La mia medicina

di I Fiori del Male
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verso una nuova vita ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Primi incontri ***
Capitolo 4: *** Meister e Buki ***
Capitolo 5: *** Note e Fiducia ***
Capitolo 6: *** Segreti svelati ***
Capitolo 7: *** Il piano ***
Capitolo 8: *** Guarigione ... ***
Capitolo 9: *** primo Maka chop e nuova partnership ***
Capitolo 10: *** Gli allenamenti. ***
Capitolo 11: *** Emergenza. ***
Capitolo 12: *** Svegliati! ***
Capitolo 13: *** Agguato. ***
Capitolo 14: *** Panico. ***
Capitolo 15: *** Niente è piu certezza. ***
Capitolo 16: *** Istinto omicida ***
Capitolo 17: *** Sogno e realtà ***
Capitolo 18: *** Redenzione ***



Capitolo 1
*** Verso una nuova vita ***


Verso una nuova vita


Grosse gocce di pioggia tamburellavano sul finestrino di quel treno che, almeno così Maka sperava, L'avrebbe portata verso una vita migliore.

Maka aveva solo sedici anni, e già considerava la sua vita un inferno, al punto da volerle sfuggire.

Si chiedeva quando avrebbe potuto cominciare  a pensare a cose da normale sedicenne: un motorino, dei vestiti nuovi ... un ragazzo? la sola idea le provocava degli sgradevoli brividi su tutto il corpo, segno di un trauma mai raccontato ne superato.

Pensare a cose come i vestiti in un momento come quello, mentre si dirigeva verso una città sconosciuta, le sarebbe sembrato infantile, normalmente,

ma visto come stavano le cose, vista l'esistenza che aveva condotto fino a quel momento, cose del genere assumevano un'importanza sconvolgente, perchè già il solo desiderarle le dava l'illusione di poter riconquistare la sua adolescenza, con tutti i travagli comuni che comporta.

Voleva, semplicemente, vivere.

Posò la fronte sul vetro gelido e chiuse gli occhi.

L'oscurità fu presto sostituita dal ricordo di un volto:

Tsubaki, la sua migliore amica.

Tsubaki, che mentre lei posava un piede su quello stesso treno qualche ora prima, quando non ancora aveva lasciato la sua città di nascita, non aveva potuto far altro, tra le lacrime, che augurarle buona fortuna, perchè sapeva che la sua amica aveva fatto l sclta piu giusta.

Tsubaki, che era stata l'unica sua vera amica fin dalle elementari, e che l'aveva sempre seguita, per proteggerla dall'egoismo e dalla cattiveria delle persone che le circondavano, compreso Spirit, il padre di Maka, insieme all'intero ramo paterno della famiglia.

Una questione genetica, insomma.

Dell'altra metà della sua famiglia non erano rimasti in molti.

Una lacrima scese giu per la guancia destra di Maka.

mamma, perdonami per averti lasciata sola ... di certo Tsubaki ti aiuterà.
 


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Capitolo 2
*** L'arrivo ***


L'arrivo


A death city il sole aveva da poco iniziato a splendere, sbavando dal sonno, e tutti si erano già arresi alla sua luce.

Tutti tranne uno:

Soul Eater Evans.

Soul infatti, in quel preciso istante, dormiva beatamente nella sua camera da letto.

Rispetto alla sera precedente, la temperatura si era alzata molto, quindi nel sonno aveva scaraventato le coperte da qualche parte in fondo alla stanza, lasciando il suo corpo coperto solo da un paio di boxer.

Una mano era allungata sulla sveglia: inconsciamente l'aveva appena spenta.

L'altra era appoggiata sulla pancia e, se a questo si fosse aggiunto il sorriso soddisfatto che aveva sul volto, si sarebbe pensato che aveva appena partecipato a un grosso banchetto.

In realtà, però, nella sua testa, una battaglia mentale era in corso:

sforzarsi di tenere gli occhi chiusi e il cervello a riposo, o alzarsi?

Il sole sembrava piu propenso alla seconda scelta, visto che si era fatto spazio tra le veneziane semichiuse per andarlo a colpire proprio sugli occhi.

Passarono alcuni minuti, poi si arrese.

Le palpebre si aprirono a mostrare due occhi di un rosso profondo, due gemme preziose.

La mano che fino a quel momento era rimasta sulla sveglia andò a scuotere i capelli bianchi spettinati.

questa sveglia non è per niente cool

si alzò dal letto strascicando i piedi e, sbadigliando fin quasi a staccarsi la mascella, si diresse in corridoio, per poi girare la testa pigramente verso la porta semichiusa della stanza affianco alla sua.

una massa di capelli azzurri, se possibile ancor piu spettinati dei suoi, spuntava dalla visuale ridotta assieme a un braccio, muscoloso e tatuato, penzolante dal lato del letto.

Soul mostrò i denti aguzzi in un ghigno, mentre un'idea malvagia si faceva strada nella sua mente.

Con piu energia, ma comunque in silenzio, giunse in cucina, prese una padella e un grosso mestolo d'acciaio e tornò alla porta semichiusa, per poi aprirla, entrare dentro di soppiatto e ...

DONG DONG DONG  "SVEGLIA BLACK STAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"

il tutto nell'orecchio di quest'ultimo, che quasi toccò il soffitto saltando in piedi sul letto dallo spavento.

"Ma che ca ... SOUL EATER EVANS IO TI AMMAZZO!!!!!!  NON E' COSI' CHE SI SVEGLIA UN DIO!!!!!!!"

Soul, mentre Black star iniziava la sua lunga serie di insulti, si era piegato in due dalle risate e stava battendo il pugno a terra.

"ahahahahahaahahaha fantas ..."

Poi vide il suo amico avventarsi su di lui col pugno alzato.

fu un attimo: soul prese la padella e la mise tra il suo viso e il pugno di Black Star, che nonostante ciò non si fermò, picchiando la padella.

SDEEEEEEEEENGGGGGG

"VAFFANCULO, SOUL!!!!!!!"

Mentre l'azzurro agitava il pugno con una smorfia dolorante, L'albino prese il mestolo da terra e uscì dalla stanza, accompagnato dalle urla del suo migliore amico:

"E ADESSO VEDI DI PREPARARE UNA COLAZIONE DEGNA DEL GRANDE BLACK STAR!!!"

Soul fece una smorfia disgustata: preparare la colazione al suo migliore amico come una brava mogliettina non era per niente fico.


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Maka vide, attraverso il finestrino, la campagna farsi deserto, e l'orizzonte oscillare per il calore del sole.

mezz'ora piu tardi, il treno si fermò.

La ragazza prese il suo trolley e lo zainetto e scese dal treno trascinandoselo dietro a fatica: decisamente si era portata troppe cose dietro.

si guardò attorno.

La città in cui si trovava in quel momento aveva un aspetto davvero insolito, a cominciare dal sole, che sovrastava il tutto con una faccia evidentemente assonnata.



 

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Capitolo 3
*** Primi incontri ***


Primi incontri


E adesso? Dove vado?

Maka si guardò attorno a dir poco spaesata. in fondo, sebbene avesse un grande spirito d'adattamento, si trattava pur sempre di una nuova città, e Death City in particolare, col suo aspetto bizzarro, di certo non rassicurava i nuovi arrivati.

Ad un tratto, mentre rifletteva sul da farsi, le tornò alla mente una cosa, e si mise una mano in tasca, per poi tirarne fuori un biglietto, scritto e consegnato da sua madre prima che lei partisse.

Non appena arrivi, chiedi indicazioni per la Shibusen. E' la scuola che ho frequentato come meister quando avevo la tua età. Quando arrivi, chiedi di lord shinigami dicendo che sei mia figlia. Lui sa già che stai arrivando, ti dirà tutto quello che devi sapere su Death City e sulla scuola.

A maka sfuggì un sorriso un po' triste, non appena rivide la calligrafia di sua madre, ma subito si riscosse dai suoi pensieri: doveva trovare qualcuno che le dicesse come arrivare alla Shibusen.

Mentre si guardava attorno, sentì la voce squillante di una ragazza.

" VIVA LE GIRAFFEEEEEEE!!!! NON SEI D'ACCORDO CON ME, SORELLONA?"

Maka non potè fare a meno di voltarsi, anche solo per vedere che aspetto avesse la padrona di una voce che era riuscita a metterle allegria nonostante la situazione.

Vide una ragazza dalle dorme prosperose, con i capelli biondi corti e una giraffa di carta tra le mani, che discuteva animatamente con un seconda ragazza, bionda anche lei, ma piu alta e con i capelli piu lunghi.

Be, proverò a chiedere a loro. Sembrano simpatiche.

"S- scusate .. eeehm ..."

Le due si girarono contemporaneamente verso Maka.

"Si? " Rispose la piu alta.

"Scusate, è che sono appena arrivata, e dovrei raggiungere la ... "-- riguardò il biglietto, in preda a un vuoto di memoria --" ... Shibusen, ma davvero non so come fare. Sapreste dirmi dov'è?"


la piu bassa agitò la giraffa allegramente "Ma certo! puoi seguirci se vuoi! stavamo andando proprio lì!" 


"Be ... g-grazie ..." rispose Maka, un po' intimidita dalla spontaneità della ragazza. "Comunque piacere, mi chiamo Maka."


"Io sono patty! e questa --" disse mentre puntava la testa della giraffa verso l'altra ragazza -- " è mia sorella, Liz."


Liz le tese la mano, che Maka strinse con cautela.


"be, allora andiamo!" Propose Patty a sua sorella e alla nuova arrivata.

                              
                                                                                            -----------------------------------------------------


Soul camminava per strada con le mani in tasca, la schiena un po' spinta all'indietro e lo sguardo verso il cielo, una posa che, secondo lui, era "da vero figo".

Che palle, si comincia con la scuola ...

Black Star, nel frattempo, visto che proprio non ci teneva  a mantenere un basso profilo come il suo amico, procedeva per la stessa strada di Soul, 

ma saltando sui tetti delle case, urlando come un forsennato quanto gli facesse schifo tornare a scuola e come il sole non riuscisse a brillare quanto lui quella mattina.

l'albino, nonostante il gran fracasso fatto dall'azzurro, non lo degnò nemmeno di uno sguardo: aveva altri pensieri per la testa.

si chiedeva che tipo sarebbe stato il suo meister.

Di certo non può essere meno cool di me, ma nemmeno di piu, altrimenti mi sminuisce.

poi dev'essere forte, perchè reggere una falce come me mica è facile eh! e poi sarebbe poco cool se, per colpa della sua debolezza, gli dovessi cadere di mano in battaglia ....

che altro? AH, ASSOLUTAMENTE NIENTE SECCHIONI!



Mentre si perdeva nei suoi ragionamenti, giunse a scuola.

Un edificio imponente, e allo stesso tempo decisamente stravagante, gli si parò davanti agli occhi.

Be, se non altro è un posto fico

"YAHOOOOOOOOOOOO!!!!! OSSERVATE IL VOSTRO UNICO DIO!!! IO SONO BLACK STAR, COLUI CHE TRASCENDERA' GLI DEIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"

Ma chi me l'ha fatto fare di vivere con questo svitato?  Pensò Soul mentre il suo amico, egocentrico all'inverosimile, si sbracciava dal punto piu alto della Shibusen.

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Maka, Patty e Liz giunsero a destinazione. Davanti ai loro occhi si stagliava la costruzione, enorme e strana, che era la Shibusen.

"Eccoci arrivati! "esclamò Liz 

"Maka, Maka guarda quella è la Shib- " Patty si accorse di stare parlando al vuoto,  perchè Maka era già andata avanti, il naso all'aria, mentre cercava di cogliere in toto la magnificenza della sua nuova scuola.

Era talmente sovrappensiero da andare a sbattere contro qualcosa, o  meglio qualcuno, che le dava le spalle e che quindi proprio non si era accorto di lei.

"Ahio! scu-"

Maka si zitti non appena si rese conto di stare parlando con un ragazzo.

questi si girò, spaventato dall'urto improvviso

"Ma che ....."

Maka lo guardava, senza dire una parola, gli occhi spalancati dallo spavento.

Rosso nel verde, per la prima volta.

 

 

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Capitolo 4
*** Meister e Buki ***


Meister e Buki



Aaaaaalllloraaaa ... scusate, ho dovuto ripubblicare il capitolo, perchè ne avevo pubblicata solo una parte, infatti nella vecchia recensione Death Fanny mi aveva fatto presente che il capitolo, forse, era stato un po' cortino ma don't worry!!  leggete questo che è il capitolo per intero =)

Maka guardava Soul.

Soul guardava Maka.

Silenzio, rotto in lontananza dalle lamentele di Patty, che piagnucolava frasi sconnesse su quanto Maka fosse stata poco gentile a ignorarla a quel modo.

Ma alla ragazza che in quel momento stava seduta per terra parevano così lontane ...

Quanto tempo era che non mi trovavo così vicino a un ... ragazzo?

E poi la paura, il disgusto, le risalirono la bocca dello stomaco, insieme ai ricordi di quel trauma mai superato.


Un muro freddo, di pietra grezza, bagnato dall'umidità della notte.

Graffi sulla schiena, costretta contro quella superficie ruvida.

Mani che frugano, cercano insistentemente qualcosa ... appiccicaticce, sudate, fredde ...

Indecenti.

"allora, piccolina, vediamo quanto sei cresciuta ..."

Voglia di urlare, Incapacità di farlo.

Ma qualcuno, per fortuna, urla al tuo posto, e tu, per quella volta, ti salvi.




Poi, il ritorno alla realtà.

"Lasciami stare!"

Maka scansò la mano di Soul che, sorpreso da quella reazione, e allo stesso tempo indispettito, esclamò:

"Ehi! volevo solo aiutarti! che razza di in-"

Poi la vide.

Una lacrima, solitaria, che sgorgava dagli occhi verdi della ragazza, come un sottilissimo ruscello che si fa strada tra le piante di una foresta,

e decise di smetterla.

Sicuramente doveva esserci un motivo profondo dietro una tale reazione, e non poteva di certo chiederle quale fosse, ne fargliene una colpa.

si mise una mano tra i capelli, incerto sul da farsi, mentre Maka si rialzava lentamente da terra, metteva di nuovo la mano sulla maniglia del trolley e cominciava a correre, trascinandoselo dietro, verso l'entrata della Shibusen.

"Maka! Maka aspettaci!" Urlò Liz, vedendo che scappava nella scuola.

Una volta entrata dentro, Maka si fermò di botto.

Che .. che cosa ho fatto? accidenti .. proprio non riesco ad andare avanti ... chissà cos'avrà pensato di me...

Mentre pensava, fu raggiunta da due trafelate Liz e Patty.

"Ma ... ma insomma ..." cominciò Liz, senza fiato, "Che diavolo ... ti è preso?"

Silenzio.

"Maka? ci sei?" Chiese Patty, sventolandole una mano davanti agli occhi.

"ragazze ... io davvero non posso spiegarvi ..."

Liz e Patty compresero subito il disagio di Maka, pur non avendo la piu pallida idea di quel che passava per la testa della ragazza in quel momento.

"Non fa niente, " La rassicurò Patty, comprensiva,  " Quando vorrai parlarne, saprai dove trovarci. Ma adesso ..." Si guardò attorno alquanto spaesata-- "Che facciamo? dove si va?"

"Non lo so ..." rispose Liz.

"Ah!" Esclamò Maka, mentre le tornava in mente una cosa. "Ragazze, io devo vedere un certo shinigami - sama...."

"Shinigami -sama?  sei appena arrivata e già vuoi vedere il preside? " chiese Patty, agitando la giraffa per la sorpresa.

"Be ... così mi hanno detto ..." Si giustificò Maka.

"va bene allora, cerchiamolo!" Propose LIz.

"Posso aiutarvi? " disse, dietro di loro, un'elegante voce maschile.


Le ragazze si voltarono tutt'e tre contemporaneamente, trovandosi di fronte un tipo ... interessante.

Il ragazzo in questione era vestito di un elegante completo nero e bianco, e aveva una certa sicurezza riflessa negli occhi ambrati.  Sarebbe sembrato una persona normale, se solo non avesse avuto i capelli striati di bianco solo sulla sinistra.

"Chi saresti ... tu?" Chiese Liz, avvicinandosi a lui mentre Maka, al contrario, per istinto, tendeva a nascondersi dietro di lei e a stare il piu lontano possibile da lui, mantenendo un'espressione, però, dignitosa.

"Io sono Death The Kid, piacere. E voi?"

"Io sono Liz. questa, " --e indicò sua sorella -- "è Patty, mentre lei" -- disse scostandosi dalla sua amica, per permettere  a Kid di vederla --" è Maka. Molto piacere."

"Piacere di conoscertiiiiiiii " strillò allegramente Patty

"P- piacere ..." disse timidamente Maka.

"Ok, " ricominciò Liz, " tu sapresti dirci dove trovare shinigami -sama? Maka deve parlare con lui, a quanto pare."

"Oh, non c'è nessun problema. seguitemi, vi porto nella Death Room, la stanza di shinigami -sama, o meglio di mio padre."

"Coooooosaaaaaaa???!!!" esclamò Patty, scaraventando la giraffa a due metri d'altezza, "tu sei il figlio di shinigami samaaaaa????"

A Kid non sfuggì nemmeno un sorriso di fronte a quella reazione esagerata, mentre Liz e Maka ridacchiavano dietro le spalle di Patty.

"Si. "Rispose semplicemente.

Attraversarono una sorta di corridoio, molto ampio, passando sotto delle ghigliottine. Maka e Patty fecero tutta la strada con uno sguardo meravigliato e il naso all'aria. La stranezza di quel posto aveva fatto dimenticare a Maka, per il momento, lo shock di mezz'ora prima.

Liz, invece, terrorizzata al pensiero che una di quelle ghigliottine potesse calare giu all'improvviso e tagliarla in due, camminava molto velocemente, tremando visibilmente e con lo sguardo basso per non vedere quello che c'era sopra di lei.

dopo qualche minuto, Kid si fermò.

"eccoci arrivati. Buongiorno, padre. Ci sono delle studentesse che vogliono parlare con te."

Liz alzò lo sguardo non appena udì Kid proferire di nuovo parola, ritrovandosi davanti nientemeno che Shinigami - sama in persona.

"Buongiorno ragazzeeeee!!!!" esclamò il preside agitando le grosse mani bianche in segno di saluto.

Maka, affianco a Patty, cercò di rilassarsi, per poi assumere un'espressione seria sul volto: doveva parlare con lui, e voleva fare la piu bella figura possibile.

"Buongiorno, shinigami-sama. sono Maka Albarn, la figlia dell'ex meister dell'ultima falce della morte, Sophie Monroe."

"aaaaaaaaaahhh!!!! e così sei tu!" esclamò indicandola col grosso dito bianco. "sapevo che saresti arrivata!! Tua madre mi ha avvisato. Bene! Immagino tu sappia che se sei qui è perchè tua madre vuole che frequenti questa scuola. sei meister o buki, piccola Maka?"

"M- meister ..." Rispose la ragazza.

