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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** Dancing on the moonlight *** Capitolo 3: *** Ricordi dal passato. *** Capitolo 4: *** Risveglio a Sorpresa. *** Capitolo 5: *** Amori Passati Dolori Presenti *** Capitolo 6: *** Nella Tana del lupo *** Capitolo 7: *** Incubi nel Passato Sorrisi nel Presente *** Capitolo 8: *** Lungo le note di un pianoforte *** Capitolo 9: *** Pagina di diario ( Severus) *** Capitolo 10: *** Pagina di diario ( Lylyth) *** Capitolo 11: *** L'amore uccide i puri di cuore *** Capitolo 12: *** Una cena per due *** Capitolo 13: *** Baciami, Kiss Me with love *** Capitolo 14: *** Compleanno al profumo di rose *** Capitolo 15: *** Il ritorno del Guerriero *** Capitolo 16: *** Dreaming of midnight summer love *** Capitolo 17: *** Tomorrow is another day ***
Questa storia è tratta dalle
vicende di due personaggi di un gioco di ruolo. Si tratta di vicende palesemente
incoerenti con le vicende del libro. Essendo tutt'ora in fase di scrittura non
escludo la possibilità di Spoiler sul settimo libro della saga di Harry Potter.
I diritti sui personaggi sono da far risalire alla fantasia di J.K. Rowling.
Ah..si..dimenticavo.. potrebbero esserci dei capitoli chiaramente NC17, quindi
se vi ritenete offesi da tali argomenti, se siete minorenni, suscettibili, vi
consiglio di non proseguire la lettura. Questa Fanfict è dedicata ad un
grande uomo, un angelo dalle ali nere, ma sempre un angelo. A Michele.. per
tutto...
"Sei la mia schiavitù
sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d' estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro."
Nazim Hikmet
Dicono che nella vita di un uomo
non ci sia posto che per pochi attimi di aspra e rude felicità. Peccato che
quando la felicità arriva ci sono mille pensieri che ci impediscono di
apprezzarla per ciò che è veramente. Ricorderemo questa felicità come un barlume
dorato nei nostri mille attimi di tristezza. La vita spesso è difficile, la vita
è crudele, ma anche l'amore può essere devastante. Ama e fà ciò che vuoi amor
mio...
Questi erano i limpidi pensieri
di una studentessa di Serpeverde, in un freddo mattino d'autunno. Essere la
nipote del capocasa, l'ultima di una nobile e problematica famiglia era
difficile, ma cosa c'è di peggio che scoprirsi molto di più che una nipote
affettuosa? Lylyth Elizabeth Michaela Snape l'avrebbe scoperto a sue spese molto
presto...
Quante volte gli aveva
sussurrato, gridato, taciuto quelle due semplici,dirette parole?
C'era stato un periodo
in cui neppure si sarebbe degnata di incrociarlo quello sguardo che ora bramava.
Era stato tanti
anni prima,all'epoca del suo arrivo alla scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts.
Immaginarsi, lei,
nipote e figlia adottiva del piu temuto e odiato professore di Pozioni, lei, che
aveva appena scoperto di essere stata ripudiata da una madre che nemmeno
conosceva, una madre reietta, sposata e separata da un comune,odioso, babbano.
Si era avviata alla sua
carriera scolastica con piglio nobiliare, decisa ad essere la migliore,la piu
spietata, la più fredda e calcolatrice delle serpi, avrebbe fatto pagare con il
sangue il fatto di essere una figlia reietta. Era in questo che Severus non
l'aveva appoggiata ed era per questo che s'erano tanto a lungo ignorati.
Entrambi troppo presi dai loro ruoli, arrabbiati, frustrati e smarriti nel loro
perfido gioco degli equivoci, troppo a lungo compressi in una maschera che non
era la loro; quel tempo stava per finire.... e non sarebbe stato un semplice
epilogo.
<...Ti stò guardando
Lylyth....>
La risposta dell'uomo
era arrivata all'improvviso, come una pugnalata invisibile capace di lasciarla
immobile sulla soglia dove s'era fermata. Quella stessa soglia che, in sette
anni di scuola, aveva varcato senza esitazione alcuna per
discutere,battibeccare, conquistare tutto quello che ora possedeva. D'istinto
inarcò un sopracciglio in direzione dell'uomo che ora la scrutava
perplesso. Sarcasmo ed Incredulità le passavano sul viso in un crescendo di
espressioni curiose e desuete, poco importava che lui le stesse parlando, che il
senso di ciò che diceva fosse tanto oscuro, per una volta non avrebbero
discusso...
<...solamente perchè
non ti rispondo non significa che ignori la tua presenza...Lylyth,diamine!
sarebbe un tantino impossibile no?..>
Furono le uniche parole
che le giunsero nitide dalla massa confusa dei pensieri in cui si era perduta;
parole che le fecero esplodere,improvvisa ed incauta, la voglia di ridere a
crepapelle. Quasi sicuramente avrebbe riso, se solo non ci fosse stato Severus
Snape dinnanzi a lei, se solo non le fosse mancato il coraggio.
<...era per caso un
metodo elegante per dirmi che ti sto troppo tra i piedi Severus?..>
<...al contrario
cherie..>
Dannazione! L'aveva
fatto di nuovo! Se ne usciva con quel genere di frasi nei momenti meno
opportuni, tarpando le ali a qualsiasi genere di risposta le fosse sorta alle
labbra. Il più delle volte,Lyth né era certa, le compariva anche un intenso
rossore sulle guance e sul collo, il tutto ornato da uno sguardo sognante e
perso nel vuoto, davvero l'eccelso! Perchè quegli occhi neri come la notte
avevano la capacità di stregarla ?
<..stò semplicemente
dicendo che, almeno per ora, sei la più brava a non fuggire a gambe levate ad
ogni mia stranezza...>
La giovane donna sgranò
gli occhi alla conclusione a cui Snape era giunto. Non era pensabile una simile
frase.. non dopo tutte le sfuriate e le bufere attraverso cui erano passati.
Probabilmente stava sognando.. No...qualcosa la teneva per le spalle scuotendola
con dolcezza.
<..Lyth..Lylyth... è
tutto a posto? và tutto bene? adesso sei tu che mi ignori...>
La giovane donna alzò
allora lo sguardo, incontrando il nero profondo che colmava le iridi di Severus,
uno sguardo simile ad una notte senza luna riflessa sul panorama della brughiera
estiva. Sorrisero entrambi, in un attimo di silenzio assluto. Per quale motivo
si erano tanto a lungo ignorati?
<..A che gioco stiamo
giocando Sev?,sai dirmelo? >
L'uomo ci mise qualche
attimo a formulare una risposta sensata, immobile, con i neri capelli che gli
scendevano disordinatamente fino alle spalle, un uomo fatto, eppure un uomo così
fragile.. C'era tutto e niente da dire in risposta alla domanda di Lylyth,
doveva esserne a conoscenza anche lei, era colpa di quel dannato silenzio,
s'imponeva tra loro con la forza di mille eserciti,finendo per distruggerli.
<...non ho mai visto
giochi tra noi...>
Ora che si era
allontanato da lei, voltandole per poco le spalle, Lyth avvertiva il vuoto ed il
gelo che esisteva nella distanza. Lo osservò chinarsi sull'antico
camino,attizzando il fuoco che scoppiettava con mille riflessi colorati, di
nuovo sorrise a quell'immagine di calma famigliare così strana ed inusuale.
Qualcosa le diceva che,dall'altra parte, Severus stesse ridendo. All'improvviso
lui si alzò, raggiungendola con passi rapidi e cadenzati, trascinando entrambi
nei pressi di un antico pianoforte di mogano lucido. Lyth allungò una
mano,carezzandone i tasti con aria incerta, la mano che tremava lievemente nella
penombra della notte. L'unico suono era il martellare dei cuori nel petto ed il
lieve frusciare del vento al di la delle vetrate. Qualcosa di esotico si celava
nelle linee scure del piano, accarezzate dalla tenue e tremula luce del fuoco.
Nero come la notte,
rosso come le fiamme infernali..
Erano le medesime parole
che, anni addietro, sua madre aveva usato per descrivere l'incontro con l'uomo
che l'avrebbe condotta alla rovina ed all'allontanamento dalla sua stirpe.
L'uomo che,al di la di ciò che potevano dire, le aveva fatto dono della vita.
<.....Lyth...>
Severus la stava
osservando, il capo lievemente chinato per cogliere l'insieme della figura, un
espressione insolita stampata sul pallido viso segnato da alcune cicatrici. La
luna che pallida sorgeva alle spalle della donna era magnetica. Che cosa avrebbe
dovuto fare? Lei era troppo vicina...troppo..
<..balla con me...>
In condizioni normali
l'uomo non si sarebbe degnato di proferire parola dinnanzi ad una simile
richiesta, men che meno di acconsentire, ma quella notte era tutto completamente
diverso, ogni cosa era là dove non sarebbe dovuta stare. Forse era colpa
dell'alcool che si erano serviti con particolare dovizia, forse era la magia
antica del plenilunio, ma l'espressione di vaga lusinga che lo accompagnava
mentre annuiva in silenzio era una meraviglia che Lylyth avrebbe ricordato a
lungo.
Tale as old as time
True as it can be
Barely even friends
Than somebody bends
Unexpectedly
Just a little change
Small, to say the least
Both a little scared
Neither one prepared
Beauty and the Beast
Ever just the same
Ever a surprise
Ever as before
Ever just as sure
As the sun will arise
Tale as old as time
Tune as old as song
Bittersweet and strange
Finding you can change
Learning you were wrong
Certain as the sun
Rising in the east
Tale as old as time
Song as old as rhyme
Beauty and the beast.
Accostatisi, una mano
dell'uomo corse rapidamente alla bacchetta celata sotto l'ampia e lugubre veste,
con un rapido gesto le note di una vecchia canzone babbana si diffusero
nell'aria autunnale. Armonia nell'armonia di due anime affini.
Volteggiavano entrambi con grazia sovrannaturale nell'angusto spazio ricavato
nella camera, poco importava che, prima di allora, nessuno fosse riuscito a
condurli alle danze. All'improvviso Severus pose due dita sotto al mento della
giovane,costringendola ad alzare il viso verso di lui.
<...guarda me...non i
passi... non hanno importanza o valore stanotte...>
Danzarono per lungo tempo
anche dopo che le note della canzone si conclusero lasciandoli con la compagnia
del silenzio della notte oramai inoltrata. Entrambi s'erano perduti in
quell'isola che non c'è dei loro pensieri, due anime a caccia di ricordi e
sentimenti piacevoli in quel mare di dolore e malinconia. All'improvviso i loro
sguardi si incrociarono di nuovo, mentre un pensiero, chissà, magari un pensiero
comune, attanagliava le loro menti ed i loro cuori nel palpitare della danza
notturna.
Allora erano molto piu giovani... lei
era solo una bimba...
Le porte della sala aprirono lentamente lasciando entrare un figura che si
moveva goffa e affannata in un mantello stracciato in più punti. Si trascinò
lungo la stanza poggiando il suo intero peso sulla gamba sinistra e tendendosi
in piedi posandosi alla parete pesantemente. Il suo volto stanco non era segnato
se non un leggero taglio sul mento, nulla in confronto alla situazione della
gamba e della schiena che macchiava di rosso sangue la ormai lurida camicia
bianca.
<..SEVERUS!.. oh mio dio!!>
Lyth rimase impietrita sulla soglia. Severus non alzò
lo sguardo al suono di passi. Non ne aveva la forza. Con voce roca e ricorrendo
alle poche forze che ancora aveva disse:
a sua voce spezzata invase la stanza. Severus lottava con tutta la sua anima per
non accasciarsi lungo la parete e perdere coscienza,non davanti a lei.. Lyth si
avvicinò all'uomo sorreggendolo nella caduta ed adagiandolo su uno dei
divanetti.
<...corro a prendertela... tu.. tu sta qui.. faccio in
un baleno..>
Nascondendo l'ansia nella freddezza della necessità Lyth si trasformò in aquila,
il suo animagus, volando rapida sopra le guglie del castello, fino alla stanza
di Severus, dove atterrò con grazia sul balcone per riprendere la sua forma
originale. Freneticamente frugò nei cassetti, individuando e rimpicciolendo con
un incanto la fiala con la pozione. Lesta come un fulmine la donna rientrò nel
loro rifugio, la pozione stretta nel becco.
Pronunciò l’incanto ridando dimensioni alla fiala e porgendola in un gesto
ansioso all’uomo.
Snape chiuse gli occhi, era stanco, voleva dormire. Una stanchezza infinita lo
travolse, i suoi muscoli cominciarono a rilassarsi e il dolore a sopirsi. Chiuse
gli occhi ed il suo corpo inerme si accasciò svenuto.
<...no no no no no!!!>
Il gemito si espandé nell'aria, mentre Lyth gli si poneva rapida alle
spalle,dopo aver aperto la fiala con i denti e tenendola con premura nella mano
destra.
<..coraggio severus.. resisti... ti prego..>
Perché non poteva fare di più? Dov’era stata quando lui si era ridotto così?
Pensieri…folli, mentre la fiala si accostava alle labbra socchiuse e
terribilmente pallide dell’uomo.
Invaso da una nuova forza Severus aprì gli occhi ed un profondo respiro lo
scosse. Si guardava intorno stordito ma poi quando tutto gli tornò alla mente si
alzò lentamente come se nulla fosse accaduto. - Non ricapiterà Lylyth - disse
mentre esaminava il suo mantello sgualcito
<…taci adesso.. non parlare.. riposa..>
Disse la donna, con la voce ridotta ad un lieve sussurro, l’ansia che le
attanagliava lo stomaco con la sua morsa.
Si alzò, cercando di non mostrarle che ancora barcollava. In silenzio, con un
ultima occhiata alla ragazza si avvicinò alla porta,scomparendo nei corridoi del
covo dove erano nascosti.
Scuotendo il capo la donna scosse via quel pensiero e l’accenno di lacrime che
aveva provocato. Si concentrò unicamente sul suono del piano, sulla luna e su
chi sedeva a poca distanza da lei. La danza s'era conclusa cosi come era
iniziata, in uno spostarsi di ciglia. I due si guardavano ora con un intensità
che neppure gli innumerevoli anni di lotta erano riusciti ad estinguere.
Il resto della nottata Lylyth non lo
ricordava, avvolto in una nebbia provocata dall'alcool e dall'euforia di un
semplice ballo. Doveva essersi addormentata da qualche parte e Severus doveva
averla lasciata dormire dopo averla distesa nel suo letto per poi andarsene
chissà dove con chissà quali pensieri per il capo.
Alzandosi Lylyth sorrise, ripensando a quanto si sentisse sciocca. Un invasore
nel territorio nemico… Severus era uscito, probabilmente non aveva neppure
dormito, le dispiaceva sapere della sua insonnia e non potervi porre rimedio, ma
così era la vita.. nessun potere era concesso interamente ad un semplice uomo, o
a una semplice donna.
Rapidamente la ragazza si riassettò,giusto un paio di colpi di bacchetta,
evocando una rosa nera la posò sul cuscino, per poi allontanarsi dopo aver
chiuso la porta.
I suoi
passi la condussero fino ai giardini di hogwarts. Era una tiepida giornata di
primavera, di quelle che solitamente si passano nel dolce far niente.
Appollaiata su di un ramo Lylyth ricordava il suo passato; gli occhi socchiusi,
un filo d’erba tra le labbra. La mente vagava libera nel tempo e nello spazio.
Portando alla luce brandelli di conversazioni. Una in particolare faticava ad
andarsene.. :
Lylyth sedeva nella penombra del suo ufficio. Gli occhi socchiusi e fissi su un
imprecisato punto al centro della stanza. Cercare la concentrazione prima di un
evento importante non è cosa da poco, ma doveva mettercela tutta, essenzialmente
per la sua piccola Stella.
Il suono della pendola si spandeva nell'aria,ricordandole quanto poco mancasse
ormai all'ora fatidica. Sarebbe riuscita a convincerli della sua tesi? No...
proprio non lo sapeva...
Severus entrò silenzioso ma rimase poco distante dalla soglia - Andrà tutto bene
Lylyth - mormorò alla ragazza.
<...che ci fai qui? >
Lylyth alzò lo sguardo dal suo punto immaginario,scorgendo netta nella penombra
la figura di Severus. La preoccupazione sembrava non toccare quell'uomo
<..mi hanno detto che non andrai al processo..>
Eru entrò nella sala...salutò tutti i presenti e si sedette stranamente
silenzioso.
<... fuori di qui eru!>
Disse Lyth con fare decisamente irato.
Severus ignorò Eru e si avvicinò alla donna che lo osservava ancora stupita.
-
No, non ci andrò. Ci sono parecchie cose che devo sistemare, poi si vedrà. - le rispose enigmatico.
- Sai...molti pensano che mentire sia la cosa più
semplice al mondo...- le diceva poggiandosi
alla scrivania - ...vai lì come se non avessi
niente da nascondere. –
Con un cenno del capo le indicò gli occhi - E ricordati di quelli...sono pericolosi. –
<..perchè lo fai Severus? >
Lylyth osservava l'uomo seduto sul bordo della sua scrivania con un misto di
incredulità ed incomprensione.
Severus alzò lo sguardo al suo - Non posso certo permettere di perdere una
Mangiamorte valida - le rispose convinto ma il suo mezzo sorriso lasciava
intendere il contrario.
Lyth sostenne lo sguardo in silenzio per qualche minuto prima di parlare con
voce quanto più ferma possibile.
<...tutta l'importanza che merita... Severus...>
Ignorando le sue parole annuì in segno di congedo. Si
staccò dalla scrivania avvicinandosi alla porta.
Poi sorrise, un sorriso ironico per molti ma che nascondeva una triste
malinconia
Come al
solito. L’aveva lasciato andare senza chiarire i suoi dubbi. Probabilmente non
era ancora destino…
Ma che
cos’era mai il destino se non il frutto del lavoro degli uomini per ottenere un
futuro nel quale credere? Quale futuro c’era per loro? Se lo chiedeva spesso, il
più delle volte ci perdeva il sonno, rimanendo bloccata sempre al solito punto,
immobile come l’erba del prato dove la ragazza era seduta a riflettere. Il sole
si stagliava sullo sfondo del lago,allungando i suoi raggi multicolori sul
paesaggio reso magico dal silenzio.
