La Freccia e l'Aquila

di _Lightning_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Calm before the storm ***
Capitolo 2: *** Hunted by the Tiger ***
Capitolo 3: *** Nice to meet you, Master ***
Capitolo 4: *** Which way are you gonna jump? ***
Capitolo 5: *** Impasse ***
Capitolo 6: *** The Gateways ***



Capitolo 1
*** Calm before the storm ***


La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 1: Calm before the storm



-Temo di non aver compreso, Maestro.-

-Io credo invece che tu abbia capito benissimo, Altaïr.-

Al Mualim si girò, dando le spalle alla grande vetrata illuminata dai primi raggi dell'alba e interrompendo il suo andirivieni di fronte ad essa.
Lo fissò intensamente, aspettandosi una protesta, che arrivò puntualmente dopo pochi secondi: 

-Maestro, non ho alcuna intenzione di...-

-Altaïr.-

La punta d'asprezza con cui Al Mualim pronunciò il suo nome gli fece capire di aver oltrepassato il sottile limite della sua pazienza, così chinò appena il capo in segno di scusa e l'altro ricambiò rigidamente, accigliato per il suo rifiuto perentorio.
Lo scrutò per qualche altro secondo e Altaïr si limitò a ricambiare con vago fastidio il suo sguardo.

-Tu addestrerai un allievo. Così ho deciso e così sarà.-

Il giovane Assassino ricacciò in gola la risposta pungente che gli era salita alle labbra, ricordando fin troppo bene le conseguenze del suo ultimo atto d'impertinenza e capendo che avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco.

-Ha già avuto un Maestro prima di me?- chiese, e nonostante stesse cercando di controllarsi il suo tono suonò forzatamente calmo, ma Al Mualim decise di soprassedere. 

-Non ha avuto un tutore fisso. Adesso è sotto la guida di Zahira; il suo precedente Maestro era Kadar.- aggiunse con leggerezza, e Altaïr represse un sussulto di sorpresa.

-Kadar e Zahira? Cos'è questa, un'altra punizione? Non vi è bastato degradarmi a Novizio?- sibilò a denti stretti.

-Frena la tua lingua, Altaïr.- 

Un lampo d'ira si accese negli occhi di Al Mualim, mentre la sua voce profonda e roca si alzava di qualche tono, rievocando il bruciore umiliante di uno schiaffo sulla guancia di Altaïr.

-Ammetto che la scelta del tuo allievo non è stata del tutto casuale.- disse lapidario, sfidandolo con lo sguardo a ribattere, ma stavolta lui si limitò a fissarlo con astio represso.

-Malik ne è a conoscenza?- chiese all'improvviso, con uno strano e serpeggiante senso di disagio che si faceva strada in lui.

-L'ho tenuto all'oscuro di tutto. Ritengo più sicuro aspettare che la sua ira nei tuoi confronti si plachi almeno in parte, prima di informarlo. Ti chiedo quindi di non recarti a Gerusalemme senza il mio esplicito permesso.-

Altaïr colse tutti i sottintesi di quella frase: aveva palesemente il timore di scatenare una faida tra lui, Malik e l'allievo di Kadar, dalla quale ovviamente l'unico a uscirne vivo sarebbe stato lui.
Senza contare che l'espressione "ti chiedo", pronunciato da Al Mualim, equivaleva a "ti proibisco categoricamente"

-Hai altre domande?- lo incalzò, vedendo i suoi occhi neri farsi ancora più scuri e torbidi del solito mentre era perso nelle sue riflessioni.

L'Assassino ebbe un attimo di esitazione, subito sostituito da una fredda calma.

-Perché?- esalò infine, trapassando il suo Maestro con lo sguardo.

Al Mualim si arricciò la barba, pensoso, come se sperasse che le parole della sua risposta vi fossero rimaste impigliate.

-Penso- esordì -che tu debba imparare a pensare di più e ad agire di meno, Altaïr.-

Vedendo che il Novizio si apprestava a ribattere, ferito nell'orgoglio, fece un cenno con la mano per farlo tacere e riprese:

-Non che tu sia stupido, anzi, sei uno degli Assassini più brillanti che io abbia addestrato, ma... pecchi di superbia, e diventi incosciente sopravvalutando le tue capacità. La tua arroganza è costata all'Ordine tre validi Assassini: Kadar non tornerà più tra noi e Malik è ferito nel corpo e nello spirito e non potrà mai più riprendere il suo ruolo.
E tu... tu, Altaïr, mi hai deluso profondamente. 
Hai compromesso te stesso, i tuoi compagni e l'Ordine, ecco perché ora sei di fronte a me come un semplice Novizio.-

-Non capisco: questo cosa...-

-L'allievo, oltre ad ascoltare, deve anche saper capire da solo il perché degli ordini che gli vengono imposti.
Quando capirai il perché della mia scelta, allora mi ringrazierai.- 

Altaïr tacque, preso in contropiede e disorientato da quel lungo e sibillino discorso, ma non osò controbattere per non sfidare ulteriormente la sua pazienza.

-Il tuo allievo ti sarà presentato domani da Zahira. 
Mi ha informato che è ancora un Apprendista e deve completare il suo addestramento di base; quindi spetterà a te mostrargli le nostre tecniche facendolo partecipare alle tue missioni per conto dell'Ordine.-

Altaïr represse un moto di stizza: il suo ultimo desiderio era avere un novellino alle prime armi tra i piedi durante una missione. 

-Salute e pace, Altaïr.- Al Mualim lo congedò bruscamente con un lieve cenno del capo, poi gli voltò le spalle, dirigendosi verso la vetrata e lasciando vagare fuori lo sguardo.

L'Assassino rispose con un rigido mezzo inchino, poi si avviò fuori a passo veloce, pensando amaramente che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di pace prima della tempesta.

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Note Dell'Autrice:

Rieccomi su questo Fandom!
Il fascino di Assassin's Creed è irresistibile, lo ammetto.

Due piccole spiegazioni riguardo a questa FF:

1. E' ambientata subito dopo che Altaïr è stato degradato a Novizio in seguito al fallimento della sua missione e questa è una delle poche situazioni che si rifà al Canon, perché per il resto non ho ancora deciso se incastrare i nove delitti di Altaïr nella trama o se citarne alcuni e poi "partire per la tangente". Deciderò a breve, comunque.

2. Nonostante le premesse e le vostre prime impressioni, vi assicuro che non scadrò assolutamente nel banale, nonostante credo che questo sia stato un tema molto sfruttato sul fandom (credo, eh).
Vediamo che esce fuori, spero di non deludervi :)

Detto ciò... se notate OOC et similia sentitevi liberi di prendermi a randellate.
L'OOC è bandito da questa FF, quindi se per caso "toppo" qualcosa (probabile, visto che non sono così esperta), vi prego di dirmelo.

Ringrazio chiunque leggerà o recensirà :)

Grazie alla mia Beta adorata, _ Shadow _ <3

-Light-

 
 
 

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Capitolo 2
*** Hunted by the Tiger ***


La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 2: Hunted by the Tiger

 

Il sole faceva appena capolino dietro la sagoma scura delle alture intorno Masyaf, avvolte dalla sottile nebbiolina del mattino che si insinuava negli stretti vicoli del villaggio.
La Fortezza degli Assassini svettava su di esso, imponente dall'alto delle sue mura; era avvolta nel silenzio più assoluto, rotto dai passi felpati degli Assassini che entravano e uscivano da essa in un continuo andirivieni.
Due di questi, vestiti di una casacca grigio scuro coperta da una tunica bianca e con il volto coperto da una benda nera, sorvegliavano la porta della città, protetta solo da un'alta e rozza palizzata di tronchi.
Gli occhi delle sentinelle scrutavano attentamente la strada tortuosa racchiusa tra due pareti a strapiombo che impedivano a lsole nascente di illuminarla.
La quiete fu interrotta bruscamente dal galoppo di un cavallo in avvicinamento; l'animale apparve pochi secondi dopo e si fermò con uno scarto di fronte alle due guardie, mentre il cavaliere balzava a terra con agilità in mezzo al polverone.
Una delle guardie si fece avanti, riconoscendolo.

-Salute e pace, Zahira.- salutò,

-Altrettanto, Fares.- rispose lei, mentre si scuoteva dalla veste la polvere e prendeva per le briglie il cavallo scalpitante.

L'altra guardia si limitò a un cenno di saluto e si tenne in disparte, continuando a tener d'occhio la strada.

-Dev'essere stato un lungo viaggio.- commentò Fares, accennando al bordo della veste lacero e infangato e alla fascia rossa sfilacciata e allentata in vita.
A giudicare dagli strappi anneriti sulle ginocchia e sui gomiti, sembrava che fosse caduta da cavallo almeno un paio di volte, 

-Sono reduce e da una settimana d'inferno ad Acri con i Crociati sulle mie traccie e che mi stavano col fiato sul collo. 
Inoltre, mi si è azzoppato il cavallo nel bel mezzo del Regno e sono dovuta arrivare a piedi fino al territorio degli Assassini, quindi ho impiegato quasi tre giorni ad arrivare qui.- proruppe lei tutto d'un fiato, liberando il cavallo sfiancato nel piccolo recinto lì accanto e passandosi una mano sulla fronte sotto il cappuccio.

-Torni giusto in tempo. Il Maestro ti ha...-

-Lo so già: mi ha mandato un messaggio ad Acri giusto prima che partissi.- lo interruppe, con un breve sbuffo di stanchezza.

-Quindi sai anche di Altaïr?- 

Fares mostrò una punta d'esitazione nel pronunciare queste parole.

-Sì.- rispose seccamente lei, stringendo i pugni. -E anche di Kadar... e Malik.- aggiunse, a voce più bassa.

