.....e quando arrivò papà!

di allegretto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


1° CAPITOLO

 

Quando Dean sentì il rumore del motore del pick up appartenente a suo padre che veniva spento all'esterno della stanza del motel, desiderò essere su un altro pianeta o comunque distante mille miglia lontano da lì.

Il suo stomaco che già era stato lacerato dalla preoccupazione nei quattro giorni precedenti, si chiuse e diede ampi segnali che stava per rivoltarsi anche se al suo interno non vi era cibo fin da quando quella storia era cominciata.

Emise un singolo singhiozzo e riuscì a soffocare gli altri con grande sforzo e si mise nella condizione di aspettare suo padre cercando di sembrare adulto e razionale piuttosto che un essere piagnucolante e bavoso.

Non appena John Winchester entrò nella stanza, iniziò a dare ordini come al suo solito.

Dean, metti via la tua roba e chiama Sam. Abbiamo un nuovo lavoro. Dobbiamo muoverci velocemente”, esclamò mentre ripiegava velocemente i suoi abiti e li metteva in uno zaino.

Dean non mosse un muscolo. Non poteva. Inghiottì a vuoto un paio di volte ma la sua gola era secca. Si sentì svenire.

Andiamo, Dean. E' un ordine!”

Papà..”, gracchiò il ragazzo.

John non sembrò averlo sentito. Invece passò accanto a Dean andando in bagno. “Dove è Sam?”

Dean cercò di schiarirsi la gola ma il rumore del padre che buttava tutto di fretta nella borsa, lo agitò ancora di più. Voleva dire che quel lavoro era un mostro che uccideva o rapiva donne o bambini e quindi doversi fermare per cercare Sam, avrebbe scatenato ancora di più l'ira del padre.

John emerse dal bagno con un'espressione perplessa. Mollò lo zaino sul letto e piantò i suoi occhi su quelli di Dean. “Dove è tuo fratello, Dean?”

Lui....uh....ah...”, iniziò ma la voce non usciva fuori. Aveva problemi anche a respirare.

Le mani di John si poggiarono sulle spalle del figlio, stringendole. “Dove è Sammy?”

Dean non riusciva a guardare suo padre negli occhi.

Un pezzo di carbone ardente risalì lungo la gola di Dean provocandogli un dolore acuto. Cercò di ingoiare un po' di saliva per cercare di calmare il dolore acuto dovuto alla bile che cercava una via di uscita.

Lui è.....um...Io...”

La stretta sulle spalle si fece più forte e John iniziò a scrollare il figlio più forte. “Dannazione, Dean, dove è tuo fratello?”

Dean si sforzò di guardare suo padre e quello che lesse nel suo sguardo fu rabbia, delusione, disapprovazione. Meglio prendere un calcio nelle palle!

Calde lacrime fecero capolino nei suoi occhi e il suo labbbro superiore tremò: “Sammy se n'è andato, papà. L'ho perso!”

Un paio di lacrime scesero giù lungo le sue guance. “Non so dove sia. L'ho cercato da tutte le parti...”

Come sarebbe a dire che se è andato? Mi sembrava che tu dovessi stargli a dietro?”

Si, si, lo stavo facendo!”, Dean ribattè a voce alta, anche se aveva la gola in fiamme.

Che cosa hai fatto allora?”

La domanda era basilare. Avrebbe dovuto dirgli che Sam lo aveva tradito e Dean non riusciva a capire perchè suo fratello se ne fosse andato. Dean aveva fatto del suo meglio: aveva provato a rendergli la vita più semplice possibile, lo aveva protetto in tutti i modi.

Come ha fatto ad andarsene via senza che tu te ne accorgessi?” Quanto tempo è passato da quando se ne è andato? Perchè diavolo non lo stavi tenendo d'occhio?”, John urlò, sibilando sull'ultima frase, a tal punto che un po' di saliva schizzò sul viso di Dean che non si sognò minimamente di togliersela.

Non lo so. Ha preso il suo zaino, qualche libro ed è sparito...Quattro giorni fa....io sono tornato e lui non c'era più....”, rispose Dean con affanno.

Quattro giorni! Come hai potuto non chiamarmi prima!”, John esplose, trattenendo a stento l'istinto di schiaffeggiare il figlio. Alzò la mano con quell'intenzione ma rimase a mezz'aria.

Dean trasalì e chiuse gli occhi e serrò i denti quando vide il movimento del braccio del padre ma non accadde nulla. Sentì soltanto un forte colpo accanto a sé.

Dannazione!”, urlò poi John, dopo aver dato una manata sul tavolo. “Tu hai lasciato tuo fratello da solo di notte?”, continuò poi.

Dean annuì lentamente, inghiottendo a vuoto. Suo padre diede un calcio alla sedia. Poi si girò di nuovo a guardarlo, gli si avvicinò e quello indietreggiò fino a finire con la schiena contro il muro.

Dimmi esattamente cosa è successo?”, chiese, abbassando il tono della voce.

Dean cercò di calmarsi, racimolò le sue ultime energie e si accinse a spiegare a suo padre come era andata la faccenda.

Abbiamo avuto una lite. Non voleva mangiare e si è chiuso in camera. Pensavo fosse andato a dormire ma quando sono tornato, non c'era. Mi ha fregato....

 

Flashback

 

Appoggiato alla fiancata dell'Impala posteggiata davanti all'entrata principale della 'high school', aspettava suo fratello, il quale ormai era già in ritardo di dieci minuti.

Iniziava a preoccuparsi. Mentre stava per dirigersi verso la scalinata della scuola per chiedere informazioni, vide, in lontananza, apparire Sam da dietro l'angolo della palestra. Era assieme ad altri ragazzi ma era come se fosse inseguito piuttosto che accompagnato da loro. Vedendo l'espressione trafelata del fratello, si mise a camminare verso di lui, per poi mettersi a correre, quando uno di loro afferrò lo zaino di Sam, strattonandolo. Per il contraccolpo, suo fratello finì a terra.

Che diavolo state facendo?”, gridò Dean, arrivando vicino al fratello.

Sam era terra. Schiena sul terreno, occhi chiusi. Dean si inginocchiò. “Sam, tutto bene?”, chiese, tastandolo sul braccio.

Oh, si, Sam, rispondi al tuo fratellino! Se no si spaventa!”, esclamò, ridacchiando uno dei pseudo-amici di Sam.

Tu stai zitto. Stronzo!”, esclamò Dean, alzando gli occhi verso quello che aveva parlato. “Sam, andiamo, apri gli occhi!”, aggiunse, poi, con tono implorante. Si stava spaventando e contemporaneamente il suo prurito alle mani aumentava a dismisura.

Sam aprì i suoi occhi color nocciola, velati dalle lacrime. Fissò quelli di Dean con espressione a metà strada tra il sorpreso e il contrito. Era contento ci fosse suo fratello ma preferiva risolvere quelle questioni da solo piuttosto che con l'aiuto di Dean. Voleva che i suoi compagni lo rispettassero per quello che era e non per la paura di essere pestati da un fratello maggiore.

Ah, finalmente. Stai bene?”, chiese Dean, sollevato.

Si. Tutto a posto! Togliti che mi alzo!”, rispose il minore.

Dean si alzò, guardando in cagnesco i tre che avevano rincorso Sam. “Adesso mi spiegate perchè rincorrevate mio fratello!”, esclamò Dean, rivolto a loro.

Dean, torna alla macchina. E' una faccenda mia. Me ne occupo io...”, disse Sam, alzandosi in piedi.

Direi che non te la stavi cavando tanto bene, visto che ti stavano rincorrendo!”, esclamò Dean, acido.

Dean, me la cavo da solo. Vai!”, replicò, esasperato, Sam.

No, Sam! Voglio almeno sapere cosa vogliono da te, questi qua...”, ribattè Dean, avvicinandosi minaccioso ai tre.

Si, Sam, lasciaci fare i conti con tuo fratello. Tanto tu sei un buono a nulla....”, esclamò uno di loro, spintonando Sam.

Dean che non aspettava altro, gli mollò un pugno che lo centrò sul naso. Un secondo ragazzo però diede un calcio alla tibia di Dean il quale mugolò dal dolore. “Questo non dovevi farlo!”, esclamò Dean, con voce sofferente, mentre cercava di non soccombere alla fitta lancinante.

Sei solo uno stronzo gradasso e tuo fratello una mammola, tutto casa, libri e studio!”, esclamò l'altro mentre cercava di respirare e parlare senza anneggare nel proprio sangue che fuoriusciva dal naso, probabilmente rotto.

Dean, per favore, andiamo via!”, Sam esclamò, cercando di portare via suo fratello da quella che poteva diventare una rissa, evento molto pericoloso per loro due.

Il 'per favore' esternato da Sam con voce supplichevole fu sufficiente per far decidere Dean di lasciar perdere quei bulli e di andare via. Dean si girò, mise una mano sulla schiena di Sam e lo spinse per indicargli che era arrivato il momento di andare via.

Oh, più che fratello sembrate gay...”, uno dei ragazzi esclamò ghignando. Gli altri scoppiarono a ridere, dandosi delle manate uno sull'altro, per sottolineare l'ilarità del momento.

Il gesto della mano fu incredibilmente veloce. Dalla spalla di Sam all'afferrare la camicia del ragazzo fu un batter di ciglia.

Cosa hai detto?”, disse Dean con un sibilo degno di un grosso cobra incazzato.

Sam non sapeva se desiderare che Dean riducesse quell'idiota in un ammasso di sangue e se andare via subito.

Dean. Andiamo!”, lo pregò, scegliendo quella strada.

Suo fratello strinse ancora di più il pugno sulla camicia del bullo. “Tu davvero hai bisogno di ricordarti quando tenere la bocca chiusa oppure posso ricordartelo io a furia di sberle! Mi hai sentito?”

Sam guardò il fratello per essere sicuro che quello fosse veramente Dean perchè le parole usate appartenevano a John Winchester. Parole dette a Dean durante quelle rare volte in cui suo fratello non rispondeva a tono a suo padre e la discussione diventava uno scontro fra due titani dove al termine la peggio l'aveva suo fratello.

Ragazzi?”, la voce di un' insegnante spezzò l'atmosfera da 'Duello al Sole'. “Ci sono problemi qui?”

Dean la guardò, poi aprì la mano e rimise a posto il davanti della camicia del ragazzo, allontanandosi di un passo.

No, se lei desse un'occhiata a questi bulli che perseguitano mio fratello!”

L'insegnante percepì il veleno nelle parole di Dean e Sam tirò per la manica suo fratello, sussurandogli: “Dean, andiamo. Non attaccare briga con lei. Non ora che papà non c'è”

Dean riflettè a quelle parole ed esclamò: “Vai in macchina!” Poi spinse suo fratello verso la strada e lo seguì subito dopo.

Dove state pensando di andare?”, disse l'insegnante rivolta ai due Winchester.

Dean le scoccò un sorriso beffardo talmente pieno di astio che lei indietreggiò. “A casa!”, le rispose. Poi rivolto al ragazzo, indicandolo con un dito, gli disse: “Ricordati, stai lontano da mio fratello!”

Tornarono all'auto in silenzio. Sam, seduto al suo solito posto, sbuffò non sapendo bene se essere entusiasta di avere un fratello come Dean o solo infastidito.

Lanciò il suo zaino sul sedile posteriore. La sua rabbia e il suo imbarazzo per essere stato salvato dal fratello gli ribolliva dentro.

Non ho bisogno che tu mi stia sempre appiccicato. Posso cavarmela da solo. Non ho bisogno che tu mi faccia da baby-sitter, maledizione”

Mi sembra di si, invece!”, ribattè Dean, girandosi a guardare suo fratello con un'occhiata sofferta.

Sam sbuffò sonoramente.

Papà ha detto che devo accompagnarti a scuola e devo venirti a prendere. Se ti succede qualcosa e io non ci sono, ci vado di mezzo io, quindi non rompere!”

Papà ha detto”, Sam lo scimmiottò con una vocetta sarcastica. “Cazzo, ho 13 anni. Alla mia età, tu stavi a dietro a me ed eri indipendente!”

Fortunato io e se non stai attento a come parli, ti prendo a sberle!”, lo informò Dean, a voce alta.

Voglio proprio vedere se riesci a darmele!”, borbottò Sam, cercando di non farsi senrtire da suo fratello. Poi aggiunse con un tono di voce più alto: “Sono in grado di difendermi da solo!”

Le nocche delle mani di Dean, strette attorno al volante erano bianche per lo sforzo di restare calmo. “Ci sono degli ordini da seguire. Se dico di no, è no!”

Ah, si, dimenticavo, tu sei il bravo soldatino”

Dean fu rapido. Mollò una sberla sul braccio del fratello. “Uno di noi due lo deve fare!”

Sam non disse nulla. Si sfregò la parte dove aveva ricevuto il colpo ma non si sognò di restituire il colpo al fratello. Era arrabbiato non un suicida!

Vuoi che io te lo provi di essere in grado di fare le cose da solo?”, Sam lo sfidò.

No, quello che voglio è che tu stia zitto, finchè non siamo arrivati in quel buco che chiamiamo casa e poi dopo aver cercato di trovarti qualcosa da darti da mangiare, te ne vai a letto e fuori dalla mia vista!”, urlò Dean, minacciosamente.

Sam sapeva che stava addentrandosi in un terreno pericoloso ma decise di andare avanti lo stesso. Pugni da suo fratello era abituato a prenderli!

Stasera tutti vanno al cinema mentre io devo stare a casa. Perchè?”

Porca miseria, Sam. Abbiamo già fatto questo discorso. Non vai. Punto!”

Chi lo dice?”

IO”, urlò Dean, mentre parcheggiava davanti a una catapecchia che avevano preso in affitto. Costava poco e si vedeva! “Vai in casa prima che faccia qualcosa di cui poi io possa pentirmi!”, aggiunse, furioso.

Sam non disse nulla. Prese lo zaino, scese dall'auto e sbattè poi la portiera dell'Impala. L'espressione di Dean era stata inequivocabile e a Sam non rimase altro che obbedire. Una volta dentro, Dean trovò suo fratello seduto al tavolo in cucina mentre tirava fuori i libri e i quaderni per fare i compiti. Sperò che la sfuriata fosse stata sufficiente ma Sam non era della stessa opinione,

Posso prendermi cura di me, Dean. Non ho bisogno di un cane da guardia!”, esclamò sottolineando ciò sbattendo la penna sulla superficie screpolata del tavolo.

Dean sospirò, si appoggiò al lavandino, incrociò le braccia e disse: “Bene, papà dice altrimenti e quindi starai a casa. Quindi smettila di lamentarti e fai i compiti”

In quel momento Dean aveva altri problemi da occuparsi. Principalmente trovare i soldi per l'affitto, già scaduto da tre giorni e con suo padre in ritardo non sapeva proprio dove raccattarli. Ormai nei bar lo conoscevano tutti. Sapevano che era bravo a biliardo e nessuno lo faceva più giocare. Si, faceva qualche lavoretto nelle officine ma non poteva saltare la scuola per lavorare. La migliore richiesta era proprio al mattino e se qualcuno lo avesse visto, sarebbe finito nei guai.

Quella notte doveva farsi venire qualche idea per trovare trecento dollari o l'indomani avrebbero dovuto dormire nell'Impala e all'inizio di Marzo in Arizona non era salutare passare le notti all'addiaccio. Non aveva proprio intenzione di dire a suo fratello in che casino erano. Meglio che Sam lo odiasse per quelle piccole questioni adolescenziali, piuttosto che per preocccupazioni più gravi.

Vorrei sapere che pericoli corro a vedere un film con otto compagni!”, mormorò Sam.

Il pericolo di affrontare papà...”, esclamò Dean, andando verso il frigorifero. Sperava che ci fosse stato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ma quando aprì la porta scoprì amaramente che le uova, il latte e il formaggio visti al mattino non si erano tramutati in bistecche! Rimaneva così solo una pietanza da fare con quello: “Metto su la cena. Omelette!”, aggiunse, Dean, cercando di mettere un po' di entusiasmo nella voce.

Di nuovo? Non ne posso più di uova!”, replicò Sam, raccogliendo tutta la sua roba e andandosene in camera.

Dopo un cena frugale e veloce, ognuno si dedicò alle proprie incombenze: fare i compiti, lavare le stoviglie e riordinare. Sam si rinchiuse di nuovo nella sua camera senza scambiare una parola con suo fratello, il quale non fece nulla per allentare la tensione fra loro due.

Dean doveva uscire per cercare di trovare i soldi per pagare l'affitto e fare la spesa. Si preparò silenziosamente, cercando di evitare le inevitabili domande che Sam gli avrebbe posto sul fatto che Dean usciva e lui no.

Con la mano sulla maniglia della porta, pronto a uscire, Dean sentì uno scalpiccio sulla soglia della stanza di Sam e fu colto da un improvvisa voglia di fuggire!

Non ci posso credere. Io non posso uscire ma tu si? Dove stai andando?”, chiese Sam.

Ho degli affari da sbrigare”

Vengo con te”, Sam disse, girandosi per tornare dentro la camera e prendere la giacca.

No. Riamani qui!”, eesclamò Dean, un po' rudemente.

Perchè no?”

Perchè così dico io”, Dean rispose e poi aggiunse: “Non puoi, Sam! Ascolta, sto fuori un'ora al massino. Stai qui, chiudi a chiave la porta e vai a letto”

Gli occhi di Sam riflettevano la rabbia che suo fratello minore provava in quel momento ma Dean non poteva farci niente. Si passò una mano sul volto. Era stanco, aveva sonno e un feroce mal di testa ma non aveva potuto comprarsi le sue solite pillole per l'emicrania perchè non aveva più soldi!

Per favore?”, lo supplicò Dean.

Allora io non posso andare al cinema alle sette perchè è troppo pericoloso ma tu puoi squagliartela di nascosto alle undici e lasciarmi qui da solo?”, Sam si guardò in giro con un'espressione di disgusto.

Sam, non è come pensi”, Dean iniziò ma suo fratello lo interruppe.

E' una ragazza, vero? Stai andando fuori a divertirti e mi lasci qui da solo quando si suppone che tu debbe starmi a dietro?”

Sam....”, cercò di dire Dean.

Giusto, hai ragione. E' quello che ti ho chiesto prima. Arrangiarmi da solo. Sono grande abbastanza da non avere la baby-sitter!”, urlò Sam, prima di rintanarsi nella sua stanza. La porta sbattè di nuovo provocando la caduta di alcuni calcinacci dal soffitto già decrepito.

Dean stava in piedi dalla porta dibattuto se andare a fare pace con suo fratello o uscire e scovare qualche vicolo oscuro dove trovare il coraggio di aggredire qualcuno per poi derubarlo o fare qualcosa di peggiore. Con un ultima occhiata alla porta chiusa, uscì fuori,

Dean tornò a casa all'una, gelato fino al midollo ed esausto. Voleva farsi una doccia calda e occuparsi di tutti i tagli alle mani che aveva collezionato quella notte assieme ai lividi che erano sparsi per tutto il corpo, risultato di qualcuno che non si era arreso dal farsi derubare da un pivello. Aveva girato tutte le cittadine vicine e fatto tanti chilometri a piedi per non farsi riconoscere, visto che la Chevy era peggio di una cartina al tornasole. Era riuscito a racimolare duecento dollari e con i centocinquanta risparmiati e nascosti nella credenza avrebbe potuto pagare l'affitto, comprare qualcosa di sostanzioso da mangiare e prendere un paio di scarpe a suo fratello che stava crescendo troppo in fretta.

Si infilò nella doccia assaporando quel bel tepore e si crogiolò per dieci minuti cercando di sciacquarsi prima che i tubi di quell'antiquato impianto non cominciassero a vibrare forte e svegliassero Sam.

Si asciugò, si mise una vecchia maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama di suo padre e si infilò a letto, girandosi sul fianco e si raggomitolò, mugolando dal dolore sentendo il dolore delle ecchimosi sui fianchi. Ghignò al pensiero del padrone di casa quando il giorno dopo gli avrebbe consegnato la somma dell'affitto arretrato più quella della nuova settimana.....il silenzio della camera però era innaturale. Si mise seduto guardando nella direzione del letto di Sam. Entrando prima aveva visto una forma indistinta sdraiata ma ora la mancanza di un altro respiro lo inquietava. Si alzò, si avvicinò al letto e scostò le coperte. Sotto il vecchio cuscino di papà piegato a formare il corpo di una persona, non c'era Sam.

Sul comodino un foglietto scritto con la calligrafia disordinata di Sam:” Ti sbagli Dean. So badare a me stesso e te lo dimostrerò!”

STUPIDO, COCCIUTO, FIGLIO DI PUTTANA!”, urlò Dean con quanto fiato aveva in gola alla stanza vuota.

La rabbia ben presto svanì, sostituita dal panico che lo invase e minacciò di annientarlo. Iniziò a vestirsi infilandosi un paio di jeans, una maglia e indossando gli stivali senza calze. Prese lo zaino, la giacca e le chiavi dell'Impala. Poi, quando ormai era già fuori, tornò indietro. Andò in cucina, aprì la credenza e prese un vecchio barattolo di latta. Era vuoto. Il piccolo bastardo si era portato via i soldi così faticosamente guadagnati.

SAM, QUESTA ME LA PAGHI!”, urlò un'altra volta, rivolto al nulla ma con un carico di rabbia e odio che forse sarebbe arrivato a destinazione comunque.

 

Fine Flashback

 

Perchè sei uscito di notte e lo hai lasciato da solo?”, lo incalzò suo padre.

Dean guardò i suoi piedi molto più interessanti dello sguardo irato del padre.

Rispondi, maledizione!”, urlò John, spintonando il figlio contro il tavolo.

Non dovevo fare niente...”

Per il tuo bene...”, il padre disse mentre le nocche della sua mano sulla maglietta di Dean erano sempre più bianche e la morsa sempre più stretta “è meglio che non mi conti balle e soprattutto 'niente' non è un motivo sufficiente per lasciare tuo fratello da solo!”, urlò, strattonando Dean e spingendolo verso il muro.

Vedendo lo sguardo abbassato del figlio e scambiando l'imbarazzo di Dean per la ragione per cui non gli voleva dire dove era stato, urlò: “Così sei andato con una ragazza? Un altro motivo del cavolo come quando eravamo a Fort Douglas!”

Sorrise soddisfatto John quando vide lo sguardo colpevole di Dean al sentire nominare quel posto e al riferimento dello 'shtriga'! L'aver lasciato suo fratello da solo per dieci minuti dopo tre giorni chiusi in un motel da soli, ancora adesso causava delusione negli occhi del padre e vergogna in quelli del figlio.

Avrei dovuto pestarti quella volta, così forse ora te lo saresti ricordato cosa vuol dire disobbedire ai miei ordini!”, gli urlò in faccia John.

Dean deglutì a vuoto ma avrebbe preferito di gran lunga essere picchiato piuttosto che quello sguardo carico di insoddisfazione e fallimento letto negli occhi del padre quando non era riuscito a eliminare quel mostro che a momenti uccise Sam.

Sto aspettando ancora la tua risposta, Dean!”, esclamò, sbattendo il figlio contro il muro, non forte da fargli male ma quel tanto per indurlo a parlare.