Amavano
entrambi la musica del silenzio. Si erano spinti in capo al mondo per cercarlo.
Anzitutto ringrazio tutte coloro che mi hanno commentato. Sono
felice di incuriosirvi. Vi dirò.. l'evoluzione incuriosisce anche me. Ed ora..
proseguiamo!!
C'era stato un tempo nella sua vita
di studentessa di Hogwarts in cui la necessità di esplorare era stata più forte
di tutto il resto. Era seguendo quel suo istinto di innata cacciatrice che
Lylyth s'era ritrovata nella angusta penombra della sala dei trofei.
Lylyth si era intrufolata nella sala grande alla ricerca della
vecchia porta che conduceva al salone dei trofei scolastici. Sapeva che la
dentro avrebbe trovato un pò di quel silenzio e di quella pace che tanto le
occorrevano per pensare. Qualcuno le aveva anche rivelato che alcuni membri
della sua famiglia avevano avuto un omaggio negli anni della scuola, e
quell'omaggio era sicuramente custodito la dentro.
Aprendo la massiccia porta di rovere la ragazza si trovò in un luogo in
penombra, dove aleggiava un vago odore di stantio e di cera che brucia. I suoi
passi risuonavano sulle piastrelle del pavimento.
-Finalmente il silenzio....-
disse avvicinandosi agli scaffali e sfiorando i trofei con una mano.
-Solo
tu faresti così tanta strada per cercare il silenzio -
Giunse improvvisa la voce di Snape dall'ingresso. Superò la soglia avvicinandosi
silenzioso. Certo, mancavano le vivaci pieghe del mantello per completare la sua
figura, ma senza dubbio pareva in apparenza essere tornato il vecchio beffardo
Snape.
-E
solo tu saresti capace di scovarmi anche se mi nascondessi in capo al mondo... -
Mentalmente Lyth ringraziò la penombra che impediva di vedere
l'immensa tristezza che si celava sul suo viso, e la stanchezza
dell'espressione.
E' una dote diciamo...naturale - mormorò
Severus che si era fermato ad osservare un vecchia targhetta dietro un vetro
impolverato. Passò qualche istante prima che si voltasse per osservarla con
sguardo indagatore
- E per quale ragione mia nipote dovrebbe cercare solitudine? –
-Ringrazio
il cielo che la possiedi...-
Lyth si avvicinò per leggere la targhetta e si prese un pò di tempo per
riflettere sulla risposta. Che cosa doveva dirgli? Che come al solito c'era un
pauroso groviglio nella sua vita? Che non amava,forse non aveva mai amato
davvero il padre di sua figlia? No....impossibile....
-Bah... il mal di testa mi uccide...e sto tentando di tenermi fuori dai guai...-
Come scusa era francamente banale...ma Lyth sperava che funzionasse. Non aveva
alcuna voglia di impegnare il suo martellante emisfero celebrale nella vana
ricerca di qualcosa di meglio.
Severus non seguì il suo sguardo sulla targhetta ma rimase ad
osservarla corrugando la fronte alle sue parole. Il silenzio prese il
sopravvento per pochi istanti.
- Non c'è bisogno di mentire. - disse improvvisamente. Chinò il capo e gli occhi
tornarono alla bacheca e a quella targhetta - Sai...mentire può diventare una
malattia. - la sua voce impregnata di amaro umorismo.
Si spostò dalla bacheca per allontanarsi dalla calda fiamma di una candela ma
non distolse lo sguardo dalla giovane donna poco distante da lui. Lyth tremò per
un istante ed il silenzio tornò a dominare la stanza, interrotto solo dai passi
di Severus che si allontanava al fuoco della candela.
-Mentire può essere una necessità...-
Sibilò Lyth tentando di convincere prima di tutto se stessa. Non
ci credeva davvero, ma questo a Severus non era necessario che arrivasse. Con un
vago sorriso Severus scosse la testa. Fece il giro della bacheca per ritrovarsi
esattamente davanti a Lylyth diviso da lei da alcuni scaffali di trofei.
Ma i suoi occhi rimanevano su quel vecchio trofeo impolverato - Tutto finisce
prima o poi Lylyth...ma questo non vuol dire che non sia mai esistito. -
Appoggiò il palmo al vetro coprendo dalla vista quella targhetta e finalmente
alzò lo sguardo - Come tutto il resto anche l'amore –
Lyth si avvicinò , portandosi ad un palmo di mano dagli scaffali.
Che cosa doveva dirgli? Non lo sapeva neppure lei...
In silenzio distolse lo sguardo, contemplando la fiammella della candela che si
consumava....
Severus levò la mano dal vetro ed il suo sguardo inevitabilmente tornò al
vecchio trofeo - Quella candela si consumerà, non resterà che poca cera. Ma vuoi
negare che ci sia stata? - Con uno scatto si voltò allontanandosi il più
possibile dalla bacheca ed appoggiandosi al freddo muro di pietra.
- Anche lei...- fece un cenno della testa verso la targhetta che aveva colto la
sua attenzione sin dall'inizio -...lei viveva un tempo. Ora non più - chinò il
capo distogliendo lo sguardo ma un sorriso malinconico gli segnava il volto -
Eppure mai potrò negare di averla amata. L'amore è umano Lylyth, e come tale
nasce e muore. –
Lyth sorrise. Sapeva bene del profondo solco che ancora legava
Severus alla sua prima e probabilmente unica vera fiamma, Lilian Evans.
Distogliendo lo sguardo dalla candela la ragazza si avvicinò allo zio,
fermandosi a poca distanza, le braccia posate mollemente sui fianchi
-Vedi Severus.. ci sono amori che durano in eterno.. e ci sono fiamme che
bruciano nell'arco di poche ore... ecco...-disse abbassando lo sguardo
-...non sono quelle che io cerco... non potrei sopportarle.. è come vendere una
parte di se...L'amore è umano.. ma questo non era amore.. era forse la follia di
un attimo di solitudine... ma non posso certo definirlo amore... l'amore è
quella cosa che ti fa sorridere come un ebete, che ti fa ridere, piangere, stare
male e preoccuparti...ti assicuro che niente c'era di tutto questo...-
Improvvisamente i suoi occhi tornarono vuoti e la sua espressione
gelida
- In tal caso Lylyth, hai fatto un errore. E prima d'imparare da essi, gli
errori si pagano. -
Si allontanò avviandosi verso la porta - Se c'è una cosa che riconosco sono gli
errori. –
Con uno scatto d'ira improvviso Lyth afferrò la manica dell'uomo
che si allontanava strattonandolo contro la porta
-....qui dentro sono davvero in molti a sbagliare mio caro...-gli ringhiò
addosso prima di allontanarsi lungo il corridoio.
I passi lontani ancora risuonavano al suo orecchio. Rimase
appoggiato alla porta cercando di fermare il dolore alla spalla che si era
improvvisamente riacceso con la botta subita.
Rimettendosi in piedi si sistemava il gilè nero distrattamente mentre la mente
tornava alle parole della nipote. Alzando lo sguardo i suoi occhi si posarono
ancora su quella vecchia bacheca - Lo so Lylyth - sussurrò al gelo attorno a sè.
Avrebbe voluto uscire, allontanarsi da quel posto prima che i ricordi
affollassero la stanza, ma era troppo tardi. Si ritrovò direttamente davanti a
quel trofeo. Il nome inciso in rilievo, la data che lo riportava indietro. Serrò
gli occhi poggiando la fronte al vetro. - Mi dispiace, mi dispiace così tanto. -
i suoi sussurri sembravano ormai singhiozzi.
Lyth aveva girato l'angolo, troppo orgogliosa per accasciarsi al
suolo quando lui poteva vederla. Adesso, avvolta nel mantello leggero, la
ragazza esplose in un singhiozzo, la testa china sulle ginocchia...
<...non volevo...>sussurrò all'aria che la circondava. Solo lei sapeva quanto
era capace di odiarsi per quei suoi dannati scatti d'ira incontrollabile...sarebbe
tornata indietro se solo avesse potuto...
Il suo pugno serrato incontrò improvvisamente il vetro. Il
fragore distrusse il silenzio della stanza e violentemente Snape si voltò. A
passi veloci si dirigeva verso i corridoi.
Si fermò sentendo la sua presenza alle sue spalle - Alzati. E' umido qui. -
disse con tono autoritario continuando poi lungo il corridoio e scomparendo tra
le rampe di scale.
Severus non rispose ma sentì le sue parole che rimbalzarono per
il corridoi. E nonostante il turbolio di pensieri e ricordi dentro sè tornò nei
sotterranei con la sua solita espressione scocciata e occhi vuoti.
-MALEDIZIONE!!!-
Furente, delusa,
agghiacciata da tutto questo, Lyth avrebbe voluto inforcare la sua scopa e
volarsene lontano, ma fu solo capace di rientrare nella stanza dei trofei e
fermarsi davanti alla teca distrutta
-Lilian...aiutami...-
L’ennesima battaglia furente, finita al solito modo. Rabbia,
frustrazione e desiderio di distruggere qualsiasi cosa nel raggio di chilometri.
Aveva perduto il conto di tutte le volte in cui era andata da lui con le
migliori intenzioni ed era finita ad odiarlo, irata per quel suo assurdo modo di
comportarsi con lei. Possibile che non capisse? No…capiva benissimo.. solo che
aveva deciso di ignorare. La follia porta l’uomo ad autocolpevolizzarsi e
punirsi fino all’eccesso. Severus Snape era uno di questi uomini. Assassino?
No…Lylyth non lo riteneva colpevole. Era solo la vittima di una serie di
coincidenze. Le scelte, pur se sbagliate, portano sempre ad un arrivo, ma non si
può giudicare prima di essere arrivati.
E poi cos’erano
bene e male? Nulla.. solo il giudizio di uomini verso uomini.
Da troppo tempo era perduta in quel mare di ricordi ed emozioni. Rischiava di
farsi cogliere in flagrante dal ritorno di Severus. Non poteva rischiare, non
quando avrebbe finito con il tradirsi senza via di ritorno.
Senz'altro
esitare si avviò alla porta,decisa ad andarsene di li prima che qualcuno notasse
la sua presenza...troppo tardi. Nel medesimo istante in cui Lyth posava la mano
sulla maniglia per aprire la porta e andarsene questa si aprì di scatto,
mandandola quasi a sbattere per lo spavento L'altera figura di Severus Snape la
osservava con il solito cipiglio divertito. Indossava ancora la tunica nera ed
il mantello della notte precedente ed un filo di barba appena nata gli
picchiettava il viso donandogli un aria fin troppo seducente. Non doveva
pensarci!
-Sei Ancora qui...-
- Quale arguzia... avrei detto il contrario...-
Eccoci.. si
ricomincia.. maledetta linguaccia... cosa le costava sforzarsi di non rispondere
a quel modo? Non era sempre così, c'erano momenti in cui sembravano veramente
una famiglia normale..una famiglia dove l'amore regnava pacifico. Eppure quei
momenti erano cosi rari. L'ultimo esempio di cui portava memoria era stato
quando il ministero li aveva processati come membri della combriccola
dell'oscuro signore.
Flashback
Lylyth sedeva nella penombra del suo ufficio. Gli occhi socchiusi
e fissi su un imprecisato punto al centro della stanza. Cercare la
concentrazione prima di un evento importante non è cosa da poco, ma doveva
mettercela tutta, essenzialmente per la sua piccola Stella.
Il suono della pendola si spandeva nell'aria,ricordandole quanto poco mancasse
ormai all'ora fatidica. Sarebbe riuscita a convincerli della sua tesi? No...
proprio non lo sapeva...
Severus entrò silenzioso ma rimase poco distante dalla soglia - Andrà tutto bene
Lylyth - mormorò alla ragazza.
<...che ci fai qui? >
Lylyth alzò lo sguardo dal suo punto immaginario,scorgendo netta nella penombra
la figura di Severus. La preoccupazione sembrava non toccare quell'uomo
<..mi hanno detto che non andrai al processo..>
Eru entrò nella sala...salutò tutti i presenti e si sedette stranamente
silenzioso
Severus ignorò Eru e si avvicinò alla nipote - No, non ci andrò. Ci sono
parecchie cose che devo sistemare, poi si vedrà. - le rispose enigmatico.
- Sai...molti pensano che mentire sia la cosa più semplice al mondo...- le
diceva poggiandosi alla scrivania - ...vai lì come se non avessi niente da
nascondere. - Con un cenno del capo le indicò gli occhi - E ricordati di
quelli...sono pericolosi. –
..perchè lo fai Severus?
Lylyth osservava l'uomo seduto sul bordo della sua scrivania con un misto di
incredulità ed incomprensione.
Severus alzò lo sguardo al suo - Non posso certo permettere di perdere una
Mangiamorte valida - le rispose convinto ma il suo mezzo sorriso lasciava
intendere il contrario.
- Che importanza ha, Lylyth? –
Lyth sostenne lo sguardo in silenzio per qualche minuto prima di parlare con
voce quanto più ferma possibile
-...tutta l'importanza che merita... Severus...-
Ignorando le sue parole annuì in segno di congedo - Non c'è un vero segreto per
mentire, è come chiedere ad un bravo attore la sua tecnica. - Si staccò dalla
scrivania avvicinandosi alla porta.
- Per mentire non bisogna convincere gli altri, ma te stesso. Niente è più vero
di una persona che crede in ciò che dice. - Poi sorrise, un sorriso ironico per
molti ma che nascondeva una triste malinconia - Arma a doppio taglio
naturalmente...come la maggior parte delle cose. –
La rabbia riesplose in Lylyth come un tuono in piena tempesta. Vedere la
menzogna stampata negli occhi dell'uomo e vedere calpestata ogni cosa la mandava
in bestia, ma non aveva tempo per dirglielo...
-..va via Severus...-
Sibilò per poi tornare a puntare lo sguardo verso il nulla che la circondava.
-..ah... porta Piper con te... se puoi.. non mi fido a lasciarla qui da sola.-
Severus prese la bambina con sè - La rabbia non ti aiuterà, ma questo già lo sai
- Si allontanò silenzioso.
-..la sola rabbia che ho è quella che tu sai tirar fuori... -
Bisbigliò chiudendo la porta dietro alla sua famiglia con un colpo di bacchetta
Fine
Flashback
Era stata la prima volta nella sua vita in cui aveva desiderato
di non lasciarlo uscire. Aveva passato i due giorni seguenti ad analizzare la
scena ed immaginare come si sarebbe evoluta se solo si fosse imposta
decentemente su quella volontà di ferro che dominava Severus. L'ennesimo buco
nell'acqua. Stavolta non sarebbe andata diversamente...
Lyth vide la figura di Severus avvicinarlesi con un sorriso; un gesto di
bacchetta a chiudere la porta alle loro spalle.
-....Ci speravo..-
-Questa musica è nuova alle mie orecchie...-
Pensò la ragazza attendendo,guardinga, una mossa da parte dell'uomo. Lui stava
versando due calici di liquore ambrato, probabilmente whiskey, porgendogliene un
pò ed invitandola a sedersi.
- Un brindisi? -
chiese facendo il gesto di alzare leggermente il bicchiere. Lyth sgranò gli
occhi sorpresa, ma si riprese velocemente.
-..a cosa brindiamo?-
- Ottima domanda...-
Si guardò intorno un attimo quasi volesse brindare ad pezzo di arredamento ed
infine alzò il bicchiere.
- Al futuro...nella speranza che ci faccia scordare il passato. -
Con un vago sorriso portò il bicchiere alle labbra e mandò giù un primo sorso.
-...al futuro..-
Rispose Lyth facendo incrociare il suo bicchiere prima di bere un sorso. Era un
ottimo vino, scaldava l'animo.. anche se la sorpresa per quella reazione così
originale era ancora ben viva nella sua mente.
Sorridendo si avvicinò all'uomo con il quale aveva appena
condiviso quel brindisi. Negli occhi una particolare luminosità che lei stessa
stentava a comprendere, avendola intravista di sfuggita nello specchio posto su
una delle pareti.
Severus la osservava avvicinarsi e sembrava quantomeno a suo agio, chissà..
forse quel muro di cristallo si stava sgretolando...
Ormai solo pochi battiti di farfalle nello stomaco li dividevano, eppure
sembravano un eternità. Si osservarono,silenti, per interminabili attimi,
illuminati dalla pallida luce della luna.
-...Finalmente a casa...-
Sussurrò la donna schiarendo la voce che,stentorea, usciva dalle sue labbra.
...Casa..-
Severus ripeté quelle parole come se suonassero inusuali alle sue orecchie. Casa
era una vecchia foto sul comò, casa erano corse a cavallo nei prati umidi di
rugiada.. casa era un luogo fisico, non un ricordo.
-..avevo bisogno di ricordarmi cosa significasse..-
Parole lente come onde che increspano la superficie del lago, e profonde come le
nere iridi illuminate dalle fiamme del camino. Sarebbe rimasta così in eterno,
eppure una vocina impertinente nella sua testa le gridava che stava facendo una
sciocchezza, che tutto questo non era giusto, che probabilmente non meritava un
sorriso sincero come quello dopo tutti i litigi ed i battibecchi inutili che
c'erano stati.
Severus adesso era tanto vicino da poter udire il ritmico tamburellare dei loro
cuori, una mano si stava sollevando a scacciarle una ciocca ribelle dal viso.
D'istinto Lyth socchiuse le palpebre, celando l'emozione che vi brillava come il
sole al mattino.
Come diamine c'erano finiti tanto vicini? E perchè non voleva
andarsene ora? Cos'era quel tremito e quel nodo allo stomaco al pensiero di
lasciarlo solo? Se lo era chiesto altre volte,ma aveva sempre accantonato la
cosa come il frutto di un affetto grande, frutto dell'assenza di un padre dalla
sua vita.
No...quel disgraziato figlio d'un cane di suo padre non c'entrava niente in
tutto questo. Quello era il sentimento frutto della luce del giorno, non della
rabbia oscura delle notti di luna nera.
Si separarono, mentre il freddo della serata umida si rimpadroniva di loro ed il
sorriso si nascondeva di nuovo dietro le maschere della consuetudine.
Lyth si spostò,accostandosi alla mensola marmorea del camino,cercando di
recuperare un pò di quel calore e di interrompere il tremito delle membra.
