To Write Love On Her Arms

di belongtomusic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intruducing Me. ***
Capitolo 2: *** Let's the party start. ***
Capitolo 3: *** I wanna help you. ***
Capitolo 4: *** Maybe i'll be your hero. ***
Capitolo 5: *** You saw me start to believe for the first time. ***
Capitolo 6: *** Day One - Monday. ***
Capitolo 7: *** Day Two - Tuesday ***
Capitolo 8: *** Day Three - Wednesday ***
Capitolo 9: *** Day Four - Thursday ***
Capitolo 10: *** Day Five - Friday ***
Capitolo 11: *** Day six- Saturday ***
Capitolo 12: *** Day seven - Sunday. ***
Capitolo 13: *** Something's gone terribly wrong. ***
Capitolo 14: *** Please wake up! ***
Capitolo 15: *** Damn what i'd do to have you here. ***
Capitolo 16: *** Maybe it's too late. ***
Capitolo 17: *** I let you go but I love you. ***
Capitolo 18: *** I'm not lost. ***
Capitolo 19: *** Nowhere. ***
Capitolo 20: *** Taste this moment. ***
Capitolo 21: *** What the f*uck are you doing? ***
Capitolo 22: *** Prom Night. ***
Capitolo 23: *** I have something to say but I don't now how. ***
Capitolo 24: *** Can't fight the tears that ain't coming. - The end. ***



Capitolo 1
*** Intruducing Me. ***


Bene, questa è la mia nuova FF. 
Devo dire che è molto diversa da tutte quello che ho pubblicato e credo che sarà molto diversa da tutte quelle che avrete letto.
Ora voglio dire che questa FF me l'ha ispirata una storia vera di una ragazza che mi ha.. toccato e devo dire che posso rispecchiarmi un pò nella protagonista della FF..
Quindi spero che voi recensiate e mi dite come è. Spero proprio che vi piaccia, ditemi perfavore, voglio vedere se ne vale la pena continuare e ad ogni modo.. io non mordo :P
Questo è un fotomontaggio che ho fatto io (per questo fa schifo) con la protagonista e il protagonista un bacione :)

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«Hey Ryan alza il volume, mi piace questa canzone.» Urlò dal sedile posteriore Chantal.
Il ragazzo biondo obbedì alzando il volume della canzone mentre con il piede spingeva con tutte le forze l‘accelleratore. 
Eravamo indirizzati ad una festa. Non so di chi, ma il nostro scopo era di intrufolarci alle feste.
Sempre noi, i fantastici 4
Chantal è la mia migliore amica, una ragazza di carnagione chiara, capelli neri castano scuro e gli occhi neri corvino.
In praticata l’opposto di me. Ma ci capivamo all’istante.
Il ragazzo che guidava è Ryan. Un amico, ma ci provava sempre con me e io ho sempre risposto no. Lo vedo sempre come un amico.
Invece, il cretino vicino a Ryan è Adam, il ragazzo di Chantal. L’ho sempre reputato un coglione, come la maggior parte dei ragazzi. Per me i ragazzi non valevano niente. 
E poi c’ero io. Mi chiamo Summer Morris, sono bionda, bassa, occhi azzurri sul verde ed ho 17 anni. No, non me la tiro, mi odio e non mi trovo per niente bella. 
Ho un piercing all’ombellico fatto di nascosto, la mia prossima metà sarà un tatuaggio.
Faccio uso di droghe, fumo e bevo. Per quanto mi riguarda stò bene così.
Da come dice mia madre sono “dipendente da droga, alcool e fumo.” 
Ma io non la vedo come dipendenza. La vedo come una voglia di divertirmi e non pensare a nulla, usando qualche metodo
Non sono fidanzata e ringrazio il cielo di non esserlo. Perché per ora, ogni persona che è entrata nella mia vita ha sempre cercato di cambiarmi, mentre invece, Ryan, Adam e Chantal sono proprio come me. Oramai tutta la mia famiglia mi definisce la cattiva ragazza.
Si, anche gli altri 2 erano dei drogati alcolizzati. Tranne Ryan, lui era solo il ragazzo che beveva qualche bicchiere e poi si fermava, anche perché lui era il “guidatore” o meglio, l’unico che di noi quattro è riuscito a prendere la patente. 
«Forever young, I wanna be forever young, do you really want to live forever, forever and ever.» Cantò Chantal.
Presi le sue mani, tirandole su in cielo e cominciai a cantare con tutta la voce che avevo, mentre Ryan e Adam si guardavano e ridevano. 
 
* * *
 
«Svegliati Summer!» Urlò mia madre. Tutto quello che  dissi fu un «Mhh» accompagnato dal rumore delle lenzuola. Ricordavo a stento di come fossi tornata a casa. 
Di solito è Ryan che mi porta a casa in braccio e potevo scommetterci 1.000 dollari che anche stavolta è grazie a lui che sono a casa. 
«Dai Summer alzati o farai tardi a scuola!» Disse la mamma entrando.
«Si sono sveglia.» Risposi. Lei rise. «Certo pigrona.» Rispose uscendo. 
Non riuscivo a capire. Se io sono la cattiva ragazza, perché lei era sempre gentile con me? 
I misteri delle mamme. Mi alzai strusciando i piedi. 
Aprì l’armadio e presi i miei adorati jeans strappati con una maglia nera che arriva fin sopra l’ombellico e il cardigan nero accompagnati dalle converse. 
Mi pettinai i capelli biondi e mi truccai coprendo quelle vistose occhiaie che si presentavano sotto l’occhio.  
Scesi. «Vuoi qualcosa tesoro?» Chiese mamma. Scossi la testa.
«Vado a scuola.» Dissi sorridendo. Anche se sorridere, era da un po’ che non mi usciva spontaneo.
Camminai verso la scuola prendendo il mio pacchetto di sigarette, ne presi una e l’accesi.
Arrivai a scuola e mentre finivo la sigaretta guardavo intorno la gente che c’era.
«Buongiorno mia piccola Summer.» Canticchiò Chantal affiancandosi a me.
Sorrisi. «Buongiorno, sei buon umore?» Chiesi. Lei annuì.
«Buongiorno ragazze.» Disse uscendo dal nulla Adam. 
«Buongiorno Amore mio.» Rispose Chantal girandosi per baciarlo. 
Adam la baciò, un bacio lungo e lento, ma soprattutto, per quanto è lento, riuscivo a vedere le loro lingue toccarsi. Rimasi schifata dalla scena e mi girai.
«Oh andiamo! Non sono nemmeno le 9 e già vi infilate la lingua nella gola?!» Commentò Ryan.
Adam si staccò e fulminò con lo sguardo Ryan. 
Io scoppiai a ridere dalla faccia buffa di Adam. 
«Adam, già non ti si può guardare quando hai la faccia normale, figurati con quello sguardo.» Scherzai, credo.
Lui fece una risata sarcastica guardandomi.
«Povero il mio amore, preso in giro da tutti, io invece trovo che sei sexy con quello sguardo.» Disse Chantal. Lui sorrise verso di lei e la baciò di nuovo.
«Bene, entriamo prima che concepiscono un bambino all‘istante.» Sussurrò Ryan. 
«Ti ho sentito.» Urlò Adam. Risi ed entrai accompagnata da Ryan e Adam e Chantal che ci seguivano.
Appena entravamo a scuola, tutti ci rimanevano a guardare e si spostavano. 
Ci avevano nominato ‘i fantastici 4’.
Adam diceva che aveva sentito da qualcuno dire che noi eravamo il primo gruppo più figo della scuola, perché Adam e Ryan erano contemplate da tutte. 
E Adam ha aggiunto che c’era anche il secondo gruppo più figo di noi. 
Due ragazzi della squadra di football della scuola e due cheerleader. 
Ma a me non è che fregava la cosa.
 
 
Joe Pov. 
 
Bene, primo giorno di scuola, nella nuova città. Avevo l’armadietto aperto già da mezz’ora  guardandolo e riflettendo.
Quando mi girai notai che il corridoio si era diviso in due file, lasciando lo spazio in mezzo vuoto.
Stava passando un gruppetto. Ma da come vedo, doveva essere un gruppone.
Notai due ragazzi diversi fisicamente ma belli e due ragazze, una mora che si baciava senza sosta con il moro e la bionda che guardava il suo armadietto. 
Diavolo, è la ragazza più bella che io abbia mai visto e devo dire che di ragazze ne ho viste tante, troppe direi. 
«Belle vero?» Commentò un ragazzo avvicinandosi a me.
Io annuì. «Chi sono?» Chiesi. 
Lui mi guardò sbalordito. «Sei nuovo?» Domandò. «Si.» Risposi.
Lui annuì. «Ecco perché non sai chi sono.» Disse.
«Ad ogni modo io sono Seth.» Aggiunse. «Io sono Joe.» Dissi a mia volta.
«Loro sono i fantastici 4. Così li chiamano, sono inseparabili, hanno gli inviti assicurati ad ogni santissima festa. Sono il gruppo più popolare della scuola. Quello alto e biondo è Ryan, quello moro è Adam, la ragazza mora con cui si stava baciando Adam è la sua ragazza Chantal e infine, la bionda che tutti vorrebbero farsi è Summer Morris.» Disse.
Summer Morris. «Non è fidanzata?» Chiesi. Lui scoppiò a ridere.
«Summer Morris non si fidanza. Al massimo va solo a letto con qualcuno, ma sfortunatamente nessuno di questa scuola ci è andato.»  Disse.
Io annuì. «Una tipetta difficile?» Domandai.
«Oh si. Si concede al fumo, alcol e droga.» Rispose. 
«Davvero?» Chiesi stupito. Lui annuì. «Eppure non si direbbe.» Risposi.
Lui sorrise. «Le ragazze più belle fanno le cose più brutte.» Disse.
Rimasi a guardare Summer per tutto il tempo, ignorando quello che il nuovo compagno mi stesse dicendo, è stupenda. 

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Capitolo 2
*** Let's the party start. ***


Salve, spero che questa FF vi piaccia e mi piacerebbe sapere le vostre opinioni :)
ho dato un volto a ogni personaggio che apparirà a questa FF e giù vi linkerò per ora questi che sono apparsi. 
Buona lettura e grazie <3 



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«Cara Summer, questa sera siamo invitati alla festa di Mitchell.» Disse Chantal venendomi vicina.
«Mitchell?» Chiesi. Non ricordavo di lui. Lei sospirò.
«Quello che ci ha provato con te, ed è ancora innamorato. Ecco perché ci ha invitato.» Disse sedendosi vicino a me sul prato.
«Ah si, vero.» Risposi.
«In realtà io, Adam e Ryan non eravamo sulla lista, ma siccome dove vai tu ci siamo anche noi, per non destare sospetti ci ha invitato.» Aggiunse.
Annuì. «Perché non ti metti con lui?» Chiese. Scossi la testa.
«Dai non è brutto, ha certi addominali!» Commentò lei. Risi.
«Non ho voglia di stare con un uomo.» Risposi.
«Se continui così a scuola cominceranno a prenderti per lesbica.» Disse. La fulminai.
Lei rise. Presi il mio pacchetto di sigarette e ne presi una.
«Me ne dai una anche a me?» Chiese. 
«Attenzione, potresti diventare lesbica anche tu dividendo le cose con me!» Dissi sarcastica porgendogli la sigaretta.
«Devo ridere?» chiese prendendola. Io feci spallucce.
«Come vuoi.» Risposi prendendo l’accendino dalla tasca e accesi la sigaretta, passando poi l’accendino a Chantal.
Quelli era uno dei momenti in cui eravamo solo io e lei, erano rari, perché di solito ronzavano intorno Ryan o Adam.
«Chi è quel ragazzo che ti sta fissando?» Spezzò il silenzio Chantal.
La guardai e poi spostai il mio sguardo nella direzione dei suoi occhi.
«Non lo so, non l‘ho mai visto.» Risposi.
«Nemmeno io.» Disse a sua volta.
«Però è un figo tremendo!» Commentò. Scoppiai a ridere.
«Solo quello vedi nelle persone.» Risposi. Lei mi guardò.
«Quella è la parte più interessante delle persone.» Disse. 
Finimmo entrambe la sigaretta e la buttai. 
«Oh cavolo, non ti toglie gli occhi di dosso.» Disse di nuovo.
«Smettila di fissarlo.» La rimproverai. Lei annuì. 
«Dovresti provarci con lui, sai?» 
«Non c‘è un modo che tu possa stare zitta?» Chiesi. Lei scosse la testa.
«No.» Rispose sorridendo.
 
Joe Pov.
 
Più la guardavo e più mi piaceva.
«Hey amico! Questa sera siamo invitati alla festa di Mitchell.» Parlò il mio nuovo amico.
«Chi?» Risposi. «Non preoccuparti, questa sera alle otto passo a prenderti e andiamo, ok?» Disse.
Io annuì, non avevo altra scelta a quanto pare.
«Perfetto, scrivimi il tuo indirizzo.» Disse passandomi il suo telefono. Lo scrissi su un messaggio e lo salvai in bozze. 
«Bene.vuoi un passaggio a casa?» Chiese.
Scossi la testa. «Devo passare a fare alcune commissioni per mamma.» Risposi. 
Bugia, ma volevo stare da solo.
Lui annuì. «A stasera allora!» Disse dileguandosi. 
Uscì di scuola e camminai verso casa. Dovevo camminare un bel po’, ma non ne importava. 
Dopo un po’ una macchini mi si affiancò. 
«Salve Fratello vuoi un passaggio a casa?!» 
«Kevin!» Urlai quasi dalla gioia. Era il mio fratello maggiore. 
E poi ne avevo altri due, più piccoli, Nick il mio migliore amico e Frankie la piccola peste.
«Salta su!» Disse Kevin. Annuì ed entrai.
«Finalmente sei tornato!» Dissi.
Lui partiva spesso con sua moglie, Danielle, una brava donna e sono contento che finalmente Kevin abbia trovato la ragazza giusta.
Nick, è più piccolo di me di quattro anni e andava in una scuola privata, non sò il perchèma non gli piacevano le scuole pubbliche.
«Si, non volevo perdermi il nuovo trasferimento della famiglia Jonas.» Rispose.
«Lo dici come se tu non facessi più parte della famiglia.» Dissi.
Lui rise. Arrivammo a casa. Appena arrivai era tutto un abbraccio.
Dopo tanto, la famiglia Jonas si era riunita.
Dopo un ora i miei genitori uscirono e i Fratelli Jonas sono riusciti ad avere un po’ di intimità tra fratelli.
Tranne Frankie che avendo quasi 11 anni era uscito con i miei.
«Allora Kev, come è andato il viaggio in Europa?» Chiese Nick. 
«Bene, poi vi racconterò, ma ora voglio sapere come è andato il primo giorno di scuola, in una nuova scuola, in nuova città a Joseph.» Rispose Kev.
Nick annuì. «Giusto, dicci Joe, come è andata?!» Commentò Nick.
Io annuì. «Bene…» Risposi. Avrei voluto raccontargli di Summer ma..
«Non ce la racconti giusta.» Risposero insieme.
«E‘ andata normale, ho conosciuto un nuovo ragazzo e…» 
«Oh mio Dio, te ne sei innamorato? Sei diventato gay Joe?!» Rispose Kevin.
Io scoppiai a ridere. «Se magari mi dai il tempo di finire la frase.» Risposi.
«Sono stavo invitato ad una festa. Infatti tra poco mi passa a prendere.» Continuai.
Loro annuirono. «Anche se non me la racconti giusta, per ora, faccio finta di crederti.» Rispose Nick.
Kevin annuì. «Concordo con Nick.» Disse Kev.
«Grazie fratelli per la vostra fiducia, mi aiuta un sacco.» Dissi sarcastico alzandomi per prepararmi.
 
* * *
 
Alle otto precise suonò il campanello. Puntuale.
Aprì ed uscì. Entrammo in macchina, lui l‘accese e partì.
«Ti sei fatto bello per Summer?» Ammiccò Seth.
«Cosa?» 
«Non dirmi che non ti sei fatto bello per lei, tanto non ci credo.» Disse.
«Pensa come vuoi ma No, non mi sono fatto bello per lei.»
«Come vuoi.» Disse sorridendo.
Arrivammo alla casa. «Non ha i genitori?» Chiesi.
Lui scosse la testa. «Credo che sono partiti.» Rispose. Annuì.
Entrammo. Era già pieno.
«Attento con chi parli.» Disse Seth per poi sparire nella folla.
Passò un ora ed io mi sedetti sulle scale, annoiandomi.
Dopo un po’ entrò un gruppo di ragazzi e poi entrò Summer.
Diamine quanto era bella. Ero quasi sicuro che tra qualche secondo sarei caduto nella mia bava.
Non appena entrata era già circondata, aveva sempre i tre ragazzi del suo gruppo vicino.
Quando riuscì a vederla aveva due bottiglie di birra in mano.
Appena se ne liberò una mano, la ragazza con i capelli castano scuro, sempre del suo gruppo, gli passò qualcosa.. una pasticca. 
Bene. Di solito se qualsiasi altra ragazza facesse una cosa del genere mi avrebbe già fatto schifo.
Ma lei, cavolo lei, riuscivo a trovarla maledettamente bella anche se faceva cose del genere.
Infondo ognuno ha il suo motivo del perché lo fa ed io voglio scoprire il suo.
E’ il mio nuovo obbiettivo. Conoscere qualsiasi cosa di lei. 