"beeeeneeeeeee proprio come la mamma eeeh??? Immagino che avrai ereditato da lei la sua forza ... d'accordo. ..."

Cominciò a spiegarle come funzionavano le cose all'interno della shibusen: Maka avrebbe dovuto cercarsi una buki da se, perchè non erano previste prove  e selezioni particolari. Tutto dipendeva dall'affinità che riusciva ad avere con l'anima di una data buki. Maka gli assicurò che avrebbe fatto del suo meglio per trovarsi al piu presto un partner, mentre shinigami-sama le consegnava la chiave di una delle camere interne alla shibusen, che avrebbe utilizzato finchè non fosse riuscita a trovare l'arma piu adatta a lei. Dopodichè, sarebbero andati a convivere, lei e la sua buki, in un appartamento, pagato dalla scuola.

Successivamnte, fu la volta di Patty e Liz.

"siamo Elizabeth e Patricia Thompson, ma lei ci chiami pure Liz e Patty come tutti, shinigami -sama." disse Liz.

"Siete meister o buki?"

" Buki!" dissero all'unisono.

"Tipo?"

"Pistola!"

"E .... " intervenne un'altra voce, quella di Kid, dal fondo della stanza. "Siete esattamente identiche quando siete sottoforma di arma?"

Aveva un'inquietante luccichio negli occhi dorati.

"s-si ..." Rispose Liz, a disagio sotto quello strano sguardo.

A quel punto, il vero Kid si scatenò.

"Padre, padre, padre ... è molto tempo che cerco delle buki identiche con cui combattere... posso? posso? posso vero?"

Sembrava un bambino in un  negozio di giocattoli.

Decisamente diverso dal Kid che le tre ragazze avevano conosciuto appena un'ora prima.

Assolutamente inquietante.

Shinigami - sama si rivolse alle due buki.

"Sareste disposte a diventare partner di mio figlio?  Chiese mentre verificava la compatibilità delle loro anime con quella del figlio. "a livello di anima, non vedo particolari problemi. Con un po' d'allenamento, potreste diventare molto forti."

le ragazze accettarono di buon grado: Kid piaceva molto ad entrambe. Il suo aspetto rappresentava il mondo che loro non avevano mai potuto frequentare, un mondo elegante e raffinato, così lontano dalle violente strade in cui erano cresciute, usandosi a vicenda come arma per sopravvivere a discapito degli altri.

" a noi sta bene. Maka, ora tocca a te trovarti un partner. ma sicuramente sarà una ragazza, visto il rapporto difficile che hai coi ragazzi" la canzonò Liz.

"b-be ... farò del mio meglio ..." disse Maka, sorridendo lievemente.




Allora. Voglio ringraziare Death_Fanny e Verdiana 500 perchè recensiscono sempre, oltre che ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia e la seguono =) un bacio da Taiga chan





 

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Capitolo 5
*** Note e Fiducia ***


Note e Fiducia



 
Chissà per quanto dovrò aspettare, prima di trovare la buki più adatta a una come me …
 
Maka passeggiava nel cortile della Shibusen assieme a Liz, Patty e Death the Kid, tutti e tre entusiasti di essersi trovati e di poter cominciare i programmi della Shibusen, chiedendosi chi fra i tanti nuovi studenti che le passeggiavano attorno sarebbe stato la sua buki.
 
Non era per niente facile, per una come lei.
 
“Maka, va tutto bene?” le chiese, premuroso, Kid.
 
“… eh? Ah si, tutto a posto … “ mentì la ragazza.
 
“Bugiarda.” Setenziò Kid. La sua capacità di percepire e analizzare le anime delle persone era molto sviluppata, e perciò non gli sfuggiva nemmeno la minima oscillazione di umore. Sapeva benissimo che lo stato d’animo di Maka era cambiato da quando aveva messo piede fuori dalla death room, o meglio da quando Liz l’aveva esortata a trovarsi al più presto un partner.
 
Maka non cercò nemmeno di smentirlo, davvero non aveva la minima voglia di dare battaglia.
 
“ sono sicuro che troverai il partner giusto per te prima di quanto pensi” la rassicurò il ragazzo.
 
Maka si voltò a guardarlo, sfoderando un lieve sorriso, perché finalmente qualcuno era riuscito a capirla davvero.
 
Certe volte vorrei essere una buki, pensò con una punta di allegria in più nel cuore.
 
 
 
 
 
IO SONO IL PIÙ GRANDE, IL PIÙ FORTE, IL DIO DI QUESTA CITTA!!! FATEVI SOTTO, PICCOLI DEFICIENTI!!
 
Black star aveva scelto di passare la pausa pranzo sul tetto della Shibusen.
 
Gli dava davvero una bella sensazione stare lassu’, come se davvero fosse centinaia, migliaia di volte più grande e potente di tutti gli studenti che passeggiavano nel cortile.
 
Peccato che, dal basso, sembrasse niente più che un esaltato megalomane, tronfio imbecille senza speranze.
 
Infatti tutti ridevano. Alcuni apertamente, altri nascondendosi dietro gli alberi, come se gli dispiacesse di ridere di un nuovo arrivato come loro, ma allo stesso tempo non potesse resistere.
 
Poi c’era un ragazzo, seduto all’ombra di un grosso albero, che lo osservava di sottecchi con lo sguardo rassegnato di chi ha già visto la stessa scena più e più volte.
 
EHI SOUL! CHE COSA FAI Lì IMPALATO? VIENI A GODERTI UN BRICIOLO DELLA MIA GLORIAAAAAAA!!!!
 
Lui, per tutta risposta, lo ignorò beatamente.
 
Non sarebbe per niente cool se si sapesse che condivido la mia casa con un pazzoide del genere. Meglio andarsene.
 
Si alzò e se ne andò, mentre il suo amico gli faceva gestacci alle spalle:
 
BRUTTO STRONZO! CHE FAI, MI IGNORI? BE, QUANDO SUPERERO’ GLI DEI, NON ASPETTARTI FAVORI DA ME, CAPITO????
 
Rientrò nella scuola, prendendo il primo corridoio alla sua destra. Decisamente aveva bisogno di allontanarsi dal chiasso che faceva quel cretino.
 
Passò di fronte ad una porta semichiusa: scorse una stanza elegante, illuminata appena da luci soffuse, forse candele, perché non riusciva a vedere tutto da li. La lucida coda di un pianoforte  attirò però la sua attenzione, spingendolo a scostare la porta e ad entrare.
 
Sembra quasi … che mi stia chiamando. È tantissimo tempo che non suono. È meglio non avere un oggetto delicato come un pianoforte in casa con quel pazzo di Black Star sempre in agguato. Potrebbe anche prenderlo a calci e pugni in un attimo di rabbia.
 
Si sedette sullo sgabello e lesse lo spartito, per poi cominciare  a suonare …





“Ragazzi, scusate, ma dovrei andare un attimo in bagno …”
 
Maka sentiva l’urgenza di starsene un po’ da sola. Le capitava spesso quando aveva tanta gente intorno.
 
“d’accorso allora. Noi ti aspettiamo qui. Ok? “ le chiese Liz.
 
“ Si …”
 
Maka rientrò nella scuola, ma si fermò non appena raggiunse l’atrio.
 
Cos’è questa musica?
 
Il suono di un pianoforte, dolce ma anche sofferente.

Lo seguì quasi chiudendo gli occhi, e si ritrovò di fronte ad una porta aperta, che dava su una stanza semibuia, da cui poteva però con chiarezza vedere qualcuno, chino sul pianoforte, intento a suonare.
 
Non riusciva ad andarsene.
 
O forse non voleva.
 
Entrò nella stanza e si appoggiò al muro, affianco alla porta aperta, stando in assoluto silenzio, tanto che chi stava suonando non si accorse minimamente della sua presenza.
 
Ad un tratto, la melodia finì, ma Maka non se ne rese conto, e rimase appoggiata a quel muro ad occhi chiusi, immersa in chissà quali pensieri, finchè …
 
“ E tu, chi sei?”
 
Maka riaprì gli occhi di scatto, rendendosi finalmente conto del silenzio che aveva sostituito la melodia, e ritrovandosi faccia a faccia con chi, fino a quel momento, era stato impegnato a suonare.

 
È il ragazzo contro cui ho sbattuto stamattina!
 
Cosa faccio, adesso?
 
Dove vado? Devo scappare?
 
Un sacco di domande si affollarono nella sua mente, e tanti timori, ma alla fine tutto ciò che rimase fu una sola cosa, una richiesta che non avrebbe mai pensato di fare.
 
“ suoneresti ancora … per me?”
 
Lo disse stringendosi contro la parete, con gli occhi bassi, come se lo avesse a due centimetri di distanza, quando lui in realtà era ancora seduto sullo sgabello.
 
Senza dire una parola, Soul si voltò e cominciò a suonare una melodia diversa:
 
http://www.youtube.com/watch?v=qD9mxJVaWUI  (Continuate a leggere mentre ascoltate )
 
A Maka parve di venire a conoscenza di qualcosa di profondamente intimo nel momento stesso in cui Soul posò le dita sui primi tasti.
 
Concentrandosi, le parve di percepire l’essenza dell’anima dell’artista che le stava di fronte, amplificata dal suono del pianoforte.
 
I suoi poteri di percezione vennero fuori in quello stesso istante, e per la prima volta dopo tanto tempo sentì di potersi fidare di un ragazzo,
 
perché lui le aveva consegnato la cosa più intima, cara, segreta del mondo.
 
Anche questa melodia finì, e Soul si alzò dal suo posto, per fare un leggero inchino.
 
“Questo sono io, Soul Eater Evans “
 
Maka  rimase a dir poco impressionata da quel gesto, così elegante e gentile.
 
Contrastava parecchio con la figura un po’ … sciatta?
 
No .. non sciatta … forse un po’ selvaggia, con quella criniera bianca di capelli e gli occhi di un rosso profondo.
 
Occhi che la catturavano , e la scrutavano nel profondo, ma senza darle fastidio, proprio come gli occhi della sua amica Tsubaki, quando c’era qualcosa che non andava e lo leggeva sul suo volto, per quanto lei cercasse di nasconderlo.
 
Le venne un’illuminazione.
 
“s- sei una buki, Soul? “
 
“si.”
 
E in quel si c’era un’implicita richiesta, che Maka trasformò in parola:
 
“io sono una meister. Vuoi farmi da partner, Soul? “
 
Lui per tutta risposta sfoderò un ghigno selvaggio.
 
“cominciamo”.


Ancora una volta ringrazio tutti quelli che continuano a recensire la mia storia. Spero che molti altri si uniscano a voi, perchè le recensioni sono il segno che c'è qualcuno che mi ascolta, che legge le mie storie ( questo indipendentemente dal fatto che le apprezzi o meno) , e la cosa mi fa molto felice. 
Ultimamente gli impegni mi sommergono, tra scuola e progetti annessi, ma spero di riuscire ad aggiornare al piu presto. Un bacio.

Taiga chan

 
 
  

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Capitolo 6
*** Segreti svelati ***







 
Cara Tsubaki,
Questa è la prima lettera che ti scrivo da Death City. Ti dirò, il posto è un tantino strano, ma pazienza, mi ci abituerò. Finora sono stati tutti molto gentili con me, o almeno tutti quelli che ho conosciuto … appena arrivata ho incontrato due ragazze, Patty e Liz, che mi hanno accompagnata a scuola, perché anche loro sono studentesse della Shibusen =) Poi nella scuola abbiamo conosciuto il figlio di Lord Shinigami, preside della Shibusen, che si chiama Death the Kid. È molto carino e gentile, abbiamo fatto subito amicizia, anche se sai benissimo che con i ragazzi non mi va sempre tutto bene … e poi ho conosciuto Soul. Soul … be … mi ero già scontrata con lui all’ingresso della scuola, ma non sono nemmeno riuscita a chiedergli scusa perché era troppo vicino e mi è preso uno dei miei attacchima poi l’ho incontrato di nuovo a scuola … o meglio l’ho sentito suonare il piano …
 
Maka era seduta sotto un albero, intenta a scrivere una lettera alla sua migliore amica
 
Come sarebbe bello poterla rivedere …
 
“YAHOOOOOOOO!!!!!! EHI, VOI??? MI SENTITE??? IO SONO IL PIÙ GRANDE, IL MIGLIORE, IL SUPREMO!!! TUTTI MI DOVETE OBBEDIENZA, O VI SCHIACCERO’ COME SCARAFAGGI, CAPITO??? AHAHAHAHAHAHAHAHA”

Maka si alzò di scatto, decisamente irritata, in cerca dell’animale in grado di fare tutto quel baccano.

“Accidenti!! Ma si può sapere chi è il cretino che fa tutto questo chiasso? Sto cercando di scrivere una lettera decente!”

“E’ quel coglione di Black Star … “

Maka si voltò verso la voce che gli aveva risposto,

Soul.

“Ah, ciao Soul … e chi sarebbe questo Black Star?”

L’albino si grattò la testa, decisamente imbarazzato.

“E’ il mio coinquilino. O forse sarebbe meglio dire ex, visto che verrà sostituito da te fra poco …”

Maka spalancò gli occhi. Non era certa di aver sentito bene.

“Come? Sostituito da chi?”

“Da te, scema! E da chi senno?”

Maka si fece piccolissima nel giro di un secondo.

“cos’è, non sapevi che i partner devono vivere insieme?  Credo che serva a migliorare l’intesa … o qualcosa del genere. Qual è il problema?”

La guardò, aspettando una sua risposta, ma lei era sparita.

 
Dov’è che dovrei andare? A vivere con Soul? Nella sua stessa casa??? Ma … ma …

La cosa le creava non pochi problemi.

Nutriva una fiducia maggiore in Soul che in qualunque altro studente della Shibusen, dopo Patty e Liz, e questo perché lui, suonando il piano, le aveva rivelato il suo vero se stesso, di cui, aveva scoperto, a dispetto delle apparenze non doveva avere alcuna paura.

E allora dove stava il problema?

La verità era che lei, fino a quel momento, anche nei primi addestramenti del giorno precedente, si era tenuta ad una distanza particolarmente calcolata da Soul, e questo  perché aveva ancora difficoltà  a gestire i suoi attacchi di panico, che venivano fuori ogni volta che un ragazzo superava la soglia limite di vicinanza, che equivaleva a 10 centimetri o poco più.

Lui, questo, non lo sapeva. E lei era sicura che avrebbe creato non pochi problemi durante le missioni.

Che cosa faccio adesso? Andare a vivere insieme significa stare a stretto contatto tutti i giorni … devo parlare con qualcuno …

Liz stava su una delle terrazze della scuola, quando vide Maka correre verso di lei ad una velocità assurda, col viso sfigurato dallo shock.

“Maka, che ti succede?”

“ecco … Liz … soul mi ha appena detto che dobbiamo andare a vivere insieme … cosa faccio adesso?”

Liz la guardò perplessa. “non capisco quale sia il problema. Anche io e Patty ci siamo trasferite da Kid, ieri. È una regola della scuola,”

“Liz … io non posso!!!!” scoppiò a piangere a dirotto, e cadde in  ginocchio a terra.

“Maka …. Maka .. che ti succede? Insomma, anche quando ti sei scontrata con Soul l’altra volta hai avuto una reazione esagerata! Qual è il problema? A me puoi raccontarlo, cercherò di aiutarti, ma per favore non spaventarmi così!”

Maka la guardò, e nel suo sguardo ritrovò la sua amica Tsubaki.

La abbracciò e raccontò la sua storia.

Tra singhiozzi e lacrime, il dramma di una dodicenne stuprata dal suo primo fidanzato venne fuori, mentre Liz, ora consapevole del peso che Maka portava sulle spalle, cercava di consolarla come meglio poteva, pur sapendo che nulla sarebbe valso a farle superare un trauma simile.

O meglio nulla di quello che lei, da sola, poteva fare.

Passarono alcune ore insieme nel cortile della Shibusen, dove Maka era voluta andare dopo essersi sfogata su quella terrazza,

“Liz … ti ringrazio tanto … io … avevo proprio bisogno di raccontarlo a qualcuno … mi dispiace di averti fatto perdere tempo, però …”

Liz la guardò sorridendo.

È incredibile, come diavolo fai a preoccuparti sempre degli altri dopo quello che hai passato?

Arrivò la sera. Liz e Maka si separarono,

Pochi minuti dopo, Liz era davanti casa di Soul.


Dobbiamo risolvere questo problema. Perdonami, Maka, so che mi hai detto di non dirlo a Soul, ma lo faccio per te. 



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Capitolo 7
*** Il piano ***


Voglio solo aiutare te



"CHE COSA?!"

Soul non poteva assolutamente credere a quanto Liz gli stava raccontando.

ma sapendo quel che era successo a Maka, tutto tornò al posto giusto nella sua testa.

Ecco il perchè di quella reazione tanto esagerata ...

Si sentiva male. Lo stomaco gli ribolliva dolorosamente.  Che razza di mostro era il suo ex fidanzato? Conosceva Maka solo da pochi giorni, ma se l'avesse scovato l'avrebbe comunque ucciso. Quel che aveva fatto era assolutamente disgustoso.

" ... proprio così. Maka ha bisogno di aiuto, di aiuto morale. Devi sostenerla, Soul. Ne deve uscire o porterà questo peso sulle spalle per sempre. Non può continuare a provare tanta sfiducia negli uomini, deve capire che il mondo non gira per un verso solo, deve avere la possibilità di farsi una famigli felice come tutti, e l'unico che può aiutarla, adesso, sei tu. So che è strano, ma ... ora siete partner, dovete stabilire un legame che sia il piu forte possibile, e dovete lavorarci  voi due insieme, o non potrete andare avanti. Se vi siete scelti una ragione c'è, nessun altro sarà mai tanto affitato quanto voi."

" ... Lo so. Ma cosa mai potrei fare io? Per quanto le nostre anime siano in sintonia, per quanto io desideri aiutarla con tutto me stesso, non saprei da che parte cominciare."

Liz si alzò. "devi rifletterci su. Nemmeno io ho la risposta. Tutto quel che so è che non solo per lei, ma anche per il tuo bene, devi aiutarla. Io da parte mia non posso fare altro che offrirle il mio aiuto sempre. Vado via, adesso. Dovrei essere ad allenarmi con Patty, se Kid mi scopre, mi fa fuori. Ciao, Soul. E grazie per avermi ascoltata. Sono contenta che anche tu voglia aiutare Maka." La porta si chiuse dietro di lei.

Soul si mise una mano tra i capelli e si guardò attorno.

Che casino ....

Era già tardi. Lui e Liz avevano parlato molto piu di quanto gli era sembrato. Si preparò qualcosa per cena e lasciò qualcosa a Black Star.

Quasi mi dispiace che vada via ... però è necessario. Be, almeno mi sveglierò senza mal di testa da domani in poi ...

"che sonno!" Esclamò per riempire il silenzio.

Nella notte, le risposte che cercava gli arrivarono nel sogno.