Severus stava trafficando con i vestiti, doveva uscire quella sera. La donna si
avvicinò nuovamente:
-..Lascia fare a me... sempre bambini voi uomini... e le cravatte poi sono
sempre un problema..-
Sghignazzando sommessamente prese con due dita i capi dell'indumento che
penzolava sulla pallida camicia, creando un perfetto nodo scorsoio ed
allacciandola infine con maestria.
-...Grazie..-
...e di cosa? per questa sciocchezza..-
Lo lasciò intento a vestirsi, mentre lei osservava la luna alzarsi nel cielo
nebbioso.
-..dove te ne vai di bello?-
Lui la osservò di riflesso nello specchio, un sorriso sardonico stampato su
quella faccia da monello.
-...non è come pensi...-
Lyth inarcò un sopracciglio alla risposta, accostandosi un pò all'uomo prima di
rispondere.
..e cosa penserei...sentiamo?-
Lui si voltò
sorridendole, ed ammiccando in un gesto vanaglorioso.
<..che sono il miglior partito sulla piazza?>
-..Sbruffone..-
Ridacchiando Lyth gli porse il mantello ed i guanti e si accinse ad aprirgli la
porta, ingiungendogli di andare prima che potesse cambiare opinione.
Severus si voltò per un ultima volta, ancora fermo sulla soglia, negli occhi
tutta la tristezza del mondo e la poca voglia di uscire.
-....Buonanotte Lylyth Elizabeth..-
-.Buona uscita Severus Michael..-
Sussurrarono entrambi prima di chiudere la porta e rimanere da soli coi propri
pensieri. Quando la porta si fu chiusa alle spalle dell'uomo Lyth tornò ad
accostarsi alla finestra,schiudendo le porte alla gelida brezza novembrina.
Capitolo 7 *** Incubi nel Passato Sorrisi nel Presente ***
Nuova pagina 1
La luna
splendeva alta in cielo, quasi piena nella sua luce. Perché mai doveva portare
con se tanto dolore? Perché il disco lunare non poteva essere un semplice
contorno alle stelle?
Chiuse la
finestra con uno scatto, impedendosi di riflettere ulteriormente sulla
questione. Non era necessario, né indispensabile.
Uscì dalle stanze di Serpeverde e si diresse dritta verso i giardini, sotto un
ampio faggio frondoso, alla ricerca di calma e di ricordi in cui perdersi
nell'attesa. Il gelo pungeva le ossa, eppure non le interessava. Sedeva li,
inerme, un filo d'erba ormai secca stretto tra le labbra, quando le soggiunse il
ricordo della sua infanzia, della sua povera madre che piangeva dietro ad un
inutile e spregevole babbano che si era presa per marito,ignorando le ragioni di
famiglia e tutto quello che potevano assicurarle.
Lylyth aveva odiato quell'uomo non appena aveva potuto capire. Si era imposta di
non sposare mai un simile essere maschio, ma puntualmente c'era caduta anche
lei, ritrovandosi alla fine con una figlia piccola da crescere da sola, Severus
escluso.
Cosa aveva di speciale quell'uomo schivo e taciturno? Doveva avere qualcosa dato
che era stato in grado di assisterla così tante volte da farle perdere il conto.
Era una specie di angelo decaduto che con le sue nere ali macchiate di terra
veniva a salvarti nel momento estremo e poi spariva di nuovo, protetto
dall'oscurità della notte.
Tristi ricordi,
affollavano la mente come nubi di tempesta, l'unico altro suono era la voce
flebile dello sciabordio delle onde del lago. Mille vite diverse ed una sola
costante, questo era stata la sua storia, come un alito di vento che sposta le
fronde cambiando un immagine.
Si assopì quasi senza rendersene conto, sospesa in quell'attimo tra cielo e
terra che accompagna il sorgere dell'alba e delle sue brume. Poco importava che
il freddo pungente l'avvolgesse senza che il mantello potesse offrire riparo,
quello era il sonno dei giusti ed il sonno dell'oblio, l'eterno riposo tanto a
lungo decantato.
In sogno Lylyth rivide se stessa correre a cavallo del suo magnifico puledro
nero come la notte, fiera ed orgogliosa sotto lo sguardo protettivo ed
indulgente di una figura alta e slanciata, seduto di sghembo sulla palizzata di
legno del recinto.
Il piacere del vento tra i capelli, il sapere che un'altro essere si fida di te
e tu non puoi far altro che affidarti a tua volta... questo ricordava delle
corse sul dorso di Philgrim. Amava il suo puledro, anche ora che la vecchiaia
incombeva sull'animale ed era impossibile spronarlo al galoppo come un tempo .
Quando,al
mattino, gli studenti scesero al parco per le lezioni di volo ed erbologia e la
trovarono lì, il panico si diffuse,timoroso di una notturna ed irravvisata
disgrazia notturna.
Tra i primi ad accorrere, immancabile come il fulmine in tempesta, Severus Snape
si chinò,sfiorandole timoroso una guancia gelida nel tentativo di svegliarla dal
sonno.
Lyth si mosse, mugugnando qualcosa, ma senza accennare a svegliarsi. Esitante e
preoccupato Severus non indugiò oltre, caricandosela tra le braccia e
dirigendosi a passo spedito, il mantello svolazzante dietro di lui, verso
l'infermeria della scuola.
-Piccola dannata,incosciente! Disastro!-
Pensava tra se e se mentre percorreva frettoloso i corridoi della scuola,
spalancando con mala grazia la porta dell'infermeria.
Spalancò le
porte con poca grazia, entrando per deporre la ragazza su uno dei lettini. Un
anziana donna con una cuffietta bianca gli si avvicinò domandando cosa servisse.
<...Dannazione non lo so! >
Grugnì l'uomo trasudando rabbia. Perché diavolo non sapeva mai niente? E perchè
quella piccola rapa tendeva a mettersi nei guai così spesso e sempre quando lui
non c'era?
<..Si è addormentata al lago.. credo..>
Sbuffò infine cercando di non mordere quell'inerte di infermiera che gli era
capitata.
<...Uh.. avanti giovanotto...vedrai che non è nulla..>
fece la donna tentando di rassicurarlo, con scarsi risultati in concreto. Un
sopracciglio si sollevò alla parola giovanotto, ma non era il tempo per
mettersi a discutere. Fu fatto accomodare fuori senza ulteriori preamboli. Di
nuovo solo, a macinare pensieri catastrofici ed a maledirsi per non saper fare
di più.
Oltre le porte Lyth continuava a viaggiare nel limbo dell'oblio. Stava fuggendo
da un castello assediato, assieme ad una donna che credeva sua sorella e con la
scorta di un paio di cavalieri. Avrebbe voluto restare,impugnare un arco e
combattere, ma qualcuno glielo aveva proibito.
-Pensa alla stirpe-
Erano state le ultime parole dell’uomo che l'aveva scaraventata lungo un buio ed
umido passaggio segreto sotterraneo. Attorno a lei l'infermiera si operava per
combattere il gelo delle membra con pozioni e panni caldi ed incantesimi.
In sogno Lyth correva lungo valli sconosciute, un peso sul cuore che
l'opprimeva. Ad un tratto un grido. Si svegliò di soprassalto, stringendo i
pugni convulsamente e sgranando gli occhi nel tentativo di capire dove si
trovasse.
<...Calma fanciulla... va tutto bene..>
Una voce sconosciuta ed un mare di strani ricordi l'avevano accolta, perchè
voleva continuare a fuggire?
Di nuovo Severus
irruppe nelle stanze dell'infermeria, tirato in viso e poco disposto a vedersi
indorare l'eventuale pillola.
<...Che diamine succede qui?>
Chiese aspro vedendo la ragazza pallida come un cencio e spaventata come non
mai. L'infermiera alzò le spalle, in un chiaro gesto di scuse. Quella era la
prima volta che stentava a capirci qualcosa. Lentamente l'uomo si avvicinò a
Lylyth, prendendole una mano ancora gelida tra le sue.
<...va tutto bene... tutto bene..>
Bisbigliò costringendo lievemente con due dita la donna ad alzare lo sguardo nel
suo. Lentamente vide il terrore dissolversi da quegli occhi verde giada,
sostituito dalla normale espressione di scusa di Lyth.
<...ero così spaventata..>
Gli sussurrò la donna lasciandosi avvolgere da un lieve abbraccio consolatorio
per poi scostarsi, starnutendo d'improvviso. Un raffreddore era il minimo della
pena.
<...Adesso non importa.. adesso è passata.. era solo un
incubo..>
Proseguì Severus con tono tranquillizzante. Se ne intendeva lui di incubi.. e
sapeva quanto dolore potessero lasciare ad un risveglio, ma ormai conviveva con
quel dolore da anni.. a Lyth sarebbe passata.
Si alzò, passandosi una mano sul volto per ricomporre la sua maschera di uomo
insensibile al dolore e tornò a rivolgersi alla ragazza.
<..ora riposa..>
Le sussurrò allontanandosi dall'infermeria per i suoi compiti.
Lui
ritornò quando il sole iniziava a scemare la sua luce dai grandi finestroni sul
fondo dell'infermeria. Lyth udì il suono dei suoi passi,inconfondibile, con quel
lieve strascicar di piedi dovuto a vecchie ferite, anche ad un paio di cadute da
cavallo. Lentamente la donna vide schiudersi la porta ed una massa di capelli
lievemente in disordine affacciarsi dietro di essa, stranamente portava con se
un paio di gigli bianchi.
Severus si avvicinò al letto con la sua solita indecifrabile espressione
malandrina stampata in viso, lo sguardo che vagava alla ricerca di un vaso o una
bottiglia in cui depositare i fiori. Lyth non trattenne una risatina, lui odiava
gli ospedali ed i medici... eppure era li...
<...Ti senti meglio vedo...>
Annuì, scuotendo il capo in segno d'assenso e porgendo in avanti le mani per
afferrare i fiori ed annusarne il gradevole profumo.
<...Stupendi...ti ringrazio..>
<..Tze.. una sciocchezzuola..>
Severus avvicinò la sedia al letto, sedendosi affianco a lei. Un attimo di
silenzio che sembrava eterno li avvolse, riconducendoli ai loro eterni pensieri.
<...Lyth...che diamine intendevi fare la notte scorsa?>
La domanda arrivò come una stoccata, se l'aspettava...
<..Ma niente.. mi sono solo addormentata..>
Severus la osservava incollerito con un ciglio sollevato a mostrare la sua
indignazione.
<..sei stata un incosciente..>
Esplose con un accento per nulla consolante o consolatorio nella voce. Era vero.
Era stata incosciente, ma non era quella la prima volta, di certo non sarebbe
stata l'ultima.
Lyth ascoltava la ramanzina in silenzio ed a testa china, osservandosi una
scarpa lievemente macchiata d'erba.
<..Lyth.. guardami quando parliamo..>
Un'altra volta.. stava diventando una gradevole abitudine quella. Un risolino le
scappò,involontario, mentre sollevava lo sguardo zaffireo,specchiandosi in
quello nero ed incollerito di Severus.
<..Ti chiedo perdono..>
Sussurrò in un quasi gemito la ragazza, scostando meccanicamente un ciuffetto
ribelle dalla fronte pallida e sistemandolo dietro all'orecchio destro con fare
distratto.
<..Non chiederlo.. non chiedere scusa mai Lyth...>
Le parole di severus erano anch'esse poco più di un sussurro nell'immenso
deserto dell'infermeria.
<..non permettere mai a nessuno di far vedere che hai
sbagliato.. non dargli mai questo potere.. nemmeno a me..>
L'ombra della collera era improvvisamente scomparsa dalle iridi scure
dell'uomo,sostituita da un indecifrabile senso di attesa al quale fece seguito
un imperturbabile tranquillità
Lylyth annuì. Ci avrebbe provato, come sempre del resto. Annuì anche Severus, di
rimando, alzandosi dalla sponda del letto sul quale si era appoggiato, ma quando
si era avvicinato? Si sorrisero per un istante, poi Severus si accinse a
indossare nuovamente il mantello.
<..quando ti mandano a casa sai dove trovarmi..>
Le sussurrò dallo stipite della porta,voltandosi un ultimo istante ad
osservarla, un lieve e malinconico sorriso aleggiava ancora tra loro.
<..so sempre dove trovarti..>
<..Già..>
Se ne andò, con quell'idea nella testa. Loro sapevano sempre come trovarsi...
Due
giorni dopo Lyth fu giudicata perfettamente guarita e fu libera di uscire
dall'infermeria della scuola. Sembrava che camminasse a quasi mezzo metro da
terra attraversando i corridoi che conducevano a Serpeverde.
Le porte del dormitorio si spalancarono al suo tocco, senza nemmeno un cigolio.
Il barone sanguinario la salutò sorridendo, cosa assai rara per un sanguinario.
<..Buonasera a voi Ser..>
Rispose Lyth con un lieve inchino. Si prese un istante per respirare l'aria di
casa, posando la borsa con la sua roba nelle sue stanze e cambiandosi d'abito,
indossando di nuovo la divisa scolastica d'ordinanza.
<..Ser...ditemi.. dov'è il Professor Snape?>
<..Non lo indovinate damigella?>
Lylyth ridacchiò sommessamente,avvicinandosi ad una porta posta nel mezzo tra le
scale dei dormitori.
<.. Cinquantun per Severus al piano...>
Sghignazzò aprendo la porta con un gesto fluido del braccio mentre la veste le
svolazzava lungo un fianco nel movimento frettoloso. .
Nel vederlo
così, placidamente seduto davanti al bianco ed al nero dei tasti le fece venire
in mente una scena da chissà quale altra vita, una scena che avrebbe davvero
meritato di esistere.
Un grande pianoforte nero era assiso al centro della stanza
affrescata con motivi floreali tono su tono. . Le grandi vetrate,coperte da
leggere tende color cremisi inondavano di luce la stanza. Robusti tappeti dai
finissimi intrecci color rubino e color perla permettevano ai musici di
spostarsi senza calzature all'interno della stanza. Le fiaccole notturne erano
poste a creare un'atmosfera magica,adatta alla musica che lì sarebbe stata
suonata. In un angolo poco lontano dalla finestra c'era un divano a due posti ed
una zona bar, un angolo di intimità per ascoltare buona musica.
Lylyth aveva spalancato le porte ed acceso le fiaccole con un colpo di bacchetta
ed ora avanzava scalza sui morbidi tappeti, diretta verso il pianoforte. Con
mano gentile nè sollevò la copertura dei tasti, sedendosi in cerca di
ispirazione
Silenzioso come l'aria i passi di Severus risuonavano lievi sul parquè della
stanza, era rimasto qualche istante nell'attesa che Lylyth facesse una prima
mossa, ma quando la donna sembrò non accennare a suonare Severus si avvicinò al
Pianoforte.
Alle sue spalle allungò una mano alla tastiera ed ancora in piedi poggiò le dita
ai tasti accenando le prime note allegre dell'Appassionata di Beethoven. Quando
Lylyth si voltò sorpresa un vago sorriso divertito si allargò sulle sue labbra.
Lylyth si era perduta alla ricerca di qualcosa che non sapeva definire,ignorando
ed isolando completamente ciò che le era dintorno. Fu il suono melodioso del
piano, e la vista di due dita, poi un sorriso, a ridarle lentamente conoscenza
di ciò che era reale.
Gli occhi neri di Severus Snape la fissavano divertiti. <...Mi...mi hai sorpresa..>
Sussurrò ricambiando il sorriso e spostandosi un poco
per fare spazio. Osservò incuriosito la sua reazione a poi scosse la testa
distrattamente. - Sì...lo sospettavo -
Quando poi Lylyth si spostò per fargli spazio Severus
si tirò indietro frettoloso - No....no...non...non volevo interrompere. - si
affrettò a chiarire agitando le mani davanti sè.
<...non c'era niente da interrompere...se non una ricerca di non so
cosa...>
Rispose Lyth,sorridendo della timidezza di quell'uomo
all'apparenza tanto impassibile. L’uomo corrugò la fronte inarcando un
sopracciglio alla sua risposta, la scrutò per qualche momento di silenzio prima
di tornare accanto al pianoforte e si mise a sedere scostando dietro di lui
l'ingombrante mantello.
- Una ricerca è sempre proficua, qualsiasi cosa si stia cercando -mormorava mentre le mani sfioravano i tasti
sfiorandoli come per sentirne il tiepido calore.
Lylyth sospirò, distogliendo lo sguardo. Erano mesi
che ricercava.. ed attualmente era ferma nel solito nebbioso punto.
Osservando l'uomo sedere ed accingersi al piano Lyth restò in silenzio, non
sapendo cosa dire. Non attese una risposta ma con un minimo gesto le prime note
di una Adagio di Mozart cominciarono a riempire la sala. La musica rimbalzava
elegante per le pareti, allargandone i toni bassi ed ampliando la solennità del
pezzo. Lylyth ascoltava in silenzio,ad occhi semi chiusi, la musica espandersi e
vibrare nell'aria serena della notte. Mozart... un ottima scelta...
Lentamente, come cullata da un abbraccio di Morfeo,
sentì sopraggiungere il sonno, sobbalzando si accorse di essersi
involontariamente appoggiata alla spalla dell'uomo che ora la osservava con
sguardo incuriosito. Suonando Severus si stava lentamente allontanandosi da
tutto il resto, cominciava a sentire le note nelle mani e nella mente quando il
contatto di qualcosa sulla sua spalla lo bloccò completamente.
Perse il ritmo ed una mano scivolò sull'altra creando dal nulla una fastidiosa
stonatura, come un proiettile interruppe l'atmosfera.
Si voltò di scatto e vide Lylyth guardarlo timorosa
-Tutto bene? -
<...mmh... non saprei...forse no...è meglio se mi assopisco sul divano...ma tu
suona pure.. non mi dai fastidio...>
La donna scosse il capo, ritornando alla realtà. Doveva smetterla...
ASSOLUTAMENTE, ne andava di tutto quello che fino ad allora aveva mantenuto in
piedi. Lentamente si alzò, un fruscio di stoffe nel silenzio assordante di una
notte stellata. Si osservarono in silenzio, uno dei tanti lunghissimi attimi,
una pagina di un diario che non sarebbe mai svanito.
…..Ed infine
eccomi qui, seduto in quest’anonimo caffè, invisibile in mezzo alla folla.