Sono uscito per cercare dei soldi!”, rispose Dean, cercando di divincolarsi dalla stretta.

Stai fermo. Non abbiamo ancora finito”, disse John, tenendo incollato il figlio al muro. “E' per quello che hai le nocche delle mani ferite?”, chiese poi.

Si, signore!”, rispose Dean,

John vide negli occhi di suo figlio una serie di reazioni: paura, avvilimento e rassegnazione. “E dovevi farlo all'una di notte?”, rimarcò il padre, non convinto dalla risposta del figlio.

Si, signore”, rispose Dean, con un filo di voce.

Non ti avevo detto di non giocare d'azzardo? Sei ancora minorenne. Se ti becca lo sceriffo, finisci dentro!”

Un moto di rabbia percorse il corpo di Dean. La bocca non collegata alla parte raziocinante della mente di Dean andò per la sua strada ed esternò tutta la frustrazione del ragazzo in tutti quei giorni, assediato dal padrone di casa e con quasi nulla da dar da mangiare a suo fratello.

Oh, si certo, e come cazzo avrei dovuto pagare l'affitto, visto che tu non ti sei degnato di farti vedere per tre settimane?”, sbottò, irato.

Questa volta il ceffone arrivò a destinazione.

Non ti permetto di parlarmi in questo modo, Dean!”, esclamò, subito dopo aver colpito il figlio.

Ho avuto le mie buone ragioni per essere stato fuori tutto questo tempo e non ti permetto di criticare quello che faccio o non faccio. Sono stato chiaro?”, chiese, sbattendo, questa volta, più forte il figlio contro il muro.

Dean, con il labbro spaccato e il sangue che colava dalla bocca, annuì. Decise, però che a costo di prendere un'altra sberla, non poteva non far sapere a suo padre il peso di quei giorni lasciato sulle sue spalle.

Si, signore. Rimane il fatto che non avevamo più da mangiare e il padrone di casa mi aveva detto che se non avessi pagato domani mattina, ci avrebbe buttato fuori!”

Chiedere un po' di soldi a Bobby o al pastore Jim, no?”, sbuffò suo padre.

Lo avevo già fatto. Non potevo chiederne altri. Poi come avremmo fatto a restituirli?”, rispose Dean, avventurandosi a pulirsi il labbro con il dorso della mano.

Chiamarmi e dirmi come era la situazione?”

Ahahaha, è più facile chiamare il Presidente degli Stati Uniti che mettersi in contatto con te!”, replicò Dean, ancora usando l'istinto e non il raziocinio.

John si allontanò da suo figlio anche se gli era venuta di nuovo voglia di alzare le mani. Aveva registrato l'ironia nella voce di Dean e decise di fare l'unica cosa possibile prima di compiere qualcosa di cui si sarebbe poi dispiaciuto in seguito. Era sua norma non picchiare i suoi figli quando era al culmine della rabbia. E in quel momento la sua ira era come il vapore incandescente di una pentola a pressione lasciata troppo a lungo sul fuoco senza sfogo.

Diede poi uno spintone al figlio verso il divano, facendolo quasi cadere. Poi andò in camera e iniziò a raccogliere le cose di Dean, mettendole nello zaino del figlio maggiore e poi tornò nel tinello.

Oltre allo zaino e un paio di capi di vestiario, cosa ha preso Sam?”, chiese il padre, sbattendo in terra la borsa di Dean.

Il ragazzo, seduto sul divano, con la schiena dolorante per i colpi contro il muro e il viso bruciante per il ceffone recente, non rispose subito.

Dannazione Dean. Rispondi!”, ululò John, dando un calcio al piede di Dean,

Un paio di libri e 150 dollari che avevo messo da parte....”, esclamò Dean sospirando.

Quanto hai fatto quella notte?”, chiese John.

Perchè?”

Rispondi”, esclamò, esasperato John.

Trecento”

John si girò a guardare suo figlio, stupito. “Tanti per una partita a biliardo! Sempre se hai giocato, vero? Dimmi come hai fatto ad averli?”

Ho fatto il giro delle cittadine qui intorno e ...”

E cosa, Dean?”

Non potevo andare nei bar, mi conoscevano tutti ormai....”

E allora...non farmi venire lì, Dean. Parla!”, lo minacciò John, mentre guardava cosa era rimasto di commestibile in casa.

Mi sono appostato dietro la latrina di una stazione di servizio. Ho aspettato che uno entrasse e poi gli sono andato dietro, aggredendolo e derubandolo”.

Cosa hai fatto?”, chiese John, avvicinandosi al figlio. “Sono allibito! Mettere in pericolo la tua vita in quel modo. E se uno di loro avesse avuto un coltello o peggio una pistola?”, aggiunse poi sedendosi su una sedia davanti al figlio e mettendosi la testa fra le mani.

Per quello mi hai addestrato...”, sussurrò Dean, incerto.

John si alzò in piedi e passando accanto al figlio, gli mollò uno scappellotto sulla testa, esclamando: “Ti ho addestrato per fare un'altra cosa, Dean!”

Dean sussultò per il colpo, forte abbastanza da far male ma non tale da farlo gridare. “Non avevo altra scelta!”, esclamò il ragazzo, massaggiandosi la parte dolorante.

Quanti ne hai aggrediti?”

Tre. E non gli ho fatto tanto male. Sono andati giù come sacchi di patate!”, rispose, con orgoglio, il figlio.

Porca miseria, Dean. C'è poco da essere contenti!”, sbottò suo padre che stava cercando qualcosa negli scaffali. “Non ce n'è più caffè?”

No. Solo uova, formaggio e latte. Li abbiamo mangiati per tre giorni!”

Vieni qui!”, sbottò, all'improvviso John, rivolto al figlio.

Dean lo guardò con gli occhi spalancati dalla paura. Suo padre si era calmato abbastanza per fare l'unica cosa che aveva in mente di compiere da quando Dean gli aveva detto che Sam era sparito e che era colpa sua se era successa. Accarezzò l'idea di non muoversi dal divano ma sapeva per esperienza che dopo sarebbe stato peggio. Con riluttanza, si alzò in piedi e andò verso suo padre.

Cercò di capire dal suo sguardo cosa frullasse nella mente di John e soprattutto l'entità della battuta che stava per ricevere. Lesse preoccupazione, ira ma anche rincrescimento e ciò fu una sorpresa per Dean.

Avrei proprio voglia di farti il culo a strisce ma mi rendo conto che una parte della responsabilità e mia, probabilmente se fossi rientrato prima questo casino non sarebbe successo. perciò adesso prendi la tua roba, vai al capolinea degli autobus e ne prendi uno per andare da Bobby e mi aspetti là. Più mi stai trai piedi e più mi viene voglia di picchiarti. Dammi i soldi che hai guadagnato quella notte!”, esclamò John, tirando fuori il suo portafogli.

No. Voglio rimanere con te. Voglio aiutarti a ritrovare Sam. Ho già fatto delle ricerche e se ti dico dove sono già stato non perdi tempo!”, esclamò Dean, conscio di essere su un terreno minato.

Dean! I soldi!”, sibilò suo padre, non tenendo minimamente conto di quello che gli aveva appena detto il figlio.

Perchè?'”

Da quando discuti i miei ordini, Dean?”, urlò John, dando una manata a uno sportello della credenza e facendo così trasalire il figlio.

Metti i soldi sul tavolo o che Dio mi perdoni, ti pesto a sangue!”, aggiunse minaccioso, avvicinandosi al figlio.

Sconfitto Dean prese dalla tasca dei jeans i soldi e li gettò sul tavolo. “Mancano cento dollari per la benzina di questi giorni e per aver dato un acconto a quel bastardo del padrone di casa”

Ok. Prendine cinquanta per il pulman e vai giù alla stazione. Ne drovrebbe partire uno alle cinque”, esclamò John, prendendo i rimanenti centocinquanta. “La macchina la darò a un mio amico, finchè le acque non si saranno calmate. Poi la verremo a prendere”

Ci sono stato attento. Non ci sono andato là con l'Impala. Non sono stupido!”, esclamò, risentito Dean.

In quanto a stupidate, ultimamente, sei stato un campione!”, disse John sedendosi sul divano, con il cellulare in mano, mentre consultava la rubrica. “Chiamo Bobby e gli dico che stai andando da lui. Digli dove hai cercato e vediamo se lui ha in zona qualcuno che mi possa dare una mano”

Non voglio andare!”, replicò, seccamente, Dean.

Tu fai quello che ti dico io. Qualcuno potrebbe riconoscerti e potremmo così avere due problemi da affrontare. Vai, ora!”

No!”

John si alzò dal divano veloce come un lampo. Prese suo figlio per il colletto della giacca, lo spinse verso la porta, facendolo sbattere con la schiena contro la maniglia. Poi a un centimetro dalla sua faccia, gli sibilò: “Cosa hai detto?!?”

Il colpo nelle reni aveva tolto il respiro a Dean. Non riusciva ad articolare le parole. Non voleva andarsene ma si rese conto che se non fosse uscito da quella casa in quel momento, l'ira del padre si sarebbe abbattuta su di lui peggio di un uragano.

John lo spostò lontano dalla porta. Lo girò con la faccia contro il muro, gli mise i soldi nella tasca posteriore dei jeans, sottolineando l'azione con una serie di dolorosi sculaccioni. Poi lo tastò per vedere se era armato. Aprì la porta, raccolse lo zaino e lo lanciò di fuori. Poi spinse il figlio oltre la soglia. “Chiamami quando arrivi da Bobby e aspettami lì finchè non ti vengo a prendere. Dean, mi raccomando, esegui gli ordini, perchè se decidi di fare di testa tua, questa volta ti ammazzo di botte. Sono stato chiaro?”

Si, signore!”, disse di malavoglia Dean, sputando la risposta quasi fosse stata un insulto.

John sentì il tono poco rispettoso del figlio ma decise di soprassedere. Altri erano i problemi. Girò il figlio, lo spintonò all'esterno, facendolo quasi inciampare nello zaino e gli fece segno di andarsene. Fatto ciò, chiuse la porta.

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Capitolo 2

 

Dean stette un minuto fermo fuori dalla porta, troppo scioccato per potersi muovere. Non riusciva a credere di essersela cavata così a buon mercato. Nel momento in cui aveva pronunciato quel 'No', si era reso conto che suo padre non gliela avrebbe fatta passare liscia.

Agli occhi di una persona qualsiasi un labbro spaccato, la schiena dolorante, una probabile contusione a un rene e un'infiammazione piuttosto pronunciata al fondoschiena non erano sinonimi di 'quasi niente' ma con John Winchester ciò era nulla.

Era conscio che se avesse ceduto all'ira, suo padre lo avrebbe pestato a sangue. Nel momento in cui aveva registrato le parole 'Sam se ne è andato' e 'Dean non c'era', l'unico pensiero di John era quello di fargli male e anche tanto.

Dalla morte della madre, Dean raramente era entrato in collisione con suo padre e in quelle rare occasioni, le mancanze o le risposte irriverenti erano state sempre punite quando la rabbia paterna era stata ampiamente sbollita.

Il padre si era sempre vantato che nei Marines gli avevano insegnato a tenere sotto controllo l'ira, perchè sotto attacco ti poteva fregare. Dean aveva maledetto molto spesso il Corpo dei Marines ma in quel momento si sarebbe arruolato subito per gratitudine. Aveva registrato anche che quella rabbia repressa era stata appena sfogata dal padre contro qualche suppellettile presente nella casa e ora lo sentiva parlare al telefono con Bobby.

Decise di muoversi e andare verso la stazione degli autobus dove sapeva esserci un mini-market aperto tutto la notte. Un caffè caldo e una ciambella lo avrebbe rimesso in sesto in previsione del lungo viaggio fino in Sud-Dakota e la prospettiva di tutte quelle ore seduto su quegli scomodi sedili di qualche scassato pulman non lo rallegrò per niente.

Si tirò il colletto della giacca nel tentativo di ripararsi dal freddo e si avventurò nella notte. Passò accanto alla sua adorata Impala e ne accarezzò la lucente carrozzeria, sussurandole che presto la avrebbe di nuovo guidata.

La tavola calda annessa al mini-market era affollata. Era appena arrivata una corriera diretta a Los Angeles e lì c'era la sosta per fare rifornimento. Controllò l'orario di partenza del suo bus per Sioux Falls: ne partiva una alle cinque e mezza. 'Grandioso, E' mezzanotte. Un sacco di tempo da far passare', pensò, mentre cercava un posto dove sedersi.

Lo trovò a un tavolo dove c'era una donna con due bambini. Le chiese se poteva unirsi a loro e lei, forse troppo stanca per rifiutare il posto a un ragazzo con la barba lunga, un labbro gonfio e l'aria disperata, accettò.

Si pentì immediatamente di aver scelto le panche di legno nel momento esatto in cui si sedette. 'Maledizione alle mani di mio padre, larghe e pesanti quanto un remo di legno', pensò Dean, mentre cercava di trovare una posizione che gli permettesse di stare seduto senza avere troppo dolore. Ben presto ci rinunciò. Tanto si sarebbe dovuto abituare, visto che il viaggio sarebbe durato tutto il giorno.

Immerso nei suoi pensieri, non si accorse subito che la donna stava contando degli spiccioli con aria disperata e diceva al più grande dei suoi bambini che non aveva contante sufficiente per comprargli un altro panino. Gli tornò alla mente tutte quelle volte che aveva visto quella scena con suo padre come protagonista e di come molto spesso persone sconosciute, impietosite, offrivano un piatto in più di zuppa calda ai suoi figli.

Chiamò così la cameriera e le chiese di riempire di caffè la sua tazza e quella della signora di fronte a lui e di portare un hamburger e delle patatine. Quando la ragazza portò l'ordinazione, diede l'hamburger al ragazzino più grande e divise le patatine con il più piccolo. La madre protestò debolmente ma alla fine accettò con gratitudine.

“Devi prendere un pulmann anche tu?”, gli chiese la donna.

“Si devo andare da mio zio in Sud-Dakota”, rispose Dean, cercando di essere un normale nipote in attesa di recarsi dal suo adorato parente.

“Come mai hai il labbro gonfio?”

“Rissa tra compagni di scuola!”

“Per questo ti spediscono lontano i tuoi genitori?”, chiese lei.

“Già!”, rispose Dean, rendendosi conto di quanto fosse perspicace quella madre o forse di quanto fosse lui trasparente.

“A che ora parte la tua corriera?”

“Alle cinque e mezza”, rispose Dean, finendo di bere il suo caffè.

“Si più o meno l'orario in cui riparte il nostro pullman”, esclamò lei, sottovoce.

“Aspetteremo insieme, allora”, ribattè Dean, facendo una carezza al più piccolo che gli si era avvicinato e ora dormiva con la testa sul suo braccio.

Ovviamente ciò gli fece pensare a Sam. Una fitta allo stomaco lo fece trasalire al pensiero che era da solo chissà dove e magari in quel momento poteva essere in pericolo e la colpa era sua. Se solo fosse tornato indietro, se solo fosse andato a fare la pace con lui...Se gli fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato....

Nonostante la preoccupazione e il senso di colpa che minacciava di travolgerlo, non impediva a Dean di pensare che nel momento in cui avrebbe rivisto suo fratello incolume e dopo averlo abbracciato, lo avrebbe preso a pugni fino all'incoscienza, John Winchester permettendo.

Decise di alzarsi in piedi e di andare a sgranchirsi le gambe. Lasciò lo zaino sotto il tavolo e uscì fuori. L'odore forte di gasolio era insopportabile e il fumo dei tubi di scappamento dei numerosi camion in sosta nel piazzale ammorbavano l'aria.

Quando stava per rientrare, un ragazzo gli si avvicinò: “Dean! Dean!”, esclamò questo, cercando di attirare la sua attenzione prima che entrasse dentro.

Dean si girò a guardarlo e lo riconobbe. Era un suo compagno di scuola. “Martin, ciao, che ci fai qui a quest'ora?”, gli chiese, sorpreso.

“Potrei farti la stessa domanda, sai?”, rispose lui con lo stesso tono, stupito.

“Ahaha, sto andando da mio zio in Sud-Dakota!”

“E' rientrato tuo padre, allora?”

“Già, purtroppo!”, rispose Dean, sconsolato.

“Vedo”, esclamò l'altro, indicandogli il labbro. “Non è stato contento della notizia...”, aggiunse poi.

“No, per niente!”, replicò Dean, sconsolato. “Hai sentito qualcosa?”, chiese poi.

“Ho un po' chiesto in giro. Sicuramente non ha preso nessun pulmann ma magari può aver chiesto un passaggio ai camionisti che si fermano qui a fare benzina o a dormire oppure si può essere nascosto nei rimorchi. Potresti chiedere. Tutti prima o poi si fermano qui...Magari trovi quello che lo ha portato da qualche parte e ora sta tornando...”, rispose Martin,

“Aspettami, allora. Prendo lo zaino e andiamo a chiedere....”, lo interuppe Dean.

“No, no, io vado a casa. Ero qui per caso con un mio amico!”, rispose il ragazzo, in modo sbrigativo e un po' impaurito.

Dean rimase un po' interdetto dal suo comportamento ma non insistette. Lo salutò e rientrò nel locale. Il tepore lo avvolse. Era l'una. Decise di bere un po' di caffè caldo e poi di uscire nuovamente per andare a chiedere ai camionisti. Cercò nel portafogli la foto recente di suo fratello presa l'estate precedente mentre erano da Bobby. Se la mise nella tasca della giacca e si sedette nuovamente sulla panca di legno, non ricordandosi neanche quella volta di farlo con calma. Trasalì al bruciore del suo fondoschiena e mentalmente si diede dello stupido, pensando che doveva ritenersi fortunato se poteva ancora sedersi.

“Faccio anche io così quando mia mamma mi sculaccia forte”, esclamò il ragazzino più grande, rivolto a Dean, il quale arrossì fino alla radice dei capelli. Sorrise poi imbarazzato alla madre che lo guardava con espressione dispiaciuta.

“Mike, per favore, non importunare questo ragazzo!”, lo sgridò la madre e poi rivolta a Dean. “Mi dispiace ma i bambini non sanno mai quando stare zitti”

“Non c'è problema, signora!”, disse, Dean, cercando di ricomporsi.

Finì di bere il suo caffè, preso lo zaino e disse alla donna che si sarebbero visti più tardi. Dopo aver pagato la sua consumazione e quella della donna. uscì dalla tavola calda e si diresse al parcheggio dei camion. Passò un'ora muovendosi fra i mezzi, bussando alle portiere e mostrando la foto di Sam agli autisti, mezzi assonnati. Nessuno lo riconobbe. Ce n'era rimasto ancora uno e poi sarebbe tornato indietro.

“Ehi, cosa fai qui in giro?”, esclamò una voce burbera alle sue spalle.

Dean si girò e si ritrovò davanti a un uomo sulla cinquantina, con i capelli brizzolati. Indossava un giaccone pesante e un cappellino e aveva delle chiavi in mano. Forse il proprietario dell'ultimo camion.

“Niente, stavo solo...”

“Lo so che cosa stavi per fare”, il camionista lo interruppe. “Voi ragazzi siete sempre qui intorno a rubare nei camion o a intrufolarvi dentro. Bene, ora ti ho beccato e ti farò portare via dallo sceriffo. Sono stufo di furti e mocciosi che si fanno portare avanti e indietro dal mio camion, neanche fosse un taxi!”, gridò quello, iniziando ad attirare l'attenzione degli altri autisti.

“No, no, aspetti, sto solo facendo vedere una foto. Sto cercando mio fratello. Non voglio né rubare né infilarmi dentro”, esclamò, spaventato, Dean.

“Se metto le mani su quei due che hanno cercato di forzare il lucchetto stanotte, li scuoio vivi!”, replicò l'uomo, furente. Poi il suo sguardo cadde sulla foto che gli stava mostrando il ragazzo. La prese tra le mani e la osservò bene.

“Quattro giorni fa l'ho scovato nel rimorchio. Ha fatto una sceneggiata dicendo che stava scappando di casa dove c'era suo padre che lo picchiava. Mi ha supplicato di portarlo verso ovest. E' tuo fratello?”, chiese, poi, guardando bene Dean in faccia.

“Si, sono suo fratello maggore. Dove lo ha lasciato?”, rispose Dean, sollevato.

“Senti. Erano palle o vostro padre è manesco?”, chiese nuovamente l'autista, allungando una mano sul viso del ragazzo per tastare la ferita sul labbro. “Te lo ha fatto tuo padre?”

“Si!”, rispose Dean, allontanandosi un po'.

“A volte per tenervi in riga l'unica cosa utile è la cinghia ma i pugni proprio non li capisco! I padri che alzano le mani, non hanno la mia simpatia...L'ho lasciato poco fuori Flagstaff. Mi ha detto proprio lui dove mi dovevo fermare. In gamba tuo fratello! Un ragazzino intelligente...ho imparato più da lui durante il viaggio che in tutti gli anni di scuola che ho frequentato”, spiegò l'uomo, ridando la foto a Dean.

“Si, Sammy fa questo effetto!”, esclamò Dean, ridacchiando.

“Ahahah, quando è sceso dal camion, gli ho detto di stare attento e l'ho chiamato 'Sammy' ma lui, sdegnato, mi ha detto che solo suo fratello lo può chiamare in quel modo!”, disse, sghignazzando il camionista.

“Dove sta andando ora? Verso ovest o verso est?”, domandò Dean, speranzoso.

“Verso ovest. Perchè?”

“Mi porterebbe a Flagstaff?”

Il camionista sbuffò, riflettè un attimo e poi disse: “Va bè, dai, salta su! Mettiti davanti. Io mi faccio un paio d'ore di sonno e poi andiamo. Per ripagarmi del passaggio, fai la guardia e stai attento che non salga su nessuno”, esclamò, poi, aprendo la portiera dalla parte del guidatore e lasciando salire i l ragazzo, mentre lui si metteva nella parte posteriore della cabina di guida dove c'era un piccolo vano con un sacco a pelo su una brandina.

Dean non se lo fece ripetere due volte. Mentre aspettava l'alba al riparo del freddo e dalla pioggia che aveva iniziato a cadere, ripensò a Flagstaff. Era stato stupido a non pensare subito a quel posto. Sam lo conosceva bene. C'erano stati la primavera precedente a fare addestramento con il padre. Soprattutto sopravvivenza nei boschi. Intorno alla cittadina, c'era una foresta immensa con tante baite disabitate dove nascondersi e vivere la più bella avventura che un tredicenne potesse mai sognare di vivere.

Quando il camion partì, passando davanti alla stazione degli autobus, Dean sentì un intenso dolore alla bocca dello stomaco. Era conscio che stava disobbedendo a un ordine diretto del padre e che quella volta non se la sarebbe cavata così bene ma d'altro canto era contento perchè stava per raggiungere suo fratello. Magari presentandosi da suo padre con Sam avrebbe attenuato la sua ira.

Dormì per tutto il tragitto. Era esausto. Non aveva dormito più di due ore da quando Sam era fuggito e le ammaccature rimediate durante le aggressioni e le contusioni ricevute da suo padre non contribuivano a farlo riposare bene. Non se ne lamentò più di tanto. Era al caldo, all'asciutto e tutto sommato al sicuro.