Maka si svegliò, quella mattina, piu turbata del solito. Di li a poche ore avrebbe dovuto prendere tutte le sue cose e portarle a casa di Soul. Per quanto non si sentisse esattamente a suo agio, non poteva sottrarsi ad una regola della scuola.
Cominciò a preparare il tutto.

Be ... cercherò di dare  meno fastidio possibile. Sarò invisibile, ma saprò anche rendemi utile. eviterò tutti i contatti fisici non necessari, così non mi verranno crisi di panico e lui non si spaventerà ...

Con questi pensieri mise tutto nella sua valigia, e solo quando fu certa di non aver dimenticato nemmeno un suo capello nella stanza, uscì.




Soul affrontava, nel frattempo,urlando nell'orecchio di Black star appena svegliatosi, il sole di Death City..

BLACK STAR SVEGLIATIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! PORCA MISERIA, POTRESTI RENDERTI UTILE ALMENO OGGI CHE TE NE VAI NO?

In realtà, quello era il suo modo tutto speciale per dirgli che gli sarebbe mancata la sua allegria.

" ... che cazzo, Soul! Invece di svegliare il grande black star a questo modo, renditi utile e prepara la colazione! " Mugugnò l'azzurro.

Soul, come regalo di "addio" , per una volta obbedì senza protestare.

Insieme, risistemarono di malavoglia la casa. Perfino uno come Soul sapeva che, di fronte a una casa conciata in  quello stato, una ragazza sarebbe scappata a gambe levate.

O forse era perchè Liz, il giorno prima, gli aveva fatto una predica in proposito lunga vent'anni?


Mentre passava l'aspirapolvere ripensò a quel che aveva sognato la notte precedente.

chissà perchè ho sognato il giorno in cui ho cominciato a suonare il piano ... Non credevo nemmeno di aver conservato il ricordo così bene...

Si, perchè Soul, quella notte, aveva fatto un viaggio nelle sue memorie piu profonde.

Una grande sala dai pavimenti di marmo nero pregiato. Mobili antichi, candelabri d'argento, portafoto preziosi. Tende grigio chiaro su pareti bianco ghiaccio. un'atmosfera insieme rilassante e inquietante, a seconda di quale fosse l'umore con cui vi si entrava.

Lui, personalmente, da piccolo l'aveva sempre trovata ... noiosa.

Ma c'era un oggetto, li dentro, che attirava il suo sguardo ogni volta che la porta veniva lasciata aperta:

Un pianoforte a coda bianco.

Non aveva mai osato avvicinarsi allo strumento, perchè ne percepiva la grande importanza. Cosa strana in una casa dove invece era il violino, il prediletto, come suo fratello Wes amava tanto dimostrare.

Quel giorno, però, il desiderio era stato troppo forte perchè lui potesse ricacciarlo indietro come sempre, e così, piccolo com'era, si era arrampicato sullo sgabello di legno dal cuscino candido, stando bene attento a non lasciare tracce con le scarpette nere lucide.

Con un po' di sforzo, era riuscito ad alzre la copertura.

Poi, con un solo dito, aveva a malapena sfiorato i tasti,

e tutto era cambiato, nella sua vita.

All'improvviso, tutto era musica, tutto era il suono di quel pianoforte. Lui chiudeva gli occhi e, guidato da chissa quale talento nascosto, suonava senza mai fermarsi, anche quando le mani diventavano doloranti e inutilizzabili. Il piano rivelava il vero Soul a chi sapeva ascoltare.

Da allora, era sempre stato così. I pochi che avevano avuto l'occasione di sentirlo suonare, avevano sempre avuto l'impressione che Soul scorresse, interamente, dentro di loro, attraverso la musica.

Poi quello stesso pianoforte era stato la causa del suo allontanamento dalla famiglia.

Il padre voleva che lui seguisse le orme di suo fratello,

Ma Soul era sempre stato diverso da tutti loro, e così, scoperto che dentro di lui scorreva il sangue di una buki, aveva lasciato la sua casa, per andare a Death City.

Ma tutto questo, cos'aveva a che fare con Maka?

 ... sarà quella la soluzione?

a Soul venne in mente che, se era vero che la musica rivelava se stessi, forse avrebbe avuto il potere di liberare maka, se attraverso essa avesse avuto la possibilità di lottare ontro il suo passato, e le sue paure.

Con questa idea nella testa, decise che, mentre aspettava la sua nuova coinquilina, avrebbe cominciato a comporre la melodia di Maka.



D all 

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Capitolo 8
*** Guarigione ... ***


 

Guarigione ...





"Maka, seguimi."

Soul, quella mattima, stava per sperimentare la cura musicale per la sua meister.

In breve tempo giunsero nella sala dove si erano conosciuti e scelti come partner due settimane prima.

si, erano già passate due settimane, una dal giorno in cui Maka si era trasferita a casa di Soul.

Non era cambiato molto, se non che la stanza che Maka occupava si era totalmente trasformata. Chiunque, entrandovi, avrebbe pensato che fosse sempre stata la camera della bionda meister. Non era rimasta la minima traccia del passaggio di Black Star: una grossa libreria, comprata a pochi soldi in un mercatino, si stagliava in tutta la sua grandezza affianco all'armadio, di fronte al letto e al comodino, sul quale stavano una Abat - jour, una piccola sveglia e una foto in cui lei, sua madre e Tsubaki sorridevano felici. La scrivania era piena di libri scolastici impilati in perfetto ordine e di quaderni le cui pagine erano pieni di fitti appunti. Le pareti erano verde chiaro, e assieme al legno dei mobili donavano a chi entrava in quel piccolo spazio l'impressione di trovarsi in mezzo alla natura. Quando Soul vi era entrato per la prima volta dopo che era stata sistemata, aveva quasi avuto l'impressione di trovarsi in un'altra casa.

"avvicinati."

Maka era rimasta sulla soglia, come la prima volta, e Soul era convinto che così non avrebbe funzionato. La musica doveva sondarle l'anima, quindi non potendo suonare lei stessa, doveva stare il piu vicino possibile al pianoforte.

La meister obbedì senza esitare, ponendosi dall'altra parte del pianoforte, appoggiandosi coi gomiti allo strumento nero e lucido, gli occhi chiusi.

"Voglio che tu ascolti attentamente quello che sto per suonare."

Maka annuì lentamente, e Soul mise l'indice sul primo tasto, un Sol.

La meister ebbe un sussulto e spalancò gli occhi, improvvisamente vacui. L'anima di Soul stava facendo strada alla melodia. Il contatto piu ravvicinato che lei avesse mai vissuto.

Qualcuno la stava chiamando.


La piccola Maka, di appena otto anni, correva in un vasto giardino, perfettamente curato, verso un uomo dai capelli rossi, in ginocchio sull'erba, con le braccia tese al suo indirizzo e un sorriso smagliante sul volto, fin troppo giovane per essere quello di un padre.

Spirit, il padre di Maka.

"ahhhhhh! Piccola Maka di papaaaa! Finalmente siete tornate, tu e la mamma, eh?"

"Certo. Pensavi che saremmo scappati, amore? "

Una donna alta, dai capelli biondi mossi e gli occhi verde foresta, si avvicinò con un sorriso ironico sul bel volto, anch'esso molto giovane.

"Come potrei lasciarti? Non solo sono la tua meister, ma tra l'altro solo io sono in grado di sopportarti!" La donna stampò delicatamente un bacio sulle labbra del marito, per poi prendere Maka per mano e condurla in casa.


La vera Maka si era accasciata sul pianoforte.

Soul, attraverso lei, stava vedendo ogni cosa.

Maka, ora di dieci anni, era chiusa nella sua cameretta buia, con la testa sotto il cuscino.

"VATTENE, SPARISCI! SCHIFOSO TRADITORE! PERCHE' NON VAI ALL'INFERNO? SEI UN PADRE, DOVRESTI VERGOGNARTI!"

Da Spirit, nessuna risposta.

"NON RISPONDI? BE, D'ALTRONDE CHE POTRESTI DIRE?  .... AAAH! DEVO USCIRE DI QUI PRIMA DI ESPLODERE! E AL MIO RITORNO NON VOGLIO PIU VEDERTI IN QUESTA CASA!  ANZI, SAI CHE C'E'? CE NE ANDIAMO NOI!"

una porta che sbatte, sbatte sulla vita di Maka.

Da allora ebbero inizio i viaggi, i trasferimenti, e lei non riuscì mai a farsi degli amici, ad avere una vita scolastica normale.

Questo fino al suo arrivo in una piccola e solare cittadina, dove nacque la sua grande amicizia con Tsubaki.


La vera Maka sorrise dolcemente.

Un raggio di sole primaverile si era appena insinuato nella piccola aula di seconda media, quando Tsubaki aprì la porta ed entrò.

I suoi occhi gentili si posarono subito nel punto piu lontano e nascosto della stanza dove, affiancata da un banco vuoto, sedeva Maka, perchè era convinta che se ne sarebbe andata da quella città come da tutte le altre.

Quel posto vuoto, però, aveva a lungo atteso che un'anima dolce e comprensiva come quella di Tsubaki lo occupasse.


Il suono del pianoforte si fece piu grave, per Maka si prospettava il peggiore degli incubi ...

Una sera limpida e calda d'estate accoglieva, gentilmente, numerose coppie innamorate sulla via principale della piccola città.

Maka, ora di dodici anni, ed Hiroshi, il suo primo fidanzato, uscivano dall'unico, piccolo cinema.

"Dai, in fondo che ti costa'?"

"Non voglio, Hiro!"

"Ma dai, perchè? Tanto una volta è ..."

"Ti ho già detto di no!" ...



Soul,  suonando, assunse un'espressione disgustata: sapeva cosa stava per accadere, e assieme a Maka stava per viverlo anche lui.

Hiroshi trascinò Maka, che protestava, in un vicolo buio che sbucava sulla via principale, e la sbattè violentemente contro il muro ruvido e gelido, facendola ricadere a terra.

"No, lasciami!"

Maka scalciava, si divincolava cercando di liberarsi dalla stretta del suo ragazzo, mentre brividi sgradevoli le attraversavano la schiena: sapeva già cosa stava per accaderle.

La camicetta bianca era a terra, calpestata.

"Ora, piccolina, vediamo quanto sei cresciuta ... "

"Basta ... no ... smettila, ti prego ..."

Attraverso le lacrime, Maka vedeva il volto, trasfigurato dalla follia, del suo ragazzo, le sue mani che frugavano dove non sarebbero mai dovute arrivare, gelide, appiccicaticce, disgustose, la gente che camminava, ignara di tutto, sorda alla sua supplica, sulla strada principale.

Voleva gridare, ma la voce ormai si rifiutava di uscire,

Voleva reagire, ma anche le forze l'avevano abbandonata.

Sentì il tintinnio della fibbia della cintura, il rumore della zip che scendeva, lo sfregare dei jeans sulle gambe di quello che per lei, ormai, era uno sconosciuto.


La vera Maka cadde sul pavimento, piangendo, tremando e divincolandosi mentre Soul, a dir poco shockato, continuava a suonare con una maschera indecifrabile sul volto, consapevole di essere quasi vicino alla soluzione.

che qualcuno mi aiuti ...

ad un tratto, tutto si fermò.

"PRENDI QUESTO, BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!"

Davanti a lei si stagliava il ragazzo di Tsubaki, mentre la sua migliore amica cercava di rivestirla come meglio poteva, mormorandole parole sicuramente dolci e confortanti, che lei però non fu in grado di sentire, sopraffatta dallo shock.


Nella stanza scura dove Soul suonava, Maka si fermò supina sul pavimento, gli occhi spalancati, il respiro affannoso. Per quanto provato, Soul continuò imperterrito a suonare.

Mesi e mesi di terapia, di psicologi che tentavano di riagiustare, per quanto possibile, la sua psiche per natura già fragile, andata in mille pezzi quella sera, mentre Hiroshi veniva si punito ma in maniera ingiusta, mentre tutti la incolpavano per aver indossato una gonna, per essere uscita di sera ... mentre suo padre, ignaro di tutto, se la spassava, quando la figlia, disposta ancora a perdonarlo nonostante quel che aveva fatto a lei e a sua madre, lo avrebbe voluto li per poter avere anche solo uno di quegli abbracci che, da piccola, lui le aveva donato con tanto amore.

Maka cominciò a riprendere conoscenza, mentre i ricordi piu recenti ancora le scorrevano davanti agli occhi.

Un ultimo Sol, e l'albino smise di suonare. Aveva trovato il vuoto che stava cercando, la questione irrisolta, la cosa che mancava nella vita della sua meister:

per quanto sua madre e Tsubaki si fossero prese cura di lei al meglio possibile, a Maka era mancata una figura forte, che abbracciandola potesse coprirla e proteggerla da ogni minaccia, con delle braccia possenti e un petto largo e forte sul quale accoccolarsi e sentirsi al sicuro.

E doveva essere lui, adesso, quel rifugio.

"Soul!"

Maka si era alzata in piedi e stava correndo verso di lui.

L'albino aprì le braccia e vi accolse, con dolcezza, la sua meister, che invece di ritrarsi fece proprio quello che lui si era immaginato: si accoccolò sul suo petto, ricevendo così quel che le era mancato in tutti quegli anni.

"é tutto finito, adesso, Maka."

"BRAVO!"

Una ragazza alta e formosa, in pantaloncini e maglietta, i lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo, applaudiva sorridendo sull'ingresso.


Bene, indovinate un po' chi è arrivato? con questa new entry comincia una nuova parte della storia, e naturalmente vedremo piu spesso Black Star che Maka e Soul ... o almeno spero di riuscire nel mio intento XD alla prossima, allora =) recensite in tanti eh!"
un bacio da Taiga chan =)

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Capitolo 9
*** primo Maka chop e nuova partnership ***



Primo Maka - chop e nuova partnership ...



“ …”
 
Maka si voltò a guardare la nuova presenza dal piccolo spazio visivo che le restava tra il petto di Soul e le sue braccia, come una bambina che, timorosa, decide di affrontare il pericolo.

Rimase a bocca aperta nel costatare che, lì di fronte a lei, c’era la sua migliore amica, in carne e ossa.

“Tsu- Tsubaki!”

Per la sorpresa buttò a terra Soul, che rimase li come un pesce lesso, ma senza protestare, perché adesso sapeva benissimo cosa quella ragazza significasse per la sua meister. Si grattò la testa, imbarazzato. Si sentiva perfino di troppo in quelle circostanze.

“Maka!”

In un attimo, la piccola meister la raggiunse e la abbracciò più forte che poté, dondolandosi (e dondolandola) sul posto.

“Tsubaki Tsubaki Tsubaki è quiiiiiiiii!!!! … ma …” e qui si staccò dalla sua migliore amica, ricordandosi che c’era qualcosa che non andava, “ … che ci fai qui? Quando sei arrivata?”

“In realtà sono arrivata ieri … ma non sapevo dove trovarti e in più avevo un po’ di cose da fare … l’iscrizione alla Shibusen, per esempio.”

“eeeeeeeh? Questo vuol dire che anche tu … già, è vero, in fondo la tua è una famiglia di buki eccezionali … o sbaglio? “

Tsubaki sorrise nel constatare quanto fosse brava la sua migliore amica a ricordare le cose che la riguardavano.

“No, non ti sbagli …”

“oh, be, avrei potuto essere la tua meister due settimane fa, ma sai … ho già trovato il mio partner.”

Maka si spostò per lasciare che Tsubaki vedesse Soul che, nel frattempo, sentendosi nominare, si era rialzato e si stava togliendo la polvere dai pantaloni.

“ah, e così tu sei una meister e lui è la tua buki, eh?  … piacere, sono Tsubaki …”

“Oh, questo lo so.” Rispose la buki, mostrando uno dei suoi ghigni affilati.

“… e ti ringrazio tantissimo.” Continuò lei. “Grazie per aver fatto in modo che Maka riprendesse il controllo di se stessa … a dire il vero, non la vedevo abbracciare così un ragazzo da …”

“aaaaaaah zitta Tsubaki!” La interruppe Maka, rossa come un peperone. Si era appena resa conto di aver abbracciato Soul … e che la cosa non le era dispiaciuta affatto.

“Va bene, va bene, però calmati eh!” Le rispose lei tranquillamente, accarezzandole la testolina bionda.

“Soul! Maka! Siete qui? “

“… chi è che mi chiama? “ domandò Maka, guardandosi attorno e uscendo nel corridoio, per vedere se c’era qualcuno.

“Liz!” rispose la ragazza, correndo lungo il corridoio, seguita dalla sorella.

“Perché ci cerchi? “

“Oh, be … “ cominciò Patty, fermandosi davanti alla porta, “ Noi sapevamo cosa avrebbe fatto Soul oggi. E’ stato lui a dircelo. Volevamo vedere se aveva funzionato.”

Soul si avvicinò a Maka e le passò il dorso della mano sulla guancia candida.

“Io, così a caso, direi di si …”

“M-ma … S- soul …” Protestò la meister. Certo, era guarita dalla sua fobia, ma questo non significava che non potesse imbarazzarsi, di fronte a gesti del genere. Infatti, aveva preso il colore dei pomodori maturi.

“Ok, Liz, Patty, questa è la mia migliore amica, Tsubaki.” Disse, per cambiare discorso, dato che le due sorelle stavano ridacchiando come non mai.

“Oh! Piacere! Io sono Paaattyyyyyy! E lei …” Cacciò una giraffa dal nulla “è la mia giiiiraaaffaaaaaa!”

“P- piacere … Tsubaki.” Rispose la mora sorridendo.

“Dai, Patty, smettila di sventolare quella giraffa! La spaventerai … scusala, è un po’ strana … io mi chiamo Liz, molto piacere.”

Maka battè le mani. “Bene, le presentazioni sono fatte … ma manca una persona all’appello … dov’è Death the Kid? “

Liz si avvicinò a Maka con fare circospetto. “Ehm … non è il caso di andare a cercarlo adesso … sta avendo una crisi di nervi …”

“Cosa?” urlò Maka, “Ma allora … perché non siete con lui a dargli una calmata?”

“Be, sai …” Disse Patty sorridendo, “quando uno si fa venire delle crisi …. “simmetriche”, come le chiama lui, per non aver piegato bene la carta igienica, non credo ci sia molto che possiamo fare … l’abbiamo lasciato in bagno a piegare la carta … quando gli verrà perfetta verrà a cercarci.”

Maka trovava la situazione a dir poco assurda. Sembrava quasi che per loro fosse diventata un’abitudine…

“dai, portatemi da lui … magari riesco a fare qualcosa io …”

La due accettarono, pur sapendo che Maka non sarebbe stata in grado di fare nulla. Fu così che, tutti insieme, si diressero verso casa di Kid.

 
 
“ sono un rifiuto umano, faccio schifo voglio morire!!!!

Qualcuno urlava agonizzante da qualche parte in quella vastissima casa nella periferia di Death City, che emanava un’inquietante aura di disperazione.

“oddio.”

Patty e Liz non avrebbero mai immaginato che il loro meister potesse ridursi in quello stato.