Poco importa
che detesti questa mia modesta vita di mago del secolo moderno, così è e così
sarà, solo per colpa mia… Sono arrivato da poco meno di una settimana, eppure
già avverto la mancanza di tutto quello a cui mi ero faticosamente adattato. Io
ho una missione, che odio, che mi porterà a vivere o a morire, ma pur sempre una
missione. Io sono un mago oscuro, i giornali mi chiamano il braccio destro di
colui-che non-può-essere-nominato, puttanate! Magari fosse così…
Volete
sapere chi sono io? Io sono un uomo in fuga, solo, ed in perenne agitazione. C’è
stato un tempo in cui il mio nome era semplicemente l’incubo degli studenti
svogliati, Severus Snape, esimio docente di alchimia e pozioni, un mito solo per
i pochi serpeverde che vi erano sottoposti.
Maschere..
solo maschere nella mia vita, racchiuse in uno sguardo che non sento più mio.
E
sopravvivere è tutto quello che mi resta.. sopravvivere,respiro su respiro, un
gesto meccanico, per non dimenticare chi ero, per non pensare a ciò che sono.
Sei solo un lurido assassino
Severus… e non meriti niente… ASSASSINO
Parole che bruciano, come solo la
verità sé di poter fare.
Da quale
parte debbo iniziare amico mio? Sai forse dirmi come si racconta il più grande
casino della tua vita senza riempire pagine e pagine di termini poco edificanti?
Io non ne ho la più pallida idea. Quello che so è che questa vita d’ombre deve
finire. Il vento s’è compiuto da tempo ormai ed io non ho alcuna intenzione di
stare qui a rispettare le convenzioni. Quanti sciocchi ci sono a questo mondo…
Davvero pensavano che Lylyth Elizabeth Geneve Marion Snape fosse un animale da
zoo?! Poveri stupidi.,.. c’è sempre un barlume di fiamma sotto la cenere… e quel
barlume risplende ora fulgido come l’oro di exaclibur…
Persino lui
non si accorge delle cretinate che combina, del fatto che non ci sarò per
sempre…specialmente se questo è il vero volto che per mesi ha celato dietro
zucchero e miele. Ed io sono una stupida, consapevole del fatto che non riuscirò
mai a dimenticare che è tutto questo ciò che voglio e per cui ho lottato, che
sono incapace di concepire qualcosa di banale come una storia normale. Io agogno
le emozioni, posso quasi dire che sono il mio pane ed il vino che disseta la
mente, e certamente Severus Snape non è uomo incapace di emozioni, anche se ne
nasconde l’esistenza al mondo.
Ho passato
almeno una settimana della mia vita domandandomi se davvero fossi l’unica
persona al mondo capace di vedere il cielo in tempesta e la calma di una notte
stellata passare nei suoi occhi neri; se fossi l’unica che legge nelle poche
parole una miriade diversissima di sfumature. Io lo chiamo, anzi, lo penso,
quasi come un libro aperto ed opposto al mio, un libro che so gia come si
conclude, ed ugualmente adoro rileggere.
Ora devo
scappare amico mio… e prega con me che anche stavolta ritorni…
Capitolo 11 *** L'amore uccide i puri di cuore ***
Nuova pagina 1
Il tempo passava a rilento nella
scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Lylyth passeggiava in una grigia
giornata di pseudo inverno. Piper era lontana, al sicuro da tutti i problemi che
attorniavano i cosiddetti "impuri".
Il cielo grigio sopra di lei l'osservava con il suo infinito soffio di gelo, ma
Lyth lo stava ignorando, perduta nei pensieri e nella noia. C'erano le lezioni,
lo sport, eppure ultimamente sembrava che tutto fosse precipitato nell'apatia.
Dov'erano finiti gli arzilli studenti del primo anno,sempre a caccia di pericoli
e rimproveri, e gli studenti ormai quasi adulti? Niente... solo calma e slienzio,
fin troppo, assieme all'ombra nera dei dissennatori che qualche poco di buono
aveva parcheggiato a distanza minima da tutti loro, coinvolgendoli nella loro
immensa ed infinita tristezza...
Della famiglia Lyth non aveva notizie da prima di natale, certo...con Angela
avevano parlato un poco... ma erano così diverse che la donna si domandava come
potessero anche solo sopportarsi a vicenda.
Erano un pò come il giorno e la notte, due facce di una medaglia che non
combaciava su niente... tranne una cosa... l'unica che appariva ora davvero
irraggiungibile...
Con il passare del tempo la giovane donna parve rassegnarsi alla diversità di
sua sorella, apprendendo giorno dopo giorno come instaurare un rapporto cordiale
con la giovane grifondoro.
Non era poi cosi male.. anzi, probabilmente era addirittura meglio di ciò che
sperava. Trascorrere del tempo assieme ad Angela aveva fatto comprendere a
Lylyth che, alla fine di tutto, era la sua vita ad avere bisogno di un
cambiamento.. basta perdere tempo dietro ad un sogno irraggiungibile ed
all'irascibilità di un uomo il cui unico pregio era averla creduta.
Fu in una delle tante sere di riflessione che giunse alla più drastica delle
decisioni. Significava sacrificare un esistenza dannata, ma significava anche
smettere di soffrire,aprendo la strada ad una nuova vita.
Fu in quella stessa notte che, dopo aver portato la piccola Piper al sicuro
dall'amica piu fidata, Lyth partì alla ricerca dell'uomo che chiamavano Andrej
Delany.
Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto raggiungere il giovane e scaltro
inquisitore, menchè meno aveva programmato cosa dirgli al momento del fatidico
incontro. Sapeva solo che prima di spianare la strada del futuro doveva
liberarsi del passato e della sua perpetua notte...
Le lande desolate d'Irlanda non erano un posto accogliente in cui vivere; sua
madre glielo diceva spesso, e nonostante tutto Lylyth non aveva mai voluto
prestare ascolto a quella parte delle missive che sua madre le inviava.
Solo adesso che sedeva al vecchio tavolo di quercia intagliato, con il vento che
ululava malignamente da sotto la porta, il camino acceso e tre o quattro coperte
poggiate sulle spalle, pareva rendersi conto della veridicità di tutto quanto.
Si era rifugiata in quel luogo desertico per nascondersi dalle occhiate furtive
dei parenti, che quasi sicuramente sarebbero riusciti a prevedere ed annullare
le sue mosse. Si era rifugiata nel mondo babbano perchè le avevano detto che
Andrej non disdegnava trascorrervi una parte del suo tempo.
Sorrise, quando il suo gufo giunse, semi assiderato, recando notizie di Harryna
e di Piper. Era bello sapere che puoi contare su qualcuno... Si era anche
domandata se fosse stato utile scrivere ad Angela di tutto quello che le
accadeva,ma il timore di causarle problemi aveva avuto la meglio.
Era di nuovo sola ora.... ma una flebile luce le illuminava il cammino, una luce
che stavolta portava con se i brillanti colori del sole .
Sfilò in silenzio la catenella con il serpente di zaffiri, un vecchio dono della
sua infanzia; lo poggiò sul tavolino e poi,infilatasi il mantello, uscì nella
notte.
Fu come un lampo, la concitazione della lotta, la furia ceca di chi sa che c'e
solo una possibilità, vincere o essere vinti. Poco interessava alla giovane
Snape che non ci fosse il suo bersaglio congeniato sotto la scure dei suoi
colpi, men che meno importava qualcosa il luogo o la portata dell'incanto.
Dicono che in guerra si oda solo il frastuono della battaglia ed il proprio
respiro. Forse stavolta era vero... Ebbe a malapena la forza di distruggere le
prove di se, poi svani lungo i vicoli di Londra; nemmeno quaranotto ore erano
passate, e gia l'ira stava scemando.
Come farai ad ucciderlo Lyth?
Sempre la solita domanda, un mantra che non tace mai.. Quando qualcuno ti tira
fuori da un rottame in fiamme, ormai non ci speravi piu, questo è amore. Quando
qualcuno ti dice che c'è sempre una scelta, getta le armi, è una possibiltà,
questo è amore. L'amore uccide..
Ora, sul finire del mese di Giugno,
con il caldo che permeava anche nelle spesse mura di pietra della scuola di
Hogwarts, Lyth sedeva all'ombra di un platano, riflettendo su quanto avesse
occupato quei mesi che dalla primavera conducevano all'estate. C'erano stati
attimi di vero terrore, con la persecuzione di Delany che, scampato il pericolo,
le appariva come un amaro ricordo. C'era stato il morso di lupo,che l'aveva
condannata a dividere il medesimo fato dell'uomo che ora le era tanto distante.
Può esser vendetta...può esser carità
Da dove uscivano quei pensieri? Era ora di farli sparire. Avrebbe trovato il
modo di riportarlo a casa.. di chiarire tutto quello che c'era da chiarire..e
dopo nessuno avrebbe fermato la loro squadra..
Dal Diario di Lylyth Elizabeth Marion Snape
5 Luglio 2007
Ricorderò e comunque anche se non vorrai
Ti sposerò perché non te l' ho detto mai
Come fa male cercare , trovarti poco dopo
E nell' ansia che ti perdo ti scatterò una foto…
Ti scatterò una foto...
Ricorderò e comunque e so che non vorrai
Ti chiamerò perché tanto non risponderai
Come fa ridere adesso pensarti come a un gioco
E capendo che ti ho perso
Ti scatto un' altra foto
Perché piccola potresti andartene dalle mie mani
Ed i giorni da prima lontani saranno anni
E ti scorderai di me
Quando piove i profili e le case ricordano te
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te
Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
E riconobbi il tuo sguardo in quello di un passante
Ma pure avendoti qui ti sentirei distante
Cosa può significare sentirsi piccolo
Quando sei il più grande sogno il più grande incubo
Siamo figli di mondi diversi una sola memoria
Che cancella e disegna distratta la stessa storia
E ti scorderai di me
Quando piove i profili e le case ricordano te
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te
Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
Non basta più il ricordo
Ora voglio il tuo ritorno...
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore
Lo stesso sapore con te
Io Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire...
Poche parole, scritte d'un rosso acceso sulle porte dell'anima, parole che
parlavano di sogni e d'anime che al di la di tutto avrebbero sempre saputo di
non essersi perdute, anime che erano destinate a riunirsi. Poco distante,su un
comò di una casa nei sobborghi di londra, una foto in bianco e nero d'un uomo
non piu giovanissimo,ma pur sempre deciso, immobile a fianco di un bellissimo
cavallo, anziano ed ormai segnato dal tempo, ma i cui occhi dolcissimi parevano
sorriderle.
Si sà che il tempo porta consolazione nella vita e nei dolori che affliggono
l'uomo,ma stavolta pareva non volerne sapere di passare. C'erano sere in
cui,seduta nel grande salone al numero 6 di S. Blackett Street, con il camino
che scoppiettava malinconico,riflettendosi nell'oro del suo bicchiere di
whiskey, Lylyth aveva la netta impressione di avere qualcuno vicino, qualcuno
che le dava la forza di andare avanti nonostante tutto. Era una sensazione
inesplicabile a parole, c'era e questo le bastava.
Così i giorni trascorsero placidi, fra le normali occupazioni di una madre con
una figlia piccola, le faccende di casa e gli obblighi "esterni". Essere un
mangiamorte le pesava come non mai. Un grosso macigno sulla coscenza.
Quella mattina, un martedì, s'era alzata particolarmente controvoglia,
infilandosi la prima cosa che le si parava davanti. Fosse stato per la sua
volontà non si sarebbe data pena di fare niente, ma la vocetta di Piper che la
richiamava dalla stanza al piano terra aveva avuto la meglio. Sospirò,scendendo
con cautela le scale.
Mormorò tra se e se. Strano il destino.... proprio allora suonò il campanello
dell'ingresso.Una rapida occhiata nello specchio appeso lungo le scale,
lievemente incrinato da un lato,ma pur sempre utilizzabile, e Lyth scese,
bloccando con il semplice gesto di una mano il tentativo di Piper e dell'elfo
domestico di aprire. Posò la mano candida sul pomo, uno,due, tre attimi..pezzi
d'anima che gridano mentre il tempo si dilata nell'attesa.
I sensi della donna percepivano i movimenti come se non le appartenessero, come
se tutto stesse accadendo in un altra dimensione. La porta che lentamente si
spalanca, la luce di un giorno morente che impedisce allo sguardo di definire i
lineamenti, una figura sosta davanti alla porta.
<... è così che si accolgono gli amici?>
La voce è chiaramente familiare... Lyth sorride, non un sorriso smagliante come
ci si potrebbe aspettare, piu un vago sorriso di circostanza.
<..Entra e dì che cosa vuoi...o dillo adesso e vattene..>
<...Lylyth..pensavo che l'educazione fosse il tuo punto forte..>
<..Taci Morgan! Tu appartieni ad un passato che mi disgusta..>
<..come preferisci...ma sappi che quel passato tornerà... prima di quanto
immagini.>
La porta si richiuse con un tonfo secco, la veste lunga che frustava l'aria con
l'ira della giovane Snape. Non si sfugge mai del tutto ai ricordi.... ma si può
sempre provare ad eliminarli...
E le minacce di quel passato erano tornate realmente. A poche settimane dalla
furia di un ritorno Thomas J Riddle aveva preteso di riprendere il posto
che,diceva,essere suo per diritto di legge.
Lylyth aveva gridato,scalpitato e graffiato come un animale in trappola,ma alla
fine aveva optato per una soluzione di pacifica indifferenza, per il bene di
Piper. Ora, in un sabato sera al castello di Hogwarts, scriveva dondolando
sull'altalena di corda sotto alla grande quercia.
Una sensazione di impotenza la bloccava,come se qualcosa di vitale le stesse
sfuggendo dalle mani, mossa verso chissà quali rossi lidi. Mai come quella sera
Lyth sentiva il bisogno di uno di quei rarissimi momenti d'affetto dei quali
Severus sapeva essere capace se preso per il verso giusto.
Sospirò, spingendosi di nuovo ad urlare contro il cielo trapunto di stelle ed
assente dalla luce lunare, fondendosi con la notte alla ricerca di un oblico che
sapeva non sarebbe giunto tanto presto, non per lei, lei era Lylyth, non le era
concesso essere debole. Non le era concesso amare,almeno non come avrebbe
voluto.
Il tempo si sa porta con se l'abitudine, e l'abitudine trascina spesso in una
serie di comportamenti e di azioni ripetitive e prive di sentimento. Attualmente
era questa la vita di Lylyth: lavoro, casa e pochissimo svago, una vera follia
per una giovane donna della sua tempra.
Pareva quasi che una bolla invisibile ed indistruttibile avesse avvolto la sua
vita, privandola pian piano di un filo logico. Certo, Riddle era sparito, ma
molte altre cose ancora giacevano latenti sotto la cenere, non ultima e non di
secondaria importanza la questione della successione familiare.
Strane voci parlavano della morte improvvisa dell'ultimo conte degli snape, e
della già conclusa successione dinastica, anche se questa era stata funestata
dal ritrovamento del cadavere di Vincent Snape, barbaramente trucidato da mani
ignote. Lyth presumeva di conoscere quelle mani e quel viso al mondo sconociuto
e non le biasimava per quanto avevano compiuto, lei stessa a volte era animata
dal medesimo impulso. Il problema tuttavia restava invariato essendo la linea di
discendenza troncata di netto.
S'impose di non pensarci, non stava a lei decidere delle sorti di un casato che
la ripudiava...anche se... alla guida c'era ora la persona più cara che aveva al
mondo.
Lylyth si alzò dal divano della sua nuova casa di Londra e sospirando si decise
a spegnere la radio che trasmetteva, simpaticamente, solo canzoni terribilmente
dolci e terribilmente tristi nel solito momento.
Con un occhio controllò, madre premurosa, che Piper stesse ancora giocando con
le sue costruzioni sul tappeto centrale dell'altro salotto e sorrise. Quella
bambina era una gioia per il cuore e per gli occhi.
Spostatasi in cucina Lyth s'apprestava a cucinare qualcosa per cena quando un
ricordo le passò come un fulmine nella mente, un'altra cena ed un altra casa....
COn un pop Lyth si era appena smaterializzata al centro di Blackett Street er
ora osservava con aria perplessa il tramonto sui docks. Aveva un'altro cugino..e
almeno una miriade di cose di cui non era stata messa a conoscenza. Con le
spalle poggiate contro la porta d'ingresso di casa la donna pensava a Piper,al
sicuro a villa Snape, con Angela, al suo futuro, da mangiamorte che non s'era
presentata al richiamo, a reietta e traditrice..
<..Cosa ne sarà di tutto questo?>
Sospirò affondando nella luce del pomeriggio afoso ed umidiccio. Poi, come
attratta da un riflesso incorporeo di luce contro il vetro della finestra. C'era
qualcuno affacciato ma..come era possibile? Inarcò un ciglio, appiattendosi alla
porta, poteva essere in pericolo.
Tentando di fare il piu piano possibile sospinse la porta di legno sui
cardini,implorando affinchè non cigolassero sotto il suo peso. Nella destra la
mano, la sinistra pronta a scattare in qualche robusto ceffone.
Di soppiatto entro, il respiro affannato dall'attesa. Attorno a lei silenzio e
polvere. Nessun segno di forzatura. Strano..L'aveva sentita entrare, nel
silenzio anche i passi di un felino sarebbe stati frastornanti. Aveva osservato
la sua espressione esterefatta attarverso il vetro appannato della finestra.
Il riflesso opaco nella nebbia della città.
Non si voltò, nemmeno quando i cardini si ripiegarono su stessi. Si limitò ad
incontrare i suoi occhi nel vetro.
- E' sempre un piacere vedere che i parenti si prendono cura della casa in mia
assenza. - disse lasciando che l'alito appannasse la finestra.
Un alone di umidità. Sarcasmo nella voce dell'uomo. Se ne stava in piedi nella
sua camicia sgualcita da una notte di follia.Si era osservata in giro con
circospezione. Non c'erano tracce di disastri, nè del passaggio dei suoi "
fratelli." Ora la donna sostava sulla soglia della stanza che corrispondeva alla
finestra dell'esterno. Le era parso d'udire un sussurro, ma non era certa di
averne afferrato il senso.
La figura d'un uomo si stagliava contro la luce, pallida e di spalle, quasi non
le importasse d'essere alla mercedè di qualcuno. Lylyth abbassò incosciamente la
bacchetta,muovendo un passo nella direzione dell'uomo.