Ad un certo punto un scrollone lo svegliò di soprassalto. “Ehi, dormiglione. Siamo arrivati!”, lo svegliò il camionista, accostandosi al ciglio della strada.

“Arrivati? Dove?”, esclamò Dean, ancora intontito.

“Qui ho lasciato tuo fratello! Quella è la strada che porta a Flagstaff”, spiegò l'autista e indicando a Dean un bivio e una strada sulla sinistra. “Io devo andare a destra”, aggiunse poi.

“Grazie, allora per il passaggio!”, esclamò Dean, con gratitudine, preparandosi a scendere.

“Quanti anni hai?”, fece il guidatore.

“17 anni”, rispose, sincero, Dean.

“E tuo fratello?”

“13”

“Hai pensato a cosa fare adesso?”, chiese l'uomo rovistando in un borsone.

“No. Non sono mai stato qui. Cercherò in città per vedere se qualcuno lo ha visto”, mentì Dean, conscio di non dover dare troppe spiegazioni agli sconosciuti.

“Va bene. Tieni. Due bottigliette di acqua, due barrette di cereali e una cioccolata. Non è un granchè ma è tutta energia”, esclamò il camionista, porgendo a Dean le vivande. Poi prese un foglietto, ci scarabocchiò sopra qualcosa e lo allungò a Dean, dicendo: “Questo è il mio numero di cellulare. Mi chiamo Tom. Se hai bisogno di qualcosa o ti trovi in pericolo, chiamami. Ok?”

Dean afferrò il pezzo di carta e se lo mise nella tasca dei pantaloni. Era sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato un aiuto da uno sconosciuto e questa sembrava una persona a modo e forse era per questo che molti ragazzi lo derubavano perchè sapevano che non gli avrebbe fatto nulla.

“Grazie, Tom! Se avrò bisogno, mi farò vivo!”, esclamò Dean, con gratitudine.

Saltò già sull'asfalto e rabbrividì per il freddo pungente, dopo essere stato per lunghe ore al caldo all'interno dell'abitacolo.

Stava tramontando il sole e ombre scure si allungavano per la strada rendendo l'umore del ragazzo ancora più cupo di quello che aveva permeato prima il suo animo. Si avviò lungo il ciglio della carreggiata, stringendosi nella giacca troppo leggera e pensando a cosa dovesse fare una volta giunto nel paese.

Ovviamente aveva risparmiato i soldi del pulmann ma non sarebbero bastati per una camera di un motel e quindi avrebbe dovuto cercarsi un posto al riparo dove passare la notte. Di certo non poteva andare nei boschi a quell'ora. Cercò di ricordarsi come era disposta la cittadina, per identificare un luogo dove rifugiarsi. Pensò anche di rintracciare una delle ragazzine di cui si era invaghito la primavera precedente ma il ricordo della furia del padre di lei, dopo averli trovati a baciarsi fuori dalla scuola, lo convinse a lasciar perdere. Ridacchiò tra sé, rimembrando la sua fuga precipitosa...

Arrivò alla periferia del paese. Capannoni industriali e magazzini. Null'altro. Nel passare accanto a un parcheggio, notò alcune auto abbandonate. Un'idea lo illuminò. Poteva, magari, rifuggiarsi in una di quelle e passarci la notte. In fondo c'era abituato a dormire in auto amche d'inverno. Quando suo padre non aveva abbastanza denaro per una camera di motel, l'Impala diventava il loro rifugio temporaneo.

Decise, però, di andarsi a cercare un pasto caldo e di dare un'occhiata al centro del paese. Continuò così a camminare di gran lena, cercando di scaldarsi. L'insegna di un fast food lo riscosse dal torpore nel quale era caduto, immerso come era nei suoi pensieri.

Si diresse come un automa verso quell'insegna gialla che spiccava al buio come il faro in mezzo al mare in burrasca. Mezzo assiderato entrò nel locale, salutato dagli effluvi stantii di olio fritto ormai esausto e detergente per pavimenti a basso costo.

Diede un'occhiata ai vari menu esposti sopra le casse e ne scelse uno formato gigante: cheeseburger, patatine maxi, coca-cola e crostata di ciliege per regalarsi un momento di bontà. Dopo aver pagato si diresse a un tavolino il più lontano possibile dalla porta, per evitare il continuo andirivieni e di conseguenza le folate di freddo che si insinuavano nel locale.

Non aspettando neanche di essere seduto, sfasciò il grosso panino e lo addentò con voracità lupesca e contenendo a stento la sua gioia, lo masticò velocemente per poi staccarne un altro morso. Fu, durante quel momento di estasi animalesca che il cellulare di Dean vibrò nella tasca dei suoi pantaloni.

Sbuffando per essere stato interrotto, lo tirò fuori e guardò il display per vedere chi fosse colui che osava disturbarlo. L'identità del chiamante lo riportò alla dura realtà. Bobby. Certo non era arrivato a Sioux Falls e il vecchio cacciatore era preoccupato. Sicuramente, prima ancora di chiamare John Winchester, cercava lui.

Tipico di Bobby. Buon vecchio Bobby. Sapeva di dargli un dispiacere ma non rispose. Se lo avesse fatto, avrebbe sicuramente trovato il modo di dissuaderlo dai suoi progetti.

Si rendeva conto che nel momento in cui il vecchio cacciatore avesse comunicato il suo mancato arrivo nella sperduta cittadina del Sud-Dakota a suo padre, lui era morto. Clinicamente morto!

 

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John Winchester, dopo un paio d'ore di sonno, aveva battuto ogni angolo della cittadina alla ricerca di indizi su Sam. Non aveva ricavato nulla, se non il fatto che era stato preceduto da Dean. Aveva chiesto a qualche compagno di scuola senza però far cenno al fatto che era scomparso. Non voleva di certo attirare l'attenzione dello sceriffo. Aveva raccontato loro di una sorpresa che voleva fare al figlio, ovvero di portarlo nel posto che lui citava spesso con i suoi amici. Sam aveva imparato bene i comandamenti dei cacciatori, i quali vietavano assolutamente di svelare ad anima viva i particolari della propria vita. Di conseguenza quella giornata si rivelò del tutto inutile.

Dopo essersi preso una pizza e un cartone di birra da sei lattine, si apprestò a tornare in quella casa che reputava all'origine di tutto quel casino, anche se il vero colpevole era lui soltanto.

La telefonata di Bobby lo colse impreparato.

“John, potevi avvertirmi che Dean non era partito! Ho lasciato l'officina e un potenziale buon cliente per correre a prendere tuo figlio!”, esclamò burbero il vecchio amico.

“Di cosa parli, Bobby?”, chiese, sorpreso il decano dei Winchester.

“Sono andato alla stazione degli autobus e ho aspettato il pulmann che arrivava dall'Arizona. Sono scesi tutti, tranne tuo figlio. E nessuno lo ha visto. Cosa mi dici ora?”

“Ho spedito Dean a prendere il pulmann, maledizione! Perchè non era su quel maledetto bus?”, gridò John, assordando l'udito del suo interlocutore al di là della linea.

“Io non lo so. Vai dove partono le corriere e chiedi in giro!”, ribattè esasperato Bobby.

“Ora ne devo cercare due di figli?”, chiese il cacciatore più giovane, allibito.

“A quanto pare, voi Winchester, non vi accontentate di combinare un casino per volta. Voi fate tutto insieme...”

“Se mi ha disobbedito, questa volta lo ammazzo...”, esplose John, il quale non accettava l'idea che Dean non avesse fatto quello che gli aveva detto di fare e soprattutto non gradiva la ramanzina di Bobby.

“Prima accertati che stia bene, poi fatti spiegare le sue ragioni, poi semmai lo potrai ammazzare...Comunque l'ho chiamato sul cellulare. Faceva libero...”, esternò l'amico, preoccupato più per la possibile reazione di John che non sul reale pericolo in cui poteva essere caduto il ragazzo.

John bofonchiò qualcosa, inerente alla rottura di avere due figli e sul fatto che conciliare caccia e famiglia era veramente complicato. Dopo aver discusso con il suo vecchio amico su come scovare Dean, John riagganciò.

Sicuramente suo figlio maggiore aveva trovato notizie importanti su Sam. Ciò non giustificava né il suo allontanamento, né la sua mancata comunicazione di tali novità. Due delle regole principali su cui aveva basato tutto l'addestramento dei suoi figli erano l'obbedienza cieca e la condivisione delle informazioni e queste erano state ignorate da Dean.

'Queste gravi mancanze costeranno care a Dean', pensò John, dopo aver terminato la conversazione con Bobby e aver nuovamente aperto il suo cellulare per comporre un'altra telefonata. Fece il numero di suo figlio. Dopo alcuni istanti, una voce lo informò che il numero da lui cercato era scollegato e che se voleva poteva lasciare un messaggio nella segreteria telefonica. Decise così di lasciare una breve ma coincisa comunicazione a suo figlio, il cui succo stava nel richiamarlo al più presto o meglio tornare da lui per spiegare le ragioni della sua fuga e subire il giusto castigo per il suo comportamento.

Non aveva mai provato alcuna soddisfazione nel dover impartire punizioni corporali. Le riteneva necessarie per far comprendere ai suoi figli che una mancanza o una condotta sbagliata durante un lavoro come il loro, poteva portare alla morte di uno dei due fratelli o di entrambi e il dolore gli serviva a ricordare che l'osservanza degli ordini era fondamentale.

Si rendeva conto che quando Dean si sarebbe palesato davanti a lui, magari in compagnia del fuggiasco, il suo sguardo ricolmo di colpa e rassegnazione non avrebbe attutito minimamente né la sua rabbia né la meritata pena!

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


CAPITOLO 3

 

Sam, dopo l'iniziale euforia, si era ben presto reso conto della follia del suo gesto, quando arrivato nella foresta attorno a Flagstaff, era stato colto da un forte temporale e zuppo dalla testa ai piedi, aveva vagato per ore alla ricerca di una capanna che gli potesse dare un po' di riparo.

Solo all'alba ne aveva trovata una, adatta al suo scopo, abbandonata da tempo ma con la possibilità di accendere un fuoco in un caminetto per potersi scaldare.

Tremando per il freddo che ormai si era insinuato nelle sue ossa, cercò nella baita della legna e della carta per poter attizzare un fuocherello e mentre lo faceva, recitava alcune preghiere insegnategli da Dean, a sua volta apprese dalla madre, affinchè non gli venisse un raffreddore o peggio.

Trovò un ceppo di legno asciutto ma non della carta. Rovistò ovunque. Poi in un cassetto trovò un foglio di giornale. Ne strappò delle striscioline, le mise alla base del caminetto, poi posò il ceppo al centro del camino e intorno mise la restante carta. Poi, tastando nella cenere cercò dei bastoncini di legno. Ne trovò solo un paio ma sarebbero bastati per quello che doveva fare. Tirò fuori l'accendino di suo fratello, lo aprì e iniziò a infiammare la carta.

Tirò su i bastoncini e li inserì tra le fiamme, aspettando che prendessero fuoco esternamente. Quasi del tutto avvolti, li appoggiò sul ceppo, in modo che fosse circondato da ogni lato. Pochi secondi e il gioco era fatto.

Ammirò con orgoglio il lavoro fatto e avrebbe voluto che con lui ci fosse quell'antipatico del fratello per dimostrargli che era in grado di cavarsela da solo.

Assaporò per un po' il tepore ma poi tornò fuori a cercare della legna per metterla accanto al focolare e farla asciugare assieme ai suoi abiti. Sapeva che non doveva prendere rametti giovani perchè non avrebbero mai fatto combustione ma non trovò altro. Doveva procurarsi una scure per tagliare un albero o sarebbe morto assiderato.

I giorni seguenti furono febbrili per il più giovane dei Winchester. Non poteva girare di giorno, perchè avrebbe attirato l'attenzione e quindi scendeva all'imbrunire, aggirandosi nell'unico supermercato della zona, talmente affollato a quell'ora di punta che nessuno badava a lui. Il cibo in scatola era diventato il suo nutrimento. Non aveva bisogno di essere conservato, non servivano pentole per scaldarlo e poteva soddisfare tutti i suoi peccati di gola in fatto di verdura e frutta conservata. Un pacco di pane a fette e dei succhi costituivano la sua alimentazione. Poco costosa ma nutriente!

Il restante denaro, sottratto a Dean, venne usato con parsimonia e soprattutto per procurarsi un'accetta, dei giornali e degli accelleratori di fiamma visto che la ricerca dei rametti era diventato un miraggo!

Di giorno leggeva o scriveva il suo diario in un quaderno comprato al drug-store. Il terzo giorno della sua rocambolesca avventura fu allietata dalla presenza di un cane che lo aveva seguito dal paese fino alla baita. Era di razza incerta, taglia grossa con un pelo dal colore marroncino, poco visibile a causa degli strati di sudiciume che ne impedivano la visuale.

Fu immediato il ricorso di Sam al nome 'Quattrossa' visto la magrezza della povera bestia. Aveva un infinito bisogno di affetto quel cane, visto il modo in cui si stringeva accanto al ragazzo ma non è che Sam non avesse necessità di sentirsi amato e protetto. Nelle lunghe giornate passate accanto al camino a leggere libri, ormai imparati a memoria, Sam rifletteva sulla sua vita.

Non sapeva cosa volesse dire essere amato da una madre ma ne aveva avuto una percezione attraverso i modi da 'mamma chioccia' di suo fratello. A volte, però, era troppo soffocante! Doveva dimostrare a se stesso che poteva cavarsela da solo!

Voleva bene a suo fratello. Era l'unico legame affettivo che aveva mai avuto, visto che suo padre aveva abbandonato i panni di genitore anni prima per abbracciare quelli di sergente istruttore. Se non ci fosse stato Dean non avrebbe mai saputo cosa volesse dire affetto e comprensione. Sarebbe cresciuto selvaggio e senza cuore. Negli ultimi tempi, però, vivere con Dean era diventato pesante. Aveva percepito la tensione e la preoccupazione negli occhi del fratello ma lo imbestialiva che lui non gli avesse parlato di questi problemi che lo attanagliavano ed era stufo di 'vivere nella bambagia' come se fosse troppo piccolo per capire o per offrire aiuto! Voleva che Dean lo considerasse adulto e suo pari.....

 

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Dopo una notte all'addiaccio passata in una macchina abbandonata, tremando dal freddo e assalito da dubbi e paure, Dean pensò di avventurarsi nei boschi alla ricerca della baita dove sicuramente suo fratello si era rifugiato.

Certo se avesse smesso di piovere, sarebbe stato meglio. Era fradicio da cima in fondo e prima di iniziare la scalata nella boscaglia, decise di andarsi a bere un caffè caldo alla tavola calda accanto al drug-store.

La ragazza che lo servì lo riconobbe subito.

Dean? Sei Dean, vero? Ciao, ti ricordi di me? Sono Sharon! Eravamo a scuola insieme!”, esclamò di botto lei, sorridendo felice e saltellando come un grillo.

Dean, ancora intontito e infreddolito, la guardò con un'espressione ebete, non avendola minimamente riconosciuta. Le fece poi un sorriso per cercare di mascherare la sua confusione e questo la agitò ancora di più.

Siediti, siediti, ti porto la colazione”, esclamò lei, dirigendosi verso la cucina, con un tono stridulo,

No, no, grazie, prendo solo un caffè...”, tentò di dire lui, invano.

Non ti preoccupare, te la offro io!”, ribattè lei.

Dean sospirò. Almeno si fosse ricordato chi era la ragazza. Con tutte quelle con cui era stato in quella cittadina era un miracolo se se la ricordava. Un registro avrebbe dovuto tenere...Si sedette a un tavolo in fondo al locale da dove poteva tenere d'occhio chi entrava o usciva dal locale.

Dopo un piatto di uova strapazzate, bacon, caffè bollente e succo d'arancia si sentì in pace con se stesso e il mondo intero e pronto a iniziare la ricerca del ribelle.

Sharon si sedette con lui al tavolo. Cercava di asciugarsi le mani arrossate con uno strofinaccio. Lo guardava di sottecchi e tutte le volte che alzava la testa e incrociava il suo sguardo arrossiva furiosamente. In quel mentre Dean se la ricordò. Era più grande di lui di un anno. Non era mai uscito con lei. Troppo timida anche solo per avvicinarsi a lei. Ormai le sapeva catalogare alla prima occhiata. Se glielo avesse mai chiesto, le sarebbe morta tra le braccia per l'eccitazione!

Era carina e intelligente. Si era sicuramente diplomata ma quella era la vita in quella cittadina. Era già fortunata se era riuscita a trovare lavoro come cameriera. Peccato, l'avrebbe vista all'università.

Come mai siete di nuovo qui in città? Avete deciso di fermarvi un po' di più questa volta?”, chiese la ragazza, versando dell'altro caffè nella tazza ormai vuota del ragazzo.

Dean, ancora concentrato nei suoi pensieri, non fece caso alle parole della ragazza ma la parola cane lo riportò alla dura realtà. “Scusa, cosa hai detto? Puoi ripetere?”, chiese, allarmato, fermando il fiume incessante di discorsi che si riversava fuori dalla fanciulla assai nervosa.

Ti ho chiesto da quando è che avete un cane?”

Cane? Quale cane?”, esclamò. Poi colpito da un fulmine: “Perchè parli al plurale?”

Bè, il più intelligente è sicuramente tuo fratello ma non ti facevo così ritardato!”, ridacchiò lei, prendendolo in giro. “Tuo fratello è venuto in città con un cane. Ha comprato scatolette di cibo per cani nel supermercato”, esclamò lei, stupita.

Quando è successo?”, chiese lui, preoccupato, alzandosi in piedi, animato da un'improvvisa energia.

E' da tre giorni che viene giù verso sera. Jack, il commesso, mi ha detto che compra cibo in scatola per sé e per il cane, libri da leggere e materiale per scrivere”, rispose la ragazza, sempre più incuriosita dalla reazione di Dean.

Sai, per caso, dove si è rifugiato per la notte?”, chiese Dean.

Scusa ma non dovresti già saperlo?”

Si è allontanato da solo mentre stavamo venendo qui. Abbiamo litigato e...”, cercò di spiegare il suo comportamento senza rivelare troppi particolari.

Non so di preciso. Jack mi ha detto che sta in una baita abbandonata nel bosco”, spiegò lei.

Grazie, Sharon. Lo aspetterò dal drug-store, se no lo cercherò nei boschi”, esclamò Dean, uscendo dalla tavola calda.

'Aveva sempre voluto un cane', pensò Dean, mentre andava verso il supermercato. 'Oltre a una famiglia e una vita normale', continuò il monologo interiore. Da un lato voleva trovarlo, accertarsi che stesse bene e riportarlo a suo padre nella speranza di poter sfuggire all'ira del genitore: dall'altra parte avrebbe voluto lasciarlo alla sua nuova vita, dopo essersi sincerato delle sue condizioni. Sapeva che quella vita da lui tanto agognata, non l'avrebbe mai ottenuta e sicuramente suo padre non gliela avrebbe resa più semplice, ritornando in famiglia.

Davanti al drug-store non vi era nulla che potesse offrire un riparo a Dean. Non voleva che suo fratello lo vedesse. Aveva paura che si agitasse o facesse qualcosa di stupido, tipo fuggire e cadere o finire in mezzo alla strada con conseguenze ben peggiori. Certo Sam non era stupido però....

Decise di passare la giornata a girare tra i boschi e poi verso sera di scendere giù per appostarsi nelle vicinanze del drug-store. Di fronte al supermercato vi era una fumetteria. Sapeva che molti ragazzi ci passavano ore là dentro a leggere quei fumetti che non potevano permettersi di comprare e quindi la copertura era perfetta. Suo fratello non si sarebbe mai immaginato di vederlo là dentro. Loro due non avevano mai letto quel genere di 'letteratura'. Sam amava immergersi nella lettura di un libro e immedesimarsi nel personaggio principale senza l'aiuto di qualche disegno mentre lui, beh lui, non aveva bisogno di leggere di avventure; lui le viveva in prima persona!

La mattinata passò in un lampo. Trovò il sentiero principale e cercò di ricordarsi la mappatura di tutte le baite fatta dal padre nella primavera precendente. Iniziò a visitarle tutte prendendo atto che non erano abitate da tempo. Alle quattro del pomeriggio fece la sua entrata nella fumetteria. Impiegò una mezz'ora a trovare lo scaffale che lo interessava e nel più assoluto silenzio iniziò a cercare il fumetto perfetto cioè quello che potesse assomigliare alla storia di due fratelli, cacciatori di creature soprannaturali ma non lo trovò. Nessuno lo aveva ancora disegnato o scritto. Forse doveva pensarci lui....

Anche se la ricerca iniziava a piacergli, non perse d'occhio né la strada, né l'entrata del drug-store. Attorno alle sette si rese conto che Sam non sarebbe mai sceso in città. Aveva ripreso a piovere e la nebbia avvolgeva i monti circostanti. Suo fratello non avrebbe mai rischiato di prendersi un malanno! Se ne sarebbe stato al riparo in attesa che il tempo migliorasse.

Decise di tornare sul sentiero e cercarsi anche lui una baita. Ne aveva trovata una prima che faceva al caso suo. Asciutta, pulita e con un bel camino. La salita fino al capanno fu ardua. Proprio in quel momento iniziò a piovere forte e a soffiare un vento gelido che non gli lasciarono scampo. Inoltre la nebbia gli impediva di vedere dove metteva i piedi con il rischio di farlo scivolare nel burrone. Decise così di tornare indietro. Sconfitto, amareggiato e depresso si rese conto che in una cosa si era imbattuto quel giorno: non suo fratello bensì qualcosa che iniziava con 'starnuto' e finiva con 'febbre'!

 

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John rimase seduto sul divano per circa mezz'ora cercando di raccogliere i propri pensieri e per calmarsi. La rabbia non lo avrebbe aiutato a trovare i propri figli!

Riprese poi in mano il cellulare e fece un serie di chiamate ai suoi contatti passando loro la descizione di Dean. Sperava ardentemente che qualcuno di loro lo avesse visto o che sapesse almeno dove fosse diretto. Sentì anche Bobby ed ebbe la netta sensazione che il vecchio cacciatore lo ritenesse direttamente responsabile di quel pasticcio. Come non dargli torto? Non lo avrebbe mai ammesso, beninteso....

Decise di andare alla stazione degli autobus. Chiese un po' a tutti ma nessuno sapeva o aveva visto nulla. La commessa della tavola calda lo sorprese. Non solo lo aveva visto ma sapeva anche dove, forse, si era diretto.

Come sarebbe a dire che è salito su un camion?”, chiese l'uomo, sorpreso. Aveva ripetuto fino alla nausea ai suoi figli di non accettare passaggi dagli sconosciuti e tanto meno dai camionisti visto la cattiva fama che li circondava.

Senta, ho visto quando il camion è partito e davanti c'era suo figlio. E anche la donna che lo aspettava è rimasta delusa”, replicò la ragazza, mentre puliva il bancone.

Quale donna?! Di chi sta parlando?”, chiese John, sempre più confuso.