 

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Capitolo 3
*** I wanna help you. ***


Bene siamo al terzo capitolo, spero che vi piaccia :)
Questo capitolo lo sento più dentro rispetto ai precedenti..
Buona lettura a tutte <3
 
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La mattina seguente non sapevo nemmeno dove mi trovavo e avevo un mal di testa atroce.
«Summer.» Chiamò mia madre entrando nella camera. 
La voce mi rimbombava nella testa. 
«Mamma cosa urli?» Risposi a bassa voce.
«Non stò urlando.» Rispose a sua volta.
«Chi mi ha riportato a casa?» Dissi alzando la testa ma poi mi riappoggiai subito al cuscino.
«Non era stato Ryan.» Disse. «Era un ragazzo con i capelli scuri e quando gli ho chiesto come si chiamasse mi ha risposto Joe.» Aggiunse.
Provai a fare mente locale, ma in quello stato ricordavo a malapena come mi chiamavo.
Feci spallucce. La mamma non disse niente e scese giù.
Oramai conoscevo la sua espressione ogni volta che parlava con me quando ero in quello stato.
Le prime volte che tornavo a casa ubriaca lei si incazzava fino a chiudersi in camera piangendo, ma ora, non ne fa più un peso, anche se credo che la faccia sentire una fallita come ruolo di mamma.
Mi arrivò un certo senso di nausea
«Summer io devo uscire, rimarrai da sola, riesci a cavartela?» Chiese la mamma aprendo leggermente la porta.
«Si.» Risposi secca.
Quando sentì sbattere la porta mi alzai e scesi giù  barcollante a prendere un caffè. 
I miei erano separati, ma ancora si volevano bene. 
Mio padre ha messo incinta mia madre e poi se ne è andato.
Questo mi portò a capire che io fui solo un errore. Ed ecco perché tutt’ora odio mio padre, sempre ammesso che si può chiamare padre. 
Quando avevo dieci anni insistevo con mamma che mi raccontasse questa storia e lei rispondeva 
«Tuo padre non ti ha abbandonata tesoro, era solo troppo giovane per avere una figlia.»
Presi una tazza e ci versai il caffè e cominciai a bere.
Ad un tratto squillò il telefono, il rumore mi rimbombava nella testa provocandomi un dolore forte.
Mi alzai strusciando e raggiunsi il telefono.
«Pronto?» Risposi con voce stanca.
«Summer! Ma che fine hai fatto ieri?!» La voce squillante di Chantal mi provocò una specie di tuono nella testa.
«Non lo so. Mi sono risvegliata nel mio letto e pensavo fosse stato Ryan a portarmi a casa, invece No.» risposi. 
«E chi è stato?!» Chiese.
«Non lo so.» Risposi. Non avevo voglia di parlare quindi evitavo di parlare con frasi. 
«Dai Summer! È impossibile che non ti ricordi!» Disse.
«Mia madre ha detto che è stato un ragazzo con i capelli scuri e si chiamasse Joe.» Dissi ripensando alle parole di mia madre. Lei rimase un attimo in silenzio.
«SI CI SONO!» Urlò. Staccai un attimo il telefono dall’orecchio.
«Cosa cazzo ti urli?» Risposi bruscamente. Lei rise.
«Scusa ubriacona!» Scherzò. «Ti ricordi il ragazzo che ieri ti fissava?» Aggiunse.
«Quale? Mentre stavamo fumando?» 
«Si. Credo sia proprio lui.» Disse con un tono convinto.
«C‘era anche lui alla festa, l‘ho visto e non ha staccato nemmeno un attimo gli occhi da te.» Aggiunse di nuovo. 
«Mah.» Risposi. «Io mi informo meglio, se è lui, per ringraziarlo, facci sesso, sicuramente è quello che vuole.» Disse maliziosa. 
«Se tu fossi qui vicino a me e se io avessi un po’ di forze ti avrei già picchiato.» Dissi ssarcastica.
Lei rise. «Va bene ora devo staccare, faccio qualche ricerca sul ragazzo misterioso di ieri e ti faccio sapere, Ciao.» Disse. «Ciao.» Risposi e riattaccai il telefono.
Notai il calendario. Oggi, in teoria dovrebbe essere sabato. 
Quindi significava che sicuramente domani mattina mi sarei trovata con un altro mal di testa.
Finì il caffè e mi rinchiusi in bagno e mi spogliai per una doccia. 
Quando uscì mi guardai allo specchio. 
Aprì l’armadietto e presi la lama del rasoio. Ebbene si.
La mia era una richiesta di aiuto silenziosa. Ma a quanto pare, nessuno era disposto a salvarmi e io continuavo a fingere che tutto quello che facevo mi andasse a genio, ma non avevo scelta. La prima volta che mi tagliai fu a 13 anni, quando mi scrissi sull’intero braccio la parola ‘Non amata’.
Poi continuai a tagliarmi scrivendo diverse parole, oramai era come un droga. 
La mamma non se ne era mai accorta e nemmeno i miei amici, quindi questo, era il mio segreto più oscuro. E più gli anni passavano e più ero disperata. 
A 14 anni cominciai a fumare e a bere, mentre a 15 cominciai con la droga.
Non riuscivo a smettere e ora a 17 anni, da poco compiuti, mi ritrovai a fare le stesse cose.
Con l’abitudine non sentivo più dolore. Appena finì, rimessi la lama apposto e uscì dal bagno, dirigendomi in camera.
Mi vestì, mi asciugai i capelli e controllai il cellulare.
Un nuovo messaggio, era di.. Chantal.
‘Cara la mia Summer, dopo qualche ricerca ho concluso che il ragazzo che ti ha riportata a casa è… Quel figo che ti guardava ieri mentre fumavi, visto? Io ho sempre ragione.’ 
Oh. Era stato lui? Bene, dovevo sdebitarmi ma come? 
Rimisi apposto il cellulare e mi buttai sul letto.
Avevo voglia di uscire per fare una passeggiata. Anche se amavo il rumore, qualche attimo di silenzio volevo godermelo. 
Presi il cardigan nero ed uscì di casa prendendomi la borsa con qualche soldo dentro, mi infilai il telefono in tasca, uscì e chiusi la porta a chiave.
Il cemento era bagnato e c’erano ancora delle pozzanghere. 
Erano rare le volte che pioveva qui a Los Angeles, ma quando lo faceva sembrava che volesse scendere giù l’apocalisse.
Dopo un po’ incontrai la prima anima viva. Un ragazzo moro, ma lui era…
Mi avvicinai a lui. Quando lui notò la mia presenza rimase imbambolato.
Quando gli arrivai vicino mi guardò. 
«Ciao, scusa se sono impacciata ma… mi hanno detto che sei stato tu il ragazzo a portarmi sana e salva a casa.» Dissi.
E se rispondesse di no? Preparo la fossa per sotterrarmi.
Lui sorrise e annuì. «Si, sono proprio io.» Rispose. 
Fiù. Sorrisi. «Ti ringrazio.. Ad ogni modo io sono Summer.» Dissi porgendo la mano.
«Io sono Joe» Rispose a sua volta stringendomi la mano. 
A quel contatto sentì qualcosa di strano e mi staccai subito.
Sorrisi. «Bene.. Allora ci incontriamo a scuola?» Domandai. Lui annuì.
«Ci si vede in giro per la scuola.» Disse annuendo.
Quando mi girai una macchina passò veloce e prese in pieno una pozzanghera, bagnandomi.
Bene, dov’era la fossa che avevo preparato prima?
 
Joe pov.
 
Ammetto che la scena era divertente, ma se ridevo ero sicuro che lei se ne sarebbe andata sbruffando.
«Cazzo.» Esclamò lei.
«Io abito qui vicino, vieni dentro che ti asciughi!» La invitai. 
Lei sorrise imbarazzata e annuì.
Entrammo a casa. L’aiutai a togliere il suo cardigan nero notando una cicatrice e dei segni sul polso e sul braccio.
Quando lei si accorse che glie lo stavo fissando lo nascose e si girò verso di me.
«Bella casa.» Accennò guardandosi intorno. 
«Che hai fatto sul braccio?» Chiesi, non mi aspettavo una vera risposta e sapevo che l’avrebbe fatta spazientire quella domanda. 
Lei scosse la testa portandosi una ciocca  di capelli un po’ bagnata dietro l’orecchio.
«Niente, mi sono graffiata con il gatto.» Rispose.
Poteva trovare una scusa migliore, decisamente.
«Come si chiama il tuo gatto?» Dissi assecondandola.
«John.» Rispose. Sorrisi.
«Il bagno è sulla scale, la prima porta a destra, lavati, asciugati con il phon, fai qualsiasi cosa che vuoi, intanto ti trovo un maglioncino per coprirti.» Dissi.
Lei annuì. «Grazie, scusa per il disturbo.» Disse salendo le scale.
Era bellissima e devo ammettere che averla vicino mi faceva respirare appena.
Dopo un po’ mi tornò in mente la cicatrice che aveva, se non mi sbaglio c’era scritto ‘non amata’.
Ieri sera l’ho studiata bene, ho studiato ogni suo movimento e ogni sua azione e ora ecco un’altra pagina da studiare. Non ero stupido, si tagliava.
Da lì capì che lei non usava droghe per divertirsi, o non fumava per essere figa e non beveva per sentirsi grande e sicuramente non si tagliava per morire. 
Ma secondo me,  voleva essere salvata, voleva sentirsi importante per qualcuno.
Ed io, volevo salvarla. Di certo non ero esperto in materia, ma qualcosa sapevo e sapevo anche a chi chiedere qualche consiglio.

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Capitolo 4
*** Maybe i'll be your hero. ***


Salve! ho deciso di postare un altro capitolo, oggi mi sento ispirata! :D
Spero vi piaccia buona lettura e grazie a chi segue <3



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«Grazie sei stato gentilissimo e lunedì a scuola ti riporto il maglione.» Dissi a Joe uscendo dalla sua casa.
Lui sorrise mordendosi il labbro. «Figurati.» Rispose.
Sorrisi a mia volta e tornai verso casa.
Quel ragazzo era fastidiosamente carino.
Tornai per la strada di casa e mi accesi una sigaretta.
Continuai a passeggiare, sentendo il profumo del ragazzo che proveniva dal maglione.
Entrai in casa e mi buttai sul divano. 
 
* * *
 
Era il lunedì. Il week-end era passato velocemente, come al solito.
Appena mi svegliai scesi giù da mamma chiedendo del maglione di Joe.
Lo presi e lo infilai nella borsa, mi preparai ed uscì.
Presi una sigaretta e l’accessi, camminando verso scuola.
Mi girai intorno per cercare Joe.
«Bene, bene. Buongiorno ragazza salvata da un figo da paura.» Ammiccò Chantal venendomi vicino. Sorrisi.
«Hey mi ha solo portato a casa e poi mi ha prestato il suo maglione.» Dissi senza rendermene conto di aver raccontato troppo.
Quel dettaglio di sabato mattina non glie lo avevo ancora raccontato, perché sapevo, che lei avrebbe cominciato con cose del tipo ‘è cotto di te’ o ‘facci sesso’. Lei mi guardò e sospirando gli raccontai tutto. Ci sedemmo su un muretto e gli raccontai tutto mentre fumai un’altra sigaretta e alla fine, come avevo previsto, lei commentò con «E‘ cotto di te.» o «Facci sesso.» Sorrisi e poi lo vidi arrivare. «Bene io vado a ridargli il maglione.» Dissi. 
Lei mi sorrise maliziosa.
Roteai gli occhi e sorrisi andando verso di lui. 
«Hey.» Accennai affiancandomi a lui.
Lui sorrise. «Ciao.» Rispose.
«Ecco il maglione.» Dissi porgendoglielo in mano.
Lui sorrise. «Lo hai anche lavato?» Chiese. Io annuì.
«Non potevo dartelo in quel modo, lo avevo conciato maluccio.» Ammisi.
Lui sorrise. «Ti ringrazio.» Disse. «Sono io che devo ringraziarti.» Dissi a mia volta.
Sorridemmo ed entrammo insieme. 
 
 
Joe pov
 
No non ci credevo che mi stava sorridendo. 
A me, a me che una settimana fa sapevo a malapena il suo nome e perdevo i sensi appena la vedevo. «Ci vediamo dopo.» Disse sorridendo e entrando nella sua classe.
Sorrisi. Era possibile affezionarsi a qualcuno così in poco tempo?
Suonò la campanella ed entrai in classe, ovviamente, pensando a lei.
La lezione continuò mentre io continuavo ad annoiarmi, così chiesi il permesso di andare al bagno. Uscì, nel corridoio non c’era nessuno. Mentre camminai, sentì un rumore provenire da una porta. Mi avvicinai e la porta era socchiusa, quando guardai all’interno, non potevo credere ai miei occhi.
Era Summer, mentre si tagliava con una lama e fumava una sigaretta. 
Vedevo che le lacrime gli scendevano dagli occhi, mentre del sangue usciva.
Non osavo immaginare quante volte al giorno si tagliava o piangeva, il sol pensiero mi faceva stare male. Ormai era ovvio, lei aveva un serio problema e dovevo veramente salvarla. 
Era più vicina alla morte che alla vita.
Camminai verso il bagno lavandomi il volto, cercando di togliere quell’orribile scena dalla mente. Ma niente. 
 
* * *
 
Quando tornai a casa, decisi di dirlo a Nick. Lui era il mio migliore amico e sapeva sempre cosa dirmi. Appena finì di raccontarglielo, lui mi guardò stranito.
«Sai cosa ti dico? Che devi chiederlo a papà, lui sa come trattare una ragazza del genere.» Disse.
Lo guardai non capendo. «Non ricordi Reneè? Un‘amica di papà con problemi come Summer?» Domandò. Vero! Papà ha avuto un’amica con gli stessi identici problemi di Summer, forse, solo che Summer è una situazione ancora un po’ più complicata.
«Grazie Nick.» Dissi. Lui sorrise.
Scesi giù da mio padre e lo vidi che leggeva la Bibbia, per la centesima volta.
E bene si, mio padre era un Cristiano, credeva molto in Dio.
«Papà, ho bisogno di te.» Dissi avvicinandomi a lui.
«Dimmi.» Rispose mentre posava la Bibbia sul divano, vicino a lui.
Di solito io non parlavo di donne con papà, ma in quel caso, ne avevo decisamente bisogno. 
«Papà c‘è una ragazza a scuola che… insomma.. Mi piace, ma ha dei problemi con la droga, con il fumo e con l‘alcol e si… taglia.» Presi fiato. «Non lo fa per divertimento o perché è figo, lo fa perché ha bisogno di essere salvata e ha una cicatrice sul braccio con scritto ‘Non amata‘. L‘ho vista oggi a scuola che si tagliava e l‘ho vista fare uso di droghe, lei è più vicina alla morte che alla vita. Come faccio a farla smettere? Tu come hai fatto con Reneè?» Dissi. Il suo sguardo era perplesso, poi si mise comodo sul divano e iniziò dicendo. 
«Chiediamo spesso a Dio di mostrarsi a noi. Noi preghiamo per la salvezza. Forse Dio chiederebbe a noi di essere quella salvezza, di agire per delle cose che contano veramente. Lui non è invisibile nel momento in cui noi veniamo al mondo. Credo nel lavoro che Dio opera tramite l’amore, che parla di amore e nell’amore, che si rivela nel nostro amore. Io ho visto tutto questo nella settimana trascorsa con Renèe e onestamente è stato semplice: prendi una ragazza la cui vita è stata distrutta, trattala come una famosa principessa, offrile il miglior posto a sedere che hai. Comprale del caffè e delle sigarette per tirarsi su, dei libri e della roba per il bagno che le servirà nei giorni a venire. Dille qualcosa di vero, quando tutto quello lei conosce sono bugie. Dille che Dio la ama. Parlale del perdono, della possibilità di libertà, dille che lei è fatta per ballare indossando uno stupendo vestito bianco. Tutte queste cose sono vere.» Disse. 
A volte rimanevo incantato dalla sua saggezza e come infilava Dio in ogni situazione.
Annuì. Mio padre sapeva sempre come dire la cosa giusta.
E io ora sapevo cosa dovevo fare. 

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Capitolo 5
*** You saw me start to believe for the first time. ***


Bene, eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia e scusatemi se c'è qualche errore.. :)
Grazie a tutte, siete stupende <3

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Joe pov
 
Il giorno dopo, cercai Summer per tutta la scuola e quando la vidi entrare mi fiondai su di lei.
«Hey.» Dissi mettendomi davanti a lei.
Lei sorrise. «Hey.»
«Mi chiedevo, ti va di uscire con me domenica sera?» Chiesi.
Ero sicuro al 100% che mi avrebbe detto di No.
Lei rimase perplessa. «A quale festamo dovremmo imbucarci?» Chiese.
«Festa?» Chiesi non capendo. Lei annuì. «Ogni ragazzo che mi chiede di uscire mi porta in qualche festa di uno sconosciuto e mi fa ubriacare per poi..» Disse non finendo.
Io annuì. «Io non ho parlato di una festa, ma bensì di una cena in un ristorante.» Risposi.
Lei sorrise. Immagino che non ha mai ricevuto inviti del genere, io forse ero il primo? 
Questa cosa mi piaceva. 
 
Summer pov.
 
Non avevo mai ricevuto inviti del genere e sinceramente la cosa mi esaltava, forse per una volta riuscivo ad essere trattata come una ragazza.
Annuì. «Mi piacerebbe.» Risposi mordendomi il labbro.
«Bene.» Disse. «Casa mia è a qualche metro distante della tua, insomma, ha un giardino grande, la riconoscerai da quello.» aggiunsi. Lui annuì notai qualcosa nei suoi occhi.
 
Joe pov
 
Aveva accettato. Non riuscivo a crederci.
La salutai e lei entrò nella sua classe.
«Amico, sei riuscito a parlare con Summer Morris?» Disse incredulo Seth affiancandosi a me.
Io annuì. «L‘ho anche invitata a cena e lei ha detto di si.» Risposi vantandomene.
Lui si inginocchiò. «Sei il mio nuovo dio.» Disse. Io risi. 
«Idiota.» Dissi avviandomi nella classe.
«Hey tu.» Disse un ragazzo di media altezza accompagnato da altri 3 ragazzi.
Mi girai. «Abbiamo visto che hai parlato con Summer Morris, quasi nessuno riesce a parlarci tranne i suoi amici fidati.» Aggiunse un altro ragazzo. 
«Se tu fai una cosa per noi..» Iniziò una ragazza bionda, «..Noi faremo in modo che tu diventa il ragazzo più popolare della scuola.» Continuò la ragazza mora. 
Proposta allettante, ma già che avevano messo in mezzo Summer, non mi piaceva.
«Cosa volete?» Chiesi acido. Seth guardò la scena muto, non sapendo che fare.
«Vogliamo che tu vai a letto con Summer Morris, visto che nessuno di questa scuola ci è mai andato.» Esclamò il primo ragazzo che mi rivolse la parola. 
Davvero me lo stavano chiedendo? Assurdo.
Risi. «Ovviamente.. No.» Risposi bruscamente.
Loro mi guardarono in modo di sfida. 
«Te ne pentirai di non aver accettato.» Disse la ragazza mora.
Li guardai per poi entrare insieme a Seth.
«Ma chi sono quelli?» Chiesi. Lui mi guardò.
«Loro sono il secondo gruppo più famoso della scuola.» Rispose.
«Ed è quel secondo che a loro non piace, vogliono diventare il primo e usano tutti trucchetti assurdi e uno di questi era quello di portare a letto Summer.» Aggiunse.
 
 
* * *
 
La settimana passò, arrivando finalmente alla domenica mattina. 
Di solito consideravo la domenica il giorno più noioso, ma, quella domenica era un giorno speciale, avrei portato a cena Summer.
«Allora, oggi è il gran giorno?» Chiese Nick entrando nella mia stanza.
Io annuì sorridendo. «Ti piace un sacco eh?» Disse.
«Si e voglio chiederle una cosa questa sera, ma ho paura di sbagliare.» Ammisi.
Lui scosse la testa. «Andrà tutto bene.» Rispose. 
Mi sentì molto meglio.
Arrivai con qualche minuto di anticipo per parlare con la mamma del mio “piano”.
Quando parlai con sua madre, Summer non si accorse che ero già lì.
«Allora signora Morris volevo chiederle un parere, io volevo…» Cominciai a raccontare.
All’inizio non capiva, ma quando spiegai meglio lei annuì sorridendo. «Tentar non nuoce.» Disse rassegnata.
Entrammo in casa e la madre di Summer mi parlò come se niente fosse successo.
«Summer scendi è arrivato Joe.» Urlò. «Scendo subito.» Rispose.
Sentì aprire la porta della sua camera e la vidi scendere.
Usare la parola bellissima con lei era poco.
Aveva un vestito nero fino al ginocchio e un copri-spalle.
Aveva i capelli boccolati che gli scendevano fino al petto e una borsetta in miniatura brillantinata.
La madre era stupita quasi quanto me. Sicuramente la figlia non metteva quel vestito da un sacco.
Salutai la madre e uscimmo andando verso la macchina.
«Troppo elegante?» Chiese. «Non sono abituata ad andare in un ristorante con un ragazzo e quindi..» Aggiunse e prima che continuasse con le sue paranoie la fermai.
«Sei bellissima.» Risposi.
Lei sorrise. Dopo un po’ arrivammo al ristorante, lei mi prese sottobraccio ed entrammo.
Rimasi sorpreso da quel gesto, ma mi piaceva. 
C’era un sacco di gente. Arrivammo al tavolo e lei si tolse il copri-spalle e ovviamente, non potei non notare i suoi segni e le sue cicatrici, anzi alcune mi sembravano appena fatte..
Sorrisi forzato a quella vista e lei nascose subito.
Il cameriere arrivò e ordinammo. Lei sorrideva, non sapevo se erano veri o finti.
«Summer ti ho invitata perché volevo parlarti.» Non avevo tatto a dire le cose, ma speravo che lei non reagisse male. Lei mi guardò preoccupato.
«So i problemi che hai..» Iniziai. «Io non ho nessun problema.» Affermò con un tono basso di voce.
La guardai. «Con me puoi essere sincera. Certo, non ci conosciamo bene, ma potremmo farlo. Io non sono come tutti i ragazzi e pian piano se tu mi dassi l‘occasione posso mostrartelo.» Risposi.
Lei abbassò lo sguardo. Ed io continuai. «Lo so, hai problemi con l‘alcol e droga, fumi un sacco e ti tagli e non provare a dirmi che è stato il tuo gatto perché non credo che un gatto sarebbe capace di graffiarti un ‘non amata‘ e per la cronaca tu non hai un gatto. Non sarò un genio a scuola ma non sono stupido.» Dissi. Lei non mi guardò.
«Come lo sai?» Chiese con mezza voce.
«Ti ho visto alla festa, ti ho visto mentre fumavi, ti ho visto mentre ti tagliavi a scuola.» Risposi.
Gli scese una lacrima. Ma l’asciugò subito. 
«Volevo farti una proposta.» Cominciai. Lei mi guardò aspettando che continuassi.
«Voglio che tu passi una settimana intera con me, senza droga e nient‘altro, solo con me.» Dissi. «Mi vuoi cambiare? Io odio la gente che vuole cambiarmi.» Disse. «No, non voglio cambiarti e io non sono nessuno per farlo. Voglio solo che passi una settimana con me e capisci come si prova a vivere senza droga, alcol e autolesionismo. Poi, alla fine della settimana sarai tu a scegliere, se continuare ad ucciderti oppure cominciare a vivere.» Dissi cercando di essere il più convincente possibile. Lei abbassò lo sguardo.
«Solo una settimana?» Disse. Io annuì.
«E poi, potrai fare quello che vuoi.» Risposi.
Lei annuì. «Tanto, non ho niente da perdere.» Disse.
Mi sentì sollevato. «Iniziamo domani?» Chiese. Io annuì.
Continuammo la cena mangiando e parlando. 
In quella settimana avrei  dovuto far di tutto pur di renderla felice.