<..o...dio..>
Un roco sussurro, c'aveva messo poco piu di qualche attimo a capire chi potesse
agire cosi,ma ora che c'era arrivata non poteva credere ai suoi occhi. Una mano
tentò di coprire la meraviglia dipinta nella sua espressione. Come ? Quando? che
diamine accadeva alla sua vita ?A quel punto si voltò. L'occhio pallido guizzò
da una parte all'altra per poi morire rapidamente. Alle sue spalle anche il
giorno moriva rapido, rapito dalla notte. La foschia dietro la finestra si
abbassava sull'asfalto.
Un ragazzo faceva penzolare una gamba al di là dell'argine del fiume,
rabbrividiva infreddolito.
- Non potete rimanere qui: tu e Piper. - disse lasciando pensare che non
accettasse altra risposta che un <>.
- Sono certo che al castello sarete sempre le benvenute...ma se la tua volontà è
quella di trasferirti a londra ti aiuterò a trovare un appartamento comodo per
entrambe -
Parlottava come sempre, ignorando gli occhi sbarrati della nipote. Ignorando il
fatto che non si era fatto vedere per più di qualche saltuario mese.E fu cosi,
come un abitudine particolarmente difficile da abbandonare, che la diga della
pazienza non resse, mostrando dapprima una ruga contrariata sulla fronte, poi un
tremore poco rassicurante nella voce che esplose infine in un amaro
risentimento.
<..spiegami un pò..te ne vai quando e come ti pare, sparisci, non ti fai sentire
e poi torni e pretendi di fare l'hitler di turno ? Eh no mio caro! >
In meno di mezzo istante lo fronteggiava, in punta di piedi, dato che la
superava di almeno venti centimetri, ma rabbiosa a sufficienza. Sbuffò per un
attimo, prima di notare che qualcosa era mutato in tutto quel tempo. Una mano
corse rapida alla bocca,un conato di spavento che s'alzava premendo per uscire
in un grido,
<..ma...tu..sei..ferito...>
Di nuovo sussurri. Che cosa mai era accaduto in cosi tanto tempo?Stremato dalla
notte passata, rimase immobile ad osservarla. Gli ringhiava contro, volarono
insulti, e sguardi d'odio. Ma nulla.
L'uomo che era una volta avrebbe levato le mani, forse avrebbe lasciato un segno
sulla guancia della donna.
Nulla.
Non reagì. Pietrificato nella pacatezza del suo unico occhio scuro. I lineamenti
sciolti del viso.
- Non è nulla, era solo un occhio. Ne ho un altro -
Questa volta la sua voce giunse serena, stonata forse ma senza melanconia o
risentimenti.
Aveva perdonato.
- Devo parlarti Lylyth, mettiti a sedere. - le indicava il divanetto polveroso
davanti alla libreria. Le pile di volumi e manuali erano di nuovo in ordine come
anche i vecchi giornali e i mozziconi a terra: il tocco di una donna era più che
evidente. Severus si soffermò ancora alla finestra prima di scivolare sulla
seggiola dello scrittoio.
- Mi hanno fatto il tuo nome...- lo sguardo cadde a terra in un sospiro, lasciò
cadere le spalle -...tra quelli dei traditori. -
Tradimento.
Avrebbe sputato su quella parola, avrebbe strappato le pagine di storia con
quella parola. Ma non era possibile, era - solo - una parola.
I gomiti posati alle ginocchia, in un posa affranta ed incerta. - Ho bisogno di
una spiegazione. -Eccoci... lo sapeva che qualcosa sarebbe accaduto. Avevano
mandato Severus per indorare la pillola? O era venuto di sua spontanea
decisione? Si sedè,scostandosi con un pò d'apprensione, impiegando alcuni
secondi a far riprendere vita alle punte sulle quali era stata sollevata.
Si sedè, nessuno sbuffo di polvere s'era ancora depositato dalla sua assenza.
<...Posso ancora rischiare la vita mia e di mia figlia con le azioni allo sbando
di questi periodi,Severus?, ultimamente non ne valeva la pena..per niente..>
Faceva strano pronunciare di nuovo il suo nome, faceva strano, ma sembrava che
non fosse passato piu di un giorno dall'ultima volta.
<..Non ho tradito l'idea.. solo le persone...ma se mi ritieni colpevole..>
Abbassò il capo,attendendo una condanna che sembrava certa.Non era certo di
quale ideale stesse parlando ma più di tanto non se ne curò.
- Colpevole, Lylyth? Non ho il diritto di giudicare nessuno, purtroppo. Non sono
qui nelle vesti di un boia. -
Alzò il capo alla donna seduta sul logoro divano e sorrise. Le labbra
s'intrecciarono per poi ricadere rapidamente. - Sai...si da' il caso che questa
sia casa mia - aggiunse in un sibilo divertito.
- Purtroppo se non sono io...sarà qualcun altro. Devi tornare, per il tuo bene.
- parole affrante quanto la sua iride nera. Un battito alla finestra lo destò.
Sussultò sorpreso nel vedere una civetta della Scuola di Hogwarts picchiettare
contro il vetro gelido.
Lasciò che entrasse, apriva la lettera distrattamente e sovrappensiero aggiunse
- Tua figlia sarà al sicuro, te lo prometto. - non fu altro che un sibilo appena
distinguibile nell'aria di tensione tra i due.
Eppure quante volte quell'uomo aveva dato la sua parola?
Solo una volta prima di oggi. Ed un tatuaggio ne era l'unico testimone. Così,
come se porgendo i suoi saluti, Severus Snape fece la sua promessa che mai in
vita si sarebbe permesso di tradire.
La lettera fra le sue mani era per Lylyth. Corrugò la fronte e la restituò alla
nipote, solo una parola impressa nella mente, una parola catturata dallo
sguardo: urgente.Prese il foglio con il suono delle parole di Severus ancora
nella mente. Che cosa c'era di diverso dal solito? Era cosi stordita da non
capire. Con mano rapida ed esperta estrasse la lettera e raoidamente ne scorse
il contenuto.
<..Qualcuno qui ha fatto un lavoro... decente.. agli occhi del suo capo.>
Sorrise sarcastica.alzando lo sguardo sul viso di severus che ricambiava il suo
sguardo con espressione neutra.
<..Ora che ci sei siamo tutti al sicuro..>
Sibilò avvicinandosi ad osservarlo per un attimo, una mano lievemente sollevata,
incerta, dinnanzi al pallido viso.
<..non ho niente in contrario alla villetta londra.>
Quelle parole erano dolci, erano le ultime di quella conversazione. Si alzò di
nuovo a sfiorargli la guancia con una carezza ed un bacio di commiato sulla
guancia coperta dai capelli.
<..devo andare.>
Rapida si infilò il mantello e raggiunse la porta,incapace però di uscire del
tutto.Si soffermarono entrambi in un oppresso silenzio. Lei incerto, Lui
assorto.
L'avevano liberata solo ora.
Poteva essere troppo tardi. Un tumulto dentro di sè. Lo sguardo che vagava tra
le assi del pavimento. Si portò una mano tra i capelli scuri, ancora il calore
della donna sulla pelle. E se fosse - no, non voleva pensarci. Non poteva
pensarci. Sarebbero dovuti arrivare prima <> urlò in
silenzio ignorando l'impeto di sbattere un piede a terra in frustrazione.
Quando levò gl'occhi si rese conto che Lylyth ancora non era uscita.
- Vengo con te - esortì d'improvviso afferrando il mantello nero e
smaterializzando con la nipote.
Giorni dopo.
Lylyth era arrivata a Blakett's Street nel primo pomeriggio. Aveva tutta
l'intenzione di sistemare gli averi suoi e di Piper e tornare al castello,
eppure appena aveva varcato la soglia nè era stata quasi incapace. Le ci erano
voluti venti minuti buoni per decidersi ad aprire la grossa valigia di pelle
nera ed iniziare a piegare i vestiti, lottando con Mommet che pareva essersi
affezionato al logoro divano di pelle.
La pendola suonava oramai le cinque e mezza ed il lavoro di raccolta stagnava.
Come diamine fosse riuscita a spargere cosi tanta roba in meno di due mesi le
era incomprensibile. Sbuffò, accaldata dalle vesti di maga che così poco le si
addicevano. Data la calura ancora soffocante si infilò in una maglietta sformata
e sfilò scarpe e calze.
Decisamente piu a suo agio si dedicò canticchiando a riordinare gli oggetti che
piu le servivano, domandandosi con curiosità se davvero avrebbe potuto avere una
villetta tutta per se. Severus pareva essere uscito, ma non le dispiaceva la
solitudine.
Dopo un pò di sana fatica si sentiva meglio. Era piacevole sentire i muscoli
riattivarsi sotto lo sforzo dello spostamento, trovandosi piu agili e scattanti.
Lylyth si osservava attorno con aria da generale sulla piazza d'arme, tentando
di individuare oggetti dispersi in qualche anfratto. Ignara della calura serale,
lievemente affamata, concluse infine d'aver preso tutto. Sigillò con premura le
chiusure della valigia, lasciandola poggiata sul divano per tornare ad infilarsi
nelle sue vesti di maga in carriera.
Era ormai ora di cena, decise che, dopotutto, poteva fermarsi a mangiare
qualcosa prima di tornare alle sue stanze di serpeverde. A dire il vero non le
mancavano molto ma sperava fosse un operazione transitoria.
Seduta cosi,su di uno sgabello della cucina, attendeva la cottura del microonde,
le mani incrociate e la testa poggiata su di esse. - Sparisci -
- E tu chi saresti? -
Giungeva inconfondibile la sonora voce di Severus Snape, accompagnata da quella
squillante di un ragazzo. Un bambino, per lo più, che aveva deciso di depositare
il suo fondoschiena sui gradini del numero 6 di Blackett Street.
- Quello che ci vive. Ora levati da casa mia. -
- Che?? Sei tu vivi in stà catapecchia? - rispondeva a tono il ragazzetto
La cortese coversazione tra i due si concluse con alcuni lamenti stizziti di di
Fèlipe, il più giovane tra i figli del panettiere che gestiva il forno a legno
all'angolo della strada. Sull'asfalto risuonarono i suoi passi rapidi che
s'allontanavano, poi finalmente la serratura girò due volte.
- Lylyth...cosa ci fai qui? - domandò Snape. L'uomo si era fermato sulla soglia,
una sigaretta accesa tra le labbra e la Gazzetta del Profeta sotto il braccio.
Scrollò il capo e lasciò cadere il giornale sul bancone del cucinino. - Beh...vedo
che stai tirando su le tue cose. - aggiunse lanciando un'occhiatta all'attacapanni
all'ingresso. Si lasciò cadere su di uno sgabello, poggiato coi gomiti al tavolo
infilò le lenti a mezza luna e aprì il giornale saltando rapidamente le pagine
di politica.
Anche mommet parve ansioso di dire la sua e comparve zompettando allegramente
sulla cucina con aria furba, lanciando un lungo e caloroso miagolido di
benvenuto all'uomo che spandeva nuvolette azzurrine immobile sulla soglia.
<..Che intuito...>
Sghignazzò infine Lylyth passandogli davanti con le stoviglie rigovernate a
puntino e da rimettere nella credenza.
<..ah..ti devo un piatto pre-riscaldato dal friser..>/Girava pigramente le
pagine del quotidiano, si era soffermato sulla cronaca nera. Non sarebbe stata
una sorpresa vedere facce familiari tra gli articoli. Da dietro gli occhiali
lasciò scorrere le parole di un pezzo d'opinione sulla criminalità contro i
babbani.
S'interruppe dopo l'ennesimo errore sintattico del giornalista -Ho visto temi da
studenti del primo anno migliori di questo schifo- borbottò tra le labbra.
Sovrappensiero.
Con uno sbuffo si portò un paio di dita alla bocca, inumidiva i polpastrelli e
girava pagina. Alle parole di Lylyth levò lo sguardo, si voltò solo leggermente
guardandola sopra gli occhiali, che scivolavano giù per il naso.
- Se è un'offerta per prepararmi la cena...accetto volentieri - disse con
l'ombra di un sorriso tornando alla Gazzetta del Profeta. - Ma dimmi piuttosto...Piper
dov'è? - chiese mentre storceva il naso alla vista dell'ennesimo articolo sulla
vita sentimentale del Primo Ministro. Cioè pressochè sul nulla.
- Spero non in riformatorio - aggiunse con fare monotono osservando la
fotografia in movimento di Felix Felicis che ostentava uno dei suoi celebri
sorrisi d'occasioneLylyth si fermò, con un piatto alzato a mezz'aria tra di
loro. Sarebbe stato un fresbee insolito. Sorrise alle prime parole di Severus,
era un insegnante davvero troppo pignolo.
<..Cosa gradisce mangiare monsieur?>
Chiese con un accento francese decisamente desueto ripassando sui suoi passi con
un sorrisetto furbo sbirciando monella l'articolo che aveva attratto tanta
indignazione.
<..A casa d'una compagna dell'asilo babbano...sai com'è..con tutto quello che ho
avuto da fare la preferivo al sicuro in mezzo alla gente.. ma..se vuoi possiamo
andare a prenderla...>
Con una pentola poggiata sul fianco sinistro e il mestolo di legno Lylyth
attendeva che Severus decidesse se e cosa mangiare, era decisamente una scena
insolita. Vide Mommet scendere dal piano della cucina per andare ad annusare
birbante lo sconosciuto.
<..MOmmet! vieni qua pestifero!>
Bisbigliò ridacchiando della faccia dello zio. . - Non credo ci sia molto da
cucinare in frigor...ma forse è rimasta della carne tritata - mormorava girando
nuovamente pagina con fare scocciato - Potremmo fare un paio di hamburger -
D'un tratto si sentì strattonato da un lembo dei pantoloni - Ma che...- sgranò
gl'occhi alla vista del fastidioso felino.
- Che diamine è questo coso?? - domandò scostando la gamba e abbassandosi ad
afferrare l'animale per il coppino.
Lo teneva sollevato davanti al viso, le rughe della fronte si corrugarono in
un'espressione confusa - Mommet l'hai chiamato....che razza di nome...-
mormorava mentre lo lanciava oltre il bancone. Il gatto attutì la caduta sulle
zampe, una volta a terra riprese la sua ambigua passeggiata per la stanza,
ignorando l'accaduto.
Snape scrollò la testa, lanciò un'occhiata fugace alla nipote in un silenzioso
rimprovero. - Lasciamo perdere...dicevi che Piper è da un'amica...mi fa'
piacere...- diceva tornando al giornale aperto sul bancone - Hai deciso dove
trasferirti? Credo che dovresti aspettare di esserne sicura prima di passare a
prenderla...con i bambini tra i piedi viaggiare è una tragedia. -<..Vedi che
quando non c'eri ho mandato l'elfo a fare la spesa...>
Mugugnò facendo un paio di versacci all'increduilità di Severus,spalancando il
frigorifero con una mano.
<..che ne dici di uova e pancetta?>
Chiese abbassandosi per controllare su quale scaffale fossero finiti gli
ingredienti che le occorrevano. Riemerse dopo un istante con un pacchetto con
sei uova fresche, un contenitore di plastica con dentro la pancetta ed il burro.
<..Non ho scelto io il nome,mio caro, si dia il caso che sia opera della tua
figlioccia.. > Ghignò armeggiando con la padella ed il burro per non scottarsi.
<..A dire il vero sono stata...impegnata a non volare di sotto in questi giorni
di lavoro all'infermeria...indi non ho guardato.., ma si accettano
suggerimenti.> birciò all'interno del modesto frigorifero babbano incassato in
un angolo: era stracolmo. Probabilmente era la prima volta che conteneva più di
di qualche pozione e formaggio ammuffito. Ne rimase piacevolmente sorpreso; in
fin dei conti non avrebbe dovuto fare la spesa per i prossimi tre mesi con tutto
quel cibo.
- Non sono un agente immobiliare, Lylyth - le rispose scrollando il capo mentre
ripiegava il giornale.
- Però posso dirti che in giro ci sono un po' di appartamenti...certo i prezzi
sono quello che sono...ma naturalmente avresti l'appoggio del denaro della
famiglia. -
Abbassò il capo all'anello che teneva costantemente all'anulare, ne carezzò la
pietra nera in un gesto meccanico. Le spire del serpente si strinsero sulla rosa
al contatto.
- Potresti trasferirti anche con tua sorella, Angela...sai...per compagnia
-Angela? Ma erano secoli che non tornava a Londra. Anzi..si sarebbe dovuta
preoccupare da un pezzo della salute di lei.
<.Angela non si vede in giro da secoli Severus...e non so cosa possa esserle
accaduto..>
Rispose salando le uova prima di poggiarvi sopra alcune fettine di bacon con
scrupolosa attenzione,per evitare che si attaccassero e sbruciazzassero ai
bordi. Con la coda dell'occhio notò il gesto di Severus, non aveva mai fatto
caso all'anello,ma distratta com'era non c'era da stupirsi se non lo aveva
notato.
<..Mi guarderò in giro allora..sempre che non accada nient'altro.>
La conversazione sembrava essersi lievemente arenata mentre lei terminava la
cottura delle uova e le impiattava con cura guarnendole ai bordi con delle
mezzalunine di formaggio francese. Ancora non aveva capito come mai trovasse
tanto diletto in cucina.
<..Ecco... pronte e sistemate.. >
Poggiò il piatto dinnanzi all'uomo che, nel frattempo,aveva posato la gazzetta
del profeta e si era seduto. Con fare pignolo lo osservò un attimo,
ridacchiando.
<..ce le siamo lavate le mani,signorino?>
Chiese trattenendo un risolino,accomodandosi poi sullo sgabello opposto a quello
di Severus.- In effetti non la vedo da parecchio tempo nemmeno io...da quando ha
lasciato la cattedra ad Hogwarts, credo - si era soffermato pensieroso ad
osservare la finestra dall'altro capo della stanza. Tra i quadrati perfetti
delle sbarre si stagliava un lampione, il vetro era rotto sin da quando ne aveva
memoria. - Ma in fondo è normale che io non veda le persone...il mio istinto a
relazionarsi è nei minimi storici - borbottava aggiungendo un tiepido "Grazie"
quando Lylyth gli posò il piatto di fronte.
Si stava già armando delle posate quando la nipote decise d'interrompere l'idiliaco
momento del pranzo con una delle sue frecciatine. Snape inarcò il sopracciglio,
lo sollevò quasi fino alla fronte.