Una madre con due bimbi piccoli. Suo figlio ha pagato loro sia la cena che la colazione e lei voleva ringraziarlo ed è rimasta sorpresa quando ha visto il Tir partire con lui a bordo. Mi ha detto che semmai lo avessi rivisto di dirgli che non lo avrebbe mai dimenticato e che era un bravo ragazzo i cui genitori avrebbero dovuto essere fieri di tale figlio. Bene, ora lo dico a lei. Almeno so che glielo riferirà”, spiegò lei.

John riflettè un attimo. Era proprio Dean. Molti lo descrivevano come un duro dal cuore tenero.

Ah, quella donna ha lasciato questa busta. La faccia avere a suo figlio quando lo troverà”, esclamò la ragazza, ricordandosi all'improvviso e poi rovistando in un cassetto.

Senz'altro”, replicò John, afferrando la busta e mettendola nella tasca interna della giacca di pelle.

Dove era diretto il camion? Lo sa mica?”, chiese poi, accettando il caffè che la commessa gli aveva offerto.

Tom, sa, il camionista, va verso ovest. Copre una serie di cittadine fino a Denver. Non si ferma sempre nelle stesse ma prima o poi le fa tutte. Vediamo...”, rispose lei, guardando una cartina appesa dietro di lei. Ne elencò alcune che però a John non dicevano nulla ma quando la ragazza disse 'Flagstaff' all'uomo andò di traverso il caffè.

Scusa, come hai detto?”, chiese dopo aver ripreso a respirare normalmente.

Flagstaff. Le dice qualcosa?”, chiese lei, incuriosita dalla reazione dell'uomo.

Si. E' un posto che mio figlio conosce bene!”, rispose John, pescando alcuni spiccioli dalla tasca dei jeans per pagare il caffè. Uscì poi di corsa dalla tavola calda e si diresse al suo pick up. L'Impala l'aveva già nascosta la notte precedente nel garage di un suo amico poco fuori la cittadina con la scusa che doveva far fare dei controlli al motore. Chiamò Bobby e lo informò dello sviluppo e gli chiese se poteva verificare se nella zona fosse tutto tranquillo dal punto di vista soprannaturale. Il suo vecchio amico gli disse che preferiva controllare di persona. Quindi si sarebbero visti a Flagstaff il giorno dopo. Avere a che fare con creature e mostri non era proprio il caso. Buon vecchio e saggio Bobby....

A parte un paio di soste per rifocillarsi ed espletare bisogni fisiologici, John guidò tutto il pomeriggio e parte della sera per arrivare in quella cittadina del Colorado, dove la primavera precedente lui e i suoi figli avevano passato alcune settimane a fare addestramento e soprattutto sopravvivenza in condizioni di vita limitata.

Ricordava quanto era piaciuta quella permanenza a Sam: la scuola, i compagni, la casa, perfino usare la balestra. Tutto era stato di suo gradimento ed era rimasto sorpreso dall'impegno che il ragazzo aveva messo in tutto quello che gli aveva chiesto di fare in quel periodo. Neanche una lamentela.

Certo durante quelle settimane lui era rimasto con loro. Non si era allontanato un attimo. Per cica un mese avevano recitato la parte della famigliola felice. Lui a lavorare come meccanico nelle officine, i figli a scuola e a fare quello che i ragazzi di quell'età fanno in ogni parte del mondo e nei weekend escursioni nei boschi.

In quel momento John si rese conto di quello che aveva bisogno Sam. Un padre presente e una vita normale! Purtroppo lui non era un padre ma un cacciatore di demoni e i suoi figli, non ragazzi normali, bensì due apprendisti nella difficile arte della caccia a creature soprannaturali. E questo, ormai Sam avrebbe dovuto saperlo e accettarlo come aveva fatto Dean a suo tempo, anche se ultimamente sembrava esserlo dimenticato.

'Certo la colpa è mia', pensò John, mentre abbandonava l'interstatale, imboccando la strada che lo avrebbe portato nel centro della cittadina. 'Sono stato poco presente ultimamente e ho caricato Dean di troppe responsabilità, il quale, invece di far crescere Sam nel giusto modo e coinvolgere anche lui nella gestione della loro vita, lo trattava come un pulcino indifeso!'

Dopo aver passato la periferia, percorse la parte residenziale della città. Quelle case così curate, quegli steccati tutti ben tenuti e dipinti con colori sgargianti, quelle vite che i suoi figli non avevano mai assaporato, se non Dean nei suoi primi anni di vita. Pensò John amaramente che sua moglie avrebbe voluto quella vita per i suoi ragazzi e lui non era stato in grado di costruirla. Già prima della morte di Mary quell'esistenza gli stava stretta. Quel modo di vivere prestabilito non era il suo genere. Voleva essere libero e forse quella ricerca del demone che aveva ucciso Mary, forse, era solo una scusa per assecondare la sua voglia di vivere ramingo per il mondo.

Ormai il senso di colpa, quando giungeva a quella conclusione, non lo sopraffaceva più. Si era assuefatto a quella sensazione.

Parcheggiò il suo pick up accanto al drug-store, il quale però era chiuso. Ormai erano le undici di sera e l'unico luogo aperto per mangiare qualcosa di caldo era il self-service. Non amava molto quel tipo di cucina ma aveva il pregio di costare poco e di essere servita in locali sempre puliti e caldi e quasi sempre aperti. Decise così di recarsi là a piedi. Dopo così tante ore seduto in auto, aveva bisogno di sgranchirsi le gambe.

Piovviginava e soffiava un vento gelido che ti faceva desiderare solo di essere a letto sotto le coperte al caldo. Sperò con tutto il cuore che i suoi figli in quel momento fossero in qualche baita, scovata nella boscaglia, davanti a un camino emanante calde fiamme scoppiettanti.

Girò l'angolo di un complesso di appartamenti, sapendo che dietro di esso vi era il fast food e pregustò un bel caffè caldo, quando vide una figura solitaria seduta sugli scalini che conducevano all'entrata del locale, desolatamente chiuso.

Lo riconobbe subito, benchè avesse la testa appoggiata alle braccia conserte poste sulle ginocchia. Tipica posizione di chi ha freddo e cerca di mantenere quel poco di tepore che il suo corpo cerca di emanare. Accanto a lui un bicchiere di carta. Probabilmente caffè, ormai freddo.

Il piacere di aver almeno ritrovato uno dei suoi figli fu temporaneamente mitigato dal desiderio di uccidere quello appena recuperato e dal dispiacere di non sapere dove fosse l'altro. Si avvicinò a lui lentamente per non spaventarlo ma Dean lo aveva già sentito e probabilmente riconosciuto perchè quando alzò la testa la sua espressione era un misto di rassegnazione, timore e sollievo.

Ehi”, esclamò John, sedendosi accanto a suo figlio e mettendogli una mano sulla spalla. Gli occhi di Dean erano due pozze di verde immersi in due buchi neri, la barba incolta, il naso rosso e irritato da un raffreddore incipiente e la pelle arrossata forse dal vento gelido o da una febbre serpeggiante. Quello stato suggerì a John di tralasciare le maniere da marines e indossare i panni del padre preoccupato. Per i rimproveri ci sarebbe stato tempo a sufficienza in seguito.

Come ti senti?”, gli chiese poi, rendendosi conto che la sua mano era affondata nella stoffa della giacca completamente fradicia.

Sto bene”, fu la risposta gracchiante del figlio.

Tipico di Dean, rispondere in quel modo. C'era ben poco da negare.

Oh, si. Tu stai sempre bene”, replicò John, togliendosi la giacca di pelle e passandola sulle spalle del figlio. Mettiti questa, mentre vado a prendere il pick up, così andiamo a cercare una camera in quel motel che c'è sull'interstatale.

No. Nei boschi c'è Sam. Di qui non mi muovo!”, esclamò Dean risoluto, scrollandosi da dosso la giacca del padre.

Uh, uh, tu fai come ti dico io!”, esclamò John, tirando su la sua giacca e mettendola di nuovo sulle spalle del figlio in modo brusco. “Se va bene hai solo un forte raffreddore se non addiritttura la febbre, pezzo di cretino e se stai ancora qui fuori, prenderai una polmonite. Una doccia calda, qualcosa da mangiare, due pastiglie e qualche ora di sonno ti faranno più che bene”, aggiunse poi, strattonando il figlio per farlo alzare in piedi.

Da quando ti frega come sto?”, chiese Dean, in modo insolente.

John gli scoccò un'occhiata pericolosa.

Da quando perdo tempo a cercarti! Ora muoviti, perchè non ho molta voglia di fare conversazione con te al freddo e al gelo”, rispose John, mettendo un braccio attorno alla vita del figlio per farlo scendere dalle scale.

Dean non collaborava. Era intontito dal freddo, bloccato dai brividi che scuotevano il suo corpo e dalla paura che suo padre prima o poi gli avrebbe chiesto il conto delle sue azioni.

Dean, muoviti, maledizione!”, esclamò il padre, imprimendo una certa forza con il braccio sulla schiena del ragazzo.

Sai solo dare ordini...”, borbottò Dean, assecondando il padre.

E tu combinare solo casini...”, replicò John. “Non mi sono dimenticato di tutto quello che hai fatto di sbagliato negli ultimi giorni....”, aggiunse poi, sibillino.

John aveva cambiato idea. Si sarebbe portato il figlio fino all'auto. Magari era capace di dileguarsi di nuovo nella notte.

Dean accanto a suo padre oscillò un paio di volte. Lesto fu John ad afferrarlo prima che finisse in terra.

Oh si, stai benissimo. Almeno hai visto tuo fratello?”, chiese John, facendo indossare a Dean la sua giacca di pelle e abbottonandola fino in cima.

No”, rispose sconfitto il ragazzo.

Ah, bene. Mi hai disobbedito, hai fatto l'autostop con un camionista, hai preso freddo e ti sei ammalato e non hai neanche visto Sam?”, chiese John, strattonando il figlio che avanzava lento come una lumaca.

No, non l'ho visto di persona ma mi hanno riferito che sta bene!”, ribattè offeso Dean.

E chi te l'avrebbe detto?”, chiese John, allarmato.

Ex compagni di scuola. Viene giù all'imbrunire per fare la spesa e poi torna nei boschi dove ha trovato sicuramente una capanna dove rifugiarsi”

Ah, bene. Il piccolo Sam si è sistemato bene a differenza di 'sto incapace di fratello maggiore”, affondò senza pietà John, il quale era giunto alla conclusione che punire suo figlio non sarebbe servito a nulla ma non poteva non dimostrargli quanto fosse deluso del suo comportamento.

Domani mattina inizierò a cercarlo nei boschi, mentre tu starai al caldo nel motel in compagnia di Bobby, il quale sta arrivando per darmi una mano”, esclamò John quasi trascinando di peso un febbricitante figlio.

No, se ti vede è capace di scappare e cacciarsi in altri guai. Devo esserci io. Se vede me, si lascerà portare via senza problemi”, esclamò, con fatica, Dean, piantandosi in mezzo alla strada.

Il discorso del figlio non faceva alcuna piega e anzi John ci aveva già pensato a quell'eventualità. “Va bene, vediamo come ti senti domani. Anche se trovo la baita dove si è rifugiato, posso anche aspettare che tu guarisca”, ribattè John, riprendendo a trascinare suo figlio lungo la strada.

Giunto dal pick up, aprì lo sportello, spinse il figlio dentro senza tante cerimonie e poi dopo averlo chiuso, si accinse a entrare al posto di guida per andare a cercare un posto al caldo e all'asciutto dove mettere quello scriteriato di figlio che si ritrovava. Non è che lui fosse, però, così diverso!

 

 

L'Angolo di Allegretto

 

Mi scuso per l'abissale ritardo ma la mia artrite non mi dà tregua e le mie mani entrano in sciopero un giorno si e l'altro pure. Vi faccio gli auguri di Buon Anno e ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questi primi capitoli. Attendo con trepidazione i vostri consigli e suggerimenti!

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Quarto capitolo

 

John guidò per un po' lungo l'interstatale. Il primo motel incontrato recava la scritta lampeggiante ' No Vacancy' e ciò voleva dire che doveva andare più lontano per cercare un posto sicuro come base per i giorni successivi e inoltre permettere a suo figlio di rimettersi da quella stupida infreddatura che aveva preso in quei giorni.

Diede poi un'occhiata alla figura rannicchiata accanto a lui, avvolta dalla sua giacca di pelle, con la testa appoggiata al finestrino. Aveva tante cose da dire a suo figlio e non aveva alcuna idea su come iniziare senza che loro due cominciassero il solito scambio di accuse che ultimamente permeava i loro discorsi.

Fortunatamente riuscì a scorgere un cartello su cui era scritta l'indicazione di un piccolo B&B a conduzione familiare. Non era proprio l'ideale in quanto se era piccolo c'erano troppo occhi indiscreti a scrutare le loro attività ma non aveva scelta. Nonostante nel camioncino il termostato fosse al massimo e la sua giacca coprisse quasi tutto il ragazzo, John si era accorto che suo figlio era scosso da brividi.

Segno inequivocabile di una febbre in ascesa costante. Sperò in cuor suo che Dean non avesse preso qualcosa di più serio che non un semplice raffreddore. Riusciva a tenere testa a fantasmi, demoni e mostri ma i deliri e le convulsioni causati dall'ipertermia che di solito affliggevano suo figlio maggiore proprio non li sopportava. Aveva sempre lasciato l'inconbenza a Sam, il quale era sempre stato ben felice di occuparsi di suo fratello quando era malato, visto che era l'unico momento in cui si lasciava manovrare e comandare senza ribellarsi.

Imboccò un vialetto ricoperto di ghiaia, dopo una curva si ritrovò davanti una palazzina a due piani, dalla pittura scrostata e le tendine sbiadite che avevano visto giorni migliori. Parcheggiò il pick up davanti l'entrata principale, scrollò suo figlio senza tante cerimonie e poi scese dall'auto dirigendosi verso l'ufficio.

Un uomo di mezz'età dallo sguardo assonnato lo accolse dietro un bancone di legno tutto scrostato e pieno di tagli ma l'odore di lavanda e l'aspetto curato dell'ambiente lo colpirono favorevolmente. Avrebbe voluto prendere una camera a 2 letti singoli ma non ne erano rimaste più. Erano tutte matrimoniali. Ne scelse una con un divano letto. I suoi figli avevano sempre diviso un letto fin da quando erano piccoli. Era assurdo prendere due letti quando, a causa degli incubi di Sam, alla mattina trovava i due figli abbracciati in uno solo!

Certo erano cresciuti ormai, due ragazzi non avrebbero dovuto dormire assieme ma la camera a due letti costava di meno di una a tre e di solito lui prendeva in affitto un'intera casa se dovevano fermarsi in un posto per più di due giorni. Comunque loro non si erano ancora lamentati...

Tornò all'auto, aprì lo sportello dalla parte di Dean e gli disse di scendere. Quello dopo aver esternato un grugnito stile grizzly, obbedì.

Stai fermo lì, così prendo lo zaino”, ordinò John.

Dean non disse nulla. Si appoggiò alla fiancata del pick-up e attese. Non aveva un briciolo di forza ma continuava ad autoconvincersi che non voleva ammalarsi, perchè voleva cercare suo fratello. Poteva sentire la sua pelle bruciare al di sotto dei suoi vestiti, il sudore iniziava a formarsi sulla fronte e non smetteva un attimo di tremare per il freddo che ormai si era insediato nel suo corpo come se fosse stato posseduto.

Andiamo, Dean”, disse suo padre, facendolo sussultare.

Con fatica lo seguì. Si rese a malapena conto di salire delle scale e di entrare in una stanza.

Ci sono tuoi abiti nello zaino e il borsello con il necessario per sbarbarti e lavarti. Mentre ti fai la doccia, vado a vedere se riesco a rimediarti qualcosa di caldo da mangiare”, esclamò John, dando una leggere spinta a suo figlio, imbambolato al centro della stanza e indicandogli il suo borsone verde-militare in terra accanto alla porta del bagno. Dean annuì, afferrando per le maniglie la borsa. Nel farlo, però, sbandò leggermente e se non fosse stato per suo padre che lo trattenne per un braccio, sarebbe finito per terra.

Se mi avessi obbedito, maledizione, a quest'ora saresti stato al caldo e al sicuro e non mi avresti rallentato!”, sbottò John, strattonando e guardando minacciosamente suo figlio. “E soprattutto non ti saresti ammalato!”, aggiunse subito dopo, spingendolo verso il bagno.

Dean non fiatò. Posò la borsa sul letto, rovistò dentro, tirando fuori un paio di pantaloni di felpati che usava per andare a letto e una sua maglietta dei Led Zeppelin. La osservò un attimo. Era la sua preferita. Si girò per sbirciare verso suo padre. Stava guardando il suo cellulare. Sicuramente controllando la rubrica. Sospirò, pensando che ogni tanto suo padre si ricordava come fare il genitore. Prese poi la busta con il rasoio e la schiuma da barba e si diresse nel bagno, chiudendo la porta dietro di sé.

Dean, non chiuderti dentro a chiave. Se ti senti male, mi tocca, poi, buttare giù la porta e non ho voglia di spendere soldi anche per quello. E inoltre usa acqua tiepida. Se la metti tanto calda poi ti sale la temperatura”, sbraitò suo padre.

Dean, che aveva la risposta pronta sulla punta della lingua, preferì stare zitto e iniziò a spogliarsi, rabbrividendo ancora di più.

John, dopo aver comunicato a Bobby dove si trovavano e come raggiungerli, andò alla reception per parlare con quell'uomo che lo aveva accolto precedentemente.

Mio figlio non sta bene. Avrei bisogno di fargli mangiare qualcosa di caldo. Avete qualcosa di pronto da vendermi o magari se posso usare un attimo la cucina, gli faccio un po' di brodo...”, iniziò ma venne subito dopo interrotto.

Abbiamo una saletta con dei scaldavivande e una serie di scatolame e piatti pronti in vendita da riscaldare. Guardi se è rimasto del brodo di pollo con i noddles. Piatti, posate e bicchieri sono in uno scaffale sopra i microonde”, rispose quello.

John annuì, sollevato. Arrivando lì non avrebbe scommesso cinque cent su quel bed and breakfast, visto l'aspetto trasandato di quel posto ma la pulizia, il servizio offerto e il senso di famiglia che trasmetteva quel posto gli fece rimpiangere di non aver mai trovato un luogo simile in passato, se non quei luridi e pulciosi motel dove lasciava per giorni interi i suoi figli.

Trovò del brodo di pollo in scatola. Ne riscaldò un piatto per sé e lo mangiò seduto a un tavolino nella saletta dove erano posizionati i microonde, dando un po' di intimità e tempo a suo figlio di lavarsi e di riflettere su tutto quello che era successo.

Dopo aver bevuto una tazza di caffè caldo, posò il piatto con il brodo, le posate e un bicchiere di soda su un vassoio e con cautela si accinse a salire le scale per andare da suo figlio.

Aprì la porta con difficoltà ed entrò nella stanza lentamente cercando di non far rumore. La vista del figlio addormentato sul letto, sdraiato sul fianco e ripiegato su se stesso come se fosse in un estremo gesto di difesa, lo commosse immediatamente.

Un lembo della maglietta era tirato su ed era evidente un livido blu scuro, abbastanza recente da essere stato causato proprio da lui, quando lo aveva sbattuto contro la porta.

Sospirò. Appoggiò il vassoio sul tavolino accanto alla finestra e si girò a guardare quella figura rannicchiata che dormiva profondamente, esausto da giorni di ansia, ricerca e paura. I capelli, ancora bagnati, e la pelle del viso liscia dopo la sbarbatura lo facevano sembrare ancora più giovane dei suoi 17 anni.

Prese la coperta dalla parte vuota del letto e la mise sopra a suo figlio, avvolgendolo come se fosse stato all'interno di un bozzolo. Nel toccargli le braccia per mettergliele sotto, si accorse di quanto scottassero. Riflettè un attimo se fosse il caso di svegliarlo per farlo mangiare e dargli alcune pastiglie per ridurgli la febbre. Poi vedendo il suo viso disteso e pacifico decise di lasciarlo dormire. A volte la temperatura gli saliva quando era stremato. Si augurò che fosse così anche quella volta.

Si sedette sul divano. Era esausto. Si tolse gli scarponi e si allungò, cercando di sistemare il cuscino che aveva preso dal letto. In quel momento si rese conto di essere proprio stanco di quella vita. Le uniche cose che gli importavano in quel momento erano i suoi figli: uno sperso chissà dove nel bosco al freddo e in balia di chissà quali pericoli, naturali o soprannaturali, e l'altro, bè ce l'aveva davanti, ma era come se fosse stato lontano mille miglia. Stava crescendo, stava diventando un buon cacciatore, proprio quello che lui aveva sperato diventasse in tutti quegli anni. Non era, però, più il suo soldatino. Cominciava a pensare con la sua testa e questo era un pericolo. Non era ancora pronto ad affrontare le insidie di quell'esistenza. Doveva convincerlo a seguire ancora un po' la sua leadership e soffocare sul nascere tutti quei moti di ribellione che sembravano propagarsi nell'aria negli ultimi tempi.

Inoltre aveva avuto sempre massima fiducia in Dean nella gestione del fratello più piccolo e quello che era successo dipendeva dal giudizio distorto che suo figlio maggiore aveva di Sam; non era più un bambino piccolo, indifeso e bisognoso di stare nel mondo ovattato della fanciulezza. Dean non aveva capito che suo fratello era cresciuto, era più intelligente e più brillante di suo padre e suo fratello messi insieme e il suo acume lo avrebbe protetto in quell'avventura ma quella situazione non avrebbe dovuto ripetersi una seconda volta. Non l'avrebbe permesso. Anche a costo di indossare un'altra volta i panni del sergente maggiore e con quel pensiero si addormentò.

 

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No....non lo abbiamo ancora trovato, Bobby. Papà ed io ci siamo presi una notte di pausa. Eravamo entrambi esauriti ed avevamo bisogno di dormire un po'....si certo.....allora un paio d'ore?....bene, a più tardi, allora”, disse Dean a bassa voce per non svegliare il padre che ancora dormiva.

Con chi stavi parlando?”, chiese John a suo figlio, mentre cercava di mettersi seduto.

Dean sobbalzò, poi si girò verso suo padre, sopreso. Pensava di aver fatto piano e non si era accorto che si fosse destato comunque. “Scusami, non volevo svegliarti...”, esclamò Dean, abbassando la testa. “Bobby, Avvertiva che ha forato e arriverà tra un paio d'ore”, rispose poi il ragazzo, sedendosi sul letto e iniziando a mettersi le calze.

John si passò una mano sul viso. Aveva la schiena a pezzi. Non aveva più l'età per dormire sui divani dei motel. Si alzò in piedi con difficoltà. Aveva in testa solo una cosa: caffè!

Era irritato perchè avrebbe voluto vedere suo figlio a letto e non in giro per la stanza mentre stava vestendosi. Quando era in procinto di entrare in bagno con la prospettiva di una doccia calda e rilassante per i muscoli della sua schiena dolorante, con la coda dell'occhio vide Dean afferrare il suo giaccone, ormai asciutto, allo scopo di infilarselo e uscire.