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Capitolo 6
*** Day One - Monday. ***


Salve! :D sono contenta che la FF piaccia e vi ringrazio a voi che seguite e mi scuso se c'è qualche errore xD
buona lettura e un bacione <3


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Era lunedì mattina e quindi cominciò la settimana che avrei dovuto trascorrere con Joe.
Infondo lui era un bravo ragazzo e mi ispirava fiducia, beh, non solo quello…
Ad un trattò suonò il campanello, lo ignorai togliendomi la maglia del pigiama.
«Oh Caz…» 
Mi girai sentendo quell’esclamazione e mi coprì all’istante con la maglia che avevo appena appoggiato sul letto.
«JOE!» Urlai. «Che ci fai qui? Non ti hanno insegnato a bussare?» Urlai di nuovo.
Lui rimase imbambolato. «Pensavo stessi ancora dormendo.» Rispose.
«Appena ti sei vestita dimmelo che rientro.» Aggiunse uscendo dalla camera. 
Mi vestì immediatamente e aprì la porta.
«Dovevi bussare, potevo anche essere nuda.» Dissi.
Lui rise. «In tal caso, non avrei mosso un muscolo e sarei rimasta a guardarti o ti sarei saltata addosso.» Disse.
Spalancai la bocca. Lui rise di nuovo. 
«Scherzavo! Non sono quel tipo di ragazzo, o per lo meno non più.» Ammise.
Lo guardai. «Prima che tipo eri?» Chiesi. Lui scosse la testa.
«Ora non è il momento adatto per parlarne, abbiamo una settimana intera.» Rispose.
Annuì. «Che ci fai qui?» Domandai entrando nella stanza.
Lui alzò un sacchetto. «Colazione. Avrebbe fatto più effetto se tu dormivi.» Disse.
Sorrisi e mi sedetti sul letto. «Siediti.» 
Lui annuì e si sedette. «Allora, quali sono i tuoi piani per oggi?» Chiesi.
Stavo facendo decisamente troppe domande.
«Lo scoprirai.» Rispose. 
Appena finimmo di fare colazione uscimmo per andare a scuola.
Ci salutammo e ognuno entrò nella sua classe.
Durante la lezione uscì per andare in bagno, in teoria.
In pratica mi rifugia nella solita stanza e aprì la mia borsa.
 
Joe pov.
 
La lezione mi annoiava come al solito e quindi, come al solito uscì per andare in bagno.
Sentì un rumore e la porta era socchiusa, ignorai, stavolta non poteva essere Summer.
Poi arrivò un’ altro rumore e da lì mi avvicinai e..
«SUMMER!» Mi trattenni dal non urlare, il mio tono era un misto di arrabbiato, deluso e sorpreso.
Lei rimase sorpresa.
«Joe..» Si scusò lei. La guardai duro.
«Mi avevi detto che per una settimana non usavi niente del genere.»
Lei abbassò lo sguardo mortificata. «Scusami..» Disse guardandomi.
I suoi occhi erano tristi. Mi avvicinai, lei mi abbracciò. 
Rimasi un attimo stupito e poi la strinsi a me.
«Dai vieni, Torniamo in classe.» Dissi. Lei annuì e io l’aiutai ad alzarsi.
Prese la sua roba e tornò in classe.
 
* * *
 
Suonò la campanella dell’uscita e l’aspettai.
Dopo un po’ uscì lei, sorrisi.
«Allora, ti piace il Mc Donald‘s?» Chiesi.
«Scherzi? Lo adoro.» Rispose. «Perfetto.» 
Lei mi prese sottobraccio e ci incamminammo verso il Mc Donald’s.
 
* * *
 
Dopo pranzo ci recammo da Starbucks e cominciammo a parlare. Conoscendoci meglio.
Lei parlava continuamente e ogni tanto sorrideva, se fosse stata qualche altra ragazza l’avrei già azzittita, ma invece adoravo sentire lei che parlava di se, anche se la maggior parte sono cose tristi. E da quello che ho capito: La sua band preferita sono i Green day e la sua canzone preferita è She will be loved dei Maroon 5. Adora il blu e nero, gli piace un sacco la pizza e non è mai stata innamorata veramente. I suoi sono separati e lei odia suo padre, ha un fratellino più piccolo, Rick. Ha la passione per i libri ma non lo ha mai detto a nessuno. Ha un piercing all’ombellico e voleva farsi un tatuaggio.
«Bene ti ho detto le cose più fondamentali di me.» Disse. «Ora dimmi le tue.»
«Bene, mi chiamo Joe Jonas.» Cominciai. «Diminuitivo di..?» Domandò lei prendendo in mano il suo bicchiere di carta. «Joe e basta.» Risposi. Lei mi guardò profondamente, sapendo che era una bugia. Abbassai lo sguardo deluso. «Joseph Adam.» Risposi con poca voce. Lei sorrise. «Che bel nome.» Rispose. Sorrisi. «Di solito tutte le ragazze ridono.» Dissi. Lei mi guardò. «Io non sono le altre.» Risposi. Rimasi a fissarla e la sua frase mi rimase in testa. 
Lei era decisamente diversa. «Bene continua.» Incitò lei.
Annuì e cominciai a raccontargli le cose più belle di me. Tralasciando le parti brutte.
«Questa mattina a casa mia mi hai detto che non sei il ragazzo di qualche anno fa, più o meno.» Disse. Io annuì. «Te ne parlerò poi.» Risposi.
Lei scosse la testa. «Anche ora.»
Sospirai. «Non c‘è molto da dire, 2 anni fa ero il ragazzo spezza-cuori, ma.. » Lei notò un certo senso di malinconia nella mia voce e appoggiò la sua mano sulla mia.
«Quando sarai pronto me ne parlerai, dai..» Disse. Cavolo, posso sposarmela? 
Dopo un’altra mezz’oretta di chiacchiere tornammo a casa sua, mangiando insieme alla madre e al fratellino Rick.
Finita la cena andammo sopra in camera sua. 
«Cara la mia Summer, dopo l‘inconveniente che è successo oggi a scuola » Incominciai avvicinandomi ad un cassettino, lo aprì e lo svuotai. Lei mi guardò non capendo.
«Ora tu metti qui tutte le tue cose Dissi. «Che cose?» Ribattè lei facendo finta di nulla.
«La roba con cui ti tagli, se hai qualche bottiglia nascosta sotto il letto oppure droga.» Dissi.
«Solo per una settimana e poi deciderai tu.» Aggiunsi.
Lei sospirò e cominciò a tirar fuori tutta la sua roba infilandola nel cassetto. 
«C‘è tutto?» Chiesi. Lei annuì. 
«Puoi anche controllare tu se vuoi.» Rispose. «Mi fido di te.» Ammisi.
Lei sorrise, chiusi il cassetto a chiave e infilai la chiave nei miei Jeans.
Dopo di quello tornammo a parlare per un altro po’. 
«Ora vado.. buonanotte Summer, ci vediamo domani mattina.» Dissi.
Lei sorrise avvicinandosi a me e baciandomi la guancia.
«A domani.» Rispose.

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Capitolo 7
*** Day Two - Tuesday ***


Salve a tutte :D! Intanto mi anticipo scusandomi se c'è qualche errore, ma non è granchè e fa anche shifo! xD
Ringrazio a tutte che seguono, vi amo, sappiatelo posso dirvi solo questo <3
 
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«Buongiorno Joe.» Esclamai sorridente aprendo la porta.
Il giorno precedente era andato benissimo e speravo che anche oggi sarebbe stato bello.
Lui sorrise. «Buongiorno Summer.» Rispose.
«Pronta?» Disse. Io annuì e uscì. Mamma era già andata al lavoro.
«Oggi mia madre torna per il pranzo e ti ha invitato.» Dissi.
Lui sorrise. «Perfetto.»
Arrivammo a scuola e la giornata procedette come al solito.
Tranne che stavolta non uscì per andare a tagliarmi anche se non riuscivo a controllarmi quando ero sola. 
 
* * *
 
Appena uscimmo da scuola ci incamminammo verso casa, parlando.
Prima mi capitava di trovarmi in conversazioni stupide, ovviamente parlavo, ma in realtà non dicevo niente. Invece quando parlavo con Joe, parlavo veramente. E lui non sembrava scocciarsi, mi sorrideva e mi ascoltava.
Quando arrivammo a casa la prima cosa che feci era buttare lo zaino per terra e poi mi cimentai al tavolo con Joe vicino a me. Quel parlare mi aveva messo una fame assurda, il che era strano visto che io mangio poco oppure non mangio per niente.
 
Dopo pranzo salimmo in camera perché Joe voleva controllare se il cassetto era come lo aveva lasciato. Lui prese la chiave dai suoi Jeans, aprì il cassetto e lo osservò.
«Bene c‘è tutto.» Esclamò. Io annuì. Poi vidi che lui infilò la mano, forse per vedere se c’era tutto.
Richiuse il cassetto e lo richiuse e si girò infilando la chiave sei suoi jeans.
Sorrise. «Andiamo.» Io annuì sorridendo a mia volta.
Presi la borsa e uscimmo. Andammo di nuovo da Starbucks. Ma stavolta prendemmo solo il caffè senza fermarci.  
«Dove andiamo?» Chiesi mentre sorseggiavo il caffè. 
«Da Brad.» Rispose bevendo anche lui. Lo guardai.
«Chi è Brad?» Domandai. «Tra pochissimo lo saprai.» Rispose.
Arrivammo davanti ad un negozio di musica, sorrisi involontariamente e poi buttai il bicchiere nel cestino e Joe mi imitò. «Lui è Brad?» Chiesi riferendomi al negozio che avevamo davanti. Lui annuì. «E‘ un mio amico che gestisce un negozio di musica.» Rispose. Entrammo e ci catapultammo a guardare i CD. 
Trovai tre CD dei Green Day e due dei Maroon 5. 
«Prendi solo questi?» Chiese Joe venendomi dietro.
«Costano troppo, non posso permettermeli.» Risposi con un po’ di malinconia.
Non avevo nessun CD, mamma non me li comprava mai.
Lui sorrise. «E chi dice che devi pagarli tu?» Rispose.
Lo guardai. «Joe è troppo!» Esclamai.
«Brad è un mio amico, mi farà uno sconto.» Disse a sua volta.
«Sicuro?» Chiesi. Lui annuì sorridendo. «Prendi i CD che vuoi.» Aggiunse e poi andò alla cassa parlando amichevolmente con il commesso.
Presi ’Warning’, ’American Idiot’, ’21st Century Breakdown’, ’Songs About Jane’ e infine ’It Wont’ Be Soon Before Long’. Arrivai alla cassa. «Tu sei Summer?» Chiese il commesso. 
Io annuì. «Io sono Brad. Questi sono i CD?» 
«Si.» Dissi porgendoli. «10 Dollari.» Esclamò. 
Joe glieli porse e io ripresi i CD e li infilai nella borsa.
«Summer comincia ad uscire, arrivo subito.» Disse Joe. Rimasi perlplessa però poi salutai Brad e uscì. Mi appoggiai ad un muretto aspettando Joe, lo intravidi che parlava con Brad.
«Eccomi.» Disse arrivando. «Che cosa gli hai detto? Vi ho visti bisbigliare.» 
Lui scosse la testa. «Gli ho raccontato dell‘impresa che vuole aprire mio padre.» Rispose.
Non me la raccontava giusta, ma annuì senza chiedere altro.
«Come fai a conoscere Brad se tu sei nuovo?» Chiesi.
«Ci conoscevamo già da molto tempo prima, era della mia stessa città.» Rispose.
Annuì. «Prima o poi ti ripagherò.» Dissi. Lui scosse la testa.
«Non devi, affatto.» 
Sorrisi. «Ora dove andiamo?» 
«Che generi di libri ti piacciono?» Chiese. Sorrisi.
Musica e libri, cosa poteva esserci di meglio?
 
* * *
 
Dopo aver comprato due libri andammo in un parco, non c’era molta gente, ma si stava perfettamente. Ci sedemmo sull’erba. 
«Oggi ti ho fatto svuotare il portafoglio.» Dissi con un senso di colpa.
Lui rise. «Figurati.» «Se tu volessi potrei comprarti anche una stella.» Aggiunse.
A quelle parole diventai rossa, sicuramente. Sorrisi.
«Tu sei troppo per me.» Risposi. Decisamente troppo ed era quello che mi mette paura. Lui sorrise.
«No, non lo sono.» Rispose. Ci fu un attimo di silenzio.
«Ah, ho dimenticato una cosa.» Disse frugando nella sua giacca di pelle.
Lo guardai incuriosita. Poi cacciò qualcosa. 
Mi illuminai. «Sigarette?» Chiesi.
Lui annuì. «Te ne regalo una e basta per oggi.» Disse.
Sorrisi. Lui aprì il pacchetto e io ne presi una.
Lui prese l’accendino dalla tasca dei suoi Jeans e me l’accese.
Dopo un po’ glie la porsi. «Prova.» Incitai. Lui sorrise prendendola e quando me la ridò ci mancava poco che moriva. Risi. «Sei un incapace Joseph.»  Lui mi fulminò e io continuai a fumare la mia sigaretta.
 
Verso le sette andammo in pizzeria. Prendemmo un pezzo di pizza e tornammo subito a casa.
«Oggi mi hanno riempita di cose da studiare.» Esclamai mentre presi un bicchiere d‘acqua.
«Vuoi dirmi che studi?» Scherzò. Feci una risata sarcastica e lui sembrava divertito.
«Io non studio mai.» Risposi. «Mai?» Disse a sua volta. Io scossi la testa. «Mai.» Affermai decisa.
Lui mi guardò e poi rise. «Sei proprio una nullafacente.» Commentò.
Lo colpì alla spalla e notai i suoi muscoli, oh mamma.
«Sei tu che sei un secchione.» Risposi a mia volta. 
«Andiamo su» Disse. Io annuì e poi andammo in camera e mi buttai sul letto.
Lui prese i libri dal mio e dal suo zaino e si mise vicino a me aprendo i libri.
«Avanti, si studia.» Disse serio. Lo guardai. «Scherzi?» Risposi.
«Ho una faccia di uno che scherza?» Rispose a sua volta. 
«Voglio una domanda di riserva» Scherzai. Lui spalancò la bocca come finto offeso.
«Bene.» Disse mettendosi in ginocchio sul letto. «Che fai?» Chiesi.
«Vendetta.» Disse cominciando a farmi il solletico.
Il mio punto debole. 
«Fermati Joe» Urlai ridendo con le lacrime. 
Lui rise senza fermarsi. «Basta ti prego» Pregai di nuovo esausta.
Dopo un po’ mi divincolai e caddi per terra e lui si mise sopra di me.
«Hai avuto abbastanza?» Disse. Io annuì riprendendo fiato.
«Bene, così da oggi in poi ci penserai due volte prima di prendermi in giro.» 
Eravamo vicinissimi, così tanto che riuscivo a sentire il suo respiro.
Dopo un po’ lui si alzò sorridendo e si sedette sul letto aggiustando i libri che si erano chiusi e alcuni erano caduti. Mi sedetti vicino a lui, presi il libro e cercai di studiare. 
«Mi hai fatto arrivare al punto di studiare.» Esclamai.
Lui sorrise. «Riuscirò anche a farti vivere veramente.» Esclamò.
E’ veramente perfetto, è l’unico che si prende cura di me e che si impegna a capirmi.

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Capitolo 8
*** Day Three - Wednesday ***


Salve! :D scusate se ieri non ho postato, ma ho avuto qualche problemino!
Ad ogni modo... Se riesco FORSE pubblicherò un altro capitolo oggi, sennò domani :)
Vi chiedo perdono se è corto o se c'è qualche errore! Spero che vi piaccia e come al solito vi ringrazio tantissimo perchè mi seguite, siete stupende <3

 
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«E‘ pazzesco! Guarda come viene giù!» Esclamò Summer. «Siamo a Los Angeles e non ha mai piovuto così tanto e forte.» Disse. Sorrisi. «Non sei contenta? Non possiamo nemmeno andare a scuola e siamo chiusi qui a casa tua.» Risposi. Credo di essere in debito con te pioggia.
Lei sorrise. «Sinceramente ho sempre amato la pioggia.» Confessò sedendosi vicino a me sul letto. 
«Davvero?» Chiesi. Lei annuì mordendosi il labbro. Sorrisi involontariamente.
«Summer guarda cos‘ho trovato mentre mettevo a posto giù al garage!» Disse la madre di Summer entrando con una chitarra acustica in mano. Lei rimase un attimo sorpresa, poi diventò cupa e guardò la madre. «Puoi buttarla.» Disse secca. La madre appena mostrò la chitarra aveva un viso speranzoso, ma scomparì subito dopo l’esclamazione di Summer.
«Neanche per sogno.» Mi infilai nella conversazione. Mi alzai e presi la chitarra.
«Grazie signora, era quello di cui avevo bisogno.» Dissi. Summer mi guardò. 
Lei sorrise e annuì. «Io devo uscire, ci vediamo per il pranzo.» Disse.
Noi annuimmo e lei si dileguò. «Siamo soli in casa?» Chiesi.  Lei annuì.
«Cosa ci devi fare con la chitarra?» Chiese. Ignorai. «Non l‘hai mai usata?» Domandai.
Lei scosse la testa. «Non sapevo suonarla.» Rispose.
«E perché vuoi buttarla?»
«Perché… me l‘aveva regalata mio padre.» Disse malinconica.
Annuì e suonai qualche nota, poi riuscì a trovare la nota di ‘she will be loved’ la sua preferita e cominciai a cantarla.
Lei mi guardò tra il sorpresa e imbarazzo. Quando finì di cantare lei sorrise a trentadue denti.
«Ma sei… bravissimo è dir poco!» Esclamò applaudendo. Sorrisi.
«Me la cavo dai.» Risposi sorridendo. «Hai avuto una carriera musicale e io non lo so?» Chiese.
«Si, ho avuto una carriera con i miei 3 fratelli, eravamo molto conosciuti e amati da un sacco di persone.» Risposi. Lei mi guardò incredula. «Scherzavo. E’ solo il mio sogno nel cassetto» Aggiunsi ridendo. Lei mi colpì sulla spalla. «Bugiardo.» 
«Io sono la persona più leale di questo mondo!» Esclamai.
«Devi aggiungere anche modesto!» Scherzò. Risi.
«Oggi sei proprio simpatica.» Dissi sarcastico. Lei annuì.
«Io sono simpatica.» Affermò. «Certo Summer.» Scherzai. 
Lei si avvicinò per menarmi, io mi buttai sul letto e portai lei con me.
Rideva, adoravo la sua risata. Era qualcosa di unico, che non sapevo spiegare l’effetto che mi facesse. Soprattutto quando ero io il motivo della sua risata.
Lei si muoveva su di me per divincolarsi dalla mia presa, ma non ci riuscì.
Ad un tratto ci trovammo vicini, vicinissimi. Non volevo e non potevo farmi scappare un occasione del genere, ma avevo paura di rovinare tutto e di certo non volevo.
Lei si avvicinò ancora di più. Non riuscì a trattenermi.
Posai lei mia labbra sulle sue, quasi sfiorandole. 
In quel momento mi sentivo… 
Non volevo affrettare le cose, perché mi ha raccontato di quante volte i ragazzi con cui usciva si presentavano a lei come gentiluomini e dopo un bacio… Io per lei non volevo essere uno dei tanti. Perché stavo pensando?
Lei si spinse di più su di me. Io approfondì il bacio e lei sorrise sulle mie labbra.
Dopo qualche minuto ci staccammo e ci guardammo negli occhi.
«Sai di fragola.» Dissi. Lei sorrise appoggiando la fronte sulla mia.
«Tutto merito del lucidalabbra.» Scherzò. Sorrisi.
Quella giornata rimanemmo a casa sua per tutto il giorno, visto che fuori non si poteva nemmeno camminare o meglio nuotare.
 