- Le mie mani sono perfette - bofonchiò portandosi la prima fetta di pancetta
alla bocca.<...ok..mi arrendo.. hai ragione tu..>
Sghignazzò lasciandolo libero di mangiare in pace. Aveva detto che le sue
relazioni stavano a zero,figurarsi chi lo ascoltava. Annoiata, incapace di
comprendere tutti i nuovi studenti che vedeva passare per i corridoi, per
Hogsmeade, per la stessa cittadina di Londra, Lylyth avrebbe preferito un
viaggio nel Klondike all'idea di trasferirsi, anche se solo per un breve
periodo, nei dormitori di Serpeverde.
Mommet era tornato a sederlese sulle ginocchia, Mentre ne accarezzava il soffice
pelo con la mano Lyth si domandava che diamine avesse combinato in tutto quel
tempo Severus. Avvertiva il cambiamento in modo distinto e netto,ma.. quali
implicazioni avrebbe avuto?
Per distrarsi si mise a cercare una casa sugli annunci della gazzetta.
Severus la seguì con lo sguardo vagare tra i suoi pensieri. Era assorta su
chissà quali elucubrazioni. Aveva aperto la gazzetta, ed ora scorreva le pagine
alla ricerca degli annunci. Improvvisamente, l'uomo posò le posate. Il piatto lo
attendeva ancora, ma lui si stava già passando un fazzoletto sulle labbra, quasi
avesse fretta di aprir bocca.
- Lylyth...non sai cosa mi è successo oggi... - diceva agitato, posseduto da una
qualche urgenza. La nipote aveva alzato lo sguardo sorpresa e lui continuò. - Ho
incontrato Simon, ricordi? Simon Finningam...l'amico del nonno...quello che era
sempre a casa nostra per una cosa o per un'altra -
Non attese una reazione dalla ragazza di fronte a sè - Saprai che è nel giro di
affari delle publicazioni...a dir la verità pensavo si occupasse solo di
quotidiani...- l'uomo raccontava con premura, uno scintillare d'impellenza in
quell'unica iride scura -...invece a quanto pare ha qualche aggancio anche nelle
edizioni scolastiche, saggistica...insomma...un po' di tutto. -
Concluse abbassando lo sguardo, quasi avesse un ripensamento. Quando levò lo
sguardo a Lylyth sul viso si era allargato un sorriso non distante a quello di
un ragazzetto con un'idea bizzarra in testa. <..Intendi darti alla scrittura
severus?>
Domandò con fare curioso,accantonando per il momento quel grigiume della pagina
annunci immobiliari. Stava scoprendo un'altro lato dei mille e la cosa la
incuriosiva non poco. Scostò il micio dalle ginocchia mentre questi li osservava
entrambi come se fossero due mezzi matti.
SI sporse lievemente in avanti per ascoltare meglio, improvvisamente riscossa
dal giro vizioso delle domande inespresse ed inesprimibili.
<..Avanti..racconta.>
Chiese con l'aria di chi si appresta ad apprendere chissà quale monelleria
dipinta sul viso pallido e privo di qualsiasi genere di belletto.Strabuzzò
gl'occhi. Era davvero diventato così prevedibile?
Stranamente l'idea non gli dispiaceva.
- In realtà è ancora un po' tutto in fase di elaborazione. - aveva sollevato un
gomito sul bancone ed ora lasciava che la guancia riposasse sul pugno chiuso -
Voglio dire...non sono ancora sicuro che possa essere davvero la mia scelta...ma
non ti nascondo, Lylyth, che la cosa mi affascina -
In una posa annoiata ed assorta, Snape rimaneva immobile a contemplare.
Tamburellava con le dita un motivetto sconosciuto. - Il fatto è che, ora che ho
lasciato Hogwarts...- una vena di dispiacere ed uno sbuffo d'aria che sibilò tra
le labbra accompagnarono le sue parole.
- ...come dire...non mi piace rimanere con le mani in mano. Per carità non che
non abbia già miriadi d'impegni...- il ricordo amaro della conversazione con
Demo ritornò a galla, tra doveri ed impegni avrebbe senza dubbio avuto poco di
cui annoiarsi.
- ...eppure...non lo so...vorrei potermi distrarre con qualcos'altro. - aveva
risollevato lo sguardo ad incontrare quello della nipote - Tu cosa ne pensi?
-<..Penso che non ti vedo contento di qualcosa da troppo tempo per non
approvare.>
S'era fermata un attimo ad osservare il tamburellare delle dita con aria
riflessiva. Poi aveva alzato gli occhi osservando quel viso cosi familiare
nonostante la sofferenza che vi era stata recentemente stampata sopra. Aveva
sorriso in silenzio, tentata dal poggiare una delle sue mani su quella
dell'uomo.
<..Vuoi del vino ?>
Chiese alzandosi per prenderne un bicchiere per se. C'era anche del sorbetto al
limone in fresco,ma non aveva la benchè minima idea sui gusti di severus in
fatti di dessert , in origine l'aveva fatto comperare per Piper che ne era
ghiotta.
Sghignazzò tra se quando s'accorse che le tremavano un poco le mani. Nemmeno
fosse una sciocca ragazzina al primo appuntamento. E poi...che diamine stava
blaterando? Aveva perduto il filo del discorso.Il sorriso si allargò sul volto,
troppo distratto per pensare a contenerlo. Gli angoli della bocca si
raggrinzirono mostrando lievi rughe d'espressione attorno alle labbra.
Contento. No, forse non contento. Eppure l'idea di cambiare qualcosa nella
monotonia gli punzecchiava piacevolmente i pensieri.
La sera stava calando dolcemente, il lampione fuori dalla finestra tentennò un
paio di volte prima d'illuminarsi. Il bagliore si rifletteva sul vetro, sul
tavolino proprio sotto il davanzale, sulle pergamene vuote e sui libri ordinati
l'uno sull'altro.
Vuoi del Vino?
La domanda giunse estranea alle orecchie dell'uomo, voltò lo sguardo alla nipote
e scosse la testa - No, grazie...credo che mi permetterò giusto un bicchiere di
whisky incendiario - con quelle parole mormorate fece cadere la bacchetta tra le
mani. Evocò la vecchia bottiglia lasciata a metà e si servì poche dita di un
tiepide liquido ramato.Lylyth sedè dopo essersi versata il suo vino, osservando
il liquore ambrato che sciabordava nel bicchiere. Sorrise, un sorriso
malinconico come la luna che spuntava al di la del porto.
<..Magari vuoi essere lasciato solo..>
Sibilò riscuotendosi dal lieve torpore del sonno. Sarebbe rimasta se gli fosse
stato chiesto, ma non era un problema neppure raggiungere Hogwarts.Il bicchiere
si era in qualche modo poggiato alle labbra, ed ora il liquido scendeva in gola,
la riscaldava e lasciava alle sue spalle il tiepide torpore dell'alcool.
- Sarebbe meglio che dormissi al castello, Lylyth -
Con quelle semplici parole si era levato in piedi e l'accompagnava all'ingresso.
La mano sulla spalla della donna si strinse lievemente in un silenzioso cenno di
saluto, rimase sulla porta ad attendere di vederla sparire in uno schiocco di
dita.
Lei gli sorrise. Un sorriso fugace, di quelli che lampeggiano sul volto e puoi
anche rischiare di perderli.
Lui, quel sorriso, non lo perse; lo ingoiò insieme al secondo sorso di Whisky.
Come se le ultime ore fossero state solo un solitario intermezzo musicale,
l'uomo si ritrovò piegato sul bancone, un mozzicone abbandonato sulle labbra ed
un bicchiere d'alcool malandato. E di musica, neanche l'ombra.
La notte era calata senza che potesse essere fermata, aveva preso il giorno per
i piedi e l'avevo trascinato lontano. Era triste vedere quel continuo litigio e
non poter intervenire.
Severus Snape, di canto suo, se ne lavava le mani. Lui era il discreto
spettatore, nulla più.
E così, immobile nel suo misero posto di platea, osservò anche l'alba fare le
scarpe alla notte, fino ad essere investito dal calore umido del primo
pomeriggio.
Si trovò a ridere come una sciocca di quell'episodio, tanto che sua figlia venne
ad osservarla con un sopracciglietto inarcato per la curiosità.Giorni dopo Lyth
sedeva immobile nella penombra del salone, innanzi a lei l'immensità del nero e
lucido pianoforte; fuori il ticchettio gelido della pioggia che cade lavando i
mali del mondo.
Lentamente le mani, pallide eppure ben curate si posarono lievi sui tasti alla
rierca di una nota precisa che prontamente rispose al suo tocco riempiendo
l'aria circostante della sua vibrazione cristallina e precisa.
This romeo is bleeding
But you can't see his blood
It's nothing but some feelings
That this old dog kicked up
La voce si unì alla melodia un pò stentata per il raro utilizzo che la giovane
ne faceva, eppure precisa come il giorno in cui aveva terminato la sua utlima
lezione.
It's been raining since you left me
Now I'm drowning in the flood
You see I've always been a fighter
But without you I give up
Now I can't sing a love song
Like the way it's meant to be
E fuori pioveva sul serio, bagnando i selciati delle strade e le piante,
cancellando dal cuore gli ultimi raggi del tiepido sole estivo. Aveva sempre
trovato consolazione nel canto, e compagnia nelle lunghe giornate trascorse a
studiare nell'immenso salone della villa di famiglia, eppure ora detestava quasi
il suono del pianoforte, troppi ricordi racchiusi in un solo singolo oggetto.
Si fermò quasi subito, lasciando disperdere l'ultima nota troncata a metà. Non
poteva permettersi tanta sofferenza, non quando la vita di una bambina e la sua
felicità dipendeva da lei e dal suo piglio inflessibile. Che madre sarebbe stata
se avesse permesso a sua figlia di vederla in quello stato? Lei, che avrebbe
dovuto trasmetterle forza, lei che doveva curarla e proteggerla. No. Non sarebbe
accaduto.
Si alzò, raccogliendo il mantello, avrebbe posto fine a tutto quel dolore.
Aveva percorso a passo di marcia l'intero percorso che conduceva dal parco
all'abitazione di Severus Mikael Snape. Aveva sorriso al pensiero che qualche
ingenuo babbano avrebbe potuto domandarsi che cosa faceva quella giovane donna,
per di più abbigliata in maniera del tutto desueta, ferma immobile davanti ad
una banchina deserta nei pressi del porto.
In realtà lei vedeva qualcosa in mezzo al loro insulso deserto. C'era una casa
di mago lì, e quel mago aveva un conto da chiudere.
S'udirono due colpi,secchi, decisi, monito per tutti coloro che avessero avuto
intenzione di ignorarli, che colei che attendeva alla porta era disposta a
sfondarla per essere ricevuta.
Il cigolio dei cardini,pressochè istantaneo, la fece tranquillizzare almeno un
poco.
<...Buonasera Professor Snape..>
Un sopracciglio si alzò di scatto sul viso deturpato dalle cicatrici dell'ex
professore di pozioni. Perchè mai sua nipote, la sua figlioccia, parte della
famiglia, gli dava improvvisamente del lei?
<...Entra ragazza..>
Lyth sfilò il cappuccio dal viso e sorrise all'uomo che si stava spostando per
cederle il passo cavallerescamente.
Niente mi ostacolerà a partire da stasera..
Pensava mentre la porta si chiudeva dietro di loro.Severus Snape aveva udito il
suono leggero dei passi sin da quando era iniziato, pochi metri più in la.
Istintivamente aveva sorriso. Si aspettava qualcosa del genere... era il
comportamento tipico di... LEI...
Si concesse tutto il tempo di chiudere il piccolo quaderno nero che utilizzava
per scrivere quello che non trovava posto a parole o che ingombrava la mente di
emozioni e di riporlo con cautela in mezzo ad altri libri.
Lievemente claudicante si trascinò fino alla porta e la spalancò trovandosi
davanti ad un paio di zaffiri splendenti d'ira sin troppo simili ad un altro
paio di occhi verdi che ancora turbavano i suoi sogni...o meglio... i suoi
incubi.
<...Buonasera Professor Snape.:>
O era terribilmente adirata con lui, o qualche fattura doveva averla confusa al
punto tale da farle dimenticare tutti gli epiteti che per anni aveva usato al
posto del suo nome.
<...Entra Ragazza,...>
Attese che lei gli fosse passata innanzi, con i capelli lievemente increspati
dall'umido che gli solleticavano il viso. Lentamente la porta si chiuse alle
loro spalle. S'era messo in trappola da solo.. eppure sorrideva.
L'uomo le aveva indicato il vecchio divano di pelle ormai logora dove avrebbe
potuto accomodarsi poi era scomparso dietro la tenda del cucinotto ricomparendo
con due bicchieri ed un pò di jack daniels che prontamente servì e porse a
Lylyth che lo scrutava ad occhi sgranati domandandosi se avesse preso una botta
in testa di recente o se fosse stato confuso da qualche incantesimo.
Con quella sua aria maliziosa e ghignante l'uomo si accomodò sulla poltrona
innanzi alla sua, silenzioso come sempre.
<.. almeno non hai fatto finta di essere invisibile..>
Esordì Lyth palesemente irritata per quei lunghissimi silenzi . Erano o non
erano una famiglia?
<... non sò perchè avrei dovuto..>
Le rispose lui divertito eppure tagliente come lamina di vetro.
<... forse perchè è tua abitudine farlo..>
Calma Lylyth... gli stai dando troppa soddisfazione cosi... sai che non si fa
scrupolo di far arrabbiare la gente pur di capire cosa passa loro per la testa.
<... forse le abitudini si cambiano.. Elizabeth..>
S'era sporto lievemente in avanti, fissandola occhi negli occhi, pur senza
alterare la sua espressione indifferente al mondo.
<.. perchè sei sparito Severus? >
Lui parve incupirsi improvvisamente, le spalle che ricadevano abbandonandosi ad
un sospiro pesante.
<.. ci sono cose che una donna non dovrebbe sapere o vedere..>
Patetico. Se davvero avesse voluto proteggerla dalle brutture del mondo non se
ne sarebbe andato in giro senza dare notizie per mesi.
<... ricordi chi sono vero? Non mi scandalizzo per poco..>
Lui non le rispose, mandando giu un sorso infuocato di liquore e socchiudendo
gli occhi, neri come le ali di un corvo, impedendole di leggervi qualsiasi
reazione.
<... tu non sai Lyth...>
<..perchè non mi spieghi allora? Che cos'è che potrebbe turbarmi cosi tanto? Ti
sei sposato? Ho un cugino che non sapevo di avere? Sei...>
Non riuscì a terminare la frase. Il ceffone giunse più rapido di quanto si
aspettasse, anche se non molto forte, impedendole di reagire e scansarsi.
Severus Snape la osservava tremando dall'alto in basso. Non lo avrebbe fatto, ma
ce lo aveva portato, Lyth doveva ammetterlo.
<...ah..ah... tasto dolente eh Snape?>
Ghignò quando si riprese il propio controllo e s'accinse ad affrontarlo, i nasi
che quasi si sfioravano nel vibrare dell'attesa.
Ghignò quando si riprese il propio controllo e s'accinse ad affrontarlo, i
nasi che quasi si sfioravano nel vibrare dell'attesa.
Due mani fredde nelle tue
bianche colombe dell'addio
che giorno triste questo mio
oggi tu ti liberi di me
di me che sono tanto fragile
e senza te mi perdero'
Piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna morirei
e' l'ultima occasione per vivere
vedrai che non la perdero' no
e' l'ultima occasione per vivere
avro' sbagliato si lo so
ma insieme a te ci riusciro'
percio' ti dico
piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna muoi
se mi lascerai
Aria di pioggia su di noi
tu non mi parli piu'
cos'hai?
Certo se fossi al posto tuo
io so gia' che cosa ti direi
da sola mi farei un rimprovero
e dopo mi perdonerei
Piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna morirei
e' l'ultima occasione per vivere
vedrai che non la perdero' no
io posso io devo io voglio vivere
e insieme a te ci riusciro'
e' l'ultima occasione per vivere
vedrai che non la perdero' no
io posso io devo io voglio vivere
e insieme a te ci riusciro'
Piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna morirei
Piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna morirei
Piccolo uomo non mandarmi via
io piccola donna morirei
io piccola donna morirei
A che diamine stava pensando? Chissà perchè lo aveva dimenticato. Nemmeno si
accorse che qualcosa era mutato nell'espressione dell'uomo innanzi a lei,
qualcosa pareva essersi addolcito.
Anche le mani, prima serrate a pugno, adesso erano rilassate...s'erano alzate a
cingerle il viso con fare tenero, quasi colpevole. Sentì la tensione sciogliersi
come neve al sole, eppure mai si sarebbe potuta immaginare quello che di li a
poco sarebeb accaduto.
Aveva chiuso gli occhi d'istinto, impedendo all'uomo di potervi leggere emozioni
che sapeva avrebbe giudicato del tutto malate. Eppure tutto questo aveva
contribuito a far scattare la fatal scintilla.
I neri capelli dell'uomo le sfiorarono la pelle del viso mentre lui si chinava
in un gesto che ormai sapevano essere irrimediabilmente compiuto.
Lylyth percepì quel poco di calore che ambedue conservavano accrescere nel
medesimo istante in cui quel bacio improvviso ebbe il suo tremante, forse
emozionato, principio. Eppure, forse complice l'ira, forse l'elettricità
provocata dallo scontro di pochi attimi prima, entrambi vi parteciparono con
inaspettato ardore, trasformandolo in un divorarsi reciproco che di certo non
avevano previsto.
Quel bacio aveva in se la rabbia di persone che si ignorano deliberatamente per
timore di scoprirsi troppo simili, aveva il sapore del proibito e
dell'incomprensibile...era tutto ciò che si può dire o non dire sotto un cielo
stellato. Lyth si ritrovò ad affondare le mani nei capelli aggrovigliati
dell'uomo, lasciando a lui il compito di sorreggerla.
Fu ancora lui a lasciarla andare, scostandola con dolcezza da se prima di
voltarle le spalle. Tremava.
Lyth nè era rimasta pietrificata e lui..lui era forse più sconvolto di lei,
anche se tentava di nasconderlo.
<... Scusami.. non..avrei dovuto..>
Furono le prime parole che disse, simili piu che altro ad un sussurro. Perchè
mai l'aveva baciata? Gridava la mente dell'uomo. Perchè aveva creduto che fosse
l'unico modo possibile per porre rimedio a quanto aveva fatto? Era forse colpa
di quegli occhi profondi come zaffiri?
