, ok?! E se anche lo avessi saputo, non pensi che le avrei tentate tutte per dimenticarmelo?-

John abbassò il capo e sospirò: aveva previsto che sarebbe stata dura, ma neanche la più nera delle aspettative corrispondeva a quello che entrambi stavano provando in quel momento.

Rialzò la testa solamente quando l’amico gli prese la mano, costringendolo a guardarlo, e prese a parlare con fare concitato e confusionario.

-Siamo due leoni, due leoni! La corona è sorretta da due leoni, non te lo ricordi?-

-Non riesco più a sopportarne il peso, Rog.- sospirò pesantemente, cercando le parole per continuare –Ma a te non farà nulla… Ricordi quando Freddie te la mise sulla testa, qui al Wembley Stadium, sei anni fa? Beh, direi che, come sempre, lui c’aveva visto giusto.-

 

They’re all ahead now

 

Il batterista gli si attaccò al braccio con furore, strizzando gli occhi e scuotendo la testa con fare ostinato.

-Non dire cazzate, John! Non puoi andartene così! Io non reggerò il suo peso, non ce la posso fare, non ce la pos-

-La fenice ha cosparso le proprie ceneri solo su uno dei due leoni…- lo interruppe lui, accarezzandogli dolcemente la nuca.

Roger riaprì gli occhi ormai lucidi di lacrime e lo strattonò nuovamente.

-Non puoi farmi questo… Mi stai uccidendo…-

-Mi dispiace, Rog… Sai che non lo faccio apposta…-

-Ma invece lo stai facendo! Ed è da diciassette anni che l’agonia va avanti, e oggi ti sei deciso a darmi il colpo di grazia! Pensi che ti sentirai meglio, una volta sbrigata questa faccenda?!-

-Non era nelle mie intenzioni… Ti prego, non rendere più difficile tutto quanto…- provò ad avvicinarglisi di nuovo ma il batterista lo scostò e andò a sedersi su uno sgabello, prendendosi il viso tra le mani.

John stette a guardarlo mesto in un angolo, rispettando il silenzio del pianto.

***

Can’t hope to find me

 

Il cigolio della porta fece sussultare Roger, che alzò il capo e mostrò gli occhi un po’ gonfi.

L’amico notò, non senza una punta di sollievo, che era riuscito a trattenersi dallo scoppiare in lacrime: se l’avesse fatto, non avrebbe saputo resistere, ne era certo.

-Dove sei stato?- lo aggredì subito, ma il bassista non se la prese, conscio che quel tono di voce non era intenzionale, ma da attribuire alla lotta interiore che Taylor stava cercando di domare dentro di sé.

-Io… Ho finito di preparare le cose e, ehm… Sono venuto a salutarti, ecco tutto.-

-“Ecco tutto”, eh? Ok… ciao, John. Ti ho salutato, sei contento ora?-

-Roger, dai… Adesso non fare il bambino, i tuoi quarantadue anni li hai…-

-Oh, “non fare il bambino”! Da che pulpito! Non lo sei anche tu, che mi hai trattato come un giocattolino da usare a tuo piacimento nell’ultimo ventennio, no!-

-Ok, senti… Sono stanco, diciamo pure distrutto… Volevo salutarti civilmente, ma evidentemente tu sei troppo impegnato a berciare nel tuo regno dell’egoismo per essere del mio stesso avviso… Avrei preferito dirti addio in un altro modo, ma evidentemente non è giornata. Ciao, Roger.-

E, detto quello, girò i tacchi e fece per uscire dalla porta, se non fosse stato bloccato dall’abbraccio in cui l’altro lo stava praticamente stritolando.

-Aspetta! Hai parlato di un addio! Non… non è vero!- balbettò il biondo, un barlume di speranza che pervadeva ogni singola parola, pronunciata volutamente senza alcun’inflessione interrogativa.

John sorrise mesto e si voltò per ricambiare la stretta.

-No, infatti… era solo una scusa per farti tornare da me…-

-Non hai bisogno di scuse per ottenere quest’effetto… Torno sempre da te.-

-Lo so, è per questo che ti amo.-

Il batterista dovette impiegare tutte le energie di cui poteva disporre per non scoppiare in lacrime, ma decise che non tutto era perduto: se lo amava, c’era ancora una speranza…

Si distaccò un poco dall’altro e lo fissò dritto negli occhi.

-Io sono il cielo, me ne sto perso tra le mie fantasticherie e i miei sogni cretini, ma ho bisogno di appoggiare i piedi per terra, John… Ho bisogno di sentire qualcosa sotto i miei piedi, ho bisogno di sentire che tu ci sei, e sei lì per me…-

Quelle parole ottennero l’effetto di scuotere nel profondo il più giovane, che gli sorrise commosso.

-Ma io ci sarò, Rog. Ci sarò sempre per te, te lo prometto.-

-Ne sei sicuro?-

-Sicurissimo… Sarò come Freddie, ti seguirò ovunque!-

-Suona come una minaccia…- tra i singhiozzi Taylor era riuscito ad uscirsene con una delle sue, e John gliene fu immensamente grato.

Entrambi risero piano, con la consapevolezza che quel momento meritava un’atmosfera raccolta e intima che perfino un’innocua risata sarebbe riuscita a spezzare.

 

This song is over

 

-Rog, io adesso dovrei veramente andarmene, ok?-

L’amico si scostò a fatica, ma lo liberò comunque da quell’abbraccio significativo.

A malincuore John si ritrovò a pensare che sarebbe rimasto tra le sue braccia per ore ed ore, perfino giorni.