Giunsero nel bagno del piano superiore, quello che Kid abitualmente usava tutte le mattine per prepararsi in maniera adeguatamente simmetrica alla giornata che lo aspettava e nel quale era vietato a chiunque altro entrare.

Lo shinigami era inginocchiato a terra, di fronte ai due porta rotolo, esattamente al centro rispetto ai due  water, circondato da tonnellate di carta strappata e di rotoli vuoti, che aveva finito nel tentativo di piegare la carta esattamente come voleva lui.

Soul diede una rapida occhiata in giro e contò 8 rotoli.

“ma che ca …”

“aaaaaaaaahhhhh che disastro!!! Dannazione, depressione MUOIO!!!!”

“ve l’avevamo detto, che non c’era niente da fare …”

Maka si inginocchiò diero di lui e gli mise una mano sulla spalla.

“Kid … Kid adesso calmati …”

Lo shinigami si voltò di scatto e, vedendo Maka, sfoggiò un largo sorriso soddisfatto.

“Maaakaaaaaaaaaa!!! Come sei … come sei ….”

“… Gentile? “ cercò di completare Patty.

“No …. SIMMETRICA! … quelle due codine perfettamente posizionate ed esattamente della stessa lunghezza… le code della tua giacca ricadono esattamente nello stesso modo sul pavimento e ad una distanza equamente ripartibile… in più, ti trovi esattamente al centro dell’intero bagno, in perfetta armonia con il resto … aaaaaah … che visione angelica …. Maka … Maka … Vuoi … sposarmi?”

Un grosso libro, probabilmente un’enciclopedia, si abbattè esattamente al centro della testa di Kid.

“ …. MAKA CHOOOOOP!!!!!!”

Lo shinigami smise immediatamente di parlare e svenne, sbattendo la nuca sul muro tra i due portarotoli.

Maka fece sparire il libro e si alzò soddisfatta, mentre gli altri la guardavano a occhi spalancati.

Soul, in particolare, stava tre passi più indietro rispetto a tutti. Era quasi uscito dal bagno .

 credo … che mi convenga stare attento.

La meister si guardò attorno. Mancava qualcuno, in mezzo al gruppo ancora spaventato dal suo gesto.

“ … dov’è Tsubaki?”

La nuova arrivata non li aveva nemmeno seguiti fuori dalla shibusen, attirata da un gran trambusto che proveniva dal cortile della scuola.
 
“YAHOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO VOI PICCOLI STUPIDI MORTALI GUARDATE COSA SA FARE IL GRANDE, IL SOMMO BLACK STAAAAAAAAAAAAAR!”

Il meister dai capelli azzurri si trovava al centro del cortile, circondato da un po’ di curiosi che si godevano lo spettacolo.

Black Star aveva sfidato un tale che si era messo a ridere di lui quella mattina, un certo Ox Ford, che se ne stava ad un paio di metri da lui con la sua buki, una lancia dorata il cui nome era Harvar D. Eclair, a ridere come un pazzo.

In fondo, era Black star quello senza buki, non lui, quindi se si fosse fatto seriamente male sarebbe stata solo colpa sua.

Black star si avvicinò rapidamente ad Ox e gli mise, fulmineo, il palmo della mano aperto sul petto.

Una scarica rapidissima, e il corpo di Ox fu gettato qualche metro più in la.

Tuttavia, si rialzò subito.

“Andiamo, è tutto qui quello che sai fare? Con tutto il casino che fai tutte le sante mattine, mi aspettavo che fossi un tantino più forte …”

Black star si accigliò.

“non mi faccio prendere per il culo da uno che porta i capelli a quella maniera … che cosa sei, una capra?”

Ox cominciò ad innervosirsi. Nessuno sapeva perché portasse i capelli a quel modo, quindi nessuno poteva permettersi di giudicare le sue scelte. Avanzò rapidamente verso Black Star, la lancia tesa verso di lui che prendeva elettricità.

L’azzurro parò il primo colpo, il secondo, il terzo, ma al quarto tentativo lasciò la guardia scoperta e Ox ne approfittò. Una scarica elettrica gli attraversò il corpo e Black Star si accasciò a terra, senza più muoversi. La folla che aveva assistito abbandonò il campo mormorando scherni e insulti all’indirizzo del meister sconfitto.

Ma in mezzo a quel mormorio Black star riuscì a sentire … un applauso.

Tsubaki, dall’alto della terrazza, applaudiva, con un sorriso gentile dipinto sul volto, non Ox, ma proprio Black star.

L’azzurro si alzò a fatica e la guardò.

Accidenti … che sventola!

“Perché applaudi? Non c’è niente da applaudire adesso! Torna quando il grande Black Star darà una lezione a quel cretino con le corna in testa!”

Lei smise di applaudire,ma non di sorridere.

“Non è assolutamente vero, che non c’è nulla da applaudire. Sei stato bravo!”

Sei stato … bravo …

Non gliel’ aveva mai detto nessuno, nemmeno quando se l’era davvero meritato. Tutto quel che gli avevano sempre detto era di impegnarsi di più, di fare meglio. Ma mai una sola volta qualcuno gli aveva detto di essere stato bravo. Gli venne il dubbio che quella ragazza non capisse nulla di combattimenti. Era bello sentirselo dire, ma come poteva dire che era stato bravo, se era stato sconfitto?

“ma sei sicura di aver visto bene?”

Lei rise. Non era nella sua natura vantarsi di qualcosa, ma era evidente che quel ragazzo pensava che lei non capisse nulla di battaglie e cose del genere.

“Hai mai sentito parlare della famiglia Nakatsukasa?”

“certo. La grande famiglia di buki Ninja … sarebbe bello avere un membro di quella famiglia qui. Sarebbe una buki perfetta per un meister assassino come me. Ma adesso che c’entra?”

Tsubaki rise ancora. Probabilmente aveva già trovato un partner.

“Il mio nome è Tsubaki Nakatsukasa.”

Black Star rimase a bocca aperta per un attimo, ma si riprese subito. Aveva un’importante richiesta da fare a quella ragazza.

“Be, direi che la fortuna è dalla mia parte. Vuoi essere la mia buki, Tsubaki Nakatsukasa? Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti nella mia scalata alla potenza, alla gloria, al rispetto di tutti!”

Lei scese saltando leggera dalla terrazza.


“Accetto, Black Star.” 

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Capitolo 10
*** Gli allenamenti. ***



Gli allenamenti


"eeeeeeeh??"

Maka guardava la sua migliore amica come se si fosse fatta qualcosa di pazzesco ai capelli: un misto di stupore e incredulità.

"Gia ..."

tsubaki aveva appena comunicato a  Maka di aver trovato un meister ... e che quel meister era Black star.

Assolutamente incredibile. Maka però non era esattamente contenta che la sua migliore amica si fosse costretta a collaborare con un idiota come quel nano azzurro per il resto della sua carriera alla Shibusen.

Tuttavia, si trattenne dal dirglielo. Tsubaki sembrava molto felice, e non aveva intenzione di rovinarle il momento. Se non le fosse andato bene, avrebbe sempre potuto mollarlo.

Oddio, parlo come se si fossero messi insieme.

E Maka, pensando questo, non aveva affatto torto, perchè il rapporto che si instaurava tra meister e Buki era talmente stretto, un legame tanto indissolubile da potersi trasformare in amore.

La cosa la spaventò.

"YAHOOOOOOOOOOOOO SONO QUI!!! GUARDATEMI! STA ARRIVANDO L'UNICO, IL GRANDE, IL SO..."

"PIANTALA, CRETINO!"

Lo interruppe Maka piazzandogli un Maka-chop in pieno viso. "Accidenti, Black Star, sono le otto del mattino, come ti salta in mente di urlare in questo modo?!"

"Ma come, Maka, non lo sai? Io sono il re di questa città, quindi posso urlare quanto voglio!"

"Ma stai zitto, re dei miei stivali ... anzi, nemmeno quelli ti ammetterebbero come loro sovrano, mi sa." Gli rispose lei, stizzita.

"Dai, Maka ...." Cominciò Soul, avvicinandosi, "Lascialo fare, in fondo, che ti frega?" Toccava sempre a lui frenare la sua meister dallo scatenarsi in una catena infinita di Maka-chop sulla testa di Black Star. in fondo, anche se era un cretino risaputo, era anche il suo migliore amico.

e poi Maka non obiettava mai quando era Soul a parlare. Per qualche strana ragione la sua presenza la lasciava sempre senza parole, o meglio, Maka di cose da dire a Black star ne avrebbe avute molte, e nessuna esattamente delicata e femminile, ma quando c'era la sua buki, tutto le pareva sufficiente così com'era. Era un risultato dell'allenamento intensivo che la Shibusen aveva loro imposto: Prima di cominciare un qualsiasi allenamento fisico, era necessario che i partner sviluppassero un legame solido, che passassero, pertanto, tutto il loro tempo insieme. Era la ragione per cui vivevano nella stessa casa, mangiavano insieme, passavano il loro tempo libero a fare le stesse cose, avevano gli stessi amici, e nella maggior parte dei casi ( accadeva per esempio per death the kid, patty e Liz ) dormivano anche nello stesso letto. Maka non aveva voluto, la cosa la imbarazzava alquanto, ma lo sviluppo del loro rapporto non aveva subito conseguenze negative, anzi: tutti si erano resi conto che Maka e Soul si stavano adattando alla reciproca convivenza piu velocemente degli altri.

Lui, in presenza di Maka, anche se lei non lo sapeva, si sentiva esattamente allo stesso modo. Il problema era però che, oltre a mantenere un rapporto pacifico tra di loro, dovevano sviluppare un rapporto amichevole anche con gli altri, e se avesse lasciato parlare Maka, in alcuni casi non sarebbe stato possibile. In quei momenti allora prendeva il suo posto, e sedava i  conflitti con eleganza, nascondendo per un attimo quel suo atteggiamento da "figo" dietro una maschera da perfetto gentleman. Era il segreto del suo successo con le ragazze, anche se lui diceva sempre che era la sua camminata cool, la sua faccia da figo e il suo fisico da urlo a  fare tutto il lavoro, ed era quando si vantava a quel modo che anche a lui toccava una sana dose di Maka - chop.
Giunsero a scuola, e per tre ore furono assediati da pesanti lezioni teoriche, durante le quali solo Maka fu in grado di restare pienamente sveglia prendendo appunti che, successivamente, avrebbero fatto il giro del gruppo, perché perfino la diligente Tsubaki si stava lasciando influenzare dall’atteggiamento degli altri, e il motivo era uno solo: quel giorno sarebbero cominciate le tanto sospirate lezioni pratiche.
Tsubaki e Black Star, in realtà, non erano pronti per cominciare a pensare ai movimenti, alla coordinazione nei combattimenti, al gioco di coppia in battaglia. Erano diventati partner solo il giorno prima, e non si sapeva, perciò, quanto potesse essere possibile per loro avere successo in battaglia assieme. Shinigami – sama, tuttavia, aveva dato ordine al professor Franken Stein, designato per le lezioni pratiche, di lasciarli tentare: c’era qualcosa, in Tsubaki, che gli faceva sperare in bene per entrambi.
 
“bene, bene, bene … “ GNEK GNEK GNEK.

Ogni parola pronunciata da Stein, quando parlava così piano, veniva accompagnata dal cigolio della sua grossa vite.

“io sono il professor Franken Stein, e il mio compito è insegnarvi l’arte del combattimento. Si, perché combattere è un’arte, e chiunque pensi il contrario qui, verrà VI-VI-SE-ZIO-NA-TO … ih ih ih ih”

Un brivido scosse l’intera classe tranne Black Star e Soul, che alzò gli occhi al cielo.

Ecco un altro pazzo …

“ognuno di voi, “ continuò Stein, ha uno stile di combattimento che più gli si adatta: tende ad usare una parte de corpo più di un’altra, a puntare più sulla forza o sulla velocità a seconda delle caratteristiche fisiche, e così via. Questo vale tanto per i meister quanto per le buki. Lo scopo i questo allenamento è di perfezionarsi, limare per bene ogni imprecisione, TAGLIARE il superfluo e … RI-CU-CI-RE, il tutto, in modo migliore …”

Qui, un sorrisino sadico gli sfigurò per un istante il volto.

“ … attenzione! Perché comunque a ciascuno di voi resterà un punto debole, impossibile da eliminare del tutto. Se così non fosse, saremmo Dei. Non si può fare altro che sfruttare con saggezza il nostro stesso tallone d’achille. Solo così potrà sparire, agli occhi del nemico, e in quel modo vincerete.”

Punti deboli? Io?! Pensò Black star.

“Allenarsi tra partner piuttosto che singolarmente rende l’allenamento molto più efficace per i nostri scopi, perché si giunge a coprire con la propria forza la debolezza dell’altro, in un equilibrio del fisico, della mente e, soprattutto, dell’anima, perfetto. Quindi è ASSOLUTAMENTE PROIBITO allenarsi singolarmente, durante le mie ore, se non per ause di forza maggiore, ovvero salvo il mio permesso. E’ tutto.”

Sotto indicazione di Stein, i vari partner (per la maggior parte in coppie, ma anche a gruppi di tre, come accadeva non solo per Kid, Patty e Liz ma anche per Kirikou e le sue due piccole buki: Pot of Thunder e Pot of Fire), si disposero a debita distanza tra loro, visto che di spazio, in quella radura, ce n’era abbastanza per garantire a tutti libertà di movimento.

Il professore prese poi ad esaminare, uno per uno, i meister e le loro buki, riempiendo una serie di fogli con i loro dati di battaglia, scegliendo poi per ciascuna coppia o trio l’allenamento più adeguato.

Fu così che Maka e Soul si allenarono a colpire oggetti a mezz’aria, lanciati da una specie di catapulta, mentre Kid e le sue due buki sorelle si cimentavano nel tiro al bersaglio. Ad Ox e Harvar D. spettò il compito di imparare a gestire al meglio l’elettricità emessa dalla buki anche da lunghe distanze, sfruttando conduttori ed isolanti elettrici di fortuna, mentre Kirikou imparava come sfruttare al massimo le doti delle sue due buki.

Toccò infine a Tsubaki e Black star venire esaminati.

“Tsubaki Nakatsukasa, armi ninja varie, tra cui shuriken, pugnale, kusarigama, katana e bomba fumogena” , rispose la ragazza quando Stein le chiese le sue informazioni di battaglia.

“uhm … multiforme eh? Interessante, e soprattutto molto utile. Be, d’altronde il tuo cognome la dice lunga, Tsubaki, sulle tue capacità. Tu invece sei Black Star, vero? Il figlio adottivo della Shibusen, proveniente però da una famigerata famiglia di assassini … Tuo padre si chiamava White star, giusto?”

Black Star annuì, mantenendo un’espressione, tuttavia, insolitamente seria. Ciò non sfuggì a Stein, che infatti si affrettò ad aggiungere:

“ oh, ovviamente non ho intenzione di discriminarti per questo. Tu non sei necessariamente lo specchio della tua famiglia d’origine.”

Con queste parole, senza saperlo, si conquistò, insieme a Soul, un posto nella lista delle “persone rispettate dal grande Black Star”.

“ … be, Black Star, dovrai diventare un assassino ninja, per sfruttare al meglio le capacità di Tsubaki. Dovrai quindi sviluppare ulteriormente velocità, agilità nei movimenti, capacità di mimetizzazione, oltre che la forza. Mi pare che tu, come me, sai utilizzare l’onda della tua anima come arma. Dovrai affinare anche quella, ma visto che sono uno specialista, ti allenerai da solo con me, più avanti.”

Si rivolse quindi di nuovo a Tsubaki, chiedendole di prendere le sue diverse forme nel modo più veloce possibile.

“Devi raggiungere una velocità maggiore di trasformazione, altrimenti Black Star, anche se solo per un secondo, si troverò privo di difese nel bel mezzo di una battaglia. L’unico metodo è ripetere le trasformazioni ogni giorno.”

Alla fine, il professore decise che, per cominciare, Black star e Tsubaki avrebbero dovuto colpire dei ciocchi di legno il più velocemente possibile, usando un’arma diversa per ciascun bersaglio. Lui , che era estremamente curioso di scoprire cosa Shinigami –sama avesse visto in loro, decise di restare ad osservarli e cronometrare il tutto.

Al primo tentativo, il risultato fu di venti secondi per dieci bersagli.

“Uhm … ok, avete usato per ciascuno un’arma diversa come richiesto …” concesse Stein dopo aver esaminato tutti i segni, “Ma ci avete messo decisamente troppo! Un primo obiettivo da fissare è di un secondo a bersaglio, quindi dieci secondi in totale. Riprovate.”

Black Star digrignò i denti. Se c’era una cosa che detestava più di tutte, era fallire.

“Tsubaki, mi raccomando, veloce!”

“ok.”

“VIA!”

In dieci secondi, i due colpirono tutti i bersagli, ma Stein notò che su due di essi era stata usata la stessa arma. Tsubaki si scusò immediatamente sia con Black star che col professore.

“SCUSA?! È TUTTO QUELLO CHE SAI DIRE?!” urlò Black star. “COME PUOI METTERCI TANTO A TRASFORMARTI?? NON POSSO VINCERE CON UNA COME TE! ….. E TU SARESTI UNA NAKATSUKASA??"

Urlava talmente forte che perfino Maka e Soul, che rispetto a loro stavano dall’altra parte della radura, riuscirono a sentirlo.  Maka mollò immediatamente l’allenamento per andare a difendere la sua amica, apparentemente impassibile mentre il suo meister la rimproverava.
In realtà, Maka sapeva benissimo quanto l’azzurro la stesse ferendo, soprattutto con quell’ultima frase. Tsubaki, infatti, non era mai stata la perla della famiglia. Quel ruolo era sempre spettato a suo fratello Masamune, di cui peraltro Tsubaki conservava un doloroso ricordo. Abilissimo nel combattimento, fino a  che non aveva tradito la sua stessa famiglia, era sempre stato l’esempio di sua sorella, che lo amava profondamente, anche se, per quanto si sforzasse per diventare come lui, agli occhi dei suoi genitori restava sempre la camelia, come il suo stesso nome diceva, il fiore senza profumo, quindi mai davvero presa in considerazione.

Black star, inconsciamente, stava riaprendo una ferita dolorosissima nel cuore della sua buki, che però, come per sua natura, stava cercando anche in quel frangente di non sentirsi offesa senza prima cercare di capire il perché del comportamento del suo meister.

“smettila, Black Star!”

Lo schiaffo di Maka lo centrò in pieno viso e risuonò anch’esso per l’intera radura.

Non un Maka-chop, perché la cosa era davvero seria.

“E tu che c’entri?!” le urlò addosso Black star, massaggiandosi la guancia infiammata.

“io c’entro eccome!” gli urlò di rimando lei, indicando Tsubaki. “la vedi? Quella è la mia migliore amica, una buki eccezionale, e tu non devi nemmeno pensare quello che hai appena detto! Dovresti ringraziare Shinigami-sama in persona di aver avuto la fortuna di incontrarla, chiaro??? Fallo di nuovo, e giuro che ti spezzo le ossa una per una con le mie stesse mani!!!!”