No.. solo sua era stata la debolezza.. anche se niente gli toglieva dalla mente
che ci fosse ancora lei dietro a tutto quello che avevano combinato. Che fosse
frutto di un astuto gioco di coincidenze. Non poteva credere al destino.. non
lui...
Lyth si era seduta di nuovo, quasi che una forza invisibile l'avesse spinta
forzatamente sul divano. Doveva riprendere a pensare prima che qualcosa d'altro
potesse accadere.
Eppure un sorrisino beffardo le adornava le labbra lievemente arossate. Forse, e
se lo ripetè, forse, non tutto era poi nero come poteva apparire.
Severus era immobile, guardava fuori dalla finestra la luce del tramonto che
spariva nel porto di Londra. Era accigliato e Lyth avrebbe venduto qualsiasi
cosa per riuscire a captare cosa stesse pensando al di la del muro da occlumante
che aveva eretto tra di loro.
Si ritrovò a sorseggiare il suo wisky sperando che le ridesse un pò del tono che
aveva perduto in un lieve torpore. Come dovevano muoversi ora?
Inutile domandarsi perchè avesse agito, l'aveva fatto e basta. Non si sentiva
colpevole, questo no, solo impacciato. Sapeva che se si fosse voltato lei
sarevve stata ancora li, ad osservarlo con quel suo sguardo di giovane donna
illuminato da una luce paradisiaca. Non poteva permettersi di farla soffrire.
Lylyth aveva terminato il suo drink, ed ora cercava di racimolare quel poco
di coraggio che le occorreva per avvicinarsi a Severus senza palesargli tutti i
suoi pensieri e le sensazioni ambigue.
Aimeh lui fu più rapido. Tornò a voltarsi nell'istante stesso in cui il sole
affogava la sua luce nell'acqua del porto di Londra. Sembrava impassibile come
al solito, eccezzion fatta per una ruga al lato dell' occhio sinistro che
compariva solo nei casi di tremenda frustrazione.
<.. stavamo..dicendo?>
Palesemente ridicolo. Lyth non riuscì a non riderne. Erano in una situazione da
grand guignol e nemmeno se ne capacitavano.
<..Temo di averlo dimenticato..>
Quella risposta sarcastica suscitò un sorrisetto orgoglioso ad entrambi. C'era
poco da fare.. erano due teste matte.
Due mesi passano in un lampo di luce quando si ha una figlia piccola ed un
corso di specializzazione sufficientemente complesso da tenere la mente
occupata. Fu così che Lyth riuscì a distrarsi quel pò da permettere al ricordo
di Severus di diventare da bruciante assenza a contorno dorato ai propri momenti
quotidiani.
Aveva deciso la mattina stessa in cui lui se ne era andato che non sarebbe
rimasta a Blackett Street. Si limitava ad andarci una volta ogni dieci giorni
per mantenerla in ordine e cullare un pò di ricordi della sua infanzia ed
adolescenza.
Fu lì che avvenne l'inaspettato. Era un pomeriggio di un aprile più uggioso del
solito, Lyth stava spolverando alcune foto, perduta nei suoi pensieri. Non udì
per tempo il secco chioccare di una smaterializzazione e non fù in grado di
reagire quando la figura ammantata, il cappuccio calato sul viso, una sola
ciocca di capelli colore del fuoco che fuoriusciva ribelle.
La figura alzò la bacchetta, facendo sibilare l'aria nel gest. Era furente..
questo non poteva che risultare evidente.
Paura..
S'allargò nella mente della giovane Snape come una macchia scura, mentre la luce
rossastra di uno schiantesimo saettava nella sua direzione. La bacchetta era
troppo lontana...
Stava mentalmente componendo un addio quando qualcuno si materializzò,
frapponendosi tra lei ed il colpo a bacchetta spianata, smuovendo il mantellocon
un frustare inconfondibile nello sforzo del gesto.
La figura scomparve a quella inattesa venuta, lasciando Lyth immobile ed ansante
ad osservare una massa di capelli neri come ali di corvo che si voltava ad
osservarla.
<....ho percepito che eri in pericolo..>
Un sorriso raggiante si dipinse sul viso della giovane andando ad eclissare
il timore appena nato. D'istinto Lyth gli gettò le braccia al collo lasciando
che un pò della sua acqua di colonia le riempisse le narici di un profumo che le
era mancato.
<...sono felice di queste tue doti...>
Gli sussurrò mentre si separavano tornando a ricomporsi ed a lisciare il
mantello con aria imbarazzata.
<..a dire il vero non credevo che fosse possibile..>
In effetti nessun trattato di magia parlava di un simile legame esistente tra
due esseri viventi. L'unica possibilità di cui si parlava era quella di un
horocrux, ma loro di certo non nè avevano prodotti, almeno che il legame di
sangue non fosse considerato come tale.
Dalla mente dell'uomo riaffiorò con prepotenza un ricordo di anni prima.
Allora era poco più di uno sbarbatello incosciente, ma quell'episodio tanto
cruento era servito a fare di lui una parte dell'uomo che era.
C'era stata una lapide innanzi a lui ed un grido s'era levato dal petto a
mozzargli il battito ed il fiato dai polmoni. Non era riuscito a proteggerla..ed
ora lei non sarebbe tornata mai più.. gli restava solo un ricordo..e quegli
occhi...Aveva pianto lacrime amare il giovane severus..e si era ripromesso di
non farlo mai più.
Con quella convizione guardava adesso un'altra donna. I capelli di lei erano
neri esattamente come i suoi, ma gli occhi...di nuovo verdi.. come un'eterna
maledizione senza perdono che torna a tormentarti di notte quando sei solo.
<..Non resisterei se ti facessero del male... >
La voce era graffiata dall'emozione, cupa e profonda. Le dette un brivido.
<..Ed io non sopporto di non vederti..anche se sò sempre dove sei...in un
raggio di venti chilometri..>
Sghignazzò Lylyth facendo risuonare la propria giovanile risata tra quelle mura
opache ed incrostate della tristezza del passato. Chissà se sarebbero mai
riusciti ad andare a passeggiare nel parco? E chisà che cosa avrebbero detto
alcune delle ragazze che frequentavano il suo anno ad Hogwarts. La loro era
davvero una novità succulenta...
<..Ho poco tempo..usciamo...>
Sorrise l'uomo porgendole il mantello dall'appendiabiti e rinfoderando le
bacchette.
<...Voglio farti vedere una cosa...>
Non appena ebbero varcato la soglia qualcosa le bloccò la vista, forse un
incanto, o molto più semplicemente, una benda di qualche tipo calatale sugli
occhi.
<..Hey.ma..>
<...Shh.. è una sorpresa..>
Le sibilò una voce ormai nota in ogni sua sfumatura, mentre una presa salda la
guidava in quel percorso alla cieca. Avvertì il formicolio tipico della
smaterializzazione e seppe che erano finiti in qualche posto diverso da
Spinner's End.
Sbuffando con calcolata impazienza la donna implorò un paio di volte per qualche
indizio, ma si sà..gli snape sono irremovibili. Mossero almeno un centinaio di
passi dopo la materializzazione, e quando si fermarono Lylyth ridacchiò
impaziente come una bimba la mattina di natale.
<..Eccoci qui...>
Le disse infine severus in uno dei rari momenti di ilarità.
<...QUi..dove?>
<..Che donna impaziente..>
Sbuffò facendo calare la benda dal suo viso e permettendole di scrutare attorno.
Era..sembrava una serra.. o forse no.. non sapeva dire con precisione cosa fosse
nel complesso quell'edificio in stile liberty al centro del quale si trovavano.
<..Che posto è ?>
<..Non lo riconosci?>
Le domandò Severus con il tono di un bambino intento a rubare i biscotti sotto
al naso alla madre. Erano stati lì assieme, tanti anni prima, quando Lyth era
poco più di una bambina sull'orlo dei cambiamenti della vita.
Ed ancora prima ci aveva portato una giovane maga dai capelli di fiamma, in una
torrida estate di tanto tempo fà. Anche a questa ragazza il posto era piaciuto
da impazzire, ma non c'era mai potuta tornare..e lui l'aveva perduta prima di
convincerla a perdonarlo..a tornare li.
Lyth si spostò avanti di un poco, con l'espressione corrucciata di chi cerca un
ricordo. C'erano già stati.. ma perchè era tanto importante?! Poi, come fulmine
a ciel sereni, ricordò.
Era il primo orto botanico che lui le aveva mostrato...dove per la prima volta
s'era sentita apprezzata in qualcosa. Doveva avere ancora l'orchidea che severus
le aveva donato in quell'occasione, da qualche parte a Snape Manor.
<..Oh..dio... adesso ricordo..>
Esclamò voltandosi a guardare lui, che la guardava, perso tra il verde dei suoi
occhi e delle piante che giacevano sparse tutto attorno. Nella mano destra era
comparso un mazzo d'orchidee del medesimo colore dell'altra.
<..Buon compleanno Lylyth..>
Compl...diavolo! ma il suo compleanno sarebbe stato tra sei giorni.. come aveva
fatto ad organizzare tutto quanto senza che lei s'accorgesse?
Severus sorrise della meraviglia comparsa sul pallido viso della giovane.
Nessuno mai lo credeva capace di ricordarsi gli eventi importanti, ma invero li
ricordava... tutti... ogni singolo istante, anche quelli di minore importanza.
Figurarsi se si era dimenticato del 23 febbraio di ventidue anni prima. In fondo
era stata la sua prima nipote... Nipote... si prese un istante per riflettere.
Non era poi tanto inusuale nelle famiglie nobiliari intrattenere relazioni tra
cugini.. o tra zii e nipoti.
Indubbiamente non poteva definire la loro una semplice relazione, un nome non lo
aveva mai avuto, almeno non uno preciso e dichiarato.
Stava ancora riflettendo sulla cosa quando la sensazione del corpo di lei che si
avvicina e si tende per raggiungere qualcuno di più alto lo riscosse, giusto in
tempo per participare attivamente al bacio di rigraziamento che gli veniva non
proprio innocentemente elargito.
Con una mano si infilò tra i capelli di lei, che aveva socchiuso quelle
magnifiche iridi smeraldine che sapevano catapultarlo in una trance
difficilmente gestibile, perfino per uno tipo razionale come lui. Con il braccio
libero la strinse a se, senza staccare il filo invisibile che li legava in
quell'attimo. La sentì mugugnare qualcosa, ma non pareva irritata o timorosa da
quel suo gesto un pò brusco.
Per essere il loro secondo bacio quello non era affatto male, anche se c'era
ancora un'innocenza dei gesti che illuminava l'immagine di quelle due figure
avvinte tra loro nel nero dei mantelli di una luce profonda non ben spiegabile.
C'era stato un attimo in cui il fuoco della passione pareva volerli bruciare
entrambi con il suo calore, ma l'uomo, forse più maturo, o forse timoroso di
rovinare tutto con un gesto eccessivo, l'aveva represso ad un focolaio occultato
dalla brace morente.
Si rendeva minimamente conto quella piccola strega malefica del potere che aveva
con quei suoi atteggiamenti innocenti? No.. non poteva rendersene conto.. anche
perchè se nè avesse avuto anche solo il sentore più piccolo niente avrebbe
potuto ostacolare ultieriormente il cammmino che volontariamente avevano scelto
di percorrere.
Infine si separarono, malvolentieri, guardandosi a lungo ed in silenzio, a
cercare negli occhi qualcosa che le parole non potevano o non volevano
esprimere. Infine entrambi mostrarono quel sorriso sghembo,sarcastico di chi sà
qual'è il proprio potere e sceglie di servirsene in un modo piuttosto che in un
altro.
<..Lo considero un grazie..>
Rise Severus sistemando il colletto della giacca gualcito.
<...Vorrei Vedere...>
Rispose Lylyth poggiandogli le mani sulle spalle mentre lo aiutava a rifare il
nodo alla cravatta di seta nera con negli occhi un'aria dannatamente sbarazzina
.
<..tu sei troppo vicina ragazza..non giocare con me...>
<...uh.. mi scusi.. >
Gli sibilò lei prima di riprendere le distanze schiaffeggiandogli il viso con un
movimento improvviso dei capelli.
....e mi ritrovo a non capire, mentre
il giorno muore, ed ogni notte era amore ed ogni giorno era un errore..
Frasi sconnesse di una canzone sentita chissà quando in uno dei tanti pub
babbani alle periferie estreme di londra. Solo ora, con quella presenza
giovanile e vitale al suo fianco, Severus iniziava a comprenderne il
significato.
Aveva sbagliato per molti giorni della sua vita, trovandosi ad amare i suoi
stessi errori nel silenzio dell'insonnia di una notte in compagnia di un
bourbon. Come poteva essere stato tanto ingenuo? Proprio lui, la cui mente tanto
sagace aveva appreso arti spesso sconosciute per la maggioranza dei maghi. Lui,
che per quasi vent'anni era riuscito a sfuggire alle ire dell'oscuro signore...
ora non era capace di rimanere lucido dinnanzi ad un paio di labbra giovanili e
tentatrici, labbra che gli sarebbero dovute essere proibite come quelle di una
vergine del tempio di vesta.
Con un gesto brusco della mano la riattrasse a se, sussurrando con finta
crudeltà contro il suo viso.
<..ti avevo detto di non giocare con me..>
Poi un nuovo bacio, irruente, luminoso, distruttivo, un bacio di un uomo che
torna a bere alla fonte dalla quale è nato
Non voleva lasciarla andare, e lei non voleva essere lasciata. Molto poetico.
Il tramonto che arrossa i contorni con la sua luce infuocata, i mantelli che
lievi svolazzano alla brezza serale, aggrovigliandosi attorno ai corpi come il
bozzolo di una crisalide.
Tutti gli amori meriterebbero di essere consolidati sotto un simile cielo e con
la medesima atmosfera, eppure non tutti gli amori sono destinati al solo
percorso. La storia di quelle due anime però dimostrava il contrario.
Era stato più il tempo che avevano perduto in litigi ed in lontananze di quello
che ora avevano dinnanzi per poter vivere liberamente, senza maschere.
Si divisero sfiniti ed ansanti nel medesimo istante in cui una pallida stella
nasceva nel cielo segnando il confine tra il giorno e la notte prossima.
<...Devo andare..>
<..Non voglio lasciarti..>
<...Ma tu non mi lascerai... adesso lo so.>
Sorrisero entrambi, un sorridere complice, e poi si smaterializzarono
congiuntamente davanti al portone di casa di lei.
<..Tornerò..ogni volta che mi chiamerai...>
Le sussurrò contro i capelli prima di svanire in un pop.
Seduto da qualche parte ad occhi chiusi Severus Snape contemplava un ricordo
sbiadito dentro ad un apparente pentolone di rame lievemente arriugginito.
Una ragazzina di non più di 13 anni era entrata nella stanza mentre lui chiudeva
il piano. Allora era giovane, anche se l'espressione non era mutata, triste ed
amareggiata.
<.Severus.. io torno a scuola..>
La voce di lei non s'era trasformata granchè da allora, forse s'erafatta più
pacata e profonda, ma niene di che. Avevano discusso, banali facezie di
adolescenti ed adulti, incompatibilità di carattere, o forse eccessiva
similitudine. Ricordava di aver chiuso il piano e di essersi alzato, dirigendosi
incontro alla giovane che, già allora , t'entava di imitare il suo proverbiale
inarcare di ciglio con dscreti risultati.
<..Lo so Lylyth... >
<... Mi mancherai..>
Un colpo di tosse. Che senso aveva dirglielo? Ovvio. Era l'unico di famiglia a
rivolgerle la parola.
<...L'istruzione è importante.>
Sei un cretino Severus.. è tua nipote.. che vai blaterando...
lAveva sbuffato , voltandosi per andarsene con l'espressione tirata di una
ragazzina offesa che non darà mai la soddisfazione di piangere davanti a
qualcuno. L'aveva rincorsa ed afferrata.
Allora era giovane, sapeva ancora dire parole sincere, o forse stava appena
imparando che non sempre la verità paga con la moneta capace di soddisfarti.
Lylyth lo aveva baciato sulla punta del naso, elargendogli un sorriso
speranzoso.
Già allora l'amavi.. e non te ne eri accorto...
L'uomo si alzò, dirigiendosi in uno dei vicoli. Per quella sera l'attendeva il
suo sporco lavoro. Per Lylyth, rimasta a casa in attesa di notizie tutto
trascorreva in relativa tranquillità, normale routine e nessuna traccia di
attacchi dalla misteriosa figura dai capelli vermigli. Come tanti altri
pomeriggi la giovane Snape era ritornata nel vicolo nominato St. Blackett per
occuparsi delle faccende domestiche e crogiolarsi nel ricordo e nel profumo di
lui assente.
Quel 24 maggio Era in casa da mezz'ora appena e già l'atmosfera pareva
radicalmente diversa. le tende e le finestre erano di nuovo spalancate, a
lasciar filtrare i benefici raggi solari e la tiepida aria estiva che al mattino
saliva dal porto.
Un vecchio giradischi babbano, un quarantacinque giri, per dovizia di cronaca,
spandeva una melodia per pianoforte, registrata chissà come tanti anni prima.
Lylyth sedeva in cucina, sorseggiando un the freddo e leggendo le ultime news
dalla gazzetta del profeta, carpendone ogni possibile traccia degli spostamenti
di chi per anni aveva temuto, di chi aveva mascherato l'affetto dietro un
rispetto filiale davvero iconcepibile.
Fuori s'udivano i passi di babbani ignari della presenza di una strega, che
svelti si spostavano sull'acciottolato pietrisco dei docks. Un momento.. adesso
il suono s'era interrotto, come mai regnava il silenzio? Il grammofono era stato
staccato.
Lesta, come una gatta che difende il suo territorio ed i suoi cuccioli Lyth
afferrò la bacchetta dal tavolo, portandosi al sicuro dietro lo stipide della
porta della cucina, pronta ad aggressioni, furti o chissà cos'altro.
Vide un'ombra muoversi lungo il corridoio, poi dei passi, proprio verso la
cucina, attese, con il cuore in gola ed il respiro assente, l'adrenalina che si
diffondeva nelle vene apportando forza e lucidità normalmente impossibili da
ottenere.