-Allora… ci rivedremo?-

-Certo che ci rivedremo, sciocco! Il mio numero di telefono lo conosci, no? Quando avrai problemi, non avrai che da chiamarmi e io sarò lì da te, te lo giuro.-

-Ti prenderò in parola.-

I due stettero a guardarsi immobili, finché John annullò la distanza e gli poggiò un bacio casto sulle labbra.

Non aveva nulla a che vedere con la brutalità e il desiderio del passato, ma aveva il profumo di un amore puro, e questo era quel che contava.

Sapeva che l’amico sarebbe riuscito a percepirne l’essenza, ne era certo.

Dopo essersi allontanati, Roger non disse più nulla: si limitò a sorridergli, perché sapeva che l’ultima cosa di lui che il bassista avrebbe voluto vedere era soltanto il suo sorriso, e lo lasciò andare.

La porta si chiuse, e il silenzio dell’anima coprì le urla di Wembley che ancora riecheggiavano.

Roger soffocò a stento un singhiozzo, ma l’urlo nero lo avvolse e lui non poté far altro che lasciarsi cadere a terra, il cuore dilaniato in tanti piccoli brandelli.

 

***

I’m left with only tears

 

-Roger, che…?-

L’uomo riconobbe la voce a stento, cercando di separarla nettamente dal “è per questo che ti amo” che si stava ripetendo a mente da una buona mezz’oretta.

Alzò il capo ma le lacrime gli impedirono di mettere a fuoco il volto di Brian che, impotente, non riusciva a capire il motivo di tanta disperazione.

-Cosa mi costava dirgli “anch’io ti amo”? Perché non l’ho fatto? Perché me lo sono lasciato sfuggire un’altra volta?- singhiozzò l’altro, mentre l’amico capì e lo strinse a sé.

-Perché a volte, pur sapendo che l’egoismo ci salverebbe, preferiamo rispettare le scelte di chi amiamo… E questo fa di noi delle grandi persone, Roger. John ti ama, e dopo questo gesto il suo affetto per te non potrà che aumentare vertiginosamente, dammi retta.-

 

I must remember

 

Il batterista lo guardò spaesato e, con voce confusa, balbettò un -Come…?-

Brian gli sorrise gentilmente, trattenendosi in un silenzio stoico.

-… Freddie, vero?-

-No, Roger: sono un astrofisico… Conoscerò un po’ il cielo, no?-

A quelle parole Roger lanciò un urlo straziante, che però non scosse affatto il chitarrista: rispettava il suo dolore e, a modo suo, lo comprendeva.

-Amico mio, ricordati quel che sto per dirti: come le stelle collidono con il nostro pianeta, il tuo universo e quello di John sono destinati a fondersi ancora, durante gli anni a venire. E, credimi, il mondo non vedrà spettacolo più bello della supernova che ci donerete come dimostrazione del sentimento che vi lega.-

 

Even if it takes a million years

 

Il batterista, dopo aver soffocato l’ennesimo grido ed essersi abbandonato ad un pianto più sommesso, affondò il viso in quei ricci bagnati e si lasciò abbracciare, giurando che alla stretta stranamente decisa di Brian se ne fosse aggiunta un’altra, più delicata ma ugualmente viva.

 

 

Days went by when you and I, bathed in eternal summers glow.

Non sono morta.

Ultimamente non sto passando un buon periodo, ma mi sentivo in dovere di concludere questa raccolta, e l’ho fatto con immenso piacere.

Ma non mi dilungo ulteriormente e passo alle spiegazioni di quest’ultimo (purtroppo) capitolo.

Come ho già avuto modo di precisare nelle note all’inizio, vorrei scusarmi con voi per aver descritto Roger in questi termini: più rileggo tutto quanto e più m’incazzo per non aver reso giustizia al suo personaggio… Non so, pensavo che trasferire su di lui un po’ della tristezza e dell’angoscia che ho ultimamente non avrebbe giovato solo a me ma anche alla ff, e invece mi sa che ho fatto una boiata pazzesca LOL

Anyway! Come tutti avrete capito, siamo al Freddie Mercury Tribute Concert o meglio, alla sua fine.

È risaputo che Brian e Roger fossero fan di band hard-rock come i Deep Purple e i Led Zeppelin, che John non ascoltava molto volentieri: il Deaks è un funky-man, che vi credete!

Ah, ecco, volevo spiegarvi il motivo per cui ho scelto Achilles Last Stand come ultimo brano ascoltato insieme dai due piccioncini: dovete sapere che Presence per me è un album fantastico e, mentre mi stavo accingendo a descrivere quella scena, ho iniziato a pensare a quale canzone utilizzare lì. Mi è venuta subito in mente questa, e la cosa più pazzesca è che i primi versi (che sono alcuni dei miei preferiti degli Zeppelin) descrivono alla perfezione quel momento della ff.

Eccoveli qua:

“It was an April morning,

when they told us we should go,

as I turned to you,

you smiled at me:

how could we say no?”

 

Ho iniziato a strillare come la perfetta fan girl isterica che sono, quando me ne sono resa conto LOL

Ho adorato quel momento di genialità inaspettata, l’ho amato alla follia.

Non so cos’altro aggiungere, se non che Roger vestito di bianco è una delle visioni più celestiali a cui io abbia mai avuto l’onore di assistere.

Ringrazio tutti voi di cuore, per avermi sopportato ed essere arrivati fin qui, e ho due ringraziamenti speciali: a Natalia, perché, nonostante i chilometri che ci separano (ancora per poco!), resta comunque la persona che mi è più vicina, e un grazie di cuore va anche a Cecilia, perché in questi ultimi due giorni mi ha regalato una leggerezza nel cuore che non provavo da troppo tempo.

Grazie a tutti e spero di rivedervi nella prossima fan fiction (:

Bacioni,

 

Dazed;

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