Fares fece per dire qualcosa, ma Zahira lo anticipò, brusca:

-Se devi esprimere il tuo dispiacere, faresti meglio stare zitto.-

L'altro non replicò, notando lo scatto repentino del mignolo di lei e udendo un lieve stridio metallico.

-Andrò a riferire della mia missione ad Al Mualim... e spero solo di non dover incontrare Altaïr prima del necessario.- sibilò tra i denti, prima di salutare freddamente Fares ed entrare nel villaggio.
La guardia che era rimasta in disparte intercettò lo sguardo di Fares, che annuì, preoccupato.

"Guai in vista."

E non sarebbero stati i primi. 

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Zahira osservava con blando interesse gli Apprendisti che si allenavano nel cortile interno della Fortezza sotto la guida di Rauf, che in quel momento era intento a lanciare ordini e correzioni a destra e a manca borbottando a mezza voce imprecazioni sull'incapacità dei suoi allievi.
L'Assassina sorrise appena quando il Maestro D'Armi disarmò in due mosse un esuberante allievo che si era scagliato a testa bassa contro di lui e lei non potè fare a meno di correggere mentalmente ogni sua mossa, constatando con rammarico il basso livello di preparazione degli ultimi allievi.
Rauf si girò sentendosi osservato e Zahira abbozzò un saluto, facendogli capire con un gesto deciso che non voleva partecipare all'addestramento, così lui alzò le spalle e riprese il suo compito.

Di Altaïr ancora nessuna traccia e Zahira iniziava ad infastidirsi, nonostante sapesse benissimo di essere in anticipo di un quarto d'ora; normalmente tollerava piuttosto bene la presenza dell'Assassino, sebbene la sua estrema freddezza mettesse a dura prova i suoi nervi, ma dopo quello che era successo ai fratelli Al-Sayf lo sopportava meno che mai.

Un fruscio alla sua sinistra attirò la sua attenzione e voltandosi vide proprio lui, materializzatosi al suo fianco come per magia. Si era sempre chiesta come potesse essere così silenzioso: non l'aveva neanche visto avvicinarsi e questo la irritava non poco, senza contare che anche lui era arrivato in anticipo di dieci minuti rispetto all'orario stabilito.

-Salute e pace, Altaïr.- disse e in cuor suo gli augurò tutto meno che quello.

L'altro sembrò cogliere all'istante la sua ironia sottintesa, infatti non ricambiò il saluto e pronunciò, aspro:

-Risparmiati i convenevoli: so che non me li auguri veramente e comunque non li merito più.-

Solo allora la donna notò con lieve stupore che il compagno era armato solo della lama celata, segno che era tornato al grado di Novizio.
A quanto pareva era stato almeno punito, anche se personalmente l'avrebbe fatto radiare dalla Confraternita dopo averlo torturato per bene, ma era anche ovvio che Al Mualim non avesse voluto recare più danno del necessario al suo protetto.
Zahira provò un moto d'odio nei suoi confronti, che si affrettò a reprimere all'istante.

-Te la sei cavata con poco.- commentò pungente, sfogando in parte il suo risentimento, e si incamminò verso la porta della Fortezza senza aspettare una sua risposta.

Altaïr la affiancò, con un'espressione più dura e torva del solito che faceva capolino sotto al cappuccio, calcato come sempre più avanti del necessario, tanto che si scorgeva solo la piega decisa della bocca serrata in una smorfia.

-Sei stata tu la Maestra del mio allievo.-

Non era una domanda.

-Lo sono stata solo formalmente; sono tornata da Acri solo stamattina e non ho neanche avuto modo di vederlo.- lo informò, sbrigativa e Altaïr emise un verso indecifrabile, facendo scattare nervosamente la lama celata.
Zahira lo osservò, constatando contrariata che non aveva ancora perso quel vizio odioso che emergeva nei momenti di tensione.

-Ti infastidisce il fatto che fosse allievo di Kadar?- chiese a bruciapelo, senza preoccuparsi di essere discreta.

-Vedo che la voce si è sparsa.- commentò freddamente l'altro, facendo scattare nuovamente la lama.

Era assurdo che ad appena due giorni dall'accaduto tutta la Confraternita, persino chi era rientrato quel giorno, sapesse della sua "prodezza" e ne conoscesse ogni dettaglio; si chiese quanti sapessero del suo nuovo incarico, che aveva ribattezzato personalmente come "l'enorme seccatura".
Zahira si limitò ad alzare le spalle, guardandolo di sottecchi con il volto semi-celato dal cappuccio grigio.
Erano arrivati quasi alla fine del sentiero che conduceva al villaggio e lì Zahira si bloccò all'improvviso, vicino al ciglio dello strapiombo sul quale si affacciava la Fortezza.

-Come potrai immaginare, Al Mualim mi ha comunicato che Kadar è morto e che Malik è rimasto gravemente ferito.- esordì, voltandogli le spalle e preferendo fissare le acque del lago increspate dalla lieve brezza piuttosto che quel volto marmoreo.

-Ferito... quanto gravemente?- chiese, dopo un istante di silenzio durante il quale il suo cuore si mise a battere furiosamente.

-Ha perso il braccio sinistro.- rispose lui, asciutto e senza che alcuna emozione trasparisse dalle sue parole.

Zahira si girò di scatto, con un'espressione incredula stampata in volto; ci mise ancora qualche secondo prima di comprendere appieno le sue parole e allora ridusse gli occhi a due fessure cariche d'odio, fissandolo come se potesse incenerirlo con il solo sguardo.
Altaïr non mostrò nessun segno di rammarico o disagio, cosa che non fece che aumentare la sua furia.

-Ricordati, Altaïr...- cominciò, le parole che uscivano dalla sua bocca come veleno, lo stesso che in quel momento sentiva traboccare dentro di sé.

-La tigre ferita è ancora più pericolosa... e anche i suoi cuccioli.- concluse tagliente, posando la mano sull'elsa della spada corta e facendo appello a tutte le sue forze per non sguainarla, se non altro perché era consapevole di non essere in grado di affrontarlo.

Altaïr infatti, non sembrò prendere troppo sul serio la minaccia, perché le voltò con noncuranza le spalle, ricominciando a scendere verso il villaggio.
Zahira provò il fulmineo istinto di piantargli un pugnale nella schiena, ma subito dopo si sarebbe presa a schiaffi per quel pensiero così meschino: attaccare un proprio fratello era considerato un atto di bassezza tale da essere banditi dalla confraternita e condannati a morte.
Così soffocò la sua rabbia dirompente e si costrinse a seguirlo di malavoglia.
Si fermarono nella piazza dell'oratore, impegnato nei suoi discorsi che si perdevano nell'aria tersa del mattino.
Oltre a lui e a un piccolo gruppetto di Assassini e abitanti di Masyaf intenti ad ascoltarlo, la piazza era deserta.

-Dov'è?- chiese Altaïr, guardandosi intorno senza nascondere una vena di fastidio.

-La tua leggendaria pazienza è già finita? Arriverà.- ribattè brusca Zahira, decisa a pungolarlo per quanto le era possibile, anche se in cuor suo sapeva che niente avrebbe potuto provocarlo a tal punto da farlo reagire in modo violento.

Eppure... doveva avere un punto debole, per quanto piccolo e insignificante: una ferita non ancora rimarginata che stentava a guarire e che bastava sfiorare per far riprendere a sanguinare o una crepa invisibile che avrebbe potuto spaccarlo a metà con una piccola pressione.
Si riteneva perfetto... ma spesso la perfezione era solo un guscio che celava un abisso oscuro e impenetrabile. 
Doveva solo aspettare il momento giusto per romperlo e mettere a nudo le sue ferite.

Doveva solo rimanere in agguato.

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Note Dell'Autrice:

Ehilà!

Eh, sì, alla fine sono tornata a rompere le scatole con questa long, trascurando bellamente le mie altre settordici FF in attesa di essere aggiornate... ma capita, no?
Questo è stato un capitolo piuttosto... sofferto, ecco. Diciamo che gestire nuovi personaggi richiede sempre uno sforzo mentale che mi riduce in pappetta il cervello.
Quindi spero di aver dato alla cara Zahira un carattere decente; per ora avrà un ruolo secondario, ma più avanti... eh.

Ringrazio la mia Beta, _ Shadow _, che sopporta i miei scleri e si prende la briga di leggere i miei poemi <3 Grazie!
E ovviamente ringraizo chiunque leggerà o recensirà o aggiungerà questa storia tra le seguite :)
Adiòs.

-Light-

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Nice to meet you, Master ***


La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 3: Nice to meet you, Master
 

Dopo mezz'ora di attesa, Altaïr era decisamente irrequieto, cosa piuttosto strana vista la sua costante freddezza.
Aveva ripreso a giocherellare con la lama celata e Zahira iniziava a chiedersi il motivo del suo nervosismo: poteva essere seccato per il fatto di dover avere un novellino a carico, ma le sembrava che stesse reagendo in modo un po' troppo esagerato.
Comunque fosse, non dovettero aspettare ancora molto: in quel momento un Assassino risalì le scale fino alla piazza, avanzando verso di loro; dalla veste più corta e dall'assenza di armi ne dedusse che fosse un Apprendista.
Altaïr l'aveva già notato e lo osservava con interesse controllato, come se non volesse esporsi al suo nuovo allievo prima del dovuto.
Il nuovo arrivato si fermò a circa un metro da loro e lanciò una breve occhiata ad Altaïr prima di rivolgersi a Zahira:

-Salute e pace, Maestra.- salutò ed era evidentemente diretto solo a lei, cosa che punzecchiò l'orgoglio dell'altro Assassino.