Dove credi di andare, ragazzo?”, gorgogliò John.

A prendere del caffè caldo e qualcosa da mangiare”, rispose Dean, lentamente e calcando sulla parola 'caffè'. Si era accorto del tono del padre. Inequivocabilmente minaccioso.

Si, un caffè mi servirebbe proprio ma lo andrò a prendere io. Tu ti rinfili in letto!, esclamò John, appoggiato allo stipite della porta del bagno.

Sono già vestito e tu devi ancora farti la doccia. Sto bene, tranquillo. Non ho febbre e neanche mal di gola. Mentre ti lavi, ti vado a prendere una bella tazza di liquido nero fumante e la colazione. Poi parliamo di dove devo stare io”, replicò Dean, con la mano sul pomolo della porta. Lo sapeva, era un azzardo ma aveva fatto proprio leva sull'immaginazione del padre per raggirarlo. Sapeva benissimo che il suo caro genitore senza caffè non andava neanche a fare pipì.

Ok ma quando torni su, misuriamo la temperatura e diamo un'occhiata a tutti quei lividi che hai sulla schiena”

Dean bofonchiò, mentre usciva dalla camera. 'Ora si preoccupava delle mie ecchimosi? Farlo mentre mi sbattacchiava a destra o a sinistra, no?'

Scese alla reception facendo mentalmente l'elenco dei suoi malanni. Sapeva che la febbre non gli era passata del tutto, aveva mal di testa, mal di gola e continuava a urinare sangue e ciò, se fosse stato scoperto da suo padre, non si sarebbe concluso favorevolmente per lui. La prima cosa da fare era abbassare la febbre. Anche a 37,1 non lo avrebbe fatto uscire. Doveva trovare dell'alcool per farsi degli impacchi sulle caviglie e sui polsi. Era l'unico modo per abbassare temporaneamente la temperatura. Non poteva permettere che suo padre trovasse Sam senza di lui. Sicuramente avrebbero discusso come succedeva sempre e quella volta John non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di ribadire chi fosse il capo in quella famiglia.

La colazione si svolse nel più assoluto silenzio. Non perchè non ci fosse nulla di cui parlare ma perchè le pietanze che avevano nel piatto erano veramente gustose. A John ricordavano quelle fatte da sua moglie Mary e a Dean quelle fatte da Bobby, il burbero ma comprensivo amico di suo padre.

Il ragazzo sperava che l'arrivo del vecchio cacciatore non avrebbe mandato all'aria i suoi piani. Poteva ingannare un po' suo padre ma a Bobby bastava uno sguardo per capire se stavi bluffando o no. L'unico modo per impedire il tracollo era quello di uscire da quella stanza.

Al suo ritorno in camera con la colazione, si era spruzzato parecchio dopobarba per mitigare l'odore penetrante dell'alcool, scovato nel ripostiglio dei detersivi, frizionato sulla pelle. Suo padre aveva arricciato un po' il naso a sentire tutto quel profumo ma non aveva fiatato. Era consuetudine per Dean rendersi appetibile per le ragazze. Così quando il termometro, estratto dalla bocca di Dean, aveva sentenziato un fantasmagorico 36,8, il ragazzo si sarebbe messo a ballare come Michael Jackson nel famoso video 'Thriller'!

Ora rimaneva la mappatura di lividi e contusioni sul suo corpo e non sarebbe stato un rischio quello, se non fosse stato per quel dolore a livello dei reni che lo faceva sussultare tutte le volte che si appoggiava alla spalliera della sedia.

Porto giù i vassoi, mentre tu ti vesti!”, esclamò Dean, sparecchiando velocemente. Magari poteva avere la fortuna di incontrare Bobby e parlare un po' con lui.

Con calma, ragazzo. Non c'è fretta”, ribattè John, prendendo la busta dei medicinali. “Siediti sul letto e togliti la maglietta”, aggiunse, dopo aver estratto una pomata e una scatola di compresse.

Dean deglutì a vuoto ma fece quanto richiesto. Sapeva, per esperienza, che era pericoloso discutere quando aveva quel tono imperioso nella voce.

Ogni macchia nera, blu, violacea fu ricoperta di pomata all'Arnica e massaggiata dal padre che cercava segni di lesioni. A quelle più scure dedicò una maggiore attenzione. Erano la diretta conseguenza della sua ira e di ciò si sentiva in colpa. Poi fu attratto da una particolarmente vasta, posizionata sopra i lombi e che causava un sussulto al figlio ogni qualvolta la toccava. Il livido era violaceo. Non era di sua responsabilità.

Questa risale alla notte in cui hai aggredito quei poveracci nei bagni della stazione di servizio?”, chiese John, tastando delicatamente la zona incriminata.

Si”, rispose Dean sofferente, quando il padre schiacciò più a fondo.

Da quando è che ti fa così male? Potevi dirmelo, no?”, disse John, irritato.

Non è che che mi hai lasciato molto margine per parlare di come stavo io”, ribattè Dean, incredulo per quella domanda.

Alzati!”, comandò, nuovamente, il padre.

Dean obbedì.

Quando fai addestramento con i Marines, impari di tutto. Da come sparare e uccidere un uomo in mille modi diversi, a come sopravvivere in una foresta senza cibo né acqua, a come ricucire una ferita o un vestito, a come riconoscere se hai una lesione interna o no. John aveva imparato tutto questo e una parte di quel particolare bagaglio culturale lo stava trasmettendo ai suoi figli. Così quando vide quella particolare ecchimosi sulla schiena di suo figlio e a come trasaliva al contatto, pensò subito al peggio. Decise così di accertarsene, facendo un movimento con il dorso della mano e dando un colpo, non forte, contro la parte bassa della schiena. Se ci fosse stato uno spasmo di dolore come quello della colica, allora la contusione renale sarebbe stata evidente.

Poco dopo, Dean piegato in due dal dolore, con il respiro breve per controllare le ondate di spasmo causate dal colpo, cercava di respirare e non soffocare. Si tirò su, appoggiandosi alla spalliera del letto ma poi dovette cercare conforto nel padre, il quale, però, ormai era in modalità 'medico condotto' piuttosto che 'genitore affettuoso' semmai lo fosse mai stato John Winchester.

Dean, rispondi! Quando fai pipì, urini sangue?”, chiese John, aiutando il figlio a tirarsi su.

Dean si prese una breve pausa per rispondere. Cercava di respirare normalmente e intanto provava a ricordarsi cosa aveva spiegato suo padre, quando aveva fatto una delle sue noiosissime lezioni di pronto soccorso. Quel dolore era il frutto di qualcosa di serio e se insieme a ciò vi era anche sangue nelle urine, il peggio era sulla dirittura d'arrivo. Decise, però, di mentire. Doveva trovare Sam o almeno essere presente al momento del ritrovamento. Magari fosse riuscito a parlare con Bobby avrebbe anche potuto stare più accorto.

Dean, allora, vuoi rispondere?”, sbottò il padre, strattonando il figlio.

No, no, mi fa solo un po' male quando mi appoggio alla sedia”, rispose, ancora con il fiatone, il ragazzo.

Ok. Se noti sangue quando urini, me lo devi dire. Ok? Se succede, devi stare a riposo e prendere degli antibiotici per fermare l'infezione. Se lo trascuri, bisogna andare in ospedale!”, esclamò John, cercando di guardare negli occhi Dean, il quale era ancora abbastanza sconvolto dalla sofferenza causata dal colpo.

Comunque, prendi queste pastiglie. Sono antiinfiammatori. Tolgono il dolore e ti aiutano a far sgonfiare la parte. Ne devi prendere due dopo ogni pasto. Hai capito?”, disse John, mettendo due compresse bianche nel palmo della mano del figlio. “Mi raccomando, Dean. Avvertimi subito se urini sangue. Hai capito?”, aggiunse poi.

Dean annuì mentre deglutiva le pillole. Si chiese come avrebbe fatto a fronteggiare l'ira paterna nel momento in cui il più vecchio dei Winchester si fosse accorto della colorazione rossastra della sua urina. Ed era sicuro che prima o poi lo avrebbe notato. John Winchester era un mago nel presentire le menzogne....

Nell'attesa dell'arrivo di Bobby setacciarono tutta la cittadina in cerca di informazioni su Sam ma anche per trovare un lavoro a John come meccanico. Se l'assenza di Sam si fosse protratta a lungo, John pensava di avvertire la scuola nella città dove stavano prima e informarli del loro trasferimento a Flagstaff.

Nel momento in cui il padre rese intellegibili i suoi pensieri al figlio, a Dean venne un colpo. Lui in quella scuola non ci avrebbe più messo piede. Piuttosto avrebbe immediatamente confessato al padre il suo pessimo stato di salute per farsi ricoverare!

Al rientro al motel, notarono una Ford grigia, tutta ammaccata e in alcuni punti arrugginita. John e Dean si guardarono. Non poteva essere altro che una delle auto provenienti dal 'Singer Salvage' del Sud Dakota.

Infatti non appena entrarono, una signora di mezza età disse loro che nella sala ristoro un signore li attendeva. Dean notò che, da come aveva pronunciato 'signore' le erano brillati gli occhi. Il 'vecchio Bobby' aveva messo in uso alcune sue tattiche da ammaliatore che, per inciso, risultavano utili con tutte le femmine di qualsiasi generazione. Dalla frequentazione di quel burbero signore di mezza età non aveva solo imparato salmi o orazioni in latino o come cacciare un wendigo ma anche tecniche di seduzione!

 

L'angolo di Allegretto

 

Chiedo venia per il ritardo. Prometto che entro la fine del mese pubblicherò il penultimo capitolo. Ringrazio ancora tutti quelli che hanno la pazienza di aspettare, leggere e recensire i miei scritti. A presto!

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


Quinto capitolo

 

Bobby, seduto a un tavolino a bere una birra gelata, era in attesa del suo amico John Winchester e del figlio Dean. Quando li vide comparire nel vano della porta, si rese conto di quanto fosse stanco e irritato il più vecchio e quanto fosse preoccupato e sofferente il più giovane.

Non riuscì a stabilire quale fosse la persona che avesse più bisogno di un suo sostegno morale in quel momento. Entrambi erano messi male e la situazione richiedeva un notevole sforzo di concentrazione da parte sua.

 

Flashback

Bobby Singer aveva sempre pensato di essere un buon giudice nel comprendere i caratteri delle persone che incontrava per la prima volta. Così, quando il pastore Jim, un suo amico cacciatore, gli telefonò una sera chiedendo se poteva aiutare un uomo, cacciatore novello, a imparare qualche nozione sulla caccia al soprannaturale, Bobby accettò anche se il pastore non gli aveva dato molte informazioni, se non che era vedovo da poco e aveva con sé i due suoi figli.

Quindi non si sorprese quando due giorni dopo, davanti alla sua porta si fermò una Chevrolet Impala del 1967, da cui scese un uomo sulla trentina. Quello che lo mervigliò fu quando l'uomo aprì lo sportello posteriore da cui scorse un bambino sui cinque anni e intravide un seggiolino per auto con dentro un bimbo di circa un anno.

Istantaneamente Bobby Singer decise che quel tizio non gli piaceva affatto. Chi era tanto idiota da andare a caccia con due marmocchi così piccoli al seguito?

Così decise di insegnare le norme basilari di quello strano mondo di cui lui faceva parte ma anche di convincerlo a non intraprendere quella strada finchè i suoi figli non fossero stati in grado di conmprendere i pericoli di quello stile di vita.

Accantonando quei pensieri per un momento, Bobby andò verso il giovane per salutare quella famiglia: “Sei John Winchester, vero?”, Bobby chiese, stendendo la mano destra per farsela stringere dall''altro.

John gli fece uno stanco sorriso e gli diede una stretta di mano veloce prima di girarsi a parlare con il più grande dei suoi figli. “Va tutto bene, Dean, noi siamo al sicuro qui. Andiamo, figliolo”

Lentamente, Dean scese dall'auto e si attaccò alla gamba del padre, guardando Bobby, sospettoso.

Il vecchio cacciatore alzò un sopracciglio e disse: “Ciao, piccolo”

Dean continuò a guardarlo sena proferire parola e Bobby scrollò la testa.

Non parla”, John disse, per scusarsi, raggiungendo il più piccolo sul sedile posteriore.

Non parla?”, Bobby ripetè, confuso.

John aveva, intanto, slegato il bimbo dal seggiolino e lo aveva tirato fuori dall'auto, tenendolo un braccio. Poi si raddrizzò, si sistemò il piccolo sul fianco sinistro, mise la mano sulla testa del più grande. “Già, non lo ha più fatto dalla notte in cui è morta sua madre”, spiegò John.

Non volendo mettere in imbarazzo quella famigliola così provata e palesemente scanca, Bobby annuì e disse: “Entra pure in casa. Le valigie le hai nel bagagliaio?”

Solo una borsa. Grazie!”, rispose John, apparendo visibilmente sollevato.

Bobby annuì, aprì il vano bagagli e afferrò un borsone di tela verde-militare con stampata sopra la dicitura 'Us Marine Corps'. La visione di quella scritta lo tranquillizzò. Chi aveva servito in quel corpo era perfettamente in grado di fare il cacciatore di creature soprannaturali. Il genitore, forse, no...

Erano circa le otto di sera. Stavano chiaccherando di auto e motori: Bobby seduto sulla sua sedia davanti alla scrivania, coccolandosi un bicchiere di scotch tra le mani, John, seduto sul divano, con in braccio Sam, addormentato mentre Dean, ben sveglio e attento, seduto in terra a ccanto alle gambe del padre, si guardava attorno con curiosità.

Ci sono delle camere vuote al piano di sopra. Ne puoi prendere una per i tuoi figli e una per te. Porta i bimbi a letto”, disse Bobby, alzandosi in piedi.

John annuì. Si alzò, si aggiustò il piccolo sulla spalla e con la mano destra afferrò la sinistra di Dean che si era già prontamente alzato in piedi.

Vieni giù quando li hai sistemati”, disse Bobby, mentre andava in cucina.

Si preparò una nuova caraffa di caffè e mentre inseriva un nuovo filtro di carta e lo riempiva di caffè, ripensò all'intera faccenda in cui si trovava in quel momento. Non poteva certo dire a John come crescere i suoi figli ma allevarli, mentre cacciava, proprio no. Se gli doveva insegnare l'abc del cacciatore di demoni, ebbene, la prima regola era: 'Non si va a caccia con bambini piccoli!'

Dieci minuti dopo un esausto padre di famiglia lo raggiunse. Accettò con gratitudine una tazza di caffè fumante e si sedette al tavolo di cucina, carico di fogli, libri antichi e matite più o meno appuntite.

Deve essere dura portarsi a dietro due bambini così piccoli”, disse con cautela e John annuì. “Hai mai considerato l'eventualità di aspettare che siano più grandi?”

Non iniziare, Singer”, John lo avvertì, con un tono di voce gorgogliante e Bobby lo fissò inarcando le sopracciglia.

Tutti quelli che mi vedono con due bambini così piccoli si sentono in dovere di criticare la mia scelta. Sono stanco di questi 'consigli'. Sono più al sicuro con me. Hanno bisogno di me”

Sono più al sicuro se tu non cacci”, Bobby ribattè amaramente, incrociando poi le braccia sul petto per ribadire il suo disaccordo. Inoltre il suo intendimento di non intromettersi nelle decisioni di quel giovane andarono a farsi benedire.

Tuo figlio non parla nemmeno!”

Lui è traumatizzato!”, John si difese, sbattendo la tazza del caffè sulla superficie in formica del tavolo. “Lui ha solo bisogno disentirsi al sicuro, dopo...”

Non dirmi che...”

PAPA'!”

Entrambi gli uomini immediatamente di zittirono al sentire quella voce terrorizzata provenire dal piano di sopra. Gli occhi di John si spalancarono e la fronte di Bobby di aggrottò per la confusione.

Pensavo non parlasse...”

No, non lo fa, a meno che non stia facendo un incubo”, John disse, uscendo di corsa dalla cucina e con Bobby alle sue calcagna.

MAMMA”, un grido atterrito si sparse per tutta la casa seguito da un gemito e un pianto irrefrenabile.

John si lanciò dentro la stanza. Tirò su Sam che stava gridando alla vista di suo fratello che si agitava sul letto. Lo abbracciò forte e poi si sedette sul letto dove giaceva il figlio più grande che si conterceva tra le lenzuola in preda all'incubo.

Dean? Andiamo, figliolo. E' tutto a posto”, John cercò di svegliare suo figlio ma il viso di Dean era contorto dal terrore e mormorava parole incomprensibili.

Dannazione...”, John bisbigliò.

D”, Sam disse all'improvviso.

John alzò le sopracciglia, confuso, sentendo la prima parola del figlio più piccolo.

D”, gridò poi il bimbo più forte e in quel mentre Dean si svegliò di colpo, guardandosi intorno disorientato.

Va tutto bene, Dean. Hai avuto un brutto sogno, ma è tutto a posto”, John disse e Bobby si sentì un intruso, guardando la scena ma rimase comunque, sorridendo e cercando di rassicurare il piccolo.

D”, Sammy squittì, felice questa volta, allungando le braccine verso il fratello. Dean lo prese in braccio e se lo mise accanto a sé, mentre si sdraiava di nuovo.

Suo padre li coprì entrambi con la coperta e vide lo sguardo di Dean ancora ricolmo di paura. “Va tutto bene, Dean. Papà è qui. Andrà tutto bene”

Bobby notò che il modo in cui aveva parlato John aveva calmato i suoi figli. Il piccolo si era addormentato tra le braccia del fratello maggiore e il grande si era visibilmente rilassato. Forse i suoi bimbi avevano bisogno del padre!

Vado a parlare con Bobby, ora. Va bene? Dormite, tranquilli”, John bisbigliò ai suoi figli, baciandoli entrambi sulla fronte, prima di alzarsi in piedi.

La mano di Dean scattò e afferrò il braccio del padre: “Stai qui!”, mormorò poi, le prime parole che pronunciava da mesi. Gli occhi di John si spalancarono dalla sorpresa, quando Dean aggiunse “Stai qui con me e Sammy?”

Certo, Dean. Starò qui con te. Tranquillo”

Bobby deglutì con fatica, visto che gli si era formato un nodo alla gola imponente. “Possiamo parlare domani, John. I tuoi figli hanno bisogno di te”, Bobby ammise

John annuì e quando il vecchio cacciatore passò dalla loro camera per dare un'occchiata dentro per vedere se andasse tutto bene, vide tutti e tre i Winchester abbracciati assieme nello stesso letto.

In quel mentre Bobby si rese conto che per una volta aveva giudicato male quella persona e che quella famiglia sarebbe diventata anche un po' la sua.

 

Fine flashback

 

Dopo tutti quegli anni il suo giudizio su John Winchester non era cambiato. Un ottimo cacciatore sicuro ed affidabile con scarse propensioni genitoriali, però, anche se i suoi figli avevano sempre bisogno della sua presenza. Dean era il suo luogotenente. Eseguiva ogni suo ordine con efficienza maniacale; Sam, non era così ligio al dovere paterno: non amava la vita avventurosa del cacciatore ma era un ottimo ricercatore e un instancabile studioso dell'occulto. Non si poteva dire che fossero felici e quella situazione ne era la diretta conseguenza.

Allora, John, notizie dal fuggitivo?”, chiese Bobby, mentre i Winchester si sedevano al suo tavolino.

Sappiamo che è nella foresta in una delle baite. Dove va a comprarsi da mangiare e che ha un cane”, rispose John, alzandosi di nuovo per prendersi una birra da una vetrinetta refrigerata posto di fronte agli scaldavivande.

Un cane?”, chiese Bobby, meravigliato, guardando prima Dean e poi suo padre.

Eh, già. Credo che sia il prezzo della sua avventura. Dormire da solo non gli è mai piaciuto e non che sia un amante del buio. Quindi l'unico compagno che ha trovato è stato un cane”, rispose John, risedendosi al tavolino, mentre beveva un sorso di birra dalla bottiglia. “Buon per lui”, aggiunse, poi.

Allora, John, dimmi quale è il piano che ti frulla per la mente?”, chiese Bobby, facendo l'occhiolino a uno spento Dean.

Umh, quello dopo. Hai notizie sulle aggressioni nelle cittadine intorno a dove stavamo prima? Vorrei poter contare di nuovo sull'Impala. Se siamo in tre a girare è meglio”, rispose John.

Si, prima di arrivare qui, sono andato a vedere. No, non hanno la minima idea di chi sia stato e dell'auto nessuno l'ha vista e neanche immaginato che fosse uno che venisse da fuori. Stanno cercando un tipo che lo ha già fatto in passato ed era in quel posto quella sera. Tra l'altro c'erano le telecamere nella stazione di servizio”, spiegò Bobby, girandosi poi verso Dean e mettendogli una mano sul braccio. “come facevi a sapere che c'erano? Dalle riprese non ti si vede neanche una volta mentre l'altro giovane passa per ben due volte”, aggiunse con ammirazione Bobby.

Avevo fatto una ricognizione prima. Avevo visto la telecamera e ho aspettato di passare quando girava sull'angolo cieco della visuale”, spiegò Dean.

In definitiva, perchè poi lo hai fatto?”, chiese Bobby.

Perchè mi servivano soldi e non ne avevo più. Il padrone di casa mi stava addosso e avevo paura che ci sbattesse fuori”

Chiedermeli? Te li avrei mandati!”, ribattè Bobby, con tono accalorato.

A proposito, Bobby, quanti soldi ti dobbiamo? Dean mi ha detto che te ne ha già chiesti in passato”, chiese John, tirando fuori il portafoglio.

Lascia perdere, John. I ragazzi fanno sempre lavori quando vengono da me e anche tu. Mi ripagherete, lavorando”, Bobby affermò, con convinzione. “A parte ciò, non avevi proprio nessun'altra risorsa, Dean?”, chiese nuovamente Bobby, girandosi verso il ragazzo. Voleva capire i meccanismi che avevano portato Dean a quella decisione così pericolosa.

L'espressione di Dean, sottoposto a quel fuoco di fila di domande, era inequivocabile. Non voleva rispondere davanti a suo padre. Avrebbe potuto innescare una nuova ondata di ira che in quel momento non era in grado di arginare anche se sapeva che Bobby si sarebbe schierato dalla sua parte. “Non avevo scelta. Non è che le opportunità alla mia età siano tante per far soldi. Ormai nei bar mi conoscevano tutti e avrei rischiato di più lì che non aggredendo persone già indebolite dall'età e dalla birra”, replicò.

Mi sembra di averti detto un mucchio di volte di non andare a fare scommesse nei bar o mettere su truffe nei ritrovi dei biliardi!”, esclamò John, pericolosamente adirato. “Sei minorenne e un anno di riformatorio non è una passeggiata e i servizi sociali sarebbero felicissimi di portare via Sam!”, aggiunse poi, scattando in piedi.

Torno a ripetere, non avevo altra scelta. O quello o...”, ribattè Dean, cercando di stare calmo, nonostante la paura per l'ira paterna.

O cosa, Dean?”, chiese John, girandosi a guardare il figlio, minacciosamente.

Dean rimase zitto e abbassò lo sguardo.