* * *

 
«Joe puoi rimanere a dormire qui?» Chiese urgentemente la madre di Summer.
«Ho un urgenza al lavoro, non torno prima di domani mattina e poi a meno che tu non abbia una canoa parcheggiata di fuori credo sarà difficile per te tornare a casa.» Aggiunse ridendo. Io annuì sorridendo. Summer non sentì niente, era a farsi la doccia. «Non c‘è problema, avviso i miei.» Dissi. Lei sorrise. «Grazie!» Disse sorridendo. 
«Allora vado, dillo tu a Summer. Vieni Rick ti porta da nonna!» Chiamò il bambino.
Si incappucciarono e uscirono. Presi il cellulare e chiamai i miei.
Ovviamente era si, loro si fidavano di me, fortunatamente.
Lei uscì in accappatoio. «Mamma dov‘è? Ho sentito sbattere la porta.» Disse.
«Ha avuto un urgenza al lavoro e ha chiesto a me di rimanere qui per la notte e sorvegliare la sua piccola.» Dissi andando incontro a lei. Sorrise.
«E tu vuoi rimanere?» Chiese. Io annuì. «Non ti lascerei mai da sola.» Risposi.
Lei si strinse a me e un fulmine forte si fece sentire. Lei saltò dalla paura.
«Andiamo a letto» Accennò. Annuì. 
Lei si mise la biancheria e la sua maglia lunga che usa per dormire e io mi tolsi la maglia rimanendo in jeans.
Mi sedetti sulla sua poltrona.«Si credo che riuscirò a dormirci.» Pensai ad alta voce. Lei mi guardò. «Cosa?»
«Testavo la poltrona.» Risposi. Lei rise infilandosi nel letto
«Vieni qui scemo.» Disse spegnendo la luce. Sorrisi e mi infilai nel suo letto.
Lei si avvicinò e lei si strinse a me, mentre l’unica luce che c’è, è la luce bianca dei fulmini.
Si strinse a me. «Non ti lascio andare.» Dissi. «Lo speravo.» Rispose.
Credo stesse sorridendo. «Dimmi qualcosa di dolce prima che mi addormento.» Chiese.
«Voglio scrivere il tuo nome sul cielo.» 
Lei si alzò su di me e mi baciò.  
 

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Capitolo 9
*** Day Four - Thursday ***


Salve! :D io non sò che dirvi a parte: GRAZIE GRAZIE e GRAZIE.
Questo capitolo è corto e non è niente di che, il prossimo sarà meglio quindi scusate se come al solito ci sarà un errore oppure se vi farà vomitare! 
Vi ringrazio ancora, vi amo <3 


 
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Joe pov
 
Mi svegliai molto prima di lei e cominciai a pensare a lei, alla settimana che stava passando e non sapevo come sarebbe andata a finire. Vorrei piuttosto scrivere una canzone su di lei, perchè le canzoni non si prefiggono di risolvere una situazione, e perché le canzoni significano molto per lei. Ci si aspetta che una storia abbia un finale; però le canzoni sono talmente audaci che si trova sempre il coraggio di cantarle anche quando tutti sanno che è buio.
Lei ha conosciuto un dolore troppo grande; perseguitata dai sogni come una bambina, il sentirsi da sempre affianco la costante presenza del male. Ha provato sulla sua pelle la terribile sensazione di contatto con orrendi uomini nudi. Le sue braccia ricordano ancora le lame dei rasoi, 50 cicatrici che testimoniano delle ferite auto inflitte.  Sarò la sua speranza per scrivere amore sulle sue braccia. 
 
Summer Pov.
 
Mi svegliai con il profumo di Joe su di me. Non poteva esserci mattino migliore.
«Buongiorno.» Disse con voce ancora addormentata.
«Buongiorno.» Sorrisi e gli lasciai un bacio sulle labbra.
«Sei un mostro!» Esclamò Joe. Lo guardai. «Lo so… sono pietosa la mattina..» Risposi un po’ delusa.
«No, perché sei bellissima anche appena sveglia.» Disse.
Mi morsi il labbro toccandomi la guancia bollente.
«Sono solo le sette vuoi già andare a scuola?» Chiese. Scossi la testa.
«Allora vieni qui, posso coccolarti per mezz‘ora.» Aggiunse. Sorrisi.
«Non me lo faccio ripetere due volte.» Risposi per poi immergermi nelle sue braccia.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli. «Posso farti una domanda?» Chiese.
Io annuì. «Non hai mai pensato di parlarne con qualcuno del tuo problema? Oppure provare da sola?» Domandò.
«Non sapevo come fare, non potevo sapere la reazione degli altri, non volevo essere chiamata una psicopatica, non potevo sapere se era facile o difficile cambiare.» Risposi.
Lui annuì. «Non sai un sacco di cose!» Scherzò lui. Sorrisi. «Soprattutto non potevo sapere che saresti arrivato tu a sconvolgermi la vita.» Risposi.
Lui mi strinse forte e lo sentì sorridere.
 
Joe pov
 
Ecco come iniziare una bella giornata. Quella frase mi era entrata dentro.
E soprattutto nella sua voce cominciavo a sentire speranza. 
«Ho un sacco di domande a cui vorrei una risposta.» Disse lei. 
Le accarezzai i capelli. «L‘amore è quella facile risposta a molte delle nostre difficili domande.» Risposi.
Lei sembrava rifletterci su. «Ogni tanto mi sorprendi con i tuoi momenti di filosofia.» Scherzò stringendomi. «Non lo dico io, ma Don Miller.» Risposi.
Don Miller è la seconda persona che ritengo più saggia di questo pianeta. Il primo è mio padre.
Don Miller diceva anche che ‘Noi siamo chiamati a tenere premute le nostre mani contro le ferite di un mondo distrutto, per fermare il suo dissanguamento’. Concordo pienamente. 
«Vai in Chiesa?» Domandò. Io annuì. «Credi in Dio?» Domandò ancora.
Io annuì di nuovo. «Credo in Dio, nell‘amore e nella speranza.» Risposi.
«Speranza?» Ripetè lei malinconica. Io annuì e la guardai negli occhi.
«Tutti abbiamo speranza.» Dissi. Lei scosse la testa.
«Io non posso avere speranza, ho fatto cose brutte in passato e fino a cinque giorni fa ancora le facevo. Non credo di avere una seconda possibilità per il perdono e cancellare tutte le brutte cose che ho fatto. Dio mi ha già voltato le spalle da molto tempo.» Disse malinconica.
«Ti meraviglieresti di quanto sia forte e immenso l‘amore di Dio che ha per ognuno di noi. Lui non ti ha voltato le spalle e tu hai speranza e se non ci credi, sarò io la tua speranza.» Risposi.  Lei sorrise malinconica. «Posso tenerti con me e non lasciarti mai andare?» Disse stringendomi.
Io annuì. «Qualsiasi cosa.» Risposi.
 
* * * 
 
Dopo la scuola andammo in un parco e ci sedemmo sull’erba scherzando e studiando.
Rimasi a fissarla mentre leggeva dal suo libro.
«Perché mi fissi?» Chiese imbarazzata. Sorrisi.
«Credi sia facile per me non notare la tua bellezza?» Risposi.
«Non sono bella.» Rispose abbassando lo sguardo. Io annuì.
«Lo sei.» Risposi. Lei scosse la testa e mi diede un colpo sulla spalla.
«Smettila Joseph.» Disse ridendo.
Io annuì e lei tornò a studiare. «Summer?» La chiamai dopo qualche minuto.
Lei mi guardò e mi sorrise. 
«Sei la ragazza più bella del mondo, non scordarlo mai.» Dissi.

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Capitolo 10
*** Day Five - Friday ***


Salve! Mi scuso innanzitutto che non ho postato :( ma c'è stato qualche problemino!
Ad ogni modo ecco un nuovo capitolo, un schifoso e noioso capitolo, perdonatemi! 
Il prossimo cercherò di farlo più bello e non sò se lo posterò domani o sabato, quindi abbiate pazienza!
Allora come al solito scusatemi se c'è qualche errore! Spero vi piaccia! Grazie, vi amo <3


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«Dai è incredibile! Ultimamente stà piovendo un sacco.» Notò Summer, io annuì.
«Odio fare il perfettino ma fuori non stà piovendo.» Dissi. 
«Lo so, ancora non ho perso la vista. Però era sottointeso, andiamo le nuvole sono quasi nere!» Esclamò. «Giusto.» Risposi. Lei fece spallucce addentando la mela. 
Sorrisi. «Appena usciamo da scuola dove andiamo?» Chiese.
«Se continua con questo tempo non credo che andremmo lontano.» Risposi guardando fuori.
Lei annuì. 
 
* * *
 
«Summer sei più lenta di un bradipo.» Commentai.
Lei sbuffò raggiungendomi sulle scale della scuola per poi incamminarci verso casa.
Dopo un po’ mi colpì alla spalla. 
«E questo cos‘era?» Chiesi. Lei sorrise. «Per avermi dato del bradipo prima.» Rispose.
«Ho sentito una goccia.» Disse lei fermandosi per strada. 
Dopo nemmeno un minuto l’acqua scese giù fortemente. 
«Corri.» Urlai. Lei scoppiò a ridere e cominciò a correre, bagnandosi tutta. 
Cominciai a correre anche io e poi la presi per un braccio spingendola dolcemente verso di me. 
«Mi concede questo ballo?» Chiesi. Di solito mi urtava stare sotto la pioggia e bagnarmi, ma con lei, era piacevole.
Lei sorrise. «Ovviamente.» Rispose porgendomi la sua mano.
La presi e gli fare una piroetta su se stessa, la strinsi di nuovo a me e poi cominciammo a roteare per la strada.
«Sei un bravo ballerino.» Disse lei. 
«Mettevi in dubbio le mie dote di ballerino?» Scherzai.
Lei sorrise. «Mi aspettavo di peggio.» Rispose. La guardai. «Cosa?» Dissi.
Lei mi guardò divertita e scappò sotto la pioggia. La rincorsi.
«Non mi scappi.» Urlai. Lei accellerò e arrivò a casa sua entrando e chiudendo la porta.
Arrivai e cominciai a bussare. «Summer aprimi!» Ordinai ridendo e affiatato.
«Mai.» Urlò lei dall’altra parte della porta. «Sappi che me la pagherai molto cara.» Risposi io.
«Stò già tremando.» Disse lei sarcastica. «Dai fammi entrare.» Supplicai.
Lei aprì un po’ la porta, mi guardò e poi l’aprì del tutto.
«Dai ti faccio entrare solo perché mi fai pena!» Rispose. 
Io la guardai fulminandola e entrai. 
 
* * *
 
«E siamo di nuovo soli in casa.» Disse Summer scendendo le scale. 
Spendi il phon, ormai mi ero asciugato.
«Tua madre?» Chiesi. «E‘ di nuovo al lavoro e non credo che riuscirà a tornare per via dei danni che ha già fatto il tempo, mi ha appena mandato un messaggio.» Rispose.
Io annuì. «Che ore sono?» Chiesi.
Lei guardò il suo cellulare. «Quasi le cinque.» Rispose. Io annuì.  
Lei si appoggiò al bancone della cucina e mi sorrise. «Che facciamo?» Chiese.
«Come te la cavi in cucina?» Domandai. Lei mi guardò e fece una smorfia.
Risi. «Ti insegno io.» Risposi.
 
«Cavolo sei proprio impedita!» Commentai io ridendo. Lei mi guardò ridendo.
«Hai detto che sarai la mia speranza, ecco! Ora dammi speranza con la cucina!» Disse lei.  
La guardai. «Summer, posso essere la tua speranza, ma non sò fare i miracoli, per adesso.» Scherzai. Lei mi fulminò. 
«Shh.» Rispose prendendo la farina con la mano. «Summer, la farina devi metterla nell‘insalatiera, non sul pavimento.» Dissi scherzando.
Lei rise poi si girò e mi buttò la farina in testa.
«Va bene ora?» Domandò sarcastica. Io la guardai e presi l’intero pacchetto buttandoglielo in testa.
Lei rise. «Ti odio.» Disse. «Davvero?» Chiesi. Lei scosse la testa e io mi avvicinai. 
Mi avvicinai ancora, la presi per i fianchi e la poggiai sul bancone e cominciai a baciarla.
Il desiderio bruciava in me. Lei poggiò le sue mani sulle guance, mentre le mie mani esploravano il suo corpo, il suo danneggiato e stupendo corpo.
Mi staccai dopo un po’, prendendo respiro e portandola nella sua cameretta. 
Lei sorrise sbottonandomi lentamente la camicia, forse voleva farmi impazzire, ma in quello ci era riuscita già dalla prima volta che l‘avevo vista. Tornai a baciarla mentre lentamente la spogliavo. In quel momento la sentivo mia. Lei è mia
Le sue mani cominciavano a girovagare sulla mia schiena nuda.
«Credo di cominciare a sentirmi viva.» Bisbigliò nel mio orecchio.

Summer Pov. 

Joe si muoveva dolcemente in me, questa è la mia prima vera volta e non sapevo proprio come comportarmi.

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Capitolo 11
*** Day six- Saturday ***


Salve! Eccoci qui con un altro noiosissimo capitolo.
Prometto che tra poco torneranno ad essere lunghi e poco noiosi..
Quindi scusatemi come al solito se ci sono errori oppure se vi farà vomitare! :)
vi ringrazio a voi che seguite siete bellissime <3



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Quando mi svegliai mi trovai nelle braccia di Joe. 
E per la seconda volta in una sola settimana, non mi pentivo di essere ancora viva.
E’ incredibile come quel ragazzo è riuscito a entrare nella mia vita così facilmente. Cosa, che era molto difficile.
Oggi è sabato, niente scuola, menomale.
Però oggi è sabato, il che significa che tra poco la mia favola finirà.
Mi girai verso lui togliendo quei pensieri. Diamine, e‘ perfetto.
Non riesco a capacitarmi che lui, un ragazzo dal cuore d‘oro e perfetto, stia con una come me, così… così… me. Insomma, diciamo che non c‘è un aggettivo per descrivermi.
«Così mi consumi.» Borbottò Joe. Gli diedi un piccolo schiaffo sul petto sorridendo.
«Vuoi farti menare di prima mattina?» Risposi. Lui scosse la testa.
«Prima o poi mi ritroverò con… 10 o 11 lividi.» Disse sarcastico.
«Femminuccia.» Scherzai sorridendo. Lui aprì gli occhi e si mise di fronte a me.
«Te lo hanno mai detto che sei bellissimo?» Me ne uscì. Lui annuì.
«Ma detto da te fa tutto un altro effetto.» Rispose. Sorrisi.
«Te le studi la notte queste frasi?» Chiesi. Lui scosse la testa.
Un fulmine ci fece saltare.
«Cavolo, non la smette proprio di piovere.» Dissi. Lui scosse la testa.
«E quindi oggi che si fa?» Chiesi. Lui fece spallucce.
«Qualcosa troveremo.» Disse. Io annuì.
 
 
Joe Pov
 
«Look for the girl the broken smile, ask her if she wants to stay awhile..»
La sentì cantare sotto la doccia. Sapevo che quel pezzo di canzone la rappresentava molto.
La cantava molto spesso quella frase.
Mancava poco al concerto. Gli avevo detto che si preparasse che uscivamo, anche se pioveva e lei fortunatamente non aveva fatto domande ed è andata. Volevo fosse una sorpresa. 
Cominciai  a tremare con la gamba, un mio maledettissimo vizio.
Uscì dal bagno avvolta dal suo accappatoio.
«Dove andiamo?» Chiese lei. Ecco.
«In giro.» Risposi là. Lei mi guardò.
«Dove di preciso?» Insistette. «In giro.» Risposi. Non sapevo mentire.
Sospirò insicura e entrò in camera.
Dopo un po’ uscì, con un paio di jeans strappati, un maglia larga e la giacca di pelle nera, accompagnato il tutto con, ovviamente, converse nere. I capelli biondi sono lisci e il trucco si vedeva appena.  Sempre bellissima, mi faceva paura per quanto fosse bella anche con un paio di jeans strappati. 
 
* * * 
 
Dopo dieci minuti di viaggio arrivammo alla destinazione.
Lei mi guardò strana. «Dove siamo?» Chiese. 
«Tra poco lo scoprirai.» Risposi. Lei sorrise insicura. Io finalmente trovai parcheggio.
«Al mio 3 scendiamo velocemente dalla macchina e corriamo fino a quella porta.» Dissi indicandogliela. Lei annuì. «1..2..3!» 
Entrambi corremmo velocemente e subito arrivammo alla porta.
Sorrisi. «Dai entra!» Incitai. Lei mi guardò. Sorrise e aprì.
Vedere il suo sorriso in quel momento era… non potevo spiegarlo.
«Oh mio Dio!» Urlò. La portai al concerto dei Green Day, lei li adora.
Ed ero riuscito a prendere due biglietti, grazie a Brad. 
Sorrisi. «Lo hai fatto per me?» Disse sorridendomi. Io annuì. 
Lei mi abbracciò e mi lasciò un bacio sulla bocca. 
Io e lei andammo sotto il palco. Chiunque sarebbe riuscito a vedere la sua felicità in quel momento. 
Cantava, sorrideva e saltava. Per me il vero spettacolo era lei. Guardavo solo lei e il suo sorriso che in quel momento, erano più veri che mai.
Presi il telefono e gli scattai una foto. Dovevo fargliela vedere. Doveva vedersi quanto è felice.