Zahira ricambiò il saluto e le fece cenno di presentarsi ad Altaïr.
Era tradizione tra gli Assassini scoprire il capo in segno di rispetto prima di presentarsi, così l'Apprendista si tolse il cappuccio, rivelando una corta e arruffata chioma corvina, insieme a un paio d'occhi altrettanto scuri e profondi.

-Sono Siham Bint-Said.- annunciò la ragazza con un misto di orgoglio e circospezione.

Nei suoi pozzi neri si leggeva una grande diffidenza.

-Altaïr Ibn-La'Ahad.- snocciolò freddamente l'Assassino.

Non si tolse il cappuccio.
Il silenzio regnò per quella che parve un'eternità, mentre nella mente di Altaïr si faceva strada un'idea che era pronto ad applicare all'istante:

-Ora che abbiamo finito le presentazioni, ho un assassinio che mi aspetta a Damasco.- disse, con noncuranza; sentì lo sguardo di Zahira trapassarlo da parte a parte.

-Avete un assassinio.- lo corresse, gelida.

-Il fatto che sia mia allieva non implica la sua partecipazione a tutte le mie missioni.- replicò, risoluto.

-Gli ordini del Maestro non erano questi.- 

Siham lanciava occhiate fulminee a entrambi, non sapendo bene come inserirsi nella discussione per dire la sua.
La presenza di Altaïr le incuteva timore, disagio e rabbia allo stesso tempo e in quel tumulto di emozioni contrastanti non riuscì a spiccicare parola.

-Ora però il suo Maestro sono io e le ordino di rimanere a Masyaf.- scandì, senza rivolgersi direttamente a Siham.

-Questa missione è fin troppo importante e pericolosa: non ho proprio bisogno di ulteriori intralci.- puntò gli occhi sulla ragazza, alludendo palesemente alla sua giovane età: non dimostrava più di diciassette o diciott'anni.

A quelle parole la diretta interessata arrossì violentemente, ferita, e desiderò di avere ancora il cappuccio a coprirle il volto adesso paonazzo.
Segretamente compiaciuto per essersi liberato così facilmente di quello sgradevole intoppo, Altaïr svicolò tra le sue compagne, dirigendosi a passo veloce verso la porta del villaggio.
Non si preoccupò neanche di ricambiare il saluto delle guardie ed entrò nel recinto adiacente alla palizzata, afferrando i finimenti dalla rastrelliera mentre passava e iniziando a sellare un cavallo con gesti rapidi e decisi.
L'animale era un sauro del tutto anonimo, piccolo e piuttosto tozzo: non proprio quel che avrebbe definito "elegante" o "rapido".

Un nitrito lo fece voltare e vide Abiad, il purosangue bianco riservato ai Priori, scalpitare al palo per raggiungerlo, avendolo riconosciuto.
Altaïr gli lanciò un'occhiata di rammarico, soppesando l'idea di appropriarsene pur essendo nuovamente un Novizio, ma poi scrollò le spalle, dicendosi che sarebbe stato meglio non dare nell'occhio, avendo il diritto di armarsi della sola lama celata.
Balzò agilmente in sella e uscì al trotto dal recinto, salvo trovarsi la strada sbarrata da Siham e Zahira, quest'ultima con un'espressione omicida dipinta in volto.
Il cavallo scartò, innervositò dall'aria di tensione che si respirava nel terzetto.
Le successive parole dell'Assassina furono pronunciate nell'evidente sforzo di non urlare:

-Altaïr, ti ricordo che adesso sei un Novizio e di conseguenza ti sono superiore; in più, oltre che a me, stai disobbedendo anche agli ordini diretti di Al Mualim.
Non mi sembra una mossa saggia... dato quel che è successo.-

-Non posso permettermi di avere il fardello di un allievo proprio in un momento simile, considerando che questa missione mi permetterà di poter ignorare di nuovo i tuoi ordini.- replicò lui, facendo avanzare il cavallo e costringendole a scansarsi per non essere calpestate.

-Tornerò da Damasco al più tardi domani sera; allora mi prenderò le mie responsabilità di Maestro.- dichiarò, prima di spingersi al piccolo galoppo lungo il sentiero e scoparire oltre la curva.

Finalmente solo.

L'ira di Al Mualim sarebbe stata terribile, certo, ma se avesse svolto a dovere il suo compito avrebbe probabilmente chiuso un occhio e forse avrebbe deciso che lui non era certo la persona più adatta per addestrare un allievo... anzi.
In parte sollevato da quel pensiero, spronò il cavallo, deciso a compiere il viaggio nel minor tempo possibile, ma subito fu costretto a rallentare nel sentire un rumore di zoccoli dietro di sé.
Girandosi, vide la ragazzina lanciata a tutta velocità verso di lui.

Sul suo cavallo.

Stizzito, scartò con un gesto secco delle briglie, scansandosi così dalla sua traiettoria e facendola inchiodare pochi metri più avanti.
Siham si voltò di scatto, evidentemente alterata e pronta alla rissa con quello che avrebbe dovuto essere il suo Maestro, ma questi non si scompose, osservando con sufficienza le sue reazioni a parer suo del tutto inadeguate a un Assassino.
Doveva però ammettere che adesso, col cappuccio calato e in sella a quel (suo) superbo animale, aveva assunto un'aria più minacciosa, che Altaïr faticava ad associare alla ragazza mingherlina di poco prima.
Si fronteggiarono per qualche istante, come valutando l'uno la forza dell'altro, poi Altaïr diede un leggero colpo di talloni nei fianchi del cavallo e si affiancò a Siham, fissandola di sottecchi senza celare un certo sdegno.

-Così, sei l'allieva di Kadar.-

-Se lo sai già, perché me lo chiedi?- scattò lei, stizzita, come se l'avesse colpita fisicamente.

Altaïr si adombrò per quella rispostaccia e si trattenne dal far scattare la lama celata.

"E questa dovrebbe essere la mia allieva?" pensò, alquanto inorridito al pensiero di doversela trascinare a zonzo per il Regno.

-Come osi pronunciare il suo nome, piuttosto? E' colpa tua se è morto.- lo accusò, riuscendo a scatenare con quell'accusa quasi infantile l'ira di Altaïr, che come sempre rimase celata sotto la sua maschera d'impassibilità. 

-Non pensare di essere il solo a trovare sgradita questa situazione.- continuò ancora, forse scambiando il suo silenzio come un atto di provocazione, ma in realtà l'Assassino l'ascoltava a malapena, adesso sinceramente preoccupato realizzando che a quel punto non avrebbe più potuto togliersela di torno.

-Trovo sgradito il fatto di averti tra i piedi dopo averti ordinato di rimanere a Masyaf.- osservò infine, con calma glaciale e senza lasciar trapelare completamente la sua irritazione.

-Tra i tuoi ordini e quelli di Al Mualim, credo di dover obbedire a questi ultimi.- ribattè lei, come a voler sottolineare il fatto che la sua autorità fosse notevolmente calata; allo stesso tempo nei suoi occhi si leggeva la paura di disobbedire a un ordin del Maestro.

Altaïr soppesò i pro e contro della situazione, iniziando a trovarla estremamente scomoda e complessa, poi con un gesto secco spronò il cavallo e superò Siham senza guardarla in faccia.

-Tieni il passo: non abbiamo tempo da perdere.- le ordinò, prima di lanciarsi al piccolo galoppo sul sentiero deserto.

Siham ebbe un attimo d'incertezza, stupita da quell'improvviso cambio d'atteggiamento, poi strinse i denti e si gettò sulle sue traccie, decisa a non rimanere indietro.
 
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Al Mualim liberò nell'aria il piccione viaggiatore, guardandolo allontanarsi e diventare un punto lontano nel cielo limpido.

-L'uomo che mi avete ordinato di uccidere è morto, Maestro.-

Lui si concesse un fulmineo sorrisetto, prima di girarsi e riprendere la sua solita espressione austera.

-Molto bene, Zahira. Un ostacolo in meno sul cammino dell'Ordine.- 

-Hai incontrato Altaïr, come ti avevo ordinato?- riprese, dopo una pausa studiata per dare tempo all'Assassina di godersi il suo successo.

A quelle parole infatti s'incupì improvvisamente e la sua soddisfazione svanì come scacciata via da un vento polare.

-Sì.- rispose, tagliente e con una luce astiosa che le brillava negli occhi, ora non coperti dal solito cappuccio.

Rendendosi conto di aver parlato in tono troppo aspro e troppo alto, la ragazza fece un rapido inchino di scusa, timorosa.
Il Maestro non potè far a meno di notare compiaciuto come ogni singolo Assassino che si presentava al suo cospetto mostrasse un enorme reverenza nei suoi confronti, arrivando a scoprirsi il volto e a inchinarsi di fronte a lui.

Tranne Altaïr, ovviamente.

Da quel che ricordava, non si era inchinato una sola volta da quando aveva superato il grado di Novizio e allo stesso modo non si era mai preoccupato di scoprirsi il capo di fronte a lui.
Tutte quelle forme d'insolenza erano naturalmente passate in secondo piano, sovrastate dalla sua enorme abilità come Assassino e dal fatto che in effetti preferisse lui a molti altri.
Al Mualim si passò una mano tra la barba candida, pensando con malcelato appagamento che forse l'ultima lezione che gli aveva impartito avrebbe modificato radicalmente il suo comportamento.
Le sue riflessioni furono smentite all'istante da Zahira:

-A quanto pare non ha la minima intenzione di addestrare Siham.-

-Quindi, non l'ha presa bene... pensavo di essere stato chiaro, ieri.- riflettè, con amarezza; non attese commenti o risposte dall'altra e continuò:
-Non importa: è caparbio e ribelle, ma quest'esperienza contribuirà a smussare il suo carattere così intrattabile e irrispettoso, che ha ormai superato ogni limite.-

-... questo non riporterà in vita Kadar, né restituirà il braccio a Malik.-

-Ne sono consapevole, ma preferisci che continui a mettere in pericolo la vita dei suoi Fratelli perseverando su questa strada?-

Zahira ammutolì, troncando i commenti pungenti su Altaïr che premevano per uscire e limitandosi a covarli dentro di sé, conservandoli per quando si sarebbe trovata di nuovo faccia a faccia con lui.