Maka, quando si trattava delle persone a lei care, diventava furiosa. Soul si avvicinò, capendo che la situazione poteva degenerare.

Stein, nel frattempo, osservava silenziosamente quanto accadeva. Per uno in grado di percepire e visualizzare le anime come lui faceva, si trattava di un vero e proprio spettacolo, in cui le anime scoppiettavano brillanti come fuochi d’artificio.

Nel baluginare azzurro di quella di Black Star, per esempio, un occhio esperto come il suo coglieva molto piu che la rabbia, e lo stesso si poteva dire osservando lo sfavillio di quella di Maka, abbracciata, sostenuta da quella rossastra e più stabile di Soul: stavano ancora praticando la risonanza appena appresa.

L’anima più interessante, però, era senza dubbio quella di Tsubaki: nonostante fosse il centro di una discussione, e fosse stata appena offesa, restava comunque placida, mentre tuttavia mutava: Non si trattava di una trasformazione  di superficie, come accadeva per gli altri quando si trovavano in balia dei sentimenti. La sua mutazione partiva dal profondo, dove già si poteva notare una straordinaria somiglianza con l’anima di Black Star.

Tsubaki stava sfruttando una sua dote naturale di immedesimazione, partecipava ai sentimenti provati dal suo meister.

Completando la trasformazione, l’anima di Tsubaki risultò essere quasi del tutto identica a quella di Black star, pur mantenendo l’essenza che la rendeva di Tsubaki  e non Di qualcun altro.

In quello stesso momento, Tsubaki si avvicinò al suo meister, ponendosi tra quest’ultimo e Maka, e interrompendo la discussione.
Stein potè vedere come l’anima di Tsubaki si stesse allacciando in un abbraccio con quella di Black star: Tsubaki stava cercando di far capire al meister che lei capiva i suoi sentimenti, e allo stesso tempo di fargli comprendere i propri, senza bisogno di parlare, un  po’ come quello che era avvenuto il giorno che Soul aveva suonato, per la prima volta, qualcosa per Maka, ed erano diventati partner: stava praticando, spontaneamente, una sorta di risonanza.

Sul viso di Black star si dipinse un’espressione da “Piacevolmente sorpreso”: era la prima volta che sperimentava un contatto del genere, ma non se ne sentiva affatto disturbato. Le sorrise, e Tsubaki, capendo che tutto era risolto, sciolse l’abbraccio tra le due anime.

In quel momento, Stein vide che, sebbene Tsubaki si fosse separata da Black star, un filo sottile della sua anima era rimasto ad unirla a quella dell’azzurro. Un secondo filo univa l’anima di Tsubaki a quella di Maka.


Qui abbiamo un problema, e serio anche. Pensò Stein sparendo nel folto del boschetto, diretto verso la Shibusen: doveva immediatamente parlare con Shinigami-sama.

 
Uhm … be, ci ho messo un po’ per decidermi a scrivere questo capitolo. Non ero sicura che potesse piacervi ma alla fine ho pensato: “be, tentar non nuoce.” Spero che comunque vi sia piaciuto. Ora ditemi: secondo voi qual è il problema serio di cui sta parlando Stein?? E poi, vorrei sapere se ho le allucinazioni o ricordo bene e il padre di Black star si chiamava White star. Recensite in tantii!!! E ringrazio ancora chi continua a recensire questa storia fin dall’inizio. Un bacio  =) 

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Capitolo 11
*** Emergenza. ***





Emergenza




“ Soul … “

“dimmi, Maka, cosa c’è?”

La meister scostò una delle sue bionde codine dal viso con malagrazia, e un’espressione svogliata sul viso candido da bambola.
 
“Vogliamo muoverci, a battere questo … coso? Devo andare a fare la spesa e ho un mucchio di cose da studiare ancora!”

Soul ridacchiò, trasformandosi in falce, balzando tra i palmi aperti di Maka.

“credevo stessi per dire qualcosa di cool, ma non c’è speranza, eh? …  va bene, nemmeno io voglio perderci troppo tempo, andiamo!”

Di fronte a loro, si stagliava la figura smilza di uno di quelli che qualcuno avrebbe chiamato … “Cattivi”.

La loro prima missione, e pertanto piuttosto facile. Era per quella ragione che Maka non era affatto spaventata, e nemmeno Soul. Anzi, a dire il vero pensavano di essere stati presi in giro, soprattutto quando guardavano quella mezza specie di scherzo della natura e ripensavano alle parole del professor Stein: “affronterete creature di cui non potete nemmeno immaginare la potenza. Vi faranno accapponare la pelle, ve l’assicuro, ma ci farete presto l’abitudine.”

“MA CHI VUOI PRENDERE IN GIROOOOOOOOOOOOOO????”

Urlò Maka correndo verso il suo avversario. La falce brillava della luce della luna, che sghignazzava come sempre nel cielo color pece.

“Maka, accidenti, non puoi fare le cose urlando meno? Certe volte urli talmente tanto che mi sembri Black Star! Rilassati, per battere ‘sta roba bastava anche solo uno dei tuoi Maka-chop! Sii più cool, per cortesia!”

Mi sembri Black Star????

Maka assunse un’espressione a dir poco adirata. Come si permetteva di paragonarla a quella scimmia azzurra?

Adesso ti faccio vedere io!

Maka mollò Soul li, a terra, lasciandolo di stucco. Che volesse veramente abbattere quella bestia con un Maka-chop? D’accordo che era facile, ma così era troppo!

“Maka, dove vai? Torna qui, non ce la puoi fare da sola!”

Ma se c’era una cosa che non bisognava mai dire a Maka, a parte il fatto che era praticamente piatta, era che non fosse capace di fare qualcosa. Soul aveva decisamente sbagliato tattica.

La bionda si avventò sul suo avversario, con un semplice libro alla mano, e lo colpì sulla testa con tutte le sue forze.

Quello, ovviamente, non fece una piega, e la situazione, che per una qualche ragione sconosciuta era diventata comica, si trasformò quasi in una tragedia.

In un attimo, La bestia prese Maka per il braccio che teneva il libro,piegandolo fin quasi a spezzarlo. Lei non fece nemmeno una smorfia di dolore, il suo orgoglio glielo impediva. Doveva mantenere fede alla parola data, avrebbe fatto fuori quel mezzo kishin da sola, facile o difficile che fosse.

Era molto vicina alla testa, la prese a calci, visto che aveva una mano bloccata. La bestia fece un grugnito. Era talmente poco sviluppata da non essere nemmeno capace di parlare, ma stava per sopraffarla. Con l’altro braccio, affondò gli artigli nella gamba di Maka, che si concesse di urlare.

Soul, nel frattempo, li aveva raggiunti. Accidenti, se erano lontani!

“Maka! Maka, non ti muovere per nessuna ragione!”

La meister girò a fatica la testa verso di lui, mentre il mostro era impegnato a tirarla per la gamba e per il braccio, quasi volesse smembrarla.

Gli occhi erano offuscati dalle lacrime.

“COME CAZZO POTREI FARE A MUOVERMI!!!”

In quell’urlo osceno, dietro l’orgoglio, si poteva vedere la disperata richiesta d’aiuto.

E Soul non tardò ad esaudirla.

Si avventò sull’avversario, un solo braccio mutato in falce, e tagliò il braccio che stringeva la gamba della sua meister, prima che gliela staccasse. Fece la stessa cosa con l’altro braccio.

Ora che gli arti superiori sono andati, non dovrebbe essere un grande problema.

Maka, nel frattempo, era rimasta a terra dietro di lui. Doveva muoversi, la sua meister stava perdendo una quantità assurda di sangue.

Lo ferì profondamente sul petto, e di quella bestia rimase solo l’anima, che Soul si affrettò a ingoiare, con l’acquolina in bocca.

Maka!

Si voltò allora verso la meister, che  giaceva a terra in una piccola, ma comunque preoccupante, pozza di sangue.

E sorrideva.

“Maka sei una cretina!” Le disse fasciandole la gamba con la sua maglia e prendendola in braccio. Di certo non poteva arrivare all’infermeria della Shibusen in quello stato. “Come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Vuoi morire, forse? Be, se vuoi crepare basta dirlo, ti ammazzo io, se ci provi un’altra volta!”

E lei sorrideva ancora. E non rispondeva.

“Maka … Maka!” Soul si accorse solo allora che Maka aveva perso i sensi.

Cominciò a correre più veloce che poteva, verso la Shibusen.

 
 
 
“Black Star, che stai facendo?”

Tsubaki era in camera da letto, già  in pigiama e con i capelli legati. Per quel giorno avevano già compiuto la loro prima missione, e alla fine, nonostante Black avesse urlato come un forsennato, comportandosi esattamente all’opposto di un assassino ninja, era andato tutto bene. Nessun ferito, nessun morto a parte il loro avversario.

“MI STO ALLENANDO, NOOOO?”

Tsubaki sospirò. Come doveva fare con lui? Non c’era una volta che andasse a dormire ad un orario decente senza prima aver fatto almeno trecento flessioni su un dito solo.

Trecento per ogni dito, intendiamoci.

Eppure tutte le mattine era fresco come una rosa e faceva un casino inenarrabile. Le sue orecchie si erano già abituate, ma per quelle dei vicini non sarebbe mai stato possibile.

Fu proprio mentre, rassegnata come al solito, si metteva sotto le coperte, che vide un lampo argenteo passare davanti alla finestra.

Si alzò in fretta, e corse in strada per vedere cosa fosse, e scoprire che si trattava di Soul.

“Soul! Che fai qui a quest’ora?!”

La buki si girò di scatto.

“Tsubaki, non c’è tempo, devo portare Maka alla Shibusen! Ha perso sangue ed è svenuta … che stupida …”

Fu solo dopo quelle parole che Tsubaki si accorse del corpo inerme della sua amica tra le braccia dell’albino, ma prima che potesse emettere anche un solo suono, Soul era già sparito nel buio.

“Black Staaaar!”

“E adesso che c’è???”

Muoviti, dobbiamo andare alla Shibusen! Maka ha perso sangue ed è svenuta!”

Tremava. Ogni sua parte del corpo tremava. Black Star la trovò seduta sul bordo del letto, in preda al panico.

“Dai, andiamo.” Le disse, prendendola per le spalle. “Sta tranquilla, Maka è forte, è stata capace di rispondere a me, il grande Black Star! Non le succederà niente, vedrai.”

Tsubaki si alzò e lo seguì fuori di casa, dove l’aria fredda le fece prendere il controllo di se.

Altre due persone correvano per le strade di Death City.


 
 
Nel frattempo, Soul era già arrivato a destinazione, e Maka si trovava nell’infermeria della scuola.

Lui era stato lasciato fuori dalla stanza.

“Dobbiamo sistemare subito la ferita, Soul. Esci.”

“No! Voglio restare qui! Non me ne andrò finchè non si sarà ripresa!”

L’infermiera spinse lui e il professor Stein, che era stato avvisato non appena erano arrivati, fuori dalla stanza.

“Ci sono altre ferite e contusioni da controllare, oltre quella. Dobbiamo S-P-O-G-L-I-A-R-L-A. E’ tutto chiaro adesso? USCITE!”

Ed era per quella stupida ragione che lui adesso si trovava fuori da quella stanza e non era con lei. Come se avesse avuto l’intenzione di guardare quella senza-tette della sua meister nuda! Capiva che avessero cacciato quella specie di maniaco del professor Stein, che probabilmente ne avrebbe approfittato per sezionarla, ma lui?

“AAAAAAAH! STUPIDA!” Urlò mollando un pugno su muro.

“dai, Soul, sta calmo!”

Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti Black Star e Tsubaki. Di certo era stato il suo stupido amico a dire quella cavolata, Tsubaki invece era forse più preoccupata di lui.

“Non dire stronzate, star! Tu non l’hai vista, e non sei stato tu a trasportarla svenuta fin qui. È stato orribile! Aveva ancora il sorriso sul volto quando ha perso i sensi!”

Tsubaki crollò su un sedia. Soul aveva detto fin troppo.

Fu in quel preciso istante che si aprì la porta dell’infermeria, e ne uscì la dottoressa Nygus, fasciata come al solito.

Soul si alzò di scatto dalla sedia.

“allora? Maka come sta?”

“Calmo, calmo, Soul. Sta bene. Ha perso molto sangue, ma è tutto a posto. Tuttavia non ha ancora ripreso i sensi … volete entrare?”

Soul la spinse da una parte senza dire un parola,ed entrò. Avrebbe chiesto scusa più tardi. Tsubaki e Black star lo seguirono.

Maka stava stesa sul lettino, ancora nuda ma coperta da lenzuola candide, priva di sensi, i capelli sciolti di un dorato sporco del suo stesso sangue. Un tubicino partiva dal braccio sinistro scoperto, altri fili si diramavano da sotto le coperte, collegati a diversi macchinari di monitoraggio.

A guardarla così, la situazione non pareva per niente buona.

Soul si sedette di fianco a lei.

“Mi spieghi perché sei così stupida?”

Ovviamente non ottenne risposta. Ma Soul non ne aveva bisogno. Voleva solo sfogarsi.

“Quando ti ho detto che avresti potuto abbatterlo con uno dei tuoi Maka—chop non dicevo sul serio, sai? Secondo te un uovo di kishin si può abbattere a quel modo?  Aaaaaah, ma che te lo dico a fare? È un mese che lavoriamo insieme ormai, e non ancora riesco a capirti.”
Le strinse la mano, che non reagì.

“L’unica cosa che so è che sebbene sia solo un mese che ci conosciamo, se non riprendi i sensi giuro che mi vado a buttare dalla cima di questa cazzo di scuola, Maka!”

Tsubaki sorrise. Maka era davvero fortunata. Qualche mese prima non avrebbe mai detto che la sua migliore amica sarebbe riuscita ad avvicinarsi così tanto ad un ragazzo, e poi era spuntato Soul, che in poche settimane le aveva rivoluzionato l’esistenza.

Come dire? Per lei era un incontro dettato dal destino.

All’improvviso, uno dei macchinari prese a suonare. Un suono che penetrava il cervello.

La dottoressa Nygus entrò di corsa nella stanza,  il volto, per quel poco che si riusciva a intuire, sfigurato dallo spavento.


Maka era entrata in coma. 

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Capitolo 12
*** Svegliati! ***


Svegliati!



 Quando Soul aprì gli occhi, un odore acre gli invase le narici.

Disinfettante.

Dev’essere l’infermeria …

Il sonno gli aveva quasi fatto perdere la cognizione del tempo e dello spazio, ma quando alzò lo sguardo cremisi la memoria si abbattè violentemente su di lui: Maka era li, sdraiata affianco a lui, ed erano già tre giorni che non apriva gli occhi, e che lui finiva per addormentarsi con la testa poggiata sullo stomaco della sua meister.

“buongiorno …”

L’albino si voltò di scatto verso la porta: era stata Patty a salutarlo, con un tono decisamente cupo. Lei, sua sorella e Kid avevano saputo di Maka la mattina dopo l’accaduto, e da allora non c’era giorno che almeno uno di loro non passasse a trovarla, sperando di trovarla sveglia. Quella mattina erano venuti tutti e tre.

Misero piede nella stanza come se, camminando, temessero di sfondare il pavimento. Il silenzio era rotto solo dal ritmico “Bip “ degli strumenti di monitoraggio.

A guardarli, si sarebbe  detto che Maka fosse in ottima forma: pressione, pulsazioni, elettrocardiogramma ed elettroencefalogramma … tutto assolutamente regolare, e questo perché la bionda meister aveva un problema ben più grave.

“corruzione dell’anima” , aveva detto, proprio il giorno prima, la dottoressa Nygus. “L’uovo di Kishin che avete affrontato dev’esserne il responsabile, perche … è come se l’anima di Maka si fosse chiusa, ecco, per proteggersi dall’anima corrotta dell’uovo di Kishin che è entrata in contatto con la sua, cercando di modificarla  forzatamente. È un meccanismo automatico, proprio di tutte le anime, e perciò incontrollabile per mezzo della coscienza. È come se la connessione coscienza – Anima si fosse interrotta, capisci Soul? Questo vuol dire che noi non possiamo in alcun modo intervenire. Maka deve farcela da sola.”

Questo era esattamente ciò che, in quel momento, e cercando di mantenere il controllo, Soul stava cercando di spiegare non solo al trio appena entrato, ma anche a Tsubaki e Black Star, che erano giunti subito dopo.

“Oddio …” si limitò a dire Tsubaki con voce rotta. Kid mollò un pugno sul muro, e Patty e Liz si strinsero in un abbraccio, nel tentativo di consolarsi. Black Star espresse la sua preoccupazione con un insolito silenzio, mentre si guardava imbarazzato le scarpe.

Soul posò il suo sguardo di nuovo su Maka.

Devi farcela, non puoi arrenderti!Non è per niente cool, ok?


 
 
“ Dimmi, Stein, come sta la piccola Maka?”

Shinigami-sama sembrava mantenere la sua solita allegria anche in un momento così cupo, ma chi lo conosceva bene sapeva che era con quelle domande che esprimeva la sua preoccupazione. Dalla notte in cui la bionda meister era giunta alla Shibusen, infatti, il preside aveva posto a stein quella domanda almeno dieci volte.

“Per niente bene, direi. Corruzione dell’anima. Le uova di Kishin si stanno rinforzando, Shinigami-sama. Un caso del genere … non si ripeteva ormai da cinquant’anni.”

“Lo so, Stein, lo so. Tuttavia sento che Maka ce la farà. Se ha preso anche solo una goccia del sangue di sua madre …  Be, nel frattempo, vorrei che mi dicessi se le mie ipotesi su Tsubaki Nakatsukasa  sono giuste.”

Il volto di Stein si incupì, se possibile, ancora di più. “L’anima di quella ragazza ha qualcosa di particolare: è in grado di imitare le anime altrui, ad un livello assolutamente sensazionale, creando con esse una sorta di empatia. Questo, dal punto di vista del combattimento, è molto utile laddove l’avversario si serva della percezione dell’anima per localizzare il suo obiettivo.  Tsubaki potrebbe tranquillamente spacciarsi per Black Star mentre quello vero tende un agguato al nemico.”

Shinigami – sama prese a battere le mani gioioso. “Fantastico! Sensazionale! Sapevo che quella ragazza aveva qualcosa di fen…”

“ Ma, “ Lo interruppe bruscamente Stein, alzando la voce, “Può essere anche un problema. Ogni volta che Tsubaki crea un legame con una persona, la sua anima … perde pezzi, che restano legati alle anime altrui. Purtroppo Tsubaki non è in grado di controllare il processo. Il legame si verifica anche al di fuori della sua volontà, e lei sa benissimo che, per quanto l’anima possa essere fortificata ed espansa, essa non risulterà mai infinita. Tsubaki rischia di perdere se stessa.