Se tu non sparissi per setttimane, non avrebbe sempre il problema di trovare i soldi”, sibilò Bobby.

Non cominciare, Singer. Te l'ho detto tante volte, i figli sono i miei e li gestisco come voglio io!”, gorgogliò il Winchester più vecchio.

Bobby avrebbe voluto rispondere per le rime ma si rese conto che quello non era il momento giusto. Dovevano trovare Sam al più presto e magari, una volta giunti nella quiete della sua casa in Sud Dakota si poteva benissimo affrontare il discorso.

Dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzato, tutti si alzarono e andarono fuori. Bobby si avvicinò alla sua auto ed esclamò: “Dean ed io andiamo iniziamo dalla parte nord. John, tu vai a sud?”

John annuì. “Ho la mappatura delle baite e capanne della zona, se ti serve”, disse, dispiegando una cartina sul cofano del suo pick-up, Poi si girò verso suo figlio e disse: “Dean, vai su in camera. Prendi gli zaini, le giacche e il kit di pronto soccorso”

Il ragazzo annuì e si allontanò velocemente.

Bobby, per favore, dai un'occhiata a Dean. Ha rimediato una botta una contusione renale durante la colluttazione con quei tre e ho paura che mi stia nascondendo il fatto che urini sangue!”, esclamò, ad un tratto, John.

Contusione renale?”, ripetè Bobby, sorpreso. “Uh, non suona bene. Ok, lo terrrò controllato”

Si, ha in testa solo di ritrovare suo fratello e finchè non lo avremo fatto non si prenderò di certo la briga di riguardarsi o di farsi curare”, spiegò John, appoggiato al suo camioncino e giocando nervosamente con le chiavi.

Come dargli torto...”, mormorò Bobby.

Avesse fatto il suo lavoro come si deve, non saremmo qui....”, fu la risposta sibillina del più vecchio dei Winchester.

Rimango dell'opinione che alla sua età certi compiti siano improbi. Dovrebbe pensare solo alla scuola, alle ragazze e crescere senza pensieri in testa...”

La conosco la tua opinione, Singer”, ribattè John.

E se mi ascoltassi ogni tanto, Winchester, non saremmo a questi punti...”, replicò il cacciatore più anziano.

Quando Dean uscì nel piazzale, si accorse immediamente della tensione tra Bobby e suo padre. Non era la prima volta che discutevano loro due ma questa volta l'attrito era palese. Dean sperò che suo padre non allontanasse anche Bobby, l'unica persona di cui lui aveva bisogno per avere un incoraggiamento o una parola di conforto. Esalò un sospiro di sconforto e si avvicinò ai due adulti, i quali stavano osservando una cartina fisica della zona, ricolma di croci rosse, indicanti le i rifugi. Erano tutti collocati lungo i sentieri, tranne uno.

Sam, conosce bene questa mappa. E' lui che l'ha compilata e ne ha fatte tre copie”, spiegò John.

Dove potrebbe essere, secondo voi?”, chiese Bobby, guardanto attentamente la carta.

Allora Dean ha iniziato a esplorare questa parte”, indicò John, la zona a nord della cittadina. “Inoltre, quando viene giù da questa strada”, John puntò il dito lungo un sentiero che andava da est verso ovest, “vuol dire che può venire solo da qui”, continuò il più vecchio dei Winchester, continuando a picchiettare il dito sulla zona ovest della foresta.

Mmm, qui c'è anche la baita posta al di fuori del tracciato”, osservò Bobby, pensieroso.

Si, potrebbe aver preso quella. Bisogna vedere quando è arrivato, se di giorno o di notte. Di giorno si trova con difficoltà, di notte ovviamente è impossibile. E comunque può darsi ce ne siano altre che non abbiamo trovato la scorsa primavera...”, spiegò John.

Va bene, controlleremo il sentiero che da est va verso ovest”, esclamò Bobby, dopo aver dato una pacca amichevole su una spalla al ragazzo, il quale era stranamente assente e taciturno. Si accorse immediatamente che era trasalito quando aveva sentito il colpo sulla spalla. Avrebbe avuto tutto il giorno per indagare...

Papà, se dovessi trovarlo per primo tu, aspetti che ti raggiungo, prima di...”, chiese Dean, titubante.

Non ho intenzione di renderti figlio unico, tranquillo”, rispose John, ridacchiando. “E poi dipenderà da lui, la mia reazione. Se verrà via con me senza discutere, il massimo che gli possa capitare sarà di stare in punizione fino alla vecchiaia”

Ok, ma mi chiami, per favore?”, domandò, nuovamente, Dean in tono lamentoso.

Si, si, ti chiamo. Tranquillo!”, rispose John, sbuffando.

Mezz'ora più tardi, Bobby e Dean erano a bordo della Ford grigia del vecchio cacciatore.

Allora, Dean, perchè quell'espressione da cane bastonato?”, esclamò, improvvisamente Bobby, facendo sussultare il ragazzo.

Dean non rispose se non con una veloce alzata di spalle.

Dovresti essere furioso con tuo fratello e non preoccupato della sua sorte quando tuo padre lo scoverà!”, aggiunse Bobby, lanciando uno sguardo indagatore verso Dean, il quale guardava fuori dal finestrino con aria distratta.

Appunto vorrei ucciderlo con le mie mani e se lo trovo già morto non posso sfogarmi!”, esclamò Dean, con una risatina sardonica.

Si, certo, Dean!”, ribattè Bobby, con un tono tipico di una una persona che la sapeva lunga.

Secondo te, dove è tuo fratello?”, chiese dopo un po' il vecchio cacciatore.

In quale baita? Mah, secondo me, in quelle fuori dal sentiero”, rispose Dean, prontamente.

Ma non ha paura a stare da solo?”, chiese, sorpreso, Bobby.

Si, ma lui è un concentrato di opposti. Per depistarmi, fa tutto il contrario di quello che farebbe normalmente. Per cui se è riuscito a trovarla, è nella baita isolata”

Ok. Tu lo conosci meglio”, disse Bobby, annuendo.

La logica del ragazzo era ineccepibile. “Come pensi, possiamo agire? Aspettiamo che esca fuori o vuoi andare diretto alla baita ed entrare?”

Non lo so. Prima vediamo se è in quella baita. Poi, cerchiamo di incrociarlo senza che si spaventi e faccia qualche cavolata...”, rispose Dean, con la fronte aggrottata per la tensione.

 

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La vita avventurosa cominciava a pesare a Sam. Rivoleva la sua vecchia routine, anche se l'aveva odiata per così tanto tempo ma era sempre qualcosa di familiare e sicuro. Voleva anche la compagnia di quel 'rompiscatole' del fratello, anche se lo considerava ancora un bambino, bisognoso di stare lontano dai grattacapi e dalle preoccupazioni. Lo sapeva che avevano problemi con i soldi. Non era stupido e aveva intuito che il padrone di casa assillava Dean per essere pagato. Solo che non sopportava quando Dean non lo metteva al corrente di quelle situzioni e allora lui, per ripicca, si comportava in modo infantile. Lui lo considerava così, d'altronde.

Era, ormai, rimasto senza cibo, dopo alcuni giorni di reclusione volontaria nella baita a leggere e a scrivere, ed era venuto il momento di scendere in paese a fare scorte per sé e per il suo amico a quattrozampe. Doveva stare attento ai soldi. Comprava solo il stretto necessario e per lo più quello che era in offerta. Era esperto in materia.

La sua famiglia era sempre vissuta in quel modo: motel scadenti, drugstore da terzo mondo e trattorie poco salubri dove pranzare o cenare. Solo da Bobby o dal pastore Jim avevano trovato quel calore e quell'affetto che altrimenti, ben difficilmente, avevano con il padre.

Quelli erano i pensieri di Sam, mentre percorreva il sentiero che conduceva alla strada verso il centro della cittadina, tutti ricolmi di astio nei confronti del padre. Certo avrebbe potuto condurre la sua crociata, lasciandoli da Bobby e permettere loro di vivere la loro adoloscenza, normale come tutti. Allo stesso tempo, però, si rese conto che avrebbe potuto rendere la loro esistenza un inferno, peggiore di quella che stavano vivendo in quel momento. Suo padre avrebbe potuto incolpare lui della morte della madre per il solo motivo che era morta nella sua camera. Nonostante ciò, non riusciva a trovare altre note positive.

Nell'entrare nel supermercato, si accorse subito del cambiamento di atmosfera solita che trovava nel locale a quell'ora. Tutte le persone parlavano concitate, erano agitati e qualcuno lo osservava di sottecchi. Da qualche frase o parola captata qui e là riuscì a capire che una ragazza era morta. Mentre era in coda per pagare, si sforzò di carpire il senso del discorso tra la cassiera e una vecchia signora. Stavano spettegolando sul fatto che la ragazza fosse fuori di notte quasi al limitare del bosco e che forse fosse con uno sconosciuto. Infatti la polizia cercava un ragazzo che si aggirava nei boschi.

Sam fu colto da un giramento di testa. Lui era lì da solo. E se lo avessero incolpato lui di essere l'assassino? 'Se solo ci fosse mio padre....', si sorprese Sam a pensare.

Ah, ciao, ragazzino. Prendi quelle scatole?”, chiese la commessa vedendo Sam un po' imbambolato.

Si, grazie, signora!”, esclamò Sam, cercando di riprendersi dallo shock.

Bene. Sono 12 dollari. Vuoi un sacchetto di carta?”

Si, grazie”

Ok, tieni. Ah, a proposito, tuo padre prima ti cercava. Sarà meglio che vai subito da lui. Circolare stasera non conviene!”, esclamò la commessa.

Sam rimase inchiodato sul posto. Dapprima esternò un espressione stupita poi il suo viso si illuminò in un sorriso. Non era mai stato più contento di essere a un passo dalla pena capitale!

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


Sesto capitolo

 

John Winchester arrancava su per un sentiero, domandandosi cosa avrebbe fatto nel momento in cui avesse rivisto suo figlio minore. Ormai l'ira si era trasformata in preoccupazione. Conosceva suo figlio. Sapeva che era in grado di cavarsela ma era pur sempre un ragazzino di tredici anni da solo in una foresta.

Se non fosse stato per tutta l'apprensione che aveva suscitato a lui, a suo fratello e a Bobby, John avrebbe fatto i complimenti a Sam, per come si era eclissato e per come aveva condotto la sua vita fino ad allora.

Trascorsi i cinque minuti di euforia per averlo ritrovato sano e salvo, gli avrebbe fatto passare la voglia di rifare tale azione, urlandogli contro tutta la sua ansia e frustrazione. Poi avrebbe telefonato a Dean per dirgli che aveva trovato suo fratello e dove raggiungerlo.

Ancora assorto nei suoi pensieri, non si accorse che in cima al sentiero che stava faticosamente risalendo, vi era un agente della polizia. Quando John alzò gli occhi e lo vide, il suo cuore perse un battito.

Mi dispiace, non può continuare. E' in corso una perlustrazione da parte della polizia”, disse il poliziotto.

John cercò di scrollarsi da dosso quella sensazione di panico che lo aveva avvolto come un sudario. Esalò un sospiro, mise la mano nella tasca del giubbotto e tirò fuori un tesserino. “Mitchell, sceriffo federale. Volevo dare un'occhiata qui anche io per partecipare a questa ricerca, agente”, esclamò il più vecchio dei Winchester, apparentemente calmo e rilassato.

Ah, va bene, sceriffo. Nessun problema. Vada pure”, esclamò, ossequioso.

Grazie”, replicò John, allontanandosi verso il folto sottobosco, ringraziando mentalmente gli anni di finzione che quella vita da cacciatore di demoni gli aveva dato, rimise il documento a posto.

I boschi, di giorno, erano luoghi incantati, davano una pace interiore che nessun altro posto offriva. Lo scricchiolare delle foglie secche sul sentiero, il cinguettare allegro degli uccellini e quell'aria profumata di fiori ed erba rigogliosa ti facevano pensare al Paradiso Terrestre. All'imbrunire, invece, tutto diventava sinistro e minaccioso. Il silenzio, le ombre, i suoni si facevano più profondi e rimbombanti.

John, in lontananza, sentì delle voci. Erano maschili e concitate. Poi un latrare di cani. Cercò di togliersi quell'inquietudine che iniziava a montargli dentro. Si avvicinò a un gruppo di persone disposte a cerchio attorno a una mappa posta su un tronco di albero tagliato. Stavano dicendo di controllare tutte le baite e a John gli si attorcigliò lo stomaco. Poi uno di loro si voltò e lo fissò. Automaticamente il padre di Sam e Dean tirò fuori il suo documento e chiese: “Hanno fiutato qualcosa i cani?”

Si, sappiamo la strada che ha percorso la ragazza prima di essere uccisa. Stava, probabilmente, correndo. Abbiamo trovato le scarpe a poche decine di metri dal cadavere e dalle ferite sulle gambe e sulle braccia, sembra sia caduta svariate volte”, spiegò uno di loro, dopo aver guardato il tesserino.

In quale parte avete già controllato?”, chiese John, impaziente di avvisare Bobby.

Nella parte est. Stiamo andando verso la zona centrale. Per ora non abbiamo trovato tracce di bivacchi o segni di passaggio all'interno delle capanne perquisite”, rispose un ufficiale dell'ufficio dello sceriffo di zona.

Chi l'ha informata, Mr Mitchell?”, chiese poi.

La gente del posto. Sono qui in vacanza con la mia famiglia e volevo dare un'occhiata per offrire il mio aiuto se a voi, ovviamente, sta bene”, rispose John, tranquillo ma con tono professionale.

Si, si, diamine, ogni aiuto è prezioso. Magari le è già capitato, vero, nella sua carriera?”, rispose, quello che si rivelò essere proprio lo sceriffo della città di Flagstaff.

Uh, non sa quante volte, purtroppo”, rispose John, sospirando, mentre guardava la mappa. “Avverto mio cognato di tornare in albergo con i miei figli, così sono più tranquillo e poi mi unisco a voi per le ricerche”, aggiunse, poi, John, tirando fuori il suo cellulare.

Gli altri annuirono e si voltarono, lasciandogli un po' di intimità per fare quella telefonata.

Bobby, senti, nel bosco è in atto una ricognizione con gli uomini dello sceriffo e i cani. Ho detto loro che sono Mitchell, uno sceriffo federale e ho aggiunto di essere qui con te, mio cognato, e i miei figli. Torna in albergo con Dean. E' troppo rischioso per voi e sarebbe complicato da spiegare, poi”, disse tutto di un fiato, senza lasciarlo ribattere.

Ok, John. Torniamo indietro. Fammi sapere come procedono le ricerche”, replicò Bobby che aveva ben capito le implicazioni.

Il padre di Sam e Dean chiuse la conversazione senza altri convenevoli. Non ce n'erano bisogno tra lui e il suo vecchio amico e poi aveva timore della reazione di suo figlio maggiore, il quale sicuramente non avrebbe accettato di tornare al motel senza aver trovato Sam. Sperava che Bobby sarebbe riuscito a tenere in riga quella testa calda.

 

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Sam uscì alla velocità della luce dal drugstore, ansioso di tornare nella baita per riprendere la sua roba e i suoi libri. Oltre che per un valore affettivo, era conscio del fatto che in bella vista sulle copertine o nella prima pagina, campeggiava il suo cognome reale e inoltre aveva una busta con molte fotografie dentro. Arrivato alla congiunzione tra strada asfaltata e inizio del sentiero, vide molte auto e furgoni con la scritta 'sceriffo' o 'polizia' sulle fiancate.

Fu chiaro a Sam che non poteva certamente avventurarsi nel bosco con il rischio di imbattersi negli uomini dello sceriffo ma il pensiero fisso della sua roba all'interno della baita e anche il fatto che Bones, il suo trovatello, avrebbe anche potuto essere ucciso, magari, per difendere i suoi effetti personali, lo fece decidere per aggirare l'ostacolo.

Decise di scendere giù lungo la strada e infilarsi nel sottobosco all'altezza della capanna, dove non c'era alcun sentiero e quindi nessuno avrebbe potuto scovarlo lì ma pericoloso perché posto su un pendio scosceso e ricolmo di rovi e ortiche.

Con quella poca luce rimasta del tramonto, si insinuò tra il fogliame e a tastoni avanzò lentamente. Dopo pochi metri era già pieno di tagli ed escoriazioni su gambe e braccia, ma nulla gli avrebbe impedito di andare avanti.

Ad un tratto un rumore lo spaventò. Si girò verso sinistra e giù lungo il burrone, vide una ragazza. Nella penombra non riuscì a vedere se la conoscesse o meno. Sapeva che poteva avere qualche anno più di lui ed era sola.

Dopo un ultimo sforzo arrivò dalla baita. Entrò dentro con il cuore in gola. Era vuota e la sua roba era ancora lì. Raccolse il tutto velocemente, lo mise dentro al suo zaino e uscì fuori. Di luce ormai non era rimasto più nulla. Aveva sì con sé una torcia ma la luce si sarebbe vista a metri di distanza e non poteva correre quel rischio.

Decise di passare da dove era transitato poco prima per poi scendere giù e andare dove aveva visto la fanciulla. Avanzò lentamente, stando attento a non far rumore o peggio a non cadere. Poi udì un grido. Femminile. Di terrore. Si bloccò immediatamente. Dopo qualche istante ne sentì un altro. Più smorzato. Come se la vittima stesse per essere soffocata. Si ricordò che l'altra ragazza era morta per strangolamento o così aveva detto la cassiera nel supermercato. Si mise a correre, ben sapendo che a quel punto poteva essere tardi. Al termine del sentiero, un altro andava verso il basso. Sam imboccò quello ma quando giunse dove, originariamente, aveva visto la ragazza, non vide nessuno.

Per fortuna un leggero chiarore, dato dalla luna, aiutò Sam nella visuale. Iniziò a guardare nei cespugli ma era troppo scuro. Si decise così ad accendere la pila, cercando di smorzarne il bagliore con la mano ma non vide nulla. Mentre stava per spostarsi, sentì l'aria, attorno a sé, farsi gelida e vide il suo fiato condensarsi. Ciò poteva essere provocato solo da una cosa: accanto a sé aveva uno spettro!

 

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Come sarebbe, a dire, che dobbiamo tornare indietro?”, sbottò Dean, girandosi verso Bobby.

Ti ricordi quando abbiamo sentito quella notizia di quella ragazza uccisa nel bosco? La polizia sta setacciando l'area con i cani in cerca di prove. Non possiamo farci trovare là. Sarebbe difficile da spiegare”, affermò con calma Bobby, voltandosi per tornare alla macchina.

Dopo pochi passi, si rese conto che il ragazzo non lo aveva seguito. Sapeva che avrebbe dovuto mettere in pratica tutte le sue doti di persuasione per costringere Dean a tornare al motel con lui.

Dean!”, esclamò, senza voltarsi. “Non possiamo giustificare la nostra presenza e metteremmo tuo padre in difficoltà e forse in pericolo tuo fratello”, aggiunse, poi, sbirciandolo con la coda dell'occhio.

Anche nella luce fioca dell'imbrunire, Bobby vedeva l'indecisione del ragazzo. “Non fare il testardo, su!”, aggiunse, poi, girandosi del tutto a guardarlo.

Non lascio da solo Sam, al buio nella foresta. Se sente il latrare dei cani, potrebbe spaventarsi!”, esclamò con enfasi il ragazzo, indicando l'intricato groviglio degli arbusti.

Bobby lo osservò con aria annoiata. “Quando ti renderai conto che tuo fratello non è un poppante ma un ragazzino già addestrato alla difficile arte della caccia ai fantasmi?”, chiese, poi, il vecchio cacciatore.

Il ragazzo lo guardò come se avesse appena pronunciato un'eresia. “Ha solo 13 anni”, borbottò poi.

Senti, da che pulpito viene la predica....un vecchissimo e assai temprato diciassettenne”, bofonchiò Bobby, girandosi dall'altra parte e andando verso il parcheggio.

Dean non si mosse di un centimetro, combattuto com'era sul seguire Bobby o disobbedire nuovamente al padre e rischiare la doppia ira, paterna e pseudo-ziesca. Era ormai buio e andare nella boscaglia senza usare alcuna luce non aveva senso.

Dean, questa volta non mi schiererò dalla tua parte, quando tuo padre si arrabbierà...”, esclamò Bobby, giocandosi l'ultima carta a disposizione.

Dean, dapprima sbuffò, poi sospirò sconfitto e infine mosse alcuni passi verso il vecchio amico di suo padre.

In quel mentre fu travolto da qualcuno che correva fuori dalla selva. Con fatica, riuscì a non cadere mentre l'altro stramazzò al suolo con un gemito.

Bobby sentì un trambusto alle sue spalle, un lamento e un tonfo. 'Cosa si è inventato, stavolta, quell'idiota?', pensò, girandosi di scatto. Ovviamente non vide nulla e così, estratta la luce tascabile dal giaccone e diretto il fascio di luce dove aveva sentito il rumore, vide un corpo a terra e un altro vicino a questo, accosciato accanto. Si allarmò immediatamente. Si diresse verso quelle forme indistinte, chiamando a bassa voce il nome del ragazzo.

Dean, accanto al corpo di quello che lo aveva quasi travolto, cercava di capire cosa fosse successo. Sentì Bobby che lo chiamava a bassa voce. “Bobby, Bobby, sono qua. Sto bene ma qualcuno mi è venuto addosso...”, rispose Dean, cercando di capire chi fosse quella forma a terra.

Il vecchio cacciatore lo raggiunse e con il suo fascio di luce inondò il corpo. Sembrava un adolescente. Quindici, forse sedici anni. Che diamine ci faceva nel bosco a quell'ora?”, pensò Bobby, mentre lo tastava per accertarsi che fosse ancora vivo.

In quel momento, il ragazzino si rianimò. Dapprima lanciò sguardi confusi ai due tizi che gli stavano intorno poi all'ambiente circostante, infine saltò su a sedere, gridando: “Ahhh, mia sorella è rimasta nel bosco! Aiutatemi, per favore. Devo tornare là a cercarla”.

Poi si alzò in piedi, tirando la manica della giacca di Bobby verso gli alberi.

Shhh, senti. Calmati un poco, figliolo. Non gridare. Raccontami cosa è successo!”, esclamò Bobby.

Non c'è tempo, Mia sorella è rimasta là da sola ma c'era qualcosa che non andava perché all'improvviso è venuto freddo, molto freddo, tanto è vero che i nostri fiati si sono trasformati in nuvolette...”, ribatté il ragazzo, rabbrividendo e durante il racconto, Bobby e Dean si scambiarono una serie di occhiate preoccupate.

Cosa facevate lì di sera, maledizione?”, chiese Bobby, esasperato.

Stavamo cercando il nostro cane. Sono dieci giorni che è scappato e mia sorella non può stare senza di lui”, rispose quello, avviandosi verso il fogliame.

No, no, aspetta. Rimani qui con mio nipote. Vado io a vedere”, replicò Bobby, dando un colpo sul braccio di Dean e facendogli segno di acchiappare il ragazzo se lo avesse seguito.