-Immagino che tu lo sappia, ma devi essere paziente: il vento impiega secoli per corrodere la roccia, ma infine tutto quel che ne rimane è la sabbia del deserto.-

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Note Dell'Autrice:

Terzo capitolo! *squillo di trombe* 

Il vecchio Al Mualim-Gandalf ci regala le sue perle di saggezza di fine capitolo... qual giUoia.
Seriamente, come già detto, cerco di mantenermi sul tono pseudo-aulico di AC e spero di riuscirci più o meno bene.

Vorrei sapere che ne pensate del nuovo personaggio, Siham :)
Ok,  è un po' banale il fatto che sia una ragazza, ma vi assicuro che gli sviluppi in un certo senso non saranno per niente scontati.
Insomma, se avete fatto il calcolo "Altaïr + Allieva = Ammmore spassionato", la risposta è NO.
Altaïr è un ghiacciolo, l'equivalente di Leon, per chi conosce Resident Evil (Shadow mia, tu capirai), quindi niente sentimentalismi vari! Sono allergica al Fluff ingiustificato, insomma.
Giusto per chiarire; mi eclisso.

Un grazie enorme alla mia Beta, _ Shadow _, a SkyDragon e Satiel che hanno recensito e a Vanny2003 che l'ha aggiunta alle seguite :D

-Light-

P.S. Piccole note sui nomi: Siham vuol dire "freccia", da qui il titolo della FF; Zahira vuol dire, all'incirca, "splendente/radiosa" e l'ho scelto perché in un tempo molto lontano (a.k.a. la nonna racconta) conoscevo una bambina che si chiamava così :) Magari passerà di qui e capirà chi sono!  Ok, ne dubito, ma non si sa mai.
Abiad, il nome del caro ronzino, vuol dire "bianco" e non brilla per originalità, ma è solo un cavallo quindi amen.

 

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Capitolo 4
*** Which way are you gonna jump? ***


La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 4: Which way are you gonna jump?
 
Avrebbe dovuto aspettarselo.
Non poteva essergli capitato un talento naturale, e neanche un Apprendista a un passo dal diventare un provetto Assassino.
No, certo che no.
Era ovvio che gli avrebbero rifilato una novellina del tutto incapace.
Altaïr avrebbe volentieri assassinato Al Mualim in quel momento, e tanti saluti al "Credo" e al rispetto per il proprio "Maestro".

Siham era una quindicina di metri sopra di lui, aggrappata a una sporgenza della torre di guardia con i piedi in bilico puntati su una minuscola fessura della parete che minacciava di sgretolarsi a momenti.
Ed era evidentemente, irremediabilmente bloccata.
Naturalmente lei fingeva di avere la situazione perfettamente sotto controllo, come se lui non fosse un Assassino con quasi dieci anni di esperienza alle spalle e non sapesse perfettamente che, per le sue attuali abilità, da quella situazione ci sarebbe uscita solo buttandosi da quindici metri, ritrovandosi un paio di ossa rotte.
A meno che, naturalmente, non fosse salito a sua volta per aiutarla, ma il pensiero non lo sfiorò nemmeno lontanamente, almeno finché la sua allieva non fosse stata a un passo dallo spiaccicarsi ai suoi piedi.

Così rimase dabbasso ad osservare le sue strane e goffe acrobazie sul filo del rasoio per raggiungere la sporgenza superiore, troppo in alto per la sua bassa statura; più volte sporse il piede e cercò di tastare con la punta di esso una qualunque crepa nel muro sotto di sé, ma la fessura più vicina era due metri più sotto, del tutto irraggiungibile e la gamba priva di appigli si ritrovava a ciondolare comicamente in aria.

-Allora, questo sopralluogo?- la richiamò, a voce abbastanza alta da farsi sentire, lasciando trapelare apertamente il suo disappunto.

La ragazza quasi rischiò di perdere la presa nel sentirlo e fece uno sforzo eroico per apparire controllata:

-Sì... ci sono quasi!-

Piuttosto debole come affermazione, ma impegnata com'era a mantenere dolorosamente la presa con i polpastrelli escoriati dalla pietra ruvida le riusciva difficile elaborare qualcosa di più convincente.
Torse la testa all'indietro nella speranza di scorgere la strada e il territorio circostante, ma uno spuntone roccioso copriva il suo obbiettivo: la strada per Damasco.
Guardò allora in basso, scorgendo Altaïr che osservava ogni sua mossa con quieto interesse e comodamente seduto in sella al suo cavallo, come se la sua unica azione degna di nota potesse essere la sua imminente caduta.
In effetti, l'unico modo per uscire da quella scomoda posizione sarebbe stata una corsa verticale sul muro da ferma per quasi quattro metri e un balzo laterale altrettanto ampio, oppure lasciare la presa e afferrare la sporgenza sottostante, ma questo implicava aggrapparsi a una cornice di fragile calce larga appena mezzo centimetro.

"Fantastico."

-... sono bloccata.- annunciò infine, nel sentire un improvviso cedimento sotto le punte dei piedi in preda ai crampi e le sue mani scivolose di sudore e sangue che stavano per perdere la presa.

-E cosa ti aspetti che faccia?- le arrivò sarcasticamente in risposta.

Siham intuì che era esattamente sotto di lei e ponderò l'ipotesi di lasciarsi cadere su di lui in modo da ammaccarlo almeno un po', ma sapeva altrettanto bene che lui si sarebbe scansato senza troppi problemi lasciandola schiantare a terra.
Avrebbe dovuto cavarsela da sola.

Liberò un flebile sospiro di esasperazione: quel primo giorno da allieva era stato un disastro fin dal principio...
 
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L'atmosfera fu ovviamente tesissima dal momento in cui partirono da Masyaf, visto il loro burrascoso incontro-scontro alle porte del villaggio e la situazione rimase statica fino al confine del territorio degli Assassini, quando Siham rivolse imprudentemente un cenno di saluto a un Assassino di sua conoscenza che era di guardia.
A quel semplice gesto Altaïr si voltò verso di lei con così tanta foga da farla trasalire visibilmente quando fu trapassata da quegli occhi neri infiammati da un misto di furia e... frustrazione?

Non capì il motivo di quella reazione, ma notò l'evidente sguardo d'odio che il suo Maestro aveva rivolto alla guardia, Jamal, che ricambiò con una sprezzante occhiata di sfida.
Altaïr spronò allora il cavallo, allontanandosi in fretta dal posto di sorveglianza e lasciando Siham appena indietro, piuttosto confusa e perplessa.
Non osò chiedere spiegazioni quando si affiancò di nuovo a lui, ma percepì dalla sua espressione accigliata e dalla sua mascella contratta che doveva essere qualcosa di molto grave.
Notò più volte un suo lieve tic al mignolo sinistro, come a voler far scattare la lama celata.
A quanto pareva il suo nuovo Maestro aveva più nemici di quanto avesse immaginato e si sentiva più sospettosa e prevenuta che mai nei suoi confronti.

Da quel momento in poi il viaggio trascorse nel silenzio più assoluto, rotto solo dagli zoccoli dei cavalli che risuonavano sulla nuda pietra o sulle sterpaglie rinsecchite che ricoprivano il Regno e dalle acute grida di un falco che continuava a volteggiare in ampi cerchi sulla coppia di Assassini, pronto a scendere in picchiata.
Più volte passarono inosservati tra pattuglie di soldati che perlustravano il Regno, ignari che la loro preda stesse passando proprio accanto a loro, e superarono non visti un paio di accampamenti di mercenari che rivolsero loro appena uno sguardo disinteressato prima di tornare a ridere e a gridare sguaiatamente tra di loro.

Tutto filò liscio fino all'arrivo alla valle subito prima del bivio tra Damasco ed Acri, dove furono costretti ad attraversare un villaggio.
Gli abitanti li squadrarono con malcelato sospetto e alcuni, intuendo la loro identità o riconoscendoli, manifestarono apertamente la loro ostilità cambiando bruscamente strada al loro passaggio o borbottando a mezza voce commenti pungenti.
Siham si sentiva inquieta e fin troppo al centro dell'attenzione, mentre Altaïr sembrava aver ormai fatto il callo ad eventi simili.

La situazione precipitò quando una pattuglia di Crociati sbucò all'improvviso sulla strada, dirigendosi verso di loro.
Altaïr, nel vedere che era ormai impossibile evitarli senza destare sospetti, tirò dritto per la sua strada lasciando che il cappuccio gli nascondesse il volto con naturalezza e non degnò di uno sguardo i soldati, almeno una dozzina, che marciavano compatti al seguito di un cavaliere.
Siham cercò di imitarlo, ma era evidentemente nervosa e non riuscì a frenare l'istinto di spronare il cavallo per allontanarsi il più in fretta possibile da quella minaccia; fu un po' troppo brusca e l'animale lanciò un nitrito di protesta, scartando appena e facendo voltare la testa a un paio di soldati in retroguardia, incuriositi anche dalla notevole bellezza della bestia.
Fu questione di pochi secondi prima che si accorgessero dell'insolito abbigliamento del cavaliere e portassero le mani ai lunghi spadoni che pendevano loro al fianco.