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Capitolo 12
*** Day seven - Sunday. ***


Salve! lo so, non ho più aggiornato, mi scuso, come al solito. 
Comincio col dirvi che questo è ancora più noioso degli altri e come ho già detto tra un capitolo o due cominceranno ad essere più movimentati.
Come al solito ci sarannò errori, quindi scusate. VI ringrazio a voi che siete stupende, bellissime e io vi amo, sappiatelo. grazie. <3




 
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«Ora tu mi spieghi cos‘è questa foto.» Sbottai a Joe. Lui prese in mano il suo telefonò e la guardò, sorrise.
«Sei tu.» Rispose semplicemente. «Grazie, lo sapevo, riesco ancora a riconoscermi. Io intendevo cosa ci fa questa sul tuo telefono.» Risposi.
«Era di ieri al concerto.» Disse. «E perché?» Continuai. «Perché eri felice e volevo catturare quel momento.» Rispose.
Rimasi spiazzata e non dissi niente. Mi limitai a scendere dal letto. 
«Ti snerva tanto il fatto che io abbia una foto di te?» Chiese. Lo ignorai.
Lui si alzò dal letto e mi venì incontro. «Ora mi ignori?» Disse. Io annuì sorridendo.
«Hai detto si perché ti snerva o il fatto che mi ignori?» Domandò mentre mi fece girare verso di lui.
«Entrambe.» Dissi. Lui mi guardò. «Come mai?» Chiese. 
Feci spallucce. «La maggior parte delle persone che hanno le mie foto, me le fanno quando stiamo a letto, senza vestiti..» Dissi malinconica.
La sua faccia diventò cupa. Lo guardai.
Lui mi abbracciò fortemente. Io mi persi nelle sue braccia. 
«Oggi è domenica..» Feci notare malinconica.
Lui annuì. «La settimana è finita..» Rispose. «Ma abbiamo oggi e se tu scegli, potrai avere mille di settimane del genere.» Aggiunse.
Sorrisi, l’idea non mi dispiaceva affatto. Certo, sentivo il bisogno di fumare, ma piano potevo lavorarci su.
«Nessuna settimana potrà mai competere con questa che ho appena passato.» Risposi.
Lui sorrise. Gli lasciai un bacio sulle labbra.
 
Joe pov.
 
Lei mi metteva tristezza e felicità insieme. Questo sarebbe l’ultimo giorno insieme? Potrò ancora baciarla? O cambierà di nuovo idea e tornerà con il suo gruppo di amici che si rovinano? Questo mi spaventa. Purtroppo non c’è nessuna certezza con lei.
Il pomeriggio uscimmo per una passeggiata, visto che il tempo permetteva. In quella settimana l’avevo conosciuta tantissimo e l’avevo vista sperare. Persino la madre lo aveva notato. «Credi che farò la scelta giusta?» Chiese mentre guardava dritto. Io annuì.
«Come fai ad esserne sicuro?» Domandò. «Perché credo in te.» Risposi. Lei sorrise. 
«E se facessi la scelta sbagliata?» Domandò ancora. Feci spallucce. 
«Mi rassegnerò e cercherò di innamorarmi di un‘altra..» Risposi con mezza bugia, non mi sarei mai rassegnato ma che ero innamorato di lei, forse era vero.
Lei si fermò e mi guardò, la guardai a mia volta. Si buttò su di me e mi baciò.
 
* * *
 
«Mi prometti di fare la brava stasera?» Chiesi mentre scendevo le scale, purtroppo questa notte non sarei potuto rimanere con lei.
«Sono sempre brava.» Rispose. Arrivai alla porta e mi girai verso di lei che mi stava seguendo.
Mi abbracciò e la baciai la testa per poi baciargli le labbra. «Buonanotte.» Sussurrai vicino le sue labbra.
Lei sorrise. «’Notte.» 
Sorrisi e uscì.
 
«Mamma sono a casa!» Urlai. 
Winston il mio adorato cane era l’unico che mi corse incontro non appena entrai in casa.
Andai in salotto, erano tutti radunati, forse una riunione di famiglia? Mia madre mi sorrise.
«Finalmente sei a casa.» Disse. Io annuì mentre Nick e Kevin mi lanciavano uno sguardo malizioso.
«Come mai tutti qui?» Chiesi. Mio padre mi guardò sorridendo.
«Siediti.» Obbedì e mi sedetti in mezzo tra Nick e Kevin. 
«Ricordi il nuovo lavoro di papà?» Disse la mamma. Io annuì. Appunto, noi ci siamo trasferiti proprio per questo, per il nuovo lavoro di papà, che ancora non sapevo di cosa si trattasse. «Ecco, ora il posto è suo, lui è il capo.» Aggiunse, io annuì, il capo di cosa? Per me non faceva differenza, tanto non sapevo niente del suo lavoro. «E cosa farà?» Chiesi, sperando in una risposta. «Ti dico solo: ospedale...» Rispose. L’idea non mi piaceva tanto, papà aveva esperienza ma lo trovavo troppo… strano per uno come lui. E dalla faccia non sembrava entusiasta nemmeno lui. Lo guardai. «Papà e a te piace l‘idea?» Chiesi. Lui fece spallucce.
«L‘edificio è stato costruito per essere un ospedale, quindi.. E poi sai come sono fatto, amo aiutare le persone.» Rispose.
In teoria ha detto di No. Ci pensai su… IDEA. «Io avrei un‘idea.» Proposi.
Tutti mi guardarono per farmi continuare.
Appena la raccontai a mio padre gli si illuminò il viso e acconsentì subito.
A volte sono proprio un genio.
 
Summer Pov
 
Quando rimanevo sola, la parte più fragile di me veniva fuori. La voglia che avevo di aprire quel fottutissimo cassetto era tanta, ma scesi giù per cercare di resistere, dovevo resistere. 
MI allungai sul divano e cominciai a pensare. Qual è la scelta migliore? Vorrei poter scegliere subito. Vorrei che fosse facile.
Vorrei sapere quale sia la scelta giusta, quella che porterà al mio bene, anche se, sono sicura, che il bene mi eviti.

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Capitolo 13
*** Something's gone terribly wrong. ***


Bene.. Salve :D Non saprei che dire.. Mi viene da piangere ogni volta che leggo le vostre favolose recensioni, sappiatelo.
Bene ora vi lascio al capitolo con il solito 'scusatemi se fa schifo e c'è qualche errore' xD
*va a nascondersi* vi amo <3

 
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E’ dura risvegliarsi senza Joe vicino. Mi faceva sentire meno forte.
E ora più che mai avevo bisogno di lui. ‘Cosa scegliere?’ Questa domanda mi sbatteva in faccia ogni minuto. Qualsiasi persona sana di mente, dopo una settimana del genere, correrebbe nelle braccia di Joe. Ma a me è proprio questo che mi preoccupa. Quanto sarebbe durato? Lui, un ragazzo perfetto e stupendo. Sicuramente nemmeno un mese, qualcun’altra se lo sarebbe preso in meno di un secondo. E’ forse amore questo? E’ amore aver paura di perdere qualcuno?
 «Dai Summer!» Urlò mamma, interrompendo i miei pensieri. 
Mi vestì, raccolsi i miei capelli biondi in una coda alta e scesi giù.
«Vuoi che ti accompagno?» Esordii mia madre. Scossi la testa. «Vado a piedi.» Risposi.
Lei annuì, io presi il giacchetto di pelle e uscì. Mi incamminai verso la scuola, pensando.
Ho pensato di più in questa settimana che in tutta la mia vita. 
«Buongiorno.» Disse secca Chantal affiancandosi a me. Le sorrisi. 
«Buongiorno.» Risposi a mia volta. «In questa settimana non ti ho visto.» Disse. 
Io annuì. «Perché è successo l‘impossibile.» Dissi con un sorriso. 
Lei mi guardò. «Centra quel figo?» Domandò. Io rotei gli occhi annuendo. 
Lei mi lanciò uno sguardo malizioso. Lo sapevo che era arrabbiata con me, ma sapevo anche che non sarebbe durato a lungo.
Le ricambiai lo sguardo. «Oh mio Dio è come penso io?» Urlò. Io annuì. «Ora tu mi racconti i dettagli.» Disse sorridendo. 
«E‘ perfetto. Non saprei che altro dirti.» Risposi. Parlavo come una bambina di cinque anni.  Arrivammo a scuola.
«Ci vediamo dopo.» Esordii entrando. Eccolo.
Andai dietro di lui. «Buongiorno.» dissi mentre lo picchiettai dietro la schiena per farlo girare.
Sorrise. «Buongiorno.» Rispose. Gli lasciai un bacio sulla guancia. 
 
* * *
 
All’ora di pranzo, prima di andare da Joe andai da Chantal. Ovviamente fece i salti di gioia appena lo raccontai.
Era felice che mi ero data. Ma non in quel senso, in entrambi.
Dopo la salutai e andai da Joe, mentre entravo nella mensa, notai che un gruppo di ragazzi gli stava parlando. Mi avvicinai per ascoltare, non mi avevano notata.  Ecco chi era il gruppo.
«Allora Joe, ti vediamo in giro con la biondina.. Com‘è che si chiama?» Esclamò il più alto. 
«Summer…Morris mi pare.» Rispose una ragazza bionda. Il ragazzo di prima annuì.
«Allora.. Hai mantenuto l‘accordo?» Iniziò. «Quale accordo?» Chiese Joe.
«Quello che tu ti portarvi a letto Summer e noi ti diamo popolarità» Concluse. Lui fece una mezza risata e annuì.
Ero lì, in mezzo a tanta gente eppure il mondo addosso me lo sentì crollare solo io.
Come ho sempre pensato, troppo, tutto perfetto per essere vero.
E ancora una volta il premio per la ragazza più usata va a me.
Stupida io che mi sono fidata. Non ci vidi più e cominciai a correre via.
 
 
Joe pov. 
 
«Io non ho accettato proprio nessun accordo.» Sbottai. «E sono affari miei di quello che faccio con Summer.» Aggiunsi. Loro mi guardavano.
«Mi fate pena.» Aggiunsi ancora alzandomi andando a cercare Summer, che, ancora non si era fatta viva. 
La cercai ovunque, ma non c’era traccia. Vidi Chantal, così chiesi a lei.
«Hey, per caso sai dov‘è Summer? La stò cercando ovunque.» Dissi. 
Lei mi guardò. «No, a me aveva detto che veniva da te.» Rispose. Io scossi la testa.
«Provo a chiamarla.» Proposi, lei annuì, un po’ preoccupata.
Feci il suo numero all‘istante, ma niente. Era inutile nascondere la mia preoccupazione. 
«Dove può essere andata?» Disse. Ormai anche lei era preoccupata.
«In bagno?» Provai. Lei mi guardò. «Controllo.» Disse correndo in bagno. 
Io provai altre tre volte a chiamarla, ma niente. Mi era venuta l'idea di chiamare a casa, ma non volevo far preoccupare anche la madre.
Speravo di vedere Summer che usciva insieme a Chantal dal bagno e invece l’unica cosa che vidi era Chantal con il volto preoccupato venire verso di me.
«Non c‘è.» Disse. «Io vado a cercarla.» Dissi mettendo a posto il cellulare.
Lei annuì. «Vengo con te, quattro occhi funzionano meglio di due.» Ribette. Annuì.
E ci dirigemmo verso la mia macchina e misi a moto.  
«Che gli hai fatto?» Chiese mentre guardavo in tutte le direzioni disperata.
«Niente! Cosa gli ho fatto se nemmeno l‘ho vista?!» Urlai quasi in preda dalla rabbia e preoccupazione.
«Dev‘esserci un motivo per il quale lei sia fuggita via e non risponde al telefono!» Rispose con il mio stesso tono.
«Hai parlato con qualcuna e forse lei ti ha visto?» Urlò. Scossi la testa.
«NO.» Risposi urlando. Lei rimase in silenzio preoccupata. 
«Era felice, per una cazzo di volta era felice.» Sussurrò. La guardai.
«Lo so.» Risposi malinconico. Prese il telefono e provò a chiamarla. Niente, di nuovo.
«Chiamo Ryan e Adam. Ci daranno una mano.» Disse muovendo le mani velocemente sul suo telefono. Io annuì guardando la strada ovunque, sperando di vedere quei capelli biondi di cui mi sono innamorato. «Ryan sono Chantal, dove cazzo è Adam? Muovete il culo e salite in macchina e aiutateci a trovare Summer, è sparita e non risponde.» Urlò. «Bene.» Rispose soltanto per poi riattaccare. «Stanno venendo. Lasciami qui. Continuo a piedi, magari è infilata in qualche posto.» Disse poi.
Annuì, non sapendo che fare la feci scendere e tornai al mio viaggio. 
Dopo un po’, ad un angolo la vidi, mi fermai.
Stava piangendo disperatamente con una bottiglia di liquore in mano. 
Mi fermai e scesi subito. «Summer!» La chiamai andando verso di lei. 
Mi lanciò uno sguardo di odio, quasi schifato. «Ti ho cercata dappertutto.» Dissi.
Lei si alzò barcollante. «Vattene.» Urlò spezzata dal pianto. La guardai. 
«Cos‘hai?» Gli chiesi. Lei rise. «Hai anche il coraggio di chiedermi cos‘ho? Mi hai usata brutto verme, solo per la popolarità. Pensavo fossi perfetto. Vai a farti fottere.» Gridò ancora più forte ad ogni parola che diceva. «Di che parli?» Dissi.
«Vai a fanculo. Non voglio più vederti, tornatene dal tuo gruppo di amici e diventa popolare quanto vuoi, schifoso.» Ribatte.
Feci mente locale.. Ora capisco. 
«Ti sbagli tu non hai sentito tutto.» Risposi. Lei scosse la testa. «Vattene.» Urlò sempre più disperata.
Scossi la testa avvicinandomi e la presi per cercare di calmarla, ma niente. 
Cominciò a darmi pugni e calci, urlandomi di sparire. 
Dopo un po’ lei cessò, più per stanchezza. Si addormentò, la poggiai dentro la macchina chiamando Chantal.
«L‘ho trovata.» Dissi mentre guardavo Summer e notai che quei odiosi segni rossi erano tornati sul suo braccio.  

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Capitolo 14
*** Please wake up! ***


Salve a tutte! Ecco un nuovo e vomitoso capitolo :D 
Giuro che non so cosa dire! Diciamo che la parte finale non sò come mi sia venuta in mente :O Ma spero che vi piaccia comunque!
Vi ringrazio, come sempre mi scuso per gli errori, e siete stupende. <3


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I maschi fanno tutti schifo.. Sono tutti uguali. Lo sapevo. 
Uscì dal letto, non ricordando niente di quello che successe dopo quell’avvenimento.
Le persone ti fottono ogni giorno.
Presi la bottiglia di liquore che tenevo sempre dentro ad un cassetto e cominciai a bere.
Da quel giorno in poi tornai ad uscire tutte le sere e Joe non lo sentivo da una settimana. 
 
Joe Pov. 
 
Oggi a qualsiasi costo avrei dovuto parlare con Summer. 
Doveva ascoltarmi. E’ una settimana che cerca di evitarmi.
Arrivai a scuola, sperando di vederla. Niente. Suonò la campanella, entrai. 
Spero solo che non sia andata in qualche angolo della strada a.. No, eccola, fortunatamente.
Entrò barcollando e con la maglia a rovescio. Mi avvicinai a lei.
«Summer.» La chiamai mettendomi di fronte a lei.  Il suo sorriso provocato dall’alcol svanì.
«Che vuoi?» Rispose non guardandomi. «Voglio che mi ascolti.» Dissi.
Lei scosse la testa. «Sei riuscito a portarmi al letto, ora goditi la tua popolarità.» Ringhiò quasi. 
Scossi la testa. «No, diamine, NO.» Cercai di mantenere la calma. 
Qualcuno girò a guardarsi verso di noi. Odiavo dare spettacolo, così presi Summer e la portai fuori dalla scuola, dove eravamo solo io e lei.
«Lasciami.» Si lamentò lei cercando di divincolarsi dalla mia presa. 
«Tu ora mi ascolti. Tu non hai sentito tutto, io gli ho risposto..» Non potei finì di parlare perché lei cominciò a prendermi a pugni, ancora.
«Fermati!» Le urlai. Era ubriaca e anche tanto. 
«Devi lasciarmi in pace, vivi la tua vita come vuoi. Io vivo la mia come voglio e non voglio sentire le tue stupide frasi sull‘amore e sulla speranza, tu dovevi essere la mia speranza invece sei stata solo la mia più profonda illusione. Pensavo veramente che ti importasse di me, invece ti interessavo solo altro. Sei proprio come tutti gli altri ragazzi.» Urlò. 
«Ti sbagli. Tu mi importi veramente io ti..» Cercai di dire, ma lei mi fermò ancora con un altro pugno.
«A quante ragazze lo hai detto? Probabilmente una centinaia e con loro potrà funzionare questa ridicola frase.» Disse. 
«Ricordati Joe: Io non sono come tutte le altre ragazze.» Aggiunse. Io annuì.
«Lo so ed è proprio per questo che ti a..» Presi un respiro per continuare.
«Che ci fate voi due qui?» Ma mi interruppe il preside. 
Lo guardai nervoso. Summer scoppiò in una risata e lo abbracciò.
«Lo sa che lei mi è sempre stato simpatico? Insomma trovo adorabile la sua barba.» Disse lei al preside che rimase confuso, ma poi annusò Summer.
«Questa ragazza è ubriaca!» Esclamò guardandomi. Abbassai lo sguardo.
«Signorina Morris, le sembra il caso di venire a scuola ubriaca?» La rimproverò.
Lei annuì. «Bèh, se fate entrare anche i vermi, perché io non posso entrare ubriaca?» Chiese lanciandomi uno sguardo di disgusto. Abbassai ancora lo sguardo.
«Cosa le hai fatto?» Disse rivolgendosi a me. Io scossi la testa.
«Glie lo dico io! Ha fatto un accordo con dei ragazzi, lui doveva scoparmi e in cambio loro lo rendevano popolare, fantastico no?» Disse lei ridendo. 
Lui mi ammonì con lo sguardo, mentre io scossi la testa cercando di fargli capire che non era così.
«Basta ne ho abbastanza. Portala a casa e tornatene anche tu. E non vi fate vedere dentro la mia scuola per almeno una settimana.» Disse innervosito dalla scena poi lasciò Summer ed entrò dentro la scuola. Lei rise e si incamminò verso la strada.
«Summer aspettami, non puoi tornare a casa in queste condizioni.» Urlai. «Vai a farti fottere te e le tue finte preoccupazioni.» Urlò a sua volta.
La rincorsi e la presi per il braccio. «Vuoi fermarti?» Dissi facendola girare verso di me.
«E tu vuoi lasciarmi in pace?» Urlò strattonandomi. Lei finì sulla strada.
«Vattene via dalla mia vita.» Urlò ancora più forte piangendo.
«Non ti fai schifo da solo per quello che mi hai fatto?» Continuava ad urlare.
«Perché non vuoi lasciarmi spiegare come è andata veramente?» Urlai io ancora più forte.
«Perché tanto non ti crederei.» Rispose. La guardai.
«Come fai minimamente a pensare che io possa averti usata?» Domandai. 
«Perché non sei il primo che lo fa.» Rispose asciugandosi il volto. 
Scossi la testa. Le lacrime continuarono a rigare il suo volto mentre cominciò a camminare quasi in mezzo la strada, le macchine non passavano in molte, però passavano ed anche veloce, visto che non c‘era nemmeno una traccia di traffico. 
«Vieni qui, li rischi che una macchina ti prenda!» Le urlai. 
«Non mi interessa.» Urlò. Mi girai per tornarmene indietro, qualsiasi cosa avessi tentato di fare sarebbe stata inutile.
Dopo qualche passo sentì una frenata  brusca, di quelle che lasciano la scia delle ruote sull’asfalto e un tonfo. 
I brividi mi percorsero la spalla, sentendo qualcosa nello stomaco.
‘Ti prego Dio, fa che non sia quello che penso’  pensai mentre mi girai.
Mi sentì morire. 
«CAZZO SUMMER!» Urlai.  Corsi da lei..
 La vidi per terra, con gli occhi chiusi e con del sangue intorno a lei. L’autista scese con le mani sulla testa, incredulo di quello che era successo.
Mi chinai. «Come sta? I-io non l'ho vista, si è buttata tutto d'un t-tratto.» Chiese quasi tremante.
«Come cazzo vuole che stia? L‘ha investita cazzo e sta perdendo sangue.» Urlai istericamente cercando di sentire il suo battito.
L’autista rimase a guardarmi preoccupato. «Vuole chiamare una cazzo di ambulanza?» Urlai di nuovo. 
Lui annuì e prese il telefono dalla giacca. 
«Stanno arrivando.» Disse avvicinandosi vicino a me. 
«Summer svegliati.» Urlai disperato, sperando mi sentisse. Le lacrime cominciarono a scendere.
Non avevo mai pianto per una ragazza, fino a questo momento.
«Cazzo svegliati.» Urlai ancora più forte. Niente. 
Strappai un pezzo della mia camicia per cercare di asciugarle il sangue. 
Tentativo invano, continuava ad uscire. «Cazzo svegliati.» Ripetei sussurrando con le mie mani che sollevavano la sua testa.