 
 
“Soul … noi andiamo …”

L’albino si limitò a rivolgere un cenno d’assenso ai suoi compagni, accompagnato da un debole sorriso. Nessuno sapeva quanto gli costasse quel gesto. Era come se ogni singolo muscolo del suo viso si rifiutasse di compiere quel particolare movimento.  Non ce l’aveva coi suoi amici: agli studenti era vietato rimanere all’interno della scuola durante la notte. A tutti, fatta eccezione per coloro che vi alloggiavano, in attesa di trovare un meister o una buki, o una casa propria in cui stare. Lui, in quel momento, rappresentava un’inevitabile eccezione: chi avrebbe mai avuto il cuore di costringerlo ad andarsene?


 
 
Dove sono? O forse è meglio che io mi chieda CHI sono.


Maka … Maka Albarn. Questo è il nome. Non so per quale ragione, perché proprio questo, ma sento che è così.

In qualche modo riesco anche a visualizzare il mio aspetto … come gli altri mi vedono. Chi sono gli altri?

Tsubaki … La mamma …

Soul …


Maka vagava in uno spazio pressoché infinito, e totalmente buio. Questo le dava l’impressione di non esistere fisicamente, come se fosse solo uno spirito in balia delle correnti. Non sapeva nemmeno quanto tempo era che camminava, ma a giudicare dal dolore che provava alla gamba sinistra, doveva essere molto. Dopo un attimo, realizzò che anche le braccia le facevano male.

Ma perché le braccia? Non si camminava con le gambe? È come se avessi portato per ore un peso assurdo.

Si portò una mano alla gamba sinistra, nel tentativo di capire qual era il punto esatto in cui le faceva male.

Sentì la mano ricoprirsi di una sostanza densa, e calda.

Non poteva vedere niente, ma l’odore ferroso che le colpiva le narici era inconfondibile.

SANGUE!!!

La stessa sensazione le si propagò per l’intero braccio destro, fino alla mano. Cadde in ginocchio a terra, oramai incapace di muoversi, realizzando che se non avesse deciso di toccarsi la gamba forse sarebbe morta dissanguata camminando.

Il sangue formò una pozza che la circondò. Ad un tratto, fu come se qualcuno avesse acceso una piccola luce, e lei riuscì a vedere il rosso intenso che ricopriva una superficie sempre più grande … più grande …

Prima che lei potesse anche solo perdere i sensi per il disgusto, il sangue sparì, e la superficie che prima era ricoperta si rivelò essere trasparente.

Che … che cos’è?

Al di la del pavimento, molto più in la, nello spazio oscuro che si apriva al di sotto, una luce verdastra brillava, flebile, a scatti, come se stesse li li per spegnersi. E le faceva male, le dava l’impressione che stesse soffrendo.

Aiuto … Aiutami …

… Eh? Chi è che parla? 

Sono io … mi stai fissando, non vedi? Aiutami …

Chi sei?

La luce parve brillare un po’ più forte, come per farsi notare.

Sono … un’anima. L’anima di Maka Albarn.

Sei la mia anima?

Si appiccicò al vetro, come se così facendo potesse avvicinarsi un po’.

No … tu non sei Maka. Sei solo il suo subconscio. Aiutami!

Che cosa devo fare?

Devi … togliermi questo peso di dosso!

Che peso? Non vedo niente … devo avvicinarmi!!!

Il dolore che sentiva si stava facendo sempre più forte. Doveva fare qualcosa, doveva rompere quel vetro su cui stava! Cominciò a prendere a pugni il pavimento trasparente.


 
Maka, nel lettino dell’infermeria, aprì gli occhi, nei quali non si vedeva nemmeno una scintilla della luce che di solito li animava. A Soul parve quasi di morire, quando vide quegli occhi spalancati, e si affrettò a chiamare la dottoressa.

“DOTTORESSA NYGUS!!!!!!!!!!!!!!!”

La buki si precipitò trafelata nella stanza, e non ci fu bisogno di spiegarle nulla, perché nel frattempo Maka aveva preso a parlare.

“Aiuto … aiuto … a … iu …. to …”

Soul  si affrettò a stringerle la mano.

“Maka, Maka non preoccuparti, sono qui! Ce la puoi fare!”


 
Accidenti… vuoi romperti si o no!!!

Un pugno più forte, e sul vetro si formò una crepa, poi un’altra, e un’altra ancora, fino a che il pavimento non si ruppe del tutto, e lei cadde ne vuoto, fino a raggiungere la luce verde.

Adesso … riesci a vedere??

Una macchia grigiastra si estendeva lentamente sulla sfera verde smeraldo che era l’anima di Maka, ora grandissima, rispetto a come si vedeva prima.

Cos’è?

Un uovo … di Kishin …

Risalirono i ricordi di quell’aggressione nell’istante in cui l’anima di Maka nominò quell’uovo. La paura, una paura tremenda e incontrollabile, le bloccò i movimenti al pensiero che quel mostro potesse completare l’opera.

Io … io non posso! Non ce la faccio! Que- quella cosa mi … mi …

Ti prego!!! Se non mi aiuti moriremo entrambe!

Non posso!!!

Coraggio, Maka …

Una terza voce.

Chi sta parlando?

Sono io, sono la tua amica!

Tsubaki? Tsubaki sei tu? Dove sei?

Non mi vedi?

Osservò meglio ciò che si trovava davanti a se, e in mezzo a quell’immensità smeraldina vide una macchia blu cielo.

Come puoi … essere qui?

Non so risponderti. Ciò che conta è che ci sono. Maka, devi assolutamente risvegliare la tua coscienza.

Risvegliare … ?

La coscienza, si. Ho perso il contatto con lei nell’istante in cui questo … mostro si è insinuato qui. E’ la paura che la spinge, ma senza di lei non posso uscire da questa situazione.

Vedi laggiu? Dietro di me? Quella è la coscienza. Se riuscirai a svegliarla, tutto finirà.

Guardò oltre Tsubaki. Il corpo di Maka, il suo corpo, il corpo della sua anima, stava laggiu nell’oscurità, immobile, addormentato, in posizione fetale, come se volesse proteggersi. Bastarono pochi passi e lo raggiunse .quello  nemmeno si accorse della sua presenza, e non fece neanche una piega.

Posò una mano sulla spalla nuda.

Su … avanti … svegliati … abbiamo bisogno di te …

Niente. Nemmeno un segno di vita.

Avanti, ti aiutiamo, continua!

Svegliati …

Svegliati …

Svegliati …


La coscienza si svegliò urlando, e ciò che rimaneva dell’uovo di Kishin scomparve come per incanto.

Finalmente!!!

Smise di sentire dolore.

Ma com’è possibile che le cose si siano risolte così?

Non ricordi? Un animo forte …

Risiede in un corpo forte …

E in una mente forte.

L’animo sono io, Il corpo, li fuori, nel mondo reale, era già stato guarito …

E perché la mente fosse pienamente forte era necessario che anche LEI si risvegliasse, no?

E adesso torna a dormire …


La sua vista si offuscò, e poi, un attimo dopo, al posto di quello spazio buio, stava fissando l’immensità scarlatta degli occhi di Soul.

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Capitolo 13
*** Agguato. ***



Agguato



“Maka, Non ti muovere da li. Se hai bisogno chiama.”

“e dai, Soul, non posso stare senza fare niente tutto il giorno!”

La situazione era a dir poco assurda per Maka, che era abituata a fare tutto in casa mentre Soul stava sdraiato comodamente sul divano a guardare la tv. Le parti si erano invertite dal giorno prima, quando era tornata a casa dopo quei tre giorni di coma che avevano fatto preoccupare tutti .

“non hai sentito la dottoressa Nygus? Non ti devi muovere, no?”

“ … Ma Soul, non puoi perdere giorni di scuola così!”

La buki non poté trattenere una risata. Quella era l’unica cosa buona che era venuta fuori dall’incidente di Maka: per almeno tre giorni Soul avrebbe avuto una valida scusa per non andare a scuola tutte le sante mattine. Aiutare la sua meister a muoversi in giro per casa, a confronto, non era poi un grande sforzo.

Maka sbuffò irritata. “lo sapevo, che c’era qualcosa sotto! Mi sembravi fin troppo gentile!”

“ … “ soul non rispose, mentre cucinava. La verità era che, al di la della bellezza di poter saltare qualche giorno di scuola, era seriamente preoccupato per Maka. Il giorno prima aveva insistito per farsi un bagno, visto che erano tre giorni che stava chiusa dentro quell’infermeria e l’odore acre del disinfettante le si era appiccicato addosso, ma nell’uscire dalla vasca era scivolata, battendo sulla gamba già ferita. Soul non si era fatto scrupolo nel tirarla fuori dalla vasca pendendola in braccio, malgrado lei fosse coperta solo dall’asciugamano. Si era spaventato a morte. Da quel momento aveva deciso che finchè le ferite alla gamba non fossero guarite del tutto l’avrebbe scortata ovunque. La portava dalla camera alla sala, per non lasciarla sola, dopo che le aveva portato la colazione a letto. Poi la spostava ala cucina quando dovevano mangiare, e la riportava a letto la sera, assicurandosi che avesse tutto quel che le serviva e raccomandandole di chiamarlo per qualunque cosa le servisse.

Ora, tutto quel che Maka sperava era che si dimostrasse un po’ meno premuroso di fronte ai loro amici. Soprattutto le ragazze, chissà che film si sarebbero fatte!

Suonarono  alla porta.

“Arrivo!”  Soul corse ad aprire.

Erano Tsubaki e  Black Star, seguiti a ruota da Patty, Liz e Kid, che reggeva un vassoio di quelli che sembravano pasticcini.

“Ciao, Maka!” Esclamò Tsubaki, sollevata di vedere che la sua amica del cuore stava bene.

Si abbracciarono, e ben presto si unirono anche le altre ragazze. I ragazzi, come al solito, mantennero un certo contegno, se così si può chiamare lo schiamazzare di Black Star per tutta la casa, ma Kid, col suo solito fare da gentiluomo, le baciò la mano, complimentandosi per la simmetria delle sue codine. Maka assunse un colorito rossastro. Non aveva più le vecchie crisi di panico, ma certe cose, com’è anche normale, la mettevano in imbarazzo come non mai.

Quando Patty aprì il vassoio, gli occhi di tutti si illuminarono. Le paste avevano davvero un aspetto delizioso! Mangiarono parlando di tante cose, e Maka non mancò di raccontare quel che le era rimasto in mente dei tre giorni di coma.

“sentivo le voci attorno a me, all’inizio, e volevo davvero rispondervi, ma voi non mi sentivate … scusate, devo andare in bagno”

Maka fece per alzarsi, ma Soul, che era seduto affianco a lei, la bloccò all’istante.

“Dove pensi di andare?”

“in bagno, Soul, in bagno!” Rispose Maka.

“lo sai che …”

Maka abbassò il tono di voce e si avvicinò all’orecchio della sua buki: “No, non stavolta, per favore!”

Ma l’albino non volle sentire ragioni, si chinò di scatto e prima che la sua meister potesse anche dire solo “ A “, l’aveva già presa in braccio, e la stava già portando verso il bagno, sotto lo sguardo attonito degli altri.

Maka sentì distintamente la risatina che sfuggì a Tsubaki mentre le voltava le spalle.

Accidenti a te, Soul!

Dopo diverse ore, durante le quali la casa fu pervasa da un chiasso infernale, di quelli che difficilmente si sopportano, i ragazzi decisero che era ora di andarsene a casa propria, anche perché Maka mostrava evidenti segni di stanchezza.

Tsubaki nemmeno si accorse di essersi lasciata dietro un altro dei fili della sua anima, che si aggrappava, ricco di gratitudine, a quella di Soul.


 
Mattina.

Maka avrebbe voluto che Soul dormisse, senza curarsi di lei, ma non c’era verso di ingannarlo. Era come se l’orologio biologico della sua buki si fosse abituato al suo.

Un’ altra cosa che ci unisce  Pensò, sorridendo un po’. In fondo, ma proprio in fondo, le cure che Soul le rivolgeva non le dispiacevano. Si sentiva protetta e sicura, e dopo il trauma subito non era certo cosa da poco. Sorrise ancora quando vide la sua Buki entrare nella stanza con un vassoio sul quale stava la sua colazione appena preparata. Quale ragazza non avrebbe apprezzato? Si accorse di essersi persa negli occhi rossi di Soul, e distolse rapidamente lo sguardo, arrossendo un poco, e chiedendosi perché, mentre l’albino, assolutamente ignaro di quel che passava per la testa bionda della sua meister, le diceva di sedersi per poter reggere il vassoio e mangiare più comoda.
“Buonissimo!” esclamò Maka, addentando un biscotto fatto in casa, che aveva visto preparare solo la sera prima, poco dopo che i loro amici se n’erano andati, finchè Soul non aveva deciso che per lei fosse venuta l’ora di dormire.

Soul sorrise grato. Grato per il complimento, e soprattutto perché la sua meister era ancora li davanti a lui, che sorrideva e mangiava biscotti, piuttosto che su un letto d’ospedale, o peggio in una bara.

Si accorse di avere un’espressione strana in viso quando Maka smise di mangiare e prese a fissarlo.

“Cos’hai, Soul?”

“ … eh? No, niente … sto bene!”  Si mise una mano dietro la nuca e prese a tormentarsi i capelli, dubbioso su cosa fare.

“ esci un po’, Soul. Sono già due giorni che stai dentro casa, non è da te!”

“Cosa? No, non ci penso neanche! Come farai qui da sola?”

“… Dai, almeno un’oretta! Per un’ora posso anche restare sola!” Avrebbe voluto che uscisse e si svagasse un po’ di più, ma se avesse preteso di farlo stare fuori tutto il giorno, lui avrebbe insistito per restare. Invece così …

La buki ci pensò per qualche istante, poi: “E va bene, in fondo mi farà bene uscire un po’, no? Ma solo un’ora!”

Maka sorrise, felice di essere riuscita nel suo intento.

Soul si mise qualcosa di decente addosso, e uscì.

“Vado da Black Star, torno tra un po’!”

 
Quando l’aria fresca del mattino gli investì il viso, Soul si sentì rinascere. Non considerava un compito ingrato prendersi cura di Maka, ma stare dentro casa per due giorni di fila, be, aveva ragione la meister a dire che non era da lui.

Nella felicità che provava non si accorse dell’ombra che lo seguiva, insidiosa ancor più perché, di giorno, gli abitanti di Death City erano stati abituati a sentirsi al sicuro. Nel buio profondo del vicolo un osservatore acuto avrebbe percepito il brillio di un ghigno a dir poco …

folle.


 
Bene. Ci ho messo parecchio tempo, diversi impegni mi hanno tenuta lontana dalle mie storie, ma sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo, che spero vi sia piaciuto =)

 

  

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Capitolo 14
*** Panico. ***



Panico.




“ Che cazzo vuoi?! Ho detto MOLLAMI! “

Tsubaki e Black Star stavano placidamente camminando per strada, era domenica e non c’era scuola, o meglio, di solito la domenica veniva lasciata libera perché i meister e le loro buki avessero tempo in più per conoscersi, stabilire un legame e, nella migliore delle ipotesi, allenarsi insieme.

A quell’ora del mattino certo non si aspettavano di sentire urlare in quella maniera, forse anche per il fatto che non era stato Black Star.

“Ma chi è che urla così a quest’ora?”

“Non lo so, Tsubaki, ma mi sembrava la voce di Soul. Andiamo a vedere.” Disse indicando nella direzione da cui, secondo il meister, provenivano le grida inconsulte.

Presero a correre, veloci e silenziosi. Non era necessario dirsi nulla, in quel momento: avevano entrambi un brutto presentimento, e non tardarono a scoprire che il loro istinto non si sbagliava.

Svoltarono in una stradina secondaria, e si ritrovarono a pochi metri da casa di Soul e Maka, dove Soul, esattamente come pensavano loro, stava urlando e si divincolava all’ingresso di un vicolo buio.

“Soul! “

“Black Star, menomale che sei qui! Aiutami, questo stronzo non vuole mollarmi, e non riesco a liberarmi nemmeno trasformandomi in falce, non so il perché! “

Black Star lo raggiunse in un lampo, infilandosi nel vicolo, dietro l’aggressore sconosciuto, per poterlo vedere in faccia tirandolo fuori dall’ombra. Non riuscì. All’improvviso, sulla testa di Soul comparve un grosso pentagono, ricco di scritte lungo tutto il perimetro, e bianco al centro. Prima che chiunque potesse rendersi conto di quel che stava succedendo,l’albino e l’essere misterioso scomparvero all’interno del pentagono.

“ accidenti … Soul!” Urlò Black Star, nella speranza che il suo amico potesse sentirlo ancora.



 
Soul Eater Evans.

L’albino cercò di aprire gli occhi cremisi per osservare colui che gli stava parlando. La luce bianca lo aveva accecato, sperò di non aver subito danni alla vista.

Davanti ai suoi occhi comparvero alcune … macchine? Di sicuro c’era un computer, anche se era il più grosso che avesse mai visto, e lui veniva da una famiglia che poteva permettersi qualsiasi cosa. Voltò a fatica la testa, per vedere meglio quello che stava alla sua destra: Un mobile sul quale erano accatastati strumenti chirurgici sporchi di sangue rappreso. Che cosa volevano fargli? Rabbrividì alla vista di una siringa dall’ago lungo e spesso, mentre inspirava una boccata d’aria intrisa dell’odore dell’alcool, che lo fece pensare a Maka, la sua meister che in quel momento era a casa, nel suo letto, ad aspettare che lui tornasse indietro.

Non ci pensare. Quando uscirai di qui, nemmeno saprai chi è Maka Albarn.

A fatica articolò le parole necessarie per rispondere a quella minaccia.

Ma per quanto si sforzasse, non gli uscirono dalla bocca.

Assurdo vero? Proprio tu, la persona che in questo momento gli è più vicina, mi aiuterai a farla fuori. Che tu lo voglia o meno.

Il pensiero gli fece paura. Maka doveva ancora riprendersi, se fosse stata attaccata adesso, anche una lumaca avrebbe potuto farle del male. Sperò vivamente che i loro amici le stessero vicino. Lui avrebbe fatto di tutto per rovinare i piani del suo aggressore, che fosse stato il primo cretino sulla faccia della terra o lo stesso Shinigami-sama.

L’ago che aveva visto prima fluttuò attraverso la stanza, che doveva essere molto ampia. Aveva l’impressione di trovarsi al centro di essa, e aveva ragione: era legato ad una tavola di legno verticale, legato per le braccia, per le gambe, per il busto e addirittura per il collo da cinghie di pelle marrone consunte dall’uso. Chissà quanti altri erano stati legati li, prima di Soul. Provò a trasformare un braccio in falce per liberarsi, ma c’era qualcosa che bloccava il processo.

Lascia perdere, sei talmente drogato che il tuo cervello si limita a svolgere solo le funzioni vitali. Cominciamo l’esperimento? Che ne dici? Ovviamente la domanda è retorica, perché non hai scelta.

L’ago gli penetrò la carne con violenza, sul braccio sinistro. Soul cercò di urlare ma riuscì a farlo solo nella sua testa. Il getto della siringa era talmente forte che lo sentiva scorrere nella vena. Prima che potesse anche solo pensare qualcosa,svenne.