-Ehi, voi! Fermi dove siete!- intimò loro un soldato, sguainando per metà la spada e attirando l'attenzione del comandante e dei loro compagni.

Altaïr si girò appena, inquadrando la situazione e puntando lo sguardo sulla stretta strada in salita che si apriva poco dietro i soldati, riconoscendola come l'unica via di fuga.
Il comandante, intanto, aveva sguainato la spada vedendo la veste degli Assassini e ordinò alla squadriglia di partire alla carica e di accerchiarli.

-Uccidete quei bastardi miscredenti!- urlò, lanciandosi verso di loro.

Siham fece per partire al galoppo verso il villaggio, ma Altaïr fu pronto a bloccarla per poi lanciarsi senza preavviso contro i soldati, disperdendo il piccolo gruppo e schivando il fendente del comandante che si era scagliato contro di lui a testa bassa. 
Il Crociato non mollò e gli sbarrò nuovamente la strada, menando un altro colpo in diagonale diretto alla testa dell'Assassino, che si abbassò di scatto e sentì la lama passare sibilando sopra di lui; fece impennare il cavallo contro il nemico, dando a Siham il tempo di raggiungerlo, poi si voltò bruscamente puntando al galoppo verso il sentiero e la ragazza fu rapida a seguire la sua scia per tirarsi fuori dalla mischia.
I Crociati ebbero un attimo di esitazione che bastò agli Assassini per sparire dietro la curva del sentiero; il comandante urlò concitato ai soldati di rimanere a bloccare l'accesso alla strada, poi si lanciò sulle tracce dei fuggitivi.

Altaïr sapeva bene che quello era un vicolo cieco e così, non appena il sentierò curvò a gomito sulla destra, si accostò a un tratto di parete rocciosa semi-nascosta da una fitta macchia d'arbusti e scese di sella con un balzo, acquattandosi nell'ombra.
Siham fece per imitarlo, ma l'altro le fece un brusco gesto di diniego, facendole capire di dover rimanere ferma in modo da essere ben visibile.
Dopo appena una decina di secondi il comandante Crociato sbucò a rotta di collo da dietro lo sperone roccioso, a spada sguainata.
Siham si agitò appena, incerta sul da farsi, ma evitò di guardare in direzione del nascondiglio del suo Maestro e sguainò il pugnale, l'unica arma della quale aveva il diritto di armarsi in quanto Apprendista e questo suscitò il sorrisetto di scherno del Crociato, già pronto a fare a pezzi quella ragazzina imprudente.
Con ostentata lentezza si avvicinò all'Assassina, superando senza rendersene conto il nascondiglio di Altaïr che nel frattempo attendeva con i muscoli pronti a scattare, nella familiare e piacevole tensione che lo coglieva subito prima di un assassinio.
Sgusciò fuori dagli arbusti con un movimento fluido e calcolato, senza che una sola foglia frusciasse al suo passaggio e scivolò invisibile alle spalle del soldato, che adesso stava per scagliarsi contro Siham a spada tratta.

Altaïr caricò il balzo.

Il soldato fece l'errore di tirarla troppo per le lunghe, sicuro di sé e già pregustando tronfio il suo premio per l'eliminazione di un Assassino:

-E il tuo compagno che fine ha fatto, ragazzina? Se l'è data a gam...- le sue parole annegerono in un gorgoglio strozzato, mentre la fredda lama gli trapassava con facilità la gola, facendone sprizzare un fiotto di sangue.

Il Crociato lasciò la spada e si portò inutilmente le mani alla gola con un gemito strozzato, mentre già ricadeva morto a faccia avanti, il volto distorto in una maschera di dolore e sorpresa; il sangue colò lentamente lungo il collo dell'uomo, macchiando il mantello baio del suo cavallo e la sua corazza lucida.

Altaïr estrasse con un secco strattone l'arma dal cadavere, saltando a terra mentre questo ciondolava macabramente disarticolato sulla sella.
Siham tirò un sospiro di sollievo per aver evitato lo scontro: non ci teneva a dare prova delle sue capacità di combattente così presto.

-E adesso?- chiese, scendendo di sella e ricordandosi che c'erano ancora una decina di Crociati pronti a trucidarli non appena fossero tornati sui loro passi.

-E adesso buttiamo l'esca.- rispose l'altro, enigmatico.

Raccolse la spada del Crociato e la rinfoderò, poi si assicurò che il corpo non potesse cadere e fece partire il cavallo con una pacca, spedendolo a valle con il suo defunto cavaliere.
Fatto ciò, afferrò per le briglie i loro cavalli e li condusse rapidamente verso una fenditura nella parete rocciosa praticamente invisibile dalla strada, per poi nascondersi nuovamente nella boscaglia.
Siham ebbe un attimo d'incertezza, dubitando che quello stratagemma potesse funzionare, ma sentendo uno scalpitare di zoccoli provenire dall'imbocco del sentiero, si tuffò rapidamente dietro Altaïr, già prefettamente celato nell'ombra.
Il suo Maestro non sembrava particolarmente turbato, solo enormemente seccato da quel contrattempo e non era del tutto certa che non gliene avrebbe addossato la colpa, così s'impegnò a rimanere immobile e silenziosa per quei due minuti che i Crociati impiegarono a comparire e passare sferragliando di fronte a loro, correndo alla rinfusa verso la torre di guardia per chiedere rinforzi.

"Brutto segno." pensò stancamente Altaïr, socchiudendo gli occhi per seguire la corsa dell'ultimo Crociato che spariva dietro lo sperone roccioso.

Si prospettava una caccia alla volpe in larga scala se non si fossero affrettati a raggiungere Damasco: rischiavano di essere braccati fino ai suoi dintorni e non era proprio l'ideale per arrivare inosservati in città.
Altaïr uscì dal nascondiglio non appena ritenne che i soldati fossero sufficientemente lontani e, recuperati i cavalli, i due Assassini tornarono sui loro passi.

L'ex-Priore dovette ammettere che quella missione non prospettava nulla di buono; sperava solo di arrivare a Damasco senza ulteriori contrattempi.

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Le sue speranze non tardarono a dimostrarsi vane: il sentiero in direzione Acri era infatti bloccato da una frana causata dalle recenti piogge che avevano minato la stabilità delle colline e dei picchi circostanti.

Parlando brevemente con la squadra di abitanti intenta a rimuovere con esasperante lentezza i detriti, vennero a sapere che anche le strade alternative per Damasco erano probabilmente impraticabili a causa di altri crolli.
La notizia turbò alquanto Altaïr, preoccupato per il fatto di dover arrivare a Damasco al massimo entro il tardo pomeriggio o non avrebbe avuto tempo di svolgere le indagini necessarie all'assassinio del giorno seguente; lo consolò in parte il fatto che avrebbe almeno potuto affidare la ricerca di informazioni a Siham.
Lui avrebbe avuto così qualche ora di tregua, necessaria per non cadere nella tentazione di lasciare a sé stessa quell'impiastro di allieva e tornarsene a Masyaf dopo aver compiuto il suo dovere. 

Decise così di percorrere per un tratto la strada per Acri, per poi fermarsi alla torre di guardia dove il sentiero si diramava nuovamente verso Damasco, così da poter verificare la presenza di altre frane e di non sprecare tempo arrivando a due passi dall'arrivo per ritrovarsi la strada sbarrata ed essere costretti a fare dietrofront.

Un piano impeccabile, se non per l'errore di aver affidato l'arrampicata in cima alla torre alla sua neo-allieva, brillantemente intrappolata ad un'altezza sufficiente a spezzarsi l'osso del collo.

Altaïr sbuffò appena, esasperato da quella giornata che sembrava peggiorare sempre più e di cui iniziava a temere la conclusione.
Smontò con ostentata lentezza di sella, mentre Siham era sull'orlo di schiantarsi a terra.

L'Assassino non ebbe neanche bisogno di prendere le misure o di calcolare le distanze; aveva scalato così tante volte quelle torri che ormai era diventata una routine.
Scalò facilmente il primo tratto di muro con una corsa verticale, salendo sulla piccola piattaforma a circa due metri e mezzo da terra e balzò verso il cornicione con agilità, aggrappandosi ad esso e spostandosi lateralmente fino a raggiungere l'arco della porta.
Adesso Siahm era appena due metri sopra di lui, leggermente spostata alla sua destra.
I suoi piedi facevano appena presa su una rientranza nel muro data da un mattone mancante ed era disperatamente artigliata alla sottile cornice sopra di lei, le braccia tese allo spasmo.
Altaïr valutò all'istante che lui sarebbe riuscito senza problemi a issarsi con la sola forza delle braccia fino a trovare un appoggio più saldo coi piedi, ma Siham sembrava non avere il coraggio di staccarsi dalla parete.

"Inesperta." fu il primo aggettivo che si sentì di dare a Siham, seguito subito dopo da "insicura".

"Se non acquista più sicurezza toccherà sempre a me tirarla fuori dai guai..." 

La prospettiva non lo rallegrava: era un Maestro e, nonostante le opinioni di Al Mualim, un Priore che non aveva certo tempo di fare da balia a un'Apprendista alle prime armi.
Mise da parte le sue considerazioni udendo la voce di Siham, a metà tra il panico e lo scocciato:

-Hai intenzione di aiutarmi o vuoi lasciarmi appesa qui in eterno?-

Altaïr non apprezzò affatto il tono, ma si affrettò a slanciarsi con un colpo di reni verso il terrazzo circolare della torre e in quel momento Siham perse la presa con una mano lasciandosi scappare un grido di sorpresa.
Altaïr salì con un balzo preciso sul corrimano, poi agganciò i piedi al bordo interno e si lasciò penzolare a testa in giù per raggiungere la ragazza, pericolosamente sul punto di cadere.
Sapeva che quella era una mossa azzardata, ma vista la situazione non aveva tempo di calarsi lungo il muro e soccorrere Siham.
Allungò le mani per tentare di agguantarla e per due volte sfiorò appena le sue dita, ma poi riuscì ad afferrarle il polso della mano libera e lei si aggrappò subito al suo braccio con l'altra mano, arrestando così il suo dibattersi a mezz'aria.
Altaïr sentì distintamente il suo intero corpo tendersi per lo sforzo, insieme a un allarmante scricchiolio alla schiena, ma fece leva con le gambe e con un guizzo repentino riuscì a issarsi aldilà del parapetto, portando finalmente Siham al sicuro.