Dean aveva sentito lo scambio di battute tra il vecchio cacciatore e il ragazzino. Non gli sembrava inverosimile il racconto dell'adolescente, era sconcertante che anche in quel frangente si fossero imbattuti in un fantasma. Pensò che magari quella caccia inaspettata avrebbe potuto distrarre suo padre quel tanto da impedirgli di accanirsi su Sam. Poi, si rese conto che non voleva stare lì a fare da balia al ragazzino e gli sussurrò, dopo che Bobby si era allontanato: “Senti, segui la strada fino allo slargo dove è parcheggiata la nostra auto, una Ford grigia, e aspettaci lì”. Poi gli passò le chiavi. “Entra nell'auto”, aggiunse poi, prima di allontanarsi. Il ragazzo annuì, prese il portachiavi, se lo mise in tasca e si avviò giù lungo la discesa.

 

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Sam si mise a correre. Si rese conto che era una mossa stupida e pericolosa. Era veloce, sì ma mai quanto un fantasma. Non si rendeva nemmeno conto di dove stesse andando.

All'improvviso fu strattonato per un braccio e tirato da una parte. Il colpo fu violento e lo fece andare a sbattere con la schiena contro un albero.

Appena si fu ripreso dallo shock, tentò di dileguarsi ma una mano lo afferrò nuovamente e lo ricacciò indietro contro il tronco. Questa volta il colpo fu più forte e Sam gemette dal dolore.

Diciamo che il secondo strattone è, ad uso e consumo, della mia ira...”, mormorò John Winchester, rivolto a suo figlio minore.

Papà?!”, esclamò, sorpreso, il ragazzo.

Già!”, ribatté, ironico, l'uomo.

Ti stavo cercando, sai? C'è uno spettro nel bosco. Credo sia uno di quelli vendicativi, tipo quelli che si palesano una volta all'anno nell'anniversario della loro morte per uccidere tutti quelli che possono assomigliare al loro omicida...”, esclamò Sam, tutto d'un fiato, dibattuto sull'essere sollevato per aver trovato il padre e allo stesso tempo spaventato per la reazione del genitore.

Ah, tu mi stavi cercando? Ma pensa. Invece io ero qui in gita di piacere...”, esclamò John Winchester, sarcasticamente.

Sam inghiottì a vuoto. A suo padre l'arte dell'ironia non piaceva per niente e la usava raramente solo quando era in bilico sul precipizio dell'agire o meno contro i suoi figli.

Se non fosse che poi dovrei dare spiegazioni a tuo fratello, ti lascerei qui nel bosco in balia dello spirito!”, ribatté il padre, sibilando paurosamente.

Mio fratello? Spiegazioni? Si, è da Dean. Prima si accerta che tu stia bene poi ti prende a pugni”, ammise Sam, lieto che fosse stato il padre a trovarlo e non il fratello. Almeno il padre applicava sanzione e assoluzione tutto in una volta senza tanti convenevoli.

Avrebbe tutte le ragioni di questo mondo per farti passare la voglia di scappare un'altra volta”, disse John, guardandosi attorno alla ricerca dello spettro. Accese, poi, il cellulare e con la telecamera in funzione sulla modalità video cercò tracce di onde elettromagnetiche.

Sam annuì ma non proferì parola. Stava cercando di analizzare il comportamento del padre. Si era aspettato un altro tipo di reazione. In quel momento John Winchester era in modalità 'mamma chioccia' ed era molto raro vederlo con questo atteggiamento.

Improvvisamente Sam si ricordò della ragazza. “Papà, nel bosco, mentre andavo dalla baita a prendere la mia roba, ho visto una ragazzina e poi l'ho sentita gridare un paio di volte ma quando sono andato a controllare non c'era più”, spiegò, concitato, Sam.

Dove l'hai vista?”, chiese il padre, spegnendo la telecamera e girandosi verso il figlio, il quale era ancora appoggiato al tronco dell'albero e impossibilitato a spostarsi a causa del peso del corpo paterno.

Sotto la baita, quella fuori dal tracciato del sentiero, in fondo a un burrone”, rispose Sam, cercando di muoversi per sgranchirsi le gambe che si erano intorpidite.

Stai fermo!”, esclamò il padre.

Mi fa male una gamba!”, replicò Sam, cercando di allungare una mano per massaggiarsi il muscolo della parte superiore della coscia.

Se fai movimenti inconsulti puoi scatenare l'ira del fantasma”, ribatté John Winchester, bloccando la mano del figlio.

Ah, bene. Allora vuol dire che mi prenderà facilmente perché sto per perdere l'uso della gamba”, esclamò Sam, ironico.

Se non la pianti, tra un po' perderai qualcosa d'altro, Sam!”, replicò il padre, minaccioso.

Hai una vaga idea di dove sia la baita, partendo da qui?”, chiese poi John, massaggiando lentamente la gamba del figlio.

Più o meno”, rispose Sam, titubante, non sapendo bene cosa frullasse per la mente del padre. “Rimane a sud-ovest da dove siamo noi. Ho lasciato il sentiero ufficiale mentre correvo ma mi ricordo che non è lontano da qua. Saranno circa cinquecento metri in linea d'aria”, aggiunse, poi.

Quello non disse nulla. Dopo aver finito di riattivare la circolazione nell'arto inferiore del figlio, si spostò un po' per permettere a Sam di muoversi. Poi estrasse il suo cellulare dalla tasca e lo porse al ragazzo. “Vai sulla strada asfaltata, chiama Dean, che è al motel con Bobby, e fatti venire a prendere. Io andrò a vedere dove hai visto questa ragazza”, ordinò John, mentre si avviava verso la direzione indicatagli dal figlio.

No, vengo con te. Non puoi andare dalla baita senza passare dal tracciato e solo io conosco la scorciatoia!”, esclamò, concitato, Sam.

John non disse nulla. Tornò sui suoi passi e sussurrò: “Sam, obbedisci o che Iddio mi protegga, ti faccio pentire di aver aperto bocca!”

Sam smise di respirare ma rimase rigido e mantenne lo sguardo con suo padre. “E come farai a ritrovarla se non sai dove l'ho vista esattamente?”, ribatté poi.

Sam non riusciva a vedere l'espressione del padre ma se la poteva immaginare. Con la fronte aggrottata e gli occhi ravvicinati...

Mi hai detto che l'hai vista sotto la baita, giusto?”, chiese John.

Si”, rispose Sam.

Bene, farò il giro del sentiero all'altezza del pendio ripido che porta alla capanna. Semplice”, affermò John.”Ora, vai. Non ti voltare. Non esitare, Sam. Ho promesso a tuo fratello che non ti avrei sfiorato neanche con un dito ma sta a te decidere se vuoi collidere con le mie mani o no”, disse, John, spintonando il figlio verso la parte opposta a dove doveva andare lui.

Sam fece quanto aveva ordinato il padre. Si allontanò senza voltarsi. Sapeva per esperienza fin dove poteva spingersi con lui. Discutevano molto spesso. Di solito i loro litigi sfociavano in oggetti lanciati in giro, porte sbattute e grida incontrollate. Aveva imparato quando era ora di accettare la sconfitta e riusciva quasi sempre ad evitare lo scontro diretto. Meglio quello che non sedersi poi per intere settimane!

Poco dopo si ritrovò sulla strada asfaltata. Tirò fuori il cellulare del padre e fece il numero di Dean ma una voce elettronica lo informò che il numero da lui cercato era irraggiungibile.,

'Cosa diavolo faccio adesso?', pensò Sam. 'Non posso, di certo, tornare indietro e andare a cercare mio padre. Quello è capace di darmi allo spirito, così tanto per ripicca!', elucubrò Sam, mentre continuava ad andare giù per la strada.

Poco dopo, guidato dal chiarore lunare, vide uno spiazzo, un auto e qualcuno appoggiato ad essa. Gli sembrò quasi un coetaneo. Di certo non era suo fratello. Troppo basso e mingherlino. Si avvicinò a lui quanto bastava per vedere che in mano aveva delle chiavi inserite in un portachiavi. Lo riconobbe subito perché aveva la forma della 'trappola del diavolo'. Era di Bobby. Ne era sicuro. Così decise di tentare la fortuna.

Ciao. Sei il ragazzo che ha incontrato mio zio Bobby, prima?”, chiese Sam, deciso.

Si, mi hanno detto di aspettarli qui”, rispose quello. “Dentro l'auto, però, si muore di freddo!”, aggiunse poi.

Sam ci riprovò: “Mio fratello?”

E' andato nel bosco poco dopo che tuo zio si era allontanato ma quello gli aveva detto di venire con me”, rispose il ragazzo, in tono piagnucoloso.

'Tipico di Dean', pensò Sam.

Come mai a quest'ora in giro nel bosco?”, chiese Sam, curioso.

Potrei farti la stessa domanda, se per quello...”, replicò l'altro, sfidandolo.

Sam non si lasciò fregare e tentò nuovamente il fato: “Mio padre è uno sceriffo federale e partecipa anche lui alle ricerche della ragazza uccisa. Noi eravamo fuori a fare una passeggiata quando ci ha chiamati per tornare al motel...”

Mia sorella ed io stavamo cercando il nostro cane. E' scappato quasi due settimane fa, dietro a una lepre e Rosie non può stare senza di lui”, disse il ragazzo, sospirando. “E ora mia sorella è chissà dove spersa anche lei nel bosco”, aggiunse, poi, triste.

Sam stava pensando cosa fosse meglio fare in quel frangente. Analizzò la situazione nei minimi dettagli come gli aveva insegnato o piuttosto inculcato suo padre: intanto doveva valutare i pro e i contro. Nella selva c'era suo padre, Bobby e suo fratello alla ricerca della ragazza. Bobby e Dean non sapevano che lui era al sicuro ma se avessero incontrato John, costui glielo avrebbe detto. Se lui tornava nel bosco, il minimo rischio era incontrare lo spirito. Per cui il rimanere lì era consigliabile...certo che se passava qualcuno avrebbe sempre potuto chiedersi cosa ci facessero due ragazzi lì in giro.

Senti, sarà meglio che entriamo in auto. Dentro è freddo ma qui è umido”, disse Sam, all'improvviso, sentendosi tanto in versione Dean-fratello maggiore piuttosto che un tredicenne. In quel mentre capì i drammi esistenziali di suo fratello. 'Meglio tardi che mai', pensò Sam , mentre si sedeva dentro alla sgangherata Ford di Bobby.

Poi Sam fu colpito da un'idea. In quel frangente si dovevano fare ricerche negli archivi della cittadina ma a quell'ora di notte non è che si potesse andare in biblioteca a chiedere informazioni o al giornale locale. Magari se era una leggenda del posto, quel ragazzo la poteva sapere e aiutare lui e la sua famiglia a eliminare quello spirito malvagio.

Ci sono leggende locali su questa parte del parco nazionale del Gran Canyon?”, chiese Sam, dopo un po' al ragazzo.

Mm, fammi pensare...”, disse il ragazzo, sforzandosi di ricordare.

A parte racconti legati agli orsi grizzly, che ormai non ci sono più, e a storie legate alla miniera d'oro che c'era qui una volta, mah...direi di no!”, disse poco dopo.

Storie di fantasmi?”, chiese Sam con il cuore in gola.

Ah, beh, di quelle ce ne sono a bizzeffe!”, rispose, divertito, il ragazzo.

Interessante”, replicò Sam, cercando di non balzare sul sedile dalla gioia e mostrandosi interessato quel tanto per non essere annoiato dall'attesa.

Si, tipo quelle che si ci racconta davanti al fuoco durante un campeggio”, ribatté l'altro, ridacchiando.

E quale è la più terrificante?”

Oh, sicuramente quella del guardiacaccia!”

Ah, si? E di cosa parla?”

Quando fu istituito questa parte del parco nazionale del Gran Canyon, fu vietata la caccia di frodo e così furono assunti come guardiacaccia dei brutti ceffi. Addirittura alcuni di loro erano ex-galeotti. Ciò fu fatto per evitare che i cacciatori depredassero tutta la selvaggina della zona”, spiegò il ragazzo.

E il fantasma chi sarebbe?, chiese Sam, sempre più interessato.

Il guardiacaccia. Una notte, un paio di contadini della zona che cacciavano di contrabbando lo attirarono in un'imboscata e lo massacrarono a colpi di accetta, arma che usava lui per accanirsi su quei pochi sventurati che si erano azzardati a girare per queste foreste”, rispose il ragazzo, rabbrividendo.

Sam era sempre più confuso. Che, diamine, c'entrava la ragazza?

Ah, però, è proprio in questo periodo che molti vedono il fantasma del guardiacaccia aggirarsi nel bosco...”, esclamò il ragazzo, allarmato. “Speriamo che mia sorella non lo veda....”

E cosa dicono le persone che lo vedono?”

Vaga per il bosco in cerca di persone barbute e di una certa età. Cioè, voglio dire, con i capelli brizzolati o bianchi...”

Sam impallidì. “E' successo in passato?”, chiese poi con voce gracchiante, pensando a suo padre e a Bobby.

Negli ultimi tempi, no. Ma cerca 10 anni fa sono scomparsi due campeggiatori. Uno lo hanno

trovato morto, l'altro no”

Il corpo del guardiacaccia è ancora nella foresta?”, chiese Sam, mentre aveva la mano sulla maniglia della portiera.

Si, è sepolto accanto alla baita posta fuori del tracciato. Era la sua casa”, rispose il ragazzo, stupito dal cambiamento repentino del ragazzino. “Dove vai?”, chiese, poi, allarmato, vedendolo aprire lo sportello.

Arrivo subito. Non ti muovere di qui!”, ribatté Sam, allontanandosi di corsa dall'auto.

 

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Dopo che Bobby si era perfettamente accorto che Dean lo aveva seguito e dopo avergli promesso un'estate di duro lavoro sotto il sole cocente del Sud Dakota a riparare auto per avergli disobbedito, i due si erano incamminati nel folto della foresta.

Perché ti sei fermato?”, chiese Dean, dopo una decina di minuti.

C'è uno spiazzo, qui. Abbiamo bisogno di un po' di protezione. Se lo spirito dovesse attaccarci, potremmo aver bisogno di un posto dove metterci in salvo”, disse con calma Bobby, cercando con un piede di togliere le foglie secche dal terreno.

Che tipo di protezione?”, chiese Dean, iniziando ad aiutare Bobby.

Un cerchio”, rispose il vecchio cacciatore. “Gli Anasazi avevano molti simboli protettivi per gli spiriti malvagi e le creature che vivono nel sud-ovest e simili ai Wendigo”, spiegò, mentre si inginocchiava sul terreno e iniziando a usare il coltello che portava sempre appeso alla sua cintura. “Dammi una mano a togliere radici e pietre. Il terreno deve essere pulito”, aggiunse, poi, rivolto a Dean.

Quando il suolo fu pulito, Bobby iniziò a tracciare dei segni all'interno dell'aerea del cerchio con un bastoncino appuntito trovato da Dean lì vicino.

La prima cosa che ogni cacciatore deve imparare è come sapersi proteggere da qualsiasi creatura, se vuole cacciare. Perché se lo fai, puoi ritrovarti nella scomoda posizione del braccato da quella cosa che stai cercando di eliminare”, spiegò Bobby, mentre finiva di scrivere quei segni misteriosi.

Ora mettiamo qualcosa che possa aiutarci a ritrovare questo posto nella penombra”, aggiunse poi.

Tipo?”, chiese Dean, guardandosi intorno.

Dei rami posti lungo la circonferenza, con la parte in legno infilata nel terreno, come se fosse una specie di palizzata”, spiegò Bobby, afferrando dei rami caduti a terra.

Mentre stavano togliendo le foglie dai rami raccolti, udirono un grido, poi un altro più vicino e distinto.

A Dean gli si gelò il sangue nelle vene. Solo una persona gridava in quel modo!

Papà! Papà!”, una voce riecheggiò nella foresta.

Sam”, mormorò Dean, prima di lanciarsi nella direzione da dove aveva udito la voce.

 

 

Angolo di Allegretto

 

Avrebbe dovuto essere l'ultimo capitolo ma, come avrete ben capito leggendolo, mi sono dilungata e appassionata a quello che stavo scrivendo. Quando mi sono accorta che stavo scrivendo troppo era troppo tardi e mi dispiaceva tagliare tutta la parte. Tutto ciò è accaduto perché ero rimasta 'incastrata nel bosco' e non riuscivo più a uscirne. Si chiama 'blocco dello scrittore'. Bisogna aspettare l'ispirazione e l'aiuto di qualcuno che ti possa suggerire come uscirne. Quando è successo, il diluvio di parole e immagini mentali è fuoriuscito a valanga.

Prometto che il prossimo sarà l'ultimo capitolo e spero che non mi sovvenga di nuovo il suddetto blocco. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno la 'santa pazienza' di aspettare i miei aggiornamenti, coloro che leggono, commentano e inseriscono la storia nei preferiti e/o nelle seguite. L'estate sta arrivando e sicuramente avrò più tempo per scrivere altre storie, senza farvi aspettare inutilmente. Grazie a tutti.

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Capitolo settimo

 

Sam! Sam!”, chiamò a bassa voce Dean, nel mezzo del bosco.

Le fronde degli alberi impedivano alla luce lunare di filtrare sul terreno, per cui Dean vedeva ben poco. Aveva, subito dopo essere corso verso la voce del fratello, perso l'orientamento. Non solo non sentiva più Sam gridare ma, per giunta, in lontananza sentiva il latrare dei cani. Un incubo era quel bosco e anche tutta quella questione. Inoltre gli faceva male il fianco sinistro. Un dolore sordo che aumentava man mano che le ore passavano.

Sospirò e cercò con il fascio della torcia di capire dove cavolo fosse finito. Dopo mezz'ora di cammino, incespicando sul terreno sconnesso, arrivò a una baita. Mentre si riposava un attimo, appoggiato a un tronco, sentì dei rumori dall'altra parte della capanna. Con cautela fece il giro della costruzione e quello che vide dall'altra parte lo lasciò a bocca aperta.

Ah, finalmente, ti ho trovato, Sammy!”, esclamò, rivolto a suo fratello che stava, alacremente, scavando nel terreno.

Ciao, Dean! Sei proprio arrivato al momento giusto. Fai un po' luce qui che non vedo un tubo”, ribatte Sam, non sapendo se essere sollevato o atterrito dall'essere stato ritrovato dal fratello.

Che stai facendo?”, chiese Dean, avvicinandosi a Sam.

Sto cercando i resti del guardacaccia che si aggira sotto forma di spirito nel bosco”, rispose Sam, tirando su con la pala una grossa quantità di terra.

Come fai a saperlo?”, chiese dubbioso il fratello maggiore.

Lo so e basta. Non muovere tanto la pila, maledizione, Dean!”, esclamò a un certo punto Sam.

Hm, si, ok”, replicò Dean, combattendo contro il dolore al fianco che diventava sempre più intenso.

Scavò ancora un po' Sam, poi con la vanga scontrò quello che sembrava un fagotto e si arrestò.

Dean, illumina un po' qui sul fondo. Credo di aver trovato qualcosa!”, disse, il ragazzo, concitato.

Il fratello fece quanto richiesto. Il fascio rivelò un telo grigio che Sam scostò con la punta di un piede e, sotto di esso, si palesarono delle ossa. “Bingo!”, esclamò Sam, trionfante.

Lanciò il badile fuori dalla fossa e si issò su. Dallo zaino, tirò fuori un sacchetto di tela, infilò una mano dentro e tirò fuori una manciata di sale grosso che iniziò a spargere sui resti appena trovati. Ne prese altre, rifacendo lo stesso gesto. Poi prese una bottiglietta, la stappò e ne versò l'intero contenuto nella fossa.

Attrezzato, vedo!”, esclamò Dean, con la voce incrinata dalla sofferenza.

Sam si accorse così che suo fratello non stava affatto bene. Si voltò verso di lui, gli afferrò la torcia dalle mani e gliela puntò sul volto. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte.

Che succede, Dean? Stai male?”, chiese Sam, preoccupato.

Non è niente. Vai, avanti”, rispose il fratello.

A me non sembra niente, sai?”, replicò l'altro, illuminando di nuovo il viso di Dean.

Sam, muoviti!”, esclamò perentorio il fratello maggiore.

Va bene, va bene, ero solo preoccupato per te...”, replicò Sam, accendendo un fiammifero.

Preoccupato?!?”, proruppe Dean. “Quando te ne sei andato non te ne è fregato nulla di quello che avrei potuto pensare della tua sparizione!”, gridò Dean, dando un calcio a una pietra e poi al culmine dell'esasperazione, lanciò la torcia contro Sam che lo colpì all'addome, provocandogli un singulto di dolore.

No, hai ragione. E' stata una mossa stupida”, affermò Sam, contrito, mentre raccoglieva la luce tascabile e restituendola al fratello.

Maledettamente vero!”, disse Dean, sospirando.

Sam gettò il cerino nella fossa che si incendiò immediatamente.

Guardarono per un po' le fiamme divorare le ossa. “E' stato il fantasma del guardiacaccia a uccidere la ragazzina?”, chiese Dean, poi.

Non credo”, rispose Sam.

E allora perché hai bruciato le sue ossa?”, chiese Dean, confuso.

Perché attaccava solo uomini di mezz'età con i capelli bianchi o brizzolati”

E allora?”

Allora vuol dire che papà è in pericolo, no?”, rispose Sam, sbuffando.

Mm, hai ragione ma non solo lui, se per quello. In questo malefico bosco c'è anche Bobby...”, esclamò il maggiore, sempre più con la voce incrinata e il respiro affannoso.

Mi dici che ti succede? E non dirmi che stai bene, perché non è vero e si vede...”, replicò il minore, davvero turbato dalle condizioni del fratello.

Ho preso un colpo sul fianco sinistro nei giorni scorsi e ora, correndo nel bosco, sono caduto. Mi fa un male cane ma poi mi passa”, dichiarò Dean, cercando di liquidare il problema.

Si, va bé, tu stai sempre bene anche quando sei in fin di vita”, replicò Sam, scettico. “Magari se ti sdraiassi un attimo nella baita mentre raccolgo tutte le mie cose, ti sentiresti meglio dopo”, aggiunse poi Sam.

Si, ok. Devo fare pipì prima”, rispose Dean, girandosi verso l'albero e appoggiandosi pesantemente contro di esso per espletare il bisogno corporale.

Mai atto fu più complicato per il giovane. Non solo dovette sforzarsi per urinare, nonostante lo stimolo pressante ma il dolore si intensificò man mano che il flusso aumentava. “Ahhh, che male!”, proruppe, ad un certo punto, quando le fitte aumentarono. Poi crollò in ginocchio.

Sam accorse subito. Riuscì ad afferrare il fratello prima che finisse lungo disteso a terra. Mentre lo aiutava a chiudersi i pantaloni, si accorse del sangue. “Lascia a fare a me”, mormorò Dean, allontanando le mani di Sam con una manata, impegnato a chiudere la lampo dei jeans del fratello.

Dean, cavolo, sei pieno di sangue. Da dove viene? Che cosa sta succedendo?”, esclamò Sam, agitato.

Sarà uscito mentre urinavo. Papà mi aveva detto che avrebbe potuto succedere...”, affermò lui, con gran sforzo.

