Come se non fosse stato mai amore

di Sherlock Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** To leave ***
Capitolo 2: *** To survive ***



Capitolo 1
*** To leave ***


 La stavo aspettando ormai da mezz’ora.
Avevo affittato la nostra vecchia stanza al Grand Hotel, a Picadilly.
Forse mi sarebbe stato tutto più semplice, qui, tra queste pareti dorate dove tutto era iniziato.
Il nostro primo incontro, infatti, era avvenuto proprio in questa suite.
Ricordo che la stavo inseguendo per il furto del Velasquez al Re di Spagna, e le mie indagini mi avevano portato proprio alla porta della stanza 256.
Lei mi aveva fatto entrare. Le avevo intimato di consegnarmi la tela…
Ma…
Ero rimasto ammaliato dalla sua bellezza e dalla sua intelligenza… Ed io, da uomo qual sono, mi ero fatto mettere nel sacco.
Se un secondo prima eravamo intenzionati ad ucciderci… L’istante successivo ci baciammo.
L’ira per il mio fallimento si era tramutata in infatuazione per l’unica donna che era riuscita ad umiliare non solo me, ma anche i miei freddi metodi logici.
E così…nacque quel particolare rapporto che mi lega, ancora per poco, ad Irene Adler.
 
Ieri ho capito che
È da oggi che comincio senza te
Ieri è stata una giornata a dir poco tremenda.
Ho, infatti, ricevuto la visita del professor Moriarty.
Irene stessa mi aveva rivelato, al termine del caso Blackwood, il nome dell’uomo che l’aveva ingaggiata… Quello stesso uomo che il giorno precedente mi aveva minacciato.
Irene mi aveva anche avvertito…
- E’ geniale quanto te, ma infinitamente più subdolo…-
- Staremo a vedere-, le avevo risposto.
Le sue parole si erano rivelate vere.
Naturalmente, il professore sapeva della passione che legava me ed Irene… E così l’aveva sfruttata per intimidirmi.
L’unica soluzione, temo, era… lasciarci.
“Non posso ignorare ciò che vi è stato tra noi. Eppure devo. Sono costretto. Sarà come se non fosse stato mai amore.”mi dissi.
 
La maniglia si abbassò, e fece il suo ingresso la donna più importante della mia vita.
Il suo lungo abito blu notte faceva risaltare il candore della sua pelle.
I riccioli bruni le cadevano dolcemente sulle spalle da sotto il cappello scuro.
Mi sorrise.
Io non ricambiai.
Mi preparavo a recitare la tragedia che avrebbe spezzato il cuore non solo a me, ma anche a lei.
Vedendomi così serio, s’incupì.
- Sherlock… Questa convocazione in questa stanza… Che motivo ha?-
- Irene – iniziai – Io devo…-
Si adagiò sul letto, facendomi segno di accomodarmi accanto a lei.
- Devi… Che cosa? Avanti, Sherlock… Non ho tutto il giorno!- disse, ridendo.
Rifiutai l’invito a sedermi.
Mi stupii della mia impassibilità. Se fuori non mostravo alcuna emozione, dentro ero in tumulto.
Come potevo mentirle così spudoratamente?
- Io penso che ciascuno di noi debba proseguire sulla propria strada.-
In realtà, non lo pensavo affatto.
Maledizione, io avevo bisogno di lei! Eppure, se volevo assicurarmi la sua incolumità, dovevo fingere.
In questo modo, saputa della mia rottura con Irene, Moriarty non l’avrebbe più coinvolta.
 
E tu, l’aria assente,
quasi come se io fossi trasparente.
- Come?- mi chiese, straniata.
- Noi…- dissi con freddezza – Dobbiamo lasciarci.-
Fissò la parete di fronte a me, con espressione persa, ignorandomi.
Le sue mani ebbero un fremito.
- Perché?- chiese, più a sé stessa che a me.
Quell’unica parola, il modo in cui l’aveva pronunciata… Mi fece venire un groppo in gola.
Maledetto me, maledetta la mia inclinazione teatrale, maledetto Moriarty!
 
E vorrei fuggire via e nascondermi da tutto questo,
ma resto immobile qui senza parlare
Non riuscivo a dire una parola.
Già, per la prima volta nella mia vita non avevo la battuta pronta.
Continuai a rimanere impassibile, senza muovere un muscolo, in attesa che lei reagisse.
Volevo che si alzasse, mi tirasse uno schiaffo, mi insultasse…
Ed invece non accadde nulla di tutto questo.
 
Non ci riesco a staccarmi da te
E cancellare tutte le pagine con la tua immagine
E vivere
Come se non fosse stato mai amore
Stette lì, sul letto, inerte.
Forse sarei dovuto uscire, mormorando un:- Bene, allora addio.-
Non lo feci.
Non riuscivo a staccare lo sguardo dalla sua esile figura.
Mi vennero in mente i momenti passati insieme…
Quella volta che tentò di pugnalarmi…
Il bacio…
La nostra prima notte d’amore…
Come potevo dimenticare tutto questo?
E continuare la mia esistenza senza di lei?
 