Lei si staccò all'istante dal suo improvvisato salvatore, imbarazzata e umiliata per essersi dovuta affidare al suo aiuto.
Altaïr si alzò, sistemandosi la spada quasi scivolata dal fodero e approfittando della breve pausa per accrescere la sua scetticità riguardo a Siham.
Era più che evidente che tra loro non c'era alcuna intesa e il risentimento della ragazza per la morte di Kadar accentuava l'ostilità che aleggiava tra i due, anche se lui non sembrava dare troppo peso a quel fatto in particolare, ma più al livello di preparazione della ragazza.

Non poteva trattenersi dal pensare, contro ogni "dovuto rispetto" ai morti, a come diamine l'avesse addestrata Kadar.
Il senso di colpa che avrebbe dovuto sentire a quella riflessione non arrivò e l'Assassino scrollò le spalle intorpidite come a scacciare anche quei pensieri.

Come a voler sfogare la frustrazione, scattò senza preavviso contro il muro e si arrampicò senza sforzo in cima alla torre, dove si accovacciò su una trave sporgente da cui poteva dominare il territorio circostante, arido e accecante sotto i raggi del sole.
Constatò con sollievo che la strada secondaria per Damasco sembrava libera da frane o altri impedimenti, ma si rabbuiò all'improvviso: uno squadrone di Crociati si dirigeva proprio in direzione della torre.

Altaïr masticò un'imprecazione soffocata, mentre Siham si portava dietro di lui per osservare a sua volta la zona.
Non si accorse subito del pericolo, ma non le piacque affatto il brillio inquietante di Altaïr quando si voltò appena verso di lei.

-Seguimi.- ordinò, calmo.

E si lanciò dalla torre.
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Nota Dell'Autrice:

Un capitolo chilometrico! 
Eh, già... fateci l'abitudine, perché la lunghezza media sarà questa, riga più, riga meno *metà dei lettori fugge all'orizzonte*

Dunque, qui ho inserito un po' d'azione per accelerare il ritmo e non farvi addormentare sulla tastiera: visto che questa FF si svilupperà principalmente a livello psicologico e vi ammorberà alla grande con i complessi mentali di settordici PG, ho pensato che spezzare un po' il racconto sarebbe stato meglio. Poi non so, magari è una cagata, quindi aspetto vostri pareri.

Siham è un po' imbranata. Ma poco poco...
Ma non è la classica ragazzina "io non so fare  una minchia e all'improvviso divento Altaïr al femminile" (gender-bender!); c'è un'evoluzione! Niente cambiamenti dal nero al bianco! *fa propaganda*

Ringrazio...

_ Shadow _, SkyDragon, Satiel, Glaucopis, Princess_Slytherin, Vanny2003 e Crow (quanti siete!) per aver recensito;
_ Shadow _, Vanny2003, Princess_Slytherin, Glaucopis e Corvar per averla aggiunta alle seguite;
E Crow per averla aggiunta alle preferite 
Mi sento onorata! <3
Un grazie particolare a _ Shadow _, la mia Beta adorata e a Glaucopis, che ha realizzato questo splendido disegno per onorare la storia ** --> 
http://emeraldandrubis.deviantart.com/art/Altair-and-Siham-269381595 <3 Vi amo 

Grazie anche a chiunque ha letto e leggerà!

Al prossimo capitolo! 

-Light-


P.S. Il titolo... ci credete se vi dico che quella è una scritta presa da una mia maglietta? Della serie: sì, sono una frana coi titoli.

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Capitolo 5
*** Impasse ***


La Freccia e l'Aquila
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Chapter 5: Impasse

 
Siham rimase pietrificata nel vedere Il suo Maestro che si slanciava senza alcuna esitazione nel vuoto, a braccia aperte come per imitare il volo di un'aquila.
A metà caduta fece una mezza capriola con un movimento fluido e deciso e sembrò scivolare nell'aria.
Per una frazione di secondo le sembrò di scorgere il volto di Altaïr ad occhi chiusi e stranamente rilassato, come se quella sfida con la morte lo trascinasse in uno stato di meditazione.
Durò un istante, poi l'Assassino sprofondò con un fruscio sommesso nel carro di fieno quasi cinquanta piedi più sotto.

Siham fece tanto d'occhi, rapita dallo spettacolo.
Non aveva mai eseguito un Salto Della Fede in vita sua e lo stesso Kadar gli aveva mostrato come fare un'unica volta, e per giunta da un'altezza piuttosto ridotta.
Dovette ammettere un po' a malincuore l'evidente abilità di Altaïr: tra la rigidità e insicurezza di Kadar e la naturale grazia e leggerezza di Altaïr vi era una netta differenza, tanta era quella tra il cadere e il librarsi in aria.
Non era sicura di poter imitare una simile dimostrazione di coraggio neanche in cento anni d'addestramento.

Sotto di lei, la testa di Altaïr riemerse dal fieno, sporgendosi quel tanto che bastava per poter sbirciare all'esterno, poi volse lo sguardo verso l'alto e fece un gesto con la mano, confermando i sospetti di Siham: il suo nuovo Maestro era davvero convinto che fosse in grado di eseguire quello spericolato tuffo nel vuoto senza rimanere uccisa.
L'aveva decisamente sopravvalutata.
Altaïr ripetè il gesto, spazientito dalla sua esitazione, ma stavolta Siham scosse con veemenza la testa, sentendosi avvampare dalla vergogna, e per dissimulare il suo imbarazzo voltò il capo verso la direzione dalla quale provenivano i soldati.
Rabbrividì: erano diretti proprio alla torre, anche se erano ancora troppo lontani per scorgerla e loro stessi erano dietro uno sperone di roccia, visibili solo dall'alto.
Non poteva però sperare che non la notassero una volta giunti sul posto, così lanciò un'occhiata fugace ad Altaïr,  furente, e scavalcò il parapetto della torre accucciandosi dietro di esso in modo da poter comunque controllare la zona.

"Dovremmo evitare lo scontro." pensò ragionevolmente Siham: adesso non potevano fuggire velocemente, ma se lei fosse rimasta lassù e il suo Maestro avesse continuato a nascondersi avrebbero potuto sfuggire ai nemici.

Per quanto potesse essere forte, dubitava che Altaïr sarebbe riuscito ad avere la meglio contro nove soldati e un cavaliere.

"Un Templare." si corresse, quando essi furono abbastanza vicini da farle scorgere la croce rossa sulla sopravveste.

La sola vista del simbolo risvegliava l'antico rancore che scorreva tra Assassini e Templari e Siham si trovò a stringere i pugni per la rabbia.

Pochi minuti dopo, i Templari arrivarono ai piedi della torre.
Le loro voci le arrivavano ovattate per la distanza, ma era abbastanza certa che fossero sulle loro tracce, probabilmente allertati dalla pattuglia con cui si erano scontrati poco prima.
Fin da subito sembrarono perplessi per l'assenza di sentinelle, accuratamente eliminate dagli Assassini appena giunti sul posto.
La balaustra davanti a Siham era ancora macchiata del sangue dell'arciere di guardia, colpito da un pugnale da lancio di Altaïr.

I Templari parlottarono ancora un po' tra loro, poi si sparpagliarono e girarono lentamente intorno all'edificio, avvicinandosi al recinto dei cavalli.
Non sembrarono notare la presenza di due ronzini di troppo.
Siham sperò che decidessero al più presto di continuare le loro ricerche da un'altra parte, soprattutto quando passarono pericolosamente vicini allo strapiombo dentro il quale lei e il Maestro avevano gettato i corpi delle guardie.
Fortunatamente nessuno dei soldati pensò ad affacciarsi e tutti cominciarono a riunirsi all'imbocco del sentiero, proprio davanti al nascondiglio di Altaïr.
Il cavaliere Templare abbaiò un ordine in una lingua aspra che non comprese e i suoi sottoposti si rimisero diligentemente in formazione, pronti a riprendere la marcia.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo: scampato pericolo.
Il Templare urlò ancora qualcosa, irritato.

Fu allora che Altaïr balzò fuori dal carro e gli piantò la lama nella schiena.
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L'Assassino non aveva tenuto conto della qualità della cotta di maglia e della fortuna sfacciata del Templare: aveva già spiccato il balzo quando questi voltò appena il cavallo, esponendo la spalla invece della schiena.
Altaïr cercò di deviare la traiettoria della lama, ma riuscì solo a farla scivolare sulle fitte maglie dell'armatura con uno stridio metallico e una pioggia di scintille.
Sentì la carne lacerarsi sotto il suo colpo, ma non era una ferita sufficiente ad ucciderlo.

Il Templare urlò di dolore e sorpresa, facendo impennare il cavallo; Altaïr perse l'appoggio sulla sella mentre tentava di disarcionare l'avversario e rovinò nella polvere, rischiando di essere calpestato dai robusti zoccoli ferrati del cavallo.
Rotolò di lato con un ringhio di frustrazione, evitando per un pelo di farsi sfondare la testa.
Si rialzò e parò il braccio sinistro dinnanzi al volto, bloccando il fendente che lo stava per decapitare.
Con un movimento fulmineo fece scattare la lama e squarciò la gola dell'aggressore, spegnendo la sua vita in un gorgoglio sanguinolento.