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Capitolo 15
*** Damn what i'd do to have you here. ***


Salve! eccomi con un nuovo e noioso capitolo! Scusatemi ma sono ancora stressata per la scuola! Ho appena finito oggi gli esami di recupero >.<
Ad ogni modo spero che vi piacca e vi ringrazio UNA AD UNA per le recensioni e perchè seguite questa '"fan-fiction". Mi rendete felice, sappiatelo!
Che dire se non che vi amo e siete stupende? Nulla. Quindi vi lascio al capitolo! <3



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Ero seduto su quella dannata sedia dell’ospedale già da un’ora, ma a me sembrava un’eternità.
Pregavo, mi torturavo, pensavo a lei, a come era ridotta.
‘Basta Joe, basta’.
«Cosa è successo?» Urlò la madre di Summer venne verso di me in lacrime.
Era disperata. Mi avvicinai fermandola per le spalle cercando di calmarla. 
La feci sedere e gli spiegai tutto. Il suo volto era fermo, con gli occhi persi nel vuoto.
Sicuramente la sua mente gli stava portando flashback di Summer che veniva investita.
Cosa che nell’ultima ora, successe anche a me. 
«E-e ora come sta?» Chiese tra i singhiozzi. «Lo vorrei sapere anche io.» Risposi.
‘Starà bene’ pensai tra me. Sospirai sentendo i singhiozzi strozzati della madre e trattenendo i miei.
Dopo un po’ uscì un medico, venendo verso di noi. 
«Lei è la madre di Summer Morris?» Chiese. Lei annuì.
Il medico mi lanciò uno sguardo. «Posso parlare in privato?» Chiese. 
Lei si alzò e seguì il medico a qualche passo distante da me, parlando sottovoce, per evitare che sentissi.
‘Dannato medico, fammi sentire. Voglio sapere come sta la mia vita.’
La madre di Summer scoppiò di nuovo a piangere mentre il medico gli poggiò una mano sulla spalla. 
Cominciai a sudare freddo mentre il mio stomaco si contorse. 
Quando il medico sparì nel corridoio corsi vicino a lei. 
«Che ha detto?» Chiesi. Lei mi guardò con le lacrime che gli rigavano il volto.
Prese un respiro. 
«N-non c-ci s-sono pro-obabilità c-che Summer p-possa r-risvegliar..» Scoppiò di nuovo in lacrime non finendo la frase.
Un infermiere a qualche passo da noi si avvicinò verso lei e l’accompagnò fuori per calmarla, mentre io rimasi a fissare il vuoto sentendo qualcosa cadere giù, senza trovare una fine, qualcosa di incolmabile, senza fondo. 
Ancora una volta lei era più vicino alla morte che alla vita. 
Mi lasciai cadere verso il muro.
Rimasi con lo sguardo fisso nel vuoto. «Joe!» Urlò qualcuno. 
Nick. «Ho ricevuto il messaggio.» Disse. 
Gli avevo mandato un messaggio su quello che era successo. 
«Come sta?» Chiese mettendosi seduto vicino a me.
Mi girai verso di lui. Il suo pollice accarezzarono la mia guancia, stavo piangendo e non me ne accorsi.
«L-lei n-non si r-risveglierà..» Urlai quasi. 
Lui mi guardò con uno sguardo comprensivo, quello che solo un fratello può fare. Scoppiai di nuovo in lacrime. 
«Lei non deve m-morire.. N-non può morire.» Dissi. Mi accolse nelle sue braccia. 
«I-io l-la a-amo N-nick, n-non mi può l-lasciare» Continuai, mentre piangevo e tartassavo la sua maglietta.
Quando eravamo piccoli e lui piangeva ero io ad abbracciarlo e rassicurarlo, stavolta era lui. 
«La ami, andrà tutto bene, Joe.» Sussurrò. Per un momento mi rilassai. 
Lui continuò a rassicurarmi che andrà tutto bene. 
Volevo, volevo crederci, anche solo per un attimo, ma volevo.
Darei qualsiasi cosa per averla qui, ora. Accarezzare i suoi morbidi capelli biondi, dirgli quanto era bellissima e lasciarla arrossire. 
«Perché a l-lei?» Chiesi. Quando sembravo calmarmi ecco che ricominciavo.
Lui mi strinse ancora un po’. «Vuoi vederla ragazzo?» La voce del medico che prima parlò con la madre di Summer si fece spazio nelle mie orecchie. Lo guardai.
«Vuoi vederla?» Ripetè. Annuì alzandomi, Nick si alzò con me.
«Vieni.» Disse facendomi segno con la testa di seguirlo. Nick mi sorrise rassicurante. 
Sibilandomi un «Ti aspetto qui.» con le labbra. 
Dopo aver girato un corridoio, il medico si fermò.
«Eccola.» Aprì piano la porta ed eccola. Le lacrime, i flashback riaffioravano, tutti insieme. 
La mia vita buttata su un letto, con gli occhi chiusi.
Dormiva. Avrei preferito pensare che dormiva. 
Sempre bellissima. Come al suo solito.
«Posso avvicinarmi?» Sussurrai, come se non volessi interrompere il suo sonno. Lui annuì.
Mi avvicinai a lei, con cautela. La baciai sulla guancia.
«Dormi piccola. Al tuo risveglio sarò qui. Ti amo.» Sussurrai appena. Risveglio. Lo stomaco si contorse, sempre se ce ne sarà uno, di risveglio.  


Fate gli auguri a questa Fan Fiction! Oggi compie un mese! ahah :D

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Capitolo 16
*** Maybe it's too late. ***


Salve! :D io tutto quello che posso dirvi è che vi amo e che vi ringrazio. Non saprei cosa farei senza di voi!
Sono noiosa, ma sono sincera, io vi adoro. a tutte. Sappiatelo.
Credo che questo capitolo sia più che altro di passaggio. Tranne la parte finale che sarà una svolta. :D
Vi adoro <3



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Joe pov

 Io, la mia famiglia, la madre di Summer , il piccolo fratellino e Chantal, Adam e Ryan diventammo la Chiesa di Summer, pregavamo per lei. Doveva risvegliarsi.
Erano già cinque lunghissimi giorni che dormiva e per me erano già cinque lunghissimi giorni che non vivevo più.
Passavo le mie giornate all’ospedale, insieme alla mamma di Summer e Chantal.
«Si risveglierà?» Chiese Chantal sussurrando. Mi si chiuse lo stomaco. 
Mi ponevo la stessa domanda da ben cinque giorni, ogni santissima ora, ogni santissimo minuto.
Non risposi. Non c’era nessuna certezza con lei. Oramai lo avevo capito. Oh si se l’avevo capito.
E mi stupisco, anche se non dovrei. Ma con lei… era tutto nuovo. 
Con lei conobbi un mondo di cui avevo solo sentito lontanamente parlare, un mondo che tutti i genitori volevano evitare per i loro figli, un mondo crudele più quanto lo sia già il mondo di sempre. Cosa spingeva questi ragazzi ad andare vivere in quel mondo? 
Qual’era la ragione per cui Summer  andò a vivere in quel mondo?
«Melanie?» Una voce maschile ruppe i nostri pensieri. La madre di Summer alzò lo sguardo. 
Il suo voltò diventò stupito però poi si trasformò malinconico.
«Richard?» Lo chiamò. L’uomo si mise davanti a lei.
Li guardai, non sapendo cosa stesse succedendo davanti ai miei occhi.
L’uomo alto, occhi verdi e capelli castani mi rivolse uno sguardo.
«Cosa è successo a nostra figlia?» Chiese rivolgendosi a Melanie, la madre di Summer.
Lui… era il padre? Il famoso padre tanto odiato? Forse avevo uno sguardo stupito, perché lui rimase a fissarmi.
«Magari è meglio se andiamo a parlare da qualche altra parte.» Esclamò l’uomo.
Melanie scosse la testa. 
«Lui è Joe, il ragazzo di tua figlia. E‘ stato lui a portarla in salvo, perché era lì. Quindi non gli nascondo niente.» Rispose lei decisa. 
Lui mi guardò. «Quindi tu sei il ragazzo di Summer?» Domandò.
Io annuì. Ero avrei voluto correggere. 
«E visto che tu eri lì. Cosa è successo? Perché non hai impedito che successe?» Mi rimproverò.
«L‘hai buttata tu sotto la macchina?» Aggiunse quasi urlando.
NO. Non riuscivo a trattenermi. 
«Cosa cazzo ci fai qui? Perché non te ne torni a casa? Guarda quello che hai combinato.» Ed ecco la goccia che fece traboccare il vaso. Chantal cercò di trattenermi.
Mi alzai in piedi.
«Che cazzo puoi saperne tu? Ora fai il padre? Non ci sei mai nella vita di Summer e quando sta per morire diventi subito comprensivo? Dove sei stato finora?
Dove cazzo sei stato quando lei stava male? Quando lei si  drogava? Immagino che tu nemmeno le sapevi queste cose. Ma infondo cosa puoi saperne? Sei come un fantasma nella sua vita, appari solo quando sbaglia.»
Urlai. Tutti girarono a guardarci. L’uomo rimase a fissarmi. Avevo centrato il punto.
Chantal si alzò. «Ha ragione Joe. Forse io conosco Summer da più tempo di Joe. Ma devo dire che lui è stato tutto quello su cui lei poteva contare, l‘ha aiutata, amata. Invece tu. Non ci sei mai stato per lei. Quante volte Summer mi ha raccontato di te? Credo una volta e perché glie lo chiesi io. Quindi non credo che tu sia d‘aiuto ad incolpare Joe per quello che è successo. Perché non lo è.» Disse spazientita Chantal. L’uomo rimase sconvolto. Melanie si alzò.
«Hanno ragione Richard. Non dire di essere qualcosa che non sei, tu non sei mai stato veramente suo padre. Finisce qui la conversazione. Se vuoi rimanere, rimani. Ma in silenzio.» Esclamò Melanie. Lui abbassò lo guardo. Oramai spiazzato da tutti noi.
«Ma è sempre mia figlia e quando si risveglierà impedirò che tu la veda ancora, Joe o qualsiasi nome tu abbia. Con il carattere che ti ritrovi non mi stupisco che lei ora sia in queste condizioni.» Rispose. Mi avventai su di lui come una furia. Melanie mi bloccò.
«Ora esca.» Urlò Chantal portandolo fuori. Melanie mi calmò.
«E‘ un cretino.» Commentò. «Ecco perché divorziammo.» Aggiunse. Io annuì.

* * *
 
Dopo un po’ il medico che mi fece vedere Summer, si avvicinò a noi. Guardandomi, però poi rivolse lo sguardo alla madre di Summer.
«Posso parlarle?» Chiese. 
Una fitta allo stomacò mi colpi. 
Ogni volta che quel medico diceva quella frase, non significava niente di buono. 
La madre si alzò, si allontanarono. Di nuovo, la stessa procedura di qualche giorno fa, quando ha detto che non c’erano speranze per Summer.
Abbassai lo sguardo. Immerso nei miei pensieri, contorti, furiosi e vuoti pensieri. 
Sentì la madre di Summer urlare. Alzai immediatamente lo sguardo. 
No.No.No.No. Dimmi che non è quel che penso.’ Scongiurai guardando il medico.
Lui si avvicinò  a me. «Che è successo?» Chiesi.
Lui mi poggiò una mano sulla spalla.

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Capitolo 17
*** I let you go but I love you. ***


Salve a tutti! :D Domani rinizierò la scuola, purtroppo e quindi comincerà ad essere difficile postare ç_ç ma cercherò di postare ogni 2 o 3 giorni! :D
Ecco un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia.. Ad ogni modo io voglio dirvi GRAZIE. Giuro che io vi adoro!  <3



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Stavo pregando persino in cinese sperando in una risposta positiva.
Guardavo il medico davanti a me con occhi disperati e preoccupati. 
«E‘…» Iniziò. Voleva farmi perdere 10 anni di vita? 
«Cosa?» Mi alzai. Sorrise. «Si è appena svegliata.» Rispose.
No. Non potevo crederci. Era un sogno? «Summer? La mia Summer si è svegliata?» Dissi. 
Lui annuì. «Si è svegliata, però è ancora debole.» Rispose. 
E’ viva, cazzo è viva! Non riuscivo a crederci. 
Dentro di me il mio cuore faceva salti mortali e il mio stomaco si contorceva dalla gioia.
Quindi l‘urlo di Melanie era un urlo di gioia. 
«Si riprenderà?» Chiesi. Lui annuì. 
«Forse ci vorrà un po’ prima che riuscirà a mettere a fuoco quello che gli è successo. Ma si, si riprenderà. E‘ una sorta di miracolo. Perché in molti dottori qui, avevano detto che c‘era il 90% di possibilità che non si risvegliasse.» Rispose. 
«Fortunatamente lei è stata abbastanza forte.» Disse, più a se stesso che a me.
«Lo so, potrebbe spaventarsi di cosa sarebbe capace di fare quella ragazza.» Risposi. 
Lui mi guardò, era rimasto spiazzato? 
«Si vede che la ami, comunque. Se lo merita un ragazzo come te.» Esordii. 
Perché mi stava dicendo quelle cose? 
«E‘ strano.» Iniziò. «Che io ti stia dicendo queste cose, vero?» Finì.
Io annuì. Leggeva persino nel pensiero? 
«E‘ solo che Summer non è la prima volta che viene qui, in queste condizioni.» Aggiunse.
Lo guardai. «Cosa?» Domandai, mi stava prendendo in giro?
«Si, un anno fa. Non saprei dirti cosa gli fosse successo, perché non me ne occupai io. La madre diceva che era stato un incidente. Ma tutti i dottori avevano capito che lei voleva suicidarsi.» Rispose. Rimasi… Paralizzato, si paralizzato è l’aggettivo giusto. 
«Non te lo ha detto?» Chiese. Scossi la testa. 
«Forse non voleva che ti facessi strane idee su di lei.» Rispose. Mi sorrise e se ne andò. 
No. Ora non potevo mettermi a pensare. Summer è viva. 
Viva. 
 
Summer Pov
 
Cosa era successo? Cosa ci facevo lì? Continuavo a guardarmi intorno.
«Mamma?» Sussurrai appena. Lei sorrise o pianse, non capivo.
«Summer. Sei… Viva.» Disse lei. Cosa? 
«Che? Dove sono?» Chiesi. Lei mi accarezzò.
«Sei in ospedale.» Rispose. «In ospedale? E che ci faccio qui?» Chiesi ancora.
Lei sorrise mentre un’altra lacrima le rigava il volto.
«Rispondi.» Sussurrai. Lei prese fiato. 
«Eri sulla strada e un auto ti ha investita, sei finita in coma per sei giorni, non c’era nemmeno la possibilità che tu ti risvegliassi e ora…» Rispose. 
La guardai confusa. Qualche flashback mi tornò nella mente. Ma niente, era tutto vago.
«Come ci sono finita sotto ad una macchina?» Chiesi. Dovevo capire.
«Non saprei dirtelo, io non ero lì.» Rispose. «E chi c‘era?» 
«Joe.» Rispose. Joe? Ma… ad un tratto le immagini tornarono nella mia mente.
Il preside che ci cacciava, lui che mi inseguiva, io ubriaca e poi il nero.
«E ora Joe dov‘è?» Chiesi. Ancora una volta lui era il mio eroe. 
«Dillà.» Rispose. «Mandalo via.» Ordinai. Non volevo vederlo.
Lui era la causa del mio bene e del mio male.
Mamma rimase a guardarmi con una faccia… indecifrabile.
«Si, voglio che se ne vada.»
Dissi. «Perché?» Chiese.
Non risposi, mi limitai a guardare altrove. 
«Summer, mi ha raccontato tutto. E non puoi dirgli che non ti ama. E‘ stato tutti i giorni qui, anche la notte. Ha persino affrontato tuo…» Disse senza finire la frase, mi girai.
«Ciao piccola.» Una voce maschile fece irruzione nella stanza.
Sbarrai gli occhi. «Chi non muore si rivede.» Commentai sarcastica.
«Come stai?» Chiese. «Ora ti importa?» Risposi. 
«Sono tuo padre, mi importa eccome.» 
Risi debole. «Certo, come No.» Guardai altrove.
«Vattene via.» Dissi gelida. Lui portava fuori il freddo che c’era in me.
«Richard, vai via.» Si intromise mia madre. 
«Summer io lo porto fuori, c‘è una persona che vuole vederti. Non cacciarlo.» Sussurrò mia madre per poi uscire insieme a mio padre.
Una figura apparve sulla soglia della porta.
Si avvicinò, bello come il sole. 
Lui, la mia vita in mezzo alla morte. 
Si avvicinò. «Vattene via.» Dissi. ‘Ti amo’ urlai dentro di me invece.
Lo amavo, ma non potevo sopportare altro. Vivere con me lo ha già ucciso.
Forse avrei dovuto ascoltarlo, ma credo che oramai era troppo tardi.
Caro Joe, potresti essere felice e io non lo saprò, ma tu non eri felice il giorno in cui ti ho visto andar via e tutte le cose che vorrei non avere detto nella mia testa vengono ripetute fino alla pazzia. È troppo tardi per ricordarti come eravamo? Ma non i nostri ultimi giorni di silenzio, urli, offuscati.
La maggior parte di quello che ricordo mi rende sicura, avrei dovuto impedirti di uscire da quella porta
Potresti essere felice, spero tu lo sia. Mi hai reso felice come non ero da tempo, in qualche modo tutto quello che ho profuma di te.
 
Joe Pov
 
Cara Summer e per momenti brevissimi niente sembra vero
Fai le cose che hai sempre voluto fare
Senza me a trattenerti, non pensare, fai!
Voglio vederti più di ogni altra cosa 
Prendermi un glorioso morso di tutto il mondo.

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Capitolo 18
*** I'm not lost. ***


Salve a tutte! Mi vergogno a postare questa indecenza! Ma devo.
Ho riniziato la scuola, abbastanza traumatico, ecco perchè non aggiorno molto! ç_ç
Ad ogni modo io vi ringrazio, cioè davvero! io boh vi amo lettrici e recensitrici (dubito che esista questa parola) 


 

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«Buona notizia!» Esclamò il dottore di fronte a me.
Finalmente, avevo bisogno di una buona notizia. «Domani potrai uscire!» Aggiunse.
Sorrisi, finalmente, non ne potevo più di quel posto.
Il dottore uscì, lasciandomi nella mia silenziosa e triste camera, insieme ai miei rumorosi e tristi pensieri.
Summer ne hai fatte tante di cazzate, ma questa le supera tutte’ Pensai tra me.
«Summer?» Sentì sussurrare. Mi girai. Nessuno. 
Mi girai dall’altra parte. Nessuno, di nuovo.
Uscì dalla stanza, per vedere se c’era qualcuno. Nessuno.
Rientrai. Dopo qualche minuto arrivò mia madre.
 