Misi le mani dietro la schiena.
Irene si alzò ed, improvvisamente, mi afferrò per il colletto della camicia.
Mi fissò:- Sherlock, ora guardami negli occhi e giurami che non mi hai mai amato… Fallo, ed io, varcando quella porta,- disse, indicando con un cenno l’entrata della stanza – uscirò per sempre dalla tua vita.-
Rimasi impassibile. La mia voce non tradì nemmeno una nota d’emozione:- Temo di non averti mai amata veramente, Irene. E di averti sfruttata in più di un’occasione. Me ne rammarico.
Lei annuì, osservando attentamente i miei occhi.
- Ora capisco.- mormorò.
Mi accarezzò dolcemente il viso e, scoccandomi un bacio sulla guancia, se ne andò, portando con sé il suo dolce profumo ed un lieve fruscio di vesti.

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Capitolo 2
*** To survive ***


 Io sopravviverò,
adesso ancora come non lo so,
il tempo qualche volta può aiutare,
a sentirsi meno male,
a poter dimenticare.
Ero convinto che sarei sopravvissuto.
Pensavo che, col tempo, immergendomi nelle indagini, il dolore si sarebbe alleviato.
Già, mi ero persuaso che la sofferenza che io stesso avevo provocato con le mie dure parole e i miei gesti, sarebbe svanita.
Mi ero ingannato da solo.
 Ma adesso è troppo presto.
 
Era passato circa un mese dall’ultimo incontro con Irene, quando, con un cigolio, la porta del mio studio si aprì.
Non mangiavo da giorni ed avevo la barba incolta. Non ero uno spettacolo, a vedersi.
Probabilmente, ero troppo preso dal mio lavoro.
Mi ero buttato anima e corpo nell’indagine, in modo da non pensare a null’altro…
Né a ciò che avevo fatto alla mia amata, né all’imminente matrimonio di Watson.
Afferrai il mio revolver, abbandonato sul bancone.
Mi voltai di scatto, togliendo la sicura alla pistola.
Watson mi restituì lo sguardo, allibito.
Abbassai l’arma.
Il mio ex-coinquilino si ricompose.
- Ma si guardi…- disse – L’ho lasciata qui da solo a Baker Street per un paio di mesi e… Andiamo, Holmes! Sembra un accattone!-
- In effetti, fino a venti minuti fa mi trovavo nell’East End, ed impersonavo proprio un mendicante.- ribattei.
- E’entrato fin troppo bene nel personaggio, oppure non ha avuto neanche il tempo di cambiarsi?- mi domandò, sarcastico.
Lo scostai, ed afferrai un paio di reagenti chimici e una decina di provette.
- Non ho tempo da perdere, sa? Ogni istante è prezioso…-
- Ah, davvero?- mi disse.
Per qualche minuto, l’unico rumore che si udì fu il cozzare dei vetri e il bollire dei due reattivi sopra il bunsen.
- E’ancora alle prese con il caso Moriarty, vero?-
Mi limitai ad annuire.
- Sto analizzando delle polveri che ho prelevato durante il mio ultimo sopralluogo…-
Watson si tolse il cappello.
- Holmes, non sono qui per informarmi sui suoi ultimi progressi…-
Mescolai il campione alla soluzione in ebollizione. Il tutto divenne giallastro. Entusiasticamente, annotai i risultati su un foglio.
- Vuole darmi ascolto, Holmes?-
Lo ignorai.
Mi afferrò per le spalle, con forza.
- La smetta! Smetta di lavorare così freneticamente! Ne va della sua salute!- esclamò, scrollandomi.
Mi liberai dalla sua presa:- Lei non capisce, Watson… Questo è il caso più importante della mia carriera!
- E’ lei quello che non capisce! Ha abbandonato ciò che per lei era veramente importante, cioè Irene Adler.-
Mi sentii colpito.
- Come ha fatto a…-
- La conosco fin troppo bene, Holmes.- sussurrò.
Deglutii. Watson aveva ragione.
Il dottore si schiarì la voce.
- Ieri se ne è andata da Londra. E’ passata al mio studio, e mi ha detto di darle questa.-
Afferrai con ostentata e finta noncuranza il pezzo di carta che Watson mi porgeva.
Era una lettera, che aprii.
 
Sherlock,
Non smetterò mai di ripeterti che sei un grande attore.
Ma a me non la si fa, e, ormai, dovresti averlo imparato.
 
Sai perfettamente che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
E, anche se lo neghi, anche tu ne hai una.
 
Ho capito perché hai dovuto farlo.
Il professore, se promette, esegue, e non c’è nessuno meglio di me che lo può confermare.
 
So che mi ami. Sappi che questo sentimento per te tanto estraneo è ricambiato.
Sarò al sicuro e so che, se vorrai, mi troverai.
 
Con profondo affetto,
Tua, per sempre, I.A.
 
P.S.: Ho visto l’anello che hai regalato ai futuri coniugi Watson… Ecco che  fine ha fatto il diamante del Maharajah che mi hai strappato dal collo…
 
Sorrisi.
Andai al tavolino da tè ed alzai la cornice della fotografia che ritraeva Irene.
Dietro al ritratto, misi la lettera, che, così, reputai essere ben nascosta.
Watson, dopo aver osservato i miei movimenti, si rimise il cappello.
- Il mio dovere l’ho fatto.- disse, alzandosi dalla sedia - Mangi, ogni tanto. Stare a digiuno non le giova. Glielo dico come suo medico. E si rada, per l’amor del cielo!-
- Cos’è? Un consiglio d’amico?-
Annuì. – Ed inoltre, non voglio che si presenti così al mio matrimonio, domani… Lei è il testimone,  Holmes, mi farebbe fare brutta figura…-
Gli sorrisi.
Ero di nuovo raggiante.
E, cosa più importante, il mio cuore era in pace.

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