La spada del cavaliere gli sfiorò il braccio e l'Assassino sibilò una maledizione a denti stretti mentre si voltava: aveva sperato di sbarazzarsi subito del Templare, così che i soldati rimanessero privi di una guida, ma adesso doveva vedersela con nove uomini armati e corazzati armato solo della lama e di un pugnale.
Sfoderò quest'ultimo e lo affondò all'indietro senza neanche voltarsi: il ferro s'infisse nello stomaco del soldato dietro di lui; Altaïr si voltò verso destra senza lasciarlo, sventrando così il nemico.
Il sangue gli inzuppò la mano e rese scivolosa l'elsa.
Schivò per un soffio un altro colpo e stordì un soldato con il braccio sinistro, per poi conficcargli il pugnale sotto il mento; balzò lateralmente per evitare il cavallo lanciato contro di lui, e si buttò con le spalle contro la torre, in modo da averle coperte.

Ancora sette soldati e un Templare assetati del suo sangue.
Si mise in posizione di difesa.
Gli erano sempre piaciute le sfide.
 
Si spostò con una piroetta, sfuggendo ancora agli zoccoli del cavallo e dallo spadone del suo cavaliere, che nonostante fosse ferito lo manovrava con estrema precisione e potenza.
Vide arrivare un fendente e si abbassò di colpo; piantò il pugnale nel piede dell'aggressore e si rialzò di scatto, squarciandogli il corpo a metà.
Schivò allo stesso tempo due fendenti e piantò pugnale e lama nel cuore e nella gola del primo soldato a tiro, inzuppandosi di sangue.
Ora non aveva più la protezione del muro a suo vantaggio.

Il Templare dovette capire di trovarsi inu na posizione di vantaggio, perché sbraitò un qualche ordine e i soldati si disposero a cerchio intorno all'Assassino, tagliandogli la ritirata.
Il cavaliere rimase fuori dal cerchio di spade, come a godersi lo spettacolo: l'avrebbe fatto sfiancare e poi l'avrebbe finito, oppure catturato e consegnato nelle mani di Roberto Di Sable.
L'aveva evidentemente sottovalutato, se credeva che metterlo fuori gioco sarebbe stato così facile, ma avrebbe pagato il suo errore con la vita.
Si scagliò in avanti senza preavviso e fece una finta; riuscì a ferire al ventre uno degli uomini e poi tornò al centro dello schieramento iniziando a girare su sè stesso, in attesa.
Ripetè la manovra due volte, parando gli attacchi e ferendo altri due soldati; ne uccise uno piantandogli la lama nel petto, trascinandolo con sé e usandolo come scudo umano contro la spada di un compagno.
Recuperò la spada dal cadavere e rinfoderò il pugnale: avrebbe preferito avere un'arma rapida come la spada corta, ma la spada gli avrebbe consentito di parare colpi più potenti e di assestarne altrettanti.
Purtroppo si rese conto che, contro ogni aspettativa, si stava trovando in difficoltà: si ritrovò ferito alla fronte e lo accecava in continuazione.
I soldati smisero di attaccare e strinsero il cerchio.

Non aspettavano altro che farlo a pezzi.

Il Templare alzò la spada col braccio teso sopra la testa; Altaïr ne scorgeva il ghigno dietro la visiera dell'elmo.
Gli si appannò di nuovo la vista in un fiotto di sangue mentre il cavaliere abbassava di scatto il braccio...

... e una freccia si piantò vibrando nella sua spalla.
 

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Note Dell'Autrice:

Non posso credere di avere finalmente aggiornato.
Ammetto di aver relegato questa Long nel dimenticatoio per un po', a causa di un calo d'ispirazione e dell'impossibilità di giocare ad AC (PC malefico...), ma finalmente rieccomi qui!
Con un altro capitolo superfluo. Il titolo non è scelto a caso: sono in blocco, questo è evidente, quindi questo capitolo serve a sbloccarmi! *fa ragionamenti assurdi per scampare alll'ira dei lettori*

Comunque sia, ringrazio la mia Beta _ Shadow _ che continua sempre e comunque a sopportarmi <3
E poi tutti coloro che hanno recensito o aggiunto la Fic tra le seguite/ricordate/ preferite: SkyDragon, Satiel, Glaucopis (dove sei finita? D:), Princess_Slytherin, Crow, Vanny2003 e Corvar (quanti siete!) e a tutti quelli che leggono e basta :)
Grazie a tutti <3

-Light-

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Capitolo 6
*** The Gateways ***


La Freccia e l'Aquila
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Chapter 6: The Gateways
 



Il Templare emise un grido rauco e portò la mano all'asta della freccia che sporgeva dalle sue carni, infissa nell'armatura.
Siham scoccò un'altra freccia, che trafisse con precisione un soldato.
Altaïr ebbe una frazione di secondo per decidere cosa fare, e agì d'istinto, contrastando la sua mente razionale che gli intimava di analizzare la situazione ed agire di conseguenza, come avrebbe dovuto fare un Assassino esperto come lui.
Invece di portarsi al riparo ora che i soldati avevano aperto un varco nelle loro schiere, si avventò sul cavaliere, disarcionandolo e ingaggiando uno scontro serrato; si trovò di nuovo accerchiato dai nemici. Il cavallo s'impennò, travolgendo il soldato precedentemente ferito mentre fuggiva con impeto dal luogo dello scontro. L'uomo giacque a terra morto, col cranio sfondato.
Nella confusione del momento, Siham non osò tirare, per timore di colpire il suo Maestro, tanto più che il polverone che si era sollevato rendeva difficile prendere la mira con sicurezza.
I soldati si trattenavano dall'attaccare per lo stesso timore.

Altaïr e il Templare combattevano accanitamente corpo a corpo, avvinghiati nella polvere; nonostante quest'ultimo fosse ferito conservava una forza e una vitalità tali che Altaïr non riusciva in alcun modo a piantargli la lama nel corpo. Aveva abbandonato la spada, inutile in un combattimento a breve distanza, e cercava di districarsi dalla presa ferrea dell'avversario che gli impediva di manovrare la lama, mentre i quattro soldati rimasti guardavano in attesa del momento opportuno per colpirlo.
Uno di loro cadde, con una freccia infissa tra gli occhi, e i superstiti si misero al riparo del portone della torre, continuando ad aspettare. Aspettò anche Siham, la freccia incoccata e i sensi all'erta.
Altaïr riuscì ad inchiodare a terra il nemico, e stava per trapassargli la gola quando questi gli assestò un violento calcio all'inguine che lo sbalzò di lato con un singulto di dolore.
Il Templare afferrò lo spadone abbandonato lì accanto e gli si avventò contro, lanciando un urlo belluino mentre lo roteava sopra la testa per abbatterlo sull'Assassino riverso a terra, ancora troppo stordito per alzarsi, ma cosciente abbastanza per scansare il terribile fendente rotolando di lato.
La punta dell'arma si infisse a terra, e Altaïr gli mozzò la mano con un movimento fulmineo, prima di scattare in piedi a denti snudati e trafiggerlo finalmente alla gola.
Sentì il suo ultimo spasmo di vita sotto le mani impregnate di sangue e ne colse l'estremo barlume negli occhi sbarrati, prima che diventassero fissi e vitrei; estrasse la lama dalle sue carni in una scia di goccioline rosse.

Si voltò di scatto, come una bestia presa in trappola, e vide che gli ultimi tre soldati esitavano, combattuti tra l'attaccare Altaïr o tentare la fuga, ma allo stesso tempo restii ad abbandonare il loro rifugio. Uno di loro perse il controllo e si precipitò verso il sentiero, ma stramazzò dopo neanche due passi colpito da un'altra precisa freccia di Siham.
L'Assassino si avvicinò senza fretta ai due, con un passo deciso e leggero che ricordava un lupo che si avvicinava alla sua preda; il suo volto era rigato di sangue, colato dalla ferita alla fronte, e i suoi occhi erano accesi dalla furia e dall'eccitazione del combattimento, miste alla controllata euforia di essere sopravvissuto, ancora una volta.
Li finì in due colpi, uno con una feroce stoccata al ventre e scattò con un balzo sull'altro in fuga, inchiodandolo al suolo con un assassinio aereo.
Udì il soldato rantolare il suo ultimo respiro: era finita.

Si rialzò con un movimento fluido, spese un istante a contemplare il cadavere scomposto del Templare e alzò lo sguardo verso la cima della torre, dalla quale Siham lo fissava con un aperto sorriso, soddisfatta del proprio operato.
Altaïr non lo era altrettanto, ma dovette riconoscere che la ragazza aveva almeno un briciolo del talento che caratterizza un Assassino.
Rimase a fissarla per quasi un minuto, finché il sorriso della ragazza non si affievolì, riprendendo un contegno più adatto alla gravità della situazione.
Lui riabbassò gli occhi, fissandoli sulla veste chiazzata di sangue; sarebbe stato difficile entrare a Damasco inosservati...
Siham, venti metri più su, si allontanò da parapetto e prese a tentare di forzare la botola con il pugnale. Non aveva certo intenzione di buttarsi con un Salto della Fede.
Il pugnale era troppo sottile per riuscire a produrre qualche risultato, così usò la spada dell'arciere morto, al quale aveva sottratto anche arco e frecce.
Alla fine riuscì a staccare il legno dai cardini e con un brusco strattone la divelse; scivolò rapida lungo la scala a pioli sottostante. Un minuto più tardi era di nuovo al fianco di Altaïr, che si tamponava con una manica la ferita alla fronte.
 