* * *
 
«Finalmente riesco a respirare aria pulita!» Esclamai prendendo un respiro profondo mentre uscivo dall’ospedale.
Mamma sorrise. «Bèh non capita tutti i giorni di rimanere quasi due settimane in ospedale.» Rispose. Io annuì.
«Non hai tutti i torti.» Dissi.
Entrai in macchina. «Non lo hai più sentito?» Interruppe il silenzio.
«Chi?» Chiesi sperando che non toccasse quell’argomento.
«Joe.» Rispose. Ecco. Scossi la testa.
«Perché non lo lasci parlare?» Domandò. Feci spallucce.
«Sempre la solita testarda. Se solo sapessi come è andata veramente cambieresti idea..» Disse lei. 
Lo faceva per farmi capire che sbagliavo. «Forza andiamo! Cos‘è successo?» Chiesi.
Lei scosse la testa. «Non sarò io a spiegartelo.» 
Sbuffai e arrivammo a casa. Scesi.
«Dove sono le mie chiavi?» Sussurrò lei scavando nelle tasche del giubotto.
«Vedo in macchina.» mi avviai, aprì lo sportello e le vidi sul sedile posteriore, mi allungai e le presi.
«Apri tu, io prendo le tue cose.» Disse. Annuì e aprì la porta.
Era buio, cercai il tasto della luce e accesi.
«Sorpresa!» Sentì urlare. 
Quando misi a fuoco vidi che Chantal, Ryan e Adam erano seduti sul tavolo con una torta in mano.
Sorrisi e andai ad abbracciarli. «Adam voleva invitare mezza scuola, ma ho detto che forse avresti preferito avere solo i tuoi amici stretti.» Disse Chantal. 
«Sarebbe stata la festa più bella del mondo!» Esclamò Adam offeso. Chantal lo guardò.
«Stai bene ora?» Chiese Ryan. Io annuì. 
«Non ti si può lasciare da sola un attimo!» Esclamò Chantal.
Io annuì sorridendo. Aveva ragione. 
«Dai! Non ho passato una mattinata intera a cuocere una torta per niente!» Scherzò la mia migliore amica.
Annuì e mi sedetti prendendo un pezzo di torta.
Appena finimmo di ridere e scherzare, Chantal tossì.
«Bene, ora credo che sia ora che voi maschi andiate via. Noi abbiamo bisogno di un po’ di privacy.» Esclamò lei. Loro annuirono.
Adam si avvicinò e baciò Chantal, per poi uscire insieme a Ryan dalla porta. «Perfetto.» Sussurrò lei. Rimanemmo a parlare per un po’.
«Allora…Joe?» 
Ancora. «Cosa?» Feci finta di non capire.
Lei mi guardò. «Smettila, lo so che ne sei innamorata, ma tu sei testarda e lo sai che se solo gli avessi dato ascolto, tutto questo non fosse successo.» Rispose. 
Abbassai lo sguardo. «Dagli una possibilità Summer!» 
«Ho paura che possa deludermi.» Risposi. Lei sorrise.
«Cosa? Lui è innamorato pazzo di te. Non ha occhi per nessun‘altra, è protettivo, ucciderebbe qualsiasi persona che ti tocca. Ed e‘ stato notte e giorno vicino la tua stanza, piangendo in silenzio. E chi ti è stato vicino mentre eri a terra abbandonata alla morte? Joe. E sono sicura che lui ti stia aspettando.» Disse. Io la guardai.
«Domani gli parli, okay?» Mi convinse.
Sospirai. «Okay, domani gli dirò di venire qui o di vederci e gli darò un‘altra possibilità.» Mi arresi.
Infondo glielo dovevo. 
Rimanemmo un’altra ora a parlare. Poi lei se ne andò.
«Mi raccomando, dormi.» Disse lei abbracciandomi. Io annuì.
«Buonanotte Chantal.» Esclamai. «Buonanotte.» Rispose lei.
Chiusi la porta e andai di sopra. Mi spogliai e mi feci una doccia.
Uscì. E mi guardai allo specchio.
Ecco la ragazza più inutile e idiota dell’universo.
Rimasi a guardare la lametta.
«Summer.» Sentì sussurrare, ancora.
Ma cos’era? Un brivido mi percorse la spalla.
Forse erano i miei sensi di colpa che prendevano voce.
Credo di aver bisogno di te, dove sei?
 
 
 
P.s: Ho pubblicato una nuova fan-fiction, se magari volete passare a darci un'occhiata ve ne sarei grata :3 

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Capitolo 19
*** Nowhere. ***


Saaalve :D Bene bene come è andato il fine settimana? :D
Domani ricomincia la settimana e di nuovo a scuola >.< 
stò già impazzendo D:
Ad ogni modo... Chiedo scusa per eventuali errori e voglio dirvi che vi amo, ma proprio tanto! <3 


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Ci sono certi momenti della giornata in cui pensi a quello che è successo, momenti in cui ritorna la malinconia, i rimorsi, il passato.
Ancora non potevo tornare a scuola, il dottore me lo sconsiglia quindi, rimanere sola in una casa silenziosa non aiuta di certo.
I pensieri erano ancora più accentuati.
«Summer.» Sentì sussurrare di nuovo. Rabbrividì.
No basta. 
Mi tornavano in mente le parole di Chantal, dovevo sapere una volta quello che era veramente successo, deve smettere tutto questo.
I miei sensi di colpa devono smettere di chiamarmi. 
Presi il telefono. Presi un respiro. Presi coraggio. Composi il numero.
Sentivo il nervosismo crescere in me. 
«Pronto?» Rispose la voce al telefono. Deglutì.
«Hey. Sono… Summer.» Riuscì a dire. Sentì un silenzio che sembrava infinito.
«Summer?» Disse. Annuì, come se lui potesse vedermi. «Hai chiamato per insultarmi?» Aggiunse.
Mi arrivò una stretta allo stomaco. «No… volevo parlarti.» Risposi.
«Per me va bene, quando?» Chiese. Sospirai. «Oggi?» Azzardai.
«Ok, passo da te verso le tre?» Domandò. «Certo.» Risposi.
«Bene, vado a procurarmi un giubbotto antiproiettile. A dopo.» Disse riattaccando la chiamata.
Quelle frasi, forse erano sarcastiche, ma non mi sembravano. 
Avrei voluto azzardare di sentirlo cambiato. 
Ovviamente, l’ho cacciato, trattato malissimo, non mi meraviglierei se mi odiasse, infondo me lo merito.
Buttai il cellulare sul divano sospirando. 
Sono stata creata per rovinare tutto. 
Aspettavo ansiosamente le tre. Avevo paura. 
Forse questa sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto. Forse questo è un addio?
Pensieri tragici mi arrivarono in mente. Basta.
Mi alzai prendendo il succo dal frigo, mentre aspettavo le tre.
 
* * * 
 
Sentì il campanello suonare. Presi un respiro e mi avvicinai alla porta. Aprì.
In tutta la sua bellezza e quando puntò i suoi occhi su di me, mi sentì uno schifo.
Forse per tutto quello che era successo, per tutto quello che avevo fatto, per tutto quello che sono.
«Ciao.» Dissi a stento mentre mi spostai per farlo entrare. Lui sorrise ed entrò. 
«E‘ tutta oggi che penso al motivo per cui mi hai invitato. Quindi per prevenire, chiudo porte e finestre per evitare che tu scappi di nuovo.» Disse, con un tono sarcastico e malinconico.  «Bèh, io volevo parlarti, di quello…» iniziai. «che era successo.» finì. 
Lui mi guardò, sedendosi sul divano.
 «Non lo so, vuoi parlare di quello che è successo a scuola, o…» iniziò lui. «Di tutto.» finì io. Lui annuì.
«Preparati, non potrai nemmeno crederci che ti sia successo a te.» Mi avvertì. Lo guardai, non sapendo come reagire.
Cominciò a raccontarmi tutto, da quando il preside ci cacciò a quando finì sotto la macchina.
Poi mi raccontò dell’incontro che ha fatto con mio padre, come si sentiva quando io ero in coma e poi quando mi svegliai e… quando lo cacciai. 
Non mi raccontò la cosa che mi interessava di più.
«Invece, com‘è andata veramente con quel gruppo?» Chiesi. 
«A scuola intendo.» Specificai.
«Quello che è successo a scuola…» Iniziò. «Cazzo Summer io non ho mai accettato niente da quel gruppo. Me lo avevano proposto ma io risposi subito di No. E quel giorno sicuramente lo hanno fatto apposta. Può assicurartelo Seth. Tu hai sentito solo metà della conversazione, perché se l‘avessi ascoltata tutta, non sarebbe successo nulla di questo.» Disse, urlò quasi.
I suoi muscoli erano tesi. Abbassai lo sguardo, sentendomi terribilmente in colpa.
Infatti lo ero. Io devo rendere sempre le cose più difficili.
Non riuscì a trattenere una lacrima, una lacrima amara, salata. 
Di quelle che vogliono uscire violentemente dagli occhi e passare liberamente sul viso.
Quelle che appena ne scende una, le altre vogliono giustizia e vogliono scendere anche loro, forti, veloci e tante.
Quelle che devi trattenere con tutte le tue forze. 
Ma non ci riuscì, l’odio verso di me era troppo, l’amore verso di lui era troppo.
«Scusami io… rovino sempre tutto, avrei dovuto fatti parlare, sarebbe andato tutto meglio. Invece no, sono testarda e ti ho trattato malissimo. Se solo potessi cambierei tutto te lo giuro, ma non posso e… ora mi sento uno schifo. Non mi meraviglio se mi odi o vuoi andartene. Anzi ti capisco, in molti se ne vanno da me, quindi…» Piansi quasi disperata. Ormai ero veramente disperata. 
«Lo sai che non potrei mai odiarti.» Rispose. Lo guardai incredula.
«Io lo farei. Mi prenderei a schiaffi.» Dissi. Lui sorrise e mi strinse al suo petto.
Annusai il suo profumo. Mi mancava. Mi mancava lui, ogni cosa di lui.
«Mi mancava l‘odore della tua pelle.» Confessai. Lui sorrise stringendomi.
«Anche a me, tanto.» Sussurrò. Rabbrividì e mi strinsi ancora di più a lui.
Come se io volessi entrare in lui. Infondo era vero, quando eravamo insieme, eravamo una cosa sola.
«Sono qui.» Disse, sicuramente perché lo stavo stritolando.
«Lo speravo.» Risposi.

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Capitolo 20
*** Taste this moment. ***


Salve a tutte! :D Si, sono consapevole del fatto che faccia schifo! D: 
E che sia anche corto, però è l'unico momento che ho per postare. 
Che dire? Come va la scuola? 
Ad ogni modo spero di aver reso bene alcune idee e chiedo scusa per errori >.<
Vi amo, lo sapete questo, vero?  <3




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«Non hai voglia di cacciarmi?» Chiese Joe. Io scossi la testa.
«E‘ quasi un‘ora che siamo in questa posizione.» Aggiunse.
Lo guardai. «Perché non ti piace? Non vuoi abbracciarmi?» Domandai con un tono da bambina delusa.
Lui sorrise. «Scherzi? Ci rimarrei per un mese intero!» Esclamò.
«Rimarresti un mese intero abbracciato a me senza muoverti?» Chiesi. 
Lui annuì. «Senza mangiare o bere o lavarti?» Chiesi ancora. Lui annuì di nuovo.
«Ma poi moriresti.» Dissi. Lui fece spallucce. 
«Almeno morirò con te nelle mie braccia.» Sussurrò. Mi sciolsi.
«Sei consapevole del fatto che mi sei mancato? E che mi sono mancate le tue frasi inaspettate che mi fanno sciogliere completamente lasciandomi senza parole con lo stomaco che fa capriole?» Domandai.  
«E tu sei consapevole del fatto che sei riuscita a farmi innamorare, farmi morire e farmi tornare a vivere in nemmeno due mesi che ci conosciamo?» Rispose a sua volta. 
«E tu sei consapevole del fatto che ti amo?» Dissi. Finalmente, l’ho detto.
Lui mi guardò sorridendo, baciandomi. 
Il sapore delle sue labbra, mi era mancata ogni santissima cosa di quel ragazzo. 
Dal difetto più inesistente al suo maledettissimo pregio di farmi innamorare sempre di più.
Lo strinsi, lo volevo. 
«Ho bisogno di te.» Imprecò tra i baci. Annuì. Si, ero consapevole di averlo fatto morire.
Ora voglio riportarlo in vita e dargli il meglio di me, sempre se ci fosse una parte megliore di me.
Gli tolsi la maglia e lui fece lo stesso. 
Infilai le mie mani nei suoi capelli, assaporando quel momento. 
Ci stendemmo sul divano. Mentre un fulmine si fece sentire.
 
* * *
 
Eravamo sul divano, distesi, appagati, innamorati.
Stavo scoppiando, troppo amore e un cuore così piccolo
Io non sono quel tipo di persona che si innamora facilmente e vuole gridare a tutto il mondo che è innamorata, quel tipo di persona che vuole scrivere il suo nome dappertutto: su un foglio, su un muro, sul cielo, sul braccio. Ma con Joe, avrei voluto far tutto questo.
Avrei voluto lanciarmi da un aereo e urlare il suo nome, così che tutti lo sentissero.
«Ogni tanto non credi che i fulmini siano per un attimo infiniti?» Dissi, rompendo il silenzio. 
Lui mi guardò confuso. 
«Io ci ho fatto caso, a volte i fulmini mi sembrano infiniti, cioè, forse è solo la paura, ma quando vedi quella luce mista tra il viola e il bianco e senti quel rumore, sembra che non finiscano mai, o almeno per me. Non ci hai mai fatto caso?» Dissi ancora, cercando di rendere al meglio.
Lui sembrò rifletterci. 
«Tu intendi quei fulmini forti? Quelli che ti fanno aggrappare alle coperte? Quelli che hai paura che ti prendano in pieno?» Domandò.
Io annuì. «Esattamente! Non ti sembrano infiniti?» Chiesi. 
«Ora che me lo fai notare... si.» Rispose. Sorrisi.
Ecco, alla fine lui era come un fulmine per me. E’ forte, per un attimo infinito ed è la luce in me, svelando la mia paura di amare e facendomi aggrappare fortemente alle coperte, per paura di essere colpita. Io ero stata colpita, presa in pieno.
«Sei consapevole anche tu del fatto che ti amo?» Dissi, citando la frase che avevo detto prima.
Lui sorrise. «Ora si.»
«Ho una proposta da farti Summer.» Disse Joe. 
Lo guardai. «Ti sposerei volentieri Joe.» Scherzai io.
Lui rise. «Anche se vorrei sposarti non credo che ora sia possibile.» Disse. Io risi.
«Ma un giorno vorrai sposarmi, vero?» Chiesi. Lui annuì.
«Lo sai che non perderei occasione per stare con te, per tutta la vita.» Rispose.
Lo baciai. «Potresti pentirtene.» Dissi. Lui scosse la testa.
«Non credo.» Rispose di nuovo. Mi accoccolai tra le sue braccia.
«Allora, che volevi chiedermi?»

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Capitolo 21
*** What the f*uck are you doing? ***


Salve! Avrei dovuto postare ieri o sabato ma... eccolo ora. AHAHAHHAAH D: infatti fa assolutamente ed infinitamente schifo, davvero, Scusatemi.
Non credo sia più necessario dirvi quanto vi amo, vero? <3

 
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Ero curiosa. Cosa voleva chiedermi?
«Sai, tra poco ci sarà un ballo a scuola. Mi chiedevo se ti andava di venirci con me.» Disse.
Sorrisi. «Non so, sai, potrei avere già altri impegni…» Risposi sul vago io.
Lui mi guardò strano. Scoppiai a ridere. «Adoro la tua espressione in questo preciso istante.» Commentai.
«Ci verrei molto volentieri.» Aggiunsi poi. Lui fece un sospiro di sollievo.
 
  
Joe Pov
 
Ovviamente non era proprio questo quello che volevo chiedere a Summer.
Ma non era una cosa facile da chiedergli e questo, non mi sembra un modo carino per chiederglielo.
Così, aspetto almeno un’altra settimana, al ballo.
Lei torno ad abbracciarsi a me. Era tornata mia. Finalmente.
Non so quale Santo lì sopra abbia deciso di fargli cambiare idea, ma qualsiasi è stato, glie ne sarò infinitamente grato. La strinsi. Ora non mi scappi Amore mio.
Ci sono le coppie storiche, belle da morire. Ci sono i ragazzini annoiati che si "amano" dopo una settimana. Ninfomani che scopano coi puttanieri. Amori che sbocciano all’improvviso. Ci sono i fidanzatini possessivi che si incatenano l’un l’altro fino ad odiarsi. Ci sono i coniugi insofferenti. Gli amanti teneri e sognatori. E poi ci siamo noi. Dove, di preciso, non si sa.  
Lei si allungò sulle mie gambe, guardandomi.
«Mi uccidi con gli stessi occhi con cui mi salvi.» Sussurrai.
In teoria doveva essere un mio pensiero, in pratica…
Sorrise. «Andiamo a fare un giro?» Proposi poi. Lei annuì.
 
* * * 
 
Dove eravamo non lo so di preciso. 
So che il verde ci circondava, eravamo seduti sull’erba a ridere e a scherzare e che l’amavo. Si può provare così tanto per una persona? Evidentemente si.
Ed io ne ero la prova. Ma avevo paura di spegnere il suo sorriso con la richiesta che avevo da fargli.
E se a lei non andasse bene? 
E se si arrabbiasse? 
No. Io non voglio, non devo perderla di nuovo.
Dovrò cercare di essere il più cauto e gentile possibile.
Ovviamente tutto, per la mia principessa. Anche se io ero solo un misero schiavo della sua bellezza.
Anche se sembravo non essere l’unico, visto che un ragazzo non gli toglieva gli occhi da dosso.
Okay, la guardava solo, fortunatamente.
Ci alzammo. Qualcuno urtò contro Summer.  Bene.
«Scusami, mi ero distratto, forse dalla tua bellezza.» Disse quel ragazzo.
Ora vomito. Però forse prima lo picchio.
Summer sorrise. «Figurati.» Rispose lei.
Rimasi a guardare. Lui la mangiava con gli occhi e lei sorrideva.
«Sei veramente bella.» Continuò lui. Faceva sul serio? No perché non ci avrei messo niente ad ucciderlo.
Era anche inutile spiegare come mi sentivo. 
«E lui è tuo padre?» Disse sarcastico ad un tratto il ragazzo rivolgendosi a me. Lo fulminai. Summer mi guardò.
«No, sono il suo ragazzo e questo è il mio pugno se ci riprovi ancora.» Dissi indicando la mia mano stretta in un pugno. Lui fece l’occhiolino a Summer e se ne andò.
Andammo in macchina.
«Davvero Joseph?» Chiese Summer poco dopo.
«Ci stava spudoratamente provando!» Risposi mentre guidavo. Gelosia portami via.
Lei sbuffò e guardò il finestrino. «Lo sai che amo solo te, vero?» Disse.
La guardai. Lo spero.

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Capitolo 22
*** Prom Night. ***


Salve! :D come dire... NOIOSO. Si perchè il capitolo è noioso, io sono noiosa che ripeto che sempre le stesse cose e... Mmmh dai calcoli dovrebbero mancare 4 o 5 capitoli alla fine.. 
vi amo. Basta. <3



 
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«Bene. Allora, praticamente la coppia Jummer è tornata!» Esclamò Chantal guardando la vetrina.
Eravamo a fare shopping per il ballo che si sarebbe tenuto il giorno dopo.
La guardai. «Queste sono le voci che fanno il giro della scuola e vorrei aggiungere che non è per niente carino sentirlo a scuola e non dalla mia migliore amica.» Disse poi lanciandomi uno sguardo di rimprovero. Sfoggiai un sorriso innocente. 
«Scusami è che sai, stavamo recuperando il tempo perso.» Risposi ridendo. Lei sorrise.
«Ti capisco. Ma evita di rimanere incinta.» Scherzò lei, spero.
«Dai qui i prezzi mi sembrano ragionevoli, entriamo.» Disse prendendomi per mano e entrammo al negozio.
Quando si trattava di shopping, Chantal era la migliore, quindi mi avrebbe potuto aiutare con la scelta del vestito adatto. Ne provammo centinaia. 
«Però quello rosa ti stava d‘incanto!» Commentò Chantal seduta su una poltrona con il suo vestito blu notte in mano, lei lo aveva mirato ancora prima di entrare. 
«Sembravo una bambola.» Risposi. Lei scosse la testa guardandosi intorno. 
«Trovato!» Urlò quasi come una bambina. Si alzò e accellerò il passo verso il vestito che aveva trovato. Tornò. «Perfetto!» Esclamammo insieme.
 