Fase uno, iniziata.


 
 
“E adesso? Come facciamo? Soul è sparito e non abbiamo la minima idea di dove possa essere stato portato!”

Black star stava in ginocchio a terra nel punto in cui il suo amico era sparito, e urlava e bestemmiava più di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Tsubaki non rispose. L’azzurro si voltò per capire come mai la sua buki stava in silenzio, aspettandosi di vederla piangere in un angolo. Gli venne un colpo quando la trovò appoggiata sul muro di fronte a lui, svenuta.

“TSUBAKI!”

Adesso era Tsubaki a stare stesa sul lettino dell’infermeria, priva di sensi.

Ed era Black star a dormire di fianco a lei. Solo che stavolta la dottoressa Nygus non riusciva a capire cosa potesse essere accaduto. Respirava, e il cuore batteva regolarmente, il cervello non aveva subito alcun danno. Stavano aspettando che il dottor Stein, che meglio di tutti sapeva esaminare le anime, tornasse dalla missione e visitasse Tsubaki. Sarebbe arrivato a momenti. Non appena gli era stato detto che si trattava di Tsubaki Nakatsukasa, Stein aveva garantito che avrebbe portato a termine la missione e sarebbe tornato indietro al più presto, con il tono di chi sa cosa sta accadendo ma aveva sperato che non succedesse mai.

Death the Kid, Patty e Liz, passrono in infermeria per tentare di consolare Black star, che non dava segno di voler rispondere a nessuno, ne di muoversi per nessuna ragione che non fosse quella di tirare pugni al muro di fianco a lui (che ora presentava una grossa crepa), o di fare flessioni per allenarsi. Quando Kid gli chiese come facesse a pensare agli allenamenti in un momento simile, tenendosi a debita distanza dall’azzurro per evitare che gli sferrasse un cazzotto tanto per sfogarsi, lui rispose:

“Così sarò in grado di fare il culo allo stronzo che le ha fatto questo.”

Perché Black star era assolutamente convinto che a ridurre Tsubaki in quelle condizioni era stato lo stesso tizio che aveva portato via Soul, come aveva anche raccontato a shinigami-sama in persona, nella speranza che mobilitasse tutte le forze a sua disposizione per tentare di trovare il suo amico.

Lo avrebbe fatto lui stesso, ma la sua buki era stesa priva di coscienza su quel lettino e senza d lei non sarebbe riuscito a fare nulla, lo sapeva, anche se non l’avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno.

“Io vado ad avvisare Maka. Voi venite con me?” disse Kid, rivolto alle sue Buki.

“certo che si!” rispose Patty per entrambe. Pochi minuti dopo, erano a casa della bionda meister, che stava tranquilla nel suo letto, visto che in fondo non era passata nemmeno un’ora da quando la sua buki era uscita.

Quando sentì suonare il campanello, Maka si alzò troppo in fretta e rischiò di cadere, ma si riprese in tempo, aggrappandosi ai piedi del letto, e lentamente andò ad aprire alla porta. Divenne rossa come un pomodoro quando si ritrovò davanti Kid, soprattutto perché non indossava altro che la camiciola da notte.

“Oh, ciao! Che sorpresa! Entrate, entrate … Soul non c’è, è uscito, ma so prendermi cura anche da sola degli ospiti, no? Che vi preparo? Un te, un caffe? O preferite un po’ di coca? …”

“No, grazie, Maka, non prendiamo niente e … be … noi siamo qui per dirti qualcosa di importante. Siediti.” Le disse Kid, serio.

Il figlio di Shinigami-sama le raccontò tutto quello che era accaduto in quei pochi minuti che erano passati da quando Soul era uscito, tenendola per le mani e cercando di farla stare quanto più possibile calma, ma come si era aspettato, e come era normale che accadesse, Maka si spaventò a morte. Soul era sparito nel nulla, rapito da chissà chi, e Tsubaki in quel momento si trovava sullo stesso lettino che lei aveva occupato fino a qualche giorno prima. Non riuscì a trattenere le lacrime, nemmeno ci provò.

“M-ma … Kid … dobbiamo trovarlo … dobbiamo salvarli, sia lui che Tsubaki! Io … io voglio andare a cercarlo!”

“No, no Maka, ascolta, adesso la cosa migliore che puoi fare è stare vicina a Tsubaki. Noi penseremo a cercare Soul insieme alle altre squadre della Shibusen, e ti prometto che lo riporteremo qui, a casa. Ma adesso preparati, che andiamo da Tsubaki, ok?”

Maka si arrese ancor più facilmente di quanto Kid si aspettasse da una ragazza tenace come lei. La verità era che la meister davvero non sapeva più che fare. Da un giorno all’altro, si era ritrovata senza Tsubaki, e senza Soul, lontano da casa, lontano da sua madre, l’unica persona che avrebbe saputo consolarla. Avrebbe voluto che sua madre fosse li per stringerla forte, e cullarla, e dirle che sarebbe andato tutto bene, che tutto si sarebbe aggiustato, ma non era possibile, e così, sempre piangendo, si alzò dal divano e andò a vestirsi, per poi andare da Tsubaki con Kid, Patty e Liz.  

Ecco un nuovo capitolo per voi! ringrazio moltissimo, come sempre, tutti quelli che leggono e recensiscono le mie storie, e chiedo scusa per il fatto che molto spesso non rispondo alle vostre recensioni, ma il piu delle volte non ne ho proprio il tempo materiale =) spero di riuscire a pubblicare presto un nuovo capitolo.
un bacio, Taiga chan

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Capitolo 15
*** Niente è piu certezza. ***



Niente è piu' certezza


Maka fissava Tsubaki senza parlare.
 
Io ero li, solo tre giorni fa. Forse sarebbe stato meglio se ci fossi rimasta io. Cos’hai, Tsubaki?
 
Le lacrime continuavano a scorrere, senza che la meister accennasse a volerle asciugare. Aveva tentato con le prime, e si era resa conto che sarebbe stato inutile.
 
Soul poteva essere ovunque, in quel momento, vivo o morto, e lei non lo sapeva, e Tsubaki stava li con gli occhi chiusi, senza che si riuscisse a capire per quale fottuta ragione non li apriva, non la guardava, non le diceva che stava bene, non si alzava da quello schifo di lettino.
 
Sentiva freddo. Tanto freddo, tranne che per due macchie di calore sulle spalle:
 
le mani di Black star, che non appena Maka era entrata si era alzato e l’aveva presa per le spalle, rimanendo dietro di lei. Non le stava offendo un sostegno, lo stava cercando lui, ma in quel momento non era in grado di capire la differenza, e gli era grata lo stesso.
 
Ad un tratto, nella stanza entrò trafelato il professor Stein, e Black Star si allontanò da lei, per avvicinarsi a lui che intanto aveva preso ad osservare Tsubaki.
 
Passarono venti minuti, poi Black Star scoppiò.
 
“Si può sapere che cazzo ha???”
 
“Calmati, adesso te lo spiego.”
 
Stein si girò, voltando le spalle a Tsubaki, per poter guardare anche Maka, e la meister capì che qualunque cosa avesse detto, avrebbe riguardato anche Soul.
 
“ a Tsubaki manca un pezzo di anima, o meglio, un pezzo della sua anima si è staccato per rimanere addosso a qualcun altro. Non ve lo volevo dire, ma …”
 
E così Stein prese a spiegare quel che aveva scoperto di Tsubaki il giorno in cui aveva discusso con Black Star al campo di allenamento, di come l’anima di Tsubaki si attaccasse spontaneamente a persone con cui condividesse particolari sentimenti, di come quel tipo di legame potesse danneggiarla, e infine:
 
“una parte di lei era legata anche a Soul dal giorno in cui tu sei entrata in coma e lei ha potuto vedere quanto lui tenesse a te. L’ho visto avvenire, ho visto quando è avvenuta l’ennesima unione. Ora, Soul è sparito, e deve essere successo qualcosa che lo ha allontanato da tutti noi, provocando il distacco. Maka, è molto probabile che riusciamo a ritrovare la tua buki, ma potrebbe non essere il Soul che tu conosci. Comunque quando lui tornerà Tsubaki tornerà in se, perché quella parte della sua anima rimasta con Soul, se lui davvero è cambiato, cercherà di tornare da lei, e ci riuscirà. Non ci resta che fare il possibile per trovare lui.”
 
In quel preciso istante, Black star capì che quello non era più il suo posto.
 
“Maka, ascoltami. Prometti che resterai con Tsubaki, io vado a cercare Soul.”
 
Nello sguardo della meister si accese una scintilla di orgoglio.
 
“Semmai sarà il contrario.”
 
“No, Maka, non ci pensare nemmeno. Devo salvare Tsubaki, e l’unico modo per farlo è portare qui Soul.”
 
“Soul non è forse la mia buki? Che dovrei fare? Non voglio abbandonare Tsubaki, ma nemmeno voglio lasciare Soul al suo destino!”
 
“Nemmeno io voglio lasciarla sola, Maka, ma io posso combattere anche da solo, se necessario, e lo sarà per riportare a casa Soul. Tu hai bisogno di una buki per combattere, e quella buki è proprio lui.”
 
Maka guardò Stein, in cerca di sostegno, ma lui appoggiò la richiesta di Black Star, ritenendo fosse la più ragionevole.
 
“…” Maka abbassò lo sguardo. Le lacrime non avevano mai smesso di scendere, e in quel momento erano diventate fiumi. Inghiottì l’orgoglio.
 
“va bene. Vai, ma promettimi che lo riporterai indietro, che sia lo stesso di prima oppure no.”
 
“Promesso”.
 
Black star si avvicinò a Tsubaki e la baciò sulla fronte. “Torno presto”.
 
Poi seguì Stein fuori dalla stanza.
 
 
 
 
Soul avanzava a piedi nudi sulla sabbia bollente. In lontananza, poteva distinguere Death City.
 
Ah … ce l’ho fatta …
 
Poi il mondo si capovolse, e lui svenne.
 
 
 
“Soul … Soul svegliati … SOUL!”
 
La determinazione di Black star si era rivelata inutile: non appena lui e Stein erano usciti da Death City, avevano percorso qualche metro a piedi in quel paesaggio secco e avevano trovato Soul svenuto a terra.
 
L’albino aprì gli occhi.
 
“Soul!!!”
 
Qualcuno gli aveva messo le braccia al collo e piangeva urlando il suo nome. Chi era?
 
Una ragazzina bionda … i capelli legati in due codine … ma lui proprio non la conosceva. Eppure lei sembrava sapere esattamente chi lui fosse.
 
“chi … chi sei?”
 
La ragazza, a quella domanda, mutò espressione. Gli occhi verdi si spalancarono.
 
“S-Soul … sono Maka … la tua meister … Maka, ricordi?”
 
“Maka? Chi è … Maka?”
 
La ragazza scomparve in fretta dal suo campo visivo, le mani premute sulla bocca, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa …
 
Al suo posto, comparve uno strano tizio coi capelli azzurri.
 
Cioè … lui lo sapeva, chi era. Se solo si fosse sforzato un attimo …
 
“Black Star?”
 
“Amico, menomale che sai chi sono! Ma certo, chi si scorda di un big come me?”
 
Poi si voltò a guardare qualcosa, come se avesse detto troppo.
 
“Cioè … Soul, possibile che non ricordi Maka?”
 
Era confuso. Di nuovo quel nome. Ma da come lo guardava Black Star, doveva conoscerla.
 
“ no, non so chi sia. “

 
 
 
Maka guardava il soffitto, poi Soul, che nemmeno si accorgeva della sua presenza e parlava allegramente con Black star, poi di nuovo il soffitto.
 
Perché ha dimenticato solo me?
 
“su, Maka, non fare quella faccia. Gli tornerà la memoria, vedrai.”
 
Era la dottoressa Nygus, che le parlava. Fece un cenno con la testa per far segno di aver capito. Non le riuscì altro.
 
Ad un tratto, Tsubaki prese a muoversi sul lettino.
 
Maka saltò giu dalla sedia dove si trovava, e corse dalla sua amica, giusto in tempo per vederla aprire gli occhi.
 
“Maka … ciao …” Sul volto della buki comparve un dolcissimo sorriso.
 
“Come stai?” Non seppe come, ma la meister trovò la forza di sorriderle in risposta. Almeno la sua amica di sempre non l’aveva dimenticata.
 
“mi sento un po’ … debole, però … sono stata peggio.”
 
“bene! Senti … ricordi quello che è successo prima che svenissi?”
 
“Si …” Ad un tratto, Tsubaki scattò seduta sul lettino. “e Soul? Sta bene?”
 
Maka si adombrò. “Si … è la, davanti a te.” E lo indicò.
 
Lui guardò Tsubaki e la salutò come se nulla fosse. Poi lei tornò a guardare la sua amica.
 
“cosa c’è che non va, Maka?”
 
La bionda si buttò su Tsubaki, incurante del fatto che si fosse appena ripresa, e le raccontò cos’era successo.
 
“ Accidenti, Maka … è terribile … però io direi di aspettare qualche giorno, sono sicura che si ricorderà anche di te. Ti dirò di più, secondo me, vi basterà fare un po’ di allenamento insieme! “
 
Maka sorrise. Se lo diceva Tsubaki, ci credeva.

 
 
“Bene bene, buongiorno, ragazzi! Anche oggi pratica, che vi piaccia o no!”
 
Mugolando svariate proteste, gli studenti si avviarono verso il campo d’allenamento.
 
“Allora, oggi combattimento!” Urlò Stein, per farsi sentire da tutti. “ora vi assegno un numero, dopodiché estrarrete a sorte un altro numero, e sfiderete il meister e la buki corrispondenti.”
 
Maka estrasse il numero. Tre. Doveva sfidare il numero tre … si guardò intorno, e vide il tre appuntato sulla maglia di Death The Kid. Non lo raggiunse subito, aveva un brutto presentimento che non avrebbe tardato ad avverarsi.
 
“Numero cinque, è il tuo turno! chi devi sfidare?”
 
Maka guardò Stein. “Il numero tre, professore. Dobbiamo sfidare Kid, Patty e Liz.”
 
“Bene, cominciate.”
 
Maka guardò soul, che si trasformò. Lei lo prese al volo in forma di falce … ma fu trascinata a terra dal peso dell’arma.
 
Che succede? … Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!

Mollò a terra la buki, e si soffiò sulle mani che bruciavano. Ben presto si bagnarono di lacrime. Altre lacrime. Quante ne aveva versate, fino ad allora? Era stanca, stanca, stanca … Guardò Kid, come a chiedere aiuto.
 
Soul riprese forma umana, e la guardò come fosse … disgustato. “Che razza di meister sei? Che cosa poco cool … Professore, sei proprio sicuro che lei sia la mia meister?”
 
Maka spalancò gli occhi rivolti verso l’erba secca. Era troppo, non poteva sopportarlo. Non se lo meritava, perché doveva succedere proprio a lei?
 
Cosa ho fatto di sbagliato?
 
Concentrata in quei pensieri, non riuscì a sentire il suono del pugno che Kid aveva mollato sulla faccia di Soul.
 
“questo è troppo, Evans. Nemmeno ti ricordi di lei, la colpa è tua se non entrate in risonanza come al solito, quindi non insultarla.”
 
“No … Kid … grazie, ma lascia stare, non è colpa sua se non ricorda nulla.”
 
“Maka, non sarà colpa sua,  ma non fa niente per facilitarti le cose, non prova nemmeno a conoscerti di nuovo, ha perfino cominciato a vivere nelle stanze della Shibusen, NON è IL SOUL CHE CONOSCEVI, MAKA!”
 
No … non voglio … non è vero … va tutto bene … tutto tornerà come prima …
 
Non voleva credere che quel che le aveva detto Stein si fosse avverato, che Tsubaki avesse torto, che tutto l’equilibrio che aveva costruito fosse andato in pezzi,
 
Non voleva dover scappare ancora.
 
Strinse le braccia al petto, e prese a dondolarsi, mormorando al vento i suoi pensieri. Le parve di vedere Tsubaki che si avvicinava, la aiutava ad alzarsi, le sembrò che le sue gambe in qualche modo si stessero muovendo, le parve di sentire lo scricchiolio dell’erba secca sotto i piedi …  Percepì distintamente lo sguardo di Soul sulla sua nuca, come un pugnale gelido … forse. Niente era più certezza.

Uhm ... vediamo ... come ve lo spiego questo attacco di tristezza? Non ve lo so spiegare. però spero di non annoiarvi troppo, perchè vi garantisco che è necessario.  Novità! Ho deciso di mettervi qui sotto le canzoni che ascolto mentre scrivo determinati pezzi, forse leggendo la storia mente ascoltate le stesse canzoni, potrebbe arrivarvi qualcosa in piu', provateci e fatemi sapere.
Per questo capitolo: Antonello Venditti - Lacrime di pioggia ; Bruno Mars - It will Rain ; rihanna feat.eminem - Love the way you lie (part 2) , Adele - Someone like you , Evanescence - My immortal ; Evanescence - Hello

  

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Capitolo 16
*** Istinto omicida ***



Istinto Omicida


Voleva concedersi un attimo di tranquillità, Maka.

Per questo aveva fatto lo sforzo di arrampicarsi sulla collina più ripida di quella zona, dove sapeva che non mancava l’aria fresca per ossigenarsi il cervello.

Non ce la faceva più. Oramai era convinta che la vita le stesse giocando qualche brutto scherzo.

Guardò il panorama che le si stagliava davanti agli occhi, chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lei se avesse deciso di spostare il piede un po’ più avanti di dove si trovava in quel momento.

Sorrise. Era triste, ma non si sarebbe suicidata. La sua stessa esistenza le aveva insegnato a lottare per quello in cui credeva, e il suicidio era una resa che lei non era disposta ad accettare.

Era stanca. C’era un peso che le gravava sulle spalle: la consapevolezza che con ogni probabilità il Soul che conosceva era sparito per sempre, che non l’avrebbe più aiutata, sostenuta. Che i suoi occhi non le avrebbero più scavato nell’anima perché adesso si rifiutavano di volgersi dalla sua parte.

Voleva lottare per riprenderselo, ovunque fosse andato a finire, ma in quel momento non sapeva dove poter trovare la forza.

“Maka!! Allora sei qui!! Mi hai fatto prendere un colpo!”

Maka si voltò. Era Tsubaki che si arrampicava su per quella stessa collina con la foga di un’animale.

“Non dirmi che hai pensato che mi sarei tolta la vita!”

Tsubaki non rispose. Si, l’aveva pensato, pur sapendo che era mancanza di fiducia nei confronti della sua amica che, sebbene ne avesse passate tante, trovava ancora la forza per andare avanti.

“No, figurati” mentì.

Maka ridacchiò. Sapeva che l’aveva pensato, e non la biasimava per questo. Chiunque l’avrebbe pensato, vedendola tre giorni prima, accasciata sul campo d’allenamento, senza più forze nemmeno per alzarsi da terra, annientata nello spirito.

“brava.”

Un attimo di silenzio.