-Alla buon'ora.- commentò, freddo come sempre.
 
Siham non ribattè, sentendo il suo odio riaccendersi all'improvviso, e si chiese come avesse potuto provare gioia per averlo salvato.
 
"Istinto di sopravvivenza." le rispose una voce dentro di lei: se Altaïr fosse morto nello scontro, sarebbe morta a sua volta sotto le spade dei Templari, o peggio.
 
Era un semplice rapporto di convenienza, si rese conto: lui la tollerava e lei interveniva al momento del bisogno per salvaguardare se stessa.
 
"Molto meglio così." concluse, nonstante fosse un po' incerta su come dovesse comportarsi.
 
Altaïr le lanciò uno sguardo seccato.
 
-Hai intenzione di starmi a guardare ancora per molto? Muoviti: prendi i cavalli e andiamocene di qui, prima che ne arrivino altri.- accennò alla carneficina ai piedi della torre. 
 
La terra polverosa iniziava a chiazzarsi di rosso, creando macabre pozze di fanghiglia attorno ai caduti.
Siham si riscosse ed eseguì malvolentieri l'ordine, irritata dal fatto che Altaïr non avesse pronunciato neanche un elogio nei suoi confronti.
Non che ci sperasse veramente, ma non poteva fare a meno di risentirsene.

Poco dopo erano di nuovo in marcia, mentre i corvi iniziavano a scendere ai piedi della torre per banchettare.
 
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Damasco apparve in tutto il suo caldo splendore, illuminata dai raggi morenti del sole.
Le sue mura massicce si tinsero di rosso quando questo lambì l'orizzonte e stagliarono lunghe ombre sulla piana circostante.
Altaïr la contemplò con sollievo, indifferente allo spettacolo di luci e colori che aveva di fronte: quel viaggio era stato spossante e l'aveva messo di cattivo umore, e Damasco per lui significava solo una cosa: riposo, e poi lavoro.
Siham ammirava con muto stupore la città, colpita dalla sua imponenza e ricchezza.
Altaïr la fissò, suo malgrado incuriosito dalla sua reazione, spronando nel frattempo il cavallo per spingerlo fuori dalla gola scoscesa dalla quale provenivano.
Lei colse il suo sguardo.
 
-E' la prima volta che vengo qui.- confessò infine, cercando di mitigare la sua espressione estasiata.
 
Il Maestro bofonchiò un'osservazione neutra che poteva voler dire tutto o niente, e non parlò per tutta la discesa fino a poche centinaia di metri dalle porte della città e dagli accampamenti dei mercenari.
Rallentarono accanto a una stalla dietro una piccola macchia di ulivi che li nascondeva alle guardie.
 
-Fermati. Fai finta di controllare il cavallo.- le intimò, tirando le briglie del proprio e scendendo di sella. 
 
Fu piacevole rimettere i piedi a terra dopo tante ore, e Siham sembrava esserlo ancor di più, tanto che era un po' instabile sulle gambe.
Non era abituata ai lunghi viaggi, constatò con irritata rassegnazione Altaïr
La ragazza fece finta di controllare i ferri del proprio cavallo, mentre Altaïr le borbottava 
istruzioni a bassa voce.
 
-Entrerai da sola in città.- esordì.
 
Siham fece per chiedere il perché, ma un'occhiata alle sue vesti strappate e insanguinate le bastò come risposta.
Era già una fortuna che non avessero attirato l'attenzione durante l'ultima parte del viaggio.
 
-Io passerò da sopra.- continuò vago.

-Fai finta che il mio sia un cavallo di scorta; lasciali ai pali lì accanto e legali bene. Meglio per te che Abiad non scappi.-sibilò.
Si vedeva che era ancora stizzito perché l'aveva preso lei.

-Cammina piano, non innervosirti, non fissare le guardie ma fallo se ti fissano loro. Se trovi un capannello di eruditi usali come copertura.
Vai.-

Non chiese conferma se avesse capito o meno e scivolò piano lungo la parete della stalla, rimanendo in silente attesa nell'ombra.
Siham voleva forse chiedere qualcosa di più, ma rimontò in sella, e tenendo per le briglie l'altro cavallo si avvicinò circospetta alla porta, mentre Altaïr non la perdeva di vista un istante.
Poteva fidarsi a lasciarla andare da sola? Dopotutto era la sua prima volta a Damasco e le guardie erano decisamente numerose e diffidenti.
Avrebbero potuto riconoscerla...
 
"Non è un problema mio." concluse secco, ripetendosi che questi ripensamenti non erano da lui: un Assassino non doveva mai avere esitazioni quando agiva; un attimo d'incertezza poteva costargli caro.
 
La vide sparire oltre la curva.
 
"Ormai è fatta."
 
Strisciò invisibile tra i molti cespugli che circondavano le mura di Damasco; nessuno lo notò, ma lui non staccò gli occhi da Siham, che si avvicinava sempre più al drappello di soldati di guardia.
Mancavano solo pochi metri... doveva essere rapido.
Si accucciò dietro un mucchio di fieno e vi entrò silenziosamente quando un gruppo di mercanti si avvicinò.
Ancora una volta, nessuno si accorse della sua presenza.
Siham legò i cavalli alla staccionata accanto alla porta, lanciandosi occhiate sospettose intorno; dalla sua postazione, Altaïr la trovò a sua volta sospetta. 
 
“Deve imparare a dissimulare l'agitazione.” appuntò mentalmente. 
 
Siham temporeggiò controllando le sacche da viaggio appese ai cavalli: stava evidentemente sperando che un gruppo di eruditi passasse di lì, ma la strada era relativamente deserta, con pochi gruppetti di mercanti e qualche pellegrino solitario che entrava o usciva dalla città.
Le guardie fermavano casualmente i viaggiatori, ponendo poche stanche domande e lasciando passare tutti con noncuranza.
Non era difficile: bastava camuffarsi con la folla, con la strada, con l'aria stessa. Convincersi di non poter attirare l'attenzione era il primo passo per non farlo; ma questo l'aveva appreso dopo anni di duro addestramento.
Siham si avviò rassegnata verso le guardie, con il cappuccio ben calato sul volto e la braccia rigide lungo i fianchi; era definitivamente a disagio.
All'improvviso congiunse le mani davanti al volto e intrecciò fra loro le dita, in un atteggiamento di preghiera, e chinò ancor di più il capo.
 
"Bella mossa." commentò semplicemente Altaïr: sembrava un erudito solitario, o un pellegrino di passaggio... se non fosse stato per l'arco legato alla schiena. 
 
Era comunque improbabile che le guardie vi facessero caso.
Solo Altaïr notò un lampo di panico negli occhi seminascosti di Siham e un leggero tremito delle gambe.
L'Assassino s'irrigidì, i muscoli in tensione pronti allo scatto.
I soldati distolsero gli occhi dalla strada per puntarli sul nuovo passante.
 
"Ora."
 
Si udì un fruscio secco e uno scalpiccio leggero di passi: in un lampo, il mucchio di fieno era vuoto ed Altaïr accovacciato pochi metri sopra le guardie.
Non una di loro pensò ad alzare lo sguardo.
Una trave percorreva lo stretto corridoio nelle mura; Altaïr corse in equilibrio fino all'estremitò, poi si appiattì nell'ombra contro il muro e atterrò leggero su delle casse accatastate accanto alla porta.

Era a Damasco.

Uscì circospetto dal suo nascondiglio, si confuse con un gruppo di eruditi di passaggio e sbirciò verso la porta: Siham stava ancora percorrendo il corridoio, muovendosi rigidamente, ma con la massima calma.
Altaïr percepiva chiaramente la sua tensione che aumentava ad ogni passo; fremeva dalla voglia di mettersi a correre e scattare verso i tetti, ma non lo fece.
Evitò di andarle incontro: non dovevano farsi vedere insieme, o avrebbero attirato l'attenzione: un Maestro e un allievo passavano difficilmente inosservati, pensò amaramente Altaïr.

Siham sembrava un po' spaesata: lo stava cercando con discrezione, ma senza ovviamente riuscirci; Altaïr deviò leggermente dal percorso degli eruditi quando le passò davanti.
Lei lo riconobbe all'istante e fece per separare le mani e tornare a muoversi normalmente, ma Altaïr scosse appena la testa e le comunicò con lo sguardo di unirsi alla processione: gli eruditi li avrebbero portati proprio nei pressi della Dimora.
Siham obbedì un po' riluttante, portandosi al suo fianco e adattando il suo passo al suo; il gruppo si confuse nel fiume di gente diretta al mercato, sparendo alla vista.

La loro missione era finalmente iniziata.

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Note Dell'Autrice:

Awwwww yeah! Torno finalmente sulla scena con questa FF *arriva salva di pomodori*
Sì... sono stata assente per una vita. Mea culpa. Imploro pietà! Ero presa da altri fandom, ecco (no, non è una scusa valida, anzi).
Ora che il mio Assassin's Creed I ha ripreso vita, l'ispirazione arriva più facilemente... e così ho fatto finalmente arrivare questi due poveracci a Damasco, dove le cose non saranno facili...

Ringrazio come sempre  SkyDragonSatielGlaucopis, Princess_SlytherinCrowVanny2003, Aly99 e Corvar che hanno aggiunto questa storia tra le seguite/preferite/ricordate o hanno recensito!
Grazie a tutti! :D Alla prossima (spero presto!) 

-Light-

P.S. Mi rendo conto di aver diminuito la lunghezza dei capitoli... ma il tempo è poco e non mi sembrava giusto farvi aspettare un secolo per attenermi alla mia lunghezza media...
 

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