* * * 
 
Joe Pov
 
Nervoso? Moltissimo. Mi sentivo come la prima volta che la invitai a uscire con me. Dove iniziò tutto. Ero vicino le scale, sperando che scendesse al più presto. 
Sentì rumori di tacchi arrivare da sopra. Finalmente.
Scese, un vestito bianco, mi rivennero in mente le parole di mio padre “dille che lei è fatta per ballare indossando uno stupendo vestito bianco.”
I suoi capelli biondi erano ricci, il trucco la faceva sembrare un angelo sceso da terra.
Bellissima? Era poco. Non c‘erano parole per descriverla.
Quando la madre di Summer mi diede una gomitata, capì che avevo un sorriso da ebete. 
Mi ripresi. «Sei… wow.» Complimenti Joe.
Lei sorrise. «Ti piace?» Chiese. Io annuì. La presi per mano e andammo in macchina.
Tenevo difficilmente gli occhi sulla sua strada. La sua bellezza sembrava mi chiamasse.
“Guardami” diceva. Arrivammo. Era il suo rientro ufficiale. 
La presi sottobraccio. «Sicura che non sei parente a qualche principessa della Disney?» Chiesi.
Lei scosse la testa. Entrammo. Tutti gli occhi erano puntati su di noi, sapevo cosa la gente pensava. Summer sembrava testa ma sfoggiò il suo sorriso migliore. 
«Bene, la bella e la bestia.» Scherzò Chantal raggiungendoci insieme a Adam. 
«Grazie tante anche tu sei bellissima stasera Chantal.» Ironizzai. Lei sorrise e tornò a ballare.
«Or dunque, mi concede questo ballo Principessa Morris?» Dissi prendendole delicatamente la mano. «Idiota.» Rise lei.
Non la ascoltai e la feci roteare su se stessa. 
Ora, momento decisivo, dovevo dirglielo. Era adeguato dirglielo in mezzo a tanta gente?
No, per niente. «Ti va di uscire un po’ fuori?» Chiesi al suo orecchio.
Lei mi guardò stranita poi annuì. Appena uscimmo qualcuno urtò contro lei.
«Ops, scusami, a quanto pare sempre in questo modo ci incontriamo.» Disse quella voce.
Aveva un bottiglia in mano, perfetto anche ubriaco. 
Bene, ora ho l‘occasione di spaccargli la faccia alla prima cosa che dice.
Lei sorrise. «Sei da sola?» Chiese il ragazzo del parco. Lei scosse la testa a mi prese la mano.
«Ah, dov‘è il tuo principe, vedo solo un ranocchio qui.» Scherzò lui.
«Giochi con il fuoco.» Risposi. Summer si strinse al mio braccio.
«Veramente?» Disse con un tono strafottente. Io annuì.
«Quindi, se toccassi la tua ragazza, che mi fai?» Chiese sempre con lo stesso tono.
Non provocarmi. «Ti spacco la faccia, semplice Risposi. Il ragazzo si avvicinò a Summer. 
«E se magari palpassi… qualcosa?» Disse di nuovo. «Sei morto.» Risposi ancora.
Il ragazzo cominciò a toccare Summer. Lo presi con forza e lo buttai via da lei.
«Oh, il paparino si è incazzato.» Esclamò. Lo presi a pugni pieno di rabbia.
Era debole, pechè lo tenevo tra l’asfalto e me. Era riuscito a darmi solo un pugno, che non mi fece male.
Sentì un braccio che mi tirava via dal ragazzo. «Joe!» Mi sentì chiamare da Summer.
Mi girai verso di lei, solo dopo mi resi conto. Lo avevo ridotto a sangue.
Ora sono soddisfatto. Presi Summer per meno e con furia mi incamminai dentro.
Lei mi guardò e mi fermò prima di rientrare. «Tu sei pazzo!» Disse lei.
«Non deve sfiorarti! Già volevo menargli l‘altro giorno al parco, ora è stata un‘occasione a dir poco perfetta.» Risposi mentre guardavo il ragazzo che cercava di alzarsi.
«Ma era ubriaco!» Commentò ancora lei. «Non mi importa!» Alzai la voce.
Lei stette zitta. Presi un respiro. «Scusami.» Accennai. Scosse le spalle e la strinsi al mio petto.
«Però mi piace il Joe protettivo.» Disse lei. Si staccò e mi guardò, accarezzandomi la guancia.
«Guarda cosa ti sei fatto!» Esclamò riferendosi al pugno che mi aveva dato, ora faceva male.
«Ti amo.» Soffiò lei sul mio collo. 

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Capitolo 23
*** I have something to say but I don't now how. ***


Salve! :D No, per vostra (s)fortuna non mi hanno rapito e quindi eccomi qui a postare.
Chiedo scusa per l'assenza, ma la scuola stressa e si sa com'è... 
Ad ogni modo, nel capitolo precedente avevo detto che mancavano 4 o 5 capitoli, invece ora, rifacendo i calcoli, il prossimo, sarà l'ultimo
Chiedo scusa per lo schifo. Questo sarà un capitolo di passaggio per l'ultimo e sarà anche lungo. (?)
Vi ringrazio lettrici e recensitrici. (?) Davvero, io vi amo. <3

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«La smetti di agitarti?!» Urlò Summer seduta sulle mie gambe. 
«E‘ freddo quel coso!» Risposi. «Dato che è un pezzo di ghiaccio, caro Jonas, non può essere caldo.» Disse avvicinando ancora la sua mano sulla mia guancia. 
«E poi se tu non fossi partito in quarta, tutto questo non sarebbe successo.» Mi rimproverò, ancora.
«E‘ la decima volta che me lo ripeti, cara Summer, e poi sono le due di notte, ho sonno.» 
Lei fece spallucce. «Non mi interessa.» 
Sbuffai, testarda quando ci si mette.
«A proposito, dovevi chiedermi qualcosa?» Chiese lei. Si, era da un po’ che dovevo dirglielo, ma non trovavo il coraggio.
Non lo so, avevo paura che si sarebbe arrabbiata. 
Scossi la testa. Non mi sembrava il momento adatto. Anzi non lo è mai.
«Volevo solo uscire per prendere un po’ d‘aria.» Risposi. Lei annuì insicura continuando ad accarezzare la mia guancia con il pezzo di ghiaccio. 
 
 
* * * 
 
 
«Non glie lo hai detto?!» Mi rimproverò Nick. Scossi la testa. 
«Ieri sera si era creata una bella atmosfera, ero pronto ma un idiota ci ha interrotto ed è andata a finire così…» Dissi per poi indicare la guancia viola.
Lui sospirò stendendosi sul letto.
Io mi buttai sulla poltroncina che si trovava in camera sua. 
«Stai ridiventando quel tipo di persona Joe?» Chiese mio fratello guardando il soffitto.
Scossi la testa. «No, per niente, anzi..» Risposi.
Lui non si mosse. «E spero per te che non ritornerai il tipo di prima. Se non ricordi è stata per causa tua questo trasferimento.» Le parole di Nick mi risuonarono dentro.
Era colpa mia e lo sapevo benissimo anche io. «Sono cambiato.» Dissi. Lui mi guardò.
«Lo so.»
Buttai la testa all’indietro. «Tra poco dobbiamo partire, glie lo hai detto, almeno questo?» Chiese lui. Scossi la testa.
«Non me ne sono proprio ricordato.» Risposi.
Lui rise. «Bèh meglio che te ne ricordi, non staremo via per molto, insomma, però da quello che mi dici Summer è una tipa molto movimentata, potrebbe succedere di tutto.» 
«Grazie fratello, mi stai proprio consolando.» Dissi sarcastico. 
Lui sorrise. «Dicevo soltanto la mia.»
 
 
Summer Pov
 
«Secondo te che doveva chiederti?» Domandò Chantal prendendo un pezzo di pizza dal cartone.
Scossi la testa mandando giù un boccone. 
«Non lo so, lui ha detto che non voleva dirmi niente, però so che c‘è qualcosa che non va.» Risposi prendendo anche io un altro pezzo.
«Vuole lasciarmi?» Dissi, ma a quel pensiero mi sentì un pugno allo stomaco… era Chantal. Tossì. «Ma sei impazzita?» Chiesi tenendomi lo stomaco.
«Non devi nemmeno pensarlo! Lui ti ama come un vampiro ama il sangue!» Rispose.
«E c‘era bisogno di farmi vomitare la pizza che ho appena inghiottito?» Chiesi sarcastica.
Lei scosse la testa. «Almeno capivi il concetto.» Disse. La guardai confusa.
«Certe volte non ti capisco.» Mormorai. Lei rimase immobile a guardare lo schermo della TV.
«Forse Joe vuole chiederti di fidanzarti ufficialmente con lui!» Esclamò lei. 
La guardai. «Non credo.» 
Il campanello suonò. Posai il pezzo di pizza e mi alzai per aprire alla porta.
«Joe?!» Lui annuì. Mi avvicinai e mi strinsi a lui.
«Hai da fare?» Chiese stringendomi. Io annuì. «C‘è Chantal.» Sussurrai.
«Bene, rimanderemo a domani. Non prendere impegni, ok?» Disse.
Io annuì. «Cosa hai in mente?» Domandai.
Lui mi baciò e si dileguò.  

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Capitolo 24
*** Can't fight the tears that ain't coming. - The end. ***


 
E così siamo arrivati all'ultimo capitolo... che dire? Sono contenta che avete seguito questo schifo con pazienza e spero di non avervi deluso!
Io vi amo, lo giuro. Non la faccio lunga, perchè non credo che in molti leggeranno queste due righe, ma se lo fate, spero che capiate quanto io vi amo e che vi ringrazio con tutto il mio cuore
. <3


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«Quindi parti?» Chiese lei. La strinsi al mio petto. «Si, ma solo per un po’, poi torno.» Risposi.
«Cosa devi fare?» Non sapevo cosa rispondere. 
Non potevo raccontargli la verità, proprio ora.
«Trovare familiari e riprendere alcune vecchie cose.» Risposi sul vago. Lei annuì.
«Allora, mi prometti che io sarò l‘unica per te?» Domandò Summer intrecciando la sua mano alla mia.
Io annuì stringendola, eravamo seduti in un prato, nel parco. 
Non saprei dire quanta gente c’era intorno a noi perché francamente, non me ne importava.
«Chissà a quante ragazze lo avrai promesso ma non lo hai mai mantenuto.» Disse lei guardandomi.
«Assolutamente. Sei l‘unica che mi ha chiesto una cosa del genere, giuro.» Mi difesi io. 
Ed era vero, le uniche storie che ho avuto durarono all’incirca… un mese, ed era solo sesso.
Lei invece, era tutt’altro. 
«Giuramelo.» Sorrise lei. Io annuì. «Giura, anche se dovessimo lasciarci, io per te dovrò essere l‘unica, chiaro?» Aggiunse lei sorridendo. 
«Giuro.» 
 
* * *
 
«Non posso crederci.» La faccia di Summer in quel momento era indecifrabile.
Era un misto di sorpresa ma associato a felicità. 
«Posso farmi un tatuaggio?!» Sussurrò lei incredula. Io annuì.
«E‘ il tuo grande sogno.» Dissi. Lei annuì. 
«Ma il mio più grande sogno eri tu.» Rispose lei sorridendo, mentre si riprendeva. 
Sorrisi mordendomi il labbro. «Pronta?» La strinsi per i fianchi.
«Hai deciso anche il disegno?!» Chiese lei spiazzata. Io annuì. «Ti piacerà, credo.» Dissi.
Lei mi lanciò un’occhiataccia e poi mi baciò. «Ti amo.» Sussurrò sulle mie labbra per poi entrare nella sala.
Avevo in mente un tatuaggio speciale per lei, di quelli che appena lo guarderà, si ricorderà di noi. Una cicatrice.
 
«Ti piace?» Chiesi impaziente. Lei si girò verso di me con il polso scoperto.
«Se mi piace?» Disse lei. «lo adoro cazzo! Io non so che dire…» Aggiunse lei entusiasta.
«Un "ti amo Joseph" può bastare.» Scherzai. Lei rise e si tuffò su di me.
«Dovresti saperlo che ti amo.» Sussurrò al mio orecchio.
«La J non era in programma!» Commentai poi guardando di nuovo il suo tatuaggio.
Lei fece la linguaccia. 
«Così mi ricorderò sempre di te! Anche quando starò facendo l‘amore con un altro!» Rispose.
La guardai sconcertato. Lei rise. «Idiota.»
 
 
* * *
 
«Devi proprio partire?» Chiese lei con un filo di voce. Io annuì.
«Ce la farai per un po' senza di me?» Domandai scherzando. Lei sorrise debole.
«E‘ questo il punto, non so se farcela.» Rispose, l’abbracciai.
«Vorrei proprio non partire, ma devo.» Accennai. Lei annuì.
«Non ti dimenticherai di me, vero?» Chiese lei. Io risi malinconico.
«Come potrei? E poi non è un addio, non ci stiamo lasciando, ci rivedremo presto, tra due mesi e quando tornerò, potremmo stare tranquilli, te lo prometto.»  Risposi.
Lei sorrise. «Ci sono tantissime cose che mi stai promettendo Jonas e pretendo che tu le mantenga tutte!» Disse. Io annuì. «Sono un uomo di parola, amore mio.» 
«Se non lo fai, ti castro, sappilo.» Aggiunse lei. Risi. 
Eravamo ancora abbracciati.
«Sono felice con te.» Disse lei poi. 
 
 
 
 




 
Quelle erano le parole che risuonavano ancora dopo un anno nella mia testa.
Si, questa è la mia storia. O almeno lo era, Non stò più con Summer, devo ricordarmelo ogni singolo secondo. Summer è morta. Si.
Dopo due settimane che ero partito per aggiustare conti del vecchio passato che credevo risolti, arrivò quella chiamata. Quella di Chantal o della madre, non ricordo.
Ma le parole rimasero ben chiare nella mia testa. 
 
“Summer è…” La voce al telefono rimase rotta dal pianto.
“COSA?! Cosa gli è successo?” Urlai.
“CAZZO!” Urlai non ricevendo una risposta.
“E’ morta!” La telefonata finì.
 
Il mio respiro si fece più corto e il mio sguardo si perse nel vuoto.
No. Non può essere. Era uno scherzo. L’avevo sentita due ore fa, mi aveva detto che si stava preparando per una festa a cui non voleva andare.
Ma era così, lei se ne era andata. Non avrei mai pensato che finisse così. Era morta e per causa di una stupida festa.
Ryan, il biondino che portava la macchina, la stava riportando a casa, lei era ubriaca, ma non molto, il biondino invece lo era, e tanto. Andarono a sbattere contro un’altra macchina.
Ma a morire fu lei, lui si salvò. Ero la sua speranza, ma non ero lì in quel momento e per questo mi sto odiando come mai mi sono odiato.
E quando tornai in città, niente mi sembrava aver senso. 
Passai sulle strade in cui camminai con lei, non mi sembrava vero, sembrava tutto uno strano ricordo, come in un sogno, non ero sicuro se lo avessi sognato oppure se fosse accaduto veramente.
Ma lei era un sogno e ora è finito. Mi sono svegliato, ho passato la mia notte, è ora di andare avanti.
E’ un anno che cerco di riaddormentarmi con la speranza di risognarla. Ma nulla.
Infondo la perenne tentazione della vita è quella di confondere i sogni con la realtà, giusto? 
Non aveva senso rimanere ancora in quella città, piena di ricordi, di amore, di dolore, piena di lei.
La madre, distrutta dal dolore mi chiese se volevo prendere qualcosa di suo.
Nel suo funerale mi sedetti ai primi posti, vicino la madre e il piccolo fratellino e Chantal.
Piangevo e ancora lo faccio. Le facce disperate dei suoi amici e di metà scuola, dei suoi parenti. 
Lo stomaco si contorse.
Prima che ripartì passai a casa di Summer, salutaì la madre evitai di chiedergli come si sentisse, ero sicuro che lei aveva i miei stessi pensieri e capivo benissimo come si sentiva. 
Salì in camera di Summer. Come era vuota. Si vedeva che non veniva mai aperta. 
Entrai nel suo bagno, era lì la cosa che cercavo, la sua lametta.
Quella con cui si tagliava da quando aveva 13 anni. Quella con cui cercava di sanguinare solo per sapere se era ancora viva. Da quel giorno la porto sempre con me.
Era una cosa che l’aveva segnata. Ovviamente presi molte altre cose di lei.
Alcune foto in cui stavamo insieme, dove lei era felice.
Il mio più grande rimpianto? Non aver chiesto a Summer di andare nella clinica di mio padre.
Esattamente quella che avrebbe potuto aiutarla a uscire dai suoi demoni, chiamiamoli così.
Quella che avevo detto io a mio padre di ideare. Quella che mio padre aveva creato per chi non aveva più speranza. Ora, però, la clinica è a un buon punto.
Mio padre la voleva chiamare ‘Love is the moviment’ ma io, per ricordare Summer, volevo farla chiamare ‘To Write Love On Her Arms’ come il suo tatuaggio, come quello che io ho fatto a lei. Ho scritto amore sulle sue braccia. 
Ma non ho detto a Summer se voleva entrare in quella clinica, per paura di ferire i suoi sentimenti oppure avevo paura che lei si ritenesse una drogata dipendente e ora mi ritrovo al solito bar, con la solita bottiglia di birra tra le mani.
Sono ritornato quello di prima, quello che passava le serate al bar, quello che faceva a pugni facilmente. Ero tornato quello che stavo nascondendo da Summer. 
Ovviamente però stavo mantenendo la sua promessa. Per me doveva essere l’unica.
E così fu. Non stavo uscendo con un’altra e non ne avevo intenzione.
Lei per me sarà l’unica ed ecco perché sulla parte sinistra del mio petto c’è tatuata una S.
‘Si amore, l’ho fatto solo per te.’
Nessuna riuscirà mai ad avere la luce che Summer aveva negli occhi, nessuna riuscirà ad avere mai i capelli più morbidi e lucenti dei suoi, nessuna riuscirà mai ad essere come Summer, come lei.
Nessuna riuscirà a prendere il suo posto.
Ogni sera vado a dormire con la speranza di vederla arrivare, oppure di sentire il suo calore attorno a me.
Ma nulla, compare solo nei miei sogni e la parte più dura è svegliarsi. Piango, strazio il mio cuscino, ma sono diventato vuoto.
Solo lei riusciva a riempirmi e ora non c'è. Un peso allo stomaco è attaccato lì, da un anno, rimane appesso, non vuole scendere.
«Amore, te l‘ho promesso. Tu sarai l‘unica.» Mi ripeto sempre.
Ho respirato per un po’ la sua vita, gli mancava ossigeno, se lo avessi saputo gli avrei fatto respirare la mia. 



The end.

~



Non credo che in molti se la siano aspettata così e non credo che in molti sia piaciuti.. Però credo anche che mi mancheranno un sacco Summer e Joe.
Ne approfitto per ringraziarvi ancora, io vi amo. E per me valete un sacco, sappiatelo. <3

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