Lylyth attaccò nel momento stesso in cui vide un avambraccio che, parallelamente
ad un corpo, s'affacciava sulla cucina. Lo afferrò, sbatacchiando chiunque nè
fosse il padrone contro la parete opposta alla sua, la bacchetta puntata dritta
alla giugulare.
<.. Poi dicono a me che sono uno poco socevole..>
grugnì la voce di Severus Snape, sarcastica come sempre, ma decisamente
allettata dalla piega che la situazione aveva preso a dispetto delle sue
previsioni di relax.
<...Uhlallà.. non sai che le aquile odiano i serpenti?>
Rispose, ormai consapevole, la giovane voce di Lylyth che, divertita, non si
sognava nemmeno di spostarsi di un solo millimetro da dove si trovava.
<.. I serpenti mordono..>
Le rispose lui con falso disappunto, mentre un ciglio dapprima inarcato tornava
a distendersi con un curioso ed irripetibile movimento.
<... Devi solo provarci..>
Ghigno con un lampo di sfida la ragazza, allentando quel poco la stretta
sull'avambraccio da permettere a Severus di muoversi, ma non troppo. Lui parve
comprendere la provocazione, e decise di risponderle. Mantenendo lo sguardo
piantato in quello smeraldino di lei, avvicinò la mano libera alla zona del
costato, per poi agire, fulmineo, liberandosi mentre lei rideva a crepapelle.
<...dai! il solletico non vale!>
Si scrutarono in silenzio, ancora indecisi su cosa fare e quale mossa mettere in
atto, per un istante lunghissimo, due cacciatori che inseguono la medesima
preda. Oscurità contro verdeggiante lussuria, occhi che parevano incapaci di
separarsi.
La tensione crebbe sino all' iperbole massima concessa, poi, con uno scatto
simile a quello di un cervo che fugge nella boscaglia, Lylyth si dileguò lungo
il corridoio, ridendo come non faceva da quando era ragazza, seguita a distanza
ravvicinata, per quanto strano possa apparire, da severus, visibilmente
divertito dal parossismo di quella situazione.
<..tanto non mi prendi..>
Ghignava Lylyth cercando di raggiungere la salvezza virtuale lungo le scale del
piano di sopra, peccato che, quando stava per salire il primo gradino, con uno
scatto inconsueto per lui, Severus l'afferrò a mezza vita, trattenendola sin
quando non ebbe raggiunto il vetusto e polveroso divano di pelle, gettandovela
sopra che ancora rideva.
<..Non mi scappi ragazzina..>
Sibilava con sguardo fattosi ora malizioso, osservando la pallida mano di lei
che, afferratolo per la camicia, lo tirava verso il basso.
<.. e chi intende muoversi..>
Sussurrò lei prima di coinvolgerlo nel terzo bacio da che la rivelazione era
avvenuta.
Capitolo 16 *** Dreaming of midnight summer love ***
Nuova pagina 1
Lui le sorrise, lasciandosi trascinare verso
il basso, mentre mani forti eppure gentili andavano a cingerle la vita,
avvicinandola di più mentre il bacio passava dal timido all'appassionato ed,
infine, alla passione divorante che ti lascia stordito e senza fiato.
Lylyth a sua volta rise, sulle labbra
dell'uomo, arricciando le mani nei capelli lisci e setosi dietro la nuca di
Severus, non l'avrebbe lasciato svanire per niente al mondo. Lentamente il fuoco
bruciava sotto le ceneri, coltivando un ardore che in pochi mesi di matrimonio
la giovane non aveva avuto modo di sperimentare a dovere, specialmente per
l'attesa della figlia.
Ora la donna tremava, mentre le mani di lui
scivolavano a scostare i bottoni della camicetta, liberando dalla costrizione
centimetri di pelle che rabbrividivano nonostante la calura della notte estiva.
A quel punto,lui si bloccò. Le sorrise a sua
volta,con un ghigno gentile eppure malizioso sul volto,e cominciò a carezzarle
il viso,in un rassicurante. Lei non si lasciò sfuggire quella mano calda e
morbida,e le andò incontro con la guancia,strusciandola contro e chiudendo gli
occhi.
"Non mi dire che hai paura"-sussurro'
lui,con un affettuoso sorrisetto di scherno sul viso.
A quel punto le gote di Lylyth si
infiammarono,e la giovane donna si morse il labbro,afferrò il suo uomo dal
colletto della camicia e lo attiro' verso di sè:
"Mai!"esclamò',con un guizzo di orgoglio negli
occhi.
Severus la scrutò a lungo,immobile con la mano
appena sotto i seni di lei:
"Sapevo avresti risposto così"-le
rispose,compiaciuto di quella sua caratteristica aria fiera.
Tornò,quindi,a baciarle il collo,affondando il
viso nell'incavo tra quest'ultimo e la sua morbida spalla.. Lei trasse un
sospiro,e decise che niente era più saggio da fare che abbandonarsi alle proprie
emozioni e a quello che stava succedendo e,poggiando le mani sotto la sua
camicia,afferrando le sue forti spalle,lasciò che lui Accarezzasse il suo
seno,dapprima lentamente,poi con sempre maggior foga,
Rimasero così, impegnati a scoprire l'uno
dell'altra particolari ignoti ed intriganti sin quando il sole non tramontò e
risorse di nuovo nel cielo di fine luglio. Attorno a loro per quell'attimo di
infinito si spensero le stelle ed i suoni, se non quelli dei loro cuori che
all'unisono cantavano la gioia dello scoprirsi e trovarsi assieme.
Lylyth ora dormiva, beata, appoggiata nell'incavo della spalla di lui, che,
compresso tra lei e lo schienale del divano, l'osservava dormire con quella sua
espressione apparentemente priva di emozioni, scostandole dal viso una ciocca di
capelli, forse suoi, forse della giovane donna.
Come aveva potuto? Vivere tanti anni in solitudine e dimenticarsi di cosa vuol
dire svegliarsi e sorridere. Come aveva voluto privarsi di una gioia simile alla
ricerca di un'espiazione e di un perdono che era il solo capace di dare a se
stesso.
Lei era cosi dolce, indifesa. Questo Severus lo sapeva bene, non poteva
permettersi di macchiare l'anima di qualcun'altro come in passato aveva già
fatto! Anche se, e questo lei soleva dirglielo spesso, nessuno si getta nelle
fiamme dell'inferno senza essere consapevole dei rischi.
Lei, novella orfeo, con il suono di una musica senza strumenti, pareva essere
riuscita a trarre in salvo dall'ade la sua martoriata, indifesa, sofferente
anima nera, ed ora lo teneva prigioniero con il suo consenso, in fondo a quelle
iridi zaffiree celate dietro a pallide palpebre chiuse.
Bella, la parola bella è
nata insieme a lei
col suo corpo e con i piedi nudi lei
è un volo che afferrerei e stringerei
ma sale su l'inferno a stringere me
Severus era quel tipo di persona capace di rimanere per ore immobile a
contemplare in silenzio la persona che amava. Certo, nessuno sospettava questo
suo lato romantico ed un pò retrò, era abile a celarlo dietro maschere di
cerone, indifferenza e sarcasmo, ma c'era ed in quell'alba afosa pareva
intenzionato a rimanere espresso, almeno sin quando lei non si fosse destata.
c'è in me il dolore di un amore che fa male
e non mi importa se divento un criminale lei
che passa come la bellezza più profana
lei porta il peso di un'atroce croce umana
Lei aveva sofferto lungamente, incapace di darsi spiegazioni, timorosa di
rivelarsi, ma cosciente di ciò che era e di quanto sentiva. Non era come lui, o
forse lo era, senza la patina di dolore che puntualmente s'autoinfliggeva da
quel terribile anno di tanto tempo fa.
c'è qualcuno che le scaglierà la prima pietra
sia cancellato dalla faccia della terra
Nessuno avrebbe dovuto criticare quanto accadeva, non lo avrebbe permesso,
avrebbe difeso con le unghie i denti e l'anima quel poco di umano che la vita
gli aveva regalato, di nuovo, immeritatamente, ma a lui. Severus Snape, un
mannaro innamorato.
Lylyth dormiva e non voleva
svegliarsi; del resto come non pensare che tutto sarebbe svanito alla fine del
sogno?! Poche settimane prima di quell'alba tremula e caliginosa lei viveva, da
sola, in un appartamento decisamente eccessivo, con una figlia capricciosa e due
gatti ed ora dormiva lì, con la brezza dei docks che entrava dalla finestra
socchiusa smuovendo le tende, stretta tra la pelle sgualcita del divano ed il
petto nudo dell'uomo che amava ed aveva amato.
Lentamente tuttavia il sonno, gelido dimenticatore, stava scemando portando alla
consapevolezza immagini, suoni profumi e colori meraviglianti di quanto appena
trascorso. Lylyth sospirò, stiracchiandosi con lenta sensualità sin quando
l'avambraccio candido urtò involontariamente contro la spalla di severus.
Dicono che, a differenza degli uomini, le donne siano immancabilmente
soddisfatte dal risvegliarsi affianco all'uomo che hanno amato. Forse è colpa
degli istinti diversi o magari è semplicemente una questione d'educazione, ma
quella mattina Lylyth, aprendo gli occhi, fu felice di incontrare lo sguardo
misterioso ed appassionato di Severus.
<..Buongiorno.. dormito bene?>
Sussurrò lui, elargendole un sorriso, scostandosi quel tanto che bastava da
permetterle di sistemarsi comoda senza bisogno di allontanare la pelle dalla
pelle.
<..Come un sasso, grazie a te..>
Severus si limitò a ridere sommessamente. Chè che ne dicessero in giro i suoi
studenti in quel campo non era secondo a nessuno, nemmeno a Potter. Certo a
differenza di quel pidocchioso grifondoro lui sapeva come mantenere la propria
diginità e l'onore delle dame che l'accompagnavano...
Lylyth
si alzò lentamente, portandosi con il viso all'altezza del
viso di lui per lasciargli un bacio di buongiorno sulle labbra, un
bacio leggero, come il tocco di una farfalla, al quale severus non si
sottrasse, limitandosi a chiudere gli occhi, abbandonato ed indifeso,
sè stesso, dopo un tempo lunghissimo.
<..
Và tutto bene..>
Gli
sussurrò lei, scostando una ciocca di capelli neri e
raggruppandola dietro all'orecchio sinistro, in une gesto complice ma
comunque rispettoso.
<..
Non è un problema.. e se lo fosse.. abbiamo superato di
peggio.,>
Parve
riscuotersi, afferrandole le mani in un gesto brusco e delicato
assieme, mantenendogliele ferme sopra la testa mentre la stringeva a se
in un bacio meno poetico eppure maggiormente adatto alla loro
condizione appena nata.
<..
Ci vuole una sigaretta..>
Le
sussurrò dopo, mentre entrambi ridacchiavano osservando il
pacchetto di philip morries che levitava sino a loro. Severus
allungò una mano sino al mobile di legno lucido posto alle
spalle del divano, afferrando la zippo d'argento donatagli anni
prima. In
silenzio osservarono
le minuscole nuvolette di fumo grigiastro sollevarsi in aria e sparire
raggiunta una determinata quota del soffitto. Ogniuno pareva perso
adesso nei propri pensieri, inconsapevole di dov'era e di cosa stesse
pensando la persona vicina.
Severus
fumava ad occhi socchiusi, mentre ogni inalazione di quel veleno
autoinflittosi riportava alla mente la razionalità perduta,
e con essa i problemi.
Cuore in me
Che sei così spezzato
Cuore in me
Che il corpo ha dilaniato
E separato in due
Due donne sono tue
Tu due metà
Era
un fottuto bastardo. Un bugiardo. Ed ora Lylyth, che davvero l'amava e
che, solo ora aveva capito d'amare davvero, avrebbe sofferto. Sapeva di
non poterle nascondere a lungo ciò che al castello si diceva
di lui e dalla donna che lo aveva sostituito alla cattdera che occupava.
Cuore in me
Diviso tra due visi
Cuore in me
Tu che desideri
Prendi e non sai se c'è
In te più colpa o più
Felicità
Con una al sole
Con l'altra di nascosto
Una è amore
E l'altra è sangue al cuore
Una è sempre
Come l'eternità
Con l'altra il tempo è niente
E' vanità
Conoscendo
sua nipote sapeva per certo che poteva perdonare lui, con il tempo, ma
la giovane professoressa era indubbiamente una donna in pericolo. Lyth
non era clemente con chi usurpava il suo territorio. A dire il vero non
era stata clemente nemmeno con lui che, ora lo aveva capito, era stato
troppo a lungo cieco della verità. Fu il cupo suono della
pendola il colpevole dell'infrangersi dell'incanto mattutino. Dodici
funerei rintocchi del mezzogiorno. Adesso erano obbligati ad alzarsi.
Lylyth aveva i propri impegni come allieva, e severus aveva una
riunione in sospeso, alcune reclute davano problemi.
Si
rivestirono con calma, in silenzio, come se entrambi faticassero ad
interiorizzare il cambiamento avvenuto. Ed era così. Non
poteva essere altrimenti.
Sostavano
sulla soglia, stranamente impacciati, osservandosi in silenzio come se
non si conoscessero, perduti ogniuno nei propri errori e dubi.
<..Io
vado..>
<...Buonagiornata..>
Irreale,
fottutamente irreale ed assurdo per loro. Eppure non erano
più due ragazzini, ed erano cresciuti assieme, per certi
versi. Allacciarono i mantelli, incuranti di chi avesse preso quello
dell'altro, certe cose non contavano più.
<..
Ti aspetto per cena..>
Grugnì
tornando il Severus che Lylyth ricordava fino alla sera prima. Sorrise,
e lui no9n potè non pensare che quando sorrideva era
bellissima.
<..
Il dolce lo porto io..>
Scosse
il capo, mentre i neri capelli si spandevano nell'aria. Dannata
ragazza, e pensare che ora avrebbe dovuto spezzarle il cuore, per
l'ennesima volta. Lylyth si presentò in accademico ritardo
di un quarto d'ora. Indossava un elegante abito color oro, con il
mantello color panna che Severus le aveva donato per il compleanno. I
capelli neri erano trattenuti da una complicata acconciatura,
probabilmente avrebbe dovuto usare la magia per potervi infilare le
mani. Con un filo di trucco ed il rossetto lucdio era splendente, una
regina, e tutto questo per lui.
Un
severus appena sorridente l'aveva accolta sulla porta, elegante e
misterioso come sempre. Si sorrisero in silenzio mentre poggiavano
mantelli e guanti al loro posto e si dirigevano in cucina.
Niente
di complicato da mangiare, pasta al sugo, un contorno di patate bollite
e delle uova al tegamino cotte nell'olio, chè alla cucina di
Severus mancava sempre qualcosa nelle rare occasioni in cui aveva
voglia di cucinare.
Perfino
la conversazione verteva su argomenti diversi da mangiamorte, piani
d'attacco e recriminazioni del passato, era piacevole. Lylyth stava per
meravigliarsene ad alta voce quando, incrociando lo sguardo profondo di
lui si rese conto con una chiarezza allarmante che qualcosa non andava
poi tanto a dovere. Alzandosi con un sospiro Lylyth si disse
che doveva essere qualcosa che riguardava il lavoro, o la casa, che
loro due non c'entravano niente in quella sua espressione
indefinitivamente distrutta.
Fermandoglisi
innanzi qualcosa parve illuminarla sul destino che la loro storia
avrebbe preso da quella conversazione, quasi a volerla ammonire dal
sorvolare sull'argomento, lasciando che la menzogna pacata di una cosa
non detta ombreggiasse i contorni di un passato ormai chiuso.
Ma
lylyth aveva evaso la verità per troppo tempo in vita sua
per permettersi di lasciarsi cullare ancora da una mezza
verità.
"
Che cosa non và ?!"
Gli
domandò semplicemente, osservando la tensione dei muscoli
mentre lui sollevava la testa a guardarla, come se meditasse sulle
parole meno affilate con le quali esprimere una verità
esplosiva come un colpo di cannone.
"
Siediti tesoro.. "
Il
sopracciglio sinistro scattò verso l'altro. Troppo repentina
la discesa da una placida indifferenza ad un caloroso trasporto.
Pericolosa è la strada invernale che, trasparente, cela
sempre una scivolosa lastra di ghiaccio.
Se
si fosse seduta Lyth sapeva già che non avrebbe avuto il
coraggio ed i riflessi pronti per qualsiasi tipo di rivelazione.
Sedersi equivaleva ad arrendersi all'evidenza. Lei ancora non aveva
intenzione di smettere di lottare.
"
Parla..starò benissimo anche in piedi."
Stavolta
furono le labbra tese dell'uomo a lasciar uscire un sospiro rassegnato.
Ancora una volta stava per ferire, e dio solo sapeva se davvero era sua
intenzione.
..A
volte bisogna prendere in considerazione l'ipotesi che Dio ce l'abbia
con noi...
Riflettè
Severus tra se e se, racimolando il coraggio per dire quel che aveva da
dire il più in fretta ed il più chiaramente
possibile.
"
Tu sai che sono stato chiamato a fare supplenza ad Hogwarts tempo fa
vero Ly?!"
Un
cenno del capo fu la risposta di lei. Bene. Il dado era tratto. Varcare
il rubicone sarebbe stata una nuova impresa.
"..Ecco..
allora non sapevo.. si..insomma.."
"
Và avanti Severus.."
Lo
incoraggiò lei, che conosceva la sua scarsa propensione alle
manifestazioni dirette d'affetto. Se non avesse avuto quel problema
sarebbe stato l'opposto di quel che era.
"
Beh..c'era una ragazza....e.. merlino Lyth.. non ci riesco..sono stato
un idiota!"
Vide
gli occhi della donna che amava serrarsi, ed il sorriso pacato svanire
in una maschera di insicurezza prima e di frustrazione poi. Ingannata.
Il pensiero gli giunse chiaro e netto senza che neppure avesse tentato
di percepirlo. Un muro di fiamme e fumo nero la stava isolando, un muro
invisibile e rancoroso che lui, colpevole, sapeva di meritare.
Attendeva
un ceffone, una reazione di qualsiasi tipo, che gli confermasse che
c'era ancora una chance al di la della rabbia. Stavolta non
arrivò. Incurante del dolce ancora incartato, dei piatti e
di tutto il resto, perfino del mantello, lei infilò la porta
come se avesse alle spalle una schiera di inferi e se ne
andò, lasciandola aperta sull'oscurità di un
vicolo nei pressi del porto.