“Cosa dovrei fare, secondo te, Tsu?”

Glielo chiese senza voltarsi, osservando il sole che spariva sotto l’orizzonte  colorando ogni cosa di un caldo arancione.

“Andare avanti, mi pare ovvio.”

“Non sono disposta a lasciarlo andare”

“allora è giunto il momento di lottare ancora.”

Maka sospirò. “non ne ho la forza. La forza spirituale.”

“Pensaci, Maka. Io so cosa Soul significhi per te … “

“no, non lo sai” si voltò verso la sua amica, e una luce nuova brillava triste nei suoi occhi.

Tsubaki spalancò gli occhi, di fronte alla nuova rivelazione. “da quando?”

“sai bene che capisci di amare qualcuno solo quando lo perdi.”

Tsubaki non sapeva che dire. Era una persona molto empatica, ma gli avvenimenti degli ultimi giorni le avevano fatto perdere un po’ quel sesto senso che possedeva.

E così, Maka aveva finito per innamorarsi … pensandoci, lui le aveva cambiato la vita, anzi, gliel’aveva sconvolta. Non era così impossibile che accadesse.

Doveva stare ancora più male di quel che lei immaginava.

“dai, Tsu, torniamo alla Shibusen.”

 
 
“Accidenti … niente da fare, è forte, la ragazza. “

Cos’è successo?

“ Tre giorni fa sembrava prossima alla morte, e ora è in piedi … Non è sufficiente, dobbiamo farla soffrire ancora.”

Hai mano libera, ma io avrei un’idea.

Portiamoli a combattere. Sarà una prova troppo grande, per lei. Ne uscirà certamente sconfitta, e noi potremo procedere.

Un uomo, vestito di nero da capo a piedi, premette un minuscolo bottone su di un telecomando.

Da qualche parte, improvvisamente, Soul Eater Evans provò un’irrefrenabile desiderio di uccidere la meister Maka Albarn.


 
“entro a prendere le mie cose, Maka. Poi andiamo  a casa tua, ok?”

“si … ti aspetto qui.”

Maka si appoggiò vicino all’ingresso della Shibusen, persa nei suoi pensieri.

Dopo pochi minuti, l’eco di alcuni passi le annunciò che Tsubaki stava tornando.

“allora Tsu, andia …!”

Soul la stava guardando, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di sgradevole, e un braccio era trasformato in falce.

“c-che c’è … s-soul?”

“Muori, Albarn!”


E la falce calò su di lei.


 
Sono tornata, dopo tantissimo tempo … mi spiace, l’ispirazione è venuta a mancare … Continuo a riferirvi le canzoni che ascolto mentre scrivo. Questa volta è il turno di Princess Of China, dei Coldplay feat. Rihanna.  spero  vi sia piaciuto questo capitolo =)   

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Capitolo 17
*** Sogno e realtà ***



Sogno e realtà



“Dove sono?”

“sei a casa, Maka, stai tranquilla, ora va tutto bene.”

Maka si mosse con cautela tra le lenzuola, alla ricerca della maniera meno dolorosa per sedersi sul suo letto, per poi scoprire che non le doleva nulla. E allora perché aveva avuto l’impressione di non potersi muovere per il dolore?

La risposta era semplice, stava tutta nel profondo graffio che aveva sulla guancia sinistra.

Era il cuore a farle male, perché Soul, la sua buki, il suo amico, la persona che amava, l’aveva ferita per la prima volta fisicamente, colpendola però nell’anima.

Com’era possibile che avesse compiuto un gesto simile? Si passò una mano sulla ferita, alla ricerca di un’altra risposta che però non c’era.

Forse era anche questo, a lasciarle quel dolore lancinante addosso, l’idea di non sapere quale fosse il problema e, di conseguenza, di non poter adoperare il cervello per trovare una soluzione che la facesse uscire dal tunnel. Lo aveva perso e basta, qualcuno sopra di lei aveva forse deciso per quel destino? Se così era, si sarebbe subito precipitata a fargli vedere cosa succedeva a chi si permetteva di prendere decisioni al suo posto … o forse non avrebbe avuto la forza per vendicarsi, perché la mancanza di Soul le succhiava via energia ogni giorno, dandole l’impressione che forse non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere anche il di successivo.

Guardò Tsubaki. Anche lei aveva qualche ferita addosso, e una fasciatura di più sulla spalla. Black star lo stesso. Da questo intuì che, se era ancora viva, lo doveva a loro. Dove avevano trovato il coraggio di alzare le mani contro Soul, che era loro amico? Lei non ce l’aveva fatta, aveva preferito restare indifesa e attendere che la colpisse a morte, così forse quel dolore lancinante sarebbe cessato una volta per tutte.

“Io … io sto bene. E voi?”

“Non preoccuparti,” la rassicurò Tsubaki, “solo qualche graffio. Come puoi immaginare, tenere a bada Soul non è stato facile ma …”

“Ma ora sta dove e come deve stare: svenuto sul lettino dell’infermeria!” la interruppe Black Star, senza però sbraitare come suo solito, o magari aggiungere che contro uno come lui, che un giorno avrebbe trasceso gli dei, non ce l’avrebbe fatta. Anche a lui pareva indelicato nei confronti di Maka. Tutto quel che voleva farle capire, era che anche lui stava bene, e che per ora l’avevano solo reso … innocuo.

“cosa devo fare secondo te?” chiese Maka a Tsubaki.

Lei abbassò lo sguardo. Non aveva una risposta, per quanto avrebbe voluto averla anche solo per vedere Maka riprendere la speranza. Avanti cosi, avrebbe compiuto qualche gesto sconsiderato che non si sarebbe mai perdonata di aver lasciato accadere. Perfino Black Star, così intraprendente e risolutivo, non aveva proposte in serbo, e questo perché la ragione per cui Soul si comportava così era talmente lampante da risultare invisibile. Chi stava dietro tutto questo disastro non agiva affatto nell’ombra, ma usava la vita comune a tutti come copertura. In più, era molto vicino a tutti loro, e si chiamava Spirit, anche se perfino lui poteva dirsi vittima di qualcun altro.

 
 
 
“avevi detto che non avrebbe corso rischi! Mi hai mentito!”

“andiamo, Spirit, era tutto calcolato, sapevo che Tsubaki e Black Star avrebbero fatto in tempo a tornare, e lei ci ha preso solo un graffio, l’hai visto!”

“Non è così. La prossima volta non avrà questa fortuna!”

“Dovresti solo tacere, Spirit Albarn! Sei stato tu, tu sei venuto qui ad implorarmi di allontanare Soul da Maka, e poi tutti i suoi amici, così che una volta rimasta sola avrebbe dovuto per forza appoggiarsi a te!”

“forse … forse stiamo sbagliando tutto …”

“No!” e mentre pronunciava quel diniego imperioso, lo fissò dritto negli occhi, dove per una frazione di secondo baluginò una sinistra luce rossa.

“così va bene, presto avrai ciò che vuoi.


E Spirit a quel punto annuì, senza più alcuna traccia di ribellione negli occhi. Così doveva essere, se voleva che il potere di quella ragazzina finisse in mano sua.

 
 
Notte. Una felpa rossa e gialla si nota appena, appoggiata su una sedia, in una stanza poco illuminata da una luna dallo sguardo malvagio, ma Maka la vede ugualmente, la felpa di Soul, e la prende tra le mani, e la avvicina al viso per assaporarne il profumo, l’unica cosa della sua buki che non è cambiata, ne nella sua mente ne altrove. Lo sa, lei, la studiosa Maka, che quell’odore è solo frutto di mere combinazioni di particelle, che non è una magia né un miracolo, ma non può dare ascolto alla scienza, può sentire solo il suo batticuore, e la profonda tristezza che le sale agli occhi da dentro farsi sempre più forti. Si concede di piangere li, al buio e da sola dove non la può vedere nessuno, nella stanza di Soul, dove si sente ancora la sua presenza, anche se è un mese che non ci mette più piede. La indossa, le da come l’impressione di sentire ancora un suo abbraccio, quel calore che la avvolge, e decide di fare una cosa che non faceva da tempo: salire sul tetto di casa per vedere le stelle. Così vestita, esce da casa, avendo cura che Tsubaki non si svegli, lei che è rimasta li, preoccupata per la sua amica più cara.

Che meraviglia! Le stelle. Così lontane, ma la loro luce si vede ugualmente, e incanta migliaia di persone ogni notte, e stavolta c’è lei. Perché loro sembrano essere così perfette, senza problemi che le affliggano? Stanno lì a brillare e farsi ammirare. Come vorrei essere una stella, pensa Maka, e poi ricorda le storie indiane sulla reincarnazione nelle cose della natura, per coloro che in vita furono buoni e giusti. Che lei si fosse comportata male qualche volta? Non le pareva. Forse avrebbe avuto la possibilità di reincarnarsi in una stella, una volta lasciato questo mondo … forse era venuto il momento di morire, per questo soffriva tanto. Eccolo, il disegno! Doveva salire sul tetto, ma non per vedere le stelle, per buttarsi da lassù con quelle stelle come spettatrici silenziose e bellissime. Anche la luna, con quel sorriso, pareva dare la sua approvazione. Aveva trovato la soluzione! Il bandolo della matassa era sciolto!

Si alzò in piedi con cautela, e si avvicinò al bordo del tetto per guardare giù. Mosse poi un piede in avanti, nel vuoto, e mentre lo faceva una tegola si spezzò e cadde di sotto, frantumandosi. Maka deglutì e chiuse gli occhi, poi...


Poi li riaprì, nel buio della sua camera, alzando il busto di scatto, madida di sudore. Qualcuno stava bussando forte alla porta.


 
spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto, e come al solito vi invito a farmi sapere la vostra opinione :)


 

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Capitolo 18
*** Redenzione ***


CAPITOLO  18
REDENZIONE

 
Il bussare si faceva sempre più intenso. Maka per un attimo si chiese come facesse Tsubaki a dormire beata con quel fracasso, per poi rendersi conto che la sua amica non era rimasta davvero lì per la notte. Stava confondendo sogno e realtà.

Avrebbe voluto poter ignorare chiunque avesse avuto la brillante idea di bussare alla sua porta a quell’ora, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita, così si decise ad alzarsi per andare a vedere chi fosse e magari riempire l’ignoto visitatore di insulti.

Quando aprì la porta, lo fece con cautela. Era sola, ed era anche troppo debole per un qualsiasi tentativo di difesa, ma non appena vide chi c’era ad aspettarla al di la spalancò la porta.

Era Soul.

“S-Soul!” esclamò Maka, tremando per l’emozione. Quanto tempo era che lui non rimetteva piede nella loro casa? Fu distratta in fretta dai suoi pensieri quando la buki si accasciò improvvisamente al suolo, in preda ad una forte debolezza.

“Soul, che ti succede? Soul!”

“M-Maka ....”

Si ricorda di me!

“M-Maka io ... non controllo ... io ... presto! Presto io ...”

“Soul, non capisco! Cosa è successo??”

“io ... me .... non controllo ... dopo ....sveglio cambia tutto ....”

Maka non sapeva che fare, non riusciva proprio a capire cosa Soul, in evidente stato confusionale, stesse cercando di dirle.

“SCAPPA!!!!”

Fu un urlo agghiacciante quello che seguì quell’esclamazione, da far gelare il sangue nelle vene. Soul urlava e si teneva la testa tra le mani, tirando i capelli talmente forte che Maka pensò stessero per strapparsi. Poi si alzò, reggendosi allo stipite della porta con una mano e coprendosi gli occhi con l’altra come se soffrisse un forte mal di testa. Per un attimo, la mano salì alla testa e Soul guardò Maka negli occhi. Allora a lei parve di ritornare al giorno in cui si erano incontrati, solo che le parti erano inverse ora: era Soul che piangeva e si lamentava, e Maka quella che non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Fu come se il tempo fosse tornato indietro e si fosse fermato a quel giorno. Poi Soul distolse lo sguardo e corse via, incespicando a tratti sui suoi stessi piedi, mentre la notte lo avvolgeva rendendolo sempre meno visibile allo sguardo triste della sua meister.

 
“CHE COSA HA FATTO???”

Tsubaki non credeva alle proprie orecchie. Aveva sempre detto a Maka che c’era una speranza per Soul di tornare com’era, ma senza crederci mai troppo, perché non aveva la più pallida idea di chi ci fosse dietro quanto accaduto, e ora Maka le stava dicendo in breve che Soul aveva mostrato segni di ripresa, che si ricordava di lei, che in un momento di coscienza era andato fino a casa sua per cercare di dirle qualcosa, sicuramente a proposito delle sue condizioni. Le aveva riferito anche le esatte parole che Soul aveva biascicato, dimostrando la sua sviluppatissima capacità di ricordare le cose, e da quel che aveva detto sembrava proprio che Soul avesse dei momenti in cui ricordava tutto ed era assolutamente normale, anche se quelli in cui prevaleva l’istinto omicida nei confronti di Maka erano più frequenti. Questo però significava che una speranza per farlo uscire dal tunnel c’era. Tutto quel che restava da fare era capire come.

Kid espose a voce alta il proprio ragionamento.

“allora. Sappiamo che Soul alterna momenti di coscienza e di incoscienza. Sappiamo quando è cosciente e quando no? Maka, lui ha detto: “io non controllo, dopo sveglio cambia tutto.”, giusto?”

“si”

“non so quanto possa rivelarsi esatto, ma a mio parere questo significa che la sua coscienza si risveglia interamente quando dorme, il che è un paradosso perché è risaputo che durante il sonno le funzioni cerebrali atte a ricevere gli stimoli dall’esterno diminuiscono, entrano in standby. In conclusione, direi che al momento, quando è sveglio, Soul può essere paragonato ad un sonnambulo, mentre quando dorme si rivela il suo vero essere, quello che conosciamo noi. Questo vuol dire che se lo becchiamo mentre dorme ... si! Se sogna, sognerà ciò che quando è sveglio viene bloccato, e cioè la verità. Dobbiamo sorprenderlo mentre dorme. Maka, Soul parla nel sonno?”

“e io che ne so!”

Tutti si voltarono verso di lei. Fu Patty a fare la domanda che passava in testa a tutti.

“ma perché, non dormite insieme?”

“n – no ...” rispose lei, imbarazzatissima. L’idea di dormire con Soul le piaceva e allo stesso tempo la metteva molto a disagio, perché la sua mente finiva sempre per vagabondare in luoghi nascosti e proibiti del suo essere di cui lei nemmeno sospettava l’esistenza.

“ va bene ... lo scopriremo quando riusciremo a stare con lui mentre dorme. Potrebbe rivelarci qualcosa di quel che gli è accaduto, qualche indizio. Almeno avremmo un punto di partenza! Bene, Soul dorme in una delle stanze della Shibusen. Com’è ovvio non farò alcuna fatica a procurarmi le chiavi della sua stanza, in quanto figlio del preside, ma dovremo fare attenzione. Se si sveglia,, rischiamo di farci ammazzare tutti. Tsubaki e Black Star hanno avuto il “piacere” di confrontarsi con lui in quello stato e non è stato molto bello. “

Tutti annuirono. Così si costruì il piano. Black Star, che nonostante l’ultimo scontro restava comunque il più vicino a Soul nei suoi momenti di stasi, ovvero quelli in cui, pur non avendo memoria di Maka, non provava alcun desiderio di ucciderla, aveva il compito di scoprire quale fosse la stanza di Soul tra le centinaia che c’erano a disposizione alla Shibusen. Kid, Patty e Liz si sarebbero poi procurati le chiavi di quella stanza. Tsubaki, da professionista ninja, si appostò per qualche notte alla finestra di Soul per verificare quale fosse l’orario in cui Soul cascava morto di sonno. A Maka, invece, sarebbe toccata la parte più difficile: Parlare a Soul mentre dormiva, cercando di non svegliarlo e al tempo stesso di carpirgli le informazioni necessarie ad aiutarlo.

Passò una settimana e giunse la notte stabilita. La tensione si tagliava col coltello, nei corridoi tetri della scuola. Tutto dipendeva ora da Maka, che quindi era la più tesa di tutti ma che non vedeva comunque l’ora di parlargli e arrivare finalmente al bandolo della matassa.

Kid girò con sorprendente lentezza la chiave nella toppa, attento a non produrre il benchè minimo rumore, e aprì con cautela la porta, rivelando al figura di Soul, mezzo svestito, coperto solo per metà dalle coperte, il volto illuminato dai raggi di luna. Maka trattenne il fiato. Non sapeva cosa avrebbe dato per avere una macchinetta fotografica, in quel momento, e subito dopo si maledisse per i suoi perversi pensieri sbucati fuori in un momento tanto serio. Fece un passo avanti, entrando così nella stanza satura del suo profumo. Prese un respiro profondo ma silenzioso, si mise si piedi del letto e prese a parlare piano.

“Soul, sono Maka. Sai chi sono, vero?”

Soul mugolò nel sonno.

“dimmi la verità: cos’è successo il giorno che sei uscito per un’oretta e sei sparito nel nulla?”

Nessuna risposta.

“dove sei stato portato? Cosa ti hanno fatto?”

“legato .... una stanza con un grande computer ...” Soul aveva cominciato a rivelare qualcosa. Maka si girò verso gli amici che la osservavano, accennando un sorriso mentre Tsubaki prendeva appunti.

“drogato ... mi hanno drogato perché ... Maka ...”

Maka sussultò sentendo il suo nome che veniva accarezzato da quella voce dolce e un po’ roca, leggermente soffocata dal cuscino.

“cos’ha fatto Maka?” continuò lei, optando per la terza persona.

“lui vuole ... uccidere Maka. Lui mi controlla, vuole che io faccio del male a Maka, ma io ...”

“ma tu non vuoi uccidere Maka, giusto?” chiese lei, la voce intenerita.

“no, non voglio uccidere la mia Maka ....”

La meister trattenne il fiato facendo un tale rumore che temette di svegliarlo, e così fu. Soul si drizzò a sedere e la guardò dritto negli occhi. Maka in quell’istante perse ogni funzione vitale. Da un lato c’era il pericolo che la attaccasse e la uccidesse sul serio, dall’altro c’era il desiderio di sapere perché mai Soul l’avesse definita sua ... il suo stomaco ribolliva frenetico. Voleva sapere, DOVEVA. Kid si accinse ad entrare nella stanza per trarre Maka in salvo ma lei alzò una mano, facendogli segno di fermarsi.


Soul si scostò le coperte di dosso e si alzò in piedi, dirigendosi verso di lei. Tutti erano tesi come corde di violino, ma Maka non dava segno di voler scappare. Per un attimo, rimasero li a guardarsi negli occhi.

Rosso nel verde, un’altra volta.

Poi Soul le mise una mano sul viso e glielo accarezzò, mentre l’altra la stringeva a se per la vita. Maka era paralizzata, il cuore batteva frenetico, ma c’era qualcosa negli occhi di Soul che le faceva capire che non le avrebbe fatto del male.


Infine Soul  posò le sue labbra gelide su quelle di Maka.



Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. :D un bacio da Taiga chan

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