Con fatica, Sam riuscì a portare dentro la capanna suo fratello. Lo fece stendere sul pagliericcio che gli aveva fatto da letto nelle due settimane precedenti e mentre cercava di capire cosa avrebbe dovuto fare in quel frangente, entrò di corsa il cane che gli aveva tenuto compagnia nei giorni di solitaria fuga.

Bones? Sei tornato, eh?”, esclamò Sam, grattando la testa pelosa di quel cane, magro e dal pelo tutto arruffato e sporco. “Stai qui con mio fratello”, aggiunse Sam, cercando di fare accucciare il cane. “Vado a cercare aiuto”, disse poi, quando si rese conto che la macchia sui pantaloni di Dean si allargava sempre più.

Nell'uscire di corsa dalla capanna, si imbatté in una figura che finì in terra lunga distesa.

Ahi. Cavolo! Stai attento, no?”, gridò una voce femminile.

Un lampo di intuito percorse il cervello di Sam. Aveva già sentito quella voce. “Sei Rosie?”, chiese, subito dopo la ragazza.

E come cavolo fai a sapere il mio nome?”, domandò lei, stupita.

Ho incontrato tuo fratello che ti stava cercando”, rispose Sam, sbrigativo. “Senti, ho bisogno del tuo aiuto. Dentro c'è mio fratello Dean che sta male. Devo trovare mio padre o mio zio che sono nel bosco ad aiutare i poliziotti. Tienilo tranquillo, finché non torno. Ok?”, chiese il ragazzino, prima di allontanarsi correndo.

Si, ma c'è un fantasma nel bosco. Ti sembrerà strano ma l'ho visto veramente”, gridò lei.

Tranquilla, ti credo. L'ho visto anche io. Vai dentro, sei al sicuro lì”, replicò lui, svanendo nel sottobosco.

 

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Ciao, sono Rosie. Tuo fratello mi ha detto che stai male. Cosa hai?”, chiese la ragazza a Dean, dopo essere entrata nella baita.

Ah, finalmente ti ritrovo Chuck. Per colpa tua, a momenti venivo uccisa da un fantasma...”, esclamò Rosie, vedendo il suo cane, sdraiato accanto al ragazzo.

L'animale scodinzolò felice nel rivedere la sua padroncina ma non si schiodò dal ragazzo. Si rendeva conto della palese sofferenza del giovane.

Rosie guardò il ragazzo. Aveva la pelle diafana, gocce di sudore gli rigavano il volto ed era sporco di sangue.

Ciao”, rispose lui faticosamente. “Allora il cane è tuo?”, chiese, poi.

Si, mi era scappato nel bosco. Meno male che tuo fratello lo ha trovato e accudito”, rispose lei, accarezzando il cane. “Non mi hai risposto prima. Cosa ti senti?”

Credo di avere una contusione renale“. rispose lui, cercando di trovare una posizione dove non sentisse così tanto dolore.

Ah, mi dispiace. Posto e momento sbagliato questo per ammalarsi. Il bosco pieno di poliziotti, cani e ci mancava pure un fantasma”, esclamò lei, tirando fuori un fazzoletto di stoffa dalla tasca e intingendolo in un catino di acqua. Lo tirò fuori. Lo strizzò e poi, con delicatezza, lo passò sul viso del ragazzo febbricitante, per poi piegarlo e appoggiarglielo sulla fronte. Dean, ovviamente, non si ribellò affatto.

Fantasma? Davvero? Lo hai visto?”, chiese lui, debolmente, per tentare una conversazione. La presenza della ragazza non lo aveva minimamente aiutato a destarsi dal torpore nel quale era caduto. E questo dava la misura di quanto lui stesse male.

Si, stavo cercando il mio cane, quando ho visto quello che pensavo fosse un uomo ma in realtà era uno spirito che compariva e scompariva a suo piacimento”, spiegò lei, mentre rifaceva la procedura del fazzoletto.

Dovremmo, però, andare via di qui. Dicono sia geloso del fatto che qualcuno possa stare qui dentro”, esclamò Rosie, sobbalzando per un rumore percepito all'esterno.

Non dovrebbe esserci più pericolo. Stai tranquilla”, disse Dean, ben sapendo che con le ossa bruciate, lo spettro era stato eliminato.

Come fai a saperlo? Potrebbe essere qui fuori. In fondo questa era la sua casa...”, ribatté lei, impaurita.

E tu come fai a sapere tutte queste cose sullo spirito del bosco?”, chiese Dean, incuriosito.

Secondo te, noi ragazzi, di cosa parliamo per tutta la nostra infanzia e adolescenza in un posto come questo?”, rispose lei, ironica. “Noi, sappiamo tutto sul nostro 'guardiacaccia spiritato'!”, aggiunse, poi, ghignando.

Fuori si sentì uno scalpiccio e poi un colpo a una parete. Rosie urlò per lo spavento mentre Dean cercava di sollevarsi ma non riuscendoci si lasciò cadere giù, esausto.

La porta si aprì e sull'uscio comparve John Winchester. Dietro di lui, Sam. In quell'attimo Dean avrebbe preferito che fosse spuntato un altro fantasma.

Il concetto di obbedienza, ultimamente, si è liquefatto come neve al sole, nel tuo cervello bacato, vero, Dean?”, chiese, furioso, il padre al figlio, mentre gli si avvicinava.

Dean non rispose. Faceva fatica a respirare e fare conversazione con suo padre non lo aiutava di certo.

Tu sei Rosie?”, chiese John alla ragazza.

Si”, rispose lei, incerta.

Mitchell. Sceriffo federale. Questi due sono i miei figli che avrebbero dovuto stare al motel ma hanno deciso di fare gli eroi a tutti i costi”, dichiarò il più vecchio dei Winchester, accosciandosi accanto a suo figlio maggiore.

Gli mise la mano sulla fronte. La pelle, fredda e umida di sudore, era pallida. Se non lo avesse portato subito in ospedale, sarebbe morto dissanguato, come testimoniavano i pantaloni, ormai scuri di sangue fresco.

Bisogna portarlo subito via”, sentenziò, mentre metteva un ginocchio a terra e con le mani tastava l'addome a Dean. Era duro e gonfio. “Perché non hai fatto quello che ti avevo chiesto? Perché?”, mormorò John, alzandosi in piedi.

Sam, porto tuo fratello giù al parcheggio. Dammi una mano a tirarlo su!”, ordinò John al più piccolo dei suoi figli.

Si, signore”, rispose prontamente il ragazzino, prendendo un braccio del fratello, mentre dall'altra parte lo sollevava il padre.

Dean non si accorse di nulla. Era svenuto ed era meglio così, se no sarebbe stato penoso il suo trasporto con la presa del pompiere. Umiliante e doloroso al tempo stesso.

Sam, seguimi con la ragazza”, aggiunse John, prima di uscire dalla baita, abbastanza velocemente.

Arrivati dalle auto, trovarono in ansiosa aspettativa il fratello di Rosie. Uscì fuori dall'auto di Bobby con un'espressione curiosa dipinta in volto. Lieto di vedere star bene sua sorella che abbracciò subito dopo ma stupito di vedere un adulto e un ragazzo incosciente accanto a Sam, molto preoccupato.

John iniziò a dare ordini sia a lui che sua sorella e all'altro figlio. Quando furono in auto, John si rivolse al ragazzo: “Dove devo lasciarvi?”

In città. Dove vuole. Non abbiamo problemi”, rispose il ragazzo, preoccupato per le condizioni del figlio più grande che era sul sedile posteriore con la testa in grembo al fratello minore e Rosie che cercava di tenerlo fermo, nonostante le curve e le buche sulla strada che causavano alla macchina paurosi sobbalzi, vista la velocità sostenuta con cui andavano giù.

Lo sa, dove è il pronto soccorso?”, aggiunse, poi.

Si, lo so, grazie”, rispose John, il quale aveva appena dato un'occhiata a Dean, sempre più esangue, nello specchietto retrovisore.

Giunti al presidio ospedaliero, gli avvenimenti si svolsero in fretta. L'accorrere dei medici, dopo aver detto all'accettazione le condizioni del figlio, la compilazione dei formulari e poi l'infinita attesa. John era riuscito a rintracciare Bobby, il quale lo raggiunse poco dopo.

Winchester, che è successo?”, chiese il vecchio cacciatore, entrando nella sala d'aspetto del pronto soccorso.

Singer, dovresti dirmelo tu, visto che Dean era con te!”, rispose secco John.

Bé, finché è rimasto con me stava bene...”, replicò Bobby, ammiccando.

A quanto pare c'è stato poco, visto che era nel bosco quando l'ho trovato...”, ribatté l'altro, ironico.

Bobby si rese conto che se avessero continuato ad accusarsi reciprocamente, l'epilogo sarebbe stato scontato e ci avrebbero rimesso i due ragazzi. Decise allora di lasciar perdere, per il momento.

Sam?”, chiese, dopo un po', cambiando discorso.

Avevano bisogno di sangue per fare una trasfusione a Dean. Hanno lo stesso gruppo sanguigno e allora si è offerto di contribuire”, rispose John, sospirando.

Non ti hanno ancora detto niente? Vuoi che vado a chiedere?”, domandò Bobby, vedendo la palese preoccupazione dipinta sul volto del suo amico.

No, grazie. Ho già chiesto ma mi hanno detto che non sanno niente. Bisogna aspettare che escano fuori i medici dell'urgenza. Aspettiamo”, rispose John, cambiando posizione su quella dura sedia.

Dimmi, piuttosto, cosa sei riuscito a trovare nel bosco?”, aggiunse, poi, alzandosi in piedi e andando dal distributore di bevande calde per prendersi un caffè.

C'era uno spettro che a quanto pare, non era interessato alle belle ragazze ma solo ai vecchi o agli uomini con i capelli brizzolati. Probabilmente i cacciatori di frodo che lo hanno ucciso erano di quell'aspetto ed è per quello che perseguitava quelli”, spiegò, accettando, il caffè che gli stava offrendo John. “L'ho avuto alle mie calcagna, finché non è svanito all'improvviso! Dalla baita, dove si era rifugiato Sam, ho visto una fossa con delle ossa bruciate. I tuoi figli la devono aver trovata e così mi hanno salvato la pelle!”, aggiunse, dopo aver bevuto un paio di sorsi della bevanda scura contenuta nel bicchiere di plastica. Purtroppo non sapeva per niente di caffè, ma si accontentò.

Ah, bé, qualcosa di utile lo hanno fatto...”, esclamò il cacciatore più giovane, risedendosi sulla scomoda seggiola.

In quel mentre arrivò Sam. Era pallido e visibilmente stanco. Accennò a un sorriso quando vide Bobby e si andò a sedere accanto a lui.

Ehi, hai saputo niente? Come sta tuo fratello?”, chiese John, contrariato che suo figlio non avesse detto nulla.

Mi hanno detto solo che ha perso molto sangue ma che con il mio dovrebbe riprendersi”, spiegò il ragazzo, appoggiandosi alla spalla del vecchio cacciatore.

Tieni, Sam. Bevi questo. E' cioccolata calda. Dovrebbe darti un po' di energia”, disse Johh, dopo un po', passandogli il bicchiere.

Sam annuì, lo prese e lo bevve avidamente anche se la bevanda scottava. Si accorse di avere una fame da lupo ma sapere le condizioni di Dean era il suo obiettivo imperante. La colpa lo stava divorando lentamente. Era colpa sua se suo fratello era in quelle condizioni. Non riusciva a darsi pace. Promise a se stesso che non avrebbe mai più fatto una cosa simile....

Forse dovrebbe mangiare qualcosa ma prima aspettiamo di sapere qualcosa di preciso su tuo fratello e poi andiamo a cercare qualcosa di commestibile. Ok, Sam?”, esclamò Bobby, facendo una carezza sulla testa del più piccolo dei fratelli Winchester.

Il ragazzo annuì, accoccolandosi ancora di più vicino a Bobby, chiudendo gli occhi.

L'attesa si protrasse per altre due ore e quando un medico, nella sua candida tenuta celeste da chirurgo, fece la sua comparsa nella sala d'aspetto del pronto soccorso per conferire con la famiglia Mitchell, vide due uomini e un ragazzino. Avevano tutte e tre gli occhi chiusi e i visi tirati e sporchi, ma solo uno era profondamente addormentato. Con la testa reclinata in grembo al più anziano dei due adulti, dormiva esausto. Era il fratello minore. E ne aveva tutti i motivi. Aveva insistito a lungo che gli fossero tolte ben più di due sacche di sangue, nonostante che alla sua età non si avrebbe dovuto prenderne neanche una completa.

La sua entrata scatenò una reazione ad entrambi gli uomini: il più vecchio aprì subito gli occhi ma non poté muoversi per non svegliare il ragazzino, mentre l'uomo più giovane era saltato in piedi come un grillo.

Come sta mio figlio?”, chiese, concitato.

E' stabile. Grazie al sangue di suo fratello siamo riusciti a praticare una clampatura della vena renale che si era incrinata a causa della contusione e aveva causato l'emorragia interna. “, spiegò il medico.

Posso vederlo?”, chiese John, tirando un sospiro di sollievo.

No, ora sta riposando. E' ancora sotto i postumi dell'anestesia. Andate a pranzo. L'altro suo figlio”, indicando Sam, beatamente addormentato quasi in braccio a Bobby, “ha bisogno di ripristinare il sangue perso con la donazione. A proposito, un ragazzino coraggioso e ostinato”, spiegò il medico, con ammirazione.

Ha fatto né più né meno che il suo dovere, visto che tutto quello che è successo è colpa sua”, affermò John, asciutto.

Il dottore accennò a un sorriso ma non passò inosservato il tono poco conciliante del padre. In quel momento non invidiò per niente quel ragazzino.

Nell'atrio dell'ospedale si imbatterono nello sceriffo. Voleva congratularsi con John per aver salvato i due ragazzi che erano stati dati per dispersi nel bosco. Lui cercò di minimizzare ma quando l'ufficiale iniziò a tessere le lodi dei suoi figli, i quali, a quanto pare, erano stati loro a risolvere l'intricata questione, John si inorgoglì e consentì a Sam di raccontare la sua verità.

Un uomo ha cercato di prendere la ragazza ma lui e soprattutto mio fratello hanno lottato e lo abbiamo costretto alla fuga. Per questo motivo, Dean è rimasto ferito”, spiegò Sam allo sceriffo.

 

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Due giorni dopo Dean stava molto meglio e dava segni di irrequietezza perché voleva uscire e tornare alla sua solita vita raminga. Quando venne a sapere che nelle sue vene scorreva un po' del sangue del fratello, non la prese bene.

Uh, così adesso avrò anche io la sindrome della fuga... Brutta cosa!”, esclamò, mentre suo fratello gli raccontava cosa era accaduto.

Dean, te l'ho detto, mi dispiace di essere fuggito via. Volevo dimostrarti che non sono un bambino piccolo e che sono in grado di cavarmela da solo”, esclamò Sam, contrito.

Si, si, un impiastro”, ribatté il fratello maggiore, cercando di finire di mangiare quella gelatina rossa che aveva in una tazza sul vassoio appoggiato al comodino. “Così tutto il merito lo abbiamo preso noi?”, chiese, poi, Dean.

Bé, avrei dovuto prenderlo io il merito visto che le ossa le ho trovate e bruciate io ma visto che ti mi hai fatto luce con la torcia...”, rispose Sam, ridacchiando.

Brutto moccioso che non sei altro....”, replicò Dean, adirato, cercando di scendere dal letto, nonostante le smorfie di dolore che gli causava il movimento e le flebo attaccate alle sue braccia.

Sam si allontanò di scatto. “Ma dove vai? Stai attento che ti rifai male...”, esclamò, poi, aiutandolo a tornare a letto.

Stupido!”, mormorò Dean, rimettendosi giù.

Imbecille!”, replicò, di rimando Sam, con un'espressione rilassata dipinta in volto.

Qualche ora più tardi, mentre Dean dormiva e Sam leggeva un libro, seduto su una poltrona accanto al letto di suo fratello, entrò nella camera, a passo di carica, John.

Il suo sguardo era da 'giudizio universale'. Sam inghiottì a vuoto e sentì una stretta allo stomaco. Per reazione involontaria, perfino Dean si svegliò di soprassalto.

E' ora che noi tre facciamo i conti...”, esclamò il padre, chiudendo la porta.

Tu”, indicando Dean, “farai la convalescenza da Bobby. I medici dicono che non devi fare sforzi per i prossimi due mesi. Sicuramente copiare iscrizioni e tradurre salmi dal latino non sarà faticoso ed è un'ottima punizione per le recenti prese di posizione contro i miei voleri”, spiegò John, con uno sguardo di sfida, rivolto al più grande dei suoi figli.

Copiare iscrizioni? Tradurre dal latino? Ma, no!”, esclamò Dean, depresso. “Non puoi farmi fare dell'altro, papà?”, chiese Dean, affranto.

Dipendesse da me, staresti tutto il giorno a portare sacchi di cemento su e giù da una collina”, sibilò John a suo figlio, “ma, a quanto pare, dovrò accontentarmi di saperti chino sui libri per tutto il giorno”, aggiunse il padre, con lo sguardo fiammeggiante. “Eh, Dean, se questi moti di ribellione non cesseranno all'istante, da Bobby ci seccherai!”, aggiunse, poi. “Devi fare quello che ti dico io. Se lo avessi fatto, non saresti in questo letto d'ospedale e non avresti rischiato di morire. La prossima volta non sarò così tenero nei tuoi confronti...”, terminò, poi, sibillino.

A Dean non sfuggì la minaccia. Non è che il termine 'tenero' si addicesse molto a suo padre. In quel frangente era stato tutto tranne che tollerante nei suoi confronti, anzi. Forse lo era stato di più con Sam!

Tu”, ruggì John, rivolto a Sam, il quale sobbalzò per il tono paterno, dopo essersi alzato in piedi. “Verrai a fare addestramento con me per tutto il tempo che tuo fratello avrà bisogno per rimettesi in forze e così avrai modo di riflettere sul casino che hai combinato e sul fatto che ogni azione ha una sua conseguenza. Stare un po' lontano dai tuoi libri, ti aiuterà a capire che la realtà è ben diversa dai mondi fantasiosi che trovi in quelle pagine ingiallite”, spiegò John, prendendo in mano il volume che stava leggendo Sam e poi lanciandolo nel cestino.

Credo che non ci sia castigo migliore che farvi fare proprio quello che a voi due non piace. Se ciò non sarà sufficiente, sapete a cosa andrete incontro. Non tollererò più questo vostro atteggiamento immaturo e incosciente. Vi ho insegnato a cavarvela in ogni frangente ma anche a chiedere aiuto quando non avete altre soluzioni. Forse non sono stato abbastanza chiaro...”, continuò John, in piedi, rigido e con le braccia conserte.

Guardò poi a turno i suoi figli, i quali avevano lo sguardo abbassato, uno a rimirarsi le scarpe e l'altro a osservare il tubo della flebo, inserito in un ago che andava a confluire nella vena del suo braccio.

La prossima volta che ti ritroverai senza soldi, Dean , invece di accanirti nel cercarli in modi poco consoni alla tua età, ti metterai in contatto con Bobby o con Jim e ti farai aiutare. Azioni alla Rambo non ne voglio più vedere e inizierai a trattare tuo fratello per quello che è. Ovvero un cacciatore e non un poppante!”, proseguì John la sua personale ramanzina.

Dici sempre di stargli a dietro, di accompagnarlo e andarlo a prendere quando esce da scuola, come se fosse un idiota”, replicò Dean, a bassa voce.

Quello dovrai sempre farlo ma non dovrai più tenerlo all'oscuro dei tuoi problemi”, disse John. Non ottenendo risposta da suo figlio, diede un calcio al letto, chiedendo rabbioso: “Sono stato chiaro?”

Sissignore”, esclamò, automaticamente, Dean.

Bene. Tutto chiaro, allora!”, ribatté, John, soddisfatto.

Torneremo indietro noi due, così tu, Sam, potrai prenderti un po' di roba per cambiarti e io cercherò qualche lavoretto da fare insieme qui nei dintorni”, disse John, rivolto a suo figlio minore.

Non vorrai portarlo a caccia? Ma sei matto? Non è mica pronto!”, esclamò Dean, alzando lo sguardo verso suo padre e sostenendolo con sfida.

Oh, direi che è fin troppo pronto visto quello che è successo nel bosco!”, ribatté suo padre. Poi, ricordando il tono insolente del figlio, lo schiaffeggiò su una gamba. “Stai attento a come parli, figliolo!”, aggiunse, poi, minaccioso.

Per fortuna l'arrivo di Bobby stemperò la tensione. Il vecchio cacciatore si accorse subito dell'atmosfera incandescente, non appena mise piede nella stanza.

Quel tuo amico ha portato l'Impala. E' nel parcheggio dell'ospedale. Ti aspetta”, esclamò Bobby.

Bene. Vado giù a ringraziarlo. La prenderai tu la Chevy? Io andrò con il mio pick-up”, disse John, passando accanto al suo amico, mentre usciva dalla stanza.

Uh, direi che andata peggio di come pensavo”, esclamò Bobby, vedendo le espressioni corrucciate dei due ragazzi.

L'idea è stata tua?”, chiese Sam, riprendendo il suo libro dal secchio della spazzatura.

Sam, è andata bene che tuo padre abbia accettato la mia proposta, perché lui era di tutt'altra opinione...”, replicò il vecchio cacciatore.

Immagino quale....”, bofonchiò Dean.

Si, ma per fortuna è un uomo ragionevole e se farete come dice lui non dovreste impattare nelle sue mani!”, ribatté, facendo una carezza a Sam e dando un buffetto sulla testa di Dean.

Ragionevole, certo...”, disse Sam, sbuffando. “Due mesi a caccia con lui. Grandioso!”.

Due o tre settimane al massimo, Sam. Non di più. Ho detto a tuo padre che ho bisogno di te per mettere a posto la mia biblioteca”, sentenziò Bobby, dando una gomitata amichevole al più piccolo dei fratelli Winchester.

Ok, Bobby. Non vedo l'ora”, esclamò Sam, accennando a un sorriso, 'Venti giorni li poteva anche reggere, lontano dai suoi libri', pensò il ragazzino, iniziando a prepararsi per scendere dal padre.

Stai attento, Sam! Non stuzzicare il wendigo affamato, eh?”, lo avvertì Dean, facendo l'occhiolino a suo fratello.

Ok. Riprenditi in fretta, mi raccomando, imbecille”, ribatté Sam, sorridendo.

Ok, Sammy. Riguardati, stupido!”, replicò Dean, guardando suo fratello lasciare la sua stanza.

 

Angolo di Allegretto

 

Finalmente sono giunta alla conclusione di questa storia. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, hanno recensito la storia e soprattutto hanno avuto la santa pazienza di aspettare i miei aggiornamenti. Purtroppo il progetto nel quale sono stata coinvolta assieme ai miei studenti, (la storia pubblicata qui su EFP ' I cavalieri di San Giorgio') mi ha sottratto del tempo prezioso ma oggi sono riuscita a terminare l'ultimo capitolo di questo appassionante aspetto della vita dei fratelli Winchester. Grazie di cuore a tutti voi e a presto!

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